Skip to main content

Full text of "Giornale della Reale Società italiana d'igiene"

See other formats


Google 


This  is  a  digitai  copy  of  a  book  that  was  prcscrvod  for  gcncrations  on  library  shclvcs  bcforc  it  was  carcfully  scannod  by  Google  as  pari  of  a  project 

to  make  the  world's  books  discoverablc  online. 

It  has  survived  long  enough  for  the  copyright  to  expire  and  the  book  to  enter  the  public  domain.  A  public  domain  book  is  one  that  was  never  subjcct 

to  copyright  or  whose  legai  copyright  terni  has  expired.  Whether  a  book  is  in  the  public  domain  may  vary  country  to  country.  Public  domain  books 

are  our  gateways  to  the  past,  representing  a  wealth  of  history,  culture  and  knowledge  that's  often  difficult  to  discover. 

Marks,  notations  and  other  maiginalia  present  in  the  originai  volume  will  appear  in  this  file  -  a  reminder  of  this  book's  long  journcy  from  the 

publisher  to  a  library  and  finally  to  you. 

Usage  guidelines 

Google  is  proud  to  partner  with  librarìes  to  digitize  public  domain  materials  and  make  them  widely  accessible.  Public  domain  books  belong  to  the 
public  and  we  are  merely  their  custodians.  Nevertheless,  this  work  is  expensive,  so  in  order  to  keep  providing  this  resource,  we  have  taken  steps  to 
prcvcnt  abuse  by  commercial  parties,  including  placing  lechnical  restrictions  on  automated  querying. 
We  also  ask  that  you: 

+  Make  non-C ommercial  use  ofthefiles  We  designed  Google  Book  Search  for  use  by  individuals,  and  we  request  that  you  use  these  files  for 
personal,  non-commerci  al  purposes. 

+  Refrain  fivm  automated  querying  Do  noi  send  aulomated  queries  of  any  sort  to  Google's  system:  If  you  are  conducting  research  on  machine 
translation,  optical  character  recognition  or  other  areas  where  access  to  a  laige  amount  of  text  is  helpful,  please  contact  us.  We  encouragc  the 
use  of  public  domain  materials  for  these  purposes  and  may  be  able  to  help. 

+  Maintain  attributionTht  GoogX'S  "watermark"  you  see  on  each  file  is essential  for  informingpcoplcabout  this  project  and  helping  them  lind 
additional  materials  through  Google  Book  Search.  Please  do  not  remove  it. 

+  Keep  it  legai  Whatever  your  use,  remember  that  you  are  lesponsible  for  ensuring  that  what  you  are  doing  is  legai.  Do  not  assume  that  just 
because  we  believe  a  book  is  in  the  public  domain  for  users  in  the  United  States,  that  the  work  is  also  in  the  public  domain  for  users  in  other 
countiies.  Whether  a  book  is  stili  in  copyright  varies  from  country  to  country,  and  we  cani  offer  guidance  on  whether  any  specific  use  of 
any  specific  book  is  allowed.  Please  do  not  assume  that  a  book's  appearance  in  Google  Book  Search  means  it  can  be  used  in  any  manner 
anywhere  in  the  world.  Copyright  infringement  liabili^  can  be  quite  severe. 

About  Google  Book  Search 

Google's  mission  is  to  organize  the  world's  information  and  to  make  it  universally  accessible  and  useful.   Google  Book  Search  helps  rcaders 
discover  the  world's  books  while  helping  authors  and  publishers  reach  new  audiences.  You  can  search  through  the  full  icxi  of  this  book  on  the  web 

at|http: //books.  google  .com/l 


Google 


Informazioni  su  questo  libro 


Si  tratta  della  copia  digitale  di  un  libro  che  per  generazioni  è  stato  conservata  negli  scaffali  di  una  biblioteca  prima  di  essere  digitalizzato  da  Google 

nell'ambito  del  progetto  volto  a  rendere  disponibili  online  i  libri  di  tutto  il  mondo. 

Ha  sopravvissuto  abbastanza  per  non  essere  piti  protetto  dai  diritti  di  copyriglit  e  diventare  di  pubblico  dominio.  Un  libro  di  pubblico  dominio  è 

un  libro  clie  non  è  mai  stato  protetto  dal  copyriglit  o  i  cui  termini  legali  di  copyright  sono  scaduti.  La  classificazione  di  un  libro  come  di  pubblico 

dominio  può  variare  da  paese  a  paese.  I  libri  di  pubblico  dominio  sono  l'anello  di  congiunzione  con  il  passato,  rappresentano  un  patrimonio  storico, 

culturale  e  di  conoscenza  spesso  difficile  da  scoprire. 

Commenti,  note  e  altre  annotazioni  a  margine  presenti  nel  volume  originale  compariranno  in  questo  file,  come  testimonianza  del  lungo  viaggio 

percorso  dal  libro,  dall'editore  originale  alla  biblioteca,  per  giungere  fino  a  te. 

Linee  guide  per  l'utilizzo 

Google  è  orgoglioso  di  essere  il  partner  delle  biblioteche  per  digitalizzare  i  materiali  di  pubblico  dominio  e  renderli  universalmente  disponibili. 
I  libri  di  pubblico  dominio  appartengono  al  pubblico  e  noi  ne  siamo  solamente  i  custodi.  Tuttavia  questo  lavoro  è  oneroso,  pertanto,  per  poter 
continuare  ad  offrire  questo  servizio  abbiamo  preso  alcune  iniziative  per  impedire  l'utilizzo  illecito  da  parte  di  soggetti  commerciali,  compresa 
l'imposizione  di  restrizioni  sull'invio  di  query  automatizzate. 
Inoltre  ti  chiediamo  di: 

+  Non  fare  un  uso  commerciale  di  questi  file  Abbiamo  concepito  Googìc  Ricerca  Liba  per  l'uso  da  parte  dei  singoli  utenti  privati  e  ti  chiediamo 
di  utilizzare  questi  file  per  uso  personale  e  non  a  fini  commerciali. 

+  Non  inviare  query  auiomaiizzaie  Non  inviare  a  Google  query  automatizzate  di  alcun  tipo.  Se  stai  effettuando  delle  ricerche  nel  campo  della 
traduzione  automatica,  del  riconoscimento  ottico  dei  caratteri  (OCR)  o  in  altri  campi  dove  necessiti  di  utilizzare  grandi  quantità  di  testo,  ti 
invitiamo  a  contattarci.  Incoraggiamo  l'uso  dei  materiali  di  pubblico  dominio  per  questi  scopi  e  potremmo  esserti  di  aiuto. 

+  Conserva  la  filigrana  La  "filigrana"  (watermark)  di  Google  che  compare  in  ciascun  file  è  essenziale  per  informare  gli  utenti  su  questo  progetto 
e  aiutarli  a  trovare  materiali  aggiuntivi  tramite  Google  Ricerca  Libri.  Non  rimuoverla. 

+  Fanne  un  uso  legale  Indipendentemente  dall'udlizzo  che  ne  farai,  ricordati  che  è  tua  responsabilità  accertati  di  fame  un  uso  l^ale.  Non 
dare  per  scontato  che,  poiché  un  libro  è  di  pubblico  dominio  per  gli  utenti  degli  Stati  Uniti,  sia  di  pubblico  dominio  anche  per  gli  utenti  di 
altri  paesi.  I  criteri  che  stabiliscono  se  un  libro  è  protetto  da  copyright  variano  da  Paese  a  Paese  e  non  possiamo  offrire  indicazioni  se  un 
determinato  uso  del  libro  è  consentito.  Non  dare  per  scontato  che  poiché  un  libro  compare  in  Google  Ricerca  Libri  ciò  significhi  che  può 
essere  utilizzato  in  qualsiasi  modo  e  in  qualsiasi  Paese  del  mondo.  Le  sanzioni  per  le  violazioni  del  copyright  possono  essere  molto  severe. 

Informazioni  su  Google  Ricerca  Libri 

La  missione  di  Google  è  oiganizzare  le  informazioni  a  livello  mondiale  e  renderle  universalmente  accessibili  e  finibili.  Google  Ricerca  Libri  aiuta 
i  lettori  a  scoprire  i  libri  di  tutto  il  mondo  e  consente  ad  autori  ed  editori  di  raggiungere  un  pubblico  più  ampio.  Puoi  effettuare  una  ricerca  sul  Web 
nell'intero  testo  di  questo  libro  dalhttp:  //books.  google,  comi 


GIORNALE 


DELLA 


SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


GIORNALE 

ELL: 

i 

ANNO  QUARTO. 

(Volume  IV.) 


ZV.  John  8,  BUUngs, 


MILANO 
STABILIMENTO  GIUSEPPE  CIVELLI 


r 


Ipublic  librarci 

-nCOEW  f  OWHOATJON»^ 


•  • 


•  •, 


'  • 


•  : .      •  *•:  '  ••  - 

•  ••:    •         ■      » 

•       •  -4         •  •  • 


PARTE   PRIMA. 


MEMORIE  ORIGÌÌ^ALL 


LA  CURA  CLIMATICA  GRATUITA  AI  FANCIULLI  GRACILI 
ALUNNI   DELLE   SCUOLE   ELEMENTARI   COMUNALI 

DI   MILANO. 

Kelazione  sanitaria 
del  Dottor  Ariberto  Tibaldi. 

Nell'ademplere  all'onorifico  incarico  di  presentare  la  relazione  degli  efTettii 
fisici  che  si  verificarono  nei  fanciulli  inviati  ad  Esino  per  la  cura  clitnaticai 
è  mio  intendimento  di  non  divagare  in  un  inutile  sfoggio  di  parole,  ma  di 
attenermi,  per  quanto  mi  sarà  possibile,  al  linguaggio  più  eloquente  delle 
cifre.  Da  queste  sarà  dato  rilevare  meglio  i  benefìci  risultati  ottenuti  i  quali, 
e  saranno  argomento  di  giusta  compiacenza  per  1*  opeta  caritatevole,  e  ag- 
giungeranno novello  incitamento  a  proseguire  nella  nobile  via  tracciata,  e 
ad  allargare  sempre  più  la  cerchia  della  nascente  istituzione. 

Incomincio  con  rapidi  cenni  storici.  0 

È  noto  come  il  primo  a  concepire  Tidea  di  procurare  agli  scolari  gracili 
e  poveri  della  città  il  soggiorno  in  campagna  durante  le  vacanze  autun- 
nali, fu  certo  Bion,  pastore  di  anime  in  Zurigo,  il  quale  nel  1876  condusse 
seco  in  escursioni  campestri  94  fanciulli  allo  scopo  di  ristorarli  dalle  fatiche 
d^li  stud!,  e  di  rinfrancarne  la  malferma  salute  (0. 

(i)   Giamaìe  della  Società  Italiana  et  igiene  —  Anno  I,  N.  6;  Anno  III,  N/  3, 


—  6  — 

Il  generoso  tentativo  del  buon  pastore  di  Zurigo,  ripetuto  per  due  anni, 
diede  risultati  troppo  evidenti  perchè  potesse  restare  a  lungo  isolato.  Nel 
1878  infatti  a  Francoforte  sul  Meno  si  costituisce  un  Comitato  di  filantropi, 
il  quale,  coadiuvato  da  una  Cona missione  medica,  rinnova  l'esperimento, 
giovandosi  di  tutte  le  norme  dalF  igiene  suggerite  per  procurargli  indirizzo 
scientifico  e  quindi  più  efficace:  tenutosi  conto  nella  scelta  del  peso  e  della 
statura,  97  alunni  delle  scuole  pubbliche,  malaticci  per  insufficiente  nutrizione 
e  per  essere  costretti  a  vivere  in  locali  angusti  e  malsani,  vennero  divisi  in 
piccole  colonie,  che  furono  disperse  in  campagne  salubri  ed  ospitate  nelle 
case  dei  contadini,  oppure  in  modeste  abitazioni  prese  a  pigione  o  gratui- 
tamente offerte  da  persone  caritatevoli. 

Gli  splendidi  effetti  conseguiti  in  questo  esperimento,  permisero  al  Co- 
mitato di  Francoforte  di  dare  alla  novella  opera  un  assetto  stabile  e  defi- 
nitivo e  di  aumentare  successivamente  il  numero  dei  fanciulli  inviati  al  sog- 
giorno campestre.  A  questo  proposito  dalla  quarta  relazione  del  dott.  Var- 
rentrapp,  edita  nel  corrente  anno,  si  rileva  che  i  fanciulli  ammessi  alla  cura, 
i  quali  sommavano,  come  si  disse,  a  97  nel  primo  anno,  nel  quarto  sono 
ascesi  a  179  tra  maschi  e  femmine,  tanto  che  nel  quadriennio  1878-79-80-81 
si  venne  a  raggiungere  il  numero  complessivo  di  574  beneficati  (0. 

Quasi  contemporaneamente  alla  costituzione  del  Comitato  per  il  soggiorno 
climatico  agli  scolari  gracili  di  Francoforte,  uno  simile  ne  viene  stabilito  a 
Basilea,  e  poco  dopo  vediamo  sorgere  sodalizi  tendenti  al  medesimo  scopo 
a  Dresda,  a  Stuttgarda,  a  Berlino,  a  Lipsia,  a  Vienna,  a  Colonia,  a  Magde- 
burgo  e  in  altre  città  della  Svizzera,  del  Belgio,  della  Germania  ed  in 
America.  Nel  Wiirtemberg  la  regina  accoglie  la  nuova  Istituzione  sotto  la 
sua  protezione  diretta.  In  Prussia  il  ministro  dei  culti  le  accorda  tutto  il 
suo  appoggio.  A  Berlino  ne  presiedono  il  Consorzio  Tex  ministro  Falck  e 
la  principessa  ereditaria  Vittoria,  la  quale  non  manca  mai  di  assistere  alla 
partenza  e  al  ritorno  delle  colonie.  In  questa  stessa  città  finalmente ,  in 
occasione  del  Congresso  delle  Associazioni  per  le  Opere  Pie  della  Germania, 
ebbe  luogo  il  15  dicembre  scorso  una  riunione  dei  singoli  Comitati  per  la 
cura  climatica ,  all'  intento  di  discutere  sui  provvedimenti  da  adottarsi  per 
il  migliore  andamento  di  tale  Istituzione. 

A  Milano,  la  città  filantropica  che  fra  le  molte  opere  pie,  di  cui  va  su- 
perba, vide  sorgere  nel  proprio  seno  e  prosperare  per  solo  impulso  di  carità 

(i)  Vierter  Bericht  des  Vorstandes  des  Frankfurter  Vercins  J'ùr  Ferienkoloniecn  hràrt' 
klicher  Schulkinder  —  Frankfurt^  Dicembre  1881. 


{^Tata  gli  Ospizi  dei  bagni  marini  per  i  fanciulli  scrofolosi,  la  cura  climatica 
a  beneficio  degli  scolari  gracili  non  poteva  a  meno  di  tiovare  caldi  fautori. 
Nella  primavera  di  quest'anno  per  nobile  iniziativa  del  sig.  Filippo  Weill-Schott, 
già  noto  alla  città  nostra  per  i  molti  atti  di  illuminata  beneficenza,  e  col 
concorso  di  due  altri  generosi,  il  prof.  Tito  Vignoli  e  l'assessore  Gaetano 
Vimercad,  si  costituì  un  Comitato  promotore  (0,  il  quale  diede  tosto  opera 
sfla  raccolta  delle  offerte ,  e  agli  studi  per  V  impianto  della  vagheggiata 
Società. 

In  poche  settimane  i  mezzi  pecuniari  erano  pronti ,  compilati  i  progetti 
à*  Statuto  e,  di  Regolamenti,  e  si   stabiliva  : 

i.^  di  fissare  ad  un  mese  il  benefìcio  del  soggiorno  climatico,  da  ac- 
cordare a  ciascun  fanciullo  per  tre  anni    consecutivi  ; 

3.°  di  limitare  per  il  primo  anno  a  60  il  numero  dei  fanciulli,  col 
proposito  di  aumentarlo  progressivamente  di  anno  in  anno  in  modo  pro- 
porzionato ai  mezzi  di  cui  verrebbe  a  disporre  la  Società  ; 

3.^  di  inviare  i  fanciulli  al  soggiorno  climatico  in  due  riprese  ^  for- 
mando squadre  di  30  individui  ciascuna,  non  potendosi,  in  causa  del  diverso 
eterna  di  divisione  della  proprietà  agricola  in  Italia,  adottare  il  metodo 
tenuto  in  Germania,  di  separare  i  fanciulli  in  piccole  colonie  da  collocarsi 
presso  le  famiglie  dei  contadini  ; 

4.°  di  scegliere  come  luogo  di  vacanza  per  l'anno  in  corso  Esilio, 
situato  alle  falde  del  monte  Codeno  a  900  metri  sul  livello  del  mare ,  al 
disopra  un  pajo  d*  ore  di  Varenna  (lago  di  Como).  Questo  paese  era  stato 
da  me  visitato,  in  unione  col  sig.  Zambelletti ,  per  incarico  del  Comitato 
promotore,  e  riconosciuto  dotato  dei  requisiti  richiesti  per  costituire  una 
conveniente  stazione  climatica. 

La  prima  adunanza  generale  dei  Soci  potè  essere  indetta  il  giorno  i.^  luglio. 
In  essa,  dopo  che  il  Comitato  promotore  ebbe  dato  comunicazione  del  pro- 
prio operato,  si  procedeva  alla  discussione  ed  approvazione  dello  Statuto  e 
dei  Regolamenti,  e  si  nominava  il  Consiglio  Direttivo  e  la  Commissione 
medica  (^).  Per  tale  guisa  la    Società  pel  soggiorno  climatico    gratuito  ai 

(i)  Composto,  oltre  i  sullodati ,  dai  sigg. :  Antongini  Carlo,  Bernardoni  Filippo,  Branca 
Giuseppe,  De-Cristoforis  dott.  Malachia,  Porro  prof.  Edoardo,  Villa  Achille. 

(2)  II-  primo  riuscì  composto  dei  sigg.  :  cav.  dott  Malachia  De-Cristoforis,  presidente  — 
prof.  car.  Tito  Vignoli,  vice-presidente  —  assessore  cav.  Gaetano  Vimercati,  ispettore  — 
car.  Achille  Villa ,  cassiere  —  Filippo  Bernardoni  —  cav.  Giuseppe  Branca  —  deputato 
conte  Leopoldo  PuUè  —  dott.  Ariberto  Tibaldi  —  Lodovico  Zambelletti  —  Filippo 
Wcill-Schott,  consiglieri  —  dott.  Pompeo  Cervieri,  segretario. 

La  seconda  dei  sigg.  :  dott.  cav.  Malachia  De-Cristoforis  —  prof.  cav.  Edoardo  Porro 
-  dott  Ariberto  Tibaldi. 


'   —  8  — 

fanciulli  gracili,  alunni  delle  scuole  elementari  comunali  veniva  definitiva* 
mente  costituita,  e  Milano  può  oggi  vantare  un'istituzione  di  più,  <  la  più 
salutare  istituzione  igienica  e  filantropica  >  (i). 

Il  Consiglio  Direttivo  si  occupò  tosto  di  fornire  Esino  di  tutto  quanto  era 
necessario  per  ricevere  la  piccola  colonia.  Per  la  sorveglianza  vennero  as- 
sunti il  maestro  sig.  Giuseppe  Ceresa,  quale  dirigente,  e  le  maestre  signore 
Sacchi  e  Terreni;  queste  benemerite  persone  si  offersero  spontanee  al 
delicato  officio,  ed  è  per  me  cosa  sommamente  grata  il  potervi  dichiarare 
che  la  intelligente  e  solerte  opera  da  loro  prestata  fu  superiore  ad  ogni 
encomio  e  si  merita  quindi  tutto  il  vostro  plauso.  Un  cuoco  e  due  inser- 
vienti componevano  il  personale  di  servizio  (2). 

Ad  agevolare  la  scelta  dei  fanciulli  da  inviare  ad  Esino,  venne  deliberato 
di  officiare  i  direttori  delle  varie  scuole  elementari  comunali,  perchè  voles- 
sero proporre  ciascuno  5  dei  loro  alunni,  nati  nell'anno  1874,  i  quali  pre- 
sentassero a  loro  giudizio  i  requisiti  richiesti  per  abbisognare  del  soggiorno 
climatico.  Furono  114  i  proposti;  92  soltanto. si  presentarono  alla  visita 
della  Commissione  medica  per  la  scelta  definitiva. 

Il  Consiglio  Direttivo  aveva  disposto  che  la  stagione  della  cura,  dovendo 
durare  complessivamente  due  mesi,  comprendesse  la  seconda  metà  di  luglio, 
tutto  il  mese  di  agosto  e  la  prima  metà  di  settembre;  se  non  che  il  pro- 
lungamento delle  scuole  sin  quasi  alla  fine  di  luglio  fece  ritardare  la  par- 
tenza dei  fanciulli  di  una  quindicina  di  giorni.  La  prima  squadra  infatti  parti 
per  Esino  il  i .°  agosto  e  vi  soggiornò  fino  al  3 1  ;  la  seconda  squadra  partì 
il  i.®  settembre  e  fece  ritorno  a  Milano  il  i.°  ottobre. 

Ai  parenti  era  fatto  obbligo  di  munire  ciascun  fanciullo  chiamato  per  la 
cura,  di  un  cappello  di  paglia,  di  due  paja  di  scarpe,  di  un  abito  di  ricambio 
e  di  sufficiente  biancheria  (3).  La  Società  fece  dono  a  tutti  di  un  giubbon- 
cino  di  lana. 

L*  itinerario  seguito  fu  eguale  per  le  due  squadre  ;  entrambe  vennero  da 
me  accompagnate  lungo  tutto  il  viaggio  infino  ad  Esino. 

Da  Milano  ci  portammo  a  Lecco  in  ferrovia.  Quivi  i  fanciulli  trovarono 
preparata  una  refezione  offerta  dal  signor  Albertini,  proprietario  dell'albergo 
della  Croce  di  Malta,  il  quale  provvide  pure  al  gratuito  trasporto  in  omnibus 
dalla  stazione  ferroviaria  alla  riva  del  Lago. 

(i)  Prof.  Spatuzzi:  —  Prolusione  al  Corso  d'Igiene  nella  /?,  Università  di  Napoli; 
1881-82. 

(2)  Regolamento  per  la  stagione  della  cura. 

(3)  Regolamento  per  l'ammissione  dei  fanciulli.  —  Art.  6. 


—  9  — 
Imbarcatici  sul  piroscafo,  giungemmo  verso  sera  a  Varenna,  donde  a  piedi 
saHmmo  in  mezz'ora  a  Perledo.  Essendosi  preventivamente  stabilito  di  pernot- 
tare in  questo  paese,  il  medico,  sig.  dott.  De-Rossi,  aveva  disposto  perchè 
i  £uicialli  fossero  ospitati  e  rifocillati  presso  famiglie  agiate  caritatevoli.  Il 
mattino  seguente,  scortata  da  sufficiente  numero  di  muli,  la  piccola  comi- 
tiva si  incamminò  vispa  e  giuliva  su  per  la  strada  di  Esino,  ove  si  arrivò 
in  circa  tre  ore,  compresa  una  lunga  sosta  fatta  a  metà  cammino  per  il  ri- 
poso e  la  colazione. 

Tutto  il  pittoresco  viaggio  non  fu  che  un  continuo  inno  di  giubilo  e  di 
ammirazione,  che  questi  poveri  fanciulli,  nati  e  cresciuti  nell'afa  morbosa 
deDa  città,  innalzavano  ali*  aspetto  delle  bellezze  magiche  dalla  natura  rive- 
late per  la  prima  volta  al  loro  sguardo  attonito  nello  splendido  paesaggio 
che  attraversavamo. 

Ad  Esino  la  sorveglianza  sanitaria  fu  affidata  al  suUodato  sig.  dott.  De- 
Ròssi;  la  amministrativa  al  sig.  Rusconi,  direttore  di  un  opifìcio  di  pro- 
IHÌetà  del  sig.  Gavazzi,  il  sig.  Fattori,  farmacista  di  Varenna,  si  adoprò  nel 
modo  più  efficace  specialmente  pel  trasporto  delle  masserizie.  Il  Consiglio 
Direttivo,  in  attestazione  di  riconoscenza  per  il  disinteressato  ajuto  prestato 
alla  Società  da  questi  tre  benemeriti  e  dal  sig.  Albertini,  li  proclamò  Soci 
^datori. 

L'orario  pei  fanciulli  durante  il  soggiorno  climatico  era  stabilito  per  modo 
che  ai  pasti  si  alternassero  le  passeggiate,  i  riposi,  le  ricreazioni,  il  sonno, 
nn  po' di  ginnastica  (0.  Il  vitto  consisteva  in:  latte,  mattina  e  sera;  mi- 
nestra di  riso  o  di  pasta  e  carne  con  vino,  a  pranzo  :  salame  o  formaggio, 
a  merenda:  in  tutti  i  pasti,  pane  a  volontà  (2). 

Durante  il  soggiorno  ad  Esino  i  fanciulli  ricevettero  la  visita  di  parecchie 

(1)  Orario  —  Ore  6.  Levata,  puliiia,  preghiera,  ricreazione.  —  Ore  7  :  Prima  colazione.  —  Dalle 
«re  7  1/3  alle  zx  :  Passeggio  in  colonna,  che  non  oltrepassi  t  a  chilometri.  Riposo  di  un'ora  alla  meta, 
catL  re/ezipiu  di  ^ane.  Ritorno,  con  liposi  alternati.  —  Dalle  ore  it  alle  za:  Pulizia,  riposo.  —  Ore  la, 
J*ramxa.  —  Dalle  ore  12  1/3  all'  i:  Ricreazione.  —  Dalle  ore  z  alle  2  i/a:  riposo  e  sonno.  —  Dalle 
ore  31/2  alle  4:  Applicazione  (canto,  poesie,  dimostrazioni,  specialmente  racconti  che  rafforzino  il  senti- 
Beato  morale  e  patriottico).  —  Ore  4  :  Merenda.  —  Dalle  01  e  4  1/3  alle  7  :  Ginnastica  e  passeggio.  — 
Ore  7:  Ctn«.  —  Dalle  ore  7  alle  8:  Ricreazione,  preghiera.  —  Ore  8:  A  Ietto. 

(2I  Vitto  —  Prima  colazione  a  ore  7  :  Latte  grammi  300  (caflc  brulé).  Pane  a  volontà.  —  Refezione  a 
acre  zo  circa:  Pane  a  volontà.  —  Pranzo  SLort  13:  Minestra  (riso  o  pasta  grammi  75  e  legumi).  Carne 
gzmmzai  zoo.  Vino  grammi  Z50.  Pane  a  volontà.  —  Merenda  a  ore  4  :  Pane  a  volontà.  Formaggio  o  sa- 
lame grammi  35.  —  Cena  a  ore  6  z/3  :  Latte  grammi  300  alternato  con  minestra  grammi  75.  Pane  a 
volontà. 

Ordine  del  pranzo  —  Domenica:  Risotto,  manzo  a  vapore.  —  Lunedi:  Riso  in  brodo  con  legumi, 
■Jszo  allesso.  —  Martedì:  Pasta  in  brodo  con  legumi,  manzo  allesso.  —  Mercoledì:  Riso  in  brodo 
e»  legumi,  manzo  a  vapore.  —  Giovedì  :  Pasta  condita,  manzo  allesso.  —  Venerdì  :  Risotto ,  manzo 
allesso.  —  Sodata:   Pasta  in  brodo  con  legumi,  manzo  allesso. 


IO    

egregie  persone  di  Milano,  fra  le  quali  mi  è  caro  ricordare  i  membri  del  Comi- 
tato, signori  cav.  Branca,  cav.  dott.  De-Cristoforis,  assessore  cav.  Vimercati. 
Quest'ultimo  anzi  vi  si  fermò  più  giorni,  ed  anche  lassù  trovò  modo  di 
affermare  maggiormente  l'esistenza  della  nostra  Società  e  di  accrescerne  il 
patrimonio.  In  un  convito  degli  Alpinisti,  reduci  da  un'escursione  alla  Grigna, 
seppe  col  concorso  di  alcune  gentili  signore  villeggianti  promuovere  a  favore 
della  nostra  Istituzione  una  lotteria,  la  quale  sortì  insperati  successi.  Allo  stesso 
intento  il  sig.  Zambel letti  si  adoprò  qui  in  Milano  presso  i  promotori  della 
Indisposizione  Artistica,  i  quali  misero  a  disposizione  nostra  un  non  indif- 
ferente numero  di  biglietti.  Ed  oggi  per  voto  unanime  del  Consiglio  Diret- 
tivo abbiamo  l'onore  di  contare  fra  i  Soci  fondatori  della  Società  per  la 
cura  climatica  il  Club  Alpino  e  la  Famiglia  Artistica. 

Ed  ora  eccomi  ad  informare  di  tutto  quanto  concerne  la  parte  veramente 
sanitaria  dell'  Istituzione.  Perciò  che  riguarda  la  parte  amministrativa,  valga 
l'estratto  del  Bilancio  (0. 

U  solo  aspetto  esteriore,  si  sa,  non  è  sufficiente  dato  per  giudicare  della 
costituzione  fisica  di  un  individuo;  nella  scelta  quindi  dei  fanciulli  da  am- 
mettere alla  cura,  io  doveva  attenermi,  sull'esempio  delle  altre  Commissioni 
mediche  che  mi  precedettero  in  questo  lavoro,  specialmente  ai  due  criteri 
del  peso  e  della    statura.  Si  incominciò  adunque  dal  trovare  il  peso   e  dal 

(i)  Bilancio  consuntivo  delia  Società  per  la  cura  climatica  per  l'anno  i8Si, 


Introiti. 

Per  Mottofcrisioni L. 

Ricavo  lotteria  Club  Alpino  Italiano > 

>       vendila  Biglietti  Indsip.  Àriiitica.  » 
Interessi  maturali > 


L. 


7130. 

371. 

4%. 

12. 


8009.- 


Dlmost  razione  delle  BiniAneiise. 

Contante  effettivo  prctio  il  Tesoriere. ....  L 

Interessi  esistenti  nel  libretto > 

Masserizie  calcolate  ali  80  per  100 » 

Tot  ALI.....  L. 


3546. 

12. 

132. 


3d9J.-. 


Spese. 

Per  vitto  propriamente  detto L. 

>  bucato,  illuminatioiiK,  eco a 

•    viaggi  o  per  trasporlo  masserizie • 

»    personale  di  sorveglianza  e  di  servizio.  > 

>  masserizie  depurate  dair esistente  cal- 

colato airtK)  per  100 > 

a    affltio  caseggiato  in  Esino a 

a    oggetti  di  vestiario  e  riparaz.  agli  stessi  a 

»    am  mini  «trazione a 

Straordinarie a 


L. 
Rima:iei«zb  attive....  » 


L. 


1907.61 
232.58 
512.65 
632.75 

280.32 
800.— 
185.80 
150. 29 
12.- 


4319. — 
3690.— 


8009.— 


DImoitnislone  delle  quote  di  costo 
di  cadaun  beneficato. 

Quota  mensile 

per 

ciascuno 


Spesa 
per  vitto,  ecc. 

Cei 
eneflcati 


Lire 
4319..  - 


Lire 
71.  80 


Quota 

giornaliera 

per 

ciascuno 


Lire 
2.  28 


—   II   — 
misorare  l'altezza  di  tutti  i  92  alunni  proposti  dai  direttori  delle  scuole.  Le 
afte  per  tal  modo  otteoute,    messe  tra  di  loro  a  confronto,  mi  fornirono  i 
dati  per  eliminare  i  meno  bisognosi  di  soggiorno  climatico. 

I  60  che  risultarono  meritevoli  dì  essere  presi  in  considerazione,  vennero 
ìa  segnilo  assoggettati  ad  una  seconda  visita,  nella  quale  si  misurò  la  ar- 
cafereitza  del  torace,  la  capacità  vitale,  la  forza  muscolare  e  si  fece  l'esame 
lidio  itato  presente,  corredandolo  di  tutte  quelle  notizie  sui  precedenti  che 
«gHo  servissero  a  stabilire  le  deplorevoli  condizioni  sanitarie  di  ciascun 
Gnaulio.  In  questa  visita  riuscirono  per  malattia  esclusi  4,  i  quali  furono 
ustituiti  da  altrettanti  che  figuravano  come  i  più  gracili  fra  quelli  già  stati 
dminati  da  prima  nella  visita  generale. 

Dei  60  ammessi  in  modo  definitivo,  i  30  che  maggiormente  presenta- 
nno  le  note  della  debolezza  costituzionale,  vennero  iscritti  per  la  prima 
ipedizione,  per  la  seconda  gli  altri. 

Dopo  il  ritorno  da  Esino  i  fanciulli  furono  sottoposti  ad  una  terza  visita, 
Bdh  quale  si  rinnovò  l'esame  dello  stato  presente  e  si  ripetè  la  ricerca  di 
nttì  gli  elementi  che  erano  già  stati  notati  prima  della  partenza. 

Nel  <  Registro  delle  Annotazioni  Cliniche  (1)  >  che  riporto,  si  può  riscon- 
tate tutti  i  dati  ottenuti  mercè  questa  duplice  operazione,  come  pure  si 
donno  riassunti  i  principali  dì  essi  nella  Tabella  seguente,  dove  figura 
dresi  la  differenza  che  si  verificò  fra  i  valori  ottenuti  avanti  e  quelli 
dopo  la  cura. 


(1)  Modulo  del  Registro  : 


—  IJ  ^ 


TABELLA 

del  peso,  della  statara  e  della  forza  mossolare  avanti  e  dopo  il  soggiorno  ad 

Prima  Colonia  —  dal  i,^  al  31  agosto. 


% 


I 

2 

3 

4 

5 
6 

7 
S 

9 

IO 

II 
12 

13 

14 

15 
16 

17 
18 

19 
20 

21 

22 

23 
24 
25 

26 

27 

28 

29 

30 
31 


Cognome  e  Nome 


Crespi  Francesco 

Montanari  Achille  .... 
Scaltriti  Benvenuto. , . . 

Pessina  Luigi . .  • 

Brasca  Serafino 

De  Vecchi  Angelo, . . . 
Mantegazza  Ambrogio . 

Fumagalli  Luigi 

Manzella  Edoardo  .... 

Sereni  Raffaele 

Scaramuccia  Valentino. 
Maj occhi  Augusto  <*) . . 

Zenoni  Severo  t'^ 

Mazza  Alfonso 

Leoni  Luigi 

Dabbene  Giuseppe. . .  . 

Crespi  Pietro  ^^^ 

Cugola  Serafino 

Gatti  Marco 

Corti  Angelo 

Monticelli  Camillo .... 
Saporiti  Fausto  t*J . . . . 

Viscardi  Alberto 

Jotti  Alfonso 

Sacconaghi  Giuseppe . . 

Sgarietta  Luigi 

Alfieri  Virgilio , . 

Fagnani  Camillo 

Bistoletti  Luigi 

Girompini  Ettore 

Nicoletti  Umberto  . . .  ♦ 


Età 


7 
8 

8 

8 

8 

9 
9 
8 
8 
II 

7 

8 

9 

9 

9 

io 

8 
8 
8 
8 
8 
8 
8 
8 
8 
8 

IO 

8 
8 
8 
8 


Peso 


Arasti 
la  cara 


la  cara 


20 

19 
19 
16 

19.4 

17.8 

17 
18.4 

17.6 
16.3 

19.4 
16.4 

16.  2 

21.4 

18 

27 
20 

17.5 

17 

19.5 
20 

20.  2 

21.3 

20.6 

17.3 

17 

19.2 

21.8 

19.5 
22.6 

16 


Diffe- 
rema 


21.3 

1.3 

113.  5 

20.4 

1.4 

115 

23 

4 

120 

17.6 

1.6 

no.  5 

21.9 

2.5 

120.5 

19.3 

1.5 

loS 

19.9 

2.9 

no 

18.6 

0.2 

112.  5 

18.7 

I.  I 

III 

19. 1 

2.8 

112.  5 

21.3 

1.9 

no 

— 

112 

— 

^^~ 

112.5 

23.6 

2.2 

118.  5 

19  3 

1.3 

109.5 

29.3 

2.3 

129.5 

— 

— 

124 

20 

2.5 

114 

18.7 

1.7 

in 

20.  2 

0.7 

117 

21.  2 

I.  2 

"5 

— 

— 

118 

22.  2 

0.9 

119 

25.9 

4.3 

124 

18.7 

1.4 

118 

21.  2 

4.2 

120 

20.8 

1.6 

109 

22.  6 

0.8 

125 

21 

1.5 

n7.  5 

24.4 

1.8 

124 

19.  6 

3.6 

108 

Statura 


Aranti 
ta  cara 


la  cnra 


"5 

115.5 
120 

111.5 

120.  5 

109 

111.  5 

112.  5 
III. 5 

"5 
III 


n9.5 
no.  5 

131.  5 

n4.  5 
112 

n7.5 
116.5 

121 

125.5 

119 

121 

109.5 
125.5 

117.  5 

124.5 
109 


Ditfe- 
renxa 


1.5 

0.5 
o 

I 

o 
I 

1.5 

o 

0.5 
2.5 

I 


I 
I 

2 

0.5 
I 

0.5 
1.5 

2 

1.5 
I 

I 

0.5 

0.5 
O 

0.5 
I 


Forza  muse 


Aranti 
tacnra 


Dopo 
la  (ara 


9 

5. 

4 

3. 

7. 

5 

4 

5 
6 

5 
4 

5 

5 
8 

7. 
12 

9 
7. 
6 
6 

4 
5 
7 
6 

4 

7 

5 
II 

4. 
6 

6 


5 


9 

7 
7 

5.5 

7.5 

7.5 
6 

8 

7 
6 

S.5 


II 

8.5 


8.5 

9 

8 

7.5 


8 
IO.  5 

6.5 

7.5 

7.5 

12.5 

6.5 
8 

7 


(x)    Non  si  presentò  alla  visiu  —  (a)  id.  id.  —  (3)  id.  id.  —  (4)  id.  id. 


Seconda  colohu  —  Dal  i."  settembre  al  i."  ottobre. 


CocNOUE  s.  Nome 


Btrgomi  Carlo 

Muraccbi  Giulio 

Poli!  Pietro 

Re  Giovanai 

Citmoca  Paolo 

Barege'  Giovanni 

Zimbelli  Elia  O 

Plelesleinet  Giuseppe. . 

Grippa  Pietro 

Della  Vecchia  Aquilino 

Lai'  ActDio 

Bianchi  Francesco  .... 

Cerri  Attilio 

BatUDct  Augusto 

Cilterio  Esle 

Ultrocchi  Clemente  . . . 

TMttti  OtUvio 

GiUi  Siro 

Tombeii  Angelo 

Gheui  Aristide 

Mirgutti  Luigi 

SpreaGco  Luigi 

Vescovi  Giuseppe 

Bollini  Alfredo 

LHraldi  Enrico 

Comolii  Eligio 

Lodi  Guglielmo 

DeU'Oro  AchUle 

Femiio  Alfredo 


Foni  muicolan 


i)  Ebbe  febbre  per  parcc 


Di  questa  Tabella  può  farsi  il  seguente  riassunto  : 
Dei  60  fanciulli,  che  dovevano  presentarsi  alla  visita  per    comprovare  i 
tisultatì  avuti  dal  soggiorno  di  Esino,  mancarono  4  della  prima  spedizione. 
Dei  56  Tiuttti  si  trova  che  : 


~  14   — 

In  riguardo  al  peso: 

Non  diminuì  nessuno. 

Restarono  al  di  sotto  di i  Kilog.  N.  5 

Aumentarono  da i  a  2  •  »  16 

»             » 2»3  »  »  15 

»             » 3»4  *  *  14 

Raggiunsero  od  oltrepassarono  i   ....   4  »  »  6 

Totale  N.  56 


nto  alla  statura  : 

Restarono  stazionari 

N.      5 

*         al  di  sotto  di  i  Centim. 

»       IO 

Aumentarono  da  . .  i  a  2        » 

•     25 

»                »  ..  2  »  3        » 

*     12 

»                »  . .  3  »  4        * 

•       3 

Raggiunsero  i 4        » 

»       I 

Totale  N.    56 

Nella  FORZA  muscolare: 

Diminuirono  da i  a  0,5  Kilog. 

Restarono  stazionari  o  al  disotto  di  i 

Aumentarono  da i  a  2 

»  »    2»3 

»  »    3  »  4 

Raggiunsero  od  oltrepassarono  i  . . .    4 


N.      3 
12 

9 

7 


Totale  N.    56 


Mettendo  fra  di  loro  a  riscontro  le  cifre  che  rappresentano  la  differenza 
dei  valori  segnati  su  questa  Tabella,  sarà  facile  rilevare,  che  mentre  fra  il 
peso  e  la  statura  esiste  in  genere  un  reciproco  rapporto ,  lo  stesso  non 
si  verifica  per  la  forza  muscolare. 

Questo  fatto  che,  scorrendo  il  €  Registro  delle  Annotazioni  cliniche  >,  risalta 
con  maggiore  evidenza  in  riguardo  alla  circonferenza  del  torace  e  più  spe- 
cialmente alla  capacità  vitale,  è  in  massima  parte  da  attribuirsi  alla  diffi- 
coltà di  ottenere  che  i  fanciulli  si  prestino  ad  una  esatta  misura.  Tale 
difficoltà  venne  incontrata  anche  dal  Comitato  di  Francoforte,  il  quale  per 
ciò  appunto  non  si  preoccupa  di  misurare  né  la  capacità  vitale,  né  la  cir- 
conferenza  del    torace,  né  la  forza  muscolare,    ritenendo  la  ricerca  di  tali 


—  15  — 
dementi  come  lavoro  inutile.  Modificando  la  dimensione  degli  strumenti 
necessari  ali*  uopo,  in  modo  da  ridurli  alla  portata  dei  piccoli  ragazzi  che 
sono  oggetto  delle  nostre  osservazioni,  ed  usando  nella  visita  maggiore 
pazienza  di  quello  che  la  ristrettezza  del  tempo  non  mi  abbia  permesso  di 
irere  in  quest'  anno ,  io  confido  di  poter  presentare  per  V  anno  venturo 
ttco  i  valori  mancanti  nella  suesposta  Tabella  in  perfetto  accordo  col  peso 
e  colla  statura. 

Una  circostanza,  sulla  quale  mi  preme  di  fissare  l'attenzione,  è  questa: 
h  ?isita  dei  fanciulli  ritornati  da  Esino,  per  cause  non  imputabili  alla  Com- 
missione medica,  dovette  essere  ritardata  di  tre  settimane  per  quelli  della 
pcima  spedizione,  di  sei  circa  per  quelli  della  seconda,  venne,  cioè,  praticata 
in  prossimità  dell'epoca  che  le  statistiche  del  dott.  Varrentrapp  dimostrano 
corrispondere  ad  una  diminuzione  dell'  aumento  di  peso  che  si  suole  otte- 
nere, visitando  i  fanciulli  appena  ritornati  dal  soggiorno  climatico.  A  togliere 
ogni  dubbio  che  i  favorevoli  effetti  a  questo  conseguenti  fossero  da  ascriversi 
per  la  massima  parte  al  vitto  più  abbondante  e  sostanzioso,  il  Comitato  di 
Fiancoforte  adottò  la  pratica  di  pesare  ciascun  fanciullo  reduce  dalla  cura 
ad  intervalli  di  4  settimane.  Da  questa  ricerca  risultò  che  l'aumento  di  peso 
ottenuto  subito  dopo  il  ritorno,  diminuisce  d'  alquanto  verso  la  quarta  set- 
timana,  per  restituirsi  alla  proporzione  di  prima  nell'ottava,  e  potè  dedurre 
àe  la  sosta  od  anche  il  regresso  nello  sviluppo  organico  che  si  manifesta 
appena  i  fanciulli  ritornano  nelle  condizioni  sfavorevoli  della  vita  in  città, 
son  dura,  ma  anzi  fa  luogo  ad  un  ulteriore  incremento,  e  che  per  ciò  nel 
aaggior  numero  dei  casi  viene  ottenuto  un  benefico  impulso  permanente,  il 
^e  trionfa  in  gran  parte  della  influenza  perniciosa  del  soggiorno  presso  i 
parenti.  Sgraziatamente  le  nostre  osservazioni  non  praticate  in  tempo  debito, 
aè  ripetute  sufficientemente,  ci  pongono  in  grado  di  dare  la  conferma  di 
tale  risultato,  perocché  calcolando  a  56.6  chilogrammi  l'aumento  di  peso 
complessivo  dato  dai  fanciulli  della  prima  spedizione,  e  a  83  chilogrammi 
(pieOo  fornito  dai  fanciulli  della  seconda,  abbiamo  pei  primi  una  differenza 
ia  meno  di  28.4  chilogrammi  ,  la  quale  non  rappresenta  che  il  peso  pro- 
porzionale corrispondente  al  mese  di  ritardo  frapposto  alla  visita  dei  secondi. 

Anche  a  codesta  lacuna  mi  riservo  di  riparare  l'anno  venturo,  e  con  tanto 
naggiore  impegno  in  quanto  che  una  accusa  capitale  so  che  è .  stata  mossa 
alk  nostra  istituzione  ;  da  taluni  essa  è  ritenuta  nientemeno  che  inutile,  per  la 
(ttsonzione  che  ritornati  in  seno  alla  loro  famiglia  nelle  condizioni  di  prima,  i 
faiciiilli  abbiano  tosto  a  perdere  quanto  hanno  guadagnato  dalla  campagna. 
Ad  ottenere  meglio  il  mio  intento,  io  mi  propongo  di  scegliere  i  fanciulli  da 


—  i6  — 

inviarsi  al  soggiorno  climatico,  per  lo  meno  tre  mesi  prima  della  partenza, 
e  di  pesarli  poi  di  mese  in  mese  per  un  intero  semestre;  in  tale  modo 
potrò  avere  i  valori  mensili  del  peso  ottenuti  prima  e  dopo  la  vacanza, 
che  messi  fra  loro  a  confronto/  forniranno  i  dati  precisi  per  accertare  ,  se 
i  vantaggi  acquistati  sono  in  realtà  duraturi,  come  hanno  già  dimostrato  le 
osservazioni  del   Comitato    di  Franco  forte,  o  invece  riescono  solo  fugaci. 

Per  ultimo  mi  è  di  grande  soddisfazione  poter  riferire  che  durante  il 
soggiorno  ad  Esino  non  si  ebbe  neppure  un  caso  di  malattia:  non  poten- 
dosi come  tale  considerare  un  po'  di  imbarazzo  gastrico  a  cui  andarono  sog- 
getti 3  fanciulli,  i  della  prima  e  2  della  seconda  spedizione,  il  quale  non 
durò  più  di  un  giorno,  né  richiese  l'intervento  del  medico,  tanto  che  i  fisu"- 
maci,  dei  quali  l'egregio  sig.  Zambelletti  aveva  largamente  a  proprie  spese 
fornito  le  colonie,  furono  riportati  a  Milano  pressoché  intatti.  Lieto  presagio 
per  gli  anni  avvenirci 

Termino,  mettendo  sott'occhio  a  mo'di  conclusione  alcuni 


Specchietti  di  confronto  fra  la  media  fisiologica  del  peso ,  della  statura  e 
del  loro  accrescimento  mensile,  e  la  media  degli  stessi  valori  presentata  dcU 
fanciulli  ammessi  alla  cura  climatica  dal  Comitato  di  Francoforte  e  da 
quello  di  Milano, 

I.  Peso. 


Età 

anni 

Media 
fisiologica 

Media 
Francoforte 

Media 
Milano 

8 
9 

Kilog.    20.  5 
>          21.8 

Kilog.  20.  7 

a         21.  2 

Kilog.    19. 0 
*         20.0 

IL  Accrescimento 

MENSILE   DEL   PESO. 

Età 
anni 

Media 
fisiologica 

Media 
Francoforte 

Media 
Milano 

8-9 

9-10 

Kilog.    0.  14 
»         0.  20 

Kilog.  0.96 

»        0.94 

Kilog.    0.94 
>          I.OO 

TU. 

Statura. 

Età 
anni 

Media 
fisiologica 

'  Media 
Francoforte 

Media 
Milano 

8 

Centim.    118. 0 

Centim.    116.  7 

Centim,    115.  5 

9 

>         121. 0 

»         118. 2 

>         116.6 

IV,    ACCRESaMENTO 

MENSILE   DELLA   STATURA. 

Età 
anni 

Media 
fisiologica 

Media 
Francoforte 

Media 
Milano 

8-9 

Centim.    0. 47 

Centim.    0.38 

Centim.    0.  52 

9-10 

a           0.21 

»        0.47 

»          0.53 

—  17  — 

Dairesame  di  questi  specchietti  è  ovvio  il  dedurre  che  raumento  mensile 
Terìficatosi  tanto  pel  peso  che  per  la  statura  nei  fanciulli  dopo  il  soggiorno 
di  Esino,  è  nel  complesso  più  soddisfacente  di  quello  segnato  dalle  stati- 
sdchc  del  dott.  Varrentrapp,  e  che  in  ogni  caso  è  di  gran  lunga  supe- 
liore  a  quanto  si  verifica  normalmente. 

Però  nello  specchietto  che  contempla  il  peso,  deve  colpire  un  dato  il  quale 
appare  contraddittorio:  la  media  dei  fanciulli  di  8  anni  ammessi  dal  Co- 
mitato di  Francoforte,  supera  di  2  ettogrammi  la  nostra  media  normale. 
Qaesta  apparente  contraddizione  si  spiega,  avvertendo  che  mentre  da  noi 
si  tenne  come  termine  di  confronto  la  cifra  trovata  dal  prof.  Pagliani  pei 
£mcialli  poveri  (0,  il  Comitato  di  Francoforte  si  servi  per  base  delle  proprie 
osservazioni  della  media  calcolata  dal  Quetelet  in  chilogrammi  21,6. 

Non  ostante  questa  rettifica  sta  però  sempre  il  fatto,  che  la  differenza  fra 
la  media  presentata  dai  fanciulli  da  noi  visitati  e  la  media  fisiologica  è  di 
quasi  il  doppio,  paragonata  a  quella  dei  fanciulli  che  a  Francoforte  vennero 
considerati  come  bisognosi  di  campagna.  Questo  fatto  assai  sconfortante  per 
noi,  e  che  io  vi  traduco  in  cifre  perchè  meglio  ne  risalti  la  evidenza: 


Media  norm.  Pagliani  Kil.  20.  5 
»         »      Quetelet     »     21.6 


Media  scolari  Milano ....  Kìl.  19.  o 
»         »      Franco  forte     »     20. 7 


Differenza  Kil.  i.  5 
»  »    0.9 


Differenza  in  meno  per  gli  scolari  di  Milano  Kil.  o.  6 


d  dimostra  quanto  urgente  sia  in  Milano  il  bisogno  di  provvedere  colla 
massima  alacrità  al  miglioramento  dello  sviluppo  fisico  degli  scolari. 

Né  si  voglia  supporre  in  me  la  pretesa  di  enunciare  cosa  nuova  :  io  non 
&cdo  che  porre  una  volta  di  più,  coli'  appoggio  delle  cifre  e  in  un  caso 
speciale,  il  problema  umanitario  che  da  tempo  occupa  cuore  e  mente  di 
flantropi,  di  scienziati,  di  legislatori;  problema,  la  cui  soluzione  ha  fatto  in 
questi  ultimi  anni  rapidi  passi,  mercè  la  importanza  sempre  maggiore  che 
Ta  acquistando  la  igiene  privata  e  pubblica. 

Fra  le  istituzioni  cittadine  che  si  occupano  della  fanciullezza,  ho  già  men- 
tovato gli  Ospizi  dei  bagni  marini  per  gli  scrofolosi,  come  quelli  che  pre- 
sentano i  maggiori  punti  di  affinità  col  soggiorno  climatico.  Sorti  per  in- 
teUigente  e  solerte  operosità  di  un  insigne  filantropo,  il  cav.  dott.  Ezio 
Castoldi,  gli  Ospizi  dei  bagni  marini  incontrarono  ben  presto,  come  tutte  le 
opere  di  vera    ed  illuminata    beneficenza,  il  favore  del  pubblico,   ed  oggi. 


(s)  Pagliani  :  £^   tvilup^o  wnano,  ecc.  — >  Giora.  della  Società  hai.  d' Igiene,  Anno  I,  K.  4,  5  e  6. 

2 


—  i8  — 

ricchi  di  mezzi  e  protetti  da  privati,  da  enti  morali,  da  autorità  pubbliche, 
vanno  moltiplicandosi  per  tutta  Italia  e  salgono  sempre  più  in  onore  presso 
le  altre  nazioni. 

Se  non  che  il  concetto  fondamentale  che  informa  le  due  istituzioni, 
è  cosi  sostanzialmente  distinto,  da  lasciar  a  ciascuno  di  esse  un  campo 
di  azione  tutto  afTatto  proprio  :  la  cura  climatica  sarà  di  complemento,  ser- 
virà a  riempiere  una  lacuna,  alla  quale  non  possono  provvedere  gli  Ospizi 
dei  bagni  marini,  ma  non  potrà  mai  riuscire  a  questi  di  inciampo,  né  inva- 
derne le  attribuzioni. 

Gli  Ospizi  dei  bagni  marini  infatti  si  preoccupano  più  specialmente  di 
correggere  le  manifestazioni,  già  in  atto,  di  una  forma  morbosa,  la  scrofola, 
nella  quale  si  compendiano  pressoché  tutti  i  malanni  che  alla  debole  co- 
stituzione fanno  capo  ;  mentre  la  cura  climatica  cerca  di  prevenire  queste 
manifestazioni,  facendo  scopo  delle  sue  cure  fanciulli  semplicemente  gracili, 
i  quali,  sussidiati  in  tempo  con  vitto  sufficiente  ed  appropriato  e  messi  in 
condizioni  di  poter  respirare  l*  aure  pure  e  balsamiche  dei  monti,  sono  su- 
scettibili di  tale  impulso  nello  sviluppo  organico,  da  poter  poi  sfuggire  ai 
tanti  pericoli  che  nella  debolezza  congenita  ed  acquisita  trovano  la  loro 
prima  origine. 

E  fu  savio  provvedimento  quello  dei  fondatori  di  questa  istituzione  di 
restringerne  il  beneficio  agli  alunni  delle  classi  elementari,  i  quali  non  so- 
lamente subiscono  le  perniciose  influenze  derivanti  dalla  miseria,  ma  costretti, 
come  sono ,  per  buona  parte  del  giorno  alla  inerzia  muscolare  ,  per  atten- 
dere all'applicazione  intellettuale,  spesso  anche  sproporzionata  alle  loro  forze, 
restano  privi  altresì  di  quell'esercizio  corporale  che  serve,  direi  quasi,  di 
correttivo  alla  debolezza  organica  per  chi  si  dedica  a  lavoro  manuale. 

Mtns  sana  in  cor  por  e  sano  é  il  motto  assunto  dal  nostro  Comitato  pro- 
motore quale  emblema  della  Società  per  il  soggiorno  climatico,  ed  oggi  che 
la  istruzione  obbligatoria  apre  a  tutti  l'adito  delle  scuole,  il  Consiglio  Diret- 
tivo deve  sentir  maggiormente  la  necessità  di  estendere  la  propria  sfera  di 
azione^  perché  sia  elevato  a  proporzioni  sempre  maggiori  Jl  numero  degli 
alunni  che  devono  essere  ammessi  al  beneficio  della  cura. 

Se  non  che  i  vantaggi  della  nuova  Istituzione  non  si  limitano  al  miglio- 
ramento della  costituzione  fisica:  altri  ed  importanti  effetti  ne  conseguono, 
i  quali,  se  pure  voglionsi  considerare  come  indiretti  e  non  esclusivi,  tuttavia 
non  debbono  essere  passati  sotto  silenzio.  Fra  questi  non  é  a  disconoscersi 
r  utile  pecuniario  risultante  alle  famiglie  dal  risparmio  sul  mantenimento  di 
un   individuo  per  un  intero   mese:   utile  pecuniario   che  può  ritenersi  nella 


—  19  — 
pluralità  dei  casi  assai   più   giovevole   di  tante  elemosine  che  si  accordano 
dopo  lunga  sequela  di  suppliche,  di  verifiche,  di  restrizioni,  le  quali,  se  tal- 
volta valgono  a  riparare  momentanei  bisogni ,   giammai   possono  pretendere 
Illa  qualifica  di  educatrici  delle  masse. 

Più  importante  vantaggio  è  quello  della  disciplina  e  dell'  istruzione  pratica 
che  ricevono  i  fanciulli  durante  il  mese  di  soggiorno  sui  monti.  Anche  nelle 
famiglie  agiate  si  ode  spesso  lamentare  che  le  lunghe  vacanze  autunnali, 
distogliendo  i  fanciulli  dall'abitudine  dello  studio,  li  rendono  indocili,  sbri- 
gliati, disattenti,  ricalcitranti  alle  menome  occupazioni,  per  cui  perdono  in 
breve  bnona  parte  di  quanto  avevano  guadagnato  alla  scuola  nel  corso 
dell'anno.  Or  bene:  un  mese  di  vita  comune  in  orizzonte  spaziato,  un 
orario  saggiamente  disposto ,  la  sorveglianza  assidua  di  persone  previdenti 
ed  istruite,  che  mantengono  ima  ragionevole  disciplina  e  non  omettono  oc« 
cacone  di  infondere  nelle  giovani  menti  V  amore  al  buono  e  al  bello ,  la 
o>rtesia  dei  modi,  l'affabilità  nel  conversare,  e  sopratutto  l'igiene  e  la 
politezza  della  persona ,  tanto  trasandata  pur  troppo  presso  le  classi  indi- 
genti, non  rappresentano  forse  gli  elementi  precipui  della  morale  educazione  ? 

Da  questa  relazione,  dai  dati  statistici  in  essa  registrati,  dalle  considera- 
zioni svolte,  è  facile  riconoscere  quale  e  quanta  benefica  impressione  per 
un  solo  mese  di  vita  alpestre  abbia  ricevuto  il  tenero  organismo  dei  fan- 
dolli  che  furono  scelti  per  quest'anno  di  prova.  L'utilità  della  Istituzione 
ormai  non  può  più  essere  disconosciuta,  per  qualunque  lato  la  si  consideri , 
e  quindi  l'appoggio  filantropico  della  cittadinanza  non  le  farà  difetto  ed  il 
saccesso  coronerà  gli  sforzi  di  tutti. 


20 


SULLO  STATO  SANITARIO  DELLA  PROVINCIA  DI  CUNEO 

IN  RAPPORTO  COLLA  PELLAGRA. 

Relazione 
del  Dott  Giuseppe  Parola. 


Il  Ministero  d'Agricoltura  Industria  e  Commercio,  che  vivamente  s'inte- 
ressa delle  condizioni  sanitarie  della  classe  agricola ,  sulla  quale  in  gran 
parte  posa  il  miglioramento  economico  della  nostra  contrada,  con  sua  Cir- 
colare, 28  febbrajo  1881,  suggeriva  una  serie  di  provvedimenti  intesi  a  di- 
minuire l'infierire  della  pellagra,  e  poscia  con  altra  Circolare,  24  marzo  1881, 
ordinava  una  statistica  degli  individui  che  si  trovavano  affetti  da  pellagra 
nel  mese  di  giugno  ultimo  scorso.  Il  signor  Presidente  del  Consiglio  Pro- 
vinciale di  Sanità  nel  comunicarmi  con  sua  lettera  23  ottobre  p.  p.  le 
risposte  con  disagio  ottenute,  m'incaricava  di  riferire  brevemente  intorno 
a  questo  importante  argomento.  La  ristrettezza  del  tempo  non  avendomi 
permesso  di  poter  ottenere  ulteriori  ragguagli  a  quelli  davvero  insufficienti 
forniti  dai  sindaci  e  dai  medici  condotti,  mi  toccherà  appena  sorvolare  sopra 
una  materia  che  richiederebbe,  per  una  meno  imperfetta  trattazione,  diligenti 
indagini,  concorso  di  autorità  e  di  medici,  tempo  per  raccogliere  ed  ordinare 
i  materiali,  nonché  dottrina  per  trarne  utili  deduzioni. 

Ecco  ciò  nondimeno,  giusta  i  dati  trasmessimi,  la  statistica  dei  pella- 
grosi esistenti  nel  mese  di  giugno  nella  nostra  Provincia,  divisa  per  Cir- 
condari ,  per  sesso ,  età  e  professioni ,  per  quanto ,  relativamente  a  queste 
ultime  circostanze,  potei  rintracciare. 

Dai  riferiti  quadri  si  scorge  come  questo  triste  malore  che  avvelena  le 
fonti  della  vita ,  ottenebra  gì'  intelletti  ed  è  sorgente  di  misera  prole ,  se 
non  è  grandemente  diflfuso  tra  noi,  dà  però  sufficienti  indizi  della  sua  pre- 
senza perchè  occorra  cercare  i  mezzi  per  andarvi  al  riparo,  allo  scopo  so- 
pratutto che  il  morbo  non  vi  pigli  più  salde  radici,  e  per  mezzo  dell'  ere- 
dità, o  per  prave  condizioni  economiche,  si  diffonda. 


1 
ì 

1 

coMum 

jl 

5 

7 
7 
7 

57 

S 
II 

4 
61 

15 
i6 

StlM 

ETÀ 

PtotaiG». 

M. 

'. 

A 

s 
b 

3- 

1 

t 

! 

S. 

;. 

1 

9 

3 

4 
5 
6 
7 
S 

Circoadario  di  Caiieo. 
Con«. 

4 

3 

4 

7 
3 

9 

'5 

37 

- 

"1 

3 
3 

7 
8 

'3 

3 

4 

30 

S 

3 

3 

44 

36 

•i 

i6 

- 

Bora  M 

CMteUetio  Stuta 

Totale . . 

Circondario  di  Alba. 

CistagniW  W 

Torre  Bonnidi 

Totale . , 

Cir»adarìo  di  HoodoT). 

Bene  Vagienna  (<).,.. 

" 

— 

Totale., 

(,)    Noo  indreiii  Huo.  .li,  ttc.  -  (0  Non  indie.»  piufciiions,  -  (j)  Non  in<lic>ti  eli.  e  pto- 

Circondario  di  Salmo. 


Brondello  (■!...., 

Brussuco 

Cavallerlcone  !•) . , 
Cnvaller  maggi  ora.  , 

Costigliole 

Cnmbasca 

LagnascQ 

MoDuterolo 

Fagno  (3) 

Pias.     '  ' 


Revello 

Rifreddo 

Sanfront 

Scucnafigi ,,...... 

Veriuolo 

Villanova  Solaro . . 


.    94    SO    3^      4      4      3     "3     16    »4 


iirBi>iLoa-o 


CIRCONDARIO 

1 

TI 

il 

3tiit> 

ETÀ 

Prefuiloi<{ 

u. 

F. 

si 

S 

ì 

i 

ì 

t 

1 

E.O 

J 

S 

a 

Cuneo 

S 
43 

51 

iG 
94 

29 

5° 
108 

26 

37 
36 

4 

5 

4 
5 

3 
3 

3 

7 
3 

13 

28 

13 
16 

42 

30 
8 

24 
63 

23 

^ 

44 
36 
16 
73 

169 

Totale  Generale.. 

—  23  — 

n  nostro  Circondarìoi  su  d*una  popolazione  di  185,268  abitanti  e  con 
65  Comuni,  conta  12  Comuni  più  o  meno  infetti  e  novera  57  pellagrosi. 
Soggiungo  però  tosto  che  i  cinque  pellagrosi  notati  nel  territorio  della  città 
di  Cuneo ,  appartengono  tutti  alla  sola  sezione  di  oltre  Gesso ,  le  altre 
andandone  immuni;  che  i  7  casi  di  pellagra  riferiti  dai  medici  di  Pevera- 
gno,  appartengono  solo  ad  una  pseudo-pellagra,  ad  una  gastro-enterite  a 
forma  pellagrosa,  d'indole  relativamente  mite,  e  che  i  due  pellagrosi  accen- 
oati  per  Boves  guarirono  nel  breve  spazio  di  venti  giorni ,  e  quindi  v'  ha 
faiogo  a  dubitare  che  anche  qui  si  trattasse  di  vera  pellagra. 

I  Comuni  più  infetti  sarebbero  Busca,  che,  su  d'una  popolazione  di  9533 
abitanti,  novera  20  pellagrosi  e  tutti  in  età  avanzata;  Villafalletto  con  7 
sopra  una  popolazione  di  41 71  abitanti,  e  la  maggior  parte  di  pellagra 
ribelle  ed  ostinata;  Demonte,  pure  con  7  su  6193  abitanti,  e  Peveragno 
con  altri  7  su  6887  abitanti,  colle  riserve  però  sopra  espresse. 

U  Circondario  d'Alba,  sopra  una  popolazione  di  124,822  abitanti  e  con  77 
Comuni,  non  novera  che  8  di  questi  infetti,  ma  conta  invece  62  pellagrosi. 
Quivi  troviamo  un  maggior  numero  di  Comuni  formanti  dei  piccoli  centri 
di  endemia  ;  cosi  Monta,  su  una  popolazione  di  soli  2900  abitanti ,  conta 
fo  pellagrosi;  Castellinaldo ,  con  1425  abitanti,  novera  16  pellagrosi  e 
Baldissero  d'Alba,  su  11 70  abitanti,  lamenta  anch'esso  12  pellagrosi. 

Più  fortunato  sotto  questo  aspetto  è  il  Circondario  di  Mondov),  il  quale, 
con  una  popolazione  di  149,186  abitanti  e  con  71  Comuni,  non  novera  che 
due  Comuni  infetti  e  16  pellagrosi;  Bene,  cioè,  che,  su  613 1  abitanti,  la- 
menta 15  pellagrosi,  osservando  ancora  che  questi  15  csi^ì  sono  stati  os- 
servati da  due  anni  a  questa  parte;  Cherasco  poi,  con  8866  abitanti,  non 
conta  che  un  pellagroso. 

II  Circondario  di  Saluzzo  invece  è  quello  in  cui  trovasi  maggior  nu- 
mero di  Comuni  infetti  e  di  pellagrosi.  Su  una  popolazione  di  158,956 
abitanti  e  con  5  2  Comuni ,  lamenta  ben  2 1  di  questi  nei  quali  il  morbo 
trovasi  più  o  meno  diffuso ,  colla  complessiva  somma  di  94  pellagrosi. 
Quivi,  Sanfront,  su  una  popolazione  di  4900  abitanti,  novera  13  pella- 
groa,  pressoché  tutti  in  età  avanzata;  La  guasco,  su  2065  abitanti,  conta 
II  pellagrosi  di  cui  4  in  età  giovanile;  Villanova  Solaro ,  su  solo  1748 
abitanti,  novera  io  pellagrosi;  ed  altri  io  su  3243  abitanti  Scamafigi;  i 
piccoli  e  poveri  Comimi  di  Brondello  e  Crissolo,  su  abitanti  l'uno  1021  e 
faltro  1074,  noverano  ciascuno  8  pellagrosi. 

Complessivamente,  la  nostra  Provincia,  su  616,232  abitanti  con  263  Co- 
mani,  novera.  43  di  questi  infetti  e  229  pellagrosi. 


f 

-T  34  — 

Volendo  risalire  ad  un'epoca  più  remota,  noi  troviamo  che  la  benemerita 
Commissione  d'inchiesta  Piemontese,  nel  1847,  registrò,  per  quanto  riguarda 
la  nostra  Provincia,  8  Comuni  infetti  e  35  pellagrosi  nel  Circondario  di 
Cuneo,  dei  quali,  in  corrispondenza  colle  attuali  ricerche,  vediamo  segna* 
lati  Villafalletto  e  Peveragno  con  i  solo  pellagroso  per  Comune,  e  preci* 
puamente  Busca,  che,  da  sola,  in  allora  contava  25  pellagrosi. 

I  Circondari  d'Alba  e  di  Mondovì  non  noveravano  che  un  solo  Comune, 
e  nessuno  corrispondente  agli  attuali  infetti,  con  9  pellagrosi  in  totale. 

Un  cospicuo  centro  di  endemia  era  invece  Revello ,  nel  Circondario  di 
Saluzzo,  in  cui  a  ben  250  sommavano  i  pellagrosi;  Revello  oggidì  nonne 
conta  più  che  5,  ma  sta  sempre  il  fatto  già  osservato  nel  1847,  che  cioè 
la  vallata  del  Po  è,  nella  nostra  Provincia ,  una  delle  località  più  colpite 
dal  triste  malore ,  giacché  e  Sanfront  e  Revello  e  Rifreddo  e  Crissolo  e 
Gambasca,  appartenenti  tutti  alla  stessa  vallata ,  lo  vedono  serpeggiare  fra 
le  loro  popolazioni. 

Quivi  il  morbo  avrebbe  assai  diminuito  nel  suo  infierire  ,  come  sarebbe 
anche  scemato  a  Busca,  ma  si  sarebbe,  in  questi  ultimi  anni,  maggiormente 
diffuso  in  parecchi  Comuni  del  nostro  Circondario  e  di  quello  d'Alba,  come 
altresì  nelle  fertili  terre  che  spettano  alla  pianura  del  Piemonte ,  sì  dei 
summentovati  Circondari  che  di  quello  di  Saluzzo,  terre  che  nel  1847  ^^ 
andavano  immuni.  Gli  è  vero  che  la  Commissione  Piemontese  lamentava 
già  in  allora  la  pochezza  dei  ragguagli  potuti  ottenere ,  ma  fors'  anche  al 
giorno  d'oggi,  ove  si  addivenisse  ad  una  severa  inchiesta,  si  troverebbe  un 
maggior  numero  di  pellagrosi  di  quello  riferito.  I^a  è  però  questa  una  cosa 
più  facile  a  desiderarsi  che  non  ad  ottenersi. 

I  sessi,  per  quanto  potei  rinvenire  nelle  risposte  comunicatemi,  fra  loro 
quasi  si  pareggiano,  il  femminile  avrebbe  però  fornito  una  leggera  ecce- 
denza,  III  sopra  108. 

Benché  le  prime  età  contino  anch'esse  alcuni  pellagrosi,  quelle  più  col- 
pite sono  dai  40  ai  60  anni,  un  discreto  contingente  venendo  ancora  for- 
nito  dalle  età  più  avanzate.  Quando  l'organismo,  nelle  classi  più  povere  , 
ha  già  oltrepassato  l'acme  della  sua  potenza  e  della  sua  organica  resistenza 
il  grave  malore  insidioso  vi  si  sviluppa  e  dà  mostra  di  sé. 

II  maggior  numero  dei  colpiti  (169)  appartiene  alla  classe  dei  contadini 
ed  alla  più  povera,  cioè  quella  dei  braccianti.  Gli  altri  22,  sono  quasi  tutti 
mendicanti  ed  in  origine  probabilmente  pure  braccianti.  Trovo  soltanto 
notati,  a  Scarnafigi  una  donna  di  casa ,  a  Verzuolo  una  setajuola  ed  a 
Beinette  un  liquorista,  siccome  aff'etti  dal  morbo  in  discorso. 


—    25   — 

Ho  già  accennato  ad  insufficienza  di  dati  per  le  cifre  riferite,  ma  ben 
maggiori  sono  le  lacune  per  quanto  riguarda  le  probabili  cause  alle  quali 
attiibnire  la  manifestazione  della  pellagra,  circostanza  questa  che  è  la  prima 
di  tenersi  a  calcolo  per  la  ricerca  dei  mezzi  atti  a  frapporre  una  valida 
diga  all'irrompere  del  morbo.  Non  trovo  invero  che  il  dott.  Anfosso  il 
qiule  abbia  accennato,  per  Brondello,  alle  condizioni  meteorologiche  della 
vallata  del  Bronda  sfavorevoli  alle  coltivazioni,  e  quindi  miseria  con  cattive 
abitazioni,  ed  il  dott.  Ferrerò  il  quale  nota,  per  Verzuolo ,  che  egli  ha  ri- 
trovato siccome  cause  abituali  della  pellagra  in  quel  Comune,  il  vitto  scarso, 
specialmente  se  quasi  esclusivo  di  grano  turco  e  tanto  più  quando  non  è 
ben  maturo  o  troppo  vecchio,  l'insolazione ,  V  abuso  di  aglio  e  di  cipolle. 
A  Basca  si  accenna  pure  alla  cattiva  nutrizione  ed  alla  poca  salubrità  delle 
abitazioni.  Io  sottoporrò,  ciò  nondimeno,  quanto  dal  complesso  delle  circo- 
stanze mi  pare  si  possa  dedurre. 

Se  si  pon  mente  che  nella  nostra  Provincia  il  numero  dei  pellagrosi, 
es^o  in  confronto  di  molte  altre  Provincie ,  è  sparso  in  parecchi  Comuni, 
si  delle  vallate  alpine ,  che  delle  fertili  pianure  e  dei  viniferi  colli  albesi, 
iQoltì  non  contando  che  uno ,  due  o  poco  più  colpiti ,  riesce  di  necessità 
escluso  che  una  peculiare  causa  presieda,  fra  noi,  allo  sviluppo  della  pel- 
lagra e  che  vi  influiscano  speciali  condizioni  di  clima  o  di  suolo.  Sudi- 
dame,  cattiva  alimentazione ,  malsane  abitazioni ,  miseria  insomma ,  incon- 
transi  dappertutto,  dove  la  malattia  che  ci  occupa  dà  segni  della  sua  pre- 
senza e  dove  no  ;  Teffetto  inoltre  sarebbe  di  gran  lunga  troppo  inferiore  alla 
cansa.  Non  voglio  tuttavia  escludere  il  concorso  delle  accennate  circostanze 
accome  atte  a  favorire  lo  sviluppo  del  morbo ,  ove  qualche  condizione  di 
eredità  od  altro  vi  si  aggiunga. 

Fra  noi  è  rara  Talimentazione  quasi  esclusiva  del  maiz,  ed  è  meno  an<- 
cora  comune  il  consumo  di  maiz  guasto,  atteso  la  qualità  che  vi  si  coltiva 
ed  il  metodo  di  esposizione  al  sole  per  lungo  tempo  in  generale  adope- 
rato. Di  più,  il  maiz  viene,  nel  maggior  numero  dei  casi,  consumato  sotto 
forma  di  polenta  e  giorno  per  giorno ,  prima  che  si  alteri  od  ammuffisca, 
siccome  suole  accadere  pel  pane  conservato  a  lungo,  tanto  in  uso  in  altre 
Provincie.  Queste  sono  le  ragioni  per  cui  il  morbo,  fra  noi,  è  limitato  nelle 
sue  mam'festazioni,  dappoiché ,  senza  voler  entrare  nella  ancora  disputata 
questione  se  la  pellagra  debba  attribuirsi  ad  un  avvelenamento  maidico  o 
meno,  gli  è  certo  che  essa  infierisce  particolarmente  là  dove  il  grano  turco 
forma  quasi  l'esclusivo,  scarso  alimento,  e  spesso  è  di  qualità  scadente  od 
avariato.  Mi  è  d'uopo  tuttavia  ricordare  che  fra  le  vallate  alpine  è  più  raro 


—     26    — 

il  vitto  in  discorso,  venendo  per  lo  più  frammisto  a  quello  del  frumento, 
della  segale,  delle  castagne  e  dei  latticini,  eppure  in  alcune  vi  serpeggia  il 
fiero  morbo-  Noto  per  altro  che  a  Busca,  nel  1847,  venne  riferito  che 
su  2  5  colpiti ,  2  2  mangiavano  sola  meliga  e  tre  no ,  18  abitavano  luoghi 
malsani  e  7  sani.  Alimentazione  ed  abitazione,  sotto  ogni  riguardo  cattive, 
sono  pure  le  cause  in  ora  riferite. 

Sebbene  manchi  assolutamente  ogni  accenno  a  cause  ereditarie,  parrai 
però  che,  tenuto  conto  dell'esistenza  della  pellagra  da  remoti  tempi  nella 
vallata  del  Po,  ad  esempio,  ed  a  Busca,  si  possa  ritenere  che  l'eredità  ha 
una  certa  qual  parte  nel  mantenere  il  fomite  del  male. 

Se  poi  si  considera  che  la  classe  maggiormente  colpita  si  è  l'agricola, 
e  quella  in  ispecie  sotto  ogni  rapporto  più  sfortunata;  che  in  alcuni  poveri 
Comuni  esistono  dei  piccoli  centri  morbosi,  si  può  con  qualche  probabilità 
arguire  che,  anche  fra  noi,  oltre  alle  comuni  cause  della  miseria,  airinso* 
lazione,  vi  concorra,  nella  maggior  parte  dei  casi,  allo  sviluppo  della  ma- 
lattia r  uso  soverchio  del  grano  turco  e  non  sempre  di  buona  qualità. 
Questa  e  l'eredità  sarebbero  pertanto,  a  mio  avviso,  le  cause  principali. 

Veniamo  ora  ai  rimedi  che  si  potrebbero  suggerire  per  cercar  modo 
che  i  pellagrosi  possano  trovare  sollievo  e  possibile  guarigione  e  ne  venga 
per  l'avvenire  limitato  il  numero. 

Da  aldini  dei  medici  condotti  venne  riferito  che  migliori  condizioni  igieni- 
che e  di  alimentazione  sarebbero  utili  per  la  cura  e  la  profilassi  della  pellagra, 
da  qualcuno  ne  furono  anzi  notati  i  benefici  efìfetti  già  ottenuti.  A  questi  in- 
tenti mirano  altresì  i  provvedimenti  suggeriti  dal  Ministero  circa  il  risana- 
mento delle  case  coloniche,  l'ispezione  della  qualità  delle  acque,  l'impianto 
di  forni  sociali,  la  diffusione  dell'allevamento  dei  conigli,  ecc.,  ecc.  Ma,  se 
tutti  questi  mezzi  sono  ottimi  e  sarebbe  grandemente  a  desiderarsi  venis- 
sero attuati  pel  miglioramento  generale  della  classe  agricola,  io  non  oserei 
proporveli  siccome  diretti  a  combattere  esclusivamente  la  pellagra.  E  fa- 
cilmente se  ne  comprenderà  il  motivo ,  soltanto  che  si  pensi  alla  poca 
estensione  della  pellagra  fra  noi  ed  alle  misere  condizioni  che  in  generale 
si  riscontrano,  circa  il  vestire,  la  nettezza  del  corpo,  le  bevande,  l'alimen- 
tazione e  le  abitazioni.  D  rimedio  sarebbe  troppo  superiore  al  male  che  si 
lamenta.  Nei  pochi  Comuni  però,  nei  quali  pare  che  il  morbo  sia  più  dif- 
fuso, apposite  Commissioni,  giusta  l'art.  8  della  Circolare  ministeriale,  po- 
trebbero provvedere  al  riguardo  e  promuovere  le  opportune  migliorìe. 

il  primo  suggerimento,    di    curare    che  venga    escluso  dal  commercio  e 
dal  vitto  il  maiz  guasto,  riuscirà  sempre  utile ,    sebbene  sui  nostri   mercati 
tale  qualità  di  grano  turco  non  soglia  incontrarsi. 


—    27    — 

Orca  al  mezzo  proposto  alFart.  g,  cioè  diffondere,  mercè  istruzioni  pra- 
tidkc,  conferenze  domenicali  e  serali,  le  notizie  sulle  cause  della  pellagra  e 
r«se  dei  forni  sociali,  oltrecchè,  per  le  cose  già  dette,  il  male  non  è  tanto 
fa  Doi  generale  da  esigere  tale  diffusione,  havvi  a  dubitare  assai  che  la 
dtsse,  per  solito  più  colpita,  vi  ponga  ascolto  e  ne  tragga  profitto.  Forse 
potrebbe  giovare  un  qualche  piccolo  libro  popolare,  compilato  in  modo  fa- 
c3e  e  piano  e  diffuso  dove  l'endemia  è  più  estesa. 

A  mio  avviso,  fra  noi,  dove  per  buona  ventura  la  pellagra  non  infierisce 
pan  fatto ,  altri  rimedi  tornerebbero  più  efficaci  a  combattere  il  morbo 
tUk  sua  radice. 

Converrebbe,  cioè,  togliere  i  pellagrosi  dall'ambiente  nel  quale  si  trovano 
e  ricoverarli  negli  ospedali  mandamentali  o  delle  città  più  viciqe,  a  spese, 
d'occorrenza ,  delle  locali  Amministrazioni  di  Carità  di  dove  provengono. 
h  qnesta  guisa  si  potrebbero  con  adequata  nutrizione  e  conveniente  cura 
ndonare  alla  società  molti  individui  atti  al  lavoro,  mentre  i  fatali  progressi 
d^  malattia  li  renderebbero  di  continuo  peso,  quando,  per  loro  sciagura 
e  con  grave  dispendio  del  tesoro  provinciale,  non  dovessero  poi  venire  ri- 
coverati nel  manicomio.  Si  impedirebbe  altresì  che,  proclivi  siccome  sono 
i  pellagrosi  agli  atti  sessuali,  trasmettano  ad  altri  la  malattia  o  la  predispo- 
sione  ad  incontrarla,  perpetuandone  e  diffondendone  cosi  il  fomite.  Questo 
Bezzo,  già  da  altri  suggerito,  dalla  Commissione  di  Bergamo,  ad  esempio, 
pormi  non  sarebbe  diffìcile  ad  attuarsi  nella  nostra  Provincia,  e  tornerebbe 
certamente  utile  a  molti. 

Nd  casi  poi,  nei  quali  questo  provvedimento  non  potesse  venire  adot- 
tato, si  potrebbero  autorizzare  i  medici  condotti  a  prescrivere,  invece  di 
aedidnali,  buoni  e  congrui  alimenti  alle  famiglie  fra  le  quali  esistano  dei 
pellagrosi  ;  una  confacente  alimentazione  essendo,  nei  casi  sopratutto  in  cui 
b  malattia  non  è  ancora  troppo  inoltrata ,  il  miglior  mezzo  per  arrestarne 
i  progressi  e  non  di  rado  guarirla.  Si  ovvierebbe  altresì ,  in  questa  guisa, 
•t  che,  nelle  famiglie  nelle  quali  avvi  una  qualche  tendenza  al  morbo  del 
qoak  ci  occupiamo,  esso  si  sviluppi. 


28    


GLI  ASILI-SCUOLE   PER   IDIOTI   ED   IMBECILLI. 

Comunicazione 
del  Prof.  E.  Morselli. 

I. 

Anche  la  scienza  ha  i  suoi  apostoli,  i  suoi  martiri,  i  suoi  campioni,  come 
la  fede  :  questo  prova  che  il  sentimento  della  carità ,  della  benevolenza  e 
della  simpatia  verso  i  suoi  simili,  non  è  legato  ad  alcun  dogma,  né  dipendente 
da  alcun  culto.  Vi  sono  uomini,  che  sembrano  predestinati .  a  praticare  ed 
a  spandere  11  bene,  dovunque  essi  si  trovino  e  qualsivoglia  strada  essi  per- 
corrano: creature  fortunate,  il  di  cui  nome  è  vanto  della  nostra  specie  ed 
orgoglio  della  nostra  civiltà.  Fra  questi,  il  dott.  Edoardo  Séguin ,  il  bene- 
fattore degli  idioti  e  degli  imbecilli,  l'apostolo  infaticabile  della  loro  educa- 
zione, il  fondatore  ed  il  promotore  di  Asili  e  Stuoie  per  la  parte  più  infe- 
lice della  inferma  umanità,  Tuomo  cui  il  vecchio  e  il  nuovo  mondo  parvero 
angusti  all'esercizio  fervido  d'una  carità  e  d'una  abnegazione  senza  limiti,  ha 
diritto  di  occupare  uno  dei  posti  più  onorevoli,  e  di  passare  come  esempio 
imperituro  di  quanto  possano  tenacia  di  propositi  e  ricchezza  di  cuore. 

Edoardo  Séguin  ha  compiuto  ora  è  un  anno  (ottobre  1880)  la  sua  vita 
spesa  interamente  a  vantaggio  degli  idioti  ed  imbecilli.  Nato  a  Nuova- York, 
egli  passò  la  sua  giovinezza  in  Europa,  attrattovi  dalla  splendida  fama  della 
scuola  medica  francese,  che  contava  un  Laennec,  un  Pinel,  un  Dupuytren, 
un  Bouillaud,  un  Esquirol  per  suoi  iniziatori  e  maestri.  Durante  il  corso  me- 
dico, fu  nominato  intemo  nei  grandi  Ospizi  della  Salpétrière  e  di  Bicétre, 
e  là  intraprese  queir  opera  di  carità  e  di  sagrifizio,  che  poi  continuò  inces- 
santemente ad  esercitare  per  gli  altri  cinquanta  anni  della  sua  attivissima  vita. 

Da  circa  un  settennio  il  Belhomme  aveva  pubblicato  la  prima  edizione 
del  suo  saggio  sull'  idiotismo  (1824),  che  egli  aveva  avuto  campo  di  preparare 
come  intemo  nella  sezione  delle  idiote  ed  epilettiche  della  Salpétrière  e  pre- 
cisamente nel  turno  confidato    al  celebre  Esquirol  (0.  In  queHo  scritto  era 

(i)  Si  vegga  per  questo ,  come  per  tutti  gli  scritti  sull'argomento,  la  bibliografia  posta 
in  calce  a  questo  articolo. 


—    29    — 

per  la  prima  volta    sostenuto    il    concetto    umanitario  della   educabilità  dei 
frenastenici  :  le  basi  da  cui   partiva    il  giovine    medico    non    erano  le    più 
giuste,  giacché  egli  apparteneva  alla    scuola    frenologica   del  Gali    e    Spur- 
zheim  ;  tuttavia  egli  fu  il  primo  a  riconoscere  che  esistevano  dififerenze  no- 
tevoli fra  i  vari  individui    affetti  da  idiotismo ,  e  che   mentre    alcuni  erano 
appena  addomesticabili,  altri  possedevano  invece  attitudini,    istinti,    facoltà, 
capaci  di  un  certo  sviluppo    mercè  sforzi  educativi  speciali.  Ma  l' iniziativa 
del  Belhomme  rimase  senza  effetto,  anche  perchè  il  suo  maestro,  l'Esquirol, 
non  si  manifestava   troppo   favorevole  verso  la  educabilità  dei    frenastenici. 
Era  riservato  al  dott.  Ferrus,  discepolo   e  successore  del    celebre  alienista, 
di  dare  esecuzione  al  voto  espresso  dal  Belhomme,  aprendo  fino  dal   1828' 
una  scuola  per  i  fanciulli  idioti  della  sua  sezione  di  Bicétre,  coadiuvato  in 
questa  intrapresa  anche  dal  Leuret.  Nel  1831  il  Falret  ne  imitava  l'esempio 
nell'ospizio  della  Salpétrière ,  e  nel  183^  il  dott.  Voisin  (Felice)  apriva  in 
Parigi  il  primo  Istituto  privato.  Ma  faceva  difetto  ancora  un  metodo  paziente 
ed  esatto  di  educazione,  fino  a  che  esso  non  venne  indovinato  ed  applicato 
per  la  prima  volta  da  un  giovine  intemo,  che  fu  appunto  il  Séguin.  Spetta 
in&tti  al  Séguin  il  merito  di  avere  dimostrato  col  fatto  ciò  che  il  Belhomme 
aveva  per  la  prima  volta    accennato  in  teoria:  i  suoi  sforzi  seguiti  da  suc- 
cesso convinsero    anche  i  più  resti ,  e  d' allora  in  poi    l' opinione  pubblica, 
trascinata  dall'  entusiastico  zelo  del  giovine   medico   americano ,  si   dichiarò 
in  favore  dell'educabilità  dei  frenastenici. 

n  primo  inspiratore  del  Séguin  fu  l'Itard,  coi  suoi  lavori  e  i  suoi  ammirabili 
tentativi  sull'educazione  dei  sordo-muti  ;  ma  il  dott.  Séguin  in  pratica  non  ebbe 
a  guida  che  il  proprio  talento  e  il  sentimento  vivissimo  di  carità,  che  lo 
attirava  verso  la  classe  più  sventurata  degli  uomini.  Nel  1830  egli  aveva 
già  pubblicato  i  primi  saggi  sui  risultati  favorevoli  da  lui  ottenuti,  e  nel  1842 
era  posto  a  capo  di  una  sezione  di  Bicétre  destinata  ad  asilo  e  a  scuola  nello 
stesso  tempo  per  fanciulli  idioti  ed  imbecilli.  L'opera  del  Séguin  trovò  su- 
bito giudici  competenti,  che  se  ne  fecero  i  simpatici  sostenitori  in  seno  al- 
l'Accademia di  medicina ,  al  corpo  scientifico  più  reputato  della  Francia  : 
nel  1843  ^^  Voisin  (Felice)  dava  ragguaglio  all'insigne  consesso  di  questi 
tentativi,  e  consacrava  col  suo  voto  l'ammissione  definitiva  nella  scienza  psi- 
chiatrica del  concetto  sostenuto  dal  Belhomme  e  dimostrato  dal  Séguin. 

Verso  il  1846  il  dott.  Séguin  pubblicò  la  grand' opera  sull'idiotismo  e  sulla 
sua  cura  igienica  e  morale  :  ma  venne  la  rivoluzione  del  1 848,  con  le  sue 
tristi  conseguenze,  a  gettare  il  più  amaro  sconforto  nel  di  lui  animo.  Come 
repubblicano  sincero ,  come  cittadino  degli  Stati  Uniti ,    avendo   ragione  di 


_  30  — 

temere  del  dispotismo  di  Luigi  Napoleone  Bonaparte ,  il  Séguin  lasciava  la 
Francia  e  ritornava  a  stabilirsi  nella  sua  patria,  al  di  là  dell'Atlantico.  Fis- 
satosi dapprima  nell'Ohio,  praticò  liberamente-  la  medicina  :  ma  pochi  anni 
dqpo,  essendosi  per  sua  iniziativa  fondato  un  Asilo-scuola  per  idioti  nello 
Stato  di  Pennsilvania,  ei  ne  veniva  nominato  soprintendente.  Tenne  tale  ca- 
rica per  alcun  tempo,  finché  trovandosi  già  avanti  negli  anni  rassegnava  le 
sue  dimissioni  e  si  stabiliva  a  New- York  per  esercitarvi  la  professione.  Fu 
medico  coltissimo,  giustamente  stimato  dal  Governo  e  dai  suoi  concittadini: 
infatti  nel  1873  venne  dalla  Repubblica  spedito  all'Esposizione  di  Vienna 
come  incaricato  di  riferire  sulla  classe  dell'  istruzione  e  dell'  educazione ,  e 
scrisse  allora  )in  rapporto  degno  di  essere  consultato  per  la  copia  della  dot- 
trina e  la  serenità  dei  giudizi:  anche  in  esso,  parlando  degli  idioti,  disse  di 
aver  visitato  tutte  le  Istituzioni  d'Europa  e  di  essere  soddisfatto  dell'impulso 
da  lui  dato  alla  benefica  opera  fia  da  quarant'anni  prima. 

Nel  1876  si  costituì  in  America  una  Società  per  la  fondazione  di  Asili 
e  scuole  per  gli  idioti,  e  il  Séguin  ne  fu  fatto  presidente.  Alle  riunioni  di  questa 
Società  egli  presentò  negli  ultimi  anni,  sul  tema  a  lui  prediletto,  numerosi 
lavori,  che  la  stampa  dei  due  mondi  lodò,  tradusse  e  divulgò.  Uno  degli 
ultimi  tentativi  della  sua  vita  operosa  fu  l'istituzione  in  New-York  di  una 
Physiological  Scool  far  weak-minden  and  weak-hodied  Children  (1880).  Non 
si  teneva  in  Europa  Congresso  importante  di  scienze  mediche,  cui  egli  non 
intervenisse ,  e  dovunque  compariva  campione  di  qualche  utile  principio. 
Oltre  all'educazione  dei  frenastenici,  un*altra  riforma  infatti  aveva  trovato  in 
lui  un  zelante  e  valente  sostenitore,  cioè  la  introduzione  del  sistema  metrico 
decimale  nella  medicina  di  tutti  i  paesi.  Tutti  sanno  come  al  Congresso  igie* 
nico  di  Torino  (1879)  l'illustre  vecchio  alzasse  ancora  una  volta  la  voce  a 
favore  dell'innovazione  tanto  reclamata  dai  nostri  colleghi  d'oltre  mare.  Egli 
è  morto  nel  1880,  lasciando  una  ricca  eredità  di  affetto  ,  molti  rimpianti, 
e  un  nome  simbolo  di  dottrina  e  di  carità,  che  il  di  lui  unico  figlio,  erede 
dell'ingegno  paterno,  mostra  già  di  volere  mantener  rispettato  e  simpatico 
nel  mondo  scientifico. 

n. 

L*  influenza  del  Séguin  in  Europa  e  in  America  fu  grandissima  :  è  certo 
che  a  lui  si  deve  in  massima  parte  il  movimento  filantropico  degli  ultimi 
quaranta  anni  a  favore  dei  frenastenici.  Nullameno  egli  non  rimase  solo,  ap- 
punto perchè,  come  suol  dirsi,  la  questione  era  matura,  e  perchè  il  bisogno 


—  31  — 
i  un  sistema  educativo  per  gli  idioti,  parallelo  ed  analogo  a  quello  che  fu 
aeato  in  vantaggio  dei  ciechi  e  dei  sordo-muti,  era  oramai  sentito  in  tutti 
i  paesi  più  civili.  Quasi  contemporaneamente  al  Séguin  ed  all'  insaputa  dei 
6  hn  tentativi,  il  Guggenbiihl  ad  Abendbérg  in  Svizzera  e  il  Saegert  a  Ber- 
ÌDO  iniziavano  l'educazione,  il  primo  dei  cretini ,  il  secondo  dei  sordo-muti 
ed  idioti  ;  ma  è  dimostrato  che  il  Séguin  li  aveva  preceduti.  Il  primo  Isti- 
llo per  idioti  della  Germania  fu  fondato  a  Wildberg  da  un  ministro  del 
Worttemberg,  il  dott.  Haldenwang  (1835);  però  il  vero  metodo  scientifico 
di  educazione  non  rimonta  al  di  là  di  Guggenbiihl  e  di  Saegert.  D'allora 
<B  poi  la  Germania  può  dirsi  alla  testa  del  movimento  di  cui  parliamo,  per 
spetto  all'Europa  continentale;  non  v'è  infatti  paese  ove  la  questione  degli 
'iiod,  XIMoten-Frage^  abbia  trovato  sostenitori  più  ardenti  e  divulgatori  più 
iHivi  degli  alienisti  tedeschi.  La  ricchezza  dei  lavori  tedeschi  sull'argomento 
[è tale  che  basta  aprire  un  periodico  di  psichiatria  per  convincersi  di  quanto 
k  Germania  preceda  su  questa  via  le  nazioni  latine,  e  specialmente  la  Francia 
eritalia. 

Anche  in  Inghilterra  il  primo  impulso  fu  dato  dall'opera  del  Séguin  :  gior- 
ni medici  reputatissimi,  ad  esempio  il  Chamber's  Journal^  la  British  and 
\jffà^  nudUo-chirurgical  Review,  VEdimburg  medicai  Journal^  furono  i  primi 
[1  doamare  l'attenzione  del  pubblico    inglese    sull'  opera  caritatevole    che  si 
ittopieva  a  Bicétre  e  alla  Salpétrière.   La  prima    scuola  fu  istituita  a  Bath, 
[Mi  1846,  per  le  cure  di  Miss  White;  e  nel  1847  si  fondava  già  il  piccolo 
Asflo  di  Highgate,  destinato  a  divenù:e  col  tempo  il  nucleo  del  grande  Sta- 
Umento  di  Earlswood.  Altri  Istituti  speciali,  organizzati  secondo  le  vedute 
dd  S^uin,  furono  l'Asilo  del  Principe  Alberto  di  Lancaster,  quello  di  Bai- 
[fcfin,  presso  Dundee,  fondato  nel  1853  da  Sir  Giovanni  Ogilvy,  finalmente 
Scozia  l'Istituto  nazionale  di  Larbert  aperto  nel  1864  sotto  la  direzione 
dott.  Brodie,  che  già  era  stato   per    più  anni  maestro    nella    scuola  di 
[Ad  di  Edimburgo.  Fra  i  più  illustri  sostenitori  del  metodo  educativo  come 
dell'idiotismo  basterà  citare  il  ConoUy,  il  Reed,  il  Coldstream,  il  Poole. 
AKhe  il  dott.  Qouston  scriveva  recentemente  che  converrà   provvedervi  in 
òascan  distretto  del  Regno-Unito,  mediante  Istituzioni  speciali. 

Ma  neppure  fra  gli  Americani,  anche  prima  che  Séguin  lasciasse  la  Francia 
per  sempre ,  l' opera  del  loro  illustre  concittadino  era  passata  inosservata. 
Gà  fin  da  quando  il  Séguin  era  a  capo  della  scuola  di  Bicétre ,  i  dottori 
Ifann  e  Summer  venivano  in  Europa  per  visitarla,  e  reduci  a  New- York  si 
ferano  promotori  di  analoghe  istituzioni  negli  Asili  americani.  L'utile  mo< 
ibento  da  essi  iniziato  conduceva  ben  presto  alla  fondazione  di  stabilimenti 


_    32    — 

lippe  l4ll,  l'ili  fin  iIa  i>rima  concorsero  le  Amministrazioni  degli  Stati ,  com*  fc 
ttvvuhiilo  nrlln  IVunnilvania,  nel  Massachussets  e  in  New-York.  Le  Istitu- 
#iiihl  Amorii'tinc  por  l'cilucaxione  ed  istruzione  dei  frenastenici  formano  il 
imlillrtlr  riMuplcmonlo  dello  stupendo  meccanismo  educativo  di  cui  va  glo- 
lioM  «piclU  grAiulc  Repubblica,  I  medici  hanno  colà  in  ogni  tempo  alzatala 
V\UT  A  f«v\MY  degli  obliati  e  negletti  imbecilli,  e  sono  giunti  cosi  a  prov- 
V^hIoiv  «w^Uo  lilvrAlnìcntr  aì  lorx>  bisogni.  Dodici  Stati,  rappresoitanti  una 
p^^p^v|<^#iv\n^  \\\  i,\  t«iliowi ,  iù  sono  accollata  la  spesa  di  circa  2330  fen- 
\{\\\\\  «^rtxiti  \U  ì^MÌMUO  <\l  ìmlxvillità,  scelti  con  molta  competenza  fra 
\\\\A\\  \\\\'  \\\<^^^rA\m  sAi'^K^  di  cilucaxìone. 

J^y^Hli^v  s\  \\\\'\m<\\^^  <^<'  doj>o  d'allora  si  è  effettuato  in  questi  ed  altri 
\\A\\\  ^^\^\^  ^^  K^x>w  vW  tVnastenici  sarebbe  opera  lunga  e  faticosa,  per  Ut 
\\m\\'  ^vH^^  ^^H*^^^  «Hii  u^;inthcrebbero  i  materiali,  ma  mi  verrebbe  meno  lo 
^\s^''^\s  \\\\  ^\^^^^^^^  U^^^r^li^^do  le  principali  Istituzioni  del  genere  che  siano 
\HNS^^>-  ^  \\ss^  >>M^HV*vvniu^,  darò  la  prova  evidente  del  fatto  cui  è  consa- 
\M\\\*^  \\  \'\>^^\s\>^  v^HÌ^hUo,  Non  dimenticherò  pertanto  di  accennare  all'  in- 
W^^>-^\M  \s  ^N^*!^^^  <\\^  «otto  questo  riguardo  spetta  al  Delasiauve  in  Francia, 
»^\hNvU^Ns^  \\\  llitìbilierra,  al  Kind  in  Germania:  questi  egregi  medici  si  sono 
\^^^  s\y^\^  \ilMiuì  i4nui  i  continuatori  del  Séguin  in  Europa,  ne  hanno  accolta 
^  ^vvv^wUlti  Trictlità,  si  sono  fatti  i  patrocinatori  sapienti  e  disinteressati 
^(v-ll  vA|u  |.i  nl«tHti»>pica,  ma,  quel  che  è  più,  coi  loro  scritti  ne  hanno  dimo- 
4\^\\\  il  >«ili)rc^  ticientifìco  ed  il  fondamento  fisio-psicologico,  dando  «l'ultimo 
\\w\\\^  *il  primitivo  concetto  pessimista  dell'Esquirol. 

\\\\{i  luiuienze  diverse  si  notano  però  nei  due  paesi,  che  oramai  possono 
y\\\i»\  ìli  Kuropa  a  capo  della  riforma,  intendo  l'Inghilterra  e  la  Germania; 
a  ^ucttte  tendenze  tengono  alla  loro  diversa  organizzazione  politica  e  sociale, 
{ufuiti  il  movimento  inglese  a  favore  degli  Asili-scuole  per  idioti  è  quasi  esclusiva- 
int'iUe  di  carattere  privato  :  sono  i  cittadini,  che  collegandosi  e  sobbarcane 
ilDbi  volontariamente  alla  Hpesa,  spandono  il  benefìcio  del  loro  spirito  fìlan- 
tropico  spontaneo  Hugli  idioti  ed  imbecilli ,  come  su  tutte  le  altre  categorie 
di  infelici  :  ma  l'Inghilterra  è  il  paese  classico  della  libertà,  dell'iniziativa  in- 
dividuale ,  df  Ilo  bpirlto  d*  aKHociazione  autonoma ,  e  queste  condizioni  non 
potrebbero  irovurj>Ì  altrove*,  In  (lermania  infatti  fin  da  prima  il  potere  cen- 
trale si  credette  auttirix/.at()  a  prendere,  se  non  l'iniziativa,  almeno  larga 
parte  nell'impuUu  alla  riforma,  (lià  nel  1836,  dal  Governatore  di  Miinster 
veniva  fatta  al  supcriore  (lovrruo  la  (questione,  se  i  parenti  di  un  fanciullo 
idiota  o  pazzo  fosììiero  obbligati,  seeondo  lo  spirito  della  legge,  a  fornirgli 
la  conveniente  educa/ione;    ma  la  risposta  non  poteva  naturalmente   essere 


k 


—  33  — 
in  totale  vantaggio  dei  frenastenici.  La  questione  si  ripresentò  tuttavia  altre 
folte  davanti  al  Governo,  finché  verso  il  1850  vi  si  fondarono  i  primi 
Asili  speciali  per  idioti:  allora  con  circolare  3  agosto  1858  il  Ministero 
invitava  le  Provincie  ad  interessarsi  per  l'assistenza  e  cura  degli  idioti.  Però 
il  primo  passo  ufficiale  nella  riforma  non  venne  dato  sino  al  1868,  quando 
il  Governo  approvava  la  spesa  di  mezzo  milione  chiesta  dalla  Provincia  di 
Hannover  per  fondare  un  Asilo  per  idioti.  Ma  in  realtà  il  Regno  di  Sasso- 
nia ed  il  Mecklemburgo  furono  i  primi  a  rendersi  benemeriti  della  riforma, 
fondando  spontaneamente  fino  dal   1867  istituzioni  governative. 

La  Società   freniatrica    tedesca    si  è  più   volte   occupata  della    questione. 
Nel  1S74  essa  presentava  al  Ministero  dell'istruzione  pubblica  una  petizione 
tendente  ad  ottenere    che  il  Governo,  nel    redigere  le  leggi  generali    per  le 
scnole,  si  interessasse  anche  per  gli  idioti.  Più  tardi  essa  mise  1*  argomento 
nell'ordine  del  giorno  delle  sue  riunioni  annuali:  al  Congresso  di  Heidelberg 
^I  settembre   1879,  il  dott.  Kind  lesse  una  applaudita   e    particolareggiata 
rdazione  anche  a  nome  del  dott.   Guttstadt,  in  seguito  alla  quale  si  nominò 
nna  Commissione  composta  dei  dottori  Kind ,  Guttstadt ,  Ideler ,    Cramer  e 
Koch,  incaricata  di  raccogliere  tutto  il  materiale  relativo  dXVIdiotenfragef  spe- 
cialmente dall'ultimo  censimento  generale ,  onde  addivenire    a   qualche  pro- 
posta sul  ricovero  dei  frenastenici.    Ma  non  basta:    in  Germania  esiste  una 
società  di  uomini  benemeriti,  che  al  di  fuori  della  specialità'  psichiatrica  si 
interessano  degli  idioti,  si  riuniscono  in  Congressi,  e  promovono   Scuole  ed 
Asili.  L'ultima  di  queste  riunioni  o  conferenze    fu    tenuta   a   Strasburgo  nel 
dicembre   1880,  e  vi  intervennero  57  membri,  di  cui  solo  4  erano  medici. 
Ricorderò  ancora  che  si  è  fondato  perfino  un  giornale    pedagogico  speciale, 
la  TUiischrift  fiir  das  IdioUnwesen,  che  è  l'organo  dell'Associazione. 

III. 

Ma  perchè  mai  in  Italia  la  coscienza  pubblica  non  s'è  ancor  mossa  a 
favore  della  più  misera  e  numerosa  classe  dei  diseredati  della  mente?  perchè 
anche  fra  noi  non  si  agita,  come  presso  i  nostri  vicini  del  Nord,  e  presso 
il  civilissimo  popolo  inglese,  la  e  questione  degli  idioti?  » 

Le  ragioni  di  questo  nostro  silenzio,  di  questa  nostra  inerzia,  sono  molte 
e  svariate.  Prima  di  tutto  le  condizioni  economiche  del  paese  non  permet- 
tono ancora  di  pensare  al  conveniente  sollievo  per  tutte  le  infelicità  umane 
ed  all'opportuno  riparo  per  tutte  le  piaghe  sociali.  I  Comuni  italiani  si  vi- 
dero con  piacere  liberati,  mercè  la  legge  comunale  e  provinciale  del  1865, 

3 


—  34  — 

dalla  grave  spesa  del  mantenimento  dei  loro  alienati  poveri  ;  né  è  sperabile 
che  essi  vogliano  ora  inscrivere  nei  già  troppo  oberati  loro  bilanci  un  ca- 
pitolo per  l'assistenza  e  V  educazione  dei  frenastenici  ;  a  questi  pensino  le 
l'rovincie,  giacché  la  legge  loro  accollò  l'obbligo  del  mantenimento  e  della 
rum  (li  tutti  gli  alienati  poveri.  Se  non  che  le  Provincie,  spaventate  del 
rr(THr(:nt(?  dispendio  jkt  i  loro  Manicomi  o  per  le  pensioni  dei  loro  pazzi 
indigenti,  tentarono  fin  da  prima  e  tentano  ancora  di  chiudere  l'accesso  dei 
Munii  oinl  ai  frenastenici ,  quando  non  sia  provato  che  essi  sono  e  di  peri- 
(dlo  a  ho  fd  agli  altri  e  di  pubblico  scandalo  ».  Così  venne,  non  certo  li- 
beralnienle  nò  esattamente,  interpretato  l'articolo  175  relativo  alla  spesa  per 
i  pazzi,  .sebbene  ili  più  occasioni  la  Suprema  Magistratura  dello  Stato  si  sia 
dirhiarata  in  favore  di  una  più  ampia  interpretazione  della  legge  del  1865  (0. 
Intanto,  fra  l'indifferenza  dei  Comuni  e  lo  spirito  d'economia  delie  Ammini- 
Ktrazioni  provinciali ,  manca  agli  idioti  ed  imbecilli  poveri  il  beneficio  del 
ricovero  e  dell'  assistenza,  che  neppure  lo  Stato  può  certo  pensare  a  prov- 
vrdrr  Icjro.  Fra  i  doveri  dello  Stato  ^  non  vogliono  gli  economisti  teoretici 
che  questo  del  mantenimento  dei  frenopatici  sia  considerato ,  ammettendosi 
tutto  al  più  che  spetti  ad  esso  l'opportuna  sorveglianza  perchè  i  minori  corpi 
morali  del  paese  vi  soddisfino,  ciascuno  nella  cerchia  speciale  delle  sue  com- 
petenze. Ma  allora  sarebbe  a  chiedere  perchè  lo  Stato,  cui  è  riserbata  tanta 
ingerenza  nelle  Amministrazioni  comunali  e  provinciali  e  in  quelle  delle 
()j)ere  Pie,  non  cerchi  di  migliorare  piuttosto  le  condizioni  degli  individui 
«forniti  da  natura  del  completo  sviluppo  fisico  o  degenerati  per  la  miseria 
(idioti,  cretini ,  ciechi ,  sordo-muti ,  alienati,  pellagrosi) ,  invece  di  spendere 
milioni  a  favore  della  triste  classe  dei  delinquenti.  Io  penso  che  le  magni. 
ficatc  speranze,  le  rosee  illusioni  del  <  miglioramento  morale  >  del  carcerato 
mercè  il  buon  vitto,  la  buon'aria,  la  buona  scuola,  debbano  cedere  davanti 
alla  scarsità,  per  non  dire  ironia  dei  risultati  fin  qui  ottenuti.  Nelle  povere 
condizioni  del  nostro  bilancio ,  largheggiare  di  e  umanitarismo  >  e  di  e  sen- 
timentalismo >  per  i  60,000  delinquenti,  la  più  gran  parte  abituata  al  tepido 
ozio  dei  nostri  penitenziari  e  stabilimenti  carcerari,  non  è  errore,  ma  colpa; 
quando  le  statistiche  rivelano  sul  nostro  suolo  ben  100,000  miseri  coloni 
decimati  ed  abbrutiti  dalla  pellagra,  30,000  ciechi,  20,000  sordo-muti,  e 
45,000  frenopatici  I  Rallegra  certo  lo  spirito  nello  scorgere  come  nel  pro- 
gramma  di   tutti  i  partiti  politici    che   si  alternano    al   governo  del    nostro 

(l)  Veggasi  su  questo  proposito  la  bella  relazione  della  Deputazione  provinciale  di  Ales-* 
sandrìa,  pubblicata  nel  1S78. 


—  35  — 
paese,  tenga  oramai  il  primo  posto  la  cosi  detta  <  legislazione  sociale  >  :  ma 
fi  è  da  temere  che  si  facciano  tante  e  sì  svariate  promesse  solo  per  dispu- 
tala il  favore  delle  masse  elettorali.  Intanto,  conviene  che  ci  contentiamo  di 
sapere  che  nell'elenco  dei  futiu-i  progetti  di  legge  ne  esistono  anche  a  favore 
dei  pellagrosi  e  degli  alienati. 

Un  altra  ragione  sta  nell'indifferenza  delle    classi   superiori    per    tutto  ciò 
àe  riguarda  il  benessere  delle  classi  proletarie.  Fra  noi  si  era  troppo   abi- 
taà  ad  aspettar   tutto  dal  Governo,  per  sperare  che  in  venti  anni  Y  esame 
JDifipeDdente  delle  condizioni  reali  del    paese  e  dei    suoi  bisogni  da  soddi- 
sÉoe,  entrasse  nella  coscienza  pubblica,  e  i  cittadini  si  convincessero  della 
Kcessità  di   agire  di  propria  iniziativa,    come   si  verifica  là  dove  da  lungo 
tempo  lo  Stato  non  è  più  che  l'emanazione  del  potere  popolare.  Dura  an- 
'cwa  fira  noi  il  pregiudizio ,  del    resto    assai    gradito  per  chi  non  ama  mo- 
lasi, che  tutto   il  bene  e  tutto  il  male  del  paese  vengano  dal  Governo;  e 
Km  si  pensa  che   col   sistema  rappresentativo ,   applicato    così  liberalmente 
(noe  fra  noi,  il  paese  ha  il  Governo  che  si  merita.  Del  resto,  io  debbo,  a 
Kmso  di  equivoco,  confessare  che  anche  su  questo  proposito  non  conviene 
cssgoare  :  dire  al  cittadino    italiano  che  si  scuota  e  prenda   maggior  parte 
al  maneggio  degli  affari  nazionali,  esercitando  con  più  energia  ed  intelligenza 
i propri  diritti,  è  come  accusare  un  convalescente  di  poltroneria,  se  non  si 
1^  e  passeggia.  La  questione  non  è  di  volere:  è  invece  di  poter  e  ^  o  meglio 
[£  €D€re  la  forza  di  volere^  ed  è  ciò  appunto  che  l'educazione  da  noi  rice- 
iQta  per  tanti  secoli  non  ci  ha  innestato  nel  sangue. 


IV. 


Akono  potrebbe  forse  giustificare  la  nostra  apatia  verso  gli  idioti  ed  im- 
[teini  dall'essere  il  loro  numero  in  Italia  piuttosto  scarso,  di  fronte  a  quello 
iahri  paesi.  Ma  questo  motivo  non  sarebbe  giusto:  il  censimento  del  1871 
[nido  in  Italia  l'esistenza  di  I7>3i3  idioti  dalla  nascita,  e  di  26,789  alie- 
|»tL  Apparentemente  il  numero  degli  idioti  riuscirebbe  minore  di  quello  dei 
pai:  ma  ciò  non  è,  qualora  si  levano  dalla  cifra  di  questi  ultimi  tutti  gli  in- 
iMiii  riconosciuti  idioti  ed  imbecilli  solo  durante  la  prima  infanzia.  Per 
«Kmpio,  nell'Italia  continentale  e  peninsulare  (escluse  cioè  le  due  isole  della 

olia  e  Sardegna)  la  cifra  degli  idioti  dalla  nascita  era  di  15,868,  e  quella 
legli  idioti  ed  imbecilli  dalla  prima  infanzia,  di  8132;  il  totale  dei  frena- 
Md,  per  usare  la  bella  denominazione  proposta  dal  senator  Verga,  riesce 
wioe  di  24,000 ,  mentre    restano   inscritti   nella   categoria  dei  veri  pazzi 


—  36  - 

solo  16,275  individui  (0.  Se  si  cerca  ora  quale  sia  la  proporzione  dei  fre* 
nopatici  sulla  popolazione  italiana ,  si  ricava  che  si  hanno  65  idioti  dalla 
nascita,  e  99  frenopatici,  sia  pazzi,  sia  idioti  ed  imbecilli  dalla  prima  infan- 
zia, su  cento  mila  abitanti:  in  complesso  per  ogni  centomila  italiani  se  ne 
contano   164  affetti  nelle  facoltà  mentali  (2). 

Limitandoci  per  ora  ai  frenastenici',  la  loro  proporzione  è  dunque  cosi 
bassa  in  Italia,  che  noi  possiamo  riposare  tranquilli  nella  nostra  indifferenza 
verso  di  loro  ?  Se  si  consultano  le  statistiche  degli  altri  paesi  vi  si  trova,  è 
vero,  in  quasi  tutti  una  proporzione  più  elevata  di  idioti  ed  imbecilli ,  che 
non  in  Italia  ;  ma  non  per  questo ,  gli  Stati  dove  il  censimento  rivelò  una 
intensità  minore  della  triste  piaga ,  si  credono  obbligati  alla  medesima  no- 
stra indififerenza.  E  valga  il  vero  :  qui  riporto  in  un  prospetto  le  cifre  rela- 
tive a  molti  paesi  civili:  avremo  campo  ben  presto  di  provare  che  la  Sve- 
da, la  Danimarca,  il  Belgio,  gli  Stati-Uniti  d'America,  sebbene  con  propor- 
zioni poco  diverse  dalle  nostre ,  ci  sono  assai  innanzi  per  V  interessamento 
verso  i  frenastenici. 


Numero  e  proporzione  degli  Idioti  in  alcuni  Stati. 


STATI 


Svezia 

Norvegia 

Danimarca 

Inghilterra-GaUes .... 

Scozia 

Irlanda 

Germania 

Prussia 

Ducato  di  Brunschwick 
Granducato  di  Baden. . 

Belgio 

Francia 

Ungheria 

Tirolo 

Italia 

Stati  Uniti  d'America. 
Repubblica  Argentina. 


Popolazione 


Numero 

degli  Idioti 

censiti 


Proporzione 

degli  Idioti 

su  100,000 

abitanti 


4,168,125 

1,632 

39.2 

1,701,756 

2,039 

119.8 

1,784,741 

1.550 

83.1 

22,782,812 

29,452 

130.0 

3,367,922 

4,621 

137. 1 

5,314,844 

8,151 

153.3 

41,058,742 

54,519 

»39.9 

24,643,623 

33,007 

137.0 

302,801 

475 

156.0 

1,369,291 

2,146 

156.0 

4,827,833 

2,274 

50.2 

36,102,921 

41.143 

114.0 

13,561.245 

18,449 

119.  7 

779,072 

1,042 

134.0 

26,801,154 

i7,3'3 

65.0 

33,592,245 

9,687 

63.6 

4,223 

243.  3  (?) 

(1)  Verga:  Prinu  linee  d'una  Statistica  delle  frenopatie  in  Italia^  Xi^\ Archivio  di  Sta^ 
Ustica,  Anno  II,  fase.  Ili,   1878. 

(2)  Io  ho  dimostrato  altrove  che  questa  proporzione ,  data  dal  censimento  ,  non  è  che 
approssimativa:  in  realtà  il  numero  dei  frenopatici  è  molto  maggiore.  Veggasi  questo  Gior^ 
naie,  Anno  III,  1881,  fascicolo  4** 


—  37  — 
Queste  cifre  sono  desunte    da    statistiche   recenti ,    come   ho   provato  al- 
bore ("):  ma  non  debbono  essere  accolte  senza  riserve.    Oltrecchè  nei  vari 
paesi  il  processo  di   registrazione  non  è  il  medesimo ,  esistono  anche  note- 
voli differenze  per  rispetto   al  senso  che  si  attribuisce  alla  parola  <  idioti  ». 
In  alcuni  censimenti  sono  ascritti  all'  idiotismo  tutti  quelli    che  subirono  un 
arresto  nello  sviluppo  mentale,  siasi  desso  manifestato  fin  dalla  vita  endou- 
trina,  siasi  invece  svolto   solo    nella  prima    infanzia    in   seguito  a  malattie 
convulsive,  ad  idrocefalo  od    a  meningite.    Per  esempio ,    dalla    cifra  degli 
iioti  la  statistica   ufficiale  italiana  ha  levato  tutti  i  frenastenici  divenuti  tali 
dorante  la  prima  età  (2\  cosicché  la   proporzione    assegnata    all'  Italia  nella 
precedente    tabella    riuscirebbe    certamente  maggiore.    Solo  nell'Italia  conti- 
nentale e  peninsulare  (cioè  escludendo  dai  calcoli  la  Sardegna  e  la  Sicilia) 
ili  idioti  dall'infanzia  erano  8132,  che  aggiunti  ai   15,868    idioti  dalla    na- 
scita formano,  come  dissi,  la  cifra  tonda  di  24,000  frenastenici  :  la  propor- 
zione sale  dunque  precisamente  a  102   sopra  100,000  abitanti,  ossia  s*av- 
Tkina  alla    proporzione  della    Francia ,  dell'  Ungheria ,  della  Norvegia  e  si 
fiUontana  assai  da  quella    del  Belgio  e  degli    Stati-Uniti    con  cui  prima  era 
di  ni^grupparsi.  S'  intende  che  levando  dalla   cifra  degli  alienati  i  frenaste- 
m  dall'  infanzia ,  il  numero    relativo  dei  veri  pazzi    riesce  più  basso  :  nul- 
kneno,  se  si  sommano  assieme  tutti  gli    individui  con  deficiente   o  perver- 
te funzioni  psichiche,  cioè  alienati  e  frenastenici,    si   scorge  che  l'Italia  pon 
pde  nella  scala  collettiva  della  pazzia  un  posto  molto  vantaggioso  :  essa  si 
torà  più  in  alto  della  Francia ,  dell'  Irlanda ,  dell'  Inghilterra ,   della  Svezia 
e  del  Belgio,  e  non  è  superata  che  da  Stati  di  molto    minore    importanza, 
M)  Schleschwig-Holstein,  dalla  Norvegia,  dalla  Danimarca  e  dal  Wurttem- 
H  (3). 

Trovata  la  cifra  dei  frenastenici  nella  popolazione ,  vediamo  ora  quanti 
fino  quelli  che  s'avvantaggiano  dell'  assistenza  nei  Manicomi  (4).  In  Italia  i 
lliiiicorai  pubblici  sono  34  :  i  privati  di  maggiore  importanza,  escluse  cioè 
ione  così  dette  e  Case  di  salute  »  che  naturalmente  sfuggono  e  tentano 
«gni  mezzo  per  sfuggire  alla  statistica,  sono  9  :  gli  Ospedali  con  sezioni  per 
&nati,  14:  in   tutto  57   Stabilimenti  per  il  ricovero  e  per   l'assistenza  dei 

'Il  Morselli  :  Intorno   al  numero    ed  alla    distribuzione  geografica  delle  frenastenie  in 
^tóà,  note  statistiche  {vif^\ Archivio  italiano  delle  malattie  nervose  e  mentali ^  Anno  1882). 
1.2  Bodio:  negli  Annali  di  Statistica,  N,  100,  secondo  semestre  dell'anno  1877,  pag.  80. 
[■   (3.'  Verga;  iì€i\ Archivio  di  Statistica^  Anno  II,  fascili,   1878. 

{4.'  Vcggasi  Verga  :  Dei  pazzi  che  trovavansi   reclusi  nei    Manicomi  d'Italia  il  Ji  di-' 
ft^he  tSyy^   nell'Archivio  di  Statìstica,  Anno  V,   1880,  pag.  236. 


—  38  — 

malati  di  mente.  Al  31  dicembre  1877  trovavanvisi  reclusi  15,173  alienati,  di 
cui  quelli  appartenenti  al  gruppo  delle  frenastenie  o  frenopatie  congenite  si 
ripartivano  cosi: 

Maschi  Femmine  Toule 

Ì  Imbecilli 347  317  664 

Idioti 282  197  479 

Cretini 16  22  38 

Ora ,  in  questo  numero  di  1 1 8 1 ,  non  sono  compresi  solo  gli  individui  ar- 
restati nello  sviluppo  mentale  dalla  nascita  :  vi  sono  anche  quelli  che 
diventarono  idioti  nell'infanzia.  Togliendo  i  3 1  appartenenti  all'unico  Manicomio 
della  Sicilia  (0,  restano  11 50  frenastenici  reclusi  il  31  dicembre  1877,  da 
mettere  in  rapporto  coi  24,000  rivelati  dal  censimento  187 1  nelle  Provincie 
dell'Italia  peninsulare  e  continentale ,  e  notisi  che  nei  sei  anni  la  cifra  dei 
frenastenici  viventi  liberi  fra  la  popolazione  deve  essersi  aumentata,  non  tanto 
in  ragion  diretta  dell'aumento  degli  abitanti,  quanto  in  causa  del  continuo 
progredire  delle  affezioni  nervose  e  mentali.  La  proporzione  dei  frenastenici 
ammessi  a  godere  assistenza  e  ricovero  nei  Manicomi  risulta  cosi  del  4.  8 
appena  per  ogni  cento  esìstenti  nella  popolazione.  Invece  gli  alienati  reclusi 
erano  per  le  stesse  regioni  13,272*,  che  ragguagliati  ai  16,275  censiti  nel 
1871  forniscono  la  vantaggiosa  proporzione  dell'  81.  5  ^/^,  È  vero  che  nel 
settennio  la  cifra  dei  pazzi  si  sarà  notevolmente  alzata  anche  fra  la  popo- 
lazione libera ,  in  causa  sovra  tutto  delle  cangiate  condizioni  d' esistenza  e 
della  più  estesa  coltura  intellettuale  ;  ma  il  nostro  confronto  regge  perchè 
anche  per  i  frenastenici  assumemmo  a  base  del  computo  il  censimento  1871, 
e  perchè  possiamo  supporre  che  1'  aumento  sia  stato  equabile  per  tutte  le 
forme  della  pazzia.  Si  scorge  da  ciò  quanto  diversamente  sia  applicata  la 
legge  del  1865  per  rispetto  alle  due  grandi  categorie  dei  frenopatici  ;  mentre 
nell'una  di  esse,  quella  dei  veri  pazzi,  circa  /  quattro  quinti  degli  individui 
approfittano  dell*  assistenza  e  cura  manicomiale ,  nell'  altra  più  sventurata  e 
non  men  bisognosa ,  quella  degli  idioti  ed  imbecilli ,  neppure  il  ventesimo 
giunge  a  partecipare  al  benefizio. 

La  stessa  cosa  si  ripete  anche  in  altri  Stati,  sebbene  in  meno  gravi  con- 
dizioni. La  Prussia,  che  al  censimento  del  187 1  noverava  33,740  frenaste- 
nici {Biodsinnigé)  e  21,303  pazzi  {Irrsinnige) ,  non  ricoverava  nei  suoi  Ma- 

(5)  Fra  i  122  alienati  del  Manicomio  di  Cagliari  ,  in  Sarde;gna,  non  venne  denunziato 
alcun  frenastenico. 


—  39  — 

nicomi,  Lazzaretti  ed  Ospizi  che  3163  dei  primi  e  10,618  dei  secondi, 
ossia  rispettivamente  il  9  e  il  50  per  100:  gli  altri  30,577  frenastenici  e 
io,6S5  pazzi  vivevano  in  famiglia  (0.  È  curióso  che  le  condizioni  della 
Pmssia  siano  precisamente  le  inverse  di  quelle  dell'Italia:  essa  ricovera  in 
proporzione  più  del  doppio  dei  frenastenici,  ma  la  metà  sola  degli  alienati. 

La  Francia  nel  1872  censì  in  complesso  87,968  individui  affetti  nella 
mente,  di  cui  però  52,835  erano  pazzi,  35,133  frenastenici.  Sui  primi, 
52,815  erano  ricoverati  negli  Asili,  sui  secondi  solo  4149:  —  se  ne  desume 
che  per  ogni  cento  idioti  e  cretini  censiti  i  Manicomi  francesi  ne  accolgono 
più  di  12  (12.6  Vj,) ,  mentre  per  ogni  cento  pazzi  la  proporzione  è  di  6  2 
(62, 1  yj.  Anche  la  Francia  ha  dunque  un  numero  relativo  di  idioti  assi- 
stiri  e  beneficati  superiore  assai  al  nostro;  ma  è  meno  solerte  di  noi  per 
rispetto  ai  veri  alienati. 

Al  31  dicembre  1874  l'Irlanda  contava  815 1  idioti  ed  imbecilli,  e  10,236 
alienati;  ed  albergava  nientemeno  che  il  29.  2  °/o  ^^^  primi,  e  1*89.  9  °/o 
dei  secondi  sia  nei  Manicomi  (Asy/ums),  sia  negli  Ospizi  (  IVorkhouses),  Cosi 
riinane\ano  liberi  nella  popolazione  settanta  circa  per  ogni  cento  frenaste- 
ffid  e  solo  dieci  per  ogni  cento  pazzi:  proporzioni  veramente  ammirabili  1 


V. 


Ma  se  in  ogni  paese,  e  specialmente  in  Italia,  l'assistenza  pubblica  verso 
1^  idioti  ed  imbecilli  è  tanto  limitata ,  può  dirsi  davvero    che  essi  ne  siano 
cosi  poco  bisognosi  in  confronto  degli    altri  pazzi?  La  risposta,    che  si  ot- 
terà  dai  medici  alienisti    interrogati  in  proposito,  non  può  essere  afferma- 
Bn:  infatti,  basta  aver  un  po'  d'esperienza  per  rispetto  all'idiotismo  ed  all'im- 
Icciìlità  per  attribuire  ad  un  dannoso  pessimismo  il  concetto  che  questi  due 
padi  di  frenastenie   non  siano  suscettibili  di  miglioramento  e  di  cura.  È  im 
ptgiudizio  volgare  che  l'idiota,  l'imbecille,  il  frenastenico  debbano  rimanere 
per  tutta  la  vita  come  nacquero,  o   come  divennero  durante   la  infanzia  in 
■goito  a  processi  morbosi  delle  meningi,  dell'encefalo  o  del  cranio,  oppure 
ia  conseguenza  di  malattie  convulsive  e  di  rachitide  :  —  ma  pur  troppo  que- 
*)  pregiudizio,  mercè  la  grande  autorità  dell'Esquirol,  è  così  radicato  anche 
■  molti  alienisti,  che  tutta  la  vita  operosa  e  gli  scritti  inspirati  di  un  Itard, 
fi  an  Scguin,  di  un  Belhomme,  di  un  Guggenblihl,  di  un  Koch,  non  hanno 
lalso  a  distruggerlo  o  almeno  a  renderlo  sospetto  di  inesattezza.  L'Esquirol 

<l)  Gatistadt  :  Die  GàsUstkranken    in   den  Irrenanstaltcn,  ecc,^  nella  Zeitschrift  der  k. 
^  Preusiiscken  Bureaus,  Jahrg.   1874, 


—  40  — 
ebbe  il  gran  merito  di  stabilire  dei  quadri  veramente  tipici  per  molte  forme 
di  psicopatie,  ed  anche  la  descrizione  che  ei  diede  dell'idiotismo,  e  le  di- 
stinzioni di  grado  che  introdusse  nella  scienza  per  rispetto  ai  difetti  conge- 
niti della  mente ,  resteranno  come  modelli  insuperabili  di  sagacia  clinica  e 
di  profondo  spirito  d'osservazione.  Ma  ecco  qual'  era  l'opinione  preconcetta 
che  l'immortale  alienista  si  era  fatta  intorno  alla  possibilità  di  educare  i  fre- 
nastenici :  €  La  voce  idios,  privo^  solitario^  esprime  lo  stato  di  un  uomo, 
il  quale,  privo  essendo  di  ragione ,  rimane  in  certa   guisa  solo ,  isolato ,   in 

mezzo  alia  circostante  natura Non  è  l' idiozia  una  malattia ,    ma   uno 

stato  in  cui  le  facoltà  intellettuali  non  si  sono  giammai  per  intero  svilup- 
paté,  o  in  cui  non  si  sono  potute  sviluppare  in  guisa  tale  da  potere  Pidiota 
pervenire  all'  acquisto  delle  cognizioni  relative  all'educazione  che  ricevono 
gli  individui  della  sua  età  e  che  trovansi  nelle  stesse  di  lui  condizioni  (so- 
ciali). .  .  Gli  idioti  sono  quelli  che  esser  debbono  in  tutto  il  restante  della  vita 
loro:  tutto  fa  in  essi  manifesto  un'organizzazione  imperfetta,  ov\*ero  incep- 
pata nel  suo  svilupparsi.  Ni:  si  concepisce  una  maniera  possibile  di  cangiare 
il  loro  stato.  Non  vi  è  alcun  mezzo  con  cui  poter  fare  ottenere  a  questi 
infelici ,  anco  per  soli  istanti ,  un  poco  più  di  ragione  e  qualche  poco  di 
intelletto L'idiota  è  sempre  un  infelice  ed  un  miserabile  »  W, 

È  chiaro  che  queste  opinioni  pessimistiche  dell'Esquirol  non  s'attagliano  a 
tutti  i  casi  di  frenastenia.  Certo  vi  sono  idioti,  dell'ultimo  grado,  nei  quali  esi- 
stono appena  i  rudimenti  delle  facoltà  istintive  inferiori,  e  che  fanno  scendere 
l'umanità  persin  sotto  al  livello  dei  bruti  (2';  ma  fortunatamente  si  tratta  allora 
di  casi  eccezionali,  e  nell'immenso  gruppo  dei  frenastenici  notansi  delle  gra- 
dazioni successive,  per  le  quali  dallo  zero  dell'  umana  intelligenza  saliamo 
poco  al  disotto  della  media  comune.  Lo  stesso  Esquirol,  che  nel  capitolo 
dell'idiozia  descriveva  anche  l' imbecillità  e  la  semplicità  di  spirito ,  era  co- 
stretto a  contraddirsi  là  dove  ammetteva  che  le  facoltà  degli  imbecilli  di 
primo  grado  «  possono  svilupparsi  fino  ad  un  certo  punto  >,  e  che  ve  n'ha 
di  quelli  e  capaci  di  educazione  »  e  in  cui  e  per  via  di  sollecitudini  si  può 
fare  sviluppare  la  parte  di  sensibilità  e  di  intelligenza ,  della  quale  sono 
privi  »  perchè  e  l'educazione,  può  molto  sopra  l'insieme  delle  loro  idee,  dei 
loro  affetti,  delle  opere  loro  >. 

Il  Guislain  fu  più  ottimista  e  più  coerente  dell'Esquirol  per  rispetto  all'in- 

(i)  Esquirol:  Delle  malattie  mentali,  trad.  ital.  Firenze   1846,  Vol.II,  pag.  574  e  segg. 

(2)  Su  queste  forme  pitecoidi  di  idiotismo,  reggasi   la  memoria  che  pubblicai  in  colla- 
borazione con  il  Tamburini  :   Contributo  allo  studio  delle  di\i^encrazioni  fisiche  e  morali  del-  • 
l'uomo  — I,  Idioti,  nella  Riv,  sper,di  Freniatria,  Reggio,  Anno  I-HI,   1875-1878. 


—  41  — 

ftieiua  dell'educazione  neir  idìotisnio.  Egli  infatti  affermava  giustamente  che 

i  tutti  gli  alienati  senza  distinzione  sono  capaci  di  ricevere  un  certo  grado 

d'educazione  >  (').  Gli  alienati    sono  quel  che    si   vuole   che  siano  ;   infatti 

dopo  aver  praticato  per  qualche  tempo  in  due  o  più  Manicomi  diversi,  non 

tndiamo  ad  accorgerci   dell'  influenza  che  1*  organizzazione    dell'  Istituto  ,   la 

fisdplina,  le  usanze,  esercitano  sulle  abitudini,  sul  linguaggio  e  sul  contegno 

dei  ricoverati.  Conviene  considerare  i  pazzi  come  fanciulli,  cui  si  apprendono 

tette  le  regole  del  bene  stare  e  del  ben  vivere,  cui  si  inculcano  le  idee  di 

«dme,  di  pulitezza,  di  moralità,  di  pudore.  Certo ,  per  migliorare  le  condizioni 

mtellettuali  dei  frenastenici  occorre,  nota  Guislain,  uno  sforzo  continuo  e  più 

paode;  ma  mercè  cure  solerti  e  giudiziose  si  giunge  a  rendere  gli  idioti  e 

^  imbecilli  meno  disadatti   ai  rapporti  sociali  e  meno  isolati,  di  quel   che 

]ffetendeva  Esquirol,  nel  consorzio  civile. 

Dall'Esquirol  in  poi  il  concetto  dell'educabilità  dell'imbecille  e  sotto  certi 
riguardi  anche  del  miglioramento  intellettuale  e  morale  dell*  idiota  ha  fatto 
pandi  progressi,  e  si  può  dire  che  al  dì  d' oggi  nessuno  osi  più  dichiararsi 
pKsimista  di  fronte  ai  risultati  pratici  ottenuti  dopo  l'apostolato  del  Séguin. 
Io  non  voglio  ripetere  ciò  che  ho  detto  altrove  a  proposito  della  possibilità 
(fi  educare  e  migliorare  i  frenastenici  (2)  :  rimando  chi  abbia  vaghezza  di 
iarairsene  alle  opere  del  Séguin,  del  Belhomme ,  del  Voisin  (Felice),  del 
Sa^ert,  di  Georges  e  Deinhard,  di  Duncan  e  Millard,  del  Guggenbtihl,  di 
Brandes,  di  Shuttleworth,  di  Ireland,  di  Koch,  di  Kind,  della  Platz;  infine 
alla  lettura  dei  rapporti  pubblicati  dai  medici- direttori  delle  singole  Istituzioni 
0  Asili-scuole    per  idioti  ed  imbecilli  (3). 

Entrando  in  un  Manicomio  si  hanno  presto  le  prove  di  ciò  che  possa 
F  ambiente  anche  sui  frenastenici  più  degradati.  L' ordine ,  la  disciplina ,  la 
nettezza  che  vi  regnano,  attraggono  fin  da  prima  l'attenzione  di  questi  infe- 
lid,  e  eccetto  che  non  si  tratti  delle  forme  più  profonde  ,  per  così  dire 
animalesche  dell'  idiotismo,  essi  si  sentono  portati  in  quell'  orbita  regolare  e 
■  precisa  in  cui  si  muove  l'organizzazione  dell'Asilo.  Oltre  alla  materna  assi- 
stenza, alcuni  Manicomi  sono  giunti  a  porgere  agli  idioti  ed  imbecilli  un 
certo  grado  di  istruzione  :  si  potrebbero  citare  esempi  di  medici ,  di  infer- 
mieri, di  sacerdoti,  che  spontaneamente,  senza  speranza  di  ricompensa  e  di 
gratitudine,  senz'altro  scopo  che  di  recar  benefizio  ad  una  sì  tremenda  sven- 

(1)  Guislain:  Ltfons  orales  sur  les  pkrénopathies,  2n»e  edit.,  1880  (II  Voi.). 

(2)  Morselli:  Le  scuole  per  Janciulli  idioti  ed  epilettici,  nella  Riv.di  beneficenza,  Anno 
1S80,  iasc.  d'agosto. 

(3)  Vagasi  in  fondo  l'appendice  bibliografica. 


—  42  — 

tura,  si  sono  affaticati  nell'apprendere  a  molti  frenastenici  le  regole  elementari 
del  viver  pratico,  inducendo  in  essi  il  sendmento  del  pudore,  o  svegliando 
ed  eccitando  qualche  loro  attitudine  al  lavoro.    Altri    frenastenici  più  fortu- 
nati vennero  fomiti  di    una    rudimentale    coltura    intellettuale,    ammaestrati 
nella  lettura,  nella  scrittura,  nel  conteggio ,  nel  disegno ,  nelle  pratiche  reli* 
giose.  Ma  nei  Manicomi  gli  idioti  ed  imbecilli,  per  quanto  vi  trovino  rico^ 
vero,  assistenza,  custodia,  e  fors*anco  affetti  non  corrisposti,  pure  non  pos-' 
sono  riguardarsi  in  realtà  come  nel  loro  Asilo  più  naturale    e   conveniente^ 
La  maggior  parte  delle  cure  e  delle  attenzioni  dei  medici-alienisti,  è  rivolta  ^ 
prò*  degli  alienati,  più  particolarmente  e  giustamente  di  quelli  in  istato  acuto^ 
sia  per  la  imminenza  e  gravità  dei  sintomi,  sia  per  la  più  grande  probabi-^ 
lità  di  guarigione.  Il  numero  dei  medici  negli  Asili  italiani    non  è  poi  mai 
in  tal  rapporto  col  numero    dei    ricoverati   da   permettere  loro  d*  occuparsi 
con  eguale  solerzia  di  tutti  i  pazzi  affidati  alla  loro  assistenza:   dimodoché, 
se  già  per  riguardo  agli  alienati  cronici  la   funzione  dell'alienista  si   riduce 
tutto  al  più  a  sorvegliarne  gli  atti  e  a  circondarli  di  un  ambiente  d'ordine 
e  di  disciplina ,  si  può  capire    come   all'  infima  classe  dei  frenopatici ,  cioè 
agli  idioti  ed  imbecilli ,  i  benefizi  deUa  presenza   del   medico   arrivino    solo 
in  via  limitata  ed  indiretta. 

Però  r  ammissione  degli  idioti  ed  imbecilli  nei  Manicomi  comuni  è  stala 
ad  ogni  modo  l'unico  rimedio  fino  ad  oggi  peschile  in  Italia.  Altrove  venne 
dibattuta  la  questione  degli  Asili  per  i  dementi  cronici  distinti  da  quelli  per  i 
pazzi  in  istadio  acuto  di  malattia,  per  esempio  in  Germania  e  in  Inghilterra; 
ma  è  evidente  che  il  concetto  di  dividere  le  due  categorie  d'alienati  non  po- 
teva nascere  in  Italia,  se  non  quando  si  fosse  stati  sicuri  di  aver  dato  ricovero 
a  tutti  quelli  che  ne  hanno  bisogno.  Invece  nel  nostro  paese ,  molte  Pro- 
vincie sono  prive  ancora  di  Manicomi  e  lasciano  i  loro  pazzi  indigenti  vagar 
liberi  e  senza  cura  fra  la  popolazione;  e  il  desiderio  di  costrurre  Asili  spe- 
ciali per  i  dementi  cronici ,  separati  da  quelli  per  le  forme  acute ,  sebbene 
espresso  più  volte  da  illustri  alienisti  italiani ,  è  stato  fin  qui  senza  effetto. 
Noi  abbiamo  dovuto  per  ora  contentarci  di  ricoverare  nei  nostri  Manicomi 
i  pazzi  veri  accanto  ai  frenastenici,  i  maniaci  e  i  melancolici  allo  stadio 
acuto  coi  dementi  cronici,  i  paralitici  e  gli  epilettici  vicino  agli  alcoolisti. 
La  prima  distinzione  che  sembra  prossima  ad  effettuarsi,  mercè  l'intervento 
del  Governo,  è  quella  dei  pazzi  criminali,  cui  si  destineranno  Asili  partico- 
lari; ed  è  distinzione  giustissima  che  per  ragioni  di  umanità,  di  sicurezza 
sociale,  di  equità,  deve  avere  su  tutte  le  altre  la  precedenza. 

Ma  intanto,  la  mescolanza  dei  frenastenici  cogli  altri  pazzi  nei  Manicomi  porta 


-  oleine:; 
svecri--^. 

pia  f- 


r  ■ 


'  tv 
'Ver 'j-- 


-.'. 


n-n 


»»-^  ''•^ 


■c^ 


J2 


''*~:^ 
:.^- 

r----. 


^: 


—  43  — 
tristi  conseguenze  per  rispetto   alla  parte  riserbata  ai  primi    nel  godimento 
dei  vantaggi  terapeutici  e  morali.  Gli  idioti  ed  imbecilli  vengono  per  lo  più 
ligoardati  dagli  Amministratori    come  la  categoria  di  ricoverati   meno    utile 
aDo  Stabilimento  :  ed  anche   i  medici   che  nelle  condizioni   dell'  idiota    non 
pofisooo  sperare  di  produrre  una  riforma,  o  che  non  hanno  in  generale  una 
grande  conoscenza  dei  migliori  e  più  diretti  metodi  educativi    pel  migliora- 
mento intellettuale  degli  imbecilli,  reclamano  a  favore  di  questa  categoria  di 
ledusi  i  benefìzi  della  carità  pubblica  con  molto  minor  calore,  che  essi  non 
ne  mettano  a  vantaggio  dei  veri  pazzi.    In  nessun  Manicomio  italiano ,  per 
quanto  io  sappia,  si  è  assegnata  ai  frenastenici  una  sezione  a  parte,  in  vista 
ddlc  cure  speciali  e  dell'educazione  che  essi  esigerebbero  ;  anzi  posso  ricor- 
dare che  nella   costruzione  dei  più    recenti  Asili,    sebbene   si  pensasse   con 
ogni  possibile  premura  alle  categorie  degli  epilettici,  degli  agitati ,  dei  tran- 
quilli lavoratori,  non  si  è  avuta  invece  eguale  attenzione  per  i  frenastenici. 
Nel  progetto  del  bel  Manicomio  di  Voghera,  quale  esso  venne  premiato  al 
concorso  aperto  dalla    Deputazione    Provinciale  di  Pavia,   si    proponeva  di 
costnirre  una  sezione  apposita  per  fanciulli  idioti  ed  epilettici  ;  ma  poi,  non 
so  il  perchè,  la  costruzione  dell'Asilo  venne  condotta  a  termine,  abolendosi, 
oltre  ad  alcune  altre  parti  del  progetto,  anche  la  succitata  sezione.  Io  credo 
che  si  sia  fatto  male,  e  ne  do  le  ragioni    in  questo    mio  scritto:    sarebbe 
stata  otthna  cosa  l'iniziare  anche  fra  noi  un  sistema  più  corretto  e  più  am- 
pio di  assistenza  pubblica  per  i  frenastenici,  e  l'occasione  di  iniziarlo  in  un 
Manicomio-modello  non  doveva  lasciarsi  sfuggire. 

Egli  è  per  noi  endente  che  le  cure  vantaggiose  sopra  le  pazzie  non  sono  le 
più  opportune  per  l'idiotismo  e  l'imbecillità.  Nò  potrebbe  accettarsi  quel  certo 
ravvicinamento  fra  i  pazzi  cronici  e  i  frenastenici,  che  alcuni  alienisti  met- 
tono innanzi  a  scusa  della  mescolanza  di  forme  cosi  diverse:  giacché  la 
intelligenza  del  demente  ha  perduto  ciò  che  possedeva,  ed  è  difficile  farglielo 
riacquistare  sì  da  renderlo  nuovamente  capace  dei  rapporti  sociali  :  1*  imbe- 
cille invece,  come  notava  Esquirol,  non  ha  goduto  mai  del  pieno  sviluppo 
delle  sue  facoltà  mentali,  rimaste  quasi  allo  stato  latente  ed  infantile  ;  ma 
potrà  però,  convenientemente  educato ,  divenire  utile  secondo  le  sue  forze 
al  consorzio  civile,  o  almeno  non  essergli  del  tutto  di  aggravio  e  di  nocu- 
mento. 


VI. 


Io  ho  già  detto  come  in  altri  paesi  la  questione,  di  cui  ci  occupiamo,  sia 
stata  risolta.  Dal  tempo  in  cui  il  Séguin  dimostrava  che  la  società  civile  non 


—  44  — 

ha  compiuto  a  tutti  i  suoi  obblighi  verso  gli  idioti  ed  imbecilli  quando  ha 
dato  loro  semplicemente  ricovero  e  custodia  vicino  ai  pazzi,  il  movimento 
in  favore  d'una  assistenza  speciale  per  essi  si  è  fatto  più  vivo  e  si  è  esteso  in 
quasi  tutti  gli  Stati.  Se  è  vera  la  massima  dell'  Esquirol,  che  il  Manicomio  è 
destinato  a  ioger^  traitenir^  soigner  et  trailer  gli  alienati,  resta  pur  vero  che 
di  questi  quattro  uffizi  esso  per  rispetto  all'idiotismo  ed  all'imbecillità  non 
ne  compie  che  due  o  tutt'al  più  tre.  Infatti,  la  cura  delle  forme  degenera-* 
tive,  degli  arresti  di  sviluppo,  non  può  effettuarsi  là  dove  la  massima  parte 
dei  servizi,  l'organizzazione,  la  disciplina  sono  rivolti  ad  ordinare  le  menti,  che 
la  pazzia  ha  pervertito  e  sconvolto.  Dove  la  costruzione  dell'Asilo  permette  il 
distacco  degli  idioti  dagli  altri  pazzi,  la  questione  potrebbe  invece  risolversi 
senza  aggravio  destinando  loro  una  sezione  a  parte,  con  norme  e  discipline 
speciali,  con  custodi  amorevoli  ed  intelligenti  che  li  proteggessero,  li  assistes- 
sero e  li  educassero,  con  scuole  e  metodi  pedagogici  adatti  alla  loro  debole 
intelligenza ,  infine  con  ampio  sviluppo  dell'  educazione  fisica  ;  ed  è  con 
questi  inizi  altrettanto  semplici  quanto  facili  a  mettersi  in  pratica,  che  do- 
vrebbe forse  prepararsi  il  terreno  all'  invocata  riforma. 

Consultando  le  statistiche  dei  Manicomi  italiani  si  trova  che  nei  più  po- 
polosi fra  essi  il  numero  dei  frenastenici  sarebbe  già  tale  da  permettere 
rimpianto  d'una  sezione  speciale,  organizzata  tecnicamente  come  Asilo -Scuola. 
È  da  dolersi  perciò  che  l'utile  iniziativa  che  poteva  venirci  dal  nuovo  M^'ni- 
comio  di  Voghera,  sia  andata  perduta  per  pure  viste  economiche:  forse  non 
avrebbe  tardato  a  trovare  imitatori  anche  là  dove  le  condizioni  sembrano 
ora  meno  propizie.  Quanto  al  numero  dei  frenastenici,  ecco  alcuni  dati,  che 
provano  quanto  sarebbe  facile  istituire  nei  nostri  Manicomi  delle  sezioni  di- 
stinte per  gli  idioti. 

Nel  Manicomio  di  San  Clemente  di  Venezia  durante  il  periodo  1873-76 
entrarono  38  donne  affette  da  imbecillità  ed  idiozia,  ed  aggiungendole  alle 
29  già  esistenti  si  ha  un  totale  di  67.  A  Colorno  presso  Parma  nello  stesso 
periodo  i  frenastenici  ricoverati  furono  42,  di  cui  28  uomini  e  14  donne. 
Ad  Imola,  nel  1874,  contavansi  16  idioti  e  20  idiote.  A  Mombello,  presso 
Milano,  nel  1878  il  numero  dei  frenastenici  in  custodia  era  di  ben  40  uo- 
mini e  18  donne.  A  Firenze,  nel  1872,  di  22  uomini  e  di  22  donne;  a 
Pesaro,  nel   1877,  di   22  uomini  e  13  donne. 

Ma  la  questione  ha  un  altro  lato  :  l' idiotismo  e  l' imbecillità  non  sono 
certo  meno  frequenti  nelle  classi  agiate  che  nelle  povere,  e  se  vi  sono  osta- 
coli perchè  molte  famiglie  benestanti  recludano  i  loro  parenti  alienati  nei 
Manicomi  comuni,  più  difficile  sarà  che  si  risolvano  a  recludervi  i  fanciulli 


—  45  — 
arresti  nello  sviluppo.  Salvo  i  casi  in  cui  per  ragione  dell*  incompleto  svi- 
luppo mentale  esistano  impulsi  morbosi  che  rendano  V  idiota  e  l' imbecille  di 
pericolo  alla  famiglia,  nessun  frenastenico  di  classe  agiata  troverebbe  van- 
taggio dalla  custodia  in  un  Manicomio,  né  a  dir  vero  potrebbero  i  parenti 
essere  a  ciò  consigliati  se  non  dal  desiderio  di  liberarsi  di  un  impiccio  e  di 
allontanare  dalla  casa  uno  sventurato  la  cui  vista  è  per  molti  causa  di  scherno 
0  di  paura.  Alcuni  frenastenici  appartenenti  alle  classi  colte  della  società  sono, 
e  vero,  mandati  nelle  scuole  ordinarie,  o  njessi  nei  Collegi  ed  Istituti  edu- 
cativi; nia  colà  non  tardano  per  la  cortezza  del  loro  intelletto  a  divenire  lo 
zimbello  dei  compagni,  inasprendosi  cosi  inutilmente  il  loro  carattere  fino  a 
renderli  poi  misantropi,  privi  di  affetto,  isolati  definitivamente  dal  consorzio 
arile.  Non  esiste  in  Italia  nessuna  istituzione  speciale,  almeno  a  mia  saputa, 
dove  si  istruiscano  e  si  educhino  i  fanciulli  idioti  ed  imbecilli  di  condizione 
devata  e  che  non  potrebbero  trovare  conveniente  custodia  nei  Manicomi  e 
nelle  Case  di  salute  :  anzi  debbo  dire  che,  se  mi  sono  mosso  a  scrivere  sugli 
Asili-scuole  per  idioti,  lo  fui  appunto  perchè  dopo  la  pubblicazione  di  un  mio 
articolo  diretto  a  dimostrare  1*  educabili tà  dell'  idiotismo  e  dell*  imbecillità, 
ricevetti  da  più  parti  interrogazioni  e  incoraggiamenti  per  promuovere  anche 
ha.  noi  la  discussione  delFargomento. 

Che  dalla  iniziativa   privata  possa    partire   anche  in  Italia    l'impulso  alla 
creazione  di  questi  Istituti,  come  è  partito  altrove,  deve  sperarsi  in  vista  del 
fatto  che  le  prime  a  ritrame  vantaggio  sarebbero  appunto  le  classi  più  colte 
e  più  agiate.  Solo  in  seguito  si  potrebbe    sperare    nell'utile   concorso   delle 
Provincie  e  dello  Stato  a  favore  dei  frenastenici  di  classe  povera:    ad  ogni 
modo,    è  necessario    che  la   carità  pubblica  e  la  carità  privata  si  ajutino  a 
vicenda.   Dai  teoretici   oppugnatori  della  legislazione  sociale,  da  coloro  che 
fingono  inorridire,  quando  si  reclama  l'intervento  dello  Stato  e  dei    minori 
Enti  pubblici,  Provincie  e  Comuni,  nelle  cose  di  beneficenza,    dai  sistema- 
tici detrattori  di  ciò   che    per    ostentato    dispregio   s'usa  chiamare  e  carità 
legale    >,   non  ci  aspettiamo  naturalmente  né  rispetto,  né  silenzio  :   non  par- 
liamo di  ajuto  I  Anzi  essi  saranno  i  nostri  avversari,  come  lo  sono  sempre  di  ogni 
tentativo  che  tenda  al  miglioramento  delle  classi  povere  :  ma  non  ce  ne  me- 
raviglieremo.  Essi  appartengono  al  dottrinarismo  cosidetto  e  liberale  »  nelle  que- 
stioni  politiche  ed  economiche,  perché  sanno    che  queste   dottrine  in  Italia 
vanno   a  vantaggio  esclusivo  dei  rimestatori  politici  ;  —  sostengono  l'iniziativa 
individuale,  perchè  essi  ne  mancano  o  stan  pronti  ad  annichilirne   qualsiasi 
movimento  ;  —  negano  i  doveri    dello    Stato ,  perchè    hanno  il  costume  di 
approfittar  soltanto  dei  suoi  diritti;  —  stanno  per  il  self-gouvcrnement,  perchè 


-  46  — 
non  ammettono  discussione  sul  predominio  delle  classi  dirigenti  :  ma  è  oramai 
giimto  il  tempo  di  persuaderci  che  queste  teorie,  frutto  d*una  reazione   na-   " 
turale    quando  lo  Stato  era  onnipotente  e  non  emanava  dal  poter  popolare,  '  ^ 
non  hanno  più  ragione  di  esistere  ora  che  lo  Stato    dev'essere,  secondo  il 
concetto    scientifico    moderno,  il  rappresentante   degli  interessi  collettivi,  il 
che  toma  a  dire  degli  interessi  della  grande  maggioranza.  La  subordinazione 
cieca  ed  assoluta  delle  classi  inferiori,  il  particolarismo,  l'arbitrio  non  sono 
più  del  nostro  secolo:  il  laicizzarsi  della  società  civile  porta  altre  esigenze, 
altri  diritti  ed  altri  doveri.  Ora,  fra  questi  doveri    l' interessarsi    un    pò*  più 
per  le  sventure  umane  e  il  cercare   ogni  mezzo  per  impedirle,  prevenirle  e 
rimediarle,  è  da  riguardarsi  fin  d'ora  il  primo  e  il  più  importante. 

Ecco  infatti  che,  dove  questo  intervento  della  carità  pubblica  non  è  giu- 
dicato contrario  ai  fini  d'una  buona  amministrazione,  anche  lo  Stato,  le 
Provincie,  i  Comuni  hanno  pòrto  ajuto  all'iniziativa  privata,  che  organizzava 
Scuole  ed  Asili  per  i  frenastenici.  L'esempio  ci  viene,  come  dissi,  anche  di 
là,  dove  pure  si  lascia  alla  spontanea  filantropia  dei  cittadini  il  maggior 
peso  delle  opere  di  beneficenza;  alludo  all'America,  un  paese  di  cui  molti 
citano  le  istituzioni  senza  conoscerle  neppur  di  nome. 

Io  credo  utile  di  qui  presentare  in  un  quadro  le -principali  notizie  sugU 
Asili-scuole  per  idioti  ed  imbecilli  esistenti  in  Europa  ed  America,  quali 
ho  potuto  in  gran  parte  desumere  dalle  opere  di  Ireland,  Laehr,  Kind,  e 
dai  giornali    medici  più  reputati,  inglesi  e  tedeschi. 

Quadro  degli  Asili-Scuole  per  Idioti  ed  imbecilli 
esistenti  nei  principali  Stati  civili  ^^\ 


PAESE  B  LUOGO 


Aj  Svezia. 

Stockolma , 

Johannisberg  presso  Mariestadt 
Stròmsbolm 


1 

nno 

di 

azion 

0    .« 

o 

1'- 

a 

1870 

22 

1868 

35 

1871 

IO 

A  spese  di  chi  il  mantenimento 
dell'Istituto 


Riceve  un  sussidio  dallo  Stato  di  L.  7000. 
Riceve  un  sussidio  dallo  Stato  di  L.  7000* 
Sussidio  dallo  Stato. 


(x)  Debbo  avvertire  Che  le  notizie  delle  ultime  due  colonne  non  riguardano  lo  stesso  anno  per  tutti 
gli  Asili'Scuole  del  quadro:  però  esse  sono  le  più  recenti,  che  mi  era  possibile  riunire,  e  ad  ogni  modo 
non  rimontano  mai  a  più  di  cinque  anni  addietro. 


—  47  — 


PAESE  B  LUOGO 


I 


B)  DanimArca. 

CDpeni^heQ 

C)  Russia. 

Retroborgo 

Kpu 

D)  Inghilterra. 

AsOo  di  Bath 

Ymol  HaU,  Colchester 

Eoiswood,  Surrey 

Sv  Cross,  Exeter 

Royal  Albert,  Lancaster 

Kbnnansfield 

IbowIc  (presso  Birmingham) 

Qapton 

Citerìiam,  ,,• • 

Letresdon 

Wanrick 

loadra 

E)  Seozia. 

BUdovan 

Ufbcrt 

Colombia  Lodge  (presso  Edim- 
burgo) .••••• ••••• 

F)  Irlanda. 

Umto  Stewart,  gii  Lacan  Spa 


Anno 

di 

fondasione 

Numero 
degli 
alunni 

65 

^^^^ 

20 

1853 

IO 

1846 

..^ 

1859 

98 

185S 

594 

1864 

40 

1864 

251 

1867 

94 

1869 

20 

1874 

335 

1870 

«— . 

1870 

— 

1877 

— 

1880 

190 

1853 

46 

1862 

124 

1867 

8 

1869 

43 

A  spese  di  chi  il  mantenimento 
dell'Istituto 


Esistono  in   Copenaghen  tre   istituzioni    di- 
verse, di  cui  ignoro  però  il  carattere. 


Privato:   riceve   un    sussidio   dalla  città  di 
Riga.  ^ 


— .       Sezione  speciale  per  gli  idioti. 


Magnifico  stabilimento,  modello  del  genere. 
Vive  di  sovvenzioni  private  e  di  lasciti: 
nel  Z867  I®  rendite  ammontavano  già  a 
L.  582,500  con  un  sopravanzo  di  L.  53,600. 


Altro  bellissimo  Istituto-modello,  diretto  dal 
dott  Shuttleworth. 


Questo  Asilo  è  destinato  agli  idioti  delle 
classi  medie,  e  serve  alle  contee  del  Mi- 
dland. 

Istituto  modello  per  poveri  :  mantenuto  colle 
dozzine  pagate  dalle  parrocchie.  È  diretto 
da  un  medico  e  possiede  tutti  i  mezzi  di 
istruzione  elementare,  letteraria  e  profes- 
sionale. 

Asili  per  dementi  cronici  ed  imbecilli. 


:i 


Costruzione  speciale  per  gli  idioti  nel  Ma- 
nicomio della  Contea. 

Questo  Asilo  speciale  per  idioti  è  stato  per 
iniziativa  del  dott.  Bucke  annesso  al  Ma* 
nicomio  di  Londra. 


Questo  Istituto  è  nazionale:  fino  al  2881  ha 
avuto  per  direttore  il  dott.  Ireland,  e  con- 
tiene 78  fanciulli  e  46  adulti. 


Privato. 


—  4«  — 


PAESE  B  LUOGO 

G)  Paesi  Busi. 

L'Aj» 

H)  Belgio. 

Gand  (Osptdak  Guislain)  . . 

I)  Uermanla  del  Kord. 

Hamborg  (Alitetdorf) 

Craschniti 

GUdbach  (<  Hephata  •).... 

Hasserode  { presso    Wetnige- 

Kiel 

KQckeQDiIllile 

ScheDern  (presso  Nassau). . 
Langenliagen 

Neinitedt 

Potsdam 

Rastenburg 

Schwerin 

Schleswig 

Schreibeihau 

Bielefcid  (Westfalta) 

J)  Sassonia. 
Dresda 


li  (loj.  Direttore  dolt.  Moeitet' 


87 


Piiv«lo. 
Priv;iio,  cun 

L,   3J50- 


—  49  — 


PAESE  B  LUOGO 


Diiikii. 

Hnbat^urg 
M6ckenL... 


DiriiiBtBut 


AT)  Bafien. 


Nenendetdesaa 

Pobingen 

L)  Wirttemberg. 

Marìeberg 


Stetten 

ii)  Bmnseliwick. 

Erkerode 

Erkerode 


N)  Mecklemborg. 

Sdiwerìn 


O)  Franeiat 

Bicétre 

Sdpétrì^ 


aermont  (Oise) 

Gentilljr  (presso  Parigi) 


Eptiia3r-sar-Orge(Seine  et  Oise) 


Vtaclose  (Seine  et  Oise) .... 

P)  STizzera. 

Abcndberg 


1852 
1854 
1868 

1841 
1849 

1868 
1875 

1867 

1842 
1842 

1842 
1847 

1873 


1873 


1848 


A  spese  di  chi  il  mantenimento 
dell'Istituto 


138 
68 

53 

96 
278 

64 
24 

12 


130(11.) 
95  (d.) 


60 


(200?) 


60 


Prirmto,  sotto  la  protezione  della  principessa 
Luisa. 


Opera  Pia. 
Privato,  per  donne. 
Privato. 


Governo,  pensioni  e  sovvenzioni  private.  Le 
rendite  del  2878  furono  di  marchi  54,000, 
nel  2879  di  marchi  59,000. 

Privato:  h  diretto  dal  dott  Haeberle.  Con- 
tiene  249  imbecilli  e  229  epilettici. 


Si  sostiene  da  sé. 

Privato,  destinato  agli  idioti  epilettici. 

Fondato  dal  Duca  di  Mecklemburg-Schwerin. 

Lo  Stato  (Dott.  Boumeville). 

Lo  Stato. —  Queste  due  scuole  speciali  per 
idioti  ebbero  per  loro  primo  istitutore  il 
Séguin.  Di  esse  ho  parlato  a  lungo  nella  mia 
memoria  :  Le  ScuoU^  ecc.  —  Milano,  2880. 

Lo  Suto. 

Privato.  -^  Fu  fondato  sotto  gli  auspici  del 
Voisin  (Felice).  Esso  appartiene  ora  al 
sig.  Vallèe. 

Istituito  dal  Dipartimento  della  Senna.  Oltre 
ai  fanciulli  idioti  poveri  a  carico  del  Di- 
partimento, vi  si  accettano  50  pensionari: 
sono  esclusi  gli  idioti  epilettici  e  sudici. 
L'età  h  dai  7  ai  16  anni.  All'Istituto  è  aii* 
nessa  una  colonia  di  io  ettari  per  l'istru- 
zione as:ricola  degli  alurini.  Diiiendc  dal 
vicino  Manicomio  di  Vaucluse,  ed  è  sotto 
la  direzione  di  un  medico. 

Sezione  speciale  per  idioti  nel  Manicomio  del 
Dipartimento,  con  istitutori  e  capi  d'arte. 


È  il  celebre  Asilo  per  cretini,  diretto  per 
molti  anni  dal  GuggenbUh.  :  ignoro  in  quali 
condistoni  attuali  esso  si  Irp^i. 


—  50  — 


PAESE  E  LUOGO 


Asilo  di  Hoffhiing  (presso  Ba- 
silea)   

Weissenheim    

Hottingen  (presso  Zurigo) . . . 

Etoy  (Vaud) 

Lausanne 

Q)  Austria. 
Praga 

I?)  Stati  Uniti  d'America. 

Barre  (Massachussets) 

Boston  (Massachussets) 

Syracuse  (New- York) 

Media  (Pennsilvania) 


Lateville  (Connecticut) , 

Columbus  (Ohio) 

Frankfort  (Kentucky) . . 

New- York 

Jacksonville  (Illinois) . . 
Faiville  (Massachussets) 

Glenwood  (Jowa) 

Newark 


S)  Canada. 


London  (Ontario) 
Toronto 


T)  Australia. 

Newcastle    (Nuova  Galles  del 
Sud) 

New-Norfolk  (Tasmania)  .... 
Ballarat  (Victoria)   


e 
o  o 
e       "* 

<      -o 

e 
.o 


1868 
1868 


1872 

1848 
I84S 
I85I 

1853 

1858 
1857 

1860 
1860 

1865 

1870 
1876 


1872 
1880 


1872 


£.-•5 

e  U  3 


22 
18 
IO 
IO 


48 

70 

80 

215 

225 

85 
408 

120 

183 
ICQ 

12 
14 


46 
200 


173 

43 


A  spese  di'  chi  il  mantenimento 
dell'Istituto 


Pensioni  e  sovvenzioni  private.  —  Fu  fondato 
dal  prof.  Jung. 

Carità  privata.  —  Destinato  alle  ragazze. 

Destinato  alle  ragazze. 

Privato. 

Esistono  due  istituzioni  private ,  apparte- 
nenti al  sig.  Blume,  che  e  allo  .stesso 
tempo  il  maestro  e  l'educitore  degli  alunni. 
Non  ne  conosco  l'importanza. 

Si  regge  merce  la  carità  privata. 


Istituzione  privata. 

Lo  Stato. 

Lo  Stato.  —  Direttore   Wilbur. 

Lo  Stato  —  Venne  diretto  per  qualche  anno 
dal  Séguin  ed  è  giudicata  il  migliore  di 
America. 

Lo  Stato. 

Lo  Stato. 

Lo  Stato. 

Il  Municipio. 

Lo  Stato. 

Istituto  privato. 

Lo  Stalo. 

Istituzione  destinata  a  donne  imbecilli  adulte. 


Lo  Stato. 

Appena  costruito.  —  Appartiene  alla  Confc* 
(ierazione. 


Il  Governo  della  Colonia.  —  Contiene  però 
anche  adulti  dementi  (88  nel  1877). 

Sezione  speciale  per  gli  idioti  nel  Manicomio 
della  Colonia. 

A  Balbrat  esiste  una  scuola  industri.tlc  ove 
sono  mantenuti  ed  educati  a  spese  dello 
Stato  alcuni  giovani  idioti  ed  imbecilli  pò* 
veri. 


—  si- 
lo non  ho  la  pretesa  di  aver  raccolto  tutte  le  indicazioni,  relative  agli 
Asili-Scuole  per  idioti  :  altri,  trovandosi  in  migliori  condizioni  delle  mie,  potrà 
forse  aumentare  e  correggere  il  mio  elenco.  Quel  che  intanto  appar  certo  è 
la  mancanza  di  questi  Asili  in  tutti  gli  Stati  del  mezzogiorno  d'Europa,  cioè 
in  Italia,  Spagna,  Portogallo,  Grecia,  Turchia  e  Rumenia. 

DalVelenco  si  scorge  pure  che,  se  molti  Istituti  per  l'istruzione  e  l'educa- 
zione dei  frenastenici    debbono  la  loro   origine  ai  generosi    slanci  della  ca- 
rità privata,  i  più  ampi,  i  più  popolosi,  quelli  cioè  per  gli  indigenti,  sorsero 
per  intervento  dei  rispettivi  Governi.  Anche  nei  paesi,  ove  il  sentimento  del- 
razione  libera  e  individuale  dei  cittadini,  è  più  vivo  e  più  profondo,  l'Am- 
ministrazione   dello    Stato  non  si  limita  solo  a  soccorrere  la  carità  privata, 
ma  si  spinge  fino  all'  erezione  di  Asili  governativi  :  informino  i  libéralissimi 
Governi    dell'Inghilterra,    delle    sue    fiorenti     Colonie,    e    degli    Stati-Uniti 
d'America.  Ben  di  sovente  il  Parlamento  inglese  si   è  occupato   dei   pazzi  e 
degli  idioti,  ed  anche    nella    sessione  del   1879  un    membro    della    Camera 
dei  Comuni,  il  sig.    Sclater-Booth,    proponeva    una  legge  per    obbligare    le 
Contee  a  provvedere   Asili  agli  imbecilli  ed  agli  alienati,  invitandole  anzi  a 
costrurre  Scuole  speciali  per  gli  idioti  [separate  Schooh  for  the  istruction  and 
training  of  idiotic  young  per sons  being  paupers).  Un  altro  progetto  dovuto  alla 
iniziativa  del  sig.  Rodwell  e  presentato  alla  stessa  sessione,  tendeva  ad  obbligare 
invece  le  Contee  ad  erigere  infermerie  per  i  poveri  pazzi,  imbecilli  ed  infermi, 
nelle  quali  i  frenastenici  dovevano  esser  divisi  dalle  altre  categorie  di  alienati. 
Ma  r  interesse  che  le  Amministrazioni  pubbliche  prendono  per  gli  idioti  si  è 
manifestato  chiaramente  negli  ultimi  tempi  anche  in  altri  paesi.  In  Francia, 
dove  r  interessamento  per  i  frenastenici  non  è  mai   stato  certamente  più  vivo 
che  in  Italia,  questi  ultimi  anni  di  governo   popolare  hanno  prodotto  un  can- 
giamento nel  concetto,  per  dir  così,  ufficiale  della  beneficenza.  Il  Consiglio 
dipartimentale    della  Senna,  cui  già  si  deve  l'erezione  di  tre  distinti   Mani- 
comi (Sant'Anna,  Vaucluse,  Ville-Evrard),  ha  decretata  l'erezione  di  uno  spe- 
ciale Asilo-Colonia    per    l'istruzione  ed  educazione  dei  giovani  imbecilli  ed 
idioti.  Esso  fu  posto  sotto  la  direzione  di  un  medico  alienista,  e  venne  prov- 
visto di  un  assistente  e  di  un  interno. 

Ho  già  parlato  del  movimento  promosso  in  Germania,  specialmente  per 
opera  dei  membri  della  Società  psichiatrica ,  dei  Comitati  di  beneficenza , 
delle  Associazioni  apposite.  Aggiungerò  che  nel  1879  ^^  Deputazione  scola- 
stica della  città  di  Berlino,  in  una  ispezione  nelle  scuole  municipali,  riceveva 
reclami  e  raccoglieva  argomenti  sul  danno  di  mescolare  i  fanciulli  imbecilli 
coi  fanciulli  sani.  Non  solo  i  primi  non  mostravano  alcun  progresso  se  istruiti 


_    52    — 

ed  educati  coi  metodi  comuni ,  ma  la  loro  presenza  era  di  ostacolo  anche 
alla  istruzione  degli  altri.  Tutti  i  maestri  e  gli  ispettori  scolastici  furono  una- 
nimi nel  domandare  l' istruzione  degli  imbecilli  in  classi  a  parte.  La  Deputa- 
zione ha  creduto  di  compiere  un  esperimento:  essa  ha  collocato  uno  di  questi 
sventurati  fanciulli  sotto  un  maestro  speciale,  incaricato  di  istruirlo  ed  edu- 
carlo col  metodo  in  uso  negli  Asili-Scuole  per  idioti,  e  l'esperimento  sorti, 
s' intende,  ottimo  effetto.  Il  fanciullo  apprese  in  poco  tempo  ciò  che  da  tanto 
tempo  gli  si  andava  inutilmente  insegnando  nella  scuola  in  comune.  Dopo 
ciò  credette  la  Deputazione  Berlinese  di  dovere  esprimere  un  voto  unanime 
sulla  separazione  dei  fanciulli  arrestati  nello  sviluppo  mentale  dagli  altri  me- 
glio fomiti  dalla  natura  (0. 

Contemporaneamente,  ima  sotto-Commissione  della  Direzione  di  beneficenza 
di  Berlino  presentava  al  Governo  il  progetto  per  la  fondazione  di  un  Asilo 
o  Istituto  speciale  per  frenastenici,  della  capacità  di  almeno  loo  letti,  da 
erigersi  a  Dalldorf  presso  Berlino  e  precisamente  in  dipendenza  del  nuovo 
Manicomio,  che  vi  fu  aperto  il  i°  gennajo  i88o.  Questo  Asilo-Scuola  per 
idioti  dovrà  essere  posto  però  sotto  la  dipendenza  del  personale  sanitario 
del  Manicomio,  anzi  per  facilitare  la  questione  amministrativa  l'alimentazione 
sarà  servita  dalla  medesima  cucina  (2). 

Fino  ad  ora  gli  Asili  per  idioti  della  Germania  sono  da  trenta  a  quaranta, 
fra  pubblici  e  privati;  ma  colà  non  si  crede  ancora  che  il  numero  basti  ai 
crescenti  bisogni  di  questo  ramo  della  pubblica  beneficenza.  Nel  1881  la  pre- 
sidenza della  Provincia  di  Slesia  in  Prussia  ha  approvata  l'erezione  di  un 
nuovo  Asilo,  che  si  intitolerà  der  Wilhelm- Augusta- Stiftung  sur  Bildung  und 
Pflege  von  Idioten,  e  che  si  fonderà  per  sottoscrizioni  private.  L'apertura  ne 
è  fissata  fin  d'ora  al  1885. 

Anche  nel  Granducato  di  Assia,  si  è  recentemente  decretata  la  fondazione 
e  manutenzione    d'un    Istituto -Colonia  per  imbecilli:  le  rendite  si  fissarono 
per  ora  a  33,000  marchi,  la  capacità  a  78  letti,  e  si  è  stabilito  di  dare  il 
massimo  impulso  ai  lavori  campestri,  come  i  più  vantaggiosi  per  lo  sviluppo 
fisico  del  corpo. 

VII. 

È  evidente  che  questi  confronti  non  tornano  onorifici  all'Italia:  è  pur 
manifesto  che  il  bisogno  di  Asili-Scuole  per  imbecilli  non  è  meno  sentito,  non 

(i)  Veggasi:  Zur  Idioten  Fùrsorge,  nella    Vossische  Zeitung,   1879,  n.  40. 
(2)  Veggasi  :  Zur  Idioten  Berlin* s,  nella  Natur.  Zeitung^  1879,  pag.  476, 


—  53  — 
è  meno  reale  presso  di  noi,  come  presso  le  altre  nazioni  civili  del  centro 
d'Europa.  Quale  sia  la  sorte  della  grande  maggioranza  dei  nostri  frenaste- 
nici, è  ben  noto.  O  appartengono  alle  classi  agiate,  e  restano  di  peso  alle 
loro  famiglie,  che  dopo  inutili  tentativi  di  farli  istruire  ed  educare  li  abban- 
donano ai  loro  istinti  e  li  tollerano  come  una  sventura  irreparabile,  per 
non  dire  come  una  vergogna  ;  oppure  appartengono  alle  classi  povere,  e  non 
vi  è  privazione,  non  vi  è  dileggio,  non  amarezza,  che  sia  loro  risparmiata.  Tutti 
rimangono  così  in  seno  alla  società ,  continuo  pericolo  ai  sani  per  le  loro 
tendenze  pervertite,  continuo  incentivo  al  male  per  i  tristi  e  i  robusti. 

Che  cosa  avvenga  dei    molti   imbecilli    ed   idioti   che    vivono    liberi    ed 
oziosi  nelle  nostre  città  e  nelle  campagne,  ce  lo  dicono  gli  annali  giudiziari. 
Tutto  di  attorno  a  noi  possiamo  scorgere  le  conseguenze    di  codesto  triste 
abbandono  ;  idioti  privi  di  tutto,  senza  sostegno,  senza  mezzi  di  sussistenza, 
vaganti  per  le  strade,  immersi  nella  più  squallida  miseria,  oggetto  di  ribrezzo, 
di  scherno  e  di  paura,  ridotti  quasi  nelle  campagne  alla  barbara  condizione 
dei  parìa  delle  Indie.  I  parenti  non  ne  han  cura  :  spesso  le  femmine  restan  vit' 
time  di  osceni  contatti  e  ingravidano,  talora  concludendo  con  un  infanticidio 
il  lubrico  dramma,  tal*altra  soccombendo  alle  manovre  praticate  su  di  esse  da 
perfide  mercenarie,  per  agevolare  l' aborto  e  salvare  così  l'onore  delle  fami- 
glie. Altri  passano  la  loro  vita  nelle  chiese,  attratti  dai  lumi  e  dai  suoni  delle 
cerimonie  religiose,  servendo  da  scaccini,  oppiure  elemosinando  nell'ozio.  Non 
è  raro  che  essi  commettano  delitti  atroci,  incendi,  omicidi,  stupri    violenti: 
è  poi  frequente  il  caso  che  essi  servano  di  vittime  a  violenze  carnali  contro 
natura.  Bene  spesso,  inviperiti  dallo  scherno  che  li  persegue,  resi  intolleranti 
dall'isolamento  in  cui  traggono  la  loro  misera  esistenza,  hanno  furibondi  ac- 
cessi di  reazione,  e  si  rivoltano,  incrudelendo  contro  chi  primo  loro  capiti  fra 
mano.  Ricordo  il  caso  di  Carlino  Grandi,  l'imbecille  uccisore  dei  fanciulli, 
che  per  rappresaglia  di  offese  ricevute  sotterrò  vivi  sotto  il  pavimento  della 
sua  bottega  di  carradore,  quattro  bambini  dai  tre  ai  sette  anni,   e   altri  ne 
avrebbe  fatti  così  scomparire,  se  non  gli  fosse  andato  fallito  il  quinto  ten- 
tativo. 

Tutti  questi  esseri  degradati,  immorali,  scandalosi,  oziosi,  pericolosi  a  sé 
ed  altrui,  tutti  questi  uomini  incompleti  e  semi-bruti,  che  la  nostra  apatia 
lascia  vivere  e  deteriorarsi  sempre  più  in  completa  libertà,  senza  istruzione, 
senza  educazione  alcuna,  rappresentano  per  la  società  civile  un'enorme  per- 
dita materiale  e  morale,  che  pur  sarebbe  necessario  impedire  od  attenuare , 
utilizzandoli  in  qualsiasi  modo,  e  sviluppando,  mercè  una  speciale  arte  peda- 
gogica, quei  germi  di  intelligenza,  quelle  attitudini,   quegli  istinti  che  la  na- 


—  54  — 
tura  lascia  pur  sempre  sussistere  in  fondo  ai  loro  poveri  e  scarsi  cervelli.  Ma 
vediamo  dove  questo  bisogno  sia  maggiore  in  Italia,  quali  cioè  siano  le  regioni 
che  prima  delle  altre  dovrebbero  apprestare  ai  frenastenici  un  qualche  Asilo 
o  Istituto  speciale,  analogo  a  quelli  che  funzionano  così  egregiamente  negli 
altri  paesi  di  Europa  e  di  America. 

Se  il  numero  dei  frenastenici  esistenti  nella  popolazione  secondo  il  cen- 
simento 187 1,  era  di  24,000  nella  sola  Italia  continentale,  tra  le  forme  con- 
genite e  le  forme  sviluppatesi  nella  prima  infanzia;  e  se  invece  sei  anni 
dopo  il  numero  dei  frenastenici  ammessi  nei  Manicomi  era  di  11 50,  occorre 
notare  però  che  le  proporzioni  degli  uni  e  degli  altri  non  sono  uniformi  su 
tutta  la  superficie  del  Regno.  Prendendo  in  considerazione  le  cifre  raccolte 
dal  Senatore  Verga,  ecco  infatti  il  rapporto  dei  frenastenici  censiti  (1871) 
sul  numero  degli  abitanti,  e  il  rapporto  dei  frenastenici  reclusi  (1877)  sul 
numero  dei  censiti  (0. 

Proporzione  dei  Frenastenici  censiti  e  reclusi  sulla  popolazione 

nell'Italia  continentale  e  peninsulare. 


COMPARTIMENTI 


Lombardia • . 

Piemonte 

Liguria 

Veneto 

Emilia 

Umbria 

Marche 

Toscana 

Roma 

Napoletano 

Totale.  . . 


Frenastenici  censiti 
(1871) 


Numero 
assoluto 


5103 
4432 

977 

2585 
1876 

445 
909 

2009 

541 
5123 


24,000 


Per  xo.ooo 
abitanti 


14.7 

15.3 

II.5 

9.7 

S.8 
8.0 

9.9 
9.3 
6.4 
7.2 


10.2 


Frenastenici  reeinsl 
(1877) 


Numero 
assoluto 


81 

143 
29 

50 
182 

7 

83 
143 
52* 
87 


827 


Per  zooo 
censiti 


15.8 
32.2 

29.7 

19.3 

97.0 

15.7 
90.  I 

71.  I 
96.  I 

II.  I 


34.4 


(i)  Le  proporzioni  della  2.'  colonna  sono  diverse  da  quelle    registrate    nelle   pubblica- 
zioni ufficiali,  perchè  si  unirono  ai  frenastenici  dalla  nascita  quelli  dalla  prima  infanzia. 


—  ss  — 

Questo  prospetto  dimostra  avanti  tutto  come  la  proporzione  dei  frenaste- 
nici sìa  diversa  fra  una  regione  e  l'altra  d'Italia.  Però  vi  è  un  gruppo 
di  Compartimenti,  che  si  distingue  dagli  altri  per  cifre  più  alte  ;  ed  è  quello 
dell'  Italia  continentale,  dell'alta  valle  del  Po  (Piemonte,  Lombardia  e  Liguria). 
n  resto  d'Italia  ha  proporzioni  meno  varie;  solo  che  si  nota  un  diminuire 
dei  frenastenici,  se  si  discende  verso  il  mezzogiorno.  Uguale  è  il  risultato, 
se  si  paragonano  fra  loro  le  Provincie  del  Regno  :  tutt'  attorno  all'  Italia  su- 
periore^ e  precisamente  rielle  regioni  Alpina,  ed  Appenninica  occidentale, 
esiste  una  larga  zona  di  paese,  dove  il  rapporto  dei  frenastenici  è  più  intenso. 

In  un  mio  scritto  sulla  distribuzione  geografica  degli  idioti  pubblicato  altrove 
ho  cercato  le  ragioni  di  questa  disuguale  intensità  dell'idiotismo  (0.  Valen- 
domi delle  riforme  delle  leve,  avvenute  in  un  decennio  sopra  un  complesso 
di  2,727,038  giovani  inscritti,  ho  disegnata  la  carta  geografica  dell'idiotismo 
in  Italia.  Non  torna  conto  che  qui  ripeta  quanto  ho  detto  nella  memoria 
or  citata,  e  anche  su  questo  giornale  (2),  intomo  alla  difficoltà  di  calcolare 
il  vero  numero  dei  frenopatici  esistenti  in  un  paese.  Oltre  al  censimento,  che 
dà  solo  risultati  approssimativi  per  la  nota  diffidenza  delle  famiglie  di  de- 
nunziare i  suoi  pazzi  e  i  suoi  imbecilli,  e  che  d'altra  parte  rimane  senza 
intervento  diretto  del  medico  nel  diagnostico  dell'infermità  censita,  il  metodo 
dei  censimenti  parziali  annui  sui  giovani  inscritti  nelle  leve  fornisce  dati  ec- 
cellenti e  del  tutto  comparabili,  sia  perchè  nessun  idiota  sfugge  all'esame,  sia 
perchè  vi  prende  parte  l'elemento  scientifico.  Or  bene,  che  cosa  risulta  dalle  ri- 
forme delle  leve  ?  Lo  dica  la  tavola  grafica  annessa  a  questo  mio  scritto. 

Le  Provincie  più  infette  di  idioti  sono  generalmente  quelle  della  zona  Alpina; 
Sondrio,  Belluno,  Brescia,  Vicenza,  Como,  Torino,  Cuneo,  e  quelle  della 
prima  zona  Appenninica  ;  Genova,  Massa-Carrara,  Porto-Maurizio.  Ora  noi 
sappiamo  che  nelle  vallate  Alpine,  specialmente  se  umide,  poco  soleggiate, 
ristrette,  esiste  una  categoria  numerosa  ed  infelice  di  esseri  degenerati,  arre- 
stati nello  sviluppo  fisico  e  mentale,  detti  cretini.  Il  cretinismo,  che  per  lo 
più  si  accompagna  col  gozzo,  hon  è  che  una  forma  di  idiotismo  endemico: 
la  sua  area  geografica  è  ben  nota  e  abbastanza  limitata.  Oltre  alla  catena 
Alpina  ed  Appenninica,  anche  le  catene  montuose  dei  Pirenei,  Balcani,  Carpazii, 
Giura,  Vosgi,  presentano  tipi  spiccati  di  questa  speciale  degenerazione  della 
specie  umana.  Ciò   spiega    perchè  la  distribuzione    geografica  dell'idiotismo 

(i)  Morselli:  Intorno  alla  statistica  ed  alla  distribuzione  geografica  delle  frenopatie 
in  Italia  (§  III.  ^-  La  distribuzione  geografica  delle  frenastenie^  pubblicata  nfXì Archivio 
italiano  per  le  malattie  nervose  e  mentali.  Anno  1882. 

(2)  Giornale  della  Società  Italiana  d Igiene,  Anno  III.   1881,  n.®  4. 


—  56  — 

in  Italia  presenti  una  cintura  di  color  fosco  tutt' attorno  alla  regione  conti- 
nentale :  la  sola  Lombardia  possiede  il  quinto  di  tutti  i  frenastenici  dell'  Italia 
peninsulare  (5103  sopra  24,000)  e  quasi  un  altro  quarto  spetta  al  Pie- 
»  monte  (4432)  ed  alla  Liguria  (977)  riuniti  assieme,  e  un  buon  nono  al  solo 
Veneto  (2585),  cosicché  le  Provincie  dell'alta  valle  del  Po  e  del  versante 
mediterraneo  dell* Appennino  rappresentano  esse  sole  più  della  metà  di  tutti 
gli  idioti  ed  imbecilli  del  Regno,  escluse  le  due  isole  maggiori.  Minima  in- 
vece è  la  proporzione  degli  idioti  nelle  Provincie  al  di  là  del  Tronto,  e 
salvo  la  Provincia  di  Palermo,  essa  appare  bassa  anche  nella  Sicilia  e  nella 
Sardegna. 

Se  si  confrontano  ora  le  tinte  della  carta  grafica  con  le  cifre  del  prospetto 
a  pag'  54  relativo  al  numero  proporzionale  dei  frenastenici  reclusi  sui  cen- 
siti, si  resta  meravigliati  del  fatto  che  le  regioni  più  infette  di  idioti  e  di 
cretini  non  siano  quelle  ove  il  beneficio  del  Manicomio  è  loro  più  facil- 
mente accordato.  La  Lombardia  spicca  fra  gli  altri  Compartimenti  per  V  al- 
tissima proporzione  di  cretini  e  di  frenastenici  fra  i  suoi  abitanti,  e  pel  pic- 
colissimo numero  (15.8  su  1000)  dei  ricoverati  negli  Asili.  Migliore  è  la  condi- 
zione della  Liguria  (29.7  su  1000)  e  del  Piemonte  (32.2  su  1000):  ma  ad 
ogni  modo  questi  due  Compartimenti  restano  sempre  al  di  sotto  di  altri,  ove 
nuUameno  il  numero  reale  dei  frenastenici  risulterebbe  assai  più  piccolo;  vale 
a  dire  dell'Emilia,  che  li  reclude  colla  massima  solèrzia  (97.0  ricoverati 
su  1000  censiti,  quasi  uno  su  100);  della  Toscana  (96.1)  e  delle  Marche 
(90.1).  Noto  a  questo  proposito  che  di  tutte  le  regioni  d'Italia,  le  Marche 
son  queUa  ove  si  presta  ai  mentecatti  la  più  ampia  e  filantropica  assi- 
stenza. 

Egli  è  chiaro  dopo  ciò  che  se  in  Italia  necessita  migliorare  la  condizione 
degli  idioti  ed  imbecilli,  occorre  dar  principio  alla  riforma  là  dove  il  bi- 
sogno è  più  sentito,  e  dove  circostanze  inesplicabili  e  poco  eque  creano  a 
questa  grande  categoria  di  sventurati  una  situazione  anche  più  svantaggiosa. 
Le  Provincie  settentrionali  sono  quelle  ove  la  piaga  è  più  profonda:  ma 
v'hanno  Circondari  disgraziati,  che  sembrano  da  lungo  tempo  mantenere  il 
triste  primato  e  che  non  è  supponibile  saranno  mai  superati  da  tutti  gli  altri 
Circondari  del  Regno.  Appartengono  a  questo  gruppo  i  Circondari  di  Aosta, 
Ivrea,  Mondovì,  Pinerolo,  Susa  nel  Piemonte:  —  di  Chiavari,  Castelnuovo, 
Albenga  nella  Liguria:  —  di  Brescia,  Sondrio,  Chiari,  Varese,  Domodos- 
sola, Valsesia,  Abbiategrasso  in  Lombardia  :  —  di  Belluno  e  Vicenza  nel  Veneto  : 
—  di  Borgotaro  nell' Emilia:  —  di  Lanciano  e  Penne  negli  Abruzzi:  —  di  Sala 
Consilina  nella  Campania  :  —  di  Alcamo  e  Sciacca  in  Sicilia  :  —  di  Orzieri  in  Sar- 


—  57  — 
degna  (i).   Dove  la  tinta  è  più  nera  e  le  cifre  più  alte,  cioè  dove  le  riforme 
nelle  leve  superano  il  15  .sui  10,000  inscrìtti,  si  può  esser  sicuri  che  vi  si 
estende  1*  influenza  endemica  del  cretinismo.  È  vero  che  il  cretinismo  dipende 
dalle  condizioni  speciali  dell'abitato,  dal  clima,  dal  suolo  e  dalle  acque,  e  che 
non  è  permesso  sperarne  il  miglioramento,  la  guarigione,  finché  l'individuo  che 
ne  è  affetto  trovasi  obbligato  a  soggiacere  ai  medesimi  agenti  morbigeni.  Però 
anche  il  cretinismo  è  andato  diminuendo  in  quei  paesi,  ove  il  Governo  si  è 
interessato  per  essi,  dove  il  benessere  delle  classi  agricole  è  aumentato,  dove 
infine  si  aprirono  i  primi  Asili  ed  Ospizi  per  la  sua  cura:  mi    basterà    ri- 
cordare   la  diminuzione  dei  cretini,   che  si  è  osservata   in   Svizzera  durante 
gli  ultimi  quaranta  anni  (Fetcherin). 

Ma  anche  levando  i  cretini,  resta  sempre  per  l'Italia  al  di  qua  del  Tronto 
il  primato  nella  scala    dell'idiotismo:  le  Provincie,   che  come  quelle  di  Ra- 
venna, Milano,  Grosseto,  Pisa,  Palermo,  Pesaro,  Alessandria,  Pavia,  Parma, 
Bologna,  Teramo,  Aquila,  Ascoli,  Chieti,  sono  al  di  fuori  della  zona  dell'  in- 
fluenza alpina,  non  debbono  certo  l' elevato  numero  dei  loro  frenastenici  al- 
l' endemia  cretinica.  In  esse,  come  del  resto  in  tutte  le  altre  del  Regno,  la  pro- 
porzione   degli  individui   arrestati  nello  sviluppo  mentale  per  cause  diverse 
dal  cretinismo  non    è  certamente  inferiore  a  quella  offertaci  dalle  varie  re- 
gioni dei  paesi  nordici,  ove  pure  si  è  effettuato  il  benefico  movimento  a  favore 
dei  frenastenici.  Le   Provincie  prussiane  della  Slesia,  della  Pomerania,  della 
Sassonia,    della  Westfalia,  i  ducati  di  Brunswick,  di  Assia-Darmstadt,  la  Tu- 
ringia,  che  pure  veggono  tutti  gli  anni  crescere  il  numero  e  la  capacità  de; 
loro  Idiotanstaiten^  contengono  relativamente  assai  meno  idioti  deUa  nostra 
Lombardia  e  del  nostro  Piemonte.  £  lo  stesso  può  dirsi  delle  contee  inglesi, 
della  Scozia,  e  degli  Stati  dell'America  del  Nord,   dove  non  solo  manca  il 
cretinismo,  ma  dove  anche  il  numero   assoluto  e  relativo  dei  frenastenici  è 
tutt' altro  che  superiore  a  quello  del  nostro  paese. 

È  dunque  necessario,  per  ragioni  di  umanità  e  di  scienza,  che  si  inizi!  anche 
in  Italia  ima  analoga  riforma  nella  pubblica  beneficenza,  e  che  i  Comparti- 
menti, ove  r  assistenza  ai  mentecatti  è  da  molti  anni  anche  più  solerte  ed 
estesa,  siano  i  primi  a  rivolgere  la  loro  attenzione  sulla  numerosa  caterva  dei 
frenastenici.  E  poiché  occorre  pure  che  si  abbia  riguardo  alle  non  prospere 
condizioni  dei  pubblici  bilanci,  io  esprimo  il  voto  che  le  nuove  Istituzioni 
nascano  nel  modo  più  semplice  e  per  ora  più  opportuno,  cioè  sotto  forma 
di  sezioni  speciali  per  gli  idioti  nei  Manicomi  sia  pubblici,  che  privati,  per 

(i)  Veggasi  anche:  G,Soimsim,  Geogra/ìa  nosologica  et  Italia^  1881. —  Roma,  pag.  161  • 


—  58  — 
servire  tanto, alle  classi  povere  che  alle  classi  agiate.  Se  consideriamo  infatti 
i  mezzi  con  cui  si  può  dare  assistenza  ed    istruzione   agli   idioti ,    vediamoi 
che  essi  si  riducono  ai  seguenti  : 

I .°  Stabilimenti  speciali,  di  più  o  meno  grande  capacità,  dei  quali  doe 
sono  le  forme  a  seconda  della  condizione  sociale  dei  frenastenici  cui  vea* 
gono  destinati,  e  cioè: 

df)  Scuole  o  Collegi  privati,  per  le  classi  ricche;  promossi  s'intenda 
per  iniziativa  privata;  -; 

^)  Asili  o  Istituti  pubblici,  per  gli  indigenti  ;  questi  invece  fondati  4J 
mantenuti  a  spese  delle  Provincie,  dei  Comuni  o  delle  Opere  Pie. 

2.°  Sezioni ' scuole  nei  Manicomi  comuni,  dove  gli  idioti  siano  sepanr!J| 
da  tutti  gli  altri  pazzi,  sottoposti  a  cure  e  ad  assistenze  speciali,  istruiti  di 
educati  secondo  i  metodi  giudicati  più  acconci  allo  sviluppo  delle  loro  li^ 
titudini  ed  al  miglioramento  delle  loro  facoltà  intellettuali.  C 

Io  non  posso  prolungare  oltre  misura  questo  scritto,  con  minuti  ragguagli^ 
sull'organizzazione  tecnica  di  queste  varie  sorta  di  Istituti:  mi  auguro  di  poteitf 

1 

tornare  sull'  argomento,  quando  saprò  il  mio  voto  accolto  con  favore  da  qualche 
benefica  Amministrazione.  Ma  non  concluderò,  senza  prima  dirigere  una  prfr 
ghiera  ai  miei  colleghi,  e  più  specialmente  ai  medici -alienisti,  perchè  pren- 
dano in  considerazione  la  mia  proposta  e  le  prestino  il  loro  valido  appoggio. 
Non  ottenessi  altro  risultato  che  di  avere  con  questi  miei  scritti,  aperta  um 
utile  discussione  sul  problema  dell'assistenza  dei  frenastenici,  io  me  ne  di- 
chiarerò soddisfatto.  Tutte  le  riforme  che  si  operano  nei  paesi  civili,  s'ini- 
ziano con  umili  principi;  anche  là  dove  oggi  s'agita  più  che  mai  la  que- 
stione degli  idioti,  essa  incontrò  dapprima  la  generale  indifferenza.  Ma  poiché 
la  scienza  soltanto  sa  dare  quell'energia  di  carattere  e  quello  spirito  di  ca- 
rità, con  cui  si  vincono  le  più  grandi  battaglie  contro  la  natura  ed  anche 
contro  gli  interessi  umani,  è  nei  medici  eh'  io  spero,  ed  è  ai  medici  che  io  mi 
rivolgo. 


—  59  — 


BIBLIOGRAFIA. 

1S24.  —  Beliiomme:  Essai  sur  fidioiif,  i.*  edizione,  —  Paris. 

1843.  —  VoisiN  (Felice):  De  V idiotU  chez  les  enfants  et  des  autres  particularitcs  d' intel- 
ligence 014  de  caracière,    qui  nccessitent  pour  eux    une    instruction  et  une 
éducation  speciale,  —  Paris. 
184Ó.  —  SÉouiN  :    Traitemcnt  moral,  hygiene  et  éducation  des  idiots^  —  Paris. 
184Ó.  —  Fauconneau-Dufresxe:   Du  cretinisme,  des  ses  causes  et  du  traitemcnt  et  de 

t  éducation  des  idiots  (nella  Révue  medicale,  giugno),  —  Paris. 
1846.  —  Sagaekt  :   Ueber  die  Heilung  der  Bl'àdsinns  auf  intellectuellen   IVege^  —  Berlin. 
1846,  —  Gl'GGENbUhl  :    Brieve  iìber  den  Abendbcrg   und  die  HeilungS'Anstalt  fùr  Cre-^ 

iinisnius,  —  Bern. 
1830,   —   Ziitschrift  /tir  Cretinismus,  tre  fascicoli  (ne  venne  poi  sospesa  la  pubblicazione). 
185 1.   —  MoREL:  Ltudes  cliniques  sur  les  maladies    mentale Sy  '—  Paris. 
1853.  —  GaoGENBaHL:  Die  Cretinen- Heil-Anstalt  aufdcm  Abendberg,  —  Bern  e  S.  Gallcn. 
1853,   —  Gl'GGENBììhl  :  Die  Heilung  und  Verhiitung  des  Cretinismus   und  i/tre  neusten 

Fortschritte, 
1856.  —  General  Assembly  of  Connecticlt  :  Report  of  the  Commissioners  on  Idiocy, 
—   New-Haven. 

1858.  —  Damerow  :  Zur  Cretinen  und  Idioten  Fragen,  —  Berlin. 

1859.  —  Dahl  (Ludwig)  :  Bidrag  til  Kundskab  om  de  Sindssyge  Norge,  —  Christiania. 
1859.   —  Delasiauve  ;  Des  principes  qui  doivent  presi  der  à  l*  éducation  des  Idiots  {Acad. 

de  Médecine),  —  l'aris. 
1862.   —   Brandes:  Der  Idiotismus^  —   Hannover. 
1864-1870.  —  Delasiauve:  nel  Journal  de  médecine  mentale,  passim. 

1564.  —  BelhOMME  :  De  V  enseìgnement  des  Idiotes,  G.  Masson  —  Paris. 

1866.   —  DuNCAN  M.  a.  Millard  W.  :  On  the  Feeble-minded^    Imbecills  and  Idiotic,  — 

London,  di  p.   133. 
18Ó6.   —   BrOwn  (Georges)  ;  Report  on  the  private  Institution  for  the  éducation  of  fceble- 

minded  Children,   —  Barre. 
l855,  —    Vi/de   Vcrslag  van  Jut  gcneskundig   Gesticht  en  de  daaran  vcrbonden  Dagschool 

voor  mindcr^sange  Idioten  de  Sgravcnhage  ecc.^   —   La  Aja, 
1866.   —   SÉGLIN:   On  Idiocy  and  its  treatment  bey  the  physiological  method,  2.*  edizione 

inglese,  —  New- York. 

1565.  —   Kerlin  :  Eighteenth  report  of  the  Pennsylvania    Training'SchooL 
1S74.   —  Articolo  9   Idiocy  »  (nella  North  American  Cyclopedid)  —  New-York. 

1874,   —   Laehr  :    Die    Idioten  -  Anstalten    Deutschlands    und  der  benachbarten    deutsche 
Lànder^  —  Berlin. 

1874.  —   Sagaert:  i?«j  Taubstummen  '  Bildungswesen  in  Preusscn  {liti '^txxoà.ÌQO   Taubs' 

tummen-Freund). 

1875.  —  KoHLER  :  Idioten  und  Idiot  -  Anstalten,  (^nella  Allgem,  Zeitschrift  fùr  Psychiatrie). 
T875.    —    Séguin:  Report  on  Éducation,  —  Washington  (a  spese  dello  Stato). 

S75.    —     LaE-HK:  Die  Ileil  und  P/tcge- Anstalten  fùr  psychisch-Kranken  in  Deutschlands, 

der  Schweiz  und  den  benachbarten  deutschcn  Lìinder,  —  Berlin. 


—  6o  — 

1875.  —  Hack  Tuke:  On  tht  Richmond  Asylum-Sckools  (nel  Journ,  of  menial  schncr'. 

ottobre) 

1876.  ^-  Howe:  Sur  téducation  de  Laure  Bridgman  (nella  Révue  philosophique,  I.  p.  401^ 

tradotta  dal  yournal  of  meni,  scUnce). 
1876.  —  Charity  organisation  Society;  Report  as  to  the  legai  Provisions  in  IreUuu^ 
for  the  Care  and  Instruction  of  Idiots,  ImbecUes,  Deaf  at^d Dumb ,  and Blind,  ecc»% 
—  Dublin. 

1876.  —  Shuttleworth  :    Notes  of  a  visit  to  American  Institutions  for  Idiots  and  Im* 

beciles,  —  Lancaster. 

1877.  —  Charity  organisation   Society:  Report  of  a  special  ComnUttee  on  the  Edu» 

cation  and  Care  of  Idiots,  Imbeciles ,  and  harmless    Lunatics^  ^-  London, 
Editore  Longmans. 

1877.  —  Ireland  w.;    On  Idiocy  and  Imbecillity,  —  London,  Ed    ChurchiU,  un  volume 

di  pagine  414  con  prospetti  e  figure. 

1878.  —  SwlFT   (Mary):  The  life  and  education  of  Laura  Bridgman,   the   deaf,   dumb 

and  blind  girl,  —  London,  Ed.  TrUbner,  in  8.^  XL  ^  373  pagme. 

1879.  —  KlND:  Ueber  die  Idioten-Frage  in  legislatorisc/ien  Besiehung  {lìéìì' AUg,  Zeitschr^ 

fùr  Psych,  —  Bd.  XXXIII,  p.  654-675). 

1880.  —  SÉGUIN  E.:  Psycho'physiological  training  of  an  idiotii'Eye.ijitWAr^hiv  of  Mc" 

dicine)^  —  New  York. 

1880.  —  Sjéguin  e.  :  Psicho-physiol,  training  of  an  idiotic  Mand  (nef  Proceedings  of 
Assoc,  med,  offtc,  Am.  fnst,  for  Idiotic  and  Feeble-mindtd'  Pèrso ns) ,  — 
Philadelphia.  X 

1880.  —  Reichelt:  Bericht  uber  die  ITI.  ConferenzfùrJdioten^Heil-Pflege,  —  Stuttgar 
am  13-15  dee.   1880  (resoconto  stenografico). 

1880.  —  Morselli  E.:  Le  scuole  per  fanciulli  idioti  ed  epilettici  (nella  Rivista  di  benefi- 
cenza pubblica,  —  fascicolo  di  agosto). 

1880.  —  Hartmann:  Taubstummheit  und  Taubstummenbildung,  —  Stuttgart,  di  pag.  212. 

1880.  —  Platz  (Therese):    Die  Heilpflege   und  Erziehung   zurùckgebliebener ,    schwach- 

sinniger,  und  idiotischer  Kinder^  —  Leipzig. 

1881.  —  Brodie  :   The  conditions  necessary  for  the  successful  training  of  the  Imbecile  (nel 

Joum,  of  mental  Science,  —  aprii  I881.) 
1881.  —  KiND:  Isi  es  nothwendig,  dass  epileptische  und  nicht   epileptische    Idioten  von 

einander  getrennt^  verpflegt  und  erzogen  werden?  (nella  Zeitschrift  fùr  Idio' 

tenwesen^   —  Jahr,  I,  5). 
1881,  —  Reichelt  :  Die  Lautentwicklung  bei  idiotischen  Kindern  (nella  Zeitschr.  f,  Idio- 

tenwesen,  —  Jah.  I.  5). 
1881.  —  Coen:  Die  Sprache  der  Sckwachsinnigen  und  Idioten  (nella  Allg,  Wiener  me d. 

Zeitung,  —    14.°) 
1881.  —  KiND  :  Verwaltungsberict  des  Corniti  zur  Errichtung  von  Erziehungs  —  und  Pflege* 

Anstalten  fur  geistesschwache  Kinder  in  der  Provinz  Hannover,  —  Hannover* 
1881.  —  Bournsvillb:  Récherches  cliniques  et  thirapeutiques  sur  VEpiUpsie,  l'Hystcrie  ei 

V  Idiotie  (aggiuntovi  il  Compie  rendu    du  service  des  Enfants  idiots  et  r 

riérés  de  Bicctre,  ecc.),  —  Paris,  di  pag.  76. 


Tar. 

y." 

^' 

1          NUMERO  DEI  GIOVANI   RIFORMATI 

AFICA 

1               NELLE  LEVE  DEL  DECENNIO  18W-58 

r 

1 

U   10.000  INSCRITTI 

StUoìialOOOO 

, 

/ 

^7  ['■ 

1     Tha/tanà 

1 

01 

38  J^rU 

9 

47  i 

1    S    Atf»,« 

S 

17 

da  tu  a  U 

i, 

iicii* 

1  ;      3   JK/fffùi  CalaÒria 

* 

47 

39  .in^na 

fO 

^i\\ 

4     GUan:,iiro 

4 

tì 

n> 

"*\\ 

da  :■  a  IO 

ft> 

33 

_ 

S   ^Tva* 

J 

/*» 

+2  ^^ii>  &ni/i^ 

*o 

3i\ 

e  Xomtt 

J 

if 

43  Jìarvin^T 

to 

A 

7    ^Alr„' 

S 

73 

44     Oir^r 

io 

7/ 

8    Siena 

6 

S4 

♦5   A-'rati /^ceu- 

// 

V 

,|    fl   Ora»» 

rf 

35 

46   ^y«//« 

il 

36^ 

e 

•>9 

+ì     BejyiyTiB 

ìf 

7S 

111  Adiw» 

! 

U 

48    nnzmo 

n 

ti 

1    12    Outrt« 

? 

ii- 

49    Soù.f„a 

li 

47 

1 

\\  \ri  fbi^ni^ 

t 

S7 

30  Jb^ma 

n 

7S 

j,    14   V^Snr 

.5/ 

SI    Jb^i„ 

rJ 

Jf    1   1 

';    15   £«/^»,„ 

J» 

32  AffJian^ria 

73 

6i  '■[ 

||    \^  Ai. f /lino 

fiZ 

sa  .ft,«„  f.W>i«^ 

ij 

67  1' 

1      "   '"™™'«' 

TI 

34   /h/^-r-rno 

13 

(w!,  ■ 

'    18  ,*ivw/f 

r 

7S 

3?)   f-r/vrui 

13 

«!i  i 

^»-^^ 

!     19  j,,^ 

I 

.11 

36  ..^h^  Jlfa4.f^xù, 

li 

91  \' 

l^i'V, 

;     2  0  ùtitanwttfOa 

7 

St 

37  y&B 

74 

^'1 

'■^ 

ì 

2  2Z«fl« 

7 

90 

fa 

38   GrvS!-rta 

da  lo  a  20 

7( 

9i 

M 

ZaZwr.' 

7 

sn 

59  #i/a«fl 

fé 

16 

' 

2*  ^(i-ww*. 

7 

99 

60    ^vu» 

Ti 

3>t 

i 

Ci 

61  ^^tnff 

IS 

jy 

1 

26.ra™« 

J 

li 

62  /ToBe/uta 

16 

36 

37-^/-rt«. 

f 

w 

63   tfr/wi.* 

17 

ot 

/ 

as  J'a.Mn' 

s 

i* 

A4    .«"ij-M  <;i/-/unt 

IS 

*■■! 

ss  .*5«ll-/w 

s 

60 

63    (h^ru. 

m 

36 

50  J«*™-. 

s 

^4 

da  20  a  25 

s 

ó* 

66  K^«/»o 

w 

U 

a  a  ii/M«ii 

s 

76 

e;   Srrj'cia 

ZI 

3J 

3  3    7>¥iwji> 

s 

7S 

68  SfOujio 

u 

02 

3*  Mfsima 

s 

SI 

Sopr&  2  a 

33  >r»f^0 

s 

.('. 

69  San^i-ia 

30 

91 

i.:i« 

36  (Ti.rv"''"-'" 

s 

.iS 

M«lia  totale  drl  Regno 

10 

51 

-—•••'■"'- i 

— i»»»-. 

à 

:i|| 

~  — -— ^ 

_     _...    _.ri::-^l 

IfuBUC   LIBRARCI 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


IGIENE  GENERALE. 


Manuale  d'igiene  privata  e  pubblica  dell'infanzia  {Handbtuh  d^r  privateti 

hnd  òffentlichen  Hygiene  des  Kindcs)\  dott.  Julius  Uffelmann.  —  Lipsia,  1881. 

—  Fra  i  diversi  rami  in  cui  si  scindono  la  igiene  sociale  e  la  individnale, 

un  posto  di  ben  grande  importanza  spetta  a  quello,  il  quale  esclusivamente 

si  occupa  del  benessere  fisico  dell'  infanzia ,    considerata  dalla   nascita  alla 

pubertà.    Mancava  fino  ad    ora  un  completo   trattato  scientifico    sull'igiene 

deli'  infanzia,  tanto  nella  sua  esplicazione  privata  che  nella  pubblica.  Questa 

lacuna  scompare  affatto  in  seguito  alla  pubblicazione  del  libro   del  profes- 

sore  Ufifelmann,  il  cui  nome  è  noto  già  agi'  igienisti  e  particolarmente  caro 

agi'  Italiani ,  per  i  pregevoli  studi  che  intraprese   sull'  e  Igiene  pubblica  in 

Italia   >    pubblicati  nella  deutsche    Vierteljahrsschrift  fur  offentliche  Gesund- 

ktitspflege. 

Ad  una  breve  Introduzione  tendente  a  far  rilevare  l'importanza  dell'Igiene 
infantile ,  l'Autore  fa  seguire  un  riassunto  storico  della  medesima,  comin- 
ciando colla  stona  dell'  attività  pratica^  che  risale  agli  Egizi  ed  agli  Indiani 
ed  indi  piii  particolarmente  ai  Greci  di  Sparta  e  di  Atene.  Ed  il  vasto 
campo  che  all'argomento  pertrattato  si  schiude,  venne  dall'Autore  esaurito 
celia  più  acconcia  maniera.  Vi  si  legge  e  dell'educazione  fisica  e  della  mo- 
rale dei  fanciulli  presso  i  Greci,  coordinate  con  uno  scopo  igienico,  estetico, 
ed  etico,  e  tendenti  alla  formazione  del  sentimento  e  dell'  amore  pel  bello, 
all'acutezza  dei  sensi  e  del  giudizio,  all'  acquisto  di  un  animo  nobile  e  pa- 
triottico, e  di  costante  coraggio,  all'  allontanamento  delle  tendenze  basse  ed 
^oistiche,  dell'  ozio,  della  rozzezza  e  delle  aspirazioni  a  cose  da  poco. 
Parla  poi  l'Autore  della  cura  e  dell'  educazione  dell'  infanzia  presso  i  Ro- 
mani ,  e  di  quella  presso  gli  antichi  Germani,  per  poi  giungere  al  medio- 
evo; e  qui  vediamo  che  l'introduzione  della  ginnastica  nelle  scuole,  dopo 
la  prima  metà  del  secolo  XV,  è  dovuta  all'  Italia,  da  dove  poi  si  estese  nella 


—   62    — 

Svizzera  e  nella  Germania.  Ed  è  in  Italia  ancora,  ove  già  nel  medio-evo 
esistevano  gli  asili  infantili  col  titolo  di  e  scuole  delle  maestre  regionarie  » 
in  cui  venivano  accolti  durante  il  giorno  fanciulli  dai  2  ai  5  anni.  Passo 
passo  espone  poi  l'Autore  lo  sviluppo  dell'igiene  infantile  nei  secoli  dell'evo 
moderno,  dicendo  e  dell'  igiene  privata  dell'infanzia  e  della  pubblica  presso 
le  singole  nazioni. 

Fa  seguito  poi  la  storia  AtW attività  scientifica,  e  dall'  enumerazione  ed  esame 
degli  scritti  degli  Autori  Greci,  Romani  e  dell'evo  medio  e  moderno,  si  ac- 
quista la  convinzione  del  come  l'igiene,  specialmente  quella  della  prima 
infanzia,  abbia  avuto  sempre  numerosi  e  distinti  cultori,  e  nell'esposizione 
bibliografica  del  presente  secolo  l'Italia  vi  rappresenta  ben  degna  parte. 

Conviene  pur  dire  che  le  7  7  pagine,  che  1'  Uffelmann  consacra  nel  suo 
libro  alla  storia  dell'igiene  infantile,  oltreché  trattano  appieno  la  materia, 
possedono  il  carattere  di  originalità,  e  formano  una  ricca  fonte  da  cui  pos- 
sono attingere  quanti  ne  avessero  bisogno. 

Il  secondo  capitolo  dell'opera  è  consacrato  allo  studio  della  natalità, 
della  mortalità  e  della  morbosità,  nonché  dell'eziologia  delle  più  importanti 
malattie.  Nei  paesi  europei  si  calcola  in  media  una  nascita  annua  per  ogni 
29  a  30  individui,  ed  il  rapporto  fra  i  nati-vivi  e  gli  espulsi-morti  sarebbe 
secondo  Oesterlen  1:30,4.  Da  ogni  100  matrimoni  si  avrebbero  387  bam- 
bini. Un  grande  numero  di  nascite  si  avvera  negli  Stati  Uniti,  il  più  basso 
in  Francia.  Gli  anni  di  carestia  e  di  fame  mostrano  regolarmente  una  di- 
minuzione della  cifra  dei  matrimoni  e  delle  nascite.  La  maggiore  morta- 
lità si  verifica  nel  primo  anno  di  vita,  e  fra  i  dodici  mesi  di  questo  anno, 
il  primo  ne  dimostra  la  massima.  Influiscono  come  modificatori  della  mor- 
talità dei  bambini  il  clima ,  la  stagione ,  l' agglomeramento  della  popo- 
lazione, r  industria,  e  si  pretende  anche  la  razza  e  la  cifra  della  natalità , 
e  naturalmente  anche  il  grado  di  agiatezza  dei  genitori  ed  il  loro  stato  di 
salute,  e  forse  anco  l'eventuale  consanguineità.  Però  il  fattore  che  più  di 
ogni  altro  modifica  la  mortalità  dei  bambini,  è,  senza  dubbio,  il  genere  di 
cura  prestata  alla  prima  infanzia.  £  l'influsso  si  manifesta  chiaro  nella 
bassa  mortalità  dei  bambini  legittimi  in  confronto  all'alta  degli  illegittimi, 
la  quale  ultima  supera  non  di  rado  il  doppio  della  prima,  e  si  palesa  spe- 
cialmente dopo  la  terza  settimana  di  vita,  epoca  in  cui  di  solito  il  bambino 
viene  affidato  alle  cure  mercenarie.  Così  pure,  la  mancanza  di  diligente  cura 
figura  quale  prima  causa  della  grande  mortalità  presso  i  bambini  della  po- 
polazione industriale.  E  di  quanto  influsso  sulla  salute  del  bambino  non 
sono  ed  il  genere  di  nutrizione,  e  la  salubrità  delle  abitazioni,  e  la  man- 
cante assistenza  medica  nei  casi  di  malattia  ? 

In  generale  si  può  ritenere,  che  la  mortalità  dei  bambini  vada  decrescendo, 
e  vi  influisce  per  certo,  più  di  qualsiasi  altra  circostanza,  la  vaccinazione. 
In  alcuni  paesi  però  si  osserva  1'  opposto. 

Veniamo  alla  morbosità  infantile.  I  neonati  sono  afflitti  in  grande  numero 
da  debolezza  generale,  e  poi  da  disturbi  della  digestione,  da  mughetto,  da 
itterìzia,  da  malattie  riferibili  ad  infezione  :  da  infezione  puerperale,  risi- 
pola,  infiammazione  dei  vasi  ombellicali,  congiuntivite  ;  da  trisma,   convul- 


—  63  - 

ioni,  coriza.  Dalla  3-4  settimana  di  vita  fino  al  principiar  del  secondo 
AUSO,  i  bambini  soffrono  a  preferenza  dei  disturbi  di  digestione  (gastrite,  ga- 
stro-enterite), indi  di  affezioni  degli  organi  respiratori,  del  sistema  nervoso 
t  della  cute.  Piuttosto  rare  sono  le  malattie  di  infezione  ;  le  più  frequenti 
2  morbillo  e  la  pertosse.  Di  malattie  costituzionali  si  trovano  la  sifilide 
flditaria,  la  tubercolosi  ed  i  primi  stadi  del  rachitismo  e  della  scrofolosi. 
Di!  cominciare  del  secondo  fino  al  cessare  del  sesto  anno  i  bambini  pati- 
scoDO  specialmente  di  morbi  dell'apparato  respiratorio,  poi  di  malattie  co- 
sanzionali  (scrofolosi,  rachitismo)  e  di  infezione,  fra  le  quali  ultime  predo- 
nnano  il  morbillo,  la  pertosse ,  la  varicella,  la  rosolia ,  la  difterite ,  poco 
li  scarlattina.  Poco  frequenti  sono  le  affezioni  nervose,  le  cutanee  e  quelle 
degli  organi  dei  sensi.  Nell'ultimo  stadio  dell'infanzia  poi,  secondo  l' Uf- 
SdmnoD,  i  fanciulli  soffrirebbero  in  special  modo  delle  così  dette  malattie 
J  della  scuola ,  cioè  miopia,  deviazioni  della  colonna  vertebrale,  nervosità, 
lancmia,  debolezza  muscolare  ;  inoltre  dei  morbi  d' infezione  epidemici  che 
:.|s  propagano  in  grande  numero  a  mezzo  della  scuola,  soprattutti  la  scarlat- 
:|lÌDa  e  la  difterite,  in  seconda  linea  la  pertosse  ed  il  morbillo.  Tra  le  rare 
:li§erioni  nervose  vi  hanno  V  epilessìa  e  la  corea. 

.^1  Segue  poi  un  diffuso  studio  della  frequenza  e  dell'  influsso  esercitato  sulla 
sstenza  e  sulla  salute  da  tali  malattie,  studio  accuratissimo  e  poggiato  su 
HHdi  dati  statistici,  e  che  viene  reso  più  completo  dal  posteriore  capitolo 
dediato  alla  eziologia  delle  più  interessanti  malattie  infantili  e  con  speciale 
ffiisioQe  delle  infettive. 

La  seconda  parte  del  libro  è  costituita  dall'  igiene  infantile  privata.  Del 
tato  ragionata  è  la  via  percorsa  dall'Autore,  il  quale  preposto  il  maggior 
lÀogno  di  ajuto  e  di  cura  che  ha  il  bambino,  più  tardi  fanciullo,  durante 
Tepoca  deU*  infanzia,  osserva  che  nella  pertrattazione  dei  diversi  argomenti 
d'igiene  crede  di  dover  avere  presente,  mai  sempre,  il  progredire  tanto  dello 
inloppo  fisico  che  dell'intellettuale  del  fanciullo,  e  perciò  razionale  è  la 
divisione  che  esso  fa  di  questa  parte  in  singoli  capitoli  che  comprendono  : 
I.*  la  nutrizione  ;  2.^  la  cura  della  cute,  il  vestiario;  3.®  l'abitazione,  il 
fctto  ;  4.®  la  cura  degli  organi  respiratori  ;  5 .®  quella  del  sistema  osseo  e 
BBcolare,  il  sonno;  6-^  quella  dei  sensi;  7."  la  cura  delle  facoltà  intellet- 
toli;  8.®  le  abitudini  difettose  ed  insalubri. 

Di  questi  otto  capitoli  il  primo,  che  riguarda  la  nutrizione,  è  il  più  esteso  : 
premesse  alcune  esatte  nozioni  sul  ricambio  fisiologico  dell'  infante,  l'Autore 
pende  a  trattare  1'  argomento  a  seconda  dei  diversi  periodi  di  età  ;  e  perciò 
primo  vi  figura  il  periodo  della  lattazione,  comprendente  e  l'allattamento 
aiaterao,  ed  il  mercenario,  e  l'artificiale,  assieme  all'apprezzamento  fisiolo- 
gico dei  diversi  surrogati  del  latte  che  si  trovano  in  commercio.  Il  modo 
tf  esposizione,  la  profonda  erudizione  e  le  molte  informazioni  rendono  que- 
sta parte  del  lavoro  oltre  ogni  dire  interessante  e  completa.  Lo  stesso  me- 
todo viene  seguito  dall'  Uffelmann ,  allorché  scrive  della  nutrizione  nel 
secondo  stadio  dell'  infanzia ,  cioè  dai  2  ai  6  anni ,  e  poi  nell'  ultimo  pe- 
riodo, cioè  dai  6  ai  15.  Forse  più  consentanea  alla  mole  del  libro  sarebbe 
stata  una  maggiore  diffusione  li  ove  si  legge  della  mancante  e  della  esor- 
bitante nutrizione. 


ì 


•j 


—  64  - 

Nel  capitolo  sulla  cura  della  cute  si  parla  del  calore  del  corpo  del  l 
bìnOy  della  sua  suscettibilità  pel  freddo,  delle  norme  e  del  vantaggio 
nico  dei  bagni  e  dei  lavacri,  ed  indi  delle  malattie  e  della  cura  del  cord 
ombellicale.  Teoricamente  e  praticamente  si  vede  pertrattato  l'argomi 
del  vestiario,  avuto  riguardo  ed  alla  scelta  delle  stoffe  ed  alla  forma 
diversi  capi. 

L' igiene  ha  speciali  esigenze  riguardo  alla  salubrità  dei  locali  ove  si 
tiene  T  infanzia.  Questa  salubrità  viene  diminuita  dalla  mancante  nette 
dall'  umidità,  da  una  anormale  temperatura,  dall*  illuminazione,  dal  suol< 
cui  è  eretta  la  casa ,  da  circostanze  malsane  nel  vicinato.  Considerata 
grande  sensibilità  dell*  organismo  del  bambino,  per  questo  devono  essere 
servate  le  stanze  più  salubri  della  abitazione.  La  camera  da  letto  oltre 
offrire  il  necessario  spazio  cubico,  sia  sufficientemente  ventilata  e  prov^ 
di  adatta  stufa  ;  la  luce  vi  deve  essere  moderata.  U  Autore  poi  tratta 
letto  del  bambino  e  ne  detta  le  relative  norme  igieniche. 

Parlando  dell'apparato  respiratorio  l'Autore  comincia  con  alcune  noz 
suir  accrescimento  del  torace  e  sulla  fisiologia  della  respirazione,  face 
poi  emergere  la  necessità  di  una  speciale  premura  per  la  giusta  formazi 
e  per  lo  sviluppo  del  torace,  a  mezzo  della  razionale  nutrizione  del  b 
bino,  della  diligenza  nel  mantenerlo  in  una  corretta  posizione  tanto  nel  le 
quanto  nella  culla  o  fra  le  braccia,  più  tardi  nella  scuola  ed  in  casa; 
libero  il  moto  della  respirazione,  e  si  pratichi  la  ginnastica.  L'aria  respi 
sia  pura;  il  fanciullo  rimanga,  per  quanto  possibile,  all'aperto. 

Interessante  si  scorge  il  capitolo  nel  quale  l'Autore  discorre  della  ( 
del  sistema  osseo  e  del  muscolare.  Alle  necessarie  nozioni  fisiologiche 
accoppia  le  relative  norme  igieniche,  tendenti  a  favorire  lo  sviluppo  fi 
del  bambino,  toccando  a  preferenza  dell'immenso  vantaggio  degli  esei 
ginnici,  senza  i  quali  non  puossi  raggiungere  una  perfetta  salute  fisica 
intellettuale.  L'appendice  a  questo  capitolo  l'Autore  la  dedica  al  sonno, 
sandone  la  durata  necessaria  a  seconda  delle  diverse  età,  e  castigando 
usi  antigienici  di  far  dormire  i  bambini  vestiti  (eccettuati  i  primi  2031 
di  vita),  e  di  somministrare  loro  sostanze  narcotiche. 

Belle  sono  le  pagine  sulla  cura  dei  sensi  e  delle  facoltà  intellettuali, 
precedenti  dati  fisiologici  sul  cervello  e  sul  sistema  nervoso.  L'organo  e 
vista,    quello    dell'udito,  quello    del   tatto,  del  gusto  e  dell'olfatto  assi 
alla  profilassi    delle  loro  diverse  malattie,  vi  sono  debitamente  ed  appi 
studiati.  —  Alla  vita  vegetativa  che  conduce  il  neonato  succede  la  cereàri 
si  forma  la  sua  mente,  dalle  percezioni  nasce  la  memoria,  dai  raffron 
giudizio,  più  tardi  la  volontà.  Il  temperamento  individuale  di  spesso  si 
precisare  già  nel  secondo  anno  di  vita.  Le  impressioni  percettive  genei 
la  favella;  grado  grado  il  bambino  dalla  pronuncia  di  semplici   conson 
e  vocali  passa  alla  formazione    di  parole,   più    tardi    di  proposizioni,  < 
consueto   nella   seconda    metà  del    terzo    anno    usa    la    parola    io.   £ 
l'Uffelmann  ci  espone,  quale  debba  essere  l'educazione  eziandio  morale 
bambino  durante  tutta  l'infanzia,  affidato  dapprima  alle  cure  materne, 
tardi  alla   scuola.   Di   quanto    vantaggio   igienico  non  è  per  il  bambin 


—  65  - 

giuoco?  Esso  gli  procura  contentezza,  lietezza,  e  riposo.  I  balocchi  possono 
rìusdre  nocivi  nelle  mani  del  bambino  per  la  loro  grandezza,  per  la  forma , 
per  il  materiale  di  cui  sono  fatti,  per  il  coloramento  esterno.  I  giuochi  si 
diridono  in  quelli  cui  va  congiunto  il  movimento,  ed  in  quelli  durante  i 
quali  l'individuo  si  trova  fermo;  i  primi  rinforzano  l'organismo  del  bam- 
bino, i  secondi  contribuiscono  al  perferzionamento  delle  sue  facoltà  percet- 
tive, della  memoria,  dell'attenzione,  del  discernimento.  Speciali  cure  esige 
rdtimo  periodo  dell'  infanzia  il  quale  precede  la  pubertà,  ed  in  cui  si  os- 
servano alterazioni  psichiche  cui  possono  succedere  malattie  molto  gravi, 
specialmente  se  vi  esistano  la  trasmissione  ereditaria,  la  falsata  educazione, 
il  troppo  lavoro  mentale,  l'onania  e  così  via  dicendo.  Riguardo  alle  punizioni 
pei  fanciulli,  l' igiene  domanda  che  non  abbiano  a  portare  danno  alla  salute. 

Fra  le  nocive  abitudini  dei  bambini,  l'Autore  enumera  la  sporcizia  con- 
scguentemente alle  evacuazioni,  il  succhiare  di  diversi  oggetti  colla  bocca,  e 
li  masturbazione  ed  onania.  Per  tutte  tre  si  accenna  al  relativo  danno  ed 
al  modo  onde  disabituarne  i  bambini. 

Esauriti  per  tal  modo  gli  argomenti  tutti  riferentisi  all'igiene  infantile  pri- 
vata, l'Autore  viene  a  dire  della /«^Mr^z,  che  ha  per  iscopo  di  combattere 
quei  fattori  malefici,  contro  i  quali  l'azione  del  singolo  individuo  è  del  tutto, 
0  quasi  impotente.  L*  igiene  infantile  pubblica  va  divisa  nella  generale,  ed 
in  quella  che  provvede  per  speciali  classi  di  fanciulli.  La  generale  deve  es- 
sere esercitata  dallo  Stato  e  dai  Comuni,  coadiuvati  dall'attività  filantropica 
delle  società  che  hanno  per  obbietto  la  protezione  dell*  infanzia.  L' igiene 
generale  deve  tendere  alla  divulgazione  della  scienza  igienica;  1*  istruzione 
delle  levatrici,  ed  il  controllo  del  loro  operato,  l'educazione  delle  infermiere 
per  bambini,  delle  maestre  per  gli  istituti  froebeliani,  delle  persone  che  ten- 
gono a  costo  i  bambini,  devono  costituire  un  oggetto  di  attività  per  l'igiene 
infantile  pubblica.  £  lo  stesso  dicasi  dell'istruzione  igienica  nei  preparandi 
delle  scuole  popolari,  nelle  scuole  in  generale,  ed  in  fine  in  tutta  la  popo- 
lazione, in  questo  ultimo  caso  specialmente  a  mezzo  della  diramazione  di 
adatti  opuscoli. 

Il  miglioramento  del  benessere  materiale  e  della  costumatezza  presso  le 
dassi  più  basse  della  popolazione,  sono  misure  che  debbonsi  attivare  dal- 
l'igiene: a  mezzo  di  società  di  soccorso  per  le  partorienti,  per  le  lattanti, 
per  i  fanciulli  poveri,  per  gli  abbandonati,  per  quelli  dati  a  baliatico.  Di 
più  occorre  la  fondazione  di  stabilimenti  umanitari,  quali  gli  ospitali,  gli 
orfanotrofi,  gli  asili  e  le  case  di  maternità,  delle  quali  ultime  è  special- 
mente ricca  l'Italia. 

Diffusamente  parla  l'Autore  dell'ufficio  dell'igiene  pubblica  riguardo  alla 
nutrizione.  Discorre  del  controllo  sui  mercati  onde  stabilire  la  genuinità  del 
latte  posto  in  vendita,  del  modo  di  praticare  questo  controllo,  delle  relative 
leggi  e  della  pulizia  e  sorveglianza  delle  latterie.  Questa  sorveglianza  si  deve 
poi  estendere  anche  ai  surrogati  del  latte.  Segue  il  discorso  sulla  vendita 
delle  frutta  e  dei  dolciumi,  e  quale  appendice  quello  sugli  oggetti  di  gomma 
elastica,  sulle  culle,  sui  balocchi,  la  vendita  dei  quali  oggetti  deve  essere, 
e  lo  è  in  molti  Stati,  regolata  con  apposita  ordinanza. 

5 


—  66  — 

La  debolezza  di  costituzione,  T  anemia,  la  scrofolosi,  la  tubercolosi  sono 
in  grande  parte  da  attribuirsi  alla  dimora  in  locali  umidi,  privi  d'aria  e  luce, 
mancanti  di  pulizia;  ed  il  decorso  di  queste  malattie  in  simili  locali  è  ol- 
tremodo sfavorevole.  Egli  è  perciò,  che  tutte  le  norme  che  l'igiene  sugge- 
risce per  la  salubrità  delle  abitazioni,  e  che  l'Autore  esamina,  concorrono  a 
diminuire  la  frequenza  di  queste  malattie  presso  i  bambini. 

Ben  20  pagine  del  suo  libro  l'Uffelmann  consacra  alla  profilassi  delle 
malattie  contagiose.  Egli  domanda  1'  obbligo  di  denunzia  per  gli  esantemi 
acuti,  per  la  pertosse,  per  la  difterite,  per  la  meningite  cerebro- spinale,  per 
la  dissenteria,  per  il  tifo,  per  Tottalmia  granulosa,  per  la  tigna  e  per  la  scabbia. 
L'isolamento  dell'ammalato  deve  essere  obbligatorio  e  completo,  riuscendo 
oltremodo  proficuo  specialmente  nei  primi  casi  di  manifestazione  di  malattìe 
epidemiche.  Inoltre  occorrono  la  disinfezione  della  stanza  dell'ammalato,  del 
suo  letto  e  del  vestiario,  come  pure  specidi  cautele  riguardo  ai  cadaveri 
ed  alla  tumulazione.  Per  la  profilassi  del  vajuolo  propugna  1'  obbligo  della 
vaccinazione  ;  parla  della  tecnica  di  questa ,  dell'  uso  della  vaccina  umana 
e  dell'animale,  della  somma  utilità  degli  istituti  per  la  vaccinazione  animale, 
tributando  in  proposito  il  ben  meritato  elogio  all'Italia. 

Ampia  pertrattazione  ha  il  tema  dell'igiene  scolastica,  e  sebbene  nulla 
vi  si  trovi  di  nuovo,  vi  si'  vede  però  compreso  quanto  di  più  interes- 
sante fu  finora  pubblicato  in  proposito.  Il  discorso  incomincia  colle  ma- 
lattie proprie  della  scuola,  loro  eziologia  e  profilassi,  e  coli'  ispezione  sani- 
taria scolastica  ;  segue  poi  quello  sull'  igiene  dell'edifìcio  scolastico  ;  qui  ac- 
cennerò soltanto  al  fatto,  che  l'Autore,  non  saprei  con  quanta  ragione,  en- 
comia l'illuminazione  bilaterale  e  quella  dall'alto  per  le  sale  d'istruzione. 
La  quistione  dei  banchi  e  degli  altri  arredi,  come  quella  dei  libri  corri- 
spondono appieno  ;  così  pure  quella  riguardo  all'orario  scolastico,  ai  lavori 
domestici,  ai  piani  di  studio,  al  metodo  d'insegnamento,  alle  vacanze  ed 
infine  alla  ginnastica  ed  alle  punizioni.  In  seguito  l'Autore  tratta  degli  isti- 
tuti di  educazione,  dicendo  della  loro  costruzione  e  della  divisione  e  di- 
sposizione dei  locali,  del  mobiliare,  dei  dormito!,  dei  letti,  dei  refettori, 
dei  lavatoi,  dei  cessi  e  così  via  dicendo.  A  ragione  osserva  come  in  nessun 
istituto  di  tale  genere  debba  mancare  una  infermeria.  Subordinati  alle  esi- 
genze igieniche  devono  essere  il  genere  di  vita  che  conducono  gli  allievi,  e 
la  durata  dell'istruzione  e  dello  studio.  Si  chiude  questo  capitolo  col  di- 
scorso sui  giardini  froebeliani,  esponendovisi  il  modo  in  cui  debbono  essere 
costrutti  e  parlandovisi  delle  mobilie,  del  sistema  di  educazione,  e  da  ul- 
timo del  vantaggio  che  arrecano;  e  si  finisce  coli' accennare  alla  necessità 
di  una  sorveglianza  sanitaria. 

I  maggiori  encomi  merita  il  capitolo  sull'igiene  dei  fanciulli  impiegati  nelle 
fabbriche  e  nelle  officine,  nel  commercio  girovago  e  nell'  agricoltura.  Le 
principali  malattie  da  cui  vengono  afflitti  questi  fanciulli,  sono  la  debolezza 
generale,  i  morbi  costituzionali ,  specialmente  la  scrofolosi ,  le  affezioni  di 
petto,  quelle  dell'  apparato  locomotorio,  le  intossicazioni,  le  lesioni  che  pos- 
sono avere  cause  meccaniche,  chimiche,  o  fisiche.  Inutile  sarebbe  di  far 
emergere  la  necessità  di  una  tutela  speciale  per  questi  fanciulli,  la  quale  si 


-  67  — 

esplica  colle  seguenti  misure:  controllo  continuato  del  lavoro  dei  fanciulli; 
visita  medica  prima  dell'ammissione;  proibizione  dell'impiego  dei  fanciulli 
in  quei  rami  di  industria  che  per  essi  sono  a  preferenza  dannosi;  limite 
d'età  per  l'ammissione  (14  anni);  sorveglianza  sulla  durata  del  lavoro 
e  delle  pause  ;  proibizione  del  lavoro  notturno. 

L'igiene  pubblica  deve  prestare  speciale  cura  per  la  salute  dei  bambini 
(fi  genitori  poverìi  precipuamente  degli  operaj  nelle  città.  In  questo  riguardo 
una  sf>eciale  protezione  viene  esercitata  indirettamente  a  mezzo  di  quella 
che  si  accorda  alle  madri;  sia  col  regolare  l'impiego  di  esse  nel  lavoro 
industriale,  sia  colle  società  e  colle  casse  di  mutuo  soccorso,  sia  colla  pro- 
tezione e  coir  ajuto  concesso  alle  partorienti  ed  alle  puerpere.  Le  società  per 
la  protezione  dell'  infanzia  hanno  di  mira,  nella  loro  attività  umanitaria,  a 
preferenza  i  bambini  della  classe  meno  agiata  della  popolazione. 

L'Uffelmann  viene  indi  a  parlare  degli  asili  pei  bambini  poveri.  Discorre 
degli  stabilimenti  pei  lattanti  e  pei  bambini  più  grandi,  e  tocca  brevemente 
delle  relative  istituzioni  nei  diversi  paesi.  Dice  poi  della  protezione  che  ad 
essi  si  deve  accordare  sia  coli' ospitarli  negli  appositi  stabilimenti  di  bene- 
ficenza,  negli  orfanotrofi,  sia  coli' affidarli  a  famiglie  private;  e  pei  primi 
due  casi  parla  della  conveniente  nutrizione  e  della  pulizia  del  corpo  dei 
bambini. 

Ospizi  per  trovatelli  esistono  ancora  in  Italia,  Francia,  Spagna,  Porto- 
gallo,  Grecia,  Russia  ed  America  del  Nord.  Il  capitolo  che  tratta  della  pro- 
tezione dei  trovatelli,  e  quello  sulla  tutela  dei  bambini  dati  a  baliatico, 
comprendono  un'  esposizione  storica  di  quanto  viene  fatto  in  proposito 
presso  i  diversi  Stati,  e  contengono  tutte  le  norme  relative  suggerite  dal- 
l' igiene  e  dall'economia  sociale  ,  molte  delle  quali  basate  su  dati  statistici. 
Ci  rincresce  che  il  breve  spazio  concesso  ad  una  semplice  rivista,  non  ci 
permetta  di  seguire  passo  passo  l'egregio  Autore  nella  sua  dotta  tratta- 
zione. 

La  protezione  pei  fanciulli  abbandonati  e  delinquenti  ha  un  speciale  ca- 
pitolo nel  libro.  Questa  protezione  si  esplica  negli  istituti  di  correzione  sor- 
retti dallo  Stato  e  dalla  beneficenza  privata.  Ricca  ne  è  l'Italia;  encomia- 
bili le  ColorUes  agricoles  de  riforme  nel  Belgio,  le  Colonies  pémientiaires 
agricoles  nel  Massachusset ,  alcuni  istituti  inglesi,  quello  presso  Amburgo, 
e  quello  di  San  Martino  in  Boppard.  Le  carceri  pei  delinquenti  giovani 
devono  essere  separate  da  quelle  per  adulti,  come  si  riscontra  in  diversi 
paesi.  Lo  spazio  cubico,  la  pulizia  del  corpo,  la  nutrizione,  l'esercizio  dei 
muscoli,  la  quantità  e  la  qualità  del  lavoro,  la  durata  del  sonno,  le  ricrea- 
zioni, l'orario  del  giorno  devono  essere  corrispondenti  alle  esigenze  del- 
l'igiene infantile. 

Né  l'Uffelmann  trascurò  di  dare,  forse  pel  primo,  precetti  igienici  sulla 
cura  che  si  deve  prestare  ai  bambini  durante  i  viaggi  per  mare  e  sulle 
ferrovie. 

Riguardo  all'assistenza  pubblica  ai  bambini  ammalati  ecco  quanto  espone 
l'Autore:  istruzione  pediatrica  dei  medici  presso  le  Università  coli' istituzione 
di  cliniche  e  policliniche  ;  istruzione  delle  infermiere  per  l'assistenza  ai  bam- 


—  68  — 

bini  ammalati;  assistenza  medica  pei  bambini  della  classe  povera  da  parte 
di  medici  comunali  e  dei  poveri  ;  erezione  di  ambulatori  e  di  ospitali  per* 
bambini  sofferenti ,  e  per  gli  ultimi  l'Autore  detta  le  più  precise  norme , 
dietro  le  quali  devono  essere  costrutti;  così  pure  dice  della  maniera  con 
cui  devono  essere  diretti ,  e  del  trattamento  dietetico  ed  igienico  che  de- 
vono subirvi  i  bambini.  Desiderabile  è  1'  erezione  di  ospitali  in  cui  si  ac- 
colgano soltanto  i  bambini  afflitti  da  malattie  contagiose,  con  singoli  locali 
isolati  per  ciascuna  malattia.  In  molti  luoghi  esistono  stabilimenti  speciali 
pei  bambini  convalescenti,  pei  quali  la  terapia  consiste  a  preferenza  nel 
ricco  consumo  di  aria  fresca  e  pura  di  campagna  o  di  bosco,  e  nella 
somministrazione  di  abbondante,  razionale,  e  ben  preparato  vitto.  Qui  si 
aggregano  pure  le  colonie  feriali  per  scolari  afflitti  da  malattie  costituzio- 
nali, come  anco  gli  ospizi  marini  ed  i  termali.  Si  aggiungano  infine  gli 
istituti  pei  fanciulli  rachitici,  per  gli  idioti,  per  gli  epilettici,  per  i  ciechi  e 
sordo-muti. 

Con  questa  rivista  noi  abbiamo  voluto  presentare  lo  schema  dietro  il 
quale  l'Autore  compilò  il  suo  bellissimo  libro.  Lo  abbiamo  fatto  acciò  questo 
sia  conosciuto  anche  all'Italia,  e  nella  speranza  che  qualche  solerte  cultore 
dell'igiene  infantile  sia  animato  a  farne  una  traduzione,  nella  certezza  di 
arrecare  un  bene  alla  patria  e  nello  stesso  tempo,  ne  siamo  certi,  la  miglior 
ricompensa  alle   fatiche  del  chiarissimo  Autore. 

Dott.  De-Giaxa. 

L'Istituto  dei  Rachitici  in  Milano.  —  In  occasione  della  inaugurazione 
del  nuovo  edificio  dell'Istituto,  il  dottor  Pini,  che  lo  dirige,  lesse  un  lungo 
discorso  nel  quale  accennò  ad  alcuni  gravi  argomenti  che,  interessando  l' igie- 
nista, ci  sembra  opportuno  riassumere. 

L'Autore  ricorda  come  fino  dal  giorno  che  in  una  fuggevole  Appendice,  da 
lui  pubblicata  nella  Gazzetta  di  Mi/ano ^  egli  si  facesse  a  propugnare  la  neces- 
sità di  un  asilo  per  la  cura  gratuita  dei  bambini  rachitici,  e  come  subito 
sorgessero  dubbi  ed  opposizioni  se  il  rimedio  proposto  per  combattere  una 
malattia  assai  diffusa  nel  popolo,  fosse  opportuno  ed  efficace.  Taluno  temeva 
che  il  raccogliere  insieme  largo  contingente  di  fanciulli  deformi  avrebbe 
tristamente  impressionato  la  cittadinanza ,  e  nuociuto  alla  loro  educazione 
morale  ;  altri  reputava  che  sarebbe  stato  insufficiente  ai  bisogni  un  solo  asilo, 
e  citava  l'esempio  della  città  di  Torino  ove  le  scuole  per  rachitici  sono  dis- 
seminate nei  quartieri  più  popolosi.  Altri  dissentiva  sul  limite  dell'età  stabi- 
lita per  raccogliere  i  bambini  nell'Asilo  stesso;  altri  infine  disperava  che 
all'arditezza  del  concetto  potessero  corrispondere  i  mezzi  che  era  presumi- 
bile raccogliere. 

E  quasi  ciò  non  bastasse  l'Autore  ricorda  i  pregiudizi  che  per  lungo  tempo 
tennero  lontane  dall'Asilo  le  madri  infelici  per  prole  deforme,  le  quali  du- 
bitando della  efficacia  dei  mezzi  ortopedici,  o  questi  mezzi  giudicando  tor- 
mentosi, o  ritenendo  il  rachitismo  malattia  attaccaticcia,  provavano  repu- 
gnanza  di  condurvi  i  loro  figli  che  nascosti  e  negletti  languivano  in 
umidi  ed  oscuri  tuguri  ove  avevano  contratto  i  primi  germi  della  malattia 


—  69  - 

dando  cosi  argomento  di  ragione  a  coloro  i  quali  affermavano  non  essere 
necessaria  una  istituzione  di  questa  natura  nella  città  di  Milano  ove  i 
rachitici  a  prima  vista  apparivano  rari. 

Ma  r  opera  lungamente  meditata,  rinvigorita  da  giovanile  entusiasmo  e 
da  fede  robusta  e  secura  non  poteva  piegare  dinanzi  alla  mutevole  opi- 
nione di  pochi,  alla  indifferenza  dei  molti,  allo  sterile  sorriso  degli  scettici, 
n  dott  Pini  dice  avere  la  coscienza  di  aver  gettato  le  fondamenta  di  una 
istituzione  assolutamente  nuova  tanto  in  Italia  che  fuori  utilizzando  V  idea 
beneficamente  ingegnosa  sorta  nella  mente  del  venerando  Ricardi  Di  Netro 
fecondandola  con  concetto  scientifico,  completandola  in  quelle  parti  in  cui 
appariva  mancante,  svolgendola  siffattamente  da  darle  l'impronta  di  origi- 
nalità. 

Si  trattava  di  fare  qualche  cosa  più  di  una  semplice  scuola,  senza  però 
cadere  nel  pericolo  di  fondare  un  ospedale;  si  voleva  che  i  principi  pro- 
clamati tante  volte  dagli  igienisti  e  dai  filantropi  incominciassero  ad  avere 
pratica  attuazione  e  che  il  benefìcio  fosse  in  guisa  impartito  da  reclamare 
innanzi  tutto  il  concorso  del  beneficato,  cosicché  questi  o  la  famiglia  di  lui 
cooperasse  al  proprio  vantaggio  senza  tutto  sperare  e  pretendere  dalla  altrui 
canta. 

E  questo  scopo  parve  raggiungere  pienamente  dando  all'  istituzione  nostra 
ona  triplice  divisione,  vale  a  dire  l'ambulanza,  la  scuola  e  l'infermeria,  tre 
parti  che  costituiscono  un  nesso,  che  sono  fra  loro  intimamente  collegate, 
che  l'una  completa  l'altra. 

L'ambulanza  è  la  base  fondamentale  dell'Istituto.  A  questa  traggono  da 
ogni  parte  della  città,  dai  sobborghi  e  fino  da  lontani  Comuni,  i  bambini 
inalati  e  deformi.  A  seconda  delle  circostanze,  dell'età,  della  malattia,  il 
{andullo  passa  dall'ambulanza  alla  scuola,  o  all'infermeria,  o  rimane  sem- 
plicemente inscritto  all'ambulatorio  nel  quale  riceve  conforto  di  cure,  di 
sossidl  ortopedici  e  di  medicine.  Con  questo  mezzo  semplice  ed  economico  è 
dato  provvedere  alla  sorte  di  un  numero  indeterminato  di  bambini  che  ove 
Tenissero  tutti  ricoverati  richiederebbero  un  grandioso  stabilimento  ed  in- 
gentissinaa  spesa. 

La  scuola  accoglie  invece  circa  loo  fanciulli  che  visitati  dapprima  al- 
Fambulanza  o  reduci  dall'  infermeria,  sono  riconosciuti  bisognevoli  di  trat- 
tamento speciale  e  complesso,  vale  a  dire  alimentazione  ricostituente,  ap- 
plicazione di  apparati  ortopedici,  ginnastica,  idroterapia,  elettroterapia,  sor- 
veglianza continua,  intelligente,  amorevole  dell'ammalato. 

Le  infennerie  sono  alla  lor  volta  destinate  ad  ospitare  25  o  30  bam- 
bini che  frequentando  l'ambulatorio,  sarà  urgente  sottoporre  a  speciali  ope- 
lazioni  ;  quelli  che,  per  lo  stesso  motivo  dovranno  provvisoriamente  abban- 
donare la  scuola,  e  quelli  infine  che  frequentando  la  scuola  saranno  col- 
piti da  malattie  intercorrenti  per  le  quali  devono  essere  segregati  dai  com- 
pagni^ ovviando  cosi  all'  inconveniente  di  dovere  rimandare  alle  case  loro 
per  molti  giorni,  e  talvolta  per  settimane  intiere,  i  fanciulli  ammalati  che 
&a  le  domestiche  angustie  perdono  in  poco  tempo  i  vantaggi  faticosamente 
conseguiti  frequentando  la  scuola. 


—  SÓ- 
LA debolezza  di  costituzione,  T  anemia,  la  scrofolosi,  la  tubercolosi  sono 
in  grande  parte  da  attribuirsi  alla  dimora  in  locali  umidi,  privi  d'aria  e  luce, 
mancanti  di  pulizia;  ed  il  decorso  di  queste  malattie  in  simili  locali  è  ol- 
tremodo sfavorevole.  Egli  è  perciò,  che  tutte  le  norme  che  l'igiene  sugge- 
risce per  la  salubrità  delle  abitazioni,  e  che  l'Autore  esamina,  concorrono  a 
diminuire  la  frequenza  di  queste  malattie  presso  i  bambini. 

Ben  20  pagine  del  suo  libro  l'Uffelmann  consacra  alla  profilassi  delle 
malattie  contagiose.  Egli  domanda  1'  obbligo  di  denunzia  per  gli  esantemi 
acuti,  per  la  pertosse,  per  la  difterite,  per  la  meningite  cerebro -spinale,  per 
la  dissenteria,  per  il  tifo,  per  l'ottalmia  granulosa,  per  la  tigna  e  per  la  scabbia. 
L'isolamento  dell'ammalato  deve  essere  obbligatorio  e  completo,  riuscendo 
oltremodo  proficuo  specialmente  nei  primi  casi  di  manifestazione  di  malattie 
epidemiche.  Inoltre  occorrono  la  disinfezione  della  stanza  dell'ammalato,  del 
suo  letto  e  del  vestiario,  come  pure  specidi  cautele  riguardo  ai  cadaveri 
ed  alla  tumulazione.  Per  la  profilassi  del  vajuolo  propugna  1'  obbligo  della 
vaccinazione;  parla  della  tecnica  di  questa,  dell'uso  della  vaccina  umana 
e  dell'animale,  della  somma  utilità  degli  istituti  per  la  vaccinazione  animale, 
tributando  in  proposito  il  ben  meritato  elogio  all'Italia. 

Ampia  pertrattazione  ha  il  tema  dell'  igiene  scolastica ,  e  sebbene  nulla 
vi  si  trovi  di  nuovo,  vi  si'  vede  però  compreso  quanto  di  più  interes- 
sante fu  finora  pubblicato  in  proposito.  Il  discorso  incomincia  colle  ma- 
lattie proprie  della  scuola,  loro  eziologia  e  profilassi,  e  coli'  ispezione  sani- 
taria scolastica  ;  segue  poi  quello  sull'  igiene  dell'edificio  scolastico  ;  qui  ac- 
cennerò soltanto  al  fatto,  che  l'Autore,  non  saprei  con  quanta  ragione,  en- 
comia l'illuminazione  bilaterale  e  quella  dall'alto  per  le  sale  d'istruzione. 
La  quistione  dei  banchi  e  degli  altri  arredi,  come  quella  dei  libri  corri- 
spondono appieno  ;  così  pure  quella  riguardo  all'orario  scolastico,  ai  lavori 
domestici,  ai  piani  di  studio,  al  metodo  d'insegnamento,  alle  vacanze  ed 
infine  alla  ginnastica  ed  alle  punizioni.  In  seguito  l'Autore  tratta  degli  isti- 
tuti di  educazione,  dicendo  della  loro  costruzione  e  della  divisione  e  di- 
sposizione dei  locali,  del  mobiliare,  dei  dormito!,  dei  letti,  dei  refettori, 
dei  lavatoi,  dei  cessi  e  così  via  dicendo.  A  ragione  osserva  come  in  nessun 
istituto  di  tale  genere  debba  mancare  una  infermeria.  Subordinati  alle  esi- 
genze igieniche  devono  essere  il  genere  di  vita  che  conducono  gli  allievi,  e 
la  durata  dell'istruzione  e  dello  studio.  Si  chiude  questo  capitolo  col  di- 
scorso sui  giardini  froebeliani,  esponendovisi  il  modo  in  cui  debbono  essere 
costrutti  e  parlandovisi  delle  mobilie,  del  sistema  di  educazione,  e  da  ul- 
timo del  vantaggio  che  arrecano;  e  si  finisce  coli' accennare  alla  necessità 
di  una  sorveglianza  sanitaria. 

I  maggiori  encomi  merita  il  capitolo  sull'igiene  dei  fanciulli  impiegati  nelle 
fabbriche  e  nelle  officine,  nel  commercio  girovago  e  nell'  agricoltura.  Le 
principali  malattie  da  cui  vengono  afflitti  questi  fanciulli,  sono  la  debolezza 
generale,  i  morbi  costituzionali ,  specialmente  la  scrofolosi ,  le  affezioni  di 
petto,  quelle  dell'  apparato  locomotorio,  le  intossicazioni,  le  lesioni  che  pos- 
sono avere  cause  meccaniche,  chimiche,  o  fisiche.  Inutile  sarebbe  di  far 
emergere  la  necessità  di  una  tutela  speciale  per  questi  fanciulli,  la  quale  si 


-  67  — 

esplica  colle  seguenti  misure:  controllo  continuato  del  lavoro  dei  fanciulli; 
visita  medica  prima  dell'ammissione;  proibizione  dell'impiego  dei  fanciulli 
in  quei  rami  di  industria  che  per  essi  sono  a  preferenza  dannosi;  limite 
d'età  per  l'ammissione  (14  anni);  sorveglianza  sulla  durata  del  lavoro 
e  delle  pause  ;  proibizione  del  lavoro  notturno. 

L'igiene  pubblica  deve  prestare  speciale  cura  per  la  salute  dei  bambini 
di  genitori  poveri,  precipuamente  degli  operaj  nelle  città.  In  questo  riguardo 
ona  speciale  protezione  viene  esercitata  indirettamente  a  mezzo  di  quella 
che  si  accorda  alle  madri  ;  sia  col  regolare  V  impiego  di  esse  nel  lavoro 
industriale,  sia  colle  società  e  colle  casse  di  mutuo  soccorso,  sia  colla  pro- 
tezione e  coir  ajuto  concesso  alle  partorienti  ed  alle  puerpere.  Le  società  per 
la  protezione  dell'  infanzia  hanno  di  mira,  nella  loro  attività  umanitaria,  a 
preferenza  i  bambini  della  classe  meno  agiata  della  popolazione. 

L'Uffelmann  viene  indi  a  parlare  degli  asili  pei  bambini  poveri.  Discorre 
degli  stabilimenti  pei  lattanti  e  pei  bambini  più  grandi,  e  tocca  brevemente 
delle  relative  istituzioni  nei  diversi  paesi.  Dice  poi  della  protezione  che  ad 
essi  si  deve  accordare  sia  coli' ospitarli  negli  appositi  stabilimenti  di  bene- 
ficenza, negli  orfanotrofi,  sia  coli' affidarli  a  famiglie  private;  e  pei  primi 
due  casi  parla  della  conveniente  nutrizione  e  della  pulizia  del  corpo  dei 
bambini. 

Ospizi  per  trovatelli  esistono  ancora  in  Italia,  Francia,  Spagna,  Porto- 
gallo, Grecia,  Russia  ed  America  del  Nord.  Il  capitolo  che  tratta  della  pro- 
tezione dei  trovatelli,  e  quello  sulla  tutela  dei  bambini  dati  a  baliatico, 
comprendono  un'  esposizione  storica  di  quanto  viene  fatto  in  proposito 
presso  i  diversi  Stati,  e  contengono  tutte  le  norme  relative  suggerite  dal- 
l'igiene e  dall'economia  sociale  ,  molte  delle  quali  basate  su  dati  statistici. 
Ci  rincresce  che  il  breve  spazio  concesso  ad  una  semplice  rivista,  non  ci 
permetta  di  seguire  passo  passo  l'egregio  Autore  nella  sua  dotta  tratta- 
zione. 

La  protezione  pei  fanciulli  abbandonati  e  delinquenti  ha  un  speciale  ca- 
pitolo nel  libro.  Questa  protezione  si  esplica  negli  istituti  di  correzione  sor- 
retti dallo  Stato  e  dalla  beneficenza  privata.  Ricca  ne  è  l'Italia;  encomia- 
bili le  Colonies  agricoles  de  riforme  nel  Belgio,  le  Colonie s  péniientiaires 
df^ricoles  nel  Massachusset ,  alcuni  istituti  inglesi,  quello  presso  Amburgo, 
e  quello  di  San  Martino  in  Boppard.  Le  carceri  pei  delinquenti  giovani 
devono  essere  separate  da  quelle  per  adulti,  come  si  riscontra  in  diversi 
paesi.  Lo  spazio  cubico,  la  pulizia  del  corpo,  la  nutrizione,  l'esercizio  dei 
muscoli,  la  quantità  e  la  qualità  del  lavoro,  la  durata  del  sonno,  le  ricrea- 
zioni, l'orario  del  giorno  devono  essere  corrispondenti  alle  esigenze  del- 
l'igiene infantile. 

Né  rUffelmann  trascurò  di  dare,  forse  pel  primo,  precetti  igienici  sulla 
cura  che  si  deve  prestare  ai  bambini  durante  i  viaggi  per  mare  e  sulle 
ferrovie. 

Riguardo  all'assistenza  pubblica  ai  bambini  ammalati  ecco  quanto  espone 
l'Autore  :  istruzione  pediatrica  dei  medici  presso  le  Università  coli'  istituzione 
di  dbiche  e  policliniche  ;  istruzione  delle  infermiere  per  l'assistenza  ai  bam- 


—  68  — 

bini  ammalati;  assistenza  medica  pei  bambini  della  classe  povera  da  parte 
di  medici  comunali  e  dei  poveri  ;  erezione  di  ambulatori  e  di  ospitali  peri 
bambini  sofferenti ,  e  per    gli  ultimi   l'Autore  detta  le  più  precise  norme , 
dietro  le  quali  devono    essere    costrutti;  così  pure  dice  della  maniera    con 
cui  devono   essere  diretti,  e  del  trattamento   dietetico   ed  igienico  che  de- 
vono subirvi  i  bambini.  Desiderabile  è   1'  erezione  di  ospitali  in  cui  si  ac- 
colgano soltanto  i  bambini  afflitti  da  malattie  contagiose,  con  singoli  locali 
isolati  per  ciascuna    malattia.   In  molti  luoghi  esistono  stabilimenti  speciali 
pei  bambini  convalescenti,    pei    quali  la  terapia    consiste  a  preferenza  nel 
ricco    consumo   di    aria    fresca   e  pura  di    campagna  o  di  bosco,  e  nella 
somministrazione    di  abbondante,    razionale,  e  ben  preparato   vitto.    Qui  si 
aggregano  pure  le  colonie  feriali    per  scolari  afflitti  da  malattie  costituzio- 
nali ,    come  anco    gli    ospizi  marini  ed  i  termali.  Si  aggiungano  infine  gli 
istituti  pei  fanciulli  rachitici,  per  gli  idioti,  per  gli  epilettici,  per  i  ciechi  e 
sordo-muti. 

Con  questa  rivista  noi  abbiamo  voluto  presentare  lo  schema  dietro  il 
quale  l'Autore  compilò  il  suo  bellissimo  libro.  Lo  abbiamo  fatto  acciò  questo 
sia  conosciuto  anche  all'Italia,  e  nella  speranza  che  qualche  solerte  cultore 
dell'igiene  infantile  sia  animato  a  farne  una  traduzione,  nella  certezza  di 
arrecare  un  bene  alla  patria  e  nello  stesso  tempo,  ne  siamo  certi,  la  miglior 
ricompensa  alle   fatiche  del  chiarissimo  Autore. 

Dott.  De-Giaxa. 

L'Istituto  dei  Rachitici  in  Milano.  —  In  occasione  della  inaugurazione 
del  nuovo  edificio  dell'Istituto,  il  dottor  Pini,  che  lo  dirige,  lesse  un  lungo 
discorso  nel  quale  accennò  ad  alcuni  gravi  argomenti  che,  interessando  l' igie- 
nista, ci  sembra  opportuno  riassumere. 

L'Autore  ricorda  come  fino  dal  giorno  che  in  una  fuggevole  Appendice,  da 
lui  pubblicata  nella  Gazzetta  di  Miiatio^  egli  si  facesse  a  propugnare  la  neces- 
sità di  un  asilo  per  la  cura  gratuita  dei  bambini  rachitici,  e  come  subito 
sorgessero  dubbi  ed  opposizioni  se  il  rimedio  proposto  per  combattere  una 
malattia  assai  diffusa  nel  popolo,  fosse  opportuno  ed  efficace.  Taluno  temeva 
che  il  raccogliere  insieme  largo  contingente  di  fanciulli  deformi  avrebbe 
tristamente  impressionato  la  cittadinanza ,  e  nuociuto  alla  loro  educazione 
morale  ;  altri  reputava  che  sarebbe  stato  insufficiente  ai  bisogni  un  solo  asilo, 
e  citava  l'esempio  della  città  di  Torino  ove  le  scuole  per  rachitici  sono  dis- 
seminate nei  quartieri  più  popolosi.  Altri  dissentiva  sul  limite  dell'età  stabi- 
lita per  raccogliere  i  bambini  nell'Asilo  stesso;  altri  infine  disperava  che 
all'arditezza  del  concetto  potessero  corrispondere  i  mezzi  che  era  presumi- 
bile raccogliere. 

E  quasi  ciò  non  bastasse  l'Autore  ricorda  i  pregiudizi  che  per  lungo  tempo 
tennero  lontane  dall'Asilo  le  madri  infelici  per  prole  deforme,  le  quali  du- 
bitando della  efficacia  dei  mezzi  ortopedici,  o  questi  mezzi  giudicando  tor- 
mentosi, o  ritenendo  il  rachitismo  malattia  attaccaticcia,  provavano  repu- 
gnanza  di  condurvi  i  loro  figli  che  nascosti  e  negletti  languivano  in 
umidi  ed  oscuri  tuguri  ove  avevano  contratto  i  primi  germi  della  malattia 


—  73  — 

Anche  da  questo  rapido  sguardo  emerge  quindi  che  il  rachitismo  è  ma- 
tdi  dovuta  a  grandissimo  numero  di  circostanze  le  quali  è  in  nostro  po- 
re  rimuovere  e  che  la  civiltà,  l'educazione,  le  migliorate  condizioni  sociali . 
mtrìbuiranno  efficacemente  a  combattere. 

Ma  siccome  non  è  sempre  facile  sopprimere  immediatamente  la  fonte 
d  male,  cosi,  quando  non  si  arriva  ad  eliminare  le  cause,  si  procura  almeno 
i  ^porvi  rimedio  sorprendendo  il  morbo  devastatore  nelle  sue  manifesta- 
k)DÌ  iniziali,  e  dappoiché  è  ormai  dimostrato  essere  il  rachitismo  suscetti- 
ftlc  di  completa  guarigione  ove  se  ne  arresti  in  tempo  il  processo  evolu- 
ivo, così  egli  è  certo  che  quest'  Istituzione,  contribuirà  efficacemente  a  ri- 
dnne  di  molto  il  numero  degli  infelici  che,  vittime  innocenti  della  natura 
maitrigna ,  vediamo  ogni  di  per  le  vie  cittadine,  dare  miserando  spettacolo 
àeik  loro  deformità  o  che,  accolti  pietosamente  negli  ospizi  di  beneficenza, 
n  trascinano  vita  inutile  a  sé  e  gravosa  al  pubblico  erario. 

11  conseguimento  di  questo  altissimo  compito  spetta  precipuamente  all'o- 
jcra  del  medico  e  del  chirurgo  la  quale ,  mercè  le  nuove  conquiste  scien- 
i&àtf  può  oramai  toccare  tali  trionfi  che  un  giorno  si  sarebbero  chiamati 
nùacdi. 
E  l'Istituto  di  Milano,  malgrado  la  ristrettezza  dei  mezzi  e  l'angustia  dello 
^0  potè ,  anche  su  questo  campo ,    conseguire  già  confortevoli  risultati, 
come  lo  dimostrano    le  collezioni   dei  gessi   e    di   fotografie  ordinate  nel- 
risdtato  e  i  premi  cospicui  riportati  nelle  Esposizioni  Internazionali  di  Bruxel- 
les e  di  Parigi   e    la   medaglia  d' oro  ottenuta    nella    Mostra  Nazionale  di 

mm. 

D  discorso  del  dott.  Pini  termina  con  queste  parole  che  ci  piace  riportare  : 

«  In  una  delle  sale  dell'antico  Palazzo  del  Pubblico  a  Bologna,  già  sede 
tó  L^ati  apostolici,  oggi  residenza  del  Magistrato  governativo,  si  vede  un 
jondioso  dipinto  che  porta  scritta  la  seguente  leggenda:  Franciscus  primus 
GdHarum  rex,  Bononice  quatn  plurìmus  scrofulis  laborantes  sanai. 

«  Quel  quadro  ricorda  ad  evidenza  come  un  giorno  ai  numi  celesti  ed 
[«potenti  della  terra  spettasse  recar  sollievo  ai  mali  che  affliggevano  l'uma- 
■^  Il  popolo  ignorante  e  prostrato  credeva  allora  ai  miracoli  e  dalla  mano 
li  wi  re,  dalla  parola  di  un  sacerdote  sperava  conforto  alle  fisiche  sofferenze. 

«  Oggi  però  le  cose  sono  alquanto  cambiate  ;  la  scienza  ha  preso  il  posto 
ii  numi  e  quello  dei  sacerdoti,  ed  anche  i  potenti  ripetono  da  lei  la  forza 
Ripopoli  e  la  gloria  delle  nazioni. 

«  Nella  formola  sacramentale  dell'inaugurazione  invochiamo  dunque  prò* 
|BÌc  a  questo  Tempio  sacro  al  dolore,  la  Scienza  e  la  Carità  » . 

L'Uituto  Ortopedico  Rizzoli  a  Bologna.  —  Come  abbiamo  a  suo  tempo 

*B»ziato,   l'illustre  Chirurgo    prof.  Francesco    Rizzoli    lasciava    ogni  suo 
iB«R  affinchè  fosse  istituito  nella  Villa  di  San  Michele  in  Bosco  a  Bologna 
iB»  Istituto  ortopedico  a  beneficio  dei  poveri  della  Provincia  bolognese, 
il  ^Imputazione   provinciale,    desiderosa  di  mandare   tosto  ad   effetto,  le 
ijFwnde  disposizioni  del  munificente  testatore,  dopo   avere  voluto  il  parere 

■  persone competentissiroe  in  materia,  affidava  l'incarico  al  dott.  Gaetano 


—   70   — 

Con  tale  ordinamento  le  giornate  di  ospitalità  permanente  si  riducono  a 
numero  assai  limitato  per  ogni  fanciullo  e,  senza  troppo  grave  sacrifìcio, 
sarà  possibile  soccorrere  ogni  anno  circa  300  bambini  i  quali,  in  un  modo 
o  nell'altro  curati,  resteranno  in  continuo  rapporto  colle  loro  famiglie,  che, 
o  accompagnando  i  ragazzi  alla  scuola  o  all'ambulanza,  o  visitandoli  nelle 
infermerie  avranno  argomento  di  apprendere  utili  precetti  di  igiene  e  di 
amare  con  affetto  fecondato  dalla  speranza  quei  poveri  esseri,  ai  quali  non 
di  rado  vien  meno  persino  l'amore  dei  genitori  perchè  manca  loro  la  ro- 
bustezza del  corpo  e  l'armonia  delle  forme. 

A  taluno  potrà  forse  sembrare  soverchiamente  esclusivo  il  concetto  di 
circoscrivere  l'ambito  della  istituzione  ai  soli  bambini  e  specialmente  ai 
bambini  deformi,  perchè  queste  restrizioni  togliendo  all'Asilo  il  carattere  di 
vero  e  proprio  istituto  ortomorfico  lo  privano  del  pari  dei  molti  vantaggi 
che  si  hanno  dai  comuni  ospedali  pediatrici. 

Ma  a  questa  specie  di  accusa  è  facile  la  risposta  quando  si  pensi  al 
concetto  fondamentale  cui  si  informa  la  istituzione. 

Gli  ospedali  pei  bambini  sono  non  solamente  utili,  ma  necessari  e  il 
sorger  di  questo  nostro  asilo  non  impedirà,  di  provvedere  anche  a  questo 
bisogno. 

Lo  stesso  dicasi  per  gli  Istituti  ortomorfid  destinati  alla  cura  di  tutti  in- 
distintamente i  deformati  per  malattie  congenite  od  acquisite.  Ma  tanto  per 
gli  ospedali  dei  fanciulli,  come  per  gli  stabilimenti  ortopedici  occorrono  enormi 
capitali  e  risorse  straordinarie,  alle  quali  mal  potrebbe  sopperire  l'incerto  e 
limitato  sussidio  della  pubblica  carità,  per  costrurre  un  edificio  atto  a  con- 
tenere infermi  colpiti  da  morbi  disparatissimi  e  persone  di  sesso  e  di  età 
differente. 

Operando  in  tal  guisa,  non  si  sarebbe  fatto  che  imitare  l' esempio  di  con- 
simili istituzioni  già  diffuse  in  Italia  ed  all'  estero  e  perpetuare  quella  forma 
di  ospitalità  permanente  che  invece  è  necessario  combattere. 

Anche  le  scuole  sorte  in  questi  ultimi  anni  a  Genova ,  a  Mantova,  a 
Palermo  e  a  Cremona  accennano  chiaramente  a  questo  scopo  ed  assicurano 
il  trionfo  di  tale   idea. 

Quando  fu  proclamata  la  necessità  di  istituire  in  Milano  un  Ospizio  per 
i  fanciulli  rachitici,  il  dott.  Pini  aveva  già  la  coscienza  di  accennare  ad  una 
grave,  profondissima  piaga  che  affliggeva  la  citt\,  piaga  indarno  constatata 
41  anni  or  sono  dai  medici  curanti  degli,  asili  infantili  e  dal  benemerito 
marchese  Alessandro  Visconti  d'Aragona,  il  quale,  fino  dal  1850,  richia- 
mava su  questo  fatto  l'attenzione  dei  filantropi  e  quella  degli  scienziati. 

Né  mal  si  appose,  dappoiché  i  fatti  hanno  pur  troppo  dimostrato  come 
la  rachitide  sia  largamente  diffusa  in  Milano  diguisachè,  combattendo  i 
pregiudizi,  indagando  le  cagioni  del  male,  si  giunse  a  porre  allo  scoperto 
un  morbo  fatale  che  insidiosamente  serpeggia  fra  le  classi  meno  favorite 
dalla  fortuna  ;  un  morbo  che  esisteva  dapprima  come  ora  diffuso,  ma  che 
parca  circoscritto,  perchè  i  rachitici,  deboli,  malaticci,  derisi,  non  scendono 
clamorosi  per  le  vie,  non  frequentano  le  scuole,  fuggono  il  chiasso  e  la 
folla,  e  rimangono  accovacciati,  tristi,  sofferenti  nei  tuguri  del  povero,  nelle 


—  75  — 

dalla  grandiosità  dell'edifìcio  e  degli  annessi ,  dei  quali  andrà  ricco  il  se- 
condo. 

Tuttavia  non  giova  nascondere  che  nella  riduzione  della  Villa  ad  uso  di 
0qM2Ìo  si  dovranno  superare  non  poche  difficoltà  create  sopratutto  dal  vin- 
colo imposto  di  rispettare  quelle  parti  dell'edifìcio  sulle  quali  l'arte  ha  trac- 
ciato preziosissime  impronte.  Ma  questi  ostacoli  non  sembrano  insormonta- 
bis  e  se  pnre  qualche  cosa  si  dovrà  sacrificare  a  quell'ideale,  cui  certa- 
mente si  correrebbe  dietro  ove  si  trattasse  di  fabbricare  di  pianta  V  Istituto, 
non  v'ha  dubbio  che  esso  riuscirà  in  tutto  rispondente  ai  bisogni  pei  quali 
dere  essere  eretto  e  sarà  opera  degna  della  scienza  la  quale  ha  modo  di 
introdurre  nell'Istituto  Rizzoli  tutte  le  applicazioni  dell'igiene  edilizia. 

Chiarito  questo  punto  l'Autore  passa  a  dire  a  quali  determinati  scopi 
debba,  secondo  il  suo  giudizio,  servire  l'Istituto  Rizzoli  ed  entro  quali  con- 
fini esso  debba  restare  circoscritto. 

D  munificente  Fondatore,  nel  suo  Testamento,  ha  già  tracciato  con  molta 
dùarezza  il  concetto  generale  cui  si  deve  ispirare  la  grandiosa  opera  sua. 

Egli  volle  che  sorgesse  in  Bologna  un  Istituto  Ortopedico  a  prò  delPuma- 
mtà  sofferente,  a  vantaggio  della  scienza  e  dell'arte  salutare^  atto  a  svilup- 
farsi  in  modo  da  servire  a  decoro  di  tutta  la  Nazione. 

In  queste  parole  è  riassunto  il  programma  dell'Istituto,  e  chi  si  faccia 
per  poco  a  meditarle,  trova  subito  argomento  di  ammirare  l'altissima  ispi- 
nzione  del  Filantropo  Bolognese  il  quale  coli'  esercizio  di  una  carità  illu- 
Bsoata  volle  provvedere  altresì  al  beneficio  dell'arte  e  della  scienza  cut 
neva  con  vero  amore  dedicata  la  vita^  senza  punto  dimenticare  la  patria 
grandezza  che  dall'opera  sua  vuole  evidentemente  accresciuta. 

U  prof.  Rizzoli  ha  detto  che  l'Istituto  Ortopedico  deve  essere  eretto  a 
fro  deirumanità  sofferente  e  con  ciò  egli  ha  voluto  indubbiamente  indicare 
die  l'opera  sua  deve  innanzi  tutto  essere  opera  caritatevole  e  specialmente 
rirolta  a  beneficio  dei  poveri.  Ma  aggiungendo  di  poi  che  l'Istituto  deve 
altresì  mirare  al  vantaggio  della  Scienza  e  deirArte  salutare  e  che  deve 
icrrire  a  decoro  di  tutta  la  Nazione,  il  Fondatore,  a  mio  avviso,  ebbe  in 
mente  di  non  escludere  coloro  che  o  con  mezzi  propri,  o  col  sussidio  di 
altri  Comuni  o  di  altre  Provincie  potrebbero  essere  ricoverati  nell'Istituto 
senza  togliere  al  medesimo  neppure  una  parte  di  quei  redditi  patrimoniali 
die  il  Testatore  volle  chiaramente  fossero  tutti  consumati  a  vantaggio  dei 
poTcri,  anzi  con  beneficio  dei  medesimi.  Quindi  non  può  esservi  dubbio 
die  Egli  abbia  voluto  fondare  un  Ospizio  nel  quale  abbiano  ricetto  e  cura 
temporanea  o  permanente  tutti  coloro,  uomini  e  donne,  adulti  e  fanciulli, 
spedalmente  appartenenti  alla  Provincia  di  Bologna,  colpiti  da  deformità 
congenite  od  acquisite  o  da  altre  malattie  da  determinarsi  da  apposita  Com- 
missione. 

Resta  quindi  stabilito  a  priori  che  l' Istituto  dovrà  essere  un  Istituto  Or- 
tomorfico  nel  senso  più  esteso  della  parola  e  che  dovrà  avere  comparti 
speciali  per  gli  uomini,  per  le  donne,  per  i  fanciulli,  e  che  a  facilitare  le 
core,  ad  accrescere  senza  troppo  dispendio  il  numero  dei  beneficandi  si 
dovrà  provvedere  anche  alla  istituzione  di  un  Ambulatorio  speciale  al  quale 


-   76  — 

possano  trarre  i  sofferenti  che  per  una  ragione  o  per  l'altra  non    abbiano 
modo  di  essere  raccolti  nell'Istituto. 

Ammesso  questo  principio,  torna  quindi  indispensabile  stabilire  che  l'Isti- 
tuto  abbia  un  numero  di  letti  pei  poveri  proporzionato  ai  bisogni  della 
Provincia  di  Bologna,  non  senza  dimenticare  però  il  contingente  di  defor- 
mati che  saranno  inviati  all'Ospizio  a  spese  delle  altre  Provincie,  e  che 
annesso  all'edifìcio  generale  sorga  un  comparto  speciale  da  destinarsi  ad 
uso  di  quegli  ammalati,  appartenenti  a  famiglie  agiate,  che  ora  sogliono 
cercare  negli  Stabilimenti  Ortomorfici  stranieri,  cure  e  conforto. 

Con  ciò  il  voto  del  Rizzoli  che  l'Istituto  di  Bologna  sorga  a  prò  del- 
l'umanità sofferente,  a  vantaggio  della  scienza  e  dell'arte  salutare,  a  decoro 
di  tutta  la  Nazione,  avrebbe  facile  e  completa  attuazione. 

Tracciati  in  questo  modo  i  punti  principali,  poste  per  cosi  dire  le  pietre 
angolari  dell'edificio,  torna  utile  scendere  a  qualche  questione  secondaria. 

Il  professore  Rizzoli  da  quel  grande  scienziato  e  cultore  dell'arte  salu- 
tare che  Egli  era,  non  poteva  accontentarsi  di  fare  opera  esclusivamente 
benefica,  e  quindi  ebbe  in  mente  di  prendere  argomento  dalla  carità  per 
giovare  indirettamente  a  quella  scienza  alla  quale,  come  Egli  ebbe  a  scri- 
vere nel  suo  testamento,  aveva  con  vero  amore  dedicata  la  vita. 

Con  ciò  il  Rizzoli  accompagnando  il  sentimento  filantropico  a  quello 
scientifico,  volle,  non  solo  che  il  suo  Istituto  divenisse  palestra  nobilissima 
di  studi,  di  esperimentazioni,  di  ricerche,  ma  che  innanzi  tutto  dalla  scienza 
l'opera  sua  prendesse  inspirazione. 

Quindi  r  Igiene  applicata  con  tutto  il  rigore  nella  erezione  dell'edificio 
e  nella  riduzione  del  fabbricato;  quindi  aspetto,  forma  ed  essenza  di  un 
vero  e  proprio  Istituto  Ortomorfico,  munito  di  tutti  i  mezzi  necessari  alla 
cura  delle  svariatissime  malattie  cui  l'Istituto  stesso  dovrà  provvedere. 

Né  ciò  basta.  La  scienza  oggi  non  mira  solamente  a  curare  e  a  guarire 
ma  provvede  altresì  a  prevenire  i  mali  o  quanto  meno  ad  arrestarli  nel 
loro  inizio  in  modo  che  sia  più  facile,  e  men  dispendioso  opporvi  rimedio. 

Un  Istituto  Ortopedico  fondato  con  concetti  eminentemente  scientifici 
come  quelli  escogitati  dal  prof.  Rizzoli,  non  dovrà  pertanto  limitare  la 
propria  azione  alla  sola  cura  delle  malattie,  ma  dovrà  provvedere  a  che  le 
deformazioni  vengano,  per  quanto  è  possibile,  prevenute  e  limitate  colpen- 
dole all'atto  in  cui  si  producono,  curandole  a  tempo  opportuno,  vale  a 
dire  sopra  soggetti  teneri  e  prima  che  la  malattia  abbia  percorso  sopra  di 
essi  il  suo  terribile  ciclo. 

E  dappoiché  grandissimo  numero  di  deformazioni  deve  essere  attribuito 
al  rachitismo  che  in  breve  volger  di  tempo  deturpa  fanciulli  sulle  membra 
dei  quali  lascia  stigmate  profonde,  così  tornerà  opportuno  che  l'Istituto 
abbia  per  i  bambini  rachitici  una  speciale  sezione  nella  quale  essi  trovino 
fisico  e  morale  conforto  alle  loro  sofferenze  e  possano  in  breve  ora  gua- 
rire da  quelle  iniziali  deformità  che,  trascurate,  si  farebbero  più  tardi  gra- 
vissime e  forse,  non  senza  pericolo  della  vita,  riparabili. 

Tale  espediente  tornerà  col  tempo  anche  di  grande  vantaggio  econo- 
mico per  l'Istituto,    dappoiché  é  ovvio  dimostrare  come  la  cura   praticata 


—  75  — 

Anche  da  questo  rapido  sguardo  emerge  quindi  che  il  rachitismo  è  ma- 
lattia dovuta  a  grandissimo  numero  di  circostanze  le  quali  è  in  nostro  po- 
tere rimuovere  e  che  la  civiltà,  l'educazione,  le  migliorate  condizioni  sociali . 
contribuiranno  efficacemente  a  combattere. 

Ma  siccome  non  è  sempre  facile  sopprimere  immediatamente  la  fonte 
del  male,  così,  quando  non  si  arriva  ad  eliminare  le  cause,  si  procura  almeno 
di  apporvi  rimedio  sorprendendo  il  morbo  devastatore  nelle  sue  manifesta- 
zioni iniziali,  e  dappoiché  è  ormai  dimostrato  essere  il  rachitismo  suscetti- 
bile di  completa  guarigione  ove  se  ne  arresti  in  tempo  il  processo  evolu- 
tivo, così  egli  è  certo  che  quest*  Istituzione,  contribuirà  efficacemente  a  ri- 
durre di  molto  il  numero  degli  infelici  che,  vittime  innocenti  della  natura 
matrigna ,  vediamo  ogni  dì  per  le  vie  cittadine,  dare  miserando  spettacolo 
delle  loro  deformità  o  che,  accolti  pietosamente  negli  ospizi  di  beneficenza, 
vi  trascinano  vita  inutile  a  sé  e  gravosa  al  pubblico  erario. 

Il  conseguimento  di  questo  altissimo  compito  spetta  precipuamente  all'o- 
pera del  medico  e  del  chirurgo  la  quale ,  mercè  le  nuove  conquiste  scien- 
tifiche, può  oramai  toccare  tali  trionfi  che  un  giorno  si  sarebbero  chiamati 
miracoli. 

£  l'Istituto  di  Milano,  malgrado  la  ristrettezza  dei  mezzi  e  l'angustia  dello 
spazio  potè ,  anche  su  questo  campo ,  conseguire  già  confortevoli  risultati, 
come  lo  dimostrano  le  collezioni  dei  gessi  e  di  fotografie  ordinate  nel- 
ristituto  e  i  premi  cospicui  riportati  nelle  Esposizioni  Intemazionali  di  Bruxel- 
les e  di  Parigi  e  la  medaglia  d'oro  ottenuta  nella  Mostra  Nazionale  di 
Milano. 

Il  discorso  del  dott.  Pini  termina  con  queste  parole  che  ci  piace  riportare  : 

e  In  una  delle  sale  dell'antico  Palazzo  del  Pubblico  a  Bologna,  già  sede 

dei  Legati  apostolici,  oggi  residenza  del  Magistrato  governativo,  si  vede  un 

grandioso  dipinto  che  porta  scritta  la  seguente  leggenda:  Franciscus  primus 

Galliarum  rex,  BononicB  quam  plurvnus  scrofulis  laborantes  sanai. 

<  Quel  quadro  ricorda  ad  evidenza  come  un  giorno  ai  numi  celesti  ed 
ai  potenti  della  terra  spettasse  recar  sollievo  ai  mali  che  affliggevano  l'uma- 
nità. Il  popolo  ignorante  e  prostrato  credeva  allora  ai  miracoli  e  dalla  mano 
di  un  re,  dalla  parola  di  un  sacerdote  sperava  conforto  alle  fisiche  sofferenze. 

<  Oggi  però  le  cose  sono  alquanto  cambiate  ;  la  scienza  ha  preso  il  posto 
dei  numi  e  quello  dei  sacerdoti,  ed  anche  i  potenti  ripetono  da  lei  la  forza 
dei  popoli  e  la  gloria  delle  nazioni. 

e  Nella  formola  sacramentale  dell'inaugurazione  invochiamo  dunque  prò* 
pizie  a  questo  Tempio  sacro  al  dolore,  la  Scienza  e  la  Carità  ». 

L'Istituto  Ortopedico  Rizzoli  a  Bologna.  —  Come  abbiamo  a  suo  tempo 

annunziato,  l'illustre  Chirurgo  prof.  Francesco  Rizzoli  lasciava  ogni  suo 
avere  affinchè  fosse  istituito  nella  Villa  di  San  Michele  in  Bosco  a  Bologna 
un  Istituto  ortopedico  a  beneficio  dei  poveri  della  Provincia  bolognese. 

La  Deputazione  provinciale,  desiderosa  di  mandare  tosto  ad  effetto,  le 
provvide  disposizioni  del  munificente  testatore,  dopo  avere  voluto  il  parere 
di  persone  competentissiroe  in  materia,  affidava  l'incarico  al  dott.  Gaetano 


—  74  — 

Pini  di  presentarle  un  programma  completo  che  potesse  servire  di  base  alla 
compilazione  dello  Statuto  della  nuova  Opera  Pia.  Il  dott.  Pini,  dopo  studi 
preliminari  eseguiti  sul  luogo  che  dovrà  essere  ridotto  ad  uso  di  Istituto  or- 
topedico, sottoponeva  alla  Deputazione  provinciale  una  Relazione,  la  quale 
ha  avuto  il  plauso  degli  intelligenti  ed  è  stata  completamente  approvata 
dalla  Deputazione  stessa. 

E  dappoiché  si  ti;atta  d'argomento  nuovo  e  di  grandissima  utilità,  ci 
sembra  opportuno  riassumere  questo  lavoro. 

Senza  avere  la  pretesa  di  tracciare  un  vero  e  proprio  programma  del 
futuro  Istituto  Rizzoli,  l'Autore  dice  che  si  limiterà  dapprima  ad  esporre 
alcune  idee  generali  discusse  ed  approvate,  le  quali,  tornerà  facile  scendere 
ai  dettagli  delle  opere  che  dovranno  essere  eseguite  per  ridurre  lo  splen- 
dido edificio  di  San  Michele  in  Bosco  all'uso  designato  dal  prof.   Rizzoli. 

£  prima  di  tutto  premette  che  dopo  la  lunga  e  minuziosa  ispezione  da 
lui  praticata  sul  luogo  in  compagnia  di  due  egregi  Rappresentanti  la  De- 
putazione e  dell'Ingegnere  Capo  della  Provincia,  è  rimasto  convinto  che 
la  Villa  di  San  Michele  in  Bosco  ha  tutti  i  requisiti  per  essere,  senza  gra- 
vissime spese,  mutata  in  Istituto  ortopedico,  rispettando  altresì  quelle  parti 
dell'edificio  che  furono  dichiarate  monumentali. 

Sopra  di  ciò  a  lui  sembra  non  possa  nascere  dubbio  inquantochè  e  la 
ubicazione  saluberrima  e  gli  ameni  dintorni,  gli  spaziosi  passeggi,  il  vastis- 
simo fabbricato,  tutto  contribuisce  a  far  ritenere  come  felice  e  giudiziosissima 
la  scelta  fatta  dal  prof.  Rizzoli  nell* acquistare  l'antica  regale  residenza  per 
tramutarla  in  Tempio  sacro  all'umanità  soflferente. 

Un  solo  dubbio  sorse  al  primo  esame,  quello  cioè  che  nella  Villa  l'acqua 
potabile  non  fosse  di  buona  qualità  e  che  forse  vi  facesse  difetto,  propor- 
zionatamente ai  bisogni  di  un  grande  Istituto  che  per  la  sua  natura  dovrebbe 
invece  avere  grandissima  copia  di  acqua,  elemento  indispensabile  alla  cura 
di  molti  malati. 

A  tale  scopo  pertanto  furono  istituite  minuziose  ricerche  ed  analisi  chi- 
miche diligenti  dalle  quali  appare  evidente  che  1'  acqua  del  pozzo  esistente 
nella  Villa  di  San  Michele  in  Bosco  è  copiosa  e  di  assai  buona  qualità. 

Ciò  premesso ,  l'Autore  non  reputa  necessario  spendere  molte  parole 
per  porre  in  evidenza  come  ogni  difficoltà  che  venisse  opposta  alla  ri- 
duzione della  Villa  di  San  Michele  in  Bosco  ad  uso  di  Istituto  ortopedico, 
mancherebbe  di  fondamento  ;  dappoiché  è  facile  dimostrare  che  fra  la  spesa 
d' acquisto  e  quella  necessaria  al  riattamento  dei  locali,  occorrerà  una  somma 
di  gran  lunga  inferiore  a  quella  che  sarebbe  indispensabile  per  costruire  di 
pianta  l'Ospizio  ideato  dal  prof.  Rizzoli,  senza  tener  conto  della  difficoltà  di 
trovare  altrove  un'area  di  terreno  così  vasta  e  così  ben  situata,  che  da  sé  sola 
vale  la  somma  per  la  quale  venne  acquistato  l'intero  monumentale  edifìcio. 

Di  tutti  gli  Istituti  ortopedici  esistenti  all'  estero,  per  la  massima  parte 
eretti  con  mire  di  speculazione  e  quindi  in  ottime  località  e  in  tutto  ri- 
spondenti alle  esigenze  dei  paganti,  il  solo  Istituto  ortopedico  di  Lione,  di- 
retto dal  dott.  Pravaz ,  potrebbe  in  qualche  modo  competere  per  la  ubi- 
cazione  coir  Istituto    Rizzoli;  ma  egli  è  certo  che  il  primo    rimarrà    vinto 


—  79  — 

Comparto  E)  destinato  a  quei  fanciulli  che  dovranno  subire  operazioni 
più  0  meno  gravi,  a  quelli  che  ne  avranno  subite  e  che  rimangono  tut- 
oria soggetti  a  cure  ortomorfìche  gravi,  a  quelli  infine  pei  quali  si  usa  un 
tiattamento  speciale  senza  bisogno  di  atti  operativi,  ma  che  però  non  pos- 
sono eoumerarsi  nel  Comparto  A. 

Comparto  C)  destinato  agli  operati,  deve  servire  esclusivamente  pei  fan- 
diilli  che  furono  da  poco  sottoposti  ad  atti  operativi  di  qualche  importanza. 


Sezione  Uomini.  —  Questa    Sezione  è  destinata   alla  •  cura    degli  adulti 
Da«;chi  colpiti  da  deformazioni  congenite  ed  acquisite. 
È  capace  di  N.  jo  piazze. 
Essa  si  divide  in  due  comparti  : 

Comparto  A)  destinato  a  coloro  che  per  la  natura  e  gravità  della  tìia- 
tatb  Don  sono  obbligati  a  rimanere  in  letto  e  che  possono  passeggiare  e 
krorare,  non  che  ai  convalescenti. 

Qmparto  E)  destinato  agli  operandi  e  agli  operati. 


Sezione  Donne.  —  Eguale  nello  scopo  alla  Sezione  Uomini. 
È  capace  di  N.  30  posti  e  si  divide  in  due  comparti    simili   in  tutto  a 
Iqielii  destinati  ai  maschi. 


Sezione  Paganti.  —  Destinata  a  persone  d'ambo  i  sessi  colpite  da  de- 
lità  congenite  od  acquisite. 

£  capace  di  N.  20  posti  ed  è  situata  in  edificio    affatto    separato    dal- 
p Istituto  Ortopedico  propriamente  detto. 
Si  divide  in  due  comparti  : 
Maschile  e  femminile  assolutamente  separati. 

DIRITTO  SANITARIO. 


La  coltivazione  del  riso  dinanzi  ai  tribunali.  —  La  legge  del  1 2  giugno 

|i866,  n.  2967,  sulla  coltivazione  del  riso,  contempla  anche  le  risaie  pre- 
(Ksteod  alla  attuazione  di  essa.  Il  Regolamento  provinciale  approvato  col 
jl.  decreto  2  marzo  1879,  ^-  47^6,  per  la  coltivazione  del  riso  nella  pro- 
[ida  di  Milano ,  ha  abrogato  il  precedente  regolamento  approvato  col 
decreto  19  luglio  1868,   n.  4532,   tassativamente    nelle  parti   ritoccate 

id  aggiunte,  e  non  anche  in   quelle  (  come  l' art.   17)  a  cui   il  nuovo  re- 

iPbmento  si  è  tenuto  estraneo. 


-   76  — 

possano  trarre  i  sofferenti  che  per  una  ragione  o  per  l'altra  non    abbiano 
modo  di  essere  raccolti  nell'Istituto. 

Ammesso  questo  principio,  torna  quindi  indispensabile  stabilire  che  l'Isti- 
tuto abbia  un  numero  di  letti  pei  poveri  proporzionato  ai  bisogni  della 
Provincia  di  Bologna,  non  senza  dimenticare  però  il  contingente  di  defor- 
mati che  saranno  inviati  all'Ospizio  a  spese  delle  altre  Provincie,  e  che 
annesso  all'edificio  generale  sorga  un  comparto  speciale  da  destinarsi  ad 
uso  di  quegli  ammalati,  appartenenti  a  famiglie  agiate,  che  ora  sogliono 
cercare  negli  Stabilimenti  Ortomorfici  stranieri,  cure  e  conforto. 

Con  ciò  il  voto  del  Rizzoli  che  l'Istituto  di  Bologna  sorga  a  prò  del- 
l'umanità sofferente,  a  vantaggio  della  scienza  e  dell'arte  salutare,  a  decoro 
di  tutta  la  Nazione,  avrebbe  facile  e  completa  attuazione. 

Tracciati  in  questo  modo  i  punti  principali,  poste  per  cosi  dire  le  pietre 
angolari  dell'edificio,  torna  utile  scendere  a  qualche  questione  secondaria. 

Il  professore  Rizzoli  da  quel  grande  scienziato  e  cultore  dell'arte  salu- 
tare che  Egli  era,  non  poteva  accontentarsi  di  fare  opera  esclusivamente 
benefica,  e  quindi  ebbe  in  mente  di  prendere  argomento  dalla  carità  per 
giovare  indirettamente  a  quella  scienza  alla  quale,  come  Egli  ebbe  a  scri- 
vere nel  suo  testamento,  aveva  con  vero  amore  dedicata  la  vita. 

Con  ciò  il  Rizzoli  accompagnando  il  sentimento  filantropico  a  quello 
scientifico,  volle,  non  solo  che  il  suo  Istituto  divenisse  palestra  nobilissima 
di  studi,  di  esperimentazioni,  di  ricerche,  ma  che  innanzi  tutto  dalla  scienza 
l'opera  sua  prendesse  inspirazione. 

Quindi  r  Igiene  applicata  con  tutto  il  rigore  nella  erezione  dell'edificio 
e  nella  riduzione  del  fabbricato;  quindi  aspetto,  forma  ed  essenza  di  un 
vero  e  proprio  Istituto  Ortomorfico,  munito  di  tutti  i  mezzi  necessari  alla 
cura  delle  svariatissime  malattie  cui  l'Istituto  stesso  dovrà  provvedere. 

Né  ciò  basta.  La  scienza  oggi  non  mira  solamente  a  curare  e  a  guarire 
ma  provvede  altresì  a  prevenire  i  mali  o  quanto  meno  ad  arrestarli  nel 
loro  inizio  in  modo  che  sia  più  facile,  e  men  dispendioso  opporvi  rimedio. 

Un  Istituto  Ortopedico  fondato  con  concetti  eminentemente  scientifici 
come  quelli  escogitati  dal  prof.  Rizzoli,  non  dovrà  pertanto  limitare  la 
propria  azione  alla  sola  cura  delle  malattie,  ma  dovrà  provvedere  a  che  le 
deformazioni  vengano,  per  quanto  è  possibile,  prevenute  e  limitate  colpen- 
dole all'atto  in  cui  si  producono,  curandole  a  tempo  opportuno,  vale  a 
dire  sopra  soggetti  teneri  e  prima  che  la  malattia  abbia  percorso  sopra  di 
essi  il  suo  terribile  ciclo. 

E  dappoiché  grandissimo  numero  di  deformazioni  deve  essere  attribuito 
al  rachitismo  che  in  breve  volger  di  tempo  deturpa  fanciulli  sulle  membra 
dei  quali  lascia  stigmate  profonde,  così  tornerà  opportuno  che  l'Istituto 
abbia  per  i  bambini  rachitici  una  speciale  sezione  nella  quale  essi  trovino 
fisico  e  morale  conforto  alle  loro  sofferenze  e  possano  in  breve  ora  gua- 
rire da  quelle  iniziali  deformità  che,  trascurate,  si  farebbero  più  tardi  gra- 
vissime e  forse,  non  senza  pericolo  della  vita,  riparabili. 

Tale  espediente  tornerà  col  tempo  anche  di  grande  vantaggio  econo- 
mico per  l'Istituto,    dappoiché  é  ovvio  dimostrare  come  la  cura   praticata 


—  8i   — 

Ed  è  quindi  informato  a  cotesto  concetto  generale  ed  assoluto  della  legge 
il  n^olamento  che,  sotto  la  esatta  osservanza  delle  prescrìtte  formalità,  ne 
ebbe  ad  essere  in  esecuzione  deliberato  per  la  provincia  di  Milano  quella 
di  5000  metri,  e  dopo  aver  poscia  disciplinata  la  materia,  termina  coU'art.  1 7  : 

e  Le  risaje  attuali,  poste  a  distanze  minori  di  quelle  indicate  nell'art,  i, 
SODO  tollerate  solo  per  l'annata  in  corso  >. 

Frattanto  ebbe  la  esperienza  di  parecchi  anni  a  far  conoscere  che  cotesto 
regolamento  non  avrebbe  abbastanza  corrisposto  allo  scopo  tanto  neir  inte- 
resse della  salute  pubblica,  che  in  quello  4^11' industria  privata. 

Sopravvenne  perciò,  sempre  sotto  l'egida  delle  volute  formalità,  il  rego- 
lamento deliberato  dal  Consiglio  provinciale  di  Milano,  e  approvato  col 
4R.  decreto  del  2  marzo  1879,  che,  meno  quanto  alla  disposizione  dall'art.  17 
del  precedente  regolamento,  n'  ebbe  a  rimaneggiare  tutta  quanta  la  materia, 
iotroducendo  anche  rispetto  alle  distanze  coli' art.  i  variazioni,  ferma  però 
sempre  quella  di  5000  metri  per  la  città  di  Milano. 

Senonchè  aggiungeva  all'art.  1 8  ed  ultimo  una  importante  innovazione  : 
che  cioè  sarebbe  concessa  la  facoltà  di  coltivazione  a  riso  anche  nei  perimetri 
di  vietata  coltivazione  quanto  a'  terreni  che  sarebbero  riconosciuti  come 
paludosi  dal  Consiglio  provinciale  sanitario,  fino  a  che  i  terreni  stessi  si 
conserverebbero  in  quello  stato. 

Questo  nuovo  regolamento  pertanto  veniva  bensì  surrogato  al  precedente, 
ma  naturalmente  per  tuttociò  che  vi  era  stato  ritoccato  od  aggiunto  ;  ma  non 
mai  per  quella  parte  a  cui  si  era  tenuto  estraneo,  come  quella  che  nel 
precedente  regolamento  aveva  avuto  il  suo  esaurimento,  e  così  per  quantu 
concerneva  la  disposizione  transitoria  dell'art.   17  del  medesimo. 

Egli  è  quindi  dopo  tutto  ciò  ben  corretto  l'affermare,  che  le  risaie  entro 
il  perimetro  di  vietata  coltivazione  stabilito  per  ia  città  di  Milano  (non 
punto  variato  dal  recente  regolamento)  in  attualità  all'epoca  del  regolamento 
19  luglio  1868,  non  si  possono  mantenere,  siccome  tollerate  soltanto  dal- 
l'annata 1868,  salvo  l'eccezione  di  terreno  paludoso  nel  senso  dell'art.  11 
del  regolamento  2  marzo  1879. 

Ed  è  conseguenza  legittima  che  tali  coltivazioni  in  siffatte  contingenze 
costituiscono  una  contravvenzione  prevista  e  repressa  dall'art,  i  della  legge 
speciale,  combinato  coli' art.  i  tanto  del  regolamento  19  luglio  1868,  quanto 
deir altro  regolamanto  2  marzo  1879,  ^  coli' art.  17  di  detto  regolamento, 
nonché  dell'art.  5  della  legge  stessa. 

Attesoché  passando  ora  alla  specie  ^é  accertato  per  la  stessa  sentenza 
denunziata  : 

Che  certo  Rossi  Giuseppe  già  da  molti  anni  addietro,  come  si  esprime 
tale  pronunciato  senza  specificarne  meglio  la  data,  tiene  coltivato  a  riso 
terreno  di  ettari  2,52  entro  il  perimetro  di  vietata  coltivazione  determinata 
per  la  città  di  Milano. 

Ma  dopo  ciò  avendo  il  Collegio  di  merito  considerato  che  non  si  trat- 
tava di  coltivazione  a  riso  ex  novo,  veniva  implicitamente  a  porre  in  fatto: 
che  si  era  in  presenza  di  una  coltivazione  a  riso  in  attualità  ali*  epoca  del 
Regolamento  del  19  luglio  1868. 

6 


—    82    — 

Una  volta  pertanto  ciò  affermato,  diveniva  indiscutibile ,  per  le  conside- 
razioni dianzi  svolte,  l'esistenza  giuridica  della  contravvenzione. 

La  emanata  dichiarazione  di  non  farsi  luogo  a  pfocedimento  era  una 
potente  violazione  degli  articoli  di  legge  e  dei  Regolamenti  suaccennati. 

E  perciò  a  ragione  muove  doglianza  il  Procuratore  del  re  contro  cotesta 
sentenza. 

Il  Collegio  incorse  in  un  equivoco:  non  rilevò  che  la  legge  speciale 
coinvolgeva  nelle  sue  provvidenze  le  coltivazioni  a  riso  in  attualità  :  gli 
sfuggì  l'art.  17  del  Regolamento  del  19  luglio  1868:  e  avendo  trattato  la 
quistione  sul  terreno  delle  coltivazioni  preesistenti,  era  naturale  che  non  ne 
trovasse  nella  specie  applicabili  le  disposizioni  relative  alle  coltivazioni 
ex  novo  dell'art.    2  della  legge  e  dell'art.  9  del  recente  Regolamento. 

E  fece  poi  una  confusione  quando  alla  dichiarazione  fatta  dal  Rossi  nel 
febbrajo  1880  intorno  alla  sua  coltivazione  diede  importanza  tale  da  enunciare 
che  era  in  ogni  caso  in  forza  di  essa  sottratto  ad  ogni  responsabilità  penale. 

Imperocché  la  circolare  municipale  dell' 11  febbrajo  1880  emanata  per 
la  esecuzione  del  nuovo  Regolamento,  prescriveva  bensì  anche  ai  coltivatori 
aventi  risaje  in  attualità  congrua  dichiarazione  all'  uffizio  comunale;  ma 
all'uopo  di  inscriverne  i  fondi  autorizzati  nel  registro  del  Comune  e  in 
quello  della  Prefettura  in  osservanza  del  Regolamento. 

Ond'è  evidente  che  non  era  il  Rossi,  dal  momento  che  la  sua  coltiva- 
zione non  era  permessa,  fra  quelli  a  cui  alludeva  quella  circolare,  e  perciò 
la  dichiarazione  cui  egli  intese  di  fare  in  osservanza  della  medesima,  era 
del  tutto  inefficace  ed  improduttiva  a  suo  favore  di  alcun  giuridico  effetto. 

Vi  sarebbe  stato  solo  una  contingenza  che  avrebbe  potuto  giovargli,  e 
sarebbe  stata  quella  di  terreno  paludoso  ai  termini  dell'art.  18  del  recente 
Regolamento  :  ma  la  sentenza  è  al  riguardo  muta. 

Che  se  mai  per  avventura  la  coltivazione  in  disamina  non  avesse  ad  an- 
noverarsi fra  quelle  di  antica  data,  tollerate  soltanto  per  l'annata  1868,  in 
allora  si  verserebbe  in  materia  di  coltivazione  ex  novo:  e  la  contravvenzione 
alla  legge  non  sarebbe  meno  flagrante,  perchè  si  tratterebbe  sempre  di  col- 
tivazione a  distanza  minore  della  prescritta,  e  fuori  del  caso,  per  quanto 
appare  allo  Stato  delle  cose,  di  terreno  paludoso. 

Per  questi  motivi,  cessa  la  sentenza,  ecc. 

I  Regolamenti  per  la  coltivazione  del  riso  nelle  diverse  provincie  del 
Regno,  essendo  emanati  in  base  all'art,  i  della  legge  12  giugno  1866, 
n.  2967,  anziché  all'art.  146  della  legge  comunale  e  provinciale,  non  è 
applicabile  per  le  contravvenzioni  ai  medesimi  il  procedimento  della  obla- 
zione, di  cui  all'art.   148  di  quest'ultima  legge. 

La  legge  12  giugno  1866  sulla  coltivazione  del  riso  contempla  anche  le 
risaje  preesistenti. 

Va  punito  come  contravventore  colui  che  abbia,  nella  provincia  di  Mi- 
lano, oltre  l'anno  1868,  come  era  tollerato  dall'art.  17  del  Regolamento 
19  luglio  1868,  n.  4532,  conservato  preesistenti  risaie  nel  perimetro  proi- 
bito ,  ed  all'  infuori  delle  condizioni  stabilite  dall'  art.  1 8  del  Regolamento 
2  marzo  1879,  n..  4766. 


-  83  - 

La  disposizione  dell'art.  12  di  quest^ultimo  Regolamento,  che  l'autorizza- 
rione  alla  coltivazione  si  intenda  concessa  per  l'anno  in  corso,  (quando 
entro  il  febbrajo  non  sia  notificata  la  relativa  deliberazione,  si  applica  alle 
domande  per  coltivazioni  a  riso  ex  novo  fuori  delle  vietate  distanze  ;  e  nop 
già  alle  domande  per  coltivazione  a  riso  di  terreni  paludosi  entro  il  peri- 
metro vietato  —  art.  18  dello  stesso  Regolamento. 

In  questa  seconda  ipotesi  vi  ha  contravvenzione  qualora  siasi  coltivato 
in  qualunque  tempo  prima  di  ottenere  la  relativa  autorizzazione. 

L'art,  5  della  legge  12  giugno  1866,  n.  2967,  usando  l'espressione  — 
fine  pecuniarie  sino  alla  somma  di  L.  200  per  ogni  ettaro  di  risaia  in 
Gontrarveitzione  —  comprende  tanto  la  multa  quanto  l' ammenda  ;  e  va 
perciò  cassata  la  sentenza  che  nell'  applicare  la  pena  sia  partita  dal  con- 
cetto di  non  poter  discendere  al  di  sotto  di  L.  51. 

Udienza  del  31  marzo  1881.  —  Sul  primo  mezzo:  —  Attesoché  il  ricor- 
rente rileva,  a  pur  dar  l'essere  a  questo  mezzo,  l'omesso  preventivo  espe- 
rimento della  oblazione,  da  cui,  a  suo  mo'  di  vedere,  non  avrebbe  potuto 
prescindere. 

Ma  ogni  di  lui  argomentazione ,  per  quanto  ampia ,  s' infrange  ,  quando 
solo  semplicemente  si  osservi  che  non  si  versa  in  tema  di  quel  Regolamento 
cai  accenna  l'art.   146  della  legge  comunale  e  provinciale,  rapporto  ai  quali 
il  successivo  art.  148  prescrive   nei    casi  di  contravvenzione    che    abbia  a 
precedere  davanti  il  sindaco  l'esperimento,  a  seconda  de'  casi ,  di  conci lia- 
aone  o  dell'oblazione  ;  —  cui  riuscendo,  ogni  procedimento  viene  escluso. 
Il  Regolamento  in  esame,  approvato  col  R.  Decreto   del   2  marzo  1879, 
per  la  provincia  di  Milano,  è  voluto  dall'art,  i  della  legge  12  giugno  1S66 
sulla  coltivazione  del  riso,  che  è  legge  generale  per  lo  Stato;  è  completa- 
mento della  medesima  nei  rapporti  della  provincia  di  Milano,  e  ne  forma 
parte  integrante  ne'  rapporti  stessi  ;  a  differenza  di  quanto  osservasi  ordina- 
riamente per  i  Regolamenti  che  vengono  dal  potere  esecutivo  emessi  in  ese- 
cuzione di  altre  leggi  ;  e  non  può  essere  diversamente,  per  trattarsi  di  ma- 
teria,  che  dovendo  provvedere  e  coordinarsi  all'interesse  della  salute  pub- 
blica,  e  ad  un  tempo  a  quello  dell'industria  agricola,  deve  necessariamente 
subire  variazioni  locali  a  seconda  delle  diverse    condizioni  delle    provincie 
del  Regno  ;  ed  è  perciò   appunto    che  cotesti  Regolamenti  sono  circondati 
dalle  maggiori  garanzie,  e  cosi  deliberati  dai  Consigli  provinciali,  ma  sentiti 
prima  i  Consigli  comunali  e  sanitari  della  provincia,  e  non  vengono  appro- 
vati dal  re   che  previo  parere  del  Consìglio  superiore  di  sanità  e  del  Con- 
siglio di  Stato. 

Attesa  la  natura  pertanto  del  tutto  speciale  del  Regolamento,  non  mai 
nella  legge  comunale  e  provinciale  che  non  è  punto  quella  da  cui  emana, 
e  alla  quale  quindi  abbiasi  ad  uniformare,  ma  nella  legge  stessa,  da  cui  ha 
vita,  si  dovrebbe  rintracciare  la  prescrizione  del  preventivo  esperimento 
della  oblazione  per  l'interesse  pubblico. 

E  la  legge  nulla  sancisce  al  riguardo.  È  adunque  corretto  il  pronunciato 
del  collegio  di  merito  nella  parte  in  cui  ebbe  a  respingere  la  pretesa  di 
cotesto  esperimento. 


—  8o  — 

Conseguentemente  va  punito  come  contravventore  chi  abbia  oltre  l'anno 
iS6S,  come  era  tollerato  dall'art.  17  del  regolamento  del  1868,  conser- 
vato preesistenti  risaie  nel  perimetro  proibito  ed  all' infuori  delle  condizioni 
stabilite  dall'art.  18  del  regolamento  1879  e  cioè  non  in  terreni  ricono- 
sciuti paludosi  dal  Consiglio  provinciale. 

Udienza  del  27  gennaio  1881.  —  Sul  ricorso  del  Procuratore  del  re 
presso  il  Tribunale  civile  e  correzionale  di  Milano  per  l'annullamento  di 
.sentenza  4  novembre  1880  dal  medesimo  proferita,  portante  dichiarazione 
di  non  farsi  luogo  a  procedimento  contro  Rossi  Giuseppe,  imputato  di 
contravvenzione  agli  art.  4  e  5  della  legge  12  giugno  1866  sulla  coltiva- 
zione del  riso,  ed  all'art,  i  del  relativo  regolamento  per  la  provincia  di 
Milano  approvato   col  Regio  decreto  2  marzo   1879. 

Per  avere  nell'anno  1880  coltivato  a  riso  la  campagna  detta  Sbianco  di 
ettari  2,521  compresa  nel  perimetro  di  proibita  risicoltura  stabilito  per  la  città 
di  Milano;  coU'aggravante  della  recidiva  di  cui  all'art.  123  del  Codice  penale 

Su/runico  mezzo:  —  Violazione  degli  art.  i  e  5  della  legge  12  giugnc 
1866,  e   I  dei  regolamenti  19  luglio  1868  e  2  marzo  1879: 

Attesoché  l'art,  i  della  legge  12  giugno  1866  sulla  coltivazione  del  ris-» 
pone  a  base  delle  sue  provvidenze:  e  La  coltivazione  del  riso  è  permess 
alle  distanze  dagli  aggregati  di  abitazioni  e  sotto  le  condizioni  prescritfc 
neir  interesse  della  pubblica  igiene  da  regolamenti  speciali  che,  sentiti  i  Cok 
sigli  comunali  e  sanitarii  delle  provincie,  sono  deliberati  dai  Consigli  pr< 
vincìali  ed  approvati  dal  re,  previo  il  parere  del  Consiglio  superiore  di  sì 
nità  e  del  Consiglio  di  Stato  >. 

Ed  è  quindi  troppo  spontaneo,  di  fronte  ad  una  locuzione  cosi  generaJ 
ed  assoluta,  che  la  legge  ebbe  a  prendere  in  contemplazione  non  solo  J 
coltivazioni  a  riso  avvenire,  o  in  altri  termini  ex  novo,  ma  altresì  quell 
preesistenti,  ossia  in  attualità,  di  guisa  che  quelle  fra  esse  avrebbero  potut 
tuttavia  mantenersi,  che  avessero  avuto  a  trovarsi  a  distanze  maggiori  dall 
stabilite,  ma  non  mai  quelle  che  ne  fossero  state  poste  a  distanze  minori 
per  quanto  per  avventura  assistite  e  protette  dalle  leggi  o  regolamenti  an 
tenori.  Diversamente  la  legge  avrebbe  mancato  allo  eminente  primario  sue 
scopo,  a  quello  cioè  di  provvedere  avanti  tutto  alla  salute  pubblica  :  e  cosi 
la  cessazione  delle  risaje  preesistenti  entro  il  perimetro  di  vietata  coltivazione 
starebbe  nella  ragione  stessa  intrinseca  della  legge. 

£  a  cotesto  principio  generale  fondamentale  della  legge  sancito  dall'art.  i| 
si  coordinano  le  successive  disposizioni  circa  le  repressioni  penali  nei  casi 
di  contravvenzione,  espresse  in  termini  si  lati  da  escluderne  la  limitazione 
alle  coltivazioni  ex  novo. 

Coir  art.  4  infatti  è  disposto  senza  distinzione  di  sorta:  che  le  risaie  col- 
tivate entro  le  distanze  proibite  o  contro  il  divieto  dell'Autorità  governa- 
tiva, potranno  a  diligenza  di  questa  essere  fatte  distruggere  a  spese  dei 
contravventori. 

£  del  pari  coli' art.  31  che  alle  infrazioni  della  legge  e  dei  regolament 
emanati  in  esecuzione  della  medesima  saranno  applicabili  pene  pecuniarii 
sino  alla  somma  di  L.   200  per  ogni  ettaro  di  risaja  in  contravvenzione. 


—  8i   — 

Ed  è  quindi  informato  a  cotesto  concetto  generale  ed  assoluto  della  legge 
il  regolamento  che,  sotto  la  esatta  osservanza  delle  prescritte  formalità,  ne 
ebbe  ad  essere  in  esecuzione  deliberato  per  la  provincia  di  Milano  quella 
dì  5000  metri,  e  dopo  aver  poscia  disciplinata  la  materia,  termina  coU'art.  1 7  : 

e  Le  risaje  attuali,  poste  a  distanze  minori  di  quelle  indicate  nell'art,  i, 
sono  tollerate  solo  per  l'annata  in  corso  ». 

Frattanto  ebbe  la  esperienza  di  parecchi  anni  a  far  conoscere  che  cotesto 
regolamento  non  avrebbe  abbastanza  corrisposto  allo  scopo  tanto  neir  inte- 
resse della  salute  pubblica,  che  in  quello  4^11*  industria  privata. 

Sopravvenne  perciò ,  sempre  sotto  l' egida  delle  volute  formalità,  il  rego- 
lamento deliberato  dal  Consiglio  provinciale  di  Milano,  e  approvato  col 
«R.  decreto  del  2  marzo  1879,  che,  meno  quanto  alla  disposizione  dall'art;  17 
del  precedente  regolamento,  n'  ebbe  a  rimaneggiare  tutta  quanta  la  materia, 
introducendo  anche  rispetto  alle  distanze  coli' art.  i  variazioni,  ferma  però 
sempre  quella  di  5000  metri  per  la  città  di  Milano. 

Senonchè  aggiungeva  all'art.  18  ed  ultimo  una  importante  innovazione: 
che  cioè  sarebbe  concessa  la  facoltà  di  coltivazione  a  riso  anche  nei  perimetri 
di  vietata  coltivazione  quanto  a*  terreni  che  sarebbero  riconosciuti  come 
paludosi  dal  Consiglio  provinciale  sanitario,  fino  a  che  i  terreni  stessi  si 
conserverebbero  in  quello  stato. 

Questo  nuovo  regolamento  pertanto  veniva  bensì  surrogato^  al  precedente, 
ma  naturalmente  per  tuttociò  che  vi  era  stato  ritoccato  od  aggiunto  ;  ma  non 
mai  per  quella  parte  a  cui  si  era  tenuto  estraneo,  come  quella  che  nel 
precedente  regolamento  aveva  avuto  il  suo  esaurimento,  e  così  per  quanto 
concerneva  la  disposizione  transitoria  dell'art.   17  del  medesimo. 

Egli  è  quindi  dopo  tutto  ciò  ben  corretto  l'affermare,  che  le  risaie  entro 
il  perimetro  di  vietata  coltivazione  stabilito  per  la  città  di  Milano  (non 
punto  variato  dal  recente  regolamento)  in  attualità  all'epoca  del  regolamento 
19  luglio  1868,  non  si  possono  mantenere,  siccome  tollerate  soltanto  dal- 
l'annata 1868,  salvo  l'eccezione  di  terreno  paludoso  nel  senso  dell'art.  11 
del  regolamento  2  marzo  1879. 

Ed  è  conseguenza  legittima  che  tali  coltivazioni  in  siffatte  contingenze 
costituiscono  una  contravvenzione  prevista  e  repressa  dall'  art.  i  della  legge 
speciale,  combinato  coli' art.  i  tanto  del  regolamento  19  luglio  1868,  quanto 
dell'altro  regolamanto  2  marzo  1879,  ^  coli*  art.  17  di  detto  regolamento, 
nonché  dell'art.  5  della  legge  stessa. 

Attesoché  passando  ora  alla  specie  >è  accertato  per  la  stessa  sentenza 
denunziata  : 

Che  certo  Rossi  Giuseppe  già  da  molti  anni  addietro,  come  si  esprime 
tale  pronunciato  senza  specificarne  meglio  la  data,  tiene  coltivato  a  riso 
terreno  di  ettari  2,52  entro  il  perimetro  di  vietata  coltivazione  determinata 
per  la  città  di  Milano. 

Ma  dopo  ciò  avendo  il  Collegio  di  merito  considerato  che  non  si  trat- 
tava di  coltivazione  a  riso  ex  novo,  veniva  implicitamente  a  porre  in  fatto  : 
che  si  era  in  presenza  di  una  coltivazione  a  riso  in  attualità  all'  epoca  del 
Regolamento  del  19  luglio   1868. 

6 


—    82    — 

Una  volta  pertanto  ciò  affermato,  diveniva  indiscutibile ,  per  le  conside- 
razioni dianzi  svolte,  l'esistenza  giuridica  della  contravvenzione. 

La  emanata  dichiarazione  di  non  farsi  luogo  a  pfocedimento  era  una 
potente  violazione  degli  articoli  di  legge  e  dei  Regolamenti  suaccennati. 

E  perciò  a  ragione  muove  doglianza  il  Procuratore  del  re  contro  cotesta 
sentenza. 

Il  Collegio  incorse  in  un  equivoco:  non  rilevò  che  la  legge  speciale 
coinvolgeva  nelle  sue  provvidenze  le  coltivazioni  a  riso  in  attualità  :  gli 
sfuggì  l'art.  17  del  Regolamento  del  19  luglio  1868:  e  avendo  trattato  la 
quistione  sul  terreno  delle  coltivazioni  preesistenti,  era  naturale  che  non  ne 
trovasse  nella  specie  applicabili  le  disposizioni  relative  alle  coltivazioni 
ex  novo  dell'art.   2  della  legge  e  dell'art.  9  del  recente  Regolamento. 

£  fece  poi  una  confusione  quando  alla  dichiarazione  fatta  dal  Rossi  nel 
febbrajo  1880  intorno  alla  sua  coltivazione  diede  importanza  tale  da  enunciare 
che  era  in  ogni  caso  in  forza  di  essa  sottratto  ad  ogni  responsabilità  penale. 

Imperocché  la  circolare  municipale  dell' 11  febbrajo  1880  emanata  per 
la  esecuzione  del  nuovo  Regolamento,  prescriveva  bensì  anche  ai  coltivatori 
aventi  risaje  in  attualità  congrua  dichiarazione  all'  uffizio  comimale;  ma 
all'uopo  di  inscriverne  i  fondi  autorizzati  nel  registro  del  Comune  e  in 
quello  della  Prefettura  in  osservanza  del  Regolamento. 

Ond'è  evidente  che  non  era  il  Rossi,  dal  momento  che  la  sua  coltiva- 
zione non  era  permessa,  fra  quelli  a  cui  alludeva  quella  circolare,  e  perciò 
la  dichiarazione  cui  egli  intese  di  fare  in  osservanza  della  medesima,  era 
del  tutto  inefficace  ed  improduttiva  a  suo  favore  di  alcun  giuridico  effetto. 

Vi  sarebbe  stato  solo  una  contingenza  che  avrebbe  potuto  giovargli,  e 
sarebbe  stata  quella  di  terreno  paludoso  ai  termini  dell'art.  18  del  recente 
Regolamento  :  ma  la  sentenza  è  al  riguardo  muta. 

Che  se  mai  per  avventura  la  coltivazione  in  disamina  non  avesse  ad  an- 
noverarsi fra  quelle  di  antica  data,  tollerate  soltanto  per  l'annata  1868,  in 
allora  si  verserebbe  in  materia  di  coltivazione  ex  novo:  e  la  contravvenzione 
alla  legge  non  sarebbe  meno  flagrante,  perchè  si  tratterebbe  sempre  di  col- 
tivazione a  distanza  minore  della  prescritta,  e  fuori  del  caso,  per  quanto 
appare  allo  Stato  delle  cose,  di  terreno  paludoso. 

Per  questi  motivi,  cessa  la  sentenza,  ecc. 

I  Regolamenti  per  la  coltivazione  del  riso  nelle  diverse  provincia  del 
Regno,  essendo  emanati  in  base  all'art.  1  della  legge  12  giugno  1866, 
n.  2967,  anziché  all'art.  146  della  legge  comunale  e  provinciale,  non  è 
applicabile  per  le  contravvenzioni  ai  medesimi  il  procedimento  della  obla- 
zione, di  cui  all'art.   148  di  quest'ultima  legge. 

La  legge  12  giugno  1866  sulla  coltivazione  del  riso  contempla  anche  le 
risaje  preesistenti. 

Va  punito  come  contravventore  colui  che  abbia,  nella  provincia  di  Mi- 
lano, oltre  l'anno  1868,  come  era  tollerato  dall'art.  17  del  Regolamento 
19  luglio  1868,  n.  4532,  conservato  preesistenti  risaie  nel  perimetro  proi- 
bito, ed  all' infuori  delle  condizioni  stabilite  dall'art.  18  del  Regolamento 
2  marzo  1879,  n..  4766. 


PARTE   TERZA. 


VARIETÀ   ED   ANNUNZI. 


Z7  COBgrenO  Intemasionale  d' Igiene  a  Ginevra.  —  il  terzo  Congresso  intemazio- 
nale d' Igiene  riunito  a  Torino  nel  1880,  scelse  con  plauso  generale  la  città  di  Ginevra 
per  sede  del  quarto  Congresso. 

n  Gran  Consiglio  Federale  Svizzero,  non  che  le  Autorità  e  la  popolazione  ginevrina 
accettarono  con  viva  sollecitudine  questa  decisione,  e  apparecchiansi  ora  a  fare  il  migliore 
accoglimento  possibile  a  tutti  gì'  Igienisti  stranieri  e  nazionali  che  vorranno  assistere  alla 
rìnnipne  scientifica. 

n  Congresso  avrà  luogo  dal  4  al  9  settembre  18$ 2. 

Il  Comitato  cantonale,  incaricato  della  sua  organizzazione  dal  Consiglio  di  Stato,  non 
mini  ad  altro  che  a  renderlo  degno  de'  precedenti  Congressi  di  Brusselle,  di  Parigi,  e  di 
Torino. 

Sostenuto  dal  Comitato  nazionale  svizzero,  esso  s' indirizza  indistintamente  a  tutte  le 
persone  che,  sia  co'  loro  scritti,  sia  colla  loro  posizione,  sia  colle  loro  conoscenze  speciali 
concorrono  a  stabilire  o  ad  applicare  le  regole  dell'  Igiene. 

Ha  anche  deciso,  d'accordo  colla  Commissione  internazionale,  eletta  dal  Congresso 
demografico  di  Parigi  nel  1878,  che  una  sezione  di  demografia  sarà  aggiunta  al  Coogresso 
d*  I^ene. 

Gl'Igienisti  e  i  Demografi  di  tutte  le  nazioni  si  preparino  dunque  a  prestare  il  loro 
concorso  al  Congresso  di  Ginevra  coll'apportarvi  i  loro  lumi  e  la  lor  parte  di  lavoro. 

Hssi  possono  fin  da  adesso  farsi  iscrivere  come  membri,  e  ricevere  le  pubblicazioni 
del  Congresso  (  Vedasi  l'art.  3  del  Regolamento  qui  annesso). 

Sono  altresì  invitate  le  Società  scientifiche  e  le  Autorità  sanitarie,  ad  inviare  il  più 
presto  possibile  al  Comitato  d'organizzazione  le  materie  che  stimeranno  opportune  di  trat- 
tare nella  rianione  intemazionale. 

Già  sono  annunziati  parecchi  lavori,  e  quando  la  loro  lista  sarà  completa,  il  Comitato 
la  farà  pubblicare  cercando  sopratutto  di  accogliere  le  questioni  che  avranno  pregio  di 
attaalìtà. 

Vii*esposizion€  di  pubblicazioni,  di  piani,  di  disegni  ed  oggetti  diversi  relativi  all'Igiene 
o  alia  Demografia  verrà  aperta  a  Ginevra  dal  i.^  al  30  settembre.  Gli  autori,  gì'  inven- 


—  as- 
tori e  i  fabbricanti   d'ogni   paese   sono  pregati  di  far  conoscere  quanto  prima  se  hanno 
r  intenzione  dì  prendervi  parte. 

Il  Comitato  farà  il  poter  suo  per  ottenere  una  riduzione  del  prezzo  di  trasporto  sulle 
strade  ferrate  per  i  membri  del  Congresso  e  per  gli  oggetti  destinati  all'Esposizione. 


Il  Comitato  d'Organizzazione  a  Ginevra. 

Presidente:  Dott.  II.-Cl.  Lombard,  vice-presidente  del  Congresso  intemazionale  delle 
scienze  mediche  a  Ginevra  nel  1877. 

Vice-Presidente  :  Dott.  J.-L.  pREVOST,  professore  di  Terapeutica,  decano  della  Facoltà 
di  medicina. 

Segretario  generale:  Dott.  P.-L.  Dunant,  professore  d'Igiene. 

Segretari  aggiunti:  Dott.  A.  D*  Espine,  professore  di  Patologia  intema.  —  Dott.  G. 
IIalteniioff,  privato-docente  d'Oftalmologia. 

Membri:  Dott.  V.  Gautier,  protomedico  dell'infermeria  Butini.  —  Dott.  JULLiARD,  padre 
ex  medico-ispettore  della  pubblica  sanità.  —  Prof.  D.  Monnier,  professore  di  Chi- 
mica biologica,  —  Dott.  E.  Rapin,  già  presidente  della  Società  medica: 

Tutte  le  comunicazioni  relative  al  Congresso  devono  essere  indirizzate  al  signor  dot- 
tore prof,  Dunant^  segretario  generale  a  Ginevra, 

REGOLAMENTO. 

Art.  I."  Il  quarto  Congre<5so  internazionale  d'Igiene  si  riunirà  a  Ginevra  dal  4  set- 
tembre 1882,  sotto  gli  auspici  del  Consiglio  Federale  Svizzero  e  delle  Autorità  del  Cantone 
e  della  città  di    Ginevra. 

Art.  2.^  Scopo  di  questo  Congresso  è  di  riunire  gli  scienziati  di  tutti  i  paesi  per  di- 
scutere argomenti  che  si  riferiscono  ai  progressi  dell'  igiene,  e  agli  interessi  della  salute 
pubblica. 

I  governi,  i  municipi,  le  amministrazioni,  le  università,  le  accademie,  le  società 
scientifiche,  i  consigli  di  sanità  e  altre  autorità  sanitarie  sono  invitati  a  prestare  il  loro 
concorso  a  quest'opera  e  a  farvisi  rappresentare  da  delegati. 

Art.  3.^  Il  Congresso  si  comporrà  di  medici,  <l'  igienisti,  di  farmacisti,  di  chimici,  di 
fisici,  di  meteorologisti,  d'ingegneri,  d'architetti,  d'istitutori,  di  veterinari,  di  membri  dei 
consigli  d' igiene  stranieri  e  nazionali  che  si  saranno  fatti  inscrivere  e  a>Tanno  versato 
una  quota  di  20  lire.  Essi  riceveranno  un  esemplare  del  resoconto  dei  lavori  della  Sezione. 
La  quota  sarà  versata  dai  signori  aderenti  nel  medesimo  tempo  ch'essi  manderanno 
la  loro  adesione. 

II  segretariato  riceve  fm  d'ora  le  adesioni ,  nelle  quali  si  dovranno  scrivere  i  titoli 
e  l'indirizzo  esatto  degli  aderenti. 

Art.  4.^  I  lavori  del  Congresso  si  riferiranno  all'igiene  generale  e  internazionale;  alla 
profilassi  delle  epidemie  e  alla  polizia  sanitaria;  alla  demografia  e  alla  statistica  medica; 
all'  igiene  professionale  ed  industriale  ;  alle  applicazioni  igieniche  della  fisica,  della  chimica, 
dell'architettura  e  dell'arte  dell'ingegnere;  all'igiene  dell'infanzia,  all'igiene  pedagogica 
e  all'igiene  privata  (igiene  alimentare,  falsificazioni,  acque  potabili,  igiene  dei  sensi,  ecc.), 
air  igiene  pubblica  (città,  campagne,  ospitali,  armate,  ecc.),  all'  igiene  veterinaria. 


—  89  — 

n   nomerò    delle   sezioni  in  cui    saranno  ripartiti  i  lavori  sarà  fissato  più  tardi. 
Va'  Elsposizione  di  pubblicazioni  e  d'  oggetti  che  si  riferiscono   all'  igiene   e   alla  de- 
«c^ndb  avrà  luogo  durante  il  Congresso. 

Alt  sf*  I  temi   saranno    scelti    dietro  proposte  che  gli  igienisti  stranieri  e  nazionali,  le 
^Cbrid  sanitarie  e  i  corpi  scientifici  sono  invitati  a  sottoporre  al  Comitato, 

Aiu  6.^  Dei  relatori  scelti  dal  Comitato,  riferiranno  sulle  tesi  che  loro  saranno  state 
l&iate.  Ogni  relazione  terminerà  con  conclusioni  che  serviranno  di  base  alla  discussione. 
lU  co&dusioni  saranno  possibilmente  comunicate  ai  membri  del  Congresso  prima  della 
làalone. 

Art.  7.'*  Tutti  coloro^  che  desidereranno  fare   comunicazioni  dovranno  rivolgersi  al  Co- 
[■iitc  quindici  giorni    almeno  prima  dell'apertura  del   Congresso.  Il  Comitato    deciderà, 
inopportunità  o  meno  di  ammetterle  e  dell'ordine   col   quale    saranno   poste  all'ordine 
l&I  giorno. 

.AiL  S.'^  Il  Congresso  si  riunirà  due  volte  al  giorno  ;  la  prima  volta  pei  lavori  di  sezione, 
|c  b  seconda  volta  per  quelli  dell'assemblea  generale. 
.\rL  9.^  Le  sedute  dell'assemblea  generale  saranno  consacrate  ; 
i.^  alla  lettura  dei  processi  verbali ,  alle  relazioni   dei  lavori  delle  sezioni,  e  in  casi 
lipedaH  alla  discussione  di  queste  ultime. 

2.^  alle  conferenze  e  alle  comunicazioni  sopra  quistioni  d' interesse  generale. 
Alt  lo.*^  Le  sezioni  discuteranno  dapprima  le  quistioni  portate  dall'  ordine  del  giorno. 
|£  Comitato  costituirà  i  loro  uffizi  provvisori,  e  poscia  eleggeranno  i  relativi  uffizi  definitivi. 
Ac  11.^  Salvo  autorizzazione  dell'assemblea  (o  della  sezione)  gli  oratori  non  potranno 
re  più  di  due  volte  sul  medesimo  soggetto  ;  e  la  durata  dei  discorsi,  comunicazioni, 
>ne  o  rapporti  non  oltrepasserà  i  quindici   minuti. 
.\it  12.^  Tutti  i  lavori,  letti  o  presentati  al  Congresso  (sia  nelle  sezioni,    sia  davanti 
)lea  generale),  saranno  consegnati  alla  Presidenza. 
Il  Comitato  prima  di  procedere  alla  pubblicazione  degli  atti  del  Congresso,   deciderà 
lèD* inserzione  parziale  o  totale,  o  della  non  inserzione  delle  memorie,  comunicazioni,  ecc. 
Art.  13.'^  Quantunque  la  lingua  officiale  del  Congresso  sia  la  francese,  si  potrà  fare  uso 
delle  altre  lingue.  In  questo  coso,  ove  1'  oratore  ne  esprima  il  desiderio,  verrà  fatta 
traduzione  dei  discorsi  da  uno  dei  membri  presenti  alla  riunione.  , 

A.t  14.''  Il  Presidente  dirige  le  sezioni  e  i  dib^imenti,  seguendo  il  modo  adottato 
|i&  assemblee  deliberanti,  in  generale.  Egli  predispone  gli  ordini  del  giorno  concertan- 
lèacoU' uffizio. 


£spoddO&e  di  edifici  SCOlastioL  —  Essa  venne  inaugurata  a  Parigi  il  i.^  febbrajo  p.  p. 
r^i  SODO  esposti  i  progetti  dei  più  diversi  edifici  scolastici ,  colle  più  complete  indica- 
jiìoii  ìq  quanto  ne  riguarda;  i.^  la  disposizione  generale,  2.^  il  modo  di  costruzione, 
U  h  decorazione  interna  ed  estema,  4.°  il  mobilio,    5.^  la  stima   preventiva   molto  mi- 

^  Gli  Autori  dei  progetti  dovranno  conformarsi  per  i  dettagli  di  costruzione  ai  rego- 
|bKati  pubblicati  dall'Amministrazione  perla  costruzione  e  l' ammobigliamento  degli  edi- 
jid scolastici;  se  se  ne  allontanassero  dovranno  indicarne  i  motivi. 

Dopo  l'esposizione  potranno  venir  accordate  delle  ricompense,  consistenti  in  una  me- 
[^iia  e  nei  seguenti  premi  : 

Progetto  di  Liceo:  i.°  premio  10,000  franchi,  2.°  premio  5000  franchi;   più  due 

■"■noù  onorevoli  di  2000  franchi   l'una  ; 


—  86  — 

È  adunque  qualificata  precisamente  pena  pecuniaria,  e  non  multa,  quella 
che  vien  minacciata  a  coteste  infrazioni. 

Questa  speciale  denominazione  ha  una  gravissima  importanza  agli  effetti 
penali,  imperocché  rivela  che  si  può  discendere  fino  al  minimum  di  due  lire. 

Sarebbe  diversamente  ove  fosse  stata  la  pena  denominata  multa  :  in  quanto 
che  in  tal  caso  dovendosi  far  ricorso  alle  norme  generali  del  Codice  pe- 
nale comune,  la  pena  pecuniaria  non  avrebbe  potuto  essere  inferiore  alle 
lire  51,  siccome  minimum  della  multa,  giusta  l'art.  61  del  medesimo. 

Ora  il  pretore  lascia  travedere  abbastanza  chiaramente  nella  motivazione 
del  suo  pronunciato,  là  dove  parla  in  fine  della  pena,  d'essere  partito  dal 
concetto  di  aver  qualificata  la  minacciata  pena  quale  una  multa  nel  signi- 
ficato e  senso  ristretto  giuridico  della  parola,  anche  per  aver  citati  appunto 
gli  articoli  26,  34,  6 i,  64,  e  di  essersi  perciò  creduto  vincolato  a  non  poter 
applicare  meno  di  lire  51  per  ogni  ettaro  di  terreno  coltivato  a  riso,  mal- 
grado il  concorso  delle  svariate  circostanze  da  lui  addotte  a  favore  del- 
l' imputato. 

E  questo  erroneo  concetto  Tavrebbe  in  sostanza  implicitamente  raffer- 
mato ed  accolto  il  collegio  di  secondo  grado  con  quella  finale  considera- 
zione che  era  da  confermarsi  la  sentenza  pretoriale  anche  nei  rapporti  della 
l)cna,  essendosi  nella  commisurazione  della  medesima  già  tenuto  calcolo 
di  tutte  le  circostanze  attenuanti  che  militavano  in  favore  del  prevenuto. 

Onde  cotesta  sentenza  viene  ad  essere  infetta  di  quello  stesso  vizio,  che 
si  è  rilevato  in  quella  di  primo  grado,  e  perciò  non  può  essere  mantenuta. 

Per  codesti  motivi,  e  visti  inoltre  gli  art.  668,  680  del  Codice  di  prò 
ccdura  penale, 

Cassa  pel  quarto  mezzo,  respinti  gli  altri  tre,  la  sentenza,  ecc. 


—  gì  ~ 

la  ddla  città;  di  più  Ta  notato  che  affinchè  il  parafulmine  possa  senrire  senza  incon- 
ienti, resistendo  al  calore  della  scarica  elettrica,  deve  misurare   una  sezione  di  uno  a 
ceotimcCri  quadrati  (dal  Gesundhiit,  i88l.  l6). 

;  fugM  TOla&Oti  reti  innOOUL  (0  —  Leggesi  néWAnnée  scientifique :  Per  ogni  litro 
■equa  ci  vogliono  due  o  tre  cucchiajate  di  aceto  e  due  di  sale  greggio  ;  un  litro  di 
la  è  sufficiente  per  una  libbra  di  funghi  tftgliati  a  fette.  Gettata  l' acqua  (quanto  tempo 
«  durare  la  digestione  ?  ),  i  funghi  debbono  essere  lavati  in  acqua  dolce,  poi  messi 
la  fredda  (pare  che  l' acqua  dolce  debba  esser  calda  !  ?  ),  che  si  fa  scaldare  fino  all'  ebol- 
oae,  e  dopo  esservi  rimasti  mezz'  ora  si  tolgono  e  si  lavano  di  nuovo.  —  Gerard  mangiò 
5  libbre  di  fanghi  delle  specie  più  velenose  (  ?  ),  preparate  in  tal  modo,  nello  spazio  di 
sol  mese,  e  ne  somministrò  in  dose  strepitosa  ai  membri  del  Comitato  designato  dal 
Bsiglio  sanitario  di  Parigi.  Per  copia  conforme  (Vedi  il  Bollettino  delle  sdenu  mediche, 
obre,  iS8l). 

Arfiso  di  OoBOOno.  —  L'Accademia  medica  del  Belgio  ha  aperto  un  concorso,  con 
emio  di  lire  1,500,  a  tutto  il  15  febbrajo  1883,  sul  seguente  tema: 

«  Determinare,  in  base  a  precise  osservazioni,'  gli  effetti  dell'  alcoolismo,  sia  materiali 
e  psichici,  tanto  sull'  individuo  quanto  sulla  sua  discendenza. 

I  N'pta.  —  I  concorrenti,  servendosi  dei  dati  anatomo-patologici  e  dei  migliori  do- 
Bcnti  fomiti  dalle  esperienze  medico-legali,  dovranno  apprezzare  il  limite  che  separa 
gbfcriachezra  dalla  follia,come  pure  la  responsabilità  dell'  ubbriaco  nelle  sue  azioni  •. 

i?70frtmma  del  Comitato  intemazionale  della  Crooe  Bossa  sedente  in  Ginevra  pel 
jÉcono  di  tre  stodii  full'Arte  d'improvrisare  dei  measad  di  soooorso  pei  feriti  e 

pitti.  —  Il  Comitato  Intemazionale  della  Croce  Rossa,  sedente  in  Ginevra,  mette  a  con- 
^  tre  studi,  destinati  a  completarsi  vicendevolmente,  sull'or//  di  improvvisare  dei  mevU 
^merso  pH  feriH  e  malati. 

n  ]ffìmo  tratterrà  sull'improvvisazione  dei  mezzi  di  cura  ; 

n  secondo  snll' improvvisazione  dei  mezzi  di  trasporto  ; 

D  terzo  su  quella  dì  un  amàuianta,  o  d'uno  spedale  di  campagna, 
i?  Studio.  —  Si  comprendono  in  questo  l' impiego  degli  emostatici  d'apparecchi 

f  attore,  di  refrigeranti,  i  mezzi  pratici  d*  applicare  il  metodo  di  Lister  in  modo  effi- 
nl  campo  di  battaglia,  ecc. 
I  CòoTcrrà  passare  in  rivista  i  malati,  gli  utensili,  le  biancherìe,  gli  abiti,  i  prodotti 
^«ok),  ecc.,  ecc.,  che  variano  col  variare  del  clima,  della  stagione,  del  luogo,  ma  che 
ideile  risorse  frequenti;  converrà  pure  mostrare  ai  soccorrìtorì  il  partito  che  se  ne 
i^cmre.  secondo  la  sede  della  ferita,  o  la  natura  della  malattia. 

2,0  Siudùf»  —  Come  trasportare  dei  feriti  o  dei  malati,  quando  non  si  hanno  né 
^  né  carrozaCy  né  strumenti  d' alcuna  maniera  preparati  a  tal'  uopo  ? 
Molti  casi  possono  presentarsi: 

1  soccorritori  non  hanno  talora  altra  risorsa  infuori  delle  loro  braccia,  e  non  è  inutile 
èi^nar  loro  come  servirsene. 

Ma  più  spesso  essi  potrebbero  farsi  una  barella  elementare,  o  qualche  sedile  portatile 
hfeittf  armi,  abiti,  rami  d' albero,  o  qualche  altro  oggetto  trovato  in  luogo. 
Potrà  essere  una  bestia  da  soma  (cavallo,  mulo,  camello,  ecc.)  sul  cui  dorso  si  cer- 


—  88  — 

tori  e  i  fabbricanti   d'ogni    paese   sono   pregati  di  far  conoscere   quanto   prima  se  hanno 
r  intenzione  di  prendervi  parte. 

Il  Comitato  farà  il  poter  suo  per  ottenere  una  riduzione  del  prezzo  di  trasporto  sulle 
strade. ferrate  per  i  membri  del  Congresso  e  per  gli  oggetti  destinati  all'Esposizione. 


Il  Comitato  d'Organizzazione  a  Ginevra. 

Presidente:  Dott.  H.-Cl.  Lombard,  vice-presidente  del  Congresso  intemazionale  delle 
scienze  mediche  a  Ginevra  nel  1877. 

Vice-Presidente  :  Dott.  J.-L.  Prevost,  professore  di  Terapeutica,  decano  della  Facoltà 
di  medicina. 

Segretario  generale:  Dott.  P.-L.  Dunant,  professore  d'Igiene. 

Segretari  aggiunti:  Dott.  A.  D*  Espine,  professore  di  Patologia  intema.  —  Dott.  G. 
IIaltenhoff,  privato-docente  d'Oftalmologia. 

Membri:  Dott.  V.  Gautier,  protomedico  dell'infermeria  Butini. —  Dott.  Julliard,  padre 
ex  medico-ispettore  della  pubblica  sanità.  —  Prof.  D.  Monnier,  professore  di  Chi- 
mica biologica.  —  Dott.  E.  Rapin,  già  presidente  della  Società  medica; 

7'utte  le  comunicazioni  relative  al  Congresso  devono  essere  indirizzate  al  signor  dot- 
tore prof,  Dunant^  segretario  generale  a  Ginevra, 

REGOLAMENTO. 

Art.  iP  II  quarto  Congre=;so  internazionale  d'Igiene  si  riunirà  a  Ginevra  dal  4  set- 
tembre 1882,  sotto  gli  auspici  del  Consiglio  Federale  Svizzero  e  delle  Autorità  del  Cantone 
e  della  città  di    Ginevra. 

Art.  2P  Scopo  di  questo  Congresso  h  di  riunire  gli  scienziati  di  tutti  i  paesi  per  di- 
scutere argomenti  che  si  riferiscono  ai  progressi  dell'  igiene,  e  agli  interessi  della  salute 
pubblica. 

I  governi  ,  i  municipi  ,  le  amministrazioni ,  le  università,  le  accademie ,  le  società 
scientifiche,  i  consigli  di  sanità  e  altre  autorità  sanitarie  sono  invitati  a  prestare  il  loro 
concorso  a  quest'opera  e  a  farvisi  rappresentare  da  delegati. 

Art.  3.^  Il  Congresso  si  comporrà  di  medici,  d*  igienisti,  di  farmacisti,  di  chimici,  di 
fisici,  di  meteorologisti,  d'ingegneri,  d'architetti,  d'istitutori,  di  veterinari,  di  membri  dei 
consigli  d'igiene  stranieri  e  nazionali  che  si  saranno  fatti  inscrivere  e  avranno  versato 
una  quota  di  20  lire.  Essi  riceveranno  un  esemplare  del   resoconto  dei  lavori  della  Sezione. 

La  quota  sarà  versata  dai  signori  aderenti  nel  medesimo  tempo  eh'  essi  manderanno 
la  loro  adesione, 

II  segretariato  riceve  fin  d'ora  le  adesioni ,  nelle  quali  si  dovranno  scrivere  i  titoli 
e  l'indirizzo  esatto  degli  aderenti. 

Art.  4.®  I  lavori  del  Congresso  si  riferiranno  all'igiene  generale  e  internazionale;  alla 
profilassi  delle  epidemie  e  alla  polizia  sanitaria  ;  alla  demografia  e  alla  statistica  medica  ; 
all'  igiene  professionale  ed  industriale  ;  alle  applicazioni  igieniche  della  fisica,  della  chimica, 
dell'architettura  e  dell'arte  dell'ingegnere;  all'igiene  dell'infanzia,  all'igiene  pedagogica 
e  air  igiene  privata  (igiene  alimentare,  falsificazioni,  acque  potabili,  igiene  dei  sensi,  ecc.), 
air  igiene  pubblica  (città,  campagne,  ospitali,  armate,  ecc.),  all'  igiene  veterinaria. 


—  93  — 
(sigillale,  sìa  tradotte.  Il  Comitato  però  perderà  un  tale  diritto  OTe  nello  spazio  di 
anno  dalla  decisione  del  giari  non  avrà  preso  verso  gli  autori  V  impegno  d' usarne  in 

tempo. 
6.^  Se  il  rapporto  del  giuri  giudicasse  che  nelle  memorie  non    trovate  meritevoli  di 
DO  si  contengono  frammenti  degni  di  menzione  onorevole^  il  Comitato    Internazionale 
pobblicarli  in  seguito  ai  lavori    premiati,  dietro  il  consenso  degli  autori,  e  sotto  il 
some. 

Società  Pedagogica  Italiana.  —  Ooncono  per  una  prima  serie  di  Vanualetti  popo- 
di  eogniziosi  sdentiflolie  ad  nso  degli  operaj  : 

'  Norme    generali  per  gli   Autori. 

\ 

\P  I  Manualetti  dovranno  essere  dettati  in  modo  chiaro  e  preciso,  con  lingua  cor-* 

riìi  ed  esatta,  ed  i  compilatori  dovranno  attenersi  alla  esposizione  delle  cose  più  sicure 

\  pratiche  evitando  ogni  lusso  di  erudizione,  e  le  dimostrazioni  non  strettamente  necessarie. 

2.^  Le  spiegazioni,  quando  l'argomento  lo  richieda,  saranno  corredate  da  opportune 

3.^  Elsscndo  destinati  all'  istruzione  ed  alla  guida  pratica  dell'operajo  italiano,  si  avrà 

di  far  conoscere  e  descrivere  di  preferenza  le  materie  prime  del   suolo  italiano  e  le 

ie  nazionali. 
4.^  Onde  fissare   un  limite  di  estensione  a  ciascun   Manualetto ,  si  rende  noto  che , 

eccezione  pel  primo,  ogni  Manualetto  in  edizione   economica  non  dovrà  eccedere  il 

di  una  lira. 

Norme  pel   Concorso, 

Per  ciascuno  dei  sette  Manualetti  verrà  eletta  una  Commissione  di  persone  competenti 
giudicare  quale  dei  lavori  presentati  sia  degno  del  premio.  Questo  consiste  in  una 
Uà  d'argento  per  ciascun  Manualetto. 

11  termine  utile  per  la  presentazione  dei  lavori   viene   prorogato  al  31   luglio   1882. 

Le  memorie  manoscritte  con  ischeda  segreta  e  contraddistinta  da  un  motto  dovranno 

pervenire  alla  Presidenza  dell'Associazione  in  Milano-Presso  il  Presidente  della  me- 
rìtirandone  ricevuta. 

L'Associazione  Pedagogica  concede  ad  ogni  memoria  premiata  una  medaglia  d'argento. 

Nozioni  et  Igiene, 

Nozioni  generali  di  fìsica  prendendo  specialmente  in  considerazione  quelle  che  hanno 

colla  fìsiologia  dell'organisn^o  umano.  —  Anatomia  popolare  dei  diversi  apparati 

—  Fisiologia  di  questi  —  Precetti  Igienici  —  avendo  di  mira  in  modo  precipuo 

(questioni   pratiche,  ad  esempio  quella  delle    professioni  e  della  deteriorazione  di  queste 

corpo  umano,  del  modo  di  ripararvisi,    delle  bevande   alcooliche,   dei  cibi   adulterali, 

ecc. 


hai  Zftitniti  dal  fieale  Istituto  Lom'bardo  di  Scienze  e  Lettere.  —  Tema  Per 

Paino  1885.  —  Appoggiandosi   alla  grande  quantità  4i  osservazioni   e  di  pubblicazioni 

)]pgiche  fatte  in  Italia,  specialmente  negli  ultimi  anni,  riassumere,  in  un  volume  di 

gnude  mole  e  di  facile    lettura,  i  fatti  i  più   certi  e  più  importanti  che   riguardano 


~  90  — 

Progetto  di  Scuola  normale:  i.^  premio  ia,ooo  franchi,  2.^  premio  5000  francbi; 
dae  menzioni  onorevoli  di  franchi  2000  Tana; 

Progetto  di  Scuola  primaria  superiore  o  di  Scuola  professionale  :  i  .^  premio 
6000  franchi,  2.°  premio  franchi  3000;  due  menzioni  onorevoli  di  franchi  1000; 

Progetto  di  Scuola  primaria  urbana  a  più  classi  :  i.^  premio  5000  franchi,  zP  pre- 
mio franchi  2500  ;  due  menzioni  onorevoli  di  franchi  1000  ; 

Progetto  di  Scuola  primaria  rurale  a  una  o  due  classi  :  i  P  premio  franchi  2500^ 
2.^  premio  franchi  1200;  due  menzioni  onorevoli  di  franchi  600; 

Progetto  di  Scuola  materna  (sala  d'asilo)  o  classe  infantile:  i.^  premio  2000  franchi, 
2.^  premio  1000  franchi  ;  due  menzioni  onorevoli  di  franchi  500  ciascuna  ; 

Progetti  parziali  per  decorazione  di  locali  scolastici  :  i.^  premio  1500  franchi,  2.^  pre* 
mio  1000  franchi;  due  menzioni  onorevoli  di  500  franchi  l'una. 

AmooI azione  Keteorologioa  Italiana.  —  La  prima  Assemblea  generale  dell'Assodi* 
zione  Meteorologica  Italiana  avrà  luogo  ocUe  prossime  vacanze  autunnali  nella  città  di 
Napoli. 

Fulmini  e  TelefonL  —  L'esperienza  meteorologica  ha  stabilito  che  la  frequenza  dei 
temporali  in  una  data  regione  diminuisce  coli' aumentare  della  latitudine  di  quella;  e  di* 
minuisce  ancora  procedendo  dal  centro  della  terra  ferma  verso  le  coste  marittime.  Vi  som 
anche  certe  condizioni  di  suolo,  p.  es.  le  montagne,  che  ne  fanno  variare  la  frequenza:  ma 
si  tratta  fin  qui  di  condizioni  naturali.  Vi  sono  invece  circostanze  speciali,  artificiose,  create 
dall'uomo,  e  capaci  di  rendere  i  temporali  più  frequenti? 

Secondo  le  notevoli  ricerche  di  parecchi  tedeschi  (Kuhn,  Gutwasser,  Ahlefeld,  HOlsen, 
Iloltz),  ci  sembra  che  in  certe  regioni  sia  avvenuto  realmente  un  sensibile  aumento  dd 
numero  dei  temporali  ;  ma,  se  anche  ciò  è  spesso  di  difficile  affermazione,  si  può  al  tutto 
assicurare  che  è  aumentato  considerevolmente  il  numero  dei  fulmini  caduti.  Holtz  fa  di* 
pendere  tale  aumento  da  mutazioni  telluriche  artificiali,  come  li  estesi  diboscamenti,  l'in- 
vasione delle  reti  ferroviarie,  che  tendono  a  condurre  i  temporali  verso  T  abitato.  Nei  paesi 
poi  le  costruzioni  sono  troppo  generosamente  approvvisionate  di  arnesi  metallici  (tettoje, 
condotti,  ecc.)  e  a  loro  volta  favoriscono  lo  scoppio   del  fulmine  sul  fabbricati. 

Di  qui  la  necessità  di  munire  i  medesimi  con  buoni  parafulmini.  Forse  non  senza, 
ragione  molti  intelligenti  hanno  trovato  di  poter  dire  che  ai  nostri  giorni  si  studia  Fisti-' 
tuzione  di  tirafulmini  anziché  di  parafulmini.  Con  ciò  si  allude  ai  fili  degli  uffizt  telefonia^ 
i  quali  fanno  comunicare  fra  loro  i  più  diversi  punti  della  città  passando  al  di  sopra  dea 
tetti  delle  case  :  essi  offrono  gli  stessi  inconvenienti  dei  fili  telegrafici  in  confronto  all'  defc- 
tricità  che  vi  si  può  scaricare  dalle  nubi  temporalesche,  e  peggio  dai  fulmini  che  possono 
seguirne  il  corso  coli' aggravante  che  essi  trovansi  di  parecchi  metri  più  vicini  alle  nabì 
che  non  i  fili  telegrafici,  e  quindi  più  soggetti  a  venir  colpiti  dal  fulmine.  Arrogi  che  iJ 
fulmine  può  deviare  lungo  le  colonne  di  sostegno  del  filo,  e  più  presto  che  lungo  il  file 
telegrafico  invadere  l'esterno  o  l'interno  dei  fabbricati. 

I  mezzi  da  opporre  a  queste  nuove  condizioni  sono  evidentemente  riposti  nei  par»* 
fulmini ,  e  nella  scelta  di  opportuni  isolatori  del  filo  telefonico  ;  per  il  che  si  ebbe  uo.- 
esatta  cognizione  delle  condizioni  singolari  di  ogni  fabbricato  sul  tetto  del  quale  il  &1* 
deve  passare.  I  parafulmini  devono  essere  applicati  non  solo  al  filo,  ma  anche  ai  ^10^ 
metallici  di  sostegno,  e  condotti  sotterra  ;  oppurre  messi  in  comunicazione  coi  condotti    ^ 


—  95  — 


LIBRI    NUOVI 


ìàaao  ni  rnsaì  per  impedire  la  propagazione  del  vajuolo,  del  dott.  e.  D'Arpe  ; 

.,  Napoli,  1881.  —  Sotto  forma  di  lettera  indirizzata  al  dott.  De-Pietra  Santa, 
fteore  ribatte    le   parole  del  dott    Boens  sulla  inutilità  della  vaccinazione   e  1'  esclusiva 
profilattica  dell'  igiene  preventivo,  dal  dott.  Bdens  medesimo  appiccicate  a  guisa 
ioodiilla  relazione  di  un  caso  in  cui  appunto  la  toga  igienica  del  dott.  Bòens  avrebbe 
il  pericolo  di  un'epidemia  di  vajuolo.  Si  il  dott.  Boens,  senza  aspettare  il  ver- 
delle  generaxioni  mediche  avvenire,    potrebbe   accontentarsi  del  verdetto  odierno  di 
e  suoi  discepoli. 


iCantribation  à  lagóographie  médioale,  del  dott.  F.  Eklund;  opnsc.  di  46  pag.,  Stoc« 

18S1.   —  Sotto  questo  titolo  pomposo  non  si  trova  altro  che  una    minuziosa    de- 
della  nuova  caserma  delle  reclute  di  Skeppsholip  considerata  dal   punto  di  vista 
Se  essa  presenta  qualche  vantaggio  sulla  vecchia  caserma  di  legno  di  Castelholm, 
a,  una   fognatura  pia  accurata,  una  maggiore  ampiezza  di  locali,   tuttavia    essa  lascia 
a  deùderare  dal  punto  di  vista    della    ventilazione  :  cosi  ogni  marinajo   ha  appena 
n.  e.  d'aria  e  3  m.  di  suolo,  mentre  al  rinnovamento  dell'aria  non  v'ha  apparecchio  che 
—  di  notte  bisognerà  aprir  le  finestre.   Contrariamente    a   Tollet,  l'Autore    am- 
ia saperìorìtà  dei  piani  superiori  al  pian  terreno,  perchè    meno   umidi  e  non  infet- 
dalle  esalazioni  del  sottosuolo.  In  generale  le  camere  a  pian    terreno  in  Isvezia  sono 
insalubri  appunto  per  le  correnti  d'aria  che  sorgono  dal  suolo,  che  vanno  a  costituire  il 
'/^  delTatmosfera  loro  ;  mentre  al  primo  piano  non  ve  n'ha  più  del  2  ^/q,  e  al  secondo 
appena  se  ne  trova  traccia.  Ora,  il  suolo  stesso  contiene  i  germi  di  parecchie  ma- 
infettive,  i  quali  possono  venir  trascinati  nell'ambiente  abitato  dalle  dette  correnti,  e 
ingenerare   malattie  diverse,   ileotifo ,   febbre   intermittente,    scarlattina,  morbillo, 
ecc. 

Se  in  questo  opuscolo  vi  ha  qualche  cosa  degno  di  menzione,  h  l'eziologia  delle  dette 
^Mciali  alle  caserme.  Eklund  sostiene  l' innocenza  relativa  delle  condizioni  tellu-' 
dell'acqua   potabile  nella  produzione  dell' ileotifo ,  mentre  trova  nell'aria  viziata  dei 
di  caserma  una  forte   causa    disponente   ad  accogliere   i    germi   tifosi.   Eklund 
trovato  i  microbi  della  scarlattina  (P/ax  scindens\  del  morbillo    (Torula  morbil^ 
a  macrococchiX  della  febbre  intermittente  (Limnophysalis  hyalina,  mentre  il  Bacillus 
d'origine  italiana,    e   VOscillaria  malaria    d'origine  francese   sarebbero  due  im- 
iti osnrpatorì),    della  tisi   (Micrococcus  phtisis    irritans).    Immaginarsi    tutti  questi 
diffusi  nell'aria,  adesi  alle  muraglie,  seminati  nel  suolo  :  qual  meraviglia  se  l'uomo 
p«ò  arrivare  al  mezzo  secolo  d'età,  se  anche  i  guerrieri  diventano  fiacchi  ed  impo- 
ai  loro  colpi  ripetuti  ?    —  Nulladimeno  è  assai  probabile  che  la  lamentata  degenera- 
de' soldati  dipenda  non  solamente    dalla    poca    ventilazione  delle    caserme    e    dalla 
degli  schizomiceti ,    ma   anche   dipende    dall'  uso    ed  abuso  degli  spiritosi ,    dalla 
abitudine  del  masticar  tabacco,  dalle    gravi    abitudini   e   dall'immoralità.    Queste 
sarebbero  assai  diffuse  nella  Svezia,  specialmente   la  tabaccofagia,  al  punto  che  da 
dlooti  di  Eklund  risulterebbe  che  taluni  arrivano  ad  inghiottire  fino  a  duecentodue 
di  nicotina  all'annoi 


-  96  - 

Asiainissement  de  Paris,  di  A.  Durand-Claye  ;  opusc.  di  pag.  79  in  8°,  Saint-Gennuii, 
1881.  —  L'anno  scorso  i  giornali  si  sono  occupati  a  lungo  di  una  questione,  alla   qaik 
restò  poi  il  nome   singolare  di  questione  degli  odori  di  Parigi:  l'emozione  fu  assai   tìti 
nel  pubblico,  il  quale  temette  di  restar  avvelenato  da  certi  efHuvl  pestilenziali  che  in  mode 
straordinariamente  intenso  si  erano  riversati  sulla  gran  metropoli.  Il  governo  medesimo  do 
vette  occuparsene,  e  nominò  una  Commissione    in  seno    ai  Comitati  Consultivi    d'igieai 
pubblica  e  d'arti  e  mestieri,  perchè  studiasse  le  cause  e  suggerisse  i  rimedi  a  tale  sconcio 
Parturiet  tnons  et  nascetur  con   quel  che  segue  :  solo  dopo  parecchi  mesi  si  potè  coao 
scere  il  rapporto  della  Commissione,  il  quale,  indagate  le  cause  anche  troppo  note  ed  efi 
denti    degli    odori,  si   limitava    a    proporre    delle   misure  palliative    capaci  di  pronta  w^ 
plicazione,  ma  di  risultato  appena  mediocre  ;  tali  insomma  che  mantenendo  lo  stato  attnat 
delle  cause,  valesse  appena  a  modificarne  gli  effetti  tanto  da  non  offendere   più   cosi  fO 
lanamente  1'  olfatto.  La  Commissione  si  dichiara   partigiana  del   sistema  delle  botti  e  dr 
pozzi  neri  attualmente  in  uso,  solo  raccomanda  la  frequente  ed  attenta  sorveglianza  ddl 
fosse,  la  rigorosa  applicazione  delle  comuni  prescrizioni  amministrative  per  riguardo  al  k» 
espurgo,  e  destinazione  ulteriore  delle  materie  escrementizie  e  di  rifiuto. 

Destò    la   meraviglia    di   tutti  che    dopo   tanto    tempo    la    Commissione    speciale  off 
trovasse    nulla    di    meglio  da  suggerire  che  degli    espedienti    notoriamente    insolfidof 
e  per  di  più  di  difficile   esecuzione.  Le    fosse    fìsse  o  mobili  nelle  case,  lo  spurgo  neO 
strade,  il  maneggio  di  tante  sozzure  in  aperta  campagna  saranno   sempre  focolaj  di  eml 
nazioni  fetide,  e  ciò  che  è  peggio   morbigene;  per  quanto  si   tenti  di  circondarli  d'ofr 
misura  precauzionale,  non  si  riuscirà  a  sopprimerli:  mentre  vi  ha  un   mezzo   radicale  pc 
liberarsene,  quello  di  mandar    tutto    nelle   fogne  {tout  a  V  égout).  Tale  è  il  tema  che  t 
questo  prezioso  opuscolo  viene  svolto  con  molta  cognizione  dall'ing.  Durand-Claye,  e  va 
bene  ei  ne  parli    per  la  sola  città  di  Parigi,  si  può  dire  che,  muiatis  mutandis^  la  qnc 
stione  vi  è  trattata  nel  suo  significato  più  generale,  e  sotto  i  suoi  più  importanti  aspctt 
r  igienico  e    1'  economico.    Tutto   alle  fogne  è  il  sistema  propugnato  oggidì    strenuameni 
dagli  igienbti  ;  è  il  sistema  già  da  tempo  parzialmente  in  uso  da  noi,  a  Valenza,  a  Edis 
burgo,  e  recentemente  adottato   da    numerose    città   inglesi  e  tedesche.    Esatte    statisti^ 
hanno  messo  fuor  di  dubbio  che  ovunque  tale  sistema  fu  generalmente  accettato,  la  moi 
talità  generale  è  notevolmente  scemata,  e  sopratutto  è  scemata  la  frequenza  e  la  mortaBll 
delle  febbri  tifoidi.  Con  tutta  ragione  quindi  Durand-Claye,  in  nome  anche  degli  ingegiiB 
del  servizio  municipale  di  Parigi,   presenta  energiche  e  precise   osservazioni  contro  le  • 
serzioni  della  Commissione  governativa;  e  dimostra  che  il  sistema  non  solo  suscettibile^ 
rapida  e  larga  applicazione,  ma  anche  capace  di  dare  un  miglioramento  immediato'  e  Ws 
tevole  nelle  condizioni  igieniche  della  città,  si  riassume  in  questi  termini  :  evacuazione  in 
mediata,  per  mezzo  dell'acqua,  di  tutte  le  materie  di  rifiuto  fuori  dell'abitazione  ;  traspoil 
rapido  e  continuo  nella  massa  delle  acque  di  fogna  ;  filtrazione  e  purificazione  di  qaeH 
per  mezzo  del  terreno,  come  già  si  fa  a  Gennevilliers.  Allora  vengono  soppresse  le  folM 
i  tubi  di  sfogo  dei  gaz,  l'espurgo,  gli  stabilimenti  che  lavorano  le  materie  fecali  —  ofll 
vengono  necessariamente    tolti  tutti  i  focolaj  che   oltre    ad   appestare  l'aria  minacciano  1 
salute  dei  cittadini. 

Non  possiamo  analizzare  minutamente  il  lavoro  di  Durand-Claye ,  egli  coi  nomel 
alla  mano  convince  dell'entità  del  nemico  che  noi  ci  teniamo  in., casa  col  vecchio  d 
stema  delle  fosse  :  vi  contrappone  l' innocuità  non  solo  delle  fogne  impermeabili  ai  liqsU 


—  97  — 
»  gìLZ,  ma  anche  dei  terreni  irrigati  colle  acque  di  fogne  cosi  mescolate  ai  rifiuti  umani; 
combatte  vittoriosamente  l' obiezione  che  quei  campi  di  filtrazione  possano  diventare  fo- 
olaj  di  dififusione  delle  malattie  infettive,  cholera,  tifoide,  ecc.  Contro  tale  timore  sta  l'espe- 
ieoza  delle  molte  città  in  cui  il  sistema  è  già  in  uso,  e  l' affermazione  di  distintissimi 
gienisti,  i  quali  riconoscono  nel  terreno  la  proprietà  assoluta  di  purificare  le  acque  più 
mpore  Tersale  alla  sua  superficie. 

Malgrado  le  conclusioni  della  Commissione  governativa ,  il  Municipio  di  Parigi  con- 
tznna  nella  p>roprìa  via  e  la  rete  di  fognatura  va  continuamente  guadagnando  in  estensione  ;  e 
nccome  per  essa  va  facendosi  sempre  più  forte  il  bisogno  di  acqua,  cosi  si  sta  studiando 
dì  introdurre  in  Parigi  una  provvigione  d'acqua  ancora  più  abbondante.  Noi  sappiamo 
anche  già  che  la  Commissione  delle  abitazioni  insalubri  in  Parigi  ha  reclamato  che  d'ora 
innanzi  vengano  imposte  come  minitnun  necessario  nell'  interno  delle  abitazioni  le  seguenti 
quantità  d' acqua  :  3  decimetri  cubi  ogni  metro  cubo  di  fabbricato,  3  litri  ogni  metro  qua- 
drato  di  scuderìe  e  corti,  25  litrì  per  ogni  cesso,  —  ciò  che  fa,  in  cifra  rotonda,  1,500  litri 
d'acqua  per  una  costruzione  che  occupi  260  metri  quadrati.  Se  in  essa  abitano  30  indi- 
cai, si  avrà  dunque  50  litri  a  testa  —  ciò  che  rappresenta  un  minimun  veramente  esiguo 
(vedi  questo  giornale  pag.  566). 

fiécneil  cLm  travanz  dn  Comité  Consnltatif  d'hygiène  pubbliqtie  de  Franco,  —  Paris 

iSSi.  —  Questo  volume  raccoglie  i  numerosi  e  importantissimi  lavori  del  Comitato  Con- 
citativo d'igiene  pubblica  di  Francia,  nonchò  gli  atti  officiali  dell'Amministrazione  Sanitaria. 
Essi  sono  cosi  classificati  : 

I.®  Servizi  sanitari  in  paesi  stranieri; 

2P  Consigli  d'igiene  e  di  salubrità  dei  dipartimenti  ; 

3.^  Epidemie,  endemie,  malattie  contagiose  ; 

4.^  Salubrità,  polizia  sanitaria; 

5.^  Igiene  professionale  e  industriale  ; 

6P  Derrate  alimentarì  e  bevande  ; 

7.^  Esercizio  della  medicina  e  della  farmacia  ; 

8.^  Acque  minerali. 

Solla  Terapia  della  Difterite  ;  per  il  dott.  a.   Bottari  ,  opuscolo  di   14  pagine. 

Catania  1881.  —  Nulla  di  nuovo. 

n  progetto  di  legge  sul  lavoro  delle  donne  e  dei  fanoialli  in  rapporto  all'inda- 

itria  SOlfifera;  pel  dott. alfonso  Giordano.—  {Gazz.di  mcd,pubbl,,  1881,  Napoli).— 
I  paesi  più  industri  e  civili  hanno  tutti  intesa  la  necessità  di  garantire  la  salute  delle  po- 
.  polazioni  senza  nuocere  al  progresso  delle  industrie,  conciliando  possibilmente  la  suprema 
legge  dell'igiene  con  quella  dell'utile  e  del  tornaconto.  E  però  essi  hanno  emanato  delle 
apposite  leggi  sul  lavoro  nelle  fabbriche,  dove  specialmente  vengono  prescritte  limitazioni 
di  tempo  e  di  modo  al  lavoro  dei  fanciulli  e  delle  donne.  Anche  il  nostro  Governo, 
spiato  dalle  molte  e  molte  istanze,  ha  finalmente  formulato  un  apposito  schema  di  legge 
inteso  a  regolare  il  lavoro  industriale  iu  Italia. 

Vi  sarebbero  senza  dubbio  molte  osservazioni  a  fare  su  questo  progetto  di  legge,  che 
nel  voler  riformare  Arti  abusi  non  dispiega  molta  determinazione  e  sicurezza.  D'altronde 
tali  osservazioni  possono  e  devono  variare  a  seconda  del  caso  pratico;   bisognerebbe  che 

7 


—  94  — 

la  climatologia  del  nostro  paese.  Sebbene  non  si  abbia  riguardo  che  alla  parte  fisica  del 
l'argomento,  sarà  libero  ai  concorrenti  di  accrescere  il  pregio  delle  opere  loro  col  cosa 
prendere  nella  trattazione  anche  le  applicazioni  all'agricoltura  e  alla  salute  pubblica.  — 
Tempo  utile  per  concorrere ,  fino  alle  4  pom,  del  /°  giugno  iSSj,  —  Premio  L.  i2oa 

Tema  per  l'anno  1882.  —  Fondazione  Secco  Comneno  —  Considerazioni  e  proposUe 
circa  i  soccorsi  che  gli  Istituti  di  pubblica  beneficenza  sogliono  prestare  a  domicilio.  — ■ 
Tempo  utile  per  concorrerei  fino  alle  4  pom,  del  28  febbrajo  1882.  —  Premio  L.  864. 

Tema  per  l'anno  1882.  —  Fondazione  Gagnola  (Straordinario).  —  Dimostrare  eoe 
esperienze  se  la  materia  generatrice  dell'  idrofobia  sia    un  principio  virulento  (velenoso) 
o  un  germe  organizzato  (lissico).  —   Tempo  utile  per  concorrere^  fino  alle  4  pom,   del  té, 
febbrajo  1882.  —  Premio  L.  6000. 

Concorso  per  l'anno  1882.  —  Fondazione  Brambilla  —  Può  aspirare  a  qnest« 
premio  chi  abbia  inventato  o  introdotto  in  Lombardia  qualche  nuova  macchina  o  qual- 
siasi processo  industriale  o  altro  miglioramento,  da  cui  la  popolazione  ottenga  un  van 
taggio  reale  e  provato.  —  Tempo  utik  per  concorrere,  fino  alle  4  pom,  del  i^  maggio  i8$a 
—  Il  premio  sarà  proporzionato  all'  importanza  dei  titoli  che  si  presenteranno  al  concorsG 
e  potrà  raggiungere,  in  caso  di  merito  eccezionale,  la  somma  di  L.  4000. 

Tema  per  l'anno  1882.  —  Fondazione  Fossati  —  Rischiarare  con  nuove  indagin 
l'eziologia  del  cretinismo  e  della  idiozia.  —  Tempo  utile  per  concorrere,  fino  aUi  4  p» 
meridiane  del  31  maggio  1882.  —  Premio  L.  2000. 

XontunentO  a  Gfiovaxml  Folli.  —  L'n  settembre  dell'anno  decorso  nella  piccola  tem 
di  Oggebbio  sul  Lago  Maggiore,  fu  solennemente  inaugurata  una  lapide  commemoratifa 
con  effigie  in  onore  del  compianto  prof.  Giovanni  Polli.  Erano  presenti  i  rappresentasti 
di  corpi  scientifici,  la  famiglia  Polli,  molti  invitati  ed  all' infuori  dei  vecchi  e  degli  am- 
malati, tutti  i  terrieri  di  Oggebbio  erano  raccolti  sulla  Piazza  Maggiore. 

Il  dott  Giuseppe  Micotti  fece  l'elogio  scientifico  dell' illustre  professore  ;  il  dott.  Zucchi, 
rappresentante  della  Società  Italiana  d' Igiene  e  di  altre  Società  tenne  un  breve  e  commo* 
▼entissimo  discorso;  disse  pure  parole  accentuate  di  affetto  e  di  ammirazione  il  professoit 
Fazio  di  Napoli,  ed  a  nome  del  Sindaco  l'avvocato  Giovanni  Micotti  descrisse  a  vivi  oo< 
lori  la  vita  privata  del  Polli  e  le  sue  benemerenze  verso  il  suo  prediletto  Oggebbio,  oh 
trasse  origine  la  sua  famiglia. 

La  mesta  cerimonia  fu  chiusa  con  una  visita  alla  chiesuola  della  Villa  Solitudine,  d 
proprietà  del  defunto,  ove  era  stata  deposta  sull'altare  in  mezzo  a  freschissimi  fiorì  l'umi 
contenente  le  ceneri  dell'  insigne  scienziato,  del  vero  filantropo,  dell'  esemplare  cittadino. 


2 
CI 

3' 


—  95  — 


LIBRI    NUOVI 


Intono  ai  meni  per  impedire  la  propagazione  del  vajnolo,  del  dott.  e.  D'Arpb  ; 

ktten-oposc.,  Napoli,  i88i.  —  Sotto  forma  di  lettera  indirizzata  al  dott.  De-Pietra  Santa, 
FAntore  ribatte  le  parole  del  dott.  Boens  sulla  inutilità  della  vaccinazione  e  1'  esclusiva 
importanza  profilattica  dell'  igiene  pi'eventivn,  dal  dott.  Boens  medesimo  appiccicate  a  guisa 
di  coda  alla  relazione  di  un  caso  in  cui  appunto  la  toga  igienica  del  dott.  Boens  avrebbe 
scoogìiirato  il  perìcolo  di  un'epidemia  di  vajuolo.  Si  il  dott.  Boens,  senza  aspettare  il  ver- 
detto delle  generazioni  mediche  avvenire,  potrebbe  accontentarsi  del  verdetto  odierno  di 
Pasteur  e  suoi  discepoli. 

Cootribntion  à  la  géographie  medicale,  del  dott.  F.  Ekluxd  ;  opusc.  di  46  pag.,  Stoc* 

colma,  1881.  —  Sotto  questo  titolo  pomposo  non  si  trova  altro  che  una    minuziosa    de- 
.f-  scrizione  della  nuova  caserma  delle  reclute  di  Skeppsholq^i  considerata  dal   punto  di  vista 
igienico.  Se  essa  presenta  qualche  vantaggio  sulla  vecchia  caserma  di  legno  di  Castelholm, 
p.  es.  una   fognatura  più  accurata,  una  maggiore  ampiezza  di  locali,   tuttavia    essa  lascia 
Bolto  a  desiderare  dal  punto  di  vista    della    ventilazione  :  cosi  ogni  marinajo   ha  appena 
IO  m.  e.  d'aria  e  3  m.  di  suolo,  mentre  al  rinnovamento  dell'aria  non  v'ha  apparecchio  che 
J  piOTveda  —  di  notte  bisognerà  aprir  le  finestre.   Contrariamente    a   ToUet,  l'Autore    am- 
nette  là  superiorità  dei  piani  superiori  al  pian  terreno,  perchè    meno   umidi  e  non  infet- 
tati dalle  esalazioni  del  sottosuolo.  In  generale  le  camere  a  pian    terreno  in  Isvezia  sono 
Bolto  insalubri  appunto  per  le  correnti  d'aria  che  sorgono  dal  suolo,  che  vanno  a  costituire  il 
sf  fi  7o  dell'atmosfera  loro  ;  mentre  al  primo  piano  non  ve  n'ha  più  del  2  ^/q,  e  al  secondo 
piano  appena  se  ne  trova  traccia.  Ora,  il  suolo  stesso  contiene  i  germi  di  parecchie  ma- 
iittie  infettive,  i  quali  possono  venir  trascinati  nell'ambiente  abitato  dalle  dette  correnti,  e 
^nindi  ingenerare   malattie   diverse,   ileotifo ,    febbre   intermittente ,    scarlattina,  morbillo, 
tisi,  ecc. 

Se  in  questo  opuscolo  vi  ha  qualche  cosa  degno  di  menzione,  è  l'eziologia  delle  dette 
malattie  speciali  alle  caserme.  Eklund  sostiene  l' innocenza  relativa  delle  condizioni  tellu- 
ricbe  dell'  acqua  potabile  nella  produzione  dell'  ileotifo ,  mentre  trova  nell'  aria  viziata  dei 
dormitori  di  caserma  una  forte  causa  disponente  ad  accogliere  i  germi  tifosi.  Eklund 
avrebbe  trovato  i  microbi  della  scarlattina  (Piax  scindens)^  del  morbillo  (Torula  morbil" 
ìorum,  a  macrococchi),  della  febbre  intermittente  {Limnophysalis  hy alina,  mentre  il  Bacillus 
wialaria  d'origine  italiana,  e  VOscillaria  malaria  d'orìgine  francese  sarebbero  due  im- 
prudenti usurpatori),  della  tisi  (Aficrocoecus  phiisis  irritans).  Immaginarsi  tutti  questi 
germi  diffusi  nell'aria,  adesi  alle  muraglie,  seminati  nel  suolo  :  qual  meraviglia  se  l'uomo 
non  può  arrivare  al  mezzo  secolo  d'età,  se  anche  i  guerrieri  diventano  fiacchi  ed  impo- 
tenti ai  loro  colpi  ripetuti  ?  —  Nulladimeno  è  assai  probabile  che  la  lamentata  degenera- 
zione de' soldati  dipenda  non  solamente  dalla  poca  ventilazione  delle  caserme  e  dalla 
guerra  degli  schizomiceti ,  ma  anche  dipende  dall'  uso  ed  abuso  degli  spiritosi ,  dalla 
perversa  abitudine  del  masticar  tabacco,  dalle  gravi  abitudini  e  dall'immoralità.  Queste 
cause  sarebbero  assai  diffuse  nella  Svezia,  specialmente  la  tabaccofagia,  al  punto  che  da 
certi  calcoli  di  Eklund  risulterebbe  che  taluni  arrivano  ad  inghiottire  fino  a  duecentodue 
grammi  di   nicotina  all'annoi 


-  96- 

Asialnissement  de  Paris,  di  A.  Durand-Claye  ;  opusc.  di  pag.  79  in  8°,  Saint-Gennai. 
1881.  —  L'anno  scorso  i  giornali  si  sono  occupati  a  lungo  di  una  questione,  alla  qua 
restò  poi  il  nome  singolare  di  questione  degli  odori  di  Parigi:  l'emozione  fu  assai  vi-' 
nel  pubblico,  il  quale  temette  di  restar  avvelenato  da  certi  effluvi  pestilenziali  che  in  mo< 
straordinariamente  intenso  si  erano  riversati  sulla  gran  metropoli.  Il  governo  medesimo  d 
vette  occuparsene,  e  nominò  una  Commissione  in  seno  ai  Comitati  Consultivi  d'igiei 
pubblica  e  d'arti  e  mestieri,  perchè  studiasse  le  cause  e  suggerisse  i  rimedi  a  tale  sconci 
Partttriet  mons  et  nascetur  con  quel  che  segue:  solo  dopo  parecchi  mesi  si  potè  eoo 
scere  il  rapporto  della  Commissione,  il  quale,  indagate  le  cause  anche  troppo  note  ed  ei 
denti  degli  odori,  si  limitava  a  proporre  delle  misure  palliative  capaci  di  pronta  a 
plicazione,  ma  di  risultato  appena  mediocre  ;  tali  insomma  che  mantenendo  lo  stato  attaa 
delle  cause,  valesse  appena  a  modificarne  gli  effetti  tanto  da  non  offendere  più  cosi  vi 
lanamente  T  olfatto.  La  Commissione  si  dichiara  partigiana  del  sistema  delle  botti  e  d 
pozzi  neri  attualmente  in  uso,  solo  raccomanda  la  frequente  ed  attenta  sorveglianza  del 
fosse,  la  rigorosa  applicazione  delle  comuni  prescrizioni  amministrative  per  riguardo  al  lor 
espurgo,  e  destinazione  ulteriore  delle  materie  escrementizie  e  di  rifiuto. 

Destò  la  meraviglia  di  tutti  che  dopo  tanto  tempo  la  Commissione  speciale  uo 
trovasse  nulla  di  meglio  da  suggerire  che  degli  espedienti  notoriamente  insufficient 
e  per  di  più  di  difficile  esecuzione.  Le  fosse  fisse  o  mobili  nelle  case,  lo  spurgo  nell 
strade,  il  maneggio  di  tante  sozzure  in  aperta  campagna  saranno  sempre  focolaj  di  ems 
nazioni  fetide,  e  ciò  che  è  peggio  morbigene;  per  quanto  si  tenti  di  circondarli  d'ogc 
misura  precauzionale,  non  si  riuscirà  a  sopprimerli:  mentre  vi  ha  un  mezzo  radicale  pe 
liberarsene,  quello  di  mandar  tutto  nelle  fogne  (tout  a  t  égout).  Tale  è  il  tema  che  i 
questo  prezioso  opuscolo  viene  svolto  con  molta  cognizione  dall'ing.  Durand>CIaye,  e  set 
bene  ei  ne  parli  per  la  sola  città  di  Parigi,  si  può  dire  che,  mutatis  muiandis^  la  qac 
stione  vi  è  trattata  nel  suo  significato  più  generale,  e  sotto  i  suoi  più  importanti  aspett 
r  igienico  e  \  economico.  Tutto  alle  fogne  è  il  sistema  propugnato  oggidì  strenuamcnl 
dagli  igienisti  ;  è  il  sistema  già  da  tempo  parzialmente  in  uso  da  noi,  a  Valenza,  a  Edin 
bnrgo,  e  recentemente  adottato  da  numerose  città  inglesi  e  tedesche.  Esatte  statistici 
hanno  messo  fuor  di  dubbio  che  ovunque  tale  sistema  fu  generalmente  accettato,  la  mo 
talità  generale  è  notevolmente  scemata,  e  sopratutto  è  scemata  la  frequenza  e  la  mortali 
delle  febbri  tifoidi.  Con  tutta  ragione  quindi  Durand-Claye,  in  nome  anche  degli  ingegnc 
del  servizio  municipale  di  Parigi,  presenta  energiche  e  precise  osservazioni  contro  le  a 
serzioni  della  Commissione  governativa  ;  e  dimostra  che  il  sistema  non  solo  suscettibile 
rapida  e  larga  applicazione,  ma  anche  capace  di  dare  un  miglioramento  immediato*  e  n 
tevole  nelle  condizioni  igieniche  della  città,  si  riassume  in  questi  termini  :  evacuazione  ii 
mediata,  per  mezzo  dell'acqua,  di  tutte  le  materie  di  rifiuto  fuori  dell'abitazione;  traspoi 
rapido  e  continuo  nella  massa  delle  acque  di  fogna  ;  filtrazione  e  purificazione  di  que 
per  mezzo  del  terreno,  come  già  si  fa  a  Gennevilliers.  Allora  vengono  soppresse  le  fos: 
i  tubi  di  sfogo  dei  gaz,  l'espurgo,  gli  stabilimenti  che  lavorano  le  materie  fecali  —  osj 
vengono  necessariamente  tolti  tutti  i  focolaj  che  oltre  ad  appestare  l'aria  minacciano 
salute  dei  cittadini. 

Non  possiamo  analizzare  minutamente  il  lavoro  di  Durand-Claye ,  egli  coi   num« 
alla  mano  convince  dell'  entità  del   nemico  che  noi  ci  teniamo    in ..  casa  col   vecchio 
stema  delle  fosse  :  vi  contrappone  l' innocuità  non  solo  delle  fogne  impermeabili  ai  liqu 


-  99  — 

.  line  riposi.  Motto  affine  alln  francese 


[irodamaU    Ci>irrkaje  del   1874.   T.: 

i  Sviiier.1    sin  da 

pei  vati  C.iiil'ini  1:  per  determinate 

indurrle:.  La   >.(■ 

ohi:   ai    lavori,  e  iiitcri1i;?>L-    1'  opera 

notturna  a  cìii    : 

IVtà   di   am,t,i,«ìon.;  ;■  di    10  anni  coi 

mpiuti,   dai    10  : 

r.,...  ..i   liinila.oaor.  47,  con'/. 

ora  di  lipris-.:    ": 

urno  ì:  non  massiurc  .li   12  ori-,  coti 

1  due  rip'.*i  •■;     . 

>  L-stiro  e  quelli)  ilcgli    adulti  in  ani< 

one  alle  d-^t.:.-:  e 

-.ma  legge  •lei  1S73  in  cui  l'età  di  a 

mmiui'jite  r  f.v:.:'. 

1   f.-aò  oltreiiasKire  ,    pei  riasclii  fino 

ui   13  a„:.i,    V    :■■ 

giorno;  [.ti  majchi  dai   13  ai   iS  ani 

id,  e  per  ;■       -■■ 

rno.    S' iiilerdice  1'  opera    notlurna   ai 

i  maschi  f.:.-^  i    : 

,  [(Ut  troppo,  non  pensò  che  tardi  n  coniini''!  -r: 
;|.ii:lt  n  ciò  fare,  die  aiiyi  pireeeliie  disgrafie  t::t 
jv.Tiio  delle  rifOLise  inciiieste,  hanno  f»l!o  e.-.  ■ 
elle  fin  dal  1S75  il  ministro  l'inali  prese n'.u.:  .-.  \ 
dicendo  che  :z-i  dei  fjiiiiiilìi  era  /atlv  une  ■->-...■ 
ce  niente.  Ci  volle  ancora  un'altra  incili  e  ita  '.  ■j--l.; 
^>tl.^<>  d'agricoltura,  industria  e  commercia  ]>tr  if^. 
ulliva  ]jer  gli  istituti  di  ]>revidenza  e  \^:\  '.li:—. 
ora  si  el>l>e  in  mano  una  ricchissima  su p;''.^ -'.■..  -  - 
da  questa  il  K.  Ministero  fu  in  grado  di  g  i<''J»'-^ 
e  ilelli  .Sicilia  vengono  specialmeijte  ny^^u^r,- 
aliti  che  dall'esempio  e  ilalle  |>aTc>1e  ii^i.  »va:. 
.  ed  al  villo  ; 

irto  del  minerale  a  sptlti  dall'  intem»  idi  t«KK  1 
ulli  e  le  donne,  e  li  derorma  ; 

a  siETalto  lavoro  £lì  iateirogat!  (ODb  ^«mÌ  mh  $■■■ 
e  del  lavoro  per  leege  tatebbe  yt»**^  fm Im.  Jù— 

addentro  nelle  uiigolc  reluioni, 
r  i  ragazzi  dì  trovaiii  'lenlra^ 
}  quale  pouibili 

I  nel  più  fatìcoM  del 

a  un  figlio  in  tA  « 

i  una  data 


-  98  — 

per  ogni  genere  di  industrie  contemplato  sorgesse  un  individuo  competente  a  propugnarTe- 
L'esempio  del  dott.  Giordano  è  degno  di  ogni  encomio,  e  meriterebbe  di  venire  seguito* 
Né  il  suo  lavoro  h  di  così  piccola  portata  come  si  crederebbe,  perchè  non  solo  considera 
il  progetto  di  legge  rispetto  all'industria  solfìfera  di  Lercara ,  sua  patria ,  ma  si  può  dire 
di  tutta  la  Sicilia,  e  in  buona  parte  delle  cave  e  miniere  in  genere.  Vale  quindi  la  pena 
di  esaminarlo  un  po'  diffusamente. 

Per  poter  dare  un  giudizio  il  meno  inesatto  possibile  sul  merito  del  progetto  ministe- 
riale intomo  alla  legge  sul  lavoro  delle  donne  e  dei  fanciulli,  è  mestieri  anzitutto  esporre 
le  condizioni    peculiari    in  cui  versa  l'industria    solfìfera   nelle    attinenze    col    progetto  in 
esame,  coll'età  e  sesso  dei  lavoranti.  Non  vale  il  nasconderlo,  queste  condizioni  sono  in- 
compatibili coi  progressi  della   civiltà.  Di  vero ,  ragazzi  di  tenera  età,  al  disotto  dei  9  anni, 
cominciano  ad  essere  sottoposti  al  penoso  ed  improbo  lavoro  sotterraneo,  circondati  da  innu- 
merevoli pericoli  nascenti  e  dalla  natura  del  lavoro  e  dalla  loro  inesperienza.  Vedete  questi 
miseri  bambini,  non  escluse  le    fanciulle,  laceri  e  quasi  nudi,  abbandonati  per  una  specie 
di  tratta  ad  un  feroce  ed  ingordo  picconiere,  trascinarsi  su  per  l'erte  ed  interminabili  scale 
delle  miniere,  curvi  ed  ansanti  sotto  1'  enorme  peso  dai    40  ai  50    chilogrammi  in  mezzo 
ad  un'atmosfera  or  fredda  or  calda,  sempre  viziata  e  corrotta.  Vedeteli   per  8  o  io  ore  al 
giorno  logorarsi    sotto  questa    nuova    specie  di  tortura,    sanguinoso    affronto    alla   dignità 
umana,  ed  alle  leggi  ineluttabili  della    natura ,    che   vuole   riservate  le  fatiche    agli  esseri 
arrivati  nel  pieno    sviluppo  delle  proprie    forze.  Non  parliamo    poi  della  vita   a    cui   son 
dannati  per  il  resto  del  di  tra  le  pareti  della  miserabile  capanna  paterna.  E  se  dalle  os- 
servazioni economico-sociali  passiamo  ad  esaminare   lo  stato    fìsico  degli   individui  assog- 
gettati a  cosi  precoci  e  gravi  fatiche  ,    a  bella  prima  ci   si  pareranno  innanzi   tali  imper- 
fezioni permanenti  da'  potersi  considerare  come    l' impronta  caratteristica  del  mestiere  ,  ed 
un  marchio  indelebile,  muto  ma  eloquentissimo   testimonio  della  degradata   umana  perso* 
nalità.  Non  sono  vane  chiacchiere  sentimentali  ;  molte  autorità  competentissime  hanno  già. 
pensato  e  scritto  lo  stesso;  basti  interrogare  le  statistiche  militari.  La  classe  del   1860  nei 
diversi  mandamenti  dei  circondar!  di  Termini-Imerese,  Caltanisetta  e  Girgenti  comprendeva 
la  cifra  di  837  zolfatai;    orbene    su  quel    numero    ne    vennero   riformati    235  (più  di  un. 
quarto)  per  mancanza  di  statura,  e  30  per  gibbosità. 

Abbiam  detto  che  le  altre  nazioni  già  da  tempo  possiedono  leggi  speciali  sul  lavoro 
delle  donne  e  dei  fanciulli.  Prima  a  rivolgere  l'attenzione  a  questi  provvedimenti  fu  l'In- 
ghilterra ,  la  quale  entrò  coraggiosamente  fìn  nei  più  piccoli  dettagli ,  provvedendo  alla 
salute,  alla  sicurezza  dei  lavoranti,  al  tempo  ed  alle  ore  dei  pasti,  ai  giorni  festivi,  all'edu- 
cazione dei  fanciulli ,  ai  certificati  d'idoneità ,  ecc.  Gli  adolescenti  e  le  donne  ebbero  il 
lavoro  limitato  tra  10  e  12  1/2  ore,  eccettochè  al  sabato  è  di  7  1/3.  Più  energiche  sono 
le  leggi  in  Germania:  l'età  di  ammissione  pei  fanciulli  è  di  12  anni;  dai  12  ai  14  anni 
il  lavoro  non  deve  eccedere  6  ore  al  giorno;  chi  ha  più  di  14  e  meno  di  16  anni  può  la* 
vorare  io  ore  al  giorno  ;  il  lavoro  delle  donne  nei  sotterranei,  quello  notturno,  nelle  dome- 
niche e  nei  giorni  festivi  non  è  permesso.  In  Ungheria  vi  è  una  legge  del  1872 ,  che 
fissa  l'età  di  ammissione  ai  io  anni,  e  la  durata  del  lavoro  a  io  ore.  In  Francia  non 
andò  in  vigore  alcuna  legge  fuorché  nel  1874,  nella  quale  l'età  di  ammissione  è  stata 
fissata  a  12  anni,  con  una  eccezione  a  favore  di  12  industrie,  dove  i  fanciulli  possono 
essere  ammessi  anche  a  io  anni.  Però  per  essere  ammessi  ad  un  lavoro  regolare  che  non 
sia  quello  dell'apprendista,  debbono  i  fanciulli  aver  ricevuto  una  sufficiente  istruzione  ele- 
mentare. Le  ore  di  lavoro  sono,  da  10  a  12  anni,  di  6  ore,  dirise  con  due  riposi ,  e  da 


101    

Tali  sono  le  osservazioni  che  il  dott.  Giordano  trova  di  fare  al  progetto  di  legge  mi- 
ìsierule  ;  noi  le  abbiamo  riferite,  bene  spesso  colle  medesime  sue  parole  ;  le  quali  diven- 
p3o  tinto  piò  autorevoli,  l'Autore  essendo  proprietario  di  solfare  :  la  scienza  e  la  carità 
icxso  il  prossimo  hanno  fatto  tacere  ogni  altra  voce  di  particolari  interessi. 

Del  resto  quest'  importantissimo  tema  del  lavoro  delle  donne  e  dei  fanciulli  venne  trat- 
tilo nella  Riunione  degli  Igienisti  italiani  in  Milano  ;    negli  Atti  che    stanno   per  pubbli- 
L  onì^  il  lettore  potrà  vedere  la  relazione  che  ne  venne  fatta,  e  la  discussione  che  ne  se< 
fDfa,  Un  cenno  trovasene  già  nei  fascicoli  precedenti  (n.°  9  e  io  1881). 

U  OBI  malattia  dell'infanzia  probabilmente  non  trattata  dai  patolo£;i;  pel  dottor 

A.  Riga,  opuscolo  di  1 1  pagine.  —  Napoli,  1 88 1 .  —  Il  dott.  Riga  avrebbe  osservato 
speciale  malattia  dei  bambini  lattanti,  la  cui  descrizione  non  si  trova  nemmeno  sui 
tattaù  dei  morbi  infantili.  Egli  la  battezza  glossofrenulite  membranosa,  e  consiste,  come 
k  dice  il  nome,  nell'apparizione  di  una  membrana  perlacea  sotto  la  lingua,  tra  l'apice  di 
^iBti  e  il  frenulo,  della  grandezza  di  una  lenticchia,  diffìcile  a  distaccarsi,  e  sempre  li- 
ai  punto  suddetto.  Il  quadro  clinico  però  non  è  chiaro  altrettanto,  sebbene  i  bam- 
Vai  direntino  a  poco  a  poco  cachettici  al  punto  da  morirne.  Sintomo  quasi  costante  è 
hdiarrea.  La  durata  della  malattia,  può  essere  di  più  mesi.  L'Autore  si  diffonde  a  stabilirne 
i  criteri  differenziali  dalla  difterite,  dalla  stomatite  cruposa  e  pseudo-membranosa.  A  noi 
k glosso  frennlite  sembra  un  fenomeno  di  poca  importanza  del  genere  delle  lisse  nella 
Bbbia,  delle  vescichette  sottolinguali  nella  tosse  ferina  (se  mai  ne  sia  vera  l'esistenza). 

Scucca  e  le  Terme  Selinnntine;  del  dott.  G.  Licata.  —  Sciacca,  1881.  —  A  ren- 
èie  più  interessante  il  proprio  lavoro,  il  dott.  Licata  stimò  bene  di  premettere  alle  solite 
CBDsìderazioni  sulle  virtù  curative  delle  terme  solforose  una  breve  storia  della  città  di  Sciacca 

dd  caii  disgraziati  di  questo  avanzo  cartaginese.  E  certo  una  fortuna  per  il  paese  di 
ere  cosi  ricche  sorgenti  solforose  ;  ma  non  siamo  d'avviso  che  esse  abbiano  a  tornare 
pesto  all'antica  fama  se  i  Sciacchesi  aspettano  la  manna  dal  Governo. 

La  Stabilimento  delle  Acque  Albule  presso  Tivoli;  dell' ing.  G.  Sacheri.  ^  To- 
no, 1S81. —  «  Era  naturale  che  la  Roma  degli  Italiani,  ricercando  la  storica  grandezza  dei 

•  padri,  spiegasse  per  intimo  istinto,  confortato  dalla  ragione  e  dalla  scienza,  le  sue  industri 

•  ncercbe  su  quella  campagna,  abbandonata  da  secoli,  che  fu  un  giorno  il  giardino  del  Lazio. 
«  E  le  Albule,  che  storici  e  poeti  narrarono  al  mondo  come   Acque    espiatrici  e  sa- 

*HiberTÌme,  le  Albule,  uniche  terre  dell'antica  Roma,  illustrate  dalla  sapienza  Galenica  e 
■òdle  memorabili  guarigioni  di  imperatori  romani,  tornassero  al  prisco  splendore  per  la 
^MÌmie  a  Roma  rinnovata. 

<  Un  voto  unanime  degli  attuali    e    più  illustri  cultori  della  Medicina  fra  noi ,  con- 
"  ftoDgendo  l'antica  alla  sapienza  nuova,  fu  sprone  al  grandioso  e  vasto  stabilimento  che 

•  ima  Società  benemerita  va  oggi  nuovamente  erigendo  in  onore  di  queste  fonti  invidiate  *. 
Cosi  l'illustre    clinico  Baccelli,  l'attuale  Ministro^  scriveva    il    15  aprile  1880  come 

fce&zione  alla  guida  delle  Acque  Albule  del  dott.  Quagliotti. 

Oggi  il  grandioso  stabilimento  si  può  dire  compiuto ,  e  tanto  ò  già  in  onore  presso 

i  Romani  per  la  sperimentata  portentosa  efficacia  di   sue  acque ,  che  gli   antichi  appella- 

nio  Santìssime,  tanta  ne  è  l'aflluenza  dei  bagnanti  che  nel  corrente  anno  a  tutto  agosto 


—   zoo  

pubblica  preoccuparono  la  mente  del  Ministero  i  falsi  allarmi  degli  industriali,  e  lo 
dante  vocio  dei  proseliti  del  laisser  faire,  laisser  passer  », 

Limitandosi    al  proprio  argomento,  in  riguardo   air  industria   solfifera ,  l'Autore 
quanto  mai    necessario  che  fosse  elevato  il  limite  dell'età   di   ammissione    al  lavoro.  M'd" 
l'età  impubere,  né  lo  scheletro,  né  i  visceri  sono    sufHcientemente    sviluppati  si  da  poter 
rispondere  alle  fatiche  richieste;  in  quell'epoca  non  è  senza  pericolo  il  porre  in  qualsiasi 
modo  un  inceppamento  al  vigoroso  lavorio    del    ricambio  materiale.  L'Autore  invoca  die 
l'età  di  ammissione  al  lavoro  esterno  sia  elevata  per  lo  meno  ad    li  anni,   e  a  14  quella 
al  lavoro  sotterraneo;  più  che  l'orario  giornaliero  al   di  sotto  degli   anni  12  non  ecceda  le 
otto  ore,  con  due  intervalli  di  riposo  ,  di  un'ora  ciascuno  ;    e    pei  fanciulli  dagli  anni   12 
ai  1 5  non  sia  superiore  alle  1 2  ore  ,  con  due  riposi    di    almeno  un'ora  per  uno.  Quanto 
ai  lavori  notturni  e  delle  domeniche  devono  essere  assolutamente  vietati  ai  ragazzi  minori 
di   iS'  anni. 

La  disposizione  del  progetto  in  riguardo  alle  donne  è  affatto  manchevole  ;  invero  si 
limita  a  proibir  loro  il  lavoro  nelle  miniere  e  cave  nelle  prime  due  settimane  di  puerperio^ 
Occorre  invece  proibire  addirittura  il  lavoro  sotterraneo,  quello  delle  feste,  quello  nottnnio 
o  fatto  in  comune  coli' uomo;  e  bisogna  altresì  allargare  il  divieto  ad  un  mese  prima  e  ad 
un  mese  dopo  il  parto,  tanto  nell'  interesse  della  donna,  quanto  nell'  interesse  del  bambino* 
incapace  a  far  valere  i  propri  diritti  e  bisognoso  delle  più  assidue  cure  materne. 

Ma  altre  più  gravi  lacune  sono  da  segnalarsi  nel  progetto  di  legge  in  riguardo  al- 
l'assistenza  igienico-sanitaria. 

Chi  conosce  le  solfare  siciliane  e  le  condizioni  sanitarie  deplorevolissime    nelle  quali 
fin  da  mezzo  secolo  addietro  versano  gli  operai,  che  vi  stentano    duramente   la  vita,  non 
può  esser  dubbioso  nel  giudicare    suU'  imperioso    bisogno  che  per  disposizione   legislativa 
si  ottenga   quanto  la  scienza  e  l'umanità    hanno  inutilmente    invocato,  e  cioè    che  i  con- 
duttori delle  miniere  siano  obbligati  a  tenere  medici  stabili,  collocando    sotto  la  loro  di- 
rezione e  presso  le  miniere  i  materiali  di  soccorso  occorrenti  negli  infortuni  che  tanto  di 
frequente  vi  si  deplorano.  Ai  medici  sarebbe  affidato  l'ufficio  di  prevenire  e  curare  le  ma- 
lattie e  gli  accidenti  incontrati   nelle  solfare,  constatando  prima  dell'ammissione  al  lavoro 
lo  stato  di  salute  e  l' idoneità  al  medesimo  particolarmente  dei  fanciulli  e  delle  donne.  Né 
meno  importante  e  necessario  é  l'incarico  di  verificare  la  salubrità  e  sicurezza  dei  lavori, 
che  possono  divenir  per  varie    ragioni  fonti  di  pericolo;    ed   allora  potranno  suggerire  le 
norme  opportune,  d'accordo  coli'  ingegnere  direttore,  onde  sottrarre  l'operajo  ai  pericoli  che 
lo  minacciano.  • 

11  progetto  non  contiene  nessuna  disposizione  intorno  alla  fraUa  dei  fanciulli,  alle 
sevizie  ed  ai  maltrattamenti  sofferti  per  opera  dei  picconieri,  né  molto  meno  garanzie  per 
gli  scarsi  e  mal  retribuiti  salari  e  pei  pagamenti  in  viveri  oramai  adottati  in  quasi  tutte  le 
miniere  —  e  sarebbe  contrario  ad  ogni  principio  di  moralità  e  giustizia  non  contemplarle. 

Di  più  è  conforme  alla  logica  delle  cose  che  nella  legge  venga  introdotta  qualche 
disposi/ione  per  far  valere  contro  i  conduttori  delle  solfare,  eventualmente  responsabili, 
l'azione  di  risarcimento  che  possa  competere  all'operajo  ed  alla  famiglia. 

In  quanto  ai  provvedimenti  atti  ad  assicurare  1*  esecuzione  della  legge,  sarebbe  desi- 
derabile che  invece  degli  ingegneri  del  distretto  minerario  ne  fossero  incaricati  ispettori 
speciali,  retribuiti  dallo  Stato,  che  possano  sorvegliare  altri  rami  della  polizia  medica,  e 
che  abbiano  autorità  di  prescrivere  norme  conducenti  al  benessere  degli  operai,  e  di  farle 
prontamente  eseguire. 


—   I03   — 

senti  isttluzioni  non  sono  per  niente  impossibili  ;  e  noi  confidiamo  che  non  larderanno  ad 
essere  introdotti.  Il  Presidente  del  Comitato  Scolastico  di  Londra  riferisce,  che  mentre  nel 
XS69  si  ebbero  10,314  delinquenti  giovini  (al  disotto  dei  16  anni),  nel  1879  dopo  l'ado- 
xioDe  dell*  Industriai  SchooU  Ad  (  legge  sulle  scuole  industriali  ),  e  del  Reformatory  Act 
(legge  sui  riformatori),  non  se  n'avevano  più  che  6810,  ossia  il  25  ^/^  meno.  Negli  otto 
aiuii  1S71-79  vennero  condannati  al  carcere  65,384  giovani  al  disotto  dei  16  anni;  non 
è  vero  che  se  fossero  stati  mandati  nelle  scuole  e  nei  riformatori,  la  maggior  parte  di 
esii  sarebbe  ora  tornata  sulla  retta  via  ? 

a.°  La  Ugge  dei  poveri  {Poor  Laws).  —  In  questa  lettura  il  Reverendo  A.  O'  Connor 
studia  Torigine  della  Poor  Laws,  di  questa  vasta  azienda  del  patrimonio    dei  poveri  ,  ca- 
ratteristica dell'Inghilterra,  e  che  non  c'è  in  alcun  altro  paese.  Movendo  fin  dalla  invasione 
dei  Normanni,  la  storia  dimostra  che  i  conquistatori  si  sono  stabiliti  nel  paese  per  vivere, 
come  è  la  regola,  alle  spalle   degli   aborigeni  ;  soppiantati  questi,  la    proprietà  territoriale 
ptssò  tutta  nelle  mani  di  quelli  ;  e  per  guisa  di  compenso ,  il  pauperismo  che  ne  seguiva 
ebbe  la  Poor  Laws.  Questa  è  dunque  la  conseguenza  di  una  transazione  tra  il  feudalismo  e 
lo  stato  civile  ;  ossia  dello  speciale  modo  di  distribuzione  della  proprietà,  modo  che  esiste 
tuttavia  nella  sola  Inghilterra  :  in  Francia  sparve  colla  rivoluzione.  In  Inghilterra  il  popolo 
aon  ebbe  più  ad  occuparsi  che  d'industria  e  commercio,  di  guerre,  a  vantaggio  dei  pro- 
prietari —  e  in  contraccambio   si  ebbe  da    questi  una  legge  sui  liquori ,   che  arricchisce 
rerarìo,  e  la  Poor  Laws  ai    cui  gravami  essi    contribuiscono  solo   nominalmente  !    £  che 
tale  sia  l'origine  della  Poor  Laws  è  indicato  anche  dalle  primitive  disposizioni  della  me- 
desima, sul  principio  del  secolo  17.^  come  esamina    accuratamente    O' Connor.   La  si  di- 
lebbe  l'espressione  di  un  rimorso  sociale;  ma  essa  riesce    a   tutt'altro   che  a  raggiungere 
b  scopo  di  soccorrere  i  veri  bisognosi.  £lssa  ha  tutti  i  difetti  della    carità    officiale,  falsa 
k1  suo  principio    (che  lo  Stato    non  deve  ingerirsi  di  carità,  ed  obbligare  la  gente  ope- 
rosa a  mantenere  i  lazzaroni^  ruinosa  nelle  conseguenze  (che  fa  del  povero  il  figlio  favo- 
rito dello  Stato).  Tutti  seguono   con  occhio  vigilante  gli  effetti  della  Poor  Laws:  un  vero 
esercito  di  officiali  sanitari,  di  medici,  di  infermieri,  di  cappellani  è  addetto  a  tal  servizio, 
tutte  le  risorse    della  scienza    sono    invocate    per   il    sollievo  delle    sofferenze  dei  poveri. 
Talché  moriranno  gli  operai  a  ventine  senz'alcun  conforto,  ma  se  un  medico  o  un  cappel- 
lano negligessero  un  minimo    punto    della  legge ,    un  grido   d' indignazione    risuonerebbe 
dalFun  capo  all'altro  del  paese.  Nessuna  casa  d'operai  conosce  gli  agi  che  sono  introdotti 
negli  asili  dei  poveri  {workhoues^^  nessun   figlio  d'operaio  riceve    qucll'  educazione  che  lo 
Stato  dà  invece  ai  figli  degli  scialacquatori  e  beoni,   i  quali  sanno  benissimo  che  la  loro 
prole  non  mancherà  di  nulla.  Ora  se  la  carila  e  una  bella  cosa,  specialmente  se  soccorre 
li  non  colpevoli,  non  e  giusto  invece  che  ne  sia  lo  Stato  medesimo  il  dispensiere,  perchè 
l'atto  di  sommissione  che  se  ne  esige  non  può  non  essere  nocivo  alla  coscienza  pubblica  ; 
né  lo    Stato  può   imporre  a  chi  lavora  e  vive    stentamente  di    mantenere    gli  oziosi    e  i 
Tiziosi,  i  quali  aumentano  in  proporzione  dell'aumento  delia  carità  pubblica  :  non  è  la  ca- 
nta che  si  deve  distribuire,  ma  il  mezzo  di  rendere  ciascuno  abile  a  vivere  da  se.  In  virtù 
di  alcune  disposizioni  della  legge  in  discorso  precede  altresì  che  si  rallentino  i  vincoli  della 
famiglia,    comechè^   appaja  più  facile  il  sostentamento  di  questa  quando  manchi  il   capo; 
p^gio  quando  era  stato  destinato  ai  figli  illegittimi  un  maggior  sussidio  che  ai  legittimi. 
A  coloro  che  trovano  tale  stato  di  cose  necessario  sebben  difettoso,  O'  Connor  risponde 
che  realmente  la  Poor  Laws   ha  ragione  di  essere  nella  Land  law  (legge  sulla   proprietà 
fondiaria).  Occorrerebbe  anzitutto  inslillarc  una  maggior  previdenza  nelle  classi  laboriose'} 


102    

si  erano  già  fatti  N,  44,048  bagni,  oltre  le  cure  di  doccie ,  di  inalazioni ,  di  nebulizi 
zione,  ecc. 

Ma  queste  acque  preziosissime  e  che  sgorgano  in  tanta  copia  che  nessuna  altra  S4 
gente  minerale  in  Europa  tampoco  vi  si  avvicina  (  litri  5000  per  secondo),  a  motivo  d< 
r  ignoranza  e  dell'abbandono  per  tanti  secoli,  sono  ancora  poco  conosciute  fuori  del  t 
ritorio  romano,  eccetto  che  dagli  scienziati ,  e  spetta  ad  essi  e  specialmente  agli  Italis 
a  farne  rilevare  i  pregi  eminentissimi  a  vantaggio  della  medicina  e  dell'igiene. 

L'Associazione  Medica  Italiana  nel  nono  Congresso  generale  tenuto  nello  scorso  an 
in  Genova,  si  fece  parimente  un  dovere  d'occuparsi  di  queste  acque  ritornate  in  onore 
decretava  ad  esse  la  grande  medaglia  d'argento  (primo  premio  accordato  alle  acque  t 
nerali),  e  giudicava  le  Acque  Albule  le  più  pregevoli  fra  tutte  le  acque  solforose  ;  qu 
tunque  non  mancavano  all'Esposizione  i  campioni  delle  più  rinomate  acque  solfor 
d' Italia. 

L'attuale  opuscolo  dell'  ing.  Sacheri,  corredato  di  opportune  incisioni ,  è  destinate 
darne  un'esatta  idea  descrittiva.  Ne  abbiamo  veduto  il  modello  in  rilievo  alla  testé  chfi 
Esposizione  Nazionale. 

Transactions  of  the  Manohester  statisUcal  Society  {Atti  della  Società  Statistica 

Manchester,  1881).  —  La  Società  Statistica  di  Manchester  ha  per  iscopo  di  raccogli! 
i  fatti  illustrativi  della  condizione  della  Società  e  di  discutere  oggetti  di  economia  sodi 
politica,  esclusi  totalmente  i  partiti  politici.  La  presente  pubblicazione  ci  fa  conoscere 
statuto  della  Società,  e  insieme  gli  atti  della  4S.*  sessione,  tenuta  l'ottobre  1880,  a 
quale  furono  lette  parecchie  relazioni  di  non  poca  importanza.  Tali  —  il  sistema  de 
male  applicato  alla  coniazione  delle  monete,  ai  pesi,  alle  misure  —  le  finanze  indiane 
la  recente  legislazione  sulle  casse  di  risparmio,  ecc.  Di  due  poi  vogliamo  fare  speci 
menzione  : 

i.^  Trattamento  dei  giovini  delinquenti.  —  T.  Dickins  stigmatizza  il  sistema  attu 
di  giurisprudenza  criminale,  il  quale,  in  un  modo  stranamente  diverso  dalla  legge  dvi 
fa  già  risponsabile  l' individuo  appena  giunto  all'età  di  sette  anni.  Protesta  quindi  con 
r imprigionamento  di  giovini  delinquenti,  i  quali  non  sono  tanto  responsabili  del  m 
fatto,  quanto  i  parenti  e  la  Società  che  li  hanno  trascurati.  Nessuno  certo  obietterà  e 
entro  certi  limiti,  Dickins  non  abbia  ragione  ;  ma  la  prima  difficoltà  che  s' incontrerei 
nel  voler  modificare  la  legge  ,  sarebbe  quella  di  fissare  l'età  a  cui  si  può  ritenere  l'ii 
viduo  come  adulto,  definitivamente  risponsabile  ?  Fino  ai  1 2  anni  tutti  sono  d'accordo  ; 
Dickins  vuole  estenderla  ai  16  anni.  Per  un  sentimento  di  compassione  alla  gioventù 
viata,  e  per  una  speranza  che  il  ravvedimento  sia  possibile,  il  provvedimento  sarebbe  r* 
mente  necessario  :  la  compagnia  dei  delinquenti  adulti  è  ben  fatta  per  pervertire  defii 
vamente  l'anima  dei  giovani  ;  e  se  quelli ,  come  incorreggibili,  vanno  separati  per  f< 
dalla  necessità,  questi  vanno  prima  trattati  con  altri  mezzi  di  correzione  :  la  prigioni 
l'ultima  risorsa  della  legge,  e  non  va  applicata  se  non  quando  falliscono  gli  altri  m< 
Per  i  giovini  il  principale  trattamento  deve  consistere  nell'istruzione  e  nell'educazio 
nell'insegnamento  di  giusti  principi  religiosi  e  morali,  nell'incoraggiamento  al  lavor 
alla  persuasione  della  superiorità  della  vita  onesta  e  indipendente.  A  ciò  devono  ser 
i  Riformatori  e  le  Scuole  industriali ,  i  quali ,  dove  vennero  applicati ,  hanno  da 
migliori  risultati  :  non  si  tratta  dunque  che  di  generalizzare  un  sistema  cosi  proficuo 
la  gioventù  delincjuente  e  per  la  Società.  Le  modificazioni  necessarie  a  tal  uopo  nelle  ; 


—   103   — 

senti  istituzioni  non  sono  per  niente  impossibili  ;  e  .noi  confidiamo  che  non  tarderanno  ad 
essere  introdotti.  Il  Presidente  del  Comitato  Scolastico  di  Londra  riferisce,  che  mentre  nel 
1S69  si  ebbero  10,314  delinquenti  giovini  (al  disotto  dei  16  anni),  nel  1879  dopo  l'ado- 
zione dell'  Industriai  Schools  Ad  (  legge  sulle  scuole  industriali  ),  e  del  Reformatory  Ad 
(legge  sui  riformatori),  non  se  n'avevano  più  che  6810,  ossia  il  25  ^/^  meno.  Negli  otto 
anni  1871-79  vennero  condannati  al  carcere  65,384  giovani  al  disotto  dei  16  anni;  non 
è  rero  che  se  fossero  stati  mandati  nelle  scuole  e  nei  riformatori,  la  maggior  parte  di 
essi  sarebbe  ora  tornata  sulla  retta  via  ? 

%^  La  Ugge  dei  poveri  {Poor  Laws),  —  In  questa  lettura  il  Reverendo  A.  O'  Conno r 
studia  l'origine  della  Poor  Laws,  di  questa  vasta  azienda  del  patrimonio  dei  poveri  ,  ca- 
ratteristica dell'  Inghilterra,  e  che  non  c'è  in  alcun  altro  paese.  Movendo  fm  dalla  invasione 
dei  Normanni,  la  storia  dimostra  che  i  conquistatori  si  sono  stabiliti  nel  paese  per  vivere, 
come  è  la  regola,  alle  spalle  degli  aborigeni  ;  soppiantati  questi,  la  proprietà  territoriale 
passò  tutta  nelle  mani  di  quelli  ;  e  per  guisa  di  compenso ,  il  pauperismo  che  ne  seguiva 
ebbe  la  Poor  Laws,  Questa  è  dunque  la  conseguenza  di  una  transazione  tra  il  feudalismo  e 
lo  stato  civile  ;  ossia  dello  speciale  modo  di  distribuzione  della  proprietà,  modo  che  esiste 
tuttavia  nella  sola  Inghilterra  :  in  Francia  sparve  colla  rivoluzione.  In  Inghilterra  il  popolo 
non  ebbe  più  ad  occuparsi  che  d' industria  e  commercio,  di  guerre,  a  vantaggio  dei  pro- 
prietari —  e  in  contraccambio  si  ebbe  da  questi  una  legge  sui  liquori ,  che  arricchisce 
l'erario,  e  la  Poor  Laws  ai  cui  gravami  essi  contribuiscono  solo  nominalmente  1  E  che 
tale  sia  l'origine  della  Poor  Laws  h  indicato  anche  dalle  primitive  disposizioni  della  me- 
desima, sul  principio  del  secolo  17.^  come  esamina  accuratamente  O' Connor.  La  si  di- 
rebbe l'espressione  di  un  rimorso  sociale;  ma  essa  riesce  a  tutt'altro  che  a  raggiungere 
lo  scopo  di  soccorrere  i  veri  bisognosi.  £lssa  ha  tutti  i  difetti  della  carità  offìcialci  falsa 
nel  suo  principio  (che  lo  Stato  non  deve  ingerirsi  di  carità,  ed  obbligare  la  gente  ope- 
rosa a  mantenere  i  lazzaroni \  ruinosa  nelle  conseguenze  (che  fa  del  povero  il  figlio  favo- 
rito dello  Stato).  Tutti  seguono  con  occhio  vigilante  gli  effetti  della  Poor  Laws:  un  vero 
esercito  di  officiali  sanitari,  di  medici,  di  infermieri,  di  cappellani  è  addetto  a  tal  servizio, 
tutte  le  risorse  della  scienza  sono  invocate  per  il  sollievo  delle  sofferenze  dei  poveri. 
Talché  moriranno  gli  operai  a  ventine  senz'alcun  conforto,  ma  se  un  medico  o  un  cappel- 
lano negligessero  un  minimo  punto  della  legge ,  un  grido  d' indignazione  risuonerebbe 
dall'un  capo  all'altro  del  paese.  Nessuna  casa  d'operai  conosce  gli  agi  che  sono  introdotti 
negli  asili  dei  poveri  {workhoues^^  nessun  figlio  d'operaio  riceve  quell'  educazione  che  lo 
Stato  dà  invece  ai  figli  degli  scialacquatori  e  beoni,  i  quali  sanno  benissimo  che  la  loro 
prole  non  mancherà  di  nulla.  Ora  se  la  carità  e  una  bella  cosa,  specialmente  se  soccorre 
ai  non  colpevoli,  non  è  giusto  invece  che  ne  sia  lo  Stato  medesimo  il  dispensiere,  perchè 
l'atto  di  sommissione  che  se  ne  esige  non  può  non  essere  nocivo  alla  coscienza  pubblica  ; 
n^  Io  Stato  può  imporre  a  chi  lavora  e  vive  stentamente  di  mantenere  gli  oziosi  e  i 
viziosi,  i  quali  aumentano  in  proporzione  dell'aumento  della  carità  pubblica  :  non  è  la  ca- 
nta che  si  deve  distribuire,  ma  il  mezzo  di  rendere  ciascuno  abile  a  vivere  da  sé.  In  virtù 
di  alcune  disposizioni  della  legge  in  discorso  precede  altresì  che  si  rallentino  i  vincoli  della 
famiglia,  comechè  appaja  più  facile  il  sostentamento  di  questa  quando  manchi  il  capo; 
peggio  quando  era  stato  destinato  ai  figli  illegittimi  un  maggior  sussidio  che  ai  legittimi. 

A  coloro  che  trovano  tale  stato  di  cose  necessario  sebben  difettoso,  O'  Connor  risponde 
che  realmente  la  Poor  Laws  ha  ragione  di  essere  nella  Land  law  (legge  sulla  proprietà 
fondiaria).  Occorrerebbe  aiuitutto  inslillare  una  maggior  previdenza  nelle  classi  laboriose  ì 


—    104  — 

ma  come  ottener  ciò  se  in  pari  tempo  aumentano  le  tentazioni  all'imprudenza?  Coloro 
poi  che  biasimano  continuamente  ed  acerbamente  i  matrimoni  contratti  a  cuor  leggiero  fra 
i  poveri,  dimenticano  che  la  donna  e  la  famiglia  furono  e  saranno  sempre  i  piii  potenti 
slimoli  al  lavoro  ed  all'economia.  In  generale  l'uomo  è  spensierato  perchè  povero,  non 
povero  perchè  spensierato.  Come  esigere  che  proprio  il  povero,  perchè  povero,  si  sacrifichi 
completamente  pel  benessere  dei  privilegiati  della  fortuna,  e  diventi  virtuoso  per  conto 
esclusivo  di  questi?  La  spensieratezza  se  cosi  si  vuol  chiamarla,  è  tuttavia  pel  povero  una 
fortuna  :  egli  non  potrebbe  (e  non  vorrebbe)  sussistere  se  conoscesse  la  propria  abiezione 
e  la  immutabilità  del  suo  destino. 

Né  un  rimedio  è  certo  quello  di  aumentare  i  salari  ;  gli  operai  che  non  lavorano  che 
per  il  danaro,  cercheranno  ogni  modo  di  guadagnarne  molto  in  poco  tempo,  si  da  poter 
andar  in  cerca  delle  occasioni  di  goderlo  :  vorranno  l'aumento  di  stipendio,  ma  non  di  la- 
voro, e  volontìeri  si  daranno  all'ozio.  L'amore  al  lavoro  non  può  esser  dato  che  dal  poS' 
sesso  o  dalla  prospettiva  del  medesimo,  e  niente  di  meglio  della  proprietà  fondiaria.  In  In- 
ghilterra l'idea  del  lavoro  è  associata  unicamente  a  quella  del  salario,  onde  quanto  mag- 
giore questo,  tanto  minore  è  la  passione  per  quello;  anche  le  casse  di  Risparmio,  e  il 
proposto  sistema  di  assicurazione  obbligatoria,  non  avranno  per  risultato  che  di  rendere  il 
popolo  ancor  meno  attivo  e  più  spensierato;  è  una  tendenza  innata  degli  Inglesi. 

Il  mezzo  di  rimediare  a  tanti  inconvenienti  venne  già  più  di  una  volta  discusso  — 
p.  es.  quando  sotto  la  regina  Anna  venne  disposto  di  distribuire  i  terreni  ecclesiastici  tra 
i  poveri.  O' Connor  vede  pure  in  una  riforma  dt\  Land  act  l'unico  mezzo  di  distruggere 
il  pauperismo:  restituire  il  popolo  all'agricoltura.  Non  si  avranno  più  le  armate  di  mal- 
contenti della  patria,  valorosi  conquistatori  di  terre  straniere;  ma  si  sarà  raggiunto  quello 
scopo  per  il  quale,  e  non  peraltro,  si  intraprendono  le  deplorate  guerre  di  conquista. 

Annual  Beport  cf  the  Nat.  Board  of  Health.  —  Washingthon,  1881.  —  (Rapporto 

annuale  dell'ufficio  sanitario  nazionale  di  Washington).  —    Questo  ufficio  sanitario  esiste 
appena  da  due  anni,  essendo  stato  fondato   nell'aprile   1S79  ,  ma  ha   già  dato  delle  lumi- 
nose prove  della  sua  attività.  Sia  nell'  investigazione  delle  cause  morbose  per  via  sperimen- 
tale, sia  nello  studio  delle  misure   preventive  in  riguardo  delle  malattie  infettive  e  conta- 
giose, esso  ha  spiegato  un'attività  degna  dei  più  grandi  encomi;  ed  è  a  sperare  che  per 
opera  sua,  il  popolo  si  persuaderà  a  poco  a  poco  della  necessità  di   simili  studi  e  prov* 
vedimenti,  talché  penserà  anche  alla  creazione  di  uffici  sanitari  non  solo  per  ogni  Stato, 
ma  per  ogni  città.  Non  pochi   furono  gli  argomenti  affidati  allo  studio  dì  competenti  scien- 
ziati, e  pagali  dal  medesimo    Board  cf  health:  citiamo  quello  per  un  piano  di  organizza- 
zione della  medicina  pubblica  negli  Stati  Uniti  —  l' inchiesta  sulla  febbre  gialla  scoppiata 
neir  isola  di  Cuba  —  le  ricerche  suU'  attività  dei  disinfettanti  —  quelle  sulla  capacità  fil- 
trante dei  terreni  {vedi  il  nostro    giorn.  fase.  8.*^)  —    quelle    sulle  particelle    e  sui  germi 
sospesi  nell'aria  —  quelle  sull'adulterazione  degli  alimenti,   ecc.   Delle  Commissioni  sani- 
tarie furono  anche  incaricale  dì  visitare  dei  luoghi  malsani    o  sospetti.    Ma  soprattutto  le 
forze  del  Nat.  Boara  of  Health  dovettero  dispiegarsi  sotto  le  minaccie  di  un'epidemia  di 
febbre  gialla,  onde  e  studi  e  denari  vennero  prodigati  all'istituzione  delle  più  opportune 
misure  quarantenarie.  In  questo  rapporto  precisamente  è  discorso  a  lungo  della  quarantena 
marittima. 


—  105  — 
Kilano  idrografica  con  pianta  topografica,  —  Milano,  1881.  —  Da  questo  notevole 

oposcolo  dell' ìng.  Bignami  Sormani  togliamo  le  seguenti  notizie  sull'idrografia  del  Comune 
di  Milano  : 

Le  fonti  dell'  idrografìa  milanese  vanno  ricercate  nelle  Prealpi  che  ne  disegnano  l' oriz- 
zonte a  tramontana.  Le  acque  dei  laghi  prealpini  (Lario,  Ceresio,  Verbano,  ecc.)  si  ri- 
versano al  piano  nei  diversi  fiumi  che  lo  solcano  (Adda,  Ticino,  ecc.),  e  in  parte  pene- 
trano nel  suolo  fra  gli  strati  ghia] osi  del  terreno  quaternario  su  cui  sorge  la  città,  for- 
nendole a  3,  a  4,  a  12  metri  di  profondità  i  pozzi  d'acqua  potabile.  La  città  è  posta 
propriamente  sull'Olona,  ma  riceve  acqua  dall' Adda  (Naviglio  Martesana),  dal  Ticino  (Na- 
viglio Grande),  dal  Lambro  (Roggie  diverse),  ecc.  :  di  più  due  torrenti  la  toccano,  il  Seveso 
ed  il  Nirone.  L'inalveamento  e  la  regolarizzazione  di  queste  acque  determinò  la  costruzione 
di  tre  g^ndi  canali  artificiali,  che  in  oggi  collegati  nella  cosi  detta  Darsena  di  Porta  Ti' 
cìntH,  rendono  possibile  la  navigazione  dai  laghi  di  Lecco,  Como  e  Maggiore,  al  Po  ed 
all'Adriatico.  Questi  tre  canali  sono  il  Naviglio  Grande,  il  Naviglio  Martesana  ed  il  Na- 
viglio di  Pavia  :  il  primo,  oltre  che  alla  navigazione  serve  all'  irrigazione,  avendo  lungo 
il  suo  alveo  116  bocche  di  derivazione  d'acqua  (12  nella  zona  suburbana):  il  secondo  forma 
in  città  la  cosi  detta  Fossa  interna,  e  dà  origine  a  non  meno  di  46  canali,  che  servono 
e  per  fognatura  e  per  irrigazione  ;  il  terzo  dà  nel  Comune  di  Milano  6  bocche  d' acqua.  Oltre 
queste  roggie  e  canali ,  il  territorio  del  <  Comune  è  attraversato  da  numerosi  canali  detti 
Fontanili,  o  acque  sorgenti  del  sottosuolo  messe  allo  scoperto  mediante  la  formazione  di 
un  pozzo  artificiale.  Alcuni  tra  i  canali  sono  specialmente  canali  collettori  dei  canali  di  fo- 
gnatura della  città,  e  si  collegano  più  direttamente  coi  servizi  pubblici  :  tali  il  canale  Re« 
defossi,  il  canale  del  Castello,  il  canale  Civico,  il  canale  Balossa,  il  fontanile  Acqualunga. 
11  canale  Civico  è  quello  che,  dopo  la  fossa  interna,  si  può  veramente  chiamare  il  principale 
collettore  dei  canali  di  fognatura  e  canaletti  stradali  della  città  interna.  Infatti  nel  suo 
percorso  circolare,  quasi  interamente  coperto,  che  racchiude  le*  parti  più  centrali  e  popo- 
lose, riceve  gli  scoli  di  una  superficie  di  circa  un  chilometro  quadrato.  Esso  dicesi  anche 
Sevtso^  e  più  che  un  canale  si  può  dire  un  sistema  di  sette  canali  che  si  diramano  nei  di- 
versi quartieri  della  città. 

Finalmente  vi  è  il  canale  Vettabbia,  che  è  il  grande  scaricatore  della  città,  dove  con- 
fluiscono tutte  le  acque  del  Seveso,  della  Fossa  interna,  ecc.,  ecc.  «  Fino  dai  più  antichi 
tempi  la  storia  ricorda  questo  canale,  che  pare  fosse  un  vero  fiumicello  raccoglitore  dei 
minori,  Nirone  e  Seveso,  e  siccome  in  esso  si  versavano  anche  gli  scoli  lordi  della  città, 
così  fino  dal  secolo  12.°  gli  industri  monaci  di  Chiaravalle,  proprietari  di  vasti  terreni  a 
valle  della  città,  seppero  mettere  in  pratica  il  principio  ora  tanto  propugnato  dagli  igienisti 
^i  utilizzare  le  acque  di  fognature  per  l' agricoltura,  e  condussero  le  sue  acque  fertilizzanti  ad 
^gare  questi  loro  terreni,  e  formare  le  note  rigogliose  marcite.  »  Anche  ai  nostri  giorni  le 
^ue  della  Vettabbia  continuano  ad  irrigare  quei  terreni  ;  anzi  esse  vengono  godute  a  tale 
scopo  in  tre  successive  riprese:  cosicché  si  può  calcolare  che  le  acque  di  fognatura  della 
città,  nella  quantità  di  circa  170  mila  metri  cubici  al  giorno,  passano  sopra  una  superficie 
totale  di  ettari  1370  di  terreno,  e  le  acque  residue  arrivano  al  fiume  Lambro  completa- 
i&ente  chiarificate. 

Molto  a  proposito  l'Autore  completa  l' argomento  (che  noi  abbiamo  reso  appena  co^e 
ano  schizzo)  col  darci  brevi  notizie  sul  sistema  di  fognatura  della  città  di  Milano.  Questa 
^  costituita  da  altrettanti  canaletti  di  scolo  quante  sono  le  strade  sistemate  della  città,  i 


quali  scorrono  sotterranei   alle   strade  medesime  ed  hanno    generalmente  una  sezione  da 
m.  0.60  per  0,75  o  da  m.  1.00  per  m.  0.75.  Questi  canaletti  ricevono  le  acque  pluviali 
delle  strade  e  delle  case,  e  gli  scoli  degli  acquai,  delle  trombe  e  delle  corti  delle  case,  e 
dall'uno  all'altro,  secondo  la  pendenza  del  piano  delle  strade,  vanno  a*  scaricarsi  nei  nuovi 
canali  di  fognatura  o  nei  canali  di  acqua  viva  già  nominati.  A  questo  scopo  giova  la  già— 
citura  della  città,  la  quale  è  pressoché  su  un  piano  uniformemente  inclinato  da  N.  R  ^ 
S.  O.  Abbiamo  nominato  i  nuovi  canali  di  fognatura:  questi  sono  in  calcestruzzo  di  ce> 
mento  idraulico,  a  forma  ovoidale,  coU'asse  maggiore  verticale  di  m.  2,  e  il  minore  oriz- 
zontale di  m.  1,50;  corrono  sotto  il  corso  Garibaldi,  via  Broletto  —  via  Manzoni  e  Ro> 
magnosi  per  Santa  Margherita  e  Carlo  Alberto  —  corso  Vittorio  Emanuele  —  e  confluiscono 
in  Piazza  del  Duomo  per  andare  poi  nel  Canale  grande  Seveso  presso  il  teatro  Canobbiana. 
Un  altro  lungo  il  corso  Genova  immette  nell'  Olona.  Cosi  questi  canali,  che  insieme  hanno 
uno  sviluppo  di  circa  chil.  4,  e  pendenze    varie,  ma  sempre  superiori  al  0,50  per  mille, 
e  fino  al  3,  4  per  mille,  oltre  ricevere  le  immissioni  dei  canaletti  stradali,  possono  altresì 
caricarsi  delle  nevi  quando  si  dà  mano  al  loro  spazzamento. 

Ma  come  si  smaltiscono  le  materie  fecali? 

Abbiamo  già  detto  che  il  sistema  oggidì  favorito  dagli  igienisti  è  quello  di  immettere 
le  dejezioni  animali  direttamente  in  canali  ricchi  di  acqua  corrente,  che  le  portino  fuori 
di  città  e  le  facciano  servire  a  fertilizzare  la  terra.  Dicemmo  pure  che  questo  sistema  non 
è  nuovo  a  Milano:  del  12.^  secolo  a  non  molti  anni  or  sono  la  città  racchiusa  nella 
cerchia  dei  canali  Seveso  ed  in  quella  della  Fossa  interna,  versava  indistintamente  in  questi 
canali  tutte  le  acque  chiare^  e  lorde  di  scolo,  sia  direttamente,  sia  indirettamente  a  mezzo 
di  condotti  ciechi  detti  chiaviche  e  canterane,  e  quindi  al  canale  Vettabbia.  Però  questo 
sistema  soffre  per  Milano  di  parecchi  inconvenienti  gravi  :  i  .^  i  canali  sono  messi  in 
asciutta  due  volte  Tanno  e  per  molti  giorni  ;  2.°  i  canali  Fossa  intema  e  Vettabbia  corrono 
scoperti;  3.^  i  canali  non  hanno  sufficiente  pendenza  ed  un  fondo  impermeabile;  4.^  le 
chiaviche  non  portano  acque  vive,  e  permettono  perciò  lo  stagnamento  e  la  putreDuione 
delle  materie. 

Per  tali  motivi  si  stabilirono  anche  i  pozzi  neri;  anzi  dopo  il  1861  prevalse  il  con- 
cetto di  sostituire  questi  ultimi  al  sistema  indicato  ;  ed  ora  si  può  ritenere  che,  ad  ecce- 
zione di  circa  400  immissioni  tuttora  esistenti  nella  Fossa  interna  ed  altri  canali,  tutte  le 
case  della  città  e  del  suburbio  sono  dotate  di  pozzi  neri  a  fogne  mobili.  Valutando  a  circa 
7000  le  case  del  comune,  si  avrebbero  non  meno  di  15  mila  pozzi  neri. 

Questo  cambiamento  di  sistema  non  fu  certo  una  bella  cosa  per  l'igiene  della  città, 
sebbene  il  servizio  di  espurgo  sia  abbastanza  soddisfacente.  Se  si  trovasse  modo  di  far  cor- 
rere le  molte  acque  di  cui  è  ricca  in  canali  sistemati  e  regolati  in  modo  differente  dell'at- 
tuale, la  città  di  Milano  potrebbe  soddisfare  nel  miglior  modo  ai  dettami  della  moderna 
igiene,  e  vantare  un  sistema  di  circolazione  e  di  smaltimento  de'  suoi  rifiuti  quasi  perfetto. 

Bendiconto  morale,  sanitario  ed  axmninistrativo  dell' Istituto  Oftalmico  di  Xilano 

per  l'amiO  1880.  —  Milano,  1881.  —  Soddisfacente  è  l'andamento  di  questo  istituto  di 
beneficenza.  Fondato  nel  1873  con  appena  una  modestissima  sala  di  sei  letti,  il  suo  direttore, 
il  cav.  dott.  Giovanni  Rosmini,  ebbe  la  soddisfazione  di  vederlo,  mercè  le  sue  solerti  cure 
fiorire  ed  ingrandire  cosi  rapidamente  da  avere  attualmente  un  patrimonio  di  160  mila  franchi, 
e  uno  stabilimento  di  36  letti.  Questo  però  è  diventato  a  sua  volta  troppo  angusto,  e  da 
qualche  tempo  si  fa  sentire  assai  vivamente  il  bisogno  di  trasferirlo  in  più  ampio  ed  acconcio 


—   I07  — 

edificio.  Un  saccesso  cosi  incoraggiante  non  lascia  dubbio  che  questa  importante  manifesta* 
zione  della  beneficenza  pubblica  abbia  a  continuare  sulla  via  di  sviluppo  in  cui  già  si  trova# 
io  modo  che  essa  possa  rispondere  non  solo  alle  esigenze  dei  bisognosi,  ma  anche  della 
scienza;  dò  che  in  ultima  analisi  vuol  dire  ancora  giovare  ai  bisognosi  in  modo  più  illu- 
minato e  sicuro. 

A  dare  un'  idea  dell'  importanza  dell'  Istituto  Oftalmico  di  Milano,  riporteremo  alcune 
afre  dal  presente  rendiconto. 

Movimento  dell'ambulanza  : 

Ammalati  visitati nel  periodo  1873-79     N.°  16796;  nel  1880    N.°  2702 

Nomerò  complessivo  delle  visite  »  •    168765  ;  »  »    28029 

Movimento  della  clinica: 
Nel  1880:  numero  dei  letti  36;  ricoverati  per  cura  N.^  370. 

II  movimento  degli  anni  passati  accenna  ad  un  progressivo  e  rapido  incremento  dei  bi- 
sogni dell'  istituto  ;  e  gli  auspici  ne  sono  talmente  buoni,  che  molto  a  proposito  il  Con- 
siglio d'Amministrazione  decise  di  provvedervi  coli' erezione  di  un  altro  fabbricato  più 
idoneo.  Il  Consiglio  Comunale  ha  già  approvato  il  contratto  stipulato  dal  Consiglio  Am- 
ministrativo di  quest'Opera  Pia  colla  locale  Rappresentanza  municipale  per  l'acquisto  del 
l'area  sa  cui  dovrà  sorgere  fra  breve  il  nuovo  stabilimento  (in  via  Castelfidardo). 

Fercontnale  di  perdita  fra  il  peso  vivo  ed  il  peso  morto  e  netto  negU  animali 

da  macello;  pel  dott.  I.  Nosotti.  —  Milano,  1881.  —  Scopo  di  questo  lavoro  è  di  far 
rilevare  alcuni  difetti  gravissimi  dell'attuale  legge  sul  dazio  intemo  di  consimio  della  carne, 
i  quali  danneggiano  non  meno  l'economia  che  l'igiene  pubblica.  La  quasi  necessità  in  cui 
è  l'organismo  umano  di  assumere  della  carne  per  mantenersi  almeno  nello  stcUu  quo^  giù- 
sti6ca  le  fondatissime  osservazioni  dell'Autore.  Lussana  scrisse  che  nel  regno  animale,  come 
nelle  vicende  umane,  il  carnivoro  è  il  padrone,  l'erbivoro  la  vittima  ed  il  servo.  Dovere 
di  un  buon  governo  sarebbe  dunque  quello  di  procacciare  al  popolo  carne  buona  e  a 
baon  prezzo,  invece  di  farvi  gravitar  sopra  un'imposta  enorme:  per  lo  meno  dovrebbe 
incoraggiare  l' industria  dell'allevamento  del  bestiame  da  macello,  sorvegliare  gli  esercenti 
affinchè  le  loro  pretese  siano  limitate  ad  un  onesto  guadagno,  ed  infine  applicare  il  dazio 
in  modo  unico,  giusto  ed  equo  per  tutti. 

«  In  Italia  mancano  affatto  dati  statistici  sul  consumo  delle  carni,  ma  abbiamo  tut- 
tavia buone  ragioni  per  ritenere  che  sia  molto,  ma  molto  inferiore  a  quello  delle  altre 
nazioni  civili  —  giacché  il  nostro  popolo  minuto,  già  povero,  non  può  far  fronte  al  caro 
prezzo  cui  le  carni  si  mantengono,  restandone  quindi  immensamente  difettevole.  Questo 
fatto  è  reso  più  grave  dalla  mancanza  di  un  calmiere  o  meta,  dagli  abbonamenti  comu- 
nali, e  più  di  tutto  dagli  appalti  per  la  riscossione  della  tassa  o  dazio  consumo  delle  carni. 

«  Proclamata  la  libertà  di  commercio  scomparve  il  calmiere,  unico  mezzo  per  fre- 
nare r  ingordigia  e  la  venalità  "di  disonesti  esercenti  ;  nel  mentre  s'applicava  una  tassa  più 
gravosa  sul  consumo  delle  carni,  la  quale  veniva  cosi  quasi  a  giustificare,  rendendosi  com- 
piacevole mezzo,  l'elevato  prezzo  cui  le  carni  man  mano  si  portavano.  Questo  stato  di 
cose  fu  reso  anche  peggiore  dagli  stessi  Comuni,  sia  pel  modo  d'applicare  il  dazio,  sia 
coll'elevata  tassa  addizionale  aggiunta  da  alcuni  di  essi  a  quella  governativa.  In  tal  modo 
il  dazio  consumo  delle  carni,  come  avvenne  di  altre  tasse  (esempio  la  recente  soppressa 
del  macinato),  gravitò  doppiamente  o  meglio  triplamente  sulle  spalle  del    povero    consu- 


—    loS   — 

matore,  il  quale  paga  la  tassa  prescritta  dalla  legge,  l'addizionale  del  Comune  e  quella 
infine  aggiunta  dall'esercente,  l'unico  che  più  di  tutti  ci  guadagna.  Come  se  ciò  non  ba- 
stasse, la  riscossione  della  tassa  consumo  dal  Governo  (che  cercava  sottrarsi  ai  privati  la- 
menti) passò  nelle  mani  dei  veri  strozzini  con  gli  abbonamenti  comunali  e  più  di  tutto 
cogli  appalti  *.  Gli  appalti  sono  sempre  ruinosi  per  l'incremento  dell'  industria  e  del  com- 
mercio; e  di  seconda  mano  sottraggono  alla  statistica  la  conoscenza  del  consumo  nazio- 
nale, regionale  e  fino  ad  un  certo  punto  individuale,  della  carne  —  ciò  che  non  sarebbe 
senza  vantaggio  il  conoscere  per  il  vero  progresso  fisico  ed  intellettuale  della  nostra  patria. 

L'Autore  trova  quindi  necessario  di  abolire  gli  abbonamenti  comunali  e  gli  appalti,  e 
di  fare  all'applicazione  della  tassa-consumo  sulle  carni  alcune  modificazioni  per  renderla 
almeno  equa.  Invero  la  tariffa  vigente  (oltre  a  parecchi  gravi  inconvenienti,  come  sarebbe 
quello  di  aver  omesso  gli  equini,  di  non  aver  classificato  logicamente  i  singoli  capi  di 
bestiame)  è  poco  razionale:  sia  perchè  per  essa  il  contribuente  paga  il  dazio  anche  di 
ciò  che  viene  disperso  (sangue,  intestini),  o  di  ciò  che  non  dovrebbe  pagar  dazio  (pelle, 
unghie)  ;  sia  più  ancora  perchè  il  sistema  per  capo  pareggia  nella  tassa,  assai  ingiusta- 
mente, un  bue  piccolo  ad  uno  grosso  e  grasso  —  ciò  che  va  a  tutto  vantaggio  dei  ne- 
gozianti di  bestiame  ingrassato.  Sarebbero  occorse  maggiori  distinzioni  fondate  sulla  rizza, 
l'età,  il  sesso,  il  genere  d'alimentazione.  Anche  la  facoltà  lasciata  dalla  legge  a  quei  Co- 
muni, che  ne  facessero  richiesta,  di  riscuotere  la  tassa  sulle  bestie  a  peso  ed  in  base  alla 
tariffa  della  carne  macellata  fresca,  diminuita  del  20  ^/q,  è  ingiusta  :  primo  perchè  eguaglia 
fra  loro  tutte  le  carni,  poi  perchè  la  percentuale  di  perdita  fra  il  peso  vivo  ed  il  peso 
morto   negli  animali  da  macello  è  maggiore  del  20  ^/^  prescritto. 

L'Autore,  come  ispettore  del  pubblico  macello  di  Pavia,  ha  stimato  conveniente  di 
occuparsi  appunto  di  detta  percentuale,  e  con  molta  pazienza  riusci  a  determinarla  in 
modo  soddisfacente,  valendosi  dei  dati  di  1430  capi  di  animali  macellati.  Dai  prospetti 
uniti  a  questo  interessante  lavoro  risulterebbe  che: 

la  media  generale  di  perdita  fra  il  peso  vivo  ed  il  peso  morto  e  : 

nei  buoi  e  manzi di  chilog.  35  ®/o   di  peso  vivo 

nelle  vacche,  tori  e  civetti »         43 

nei  vitelli  e  vitelle »         26 

nei  majali *  14 

negli  ovini  e  caprini •         45 

nei  cavalli,  asini  (e  loro  meticci).  •         43 

e  quella  fra  il  peso  vivo  e  il  peso  netto  e  : 

nei  buoi  e  manzi • di  chilog.  45  ^/q  di  peso  vivo 

nelle  vacche,  tori  e  civetti »         53  • 

nei  vitelli  e  vitelle »         35  » 

nei  majali >         21  » 

negli  ovini  e  caprini »         52  * 

nei  cavalli,  asini  (e  loro  meticci).  «52  • 

Ossia  :  la  percentuale  di  perdita  media  di  tutti  gli  animali  da  macello  sarà  :  a  peso 
morto  il  34,33  7o»  *  P^^  ^*^'°  ^^  43  7o  ì  ^  ^*  rendita  media  degli  stessi  sarà  il  65,83  ^/^ 
a  peso  morto,  il  57  %  a  peso  netto. 

Queste  osservazioni  dimostrano  quali  modificazioni  occorrano  per  rendere  la  legge 
della  tassa-consumo  equa  e  razionale  ed  unica  per  tutti  i  Comuni.  Noi  non  possiamo  che 
associarci  all'opinione  dell'egregio  dott.  Nosotti,  ed  augurare  che  i  suoi  voti  siano  ascoltati 


—  Ili  — 

!i  tutto  il  mese.  In  seguito  ti  sopravvenire  della  corrente  d'aria  tiepida  degli  ultimi  giornii 
SS3  si  accrebbe  di  nuovo,  e  nel  29-30  raggiunse  il  massimo  termico  decadico ,  che  per 
iJTerse  stazioni  fu  pure  il  mensuale. 

Il  mese  terminò  come  era  incominciato,  mite  cioè  e  sempre  favorevole  all'italiana  agrì- 
siton,  che  potè  continuare  con  agio  i  lavori  dei  prati  e  delle  piantagioni  d'ogni  genere. 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  dicembre  iSSi, 


Temperatura      | 

Temperatura     | 

Città 

Città 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Belluno 

9^5 

—  6».  9 

Livorno  .... 

i5<>.o 

I»  I 

Vicenza  .... 

io<*.o 

-3».S 

Firenze 

14**.  0 

-i°.3 

Venezia  .... 

13^4 

-•"•s 

Perugia 

13**.  0 

—  o°.9 

Brescia 

13^.5 

-Ì.°.Z 

Roma 

15^0 

-o".4 

Bergamo.  •  •  • 

13^8 

-3°.  a 

Aquila 

11^  5"* 

-4».S 

Milano 

9^8 

-a».  6 

Foggia 

17**.  a 

o»,i 

Novara 

9^3 

-a°.S 

Caserta 

17**.  5 

a»,i 

Torino 

10°.  0 

—  S'.o 

Napoli 

i6<>.4 

3».  6 

Alessandria. . 

ii<>.6 

-4'».o 

Salerno 

17^5 

4».o 

Genova. .... 

16^.0 

3°.o 

Potenza  .... 

iao.3 

-4°.i 

Piacenza. . . . 

II**.  9 

-4°.  3 

Lecce  

19^.0 

5».  3 

Modena  .... 

ii^i 

-3°.  4 

Cosenza .... 

160.0 

o<>.8 

Bologna .... 

ii<>.8 

0«.3 

Palermo .... 

ao^7 

4».  a 

Urbino 

ii<>.8 

o".o 

Girgenti .... 

23^4 

3».  7 

Ancona. .... 

I4''.3 

3».  6 

Siracusa .... 

19*^.8 

s*».» 

DalF  Osservatorio  di  Afoncalieri^  20  gennaio  1882, 


Padre  F.  Dbnza. 


no 


Seconda  Decade. 


Lo  stato  meteorico  delle  contrade  italiane  fu  nella  seconda  decade  alquanto  più  con- 
turbato che  non  nella  prima,  giacché  maggiore  si  fu  l' influsso  che  su  di  esse  si  ebbero 
le  depressioni  atmosferiche  ;  epperò  le  pioggie  caddero  in  maggior  copia  e  con  frequenza 
maggiore,  e  la  temperatura  fu  più  mite. 

Nei  primi  due  giorni  perdura  sul  mare  toscano  la  depressione  degli  ultimi  di  della  de- 
cade precedente  e  nevica  in  tutta  l'alta  Italia  nell'  1 1 ,  convertendosi  nei  due  giorni  appresso 
in  pioggia,  la  quale  si  estende  su  tutta  la  Penisola,  con  temporali  al  mezzodì.  Intanto  la 
temperatura  diminuisce  e  si  ha  il  minimo  termico  decadico  in  molte   stazioni.   Dal  13  al 

16  una  nuova  ondata  di  depressione  si  avanza  dall'Africa  settentrionale  sul  Mediterraneo, 
la  quale,  passando  per  Malta  e  per  la  Sicilia  fa  sentire  la  sua  azione  sino  nella  Toscana,  ap- 
portando pioggie  e  cattivi  tempi  su  tutto  il  mezzodì  ed  in  alcuni  luoghi  del  centro,  in  quella 
che  al  Nord  il  cielo  si  rasserena  nelle  stazioni  più  elevate,  predominando  nelle  più  basse 
nebbie  e  cielo  nuvoloso.  La  temperatura,  dapprima  si  alza  alquanto,  poi  abbassa  di  nuovo 
e  genera  un  secondo  minimo  termico,  che  fu  il  più  basso  della  decade  per  diverse  stazioni. 
Quello  stesso  stato  di  cose  continuò  press'  a  poco  nella  seconda    metà  della  decade.  Dal 

17  al  20,  per  causa  di  un'ultima  ondata  di  depressione  apparsa  nel  16  al  17  al  Nord-Ovest 
del  Continente,  insieme  ad  un'altra  secondaria,  che  nel  19  era  sulla  Penisola  Iberica,  sul 
Golfo  di  Genova,  il  20,  sull'Ungheria.  Però  le  pioggie  furono  meno  copiose  al  mezzodì 
ed  al  centro  :  e  nel  settentrione  il  cielo  rimase  più  ingombro  da  nuvole  con  qualche  ne- 
vicata in  alto  e  poca  pioggia  in  basso,  massime  nel  bacino  del  Po. 

n  termometro  discese  sol  di  poco  sotto  zero  in  non  poche  stazioni  del  Nord ,  ed  in 
alcune  delle  più  elevate  del  centro  e  del  mezzodì  mantenendosi  molto  vacillante.  La  tem- 
peratura perciò  fu  assai  mite,  più  di  quello  desiderassero  gli  agricoltori  pel  buon  anda- 
mento delle  campagne,  le  quali  d'altronde  non  ebbero  a  soffrire  di  soverchio. 

Terza  Decade. 

Nella  terza  decade  le  pioggie  e  le  nevi  furono  in  Italia,  e  specialmente  nella  superiore, 
molto  meno  copiose  che  nelle  due  precedenti ,  e  1'  aria  rimase  più  asciutta  ;  e  ciò  per 
causa  sia  della  minore  frequenza  dei  movimenti  ciclonici,  sia  per  la  loro  relativa  distanza 
dalle  nostre  contrade. 

Invero  in  tutta  la  decade  non  si  presentarono  alla  Penisola  che  due  ondate  di  depres- 
sione, una  nel  22-23,  che  proveniva  dall'Ovest,  e  che  avanzandosi  nel  24  verso  il  mez- 
zodì vi  rimase  quasi  stazionaria,  sino  al  26,  diminuendo  sempre  di  intensità.  L'altra,  presso 
a  poco  della  stessa  origine,  dal  Capo-Béam  nel  31  viene  nel  Mediterraneo,  ed  approda 
nei  nostri  paraggi.  Ambedue  codeste  depressioni  apportarono  poca  acqua  nelle  nostre  re- 
gioni, al  mezzodì  assai  più  che  al  settentrione. 

In  tutti  i  giorni  intermedi,  dal  26  al  30,  le  alte  pressioni  che  dal  Nord  penetrarono 
in  Italia  attraverso  le  Alpi,  mantennero  la  stagione  calma  e  bellissima  dappertutto. 

L'andamento  della  temperatura  cammina  d'accordo  coi  descrìtti  movimenti  atmosferìcL 
Dapprincipio  piuttosto  elevata ,  andò  diminuendo  coli'  avanzarsi  del  ciclone  innanzi  ricor- 
dato, toccando  in  quasi  tutte  le  stazioni  nel  26  il  minimo  tuo  valore,  che  fu  quello  anche 


—   113  — 
sopra  ogni  classe  d'industria,  precisamente  come  la  scienza  dell'Igiene,  cui 
serve,  comprende  ogni  ordine   di  rapporti   naturali  e  sociali    con  la  salute , 
la  prosperità  ed  il  miglioramento  dell'uomo  e  della  specie  umana. 

Sgraziatamente  non  si  pensò  di  raccogliere  nell'Esposizione  nazionale  gli 
oggetti  deir  Igiene  in  un  solo  gruppo,  senza  riguardo  all'origine  di  loro  fab- 
bricazione. Alquanti  furono  collocati  nella  Classe  degli  istrumenti  chirurgici 
t  prodotti  della  tecnica  chirurgica  ^  ma  i  più  rimasero  disseminati  nelle  nu- 
merose classi  dei  gruppi  in  cui  venne  diviso  il  materiale  della  Mostra,  come 
si  rileva  da  una  pubblicazione  fatta  dalla  Società  Italiana  d'Igiene  (0. 

Con  tale  disposizione,  la  serie  abbastanza  ricca  degli  oggetti  igienici  esposti, 
avrà  giovato  all'insieme  delle  cognizioni  della  meccanica,  della  fisica,  della 
diimica  industriale  ;  ma  rispetto  alla  parte  loro  più  nobile,  quella  cioè  del- 
Icso  cui  furono  destinati,  necessariamente  scarsa  ed  imperfetta  doveva  riu- 
sdme  l'illustrazione. 

A  compensare  gl'industriali  italiani  che  impiegano  il  loro  ingegno  e 
i  loro  mezzi  nella  tecnica  igienica  ed  i  cultori  delle  scienze  sanitarie,  delle 
mancate  speranze  d'incoraggiamento,  di  profitto  e  di  studi,  abbiamo  la  com- 
piacenza di  annunciar  loro  che  il  1 5  di  maggio  del  corrente  anno,  sarà  inau- 
gorata  a  Berlino  \ Esposizione  generale  tedesca  d'Igiene  e  di  Salvamento, 
Fu  la  Società  tedesca  di  Tecnica  sanitaria  che,  riunita  in  Amburgo  nel 
1880,  animata  dall'ottimo  successo  che  ebbe  nel  1876  la  consimile  Esposi- 
aone  Internazionale  di  Brusselles  per  ricchezza  di  materiali  e  per  universale 
partecipazione,  propose  dì  tenerne  una  nuova.  La  proposta  fu  accolta  dalla 
Società  tedesca  di  Sanità  pubblica,  che  del  pari  era  convocata  in  Amburgo, 
e  furono  cosi  gettate  le  basi  per  la  progettata  Esposizione  igienica  ^di  Berlino, 
n  Comitato  centrale  dell'  Esposizione ,  non  potè  dare  alla  Mostra,  spe- 
cialmente per  la  brevità  del  tempo,  un  carattere  internazionale  ;  ma  con  ciò 
non  ebbe    in  animo    di    escludere  il   concorso  degli   espositori   stranieri. 

Il  programma  dell'Esposizione,  che  si  unisce,  è  serio,  pratico  ed  ampio. 
Si  divide  in  due  grandi  sezioni  :  Igiene  e  Tecnica  sanitaria  ;  Mezzi  di  Sai' 
vamefito.  Ognuna  delle  due  sezioni  si  scinde  in  due  divisioni:  quella  degli 
ometti  e  quella  della  letteratura  e  dei  disegni ,  componendo  noli'  insieme 
40  gruppi.  La  formazione  dei  gruppi,  a  differenza  di  quanto  si  usa  nella  mag- 
gbr  parte  delle  Esposizioni,  sarà  fatta  col  porre  in  vista  gli  oggetti  nel  luogo  e 
con  quella  connessione  in  cui  vengono  effettivamente  applicati  od  adoperati. 
1  provvedimenti  presi   per    la  Mostra    di    Berlino    sono    tali    da    assicu- 

(l)  Otiida  déif  Igienista  all' Espositione  Industriale  Italiana  del  188 1  in  Milano. 

8 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE. 


Seconda  Riunione  d' Igienisti  Italiani. 

A  norma  dello  Statuto  della  Società  Italiana  d'Igiene,  il  Consiglio  di 
Direzione  ha  deliberato  che  la  seconda  Riunione  d'Igienisti  Italiani  abbia 
luogo  a  Torino  nel  1884  in  occasione  della  Esposizione  generale  che  si  deve 
tenere  in  quella  città.  La  Sede  particolare  del  Piemonte  in  Torino  è  stata 
delegata  a  predisporre  ogni  cosa,  d'accordo  col  Consiglio  di  Direzione  della 
Società,  affinchè  la  Riunione  da  indirsi  riesca,  per  quanto  è  possibile,  so- 
lenne e  proficua. 

Esposizione  generale  Tedesca  d'Igiene  e  Salvamento  a  Berlino. 

Chiunque  nel  passato  anno  abbia  visitato  le  eleganti  e  spaziose  gallerie 
della  nostra  Esposizione  Industriale  Italiana ,  porterà  ancor  vivo  il  ricordo 
di  que*  tanti  congegni  e  di  quelle  poderose  macchine,  per  le  quali  l'Italia 
può  ormai  gareggiare  co'  popoli  più  industri ,  e  non  potrà  avere  obliato 
i  vaghi  prodotti,  ove  spiccava  il  genio  artistico  nazionale. 

Ma  noi  avremmo  pure  desiderato  che  ai  visitatori  fosse  rimasta  memoria 
di  un'altra  industria,  capace  per  sé  sola  di  sostenere  l'onore  di  Esposizioni 
nazionali,  internazionali  e  permanenti,  come  già  avvenne,  sì  copiosa  e  pre- 
gevole n'  è  la  produzione,  non  tanto  per  valore  di  materia  o  merito  di  la- 
voro, quanto  per  eccellenza  ed  altezza  di  scopi  e  per  benefiche  applicazioni. 

È  dessa  l' industria  dell'  Igiene  :  la  quale  chiamata  a  produrre  un'immensa 
quantità  di  oggetti,  di  forme  e  di  composizioni  svariatissime,  si  estende  quasi 


—  115   — 

Torino*  —  La  Sede  particolare  della  Società  Italiana  d'Igiene,  rappre- 
sentata dai  signori  Pagliani  prof.  Luigi  —  Cossa  prof.  Alfonso  — 
Morselli  prof.  Enrico. 

GenOTA*  —  Secondi  prof.  Riccardo,  Senatore  del  Regno  —  Du  Jardin 
prof.    Giovanni  —  Bertani  dott.  Agostino. 

Padora»  —  La  Sede  particolare  della  Società  Italiana  d'Igiene  rappre- 
sentata  dai  signori  De  Giovanni  prof.  Achille  —  Panizza  prof.  Ber- 
nardino —  D'Ancona  dott.  Napoleone. 

Tenezia*  —  Minich  dott.  Angelo  —  Vigna  dott.  Cesare  —  Musatti 
dott.  Cesare  —  Conte  Dante  Di  Serego  AUighieri  —  Barone  Giro- 
lamo Filiberti  Cattaneo. 

Modena.  —  La  Sede  particolare  della  Società  d'Igiene  rappresentata 
dai  signori  Casarini  prof.  Giuseppe  —  Malagoli  dott.  Teobaldo  — 
Cesari  prof.  Giuseppe. 

Pisa.  —  Cuturi  dott.  Carlo  —  Ballori  dott.  Achille  —  Minati  prof.  Carlo. 

Firenze*  —  Simi  prof.  Andrea  —  Roster  prof.  Giorgio  —  Michelacci 
prof.  Augusto. 

Napoli*  —  Turchi  prof.  Marino  —  Spatuzzi  prof.  Achille  —  De  Renzi 
prof.  Enrico. 

Palermo*  —  Federici  prof.  Cesare  —  Fasce  prof.  Luigi  —  Cardile 
Ciofalo  dott.  Giuseppe. 

Paria*  —  Sormani  prof.  Giuseppe  —  Brambilla  nob.  Camillo. 

Milano*  —  La  Sede  Centrale  della  Società  d'Igiene,  rappresentata  dai 
signori  Corradi  prof.  Alfonso  —  Zucchi  dott.  Carlo  —  Strambio 
prof.  Gaetano  —  Pini  dott.  Gaetano  —  Grandi  dott.  Edoardo  — 
Caporali  dott.  Vincenzo  —  Sapolini  dott.  Giuseppe  —  Berla  ing. 
Riccardo  —  Fano  dott.  Enrico,  Deputato  —  Mussi  dott.  Giuseppe, 
Deputato  —  Bignami  Sormanni  ing.  Emilio  —  Giachi  ing.  Giovanni 
—  De  Cristoforis  dott.  Malachia  —  Erba  Carlo  —  Lanzillotti  Buon- 
santi  prof.  Nicola  —  Sacchi  prof.  Archimede  —  Verga  prof.  Andrea, 
Senatore  del  Regno  —  Ritter  Paolo  —  Frizioni  Teodoro  —  Besana 
ing.  Giuseppe  —  Longhi  dott.  Giovanni. 

//  Presidente 

A.    CORRADI. 

//  Segretario 

G.  Pini. 


—  1x6  — 

PROGRAM MA 
DELLA  Esposizione  generale  tedesca  di  Igiene  e  Salvamento, 

L'Esposizione  internazionale  d'Igiene  e  Salvamento,  riuscita  cosi  felicemente  a  Brusselles 
nel  1876,  indusse  la  Società  tedesca  di  Tecnica  sanitaria  nella  speranza  che  un'altra  Espo- 
sizione,  anche  tenuta  dopo  un  breve  periodo,  avesse  a  riuscire  non  meno  bene.  Si  mise 
quindi  d'accordo  colla  Società  tedesca  di  Medicina  pubblica,  mentre  ambedue  le  Società 
trovavansi  riunite  ad  Amburgo  l'anno  1880,  ed  insieme  stabilirono  le  basi  per  un'Esposi- 
zione d'Igiene  e  Salvamento  da  tenersi  a  Berlino  nel  18S2.  L'adesione  degli  igienisti  più 
competenti  dimostrò  subito  V  immenso  favore  con  cui  si  sarebbe  svolto  il  progetto,  e  mal- 
grado le  esistenti  difficoltà,  non  disconosciute ,  il  Comitato  Centrale ,  costituitosi  appena 
nell'aprile  1881,  fu  presto  in  grado  di  rispondere  alle  simpatie  del  pubblico  intelligente. 
L'Esposizione  di  Brusselles,  come  internazionale,  fece  naturalmente  convenire  gli  Stati 
coi  loro  ministeri  ed  autorità,  i  comuni,  e  le  grandi  società  colle  loro  esposizioni.  La  Ger- 
mania vi  si  distinse  fra  le  altre  nazioni,  ed  alcune  private  industrie  non  ebbero  in  alcun 
rapporto  a  temere  il  confronto  con  quelle  d'Inghilterra,  di  Francia,  del  Belgio,  ecc.  ;  ma 
la  tecnica  sanitaria  non  si  era  ancora  avvicinata  al  suo  perfezionamento.  Quindi  l'oppor- 
tunità di  un'  Esposizione  puramente  tedesca  :  questa  sarà  generale  ^  cioè  estesa  a  tutti  i 
paesi  tedeschi  (Austria,  Svizzera)  ;  però  come  tale  non  esclude  il  concorso  di  espositori  esteri, 
principalmente  facendosi  rappresentare  da  case  tedesche,  ed  una  tale  partecipazione  ver- 
rebbe accolta  con  molta  soddisfazione ,  se  anche  l' interno  ordinamento  dell'  Esposizione 
non  permetta  una  distribuzione  per  nazione. 

Il  salvamento  in  guerra  ed  in  pace  ha  destato  un  generale  interesse  in  questi  ultimi 
decennt,  e  specialmente  congiunto  coi  più  forti  vincoli  alla  pubblica  igiene.  Già  da  tempo 
ha  cessato  la  Croce  Rossa  di  essere  un  simbolo  dell'umanità,  pronta  al  sacrificio  soltxmto 
in  guerra. 

L'Esposizione  è  posta  sotto  l'alto  patrocinio  di  S.  M.  l' imperatrice  Augusta,  la  quale 
ha  disposto  delle  medaglie  d'oro  per  gli  espositori  degni  di  premio.  La  materiale  impor- 
tanza di  questa  Esposizione,  sia  per  gli  espositori  stessi,  che  per  le  scienze  sanitarie  non 
ha  bisogno  di  venir  dimostrata. 

Ecco  ora  le  principali  disposizioni  per  l'Esposizione: 

Faranno  parte  dell'  Esposizione  gli  oggetti,  le  macchine,  gli  apparati  che  servono  agli 
scopi  dell'igiene  pubblica  e. privata,  del  salvamento,  alla  prevenzione  degli  accidenti,  al 
soccorso  dei  feriti  in  pace  ed  in  guerra;  e  quindi  l'analoga  letteratura,  i  disegni,  i  modelli, 
i  progetti. 

La  durata  dell'Esposizione  è  di  4  mesi,  dal  15  maggio  al  i.°  ottobre  1882. 

Gli  oggetti  verranno  disposti  non  dalla  comune  origine  di  fabbricazione,  ma  secondo 
le  esigenze  della  loro  applicazione,  dimodoché  anche  i  profani  potranno  facilmente  farsi 
un'idea  del  loro  modo  di  funzionare  in  rapporto  a  tutti  gli  altri  oggetti  od  apparati  d' igiene 
e  di  salvamento. 

Gli  oggetti  esposti  saranno  divisi  in  due  Sezioni:  la  Sezione  A.,  di  25  gruppi,  com- 
prenderà l'Esposizione  d'Igiene  e  di  Tecnica  sanitaria;  la  Sezione  B.,  di  1$  gruppi,  sarà 
riservata  all'  Esposizione  di  Salvamento. 


—  117  — 


RIPARTIMENTO  DEI  GRUPPI. 


Sezione  A.  —  Igiene  e  Tecnica  sanitaria. 
DIVISIONE  PRIMA.  —  Oggetti  di  esposizione. 

Gruppo   i.°    —    Terreno ^    suolo   ed  aria    atmosferica. 

Ap{>aratì  per  resplorazione  del  suolo. 

Apparati  per  l'osservazione  del  livello  delle  acque  sotterranee. 

Piante  prosciugatrìci  del  suolo. 

Dìànfettanti  del  suolo  e  dell'aria. 

Apparati  per  la  misura  dei  precipitati  atmosferici ,  dell'  umidità   e  della    composizione  ,  e 

rispettivamente  dell'impurità  dell'aria. 
Istnunenti  meteorologici. 

Gruppo  2.®  —  Sh'ade,  vie^  piazze  pubbliche. 
Presentazione  dei  metodi  e  del  materiale  per  la  solidità  delle  medesime. 

Gruppo  3.®  —  Rimozione  di  e/Jluvii,  di  materie  fecali  e  prodotti  di  rifiuto. 

Apparati  per  la  pulizia  delle  strade,  delle  acque  correnti  e  dei  canali. 

Macchine  ed  apparati  appartenenti  alle  opere  di  canalizzazione. 

Attrezzi  per  l'esportazione  delle  materie  fecali 

Ritirate  pubbliche. 

Disposizioni  per  l'utilizzazione  delle  materie  fecali  e  prodotti  ottenuti. 

Mezzi  di  rimozione,  di  distruzione  od  utilizzazione  dei  cadaveri  animali  (sardigne). 

Mezzi  ed  apparecchi  per  impedire  le  fughe  dei  canali  del  gaz. 

Gruppo  4.®  —  Approvvigionamento  delle  acque  d'uso  pubblico. 

Esami  di  acque  colle  relative  analisi. 
Apparati  per  l'analisi   dell'acqua. 

Macchine,,  materiali  ed  apparati  (pompe,  materiale  da  filtri,  tubi,  idrometri ,  galleggianti  , 
rubinetti  da  fuoco,  pozzi  pubblici,  fontane,  apparecchi  e  carri  d'inaffìamento,  ecc.,  ecc.). 

Gruppo  5.°  —  Illuminazione  pubblica. 

Macchine,  materiali  ed  apparati  per  l'illuminazione  comune  (apparati  di  preparazione  del 

gaz,  gazometri,  apparati  di  produzione   della  luce  elettrica  ,  tubi,  lanterne ,  candelabri). 
I 

Mezzi  per  prevenire  le  infiltrazioni  di  gaz  illuminante  nel  suolo. 

Apparati  per  l'analisi  del  gaz  illuminante  e  dei  liquidi  che  servono   all'  illuminazione ,  ri- 
spetto alla  contaminazione  ed  ai  pericoli  d' incendio  e  di  esplosione. 
Serbatoi  portatili  per  il  gas  illuminante. 

Gruppo  6.®  —  Approvvigionamento  delle  grandi  città  con  derrate  alimentari. 

Mercati,  stalle,  macelli,  mulini,  forni. 
Vendite  di  latte,  di  acque  minerali,  ecc. 


—  1x6  — 

PROGRAM MA 
DELLA  Esposizione  generale  tedesca  di  Igiene  e  Salvamento. 

L' Esposizione  intemazionale  d'Igiene  e  Salvamento,  riuscita  cosi  felicemente  a  Brusselles 
nel  1876,  indusse  la  Società  tedesca  di  Tecnica  sanitaria  nella  speranza  che  un'altra  Espo- 
sizione, anche  tenuta  dopo  un  breve  periodo,  avesse  a  riuscire  non  meno  bene.  Si  mise 
quindi  d'accordo  colla  Società  tedesca  di  Medicina  pubblica,  mentre  ambedue  le  Società 
trovavansi  riunite  ad  Amburgo  l'anno  1880,  ed  insieme  stabilirono  le  basi  per  un'Esposi- 
zione d'Igiene  e  Salvamento  da  tenersi  a  Berlino  nel  18S2.  L'adesione  degli  igienisti  più 
competenti  dimostrò  subito  l' immenso  favore  con  cui  si  sarebbe  svolto  il  progetto,  e  mal- 
grado le  esistenti  difficoltà,  non  disconosciute ,  il  Comitato  Centrale ,  costituitosi  appena 
nell'aprile  1881,  fu  presto  in  g^do  di  rispondere  alle  simpatie  del  pubblico  intelligente . 
L' Esposizione  di  Brusselles ,  come  internazionale ,  fece  naturalmente  convenir^  gli  Stati 
coi  loro  ministeri  ed  autorità,  i  comuni,  e  le  grandi  società  colle  loro  esposizioni.  La  Ger- 
mania vi  si  distinse  fra  le  altre  nazioni,  ed  alcune  private  industrie  non  ebbero  in  alcun 
rapporto  a  temere  il  confronto  con  quelle  d'Inghilterra,  di  Francia ,  del  Belgio ,  ecc.  ;  ma 
la  tecnica  sanitaria  non  si  era  ancora  avvicinata  al  suo  perfezionamento.  Quindi  l'oppor- 
tunità di  un'  Esposizione  puramente  tedesca  :  questa  sarà  generale  ^  cioè  estesa  a  tutti  i 
paesi  tedeschi  (Austria,  Svizzera)  ;  però  come  tale  non  esclude  il  concorso  di  espositori  esteri, 
principalmente  facendosi  rappresentare  da  case  tedesche,  ed  una  tale  partecipazione  ver- 
rebbe accolta  con  molta  soddisfazione ,  se  anche  l' interno  ordinamento  dell'  Esposizione 
non  permetta  una  distribuzione  per  nazione. 

n  salvamento  in  guerra  ed  in  pace  ha  destato  un  generale  interesse  in  questi  ultimi 
decennt,  e  specialmente  congiunto  coi  più  forti  vincoli  alla  pubblica  igiene.  Già  da  tempo 
ha  cessato  la  Croce  Rossa  di  essere  un  simbolo  dell'umanità,  pronta  al  sacri6cio  soltxmto 
in  guerra. 

L'Esposizione  è  posta  sotto  l'alto  patrocinio  di  S.  M.  l' imperatrice  Augusta,  la  quale 
ha  disposto  delle  medaglie  d'oro  per  gli  espositori  degni  di  premio.  La  materiale  impor- 
tanza di  questa  Esposizione,  sia  per  gli  espositori  stessi,  che  per  le  scienze  sanitarie  non 
ha  bisogno  di  venir  dimostrata. 

Ecco  ora  le  principali  disposizioni  per  l'Esposizione: 

Faranno  parte  dell'  Esposizione  gli  oggetti,  le  macchine,  gli  apparati  che  servono  agli 
scopi  dell'igiene  pubblica  e. privata,  del  salvamento,  alla  prevenzione  degli  accidenti,  al 
soccorso  dei  feriti  in  pace  ed  in  guerra  ;  e  quindi  l'analoga  letteratura,  i  disegni,  i  modelli, 
i  progetti. 

La  durata  dell'Esposizione  è  di  4  mesi,  dal  15  maggio  al  \P  ottobre  1882. 

Gli  oggetti  verranno  disposti  non  dalla  comune  origine  di  fabbricazione,  ma  secondo 
le  esigenze  della  loro  applicazione,  dimodoché  anche  i  profani  potranno  facilmente  farsi 
un'idea  del  loro  modo  di  funzionare  in  rapporto  a  tutti  gli  altri  oggetti  od  apparati  d'igiene 
e  di  salvamento. 

Gli  oggetti  esposti  saranno  divisi  in  due  Sezioni:  la  Sezione  A  ,  di  25  grappi,  com- 
prenderà l'Esposizione  d'Igiene  e  di  Tecnica  sanitaria;  la  Sezione  B.,  di  15  gruppi,  sarà 
riservata  all'Esposizione  di  Salvamento. 


—  119  — 

RifomuLtod. 

Prigioni  e  case  di  correzione,  ecc. 

Apparati  |>er  rtscaldamento,  ventilazione,  provvista  dell'acqua,  illuminazione,  fognatura 

Costrizione  delle  latrine. 

Impianto  delle  cucine  con  apparecchi  per  la  distribuzione  degli  alimenti. 

Oggetti  di  arredo  interno  (letti,  mobili,  servizio  di  bagni  e  di  lavatoi). 

Gruppo   12.®  —  Luoghi  dove  molti  individui  si  trattengono  temporariatnente. 

Chiese.  UTfict.  Teatri  e  sale  di  concerto. 

Asili  d'infianzia,  presepi. 

Csdne  popolari  e  stabilimenti  di  mendicità.  Asili  per  i  vagabondi. 

Apparati  di  riscaldamento,  ventilazione,  illuminazione,  fognatura,  disinfezione. 

Impianto  delle  cucine  con  apparecchi  per  la  somministrazione  dei  cibi. 

Servizio  di  bagni  e  di  lavatoi. 

Costruzioni  delle  latrine. 

Cretti  d'interno  assetto. 

Gruppo  13.°  —  Alberghi,  trattorie,  caffè,  ecc. 

Riscaldamento,  ventilazione,  provvista  dell'acqua,  illuminazione,  fognatura,  telegrafia. 
.Ascensori,  costruzioni  delle  cucine,  bagni,  latrine. 
Rimozione  delle  spazzature  e  dei  rifiuti. 

Gruppo  14.**  —>  Fabbriche,  laboratori,  fucine,  comprese  le  case  e  le  colonie  degli  operai. 

Ventilazione,  riscaldamento,  provvista  dell'acqua,  fognatura,  disinfezione,  illuminazione  e 
telegrafia. 

Stabilimenti  di  bagni  e  lavatoi  per  operai. 

Cucine  e  sale  da  pranzo  per  operai. 

Costruzioni  delle  latrine. 

Protezione  contiro  i  danni  e  i  pericoli  della  professione. 

Utilizzazione  e  trasformazione  innocua  delle  materie  di  rifiuto. 

Disposizioni  contro  l'inquinamento  delle  correnti  dei  fiumi  in  causa  dei  rifiuti  delle  fab- 
briche. 

Apparecchi  contro  la  diffusione  del  fumo  e  dei  gaz  nocivi. 

Gruppo  15.°  A.  —  Costruzioni  rurali. 

Case  dei  giornalieri. 

Edifici  per  mettere  al  coperto  il  bestiame  e  i  prodotti  agricoli. 

Cascine  e  latterìe. 

Ventilazione,  provvista  dell'acqua,  rimozione  del  letame  e  dell'orina. 

Disinfezione. 

Gruppo  15.*  B.  —  Riscaldamento  e  ventilazione. 

Apparati  relativi  non  compresi  nei  gruppi  precedenti. 

Gruppo   16.°  —  Sostanze  alimentari. 
Alimentazione  per  i  neonati. 


120    

Vettovaglie  per  i  militari  ed  i  marinai. 

Conserve. 

Apparati  per  perfezionare  la  preparazione    dei    cibi. 

Apparati  per  l' esame  delle  sostanze  alimentari. 

Gruppo  17.°  —  Circolazione  sulle  ferrovie  a  vapore,  a  cavalli^  elettriche. 

Riscaldamento,  illuminazione,  ventilazione. 

Carrozze  a  letti,  a  trattorie  :  mobilio  delle  carrozze  per  viaggiatori. 

Trasporto  di  materie  esplosive  e  di  cattivo  odore. 

Edifici  delle  stazioni  e  loro  ammobiliamento. 

Provvisione  dell'acqua  e  latrine. 

Gruppo  i8.°  —  Circolazione  sull'acqua. 

Allestimento  dei  battelli  a  vapore  sui  fiumi  e  sul  mare  ;  delle  navi   per  passeggieri  ,  pei 

emigranti,  da  guerra. 
Ventilazione  e  approvvigionamento  d'acqua  delle  navi  marittime. 
Lazzaretti  navali. 

Gruppo  19.°  —    Vestimento  e  cultura  della  pelle. 

Oggetti  di  vestiario  dal  punto  di  vista  delle  qualità  igieniche  (calzature,  ecc.). 
Vestiario  e  corredo  per  speciali  professioni  (per  militari,  per  il  personale  ferroviario  viag 

giante,  minatori,  marinai,  viaggiatori,  ecc.). 
Apparecchi  per  fregagioni. 
Oggetti  ed  istrumenli  di  carattere  igienico  per  la  tavoletta. 

Gruppo  20.°  —  Malattie  contagiose. 

Mezzi  di  trasporto  e  case  di  isolamento  per  i  colpiti  da  malattie  contagiose. 

Istrumenti  di  vaccinazione. 

Apparecchi  per  la  conservazione  della  linfa  vaccinica. 

Gruppo  21.^  —  Ospedali,  ospizi  e  case  di  salute. 

Ospitali  civili  e  militari. 

Case  per  convalescenti. 

Cliniche. 

Stabilimenti  di  maternità. 

Manicomi.  Ospitali  di  cronici. 

Riscaldamento,  ventilazione,  provvigione  dell'acqua,  fognatura,  disinfezione,  telegrafia. 

Oggetti  di  assetto  interno  ed  addobbamento. 

Apparecchi  per  la  distruzione  dei  germi  morbosi  e  degli  insetti  parassiti. 

Apparati  per  il  trasporto  dei  malati  e  dei  feriti  (ascensori). 

Apparati  e  istrumenti  medico-chirurgici. 

Istituzioni  di  fisirmacie. 

Gruppo  22.°  —  Seppellimento  dei  cadaveri,  case  mortuarie,  necroscopie 

e  sale  aneUomiche, 

Veicoli  per  il  trasporto  dei  cadaveri 


—  lai  — 

A{»ptnti  d'iniimazione. 

eterno  ordinamento  delle  case  mortuarie  e  sale  anatomiche. 

Adonti  per  la  cremazione  dei  cadaveri. 

Appuecdii  e  materiali  per  conservare  e  disinfettare  i  cadaveri. 

Uesi  per  purificare  i  cimiteri  e  i  campi  di  battaglia. 

Gruppo  23.°  —  Cose  di  veterinaria. 

Mezzi  di  protezione  contro  le  lesioni  degli  animali  (ferratura,  arnesi  da  tiro). 
Protezione  contro  le  malattie  contagiose  (museruole,  istnimenti  d'innesto   del  vajuolo  pe- 
corino e  della  polmonea). 
Apparati  di  bassa  chirurgia  veterinaria  ad  uso  dei  contadini. 
Mexzi  di  disinfezione  e  di  trasporto  di  cadaveri  d'animali  infetti  (digestori). 


DIVISIONE  SECONDA  —  Letteratura  e  disegni. 
Gruppo  24.°  —  Generalità, 

Scienza,  legislazione,  attività  ufficiale  e  delle  società,  istruzione  d'igiene  e  di  tecnica  sanitaria. 

Istituti  igienici  ;  carte  igieniche. 

Letteratura  generale  pel  riscaldamento  e  la  ventilazione;  riscaldamento  di  città  e  parti  di 

città  da  un  solo  luogo  centrale. 
Istituzione  del  servizio  sanitario  per  mezzo  di  autorità. 
UiHci  sanitari  locali,  laboratori  per  la  soluzione  di  temi    di    polizia   sanitaria ,    istituzioni 

sanitarie. 
Statistica  igienica. 
Società  d'igiene  e  di  tecnica  sanitaria,  pubbliche  e  private. 

Gruppo  25'.  —  Letteratura  e  disegni  relativi  ai  gruppi  i'2j. 

Al  gruppo  iJ*  Prosciugamento  di  terreni  paludosi,  regolazione  dei  fiumi,  costruzioni  di  canali, 
drenaggi,  assodamento  di  terreni  sabbiosi,  terreni  d'irrigazione. 

Al  gruppo  2,^  Piani  edilizi,  ordinamento  e  polizia  delle  costruzioni.  Costruzione  di  strade. 
Influenza  del  materiale  di  fortificazione  e  costruzione  sullo  stato  sanitario.  Parchi 
pubblici. 

Al  gruppo  S'^  Sistemi  diversi  di  fognatura  delle  città  e  di  esportazione,  come  pure  di  utiliz- 
zazione delle  materie  di  rifiuto,  colle  relative  statistiche,  tariffe,  condizioni,  ammi- 
nistrazione, ecc.  Influenza  del  drenaggio  sul  livello  delle  acque  del  sottosuolo. 

Al  gruppo  4.^  Sistemi  diversi  di  raccolta  e  di  approvvigionamento  d' acqua,  con  relative 
statistiche,  tariffe,  ecc. 

Al  gruppo  S'^  Sistemi  vari  di  illuminazione  pubblica,  con  statistiche,  tariffe  relative,  ecc. 

Al  gruppo  6.^  Sistemi  di  approvvigionamento  delle  grandi  città  di  mezzi  di  sussistenza, 
colle  relative  statistiche,  regolamenti,  tariffe  per  fiere,  mercati,  macelli,  ecc. 

Al  gruppo  7.*  Sistemi  diversi  di  lavatoi  ed  asciugatoi  pubblici  con  statistiche,  tariffe,  ecc. 

Al  gruppo  8J*  Sistemi  vari  di  bagni  pubblici  con  statistiche,  tariffe  relative,  ecc. 


122    — 

Al^ gruppo  g.^  Letteratura  dell'igiene    degli    stabilimenti    d'istruzione  e  disegni  di  edifid 
scolastici  d'ogni  specie.  < 

Al  gruppo  10.^  Progetti  di  case  d'abitazione  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igieniook 
Al  gruppo  12.^  Progetti  di  edifizl,  nei  quali  vivono  continuamente  molti  individui,  con  spe- 
ciale riguardo  all'ordinamento  igienico. 
Al  gruppo  12,"  Progetti    di  luoghi  in  cui  molti   individui  si  trattengono  temporariamentl 

con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico. 

Al  gruppo  JS»^  Progetti  di  alberghi,  trattorie,  caffè,  con  riguardo  all'ordinamento  igieoioA» 

Al  gruppo  14.^   Progetti    di    fabbriche ,    laboratori ,   fucine ,    nonché    di   case    e    coloatt 

di  operai,  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico  e  al  miglioramento  ddÉ 

sorte  delle  classi  lavoratrici. 

Assicurazioni  sulla  vita  e  contro  gli  accidenti  ;  casse  di  soccorso  e  di  risparmio  ;  10» 

cietà  cooperative,  istituzioni  per  il  miglioramento  economico  degli  operai. 
Case  per  gli  operai  invalidi. 

Regolamenti  per  le  fabbriche  e  le  officine  dal  punto  di  vista  igienico. 
Organizzazione  della  sorveglianza    governativa   sulle    fabbriche   (lavoro  dei    fandolfi, 
delle  donne). 
Al  gruppo  75*.*  Progetti  di  fabbricati  agricoli  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienica 
L'alimentazione  del  bestiame. 

La  distruzione  degli  animali  e  delle  piante  nocive,  protezione  degli  animali  utili. 
Metodi  per  conservare  i  prodotti  agricoli. 

Assicurazioni  del  bestiame  contro  la  grandine ,  tariffe,  condizioni  e  relativa  statistica. 
Al  gruppo  /ò.**  Teoria  dell'alimentazione.  Vegetarianismo. 

Vitto  per  i  giovani  nelle  case  d'educazione,  per  soldati  e  marinai,  per  le  diverse  class 

d'operai,  per  i  poveri,  i  prigionieri,  gli  ammalati,  gli  infermi. 
Società  di  temperanza. 
Metodi  per  riconoscere  le  adulterazioni. 

Metodi  per  il  perfezionamento  della  preparazione  delle  vivande. 
Al  gruppo  /7.0  Progetti   di    carrozze    ferroviarie   dal  punto    di  vista  igienico  ;    letteràtun 

relativa. 
Al  gruppo  18.^  Disposizione  sanitaria  degli  spazi  nei  bastimenti. 

Il  mal  di  mare.  Collocamento  degli  individui,  del  bestiame,  della  provianda. 
Condizioni  di  ventilazione  e  di  temperatura. 
Al  gruppo  jg,"  Letteratura  dell'igiene  della  pelle  e  dei  vestimenti. 
Al  gruppo  so,**  Diffusione  di  epidemie.  Sorveglianza  delle  comunicazioni,  quarantene. 

Stabilimenti  d'isolamento  e  di  disinfezione. 
Al  gruppo  21,*  Letteratura  e  progetti  relativi  ad  ospitali,  ospizi,   case  di  salate. 
Al  gruppo  32,*  Progetti  di  costruzioni  di  cimiteri,  case  mortuarie,  edifizi  anatomici,  crematori 

Statistica  della  mortalità. 
Al  gruppo  2j,9  Statistica  delle  epizoozie.  Malattie  contagiose  degli  animali    trasmissibili  a] 
l'uomo.  Misure  di  polizia  sanitaria  contro  la  difìfusione  di  epizoozie. 
Metodi  di  bardare,  domare,  addestrare  gli  animali. 


123    — 


Sezione  B.  —  Salvamento. 


DIVISIONE  TERZA    —    Oggetti  di  esposizione. 
Gruppo  26.°  —  Salvamento  in  caso  d'incendio, 

d  di  dimionire  la  combustibilità  del  legname,  del  vestiario,  ecc. 
[fnerrazioDe  contro  Taccensione  spontanea  di  carboni,  ecc. 
LÌ  assicurati  dal  fuoco, 
per  avvertire  in  caso  d'incendio, 
dùmiche  per  spegnere  il  fuoco.  Apparati  spegnitorì  e  di  salvamento. 
AiBxmento  delle  milizie  per  estinguere  gl'incendi.  Respiratori,  ecc. 


Gruppo  27,°  —  Preserva%ione  dal  pericolo  dei  fulmini* 


Imìni. 


Gruppo  28.°  —  Preservazione  contro  il  pericolo  dinondationi, 
imparati  e  disposizioni  per  notificare  le  piene. 

Gruppo  29.'*  —  Preservazione  contro  il  pericolo  di  esplosioni, 

Kcdpienti  per  serbare  e  trasportare  dei  gaz  esplodibili  ed  altre  simili  materie,  magazzini 

navi  di  polvere,  di  petrolio. 
Appaiati  indicatori  delle  raccolte  di  gaz  esplosivi. 

Gruppo  30.^  —  Precauzioni  nelle  comunicazioni  di  terra,  • 

Apparecchi  contro  o  nell'  imbìzzarrimento  dei  cavalli.  Tafani,  battitori. 

Ifìsore  di  sicurezza  per  l'esercizio,  il  personale  viaggiante  e  i  viaggiatori. 

Segnali  ferroviari.  Unione  automatica  delle  carrozze  ferroviarie. 

Mezzi  di  riconoscere  il  daltonismo. 

Apparecchi  di  chiusura  delle  vie  che  attraversano  i  binari. 

Allestimento  di  treni  all'immediato  soccorso  nei  casi  di  disgrazia. 

Gruppo  31.°  —  Difesa  contro  i  pericoli  nelle  comunicazioni  marittime 

e  sulle  acque  del  continente. 

Indicazione  dell'acqua  navigabile. 

Apparati  per  misurare  le  profondità,  ed  esplorare  il  fondo  d'ancoraggio. 

Hlmmnazione  delle  coste.  Segnali  delle  navi.  Segnali  della  nebbia. 

Mezzi  di  salvamento  dal  perìcolo  di  annegamento  (cintura  di  nuoto,  ecc.). 

Oggetti  di  fornimento  delle  stazioni  di  locatiere  e  di  salvamento. 

Gruppo  32,^  —  Difesa  dai  pericoli  nei  lavori  sottacqua. 

Apparecchi  da  palombaro. 

Conduzioiie  d'aria  sott'acqua.  Illuminazione  sott'acqua. 


122    

Al  gruppo  9."  Letteratura  dell'igiene    degli    stabilimenti    d' istruzione  e  disegni  di  editizt 

scolastici  d'ogni  specie. 
Al  gruppo  jo,^  Progetti  di  case  d'abitazione  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico. 
Al  gruppo  ti.^   Progetti  di  ediGzl,  nei  quali  vivono  continuamente  molti  individui,  con  spe- 
ciale riguardo  all'ordinamento  igienico. 
Al  gruppo  12.'*  Progetti    di  luoghi  in  cui  molti   individui  si  trattengono  temporariamcnte 

con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico. 
Al  gruppo  ijj*  Progetti  di  alberghi,  trattorie,  caffè,  con  riguardo  all'ordinamento  igienico. 
Al  gruppo  14,^   Progetti    di    fabbriche ,    laboratori ,    fucine ,    nonché    di   case    e    colonie 
di  operai,  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico  e  al  miglioramento  della 
sorte  delle  classi  lavoratrici. 
Assicurazioni  sulla  vita  e  contro  gli  accidenti;  casse  di  soccorso  e  di  risparmio;  so- 
cietà cooperative,  istituzioni  per  il  miglioramento  economico  degli  operai. 
Case  per  gli  operai  invalidi. 

Regolamenti  per  le  fabbriche  e  le  officine  dal  punto  di  vista  igienico. 
Organizzazione  della  sorveglianza    governativa   sulle    fabbriche   (lavoro  dei    fanciulli, 
delle  donne). 
Al  gruppo  /j".*  Progetti  di  fabbricati  agricoli  con  speciale  riguardo  all'ordinamento  igienico. 
L'alimentazione  del  bestiame. 

La  distruzione  degli  animali  e  delle  piante  nocive,  protezione  degli  animali  utili. 
Metodi  per  conservare  i  prodotti  agricoli. 

Assicurazioni  del  bestiame  contro  la  grandine ,  tariffe,  condizioni  e  relativa  statistica. 
Al  gruppo  lòJ*  Teoria  dell'alimentazione.  Vegetarianismo. 

Vitto  per  i  giovani  nelle  case  d'educazione,  per  soldati  e  marinai,  per  le  diverse  classi . 

d'operai,  per  i  poveri,  i  prigionieri,  gli  ammalati,  gli  infermi. 
Società  di  temperanza. 
Metodi  per  riconoscere  le  adulterazioni. 

Metodi  per  il  perfezionamento  della  preparazione  delle  vivande. 
Al  gruppo  17  0  Progetti   di    carrozze    ferroviarie  dal  punto    di  vista  igienico  ;    letteratura 

relativa. 
Al  gruppo  i8.°  Disposizione  sanitaria  degli  spazi  nei  bastimenti. 

Il  mal  di  mare.  Collocamento  degli  individui,  del  bestiame,  della  provianda. 
Condizioni  di  ventilazione  e  di  temperatura. 
Al  gruppo  igJ*  Letteratura  dell'igiene  della  pelle  e  dei  vestimenti. 
Al  gruppo  20,^  Diffusione  di  epidemie.  Sorveglianza  delle  comunicazioni,  quarantene. 

Stabilimenti  d'isolamento  e  di  disinfezione. 
Al  gruppo  21»*  Letteratura  e  progetti  relativi  ad  ospitali,  ospizi,   case  di  salate. 
Al  gruppo  22,*  Progetti  di  costruzioni  di  cimiteri,  case  mortuarie,  edifizi  anatomici,  crematori. 

Statistica  della  mortalità. 
Al  gruppo  2ts,»  Statistica  delle  epizoozie.  Malattie  contagiose  degli  animali   trasmissibili  al- 
l'uomo. Misure  di  polizia  sanitaria  contro  la  diflfusione  di  epizoozie. 
Metodi  di  bardare,  domare,  addestrare  gli  animali. 


—    125    — 

DIVISIONE  QUARTA.  —  Letteratura  e  disegni. 

Gruppo  39.**  —  Generalità, 

cgcdazione,  attività  ufficiale  e  delle  società.  • 

iitizzione  del  salvataggio  in  generale, 
booai  meteorologiche. 

Gruppo  40.**  —  Letteratura  e  disegni  relativi  ai  gruppi  26-38, 

Wiruppa  26:*   Statistica.  TariflFa. 

Condizioni  dell' assicarazione  contro  gli  incendi. 

Letteratura  del  salvamento  dal  fuoco   (guardie  volontarie  del  fuoco,  ecc.). 
pTtppo  27,*   Letteratura  sui  parafulmini. 

Statistica  delle  cadute  dei  fulmini. 
^ruppc  28,^  Letteratura  e  piani  sulle  disposizioni  ad  impedire  il  pericolo   delle  inon- 

dazioni. 
gruppa  2gJ*  Letteratura  sulla  natura   delle  materie  esplosive   e  statistica   delle   esplo- 
sioni di  gaz. 
grappo  jo,^  Statistica  degli  accidenti  ferroviari. 

Assicurazione  di  viaggio  e  trasporto. 

Segnali  ferroviari. 

Letteratura  e  regolamenti  delle  assicurazioni  e  del  servizio  di  sicurezza  sulle  ferrovie. 
gruppo  ji,*  Statistica  degli  accidenti  marittimi. 

Organizzazione  del  servizio  di  locatiere  e  del  salvataggio  marittimo. 

Carte  marittime. 

Sanali  delle  navi. 

niaminazione  delle  coste. 

gntppo  S2,^  Presentazione  di  lavori  di  fondazione  sott'  acqua  ed  apparecchi  relativi. 
gruppo  jj.^  Statistica  degli  accidenti  nelle  miniere. 

Disegni    degli  apparecchi  fi  regolamenti  per  la  sicurezza  dell'esercizio  delle  miniere. 
gruppo  S4*  Statistica  degli  accidenti   nell'  esercizio   delle   macchine,  dei  mulini,   delle 

caldaje  a  vapore. 
puppo  SS"^  Organizzazione  delle  guardie  sanitarie  e  delle  stazioni  di  salvamento. 
gruppo  s^"^  Organizzazione  dell'attività  dello  Stato  e  dei  privati  per  i  soccorsi  in  guerra. 

Regolamenti  della  cura  ufficiale  dei  malati. 

Statuti  delle  società  volontarie. 

Rapporti  sull'attività  (inora  spiegata  dalle  medesime. 

Regolamento  delle  formazioni  dei  corpi  sanitari  militari  da  campo. 

Organizzazione  dei  corpi  sanitari  volontari. 

gruppo  jy.^  Letteratura  e  disegni  riguardo  agli  spedali  da  campo. 
gruppo  j8.*  Letteratura  sulla  cura  dei  feriti  iu  guerra. 


124   — " 

GKUPro  33.*^  —  Difesa  dai  pericoli  nell'esercizio  delle  miniere. 

J^t^ttKC^  di  sìcoresza  degli  elevatori  a  corda. 
AK<iM<xhì  d*aTnso  dei  temporali.  Lampade  di  sicurezza. 
)KMrt  p«r  pceTenire  la  malattia  dei  minatori. 

GHUFFO  34.**  —  Difesa  dai  pericoli  nell'esercizio  delle  macchine,  dei  mulini 

e  delle  caldaje  a  vapore, 

A|^p«ttc^i  di  precaiuione  per  ogni  genere  di  macchine. 

Mini  per  prevenire  e  togliere  i  depositi  delle  caldaje. 

S^IpMtU  d'allarme  per  indicare  il  bassissimo  livello  dell'acqua  nelle  caldaje. 

AlÙMBtatione  automatica  delle  caldaje.  Valvole  di  sicurezza.  Manometri,  ecc. 

Gruppo  35.**  —  Primi  soccorsi  in  caso  d'infortunio  e  di  lesioni. 

Metti  di  salvamento  dalla  morte  per  asfissia,  annegamento,  avvelenamento. 

One  di  salvamento,  ecc. 

Istitasione  di  guardie  sanitarie  e  stazioni  di  salvamento. 

Barelle,  cestoni,  carri  di  trasporto  (per  città,  ecc.). 

Gruppo  36.°  —  Primi  soccorsi  ai  feriti  ed  ammalati  in  guerra, 

Annamento  dei  corpi  sanitari  ufficiali  e  volontari  (buste  e  zaini  per  medicazione,  ecc.'. 

Barelle  ed  improvvisazione  di  simili  mezzi  di  trasporto.  Sedie  portatili,  basti,  basti  a  let- 
tiere. Barelle  a  ruota. 

Carri  agricoli  di  trasporto  ed  improvvisazione  di  simili  articoli.    Carri-cucine  o  cucine  di    l 
campo. 

Treni  completamente  allestiti  o  improvvisati. 

Apparecchi  per  sollevare  e  trasportare  i  feriti  sulle  navi. 

Gruppo  37.!*  —  Ambulanze,  spedali,  baracche,  e  navi^spedali  in  guerra. 

Ospitali  mobili  di  campo. 

Carri-magazzino.  Materiale  per  ospitali  da  campo  e  navi  da  guerra  nel  migliore  imbal« 
laggio  (Materiale  da  letto,  utensili  da  cucina,  sostanze  alimentari,  apparati  per  filtrare, 
oggetti  di  medicazione,  istrumenti  ed  attrezzi  chirurgici ,  oggetti  farmaceutici  e  medica- 
menti). 

Spedali  permanenti  e  baracche,  baracche  mobili,  tende^spedali,  ecc. 

Modelli,  prove  e  materiale  d'addobbamento. 

Gruppo  38.°  —  Apparecchi  e  regolamenti  per  la  cura  dei  feriti  in  guerra'. 

Apparecchi  di  medicazione  d'ogni  genere,  comprese  le  fasciature  che  s'induriscono. 

Schizzetti  da  ferite.  Irrigatori.  Bacinelle.  Apparati  di  riscaldamento. 

Vasche  da  bagno,  anche  per  bagni  locali.  Padelle. 

Ferule,  apparecchi  di  sospensione,    cassetta    per  le  fratture,  ecc.  Materiali  da  letto.    Letti 

da  anmialato  con  apparecchi   di  elevazione.  Cuscini   ad  acqua    e   ad  aria.  Poltrone  da 

ammalati,  ecc.  Arti  artificiali,   gruccie. 


, 


i 


127    — 


L'Articolo  371  del  Codice  civile. 

Il  prof.  Carlo  Maggiorani  ha  presentato  a  S.  E.  il  Ministro  di  Grazia  e 
Giustizia  r  indirizzo  che  riproduciamo  per  intero. 

L'onorevole  2^nardelli  ha  accolto  con  molta  cortesia  il  rappresentante  della 

letà  Itzdiana  d'Igiene,  il  quale  ha  dimostrato  al  Ministro  tutta  l'impor- 
della  riforma  reclamata  con  insistenza  dal  Sodalizio  nostro. 

D  Ministro  non  ha  dissimulato  le  difficoltà  che  si  incontreranno  prima  di 

cambiare   le  disposizioni  del  Codice  civile,    ma  ha   promesso   di    oc- 

i  subito  del  grave  argomento.  Ad  ogni  modo  noi  prendiamo  atto  di 

dichiarazioni  e  all'uopo   torneremo  a  ricordare  al  Ministro  di  Grazia 

Giustizia  le  istanze  della  Società.  Repetita  juvant. 


Eccellenza , 

La  Società  Italiana  d'Igiene  istituita  in  Milano  sotto  gli  auspici  di  S.  M. 

Re,  ebbe  l'onore  di  rivolgere,  verso  la  fine  del  1880  un'Istanza  all'ono- 

le  comm.  Tommaso  Villa,  allora  Ministro  di  Grazia  e  Giustizia. 

Tale  istanza  si  riferiva  ad  una  deliberazione    presa    dalla   Società,    sopra 

del  socio  avvocato  Angiolo  Friedmann  di  Modena,  colla  quale  in 

le   della    igiene  e  della  umanità   miravasi  a  conseguire  la  modificazione 

alcuni  articoli  del  Codice  civile  italiano,  nello  intento  di  non  rendere  fu- 

ai  neonati  d'Italia  l'applicazione  dell'articolo  371   del  Codice  stesso. 
La  modesta  dimanda,  fu  presentata  all'onorevole  Ministro  avvocato  Villa, 
senatore  Carlo  Maggiorani,  al  quale  l'onorevole  Rappresentante  il  Regio 
verno,    rivolse    sincere    parole    di    affidamento    che    si    sarebbe    trovato 
di  sostituire  alla  presentazione    dei    neonati,  la  visita  del   medico    in 
della  puerpera,  precisamente  come  la  Società  Italiana  d'Igiene  dimostrò 
i  presso  le  più  civili  nazioni. 
Le  vicende  della    politica   impedirono,  al  certo,    che    alle    buone    parole 
Ministro  corrispondessero  le  opere. 

Frattanto  la  proposta  della  Società  Italiana  d'Igiene  rimase  e  rimane  tut- 
un  pio  desiderio.  Sebbene  non  le  sieno  mancati  incoraggiamenti  e  lodi 
parte  della  stampa  nostrana  d'ogni  partito,  nonché  adesioni  di  autorevoli 
naggi,  e  di  noti  igienisti,  alcuni  dei  quali  ebbero   argomento  di  dimo- 
e  come  dalle  statistiche  nostre  resulta  che  su  28   milioni   d'abitanti  ab- 
^0  annualmente  in  Italia  un  milione  di  nascite  delle  quali    una    decima 
\ftr(e  si  spegne  innanzi  che  i  neonati  abbiano  raggiunto  il  primo  mese  di  vita. 


126    


REGOLAMENTO 


PER   l'ammissione   DEGLI  OGGETTI  DA  INVIARSI   ALLA   ESPOSIZIONE  GENERALE   TEDE 

d'Igiene  e  Salvamento  a  Berlino,  1882. 

i^®  Chi  desidera  partecipare  alla  Esposizione  che  verrà  inaugurata  a  I 
lino  nel  prossimo  maggio,  dovrà  farne  domanda,  scritta  sopra  tre  esemp 
sul  Modulo  prestabilito,  al  Comitato  Italiano  residente  in  Milano,  Via  S 
t*  Andrea,   18. 

2.°  Le  domande  si  ricevono  a  tutto  il  io  marzo,  e  gli  oggetti  dovrà 
essere  spediti  a  Berlino  non  più  tardi  del  giorno  30  del  mese  stesso. 

3.°  Nella  domanda  dovrà  essere  indicata  la  natura  degli  oggetti  da  espo 
lo  scopo  cui  sono  destinati  e  lo  spazio  che  approssimativamente  potrà 
occupare,  indicando  chiaramente  se  gli  oggetti  stessi  dovranno  essere  ce 
cati  nel  Palazzo  dell'Esposizione  o  sotto  i  portici  o  allo  scoperto. 

4.^  Le  spese  per  l'acquisto  dello  spazio ,  a  norma  della  tariffa  in  a 
riportata,  quelle  occorrenti  per  la  spedizione ,  collocamento ,  ritorno,  e 
degli  oggetti,  saranno  tutte  a  carico  degli  Espositori,  i  quali  rimetterai 
al  Comitato  l'unita  obbligazione  regolarmente  firmata. 

5.**  11  Comitato  si  riserba  pieno  diritto  di  accogliere  o  di  respingere 
domande  d'ammissione  ove  non  fossero  regolari  o  si  riferissero  ad  ogg 
non  contemplati  nel  Programma. 

6.°  Tostochè.le  domande  siano  state  accolte,  verranno  rimesse  agli  Es 
sitori  le  cedole  relative  unitamente  alle  norme  da  seguirsi  per  la  spedizi* 
degli  oggetti  a  Berlino,  allo  scopo  di  ottenere  il  libero  transito  sulle  i 
rovie  tedesche  e  tutte  le  possibili  franchigie  doganali. 

T,^  Il  pagamento  delle  tasse  per  l'acquisto  dello  spazio  necessario  : 
Espositori  dovrà  essere  fatto,  appena  che  l'Espositore  avrà  ricevuta  la  cr 
d'ammissione,  direttamente  a  Milano  presso  la  Sede  del  Comitato  Centi 
che  ne  rilascerà  ricevuta. 

8.°  Nelle  città  ove  risiedono  Membri  del  Comitato  Centrale,  gli  Espc 
tori  potranno  rivolgersi  ai  medesimi  per  ottenere  tutte  quelle  dilucidazi 
delle  quali  avranno  bisogno. 

TARIFFA  PER  L'ACQUISTO  DELLO  SPAZIO. 

Nel  Palazzo  della  Esposizione  .  Superficie  del  suolo. .  Mq,  '  Lire  37.  50 

Idem »         parietale. . .  »         »      18. 75 

Sotto  i  portici  coperti »         del  suolo. .  »          »      18.  75 

Allo  scoperto »                »        . .  •          »       6. 25 


A 


—    129   — 

fasaao  b  prima  ginnastica,  che  andò  poi  mano  mano  prendendo  forme 
fiferse.  Gli  Egizi,  gli  Israeliti,  i  Greci  ne  fecero  una  specie  di  rito  e  con 
csK)  educarono  le  genti  meno  civili.  Presso  gli  Etruschi,  il  dott.  Bazzoni, 
{Sevo  una  Danza  antichissima  nazionale  assumendola  da  preziosi  Monumenti 
et  oggi  tuttora  si  conservano  di  questi  vetusti   abitatori  d' Italia. 

Parlò  in  seguito  delle  Danze  presso  i  Romani,  della  loro  corruzione,  e 
del  loro  sfacelo  morale.  Goti,  Vandali,  Teutoni  fatti  padroni  d' Italia  v'  in- 
trodussero anche  i  loro  modi  di  danzare.  Nei  secoli  del  Risorgimento 
coOa Danza  e  colla  Musica  s* introdusse  un'arte  divertente  epura.  S'inven- 
tuono  balli  sotto  svariate  forme,  ma  sempre  in  dolci  e  tranquilli  ambienti. 

D  dott.  Bazzoni  descrive  i  moderni  balli  popolari  e  da  elegante  convegno, 
btrodottisi  da  oltremonte  e  che  per  la  maniera  vorticosa  e  frettolosa,  al 
dott  Bazzoni,  sembrano  recar  danno  alla  salute  comune  e  li  vorrebbe  o  pro- 
loitti  0  almeno  modificati. 

Nella  seconda  parte  e  cioè  nell*  Igiene  applicata  al  ballo,  dimostra  con 
q^erìmenti  tutti  di  attualità,  come  le  Danze  in  uso  oggigiorno  eseguite  con 
Umpi  affrettati  o  troppo  stretti  arrechino  un  danno  non  lieve,  massime  alle 
bnciulle  le  quali  per  eseguire  una  moda  tutta  antigienica  si  dispongono  a 
malori  affatto  impreveduti,  ma  pur  troppo  reali. 

Il  dòtt.  Bazzoni  combatte  le  Danze  fatte  a  rovescio  della  propria  persona 
come  quelle  che  oltre  al  pericolo  d'inciampi  e  cadute  predispongono  alle 
congestioni.  Deplora  Tuso  delle  bibite  di  sostanze  ghiacciate  nel  momento 
della  maggior  traspirazione.  Prescrive  l'età  e  le  norme,  sotto  la  cui  guida 
può  concedersi  il  ballo  sia  ai  giovani  come  alle  fanciulle.  Chiude  finalmente 
la  sua  conferenza ,  appoggiata  alle  esperienze  fisiologiche  del  prof.  Nick  e 
di  altri  illustri  igienisti,  provando  come  gli  smodati  e  vertiginosi  esercizi 
degli  odierni  balli  possano  lentamente  condurre  a  malattie  che  poi  lenta- 
aiCDte  si  fanno  letali. 

Una  nuova  Sede  della  Società. 

Per  iniziativa  di  egregi  cittadini  è  stata  costituita  anche  a  Firenze  una 
Sede  della  Società  Italiana  d'Igiene,  il  cui  ufficio  di  Presidenza  è  compo- 
sto dai  signori:  Principe  Tommaso  Corsini,  Presidente,  —  Prof.  Andrea 
SisH,  Vice-Presidente.  —  Dott.  Raffaello  Zannetti,  Segretario,  —  Leo- 
hda  Giovannetti,  Cassiere, 

La  Sede  sorge  sotto  ottimi  auspici  e  con  numeroso  concorso,  e  quindi 
giova  sperare  che  al  pari  delle    altre    sarà   di   lustro   per  la  Società. 

9 


128    

Nell'accennata  istanza  che  i  sottoscrìtti  si  pregiano  di  sottoporre  di  nuovo 
alla  E.  V.,  il  nostro  socio  avvocato  Angiolo  Friedmann,  a  viemeglio  confor- 
tare la  sua  tesi,  con  paziente  cura,  ricercò  presso  le  varie  legislazioni  del 
mondo  civile  se  e  quanto  e  dove  differissero  da  quella  in  vigore  attual- 
mente in  Italia  per  ciò  che  concerne  la  registrazione  degli  Atti  di  nascita, 
e  noi  vivamente  raccomandiamo  alla  perspicacia  della  E.  V.  le  resultanze  di 
tali  confronti. 

La  nostra  Società  com*  era  suo  dovere  ha  fatto  e  seguiterà  a  fare  tutto 
il  possibile  perchè  1*  igiene  sia  curata  dalle  popolazioni.  Dove  però  finisce  il 
suo  utile  apostolato,  incominciar  deve  Topera  efficace  del  Legislatore  e  quindi 
la  Società  torna  di  nuovo  a  richiamare  l'attenzione  del  Governo  sopra  i 
fatti  già  posti  in  luce,  sperando  che  al  male  deplorato  si  voglia  e  si  possa 
opporre  sicuro  rimedio. 

Coirattuare  V  invocata  modificazione  dell'art.  371  del  Codice  civile  V.  E. 
contribuirà  a  togliere  all'  Italia  il  fristg  primato  che  di  fronte  alle  altre  na- 
zionit  ha  nella  mortalità  dei  bambini,  ed  è  perciò  che  rivolgendosi  ali*  E.  V. 
nutriamo,  più  che  fiducia,  certezza  che  la  Istanza  della  Società  Italiana  d'Igiene 
troverà  nell'E.  V.  un  convinto  patrocinatore  della  invocata  riforma. 

Milano,  li  30  novembre  1881. 

//  Presidente 

A.   CORRADI. 

//  Segretario 

G.  Pini. 

A  Stia  Eccellenza 
Il  Signor  Afinistro  di  Grazia  e  Giustizia 
Comm.  .\vv.  Giuseppe  Zanardelli 

ROMA. 


LE    CONFERENZE   DELLA   SOCIETÀ 


Igiene  della  Danza. 

Conferenza   tenuta   dal    dottor    Carlo   Bazzoni. 

Alla  presenza  di  numeroso  e  scelto  pubblico  e  di  molte  Signore,  il  dot- 
tore Bazzoni  ha  tenuto  in  Milano  una  Conferenza  suU'  Igiene  della  Danza. 
Il  Conferenziere  espose  le  proprie  idee  sui  danni  e  sui  vantaggi  della  Danza. 

Divise  il  suo  discorso  in  due  parti  ;  nella  prima  fece  la  storia  del  ballo 
presso    molti  popoli   antichi  e   tnoderni ,   disse    come -il  canto   ed  il  ballo 


—    131    — 

A-ifmòlea  i^enerale  dei  Membri  della  Società  Italiana  diviene  tenutasi  in  Milano 

il  2g  gennajo  1882. 

Presidenza  del  dott.  Carlo  Zucchi. 


ORDINE  DELLE  MATERIE  DA  TRATTARSI  : 


i.'^  Comunicazioni  della  Presidenza. 

2."  Discussione  ed  approvaziotie  del  Bilancio  preventivo  pel  1882, 

3."  Conferimento  dei  Premi. 

\?  Elezione  di  quattro  membri  del  Consiglio  in  sostituzione  degli  uscenti 
di  carica  prof.  Alfonso  Corradi,  Presidente;  dott.  Carlo  Zucchf, 
Vice- Presidente;  dott.  Vincenzo  Caporali,  Vice-Segretario;  ing.  Ric- 
cardo Berla,  Bibliotecario^  i  quali  a  norma  delPart.  14  dello  Sta* 
tutOj  recentemente  modificato,  sono  tutti  rieleggibili. 

Il  prof.  De-Giovanni  domanda  per  lettera  che  venga  modificato  il  pro- 
cesso verbale  della  penultima  Assemblea  generale  in  un  punto  in  cui  si  rife- 
lìrono  poco  esattamente  i  suoi  pensieri  perciò  che  riguardava  la  proposta 
di  rendere  rieleggibile  il  Presidente  anche  dopo  il  primo  triennio. 

Il  prof.  De-Giovanni  in  luogo  di  farsi  egli  stesso  autore  di  questa  pro- 
posta, dopo  di  avere  riferito  a  nome  della  Commissione  incaricata  di  stu- 
diare le  modificazioni  proposte  della  Sede  Particolare  di  Pisa,  si  sarebbe 
espresso  in  questi  termini:  e  Ora  a  nome  mio,  mi  permetto  di  richiamare 
lila  memoria  degli  onorevoli  soci ,  che  nel  prossimo  dicembre  dobbiamo 
d^ere  il  nostro  Presidente  e  che  sarebbe  bene  che  per  allora  avessimo 
risolta  la  questione,  già  sollevata  fra  noi,  sulla  opportunità  o  meno  di  mo- 
dificare quell'articolo  dello  Statuto  che  stabilisce  che  il  Presidente  che  scade 
Scarica  non  è  rieleggibile  che  dopo  tre  anni.  E  non  intendo  pregiudicare 
la  questione,  ma  soltanto  di  sollecitare,  parendomi  conveniente,  la  sua 
solniione  ;  quindi  vorrei  che  se  ne  occupasse  l'adunanza  >. 

L'Assemblea    delibera  che  il  verbale    dell'Assemblea   del  di  5  settembre 
venga  modificato  nel  senso  voluto  dal  prof.  De-Giovanni. 

11  Cassiere  dott.  Safolinj   dà    lettura  del  bilancio    preventivo    pel  1882 
che  viene  approvato  senza  discussione, 
il  Segretario  dott.  Pini  legge  le  relazioni  riguardanti  il  conferimento  dei 

premi  istituiti  dalla  Società. 


—  X3*  — 

RAPPORTO 
DELLA  Commissione  incaricata  di  giudicare  le  memorie 

AL   concorso   del    PREMIO    RiTTER. 

Tem\  :    //  Sonno    sotto    il  rispetto  fisiologico    ed  igienico,  —  L.    500   ed 
un  Diploma  d'onore  della  Società  Italiana  cT Igiene, 

A  questo  concorso  furono  presentate  nove  memorie. 

/  Memoria^  portante   l'epigrafe:    U  uomo  col  proprio  studio  e  P uomo 
istesso. 

Vi  mancano  le  cognizioni  scientifiche  ed  anche  la  proprietà  di  linguaggio, 

//  Memoria,  portante  l'epigrafe  :  A  nighfs  sleep,  ecc. 
È  uno  scritto  molto  leggiero,  ove  si  espongono  cose  volgarmente    note, 
assieme  a  non  poche  inesattezze  scientifiche. 

///  Memoria,  portante  l'epigrafe:    Uti  sed  non  abuti. 
Nelle  II  pagine,  alle  non  poche  scorrettezze  nella  dizione,  si  associano 
numerose  scorrettezze  della  parte  scientifica. 

IV  Memoria^  portante  l'epigrafe:  Kcpa^  ròv  ctfvj. 
Con  uno  stile  ampolloso  e  con  inutili  di  vagamenti  cosmici  e  con  con- 
cetti astratti  del  fluido  nerveo  vitale  e  degli  spiriti  animatli,  l'Autore  crede 
troppo  facilmente  di  avere  sciolto  l'ancora  astruso  problema,  come  i  -|-  i 
=  2  (pag.  io),  e  quando  per  lui  il  fluido  galvanico  spiega  tutti  i  fatti, 
sonno  e  veglia,  stato  fetale,  sogno,  magnetismo,  ecc.,  egli  non  mostra  nem- 
meno di  conoscere  le  notorie  ricerche  sulla  misura  del  tempo  nelle  opera- 
zioni nervose,  e  sulla  loro  trasmissione,  milioni  e  milioni  di  volte  più  lenta 
di  quella  dell'elettricità;  e  ovunque  si  mostra  digiuno  delle  cognizioni  ana- 
tomo-fisiologiche . 

V  Memoria^  portante  l'epigrafe  :  Meminisse  juvabit. 
L'Autore  consacra  le  15  pagine  del  suo  scritto,  quasi  intieramente,  alla 
ipotesi  della  asfissia  del  sangue  o  deficienza  di  ossigenazione  nei  tessuti  nel 
sonno.  E  non  curandosi  del  molto  che  ha  fatto  la  scienza  sull'argomento 
fisiologico  del  sonno,  e  non  avvertendo,  che  la  teoria  della  asfissia  cerebrale 
sostenuta  già  da  Ranke,  è  in  contraddizione  cól  fatto,  dimostrato  da  Voit, 
di  un  relativamente  maggiore  approvvigionamento  dell'ossigeno  e  di  una 
relativamente  minore  esalazione  di  acido  carbonico  durante  il  sonno,  tra- 
scorre eziandio  a  gravi  errori  anatomo-fisiologici  ,  come  quando  alle  pa- 
gine  3-4  attribuisce  lo  stringersi  della  pupilla  al  rilasciamento  del  suo  j/f«- 


—   131    — 

Assemblea  generale  dei  Membri  della  Società  Italiana  d Igiene  tenutasi  in  Milano 

il  2g  gennajo  1882. 

Presidenza  del  dott.  Carlo  Zucchi. 


ORDINE  DELLE  MATERIE  DA  TRATTARSI  : 

i.*^    Comunicazioni  della  Presidenza, 

2.*^   Z>iscus5Ìoru  ed  appr ovazione  del  Bilancio  preventivo  pel  18S2, 

3.*^    Conferimento  dei  Fremì. 

4.°  Elezione  di  quattro  membri  del  Consiglio  in  sostituzione  degli  uscenti 
di  carica  prof.  Alfonso  Corradi,  Presidente;  dott.  Carlo  Zucchi, 
Vice-Presidente;  dott.  Vincenzo  Caporali,  Vice-Segretario;  ing.  Ric- 
cardo Berla,  Bibliotecario,  i  quali  a  norma  delPart.  14  dello  Sta* 
tutOj  recentemente  modificato,  sono  tutti  rieleggibili. 

Il  prof.  De-Gio VANNI  domanda  per  lettera  che  venga  modificato  il  pro- 
cesso verbale  della  penultima  Assemblea  generale  in  un  punto  in  cui  si  rife- 
rirono poco  esattamente  i  suoi  pensieri  perciò  che  riguardava  la  proposta 
di  rendere  rieleggibile  il  Presidente  anche  dopo  il  primo  triennio. 

Il  prof.  De -Giovanni  in  luogo  di  farsi  egli  stesso  autore  di  questa  pro- 
|>osta,  dopo  di  avere  riferito  a  nome  della  Commissione  incaricata  di  stu- 
diare le  modificazioni  proposte  della  Sede  Particolare  di  Pisa,  si  sarebbe 
espresso  in  questi  termini  :  e  Ora  a  nome  mio,  mi  permetto  di  richiamare 
alla  memoria  degli  onorevoli  soci ,  che  nel  prossimo  dicembre  dobbiamo 
eleggere  il  nostro  Presidente  e  che  sarebbe  bene  che  per  allora  avessimo 
risolta  la  questione,  già  sollevata  fra  noi,  sulla  opportunità  o  meno  di  mo- 
dificare quell'articolo  dello  Statuto  che  stabilisce  che  il  Presidente  che  scade 
di  carica  non  è  rieleggibile  che  dopo  tre  anni.  E  non  intendo  pregiudicare 
la  questione,  ma  soltanto  di  sollecitare,  parendomi  conveniente,  la  sua 
soluzione   ;  quindi  vorrei  che  se  ne  occupasse  l'adunanza  >. 

L'Assemblea  delibera  che  il  verbale  dell'Assemblea  del  di  5  settembre 
venga  modificato  nel  senso  voluto  dal  prof.  De -Giovanni. 

Il  Cassiere  dott.  Safolin;  dà  lettura  del  bilancio  preventivo  pel  1882 
che  viene  approvato  senza  discussione. 

Il  Segretario  dott.  Pini  legge  le  relazioni  riguardanti  il  conferimento  dei 
premi  istituiti  dalla  Società. 


—  X3*  — 

RAPPORTO 
DELLA  Commissione  incaricata  di  giudicare  le  memorie 

AL   concorso   del   PREMIO    RiTTER. 

Tem\  :    //  Sonno    sotto    il  rispetto  fisiologico    ed  igienico,  —  L.   500  ed 
un  Diploma  d'onore  della  Società  Italiana  (T Igiene, 

A  questo  concorso  furono  presentate  nove  memorie. 

/  Memoria^  portante   l'epigrafe:    U  uomo  col  proprio  studio  è  r  uomo 
istesso. 

Vi  mancano  le  cognizioni  scientifiche  ed  anche  la  proprietà  di  linguaggio. 

II  Memoria^  portante  l'epigrafe  :  A  nighfs  sleep^  ecc, 
È  uno  scritto  molto  leggiero,  ove  si  espongono  cose  volgarmente    note, 
assieme  a  non  poche  inesattezze  scientifiche. 

///  Memoria f  portante  l'epigrafe:    Uti  sed  non  abuti. 
Nelle  II  pagine,  alle  non  poche  scorrettezze  nella  dizione,  si  associano 
numerose  scorrettezze  della  parte  scientifica. 

IV  Memoria^  portante  l'epigrafe:  Kcpa^  xòv  c^vj. 
Con  uno  stile  ampolloso  e  con  inutili  di  vagamenti  cosmici  e  con  con- 
cetti astratti  del  fluido  nerveo  vitale  e  degli  spiriti  animatli,  l'Autore  crede 
troppo  facilmente  di  avere  sciolto  l'ancora  astruso  problema,  come  i  -j-  i 
=  2  (pag.  io),  e  quando  per  lui  il  fluido  galvanico  spiega  tutti  i  fatti, 
sonno  e  veglia,  stato  fetale,  sogno,  magnetismo,  ecc.,  egli  non  mostra  nem- 
meno di  conoscere  le  notorie  ricerche  sulla  misura  del  tempo  nelle  opera- 
zioni nervose,  e  sulla  loro  trasmissione,  milioni  e  milioni  di  volte  più  lenta 
di  quella  dell'elettricità;  e  ovunque  si  mostra  digiuno  delle  cognizioni  ana- 
tomo-fisiologiche. 

V  Memoria^  portante  l'epigrafe  :  Meminisse  juvabit, 
L'Autore  consacra  le  15  pagine  del  suo  scritto,  quasi  intieramente,  alla 
ipotesi  della  asfissia  del  sangue  0  deficienza  di  ossigenazione  nei  tessuti  nel 
sonno.  E  non  curandosi  del  molto  che  ha  fatto  la  scienza  sull'argomento 
fisiologico  del  sonno,  e  non  avvertendo,  che  la  teoria  della  asfissia  cerebrale 
sostenuta  già  da  Ranke,  è  in  contraddizione  cól  fatto,  dimostrato  da  Voit, 
di  un  relativamente  maggiore  approvvigionamento  dell'ossigeno  e  di  una 
relativamente  minore  esalazione  di  acido  carbonico  durante  il  sonno,  tra- 
scorre eziandio  a  gravi  errori  anatomo-fisiologici  ,  come  quando  alle  pa- 
gine 3-4  attribuisce  lo  stringersi  della  pupilla  al  rilasciamento  del  suo  j/fit- 


—   133   — 
ierc^    e  J   il   meccanismo    dell'  accomodamento   visivo    alla    mutabile    convessità 
delia   cornea^  e  parla  di  7  litri  di  aria  introdotta    nella    veglia   verso    ad   i 
litro   nel  sonno.  Abbastanza  enigmatici  sono  in  si  breve  scritto  intorno  alla 
fisiologia  ed  igiene  del  sonno,  i  concetti  dominanti  deireccitamento  magne- 
tico  cosmico  e  dei  poli  contrari  affacciati   dalle  molecole,    e    del  passaggio 
<^  molecole  di  ferro  dal  corpo    magnetizzante  per    esercitare  la  sua  azione 
tonica  ed  astringente  sui  vasi. 

VI  Afemoriay  portante  l'epigrafe:  Le  sage  suffit  à  lui  mème. 

Quantunque  il  materiale  scientifico  sia  di  vecchia  data  e  piuttosto  scarso 

anche  in  questa  memoria,  tuttavia  lo  stile  vi  è  in  genere    corretto,    piano, 

chiaro.   L'Autore  parla  piuttosto  da  filosofo.  Egli  si  palesa  estraneo  a  tutto 

il  movimento  della  fisiologia  sperimentale  dell'ultimo  mezzo  secolo  —  quindi 

gli  erronei  concetti  del  cervello  come  centro  della  vitalità  (pag.  2),  di  muscoli 

affranti,  inerti^  non  contrattili  nel  sonno    —  di  ripristino  del  fluido  nervoso  o 

vitale  —  di  sangue  più  acquoso   nel   sonno  —  di  antagonismo  di  funzioni^ 

di  troppa    abbondanza  di  sangue  sopraccarico  di  principi  fibrinosi ,  plastici  e 

carbonosi  (pag.   55). 

E  mentre  non  conosce  tampoco  la  fisiologia  delle  azioni  nervose  riflesse^ 
invece,  con  una  speculazione  ultra  psicologica,  ci  descrive  l'anima  che  so- 
spende il  suo  governo  del  corpo  e  vi  rinuncia  per  lasciarlo  ristorare  nel 
riposo  e  poi  richiamarlo  al  lavoro  nello  svegliarsi  (pag.  48-49).  L'Autore 
non  trattò  fisiologicamente  l'argomento,  e  non  si  è  occupato  della  2*  parte 
del  tema,  cioè  dell'  igiene, 

VIT  Memoria^  portante  l'epigrafe  :    Viribus  unitis. 

Questa  memoria,  dettata  con  uno  stile  piuttosto  fantastico,  è  ricca  di 
letteratura  vecchia  e  filosofica,  massime  per  citazione  di  nomi  (non  di  testi). 
Di  rincontro  mostra  poca  profondità  di  scienza,  anzi  cade  in  parecchi  errori, 
ripetendo  anche  oggidì  con  Magendie,  che  il  V  sia  un  nervo  auditivo 
(pag.  Il)  ed  appoggiandosi  all'antagonismo  delle  due  vite  intellettiva  ed 
organica,  ed  asserendo  che  nel  sonno  il  polso  sia  più  disteso,  robusto, 
concitato  (pag.  96),  aumentato  il  calore  (pag.  19),  rinvigorita  V  universale 
riproduzione  (pag.  19).  D'altra  parte  mette  troppo  in  scena  T anima  e  lo 
spirito,  e  tesse  divagamenti  ipotetici  sulle  allucinazioni,  sull'ipnotismo,  sul 
sonnambulismo,  suir  estasi ,  sul  mesmerismo  ;  mentre  invece  si  accontenta 
di  pochi  volgari  aforismi  per  la  parte  igienica  del  programma. 

Fin  qui  nessuna  delle  esaminate  memorie  merita  considerazione  per  ri- 
guardo al  premio,  né  tampoco  ad  onorevole  menzione. 


—    134   — 
Vili  Memoria^  portante  l'epigrafe:*  Come  ia  fwtu  è  il  sonno  della  na- 
tura ^  così  il  sonno  è  la  notte  deli' animale. 

In  questo  lavoro  è  trattato  l'argomento  del  Concorso  nelle  diverse  sue 
parti,  con" esposizione  piana  e  chiara,  e  conforme  alle  nozioni  dello  stato 
attuale  della  scienza  sperimentale,  quantunque  le  quistioni  moderne  vi  sieno 
esposte  forse  un  po'  fuggevolmente  e  senza  concetto  originale ,  impernian- 
dosi troppo  sull'ipotetica  disposizione  e  direzione  dei  movimenti  molecolari 
(di  Richerand).  Anche  la  trattazione  igienica  ha  dei  tocchi  felici,  abbenchè 
per  molta  parte  compongasi  del  riepilogo  di  reputati  libri  popolari.  Salve  le 
accennate  imperfezioni,  la  memoria  è  meritevole  di  lode,  e  corrisponde 
anche  allo  spirito  del  programma  del  concorso.  Avrebbe  forse  potuto  aspi- 
rare al  premio,  se  la  palma  non  gliene  venisse  assolutamente  contesa  dal- 
l'altra seguente  memoria.  Epperò  noi  ci  permettiamo  di  raccomandarla  per 
una  menzione  onorevole. 

IX  Memoria^  portante  l'epigrafe  :  Valgono  più  i  fatti  che  le  parole. 
In  questo  lavoro  si  sente  lo  scienziato  sperimentatore ,  che  con  mano 
maestra  e  forte  affronta  le  molteplici  difficoltà  del  quesito.  Si  potrà  non 
convenire  forse  in  tutte  le  alte  questioni  che  vi  sono  sperimentalmente 
trattate,"  ma  lo  spirito  originale  vi  domina  in  tutte  le  ricerche  relative  alla 
fisiologia  del  sonno.  È  una  sfortuna  che  vi  manchi  per  intiero  la  parte 
igienica  la  quale  pur  si  esige  dal  programma  del  concorso.  Ma  d'altro  lato 
sarebbe  un  torto  alla  scienza  il  negare  il  premio  a  questo  lavoro  dì  ori- 
ginale ed  alto  valore  scientifico.  Laonde  la  Commissione  propone  che  al- 
l'Autore venga  definitivamente  decretato  il  premio,  quand'egli  vi  aggiunga 
la  suddetta  parte  mancante. 

Padova,  8  gennajo  1882. 

A.  De- Giovanni 

B.  G.  Panizza 

Filippo  Lussana,  relatore, 

RELAZIONE 
DELLA  Commissione  incaricata  di  giudicare  le  Memorie 

AL  CONCORSO    DI   ISTITUZIONE  TaLINI. 

Tema  :  //  Latte  considerato  dal  punto  di  vista  della  Dietetica  e  del- 
r Igiene^  avendo  speciale  riguardo  alle  possibili  adulterazioni  ed  ai 
modi  pia  opportuni  per  riconoscerle,  —  L,  300  ed  un  Diploma 
d'onore  della  Società  Italiana  d'Igiene, 


—   137  — 

A  pag.  IO  si  legge  che  €  nello  stato  attuale  della  scienza  la  trasmissi- 
bilità delle  malattie  per  mezzo  del  latte,  non  è  per  anco  dimostrata  >  :  il  che 
Ttramente  è  mal  detto  per  la  malattia  aftosa  dei  bovini  :  ed  al  più,  rispetto 
iDa  tubercolosi,  avrebbesi  potuto  notare  i  dubbi  che  ancora  esistono  sulla 
tasmissibilità  sua  per  il  latte  di  vacche  inferme  di  malattia  perlacea  o 
tubercolosi. 

Lo  Scrittore  di  questa  memoria,  il  quale  nella  introduzione  dice  e  sapere 
di  scrìvere  con  modi  punto  scientifici  »,  ha  dimenticato  la  esposizione  ragio- 
mta  dei  modi  diversi  della  dietetica  lattea  in  riguardo  a'  singoli  stati  di 
lolattia  ed  alle  diverse  maniere  e  cagioni  della  individuale  intolleranza  per 
k  dieta  lattea. 

CoDcludiamo  dichiarando  che  questa  memoria  non  manca  di  alcuni  pregi, 
e  h  testimonio  di  molto  studio  nello  Scrittore. 


IV  Memoria  —  //  latte  non  è  solo  t alimento  degli  esseri  dalla  bocca 
mmpUta^  ma  di  ogni  età. 

In  questo  scritto  non  abbiamo  pur  troppo  a  lodar  nulla.  Vi  sono  nu- 
merosi gli  errori  scientifici,  oltreché  mal  ordinata  è  la  stessa  esposizione 
dei  fatti,  e  piena  di  improprietà  ed  inesattezze. 

A  conferma  del  severo  giudizio  gioverà  qualche  citazione.  A  pag.  25  è 
scritto  che  e  il  latte  in  virtù  dello  zucchero  che  contiene  ,  può  subire  le 
fementazioni  alcoolica,  acida,  putrida:  »  ma  è  ovvia  la  derivazione  di 
quest'ultima  dalle  materie  sue  albuminoidi,  non  dallo  zucchero.  A  pag.  42 
M  dice  che  i  il  latte  di  vacca  è  V  unico  che  ha  molta  somiglianza  col 
muliebre,  »  dovechè  la  cosa  vorrebbe  esser  detta  piuttosto  del  latte  di 
asina:  del  quale  a  pag.  53  si  asserisce  che  <  è  indicato  nelle  infiammazioni 
croniche,  il  latte  di  bufala  nei  soggetti  esausti  >,  le  quali  espressioni  fanno 
testimoDianza  di  nozioni  cliniche  indeterminate,  o  superficiali  e  manchevoli 
in  estremo.  A  pag.  60  si  legge  che  €  il  latte  di  donna  mestruante  altera 
i  lineamenti  del  bambino  :  >  e  nella  pagina  seguente  e  che  i  mestrui  trasci- 
nano fuori  dal  corpo  gran  quantità  di  fosfato  di  calce  »,  come  se  ì\  sangue 
mestruo  contenesse  fosfati  più  del  sangue  ordinario. 

In  questo  scritto  fanno  pure  sgradita  impressione  le  sperticate  esagerazioni, 
che  in  numero  assai  grande  vi  s'incontrano.  Tale  è  l'affermazione  che 
«  alle  sole  donne,  le  quali  non  danno  punto  di  latte,  si  deye  concedere  il 
baliatico  mercenario  >.  A  pag.  35  sta  scritto  che  <  la  donna  colla  lattazione 
impartisce  al  figlio  un  non  so  che  di  imponderabile,  ragione  per  la  quale 
nel  bambino  fatto  adulto  si  trova  riprodotto  il  sentimento  materno   ».  Alle 


—  136  — 

stintamente  determinando  i  casi  nei  quali  il  latte  deve  esser  dato  come  cibo 
esclusivo,  dagli  altri  in  cui  il  latte  viene  dato  come  aggiunta  ai  cibi  comuiù. 
Finalmente  sono  esposti  solamente  in  modo  incompleto  i  modi  di  conser- 
vazione del  latte,   coli' aggiunta  pur  troppo  di  inesattezze  ed  errori.  Così  è 
detto  per    es.  che  il  latte  da  conservare  si  ha   da  far  bollire    ogni  giorno 
una  volta  per  iscacciarne    1*  ossigeno,    d' onde    appare    essere  allo  scrittore 
ignoti  gli  studi  del  Pasteur  sulle  fermentazioni.  E  più    avanti  si  legge    che 
il  latte  da  conservare  può  essere  messo  in  bottiglie  metalliche,  senza  indi- 
cazione dei  metalli  da  evitare  e  di  quelli  da  preferire.  Nelle    bottiglie  poi 
il  latte  dovrebbe  essere  versato  dopo  averne  scacciata  V  aria     mercè  l' ev-»-' 
porazione  (1).  Le  critiche  osservazioni,  che  finora  abbiamo  esposto  (orarne^' 
tendone  più  altre  di  minor    conto),  ci  conducono  a  giudicare    questa   m^' 
moria  immeritevole  di  lode  non  che  di   premio. 

///  Memoria  —  In  labore  gloria. 
Più  favorevole  giudizio  ci  compiacciamo    dover  dare   sulla  memoria   d^-^ 
motto    suaccennato  :  la  quale  in    eflfetto  è  commendevole    per  chiarezza  di 
esposizione,  per  abbondanza  di  utili  nozioni  :  ma  la  parte   scientifica,  fisio- 
logica e  chimica,  è  deturpata  da  alcuni  errori  grossolani,  i  quali  pur  troppo 
non  sembrano  potersi  apporre  semplicemente  a  scrivere  scorretto  od  a  di* 
strazione  di  mente.  A  pag.  3  si  legge  che  «  ove  le  condizioni  di  irrigazione 
sanguigna  si  mantengano  per  un  certo  tempo  propizie,  si  potrà  pur  avere 
produttività  di  latte  dalle  atrofiche  poppe  dell'  uomo  >  e  premesso  che  avreb- 
besi  dovuto  dire  dalle  rudimentarie  glandole  mammarie  dell*  uomo,   anziché 
dalle  atrofiche ,  si  vuol  notare  la  grave  incompiutezza  del  concetto  ,    ossia 
la  dimenticata  influenza  capitale  della  innervazione  eccitata  da  un  acconcio 
succhiamento.  A  pag.  8  è  asserito  niente  meno  che  il  burro  è  la  sostanza 
azotata  del  latte.  A  pag.   25  si  legge  in  aperta  contraddizione  colla  chimica, 
che  <  il  latte  dei  carnivori  è  alcalino  per  prevalenza  di  sali  alcalini ,  acido 
negli  erbivori,  forse  per  la  maggior  copia  d'acido  lattico  svoltosi  dallo  zuc- 
chero di  latte  che  nei  carnivori  è  in  deficienza  rispetto  agli   albuminati  >. 
È  noto  al  contrario  che  il  latte  ha  negli  erbivori  reazione    alcalina,   acida 
nei  carnivori  :  ma  che  pure  gli  erbivori  possono  dare  latte  di  reazione  aci- 
dula se  pasciuti  con  biade  abbondantemente. 

Certamente  fu  effetto  di  distrazione  lo  scrivere  di  <  una  nutrice  di  27 
anni,  puerpera  da  undici  mesi  >  e  non  crediamo  possono  trovarsi  medici 
pratici  i  quali  si  affidino  per  la  cura  dell'  incontinenza  notturna  delle  orine 
alla  dieta  lattea,  escludendo  del  tutto  la  carne  dall'  alimentazione. 


—   139  — 

sdtozìonali  e  discrasiche,    quale    sarebbe  la  malattia  di  Bright,  la  furonco- 
k>5Ì,  ecc. 

n  dovere  dell'imparzialità  ci  obbliga  a  notare  anche  in  questa  memoria, 
del  resto  lodevole,  alcune  espressioni  scorrette.  A  pag.  4  è  detto  che  «  nelle 
lacche  si  intrattiene  ad  arte  la  secrezione  lattea  col  succhiamento  metodico  », 
e  certamente  l'Autore  intendeva  piuttosto  il  mungiraento.  Non  è  poi  vero 
ciò  che  si  legge  a  pag.  12  e  il  latte  contenere  nella  minor  massa  la  mag- 
pore  possibile  quantità  di  principi  alimentari  »  :  anzi  ne  è  grave  difetto, 
,pff  "alimentazione  dell'adulto,  la  condizione  opposta.  Similmente  non  pos- 
tino acconsentire  all'utilità  incondizionata  di  mescere  caffè  o  cioccolatte 
jlktte,  pag.  29,  giacché  se  dall' un  lato  gli  si  partecipano  vantaggiosa- 
Bcnte  qualità  eccitative,  dall'altro  il  tannino  del  caffè  può  rendere  il  latte 
Ben  facilmente  digeribile.  E  così  altre  poche  mende  sarebbero  da  notare, 
che  ommetteremo  per  brevità. 

Questa  memoria,  a  nostro  avviso  degna  d'incoraggiamento  e  lode,  dovrà 
essere  presa  in  considerazione  anche  rispetto  al  premiarla  :  del  che  lasciamo 
illa  Presidenza  la  decisione. 

VI  Memoria  —  Mens  sana  in  corpore  sano, 

« 

E  la  più  breve  di  tutte,  e  pur  troppo  ancora  la  più  scorretta,  sicché  non 
crediamo  opportuno  di  neppure  farne  una  critica  particolareggiata. 

Bologna,  li  28  gennajo   1882. 

Giovanni  Brugnoli 

Adolfo  Casali 

Francesco  Roncati,  Relatore, 


n  Presidente  mette  ai  voti  le  conclusioni  della  Commissione  per  ciò 
che  riguarda  il  Premio  Ritter^  le  quali  vengono  approvate  a  condizione  però 
die  il  premio  venga  conferito  all'Autore  della  Memoria  premiata  sola- 
acnte  quando  abbia  completato  la  Memoria  stessa  dal  punto  di  vista  igienico. 

Si  procede  quindi  all'  apertura  delle  schede.  A  quella  che  porta  per  epi- 
grafe il  motto:  Valgono  piti  i  fatti  che  le  parole,  si  trova  unito  il  nome  del 
4)tt  Angiolo  Mosso,  professore  nella  R.  Università  di  Torino. 

La  scheda  che  porta  per  titolo:  Come  la  notte  è  il  sonno  della  natura^ 
ecc.,  racchiude  il  nome  del  dott.  G.  B.  Verga  medico  nel  Manicomio  di  Mom- 
bello  al  quale  verrà  conferita  una  Menzione  Onorevole. 

Relativamente  alle  conclusioni  della  Commissione  incaricata  di  riferire  in- 
torno al  Premio  Talini,  non  essendo  le  conclusioni  stesse  tassative,  il  Presta 


—    138  — 
madri   malsane    dà  consiglio  di  non  allattare  i  loro  bambini,  aggiungendo 
che   «  spargano  pel  suolo    tale    infame    liquore,    se    non    vogliono    vedere 
stecchito  il  proprio  bambino  »   così  a  pag/  37  e  due  pagine  appresso  san— 
tenzia  che   e  comunque  venga  fatta  la  scelta    della   balia,  il  suo  latte  noi 
potrà  mai  sostituire  il  materno  ».  A  pag.    44   e  il    latte  che   vien   portat' 
in  città  è  quasi  sempre  nocivo  allo  stomaco  perchè  portatovi  più  ore  dop« 
munto  e  perchè  fornito  da  animali  mal  nutriti;  >  ed  a  pag.  52,  e  insorgend 
la  stitichezza,    fisiologica    conseguenza  della  esclusiva  alimentazione    latte 
fa  d'uopo  combatterla  con  tutti  i  mezzi  della  scienza,  >   quasi  che  un  ci 
stere  d'acqua    schietta    non    bastasse  da  solo  nel  più  dei  casi  e  subito, 
pag.  55  lo  Scrittore  mette  in  avviso  dal   e   somministrare  il  latte  nelle  m^«-- 
lattic  con  sonnolenza  »,  quasiché  dopo  esperienze  decisive    in  contrario  ^i 
potesse  anche  credere  all'azione  sonnifera  dell'acido  lattico,  la  quale   cre- 
denza è  tanto  in  lui  ferma  che  venendo  in  discorso  dei  e  bagni  di  latte    ^ 
teme  che  il  latte  «  attraversando  la  cute  diventi  pericoloso  per  azione  del- 
l'acido lattico  delle  glandole   sudorifere:  »   così  a  pag.   57. 

Ed  in  questa    memoria    sono    parimente    a    lamentare    gravi  ommissioni 
sulla  dietetica  del  latte,  come  nelle  altre  finora  passate  in  rassegna. 

V  Memoria  —  La  e  et  prò  cibo  et  pi  o  medicamento. 
Questa  memoria,  la  migliore  fra  tutte  le   presentate,  non  offre  molta  oc- 
casione a  critica,  ed  è  chiara,  ordinata,  corretta,   bene  rispondente  al  pro- 
gramma del  concorso,  se  non  quanto  un  po'  manchevole  rispetto  alle  indica- 
zioni o  maniere  della  dietetica  lattea.   Avrebbero  meritato  un  cenno  le  se- 
guenti   particolarità,  rilevantissime    per  la  pratica:  Il  latte  riesce  più  facil- 
mente digerito  se  soprabevuto  ad  altro  cibo  di  quello  che  ingerito  schietto 
od  a  stomaco  vuoto.  11  latte  taluna  volta  torna  indigesto  pel  suo  troppo  ra- 
pido e  fitto  coagulare  nello  stomaco:    donde  l'indicazione  di  mescergli  un 
alcalino,  od  anche  farinacei,  tanto  da  farne  un  intriso.  Quinci  pure  si  de- 
riva la  più  facile  digeribilità  del  latte  fatto  coagulare  e  poi  sbattuto  per  una 
rottura  del  coagulo  in  minuzzoli:  ovvero  a  questo  latte  disgustoso  e  cattivo 
si  surroga  il  latte  fresco  cotto  a  condizione  che  venga  desso  ingerito  o  perdi- 
tempo a  cucchiajate  staccate,  si  che  ogni  porzioncella  abbia  tempo  dì  coa- 
gulare separatamente.  E  quando  sarà  indicata  l'esclusiva  dieta  lattea?  Quando 
invece  il  latte    dovrà    esser   dato  in  aggiunta  a  cibi  comuni?  Quest'ultima 
maniera    risponde  ai  casi  nei  quali  si  vuole  col  latte    aumentare   semplice- 
mente la  nutrizione  del  corpo:  l'altra  maniera  invece  è  voluta  dalle  malattie 
ulcerose  ed  infiammatorie  del  tubo  digerente,  oppure  da  certe  malattie  co- 


—   139  — 
stituzionali  e  discrasiche,    quale    sarebbe  la  malattia  di  Bright,  la  furonco- 
losi,  ecc. 

Il  dovere  dell'imparzialità  ci  obbliga  a  notare  anche  in  questa  memoria, 
del  resto  lodevole,  alcune  espressioni  scorrette.  A  pag.  4  è  detto  che  «  nelle 
vacche  si  intrattiene  ad  arte  la  secrezione  lattea  col  succhiamento  metodico  >, 
e  certamente  l'Autore  intendeva  piuttosto  il  mungiraento.  Non  è  poi  vero 
ciò  che  si  legge  a  pag.  1 2  e  il  latte  contenere  nella  minor  massa  la  mag- 
giore possibile  quantità  di  principi  alimentari  >  :  anzi  ne  è  grave  difetto, 
per  l'alimentazione  dell'adulto,  la  condizione  opposta.  Similmente  non  pos- 
siamo acconsentire  all'utilità  incondizionata  di  mescere  caffè  o  cioccolatte 
al  latte,  pag.  29,  giacché  se  dall' un  lato  gli  si  partecipano  vantaggiosa- 
mente qualità  eccitative,  dall'altro  il  tannino  del  caffè  può  rendere  il  latte 
men  facilmente  digeribile.  E  così  altre  poche  mende  sarebbero  da  notare, 
che  omm  ette  remo  per  brevità. 

Questa  memoria,  a  nostro  avviso  degna  d'incoraggiamento  e  lode,  dovrà 
essere  presa  in  considerazione  anche  rispetto  al  premiarla  :  del  che  lasciamo 
alla  Presidenza  la  decisione. 

VI  Memoria  —  Mens  sana  in  corport  sano, 
E  la  più  breve  di  tutte,  e  pur  troppo  ancora  la  più  scorretta,  sicché  non 
crediamo  opportuno  di  neppure  farne  una  critica  particolareggiata. 

Bologna,  li  28  gennajo   1882. 

Giovanni  Brugnoli 

Adolfo  Casali 

Francesco  Roncati,  Relatore. 

Il  Presidente  mette  ai  voti  le  conclusioni  della  Commissione  per  ciò 
che  riguarda  il  Premio  Ritter^  le  quali  vengono  approvate  a  condizione  però 
che  il  premio  venga  conferito  all'Autore  della  Memoria  premiata  sola- 
mente quando  abbia  completato  la  Memoria  stessa  dal  punto  di  vista  igienico. 

Si  procede  quindi  all'  apertura  delle  schede.  A  quella  che  porta  per  epi- 
grafe il  motto:  Valgofio  piti  i  fatti  che  ie  parole^  si  trova  unito  il  nome  del 
<lott.  Angiolo  Mosso,  professore  nella  R.  Università  di  Torino. 

La  scheda  che  porta  per  titolo:  Come  la  notte  è  il  sonno  della  natura^ 
ecc.,  racchiude  il  nome  del  dott.  G.  B.  Verga  medico  nel  Manicomio  di  Mom- 
hello  al  quale  verrà  conferita  una  Menzione  Onorevole. 

Relativamente  alle  conclusioni  della  Commissione  incaricata  di  riferire  in- 
torno al  Premio  Talini,  non  esseri  do  le  conclusioni  stesse  tassative,  il  Presta 


—  140  — 

dente  se  ne  rimette  all'Assemblea,  la  quale  previa  discussione  cui  partecipano 
i  dott.  De-Cristoforis,  Lanzillotti,  Pini,  Zucchi,  Longhi,  Marzari,  l'in- 
gegnere Gallico  e  il  sig.  Massara,  delibera  venga  conferito  a  titolo  di 
incoraggiamento  il  premio  di  L.  300  alla  Memoria  portante  il  motto:  Lac  prò 
cibo  et  prò  medicamento^  fatto  obbligo  all'Autore  di  introdurvi,  prima  della 
pubblicazione,  quelle  modificazioni  richieste  dalla  Commissione. 

Aperta  la  scheda  relativa  se  ne  trovano  autori  i  signori  dott.  Carlo  Rai- 
mondi assistente  alla  Cattedra  di  Materia  nella  Università  di  Pavia  e  Gio- 
vanni Pietra  assistente  alla  Scuola  di  Chimica  del  R.  Istituto  Tecnico  di 
Pavia. 

Finalmente  si  procede  allo  spoglio  delle  schede  per  la  elezione  dei  mem- 
bri del  Consiglio  di  Direzione,  scrutatori  i  signori  dott.  Galli  e  Marzari. 
Terminato  lo  spoglio  il  Presidente  proclama  il  seguente  risultato  finale  della 
votazione  alla  quale  hanno  altresì  partecipato  le  Sedi  Particolari  rimettendo 
ciascuna  i  rispettivi  verbali: 

Numero  dei  votanti  138. 

Presidente  prof.   comm.   Alfonso  Corradi  con  voti  137 

-    Vice- Presidente  dott.  cav.  Carlo  Zucchi..  »  »  136 

Vie  e- Segretario  dott.  Vincenzo  Caporali.  .  >  >  1 2  2 

Bibliotecario  ing.  Riccardo  Berla »  »  134 

La  seduta  è  sciolta  a  ore  41/2  pom. 


//  Vice- Presidente 
C.  ZUCCHI 


//  Segretario 
G.  Pini. 


I  I  I  I  I    I  I  I  I  I  I     I    I       I 


<  wmììi 

al-=  i  i  I  =  «-  V  o  S-?,3  S 
~  S.;5     ^^     '^  S.O..S  B  S=a«"- 


l    I    I    I 

mi 


2   s 

§      1 


—   142  — 


SEDE  PARTICOLARE   PER  IL  PIEMONTE  IN  TORINO 


Seduta  del  ly  dicembre  1881. 
Presidenza  del  prof.  Luigi  Pagliani. 


ORDINE    DELLE    MATERIE   DA   TRATTARSI; 

i.°  Comunicazioni  della  Presidenza. 

2.°  Morselli  prof.  Enrico.  —  Gli  Asiii- Scuole  per  idioti  ed  imbecilli, 

3.°  Pagliani  prof.  Luigi  e  dott.  Bovero.  —  SuiP  importazione  e  trasmis- 
sione deirinfezione  tifica  in  una  villa  isolata, 

4.®  Pagliani  prof.  Luigi.  —  Presentazione  di  un  nuovo  banco  per  gli  asili 
infantili, 

I .°  All'aprirsi  della  seduta  il  Presidente,  fatta  la  presentazione  di  1 2  nuovi 
membri  della  Sede,  comunica  il  risultato  della  seduta  generale  tenutasi  in 
Milano  il  5  settembre  p.  p.  circa  le  modificazioni  richieste  da  soci  allo  Sta- 
tuto e  Regolamento  della  Società,  Non  si  potè  ammettere  la  distribuzione  del 
Giornale,  a  tutti  i  membri  della  Società,  perchè  ciò  avrebbe  importato  un 
aumento  nella  quota  annua,  che  non  si  stimò  opportuno. 

Fu  invece  approvata  la  votazione  a  domicilio  dei  singoli  membri  per  tutte 
le  questioni  e  nomine  importanti,  affine  di  evitare  una  preponderanza  nelle 
decisioni  da  prendersi  in  riguardo,  per  parte  dei  soci  a  cui  riesce  più  comodo 
portarsi  alle  sedute  generali  della  Società,  che  si  tengono  alla  Sede  centrale 
in  Milano. 

Annunzia  in  seguito  alla  Società  come,  incoraggiati  dallo  splendido  suc- 
cesso avuto  nello  scorso  inverno  dalle  Conferenze  pubbliche  popolari  tenute 
in  questa  città ,  anche  nel  prossimo  anno  parecchi  soci  siano  disposti  a 
continuarle  ;  per  cui  se  i  convenuti  lo  stimano  opportuno,  si  incomincerebbe 
la  loro  serie  nel  prossimo  febbrajo. 

Per  ultimo  partecipa  alla  Società  come  egli  abbia  ricevuto  invito  dal  Co- 
mitato per  r  Esposizione  dei  prodotti  dei  lavoro  nazionale ^  che  si  vorrebbe 
attuare  in  Torino  nel  1884,  di  appartenere  alla  Commissione  esecutiva  per 
la  Sezione  degli  Istituti  di  previdenza  e  di  pubblica  assistenza;  come  egli 
sia  lieto  ed  orgoglioso  di  poter  prendere  così  parte  attiva  all'attuazione  di  un 
concetto  che  onora  Torino  e  che  apporterà  al  paese  benefici  incalcolabili, 
ma  che  ciò  vorrebbe  fare,  col  consenso  della  Sede  sociale,  in  qualità  di 
Presidente  della  stessa  e  come  suo  rappresentante,  per    avere    cosi  in  seno 


—  143  — 
alla  suUodata  Commissione  maggior  autorevolezza  a  richiedere  per  la  Sede 
dì  Torino  della  Società  Italiana  d'Igiene?  la  maggior  ingerenza  possibile 
neir  organizzare  ed  effettuare  l' Esposizione  per  quanto  si  riferisce  all'  Igiene, 
alla  Statistica  demografica  ed  all'Antropologia.  Egli  ritiene  che  nessun  altro 
corpo  sociale  possa  avere  maggiori  mezzi  per  attuare  degnamente  tali  espo- 
sizioni che  il  nostro,  come  quello  che  tiene  nel  suo  seno  i  principali  cul- 
tori di  questi  rami  di  scienze  applicate,  e  che,  fornito  di  un  proprio  Gior- 
nale, può  per  esso  ottenere  la  massima  pubblicità. 

Prega  quindi  la  Sede  a  volerlo  autorizzare  a  continuare  le  pratiche  già 
avviate  per  raggiungere  questo  intento. 

La  Sede  mentre  applaude  al  concetto  dell'  Esposizione  Nazionale,  delega 
con  voto  unanime  il  Presidente  a  rappresentarla  nelle  Commissioni  esecutive, 
proferendo  tutto  il  suo  appoggio  morale  e  materiale  all'attuazione  del  con- 
cetto stesso. 

Il  Presidente  dà  quindi  la  parola  al  prof.  Morselli  per  la  sua  comuni- 
cazione. 

1 .°  Il  prof.  Morselli,  medico  primario  del  R.  Manicomio,  ricorda  come 
presso  le  nazioni  più  colte  d'Europa  e  d'America  si  dibatta  oggi  la  questione 
ài^  Assistenza  pubblica  per  gli  idioti  e  gli  imbecilli.  Espone  le  fasi  attraversate 
dalla  questione,  dal  giorno  in   cui  il  Séguin  per  primo  dimostrò  la  educa- 
bilìtà  degli  individui   arrestati  nel  loro  sviluppo    mentale,  e  si  basa  special- 
mente sui  dati  statistici  per    dichiarare  che    anche  in  Italia    deve  rivolgersi 
maggiore  attenzione  ai  bisogni  di  una  classe  così  sventurata  e  così  numerosa. 
Secondo  il  censimento   1871,   esistono  in  Italia   25,000    idioti  ed  imbecilli, 
compresi  i  cretini,  sia  dalla  nascita,  sia  divenuti  tali  solo  nella  infanzia  per 
malattie  del  cervello  e  delle  sue  meningi.   Ora,  di  costoro,    appena  un  mi- 
gliajo  trova  ricovero,  assistenza,  cura  nei  Manicomi  ed  Ospizi  comuni  :  tutti 
gli  altri  rimangono  fra  la  popolazione  libera,  dove  per  lo  più  sono  di  peso 
e  di  vergogna  alle  loro  famiglie  e  talora  anche  di  pericolo  alla  società. 

Il  Morselli  crede  che  contro  un  simile  stato  di  cose  occorra  provvedere. 
In  Inghilterra,  in  Germania,  in  Olanda,  negli  Stati  Uniti  d'America  si  è  già 
pensato  a  istituire  speciali  Asili  •  Scuole,  ove  i  fanciulli  idioti  vengono  istruiti 
ed  educati,  in  modo  da  rendersi  più  utili  e  men  bisognosi  di  assistenza.  Anche 
in  Francia  negli  ultimi  anni  si  è  iniziata  una  riforma  nel  medesimo  senso  ; 
riforma  che  potrebbe  del  resto  cssjre  promossa  anche  dall'interesse  indivi- 
duale se  si  pensa  che  all'estero  molti  Asili -Scuole  per  idioti  sono  di  origine 
privata  e  servono  per  le  classi  ricche. 


—   144  — 

In  Italia,  neppure  gli  idioti  di  famiglia  agiata,  hanno  mezzi  di  istruirsi  e 
di  educarsi,  perchè,  secondo  l'esperienza  del  prof.  Morselli,  messi  assieme 
cogli  individui  di  ordinaria  intelligenza  nei  Ginnasi,  nei  Licei,  nei  Convitti, 
i  fanciulli  di  corto  sviluppo  mentale,  fanno  assai  meno  profitto  che  sottoposti 
ai  metodi  speciali  di  insegnamento  descritti  dal  Séguin,  dalla  Platz,  dall'Ire - 
land,  dal  Kind. 

Presenta  poi  il  Socio  la  carta  grafica  della  distribuzione  dell'  idiotismo  in 
Italia,  dalla  quale  si  rileva  che  le  provincie  settentrionali  (Lombardia,  Pie- 
monte, Liguria)  sono  le  più  cariche  di  frenastenici,  e  conchiude  coli' espri- 
mere il  voto  che ,  se  deve  anche  in  Italia  prestarsi  finalmente  un  Asilo  «e 
una  Scuola  agli  idioti  ed  imbecilli,  il  filantropico  movimento  sia  incomin- 
ciato appunto  in  quelle  regioni  ove  il  bisogno  è  più  sentito  e  manifesto.  Egli 
desidererebbe  che  Torino,  città  ricca  ed  eminentemente  caritatevole,  ne  pren- 
desse l'iniziativa;  ciò  che  certamente  assicurerebbe  dell'esito  dell'intrapresa. 

Il  Presidente,  mentre  ringrazia  il  Morselli  della  sua  interessantissima  co- 
municazione, approva  pienamente  le  sue  conclusioni  intorno  alla  opportunitk 
di  tentare  l'istituzione  degli  Asili- scuole  da  esso  proposti  in  Italia  ed  anzitutto 
a  Torino,  dove  la  filantropia  fa  giornalmente  miracoli  di  beneficenza. 

n  prof.  CoNCATO  si  associa  a  questi  sentimenti  e  propone  anzi  che  la 
Società  stessa  di  Igiene  si  faccia  promotrice  dell'effettuazione  di  questa  filan- 
tropica impresa. 

La  Sede  approva  unanimamente  questa  proposta,  e  delega  i  professori 
CoNCATO,  Morselli  e  Pagliani  a  studiare  i  mezzi  più  opportuni  per  met- 
terla in  atto. 

3.^  Il  prof.  Pagliani  riferisce  quindi  come  egli  abbia  avuto  ad  osservare 
nell'ora  passato  autunno  insieme  col  dott.  Bovero  ,  sanitario  del  comune 
di  Pecetto  Torinese,  lo  sviluppo  di  sette  casi  di  febbre  tifoidea  in  una  villa 
affatto  isolata  da  ogni  altro  abitato,  in  condizioni  e  circostanze  tali  da  me- 
ritare l'attenzione  degli  igienisti,  sia  per  quanto  riguarda  l'eziologia  di  queste 
febbri,  come  l' influenza  che  i  difetti  nelle  costruzioni  delle  abitazioni  e  loro 
annessi  possono  avere  sugli  individui  che  vi  dimorano.  Questa  circoscritta 
epidemia  ebbe  origine  da  un  primo  caso  da  cui  fu  colpita  una  signorina 
proveniente  da  Torino  pochi  giorni  dopo  il  suo  arrivo  alla  villa,  verso  il 
16  luglio  1881.  Gli  altri  casi  si  succedettero  nel  seguente  ordine  :  il  i  2  ago- 
sto fu  colpita  una  giovane  contadina  di  anni  20,  la  quale  al  17.°  giorno  di 
malattia  moriva:  il  i.^  ottobre  ne  fu  colpita  una  sorella  di  anni  22,  che 
guarì  in  tre  settimane:  il  28  ottobre  un'altra  sorella  di  anni  17,  e  nel  no- 


—  MS  — 
vembre  successivo  il  padre  di  anni  40,  e  finalmente  un  fratello  di  anni   16, 
tutti  e  tre  molto  gravemente. 

Dalle  indagini  fatte  sulla  località,  risultò  che  i  contadini  addetti  ai  lavori 
della  villa,  ì  quali  tutti,  ali* infuori  della  vecchia  madre,  furono  colpiti  dal 
tifo  addominale ,  si  servono  per  il  loro  uso  ordinario  di  un  pozzo  situato 
dietro  la  casa,  il  quale  raccoglie  l'acqua  piovana  d' infiltrazione  della  sopra- 
stante collina,  formata  di  terreno  di  trasporto  e  di  sedimento,  sulla  cui  falda 
la  villa  stessa  è  situata.  Risultò  inoltre  che  da  qualche  anno  viene  a  immet- 
tersi entro  questo  stesso  pozzo  l'acqua  raccolta  da  un  canale  di  drenaggio 
costnitto  parallelamente  alla  casa  stessa  per  impedire  trapelazione  d'acqua 
nelle  cantine  ;  e  che  lo  stesso  canale  di  drenaggio  a  un  dato  punto  passa 
rasente  e  più  in  basso  del  pozzo  morto  in  cui  mette  il  condotto  della  la- 
trina del  proprietario.  Una  tale  disposizione  di  cose ,  lascia  per  il  riferente 
nessun  dubbio  circa  la  via  seguita  dall'infezione  per  colpire  l'intiera  fami- 
glia dei  contadini.  Evidentemente  lo  stesso  canale  di  drenaggio  che  racco- 
glie l'acqua  di  infiltrazione  della  collina ,  raccoglie  pure  *  le  acque  trapelate 
attraverso  alle  pareti  del  pozzo  morto  e  le  porta  con  quelle  nel  pozzo  di 
acqua  viva,  inquinandola  con  materie  fecali  ed  orinose  in  decomposizione. 
L' importante  dal  punto  di  vista  dell'  eziologia  delle  febbri  tifoidi  si  è,  che 
questa  acqua  così  inquinata,  la  quale  non  cagionò  malanni  seri  per  parecchi 
anni,  tutto  ad  un  tratto  determinò  questa  sequela  di  tifi  addominali,  appena 
venne  un'ammalata  di  tifo  a  portarvi  i  germi  specifici  dell'  infezione.  Si  ag- 
giunge, a  meglio  spiegarne  l' importanza  specifica,  il  fatto,  che  vi  fu  un  in- 
tervallo di  quasi  due  mesi  in  cui  non  si  manifestarono  casi,  dopo  il  primo 
che  aveva  avuto  esito  letale,  e  questo  intervallo  corrisponde  precisamente 
coli' agosto  e  settembre,  epoca  in  cui  non  vi  furono  pioggie.  Il  pozzo,  in 
tale  frattempo,  non  fu  quasi  più  alimentato,  e  sopratutto  nt)n  ricevette  più 
acqua  che  avesse  lavato  il  condotto  di  drenaggio,  in  cui  si  arrestarono 
perciò  le  poche  materie  sporche  infiltrate  dal  pozzo  nero.  Ma  appena  sul 
fine  di  settembre,  in  seguito  ad  abbondanti  pioggie  che  si  ripeterono  a  brevi 
tratti,  passò  sufficiente  l'acqua  nel  condotto  stesso  da  esportarvi  questi  ma- 
teriali infetti  e  versarli  nel  pozzo,  ricomparvero  i  casi  di  tifo  e  si  succes- 
sero rapidamente  in  modo  da  colpire  tutti  che  se  ne  servivano. 

Dei  proprietari,  i  quali  mandavano  a  prendere  la  loro  acqua  per  bevanda 
ad  una  fonte  lontana  dall'abitato,  nessuno  fu  affetto  dal  tifo  addominale, 
dopo  la  signorina  che  ne  aveva  subita  l'infezione  a  Torino,  benché  le  ca- 
mere del  loro  alloggio  si  trovassero  nello  stesso  corpo  di  casa  di  quelle  dei 
loro  contadini,  e  si  adoprassero  caritatevolmente  alla  loro  cura. 

IO 


' —  14^  — 

Dal  punto  di  vista  pratico  il  prof.  Pagliani  dice  essere  evidenti  le  dedu- 
zioni da  trarsi  circa  l' importanza  che  gli  ingegneri  e  costruttori,  non  badino 
solo  alla  solidità,  alla  bellezza  ed  alla  comodità  delle  abitazioni,  ma  essen- 
zialmente alle  loro  condizioni  igieniche. 

L'adunanza  applaude  a  queste  conclusioni,  e  parecchi  degli  ingegneri  pre- 
senti alla  seduta  si  associano  al  voto  che,  l'igiene  venga  insegnata  anche 
nelle  loro  Scuole  di  Applicazione. 

4.**  n  prof.  Pagliani  presenta  per  ultimo  tm  modello  di  Banco  per  asili  in- 
fantili il  cui  sedile  può  trasformarsi  a  volontà  in  un  comodo  appoggiatoio 
per  il  tempo  in  cui  durante  le  ore  di  scuola,  si  vuol  lasciare  dormire  i  ra- 
gazzi. Con  tale  trasformazione  del  sedile,  si  viene  ad  evitare  la  compressione 
siti  torace  e  sui  vasi  sanguigni  della  regione  anteriore  del  collo,  la  quale  è 
inevitabile  nella  posizione  che  prendono  i  ragazzi  sui  cattivi  banchi  ora  in 
uso,  e  che  non  può  a  meno  di  avere  molta  parte  nel  causare  le  malattie 
che  abbastanza  spesso  si  osservano  nei  bambini  che  frequentano  gli  asili. 

Dopo  alcune  osservazioni  del  dott.  Bergesio  e  del  prof.  Concato  intomo 
alla  influenza  che  le  posizioni  cattive  nei  banchi  possono  avere  sulla  forma 
del  bacino  e  sulle  curve  della  colonna  vertebrale,  si  scioglie  la  seduta. 

Le  memorie  riferentisi  a  queste  singole  comunicazioni,  sono  in  disteso 
pubblicate  nel  Giornale   della  Società  Italiana  d'Igiene, 

Il  Presidente 

L.    PAGLIANI 

n  Segretario 

E.  Morselli. 


SEDE   CENTRALE   DI    MILANO 


Seduta  del  di  io  dicembre  188 1 
Presidenza  del  dott.  G.  Sapolini. 


ordine  degli  oggetti  da  TRATTARSI: 

I.**  ZuccHi  dott.  Carlo.  —  Considerazioni  intorno  al  progetto  di  legge  sugli 
Alienati  e  sui  Manicomi  pubblici,  privati  e  criminali, 

2.°  Pini  dott.  Gaetano.  —  Una  sentenza  della  Corte  di  Cassazione  di  To- 
rino riguardante  la  Legge  12  giugno  1866  sulla  coltivazione  del  riso. 


~   147  — 

I.®  11  dott.  Carlo  Zucchi  dà  lettura  della  prima  parte  della  sua  Me- 
moria volgendo  uno  sguardo  retrospettivo  ai  ripetuti  conati  di  igienisti,  di 
freniatri  e  di  legislatori  italiani  nell'intento  di  ottenere  una  legge  speciale 
pel  governo  dei  pazzi,  rimontando  fino  al  1847.  Il  seguito  della  Memoria 
sarà  svolto  nella  successiva  riunione  e  poscia  la  Memoria  vedrà  per  intero 
la  luce  in  uno  dei  prossimi  fascicoli  del  Giornale, 

2."  Il  dott.  Gaetano  Pini  prende  argomento  da  una  recente  sentenza 
della  Corte  di  Cassazione  di  Torino  la  quale  dichiarando  che  debbansi  con- 
siderare come  pene  pecuniarie  e  non  come  multe  quelle  che  vengono  minac- 
ciate all'infrazione  della  Legge  12  giugno  1866  sulla  coltivazione  del  riso, 
la  sì  che  d'ora  innanzi,  riducendosi  a  '  pochissima  cosa,  la  pena  da  infliggersi 
ai  contravventori  alla  Legge,  questi  avranno  tutto  T  interesse  di  coltivare 
abusivamente  il  riso  e  di  pagare  le  ammende  col  maggiore  ricavo  che  so 
gliono  ottenere  da  questa  specie  di  coltura. 

Il  dott.  Pini  ricorda  come  il  Regolamento  sanitario  venga  di  continuo 
violato  per  la  mancanza  appunto  di  disposizioni  penali  e  pel  fatto  che  la 
legalità  del  Regolamento  è  stata  non  ha  guari  posta  in  dubbio  dalla  sen- 
tenza di  una  Corte  di  Cassazione  del  Regno  secondo  la  quale  il  Regola- 
mento sulla  Sanità  Pubblica  6  settembre  1874,  non  avrebbe  forza  di  Legge. 
Da  ciò  le  difficoltà  di  procedere  contro  gli  abusi  e  gli  attentati  che  ven- 
gono di  continuo  commessi  a  danno  della  pubblica  salute;  da  ciò  la  im- 
punità dei  contravventori  che  anche  tradotti  dinanzi  ai  Tribunali,  trovano 
sempre  modo  di  cavarsela  con  ammende  illusorie  e  con  assoluzioni  de- 
plorevoli. 

L'Oratore  ricorda  come  per  le  contravvenzioni  alla  Legge  del  Bollo,  il 
Governo  proceda  per  via  direttissima  ed  applichi  multe  gravissime  senza 
neppure  adire  la  via  dei  Tribunali,  mentre  che  l'attività  e  lo  zelo  che  si 
spiega  per  esigere  odiosi  balzelli  dovrebbero  piuttosto  essere  usati  a  consta- 
tare le  contravvenzioni  di  coloro  che  non  di  rado  per  negligenza,  per  ava- 
rìzia^ e  molto  spesso  per  mire  di  lucro,  attentano  alla  salute  e  talora  per- 
fino alla  vita  dei  cittadini. 

In  questo  senso  l'Oratore  deplora  che  anche  la  Legge  sulla  coltivazione 
a  riso,  contro  la  quale  non  era  possibile  sollevare  i  dubbi  messi  innanzi 
circa  la  costituzionalità  del  Regolamento  sanitario,  abbia  trovata  appo  i 
Tribunali,  Giudici  che,  certo  senza  volerlo,  ma  per  la  smania  di  sottili  ar- 
gomentazioni, danno  modo  ai  contravventori  di  eluderne  le  disposizioni  se- 
vere rìducendo  quasi  a  nulla  le  pene. 

L'Oratore  si  diffonde  a  dimostrare   come  il  disposto  dell'art.  4  di  detta 


—  148  — 

Legge  abbia  difficilmente  pratica  applicazione  pel  fatto  che  quando  vengono 
denunciate  ai  Prefetti  le  contravvenzioni,  il  riso  è  già  rigoglioso  e  TAutorità 
di  mal  animo  si  piega  a  compiere  opera  vandalica  distruggendo  una  risaja 
e  privando  del  raccolto  per  un  anno  intero  terreni  che  non  possono  in 
altra  guisa  essere  utilizzati.  Per  questi  motivi  quindi  il  dott.  Pini  vorrebbe 
che  i  Sindaci  denunciassero  alle  Autorità  le  contravvenzioni  appena  che 
sono  terminati  i  lavori  della  risaja  o  la  seminagione  nello  intento  appunto 
di  poter  prontamente  rimuovere  una  causa  di  insalubrità,  non  essendo  giusto 
che  l'Autorità  si  riserbi  il  diritto  di  punire  i  colpevoli  lasciando  che  l'aria 
infetta  produca  malattie  e  danni  alla  salute  pubblica ,  quando  ha  il  modo 
di  prevenire  il  diffondersi  dei  miasmi  vietando  fin  da  principio  la  coltiva- 
zione del  riso  là  dove  non  è  permessa. 

Sacchi.  —  Si  associa  alle  lamentanze  del  dott.  Pini,  ma  non  crede  facile 
ottenere  dai  pretori  quella  severità  di  provvedimenti  che  pur  sarebbero  ne- 
cessari, pel  fatto  che  i  pretori  sono  molto  meno  indipendenti  di  quello  che 
si  supponga  a  causa  della  loro  posizione  difficile  e  modestissima.  Anche  il 
medico-condotto  cui  potrebbe  deferirsi  la  tutela  delle  leggi  sanitarie  non  è 
libero,  ma  dipendente  da  quelle  Autorità  locali  che  troppo  spesso  sono  le 
prime  a  violare  le  disposizioni  legislative. 

Aporti.  —  Scagiona  la  Corte  di  Cassazione  di  Torino  dalle  accuse  mos- 
sele dal  dott.  Pini.  La  Corte  non  ha  fatto  che  giudicare  il  modo  con  cui 
la  Legge  12  giugno  1866  fu  applicata  e  se  la  Legge  è  troppo  mite,  se  ne 
incolpi  il  legislatore  non  i  giudici  che  debbono  applicarla.  Egli  vorrebbe 
che  i  pretori  potessero  esercitare  efficacemente  la  loro  azione,  ma  per  ot- 
tenere ciò,  è  necessario  che  ricevano  dalle  autorità  superiori  disposizioni 
severe  e  tassative  che  dieno  forza  al  pretore  di  resistere  a  tutte  le  influenze 
interessate  locali. 

Giachi  e  Zucchi.  —  Opinano  che  senza  il  concorso  dell'Autorità  giudi- 
ziaria sia  difficile  riparare  agli  inconvenienti  segnalati  dal  dott.  Pini  e  quindi 
voteranno  quella  mozione  che  contenga  esplicitamente  questo  concetto. 

Dopo  alcune  repliche  dei  signori  Pini,  Aporti,  Sacchi  e  Zucchi  viene  posto 
ai  voti  ed  approvato  il  seguente  ordine  del  giorno  presentato  dal  dott.  Pini: 

e  La  Sede  centrale  della  Società  Italiana  d' Igiene  deplorando  che  nella 
maggior  parte  delle  provincie  del  Regno  rimanga  inosservato  il  disposto 
della  Legge  12  giugno   1866  per  la  coltivazione  del  riso; 

e  Considerando  che  le  sentenze  emanate  dai  pretori  contro  i  contravven- 
tori, anche  recidivi,  anziché  togliere  argomento  ai  contravventori  stessi  di 
incorrere  in  nuove  violazioni  della  Legge  e  dei  relativi  Regolamenti,    favo- 


~   149  — 
cono  l'abusiva  coltivazione  del  riso  a  danno  della  salute  pubblica,  a  di- 
oro  della  Legge  e  a  scapito  di  coloro  che  alla  prescrizione  della  Legge  si 
tengono  ; 

e  considerando  che  la  sentenza  31  maggio  1881  della  Corte  di  Cassa- 
Dne  di  Torino  escludendo  nell'art.  5  della  Legge  12  giugno  1866  il  con- 
ilo della  multa  e  riducendo  a  semplici  pene  pecuniarie  quelle  che  sono 
linacciate  alle  infrazioni  della  Legge  stessa,  ammette  il  caso  che  si  possa 
iscendere  fino  a  pene  insigni 6canti  e  sproporzionate  al  danno  che  producono 
)Ioro  che  abusivamente  coltivano  il  riso; 

€  considerando  che  per  misure  di  prudenza  e  non  di  rado  per  riguardi 
ìt  condizioni  dei  lavoratori  della  terra,  è  difficilmente  applicabile  1'  arti- 
>Io  4  della  Legge  la  quale  autorizza  il  Prefetto  a  distruggere  le  risaje  a 
jjcse  dei  contravventori,  quando  la  risaja  è  già  fiorente  e  promette  lauto 
Kcolto  ; 

e  considerando  che  energici  provvedimenti  siano  necessari  per  conse- 
pire  la  scrupolosa  osservanza  alla  Legge  in  parola. 

e  Per  tutti  questi  motivi  la  Sede  centrale  della  Società  Italiana  d' Igiene 
«spnme  il  voto  che  l'Autorità  giudiziaria  applichi  più  rigorosamente  la  Legge 
til  Regolamento  suUe  risaje,  che  le  Autorità  governative  invigilino  alla  os- 
Krvanza  dei  medesimi  e  che  a  cura  dei  Sindaci  vengono  segnalate  per  tempo 
li  prefetti  le  coltivazioni  abusive  del  riso  affinchè  i  medesimi  possano,  ap- 
(ena  cominciati  i  lavori,  impedire  la  seminagione  del  riso  e  far  constare 
k  contravvenzione  ». 


Seduta  del  S  febbrajo  1882, 
Presidenza  del  dottor  C.    ZuccHi 


ORDINE  DEGLI  OGGETTI  DA  TRATTARSI: 

.*  Dott.  Gaetano  Pini.  —  Progetto  degli  ingegneri  Erotti  e  Mazzocchi  di 
un  niurvo  Cimitero  per  la  città  di  Alitano  in  sostituzione  degli  attuali 
cimiteri  succursali. 

'  Dott.  Carlo  Zucchi,  —  Considerazioni  intorno  al  progetto  di  legge  sugli 
Alienati  e  sui  Manicomi  pubblici^  privati  e  criminali  (Continuazione). 

Il  dott.  Pini.  —  ricorda  le  precedenti  deliberazioni  e  gli  studi  istituiti 
Uà  Sede  centrale  della  Società  relativamente  ai  cimiteri  di  Milano.  Dice 
e  la  questione    rimase    fin   qui  nel  campo  delle  astrazioni,  ma  che  final- 


—  150  — 

mente  pare  si  possa  scendere  a  qualche  pratica  conclusione.  Gli  egregi  in- 
gegneri Erotti  e  Mazzocchi  hanno  presentato  alla  Società  dei  progetti  per 
la  erezione  di  un  grande  cimitero  ad  uso  della  città  di  Milano;  egli  rias- 
sumerà brevemente  colle  parole  stesse  degli  Autori  in  che  consistano  questi 
progetti,  per  poi  passare  alla  discussione  dei  medesimi. 

Scopo  precipuo  degli  autori  sarebbe  quello  di  sostituire  agli  attuali  cimi* 
teri  succursali  situati  nell'abitato  dei  sobborghi,  un  unico  cimitero  d'aprirsi 
ad  una  conveniente  distanza  dalla  città,  a  servizio  dell'intero  Comune,  ca- 
pace  per  una  rinnovazione  decennale  e  suscettibile  di  futuri  ampliamenti 
qualora  eventuali  circostanze,  nel  volgere  di  molti  anni,  lo  richiedessero. 

La  costruzione  poi  di  quel  cimitero  mentre  deve  rispondere  colla  gran- 
diosità  del  suo  assieme  e  de'  suoi  principali  accessi,  alla  importanza  della 
Metropoli  a  cui  deve  servire,  viene  ideata  in  modo  che,  qualora  favorevoli 
evenienze  generalizzassero  e  sostituissero,  all'odierno  seppellimento  dei  cada- 
veri, la  cremazione,  già  fra  noi  felicemente  iniziata,  si  possa ,  dopo  il  pre- 
scritto periodo  di  riposo  ed  il  consueto  spoglio  delle  sepolture,  ritornare 
all'  agricoltura  il  terreno  del  cimitero  stesso,  senza  che  perciò  si  abbia  a 
rimpiangere  il  sacrifizio  di  costose  e  monumentali  costrurioni. 

Oltre  la  deficienza  d'area  degli  attuali  cimiteri,  rendono  necessaria  l'at- 
tuazione del  progetto,  speciali  ragioni  riguardanti  la  pubblica  igiene  ed  il 
comune  interesse  della  città. 

Riguardo  alla  pubblica  igiene  va  considerata  anzitutto  la  condizione  del 
terreno  di  quei  cimiteri  succursali,  che,  ormai  saturo  di  elementi  organici, 
trovasi  inetto  all'assorbimento  ed  all' assimilamento  delle  decomposizioni  dei 
cadaveri,  rendendo  così  lentissima  l'opera  della  loro  disorganizzazione  ;  nonché 
l'infiltrarsi  di  quelle  decomposizioni  negli  strati  sotterranei  sino  ad  inqui- 
nare le  sorgive  che  alimentano  i  pozzi  della  città. 

Inoltre  va  aggiunto  il  viziarsi  dell'aria  pei  miasmi  che  si  sviluppano  da 
quei  cimiteri  circuenti  sì  davvicino  Milano  e  l' incalcolabile  pregiudizio  che, 
al  verificarsi  di  un  contagio  o  di  una  epidemia,  apporterebbe  alla  cittadi* 
nanza,  l'accumulamento  di  tanti  cadaveri  infetti,  in  località  così  attigue  agli 
abitati. 

Rendono  poi  importante  1'  attuazione  del  progetto  dal  lato  economico  ; 
la  possibilità  di  facilitare,  mercè  la  soppressione  dei  cimiteri  succursali,  an 
più  largo  sviluppo  edilizio  nei  sobborghi  ove  tende  continuamente  ad  espan- 
dersi r  industria  ed  il  commercio  della  città,  levando  gli  ostacoli  frapposti 
dall'esistenza  dei  cimiteri  stessi,  all'aprimento  di  vie  di  comunicatone  ed 
all'erezione  di  nuove  fabbriche;   nonché,  l'utile  conseguibile  dal  Comune 


—  151  — 
pelle  maggiori  imposte  che  verrebbe  a  percepire  quando  su  quei  terreni, 
sorgessero  case  ed  opifìcii,  e  nel  rendere  in  seguito  utilizzabili  e  profìcue 
&nche  le  aree  dei  soppressi  cimiteri  dopo  trascorso  un  corrispondente  pe- 
riodo di  riposo,  come  già  venne  praticato  coli' area  del  soppresso  cimitero 
di  San  Rocco  fuori  Porta  Romana. 

Riconosciuta  anzitutto  l' impossibilità  pratica  di  ampliare  i  cimiteri  attuali, 
giacché  a  ciò,  oltre  le  loro  anormali  condizioni  igieniche  sovraccennate,  si 
oppongono  espressamente  gli  articoli  60  e  146  del  Regolamento  sanitario 
6  settembre  1864,  si  venne,  dopo  maturo  esame,  nella  ferma  convinzione 
che  la  sostituzione  di  quei  cimiteri  si  debba  fare,  salvo  qualche  particolare 
e  temporanea  eccezione  (0;  con  un  unico  cimitero  posto  ad  opportuna  di- 
stanza dalla  città  e  capace,  come  già  si  disse,  al  bisogno  continuo  e  cre- 
scente deir  intero  Comune. 

Infatti,  i  soli  argomenti  che  sembrerebbero  militare  in  favore  della  mol- 
tiplicità  dei  cimiteri  si  riferiscono:  alla  maggior  comodità  di  trasporto 
conseguibile  colla  distribuzione  dei  cimiteri  in  diversi  punti  all' ingiro  della 
città;  ed  alla  tema  Che  V  agglomerazione  in  una  sola  località  di  molti  ca- 
daveri possa,  nel  caso  d' un'  epidemia,  portare  maggior  pregiudizio  alla  città. 

Orbene,  se  il  primo  di  tali  argomenti  può  avere  qualche  valore  coi  mezzi 
attualmente  impiegati  nel  trasporto  dei  convogli  funebri,  esso  viene  a  per- 
dere affatto  ogni  importanza  voltachè,  come  nel  presente  progetto  si  prò» 
pone,  vengano  resi  i  trasporti  più  agevoli  e  spediti  mediante  una  guidovia 
a  cavalli  od  anche  a  vapore. 

Circa  la  ragione  del  secondo  dei  detti  argomenti,  essa  è  affatto  appa- 
rente ed  erronea;  giacché  evidentemente  deve  riuscire  di  maggiore  pregiu- 
dizio alla  città  il  distribuire  in  vari  punti  intorno  alla  stessa  diversi  centri 
d' infezione ,  che  non  quello  di  limitarli  e  ridurli  ad  un  solo  in  località 
prescelta,  a  fronte  d' ogni  altra,  nei  riguardi  che  più  direttamente  influiscono 
a  proteggere  la  città  dall' espandersi  di  quei  miasmi. 

Inoltre  colla  moltiplicità  dei  cimiteri  aumentandosi  le  difficoltà  di  prov- 
vedere alla  loro  scrupolosa  e  costante  sorveglianza,  rendonsi  più  facili  e 
gravi  gli  abusi  che  con  maggiore  frequenza  verificansi  appunto  nelle  scia- 
gurate contingenze  di  contagi  o  di  epidemie. 

Nei  riguardi  economici   poi  é  evidente   che  la  formazione   di  più  cimi- 

(i)  Il  cimitero  di  Porta  Vittoria,  il  solo  fra  i  cinque  succursali  non  completamente 
occupato  da  sepolture,  potrebb'essere  tollerato  sino  al  suo  esaurimento,  a  speciale  servizio 
dell'  Ospedale. 


—  153  — 
teri    richiede    una    somma   di   aree  di  gran  lunga    superiore  a  quella   che 
occorre  per  un  cimitero    solo  ;  e  inoltre    anche   a  parità   di  superficie ,  la 
servitù  creata  al  terreno  adiacente  ai  cimiteri  stessi,  sempre  più   aumenta 
col  crescere  del  loro  numero. 

Nei  riguardi  di  esecuzione  finalmente,  oltre  la  difficoltà  materiale  di  tro- 
vare diverse  località  adatte  a  questo  genere  di  costruzioni,  si  aggiunge  il 
maggiore  dispendio  voluto  dal  necessario  ripetersi  delle  opere  per  manu- 
fatti d' ogni  genere,  edifici  d*  ingresso,  difese  e  strade  tanto  di  accesso 
esterne  che  di  distribuzione  interne  dei  campi  mortuari. 

Indiscutibili  air  opposto  è  numerose  sono  le  ragioni  in  favore  della  for- 
mazione di  un  unico  cimitero  ;  e  principalissima  riguardo  alla  salubrità, 
voluta  anche  dall'art,  60  del  Regolamento  citato,  è  quella  che  si  riferisce 
alla  (direzione  dei  venti  dominanti  rispetto  alla  città,  per  la  quale  non  può 
esservi  evidentemente  che  una  sola  plaga  di  terreno  a  priori  indicata. 

Nei  riguardi  sanitari  ancora  e  negli  amministrativi  ed. economici,  la  sor- 
veglianza di  un  sol  cimitero  riuscirà  più  oculata,  ed  il  suo  esercizio  facile 
e  semplice  renderà  meno  dispendioso  e  più  perfetto  l''andamento  di  questo 
importante  ramo  della  civica  amministrazione. 

In  questi  sensi  appunto  le  più  cospicue  città  d'  Europa  stanno  per  ri- 
solvere questa  importante  questione  dei  cimiteri,  abbandonando  il  vecchio 
sistema  della»  loro  moltiplicità  e  allontanandoli  dai  centri  di  popolazione. 

Ciò  premesso,  fu  oggetto    principale    dello    studio  del  progetto  la  scelta 
della  località,  la  quale  doveva  anzitutto  soddisfare  alle  seguenti  condizioni  : 
i.°  Nei  rapporti  igienici, 

a)  ubicazione  favorevole  rispetto  alla  città  per  riguardo  alla  direzione 
delle  sottocorrenti  ed  a  quella  dei  venti  dominanti  nella  stagione  estiva  ; 

b)  situazione  segregata  ed  opportunamente  lontana  da  ogni  abitato, 
e  giacitura  elevata  del  suolo  rispetto  ai  corsi  d'  acqua  ed  alle  circostanti 
sorgive  ; 

e)  natura  del  terreno  più   possibilmente  idonea  all'assorbimento  ed 
all'assirailamento  delle  decomposizioni  organiche; 
2.^  Nei  rapporti  di  comodo  e  di  viabilità  : 

a)  distanza  conveniente  dalla  città  in  modo  di  non  rendere  malco- 
modi  e  costosi  i  trasporti  dei  cadaveri  e  le  visite  dei  dolenti  ;  ma  tale  però 
da  non  impedire  qualsiasi  sviluppo  edilizio  della  città  stessa  oltre  i  suoi 
limiti  attuali  ; 

b)  moltiplicità  di  strade  e  di  facili  mezzi  di  trasporto  già  esistenti, 
e  prossimità  di  una  stazione  ferroviaria  pei  casi  di  straordinaria  mortalità; 


—  153  — 

()  possibilità  di  attivare  senza    gravi  ostacoli   una  speciale  comuni- 
Guione  fra   il  cimitero  e  la  città  mediante  un  ampio  e  decoroso  accesso, 
itto  all'attivazione  di  speciale  guidovia  pel  trasporto  dei  convogli  funebri. 
3."  Nei  rapporti  di  economia: 

d)  minimo  valore  del  fondo  ove  stabilire  il  cimitero  ed  aprire  le 
Boore  strade; 

f)  possibilità  d' impianto  del  medesimo  a  norma  delle  prescrizioni 
£  legge  senza  incorrere  in  gravi  spese  per  demolizioni  e  per  compensi 
^edalL 

Dall'  esame  deUa  carta  topografica  ed  idrografica  e  dialle  moltiplici  ispe* 
soni  praticate  in  differenti  località  dei  dintorni  di  Milano ,  risultò  come 
nef^o  rispondente  al  complesso  delle  suesposte  condizioni,  l'area  posta  nei 
territori  di  Musocco  e  Garegnano  Marcido ,  compresa  fra  la  ferrovia  e  la 
iteida  provinciale  del  Sempione,  in  vicinanza  della  Certosa  di  Garegnano, 
distante  cinque  chilometri  dalla  città.  In  seguito  però,  nella  tema  che  Tes- 
Kre  quella  località  fuori  del  territorio  del  Comune  di  Milano  potesse  dar 
hogo  a  difficoltà  d'attuazione ,  ed  anche  per  raggiungere  la  maggior  eco- 
Bornia  Delle  spese  di  primo  impianto  si  è  indicata  un'altr'area  giacente  nella 
oedesima  plaga  d'orientamento  della  prima,  ma  situata  nel  nostro  Comune 
faori  di  Porta  Magenta  alla  distanza  di  circa  tre  chilometri  dalle  mura, 
ai  pressi  di  San  Siro  ed  in  confine  col  territorio  di  Lampugnano. 

Per  ciascuna  di  queste  due  località  venne  dettagliatamente  sviluppato  il 
progetto  del  nuovo  cimitero. 

Progetto  Primo 
Cimitero  alia  Certosa  di  Garegnano, 

In  tale  località,    posta  a  N-0  della    città  e   da   questa    distante    cinque 
chilometri,    il  nuovo  cimitero  verrebbe    costruito    sopra  una  plaga  di  ter- 
reno, alquanto  elevato ,  totalmente  asciutto  e  di  natura   calcareo-siliceo ,  il 
era  piano    è    superiore  di    oltre    quattro    metri    al    massimo    livello    delle 
sorgenti. 

La  sua  situazione,  rispetto  ai  circostanti  centri  d'abitazione  è  tale  da  non 

riuscire  di  pregiudizio  alcuno  alla  loro  salubrità,  trovandosi,  relativamente 

ai  medesimi  ad  una  distanza  assai  maggiore  di  quella  prescritta  dalla  Legge 

e  dai  Regolamenti  Sanitari.  Infatti  esso  dista  da  Musocco  di  m.  750,  dalla 

Certosa  di  Garegnano  di  m.  620  e  di  circa    m.  200  dai  piccoli    cascinali 

della  Vemasca  e  di  Roncavazzo. 


—   IS4  — 

La  zona  di  terreno  sulla  quale  ha  sede  il  nuovo  cimitero ,  è  compren- 
tra  la  ferrovia  Milano-Torino  al  Nord,  la  strada  provinciale  del  Sempione 
al  Sud,  la  Certosa  di  Garegnano  all'Est ,  ed  i  terreni  dissodati  dei  BcscK 
della  Merlata  ad  Ovest. 

L*  area  complessiva  occupata  dal  nuovo  cimitero  è  di  mq.  373,000  di 
cui  mq.  123,000  pei  viali  interni,  fossato  e  strade  perimetrali,  ed  i  rimi» 
nenti  mq.  250,000  per  le  tumulazioni. 

Tale  superficie  di  mq.  250,000  venne  fissata  in  base  alla  massimi 
mortalità  che  potrebbe  verificarsi  nel  Comune ,  ed  alla  rinnovazione  peno» 
dica  di  un  decennio. 

Il  campo  mortuario ,  è  di  forma  rettangolare ,  lungo  m.  648  e  largo 
m,  560,  suddiviso  in  ottanta  campi  minori  con  viali  fra  loro  ortogonali, 
in  guisa  di  utilizzare  la  massima  area  e  rendere  più  agevole  il  servizio. 
Esso  è  difeso  tutto  all' ingiro  da  un  fossato  profondo  e  da  un  muro  d 
sostegno  formante  semplice  parapetto  sul  perimetro  intemo  del  cimitero. 

Lungo  il  ciglio  del  detto  fossato,  verso  la  campagna,  corre  una  stradft 
di  servizio  larga  m.   io  sul  lato  frontale  e  di  soli  m.   2  sugli  altri  tre   lati 

Un  edificio  all'ingresso  di  stile  semplice  e  severo  comprendente  l'atrio, 
la  camera  mortuaria,  1'  ufficio  e  le  abitazioni  dell'  Ispettore  e  del  Custode^ 
nonché  gli  altri  occorrenti  locali  di  servizio,  costituisce  la  sola  costruzione 
architettonica  del  nuovo  cimitero. 

Colla  suindicata  disposizione  del  campo  mortuario  e  colla  sostituzione  di 
regolari  ordini  di  adatte  piantagioni  d'  alberi  ed  arbusti  ai  consueti  edifid 
dei  cimiteri,  si  verrà  a  raggiungere,  col  minimo  dispendio,  quell'  impronta 
di  austera  semplicità  che  meglio  risponde  al  carattere  ed  alla  destinazione 
dell'opera. 

H  grandioso  stradone  del  Sempi  one  dall'arco  al  rondò  ed  in  seguito 
un  nuovo  viale  largo  venti  metri,  formano  la  via  di  comunicazione  fra  la 
città  ed  il  nuovo  cimitero. 

In  corrispondenza  alla  Certosa  di  Garegnano  il  nuovo  viale,  allargandosi 
di  altri  dieci  metri,  raggiunge  l'ampio  piazzale  che  s'apre  dinanzi  all'edificio 
d'ingresso  del  cimitero,  e  si  coordina  opportunamente  con  due  altri  viali 
l'uno  prospiciente  e  l'altro  parallelo  alla  fronte  del  pregievole  tempio  della 
Certosa. 

In  vicinanza  al  piazzale  esterno  all'arco  del  Sempione  verrà  eretta  una 
stazione  funeraria  alla  quale  dovranno  far  capo  tutti  i  convogli  mortuar! 
provenienti  dai  diversi  punti  della  città,  e  dove,  mediante  un'apposita  gui 
dovia    esercita  a  cavalli,    con    carri    funebri  appositi  e  carrozze  di  seguite 


—   IS5  — 
e  ,  ^  dirìgeranno  al  nuovo  cimitero    percorrendo  il  lato  sinistro  del 
Cofso  Sempione  ed  il  marciapiede  pure  sinistro  del  nuovo  viale. 

Con  una  lùodificazione  a  questo  primo  progetto  la  comunicazione  colla 
città  si  avrebbe  mediante  una  strada  che  dipartendosi  dal  piazzale  del  Ci- 
mitero  Monumentale  si  dirìgerebbe  al  rondò  del  Sempione,  ove  imboc- 
dierebbe  il  progettato  gran  viale  al  nuovo  cimitero. 

Progetto    Secondo. 
Cimitero  a  San  Siro, 

Anche  questa  località  è  a  N-0  di  Milano  da  cui  dista  di  tre  chilometri. 
La  natura  e  V  elevazione  del  suolo  e  la  sua  situazione  rispetto    alle  sotto- 
correnti    ed    alla    distanza  dai  circostanti    abitati,  trovansi  pressoché  nelle 
stesse  favorevoli    condizioni    dell*  altra    indicata  plaga  di  terreno  presso  la  * 
Certosa  di  Garegnano. 

Siccome  anzitutto  ragioni  di  economia  consigliarono  questo  secondo  pro- 
gettOf  il  cimitero  avrebbe  quivi  un'estensione  minore  del  sopradescritto,  li- 
mitando la  sua  superfìcie  totale  a  mq.  300,000  da  cui  levati  circa  metri 
q.  100,000,  per  viali  interni,  fossato  e  strada  perimetrali,  rimarrebbero  per 
le  tumulazioni  mq.  200,000,  che  è  quanto  necessita,  nelle  attuali  circo- 
stanze,   pel  servizio  del  nostro  Comune. 

La  forma  e  la  disposizione  del  campo  mortuario,  salvo  come  si  disse  le 
dimenàoni  ridotte,  nonché  delle  opere  di  riparo,  di  decorazione  e  dell'edi- 
fìcio d'ingresso,  sono  simili  alle  descritte  pel  cimitero  progettato  alla  Cer- 
tosa di  Garegnano. 

La  principale  comunicazione  dalla  città  al  cimitero  progettato  a  San  Siro,  si 
(  avrebbe  mediante  un  nuovo  viale  largo  metri  venti,  dipartendosi  dal  piaz- 
I  zale  all'ingresso  del  Cimitero  Monumentale  ove  verrebbe  stabilita  la  stazione 
1  fanerarìa  di  partenza  degli  appositi  convogli  a  mezzo  di  guidovia. 
I  Una  opportuna  rettifica  ed  allargamento  della  strada  di  San  Siro,  che 
'  presso  alla  chiesa  di  San  Pietro  in  Sala  verrebbe  a  coordinarsi  col  Corso 
Vercelli  e  con  una  nuova  via,  che  si  progetta  in  prolungamento  del  gran 
rettilineo  del  tronco  della  circonvallazione  tra  la  ripa  di  Porta  Ticinese  e 
la  Tenaglia  del  bastione  di  Porta  Magenta,  formerebbe  un  secondo  accesso 
a  quel  cimitero. 

Con  questi  due  accessi  viensi  a  ripartire  efiìcacemente  il  servizio  dei  fu- 
nebri trasporti,  prestandosi  il  principale,  cioè  quello  che  si  diparte  dal  Ci- 


—  156  - 

mitero  Monumentale,  per  il  servizio  della  parte  orientale  e  settentrionale 
dell'intero  Comune  e  Taltro,  quello  da  Porta  Ticinese  e  Porta  Magenta  colla 
strada  di  San  Siro,  per  il  servizio  delle  altre  due.  parti  meridionale  ed  oc» 
cidentale. 

n  cimitero  alla  Certosa  di  Garegnano  favorito  anche  dalla  vicinanza  di 
questo  prezioso  tempio,  presentasi  più  grandioso;  oltreché  la  sua  distanza  di 
cinque  chilometri  dalla  città  adattasi  convenientemente  a  soddisfare,  colla 
comodità,  le  esigenze  di  una  giusta  lontananza  anche  nella  ipotesi  che  la 
città  di  Milano  prenda  uno  sviluppo  straordinario  verso  quella  direzione. 

Col  cimitero  San  Siro  il  concetto  primitivo  si  piega  e  si  restringe  allo 
scopo  di  una  maggior  economia  e  facilità  d'attuazione  dell'opera,  restando 
però  in  massima  bastantemente  soddisfatte  le  condizioni  di  igiene  e  di  co- 
modità pel  servizio  dei  funebri  trasporti. 

Dopo  questi  cenni  il  dott.  Pini  fa  un  esame  critico  dei  due  progetti.  Egli 
avrebbe  desiderato  che  la  scelta  della  località  fosse  stata  fatta  verso  quella 
parte  bassa  della  città  che  forse  presenterebbe  le  migliori  condizioni  topo- 
grafiche, ma  tenuto  conto  che  fuori  di  Porta  Romana  e  San  Celso  le  acque 
sorgive  si  trovano  a  poca  profondità,  non  sarebbe  opportuno  stabilirvi  un 
cimitero.  Quanto  alla  località  di  San  Siro  il  dott.  Pini  non  la  ritiene  ab- 
bastanza lontana  dalla  città  dovendosi  considerare  il  rapido  e  continuo  in- 
cremento di  Milano  ed  opina  che  anche  dal  punto  di  vista  dello  spazio  a 
San  Siro  non  se  ne  avrebbe  a  sufficienza.  Non  vi  ha  quindi  dubbio  che 
la  Certosa  di  Garegnano  presenti  le  migliori  condizioni  e,  coll'aiuto  di  una 
grande  carta  di  Milano  sulla  quale  sono  segnate  le  giornate  in  cui  i  venti 
estivi  soffiarono  sulla  città,  dimostra  come  da  questo  punto  di  vista  la 
Certosa  di  Garegnano  si  trovi  in  posizione  relativamente  buona  di  fronte 
alle  altre,  e  che  quindi  non  possano  elevarsi  dubbi  molto  seri  suH'argomento. 

Il  Relatore  termina  col  dire  che  non  crede  ancora  giunto  il  momento 
che  la  Società  debba  pronunziare  un  giudizio  definitivo  sui  progetti  degli 
ingegneri  Erotti  e  Mazzocchi,  ma  opina  si  debbano  solamente  enunciare 
principi  generali  che  possano  servir  di  guida  alle  Autorità  nella  scelta  dei 
progetti. 

Ing.  Mazzocchi.  —  Fa  osservare  che  il  terreno  della  località  scelta  è  di 
natura  tale  da  favorire  la  dissoluzione  dei  cadaveri.  Dà  quindi  un'idea  del 
muro  di  cinta  che  egli  propone  e  che,  approfondendosi  assai  nel  terreno  per 
maggiormente  isolare  questo  dalla  campagna  vicina,  si  eleverebbe  di  poco 
sul  livello  del  suolo,  per  favorire  il  ricambio  dell'aria  sovrastante  al  cimitero. 


—  IS7  — 

Ing.  Galuco.  —  Esprime  il  desiderio  che  il  cimitero  sia  posto  lontano 
assai  dalla  città,  e  vorrebbe  adottato  per  trasportarvi  i  cadaveri,  un  tubo 
pneumatico  la  cui  apertura  d'ingresso,  vicina  alla  città  potrebbe  avere  una 
cx>struziotìe  d'aspetto  monumentale  in  guisa  di  rispettare  il  sentimento  dei 
dolenti  altrimenti  offeso ,  dall'  idea  di  caricare  la  salma  di  un  loro  caro, 
per  portarla  lontano  cogli  ordinari  mezzi  di  trasporto. 

Dott.  Galli.  —  Ritiene  che  la  distanza  anche  grande,  non  debba  costi- 
tuire un  ostacolo.  Espone  l' idea  di  costruire  anche  due  cimiteri ,  per  me- 
glio provvedere  ai  bisogni  della  città  ed  insiste  perchè  in  essi  sieno  fatte 
estese  piantagioni  a  migliorare  specialmente  le  condizioni  dell'aria  ambiente. 

Ing.  Mazzocchi.  —  Risponde  che  nel  progetto  da  lui  presentato  fu  già 
preveduto  alla  necessità  di  piantagioni,  e  disposto  perchè  nel  cimitero  ab- 
biano ad  esservi  grandi  viali. 

Dott.  MoRONi,  —  Trova  insufficiente  la  proposta  distanza  di  cinque  chi- 
lometri per  un  nuovo  cimitero,  che  egli  vorrebbe  portata  almeno  a  dieci; 
e  raccomanda  che  nella  scelta  dell'area,  a  questo  scopo ,  si  calcoli  il  pre- 
sumibile incremento  della  popolazione  della  città  nostra, 

Ing.  Mazzocchi.  —  Fa  notare  che  la  ubicazione  del  nuovo  cimitero 
proposto,  permette  un  eventuale  ingrandimento.  —  Soggiunge  poi  che  l'area, 
in  progetto  da  lui  e  dall'  ing.  Erotti  presentato,  offre  già  una  estensione 
di  50,000  mq.  superiore  al  bisogno,  in  vista  appunto  di  una  eccezionale 
mortalità  o  di  un  aumento  di  popolazione. 

Dott.  Giani.  —  Fa  voto  perchè  il  nuovo  cimitero  si  istituisca  nelle  bru- 
ghierie  di  Gallarate,  per  usufruire  di  terreni,   altrimenti  non  utilizzabili. 

Dott,  Pini.  —  Risponde  al  dott.  Galli  che  la  istituzione  di  più  cimi- 
teri riescirèbbe  dannosa  al  servizio  funerario  ed  alla  sorveglianza  contro  le 
manomissioni.  Ammetterebbe  la  opportunità  di  una  maggior  lontananza ,  ma 
avverte  il  pericolo  che  ne  verrebbe  ad  altri  centri  abitati,  i  quali  d'altronde 
giustamente  si  opporrebbero  alla  erezione  di  una  vasta  necropoli. 

Non  accetta  l'idea  di  un  cimitero  nelle  brughiere  ritenendo  queste,  ter- 
reno inopportuno  alla  tumulazione.  Si  dimostra  contrario  al  cimitero  di 
San  Siro,  perchè  a  troppo  piccola  distanza  (3  chilometri).  Infine  propone, 
un  voto  di  ringraziamento  agli  ing.  Erotti  e  Mazzocchi  e  formula  il  se- 
guente ordine  del  giorno  che  viene  approvato. 

€  La  Sede  centrale  della  Società  Italiana  d' Igiene  confermando  il  voto 
emesso  nella  seduta  del  29  maggio  1881,  dichiara  assolutamente  necessario 
che  gli  attuali  cimiteri  succursali  della  città  di  Milano  vengono  a  poco 
a  poco  soppressi  ; 


-  158  - 
c  Inoltre  la  Società  esprìme  il  voto  che  nella  scelta  di  una  località  atfc 
alla  istituzione  di  un  nuovo  e  grande  cimitero,  si  tenga  conto  delle  seguem.' 
condizioni  : 

€  Che  il  cimitero   non  debba  distare  meno  di  5  chOometrì  dslla  cittàj 

€  Che  debba  sorgere  in  posizione  faivorevole  riguardo  alla  direzione  dd 
venti  e  delle   sottocorrenti; 

€  Che  si  faccia  preventivamente  un'accurata  analisi  chimica  del  terreno 
affinchè  esso  risulti  di  natura  tale  da  prestarsi  a  pronta  e  rapida  decom* 
posizione  dei  cadaveri  ; 

€  Finalmente  la  Società  ringrazia  gli  ingegneri  Brotti  e  Mazzocchi  dd 
progetti  presentati  ed  augura  loro  che,  giungano  a  dare  alla  città  di  Milano 
un  cimitero  rispondente  alle  esigenze  della  igiene,  della  civiltà  e  del  sen- 
timento. > 

Essendosi  latta  tardissima  Fora  la  seduta  è  levata  alle  4  pomeridiane. 


//  Preddentt 
C.   ZUCCHI 


II  SeirtUariù 
£.  Grandl 


LA  SEDE  DI  PADOVA 


Xdla  riunione  ordinaria  del  passato  dicembre  il  prof.  DE-dovANm,  pre- 
sidente della  Sede,  rese  noto  che  era  già  compiuto  e  coHaudato  il  primo 
carro  per  trasporto  à,t^  ammalati  allo  Spedale  (i),  commissione  del  locak 
Mucicipio;  che  dedse  già  di  porlo  testo  in  uso  nel  suburbio.  Con  ciò,  ì 
raggiunto  E  voto  della  Sede,  e  giova  sperare  che  il  carro  sia  prontamiente 
dimxso  e  adottato  àal  Comuni  ruralL  Succe&>tvamente  annunziò  che  anche 
in  quest'anno  si  daranno  pubbliche  conferenze  di  igiene  popolare,  e  che 
dietro  deliberazione  dell*  UtEdo  ^  Presidenza  si  intraprendoà  1*  insegna- 
mento  dell'igiene  negli  Istituti  privati,  incominciando  (>er  primo  dall*  Orla- 
nocrono  delle  Grazie  ;  il  prof.  Paniz  j  si  è  incaricato  ^  impartire  un 
breve  corso  dì  lezio  ìiL 

Prsciesse  queste  co  mnn  fra  rio  ni,  il  Presidente  apri  La  discussione  sulla  gii 
nota  Relasiam  dsLi  Ciìmmzsrtcfu  fer  si^Jz  suìSj /^JJia;^a^  E  Relatore  prof.  Te- 
balde  illustrò  Le  calarne  oiriccU  ptr  i  fella^jszy  con  esposizione  ^  cìiDne  e 

(i)  Vedi  ni>rrmtù  ùHa  Stcùùt  Ita^cmz  ^TrUmi.  —  Aaih?  HL 


—  159  — 
con  la  mostra  dei  viveri  in  quelle  usati  ;  fece  vedere  il  grande  beneficio 
éc  le  colonie  apportano  nella  cura  dei  pellagrosi ,  mentre  procurano  una 
considerevole  economia;  accennò  a  tutti  i  particolari  più  minuti  osservati 
e  studiati  sul  luogo  stesso,  e  chiuse  con  parole  di  alta  lode  per  il  dott.  Pe- 
nsim  di  Udine,  creatore  benemerito  e  sapiente  di  quésta  istituaione. 

n  dott.  Sacerdoti,  preside  della  Commissione,  ricordò  l'interesse  con  cui 

fi  accolta  la  relazione  tanto  dal  pubblico  come  dalle  autorità,  e  riconosce 

id  essa  dovuta  in  gran  parte   V  azione    che  si  manifestò   in    questi    ultimi 

topi  ;  nota    che    il    vedere  già    attuate    dalle    autorità    provinciali  alcune 

tra  le  conclusioni  ammesse  dalla    Commissione ,  e  nominato  segretario  del 

Comitato  provinciale  lo  stesso  Relatore,  deve   essere  argomento   di   giusto 

conforto  e  di  onore  non  solo  per  la  Commissione,  ma  per  la  stessa  Sede 

della  Società  Italiana  d'Igiene. 

La  discussione  susseguente  si  aggirò  su  dilucidazioni  chieste,  e  sulla  pos- 
sibilila  da  parte  della  Società  di  Igiene  di  promuovere  nuove  fonti  di  azione 
per  la  profilassi  della  pellagra,  sul  quale  argomento  fu  deliberato  di  occu- 
parsi in  altra  seduta.  La  relazione  venne  posta  ai  voti  e  approvata  alPu* 
nanimità. 

Ebbe  quindi  la  parola  il  prof.  Ciotto,  relatore  della  Commissione  per 
gli  studi  sulla  istituzione  di  un  laboratorio  chimico  municipale ,  il  quale 
lesse  la  sua  elaborata  relazione.  H  Presidente,  ringraziato  il  Relatore  e  la 
Commissione  per  il  lavoro  importantissimo  eseguito ,  apri  la  discussione. 
Ebbero  la  parola  i  signori,  dott  D'Ancona,  prof.  Rosanelli,  dott.  Fanzago, 
prof.  Andreasi,  ing.  Dionese,  dott.  Sacerdoti,  il  Presidente  e  il  Relatore,  e, 
convenendo  ognuno  sulla  necessità  di  tale  provvedimento,  la  discussione  si 
limitò  soltanto  ai  vari  metodi  di  applicazione.  Dopodiché,  messe  ai  voti, 
furono  approvate  le  seguenti  conclusioni  della  Commissione: 

i.°  È  utilissima  ed  urgente  la  istituzione  di  un  laboratorio  chimico 
municipale  ; 

2.**  La  istituzione  potrebbe  essere  fatta  a  tutte  cure  e  spese  del  Mu- 
tdcipio,  o  con  apposite  combinazioni  presso  il  laboratorio  dell'Università, 
o  dell'Istituto  tecnico; 

3.^  La  istituzione  di  pianta  di  un  laboratorio  a  tutte  spese  e  cure  del 
Municipio,  sarebbe  da  preferirsi ,  se  i  bisogni  del  servizio  sanitario  per  il 
Comune,  giustificassero  l'aggravio  economico  ;  ma  questo  aggravio,  riuscendo 
eccessivo  di  fronte  ai  bisogni  e  all'utile,  non  si  può  proporre  un  tal  modo 
di  provvedimento; 

4.^  L'appoggiarsi  ad  uno  dei  laboratori  sunnominati,   è,  per  i  riguardi 


—  i6o  — 
economici    la   migliore    soluzione   del    problema^    pur  ottenendo    buon 


VIZIO  ; 


S.°  Corrisposta  dal  Municipio  una  retribuzione  annua  complessiva 
il  personale  ed  il  materiale,  il  Laboratorio  dovrebbe  prestarsi  a  qualunqw 
operazione  chimica  od  affine  nei  riguardi  sanitari,  richiesta  dal  Municipio  j 

6.^  Il  Laboratorio,  nella  sua  qualità  di  Istituzione  municipale,  è  obb^ 
gato,  esclusivamente  per  fine  di  sanità,  alle  analisi  che  gli  fossero  richiesti 

ì 

dai  privati ,  i  quali  dovrebbero  pagare  un  moderato  compenso  in  base  i 
tariffa  determinata  dal  Municipio ,  o  col  consenso  del  Municipio ,  da  ve>' 
sarsi  a  prò  dell'amministrazione  che  possiede  il  laboratorio. 


Membri  Effettivi  della  Sooiet&  Italiana  d'Igiene 

ammessi  nel  mesi  di  dicembre  1881,  gennajo  e  febbrajo  18S2. 


Anelli  Parroco  Rinaldo,  Brembate  Ticino 
Brioschi  prof.  Francesco,  Senatore,  Milano 
Beisso  prof.  Torquato,  Genova 
Borromeo  conte  Emilio,  Milano 
Casanova  comm.  Giuseppe,  Roma 
Cannizzaro  prof.  Stanislao,  Roma 
Colombo  dott.  Giuseppe,  Milano 
Casali  prof.  Adolfo,  Bologna 
Fantina  dott.  Emilio,  Somma  Lombarda 
Franceschi  prof.  Giovanni,  Bologna 
Fenchini  prof.  Lorenzo,  Padova 
Ferrini  prof.  Rinaldo,  Milano 
Funaioli  dott.  Paolo,  Siena 
Guzzoni    degli  Ancarani  dott.  Arturo  , 
Modena 


Inzani  prof.  Giovanni,  Parma 
Lampertico  Fedele,  Senatore,  Vicenza 
Luciani  prof.  Luigi,  Firenze 
Moro  dott.  Ettore,  San  Giorgio  (Provindt 

di  Padova) 
Montalti  dott.  Ciro,  Ravenna 
Mazzotti  dott.  Luigi,  Bologna 
Pavesi  Carlo,  chimico,  Mortara. 
Pellizzari  prof.  Giorgio,  Firenze 
Porro  Lambertenghi   conte  Giulio,  Se- 
natore, Milano 
Pagello  dott.  Pietro,  Belluno 
Violini  dott.  Marc' Antonio,  Verona 
Zambianchi  dott.  Antonio,  Roma. 


V/S/«,A/^/\A/VA^^^A>AA  ^^^  ^-^  ^  >■ 


%  ^^k^^A^-s^^^/\^.y^  rf\^^^A^.^/\^^k^>^^^  ' 


1  ^^  A^-A  A^k^^  ^ 


Dott.  Gaetano  Pini,  Gertntt. 


Milano,  i88a.  —  Sub.  G.  Ci  velli. 


PARTE   PRIMA, 


MEMORIE  ORIGINALI. 


LE   CASE   MORTUARIE. 

Memoria 
del  Dott.  G.  Gianni  e  Prof.  L.  Galli. 

I, 

La   questione  delle  Case  Mortuarie  si  ridesta  oggi  con  larghezza  e  serietà 
di    discussioni    circa    T importanza  loro,    e  con    studi   ripetuti    e   diligenti 
quanto  alla  miglior  disposizione  da  darsi  a  questi  stabilimenti.  Richiama  l' at- 
tenzione  de*  cultori  dell'igiene  pubblica  per  T  intendimento  altamente  mo- 
rale   che  in  sé  racchiude,  e  pei  vantaggi  igienici  che  con  la  soddisfazione 
di  quello  possono  ritrarsene.  Prova  ne  siano  le  belle,  e,  si  può  dire,  com- 
plete  discussioni  avvenute  sull'argomento  :  V  una  nel  Congresso  d' Igiene  di 
Stoccarda  del    1879  (i),  di  cui  ^^^   chiara  brevità   e  con    esattezza  ci  dà 
conto  il  dott.  Bonfigli  nel  nostro  Giornale  (2),  e  nel  seno  della  Società  di 
Medicina  Pubblica  e  d' Igiene  professionale  di  Parigi  ;  Taltra,  suscitata  da  una 
memoria  presentata  nel  finire  dello  stesso  anno  1879  ^^^  ^^^^*  ^^  Mesnil  sulla 
Creazione  di  Case  o  Depositi  mortuari  a  Parigi  (3). 

Pareva,  dopo  la  grandiosa  iniziativa  presa  dalla  città  di  Francoforte  nel 
1823  con  la  costruzione  della  sua  famosa  Casa  Mortuaria  sulle  traccie  delle 

(i)  Compie  rendu  du  Congrh  <fhy glene,  à  Stuttgard,  en  1879  (Deutsche  Vierteijahrschrift 
fur  àff,   Gesundheitspflege,  t.  XII,  fase.  2.  pag.  160-266^  —  Revue  dJIygiene  et  de  Polke 
Sanitaire:  Deuxième  année  1880,  pag,  728-729-730. 

(2)  Giornale  della  Società  Italiana  irigiene,  —  Anno  II,  N.*^  364,  pag.  372-373-374. 

(3)  Revue  tfllygiène  et  de  Police  Sanitaire,  —  Première  année  1879,  pag,  90S, 

II 


idee  di  Hufeland  (i)  e  dopo  la  costruzione  di  alcune  altre  in  Prussia  (2)  ^ 
di  qualcuna  pure  in  Italia  (s),  tutte  più  o  meno  inspirate  al  concetto  di  socr^ 
correre  i  casi  di  morte  apparente,  che  la  questione  non  meritasse  più  aX* 
cuna  considerazione,  perchè   ormai  i  nuovi  ordinamenti  civili  nelle  divers^e 
nazioni,  e  le  disposizioni  di  legge  e  dei  regolamenti  locali  escludessero  ^sl 
possibilità  di  cotesto  tristo  avvenimento;  e  ben  può  dirsi  che  esse  davvero 
lo  rendano  quasi  impossibile.  Però  T incremento  dell'igiene,  il  favore  dkxe 
va  guadagnando  nelle  moltitudini  e  presso  i  Governi,  per  il  benefizio  inces- 
sante d*  insegnamenti  direttamente  utili  alle  popolazioni,  ha  fatto  si  che    la 
scienza  tutelare  che  lavora  e  studia  per  il  maggiore  dei  beni,  che  è  la  sa- 
lute, trovi  un  altro  lato  nella  questione  da  mettere  in  evidenza  come  argo- 
mento  irrecusabile  della  utilità,  e  della  necessità  assoluta  nelle  città  delle 
Case  Mortuarie.    Il  fervore   del  bene   sorretto  dal  favore,  dalla   gratitudine 
de*  beneficati  è  sprone  e  nobile  incitamento  a  sempre  nuove  ricerche,  ed 
a  migliori  opere.    Si  è  accertato  con  le    cifre  (la  statistica  è  potente  au« 
siliaria  all'igiene)  come   nelle  città,  e  più  particolarmente  ne'  considerevoli 
centri  di  popolazione,  il  numero  delle  abitazioni  con  poche  stanze,  ed  anche 
con  una  sola  stanza  è  grande,  grande  più  che  non  si  creda.  Da   ciò  pro- 
miscuità de'  morti  co'  vivi  là  dove  non  esistono  depositi  mortuari  per  tutto 
quel  tempo  che  la  legge  esige  prima  della  inumazione.  £  da  questa  promi- 
scuità  grave  jattura  per  la  salute  pubblica.  Che  non  tutti  i  casi  di  decesso 
per  malattie  da  infezione  e  contagiose  vengono  in  fatto  trattati  con  tutti  i 
riguardi  e  con  l'anticipazione,  del  sotterramento,  che  può  dal  medico  veri- 
ficatore  della  morte  essere   ordinata  a  forma  di  legge.    Né  per   gli  altri  è 
da  ritenersi  cosa  innocua  in  ambienti  già   in    pessime  condizioni  igieniche 
la  presenza   di  tm  cadavere   per  molte   ore   anche   prima  che  si   abbiano 
segni  di  putrefazione.  Senza  saggi  microscopici  e  chimici  dell'aria  in  quelli 
contenuta,  l'olfatto  ci  dice  spesso  che  tale  opinione  è  vera.  Si  aggiunga  poi 
la  influenza  morale  penosa,  dolorosa,  che  esercita  sull'animo  dei  superstiti 
la  vista  per  un  tempo  lungo  dell'estinto  in  quella  stanza  che  fu  il  nido,  ed 
è  stata  la  culla  di  affetti  forti  e  gentili,  giacché  anche  il  popolo  sa  amare, 
e  si  avrà  nuova  ragione  da  annoverare  tra  gli  effetti  nocevoli  prodotti  da 
quella  promiscuità. 


(i)  Tardieu:  Dictwnnaire  éTHygiene  pubìique.  —  Paris  1862,  T.  IL  Pag.  628-629-630-631. 

(2)  /^ftnté  iTHygune  sopra  citata.  Denxième  année  1880,  pag.  230. 

(3)  A  Lucca  ove  la  precedente  Casa  Mortuaria  demolita  nel  1871  per  ampliare  lo 
dale  fu  edificata  nel  1850. 


—  103  — 

Ecco  il  vero  lato  della  questione  che  dee  pigliarsi  in  considerazione  al 
presente.  £  sotto  questo  rispetto  ci  proponiamo  di  studiarla  brevemente,  ac- 
cemondo  quindi  al  miglior  modo  di  costruzione  di  un  asilo  mortuario. 

II. 

Posta  cosi  la  questione  dobbiamo  vedere  se  realmente  il  danno  grave, 
quale  da  nói  si  dichiara,  esista  sia  pel  numero  cospicuo  di  abitazioni  tanto 
infelici  da  ricoverare  nelle  città,  e  specialmente  nelle  popolose,  in  una  sola 
0  poche  stanze  tutta  una  famiglia,  sia  per  la  più  facile  diffusione  di  malattie 
«c|  infettive  e  contagiose,  e  pel  deterioramento  igienico  che  induce  in  generale 
la  permanenza  de'  cadaveri  nel  domicilio. 

E  relativamente  alla  prima  ragione  del  danno  a  dimostrarla  ci  basteranno 
pochi  dati  numerici,  che  si  riferiscono  ad  una  grandissima  e  ad  una  pic- 
cola città  in  condizioni  di  vita  sociale  ed  economica  quasi  opposte  tra  loro, 
perchè  viva  l'una  ed  attiva  per  numerosissime  industrie  manifatturiere,  ed 
attraente  popolazione  delle  diverse  parti  della  nazione  e  dall'estero,  pochissimo 
manifetturiera  Taltra,  e  vivente  più  che  del  lavoro  industriale,  dei  prodotti 
di  quello  agricolo.  A  Parigi,  secondo  le  asserzioni  del  dott.  E.  R.  Perrin  (i), 
in  una  città   di   2,000,000  di  abitanti,    sopra    684,952  locali  che  servono 
all'abitazione,  468,641  hanno  un  valore  locativo  minore  di  300  lire  annue, 
ed  in  alcuni  circondari  popolosi  tali  abitazioni  molto  ristrette,  a  tener  conto 
del  prezzo  in  un  sì  grande  centro ,  rappresentano  nove  decimi  del   totale. 
Ed  niUL  parte  poi  di  esse  viene  destinata  in  secondo  affitto  a  camere  am- 
mobiliate che  raccolgono  in  7244  di  quei  refugi  insalubri  circa  100,000  per- 
sone. A.Lucca,  città  di  21,286  abitanti,  esistono  350  abitazioni  di  una  sola 
0  di  due  stanze  occupate  da  circa  1000  persone  (2). 

Da  tale  agglomeramento  in  qualunque  città  restando  evidente  la  neces- 
sità della  permanenza  de'  cadaveri  tra  i  vivi,  ove  non  esistano  depositi  mor- 
tuari, ne  emerge  la  vera  ragione  del  danno  che  igienicamente  devono  averne 
le  popolazioni  povere  delle  città  stesse,  reso  anche  maggiore  dal  fatto  che 
già  vivono  in  mezzo  a  condizioni  insalubri  di  ogni  maniera.  Nelle  classi  a- 

(f)  Revue  d^Hygtkne  sopra  citata  —  Deuxième  année,  1880,  pag.  231. 

(2)  Questi  dati  si  raccolsero  da  una  Commissione  nominata  dal  Consiglio  Municipale  quando 
nel  1873  il  medesimo  studiava  la  convenienxa  di  non  riedificare,  per  una  veduta  economica» 
la  Casa  Mortuaria  compresa  nelle  demolixioni  rese  necessarie  daU'ampliazione  dello  spedale. 
Furono  raccolti  parrocchia  per  parrocchia  e  passando  in  rivista  strada  per  strada  e  ad  una 
ad  una  le  diverse  abitazioni  de'  poveri. 


—    104   — 

giate,  e  tra  i  privilegiati  della  fortuna  l'ampiezza,  e  la  vastità  delle  case,  i& 
la  perfetta  esecuzione  delle  prescrizioni  igieniche  suggerite  dal  medico  ne  pc^^ 
trebberò  assicurare  nei  casi  comuni  per  la  permanenza  del  cadavere  al  do^ 
micilio  fino  al  momento  del  trasporto  al  cimitero.  Ma  è  in  quelle  anguste 
case  del  povero,  dove  mal  tenute  latrine  e  sporcizie  d'animali  domestici,  ctxe 
spesso   per  ignoranza  ed  invincibile  consuetudine  si  tengono  ad  appuzzare 
gir  ambienti,  ed  emanazioni  dall'esterno  in  oscure  e  luride  viuzze  accumix- 
lano  tanta  causa  di  malsania,  è  in  coteste  che  dovrebbe  giacere  sopra  ixn 
lurido  e  spesso  unico  letto  per  molte  ore,  e  talvolta  per  necessità  inesora- 
bile di  serviamo    anche  per  un  intiero  giorno,  il  cadavere  del  difterico,  d^ 
tifoso,  della  donna  morta  d' infezione  puerperale  ;  che  nelle  piccole  città  per 
pregiudizio  non  ancora  vinto  raro  è  che  la  madre  legittima  ricorra  per  sgra- 
varsi all'Ospizio  di  Maternità.  Or  com'  è  possibile  che  la  presenza  di  esso, 
non  solo  non  aumenti  le  ragioni  d'insalubrità  in  quelle  stanze,  ma  non    vi 
diffonda  altresì  più  abbondanti  i  germi  specifici  di  ima  malattia  infettiva  e 
talora  contagiosa  già  accumulatisi  durante  la  vita?  I  cadaveri  poi  tenuti  in 
condizioni  simili  anche  senza  che  siano  il  prodotto  di  una  infezione  acuta 
dell'organismo,   e  senza  che  presentino  alcun  segno  di  putrefazione  bisogna 
che  diano  luogo  allo   svolgersi  di    esalazioni  inquinanti    l'aria  dovute   allo 
scomporsi  dei  liquidi  organici  ed  alle  emanazioni  del  corpo  che  già  imbrat- 
tarono il  letto  nell'ultimo  periodo  della  malattia.  Né  in  tali  circostanze  di 
persone  e  di  luoghi  è  facile,  per  non  dire  che  è  impossibile,  avere  la  puli- 
tezza del  cadavere  come  si  costuma  tra  le  persone  agiate,  e  che  intendono 
certe  esigenze  igieniche,  ed  intendendole  hanno  modo  di  sopperirvi.  Non  ^ 
quindi  da  negarsi  la  necessità  igienica  della  sollecita  rimozione  de'  cadaveri 
dalle  case  del  povero  per  qualunque  malattia  sia  avvenuto  il  decesso. 

Non  è  poi  neppure  da  discutere  sulla  convenienza  della  rimozione  anch^ 
più  sollecita  di  essi,  e  per  tutti  i  cittadini  indistintamente,  nelle  morti  di 
malattie  infettive  (zimotiche)  anche  quando  non  abbiano  mostrata  indole  ma 
nifesta  di  contagiosità  in  una  singola  epidemia,  essendo  tale  rimozione  utit 
misura  igienica  suggerita  dalla  più  elementare  saviezza.  Né  parleremo  dell^^ 
assolutamente  contagiose  per  le  quali,  dominino  o  no  con  genio  popolare^^' 
sempre  dai  Municipi  e  dalle  Autorità  Governative  si  pigliano  prowediment 
speciali  per  le  inumazioni,  onde  queste  riescano  pronte  e  circondate  da  qùélU 
cautele  che  valgono  a  circoscrivere  e  limitare  l'epidemìa. 

Ma  oltre  queste  ragioni  per  raccomandare  alle  Amministrazioni  Municipali 
la  costruzione  delle  Case  Mortuarie  nelle  città,  non  parlano   forse,  ed 
bastanza  eloquentemente,   i  casi  di    morte   improvvisa   che    accadono  sulh 


—  i6s  — 

pubblica  via,  ed  i  suicidi  fuori  della  propria  abitazione,  e  le  asfissie  da 
qualunque  causa  ?  In  tutti  questi  casi  se  lo  spedale  non  apra  le  sue  porte, 
cosa  che  per  onore  del  vero  dobbiam  dire  non  frequente  ad  avvenire, 
occorre  un  rifugio  all'  individuo  spesso  in  istato  di  dubbia  morte,  e  spe- 
cinlmente  se  non  ha  in  città  famiglia  o  stabile  dimora.  £  pel  caso  di 
«sposizione  di  un  cadavere  per  la  necessaria  identificazione  non  possono 
esse  prestare  un  utile  servizio  ?  Possono  prestarlo;  ed  ammessa  per  altre 
ragioni  la  necessità  delle  medesime,  l'utile  che  se  ne  può  trarre  ad  altri 
fini  è  incontestabile,  molto  più  che,  come  mostreremo,  la  spesa  per  rag- 
giungerli non  aumenta  affatto  nella  costruzione. 

III. 

Ma  prima  di  dire  del  miglior  modo  di  costruire  una  casa  mortuaria, 
convien  porsi  il  quesito  :  se  debbono  tali  stabilimenti  esser  per  l' uso  ob- 
hlì^atorì  o  facoltativi. 

Per  noi  non  devono  essere  obbligatori  \  perchè  per  certi  riguardi  igienici, 
che  possono  avere  in  altro  modo  una  piena  soddisfazione  nel  domicilio 
privato  là  dove  le  angustie  della  casa  e  de'  mezzi  economici  non  li  vietano, 
e  le  cognizioni  ormai  abbastanza  divulgate  su  argomenti  d'igiene  per  di 
più  li  suggeriscono,  non  si  deve  impedire  a  tutti  indistintamente  una  ma- 
nifestazione rispettabile  d'affetto  che  si  vuole  esprimere  da  molti  con  il 
rendere  gli  estremi  uffici  di  pietà  verso  i  loro  cari  estinti  fino  a  compome 
1^  salma  nella  cassa  mortuaria  in  quella  istessa  stanza  in  cui  l'amata  per- 
sona moriva,  di  là  avviandola  direttamente  al  Cimitero.  Solo  eccezionalmente 
possono  essere  obbligati  tutti  i  cittadini  a  deporre  i  loro  morti  nella  Casa 
Mortuaria  nel  caso,  come  dicevamo,  di  decessi  per  malattie  da  infezione 
^ta  con  indole  di  contagiosità,  sebbene  non  ancora  dimostrata  per  ripe- 
tiaone  di  altri  casi.  Nell'occasione  poi  luttuosa  di  morbi  popolari,  deve 
l'Autorità  cui  fa  debito  l'Amministrazione  Sanitaria,  sia  nel  Governo  sia 
nel  Comune,  provvedere  secondo  le  circostanze  esigono.  Né  devono  essere 
<>bbligatori  per  un'  altra  ragione,  che  è  quella  di  diminuire  la  spesa  per 
lunpianto  di  essi,  la  quale  facendo,  carico  ai  Municipi  desterà  sempre 
difficoltà  maggiore  ad  esser  deliberata  quanto  più  sia  alta.  £  più  sarà  alta 
<ltianto  più  sia  grande  il  numero  de*  cadaveri  che  dev'essere  ospitato,  ed 
«levato  il  grado  delle  esigenze  circa  l'interna  sistemazione  e  l'addobbo 
PW  parte  delle  famiglie,  anche  privilegiate  della  fortuna,  costrette  ad  usarne. 

Noi  stimiamo  giusto  e   consentaneo   alle  ragioni   suddette   che  gli  Asili 


—  i66  — 

■ 

Mortuari  nelle  città  abbiano   ad   essere  facoltativi.   E  V  esperienza  che 
parecchi  anni  abbiamo  di  quanto  succede  a  Lucca,  ove  funziona  una  Ca 
Mortuaria  di  modeste   proporzioni,  ma  sotto    ogni   rispetto  rispondente 
bisogni  pe'  quali  fu    istituita,    ci   conferma  pienamente    nella    bontà    de 
espressa  opinione.  Ciò  che  non  s' impone  per  obbligo   viene    più  volontic 
eseguito,  e  lasciando  libertà  alle  famiglie  ne'  casi  ordinari  di  portare  o  i 
i  cadaveri  alla  Casa  Mortuaria,  si  ottiene  che    vi    siano    trasportati    qu; 
tutti.  Poiché  sanno  che  in  quel  luogo  a  tutto  è  provvisto  per  il  rispetto  n 
solo,  ma  per  il  decoro  altresì,  e  per  ogni  evenienza  anche  di  morte  ap] 
rente.  A  Lucca  sopra  una  totalità  di   looo,  e   poco   più    cadaveri,   che 
città  fornisce  all'  anno  (0,  900  circa    sono    deposti  nella  Casa    Mortuai 
Municipale.  In  questi   nove   decimi  della  dolorosa   schiera    sono    compri 
cadaveri  provenienti  dalle  famiglie  più  rispettabili  per  coltura,  per  gentilez 
d'  animo  e  di  costume,  e  per  censo. 

IV. 

Dove,  e  come  dee  esser  costruita  una  Casa  Mortuaria,  perchè  rispondendo 
ogni  esigenza  igienica  soddisfi  nel  miglior  modo  all'ufficio  per  cui  viene  eretl 

Stando  agi'  igienisti  più  coscienziosi  e  diligenti  nel  tener  conto  di  o§ 
cagione  d' insalubrità  e  di  ogni  inconveniente  ne'  servizi  di  questo  gene 
dovrebbe  scegliersi  per  la  costruzione  di  un  Asilo  Mortuario  luogo  amei 
e  lontano  dall'  abitato,  nelle  città  alla  periferia.  Dovrebbe  T  Asilo  aver  s 
veglianza  continua  per  il  caso  remoto,  ma  pur  possibile,  di  morte  apparei 
e  per  altre  gravi  ragioni  di  verificabile  violazione  del  luogo  (2X  Per  la  inte 
disposizione  a  darglisi  chi  predilige  il  sistema  cellulare  presente  vigent 
Francoforte  (3),  ed  a  Chemnitz  (4),  e  suggerito  in  Francia  alla  Società 
Medicina  Pubblica  e  d'Igiene  professionale  dai  sigg.  Bonnamaux  ,  Gast< 
Trélat,  e  Lafallye  (5),  chi  il  sistema  a  sale  adottato  in  Baviera  (6). 

Niun    dubbio    che    dovendo    determinarsi    a  priori   il  sito  per   le  C 
Mortuarie  le  qualità  accennate  non  avessero  sempre   a  ricercarsi.   Ma 
determinazione  nel  caso  concreto  cpnvien  farla  cercando  sempre   di  co 

(i)  Fra  questi  figurano  i  decessi  dello  spedale  civile  che  riceve  gli  ammalati  di  I 
la  provincia,  e  quelli  delle  milizie  stanziate  nella  città. 

(2)  Roncati:  Compendio  tf/gUne,   —  Napoli  1876,  pag.  468. 

(3)  Tardieu  :  Luogo  citato.  , 

(4)  Giornale  della  Società  Italiana  tt  Igiene, —  Anno  II,®  N.  3  e  4,  pag.  373. 

(5)  Revue  d'Hygiine:  Luogo  citato  —  pag.  47-48-239. 
{6)  Tardieu  :  Luogo  citato. 


—  107  — 

jpte  tali  stabilimenti  con  il  rimanente  del  servizio   mortuario    di  cui   sono 
ìk  parte.  Ora  i  Cimiteri ,  verso  i  quali  essi  sono   propriamente  la  prima 
tttboe,  in  obbedienza  alle  giuste  esigenze  dell'  igiene  si  costruiscono  fuori 
t  lontani  più  che  sia  possibile    dalle  città,  e  si  cerca  di    spingerli   sempre 
fi  kmtam.  Affinchè  siano  soddisfatte  le  necessità  ineluttabili  del  giornaliero 
rniino  occorre  che  le  Case  Mortuarie  si  edifichino  o  presso  quelli  o  sulla 
ndie  vi  conduce,  adattandosi  all'impero  della  necessità.  Altrimenti  dovendo 
e    il    luogo    con    le  migliori    condizioni    igieniche ,  il  più   delle 
lalte  si  moltiplicherebbe  tanto  il  servizio  da  renderlo   inattuabile.  Ma  alla 
cfificazione  presso  i  Cimiteri  opponendosi  la  legge  che  non  vuole  in  Italia 
iama  abitazione  (e  quella  del   custode   non  può    non   considerarsi    come 
tfele)  dentro  il  raggio  di  metri  200  da  loro  (i),  non  resta  che   attenersi  a 
^  luoghi    più  adatti  che  si  trovino  tra  la  città  ed  il  suo  Cimitero  ;   alla 
periferìa  ed  in  parte  abitata  per   le    piccole  città,   ne'  circondari   popolosi 
delle  grandi,  se  in  queste  occorra  costruire  più  d' una  Casa  Mortuaria,  cer- 
cando possibilmente   luoghi    ove   meno   spesseggi   il  caseggiato.  L'assoluta 
ÌDoocuità  di  tali  stabilimenti  è  pienamente  garantita  dai  provvedimenti  che 
s  adottano  nel  costruirli. 

Nel  confronto  tra  la  interna  disposizione  a  ce//ule  ed  a  sa/e  e  per  la  minore 
ipesa,  e  per  la  ragione  estetica  sarebbe  preferìbile  il  tipo  a  sale.  La  ripetizione 
per  ogni  cellula  non  solo  degli  utensili  di  assoluta  necessità  per  la  conve- 
niente deposizione  del  cadavere,  ma  altresì  dei  mezzi  di  rìscaldamento  e  d'illu- 
ninirìone  non  può  non  accrescere  la  spesa  occorrente.  E  dal  lato  estetico 
la  cellula  desta  troppo  viva  l' immagine  della  tomba  ;  sia  pure  abbellita  dai 
fktti  e  ravvivata  dalla  luce,  come  quelle  di  Francoforte,    è  una    tomba  di 
pandi  dimensioni,  abbellita,  ed  infiorata.  E  tale  dee  mostrarsi  al  visitatore 
dalla  firedda  e  lugubre  sala   di  veglia  spingendovi  lo  sguardo.  Mentre   una 
lala  grande  dipinta  a  colori  chiari,  provvista  di  molta  luce,  da  ampie  fine- 
stre munite  d' inferriate  di  bella  forma,  con  letticciuoli  in  ferro  ricoperti  di 
materasso  e  circondati  di  una  cortina  in  tela  a  foggia  di  zanzariere,  da  ab- 
bassarsi quando  il  letto  è  in  servizio,  ha  più  l' aspetto  di  un  bel  dormentorio 
da  operai  molto  propri  e  provvidi,  che  pensino  alla  salute  ed  insieme  alla 
pulitezza,  ricorda  più  una  ridente  sala  di  un  modesto  spedalino  di  qualche 
boigata  campagnola,  che  l'asilo  della  morte.    Due    sale  sole   possono   ba- 
stare, una  per  i  comuni  decessi,  l'altra  pei   decessi  da  malattie  infettive  e 
contagiose.  Per  il  resto  della  intema  disposizione,  sia  pel  numero  come  per  la 

(i)  Alt.  65  del  Regolamento  di  Sanità,  23  giugno  1874. 


—  i6S  — 

destinazloixe  ed  ampiezza  delle  altre  stanze,  i  bisogni  della  dttà,  e  la  po] 
zione  di  essa  debbono  esser  guida  nel  redigere  un  progetto  di  Casa  Mortu 
che  possa  ben  rispondere  in  ogni  caso  allo  scopo  per  cui  s'istituisce. 

Ecco  come  a  Lucca,  città  di  20,421  abitanti  secondo  1  risultati  del 
simento  del  x88i,  con  la  mortalità  media  nell'ultimo  quinquennio  di  < 
1000,  fii  costruita  la  nuova  Casa  Mortuaria,  da  noi  ideata  e  diretta,  e  e 
funziona  con  il  suo  sistema  a  sale. 

Alla  periferìa  della  città  presso  le  mura  in  luogo  poco  abitato  verse 
nente,  sopra  una  piazza  donde  si  accede  alla  porta  che  guida  al  Cimil 
sorge  su  i  disegni  dell'architetto  comunale  signor  Ciro  Bastianoni,  e  sopra 
area  di  m.  q.  324.24  ombreggiata  dagli  alberi  e  dalle  verdi  pianta^ 
del  viale  delle  prossime  mura  passeggiabili,  la  nuova  Casa  Mortuaria 
architettura  d'ordine  dorico,  severo,  quale  si  addice  al  suo  ufficio  m 
e  pietoso,  ma  al  tempo  stesso  per  la  correzione  e  la  semplicità  delle  1 
piacevole.  È  elevata  sul  suolo  circa  30  centimetri,  non  ha  alcun  p 
sopra  di  sé,  che  la  casa  del  custode  sopra  un'  area  di  m.q.  94.05 ,  le 
al  fianco  di  mezzodì,  indietro  però  dalla  linea  di  fronte  tanto  da  scop 
quasi  per  intiero,  come  per  intiero  è  scoperto  quello  di  settentrione,  ce 
che  isolata  per  tre  lati  ben  si  presenta  all'occhio. 

Figura  i.* 


X.  Ingresso. 

3.  Sala  comune  di  deposito, 

3.  Detta  speciale. 

4.  Detta  da  dissexioni. 

5.  Abitazione  del  custode. 


6.  Passaggio  alle  Infermerie. 

7.  Caloriferi.  . 

8.  Vasche. 

9.  Giardinetto. 


C2 


•^    169     — 

La  interna  disposizione  (  V,  Fig.  I)  ne  è  semplice,  mentre  risponde  in 
tatto  ai  bisogni  del  servizio.  Un  vestibolo  al  centro  di  m.  13.20  in  lungo 
€0Q  m.  5.10  di  larghezza  ed  alto  m.  7.85  {V.  Fig.  I,  i)  per  quattro  grandi 
pone,  due  per  lato,  provviste  di  cristalli  opachi  ed  a  rosta  fissa,  dà  accesso 
dd  lato  di  mezzodì  alla  sala  più  grande  (  V.  Fig.  I,  2),  pe'  decessi  comuni 
<m.  15.70  su  m.  5.90  di  larghezza  ed  alta  m.  7.85;  dall'altro  di  setten- 
trione ad  una  più  piccola  sala  (  V.  Fig.  I,  3),  che  può  servire  a*  decessi 
fi  malattie  epidemico-contagiose,  e  ad  una  seconda  sala  (K  Fig.  I,  4) 
fi  minor  grandezza  destinata  alle  sezioni  pel  fisco,  non  che  del  vicino  spe- 
=1  (Uè  che  ha  per  sé  locale  apposito.  Il  vestibolo  serve  di  sala  d*  aspetto 
fi  sodalizi  religiosi  e  civili  che  compiono  ed  associano  il  trasporto,  e  può 
(Rie  aperto  al  pubblico  per  il  caso  di  qualche  esposizione  di  cadavere 
ad  modo  che  di  sotto  è  accennato. 

U  luce  vi  penetra  copiosa  dalle  ampie  finestre  a  cristalli  opachi  tutte 
ìk^  meno  quelle  della  sala  destinata  alle  sezioni  del  fisco,  e  soltanto  nella 
potè  superiore  mobili  per  la  rosta.  Durante  i  servizi  notturni  il  locale 
iillnminato  largamente  dalle  fiammelle  del  gas  portate  da  eleganti  bracci. 
Alla  ventilazione  dello  stabilimento  è  provveduto  naturalmente  per 
l'ampia  porta  del  vestibolo  chiusa  solo  nella  parte  mobile  da  cancello 
con  lamiera  di  ferro  ed  aperta  nella  rosta  in  comunicazione  con  le  aper- 
tnre  superiori  delle  finestre  nelle  sale,  e  con  la  porta  che  dalla  gran 
sala  conduce  al  passaggio  per  lo  spedale  dietro  la  casa  del  custode 
{V.  Fig.  I,  6).  Il  qual  passaggio  al  di  là  del  muro  di  mezzodì  della  casa 
stessa  (  V.  Fig.  I,  5)  diviene  un  corridojo  scoperto,  che  guida  ad  un  giar- 
dino appartenente  al  vicino  spedale.  Questo  modo  di  ventilazione  può  essere 
osato  quando  le  sale  sono  vuote,  ed  anche  quando  vi  siano  cadaveri  deposti, 
se  piaccia.  Che  del  resto  un  altro  modo  di  ventilazione  è  stabilito  artificial- 
oiente  mercè  una  conduzione  aerea  che  comincia  per  varie  bocche  aperte 
nello  spessore  del  muro  Del  contorno  esterno  delle  finestre,  e  termina, 
percorrendolo,  nell'interno  delle  sale  a  terra  per  piccole  aperture  corri- 
spondenti ad  una  per  ogni  lato  di  finestra  (0,  messa  in  attività  tale  con- 
duzione dall'attrazione  esercitata  dai  caminetti ,  che  sono  in  tutte  le  sale 
(^Fig.  I,  I)  a  tale  oggetto,  oltreché  per  servire  al  riscaldamento.  Ausib'ario 
poi  di  tale  ventilazione  artificiale,  ausiliario  debole  si  ma  pur  nondimeno 
efficace,  è  il  modo  di  disinfezione  dell*  ambiente    che  circonda  immediata- 

.  (i)  Vedansi  nella  Fig.  I  i  piccoli  punti  bianchi  ai  lati  delle  finestre  delle  due  sale  di 
ffeposito  nello  spessore  del  muro,  e  nella  metà  intema  difesso.  - 


—  ryo  — 
mente  il  cadavere  in  deposto,  mentre  garantisce  il  Tidoato  dall'emanazioni 
della  Casa  Mortuaria,  e  che  tosto 


"^z^~Wji\».ìSAr=  ^ 


Semplice  ne  è  la  mobilia,  ma  linda  e  dicevole  al  rispetto  che  impone  L 
più  grande  delle  umane  sventure.  I  letticciuoli  di  ferro  {V.  Fig.  II,  D)  d 


—  171  — 

m.  2  in  lungo,  su  m.  0.60  di  largo,  a  piano  leggermente  inclinato,  e  con 
dolce  rilievo  alla  testata  che  simula  il  capezzale,  sono  tinti  in  nero  e  muniti 
di  materasso  di  crine  vegetale  vestito  di  gomma  elastica.  Hanno  al  di  sopra 
ano  zanzariere  (F.  Fig.  U,  E)  color  di  tela  di  canapa  greggia,  guarnito  in 
nero  e  sostenuto  da  un  intelajatura  in  ferro  mobile  sul  muro ,  che  si  ab- 
bassa e  si  alza  col  mezzo  di  una  carrucola  dal  basso  ;  sul  muro  al  di  sopra 
dello  aanzarìere  il  numero  progressivo  del  letto  in  majolica.  Una  lampada 
ad  olio  pendente  al  centro  della  sala,  quando  è  in  servizio,  i  termometri 
alle  pareti,  brune  tende  alle  finestre  per  evitare  con  i  raggi  solari  il  so- 
verduo  riscaldarsi  delle  stanze,  lo  completano.  Il  mobilio  ed  insieme  la 
cEspoaizfone  de'  colori  alle  pareti  fatte  a  somiglianza  dello  stucco  venato  in 
chiaio,  con  basamento  non  tanto  scuro,  danno  alle  sale  un  carattere  emi- 
nentemente serio,  ma  non  lugubre. 

A  limnovere  ogni  possibile  emanazione  dannosa  ad  ogni  capoletto  è  un 
piccolo   finestrino  (  V,  Fig.  II,  G) ,  donde  incomincia  un  condotto  d'aria  che 
con  fiognatura  della  parete  corrispondente,  e  poi  del  pavimento  (F.  Fig.  I,  2, 
3,  e  4),  e  quindi  della   parete    del  vestibolo   ascende    fino  al  tetto,  al  di 
sopca  del  quale  sbocca  con  altrettanti  fumajoli.  Nella  parete  del  vestibolo 
ginafeo  all'altezza  di  un  metro  e  cinquanta  centimetri  circa  dal  pavimento 
inoontra  nna  piccola  cameretta  chiusa  con  sportellino  a  cristallo  (  V,  Fig.  Ili,  C)^ 
ove  aide  un  forte  getto  di  gas,  che  aspirando  l'aria  dal  di  sotto  dello  zan- 
zariere quando  è  abbassato,  ne  promuove   il  rinnovamento,    mentre  l'avvia 
aU'uata  dopo  averne  distrutto,  abbruciandolo,  ogni  germe  dannoso  che  per 
avtentura  potesse  contenere. 

Cotesti  getti  di  gas  dee  ritenersi  che  abbrucino  realmente  i  prodotti  di 
scomposizione  del  cadavere,  giacche,  oltre  non  avere  mai  nelle  sale  alcuna 
cattiva  esalazione,  il  nostro  custode  asserisce  di  avere  costantemente  osser- 
vato che  ove  in  qualche  cadavere  comincia  alcun  segno  di  putrefazione  la 
fiammrfli^  corfispondente  del  gas  abbrucia  con  maggior  vivezza  di  luce  e 
eoa  nn  fiiscio  luminoso  doppio  delle  altre  che  hanno  la  stessa  pressione. 


Figura  3.' 


—   172   — 

Quando  si  depone  un  cadavere  viene  abbassato  lo  zanzarieie,  ed  ac 
il  gas  nella  corrispondente  cameretta  che  porta  sopra  di  sé  eguale  il 
mero  d'ordine  del  letto.  In  casi  straoidinarl,  quando  vi  ha  anche  il  rei 
dubbio  di  molte  apparente,  s' infilano  alle  dita  delle  mani  del  cada 
dubbio,  incrociate  prima  sul  venUe,  gli  anelli  destinati  a  mettere  in  gii 
un  apparecchio  elettrico  semplicissimo 
che  servirebbe  ove  si  desse  mai  l'oc- 
casione, a  dar  l' allarme  al  custode. 
Cotesti  anelli  per  mezzo  di  un  cor- 
doncino di  seta  fanno  capo  all'estre- 
mila inferiore  di  una  S  metallica  con 
la  curva  inferiore  assai  più  piccola  della 
superiore  articolata  sopra  una  tavoletta 
che  è  a  capo  del  letto  (  V.  Fig.  II,  F), 
Per  una  trazione  anche  dell'  estensione 
minima  di  un  centimetro  la  S  manda 
innanzi  la  estremità  superiore  della  cur- 
va pili  grande,  e  chiude  un  circuito 
elettrico,  dentro  il  quale  sta  una  suo- 
«lerla  d'allarme  continuo,  che  trovasi 
in  casa  del  custode  con  una  tavola  in- 
dicativa de'  numeri  de'  letti  nelle  sale. 
Il  custode  ed  il  suo  servo  sono  anche 
istruiti  perfettamente  nel  modo  di  pra- 
ticare la  respirazione  artificiale  col  mi- 
glior metodo  (0.  Di  più  ad  eccesso 
di  cautela  al  di  sotto  della  tavola  elettrica  indicatrice  de'  Ietti  trova 
bottone  di  un  campanello  elettrico  che  per  mezzo  di  lungo  filo  va,  tra^ 
-al  giardino  dello  spedale,  a  far  capo  in  una  delle  inferroerìe  per  gl'in 
diati  soccorsi  in   qualunque  evento. 

Per  il  caso,  che  pur  si  è  dato,  di  esposizione  di  un  cadavere,  al  p 
d'intersezione  del  terzo  verso  il  mezzogiorno  con  gli  altri  due  della  gr; 


(i)  n  mEglioT  metodo  k  per  l' esperienza  fallane  con  resultali  meravigliosi  quell< 
prof.  Facini  di  Firenze.  Con  es(o  anche  di  leccate  qui  a  Lucca  si  t  avuta  la  resurre 
di  un  neonato  asfittico  dopo  65  minuti  di  manovn.  Il  caso  particoUreggiato  t  nurati 
esattezia  dall'ostetrico  assistente  doti.  G.  Lippi  aù\' Impaniale  di  Firenze  N.  30,  18S1. 1 
i  diversi  casi  che  fanno  convinti  dell'eccellenza  di  cotesto  metodo  sugli  altri  veggoi 
sposti  in  dettaglio  nello  SptrimiHtali  del  1876,  N.  I, 


—  »73  — 
sala  si  stabilisce  una  provvisoria  divisione  per  mezzo  di  un'alta  cortina,  sì 
coglie  an  cristallo  appositamente  mobile  ad  ognuno  de'  due  battenti  della 
pofta  più  vicina  all'ingresso  estemo  nel  vestibolo,  e  questo  si  apre  al  pub- 
blico dopo  avere  esposto  il  cadavere  sopra  un  letticciuolo  nello  spazio  della 
sda  cosi  delimitato  verso  mezzodì,  togliendone  gli  altri. 

Questa  Casa  Mortuaria  che  funziona  dal  maggio  del  1876  per  la  libera- 
lità intelligente  del  Consiglio  comunale  di  Lucca  cui  piacque   imporsi  una 
spesa,  grave  per  avere   un   servizio  modello,  e  trovasi  in  città,  se  non  nel 
fitto  ddl'  abitato,  però  vicino  assai  alle  abitazioni,  dalle  quali  è  divisa  dalla 
casa  del  custode  (F.  Fig.  I,  5)  e    dal   lungo  corridojo  scoperto    ricordato 
di  sopra  per  una  parte,  e  per  V  altra  da  un  giardinetto  (  F.  Fig.  I,  9),  non  ha 
recato  danno  e  neppure  molestia  ai  vicini.  Si  mantiene  con  poca  spesa,  che 
sole  50  lire  al    mese  ha  il  custode,  e  30  il  suo  servo;  meno  di  100  lire 
all'umo  costa  per  il  gas,  e  per  il  servizio  elettrico  pochissime  lire  bastando 
i  xnmovamento  completo  degli  elementi  della  pila  ogni  quattro  anni,  e  del 
flOrtennto  di  essi  ogni  due.  Quanto  al  mobiliare,  mercè  le  lavande  che  con 
h  buona  distribuzione  dell'acqua  in  ogni  stanza  (K  Fig.  I,  8)  possono  farsi 
e  sono  fatte  con  larghezza,   specialmente  sui   materassi   di  gomma  elastica 
può  dirsi  esser  nuovo.  Costò  L.  32,881.68,  ma  di  queste  L.  13,728.80  furono 
spese  nell'acquisto  di  una  casa  contigua  per  ridurla  ad  abitazione  del  custode, 
e  di  un*  altra  dal  lato  di  levante  per  il  conveniente  isolamento  mediante  il 
giardinetto  (0. 

Di  fronte  al  tipo  a  cellule  al  quale  possono  riferirsi  tutti  i  diversi  pro- 
getti di  Case  Mortuarie  presentati  ultimamente  dall'architetto  Bonnamaux  e 
dai  signori  Gastone  Trélat  e  Lafollye  alla  Società  di  Medicina  Pubblica  e  d'  I- 
giene  professionale  a  Parigi  (2),  e  nel  seno  della  stessa  ampiamente  discussi, 
il  tipo  delle  Case  Mortuarie  a  sale  non  merita  ancora  l'abbandono.  Oltre 
le  ragioni  addotte  d'ordine  estetico  ed  economico  (poiché  noi  ci  permet- 
tiamo di  dubitare  che  l'ingegnoso  e  grandioso  progetto  dell'architetto  Bon- 
namaux e  l'altro  del  signor  Gastone  Trélat  possano  esser  condotti   a  com- 

(i)  Di  questa  Casa  Mortuaria  furono  presentati  all'Esposizione  Medica  di  Genova  del 
1880  in  altrettante  fotografie  il  prospetto,  la  pianta,  e  l'interno  in  scorcio  sia  del  vesti- 
bolo, sia  della  sala  pei  decessi  comuni.  Di  più  da  uno  dei  sottoscritti  ne  fu  dato  un 
cenno  nella  Sezione  IV  del  Congresso  Medico.  Ma,  o  che  sembrasse  cosa  non  meritevole 
£  speciale  considerazione,  o  che  nella  moltiplicità  degli  oggetti  da  vedersi  e  discutersi 
sfoggisse  all'attenzione  del  Giuri  della  classe  stessa,  fatto  si  è  che  non  ebbe  l'onore  nep- 
pure di  una  semplice  menzione  onorevole. 

(2)  Revue  (Tlfygiìne  et  di  Police  Sanitaire,  —  Deuxième  année  1880,  pag.  47,  239. 


—   174  — 
pietà     esecuzione  con  la  somma  presunta    di    35,000  lire  il  primo,    e 
25,000  il  secondo,  specialmente  se  edificabili  con  espropriazione  di  case 
giato) ,  stanno  per  questo  altresì  i  resultati  dell'esperienza.  E  quando  in  i 
pubblico  servizio,  come  il   mortuario  geloso  per  il  lato  igienico  e  moral< 
possono  aversi  soddisfatte  le  ragioni  severe  delU  scienza,  e  quelle  sante  de 
Tafietto,  con  una  spesa  relativamente  minore  ed  anche  con  la  certezza 
non  averne  inconvenienti,  è  molto.  È  tutto,  potrebbe  dirsi,  per  il  fine  ci 
si  vuole  raggiunto  con  1*  istituzione  di  tali  stabilimenti. 

Non  può  negarsi  il  merito  alla  iniziativa  venutaci  dalla  Germania  sul 
scorcio  del  secolo  passato  e  nella  prima  metà  del  presente  con  le  sue  gra 
diose  Case  Mortuarie  a  tipo  cellulare^  ma  non  deve  dimenticarsi  che  il  megli 
sostenuto  dai  continui  progressi  delle  scienze,  vien  fiipri  sempre  dai  co 
fronti  esattamente  fatti,  e  molto  più  se  aiutati  dall'esperienza. 


—   '75  — 


DELLA   PELLAGRA   NELLA   PROVINCIA  DI   MILANO. 


Relazione 
del  dott.  Edoardo  Qonsales 

im  nume  della  Commissioni  nominata  dal  J?«  Prefetto  di  Milano, 


(ndro  Riassuntivo  dei  Pellagrosi  della  Provincia  di  Milano  ricavato  da 
Idòmazioni  avute  nel  1880  dalla  Società  Italiana  d'Igiene  e  nel  1881 
àBa  Regia  Prefettura. 


CIRCONDARIO 

Numero 
dei  Comuni 

che  lo 
compongono 

Popolasione 

secondo 

il 

censimento 

187X 

Pellagrosi   indicati  alla 

Società  d'Igiene                 Beglm  PrefBttnn 
(1880)                                   (1881) 

laichi 

Fenniioe 

Totale 

lucili 

FeiBBlÌD6 

Totale 

MHinft  . 

78 
56 
52 
44 

77 

419,786 
172,080 
142,063 
102,519 

173.345 

1,006 

335 
422 

543 
1,225 

772 
346 
380 

384 
799 

1.778 
681 
802 
927 

2,024 

824 

274 

301 

364 

672 

664 

187 

284 

291 

505 

1,488 
461 

585 
655 

1.I77 

Mflfus*  •«..•■■■• 

Gallirate 

Abbiategrasso .... 
Lodi 

Totale.  . . 

307 

1,009,793 

3,531 

2,681 

6,212 

2,435 

1,93 1 

4,366 

I  sottoscrìtti,  chiamati  dall'  illustrissimo  signor  Prefetto  della  Provincia  a 
costituire  la  Commissione  che  avesse  a  suggerire  i  mezzi  più  efficaci  per 
bire  gli  effetti  della  pellagra  col  togliere  o  diminuire  le  cause  che  la  prò- 
<iocono,  credono  di  meglio  corrispondere  al  mandato  anteponendo  alle  loro 
«senrazioni  un  quadro-  statistico,  dal  quale  risulti  il  numero  dei  pellagrosi 
die  Del  1880  e  nel  1881  esistevano  nella  Provincia:  questi  (del  188 1)  furono 
tolti  dai  documenti  consegnatici  dalla  Regia  Prefettura,  quelli  (del  x88o)  dal 
qaestìonario  che  la  benemerita  Società  d'Igiene  indirizzava  ai  vari  comuni,  e 
ciò  allo  scopo  di  promuovere  un'  inchiesta  sulla  fatale  malattia  che  pur  troppo 
domina  fra  la  popolazione  agricola  e  quale  rovinosa  valanga  distrugge,  in- 
ddx)lendo  quella  povera  casta  che  è  tanto  necessaria  e  tanto  benemerita! 

L'organismo  dei  poveri  contadini  va  sempre  più  logorandosi  e  per  l'in- 
Abso  ereditario  e  per  la  miseria,  per  le  condizioni  anti-igieniche  alle  quali 


—  174  — 
pietà  esecuzione  con  la  somma  presmita  di  35,000  lire  il  primo,  e  di 
25,000  il  secondo,  specialmente  se  edifìcabili  con  espropriazione  di  caseg- 
giato) ,  stanno  per  questo  altresì  i  resultati  dell'esperienza.  E  quando  in  un 
pubblico  servizio,  come  il  mortuario  geloso  per  il  lato  igienico  e  morale, 
possono  aversi  soddisfatte  le  ragioni  severe  delU  scienza,  e  quelle  sante  del- 
l'afietto,  con  una  spesa  relativamente  minore  ed  anche  con  la  certezza  di 
non  averne  inconvenienti,  è  molto.  È  tutto,  potrebbe  dirsi,  per  il  fine  che 
si  vuole  raggiunto  con  l'istituzione  di  tali  stabilimenti. 

Non  può  negarsi  il  merito  alla  iniziativa  venutaci  dalla  Germania  sullo 
scorcio  del  secolo  passato  e  nella  prima  metà  del  presente  con  le  sue  gran- 
diose Case  Mortuarie  a  tipo  cellulare^  ma  non  deve  dimenticarsi  che  il  meglio, 
sostenuto  dai  continui  progressi  delle  scienze,  vien  fiipri  sempre  dai  con- 
fronti esattamente  fatti,  e  molto  più  se  aiutati  dall'esperienza. 


—   175  — 


DELLA  PELLAGRA   NELLA   PROVINCIA  DI   MILANO. 


Relazione 
del  dott.  Edoardo  Qonzales 

in  nome  della  Commissione  nominata  dal  J?«  Prefetto  di  Milano, 


Quadro  Riassuntivo  dei  Pellagrosi  della  Provincia  di  Milano  ricavato  da 
informazioni  avute  nel  1880  dalla  Società  Italiana  d'Igiene  e  nel  1881 
dalla  Regia  Prefettura. 


CIRCONDARIO 


Milano 

Monza 

Gallarate 

Abbiategrasso .... 
Lodi 

Totale.  . . 


a      e 

O  3   _   O 

^—  "  B 


78 
56 
52 
44 
77 


307 


Popolasione 

secondo 

il 

censimento 

187Z 


419,786 
172,080 
142,063 
102,519 

173,345 


1,009,793 


Pellagrosi  indiceiti  alla. 


Società  d'Igiene 
(1880) 


Begim  PrefiBttiin 
(1881) 


laschi 


1,006 

335 
422 

543 
1,225 


3,531 


Femmioe 


772 

346 
380 

384 
799 


2,681 


Totale 


1,778 
681 

802 

927 

2,024 


6,212 


laichi 


824 

s274 
301 

364 
672 


2,435 


FemmiDe 


664 
187 
284 
291 

505 


1,931 


Totale 


1,488 
461 

585 

655 

1,177 


4,366 


I  sottoscritti,  chiamati  dall'illustrìssimo  signor  Prefetto  della  Provincia  a 
costituire  la  Commissione  che  avesse  a  suggerire  i  mezzi  più  efficaci  per 
lenire  gli  effetti  della  pellagra  col  togliere  o  diminuire  le  cause  che  la  pro- 
ducono, credono  di  meglio  corrispondere  al  mandato  anteponendo  alle  loro 
osservazioni  un  quadro-  statistico,  dal  quale  risulti  il  numero  dei  pellagrosi 
che  nel  1880  e  nel  i88x  esistevano  nella  Provincia:  questi  (del  1881)  furono 
tolti  dai  documenti  consegnatici  dalla  Regia  Prefettura,  quelli  (del  1880)  dal 
questionario  che  la  benemerita  Società  d'Igiene  indirizzava  ai  vari  comuni,  e 
ciò  aUo  scopo  di  promuovere  un'  inchiesta  sulla  fatale  malattia  che  pur  troppo 
domina  fra  la  popolazione  agricola  e  quale  rovinosa  valanga  distrugge,  in- 
debolendo quella  povera  casta  che  è  tanto  necessaria  e  tanto  benemerita! 

L'organismo  dei  poveri  contadini  va  sempre  più  logorandosi  e  per  l' in- 
flusso ereditario  e  per  la  miseria,  per  le  condizioni  anti-igieniche  alle  quali 


-   178  - 

che  regnano  anche  là  dove  la  pellagra  non  esiste  e  quindi  non  possono  aver< 

importanza  che  come  agenti  predisponenti? 

Ora  prima  di  esporre  quanto  crediamo  utile  per  mitigare  gli  efifetti  delh 

pellagra  si  dovrebbe  rivolgere  l'attenzione  alla  eziologia   della  medesima,  e 

quindi  passare  in  rassegna  quanto  in  proposito  fu  detto  ed  insegnato  da  CaaL. 

che  primo   conobbe    la  pellagra  (0,  fino  a  coloro  che  in  oggi   cercarono: 

di  sciogliere  la  questione  e  con  studi  clinici,  fisiologici  e  chimici,  dando  cqd . 

a  questa  nostra  relazione  un'  impronta  puramente  scientifica  il  che  non  cat» 

risponderebbe  al  quelito  impostoci. 

Solo  crediamo  necessario  dichiarare  di  appartenere  alla  schiera  di  cobro 

che  €  considerano  il  maiz  come  un  alimento  incompleto  ed  insufficiente  a 

€  restituire  all'organismo  i  materiali  necessari  alla  riparazione  delle  perdite 

e  perchè  poco  assimilabile,   ritenendo   la    miseria  con  tutte  le  altre  conse-. 

€  guenze  che  la  circondano    circostanza   favorevole  al  progredire  degli  di» 

€  fetti  della  causa  primitiva  ». 

Dal  che  risulta  anzitutto  la  necessità  di  limitare  l'alimentazione  escla^ 
siva  del  maiz,  che  o  sotto  forma  di  pane,  o  di  polenta,  o  di  focaccia  co^ 
stituisce  quanto  il  povero  della  gleba  ha  da  offrire  a  sé  stesso  dopo  # 
averla  irrorata  col  sudore  della  propria  fronte. 

Ed  a  ciò  non  si  arriva  se  non  promovendo  su  maggior  scala  la  coltK 
vazione  di  cereali  più  assimilabili  e  più  capaci  di  giungere  a  completa  m» 
turanza  :  frumento  e  segale,  : 

Diffatti  per  la  importazione  che  oggi  avviene  nel  nostro  paese  di  grandi 
quantità  di  frumento  d'oltre  mare,  importazione  che  sempre  più  pur  troppa 
lascia  temere  abbia  ad  aumentare  per  la  produttività  di  terreni  colà  bonificaci 
il  nostro  fi^mento  è  scaduto  al  punto  di  quasi  raggiungere  il  valore  d(f 
maiz;  per  cui  non  è  naturale  la  domanda  se  al  contadino  non  conveng|t 
aumentarne  la  seminagione  conservandone  una  discreta  quantità  per  sé,  oc^ 
cupando  in  questa,  parte  di  quel  terreno  in  oggi  totalmente  occupato  per- 
la coltivazione  del  maiz? 

Gran  parte  della  popolazione  agricola  tiene  in  deprezzamento  la  segalìf 
e  ne  coltiva  ben  poca,  trascurandola  anche  ove  per  terreni  sabbiosi,  asciuttL^ 
mancanti  di  concime,  la  sua  coltivazione  riuscirebbe  più  conveniente  ddfe 
l'avena  e  del  grano  turco  richiedenti  terreni  fertili,  concimati  ed  irrigatoitg 
per  cui  non  sarebbe  forse  necessario  persuaderla  quanto  per  la  salute  all'ift^ 
contro  sia  conveniente,  e  cosi  metterla  nella  condizione  di  preparare  un  paiMk. 

(i)  Nel  1735  in  Oviedo. 


—  179  — 
di  TMÌz,  frumento  e  segale,  certo  molto  più  nutriente  di  quello  che 
[i  adoma  il  troppo  frugale  suo  desco  ? 

Dall' aumentata    coltivazione  del  frumento  e  della  segale  ne  deriverebbe 
un  altro    vantaggio,    cioè  di  poter  limitare  quella  del  quarantino  e 
mtino  a  quantità  sufficiente  per  usi  industriali  e  sopratutto  al  nutri- 
degli  animali  bovini,  suini  e  da  cortile,  e  cosi  estendere  anche  un'  in- 
necessaria pei  bisogni  dell'agricoltura  in  generale  e  pel  conseguente 
lento  della  condizione  economica  dei  contadini. 
Dalle  risposte  date  al  questionario  della  Società  di  Igiene  risultò  che  in 
inni  ove  è  possibile  la  nutrizione  alternata  di  zea-maiz  coi  latticini,  coi 
a  e  colle  rane,  la  pellagra  o  non  esiste,  o  in  proporzioni  molto  limitate, 
B  primi  è  necessario  l'allevamento  su  larga  scala  del  bestiame,  il  che  non 
si  ottenere  senza  aumentare  la  superfìcie    del    suolo  irrigatorio  e  colti- 
le a  prato;  quindi,  sìne  qua  non,  la  derivazione  di  canali  onde  irrigare 
asciutte,  e  cosi  avere  anche  il  primo  elemento,  qual'  è  l'acqua,  per 
movere  la  riproduzione  razionale  dei  pesci  e  delle  rane. 
La  stagionatura  del  granoturco  è  certamente   una  di  quelle  più  soggette 
peripezie,    perchè   raccogliendosi  in  ottobre  ed  anzi   gran    parte  di  esso 
seconda  metà  di  detto  mese,  in   Lombardia    difficilmente   questa  sta- 
è  favorita  da  belle    giornate  che  ne  permettono  un  perfetto    essicca- 
per  cui   ogni  anno  sui  mercati   esistono    grandi   quantità  di  maiz 
Ito.  Un  rimedio  a  tale  inconveniente  sarebbe  senza  dubbio,  l'aumen- 
deIl*uso  delle  aje  pavimentate,  o  per  lo  meno  l'ammettere  i  coloni  ad 
di  quelle  già  costrutte  per  uso  padronale  :  tale  rimedio  però  non  sa- 
ancora  radicale,  perchè  negli  anni  molto  piovosi,  come  per  esempio 
scorso  autunno,  il  succedersi  di  cattive   giornate  è  talmente   prolun- 
che  anche  le  aje  pavimentate    rimangono   inoperose  e  non  sono    che 
piccolissima  utilità. 

Molto  maggior  vantaggio  potrebbero  invece  apportare  gli  essiccatoi  a  ca- 
irtifidale  ;  questi  però  fino  ad  ora  furono  da  noi  poco  o  punto  studiati 
^uelK  attualmente  in  uso  si  riducono  a  grandi  forni  che  riscaldano  diret- 
il  grano ,  per  cui  se  riescono  ad  esportare  sufficiente  umidità 
permettere  al  cereale  di  restare  per  moltissimo  tempo  in  granajo  senza 
ulteriori  avarie,  devono  comunicare  però  un  sapore  di  bruciaticcio, 
trasmette  alla  farina  un  amarognolo  da  renderla,  benché  sana,  un  ali- 
poco  gradito. 
A  togliere  anche  questo  difetto  dovrebbero  riuscire  gli  essiccatoi  ad  aria 
i,  ed  a  priori  si  comprende  che  il  grano  debitamente  essiccato  con  tali 


-  178  - 

che  regnano  anche  là  dove  la  pellagra  non  esiste  e  quindi  non  possono  avere 
importanza  che  come  agenti  predisponenti? 

Ora  prima  di  esporre  quanto  crediamo  utile  per  mitigare  gli  effetti  delh 
pellagra  si  dovrebbe  rivolgere  Tattenzione  alla  eziologia  della  medesima,  e 
quindi  passare  in  rassegna  quanto  in  proposito  fu  detto  ed  insegnato  da  Casal, 
che  primo  conobbe  la  pellagra  (i),  fino  a  coloro  che  in  oggi  cercarono 
di  sciogliere  la  questione  e  con  studi  clinici,  fisiologici  e  chimici,  dando  cosi 
a  questa  nostra  relazione  un*  impronta  puramente  scientifica  il  che  non  cor- 
risponderebbe al  quesito  impostoci. 

Solo  crediamo  necessario  dichiarare  di  appartenere  alla  schiera  di  coloro 
che  €  considerano  il  maiz  come  un  alimento  incompleto  ed  insufficiente  a 
€  restituire  all'organismo  i  materiali  necessari  alla  riparazione  delle  perdite 
e  perchè  poco  assimilabile,  ritenendo  la  miseria  con  tutte  le  altre  conse- 
€  guenze  che  la  circondano  circostanza  favorevole  al  progredire  degli  ef- 
€  fetti  della  causa  primitiva  ». 

Dal  che  risulta  anzitutto  la  necessità  di  limitare  l'alimentazione  esclu- 
siva del  maiz,  che  o  sotto  forma  di  pane,  o  di  polenta,  o  di  focaccia  co- 
stituisce quanto  il  povero  della  gleba  ha  da  offrire  a  sé  stesso  dopo  di 
averla  irrorata  col  sudore  della  propria  fronte. 

Ed  a  ciò  non  si  arriva  se  non  promovendo  su  maggior  scala  la  colti- 
vazione di  cereali  più  assimilabili  e  più  capaci  di  giungere  a  completa  ma- 
turanza  ;  frumento  e  segale, 

Diffatti  per  la  importazione  che  oggi  avviene  nel  nostro  paese  di  grande 
quantità  di  frumento  d'oltre  mare,  importazione  che  sempre  più  pur  troppo 
lascia  temere  abbia  ad  aumentare  per  la  produttività  di  terreni  colà  bonificati, 
il  nostro  finimento  è  scaduto  al  punto  di  quasi  raggiungere  il  valore  del 
maiz;  per  cui  non  è  naturale  la  domanda  se  al  contadino  non  convenga 
aumentarne  la  seminagione  conservandone  tma  discreta  quantità  per  sé,  oc- 
cupando in  questa,  parte  di  quel  terreno  in  oggi  totalmente  occupato  per 
la  coltivazione  del  maiz? 

Gran  parte  della  popolazione  agrìcola  tiene  in  deprezzamento  la  segale 
e  ne  coltiva  ben  poca,  trascurandola  anche  ove  per  terreni  sabbiosi,  asciutti, 
mancanti  di  concime,  la  sua  coltivazione  riuscirebbe  più  conveniente  del- 
l'avena e  del  grano  turco  richiedenti  terreni  fertili,  concimati  ed  irrigatori  ; 
per  cui  non  sarebbe  forse  necessario  persuaderla  quanto  per  la  salute  all'in- 
contro sia  conveniente,  e  cosi  metterla  nella  condizione  di  preparare  un  pane 

(i)  Nel  1735  in  Oviedo. 


—  179  — 
misto  di  maiz,  frumento  e  segale,  certo  molto  più  nutriente  di  quello  che 
oggi  adoma  il  troppo  frugale  suo  desco? 

Dair  aumentata  coltivazione  del  frumento  e  della  segale  ne  deriverebbe 
andie  un  altro  vantaggio,  cioè  di  poter  limitare  quella  del  quarantino  e 
cJBqnantino  a  quantità  sufficiente  per  usi  industriali  e  sopratutto  al  nutri- 
mento degli  animali  bovini,  suini  e  da  cortile,  e  cosi  estendere  anche  un'  in- 
dustria necessaria  pei  bisogni  dell'agricoltura  in  generale  e  pel  conseguente 
miglioramento  della  condizione  economica  dei  contadini. 

Dalle  risposte  date  al  questionario  della  Società  di  Igiene  risultò  che  in 
comuni  ove  è  possibile  la  nutrizione  alternata  di  zea-maiz  coi  latticini,  coi 
pesci  e  colle  rane,  la  pellagra  o  non  esiste,  o  in  proporzioni  molto  limitate, 
pei  primi  è  necessario  l'allevamento  su  larga  scala  del  bestiame,  il  che  non 
puossi  ottenere  senza  aumentare  la  superfìcie  del  suolo  irrigatorio  e  colti- 
vabile a  prato;  quindi,  sine  qua  noHy  la  derivazione  di  canali  onde  irrigare 
plaghe  asciutte,  e  cosi  avere  anche  il  primo  elemento,  qual'  è  Tacqua,  per 
promuovere  la  riproduzione  razionale  dei  pesci  e  delle  rane. 

La  stagionatura  del  granoturco  è  certamente  una  di  quelle  più  soggette 
a  peripezie,  perchè  raccogliendosi  in  ottobre  ed  anzi  gran  parte  di  esso 
nella  seconda  metà  di  detto  mese,  in  Lombardia  difficilmente  questa  sta- 
gione è  favorita  da  belle  giornate  che  ne  permettono  un  perfetto  essicca- 
mento, per  cui  ogni  anno  sui  mercati  esistono  grandi  quantità  di  maiz 
avariato.  Un  rimedio  a  tale  inconveniente  sarebbe  senza  dubbio,  l'aumen- 
tarsi dell'uso  delle  aje  pavimentate,  o  per  lo  meno  l'ammettere  i  coloni  ad 
osare  di  quelle  già  costrutte  per  uso  padronale  :  tale  rimedio  però  non  sa- 
rebbe ancora  radicale,  perchè  negli  anni  molto  piovosi,  come  per  esempio 
nello  scorso  autunno,  il  succedersi  di  cattive  giornate  è  talmente  prolun- 
gato che  anche  le  aje  pavimentate  rimangono  inoperose  e  non  sono  che 
di  piccolissima  utilità. 

Molto  maggior  vantaggio  potrebbero  invece  apportare  gli  essiccatoi  a  ca- 
lore artificiale  ;  questi  però  fino  ad  ora  furono  da  noi  poco  o  punto  studiati 
e  quelli  attualmente  in  uso  si  riducono  a  grandi  forni  che  riscaldano  diret- 
tamente il  grano ,  per  cui  se  riescono  ad  esportare  sufficiente  umidità 
da  permettere  al  cereale  di  restare  per  moltissimo  tempo  in  granajo  senza 
subire  ulteriori  avarie,  devono  comunicare  però  un  sapore  di  bruciaticcio, 
che  trasmette  alla  farina  un  amarognolo  da  renderla,  benché  sana,  un  ali- 
mento poco  gradito. 

A  togliere  anche  questo  difetto  dovrebbero  riuscire  gli  essiccatoi  ad  aria 
calda,  ed  a  priori  si  comprende  che  il  grano  debitamente  essiccato  con  tali 


—  i8o  — 

apparecchi   dovrebbe  in  nulla    differenziare  da  quello  stagionato   dai   raggi 
solari  su  una  buona  aja  pavimentata. 

Resta  a  conoscersi  se  economicamente  per  la  spesa  di  costruzione  e  di 
riscaldamento  tali  essiccatoi  possano  riuscire  convenienti  e  su  questo  punto 
nulla  si  può  asserire  con  certezza ,  perchè  se  vari  ne  furono  immagi- 
nati, neppur  uno  fu  fino  ad  ora  esperimentato,  e  sarebbe  anzi  desiderabfle 
che  il  Governo,  le  Società  Agrarie,  i  sodalizi  che  si  occupano  del  filantro- 
pico scopo  di  migliorare  il  pane  del  povero,  avessero  a  favorire  mediante 
concorsi  a  premi  l'invenzione  od  il  perfezionamento  di  tali  apparecchi.  Il 
loro  benefico  effetto  dovrebbe  essere  sicuro  perchè  coadiuvati  dalle  sgrana* 
trìci,  renderebbero  possibile  il  raccogliere  e  far  stagionare  perfettamente  il 
maiz  anche  negli  autunni  piovosi. 

Il  pane  del  contadino,  preparato  nelle  famiglie  ogni  sette  od  otto  giorni^ 
di  peso  superante  i  due  chilogrammi,  privo  di  sale  e  di  lievito,  riesce  cotta 
solo  al  contorno  e  quindi  assolutamente  anti-igienico.  A  tanto  male  do- 
vrebbe porvi  riparo  la  diminuzione  del  prezzo  del  sale,  considerato  come 
alimento  fisiologico,  e  V  istituzione  di  forni  (i)  consorziali  e  comunali  nei 
quali,  sotto  la  diretta  sorveglianza  o  del  sindaco,  o  del  medico  condotto^ 
si  avesse  a  preparare  pane  ogni  due  giorni,  di  prescrìtta  dimensione  e  colle 
dovute  regole  della  panizzazione. 

Case  umide,  insufficienti  per  aria,  e  capacità,  non  pavimentate,  contor- 
nate  da  letamaj,  prive  di  pozzi,  costituiscono  per  lo  più  il  misero  e  squal* 
lido  tugurio  deir  infelice  contadino,  delle  quali  si  dovrebbe  compilare  im  T 
elenco  colF  indicazione  del  numero  delle  persone  che  vi  abitano  e  a  ter- 
mine del  regolamento  d' igiene  pubblica  prescritto  dalla  Legge  comunale  e 
provinciale  (Art.  138)  e  dalla  Circolare  ministeriale  18  settembre  1874 
N.  20700-2,  obbligare  il  padrone  a  quei  provvedimenti  che  l'umanità  e 
la  Legge  impongono,  e  cosi  allontanare  tanto  accumulo  di  circostanze  che 
ailche  isolate  valgono  a  distruggere  costituzioni  sane,  tanto  più  facilmente 
quelle  già  deteriorate  dalla  cattiva  ed  insufficiente  alimentazione,  od  offrile 
air  incontro  premi  ed  incoraggiamenti  d' ogni  genere  ai  proprietari  del  suolo 
che  miglioreranno  le  condizioni  dei  loro  coloni. 

Quando  sulla  fine  del  secolo  scorso  (giugno  1784)  la  pellagra  infieriva 
più  che  mai  nell*  agro  Lombardo,  Giuseppe  II  convertiva  in  apposito  Ospe- 
dale pei  pellagrosi  V  ampio  monastero  di  Santa  Chiara  in  Legnano,  affidan- 
dolo alla  direzione  dell'  illustre  Gaetano  Strambi©,  e  ciò  al  doppio  intento 
e  di  ritirarvi  per  la  cura  non  solo  i  pellagrosi  conclamati,  ma  anche  quelli 

(i)  Panetterie. 


—   i8i   — 

che  presentavano  sintomi  iniziali  della  malattia,  la  quale  certamente,  come 
qualunque  altra,  ha  un  periodo  acuto,  che  trascurato  passa  allo  stato  cronico 
deteriorandone  la  costituzione  al  punto  da  renderla  bene  spesso  inguaribile. 
Molte  volte  alcuni  pellagrosi  dopo  razionale  cura  in  un  Ospedale  rltor- 
iiano  alla  propria  famiglia  se  non  guariti,  per  lo  meno  di  molto  migliorati, 
ma  restituiti  alle  medesime  cause,  ben  presto  li  atterra    una  recidiva  e  ciò 
perchè  privi  di  mezzi  per  continuare  quella  cura  riparatrice  e  ricostituente 
^e  ebbero  al  Nosocomio.  Come  rimedio  al  primo  fatto  sarebbe  utilissima, 
<dtremodo    vantaggiosa  la  erezione  di  Ospedali    circondariali  pei  pellagrosi 
o?e  il  male  fosse  curato  fino-  da'  suoi    primordi.  La  pellagra   non  si  cura 
na  si  previene,  disse  Zambellì  I    Si  allontanerebbe  poi  la  probabilità  delle 
recidive  qualora  i  Comuni  con  pochissimo  sacrificio  avessero  al  povero  pel- 
lagroso dimesso  dall'  Ospedale,  continuare   giornalmente  ,    per  un  lasso  di 
tempo  da  stabilirsi  dal  medico  condotto,  distribuzione  di  vitto  variato,  igie- 
nico e  nutriente. 

La  Commissione  ha  seguito  col  massimo  interesse  e  pari    attenzione  la 
istituzione  in  vari  Comuni  dei  forni  Anelli,  e  mentre  nei  medesimi  conosce 
ì  vantaggio  ed  il  bene  che  potrebbero  arrecare,  non  può  esimersi  dal  di- 
^faiatare  come  mancano  al  loro  scopo  laddove  vengono  lasciati  privi  di  sor- 
veglianza necessaria,  e  non  vorrebbe  si  credessero  sufficienti  i  suddetti  forni 
per  ritenere  risolta  la  questione  della  pellagra,  che  è  questione  molto  com- 
plessa perchè  complessi  i  vari  interessi  economici  coi  quali  s*  innesta  e  s*  imme- 
ilesima,  e  mal  s*  appiglierebbe  al  vero  colui  che  credesse  scioglierla  d'  un 
tratto,  ma  riesce  di  conforto  il  riflettere  che,  come  tutte  le  questioni  sociali, 
sarà  a  poco  a  poco  soccorsa  dal  progresso,  da  questa  mistica  forza,  della 
quale  nessuna  potenza  d'ingegno  umano  può    arrestarne   il  decorso  e  che 
stabilisce  gli  elementi  e  la  garanzia  dell'  ordine  e  della   moralità. 

Ecco  quanto  i  sottoscritti  dichiarano  frutto  di  loro  convinzione  pratica 
e  scientifica ,  e  non  possono  por  fine  alle  loro  parole  senza  francamente 
esporre  il  voto  che  è  ormai  tempo  di  dare  il  bando  alle  inchieste  da  tavolo 
per  sostituire  quelle  ife  visu ,  dalle  quali  solo  è  permesso  sperare  risultati 
che  abbiano  per  base  e  punto  di  partenza  la  realtà. 
Li   37  gennajo  1882. 

"^  Firmati:  Dott.  Gaetano  Strambio 

Dott.  Malachia  De-Cristoforis 

Dott.  Gaetano  Pini 

Dott.  Edoardo  Gonzales,  Relatore. 


—     l82    — 


I     DISTURBI    DEL  L'  UDITO 

Appunti  d'igiene  pedagogica 
del  dottor   Cesare   Musatti 

In  verità  ogni  qualvolta  m'accade  di  leggere  nelle  diligenti  relazioni  del 
chiarissimo  dott.  Janssens  quanto  concerne  l'ispezione  sanitaria  delle  scuole 
a  Brusselles  io  mi  rattristo  pensando  al  nulla  o  quasi  che  si  fa  da  noi» 
malgrado  i  voti  di  tanti  Congressi,  malgrado  le  calde  e  dotte  sollecita- 
zioni del  prof.  Alfonso  Corradi ,  malgrado  infine  le  migliori  intenzioni 
esternate  ripetutamente  vuoi  dal  De-Santis,  vuoi  (e  ancora  più)  dal  ministro 
Baccelli,  intomo  alla  necessità  di  promuovere  con  efficacia  la  fìsica  educa- 
zione, sicché  proceda  armonica  e  parallela  con  quella  intellettuule  e  morale. 

Quante  volte,  per  esempio,  non  venne  domandata  dagli  igienisti  rintro-' 
duzione  dell'  insegnamento  dell'  igiene  nelle  scuole,  e  quale  altra  disciplina 
meglio  di  questa  varrebbe  ad  abbattere  pregiudizi,  a  tutelare  la  salute  degli 
individui,  a  rendere  di  più  agevole  applicazione  i  dettami  della  pubblica  igiene, 
tanto  ancor  oggi  ostacolata  dall'incuria,  dall'ignoranza  e  da  tante  superstizioni  ^ 
In  Francia  a  buon  conto,  tale  insegnamento  e  obbligatorio  venne  introdotto, 
per  ora,  nei  licei:  da  noi  l'igiene  figura  nei  programmi  scolastici,  ma  né 
costituisce  una  istruzione  a  parte,  né  viene  insegnata  da  un  medico,  come 
pur  si  dovrebbe;  tutt'al  più  se  ne  dice  qualche  cosa  dal  professore  di  scienze 
naturali  (che  btne  spesso  è  anche  quello  di  greco  o  di  matematica!),  quando 
glie  se  ne  presenta  l'occasione,  ^  ne  discorre  così  di  passaggio,  come  una 
semplice  applicazione  di  quelle  scienze. 

Tali  cose  mi  si  riaffacciarono  alla  mente  in  questi  giorni,  leggendo  nella 
Gesundheit  di  Lipsia  (  i  )  i  risultati  di  un  esame  fatto  dal  dott.  Weil,  otoiatra 
a  Stuttgart,  in  ben  4500  scolari,  dai  7  ai  14  anni  di  età;  esame  da  cui 
rilevò  : 

i.^  Che  l'orecchio  sano  ode  normalmente  ad  una  distanza  da  20  a  25 

(i)  Si   legge   un    sunto   di   questa    Memorìa    anche   nel   Journal   <t  Hygiene    N.   274^ 
Dicembre,  1881. 


—  183  — 
metri    una    conversazione    tenuta  a  un    medio  tono  di  vóce,  a  condizione 
(s'intende)  che  ci  sia  sufficiente  silenzio  all'intorno; 

2.^  Che  i  disturbi  dell'udito  sono  frequentissimi  :  in  una  scuola  di  bam- 
bini del  popolo,  la  proporzione  dei  fanciullii  che  ci  udivano  poco  o  da  un 
orecchio  o  da  entrambi,  s'elevava  fino  al  33  per  cento; 

3.^  Che  i  fanciulli  di  famiglie  agiate  si  trovano  in  condizioni  migliori 
di  quelli  dei  poveri  ;  cosi  a  Catherinenstift  (collegio  frequentato  da  bambini 
di  buone  famiglie)  la  proporzione  di  malattie  dell'udito  non  era  che  del  io 
per  cento; 

4.^  Che  la  proporzione  dei  malati  cresce  colFetà; 

5.®  Che  infine  le  scuole  rurali  danno,  relativamente,  risultati  più  fa- 
vorevoli. 

Circa  poi  alle  malattie  dell'udito  in  particolare,  il  Weil  trovò  : 

Perforazione   del   timpano   con   suppurazione   più   o   meno  estesa  nel 

=»  p.  7o; 

Tappi  cerumi  nosi  nel  13  p.  V^  ; 
Piega  posteriore  (0  nel  5  p.  °/o' 

La  maggior  parte  di  questi  fanciulli  non  erano  mai  stati  sottoposti  a  trat- 
tamento curativo  di  sorta  alcuna;  molti  di  essi  nemmeno  sapevano  di  aver 
gli  orecchi  ammalati;  parecchi  passavano  per  distratti,  e  venivano  come 
tali  puniti  ;  il  qual  fatto,  a  dire  del  Weil,  corrobora  una  sua  vecchia  opi- 
nione che  cioè  ogni  scolaro  distratto  dovrebbe  venir  esaminato  nella  sua 
fiicoltà  uditiva,  molti  bambini  essendo  appunto  distratti  per  questa  ragione, 
che  odono  male.  Anzi  conclude,  esprimendo  il  voto  che  al  cominciare  delle 
scuole,  tutti  gli  scolari  indistintamente,  vengano  anche  nelle  loro  orecchie 
esaminati. 

Ora  noi  ai  giusti    voti    del  Weil  uniamo  i  nostri  pure,  per  quanto  con- 

(i)  La  piega  posteriore  (hintere  Falle),  com' anche  l'anteriore  non  sono  affezioni  pro- 
priamente dette,  ma  costituiscono  uno  dei  sintomi  dell'infossamento  della  membrana  tim- 
panica, causato  sia  da  occlusione  della  tuba  eustachiana,  sia  da  retrazione  del  muscolo  del 
martello,  sìa  da  aderenze  della  membrana  timpanica  col  promontorio,  ecc.  Quando  (ci  scrive 
un  distinto  nostro  otoiatra)  la  membrana  timpanica  si  infossa,  il  suo  infossamento  (ein- 
liehong)  non  può  avvenire  completamente  a  motivo  di  que'  piccoli  nastrini,  che  si  dipar- 
tono in  vicinanza  del  collo  del  martello,  e  che  si  portano  uno  anteriormente  e  uno  poste- 
riormente alla  periferia  della  membrana,  limitando  (per  tale  guisa)  inferiormente  la  mem- 
brana flaccida  di  Schrappnell,  la  quale  forma  le  due  borse  anteriore  e  posteriore,  site  sulla 
parte  superiore  della  faccia  intema  della  membrana  timpanica  medesima.  Su  questi  na- 
strini, e  massime  sul  posteriore,  la  membrana  timpanica  è  costretta  ad  urtare  nell*  infos- 
sarsi, e  cosi  si  forma  la  piega  in  questione. 


—  i84  — 

cerne  le  scuole  italiane,  o  per  meglio  esprìmerci  per  quanto  concerne  la 
valutazione  fisica  completa  dei  nostri  scolari.  Di  quanta  importanza  infatti 
non  dev'  essere  e  non  è  1*  integrità  dell'  udito,  di  questo  senso  sociale  per 
eccellenza,  per  ottenere  che  nel  cervello  vengano  portate  sensazioni  chiare, 
e  se  ne  formino  quindi  anche  chiare  idee  ?  Come  potrà  effettuarsi  una  lim- 
pida appercezione^  cioè  un  netto  e  pronto  passaggio  della  percezione  al  punto 
di  mira  della  coscienza  (Wundt)  ;  se  T  ingresso  della  impressione  uditiva 
nel  campo  visivo  della  coscienza  stessa,  cioè  la  percezione  si  opera  imper- 
fettamente? Quanti  ragazzi  che  i  maestri  puniscono  perchè  distratti,  non  si 
correggeranno  sul  serio  e  non  potranno  approfittare  assai  di  più  dell'in- 
segnamento, che  viene  loro  impartito,  una  volta  che  vengano  curati  con 
adatta  cura  dal  medico  anzicchè  con  irrazionali  ed  ingiusti  castighi  dal  pre- 
cettore? £  oltreché  restituire  alle  società  un  maggior  numero  di  svegliate 
intelligenze,  quanto  non  si  sarà  per  tal  guisa  contribuito  a*  risparmiarle  un 
maggior  numero  di  sordi  e  di  sordastri? 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


IGIENE  PUBBLICA. 


Mb  condizioni  sanitarie  dei  carcerati  in  italia;  pel  dott.  Enrico  Ra- 

i —  Roma,  Botta,  1 88 1,  4*.  —  (Estratto  dagli  Annali  di  Statistica,  Serie  II, 

foL  25).  —  Ecco  una  buona  Nota,  ecco  un  lavoro  che  direbbesi  tutto 
?,  e  che  perciò  difTìcilmente  può  compendiarsi,   sì  le  parole  sono  mi- 

ite,  e  copiose  invece  le  notizie  raccolte  in  tabelle  od  in  altra  forma  sta- 
I  quali  numeri  poi  formano  del  lavoro  più  che  l'ossatura  il  corpo, 
lè  nulla  potrebbesi  dire  di  esso  senza  riferire  molta  parte  di  quelli. 

L'Autore  volendo  studiare  quale  influsso  abbia  la  triste  vita  del  carcere 
salute»  dei  rinchiusi,  si  è  valso,  né  poteva  far  altrimenti,  delle  notizie 

ccolte  e  pubblicate  dal  Ministero  degli  affari  intemi  in  modo  uniforme 
lugli  undici  anni  trascorsi  dal  1866  al  1876,  e  che  riguardano  i  detenuti 
[Mi  bagni,  nelle  case  di  pena  per  uomini  e  per  donne,  e  nelle  case  di  cu- 
[HDdia  pei  minorenni.  £  queste  osservazioni  proseguite  per  un  tempo  abba- 
luanza  lungo ,  messe  in  relazione  con  gli  studi  già  fatti  sulla  popolazione 
rirente  allo  stato  di  libertà,  come  pure  sui  detenuti  di  altri  Stati  d'Europa, 
|iuiDo  modo  di  stabilire  utili  confronti. 

Ma  innanzi  tutto  occorre  di  vedere  il  numero  dei  malati  e  dei  morti  negli 
\^limenti  penali  del  Regno  Ti€ÙL2XiT\!^t\\.o  undicennio  :  e  ciò  faremo  abbre- 
viando la  prima  tavola  della  Nota  (V.  a  pagina  seguente). 

Le  case  di  custodia  pei  minorenni  maschili  sono  quelle  che  danno,  rela- 
tiramente  alla  popolazione  presente,  il  maggior  numero  di  malati  all'anno  ; 
vengono  quindi  le  case  di  pena  maschili,  poi  le  stesse  due  categorie  di  sta- 
Uimenti  penali  per  le  femmine,  e  per  ultimo  i  bagni. 

n  numero  delle  malattie  recidive  tiene  presso  a  poco  lo  stesso  ordine  ; 
lolo  appajono  più  frequenti  nei  bagni  che  nelle  case  di  custodia  femmi- 
BiU  (0. 


fi)  Maschi  entrati  nei  Bagni 

Femmine  entrate  nelle  Case  di  custodia 


Dina  volta 

due  Tolte 

tre  0  più  volte 

33,482 

8,921 

6,046 

236 

57 

25 

—  i86  — 


Case  di  custodia 
(18CS-7S) 


Maschi 


Femmine 


Case  di  pena 
(18SS-7S) 


Maschi 


Femmine 


Bagni 
(18S8-7C) 


Maschi 


Cifre    effettive. 


Popolazione  media  giornaliera  nel 
carcere 

Totale  dei  malati  (entr.  -\-  esist).  . 

Numero  delle  malattie  degli  entrati 
Malattie  di  esistenti  più  gli  entrati 

guariti 

Esito         )  traslocati 

morti 

rimasti  in  cura  . . 
Giornate  di  malattia 


delle  malattie 


720 
4,435 
6,216 

6,246 
5.942 

II 

253 

306 
138,250 


75 
318 

428 
428 
407 

20 

31 
13,460 


10,000 

51,930 

78,668 

79.230 
72,695 

431 

5.597 

452 

2,336,942 


720 
2,930 

4,277 

4,277 

3,865 

18 

364 
52 
■  245.341 


12,290 
49,169 

71,930 

72,650 

68,987 

123 

4,303 
882 

1,906,893 


Cifre    proporzionali. 


Anunalati  entrati  più  gli  esìstenti 
al  i^  gennaio  1866  per  looo  di 
popolazione  media  presente. . . . 

Numero  delle  malattie  degli  entrati 
più  gli  esistenti  al  i^  gennaio 
1866  per  1000  di  popolazione 
media  presente 

(per  1000  dipopolaz. 
media  presente . . 


Guariti . . 


Morti 


per  1000  casi  di  ma- 
lattia   

.  per  1000 dipopolaz. 
\      presente 

(per  1000  casi  di  ma- 
lattia   


Giornate 


i 


per  1000  di  popolnz. 
presente 


di  malattia   i  pg,.  q^^  ^j^^q  ^jj  m^- 
V       lattia 


560 


787 


750 


950 


32 


40.5 


1.750 


22 


385 


5'5 


493 


950 


24.  I 


46.6 


I.  620 


31.5 


471 


723 


661 


915 


51 


70 


2.  130 


29  5 


372 


541 


491 


905 


46 


85 
2.850 


52.8 


364 


537 


510 


945 


31.9 


59.1 


1.415 


26.3 


La  gravità  delle  malattie  è  massima  nelle  case  di  pena  maschili  e  fem- 
minili, nelle  quali  si    ebbe    rispettivamente    una   mortalità  di  51    e  di  46 


—  i87  — 

per  1000  presenti:  molto  minore  nei  bagni  e  nelle  case  di  custodia  ma- 
schili, nei  quali  la  mortalità  scende  a  32  per  1000;  minima  nelle  case  di 
custodia  femminili,  nelle  quali  è  limitata  a  24  per  1000.  Questa  minore 
mortalità  nei  bagni,  in  confronto  alle  case  comuni  di  pena,  era  già  stata 
notata  dal  dott  Baer  (i)  in  Germania,  e  fu  da  lui  attribuita  a  che  la  po- 
polazione vivente  nei  bagni  è  d'ordinario  più  avvezza  alla  vita  del  carcere 
die  non  quella  delle  case  di  pena.  Egli  avverti  che  in  uno  stesso  stabili- 
mento penale  la  mortalità  è  maggiore  nei  primi  anni  del  castigo  che  non 
oegli  ultimi,  e  che  quanto  più  grave  fu  il  misfatto,  tanto  maggiore  era  la 
SfcxzDZSL  di  vita  nel  carcere.  Lasciando  da  parte  Teffetto  morale  che  la  con- 
danna può  avere  sul  colpevole,  effetto  che  può  anche  ripercuotersi  sul  fisico 
di  esso,  pare  accada  qui  una  specie  di  selezione  vitale ^  onde  coloro  che 
Don  sono  adatti  alla  vita  del  carcere  soccombono  ben  presto ,  mentre 
gli  altri ,  malgrado  delle  condizioni  poco  igieniche  dell'ambiente  di  vita  , 
Ttnno  acquistando  una  resistenza  sempre  più  grande  alle  cause  perturba- 
trici della  loro  salute.  Lo  stesso  fatto  si  ripete  in  altra  classe  ed  assai  diversa 
di  persone,  nei  soldati  cioè.  Per  essi  pure  le  informazioni  statistiche  rac- 
colte in  tutti  gli  Stali  d' Europa  provano  che  la  mortalità  diminuisce  a  mi- 
nra  che  si  succedono  gli  anni  di  servizio,  quantunque  i  contingenti  dei 
vai!  anni  vivano  in  eguali  condizioni. 

Il  dott.  Raseri  per  altro  crede  che  tale  spiegazione  del  Baer  non  debba 
accettarsi  che  con  qualche  restrizione,  perocché  nei  carcerati  di  età  avan- 
zata la  mortalità  è  gravissima,  quantunque  una  buona  parte  dei  vecchi  debba 
già  essere  avvezza  alla  vita  del  carcere.  Sulla  migliore  condizione  sanitaria 
che  si  osserva  nei  bagni  deve  influire  non  poco  la  vita  all'aperto  in  con- 
fronto alla  rinchiusa  delle  case  di  pena. 

La  maggior  durata  delle  malattie  si  osserva  sempre  nelle  case  di  pena. 
Iq  quelle  femminili  si  calcolano  in  media  2.85  giornate  perdute  per  ogni 
presente;  nelle  maschili  2.13;  mentre  nelle  case  di  custodia  maschili 
sono  1.75,  nelle  femminili   1.62  e  nei  bagni  solo   1.4 1. 

Finalmente  ogni  malattia  durò  in  media  giornate  52.8  nelle  case  di  pena 
femmioili ,  31.5  nelle  case  di  custodia  pure  femminili,  29.5  nelle  case  di 
pena  maschili,   22  nelle  case  di  custodia  maschili  e  26.3  nei  bagni. 

Le  malattie  nelle  femmine,  rispetto  ai  maschi,  sono  più  frequenti  e  più 
lunghe  ed  hanno  invece  corso  meno  grave.  L'età,  infuori  di  qualsiasi  altra 
cagione,  ha  parte  grandissima  sì  nel  disporre  alla  malattia ,  come  nell'atti- 
tudine a  superarne  le  offese;  e  però  il  diligente  autore  ha  cercato  come  i 
inalati  e  i  morti  si  ripartiscono,  riguardo  .all'età,  nei  nostri  stabilimenti  penali. 

Se  non  che  le  Statistiche  pubblicate  da  chi  ha  la  direzione  delle  carceri 
non  danno  la  popolazione  media  giornaliera  in  quelle  presente  per  ciascun 
gruppo  di  età,  ma  solo  la  presente  l'ultimo  giorno  dell'anno.  Fatte  pertanto 
su  questa  le  proporzioni  necessarie,  il  Raseri  trova  che  in  ciascuna  catego- 


Cl)  Le  prigioni^  gli  stabilimenti  e  i  sistemi  penali  considerati  dal  lato  igienico  nel  lor^ 
crdinamento  e  nei  loro  effetti,  pel  doU.  Baer,  traduzione  del  dott.  I.  Roggero.  —  Rivista 
delie  discipline  carcerarie,  anno  1872-73. 


—  i.sa  — 

ria  di  stabilimenti  penali,  il  numero  dei  malati,  per  mille  presenti  in  fine 
d*anno,  va  aumentando  a  misura  che  l'età  si  fa  più  avanzata.  Lo  stesso  è 
circa  il  numero  dei  morti,  fatta,  una  leggiera  eccezione  per  le  case  di  pena 
femminili,  dove  nelle  giovani  fino  a  20  anni  di  età,  la  mortalità  è  alquanto 
pili  grave  che  nei  gruppi  di  età  consecutivi. 

Né  si  tratta  di  lievi  differenze  dall'uno  all'altro  gruppo.  Nelle  case  di 
custodia,  mentre  non  si  conta  neppure  un  morto  fra  i  fanciulli  inferiori  a 
9  anni,  se  ne  hanno  31.  2  per  mille  presenti  dai  16  ai  18  anni,  e  poi 
quasi  il  doppio  cioè  61.6  oltre  i  18  anni.  £  cosi  è  delle  fanciulle:  fra 
quelle  che  hanno  meno  di  9  anni  neppure  un  caso  di  morte,  dai  9  ai  12 
anni  invece  la  mortalità  è  di  13.  i  per  mille  presenti,  e  nelle  giovani  oltre 
i  18  anni  quasi  si  raddoppia  (25.  6). 

Considerando  separatamente  i  vari  gruppi  di  età,  si  fa  più  evidente  la 
differenza  di  mortalità  fra  l'uno  e  l'altro  sesso;  in  certi  casi  nei  maschi  è 
più  che  doppia  che  fra  le  femmine. 

Nelle  case  di  pena  maschili  la  mortalità,  che  è  di  37.  i  per  mille  pre- 
senti di  età  inferiore  a  20  anni ,  aumenta  gradatamente  fino  a  94.  3  per 
mille  che  abbiano  varcato  i  60  anni. 

Anche  qui  le  femmine  hanno  un  notevole  vantaggio  sui  maschi,  sovrat- 
tutto  nelle  età  alquanto  avanzate. 

Nei  bagni  la  mortalità  è  relativamente  lieve  fino  all'età  di  50  anni;  po- 
scia le  condizioni  si  fanno  presso  a  poco  eguali  a  quelle  delle  case  di  pena 
maschili. 

Volendo  quindi  vedere  quale  sia  presso  a  poco  la  morbosità  e  la  mor- 
talità nei  corrispondenti  gruppi  di  età  della  popolazione  libera,  tornano  op- 
portune  le  ricerche  istituite  sulle  condizioni  sanitarie  dell'esercito  e  sulla 
morbosità  degli  operai  iscritti  nelle  sodetà  di  mutuo  soccorso  (i),  non  che 
le  notizie  fornite  dal  movimento  dello  stato  civile.  Da  tali  raffronti  si  trae 
che  mentre  fra  la  popolazione  libera  il  numero  dei  malati  nell'anno  varia 
da  28  a  35  per  cento  con  tenue  differenza  fra  i  maschi  e  le  femmine,  nei 
carcerati  di  rado  è  inferiore  a  50  per  cento,  ed  in  certi  casi  arriva  persino 
a  70  e  ad  80  per  cento.  Questa  differenza  nel  1876  fu  di  i  r.  24  e  nel  1877 
di  10.56  (2);  nondimeno  non  va  tutta  ascritta  a  conseguenza  speciale 
della  vita  del  carcere ,  ma  dipende  in  parte  anche  dalla  maggior  facilità 
con  cui  i  medici  delle  carceri  accettano  come  malati  nelle  infermerie  gente 
la  quale,  se  fosse  in  istato  di  libertà,  potrebbe  tuttavia  attendere  alle  pro- 
prie occupazioni,  senza  danno  della  salute. 

Rispetto  alla  mortalità  il  divario  è  anche  maggiore,  tanto  che  nelle  car- 
ceri|  prese  insieme,  la  somma  proporzionale  dei  morti  in  qualunque  grappo 

(i)  Statistica  della  morbosità  negli  operai  ascritti  alle  società  di  mutuo  soccorso,  ^^'Romz^ 
tipografia  Cenniniana,  1880. 

(2)  Reiezione  medica  statistica  sulle  condizioni  sanitarie  de Jf  esercito^  compilata  dal  Comi- 
tato di  Sanità  militare,  1876-1877  —  Le  proporzioni  indicate  forse  sono  ancora  superiori 
al  vero  per  le  gravi  difficoltà  che  si  incontrano  nello  stabilire  la  forza  media  delle  tmppe 
in  ogni  giorno  dell'anno  (V.  Atti  della  Giunta  centrale  di  statistica  nella  sessione  del- 
l'anno 1879.  Annali  di  Statistica,  Serie  2.*,  Voi.  15). 


—  i89  — 

di  età  è  da   tre  a  quattro   volte  maggiore   che  fra   la  popolazione    libera. 
Anche  confrontata  colla  mortalità  dell'esercito  la  differenza  é  notabilissima 
perchè  nelle  case  di  pena  maschili,  fra  i  carcerati  dell'età  da  20  a  30  anni 
k  mortalità  fu  di  44  per  mille  e  nei  bagni  di  33  per  mille. 
Ma  quali  le  cause  di  si  grave  mortalità? 
L^fedM  essenziaii  cagionano  il  massimo   numero  di  malattie   fra  i  mi- 
Doienni;  meno  frequenti  .sono  nelle  case  di    pena,    ma  poi  aumentano  di 
BOOTO  nei  bagni.    Queste  febbri ,   peraltro ,  di  rado   sono   causa  di  morte  , 
filorchè  nei  bagni  dove  pur  frequentemente  vestono   forme  gravi. 

Le  cause  di  morte  più  frequenti  in  tutte  e  tre  le  specie  di  prigionia  (case 
di  custodia,  case  di  pena,  bagni)  sono  le  malattie  deli*  apparato  respiratorio; 
ad  esse  specialmente  è  dovuta  V  eccessiva  mortalità  che  si  osserva  nelle  case 
é.  pena.  Vengono  quindi  per  ordine  d' importanza  le  malattie  deli*  apparato 
Sgerente  le  quali,  soltanto  fra  i  condannati  ai  bagni,  sono  superate  nella 
malignità  dalle  febbri  essenziali.  Fra  i  minorenni  vediamo  tenere  un  posto 
cospicuo  le  malattie  del  sistema  nervoso  e  suoi  involucri^  che  poi  si  fanno 
jOT  rare  e  più  miti  fra  la  popolazione  adulta,  mentre  per  le  malattie  cardio- 
vascolari succede  l'opposto.  Le  malattie  ùqW apparato  orinario  sessuale  acqui- 
stano certa  importanza  soltanto  fra  le  femmine  delle  case  di  pena. 

Nel  trattare  delle  malattie  che  sorgono  fra  i  carcerati,  un  argomento  che 
chiama  in  ispecial  modo  l'attenzione  del  medico,  del  fisiologo  e  del  legi- 
slatore è  la  frequenza  delle  alienazioni  mentali,  sia  per  l'attinenza  più  o 
meno  diretta  che  hanno  colla  tendenza  al  delinquere,  sia  per  l' influenza  che 
la  vita  del  carcere  ha  sulle  funzioni  cerebrali. 

Ora  dal  1871  al  1876,  con  una  popolazione  media  giornaliera  nelle  car- 
ceri giudiziarie  di  39,384  persone,  il  numero  dei  pazzi  fu  di  473  ,  cioè 
433  maschi  e  40  femmine,  vale  a  dire  si  ebbero  200  pazzi  per  100,000 
presenti.  Dal  1868  al  1876  il  numero  dei  pazzi  nei  bagni  fu  di  153,  nelle 
cast  di  pena  per  uomini  di  349,  e  nelle  case  di  pena  per  donne  di  7,  cioè 
di  509  nelle  tre  categorie  di  stabilimenti  penali.  Siccome  in  questi  la  po- 
polazione media  giornaliera  fu  di  23,010,  ne  risultano  246  maniaci  per 
100,000  presenti. 

Il  censimento  del  1871  annoverò  in  Italia  44,102  pazzi,  di  cui  25,616 
maschi  e  18,446  femmine,  cioè  164  pazzi  per  100,000  abitanti.  Si  sarebbe 
dunque  da  queste  cifre  indotti  a  conchiudere  che  le  alienazioni  mentali  siano 
più  frequenti  fra  i  detenuti.  Ma  conviene  tener  conto  che  le  cifre  dei  cen- 
simenti riescono  sempre  alquanto  inferiori  al  vero,  che  la  popolazione  delle 
carceri  è  tutta  adulta,  e  finalmente  che  vi  predominano  di  molto  i  maschi 
salle  femmine ,  le  quali  in  Italia  almeno  per  buona  ventura  meno  delin- 
quono e  meno  ancora  dell'  altro  sesso  (in  ciò  non  forte)  impazziscono.  Per 
queste  considerazioni  prudentemente  il  dott.  Raseri  reputa  debba  tenersi 
sospeso  il  giudizio  sulla  maggiore  frequenza  delle  alienazioni  mentali  fra  i 
prigioni. 

E  quando  si  distinguono  i  detenuti  secondo  il  luogo  d*  origine  si  trova , 
come  regola  generale  per  tutte  e  tre  le  categorie  di  stabilimenti  penali  e 
per  ambo  i  sessi,  che  i  provenienti  dalle  provincie  meridionali  soffrono  un 


—  190  — 

numero  dì  malattìe  e  di  mortì  relaUvamente  minore  degli  altri  provenienti 
dalle  Provincie  settentrionali. 

Nelle  Provincie  toscane'  v'  ha  bensì  lieve  morbosità  fra  i  detenuti,  ma  le 
malattie  hanno  relativamente  un  corso  molto  grave  . 

Le  grandi  differenze  che  passano  da  regione  a  regione  nella  mortalità  dei 
detenuti  provano  che  qui  influiscono  delle  circostanze  accidentali,  di  cui  deve 
essere  possibile  moderare  V  azione. 

Se  poi  invece  di  paragonare  solo  l'una  regione  con  T  altra  del  Regno 
s'istituisca  un  parallelo  fra  le  condizioni  sanitarie  dei  detenuti  negli  stabili- 
menti penali  d' Italia  e  quelli  di  altri  Stati  d'  Europa,  le  differenze  si  fanno 
più  spiccate  ancora,  come  si  può  vedere  nella  tavola  seguente,  la  quale  ci 
piace  ripetere  quasi  per  intero  essendo  molto  istruttiva. 

Parallelo  fra  le  condizioni  sanitarie  dei  detenuti  negli  stabilimenti  penali 

di  vari  Stati  d* Europa, 


STATI 


ItaUa 

Francia 

Austria  Cisleitana 
Ungheria  ....... 

Inghilterra 

Belgio 

Olanda 

Svezia 

Wurtemberg  . . . . 
Danimarca 


Tempo 

di 
osserva- 
zione 


1871-76 
1872-75 
1872-77 
1874-76 
1872-77 

1874-75 
1872-77 

1873-77 
1873-76 

1874-75 


Cifre  effettive 


Cu        g 

o  E  *j  a 


bA 


fi 


28,354 
18,635 
10,492 

3.I7I 
9,819 

801 

1.465 
2,469 

1,464 

201 


::  .sì 

«  u  *- 

i5  ••*  ^ 

=5  '«5 


2,886,811 
969,487 


1,099,207 

18,106 

193,102 

146,078 

14,968 


Cifre  proporzionali 
per  zooo  detenuti 


<«  «  a  V 

e  «.««•a 

.2  6  =  -S 
:3  "  o 

u 

V 

o. 


O 


17 
13 


18 
II 
22 
12 

37 


-  2  « 

U  CI  u 


V  a 


38.5 


49.  I 

28.7 

16 

23.6 

IO.  2 


S.3C- 

m  « 

e 


39- 1 

40 

59.2 

49.2 
31 

29.4 
16.2 

23.8 

28.5 

"4 


Le  differenze  fra  Tuno  e  1* altro  Stato,  sono  molto  grandi;  né  ciò  dev( 
recar  maraviglia  quando  si  pensi  alle  condizioni  tanto  anormali  di  vita  de 
detenuti.  Una  semplice  variazione  del  sistema  penitenziario  basta  talvolta  a  fa 
diminuire  della  metà  la  mortalità  fra  i  detenuti!  Cosi  il  consigliere  W.  Stark 
trovò  che  col  sistema  cellulare  la  mortalità  negli  stabilimenti  penitenziari  de 
Belgio  era  scesa  da  29.  5  a  16.   i  per  mille  (0.  A  ogni  modo,   conclud 


(i)  Beltrani-Scalia  :  La  riforma  penitenziaria  in  Italia,  —  Roma,  1879,  pag,    174, 


—  191  — 
il  Kaserì,  in  quegli  Ststì  nei  quali  è  minore  la  mortalità  nell'  insieme  della 
popolazione  anche  la  vita  dei  detenuti  si  fa  più  sicura.  Ma  noi  crediamo 
debba  qui  nuovamente,  rispetto  all'  Ingente  somma  delle  giornate  di  malattie, 
rìpetem  l' avvertenza  fatta  qui  sopra  ;  cioè  che  i  medici  delle  carceri  come 
iccettano  con  facilità  i  prigionieri  per  malati,  con  uguale  benigniti  li  trat- 
tengono per  tali  nelle  infermerie. 

Compie  il  diligente  studio  un  cenno  intorno  ai  suicidi  commessi  o  tentati 
dai  detenuti,  distinti  secondo  il  luogo  d'origine,  comprendendo  oltre  le 
anndetce  carceri  anche  le  giudiziarie,  per  le  quali  le  notizie  sono  limitate 
il  solo  sessennio  1871-1876,  laddove  che  per  le  altre  abbracciano  nove  anni 
iacominciando  dal  1868. 

In  tale  tempo  i  prigioni  che  attentarono  alta  propria  vita  furono  323,  e 
39  riuscirono  nello  sciagurato  proposito.  Paragonando  il  numero  dei  suicidi 
di  ciascuna  regione  col  numero  medio  dei  detenuti  si  hanno  le  seguenti 
proporzioni. 


PROVINCIE  D'ORIGINE 
DEI   DETENUTI 

J  i 

M 
tri 

n 

Pub 

P<R 

li 

1 

ili 

11! 

"     ss 

■sz- 

w 

4,09» 

=,630 

■.63 

a,97 

8,97 

2.91 

5.93 

Antiche  conlinenlali 

Z.848 

1,746 

7,62 

4,4S 

7,62 

".54 

S,o7 

Docili  di  Parma,  Piaceli 

eModena 

i.oSi 

657 

3,oS 

1,69 

- 

„ 

1,73 

TOKU.* 

1,713 

1.033 

4,S4 

11,86 

9.159 

6,46 

it,6o 

Piovincie  Romane 

6,070 

4,=B3 

1,09 

o.ss 

2.19 

1,04 

1,74 

NipolBlane 

i6,97z 

n,t39 

o,«9 

1,00 

1.13 

'.99 

1.67 

Sciliane  e  Sarde 

6,445 

4.O03 

°,5« 

3,«S 

J.33 

4.09 

3,7* 

Totale  di!  Regno .... 

39.3S4 

26,075 

l,4S 

2,17 

3.13 

2.47 

3.34 

I  suicidi  consumati  nelle  carceri  giudiziarie  furono  nella  ragione  di  i.  48 
pef  10,000  detenuti,  e  nei  bagni  e  case  di  pena  (uominij  di  z.  17  per 
10,000  detenuti.  Nelle  case  di  pena  per  le  donne  si  ebbe  in  9  anni  appena 
un  suicidio  consumato  e  due  tenuti. 

I  suicidi  registrati  nel  Regno  per  la  popolazione  maschile  al  dì  sopra 
•^^ì  15  anni,  furono  in  media  752  in  ciascun  anno  del  sessennio  1871-76 
e  siccome  i  maschi  al  disopra  di  15  anni  nel  censimento  del  1871  arri- 
vatano  »  8,795,874,  la  media  dei  suiddi  fra  di  essi  arriva  appena  ad  i 
Pst  11,700,  rapporto  molto  inferiore  a  quello  trovato  per  i  detenuti. 


.^—   192  — 

Questa  conclusione  .contraddice  quanto  asserisce  il  dott.  Bonomi  (0  che 
la  statistica  delle  prigioni  dimostra  come  i  malfattori,  prodighi  delia  vita 
degli  altri,  non  attentino  che  di  rado  alla  propria. 

Un'altra  particolarità  degna  di  nota  è  il  disaccordo  nella  proporzione  dei 
suicidi  per  le  varie  regioni  del  Regno,  che  si  osserva  fra  i  dati  del  movi- 
mento generale  della  popolazione  e  quelli  relativi  ai  soli  detenuti.  Le  Pro- 
vincie degli  antichi  Ducati  che  contano  il  massimo  numero  di  suicidi  in 
generale,  ne  danno  il  minimo  invece  fra  i  delinquenti,  e  per  contro  la 
Sicilia  e  la  Sardegna  che  ne  offrono  nel  primo  caso  im  numero  scarsissimo, 
ne  danno  poi  uno  abbastanza  rilevante  nel  secondo.  La  cifra  dei  suicidi  fra 
i  detenuti  toscani  supera  di  gran  lunga  quella  delle  altre  regioni,  mentre 
nella  popolazione  totale  suole  differire  poco  dalla  media  del  Regno.  Da 
un  lato  il  carcere  cellulare  di  Torino,  dall* altro  i  sistemi  cellulari  com* 
pleti  o  misti  dei  penitenziari  toscani,  devono  aver  avuto  su  di  ciò  influenza 
non  piccola. 

Mettendo  a  confronto  il  numero  degli  omicidi  consumati  nelle  varie  re- 
gioni del  Regno  con  quello  dei  suicidi,  il  predetto  dott.  Bonomi  avrebbe 
trovato  che  questi  due  fatti  erano  in  antagonismo  fra  di  loro,  vale  a  dire 
che  là  dove  maggiore  è  il  numero  degli  omicidi  è  minore  quello  dei  sui- 
cidi ;  e  però  conchiudeva  che  la  tendenza  al  suicidio  esige  un  certo  sviluppo, 
un  certo  grado  di  civiltà,  il  quale  se  altera  e  corrompe  gli  istinti  piti  natu- 
rali, induce  anche  una  mitezza  di  costumi,  ni  può  che  diminuire  la  cifra  dei 
reati  di  sangue.  Dello  stesso  avviso  è  il  prof.  Morselli  (2),  quantunque  da 
un  esame  fatto  sopra  diversi  Stati  avesse  dovuto  dedurre»  che  non  vi  era 
esatto  rapporto  fra  criminalità  specifica  e  tendenza  suicida  delle  varie  nazioni. 

Ma  poiché  si  è  visto  che  i  suicidi  sono  più  frequenti  fra  i  detenuti  che 
fra  la  popolazione  libera,  e  sono  frequenti  soprattutto  fra  i  '  detenuti  di  quelle 
regioni  d'Italia  nelle  quali  abbondano  i  casi  di  omicidio,  non  pare  al  dott.  Ra- 
seri  che  dalle  ricerche  statistiche  possa  essere  confermata  l'opinione  dianzi 
citata  dei  due  egregi  autori:  ei  s'accontenterebbe  per  ora  di  accettare  quella 
cui  era  arrivato  lo  stesso  prof.  Morselli  nell'esame  statistico  intemazionale. 

L' importante  questione  rimane  dunque  a  risolversi  ;  e  il  dott.  Raseri  che, 
se  non  l'ha  fatta  sorgere,  l'ha  vie  più  messa  in  vista,  deve  chiarirla,  o  per 
lo  meno  raccogliere  i  materiali  che  meglio  possono  servire  a  risolverla.  Co- 
testa  mutabilità  di  un  fatto,  che  dai  più  è  dato  come  triste  e  fatale  sequela 
della  civiltà,  per  il  semplice  variare  di  condizioni  estrinseche  e  meramente 
circostanti  è  di  molto  peso  per  chi  voglia  indagare  se  non  le  intime  ca- 
gioni di  tanta  disperazione,  i  modi  più  acconci  per  distornarne  gli  effetti. 

Prof.  A.  Corradi. 


(i)  Filalete:  Del  suicidio  in  Italia,  —  Milano,   1878. 
(2)  //  Suicidio,  —  Milano,  1879,  pag.  245. 


—   A93   — 


DIRITTO  SANITARIO. 


Rapporto  su  rordinamento  della  Medicina  pubblica  in  Francia  —  {Creazione 

Am  Direzione  di  sanità  pubblica).  —  La  Commissione  nominata  dalla  Società 
i Medicina  pubblica  e  d'Igiene  professionale  in  seguito  ad  una  brillante  ed 
adita  relazione  del  dott.  J.  A.  Martin  ha  votato  la  seguente  mozione  : 
Considerando  che  i  modi  con  cui  s'esercita  oggidì  in  Francia  la  Medicina 
sono  ìmpari  alle  necessità  cui  deve  rispondere,  e  ai  continui  sforzi, 
al  progresso  della  scienza  medica  ; 

Considerando  che  la  Medicina  pubblica  non  riacquisterà  tutta  la  sua  auto- 
se  non  quando  un  potere  conveniente  sia  incaricato ,  in   tutti  i  gradi 
Amministrazione,  di  far  eseguire  le  prescrizioni,  le  sentenze  delle  Commis- 
i  consultative  ; 

Considerando  come  questa  riforma  non  possa  avanzare  utilmente,  ed  avere 
no  pieno  effetto  se  non  dall'antecedente  unione  in  un  centro  comune, 
i  servii  d'igiene  e  d'assistenza,    formante  cosi  una  Direzione  di  sanità 

Hca,  come  già  si  pratica  presso  altre  nazioni  ; 

Li  Società  di  Medicina  pubblica  e  d'Igiene  professionale  fa  voto  che  il 

del  Commercio  ed  il  Ministro  dell'Interno  s'accordino  per  formare 

breve  tempo  la  Commissione  mista^  la  cui  creazione  già  venne  domandata, 

sono  quattro  mesi,  allo  scopo  di  investigare  come  e  in  qual  modo  possa 

i  in  Francia  una  Direzione  di  sanità  pubblica  ; 
Li  Società  richiama  di  più  l' attenzione  dei  Ministri  sul  progetto  e  sulle 
^oni  addotte  in  appoggio,  sviluppate  nel  presente  Rapporto. 

La  Vaccinazione  obbligatoria  in  Svizzera.  —  Nella  seduta  del  21  di- 

ibre  1881,  il  Consiglio  Nazionale  Svizzero  discusse  la  Legge  sulle  epidemie. 

i  discorsi  di  Bruggisser  e  Tschudi,  il  Consiglio  addotto,  con  90  voti 

itro  23,  il  principio  della   vaccinazione   obbligatoria.   Ecco   come    sono 

^piti  gli  articoli  13  e  14  della  Legge  sulle  epidemie  votati  dal  suddetto 

[consiglio  : 

Art  13.°  —  Ogni  bambino  nato  in  Svizzera  dovrà,  secondo  regola,  essere 
[neonato  nel  suo  primo  anno  di  vita  o  al  più  tardi  nel  secondo.  Un  più 
\o  indugio  non  verrà  tollerato ,  se  non  per  ragioni  di  salute  e  dietro 
[certificato  medico.  I  bambini  nati  all'  estero  e  non  vaccinati  condotti  in 
[Srizzera,  saranno  soggetti  alle  medesime  prescrizioni.  La  seguita  vaccina- 
lioQe  dovrà  esser  provata  mediante  certificato  autenticato  da  un  medico 
fjitentato. 

Art.    14.^  —  Nessun  fanciullo  sarà   ammesso  a  frequentare   una  scuola 
Ijnbblica  o  privata,  senza  essere  munito  di^Questo  certificato. 


Assistenza  pubblica    internazionale.  — ^er  porre  un  termine   alle   con- 
inae  difficoltà  originate  dall'assistenza  agli  HJflfoieri  nel  Belgio,  il  Parlamento 

13 


—   194  — 

adottava  il  14  marzo  1S74  una  Legge  uguagliante  rispetto  a  questo  lo  stra- 
niero al  regnicolo.  Il  diritto  all'  assistenza  ed  al  ricovero  si  acquistavano  dai 
Belgi  pel  fatto  della  loro  nascita  in  patria,  e  di  poi  per  una  dimora  di 
cinque  anni  in  una  località,  che  non  sia  il  comune  nativo;  ora  la  nuova 
legislazione  riconosce  parimente  un  diritto  al  ricovero  per  lo  straniero,  di- 
ritto determinato  o  dalla  nascita  sul  territorio  belga,  o  dalla  continuata  di- 
mora per  cinque  anni  in  un  comune  del  regno. 

Le  spese  di  soccorso  che  prima  toccavano  allo  Stato  sono  messe  a  ca- 
rico dei  comuni.  Lo  Stato  però  continuerà  a  provvedere  a  sue  spese  all'as- 
sistenza di  quegli  stranieri  che  non  avranno  ancora  ottenuta  dimora  sul 
territorio  belga  per  un  legale  domicilio.  Il  bambino  nato  all'estero  da  genitori 
belgi,  e  avente  di  conseguenza  nessun  luogo  d'origine  nel  Belgio,  è  ugua- 
gliato per  questo  allo  straniero;  egli  è  soccorso  dallo  Stato. 

Questa  Legge  è  compita  da  una  disposizione  che  accorda  al  Governo  il 
diritto  di  far  ricondurre  a'  confini  qualunque  indigente  straniero,  che  tomi 
a  carico  dell'Assistenza  pubblica,  e  pel  quale  venga  da  un  comune  doman- 
data l'espulsione.  Questo  provvedimento  però,  non  sarà  preso  che  con  qu^li 
stranieri  il  cui  Governo  non  ha  finora  concluso  col  Belgio  la  Convenzioni 
di  rimpatriazione  prevista  dalla  Legge  14  marzo  1874.  I  Governi  stranieri 
sono  invitati  a  trattare,  in  proposito,  col  Governo  belga  pel  rimpatrio  di 
quei  loro  nazionali  i  quali  siano  .a  carico  dell'Assistenza  pubblica.  I  soccorsi 
provvisori  e  le  spese  necessarie  al  rimpatrio,   toccheranno  al  paese  nativo. 

Medici  dello  stato  civile  —  Nuovo  modo  di  nomina.  —  n  Prefetto  della 

Senna  ha  pubblicato  la  seguente  ordinanza  : 

Art.  i.^  —  I  Medici  di  stato  civile,  in  ciascun  circondario,  verranno 
'nominati  dal  Prefetto  dietro  proposta  del  Sindaco. 

Art.  2.®  —  Quando  una  Condotta  si  farà  vacante,  il  Sindaco  spedirà  senza 
indugio  al  Segretariato  generale,  sezione  del  Personale,  la  nota  de*  candidati 
che  crederà  di  dover  presentare.  Questa  nota  conterrà  il  nome  di  quattro  can- 
didati, due  scelti  fra  i  Medici  addetti  all'ufficio  di  beneficenza,  e  due  fira 
i  Medici  ispettori  delle  Scuole  comunali  ed  Asili  del  Circondario. 

Art  3.°  —  Il  Medico  dell'ufficio  di  beneficenza  o  il  Medico  ispettore 
delle  Scuole  che  verrà  nominato  Medico  di  stato  civile,  sarà  sostituito  nel 
suo  primo  impiego. 

Lo  stregone  di  Saint-Aubin.  —  Diamo  qui  in  riassunto  il  Rapporto  di 
un  processo  per  illegale  esercizio  della  medicina,  il  quale  sollevò  una  que- 
stione di  Medicina  legale  senza  precedenti,  e  di  grande  interesse  per  la  pub- 
blica salute.  Questo  processo  mise  poi  alla  luce  del  giorno  un'altra  cosa, 
cioè  il  lavorìo,  l'agitarsi  d'una  certa  Società  fisiologica  di  Medicina  e  Chi- 
rurgia :  ecco  innanzi  tutto  come  avvennero  i  fatti  incriminati. 

Giovanni  Battista  HeUer,  muratore,  più  conosciuto  col  nome  di  e  Stre- 
gone di  Saint-Aubin  >,  si  era  acquistata  notorietà  come  medico.  Nel  1877 
e  1879  il  Tribunale  di  Poitiers  lo  multava  per  illegale  esercizio  della  me- 
dicina. Nel  1881  il  Tribunale  di  Loudun,  ancorché  85  suoi  clienti  attestas- 


—  195  — 

sero  del  suo  valore  come  medico,  lo  multava  in  L,  1350 ,  per  esercizio 
ill^^ale  della  medicina,  farmacia  e  spaccio  di  medicinali.  Questo  processo 
rivelò  alcune  curiose  pratiche  e  carte  dell'accusato.  Fra  varie,  preghiere  ci- 
tiamo questa  scritta  su  pergamena,  destinata,  senza  dubbio,  ad  esser  appli- 
cata su  le  piaghe  : 

€  Dio  santo  -}-  forte  -{*  e  immortale  e  misericordioso  -j*  mio  salvatore,  non 
permettete  punto  che  noi  siamo  esposti  ad  una  morte  -}"  molesta  e  crudele  : 
ricordatevi  di  questa  Società  che  v'appartiene  dall'eternità  >. 

Dietro  un'altra  preghiera  si  vedono  disegnati  due  circoli:  il  più  grande 
ha  nel  mezzo  l' Heller  sopra  una  croce  ;  il  più  piccolo  il  motto  spiritus 
iocus.  Insieme  alle  preghiere  si  trovarono  anche  formule  cabalistiche  la  cui 
traduzione  è  un  po'  difficile  e  Anzilou  —  Aiouhn  —  el  —  Djcnni  —  evrisja  — 
ti  —  Djennoum  —  Anzilou^  ecc.  >  Heller  è  oggigiorno  comparso  nuova- 
mente dinanzi  la  Giustizia  per  le  cure  da  lui  prestate  a  quattro  malati,  uno 
de'  quali  mori  malgrado  le  cure  sollecite  del  medico.  Heller  dice  che  dopo 

Ila  multa  di  L.  1350  abbandonò  la  pratica  dell'arte  medica,  ma  che  si  fece 
ajatante  di  sanità  dietro  diploma  della  Società  fisiologica  di  Sanità,  diploma 
che  presenta  in  sua  difesa,  insieme  alla  carta  d'esercizio. 

Trascriviamo  qui  il  Diploma  rilasciato  dalla  e  Società  fisiologica  di  Me- 
dicina e  Farmacia,  ecc.  >.  Esso  reca  in  testa  il  monogramma  H  -  X. 

Signor  Heller, 

Ho  il  piacere  d' informarla  che  la  Società  fisiologica  di  Medicina  e  Par- 
mada,  volendo  ricompensare  il  vostro  raro  talento  nel  vigilare  T  ammini- 
strazione domestica  dei  medicinali  ordinati  dai  nostri  medici -pratici  della 
medicina  naturale,  ha  decretato  per  voi  il  Certificato  di  idoneità  ad  ajutante 
ài  Sanità  o  infermiere  di  merito.  Vogliate,  ecc.  Per  il  Presidente  :  Il  Segretario 
generale. 

Benard. 

18  dicembre  1881. 

Da  un  lungo  programma  del  fondatore  di  questa  Società,  Hureaux,  ab- 
biamo estratto  brevemente  quanto  segue  : 

Creazione  universitaria 

della  Facoltà  libera  di  medicina  domestica  naturale  fatta  dalla  Società  del- 
l'Istituto 

per  r  emancipazione  umana. 

Considerazioni  :  I  miei  lavori  che  abbracciano  quarant'  anni  di  cultura 
di  una  scienza  superiore,  hanno  cons^uito  oggigiorno  : 

Al  nostro  corpo  :  l' esser  libero  dalla  malattia,  per  il  rinascimento  del- 
l'arte di  guarire  ; 

Al  nostro  spirito  :  l' esser  libero  dai  pregiudizi,  per  la  ragione  divenuta 
maggiore  ; 

Al  nostro  cuore  :  l'esser  libero  dall'egoismo  per  l'esatta  conoscenza  delia 
legge  suprema  dell'umanità. 


—  196  — 

n  programma  seguita  narrando  come  Tidea  della  fondazione  sia  veni 
da  questa  triplice  conquista;  come  la  ragione  dimostri  che  se  noi  trascuriaa 
di  aver  cura  della  nostra  ed  altrui  salute,  ci  rendiamo  colpevoli  dinii 
alla  legge  universale  di  solidarietà,  e  le  pene  sono  le  malattie  e  i  dolo 
che  fatalmente  affliggono  l' umanità ,  ecc.,  ecc.  Firmato  :  Hureaux ,  lite 
professore,  autore  della  e  Salute  >,  ecc. 

L' immaginazione  dell'  autore  e  fondatore  sogna  poi  cose  impossibili  ;  di 
che  il  numero  dei  discepoli  potrà  valutarsi,  senza  esagerazioni,  a  mille,  cj 
scuno  de'  quali  spacciando  circa  L.  12,000  all'anno  in  medicinali,  ne  vcf  ; 
alla  Società  un  utile  annuo  totale  di  sei  mih'oni.  E  la  fantasia  accresceni 
i  sogni  di  grandezza,  egli  vede  il  numero  de'  discepoli  aumentare  man  imi 
a  IO,  a  20,000,  la  nuova  scuola  estendersi  a  tutta  la  Francia,  al  moqi 
intiero,  e  l'utile  annuo  ricavato  ammontare  a  sessanta  milioni. 

Come  non  potevano  questi  sogni  dorati  turbar  la  mente  del  povero,  del 
plice  Heller  ?  Sicuro  nella  parola  del  maestro  egli  si  dedicò  intieramente] 
l'ufficio  affidatogli.  Continue  domande  di  rimedi  naturali,  unitamente  ai 
gnostici  delle  varie  malattie  stesi  su  module  stampate  perchè  la  Società 
gliesse  i  farmaci  più  adatti,   erano  da  lui   inviate  alla   Sede   della 
(Mont-Valérien ,   vicino  alla  stazione  di  Suresnes  (Scine)  ),   dalla  quatej 
venivano   poi    mandate    collezioni  di  rimedi ,  con   istruzioni  sul  m( 
servirsene. 

La  semplicità  nei  rimedi  sembra  la  qualità  speciale  della   nuova 
Come  tutti  i  rimedi  suoi  si  possono   comprendere  nella  categorìa  de' 
sativi  e  purgativi,  così  era  delle  cure.  Ad  esempio ,   Heller  ai  quattro 
ammalati,  affetti  ciascuno  da  ben  dififerente  malattia,   aveva  ordinato  a, 
di  presso  i  medesimi  rimedi. 

In  seguito  alla  requisitoria  del  sostituto  Bourgueil,  che  domandavi^ 
severa  applicazione  della  Legge,  il  Tribunale  dichiarò  Heller  colpevokj 
illegale  esercizio  della  medicina  pel  fatto  d'aver  scritto  il  diagnostico 
malattia  ed  averlo  inviato  ad  una  Società  medica,  dalla  quale  riceveva 
i  rimedi  per  la  relativa  cura,  condannandolo  perciò  a  tre  giorni  di 
per  ciascuna  delle  quattro  contravvenzioni,  non  che  alle  spese  del  proceiii 
Da  questa  sentenza,  dopo  aver  discorso  sulla  questione  medica  sollef§^ 
dal  processo,  il  Droit  cava  le  seguenti  conclusioni  : 

Il  fatto  per  parte  d'una  persona  non  laureata  d'essere  corrispond< 
un  farmacista  dal  quale  riceve  delle  module  stampate  pel  quadro  de' 
da  consultarsi,  module  ch'egli  dovrà  riempire  colla  diagnosi  della 
e  rimandarle  al  farmacista,  dal  quale  riceverà  poi  i  rimedi  per  la   n 
cura,  costituisce  un  atto  d'esercizio  illegale  della  medicina.  Il  fatto  d< 
legale  esercizio  della  medicina,    anche  se  l'accusato   non  siasi  attribuito! 
titolo  di  medico,    costituisce  una  contravvenzione  di   polizia    punibile 
multa ,  e  in  caso  di  recidiva  colla  prigione  da  uno  a  cinque  giorni.  Si 
sono  sentenziare  tante  pene  speciali,  quanti  sono  i  fatti  d'illegale 
La  recidiva  risulta   dal  compiersi  di  una   nuova    infrazione  nel  periodo 
dodici  mesi  dalla  condanna.  Poco  importa  che  l'accusato  abbia  o  no 
vuto  compenso  dall'ammalato.  —  {Le  Progrh  Medicai,  N.   8.    1882). 


MdMfeAHI 


PARTE  TERZA. 


VARIETÀ   ED   ANNUNZI. 


mftdiOO  di  SÌ7Ìglia.  —  Un  Congresso  di  medici  e  chirurghi  si  terrà  in  Si- 
li 9  aprile  1882. 
Le  sedate    dtà  Congresso  avverranno  dal    io  al    15   aprile  inclusi vamente ,  e  nelle 

non  si  potranno  trattare  che  argomenti  relativi  alle  scienze  mediche. 

Le  Memorie,  Comunicazioni  od  altri  lavori  destinati   al    Congresso  dovranno  perve- 

alU  Commissione  ordinatrice    del    medesimo    prima  del  31  marzo  prossimo.  Nessun 

Terrà  ricevuto ,  scorso  questo  tempo ,  se  non  dietro  unanime   accordo   della  Com- 

le. 

Dal  programma   dei    quesiti  proposti  pel  Congresso,  trascriviamo    quelli  relativi  al- 

«  Delle  cause  della  grande  mortalità  dei  bambini  nelle   grandi  città  e  dei  mezzi  di 
ria. 

I      «  Profilassi  delle  malattie  infettanti  ;  dell'  isolamento  e  della  disinfezione  ;  modi  d'ap- 
Bdi  perche  riescano  più  efficaci. 

l     V  Determinazione  dei  mezzi  più  opportuni  per  prevenire  la  scrofola  delle  caserme  e 
m  ospedali  >. 

^tettodro  d'ZgiOM.  —  L'Ateneo  veneto  in  seguito  ad  una  brillante  relazione  dell'av* 
■cHo  Eugenio  Boncinelli,  ha  votato  la  seguente  mozione  : 

t  L'Ateneo  veneto,  udita  la  lettura  dell'avvocato  Boncinelli  stdla  necessità  dell'inse*» 
obbligatorio  dell'igiene  e  medicina  navale  pei  capitani  marittimi,  fa  voti  acciò 
Governo  provveda  di  tale  cattedra  tutti  gli  istituti  nautici  del  Regno,  acciò  che  il  Con- 
provinciale di  Venezia  mantenga  intanto    tale   insegnamento   nel  nostro  Istituto ,  e 
che  la  città  di  Venezia  mandi  un  suo  rappresentante  al  prossimo  Congresso  Inter- 
le  igienico  che  si  terrà  a  Ginevra  ». 

I  hopoito  dal  dott.  Pionmi  per  preyenire  le  lesioni  oagionate  dai  tramvayi.  — 

I  iott.  Fiorani,  dopo  di  avere  osservato  che  chi  casca  da  un  convoglio  in  movimento 
jbcrive  nn  arco  di  cerchio  in  cui  il  corpo  h.  da  raggio,  colla  testa  alla  periferia  ed  i 
fisfi  al  centro ,  sicché  finisce  al  suolo  colla  testa  verso  il  mezzo  della  via ,  ma  al  con- 
^fb  tanto  vicino  che  necessariamente  le  gambe  vanno  a  finire  sotto  le  ruote,  propone 
s^^nente  rimedio: 


—  198  — 

Se  i  carri  e  le  carrozze  avessero  le  pareti  laterali  fatte  in  modo  da  scendere  fin' 
poca  distanza  dal  suolo,  appunto  come  si  vedono  cosi  in  basso  scendere  le  pareti  di  o 
macchine,  le  ruote  resterebbero  nascoste,  e  il  terribile  accidente  sarebbe  schivato,  o  per 
meno  tutto  finirebbe  con  qualche  contusione ,  o  nel  peggior  caso,  c^on  fratture  sempiì 
sicché  la  conservazione  dell'arto  sarebbe  possibile. 

La  spesa  per  tale  innovazione  non  sarebbe  rilevante,  e  le  autorità  dovrebbero  imp 
a  salvaguardia  dei  viaggiatori.  Le  imprese  dei  tramways  avrebbero  il  loro  tornaconto  : 
l'offrire  cosi  una  maggiore  sicurezza  nel  loro  servizio,  giacché  tali  disgrazie  impression 
vivamente  il  pubblico  e  suscitano  ritrosia  per  un  mezzo  di  trasporto  nel  quale  ai  vants 
dell'economia  e  della  comodità  è  pur  troppo  unita  la  possibilità  di  imponenti  sventui 

Terzo  censimento  dei  manioomi  d' Italia.  —  Il  primo  censimento,  come  è  noto, 

eseguito  alla  fine  del  1874,  il  secondo  alla  fine  del  1877. 

I  pazzi  che,  tre  anni  dopo,  la  notte  del  31  dicembre  1880,  nei  diversi  manicomi 
ospitali  del  Regno,  raggiunsero  il  numero  di  17,471,  maschi  9,000,  femmine  8,471,  ri] 
titi  come  segue: 

Maschi  Femmine  Totali 

Piemonte 1*093 9^9 •  2,062 

Liguria 31 1 423 734 

Lombardia 1,582 i»5i7 3i099 

Veneto 890 i  ,292 2,181 

Emilia 1,322 i>259 2,581 

Umbria 176 143 319 

Marche 548 443 991 

Toscana 1,008 1,108 2,116 

Roma 449 330 779 

Napoletano X|Oi3 572 1,585 

Sicilia 531 369 900 

Sardegna. 77 46 1 23 


Regno 9,000 8,471 i7»47i 

L'Alcoclisxno  in  Italia,  —  Fu  citata  nei  giorni  scorsi  alla  Camera,  nell'occasion 
cui  si  discuteva  la  proposta  di  abolire  o  ridurre  l'imposta  del  sale,  una  statistica  dei  e 
per  alcoolismo  in  Italia. 

Quella  citazione  non  era  esatta;  poiché  le  cifre  date  finora  dalla  Statistica  ufficiale 
rappresentano  che  le  morti  accidentali  avvenute  per  abuso  di  bevande  spiritose.  Sono  a 
que  quei  disgraziati,  che  trovandosi  in  istato  di  ubbriacfaezza,  sono  caduti  in  un  fiun 
sotto  le  ruote  di  un  carro,  ecc.  ;  non  sono  gli  individui  che  muoiono  per  delirium  tren 
o  per  altra  affezione  cronica,  in  seguito  a  lento  avvelenamento  alcoolico.  Codeste  i 
non  sono  generalmente  subitanee,  ma  si  verificano  dopo  lunghe  sofferenze,  il  più  S| 
nei  manicomi. 

La  sola  Statistica  delle  morti  impro>vvbe  {accidentali)  e  dei  suicidi  veniva  pubb] 
finora  in  appendice  al  Movimento  annuale  dello  Stato  civile;  mentre  una  Statisti^ 
tutte  le  cause  di  morte  non  fu  iniziata  nel  Regno  che  a  cominciare  dal  i.^  gennaio  i 
e  fu  limitata  per  ora  ai  Comuni  capoluoghi  di  Provincia  e  capoluoghi  di  Circondar 


ri 


—  199  — 

KrtRttD  dd  Veneto)  cIm  sono  in  complesso  284;  ed  anche  in  tal  guisa  circoscrìtta  essa 
an  poCè  htn  fino  ad  oggi  di  pubblica  ragione,  mancando  le  cifre  del  dicembre  1881 
per  li  maggior  parte  di  quei  ComunL 

Tatiana,  lÌKeiido  le  somme   delle  cifre  parziali  raccolte    pei  primi   undici  mesi   del- 
>,  possiamo  riconoscere  la  frequenza  delle  morti  per  alcoolismo  nei  Comuni  suddetti; 
in  coofironto  a  dò  che  si  osserva  in  altrì  Stati  d'Europa  e  d'America. 
Infitti  dal  i.^  gennaio  a  tutto   il  novembre,   si  contarono    304  morti   per  alcoolismo 
e  delirium  trtmens  sopra  184  mila  casi  di  morte  avvenuti  nei  284  comuni  accennati. 
Qoelbi  cifra  corrisponde  ad   1.65  per  mille  morti  di  qualunque  causa. 
Inoltre  In  quegli  stessi  Comuni  e  nello  stesso  perìodo  di  1 1  mesi  si  contarono  33  morti 
'fidmtali    di  individui   in  istato   di  ubbriachezza,  per   cui  se   si  credesse    di   aggiungere 
numero  all'altro  dei  morti   per  alcoolismo,  le  proporzioni   si  eleverebbero   di  circa 
decimo. 
Le  304  morti  per  alcoolismo  sono  però  ripartite  molto  disegualmente  nelle  vane  Re* 

e  Provincie. 

Cosi,  mentre  nel  Veneto  alla  causa  loro  accennata  vanno  ascrìtti  89  casi  di  morte 
(3-3  p.  ®/oo  morti),  nella  Lombardia  61  (2.7  p.  7ooÌ»  ^"^  Ligurìa  19  (3.  13  p.  7oo)  «  ^'^ 
PiMBonte  29  (1.85  p.  7oo)'»  i^  Calabria  se  ne  ebbero  solo  2  (o.  40  p.  %o)  «  in  Sicilia  7 

HXS»  P.  7oo)- 

Per  confrontare  poi  la  diffusione  dell'ulcoolismo  in  Italia,  quale  risulta  dalle  cifre  qui 
dferite,  con  quella  che  si  è  riscontrata  in  altri  paesi  d' Europa  e  d'America,  si  sono  rias- 
RDte  nella  tavola  seguente  le  principali  notizie  sull'argomento,  fomite  da  pubblicazioni 
ufficiali. 


NOME    DELLO    STATO 
O    DELLA    CITTÀ 


Inghilterra  e  Galles  (O. . . . 

Smia  (Regno)  (2) 

Id.     8  città  principali  (3). 

Belgio  (4) 

Svizzera  (7  cantoni)  <5). ... 
Id.       (9  cantoni)  (6). . . . 

Svezia  (città)  (7> 

Norvegia  (8) 

Kcw-York  (città)   (9) 

Massachusset  («f» 


ANNI    DI 
OSSERVA- 
ZIONE 


1877-79 
1875-76 
1879-80 
1875-76 
1876-77 

1878-79 
1877-78 

1875-78 

1872 
1875-80 


POPOLAZIONE 


24.899.343 

3.495.000 
1,266,327 

5.336;i85 

697,712 
852,803 

663,204 

(") 
1,657.265 


NUMERO  DEI  MORTI 


p«r  qualunque 

1        , 

per  alcoo- 

causa 

Uwao 

1,566,623 

3190 

155.907 

513 

55.975 

173 

234.102 

781 

35.436 

112 

39.379 

131 

28,229 

176 

58.307 

142 

32.647 

416 

200,225 

470 

Morti  per 

alcoolismo 

su  1000 

morti 


2,04 

3,29 
3.09 

3,33 

3.05 

3,83 
6,25 

2,60 

12,08 

2.35 


(Il  Aftnual  rep&rt  ofthe  BtgiMtrar-gtneral  ofbirths.  deaths  and  marriages  tn  Bngland  and  Walei,  1877-79. 

09  Anwual  report  of  the  RegUtrar-general  of  birlhs  9tc   Scotland.  187S-76 

A  DwttHIed  report  of  the  Registrar  general  on  the  birthe  etc:  in  eightpriucìpal  tosvus  of  Scotland.  1879-80. 

{^  Ai^nuaire  statitiquè  de  la  Betgique  1877. 

(5)  Mtmvement  de  la  population  de  la  Sui$$e,  1876-77. 

|8|  M.  id,  id.  id.  1878-79 

(3)  Sveriges  offìeiela  Statistih-Medieinal'Stjfreltetts  Underddniga  Beràttelse.  1877 

m  Beretning  on  Sundhedstilttanden  og  Medicina l~rorhnldene  i  Iforge.  187S-78 

(I)  IX  A.  Baer.  Ber  aleohoiiamuM  eie.  pag.  tSj 

(Ifl)  Report  to  the  legislature  of  Massachusetts  relating  to  the  Registra  of  births  etc.  1880. 

(II)  La  statistiea  delle  cause  di  morte  ai  fa  per  la  popolazione  di  tutto  il  Regno,    ma  solo  pvr  poco  più  della 
BctA  delle  morti  viene  fkita  la  diohiarasione  medica  :  le  altre  risiano  ignote 


200    

Del  resto  non  h  cosa  fisicile  detenninare  quante  volte  l'abuso  d^Ii  alcootici  abbia 
prodotto  la  morte;  poiché  oltre  ai  casi  di  delirium  tremens  e  di  altre  forme  di  alcoolismo 
cronico;  oltre  alle  morti  accidentali  che  avvengono  di  individui  in  istato  di  ubbrìachesza, 
è  noto  che  qualunque  malattia  insorta  in  un  beone  per  una  causa  qualsiasi,  ha  sempre 
un  decorso  più  grave .  che  nelle  persone  sobrie,  e  può  avere  più  facilmente  un  esito  letale. 

Cosi  i  vizt  di  cuore,  le  apoplessie  cerebrali,  le  malattie  di  fegato  sono  facilissime  a 
riscontrarsi  nei  beoni;  e  quando  uno  di  costoro  sia  morto  per  una  delle  malattie  anzi- 
dette, può  nascere  il  dubbio  se  la  morte  sia  da  ascrìvere  alla  causa  immediata,  ovvero 
all'abito  del  bere. 

Indi  una  cotale  incertezza  o  difetto  di  omogeneità  nelle  statistiche  necrolog^che,  e  la 
necessità  di  procedere  molto  cauti  nel  tirarne  delle  conclusioni. 

Sulla  mestruaiione  negli  istituti  femminili.  —  Il  dott.  Oallippe  ha  toccato  un  ai^ 

gomento  igienico  che  è  deUa  massima  importanza.  Le  direttrici  degli  educandati  femminili, 
in  generale  vogliono  fare  mistero  della  mestruazione,  giudicando  questa  funzionalità,  emi- 
nentemente psicologica,  cosa  ributtante  e  vergognosa.  In  seguito  a  questa  stupida  idea  hanno 
orìgine  molti  errori  contro  le  regole  della  igiene.  Gallippe  nota  molto  a  proposito  che  le 
fagazzine,  anche  quando  sono  mestruose,  rimangono  sedute  per  due  o  tre  ore,  e  perciò 
sono  in  contatto  colla  camicia  fredda  umida  e  per  lo  più  non  azzardano  di  lagnarsi  quando 
soffrono  d'incomodi  mestruali.  Da  ciò  la  completa  trascuratezza  del  processo  mestruale 
che  può  essere  fonte  di  disordini  generali  e  locali,  che  si  sviluppano  nel  sistema  nervoso 
e  negli  apparati  digestivi,  o,  come  avviene  il  più  delle  volte,  nell'utero  stesso.  In  questi 
casi  le  ragazze  non  dovrebbero  stare  sedute  per  più  di  un'  ora,  e  poscia  pulirsi  convenien- 
temente, inoltre  sarebbe  necessario,  e  facilmente  effettuabile,  di  preservarle  dal  bagnarsi  i 
piedi  con  bagni  locali  o  generali,  e  dalle  lunghe  passeggiate. 

Cono  libero  di  pellagrologia.  —  Col  corrente  anno  scolastico  il  prof.  Tebaldi,  co- 
minciò nel  R.  Istituto  di  psichiatria  in  Padova,  un  corso  libero  di  pellagrologia.  L' im- 
portanza dell'inseg^namento  attrasse  molti  giovani  studiosi.  Il  prof.  Tebaldi  proluse  un 
cenno  storico  sullo  studio  della  pellagra,  sull'importanza  che  ha  esso  studio  come  scopo 
scientifico  ed  umanitario.  Proponendosi  di  dare  un  indirizzo  tutto  pratico  e  clinico  al  suo 
insegnamento,  dopo  due  o  tre  lezioni,  come  prolegomeni,  prese  ad  esaminare  nelle  suc- 
cessive, varie  individualità  morbose,  illustrandole,  seguendole  nelle  fasi  loro,  e  rìserban- 
dosi  a  riassumerne  i  risultati  in  una  sintesi  alla  fine  del  suo  corso.* 

Crediamo  che  niente  più  sano  possa  praticarsi  che  correre  l'arduo,  ma  eloquente  e  fé* 
condo  campo  clinico  ;  e  speriamo  veder  seguito  l'esempio  dato  dal  psichiatro  padovano. 

Beneficenza.  —  il  conte  Galeazzo  Massari  ha  elargito  centodiecimila  lire  in  tanta  ren- 
dita a  beneficio  dei  pellagrosi  della  provincia  di  Ferrara,  e  ventisettemila  a  prò  degli 
Asili  infantili.  Ecco  un  uomo  che  sa  spendere  bene  i  suoi  quattrini 

Società  di  Xedicina  pubblica  di  Parigi.  —  Il  dott  Brouardel  è  stato  nominato 
Presidente  di  questo  Sodalizio  pel  1882. 

Onoranze  al  prof.  Coletti.  —  A  Padova  è  stato  inaugurato  solennemente  U  busto  del 
prof.  Ferdinando  Coletti  eretto  alla  memoria  del  caro  estinto,  dall'affetto  e  dalla  ammi- 
razione degli  amici.  L'Autorità,  i  professori  della  Università,  la  scolaresca,  la  cittadinanza 


20I    

presero  parte  Tiyissima  alla  cerimonia  che  riasci  commovente  e  degna  dell'uomo   egregio 
che  si  Toleva  onorare. 

HodagHa  d'oro»  —  Al  Comitato  milanese  di  vaccinazione  animale,  sopra  proposta  del 

Consiglio  provinciale  di  Sanità  in  Milano,  è  stata  dal  Governo  conferita  la  Medaglia  d'oro, 

È  una  nuova,  meritatissima  distinzione  che  deve  confortare  i  dottori  NoUi,  Grancini,  Rez- 

*onico  e  Dell'Acqua  a  perseverare  nei  nobili  sforzi  fatti  fin  qui,  per  dare  al  loro  Comitato 

funna  e  carattere  di  vera  istituzione  sanitaria. 

Conferenze  sulla  Cremazione.  —  il  dott  Gaetano  Pini  ha  ripreso  le  sue  conferenze 
suUa  Purificazione  dei  morti.  La  prima  fu  tenuta  il  5  marzo  in  Milano  nel  Ridotto  del  teatro 
dulia  Scala  in  mezzo  ad  una  eletta  di  oltre  900  persone. 

n  conferenziere  parlò  per  un'  ora  e  mezza  dei  progressi  fatti  dal  principio  della  Cre- 
mazione in  questi  ultimi  anni  tanto  in  Italia  che  fuori.  Egli  fece  una  minuta  rassegna  di 
avvenimenti,  pubblicazioni,  apparecchi  relativi  alla  cremazione.  Le  parole  dell'oratore  fe- 
cero profonda  impressione  nel  pubblico  composto  di  quanto  Milano  ha  di  più  distinto. 

Quanto  prima  il  dott.  Pini  terrà  a  Novara  ed  a  Como  altre  conferenze  sullo  stesso 
'argomento. 

Iitituzione  d'nn  deposito  mortuario  a  Bmzelles.  —  Con  deliberazione  del  25 

aprile  1881,  il  Consiglio  Comunale  di  Bruxelles  votava  l'istituzione  di  un  deposito  mor- 
tuario destinato  a  ricevere  i  cadaveri  che  non  si  possono  conservare  a  domicilio.  Però  non 
VI  SI  accettano  1  cadaveri  in  putrefazione  o  quelli  morti  per  malattie  trasmissibili,  i  quali 

• 

invece  sono  inviati  d'urgenza  al  deposito  mortuario  stabilito  nel  Cimitero  comunale.  Il 
<leposito  mortuario  è  aperto  dalle  5  antim.  alle  9  pom.  in  estate,  dalle  7  antim.  alle  8  pom. 
Qcl  verno.  Non  vi  si  possono  far  autopsie.  L'invio  dei  corpi  non  può  aver  luogo  senza 
il  consenso  del  capo  della  famiglia,  e  dietro  requisitoria  del  medico  di  stato  civile  ;  in  caso 
<l'nrgenza  basta  il  certificato  del  medico  curante.  Il  medico  di  stato  civile  stende  la  requisitoria 
iQ  doppia  copia,  e  ne  fa  pervenire  una  copia  al  commissario  di  polizia  della  divisione  o  al- 
'  iifficio  delle  inumazioni  ;  questi  invitano  allora  il  guardiano  del  deposito  a  far  operare  la 
stazione  del  corpo,  la  quale,  salvo  i  casi  d'urgenza,  si  fa  di  sera,  e  con  veicolo  apposito. 
Una  delle  requisitorie  va  ai  guardiano  del  deposito,  il  quale  ne  tiene  nota  insieme  ai  dati 
^  stato  civile  del  cadavere,  ed  al  tempo  in  cui  se  n'è  effettuato  il  trasporto.  Senza  auto- 
rizzazione speciale  dell'officiale  dello  stato  rivile  il  cadavere  non  può  restare  al  deposito 
più  di  48  ore.  La  sepoltura  è  a  carico  della  famiglia  o  dell'Amministrazione  di  benefì- 
^^^^^  Il  guardiano  del  deposito,  sotto  la  direzione  immediata  del  servizio  d'igiene,  è  inca- 
"cato  dell'esecuzione  delle  misure  prescritte  per  prevenire  la  decomposizione  rapida  dei 
^veri  e  per  assicurare  lo  stato  salubre  del  locale.  Con  ciò  vengono  soppressi  i  mor- 
''^  stabiliti  nelle  chiese  per  i  poveri. 

b  Sala  per  le  autopsie  nel  Cimitero  Xontimentale  di  miano.  —  Come  già  abbiamo 

vmnnciato  nel  n.  5  1881  del  nostro  Giornale,  il  signor  P.  M.  Loria,  noto  filantropo  e  membro 
^ettivo  della  Società  Italiana  d'Igiene,  ha  messo  a  disposizione  della  Giunta  Municipale 
^  Milano  una  rendita  annua  di  L.  1000,  affinchè  la  sala  mortuaria  esistente  nel  Cimi- 
tero monumentale,  venga  fornita  di  quanto  è  necessario  per  eseguire  le  autopsie  cadave- 
nche  con  la  diligenza  maggiore  e  con  tutti  i  sussidi  scientifici  reputati  necessari. 

Noi  abbiamo  già  lodato  questo    nuovo  munificentissimo    atto  del  Loria;  ma   perchè 


202    

appaja  chianrmeate  l'idea  nobile  ed  illuminata  della  donaxione,  riportiamo   integralmente 
la  lettera  che  il  Loria  ha  diretto  alla  Giunta  Municipale  di  Milano  : 

e  II  sottoscrìtto  P.  M.  Loria,  pensando  che  le  sezioni  cadaveriche  sono  sempre  utili 
al  progresso  della  scienza,  e  desiderando  d'altra  parte  che  cada  uno  dei  più  forti  ostacoli 
che  ancora  incontra  la  pratica  della  cremazione ,  che  è  la  tema  che  per  essa  abbiano  a 
scomparire  per  sempre  le  traccie  di  un  delitto,  ha  deliberato  di  donare  alla  Città  di  Mi- 
lano, ove  la  cremazione  ebbe  il  primo  e  più  largo  culto ,  la  somma  di  Lire  Mille  Ren- 
dita Italiana  5  ^/^^ ,  godimento  i  .^  luglio  prossimo,  alle  seguenti  condizioni  : 

V  i.^  n  capitale  dovrà  rimanere  intangibile  ; 

e  zP  Gli  interessi  annui  saranno  impiegati  a  fornire  riccamente  di  quanto  occorre  la 
Sala  mortuaria  del  Cimitero  monumentale,  onde  possa  praticarsi  un  esame  anatomico  per- 
fetto, non  escluse,  ove  occorressero,  le  indagini  chimiche  e  le  osservazioni  microscopiche  ; 

«  3.^  A  sostenere  le  spese  occorrenti  onde  ogni  cadavere  destinato  alla  cremazione, 
la  cui  autopsia  non  incontri  ostacoli  assolutamente  rispettabili,  o  per  la  quale  non  abbia 
già  provveduto  il  Tribunale  o  la  rispettiva  famiglia ,  sia  per  cura  del  Municipio  sotto- 
posto ad  un  accuratissimo  esame  interno  ed  estemo ,  allo  scopo  di  constatare  che  il  de- 
funto non  soccombette  a  nessuna  violenza,  a  nessun  trauma,  a  nessun  venefìcio. 

e  Oltre  quelli  destinati  alla  cremazione,  anche  i  cadaveri  destinati  alla  tumulazione,  pei 
quali  il  medico  curante,  nella  fede  mortuaria  dichiarasse  importante  l'autopsia,  e  non  con- 
trastata dagli  aventi  causa,  verranno  egualmente  per  cura  del  Municipio  sezionati  come  sopra, 
e  S' intende  che  ciò  avvenga  fìno  alla  concorrenza  della  somma  che  il  Municipio  avrà 
disponibile,  risultante  dagli  interessi  di  dette  L.  1000  di  consolidato,  e  dalle  eventuali 
oblazioni  che  il  Municipio  ricevesse  in  seguito  allo  stesso  scopo. 

e  4.^  Di  ciascuna  sezione  si  compilerà  chiaro  ed  ordinato  processo  verbale  cUi  con- 
servarsi in  apposita  cartella,  negli  Archivi  del  Municipio,  a  comodo  degli  studiosi. 

e  5.^  Tuttociò  che  di  particolare  e  di  rimarchevole  per  Tanlropologia  e  per  l'ana- 
tomia patologica,  si  troverà  in  ciascuna  sezione,  verrà  diligentemente  preparato  per  cura 
del  Municipio  e  destinato,  secondo  il  caso ,  al  Museo  civico ,  oppure  al  Gabinetto  Ana- 
tomico-Patologico dell'Ospitale  Maggiore  per  l'opportuna  conservazione.  Anche  in  questo 
caso,  semprechè  non  s'incontrino  ostacoli  assolutamente  rispettabili. 

e  6.^  Le  sezioni  saranno  dirette  dal  chiarissimo  signor  prof.  Andrea  Verga  o  da 
un  suo  incaricato,  e  dopo  di  lui  da  chi  egli  nominerà.  In  caso  ch'egli  non  avesse  a  prov- 
vedervi, vi  prowederà  il  Municipio. 

e  7.°  Fornita  che  sarà,  come  si  disse,  la  Sala  ,  e  sostenute  le  spese  per  autopsie 
ed  altro,  gli  eventuali  risparmi  annui  che  il  Municipio  avesse  a  verificare,  saranno  devo- 
luti alla  Società  per  la  Cremazione  dei  Cadaveri,  siccome  la  più  adatta  a  farsi  che  il  suo 
esempio  trovi  imitatori,  e  che  per  esso  la  pratica  dell'autopsia  e  della  cremazione  vada 
sempre  più  diffondendosi. 

e  Tostochè  codesta  spettabile  Rappresentanza  renda  edotto  il  Municipio  della  sua 
accettazione  e  dell'approvazione  che  all'uopo  si  vorrò  procurare  dall'autorità  competente, 
la  relativa  Cartella  di  Rendita,  sarà  dal  sottoscritto  depositata  presso  quest'ufficio  dei  Debito 
Pubblico  del  Regno,  per  essere  convertita  in  un  certificato  inscritto  nel  Gran  Libro  inte- 
stato a  nome  del  Municipio,  valendo  frattanto  la  presente  a  di  lui  obbligazione,  e  per 
quanto  lo  concerne. 

Il  Consiglio  municipale  di  Milano  ha  accettato  la  donazione  Loria  e  la  Giunta  sta 
provvedendo  per  la  istituzione  della  Sala  per  le  autopsie. 

P.  M.  Loria. 


203    — 

OsMemiione  d«llo  ceneri  dei  cadaveri  cremati.  —  Crediamo  far  cosa  gradita  ai 

Boitri  lettori  pabblicaodo  il  testo  del  provvido  parere  emesso  sopra  nn'  argomento  di  tanta 
inportanza  dai  Consiglio  di  Stato,  Setiom  dell* Interno,  nell'adunanza  del  giorno  13  feb- 
bi^  1881. 

La  Sezione, 
Vista   la    relazione    del    Ministero    dell'  Interno    in    data    del    1 5    febbraio    corrente 
X.  21 138-6- 1423 16  Divisione  5.^  Sezione  2.^  relativa    all'istanza    del    signor  Cuniberti, 
fretta  ad  essere    autorizzato  a  trasportare  le  ceneri  di  una  sua  figliuola    dal  cimitero   di 
Mikno  ove  il  cadavere  fu  cremato,  alla  sua  abitazione  ove  intende  di  custodirle  ; 

Vista  l'istanza  e  il  rapporto  del  Prefetto  di  Milano  che  l'accompagna; 
Sentito  il  Relatore  e  considerato: 

Che,  sebbene  in  forza  delle  modificazioni  introdotte  nel  regolamento  sanitario  col  De* 
ofto  reale  del  14  gennaio  1877  1  ^^^  ^  modi  di  distruzione  dei  cadaveri  sia  ammessa 
ncbe  la  cremazione  eseguita  con  le  debite  autorizzazioni  e  nei  modi  riconosciuti  i  più 
aditti,  pure  nulla  si  h  innovato  quanto  a  ciò  che  si  dispone  nella  legge  sulla  sanità  pub- 
bfia  nel  Regolamento  del  1874,  sull'obbligo  di  deporre  gli  avanzi  umani  nei  pubblici 
duiteri; 

Che  però  il  silenzio  della  legge  sulla  custodia  delle  ceneri  che  resultano  dalla  ere- 
MBOBe  dei  cadaveri,  non  può  autorizzare  il  Governo  a  concessioni  analoghe  a  quella 
éoooodata  dal  Cuniberti  perchè  anche  le  ceneri  vanno  soggette  alla  regola  generale; 

Che  questa  regola  non  ha  solo  il  suo  fondamento  nelle  ragioni  attinenti  alla  sanità 
pabblica  ma  anche  nel  rispetto  dovuto  ai  cadaveri  umani,  i  quali  furono  riguardati  come 
COR  fuori  del  dominio  privato  presso  tutti  i  popoli  ; 

Che  anche  ammesso  il  sistema  della  cremazione,  se  si  concede  che  le  ceneri  si  sot- 
tiaggino  al  Cimitero  ove  hanno  garanzia  e  perpetua  custodia,  per  essere  trasportate  nelle 
OK  private,  niuno  può  dire  che  cosa  avverrà  di  questi  avanzi  umani  nel  processo  del 
tempo; 

Che  se  si  può  credere  che  saranno  custoditi  con  geloso  culto  finché  vivono  coloro 
cbe  ebbero  affetto  e  stretti  legami  di  sangue  con  la  persona  della  quale  avanzano  le  ce- 
sai, si  può  agevolmente  supporre  che  i  loro  eredi  e  successori  troveranno  incomodo  quel 
deposito,  che,  privo  di  pubblica  tutela,  verrà  forse  disperso  o  dimenticato  tra  le  cose  inu- 
tfli  della  casa  ; 

Che  i  Romani  e  gli  altri  popoli  antichi  presso  i  quali  era  in  uso  la  cremazione  non 
Miono  di  trasportare  le  ceneri  nelle  proprie  abitazioni,  ma  le  riponevano  nelle  celle  se- 
polcrali della  famiglia  le  quali  erano  luoghi  sacri  e  resi  inviolabili  dalla  legge  ; 

Che  perciò  il  desiderio  di  custodire  nelle  case  le  ceneri  dei  cari  parenti  se  può  es- 
sere scusato  da  un  eccesso  di  affetto  nei  superstiti ,  non  sembra  che  possa  essere  soddi- 
<^  dal  Governo  nello  stato  presente  della  nostra  legislazione  ; 

E  per  questi  motivi  avvisa  : 

Che  ristanza  del  Cuniberti  non  possa  essere  accolta. 

In  seguito  a  questa  deliberazione  è  avvenuto  che  due  egregi  cittadini  milanesi  avreb- 
^  disposto  di  lasciare  larga  parte  dei  loro  averi,  che  toccano  somma  cospicua,  a  van- 
^>ggb  di  un  Istituto  di  beneficenza ,  a  condizione  però  che  i  loro  resti  mortali ,  previa 
Cfcnuuicoe,  vengano  deposti  in  un  tempietto  da  erigersi  in  un  angolo  remoto  del  giar» 
^  dell'Istituto,  ove  la  gratitudine  dei  beneficati  custodirebbe  con  intelletto  d'amore  la 
'licnioria  e  le  ceneri  dei  Benefattori. 


204    — 

Prima  però  di  provvedere  con  atto  formale  a  tale  disposizione,  e  nell'  intento  di  evitare 
mir Istituto  controversie  dopo  la  loro  morte,  i  Signori  di  cui  h  parola,  hanno  desiderato 
avere  assicurazione  formale  che  alcun  ostacolo  non  si  frapponga  al  compimento  di  tale 
^lesiderio  per  ciò  che  riguarda  la  tumulazione  delle  loro  ceneri  in  un  luogo  che  non  sia 
il  cimitero. 

Per  ottemperare  a  questo  desiderio  la  Rappresentanza  dell'  Istituto  in  questione,  ha  ri- 
volto al  Prefetto  della  Provincia  di  Milano  un  memorandum  allo  scopo  di  poter,  quando 
<che  sia,  conseguire  il  permesso  di  conservare  in  apposito  sacrario  i  resti  mortali  dei  prov- 
vidi benefattori. 

In  questo  documento  vengono  esaminati  i  motivi  che  indussero  il  Consiglio  di  Stato 
alla  sopra  riferita  deliberazione,  e  i  petenti  ne  deducono  che  tali  argomenti  si  riferiscono 
esclusivamente  al  caso  della  conservazione  delle  ceneri  nelle  case  private,  e  quindi  non 
potrebbero  essere  invocati  contro  la  domanda  che  due  egregi  cittadini  avanzano  ora  per 
ottenere  che  le  ceneri  loro  vengano  deposte  in  un  tempietto  eretto  sopra  terreno  di  pro- 
prietà di  un'Opera  Pia  regolarmente  riconosciuta,  per  esser  di  poi  conservate  con  tutto  il 
rispetto  ed  il  decoro  che  il  sentimento  della  riconoscenza  inspirerà  ai  beneficati. 

Escluso  pertanto  che  dal  punto  di  vista  sanitario  possano  sorgere  opposizioni  alla  con- 
servazione delle  ceneri  dei  cadaveri  cremati  anche  in  mezzo  all'abitato,  è  del  pari  mani- 
festo che  nessun  ostacolo  possa  esistere  quando  si  tratti  di  deporre  le  dette  ceneri  nei 
tempi  dedicati  al  culto ,  nelle  cappelle  gentilizie  e  nei  sacrari  che  gli  ospizi ,  gli  istituti , 
gli  asili  potrebbero  erigere  appunto  nell'intento  di  conservare  con  religioso  rispetto  gli 
avanzi  di  coloro  che,  vivi  o  morti,  beneficarono  i  poveri  e  i  derelitti. 

Già  per  lungo  volgere  di  secoli  i  cadaveri  furono  inumati  nei  sotterranei  delle  chiese 
e  nel  recinto  dei  chiostri ,  e  pietosa  costumanza  rendeva  preferibile  questo  sistema  come 
quello  che  dava  ai  dolenti  maggiore  garanzia  di  rispetto  per  le  tombe  dei  loro  cari  e 
meglio  di  ogni  altro  manteneva  fra  i  superstiti  ed  i  trapassati  quella  corrispondenza  di 
amorosi  sensi,  che  al  dire  del  Foscolo ,  celeste  dote  è  negli  umani.  Ragioni  igieniche  di 
attissimo  valore  indussero  i  Governi  a  prescrivere  la  erezione  dei  cimiteri,  togliendo  cosi 
agli  abitati  innumerevoli  focolai  d'infezione,  e  per  tale  provvidissima  disposizione  la  po- 
destà civile  dovette  sostenere  contro  il  potere  ecclesiastico  e  contro  il  sentimento  pubblico, 
fierissima  lotta. 

Ma  la  cremazione  dei  corpi  rimuove  ora  tutte  le  cause  di  malsania  e  le  ceneri  dei  tra- 
passati possono,  senza  offesa  alla  pubblica  salute,  aver  tomba  nei  templi  e  nei  sepolcreti 
sui  quali  l'autorità  ha  modo  di  esercitare  attiva  sorveglianza  nell'intento  precipuo  che  la 
religione  delle  urne  si  mantenga  viva  nel  sentimento  del  popolo. 

Che  anzi  da  questa  provvida  e  pietosa  disposizione,  il  principio  dell'  incinerimento  dei 
morti  avrà  più  larga  e  facile  applicazione,  e  le  Opere  Pie,  per  tante  ragioni  stremate  di 
mezzi ,  avranno  da  ciò  argomento  di  accrescere  il  patrimonio  loro  e  il  caso  appunto  cui 
dà  origine  questa  domanda,  prova  luminosamente  come  il  desiderio  di  avere  tomba  ne) 
recinto  di  un  Pio  Istituto,  possa  spronare  la  generosità  dei  filantropi  a  compiere  azioni 
generose. 

La  domanda  della  Pia  Istituzione,  vivamente  appoggiata  dal  Consiglio  Provinciale  Sa* 
nitario  di  Milano,  è  stata  trasmessa  al  Ministro  dell'Interno. 

L' Inumazione  dei  CadayerL  —  Registriamo  due  voti  di  fiducia,  alla  inumazione,  dati  noi 
ha  guari  uno  a  Parigi  e  l'altro  in  Ungheria  : 


—   205   — 

i.^  Ad  esanrìmento  del  qaesìto  proposto  dal  Municipio  di  Parigi  sull'importante 
pfoUema:  installatwn  des  Cimeiiers  et  leur  ajfaiViiii^m^»/ una  Commissione  scientifica  ve- 
im  a  tal  nopo  nominata  dal  Prefetto  della  Senna,  la  quale,  dopo  lungo  studio,  nel  de- 
cano mese  di  gingno,  dava  fine  al  mandato  ricevuto.  Il  programma  formulato  dal  Consiglio 
nonidpale  si  aggirava  sui  quattro  punti  seguenti  : 

i.^  Se  possa  ottenersi  il  risanamento  dei  cimiteri  attuali,  associando  l'azione  di  so^ 
stme  fisiche  o  chimiche  a  quella  del  drenaggio  ; 

2.^  Se  il  risanamento  dei  cimiteri  possa  con  siffatti  elementi  prometter  bene  anche 
per  Tavrenire  ; 

3.°  Se  r  addizione  delle  sostanze  chimiche  od  altre,  nei  feretri  o  nel  suolo  dei  ci- 
miteri, fiivorisca  o  no  la  scomparsa  delle  parti  organiche  dei  corpi  inumati  ; 

4.°  Se  questa  addizione  si  renda  capace  di  trar  seco  notevoli  inconvenienti. 
La  Commissione,  per  rispondere  a  cosi  importante  argomento  d' igiene  pubblica,  divise 
ani  tatto  il  suo  studio  in  due  parti  ;  occupandosi  prima  della  dottrina  della  innocuità  dei 
dsiteri;  in  secondo  luogo  iniziando  analisi  intorno  al  terreno  ove  vengono  situate  le  ne- 
cropoli, all'aria  atmosferica  circostante,  alle  acque  che  ne  traversano  il  sottosuolo. 

Dopo  i  vari  studi  di  Belgrand,  Schloesing,  Schutzenberger,  Miquel,  Carnot,  su  questi 
die  ponti  di  vista ,  fondati  sopra  locali  esperimenti,  iniziati  e  condotti  a  termine  nei  vari 
cimiteri  di  Parigi,  dell'  Est,  del  Nord,  di  Grenelle,  Vaugirard,  del  Sud  e  d' Ivry,  sottomet- 
tendo a  speciale  analisi  la  natura  del  terreno  e  delle  acque  che  ne  provenivano,  i  singoli 
commissari  sono  giunti  a  formulare  i  seguenti  pareri  : 

i.^  Che  se  nei  pressi  delle  fosse  camarie,  e  specialmente  quando  le  inumazioni 
forono  eseguite  nelle  chiese,  si  sono  osservati  dei  casi  risultanti  dallo  sviluppo  dei  gaz  di 
putrefazione,  questi  pericoli  si  rendono  assolutamente  illusori,  ogni  qualvolta  questi  gaz  pos- 
uno  sprigionarsi  all'  aria  libera.  Questo  si  ottiene  quando  sieno  scrupolosamente  adem- 
pnte  le  prescrizioni  relative  all'  apertura  delle  fosse,  loro  separazione,  latitudine  del  terreno 
che  devono  occupare,  e  periodi  d' anni  necessari  per  l' istallazione  di  nuove  sepolture  ; 

2.^  Che  i  gaz  deleteri  o  incomodi,  prodotti  dalla  decomposizione  dei  cadaveri  inu- 
mati a  I  metro  e  50,  non  arrivano  alla  superficie  del  suolo; 

3.°  Che  nello  spazio  di  cinque  anni  la  quasi  totalità  della  materia  organica  rimane 
dòtrntta.  Consegue  da  ciò  che  nelle  condizioni  attuali  delle  inumazioni  parigine,  la  terra 
<lei  cimiteri  non  diviene  satura,  attesa  la  sufficiente  provata  permeabilità  del  suolo  ; 

4.^  Che  r  opportuno  metodo  di  drenaggio  dei  terreni  consacrati  all'  inumazione,  potrà 

rendere  più  rapida  la  rotazione,  che  potrebbe  essere  con  ogni  ragionevolezza  abbreviata  ; 

5.^  Che  nello  stato  presente  dei  cimiteri,  non  havvi  ragione  di  temere  l'infezione 

dei  pozzi  del  vicinato,  dacché  questi  cimiteri  sono  situati  a  distanza  dell'  abitato,  secondo 

le  nonne  prescrìtte  dalle  leggi. 

A  sua  volta ,  il  Consiglio  generale  d' Igiene  pubblica  del  regno  d' Ungheria  ,  inteso  il 
Apporto  del  prof.  Fodor,  ha  preso  le  seguenti  decisioni  riguardo  all'inumazione  dei  ca- 
daveri: 

l.^  n  seppellimento  costituisce  il  metodo  il  più  pratico  per  isbarazzare  i  campi  di 
battaglia  dei  cadaveri  dei  caduti  durante  la  zuffa  (?)  (Viceversa  poi  dopo  le  grandi  battaglie 
^  ^  tempre  ricorso  all'  abbruciamento  dei  cadaveri)  ; 

2.^  Eseguito  con  adatte  precauzioni  il  seppellimento  non  può  presentare  alcun 
pericolo  ; 

Z^  Le  misure  da  adottarsi  a  questo  scopo  dovrebbero   essere   stabitite  da  un  ac- 


—   2o6  

xx>rdo  internazionale,  di  cui  il  Governo  ungherese  prenderebbe  l'iniziativa,  per  concordare 
il  modo  di  seppellimento>  dei  cadaveri  sai  campi  di  battaglia,  come  pm«  ciò  che  riguarda 
la  sorveglianza  sui  mezzi  impiegati  ; 

4.^  La  cremazione  facoltativa  dei  cadaveri,  domandata  dai  particolari,  può  enere 
autorizzata  ogni  qualvolta  i  processi  d' incinerimento  siano  conformi  alle  ben  calcolate  esi- 
genze dell'  igiene  pubblica  ; 

5.^  La  cremazione  potrà  divenire  obbligatoria  nelle  circostanze  eccezionali  di  cala- 
mità pubblica  o  di  gravi  epidemie,  allorché  esista  un  considerevole  ingombro  di  cadaveri  ; 

6.^  Non  é  assolutamente  necessario  l'adottare  in  principio  la  cremazione  obbligatoria; 
perchè  questo  sistema  non  è  superiore  al  seppellimento  abituale,  e  d' altronde  è  di  difficile 
attuazione  pratica  (?  ?)  (Il  prof.  Foder  ignora  senza  dubbio  che  una  cremazione  esegoka  a 
Milano  costa  meno  di  una  inumazione). 

Concorso  a  premio  della  Sooietà  promotrioe  di  esplorasioni  soientiflohe.  ~  impor- 
tante per  l'Igiene  è  il  tema  che  questa  benemerita  Società  ha  messo  a  concorso  pd  cor- 
rente anno  ;  cioè,  lo  studio  microscopio  tUlle  acque  potabili  cUi  passi  di  Lombardia  in  cui 
il  gono  e  maggiormente  endemico.  Le  osservazioni  dovranno  essere  illustrate  da  opportuni 
disegni  e  ripetute  in  luoghi,  che ,  pure  essendo  nelle  medesime  condizioni  topografiche  e 
geologiche,  sono  poco  o  punto  infette  da  gozzo  ;  a  questo  studio  sarà  accordato  un  premio 
di  almeno  L.  1000.  Il  tempo  utile  per  la  presentazione  delle  Memorie  e  degli  stud!  ter- 
mina il  giorno  21  ottobre  1882. 

La  Consulta  scientifica  in  prima  e  successivamente  l'Assemblea  generale  dei  Soci  acco* 
glievano  questo  tema  proposto  dal  Prof.  A.  Corradi,  considerando  che  gli  studi  recenti 
intomo  ai  protisti ,  e  particolarmente  quelli  del  prof.  Klebs  di  Praga ,  farebbero  credere 
che  le  acque  potabili  possano  essere  cagione  del  gozzo  non  tanto  per  la  loro  composi- 
zione chimica,  quanto  per  speciali  infimi  organismi  (monades  e  naviculae)  in  esse  conte- 
nuti. L'argomento  poi  ha  speciale  interesse  per  la  Città  di  Milano. 

Conoorso  a  premi  della  Sooietà  franoese  d'Igiene: 

i.*'  Igiene  ed  educanione  fisica  della  seconda  in/antia  (6  a  12  anni).  I  concorrenti 
dovranno  studiare,  in  quattro  capitoli  speciali ,  il  fanciullo  nella  casa  ,  nella  scuola,  nei 
campi  e  nell'officina. 

2P  Della  pulitena  della  casa  e  della  persona.  Studiare  la  pulitezza  della  persona  e 
della  casa  nelle  differenti  età  nei  due  sessi ,  e  nelle  diverse  condizioni  sociali ,  si  nella 
città  che  nella  campagna. 

Condizioni  generali  dei  due  concorsi: 

i.^  Le  Memorie  non  dovranno  sorpassare  le  30  a  50  pagine  di  stampa  in   12^; 

2.°  Le  Memorie  verranno  spedite,  in  forma  accademica,  alla  Sede  della  Società  frm- 
cese  d'Igiene,  rue  du  Dragon,  so,  prima  del  i.^  settembre  1882  (gli  autori  che,  sia  di- 
rettamente o  indirettamente,  si  faranno  conoscere,  verranno  esclusi  dal  concorso). 

3.^  Le  Memorie  premiate  diverranno  proprietà  della  Società,  la  quale  sarà  libera  di 
darle  alla  stampa,  sia  per  intero  che  in  parte  ;  essa  tuttavia  s'obbliga  di  pubblicare  il 
nome  del  premiato  dinanzi  dell'opuscolo,  al  quale  cercherà  di  dare  la  maggior  possibile 
pubblicità.  I  due  quesiti  costituiscono  due  distinti  concorsi ,  ciascheduno  dei  quali  verrà 
premiato  con  una  medaglia  d'oro,  una  medaglia  d'argento  e  due  di  bronzo. 


207    — 

LIBRI    NUOVI 


/ 

La  igiene  dei  bambinL  Conferenze  pubbliche  per  Francesco  Lamanna,  opuscolo  di 
46  pagine.  —  Bari,  1881.  —  È  una  sene  di  conferenze  alla  portata  di  tutte  le  madri, 
in  cui  l'Autore  svolge  con  buoni  criteri  pratici  la  tesi  dell'allattamento  :  dimostrata  la  pre- 
minenza dell'allattamento  materno,  insegna  anche  con  quali  norme  va  condotto.  Ove  poi 
determinate  circostanze  ne  impedissero  l'attuazione,  Lamanna  insegna  in  qual  modo  l'al- 
lattamento mercenario  o  l'artificiale  possano  rimpiazzarlo  il  meno  male  possibile. 

Denti  decidili  e  denti  permanenti;  deldott.  Gustavo  Winderling.  —  Milano,  1881. 

—  Sotto  il  titolo  di  V  Avvertimenti  alle  madri  »  l'A.  pubblica  questo  lavoro  di  piccola  mole, 
ma  di  grande  importanza,  in  cui  è  provata  la  necessità  per  tutti  di  sapere  qualchecosa 
in  fatto  della  dentizione.  L'odontogenesi,  le  due  dentizioni,  che  l'Autore  divide  in  quattro 
perìodi,  vi  sono  chiaramente  espresse  ed  illustrate  da  tavole  accuratamente  eseguite.  — 
L'Autore  saviamente  si  sforza  a  provare  il  bisogno  di  sorvegliare  il  bambino  nella  prima 
dentizione,  a  risparmio  di  sofferenze  in  questi  periodi  della  prima  età  e  di  mali  conse- 
cutivi nelle  altre  :  fa  un  cenno  delle  alterazioni  più  comuni  che  colpiscono  la  dentizione 
(deviazioni,  carie,  periostite),  ne  ricorda  le  cause  e  ne  dà  precetti  curativi;  infine  chiude  que- 
sto interessante  opuscolo,  dettando  le  norme  più  necessarie  a  seguirsi  per  l'igiene  della  bocca, 
n  lavoro  del  dott  G.  Winderling  è  quale  doveva  essere,  per  lo  scopo  cui  h  desti- 
nato ;  sarebbe  ottima  cosa  se  fosse  portato  a  cognizione  di  tutti ,  massime  delle  madri , 
alle  quali  appunto  è  dedicato. 

n  male  perforante;  del  dott.  G.  Badaloni.  —  Bologna,  1881. 

Note  òliniche  ed  anatomiche  sulla  lepra;  per  il  prof.  R.  Campana.  —  Milano,  1881. 

Snll'abolizicne  graduale  della  tassa  del  sale.  —  Discorsi  del  deputato  dott.  Giuseppe 

Mussi  —  Un  opuscolo,  Roma,  1882.  —  L'Autore  ha  pubblicato  i  discorsi  da  lui  pronun- 
ciati in  Parlamento  per  propugnare  la  graduale  abolizione  di  un  balzello  esiziale  alla  sa- 
late delle  classi  povere  e  dannoso  all'agricoltura.  Sono  dotte  arringhe  nelle  quali  è  diffì- 
cile dire  se  predomini  maggiormente  il  cuore  o  l'intelletto  dell'oratore. 

Società  Romana  di  soccorso  agli  Asfittici.  ~  Un  opuscolo,  Roma,  1881. 

Le  Bisaje.  —  Relazione  di  Giuseppe  di  A.  Ferrario. —  Un  opuscolo,  Mtlmo,  1881. 

&li  Ospizi  marini  pei  fanoinlli  poveri  rachitici  e  scrofolosi  della  città  e  provincia 

di  Boma.  —  Relazione.  —  Un  opuscolo,  Roma,  1881. 

Belaiione  del  prof.  Stanislao  Oannizzaro  sull'analisi  di  alotme  acque  potabili, 
&tte  per  cnra  del  Xnnioipio  di  Padova.  —  Un  opuscolo,  Roma,  1881.  —  Prege- 
vole e  coscenzìoso  lavoro  che  può  servire  di  modello  agli  studi  preliminari  per  la  scelta 
d'ona  buon'acqua  potabile. 

Ke  opinioni  per  togliere  la  pellagra.  —  Lettera  del  dott.  Paolo  Predieri  al  Prefetto 
^  Bologna.  —  Un  opuscolo,  Bologna,  1881.  —  Ci  riserbiamo  tener  parola  di  questa  let- 
^  in  una  Rivista  sulla  Pellagra  che  si  sta  disponendo. 

L'homme  oriminel  comparée  à  Thomme  primitif;  pel  prof.  Lacassagne.  •— Un  opu« 

«colo,  Lione,  1882. 

Hna  rivoluzione  nelle  scienze  mediche;  traduzione  di  Alvise  Mocenigo  di  San  Stek. 

^  Un  opuscolo,  Conegliano,  1882. 

La  coltivazione  del  riso  nei  comuni  di  Bomporto,  Camposanto,  San  Felice,  Modella 

«  San  Prospero.  —  Relazione  del  prof,  dott  Giuseppe  Cesari,  a  nome  degli  altri  com- 
ponenti la  Commissione  provinciale,  e  Relazione  tecnica  dell' ing.  Giovanni  Messori- 
Roncaglia.  —  Un  opuscolo,  Modena,  1882. 


—   2o8   


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  GENNAJO  1882- 


Lo  stato  meteorico  del  mese  di  gemiajo  fii  per  molte  contrade  italiane,  ed  in  mod^y 
speciale  per  quelle  del  Nord,  al  tutto  singolare  sotto  diversi  aspetti.  Salvo  alcuni  pochi 
giorni  in  sul  cominciare  e  l'ultimo  di  tal  mese,  in  tutto  il  rimanente  la  stagione  fu  bella 
oltremodo  e  quasi  di  primavera.  Il  cielo  persistette  sempre  sereno,  l'aria  tranquilla,  l'umi- 
dità moderata  anzi  che  no,  e  la  temperatura  mi^issima.  —  Causa  di  ciò  si  furono  le  pres- 
sioni altissime  che  persistettero  per  tutto  il  tempo  anzidetto ,  toccando  il  loro  massimo 
verso  la  metà  del  mese,  nel  16-17,  i^  quale  massimo  fu  del  tutto  straordinario,  non  ri- 
scontrandosene altro  cosi  alto  che  nel  1821  in  qualcuna  delle  stazioni  del  Nord,  e  nes- 
suno simile  in  quelle  del  Sud,  che  pos8^;gono  lunghe  serie  di  osservazionL  Né  le  pres- 
sioni furono  insolite  solamente  pei  loro  valori  elevati ,  ma  più  ancora  per  la  loro  persi- 
stenza, per  modo  che  esse,  soprattutto  nell'Alta  Italia,  rimasero  in  media  le  maggiori  avute 
sinora  da  che  si  registrano  e  si  calcolano  tra  noi  osservazioni  meteoriche. 

Codesto  stato  di  cose  non  riusci  per  nulla  nocivo  né  all'agricoltura,  né  all'igiene,  anzi 
fu  propizio  in  modo  speciale  alla  prima. 

Prima  Decade. 

Nei  primi  sette  giorni  della  decade  frequenti  burrasche  attraversano  il  Nord  dell'Europa 
occidentale,  mantenendosi  il  barometro  molto  basso,  sino  a  725  mm.  Codeste  bufere  este- 
sero  il  loro  influsso  sino  nelle  nostre  regioni ,  dove  perciò  la  stagione  fu  nei  giorni  sud- 
detti alquanto  sconcertata.  Nel  primo  giorno  le  pioggie  cadevano  in  gran  parte  d'Italia, 
ed  in  diverse  del  mezzodì  nel  giorno  2  ,  per  causa  di  un  centro  secondario  di  depres- 
sione formatosi  nel  golfo  di  Genova,  derivazione  dei  cicloni  del  Nord  d'  Europa.  —  Nei 
giorni  appresso,  dal  3  al  4,  le  due  onde  cicloniche  avanzatesi  dall'Oceano  Atlantico  sul 
Nord  e  sul  Sud,  sulla  Norvegia  e  sul  Portogallo  ,  si  estesero  nel  4  su  tutto  il  Mediter- 
raneo occidentale ,  cagionando  pioggie  dovunque  dal  3  al  4 ,  con  neve  nei  luoghi  più 
elevati  / 

Nel  5  codesta  ondata  depressa  si  restringeva  man  mano,  avendo  suo  centro  in  Sardegna, 
e  nel  6  si  dileguava  del  tutto  verso  il  Sud  ;  in  quella  che  un  altro  duplice  movimento 
ciclonico  dalla  Russia  e  dall'Africa  producevano  dal  7  all' 8  un  altro  centro  di  depres- 
sione tra  Roma  e  Napoli,  che  volse  poi  verso  il  Jonio  ;  fu  perciò  che  le  pioggie  dopo 
il  4  andarono  poco  a  poco  restringendosi  verso  il  Sud-Est,  cessando  del  tutto  il  giorno  8. 

Intanto  sino  dal  5  il  tempo  cominciava  ad  addivenire  bello  nell'Alta  Italia  per  le  alte 
pressioni  che  arrivavano  dall'Ovest,  le  quali  protendendosi  verso  il  Sud  ,  resero  dall'  8  in 
poi,  la  stagione  buona  su  tutta  Italia. 

La  temperatura ,  in  complesso ,  fu  mite ,  specialmente  nei  paesi  del  Nord  ;  il  massimo 
accadde  al  passaggio  della  corrente  equatoriale  di  depressione,  dove  dal  4  al  6,  dove  dal- 
l'8  al  9;  il  minimo  accompagnò  le  correnti  polari  degli  ultimi  giorni. 

La  campagna  rimase  quasi  dappertutto  scoperta  ,  salvo  che  nei  luoghi  addossati  alle 
Alpi,  dove  la  neve  cadde  in  maggior  copia,  e  dovunque  procedette  in  condizioni  favorevoli. 


— p   209   — 


Seco;nda  Decade. 

La  stagione  calma  e  mite,  cominciata  verso  la  metà  della  decade  precedente,  continua 
er  tntta  la  seconda,  per  modo  che  si  direbbe  di  essere  ancora  agli  ultimi  tepori  di  au- 
,  n  cielo  persiste  quasi  sempre  sereno  ,  ed  in  generale  anche  limpido ,  il  che  aju- 
la  radiazione  solare,  yale  a  mantenere  tiepida  l'aria   durante  il  giorno.  Non  fecero 
poè  fifietto ,  specialmente  nei  luoghi  più  bassi,  caligini  e  nebbie ,  le  quali   talora  furono 


Codesto  stato  atmosferico  in  Italia  fu  effetto  immediato  delle  alte  pressioni  che  si  estende- 
WM  in  gran  parte  dell'Europa  occidentale  e  sull'Africa  e  TAsia  Minore.  Esse  toccarono 
H  loto  colmine  dal  15  al  17,  ed  il  centro  trovavasi  nel  16  sulla  Polonia,  dove  il  baro- 
atto,  al  fiTcIIo  età  mare,  era  salito  sino  a  789  mm. ,  mentre  in  Italia  varia  dal  Nord 
d  Sbd  da  787  a  778  mm. 

Ifentre  le  pressioni  crescevano  cotanto  su  tutto  TOvest,  una  leggiera  depressione  awe- 
riia  nello  stesso  giorno ,  z6  ,  sul  Mediterraneo  orientale ,  verso  Porto-SaYd,  la  quale  fu 
fidla  che  cagionò  il  solo  sconcerto  atmosferico  che  siasi  notato  nelle  nostre  contrade  in 
Mta  la  decade ,  arrecando  poca  pioggia  e  passaggiera  nei  paesi  più  meridionali ,  nelle 
Gslabrie  doè  e  nella  Sicilia,  dove  tuttavia  le  pressioni  erano  sempre  elevate. 

ColTanmentar  delle  pressioni  decrebbe  alquanto  la  temperatura,  mantenendosi  però  sem- 
ptt  mite  ;  ed  il  minimo  termico  della  decade  andò  insieme  al  massimo  barometrico ,  av- 
verandosi dal  16  al  17  con  qualche  ritardo  al  Sud;  influendovi  ancora  le  depressioni  di 
Sad-Est,  che  in  questi  giorni  attivarono  dal  Nord-Ovest  la  corrente  polare.  Le  brine  co- 
larono in  molti  luoghi  le  campagne  in  questa  prima  metà  della  decade.  Nei  giorni  ap- 
»,  le  alte  correnti  di  Sud-Ovest,  sentite  nelle  nostre  montagne,  fecero  risalire  la  tem- 
per  guisa  che  il  massimo  calore  decadico  accadde  nella  più  gran  parte  dei  luoghi 
ia  sol  terminare  della  decade. 

Lo  stato  delle  campagne  e  le  condizioni  igieniche  continuarono  in  Italia  sempre  buone 
sotto  r  influsso  di  una  stagione  cosi  propizia. 

Terza  Decade. 

Le  condizioni  meteoriche  della  seconda  decade  continuarono  pressoché  le  stesse  per 
tatta  la  terza  decade  sia  in  Italia  come  altrove  nell'Europa  Occidentale.  La  stagione  si 
■antenne  sempre  bella  e  mite  dovunque,  con  qualche  nebbia  nelle  valli  e  nelle  pianure 
ddl'AIta  Italia,  specialmente  dal  23  al  25,  e  con  parziali  annuvolamenti,  soprattutto  nelle 
regioni  appennine. 

Solamente  nell'ultimo  giorno,  31,  si  ebbe  un  passaggiero  cangiamento,  che  arrecò  pò- 
cMipme  pioggie  in  alcune  stazioni  e  poca  neve  in  qualdie  punto  delle  Alpi. 

La  temperatura  persistette  anch'essa  mite ,  al  Nord  {)iù  che  al  Sud  relativamente  alla 
stagione,  ed  in  media  fu  poco  diversa  da  quella  della 'dècade  scorsa.  Come  per  ordinario, 
ia  queste  circostanze  atmosferiche,  nelle  pianure  e  nelle  yaHi  alpine  il  calore  fu  maggiore 
m  luoghi  più  elevati  che  non  nei  più  bassi.  Fu  perciò  che  in  questi  ultimi  le  brine 
fiaono  quotidiane,  estendendosi  dal  26  al  3 1  anche  sulla  riviera  Ligure  di  ponente,  ed  il 
freddo,  sebbene  non  intenso ,  tuttavia  permise  di  fare  il  ghiaccio ,  cotanto  ora  richiesto 
negli  usi  igienici  e  terapeutici.  I  minimi  termici  della  decade  accaddero,  in  generale,  nella 
pnma  metà,  i  massimi  nella  seconda. 

14 


210    — 

Come  nelle  decadi  precedenti,  cosi  anche  in  questa,  le  descrìtte  Ticende  meteoriche 
▼anno  d'accordo  collo  stato  barometrico  che  predominò  sul  Continente  nel  tempo  mede- 
simo. Le  pressioni,  comechè  alquanto  minori  della  seconda  decade,  persistettero  tnttaria 
sull'Europa  occidentale,  e  specialmente  al  Sud  del  50.^  suo  parallelo,  col  centro  (780  mm.) 
or  qua  or  là  sulla  centrale.  Quindi  le  temperature  meno  elerate  della  prima  metà  della 
decade. 

Nel  di  27  le  basse  pressioni  apparse  al  Nord-Ovest  ed  al  Nord,  attivarono  il  flusso  equa- 
toriale, il  quale  innalzò  poco  a  poco  la  temperatura,  donde  la  stagione  più  tiepida  della 
seconda  metà  della  decade.  Intanto  questa  corrente  di  mezzodì  abbassa  leggiermente  il 
barometro,  ma  in  modo  costante  al  Sud  d'Europa  sino  al  31,  nel  qual  giorno  una  larga 
zona  di  pressione,  poco  intensa  però,  si  estende  dalla  Spagna  al  Mar  Nero,  e  dall'Africa 
alle  Alpi,  con  tre  centri  di  maggiore  intensità  all'Alicante  nella  Spagna,  nel  Golfo  di  Ge- 
nova in  Italia,  e  ad  Hermanstadt  nella  Transilvanìa.  Fu  questa  la  causa  del  momentaneo 
cangiamento  di  stagione  nell'ultimo  giorno  del  mese. 

Le  condizioni  agricole  ed  igieniche  continuarono  sempre  buone,  specialmente  al  Nord, 
e  le  condizioni  meteoriche  di  gennajo  non  furono  tenute  per  nulla  sfavorevoli  agli  inte* 
ressi  del  paese  da'  versati  in  queste  materie. 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  gennajo  1882, 


Temperatura 

Temperatura     | 

Città 

CittA 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Udine 

I8^8 

-4».  7 

Firenze 

IS^O 

-3°.  7 

Belluno 

I0^2 

-s».s 

Siena 

is^'.s 

o».S 

Venezia  . . . . 

ii*>.5 

-3°.i 

Perugia. .... 

14^7 

0°.2 

Brescia 

11^8 

-6°.  2 

Roma 

15^5 

-l".© 

Bergamo. . . . 

13^6 

-a^o 

Aquila 

11°.  2 

-3*.  3 

Milano 

11^9 

-5°.o 

Foggia 

14^4 

-I».2 

Novara 

10°.  6 

-5°.  9 

Napoli 

I5''.4 

3°.  4 

Torino 

9^.2 

-4°.  6 

Salerno 

17^5 

S».o 

Alessandria.. 

9^1 

-4°.  8 

Potenza  .... 

13^6 

-4».  7 

Genova. .... 

17^9 

3».  6 

Lecce 

i6^o 

l'a 

Piacenza. . . . 

10O.3 

-4».  9 

Cosenza .... 

14^2 

0°  © 

Modena  .... 

\\^,2. 

-5°.  9 

Reggio  CaUb. 

16O.9 

4».i 

Bologna .... 

I2<>.3 

-4».o 

Palermo .... 

20®.  9 

a».  7 

Urbino 

I2^0 

o<».o 

Siracusa .... 

16O.7 

5».o 

Ancona. .... 

10^.7 

a».© 

Cagliari  .... 

16O.5 

4°.o 

DedT  Osservatorio  di  Monealieri^  febbrafo  1882, 


Padre  F.  Denza. 


21  ì 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  FEBBRAJO  1882. 


la  cttìeiiofiale    stagione    del   pestato    gennajo    contìnuo   ancora    per    quasi    tutto    il 

ne  di  Cebbrajo.  Le  pressioni  quasi  costantemente   elevate ,  meno  però   che  in  gennajo, 

4Ì  fl  lieve  dislivello  delle  altezze  barometriche ,  mantennero  il  cielo  assai  spesso  sereno , 

Ws  csfana,  l'umiditi  moderata  ed  anche  scarsa.  Solo  nei  primi  e  negli  ultimi  giorni  cad- 

te  pioggie  in  Italia,  scarse  e  poco  estese  nel   primo  periodo ,  più   abbondanti  e  gene- 

wM  ad  secondo.  Anche  le  nevi  furono  poco  copiose  nei  nostri  monti,  dove  il  tempo  fu 

ade  più  bello.  U  calore,  relatìvamente  alla  stagione,  non  fu  né  in  eccesso,  né  in  difetto  ; 

ed  il  termometro,  basso  piuttosto  al  cominciare  del  mese,  specialmente  nelle  contrade  del 

■enodi,  segui  appresso  il  suo  consueto  andamento  per  questa  stagione,  elevandosi  man 

Codeste  condizioni  atmosferiche  non  furono,  nel  loro  complesso,  sfavorevoli  all'agrìcol- 
bra,  se  si  eccettui  la  scarsezza  d'acqua  in  molti  luoghi.  Non  riescirono  però  di  troppo 
fmtaggiose  alla  salute  pubblica. 

Prima  Decade. 

Per  tntta  la  prima  decade  la  nostra  Italia,  del  pari  che  tutta  Europa,  rimase  sotto  l'in- 
Anso  di  pressioni  elevate,  o,  come  suol  dirsi,  di  un  anti-ciclone ,  per  cui  la  stagione  fu 
qoasi  oostantemente  bella.  Le  più  alte  pressioni  accaddero  nei  primi  tre  giorni  provenienti 
dil  Nord  ;  il  barometro  toccava  i  780  rom.  ;  esse  apportarono  nei  nostri  paesi  un  flusso 
à  tramontana,  che  diede  nei  giorni  suddetti  i  maggiori  freddi  della  decade.  Nei  giorni 
appresso  diminuirono  alquanto,  per  quindi  rialzarsi  negli  ultimi  quattro  giorni,  £  fu  la 
addetta  leggiera  depressione  che  produsse  verso  la  metà  della  decade  il  massimo  termico 
dicadico  e  scarsa  pioggia  in  qualche  rara  località ,  specialmente  'della  Sicilia.  In  alcuni 
paesi  la  massima  temperatura  fu  registrata  in  sul  terminar  della  decade. 

In  generale  però  il  freddo  fii  nella  media  e  bassa  Italia  più  sentito  che  nell'alta,  ed  i 
f£  e  le  brine  dal  9  al  io  si  estesero  sino  alla  Sicilia,  dove  anzi  furono  più  persistenti 
ed  intensi.  Di  nebbie  però  non  se  ne  ebbero  quasi  nessun  in  luogo. 

Le  brine  ed  i  freddi  non  permisero  ancora  alcun  movimento  vegetativo  alla  campagna, 
cautnnque  per  la  maggior  parte  scoperta  ;  ed  arrecarono  qualche  danno  ai  prati,  privan- 
doli di  erbe  e  rendendoli  arsicci  anzi  che  no.  Dalla  Riviera  ligure  si  annunzia  precoce  la 
fioritma  delle  piante  fruttifere. 

Seconda  Decade. 

Piessochè  le  stesse  condizioni  meteoriche  continuano  nella  seconda  decade. 

Ndla  prima  metà  il  tempo  fu  bello,  il  cielo  sereno  e  l'aria  tranquilla  ed  asciutta,  ma 
:  h  temperatura  bassa  in  quasi  tutta  Italia,  e  ciò  per  causa  delle  alte  pressioni  che  persi- 
stenno  sempre  al  Nord  ed  all'  Est,  protendendosi  sino  a  Nord.  Leggiere  depressioni  esi- 
benti sul  Mediterraneo  cagionarono  pioggie  passaggiere ,  dapprima ,  nell'  1 1  nell'estrema 
Calabria  ed  in  Sicilia,  e  poi,  dal  13  al  16  in  alcune  stazioni,  soprattutto  del  centro. 


212    

Dopo  il  15,  in  quella  che  le  pressioni  crescevano  all'Ovest,  giungendo  il  20  sino  » 
785  mm.  nell'Arcipelago  inglese;  all'Est  diminuirono  e  le  burrasche  si  avricendavano  al 
Nord.  Da  questo  dislirello  della  presnone  barometrica  soli*  supeitóe  d'^Europa,  trasse  ori- 
gine il  flusso  tiepido  da  Ovest,  che  perdurò  in  tutta  la  seconda  metà  della  decade  con  tem» 
peratura  e  giornate  primaverili  ;  e  nelle  regioni  elevate  delle  Alpi  il  vento  era  veramente 
caldo,  specialmente  dal  17  al  19.  I  massimi  termici  adunque  avvennero  in  questi  ultimi 
giorni  quasi  dappertutto,  mentre  i  minimi  si  erano  avverati  nella  prima  metà  deua  decSide. 

Le  condizioni  agrìcole  del  nostro  paese  continuano  aàch'esse  come  nella  decade  pre- 
eedente,  ed  in  alcuni  luoghi,  come  nel  Monferrato,  si  veggono  delle  piante  già  fiorite,  come,  i 
mandorli,  e  verdeggianti  le  località  bene  esposte.  La  pioggia  caduta  però  ilon  (h  sufficiente 
ai  bisogni  di  alcune  contrade,  come  le  Marche  e  V  Cmbrla,  ed  il  Lombardo- Veneto. 

TmZA  DVCADB. 

Nei  primi  quattro  giorni  di  quest'ultimo  e  pia  corto  periodo  di  febbrajo,  il  barotUu 
rimase  alto  sul  Nord  d' Italia,  come  su  tutto  1*  Ovest  del  Continente,  ed  invece  è  bosso  al 
Sud  della  Penisola.  Perciò  mentre  nelle  Regioni  Alpine  si  ha  bd  tempo;  in  quelle  del- 
l'Appennino specialmente  del  Sud,  il  cielo  è  coperto  e  piowiginoso,  e  nel  21  eadde  acfvft  sai 
luoghi  elevati  di  questi  monti. 

Nel  25  una  larga  ondata  di  depressione  si  avanza  sul  Nord  e  sull'  Ovest  d' Europa  ;  esten- 
dendosi sino  a  noi  con  minore  energia,  nel  26  e  27  ;  nel  quale  ultimo  giorno  il  baro- 
metro era  disceso  sino  a  750  mm.  sul  Mare  Ligure,  da  Nizza  a  Firenze,  mentre  altroie 
e  soprattutto  al  Sud,  si  manteneva  più  alto.  Fu  perciò  che  le  pioggie  addivennero  generali 
nel  26;  ma  furono  quasi  dovunque  di  breve  durata.  Tuttavia  in  questi  ultimi  giorni  la 
stagione  trascorse  meno  bella,  per  causa  dell'anzidetta  depressione  che  perdurò  sol  Golfo 
genovese  sino  al  28,  calmandosi  man  mano. 

La  temperatura,  bassa  nei  primi  due  giorni,  favorita  in  seguito  dalla  calma  e  dal  sereno, 
e  poi  ancora  dalle  aure  tiepide  del  Sud,  specialmente  nel  26  e  27,  andò  poco  a  poco 
aumentando,  per  guisa  che  anche  in  quest'  ultimo  periodo  avvenne  come  nel  precedente,  cioè 
il  minimo  calore  si  ebbe  nei  primi  due  giorni,  il  massimo  negli  ultimi.  È  giova  notare 
che  nell'Alta  Italia  i  massimi  calori  delle  stazioni  continentali,  come  queUe  del  Remonte, 
furono  pia  elevati  di  quelli  delle  marittime  della  Liguria. , 

Le  pioggie,  sebbene  non  copiose  e  per  alcuni  luoghi  ancora  scarse,  furono  dovmique 
di  vantaggio  alle  campagne  il  cui  stato  persiste  soddisfacente  ;  e  continuano  le  notizie , 
per  certo  piacevoli,  della  fioritura  di  alberi  fruttiferi,  anche  in  regioni  poste  in  messo  alle 
Alpi,  come  nelle  Valli  della  provincia  di  Torino  e  di  Cuneo. 


213    — 


Ttn^ertUure  estreme  notate  in  ItaHa  nel  febbrajo  1S82. 


Tbmpbratura 

Tbmpksatura 

CmÀ 

Città 

ICatsùna 

Minima 

Bfasitina 

Minima 

Benimo  .... 

14^9 

-7*.  6 

Pisa 

18O.9 

-5°.o 

Padora 

12O.8 

-4°.  8 

Firense 

i6<>.3 

—  3*.  8 

Verona 

15^.6 

-4°.  4 

Perugia. .... 

13^0 

-3°.» 

BreKÌa 

I5^4 

-3».  6 

Roma 

i7®.o 

-3°.  a 

Como 

14^4 

-4°.o 

Aquila 

14*^.0 

-7».  6 

Milano 

15°.  5 

-3°.  6 

Foggia 

180.7 

-a°.o 

Norara 

14^  a 

-4».i 

Caserta 

17**.  5 

-i'.O 

Moocalierì  ». 

Io*».» 

-3°.  4 

Ayellino .... 

15^6 

—  6»  6 

Alessandria. . 

15°.  7 

-4°.  7 

Napoli 

15^7 

©".o 

Genova 

15**.  7 

■ao.s 

Potenza  . , , . 

13^5 

-6».  a 

Piacenia.... 

15^6 

-7».  3 

Lecce 

17^9 

o'.a 

Modena  •  •  •  • 

15**.  9 

-4».  9 

Cosenza .... 

17^0 

-i».6 

Bolc^na .... 

14^6 

—  3°.o 

Palermo .... 

20^4 

0°.  2 

Urbino 

13^2 

—  4».  8 

Caltanisetta  . 

14^1 

-•-.4 

Ancona 

i6^7 

o».? 

Cagliari  .... 

l8^2 

«••s 

DalT Osservatorio  di  Moncalierif  marzo  1882, 


Padre  F.  Dbnza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


Esposizione  generale  tedesca  di  Igiene  e  Salvamento  di  Berlino. 

Il  concorso  degli  Italiani  a  questa  esposizione  è  ormai  assicurato  e  se 
non  per  numero,  certamente  pel  valore  delle  cose  esposte,  l'Italia  non  fari 
a  Berlino  cattiva  figura.  Malgrado  la  ristrettezza  del  tempo,  malgrado  infi** 
nite  difficoltà,  alcuni  nostiì  Istituti,  alcune  nostre  istituzioni  si  presenteranno 
alla  Mostra  tedesca  in  modo  da  richiamare  l'attenzione  degli  stranieri. 

La  Società  di  Cremazione  di  Milano  manda  a  Berlino  una  ricca  colle- 
zione di  modelli,  disegni,  piani,  relazioni  che  senza  dubbio  le  assicureranno 
il  primato  su  questo  funebre  campo. 

La  Società  Italiana  d'Igiene  si  distinguerà  per  larga  copia  di  pubblica* 
zioni  e  per  una  bella  vetrina  contenente  pezzi  anatomici  e  carni  alimentari 
preparate  col  processo  Toninetti.  Anche  il  Comitato  milanese  di  vaccima* 
zione  animale^  X Istituto  dei  Rachitici  di  Milano  e  molte  altre  istituzioni  sani 
tane  e  caritative  saranno  rappresentate  alla  Esposizione  di  Berlino. 

Alcuni  industriali  hanno  del  pari  risposto  all'invito  del  nostro  Gomitate 
e  fra  questi  notiamo  il  cav.  Paolo  Porta  che  manderà  a  Berlino  due  dell< 
sue  grandissime  scale  di  Salvamento  che  già  riportarono  cospicue  distin* 
zioni  nelle  Mostre  nazionali  e  straniere.  Fra  municipi  quelli  di  Napoli  e  d 
Venezia  primeggiano  fin  qui  per  larga  copia  di  pubblicazioni,  piani,  di- 
segni, ecc. 

Finalmente  molti  chiari  igienisti  e  cultori  di  tecnica  sanitaria  hanno  in 
viato  a  Berlino  le  loro  opere  le  quali  attesteranno  come  anche  fra  no 
questa  specie  di  studi  abbia  cultori  intelligenti  e  appassionati. 

Nel  prossimo  numero  daremo  l'elenco  degli  Espositori  italiani. 


—  215  — 

Commissario  italiano  alla  Esposizione  di  Berlino. 

11  cav.  Paolo  Ritter  ha  accettato  graziosamente  rincarìco  di  rappresentare  a 
BoIìdo  il  Comitato  Italiano  costituito  nel  seno  della  nostra  Società  per  la 
Mostra  generale  tedesca  d'Igiene  e  Salvamento.  Il  cav.  Ritter  ha  avuto  dal 
Comitato  larghissime  attribuzioni  ed  egli  curerà  con  zelo  ed  intelligenza, 
pili  al  non  facile  ufficio  che  si  è  assunto,  gli  interessi  degli  espositori  ita- 
tiani  ed  il  decoro  della  patria  nostra. 

Il  Disegno  della  Legge  Comunale  e  Provinciale 
e  l'Amministrazione  Sanitaria. 

La  Presidenza  della  Società  Italiana  d' Igiene  ha  diretto  a  tutti  i  Sena- 
tori e  Deputati  i  seguenti  documenti  nell'interesse  dei  Medici  condotti  e 
dd  miglioramento  della  Amministrazione  Sanitaria.  -Con  questo  primo  atto 
il  Consiglio  di  Direzione  della  Società  intende  promuovere  seria  ed  attiva 
agitazione  in  favore  della  riforma  di  quelle  leggi  e  di  quei  regolamenti  che 
toccano  più  dawicino  la  pubblica  salute.  Alcuni  Senatori  e  Deputati  auto- 
revolissimi sono  stati  ufficiati  perchè  vogliano,  nei  due  rami  del  Parlamento, 
difendere  e  propugnare  le  riforme  invocate  dalla  Società. 

Onorevoussimo  Signore, 

Ci  pregiamo  trasmettere  alla  S,  V.  la  Relazione  di  speciale  CommiS' 
turni  a  cui  venne  affidato  Pincarico  di  esaminare  il  disegno  della  Legge 
C§munale  e  Provinciale  che  sta  per  essere  discusso  nel  Parlamento^  per  ciò 
die  riguctrda  la  posizione  degli  addetti  al  Servizio  Sanitario  dei  Comuni. 

Caldamente  ci  raccomandiamo  perchè  la  S,  V,  si  adoperi  a  conseguire 
fuatUo  la  Commissione  suddetta  propone^  e  cioè  di  impegnare  il  Governo  a 
fresentare  una  Legge  speciale  ed  in  correlazione  colla  Legge  Sanitaria^  la 
fuali  Migliori  la  posizione  dei  Medici  comunali^  ne  definisca  le  attribuzioni  e 
metta  i  medesimi  in  grado  di  potere  efficacemente  prender  parte  alla  Ammi- 
straùom  igienico-sanitaria  dello  Stato  ed  assicurarne  i  benefici  effetti. 

Colla  maggiore  osservanza^ 
Della  S.    V.  devotissimi 

Il  Presidente 

A.    CORRADI. 

Il  Segretario 
G.  Pini. 


2X6    

.ti 

RELAZIONE  ' 


*•- 


DELLA  Commissione  incaricata  di  esaminare  il  Disegno  della  Legge 

Comunale  e  Provinciale. 

Ci  facciamo  premura  di  soddisfare  all'onorevole  incarico  ricevuto  da  cotesto. 
Consiglio  direttivo  della  Società  Italiana  d'Igiene  di  esaminare  se  nel  progetti* 
di  riforma  della  Legge  Comunale  e  Provinciale,  che  sta  per  essere  discusM 
nel  Parlamento  naeionale,  sia  stata  debitamente  considerata  la  posizione  deifi' 
addetti  al  servizio  sanitario  dei  comuni,  e  sia  stato  provveduto  a  migliorarne  s 
le  condizioni. 

II  succitato  progetto  non  introduce  veruna  modificazione  a  quanto  è  detto 
in  proposito  degli  impiegati  in  genere  comunali  nel  N.  2.^  dell'articolo  87 
della  Legge  20  marzo  1865,  che  è  appunto  quella  su  cui  cadono  le  rìfonne. 
Né  nulla  aggiunge  la  Relazione  della  Commissione  dei  deputati  ad  esaminare 
il  disegno  della  Legge,  sebbene  apportino  in  questa  non  poche  e  rilevanti, 
modificazioni  sotto  altri  rispetti. 

La  Presidenza  dell'Associazione  nazionale  dei  Medici  comunali,  composta  ' 
di  tre  mila  soci,  stendeva  un  Memorandum  agli  onorevoli  Deputati  al  Par- 
lamento, nel  quale  vivamente  raccomandava  di  propugnare  in  particola!^ 
modo  un' aggiunta  all' articolo  87  della  Legge  comunale  e  provinciale  del  i86Si' 
al  fine  di  conseguire  e  che  le  nomine  ed  il  licenziamento  degK  addetti  al 
€  servizio  sanitario,  del  pari  che  le  norme  uniformi  per  il  servizio  stesso  ^ 
€  siano  regolate  da  un  regolamento  speciale  da  approvarsi  con  Regio  Decreto  t. 

Noi  uniamo  copia  di  questo  Memorandum,  ed  in  massima  consentiamo 
alle  considerazioni  che  in  esso  vengono  svolte  per  dare  ragione  della  propo* 
bta  aggiunta.  Senonchè  pare  a  noi,  che  l' inciso  relativo  alle  norme  uniformi 
per  il  servizio  sanitario^  tocchi  argomento  di  spettanza  della  Legge  sanitaria. 

D*altra  parte  il  voler  estendere  ai  Medici  condotti  ciò  che  la  Legge  con* 
cede  al  Segretario  comunale,  sarebbe  congiungere  insieme  fiinzionarì  i  quali 
hanno  servizi  affatto  distinti  ;  oltreché,  per  semplice  regolamento,  non  verrebbe 
assicurata  quella  posizione  decorosa  e  libera,  che  si  vuole  giustamente  per 
il  Medico  condotto  ;  posizione  che  già  venne  data  mediante  Legge  speciale 
ad  altri  stipendiati  comunali,  come  i  Maestri  e  le  Maestre  elementari. 

Laonde  nello  stato  presente  delle  cose,  parrebbe  miglior  espediente  quello 
di  promuovere ,  per  mezzo  principalmente  dei  Medici  che  seggono  nel 
Parlamento  un  voto  che  formalmente  impegni  il  Governo  a  presentare  una 


—    217    — 

Ltggt  speciale,  ed  in  correlazione  colla  Legge  sanitaria,  la  quale  migliori 
b  porzione  dei  Medici  condotti,  ne  definisca  le  attribuzioni,  e  metta  i 
mffintiiiii  in  grado  <^i  poter  efficacemente  prender  parte  nella  amministra- 
ikme  ^ienico-sanitaria  dello  Stato,  ed  assicurarne  i  benefìci  effetti. 

Prof.  Alfonso  Corradi 

Prof.  Giuseppe  Sormani 

Dott.  Cesare  Cazzani 

Profl  Carlo  Francesco  Ferraris. 


Ait  OmarevoU  Conngliif  Direttivo 
Società  Italiana  tT  Igiem 

Milano. 


■Mnorandum  presentato  dalla  Presidenza  deirAssociazione  Nazionale 
del  Medici  comunali  agli  onor.  Deputati  al  Parlamento. 

Roma,  gennajo  1882. 

Onorevoli  Signore, 

La  condizione  professionale  dei  Medici  addetti  al  servizio  dei  comuni 
imid  particolare  argomento  di  studio  di  tutti  i  Congressi  generali  della 
Assodasione  dal  1874  a  tutt'oggi,  e  furono  a  questo  riguardo  am- 
discussi  e  approvati  alcuni  prìncipi  di  legislazione  sanitarìa  co- 
mmale  da  raccomandarsi  al  Governo  e  al  Parlamento.  Tra  questi  princi- 
peliniiiiD  è  quello  che  si  riferisce  alla  necessità  di  un  regolamento  organico 
àt  ttabiliica  le  norme  relative  alla  nomina,  al  licenziamento  e  alle  attrì- 
bttiom  del  personale  sanitario,  i  rapporti  di  questo  colle  autorità  comu- 
niliy  e  tutte  le  altre  condizioni  necessarie  per  assicurare  ai  comuni  un  ben 
cnfinato  servizio  medico-igienico,  che  è  la  base  fondamentale  della  sanità 
pÉbblica  dello  Stato. 

n  detto  servizio  oggi  in  Italia  è  totalmente  subordinato  all'arbitrio  dei 
commii,  e  i  Medici  condotti  sopraccarichi  di  oneri  e  di  doveri  sono  lasciati 
WL  ma  sitoazione  che  confina  colla  schiavitù.  Essi  difatti  come  ufficiali  di 
mmUà  ptitbtiea  hanno  le  mani  legate,  dipendenti  sempre  dai  voleri  delle 
istorità  comunali  che  fanno  e  disfanno  a  loro  modo.  Come  uomini  di  scienza 
«DO  il  bersaglio  dell'ignoranza  e  dei  pregiudizi  popolari.  Come  professio- 
md  poi  la  loro  carriera  si  riassume  in  una  gioventù  ed  in  una  virilità  di 
ommoatì  im^gli    corrisposti  bene    spesso  coli' ingratitudine,  col  disprezzo 


—    8l8   — 

« 

e  coir  ostracismo,  e  in  una  vecchiaja  non  di  riposo,  ma  di  disinganni  €  di 
amarezze,  e  per  molti  senza  panel 

Noi  non  esagerammo,  ma  esponemmo  fedelmente  alla  S.  V.  una  dolo^ 
rosa  realtà.  Se  vi  sono  dei  Medici  condotti  che  non  hanno  ragione  di 
lagnarsi  della  loro  sorte,  questi  costituiscono  rarissime  eccezioni.  La  grande 
maggioranza  di  essi  rappresenta  una  vera  iriòù  nomade  sparsa  in  ogni  angola 
d'Italia,  confinata  in  una  situazione  sociale  la  più  umiliante. 

Se  la  S.  V.  si  compiacerà  interpellare  a  questo  riguardo  i  Medici  più  rispet* 
tabili  del  suo  Collegio,  si  persuaderà  della  verità  di  quanto  da  noi  si  disse^ 
non  per  ripetere  sterili  querimonie,  ma  per  fare  appello  alla  coscienza  dd 
nostri  legislatori  perchè  si  provveda  una  bupna  volta  a  rialzare  moralmente 
una  classe,  a  cui  è  affidato  nel  consorzio  civile  un  compito  altìssimo,  qual'è 
quello  di  tutelare  la  prosperità  fisica  del  popolo,  che  è  primissima  sorgente 
di  forza,  di  ricchezza,  di  benessere  di  uno  Stato. 

Nella  prossima  discussione  del  progetto  di  riforma  alla  Legge  comtinale 
e  provinciale  si  presenta  opportimissima  al  Governo  l'occasione  di  soddis&xe 
ai  voti  dei  Medici  comunali,  voti  espressi  solennemente  in  sette  Congressi 
generali,  voti  che  uomini  politici  autorevolissimi  riconobbero  giustissimi, 
voti  che  noi  raccomandiamo  particolarmente  alla  S.  V.  e  ai  suoi  Colleghi 
della  Camera,  fidenti  nell'appoggio  e  nella  benevole  cooperazione  di  tutti. 

I  medici  comunali  non  domandano  privilegi:  essi  si  limitano  a  chiedere 
che  il  servizio  sanitario  dei  comuni  sia  uniformemente  ordinato  in  tutto  lo 
Stato,  e  siano  garantiti  nei  limiti  di  un'equa  tutela  i  diritti  e  la  dignità 
del  personale  addetto  al  servizio  stesso. 

Al  che  il  Governo  può  provvedere  mediante  una  disposizione  di  legge 
da  aggiungersi  all'ortìcolo  87  della  Legge  comunale  e  provinciale  nel  senso 
che  €  la  nomina  e  il  licenziamento  degli  addetti  al  servizio  sanitario,  del 
pari  che  le  norme  uniformi  per  il  servizio  stesso  siano  regolate  da  un  rego- 
lamento speciale  da  approvarsi  con  Regio  Decreto  ». 

£  questo  regolamento  s'ispirerà,  noi  ne  siamo  sicuri;  ai  principi  di  gin* 
stìzia  e  di  una  corretta  amministrazione,  provvedendo  alla  stabilità  del  me- 
dico  nel  suo  ufficio  dopo  un  limitato  periodo  di  esperimento,  salvo  sempre 
il  diritto  al  comune  di  licenziarlo  nei  casi  di  provata  insufficienza,  o  man* 
canza  in  fatto  di  retto  esercizio  o  di  onestà  nella  vita  civile.  In  questi 
stessi  casi  le  deliberazioni  consiliari  di  licenziamento  di  un  impiegato  sani* 
tario  per  ragioni  di  competenza  non  dovrebbero  essere  esecutìve  senza  il 
parere  del  Consiglio  provinciale  di  sanità. 

Ciò  non  costituirebbe  un  privilegio  per  i  Medici  comunali,  mentre  un'a* 


—    219    — 

laloga  disposizione  di  legge  molto  provvidamente  fu  attuata  per  i  Maestri 
elementari.  Ora  se  il  Governo  accordò  una  tutela  al  personale  insegnante» 
potrà  aver  ragioni  per  negarla  ai  Medici  condotti?  Se  coi  regolamenti  in 
vigore  sui  Maestri  addetti  all'istruzione  primaria  non  si  credette  mai  offesa 
k  libertà  dei  comuni,  si  crederà  violata  questa  libertà  soltanto  quando  con 
egiuH  guarentigie  si  vuol  coprire  sotto  l'egida  della  Legge  la  dignità  della 
Bostra  classe? 

Siano  pur  liberi  e  autonomi  quanto  si  vuole  i  comuni,  ma  la  loro  libertà 
dev'essere  illuminata  e  coordinata  al  bene,  non  deve  essere  l'esercirio  cieco 
di  un  diritto  che  molte  volte  può  trascinarli  all'arbitrio  e  alla  prepotenza, 
la  libertà  del  comune  in  tal  guisa  non  sarà  menomamente  vulnerata,  esso 
resterà  sempre  libero  nel  suo  dominio  e  nella  sua  azione  nel  campo  della 
Legge  e  della  giustizia,  senza  pericolo  di  trascendere  nella  licenza  e  nell'ar- 
bitrio, come  avvenne  spessissimo  fino  ad  oggi,  segnalandosi  di  continuo  alla 
pubblicità  fatti  d'indebiti  licenziamenti  di  sanitari  distintissimi,  che  dopo 
on  lungo  ed  onorato  esercizio  furono  condannati  all'ostracismo  da  certi 
comuni,  le  cui  deliberazioni  s' ispirarono  non  alle  ragioni  supreme  di  giustizia 
e  dd  pubblico  bene,  ma  al  soffio  d'ire  partigiane,  di  meschini  intrighi,  di 
basse  vendette. 

Finché  il  Medico  comunale  sarà  mancipio  dell'autorità  municipale,  finché 
vivrà  neir  incertezza  del  domani,  finché  vedrà  pendere  sul  suo  capo  la  spada 
di  Damocle  di  un  licenziamento  che  può  gittarlo  sul  lastrico  a  qualunque 
ora,  finché  dovrà  passare  ogni  anno  sotto  le  forche  caudine  di  conferme 
e  riconferme,  egli  é  indubitato  che  quest'uomo  sia  pur  di  una  fibra  la  più 
forte  dovrà  avvilirsi,  dovrà  accasciarsi  sotto  il  peso  di  una  situazione  cosi 
umiliante,  e  non  potrà  riconoscere  nella  sua  nobile  missione  altro  che  un 
ginepraio  di  disinganni,  di  amarezze,  e  di  sterili  sagrifizl. 

Lodevolissima  pertanto  sarà  l'opera  dello  Stato  ove  con  speciali  guaren- 
tigie di  legge  intenda  a  migliorare  la  condizione,  e  a  tutelare  la  dignità 
degli  impiegati  sanitari,  i  quali  sparsi  in  ogni  angolo  della  penisola  eserci- 
tano un  vero  apostolato  di  carità  e  di  civiltà  in  mezzo  al  popolo,  e  con* 
corrono  potentemente  a  conservare  le  forze  vive  e  produttrici  del  paese. 

Se  nel  desiderato  ordinamento  del  servizio  medico  comunale  il  Corpo 
legislativo  riconoscerà  nei  comuni  anche  il  dovere  di  provvedere  alla  pen* 
sione  degli  impiegati  sanitari  colle  stesse  norme  in  vigore  per  gl'impiegati 
governativi,  o  in  altro  modo  che  sarà  giudicato  più  conforme  ai  rispettivi 
interessi  delle  parti,  sarà  questo  il  coronamento  di  quelle  riforme  che  la 
giustizia  e  la  civiltà  reclamano  da  molti  anni  a  vantaggio  della  nostra  classe. 


220    

Noi  non  sappiamo  se  nel  progetto  di  riforma  alla  Legge  comunale  e 
provinciak  presentato  al  Parlamento  si  è  pensato  ai  Medici  condotti.  Ab- 
biamo ragioni  per  credere  che  non  siano  stati  dimenticati.  Il  partito  di 
governo  che  oggi  è  al  potere  in  molte  occasioni,  affermò  la  necessità  di  mi- 
gliorare la  situazione  dei  sanitari  addetti  al  servizio  dei  comuni.  L'onore- 
vole Villa  quando  era  ministro  dell'Interno  dichiarò  che  il  Medico  condotto 
deve  essere  libero  e  indipendente  nella  sua  missione  come  igienista,  e  g^ 
rantifo  nel  suo  officio  dagli  arbitri  e  dalle  fazioni  municipali.  Dopo  il  VOla 
altri  ministri  e  uomini  politici  autorevoli  ci  promisero  il  loro  appoggio.  Nu- 
triamo fiducia  che  quelle  promesse  non  rimarranno  sterili,  e  che  le  bene- 
voli disposizioni  del  Governo  a  nostro  riguardo  saranno  confermate  dai  fottL 

Noi  intanto  interessiamo  la  S.  V.  a  nome  dei  3000  Medici  che  fanno 
parte  della  nostra  Associazione,  e  particolarmente  a  nome  dei  Medici  òsA. 
suo  Collegio,  perchè  in  occasione  che  alla  Camera  sarà  agitata  la  questione 
dei  Sanitari  condotti.  Ella  faccia  valere  tutta  la  sua  influenza  per  ottenere 
dal  Corpo  legislativo  le  desiderate  riforme  a  vantaggio  dei  medesimi,  riforme 
che  segneranno  un  grande  progresso  nell'amministrazione  sanitaria  dello  Stato. 

Il  Presidente 
DONARELLl 

n  Segretario  GeneraU 
LEONI. 

Conferenze  della  Società. 

Il  dott.  Malachia  De  Cristoforis  terrà  in  Milano  un  corso  di  conferente 
nelle  quali  svolgerà  il  tema  dtW Assistenza  degli  ammakUi  in  famiglia. 

In  queste  conferenze,  delle  quali  due  hanno  già  avuto  luogo  con  molto 
successo,  l'egregio  oratore  ha  svolto  la  prima  parte  deirargomento  con  chia- 
rezza e  con  ordine  tale  da  riscuotere  vivissimi  applausi.  Le  signore  della 
classe  più  elevata  costituirono  la  maggioranza  dell'uditorio  attento  ed  intel- 
ligente che  onora  le  conferenze  del  dott.  De  Cristoforis. 


221 


PROCESSO  VERBALE 


SEDE  PARTICOLARE  PER  IL  PIEMONTE  IN  TORINO 


Seduta  del  ii  febbrajo  1882. 
Presidenza  del  prof.  Luigi  Paguani. 


ORDINE  DEGLI  OGGETTI  DA  TRATTARSI: 

i.^  Rendiconto  della  Presidenta  intorno  ai  lavori  della  Sede. 

2?  Seconda  Riunione  d^  Igienisti  Italiani  in  Torino. 

3.*  MoRSSLU  prof.  E.  —  Intorno    a  un  letto  pei  maniaci  sudici^  proposto 

dal  dott.  Perotti. 
4°  Bono  dott.  —  Dei  pericoli delPuso  delle  lenti  troppo  divergenti  net  miopi. 

I.®  II  Presidente  apre  la  seduta  coli* esposizione  delle  condizioni  morali 
e  finanziarie  della  Sede  sociale,  che  compie  ora  il  primo  suo  anno  di  vita. 
Dice  come    questa  Sede  possa  andar    soddisfatta  del    suo   operato.    Essa  è 
sorta  sotto  i  più  lieti  auspici,  compiendo  un  atto,  che  per  quanto  natura- 
lissimo, non   cessa  di    essere    altamente   patriottico.   Il   Piemonte   che    nel 
campo  politico  in    Italia    fu   sempre    uso  a  dominare  e  che    accobe    con 
plauso  le  annessioni  delle  Provincie    sorelle,  nello  studio  di  compiere  igie- 
nicamente questa  Italia   che  esso  ha  abbozzata,  si  è  annesso  col  più  gran 
cnore  a  quelle  tra  esse  provinole,  che  prima  mise  in  atto  il  comune  gene- 
rale desiderio  di  raccogliere  in  Società  quegli  elementi    che  a  tale  intento 
fossero  meglio  adatti.    La  nostra  Sede  non  ha  fatto   questione  di  predomi- 
nio nella  direzione  di  questo  consorzio,  felice  che  anche  in  esso  si  sancisse 
il  concetto  della  nazionalità  italiana;  ma  si  è  permessa  l'emulazione  con  le 
altre  Sedi  sociali  nelFattività  del  lavoro.  Ed  essa  può  ben  dire  di  non  esser 
rimasta  ad  altre  seconda.    In  questo    primo  anno    salirono  a  più   di  cento 
le  iscrizioni  fra  i  soci,  ed  altre  arrivano  giorno  per  giorno.  Le  sedute  ordi- 
narie furono  sei,  dopo  quelle  riferentesi    alla  costituzione   della  Società,    e 
dodici  le  comunicazioni  originali  intomo  a  questioni  interessanti  l'igiene. 

La  pubblicazione  e  distribuzione    ai  soci  degli   Atti  Io  dispensa  dal  fare 
on  riassunto  di  tali  comunicazioni  che  furono  riportate  in  esteso  sul  Gior- 


— •    222    

nate  delia  Società;  constata  solo  come   in  esso   si  sia  sptciato   nei  diversi 
campi  più  pratici. 

Alle  indagini  sui  modi  di  diffusione  delle  malattie  infettive,  si  è  aooop* 
piato  lo  studio  dei  mezzi  adatti  ad  impedirle;  l'analisi  chimica  e  micro?' 
scopica  delle  sostanze  alimentari  portò  il  suo  contributo  di  lavoro;  si 
trattò  il  tema  importante  delValimentazione  nelle  classi  meno  agiate,  e  nel 
campo  ancora  dell'igiene  sociale  si  discusse  il  tema  dell'assistenza  pubblica 
degli  scemi  di  mente;  non  furono  per  ultimo  dimenticate  le  scuole  e  gli 
studi  antropologici  che  hanno  uno  stretto  nesso  cogli  igienici. 

Mentre  poi  così  si  svolgeva  l'attività  individuale  di  alcuni  fra  i  soci,  non 
si  trascurava  l'attività  collettiva  della  Sede.  Essa  si  era  prefissa  nel  suo 
regolamento  speciale  di  studiare  le  condizioni  sanitarie  del  Piemonte,  chia- 
mando il  concorso  dei  medici  dei  comuni;  e  preparò  a  tale  intento  un 
Questionario,  che,  spedito  in  gran  numero  in  tutte  le  provincie  piemontesi, 
sta  ora  raccogliendo  una  ricca,  importantissima  messe  di  osservazioni  e 
fatti,  che  porgerà  il  mezzo  di  preparare  un  lavoro  nuovo  nel  suo  genere  e 
di  grande  valore  per  chi  si  interessa  al  benessere  del  nostro  paese. 

La  Sede  poi  non  limitò  il  suo  compito  a  studi  e  indagini  che  rimanes- 
sero nella  cerchia  scientifica,  ma  volle  iniziare  il  stio  apostolato  di  educa- 
zioné  popolare  su  questioni  interessanti  la  vita  di  ogni  giorno.  Le  sei  con- 
ferenze  pubbliche  che  essa  tenne  nella  scorsa  primavera  furono  accolte  con 
tale  simpatia  dal  pubblico,  che  fu  pienamente  dimostrato  compiessero  un 
bisogno  e  desiderio  generalmente  sentito. 

Passa  quindi  a  dare  un  rapido  resoconto  dell'andamento  finanziario,  che 
non  ostante  le  molte  spese  necessarie  nella  fondazione  della  Sede,  si  trova 
in  condizioni  abbastanza  rassicuranti. 

Partecipa  a  tal  riguardo  all'adunanza  che  un  nuovo  socio  della  Sede, 
l'ingegnere  Victor  A.  Zienkowicz,  all'atto  dell'iscrizione  versava  L.  200 
come  concorso  alle  spese  occorrenti  per  gli  studi  iniziati  dalla  Sede  sociale; 
del  che^  gliene  porge  vivi  ringraziamenti  a  nome  della  Sede  stessa  procla- 
mandolo socio  perpetuo.  L'adunanza  accoglie  con  applausi  questa  parteci- 
pazione. 

2.°  Comunica  in  seguito  una  lettera  del  Presidente  della  Sede  centrale  della 
Società  Italiana  d' Igiene  prof.  comm.  Alfonso  Corradi,  riferentesi  alla  se- 
conda Riunione  della  Società  da  tenersi  nel  1884  ^^  Torino.  Il  Consiglio 
direttivo  sarebbe  venuto  a  tale  decisione  in  seduta  del  26  gennajo  e  inter- 
pella in  proposito  la  Sede  particolare  di  Torino  per  sapere  se  la  proposta 
verrebbe  bene  accetta. 


223     — 

L'Adananza  accoglie  con  plauso  la  proposta,  e  persuasa  che  essa  incon- 
trai  0  £urore  dei  corpi  scientifici  ed  amministrativi  e  della  cittadinanza 
^,  incarica  il  Presidente  di  rispondere  ringraziando  la  Direzione  della 
e  di  preparare  d'accordo  con  essa  T effettuazione  della  progettata 
Snmione. 

PUsa  quindi  n  Presidente  alla  comunicazione  di  una  lettera  del  Comi- 
ttto  promotore  per  l'erezione  di  un  crematojo  nel  cimitero  di  Torino; 
adla  quale  chiedesi  gentilmente  l'appoggio  della  Sede.  Parecchi  dei  pre- 
senti all'Adunanza  avendo  espresso  l'opinione,  in  vista  dell'importanza  della 
qoesdone,  essere  conveniente  di  porre  tale  discussione  all'ordine  del  giorno 
per  ottenere  un  voto  più  autorevole,  venne  accolto  questo  desiderio  e  si 
ddibera  di  occuparsene  in  una  prossima  seduta. 

3.^  n  prof.  Morselli  fa  in  seguito  una  breve  esposizione  delle  condizioni 
ia  cui  si  tenevano  non  è  molto  i  maniaci  sudici  nei  Manicomi  e  dei  mezzi 
proposti  per  migliorarle  senza  troppo  aggravare  le  spese  occorrenti. 

Tra  questi  giudica  molto  pratico  e  lodevole  quello  proposto  dal  dottore 
or.  Perotti,  membro  della  Direzione  del  manicomio  di  Torino,  che  consiste 
ia  un  letto  ordinario  in  ferro  a  sponde  mobili;  con  rete  metallica  a  soste- 
gno di  un  materasso  di  lana,  coperto  da  un  lenzuolo  di  tela  cerata  bianca 
tfente  nel  mezzo  un'apertura  che  mette  in  un  canale  fatto  colla  stessa 
teb;  il  quale  canale  attraversando  il  materasso  e  la  rete  metallica  suddetti, 
Tiene  ad  aprirsi  in  im  apposito  recipiente  in  zinco,  sospeso  sotto  il  letto. 

L'Adunanza,  riconoscendo  l'utilità  pratica  del  letto  ideato  dal  dott.  Perotti, 
e  riconoscendo  come  l'adozione  di  esso  nel  manicomio  sia  un  lodevolis- 
amo  passo  nelle  vie  di  riforme  in  cui  si  è  istradata  l'onorevole  direzione  di 
quell'importante  istituzione,  sulla  proposta  del  Presidente,  vota  unanime 
regressione  di  plauso  alla  sullodata  Direzione  per  la  sua  nobile  iniziativa 
odi' introdurre  nel  R.  Manicomio  tutti  quei  miglioramenti  che  possono  prò- 
onare  una  più  caritatevole  e  razionale  assistenza  ai  poveri  pazzi ,  e  favo- 
rire ad  un  tempo  r  insegnamento  di  questo  ramo  cosi  essenziale  della  me- 
à'dna. 

4.^  U  dott.  Bono  comunica  per  ultimo  la  storia  clinica  di  un  giovine  miope 
m  cui  si  erano  sviluppati  fenomeni  di  astenopia  simulanti  affatto  l'ordinaria 
ittenopia  degli  ipermetropi,  in  seguito  all'uso  di  lenti  troppo  divergenti. 
Ritiene  frequenti  gli  errori  di  simile  genere  per  l'ignoranza  di  chi  smercia 
le  lenti  e  del  pubblico  che  ne  abbisogna,  intorno  agli  elementi  della  diot- 
trica fisiologica.  Propone  per  ovviare  questi  inconvenienti  :  i .°  Si  sorvegli  lo 
snerdo  delle  lenti,  col  richiedere   dagli  ottici  prove  di  sufficiente  capacità 


224    

e  col  prescrìvere  che  ogni  lente  porti  inciso  il  suo  valore  diottrico;  2.^  Si 
diffondano  nel  pubblico  cognizioni  elementari  in  proposito  perchè  possa  farsi 
un  criterio  d^li  utili  effetti  delle  lenti  e  dei  loro  pericoli. 

Le  memorie  del  prof.  Morselli  e  dott  Bono  saranno  pubblicate  in  distesa 
nel  Giornale  della  Società, 

Stante  l'ora  tarda  si  rimanda  il  s^;uito  della  discussione  dell'ordine  del 
giorno  ad  ima  prossima  riunione. 


Il  Presidenti 
L.    PAGLIANI 


//  Segretario 
£.  Morselli. 


»  ..1 


Membri  Effettivi  della  Scoiata  Italiana  d'Igiene 


ammessi  nel  mese  di  marzo  1882. 


Adriani  dott.  Roberto,  Penigia 
Bellini  dott  Francesco,  Torino 
Bizio  prof.  Giovanni,  Venezia 
Calazzo  dott  Michele,  Castiglione-Tinella 


Calderini  prof.  Giovanni,  Parma 


Cavallbri  dott  Giuseppe,  Torino 


Ceccarel  dott  Matteo,  Venezia 


Fedeli  prof.  Fedele,  Senatore,  Pisa 
Moleschott  prof.  Giacomo,  Sen.,  Roma 


NosoTTi  dott  Innocente,  Pavia 


Pasquali  dott  Ferdinando,  Padova 


Spantigati  dott  Giovanni,  Torino 


Traversa  ing.  Ebcanuele,  Torino 
Ubertis  dott.  Ambrogio,  Casale. 


*''%^^>o^»i^\^^>t^^m^^^.^*^*^>^*-^s^^0sr>-^sa's^é 


Dott.  Gabtano  Pini,  Gerentt, 


MiUno,  x88b.  —  Stab.G.  Civ«lli. 


PARTE  PRIMA- 


MEMORIE  ORIGINALI. 


L'ALIMENTAZIONE   DEL    SOLDATO   ITALIANO, 


Annotazioni 


del  Dott.  Vincenzo  Superchi 

Capitano  Medico. 


Parte   Prima. 


Alimentazione  in  tempo  di  pace. 


L'alimentazione  del  soldato  è  un  tema  molto  ampio  e  assai  diHìcile: 
ampio  ]>erchè  in  sé  comprende  una  delle  principali  basi  dell'organizzazione 
militare,  difficile  perchè  deve  camminare  per  la  strada  stretta  e  spinosa  del- 
reconomia.  In  un  articolo  non  è  possibile  che  di  tracciare  poche  linee  del 
grande  disegno  :  e  queste  linee  potrebbero  essere  tirate  tanto  dal  geometra 
qnanto  dal  disegnatore  di  professione.  Io  mi  propongo  di  fare  la  parte  di 
quest'ultimo/ mi  propongo  cioè  di  non  uscire  dal  campo  pratico.  Basta  per 
il  preambolo  ed  entro  in  argomento. 

I  corpi  elementari  che  entrano  a  far  parte  d,el  nostro  organismo  sono  i 
Kgnenti:  idrogeno,  ossigeno,  carbonio,  azoto,  solfo,  fosforo,  cloro,  fluoro,  po- 
tassio, sodio,  calcio,  magnesio,  ferro. 

Questi  corpi  diversamente  combinati  formano  i  nostri  tessuti  e  i  nostri  or- 
gani; e  secondo  un  quadro  di  Moleschott  mille  parti  in  peso  del  corpo 
umano  ne  contengono  152  di  albumina,  49  di  gelatina  derivata  dalle  so- 
stanze albuminoidi,  25  di  grasso,  6  di  materia  estrattiva,  92  di  sali,  676 
d'acqua. 

15 


226    

Il  nostro  corpo  per  l'esercizio  delle  sue  funzioni  fisiologiche  e  professio* 
cali  subisce  delle  perdite  ;  e  tutto  ciò  che  vale  a  riparare  tali  perdite  è 
ciò  che  si  intende  per  alimento. 

L'aria  e  l'acqua  sono  .alimenti  je  fra  i  più  indispensabili,  ma  da  soli  non 
valgono  a  sostenere  la  vita.  L'organismo  fissa  in  sé  l'ossigeno  che  inspim 
dall^atmosfera,  ma  non  ha  il  potere  di  fissare  l'azoto  e  il  carbonio  dell'acide 
carbonico  che  non  manca  mai  nell'aria.  Il  carbonio  adunque  e  l'azoto  che 
sono  sue  parti  integranti  non  può  riceverli  dall'aria.  Dall'acqua  riceve  l'idro* 
geno  e  tutti  gli  altri  corpi  elementari  che  entrano  a  costituirlo  ad  eccezione 
del  carbonio  e  dell'azoto.  £  se  fosse  possibile  di  dare  al  corpo  il  potere 
di  introdurre  ed  assimilare  questi  due  corpi  dall'aria,  il  problema  dell'ali- 
mentazione dell'uomo  e  di  tutti  i  mammiferi  sarebbe  sciolto  dall'aria  e  col* 
Tacqua  cbe  la  natura  con  profusione  ha  messo  a  disposizioni  di  Jtutti.  Ma 
è  legge  pur  di  natura,  e  sarebbe  inutile  ed  inopportuno  il  discuterne  la  ra- 
gione, che  l'uomo  debba  rifornire  l'azoto  e  il  carbonio  che  va  sempre  per- 
dendo da  altri  corpi  elaborati  negli  organismi  vegetali  ed  animali.  £  intro- 
ducendo questi  nel  suo  organismo  a  scopo  di  alimentarsi  ne  consegue  la 
naturale  classificazione  dei  suoi  alimenti  in  aria,  acqua,  cibi  vegetali  e 
cibi  animali. 

Gli  alimenti  sotto  il  rapporto  fisiologico  si  dividono  in  quelli  che  ripa- 
rano le  perdite  dell'organismo,  in  quelli  che  favoriscono  la  digestione  e  in 
quelli  che  promuovono  le  funzioni  nervose. 

Gli  alimenti  riparatori  o  servono  a  mantenere  il  calore  animale  e  ven- 
gono chiamati  respiratori;  o  servono  in  principal  modo  a  rinnovare  i  tes- 
suti e  si  chiamano  plastici. 

La  divisione  fisiologica  degli  alimenti,  prescindendo  dall'acqua  e  dal- 
l'aria è  adunque  la  seguente  :  alimenti  respiratori,  alimenti  plastici,  alimenti 
digerenti  e  alimenti  nervosi. 

I  respiratori  vengono  facilmente  abbruciati  o  ossidati  dall'ossigeno  atmo- 
sferico; e  comprendono  i  grassi,  le  sostanze  amidacee  e  le  zuccherine. 

I  plastici  comprendono  le  carni,  i  cereali  e  i  legumi  secchi.  Fra  gli  ali- 
menti digerenti  il  principale  è  il  sai  di  cucina  e  dopo  di  esso,  la  lunga  e 
svariata  serie  delle  droghe,  e  degli  aromi.  Degli  alimenti  nervosi  i  più  im- 
portanti sono  il  caffè,  il  thè  ed  il  vino. 

Anche  la  Chimica  volle  classificare  gli  alimenti;  e  coll'analisi  trovò  che 
alcuni  alimenti  contengono  azoto  e  li  chiamò  azotati,  che  altri  non  ne  con- 
tengono e  li  chiamò  inazotati.  Trovò  l'azoto  nelle  carni,  nei  cereali  e  nei 
legumi,  ma  non  ne  trovò  ne'  grassi  e  nello  zucchero. 


—  2^7  — 
.  Ora  ecco  quali  risultati  si  ebbero  nell'alimentare  animali  onnivori  e 
che  pia  si  avvicinano  all'uomo  nelle  abitudini  dell'alimento^  con  sola  carne. 
«  con  soli  grassi  o  soltanto  con  zucchero.  Non  si  è  sperimentato  la  sola 
^omioinistrazione  del  sai  di  cucina,  delle  droghe,  degli  aromatici  e  del  cafifè 
<  del  vino  perchè  è  troppo  evidente  l'effetto  che  se  ne  sarebbe  ottenuto, 
voglio  dire,  l'immancabile  e  sollecita  morte  per  inedia.  Da  questi  studi 
«sperimentali  ne  è  risultato  che  i  cani  alimentati  con  sola  carne,  con  sola 
fecola  o  zucchero  o  con  soli  grassi  deperiscono  e  muojono;  e  che  invece 
riescono  di  peso  e  diventano  vigorosi  con  un  regime  in  cui  entrano  tutte 
le  tre  specie  suddette  di  cibi. 

.  Per  istinto  e  per  migliaja  e  migliaja  d'anni  di  esperienza  l'uomo  ha  sempre 
cercato  e  cerca  un  regime  misto;  e  se  spesso  si  limita  a  soli  cibi  vegetali 
non  è  per  elezione  ma  per  necessità.  Prima  che  la  scienza  lo  dimostrasse 
Toomo  sapeva  che  mangiando  carne,  uova,  formaggio  e  pane  il  suo  corpo 
^icquista  consistenza  e  robustezza;  ma  la  stienza  gli  è  venuta  in  aiuto  per 
stabilire  in  quale  misura  e  in  quale  modo  deve  servirsi  dei  cibi  idrocarbu- 
Tati,  delle  carni  e  dei  grassi.  Lo  stabilire  poi  la  quantità  e  la  modalità  di 
liciti  alimenti  è  di  grande  interesse  per  l'esercito  perchè  dal  soldato  si  deve 
ritrarre  il  massimo  di  forza  col  minimo  di  spesa  senza  pregiudicarlo  nella 
sua  vita  di  cittadino  una  volta  che  abbia  pagato  il  suo  tributo  militare. 

n  pane,  la  carne,  le  paste,  il  riso,  le  patate,  i  legumi,  i  condimenti,  le 
bevande  ecco  i  generi  alimentari  che  in  varia  misura  e  modo  vengono  con- 
snunati  dagli  eserciti  odierni.  La  segale  entra  nel  pane  del  soldato  tedesco, 
le  patate,  il  burro,  il  thè,  la  birra,  il  rhum  fanno  parte  delle  razioni  degli 
inglesi  e  degli  americani  del  Nord  ;  per  il  nostro  soldato  è  prescritto  il 
pane  di  frumento,  la  carne  bovina  e  di  montone,  la  pasta,  il  riso,  i  legumi 
secchi,  i  grassi,  i  condimenti,  le  verdure  e  le  bevande.  Questi  sono  i  pro- 
<iotti  del  nostro  paese,  e  sarebbe  ozioso  ed  assurdo  il  discutere  sulla  con- 
venienza della  segale,  delle  carni  salate,  delle  patate,  della  birra,  del  burro, 
dal  momento  che  abbiamo  il  frumento,  le  carni  fresche,  il  vino,  gli  olii  ed 
il  lardOy  generi  alimentari  relativamente  più  abbondanti  di  quelli  usati  dagli 
altri  eserciti,  alimenti  a  cui  siamo  abituati  e  che,  per  fortuna,  sono  anche 
i  migliori. 

Al  soldato  si  deve  dare  il  necessario  per  renderlo  forte  e  robusto,  ma 
mila  che  sia  al  di  là  del  necessario.  Ora  è  egli  possibile  di  stabilire  con 
sorme  scientifiche  il  necessario  quantitativo  del  suo  alimento? 

Io  risparmierò  al  lettore  l'enumerazione  dei  molti  sistemi  che  si  sono 
seguiti   per  fissare  questo  quantitativo,  e  solo    dirò  che   il  più  attendibile» 


—  ^28  — 

]^rchè  confermato  dalla  pratica,  è  quello  di  analizzare  le  perdite  dell'adulto^ 
che  lavora  e  sia  alimentato  normalmente    nello  spazio   di   24  ore.    Queste' 
perdite  sono  calcolate  dall'acido  carbonico  espirato  dal  sudore,  daH'orìna'fr^ 
dalle  feci.   Per  queste  diverse  vie  si  perdono  2800  grammi  d'acqua,  280  dr 
carbonio,  18  di  azoto,  650  di  ossigeno  combinato  coll'acido  carbonico  dei  ' 
polmoni   e  6  grammi   di  idrogeno    combinati  coli' azoto    dell'urea  e  deglF 
altri  corpi  azotati.  In  totale  la  perdita  media  di  un  adulto  ascende  a  3  chilog. 
e  750  grammi,  cioè  ad  un  diciottesimo  del  suo  peso  medio  che  è  calco* 
lato  63  chilog.  La  respirazione,  secondo  i  calcoli  del  Vierordt,  elimina  circ:k 
32  per  cento  di  sostanze  escrementizie,  l'evaporazione  della  pelle  17,  l'o- 
rina 46  */a,   le   feci  4  Ya.    Per   la  via  dei  polmoni  e  della   pelle  si  per- 
derebbero un  chilog.  e  900  grammi    di  materie   escretive,  per   quella  deii* 
reni  1766,  dagli  intestini  172  grammi. 

In  base  a  questi  diligenti  e  coscienziosi  esperimenti  se  ne  è  dedotto  che 
al  soldato,  che  sotto  il  rapporto  alimentare  si  può  paragonare  all'operajo^ 
adulto,  si  debbano  somministrare  almeno  tante  sostanze  alimentari  da  co- 
prire i  18  grammi  di  azoto  e  i  280  grammi  di  carbonio  contenuti  ne'  suor 
escrementi.  Dissi  almeno  questa  quantità  giacché  è  d'uopo  notare  che  norv 
tutto  l'idrogeno  degli  alimenti  viene  combinato  coll'ossigeno  atmosferico  per 
faine  acqua,  ma  una  parte  è  combinato  nei  corpi  azotati  e  deve  essere  perciò 
fornito  da  alimenti  in  cui  stia  combinato  col  carbonio  o  coll'azoto.  —  Tutte 
le  sostanze  alimentari  più  comuni  come,  la  carne,  la  pasta,  il  pane,  il  riso> 
contengono  azoto  e  carbonio,  ma  in  proporzioni  diverse. 

Cosi  la  carne  fresca  su  100  parti  ne  ha  2.  43  di  azoto  e  io  di  carbo- 
nio, la  pasta  i.  80  del  i.^  e  29  del  2.^,  il  pane  i.  20  di  azoto  e  30  dì- 
carbonio,  il  riso  I.  08  di  azoto  con  43  di  carbonio.  Tutte  queste  sostanze 
possono  servire  allo  scopo  alimentare  anche  prese  isolatamente,  ma  ciban- 
dosi di  sola  carne  per  avere  la  necessaria  quantità  di  carbonio  sarebbe 
necessario  mangiarne  almeno  3  chilog.  al  giorno,  obbligando  lo  stomaco  ad 
un  lavoro  inutile  per  digerire  le  eccedenti  sostanze  azotate.  Al  contrario 
mangiando  soltanto  riso  ne  occorrerebbero  quasi  2  chilog.  per  avere  T  in- 
dispensabile quantità  di  azoto;  e  si  creerebbe  la  necessità  di  un'abnorme 
quantità  di  ossigeno  per  ossidare  l'eccedente  carbonio.  Per  queste  conside- 
razioni d'ordine  scientifico  e  per  quella  che  ha  insegnata  la  pratica  dei 
secoli  si  è  stabilito  la  razione  del  soldato  con  alimenti  che  fornissero  la 
richiesta  quantità  di  azoto  e  di  carbonio  senza  obbligare  l'organismo  ad  un-  - 
lavoro  inutile  e  spesso  dannoso. 

Nel  1850  il  soldato  piemontese  riceveva  155  grammi  di  carne,  880  di  pane^  ' 


229    

13S  ^  pasta,  o  rìso,  15  di  lardo,  30  di  sale.  Aveva  poi  due  giorni  della 
«ttimana  in  cui  mangiava  di  magro  e  per  ogni  pasto  aveva  155  grammi 
di  pasta  o  rìso,  15  di  butirro,  15  di  sale.  Del  vino  se  ne  potevano  fare 
^0  distrìbuzioni  annue  nella  quantità  di  35  centilitri  per  volta. 

Questa  rarìone  fu  rìconosduta  insufficiente,  subì  modificazioni  e  miglio- 
nmeiiti  dal  1850  al  1875,  anno  in  cui  la  razione  della  carne  fu  portata  da 
i3o  a  200  grammi  per  la  fanteria,  da  300  a  220  per  le  armi  speciali,  e  il 
pane,  per  tutte  le  armi,  fu  stabilito  nella  quantità  di  918  grammi. 

Le  90  distrìbuzioni  di  vino  furono  portate  a  100  almeno,  ma  non  tutte 
di  vino,  ma  fra  vino  e  caffè.  Dice  poi  il  Regolamento  di  Amministrazione 
^he  facendo  un  sol  pasto  è  conveniente  di  fare  una  distribuzione  di  caffè 
nelle  ore  più  adatte.  <  In  generale,  seguita  il  Regolamento,  si  preferisce  il 
•ciflfè  al  vino  a  meno  che  circostanze  igieniche,  non  consiglino  quest'  ultimo.  » 
il  Ministero  della  Guerra  poi  con  sua  circolare,  in  data  21  dicembre  u.  s.. 
aumenta  di  20  grammi  la  razione  della  carne  in  guarnigione,  di  15  nei 
campi  d'istruzione  e  di  20  nelle  grandi   manovre. 

Le  distribuzioni  di  vino  e  caffè  che  dapprima  dovevano  essere  almeno 
<ento  non  dovranno  in  seguito  oltrepassare  questo  numero.  Per  gli  erbaggi  e 
sale. vengono  stabiliti  due  centesimi  e  cosi  costando  12  millesimi  i  20  grammi 
•di  sale  non  restano  che  8  millesimi  per  gli  erbaggi  e  il  pepe,  mentre  dap- 
|>rìma  si  spendeva  un  centesimo  di  verdura  per  ogni  razione. 

Il  Ministero  pK)i  saggiamente  avverte  che  i  più  recenti  studi  e  le  espe- 
rienze fattei  in  questi  ultimi  tempi  misero  in  chiaro  che  il  valore  degli  ali- 
menti non  si  può  apprezzare  dal  loro  contenuto  in  azoto  e  carbonio,  bensì 
dalla,  proporzione  delle  sostanze  adatte  e  qualificate  che  quegli  alimenti 
contengono.  Ciò  equivale  a  dire  che  il  valore  nutritivo  di  alimento  non 
si  può  desumere  strettamente  dall'analisi  chimica,  ma  dall'effetto  che  pro- 
duce ia  chi  ne  fa  uso. 

La  Chimica  ha  prestato  un  positivo  servizio  alla  bromatologia  nel  dimo- 
iare la  convenienza  di  unire  ai  cibi  vegetali  quelli  animali  ;  si  è  resa  be- 
Tiemerìta  dell'igiene  nel  classificare  gli  alimenti  in  espiratori  e  in  quelli  pla- 
stici; nel  dimostrare  che  l'alcool  delle  bevande  distillate  e  fermentate  non 
U  parte  integrante  di  nessun  tessuto.  Ha  spiegato  il  perchè  gli  erbivori  dai 
vegetali  ne  possono  ricavare  le  loro  carni;  perchè  i  carnivori  possono  vi- 
vere senza  vegetali  ;  ha  insegnato  a  conservare  per  un  tempo  indefinito 
quasi  tutte  le  sostanze  alimentari  ed  ha  fornito  preziosissimi  insegnamenti 
all'arte  di  fare  il  pane,  di  fabbricare  il  vino,  ed  a  quella  del  cuciniere;  ma 
la  Chimica  è  stata  impotente,  e  forse  lo  sarà  sempre,  di  precisare  la  quantità 
del  cibo  che  un  uomo  deve  assumere  nelle  mille  contingenze  della  sua  vìtau 


—  330  —  ' 

Dall'urea  dell'orina,  dalle  materie  colloidi  delle  feci,  dall' ammoniaca^ dd   ^ 
sudore  e  del  respiro,  la  Chimica  seppe  dire  che  l'uomo  adulto   perde,   iilì    ' 
24  ore,    circa  20  grammi  di   azoto.  Ma  di  questi    20  grammi   quanti   nt- 
spettano  ai  tessuti  vecchi  dell'  organismo,  quanti  ai  cibi  che  furono  usati?    ~ 

La  Chimica  finora  non  lo  sa  dire. . .  La  razione  del  nostro  soldato  è  saf«' 
ficiente  ?  Non  esito  a  rispondere  che  la  razione  vitto  per  il  nostro  soldato»  * 
basta  a  mantenerlo  forte  e  robusto  in  guarnigione,  nei  campi  d' istruzione  e  - 
nelle  grandi  manovre.  In  quanto  alla  razione  di  guerra  si  dovrebbe  inten-  - 
dere  che  fosse  eguale  a  quella  stabilita  per  le  grandi  manovre,  ma  nulla  è- 
prccisato  dai  nostri  Regolamenti  a  proposito -di  viveri  di  guerra;  ed  è  saggio»  - 
questo  silenzio  perchè  si  tratta  di  vincere  :  e  non  sarebbe  soltanto  spilor*  ' 
ceria,  ma  un  delitto  contro  la  patria  scarseggiare  di  carne  e  di  vino  a  obi  - 
versa  il  suo  sangue  per  difenderla.  Il  tempo,  il  luogo,  le  circostanze  sug^  - 
geriscono  ai  Comandanti  dei  grandi  riparti  in  che  misura  si  debbano  sook  - 
ministrare  ai  combattenti  i  cibi  e  le  bevande.  : 

La  nostra  razione  di  pace  è  forse  la  più  razionale  di  *  tutti  gli  eserciti^  ■ 
perchè  oltre  del  pane  e  della  carnè  è  composta  di  pasta  o  riso  per  forne  - 
una  minestra  a  cui  siamo  abituati  nella  vita  civile,  e  che  riesce  a  rìstorure-  - 
e  a  riparare.  Nelle  altre  armate  o  si  eccede  nella  carne  scarseggiando  nel 
pane  e  nella  pasta,  o  viceversa.  L'Inghilterra  p.  es.  dà  454  grammi  di  carne-  - 
e  67 1  grammi  di  pane  e  la  colazione  col  thè.  L'Austria  non  dà  che  1x3  grank> 
mi  di  carne,  ma  tra  pane,  riso  e  grasso  dà  altri  1 1  ettogrammi  di  alimenti. 

La  nostra  razione  è  dunque  sufficiente  ed  anche  razionale  :  e  che  sia.  : 
sufficiente  senza  l'aumento  di  carne  ultimamente  concesso  dal  Ministero^ 
lo  desumo  dal  fatto  che  il  nostro  soldato  è  in  generale  ben  nutrito.  Net- 
primi  mesi  che  i  coscritti  sono  sotto  le  armi ,  in  generale ,  ingrassano  ;  e- 
se  qualcuno  invece  deperisce  non  appartiene  già  alla  classe  dei  contadini*  . 
ma  a  quella  di  condizione  civile,  abituati  a  qualche  agiatezza  in  ^miglia^ 
I  figli  dei  negozianti,  dei  professionisti,  dei  proprietari  arrivano  ben  nutriti 
e  poi  dimagrano  benché  sieno  sempre  provvisti  di  denaro  per  procurarsi* 
cibi  e  bevande  dal  cantiniere.  Per  ispiegare  questo  fatto  bisogna  ricorrere 
ad  altre  ragioni,  che  qui  non  è  luogo  di  enumerare.  Quello  che  mi  preme 
di  far  notare  è  il  fatto  che  i  coscritti  che  mangiano  piuttosto  male  in  fa-- 
miglia  ingrassano  al  Reggimento. 

Il  fatto  di  ingrassarsi  col  vitto  del  soldato  l'ho  anche  osservato  nei  sol- 
dati di  milizia  mobile  che  nell'estate  scorso  furono  chiamati  sotto  le  armii. 
La  stagione  non  era  favorevole  all'ingrassamento,  le  fatiche  erano  molte ^ 
eppure  quelli  rientrarono  in  famiglia  cresciuti  di  peso.  È  indubitato  adunque 


—    23t    — 

la  iasione  stabilita  col  Regolamento  d'Amministrazione  del  1875,  ^l^^" 
gato  B,  è  sufficiente.  A  viemmeglio  confermare  la  sufficienza  del  nostro  vitto 
militare  ho  fatto  il  confronto  del  peso  di  23  soldati  del  78.^  Fanterìa  della 
7.^  Compagnia  e  di  20  soldati  del  13.^  Artiglierìa  8.^  Compagnia  della 
classe  1859.  I  23  fantaccini  al  loro  arrivo  al  corpo  pesavano  chilog.  1459 
doè  in  media  chilog.  63.4  per  ciascuno  e  nel  marzo  x88i  cioè  13  mesi 
dopo,  chilog.  i533>  cioè  chilog.  66,6  per  testa.  I  20  artiglieri  pesavano 
14 15,  media  individuale  chilog.  70  7  e  13  mesi  dopo  chilog.  1494,  con  una 
media  di  chilog.  74.7. 

Da  questo  fatto  poi  ne  derìva  la  conseguenza  pratica  che  non  è  legitti- 
mata la  razione  supplementare  pane  che  si  suole  accordare  a  parecchi  sol* 
dati  in  tutti  i  corpi. e  che  riesce  di  aggravio  non  indifferente  alla  massa 
vitto.  Quale  è  infatti  il  criterio  da  cui  si  parte  per  concedere  la  razione 
supplementare  ?  Un  tale  mangia  tutta  la  sua  razione  pane ,  ne  compera , 
se  ha  danari  e  non  avendone  mangia  gli  avanzi  di  quella  de'  suoi  com- 
pagni. Si  lamenta  di  fame  ed  ecco  che  gli  viene  suggerito  di  dimandare 
il  supplemento.  Un  sergente  e  due  soldati  attestano  con  una  formula  già 
conosciuta  che  il  Tizio  mangia  pane  non  suo  in  camerata,  il  medico  di 
senrizio  considerando  le  sue  precedenti  abitudini  alimentari  e  lo  sviluppo 
anormale  dello  stomaco  e  degli  intestini,  emette  il  parere  che  ne  abbia  bi  • 
sogno,  ed  il  Consiglio  d* Amministrazione  lo  accorda.  Ma  ammesso  che 
avesse  l'abitudine  di  ingojare  molti  cibi  poco  nutrìtivi  non  ne  con- 
segue  che  debba  assumerne  la  stessa  dose  di  più  nutritivi  ;  il  suo  stomaco 
e  i  suoi  intestini  si  adattano  presto  e  volentieri  agli  ultimi.  La  sua  non  può 
essere  vera  fame,  ma  pervertimento  di  appetito  che  si  deve  correggere  col 
non  rimpinzare  il  ventre;  ed  è  quindi  falsa  pietà  lo  assecondare  la  sua  di- 
manda. Vi  è  un  solo  crìterio  che  può  legittimare  la  razione  supplementare, 
ed  è  quello  che  chi  lo  chiede,  presenti  una  progressiva  denutrizione. 

Se  però  la  nostra  razione  è  sufficiente  non  è  per  questo  che  non  reclami 
dei  miglioramenti,  e  per  legittimare  l'importanza  esporrò  brevemente  i 
dilètti  e  gli  inconvenienti  che  si  osservano  nel  vitto  del  nostro  soldato. 

La  carne,  il  pane  e  il  brodo  sono  sempre  consumati,  ma  non  è  cosi 
della  pasta  e  rìso  che  d'altronde  sono  necessari  per  completare  la  ra- 
zione. Chi  è  pratico  dei  quartieri  sa  che  il  rancio  di  sola  pasta  o  di  solo 
riso  con  pochi  erbaggi  non  finisce  tutto  nello  stomaco  dei  soldati,  ma  in 
buona  parte  in  quel  luogo  lurido  che  ben  altra  roba  accoglie  e  che  non 
occorre  nominare.  Se  però  la  pasta  sia  di  buona  qualità  e  con  molta  verdura 
si  mangia,  se  il  riso  sia   unito  in  parti  uguali  con  fagioli,  ceci  o  lenticchie. 


—    23?    

si  mangia.  E  ^e  invece  di'  150  grammi  dì  pasta*  o  riso  se  ne  dessero 
{)er    potervi   unire    legumi   secchi  o    abbondanti   erbaggi  si  consuniex 
sempre  con  piacere  e  con  vantaggio  anche  la  minestra.  La    pasta,   qu 
è  ricca  di  glutine  cresce,  piace  ed  è    mangiata.   Se    è  di  qualità    sca( 
non  è  piaciuta,  non  cresce  e  non  è  mangiata  se  non  dai  poveri    affai 
'  Sia  adunque  la,  pasta ,  poca,  ma  bupna. 
<    Tanto  il  brodo  quanto  la  pasta  dei  soldati  hanno  un. odore  ed  un  ss 
sui  generis  che  non  sono  punto   piacevoli.  Ma    se  si  cucinano    due  < 
razioni  in  un  piccolo   vaso  quest'odore  non  compare»  Anche  a  Parigi 
cucine  economiche  si  è  osservato  che  il  brodo    preparato   in  grandi 
mitte  per  risparmiare  combustibile  assumeva  cattivo  gusto  e  si  ritornò 
2)iccole>  Forse  dipende  dalla  /stessa  causa  1*  odore  spiacevole  del  rancie 
nostro  soldato  ;  e  se  invece  di  ^re  il  rancio  per  compagnia  o  per  più 
pagnie  si  facesse  per  squadre,  l'inconveniente  sarebbe  tolto. 

La  carne,  il  lardo  e  gli  erbaggi  cuocendo   abbandonano  alcuni  di 
corpi  eterei  e  vplatili  che  li  rendono  disgustosi  mangiandoli  crudi.  Ciò 
messo  si  capisce    che  cuocendoli  in  piccoli    vasi,  i  liquidi  in  cui   nuc 
vengono  a  presentare  all'aria  libera  un  numero  di  superfìci  le   quali 
<mate  insi^eme  superano  quella  dei  grandi  recipienti  e  quindi  possono  i 
modo  sprigionare  i  suaccennati  effluvi.  Del  vino  non  se  ne  danno  in  n 
che  50  razioni  di  25  centilitri  ^air  anno,  e  del  caffè  se  ne  fanno  oltre  5 
stribuz4oni«  Non  dimenticando  mai  il  rispetto  e  la  deferenza  che  debl 
3uperiore(  dicastero  della  Querra,  mentre  mi  sembra  inutile  l'aumento  di  < 
Ailtinjiamente   stabilito,  credo    insufficienti   le  distribuzioni  di  vino  e   < 
Nell'economia  animale  .non  tutto  si  può  calcolare  colla  bilancia  del 
Jiiico  ;  ^  il  vino  ed  il  caffè  dispiegano  sull'  organismo  degli  effetti  non  i 
salutari  degli  alimentari  plastici  e  respiratori. 

Mrintegazza  insistette  sulla  necessità  che  ha  l'organismo  umano  degl 
menti .  nervosi.  Ma  prima  che  ei  ne  parlasse  in  tutti  i  luoghi  e  in  ti 
tempi  si  sono  usati  gli.  alimenti  dei  nervi.  Non  farò  un'  escursione  st 
né  .geografica  per  enumerare  questi  alimenti,  ma  farò  osservare  che  il 
stro  papere  e  il  giostro  contadino  in  mancanza  di  caffè,  di  thè,  di  li^ 
e  di^  vino  ricorrono  al  peperone ,.  alla  cipolla,  alle  spezie  aromatiche 
pepe.  Ma  jl  caffè  ed  il  vino  sono  i  sovrani  degli  alimenti  nervosi, 
il  Qhimico  fa  osservare  che  il  vino  noq  è  che  un  alimento  respirat 
perchè  risparmia  col  suo  alcool  il  grosso  dell'organismo,  che  il  caffè 
sé  solo  non  nutre  che  pochissimo,  perchè  scarseggia  di  principi  immc 
^zptati,  idrQcarburati  e  grassi,  il  fisiologo  e  l'igienista  vi  rispondono  ci 


—  233  — 
ym  ed  il  caffè  Bon  in  virtù  dei*  loro  principi  respiratori  e  plastici,  ma  ia 
fona  della  loro  azione  dinamica,  non  misurabile  colla  bilancia,  limitano  il  con* 
^omo  dell'organismo  e  lo  rendono  forte  a  resistere  a  molte  influenze  morbose. 

Le  febbri  intermittenti  miasmatiche  sono  le  malattie  predominanti  nel  nostro 
esercito,  ma  ne  ho  sempre  osservato  scarsissimo  il  numero  nei  sott*  ufficiali 
e  negli  ufficiali  ;  e  ciò  anche  a  Roma,  a  Foggia  e  a  Mantova.  Ed  ho  poi 
anche  osservato  che  raramente  ammalano  di  febbre  intermittente  quei  ca* 
poiali  e  soldati  che  hanno  denaro  per  comprarsi  vino  e  caffè.  Circa  poi  il 
jKìtere  che  ha  il  vino  di  limitare  il  consumo  dell'  organismo  mi  piace  di 
citare  un  fatto  occorso  l'anno  scorso  nel  13.°  Artiglieria. 

Si  trattava  di  stabilire  il  prezzo  della  mensa  degli  Ufficiali  alla  scuola  di 
tiro.  Il  vino  è  sempre  stato  il  genere  che  ha  dato  luogo  a  lagnanze  e  per  evitarle 
si  propose  al  caiitiniere  di  fissare  il  prezzo  della  mensa  senza  il  vino.  Di- 
mandava,  ed  ottenne  3  franchi  per  ogni  giornata  di  presenza  alla  mensa  e 
gliene  furono  offerti  3.50  per  il  solo  vitto.  Era  obbligato  di  dare  un  litro 
t  mezzo  al  giorno  per  individuo  di  vino  scelto  da  tavola  che  non  poteva 
costare  meno  di'  un  franco.  Il  cantiniere  accettava  volentieri  di  sommini- 
strare per  un  franco  di  vino,  ma  non  volle  saperne  che  fosse  calcolato  per 
soli  Cent.  50  per  chi  non  ne  prendesse.  E  sapete  il  perchè  del  paradosso? 

Perchè,  diceva  l'analfabeta  ma  pratico  cantiniere,  perchè  chi  non  beve 
vino  o  ne  beve  poco  mangia  molto  di  più  di  quegli  che  ne  beve  :  e  quel 
tanto  che  mangia  in  più  ha  un  valore  superiore  ai  Cent,  50  che  mi  pro- 
pongono per  chi  non  beve  vino.  Senza  poi  ricorrere  al  cantiniere  del  13* 
^artiglieria  è  da  tutti  risaputo  che  chi  è  sano,  lavora  e  non  beve  vino  mangia 
^sai  più  di  chi  non  ne  beve. 

L'alcool  in  cui  siano  immersi  tessuti  morti  sono  conservati  e  l'alcool  che 
<ntra  nell'  organismo  se  viene  ossidato  risparmia  i  grassi,  se  passato  integro 
•per  le  orine  dopo  aver  circolato  per  tutto  il  corpo,  o  esalato  integro  dai  pol- 
*^oni,  non  è  inverosimile  che  eserciti  sopra  i  tessuti  vivi  un'  azione  analoga  a 
<iuella  che  dispiega  sopra  i  tessuti  morti,  che  cioè  ne  impedisca  od  almeno 
5^6  limiti  il  consumo.  L'  alcool  preserva  dalla  putrefazione  perchè  uccìde  i 
«microorganismi  dei  corpi  organizzati  e  dell'  aria  ;  ora  di  microorganismi  ab- 
Ijondano  anche  i  tessuti  vivi  che  l'alcool  libererebbe  dai  microscopici   pa- 
'issiti.  Il  caffè  pure  diminuisce  il  consumo  dei  tessuti^  fa  tacere  la  fame  e 
i^OQ  ripugna  allo  stomaco  vuoto  come  spesso  fa  il  vino.  Ed  è  per  questo 
«notivo  che  il  nostro  Regolamento    d'Amministrazione   suggerisce  di  distri- 
buirlo nelle  occasioni  in  cui  si  fa  un  solo  rancio. 
Se  adunque  venisse  ogni  giorno  fatta  una  distribuzione  di  vino  si  potreb^ 


—  234  — 
1)ero  diminuire,  senza  danno,  gli  alimenti   carnei  ed    amidacei.  Un  qu 
di  litro  di  buon  vino  ha  un    valore  nutritivo  diretto  ed  indiretto  ben 
periore  a  30  grammi  di  carne. 

Le  100  distribuzioni  di  vino  e  caffè  valgono  in  media  io  lire,  20  grai 
al  giorno  di  carne  costano  all'anno  L.  7.  50  ;  cioè  senza  aggravio  di  s] 
e  mutando  l'ultimo  aumento  di  carne  in  vino  per  questo  titolo  si  pot 
bero  spendere  5  centesimi  al  giorno.  £  con  un  soldo ,  e  forse  anche 
meno,  si  potisebbe  fare  una  quotidiana  distribuzione  di  25  centilitri  di  l 
vino  ;  di  riho  cioè  che  avesse  oltre  il  i  o  ®/o  ^^  alcool ,  come  lo  ha 
tutti  i  vini  dell'  Italia  meridionale  e  della  Sardegna.  Il  Commissariato  s 
miiiistra  al  soldato  918  grammi  di  ottimo  pane  con  2  5  centesimi  ;  gli 
Irebbe  del  pari  somministrare  con  5  centesimi  2  5  centilitri  di  ottimo  v 
n  soldato  sarebbe  ancora  meglio  nutrito  di  quello  che  lo  è  adesso,  san 
arcicontento  del  suo  trattamento  alimentare,  e  quello  poi  che  più  imp< 
si  ammalerebbe  meno.  E  l'enorme  somma  che  ora  si  spende  in  chinii 
che  gravita  ora  sulla  massa  vitto,  ora  sulla  massa  generale,  potrebbe  in  1 
o  in  parte  essere  erogata  in  distribuzioni  di  caffè  in  quelle  circostanz 
tempo  e  di  luogo  in  cui  fossero  reclamate  dall'  igiene. 

Dagli  igienisti,  dai  fisiologi  e  da  tutti  è  riconosciuto  ed  ammesso  la  ( 
venienza  di  variare  i  cibi  ;  e  il  Regolamento  d'Amministrazione,  in  oroa; 
a  questo  principio,  concede  ai  Comandanti  di  Corpo  la  più  ampia  fac 
e  rintiera  responsabilità  circa  la  mensa  dei  sott'ufìfìciali  ed  il  vitto  dei  e 
rali  e  soldati.  £  se  poi  le  compagnie  fanno  un  fondo  di  risparmio  di  L.  2< 
gli  squadroni  e  le  batterie  di  3000,  i  Comandanti  di  Corpo  ponno  miglic 
il  vitto  a  loro  piacimento. 

QvLtst! ampia  facoltà  si  assomiglia  molto  alla  libertà  che  ha  il  pover 
spendere  a  suo  beneplacito.  Animati  dal  più  lodevole  zelo ,  ho  visto 
Colonnelli,  allo  scopo  di  variare  e  rendere  più  aggradito  il  vitto ,  d 
preparare  il  merluzzo  in  umido^  il  ragout  di  montone,  la  pasta  asciutta 
anche  la  polenta  con  fricot;  ma  dopo  poche  prove  tutti  sono  ritorna 
tradizionale  lesso  ed  alla  solita  minestra.  Il  perchè  si  intende  facilm< 
Per  preparare  un  arrosto,  un  umido  o  una  minestra  asciutta  non  basta  a 
le  materie  prime,  ma  è  necessario  avere  i  mezzi  per  prepararle  e  chi  sa 
prepararle.  Ora  le  nostre  cucine  per  i  caporali  e  soldati  non  hanm 
armadi,  né  utensili  per  preparare  né  l'umido,  né  l'arrosto,  né  la  min< 
asciutta,  le  sole  varietà  a  cui  si  può  aspirare,  dopo  il  bollito,  è  la  min< 
al  brodo.  Oggidì  ogni  soldato  deve  sapere  cucinare  ;  ma  il  cucinare  é  un 
che  è  necessario  imparare.  £  tanto  è  vero  che  in  molti  corpi  vi  sono 


—  235  — 
cudmen  fissi,  che  però  non  sono  scelti  fra  i  cuochi  di  professione  né  fra 
i   soldati  o  caporali  più  intelligenti.  La  stessa  semplicissima  preparazione  del 
riestro  rancio  è  retta  da  tradizioni  che  chi  cucina  deve  conoscere  ;  e  se  per. 
disgrazia  non  le  conosce  guasta  il  brodo,  la  carne  e  la  minestra.   Sarebbe 
a.daDqae  conveniente  che  questo  importante  ramo  di  servizio  fosse  affidata 
a  chi  è  del  mestiere  ;  e  che  questo  ranciere  di  professione  avesse  i  mezzi 
necessari  per  esercitare  la  sua  arte.  Neir  esercito  abbiamo  i  panettieri ,  gir 
inferaiieri,  i  ferrovieri  e  telegrafisti  ;  e  non  vi  sarebbe  nulla  di  assurdo  che 
vi  fossero  anche  i  soldati  rancieri.  Questi  rancieri  potrebbero  essere  fomiti 
dai  Distretti  in  ragione  di  uno  per  compagnia,  squadrone  o  batteria;  scelti 
fra  i  giovani  coscritti  o  cuochi  camerieri  e  mandati  ai  Corpi  dopo  che  aves- 
sero ricevuta  la  normale  istruzione  di  soldati  rancieri  dall'Ufficiale  medico 
<iel  Distretto.  Coli' istituzione  dei  soldati  rancieri  sarebbe  meglio  assicurato* 
l'importantissimo  servizio  di  cucina  si  in  guerra  che  in  pace  e  in  tutte  le 
contingenze  della  vita  militare  ;  non  sarebbe  diminuito  il  numero  dei  com- 
l>attenti  e  si  dififonderebbero  fra  le  file  dell'  esercito  ed  in  conseguenza  fra 
h  popolazione  delle  idee  utili  e  pratiche  che  poi  si  convertirebbero  in  tanta, 
forza  ed  in  altrettanta  prosperità.  Non  intendo  con  questo  di  fare  un  prò- 
?etto  ma  solo  di  tirare  una  linea  di  un  disegno  da  compiersi  e  colorirsi  daL 
tanti  che  sono  più  di  me  autorevoli  e  competenti. 

Parte  Seconda. 

* 

Alimentazione  del  soldato  in  guerra  ò  del  soldato  ammalato. 

L' alimentazione  del  soldato  in  guerra  e  quella  del  soldato  ammalato  deve- 
^fferire  necessariamente  da  quella  che  riceve  da  sano  in  tempo  di  pace.  K 
Ut  differenza  non  deve  soltanto  cadere  sulla  quantità  ma  anche  sulla  qualità. 
In  generale  in  guerra,  la  carne  si  aumenta  di  un  quinto  e  si  dà  un  air- 
^euto  nervoso,  come  caffè,  thè,  vino  e  liquori  secondo  i  paesi.  All'aprirsi 
^  una  campagna,  si  porta  sempre  qualche  variante  alla  razione  che  fu  usata. 
^Ua  precedente  ed  altri  cambiamenti  vengono  introdotti  che  sono  suggeriti 
^le  circostanze  e  dalle  località.  E  dìffatti  sarebbe  assurdo  it  voler  presta- 
bilire la  quantità  e  la  qualità  del  vitto  e  delle  bevande  in  guerra  se  nott 
^  è  sicuri  di  poterne  in  ogni  caso   disporre,  e  se  le  circostanze ,  gli  acci- 
aiti, insomma,  l' impreveduto  sia  la  regola,  il  prevedibile  l'eccezione.   E. 
^  finalmente  si  rifletta  che  la  facoltà  data  ad  un  Comandante  di  una  grossa 
^tà  tattica  di  disporre  a  suo  piacimento  della  razione  può  essere  una  ri* 


—  236  — 

-sorsa  per  vincere.  Non  dimentichiamoci  la  massima  del  gran  Napoleone  che 
<liceva  che  :  le  soldat  a  le  cosur  dans  restomac. 

Non  è  utile  anzi  non  è  possibile  di  precisare  la  conveniente  mai^izione 
•da  bocca,  ma  si  ponno  però  indicare,  a  grosse  pennellate,  gli  alimenti  e 
le  bevande  che  meglio  si  prestano  per  il  nostro  soldato  in  guerra. 

Le  carni  fresche  bovine  tengono  il  posto  d'onore;  vengono  in  seguito 
in  ordine  discendente  quella  di  vaccina,  le  ovine,  le  cavalline.  Anche  queUe 
<lei  gallinacei  servirebbero  egregiamente  se  fosse  possibile  provvederne  in 
<iuantità  sufficiente. 

Il  merluzzo  può  pure  impiegarsi  ed  of&e  il  solo  inconveniente  di  non  pre- 
starsi per  una  pronta  preparazione. 

Le  carni  conservate  nelle  scatole  sono  una  preziosissima  risorsa  quando 
non  sia  possibile  di  avere  o  di  cuocere  la  carne  fresca. 

Mangiata  per  parecchi  giorni  di  seguito  viene  a  nausea:  la  si  deve  quindi 
impiegare  come  espediente  mai  come  cibo  ordinario. 

I  prussiani  usano  in  campagna  una  spede  di  salsiccia  che  in  poco  volumi 
racchiude  molti  elementi  plastici  e  respiratori.  Questo  salsiccione  analizzate 
<lal  dott.  Parthes  ha  dato  in  100  parti  16.  2  d* acqua,  7.  19  di  sale,  12.  20^ 
-di  materie  azotate,  35.  65  di  materie  grasse,  330.  663  di  fecola.  I  prus^an 
lo  chiamano  erhswurst  e  pare  che  abbia  fatto  ottima  prova.  Da  noi  si  son< 
fatti  tentativi  per  imitarlo  ma  non  si  è  riusciti  a  nulla  di  pratico.  Le  cara 
salate  ed  affumicate  presteranno  forse  un  buon  servizio  agli  eserciti  del  Nord 
ma  il  soldato  italiano  non  le  mangia  o  mangiandole  per  necessità  non  ]< 
nutrono.  E  se  non  nutrono,  dicono  i  chimici,  ciò  dipende  dalla  salamoja  ch< 
vien  gettata  e  che  si  appropria  gran  parte  dell'albumina,  della  creatina  < 
dell'acido  inosico,  fattori  principali  del  lord  potere  alimentare. 

L*  infelice  risultato  della  carne  salata  fu  notato  durante  la  guerra  di  Crimea 
Cosi  dicasi  della  carne  secca  o  polverata.  Il  lardo  salato  e  la  carne  suini 
salata  furono  impiegati  con  miglior  successo  nella  stessa  campagna.  —  li 
mancanza  di  carni  o  per  alternarlo  colle  carni  in  conservja  o  salate  pu^ 
servire  il  formaggio  duro  tanto  nazionale  che  svizzero. 

II  pane  di  frumento  è  a  tutti  gli  altri  preferìbile,  ma  occorrendo  si  pai 
usare  quello  mescolo  di  frumento  e  segale,  quello  d'orzo,  quello  di  farina 
^i  patate  e  fagioli.  La  polenta  può  mangiarsi  per  molti  giorni  senza  incon 
venienti  e  piace  sempre  se  mangiata  con  carne  o  merluzzo  e  inaffiata  co 

.vino.  Il  pane  biscotto,  sotto  forma  di  galletta,  è  ottimo  come   alimento  d 

rìserva;  mangiato  insieme  al  pane  fresco  non  porta  nessun  inconveniente,  m; 

.inangiandone  soltanto  di  questa    qualità  per  parecchi  giorni  di  seguito»  k 


—  237  — 
stomaco  Io  rifiuta  e  non  riesce  nutritivo.  Il  riso  è  un'eccellente  derrata  ii> 
tempo  di  gueira  perchè  di  facile  trasporto  e  poco  soggetto  alle  avarie. 
Come  cibo  in  tempo  di  guerra  le  paste  ed  i  legumi  secchi  tengono  un  po- 
sto secondario  ;  le  prime  si  guastano  facilmente,  i  secondi  richieggono  troppo» 
tempo  per  prepararli. 

Il  vino  ed  il  caffè,  non  dovrebbero  mal  mancare  al  soldato  in  campagna. 
Gli  impediscono  un  rapido  consumo  de*  suoi  organi,  gli  accrescono  le  forze,  gU 
rialzano  il  morale  e  lo  preservano  da  molte  malattie  specialmente  infettive^ 

In  Crimea  si  esperimentò  il  rhum  e  l'acquavite  in  sostituzione  al  vino^ 
ma  il  nostro  soldato  non  li  aggradiva  e  spesso  non  ne  faceva  uso.  Circa 
il  caffè  mi  sia  lecito  di  fare  un'osservazione  pratica.  La  sveglia  in  campa- 
gna, d'ordinario,  ha  luogo  nelle  prime  ore  mattutine;  e  appena  che  il  sol- 
dato sia  svegliato  e  vestito  gli  si  dà  il  brodo  ordinandogli  di  conservare 
la  carne  nel  gamellino.  Ora  succede  che  pochissimi  lo  bevono  tutto,  alcuni 
lo  assaggiano  appena  e  la  maggior  parte  ne  ingrassano  il  terreno  del  campo.. 
E  dò  è  naturale,  se  si  riflette  che  il  soldato  è  svegliato  durante  il  sonno, 
od  periodo  cioè  in  cui  l'organismo  sta  sbarazzandosi  dei  suoi  materiali  inu- 
tili per  convertirli  in  escrementi.  —  Si  offre  al  soldato  un  alimento  in  un 
momento  in  cui  il  suo  organismo  elimina  il  superfluo  per  equilibrarsi;  e 
per  conseguenza  se  dà  non  può  ricevere  e  se  riceve  non  ne  ha  benessere  ; 
e  rifiutandosi  a  riceverlo  può  mancare  ad  un  ordine,  ma  ubbidisce  ad  una 
legge  fisiologica.  —  Il  caffè  invece  lo  prende  volentieri  e  se  ne  intende  la 
ragione  fisiologica.  Il  caffè  passa  per  l'organismo,  lo  stimola,  ma  non  vi  si 
fenna;  e  se  sia  intento  a  spogliarsi  del  superfluo  continua  la  sua  opera  e  noi> 
è  contrariato  dal  lavoro  opposto  di  dovere  assimilare.  Che  poi  il  sonno  prepara 
gli  escrementi  è  provato  dal  fatto  generale  che  si  depositano  nel  mattino. 

I  legumi  verdi  od  erbaggi  non  dovrebbero  mai  far  difetto  in  campagna  ; 
e  siccome  non  è  sempre  facile  di  farne  provvista,  le  verdure  in  conserva  e 
compresse  dovrebbero  sempre  trovarsi  nei  depositi  viveri  di  riserva. 

Gli  erbaggi  hanno  la  preziosa  prerogativa  di  rendere  più  aggraditi  gir 
alimenti  mediante  il  loro  aroma  e  di  preservare  da  quel  terribile  flagello 
che  non  manca  mai  nelle  lunghe  campagne,  che  è  lo  scorbuto. 

I  grassi,  cioè  il  lardo,  il  burro  e  l'olio  d'uliva  sono  un  condimento  ed 
insieme  un  alimento  respiratorio  efficacissimo.  In  guerra  non  dovrebbero 
mai  mancare  pensando  alle  estese  praterie,  ai  grandi  oliveti  e  ai  moltissimi 
^>oschi  che  l'Italia  ha  la  fortuna  di  possedere. 

Fra  le  contingenze  possibili  anzi  probabili  della  guerra  vi  è  quella  di 
«ssere  stretti  d'assedio  e  quella  di  trovarsi  isolati  in  una  posizione  che  sia 
importante  di  mantenere  ad  ogni  costo.  • 


—  238  — 

Si  nell'uoo  die  nell'altro  caso  le  munizioni  da  bocca  hanno  un'impo 
lonza  capitale  ;  e  da  questo  ne  segue  il  dovere  di  esaminarle  sotto  tali  rap^rt 

Una  osservazione  che  hanno  fatto  i  fisiologi  e  che  ciascuno  può  ripetei 
-si  è  che  nello    stato  normale  i  limiti   fra  i  quali   oscilla  lo  scambio  del 
materia  sono  molto  ampi.  Se  fosse  diversamente  gli  animali  che  .non  rio 
Tono  l'alimento  dall'uomo,  ma  che  se  lo  debbono   procurare    in  mezzo 
mille  difficoltà  perirebbero  tutti  o  quasi  tutti. 

Anche  l'uomo  senza  ammalarsi  può  vivere  e  dispiegare  una  certa  att 
irità  usando  una  quantità  di  cibi  molto  inferiore  a  quella  che  usa  d'ordi 
nario.  A  questo  proposito  si  è  notato  che  diminuendo  gradatamente  l'ai] 
mento,  il  corpo  perde  di  peso  e  deperisce  ;  le  funzioni  si  fanno  languide 
le  perdite  minori  ;  arriva  poi  un  punto  che  tra  le  poche  perdite  e  h 
scarso  alimento  si  stabilisce  V  equilibrio,  e  II  corpo  dimagrito  rimane  pò 
in  questa  nuova  condizione  stazionario ,  e  se  la  diminuzione  degli  alimenl 
non  è  stata  che  moderata ,  vi  resta  nello  stato  di  una  relativa  sanità 
Se  poi  gli  alimenti  vengono  notevolmente  diminuiti  o  mancano  afiatto,  i 
<:orpo  dimagra  nel  i.**  caso  lentamente,  nel  2.®  più  presto  diviene  sempr 
più  inabile  a  funzionare  e  muore  per  inedia  >  (Vierordt). 

Adunque  non  solo  si  può  vivere,  ma  si  può  anche  guerreggiare  con  un 
quantità  di  cibi  inferiori  all'ordinaria ,  ma  è  d*uopo  decrescerli  gradatr: 
mente. 

In  tutti  1  grandi  assedi  si  è  osservato  questa  norma,  e  si  seguirà  sempi 
tutte  le  volte  non  si  sia  sicuri  di  avere  una  sufficiente  provvisione  da  boccs 

Il  Papin  che  colla  sua  famosa  pentola  ha  trasformato  il  mondo,  tentò  < 
ricavare  dalle  ossa  un  alimento  che  chiamò  osseina.  Dai  tendini  poi,  d. 
legamenti  e  dalla  pelle  di  molti  animali ,  è  da  tempo  immemorabile  cb 
si  ricava  la  gelatina.  Tanto  la  gelatina  quanto  1'  osseina  ebbero  fautori 
<ietrattori  ;  ma  essendosi  fra  questi  ultimi  schierato  un  illustre  fisiologo , 
Magendie,  perdettero  di  credito  e  furono  considerate  come  sostanze  ne 
nutritive.  Nonostante  il  responso  del  Magendie  nelle  case  e  negli  ospedr 
si  è  sempre  continuato  la  preparazione  e  l'uso  della  gelatina  ;  e  in  occ 
sione  dell'ultimo  assedio  di  Parigi,  lo  studio  della  questione  fu  ripreso  < 
altri  valenti  scienziati ,  quali  il  Gherardt  e  Dumas ,  e  ne  conclusero  ci 
e  l'osseina  e  la  gelatina  sono  un  alimento,  che  convenientemente  preparat 
nutre  e  piace.  Infatti,  durante  l'assedio  se  ne  fece  esteso  commercio. 

Ma  la  quistione  della  gelatina  e  delle  sostanze  gelatinoidi  come  alimen 
deve  pur  essere  riguardato  sotto  altro  aspetto,  e  cioè  se  provvedendo  ag 
imperiosi   bisogni  della  fame  ,    siano    pure  in  grado  di  riparare   le  perdil 


—  239  — 
contìnue  dell'  organismo ,  di    sostenerne  le  forze   e  di  porgere  i  materiali 
neceatuì  al  suo  incremento  e  sviluppo  siccome  è  proprio  del  vero  nutrimento. 

Molte  sostanze  alimentari  che  nei  tempi  ordinari  non  sono  mangiate  per 
avarìe  sofferte,  possono  venire  utilizzate  in  circostanze  di  penuria.  U  calore, 
tanto  per  via,  umida  che  per  via  secca,  può  risanare  la  carne  in  via  di  pu- 
trefazione, quella  d'animali  morti  per  malattia,  il  pane  ammuffito,  le  farine 
alterate.  Le  eventualità  di  guerra  privando  delle  risorse  che  si  possono  rica- 
vare dalle  ossa,  dal  sangue,  dalle  pelli,  dal  cacao,  zuccaro  e  caffè,  ve  ne  sono 
altre  offerte  dalle  frutta  e  dai  vegetali  che  ordinariamente  non  servono 
di  alimento  all'  uomo. 

Tutti  i  semi,  i  frutti,  i  tuberi,  le  radici  e  le  erbe  fresche  possono  servire 
di  alimento.  Eccezione  fatta,  ben  inteso,  di  quelle  qualità  che  sono  noto- 
riamente velenose  o  che  al  gusto  si  sentono  acri,  e  nauseabonde.  Le  erbe 
vogliono  esser  cotte  o  condite  con  sale  o  nitro.  Infatti  nei  tempi  di  carestia 
si  sono  osservati  individui  morti  di  fame  collo  stomaco  ripieno  di  erbe 
crude.  I  licheni  e  le  alghe  tanto  d'acqua  di  mare  quanto  di  acqua  dolce 
possono  in  casi  estremi  servire  di  alimento.  L' illustre  viaggiatore  Ron- 
<^ole  Gessi  quando  si  trovò  isolato  nel  Nilo  circuito  dagli  Ambasc,  restò 
senza  viveri  coi  500  suoi  compagni  e  si  lui  che  questi  dovettero  nutrirsi 
di  un'alga  d'acqua  dolce  che  cresce  in  quei  luoghi;  ma  pur  troppo  su  500, 
450  morirono  II 

Ora  poche  parole  circa  T  alimentazione  del  nosfro  soldato  ammalato. 

Fra  gli  esercenti  la  difficile  arte  del  guarire  non  regna  un  perfetto  accordo 
^irca  il  modo  di  alimentare  gli  infermi.  Alcuni  pochi,  stanno  per  l'aliraen- 
^ione  scarsa  e  poco  nutriente  partendo  dal  principio  che  il  tessuto  am- 
njalato  dovendo  eliminare  il  principio  morboso  per  guarire  non  v'è  di  meglio 
^^e  lasciarne  l'incarico  all'ossigeno  dell'aria  ed  all'acqua.  A  conferma  della 
^oro  massima  citano  il  fatto  che  l'ammalato  e  soprattutto  l'ammalato  di 
*^alattia  generale  {morbus  totius  sub  stantìa),  per  istinto  non  mangia. 

Altri  invece,  convenendo  che  l' organismo  ammalato  debba  espellere  quella 
parte  di  tessuto  che  è  alterata,  consigliano  di  introdurre  nel  corpo  la  mag- 
gior  quantità  possibile  di  alimenti  respiratori  e  plastici  allo  scppo  di  com- 
partirgli la  forza  sufficiente  per  eliminare  la  parte  incongrua.  Ma  seguendo 

*  tutto  rigore  le  loro  teorie  succederebbe  che  i  primi  farebbero  morire  l'am- 
^3lato  d'inedia,  e  i  secondi  d'indigestione.  Si  gli  uni  che  gli  altri  con- 
tengono che  il  cibo   per  gli  ammalati  deve  essere  di  facile  digestione.  Ma 

*  assurdo  il  negarglielo  o  darne  pochissimo  quando  l'ammalato  abbia  fame, 
sotto  la  speciosa   ragione  che  prima  di  mangiare  debba  liberarsi  di  quelle 


—  14°  — 
parti  che  non  sono  sane;  ed  è  parimente  assurdo  di  dare  una  costoletta 
quando  lo  stomaco  non  ha  succo  gastrico  per  digerirla  o  dargli  degli  alcoca 
liei  quando  brucia  di  calore,  sempre  per  la  speciosa  ragione  che  Talcocia 
ossidaildosi  risparmia  I*  organismo  e  che  perciò  non  si  indebolisce.  Come  i  : 
tutte  le  cose  fra  i  due  cammini  opposti  ed  entrambi  pericolosi ,  ve  n'è  i& 
terzo  che  conduce  senza  precipizi  ad  una  meta  che  se  non  è  V  ideale  è  per- 
soddisfacente.  Non  negherete  all'ammalato  un  alimento  respiratorio  legge:] 
mente  eccitante,  come  un  brodo,  una  zuppa,  una  minestra  di  riso,  un  caC 
quando  non  solo  lo  tollera  ma  lo  appetisce;  dargliene  dei  respiratori,  A< 
plastici  e  dei  nervosi  per  riparare  le  perdite  indotte  dalla  malattia  se  di^  « 
riti  o  desiderati ,  ecco  la  giusta  via  suggerita  dalla  pratica  e  dalla  scienr^i 

Nei  nostri  ospedali  militari  si  segue,  in  get^erale,  questa  strada,  ma  ià<d 
mi  posso  tacere  dal  segnalare  un  fatto  che  mi  sembra  un  difetto.  Molti  di 
nostri  ammalati  per  malattie  locali  mangiano  i  tre  quarti  della  porzione  i 
due  pasti  eguali.  Il  i.°  verso  le  io  del  mattino,  il  2.°  alle  4  y,  della  se r^ 
Dalle  4  ^3  pom.  alle  io  ant.  passano  quasi  18  ore  senza  che  il  pover 
ferito,  oftalmico  o  venereo  possa  confortare  il  suo  stomaco  con  un  cibo  < 
con  una  bevanda.  Ben  è  vero  che  coli*  autorizzazione  del  Direttore  gli  si  pu< 
dare  un  caffè  e  latte  o  una  zuppa  prima  della  visita  del  mattino;  ma  ì 
caffè  e  latte  disturba  spesso  i  calcoli  economici  del  Direttore  e  non  vien< 
sempre  accordato.  E  la  zuppa  non  si  accorda  o  non  si  prescrive  sapendo  i? 
che  le  zuppe  del  mattino  dimagrano  il  brodo  che  deve  servire  per  1 
minestre. 

Coi  tre  quarti  della  porzione  d'ordinario  è  prescritto  il  vino  nella  do^^ 
di  25  centilitri.  Questo  vino  è  scelto  e  perciò  piace  molto,  pure  non  pas^ 
giorno  senza  che  gli  ammalati  dimandino  di  non  riceverlo  per  avere  in  su^ 
vece  una  zuppa  o  un  caffè  al  mattino. 

Nei  grandi  ospedali  di  Parigi  e  di  tutta  la  Francia,  prima  della  visita  cL 
mattino,  salvo  casi  eccezionali,  si  dà  una  zuppa  di  magro,  con  burro,  cioè, 
con  olio. 

Negli  ospedali  civili  di  Bologna,  di  Verona,  di  Padova,  di  Rovigo  e    ^ 
quello  pure  di  Mantova,  e  forse  in  molti  altri  d'Italia,   si  dà  una  zup^ 
col  brodo,  col  latte,  od  il  caffè  prima  della  visita   mattutina.  E  faccio  v 
perchè  qualche  cosa  di  analogo  si  faccia  anche  nei  nostri  ospedali  milit 
dove  il  soldato  deve  guarir  presto,  bene  e  colle  minori  sofferenze  possibii 


—  a4x  -^ 


TOPOGRAFIA 
E  STATISTICA   MEDICA   DEL    COMUNE   DI  RAPOLANO 

del  Dott.  Vittorio  Rovini. 

{Memoria  premiata), 

INTRODUZIONE. 

Qaanto  elevato  ed  importante  sia  il  concetto. di  una   Geografia    Medica 
""llibnay  non  avvi  alcuno,  per  quanto  poco  versato  nelle  mediche  discipline, 
|de  non  sappia  apprezzare  in  tutta  la  sua  estensione.  Basterà  accennare  a 
I  fwto  proposito ,  come  egregiamente    diceva  il  dott.  Zampa  Raffaello   nel 
1S7S  rivolgendosi  a  tutti  i  medici  condotti»  che    una    delle  questioni  che 
(i  di  sovente  si  affacciano  alla  mente  del   medico  il  quale    cerca  di  rag- 
pngere  le  cagioni  dei  morbi  e  della  loro  fenomenologia,  è  quella  di  sa- 
yere  non  solo  secondo  quali  condizioni  individuali  si  manifestano  le  malattie, 
m  eziandio  se  esse  si  osservino  in  qualunque  luogo,  colla  stessa  frequenza, 
colk  stessa  forma,  col  medesimo  andamento  e  colla  medesima  intensità.  Ne 
fiene  da  ciò  che  a  raggiungere  tutte  queste  condizioni  illustrative  dei  morbi 
die  si  verificano  nelle  singole  regioni,  debbano  di  preferenza  tutti  i  medici 
condotti  concorrere  colFopera  loro,  illustrando  ciascuno  il  territorio  nel  quale 
esercita  Tarte  salutare,  per  venire  cosi  con  una  sintesi   giudiziosa  raggrup- 
pindo  ciascuna  di  queste  parziali  topografie,  a  gettare  le  basi  di  una  Geo- 
grafia Medica  Nazionale. 

Opera  lunga  ed  ardua  sarà  questa  Certamente,  ma  non  per  questo  dob- 
biamo noi  medici  sgomentarci  in  faccia  a  siffatte  difficoltà,  pensando  che 
opere  di  ben  altra  importanza,  sia  scientifica  che  materiale,  sono  state  com- 
piate dagli  stranieri.  Valgano  per  tutte,  le  topografie  e  statistiche  mediche 
oniversali  siccome  quelle  dell'Hersch  e  del  Boudin.  Non  aspettiamo,  seguitava 
benissimo  a  dire  il  sunnominato  dott.  2^mpa ,  che  un  qualche  straniero 
venga  a  favorirci  di  un*  opera  in  faccia  a  cui  i  nazionali  avessero  indie - 
txcggiato. 

Con  questo  nobile  fine,  e  neirinteresse  pure  del  Comune  che  forma  sog- 
getto di  questa  illustrazione,  mi  accingo  ancor*  io  a  portare  il  mio  piccolo 
sassolino  al  grandioso,  gigantesco  edifìcio  nazionale. 

16 


242    — 


PARTE  PRIMA 


CAPITOLO  L 

Cenni  storici,  giacitura  e  confini  del  Comune  di  Rapolano. 

Rapolano  è  una  terra  della  Provincia  superiore  senese,  situata  nella  "^ 
d'Ombrone,  quindici  miglia  distante  da  Siena  per  il  lato  di  levante  a  4 
17/  ^f\  ^  latitudine  e  29^  16',  18"  di  longitudine.  Appartenne  t 
volta  con  tutte  le  sue  dipendenze  all'antica  e  potente  famiglia  dei  Co 
Cacciaconti,  più  generalmente  conosciuti  còl  nome  di  Conti  delFAscialei 
o  Scialenghi.  Avendo  però  costoro  tentato  di  scuotere  il  giogo  della  1 
pubblica  Senese,  a  ciò  ajutati  /dal  vescovo  di  Arezzo,  e  ricuperare  V  al 
castello  di  Asciano,  già  da  loro  donato  nel  1168  alla  medesima  Repubbli 
si  sbigottirono  dell'armata  che  nel  febbrajo  del  1197  i  Senesi  mandare 
in  Asciano,  e  rinunziando  al  dominio  dispotico  e  feudale  di  molte  tei 
fra  le  quali  Rapolano,  si  sottomisero  al  Comune  di  Siena  ed  obbligaro 
a  restituire  ai  Conti  Baroti  le  terre  di  Farneta,  Montalceto  e  San  Gii 
gnanéllo. 

Da  quest'epoca  in  poi  dovette  Rapolano  subire  gli  eventi  fortunosi  ed 
giogo  della  Repubblica  Senese,  tanto  che  nel  1205,  o  come  altri  dice 
1209,  fu  occupata  ed  intieramente  distrutta  dai  Fiorentini. 

Nel  1267  quando  già  questa  terra  era  ritornata  a  risorgere  e  popola: 
e  fino  dall'anno  avanti  vi  era  stato  insediato  un  Podestà,  fu  nuovame: 
assediata  dai  Senesi  per  cacciarne  Ranieri  e  Aldobrandino  da  CaccÌ2 
della  famiglia  Ricasoli,  allora  cittadini  senesi,  ma  ribelli  perchè  seguiva 
la  parte  guelfa  e  si  erano  impadroniti  a  tradimento  di  Rapolano,  d( 
Serre  e  di  Armajolo,  e  dopo  quindici  giorni  d'assedio  fu  nuovamente 
condotta  sotto  il  dominio  della  Repubblica  Senese.  Erano  già  i  Sen 
passati  al  partito  guelfo,  quando  nel  1306  temendo  che  i  Ghibellini  ri 
giatisi  in  Arezzo  s'impossessassero  di  Rapolano  per  far  danno  a  Siena,  < 
cretarono  di  demolirne  le  mura. 

Nel  1 3  3 1  però  essendo  i  Rapolanesi  in  unione  dei  Senesi  valorosamei 
riusciti  nell'impresa  contro  i  Conti  Aldobrandeschi  di  Santa  Fiora,  furo 
loro  concedute  dalla  Repubblica  di  Siena  privilegi  ed  immunità,  e  nel  13 


—  «43  — 
nlero^  dietro  deliberazione  del  Consiglio  generale,  ricostituite  nuovamente 
kloro  mura.  Gli  ultimi  avvenimenti  fatali  a  Rapolano  furono  quelli  stessi 
'dienei  1554  spensero  la  libertà  senese:  e  passata  Siena  in  possesso  della 
osa  Medicea»  non  ebbe  più  parte  alcuna  nella  storia  politica»  né  presentò 
altro  che  meritasse  una  particolare  commemorazione. 

la  quanto  al  suo  significato  etimologico,  potrebbe  darsi,  come  dice  un 
asooimo  scrittore,  che  da  Ara  apud  Anum  (vecchiarda)  derivasse  il  nome 
<ii  Rapolano,  non  trovandosi  altra  plausibile  ragione  etimologica  che  valga 
1  sostenere  il  significato  delle  voci  che  lo  compongono:  e  ciò  dalle  prime 
ose  o  capanne  che  avranno  preso  il  nome  dall'Ara  della  Fata  o  Dea,  al- 
togatrice  del  fonte  prodigioso. 

I  confini  di  questo  Comune  sono  :  a  tramontana  col  Comune  del  Monte 
Sm  Savino,  a  levante  con  Sinalunga  e  in  parte  con  Lucignano,  a  ponente 
COQ  Asciano  e  in  parte  con  Castelnuovo  Berardenga,  ed  a  mezzogiorno  con 
Asciano. 

Nella  sua  parte  di  nord-ovest  è  traversato  dal  fiume  Ombrone  che  ha  la 
SK  origine  nei  vicini    monti  del    Chianti  e  va  direttamente  al   mare  al  di 
flopfa  di  Grosseto.  I  monti  che  Tattraversano  da  nord  a  sud  sono  dirama- 
Àni  dell'Appennino  Toscano  e  prendono  nome  dallo  stesso  paese  di  Ra- 
polano. Essi  hanno  al  loro  versante  occidehtale  una  piccola  pianura  deno* 
minata  della  Bestina  dal  nome  di  un  torrente    che  vi  scorre ,  e  attraverso 
U  quale  passa  la  strada  ferrata  che  si  dirige  verso  Grosseto,  ed  al  versante 
di  levante  altra  non  estesa  pianura  denominata  del  Sentino,  dal  nome  pure 
di  nn  piccolo  torrente,  e  per  la  quale  passa  la  ferrovia    che   va   a  Chiusi. 
Quest'ultima  pianura  si  vuole  che  in   antico    costituisse  un  lago,  chiusa 
come  è  d'ogni  intorno  da  colline;  ed  infatti  questa  tradizione  non  ripugna 
anche  oggi  nient'affatto  alla  mente,  osservando  la  topografia  della  medesima. 
Fra  i  colli  poi  di  Modanella  e  di   Monte-Martino   è  situato    altro    piccolo 
piano  attraversato  dal  torrente    Foenna   che  tra    Rigomagno    e    Farnetella 
-sbocca  nella  bella  e  fertilissima  Val  di   Chiana,  giusto  nel  fiume   che   dà 
nome  a  questa  valle.  In  generale  adunque  può  dirsi  che  il  territorio  rapo- 
lanese  sia  costituito  da  monti  e  da  vallate,  attraverso  delle  quali  scorrono 
dei  corsi  d'acqua  di  più  o  meno  importanza. 

Oltre  i  centri  prindpali  di  Rapolano  e  le  Serre  che  formano  due  Frazioni 
dbtintey  dascuna  delle  quali  elegge  separatamente  nel  suo  seno  i  propri 
Configlieri,  ma  che  però  formano  unitamente  un  medesimo  Consiglio  Co- 
munale, esistono  altri  quattro  casali  o  villaggi ,  due  dei  quali  Armajolo 
e  Poggio  Santa    Cecilia,  posti  nella    frazione    di    Rapolano,  gli  altri   due 


—  244  — 
Modandla  e  San  GemigDatiello   in  quella    delle  Setre.  Cla^CUfio  di  q«e^fi 
villaggi ,  tolto  Armajolo,  è  posseduto    intieramente  da  un    proprietaria  che 
vi  tiene  ia  sua  (attoria  con  casa  d'abitazione,  e  vari  quartieri  che  vengonc 
affittati  ai  suoi  dipendenti  e  che  lavorano  giornalmente  nei  propri  poderL. 

CAPITOLO  II. 

Natura  geologica  del  terreno. 

Risiede    il    paese    di   Rapolano   sopra    una  collinetta    o  promontorio  di 
travertino  elevato  sul  livello  del  mare    metri    403,129,  ed  è  posto  in  una. 
specie  di  valle  o  bacino,  limitato  a  ponente  dal   fiume  Ombrone,  ed  a  le- 
vante dalla  catena  dei  monti  detti  di  Rapolano  che  da  Palazzuolo  si  estende 
fino  a  Montalceto  in  direzione  dal  nord  al  sud,  e  separa  la  Val  di  Chiana, 
dalla  vai  d*Ombrone,  di  cui,  come  ho  detto,  forma  parte.    Il    castello  poi 
delle  Serre,  posto  circa   al  medesimo  livello  di  Rapolano,  è   fabbricato  iik 
parte  sopra  degli  strati  di  calcarea   compatta    grigia    alternati  da    altri   df 
pietra  cornea  ora  verdi,  ora  neri,  ora  rossastri,  come  si  osserva  specialmente* 
fuori  di  una  porta  posta  al  suo  scirocco.  Vi  regna   però    molto    ancora  il 
travertino  che  si  avanza  anche  al  di  là  del  castello  medesimo. 

Lateralmente  al  suddetto  promontorio  di  travertino  su  cui  è  poggiato* 
Rapolano,  si  trovano  pure  delle  incrostazioni  di  travertino  che  si  estendonoi- 
lateralmente  alla  medesima  terra,  con  qualche  irregolarità  ed  interruzione,, 
ed  a  molta  distanza  fino  al  limite  dell'Ombrone.  Queste  incrostazioni  tra- 
vertinose  in  alcuni  punti  sono  ricoperte  da  terreno  argilloso  posto  a  colti- 
vazione, in  altri  punti  sono  queste  masse  calcaree  più  montuose  e  più  ir- 
regolari. Alcune  di  queste  incrostazioni  medesime  appartengono  al  periodo» 
recente  e  sono  state  formate  dai  sedimenti  delle  copiose  acque  minerali  che- 
vi  scorrono,  altre  poi  rimontano  ad  un*  epoca  più  lontana,  giacché  vediamo- 
in  alcuni  punti  giacere  sopra  esse  la  ghiaja  marina  sciolta,  la  breccia  ghiajosa 
e  altre  deposizioni  del  mare,  che  costituiscono  quei  vasti  terreni  del  Senese 
chiamati  col  nome  di  crete.  Dal  suesposto  si  vede  chiaramente  che  queste 
deposizioni  marine  si  sono  colà  formate  sopra  il  travertino  stesso,  per  con- 
seguenza ]nù  antico  delle  medesime,  poiché  non  é  possibile  supporre  che 
quello  sia  venuto  a  formarsi  sul  fondo  del  mare  da  sorgenti  di  acque  ter- 
mali colà  situate.  Ed  infatti  come  accozzare  l'idea  di  sorgenti  calde  in  fòndo- 
«gli  abissi  del  mare?  Eppoi  come  combinarvi  la  decomposizione  di  quelle 
acque  termali  ed  una  tranquilla  deposizione  di  quelle  particelle  terrose  senza. 


—  245  — 
-'•B  <bperÀne  e  senza  miscela?  Vi  ha  di  più  che  non  si  vede  mai  mischiato 
ib  sostanza  del  travertino  qualche  prodotto  marino,  non  conchiglie ,  notfi 
fbaja,  noB  tufo  o  arena  né  altre  materie  insomma  che  ora  scorgiamo  stra- 
tiicate  in  quei  tratti  di  paese  che  le  acque  del  mare  già  lasciarono  a  secco. 
Delle  acque  minerali  tanto  termali  che  potabili  che  copiosissime  sgorgano 
alia  superficie  di  questo  territorio,  parlerò  a  suo  tempo  :  mi    basterà  per 
adesso  accennare  che  dalla  deposizione  di  esse  vien  formato  il  tartaro  cai- 
l«w  specialmente  dall'acqua    termale  di  Armajolo,  il  tartaro  o    sedimento 
ìMìurio  s^fi^ioso,  dairacqua  termale  di  Rapolano  (come  comunemente  viene 
flttuiiato  il  Bagno  caldo),  ambedue  composti  di    carbonato  di    calce  e  da 
J/ktoìà  dose  di  solfato  di  calce  con  tenuissima  quantità  di  silice.  Si  trova 
>8K  un  tartaro  giallognolo  ondato  e  dello   zolfo  cristallizzato  e   terriforme 
jwr  la  deposizione  della  surriferita  acqua  termale  detta  di  Rapolano. 
'  La  maggior  parte  dei  monti  di  questo  Comune  sono  formati  da  calcarea 
«ompatta,  bigia,  ed  alcuni  punti  più  alti  da  breccia  mista,  vale  a  dire  com« 
a  di  pietre  fluitate  selciose  di  cui  rimpasto    durissimo    che   le    lega  è 
imMto  da  calce  carbonata  e  silice,  e  di  cui  si  servono  per  le  costruzioni 
^  macine  da  mulino. 

'  I  minerali  che  si  rinvengono  in  questi  terreni  sono:  la  pietra  calcarìa 
essile  dendritica  nei  monti  di  Modanella,  il  bolo  rosso,  il  bolo  giallo,  la 
astice  ccMmea  cavata  fra  i  filoni  di  pietra  calcaria  presso  le  Serre ,  ed  in 
«ohi  punti  l'ossido  nero  di  manganese  disposto  a  filoni  verticali  o  paral- 
Icfi  o  intersecati  da  piccole  ed  ineguali  elevazioni  di  galestro  rosso,  verde 
«  giallo.  Quest'ossido  di  manganese  in  alcuni  luoghi  si  trova  compatto, 
in  altri  celluioso  e  ripieno  di  ossido  rosso  terriforme  di  ferro  che  tinge  come 
rematile  terrosa;  in  altri  punti  invece  cratiforme  ed  a  cellette  vuote  per 
essersi  disperso  l'ossido  di  ferro  che  le  riempiva. 

Unitamente  al  manganese  si  rinviene  nel  galestro  e  nel  diaspro  di  questi 
monti ,  specialmente  in  quello  di  Monte-Martino  e  della  Selva ,  piccola 
^santità  di  rame  sotto  forma  di  iniezioni  di  calcopirite,  spesso  convertita 
in  malachite. 

Come- era  naturale,  tanta  ricchezza  di  manganese  non  poteva  andare 
ignorata,  e  già  per  cinque  anni  continui  (dal  1875-79)  due  Società  hanno 
praticato  1* escavazione  di  questo  minerale  contenuto  nei  monti  della  Buo- 
nimegna  presso  Poggio  Santa  Cecilia,  in  quelli  della  Selva  e  di  Monte* 
Martino.  Queste  Società  mentre  pagavano  ai  proprietari  delle  miniere  circa 
dodici  mila  lire  in  tutto,  estraevano  annualmente  due  mila  tonnellate  di 
mfoerak,    ed  impiegavano  fra  uomini  e  donne  circa  350  a  400  individui^* 


—  246  — 

Da  ciò  ognuno  capisce  come  queste  due  lavorazioni  costituissero  per  j 
Comune  di  Rapolano  un  immenso  vantaggio,  avuto  riguardo  alle  condizioa 
economiche  degli  operai,  e  come  la  cessazione  delle  medesime,  sia  stati 
assolutamente  un  disastro,  giacché  nell'anno  susseguente,  vuol  per  la  scar- 
sità delle  raccolte,  vuoi  per  la  mancanza  di  altri  lavori,  si  verificò  in  questi 
paesi  una  miseria  tale  che  da  molto  tempo  non  era  stata  osservata. 

In  conseguenza  di  queste  lavorazioni  se  i  freni  del  buon  costume;,  per 
la  promiscuità  del  sesso  negli  operai,  venivano  d'alquanto  rallentati,  si  avevti- 
però  un  grandissimo  vantaggio,  oltre  che  nell'economia,  nella  conservazione, 
della  salute  :  e  ciò  dico,  perchè  dotato  come  è  il  manganese  potentemeatft 
di  un'azione  ricostituente  e  antisettica,  faceva  si  che  le  malattie  di  infe^ 
aione  come  tifoidee,  ecc.,  e  di  consunzione  come  tubercolosi,  clorosi,  ecc.a^ 
erano  rarissime  ad  osservarsi  negli  operai  addettL 

Anche  l'estrazione  e  lavorazione  del  travertino  costituisce  una  grande 
risorsa  per  Rapolano.  Il  travertino  di  questi  luoghi  è  di  un  bel  bianco  o 
dotato  di  una  maggiore  compattezza,  per  cui,  di  preferenza  del  travertinok 
proveniente  da  altri  luoghi,  viene  impiegato  per  fabbriche  ed  ornamenti  di^ 
architettura,  e  per  macine  da  uliviera. 

Tanto  celeremente  avviene  la  deposizione  del  tartaro  dall'acqua  di  Rapo- 
lano sopra  i  vari  oggetti  che  si  espongono  ad  esserne  rivestiti,  che  l'industriai 
ne  ha  tratto  profitto  per  costruirne  alcuni  lavori  graziosi,  intessendo  co&r 
ginepri,  pungitopi  ed  altri  vegetali,  dei  panieretti  e  dei  mazzetti  che  esposta 
allo  spruzzo  di  quelle  acque  acciocché  si  incrostino  del  candidissimo  tar^ 
taro,  in  '  pochi  giorni  compariscono  come  se  fossero  fatti  di  bianco  marmo» 

CAPITOLO  III. 

Acque. 

Onde  facilitare  la  descrizione  delle  acque  che  si  rinvengono  in  questo 
Comune,  credo  opportuno  fame  le  seguenti  distinzioni  cioè  : 

Corss  d acqua.  —  Acque  potabili.  —  Acque  termali  o  medicinali. 
Il  corso  principale  di  acqua  che  attraversa  questi  terreni  è,  come  ho 
detto  di  sopra,  il  fiume  Ombrone  il  quale  molto  prossimo  qui  alle  sue  sor* 
genti  dei  monti  del  Chianti,  non  ofire  un  letto  molto  largo  né  profondo, 
e  non  dà  per  conseguenza  alimento  ad  alcun  stabilimento  industriale.  Ne 
viene  quindi  il  torrente  Foeuna  che  in  direzione  da  nord  a  sud  bagna  i 
piedi  del  colle  di  Modanella,  e  fra   Rigomagno  e  Farnetella  sbocca,  come 


—  247  — 
^  *b  gft  accennato^  nel  fiume  Chiana  portandovi  le  sue  torbide  ed  impetuose 
|ieBe.  Altri  torrenti  di  molta  minore  importanza  sono   la  Sestina  ed  il 
latino  influente  quest'ultimo  della  Foenna. 

.  A  proposito  del  Sentino,  è  prezzo  dell'opera  il  notare  come  avendo  esso 

■  kcto,  se  non  ad  uguale  livello,    certamente  di   poco   inferiore  a  quello 

ddfe  fosse   della  pianura   che  vi  immettono,  ne  consegue  che  in   queste 

jndette  fosse  abbiamo  un  ristagno  generale  delle  acque  che  nell'estate  di- 

mgono  limacciose  e  fetenti,  e  formano  un  valido  coefficiente,  come  sotto 

(bòg   per  k>  sviluppo  delle  febbri  da  malaria.    Già  la    temperatura  stessa 

notti  che  subentrano  alle  stesse  giornate  le  più  calde  del  luglio  e  del- 

H^fOBto,  è  fredda,  e  molto   differente   in   questa   pianura  ancora    a   quella 

si  verifica  nell'interno  del  paesello  delle  Serre  che  vi  sovrasta. 

Le  acque  che  si  usano  per  bevanda  e  per  gli  usi  domestici  sono  :  l'acqua 

ynma,  l'acqua  proveniente  da  stillicidio  nei  bottini,  l'acqua  d' infiltrazione 

ì  posa  e  l'acqua  di  sorgente  o  di  vena. 

Di  q[iieste  quattro,  specie  di  acqua,   distinte   secondo  la   loro  immediata 

yoTCMcnza  e  modo  di  raccoglierle,  la  più  generalmente  usata  per  bevanda 

è  l'acqua  piovana;  ne  viene  quindi  l'acqua  di  stillicidio  nei  bottini,  e  final- 

l'acqua  di  sorgente.  In  ben  pochi  luoghi  si  usa  l'acqua  d'infiltrazione 


n  finto  solo  dell'uso  cotanto  esteso  che  qui  si  fa  dell'acqua  piovana,  è 
fk  ma  implicita  dichiarazione  che  nella  maggior  parte  del  nostro  Comune 
■aiif  lino  copiose  sorgenti  di  acqua,  o  se  vi  sono,  non  riescono  buonissime 
a  beversi  od  offrono  il  difetto  della  lontananza,  inquantochè  il  ricorrere 
alTacqua  che  cade  dall'atmosfera  sotto  forma  di  pioggia  per  provvedere 
alla  comune  bevanda,  importa  di  necessità  continue  cure  alle  quali  l'indi- 
vìdoo,  la  famiglia  e  l'Amministrazione  Comunale  non  vi  si  sottopongono 
se  non  vi  sono  spinti  dalla  necessità.  Quest'acqua  piovana  viene  raccolta 
sai  tetti  e  da  questi  guidata,  per  mezzo  di  canali  di  latta  o  di  terra  cotta, 
■die  cisterne  o  pozzi  scavati  più  o  meno  profondamente  nel  suolo,  e  rive- 
stiti da  muro  formato  di  mattoni.  Per  l'abbeveramento  degli  animali  viene 
accolta  l'acqua  in  piccoli  laghetti  artificiali  escavati  nel  terreno  ed  in  pros- 
sinità  delle  case  coloniche,  l'acqua  dei  quali  si  mantiene  generalmente  tor- 
bida e  limacciosa,  per  la  terra  che  continuamente  vi  rimane  sospesa,  e  per 
le  piante  o  avanzi  vegetali  che  vi  nuotano. 

Le  altre  specie  di  acqua  non  vi  entrano  che  come  sussidiarie,  e  solo  in 
campagna  le  acque  provenienti  da  stillicidio  nei  bottini,  acquistano  un  certo 
fndo  d'importanza.  Tutto  compreso  però  manca  assolutamente  la  quantità 


^ 


-=—  248  — 

déir  acqua    per  i  bisogni  della  popolazióne,  e  quando  abbondanti    pioggfS^ 
nell'estate    non  vengana  a  rinnovare  le  provviste  delle  cisterne  pubblidi^^ 
adagio  adagio  -anche  quelle  private  vengono  ad  essiccarsi,  quindi  la  nrrc»!' 
sita  di  ricorrere  per  gli  usi  domestici  all'acqua  di  vena  la  quale  è  alquanit^ 
distante  dai  paesi,  malagevole  n'esce  il  trasportarla  e,  non  essendo  rìpaml^ 
non  offre  neppure  una  certa  sicurezza  riguardo  alla  pulizia.  'fe* 

Vi  sono  pure  due  sorgenti  di  acqua,  una  nei  pressi  di  Armàjolo,  l'alMlft 
ih  prossimità  delle  Serre,  chiamata  quest'ultima  Fonteluco,  le  quali  meòOfl 
nelle  grandissime  siccità,  danno  un  getto  perenne  di  acqua.  Per  uso  alimeÉ^ 
tare  però  non  se  ne  usa  di  quest*  acqua  che  poca,  a  cagione  dei  mateiìi 
sòlidi  di  cui  è  ricchissima,  tanto  da  lasciare  nel  bollore  delle  incrost 
di  tartaro  nei  diversi  utensili.  Queste  acque  più  che  altro  servono  all'i 
di  pubblici  lavatoi. 

Ritornando  a  parlare  delle  acque   piovane  che  si  raccolgono  nei 
mi  dimenticavo  di  notare  come  esse  potrebbero  riuscire  migliori  se  maggie 
fosse  la  cura  nel  raccoglierle,  riButando  a  mo'  d*esempio  quelle  proveDÌ< 
da  pioggie  dopo  una  lunga  siccità  e  quando  i  letti  sono  sporchi  di  imraòtt^^ 
dizie,  come  pure  evitando  di  fabbricare  i  pozzi  troppo  in    prossimità  deU^^ 
stalle,  onde  evitare  l'infiltrazione  di  quei  materiali  putridi  -che    per   qudPBfc 
vicinanza  ne  succede.  ^  •        .     -*■ 

■  Delle  acque  termali  e  potabili  che  servono  ad  uso  terapeutico,  difiRai?— 
meifite  ne  parlerò  al  capitolo  Bagni.  Solo  mi  basterà  accennare  per  adesifti^ 
che  ricchissimo  di  queste  acque  è  il  territorio  rapolanese,  e  che  da  moM^ 
sècoli  sono  conosciute  ed  entrate  nel  dominio  della  terapeutica.  Sono  pci^ 
tanto  abbondanti,- che  nel  loro  decorso  danno  forza  a  ben  quindici  mifiàfi^ 
da  frumento  ed  altri  cereali.  .      .    ...'i; 

(.■'....  .  !  ; 

CAPITOLO  IV. 

Meteorologia. 

Le  condizioni  meteorologiche  in  generale  del  Comune  di'  Ra poiane  este* 
samente  si  possono  conoscere  osservando  le  seguenti  tavole  annesse  Rappre- 
sentanti un  settennio.  E  tanto  più  questo,  inquantochè  posti  i  paesi  ék' 
Kapolano  e  delle  Serre  al  medesimo  livello  ed  a  piccola  distanza  dalle 
città  di  Siena,  senza  che  monti  o  selve  ne  attraversino  la  vista,  si  ^  può 
assolutamente  assicurare  che  le  osservazioni  meteorologiche  fatte  nella.  Regie 
Università  di  Siena,  equivalgono  perfettamente  a  quelle  che  potrebbero  imi 


—   «49  — 
«el  Comune  di  Rapolano,  salirò  lievissime  differenze  per  le  condizioni  idtair-^ 
Jiche  dei  terreni. 

I.mesi  più  freddi  dell'anno  sono  il  novembre,  dicembre  e  gennajo  nei 
<)uali  la  temperatura  minima  è  stata —  6^  70  il  31  gennajo  1880  e  la 
massima  i7>^  1*8  novembre  del  medesima  anno.  La  temperatura  massima 
deD'estate  è  stata  37°  1*8  luglio  1881  e  la  minima  8°,  20  1*8  di  settembre 
del  1877  (s'intende  che  queste  temperature  sono  prese  col  termometro 
centigrado). 

Se  ben  si  osserva  si  vedrà  un  frequente  sbilancio  di  temperatura  da  un 
giorno  ad  un  altro:  questo  sbilancio  io  lo  reputo  la  ragione  per  cui  si  rendono 
cosi  frequenti  le  polmoniti  in  questo  territorio.  Il  maggior  numero  di  esse  è 
^to  nel  maggio  del  1879  quando  la  temperatura  di  questo  mese  era  rela- 
tivanaente  bassa,  tanto  da  avere  una  minima  di  5^  20  e  molto  abbondante 
la  pioggia  caduta  nei  diciannove  giorni  in  cui  si  verificò.  Anche  nel  primo 
trimestre  del  1881  abbiamo  frequenti  le  polmoniti,  nel  qual  trimestre  avemmo 
«na  minima  di  —  4**,  e  prevalsero  i  giorni  con  nebbia  alternativamente 
con  pioggia  e  vento  forte.  In  quei  mesi  dell'anno  nei  quali  predomina 
l'asciuttore,  anche  con  una  temperatura  molto  bassa,  rare  sono  le  malattie 
di  petto  ed  in  special  modo  le  polmoniti. 

Riguardo  allo  sviluppo  delle  febbri  intermittenti,  noterò  per  adesso,  che 
il  più  spesso  si  verificano  quando  alle  abbondanti  pioggie  della  primavera, 
succede  un'assoluta  siccità  nell'estate  e  nell'autunno.  A  confortare  questa 
luia  affermazione  derivata  dalla  pura  esperienza  di  tutti  vgli  anni,  son  lieto 
^  venga  in  aiuto  l'osservazione  della  tavola  V,  dove  si  vede  che  nel  1879 
^opo  le  abbondanti  pioggie  del  maggio  e  dei  mesi  precedenti,  succede  una 
siccità  tale,  che  nei  sette  mesi  che  corrono  dal  giugno  al  dicembre,  per 
^oli  ventisette  giorni  cadde  la  pioggia,  e  pochissimo  abbondante,  tanto  da 
'^^^e  tempo  ai  pantani  di  essiccarsi  e  dar  luogo  allo  sviluppo  della  malaria, 
l^a  dò  ne  accadde  che  i  casi  di  febbre  intermittente  salirono  in  quell'anno 
all'enorme  cifra  di  SS 4»  numero  questo  che  è  il  più  alto  del  quinquennio 
^877-81. 

^-a  pertosse  e  le  parotidi  dominarono  più  che  altro  nei  primi  cinque 
mesi  dell'anno  1879,  quando  la  pioggia  cadeva  interrottamentc,  e  nei  primi 
^**e  trimestri  del  1881  nei  quali  sempre  prevalsero  i  giorni  con  pioggia  e 
nebbiosi.  La  scarlattina  al  contrario  ebbe  sviluppo  nel  mese  di  giugno  e 
seguitò  fino  all'ottobre  durante  la  grande  siccità  del  1879.  Lo  stesso  dicasi 
^^:?ari  casi  di  miliare.  In  quanto  alla  difterite  la  vediamo  dominare  cpn 
gualche  ^so  in  ogni  stagione  :  più  che  altro  però  si  è  verificata  nel  secondo 


—  tso  — 
p  Mèo  uimestre  del  iSSi»  quando  U  temperatura  era  molto   calda    tante 
(U  «vvre  rs  luglio  una  massima  di  37.* 

01  tutt«  le  stagioni  qiirila  die  si  rende  la  pia  salnbre  è  1*  inverno,  m 
\ÌPM  quindi  in  secondo  luogo  Fantonno,  e  meno  di  tatto  Testate  per  li 
(pbbd  da   malaria  e  la   pcimaTera   per  le  malatiir  esantematiche  e  le  poi 

mpuiti. 

Ki|Kuardo    ad   altri    particolari   rimando  il  lettore   all'osBerrazione  delk 

lav(>l«  K\\xi  annesse  (>^ 


(1)  Debbo  alla  cortesia  del  caT.  prof.  Cesare  Toscani,  Direttore  delI'Ossenratorio  meteo* 
di  Siena,  i   dati   per  la  compilazione   delle  annesse   tavole,  dd  quali   pubblica 


—  25^  — 


Tsv^a  /: 


Ktssanfo  di  Osservazioni  meteorologfclie  fatte  a  Siena  nell'Osservatorio 

della  Regia  Università  nell'anno  1875.- 


PERIODO 

TEMPERATURA 
CENTIGRADA 

9I 

74.4 
90,0 

64.2 

ACQUA 

caduta 

NUMERO  DEI  GIORNI 
con 

STATO 

VML  CIKU) 

giorni 

VENTI 
dooii- 
aanli 

li 

1 

4 

a 

« 

* 

m 
m 
Q 

i 

0 

1 

M 
0 

?  ì 

ZI  0 

• 

8. 

8 
« 

0 

0 
0 

2 

2 

e 

> 

*3 

U3 

0 
> 

s 

*•: 

,  I*  Decade 

|3-      . 

5.51 
8.36 

6.37 

10.20 
13.20 
12,70 

7 
8 

6 

1,00 
5,00 
0,30 

I 
1 

4 

16,52 

10,20 

3.18 

2 
2 

4 

— 

— 

— 

3 

2 

I 

2 

3 
I 

1 

3 

2 
I 

4 

3 

2 

2 

E 

ES-E 

S-E 

< 

I»  Decade 

2,3" 

3.18 
2.87 

7.20 

13.00 

7.70 

2 

IO 

8 

3.60 
4,60 
2,rx> 

9 

2 

3 

59.6 
61.0 
82,1 

1,80 
16,65 
40.72 

I 

3 

5 

I 

2 

2 

1 

^^" 

7 
6 

3 

I 
I 
2 

3 
1 

5 

7 

4 

I 
I 
I 

NN-O 

ENE 
NO 

'•■: 

I*  Decade 

|2»         . 

'3'         » 

4»i9 
7.26 

5.87 

13,20 

12.10 
16.00 

8 
I 

7 

1.30 
1,90 

1,90 

6 

IO 

3 

83.6 

65.5 
55.5 

40,19 
16,22 

9,29 

5 
5 
3 

2 

^"" 

.___ 

I 
1 

2 
3 

2 

I 

4 

2 
2 

5 

I 

I 
2 

N-O 
EN-E 
EN-E 

'■■1 

I*  Decade 

la»      . 

'3'      » 

10.96 
9.20 

12,55 

16,40 

17,80 

21,16 

2 
10 

IO 

5»  20 
1,00 
5.90 

5 

5 
6 

63.9 
54.5 
63.1 

13.55 
25,14 
26,62 

4 
3 

4 

— 

^^ 

1 
1 

2 

4 

1 

2 

^^* 

2 
1 

4 

5 
6 

I 
1 

SO 
EN-E 

1 

I*  Decade 

16.19 

19.57 
21,50 

27,70 
27,00 
29,40 

IO 

1 
3 

8,30 
12.30 
14,10 

1 

3 
9 

68.2 
46,9 
5«.3 

7.75 
9.29 

3 
3 

~~ 

— 

— 

— 

_ 

.^ 

1 
2 

4 
9 
7 

3 

3 

2 

_ 

0 

K-O 
N-O 

I*  Decade 

fa»    • 

1 

22.47 
22,24 

19.40 

30,70 
29.80 

28,00 

8 
6 

3 

14.40 
14.20 
"3.00 

6 

9 

1 

52,8 

58,3 
71.1 

7.07 

32,37 
58.00 

3 

4 
6 

__ 

^^w 

2 

3 

2 

^ 

— 

— 

I 

5 
5 

4 

1 

2 

8 

ENE 

S 
NO 

h.. 

1»  Decade 

11*       . 

fa'     • 

1 

24.27 
21,23 
22,50 

34,80 
29.70 
29.40 

7 

2 

11 

17.00 
14,00 
17,00 

I 
8 

5 

590 
62,2 

51,5 

3.25 

32,44 

3.32 

I 

4 

I 

^ 

1 

2 
I 

— 

— 

^^ 

2 
1 

5 
4 
7 

3 

3 

2 

2 

3 

2 

0 
0 
0 

•..; 

^  1»  Decade 
Ì2*       . 

'3*       . 

1 

20,99 
26,91 

24.35 

28,70 
33.00 

3«.8o 

10 

9 
I 

14.80 
«9.30 
15.30 

5 

I 

II 

69,2 

44.1 
55.0 

48,80 
44.61 

6 

2 

— 

^.. 

I 
2 

"^* 

^M 

^^ 

— 

3 

IO 

7 

2 
3 

5 
1 

NO 

NO 

0 

'  !•  Decade 

/3»      . 
1 

20.39 
20,01 
19,11 

26.50 
28,00 
26,30 

10 

4 
4 

14.20 
12.40 
12,00 

4 
8 

6 

56,8 
54.0 
57,7 

0.28 
1.77 
3.55 

1 
I 
2 

~~" 

m^^m 

1 

•^ 

^M 

__ 

I 

7 
9 
3 

3 
1 

I 
6 

OS-O 

E 
SS-O 

1*  Decade 
/3«      . 

1 

16,72 
12,88 

11,54 

22.70 
18.70 
18,20 

9 

9 

I 

10,30 
7.80 
5.40 

3 

3 
II 

63.0 

83.1 
78,4 

15.05 
129,48 
133,78 

I 
6 

5 

"~ 

— 

4 
3 

^^M> 

«^ 

I 

I 
I 
I 

7 
8 

3 

2 
2 
2 

I 

0 
6 

S-E 
N-O 
N-O 

;  I*  Decade 
1 

8,60 

11.71 

4.76 

1640 

17,00 

8,80 

IO 

5 

4 

4.00 
4.90 
1,30 

4 
7 
3 

74.2 
96,0 

85.9 

7.50 
10,34 
53,55 

3 
3 

7 

— 

•^"" 

— 

3 

4 

^M 

4 
3 

I 

4 

2 

2 

3 
5 

4 
5 
5 

SE 
NO 
NO 

Brift 

(  I*  Decade 
2-      . 

'3-      • 

3.51 
4.33 
5.55 

9.90 

9,00 

10,60 

2 

9 

4 

2,30 

I.OO 

0,50 

9 

2 

II 

89.4 
92,6 

94.5 

90.80 

13.69 

1.55 

6 

2 
2 

I 

•~- 

1 

3 

5 

4 

4 

2 

2 

5 

4 

1 

2 
2 

4 

4 

2 

8 
4 
5 

E 

E 

EN-E 

25.2    

Tavola  II, 

Riassunto  di  Osservazioni  meteorologiche  fatte  a  Siena  nell'Ossenratorit 

della  Regia  Università  nell'anno  1876. 


TEMPERATURA 

NUMERO  DEI  GIORNI 

STATO 
DSL  ctnjt 

1 

CENTIGRADA 

<    ^ 

con 

f 

fiorai 

V 

MESI 

PERIODO 

.2 

•3 

« 
B 
'S 

M 

s 

ti 

« 

e 

'e 

s  e 

M 
0 

> 

V 

0 

'•V 

e 

M 

0 

m 

1  - 
J  •= 

J9 

0 

1 

■  0 

e 

*c 

V 

w 
«1 

« 
... 

1  = 

> 

1 

1 

,  i**  Decade 

1.74    9.20 

3 

6.80 

6 

57.6 

17.85 

5 

I 

1.     ,     , 

.. 

„^_ 

4 

3 

2 

2 

^^ 

8 

• 

Geonajo .  )  2*       » 

5.34 

930 

2 

0,90 

8 

77.7 

28,91 

4 

— 

— 

— 

4 

2 

2 

I 

4 

3.  3 

J 

1  -* 

7,53 

12,00 

3 

1,71 

I 

75,5 

16.20 

2 

— 

'       ^ 

^■" 

I 

^~ 

3 

-^ 

2 

3 

1  6 

/  I*  Decade 

7,41 

11,00 

3 

2,10 

7 

85,2 

60,27 

8 

4 

I 



2 

2 

2 

— 

I 

I 

8 

1 
1 

Febbraio.  ]  2^       » 

6,25 

14.50 

IO 

1,00 

3 

80.6 

4,77 

I 

— 

— 

— 

2 

— 

3 

3:4 

1 

'3*       » 
I 

9.8i^ 

17.30 

2 

4.00 

7 

74.8 

3.25 

2 

— 

^^■^ 

^~ 

^^* 

^"" 

I 

2 

3 

2 

4 

(   i^  Decade 

12,49 

19,00 

9 

6,00 

9 

590 

13.50 

3 

— 

^^^ 

I 

— 

— 

4 

3 

I 

6 

1 

Marzo  . .  j  2*       » 

8.33;  16.90 

8 

2,00 

IO 

75.2 

9.57 

2 

2 

I 

I 

I 

2 

— 

2 

I 

I 

8 

^ 

'3*       » 

1 

9.36 

»7,9o 

II 

1,60 

I 

69.9 

43,83 

5 

— 

^^^ 

2 

— 

2 

I 

2 

2 

3 

6 

-, 

1   I*  Decade 

9.86 

16.13 

4 

4.40 

9 

74.8 

12,15 

3 

.^ 



— 

— 

— 

2 

I 

5 

I 

4 

Aprile...  ]  2*       » 

11,38 

18,00 

I 

5,00 

4 

765 

62,20 

7 

— 

I 

2 

— 

— 

— 

3 

— 

2    8 

'3*       - 
t 

13.60 

20,20 

IO 

6,80 

8 

91.1 

25.88 

6 

— 

^~ 

2 

■^— 

^~ 

^"" 

2 

I 

3 

6 

S 

1 

.   i"  Decade 

14.29 

21,00 

4 

7.10 

3 

66,4 

45.45 

5 

•^ 



I 

— 

— 

— 

— 

2 

I 

7 

E 

Maggio. .  ;  2*^       » 

13.78  21,40 

8 

7,20 

10 

754 

59.85 

6 

— 



2 

— 

— 

— 

2 

I 

2 

7 

B 

1 

16,15 

26,00 

II 

6,20 

I 

57.5 

2,44 

3 

— 

~~ 

— 

I 

^~ 

*^~ 

"^ 

6 

2    3 

] 

i   i"  Decade 

20.87 

28,70 

7 

13.00 

IO 

57,7 

63.57 

3 

-" 



3 

— 

— 

— 

— 

3 

5    2 

E 

Giugno  .  '  2'**       » 

18,14  26,4o|io 

12,00 

2 

68.8 

34.08 

5^- 



I 

— 

— 

— 

— 

I 

0    3- 

/  3^^       • 
1 

20,55 

27,00 

I 

14,20 

8 

66,1 

39,53 

5 

— 

^"^" 

2 

— 

^— 

■*" 

2 

2 

5    3 

i  1"  Decade 

23,06 

30.30 

IO 

16,00 

I 

506 

10,80 

I 

_ 



I 

.— 

• 

— 

— 

S 

5  - 

j 

Lttglio  . .  ?  2*       » 

22,53  30,io|    I 

13.00 

3 

479 

3.50 

I 

— 

■^ 

— 

— 

— 

— 

I 

7 

— 

3 

■ 

/3*       » 

24,60  32,00 

9 

16,00 

6 

54,2 

34,40 

2 

— 

*~* 

I 

^— 

— 

*"~ 

"^" 

8 

2 

I 

.   i^  Decade 

25.58  33.40 

6 

19.70 

3 

44.2 

39,80 

I 

_ 



I 

— 

— 

— 

— 

9 

»  - 

Agosto  . .  ^  2*       » 

24.76:30,40 

I 

19,00 

9 

5«,2 

4.40 

2  — 
1 



2 

— 

— 

— 

— - 

6 

4- 

C 

/3*       » 

1 

20,10  31,00 

I 

12,80 

6 

64.0 

100,36 

5 

— 

— 

2 

— 

— 

I 

^~ 

4 

5 

2 

1 

.   I*  Decade 

20,20  28.10 

6 

12,20 

IO 

55.6 

0.84 

2 

^_ 

I 

— 

... 

— . 

— 

I 

6 

4 

_ 

Sctteinbre>  2**       » 

16,98  24,60 

9 

10,30 

6 

76,6 

39.23 

4- 



— 

— 

— 

I 

— 

— 

4    6 

/3*       ■ 
1 

20,18 

26,10  IO 

14.50 

72,7 

— 

— 

— 

■ 

— 

— 

— 

I 

2 

5 

2 

3 

s 

;  i"  Decade 

20,06 

2530  IO 

14.70 

57.7 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

9 

I 

Ottobre  .  >  2^       » 

19,12  25,40 

3 

13.60 

IO 

56.7 

6.50 

I  — 

1 



I 

— 

— 

2 

3 

8 

2 

s 

/3''       » 
1 

13.09 

18,60 

4 

8,00 

II 

75.8 

16,47 

5  — 



— 

— 

— 

^^ 

"^ 

I 

5 

5 

1  \^  Decade 

5,87 

1230 

3 

0,99 

56.2 

6,10 

3 

_^ 

... 

— 

3 

I 

— 

3 

3 

4 

3 

Novcmbrci  2**       » 

9,20  16,00!  4 

0,70 

84.5 

13.10 

4  - 



— 

— 

I 

2 

— 

3 

— 

7 

73"    • 

1 

7.52 

13,60 

8 

2,00 

2 

76,9 

30,01 

3  — 



^— 

— 

— 

I 

"• 

I 

2 

7 

N 

/  1*  Decade 

12,86  16,10 

6 

8,80 

IO 

88,6 

26,20 

8 

... 

_ 

.—. 

._ 

... 

4 

.^ 

I 

9 

s 

Dicembre]  2*       » 

9,06 '12,80 

7 

3*90 

3 

82,4 

26.55 

7 

— 

I 

I 

I 

— 

I 

I 

3 

7 

'3*       » 

8,74  12,90    I 

040 

8 

80,4 

73.60 

5 

tm^m 

— 

I 

I 

2 

I 

_i 

2 

1    6| 

—  253  -^ 


Osservazioni  meteorologiche  deirar.no  1877. 


7dt^/a  /flK^ 


TEMPERATURA 

.  NUMERO  DEI  GIORNI 

STATO 

DEL   CIELO 

PERIODO 

CENTIGRADA 

-< 

2  s 

con 

Il 

iorni 

VENTI 

• 

doaii- 

1 
1 

nauti 

I 

.2 

u 

a 

B 

'3 

m 

m 
S 

Q 

1 

a 

3 

m 
Q 

'm 

M 
0 

0 

> 

V 

55 

J 

'•V 

e 

V 

2 

0 

i- 
«2 

S 

•e 

0 
0 

.0 

V 

t 

0 
e 

> 

'3 

u 

u 
V 

•3 

«A 

'S 
> 

' 

^  I*  Decade 

9.2o;  13,30 

2 

4.90 

4 

9».7 

2,58 

I 

„^ 

_« 

.^ 

__ 

„^ 

3 

^^ 

^^^ 

3 

7 

E  S-E 

il*  Decade 

'3*       » 

1 

i  1*  Decade 

6»32 

i3.«o    » 

1,00 

9 

71.7 

20,94 

I 

— 

— 

— 

7 

— 

— 

1 

6 

2 

2 

N 

3.9' 

9.70 

I 

1,40 

5 

58,1 

9,10 

3 

^— 

I 

1 

5 

4 

— 

6 

4 

2 

5 

EN-E 

5.24 

12,00 

9 

0.00 

4 

63.4 

— 

— 

— 

— 

— 

4 

4 

I 

6 

2 

2 

EN-E 

8,63:16,00 

4 

1,80 

8 

68,3 

6,52 

3 

— 

1 

2 

2 

— 

— 

1 

2 

3 

5 

S-0 

4,73 

9,80 

7 

1,00 

8 

75,3 

14.43 

4 

•^ 

2 

2 

2 

2 

^~ 

I 

I 

2 

5 

S-O 

1.93 

10,60 

6 

5,00 

3 

709 

29.96 

4 

2 

— 

— 

— 

6 

I 

2 

3 

I 

6 

S-E 

i..]a'       ' 

7.53 

18,70 

9 

3.50 

2 

65.8 

9,20 

I 

— 

— 

— 

I 

3 

— 

1 

3 

2 

5 

SS-O 

'3*       • 

1 

9.90 

18.20 

IO 

4.20 

5 

76,0 

5>,4i 

8 

-^ 

2 

2 

«Mi» 

— 

^~ 

1 

•^ 

5 

6 

SS-O 

.   I»  Decade 
'3»       • 

1 

13,20 

20,50 

9 

6,40 

2 

61,4 

4,20 

2 

— 

— 

— 

— 

— 

— . 

2 

5 

3 

2 

SS-O 

11,84 

19,00 

5 

4,90 

9 

71.5 

90,03 

7 

— 

— 

2 

I 

— 

— 

2 

2 

2 

6 

0 

«2,>3 

19,20 

7 

5.00 

I 

56,8 

20,56 

4 

-~" 

I 

1 

^— 

"■" 

^— 

I 

2 

4 

4 

0 

,  i"  Decade 

^3»       ' 

1 

13.2» 

19,80 

7 

5.40 

3 

64.8 

79.14 

5 

— 

2 

2 

1 

— 

— 

I 

1 

3 

6 

S 

15,88  2 J,20 

2 

9.20 

I 

60,1 

3,53 

I 

— 

— 

— 



— 

— 

3 

I 

4 

5 

N-O 

16,29 

24,20 

8 

8,30 

I 

59.7 

2,85 

3 

^^ 

^^ 

^ 

■^— 

— ~» 

^— 

2 

2 

5 

4 

S-O     , 

(  1*  Decade 

22,55 

31, »o 

IO 

12,70 

2 

56,7 

16,80 

3  - 

— 

3 

— 

— 

— 

— 

4 

— 

6 

N-O 

■  .>2»        . 

23,10 

3>.70 

2 

15.00 

8 

48,8 

0,80 

1 

— 

— 

— 



— 

— 

I 

6 

4 

"= — 

EN-E 

1 

29.77 

29.90 

9 

13,60 

6 

56,0 

62,40 

2 

— — 

I 

2 

-^ 

•^~ 

— 

^-- 

I 

5 

4 

S-O 

i   I*  Decade 

23.67 

32.60 

7 

16,00 

IO 

5».» 

9.92 

I 

— 

— 

1 



— 

— 

— 

7 

2 

I 

SS-O 

»..>2*          . 

23.57  32.10 

5 

15.40 

9 

51.5 

3.00 

I 

— 

— 

— 



— 

— 

I 

4 

5 

I 

SSO 

(3^       » 
1 

24.10 

• 

32,60 

4 

17.20 

6 

44,1 

4,65 

2 

— 

^^ 

1 

~"~ 

"— 

^— 

1 

8 

3 

— 

E  N-E  . 

/  I*  Decade 
•..>2*        . 

23.76 

30.40 

2 

16  50 

4 

48.7 

0,20 

I 

— 

— 

— 



— 

— 

— 

5 

5 

_ 

N-O 

25.52  35.00  'o 

17.50 

3 

42,6 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

7 

3 

— 

OS-O 

/3^       • 

1 

98,00136,10 

3 

20,10 

5 

42,2 

-^ 

— 

^^ 

^— 

■— 

^— 

^~" 

— 

I 

IO 

I 

— 

NO 

i*  Decade 

1 

22,40  31.60 

I 

15.30 

6 

58,7 

8.84 

5 

— 

— 

— 



— 

— 

— 

2 

3 

5 

SO 

*k\  2>          > 

20,43:29,30 

5 

12.50 

8    529 

1,90 

1 

— 

— 

— 



— 

— 

— 

5 

3 

2 

NO 

'3'       • 

1 

14,85  23,80 

I 

8,20 

8 

65,0 

78,45 

5 

— 

•— 

2 

— 

■— 

— 

3 

4 

2 

4 

EO-E 

;  I*  Decade 

12,92 

19.80 

3 

6.80 

8 

69.4 

2,75 

2 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

5 

I 

3 

6 

EN-E 

12,35,19,60'   5 

5.50 

2 

67.5 

— 

— 

— 

— 



— 

3 

— 

7 

2 

I 

N-O 

/3*        • 

11.64 

18,00 

2 

6,50 

6 

65,2 

11,15 

2 

-^ 

^"— 

-^ 

"^ 

4 

I 

— 

7 

I 

3 

E 

1*  Decade 

11.79 

18.00     I 

6.50 

3 

58.1 

0,50 

I 

— 

— 

— 

6 

— 

— 

— 

8 

— 

2 

NO 

ihre\  2* 

12.55  iS.ooi   5 

6.50 

9!   7^A 

23.70 

4  — 

— 

I 

2 

— 

I 

2 

3 

I 

5 

SE 

'3*        • 

7.i^o 

13,00 

IO 

1,70 

7 

78,3 

9^.47 

5 

— 

•^— 

1 

— 

-^ 

ó 

2 

I 

I 

8 

NO 

I 

.   I»  Decade 
breja*        . 

7.57 

11,00 

7 

3.10 

IO 

82,6 

36,54 

6 

— 

— 

— 

I 

I 

3 

2 

t 

2 

7 

NO 

4.65 

9,20 

4 

1.14 

IO 

74.7 

21.73 

:  4 

I 

— 

— 

I 

5;  4 

2 

2 

2 

6 

v: 

4.23  10.00 

7 

0,70 

3     74,6 

19,61 

i  5   - 

— 

— 

— 

si- 

6 

I 

4 

6  N  N-0  l 

—  "54  — 
Osservazioni  meteorologiclie  deiranno  1878. 


TEMPFR^TURA 

NIJMERO  DE[  GIORNI 

tTi.-O 

CENTIGR* 

DA 

t^ 

<   « 

COB 

_£irni_ 

MESI 

FCRIODO 

~  1 

' 

"^1 

1 

■s 

"S 

3 

1 

2 

S   E 

%    ' 

■1 

1,1 

1 

"E 

1 

1 

S 

= 

i 

s 

D 

1 

x\ò 

H    » 

ó 

z. 

1 

X 

X 

1   l"  Decade 

4,76 

9.5° 

S 

0.30 

78,6 

3 '.95 

T'  2 

, 

_ 

5 

, 

, 

,, 

4 

Gouujo. 

?  : 

a.32 
3.39 

9.S0 
10,40 

3 

3!°° 

70.3 
69.7 

27,20 

l 

"i 

1 

- 

6 
6 

3 

s 

s 

5 

I*  Decide 

4.75 

11.70 

«.so 

5S.9 

_ 

_ 

_ 

_ 

6 

4 

_ 

4 

8 

_ 

Febbnjo 

?  : 

7.11 

8,66 

'3.O0 
H.oo 

0,30 
1.90 

77.9 
73.4 

2-47 

0,90 

= 

- 

~ 

4 

- 

6 

". 

4 

I"  DcMdc 

lo,79 

17.60 

3.  so 

IO 

68.6 

_ 

_ 

— 

3 

_ 

8 

I 

4 

Mano  ,. 

S.l? 
7.15 

14,80 
i4,lk> 

IO 

ì.ào 
0,90 

SS.o 
70,0 

6.79 
5'. '9 

■; 

~2 

" 

3 

5 

~J 

5 
7 

5 

i'  Deoide 

".03 

18,60 

0,70 

59.8 

i,iS 

- 

- 

I 

_ 

2 

3 

- 

Aprile. , . 

?  : 

9.93 
'4.03 

20,50 

7.SO 
8,20 

52.0 
70.8 

6.63 
30.57 

= 

- 

_^ 

z 

- 

' 

- 

l>  Decade 

■  6,65 

24.40 

9,60 

94.0 

'4.79 

_ 

— 

1 

— 

_ 

3 

2 

MuSgio.  ■ 

a'       . 

"9.S5 

27,90 

H.50 

63.1 

4 

3'      . 

'7.48 

26,00 

" 

SS.5 

12,07 

~ 

* 

— 

— 

— 

- 

= 

l'Decnde 

JO.ID 

28,50 

12,80 

48,0 

0,10 

— 

_ 

— 

_ 

, 

_ 

é 

CiugM    . 

.»        . 

10.53 

30,80 

13.S0 

S7,i 

12,77 

— 

— 

— 

— 

_ 

2 

1 

3 

3'      • 

20,23 

30,60 

13.60 

53.3 

'2,94 

~ 

~ 

' 

~ 

~ 

' 

— 

4 

I»  Decade 

21,34 

30.80 

11,10 

50.2 

12,60 

_ 

— 

, 

— 

_ 

S 

, 

6 

Lufilio  . . 

24.76 

33-00 

10,40 

45.' 

4.83 

9 

3'       • 

n,7o 

34. -o 

17.00 

56.5 

7.99 

~ 

~ 

' 

" 

— 

— 

- 

> 

■"Decade 

*3.*i 

3 '.00 

15.50 

53.2 

23.57 

— 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

6 

Agosto  . . 

.«       . 

iS,»6 

33.40 

18.10 

Sorf 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

— 

8 

— 

3'       ■ 

14.50 

33.80 

17,00 

S'.o 

8,70 

~ 

~ 

' 

"~ 

~ 

~ 

~ 

7 

1*  Decade 

24.48 

32,00 

18,60 

47.5 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

j 

5 

Seltembte 

2»         . 

i',S3 

29,90 

61.1 

5 

3'       • 

.8,.3 

24.S0 

11,60 

69,6 

64.45 

- 

- 

- 

- 

• 

- 

I'  Decade 

.7.68 

21,70 

.0,80 

63.5 

39.12 

- 

_ 

_ 

_ 

_ 

_ 

^ 

Ottolire  , 

1'       . 

15.38 

11.30 

87.5 

I2S,M6 

5 

3'      • 

'7.25 

21,20 

6,90 

IO 

85,6 

4>.S5 

3j  — 

~ 

~ 

- 

— 

2 

— 

i"  Decade 

6.Z3 

12,50 

0,00 

72.0 

39.95 

5;    ■ 

- 

- 

I 

- 

, 

a 

, 

Kovemhrr 

2»           . 

8.93 

13.10 

6,00 

86,4 

82,52 

3"       • 

'Ofil 

16. 50 

S.So 

83,7 

37.60 

6  — 

- 

' 

— 

1 

2 

— 

l*  Decade 

4.22 

9.21 

1,30 

IO 

86,9 

34.68 

5'    2 

_ 

_ 

j 

_ 

4 

Dicembre 

I»       . 

3.90 

'4.5° 

IO 

So.o 

37.38 

7'    I 

1 

— 

4 

I 

I 

2 

'3"       • 

7.°8 

11,00 

J, 

_o."° 

J_ 

93. '_ 

21.53    8- 

— 

— 

Z. 

S 

^ 

— 

—  «ss  — 


Osservazioni  meteorologiche  deiranno  1879. 


Tov^ìm  Vi 


PERIODO 

TEMPERATURA 
CENTIGRADA 

UMIDITÀ 
madia 

M 

NUMERO  DEI  GIORNI 
con 

STATO 

DSL  CIBLO 

ffiorni 

VENTI 

1 

1 

a 

3 

1 

a 

s 

5 

& 

a 

ì 

*£ 

0 
> 

• 
.S 

1 

0 

• 
C 
8. 

8 

fi 

m 
a 
•c 
co 

0 
0 

m 

1 

0 

1 

S 

e 

> 

1 

co 

•a 

M 

s 

'8 

0 

1 

9 

dolili. 

1  I*  Decade 
1 

5.95 
4,54 

7.98 

12.40 

9.00 

13.70 

4 
4 
3 

2.00 

1,10 

2.10 

8 

IO 

82.3 
74,2 

81.5 

3.22 

6.35 
16.76 

I 
5 

2 

— 

— 

4 

4 
4 
I 

I 
2 

0 

I 

I 

4 

4 
3 

4 

5 
3 
7 

N-O 

EN-E 
S-S 

i  I*  Decade 
1   i"  Decade 

•  ..J2*          » 

*  1*  Decade 

fc..]  2*          » 

'3*       » 

1 

8.01 

9»23 
6.95 

13.10 

13.90 
11,90 

9 
I 

2 

3.»o 
5.80 

',50 

IO 

88,5 
79.4 
77.1 

73.00 
26,19 
44.81 

5 
7 
8 

— 

I 

3 

4 
6 

— 

» 

7 

7 
I 

2 

6 

3 

I 

4 
0 

9 
6 

8 

N-O 

s-o 
s-o 

7.52 
10,65 

10,72 

16.00 

15.90 
16.50 

IO 

8 

I 

1,90 
3,60 
5.90 

8 

53.5 
<>9.3 
81.4 

15.74 
63,54 

3 
8 

— 

.. 

_ 

I 

2 

•— 

I 

2 
2 

9 

3 
I 

2 
5 

I 

5 
5 

N-O 

S-O 
ON-O 

10,86 
10,53 
11.33 

18.00 
18,90 
17.90 

I 

5 
6 

5.90 
4.80 
6,90 

3 
9 
9 

75,5 
73.5 
71,8 

42.32 
61,92 

53.38 

6 

7 
8 

— 

2 

2 
I 

— 

— 

— 

2 
4 
3 

I 

3 
I 

5 

7 
8 

5 

S 
S-O 

s-o 

^  I*  Decade 
fa..]  2*       » 

f  3*       » 

1 

10.73 

"2.55 
«6,23 

19.00 
19,00 
25,00 

7 
5 

IO 

5.20 

6,90 

10,00 

2 
8 
I 

74.7 
65.1 
70.4 

54,00 
43,68 

52,34 

7 
5 
7 

E 

3 

2 

I 
I 

— 

E 

E 

2 
2 

I 

3 

2 
4 

8 

5 
8 

N-E 

s 
s 

.   !•  Decade 
»  .  ]  2*         » 
'3*       » 

.I*  Decade 

•  ..{  2*          » 

'3*       » 

21,01 
21.09 
24,27 

27,60 
28.30 
35.20 

5 
6 

9 

12,90 
'4.70 
15.30 

3 
4 
I 

54,2 

SI.9 
45.0 

1.05 

I 

^"" 

.. 

— . 

— 

E 

—. 

2 
I 

5 

8 

9 

3 

2 

I 

2 

so 

NO 
N-O 

22.18 
20.65 

23.09 

33.70 
29.30 

3«.6o 

I 

IO 

II 

13,20 

'3,70 
14,80 

6 

2 

3 

49,5 
52.2 

40,4 

17,00 

2 

^^ 

^ 

E 

— 

^_ 

— 

5 

2 

I 

8 

7 
9 

2 

3 

2 

— 

0 

ON-O 
ON-O 

'  I*  Decade 
^3*        • 

27.71 

24,18 
25,82 

36,00 

3«,50 
33.30 

3 

3 

2 

18,80 
16,90 
18,00 

9 

9 
6 

52,9 
65.0 

61,7 

10,15 

2 

^^ 

^"^ 

^_ 

__ 

^^" 

2 

I 

9 

3 
10 

I 

7 

I 

^_ 

NO 

ON-O 
ON-O 

,  I*  Decade 
ifareN  2*        . 

'3*       • 

• 

23.73 
20,50 

18.09 

32,20 
26,30 
25,00 

5 

9 

I 

15.90 
14,00 
12,00 

IO 

I 
7 

63,6 

65.5 
71,0 

21,55 

16,75 

•34.95 

3 

2 

I 

^_ 

I 
I 

*^~ 

_ 

^mm 

I 

6 
6 
I 

2 
1 

5 

2 

3 
4 

E  N-E 
N-O 
N-O 

:  I*  Decade 

».  ?  2*          » 

r3'      • 

18,25 
13,40 
11,80 

24,00 
21,20 
17,20 

2 

3 
8 

11,80 
4.50 
5,30 

IO 

8 
4 

64,2 

73,7 
70,5 

».35 
37,10 

5',76 

I 
2 
2 

^^ 

^^"^ 

I 

t 
1 

_ 

2 
I 

I 

2 
1 

8 

7 
3 

4 

2 

3 
4 

E  N-E 

N-O 

E 

1  I*  Decade 
ihreì  2*        » 
'3*       » 

9,80 

5.33 
7,50 

16,00 
12,20 
14,30 

3 
I 

4 

4,00 

1.50 
0,60 

5 

7 

IO 

75.4 
71,3 
87,2 

2.44 
0,80 

84,95 

I 

2 

7 

I 

_ 

^__ 

4 

1 

4 

I 
I 

4 

I 
I 

6 

4 

I 

I 

2 
1 

3 

4 

0 

ON-O 

0 

be 

f  I*  Decade 

J2-          . 

f3-       • 

0,63 
1.12 
6,08 

13.50 

8.50 

11,60 

4 
9 
3 

7,30 
6,20 
1,80 

9 

I 

73.1 
7',3 
57.0 

7,00 

I 

2 

I 

~ 

I 

8 

IO 

6 

2 
I 

_3 

3 
5 

5 
5 
7 

I 

3 

1 

4 

2 

_2 

SO 

E  N-E 

S-E 

VI. 


—   as6  — 


Osservazioni  meteorologiche  dell'anno  1880. 


Ml^ 


PERIODO 


I*  Decade 
Gennaio .  ]  2^       » 

I  *  Decade 


Febbrajo  ]  2^ 

3* 


9 


I*  Decade 


Marao  •  • 


Aprile. 


SI*  Deci 
2*       » 


Maggio. .  )  2 


Giugno  • 


1*  Decade 
a 


TEMPERATURA 
CENTIGRADA 


S  ' 

'3 

2 

« 

« 

S 

Q 

s 

>a 


I*  Decade 
.a 


2' 

3' 


« 
« 


Luglio  . .  )  2 


i"  Decade 
a 


•  a 


Agosto . .  I  2 


I*  Decade 
a 


ScttembreN  2* 


I*  Decade 


Ottobre  .  )  2 


I*  Decade 
a 


Novembre)  2 
I 


I*  Decade 
a 


.a 


» 


Dicembre]  2 


1*  Decade 
a 


>a 


8,43 
0,78 

2,82 

7,61 

8.17 
7,70 

II, II 
8,22 
9,16 

10,25 
14.89 

15.64 

«3,93 
14,84 

'7.29 

r6,8o 
18,96 
20,15 

24,14 
27,20 
25,18 

20.70 
21,70 

22.33 

22,22 
19,02 
17.46 

18.53 
17.39 
14.44 

10,80 
12,32 
11,05 

7.71 

9.12 

9.53 


9.90 

6,60 
10,80 

13,60 
14,40 

14,00 

20,80 
20,30 

16,90 

I7.IO 
20,00 
22,30 

22,60 
2350 
28,00 

25,60 
29,50 
29,20 

32,30 
34.90 
35,10 

30,10 
28,90 
30,00 

28  40 
26,20 
23,20 

24.00 
19.00 
22,00 

17.00 
17,00 
15.30 

13*50 
13,10 
14,80 


6 

15 
II 

3 

9 
I 

8 

2 

9 

j 

9 
3 

7 
7 
7 

IO 

8 
10 

IO 

I 

2 

I 

IO 
21 


2 

5 

6 

IO 

3 
8 

IO 

I 

IO 

5 
8 


-1,20 

-5.50 
-6.70 

2,50 
1,50 
2,50 

3.50 
-2,50 

2.30 

5.00 
6,80 
9,00 

9.50 
7,30 
6,50 

9,50 
11,80 
14,00 

17,00 
19,40 
18,00 

"3.50 
H,5o 
14,80 

'5.70 
12,30 
11,50 

12,10 
9,50 
4.70 

2,70 
8,00 
6,70 

3.50 

5,90 
2,50 


ti 
o 


6 

5 

II 

6 
6 

7 

I 

4 

5 

9 
I 

I 

5 

IO 

I 

7 

2 

7 

I 

4 


4 

2 

II 

I 

8 

IO 

4 
li 

I 

4 
3 

3 

2 

3 


fc:.s 

2   6 

p 


80.1 
69.9 

94i4 

55.5 
79.4 
78.3 

66.9 
61,3 
70,9 

77.6 

74,5 
68,2 

82.7 
75.6 
63.0 

69,2 
66,5 
58,2 

47,4 
46.4 
55.» 

62.8 

61,9 
65,4 

65.4 
69-7 
.64,8 

67,4 
80,1 

72,8 

81.3 
80,4 
86,6 

76,6 
92,0 

81,7 


1,40 


7.46 
22,07 


',85 
34.60 

78,50 
12,80 

7,05 

93.18 

72.74 
2,00 

41,90 
3.92 
7,15 


68,47 

50,36 

1,25 
3>,>2 

1,35 

46,75 
68,46 


120.70 
26,30 

59.83 

0,36 

10,40 

8,63 


NUMERO  DEI  GIORNI 

con 


0 

« 

■ 

« 

^ 

k 

4 

e 

•  *• 

g 

4 

^ 

w 

M 

? 

•0 
e 

0. 

fi 

e 

•0 

e 

a 

•a: 

M 

V 

2 

J 

H 

•c 

PQ 

0 

& 

« 

> 

(A 

Z 

4 

2 


2 
5 

5 
4 
4 

6 

7 
I 

3 

2 

2 


I 
8 
1 

3 

5 


7 
3 
4 

I 

5' 
8 


—     1 


8 


5 

IO 

5 

5 

I 


2 
2 
2 


7  — 

2 


2 
2 
I 

3 
4 
2 

3 

2 

5 

6 
8 
6 


2 

5 


STATO 

DBL  CItLO 

fiorii 


o 
> 


2 
2 
2 

I 
I 

2 

3 
o 


3 
6 

2 

5 
4 

I 

3 
6 

5 
6 

-     >     9 

8 
6 

3 

5 

2 

2 


6 

4 

6 

I 

»i 

I 

6 

2 

4 

I 

2 

2 

9 

0 

7 

— 

4 

I 

I 

4 

— 

4 

"^ 

1 

_- 

2 

I 

3 

7 

I 

2 

3 

3 

5 

4 

4 

IO 

— 

IO 

— 

10 

•^— 

2 

5 

5 

3 

3 

5 

5 

3 

I 

5 

7 

2 

5 

3 

2 

2 

3 

3 

2 

i 

I 

6 

3 

I 

6 

2 

3 

— 

—    I 

2 
2 

3 

2 
4 


2 
6! 

5 

7 

3 
6 

2 

IO 

8 


—  257  — 


Osservazioni  meteorologiche  delfanno  1881. 


Tavola  Vii. 


PERIODO 

TEMPERATURA 
CENTIGRADA 

a  fi 

2    § 
<   3 

NUMERO  DEI  GIORNI 
con 

STATO 

DU.  CIELO 

giorni 

VENTI 
domi- 
nand 

1 

•0 

3 

M 
« 
•• 

s 

1 

e 

2 

3 
fi 

a 

IO 

7 
4 

4 

M 
U 

0 

0* 

> 

• 

e 
1 

2 

0 

0 

"S 

0 

0. 

a 

w 

H 

fi 

d 

•c 
m 

0 

lo 
u 

2: 

V 

e 

0 

e 
« 

> 

'e 

•3 

*5 

JO 

"o 

> 

?5 

! 

*>• 

^  1*  Decade 

3-       . 

5,42 

3ì42 
2,36 

13.20 
12.50 
10,50 

5 
9 
9 

-1.80 

-1.90 
-4,00 

78,5 
89,0 

90,9 

64,60 

65.55 
33,35 

7 
6 

5 

4 
3 

— 

— 

I 

3 
3 

5 

2 

8 
6 

5 

I 

2 

2 
I 

2 

I 
I 
0 

7 
8 

9 

N-E 

E 

E  N-E 

i  I*  Decade 
'3*        » 

5.94 
6,02 

7.67 

11.30 
14,00 

12,80 

I 

IO 

8 

0.50 

-1,50 
2,00 

8 

4 
4 

80,0 

73,1 
75.0 

3,97 
0,84 

2 
2 

— 

— 

^_ 

5 

2 

4 

3 
0 

4 

2 

2 

I 
2 

3 

3 

2 

4 

2 

3 

7 
4 

E 

E 

SS-E 

1  I*  Decade 

8.S9 

8,47 

1^49 

19,80 
>7,40 
16,60 

8 

I 
8 

-0,50 

-0,50 

2,30 

4 
7 
3 

74,7 
64,9 

75.3 

51.97 
36,00 

I 
6 

_- 

— 

.. 

2 
I 

2 
2 

3 
8 

8 

2 

4 

2 

2 

7 

2 

3 

2 

I 

5 

I 

8 

SS-O 

E  NE 

S 

I*  Decade 
'3*        • 

15.18 

13.85 
10,29 

20,30 
21,20 
17,30 

6 
8 
I 

9.70 
6,50 

4,50 

4 

4 

IO 

78.1 
69,1 

68,3 

50,27 

7.52 

33.91 

8 

3 
6 

^-. 

I 
I 

3 
I 

I 

2 
3 

2 
I 

I 

3 

2 

4 
7 
3 

6 

3 
5 

SS-O 

S-O 

0 

■   I*  Decade 
fi..  »  2*       * 

'3*       • 

'4.30 
X4.14 
18,47 

24,40 

24,50 
28,40 

9 

IO 

2 

7.70 

5,90 

11.70 

IO 

3 

8 

67,3 
59.4 
64,4 

50.32 
22,65 

4 
4 

^ 

■■  ■ 

2 

■^ 
j 

— ■ 

I 
I 

I 

3 
4 
3 

3 

5 

2 

2 
I 

5 

5 
4 
4 

E  N-E 

N-O 

E  N-E 

I*  Decade 
». .  ]  2*        » 
'3*        » 

«M2 

19,80 
24,99 

26,70 
27,30 
35.30 

5 

IO 

4 

6.50 

9,40 

15,60 

9 

1 

IO 

62,5 
67,6 
50,1 

49,00 

1.78 
0,22 

6 

3 
I 

— 

2 

2 
I 

I 

— 

2 
6 
6 

I 
2 

2 

5 
6 

I 
2 

4 

7 
3 

E  N-E 

0 
S  S-O 

.    I*  Decade 

l..?2*          » 

'3*        • 

25,28 
27.46 
25.47 

33,90 
37.00 
33.80 

5 
8 

I 

17.30 
17,20 
17,10 

2 
2 

9 

49.4 
46.4 
47,2 

1,50 

I 

— 

_ 

I 

.^ 

— 

2 

2 

8 

IO 

10 

2 
I 

^"" 

NO 

E 
E  N-E 

•   I*  Decade 

1». .  ^  2*        » 

'3*        • 

26,12 

23,21 
24,22 

33,50 
32.80 

36,60 

3 

2 

3 

18,30 
13,80 

15,30 

I 
6 

9 

49,80 
60.5 

49.2 

2,70 

3773 
12,70 

I 
2 
I 

.^ 

I 

2 
2 
I 

__ 

— 

7 
5 
5 

3 

1 

3 

IO 

6 
9 

3 

I 

^^" 

0 

S-O 
SS-O 

I*  Decade 

lUe^  2*        » 

18.45 
18.38 

15.55 

26,00 
25.30 
25.70 

8 

9 

I 

12,00 

12.30 

9,20 

2 
2 

7 

69,4 

64.9 
62,7 

37,57 
9,80 

28.47 

6 
2 

3 

— 

I 

I 

... 

— 

3 

7 

1 

2 
2 

3 
8 

2 

2 
4 

0 

N-O 
0 

!  1*  Decade 
/3«        . 

14.53 

10,80 

12,12 

19,90 
19.40 

17,70 

9 

5 

2 

9.30 
3.30 
6,00 

6 

IO 

II 

78,1 
71.8 
S8.0 

64,29 

17,11 

100,24 

6 
3 

IO 

— 

""" 

2 
I 

3 

^^^ 

3 
4 
7 

I 

I 

2 

3 
4 
2 

4. 

E  N-E 

E  N-E 

S 

;  I*  Decade 
bfc\  2* 
/3*        • 

10.91 

10.31 

8,82 

16.20 

15.70 
14,10 

5 
5 
3 

4.S0 
2,60 

2,30 

1 
10 

I 

77.2 
85,2 

0,40 
12,10 

I 
2 

: 

^_ 

— 

I 

5 

I 

I 

I 

3 

8 

I 

4 

8 

3 

I 
I 

2 

0 

N-E 
E 

1^  I*  Decade 
re]  2*        * 
'3*        • 

6,81 
8,01 

5,97 

12,20 
13.30 
i3.«o 

2 

IO 

9 

1,80 

2,60 

-1,40 

8 
8 
6 

76,3 
82.2 

63.3 

8.55 
20,21 

1S.52 

2 
6 

I 

— 

— 

I 

6 

I 

4 
_6 

4 
3 
4 

1 

5 
1 

51 

2 
I 

3 

N-O 
ES-E 

NN-E 

I-I 


—  258  — 
CAPITOLO  V. 

Coltivazioni. 

Volendo  brevemente  descrivere  lo  stato  dell*  agricoltura  nel  Comune 
Rapolano,  accennerò  in  primo  luogo  le  qualità  diverse  di  terreno  agrar 
che  costituiscono  questo  territorio,  quindi  le  rotazioni  che  sono  in  uso  s 
in  collina  che  pianura,  accennerò  alle  due  razze  affatto  diverse  di  vacci 
che  si  allevano,  e  finalmente  toccherò  succintamente  della  coltura  del 
diverse  piante  arbofee  e  dei  boschi  e  delle  altre  coltivazioni,  come  pa 
al  contratto  di  colonia  parziaria  che  è  in  uso  fra  di  noi. 

Tra  i  terreni  di  collina,  Punico  che  possa  dirsi  terreno  sciolto  e  sotti 
è  quello  denominato  tufo  e  dai  geologi  sabbie  gialle:  questo  che  ricop 
molto  spesso  la  parte  superiore  di  molti  piccoli  poggi,  si  presta  facilmen 
alla  coltivazione  delle  piante  legnose  e  dei  cereali,  richiede  frequenti  lei 
mazioni  di  concimi  grossolani,  e  rigogliosamente  dà  vita  alle  piante  art 
ree,  benché  con  un  periodo  di  vita  meno  lungo  che  nei  terreni  contenei 
r  argilla.  Il  vino  e  Tolio,  provenienti  da  piante  che  si  coltivano  in  ques 
terreno,  vanno  distinti  per  il  loro  gusto  squisito,  ed  il  vino  specialmei 
per  quel  pregio  particolare  che  gli  fa  acquistare  il  nome  di  vino  asciuft 

La  creta  primeggia  fra  i  terreni  di  collina  grossi  e  tenaci,  anzi  presen 
alcuni  caratteri  speciali  e  ricopre  una  larga  zona  di  terreno  solcato  • 
profondi  burroni  :  presenta  in  generale  un  colore  cenerognolo,  qualche  yóì 
giallastro  in  modo  da  simulare  uno  strato  di  tufo.  Questa  parte  di  territ 
rio,  che  forma  pure  un  buon  tratto  della  provincia  senese,  fu  un  temp 
produttivo;  ma  la  guerra  e  la  pestilenza  ne  cacciarono  e  distrussero  g 
abitanti  per  cui  le  acque  cadenti  su  quelle  colline  ed  abbandonate  a  loi 
stesse,  le  dilavarono  del  terreno  arabile,  e,  ponendo  allo  scoperto  il  sott( 
suolo  infecondo,  ne  sbandirono  la  produzione.  Questo  terreno  offre  singc 
lari  condizioni  di  tenacità  e  di  impermeabilità,  a  cagione  dell'allumina  et 
contiene  abbondantemente  allo  stato  di  silicato,  s'impasta  sotto  Fazione  del 
pioggia  e  difficilmente  permette  che  Tumidità  penetri  nel  sottosuolo;  pe 
lochè  avviene  che  l'umidità  stessa  non  potendosi  eliminare  che  per  eflfet 
dell'evaporazione,  lungamente  vi  stanzia  con  nocumento  delle  piante,  con 
ben  di  frequente  impedisce  che  a  tempo  opportuno  vi  si  possano  esegui 
i  lavori.  Inoltre  disseccandosi  per  i  calori  estivi,  fortemente  indurisce, 
presenta  allora  serie  difficoltà  per  essere  questa  terra   maneggiata  e  prep 


—  259  — 
xata  alla  sementa.  Per  A  carattere  poi  speciale  dèirargilla  di   diminuire  di 
Tolume    per    effetto   del  calore  nei  mesi  d'estate,  la  creta  si  apre  con  più 
o  meno  larghe  crepe,  per  cui  questo    terreno    non    è    adatto    alla    coltura 
delle  piante  arboree,  ma  piuttosto  a  quella  del  frumento. 

11  grano  è  il  prodotto  più  importante  della  creta,  ed  è  pregevole  perchè 
j&ondo  di  altri  semi.  Questa  proprietà  però  è  subordinata  alle  seguenti  con- 
dizioni, cioè:  che  il  suolo  sia  arabile,  profondo,  e  ben  modificato  dagli 
agenti  atmosferici;  giacché  la  ragione  prima,  non  della  sterilità,  ma  della 
produzione  della  creta,  sta  nella  mancanza  o  nella  spessezza  del 
molo. 

Tra  i  prodotti   che    offrono    queste    crefe,   non    debbono    passarsi   sotto 

[lileDzio  i  caci  fatti  col  latte  delle  pecore  che  pascolano   queste   qualità  di 

^toreni  argillosi,  nei  quali  vegetando  molte  piante  aromatiche,  ed  in  ispecial 

[aodo  Tass^nzio  {artemisia  absiniium)^  per  esse   i    formaggi    acquistano    un 

ed  un  aroma  particolare  che  li  fa  molto  ricercare  ed  apprezzare  dai 

imatorì. 

Anche  l'alberese  ed  il  galestro  costituiscono  molti  dei  nostri  rilievi  mon- 

i,  e  con  il  loro  disfacimento    danno   luogo,  il  primo  ad  un  terreno  di 

ra  piuttosto  argillóso,  il  secondo  a  quelli  che  si  denominano  col  titolo 

terreni  mezzani.  % 

Quanto    alla    pianura,  predominando,  come    è    stato    notato,    nelle    col- 

e  nei  poggi  l'elemento  argilloso,  viene    manifesto    che    questi    terreni. 

Iti  da  più  o  meno  recenti  alluvioni,  e  composti  perciò  delle  particelle 

rose  trasportate  dalle  acque,  debbano   risentire    dell'elemento    principale 

[tìlé  terre  da  cui  queste  si  distaccarono. 

Enumerate  così  brevemente  le  principali  qualità  di  terreno,  verremo  ora 

dire  dell'ordine  e  degli  intervalli  con  cui  si  succedono  le  varie    colture. 

n  maggese  completo  è  in  pratica  nelle  terre  compatte  e  nelle  crete  sovra- 

|lÉto,  dove  diviene  una  necessità;  giacché  r^uesto    terreno    ha    bisogno    di 

lungamente    modificato    dagli  agenti  atmosferici  per  divenire  adatto 

jalla  coltura.    Nelle    terre  meno  argillose  al  maggese  nudo  si  sostituisce  la 

delle  baccelline,  le  quali  mentre  in  questo  terreno    vi.  prosperano, 

Itacono  ancora  a  fertilizzarlo  per  la  coltura  del  grano. 

Kdle    colline   poi  di  tufo  e  nei  piani  si  rimirano  i  campi  ora  lussureg- 

[futi  di  frumento,  ora  ricoperti  di  altre  variate    colture.  Si    preferisce    in 

I faggio   far    seguire    al    grano    le    fave  e  talvolta  alcune  graminacee  come 

roRo  o  fecandella. 

In  pianura  poi  gli  erbai  autunnali  e  invernali,  e  di  primavera  i  fagiuoli. 


—  26o  — 

i  siciliani  e  alcuna  volta  le  cucurbitacee,  occupano  il  terreno  che  fu  Fan: 
innanzi  destinato  alla  sementa  del  grano. 

Per  eseguire  i  lavori  rurali  ed  a  corredo  dell*  azienda  rurale,  abbiac 
due  razze  di  vaccine  differenti  ed  affatto  distinte  fra  di  loro,  vale  a  di 
la  razza  chianina  e  la  maremmana  ;  delle  quali  Tuna  si  adopra  preferìb 
mente  per  la  pianura  e  per  l'ingrasso,  e  l'altra  per  le  terre  più  dure  e  ss 
sose  perchè  produce  animali  più  forti  e  robusti. 

L'allevamento  delle  pecore  pure  costituisce  un  ramo  di  industria  agrico 
assai  importante,  e  per  mezzo  di  questi  animali,  che  si  nutrono  all'aperti 
e  solo  si  ricoverano  di  notte  alla  stalla,  si  utilizzano  le  erbe  naturali  e  spi 
cialmente  quelle  delle  sodaglie  che  più  frequentemente  s'incontrano  Del 
crete  lasciate  a  prati  naturali. 

Abbiamo  pure  due  razze  differenti  di  suini,  detta  una  gentile^  l'altra  neri 
per  i  quali  animali  destinati  all'ingrasso  si  ricava  un  notevole  profitto  dal 
nostre  quercete  e  leccete. 

Una  poi  delle  principali  risorse  di  questo  Comune  è  la  vite  e  l'ulivo  ci 
formano  l'ornamento  dei  ^nostri  campi  ed  allietano  le  apriche  pendici  • 
quelle  colline  il  cui  terreno  agrario  è  costituito  dal  tufo,  dall'alberese 
galestro.  Le  viti  si  coltivano  basse  e  a  filari  in  collina,  alte  ed  a  testu< 
chio  in  pianura  ;  però  non  si  prodigano  ad  ei^e  cure  particolari,  in  speci 
modo  per  la  qualità  dei  concimi,  che  come  ognun  sa  tanto  influisce  sul 
qualità  dei  vini.  Vi  sono  però  delle  eccezioni,  e  non  è  infrequente  il  ca; 
di  vedere  delle  colline  coltivate  a  cosi  detta  vigna  francese^  e  dalle  qu: 
si  ricava  un  buon  prodotto  di  vini,  sia  per  la  quantità  che  per  la  quali 
dei  medesimi. 

L'ulivo  è  coltivato  sulle  colline  d'alberese  e  galestro,  e  ancora,  ma  ce 
minore  successo,  nel  tufo.  Gli  olii  che  se  ne  ricavano  formano  uno  d 
principali  redditi  del  paese,  e  sono  giustamente  apprezzati  e  ricercati.  Alcu: 
di  questi  hanno  ancora  ottenuto  dei  diplomi  d'onore  in  varie  Esposizion 
come  accadde  al  compianto  sig.  Giustiniano  Gabbrielli  distinto  proprietari 
delle  Serre,  testé  defunto,  che  riportò  coi  suoi  prodotti  la  medagUa  d'ai 
gento  all'Esposizione  intemazionale  di  Parigi  del  1878  ed  altre  onorìficenj 
alle  Mostre  di  Melbourne,  Roma  e  Milano. 

Anche  la  coltura  del  gelso  e  l'allevamento  dei  filugelli  costituisce  in  ques 
luoghi  una  discreta  risorsa.  A  questo  scopo,  mentre  i  proprietari  dei  gel 
somministrano  la  foglia,  il  seme  vien  pagato  per  metà  dai  soci  che  si  ine 
ricano  dell'allevamento  dei  bachi  da  seta,  e  per  metà  vien  diviso  il  guadagni 

In  quanto  alle  norme  che  regolano  il  contratto  di  mezzeria  ed  al  sisten 


201    

<&  coHan,  dirò  che  i  poderi  o  colonie  sono  dal  padrone  del  fondo  córre* 
-dati  di  proporzionato  numero  di  semi  ed  animali,  ed  affidati  per  la  colti- 
ovazione  ad  una  famiglia  di  lavoratori  o  coloni,  i  quali  dividono  per  metà 
col  padrone  tutte  le  raccolte. 

Le  disposizioni  emanate  da  Pietro  Leopoldo  allo  scopo   di    promuovere 
ragricoltora  e  l'industria  rurale,  sono  quelle  che  tuttora  regolano  il  contratto 
i<&  colonia  parziaria.  Lasciato  libero  campo   alle    parti    contraenti,  cioè    a) 
judrone  del  fondo  ed  al  colono,  di  convenire,  però    in  autentica  e  valida 
forma,  quei  patti  e  condizioni  che  reputassero  più  opportune  e  convenienti 
^  comune  interesse,  si  stabili  che,  in   mancanza   di  patti  speciali,  la  niez- 
Jena  fosse  annuale,  con  disdetta  a  tutto  novembre,  cioè   dopo   eseguita  la 
^sbmenta  del  grano,  e  che  l'uscita  dal  podere  del  vecchio   lavoratore  avve- 
insse  entro  il  mese  di  febbrajo  ;  infine  si  prescrissero  le  norme  con  cui  do- 
vevano regolarsi  i  rapporti  reciproci  fra  il  vecchio  ed  il  nuovo  lavoratore» 
aa  per  la  sementa,  sia  per  quando  il  primo  si  porterebbe  ad   eseguire   la 
xurcolta  dei  cereali  già  seminati  nel  passato  autunno  nel  podere. 

Chiuderemo  questa,  ormai  lunga,  descrizione,  dicendo  che  le  imposizioni 
-de  gravitano  sulle  proprietà,  tanto  enormi,  sono  forse  la  cagione  per  cui 
i  proprietari  diffìcilmente  si  inducono  a  promuovere  i  lavori  agrari  per  il 
L<oiitinuo  e  progressivo  sviluppo  dei  loro  beni. 

CAPITOLO  VI. 

Animali  nocevoli. 

Non  essendovi  nel  comune  di  Rapolano  Fuso  della  coabitazione  cogli 
«oimali,  ne  viene  per  conseguenza  che  animali  nocevoli  o  pericolosi  per 
figiene  non  abbiamo  da  constatarne  :  lo  stesso  dicasi  per  ciò  che  riguarda 
Tagricoltura.  Animali  poi  che  si  rendano  pericolosi  col  loro  morso  a  cagione 
•é  un  virus  venefico,  non  ve  ne  sono,  se  si  eccettua  qualche  rarissima 
v^>era  o  qualche  scorpione  nelle  vecchie  muraglie.  È  largamente  difiuso 
jKrò,  specialmente  nella  popolazione  agricola  (che  riguardo  a  pulizia  lascia 
4ache  essa  molto  a  desiderare),  fra  gli  altri  insetti  un  emittero,  voglio  dire 
h  cosi  detta  cimice  o  Acanthia  Uctularia^  che  mentre  dà  luogo  colla  sua 
jxmtva  ad  un  rilievo  papuloso  o  tubercoloso  rosso,  e  le  cui  conseguenze 
nulla  hanno  che  meriti  la  nostra  particolare  attenzione,  si  rende  nauseante 
però  col  suo  ributtante  odore  e  talvolta  ancora  è  cagione  delle  più  gravi 
€onsq;ttefize.  Non  è  poi  tanto  raro  il  caso  che  uno  di  questi  animali  pene- 


262    

tnmdo  neirorecchio  medio  vi  abbia  deposte  le  sue  uova  e  sia  stato  causi 
che  il  disgraziato  a  cui  sia  toccato  ciò,  abbia  dovuto  morire  in  mezzo  agì 
spasimi  più  atroci.  È  per  questo  che  non  cesserò  mai  abbastanza  di  lac 
comandare  a  coloro  che  ne  hanno  infetta  Tabitazione,  di  usare  tutte  le 
immaginabili  precauzioni  atte  a  distruggere  questo  ospite  malaugurato  e 
jiericoloso,  o  almeno  durante  la  notte  introdursi  nelle  orecchie  del  cotone 
per  impedirne  Tingresso.  ^ 

CAPITOLO  VII. 

Malattie. 

Prima  di  entrare  a  parlare  singolarmente  di  ciascuna  classe  di  malattie» 
accennare  se  qualcuna  abbia  presentato  qualche  cosa  di  interessante,  e  dietro 
quali  rimedi  curativi  abbia  sortito  buon  effetto,  credo  utile  riportare  prima 
di  tutto  i  prospetti  delle  malattie  verificatesi  durante  il  quinquennio  1877- 
1881  nelle  due  condotte  medico-chirurgiche  del  comune  di  Rapolano,  ónde 
trame  poi  quelle  deduzioni  che  più  saranno  al  caso. 


Malattie  verificatesi  nel  comune  di  Rapolano  nei  quattro  Irimestri 
dell'anno  1877. 


MALATTIE 


i  ì  ì 


Febbre  periodìta. 
Febbre  pemidOE* 
Febbre  tifoidea., 
febbre  lii 
Febbre  sì  nuca  gastii 
Eolmoaile, 

Anilina  caurrale  . . . 

Difterile 

Fmlisi  difterica  . . , 
MUiare 

Tabercolosi  miliare  acuta 

laduinieDlo  cellalare  dei 
neonati 

^lide '. 

Ipeilrofia  di  CDore  per 
iamfEcieoza  della  mi- 
trale  

Morbillo 


t.  60 
8.45 
0-13 


Malattie  verificateli  nell'anno  1878. 


MALATTIE 

I 

TRIMESTKE 

II 
TKttlESTKB 

III 

TWMESTRE 

IV 

TRIUESTES 

TOTAU 

lì 

Ì 

-= 

II 

"i 

1 

la 

1^ 

1 

■i 

S 

IJII 

1 

j 

S 

Febbre  periodica, 

Febbre  perniciosa 

Febbre  tifoidea 

Febbre  wnoca  tennutica. 

|6 

"+ 
9 

.  S 

>4 
9 

5 

» 

s 

>.58 

o 

3 

33 

35 

38 

_ 

33 

35 

7 

7 
38 

- 

3-2 

a 

55 
6 
S 

30 

i 

'5 

4 

5 

50 

Si 

6 

7 

5 

»S 

4 

I 

= 

5 

3« 

3-9 

I 

0 
12 

3' 

6 

5 
6 

s 

3 
16 

3fl 

3 
S 

30 

16 
? 

a 
S 

1,6 

_° 

133 

7S 
3d 

43 
^o 
a 
"S 
38 

3S 

38 

; 

Angina  caUnale 

Paralisi  difterica  ...... 

Islerismo 

Enleroperitonite 

Catarro  gaitra-ìntcstiDole 

' 

Ernia  sliozzala 

Avvelenanicn.''per  funehi 

Cancro  cteDa  ttomaco. . 

Medi.  p»c«lui]>  dti  mabli 

Idem  dei   morti    lull"  ini  ieri 

„„„ 

—    205    — 


1  X, 


tlattie  verificatesi  nell'anno  1879  nella  Condotta  medico-chirurgica 

di  Rapolano. 


>Ialattie 
xid«miclie 


Malattie 
■pidemicbe 


Klalattie 
sporadiche 


Semplici 
Febbri  da  malaria 

Perniciose. 

Febbre  tifoidea 

Pertosse. 

Parotidi 

Difterite 

Polmonite 

Bronchite 

*  •  • . 

Febbre  sin«ca-reumatica. , 
»  »  gastrica. 

Angina  catarrale 

Catarro  gastro-intestinale  . 


Num. 
dei  cali 


224 

58 


124 


150 


IO 


Guariti 


224 


53 


114 


150 


41 
20 

3S 

40 

15 
34 


36 
19 

35 
40 

15 
30 


Morti 


IO 


S 
I 

o 

o 

o 

4 


—  266  — 

Tavola  XJ 

Malattie  verificatesi  nell'anno  1879  nella  Condotta  medico-chirurgica 

delle   Serre. 


Malattie 
endemiche 


Malattie 
epidemiche 


Malattie 
sporadiche 


Semplici 
Febbri  da  malaria 

Perniciose 

Febbre  tifoidea 

Pertosse 

Scarlattina 

-  Nefrite  cruposa  da  scarlattina ........... 

Nefrite  parenchimatosa  idem , 

Morbillo 

Parotidi , 

Polmonite 

Bronchite , 

Angina  catarrale , 

Miliare ....••..•, 

Catarro  gastro- intestinale , 

Sclerosi  della  spina. , 

Erisipela. ., 

Meningite , 

Ipertrofìa  di  cuore*  per   insufficienza   della 
mitrale , 

Congestione  cerebrale • , 

Carcinoma  dello  stomaco 

Cangrena  del  piede 


Num. 
dei  casi 


330 


12 


13 


60 

54 

'   IO 

6 

2 
36 


23 


4 
6 

2 

2 

I 

3 

I 

2 
2 
I 


Guariti 


330 


IO 


8 


60 
54 

IO 

o 
I 

36 


22 

5 

4 
6 

I 

o 

o 

o 

o 

2 

o 
o 


Morti 


O 
O 
O 
6 
I 

o 


I 
I 
o 

O 
I 

2 
I 

3 

I 
o 

2 
I 


verificafesi  nef  cornane  dì  Rapolano  nei  quattro  trimestri 
dell'anno  1880. 


MALATTIE 

I 
TRIMESTRE 

II 
TRIMESTRE 

m 

rv 

l^^Jif 

3 

K 

i 

S" 
'5 

'ì 

8 

S 

'1 

SO 

•s 

IO 

e 
s 

1.87 

■5 
2 

i 

13 

5 

5 

4 

229 

'7 
13 

5 

2 

J3 

5 

.80 

S 

3 
4 

5 

|3 

71 
16 

'S 
'5 

38 
9 

62 
3 

i 

71 
14 

S 

>s 

'5 

34 
9 

4 

3 

4 

-^4 

4 

4 

6 

J_ 

377 
3' 

87 

43 

2S 

so 
66 
'S 

3 

3 
JS 

135 

0 

S 
0 
4 

7 

fi    : 

5 

"3  ! 

1 
2 
a 

F(bbre  periodica 

Febbre  perniciosa 

Ftbbre  tifoidea 

Febbre  sinoca  reumatica. 
Febbre  siDoc.  g^'f '^^  ■ 

«7 
3 

i6 

4 

3 
Ù 

±1 
•3 

le 

19 

3 

6 

.18 

Angina  catarrale 

MilUre 

Antrace             ...        . 

Catarro  gastro-enlcrico, , 
Meningite  .... 

Feriliflite 

Apoplessia  cerebrale... 
Gastro-enleritE   acuta. . . 
Citcinonui  dello  stomaco 

«*■  d«  morti  .«  ™  .m- 

Klm  dei    merli   n11  bijcra 

1 

1 

l 

—  a68  — 

TMutU  xn 
Malattìe  verificatesi  nel  comune  di  Rapolano  l'anno  1880  e  diviM 
secondo  il  sesso  e  perìodi  di  vita  degli  ammalati. 


MALATTIE 

UOMINI 

DONNE 

GUADITI 

Morti 

Guarite 

MOKT£ 

1 

i 

J 

■6 

3 

^ 

1 

% 
M, 

1 

1 

99 
S 

7 
4 

" 
>4 

*4 

3 

4 

3 
S 

S 

7 

1 

6 

1 

> 

49 
6 
4 
S 
8 
4 

"3 

4 

4 
7S 

2 
4 

i?5 
«3 
14 

7 
3 

3 
5 

3 

4 

3 

3 

I 

3 

3 

5 

4 
3 
4 

5? 

• 

Meningite 

- 

PerililliM 

ApopleMÌa  cerebrale 

Cvcinoma  dello  stomaco 

- 

verificilesl  nel  comune  di  Rapolano  nei  quattro  trimestri 
dell'anno  1881. 


TRIMESTRK 


Febbre  periodic 
ìMn  siDoc:i  I 
ttbbrt  lifoidca 
hiaoiàte. . ... 

Kktòi 
lokui 

[jmiìil!!!!!!!!!!!!. 

cerebrale  . . . 

Vineéna. 

^atrofia  di  cuore 

Mnite 

Febbre  periodica  perni- 

^lKlnrile, 

Ciluio  eastro-intestiiiale 

unno-peritonite 

Tilt  del  polmone 

Ftbbre  gucrìca 

Circinom»  del  retto  . . . 

Ciano  bronchiale 

Morbo  maculoso  del  Ver- 
loff 

Uà  ^occnlule  dei  nudati 
MTimkn  ptipuluioafl. . . . 


6.52 
3.64 

O,  23 


8.99 
5.87 


3.3S 
9.79 
0.33 


.—    270    — 

Malattie  verificatesi  nel  comune  di  Rapolano  nell'anno  1881,  e  divisi 
seconda  il  sesso  e  periodo  di  vita  degli  ammalati. 


MALATTIE 

UOMINI 

DONNE 

Guariti 

MOKTI 

Guarite 

Morte 

1 
J_ 

H 

? 

3 
61 

3 
39 

I 
<S 

3 

1 

33 
4 
31 

36 
17 
23 

3 

27 

4 

1 

> 

7 

7 
4 

4 

2 

5 

i 

4 
I 

1 

l 
S 

1 

9 

3 
37 

9 

5 
S 

1 

■e 

7" 

23 

18 

5 

S 

3 

1 
> 

5 
S 

9 

9 

6 

9 

4 

Febbre  sinoo-teumatica 

Paialisi 

Apoplessia  cerebrale 

Albuminuria 

Ipertrofia  di  cuore 

- 

- 

Antrace 

Catarro  gastro-intestinale 

Tisi  del  polmone 

Carcinoma  del  retto 

Catarro  bronchiale 

Morbo   maculoso  del  Verloff. . . . 

Peticaidile 

- 

—   271   — 

Non  tutti  gli  anni  abbiamo  in  questo    territorio  uno  sviluppo  cosi  con- 
siderevole, come  si  è  dovuto  verificare  nell'estate  dell'anno  1879,  di  febbri 
da  malaria,  che  anzi  vi  sono  degli  anni  in  cui  o  non  si  sono  avute  nien- 
l'affatto,  come  mi  viene  riferito,  o  in  molto  minori  proporzioni.  Cosa  que- 
sta ch^  ben  a  ragione  ci  fa  supporre  dover  tenere  lo  sviluppo  delle  mede- 
sime, fra  le  altre  ragioni,  in  prima  linea  alle  condizioni  meteorologiche  ed 
a  quelle  idrauliche  del  terreno.  Da  molto  tempo  però  si  osservano  le  feb- 
bri in  questi  paesi,  giacché  il  Santi,  professore  di  scienze  naturali  nelU  Uni- 
versità di  Pisa,  scriveva  nel  1801,  parlando  dei  suoi  viaggi  per  la  Toscana, 
che  passando  attraverso  il  territorio  compreso  fra  FOmbrone  fino  alla  Val 
di  Chiana,  ritenne  il  proprio  coraggio  posto  in  non  piccolo  cimento.  Altro 
non  sentivamo,  cosi  si  esprime,  che  lugubre  suon  di  campane  or  per  via- 
tico or  per  mortorio. 

Queste  febbri  però,  dirò  subito  che  se  sono  frequentissime  nella  campa- 
gna, riescono  un  caso  eccezionale  nei  centri  principali  abitati,  vale  a  dire 
Rapolano  e  le  Serre. 

In  quanto  alle  cagioni  produttrici  della  malaria,  credo  sieno  molte  e  com- 
plesse. In  primo  luogo  dobbiamo    ricercarle  nelle  condizioni    idrauliche  dì 
^uei  piani  che  sono  attraversati  dai  fiumi  o  torrenti  più  sopra  nominati;  e 
per  citare    uno    di  questi    piani,  ma    che  certamente    però  è  il   peggiore, 
quello  del  Sentino,  dirò,  cosa  già  di  sopra  accennata,  come  riempiendosi 
'e  fosse  del  medesimo  durante  le  pioggie  primaverili  o  per  l'acqua  di  sor- 
bente che  vi  pullula,  non  giungono  però  mai  a  scaricarsi  del  tutto  nel  tor- 
rente a  cagione  del  suo  letto  che,  se  non  al  medesimo  livello,  certamente 
^nto    poco  inferiore    che   il  decorso    delle  acque    verso  il  medesimo  vi  è 
appena  appena  accennato.  Ad  aumentare    questo  ristagno    di  acque    nelle 
^osse,  vi  concorre  molto  la  cattiva  costruzione  delle  medesime,  essendovene 
foltissime  che  chiuse  da  ambo  le  parti  da  colmate,  ricevono  l'acqua  che 
proviene  dai  campi,  e  non    posseggono  un'uscita    per  scaricarsi  o  nel  tor- 
rente 0  in  qualche  altra  fossa  che  v'immetta.    Accade    da  ciò    che   questi 
^^3iiali  durante  i  mesi    dell'estate   si  cambiano    in  tante    piccole  paludi   di 
^cqua  stagnante,  verificandosi  così  per  lo  sviluppo  delle  febbri  quelle  me- 
desime cagioni  che  le  producono  nella  nostra  Maremma.  Se  durante  l'estate 
avvengono  delle  pioggie  che  riempiendo    queste  fosse,  permettano   loro  di 
Caricarsi  nel  fiume  e  rinnovare  le  loro  acque,  ne  consegue    allora  che  il 
s^olo  essendo  sempre  ricoperto  di  uno  strato  più  o  meno  spesso  d'acqua, 
^  per  di  più  non  limacciosa,  non  sviluppasi  dal  medesimo  in  grande  quan- 
^^  il  miasma    palustre.  Se    al  contrario,  come  avvenne    nell'anno    1879, 


—  272  — 
dopo  le  pióggie  torrenziali  di  primavera  succede  una  prolungata  siccità^  le 
acque  già  stagnanti,  limacciose  ed  esalanti  un  fetido  odore,  a  poco  a  poco- 
vengono  assorbite  dal  suolo  sottostante,  e  lasciando  un  pantano  semiasdutto- 
e  screpolato,  permettono  l'esalazione    del  miasma    palustre,  il  quale    o  si 
chiami  palmella  come  vuole  il  Salisbury,  o  alga  miasmatica  del  Balestra,  o 
monilia  penicillata  del  Lanzi,  o  per  non  chiamarlo  con  altri  nomi,  si  chiami 
esso,  come    recentemente   si  vuole  bacillus  malaria^  è  certo  che  esiste,  e 
ritengo  certo  del  pari    che  si  sviluppi    più  che  altro  nelle   suddette  condi- 
zioni di  terreno  ed  atmosfera. 

£  che  veramente  una  delle  più  forti  cagioni  produttrici  di  malaria  sia  la. 
pianura  del  Santino,  lo  dimostra  ancora  il  numero  straordinario  di  febbri 
nella  Frazione  Serre  (vedansi  le  tavole  delle  malattie  riferentisi  al  1879  ^ 
che  a  bella  posta  ho  diviso  a  seconda  delle  due  Condotte)  :  Frazione  questa, 
delle  Serre  che  conta  nel  suo  seno  un  numero  molto  minore  di  abitanti». 
Infatti  nella  Condotta  medica  di  Rapolano  abbiamo  nel  censimento  del  1881 
N.  2488  abitanti  e  nell'altra  delle  Serre  N.  1714:  i  casi  poi  di  febbre 
furono  224  nella  prima  e  330  nella  seconda.  Orbene  se  con  questo  numero^ 
tanto  minore  di  abitanti,  la  Condotta  medica  delle  Serre  ha  sorpassato  net 
numero  delle  febbri  l'altra  di  Rapolano,  logica  vuole  che  si  debba  ammet- 
tere nella  prima  una  cagione  più  prossima  ed  immediata  produttrice  di  ma» 
laria.  Questa  cagione,  lo  ripeto,  è  il  cattivo  stato  idraulico  del  Sentino  che 
è  posto  quasi  nel  bel  mezzo  della  Frazione  Serre:  ed  a  comprovare  sempre 
più  il  mio  asserto,  dirò  che  le  case  coloniche  poste  su  questa  foce,  come 
quelle  denominate  il  Sodo,  le  Pievi,  la  Selva,  Ficaiole,  ecc.,  ecc.,  sono  quelle 
che  danno  sempre  un  maggior  contingente  di  ammalati.  £  quello  che  dico 
di  questa  pianura  valga  altrettanto,  sebbene  in  minore  proporzione,  del  piano 
della  Sestina  e  della  Fuenna,  come  pure  di  quei  piccoli  laghetti  artificiali 
che  sono  in  prossimità  delle  case  coloniche,  e  che  servono  per  l'abbevera- 
mento  del  bestiame ,  ì  quali  pure  quando  rimangono  asciutti  durante  una 
prolungata  siccità,  agiscono  egualmente  da  cagioni  febbrigene.  Né  mi  si  dica 
che  queste  medesime  condizioni  idrauliche  dovrebbero  esser  comuni  a  ttitto 
l'esteso  territorio  in  cui  hanno  dominato  o  dominano  le  febbri  intermittenti, 
inclusive  lo  stesso  monte  Amiata,  che  ordinariamente  offre  un  delizioso  sog- 
giorno durante  l'estate,  e  che  ciò  non  ostante  l'anno  1879  è  ^^^^  infettato 
dalle  febbri  periodiche.  Io  non  so,  rispondo,  se  questi  paesi  saranno  nelle 
nostre  identiche  condizioni:  so  però  che  non  una  sola  è  la  sorgente  del 
miasma,  e  che  certamente  altre  ne  esisteranno  oltre  la  predetta,  forse  non 
abbastanza  studiate  o  conosciute.  Il  monte  Amiata  poi  è  troppo  vicino  alla 


—    273  — 
Maremma  per  non  risentire  i  tristi  effetti  del  n^iasma,  durante  gli  anni  in 
cui  sviluppasi  in  maggior  copia  in  quella  regione.    D'altra  parte  anche  in 
4|Besto  Comune  non  credo  che  la  cagione  detta  di  sopra  sia   Tunica   sor- 
gente di  infezione  malarica.  Vi  contribuisce  moltissimo  anche  il  cattivo  stato 
in  cui  è  tenuto  il  terreno  circostante  alle   case   coloniche.    Air  intorno    di 
queste  case  havvi  il  costume  di  gettare,    sia  nei  cortili   che   ^Itrove,   uno 
«tiato  di  avanzi  vegetali  a  infracidire,   onde  ricavarne  con  piccola  spesa  e 
fiere  fatica  un  buon  letame  per  la  sementa.  Non  è  a  dirsi  quale  sviluppo 
(fi  fetore  abbiasi  nei  mesi  dell'estate  da  questi  focolai  d'infezione. 

Altro  coefliciente  alla  produzione  del  miasma  febbrile,  ritengo  essere  quei 
borri  o  pozzanghere,  dove  i  coloni  hanno  per  costume  di  tenere  in  mace- 
adone  la  canape  e  che  tramandano  un  nauseante  e  ributtantissimo  odore. 
Come  cagione  predisponente  di  queste  febbri    periodiche,    credo   agisca 
iidto  lo  stravizio,  specialmente  dietetico  ed  un  conseguente  catarro  gastro- 
intestinale. £  a  provare  la  verità  di  quanto  affermo,    citerò   il   fatto  che  i 
contadini  nostri,  facendo  l'operazione  della  trebbiatura  a  mezzo  di  macchine 
trebbiatrici,  coloro  che  durante  quei  giorni  di  lavoro   si    sono    esposti   ad 
«gni  specie  di  strapazzo,  come  straordinario  e  non  interrotto  lavoro,  inso- 
lazione continua,  pulviscolo  che  li  ricopre  da  capo  ai  piedi,  ecc.,  ecc.,  sono 
af^nto  quelli  che  di  preferenza  hanno  contratto  la  febbre.  Né  a  ciò  s'ar- 
resta lo  stravizio  di  questi  operai  durante   la  trebbiatura.   Onde  rifocillarsi 
ddle  durate  etiche,  mangiano  cibi   più  appetitosi  e  in  maggior  copia  del- 
l'ordinario,  bevono  vino  ed  acqua  fredda  a  corpo  sudante,  si  espongono  a 
correnti  d'aria  per  modificare  l'arsura  da  cui  son  travagliati,  insomma  agi- 
wono  in  loro  durante  quei  giorni  tutte  quelle  cagioni  che  si  reputano  le  più 
falevoli  a  produrre  il  catarro  gastrointestinale.  D'altronde  come  spiegare  il 
fittto  che  dopo  manifestatasi  in  un  individuo  la  febbre  con  tutte  le  sue  mo- 
dalità, nn  purgante  talvolta  e  del  semplice  bismuto  hanno  bastato  senz'altro 
a  troncare  la  febbre,  senza  che  il  chinino,  ripetutamente  somministrato  per 
l'avanti,  avesse  spiegato  valevole  effetto  ?  Come  spiegare  l'altro  fatto  che  una 
fiuaiglia  colonica  essendo  rimasta  per  l'avanti  immune  dalla  febbre,  dopo  i 
gioroi  di  trebbiatura,  costantemente,  salvo  poche  o  punte  eccezioni,   molti 
componenti  di  essa  vi  sono  andati  incontro?    Sarà    una  cagione  complessa 
qneUa  che  agirà  da  predisponente,  saranno  le  fatiche  unite  al  catarro  gastro- 
àtcstinale,  ma  ciò  non  toglie  che  quest'ultimo  figuri  per  una  buona  parte 
aeDo  sviluppo  delle  febbri. 

n  tipo  che  maggiormente  ha  dominato  è  stato  il  terzanario,    in  secondo 
taogo  il  quotidiano  e  per  ultimo  il  quartanario,  per  cui  molti  debbono  lan- 

i8 


—   274  — 
guire  durante  tutto  l'inverno  susseguente  all'estate  in  cui  hanno  contratto  la 
febbre.  Indistintamente  però  tutte  le  febbri  con  qualunque  tipo,  mentre  con 
una  grande  facilità  vengono  troncate,  con  altrettanta   facilità  ne  accade  la 
recidiva.  Riguardo  all'età  non  vi  è  nessuna  predilezione,  avendosi  avuta  la 
febbre  in  individui  dai  nove  mesi  fino  alla  vecchiezza.    Se    pure  una  certa 
immunità  vi  è  stata,  l'ha  avuta  la  vecchiezza,  messa  in  confronto  cogli  altri, 
periodi  di  vita:  certamente,  io  credo,  perchè  i  vecchi   meno  si  espongon<^ 
che  i  giovani  alle  fatiche  ed  a  tutte  quelle  cagioni  che  ho   detto  agire  d^^ 
predisponenti. 

Ancora  i  bambini  non  si  espongono  a  queste  cagioni,  eppure  hanno  con^ 
tratta  la  febbre,  mi  si  obbietterà  forse  da  alcuno.  Si  pensi  però  come  facO — 
mente  i  lattanti  vanno  nell'  estate  incontro  al  catarro  gastro -intestinale,  ^ 
come  molto  minore  sia  in  essi  la  resistenza  organica.  Gli  uomini  hanncs 
contratto  la  febbre  di  preferenza  che  le  donne:  sempre  io  credo  per  le  hl— 
gioni  dette  di  sopra. 

Veramente  straordinaria,  è  d'uopo  ammettere,  avvenga  in  certi  individaJ 
r  infezione  malarica,  se  si  pensa  al  numero  stragrande  di  perniciose  che  ab^ 
biamo  avuto  in  certi  anni,  segnatamente  nel  1877  e  nel  79.  La  forma  pre — 
valente  jdelle  medesime  fu  il  genere  atasso-adinamico  e  nevralgico. 

Prima  di  lasciare  ciò  che  si  riferisce  alla  etiologia  e  semiologia  di  questa 
febbri,  mi  piace  accennare  ad  un  genere  particolare  di  febbre  che  frequen- 
temente si  è  verificato  alle  Serre  nel  1879,    e  che  mentre  a   tutto    rigore 
apparteneva  sul  principio  alla  quotidiana  intermittente,  in  seguito  continua^ 
avendo  decorso  però,  sia  per  la  durata  che  per  i  sintomi  egualmente  che? 
una  tifoidea,  si  sarebbe  potuto  ragionevolmente  denominare  febbre  continut^ 
pseudo-tifoidea.  Di  questo  genere  di  febbri  due  splendidi  esempi   si   verifica^ 
rono  in  certo  Donato  Milaneschi  ed  Annunziata  Gerii,  nel  primo  dei  quaJL 
iniziata  la  febbre  quotidiana  intermittente,  nella  seconda  con  tipo  terzanario 
e  quindi  continuo,  e  dopo  che  venuti  in  scena  fenomeni  atasso-adinamici, 
diarrea,  estese  ipostasi  polmonali,  lingua  priva  di  epitelio,  coriacea  ed  asciutta, 
e  dopoché  gradatamente  la  temperatura  fu  salita  a  41^  2  e  con  poca  dif- 
ferenza a  cagione  del  chinino,  mantenutasi  costante  per  diversi  giorni,  in- 
cominciò lentamente  la  defervescenza,    fino  a  che  la  febbre  terminò  dopo 
circa  diciannove  giorni  nel  primo  e  venticinque  nella  seconda»    Il    curioso 
poi  si  fu  che  terminata  la  febbre  continua  e  cessati  i  fenòmeni  tifoidei,  la 
febbre  medesima  riprese  il  tipo  con  cui  aveva  iniziato,  quotidiana  intermit- 
tente nel  primo,  terzana  nel  secondo  caso,  fintantoché,  dopo  ripetuta  som- 
ministrazione di  chinino,  avvenne  la  stabile  apiressia.    Anche  riguardo  alla 


—  275  — 
<:tiia  per  queste  febbri  particolari  fu  la  medesima  che  ordinariamente  si  mette 
in  opera  per  le  tifoidee,  vale  a  dire,  eccitanti,  revulsivi,  idroterapia  ed  an- 
tipiretici. Di  tutti  questi  mezzi  però  quello  che  dopo  il  solfato  di  chinino 
maggiormente  giovò,  fu  il  ghiaccio,  come  quello  che  soddisfa  alle  maggiori 
indicazioni  terapeutiche,  avuto  riguardo  alla  temperatura,  alle  azioni  del  cuore, 
dio  stato  delle  funzioni  cerebrali,  ai  fenomeni  addominali,  alle  ipostasi  e 
all'edema  polmonale,  e  che  pure  sono  i  principali  sintomi,  di  cui  dobbiamo 
tener  conto  in  una  febbre  tifoidea. 

Per  la  cura  di  queste  febbri  miasmatiche  in  generale  (ed  a  proposito  dì 
terapeutica  chiedo  venia  se  mi  dilungo  più  del  dovere,  ma  reputo  necessario 
il  criterio  terapeutico  per  caratterizzare  sempre  più  una  data  forma  morbosa, 
^mto  riguardo  alla  sua  entità),  mi  studiai  in  vista  sia  dell'elevato  prezzo 
<lel  chinipo,  sia  per  somministrarlo  in  quei  casi  in  cui  i  pazienti  si  rifiuta- 
vano  ad  una  ripetuta  somministrazione  del  chinino  medesimo,  se  in  altro 
medicamento  si  fosse  potuto  rinvenire  per  avventura  un  succedaneo  al  me- 
<iesimo  :  e  naturalmente  quello  che  formò  per  il  primo  soggetto  di  studio, 
fa  l'acido  salicilico  e  salicilato  di  soda.  Già  era  conosciuta  la  spiegata  azione 
dell'addo  salicilico  quando  venga  unito  al  solfato  di  chinino,  poiché  fino 
dal  1876  ne  avevo  fatto  esperimento  :  ma  dell'acido  salicilico  solo  come 
febbrifugo,  non  possedevo  che  pochissimi  esempi.  Di  preferenza  venne  usato 
il  salicilato  di  soda,  come  quello  che  solubilissimo  e  di  sapore  dolciastro, 
trova  minore  repugnanza  nella  sua  somministrazione.  I  risultati  ottenuti 
sono:  trenta  gli  individui  nei  quali  fu  somministrato  l'acido  salicilico  e  sa- 
licikto  di  soda,  dei  quali  17  affetti  da  febbre  terzana,  io  da  quotidiana  e 
3  da  quartana.  Si  è  avuto  effetto  positivo  in  soli  1 4,  dei  quali  7  affetti  da. 
<}uotidiana  e  7  affetti  da  terzana.  In  tutti  gli  individui  nei  quali  è  stata  fu- 
gata la  febbre  coll'acido  salicilico,  si  è  avuta  in  seguito  la  recidiva  e  pronta, 
non  ostante  somministrazione  pure  di  chinino.  Dietro  l'osservazione  di 
questi  fatti,  non  devesi,  io  credo,  inferire  che  l' acido  salicilico  sia  dotato 
di  una  valida  azione  febbrifuga,  essendo  meno  della  metà  gli  individui  che 
ebbero  fugata  la  febbre  con  questo  medicamento  :  si  deve  notare  però,  come 
1k)  detto  di  sopra,  che  le  febbri  di  queste  località  hanno  quasi  tutte  il  ca- 
ntiere di  esser  troncate  colla  massima  facilità,  non  ostante  l'egualmente  facile 
recidiva. 

Non  starò  poi  a  dire  in  quanti  altri  medicamenti  sperassi  trovare  un 
^ccedaneo  al  chinino:  debbo  confessare  però  che  rimedio  sovrano  ed  al 
<lttale  ho  sempre  dovuto  ricorrere  per  avere  una  più  stabile  apiressia  è  stato 
il  solfato  e  bisolfato  di  chinino.  . 


—  276  — 

E  qui  basti  delle  febbri  da  malaria. 

Ricercando  nella  storia  delle  malaUie  epidemiche  che  di  preferenza  si  sono 
sviluppate  in  questo  Comune,  si  trova  che  sempre  a  memoria  d*  uomini  è 
stato  immune  dall'invasione  colerica,  mentre  questo  morbo  già  infieriva  e 
mieteva  vittime  nei  luoghi  circonvicini.  Questo  è  un  fatto  molto  importante 
per  confermare  la  nota  teoria  del  Pettenkofer,  secondo  la  quale  un  terreno 
non  poroso  (come  quello  di  Rapolano,  composto  per  la  maggior  parte  di 
travertino)  e  che  non  lasci  facilmente  filtrare  il  cont^enuto  liquido  dei  cessi- 
e  delle  fogne  commiste  con  germi  colerosi,  offre  le  condizioni  le  più  svan- 
taggiose alla  diffusione  dell'epidemia  colerosa.  ^ 

Nel  1869  si  ebbe  alle  Serre  una  epidemia  di  tifo,  non  so  se  ileotifo  o 
dermotifo,    che  in  fieri   in   modo  straordinariamente   maligno,  mietendo   sp>e- 
cialmente  la  più  robusta  gioventù.  Ebbe,  come  tutte  l'epidemie,  ui£*|{tnòd]p    ; 
di  incubazione,  manifestato  da  qualche  raro  caso,  uno  di  invasione  e  svi- 
luppo, uno  di  stazionarietà  e  l'ultimo  finalmente  di  decremento. 

Nel  1874  vi  regnò  epidemica  la  difterite,  ma  sembra  che  non  fosse  di 
natura  oltremodo  maligna,  pochi  essendo  stati  i  decessi. 

Anche  la  miliare  regnò  epidemicamente  nella  Condotta  di  Rapolano 
nel  1866.  L'egregio  mio  collega  dott.  Ildebrando  Caifassi,  titolare  di  quella 
Condotta,  ne  incolpò  giustamente  come  cagione.  Tessere  andati  gli  abitanti 
in  una  certa  epoca  dell'anno,  a  soddisfare  agli  obblighi  reb'giosi  in  una 
chiesa  dove  si  aveva  la  cattiva  abitudine  di  fare  le  inumazioni  ;  tanto  è  ciò 
vero  che  l'epidemia  continuò  per  diversi  anni  ancora  di  seguito,  e  non  cessò 
che  quando  fu  costruito  il  nuovo  cimitero  di  Rapolano. 

Dopo  le  precedenti,  le  malattie  che  hanno  regnato  epidemicamente  sono 
le  seguenti,  delle  principali  delle  quali  passerò  brevemente  a  rilevare  qualche 
particolare. 

La  prima  che  si  verificò  fu  la  pertosse.  Incominciò  nell'estate  del  187S 
prima  con  qualche  caso  isolato,  fino  a  che  senza  tener  nessuna  regola  nel 
suo  sviluppo  relativamente  a  località  ed  influenze  igieniche,  prese  poi  un 
tal  grado  di  estensione,  che  dopo  sette  mesi  circa  dalla  sua  comparsa  non 
vi  fu,  si  può  dire,  nessun  piccolo  bambino  che  non  ne  fosse  affetto.  Negli: 
adulti  qualche  raro  caso.  Quando  nei  centri  principali  del  Comune  la  per- 
tosse era  in  decrescenza,  incominciò  a  serpeggiare  per  la  campagna,  ed. 
al  solito  dopo  un  mese  tutti  i  piccoli  bambini  ne  furono  attaccatL 

Riguardo  a  terapia,  io  non  vo'  dire,  come  volgarmente  si  dice,  che  la- 
guarigione  della  pertosse  si  abbia  dopo  il  diciottesimo  e  ventesimo  sette- 
nario, superstizione  che,  come  dice  bene  il  Niemeyer,  deve  fare  arrossire  il 


—  277  — 
medico,  e  invita  gli  ignoranti  alle  imprudenze  ed  al  nocivo  laisser  aller^ 
<lirò  solo  che  questa  affezione  si  mostrò  molto  restia  ad  essere  dominata^ 
non  ostante  i  più  svariati  mezzi  terapeutici  messi  in  opera.  Un  certo  giova- 
mento si  trovò  più  che  altro  nel  siroppo  Delayés,  che  come  ognuno  sa  è 
composto  di  una  forte  infusione  di  caffè,  belladonna,  ed  ipecacuana:  anad 
fa  questo  siroppo  che  di  preferenza  venne  usato  nella  gran  maggioranza 
dei  casi  alle  Serre. 

Abbenchè  però  la  maggior  parte  dei  piccoli  bambini  già  facesse  od  avesse 
fitto  uso  della  belladonna,  che  entra  nel  siroppo  Delayes,  a  cagione  della 
pertosse,  questo  medicamento   non  agi  per  nulla  come    mezzo    profilattico» 
qualmente  da  molti  si  ritiene,  e  la  Scarlattina^  more  solito^  fedele  compagna 
della    pertosse,  non    tardò  a  mostrarsi    prima  con    qualche    caso  isolaf5  e 
quiudi  contemporaneamente  con  vari  casi  fra  i  bambini,  già  per  la  maggior 
parte  debilitati  dalla  pertosse.  Carattere  di  questa  epidemia  fu  di  svilupparsi 
e  infierire  in  certi  dati  centri  del  paese  delle  Serre,  senza  che  questi  offris- 
sero alcun  che  di  particolare  al  suo  sviluppo  :  o  per  meglio  dire  i  casi  di 
scarlattina  non  furono  sparsi  per  grande    estensione  nelle  Serre,  ma  bastò 
che  in  una  casa  dove  abitavano    diversi    fanciulli  si  sviluppasse  in  uno  di 
questi  la  scarlattina,  perchè  tutti  i  rimanenti  della  casa  ne  fossero  affetti  e 
quelli    delle    case    circonvicine ,   non   ostante  le  suffumigazioni   antisettiche 
adoperate. 

Lx>  stadio  acuto  di  questa  affezione  veniva  superato  con  facilità,  a  cagione 
<lella  non  grande  malignità  della  medesima  e  della  rara    complicanza    del* 
r angina  difterica.  Però  l'infezione  maggiore  e  più  maligna   essendo  il  più 
spesso  avvenuta  nei  reni,  la  maggior  parte  dei  casi   letali  si  dovettero  ap- 
punto  alla  nefrite-parenchimatosa  e  conseguente  uroemia  sviluppatasi  quando 
^ià  gli  individui  malati  di  scarlattina  si  erano  alquanto  rimessi  ed  inoltrati 
nella  convalescenza.    Cessata    questa    epidemia  nel  decorso  di  un    mese  e 
mezzo  circa  alle  Serre,  si  verificarono  subito  contemporaneamente  sette  od 
otto  casi  nel  villaggio  di  San  Gemignanello  senza  che  mi  fosse  dato  conoscere 
se  il  contagio  vi  fosse  stato  importato  da  qualcuno  del    paese,  o  come  al- 
trimenti. -  Quivi  furono   affetti  ancora  tre  adulti ,    mentre  per   1*  innanzi    ciò 
non  era  mai  accaduto. 

Riguardo  all'altra  epidemia  di  parotidi^  nulla  si  presentò  degno  di  una 
particolare  attenzione. 

Fra  tutte  le  malattie  sporadiche  osservate  nel  quinquennio  1877-81,  mi 
jiiace  di  preferenza  accennare  alla  polmonite^  come  quella  malattia  che  for* 
4exueDte  in  taluni  casi  viene  modificata  dall'azione  della  malaria  e  che  de-^ 


—  278  — 

-corre  in  questi  paesi  con  una  straordinaria  jgravezza.  A  questo  scopo  dir^ 
che  289  furono  le  polmoniti  osservate  nelle  due  Condotte  di  Rapolano» 
La  maggior  parte  di  esse  furono  unilaterali  e  la  forma  prevalente  fu  la  ge- 
nuina cruposa  sopra  la  catarrale.  La  durata  della  malattia  fu  varia  :  ordi- 
nariamente la  risoluzione  avvenne  dopo  il  settimo  o  l'ottavo  giorno,  quando 
con  brusca  defervescenza,  quando  con  lento  e  progressivo  declinare  della 
medesima.  Oltre  queste  franche  manifestazioni  però  della  polmonite,  non  è 
infrequente  una  misteriosa  forma  di  essa  che  più  dovrebbesi  riportare  ad 
una  passiva  ipostasi  che  ad  una  vera  e  propria  polmonite.  Questa  forma  mor- 
bosa si  osserva  quasi  sempre  in  chi  ha  sofferto  di  febbri  intermittenti,  e- 
decorre  con  tale  subdolo  apparato  fenomenologico,  che  credo  bene  accen- 
nafla,  giusto  perchè  è  facilissimo  di  scambiarla  con  una  febbre  continua 
remittente. 

Riguardo  alla  cura  della  polmonite,  si  rende  spesso  in  questi  luoghi  una- 
necessità  il  trattarla  col  chinino,  essendo  non  frequente  il  caso  di  poter 
eliminare  con  sicurezza  la  pregressa  infezione  da  malaria.  ^ 

Anche  il  salasso  mi  ha  dato  molto  spesso  buonissimi  risultati,  però  debba 
dire  colle  seguenti  indicazioni:  l'ammalato  sia  giovine  o  robusto,  la  pol- 
monite cruposa,  gagliarda  la  febbre  al  disopra  dei  40^  l'idrorrea  collaterale 
minacci  da  vicino  la  vita,  e  quando  al  valido  impulso  del  cuore  non  cor- 
risponda nella  medesima  maniera  quello  delle   radiali. 

In  vari  casi  ho  usato  la  cura  perfrigerante  colle  borse  di  ghiaccio  suV 
petto  o  colle  posche  ghiacciate,  quando  la  temperatura  saliva  verso  i  40.5: 
e  a  vero  dire  questa  è  una  cura  che  ha  dei  vantaggi  indiscutibili  sul  chi- 
nino e  sul  salasso,  quando  si  vogliano  considerare  quest'ultimi  come  mo- 
deratori in  generale  della  temperatura  ;  essendoché  il  primo  più  che  tonic» 
ha  una  azione  tossica  sul  cuore,  e  quindi  affretta  la  paralisi  cardiaca  ;  il 
secondo  poi  quando  venga  giornalmente  praticato  per  avere  quel  mezzo 
grado  di  meno  di  temperatura  giornaliera,  finisce  collo  spossare  affatto- 
l'ammalato  e  col  non  risolversi  più  la  polmonite. 

Dai  pochi  casi  di  scorbuto  osservati  nel  1880  e  neppure  sempre  in  per- 
sone esposte  alle  cagioni  che  si  reputano  le  più  atte  allo  sviluppo  di  questa 
malattia,  non  credo  debbasi  inferire  che  quest*  affezione  sia  endemica  ii> 
questo  territorio,  avendola  osservata  solamente  nell'anno   predetto. 

Nella  tabella  poi  delle  malattie  relative  al   1877  figurano  cinque  casi  di 
edema  o  indurimento    cellulare  dei  neonati,  senza  che  lo  stato    dell*  atmo-^ 
sfera  relativamente  a  quell'epoca  dia  ragione  del  contemporaneo  sviluppo  di 
-questi  cinque  casi  morbosi. 


—   279  — 

Prima  di  termiDare  questo  capitolo  riguardante  le  malattie,  credo  utile 
l'accennare  come  quelle  che  l'esperienza  ha  insegnato  predominare  in  questi 
hzoghi  sono  :  nell'inverno  le  polmoniti  a  cagione  dei  frequenti  e  bruschi 
cambiamenti  atmosferici;  nella  primavera  pure  le  polmoniti  e  le  malattie 
crotrivc  ;  nell'estate  le  febbri  da  malaria  e  nell'autunno  sempre  le  febbri 
periodiche  con  qualche  rara  polmonite. 

Ripeterò  pure,  repetita  juvant,  che  le  cagioni  principali  della  mortalità  in 
questo  Comune  sono  due  :  la  febbre  intermittente  ed  il  catarro  gastro  •  inte- 
stinale nei  bambini  :  e  ciò  non  solo  per  queste  due  malattie  di  per  sé  stesse, 
quanto  per  la  gravezza  con  cui  decorrono  le  malattie  intercorrenti  ad  esse 
a  cagione  del  forte  debilitamento  dell'  organismo. 

Di  malattie  chirurgiche  poche  son  quelle  che  vengono  curate  a  domicilio  ;  ed 
in  quanto  ad  operazioni  solo  vengono  eseguite  quelle  d'urgenza,  e  fra  queste 
di  preferenza  quelle  riferentisi  all'ostetricia.  La  ragione  di  ciò  sta  nel  non  avere 
questo  Comune  un  Ospedale  in  proprio,  per  cui  vengono  i  pazienti  inviati 
all'Ospedale  civile  di  Siena;  ed  ognuno  capisce  come  certe  operazioni  di 
alta  chinirgia  abbisognano  di  un  corredo  di  istrumenti  ed  assistenza  tale, 
da  non  potersi  ritrovare  che  in  un  Ospedale  ;  molto  più  che  la  maggior 
parte  degli  abitanti  traendo  dal  lavoro  ogni  risorsa,  certe  spese  riuscirebbero 
loro  disastrose. 

n  trasporto-  degli  ammalati  a  Siena,  si  fa  per  mezzo  di  una  lettiga,  che 
sia  per  il  lato  igienico  sia  per  sicurezza  o  comodità,  nulla  lascia  davvero 
a  desiderare,  tanto  da  dover  encomiare  l'Autorità  comunale  che  nella  co- 
struzione della  nuova  lettiga  prese  di  mira  principalmente  questi  indispen- 
sabili  vantaggi. 

(Continue^. 


i 

"I 

*■ 

PARTE  SECONDA. 

1 


RIVISTA. 


IGIENE  GENERALE. 


NONO    CONGRESSO    DELLA   SOCIETÀ    TEDESCA 

DI    MEDICINA    PUBBLICA. 


Questo  Congresso  fu  tenuto  in  comunione  colla  Società  di  tecnica 
taria^  a  Vienna,  dal  14  al  16  settembre  1881,  sotto  la  presidenza  onoraria 
del  Duca  Carlo  Teodoro  di  Baviera,  fratello  dell'attuale  imperatrice  d'Austria. 
Daremo  un  breve  cenno  degli  argomenti  trattati  dall'onorevole  Consesso;  la 
loro  importanza  è  tale  che  la  scarsezza  del  tempo  non  ne  permise  la  com- 
pleta discussione,  onde  non  venne  stimato  conveniente  di  metter  ai  voti  le 
conclusioni  dei   Relatori. 

I.  La  Questione  dei  Cimiteri;  relazione  del  prof.  F.  Hofmann  di  Lipsia.  — 
Che  i  cimiteri  possano  tornar  nocivi  alla  salute  delle  popolazioni  è  cosa 
stata  sempre  ammessa  per  lo  passato,  al  punto  che  la  Legge  ne  ordina 
l'allontanamento  dall'abitato,  e  li  vuol  circondati  da  una  zona  più  o  meno 
estesa  di  terreno  libero.  Eppure,  generale  com'è  tale  opinione,  non  par  vero 
di  trovarla  cosi  mancante  di  fondamento,  e  difesa  solamente  dal  sentimento 
individuale.  Bisogna  anzitutto  considerare  il  seppellimento  come  vien  ese- 
guito ai  nostri  giorni,  e  non  già  come  era  altre  volte  in  uso  ;  dei  difetti , 
delle  malefiche  influenze  degli  antichi  sepolcreti  non  dobbiamo  più  far  ca- 
rico ai  nostri  cimiteri^  L' apertura  di  una  tomba  comune,  scavata  nel  sotto- 
^  suolo  di  una  chiesa,  non  ha  niente  a  che  fare  con  una  fossa  scavata  nel 
terreno.  Del  resto  anche  in  quella  è  probabile  che  le  morti  accidentali  fos- 
sero prodotte  da  avvelenamento  carbonico,  anziché  dall'inspirazione  di  gaz 
velenosi  esalati  dal  cadavere.  Questo  esala  fetidi  gaz  è  vero,  ma  fetore  non 
significa  veleno:  .l'esperienza  insegna  che  la  loro  inspirazione  è  disaggrade- 
vole e  può  arrecar   qualche  disturbo  ai  soggetti    molto  delicati;  ma  nulla 


28l     

|Hà.  Del  resto  si  distinguono  forse  necessariamente  i  cimiteri  per  esalazioni 
-pestilenziali  ?  Niente  affatto  :  se  qualche  volta  sorsero  osservazioni  in  con- 
trario, fu  in  occasione  di  tumulazioni  in  massa,  dove  una  sol  fossa  dovette 
[4ai  licetto  a  centinaja  di  cadaveri.  L'Autore  in  compagnia  dell'amico  suo 
prof.  Siegel,  ha  avuto  occasione  di  assistere  ad  oltre  cento  esumazioni  di 
lodaveri  in  tutti  i  periodi  di  putrefazione  ;  né  egli,  né  gli  altri  astanti 
\ékao  a  lamentarsi  di  forti  odori  cadaverici.  Questo  fatto  è  confermato 
]tKhe  da  Parent,  Orfila,  Ollivier.  Il  quadro  di  un'  esumazione  steso  dalle  per- 
interessate  è  dunque  in  massima  parte  fantastico,  e  la  tumulazione  di 
cadavere  per  fossa  non  incomoderà  mai  nessuno  con  esalazioni. 
E  il  suolo,  e  r  acqua  sotterranea  potranno  venir  inquinati  ?  Qui,  oltre 
quantità  dei  cadaveri  sepolti,  va  considerata  la  situazione  del  cimitero, 
cadavere  può  venir  distrutto  per  putrefazione  ^{Fàuiniss)  o  per  nitrifica- 
{Verwesung):  la  prima  avviene  sotto  l'influenza  dell'umidità,  la  seconda 
quella  dell'ossigeno:  l'ideale  igienico  da  raggiungere  è  precisamente 
to  processo  di  ossidazione.  Tuttavia  sono  elementi  distruttori  di  prì- 
importanza,  più  dell'  ossigeno,  i  germi  fermentescibili  e  gli  organismi 
[i  inferiori.  Ciò  rende  la  distruzione  dipendente  non  dal  cadavere,  ma 
le  drcostanze  esteme.  Cosi  il  grado  di  temperatura  e  di  umidità  della 
la  permeabilità  maggiore  o  minore  della  cassa  e  del  terreno,  concorrono 
vi  rendere  più  o  meno  facile  lo  scambio  dei  gaz  coli' atmosfera,  e  l'ac- 
ai  germi,  ai  mille  parassiti  della  tomba)  a  rendere  più  o  meno  pronta 
distruzione  del  cadavere.  Nelle  condizioni  più  favorevoli  il  cadavere  si 
ima  nell'intima  costituzione,  senza  perdere  il  proprio  aspetto,  e  solo 
riportato  all'  aria  cade  in  polvere  :  ciò  avviene  facilmente  se  la  cassa  lo 
^e  dalle  lavature  dell'  acqua  meteorica.  Ciò  spiega  ancora  come  l' acqua 
à  pozzi  nelle  vicinanze  di  un  cimitero  possa  conservarsi  salubre  non  meno 
qualunque  altra.  Ora,  può  accadere  che  nel  terreno  e  nell'acqua  si  in- 
ino  dei  germi  nocivi,  quando  l'acqua  del  sottosuolo  possa  alzarsi  fino 
inondare  le  casse  ;  oppure  quando  queste  vengano  sepolte  in  uno  strato 
suolo  attraversato  da  una  corrente  d'acqua  sotterranea.  Prima  cura  quindi 
scelta  di  un  terreno  per  cimitero  sarà  quella  di  verificare  le  condizioni 
l'acqua  sotterranea  ;  e  verrà  scelto  un  terreno  più  che  si  può  poroso» 
lè  l'ossigeno  atmosferico  e  le  larve  dei  parassiti  abbiano  facile  accesso 
cadavere,  e  ne  operino  alacremente  la  distruzione. 

Nelle   condizioni    ordinarie  insomma  nulla  si  deve  temere   dai    cimiteri: 
i  quando  si  tratti  di  cadaveri  soccombuti  a  malattie  infettive  ?  Se  il  pen- 
inolo di  rendere  allora  il  cimitero    un  focolajo  d'infezione  sia    reale  o   no» 
l^ionebbe  provarlo  l'esperienza:  molti  sono  ancora  i  paesi  dove  il  cimitero 
U circondato  dalle  abitazioni;  citiamo  Monaco,  Lipsia.  Ora  non  v'ha  alcuna 
[precisa  osservazione  che  la  popolazione  adiacente  di  un  cimitero  sia  stata 
||Rsa  dalla  malattia    infettiva   più  di  un'altra    parte  della  città:   ciò  fu  ac- 
i-ttrtato  anche  da  un'apposita  Commissione  incaricata  di  un'inchiesta  ad  hai 
kI  regno  di  Sassonia.  Hofmann   conclude  dunque  che  i  timori   sul  conto 
\^  dmiteri  sono  infondati. 
U  dottor  Siegel    sostiene    la  medesima  tesi,    e    ricorda  come  dovunque 


282    

sono  state  fatte  delle  ricerche  serie,  non  sentimentali ,  unanime  fosse  l'ac- 
cordo dei  medici  nel  giudicale  i  cimiteri  innocui  affatto  alle  popolazioni. 
Tale  fu  il  risultato  dell'inchiesta  fatta  in  Sassonia  nel  1879  sulle  relazioni 
di  28  medici;  tale  quello  dell'inchiesta  fatta  in  Baviera  nel  1865  (Pettcn- 
koffer)  ;  tale  quello  indicato  da  Wassetfuhr  per  l'Alsazia  Lorena  :  tale  il 
parere  di  oltre  400  persone  competenti  d'Inghilterra  ed  America  (Adams); 
tale  il  parere  della  Commissione  municipale  di  Parigi. 

Dopo  tali  osservazioni,  Siegel  tenta  di   schiarire   alcuni  punti  importanti 
dell'economia  del  cimitero,  a)  Del  periodo  di  rotazione:  sarebbe  desiderabile 
di  ridurlo  al  minimum  possibile:  finora  il  minimum  legislativo  è  quello  fis- 
sato dal  Codice  di  Napoleone  a  5  anni;  esso  varia  secondo  i  paesi  in  un 
periodo  compreso  fra  30  anni  (Assia).  Naturalmente  si  deve  misurarlo  snlla 
lunghezza  del  tempo  necessario  alla  distruzione  del  cadavere.  Ora,  dalle  os- 
servazioni fatte  in  Sassonia    risulta  che  in  un  terreno   favorevole ,  poroso , 
sabbioso,  non  inondato  dalle  acque,  il  cadavere  di  un  fanciullo  è  compI^ 
tamente  distrutto  in  3  -  4  anni,  e  quello  di  un  adulto  in  6-7   anni.  In  un 
terreno  sfavorevole,  umido,  argilloso,  occorrono  invece  rispettivamente  5  e 
O  anni.  Si  può  ammettere   quindi  un   turno   massimo  di   io  anni,   mentre 
per  certi  terreni  il  turno  può  essere  assai  più  breve:  il  dott.  Innhauser as- 
sicura che  nel   cimitero   centrale  di  Vienna  i  cadaveri  piccoli   vengono  di- 
strutti in  pochi    mesi,  e  quelli  degli  adulti  in  poco  più  d' un  anno.    Ecco 
dunque  come  si  può,   dato  il  caso,   abbreviare  il  turno    onde   un   cimitero 
possa  servire  assai  a  lungo,  b)  Della  profondità  delia  fossa:    come  ha  già 
ammesso    Pettenkoffer,  la    fossa   non   deve   approfondarsi  più  di  un  metro 
e  mezzo;  non  avvengono  esalazioni,  mentre  la  scomposizione  è  abbastanza 
rapida,  e)  Y>^  isolamento  del  cimitero:  nei  diversi  paesi  la  distanza  prescritta 
tra  cimitero  e  abitato  oscilla  fra  io  e  370  metri.  L'esperienza  insegna  che 
non  occorrono  grandi  distanze,  a  meno  che  il  cimitero  si  trovi  in  uno  strato 
acquitrinoso,  sulla  direzione  dell'abitato,  d)  T>t}X utilizzazione  di  un  cimitero 
abbandonato:  le   leggi   in  proposito  esigono,    secondo  i  paesi,   un  lasso  dr 
abbandono   vario    fra   io  e  40   anni.    In  un  caso,  Siegel    notò    che  dopo 
20  anni  esistevano  appena  le  traccie  del  cimitero.  Ogni  volta  occorrerà  fare 
delle  esumazioni  e  delle  ricerche  particolari  al  caso  concreto. 

Le  osservazioni  del  dott.  Rozsahegyi  giungono  al  medesimo  risultato  : 
ciononostante  non  si  volle  passare  alla  votazione  delle  conclusioni  proposte 
da  Hofmann: 

I."  Le  influenze  antiigieniche  attribuite  ai  cimiteri  sfuggono  nella  mag- 
gior parte  dei  casi  ad  un  esame  serio  ; 

2.®  Tali  influenze  si  verificano  soltanto  quando  il  terreno  fu  scelto 
male ,  ed  il  seppellimento  vien  condotto  peggio  ;  circostanze  d' altronde 
evitabili. 

IL  Uso  ed  abuso  degli  spiritosi,  —  Il  Relatore  dott.  Bar,  di  Berlino,  lesse 
sull'argomento  una  memoria  notevolissima  per  la  copia  delle  notizie  stati- 
stiche e  il  rigore  delle  argomentazioni.  L'alcool,  così  benefico  alimento  di 
risparmio  se  usato  nei  debiti  modi ,  è  pur  troppo  causa  di  gravi  sciagure 
individuali  e  sociali  ;  con  molta  profondità  e  sicurezza  di  giudizio  l'Autore 


—  283  — 

da  un  quadro  terribile  delle  conseguenze  deiralcooHsmo  :  esso  rovina 
ahte  ed  abbrevia  la  vita  dell'individuo,  non  meno  della  costituzione 
'attuale  e  delle  future  generazioni  ;  annulla  11  benessere  e  la  prosperità 
t  famiglie y  riempie  di  miserabili  le  case  di  mendicità,  i  nosocomi,  i 
ocomi,  i  penitenziari.  Lo  spazio  non  ci  consente  di  seguire  il  Relatore 
e  sue  escursioni  attraverso  il  regno  delle  cifre ,  le  quali  dimostrano  a 
itteri  cubitali  la  realtà  di  cosi  terribili  affermazioni  :  noteremo  solo  per 
Ito  conforto  che  1*  Italia  in  questo  concerto  delle  nazioni  tiene  l' ultima 
ID.  Un'  esatta  idea  del  lavoro  è  fornita  dalle  tesi  sottoposte,  ma  non  di- 
ise,  al  Congresso  : 

i/*  L'abuso  degli  alcoolici,  e  specialmente  delle  bevande  distillate,  è  ca- 
ie di  gravi  danni  non  meno  per  l'organismo  individuale  che  per  il  sociale  ; 
2.®  L*  intemperanza  alcoolica  abituale  rovina  l' andamento  normale 
k  fanzioni  vitali,  e  provoca  nei  tessuti  e  negli  organi  delle  lesioni  che 
jODgono  alle  malattie  ed  alla  morte  prematura.  Cosi  annienta  le  facoltà 
iettuali  e  morali  dell'uomo,  e  lo  rende  impari  ai  propri  doveri  verso 
biiglia  e  verso  la  società  ; 

3.**  L'alcoolismo  danneggia  1*  organismo  sociale  colla  ruina  individuale 
na  parte  della  popolazione  attuale  e  della  rispettiva  posterità  —  col  fa- 
re il  pauperismo  —  col  determinare  una  buona  parte  delle  alienazioni 
ali  e  dei  suicidi  —  coli' aumentare  i  delitti  e  l'immoralità;  / 

4.*  A  combattere  questa  sciagura  sono  chiamati  tutti    i   membri  della 
ià  e  dello  Stato,  isolatamente  od  insieme;  e  specialmente  dev'essere  og- 
deir  igiene  pubblica  e  privata  quello  di  togliere  la  sorgente  di  tanti  mali  ; 
5.**  Lo  Stato  può  intervenire  con  misure  dirette  ed  indirette  : 
e:  aj  Coir  aumentare  le  imposte  sul  consumo  delle  bevande  spiritose^ 

e  specialmente  dell'acquavite; 
òj  Colla  soppressione  dei  venditori  d'acquavite  al  minuto  (Hausbren- 

nereien)  ; 
e)  Col  ridurre  ad  un  minimum  i  venditori  di  bevande  spiritose  nel. 

piccolo  commercio  ; 

d)  Col  limitare  la  licenza  di  vendere  a  persone  di  provata  onestà,. 

in  modo  da  esser  sicuri  che  per  proprio  interesse  non  favori- 
scano  l'ubbriachezza  ; 

e)  Col  punire  quei  venditori   che  somministrano   bevande  spiritose 

ad  individui  già  ubbriachi,  o  a  minorenni   non  accompagnadj 
da  persone  adulte; 

f)  Coll'annuUare  i  debiti  per  bevande  spiritose  (Zechschulden)  ; 

g)  Col  limitare  il  tempo  di  vendita; 

h)  Col  sorvegliare  le  qualità  dei  liquori  venduti; 

i)  Col  punire  l'ubbriachezza  in  pubblico; 

k)  Coir  istituire  delle  case  di  detenzione    per  quegli   alcoolisti   che 

mancano  ai  propri  doveri,  e  sono  pericolosi  a  sé  ed  agli  altri  ;. 
Rtti:^Col  diffondere  l'istruzione  e  l'educazione  fra  il  popolo; 
m)  Coiraumentare  il  benessere  della  popolazione; 
m)  Col  procurare    alle  classi   povere  degli  alimenti    sani  e  a  buon^ 

mercato  ; 


—  284  — 

w 

o)  Col  procurare  una  bevanda  più  appropriata  in  sostituzione  deg] 

spiritosi  —  col   diminuire  l'imposta    sulla  birra   l^giera,  su 

caffè,  sul  thè. 
fi  Col  diffondere  le  istruzioni   sulle  conseguenze  dell'abuso  di  be 

vande  spiritose,  p.  es.  nelle  scuole  ; 
g)  Col  punire  T  ubbriachezza  nell'armata  e  in  tutte  le  classi  deg] 

impiegati. 
6.^  La  Società  può  combattere  l'alcoolismo: 

a)  Colla  temperanza  nelle  famiglie; 

b)  Coir  istituzione  di  sodetà  di  temperanza; 

e)  Coir  istituzione  di  venditori  di  caffè  e  thè,  di  sale  di  lettura  doi^ 
alle  classi  povere  sia  offerto  un  mezzo  di  sollievo  e  di  gnuk 
vole  istruzione,  abbandonando  gli  spiritosi; 
d)  Coir  istituzione  di  stabilimenti   di  cura  per  gli  alcoolisti. 

7.^  Sarà  soltanto  coli' applicazione  instancabile  e  rigorosa  delle  più  ener 
.^iche  misure  che  si  potranno  conseguire  i  desiderati  effetti  nella  lotta  contxt 
tin  vizio  cosi  radicato  e  diffuso  (specialmente  nei  paesi  nordici). 

III.  La  questione  dei  gaz  delie  fogne  (Sewergases  Theorie).  —  Mentre  tutt 
i  più  distinti  igienisti  riconoscono  l' importanza  della  fognatura  come  mesa 
di  assicurare  la  purezza  dell'aria,  del  suolo,  dell'acqua  delle  città  contn 
ogni  inquinamento  di  detriti  organici  e  loro  prodotti  di  scomposizione,  eco 
sorgere  in  Inghilterra  (ed  ora  anche  in  Germania)  una  mano  di  nemici  d 
tal  sistema  ad  accusarlo  di  essere,  la  mercè  dei  gaz  svolgentisi  nelle  sue  ret 
sotterranee,  uno  dei  più  terribili  diffusori  delle  malattie  infettive.  Le  materi 
fecali  contengono  i  germi  delle  dette  malattie,  e  li  cedono  all'aria  di  que 
canali;  questa  poi  li  porta  nelle  case.  Oggi  che  il  sistema  della  fognator 
è  applicato  su  vastissima  scala,  e  lo  sarà  ognor  di  più,  è  della  massim 
importanza  il  verificare  se  tali  affermazioni  contengano  alcunché  di  vert 
È  questo  lo  scopo  dei  due  Relatori  ;  il  prof.  Soyka  di  Monaco,  valendosi  e 
^  opportune  relazioni  statistiche,  dimostra  che  anzi  la  canalizzazione  delle  nu 
terie  fecali  ha  avuto  una  benefica  influenza  nel  limitar  la  diffusione  dell 
malattie  infettive;  il  prof.  Rozsahegyi  di  Budapest,  discute  quali  sono  1 
condizioni  fìsiche  e  meccaniche  dei  canali  di  fogna  per  dedurne  se  ess 
siano  o  no  di  appoggio  alla  teoria  dei  gaz  di  fogna. 

i.°  Reiazione  di  Soyka.  —  La  questione  riguarda  non  i  gaz  per  sé,  n 
i  gaz  come  veicoli  dei  germi  delle  malattie  infettive.  Tra  questi  forni  sp 
cialmente  il  maggior  materiale  la  febbre  enterica  o  tifoidea;  delle  epidem 
a  Croydon,  a  Worthing,  Edimburgo,  Selkirk,  Cambridge,  Gibilterra,  studia 
con  criteri  preconcetti  dovevano  appoggiare  le  nuove  vedute;  ma  ad  es 
minarle  rigorosamente,  le  deduzioni  ne  sono  tutte  teoriche*,  nessuna  ha  p 
sé  appoggio  nei  fatti.  Al  contrario,  siccome  tali  epidemie  si  comportarono 
per  condizioni  di  tempo  e  di  luogo,  come  tante  altre  studiate  senza  id* 
preconcette,  cosi  si  può  credere  che  a  tutte  presiedessero  momenti  eziol 
^ici  comuni,che,  come  vedremo,  non  hanno  niente  a  fare  coi  gaz  dei  e 
nali  di  fogna.  Lo  stesso  dicasi  delle  altre  malattie,  della  difterite  (che  alcu 
vollero  erigere  a  succedanea  (sic)  del  tifo,  della  risipola,  della  diarrea,  ec 


—  285  — 

jagini  di  Soyka  si  estendono  a  città  dove  il  tifo  tiene  un  po- 
etante nelle  statistiche  nosologiche.    Il   confronto    dei  casi   di  tifo- 

dopo  l'introduzione  della  fognatura  dà  i  seguenti  risultati:  per 
»  una  progressiva  riduzione  dei  casi  fatali  dal  48.  5  per  mille  morti 

Per  Danzica  una  riduzione  dal  30.  9  per  mille  al  2.  3.  Per  Fran- 
dair  8.  6  per  diecimila  abitanti  a  2.  o.  Per  Monaco  dal  2.  42  per 
itanti  a  o.  89.  Queste  cifre  voglion  dunque  dire  per  lo  meno  che  la 
L  restò  indifferente  alla  diffusione  delle  malattie  tifose.  Singole  os- 
i  di  grandi  stabilimenti    e   caserme,  per  anni  ed  anni,  assicurano 

v*ha  alcun  rapporto  diretto  fra  il  tifo  e  le  latrine:  le  circostanze 
ui  si  osservò  la  diminuzione  dei  casi  di  tifo,  p.  es.  ad  Amburgo, 
:a,  autorizzano  invece  a  dare  molta  importanza  profilattica  alle  opere 
izzazione.  Cosi  prendendo  in  considerazione  nelle  diverse  città  la 
.  per  tifo  delle  sezioni  in  cui  vien  diversamente  disposto  delle  materie 
trova  che  essa  è  minore  nelle  contrade  percorse  da  canali  di  fo- 

ad  Amburgo  nel  periodo  1872-74  diedero  queste  2.  68  casi  di  tifo 

abitanti,  le  altre  4.  o;  a  Francoforte  intorno  a  5  per  mille  nelle 
.  67  nelle  seconde  (anno  1875).  Monaco  fu  assai  diligentemente 
sotto  questo  punto  di  vista,  ed  eloquenti  sono  i  suoi  dati  numerici, 
più  interessanti.  Nel  periodo  1875-80  la  mortalità  per  malattie  zi- 
può  esser  cosi  distinta  per  vie  : 

Popolazione      %r«-»*       P*'  mille 
abitanti  **®"*         abitanti 

39  fognate  a  nuovo,  nella  parte  alta  della  città..  53392...     771  =  1444 

17         *  »  *  »     bassa         *       ..  10547...     166  =  1573 

77  con  canali  vecdii 52042. . .     858  =  1648 

20  senza  canali 90606. . .   1 760  =  1942 

fterite  nel  medesimo  tempo,  e  considerata  la  città  divisa  in  vie 
pra,  die  la  seguente  mortalità  : 

Morti     P«r.»«".« 
abitanu 

Tie  fognate  a  naoYO,  a  monte 366  =  685 

>         >             «          a  valle 65  =s  616 

»   con  canali  vecchi 329  =  632 

•    senza  fognatura 822  =  907 

nella   città  divisa  come  sopra  procedette  come  dall'unita   tabella: 


C    T    !>      h.     T\    Xf 

Casi  di  tifo 
dal  1866   al  1880 

CaM  di  tifo 
dal  1875   al  1880 

0     «     s\    r^    MJ    a^ 

Numero 
assoluto 

Per  loo^ooo 
abitanti 

Numero 
assoluto 

Per  z  00,000 
abitanti 

A  monte,  fognate  a  nuovo 

A  valle,           *             »        

Con  canali  vecchi.  • 

563 
216 

834 
991 

II65 
2107 

1734 
1378 

175 

53 
300 

363 

327 
502 

576 
400 

Senza  fognatura • 

2604 

1459 

891 

431 

—  286  — 

Appare  dunque  chiaramente  che  il  tifo  ha  diminuito  in  generale,  no 
solo,  ma  che  la  diminuzione  è  specialmente  sensibile  laddove  venne  est( 
samente  applicata  la  fognatura  delle  contrade,  il  che  è  precisamente  i 
contraddizione  colla  teoria  dei  sewer  gases^  mentre  attribuisce  alla  fognatur 
un'influenza  benefica  sull'igiene  delle  città. 

2.°  Relazione  di  Rozsahegyi,  —  Le  ragioni  per  cui  i  gaz  delle  fogr 
tenderebbero  ad  invadere  l'abitato  si  riassumono  nell'essere  il  loro  pes 
specifico  minore  di  quello  dell'aria  atmosferica,  per  cui  essi  tendono  ven 
le  parti  alte;  l'aria  delle  fogne  è  più  leggiera  perchè  commista  a  gaz  ( 
putrefazione  e  satura  d'umidità.  Cosi  i  teorizzatori  inglesi.  Rozsahegyi  invec 
imprende  a  dimostrare  come  assai  più  complesse  siano  le  condizioni  fisia 
chimiche  della  ventilazione  sotterranea,  come  anzitutto  i  gaz  di  putrefazion 
svolti  nelle  fogne  ben  tenute  non  siano  in  tal  quantità  da  alterare  gra 
latto  il  p.  sp.  dell'aria  circolante,  come  la  fognatura  acquea  non  poss 
essere  un  fattore  molto  potente  di  ventilazione  nelle  fogne,  come  le  diffi 
renze  di  temperatura  fra  l'aria  sotterranea  e  l'atmosferica  siano  fattori  pi 
potenti  di  ventilazione,  ma  prevalentemente  nel  senso  discendente,  perch 
nelle  parti  inferiori  dei  canali  di  fognatura  l'aria,  non  meno  d'estate  eli 
<l'invemo,  è  sempre  più  fredda;  come  poi  fattore  essenziale  di  ventilazior 
f  ascendente  è  il  deflusso  dell'acqua  medesima  della  fogna,  la  quale  trascic 
seco  una  notevole  colonna  dell'aria  soprastante,  come  anche  le  variazioi 
della  pressione  barometrica  debbano  influire  sulla  direzione  delle  corren 
sotterranee,  come  lo  stesso  debbano  fare  i  venti  dominanti  nell' atmosfer. 
Con  queste  osservazioni  il  Relatore  volle  far  comprendere  come,  ancl 
teoricamente  considerato,  il  quesito  della  ventilazione  delle  fogne  sia  ass 
complesso;  i  diversi  fattori  accennati,  ai  quali  si  devono  aggiungere  le  coi 
dizioni  di  costruzione  delle  fogne  medesime,  sono  assai  variabili  da  un  gion 
all'altro,  da  un  tratto  di  fogna  all'altro;  il  loro  effetto  più  costante  pei 
dovrebbe  esser  quello  di  produrre  una  corrente  discendente  di  aria,  il  coi 
trario  appunto  di  quanto  avverrebbe  secondo  la  teoria  dei  sewer  gases,  W 
la  discussione  non  può  limitarsi  a  considerazioni  teoriche,  quindf  il  Reh 
tore  passa  ad  esporre  i  risultati  di  alcune  osservazioni  da  lui  fatte  nei  o 
iiali  di  fognatura  di  Monaco.  Non  occorre  dire  ch'esse  confermano  pienament 
le  viste  teoriche  del  loro  Autore;  tuttavia  sono  cosi  scarse  e  limitate  eh 
-siamo  indotti  a  non  darvi  gran  valore ,  e  ad  attenderne  più  complete 
precise  prima  di  formulare  un'opinione  in  proposito.  Ad  ogni  modo,  s 
anche  in  certe  circostanze  è  certo  che  l'aria  delle  fogne  tende  ad  invadei 
le  abitazioni,  vi  sono  dei  mezzi  per  opporsi  a  ciò,  e  dei  mezzi  per  rendei 
quell'aria  tollerabile  nel  senso  igienico.  Onde  quell'aria  non  penetri  i^ 
case,  disponiamo  dei  mezzi  di  separazione  assoluta  fra  i  canali  di  quelle 
i  canali  delle  fogne  ;  onde  l'aria  di  fogna  diventi  più  respirabile,  dobbiam 
cercare  d' impedire  la  putrefazione  de'  liquidi  che  vi  scorrono.  I  sistei 
oggi  in  uso  procurano  di  soddisfare  a  questa  esigenza  coli*  istituire  un  n 
mero  possibilmente  grande  di  comunicazioni  fra  l'aria  atmosferica  e  la  se 
terranea  ;  così  si  fanno  delle  aperture  a  livello  delle  strade,  meglio  anco 
si  mette  la  fogna  in  comunicazione  cogli  sgocciatoi  dell'acqua  piovana, 


—  287  — 

<:on  alte  torri  di  ventilazione,  o  con  fucine  di  grandi  stabilimenti  industriali^ 
0  coi  fanali  delle  strade  ;  tutti  questi  mezzi  facilitano  il  raggiungimento  dello 
scopo ,  ma  non  vanno  senza  inconvenienti  più  o  meno  gravi.  Senza 
dubbio  il  miglior  mezzo  è  quello  dì  avere  a  disposizione  una  forte  massa 
d'acqua,  la  quale,  nel  mentre  diluisce  le  materie  putrefacibili ,  mantiene 
una  costante  ventilazione  in  tutta  la  rete,  e  sempre  in  direzione  discendente. 

Nella  discussione  si  opposero  all'esposto  modo  di  vedere,  il  medico  di  reg- 
gimento dott.  Sidlo,  oppugnando  le  idee  più  comunemente  accettate  sull'eziolo- 
^a  delle  malattie  infettive,  e  andando  quindi  fuori  d'argomento  ;  e  l'ingegnere 
Undley,  il  quale  ribattè  gli  argomenti  di  Roszahegyi  sull'importanza  del- 
l'umidità e  della  temperatura  come  fattori  di  una  corrente  ascendente  dalle 
iogne  verso  l'interno  delle  abitazioni.  La  maggior  parte  del  tempo  l'aria 
ambiente  è  più  fredda  dell'aria  delle  fogne  ;  questa  inoltre  è  satura  ditapor 
d'acqua,  ciò  che  influisce  sul  suo  peso  specifico,  come  un  riscaldamento 
<li  gradi  I.  8  per  l'aria  secca,  di  gradi  i  per  l'aria  relativamente  umida. 
Sono  due  circostanze  che  rendono  l'aria  delle  fogne  assai  più  legs;iera  del 
l>isogno,  perchè  si  muova  dal  basso  all'alto  :  né  occorrono  di  certo  grandi 
sforzi  per  movere  una  colonna  gazosa  :  basta  una  pressione  di  due  mm. 
d'acqua  per  mantenere  in  un  tubo  largo  45  centim.  lungo  6000  m.  una 
corrente  della  velocità  di  30  cm.  ;  la  stessa  corrente  in  un  drenaggio  di 
casa  ordinario,  si  ottiene  con  una  diflerenza  di  pressione  quasi  non  misu- 
rabile. Le  osservazioni^  fatte  a  Francoforte  hanno  appunto  dimostrato  come 
nelle  fogne  esista  una  corrente  ascendente,  di  intensità  talora  considerevole  ; 
talché  nelle  parti  alte  della  rete  sotterranea  si  trovò  opportuno  di  aggiun- 
gere delle  alte  torri  di  scarico.  Queste  valgono  a  mantenere  respirabile  l'aria 
delle  fogne. 

Il  dott.  Lìssauer,  di  Danzica,  riferisce  alcuni  fatti  di  propria  esperienza. 
Egli  avrebbe  osservato  tutta  una  serie  di  casi  di  malattia,  in  uno  dei  quali 
era  assai  probabile  momento  eziologico  V  inspirazione  di  aria  di  fogna ,  e 
negli  altri  la  stessa  circostanza  aggravava  per  lo  meno  il  decorso  della  ma- 
lattia. Questa  seconda  asserzione  avrebbe  la  controprova  nelle  esperienze  di 
Wemich,  il  quale  ha  dimostrato  come  la  presenza  nell'ambiente  di  gaz  di 
putrefazione  favorisca  lo  sviluppo  degli  esseri  inferiori.  (Noi  crediamo  che  ia 
tutte  le  sedicentisi  statistiche  di  questo  genere  siasi  fatto  un  deplorevole  uso 
ed  abuso  del  criterio  post  hoc:  i  fatti  presi  in  considerazione  dipendono 
da  troppo  numerosi  fattori  individuali  e  d'ambiente,  per  dar  valore  alcuno 
a  delle  dedtuioni  partigiane.  —  Il  Relatore).  È  poi  importante  a  sapersi  che 
Lissauer  ripetè  per  le  fogne  di  Danzica  le  esperienze  sulla  direzione  delle 
correnti  sotterranee,  e  venne  al  medesimo  risultato  di  Roszhaegyi:  per  il 
che  si  deve  credere  che  tali  correnti  si  comportano  assai  diversamente  nelle 
diverse  canalizzazioni  sotterranee,  secondo  fattori  che  non  sono  quelli  finora 
isolatamente  considerati. 

IV.  Apparecchi  per  assicurarsi  della  penetrazione  dei  gaz  di  fogna  nelle 
^ase,  —  Anche  senza  badare  alle  esagerazioni  dei  teorizzatori ,  è  dovere  del- 
i!  igiene,  di-  prevenire  questa  sorgente  di  impurità  dell'aria  domestica.  Sgra- 
ziatamente l'argomento  non  venne  mai  preso  in  quella  seria  considerazione 


—  288  — 

che  inerita,  e  rimpianto  degli  apparecchi  opportuni  venne  sempre  afBdato 
ad  operai  ignari  delle  esigenze  igieniche.  L*  Inghilterra  e  TAmerica  diedero 
l'allarme,  e  in  pari  tempo  escogitarono  i  più  diversi  sussidi  tecnici  contro 
il  pericolo.  Questi  devono  soddisfare  ai  bisogni  che  risultano  dalle  seguenti 
considerazioni.  Si  cerca  ordinariamente  di  separare  il  condotto  della  fogna 
dal  condotto  di  casa  mediante  un  sifone  occupato  da  una  colonna  d'acqua. 
Ora,  il  rapporto  fra  la  pressione  ambiente  e  quella  del  condotto  di  fogna 
può  invertirsi,  in  modo  da  aspirare  verso  la  fogna  l'acqua  del  sifone ,  e 
lasciare  libera  quella  comunicazione  che  si  voleva  prevenire.  Ogni  volta  che 
nel  condotto  vien  versato  del  liquido  in  quantità  tale  da  occuparne  tutto 
il  lume,  succede  che  questa  cadendo  agisce  da  embolo,  e  cioè  fa  dietro  di 
sé  il  vuoto  ed  aspira  una  colonna  d'aria  che  trascina  con  sé  l'acqua  dei 
sifoni  sovrastanti ,  più  comprime  davanti  a  sé  la  colonna  d'aria ,  la  quale 
cercherà  sfogo  nella  fogna  o  dai  sifoni  sottostanti ,  scacciandone  l'acqua  : 
in  ambo  i  modi  la  chiusura  può  venire  distrutta  e  i  gaz  possono  spandersi  nel- 
l'abitazione.  Queste  differenze  di  pressione  nel  tubo  di  fogna  possono  salire 
a  IO,  20  e  fin  30  cm.  d'acqua,  rendendo  ogni  volta  inutile  il  sifone.  Per 
ovviare  a  tali  inconvenienti  vi  sono  diversi  mezzi  :  tenere  un  tubo  di  sca- 
rico relativamente  largo,  perchè  il  liquido  fluente  non  lo  chiuda  interamente  ; 
lasciare  che  il  medesimo  si  apra  all'aria  sopra  il  tetto  ;  adattare  al  sifone 
un  apparecchio  di  ventilazione  che  intervenga  a  mantenere  l'equilibrio  della 
pressione  prima  che  l'acqua  del  sifone  venga  spostata.  È  raccomandato  a 
tal  uopo  l'apparecchio  di  Pettenkoffer,  che  si  innesta  al  ramo  centrale  dei 
sifone,  oppure .  l'apparecchio  del  dott.  Renk  (  che  è  ancora  quello  di  Pet- 
tenkoffer, sostituito  addirittura  al  sifone).  L'  unita  figura  dà  un'  idea  del 
primo.  Esso  consiste  in  un  vaso  cilindrico  A  dì  6-7  centimetri  di  diametro 
e  8  di  altezza,  impermeabile  all'ana,  fornito  di  due  tubi  di  circa  2  centi- 
metri di  diametro,  dei  quali  l'uno  penetra  dalla  faccia  superiore,  l'altro  dal- 
l' inferiore,  e  superantisi  l'un  l'altro  di  circa  un  centimetro.  Vi  si  versa  del- 
l'acqua ,  la  quale  può  raccogliervisi  fino  all'altezza  del  tubo  inferiore ,  for- 
mando quindi  una  chiusura  d'acqua  alta  un  centimetro.  Ora,  se  si  avvera 
una  pressione  negativa  sul  tubo  di  fogna,  1' aspirazione  avverrà  tanto  sul 
sifone  quanto  sul  ventilatore  ;  ma  siccome  questo  contiene  minor  quantità 
d'acqua,  il  tubo  superiore  darà  libero  passaggio  all'aria  prima  che  l'acqua 
del  sifone  sia  smossa.  Viceversa,  se  la  pressione  nel  tubo  di  fogna  diventa 
positiva ,  l'acqua  si  alzerà  nel  tubo  superiore  del  ventilatore,  ed  opererà  una 
contropressione  sufficiente  per  risparmiare  l'acqua  del  sifone.  Tale  è  Tappa- 
recchio  di  Pettenkoffer  in  uso  a  Monaco  ed  in  altre  città  di  Germania  :  ha 
il  solo  inconveniente  che  d'estate  l'acqua  evapora  rapidamente,  e  bisogna 
caricarlo  ogni  3-4  giorni  :  Renk  per  ovviarvi  si  serve  di  una  miscela  di 
90  voi.  glicerina  e  io  voi.  acqua.  Lissauer  propone  di  porre  accanto  al 
condotto  centrale  di  una  casa  anche  un  tubo  di  ventilazione  che  va  dal 
pianterreno  al  tetto,  aperto  alle  estremità  e  comunicante  colle  singole  dira- 
mazioni dentro  l'abitato. 

V.   W//i  e  danni  del  riscaldar  Varia  col  fuoco.  —  Per  riscaldare  gli  am- 
bienti si  adoperano  ai  nostri  tempi  delle  superficie  irradianti,  riscaldate  a 


—  289  — 

loro  volta  o  col  fuoco  o  colFacqua  calda  o  col  vapor  d'acqua.  H  primo 
mezzo  è  specialmente  usato  per  ovvie  ragioni  economiche ,  solo  che  ulti- 
mamente gli  vennero  fatte  alcune  accuse  in  riguardo  ali*  igiene  :  il  prof.  Fi- 
scher esamina  se  esse  siano  o  no  fondate.  Il  riscaldamento  col  fuoco  porta 
la  superfìcie  irradiante  ad  una  temperatura  varia  da  6 00^  a  50^  ;  quello 
coll'acqua  calda  ad  una  temperatura  varia  fra  100^  e  40^;  finalmente  quello 
col  vapore,  ad  una  temperatura  varia  fra  150°  e  100.°  Questa  condizione 
diversa  della  superficie  riscaldata  non  è  indifferente  per  l'aria  ambiente; 
questa  è  sempre  carica  di  pulviscolo  organico  od  organizzato ,  il  quale  a 
contatto  di  una  superfìcie  scaldata  si  decompone  più  o  meno  rapidamente 
secondo  il  grado  di  temperatura  della  medesima:  nel  caso  concreto  sono 
le  superfìcie  scaldate  col  fuoco  le  più  attive  decompositrici  del  polviscolo 
atmosferico,  onde  guastano  l'aria  con  odori  sgradevoli  e  prodotti  nocivi  di 
decomposizione.  Questa  è  la  principale  accusa  mossa  al  riscaldamento  delle 
superfìci  radianti  col  fuoco.  Fischer  però  ricorda  che  lo  strato  d'aria  che 
va  a  contatto  della  superfìcie  riscaldata  è  assai  sottile,  gli  altri  venendo  tra- 
scinati da  quello  prima  assai  di  aver  potuto  acquistare  una  temperatura  alta 
abbastanza  da  scomporre  i  corpuscoli  organici  in  essi  sospesi;  e  ciò  con 
tanta  maggior  rapidità  quanto  più  calda  è  la  superfìcie  radiante.  Non  al- 
trimenti vediamo  i  fonditori  di  ferro  potere  impunemente  far  scorrere  un 
dito  su  quella  massa  infocata  a  1200.^  Vedesi  che  l'accusa  è  grave  più  in 
apparenza  che  in  realtà.  Si  dice  poi  che  il  riscaldamento  col  combustibile 
può  alterare  l'aria  coi  prodotti  della  combustione  :  accusa  che  non  ha  fonda- 
mento ,  imperocché  può  sussistere  solo  quando  l' apparecchio  di  riscalda- 
mento sia  imperfetto  o  guasto.  Quanto  alla  diversa  intensità  di  riscaldamento 
nei  diversi  strati  dell'ambiente,  è  difetto  comune  a  tutte  le  sorgenti  di  ca- 
lore, devoluto  alle  leggi  naturali  di  circolazione  del  calorico.  Insomma  i 
difetti  del  riscaldamento  dell'aria  col  focolajo  sono  realmente  di  poca  por- 
tata, mentre  sono  più  che  compensati  dall'esiguità  della  spesa  e  dall'attivo 
rinnovamento  dell'aria  ambiente  da  parte  del  combustibile. 

Il  dott.  Max  Gruber  procedette  a  delle  ricerche  interessantissime  intorno 
al  quesito  se  i  caloriferi  in  ferro  cedono  o  meno  all'ambiente  dell'ossido 
di  carbonio  ;  imperocché  in  seguito  alla  scoperta  di  Deville  e  Troost  che 
il  ferro  rovente  può  essere  attraversato  da  quel  gaz,  si  destò  un  gran  timore 
sol  conto  dei  caloriferi  in  ferro.  Per  risolvere  tal  quesito  Gruber  si  propose 
di  indagare  anzitutto  a  qual  dose  realmente  l'ossido  di  carbonio  mescolato 
all'aria  inspirata  può  essere  nocivo  alla  salute  dell'uomo  :  sottoponendo  sé 
stesso  a  due  esperienze  di  tre  ore  l'una ,  egli  potè  respirare  dell'aria  con- 
tenente o.  021  e  o.  024  per  cento  di  ossido  di  carbonio,  senza  soffrire  il 
benché  minimo  disturbo.  Tale  quantità  sarebbe  assai  facilmente  svelata  dalla 
reazione  di  Fodor  (basata  sulla  proprietà  che  ha  l'ossido  di  carbonio  di 
ridurre  il  cloruro  di  palladio),  la  quale  é  tanto  sensibile  da  scoprire  Vsooo  ^^ 
ossido  di  carbonio.  Partendo  da  questi  principi,  Gruber  esperimentò  sull'aria 
di  parecchi-  ambienti  scaldati  con  calorìferi  in  ferro:  il  reattivo  di  Fodor 
die  sempre  risultato  negativo  ;  di  guisa  che  si  può  viver  tranquilli  che  tali 
odoriferi  non  cedono  all'ambiente  quantità  sensibili  di  uutgoz  cosi  micidiale., 

19 


—  290  — 

Il  prof.  Fodor  di  Budapest  si  Interessò  di  ridurre  al  vero  loro  valore 
alcune  altre  affermazioni  sul  conto  del  riscaldamento  dell'aria  coi  calori- 
feri. Dicesi  che  questi  fanno  diventar  l'aria  troppo  secca  :  ebbene,  le  osser- 
vazioni igrometriche  dimostrano  che  l'aria  riscaldata  non  è  meno  umida 
dell'altra.  Invece  la  causa  della  sensazione  di  secchezza  in  gola  dipende- 
rebbe dai  prodotti  di  scomposizione  della  materia  organica  sospesa  nell'aria 
e  torrefatta  dal  calore  della  stufa  :  a  questo  proposito  Fodor  trovò  che  tale 
torrefazione  non  avviene  prima  di  un  riscaldamento  a  150^,  ma  allora  basta 
una  piccolissima  quantità  di  materia  organica  per  lo  sviluppo  di  quei  pro- 
dotti che  rendono  l'aria  riscaldata  nauseante  ed  insopportabile  al  naso,  alla 
congiuntiva,  alle  fauci.  Indicata  la  causa,  se  ne  deduce  subito  il  precetto 
igienico  di  non  riscaldar  troppo  l'apparecchio  calorifero  ,  e  di  mantenere 
l'aria  possibilmente  pura  dalla  polvere.  Purché  il  riscaldamento  non  vada 
molto  oltre  i  100°,  egli  è  indifferente  la  natura  del  calorifero  :  anche  gli 
apparecchi  aggiunti  per  mantenere  all'aria  un  certo  grado  di  umidità,  sem- 
brano in  tal  caso  superflui.  Però  la  questione  non  si  può  oggi  considerare 
come  definitivamente  risolta.  Quanto  all'ossido  di  carbonio,  Fodor  non  teme 
che  esso  possa  spandersi  nell'ambiente  quando  il  calorifero  funziona  a  do- 
vere. Passando  poi  ad  esaminare  le  esigenze  della  ventilazione ,  trova  che 
per  i  locali  piccoli  non  occorrono  speciali  apparecchi  ;  per  i  locali  grandi 
si  può  utilizzare  il  tubo  del  fumo  ad  animare  un  tubo  di  aspirazione  co- 
municante con  tutti  i  locali  riscaldati  ;  oppure  si  può  adattare  ai  condotti 
dell'aria  dei  congegni  che  permettano  di  aumontare  o  diminuire  il  lume  dei 
medesimi.  Gli  apparecchi  in  cui  il  focolajo  è  alimentato  dall'aria  riscaldata 
di  ritorno,  sono  molto  economici  ;  ma  siccome  limitano  e  quasi  annullano 
il  richiamo  d'aria  nuova,  cosi  non  sono  troppo  igienici,  specialmente  se  si 
tratti  di  riscaldare  dei  locali  occupati  a  lungo  da  gente.  Perchè  poi  la  cir- 
colazione dell'aria  calda  non  sia  nociva  o  per  l'intensità  del  calore  o  per 
l'intensità  della  corrente,  occorre  che  l'apparecchio  sia  in  grado  di  dare 
grandi  quantità  d'aria,  ma  poco  riscaldata  (30°). 

VI.  Falsificazioni  ed  esame  delle  fanne,  -. —  Il  prof.  Novak  comincia  dal 
considerare  i  notevoli  progressi  fatti  nell'arte  del  macinare  i  grani,  e  de- 
scrivere le  macchine  immaginate  per  separare  i  corpi  stranieri,  i  grani  d'al- 
tri cereali,  la  polvere  dal  frumento,  indi  quelle  per  tradurlo  nelle  più  belle 
farine  oggi  in  commercio.  Conferma  l'inesattezza  di  quell'opinione  che  attri- 
buisce alle  farine  più  belle  una  scarsa  facoltà  nutriente;  anche  le  più  bian- 
che e  fine  contengono  sempre  y,o  della  loro  massa  di  glutine.  D'altronde  se 
le  farine  di  grado  inferiore  contengono  maggior  proporzione  di  glutine,  non 
è  tuttavia  dimostrato  che  le  persone  che  usano  del  pane  fatto  con  (Quelle  ne 
sfruttino  tutta  la  sostanza  nutritiva.  Se  però  è  possibile  l'uso  generale  delle 
farine  di  qualità  superiore,  ora  che  le  macchine  sono  tanto  perfette  da  permet- 
terne r  abbondante  produzione,  vi  sono  molti  negozianti  che  trovano  con- 
veniente di  gabbare  il  pubblico  con  farine  adulterate.  La  farina  che  si  ot- 
tiene colle  attuali  ma:<:chine  di  macinazione  è  assolutamente  pura  d'i^^i 
tilemento  estraneo  al  frumento;  ora,  siccome  le  falsificazioni  con  sostanze 
più  omogenee,  non  sarebbero  convenienti,  i  venditori  tendono^ a 


—  291   —    • 

la  farina  di  frumento  con  quella  di  altri  grani  (p.  es.  avena,  segale)  e  senif 

^p.  es.  di  carota,  di  papavero,  ecc.).  £  pazienza    ancora  se  si  limitassero- 

alle  aggiunte  innocue,  ma  bene  spesso  accade  di  incontrare  nella  farina  di' 

frumento  delle  sostante   velenose  (loUium   tanuientum^  agrostemma  githago). 

L'agrostemma,  che  è  il  più   pericoloso  e  più    comunemente  usato,  dà  per 

<ii  più  alla  farina  un  bellissimo  color  bianco.  Non  parliamo  delle  sostanze 

minerali,  per  far  rilevare  anche  il  danno  del  vendere  farine  di  semi  guasti 

o  di  farine  guastate  da  un  cattivo  sistema  di  conservazione  ne*  magazzini. 

Dimostrati  cosi  i  pericoli  annessi  al  consumo  della  farina,  Novak  indica 

<ome  si  deve  far  l'esame  di  una  farina  circa  al  grado   di  sua  secchezza  e 

purità;  ma  per  questi  particolari  noi  rimandiamo  all'originale. 

Dott.  PiETRO  Conti. 
Raccolla  di  Lavori  dell'Uffizio  sanitario  Imperiale  tedesco  {Mittheiiungen 

iìus  dem  Kaiser  lichen  Gesundheitsamte  ^  herausgegeben  von  Dott.  Struck). 
Berlino,  1881,  in-4°  di  400  pag.  con  tavole.  —  Con  questo  titolo  venne 
ora  alla  luce  in  Germania  un'opera  che  noi  stimiamo  di  molto  pregio.  Essa 
è  la  conclusione  dei  lavori  che  da  due  o  tre  anni  si  vanno  facendo  nel 
laboratorio  d'igiene  annesso  all'Uffizio  sanitario  dell'Impero.  Dando  pub- 
blicità ai  suoi  lavori  ed  a  quelli  de'  suoi  cooperatori,  il  dottor  Struck  nella 
prefazione  dice  come  il  laboratorio  non  sia  stato  istituito  allo  scopo  di 
studiare  la  scienza  pura,  bensì  per  istudiare  e  risolvere  le  questioni  difficili 
d'Igiene  e  Polizia  sanitaria.  Non  pertanto,  le  molte  esperienze  istituite,  e  con- 
tinuate in  modo  conforme,  avendo  condotto  a  risultati  assai  contrari  a  quelli 
ammessi  universalmente,  egli  si  sarebbe  creduto  colpevole  se  non  li  avesse 
fatto  conoscere. 

Noi  non  possiamo  che  approvare  la  decisione  dell'  onorevole  Direttore 
dell'Uffizio;  egli  pone,  così,  in  mano  all'igienista  una  collezione  considere- 
vole, importantissima  rispetto  alle  due  quistioni  che  giustamente  preoccupano 
il  mondo  medico:  la  disinfezione  e  l'azione  patogenica  dei  microbi.  Noi  ci 
affrettiamo  a  darne  un'analisi  'accurata  e  la  più  completa  possibile,  sovente 
una  traduzione,  aggiungendo  ai  punti  più  contestati  quelle  osservazioni  in 
noi  destate  dalla  lettura. 

Le  Memorie  sono  quattordici,  delle  quali  quattro  trattano  la  quistione  dei 
micro-organismi  patogenici;  una  la  disinfezione;  una  l'esame  del  latte;  una 
l'analisi  dell'acqua,  ed  una  tratta  della  quantità  di  calore  cui  può  raggiun- 
gere la  carne  durante  la  cottura. 

La  qtiistione  dei  microbi  venne  studiata  da  Koch  o,  secondo  i  suoi  con- 
sigliy  da  giovani  medici  militari  addetti  in  modo  temporaneo  al  laboratorio.  ' 
Noi  fummo  grandemente  sorpresi  ed  anche  addolorati  delle  maniere  often*- 
sive  usate,  per  lo  meno,  in  tre  di  queste  Memorie  rispetto  a  Pasteur.  Si 
vedrà  più  tardi  sino  a  qual  punto  la  critica  sia  risentita  ed  ingiusta.  I  metodi  - 
adoperati  da  Koch  differiscono  non  poco  da  quelli  che,  usati  da  Pasteur* 
da  25  anni,  diedero  il  risultato  che  tutti  sanno.  Uno  è  osservatore,  l'altro^ 
<sperimentatore;  in  ciò  foi]^e  risiede  la  ragione   di  quesla  inaspettata  cott-^» 


—  292  — 

trarietà.  Sarebbe  cosa  migliore  che  coloro,  sconosciuti  o  rinomati,  picéol? 
o  grandi,  i  quali  lavorano  ad  interpretare  il  vasto  campo  della  patologia 
parassitica,  piuttosto  che  perdersi  in  inutili  e  sovente  dannose  personalità, 
trattassero,  viribus  unitis,  il  gran  problema  che  tien  sospesa  la  medicina,, 
la  quistione  fondamentale  che  arresta  momentaneamente  V  avanzarsi  delhi 
scienza.  Più  tardi,  le  quistioni  di  priorità  si  decideranno  da  -sé  stesse.  Ci 
si  perdoni  questa  breve  digressione  prima  di  cominciare  l'analisi  dei  var^ 
«         lavori. 

I.  —  La  ricerca  degli  organismi  patogenici,  di  R.  Koch. 

e  Lo  studio  degli  organismi  parassitici  riposa  sull'impiego  delle  colture» 
Ora  non  esiste  alcun  metodo   di  coltura   {Reincultureii)    il    quale    si   posse».- 
adoperare  in  ogni  caso,  e  che  abbia  una   sufficiente    certezza.    Ho  cercato 
di  riempire  questo  vuoto,  ed  arrivai  a  risultati  .  .  .  ,  che  vennero   trovati 
utili  nelle  ricerche  fatte  nel  laboratorio. 

€  Poiché  si  trovano  dei  batteri  o  altri  microbi  nell'interno  degli  or- 
gani (sia  nel  sangue  o  nei  linfatici,  sia  nel  tessuto  medesimo),  questi  microbi 
debbonsi  considerare  come  patogenici,  o  per  lo  meno  debbono  essi  venijr 
considerati  sospetti  ed  il  loro  studio  dovrà  proseguirsi?  Questa  conclusione 
non  può  applicarsi,  fin  qui,  alle  mucose  o  in  generale  a  tutte  le  cavita 
accessibili  all'aria,  e  quindi  alla  bocca,  al  polmone,  all'intestino. 

€  Generalmente  per  scoprire  gli  organismi  parassitici  è  sovente  necessario 
ricorrere  all'impiego  dei  processi  di  colorazione  e  d'illuminazione  (colorì  di- 
anilina  —  illuminazione  Abbe),  come  sono  anteriormente  descritti. 

e  Pei  liquidi  (sangue,  pus,  ecc.)  basta  stenderne  un  sottilissimo  strato- 
sul  portoggetti,  lasciandolo  seccare  da  sé  o  ad  una  temperatura  di  125^  a 
130**.  Si  fanno  operare  su  questa  sottile  pellicola  i  reattivi  coloranti ,  spe* 
cialmente  il  bruno  d'anilina  sciolto  nella  glicerina.  Per  aiutare  questo  pro- 
cedimento, torna  utile  l'esporre  questi  preparati  all'azione  dell'alcool  assoluto ,- 
durante  un  tempo  che  può  variare  da  qualche  giorno  a  più  settimane.  La. 
4Sola  esperienza  insegnerà  a  conoscere  questa  durata. 

e  11  procedimento  di  disseccazione  col'  calore,  descritto  da  Ehrlich^  e 
un  importante  ritrovato  per  la  parassitologia.  Nel  laboratorio  dell' Uffizic^ 
sanitario  esso  é  divenuto  indispensabile.  Ad  ogni  autopsia  animale,  il  sangue,, 
il  sugo  della  parte  inoculata,  del  polmone,  della  milza  e  d'altri  organi  è 
subito  esaminato  secondo  questo  procedimento,  e  se  ne  è  il  caso  si  passa 
poi  ad  un'altra  serie  d'esperienze. 

e  Bisogna  consigliare  caldamente  ad  ognuno  che  vorrà  occuparsi  di  espe- 
rimenti su  questo  soggetto,  di  fa  migliar  izzarsi  coi  risultati  dei  lavori  di  Ehrlich 
sulle  cellule  granulose.  Questo  Autore  ha  dimostrato  che  negli  elementi  cel* 
lulari  del  sangue,  generalmente  considerati  come  identici,  é  possibile^  me- 
diante reattivi  coloranti,  di  trovarvi  delle  differenze  assai  apprezzabili  1  Non 
è  quindi  diffìcile  che  l'agente  patogenico  di  certe  malattie  possa  presentarsi 
in  una  forma  analoga  a  quella  dei  globuli  bianchi,  ossia  sotto  forma  ante- 
ioide;  sarà  perciò  cosa  utilissima  in  tal  caso  il  possedere  un  mezzo  sicuro 


—  293  — 

per  accertarne  la  diversità,  come  è  quello  indicatoci  da  Ehrlich.  Il  parassita 
-della  rapa ,  ultimamente  scoperto  da  Woronin  e  descritto  col  nome  di 
Piasmadiophora  brassicae,  appartiene  a  questa  classe. 

e  È  poi  possibile  che  per  un  certo  numero  di  malattie  infettive,  nelle 
•quali  invano  vennero  cercati  i  batter!,  abbiano  ad  esistere  dei  parassiti  per 
nulla  distinguibili  dagli  elementi  cellulari  del  corpo  ». 

Un  fatto  analogo  venne  notato  da  Koch  nel  sangue  della  lince,  nel  quale 
vennero  trovate  delle  monadi  biforcate  {Geiseimonaden), 

Quest'ultima  osservazione  è  assai  interessante,  e  richiama  subito  ai  lavori 
ultimamente  pubblicati  da  Laveran  sul  miasma  palustre.  Se  questi  lavori  non 
•ebbero  quell'accoglienza  che  meritano,  ciò  si  deve  innanzi  tutto  al  far  loro 
ilifetto  l'esperimentazione,  ma  potrebbe  anche  provenire  dal  fatto  che  l'or- 
ganismo descritto  si  allontana  sensibilmente  da  quelli  stati  considerati,  forse 
a  torto,  come  i  soli  agenti  patogenici. 

Koch  insiste  più  avanti  sulla  necessità  di  provvedersi  di  fotografìe  degli 
•oggetti  microscopici  considerati  come  agenti  di  malattie  infettive.  Questa 
parte  del  suo  lavoro  è  scritta  con  grande  sicurezza  dovuta  ad  una  lunga 
pratica  nella  materia.  La  Memoria  termina  con  14  tavole  che  comprendono 
84  fotografìe,  generalmente  assai  ben  fatte,  d'ogni  caso  interessante  riferibile 
alle  principali  malattie  infettive. 

Ma  non  è  suffìciente  trovare  nel  parenchima  e  nei  liquidi  nutritivi  un 
organismo  che  si  presupponga  patogenico;  bisogna  manifestare  questa  po- 
tenza patogenica  riproducendo  la  malattia  negli  animali  ;  e  qui  sta  il  punto 
<lifficile  della  quistione. 

<  Bisogna,  dice  l'Autore,  scegliere  un  animale  della  medesima  specie  o 
•d'una  specie  affìne;  per  esempio,  scegliere  una  scimmia  per  una  malattia 
umana;  bisogna  di  poi  studiare  la  reazione  dell'organismo  di  differenti  ani- 
mali. Si  possono  cosi  osservare  numerose  particolarità.  La  setticemia  del 
coniglio  uccide  certamente  il  coniglio  ed  il  topo,  uccide  il  topo  casalingo 
ma  non  il  topo  campignuolo. 

<  Non  è  senza  importanza  lo  studiare  il  modo  di  trasmissione;  perciò 
^i  usa  l'inoculazione  {Impfung),  S'intende  per  inoculazione  una  piaga  al  tutto 
super fìciale  della  pelle,  unita  all'applicazione  della  sostanza  da  esperimen- 
tarsi:  non  è  dunque  più  il  caso,  quando  la  piaga  attraversando  la  pelle 
penetra  nel  tessuto  sottocutaneo.  Oggidì  pare  che  non  ne  sia  più  cosi  li- 
mitata la  signi fìcazione  ;  si  dà  questo  nome  ad  ogni  qualità  di  cose,  e  spe- 
•cialmente  gli  autori  francesi  usano  soprattutto  comprendere,  nella  parola 
vaccinazione,  qualità  assai  differenti  di  metodi  sottocutanei  o  intravenosi. 

<  Or  non  è  cosa  indifferente  l'operare  in  un  modo  o  in  un  altro.  Tale 
liquido,  ad  esempio,  quello  dell'edema  maligno,  produrrà  effetti  assolutamente 
<liversi  secondo  che  verrà  deposto  alla  superfìcie  della  pelle  o  nel  tessuto 
cellulare. 

e  Si  opera  pure,  generalmente,  con  delle  quantità  troppo  considerabili. 

<  Gli  strumenti  debbono  sottoporsi  ad  una  disinfezione  assai  efficace,  col 
calore  secco  a  150**.  Ciò  è  diffìcile  colle  siringhe.  È  mia  opinione  che  molte 
•esperienze  falliscano   innanzi    questa    difficoltà,    e  che   non  pochi  rìst|ltati 


—  294  — 

inesplicabili  si  debbano  airinsufficìente  disinfezione"  delle  siringhe.  Perciò  mi 
servo  ora  d'una  siringa  speciale  nella  quale  non  e'  è  più  impiastramento , 
td  il  metallo  è  fissalo  al  vetro  per  un  giro  di  vite. 

€  I  processi  d'infezione  per  l'inalazione  non  sono  a  tutt* oggi  molto  da 
-raccomandarsi,  e  danno  risultati  assai  dubbi.   » 

Noi  siamo  così  giunti  alla  parte  principale  del  lavoro  del  Koch  ;  in  essa 
descrive  il  processo  di  coltura  che  a  lui  sembra  dover  rimpiazzare  l'altro 
oggidì  generalmente  usato.  Questo  nuovo  processo  consìste  nella  coltivazione 
Su  patate  cotte  o  su  strati  di  gelatina,  senza  preoccuparsi  poi  molto  delle 
impurità  che  possono  prodursi  nella  coltura. 

e  Generalmente  le  colture  forniscono  dei  risultati  poco  soddisfacenti  (S/c/it 
-es  mit  den  Reinculturen  rechi  traurig  aus).  Nessuno  di  coloro  che  intrapre- 
sero delle  colture  di  microbi  secondo  gli  attuali  processi,  non  seppe  evitare 
le  sorgenti  d'errore  (ciò  che  è  impossibile  secondo  la  mia  persuasione)  ;. 
nessuno  d'essi  è  autorizzato  a  lamentarsi  se  i  risultati  non  sono  ammessi 
come  dimostrativi  dai  scienziati.  Questo  s'applica  soprattutto  ai  lavori  che  te- 
stimoniano uno  zelo  meritorio,  ma  cieco,  pubblicati  dalla  scuola  di  Pasteur, 
nei  quali  si  trovano  dei  fatti  incredibili,  come  le  colture  dell'organismo  della 
rabbia,  del  vajuolo  del  montone,  della  pneumonia  infettiva.   » 

Non  bisogna  cercar  d' impedire  in  maniera  assoluta  la  penetrazione  di 
germi  stranieri,  ma  bensì  di  germi  di  cui  non  si  possa  sindacar  la  presenza^ 
Invece  di  liquidi,  Koch  impiega  delle  sostanze  solide  sulle  quali  ogni  germe 
•si  riproduce  nel  punto  preciso  ove  si  è  posto.  Egli  impiegava  da  prima  delle 
rotelle  di  patate  cotte,  ma  più  tardi  pensò  d'adoperare  un  corpo  solido  si 
«ma  trasparente,  facilmente  esamùiabile  al  microscopio.  Questo  corpo  venne  a 
lui  fornito  da  un  miscuglio  di  gelatina  (2  Yo  ^  3  Vo)  ^  ^^  liquido  nutritivo. 

e  La  gelatina  di  coltura  è  deposta  in  forma  di  una  larga  goccia  sul 
portaoggetti.  Ciò  si  fa  mediante  una  pipetta  ben  disinfettata;  gli  stessi  por- 
soggetti  sono  esposti  per  qualche  tempo  ad  una  temperatura  di  150.®  La 
goccia  dovrà  avere  la  grossezza  di  circa  2  millimetri,  e  la  gelatina  rafifred- 
dandosi  diventa  solida.  Tutte  le  lastre  son  messe  di  poi  su  piccoli  scafial 
sotto  una  campana  le  cui  pareti  sono  formate  di  carta  Joseph  inumidita 
In  simili  condizioni  le  goccie  di  gelatina  si  conservano  due  a  tre  settimane- 
senza  disseccarsi. 

e  Per  seminare  gli  organismi  da  coltivarsi,  è  sufficiente  il  raccogliere  coi> 
un  ago  arroventato  una  quantità,  la  minore  possibile,  del  liquido,  tracciando 
col  medesimo  ago  quattro  a  sei  linee  trasversali  sulla  superficie  dello  strato 
gelatinoso.  È  una  vera  vaccinazione.  È  inutile  proteggere  queste  coltiure  altri- 
menti che  con  una  campana,  la  quale  non  è  poi  necessario  sia  ermeticamente 
chiusa.  Succederà  cosi  che  degli  organismi  stranieri  penetrino  nella  coltura  ;. 
«ma  essi  non  possono  svilupparsi  che  là  ove  sono  caduti.  Non  sarà  quindi 
che  una  pura  combinazione  se  essi  si  svilupperanno  proprio  nella  linea  ove 
è  deposto  l'organismo  da  studiarsi;  è  quindi  cosa  assai  difficile  a  pensare- 
che  tutte  le  colture  possano,  in  breve  volger  di  tempo,  essere  attaccate  da 
altri  germi  al  punto  di  non  aver  più  alcun  valore  per  un  ulteriore  coltura^ 
In  pochi  giorni  lo  sviluppo  degli  organismi  ha  raggiunto  il  massimo. 


—  295  — 

«  Le  colture  di  gelatina  si  sviluppano  bene  fra  i  20°  e  i  25®,  e  finora 
non  ho  trovato  alcun  organismo  il  quale  non  siasi  moltiplicato  a  questa 
temperatura.  Quando  si  credesse  necessario  sorpassare  i  30^,  temperatura 
alla  quale  la  gelatina  si  liquefai,  bisognerà  ricorrere  a  diversi  procedimenti. 
€  Si  comprende  facilmente  come  si  possa,  con  questo  processo,  procu- 
nrsi  un  seme  perfettamente  puro,  fin  dal  principiare  delle  esperienze  >. 

Koch  esperimentò  numerose  gelatine  di  coltura,  ma  certamente  la  mi- 
nore venne  giudicata  quella  che  è  formata  da  una  mescolanza  di  siero 
del  sangue  e  di  gelatina.  Questa  coltura  non  è  punto  isterilita  dalla  cottura. 
<  Il  processo  in  parola  ha  il  vantaggio  di  poter  essere  sottomesso  ad 
ogni  momento  alla  revisione  del  microscopio,  senza  influire  per  questo  sul 
no  ulteriore  sviluppo.  Quando  si  esaminino  al  microscopio,  ad  un  debole 
ingrandimento,  delle  colonie  di  microbi  o  di  funghi  messe  a  bella  posta 
0  per  caso  sul  portaoggetti  gelatinoso,  si  acquista  ben  presto  la  persuasione 
die  ciascuna  specie  possiede  particolarità  di  forma,  colore  e  accrescimento 
delle  colonie,  affatto  caratteristiche  e  facilmente  riconoscibili.  Gli  individui 
«parati  accade  non  siano  riconosciuti,  mentre  le  colonie  (rappresentanti  la 
toklità  dei  caratteri  individuali)  lo  sono  con  facilità.  Cosi  i  baccilli  del 
carbonchio  e  quelli  del  fieno  si  distinguono  assai  facilmente  in  colonie  >. 
Koch  fece  per  molto  tèmpo  delle  serie  dì  colture  di  microbi  patogenici 
0  no,  e  giammai  potè  accertare  che  alcuno  dei  detti  organismi  abbia  pre- 
sentato una  qualunque  deviazione. dalle  sue  proprietà.  Ciò  è  come  dire  esser 
^K  assolutamente  contrario  alla  dottrina  di  Ncegeli  e  Buchner. 

A  suo  avviso  :  «  Tutti  quei  batteri  che  posti  nel  medesimo  mezzo  e  nelle 
medesime  circostanze  durante  più  colture  o  generazioni,  conservano  le  prò- 
pnetà  per  le  quali  si  differenziano,  debbono  esser  considerati  come  diversi, 
qualunque  sia  il  nome  che  loro  vien  dato  (specie,  varietà,  forma). 

€  Finalmente,  dice  egli  alla  fine,  ciò  che  caratterizza  il  mio  procedimento 
è  l'adoperare  un  mezzo  di  coltura  solido  ed  il  più  possibile  trasparente  ; 
cbe  la  composizione  di  questo  mezzo  può  essere  variata  ed  adattata  ,  per 
quanto  lo  si  desideri,  all'organismo  da  coltivarsi;  che  le  misure  di  precaur 
xione  contro  le  casuali  impurità  sono  inutili  ;  che  la  successiva  coltura  può 
^si  per  mezzo  di  numerosi  campioni  separati,  fra  i  quali  si  scelgono,  per 
le  ulteriori  trapiantazioni,  quelli  rimasti  puri;  che  una  continua  revisione 
può  esser  fatta  mediante  il  microscopio  sulle  esperienze  medesime  ». 

Il  procedimento  da  noi  ora  descritto  può  utilizzarsi  nella  ricerca  dei 
microbi  nell'aria,  nell'acqua,  nel  terreno,  ecc.,  ciò  che  realmente  è  un'ap- 
plicazione all'igiene. 

Per  l'esame  dtìVaria^  i  processi  non  sono  molto  facili  ad  adoperarsi. 
Ecco  come  Koch  procede:  Nel  fondo  di  un  cilindro  di  vetro  di  18  cen- 
timetri d'altezza  e  6  centimetri  di  larghezza  trovasi  una  scodellina  piatta 
di  vetro  alta  un  centimetro  e  larga  5  centimetri  e  mezzo,  che  può  essere 
lollevata  mediante  una  lista  di  latta  piegata  ad  angolo  retto.  Abbi- 
sognano almeno  venti  di  questi  apparecchi.  Il  cilindro  viene  scaldato ,  la 
bacinella  riempita  di  gelatina  ed  il  tutto  viene  chiuso  mediante  un  turac- 
ciolo di  ovatta  isterilita.  Solidificatasi  la  gelatina  e  giunti  nella  località  della 


—  296  — 

cui  aria  si  vuol  fare  Tanalisi ,  sì  leva  il  turacciolo.  Dopo  5010  ore  sì 
chiude  di  nuovo  il  cilindro,  mantenendolo  ad  una  temperatura  da  20^  a 
25.^  Scorso  il  secondo  giorno  lo  sviluppo  delle  colonie  è  abbastanza  avan- 
zato per  permetterne  l'esame  al  microscopio. 

€  Per  l'esame  del  terreno  basta  seminarne  delle  pMirticelle  su  delle  infu- 
sioni di  grano  o  di  carne  gelatinosa.  Non  è  molto  difficile  il  distinguere 
quello  che  proviene  effettivamente  dal  terreno  da  ciò  che  è  impurità;  le 
prime  colonie  hanno  sempre  il  loro  punto  di  partenza  su  di  un  granello 
di  sabbia  od  una  particella  di  terra.  Il  terreno,  nelle  sue  parti  superficiali, 
anche  fuori  delle  città  è  straordinariamente  ricco  di  microbi  e  specialmente 
di  baccilli ,  mentre  che  ad  una  certa  profondità  a  fatica  si  trovano  dei 
saggi  separati.  Nel  medesimo  modo  si  possono  esaminare  la  polvere,  le 
sostanze  alimentari,  ecc.,  ecc. 

€  L'esame  ^^ acqua  non  presenta  maggiori  difficoltà.  Si  prende  una  de- 
terminata quantità  d'acqua  che  si  mescola  con  della  gelatina  liquida;  si 
chiude  il  vaso  con  ovatta  disinfettata,  e  si  lasciano  sviluppare,  nell'interno 
della  gelatina  di  coltura,  le  colonie  finché  si  possano  osservare  al  micro- 
scopio e  in  seguito  trapiantarle.  È  utile  adoperare  per  queste  colture  un 
vaso  piatto  il  quale  permetta  di  giungere  facilmente  le  colonie  coH'ago  pei 
preparati.  È  pure  utile  lo  scegliere  anche  della  gelatina  ben  scolorata,  come 
dell'infusione  di  grano  ». 

\  fotogrammi  pubblicati  da  Koch  si  riferiscono  a: 

I .°  U erisipela  dell*  uomo  (i  primi  i  o).  Micrococchi ,  della  medesima 
grossezza  e  aggruppamento,  senza  mescolanza  di  bastoncini,  ritrovati  escln- 
divamente  nella  zona  limitante  dell'erisipela,  nei  linfatici  e  nel  tessuto  cel- 
lulare. Koch  sembra  consideri  l'erisipela  come  un'affezione  chiaramente  pa* 
rassitica. 

2  ?  1J endocardite  ulcerosa  (4  preparati).  Micrococchi  nei  vasi  del  cuore 
e  in  un  canalicolo  renale. 

3.^  Il  vajuolo  (3  preparati).  Micrococchi  nei  capillari  del  rene  e  dd 
fegato. 

4.**  La  febbre  ricorrente  (6  preparati),  Spirocheti  provenienti  dall'India 
e  da  una  scimmia  artificialmente  infettata  a  Berlino. 

5.**  Il  carbonchio  degli  animali  e  dell'uomo  (15  preparati). 

6."  La  setticemia  del  topo  e  \ edema  maligno  (vibrione  settico  di  Pasteur), 
forme  conosciute. 

7.**  Il  vajuolo  del  montone.  Baccilli  curvi. 

8."  La  febbre  tifoidea  (8  preparati).  Baccilli  stati  descritti  da  Klebs  ed 
Eberth.  I  risultati  di  Koch  concordano  maggiormente  con  quelli  di  Eberth. 
Nondimeno  sarebbe  prematuro  il  risolvere  la  quistione  delle  relazioni  fra 
questa  malattia  ed  i  batteri. 

9.**  La  pneumonite.  Batteri  poco  caratterizzati. 
Segue  un  certo  numero  di  preparati  risguardanti  l'esame  del  terreno,  eoa 


—  297  — 

II.  —  Deir eziologia  del  carbonchio^  di  Koch. 

Lavoro  di  critica,  anzi  di  lunga  e  violenta  diatriba  contro  Pasteur.  Koch 
nota  innanzi  tutto  come  a  lui  si  debba  la  scoperta  delle  spore  della  bat* 
terìdia,  e  fino  ad  un  certo  punto  anche  la  natura  vegetale  di  questa 
batteridia.  È  una  scoperta  che  nessuno  pensa  a  contrastargli ,  ma  è  però 
permesso  l'osservare  che  in  realtà  i  più  gran  passi  in  questa  parte  della 
scienza,  vennero  da  prima  fatti  da  coloro  che  scopersero  la  batteridia,  e 
poi  da  quelli  che  dimostrarono  come  questa  propagazione  per  spore  sia  un 
carattere  di  questi  organismi  inferiori.  Noi  ammettiamo  volentieri  che  la 
scoperta  delle  spore  abbia  dilucidato  più  d*un  punto  dubbio  nella  patologia 
del  carbonchio,  e  fino  a  un  dato  punto  intendiamo  che  l'Autore  esclami: 
e  Nei  suoi  contorni  generali,  l'eziologia  del  carbonchio  era  stabilita  per 
le  mie  ricerche,  e  non  rimanevano  che  alcune  lacune.  Fra  queste  io  ad- 
ditai le  seguenti: 

€  Le  spore  carbonchiose  possono  formarsi  in  seno  all'organismo  vivente  ^ 
e  Per  qual  via  (eccettuate  le  ferite  della  pelle  e  delle  mucose)  penetrano 
-esse  nell'organismo?  Non    sarebbe   alle    volte  per  le  vie   respiratorie  e  di- 
gestive ? 

e  Qual'è  l'influenza  esercitata  dal  terreno  sulla  formazione  delle  spore 
secondo  che  il  cadavere  dell'animale  è  infossato  nell'argilla,  il  terreno  cre- 
taceo o  sabbioso? 

€  Infine,  i  baccilli  del  carbonchio,  come  quelli  dell'erisipela  o  della  set- 
ticemia del  topo,  compiono  essi  la  loro  ordinaria  evoluzione  al  di  fuori 
dell'organismo,  non  moltiplicandosi  se  non  quando  il  caso  fa  che  siano 
introdotti  nell'organismo,  mezzo  ad  essi  favorevole? 

<  Tali  sono  le  quistioni  che  dovevano  esser  poste  in  prima  linea . . . 
I  lavori  recentemente  dati  alla  luce  per  colmare  le  suddette  lacune  non 
raggiunsero  il  loro  scopo.  Per  ciò  che  spetta  ai  lavori  di  Pasteur  e  di 
Buchner,  accolti  con  una  generale  attenzione,  essi  cercano  di  dare  alla  teorìa 
del  carbonchio,  da  me  istituita,  una  ben  altra  fisonomia  ;  ciò  mi  obbliga  a 
'Compararne  i  risultati  coi  miei,  per  sapere  da  qual  parte  stia  la  verità. 

<  Innanzi  di  passare  alla  discussione  di  queste  novità,  debbo  richiamare 
l'attenzione  sul  fatto  che  esistono  altre  malattie  infettive  le  quali  hanno  la 
più  grande  analogia  col  carbonchio,  si  che  possono  esser  confuse  col  me- 
<iesimo.  Ciò  è  per  me  evidente  per  una  almeno.  Ma  vi  sono  altri  baccilli 
patologici  rassomiglianti  al  bacillus  anthracis  per  lunghezza  e  larghezza  e 
che  possono  produrre  malattie  somiglianti  al  processo  carbonchioso. 

<  È  la  storia  del  carbonchio  e  del  carbonchio  sintomatico  {Rauschbrana) 
confusi  fin  quasi  ad  oggi  dagli  stessi  veterinari.  Questi  medesimi  fatti  rìsul- 
^AQo  da  osservazioni  di  patologia  umana  (Eberth,  Huber),  e  negli  stessi 
sperimenti  di  laboratorio  noi  c*incontriamo  di  sovente  in  una  malattia  pro- 
<iotta  da  un'affezione  causata  da  baccilli  patogenici.  Questa  è  stata  men- 
zionata da  Semmer,  Pasteur,  ecc.,  ma  giammai,  come  credo,  osservata  nella 
sua  forma  pura. 


— 298  ^- 

«  La  descrizione  intiera  di  Pasteur  dimostra  non  aver  egli  mai  osservata 
questa  malattia  infettiva  nella  sua  forma  non  complicata.  È  una  mescolanza 
complessa  assai,  formata  dall'azione  di  vari  micro-organismi  patogenici  e 
dal  riassorbimento  di  sostanze  sciolte,  putride  o  settiche.  Operando  nel 
modo  usato  da  Pasteur  ed  injettando  sotto  la  pelle  d*un  animale  parecchie, 
od  anche  una  sola  siringa  di  liquido  putrido,  si  osserverà  sempre  un  misto 
d'intossicazione  e  d'infezione.  Quando  si  opera  con  delle  piccole  quantità 
di  liquido ,  non  si  trova  se  non  una  sol  forma  di  baccilli ,  che  si  pre- 
sentano come  bastoncini,  eguali  per  grossezza  e  per  forma  a  quelli  del 
carbonchio,  dai  quali  non  possono  distinguersi  se  non  pei  metodi  perfezionati 
di  preparazione  e  colorazione.  Il  nome  di  setticemia,  applicato  a  questa 
malattia,  è  mal  scelto  ;  sarebbe  meglio  chiamarlo  e  edema  maligno  ». 

€  Ne  derivò  che  la  maggior  parte  degli  osservatori  hanno  confuso  le 
due  malattie  come  i  due  micro- organismi.  Colui  che  pur  conosce  queste 
differenze  di  forma,  ma  che  non  conosce  i  mezzi  perfezionati  per  istudiarle, 
è  incapace  di  trovarle  e  non  può  darci  la  sicurtà  essere  le  sue  ricerche 
scevre  d'errori.  Questo  rimprovero  io  debbo  farlo  a  Pasteur.  Egli  dice  che 
i  baccilli  dell'edema  —  o  vibrioni  settici  come  li  chiama  —  i  quali  coi 
l)accilli  del  carbonchio  appartengono  ai  batteri  più  voluminosi  e  più  faciK 
a  distinguersi,  sono  cosi  trasparenti  che  possono  sfuggire  all'osservazione. 
Colui  che,  come  Pasteur  secondo  questo  passo,  non  è  sicuro  di  sé  stesso 
nella  dimostrazione  di  batteri  cosi  voluminosi,  quel  tale  è  ben  lungi  dal 
riconoscere  e  tenere  separate  le  differenze  di  forma  che  possono  stabilirsi , 
mediante  i  metodi  di  colorazione,  fra  i  differenti  baccilli  (Jn  nota:  Io  non 
giudico  ingiustamente  i  lavori  di  Pasteur,  relativamente  alla  microscopia; 
]e  sue  recenti  comunicazioni  sulla  rabbia  e  la  descrizione  dei  batter!  pa- 
togenici ch'egli  ha  scoperto  lo  dimostrano  abbastanza)  ». 

Così,  ecco  ciò  che  ben  s*  intende.  Pasteur  è  incapace  di  riconoscere  i! 
"vibrione  settico,  a  lungo  da  lui  descritto  prima  che  Koch  ne  parlasse;  egli 
produce  delle  malattie  complesse  injettando  nel  tessuto  cellulare  una  o  pa- 
recchie siringhe  di  liquido  putrido.  Per  ciò,  le  sue  scoperte  debbono  esser 
messe  nel  medesimo  grado  di  quelle  di  Ravitsch,  Lustig  e  Lewis,  che  sempre 
confusero  il  vibrione  settico  col  baccillo  del  carbonchio. 

Sembra  che  la  critica  dovrebbe  là  arrestarsi;  e  se  Koch  è  ben  persuaso- 
delia  realtà  dell'errore  che  rimprovera  al  dotto  francese ,  non  comprendo 
però  com'egli  spinga  troppo  lungi  l'esame  delle  dottrine  di  lui.  Ma  questi 
sono  mezzi  di  polemica  puri  e  semplici.  Si  attribuiscono  all'avversario  me- 
todi, idee,  parole,  qualità  e  difetti  immaginari,  per  aver  cosi  la  facile  glorisi 
di  giudicarli  severamente.  Seguitiamo  nondimeno: 

€  Pasteur  nelle  sue  notizie  sul  carbonchio  ha  preso  un'attitudine  molta 
singolare.  Egli  conosce,  cita  nelle  sue  prime  osservazioni,  i  lavori  di  Da- 
vaine,  quelli  di  Branell,  i  miei,  lavori  tutti  che  si  pubblicarono  in  un  tempo 
in  cui  Pasteur  non  pensava  punto  a  far  delle  ricerche  in  proposito.  Non- 
dimeno, più  cardi  egli  discorre  come  se  nulla  fosse  stato  noto  circa  Tezio- 
logia  del  carbonchio,  e  propaga  pel  mondo  cose  da  lungo  tempo  dimostrate 
e  compiute,  come  nuove  scoperte.  Già  il  suo  primo  lavoro,  nel  quale  c^« 


—  299  — 

càTi  dimostrare  come  i  baccilli  sono  la  vera  causa  della  malattia,  presentava 

questo  carattere.  Or  bene,  Branell  (dimostrando  che  il  sangue  del  feto  non 

era  per  nulla  virulento),  Davaine  (dimostrando  che  il  sangue  dihiito  al  mi- 

ionesimo  non  perdeva  niente  della  sua    potenza),  Tiegel  e  Klebs   (annun: 

dutdo  come  il  sangue  sbarazzato  dai  batteri  colla  filtrazione  diventava  inof- 

bairo)  avevano  abbastanza  ciò  dimostrato ...  È  vero  potersi  objcttare  come 

fa  rendere  il  sangue  carbonchioso,  virulento,  bisogna  che  esistano  i  bac- 

dK,  ma  questa  stessa  infezione  proviene  non  dall'  azione  dei    microbi ,  ma 

à  on  veleno  speciale  che  vi  rimaneva  aderente.  In  fine  e  dal  punto  di  vista 

jnuico,  questa  objezione  non  aveva  alcuna  importanza ...» 

[-  Le  opinioni  come  possono  essere  differenti!  Noi  pensiamo,  e  gran  parte 

!dd  mondo  con  noi,  essere  questa  objezione  di  capitale  importanza,  e  rim- 

ifroverìamo  precisamente  agli  autori  citati  di  operare  su  di  un  liquido  com- 

fieiso,  con  dei  procedimenti  complicati  che  rendono  i  risultati  dubbi.   Per 

pò  noi  salutammo  con  gioja  le  esperienze  mediante  colture  alla  20^  e  alla 

||o*  generazione,  essendo  per  esse  il  risultato  sbarazzato   d'ogni    incomoda 

fBomplicazione  ed  apparendo  con  chiarezza  e  nitido  agli  occhi  di  tutti. 

e  Qualche  tempo  dopo    sorse    la    quistione    della   gallina   caibonchiosa. 

e  supponendo  queste  prove  al  sicuro  d'ogni  rimprovero,  non  costitui- 

o  però  un'importante  conquista  per  l'eziologia    del    carbonchio.  Ma, 

parte,  è  falso  che  la  temperatura  del  sangue  degli  uccelli  (42°)  dif- 

l'accrescimento  dei  baccilli  ;  d'altra  parte  è  falso  esser  gli  uccelli  in 

stato  d'immunità  di  faccia  al  carbonchio.  CEmler    e   Huber    dimostra- 

come  i  passeri  si  possono  facilmente  inoculare.  Q£mler  ebbe    positivi 

Itati    sulle  anitre  (9  su  28),  sui  piccioni  (15    su    38)   e    sulle   galline 

1  su  31)   ». 

Sembra  che  Koch  non  abbia  egli  stesso  replicato  queste  esperienze  sulle 

ine ,    probabilmente  a  lui    non  sembrando    che    la   questione    fosse   di 

importanza.  Dal  punto  di  vista  teorico  nondimeno,  non  è  senza   inte- 

il  sapere  come  l'immunità  relativa  od  assoluta   possa    tenere   ad  una 

plice  quistione  di  temperatura    del    sangue.  Quanto   al    punto  di   vista 

imentale,  la  storia  delle  discussioni  avvenute  davanti  l'Accademia  di  Parigi,. 

i  sembra  dover  soddisfare  i  più  scettici. 

i  In  questo  modo,  e  senza  preoccuparsi  dei  risultati  pubblicati,  Pasteur  sta- 
ViVietioiogia  singolare  della  malattia,  l'infezione  degli  animali  pei  foraggi.  .  . 
questa  dottrina  havvi  poco  di  nuovo,  e  quel  poco  poggia  su  degli  errori  ». 
Non  insisteremo  affatto  sulla  contraddizione  esistente  fra  queste  due  frasi 
d  una  di  quelle  pubblicate  più  addietro. 

'  Koch  rimprovera  in  seguito  a  Pasteur  e  d'ammettere  che  la  formazione 

|Ue  spore  possa  farsi  all'interno  del  cadavere  non  aperto  »,  ciò  che  è  falso;. 

Ripiegare  e  il  carbonchio  spontaneo  con  l'infezione  colla  bocca,   ciò  che 

conosciuto  da  molto  tempo  pei  veterinari  (Heusinger ,  MUzbrand  Kran- 

1),  ma  è  assai  raro  ».  Le  esperienze  sulle  quali  si  fonda  Pasteur  per  di- 

l'inoculazione  per  la  bocca  non  devono  esser  state  molto    nume-t 

(111).  €  Le  alterazioni  dei  gangli  linfatici  non  sono    una    guida  sicura 

fff  riconoscere  l'entrata  del  veleno  ».  > 


—  300  — 

Quest'ultima  osservazione  è  giusta  e  può  avvenire  che,  anche  inoculando 
sé  stesso  il  carbonchio,  si  osservino  delle  tumefazioni  in  parti  molto  lontane. 

e  Rimane  Tobjezione  più  grave  alla  teorìa  di  Pasteur.  Tutti  i  fatti  sembrano 
<limostrare  come  nella  maggior  parte  dei  casi,  il  carbonchio  spontaneo  sia 
dovuto  ad  un'infezione  per  l'intestino.  Questo  fatto  sembra  certo  nell'uomo, 
e  cosi  fra  i  grandi  animali  domestici. 

e  Dinanzi  dell'esperienza  appoggiata  da  numerose  osservazioni  degli  au- 
tori (Haupt,  Spinola,  Brackmiiller,  Heusinger),  le  osservazioni  di  Pasteur 
fatte  su  piccol  numero  d'animali  ed  apparentemente  soltanto  sui  montoni, 
perdono  ogni  valore. 

€  Fin  qui  le  ricerche  di  Pasteur  in  nulla  avevano  fatto  avanzare  l'ezio- 
logia del  carbonchio.  Tutte  le  persone  competenti  si  comportavano  in  ma- 
niera riservata.  Pasteur  stesso,  naturalmente  il  più  convinto  dell'  eccellenza 
delle  sue  idee,  sembrava  aver  compreso  l'insufficienza  della  sua  teoria,  pcHchè» 
già  durante  l'anno  seguente,  egli  presentavane  un  miglioramento,  dato  alla 
pubblicità  col  medesimo  rumore  che  le  sedicenti  anteriori  scoperte.  È  però 
vero  che  questa  volta  l'idea  era  in  modo  incontestabile  proprietà  di  Pasteur  >. 

Si  tratta  della  parte  che  possono  avere  i  lombrtci  nel  trasporto  della 
terra  contenente  le  spore  carbonchiose.  Koch  sembra  deplorare  che  questa 
teoria  abbia  trovato  e  anche  in  Germania  degli  ammiratori  >.  Egli  la  trova 
insostenibile ,  e  qui  ne  esporremo  le  ragioni.  Si  osservi  in  proposito  che 
^u  questo  punto,  come  su  tanti  altri,  è  sempre  sul  lato  minore  della  quistione 
•che  il  dotto  tedesco  esercita  Ja  sua  critica. 

e  Una  condizione  sine  qua  non  dell'ipotesi  di  Pasteur  è  che  le  spore 
-carbonchiose  siano  sempre  affossate  profondamente  nella  terra.  Ciò  non 
e  vero. 

€  D'altra  parte  è  dubbio,  se  nel  profondo  del  terreno  possa  trovarsi  la 
temperatura  necessaria  allo  sviluppo  delle  spore.  Esperienze  da  me  eseguite 
tni  dimostrarono  couie  la  formazione  delle  spore  cessi  a  15^;  a  18°  sia 
incerta,  e  fra  20°  e  25°  ella  si  compia   perfettamente. 

€  Orbene ,  un  prospetto  e'  insegna  come  il  terreno  su  cui  è  Berlino ,  a 
^  metri  di  profondità,  non  presenti  in  niun  luogo  la  temperatura  necessaria 
alla  formazione  delle  spore.  Ad  un  metro  di  profondità,  una  sola  stazione 
tocca  i  18°  e  solamente  per  un  mese,  A  mezzo  metro,  una  stazione  tocca 
i  1 8^  in  agosto ,  e  tre  giungono  ad  una  temperatura  di  poco  superiore  in 
-settembre . . .  Queste  cifre  sono  della  più  grande  importanza  non  solo  per 
apprezzare  la  teoria  di  Pasteur,  ma  anche  pelle  esperienze  sull'  infossamento 
dei  cadaveri. 

<  L'esperienza  di  Pasteur  (nel  podere  di  M.  Mannory),  oltre  il  non  aver 
nessun  valore,  ha  anche  un  fare  d'ingenuità,  poiché  il  terreno  non  solo 
poteva  essere  infettato  dall' orina  e  dalla  saliva,  ma  anche  dal  sangue,  avendo 
fatto  l'autopsia  dell'animale  prima  di  infossarlo. 

e  D' altronde ,  delle  esperienze  dirette ,  dimostrarono  essere  i  lombrìci 
cattivi  propagatori  di  germi. 

e  La  teoria  dunque  del  significato  che  hanno  i  lombrici  nell'eziologia 
•del  carbonchio  è  un  errore,  come  pure  le  anteriori  scoperte  di  Pasteur,  ed 


—  301   — 

il  risultato  generale  dello  studio  dei  suoi  lavori  sul  carbonchio  può  riassu- 
mersi cosi:  Non  es^er  noi  debitori  al  medesimo  della  minima  cosa  che  abbia 
arricchito  l' eziologia  del  carbonchio,  al  contrario,  i  suoi  lavori  hanno  sparso- 
delia  confusione  in  molte  quistioni  già  risolte  o  sul  punto  d'esserlo  ». 

Noi  termineremo  qui  V  analisi  di .  questo  lavoro,  il  quale  contiene  ancora 
una  discussione  sulle  esperienze  di  Btichner  che  pretende  esser  giunto  a 
trasformare  1*  inoffensivo  Baciiius  subtilis  del  fieno  in  Bacillus  anthracis,  E. 
qui  si  osservi  come  la  discussione  di  questo  fatto,  da  nessuno  fin  qui  accet- 
tato  come  cosa  seria,  è  sempre  cortese. 

Ili,  —  Della  setticemia  sperimentale^  di  G.   Gaffky. 

L' Autore  comprende,  con  Davaine,  col  nome  di  setticemia  una  malattia 
infettiva  delle  piaghe,  trasmissibile,  rapidamente  mortale,  nella  quale  il  sangue 
è  il  trasmettitore  del  virus.  L'intossicazione  putrida  sarebbe  un  avvelena* 
mento  chimico  (per  le  ptomaine  ?  ),  e  la  piemia  sarebbe  caratterizzata  dalla 
metastasi. 

Ora  qual  rapporto  esiste  fra  questa  malattia  ed  il  vibrione  settico  di  Pasteur? 
Nessuno  :  la  setticemia  di  Pasteur  corrisponde  all'edema  maligno  di  Koch, 
nel    quale    il    sangue    non  contiene    affatto  bastoncini,   nel  quale  si   nota 
invece  dell'infezione  una  violenta  infiammazione  e  una  profonda  alterazione 
dei  tessuti  con  abbondante  formazione  di  sierosità.  Questa  malattia  non   sv 
trasmette  per  una  piaga  superficiale  :  bisogna  che  il  vibrione  settico  penetri* 
nel  tessuto  sotto-cutaneo  per  trovare  un  luogo  adatto  ;   abbisogna  un  inje- 
zione  con  una  siringa  o  una  piaga  profonda.  Gaffky,  fino  ad  un  certo  punto  ^. 
contesta  la  natura  amurobia  di  questi  vibrioni,  i  quali  si  sviluppano,   dice 
egli,  molto  bene  nel  polmone  del  sorcio   vivente.  Però  le  esperienze   sono- 
ancora  troppo  poche  per  autorizzare  una  decisione  in  questo  modo. 

Circa  poi  alla  nuova  malattia  di  Pasteur,  essa  dev'  essere  considerata  come 
una  setticemia,  la  quale  Gaffky  giunse  a  produrre,  inoculando  ad  un  co- 
niglio una  goccia  d'acqua  d'uno  dei  più  infetti  canali  di  Berlino;  ed  un'altra 
volta  inoculando  del  liquido  proveniente  da  carne  putrefatta.  Egli  studiò^ 
acctuatamente  questa  setticemia  ;  sgraziatamente  non  si  può  comprendere 
se  essa  debba  esser  tenuta  o  meno  identica  con  quella  di  Davaine. 

Il  lavoro  che  finisce  con  una  discussione  della  teoria  di  Noegeli,  sembra 
aver  del  merito,  ma  si  presta  assai  poco   all'analisi. 

IV.  -—  La  quistiane  delP  immunità^  di  F.  Loeffler. 

L'alta  importanza  della  questione,  dal  punto  di  vista  economico- nazionale,, 
comandava  imperiosamente  una  critica  esperìmentata  delle  citazioni  degli  au- 
tori francesi  (Davaine,  Toussaint,  Pasteur).  Indipendentemente  da  questo» 
interesse»  la  significazione  di  queste  nuove  ricerche  dal  punto  di  vista  d» 
una  teoria  scientifica  della  vaccinazione ,  rendeva  desiderabile  un  serio  esame 
della  quistione  fondamentale  :  Esistano  delle  malattie  da  battèri,  delle  quali 
un  primo  attacco  preservi  contro  una  seconda  invasioni  ? 


—  302  — 

Si  ricordano  le  esperienze  di  Pasteur  suU'  attepuazionc  del  colera  delle  galline 
<d  ì  risultati  ottenuti.  Ecco  ciò  che  a  proposito  scrive  il  giovine  osservatore  : 

e  Fatti  di  un*  importanza  cosi  fondamentale  debbono  esser  assicurati  da 
<iualunque  critica  ».  —  Contro  ogni  critica  ragionata,  diremo  noi,  poiché 
non  mancano  esempi,  in  quest'ultimi  anni,  di  critiche  mancanti  assolata- 
mente della  ragion  d'esistere,  di  forma  e  d'opportunità,  e  Una  quistìone 
si  presenta  anzi  tutto  :  la  coltura  era  dessa  pura  ?  >  L'Autore  vuol  ricono* 
scere   e  che  con  un  esperimentatore  come  Pasteur*  si  può  esser  sicuri  ». 

€  La  possibilità  di  un'adulterazione  comincia  colla  vaccinazione.  L'aria 
di  un  laboratorio,  da  molti  anni  dedicato  a  ricerche  su  i  batteri,  è  piena  di 
un'  enorme  massa  di  germi.  Un  germe  può  posare  su  1*  ago  da  vaccino,  può 
penetrare  in  una  boccia,  e  ciò  può  succedere  tanto  più  facilmente  quanto 
pili  di  sovente  si  è  obbligati  ad  esperimenti  sulla  virulenza  delle  colture. 

€  Pasteur,  ciò  è  vero,  ha  previsto  l'objezione.  I  microbi  del  colera  delle 
galline  non  crescono  per  nulla  nelle  decozioni  di  lievito,  la  qual  cosa  per- 
mette fare  delle  esperienze  di  riscontro.  Ma  se  i  germi  introdotti  dal  caso 
non  si  sviluppano  ulteriormente  nel  liquido  nutritivo  ? 

€   Non  resta  più  che  un  argomento  in  favore  della  purezza  della  coltura. 

€  Le  differenti  varietà  di  virulenza  attenuata  possono  conservare  quella 
loro  propria  con  delle  successive  vaccinazioni  ;  se  qualche  impurità  fosse  la 
causa  di  questa  attenuazione,  il  rimanente  della  virulenza  rapidamente  scom- 
parirebbe. Ora,  Pasteur  non  parlando  che  d'un  piccol  numero  di  colture 
successive,  ciò  si  può  conciliare  colla  conservazione  della  virulenza  ». 

Ecco  al  certo  molte  esigenze.  Ma  l'Autore  possiede  un  mezzo  eccellente 
per  assicurarsi  della  purezza  d'una  coltura. 

e  La  sola  e  certa  guarentigia  è  il  continuo  esame  per  mezzo  del  microscopio  ; 
ciò  che  è  impossibile  colle  colture  di  Pasteur,  diventa  possibile  col  proce- 
dimento di  Koch  delle  colture  sulla  gelatina.  Gaflky  ha  osservato  nelle  sue 
colture  della  setticemia  (del  coniglio),  che  dal  momento  che  si  osservava 
un'azione  dubbia,  un'attenuazione  del  virus,  si  trovava  sempre  un'adulte- 
razione dovuta  ad  organisnù  molto  simili,  a  rapido  accrescimento,  ma  non 
patogenici  ». 

Ecco  un'osservazione  di  Gaffky  la  quale  viene  a  proposito  per  convalidare 
le  deduzioni  dell'Autore.  Egli  sarebbe  stato,  senza  dubbio ,  più  logico  se 
avesse  cominciato  col  ripetere  le  esperienze  accusate  ;  ...  è  quello  che  si  farà 
più  innanzi. 

€  Le  ricerche  sull'attenuazione  del  virus  coli' ossìgeno  dell'aria  sono  in 
via  d'  esecuzione.  Ad  ogni  prova  la  purezza  della  coltura. verrà,  saggiata  nelle 
colture  di  gelatina  ed  il  risultato  sarà  pubblicato. 

e  Non  solamente  può  essere  attaccata  la  purezza  della  coltura,  ma  ancora 
la  prova  dell'  attenuazione,  della  virulenza.  Bisogna  fare  molte  prove  se- 
guendo i  processi  di  Pasteur.  Siccome  si  corre  il  pericolo  tutte  le  fiate  di 
perderci  un  certo  numero  di  galline,  le  perdite  su  un  gran  numero  delle 
medesime  sarebbero  assai  sensibili.  Questo  esempio  dimostra,  senza  anno- 
verare ben  d' altre  riserve,  come  la  scoperta  di  Pasteur  sarebbe  appena  uti** 
4izzabile  in  pratica  (III). 


—  303  — 

e  Pasteur  parla  d'esperimenti  su  20,  40,  80  animali ...  La   lettura  però 
i  questo  passo  (26  agosto   1880)  dimostra  non  trattarsi  qui  di  risultati  di. 
i  esperimenti,  bensì  della  descrizione  d' una   grandiosa  esperienza,    come 
thbe  farsi  secondo  il  suo  modo  di  vedere.  Ma  per  un  giudizio  objettivo 
tratta,  non  di  ciò  che  può  essere,   ma  di  quello   che  è  !  . . .  se  Pasteur 
fatto  la  grandiosa  esperienza  colle  80  galline,   come  l'aveva  conce- 
e  se  i  risultati  fossero  stati  identici  a  quelli  descritti,  egli  ci  avrebbe 
Ito  una  testimonianza  irrefragabile  dell'  attenuazione  della  virulenza,  e  della 
recidività  del  colera  delle  galline.  La  cosa  non  essendo  cosi,  la  porta 
linusta  aj)erta  al  dubbio   >. 

Dopo  aver  cercato  più  lontano  una  insignificante  contesa  a  proposito  delle 
vaccinate    e  il  cui   numero    probabilmente  si  componeva  di  quelle 
itenti  al  virus  »,  l'Autore  critica  il  modo  dì  vedere   di    Pasteur  a  pro- 
ito  della  teoria  generale  della  vaccinazione.  Si  sa  che  il  dotto   francese 
emessa  Y  ipotesi  che  raramente  si  arriva  al  maximum   di  preservazione , 
quasi  sempre  per  ripetute  vaccinazioni. 

€  Nel  vajuolo,  una  vaccinazione  ripetuta  allo  scopo  di  poter  giungere  al 

imum  di  preservazione,    rimarrà  senza  alcun*  frutto...     sarebbe  cosa 

ta  concludere  dai  fatti  rivelati  dal  colera  delle    galline    ad  una   azione 

tra  il  vaccino  ed  il  vajuolo,  e  ciò  tanto   più  ignorando  se  il  vajuolo 

una  malattia  da  batteri  >. 

Fissiamo  nondimeno   all'  attenuazione  del  virus  carbonchioso  : 
e  Studiando  attentamente  il  lavoro  di  Pasteur,   non    possiamo  difenderci 
'impressione  d' aver  dinanzi  non  uno  studio  sperimentale,  ma  una  sem- 
dissertazione  teorica.  Ogni  passo  isolato  con  tanta  facilità  e  si  compia- 
te all'  intiero  lavoro  si  adatta  che  sembra  da  tutto  questo  avere  Pasteur  con 
sol  colpo  risolto  il  gran  problema  della  profilassi  delle  malattie  infettive  >. 
La  famosa  esperienza  di  Pouilly-le-Fort,  e  il  cui  risultato  fu  sorprendente^  > 
accolta  nondimeno  con  riserva,  e  ciò  non  senza  ragione: 
<  Effettivamente,  la  base  della  scoperta  di  Pasteur  si  è  il    Bacillus    au" 
ms  non  produrre  più  spore  a  42-43®  nel  brodo  neutro  di   pollo.    Ora, 
h  dimostrò  ch'egli  produceva  ancora  spore  assai  vigorose    a    43°,  alla 
ione  di  coltivarle  a  piatto,  invece    di    coltivarle   nel    profondo    delle 
e.  > 
A  che  servono  queste  cavillosità  di   minuti   particolari?  Prendete   l'espe-. 
za  quale  venne  istituita,  ripetetela  se  vi  è  dato,  e  giudicate  secondo   i 
tati  ottenuti. 
L'Autore  dedica  in  seguito  qualche  spiegazione  agli  esperimenti  di  Tous- 
int  i  quali  egli  dice  e  non  sembrano  destinati  ad  inspirare  confidenza  ri- 
|Btfdo  ai  risultati  da  lui  ottenuti  >.  Nondimeno,  cosa  curiosa,  le  esperienze 
Ramerò  stimate  degne  d'esser  ripetute  colla  maggior  cura. 
.  <  È  inutile  affaticare  il  lettore  colla  continua  ripetizione  dei  fatti  mede- 
uni.  Basta   notarne   i  risultati  :  col   procedimento   di  Toussaint    nel   topo» 
■eUa  cavia,  nel  coniglio,  è  stato  impossibile  produrre  un'immunità  contro 
fl  carbonchio,  risultato  che  non  era  per  nulla  in  disaccordo  colle  esperienze 
(rdiminari  e  colle  idee  teoriche.  


—  304  — 

<  Semmert  e  Krajewsky  avevano  confermati  i  risultati  di  Toussaint  ec 
esteso  la  possibilità  dell'immunità  artificiale  alla  setticemia. 

€  Le  esperienze  citate,  alle  quali  se  ne  potrebbero  aggiunger  altre,  tutt( 
dimostrano  che  è  cosa  impossibile  produrre  un'immunità  per  la  setticemi: 
nel  coniglio  col  processo  di  Toussaint.  Ci  è  cosa  impossibile  il  poter  spie 
gare  i  risultati  divergenti  ottenuti  dai  suddetti  autori.  Potrà  darsi  eh'  ess 
abbiano  eseguite  le  loro  esperienze  con  un'  altra  specie  di  batteri  della  set 
ticemia.  » 

L'Autore  considera  le  esperienze  di  Toussaint  come  tanto  importanti,  com( 
accolte  con  tanto  interesse  ch'egli  credette  dover  ripeterle  per  la  malattìa 
a  cui  Koch  e  Gaffky  diedero  il  nome  di  edema  maligno,  e  per  l'altra  ma 
lattia  che  Koch  chiamò  setticemia  del  topo,  il  cui  microbo  è  d'una  sotti- 
gliezza straordinaria.  Or  bene  1  i  risultati  furono  sempre  i  medesimi. . .  > 
che  si  scaldi  a  55°  o  che  vi  si  aggiunga  i  ^/^  d'acido  fenico,  il  quadre 
patologico  non  ne  risentirà  alcuna  influenza.  > 

e  II  processo  di  Pasteur,  in  egual  modo  che  quello  di  Toussaint,  poggi: 
sulla  supposizione  che  un  primo  attacco  di  carbonchio,  anche  di  forma  be 
nigna,  conferisce  un'immunità  contro  un  nuovo  attacco.  Questa  ipotesi  hi 
una  base  certa,  o  si  possono  aver^dei  dubbi  a  suo  riguardo?  > 

Ciò  non  è  per  nulla  una  gratuita  ipotesi  e  l'Autore  medesimo  discorr* 
delle  esperienze  di  Chauveau  e  Pasteur  le  quali  sono  qualificate  (ancor 
una  volta  1 1)  come  p0co  numerose.  Ma  può  loro  opporre  un  grande  numer< 
d'altre  osservazioni  sparse  nella  letteratura,  tutte  assai  poco  in  favore  dell 
non  recidività  del  carbonchio,  specialmente  i  fatti  osservati  da  Amler  (Koeslin 
pubblicati  néiV  Archw  fUr  Wissenschaft  und  prakt.  Thierheilk,^  1876.  Que 
sto  autore,  die'  egli,  vide  lui  stesso  tre  pastori  due  volte  attaccati  da  fu 
roncoli  carbonchiosi  {Ritmi  iTBygièné). 


Norme  per  rallattamento  e  l'allevamenta  dei  bambini.  —  A  Bnxssell 

quando  si  registra  un  neonato  si  dà  un  piccolo  stampato  colle  seguen 
norme  \vti  l'allevamento  del  bambino. 

i.^  Pel  primo  anno  il  solo  cibo  conveniente  è  il  latte  della  propri 
madre  se  sana,  o  quello  di  una  nutrice  sana.  —  Si  deve  dar  il  latte  ogi 
due  ore,  più  di  rado  di  notte. 

2.^  Quando  non  è  possibile  dare  latte  di  donna,  il  miglior  succedaneo 
il  latte  di  vacca  o  di  capra  tiepido  allungato  da  principio  colla  metà  < 
acqua  leggermente  zuccherina,  e  dopo  qualche  settimana  solo  per  un  quart 
(Oggi  per  altro  vi  ha  il  processo  di  Frankland  pel  latte  di  donna  artifìcial 
tratto  dal  latte  vaccino  buono,  a  costo  poco  superiore  a  quello  del  latte 
processo  per  altro  non  molto  noto,  ma  che  un  chimico  a  cui  son  note  1 
composizioni  del  buon  latte  vaccino  e  di  donna  può  subito  suggerire.  I 
Inghilierra  ciò  si  fa  dall'Aylesbury  Dairy  Company,  spede  di  Latteria  Lodi 
barda  di  Londra). 

3.^  Per  l'allattamento  artificiale  si  adoprino  vasi  di  vetro  o  terraglia 
non  di  metallo,  puliti  e  risciacquati  ogni  volta. 


—  305  — 

4-^  Non  fidarsi  di  nessun  sostituto  al  latte  per  quanto  vantato  in  com- 
rcio,  tenuto  conto  dell'avvertimento  fatto  al  n.**   2. 

5.'^  L'allattamento  artificiale  aumenta  la  probabilità  di  malattie  e  di 
xte. 

6.*  È  pericoloso  sempre  dare  al  bambino,  nei  primi  due  mesi  di  vita, 
X)  solido  qualunque  (pane,  dolci,  carne,  vegetali,  frutti,  ecc.). 

7.^  Solo  dopo  i  6,  7  mesi,  se  il  latte  materno  o  della  nutrice  non  è 
ffidente,  si  possono  dare  brodi,  latte  vaccino  fresco.  Ad  un  anno  si  pos- 
to dare  brodi  e  pappe  con  pane,  latte,  farine.  Non  si  dovrebbe  slattare 
bambino  finché  non  abbia  1 2  denti  e  ciò  solo  in  caso  sia  sano  (Un  anno 
buona  salute  è  un'epoca  giusta,  massime  se  il  bambino  è  avvezzo  a  nu- 
Bone  mista). 

8.^  II  bambino  deve  essere  lavato  e  vestito  alla  mattina  prima  di  esser 
bttato  e  cibato.  L'acqua  sia  moderata  sulla  temperatura  ambiente  (tepida), 
nr  bene  il  corpo  massime  i  genitali  e  le  pieghe  degli  inguini,  delle  na- 
he,  delle  ascelle;  e  il  capo  deve  esser  pulito  da  ogni  crosta  che  vi  si 
^  Se  si  usa  la  fascia  addominale  la  si  continui  un  mese  almeno. 

'  9.*  L'abbigliamento  d*un  bambino  deve  esser  tale  da  permettere  1  moti 
^  arti,  e  non  comprimere  il  corpo  in  nessuna  parte  (Quindi  non  fascie, 
cuscini,  ma  lunghe  vesti  con  maniche  lunghe  e  secondo  la  stagione  ;  e 
le.dejezioni  il  pannolino  triangolare  alla  Mayor  i  cui  capi  si  assicurano 
spillo  speciale  ad  hoc  sul  davanti.  Il  cambiamento  degli  abiti  riesce 
pronto;  basta  rialzar  le  vesti  per  cangiarlo  quando  sieno  bagnate 
he.  D'inverno  si  può  avvolgere  il  bambino  al  di  sopra  delle  vesti, 
scialle,  e  il  braccio  e  il  seno  della  madre  o  della  nutrice  sono  il  mi- 
cuscino). 

IO.**  Le  vesti  saranno  adatte  alla  stagione  e  al  tempo,  ponendo  cura 
i  Kbivare  i  rapidi  cangiamenti  di  temperatura,  prediligendo  però  le  stanze 
|i  ventilate. 

i  II.**  Il  bambino  non  dovrebbe  esser  portato  all'aria  aperta  prima  di 
!  giorni  dalla  nascita  ed  anche  allora  solamente  a  tempo  mite  (È  quindi 
l^iTore,  igienicamente  parlando,  il  battesimo  impartito  al  neonato  nei 
pfei  giorni). 

12.*  n  bambino  non  deve  tenersi  a  dormire  nello  stesso  letto  colla 
kbe  o  colla  natrice. 

13.**  Non  bisogna  aver  fretta  di  far  camminare  il  bambino,  lasciando 
che  si  trascini  in  terra,  sul  pavimento,  e  si  avvezzi  a  rialzarsi  attac- 
i  agli  oggetti. 

14.*  Nessun'  indisposizione    anche  leggiera    se  persiste ,  come    colica , 
,  diarrea,  tosse,  ecc. ,   deve    esser  trascurata,    ma    bisogna    richieder 
o  il  consiglio  medico. 

15.'  In  caso  di  gravidanza  della  madre  o  della  nutrice  si  deve  slat- 
pt  il  bambino,  o  darlo  ad  altra  nutrice,  o  all'allattamento  artificiale  (Per 
pò  anche  qui  devesi  osservare  che  la  gravidanza  talora  disturba  la  se- 
[  20 


—  3o6  — 

erezione  lattea  dandole  qualità  nocive,  d*onde  vomito,  diarrea,  colica:  ii' 
altri  casi  non  nuoce  ;  ma  se  la  donna  non  è  robusta,  e  di  buona  salute  # 
ben  nutrita  non  è  generalmente  in  condizione  di  supplire  a  due). 

1 6.^11  bambino  deve  esser  vaccinato  prima  del  5^  mese.  Impedir  àDi 
gravide  e  alle  nutrici  il  lavoro  delle  fabbriche  (yàcforùsj  {Brit.  MedkA 
Journal^  gennajo  21-82). 

Dott.  Paolo  Galli. 


Nota.  Le  nutrici  sane,  ben  nutrite,  forti  hanno  il  latte    in  cui   il  rapporto    tra  la 

e  potassa  è  di  i  a  2^  e  quello  fra  cloro  e  acido  fosforico  da  i  ad  i  ed  anche  2  ;  le 

cili  e  mal  nutrite  danno  le  proporzioni   come  i  a  4  quindi  la  potassa  e  l'acido   fbsfo 

in  eccesso.  Nella  nutrizione  saranno   da  preferirsi  le   uova  che  hanno  un  giusto  ra] 

fra  soda  e  potassa,  cloro  e  acido  fosforico.  Il  rammollimento  delle  ossa  (deficienza  di 

calcari)  viene  da  deficienza  d'acido  cloridrico  libero  solvente  dei  sali  calcari  per  l'oso 

nutrizione  (difetto  di  sale  comune  nel  cibo).  Il  catarro  intestinale  dei  bambini  favorìsoe. 

rachitide  quindi  non  bisogna  trascurarlo  mai;  alimentazione  minerale  di  sali  calcarei, 

ruro  sodico   più  che  il  ferro   nei   bambini  rachitici.  Non   fonarli  a  camminare   presto; 
troppo  a  lungo. 


PARTE  TERZA. 


VARIETÀ   ED   ANNUNZI. 


Epidamia  di  febl>re  tifoide  ooxueoutiva  a  dei  layori  in  un  cimitero  da  poco  ab- 

h&Ao&atO.  —  Saint  ^alou  è  un  piccolo  comune  nel  cantone  di  Saint-Meen  (Francia). 
mcxzo  al  borgo  si  trova  la  chiesa,  e  attorno  a  questa  un  cimitero  di  forma  rettango- 
Venti  o  yenticinque  case  costituiscono  l'agglomerazione  popolata  attorno  a  questo 
«entro;  nia  dal  lato  ovest  esse  ne  sono  alquanto  distaccate  da  un'ampia  strada,  mentre 
li  nord  e  al  sud  vi  sono  quasi  a  ridosso.  Il  cimitero  era  ormai  fuori  d'uso,  ma  aveva  ri- 
enuto  dei  cadaveri  ancora  nel  gennajo  1877.  Sulla  fine  dell'ottobre  x88o  fu  deciso  di  al- 
libare le  stradelle  laterali  del  cimitero,  al  nord  e  al  sud,  approfittando  del  terreno  del 
Medesimo  :  ciò  esigette  un  considerevole  movimento  di  terra  e  la  scopertura  delle  tombe 
pia  recenti.  Ora,  durante  i  lavori,  i  venti  dominanti  di  sud-ovest  spingevano  le  emana- 
doni  verso  le  case  situate  all'est  del  borgo,  e  le  acque  piovane  vi  portavano  non  pochi 
detriti.  Non  era  a  temersi  che  l' improvvida  determinazione  avesse  a  recare  i  più  funesti 
effetti  ?  £  cosi  fu.  Mentre  fin  là  la  salute  generale  della  popolazione  potevasi  dire  perfetta, 
ecco,  dopo  un  pajo  di  mesi  che  i  lavori  erano  incominciati,  manifestarsi  un  primo  caso 
di  tifoide  nella  propria  casa  confinante  dal  lato  est  col  cimitero  ;  e  fu  mortale.  Nella  stessa 
osa  due  altri  individui  caddero  ammalati  di  tifoide ,  ma  guarirono.  Poi  venne  il  turno 
delle  case  vicine,  le  quali,  visitate  una  dopo  l'altra  dal  morbo,  diedero  complessivamente 
in  tre  mesi  28  casi  di  malattia  con  5  morti.  —  (j^ournal  ttHyg,  x88i  n.  251), 

Un'epidemia  di  febbre  tifoide  all'Havre.  —  Alla  sezione  di  medicina  pubblica  del 
Congresso  intemazionale,  tenuto  l'anno  scorso  a  Londra,  il  dott.  Gibert  sottopose  lo  studio 
I  delle  cause  di  una  intensa  epidemia  di  tifoide    scoppiata  all'Havre ,   la  quale  mietè  circa 
200  vittime     dal  settembre  1880  alla  primavera    1881.  Mancavano  le  cause  comuni:    le 
case  erano  tutte  isolate,  l'acqua  potabile  eccellente,  il  latte    fornito  da   latterie   diverse  e 
proveniente  dalla   campagna    dove    nessun  caso  di  tifoide  era  stato  indicato ,    le    materie 
escrementizie  raccolte  in  botti  mobili.  Bisognava  dunque  cercar  altrove,  e  Gibert  trovò  la 
causa   nelle    speciali    condizioni  del  suolo  dell' Havre.   Questa  città  si  può  dire    costruita 
sopra  un  deposito  argilloso  poco  permeabile  e  poco  assorbente  ;  nella   parte  alta  vi  esiste 
un  buon  numero  di  scaricatori  d'ogni  genere  d'immondizie,  e  finché  le  acque  di  pioggia 
trovavano  un  libero  deflusso  al  mare ,  quelle   materie  organiche   venivano  trascinate  via , 
e  non  cagionavano  che  qua  e  là  qualche  caso  di  tifoide.  Ma  in  questi  ultimi  anni   ven- 
nero costrutti  degli  acquedotti  di  fognatura,   specialmente  nelle  parti  inferiori  della  città; 
e  questi  non   tardarono    a   formare    ostacoli   alle  acque  provenienti    dal    sottosuolo   della 
città  alta ,  in  modo  che  il  terreno  potò  impregnarsi  di  materie  organiche,  e  grazie  ad  un 


—  3o8  — 
autunno    e   ad    un    inverno    eccezionalmente    piovosi    trovasi   continuamente  umido.    ] 
qui   r  esplosione  di  un'  epidemia  di  febbre  tifoide  nel  quartiere  riputato  il  più  sano  del 
città.  Arrogi  che  il  13  gennajo  i88x  una  buona  nevicata   mise  termine   all'epidemia,   t 
restando  la  propagazione  delle  invasioni  infettive  del  suolo.   —  (^Revue  (Tlfyg,), 

Un'epidemia  tifica  prodotta  da  aria  infetta.  ~  in  una  caserma  di  Tubinga  scopp 

un'epidemia  di  tifo  che  si  limitò  esclusivamente  agli  abitanti  di  una  metà  di  essa.  Seconc 
•  Schmiedt  l'epidemia  avrebbe  avuto  origine  dall'aria  del  terreno  carica  di  germi  tifici:  d* 
sottosuolo  di  quella  parte  di  caserma  eravi  un  deposito  melmoso,  il  quale  nell'  estate  ascingc 
L'aria  esalante,  e  quindi  i  germi,  vennero  naturalmente  aspirati  dall'ambiente  casalingo 
dalle  canne  dei  camini ,  e  portati  nelle  camerate.  L'Autore  fa  osservare  che  la  tifoid 
procedeva  in  coincidenza  col  vento  di  ponente,  e  cessava  con  quello  di  levante.  Esdod 
che  l'acqua  da  bere  potesse  avervi  la  minima  parte.  —  (Ctntralbl,  fur  med.  ÌViss.  25. 188 r 

Sulla  conservazione  dei  Cadaveri  mediante  il  disseccamento  artificiale.  —  Che  cos 

devesi  fame  dei  cadaveri  perchè  non  riescano  di  nocumento  ai  vivi?  Ecco  un  vitalissim* 
quesito  posto  avanti  dagli  igienisti,  e  per  alcuni  già  risolto  colla  Cremazione.  Ma  non  pu 
negarsi  che  la  distruzione  istantanea  di  una  persona  amata  possa  repugnare  a  gran  ni 
mero  di  gente,  che  preferirebbe  qualche  altro  mezzo  meno  violento.  Alla  pietiificazioo 
del  Gorini,  dobbiamo  ora  aggiungere  l' essiccamento  artificiale  dell'  Albini ,  il  quale  tenl 
di  contrapporlo  in  Napoli  alla  Cremazione.  Trattasi  di  far  perdere  al  cadavere  la  proprie! 
di  cadere  in  putrefazione  col  sottrargli  l'acqua  che  contiene.  Da  una  nota  letta  alla  R.  A* 
cademia  di  scienze  fisiche  e  matematiche  di  Napoli  togliamo  le  seguenti  notizie. 

I  professori  Albini  e  Grassi  sono  riusciti  |i  costrurre  un  apparecchio,  nel  quale  si  pt 
esporre  un  cadavere  ad  una  temperatura  tale  che  ne  impedisca  o  ne  rallenti  la  putref 
zione,  utilizzando  il  calore  per  espellerne  nel  più  breve  tempo  quella  quantità  d'acqua  d 
rappresenta  appunto  la  prima  condizione  favorevole  all'imputridimento.  Il  corpo  vi  è  s 
speso  od  inmierso  nell'aria  che  lo  lambisce  con  una  velocità  media  di  metri  1-5  al 
quale  corrispondeva  (nelle  esperienze  eseguite  su  conigli)  il  passaggio  di  20  m.  e.  d'ar 
all'ora,  capace  di  asportare  nello  stesso  tempo  mezzo* chilogrammo  d'acqua.  La  tempen 
tura  che  finora  apparve  più  conveniente  fu  di  65-80^  all'entrata,  e  di  55~70^  all'uscii 
n  carbone  fossile  e  vegetale,  il  petrolio,  lo  spirito  di  vino  non  fecero  buona  prova  con 
combustibili  o  per  la  difBcoltà  di  mantenere  costante  la  temperatura  o  per  la  copia  • 
fuliggine  che  producevano.  Si  dovette  ricorrere  al  gaz  d'illuminazione  come  il  solo  col  qua 
si  potesse  mantenere  una  coriente  d'aria  calda  che  non  andasse  soggetta  a  brusche  osci 
lazioni  di  temperatura  e  di  velocità. 

Qualunque  corpo  o  viscere  esposto  nel  detto  apparecchio,  una  volta  che  abbia  acqn 
stata  o  quasi  la  temperatura  dell'aria  che  lo  lambisce  (ciò  che  avviene  in  2-3  ore  circa 
non  dà  più  alcun  odore  putrido,  e  invece  va  diventando  sempre  più  vizzo,  rigido  e  bnin 
Dal  punto  di  vista  dell'economia  del  combustibile,  importa  sapere  che  quel  corpo  non  1 
d'uopo  di  perdere  proprio  tutta  l'acqua  nell'apparecchio  per  poter  essere  sottratto  al  pei 
colo  di  putrefazione.  Se  viene  tolto  dall'apparecchio  quando  abbia  perduto  il  30-40  ^/^  1 
acqua  e  lo  si  espone  in  un  luogo  dove  l'aria  non  è  né  umida  né  stagnante,  esso  coi 
tinua  ad  essiccare,  diminuendo  giornalmente  di  peso.  Occorre  naturalmente  un  tempo  più 
meno  lungo,  ma  alla  fine,  senza  mai  aversi  il  benché  menomo  segno  di  putrefazione, 
peso  raggiunge  un  minimum:  a  questo  punto  il  preparato  diventa  un  igrometro,  poìcl 
nei  giorni  umidi  segna  un  aumento,  nei  giorni  secchi  una  diminuzione  di  peso.  L'Albi 


—  309  — 

pferisce  le  sue  sette  esperienze,  che  ebbero  luogo  tutte  sopra  corpi  piccoli,  e  specialmente 

l«i  conigli.  Nella  prima   l'operazione  fu    prolungata  a   sette  giorni:    il    coniglio   pesava 

pMmjDÌ  1 1 70,  e  in  fine  dell'operazione  aveva  perduto  complessivamente  il  69  ^/^  del  proprio 

foo  (e  cioè  gr.  803):  i  visceri    avevano  perduto   rispettivamente  I'Si^/q.  Le  altre  espe- 

nesze  si  fecero  durare  solo  2-3  giorni,  poi  il  residuo  veniva  sospeso  in  luogo  ventilato  ed 

sdutto;  un  coniglio  di  gr.   14 15  lasciato  nell'apparecchio  per  24  ore  si  ridusse  al  peso  di 

,p-  799«  ^  esposto  poi  all'aria  per  circa  un  mese  perdette  gradatamente  altri  gr.  135;  la  per- 

^4ha  totale  fa  dunque  di  oltre  il  65^/^.  Il  residuo  cosi  mummificato  brucia  assai  facilmente. 

Da  queste  poche  esperienze  alla  vastissima  applicazione  che  è  nella  mente  del  profes- 

Albini  ci  corre ,  e  di  molto  :  quale  ci  si  appresenta  attualmente,  l'essiccamento  non  è 

il  mezzo  più  pratico  di   trasformazione  della  materia:  quando  i  cadaveri  li  avremo 

cosa  ne  faremo?  li  seppelliremo?  creeremo  dei  musei  di  famiglia?  Ad  ogni  modo 

^Kstione  dello  spazio  occupato  dalle  salme  non  verrà  certo  con  questo  sistema  risoluta. 

Gazzetta  di  Medicina  pubblica), 

L'induitrla  dol  latte.  —    il  Consiglio    direttivo    della  Latteria    Sociale  di  Cison  ha 

to  di  aprire  una  latteria  succursale  sulla  montagna  di  Sant'Ubaldo  (appartenente 

Comune)  a  più  che  700  metri  sul  livello  del  mare  ;  una  latteria  estiva  che  stia  aperta 

nuggio  ad  ottobre  quando  quella    di    Cison  rimane  chiusa,  parte    per  la  temperatura 

k,  e  parte  perchè  quasi  tutte  le  vacche   si    portano  appunto   nelle  montagne  ai  pa- 

estivi.   In  tal  modo  l'esercizio  sarà  continuo.  Questa  latteria  estiva,  che  è  una  novità 

Veneto,  sarà  a  sistema  svedese ,  conducendovi  nel  fabbricato  apposito  un'acqua  fred- 

mediante  un  acquedotto  di  circa  700  metri. 

L'inchiesta  Sttirigie&e  rurale.  —  L'inchiesta  sulle    condizioni    dei  contadini  si  sta 
tendo  attivamente  nell'agro  romano  dal  dott.  Bertani. 
Con  ripetute  gite  in  tutte  le  direzioni,  visitando  le  masserie  e  interrogando  ogni  ordine 
persone,  si  raccolgono  giornalmente  dati  numerosi  e  interessanti,  ma  pur  troppo  dolo* 
[wi,  in  quanto  attestano  la  completa  incuria  delle  autorità  governative,  provinciali  e  co- 
li nella  tutela  di  quanto  riguarda  la  salute  dei  contadini ,  e    nel  richiamare  i  ricchi 
[inprìetar!  dei  latifondi  al  loro  stretto  dovere  di  provvedere   le    loro  tenute  di  abitazioni 
[éeocnti  per  i  poveri  lavoratori.    A   4  o  5  miglia  da  Roma   si    trovano   i  contadini  della 
dei  guitti^  ossia  dei  lavoranti  a  giornata  ,  ma  che  risiedono  per  mesi  e  mesi  sulla 
tenuta,  i  quali  abitano  stipati  a  diecine,  uomini,  donne  e  bambini  tutti  alla  rinfusa 
[■  grotte  scavate  nel  tufo ,  o    in    misere    capanne  di  paglia,  o    in    locali  terreni  umidi  e 
Iti  di  luce  e  d'aria.  E  si  tratta  di  latifondi  posseduti  dai  principi  romani,  da  Opere 
|l^  e  fino  a  pochi  anni  fa  da  Capitoli  di  chiese  e  da  monasteri. 

Ftemio  BonaCOSSa  di  lire  600.  —  Tema  :  Quale  scopo  devono  avere  i  pubblici  Manicomi 

i  popoli  civili  e  quali  uffizi  possano  competere  ai  Medici  nella  direzione  di  essi. 

Indicare  i  differenti  fini  dei  Manicomi  ;  far  conoscere  le  condizioni  materiali  e  morali 

[41  qaelli  d'Italia,  estendendo,  se  vuoisi,  tali    notizie    ad  Istituti  di  paesi  stranieri ,  locchè 

parità  di  merito  per  gli  altri  riguardi ,  contribuirà    a    rendere    maggiormente  pregevoli 

f|li  scritti  concorrenti. 

i.^  I  lavori  manoscritti,  o  stampati,  dovranno  essere  presentati    all'Accademia  con 
Itto  il  31  dicembre  1884. 

3.^  Saranno  dettati  in  lingua   italiana,  latina,  o    francese    e    rimarranno    proprietà 
ddl'Accademia,  data  facoltà  agli  autori  dei  manoscritti  di  fame  prendere  copia  a  loro  spese. 


—  3IO  — 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  MARZO  1882. 


Il  mese  di  marzo  suole  essere  per  le  nostre  contrade  assai  spesso  molto  burrascoso ,   e 
non  di  rado  esso  rimane  il  più  sconvolto  dell'anno  meteorologico.  Neiranno  corrente  in- 
vece le  forti  burrasche  si  sono  tenute  da  noi  lontane  ;  ed  invece   una    serie  di  onde  de* 
presse,  relativamente  poco  intense,  senza  conturbar  di  troppo  l'atmosfera,  hanno  apportato 
pioggie  salutari  alle  campagne,  nevi  nelle  regioni  più  elevate,  ed  hanno  in  diversi  luogiii» 
specialmente  dell'alta  Italia,  accelerato  i  temporali ,    che    sogliono  andar   congiunti  a  tzk^ 
condizioni  atmosferiche,  e  che  hanno  cominciato  sino  dai    primi  giorni    del    mese, 
però  riescire  di  danno  all'agricoltura  in  quasi  nessun  paese.  La  temperatura,  del  pari  chi 
lo  stato  del  cielo,  fu  variabile  ;  l'umidità  scarsa  anzi  che  no  ;  le  pioggie  ed  i  venti  mod< 
rati  ;  per  modo  che  le  condizioni  agricole   del  nostro  paese  ne  ebbero   ad    avvantaggiar 
non  poco  ;  con  timore  però,  non  infondato ,  che  l'attuale  benefìzio   non    abbia  in  s^uii 
ad  essere  scemato,  od  anche  intieramente  distrutto  dal  sopravvenire  di  sinistra  stagione 
d'abbassamento  di  temperatura. 

Prima  Decade. 

Il  mese  di  marzo  cominciò  con  una  serie  di  giornate  cattive,  le  quali  nell'alta  Italia  per- 
durarono sino  al  4  ;  nella  media  e  bassa  dal  4  al  6 ,  ed  ancora  nel  7  nel  solo  mezzo<U.^i-^ 

Codesti  cattivi  tempi  furono  effetto  del  rapido  alternarsi,  sia  nelle  nostre  contrade,  comc^^' 
in  tutta  Europa ,  massime    dell'Occidente,  di  alte  e  basse  pressioni.    Queste  ultime ,  prò — ' 
venienti  dalle  regioni  oceaniche  del  Continente,  si  fissarono  dall'  i  al  3  al  Nord -ovest  deU^^ 
Penisola,  cagionando  nel  3  un  centro  secondario  sull'alta  Italia ,  nel  bacino  del  Po ,  ch^? 
nel  4  si  propagava  sulla  Francia,  in  quella  che  un  nuovo  e  più  leggiero  se  ne  fermava  nel 
5  nei  paraggi  della  Sardegna,  il  quale,  dopo  avere  attraversato  nel  6*7  la  Sicilia,  si  alien — 
tana  al  Sud  il  giorno  appresso  8. 

Fino  dal  primo  giorno  del  mese,  i  temporali  erano  cominciati  in  Francia,  e  le  pioggie 
in  Italia,  dove  quelli  scoppiarono  in  sul  cadere  del  giorno  appresso  2,  arrecando  grandine 
in  molti  luoghi  del  Nord,  che  cadde  copiosissima    in  qualche   rara  località  della  Lìgnrìa.. 
Sulle  Alpi  e  sull'Appennino  settentrionale  la  meteora  si  converti   in  neve  ;   ed  il  Tirreno 
addivenne  agitato  per  lo  imperversar  dei  venti,  i  quali  si  fecero  sentire   con  impeto  nel 
Golfo  della  Spezia. 

Mentre,  come  è  stato  detto,  i  cattivi  tempi  si  avanzavano  al  Sud,  forti  ondate  di  alte 
pressioni  s'innoltravano  sino  al  5  dall'Ovest  del  Continente,  le  quali,  aumentando  di  ener- 
già,  ed  avanzandosi  man  mano  nei  giorni  appresso  verso  Ovest,  il  9-10  coprivano  tuttala 
Francia,  la  Svizzera,  l'Italia  e  parte  della  Spagna. 

Fu  per  ciò  che  la  buona  stagione,  incominciata  il  5  nel  Nord,  si  propagò  poco  a  poco 
verso  il  mezzo  ed  il  Sud  della  Penisola,  e  gli  ultimi  tre  giorni  della  decade  trascorsero 
belli  dovunque. 


—  3"  — 

La  temperatura  bassa,  anzi  che  no,  nella  prima  metà  della  decade,  dopo  aver  toccato 
il  minimo  suo  valore  verso  il  6,  si  rialzò  nella  seconda  metà  e  raggiunse  il  massimo  nel 
IO.  n  termometro  discese  sotto  zero  in  molti  luoghi,  specialmente  dell'alta  Italia. 

11^  campagne  non  ebbero  punto  a  soffrire  finora. 

Seconda  Decade. 

I^  stato  meteorico  degli  ultimi  giorni  della  decade  precedente  continuò  ancora  per 
(filasi  tutta  la  seconda  decade,  cosi  sino  al  18-19.  La  pressione  atmosferica  si  mantiene 
costantemente  intorno  a  775  mm.  sull'Europa  occidentale,  mentre  le  più  basse  pressioni  rì- 
mamgono  al  Nord,  sulla  Scandinavia,  ed  al  Nord-est  sulle  pianure  russe.  Sull'Italia  le  più 
alte  pressioni  si  trovano  al  Nord-ovest  od  al  Nord,  le  più  basse  al  Sud-est  od  al  Sud. 

Continua  quindi  lo  stesso  flusso  delle  regioni    di    ponente    verso  levante  ;    le    giornate 
sono  sempre  calme  e  serene,  e  la  temperatura  si  mantiene  relativamente  elevata.  Tra  noi 
casa  tocca  il  minimo  valore  tra  il  14  e  15,  quando  cioè  la  differenza  tra  le  alte  pressioni 
<lel  Nord  e  le  basse  del  Sud  diviene  massima  ;   ed  in  seguito ,  rialzandosi  sempre,  arriva 
al  massimo  decadico  tra  il  18  e  ig,  allorché  la  suddetta  differenza  scomparisce  e  le  pres- 
sioni si  livellano  su  tutta  Italia.  In  moltissime  stazioni  il  termometro  sali  sopra  i  20  gradi, 
arrivando  in  alcune  dell'alta  Italia  sin'  oltre  a  25  gradL  Temperature  inferiori  a  zero  non 
si  ebbero  che  nei  luoghi  alpini  più  elevati. 

Solamente  al  18  comincia  a  modificarsi  lo  stato  barometrico  sul  Continente.  Una  de- 
pressione arriva  sull'Arcipelago  britannico  ;  e  nei  due  giorni  appresso ,  19  e  20 ,  si  pro- 
tende su  tutta  Europa,  sino  a  Costantinopoli  e  ad  Odessa.  Il  cielo  perciò  si  annuvola  tra 
noi  il  19,  ed  il  20  cade  qualche  pioggia  qua  e  la,  specialmente  nella  me^ia  ed  alta  Italia, 
dove  si  hanno  temporali  al  pomeriggio. 

Gli  interessi  agricoli  non  possono  proceder  meglio  nel  nostro  paese  ;  in  alcuni  luoghi 
Pttò  si  desidera  pioggia,  specialmente  per  le  vigne  e  pei  idrati. 

Terza  Decade. 

n  cangiamento  di  stagione  incominciato  negli  ultimi  giorni  della  decade  precedente, 
continuò  nella  terza,  addivenendo  ancor  più  intenso. 

Mentre  le  pressioni  crescono  al  Nord-ovest  del  Continente,  forti  ondate  di  depressione 
attraversano  la  Penisola  in  questa  decade.  La  prima  arriva  dal  Nord,  e,  procedendo  verso 
^t,  nel  22  ha  suo  centro  in  Piemonte,  il  23  sul  Veneto,  il  24  sull'  Italia  di  mezzo  ;  essa 
estende  eziandio  il  suo  influsso  sul  Tirreno ,  sino  al  monte  di  Sicilia  ed  all'Africa,  dove 
nniane  nel  23  e  24.  Un'altra  larga  ondata  entra  pei  Paesi  Bassi  nel  25-26,  arriva  al 
Nord  d'Italia  il  27,  nei  giorni  appresso  si  propaga  dapertutto,  favorita  dalle  altre  che 
sopraggtungono  in  Sicilia  il  28  e  29,  rimanendovi  sino  al  terminar  del  mese. 

Pioggie,  nevi  e  temporali  accompagnano  il  progredire  di  codeste  correnti  atmosferiche, 
*ìq' oltre  le  Alpi,  nella  Francia,  nella  Svizzera,  nella  Baviera,  nell'Austria  e  nell'Ungheria, 
come  in  Italia,  specialmente  nel  23-25  e  nel  27-28. 

n  forte  disUvello  barometrico  prodotto  tra  le  alte  pressioni  di  Ovest  e  le  basse  del  mezzo 
di  Europa,  eccitarono  nei  giorni  anzidetti  poderose  correnti  di  tramontana,  le  quali  fecero 
abbassare  dovunque  la  temperatura.  Nelle  nostre  contrade  la  media  termica  di  questa  de- 
^e  riesci  di  circa  3  gradi  inferiore  a  quella  della  decade  precedente;  e  due  periodi  di 


—   312    

freddo,  piuttosto  notevole,  si  ebbero  nel  23  e  nel  28.  Sebbene  il  primo  di  questi  perì 
sia  stato  più  intenso  del  secondo,  ed  abbia  arrecato    il  minimo  decadico  di  temperai 
in  molti  luoghi;  tuttavia  pare   che  alle  campagne  sia  stato  più  dannoso  il  secondo, 
causa  delle  brine  avvenute  in  molte  regioni,  specialmente  nelle  pianure  del  Piemonte, 
Veneto  e  dell'Emilia,  nonché  in  Valtellina. 

In  generale  però  le  campagne  non  riportarono  grave  nocumento  da  codeste  brinate, 
per  lo  stato  tuttavia  arretrato  della  vegetazione,  come,  e  più  ancora,  per  la  grande  2 
chezza  dell'aria,  cagionata  dai  venti  settentrionali,  la  quale  impedi  le  copiose  precipitazi 
di  vapore,  che  saturando  l'aria  sino  a  vari  metri  sul  suolo,  producono  col  rafifreddame 
le  brine  anche  sulla  più  alta  vegetazione.  Tolti  quindi  alcuni  pochi  danni  alle  gen 
delle  viti  ed  a  qualche  altro  prodotto,  la  campagna  procede  sempre  bene,  e  se  non  : 
raggiungeranno  altre  intemperie,  l'aspetto  è  tale  che  fa  sperare  ottimo  raccolto. 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  marzo  1882. 


Temperatura 

Temperatura      | 

Città 

CittA. 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Udine 

24^0 

o»,o 

Livorno  .... 

23°.  7 

60.O 

Belluno 

23°.  3 

o».l 

Firenze 

23**.  7 

4^8 

Venezia  . . . , 

2I<*.  I 

3°.  4 

Perugia. .... 

20<».  3 

3^4 

Brescia 

23^.0 

i°.8 

Roma 

22**.  0 

5^2 

Bergamo.  • . . 

2I^O 

o'>-.4 

1 

Aquila  .  •  • . . 

2I<*.2 

o^o 

Milano.. ... . 

22^4 

2^6 

Foggia 

24«.2 

4^1 

Novara 

20*^.5 

i°.6 

Caserta 

22°.  6 

3^6 

Torino 

21O.O 

1^.3 

Napoli 

21O.9 

5^3 

Alessandria. . 

21°.  6 

2^2 

Salerno 

23^.0 

6^o 

Genova. . . , , 

23^.  7 

5^7 

Potenza  . . , , 

20°.  3 

o«.o 

Piacenza. . . . 

21°.  8 

2O.0 

Cosenza .... 

22<>.4 

5^o 

Modena .... 

22°.  9 

3°.  2 

Catanzaro. . . 

18°.  9 

4^8 

Bologna .... 

21O.6 

2^.5 

Palermo .... 

28^8 

4^5 

Urbino 

19°.  9 

2<*.  7 

Siracusa .... 

2X<>.5 

7^9 

Ancona. .... 

X80.2 

6°.  3 

Cagliari  .... 

20^I 

4^7 

Dair  Osservatorio  di  Moncalieri^  ig  aprile  1882, 


Padre  F.  Denza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


Relazione  sul  premio  d'istituzione  Bitter  per  chi  nel  biennio  1880-81 
contribuì  utilmente  con  pubblicazioni,  con  invenzioni,  con  istituzioni 
al  progresso  degli  studi  dell'Igiene  e  delle  sue  applicazioni  sociali. 

La  Commissione  nominata  dalla  Società  Italiana  d'Igiene  per  esaminare  i  ti- 
toli dei  concorrenti  al  premio  Ritter,  ha  trovato  poche  difficoltà  a  compiere  il 
SQO  incarico.  Non  solo  il  numero  dei  concorrenti  fu  scarso,  poiché  si  limitò  a  tre, 
appena  ;  ma  la  superiorità  scientifica  dell'  uno  di  essi  sugli  altri  due  fu  tale  da 
togliere  a  questo  concorso  il  carattere  di  un  vero  giudizio  di  comparazione. 

D  dott.  V.  Allara  (di  Torino)  ha  mandato  al  concorso  una  sua  nota  sul 
Brcìuoceie  linfatico f  di  carattere  piuttosto  clinico  che  igienico;  e  però,  anche 
non  riguardando  quale  ne  sia  il  valore  scientifico,  non  può  la  Commissione 
urne  giudizio. 

Più  numerosi  sono  i  titoli  coi  quali  il  dott.  L.  Ripa  (di  Seregno)  si  pre- 
senta al  concorso.  U  Ripa  è  un  laborioso  medico-condotto,  il  quale  da  qualche 
anno  pubblica  di  propria  iniziativa  e  a  sue  spese  un  giornaletto  popolare 
inteso  alla  propagazione  delle  norme  di  igiene.  Nello  stesso  tempo  egli 
propugna  sul  proprio  e  sugli  altri  periodici  alcune  delle  più  comuni  riforme 
economico-sociali,  e  si  può  asserire  che  la  sua  opera  è  un  vero  apostolato 
a  favore  dell'igiene  e  della  medicina  pubblica. 

Ma  le  opinioni  del  dott.  Ripa  non  sono  sempre  in  accordo  collo  stato 
attuale  della  scienza:  le  pubblicazioni  che  egli  ci  ha  mandato,  mancano  di 
reale  importanza  scientifica,  né  si  può  sperare  perciò  che  giovino  veramente 
in  pratica  ai  progressi  dell'  igiene  qual'  essa  é  intesa  oggigiorno.  NuUameno 
la  Commissione  deve  riconoscere  che  in  questi  suoi  scritti,  il  dott.  Ripa  è 
mosso  da  scopi  cosi  nobili  ed  elevati,  che  sarebbe  da  augiu^arsi  che  la  col- 
tura scientifica  corrispondesse  in  lui  all'attività  ed  allo  zelo. 


—  314  — 

Di  gran  lunga  superiori  ai  titoli  precedenti  si  presentavano  alla  Commis- 
sione quelli  del  prof.  cav.  G.  Sormani  (di  Pavia).  Il  prof.  Sormani  è  co- 
nosciuto oramai  dalla  maggior  parte  degli  studiosi  ;  ma  più  specialmente  da 
tutti  i  cultori  dell*  igiene,  per  le  sue  interessanti  ricerche  di  statistica  demo- 
grafica, di  geografìa  medica  e  di  medicina  militare. 

Nei  primi  suoi  scritti  che  egli  potè  compiere  in  mezzo  alle  mille  occupa- 
zioni di  medico  di  reggimento,  egli  studiò  fra  i  primi  le  leggi  della  fecon- 
dità e  della  mortalità  in  Italia.  Vennero  poi  i  suoi  studi  del  tutto  nuovi 
sulla  mortalità  dell'esercito  italiano;  sulla  statistica  delle  morti  in  Roma; 
infine  il  suo  trattato  di  Geografia  nosologica  dell'  Italia  premiato  anche  dal 
R.  Istituto  Lombardo.  In  tutte  queste  opere  il  Sormani  ha  dimostrato  un'ampia 
coltiu-a  medica  ed  una  profonda  conoscenza  della  demografìa,  dimodoché  il 
suo  nome  può  degnamente  rappresentare  l'Italia,  accanto  a  quelli  dei  più 
noti  scrittori  di  geografia  medica.  Ma  le  ricerche  statistiche  dell'egregio 
professore  di  Pavia  non  hanno  contribuito  solo  ad  illuminare  molti  problemi 
dell'igiene  militare,  della  tnedicina  pubblica  e  della  geografia  medica;  esse 
costituiscono  altresì  un  valido  elemento  per  future  ricerche  sull'etnologia  ed 
antropologia  italiana,  e  la  Commissione  è  lieta  di  poter  ricordare  ad  elogio 
del  Sormani,  che  appunto  su  studi  di  uguale  natura  e  compiuti  con  lo  stessa 
indirizzo  si  è  fondata  gran  parte  dell'etnologia  francese. 

Oltre  poi  ai  lavori  di  statistica  medica,  il  Sormani  ha  presentato  al  con- 
corso altre  pregievoli  memorie  di  indole  più  strettamente  igienica;  fra  cui  uno 
studio  completo  sulle  acque  potabili  fatto  in  collaborazione  col  dott.  Mauri,  il 
quale,  se  non  contiene  molte  ricerche  originali,  è  però  una  esatta  e  dotta  espo- 
sizione dell'  importante  argomento.  Dobbiamo  aggiungere  che  il  Sormani  ha 
avuto  molta  parte  nelle  ultime  riunioni  di  igienisti  in  Italia  :  la  sua  relazione 
sulle  misure  profilattiche  per  i  contagi  sifilitici,  se  può  contenere  idee  non 
condivise  da  qualcuno  di  noi,  ha  mostrato  però  nell'autore  una  vasta  coltura 
generale  e  speciale  ed  ha  aperto  l'adito  ad  una  seria  e  profittevole  discussione. 

Dopo  ciò  il  giudizio  della  Commissione  non  può  apparir  dubbio  ad  alcuno: 
noi  pensiamo  che  fra  i  tre  concorrenti,  debba  il  premio  di  lire  250  e  la 
Medaglia  d'Argento  assegnarsi  al  professore  Giuseppe  Sormani  di  Pavia. 

Non  possiamo  però  concludere  senza  esprimere  il  voto  che  simili  con- 
corsi vengano  in  avvenire  aperti  sopra  un  tema  determinato,  sia  allo  scopo 
di  rendere  più  equo  il  confronto  fra  i  vari  concorrenti,  sia  per  portare  alla 
scienza  il  vantaggio  di  nuovi  e  non  editi  lavori. 

La  Commissione 
L.  Paguani  —  C.  Bozzolo  —  E.  Morselu,  Relatore 


—  315  — 


H 
H 

H 
O 
O 
O 


;    I 

8 


a 

.a'ao  -, 
"2.-8 

TS  .X  «pH 


"  2  _  o 

.S  «a  «-^ 

-  s  s     • 


u 
u 


a 


o 
bo 


:3 
co 


•  S 
2.2 


a 

> 
O 

>  J2 
o  a 

«•§ 
^  s 

5  ^ 

a  8 

o 
^  a 

g  ^ 

> 


0 
O 


a 

a 

.2 

bO 


te 

fi 

bO 
O 

o 

(Z4 


o 

■J 

a 
6 

ti 

o 

bO 
a> 


2Ì 

O    3 

'  -  a 
a>  OS 

-fi  'O 

co    P 

•i3    bO 

co 

(2S 


4> 


4> 

te 

fi   <u 
botc 

O    c« 


Cd    es 
u    bo 

2  ^ 

O    w 

O    C 
4>  •-- 


g  -  s 

ed    N 

a  o 

'  N 

O  «^  eg 

.S  -3  ^ 

»-*   g  c 

.o    ^ 


a 
6 

Cd 


0 


s 


S3 


.-3  8 


o 

ci 


O 

e 

o 

> 

1-^ 


o 

o 

Cd 


o 

a 

Cd 


^    s 


o 

a 


bo 
9> 


Cd  -^ 

■§•2 

Cu 

e/}  ^  pq  Oi 


o    * 

S    §    § 
^    Cd  «P^ 


O 
c/> 

P 

'O 
Cd 

Cd 

a 

'o  .^: 

•5b.2 

bO.tl 

e/}  u 


Cd    O    O    O 

S  jd  'C  JS 


o 

al 

o 


PQ 

M    CO 

I    00 

VO 


N 

lo 


IO 


PQ 

co 
o 


8 
co 

M 
M 

I 

00 

IO 

M 
»— * 

Cd 


N 

CO 

IO 
C4 


co 


CO 


< 

<;  <J  <j  N 


^ 


8  nCo 

.COcg   Ji 

M  M 


Ili 


ia 


O 

H 
H 

O 

o 
o 
u 


o 
o  3 

>  'a 

3  § 

a 
o 


E  o 

W  8 

•  o 

bO  M 

a 
Cd 

•a  8 


%<   u 


Il  I 


cu,  < 


g§-5 

co^45 

(j    Cd 


PQ  CO 


jO 

PC4 


o 


•5 

o 


n 


3 

•a -8 

2- 

<3l 


•r . 

o 

9  o 
••e  g 

l'I 


M      M 


co  ^ 


IO 


VO 


00 


Ov   O     M     M 


—  3i6  — 


H 
H 

O 
O 

o 


•-e 

o 

»— * 

o 

•fi" 

a 

1-4 

U 

-a 


4-* 

S'È 

a  2 

^  > 


o 

e 

Cd 

o 


o  0^ 

:=:  a. 

-a  o 


'O    o 
o    ^ 

"S'S 

o   > 
o 


2-2 
9  «3 


—  S 
ti  o 

■s  a 


•ss  « 

M     O 

o  .-. 


0^  o 

e  G 

1)  Ci 

S  a 


a 

••■4 

Ai 


o 

C« 

O 

3 

3 

PL4 


2c^ 

o 

p 
p 

l^  <« 

0)  '^ 
Qé  ci 

.2   <u 


p:  -o 

■    *  ^^  V 

^    6)  O  4) 

ci 


O  4J 

Ci  ci 

(X  P 

O.  P 


••p  -s 

ci    ^    « 

^  s  ^ 
p  g'^ 

•-"PO 
OS    O    ft^ 

<^  *55    9 
o    rt    ci 

p 

^^  2 

>-j  -p  73 
P    ci 

1)  »-<  «ri 

-o  o  2 

ci    co    r^. 


.'P  o 

OS  tn 

ti  p 

a>  o 

^    2  T! 


P      ' 


'O   o 

8  3-3 

ci  .3    >• 


o 

p 
o 
u 


4> 

I    S 
ei    g 

VP 


C^  f^    w    e 


V 


'^  e 

P  :: 

w  e 

o  ^ 


4>    ^ 


t<     P     P 
(U  .P     0^ 

S  g  6 


P 

p   o 
o    ci 

Vi     ^f 

J^    P 

-§  ca-o 


p  •a 
o 

.a -13 

T3    p 

P  .ti 

p  c3 
.2  > 


'a  e 

p  e 

ci  C 

F 

P  c- 

ci  — 

E 


u 


o 

p 

ci 


g.2 

ci    > 

nr   ci 


o 

S 

'ci 


ci 

N 

P 
> 


o 

Ci 


ci 

N 
4> 

P 

> 


O 
cs 


pq 


o 


e» 


PQ  < 

uì  in 


M      XO 
CO    W 


»o 

co 

Ti 
o 


• 

(4 

• 

0) 

a; 

<L> 

e/) 

IO 
1 

^4 

W 

^ 

1 

N 

m 

IO 

i 


"^ 

o 
o 

o 
o 


P 
o 

'a 
s 

u 


4> 

U 

o 
e/} 


o 

p 
.o 


a 
a 

o 

a. 
a>   o 

o  •- 

-  2 

.2  o 
cu  O 


o 

in 

P 
.0 


ci 
U 


O 

o 

p 

ci 

o 

O 


^  :■ 

"  e 

•3  e 

P  <^ 

E  e 

4J  ci 


a  2 

p  > 

ci   ^ 


43 
'o 
o 


ci 

in 
O 


p 

o 

•  r^ 

Ci 

bo 
o 

bO 

P 
O 

O 


o 

Ci 


13 

4-* 


oj»ainji{ 


co 


^  XO 


NO 


00 


o^ 


O 


—  317  — 


*       ''^    **^    •>«    «KM         a  I  I         »« 

o  .0  g  3  .§  'O        '    '  'O 


H 
O 
O 


ed    a 

o  o 

O    N 

9 

2  ti 

il 


a  2  -s  P  Q  tS 


.^  *53d 
>  o 

Ci    o 

e  « 
•^<  4-» 

••ss 

O 

6 


a  -g 

2    ^  -C! 


Cd 
Cd 


J2 
O 


Cd 


•^     4>     Cd 

•T3    o    o 
Cd    M   ••-' 

e 
•o    I  £ 


3  8 

««    Q. 
CU 


o 

=3 


Cd 

O 
'I-i   ^^ 

2  s 

a* 


O 


_     I     C     I     X:    N 

^  I  ^  I  a  « 


Cd 

G 
O    O 

0    Cd 


0^ 

u 

•  »« 

4-* 

Vi 

•  »* 
«^ 

Cd 

4^ 

C/3 


•I-I  1** 

1"^ 


«J 


0^ 


a  a 

»S    Cd 
O  'o 

bO  bO 


0 

E 

=3 

CU 

«-< 

0 

0 

TJ 

•^ 

0^ 

bO 

0) 

Ih 

I 

u 


c 

> 


ed  •■■4 


a  S*  Cd 


Cd 

a 

o 


•e 

7d 
o 

a 
o 


o 

e 

•22 


o 

e 

Cd 


O 

oc 


C/3 
IO 


<<< 

•  •       • 
N  N     N 

a>  o    a> 

C/3  C/)  C/3 

*  ■»       i» 
W  M     M 


N 

C/3 


co 


C/3 
C4 


C/3 


C/3 

•» 

M 
I 

VO 


o 
:? 

i 

8 


> 


G 


0 

cn 

o 


> 
Cd 
u 


c  • 

^  • 

D 

w  : 

^*  .2  u; 

S  .-^s  o 

.-  a  a 

ss 

w  -fi  s 

•  i-t  'rr  C3 

c  ^  S 

g  V-t  »-, 

PQ  P:3  co 


bo 
Cd 

o 

M 
Ih 

o 
u 
u 
o 

Cd 

'  s 
e 

O  .Q 

H*i   •— * 
U      (/> 

o 

C/3 


Cd 


Cd 
O 


o 

e 
.2 

Cd    Cd 

o  .2 


CO 


0) 

fi 

Cd  S 

fi 

"^        é,> 

^  fi 
o 

C/3 


E 


^*V«  tp 


M 


M     ^0   -^ 
W      M      N 


XO 


NO 
M 


M 


00 


—  3i8  — 


r 


o 
o 
o 


I 

o 


3  3 

-D    co 


8    -a 

ci  e 

co 

a 


0^ 
0) 

a 

0^  . 


bo 


^   bo 
73    >^ 


M 


5- 


o  ,. 

4>     tO  «M 

boO  -a 

*"  -^  "o 
o  bo  «5 

^  «^  -13 
N    ^    bO 

o 


•-Sa 
i  "^ 

o    « 

•s  o 

Cd      fl 

o    '^ 


6 

Cd 


a 
o 
o 

'•5 

8  . 

fl    Cd 

a 

"o  '5^  «^ 

o 

N 

Cd 
o 


> 


Cd    Cd 
o   ** 

S  8 

Cd    O 

O     Ih 

bo-^ 
h4 


a>  -o 


Vi 


2 '5 

C/3 


PL4 


^  I  S 

.2  ^  *3 
o  »-•  u 

u 


Cd 

O    «« 
•^  .1-1 

B  ^ 
o  o 

Cd   a> 

S?«2 

.£2  "^ 


bo 
> 


Cd 
e   « 

>^ 

Cd 
•o   «   cj 

^     S    G 
^    Cd    O 

o  'o  'o 

pq  (^ 


I     * 

<u ._: 

^  e 

•T3    a> 
0)    e 

>    I 

«   o 

JC     ^ 
o  P< 

te 

bb  I 
o 

§.2 

•a  s 
«  8 

§■5 


•H 

u 


O    O 

c  a 

Cd    Cd 


o 

G 
Cd 
bO 

G 
1-^ 


O 

G 
od 

.-G 


O 

G 
Cd 


o 

G 
Cd 


•-•   o 

S  3 


S     j^cj 


Cd 

> 
Cd 

PL4 


O 

Cd    C 

>    Cd 

^  o 


.S5 

*a 


bO 
bO 

a; 

0^ 


o 


CO  CO 


10  xo 


CO 


N 
0) 

CO 


CO 
10 


CO 


<  < 

•  • 

CO  co 


10  IO 


CO 
10 

M 

t 


PQ  pq 

•    • 

CO  co 

IO  o 


CO 


o 

u 
o 

o 
o 
u 


2  o 

G  «7^ 

^> 

.  o 
o 

(1.  S3 


O 

p-i 


> 

Cd 
O 


CJ 


Pi 


o 

G 

Cd 
O 


> 
Cd 
u 


O 


S 

o 

co 

•c 

o 

.2    Cd 

Cd 


• 

.  'O 

&> 

3 

'  0 

•e 

'  5) 

c« 

•  0 

a 

,  0 

.  a> 

•^^ 

1^ 

^ 

0 

2 

3 

'  0 

.      4-* 

.  a 
.  t) 

'    G 

u 

0 

Cd 

.  0 

• 

4-* 

'•e 

.  0 

4^ 

.      4-* 

4-* 

Cd 

4>J 

'   Cd 

> 

Cd 

<L> 

Vm 

<L 

'u 

3 
4-' 

CA 

> 

0 

Ih 

0 

CA 

Cd 

CO 

0 

CU. 

0^ 

*o 

G 

> 
O 

Ih 

e 
o 

•  »^ 

Cd 

4-» 

o. 

Q 


o 

G 
G    E 

ed 

^   e 


Cd 

*l 


bo 
bo 

P^ 


o 

S 
o 
u 
o 

G 


Cv   O 
W     CO 


CO 


co 
co 


co 


10 

co 


VO 
CO 


co 


CO     Os 
CO  fO 


o 


—  3^9  — 


H 

0 

a 

0 


e 
j 


•3  "^  H  a 

«*  So  t:  .. 

O    ^    P  'rr 


Ri       ^ 


•e 


^'8  S^ 


2     IO  hH  ., 

*^  a» 

^    to  O  C 

eri   ^  5  rt 

ss  *^  o  c< 

*«  B  o 

.-  co  rt  J3 

•2    I  S  o 


Ctf     O 

§8 
e  « 

co  -C 

al 

S  o. 
•e  «» 

T3«S 


rt  ir" 

CU  ^ 

S  '^ 
CVi  co 

o  S 

B  S 

:^  .ss 

co 


1-^  s 

a 

et 

§*^ 


Sr 


*3     fl     U 


i^     «J.S 
e    cS    ctf 


!? 


0) 

0 

-< 

N 

cs 

14 

a 

4 

0 

ft« 

^ 

*  v4 

u 

••>« 
^ 

:^ 

« 

0 

cu 
a. 

t> 

< 

• 

N 

CO 

< 

• 

J 

0 

CO 


a> 

/'-^ 

e 

^ 

0 

N 

c 

bo 

a> 

1— i 

k- 

-a 

P^ 

••^ 

OS 

'O 

G 

ci 

0 

Ih 

Cd 

Cd 

'«>3 

^■^ 

^ 

0 

u 

Ki 

'•4-I 

I 
Cd 

e 

u 


cn 

3  a 

Cd 


o 
co 


o 


a -3 


—    320 


H 
M 
O 
O 
O 


"*  ^  I  è 

.5  .^4  o  ^ 
>  £  e 

52  -rj      •- 

Rj  a.  o 

^  o 


0) 

o    V 


Ih     fO 


o 

bo  >-• 

bo  ^ 

ed  o 

>  tì 

co  «0 

•  ^14  C 


^  2  S 
SS  3 


o 

4-» 

CO 

•  *H 

*-» 
co 


0) 

fi  a, 


-t^      Vi 
N     0) 


ed    C 

e*' 

to     O) 

co  > 


Cd    {3 
^    bO 
•  1-^    co 


O 


O 

> 

o 

a 

^  6 
e  S  -S 

o    3    w 

e  o 

Cd    «« 


Cd 

Ih 


=3 

o 
u 


9 


0) 


0^ 


e  o 

.    co  c2 

M    Ih  ;i3 

ed    td  Tj 
a   a 


a> 


I  -2 

»  .a 


pq 

"5  'O  co 

S'cd 

^  ^^  rt 

a   a  S 

co  ««H  .53 

0)    g  ed 

.Sue 

4>  ed 


o 

N 

ex. 

co      . 

•T3  ^ 

O 

«U  -13 

co 

§  i3 

.^    co 


V 


3 

S.2 

O     N 

U    ed 
—  5 


bO 
O 


Cd 


.3 

Ih      tì? 

3  o 

Uà    "^ 

o  a 

I  «^ 

U      Cd 

ce 
Cd 


h 

a; 


0^ 

a 

e 

o 

cr 

•  ^14 

a 

c« 

• 

1 
o 

*3 

•  •H 
»H 

•  ^14 

-a 

> 
Cd 

o 

4ii* 

Cd 

0) 

s 

.-    C 

o 

•  1^ 

§< 

Cd 

cazi 
ato 

> 
co 

0) 

a 

•-•      Ih 

O 

o 

o 

94 

^  2: 

cu  a, 

O'    Cd 

a  .2 


Cd 

0) 
> 


e  S 

:?  S, 


Cd 

o 


Cd 

> 
O 

c 


ed 
u 


o 


Cd 

Ih 
O 

CU 


o 

& 
O 


«  PQ 

•     • 

CO  CO 
O  ^0 


CO 

IO 
M 


«^  CO 


CO 


N 

CO 

o 


CO 
IO 


d  s 

co  co 

XO    M 


Cd 
O 

o 

o 

o 


o  2 

e 

•  ^  ._■ 

►>  co 

O  (j 

(O  L4 

PQ  •< 


o 

s 

>  V 
o 

c3  e 


o 

Cd 

Cd 
u 


o  .d  g 

f^       lì  ^      ^ 

Ch     2  5       4-J 

co    s  .t^ 


Cd 

d  s 

.2  g 

bO 

.    « 
bbS 


^       e  >  «; 


•j  c  J2 

S  'y  S 

SO -2 

Cd 
O 

2   e 


-^3    ii 

•h 

rt 

c 
o 


o  o 

.*H        O 

ri    2 
^    8 

*S    O    ed      • 

.-12"! 

e:      >       Ih    '^^ 
2      Ih      rt      Q 

o  o     s 


ro  r^ 


vn  vo 


00    o 


O       M 

in  \o 


in 


PARTE   PRIMA. 


MEMORIE  ORIGINALI. 


TOPOGRAFIA 
E  STATISTICA  MEDICA   DEL   COMUNE  DI  RAPOLANO 

del  Dott.   Vittorio  Rovini 

(Continuazione) 

PARTE    SECONDA 


CAPITOLO  I. 

Fabbricati,  luce,  calore ,  ventilazione  artificiale. 

*er  la  descrizione  dei  fabbpcati  ìd  generale,  messi  in  relazione  special- 
ite  colle  loro  condizioni  igieniche,  credo  opportuno  dividerli  in  due  grandi 
oni,  cioè  :  in  quelli  abitati  dagli  operai  giornalieri  che  sono  situati  per 
Qaggior  parte  nei  centri,  e  in  quelli  dei  coloni  propriamente  detti, 
^dinarìamente  i  primi  sono  formati  di  piccoli  quarderini  al  piano,  ter- 
),  più  raramente  agli  altri  piani,  composti  per  la  maggior  parte  di  due 
se  poste  di  fila,  spesso  ancora  colla  camera  sovrastante  alla  cucina,  ed 
quale  si  accede  per  mezzo  di  una  scala  di  legno  che  immette  in  una 
•la  escavata  nel  palco.  Sudice  ed  affumica^  ne  sono  le  pareti,  essendo 
prossima  la  stanza  che  serve  da  cucina,  ed  il  fumo  che  invade  la  ca* 
L  da  letto,  vi  mantiene  permanente  ed  incancellabile  il  suo  fetore.  In 
ta  imica  camera,  in  un  letto  o  tutt'al  più  in  due,  vengono  riuniti  per 
dire  i  conjugi  coi  figli  maschi  e  femmine  promiscuamente  fino  ad  una 
piuttosto  inoltrata,  dieci  o  dodici  anni:  in  questi  tuguri  sono  esposti  i 

21 


—  32»  — 
disgraziati  alle  più  nocive  perfrigerazioni ,  essendoché  le  finestre   piccole  e 
dalle  quali  per  conseguenza  proviene  una  debolissima  luce,    sono  prive  di 
vetri,  e  mal  connessa  essendo  la  porta  per  cui  si  accede  alla  cucina,  lascia 
penetrare  un  vento  quanto  mai  pericoloso.  £  meno  male  quando  la  camera 
da  letto  è  posta  di  fianco  o  sovrastante  alla  cucina:  vi  sono  alcuni  operai 
ai  quali  un'unica  stanza  serve  indifferentemente  da  camera  da   letto    e   da 
cucina.  Né  si  creda  che  almeno  gli  inquilini  di  queste  stanze  sieno  nell'in- 
verno maggiormente  riscaldati,  poiché  per  le  cattive  condizioni  delle  imposte 
e  della  porta,  si  neutralizza  il  calorico  proveniente  dal  focolare:    anzi    co- 
struiti come  sono  i  camini  tutt'al  contrario  di  quello  che  le  leggi  della  fisica 
ci  insegnano,  non  si  stabilisce  nella  stanza  una  corrente  di  aria  ascendente 
che  trasporti  via  i  prodotti  della  combustione,   e  non  è  a  credersi  quanta 
penosa  impressione  faccia  per  la  respirazione  l'entrare  in  queste   cucine,  e 
come  irregolarmente  vi  decorrano  le  malattie.  Privi  poi  questi  quartieri  di 
acquai  e  di  cessi,  sono  costretti  gli  inquilini  a  portare  gli  escrementi  nelle 
stalle  sottostanti  o  molto  vicine,  e  delle  quali  si  può  dire  non  esservi  abita- 
zione di  operaio  che  non  ne  vada  provvista,  perché  costituiscono  per  molti  la 
maggior  sorgente  di  guadagno.  La  cura  di  queste  stalle  é  affidata  alla  donna 
che  ogni  giorno,  recandosi  ai  boschi  vicini,  ne   trasporta   le   foglie  secche 
delle  quercie  e  delle  altre  piante,  che  depositate  a  infraddire  in  queste  stalle 
o  nei  cessi,  ne  ritrae  un  guadagno  che  generalmente  viene  impiegato  a  pa- 
gare al  proprietario  dello  stabile    la    pigione  del  quartiere.    Molte    famiglie 
comprano  pure  un  animale  suino  che  rinchiudono  nella  stalla,  e  che  ven- 
dono nel  carnevale,  dopo  averlo  ingrassato  e  dopo  averci  ricavato  un  certo 
guadagno  per  il  letame.  H  fetore  esalato  da  qu^te  stalle,  specialmente  quando 
viene  l'epoca  in  cui  si  depongono  i  cosi  detti  Uiticci  dei  bachi  da  seta,  è 
principalmente  nell'estate,  quanto  mai  incomodo  e  nocivo  alla  pubblica  sa- 
lute, e  non  sarebbe  male  che  l'Autorità  comunale  se  ne  occupasse  un  tan- 
tino; molto  più  che  benché  non  facciano  corpo  colla  casa,  vi  è    però    fra 
questa  e  quelle  una  comunicazione    immediata   e   continua   per  le   cattile 
condizioni  degli  impiantiti. 

La  luce  in  queste  abitazioni  vi  é  scarsa,  molto  scarsa.  Essa  proviene  il 
più  spesso  dalla  porta  d'ingresso  che  nei  mesi  più  caldi  viene  tenuta  aperta 
a  questo  scopo,  o  proviene  da  piccole  finestre,  che  per  giunta  bisogna 
tener  chiuse,  perchè  prive  di  vetri. 

II  calore  non  manca  agli  operai  di  questo  Comune,  né  è  quello  che  faccia 
loro  maggiormente  soffrire  nei  rigidi  mesi  deirinvemo.  I  boschi  circostanti 
sono  molto  vicini  e  per  di  più  neppure  vigilati  rigorosamente,    per  cui  le 


—  3^3  — 
doBoe  si  recano  colà  giornalmente  in  frotte  a  farvi  legna^  riportandone 
'  qtfsdo  uno,  quando  più  fastelli  nel  corso  della  giornata.  Con  questo  van- 
l^po  si  permettono  anzi  un  certo  lusso  nel  fuoco,  e  si  può  assicurare  non 
OKrvi  abitazione  dove  permanentemente  non  veggansi  abbruciare  grossi 
«ppi  di  legno.  Di  carbone  e  brace  non  se  ne  fa  uso  quasi  affatto  per  gli  usi 
domesticL  Per  questa  abbondanza  di  fuoco,  alquanto  carezzato  viene  il  do- 
mestico focolare,  specialmente  dai  coloni  che  senza  le  debite  precauzioni, 
àipo  essersi  riscaldati,  uscendo  alFaria  aperta,  ne  ritraggono  quelle  malattie 
jnfiimmatorìe  di  petto  tanto  frequenti  in  questo  territorio. 

In  quanto  alla  ventilazione  artificiale,  in  quelle  stanze  dove  di  contro 
jh  porta  vi  sono  delle  finestre,  vi  è  coatta  ed  esagerata  ;  ma  in  alcune 
tke  ricevono  la  luce  e  l'aria  solamente  dalla  porta,  manca  assolutamente, 
«che  dove  esistono  dei  camini,  perchè,  ripeto,  mal  costruiti. 

Dalla  promiscuità  del  sesso  in  una  sola  stanza  da  letto,  ognuno  capisce 
«ome  grandemente  ne  scapiti  la  morale,  verificandosi  molto  spesso  il  caso 
4it  le  femmine  ancora  fino  dalla  più  fresca  età,  abbiano  acquistato  certe 
afflizioni  che  sarebbe  stato  desiderabile  avessero  avuto  alla  vigilia,  o  in 
impo  molto  prossimo  alla  vigilia  del  loro  matrimonio. 

Le  case  dei  coloni  propriamente  detti,  se  non  sono  costruite  secondo  la 
jjà  stretta  osservanza  dell'igiene,  non  ostante  differiscono  molto  da  quelle 
jiecedenti.  Già  poste  nell'aperta  campagna,  i  prodotti  di  infezione  vanno 
(là  facilmente  dispersi  dalla  libera  ventilazione  ;  ma  v'ha  di  più  che  essendo 
<oitniite  con  una  maggiore  ampiezza,  si  evita  più  facilmente  il  caso  della 
fnmìiscuità  del  sesso  nelle  camere  da  letto.  Sono  formate  d'ordinario  da 
OS  piano  terreno  che  serve  all'uso  di  stalle  per  il  bestiame  e  per  i  magaz- 
ani,  e  di  un  primo  piano  per  la  famiglia  colonica.  La  proporzione  del  nu- 
mero delle  camere  con  quello  delle  persone,  è  circa  come  di  uno  a  quattro  : 
qoeste  camere  poi  vengono  separate  a  seconda  della  più  stretta  parentela. 
Cosi  ad  esempio,  se  in  una  famiglia  colonica  esistono  quattro  conjugati  con 
^ìi,  ciascuna  di  queste  piccole  famiglie  occupa  una  camera  separata.  Questa 
é  i^ovvista  di  vari  letti,  dove  i  conjugati  dormono  separatamente  dai  figli, 
^meno  che  non  sieno  in  tenera  età,  sei  o  sette  anni. 

Le  camere  sono  piuttosto  spaziose  ed  in  media   la  capacità  di  ciascuna 
«di  circa  quattro  metri  quadrati.    Hanno  però  un  aspetto  assai  mediocre,, 
óqoantochè  il  colono  non  cérca  da    parte  sua  di  conferire  al  decoro  del- 
l'abitazione, e  solo  in  casi  estremi  si  risolve  a  fare  reclami  al  proprietario 
per  le  necessarie  riparazioni. 
J  concimi  delle  stalle  vengono  posti  all'aperto  sotto  certe  tettoje  ò  parate  : 


—  324  — 
però  anche  nelle  adiacenze  delle  case  vengono  stratificati  degli  avanzi  ve- 
getali onde  promuoverne  la  putrefazione.  Mancano  per  la  maggior  parte 
di  cessi  f  onde  son  costretti  a  gettare  gli  escrementi  in  certi  bottini  posti 
all'aperto  sotto  le  finestre  delle  camere,  e  che  vengono  pur  essi  provvisti 
di  foglie  secche. 

Anche  in  queste  abitazioni,  se  non  nella  proporzione  di  quelle  degli  operai 
giornalieri,  le  finestre  mancano  di  vetri  e  gli  abitanti  sono  esposti  alle  in- 
temperie dell'inverno.  Molte  volte,  a  mo'  d'esempio,  l'esame  di  un  amma> 
lato  bisogna  farlo  alla  luce  artificiale,  perchè  socchiudendo  le  imposte  quando 
soffia  il  vento,  si  esporrebbe  alle  più  nocive  perfrigerazioni.  Queste  condi- 
zioni svantaggiosissime  non  sono  però  comuni  a  tutte  le  case  coloniche  :  vi 
sono  alcuni  proprietari  che  hanno  provveduto  i  loro  coloni  di  case  spaziose 
ed  igieniche  e  provvedute  di  cessi.  In  conclusione  posso  affermare  in  ter- 
mini generali  che  le  case  coloniche  sono  nelle  condizioni  sì  materiali  che 
igieniche,  migliori  di  quelle  degli  operai  giornalieri. 

Oltre  queste  abitazioni  non  mancano  nel  comune  di  Rapolano  case  di 
civile  apparenza  e  provvedute  di  tutti  i  requisiti  igienici,  non  che  talune 
che  quasi  meriterebbero  il  nome  di  veri  e  propri  palazzi,  e  nelle  quali  al- 
loggiano le  persone  possidenti,  che  per  la  maggior  parte  appartengono  alla 
più  facoltosa  borghesia. 

Spaziose  e  pulite  son  pure  le  varie  locande  per  il  servizio  dei  bagnanti 
nei  mesi  dell'estate,  come  di  puliti  ed  eleganti  stabilimenti  per  la  pensione 
dei  frequentatori,  sono  fornite  quasi  tutte  le  acque  termali  di  Rapolano.  £d 
in  vero  dire  dal  1806,  epoca  nella  quale  scriveva  il  prof.  Santi  i  suoi  viaggi 
per  Ja  Toscana,  si  sono  fatti  in  Rapolano  verso  la  pulizia  passi  veramente  da 
gigante,  tantoché  ben  dovrebbe  ricredersi,  se  tuttora  vivesse  il  sunnominato 
professore,  di  quanto  scriveva  in  quell'epoca,  che  cioè  questi  Bagni  erano 
poco  comodi  e  meschini,  né  degni    del   credito   e    dell'efficacia   di   queste 
acque,  se  vedesse  adesso  quali  comodi  ed  eleganti  palazzine   sono   suben- 
trate alle  cadenti  capanne  di  quel  tempo.  £  non  solo  esteticamente  danno 
questi  stabilimenti  una  buona  idea  di  sé,  ma  internamente  pure  le  camere 
sono  bene  aereate  e  decenti,  e  provviste  di  buoni  letti  di  ferro,  come  pu- 
lite sono  le  vasche  per  l'uso  del  bagno,  costruite  di  marmo  per  la  maggior 
parte,  tanto  da  rivaleggiare  con  quelle  dei  principali  stabilimenti  delle  città. 

Fra  i  pubblici  edifizl  va  notato  principalmente  quello  che  serve  all'uso 
dell'Amministrazione  Comunale  o  Palazzo  Comunale,  inquantochè  ofifre  tutte 
le  comodità,  sia  per  la  costruzione  che  per  l'igiene  degli  impilati,  e  nel 
quale  sono  situate    le    scuole    elementari    maschili   e  femminili   che    ancor 


—  325  — 
fitt^  per  le  loro  igieniche  condizioni,  nulla  lasciano  a  desiderare.  Nel  ca- 
4eQo  delle  Serre  fino  adesso  è  mancato  un  locale  per  le  scuole  elementari; 
Bi  accome  è  in  costruzione  (0  un  apposito  edificio  composto  di  due  belle 
e  faziose  sale,  delle  quali  una  per  i  maschi,  l'altra  per  le  femmine,  tirerò 
n  pietoso  velo  sul  tempo  trascorso  e  sulle  stanze  che  fino  adesso  hanno 
«rrito  per  l'istruzione  elementare.  ' 

Ndla  costruzione  delle  case  in   generale  non  si  è  tenuto    nessun    conto 
dd  lato  estetico  esterno,  come  pure  riguardo  al  numero  dei  piani    che    le 
compoDgono  :  essendovene  alcune  di  un  solo  piano,  fino  ai  tre  ed  i  quattro 
(uni  n  materiale  col  quale  sono  costruite   è  la  creta   cotta   (i    cosi    detti 
oattoni)  di  cui,  come  ho  sopm  detto,   è    straordinariamente    ricco   questo 
tenìtorìo:  vi  entra  ancora  in  buona  parte  il  travertino  che  pure    abbonda 
f  ffl  questo  Comune,  e  per-  conseguenza  di  un  prezzo  tanto  basso  che  la  co- 
;  ^trazione  dei  fabbricati  vien  fatta  colla  massima  economia.  Egualmente  con 
tegole  di  creta  cotta  son  formati  i  tetti  di  questi  fabbricati,  e  per  la  mag- 
gior parte  provveduti  di  doccie  per  la  raccolta  delle  acque. 

Le  strade  che  risultano  dalla  posizione  delle  case  sono  alquanto  strette, 
ma  in  compenso  selciate  or  con  lastre  di  pietra  serena,  ora  di  travertino, 
■t  tenute,  almeno  le  principali,  discretamente  pulite  sia  per  le  fognature  delle 
medesime  che  per  il  loro  spazzamento. 

CAPITOLO  n. 
Alimenti  e  bevande. 

Pime.  —  L'alimento  principale  per  la  classe  operaja  è  il  pane.  Gli  operai 
giomalieri,  salvo  poche  eccezioni ,  non  avendo  tali  risorse  economiche  da 
comprare  la  farina  all'ingrosso,  son  costretti  a  ricorrere  alle  botteghe,  dove 
se  l'acquistano  con  svantaggio  nel  prezzo,  hanno  però  un  compenso  nella 
sua  buona  qualità.  Il  colono  invece  per  la  fabbricazione  del  pane  forma 
un  composto  di  granoturco,  fave,  segale,  e  meno  spesso  vecci,  che  manda 
a  macinare  insieme,  e  di  cui  la  farina  forma  un  pane  molto  oscuro  e  com- 
pitto  e  di  difficile  digestione. 

Carne,  —  Essendo  cosi  vicina  a  Rapolano  la  fertile  Val  di  Chiana, 
d'onde  proviene  una  razza  gentile  e  delicata  di  bestie  vaccine,  ne  consegue 
die  estrèmamente  buona  è  la  carne  che  si  consuma  in  questo  Comune. 
Anzi,  a  vero  dire,  vi  è  una  certa  esigenza  nei  consumatori  i  quali  desidè- 

(i)  Onesto  edificio  è  stato  terminato  fino  dall'anno  decorso  e  già  vi  sono  state  insediate 
le  icQole  elementarL 


—  326  — 

rano  animali  giovani  e  grassi;  cosa  questa  che  d*a1tra  parte  o&e  un  tor- 
Tìaconto  ancora  ai  venditori  per  la  maggiore  facilità  dello  smercio  di  una 
intiera  vitella  piccola,  e  per  poter  essere  sempre  in  grado  di  o&ire  la 
carne  di  fresco  macellata.  Dopo  la  carne  di  bove  quella  che  viene  mag- 
giormente consumata  è  quella  di  majale,  di  cui,  come  ho  già  detto,  abbiamo- 
due  razze  differenti,  la  gentile  e  la  maremmana:  viene  in  secondo  luogo- 
quella  d'agnello  squisita  per  il  suo  sapore  a  cagione  delle  erbe  di  cui  si  pa- 
scolano questi  animali  nelle  nostre  crete,  e  che  venduta  a  vii  prezzo  pone 
in  grado  ogni  famiglia  di  poterne  consumare. 

Dopo  la  carne  dei  mammiferi  quella  che  più  generalmente  viene  consu- 
mata e.  che  acquista  una  secondaria  importanza,  è  quella  dei  volatili;  e  fra 
questi  principalmente  quella  del  tacchino  e  dei  cosi  detti  loci  o  paperi  che 
vengono  venduti  ancora  nei  pubblici  macelli. 

La  selvaggina  ed  il  pesce  è  rlserbato  solo  alle  tasche  ben  fomite,  spe- 
cialmente il  secondo  che  essendo  importato  di  lontano,  Livorno,  Orbetello^ 
Bimini,  è  di  un  prezzo  alquanto  elevato. 

È  una  cosa  ben  difficile  che  venga  esposta  in  vendita  una  carne  infetta 
o  proveniente  da  animale  morto  per  malattia,  inquantochè  l'Autorità  co- 
munale, esercita  una  vigilante  sorveglianza  per  mezzo  della  guardia  muni- 
cipale; e  qualora  vi  sieno  animali  morti  per  malattia,  non  vengono  esposti 
pubblicamente  e  venduti  senza  la  visita  del  medico.  A  titolo  di  lode,  anzi 
debbo  dire  che  nell'anno  1879,  essendosi  verificata  una  epizoozia  di  car- 
bonchio negli  animali  suini,  furono  dal  sindaco  d'allora,  egregio  signor  Gio- 
vanni Calamati,  presi  dei  seri  provvedimenti  a  che  nessuno  di  questi  animali 
venisse  ucciso  senza  la  visita  del  veterinario  a  ciò  appositamente  incaricato. 

Legumi,  —  Ogni  qualità  di  legumi  viene  prodotta  in  questo  fertile  ter- 
reno e  da  tutti  gli  abitanti  indistintamente  consumata  :  principalmente  fra 
questi  le  fave,  i  fagiuoli,  quindi  le  lenticchie,  i  ceci,  i  piselli,  ecc.,  ecc. 

Ortaggi.  —  Ortaggi  pure  di  ogni  genere  abbondano  in  questo  territorio, 
come  patate ,  pomodori ,  cipolle,  insalate,  cocomeri,  carciofi,  ecc.,  e  per  il 
loro  vilissimo  prezzo  sono  alla  portata  di  tutte  le  bocche.  In  special  modo 
di  pomodori  se  ne  fa  un  esteso  commercio  venendo  essi  esportati  per  i 
mercati  dei  luoghi  circonvicini  onde  estrame  la  conserva  che  viene  serbata 
essiccata  o  sotto  l'olio. 

Vino.  —  Ho  già  detto  come  il  vino  proveniente  da  piante  che  si  col- 
tivano nei  terreni  dove  abbonda  il  così  detto  tufo,  va  distinto  per  il  suo 
sapore  e  la  sua  qualità  di  asciutto.  Nei  piani  invece  abbiamo  un  vino  al- 
quanto agro  per  il  cosi  detto  sai  mastro  e  che  è  di  im  prezzo   molto  mi- 


—  3^7  — 
noie  del  i»eoedente.  Questi  vini  non  solo  vengono    abbondantemente  pro- 
dotti ih  questi  terreni,  e  da  tutti  dal  poco  al  più  consumati,  ma  non  tanto 
indifferente  è  il  commercio  che  di  essi  si  fa  nella  provincia  di  Siena  e  nelle 
altze  limitrofe  provincie. 

Oùff.  —  Di  una  qualità  superiore  è  pure  Tolio  che  si  estrae  dai  nostri 
diretiy  e  già  dissi  come  abbia  ottenuto  diverse  onorificenze  a  Parigi,  Roma, 
IGUno  e  Melbourne.  Il  suo  piacevole  sapore  di  uliva  che  conserva  ancora 
invecchiando,  e  che  lo  fa  grandemente  ricercare  per  Tuso  specialmente  da 
tifola,  si  deve  a  che  dai  possidenti  si  preferisce  nella  coglitura  delle  ulive 
nticipare  d'alquanto,  onde  estrarne  dalle  medesime  il  cosi  detto  olio  acerbo  : 
poiché,  se  minore  è  la  quantità  che  se  ne  estrae,  si  trova  però  un  com- 
penso nella  sua  buona  qualità  che  lo  fa  vendere  ad  un  prezzo  molto  su< 
perrare  di  quello  proveniente  da  altri  luoghi. 

Zaffe,  uova,  formaggi,  —  Anche  del  latte ,  uova  e  formaggi  è  esteso  il 
coDsamo  in  questi  paesi  :  in  special  modo  i  formaggi  delle  nostre  crete  sono 
lioercati  moltissimo  per  il  loro  piacevole  sapore  e  per  quel  gusto  particolare 
die  loro  conferisce  Taroma  d'assenzio. 

CAPITOLO  III. 

Bagni. 

È  questo  forse    il    più    importante  di  tutti  i  capitoli    per  la  descrizione 
topografica   del  comune  di  Rapolano.  Di  acque  tanto  termali  che  potabili, 
è  cosi  abbondantemente  provvisto  questo  terreno,  che  si  può  dire  ad  ogni 
pie  sospinto  se  ne  incontra  una  sorgente.  Le  sorgenti  principali  però  sono 
tutte  situate  nella  Frazione  di  Rapolano,  e  tutte  provviste  di  eleganti  stabi- 
limenti, dove  accorrono  d'  ogni  dove    numerosissimi  nei  mesi   dell'  estate  i 
bagnanti,  principalmente  dalla  provincia    romana  e  senese.  Senza   tema  di 
essere  tacciati  di  esagerazione  si  può    assicurare    che  1'  efifìcacia    di    queste 
acque  termali,  è  molto  superiore  a  quella  di  altre  consimili,  mentre    este- 
sissima è  la  scala  delle  malattie  che  vengono  efficacemente  curate  a  Rapo- 
lano.  Di  ciò  fanno  fede  le  numerose  storie  edite  ed  inedite   che   esistono, 
e  che  sarebbe    prezzo  dell'  opera  il  riunire  in  un  sol  volume ,  onde    tanto 
I    Talore  terapeutico  fosse  più  estesamente  conosciuto  dai  medici  a   benefizio 
della  sofferente    umanità.    Non    potendo    descrivere    completamente    questi 
Bagni,  che  d'altra  parte  da  tanti  autori  e  principalmente  dalle  penne  illustri 
dei  Professori   Giuli  e  Targioni-Tozzetti  sono   state    illustrate,  mi    limiterò 
brevemente  ad  accennare  qualche  particolare,  in  special  modo  riguardo  alle 


—  328  — 
malattìe  che  l'esperienza  ha  mostrato  più  facilmente  esser  curate  da  questi 
acque  termali. 

Prima  di  tutto  accennerò  come  queste  acque  possano  dividersi  in  tre 
categorie  distinte  cioè  ;  calde^  temperate  e  fresche.  Appartengono  alla  priint 
categoria  le  acque  solfuree  dette  di  Rapolano  per  il  gaz  solfìdrico  che  con- 
tengono e  la  loro  temperatura  di  39**,  37*  C;  e  le  altre  termosulfuree  pure 
ài^X Antica  Querciolaia  di  proprietà  del  signor  Don  Francesco  Arrigucd  che 
misurano  una  temperatura  di  39.^ 

Alla  seconda  categoria  appartengono  quelle  dei  signori  Atticciati  dette  di 
San  Giacomo  a  Felacane ,  abbondanti  di  gaz  acido  carbonico  e  che  misu- 
rano una  temperatura  di  35°,  325.* 

Finalmente  possono  denominarsi  fresche  quelle  di  Armatolo  o  di  Colli 
di  proprietà  della  signorina  Buoninsegni  che  offrono  una  temperatura  di 
2^^  75*1  6  sono  assai  ricche  di  gaz  acido  carbonico. 

Bagno  caldo  di  Rapolano. 

Di  proprietà  del  signor  Achille  Marii,  è  questo  il  più  importante  e  ricer- 
cato a  motivo  della  sua  alta  temperatura  unitamente  ai  principi  mineraliz- 
zatori  che  contiene.  Dista  circa  due  chilometri  da  Rapolano ,  vi  si  accede 
benissimo  in  vettura,  pianeggiante  e  ben  tenuta  essendo  la  strada  che  vi 
conduce,  e  provvisto  di  un  grandioso  fabbricato  con  trenta  eleganti  camerei 
offre  ai  rettanti  tutto  il  confortable  possibile,  come  sala  di  lettura  e  ricrea- 
zione con  giornali  e  pianoforte ,  sala  per  il  pranzo  comune ,  ed  altre  per 
uso  di  caffè,  bigliardo  e  bottega  di  generi  di  privativa. 

Esso  è  situato  al  Sud-Ovest  di  Rapolano  dove  la  più  volte  sunnominata 
pianura  dopo  essersi  sprofondata  in  un  esteso  burrone,  si  innalza  con  un 
piano  irregolare,  finché  vicino  al  fiume  Ombrone  va  a  perdersi  in  balze 
d'argille  e  travertini.  Quivi  notasi  fra  gli  estési  banchi  di  travertino  quel- 
l'enorme masso  chiamato  la  Montagna,  ed  uno  sprofondamento  di  terreno 
detto  la  Mofeia  che  più  innanzi  illustrerò.  In  seno  di  questa  Montagna  forse 
hanno  origine  le  tVe  polle  principali,  come  per  tutte  le  altre  piccole  polle 
che  scaturiscono  gorgogliando  dalle  fessure  che  esistono  lungo  il  suo  dorso. 
La  polla  o  sorgente  principale  è  racchiusa  nello  stabilimento  balneario  e 
dà  alimento  a  tutti  i  Bagni.  Le  altre  due  sorgenti  sono  situate  una  a  levante, 
l'altra  al  Nord-Ovest  dello  stabilimento,  e  provvedute  di  due  piccoli  fabbri- 
cati di  forma  quadrata,  che  hanno  servito  fino  a  questa  ultima  epoca  al- 
l'uso della  povera  gente.  Le  acque  di  rifiuto  della  polla  di  levante  vanno 
a  perdersi  nelle  gore  di  alcuni  mulini,  mentre  quelle  provenienti  dalla  sor- 


—  329  — 
e  di  Nord-Ovest  sono  raccolte  in  due  grandi  bacini  che  servono  di  bagno 
avalli,  pecore  ed  altri  animali.  Negli  ultimi  tempi  questo  stabilimento 
arricchito  di  altra  sorgente  di  una  temperatura  minore  che  permette 
«guanti  di  poter  usufruire  ancora  delle  immersioni  temperate. 
Hieste  acque,  alle  quali  si  narra  accorresse  ancora  Santa  Caterina  da 
la  con  sua  madre,  sono  state  illustrate  dal  prof.  Targioni  Tozzetti,  di 
qui  riporto  il  sunto  tradotto  in  misure  centesimali  :  ^ 

Qnnfosisione  qualitativa  e  quantitativa  di  un  chilogrammo  in  peso 

dell  acqua  iermosulfurea  di  Rapolano. 

Temperatura  39^  375. 

Sostanze  gassose  contenute  in  un  chilogrammo  d'acqua. 

Gaz  solfidrico grammi  0.266 

Id.    acido  carbonico >       0.876 

Aria  atmosferica >       0.070 

Sostanze  fisse  in  un  chilogrammo  d'acqua.  ' 

Carbonato  di  calce grammi       3-374 

Id.  di  magnesia >  0.102 

Solfato  di  calce 

Id.     di  magnesia 

Id.     di  soda 

Goruro  di  sodio 

Id.      di  magnesia 

Id.      di  calcio 

Sìlice  o  acido  silicico 

Materia  organica 

Acqua  


0.394 
0.382 

0.367 

0.047 

0.034 

0.014 

0.029 

0.024 

994.021 


Totale. .    grammi  1000.000 

Alcuni  analizzatori  come  THoefer  ed  il  prof.  Giuli  hanno  creduto  che 
ste  acque  contenessero  pure  del  ferro  in  quantochè  coi  loro  reagenti 
mici  ottennero  l'elemento  ferruginoso.  Questo  elemento  però  è  dato 
k  Oseillaria  Labyrinthiformis^  pianticella  che  vegeta  in  quei  luoghi 
re  l'acqua  non  scorre  tanto  rapidamente.  Essa  è  di  un  bel  colore  verde 
iopo  una  vita  effimera  di  pochi  giorni  muore  lasciando  delle  macchie 
IO  giallastre  costituite  da  ferro.  Come  avvenga  questo  fenomeno  del 
ro  nell' Oseillaria,  mentre  queste  acque  non  lo  contengono,  è  tuttora  un 
stero,  a  meno  che  non  si  voglia  ammetterne  la  generazione  spontanea, 
me  si  ammette  per  certi  altri  minerali,  quali  il  rame,  il  potassio,  ecc. 


—  330  — 
Si'rndendo  a  parlare  adesso  delle  virtù    terapeutiche    di   questo  Bagno  / 
ii^nuno    comprende  come  dal    gaz  solfìdrico  e  da    quello  acido  carbonico 
unitamente  alla  sua  temperatura,  debba  venirne  un  benefìzio  per  molte  ma- 
lattie cutanee  di  diversa  forma  e  natura,  come  pure  in  certe  affezioni  rea> 
matiche.  Alcuni  sali  poi  come  il  cloruro  di  òalcio  e  di   sodio   unitamente 
all'acido  carbonico  le  fanno  acquistare  una  virtù  antisettica  nelle  ulceri  fetide 
e  nelle  piaghe  di  cattivo  aspetto.  Volendo  accennare  poi  ad  altre  affezioni 
più  in  particolare  che  ricevono  sollecita  guarigione,  citerò  la  rogna,  le  pni- 
rigini, la  sifilide,  tutte  le  varie  forme  dell'erpete,  la  pitirìasi,  le  impetiggini,  ecc. 
Guarisce  pure,  o  notevolmente  migliora,  le  idartrosi,  i  depositi  umorali  dei 
ligamenti  e  capsule  articolari,  le  varici  e  piaghe  varicose,  e  finalmente  tutte 
le  altre  malattie  cròniche   della   pelle  e  degli    altri    tessuti,  dipendenti   da 
sifilide  ed  erpete,  specialmente  se  vi  si  unisce  la  cura  specifica  intema  contro 
queste  malattie. 

Bagno  termo-sulfureo  dell'antica  Querciolaia. 

A  Nord-Est  della  terra  di  Rapolano,  a  due  terzi  circa  di  chilometro  dalla 
medesima,  sorge  il  Bagno  della  Querciolaia  fino  dal  1864,  epoca  nella 
quale,  avendo  avuto  occasione  di  levare  un  banco  di  travertino  dove  prima 
esisteva  una  tenue  sorgente  d'acqua,  venne  fiiorì  una  si  copiosa  quantità 
della  medesima  da  indurre  il  proprietario,  Don  Francesco  Arrigucci,  a  fab- 
bricarvi un  grandioso  stabilimento.  Esso  si  compone  adesso  di  un  grande 
fabbricato  quadrilatero  che  circonda  d'ogn'intomo  la  sorgente:  comprende 
due  Bagni  comuni  caldi,  uno  per  le  femmine,  V  altro  per  i  maschi,  corre- 
dato ciascuno  di  una  sala  di  riposo;  otto  bagnetti  detti  caldi  perchè  rice- 
vono l'acqua  direttamente  dalla  sorgente,  cinque  temperati  perchè  vi  si 
manda  l'acqua  raccolta  in  una  vasca  la  sera  avanti,  e  due  sale  di  aspetto. 
Nel  piano  superiore  vi  sono  le  sale  da  pranzo  e  le  camere  da  letto,  da 
potere  comodamente  alloggiare  circa  ventiquattro  persone  e  forse  più. 

Essendo  stato  adattato  alla  sorgente  un  tubo  di  ferro,  si  è  manifestato 
un  non  comune  fenomeno,  vale  a  dire  una  periodica  intermittenza  nd- 
l'ascensione  dell'acqua.  Ecco  come  lo  descrive  l'illustre  prof.  Campani  deUa 
R.  Università  di  Siena  che  ha  analizzato  quest'  acqua.  Nella  stagione  dà 
bagni,  quando  al  predetto  tubo  se  ne  aggiunge  un  altro  della  lunghezza  di 
metri  1.50,  l'acqua  per  25  a  30  minuti. si  solleva  nel  tubo  soltanto  circa 
mezzo  metro,  ove  trova  altro  tubo  laterale  che  la  versa  nella  vasca;  tra- 
scorso questo  tempo  si  sente  un  ribollimento  e  quindi  l'acqua  presto  sale 


n  nn  getto  spumoso  e  si  solleva  al  disopra  del  tubo,  rimanendo  in  que- 
)  stato  di  apogeo  per  6  minuti,  dopo  il  qual  tempo  rapidamente  discende 
nuoTO  e  rimane  25  a  30  minuti  all'altezza  primitiva  per  presentare  di 
loro  lo  stadio  di  apogeo  colla  stessa  regolarità. 
Diamo  qui  accanto  il  sunto  analitico  di  quest'acqua: 

'miposìzùme  qualitativa  e  quantitativa  di  1000  parti   in  peso    deiP  acqua 

termaie''a€ÌdO'Suìfurea  delia  Quercioiaia, 

Temperatura,  39^ 
Densità,  i.  00321. 

SOSTANZE  VOLATILI 

Gaz  addo  carbonico  libero o.  67051 

Id.      id.     solfidrico o.  01623 

Ossigeno o.  00363 

Azoto o.  00744 

Acqua  pura 995.  65526 

SOSTANZE  FISSE 

Bicarbonato  di  calcio 2.  13690 

Id.         di  magnesio o.  24675 

Id.         di  sodio o.  1 1 298 

Id.         ferroso o.  001 2 1 

Solfato  di  sodio o.  6452 1 

Id.      di  magnesio o.  26556 

Id.      di  calcio o.  03400 

Cloruro  di  magnesio o.  19892 

Silice o.  00540 

Totale. . .    1000.  00000 

Manganese  (sali  di)  .  • .' , 

Litio  (sali  di) ( 

Azotati 

Solfiti , 


Allumina,  fosfati,  floruri  —  tracce  dubbie. 


* 


•^ 


Da  questo  prospetto  di  analisi  si  vede  come  press'a  poco  eguali  alla 
xedente  sieno  i  componenti  chinlici  nonché  la  sua  temperatura,  e  come 
Bsimili  alla  precedente  debbano  essere  le  indicazioni  terapeutiche,  onde 
1  starò  a  dilungarmi  sopra  inutili  ripetizioni. 


—  334  —  \ 

Queste  acque  oltre  nelle  malattie  che,  come  ho  sopra  notato,  riceTonc3      y 
un  valido  trattamento  dall'acido  carbonico    e  gaz  solfidrico,  riescono 
ziose  nelle  affezioni  artritiche   e  reumatalgiche ,   nell'  ischiade  ,  nella 
nelle  anchilosi ,  nell'atonia  del  sistema  cutaneo  e  nervoso  ed  in  certe 
vrosi  ;  sempre  poi  hanno  riportato  il  vanto  sopra  ogni  altra  acqua  t( 
nelle  paralisi  sia  parziali    che    generali ,  della  qual    cosa  è  uno  splendic 
esempio  un  gentiluomo  senese,  che  trasportato  col  cataletto  a  questi  Bagn^ 
ne  sorti  in  brevissimo  tempo  guarito. 

Di  molta  utilità  sono  pure  negli  ingorghi  glandulari    e  nei  tumori  iHar^. 
chi  :  applicati  a  foggia    di  doccia    intema ,  riescono  utilissime    nelle  1( 
enteriti,  particolarmente  se  complicate  da  ulcerazioni  intestinali,  nelle 
atoniche  del  collo  dell'utero,  e  credo,  poiché  mi  mancano  esempi  da  ripe-     -^y. 
tare,  che  applicate  a  mo'  di  doccia  esterna  di  contro  il   perineo,   dovrc— ^b- 
bero  riuscire  molto  valevoli  nelle  lenti  prostatiti,  il  più  spesso  tanto  rib^^»]]/ 
alle  cure  dell'arte. 

Tutte  queste  acque  suddescritte  sono  destinate  all'uso  di  immersione  o 
di  doccia  ;  non  mancano  però  altre  sorgenti  minerali  di  acqua  potabSJe, 
che  ricevono  in  medicina  un'utilissima  applicazione,  come  nelle  fisc^xie 
epato-spleniche  e  nelle  altre  affezioni  dell'apparecchio  chilopojetico  e  g^sni* 
to-iu:inario.  Ancora  esse  sono  conosciutissime  ed  apprezzate,  come  lo  dicno- 
stra  il  numero  grandissimo  di  coloro  che  vi  accorrono  tutti  gli  anni.  In 
quanto  ai  loro  principi  chimici  per  brevità  li  trascrivo  tutti  in  un  mede- 
simo prospetto. 


i 


—  335  — 


o 

ed 

o 

co 


Uì 

in 


< 
H 
cn 
O 
co 


O 
co 
co 


o 

e 
a 


<j  «  2  ^ 

,000» 

W  «.-  o 
55  o  w-O 


«ituciddmdx 


< 
H 
co 
O 
co 


0 
9 


wnbov 


!P 
OJIUOI3 


«if»D8ein 

IP 
ojnjoi3 


oipos 

*«p 

OJtMOQ 


epos 

!P 
ojBjios 


I 


eitaajfem 

!P 
oi«|los 


a3(e3 

IP 
ojejios 


eisaoSem 

!P 
o)«aoq4e3 


aoieo 

!P 
o)eaoqjv3 


«ouajsoai)e 
eijy 


ooiuoqjvo 
óppv 

rèo 


03Ijpt|I0f 

i«9 


S 

Q 

4 


O 


^  Si 

<  5 


00 

o 

« 


>o 

isoxvmSxo 

1? 

»4 

? 

o 

»uai»w 

<ì 

d 

«^ 

I 

e« 

»3!ns 

? 

O 

> 

^ 

o 

co 
O 

o 


co 
O 


o 
o 


oo 
o 


00 

o 


IO 

O 


o 


u 


Cr»rj     ctf    (A     A 

2      " 

c 

rt 

C/3 


o 


§ 

_o 

o 
o 


VO 

o 


o 


OO 


oo 

IO 

o 


o 


co 


O 


OS 


o  o 

P^         c4  o    H 

^       2  iS  •^ 

<      e  S  o 


O       « 


C/3 


OC 


>o 

OS 
OS 

o 
o 

o 
o 


o 

VO 

o 


OS 

o 


O 


OS 

o 


OS 
CO 
O 


oo 


c4 

< 


3    2    o 

<  ^& 


—  33^  — 

Diremo  adesso  qualche  cosa  dei  bagnanti. 

Due  sono  le  categorie  in  cui  possono  dividersi  i  bagnanti,  cioè  :  foresde 
ed  indigeni.  In  quanto  ai  primi  dirò  che  numerosi  accorrono  d'ogni  pari 
incominciando  dal  giugno  fino  a  quasi  tutto  il  settembre,  trasformando  i 
questi  mesi  il  quieto  e  placido    soggiorno  di  Rapolano    col    numeroso  t 
vai  di  carrozze  ed  omnibus,  col  popolar  tutti  i  pubblici    cafifè  e  ritrovi, 
colla  loro  allegria  che  bene  spesso  riescono  ad  infondere  ancora  negli  anii 
degli  abitanti.  Questi  bagnanti  ospitalmente  sono  ricevuti  dai  rapolanesi  s 
nelle  case  private  che  nelle  molte  locande  del  paese  o  stabilimenti  balneai 
ricavandosi  in  questi  mesi  della  loro  permanenza ,  un  lucro  che  per  mo 
deve  servire  per  il  sostentamento  di  tutto  il  resto  dell'anno.  Alla  domenL 
poi  la  banda  paesana  eseguisce  scelti  e  variati  concerti,  onde  rendere  me: 
noioso  il  soggiorno  del  paese,  nonché  giorno  per   giorno  si  improntano 
questo  scopo  pubblici  divertimenti,  come  tombole,  feste  da  ballo,  ecc., 
quali  lo  scopo  di  beneficenza  non  è  mai  estraneo. 

In  quanto  ai  bagnanti  del  Comune,  e  dei  quali  principalmente  si  de 
occupare  questa  statistica  medica,  si  può  a  ragione  ripetere  il  detto  e 
tXL* abbondanza  segue  t astinenza.  Con  tutta  questa  grazia  di  Dio  d'acque  M 
mali,  raramente  il  bagno  viene  praticato  da  questi  abitanti.  Coloro  che 
servono  del  bagno  per  l'igiene  della  persona,  con  uno  o  due  bagni  tutt'; 
più  nel  corso  dell'anno ,  credono  di  aver  soddisfatto  abbastanza  a  quest 
scopo  :  in  questo  caso  si  preferisce  sempre  il  bagno  caldo.  Vi  è  altresì  un 
categoria  di  bagnanti  formata  dai  partitanti  della  vecchia  scuola  sul  salasse 
i  quali  credono  non  poter  godere  di  una  perfetta  salute  senza  fistrsi  appi 
care  ogni  anno  delle  coppe  a  taglio  nelle  spalle  o  nelle  cosce,  e  quini 
dopo  avere  estratto  il  sangue  per  mezzo  di  coppe  ad  aria  rarefatta,  gettai 
nel  bagno  che  è  l'unico  di  tutta  la  stagione.  E  almeno  ricorressero  a  ques 
pratica  coloro  nei  quali  l'emissione  di  alquanto  sangue  annualmente  è  ii 
dicata,  come  gli  individui  pletorici  e  soggetti  alle  varie  congestioni  I  Ma 
fanno  cavar  sangue  certe  persone  che  sarebbero  viventi  indicazioni  a! 
trasfusione  del  sangue,  qualmente  gli  individui  dorotid  ed  oligoemici  p 
pregresse  febbri  intermittenti  e  fisconie  epato-spleniche.  Inutili  sono  i  ce 
sigli  del  medico  per  costoro;  la  più  leggera  emicrania  richiede  il  ^ass 
Guai  se  loro  sopraggiunge  qualche  affezione  morbosa  nel  corso  di  quale 
anno  in  cui  hanno  omesso  di  recarsi  (come  dicono  essi)  al  bagno,  vale 
dire  a  levarsi  sangue!  È  stata  questa  omissione  la  cagione  del  male  e 
gli  affligge,  sia  pure  questa  affezione,  starei  per  dire  la  frattura  di  un  ari 

Il  vantaggio  certo,  indiscutibile,  che  la  presenza  di  queste  acque  arre 
a  questa  popolazione,  si  è  nelle  malattie  cutanee  specialmente  parassitari 


—  335   — 


1 

ci 

• 

uiuuadiDdx 

00 

P$ 

0^' 

3 

« 

ro 

fo 

n» 

o 

W 

ei 

o 

pm 

m 

o 

^0 

^ 

o 

• 

.S" 

0 

a 

•     «nbay 

m 

p^ 

e< 

^9 

K 

fO 

>o 

^ 

9 

V) 

O^ 

0^ 

OS 

m 

1 

O^ 

0^ 

OS 

mxwtSio 

i 

^0 

0^ 
0 

IO 

9 

' 

? 

o 

0 

0 

o 
< 

«H^'H 

<s 

d 

• 

0 

• 

0 

«^ 

ro 

m 

• 

S 

»3!ns 

X 

O 

pm 
0 

»4 
0 

2 

> 

o 
e 

i 

^ 

O 

0 

0 

s 

-    09I«9 

ro 

e 
o 
• 

a 

e 
o 

o 

IP 

O 

1 

1 

5 

OJIUOI3 

• 

• 

O 

1 

«|«9ii8«in 

!P 
ojnjoi3 

o 

• 

o 

• 

0 

0 
^0 
0 

• 

0 

oipof 

• 

1 

»4 

OS 

!P 

« 

o 

0 

0 

• 
• 

co 

oiiuo|3 

è 

• 

o 

• 

0 

• 

0 

«pos 

9r% 

( 

0 

e 

!P 

9 

ro 

^ 

-* 

• 
S 

e 

I 

oi»;ios 

à 

• 

O 

• 

0 

• 

0    . 

!P 

i 

oo 
O 

00 

• 

• 
• 
m 

• 

ce 

8 

co 

oivjiog 

ó 

• 

o 

• 

0 

• 

0 

!P 

• 

00 

0 

OS 
0 

"^ 

oj»jios 

<^ 

• 

O 

• 

0 

• 

0 

«TtdOJSvU 

• 

t>. 

r^ 

u^ 

e 
m 

» 
o 
• 

• 

^ 

00 

0 

pm 

• 

!P 
o)«noqjV3 

è 

o 

• 

o 

»4 

• 

0 

d 

aopsa 

• 

1 

OS 

!P 

5 

O 

M 

0 

• 

oivtioqjre^ 

• 

• 
pm 

• 

U 

r^ 

P* 

^ 

co       o 

«ouajsoiDiv 

1 

VO 

t^ 

« 

O      6 
co      2 

« 

O 

0 

»« 

« 
•      3 

«ijy 

<S 

• 

o 

• 

0 

• 
0 

oainoqjvo 

óppv 

ne) 

• 

J 

• 

OS 

«^ 

• 

00 

• 

pm 

• 

« 

a 

H      =» 

03tJp9IOf 

1 

1 

1 

E 

O     -2 
co 

«»o 

<? 

t5 

1 

1 

« 

• 

> 

0 

• 

0  dell 

U 

0          0 

^      ^  -^  cu 

3      -••^1 

s^-o  3  2  0 

S 

D 

^ 

3          ttf    0    S 

t    AL 

u 

< 

1 

o 

-a 

Si 

<*       b  v  a 

vi 

«•«  0  8  - 
.2       S» 

» 

t 

C 

rt 

C/5 

0     tt 

co     . 

• 

—  338  — 

Dopo  il  bagno  si  eviti  la  perfrigerazione  cutanea;  ed  a  questo  scopo  è 
bene  porsi  tosto  nel  letto  alquanto  riscaldato,  onde  la  traspirazione  cutanea 
avvenga  senza  impedimento ,  ed  elimini  col  sudore  quei  principi  morbosi 
che  infettano  l'organismo. 

Si  faccia  uso  di  un  moto  regolare,  ma  senza  strapazzo,  poiché  il  bagno  stesso 
per  eccellenza  è  defatigante  :  si  usi  altresì  di  un  vitto  modico  ma  nutriente, 
e  sopra  tutto  si  eviti  il  fresco  delle  ore  mattutine  e  vespertine,  a  cagione 
di  quelle  perfrigerazioni  che,  come  ho  già  detto,  sono  di  sommo  nocumento. 

Per  i  frequentatori  del  bagno  fresco,  mentre  ancora  essi  debbono  seguire 
scrupolosamente  i  precetti  dietetici  e  le  abitudini  di  vita  suddette,  è  bene 
osservare  come  il  timore  di  entrare  nel  bagno  col  corpo  alquanto  riscal- 
dato è  piuttosto  un  pregiudizio.  Non  dico  che  si  debba  fare  il  bagno  quando 
la  pelle  è  in  traspirazione,  ma  se  il  corpo  è  un  poco  riscaldato  non  nuoce 
nient'  affatto  ;  anzi  giova,  specialmente  per  coloro  che  usano  del  bagno  fresco 
come  tonico.  Debbo  però  avvertire  a  questo  proposito  che  il  bagno  deve 
essere  pochissimo  prolungato  :  15  ai  20  minuti  sono  a  sufficienza.  Possibilmente 
il  bagnante  si  asciughi  il  corpo  da  sé  stesso  onde  favorire  subito  col  moto 
la  reazione,  e  quindi  con  una  camminatina  a  piedi  si  mantenga  e  favorisca 
sempre  più  l'incominciata  reazione. 

Se  l'acido  carbonico  durante  il  bagno,  per  qualche  condizione  morbosa 
individuale  difficulta  la  respirazione,  o  si  allontani  quell'  ambiente  per  mezzo 
di  un  ventaglio,  o  si  alzi  il  capo  al  di  sopra  della  vasca,  onde  superare 
quello  strato  d'acido  carbonico  che  come  più  pesante  dell'aria  atmosferica, 
sta  con  una  certa  spessezza  al  di  sopra  della  superfìcie  dell'acqua. 

L*acqua  acidulo -minerale  di  Arunte  annessa  al  bagno  fresco,  è  quella 
che  di  preferenza  delle  altre  consimili  si  usa  per  passare:  però  ciò  deve 
farsi  con  qualche  precauzione.  Ricca  essa  pure  di  acido  carbonico,  talvolta 
impiega  un  certo  tempo  per  eliminarsi  sia  per  mezzo  dell'orina  che  per 
mezzo  degli  intestini. 

In  questo  frattempo  non  si  aumenti  la  stasi  delle  vene  intestinali  sia  col 
mangiare  o  col  dormire,  poiché  ciò  favorirebbe  le  più  pericolose  congestioni; 
essendosi  anzi  verificato  a  questo  proposito  qualche  caso  spiacevolissimo. 
Precetto  questo  che  anche  popolarmente  é  conosciuto,  tanto  da  venir  rias- 
sunto nella  seguente  quartina  popolare  : 

Se  al  mattino  l'acqua  prendi 
Non  mangiar  se  non  la  rendi. 
Dopo  pranzo  non  dormire 
Se  non  vuoi  presto  morire. 


—  339  — 
£  con  ciò  dò  termine  a  quello  che  si  riferisce  ai  Bagni  ed  ai  bagnanti 
di  questa  importante  Stazione  termale. 

CAPITOLO  IV. 
Sostanze  di  uso  abusivo  {Liquori  alcoolici,  tabacco). 

La  miseria  di  questi  ultimi  anni,  derivante  dalla  scarsità  delle  raccolte  e  • 
<lei  lavori,  per  essere  rimaste  in  sospeso  le  due  lavorazioni  per  l'estrazione 
<lel  manganese,  ha  alquanto  soffocato  il  vizio  dell'alcool  e  del  tabacco.  Il 
coDSQmo  dell'  alcool  viene  fatto  principalmente  sotto  forma  di  vino  piuttosto 
<he  di  liquori.  La  bettola  è  per  molti,  durante  le  annate  di  abbondanza, 
^'oblio  delle  trascorse  fatiche,  lo  sperpero  del  gramo  peculio  che  potrebbe 
porsi  settimanalmente  a  qualche  Cassa  di  risparmio  (adesso  molto  più  che 
abbiamo  in  Italia  la  facilità  delle  Casse  di  risparmio  postali),  ed  è  forse 
1a  cagione  di  molte  domestiche  discordie.  Debbo  dire  però  in  omaggio  al 
^ero,  che  in  questi  ultimi  anni,  forse  per  le  ragioni  dette  di  sopra,  non  è 
esagerato  il  numero  dei  frequentatori  della  bettola  ;  non  è  come  altre  volte 
^n  è  occorso  di  vedere  un  bisogno,  un  istinto  prepotente  di  soffocare  nel 
vino  ogni  sentimento  generoso  ;  ci  sono  gli  abituati^  ma  senza  chiasso,  né 
senza  gravi  inconvenienti  per  la  quiete,  I9,  moralità  e  la  pubblica  igiene. 

Estremamente  poi  scarsa  è  la  vendita  dell'alcool  e  suoi  prodotti  che  si 
^a  nei  pubblici  spacci  di  Rapolano  e  le  Serre.  Più  che  altro  qualche /<7//«M 
nell'inverno,  o  caffè  con  rhum  viene  ordinariamente  consumato  ;  i  cosi 
eletti  bicchierini  non  dirò  sieno  banditi,  ma  certamente  pochissimo  ricercati, 
specialmente  in  modo  abusivo. 

Delle  diverse  classi  sociali  quella  che  dà  il  più  gran  contingente  alla 
bettola,  è  il  ceto  operajo  dei  centri,  sono  i  lavoranti  della  terra  giornalieri 
^  gli  appartenenti  ai  diversi  mestieri  ;  la  classe  agrìcola  propriamente  detta 
se  ne  astiene  quasi  affatto,  perchè  è  difficile  che  venga  venduta  tutta  la 
fi^ccolta  del  vino  e  che  una  discreta  quantità  non  venga  serbata  per  il 
proprio  consumo,  specialmente  durante  le  grandi  faccende  dell'estate. 

Non  è  cosi  del  tabacco,  il  cui  uso  è  generalizzato  ad  ogni  casta  sociale, 
*d  il  cui  consumo  non  è  poi  tanto  indifferente.  Nella  sola  Frarione  delle 
Serre  a  mo'  d'esempio,  nella  quale  il  computo  si  può  fare  benissimo  per 
esservi  una  sola  bottega  di  generi  di  privativa,  il  consumo  annuale  varia 
^Ue  quattro  alle  cinque  mila  lire  l'anno.  Il  più  generalizzato  nell'uso  è  il 
^bacco  da  fumo,  quindi  da  fiuto. 


—  338  — 

Dopo  il  bagno  si  eviti  la  perfrigerazione  cutanea;  ed  a  questo  scopo  è 
bene  porsi  tosto  nel  letto  alquanto  riscaldato,  onde  la  traspirazione  cutanea, 
avvenga  senza  impedimento ,  ed  elimini  col  sudore  quei  principi  morbosi 
che  infettano  l'organismo. 

Si  faccia  uso  di  un  moto  regolare,  ma  senza  strapazzo,  poiché  il  bagno  stesso 
per  eccellenza  è  defatigante  :  si  usi  altresì  di  un  vitto  modico  ma  nutriente^ 
e  sopra  tutto  si  eviti  il  fresco  delle  ore  mattutine  e  vespertine,  a  cagione 
di  quelle  perfrigerazioni  che,  come  ho  già  detto,  sono  di  sommo  nocumento. 

Per  i  frequentatori  del  bagno  fresco,  mentre  ancora  essi  debbono  seguire 
scrupolosamente  i  precetti  dietetici  e  le  abitudini  di  vita  suddette,  è  bene 
osservare  come  il  timore  di  entrare  nel  bagno  col  corpo  alquanto  riscal- 
dato è  piuttosto  un  pregiudizio.  Non  dico  che  si  debba  fare  il  bagno  quando 
la  pelle  è  in  traspirazione,  ma  se  il  corpo  è  un  poco  riscaldato  non  nuoce 
nient' affatto  ;  anzi  giova,  specialmente  per  coloro  che  usano  del  bagno  fresco 
come  tonico.  Debbo  però  avvertire  a  questo  proposito  che  il  bagno  deve 
essere  pochissimo  prolungato  :  15  ai  20  minuti  sono  a  sufficienza.  Possibilmente 
il  bagnante  si  asciughi  il  corpo  da  sé  stesso  onde  favorire  subito  col  moto 
la  reazione,  e  quindi  con  una  camminatina  a  piedi  si  mantenga  e  favorisca 
sempre  più  rincominciata  reazione. 

Se  l'acido  carbonico  durante  il  bagno,  per  qualche  condizione  morbosa 
individuale  difficulta  la  respirazione,  o  si  allontani  queir  ambiente  per  mezzo 
di  un  ventaglio,  o  si  alzi  il  capo  al  di  sopra  della  vasca,  onde  superare 
quello  strato  d'acido  carbonico  che  come  più  pesante  dell'aria  atmosferica, 
sta  con  una  certa  spessezza  al  di  sopra  della  superfìcie  dell'acqua. 

L*acqua  acidulo -minerale  di  Arunte  annessa  al  bagno  fresco,  é  quella 
che  di  preferenza  delle  altre  consimili  si  usa  per  passare:  però  ciò  deve 
farsi  con  qualche  precauzione.  Ricca  essa  pure  di  acido  carbonico,  talvolta 
impiega  un  certo  tempo  per  eliminarsi  sia  per  mezzo  dell'orina  che  per 
mezzo  degli  intestini. 

In  questo  frattempo  non  si  aumenti  la  stasi  delle  vene  intestinali  sia  col 
mangiare  o  col  dormire,  poiché  ciò  favorirebbe  le  più  pericolose  congestioni; 
essendosi  anzi  verificato  a  questo  proposito  qualche  caso  spiacevolissimo. 
Precetto  questo  che  anche  popolarmente  è  conosciuto,  tanto  da  venir  rias- 
sunto nella  seguente  quartina  popolare  : 

Se  al  mattino  l'acqua  prendi 
Non  mangiar  se  non  la  rendi. 
Dopo  pranzo  non  dormire 
Se  non  vuoi  presto  morire. 


—  339  — 
£  con  ciò  dò  termine  a  quello  che  si  riferisce  ai  Bagni  ed  ai  bagnanti 
£  questa  importante  Stazione  termale. 

CAPITOLO  IV. 
Sostanze  di  uso  abusivo  {Liquori  aicooiici,  tabacco). 

La  miseria  di  questi  ultimi  anni,  derivante  dalla  scarsità  delle  raccolte  e 
a  lavori,  per  essere  rimaste  in  sospeso  le  due  lavorazioni  per  l'estrazione 
manganese,  ha  alquanto  soffocato  il  vizio  dell'alcool  e  del  tabacco.  Il 
imo  dell'alcool  viene  fatto  principalmente  sotto  forma  di  vino  piuttosto 
di  liquori.  La  bettola  è  per  molti,  durante  le  annate  di  abbondanza, 
TobUo  delle  trascorse  fatiche,  lo  sperpero  del  gramo  peculio  che  potrebbe 
a  settimanalmente  a  qualche  Cassa  di  risparmio  (adesso  molto  più  che 
ubiamo  in  Italia  la  facilità  delle  Casse  di  risparmio  postali),  ed  è  forse 
cagione  di  molte  domestiche  discordie.  Debbo  dire  però  in  omaggio  al 
>,  che  in  questi  ultimi  anni,  forse  per  le  ragioni  dette  di  sopra,  non  è 
Ito  il  numero  dei  frequentatori  della  bettola  ;  non  è  come  altre  volte 
li  è  occorso  di  vedere  un  bisogno,  un  istinto  prepotente  di  soffocare  nel 
ogni  sentimento  generoso  ;  ci  sono  gli  abUuaH^  ma  senza  chiasso,  né 
gravi  inconvenienti  per  la  quiete,  la  moralità  e  la  pubblica  igiene. 
Estremamente  poi  scarsa  è  la  vendita  dell'alcool  e  suoi  prodotti  che  si 
[6  nei  pubblici  spacci  di  Rapolano  e  le  Serre.  Più  che  altro  qualche  pounch 
|iell' inverno,  o  caffè  con  rhum  viene  ordinariamente  consumato  ;  i  così 
bicchierini  non  dirò  sieno  banditi,  ma  certamente  pochissimo  ricercati, 
[mente  in  modo  abusivo. 
Delle  diverse  classi  sociali  quella  che  dà  il  più  gran  contingente  alla 
[fcttola,  è  il  ceto  operajo  dei  centri,  sono  i  lavoranti  della  terra  giornalieri 
U  gli  appartenenti  ai  diversi  mestieri  ;  la  classe  agricola  propriamente  detta 
f*  ne  astiene  quasi  affatto,  perchè  è  difficile  che  venga  venduta  tutta  la 
'raccolta  del  vino  e  che  una  discreta  quantità  non  venga  serbata  per  il 
proprio  consumo,  specialmente  durante  le  grandi  faccende  dell'estate. 

Non  è  cosi  del  tabacco,  il  cui  uso  è  generalizzato  ad  ogni  casta  sociale, 
*à  il  cui  consumo  non  è  poi  tanto  indifferente.  Nella  sola  Frazione  delle 
Icrre  a  mo'  d'esempio,  nella  quale  il  computo  si  può  fare  benissimo  per 
sservi  una  sola  bottega  di  generi  di  privativa,  il  consumo  annuale  varia 
alle  quattro  alle  cinque  mila  lire  Tanno.  Il  più  generalizzato  nell'uso  è  il 
ibacco  da  fumo,  quindi  da  fiuto. 


—  342  — 


g 


I 


o 

E 


I 

o 


s 

co 
o 

co 


ctf      «^ 
=     00 


Sa  O 


s 

e 


1        M       «, 

1          1 

<i 

TAL 
neral< 

Q             00              o«             e<              co         1          M 

O             00              ro             fO             o^         1          tn         1 

2 

IO             c^             c^            >o 

M 

co 

M 

o      « 

*s   .♦ 

H       *»• 

•a -5 

•O   -S 

« 

^              CO             >o               ^             ^O 

co 

•1    •> 

i 

»o             00               »o             »o              cs 

«^ 

•s  5 

M                   co                 co                 C^                  M 

00 

o 

M 

M 

H 

>  • 

o    ^ 

M 

V 

1 

S  H 

1 

1 

M                 t^               OQ 

1         c^ 

B 

Z 

o 

«^             IO         1          co         1 

.5    v 

•1 

1           '^ 

H^ 

> 

ìj  § 

:§ 

1 

•i,    o 

fe0 

1 

1 

1 

«               O»              0 
t^              00               ^C 

IO 

o 

o    e 

5   £ 

Ui 

a 

••« 

^            co           co           00            oc 

»               ^ 

w     fc 

JQ 

to               00                00                00 

»« 

o     *• 

"5 

M                  co                 M 

o 

»4 

.2     «. 

U 

2  ^ 

1 

o 

so             IO            co           oo             t^        1         o^ 

«   "S 

3 

o 

^             O             00              t^            >c 

>                   t^ 

«                   ^                  co                 00                   *- 

•                o 

ti 

s  < 

* 

H 

O        CI 

••    £ 

1^ 

X 

1 

1 

1 

«               se 

^               o 

- 1 

j» 

M 

O     •£ 

u 

► 

• 

«     e 

co 

•a 

.2    e 

< 

1 

1 

co                  « 

f 

)                      00 

co     e 

a 

M            co           a 

V                        co 

9      « 

s 

o 

yc 

► 

«^ 

2  s 

•i 

>o             to            o             ^o           00 

^ 

•e  o 
O  3 

«               ^              co              «^ 

co 

^3 

»« 

i  8 

1 

• 

NZE 

riodi 

nni 

1       .       .       . 

w^              to             IO              G 
M                 M                ^C 

e 

1       a 

1      ^ 

M    ^ 

^  t< 

et 

1              Cd 

1               Cd 

t              Cd 

fi 

1              ••- 

1 

O      9 

a  -^ 

^  1  l 

Q     "O      ** 

Cd 

1              u>             IO             IO             e 

«            «           ^ 

1                  ce                 ce                  «8                 ^ 

> 

0      tm 

Q 

1          Q 

1       ^ 

1       p 

« 

ss 

•S  «f 

> 
t 

M 

» 

•iS 

> 

1^ 

1^ 

O      T 

a 

g 

fl 

> 

» 
» 

• 

il 
ti 

PERI 

della 

•5 

e 

1 

•5 

ji 

1     1 

i 

1 

*  cu 

«• 

•« 

£ 

.     1 

» 

51 

—  343  — 


y 

H       V 

s 

w^               G 

CO                CO                *< 

c« 

:^ 

G 

'^               \r%               O 

o 

O 

»« 

^O 

t<«               t^              00 

co                1                 C<                  1 

H       d 

M 

•<»• 

1 

9 

g  & 

K« 

o 

t^                 ^                t<«                 «il                 M 

%o 

e 

i 

00 

m             t<»              fO              w 

«^ 

9 

CI 

co                 co                00 

M 

OS 

E 

o 
H 

»« 

•■■ 

M 

1 

o 

V 

1 

1 

M 

CO                00                                     « 

« 

^H 

> 

"^ 

:g 

1 

« 

m 

:§ 

*« 

& 

1 

1 

00 

M 

»« 

** 

0 

H 

9 

1 

00 

»0                  VO 

O 

^b 

*? 

vO 

00 

Ui 

6 
O 

u 

1 

•«tf 

«^                -*               00 

2          '^         ^          ??          • 

o 

^ 

00 

»o  -          co 

a 

k 

c« 

M 

•  ■* 

ei 

co            e* 

o 

« 
O 

*m 

m 

o 

00 

>o 

VO 

00 

o»                        ^            1 

»4 

oo 

t^              VO 

c^                              f«               1 

« 

• 

"3 

o 

co            «ò            co            o»            •* 

•^» 

^im 

H 

« 

00 
00 

^la 

1-4 

*► 

1 

1 

1 

t^            c> 

'•* 

o 

o 

s 

o 
■o 

1 

IO                  ^ 

^ 

^3 

co 

> 

e 

E 
o 

*♦« 

*2 

^ 

< 

& 

1 

1 

o 

t^              e*" 

»                   o 

0» 

'*' 

^ 

9 

•a' 

CI 

OS                  O 

c« 

00 

9 

« 

(3 

Om 

■^ 

OQ 

>o 

>o 

"*              o 

*                                  co 

«> 

Io 

rm 

00 

w^                 ►^ 

»4 

o» 

o 

^5j 

•  mm 

CO                CO                *0                W 

e< 

e 

"3 

M 

e 

• 

fiC 

•*;      «rt      — 

e 
e 

• 

m 

« 

§ 

3 

^ 

S       o       g 

ir»             m              m              O 

s 

P 

2    *n     fi 

*m 

ti 

^0 

Ir* 

H 

e 

« 

« 

d 

« 

d 

3 

W      'S       X 

\n              m             %o              O 

E 

»4 

c« 

^o 

e 

ca 

« 

c« 

« 

J5 

O 

Q 

Q 

Q 

Q 

Q 

o 

»                         « 

o 

k 

e 

»                         * 

^ 

i                                              4 

1— 1 

►                                               < 

Q     5 

^B^ 

.^      "* 

►                                          ■ 

e 

o      > 

1                                               4 

e 

•^    ^ 

c^      s 
« 

c 

C4 

•E 

W      "O 

^ 

«2 

t 

!       -fl 

cu 

'          J 

1           ;= 
't 

t 

• 

*« 

>       i 

\      1 

> 

> 

—  344  — 


s 


E 

<8 


O 
CO 
«9 

09 
«9 


0>       •— 


CO 

■  IH* 


-S 

to 
ai 


00 

o 
e 


0» 

E 

CO 

o 


o 

ai 


O 

o 

8 


H 

4 

M 

H 
O 

S 

<  ì 

• 

00                1 

H 

U 

O^ 

o* 

H    ft^ 

>o          1 

z 

eo 

H 

co 

O     u 

1 

O 

H 

< 
H 
O 

H 

H 

/■ 

o 

H 

(d 

•J 

fO 

> 

iJ 

fo 

< 

•^f 

■§ 

< 

00 

H 

« 

H 

o 

O 

OT 

O 

fo 

u 

H 

«4> 

H 

HH 

a 

•< 

> 

V 

hi 

o 

Si 

e 

M 

O 

Q 

'e 

00 

•t 

'b 

c*> 

> 

E 

pm 

c 

o 
a 

8 

B 

V 

fa 

»4 
• 

O 

le 

le 

»« 

U 

m 

u 

*m 

£ 

o 

o 

«4 

K*. 

;? 

A- 

td 

M 

iJ 

»4 

iJ 

■^f 

< 

o 

1 
•g 

< 

^4 

M 

8 

«^ 

5 
s 

s 

<J 

08 

1 

1 

O 

D 

.3 

t>. 

« 
a 

•  •4 

6 

»4 

s 

00 

, 

S 

fo 

tu 

»« 

M 

»« 

a 

«^ 

to 

6 

n 

Q 

^ 

£ 

JU 

£ 

M 

O 

o 

•< 
H 

,^ 

« 

••■ 

O 

•<• 

co 

U 

co 

H 

M 

m 

« 

o 

2 

c^ 

1 

\r% 

id 

(d 

^' 

»J 

00 

»J 

m 

■< 

tm 

< 

»4 

H 

M 

H 

M 

O 

M 

O 

S 

H 

H 

H^ 

& 

1 

3 

f 

§ 

M 

Q 

H 

s 

00 
OS 

a 

•g 

B 

a 

a* 

U 

tu 

e 
ci 

co 

iS 

•< 
H 
O 

H 

•M 

S 

U3 
U 

m 

<n 

M 

M 

o 

c< 

^4 

« 

s 

s 

_ 

—  343  — 


■3 


E 


m 


00 


e     o 


co 


E 

o 
O 


N 


e 
0. 


»        o 

iJ     -a 

m             G 

co                  co                  *< 

M 

O 

•«f             tn             o 

o 

o 

NO 

C^                 t^                00 

co            1             e<             1 

H       S 

M 

•«r 

g      & 

o 

t^             ^             «^             %n             « 

%r» 

^ 

00 

»n             «>.             co             w 

«^ 

I! 

M 

co                 co                00 

M 

On 

o 

M 

» 

H 

o 
« 

1 

1 

M 

CO             oo 

f« 

^5 

1 

o^            «            1            «            j 

H^ 

> 

:g 

1 

« 

:g 

ft 

1 

1 

00 

M 

»« 

M 

H 

1 

00 

%0                  SO 

NO 

£ 

(«« 

o 
U 

ts 

t^                "^               00 
00                  u^  ■             00 

s>     -^     1      s      1 

♦■* 

ei 

co             e* 

o 

TJ 

M 

U 

o 

00 

NO 

NO 

00 

o^                 ir        1 

M 

00 

«^                   NO 

t<«                                  M                 1 

a 

C*>                CO                CO                O»                •* 

n 

o 

w 

H 

•0m 

»-4 

> 

1 

1 

1 

«^              r« 

'•* 

s 

o 

■o 

1 

in             ^ 

co 

> 

'5 

< 

1  . 

1 

i 

o 

On                O 

»                   o 

:§ 

o 

NO 

M 

00 

QQ 

NO 

NO 

"*              o 

*                          co 

2 

rm 

00 

\n             "H 

M 

ON 

•«« 

CO                    CO                    CO                    « 

M 

7J 

M 

U 

• 

mmt 

t» 

G 

3 

S       ^       '2 

2     -e      fi 

t3                m                 m                 m 
\r%               \r%               \r%               Q 

Ci 

3 
o 

M 

« 

« 

d 

d 

a 

-    2    P- 

*■ 

ir»             ir»              m              Q 

►*                       «                     NO 

Cd 

« 

tt 

« 

ci 

P 

P 

P 

P 

p 

^H 

• 

1                                          4 

i                                          t 
»                                          1 

9 

9                                      1 

i                                * 
•                                < 

Q     A 

►                                      * 

*                                • 

O      > 

»                                      « 

S     :3 

Cd 
•E 

e 

cu 

e 

• 

«2 

e 

1. 

1 

1              P< 

.5 

1 

t 

» 

—  344  — 


3 


.2> 

E 

<8 


C9 

E 


co 

«9 

09 


0>      •— 
o      00 


C0 


E 


•  IH* 

o 

o 

"S 

ai 

s 


2   s 


8 


H 

e 

M 

5 

ij 

< 

e* 

M 

O 

-  s 

H 

Ut 

o^ 

o* 

H     fc 

z 

eo 

M 

co 

M 

O 

o 

o 

Q 

H 

/ 

o 

H 

h 
V 

(d 

•-) 

eo 

> 

iJ 

fo 

< 

•^f 

■§ 

< 

00 

h 

« 

H 

o 

o 

OT 

O 

r*> 

H 

H 

«4> 

H 

^H 

d 

•< 

> 

V 

0« 
hi 

^ 

2 

o 

a 

g^ 

e 

e< 

o 

Q 

*e 

00 

«1 

*B 

M 

H 

s 

*^ 

«o 

B 

*m 

iJ 

> 

a 

o 
a 

8 

V 

ti* 

• 

H 
O 

H 

••• 

U3 

le 

»4 

O 

\r% 

u 

•^ 

« 

^4 

O 

(3 
O 

»4 

•< 

;? 

A 

{d 

M 

iJ 

¥m 

.J 

•^f 

< 

OS 

ti 

< 

M 

M 

H 

Ti- 

H 

C^ 

2 

O 
H 

M 

8 

M4 

s 

H 

& 

s 

< 

08 

O 

D 

.3 

• 

« 
a 

»4 

»4 

,  - 

8 

ro 

bo 

»4 

M 

* 

a 

«^ 

bo 

a 

M 

Q 

iz; 

£ 

j> 

V 

tu 

M 

o 
u 

o 

^ 

»mm 

« 

••• 

O 

"* 

co 

S? 

H 

M 

ir» 

» 

o 

S 

«^ 

ca 

Wl 

tà 

(d 

^ 

00 

i 

»4 

H 

ei 

H 

p^ 

O 

M 

O 

H 

H 

u 

1-4 

s 

1 

3 

n 

1 

o 

tì 

s 

N^ 

« 

o 

•-4 

a 

a 
a 

00 
OS 

a 

a 

o 

OS 

U 

£ 

e 

CO 

£ 

o 

H 

t»« 

o 

••• 

o 

m 

M 

d 

m 

o 

« 

^4 

m 

:s 

S 

r 


—  345  — 


H 
O 
H 


M 


O 


o 


M 

1 


e 

b 

E      . 

3     ^- 

e   00 


e 


O 
H 


so 
ti 


> 
O 
Q 
H 

> 


a 


H 


H 
O 
H 


e 

*a 
a 

V 


O 


e    ^ 

^  § 


I 


*o 


=     CO 

> 

e    "^ 

S  I 

•'I 

o     o 
e     o 

1 1 

K     -= 


o 

O 
O 


fa 

H 
O 
H 


SO 


a 


o 
oo 


o 

00 


> 

M 


8 

I 


e/) 


fu 


O 
H 


o 

a 

a 

« 


U 


00 

o 


M 

s 

b 

M 
M 


H 
O 

H 


o^ 


E 

o 


• 


ro 


M 


e 

N 


%' 


O 


U1 


O 


—  348  — 


•I 


o 
co 

ce 

«■^ 

3 

E 

e 

o 


«» 
«» 


E 


o    ;5 

o 


•^     co 


^O 


o^     co 


< 

H 
O 

H 


10 


tiraniiaj 


!H3«»W 


o 

XTì 

co 
00 

O 
^ 

co 
00 

O 

oo 

so 

<g 

»« 

^ 

00 

<2- 

8 

00 

00 

00 

a 

S! 

•araraiaj 

»4 

o\ 

o 

•i4 

t^ 

o 

t^ 

w» 

oo 

»4 

00 

Q 

a 

o 
so 

J 

jqotBj^ 

o 

»4 

o\ 

»« 

M 

»4 

co 

s 

*aiaiai9j 

VO 

»4 

O 

K 

»4 
»4 

o 

»4 

M 
»4 

o\ 

^ 

n 

•K 

ro 

M 

Q 

« 

1 

et 

piDtispi 

•K 
M 

»4 

^0 

•i4 

»4 

C4 

M 

00 

»4 

»4 

00 

•aiaiai9j 

d 

* 

00 

^ 

co 

»4 

CO 

M 

• 

« 

«n 

Q 

c< 

a 
a 

k 

C0 

n3««w 

1 

o\ 

m 

»n 

d 

•* 

co 

1 

M 

n 

et 

*n 

'oioiaioj 

so 

•* 

so 

•* 

»« 

»4 

co 

M 

p^ 

co 

^ 

«n 

M 

^_- 

es 
Q 

« 

m 

<c 

iqatvj^ 

1 

co 

\r% 

M 

•i4 

^ 

>o 

M 

m 

»« 

M 

m 

•*« 

^oitpoj 

Ov 

»4 
»4 

CI 

OO 

Ov 

o 

»4 

00 

M 

Q 

« 

i 

M 

o 

00 

<^ 

\r% 

^ 

m 

t^ 

<* 

00 

»« 

M 

iqosvpi 

»4 

»4 

•K 

fO 

n 

»4 

« 

n 

n 

• 

»n 

o\ 

M 

m 

m 

^0 

OS 

»« 

00 

«n 

«#v 

M 

'aioiuiaj 

M 

»« 

»4 

•i4 

•*« 

t» 

i 

Q 

« 

^^ 

jqDS«W 

m 

co 

O 

O 

»4 

>o 

^0 

^ 

M 

«o 

•« 

o 

iiiann9j 

00 

•i4 

«A 

t^ 

eo 

fO 

»4 

O 

•i4 

«1 

co 

»4 

00 

« 

t» 

ro 

g 

Q 

« 

o 

M 

tA 

!H3««FI 

»4 

O 

»4 

»4 

»4 

^0 

so 

a» 

OS 

00 

H^ 

»4 

C4 

fO 

"* 

m 

^O 

1^ 

00 

OS 

S 

M 

^i 

t^ 

r^ 

r^ 

r^ 

Kn. 

»» 

r^ 

r* 

Kn. 

00 

^ 

00 

oo 

00 

M 

00 

oo 

00 

00 

oo 

00 

00 

00 

i&  ^ 


i 

Jinnj. 

?     S.    ^     S 

s 

S   3~  ?  « 

s 

!'i"'M 

^  7^  ^  ^ 

1 

=l....l 

■5-  ^  S  K 

-l 

l^^K 

S"  ^  S    2 

^  :r  2  ^ 

-s. 

. 

»Ì"lo.l. 

^^5  3- 

? 

"i^iv 

5 

^  *  s  5; 

s 

^~s"«"l?^ 

_K 

1 

=1"1"J. 

S   R-S.^ 

s 

Si  2  2  :J' 

fi 

'l'XW 

^   M    «    S 

£ 

1 

'inoj. 

?  ?  S-  S 

-i^- 

^   S  'S  "2 

2-  ^   R   2- 

w 

5 

OIMOJ, 

5-  3-.'^  ^ 

r" 

■utmuijji 

2^  S  -2  ^ 

!q'"W 

S    S    2  '2 

5 

1 

einoj. 

?  ir  3"  « 

E" 

■"!"""»J 

S,  ^  *  S 

-f- 

?1''"K 

1 

■m-x 

5  «  ì?  « 

B 

S  2  ::  cr 

s; 

iq=»m 

S"  2"  ^  « 

" 

1 

»I-lox 

3,  s:  S,  S- 

■s- 

«mujij 

■s  ::  r  :r 

" 

!q^"K 

^  s-s  :f    ì^l 

1 

B11.10J. 

?.  s  ;?  a 

z 

•Binimaj 

H  "    2  "S 

£ 

ir  2  :?  ?    "S, 

1 

Jlil  1 

i 

•  iwox 

"     «■    «    « 

6 

o.    ^  t*    O 

1 

«Inox 

a  a  ?  5* 

J 

3"  s  «  " 

"*  r  s  « 

5 

R 

^'"W 

-S,  ^  '5-  ^ 

J 

S  "2   ^^  3 

5 

2"    S    S"  12 

B 

5 

.[«loX 

•s  ^  "S  -s 

" 

-f-^:-^ 

-Ì- 

1 

■  l-.l 

ft  £•  ^  S- 

' 

■U.UÌU..J 

:r  2  '2  " 

s 

.,..,„ 

a  *•  =£  ^ 

^ 

5 

.i;^5 

s  s  s-s 

« 

*  2   S   ^ 

" 

)■,-.»   =  -  s  =  1  s  1 

1 

5   ?.  2,  P, 

1 

"S   2  'S  ^ 

iM^'Nl  "S,  -£    5"  "2 

1 

•UI0.1DSJ 

S  S  ^  5 

"s" 

2   -   -    2 

!q"'K 

^     ?    S     n 

8 

f 

aiooj. 

«   S  J^  ?, 

S 

TI1U.1.J 

r-ìs.  - 

w 

!q"»« 

::  2"  ^  ^ 

« 

=,«»x 

5  S  s  7 

« 

s 

■OCUIBIBJ 

2-  J  = 

s 

!ts"K 

=  =  a  = 

s 

§ 

•inox 

ì;ìts  5 

2 

s  "S  :?  * 

X 

*  ^  ^  « 

5 

E 

ilil  1 

—  35»  — 


ti 
I 


o 


E 

■ 


o 


E 


TOTALE 
generale 

■a 

Totale 
*  per  sesso 

atnmuaj 

MMI^MfOM^j                 C4M 

!H3««N 

coMrod        «mwmroco 

H 
co 
O 

p3 

»I«lox 

1     1     1     1     1     1     1     1     1     1 

oniunnsj 

I     1     1     1     1     1     1     1     1     1 

ìqDS»K 

1     1     1     1     1     1     1     1     i     1 

*i4 

3 

H 

à 

l-H 

apnox 

• 
1          1          1          1          1         «1         1          1          1          1         ' 

animmaj 

* 

1 
1          1          1          1          1^1          1          1          i  ' 

iqM»!^ 

1                  1                  1                   1                  1                M                 1                   1                  1                   1                i 

»i4 

O 
H 

annox 

^^O^rO»n^^O         \r%        \r%        \r%       o 

ammala^ 

MI-lMMCnl              "^l               CIM' 

iqD««W 

cow        cn«        M        ^Mtnroco- 

1^ 

< 

**         M         m        "^        \r\       \0         t>.00         C^O         * 
OOOOQOOOOOOOCOOOOOOOO 

i 

=IH0J, 

? 

J 

•s, 

^ 

£ 

4- 

-5- 

-*- 

-i- 

^ 

i 

>!..<.  J. 

■S- 

R 

rs 

« 

* 

■•1"«N 

? 

^ 

;: 

È 

^ 

::- 

:: 

? 

■g. 

o, 

^., 

s 

•* 

; 

4 

? 

% 

S" 

a 

« 

2, 

« 

j 

*. 

S 

~ 

..... 

^ 

■« 

s 

5; 

5^ 

!>1'"1\ 

^ 

4- 

-." 

^_ 

1 

"in"i 

S 

s 

" 

« 

e: 

3. 

* 

£ 

2" 

S. 

IH^^S 

3; 

ff 

-s 

S 

5" 

1 

5 

? 

S- 

s 

t 

" 

s 

"2 

■s 

* 

•5 

" 

^^ 

■w 

'inoi 

5- 

* 

^ 

Sì 

j? 

.„,„„,j 

S' 

S 

o 

C" 

!H0J*K 

2 

S 

s 

■2 

» 

K 

»inoj. 

* 

fr 

3" 

« 

E» 

'BIBDIJ 

~^ 

"t 

-;- 

"g" 

-)^ 

!q="w 

■£■ 

.JFlOi 

■* 

s- 

« 

^ 

""^ 

s 

2 

2 

^ 

li'"» 

ì? 

S' 

:? 

S 

'E. 

t 

-i^^^i 

5, 

S 

% 

? 

^ 

■s 

^ 

r 

tr 

4- 

!!,».« 

^ 

s 

■£ 

^ 

# 

•l-l-X 

% 

ÌT 

S. 

^ 

lii^'W 

i 

« 

2 

"5 

Si 

*r 

2 

^ 

? 

% 

e; 

s 

1 

J 

i 

1 

1 

i 

•l">°J. 

O' 

-^ 

T 

-^ 

_5_ 

■"'■"""^ 

N»iK 

S* 

- 

■2 

tì 

i 

•[102 

S 

^ 

? 

1^ 

« 

-»- 

-f^ 

-«- 

--- 

? 

■■;;;^«.";j 

"5. 

^ 

^ 

s. 

_•£_ 

S 

^ 

^ 

S 

■H=>"K 

:* 

3 

? 

■2 

Q? 

s 

"l'IOJ. 

^ 

" 

« 

" 

o> 

:r 

<o 

s 

^"«W 

<^ 

i? 

■iS 

^ 

K 

«IIIOX 

m 

2- 

3; 

3" 

3 

■»™ui)j 

^ 

£ 

■£ 

« 

S 

!qa«H 

^ 

<^ 

5 

!£ 

£■ 

1 

"l'IOi 

3 

« 

? 

■s 

5 

"T 

_2_ 

A 

* 

i^ 

1 

•inoi 

m 

s, 

5, 

5. 

4- 

f 

_"_ 

-:- 

•moi 

^ 

^ 

« 

7 

« 

•m™u«j 

g 

:; 

r 

S 

iq"'M 

^ 

? 

g 

« 

8 

o|Mox 

rt 

S 

?; 

■'^?~ 

■ir 

•£ 

"Ìq""M 

:? 

■a 

% 

:: 

^ 

s 

"2 

« 

1 

■  inoj. 

« 

s 

s 

? 

K 

s 

« 

* 

2 

s 

!1>"K 

- 

2 

s 

2 

s 

t 

•inoj, 

* 

;:. 

« 

« 

s 

"V^'i 

'e 

■£ 

:r 

s 

i' 

^ 

^ 

^ 

s 
1 

£ 

1 

i 

3 

(2 

—  35»  — 


te 

I 


o> 


E 

■ 

"S 

■  MB 


E 


TOTALE 
generale 

^eO'^rO«n>00        %n       tr%       ^r^        o^ 

Totale 
'   per  sesso 

aoimuaj 

MMI^mfOM^j              C4M^ 

!V«»N 

eo«        coM        «mMmcocoiLn 

k4 

H 
co 
O 

»I«lox 

1     1     1     1     i     1     1     1     1     1     i 

oaimmaj 

1     1     1     1     1     1     1     1     1     1     i 

iqosìipi 

1     1     1     1     1     1     1     1     i     1     1 

o 

M 
u 

l-H 

»l»1ox 

• 
1          1          1          1          1         «1         1          1          1          1         •-■ 

aaiQiaia^ 

1 

1     1     1     1     1     "^     1     i     1     1     1 

iq3S«K 

1                  1                  1                   1                   1                M                 1                   1                  1                   1                M 

k4 

o 

»I»lox 

^ro^fOWì^NO        »n«n«noo 

aatmuid^ 

MMMMcni         ^1         ««««<• 

iqosBpi 

COW           cnW           N           ^MUÌCOfO-* 

< 

OOOOOOOOQOQOOOOOOOOOOO 

—  353  — 


Q> 


Cd 
co 


o 

C8 


C0 

E 


« 

o 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

H 

H       .S 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

I 

1 

1 

) 

1 

U 

«^ 

o 

«     •::       1 

ed 
H 

-< 

Fra  zi 
e  nepo 

1 

1 

1 

I 

1 

1 

■ 

1 

1 

1 

1 

1 

S 

.-.     -a 

•-      o 

1 

1 

1 

1 

I 

1 

1 

I 

1 

1 

1 

««*         « 

O 

*s 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

o 

u 

»  ^ 

1     6 

o      a 

»4 

re 

M 

*m 

fO 

m 

♦ 

M 

r* 

fO 

eo 

H       S» 

M 

w 

o 

5    's 

H      S 

1 

1 

1 

1 

1 

I 

! 

1 

1 

I 

1 

»4 

42 

j 

a» 

hi4 

1 

H 

1-4 

Tre 

maschi 

1 

1 

1 

» 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

0< 

1 

o       o 

Due 
femmin 
ed  un 
maschi 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

Due 
laschi 
d  una 
Dimina 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 



B  «^ 

1 

o 

f 

o 

; 

a  1 

1 

- 

1 

•K 

- 

e« 

N 

1 

N 

I 

1 

/    - 

£ 

1        ex 

s: 

1 

o 

.^ 

Duo 
masch 

M 

•K 

e« 

1 

I 

N 

M 

*•  . 

1 

M 

fO 

gS 

.2(1  S     1 

Un 

masch 

ed  un 

femmii 

1 

1 

1 

1 

c« 

- 

•K 

1 

«n 

e« 

1 

^^ 

i 

5 

»m 

M 

f*ì 

m 

^ 

t<« 

00 

Os 

o 

M 

1 

tN, 

r^ 

t^ 

r<« 

t^ 

i^ 

»» 

r^ 

tN, 

00 

OO 

1 

2 

00 

00 

oo 

oo 

00 

00 

OO 

00 

00 

00 

00 

\ 

•< 

M 

M 

»4 

M 

»« 

M 

p* 

»< 

M 

»< 

M 

23 


—  354  — 

Dairossenrazione  delle  prime  quattro  tavole  riguardanti  la  demografia  di 
questo  Comune,  chiaro  apparisce  come  le  diflferenze  fra  il  censimento  del 
1871  e  quello  del  1881,  sono  lievissime  e  quasi  incalcolabili.  La  popola- 
zione però  in  quest'ultimo  censimento,  la  vediamo  cresciuta  e  da  3952 
abitanti  la  vediamo  portata  a  4202.  Vedendo  che  le  nascite  superano  di 
poco  le  morti,  è  d'uopo  dedurre  che  il  periodo  ascensionale  dal  1871  in 
poi  si  deve  all'immigrazione  continua  che  si  aveva  durante  l' escavazione 
del  manganese  e  per  la  quale  diverse  famiglie  si  stabilirono  definitivamente 
nel  nostro  territorio.  A  portare  questo  aumento  nel  numero  delle  famiglie, 
e  quindi  nella  generalità  degli  abitanti,  una  seconda  cagione  è  stata  l'essersi 
ritirati  diversi  coloni  a  pigione  nei  centri  dopo  avere  dovuto  rinunziare  a 
colonizzare  i  diversi  poderi. 

Un  certo  risveglio  lo  vediamo  ancora  nella  primarissima  istruzione  dei 
celibi,  e  questa  non  devesi  già  alla  frequenza  delle  pubbliche  scuole,  poiché 
in  questi  ultimi  due  anni,  come  sotto  farò  notare,  questa  frequenza  è  stata 
minore,  ma  sibbene  forse  a  delle  scuole  private. 

In  ambedue  i  censimenti  l'elemento  maschile  prevale  sopra  il  femminile, 
contrariamente  a  ciò  che  si  suole  ordinariamente  osservare. 

I  celibi  sia  impuberi  che  usciti  dalla  pubertà,  formano  più  della  metà 
dell'intiera  popolazione  e  fra  questi  i  maschi  sono  in  numero  superiore  delle 
femmine.  Le  vedove  sono  in  numero  maggiore  dei  vedovi,  cosa  che  ci  fa 
supporre  o  che  la  donna  abbia  maggiore  tenacità  dell'uomo  nella  memoria 
e  nell'affetto  verso  il  coniuge  estinto,  o  che  il  suo  maggiore  deperimento 
fisico,  unitamente  allo  stato  della  famiglia  rimastale,  ne  impedisca  un  più 
facile  collocamento.  Dal  numero  poi  relativamente  piccolo  delle  famiglie, 
si  rilevi  come  in  questo  Comune  gli  individui  abbiano  tendenza  a  rimanere 
uniti,  e  trattandosi  dei  coloni,  a  perseverare  unitamente  nella  coltivazione 
del  podere. 

Dall'osservazione  della  Tavola  XXIV  è  d'uopo  dedurre  che  fra  i  nati 
l'elemento  maschile  pi:evale  sul  femminile,  come  pure  che  le  nascite  vanno 
gradatamente  procedendo  in  scala  ascendente  dal  187 1  in  poi,  giusto"  per 
l'aumentata  popolazione. 

Dal  numero  degli  esposti  si  giudica  delle  gravidanze  clandestine,  le  quali 
durante    il    periodo   di  tempo    deli' escavazione  del  manganese   1 875-1879 
sono  state  in  maggior  numero  che  negli  anni  antecedenti.  Ne  è  stata  forse 
la  promiscuità  del  Sesso  id  queste  lavorazioni  la  cagione  diretta,  oppure  è 
una  mera  e  fortuita  coincidenza  ? 

II  numero  dei  nati-morti  sta  in  rapporto  annuale  di  4  incirca,  prendendo 


—  355  — 
la  media    degli  anni  che  corrono  frailiSyi  ed  il   1881,    non    figurando 
però  nei  registri   dello  Stato  civile  il  numero  degli  aborti  e  dei   parti  pre- 
maturi, ciò  impedisce  di  studiarne  le  cagioni  ed  additarne  i  rimedi. 

Anche  la  mortalità  naturalmente  è  andata  crescendo  durante  gli  undici 
anni  suddetti,  essendo  in  questo  tempo  aumentata  la  popolazione.  In  generale 
questa  mortalità  è  massima  neirinverno,  seguita  ad  essere  marcata  nella  prima- 
vera* diminuisce  d'alquanto  nell'estate,  per  tornare  a  risalire  nell'autunno. 
Ben  pochi  sono  gli  individui  che  oltrepassano  i  60  anni  e  fra  questi  in 
maggior  numero  figurano  i  coniugati  tanto  maschi  che  femmine,  cosa  che 
depone  favorevolmente  per  il  matrimonio  come  lo  stato  il  più  naturale  e 
più  consentaneo  ai  bisogni  dell'uomo. 

La  mortalità,  molto  frequente  nella  prima  infanzia,  si  potrebbe    grande- 
mente diminuire  se  unitamente  alle  prescrizioni  igieniche,  le  madri  stessero 
maggiormente   attente  al  modo  con  il   quale  compiono    l'allattamento  che 
si  protrae  troppo  tardivamente,  come  sotto  avrò  occasione  di  far  osservare, 
n  maggior  numero  dei  matrimoni  naturalmente  vien  contratto  fra  celibi 
e  senza  alcun  grado  di  parentela.  Stanno  questi  matrimoni  in  rapporto  di 
8.  51  ogni  100  abitanti  e  di  35.  88  prendendo  la  media  annuale  degli  aani 
187  I-I 881.  In  quanto  alla  loro  frequenza,  la   primavera  e  l'autunno  sono 
le  stagioni  che  danno    un   maggior   contingente  di  matrimoni:    si  giudichi 
-della  loro  fecondità  sapendo  che  soltanto  le  nascite    multiple    ofifrono    una 
media  di  8.  12  ogni  cento  matrimoni. 

CAPITOLO  IL 

Costituzioni  e  idiosincrasie. 

Gli  abitanti  del  comune  di  Rapolano  sono,  generalmente  parlando,  di 
mezzana  statura,  prevalendo  però  i  bassi  sugli  alti.  Di  una  buona  costitu- 
zione i  possidenti  e  coloro  che  possono  far  uso  di  una  sostanziosa  alimen- 
^ione,  non  è  così  degli  operai  e  dei  coloni,  nei  primi  dei  quali  prevale 
il  temperamento  linfatico  ed  i  secondi  affraliscono  precocemente  per  l'infe- 
zione malarica,  specialmente  coloro  che  per  molto  tempo  hanno  sofferto  le 
febbri  intermittenti.  Di  una  debole  resistenza  organica,  anche  la  bassa  tem- 
peratura viene  grandemente  risentita,  come  da  ogni  più  piccola  febbre 
<iuesti  abitanti  vengono  debilitati,  anzi  credo  che  per  le  fatiche  eccessiva- 
Diente  pesanti  non  sarebbero  adatti,  come  a  mo'  d'esempio  si  osserva  negli 
abitanti  delle  regioni  settentrionali  d'Italia.  Asciutti  della  persona,  rara  è  la 
prominenza  e  l'abbondanza  del  pannicolo  adiposo.  Ciò  dipende  da  che  per 


—  354  — 

Dairossenrazione  delle  prime  quattro  tavole  riguardanti  la  demografi!  ci 
questo  Comune,  chiaro   apparisce  come  le  diflferenze  fra  il  censimento  dei 
1871  e  quello  del  1881,  sono  lievissime  e  quasi  incalcolabili.  La  popolai 
zione    però    in  quest'  ultimo    censimento,  la  vediamo  cresciuta  e  da  3951 
abitanti  la  vediamo   portata  a  4202.    Vedendo  che  le  nascite  superano  <ff 
poco  le  morti,  è  d'uopo  dedurre  che  il   periodo  ascensionale  dal  1871  k 
.    poi  si  deve   air  immigrazione  continua  che  si  aveva    durante    T  escavazioae'' 
del  manganese  e  per  la  quale  diverse  famiglie  si  stabilirono  definitivamente 
nel  nostro  territorio.  A  portare  questo  aumento  nel  numero  delle  famiglk^^ 
e  quindi  nella  generalità  degli  abitanti,  una  seconda  cagione  è  stata  l'essetsi' 
ritirati  diversi  coloni  a    pigione  nei  centri  dopo  avere  dovuto  rinunziare  a?. 
colonizzare  i  diversi  poderi. 

Un  certo  risveglio  lo  vediamo  ancora  nella   primarissima    istruzione  dd' 
celibi,  e  questa  non  devesi  già  alla  frequenza  delle  pubbliche  scuole,  poiché^ 
in  questi  ultimi  due  anni,  come  sotto  farò  notare,  questa  frequenza  è  stata 
minore,  ma  sibbene  forse  a  delle  scuole  private. 

In  ambedue  i  censimenti  l'elemento  maschile  prevale  sopra  il  femminile, 
contrariamente  a  ciò  che  si  suole  ordinariamente  osservare. 

I  celibi  sia  impuberi  che  usciti  dalla  pubertà,  formano  più  della  metà 
dell'intiera  popolazione  e  fra  questi  i  maschi  sono  in  numero  superiore  delle 
femmine.  Le  vedove  sono  in  numero  maggiore  dei  vedovi,  cosa  che  ci  & 
supporre  o  che  la  donna  abbia  maggiore  tenacità  dell'uomo  nella  memoria 
e  nell'affetto  verso  il  coniuge  estinto,  o  che  il  suo  maggiore  deperimento 
fisico,  unitamente  allo  stato  della  famiglia  rimastale,  ne  impedisca  un  più 
facile  collocamento.  Dal  numero  poi  relativamente  piccolo  delle  famiglie, 
si  rilevi  come  in  questo  Comune  gli  individui  abbiano  tendenza  a  rimanere 
uniti,  e  trattandosi  dei  coloni,  a  perseverare  unitamente  nella  coltivazione 
del  podere. 

Dall'osservazione  della  Tavola  XXIV  è  d'uopo  dedurre  che  fra  i  nati 
l'elemento  maschile  pi:evale  sul  femminile,  come  pure  che  le  nascite  vanno 
gradatamente  procedendo  in  scala  ascendente  dal  187 1  in  poi,  giusto*  per 
l'aumentata  popolazione. 

Dal  numero  degli  esposti  si  giudica  delle  gravidanze  clandestine,  le  quali 
durante  il  periodo  di  tempo  dell' escavazione  del  manganese  .1875-1879 
sono  state  in  maggior  numero  che  negli  anni  antecedenti.  Ne  è  stata  forse 
la  promiscuità  del  sesso  in  queste  lavorazioni  la  cagione  diretta,  oppure  è 
una  mera  e  fortuita  coincidenza  ? 

II  numero  dei  nati-morti  sta  in  rapporto  annuale  di  4  incirca,  prendendo 


—  357  — 
•cutanee  e  dell'apparecchio  digerente  e  respiratorio,  e  quelle  deviazioni  della 
<:olonna    vertebrale  e  delle    estremità    inferiori  che  spesso  si  osservano  nei 
bambini  di  questo  territorio. 

^  CAPITOLO  ni. 
Leva  militare. 

La  grande  facilità  delle  comunicazioni,  grazie  alle  ferrovie,  l'esperienza 
ed  il  racconto  di  quei  tanti  che  hanno  già  soddisfatto  all'obbligo  militare, 
è  stato  un  grande  coefficiente  a  diminuire  la  grande  ripugnanza  che  si 
aveva  per  Taddietro,  nei  primi  tempi  specialmente  dell'unità  nazionale,  verso 
la  vita  militare,  ed  a  togliere  quella  paurosa  trepidanza  e  diffidenza  del- 
l'ignoto, in  chi  doveva  partire  per  sconosciute*  regioni. 

Certamente  che  il  distacco  dalla  famiglia,  l'abbandono  delle  care  ed  in- 
veterate abitudini  è  di  non  lieve  dispiacere  per  i  coscritti,  ma  fatto  come 
suol  dirsi  il  primo  passo,  ci  si  adattano  assai  bene  alla  vita  militare,  ed 
abituati  al  rispetto  ed  alla  subordinazione,  è  raro  che  vadano  incontro  a 
•quelle  punizioni  che  nella  disciplina  militare  è  tanto  difficile  il  causare. 
Un  solo  renitente  si  è  verificato  in  undici  anni,  come  si  osserva  dalla  Ta- 
vola XXIX  qui  annessa,  ma  nessun  disertore. 

Dotati  di  una  certa  intelligenza  e  propensione  al  lavoro  npn  pochi  sono 
coloro  che  giungono  ad  acquistarsi  il  grado  di  basso  ufficiale  nell'esercito, 
o  che  già  iniziati  nello  studio  della  musica,  vengono  impiegati  a  completare 
i  quadri  delle  musiche  militari  o  come  ordinanze  dei  superiori. 

A  vero  dire  però  una  nuova  ferma  non  viene  accettata  da  alcuno,  pre- 
ferendo tutti  ritornare  ai  primieri  lavori,  ai  domestici  focolari,  corredati  di 
una  maggiore  spigliatezza  di  modi,  di  una  certa  istruzione,  non  che  di  una 
maggiore  attenzione  verso  la  pulizia,  sia  dei  vestimenti  che  della  persona. 

Il  servizio  di  leva  è  in  media  in  questo  Comune  di  41.  S  individui  al- 
l'anno. I  motivi  di  riforma  sono  per  la  massima  parte  la  bassa  statura, 
petto  stretto  e  gracilità  di  complessione  ;  per  una  buona  parte  pure  vi  figu- 
rano le  ostmzioni  dei  visceri  e  le  altre  malattie  locali.  Per  le  medesime 
ragioni  di  gracilità  e  deficienza  di  larghezza  nel  petto,  vengono  molti  ri- 
mandati alla  leva  dell'anno  successivo,  e  cosi  la  media  percentuale  degli 
«carti  sugli  abili  è  di  5.  32. 

Il  motivo  principale  di  esenzione  per  la  maggior  parte  degli  inscritti,  è 
Tessere  privi  di  genitori,  o  perchè  unici  o  primogeniti  di  madre  vedova  o 
<ii  genitori  viventi. 


o^ 


I 


e5 


E 
o 


U 

\ 

i-] 

< 
H 

00 

o 

$ 

5- 

co        * 

o 

? 

O 

H 

i 

>irt 

o 

M 

M 

M 

1 

1    1 

1 

1 

M 

1 

1 

X 

» 

[ 

»i4 

^ 

^ 

1 

M 

»4 

M 

M 

l^       o 

00 

M 

* 

00 

00           V 

55 

M 

»4 

»« 

M 

»4 

»4 

t 

H 

m 

S 

• 

\ 

i-^ 

H 

. 

1 

< 

1 

2 

fO 

M 

fO 

"* 

*      m 

M 

a» 

»o 

pm 

M 

»4 

•< 

• 

s 

»4 

M 

>irt 

H 

-< 

iJ 

M 

M 

M 

M 

"    1 

1 

M 

»4 

1 

1 

U 

■ 

K 

•< 

u 

»4 

H 

^ 

S 

^O 

C« 

t^ 

t^ 

co      «n 

t<« 

CO 

«^ 

a» 

^0 

i 

M 

M 

M 

»« 

— r 

p^ 

H 

as 

g 

1 

1- 

1 

1 

1     1 

1 

M 

1 

1 

1 

« 

• 

, 

»i4 

i« 

pA 

«> 

1 

^ 

»« 

o 

00 

»«               M 

"* 

M 

c« 

eo 

00 

-< 

*m 

N 

c« 

•>4 

C«          M 

M 

»< 

»« 

** 

i 

.9 

u 

■ 

— 

55 

tm 

M 

ro 

«n       ^0 

t^ 

00 

o^ 

^ 

s         1 

t^ 

t<i« 

t<« 

t^       r^ 

l^ 

t^ 

t<« 

OO 

ss           1 

^ 

OO 

00 

00 

00 

»4 

00         OO 

00 

00 

OO 

OO 

5       ì 

< 

j 

aivioj. 

"""•'•'■'""-"     = 

i.iioui  imv 

-     .     .     1     .     -     -     „     »     1     - 

.„,™„ 

1      1      1      1      1      1      1      1      1      1      1 

1     -     -     »     -     ™     1     «    .     1      1 

«111P»'0 

i 

a 

aivj-oi. 

:    :    s    :    -    s    -    :    ?   «    " 

luuaSoniud  3 

'-""'"••-""- 

óiialtjj 

i^fxn 

„„....     1     ...    - 

X 

aivioi 

5    =    --""-"?J"' 

3nii|col  alllV 

..-.-,-,,,- 

oiian»  011>d 

«      "        1          1          1          1         1         (         *       «        - 

"»"■"■■<. 

^a!="o 

-««-1         l-i-co- 

2; 

5  £  S  S  S  i  S  iSiS 

■< 

—  SOo  — 


PARTE    QUARTA 


CAPITOLO  I. 

Allattamento,  educazione  e  istruzione. 

Quanto  di  buon  grado  adempiano  a  quest'  importante  missione  dell'al- 
lattamento le  donne  rapolanesi,  lo  dimostra  primieramente  il  fatto  del  pro- 
lungarlo, come  esse  fanno,  di  soverchio;  in  secondo  luogo  il  dedicarsi  vo- 
lentieri delle  medesime  alFallattamento  mercenario. 

È  un  pregiudizio  radicato  nel  popolo  che  per  avere  figli  sani  e  robusti 
e  p^r  tenerli  lontani  dalle  malattie,  abbisogni  nutrirli  col  latte  materno  fino 
ai  due  o  tre  anni.  È  poi  tanto  radicato  questo  pregiudizio,  che  resiste  ad 
ogni  consiglio  del  medico,  ed  alle  più  chiare  ed  esplicite  dimostrazioni  del 
medesimo,  sui  danni  derivanti  da  questa  cattiva  pratica. 

In  conseguenza  di  questo  pregiudizio,  ecco  il  quadro  fenomenologico  che 
molto  spesso  è  dato  constatare. 

Reso  il  latte,  nell'epoca  dell'allattamento  tardivo,  acquoso  per  la  perdita 
dei  suoi  componenti  nutritivi,  anche  la  quantità  che  la  glandola  mammaria 
ne  secerne  è  diminuita  tanto,  che  il  piccolo  infante  a  forza  di  succhiare 
ripetutamente  quelle  esauste  e  vizze  mammelle,  non  ne  ritrae  che  un  liquido 
semi-trasparente  e  scorrevole,  che  non  ritiene  del  vero  latte  altro  che  il 
nome,  ed  assolutamente  inetto  alla  nutrizione  del  bambino  medesimo.  In- 
tanto lo  stomaco,  a  cui  la  provvida  natura  aveva  già  concesso  di  secernere 
i  succhi  gastrici  per  digerire  sostanze  più  solide  e  più  nutritive,  spende  la 
sua  troppo  esuberante  attività  digestiva  a  trasformare  in  sangue  gli  scarsi 
elementi  del  latte.  Da  ciò  una  certa  debolezza  di  fibra  si  impadronisce  del 
medesimo,  e  quando  finalmente  viene  l'epoca  in  cui  bisogna  decidersi  a 
slattare  il  bambino  e  procurargli  un  cibo  solido  e  più  confacente  ai  suoi 
bisogni,  lo  stomaco  risente  subito  di  questa  qualità  di  cibo  a  cui  non  si  è 
abituato,  ne  viene  il  vomito,  nasce  l'irritazione  del  tubo  gastro -enterico  per 
la  troppo  protratta  permanenza  del  cibo  nelle  vie  digestive,  e  finalmente  la 
diarrea  infrenabile  che  distrugge  in  poco  tempo  il  bambino.  Ciò  nonostante 
siccome  è  necessario  provvedere  alla  sua  nutrizione,  si  cerca  con  un  cibo 
sempre  più  abbondante  di  sopperire  alle  perdite  della  diarrea:  questa  però 


—  359 

— 

arvioi. 

- 

■* 

* 

- 

<f 

? 

" 

= 

^ 

^ 

ì 

»BOTnm.o 

1       1       1 

1 

1 

1 

1 

1 

1 

i 

1 

i 

TjtiiEii  iitta 

|--«-«l«»|       1 

™™o 

«      1      - 

" 

" 

- 

1 

«■ 

- 

- 

= 

1 

1 

aivwx 

2     =     2 

= 

- 

£ 

- 

: 

* 

» 

- 

uòliuaà  rp 

'"'"«"in"'"'  * 

„ 

' 

" 

" 

- 

' 

- 

" 

«     «     « 

* 

- 

* 

O 

" 

« 

« 

«     m     - 

„ 

„ 

„ 

1 

« 

« 

* 

_ 

ìasnn 

aiviox 

.     2     ^ 

- 

„ 

. 

- 

. 

=■ 

? 

« 

aanpuB  sjiiv 

„     «     - 

" 

1 

- 

1 

- 

- 

„ 

- 

i 

aiiQ{inj]io 

"     "      " 

" 

- 

1 

" 

1 

1 

1 

" 

s 

oi»n.  ou=j 

■"     "^      1 

1 

1 

1 

1 

l 

■» 

" 

" 

UOtllt  Bina 

„  ,  „ 

" 

" 

- 

. 

- 

- 

- 

- 

vm="o 

_  .  - 

- 

1 

1 

- 

' 

- 

» 

- 

z 

■*■ 

•" 

f 

r 

rif 

z 

< 

—  3^0  — 


PARTE    QUARTA 


CAPITOLO  I. 

Allattamento,  educazione  e  istruzione. 

Quanto  di  buon  grado  adempiano   a    quesf  importante    missione  dell'ai^ 
lattamento  le  donne  rapolanesi,  lo  dimostra  primieramente  il  fatto  del  pro- 
lungarlo, come  esse  fanno,  di  soverchio;  in  secondo  luogo  il  dedicarsi  19^' 
lentieri  delle  medesime  àirallattamento  mercenario.  * 

È  un  pregiudizio  radicato  nel  popolo  che  per  avere  figli  sani  e  robutS-f' 
e  p^r  tenerli  lontani  dalle  malattie,  abbisogni  nutrirli  col  latte  materno  fiocc- 
ai due  o  tre  anni.  È  poi  tanto  radicato  questo  pregiudizio,  che  resiste  $A _ 
ogni  consiglio  del  medico,  ed  alle  più  chiare  ed  esplicite  dimostrazioni  del 
medesimo,  sui  danni  derivanti  da  questa  cattiva  pratica. 

In  conseguenza  di  questo  pregiudizio,  ecco  il  quadro  fenomenologico  ànef 
molto  spesso  è  dato  constatare. 

Reso  il  latte,  nell'epoca  deirallattamento  tardivo,  acquoso  per  la  peiditS' 
dei  suoi,  componenti  nutritivi,  anche  la  quantità  che  la  glandola  mammaiis. 
ne  secerne  è  diminuita  tanto,  che  il  piccolo  infante  a    forza   di    succhiate 
ripetutamente  quelle  esauste  e  vizze  mammelle,  non  ne  ritrae  che  un  liquido  - 
semi-trasparente  e  scorrevole,  che  non  ritiene   del  vero    latte   altro    che  il 
nome,  ed  assolutamente  inetto  alla  nutrizione  del  bambino   medesimo.  la* 
tanto  lo  stomaco,  a  cui  la  provvida  natura  aveva  già  concesso  di  secernere 
i  succhi  gastrici  per  digerire  sostanze  più  solide  e  più  nutritive,  spende  la 
sua  troppo  esuberante  attività  digestiva  a  trasformare  in    sangue    gli   scarsi 
elementi  del  latte.  Da  ciò  una  certa  debolezza  di  fibra  si  impadronisce  del 
medesimo,  e  quando  finalmente  viene  Tepoca  in   cui   bisogna    decidersi    a 
slattare  il  bambino  e  procurargli  un  cibo  solido  e  più   confacente    ai  suoi 
bisogni,  lo  stomaco  risente  subito  di  questa  qualità  di  cibo  a  cui  non  à  è 
abituato,  ne  viene  il  vomito,  nasce  l'irritazione  del  tubo  gastro -enterico  per 
la  troppo  protratta  permanenza  del  cibo  nelle  vie  digestive,  e  finalmente  la 
diarrea  infrenabile  che  distrugge  in  poco  tempo  il  bambino.  Ciò  nonostante 
siccome  è  necessario  provvedere  alla  sua  nutrizione,  si  cerca  con  un  cibo 
sempre  più  abbondante  di  sopperire  alle  perdite  della  diarrea:  questa  però 


—  3^3  — 
ammalati  nelle  abitazioni,  si  recassero   ancor  essi  non  in  tutte  le  case,  ma 
nei  principali  casali  o  villaggi  a  compartire  l'istruzione  elementare? 

Un'  altra  scuola  elementare  maschile  è  stata  aperta  nel  villaggio  di  Poggio 
Santa  Cecilia,  come  pure  in  quello  d'Armajolo.  L*  istruzione  femminile  poi  è 
impartita  da  quattro  maestre  debitamente  patentate  residenti  ciascuna  in 
Rapolano,  Serre,  Poggio  Santa  Cecilia  ed  Armajolo.  In  esse  oltre  ai  prin- 
cipali elementi  dell'istruzione  letteraria,  vengono  insegnati  i  rudimenti  dei 
vari  lavori  femminili  d'  uso  domestico. 

Di  scuole  private  miste  ve  ne  sono  varie  nei  centri  popolati  principali, 
e  vengono  frequentate  da  fanciulli  e  bambine  al  di  sotto  dei  dieci  anni  ; 
e  a  vero  dire  anche  queste  sono  di  una  incontrastabile  utilità,  ivi  avvez- 
zandosi i  figli  fino  dalla  più  tenera  età  alla  subordinazione  ed  al  rispetto, 
dovendo  riconoscere  altra  autorità  oltre  quella  dei  propri  genitori. 

Per  altri  particolari  osservinsi  le  tavole  qui  annesse. 


—    364 

- 

ili 

Hl'»n  !V    " 

8 

8 
8 

8 

8 

8 
Sì 

8 
1 

8 
8 

p. 
1 

!»P  «IP-wll'S          j 

8 

s 

£" 

8 

8 

S 

S 

£ 

a 

8 

S 

a 

8 

^ 

-„ 

S 

oaini!|o=i  aitiisKH    " 

i 

4! 

1 

.1 

s 

2 

1 
i 

1 

J5 

II 

F 

ij|4 

.«•i...a>j 

S. 

::: 

" 

,,.„„ 

t; 

S 

mu.  ti  !■  i  irp  >auniv 

s 

^ 

s 

« 

ma.  t.  v.i!.p!iiuniv[       « 

» 

r 

2 

5l«     ~ 

.u™m*j 

<». 

™ 

- 

- 

!H="K 

■= 

- 

f 

" 

i|on=s  -n>P  "P'-O 

"Ti 

.1W«=I2 

1 

1 

1 

^ 

:s 

otaiiaciaìai  ip  iinpuioid  ag 

:; 

S 

-= 

-a 

■s 

■s 

"""■""'■""■""''"■" 'S 

■= 

•s 

■a 

•s 

"S 

•s 

•s 

isinJJJVidKi 
«ad  0  vj.vxNvidni  as 

1 

J 

s 

3 

1 

:? 

1 

s 

3 

1 

i  i 

I.IIMJ 

- 

- 

- 

- 

aikJiS 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

»l!M"m 

- 

- 

3 

LOCALITÀ 

&  SITUATA 
LA 

SCUOLA 

i 

t 

J 

t 

1 

1 

-365 

— 

o 
a; 

< 

slori,3jiu,.||3p 
3N'0!7IaN03 

laico 

idem 

coniugata 

s     ^     ^ 

^      8 

s    s 

1    3 

5.  3 -SÌ 

ù| 

« 

- 

: 

lli^ 

=^1                 ' 

" 

I? 

=1 

,...v.    ,., 

»uun(v 

- 

^ 

" 

» 

--r- 

s 

» 

„    « 

»,    , 

Ijjf 

t:^ 

- 

^ 

" 

" 

E 

« 

" 

m 

" 

i 

..,..J 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

aailmllijl' 

- 

- 

- 

!l(M»HJ        - 

- 

M3 

i 

i 

i2 

i 

3 

li 

l'a 

i 

o 

K 
Z 

aKOIZlOMOD 

III 

Ili 

a         s 

u 

1  - 

lì 

si 

=  1 

si 

lui 

un 

-1 

- 

" 

=  1       * 

S 

« 

~ 

--iz^'        '- 

■£ 

■• 

" 

™Ì^-'    - 

^ 

0.     - 

,r      „ 

Ìll| 

^1 

•« 

"1 

- 

s|    .- 

-» 

- 

" 

s§ 

«!l"a| 

- 

- 

- 

attjas|                - 

- 

- 

- 

■!":'°™d 

- 

- 

- 

- 

.,.,„»[, 

- 

- 

5  S  3 

1            : 

1     ''     i 

i 

1 

Il 

£3 

g 

i 

8 

8 

8 

8 

.ni«ri  iv 

8 

°?5 

>J 

■^ 

8 

8 

y=» 

II 
ss 

g_ 

1 

i 

S 
a 

8 
( 

2 

S 

i 

* 

Ss 

"""''""  '■'''"""  ^ 

£ 

5 

1 

i 

' 

1 

^ 

■HU  = 

oinmina^ 

" 

■q"«H 

" 

" 

" 

" 

ivui  ti  pi  iwpiouniv       " 

V 

2"   . 

j- 

SNioiinsi 

<?■ 

», 

- 

- 

Tifai  BK 

« 

,      _ 

^ 

« 

•lon^s  .i|sp  opr.o 

... 

Jju.   opiiS 

g 

B 

1 

1 

1 

Oin^DIVJDSaj   jp    Vinp44ACjd    SQ 

« 

« 

•= 

'S 

■a 

■3 

■a 

„..,™.u,,u>.„«  .»p..«  ,s 

•« 

■s 

-s 

•s 

"S 

"S 

■s 

■s 

ISJfflNVIdm 

a 

f. 

S 

& 

a 

a 

1 

aaj  o  viviCTidi-Ji  3S 

1 

:5 

s 

-A,,«i 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

- 

=I!-I="W 

- 

- 

^ 

CALIT 
OVE 
ITUAT 
LA 

CUOLA 

§ 

i 

m 

3    ::    " 

1- 

1 

< 

1 

-3<i5 

— 

o 

z 

z 
< 

aio,uS««!,rpp 

s 

llf 

1    1    1 
8 

1 5 

II 

II 

■il! 

h  1 

- 

=*!       * 

^ 

- 

= 

iì 

SI 

juUi  V  .i  i»p 

- 

:? 

« 

* 

"""^iiÒn'  ""^ 

« 

5 

-,  » 

«    » 

llll 

b: 

- 

" 

n 

« 

£ 

« 

- 

„ 

« 

..!■"! 

- 

- 

- 

- 

aiW>S 

- 

- 

- 

- 

suiuwìj' 

- 

- 

- 

ii(Hin|       - 

- 

i 

S. 

5 

1 

i 

i 

o 
z 

.,.„.,™,„.r 

aNOIZKWOD 

llf 

i't 

u 

i    § 

SI 

m 

u.  \ 

- 

" 

=  1     3; 

s 

s 

£ 

'■":X'"          8 

^ 

- 

- 

'••;:;-,','^   ~ 

•s 

0.    2 

.    ./. 

^1            s 

•» 

"1 

- 

s  1    - 

* 

" 

- 

i 

«H"j| 

- 

- 

- 

»ICÌ>S| 

- 

- 

- 

it<u;<iiiiiijj 

- 

- 

- 

"Illa"»!       - 

- 

1 

5 

—  3"  — 
CAPITOLO  IL 

Pauperismo  e  beneficenza. 

Tolto  il  caso  di  annate  eccezionali  nelle  quali  alla  scarsità  delle  raccolte 
si  unisce  la  mancanza  del  lavoro,  l'accattonaggio  propriamente  detto  é^  po- 
chissimo frequente  in  questo  Comune.  Generalmente  è  il  vero  bisogno  che" 
costringe  i  più  disgraziati  a  stender  la  mano  per  l'elemosina,  e  quando  ogni^! 
possibile  sorgente  d'industria  loro  vien  meno.  Piuttosto  che  ricorrere  all'accat-^ 
tonaggio  le  donne,  come  ho  altra  volta  accennato,  si  recano  al  bosco  per' 
la  legna  da  ardere,  per  il  proprio  consumo  o   per  ritrarne  del  denaro,  nc^ 
esportano    pure  le  foglie  secche  delle  quercie  per  i  concimi ,  e   nella    sta-* 
gione  di   primavera    ed    estate    raccolgono  i  foraggi    e    vanno    spigolando  f 
quel  poco  di   frumento    che    sfugge    all'  oculatezza    dei    mietitori.    Quando^ 
poi    sono    aperte    le    miniere    del    manganese ,  una   buona    parte    di  co- 
storo vengono  impiegate  nella    ripulitura    di    questo    minerale    colla  retri- 
buzione   giornaliera    di    circa    ottanta  centesimi,  una  lira  e  più»  Lo  stesso' 
dicasi  dei  maschi  i  quali  quando  loro   viene  a  mancare  il  lavoro   abituale 
qual*  è   l'agricolo,  cercano    ogni   possibile    sorgente    d'industria,  prima  di 
stender  la  mano  per  l'accattonaggio  o  estorcere    denaro   in   qualsiasi   altra 
maniera. 

Certamente  in  questi  ultimi  anni  la  cessazione  dell'escavazione  del  man- 
ganese è  stata  per  questi  paesi  un  disastrp  e  specialmente  durante  1'  anno 
1879.  Molto  più  che  scarsi  essendo  stati  pure  i  lavori  agrìcoli,  infinite  sono 
state  le  privazioni  d'ogni  sorta  a  cui  molte  famiglie  sono  dovute  andare  in- 
contro e  che  molto  spesso  nascoste  con  ogni  cura,  non  sono  state  però  al- 
l'occhio abituato  dei  medici  che  per  il  loro  ministero  si  trovavano  ogni  pie 
sospinto  a  verificarle  in  tutta  la  loro  estensione  ed  affliggente  nudità. 

Per  questi  disgraziati  proletari  ben  poca  cosa  ha  potuto  fare  la  carità 
paesana,  trattandosi  di  luoghi  privi  di  grandi  risorse:  non  ostante  non  sono 
mancati  esempi  di  buona  volontà  e  che  in  qualche  parte  hanno  contribuito 
a  sollevare  almeno  per  qualche  giorno  qualche  disgraziato  che  da  diverso 
tempo  condiiceva  una  vita  molto  confinante  cpU'inedia. 

Esistono  due  Associazioni  di  Misericordia,  come  più  sotto  dirò;  ma 
prendendo  esse  principalmente  di  mira,  secondo  i  loro  Statuti,  ì  fratelli  in 
caso  di  malattìa,  ben  poche  somme  hanno  potuto  elargire  a  sollevare  tanta 
miseria. 


—  3^7  — 

La  beneficenza  propriamente  detta  è  riserbata  ali*  Amministrazione  Co* 
mnnale.  Essa  invia  all'Ospizio  di  Maternità  di  Siena  coloro  che  dopo  una 
vita  laboriosa  ed  onesta  non  si  trovano  più  in  condizione  di  poter  lavorare 
onde  procurarsi  un  giornaliero  sostentamento,  e  vi  mantiene  annualmente 
cinque  posti. 

Esistono  pure  i  seguenti  legati  per  il  conferimento  di  doti  alle  ragazze, 
in  occasione  di  matrimonio.  Il  pio  legato  Calamati  è  amministrato  dall'Ar- 
ciprete/r^  tempore^  e  conferisce  due  doti  annualmente  a  due  povere  fan- 
dolle  del  popolo  di  Rapolano.  Alla  dote  così  detta  del  Corpus-Domini  vi 
prcnnrede  il  Consiglio  Comunale  e  la  conferisce  annualmente.  Le  doti  pure 
Iddla  Compagnia  di  Carità  della  Torre  a  Castello  stanno  a  carico  del  co- 
rBQiie  di  Rapolano  il  quale  le  paga  in  compenso  di  canoni  di  livello  ce- 
Aid  al  medesimo  dal  patrimonio  ecclesiastico  :  con  questo  denaro  vengono 
conferite  tre  doti  ogni  cinque  anni  dai  Superiori  della  Compagnia  di  Ca- 
lda della  Torre.  La  dote  pure  della  Cura  di  Modanella  sta  a  carico  del 
Comune  ed  è  conferita  dal  Parroco  ogni  diciotto  anni  con  L.  58.  80.  Dai 
RR.  Ospedali  di  Siena  vengono  conferite  per  mezzo  del  Consiglio  Comunale 

I 

^cgni  anno  quattro  doti  alle  Serre  di  cui  tre  di  L.  23.  52  ed  una  di 
L  16,  80.  Per  mezzo  del  legato  Ottavio  Maria  Ducei ,  amministrato  dal 
Parroco,  vengono  conferite  ogni  anno  cinque  doti  a  cinque  fanciulle  povere 
di  Rapolano.  Finalmente  per  mezzo  del  pio  legato  del  R.  Ospedale  di  Siena, 
ricne  annualmente  elargita  una  dote  ad  una  fanciulla  povera  del  Poggio 
Santa  Cecilia. 

Tutte  queste  doti  mentre  onorano  grandemente  le  persone  o  enti  morali 
che  le  elargirono,  e  per  le  quali  Rapolano  si  distingue  su  tutti  gli  altri 
Comuni  della  provincia  senese,  io  le  reputo  più  perniciose  che  utili.  Molto 
più  vantaggio,  io  credo  se  ne  ricaverebbe,  se  questi  effimeri  sussidi  fossero 
rivolti  piuttosto  a  incoraggiare,  ogni  tanti  anni  per  aumentare  il  premio,  i 
lavori  specialmente  agricoli  e  le  industrie,  giacché  il  solo  lavoro  nobilita  e 
produce  lucro,  come  è  di  benefizio  all'individuo,  alla  famiglia  ed  al  civile 
consorzio. 

In  caso  di  malattia ,  vengono  i  poveri  inviati  per  mezzo  di  lettiga  al- 
l'Ospedale civile  di  Siena,  ed  in  caso  di  alienazione  mentale,  al  grandioso 
Manicomio  della  stessa  città,  il  quale  meritamente  è  stimato  uno  dei  più 
meritevoli  ed  importanti  stabilimenti  di  questo  genere  in  Italia. 


—  370  -r- 
^ento  e  Tallarme  nella  popolazione,  hanno  pure  incontrato  la  disapprova- 
zione e  lo  sdegno  di  tutti  gli  onesti. 

Di  tutti  i  reati,  quelli  che  generalmente  si  verificano  sono  il  furto   spe- 
cialmente campestre  e  la  distruzione  delle  proprietà. 


CAPITOLO  V. 

Assooìazioni. 

Piuttosto  sentito  è  lo  spirito  di  associazione  in  questi  paesi:  ma  difet- 
tando la  maggioranza  degli  abitanti  dell'istruzione  sia  letteraria  che  scien- 
tifica  per  fondare  letterarie  o  scientifiche  associazioni,  questo  spirito  è  rivolto 
precipuamente  a  scopo  religioso  e  caritatevole. 

A  questo  fine  esistono  due  Associazioni  di  Misericordia  che  hanno  sede 
una  in  Rapolano  e  Taltra  alle  Serre  e  che,  munite  di  regolare  Statuto,  por- 
tano per  scopo  la  carità  e  la  pratica  degli  esercizi  spirituali. 

Quella  di  Rapolano  conta  nel  suo  seno  circa  700  individui  fra  fratelli  e 
sorelle,  i  primi  dei  quali  pagano  la  tassa  annuale  di  L.  1.20  e  le  seconde 
centesimi  84,  dispone  di  un  certo  capitale  come  fondo  sociale,  è  ammini- 
strata da  un  Consiglio  Direttivo  e,  oltre  la  pratica  del  culto  estemo  religioso, 
soccorre  gli  infermi  alle  loro  abitazioni  coU'assistenza  personale,  con  alimenti 
e  medicine.  In  caso  di  decesso,  trasporta  i  cadaveri  dei  fratelli  o  sorelle  al 
cimitero  ed  accorre  sempre  ogni  qualvolta  si  verifichi  un  pubblico  infortunio. 

In  questi  ultimi  tempi  il  paese  di  Rapolano  si  è  arricchito  pure  di  una 
Società  Operaja  che,  benché  nel  suo  inizio,  promette  molto  bene  di  sé  per 
lo  zelo  e  l'abnegazione  dei  promotori  e  del  Consiglio  di  Direzione. 

L'altra  Associazione  di  Misericordia  è  alle  Serre;  é,  si  può  dire,  essa 
pure  sul  suo  nascere,  benché  conti  molti  anni  di  esistenza;  ha  lo  scopo 
medesimo  della  precedente,  si  compone  di  circa  356  fratelli  d'ambo  i  sessi, 
che  pagano  una  tassa  annuale,  i  fratelli  di  L.  i,  le  sorelle  di  centesimi  80; 
è  amministrata  da  un  ConsigHo  Direttivo,  é  sul  punto  di  essere  riconosciuta 
come  ente  morale,  ma  non  é  per  anche  in  grado  di  somministrare  aiuto 
agli  ammalati  che  molto  parcamente.  È  provveduta  però  di  un  bellissimo 
cataletto  fatto  per  pubblica  sottoscrizione,  onde  portare  soccorso  in  caso  di 
trasporti  di  ammalati,  e  di  molta  biancheria  per  l'assistenza  a  domicilio  de- 
gli infermi. 

Esistono  pure  due  Associazioni  Filarmoniche,  delle  quali  quella  del  Ca- 


—  3^9  — 
Li  classe  pure  dei  vinattieri  è  discretamente  numerosa,  vendendo  i  pos- 
sidenti le  loro  derrate  all'ingrosso  e  non  occupandosi  che  poco  della  piccola 
rendita  al  minuto.  Lo  stesso  dicasi  dei  venditori  dei  vari  commestibili,  i 
quali  si  incaricano  della  vendita  del  pane,  essendo  pochi  i  fabbricanti  del 
medesimo.  Non  mancano  però  i  pubblici  fornai  che  cuociono  il  pane  alle 
ÓD^Iie  private,  disimpegnando  puntualissimamente  il  loro  servizio. 

Molto  ristretto  invece  è  il  ceto  dei  barbieri,  sarti,  conciatori   di   canape 
e  venditori  di  chincaglierie  ed  oggetti  destinati  all'abbigliamento  femminile. 
Io  spaccio  del  sale  e  tabacco  viene  fatto  in  tre  pubbliche  botteghe,  dove 
oltre  ai  generi  di  privativa  si  vendono  generi  commestibili  e  coloniali. 

La  classe  dei  caffettieri  non  è  numerosa,  ma  viceversa  corredata  di  negozi, 
dove  spedalmente  durante  la  bagnatura ,  si  trova    ogni    sorta  di   prodotto 
[  per  i  bisogni  dei  frequentatori. 

\  Anche  le  pizzicherie  sono  ben  corredate  di  ogni  genere  di  salumi,  e  fra 
I  i  tenutari  di  esse,  non  manca  chi  è  giunto  a  mettere  insieme  un  rilevante 
:  apitale. 

1    Lo  stesso  dicasi  dei  macellai,  fra  i  quali    sonvi    alcuni  di  polso,  e  che 
:  sono  in  grado  di  provvedere  molto  bene  al  consumo  della  carne,  special- 
mente nei  mesi  estivi. 

Di  lavori  donneschi  quelli  che  danno  un  maggior  contributo  e  guadagno, 
ione  la  filatura  e  la  tessitura  del  lino  e  canape;  e  ciò  perchè  in  fatto  di 
biancheria  regna  fra  questi  abitanti  una  certa  ambizione,  tanto  che  le  fa- 
miglie più  povere  possono  mancare  dell'alimento,  ma  della  biancheria,  an- 
cora durante  la  malattia,  ben  raramente.  In  quanto  a  professioni  liberali,  se 
si  toglie  i  medici,  i  farmacisti  veterinari  e  gli  addetti  all'  amministrazione 
dd  Comune,  si  può  dire  non  ve  ne  sieno  altre;  e  se  vi  è  alcuno  insignito 
di  qualche  grado  accademico,  è  più  per  onore  e  decoro  che  per  usufruirne 
come  professione. 

CAPITOLO  IV. 


Crlroinaiità.  • 

Si  deve  forse  alle  condizioni  economiche  piuttosto  floride  degli  anni  ante- 
riori a  questi  ultimi  tempi,  se  quelle  pure  di  pubblica  sicurezza  sono  state 
del  pari  soddisfacenti.  Solo  in  questi  ultimi  due  anni  la  pubblica  quiete  è 
stata  alquanto  turbata  da  insoliti  reati,  i  quali  mentre  hanno  gettato  lo  sgo- 

24 


—  372  — 
memorazione  della  morte  di  Gesù  Cristo,  e  nella  ricorrenza  dei  nomi  dei 
Santi  Patroni  delle  diverse  Cure  di  secondaria  importanza.  Queste  feste  che 
si  solennizzano  con  pompa  e  pubbliche  processioni,  mentre  si  compiono  senza 
scapito  della  pubblica  quiete,  servono  altresì  a  ravvivare  d'alquanto  le  pic- 
cole industrie,  per  l'affluenza  maggiore  di  persone  in  quei  giorni  festivi,  e 
per  le  piccole  spese  che  di  preferenza  dal  sesso  femminile  vengono  com- 
piute onde  provvedere  ad  un  più  decente  abbigliamento. 


CAPITOLO  VII. 

Costumi 

(con  riguardo  speciale  ai  prighidisd). 

Generalmente  parlando  i  costumi  di  questi  abitanti  sono  miti  e  tranquilli  : 
senza  grandi  aspirazioni,  non  conoscono  che  il  lavoro,  felici  se  pedono 
assicurarselo  tutto  Tanno,  onde  provvedere  al  sostentamento  proprio  e  della 
propria  famiglia.  Ne  viene  da  ciò  che  molto  limitati  siano  i  divertimenti 
loro  abituali;  e  fra  questi  preferito  è  il  cosi  detto  giuoco  del  ruzzolone  o 
disco  cerchiato  di  ferro.  Avvi  però  grande  tendenza  al  canto  popolare,  al 
teatro  ed  al  ballo:  il  nuoto  e  gli  altri  esercizi  ginnastici  sono  affatto  tra- 
scurati. Amanti  quasi  fino  alFentusiasmo  dei  propri  focolari,  dei  propri  paesi,, 
considersmo  come  una  cosa  quasi  paurosa  Temigrazione  in  altri  paesi«  spe- 
cialmente se  molto  lontani.  Dotati  poi  di  un  certo  rispetto  fra  di  loro  e 
per  le  persone  colte,  è  molto  raro  che  il  turpiloquio  venga  ad  adombrare 
una  certa  elegante  pronunzia  e  bel  parlare,  che  risente  molto  della  vidna 
Siena,  l'Atene  della  lingua  italiana. 

In  mezzo  a  questi  privilegi  però  è  affiggente  il  numero  dei  pregiudiz! 
dai  quali  sono  dominati  questi  abitanti.  A  proposito  di  questi  pregiadiz! 
tralascierò  di  parlare  di  quelli  riflettenti  certe  pratiche  più  o  meno  super*^ 
stiziose  e  più  o  meno  in  relazione  con  potenze  sia  celesti  •  che  infernali  ; 
solo  accennerò  a  qualcuno  fra  i  moltissimi  che  più  strettamente  stanno  in 
relazione  colla  medicina  e  coU'esercizio  della  medesima,  e  che  formano  la 
disperazione  e  la  disgrazia  dei  poveri  medici-condotti  che  abitualmente  .vi 
inciampano,  e  dei  quali  son  resi  la  vittima  disgraziata. 

Uno  dei  principali,  e  che  talvolta  dà  luogo  a  serie  contestazioni  fra  il 
medico  e  l'ammalato,  è  la  pratica  del  salasso.  Abituati  alle  vecchie  teorie, 
a  quella  scuola  che,  come  dice  bene  il  Mantegazza,  per  nostra  vergogna  si 


—  371  — 
|>olaogo  sotto  la  dipendenza  e  tutela  del  Comune  ;  l'altra  privata  alle  Serre, 
per  il  mantenimento  della  quale  g\ì  abitanti  di  questo  castello  danno  splen- 
-dide  prove  di  buon  volere  coi  loro  sacrifizi  pecuniari.  £ssa  sta  sotto  la 
^pendenza  di  un  Consiglio  Direttivo  composto  di  un  Presidente,  di  quattro 
Consiglieri^  un  Segretario  ed  un  Cassiere.  Queste  Associazioni  oltre  a  con- 
ferire ristruzione  musicale  ai  giovani  allievi,  servono  pure  ad  ingentilire  il 
cuore  ed  i  costumi  divertendo  e  togliendo  loro  molte  ore  dall'  ozio  e  dal 
mal  fiure;  sono  pure  a  costoro  di  una  certa  utilità,  poiché  verificandosi  il 
caso  della  coscrizione,  possono  entrare  a  far  parte  delle  musiche  militari,  e 
ritiame  un  certo  guadagno  unitamente  a  certe  agevolezze  che  servono  a 
mitigare  moltissimo  la  repugnanza  per  la  vita  militare. 

Un'  associazione  che  io  credo  fermamente  non  metterà  mai  salde  radici 
in  questi  paesi,  si  è  la  politica  ;  regnando  a  questo  riguardo  una  tale  indif- 
ferenza, che  anche  quando  gli  elettori  son  chiamati  alle  urne  per  la  scelta 
dd  loro  rappresentante  al  Parlamento,  uno  scarso  numero  si  presenta  a 
•compiere  questo  sacro  diritto  di  cittadino. 


CAPITOLO  VI. 

Religioni. 

L'unica    religione    esistente    in  questo  Comune  è  la  cattolica-apostolica- 
lomana.  Per  il  culto  di  essa  dodici  sacerdoti  si  contano  in  questo  territorio, 
<  ventiquattro    fìra  chiese  e  oratori  destinati  al  culto.  U  suo  insegnamento 
Tiene  compartito  dai  Parroci,  in  particolare  ai  giovinetti  fino  all'età  di  circa 
dodki  anni,  ed  agli  adulti  dal -pergamo  e  dall'altare.  Le  funzioni  religiose  sono 
celebrate  ordinariamente  la  domenica  e  negli  altri  giorni  in  cui  ricorrono  i 
acmi  dei  diversi  Santi  Patroni.  Questo  insegnamento  credo  debba  avere  una 
certa  benefica  influenza,  poiché  almeno  per  la  classe  ignorante  nella  quale  il 
sentimento  del  buono  e  del  giusto  è  offuscato  talvolta  dalle  passioni,  il  pen- 
siero di  un  futuro  ed  inevitabile   gastigo    fa    sì    che    molto    probabilmente 
qualche  reato  di  meno  debba  essere  consumato.    Lo  scetticismo   però  non 
ka  tardato  ancora  qui  a  serpeggiare  specialmente  fra  le  fila  dei  giovani,  e 
ciò  principalmente  da  quando  autorità  reh'giosa  fu  sinonimo    di  avversione 
dell'unità  nazionale  e  del  pacifico  sviluppo  delle  sue  istituzioni. 

Le  feste  maggiormente  celebrate  sono  quelle   in    onore    della    Madonna 
delle  Nevi  e  del  Rosario,  per  il  Corpus  Domini,  nel  Venerdì  Santo  in  com- 


—  374  — 
impunemente,  e  che  è  cagione  invece  di  moltissime  alterazioni  dell'utero^ 
come  spostamenti,  ecc.  ;  quindi  il  rifiutarsi  all'apertura  d^li  ascessi  delle 
mammelle,  il  noli  me  tangere  delle  croste  del  capillizio,  denominate  volgar* 
mente  lattime^  i  diversi  incantesimi  che  si  fanno  ai  supposti  vermi,  prima 
di  chiamare  in  tempo  utile  il  sanitario,  il  prolungare  soverchiamente  l'allat- 
tamento, ecc.  Fortunatamente  riguardo  alla  vaccinazione  si  è  &tto  molto- 
cammino  in  avanti,  ed  in  oggi  non  vi  è  alcuna  madre  che  si  rifiuti  a  far 
vaccinare  e  rivaccinare  i  propri  figli. 

In  quanto  alla  cura  delle  malattie,  in  generale  i  primi  medicamenti  che 
vengon  presi  di  mira  dal  pregiudizio,  sono  il  chinino  ed  il  mercurio.  \\ 
chinino,  si  dice,  fa  impazzare,  il  mercurio  rovina  completamente  la  salate» 
ed  è  oggetto  del  più  profondo  disprezzo.  Non  si  pensa  che  quando  si  ri> 
corre  a  questo  medicamento  per  uso  intemo,  la  salute  è  già  per  la  mag- 
gior parte  compromessa  I  La  cura  idroterapica  pure,  gli  eccitanti  in  certe 
malattie  reputate  infiammatorie,  trovano  un  grande  ostacolo  neUa  loro  ap- 
plicazione. Lo  stesso  dicasi  della  libera  ventilazione  delle  camere  consigliata 
nelle  malattie  d'infezione,  a  mo'  d'esempio  nelle  tifoidee. 

E  non  si  creda  che  questi  pregiudizi  sieno  di  lieve  momento  e  trascu- 
rabili ;  poiché  per  un  medico-condotto  nelle  campagne,  sono  di  una  imporr 
tanza  capitale,  essendoché  giungono  a  comprometterne  la  quiete  e  la  tianr 
quillità,  e  molte  volte  la  reputazione.  È  desiderabile  che  mano  a  mano  che 
la  civiltà  si  fiirà  strada  neUe  masse  agricole,  diminuendo  l'immenso  nmnero 
degli  analfabeti  e  degli  ignoranti,  questi  pregiudizi  vadano  del  tutto  scom.^ 
parendo  ;  ma  è  del  pari  sconfortante  il  pensare  come  questi  pregiudiu  skdo 
contemporanei  col  principio  della  medicina,  e  come  in  ogni  tempo,  in  ogni 
regione  si  sieno  mantenuti  a  causa  di  quelli  individui  di  malafede,  dei  diso- 
nesti e  molte  volte,  diciamolo  francamente,  di  certi  medici  mestìeramUt  come 
benissimo  li  chiama  lo  2^ppulla,  che  pure  di  farsene  una  sorgente  di  do- 
minio, di  guadagno  e  di  ambizione,  come  gli  antichi  sacerdoti  di  Escala- 
pio,  hanno  cercato  di  accreditarli  presso  le  popolazioni  a  danno  dei  veri 
scienziati  e  cultori  della  medicina. 

(^Confinuei), 


—  373  — 
chiamò  italuma,  reputano  un  delitto  se  il  medico  non  mostra  di  tenere 
sulla  punta  della  lancetta  la  guarigione  di  certe  malattie.  La  polmonite,  fra 
tutte  le  affezioni  principalmente,  deve  essere  curata  col  salasso.  Inutile  il 
far  capire  che  esistono  in  fatto  di  salasso  nella  scienza  delle  indicazioni  e 
controindicazioni,  è  tutto  fiato  gettato;  la  polmonite  deve  essere  sempre 
trattata  col  salasso,  e  se  l'ammalato  muore  senza  di  questo,  ne  viene  stret- 
tamente chiamato  responsabile  il  curante,  verificandosi  non  raramente  delle 
scene  punto  dignitose  per  il  medico  e  per  la  scienza  che  coltiva.  Povero 
^aemejer  che  vorrebbe  curato  un  parente  pneumonico  piuttosto  da  un 
omeopatico  che  da  un  salassatore  ad  oltranza  I 

Questo  però  non  è  che  un  pregiudizio  riflettente  più  che  altro  la  pace 
e  la  tranquillità  degli  esercenti  (giacché  non  è  possibile  il  supporre  che  un 
medico  voglia  far  danno  ai  suoi  ammalati,  prestandosi  a  secondare  i  loro 
pr^udizi):  la  grande  caterva  di  quelli  nocevoli  a  chi  se  ne  rende  lo 
sduavo,  bisogna  ricercarla  nelle  donne  nel  loro  periodo  di  gestazione  e  di 
aUattamento,  e  nel  divezzamento  dei  bambini. 

n  ferro,  si  dice,  per  le  gestanti  è  una  sorgente  di  aborto;  tanto  è  vero 
questo  che  qualche  ragazza  gravemente  compromessa,  si  presenta  sempre 
al  medico  indicando  debolezza  e  anoressia,  giusto  perchè  sa  che  ordinaria- 
mente in  questi  casi  si  ricorre  all'amministrazione  del  ferro. 

Lo  stesso  dicasi  del  chinino,  rapporto  al  quale,  con  tutto  il  rispetto  do- 
vuto al  Monteverdi,  al  Bauquè,  al  Waren,  al  Deneffe,  che  affermano  quasi 
il   solfato    di    chinino    debba  un  giorno  detronizzare  la  segale  cornuta,  io 
credo  che  non  sia  altro  che  un  pregiudizio.  £  dico  ciò  perchè  col  numero 
stragEande  di  febbri  intermittenti  che  tutti  gli  anni  si  verificano,  si  è  avuto 
campo  dai  medici  di   somministrare   molte    volte    il    chinino    alle    gestanti 
nelle   solite    dosi,  senza  che  se  ne  fosse  osservato  il  menomo  disturbo  da 
parte  dell'utero.  In  due  sole  donne  affette  da  febbre  terzana  ebbi  ad  osser- 
vare Taborto:  in  una  di  queste  però  vi  era  qualche  segno  di  aborto  avanti 
la  somministrazione  del  chinino,  e  nell'altra  non  era  mai  stato  amministrato 
il  medicamento.  Se  per  caso  quest'ultima  avesse  ingerito  anche  una  minima 
quantità  di  chinino,  si  sarebbe  subito  affermato  dai  fautori  di   questa   opi- 
nione che  l'aborto  era  avvenuto  in  conseguenza  del  medicamento!    Si  de- 
vono  piuttosto  questi  due  aborti  all'azione  del  freddo  con  il  quale  si  ini- 
ziano gli  accessi  periodici? 
Thdascio  di  altri  e  non  pochi  pregiudizi  durante  la  gestazione. 
Nel  perìodo  di  allattamento  il  primo  pregiudizio  al  quale  vanno  incontro 
le  puerpere,  è  l'alzarsi  troppo  presto  da  letto,  credendo  di  poter  ciò  fare 


—  374  — 
impunementei  e  che  è  cagione  invece  di  moltissime  alterazioni  dell'  uten^ 
come  spostamenti,  ecc.  ;  quindi  il  rifiutarsi  all'apertura  degli  ascessi  deX 
mamitìelle,  il  noli  me  tangere  delle  croste  del  capillizio,  denominate  volg^ 
mente  iattime^  i  diversi  incantesimi  che  si  fanno  ai  supposti  vermi,  prirt] 
di  chiamare  in  tempo  utile  il  sanitario,  il  prolungare  soverchiamente  Tallai 
tamento,  ecc.  Fortunatamente  riguardo  alla  vaccinazione  si  è  &tto  molte 
cammino  in  avanti,  ed  in  oggi  non  vi  è  alcuna  madre  che  si  rifiuti  a  fai 
vaccinare  e  rivaccinare  i  propri  figli. 

In  quanto  alla  cura  delle  malattie,  in  generale  i  primi  medicamenti  che 
vengon  presi  di  mira  dal  pregiudizio,  sono  il  chinino  ed  il  mercurio.  II- 
chinino,  si  dice,  fa  impazzare,  il  mercurio  rovina  completamente  la  salute» 
ed  è  oggetto  del  più  profondo  disprezzo.  Non  si  pensa  che  quando  si  ri* 
corre  a  questo  medicamento  per  uso  intemo,  la  salute  è  già  per  la  mag- 
gior parte  compromessa!  La  cura  idroterapica  pure,  gli  eccitanti  in  certe 
malattie  reputate  infiammatorie,  trovano  un  grande  ostacolo  nella  loro  ap- 
plicazione. Lo  stesso  dicasi  della  libera  ventilazione  delle  camere  consigliata 
nelle  malattie  d'infezione,  a  mo'  d'esempio  nelle  tifoidee. 

E  non  si  creda  che  questi  pregiudizi  sieno  di  lieve  momento  e  trascu* 
rabili  ;  poiché  per  un  medico-condotto  nelle  campagne,  sono  di  una  impor 
tanza  capitale,  essendoché  giungono  a  comprometterne  la  quiete  e  la  tran 
quillità,  e  molte  volte  la  reputazione.  È  desiderabile  che  mano  a  mano  ch( 
la  civiltà  si  farà  strada  neUe  masse  agricole,  diminuendo  l'immenso  numerc 
degli  analfabeti  e  degli  ignoranti,  questi  pregiudizi  vadano  del  tutto  scom 
parendo  ;  ma  è  del  pari  sconfortante  il  pensare  come  questi  pr^udizi  sienc 
contemporanei  col  principio  della  medicina,  e  come  in  ogni  tempo,  in  ogn 
regione  si  sieno  mantenuti  a  causa  di  quelli  individui  di  malafede,  dei  diso 
nesti  e  molte  volte,  diciamolo  francamente,  di  certi  medici  mestieranti^  come 
benissimo  li  chiama  lo  Zappulla,  che  pure  di  farsene  una  sorgente  di  do 
minio,  di  guadagno  e  di  ambizione,  come  gli  antichi  sacerdoti  di  Escala 
pio,  hanno  cercato  di  accreditarli  presso  le  popolazioni  a  danno  dei  ver 
scienziati  e  cultori  della  medicina. 

{Continua). 


—  377  — 
copia  e  sufficiente    per  V  allattamento    di  un  bambino  ;  e  di  aspetto ,  con- 
sistenza e  ricchezza  di  adipi  pari  al  latte  di  buona  nutrice.  Il  Lozano  potè 
allattare  per  cinque  mesi  uno  dei  figliuoli  e  lo  vide   crescere  vigoroso  per 
opera  veramente    tutta  sua.  Una  particolarità    notevole  è  che  quegli  prima 
di  questo    fatto  andava    soggetto  a  profusi   sudori ,  che  scemarono  d'  assai 
dopo  iniziato  Tallattamento.  Un  caso  consimile  è  riferito  da  Haefer,  ma  il 
meglio  accertato  è  ancora  quello   ricordato  da  Humboldt  (i),  di  un  uomo 
che  allattò  per  lo  spazio  di  cinque  mesi  il  suo  bambino  durante  la  malat- 
tia della  moglie. 

È  del  resto  non  raro  il  trovare  nelle  mandte  qualche  caprone  che 
dà  latte  (2). 

Questi  casi  ed  altri  abnormi  modi  e  condizioni  d'allattamento,  ricordati 
^agli  autori  sono  pur  sempre  straordinari,  e  come  tali  vanno  con  molta 
rìserva  accolti.  La  loro  possibilità^  sta  quasi  per  mostrare  quanto  sia  inde- 
bito l'appunto  che  si  fa  alla  natura  d'aver  dato  all'uomo  degli  organi  su- 
perflui (Virey).  ^ 

n  latte  è  per  tutte  le  specie  un  liquido  bianco,  di  sapore  dolcigno, 
fresco,  del  peso  specifico  da  1028  a  1045  secondo  le  specie,  di  reazione 
alcalina  se  proviene  dagli  erbivori  ed  acida  dai  carnivori  (3).  Istiologicamente 
^  rappresentato  da  un  plasma  chiaro  e  senza  colore,  in  cui  trovasi  sospesa 
una  gran  quantità  di  corpuscoli  e  globuli  lattei  sferici,  di  differente  dimen- 
sione (4);   fisiogeneticamente  si  considera  come  la  deiscenza  degli  elementi 

(l)  Humboldt:  I^eise  in  die  Acquinoctialgegenden  des  neuen  ConHnents,  —  Voi.  II,  pag.  40. 
C^)  Hyrtl  :  Trattato  d^ Anatomia  umana,  —  Versione  italiana. 

(3)  A  Tero  dire,  U  latte  Taccino  ha  reazione  non  unica  ma  duplice  (anfotera).  Appena 

'^^^<%to  arrossa  la  carta  azzurra  di  girasole,  come  fa  azzurra  la  stessa  carta  reattiva  preven- 

'^'^anente  arrossata.  U  fenomeno  dura  brevi  istanti,  poi  si  vede  la  carta  arrossata  dal  latte 

'^^ ventare  azzurra,  e  quella  resaper  esso  azzurra,  inazzurrirsi  sempre  più.  Questa  reazione, 

^ondo  Soxhlet,  si  spiega  considerando  U  latte  come  una   soluzione  mista  di  albuminato 

al 

^^^^^lino  (caseina)  e  di  due  fosfati  bibasico  e  acido  (bisodico  e  monosodico)  in  condizione 
^  tale  quantità  da  lasciare  dbciolto  Talbuminoide  e  da  manifestare  ciascuno  la  reazione 
*^^  gli  è  propria. 

C4)  I  globuli  del  latte  (scoperti  e  descritti  da  Leuwenhoek  nel  1697)  sono  vescichette 
^^^sparenti  di  grandezza  varia  da  0.00125  milUm.  a  0.04  millim. ,  a  contorni  oscuri,  costi - 
^^^te  da  goccioline  di  grasso  involte  da  caseina,  la  quale  ne  impedisce  la  confluenza. 

Heeren  ha  calcolato  in  media  a  50  mUioni  U  numero  di  globuli  contenuti  in  un  mil- 
^  grammo  di  latte  genuino  e  Fleischmann  stima  esistere  in  iin  litro  di  latte  (con  40  grammi 


^*  t.  grasso),  oltre  80,000  milioni  di  globuli,  ammettendo  però  ch*essi  abbiano  un  raggio 
^^  ^  0.005  niillim.  Puchs  ha -notato  che  i  globuli  del  latte  degli  erbivori  sono  più  piccoli 
"^  i  ì  quelli  dei  carnivori. 


-  378  - 
epiteliali  delle  glandule  mammarie,  emulsionato  e  sospeso  questo  deti 
in  un  mestruo  fornito  assai  probabilmente  dal  sangue  (');  e  dal  punte 
vista  chimico  sarebbe  una  soluzione  e  sospensione  ad  un  tempo  nell'  ac 
dei  prìncipi  azotati,  idiocarbnrì,  (buno  e  lattosi)  e  sali,  ovverosia  un  mi; 
glio  di  que'  gruppi  atomici  che  sono  detti  prìncipi  alimentari  perchè 
vansi  rappresentati  nella  compage  organica  degli  animali  e  sodo  an 
valevoli  di  riparare  alle  sottnuioni  che  Ìl  movimento  chimico-vitale  ind 
nell'organismo. 

La  composizione  qualitativa  del  latte  è  identica  o  pressocchè  tale  in  tt 
le  specie  dei  mammiferi:  le  differenze  stanno  piuttosto  nella  quantitì 
diversi  prìncipi.  Un  litro  dì  latte  alla  temperatura  di  -^  15°  ha  un  dive 
peso  secondo  le  specie  :  vedasi  il  sottoposto  specchietto  : 


I 


Filbol  et  Joly . . . 
Bmion 

Q^vi^e 

Schubler 

Cberalìer  et  Henry 
Simon. ....,, 


1019 

'035 

1032-1035 


1018-1032 
1034 


1020-1025 
1034-1038 
1030-1034 


L'opteità  del  Utte  i  dovnt*  ii 
boiice  anche  la  copia  di  granuli  di  e 

(  I  )  Secondo  Voìt  ed  altri  il  latte  non  è  nn  prodotto  elaboralo  dagli  eteroenti  ghiandoli 
ma  sibbcne  un  prodotto  di  deliqueiceoza  dei  medesimi,  per  cai  il  latte  li  potrebbe  coi 
derare  come  ghiandola  disciolta.  Lo  laccaio  del  httc  mebbe  però  un  prodotto  di  • 
boiaiione  ghiandolare  non  trovandosi  esso  come  tale  nel  sangne  :  deciverebbe  diretumi 
od  in^rettamente  dalla  decomposUiooc  degli  albaminoidi  e  degli  adipi.  Qoanlo  alla 
sein*  Voit  e  Kenunerich  «ostcngono  lia  il  prodotto  d'uno  sdoppiamento  fermentativo 
arrerrebbe  dell'albumina  nella  gianduia  mammaria.  Secondo  Virchow  il  grasso  del  1 
li  produce  nell'interno  delle  cellule  epiteliali  che  lappeuaao  le  pareti  degli  acini  e 
distmggonsi  man  mano  lasciando  il  grasso  in  libertà.  Secondo  Dumas,  Boossinganlt  e  Pa 
i  giani  del  latte  traggono  l'origine  loro  dalle  materie  cerose  preesistenti  ne'  foraggi 
in  genere  nelle  piante  di  cui  ti  oatrono  gli  erbivori. 

La  questione  della  genesi  dei  princìpi  propri  del  latte  non  i  risolata.  D  latte  in  parti 
fa  e  si  raccoglie  nel  tempo  che  dccoire  fra  nno  svuotamento  e  l'altro,  ma  i  cerio  che 
ponione  maggiore  t  trasmessa  ed  elaborata  dorante  l'atto  dello  svaoMmento,  operaiii 
che  comunque  eseguita,  o  per  meno  naturale  come  nell'allattamento,  o  artificiate  (m 
gitun)  induce  eccitamento  nell'organo,  inflnendo  nill'attivitl  di  McrcdaDe  delle  glandi 


—  377  — 
cojà  e  saffidente  per  l' allattamento  di  un  bambino  ;  e  di  aspetto ,  con- 
ssteiua  e  ricchezza  di  adipi  pari  al  latte  di  buona  nutrice.  Il  Lozano  potè 
allattire  per  cinque  mesi  uno  dei  figliuoli  e  lo  vide  crescere  vigoroso  per 
open  veramente  tutta  sua.  Una  particolarità  notevole  è  che  quegli  prima 
!  é  questo  fatto  andava  soggetto  a  profusi  sudori ,  che  scemarono  d'  assai 
dopo  iniziato  l'allattamento.  Un  caso  consimile  è  riferito  da  Haefer,  ma  il 
Bxgiio  accertato  è  ancora  quello  ricordato  da  Humboldt  (i),  di  un  uomo 
I  che  allattò  per  lo  spazio  di  cinque  mesi  il  suo  bambino  durante  la  malat- 
I  tìi  della  moglie. 

È  del  resto  non  raro  il  trovare  nelle  mandre  qualche  caprone  che 
à  latte  (3). 

Questi  casi  ed  altri  abnormi  modi  e  condizioni  d'allattamento,  ricordati 

dagli  autori  sono  pur  sempre    straordinari,  e  come  tali    vanno  con  molta 

riserva  accolti.  La  loro  possibilità  sta  quasi  per  mostrare  quanto  sia  inde* 

bito  l'appunto  che  si  fa  alla  natura  d'aver  dato  all'uomo  degli  organi  su- 

liwflui  (Virey).  ^ 

n  latte  è  per  tutte  le  specie  un  liquido  bianco,  di  sapore  dolcigno, 
fresco,  del  peso  specifico  da  1028  a  1045  secondo  le  specie,  di  reazione 
alcalina  se  proviene  dagli  erbivori  ed  acida  dai  carnivori  (3).  Istiologicamente 
è  rappresentato  da  un  plasma  chiaro  e  senza  colore,  in  cui  trovasi  sospesa 
fina  gran  quantità  di  corpuscoli  e  globuli  lattei  sferici,  di  differente  dimen- 
s'one  (4);   fìsiogeneticamente  si  considera  come  la  deiscenza  degli  elementi 

(1)  Hamboldt:  J^eise  in  die  Acquinoctialgegenden  des  neuen  Continents,  —  Voi.  II,  pag.  40. 

(2)  Hyrtl  :   Trattato  d^ Anatomia  umana.  —  Versione  italiana. 

(3)  A  Tero  dire,  il  latte  Taccino  ha  reazione  non  unica  ma  duplice  (anfbtera).  Appena 
voto  arrossa  la  carta  aziurra  di  girasole,  come  fa  azzurra  la  stessa  carta  reattiva  preven- 
tiinDente  arrossata.  Il  fenomeno  dura  brevi  istanti,  poi  si  vede  la  carta  arrossata  dal  latte 
ridircotare  azzurra,  e  quella  resa  per  esso  azzurra,  inazzurrirsi  sempre  più.  Questa  reazione, 
SMoodo  Soxhlet,  si  spiega  considerando  il  latte  come  una  soluzione  mista  di  albuminato 
alcalino  (caseina)  e  di  due  fosfati  bibasico  e  acido  (bisodico  e  monosodico)  in  condizione 
di  tale  quantità  da  lasciare  disciolto  Talbuminoide  e  da  manifestare  ciascuno  la  reazione 
<he  ^  è  propria. 

(4)  I  globuli  del  latte  (scoperti  e  descritti  da  Leuwenhoek  nel  1697)  sono  vescichette 
(^sparenti  di  grandezza  varia  da  0.00125  millim.  a  0.04  millim. ,  a  contorni  oscuri,  costi- 
tuite da  goccioline  di  grasso  involte  da  caseina,  la  quale  ne  impedisce  la  confluenza. 

Heeren  ha  calcolato  in  media  a  50  milioni  il  numero  di  globuli  contenuti  in  un  mil- 
i'gnunmo  di  latte  genuino  e  Fleischmann  stima  esistere  in  un  litro  di  latte  (con  40  grammi 
<^  gnoso),  oltre  80,000  milioni  di  globuli,  ammettendo  però  ch*essi  abbiano  un  raggio 
<li  0.005  millim.  Puchs  ha^notato  che  i  globali  del  latte  degli  erbivori  sono  pili  piccoli 
<li  quelli  dei  carnivori. 


—  37»  - 
epiteliali  delle  glandule  mammarie,  emulsionato  e  sospeso  questo  detriitis 
in  un  mestruo  fornito  assai  probabilmente  dal  sangue  (i);  e  dal  punto  eli 
vista  chimico  sarebbe  una  soluzione  e  sospensione  ad  un  tempo  nell'acqu» 
dei  prìncipi  azotati,  idrocarburi,  (burro  e  lattosi)  e  sali,  ovverosia  un  miiot- 
glio  di  que'  gruppi  atomici  che  sono  detti  principi  alimentari  perchè  In»* 
vansi  rappresentati  nella  compire  organica  degli  animali  e  sono  ancbtt 
valevoli  di  riparare  alle  sottrazioni  che  il  movimento  chimico-vitale  induce . 
nell'organismo. 

La  composizione  qualitativa  del  latte  è  identica  o  pressocchè  tale  in  tutte 
le  specie  dei  maromìTerì:  le  differenze    stanno    piuttosto  nella  quantità  deT- 
diversi  principi.  Un  litro  di  latte  alla  temperatura  di  -|-  15°  ha  un  divaK»-' 
peso  secondo  le  specie  :  vedasi  il  sottoposto  specchietto  : 


1 

3 
1 

s 

s 

1 

6 

'E 

1 

lilhol  et  Joly  . , . 

1028-1032 

1032 

1037 

1037 

1019 

1028-IO3J 

1044 

iota 

Brisson 

• 

1034 

1040 

>03S 

1034 

• 

Q"""-c 

1031 

1011^1034 

1032-1035 

• 

Schubler 

>       > 

* 

• 

ChcTalìei  et  Hem? 

1020-1015 

.       > 

* 

i 

1034-1038 
1030-1034 

1034 

Lebmium 

• 

■ 

■ 

L'opadU  del  latte  h  dovuta  in  mauima  parte,  ma  non  in  tutto  ai  globuli  :  *I  castri— 
buìsce  anche  la  copia  di  granuli  di  caieina   n»pe*a  nel  siero. 

(i)  Secondo  Volt  ed  altri  il  latte  non  t  un  prodotto  elaborata  disti  eletnenli  ghiandolari^ 
ma  tìbt>eiie  uo  prodotto  di  deliquescenza  dei  medesimi,  per  cui  il  latte  tì  potrebbe  conu-' 
derarc  come  gliiandola  disclolu.  Lo  zuccaio  del  Utte  sarebbe  però  un  prodotto  di  eh- 
borazione  ghiandolare  non  trovandosi  euo  come  tale  nel  sangue  :  derÌTerebbe  direttamente 
od  indirettamente  dalla  decomposizione  degli  albuminoidi  e  degli  adipi.  Quanta  alla  cfr— 
seina  Volt  e  Kemmericb  sostengono  sia  il  prodotto  d' uno  sdoppiamento  fermeotatin>  die 
aweirebbe  dell'albumina  nella  gianduia  mammaria.  Secondo  Virchon  il  grasso  del  latte 
si  produce  nell'interno  delle  cellule  epiteliali  che  tappeiiano  te  pareti  degli  acini  e  che 
distm^onsi  man  mano  lasciando  il  grasso  in  liberti.  Secondo  Dumas,  Boussinganlt  e  P>7eti 
i  grassi  del  latte  traggono  l'origine  loro  dalle  materie  cerose  preetiitenli  ne'  fotiggi  ed 
in  genere  nelle  piante  di  cui  si  nutrono  gli  erbivori. 

La  questione  delta  genesi  dei  principi  propri  del  latte  non  Ì  risoluta.  Il  latte  in  parte  si 
&  e  si  raccoglie  nel  tempo  che  decorre  fra  uno  svuotamento  e  l'altro,  ma  i  certa  die  la 
porzione  maggiore  è  trasmessa  ed  elaborata  durante  l'atto  dello  svuotameDlo,  openmone 
che  comunque  eseguita,  o  per  mezzo  naturale  come  nell'allattamento,  o  artificiale  (muo- 
gitnra)  induce  eccitamento  nell'organo,  influendo  lall'altìTitl  di  tecreiioiw  delle  glandule. 


—  379  — 
\i  (fooitù  alla  proporzione  dei  prìncipi  solidi  i  seguenti  dati  : 


Sopra  zoo  parti 
di  latte  di 

Acqua 

Parti 
solide 

Sopra  zoo  parti 
di  latte  di 

Acqua 

Parti 
solide 

IMBItta  •■■••■••••• 

87,7 

86,5 
90,7 

12.3 

13,5 
9,3 

Capra 

87.6 
82,0 

73.7 

12,4 

18,0 

26.3 

Vacci 

Pecora. 

Arm,  ....«.....•■ 

Cafiiia 

^^   o"~  •••••••••••• 

[e  i  singoli  componenti  solidi  sono  in  modo  particolareggiato  rappresentati 
[«ne  segue  : 


Sa  zoo  parti  di  latte 
di 

Burro 

Caseina 

Latto-prot. 

Zuccaro 

Ceneri 

DovDa  • , , . 

4,50 
4.05 
2,50 

1.55 
5.33 
4,20 

9,72 
3,95 
3,30 

1,9 
3.6 

2,7 
1,7 
6.1 

3,7 

(x6,o|J 
3,1 

0.27 
0,32 

0,33 
0,25 

0,15 
0,4 

5,3-4,6 
5,5 
5,5 
5.8 
4.2 

4.0 
3.0 

1.5 

0.9 

0,16-0,45 
0,30-0,90 

1,2-1,5 
0.50 
0,56 
0,70 
0,50 

I.I 
0.5 

Vacci 

CtnHa 

Am 

Pecofi  



Capn 

Caeni 

Tfoji 

Gatta. 

[emettendo  in  scala  discendente  d'importanza  gli  elementi  del  latte  dei  mam 
f&iferi,  si  ha  la  seguente  serie  : 


Donna 

Vacca 

Asina 

Capra 

Giumenta 

Cagna 

Pecora 

Zneciro 

Cacio 

Zuccaro 

Burro 

Cacio 

Cacio 

Cacio 

Cado 

Znccaro 

Cacio 

Cacio 

Znccaro 

Burro 

Burro 

Bono 

Burro 

Burro 

Zuccaro 

Burro 

Zuccaro 

Zuccaro 

Sali 

SaU 

SaU 

SaU 

SaU 

SaU  . 

SaU 

(1)  L*  albumina  normalmente  si  trova  solo  nel  latte  di  troja  :  in  queUo  di  cagna  vi  ^ 
tUmabi  invece  di  caseina  se  alimentata  esclusivamente  a  carne,  mentre  ricompare  la  ca- 
Kiai  e  V  albumina  non  si  trova  più  quando  il  vitto  sia  di  fecola. 


—  3^2  — 

nel  prendere  cibi  naturali  o  preparati  (0:  di  più  nel  latte  nulla  v'è  d'indi- 
geribile, ogni  suo  principio  costitutivo  è  principio  alimentare:  tantoché  nei 
soggetti  adulti  ,  che  tollerano  bene  la  dieta  lattea,  v*ha  stipsi,  sì  poche 
feccie  si  formano. 

£  giacché  toccammo  l'argomento  della  digeribilità  del  latte,  accenneremo 
come  si  faccia  la  digestione  di  detto  alimento,  in  qual  parte  del  tubo  gastro- 
enterico prevalentemente  avvenga  ed  in  quanto  tempo. 

Beaumont,  Helm  e  gli  altri  sperimentatori  che  ebbero  agio  di  fare  delle 
osservazioni  ne'  pochi  casi  di  fistola  gastrica  occorsi  nell'uomo  e  di  li  poi 
tutti  i  fisiologi  che  seguirono  la  proposta  di  Bassow  d' istituire  artificialmente 
nel  cane  la  fistola  gastrica  e  poi  anche  l' enterica  a  fine  di  studiare  il  pro^ 
cesso  della  digestione  nei  suoi  diversi  momenti,  convengono  nel  dire  che  il 
latte  è  facilmente'  e  presto  digerito  per  molta  parte  già  nello  stomaco,  dov^ 
pure  ne  ha  principio  l'assorbimento. 

Il  latte  appena   introdotto  nello   stomaco  coagulasi.  Tutta  o  quasi  tult^^ 
l'acqua  con   i  sali  solubili   vien   assorbita  dalle    vene.  Quanto   alla  lattosi^^ 
Bouchardat  ammette  che  sia  assorbita  nello  stomaco  con  l'acqua  ed  i  sal'^ 
solubili  e  portata  col  sangue   della  vena   porta  nel   fegato  a  tramutarsi  ii^- 
glucosio  e  tnucoglucosio.   Non  neghiamo   la   possibilità  che   la   lattosi  com^ 
tale  sia  assorbibile  almeno  in  parte,  ma  le  prove   sperimentali   dimostrane^ 
che  la  maggior  quantità  di  essa  deve  subire  delle  trasformazioni  prima  d». 
essere  assorbita:  e  per  vero  una  parte  della  lattosi  deve  nel  ventricolo  tra — 
sformarsi  in  acido  lattico,  il  quale  avrebbe  per  ufficio  di  servire    aliar  pre  — 
cipitazione  della  caseina,  se  giusta  le  osservazisni  di  Brliclwe,  l'acido   dori  — 
dropeptico  del  succo  gastrico  non  è  atto  a  determinare  tale  precipitazione-  — 

La  quantità  maggiore  di  lattosi  già  nel  ventricolo  e  poi  nell'intestino  si 
trasforma  in  glucosio,  né  é  detto  dai  fisiologi  che  tale  trasformazione  ^t 
faccia  anche  nel  fegato,  e  quando  si  faccia  non  è  che  fenomeno  cadaverico  - 

L' albumina  e  la  caseina  del  latte  subito  coagulate  nello  stomaco  vengon  <^ 
a  poco  a  poco  a  ridisciogliersi  per  effetto  del  succo  gastrico  ed  il  materiale 
semiliquido  costituente  il  chimo  viene  in  parte  assorbito  nel  ventricolo,  tcx^ 
la  maggior  porzione  passa  prima  a  spruzzi,  poi  in  rapida  corrente  nell'intestine^' 

La  riduzione  della  caseina  in  peptone  si  può  studiare  in  preparati  arti- 
ficiali. La  caseina  messa  in  conveniente  quantità  dì  succo  gastrico  vi  forco^ 
dapprima  una  soluzione  opaca,  poi  coagula  per  quindi  ridisciogliersi  e  for- 
mare uno   strato  superiore   trasparente  ed    un  deposito   composto,    seconcl*^ 

(i)  Oehl:  Manuale  dì  Fisiologia  —  Tomo  I,  Art.  Degli  Alimenti,  « 


—  38i  — 
ipeciaU:  cosi  airumana  ìspecie,  dice  il  Borsarelli  (O,  che  presenta  sviluppo 
tcheiiettrìco  mediocre  e  che  mette  un  numero  d*anni  assai  notevole  a  ra«y- 
liuDgere  fl  suo  completo  sviluppo ,  non  occorre  ricevere  fino  da*  suoi  pri- 
[  monfi  la  quantità  di  materie  fìsse  e  specialmente  di  sali  di  calce  che  ne- 
oessUno  alla  specie  bovina    e  ad    altre,  che  e   per   la   maggior  mole  cui 
debbono  raggiungere,  e  per  il  più  rapido  accrescimento  ed  anche  per  questa 
sola  causa  (pecora,  cane)  ne  abbisognano  in  più  grande  quantità  ed  in  un 
tempo  molto  più  vicino  alla  nascita ,  per  conferire   la   voluta   solidità  allo 
idieletro.  In  altre  parole,  il  giovane  vitello  che  deve  camminare  subito  nato^ 
e  mi  latte  atto  a  far  carne,  muscoli  ed  ossa,  ricco  perciò  d'azotati: 
il  bambino  che  ,non  cammina  ed  a  cui  manca  perciò  una  fonte  di 
,  sagge  dalla  madre  un  latte  più  povero  si  di  caseina,  ma  più  ricco 
i  principi  combustibili,  burro  e  zuccaro  (Bouchut). 
Potrebbesi  credere  che  il  latte,  a  cagione  delle  differenze  notate  da  una 
altra  specie,  non  possa    servire  indifferentemente  ad  animali  di  diverso 
,  soprattutto  nei  primi  momenti  della  vita.  Ciò  è  vero  se  si  consideri 
cosa  in  modo  assoluto  ;  ma  noi  ad  arte  possiamo  variare  le  proporzioni 
i  componenti  del  latte ,  conforme  porta  il  bisogno.    Cosi    noi  non  solo 
tniamo  donna  ad  altra  donna  nell'allattamento  dei  nostri  fanciulli,  ma 
mancando  la  nutrice  ci  possiamo  valere  del  latte  di  vacca  o  di  capra, 
imministrandolo  con  poppatoi,  sia  attaccando  direttamente  il  bambino 
poppa  dell'animale. 
Dicesi  pare  che  anche  tra  bruti  avvengano  fatti  consimili,  e  che  del  latte» 
id  esempio ,  di  cagna ,  siansi  pasciuti  i   gattucci  cui  mancò  il  nutrimento 
^  madre.  Non  è  che  per  via  di  esperimenti  che  si  possono  determinare 
i  limiti  d'adattamento   e   di  tolleranza  per  l'allattamento    d'una  specie  ani- 
&ak  rispetto  all'altra.  Ma  anche  in  ciò  hanno  pure  molta  parte  le  condi- 
aoni  individuali. 

Per  gli  animali  onnivori ,  ed  in  modo  speciale  per  l'uomo ,  il  latte  di 
ibme  specie  di  animali,  quali  le  vacche,  capre,  pecore,  è  un  cibo  natu- 
ak,  come  le  uova  e  la  carne:  esso  è  cibo  e  bevanda  ad  un  tempo,  e 
lebbene  a  parità  di  volume  e  peso,  riesca  meno  nutriente  delle  uova  e  della 
tttne,  è  in  compenso  meglio  proporzionato  ne'  suoi  principi  alimentari.  E 
iktà  il  latte  nella  serie  dei  cibi  naturali  sta  innanzi  a  tutti,  nel  senso  che 
pù  di  tutti  €  s'avvicina  a  quella  giusta  proporzione  dei  diversi  gruppi  di 
prìncipi  alimentari  che  anche  istintivamente  l'uomo  e  gli  onnivori  tengono 

(i)  Borsarelli:  Sali  nel  latte  di  donna  e  in  quello  di  vacca,  —  Igea,  1866,  p.  88,  Rivista, 


—  3^4  — 

Riguardo  al  tempo  impiegato  per  la  digestione  del  latte,  Gosse  (che  pò- 
tendo  rigettare  a  sua  voglia  fece  sopra  sé  stesso  per  ì  diversi  cibi  una  serie 
di  prove)  ascrive  il  latte  ai  cibi  digeribili  nel  tempo  di  60  m'   a  90  m'. 

Questa  indicazione  va  intesa  nel  senso  che  dopo  tale  tempo  è  già  assor- 
bita l'acqua  ed  incominciata  la  formazione  de'  peptonL  Beaumont  desume  la 
maggior  digeribilità  gastrica  de'  cibi  dal  minor  tempo  di  loro  fermata  nel 
ventricolo. 

Ma  tale  criterio  non  ha  che  valore  relativo  essendoché  sul  fenomeno  della 
digestione  hanno  influenza  molte  circostanze,  quali  la  quantità,  la  qualità,  la 
consistenza  dei  cibi,  la  capacità  loro  d'imbeversi  del  succo  gastrico,  lo 
stato  della  mucosa,  ecc. 

V  ha  dunque  anche  per  il  latte  la  difficoltà  di  definire  la  media  del  tempo 
richiesto  alla  sua  digestione,  tante  sono  le  cause  che  possono  concorrere 
in  modo  favorevole  o  contrario  nei  diversi  momenti  della  digestione. 

CAPITOLO   IL 
Del  latte  come  alimento  nelle  diverse  età. 

Non  è  nostro  compito  di  studiare  l'argomento  dell'allattamento  in  tutta 
la  serie  mammifera:  ci  basta  ricordare  che  la   lunghezza  di  questo  impor- 
tante momento  della  vita  vegetativa  è  in  ragione  inversa  del  tempo  neces^ 
sano  alla  specie  per  raggiungere  im  certo  qual  grado  di  sviluppo»  compa^ 
tibile  per  potere  da  sé  soddisfare    all'istintivo  impulso   di   procurarsi  l'alia 
mento  :  la  specie  umana  è  quella  che  più  protrae  l'allattamento,  ma  è  ancHe 
la  più  tardiva  a  raggiungere  il  completo  suo  sviluppo  organico. 

È  rispetto  air  uomo  soltanto  che  noi  vogliamo  vedere  quanta  parte 
il  latte  nella  dietetica  sua,    iniziando  dalla  nascita  in  su  venendo   all'* 
adulta  fino  alla  vecchiaja. 

n  latte  è  il  vitto  esclusivo  degli  infanti  e  da  solo  vale  a  camUare  ujq 
neonato  in  un  vispo  barobino,  che  corre,  parla  e  pesa  le  tante  volte  pii^ 
di  quando  é  nato  (Mantegazza). 

È  argomento  di  opere  speciali  di  pediologia  e  di  ginecologia  il  dire  d^ 
dovere  che  incombe  alle  madri  di  allattare  i  propri  bambini,  quali  i  o3-£Ì 
in  cui  debbasi  veramente  provvedere  in  altro  modo,  mostrando  i  vant^^S^ 
e  i  difetti  di  questi  succedanei.  Noi  dal  nostro  punto  di  vista  dobbia-oc*^ 
cercare  in  qual  modo  e  proporzione  provveda  il  seno  materno  al  nutrimo^^^^ 
dell'infante  e  come  siasi  procurato  di  fissare    le  quantità  di  latte  da  so**^* 


—  383  — 

die  leggesi  nel  Trattato  di  Fisiologia^  dell'  Oehl,  di  metapeptone  e  peptone 
adla  propondone  del  1^^/^^  con  piccola  quantità  di  dispeptone  (20  y^) 
€  metapeptone  (2  Yo)*  Altrettanto  ammettendo  che  avvenga  nella  chimifì- 
ozioDe  gastrica  è  lecito  arguire  che  passato  il  chimo  nell'intestino,  gli  al- 
buomoidi  non  ancora  del  tutto  convertiti  in  peptoni,  tali  divengano  per  a* 
del  succo  pancreaticOi  di  cui  è  riconosciuta  indubbia  non  solo  l'azione 
i&  tramutare  in  zucchero  gli  amidi,  di  emulsionare  gli  adipi,  ma  anche  di 
iaie  in  peptoni  gli  albuminoidi. 
Disctolti  i  globuli  del  latte  nel  ventricolo,  confluite  le  goccioline  di  grasso, 
il  borro,  per  cosi  dire,  fuso  a  mescolarsi  con  la  massa  chimosa  e  con 
trasportata  nell'intestino.  Ivi  il  succo  pancreatico  emulsiona  i  grassi  che 
00  come  tali  (grassi  emulsionati)  in  parte  assorbiti,  mentre  altra  por- 
si decompone  in  acidi  grassi  e  glicerina:  quest'ultima 'assorbibile  come 
,  i  primi  sono   saponificati  prima  di  passare  ne'  chiliferi   e  di  li  nella 

del  sangue. 
£^>osto  cosi  come  avviene  la  digestione  del  latte,  aggiungiamo  a  comple- 
to che  se  gli  elementi  di  esso  tramutati  per  azione  del  succo  gastrico, 
bile  e  dell'umore  pancreatico,  non  lo  fossero  tutti  adequatamente  per 
assorbibili,  avrebbesi  ancora  a  renderli  tali  l'umore  enterico  (pro- 
di secrezione  delle  glandule  di  Lieberkiihn)  atto  ad  una  progressiva 
ione  degli  albuminoidi  in  peptoni,  degli  zuccari  in  glucosio  e  di 
in  acido  lattico  e  butirrico. 
Riguardo  all'assorbimento,  questo  già  dicemmo  avvenire  per  gli  elementi 
latte  in  parte  nello  stomaco  ed  in  parte  nell'intestino:  e  cioè  l'acqua 
i  sali  solubili  nel  ventricolo,  la  maggior  parte  de'  peptoni,  del  glucosio  e 
litti  i  grassi  nell'intestino.  Il  passaggio  avviene  per  osmosi  col  favorevole  con- 
no delle  appropriate  condizioni  di  capillarità  degli  epiteli.  I/acqua  ed  i 
i  sohilnli  passano  nel  sistema  venoso.  I  peptoni  nel  ventricolo  per  quella 
porzione  che  vi  sono  assorbiti  passano  pure  nelle  vene  :  nell'intestino  parte 
to  queste,  parte  ne'  chiliferi,  ma  più  abbondantemente  in  questi  che  in 
^c,  come  si  può  desumere  dal  fatto  del  non  presentare  la  vena  porta 
*ww  /  vasi  chiliferi  aumento  sensibile  di  albuminoidi  nel  tempo  della  dige- 
itìm  (i). 

Oli  adipi  nell'intestino  sono  assorbiti  prevalentemente  dai  chiliferi,  per 
<ittaDto  anche  ne  ricevino  le  vene,  conforme  lo  dimostra  la  maggior  copia 
^  materie  grasse  nel  sangue  della  vena  porta  durante  l'atto  della  digestione. 


(})Oehl:  Manuale  di  Jìsiologia.  —  Parte  I,  pag.  638. 


—  386  — 

subisce  il  latte  materno  per  provvedere  ai  crescenti  e  modificati  bisogni  del 
bambino.  Nei  primi  due  mesi  l'infante  non  ha  bisogno  che  di  nutrirsi  ^ 
di  produrre  calore  :  ed  ecco  la  copia  dei  grassi  e  dello  zuccaro  servire  alio 
scopo  ultimo  e  la  proporzione  discreta  di  caseina  al  primo.  Più  avanti  li^ 
chiedendolo  lo  sviluppo  delle  ossa  e  poi  dei  denti,  cresce  nd  latte  materno 
la  proporzione  de'  sali  terrosi  e  del  fosfato  di  calce  in  particolare,  come 
aumenta  anche  la  caseina  (0  per  il  cresciuto  bisogno  di  azotati. 

La  proporzione  dei  principi  costitutivi  del  latte  è  varia  secondo  la  costi- 
tuzione  e  Tetà  della  nutrice,  il  tempo  da  cui  data  1'  allattamento  e  vuoisi 
anche  da  taluno  a  seconda  che  trattasi  di  donne  primipare  o  pluripare. 
U  latte  di  queste  ultime,  quando  però  le  gravidanze  non  siensi  troppo  ri- 
petute, sarebbe  più  abbondante  e  più  ricco  di  materie  nutritive  di  qadlo 
delle  primipare.  Di  norma  le  donne  linfatiche  abbondano  di  latte  più  delle 
sanguigne,  e  Becquerel  da  una  serie  di  osservazioni  su  nutrici  di  abito  e 
temperamento  diverso,  ha  tratto  il  seguente  prospetto: 


Densità  del  Latte  . . . 

Acqua 

Parti  solide 

Zuccaro 

Burro 

Ca^na. 

SaU 


Costì  timone 
forte 


1032,97 

911,19 

88,81 

32.55 

25.9^ 
28,98 

1,32 


Còstituxione 
debole 


1031.90 

887.59 

112,41 

42,88 

28,78 

39.21 
1.54 


Costi  tnxioae 
normale 


1032,67 
889,08 
110,92 

43.64 
26,66 

39.24 
1.38 


Riguardo  all'età  della  nutrice,  il  latte  migliore  è  quello  prodotto  tra  ^ 
25  ed  i  35  anni  (Guaita),  a  conferma  di  che  troviamo  la  s^^ente  tabella 
di  anxdisi  di  Becquerel: 


Composìnone  del  Latte 


Di  Nutrice 

dai  15 
ai  ao  anni 


Dai^  90 

ai 
as  anni 


Densità. . .  • 
Acqua. .... 
Parti  solide 
Zucchero  . . 

Burro 

Caseina  . . . 
Sali..    '.. 


1032,24 
869.85 

«3o,i5  I 
35.23  ' 
37.38  j 

55.74 
i,So 


1033,08 
886,91 

113.09 
44,72 
28,21 

38.73 
1,43 


Dai  35 

ai 
30  anni 


Dai  30 
35 


I 


1032,20 

1032,4» 

892,96 

888,06 

107,03 

"1,94 

45.77 

39.53 

23,48 

28.64 

36,53 

43,33 

1,26 

1,44 

\i)  A,  Becquerel:   Tratte  elenuntaire  d' I/yguru  —  Art  Lait. 


-  385  — 
BÌmstrarsi  ad    un    bambino    neir artificiale    allattamento.  Appena   nato,  il 
bunbino  è  capace   di  poppare    e    il   numero    delle  volte  che  va  attaccato 
alla  mammella ,  è  in  ragione  inversa  del  progresso  del  tempo  e  del  quan- 
tititifo  di  latte  che  assume  per  ogni  seduta.  Jacquemier,  Guillot,  Bouchut 
con  hmga  serie  di  diligenti   pesate   dell'infante  prima   e   dopo  ogni  pasto, 
boato  determinato  in  modo  approssimativo  se  non  rigoroso,  le  quantità  di 
htte  succhiato  per  ogni  volta  e  per  giorno  dall*  infante  preso  in  osservazione 
dal  momento  della  nascita  fino  al  9°  o  i  o^  mese.  Così  ad  esempio  Bouchut 
ki  segnato  le  seguenti  medie  :  per  i  primi  quattro  giorni  di  vita,  le  quantità 
4  latte  preso  per  volta  sarebbero  rappresentate  da  grammi  3,  15,  40,  55: 
od  secondo   mese  di  vita  70  grammi  di  latte  per   ogni   presa  e  nei    sue- 
(xsstfi  mesi  si  va  a  100,  150  grammi  per  volta  ed   anche  pìi!i.  E  quanto 
iDe  medie  giornaliere,   avremmo  le  seguenti   cifre: 


«.          ^lUIIIVf.    .    •    ■    •    lUlAAC;      VII      JIACIV.      yv^^tAK\f    .    .    .    .    . 

•     •    •   l^ftAIlilti 

150 

3.0         . 

450 

4.**         • 

550 

Dopo  il  primo  mese  media  griornaliera 

■    *    •                      * 

640 

>          terzo         »                   » 

750 

»          quarto       »                   » 

850 

Dtl  6.^  al  9.^  mese                  » 

950 

Quanto  al  carattere  chimico-fisiologico  del  latte  sappiamo  ch'esso  modi-, 
ficasi  dì  non  poco  a  seconda  dei  diversi  momenti  dello  sviluppo  organico. 
All'inizio  dell'allattamento,  le  mammelle  della  puerpera  segregano  un  liquido 
sieroso,  ricco  di  sali,  naturalmente  purgativo  ed  atto  ad  espellere  quel  mi- 
scuglio ed  indigesto  ammasso  di  muco  e  di  bile  (meconio)  che  erasi  for- 
mato ed  addensato  nelle  intestina  del  feto,  e  questi  venato  alla  luce  ove 
non  se  ne  sgomberi  presto,  arrischia  d'incorrere  in  gravi  malori  (i). 

A  codesto  sgombero  le  sole  forze  della  natura  non  bastano  e  d' altra  parte 
Bon  è  provvido  usare  purgativi  a  ciò  :  il  colostro  provvede  allo  scopo  meglio 
d'ogni  altro  sussidio  in  grazia  dei  mutui  rapporti  fisiologici  che  necessaiia- 
note  debbono  esistere  tra  lo  stesso  ed  il  meconio  (^). 

E  l'opera  maestra  della  natura  si  manifesta  anche  nelle  modifìcaziom  che 

(1)  L.  Vacca  :  Allatiameutp  materno  —  Lezione  —  Lo  Spallanzani,  fase,  giugno,  iSSt. 

(t)  Vaolù  dovttta  ai  sali  la  proprietà  purgativa  del  colostro  :  ma  anche  il  latte  vero  che 
I  ^kIIo  succede,  nei  primi  momenti  è  d'azione  lassativa,  il  che  devesi  (Lassagne)  alla 
Daterìa  grassa  in  copia  e  non  ben  divisa  che  vi  si  trova. 

25 


—  388  — 
A  questa  tavola  fa  come  complemento  T  altra  del  Vernois  e  Becquerel, 
che  prosegue  l'analisi  del  latte  dall' 8.**  mese  al  24.°: 


[ 


Peso  specifico 

Acqua 

Parti  solide.. 

Zucchero 

Burro 

Caseina 

Sali 


A 

8  mesi 


1031.37 
889,49 

108,35 

41,52 
22,79 

45.02 
I,X8 


A 

9  mesi 


1032,88 
891,65 
108,35 

45.31 
23,06 

38,79 
X.I9 


A 

IO  mesi 


1031,44 
889,28 

110,72 

45.84 

25.03 

'  38,57 
1,28 


A 

zx  mesi 


1031,61 
900,63 

99.37 
47,62 

19,47 
31,06 

1,22 


Dai  Z3 

mi 
18  medi 


1032,50 

891,34 
108,66 

45,92 

24,44 

36,98 

1,32 


1030,81 

876,55 

"3,45 
41,33 
43,47 
37,32 


1,331 


Queste  variazioni  nella  quota  de'  principi  alimentari  del  latte  vanno  ad 
adattarsi  agli  accresciuti  e  mutati  bisogni  dell'infante,  e  dimostrano  anche 
una  volta  la  necessità  ne'  casi  in  cui  la  madre  non  può  allattare  il  proprio 
nato,  di  prendere  per  nutrice  una  donna  che  abbia  partorito  all'inarca 
nello  stesso  tempo  di  essa. 

Per  quanto  si  esageri  dicendo  che  una  buona  nutrice  mercenaria  noti 
equivale  ad  una  madre  anche  men  che  mediocre  nel  soddisfiEUie  ai  bisogni 
del  proprio  infante,  pure  in  massima  il  fatto  sta  ed  il  giudizio  s'appoggia 
a  fatti  ed  a  cifre.  Nei  dipartimenti  presso  Parigi  risulta  dalle  pregevoli  sta.-  ' 
tistiche  di  Bertillon,  che  la  mortalità  dei  bambini  nel  primo  anno  di  vita 
è  di  gran  lunga  superiore  a  quella  notata  in  altri  dipartimenti  della  Fniììcia. 
n  fatto  si  spiega  col  trovarsi  nelle  campagne  presso  Parigi  maggior  numero 
di  bambini  a  balia  che  non  altrove. 

n  dottor  Crequi  in  buon  numero  di  casi  comparati,  trovò  una  mortalità 
del  8.  28  per  cento  su  180  bambini  nutriti  al  seno  materno,  mentre  ebb^ 
il  1 8  per  cento  nei  bambini  affidati  a  nutrice.  Il  professore  Routh  ha  cal- 
colato che  in  Inghilterra  muojono  non  meno  di  12  mila  bambini  all'ano c> 
per  privazione  del  latte  materno  (0. 

A  determinare  tali  differenze  nelle  mortalità,  abbiamo  circostanze  indiix'-* 
siche  all'allattamento,  ed  altre  estranee.  Non  è  duopo  ricordare  quanto  pi 
attente,  diligenti,  amorosamente  assidue  siano  le  cure  d' una  madre  a  pett 


(1)  C.  R.  Routh:  Infant-Feeding,  and  its  influenct  oh  Lift^ 


—  38;  — 

bi  quale  facciamo  seguire    la  tavola    compilata    da  Gerber  sulla  serie 
sae  proprie  analisi  : 


I. 

II. 

III 

IV. 

V. 

VI. 

Media 

specifico  del  latte. 

iella  donna 

ìd  latte 

1,027 
33*nni 

50  g. 

1,031 
32  a. 

74  g. 

1.029 
23  a. 
77  g. 

1,028 
27  a. 
48  g. 

1,031 
25  a. 
60  g. 

1,021 
23  a. 
i7og. 

89,05 
3,30 

1.79 

5.39 
0,42 

88,02 
2,90 
1,60 

7,03 
0,31 

86,22 

4,54 
2,81 

5',96 
0,41 

84,86 
5,23 

2,74 
6,40 

0,75 

86,62 

4,64 
2,03 

6,46 
0,22 

87.57 

3,44 
2.03 

6,27 

0,67 

93.17 

2,15 
1,06 

3.46 
0,14 

\z  albamina 

•0  .,•..• 

ne 

99,86 
neutra 

99.94 
neutra 

99,98 
alcalina 

99.97 
neutra 

99.98 
neutra 

99,98 
nentra 

99.95 

Ito  alla  diversa  proporzione    degli   elementi    costitutivi    del  latte  in 
0  alla  data  del  parto,  abbiamo  le  seguenti  cifre  di  Simon: 


TRASCORSI 
il    parto 


Peso 

specifico 

del 

latte 

Proporr, 
dell'acqua 

Residuo 
secco 

Caseina 

Zucchero 

Burro 

Sali  fissi 

1,0320 

82,80 

17,20 

4,00 

7.00 

5.00 

0,316 

1,0316 

87.32 

12,68 

2,12 

6,24 

3.46 

1,180 

1,0300 

88,38 

11,62 

1,96 

5.76 

3.14 

0,166 

1,0300 

89.90 

IO,XO 

2,57 

S.23 

1,80 

0,300 

1,0300 

88.36 

11,64 

2,20 

5,20 

2,64 

0,178 

1,0340 

89,32 

10,68 

4,30 

4,50 

1,40 

0,274 

1,0320 

88,60 

11,40 

4.52 

3.92 

2,74  • 

0,287 

',0345 

91,40 

8,60 

3,55 

3.95 

0,80 

0,240 

1.0330 

88,06 

".94 

3.70 

4.54 

3,40 

0,250 

1,0334 

89,04 

10,95 

3,85 

4,75 

1,90 

0,270 

1,0320 

90,20 

9,80 

3,90 

4.90 

0,80 

0,208 

1.0330 

89,00 

11,10 

4,15 

4,30 

2,20 

0,276 

1.0344 

89,10 

10,90 

4,20 

4.40 

2,00 

0,268 

1,0340 

86,14 

13.86 

3,10 

5,20 

5,40 

0,235 

1,0320 

87.36 

12,64 

4,00 

4,60 

3,70 

0,270 

—  390  — 
cessano  trovare  nella  serie  dei  mammiferi  un   latte   che  per  composiaone 
s'avvicini  al  muliebre  o  ad  arte  adattarlo  all'uopo. 

L'asina  dà  un  latte  che  per  l'acquosità,  tinta,  leggierezza,  sapore,  odore 
e  per  composizione,  più  d'ogni  altro  s'avvicina  al  latte  di  donna,  però 
un  po'  più  zuccherato  di  questo  e  meno  ricco  di  grasso  e  di  caseina:  ma 
è  cosa  non  agevole  procurarsi  detto  latte,  mentre  vi  ha  l'agio  di  usare  del 
vaccino  o  del  latte  caprino  addizionato  di  acqua  e  d'un  po'  di  zuccaro. 

Tali  addizioni  vanno  commisurate  ai  bisogni  diversi  che  trae  seco  lo 
stadio  di  allattamento.  In  massima  Hervieux,  Joulin,  Parrot  ed  altri  vi  si 
dichiarano  contrari.  Ma  i  più  ne  sono  fautori,  tanto  più  se  trattisi  di  al- 
lattamento misto:  il  Marchand    ha  proposto  il  seguente  miscuglio  : 

Latte   vaccino    puro litri  ...  o.  750 

Acqua  »  o.  250 

Zuccaro  grammi  35 

Ma  ne'  primordi  dell'allattamento  detta  miscela  è  ancora  troppo  pesante 
e  può  bastare  la  seguente  : 

Latte  di  vacca  naturale  non  bollito  (i)  mezzo  litro,  carico  della  materia 
grassa  normalmente  contenuta  nel  volume  di  un  litro.  Si  aggiunga  acqua 
500  ce.  con  50  grammi  di  zuccaro  ed  una  tenue  proporzione  di  sali  alca- 
lino-terrosi  (Carron). 

In  un  tale  miscuglio  i  prìncipi  alimentari  sarebbero  rappresentati  come 
segue: 

Barro 3*  70 

Materia  zuccherina* 7.  io 

>       proteica. 1. 16 

SaU 0.35 

Acqua 87. 69 

100.00 


* 


Altri  invece  proposero  di  dare  nella  prima  settimana  latte  vaccino  con  *f^ 

(i)  £  bene  che  il  latte  non  sia  bollito  perchè  le  materie  proteiche  sottoposte  «IT ebol- 
lizione si  alterano ,  subiscono  una  trasformazione  molecolare  che  le  rende  jMà  rensteati 
all'azione  del  succo  gastrico  e  fa  si  che  ne  vengano  disturbi  intestinali. 

Accenniamo  con  risenra  all'opinione  di  Beaumont,  che  il  latte  bollito  sia  ]»&  digcribQe 
del  non  bollito  ;  T  autore  sostiene  pure  che  m^lio  del  latte  puro  sia  digerìbile  se  oom-^ 
binato  a  qualche  altro  alimento,  che  accresce  per  sua  interposizione  il  numero  dei  gnim> 
di  caseina  e  moltiplica  le  superfìd  di  contatto  con'  i  succhi  gastrici. 


—  39*  — 
di  acqua  zuccherata;  nel  secondo  e    terzo  mese  di  vita    latte  ed  acqua  a 
parti  eguali  ;  al  quarto   mese    una  miyela    di  3/^  parti    di  latte  ed  '/^  di 
acqua. 

Il  dott.  Cumming  ha  proposto  un  suo  speciale  metodo  (i)  per  trarre  dal 
latte  vaccino  i  materiali  atti  a  darci  un  miscuglio  di  composizione  pari  al 
latte  di  donna. 

Si  lasci  per  quattro  o  cinque  ore  ya.  quiete-  il  latte  munto  da  vacche  e 
poi  se  ne  tolga  il  terzo  superiore:  il  rèetante  contiene  per  zooo  parti: 

Burro 34 

Caseina 38 

Zuccaro 53 

Acqua 855 

Questo  liquido  dev'essere  addizionato  di  142  parti  di  zuccaro  e  di  1458 
parti  d'acqua.  Un  bimbo  di  dieci  giorni  di  vita  ne  deve  prendere  1000  grammi 
in  otto  porzioni  da  1 2  5  grammi  cadauna  :  a  tre  mesi  ne  prenderà  il  doppio. 

Un  medico  belga  ha  proposto  (2)  le  seguenti  diluzioni  a  regolare  la  com- 
posizione del  latte  secondo  Tetà: 


Per  un  bambino 

da     8  a  IO  giorni  di  vita  1000  gr.  di  laUe  diluito  con  2643  d'acqua  e  243  gr.  zuccaro 
*     IO  a  30     » 
a         I         mese 

2 

3 

4 

5 
6 

7 

9 
II 

»4 
18 


9                        9 

•  2500    i 

•         225  1 

>     2250    J 

>         204  1 

»   1850    i 

►    172  i 

»    1500       M 

144  1 

»    1250       1 

124  1 

»  loco    i 

104  ^ 

.    875     ' 

94  ' 

>    750 

84  « 

•  675 

78  ' 

»   625   I 

73  * 

'  550 

67  1 

»   500    i 

63  ^ 

Ommettcndo  d'aggiungere  altre  regole  indicate  da  specialisti  su  questo 
proposito,  noi  ammettiamo  in  massima  che  la  quantità  di  acqua  da  addi- 
zionarsi al  latte,  vada  regolata  con  la  tolleranza  e  secondo  il  modo  di  pro- 
sperare del  bambino.  E  quando  credesi  non  più  conveniente  di  annacquare 

(1)  A.  Godletki:  La  Sante  de  t enfant  (Guide  pratique,  p.  17,  ecc.). 

(2)  Bouchut  :  Hygiene  de  la  premiere  enfance,  ^ 


I 


—  392  — 
il  latte-,  pur  essendo  bene  di  procedere  per  gradi,  sarà  da  consigliare  latte 
fornito  da  vacche  pasciute  ai  pascoli  erbosi  e  preferibilmente  di  trifoglio  e 
non  d'erbe  aromatiche  :  a  più  tardi  va  serbato  il  latte  prodotto  in  istalla  e 
jicr  alimentazione  di  fieno,  giacché  il  forzato  riposo  e  questo  mangime  dà 
un  latte  più  denso  e  butirroso. 

Ma  v'  è  un  altro  modo  per  dare  al  bambino  tm  latte  quando  più,  quando 
meno  ricco  di  principi,  sen^  che  abbia  a  patire  alterazioni.  Basta  perciò 
ricordare  che  : 

x.^  n  latte  nella  stessa  mungitura  non  ha  in  tutti  i  momenti  la  stessa 
densità,  ma  questa  aumenta  dal  principio  alla  fine  :  il  primo  latte  è  sie- 
roso, l'ultimo  estratto  è  il  più  ricco  di  burro  e  di  caseina.  Quevenne  ebbe 
a  notare  in  una  vacca  che  a  principio  di  mungitura  dava  il  5  per  cento 
di  panna  ed  in  fine  21  per  cento:  CoUardeau  a  Jersey  trovò  perfino  il  50 
per  cento  ; 

2.^  Sembra  paradossale ,  ma  è  cosi ,  che  il  latte    è  tanto  più  sieroso 
quanto  maggiore  è  il  lasso  di  tempo  che  passa  fra  una  mungitura  e  Taltra 
susseguente  :  primi  a  riassorbirsi  sono  i  materiali  solidi.  £  Rohde  aggiunge 
a  questo  la  prova  di  fatto  che  mugnendo  una  vacca    tre  volte  al  giorno  ^ 
si  ha  un  latte  più  ricco  di  materiali  solidi,  che  non  seguendo  l'uso  dell^ 
due  mungiture  al  giorno  (0. 

I  rapporti  del  latte    nella  dietetica    dell'uomo  in  tutti    i   momenti  dell.& 
vita,  ci  trassero  a  discorrere  anche  dell'allattamento  artificiale. 

Noi  però ,  fisso  lo  sguardo  alla  meta ,  crediamo  dover  ommettere  tut^o 
quello  che  riguarda  la  parte  materiale  e  manuale  di  detto  allattamento  fat:^o 
con  poppatoi  o  con  attaccare  il  bambino  alla  poppa  d'un  animale.  Que- 
st'ultimo mezzo  richiede  le  maggiori  precauzioni  e  cure,  ed  è  solo  la  capx's»- 
che  per  docilità,  per  volume  e  forma  dei  capezzoli,  bene  si  presti  aH'uot>€>- 
Boudard  consiglia  la  capra  bianca  senza  coma,  detta  del  Cachemire^ 
dà  un  latte  quasi  affatto  privo  di  odore  irdno  (2).   Ma  il  latte  di  capra. 


(i)  Non  sappiamo  veramente  dire  se  la  proposta  di  Rohde  sia  applicabile  senxa  danoc^ 
ma  ne  dubitiamo. 

(2)  L'allattamento  animale  sarà  da  consigliare  specialmente  quando  si  tratti  di 
afìfetto  o  sospetto  di  sifilide  congenita.  In  questo  caso  se  h  possibile  che  la  madre  allatti 
bene  lo  faccia  e  curi  cosi  il  suo  nato,  curando  sé  medesima.  Vuoisi  la  pia  rigorosa 
a  che  dei  bambini  illegiuimi  e  trovatelli  nei  quali  è  facile  trovarsi  la  àfiUde  ereditaria, 
infettino  le  nutrici  ne'  Brefotrofi  o  peggio  in  campagna,    dove  vive  l'usanza  di  £usi  nutrici 
e  custodi  fino  ad  una  certa  età  dei  bambini   trovatelli  che  si  va  a  prendere,  dietro  com- 
penso  dagli   Ospedali  o  Brefotrofi.  II  poppante   infetta  la  nutrice,  questa  la  sna  propria 


—  39»  — 

acqua  zuccherata;  nel  secondo  e  terzo  mese  di  vita  latte  ed  acqua  a 
liti  eguali  ;  al  quarto  mese  una  miyela  di  3/^  parti  di  latte  ed  '/^  di 
equa. 

n  dott.  Cumming  ha  proposto  un  suo  speciale  metodo  (0  per  trarre  dal 
itte  vaccino  i  materiali  atti  a  darci  un  miscuglio  di  composizione  pari  al 
itte  di  donna. 

Si  lasci  per  quattro  o  cinque  ore  ìfi  quiete-  il  latte  munto  da  vacche  e 
oi  se  ne  tolga  il  terzo  superiore:  il  restante  contiene  per  zooo  parti: 

Burro 34 

Caseina 38 

Zuccaro 53 

Acqua 855 

Questo  liquido  dev*essere  addizionato  di  142  parti  di  zuccaro  e  di  1458 
aiti  d*acqua.  Un  bimbo  di  dieci  giorni  di  vita  ne  deve  prendere  1000  grammi 
1  otto  porzioni  da  1 2  5  grammi  cadauna  :  a  tre  mesi  ne  prenderà  il  doppio. 

Un  medico  belga  ha  proposto  (2)  le  seguenti  diluzioni  a  regolare  la  com- 
osinone  del  latte  secondo  Tetà: 

Per  un  bambino 

i   8  a  IO  giorni  di  vita  loco  gr.  di  latte  diluito  con  2643  d'acqua  e  243   gr.  zuccaro 


>  IO  a 

30 

M                 »                       » 

1   I 

mese  »            » 

'   2 

•   3 

»   4 

•   5 

•   6 

'   7 

»       ^     »                m 

'   9 

•  n 

•  14 

•  18 

»     2500    i 

»    225  i 

»    2250   » 

»    204  1 

»    1850   1 

•    172  1 

»  1500   > 

144  , 

»     1250    1 

124  - 

»     1000   1 

104  l 

'    875     ' 

94  ' 

.  750 

84  > 

»  675 

78  ' 

»      625   I 

73  « 

.  550 

67  1 

»   500   J 

63  1 

Ommettendo  d'aggiungere  altre  regole  indicate  da  specialisti  su  questo 
toposito,  noi  ammettiamo  in  massima  che  la  quantità  di  acqua  da  addi- 
ionarsi  al  latte,  vada  regolata  con  la  tolleranza  e  secondo  il  modo  di  pro- 
peiaie  del  bambino.  E  quando  credesi  non  più  conveniente  di  annacquare 


(1)  A.  Godletki:  La  Santi  de  F enfant  (Guide  pratique^  p.  17,  ecc.). 

(2)  Bouchut  :  Hygiene  de  la  première  enfance. 


—  392  — 
il  latte-,  pur  essendo  bene  di  procedere  per  gradi,  sarà  da  consigliare  latte 
fornito  da  vacche  pasciute  ai  pascoli  erbosi  e  preferibilmente  di  trifòglio  e 
non  d'erbe  aromatiche  :  a  più  tardi  va  serbato  il  latte  prodotto  in  istalla  e 
]>er  alimentazione  di  fieno,  giacché  il  forzato  riposo  e  questo  mangime  ék 
un  latte  più  denso  e  butirroso. 

Ma  v'  è  un  altro  modo  per  dare  al  bambino  un  latte  quando  più,  quandc 
meno  ricco  di  prìncipi,  sen^  che  abbia  a  patire  alterazioni.  Basta  perciò 
ricordare  che  : 

2.^  n  latte  nella  stessa  mungitura  non  ha  in  tutti  i  momenti  la  stessa 
densità,  ma  questa  aumenta  dal  principio  alla  fine  :  il  primo  latte  è  sic 
roso,  l'ultimo  estratto  è  il  più  ricco  di  burro  e  di  caseina.  Quevenne  cblx 
a  notare  in  una  vacca  che  a  principio  di  mungitura  dava  il  5  per  centc 
di  panna  ed  in  fine  21  per  cento:  CoUardeau  a  Jersey  trovò  perfino  il  5 e 
per  cento  ; 

2.^  Sembra  paradossale ,  ma  è  cosi ,  che  il  latte  è  tanto  più  sieroso 
quanto  maggiore  è  il  lasso  di  tempo  che  passa  fra  una  mungitura  e  l'altn 
susseguente  :  primi  a  riassorbirsi  sono  i  materiali  solidi.  £  Rohde  aggimige 
a  questo  la  prova  di  fatto  che  mugnendo  una  vacca  tre  volte  al  giorno, 
si  ha  un  latte  più  ricco  di  materiali  solidi,  che  non  seguendo  l'uso  delk 
due  mungiture  al  giorno  (0. 

I  rapporti  del  latte  nella  dietetica  dell'uomo  in  tutti  ì  momenti  deOt 
vita,  ci  trassero  a  discorrere  anche  dell'allattamento  artificiale. 

Noi  però ,  fisso  lo  sguardo  alla  meta ,  crediamo  dover  ommettere  tutto 
quello  che  riguarda  la  parte  materiale  e  manuale  di  detto  allattamento  fatto 
con  poppatoi  o  con  attaccare  il  bambino  alla  poppa  d*un  animale.  Que- 
st'ultimo mezzo  richiede  le  maggiori  precauzioni  e  cure,  ed  è  solo  la  capra 
che  per  docilità,  per  volume  e  forma  dei  capezzoli,  bene  si  presti  all'uopo. 
Boudard  consiglia  la  capra  bianca  senza  corna,  detta  del  CacAetnire,  cbe 
dà  un  latte  quasi  affatto  privo  di  odore  irdno  (2).   Ma  il  latte  di  capra  è 


(i)  Non  sappiamo  veramente  dire  se  la  proposta  di  Rohde  sia  applicabile  senza  danno, 
ma  ne  dubitiamo. 

(2)  L'allattamento  animale  sarà  da  consigliare  specialmente  quando  si  tratti  di  bambino 
affetto  o  sospetto  di  sifilide  congenita.  In  questo  caso  se  h  possibile  che  la  madre  allatti  ^ 
bene  lo  faccia  e  curi  cosi  il  suo  nato,  curando  sé  medesima.  Vuoisi  la  più  rigorosa  attenzioi^^ 
a  che  dei  bambini  illegittimi  e  trovatelli  nei  quali  è  facile  trovarsi  la  sifilide  ereditaria,  doc 
infettino  le  nutrici  ne'  Brefotrofi  o  peggio  in  campagna,  dove  vive  l'usanza  di  farsi  nutria 
e  custodi  fino  ad  una  certa  età  dei  bambini  trovatelli  che  si  va  a  prendere,  dietro  cos^ 
penso   dagli   Ospedali  o  Brefotrofi.  Il  poppante   infetta  la  nutrice,  questa  la  sua  prop^ 


—  393  — 

étssOf  nutriente    e  di  digestione  più    difficile    del    muliebre,    e    quindi  è 

preredibile  che  tal  genere  di  allattamento  non  varrà  che  a  sussidiare  l'in- 

soffidente'inatemOi  od  a  surrogarlo  tardivamente. 

'      Quoto  ai  risultati  avuti  nella  pluralità  dei  casi,  soccorsi  con  mezzi  arti- 

;  fidai  di  nutrizione,  essi  hanno  dato  luogo  a  si  svariati  apprezzamenti ,  da 

naàare  un  accenno  ai  fatti  prò  e  contro  notati. 

La  mortalità  dei  bambini,  che  abbiamo  già  detto  maggiore  per  quelli 
affidati  a  nutrice  di  quelli  allattati  dalla  madre,  cresce  ancora  in  riguardo 
ai  bambini  allattati  ne'  presepi.  Quivi  una  donna  deve  almeno  pensare  a 
àe  neonati,  e  non  è  possibile  vi  sia  rispettata  la  corrispondenza  della 
àta  del  latte  con  Tetà  del  bambino. 

Quanto  all'uso  di  capre,    in  qualche   brefotrofio  se  ne  ebbero   buoni  ri- 
nltati,  in  altri  non  corrispose;  cosi  il  Belluzzi  a  Bologna  nell'estate  1863 
TJde  parecchi  bambini  nutriti  direttamente    alla  poppa  di  una  capra ,  aver 
pcesto  diarrea,  dimagrare  e  se  non  si  era  solleciti  di  attaccarli  di  nuovo  ai 
jttto  di  nutrici t  i  medesimi  erano  in  pericolo  di  essere  perduti  (0. 
In  pratica  privata  e  presso  famiglie  l'allattamento  con  la  capra,  ha  dato 
I  buone  prove.  Ma  in  questi  casi  la  buona  riuscita  ha  la  sua  ragione  in  quel- 
;  l'insieme  di  cure  che  soltanto   nella  famiglia  si  possono  avere,   perchè  ivi 
é  una  donna  amorosa  o  meglio  la  stessa  madre,  liudiosa  analizzatrìce  dei 
bisogni  deir  infante,  che  lo  sorveglia  con  una  sollecitudine  in  tutti  gli  istanti 
t  bada  al  modo  suo  di  comportarsi  ad  ogni  ben  lieve  cangiamento  di  nu- 
trizione e  lo  circonda  di  tutto  un  ambiente  di  cure,  ed  i  bisogni  non  ap- 
pena divinati,  vengono  tosto  soddisfatti.  Di  un  allattamento  artificiale  con- 
dotto in  simili  circostanze    non  v'ha  che  a  ben  sperare,  specialmente  poi 
se  ri  siano  buone  condizioni  igieniche,  il  soggiorno  della  campagna  e  me- 
glio se  trattisi  d'allattamento  misto  e  non  puramente  artificiale;  abbiamo  a 
tale  uopo    le  pregiate    testimonianze  di  Magne ,  di  Guérin ,  Blandìn   e  già 
prima  di  Boerhaave  e  Van-Swieten. 

Nella  grandi  città  funesto  e  proscritto  dalla  pluralità  dei  medici,  con- 
dannato dalie  statistiche,  l'allattamento  artificiale  riesce  veramente  disastroso 

fuùglia,  altri  bambini,  altre  £amiglie.  Nel  1867  a  Capistrello,  villaggio  degli  Abruzzi,  ò 
stata  notata  un'endemia  che  vi  serpeggiava  da  8  anni  e  che  si  ritenne  portata  da  altro 
liK)go  da  un  fanciullo  poppante  infetto  da  sifilide  :  quando  le  notizie  dell'epidemia  attras- 
sero l'attenzione  dell'autorità  su  una  totale  popolazione  di  3000  persone  v'erano  pia  di  300 
«Mitici  {Annates  de  Dermat,  et  de  Syphit,  1869.  Tomo  I.  pag.  158  —  Annali  unhf,  di 
'ne^cina,  voL  255,  anno  1881). 
(0  e.  Belluzzi  :  Intorno  vari  modi  d alimentazione  dei  bambini,  —  Bologna  1877* 


—  394  — 
negli  ospizi.  La  discussione  tenutasi  nel  1867  presso  T  Accademia  di  Me 
dicina  di  Parigi  sulla  mortalità  dei  bambini  nel  primo  anno  di  vita,  h 
rivelato  fatti,  che  come  dice  il  Guelmi  (0,  sarebbero  incredibili  se  chi  1 
raccontò  e  ne  discusse,  non  portassero  i  nomi  di  Guérin,  Blot,  Broca,  eoe 
Basta  dire  che  verso  la  fine  del  secolo  scorso  a  Dublino,  a  Vienna,  i 
Moscovia ,  la  mortalità  dei  bambini  nel  primo  anno  di  vita,  fu  ^per  i 
periodo  di  anni  venti,  computata  al  90  per  cento.  Il  Belluzzi  (2)  ha  vedute 
nel  brefotrofio  di  Bologna,  i  bambini  nutriti  col  latte  vaccino,  riuscire  de 
boli,  rachitici,  pallidi  e  senza  energia.  Oltre  le  accennate  cause  che  faniM 
ostacolo  alla  buona  riuscita  dell'allattamento  artificiale,  abbiamo  ancora  gì 
inconvenienti  dovuti  all'  uso  de'  poppatoi ,  i  quali  facilmente  possono  tiaa 
mettere  1'  Oidium  albicans  od  altro  parassita  nella  bocca  del  bambino.  Pò 
tremo  citare  molti  esempì,  ma  per  far  breve  ricordiamo  soltanto  il  se 
guente.  In  un  presepio  di  Parigi  erasi  notato  che  alcuni  poppatoi  esala- 
vano un  odore  fetido.  Fauvel  (chimico  del  laboratorio  municipale  di  Parigi) 
trovò  nel  liquido  della  boccetta  ed  aderenti  al  tubo  di  gomma  elastici 
numerosi  e  bacteri  e  vibrioni.  Un'  ispezione  a  buon  numero  di  brefotrofi  sco- 
perse altri  consimili  sconci,  i  quali  non  potevano  a  meno  di  aver  parte 
nel  poco   soddisfacente  stato  di  nutrizione  dei  bambini  ivi  raccolti. 

L'Abbate  Gaillard  che  dedicò  cuore  e  mente  al  miglioramento  dei  brefo- 
trofi, narra  di  un  ospizio  dove  l'allattamento  artificiale  die  T  80  per  cento  di 
mortalità,  e  nella  sua  dotta  relazione  conchiude  col  dire  che  sul  frontispizio 
de'  presepi  dove  si  volesse  praticare  l'allattamento  artificiale,  dovrebbesi  ap- 
porre r  inscrizione  :  lei  on  fait  maurir  les  enfants  aux  /rais  du  public  il). 

Fino  al  7,^-8.*^  mese  di  vita,  si  ammette  da  tutti  che  il  latte  solo  debba 
essere  l'alimento  del  bambino,  giacché  fino  a  detto  momento  le  glandale 
salivali  ed  il  pancreas  del  bambino  non  secernono  ancora  gli  umori  desti- 
nati a  digerire  gli  alimenti  amidacei  o  farinosi  ;  di  li  in  poi  può  incornili* 
ciare  l'addizione  di  qualche  pappa  latte  con  feculenti  e  cosi  via  via  av- 
viarsi allo  svezzamento  completo  da  farsi  dal  12.^  al  15.^  mese  e  non  più 
in  là.  Non  diciamo  altro  su  questo  argomento  dello  svezzamento,  perchè 
troppo  s'andrebbe  per  le  lunghe  a  citare  tutte  le  opinioni  emesse  sul  tempo 
opportuno  a  quest'atto,  ed  a  ricordare  i  danni  addebitati  ad  un  precoce 
e  ad  un  tardivo  divezzamento.  Noi  vogliamo  piuttosto  vedere  qual  parte 
abbia  e  possa  ancora  avere  il  latte,  di  norma  il  vaccino,  nella  dietetica  de' 
bambino  dopo  lo  slattamento  e  cosi  nelle  età  successive. 

(i)  A.  Guelmi:  Guida  all' allattamento  naturale  ed  artificiale, 

(2)  BeUuzzi:  Intorno  vari  modi  d'alimentazione  dei  bambini, 

(3)  Londe:  Nouveaux  Elements  étHygiene,  Tom.  II. 


—  395  — 

Intanto  torna  opportuno  ricordare  che  rispetto  alle  dosi  del  latte  nel 
poppante  e  che  conforme  all'età  vanno  a  mano  a  mano  crescendo,  con- 
tiene per  r  allattamento  artificiale  attenersi  alle  cifre  di  Bouchut  da  noi 
gii  riferite  e  che  indicano  ad  un  dipresso  le  quantità  di  latte  istintivamente 
piCK  dal  bambino  dalla  poppa  di  una  buona  nutrice  dai  primi  giorni  della 
Biscita  fino  al  9.^-10.^  mese  di  vita  autonoma. 

Nessuno  s'attenta  a  far  subire  al  bambino  che  va  svezzato  un  passaggio 
ìmaco  nel  genere  di  alimentazione  ;  si  è  già  detto  che  verso  i  7-8  mesi 
é  ffta  autonoma,  l'apparato  digerente  dell'  infante  rendesi  capace  di  dige- 
me qualche  cibo  in  più  del  latte  materno  o  della  nutrice;  esprima  si  ag* 
finDge  qualche  tazza  di  latte  vaccino  puro,  poi  qualche  tenue  pappa  e  così 
irocedesì  aumentando  più  e  più  la  quantità  del  cibo  e  la  sua  consistenza. 
I  bambini,  il  cui  nutrimento  sia  esclusivo  di  latte  in  un  allattamento  troppo 
1  lungo  protratto  non  crescono  vigorosi.  Un  lieve  malore  basta  a  dileguare 
k  forme  tondeggianti,  pseudo-plastiche  del  loro  corpicino  ;  certo  poi  l'aj)- 
fmìo  loro  digerente  non  acquista  a  tempo  le  abitudini  organiche  necessarie 
per  una  buona  digestione  di  alimenti  complessi.  Il  prof.  Maggiorani  narra 
che  in  Sicilia  non  è  infrequente  di  vedere  delle  madri  che  contemporanea* 
mente  allattano  l'ultimo  ed  il  penultimo  natoCO.  L'allattamento  protratto  nuoce 
tOa  nutrice  ed  al  bambino;  esaurisce  le  forze  di  quella,  procura  una  nu- 
tiizione  insufficiente  al  secondo.  Al  bambino  svezzato  dal  primo  al  secondo 
anno,  si  deve  dare  latte  vaccino,  pappe  a  base  di  latte,  minestra  e  un  pò* 
di  carne  ben  triturata:  quest'ultima  non  deve  esser  data,  se  non  compiuto 
il  pruno  anno  d'età,  perchè  le  ghiandole  a  pepsina  non  si  sviluppano  prima, 
e  la  natura  con  la  dentizione  ci  indica  il  tempo  in  cui  si  può  incominciare 
a  fer  uso  di  cibi  plastici  più  consistenti  del  latte  (2).  La  proporzione  di  questa 
va  crescendo  lentamente ,  anche  perchè  i  bambini  hanno  d' uopo  non 
ili  dbo  molto  consistente  e  dato  di  rado,  ma  di  vitto  di  facile  digestione 
e  dato  di  frequente.  Crescendo  nell'età  acquista  la  forza  organica  di  potere 
aimmere  in  una  volta  maggior  quantità  di  cibo,  e  di  digerirla;  quindi  an- 
cora la  possibilità  di  diradare  i  pasti.  La  consuetudine  di  un  pasto  mag- 
gbre  e  di  altri  più  lievi ,  fa  si  che  nell'  uso  comune  delle  nostre  famiglie 
vediamo  il  latte  largamente  rappresentato  nella  refezione  del  mattino  e  nella 
cena,  specialmente  per  i  fanciulli  e  per  le  donne,  che  lo  prendono  corretto 

con  cafiè  o  cioccolatte.  Questa  addizione   giova  non  poco,  perchè  il  latte 

(i)  Maggiorani  :   l/n  triennio  di  Clinica  medica  —  Palermo,  1867. 

(2)  Sormani  :  Sulla  mortalila  dei  bambini  in  Italia  *  Milano,  G.  Civelli,  1881. 


—  39»  — 

Ma  ammettendo  anche  la  forma  del  cibo  non  avesse  ad  influire  nella 
questione  in  parola,  tre  litri  e  mezzo  di  latte  danno  proprio  un  contin* 
gente  di  effetti  plastici  e  termogenetici,  come  le  corrispondenti  diete  solide 
indicate  da  Moleschott  e  Ranke? 

Se  si  riflette  che  nelle  summentovate  diete  solide  la   richiesta    fisiologica 
proporzione  dell'azoto  sul  carbonio  è  data  dai  carburi  idrati   in   preponde- 
ranza sugli  adipi,  mentre  nel  latte  è  mantenuto  detto  rapporto  dagli  adipi 
che  si  trovano  in  quantità  presso  a  poco  eguale  degli  idrocarburi,  si  com  - 
prende  come  queste  differenze    debbono  portare  seco    delle  risultanze  nor*. 
eguali  in  fatto  di  combustibilità  e  di  svolgimento    di   calore.    £d  è  anch^ 
probabile,  dice  Oehl ,  che  le  condizioni   di    facile  raffreddamento  dei  neo  — 
nati  stieno  in  rapporto  coH'abbondanza  degli  adipi  nel  loro  nutrimento. 

Un'ultima  serie  di  fatti  dobbiamo  aggiungere  allo  scopo  di  dimostrare 
che  il  latte  non  può  bastare  come  vitto  completo  per  l'uomo  e  tanto  meno 
all'uomo  che  lavora. 

n  latte  che  fra  i  cibi  naturali  sta  innanzi  a  tutti,  sia  per  la  giusta  pro- 
porzione de*  suoi  principi ,  sia  perchè  a  differenza  delle  carni ,  delle  firutta 
e  degli  erbaggi,  è  affatto  libera  di  elementi  non  nutrienti  e  non  digeribili, 
pure  esso  come  nessun. altro  alimento  naturale  può  rappresentare  un  vit^o 
prototipo ,  per  il  motivo  che  non    è   possibile  che  soddisfi    a  tutte  le  esi- 
genze di  luogo,  di  temperatura,  di  clima,  di  età,  di  attività  fisiologica.  Ad 
esempio,  nei  climi  settentrionali  il  latte  e  le  uova  perdono  della  loro  im- 
portanza alimentare:  le    popolazioni  stesse    ci    danno    la    prova  del  come 
regolano  il  vitto  secondo  l'ambiente  in  cui  stanno;  e  in  rapporto  al  latte 
troviamo  ,  ad  esempio ,    che   nel  medesimo  anno    a    Londra   fu  smerciato 
100,000,000  di  litri  di  latte  su  una  popolazione  di  quasi  tre  milioni,  con 
un  consumo  assegnato  individuale  di  38  litri  nell'anno,  0.104    al  giorno: 
Husson  in  Parigi  su  una  popolazione  alquanto  meno  della  metà  di  quella 
di  Londra,  trovò  un  consumo  di  litri  109,291,086,  con  una  media  annuale 
di  litri*  103.76  per  ogni  individuo.  Londe  ricorda  che  nei  luoghi  bassi  ed 
umidi  mal  si  conviene  come  alimento  il  latte.  E  quanto  alle  indicazioni  indivi- 
duali, a  parte  i  casi  di  morbosa  debolezza  di  forze  digestive,  che  possono  far 
sì  che  come  per  .il  bambino,  sia  il  latte  sufficiente  alimento  dell'adulto,  del 
resto  il  maggior  o  minor  uso  è  a  condizioni  medie  di  clima  e  temperatura, 
subordinato  alle  esigenze  dell'attività  individuale:  se  volesse  pascersi  di  latte 
un  uomo  normalmente  laborioso,  dovrebbe  condannarsi  alla  neghittosità  :  non 
si  è  mai  udito  che  gli  antichi  romani  alimentassero  di  latte  i  loro  gladiatori. 

Ed  ancora  rispetto  all'individuo  abbiamo  che  a   condizioni  pur  normali 


70 

M 

di  grasso 

3o 

» 

di  burro 

IO 

m 

di  sale 

2IIO 

M 

d'acqua 

—  397 
250  grammi  di  carne 
400        »        di  pane 

70        »        di  fecole 

70        »        di  albume  d'uovo 

la  quale  dimostra  che  ad  impedire  il  deperimento  d*un  lavorante,  gli  albu- 
minoìdi  del  suo  alimento,  devono  raggiungere  la  proporzione  di  i  sopra  3 
cnburi  idrati  e  di  adipi,  con  tanto  azoto  che  stia  al  carbonio  come  .1:  15. 

OoL  il  latte  che  contiene  gli  azotati  (3.7  ^f^)  ed  i  non  azotati  (8  Vo) 
nel  rapporto  di  i  :  2,5  (Oehl)  s*approssima  al  carattere  del  vitto,  e  tre  litri 
e  mezzo  di  latte  vaccino  genuino ,  corrisponderebbero  alla  dieta  prescritta 
il  Moleschott. 

Dunque  a  tutto  rigore  l'uomo  può  vivere  di  puro  latte;  e  dagli  autori 
i  accenna  diffatti  a  popolazioni  galattofage  nello  stretto  senso  della  parola. 
Va  ricordiamo  che  altro  è  trascinare  una  vita  misera,  altro  è  vivere  se- 
condo i  precetti  fisiologici,  sieno  pur  essi  modificati  dal  clima  diverso,  dalie 
condizioni  di  temperatura,  dalle  condizioni  di  razza  e  cosi  via. 

£  prima  di  tutto  è  indifferente  la  forma  e  la  massa  sotto  la  quale  sia 
da  prendere  il  cibo? 

È  riconosciuto  un  certo  quale  adattamento  e  modificazione  organomor* 
iica  del  tubo  intestinale  per  il  diverso  genere  di  regime;  noi  pure  abbiamo 
potuto  più  e  più  volte  confrontare  alla  tavola  anatomica  la  notabile  diffe- 
lenza  dei  ventricoli  sfiancati  dei  nostri  coloni  che  consumano  quotidiana- 
mente masse  enormi  di  feculenti,  ed  il  coartato  e  ristretto  stomaco  di  un 
individuo  beone  che  di  solito  mangia  pochissimo  ;  e  ricordiamo  che  il  gatto 
selvadco  carnivoro  ha  un  intestino  più  corto  di  quello  dell*  addomesticato 
e  fattosi  onnivoro  ;  ma  parlando  dell'uomo  che  vive  in  condizioni  normali, 
è  certo  che  a  lui  non  si  confà  la  forma  liquida  del  cibo,  ma  vuoisi  la  so- 
lida, per  trarre  dal  senso  di  generale  soddisfacimento  lena  al  lavoro;  e 
quanto  anche  alla  solida ,  richiedonsi  un  certo  peso ,  volume  e  massa  del 
cibo  che  procuri  la  distensione  del  tubo  intestinale.  Il  senso  della  fame 
non  viene  soddisfatto  se  introduciamo  invece  della  carne  nella  richiesta  quantità 
vm  bolo  di  estratto  di  essa  che  vi  corrisponda  per  quanto  vuoisi  di  azoto 
e  di  carbonio,  mentre  è  dimostrato  lo  spegnersi  della  fame  tosto  che  si  riempia 
à  (Ufi  il  ventricolo  senza  che;  per  la  non  effettuatasi  digestione^  V organismo 
««  Italo  ristorato  dai  cibi  introdotti;  nonchl  la  possibilità  di  sedare  la  fame  in^ 
^oàucendo  nello  stomaco  dei  narcotici  0  riempiendolo  di  sostanze  non  digeribili  {}). 

(1)  Ochl:  Manuale  di  Fisiologia  —  Della  digestione. 


—  398  — 

Ma  ammettendo  anche  la  forma  del  cibo  non  avesse  ad  influire  nelb 
questione  in  parola,  tre  litri  e  mezzo  di  latte  danno  proprio  un  contin- 
gente di  effetti  plastici  e  termogenetici,  come  le  corrispondenti  diete  solide 
indicate  da  Moleschott  e  Ranke? 

Se  si  riflette  che  nelle  summentovate  diete  solide  la  richiesta  fÌ3Ìologiai 
proporzione  dell'azoto  sul  carbonio  è  data  dai  carburi  idrati  in  preponde- 
ranza sugli  adipi,  mentre  nel  latte  è  mantenuto  detto  rapporto  dagli  adipi 
che  si  trovano  in  quantità  presso  a  poco  eguale  degli  idrocarburi,  si  com- 
prende come  queste  differenze  debbono  portare  seco  delle  risultanze  non 
eguali  in  fatto  di  combustibilità  e  di  svolgimento  di  calore.  £d  è  anche 
probabile,  dice  Oehl ,  che  le  condizioni  di  facile  raffreddamento  dei  neo- 
nati stieno  in  rapporto  coll'abbondanza  degli  adipi  nel  loro  nutrimento. 

Un'ultima  serie  di  fatti  dobbiamo  aggiungere  alilo  scopo  di  dimostrare 
che  il  latte  non  può  bastare  come  vitto  completo  per  l'uomo  e  tanto  meno 
all'uomo  che  lavora.  > 

n  latte  che  fra  i  cibi  naturali  sta  innanzi  a  tutti,  sia  per  la  giusta  pro- 
porzione de*  suoi  principi,  sia  perchè  a  differenza  delle  carni,  delle  frutta 
e  degli  erbaggi,  è  affatto  libera  di  elementi  non  nutrienti  e  non  digeribili, 
pure  esso  come  nessun. altro  alimento  naturale  può  rappresentare  un  vitto 
prototipo ,  per  il  motivo  che  non  è  possibile  che  soddisfi  a  tutte  le  esi- 
genze di  luogo,  di  temperatura,  di  clima,  di  età,  di  attività  fisiologica.  Ad 
esempio,  nei  climi  settentrionali  il  latte  e  le  uova  perdono  della  loro  im- 
portanza alimentare:  le  popolazioni  stesse  ci  danno  la  prova  del  come 
regolano  il  vitto  secondo  l'ambiente  in  cui  stanno;  e  in  rapporto  al  latte 
troviamo  ,  ad  esempio ,  che  nel  medesimo  anno  a  Londra  fu  smerciato 
100,000,000  di  litri  di  latte  su  una  popolazione  di  quasi  tre  milioni,  con 
un  consumo  assegnato  individuale  di  38  litri  nell'anno,  0.104  al  giorno: 
Husson  in  Parigi  su  una  popolazione  alquanto  meno  della  metà  di  quella 
di  Londra,  trovò  un  consumo  di  litri  109,291,086,  con  una  media  annuale 
di  litri*  103.76  per  ogni  individuo.  Londe  ricorda  che  nei  luoghi  bassi  ed 
umidi  mal  si  conviene  come  alimento  il  latte.  E  quanto  alle  indicazioni  indivi- 
duali, a  parte  i  casi  di  morbosa  debolezza  di  forze  digestive,  che  possono  far 
si  che  come  per  -il  bambino,  sia  il  latte  sufficiente  alimento  dell'adulto,  del 
resto  il  maggior  o  minor  uso  è  a  condizioni  medie  di  clima  e  temperatura, 
subordinato  alle  esigenze  dell'attività  individuale:  se  volesse  pascersi  di  latte 
un  uomo  normalmente  laborioso,  dovrebbe  condannarsi  alla  neghittosità  :  net 
si  è  mai  udito  che  gli  antichi  romani  alimentassero  di  latte  i  loro  gladiatori 

Ed  ancora  rispetto  all'individuo  abbiamo  che  a   condizioni  pur  norma^ 


—  4:oi  — 


DI   UNA   NUOVA   FALSIFICAZIONE   TEL   CAFFÉ. 

Nota 
del  dott.  Sormani 

Professore  d'Igiene    nella  Regia  Unirersità  di  Pavia. 

Trovasi  in  commercio  una  qualità  di  caffè,  a  grano  grosso  e  pallido,  co- 
nosciuto dai  negozianti  col  nome  di  caffè  del  Malabar.  Una  fàha.  industria 
ha  saputo  imitare  talmente  i  grani  di  questa  leguminosa,  che  vi  presenta  il 
suo  caffè  in  grani  secco  e  crudo,  per  modo  che  non  nasce  ad  alcuno 
il  sospetto  della  frode;  la  quale  tanto  meglio  vien  mascherata,  in  quanto 
il  negoziante  ha  l'avvertenza  di  mescolare  il  falso  caffè  nelle  proporzioni 
di  1/4  ed  anche  di  1/2  al  vero  caffè.  La  somiglianza  apparente  è  perfet- 
tissima nella  grandezza,  forma  e  colore.  Senonchè  nelFilo  del  grano  falsifi- 
cato manca  affatto  quel  residuo  di  membranella  involgente  giallognola,  che 
in  questo  caso  distingue  in  modo  sicuro  i  grani  veri  dai  falsi. 

Avuto  sentore  di  questa  falsificazione,  mi  apprestai,  insieme  col  chiaris- 
simo prof.  Maggi  e  nel  suo  gabinetto,  a  sottoporre  tal  caffè  artificiale  al- 
Tesarne  microscopico. 

Or  bene,  mentre  il  grano  del  caffè  naturale  mostrò  il  suo  tessuto  con- 
tenente nelle  aureole  le  goccioline  d*olio,  e  fece  vedere  la  membranella  in- 
volgente colle  sue  cellule  allungate,  aventi  quasi  l'apparenza  dei  baccelli; 
i  grani  di  falso  caffè  risultarono  invece  composti  per  la  massima  parte  di 
granuli  di  fecola.  Le  ripetute  osservazioni  dimostrarono  che  le  fecole  ado- 
perate sono  di  preferenza  quelle  di  fava  e  di  ghianda  di  quercia.  Si  riscon- 
trarono inoltre  trachee  vegetali  di  color  gialliccio  (dovute  probabilmente  a 
radici  di  cicoria  torrefatta),  tessuto  cellulare  o  reticolare  vegetale,  tessuto 
fibroso  vegetale,  a  cristalli  di  silice. 

Si  può  adunque  concludere,  che  questi  grani  furono  fabbricati  con  una 
pasta  di  farina  di  fave,  mista  a  farina  di  ghiande;  alla  pasta  venne  comu- 
nicata una  tinta  simile  a  caffè  crudo  mescolandola  nelle  debite  proporzioni 
a  radice  di  cicoria  torrefatta,  e  vi  si  aggiunse  peso  colTaddizione  di  pol- 
vere di  selce. 

26 


—  400  — 
lenta  con  latte  o  cacio  ;  ci  richiamava  alla  niente  il  caso  di  Zoroastro,  e 
cui  Plinio  dice,  che  ha  vissuto  de  solo  casco  per  anni  trenta  ita  temperai 
ut  vetustatem  non  sentirei. 

Ed  ognuno  che  abbia  cognizione  dello  stato  del  contadino  lombardo  < 
per  poco  che  abbia  visitato  le  nostre  cascine,  avrà  rilevato  che  per  aspetto 
stato  di  salute,  robustezza  stanno  meglio  i  famigli  di  stalla  e  di  casara,  d 
quello  che  gli  altri  coloni,  e  ciò  senza  dubbio,  perchè  quelli  non  di  soli  fecr 
lenti  si  cibano,  ma  anche  di  latte  e  latticini  che  hanno  a  discrezione,  o  per  I 
meno  in  buona  dose.  Non  sarà  certo  la  gagliardìa  dei  pugilatori  inglesi  che 
alimentano  di  beefsteak,  ma  certo  sono  più  vigorosi  di  tutti  gli  altri  contadin 

Si  vuol  trovare  un  rapporto  fra  la  condizione  di  un  popolo  ed  il  genei 
di  vitto?  Thomson  narra  di  alcuni  popoli  indiani,  presso  cui  i  giovani  i 
nutrono  prevalentemente  di  latte,  allo  scopo  d'ingrassare,  di  attutire  \ 
passioni  e  vivere  nella  maggior  indolenza.  È  stato  anche  detto  che  le  na- 
zioni miti  del  regime  vegetale  sono  destinate  a  venire  debellate  da  pò* 
poli  carnivori,  e  si  cita  ad  esempio  i  duecento  milióni  d'indiani  snddili 
degli  inglesi.  Certo  che  nella  stessa  guisa  che  con  migliore  alimenUzioDe 
Toperajo  ed  il  contadino  lavorano  di  più,  cosi  sul  benessere  e  rimportaozt 
politica  di  tutto  un  paese,  influirà  l'abbondanza  dei  prodotti  alibili  :  i  Fe^ 
siani  che  frequentemente  soffrono  carestie  tali  per  cui  a  miglia] a  mnojono 
di  fame,  sono  ben  decaduti  dalla  pristina  potenza.  Ma  badiamo  di  andar 
cauti  nel  voler  collegare  ad  un  fatto  di  pura  scienza  positiva  tutto  il  se- 
greto enigma  della  parabola  che  ogni  razza  o  popolo  compie  nel  mondo, 
di  toccare  cioè  un  punto  di  relativa  perfezione  o  di  gran  potenza  per  scen- 
dere poi  giù  giù  la  china  :  ricordiamo  che  vuoisi 

Surtout  pas  trop  de  zèle 

a  far  del  lirismo  in  una  scienza  che  più  specialmente  ne  abborre. 

£  per  dare  un  esempio  del  pericolo  che  si  corre  a  maneggiare  certi  ar- 
gomenti che  assomigliano  a  lame  bitaglienti,  ci  domandiamo  : 

Se  fosse  proprio  l'alimentazione  che  dà  il  vigore  non  che  fisico,  ma  mo- 
rale, intellettuale,  com'è  che  gli  inglesi  stabilitisi  da  tempo  nelle  Indie,  natU' 
ralizzati  e  perfettamente  adattatisi  al  genere  di  alimentazione  del  luogo,  aoii 
hanno  perduto  della  primitiva  impronta  e  relativo  valore  personale?  Ed  it 
\  Europa  v'  è  forse  popolo  che  più  del  tentone  faccia  uso  di  latte  ;  eppnr 
esso  ha  il  primato  sull'altre  razze  :  e  per  finirla  con  quest'argomento,  quell' 
nazione  che  vinse  ad  Austerlitz,  a  Jena,  a  Wagram,  cambiò  forse  in  poc 
più  di  mezzo  secolo  il  proprio  vitto  da  rimanere  sconfitta  a  Sedan  ? 

{Continue^, 


—  4:oi  — 


DI    UNA   NUOVA   FALSIFICAZIONE    DEL   CAFFÉ. 

Nota 
del  dott.  Sorniani 

Professore  digkne    nella  Regia  Unirersità  di  Pavia. 

Trovasi  in  commercio  una  qualità  di  caffè,  a  grano  grosso  e  pallido,  co- 
oaKmto  dai  negozianti  col  nome  di  caffè  del  Malabar.  Una  falsa  industria 
h  saputo  imitare  talmente  i  grani  di  questa  leguminosa,  che  vi  presenta  il 
suo  caffè  in  grani  secco  e  crudo,  per  modo  che  non  nasce  ad  alcuno 
. 3  sospetto  della  frode;  la  quale  tanto  meglio  vien  mascherata,  in  quanto 
il  negoziante  ha  l'avvertenza  di  mescolare  il  falso  caffè  nelle  proporzioni 
£  1/4  ed  anche  di  1/2  al  vero  caffè.  La  somiglianza  apparente  è  perfet- 
tissima nella  grandezza,  forma  e  colore.  Senonchè  nell'ilo  del  grano  &lsifi- 
cato  manca  affatto  quel  residuo  di  membranella  involgente  giallognola,  che 
in  questo  caso  distingue  in  modo  sicuro  i  grani  veri  dai  falsi. 

Avuto  sentore  di  questa  falsificazione,  mi  apprestai,  insieme  col  chiaris- 
simo prof.  Maggi  e  nel  suo  gabinetto,  a  sottoporre  tal  caffè  artificiale  al- 
Teume  microscopico. 

Or  bene,  mentre  il  grano  del  caffè  naturale  mostrò  il  sua  tessuto  con- 
tenente nelle  aureole  le  goccioline  d*olio,  e  fece  vedere  la  membranella  in- 
volgente colle  sue  cellule  allungate,  aventi  quasi  l'apparenza  dei  baccelli; 
i  grani  di  falso  caffè  risultarono  invece  composti  per  la  massima  parte  di 
granali  di  fecola.  Le  ripetute  osservazioni  dimostrarono  che  le  fecole  ado- 
perate sono  di  preferenza  quelle  di  fava  e  di  ghianda  di  quercia.  Si  riscon- 
trarono inoltre  trachee  vegetali  di  color  gialliccio  (dovute  probabilmente  a 
radici  di  cicoria  torrefatta),  tessuto  cellulare  o  reticolare  vegetale,  tessuto 
fibroso  vegetale,  a  cristalli  di  silice. 

Si  può  adunque  concludere,  che  questi  grani  furono  fabbricati  con    una 
pasta  di  farina  di  fave,  mista  a  farina  di  ghiande;  alla  pasta  venne  comu- 
)  nicata  una  tinta  simile  a  caffè  crudo  mescolandola  nelle  debite  proporzioni 
2  ladice  di  cicoria   torrefatta,  e  vi  si   aggiunse  peso  coll'addizione  di  pol- 
vere di  selce. 

26 


—  404  — 


, 

VALORE 

PER   OGNI 

GRUPPO 

Per 

ogni                  1 

GRUPPI 
di  osservasioi 

NUMERO 

degli 
ossenrati 

della 

100  di 

statura 

Sutura 
millimetri 

Longhena 

sternale 

millimetri 

Perìmetria 

toracica 

millimetri 

Lunghezia 
stemale 

Perimetrìa 
toracica 

I. 

II 

I-590 

151 

848 

9.5 

53.3 

II. 

20 

I.6I0 

154 

859. 

9.6 

53.3 

III. 

26 

1.630 

156 

873 

9.5 

S3.S 

IV. 

2S 

1.640 

159 

876 

9.7 

53.4 

V. 

29 

1.660 

161 

879 

9.7 

52.9 

VI. 

21 

1.670 

163 

897 

9.8 

53.7 

VII. 

18 

1.690 

167 

889 

9.9 

52.6 

vili. 

6 

1.700 

171 

889 

lO.O 

52.3 

IX. 

7 

1.720 

> 

173 

911 

IO.  I 

5*.  9 

166 

1.660 

162 

880 

9.7 

53.0 

Secondo  l'Autore  poi  le  perimetrìe  toraciche  adottate  come  le  più  fé* 
deli  rappresentanti   della  capacità  vitale ,   falliscono  più  delle  altre  »  come 
da  osservazioni  saviometriche  si  potè  dedurre,  anche  le  misure  diametriche 
proposte  dal  dott.  Maestrelli  non  sarebbero  molto  migliori  come  esponenti 
della  capacità  polmonare,  tanto  prese  separatamente  quanto  nel  loro  insieme. 

La  misura  della  lunghezza  dello  sterno,  troppo  trascurata  fino  ad  ora 
nella  toracometria,  quantunque  essa  pure  sia  infida,  pure  ha  grande  valore, 
e  Come  rappresentante  l'altezza  del  cavo  toracico  non  potrebbe  essere  tra* 
scurata  in  verun  modo  quando  si  tentasse  rilevarne  il  valore  cubico  unita- 
mente  alle  vere  misure  diametriche  orizzontali  >. 

€  71  valore  cubico  del  cono- tronco-torace  a  sezione  elittica  compreso  fra 
due  piani  orizzontali  passanti  i'uno  per  la  vplta  diaframmatica  o  le  estremità 
inferiori  dello  sterno ^  V altro  per  il  bordo  superiore  del  manubrio  di  quesfasse^. 
si  addimostrerebbe  T esponente  piti  fedele  della  capacità  vitale^  e  di  gran  lunga 
preferibile^  a  questo  riguardo,  alla  comunemente  adottata perimetria  toracica  ». 

e  Questo  valore  potrebbe  essere  facilmente  calcolato  secondo  la  formula  : 
V=z:(a^7r)h,  essendo  a  il  semi-diametro  maggiore  toracico,  ò  il  semi* 
diametro  minore,  7:  iiz  3,14  . . . .  o  rapporto  del  diametro  alla  circonferenza. 

Per  calcolare  poi  aritmeticamente  il  volume  del  cono-tronco-toracc  pone 
due  tavole. 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


IGIENE  GENERALE. 


L'esponente  più  corretto  della  capacità  vitale;  del  dott.  MaestrelH.  — 

L'Aotore  medico  della  nostra  armata,  dopo  lunghe  osservazioni  del  peri- 
^Qctro  toracico  nella  cerna  dei  giovani  per  il  servizio  militare  ebbe  il  dubbio 
che  la  misura  perimetrica  del  petto  possa  essere  veramente  Y  indice  fedele 
<fclla  capacità  vitale  degli  individui,  ed  il  dubbio  del  dott.  MaestrelH  non 
tvdò  a  farsi  verità,  tanto  più  che  anche  altri,  prima  di  lui,  avevano  cer- 
<^to  metodi  i  quali  potessero  condurre  con  più  sicurtà  alla  scelta  dei  gio- 
vani coscritti. 

Stabilitosi  dietro  accurate  osservazioni  che  la  perimetria  toracica  poteva 
^sser  causa  di  gravi  errori,  voleva  dimostrare  anche  le  ragioni  e  perciò 
si  basò  sopra  166  osservazioni  praticate  sopra  soldati  di  fanteria,  dalle 
9Qali  potè  venire  alla  seguente  conclusione  che  la  lunghezza  del  torace 
^menta  più  rapidamente  dalle  basse  alle  alte  stature,  di  quello  che  non 
bcda  la  sua  perimetria,  da  che  deve  necessariamente  conseguire  essere  più 
comune  nei  bassi  i  toraci  con  relativo  predominio  di  dimensioni  trasversali, 
^  viceversa  negli  alti  toraci  lunghi  con  relative  riduzioni  di  queste  stesse 
misure. 

Segue  (a  pag.  444)  il  quadro   delle   osservazioni   dell'Autore   che   dimo- 
ino la  verità  del  suo  asserto. 

Da  ciò  egli  poi  ritrae  l'altra  conclusione  che  ng^/i  individui  di  bassa 
statura  il  torace  più  comune  è  quello  a  dimensioni  perimetriche  vantaggiose 
^^  a  lunghezza  difettante^  e  che,  viceversa,  negli  individui  di  statura  elevata 
il  tipo  del  petto  è  quello  a  dimensioni  verticali  pronunziate  e  perimetria  rela- 
^f^mente  ridotta. 


—  404  — 


e 
o 

CU  > 


NUMERO 

degli 
ossenrati 


I. 

II. 

III. 

IV. 

V. 

VI. 

VII. 

vili. 

IX. 


VALORE   PER  OGNI  GRUPPO 

della 


Statura 
millimetn 


II 

20 

26 

2S 

29 

21 

18 

6 
7 


1.590 
1.610 
1.630 
1.640 


Longhena 

sternale 

millìmetri 


Perìmctria 

toracica 

millimetri 


166 


1.660 

1.670 

1.690 

1.700 

1.720 

> 

1,660 

151 
154 

156 

159 
161 

163 

167 

171 

173 


162 


848 

859. 
873 

876 

879 
897 

889 
889 
911 


Per  ogni 
100  di  statura 


Longhena 
s  temale 


Perimetria 
toracica 


880 


9.S 
9.6 

9-5 
9.7 
9.7 
9*8 

9.9 
lo.o 

IO.  I 


9-7 


53.3 
53.3 

53.  S 

53.4 
52.9 

53.7 
52.6 

52.3 
52.9 


53.0 


Secondo  TAutore  poi  le  perimetne  toraciche  adottate  come  le  più 
deli  rappresentanti   della  capacità   vitale,    falliscono  più  delle  altre,  co 
da  osservazioni  saviometrìche  si  potè  dedurre,  anche  le  misure  diametric 
proposte  dal  dott.  Maestrelli  non  sarebbero  molto  migliori  come  espone 
della  capacità  polmonare,  tanto  prese  separatamente  quanto  nel  loro  insiec 

La  misura  della  lunghezza  dello  sterno,  troppo  trascurata  fino  ad  < 
nella  toracometrìa,  quantunque  essa  pure  sia  infida,  pure  ha  griande  vaio 
e  Come  rappresentante  l'altezza  del  cavo  toracico  non  potrebbe  essere  t 
scurata  in  verun  modo  quando  si  tentasse  rilevarne  il  valore  cubico  uni 
mente  alle  vere  misure  diametrìche  orizzontali  >. 

€  TI  valore  cubico  del  cono-tronco-torace  a  sezione  elittica  compreso  j 
due  piani  orizzontali  passanti  i'uno  per  ia  vplta  diaframmatica  o  le  estrem 
inferiori  dello  sterno,  P altro  per  il  bordo  superiore  del  manubrio  di  quesfas 
si  addimostrerebbe  T esponente  più^  fedele  della  capacità  vitale,  e  di  gran  lur 
preferibile,  a  questo  riguardo,  alla  comunemente  adottata  perimetria  toracica 

€  Questo  valore  potrebbe  essere  facilmente  calcolato  secondo  la  formu] 
Vzz:(tf37r)h,  essendo  a  il  semi-diametro  maggiore  toracico,  b  il  ser 
diametro  minore,  tt  n:  3,14  ....  o  rapporto  del  diametro  alla  circonferen; 

Per  calcolare  poi  aritmeticamente  il  volume  del  cono-tronco-torace  pò 
due  tavole. 


—  405  — 


IGIENE  PUBBLICA. 


Tratte  d'Hygiène  publique  et  privée,  basée  sur  Tétiologie  ;  del  prof.  A.  Bou- 

chtrdat  —  Parigi,  1882  —  i  voi.  di  pag.  1096,  seguito  da  un'Appendice  di 
pag.  163.  —  Mentre  in  Italia  Tinsegnamento  dell'igiene  è  quasi  esclusiva- 
mente teorico,  e  bene  spesso  affidato  a  semplici  incaricati,  é  salvo  poche 
eccezioni  ed  i  lodevoli  sforzi  della  nostra  Società,  non  esiste  scuola, 
non  si  hanno  incoraggiamenti,  non  si  possedono  mezzi  di  studio  ;  mentre 
qaesta  lacuna  fin*  ora  esiste  in  Italia,  noi  vediamo  la  Francia,  colla  quale 
bene  spesso  siam  soliti  stabilire  confronti,  munire  le  sue  Facoltà  mediche 
é  distinti  insegnamenti  non  solo  teorici  ma  anche  pratici  d'Igiene  pubblica, 
fondando  gabinetti  autonomi  e  musei  d'igiene,  portando  cosi  io  studio  di 
qaesta  scienza  veramente  sociale  e  benefica  all'  altezza  che  1'  attuale  civiltà 
le  prepara.  I  frutti  di  questo  incremento  negli  studi,  e  di  questa  febbrile 
attività  firancese  nel  campo  dell'Igiene,  noi  li  vediamo  nelle  grandi  pubbli- 
ctzioni,  che  senza  posa  si  succedono.  Nel  decorso  dell'  ultimo  anno  videro 
U  luce  a  Parigi,  la  seconda  edizione  del  Tratte  éPHygUne  del  dott.  Proust, 
i  Nuovi  elementi  d' Igiene  {Nbuveaux  éléments  éPHygittU)  del  dott.  Arnould 
proliessore  d'igiene  all'università  di  Lilla,  il  Manuel  d*Hygilne  publique  et 
aéutrielle  di  Edmond  Dupuy,  ed  il  Traiti  éPHygttne  di  Bouchardat  prò- 
iiessore  d'Iene  alla  Facoltà  di  Parigi.  Ciascuno  di  questi  trattati  ha  un 
ÌBJirìzzo  speciale,  tutti  sono  originali  ed  interessanti. 

Il  trattato  del  prof.  Bouchardat,  sul  quale  vogliamo  ora  fermare  alquanto 
la  nostra  attenzione,  è  fondato  sullo  studio  della  eziologia;  il  suo  movente 
é  quello  di  indagare  le  cause  delle  malattie.  E  fino  dal  1852»  allora  quando 
il  Nestore  degli  igienisti  francesi  prendeva  possesso  della  sua  cattedra  gua- 
<hgnata  con  un  celebre  concorso,  egli  dichiarava  solennemente  che  Yétudc 
^  eauses  doit  itre  le  fondement  de  PHygttne,  Il  libro  che  egli  ool  pubblica 
U' elaborato  di  trenta  anni  di  studi  e  di  attività,  dedicati  al  pubblico  in- 
segKuneato,  e  ad  approfondire  sempre  più  la  sua  tesi.  Come  si  possono 
piwenire  le  cause  morbose  quando  non  si  conoscono?  Dopo  trenta  anni 
<K  applicazione,  il  prof.  Bouchardat  si  convinse  sempre  più  che  l' Igiene,  per 
diventare  positiva,  dev'essere  basata  sull'eziologia. 

X' Autore,  essendo  stato  scolaro  di  Halle,  il  primo  professore  d*Igieiie  alla 
&eokà  medica  di  Parigi  in  ordine  di  tempo,  ne  ha  seguito  in  parte  la 
dogmatica  suddivisione,  per  cui  troviamo  ancora  la  materia  dell'  igiene  di- 
gita secondo  i  precetti  del  suo  noiaestro  in  ingesta,  excreta,  gesta,  drcum- 
fitsa^  ecc. 

L'Autore  lamenta  che  nello  spirito  della  popolazione  in  genere  ed  anche 
<^li  stessi  medici,  l'Igiene  sia  ritenuta  una  scienza  facile,  sia  per  k)  stadio 
<^  per  le  sue  applicazioni.  Il  che  induce  piuttosto  a  trascurarla,  che  non 
A  dedicarvi  la  necessaria  attenzione.  Egli  ricorda  ai  medici,  che  l'igiene 
fornisce  una  grande  quantità  di  risorse  alla  terapeutica,  la  quale  tante  volte 


—  4o6  — 

è  costretta  a  domandar  aiuto  a  questa  più  giovane  sorella,  in  moltis5Ìm< 
malattie  a  lento  decorso.  Oltreché  l'igiene  del  malato  è  sempre  un  utilissima 
sussidio  della  terapia  comune;  anzi  nessuna  cura  può  ottenere  buon  esito  s< 
non  sussidiata  da  conveniente  igiene.  Abbiamo  inoltre  la  climatoterapia 
r  idroterapia,  la  balneoterapia,  la  bromatote/apia,  e  diversi  altri  rami,  che  noi 
sono  altroché  applicazioni  terapeutiche  di  risorse  igieniche.  L'igiene  de 
convalescente  non  è  essa  tutto  ciò  che  meglio  conviene  per  impedire  k 
recidive  ?  La  glucosuria  non  è  essa  malattia  che  domanda  specialniente  i 
suo  trattamento  ai  modificatorì  igienici  ?  Ed  il  Bouchardat  si  estende  st 
questo  argomento,  riassumendo  quanto  egli  stesso  insegnava  nella  sua  opers 
sul  trattamento  igienico  del  Diabete  zuccherino  pubblicata  nel  1875. 

Cosi  pure  sono  importantissimi  anche  per  il  medico  pratico  i  precetti  sulis 
dietetica,  nella  imminenza,  durante  il  decorso,  o  durante  la  convalescenza 
di  molte  malattie,  quali  la  dispepsia,  la  poliuria,  i  calcoli  biliari,  i  calcoli 
orinari  e  la  renella,  la  gotta,  Tossaluria,  ecc. 

Perchè  questo  articolo  bibliografico  non  riesca  una  sterile  enumerazione 
di  capitola  darò  qui  un  saggio  delle  cure  bromatologiche  principali,  pre- 
scritte dall'Autore. 

11  Bouchardat,  che  fu  il  primo  a  scoprire  la  presenza  del  glucosio  nel 
sangue,  e  che  dedicò  tanti  studi  alla  patogenesi  ed  al  trattamento  del  Dia- 
bete zuccherino  t  riassume  nel  suo  Trattato  i  numerosi  lavori  pubblicati  sui 
suoi  interessanti  Annuaru  Nei  diabetici  le  sostanze  feculente  sono  disciolte  in 
gran  parte  ed  assorbite  nello  stomaco,  invece  d'essere  disciolte  ed  assorbite 
nell'intestino,  come  ciò*si  effettua  nello  stato  fisiologico.  Lcf  stomaco  di 
questi  malati  invece  di  secernere  semplicemente  la  pepsina  ed  un  acido,  capaci 
di  sciogliere  le  materie  albuminose  e  le  fibre  muscolari,  secerne  anche  della 
diastasi  dissolvente  della  fecula.  L'osservazione  dimostra,  che  mantenendo 
per  lungo  tempo  questi  ammalati  ad  un  regine  tale,  che  gli  alimenti  fecu- 
lenti non  debbano  far  parte  della  alimentazione,  a  poco  a  poco  la  secre- 
zione gastrica  si  modifica,  e  dopo  un  certo  lasso  di  tempo  d' ordinario  non 
molto  breve  questi  ammalati  possono  tornare  ad  un  uso  moderato  di  alimenti 
amilacei,  senza  che  lo  zuccaro  ricompaia  nelle  loro  orine.  Il  diabetico  dovrà 
quindi  astenersi  in  modo  assoluto  da  ogni  sorta  di  alimento  feculento  0 
zuccherino,  dalle  verdure,  frutta,  farine,  ecc.,  e  non  dovrà  far  uso  che  di 
carni  fresche  oppure  affumicate ,  magre  o  grasse ,  e  sostituire  al  pane  co* 
mime  il  pane  fatto  colla  farina  di  glutine  di  Cormier.  Sono  pure  permes^ 
le  selvaggine,  i  pesci,  i  molluschi  di  mare,  le  uova,  il  burro,  i  formaggi,  i 
legumi  ;  il  latte  iion  è  favorevole  e  neppure  la  birra,  il  sidro,  le  limonate; 
giova  invece  il  vino  amaro  e  vecchio,  il  caffè  ed  il  thè  sen^a  zuccaro,  le 
bevande  alcooliche  non  zuccherine.  Questa  cura  alimentare  dovrà  essere 
favorita  con  abbondante  eserdzio  muscolare  non  solo  di  tutti  i  giorni,  m^ 
di  tutta  la  vita;  coli' uso  delle  vesti  di  flanella  sulla  pelle,  coli' uso  dei 
bagni  caldi  associati  alle  frizioni  secche  ed  al  massaggio. 

Il  trattamento  della  Dispepsia  è  pure  riassunto  in  alcuni  precetti;  man- 
{^ìare  moderatamente,  non  cambiare  se  non  con  prudenza  le  contratte  abi* 
ludini    bromatologiche;  il  migliore    alimento  in   questo   caso  è  quello  che 


—  407  — 

iza  ha  già  insegnato  al  malato  a  sopportar  meglio.  È  irrazionale 
::erti  alimenti  stimolanti  e  molto  sapidi  agli  affetti  da  dispepsia  tor- 
ne  le  insalate  alle  ragazze   clorotiche.  La  dispepsia    qualche  volta 

dall'  uso  esagerato  di  acque  gazose,  o  dall'  uso  di  bevande  troppo 
lair abuso  di  alcoolici,  o  dall'abuso  del  tabacco.  Si  dovrà  rimuovere 
efficiente  del  male.  Prescrivere  in  taluni  casi  la  cura  lattea,  o  quella 
ai  crude  o  quella  dell'uva,  secondo  le  circostanze, 
imminenza  di  Renella  urica  e  di  Gotta  il  trattamento  igienico  si  ri- 
ire  alla  alimentazione,  all'esercizio,  ed  alle  cure  della  pelle.  Man- 
ieratamente, astenersi  dall'  acetosa!,  dagli  asparagi,  dai  pomidori,  dai 
'erdi;  astenersi  dalle  bevande  alcooliche;  fare  uso  moderato  delle 

ancora  più  scarso  di  uova,  pesci  e  formaggi.  Convengono  invece 

e,  le  patate  specialmente,  le  insalate,  le  frutta  come  è  pure   indi- 

ura  dell'uva  e  del  latte.   Consigliare  l'uso  di  abbondanti  bevande 

ma  non   gazose.  Utilissimo  l'esercizio   muscolare,  e  l'uso  di  fre- 

igni  caldi. 

la  prevenzione  delle  Deposizioni  calcolose  nelle  vie  biliari^  può 
^giunta  col  mezzo  di  prescrizioni  igieniche  lungamente  seguite.  Si 
derà  a  questi  malati  di  astenersi  dall'uso  di  bevande  alcooliche, 
uso  moderatissimo  di  thè,  di  caffè,  di  carni,  di  uova,  di  pesci,  di 
vecchi,  di  frutti  di  mare,  ecc.  Convengono  invece  il  latte,  il  for- 
iovine,  i  legumi  freschi,  le  patate,  le  verdure  e  le  insalate,  le  frutta, 
nente   l'uva.   Regolarizzare   le   escrezioni    delle    feci   e   dell'orina; 

i  muscoli,  ma  senza  esagerazione  ;  da  uno  a  tre  bagni  caldi  per 
;  passare  la  stagione  estiva  in  qualche  stabilimento  di  acque  nri- 
rarbonate  o  lassative.  A  questi  malati  si  dovrà  quasi  interdire  l'uso 

e  delle  uova,  che  contengono  abbondante  colesterina,  e  fra  i  cui 
inano  i  fosfati,  sostanze  che  favoriscono  la  formazione  dei  calcoli 
entre  gli  alimenti  erbacei  e  le  frutta  contengono  specialmente  car- 

potassa,  e  di  soda,  nonché  tartrati,  malati,  citrati  di  potassa,  sali 
ono  la  bile  più  fluida. 

Icoli  delle  vie  orinarle  la  quistione  è  più  complessa,  perchè  è  multipla 
e  la  patogenesi  della  malattia.  Voler  riunire  queste  varie  forme  di 
orinaria  in  un  solo  processo  morboso,  e  tracciarne  un  solo  *  me- 
lìlattico,  è  come  esporsi  a  conTusione  di  idee  e  di  precetti.  Invece 
qui  considerarsi  come  quattro  malattie  distinte,  vale  a  dire  la 
Jim-ica,  l'ossaluria,  la  cistinuria  e  la  fosfo-ipostasi. 
quando  nell'economia  si  produce  maggior  quantità  di  acido   urico 

condizioni  normali,  si  ha  la  diatesi  poliurica,  malattia  che  genera 
o  i  calcoli  negli  adulti.  Perciò  consigliare  a  questi  individui  di  ri- 
meno possibile  le  sostanze  azotate  nella  loro  alimentazione,  di  evi- 
ilcoolici,  di  favorire  il  consumo  con  ben  regolata  ginnastica  ed  attiva 
ne.  Anche  nella  diatesi  gottosa  il  fatto  capitale  è  l'accumulo  di  urato 
lel  sangue  ed  in  molti  organi,  sia  per  eccesso  di  produzione,  che 
fficienza  di  eliminazione. 
)li    di  cistina    sono  rari  ;  e  sono   dovuti   al   precipitarsi    di  questa 


—  4o8  — 

sostanza  sotto  forma  di  cristalli  in  lamine  prismatiche  esagonalL  II  tcatt»* 
mento  profilattico  consiste  nell' amnentare  la  quantità  delle  orine  facendo 
uso  di  grande  quantità  di  bevande  acquose  ;  dedicandosi  all'  esercixio  e 
mantenendo  il  ventre  libero.  * 

La  produzione  esagerata  di  ossalato  di  calce  può  dar  luogo  alla  renelb^ 
ai  calcoli  renali  o  vesdcali,  ed  anche  all'avvelenamento  ossalico»  U  quale. 
ultima  forma   non  è  altro   che  una  embolia,  secondo   l'Autore,  dovuta  al 
rapido  formarsi  di  ossalato  di  calce  insolubile  entro  gli  stessi  vasi  sauigni- 
gni  ;  il  che  spiega  i  casi  di  morte  repentina  negli  antichi  gottosi.' La  {x»: 
dazione  di  ossalato   di  calce  è  dovuta  specialmente  all'uso  alHtuale  di  ali*. ^ 
menti    che  contengono    acido  ossalico   o  sostanze    che  facilmente  ponono.^ 
trasformarsi  in  questo  addo.  Si  dovrà  consigliare  l'astensione  assoluta  dal*j 
r^eetosa,  fagioli  verdi,  pomidori,  frutta,  ed  in  genere  dagli  alimenti  e  dalle  «| 
bevande    zuccherine.  Bisogna   evitare   anche  i  vini    spumanti ^  la  birni|  le  ■^. 
acque  gazose.  Si  consiglierà  ginnastica,  profonde  respirazioni,  V  idroterapia,  t, 
e  la  dieta  moderata. 

Quando  nelle  orine   abbonda  il  fosfato  di  calce,  o  di   magnesia,  e  pih:^ 
frequentemente  il  fosfato  ammonico  magnesiaco,  si  possono  avere  dei  pnr]^ 
cipitati   insolubili    che  danno  origine  ai  calcoli    di  fosfati,  i  qnaU   come  à.il 
trovano  nella  vescica  dell'uomo,  per  la  stessa  ragione  trovansi    nelle  votar {^ 
sdna  degli  erbivori.  I  fosfati  terrosi  si  depositano  nelle  orine  che  diventano 
alcaline.  Vuso  e  specialmente  l' abuso  degli  alcalini  favoriscono  adunque  i  - 
depositi  di  fosfati   nella  vescica  ;  cosi  il  ristagno   prolungato    dell'orina  in  ; 
questo  serbatojo,  sia  per  cattiva  abitudine,  sia  per  paresi  o  catarro  vescicaif,  ■ 
sia  per  stringimenti  uretrali  od  altre    cause.  Sarà    dunque   a  consigliala  a  *| 
questi  ammalati   di  vuotare    regolarmente  e  completamente  la  loro  vescica  i' 
orinaria  almeno   una  volu   ogni  sei  ore,  il  che  dovrà  ottenersi  anche  ed: 
mezzo  di  cateterismo  regolare,  a  cui  «ara  utile  che  il  malato  si  abitua  da 
sé  medesimo. 

L'Autore  termina  queste  nozióni  sulla  calcolosi  orinaria  assicurando,  che 
allorquando  si  possa  ristabilire  in  tempo  utile  la  secrezione  e  la  escieiioBe 
orinaria  entro  i  confini  fisiologici,  si  potranno  prevenire  gravi  ed  ùnme- 
diabili  lesioni  alla  salute  individuale. 

Un  altro  capitolo  importantissimo  e  speciale  dell'  opera  di  Bouchardat  è 
quello  che  s'intitola  Miseria  fisiologica..  Ogni  volta  che  il  movimento  dn- 
mico  molecolare  si  rallenta,  sia  per  privazione  degli  elementi  riparatoril,  àa 
per  insufficienza  od  irregolarità  di  cox^umo,  ne  risulta  un  impoverimento 
generale  dell'economia,  ossia  la  miseria  fisiologica.  Questa  può  gùmgere  in 
modo  rapido  come  l'inanizione,  od  in  modo  lento;  ed  in  quest'ultimo  caso 
può  esser  dovuta  a  due  cause  ben  diverse,  l' insufficienza  dei  mezzi  di  ripa- 
razione, ed  il  difetto  di  esercizio  ossia  una  spesa  inadatta  ai  bisogni  del- 
l'organbmo. 

La  miseria  fisiologica  è  una  malattia  innominata  per  i  patologi,  o  piut- 
tosto una  imminenza  morbosa,  ed  è  la  più  temibile  di  tutte,  se  si  abbia 
riguardo  al  numero  delle  vittime,  ed  ai  danni  «mi  essa  espone.  Non  è  U 
semplice  anemia,  perchè    in  questa    sono  diminuiti    soltanto  i  globuli  san- 


—  4"   — 

3veri  morti  in  Ginevra  riscontrò  233  tisici ,  mentre  su  mille  agiati  o 
echi  ne  trovò  soltanto  68.  Già  Lajennec  aveva  rimarcata  la  grande  influenza  . 
slle  passioni  deprimenti  nella  eziologia  della  tubercolosi.  Questa  è  pure 
equcDtemente  un  esito  di  malattie  gravi  e  di  lungo  decorso  che  impove- 
scono  sempre  più  l'organismo,  come  il  diabete,  o  di  eccessive  perdite  fisio- 
)giche,  vale  a  dire  la  protratta  secrezione  lattea  (vacche  lattifere).  Non  al- 
imenti avviene  agli  animali  e  razze  umane  acclimatati  nei  paesi  tropicali,. 
le  finiscono  per  morire  di  tubercolosi  quando  vengano  trasportati  in  paesi 
ordici,  ove  devono  lottare  contro  il  freddo  per  loro  eccessivo,  e  che  sot-  ' 
aendo  e  consumando  troppa  quantità  di  calorico   produce  nell'organismo 

fatali  deposizioni  tubercolari. 

Quali  sono  i  rimedi  generali  della  miseria  fisiologica?  Questi  hanno  per 
ise  un  bilancio  ricco,  od  almeno  sufficiente  e  ben  regolato,  delle  entrate 
delle  spese  nell'organismo,  spese  regolari  e  riparazione  in  rapporto  colle 
ardite.  È  utile  quindi ,  e  spesso  anche  necessario,  un  esercizio  regolare  e 
ornaliero  di  tutti  i  muscoli*  del  corpo  in  rapporto  dolle  loro  forze.  Ecco 
iindi  Futilità  di. una  savia  ginnastica.  Le  spese  possono  essere  favorite  ed 
frettate  anche  col  mezzo  dell'idroterapia,  sempre  provvedendo  alla  neces- 
ria  reazione.  La  ginnastica  speciale  del  .polmone  non  ha  minore  impor- 
nza  ;  e  questa  si  favorisce  colle  marcie  rapide,  colla  corsa ,  coll'epercizio 
ì\k  braccia,  coi  viaggi  in  montagna.  Intervenire  a  riparare  alle  perdite 
)n  sufficiente  ed  adatta  alimentazione,,  nella  quale  predominino  le  sostanze 
'asse.  Sorvegliare  le  escrezioni  specialmente  dal  punto  di  vista  della  glu- 
)suria.  Menar  vita  allegra,  od  almeno  vita  tranquilla,  evitando  le  cause  di 
^pressione  morale.  Evitare  gli  effetti  dell'abuso  del  tabacco,  del  caffè,  dei- 
oppio  e  gli  abusi  venerei. 

Per  dare  un  saggio  degli  argomenti  di  preferenza  trattati  dal  Bouchardat, 
3  scelti  questi  due  della  Bromatotcrapia  e  della  Miseria  fisiologica.  Non 
i  estenderò  ulteriormente.  L'Autore  si  riferisce  bene  spesso  nel  corso  della 
la  opera  agli  articoli  inseriti  nel  suo  Annuaire  de  Thérapeutique  che  conta 
à  meglio  che  quarant'anni  di  vita.  Egli  è  forse  per  ciò,  che  il  nuovo 
cattato  (T  Igiene^  quantunque  porti  la  data  del  1882,  è  piuttosto  l'espres- 
one  degli  studi  degli  anni  decorsi,  che  non  l'ultima  parola  della  scienza 
teggiata  alle  feconde  aspirazioni  dell'avvenire.  Il  libro  porta  necessariamente 
infipronta  caratteristica  dell'età  dell'Autore  ;  ma  per.  la  stessa  ragione  è 
ntto  colla  ferma  convinzione  di  una  lunga  esperienza  e  d'un  rettissimo 
ìtcrio. 

Prof.  Giuseppe  Sormani. 

Die  menschiichen  Abfallstoffe,  ihre  prakfische  Beseifigung  und  landwir- 

^Chaftliche  Verwerthung  —  {^Materie  di  rifiuto  deiPuomo  e  loro  impiego 
^agricoiiùrd)  ;  del  dott.  F.  Fischer  ,  suppl.  al  Deutsch.  Viertelj,  /.  off, 
sundh/L  1882,  voi.  13.  —  Devesi  all'infaticabile  lavoro  degli  igienisti 
oramai  sono  noti  e  temuti  da  tutti  i  gravi  pericoli  derivanti  alla  pubblica 
ute  dalle  materie  organiche  in  putrefazione,  e  soprattutto  dalle  materie 
ali  dell'uomo.  È  quindi  diventato  problema  vitale  non  meno  per  l'indi- 


—  4i2  

viduo  che  per  le  città  .quello  di  determinare  in  qual  modo  tali  materie  si 
possano  allontanare  rapidamente  e  vantaggiosamente  dai  luoghi  abitati.  Tale 
problema  viene  in  questo  lavoro  preso  in  considerazione  sotto  ogni  suo 
aspetto,  per  instradare  la  pubblica  oj)inione  a  norma  delle  più  recenti  af- 
fermazioni della  scienza  igienica. 

Nel  primo  capitolo  Fischer  esamina  quali  siano  i  materiali  di  rifiuto  del- 
r  individuo  e  dell*  abitazione ,  e  la  quantità  a  cui  ascendono.  Pettenkoffer 
calcola  per  anno  : 

34  chilog.  di  feci  per  persona                   (3400  tonn.  per  loo/m.  abitanti^ 

4 28  >           orine          >                             (42800   >               >                 » 

90  >          detrito  di  cucina  e  di  casa  (9000     >              >                » 

60  >           ceneri  in  generale                 (6000     >              »                > 

Il  valore  teorico  degli  escrementi  prodotti  annualmente  da  una  persona 
può  andare  da  5  a*  8  franchi  circa.  Quale  ingente  capitale  adunque  pos- 
siamo disperdere  od  utilizzare  a  nostra  volontà!  Ma  esso  è  di  propria  ni^ 
tura  di  diffìcile  maneggio,  e  pericoloso  alla  salute  pubblica,  siccome  qudlo 
costituito  da  materie  assai  facili  alla  putrefazione,  e  nido  adattissimo  alle 
più  diverse  specie  di  germi  morbosi.  Al  punto  che  Simon  afferma  che  sa 
500,000  casi  di  morte  in  Inghilterra,  125,000  sarebbero  sicuramente  pI^ 
venibili  coli' applicazione  di  buone  leggi  contro  l'infezione  delle  materie  in 
putrefazione.  Il  tifo  soprattutto  starebbe  con  essa  strettamente  in  relazione, 
ma  anche  il  cholera,  la  dissenteria,  e  simili  non  ne  sono  meno  favcmtL 
L'igiene  ha  dunque  delle  giuste  esigenze  intorno  ai  modi  di  raccogliere, 
di  condurre  e  di  utilizzare  le  materie  di  rifiuto;  e  certamente  è  questo  uno 
dei  quesiti  più  studiati  e  dove  la  scienza  ha  dispiegato  maggior  eneigia  di 
propositi. 

Quali  sono  i  modi  in  uso  intorno  al  governo  delle  materie  escrementizie? 
x.^  I^aztt  neri,  —  Assai  comunemente  si  raccolgono  le  materie  fecaE 
in  fosse  scavate  nel  terreno  :  le  parti  liquide  filtrano  attraverso  la,  terra,  e 
quando  la  fossa  è  piena  vien  murata;  in  molte  città  attualmente  le  fosse 
vengono  svuotate  per  fame  servire  il  prodotto  a  concimare  le  terre*  colti- 
vate. In  ogni  caso  succede  che  il  terreno  e  l'acqua  sotterranea  vengano 
infestate  ;  e  che  le  materie  fermentando  inquinino  anche  l' ambiente  abitato. 
Erismann  ha  calcolato  che  un  cent,  cubo  della  materia  del  pozzo  nero  as- 
sorbe in  24  ore  769  grammi  di  ossigeno   dall'aria,   mentre  cede  a  questìi 

grammi  619  di  acido  carbonico 

>  113  di  ammoniaca 

>  2  di  acido  solfìdrico 

>  415  di  carburi  d'idrogeno 

e  tre  volte  di  più  ancora  se  la  temperatura  sale  ai  15-25.^  Questi  prodotti 
gazosi  naturalmente  invadono  per  i  condotti  delle  case  le  case  medesime, 
e  attraverso  il  suolo  i  locali  del  pian  terreno  e  le  cantine.   Oltre  a  quesù 


—  413  — 

inconvenienti»  la  spesa  dell'espurgo  non  è  indifferente:  in  parecchie  città 
dove  tuttavia  si  fa  del  concime,  residua  sempre  una  spesa  d'esercizio  che 
ammonta  a  circa  2  franchi  l'anno  e  per  abitante  (Dresda,  Stoccarda,  Stra- 
sburgo, ecc.);  altrove  la  spesa  è  ancor  maggiore. 

2.®  J^i?ss£  mohiii,  —  Per  preservare  il  terreno  dalle  infiltrazioni  e  ren- 
dere più  facile  il  trasporto  delle  materie  fecali  si  raccolgono  queste  in  ser- 
batoi mobili  di  legno  o  metallo.  È  già  un  passo  innanzi  sui  pozzi  neri,  ove 
però  venga  sorvegliato  il  riem{Timento  del  serbatojo,  6  il  suo   svuotamento 
avvenga  solo  secondo  le  più  elementari  regole  d'igiene.  Ciò  che  a  dirla  di 
passaggio  non  sembra  compreso  nelle  città  nominate  dall'Autore  (Groninga» 
Brema,  Gratz)  :  la  spesa  ammonta  ancora  a  3  e  più  franchi  a  testa  l'anno. 
Il  serbatojo  non  può  esser  molto  grande,  e  non  volendosi  ricorrere  troppo 
spesso  allo  svuotamento,   bisogna  far  economia    d'acqua,  e  la  pulizia  dei 
condotti   non  può  riuscire  la  più  lodevole.  Lanter  vorrebbe  che  i  condotti 
fossero  costrutti  in  modo  da  non  venir  mai  imbrattati  dagli  escrementi  nella 
loro  caduta:   nientemeno  che  in  una  casa  a  tre  piani  il  condotto  comune 
delle  latrine  dovrebbe  rappresentare  un  cono  la  cui  base  misuri   un  metro 
e  mezzo,  di  diametro  I  Se  lo  svuotamento  venisse  anche  eseguito  ogni  setti- 
loana,  la  putrefazione  degli  escrementi  sarà  sempre  attivissima,  e  l'ulteriore 
maneggio  delle  materie  uno  dei  più  perniciosi.  Però  con  questo  sistema  è 
Possibile  e  conveniente  (nei  piccoli  paesi  giovano  a  renderlo  più  tollerabile) 
'uso  dei  disinfettanti:  fra  questi  la  terra  secca  è  assai  usata  in  Inghilterra, 
love  se  ne  prescrìve  da  o.  8  fino  a  1.  3   chilog.  per  ogni  scarica   alvina: 
^ettenkofier  domanda  una  quantità  annua  di  almeno  1780  chilog.  di  terra 
ecca  per  ogni  abitante.  Ma  anche   utilizzando  il  materiale   cosi  rìsuhapte 
lon  si  coprirebbero  le  spese,  non  parliamo  degli  altri  inconvenienti  che  si 
ivelano  da  sé  stessi.  Il  sistema  può  venir  consigliato  per  piccole  città  che 
lon  potrebbero  soddisfare  altrimenti  all'igiene,  e  per  stabilimenti   ben  sor- 
vegliati. In  Inghilterra  si  fa  uso   anche  della  centre^  e  in  Germania  dello 
itrame  di  torba:  ma  sempre  il  più  economico  ed  efficace   sarà  il  vetriolo 
ii  ferro  (25  grammi  al  giomp  per  individuo)  o  l'acido  fenico  (15  grammi  idem). 
Una  volta  allontanate  le  materie  fecali  dall'  abitato,  si  presenta  la  seconda 
parte  del  problema,  cosa  si  deve  farne?  Qualcuno  pensò  fino  a  fame  del 
combustibile;  ma  una  cattiva  torba  è  semp)-e  assai  superiore  alle   materie 
escrementi^e.  Meno  illogica  fu  l' idea  di  farne  del  concime,  e  a  ciò  molto 
Manlio  studiato  gli  speculatori.  Occorre  intanto  rendere  quelle  materie  con* 
stabili  e  maneggiabili,  oltre  che  si  esige  che  il  loro  valore  come  ingrasso, 
'  il  loro  prezzo,  le  renda  preferibili   all'ordinario    concime.  In  tal   ordine 
^  cose  a  dir  vero  non  si  è  raggiunto  gran    fatto   l'intento:    specialmente 
[  valore  del  concime  cosi  ottenuto  non  regge  al  paragone  dell'  altro  ;   onde 
1  son  viste  le  società  costituite  ad  hoc  fare  per  lo  più  bancarotta.   Mosselman 
doperà  la  calce  previamente  spenta  coli' orina,  e  fa  colle  feci  un  impasto 
^cilmente    trasportabile  (KalkpoudreìU),  Miiller  tratta   l'orina  per   cavarne 
ammoruaca,  e  le  feci  messe   alla  calce,   per  poi  essiccare  e  polverizzare. 
CI  molte  città  la  miscela  vien  fatta  colle  ceneri  ed  altri  rifiuti  solidi  delle  vie. 
^reyer  filtra  le  materie  escrementizie  con  un  apparecchio  a  pressione  di  tre 


—  414  — 

atmosfere  ;  perde  quindi  la  parte  liquida.  Stumxner  alla  parte  solida  separata 
per  filtrazione  aggiunge  della  polvere  di  ossa.  Altri  suggeriscono  dei  {re- 
cedimenti complicati,  che  sono  semplicemente  inattuabili  pensando  all'esiguo 
valore  del  concime  ottenuto.  Coquerel  tratta  le  materie  col  fosfato  addo 
d'alluminio,  poi  riscalda  a  60-70^  e  sottopone  a  filtrazione;  il  liquido  fluente 
viene  distillato  colla  calce  per  averne  il  solfato  d'ammoniaca,  le  focacde 
residue  servono  d'ingrasso.  A  Rochsdale  (Inghilterra)  si  fa  l'essiccamento  delle 
materie,  previa  fissazione  dell'ammoniaca  coU'acido  solforico  ;  poi  le  si  riduce^ 
in  polvere,  e  finalmente  in  una  poltiglia  con  acqua  e  calce  ;  la  poltiglia 
vien  venduta  appena  preparata;  il  suo  valore  teorico  sarebbe  di  circa 
15  franchi  al  quintale;  gli  affari  sono  tutt' altro  che  floridi.  A  Manchester 
esiste  un  analogo  impianto,  che  vende  i  suoi  prodotti  a  circa  fianchi  7.  50 
al  quintale;  ma  le  spese  superano  le  entrate.  Podewils  in  Monaco  tratta  le 
feci  con  calce  od  acido  solforico,  poi  le  concentra  e  le  disinfetta  sottopo- 
nendole direttamente  all'azione  del  fumo  di  un  focolajo.  £  cosi  via  di  altri 
processi  tutti  del  genere,  tutti  per  lo  più  soverchiamente  costosi,  e  tutti 
esigenti  un  laboratorio  che  non  può  esalare  odor  di  rosa. 

Speciale  menzione  va  però  fatta  del  Sistema  Pneumatico  di  liemur.  Questi 
vuol  raccogliere  gli  escrementi  umani  isolati  da  ogni  altro  rifiuto  domestico, 
mediante  la  aspirazione  nel  vuoto.  Le  acque  di  rifiuto  e  tutto  ciò  che  non 
è  materia  escrementizia  devono  in  questo  sistema  venir  smaltite  da  appositi 
condotti  che  immettono  direttamente  in  im' acqua  corrente.  Una  seconda 
rete  di  tubi  di  ferro  collega  tutte  le  latrine  e  i  pisciatoi  della  città  con  dei 
serbatoi,  nei  quali  vien  fatto  il  vuoto  da  unS  stazione  centrale.  Al  momento 
in  cui  viene  aperta  la  comunicazione  fra  quei  serbatoi  e  i  condotti  delle  case, 
le  materie  vengono  aspirate  versò  la  stazione  centrale.  Di  qui  si  ricavano  per 
sottoporle  all'evaporazione  e  quindi  alla  polverizzazione:  a  sentire  Liemur, 
il  sistema  pneumatico  è  il  nec plus  ultra  sia  per  l'igiene  che  per  l'economia; 
ma  l'esperienza  che  se  ne  fa  ad  Amsterdam,  Leida,  Dordrecht  prova  quanto 
siano  esagerate  le  sue  affermazioni.  Il  bisogno  di  una  doppia  canalizzazioDe, 
la  necessità  di  non  versar  acqua  nella  rete  che .  raccoglie  le  feci  rendono 
il  sistema  di  Liernur  inaccettabUe;  solo  in  certe  condizioni  di  locah'tà  potrebbe 
esser  preferito  ad  altri,  ma  avrà  sempre  il  difetto  di  esser  troppo  costoso. 

3.^  Fognatura  (  Schwemmsystem).  —  Colla  fognatura  noi  allontaniamo  le 
materie  escrementizie  d'ogni  genere  mediante  un  corpo  d'acqua  corrente. 
Quando  «si  possa  disporre  di  una  quantità  sufficiente  di  acqua,  non  ▼'  ha 
dubbio  che  la  fognatura  è  referibile  ad  ogni  e  qualunque  sistema  di  fosse.  In 
questo  senso  si  sono  già  dichiarate  le  più  competenti  autorità  scientifiche» 
e  molti  corpi  sanitari  stati  interrogati  in  proposito  dalle  autorità  civili.  Vi 
ha  già  ordinariamente  anche  laddove  sono  in  uso  le  fosse,  i  canali  per  l'acqua 
piovana,  per  i  pisciatoi,  per  le  acque  sporche  delle  case,  ecc.  ;  ossia  vi  è 
insieme  alle  fosse  una  rete  di  canali  che  ^erve  a  smaltire  dell'acqua  già 
impura  poco  meno  del  materiale  versato  nelle  fosse.  E  se  volessimo  inda- 
gare più  finamente  le  contingenze  della  vita  domestica,  troveremmo  che  la 
qualità  del  materiale  versato  nei  due  casi  ha  la  medesima  composizione. 
Or  dunque,  perchè  non  converrà  semplificare  quest'ordine  di  cose  ? 


—  4X3  — 

I  canaS  possono  condurre  ad  un  grosso  corpo  d'acqua  corrente,  ottenendo 
cosi  il  pronto  allontanamento  di  materie  putrefacenti,  e  la  sicurezza  che  il 
terreno,  l'acqua  e  l'aria  non  saranno  avvelenati.  Però  si  fanno  queste  obje- 
zioni:  i.^  la  materia  dei  canali  sviluppa  sempre  dei  gaz,  i  quali  infette- 
ranno l'atmosfera;  2.^  i  canali  possono  essere  permeabili  e  rendere  possi- 
bile l'inquinamento  del  terreno;  3.^  versandosi  la  materia  nei  fiumi,  questi 
•condurranno  un'acqua  sporca,  che  a  sua  volta  darà  luogo  ai  medesimi  in- 
convenienti lamentati  per  gli  altri  sistemi  ;  4.^  perciò  stesso  verrà  gettata 
una  ingente  quantità  di  concime.  Queste  pbjezioni  non  reggono  ad  una 
osservazione  appena  attenta.  I  gaz  possono  impestar  l'aria  in  ogni  sistema; 
ma  colla  fognatura  e  la  relativa  separazione  ermetica  (a  sifone)  dei  con- 
dotti comuni  dai  condotti  delle  case,  la  diffusione  dei  gaz  in  queste  ultime 
non  è  possibile;  dove  l'acqua  esporti  rapidamente  le  feci  non  avviene 
nemmeno  la  fermentazione  ;  e  se  è  in  quantità  discreta  la  diluzione  ne  rende 
insensibili  gli  effetti.  Non  è  poi  dimostrato  che  i  gaz  delle  fogne  abbiano 
assolutamente  la  tendenza  ad  invadere  verso  l'alto.  Di  più  ripetiamo  che 
l'acqua  delle  fogne  ha  pressoché  la  medesima  composizione  anche  nelle 
città  dove  usansi  le  fosse  ;  e  le  objezioni  che  si  possono  (àie  ad  un  sistema 
vanno  dirette  anche  all'altro.  Un  inquinamento  del  terreno  non  è  possibile 
quando  i  canali  sono  costrutti,  a  dovere.  L'accusa  maggiore  è  quella  che 
le  fogne  finiscono  col  rendere  assai  impura  l'acqua  dei  fiumi;  ciò  che  ha 
dato  molto  da  pensare  in  Inghilterra  prima;  ed  ora  in  Germania.  S'imma- 
gini, per  esempio ,  che  il  Bradford  Beck,  della  città  di  Bradford ,  riceve  i 
rifiuti  di  140  mila  persone,  di  168  fabbriche  di  lana,  di  94  fabbriche  di 
panni,  di  io  fabbriche  di  cotone,  di  35  fabbriche  di  colori,  di  7  fabbriche 
di  gelatina;  di  io  fabbriche  chimiche,  di  3  concerie  di  pelli,  di  3  fabbri- 
che di  materie  grasse  1  Un'acqua  cosi  ricca  di  materie  organiche  deve ,  in 
«state  soprattutto,  sviluppare  dei  prodotti  di  putrefazione:  nel  luglio  si  è 
visto  la  superficie  dell'Inveli  (40  miglia)  circa  al  disotto  di  Manchester, 
coperta  letteralmente  da  uno  strato  feccioso  che  spandeva  i  *  suoi  nauseanti 
gaz  di  putrefazione  tutt'all' intomo.  Ma  tale  eventualità  non  dipende  tanto 
dalle  feci  come  dalla  molto  maggior  copia  di  altre  materie  organiche  d'altra 
provenienza  ;  e  le  leggi  inglesi ,  per  quanto  rigorose  in  proposito ,  o  sono 
inefficaci  o  sono  inattuabili.  Si  fa  ancora  molto  conto  %yj^  antopurificaziant 
dei  fiumi:  è  detto  che  le  materie  organiche  in  essi  sospese  vengono  com- 
pletapiente  ossidate  (quando  non  superino  il  ventesimo  del  volume  dell'acqua) 
dopo  un  corso  di  15-20  chilometri.  Ma  i  pareri  sono  divisi:  tuttavia  dalle 
ricerche  di  Lanth  apparrebbe  che  quando  l'acqua  di  fogna  può  saturarsi 
di  aria  atmosferica  non  imputridisce  ;  ciò  che  si  può  ritenere  avvenga  per 
le  acque  che  corrono  con  una  certa  velocità.  Anche  le  più  recenti  osser- 
vazioni fatte  in  America  confermano  l'esistenza  di  un'antopurifìcazione  dei 
numi.  Le  alghe,  i  funghi,  gì' infusori,  i  bacterì,  gli  organismi  a  clorofilla, 
certi  pesci  (ciprinoidi)  concorrono  coll'ossigeno  dell'aria  a  distruggere  le 
impurità  della  loro  acqua. 

Cionostante  da  tale  purificazione  non  si  può  aspettare  gran  cosa,  e  per 
buon  tratto  i  fiumi  sono  passibili  realmente  di  tutte  le  accuse  fatte  al  loro 


—  4*6  — 

indirizzo.  Era  quindi  naturale  che  si  pensasse  di  separare  le  materie  orga- 
niche dalle  acque  di  fogna  prima  che  queste  immettano  nel  fiume.  £  panre 
anzitutto  mezzo  spiccio  la  filtrazione:  la  torba  non  rispose  alle  speranze 
concepite  ;  la  sabbia  mostrò  di  essere  buon  filtro  quando  nelle  24  ore  non 
deve  filtrare  più  di  33  lifii  d'acqua  di  fogna  ogni  me.  Per  purificare  l'acqua 
di  fogna  di  una  città  di  10,000  abitanti  basterebbero  '  quindi  due  ettari  di 
terreno  ;  questo  va  drenato  per  due  metri  di  profondità ,  spianato  alla  su* 
perficie  e  spartito  in  quattro  sezioni  :  ciascuna  di  queste  riceverà  a  sua  volta 
l'acqua  per  sei  ore;  cosi  ognuna  starà  per  18  ore  a  contatto  dell'aria,  e 
l'ossigeno  ne  nitrificherà  le  materie  organiche.  Con  questo  sistema  va  per- 
duto l'ingrasso  e  non  devono  mancare  delle  esalazioni  poco  gradite. 

Un'altra  maniera  di  trattar  l'acqua  di  fogna  è  quella  d^XzprccipiiMMimu: 
suolsi  adoperare  a  tal  uopo  la  calce  sola  o  insieme  ai  sali  d'alluminio.  La 
calce  precipita  certamente  le  materie  solubili;  ma  non  separa  nemmeno  la 
metà  dell'azoto  organico;  l'acqua  residua  dunque  non  può  essere  lasciata 
fluire  al  fiume ,  mentre  il  residuo  solido  è  un  concime  di  scarso  ¥dore. 
Scott  arroventa  questo  precipitato  e  tratta  con  esso  altre  masse  d'acqua  di 
fogna  per  ottenerne  un  concime  ancor  più  ricco  in  fosfati* 

Suvem  suggerisce  la  seguente  miscela:  xoo  p.  di  calce  vengono  spente 
con  300  p.  d'  acqua ,  e  alla  poltiglia  ancora  calda  si  aggiungono  8  p.  di 
catrame  e  33  di  cloruro  di  magnesio;  da  ultimo  si  diluisce  con  tant'acqua 
da  farne  1000  p.  Secondo  le  osservazioni  fatte  a  Berlino,  io  p.  di  questa 
miscela  valgono  a  purificare  1000  p.  d'acqua  di  fogna;  la  calce  chiarifica 
l'acqua  e  spegne  ogni  genere  di  vita  organica,  non  solo,  ma  la  impedisce 
per  circa  altri  io  giorni;  il  catrame  prolunga  ancora  meglio  questo  periodo 
d'inalterabilità  dell'acqua;  il  cloruro  di  magnesio  impedisce  lo  svolgimento 
dell'ammoniaca  che  si  avrebbe  dall'aggiunta  della  calce.  Però  col  tempo 
la  calce  in  presenza  dell' CO*  dell'aria  si  separa,  e  il  liquido  toma  soggetto 
alla  putrefazione. 

Né  mancano-  altri  mezzi,  quali  la  precipitazione  col  vitriolo  di  ferro,  coi 
sali  d'alluminio,  con  miscele  più  o  meno  ricche  di  allume,  di  calce,  di  car- 
bone, di  sali  di  ferro,  ecc.  Sillar  e  Wigner  sono  gli  autori  del  processo 
cosi  detto  dell' A.  B.  C,  pel  quale  l'acqua  di  fogna  vien  trattata  con  una 
miscela  varia  di  allume ,  sangue  e  argilla  {Aium^  Blood,  day).  Lo  scopo 
non  è  sempre  perfettamente  raggiunto,  e  il  concime  è  spesso  senza  valore. 
Fischer  riferisce  non  pochi  altri  metodi  di  purificazione  per  precipitazione 
qua  e  là  adoperati  con  preferenza  perchè  le  condizioni  locali  permettono 
di  adoperare  certi  mezzi  chimici.  Ma  trova  che  nessun  metodo  può  preci- 
pitare tutto  r  azoto  e  la  potassa  utilizzabili  ;  quindi  non  coprono  le  spese 
d'  esercizio.  Per  di  più  poi  la  purificazione  dell'  acqua  di  fogna  riesce  in- 
sufficiente. 

Irrigazione.  —  Il  IV.*  Congresso  della  Società  Tedesca  d'Igiene  pub- 
blica, 1876,  occupandosi  del  modo  di  purificare  e  di  utilizzare  le  acque  di 
fogna,  accettò  le  conclusioni  di  Dunkelberg  e  Biirkli,  essere  la  loro  immis- 
sione nelle  acque  correnti  riprovevole ,  essere  invece  la  loro  applicazione 
all'  irrigazione  di  appositi  terreni  il  mezzo  più  semplice  ed  efficace  di  loro 


—  417  — 

utilizzazione  e  purificazione,  essere  quindi  obbligo  del  Governo  il  concedere 
l'espropriazione  dell'apposito  terreno  nella  vicinanza  della  città,  ed  obbligo 
«lei  tecnici  di  scegliere  un  buon  terreno  di  filtrazione  (sabbia  ed  argilla), 
rendendolo  tale  se  non  lo  fosse  con  opere  artificiali.  I  relatori  determina- 
rono anche  varie  circostanze  tecniche ,  lo  spessore ,  la  caduta  che  deve 
avere  lo  strato  d'acqua  irriguo,  ecc.  ;  per  assicurare  i  risultati  dal  lato  igie- 
nico fissarono  che  la  quantità  d'acqua  da  filtrare  nelle  24  ore,  se  il  terreno 
è  ben  permeabile,  non  deve  superare  i  30-40  litri  per  metro  cubo.  Racco- 
mandano r  irrigazione  intermittente. 

Questo  modo  di  usare  l' acqua  di  fogna  è  specialmente  applicato  in 
Inghilterra;  e  Fischer  raccoglie  brevi  ed  importanti  notizie  sull'andamento 
del  sistema  a  Croydon,  Leaniington  ed  Abingdon.  Ovunque  ne  vien  rico- 
nosciuta l'opportunità  e  l' innocuità  ;  ed  anche  le  relazioni  officiali  vi  sono 
favorevolissime.  Nessuna  meraviglia  che  si  vada  sostituendolo  ai  vecchi 
sistemi  ovunque  le  condizioni  locali  lo  permettono. 

A  chi  si  occupa  dell'argomento  riesciranno  di  non  poco  interesse  le  no- 
tizie successive  sull'introduzione  di  questa  applicazione  dell'acqua  di  fogna 
a  Parigi,  Danzica,  Breslavia,  Berlino  ed  altre  città  tedesche.  Essi  vi  trove- 
ranno delle  notizie  assai  particolareggiate  sulle  spese  d'impianto  e  di  ricavo, 
sui  risultati  per  4'  igiene  e  le  finanze ,  che  noi  non  potremmo  riassumere 
senza  renderle  imperfette. 

I  campi  irrigati  colle  acque  di  fogna  vennero  fatti  oggetto  di  varie  ac- 
cuse. La  più  fondata  parrebbe  dovesse  essere  quella  che  li  ritiene  dannosi 
alla  salute  degli  abitatori  delle  vicinanze.  Eppure  da  tutte  le  indagini  fatte 
in  proposito  risulterebbe  lampante  la  loro  innocuità  anche  in  occasione  di 
epidemie  dominanti.  L'  acqua  di  fogna  tradisce  tanto  poco  la  sua  origine 
che  molte  volte  venne  bevuta  impunemente.  Tale  innocuità  è  constatata  da 
molti  medici  inglesi,  tedeschi  e  francesi.  Lo  stesso  dicasi  per  i  prodotti  ve- 
getali dei  prati  medesimi;  l'erba  loro  è  alimento  sano  e  nutriente  più  del- 
l' erba  degli  altri  prati,  né  mai  venne  notata  la  trasmissione  di  elmintozoi 
per  suo  mezzo. 

Venne  pure  studiato  per  qual  processo  il  terreno  compie  la  purificazione 
(Iella  quale  abbiamo  fin  qui  parlato  senza  dire  in  che  consista.  Il  terreno 
trattiene  più  o  meno  completamente,  secondo  la  propria  costituzione,  l'acido 
fosforico,  la  potassa,  l'ammoniaca,  e  le  materie  organiche  azotate;  in  date 
circostanze  anche  la  calce  e  la  magnesia  vengono  parzialmente  trattenute. 
L'ammoniaca  verrebbe  trasformata  dagli  organismi  inferiori,  e  forse  dall'o- 
zono, in  acido  nitrico.  I  sali  vengono  assorbiti  dalle  radici  delle  piante. 
Le  materie  organiche  azotate  si  decompongono  in  ammoniaca  ed  acido 
carbonico,  e  tanto  più  completamente  quanto  più  permeabile  è  il  terreno 
all'aria  atmosferica. 

Da  numerose  esperienze  finalmente  sarebbe  dimostrato  che  la  filtrazione 
attraverso  il  terreno  è  capace  di  distruggere  non  solo  i  fermenti  così  detti 
amorfi,  ma  anche  gli  organizzati.  Delle  soluzioni  letali  di  emulfina,  di  stric- 
nina, di  nicotina  divennero  affatto  innocue  dopo  filtrate  attraverso  uno  spesso 
tirato  di  sabbia  ;  innocue    del  tutto  divennero    anche  le  soluzioni  settiche. 

27 


—  4i8  — 

Se  la  sabbia  veniva  però  prima  arroventata,  ogni  facoltà  depurativa  era 
smarrita,  e  non  riappariva  se  non  al  determinarsi  nella  medesima  di  una 
nuova  vegetazione.  Jeannel  altresì,  studiando  l'azione  delle  radichette  vege- 
tali sulle  materie  in  putrefazione  trovò  che  esse  si  comportano  come  altret- 
tante sorgenti  di  ossigeno,  inquantochè  provocano  la  morte  dei  microorga- 
nismi aiierobi  e  determinano  lo  sviluppo  dei  microorganismi  aerobi,  che  si 
incontrano  nelle  acque  relativamente  salubri.  Cosicché  e  gli  studi  sperimen- 
tali e  Tesperienza  medesima  pongono  oramai  fuori  di  dubbio  non  solo  l'in- 
nocuità ,  ma  anche  V  utilità  di  sostituire ,  ovunque  sia  fattibile ,  ai  vecchi 
sistemi  la  fognatura  e  la  purificazione  delle  acque  sporche  coli*  irrigazione. 

Dott.  Pietro  Conti. 


STATISTICA  IGIENICA. 

Memoria  storico-statistica  sulla  casa  esposti  di  Rovigo  dalla  sua  fonda- 
zione a  tutto  l'anno  1880;  per  Ferdinando  Prosdocimi  —  Rovigo,  i88i.  — 
Non  seguiremo  l'Autore  nella  narrazione  storica  per  quanto  importante  sulle 
origini,  e  vicende  economiche  della  casa  esposti  di  Rovigo,  essendo  tali 
notizie  per  noi  di  secondario  interesse.  Ma  ci  fermeremo  specialmente 
sull'argomento  della  mortalità  degli  esposti,  per  cui  l'Autore  tentò  di  tro- 
vare un  coefficiente  di  valutazione  delle  cause  eccezionali  di  morte  tutte  proprie 
dell'illegittimo,  che  gravano  specialmente  su  questi  esseri  infelici,  e  ne  ren- 
dono la  mortalità  notevolmente  superiore  a  quella  dei  bambini  legittimi. 
Dalla  Relazione  Nicotera  presentata  al  Parlamento  nella  seduta  22  novembre 
1877  risultano  notevolissime  differenze  nelle  medie  di  mortalità  degli  esposti 
nel  primo  anno  di  vita.  E  mentre  Verona  non  figura  che, per  una  media 
di  28  morti  nel  i.**  anno  di  vita  su  loo  esposti,  Alessandria  27  Y^,,  Milano 
26  Vo»  abbiamo  d'altra  parte  una  proporzione  di  55  morti  Yo  ^^  brefo- 
trofio di  Brescia,  57  in  quello  di  Lucca,  60  in  quello  di  Perugia,  ecc. 
Il  Relatore  è  convinto  che  le  cifre  minori  sopra  riportate  siano  impossibili 
a  verificarsi,  e  quindi  le  dichiara  erronee,  ed  un  prodotto  artificiale  di 
metodo  statistico  male  applicato.  Egli  fa  vedere  come  la  mortalità  nel  bre- 
fotrofio di  Rovigo  sia  andata  scemando,  ma  ad  onta  dei  più  grandi  sforzi 
e  delle  più  radicali  misure  introdotte,  non  potè  fin'ora  essere  ridotta  che 
alla  proporzione  di  43  Vo»    come  media  del  periodo  1874-80. 

Ecco  la  progressione  seguita  dalla  mortalità  (nel  i.°  anno  di  vita)  nel 
brefotrofio  di  Rovigo  dal  1847  al  1880,  secondo  i  vari  periodi  amministrativi: 

Dal  1847  al  1866  Mortalità  nel  \P  anno  di  vita  =  51.9  ^o 

»     1S67    »   1869         *                          •  52. 6  » 

.     1870    •    1873         »                           »  45. 9  ' 

»     1S74    »   1880         »                          »  43. 5  » 

Esaminando  anno  per  anno  si  trovano  delle  medie  assai  più  distanti  da 
questi  termini,  e  precisamente  gli  estremi  vennero  segnati  nei  seguenti  anni  : 


—  419  — 

Anno   1 859  —  illegittimi    accolti 1 76 

»         »  morti  nel  i.^  anno 131 

•         »  morti    °/q   accolti 74-4 

Anno  1854  —  illegittimi  accolti 104 

»  »  morti  nel  i.^  anno 32 

»         »  morti  ®/q   accolti 30.  7 

Epperò  in  34  anni  la  mortalità  oscillò  dal  31  al  74  Vo»  essendosi  veri- 
ficati i  due  estremi  ambedue  nel  i.®  periodo  di  osservazione,  secondo  le 
divisioni  di  tempo  seguite  dall'Autore. 

Nel  periodo  più  recente  la  minima  mortalità  si  osservò  nell'anno  1878, 
con  un  quoziente  di  34.  8  Y^,. 

Ho  fatto  precedere  queste  notizie,  ricavate  dalla  P dazione  medesima,  perchè 
esse  da  sole  informano  alquanto  la  teoria  sul  coefficiente  ideata  dall'Autore 
)>er  misurare  la  mortalità  degli  illegittimi. 

Egli  ragiona  nel  seguente  modo  : 

<  Per  valutare  le  cause  predisponenti  e  stabilire  il  limite  della   mortalità 

<  normale  dell'  illegittimo  abbiamo  adottato  quale  coefficiente  di  ricerca  la 

<  differenza  dei  nati-morti  fra  legittimo  ed  illegittimo,  ed  abbiamo  detto: 

€    100  parti  legittimi  ebbero  3  nati-morti 
€    100  parti  illegittimi  ebbero  5  nati-morti. 

€  La  diflferenza  del  2  in  più  nell'illegittimo  non  altro  rappresenta  che 
«   il  valore  delle  condizioni  predisponenti  e  di  sfavore,  le  quali,  com 'ebbero 

<  un'  influenza  nella  effettuaz  ione    del  parto  ne  devono  avere  pure  una  sus- 

<  seguente  ad  esso  nella  determinazione  della  mortalità  nel  primo  periodo 
^   di  vita    >. 

Ed  il  precedente  ragionamento  è  basato  sulle  seguenti  notizie  statistiche, 
•e  sulla  dedotta  equazione  : 

€  La  statistica  del  Regno  pel  triennio  187 5- 7 7, rappresenta  che  nel  Veneto 
«  i  nati  legittimi-  furono  104,028,  sui  quali  nati-morti  3415,  il  che  corri- 
«  sponde  al  3.  20  ^^  ;  e  che  i  nati  da  unione  illegittima  sommarono  a 
'    4817  su  cui  nati-morti  n.   526,  che  trovano  il  rapporto  del  S«  3^  Vo- 

e  Dal  raffronto  dei  due  estremi  3.  28  e  5.  31  abbiamo  la  differenza  del 
«  2.  03 ,  che  rappresenta  le  condizioni  speciali  di  sfavore,  tutte  proprie  del- 
<■    l'illegittimo,  che  lo  predispongono  a  maggiore  mortalità. 

<  Ora  la  mortalità  dei  legittimi  entro  il  primo  annodi  età,  accertata  dal 
«   cav.  Molinelli,  è  rappresentata  dal  27.  20  "/q,  e  noi  manteniamo  questo 

<  estremo  come  i  precedenti,  quale  termine  di  probabilità. 

<  Pertanto  se  il  coefficiente  3.28  rappresenta  la  condizione  normale    di 

<  mortalità  del  legittimo  essa  è  eguale  al  risultato  del  cav.  Molinelli  del 
e  27.  2oYq;  ed  il  figlio  illegittimo  oltre  la  condizione  normale  3.128  :=z  27.  20 
'  avrà  il  coefficiente  di  sfavore  2.  03  in  più  del  legittimo,  quindi  la  mor- 
^'  talità  logica  e  giustificata  dell'illegittimo  viene  espressa  nella  foriiWa  : 

27.  20  X  5.  31 
3.  2» 


420    

Dunque,  secondo  il  signor  Prosdocirai ,  «  un  brefotrofio  che  presenti  una 
•:  mortalità  media  nel  primo  anno  di  età  oscillante  fra  44  e  $0  °/o  ptiossi 
<  giudicare  in  condizioni  non/iali;  chi  presentasse  estremi  di  troppo  infe- 
«  riori  sarebbe  o  ammirabile  o  bugiardo.   > 

Avendo  stabilita  per  semplice  supposizione  una  premessa  non  dimostrata^ 
ed  a  mio  giudizio  fallace,  l'Autore  è  condotto  per  /oj^ica  conseguenza  di  ìvlX- 
lace  ed  erronea  conclusione.  Potrebbesi  razionalmente  asserire,  che  il  coef- 
ficiente dei  nati-morti  rappresenti  un  rapporto  esatto  colla  condizione  nor- 
male di  mortalità  nel  i.**  anno  di  vita?  Alcune  cause  remote  di  morte  sono 
comuni,  è  vero,  sia  al  feto,  che  al  neonato,  come  la  miseria  e  l'ignoranza 
delle  popolazioni,  la  sifilide,  ecc.  Ma  altre  molte  sono  affatto  indipendenti; 
ed  i  vari  e  numerosi  accidenti  della  gravidanza  e  del  parto,  ai  quali  pure 
si  deve  il  massimo  numero  dei  nati-morti,  non  hanno  alcun  rapporto  di 
frequenza  colle  varie  temperature  climatiche  nocive  all'infanzia,  o  coH'abuso 
dell'allattamento  artificiale,  micidiale  ai  lattanti,  ecc. 

Che  non  esista  un  rapporto  diretto  e  costante  fra  la  morti -natalità  e  la 
mortalità  nel  i.^  anno  di  vita,  lo  si  può  desumere  anche  dai  confronti  in- 
ternazionali. 

La  morti- natalità  è  molto  variabile ,  ed  oscilla  ,  secondo  il  Ma3T,  dal  2 
al  5  Y^  dei  nati.  Nella  Spagna  si  calcola  soltanto  l'i  Y^  di  nati-morti, 
mentre  in  Austria  ed  in  Italia  la  proporzione  oscilla  fra  2  e  3  ^/^]  ed  in 
Germania,  Danimarca,  Svezia  e  Norvegia  fra  3  e  4  V^;  laddove  nella  Sviz- 
zera, Francia,  Belgio  ed  Olanda  si  eleva  tra  4  e  5   Yo* 

Ebbene  in  paesi  nei  quali  si  registra  un  maggior  numero  di  nati-morti, 
sono  poi  quelli  che  vantano  ,  per  regola  generale ,  le  minori  proporzioni 
della  mortalità  nel  i.^  anno  di  vita;  e  viceversa  Austria,  Italia  e  Spagna, 
che  sarebbero  favorevolmente  classificate  nella  rubrica  dei  nati-morti,  con- 
tano fra  i  paesi,  in  cui  la  mortalità  infantile  è  straordinariamente  elevata. 
Questo  dimostra,  che  allargando  la  sfera  delle  osservazioni,  il  rapporto 
fra  la  morti-natalità  e  la  mortalità  nel  i.°  anno  di  vita,  si  mostra  affatto 
incostante  e  variabile,  e  quindi  non  accenna  affatto  alla  manifestazione  di 
una  legge  naturale. 

Che  il  nato  illegittimo  abbia  delle  maggiori  cause  predisponenti  alla  mor- 
talità, che  non  il  legittimo,  è  facilmente  compreso,  perchè  manca  a  questo 
povero  innocente  quel  tiepido  ricovero  che  ò  la  famiglia  costituita,  perchè 
in  genere  fa  difetto  quella  naturale  tutela  che  il  maschio,  anche  nello  stato 
(li  natura,  prc§ta  alla  femmina  che  egli  ha  resa  madre.  Ed  essa,  dalla  pro- 
pria abbiezione  e  dai  pregiudizi  sociali  sopraffatta  ed  oppressa,  trascura  il 
proprio  nato,  causa  per  lei  di  tanti  dolori  fisici  e  morali,  e  quando  resiste 
alla  tentazione  di  un  delitto,  lo  manda  all'ospizio. 

Ma  correggete  il  costume,  salvate  la  ragazza  madre  dall'  ignominia,  for- 
nitele i  mezzi  per  allevare  essa  medesima  il  suo  bambino;  e  non  v*ha  ra- 
gione per  credere  che  in  tali  condizioni  la  mortalità  degli  illegittimi  debba  es- 
sere superiore  e  quasi  doppia  di  quella  dei  legittimi.  Salvo  il  caso  di  una 
frequenza  relativamente  maggiore  di  sifilide  congenita  negli  illegittimi,  non 
havvi  altra  causa    naturale   per  credere  che    realmente   gli  illegittimi  siano 


—  419  — 

Anno   1S59  ~  illegittimi    accolti 176 

»         »  morti  nel  i.^  anno 131 

»         »  morti    %   accolti 74-4 

Anno  1S54  —  illegittimi  accolti 104 

»         »  morti  nel  iP  anno 32 

»         »  morti  °/o   accolti 30.  7 

Epperò  in  34  anni  la  mortalità  oscillò  dal  31  al  74Vo>  essendosi  veri- 
ficati i  due  estremi  ambedue  nel  i.^  periodo  di  osservazione,  secondo  le 
difìsioni  di  tempo  seguite  dall'Autore. 

Nel  periodo  più  recente  la  minima  mortalità  si  osservò  nell'anno  1878, 
con  un  quoziente  di  34.  8  Y^,. 

Ho  fatto  precedere  queste  notizie,  ricavate  dalla  Pelaztone  medesima,  perchè 
€sse  da  sole  informano  alquanto  la  teoria  sul  coefficiente  ideata  dall'Autore 
jer  misurare  la  mortalità  degli  illegittimi. 

Egli  ragiona  nel  seguente  modo  : 

e  Per  valutare  le  cause  predisponenti  e  stabilire  il  limite  della  mortalità 
«  normale  dell'  illegittimo  abbiamo  adottato  quale  coefficiente  di  ricerca  la 
-e  dififerenza  dei  nati-morti  fra  legittimo  ed  illegittimo,  ed  abbiamo  detto: 

€    100  parti  legittimi  ebbero  3  nati-morti 
<    ICQ  parti  illegittimi  ebbero  5  nati-morti. 

• 

t  La   differenza  del   2  in  più  nell'illegittimo  non  altro  rappresenta   che 

«  il  valore  delle  condizioni  predisponenti  e  di  sfavore,  le  quali,  com 'ebbero 

t  un'influenza  nella  effettuazione    del  parlo  ne  devono  avere  pure  una  sus- 

[<  seguente  ad  esso  nella  determinazione  della  mortalità  nel  primo  periodo 

f'«  di  vita    >. 

Ed  il  precedente  ragionamento  è  basato  sulle  seguenti  notizie  statistiche, 
«  solla  dedotta  equazione  : 

e  La  statistica  del  Regno  pel  triennio  187 5- 7 7, rappresenta  che  nel  Veneto 

<  i  nati  legittimi- furono  104,028,  sui  quali  nati-morti  3415,  il  che  corri- 
■«  sponde  al  3.  20  ^^  ;  e  che  i  nati  da  unione  illegìttima  sommarono  a 
■-  4817  su  cui  nati-morti  n.   526,  che  trovano  il  rapporto  del  S-  3^  Vo- 

«  Dal  raffronto  dei  due  estremi  3.  28  e  5.  31  abbiamo  la  differenza  del 
*  «  2. 03 ,  che  rappresenta  le  condizioni  speciali  di  sfavore,  tutte  proprie  del- 

*  l'illegittimo,  che  lo  predispongono  a  maggiore  mortalità. 

«  Ora  la  mortalità  dei  legittimi  entro  il  primo  annodi  età,  accertata  dal 

<  cav.  Molinelli,  è  rappresentata  dal  27.  20  "/^,,  e  noi  manteniamo  questo 

*  estremo  come  i  precedenti,  quale  termine  di  probabilità. 

«  Pertanto  se  il  coefficiente  3.28  rappresenta  !a  condizione  normale    di 
«  mortalità  del  legittimo    essa  è  eguale  al  risultato    del  cav.  Molinelli  del 

<  27.  20  Y^j  ;  ed  il  figlio  illegittimo  oltre  la  condizione  normale  3.^28  :=z  27.  20 
'  avrà  il  coefficiente  di  sfavore  2,  03  in  più  del  legittimo,  quindi  la  mor- 
''-  talità  logica  e  giustificata  dell'illegittimo  viene  espressa  nella  foriiWa  : 

27.  20  X   5.  31 

=  44.  03 


3.  28 


422    

soprattutto  se  la  si  metta  a  confronto  con  quelle  della  Francia  (i6  Yo)" 
Inghilterra  (15  YJ,  Belgio  (14  Y^,),  e  Norvegia  (11  YJ.  Eppure  le  basse 
temperature,  essendo  una  delle  cause  precipue  della  mortalità  nel  primo 
mese  di  vita,  i  paesi  più  nordici  d'Europa  dovrebbero  avere  mortalità  superiori 
alle  fìostre,  come  realmente  •  osservasi  nei  paesi  austriaci  e  slavi  (da  24 
a  26  ^/^.  Ma  nel  Belgio,  Svezia,  Norvegia  e  Regno  Unito  dlnghilterra  si 
seppe  trionfare  anche  delle  azioni  nocive  generali  devolute  al  clima,  e  ciò 
mediante  i  progressi  della  civiltà  ed  i  benefizi  dell'istruzione  e  dell'igiene 
pubblica  e  privata. 

E  nello  stesso  modo  hanno  potuto,  coU'adozione  delle  più  raccoman- 
date misure  igieniche,  ridurre  a  minori  proporzioni  la  spaventosa  loro 
mortalità  gli  ospizi  dei  trovatelli.  Che  se  ancora  recentemente  V  ospizio  di 
Roma  dava  la  perdita  di  oltre  90  Y^,,  quello  diretto  dal  dott.  Agostini  in 
Verona  non  diede  per  il  decennio  1868-1877  che  il  35.6  ^/^\  il  Brefo- 
trofio di  Como  nel  1876-78  ebbe  circa  24  Y^,  Torino  nel  1876  il  26  Y,» 
e  Palermo  nello  stesso  anno  il  22  Y^.  È  possibile,  lo  ammetto,  qualche 
inesattezza  nel  calcolo,  ma  bisognerebbe  supporre  della  mala  fede  a  ri- 
durre i  rapporti  della  metà  ;  oppure  che  i  direttori  di  questi  ospizi  fossero 
tutti  d'accordo  nel  medesimo  errore.  E  lo  stesso  Ospizio  di  Rovigo  non 
ottenne    negli    anni    1852-1854^    e    1878,  cifre    favorevolissime,     inferiori 

Ho  preso  in  esame  solamente  questo  punto  speciale  della  pubblicazione- 
sottoposta  ad  analisi  e  mi  son  fatto  lecito  combatterlo,  perchè  parvemi  che 
non  si  dovesse  lasciar  trascorrere  senza  qualche  osservazione,  stante  la  com- 
petenza speciale  dell'Autore. 

Del  resto  devo  aggiungere  che  la  Memoria  sulla  Casa  esposti  di  Rovigo 
è  compilata  in  modo  lodevolissimo,  e  dimostra  quanto  il  signor  Prosdocimi 
siasi  preso  a  cuore  la  protezione  ed  il  benessere  dei  poveri  fanciulli  ab- 
bandonati. 

Agitare  queste  gravi  quistioni  innanzi  al  pubblico  interessato,  è  un  mezzo 
per  facilitarne  la  soluzione;  e  dal  cozzo  delle  diverse  opinioni,  più  limpida 
emerge  la  verità. 

Prof.  Giuseppe  Sormami. 


—  421  — 

|A  deboli  od  infermicci  o  votati  a  morte  precoce  che  i  legittimi.  Che 
•a  se  ben  si  rifletta  allc^  maggior  vigorìa  dei  procreanti ,  ed  al  più  in- 
tenso ardore  che  presiede  alla  loro  generazione,  ben  dovrebbesi  dire  1'  op- 
posto. 

Iionde  non  alle  naturali  condizioni,  ma  alle  sociali^  devesi  la  più  grave 
mortilità  degli  illegittimi;  e  questo  è  per  noi  di  grande  interesse,  inquan- 
todiè  le  prime  sarebbero  di  difficile  rimozione,  mentre  alle  seconde  devono 
portare  adeguato  rimedio  i  progressi  della  civiltà. 

Probabilmente  in  tempi  remoti,  e  fino  alla  propaganda  di  Vincenzo  de* 
ftioJi  (m.  1669),  il  numero  degli  infanticidi  era  straordinario.  Per  ovviare 
pesto  stato  di  cose,  ed  al  frequentissimo  abbandono  della  prole ,  furono 
Dreniate,  con  ispirilo  religioso,  le  ruote  per  ricevervi  i  trovatelli.  I  pro- 
cessi della  civiltà  consigh'arono  a  trasformare  questa  istituzione;  e  dalle 
Dodificazioni  e  dai  miglioramenti  introdotti  si  ottenne,  come  conseguenza 
vitna,  una  limitazione  negli  infanticidi,  indi  una  diminuzione  nella  mortalità  in- 
intile  dei  trovatelli. 

Gli  stessi  brefotrofi  dei  tempi  andati,  nelle  mani  del  solo  personale  re- 
igioso,  trascuratissimi  in  ogni  prescrizione  igienica,  davano  una  mortalità 
ioperiore  ali*  80  ed  anche  al  90  Y^.  Ma  quando  si  comprese  che  era 
lanosissimo  mantenere  in  ospizi  ristretti  e  sucidi  un  gran  numero  di  lat- 
tanti, alimentati  da  poche  balie,  e  si  adottò  il  sistema  di  disseminare  i  trova- 
telli per  le  campagne,  e  di  sorvegliarli  direttamente,  o  farli  sorvegliare  da 
commissioni  protettrici,  si  vide  anche  la  mortalità  dei  trovatelli  discendere 
in  modo  rapido  e  meraviglioso. 

,  Al  Congresso  internazionale  d'Igiene  di  Brusselles  (1876),  il  dott.  Ma- 
ijolin  riferiva,  che  la  mortalità  dei  trovatelli,  che  nel  1866  si  elevava  al 
59  7o  ^^^  primo  anno  di  vita,  doi)o  l'adozione  di  opportune  misure  igie- 
niche e  la  sorveglianz£\  della  Società  protettrice,  discese,  nel  1875  all' 11  °/^j. 
Ddott.  Monot,  quello  medesimo  che  nel  1865  svelò  all'Accademia  medica 
di  Parigi  la  immorale  industria  delle  nutrici  nel  Morvan  ,  dopo  le  misure 
adottate  coU'applicazione  della  legge  Roussel,  trovò  che  la  mortalità  dei  bam- 
dini  dati  a  balia  da  71  ®/^  discese  a  soli   12   y^,. 

Egli  è  soltanto  perchè  l'  Autore  della  Memoria^  si  è  troppo  invaghito 
della  s\ì2l  formula f  che  ha  potuto  uscire  in  questa  esclamazione: 

<  È  facile  cosa  il  dire  che  il  brefotrofio  è  una  ecatombe  legale,  che 
«  la  società  è  responsabile  di  (juesto  eccesso  di  mortalità;  ma  queste  sono 
<  generose  affermazioni  senza  alcun  significato,  e  lo  abbiamo  comprovato 
«  nel  termine  di  44.  03,  che  è  una  mortalità  ?iaturalc,  logica  e  pienamente 
^  S^stificata,  che  non  deve  minimamente  impressionare,  essendo  note  le 
♦  cause  e  le  complesse  sue  derivazioni.   » 

La  teoria  dell'Autore  è  troppo  assoluta  e  toglie  energia  e  spirito  di  ri- 
forme ai  Direttori  di  brefotrofi,  i  quali  secondo  tale  dottrina  non  dovreb- 
bero darsi  alcun  pensiero  al  mondo,  allorquando  muore  soltanto  la  metà 
dei  bambini  loro  confidati. 

La  mortalità  generale  dei  bambini  in  Italia  nel  primo  anno  di  vita,  oscilla 
^  21  a  22  Y^  dev'essere  ritenuta  come  una  cifra  ancor  troppo  elevata; 


—    424   — 
alimenta  l«  tìamme»  Tavìdo  crepitare  del  fuoco,  il  tonfo  delle  minanti   macerie,  il  cigoli  > 
«.Ielle  pompe  v?a  fuoco  formavano  un  triste  concerto.  Un  gran  numero  di  persone  sale  sulle 
«  CViViwi/  *:>/  /r /.•i»r>  »  {Sifjfssù'uie)  per  vedere  meglio,  e  viene  sfondato  l'uscio  che  si  era  ten- 
tato di  chiudere.  Quanto  maggiore  è  1'  oscurità,  altrettanto  è  più  spaventevole  lo  spettacolo. 

Frammezzo  a  questo  scompiglio,  a  questa  confusione  appare  Tlmperatore  che,  in  uni 
inccola  carrozza,  senza  seguito,  ravvolto  nel  suo  mantello  bigio,  era  accorso  sul  luogo. 

L'entrata  principale,  di  fronte  ^ Alt-Moabit^  è  libera  dalle  fiamme  e  lascia  penetrare 
lo  sguardo  sul  tetro  panorama.  Sono  le  7  e  1/4;  mentre  mezz'ora  prima  tutto  pareva  vita, 
tutto  spirava  allegria,  ora  al  contrario  da  per  ogni  dove  si  vede  la  desolazione  e  lo  ster- 
minio. Quel  maestoso  edificio  che  pareva  volesse  imporsi  a  quelli  stessi  che  1*  avevano 
eretto,  ora  cade  come  una  casa  di  carta  I  II  calore  potente,  che  si  espande  per  ogjni  dove 
fa  arrestare  il  corso  della  ferrovia  e  i  passaggieri  smontano  spaventati.  A  sud  ed  a  sud- 
est il  fuoco  ha  sorpassato  tutto  il  vasto  giardino  e  si  è  appigliato  anche  alle  fabbriche 
isolate,  come  la  Scuola  di  modelli  e  le  Macchine  ferroviarie  ^  compreso  tutto  quanto  il 
treno  sanitario.  —  Di  minuto  in  minuto,  ogni  cosa  cade  sopra  se  stessa,  e  solo  rimangono 
in  piedi  qua  e  là  le  parti  in  ferro,  che  si  presentano  sotto  bizzarre  figure,  in  mezzo  ai 
fiammeggiante  mare  di  fuoco! 

I  pompieri  lavorarono  con  anima  per  attenuare  almeno  il  danno.  Essi  accorsero  do- 
vunque con  celerilà  e  jìericolo  della  propria  vita.  Ma  ahimè  !  Le  macchine  non  posson  > 
ormai  più  spegnere  le  fiamme,  ma  solo  impedire  ch'esse  s'estendano  più  oltre. 

Ad  ovest  imminente  è  il  pericolo  ;  qui  stanno  i  fabl)ricati  della  stazione  Lehrter  con 
grandi  depositi  di  carbone  pel  riscaldamento  delle  macchine.  Al  nord  si  stendono  a  guisa 
di  bastioni  le  linee  dello  Stadtbahn  con  gran  numero  di  oggetti.  Ma  qui  come  ad  est,  i 
pompieri  hanno  tirato  un  cordone  di  pompe  che  sono  in  piena  azione.  La  crescente  fi- 
ducia di  poter  così  contenere  il  fuoco,  almeno  nei  limiti  naturali,  fa  si  che,  malgrado  \\ 
enormità  del  disastro,  la  cittadinanza  non  si  dia  in  braccio  ad  un  assoluto  sconforto. 

Frattanto  la  notizia  dell'incendio  è  penetrata  in  tutti  gli  uffici  pubblici  e  privati:  ac- 
corrono in  gruppi  i  membri  della  Commissione,  gli  espositori  e  gli  impiegati  delle  Compa- 
gnie d'Assicurazione  interessate.  Fra  i  primi  si  vedono  il  Presidente  della  Polizia  sig.  Madai 
e  il  maresciallo  conte  Moltke.  Dopo  supremi  sforzi,  l'incendio  cessò  verso  la  mezzanotte. 

Considerando  la  gravità  del  danno  in  relazione  al  colossale  edifìcio  della  £sposizii>ne 
d'Igiene,  si  può  dire  che  circa  la  quinta  parte  degli  oggetti  da  mettersi  in  mostra  erano 
al  posto.  Bruciarono  : 

i.^  La  Esposizione  del  Ministero  della  guerra  di  Prussia  (8  vagoni  pei  malati,  ecc.' 

2.P  La  Collezione  del  Ministero  del    Commercio    (Modelli  e  Piani  di  disposizioni  s.i- 
nitarie,  ecc.); 

3.^  La  Mostra  del  Ministero  di  Grazia  e  Giustizia  (Regolamenti  di  carceri,  peni:e:i- 
ziarl,  ecc.)  ;  ' 

4.®  La  Mostra  del  Ministero  del  Culto  ; 

5.'^  La  Mostra  del  Ministero  dei  Lavori  Ptiòòlici ; 

6P  I^a  Mostra  del  Ministero  del  Wùrttemòerg  ;  • 

"iP  T^a  Mostra  della  citili  di   Vienna  (assai  pregiati  modelli  e  piani): 

8.°  T^a  maggior  parte  degli  oggetti  esposti  dalla  citta  di  Budapest; 

9.°  I  piani  dei  Macelli  di  Breslau^  Monaco,  Annover^  ecc; 

io.°  Gl'intieri  gruppi  10!^  (Progetti  di  case),  gP  (Progetti    di    scuole),  e  i^r   (ag- 
getti di  toilette,  ecc.  1  ; 


—  4«S  — 
II.**  Lt  pompe  da  spegnere  il  ftioco,  ad  eccezione  delle  Berlinesi  ; 
12.^  La  Mostra  pel  salvataggio  dalle  acque^  presentata  dalla  Società  pella  protezione 

dai    pericoli   del  Mare  e  dalla  Società  pel  Commercio  e   per  la    Navigazione  in 

Amburgo  ; 
13."   Tutte  quante  le  conserve^  le  vettovaglie  e  i  vini^  ecc,  ; 
14.°  Le  totali  esposizioni  delle  amministrazioni  delle  miniere  ; 
15.'^  /  carrozzoni  pei  malati  che  stavano  sulle  rotale  della  stazione  Lehrtir, 
Sono  salvati  fra  gli  altri  : 

a)  La  Collizione  del  Ministero  della  Guerra  d  Austria  ; 

b)  Due  vagoni  pei  malati  del  Ministero  della  guerra  della  Prussia  ; 
e  )  Due  carrozze  pure  pei  malati  ; 

d)  La  Mostra  delia  Società  tedesca  pel  salvataggio  dei  Naufraghi  ; 

e)  La  Biblioteca  dell'  Esposizione  ; 
f  »   Gli  Uffici. 

Questo  quanto  agli  oggetti  ;  quanto  poi  al  fabbricato  più  della  metà  è  ridotto  in 
P'>lvere.  » 

L'Amministrazione  dell'Esposizione  aveva  giù  speso  L,  500,000  ;  il  fondo  di  garanzia 
'^a  asceso  da  L.  212,000  a  L.   222,000. 

Si  sono  potute  salvare  le  polizze  d'assicurazioni  contro  l'incendio,  colle  quali  l'Espo- 
sizione era  assicurata  per  L.  2.  500,000  presso  dieci  diverse  Compagnie. 

Causa  dell'incendio  fu  una  lampada  a  spirito  rovesciatasi  dalle  mani  di  un  cantiniere 
lei   Ristorante  Bauer. 

Fortunatamente  non  si  ebbero  a  deplorare  vittime,  ad  eccezione  di  un  fanciullo  di  5 
imii  che  fu  strascinato  sotto  le  ruote  d'un  carro  da  pompa  e  un  prode  pompiere  che  per: 
fra   le  fiamme. 

Anche  la  casa  Reale  sì  mostrò  vivamente  commossa  per  tanto  disastro:  S.  M.  l'Impe- 
r.itrice  sotto  i  cui  auspici  stava  l'Esposizione,  inviò  un  telegramma  affettuosissimo  alla  città 
'1  i   Berlino. 

Il  Principe  Carlo  espresse  il  suo  dolore  a  mezzo  di  un'  aiutante  che  volle  prendere 
contezza  del  triste  caso. 

Il  Prìncipe  ereditario  poi,  dopo  esser  stato  tra  i  primi  ad  accorrere  sul  luogo,  vi  si 
recò  alle  6  pom.  del  giorno  appresso  e  s'intrattenne  lungo  tempo  con  tutti  i  principal 
jiicmbri  della  Commissione,  i  quali  lo  informarono  di  quanto  era  avvenuto  e  fecero  con- 
sapevole S.  A.  del  danno  sofferto.  In  tale  occasione  si  lessero  alla  presenza  del  Principe 
i  numerosi  telegrammi  di  condoglianza  pervenuti  dalle  diverse  nazioni,  dopo  di  che  il 
l^rincipe  ereditario  propose  al  Comitato  centrale  di  ricostruire  il  fabbricato  dell'Esposizione 
'^  la  proposta  venne  accolta  con  grandi  applausi. 

A  questo  appello  il  popolo  di  Berlino  e  tedesco  aderirà  con  tutto  l'entusiasmo,  tanto 
più  che  il  Principe  ha  promesso  la  propria  cooperazione  e  quella  di  tutta  la  Imperiale 
famiglia. 

In  questo  modo  ebbe  tristamente  termine  un'  opera  a  lungo  meditata  e  già  condona 
i  compimento.  L'Esposizione  di  Berlino  sarebbe  riuscita  certamente  splendida  sotto  tutti 
i  rapporti  e  avrebbe  dimostrato  i  grandi  straordinari  progressi  che  vanno  facendo  le  isti- 
tuzioni e  le  scienze  sanitarie.  Basta  dare  un'  occhiata  al  voluminoso  Catalogo  pubblicato 
•  ial  Comitato  centrale,  per  convincersi  come  numerosi  fossero  gli  oggetti  esposti  e  come 
<Iegni  di  figurare  alla  Mostra  tedesca. 


—  4*^  — 

L'Italia  più  fortunata  delle  altre  nazioni,  usci  quasi  incolume  dalla  catastrofe.  Per 
gentile  desiderio  di  S.  M.  l'Imperatrice,  alla  nazione  nostra  venne  affidato  un  padiglione 
speciale  nel  quale  erano  già  disposti  gli  oggetti  inviati  dagli  espositori  ItalianL 

Per  opera  del  Delegato  della  nostra  Società,  cav.  Paolo  Ritter,  la  sala  italiana  era 
stata  elegantemente  addobbata  e  molto  bene  disposta.  In  mezzo  s'ergeva  il  grandioso  mo- 
dello del  Crematoio  Lodigiano  e  i  numerosi  apparecchi  della  Società  di  Cremazione  ;  poi 
venivano  le  vetrine  della  Società  Italiana  d'  Igiene,  rimarcabili  per  le  preparazioni  del 
Toninetti  ;  le  mostre  dei  Municipi,  di  Napoli,  di  Venezia,  quella  della  Sede  FiorenUna 
della  nostra  Società  e  cosi  via  dicendo.  All'intorno,  disposti  sopra  ampie  tavole,  erano  i 
libri^  i  disegni,  le  pubblicazioni  importanti. 

Mercè  l'energia  e  lo  zelo,  veramente  prodigioso  del  cav.  Ritter,  che  accorse  sul  luogo 
del  disastro,  il  padiglione  italiano  fu  salvo.  A  Lui  si  deve  se  i  danni  sofferti  da  noi  si 
riducono  a  pochi  oggetti  che  non  fu  possibile  sottrarre  alle  fiamme.  La  Società  e  gli  espo- 
sitori debbono  grandissima  riconoscenza  a  quest'uomo  egregio  che  dopo  di  essersi  assunto 
un  grave  ufficio,  rinunziando  ad  ogni  compenso  e  rimborso,  rimase  molte  settimane  a 
Berlino,  per  tutelare  le  cose  nostre,  per  assistere  al  rimballaggio  degli  oggetti  che  fra 
qualche  giorno  torneranno  in  Italia. 

Nomina.  —  Il  prof.  Alfonso  Corradi,  presidente  della  Società  Italiana  d'Igiene,  h  stato 
nominato  dal  Governo  a  rappresentante  dell'  Italia  nel  prossimo  Congresso  intemasionale 
d'Igiene  di  Ginevra. 

Innto  per  una  escursione  alpina  da  farsi  in  occasione  del  Congresso  internalo- 

naie  d'Igiene  in  Ginevra.  —  Parecchi  membri  della  Società  hanno   stabilito  di  prender 
parte  al  Congresso  intemazionale  d'Igiene  in  Ginevra,  che  si  aprirà  il  5  del  prossimo  set- 
tembre, compiendo  nello  stesso  tempo  una  passeggiata  alpina. 
L'itinerario  da  seguirsi  è  stato  fissato  nel  seguente  modo: 

Punto  di  ritrovo  la  sera  del  30  agosto  in  Ivrea  (partenza  da  Torino  alle  ore  5,45 
pom,,  da  Milano  a  ore  4,15  pom.  ). 

SI  agosto,  —  Viaggio  in  vettura  da  Ivrea  ad  Aosta,  con  fermata  a  Saint-Vincent, 
percorrendo  la  vallata  di  Aosta  (ore  io). 

7.®  settembre.  —  Viaggio  da  Aosta  a  Saint-Remy  (a  piedi  od  in  vettura,  ore  6)  e 
da  Saint-Remy  all'Ospizio  del  Gran  San  Bernardo  (a  piedi  o  su  cavalcatura,  m.  2491  sui 
mare,  ore  2). 

2  settembre.  —  Fermata  all'Ospizio  del  Gran  San  Bernardo,  con  ascesa  della  Che- 
nalette  (ore  1,30  di  salita  m.  2889)  o  altra  passeggiata. 

j  settembre,  —  Viaggio  dal  Gran  San  Bernardo  a  Orsières  (a  piedi  o  su  cavalca- 
tura) e  da  Orsières  a  Martigny  (in  vettura)  (in  tutto  ore  9). 

4  settembre,  —  Viaggio  da  Martigny  a  Bouveret,  in  ferrovia  (partenza  ore  8,25 
ant.)  e  quindi  in  battello  fino  a  Ginevra  (arrivo  ore  3  pom). 

Il  bagaglio  dovrà  essere  spedito  direttamente  a  Ginevra  per 'ferrovia,  portando  i  viag- 
giatori con  sé  soltanto  abiti  adatti  a  difendersi  dalla  bassa  temperatura  che  si  suole  in- 
contrare sulle  montagne. 

I  signori  membri  della  Società  Italiana  d'Igiene  o  gli  aderenti  al  Congresso,  che  in- 
tendessero prendere  parte  alla  passeggiata,  sono  pregati  di  volersi  inscrivere  prima  del  20 
agosto,  perchè  resti  tempo  a  dare  le  disposizioni  necessarie  per  rendere  più  comoda,  ecc  - 
nomica  ed  aggradevole  la  gita. 


—  425  — 

11.^  Le  fùmpt  da  spegnere  il  fuoco,  ad  eccezione  delle  Berlinesi  ; 

13.*  La  Mostra  pei  salvataggio  dalle  acque^  presentata  dalla  Società  pella  protezione 

dii   perìcoli   del  Mare  e  dalla  Società  pel  Commercio  e   per  la    Navigazione  in 

Amburgo  ; 
13.**  Tutte  quante  le  conserve^  le  vettovaglie  e  i  vini^  ecc,  ; 
14.*'  Le  totali  esposizioni  delle  amministrazioni  delle  miniere  ; 
\^  I  carrozzoni  pei  malati  che  stavano  sulle  rotale  della  stazione  Lehrtir, 
Sono  salrati  fra  gli  altri  : 

a)  La  Collezione  del  Ministero  della  (ìuerra  d'Austria  ; 

b)  Due  vagoni  pei  malati  del  Ministero  della  guerra  della  Prussia  ; 
c:  Due  carrozze  pure  pei  malati  ; 

d)  La  Mvstra  della  Società  tedesca  pel  sahatag-^io  dei  Xaitfragh:  ; 
t)  La  Biblioteca  dell'  Esposizione  ; 
fi  Gli  Uffici. 

Questo  quanto  agli  oggetti  ;  quanto  poi  al  fabbricato  più  della  metà  è  ridotto  in 
p-Jwe.  • 

L'Amministrazione  dell'Esposizione  aveva  già  speso  L.  500,000  ;  il  fondo  di  garanzia 
«a  asceso  da  L.  212,000  a  L.  222,000. 

Si  sono  potute  salvare  le  polizze  d'assicurazioni  contro  l'incendio,  colle  ([uali  l'Espo- 
suibne  era  assicurata  per  L.  2.  500,000  presso  dieci  diverse  Compagnie. 

Causa  deirincendio  fu  una  lampada  a  spirito  rovesciatasi  dalle  mani  di  un  caminiere 
'Jd  Ristorante  Bauer. 

Fortunatamente  non  si  ebbero  a  deplorare  vittime,  ad  eccezione  di  un  fanciullo  di  5 
inai  che  fu  strascinato  sotto  le  ruote  d'un  carro  da  pompa  e  un  prode  i>ompicre  che  per: 
^  le  fiamme. 

Anche  la  casa  Reale  si  mostrò  vivamente  commossa  per  tanto  disastro:  S.  M.  l'Impc- 
uirice  sotto  i  cui  auspici  stava  l'Esposizione,  inviò  un  telegramma  affettuosissimo  alla  città 
"ii  Berlino. 

n  Principe  Carlo  espresse  il  suo  dolore  a  me^zo  di  un'  aiutante  che  volle  prendere 
contezza  del  triste  caso. 

II  Prìncipe  ereditano  poi,  dopo  esser  stato  tra  i  primi  ad  accorrere  sul  luogo,  vi  sì 
reo)  alle  6  pom.  del  giorno  appresso  e  s'intrattenne  lungo  tempo  con  tutti  i  principal 
membri  della  Commissione,  i  quali  lo  informarono  di  quanto  era  avvenuto  e  fecero  con- 
^a;;eTole  S.  A.  del  danno  sofferto.  In  tale  occasione  si  lessero  alla  presenza  del  Principe 
1  nomerosi  telegrammi  di  condoglianza  pervenuti  dalle  diverse  nazioni,  dopo  di  che  il 
Pr.ncipc  ereditario  propose  al  Comitato  centrale  di  ricostruire  il  fabbricato  dell'Esposizione 
-  -a  proposta  venne  accolta  con  grandi  applausi. 

A  questo  appello  il  popolo  di  Berlino  e  tedesco  aderirà  con  tutto  l'entusiasmo,  tanto 
f'i::  che  il  Principe  ha  promesso  la  propria  coopcrazione  e  quella  di  tutta  la  Imperiale 
l'aniiglia. 

In  questo  modo  ebbe  tristamente  termine  un'  opera  a  lungo  meditata  e  già  coMÙoita 
^  compimento,  L'Esposizione  di  Berlino  sarebbe  riuscita  certamente  splendida  sutto  tutti 
i  rapporti  e  avrebbe  dimostrato  i  grandi  straordinari  progressi  che  vanno  facendo  le  i^ti- 
*'J2Ìoni  e  le  scienze  sanitarie.  Basta  dare  un'  occhiata  al  Toluminoso  Catalogo  pubblicato 
'1*1  Comitato  centrale,  per  convincersi  come  numerosi  fossero  gli  oggetti  esposti  e  come 
'J<ig«ii  di  figurare  alla  Mostra  tedesca. 


—  428  — 

C  Stampati,  Carte  e  Tavole. 

Libri  e  giornali  d'Igiene  e  climatologia; 

Raccolte  di  lavori  di  Consigli  d'Igiene  ed  altre  Istituzioni  sanitarie  ; 
Pubblicazioni  demografiche.  BuUettini  e  Tavole  statistiche  ; 

Carte,  curve,  riassunti  carto-grafìci  di  tutti  i  fatti  riferentisi  all'Igiene,  alla  polizia 
sanitaria,  alle  epidemie  ed  endemie,  alla  statistica  vitale  e  mortuaria  ; 

La  legge  sulle  epidemie  in  Svizzera.  —  La  votazione  della  legge  sulle  epidemie  e 
sull'aggiunta  all'art.  64  della  Costituzione  federale,  concernente  la  protezione  e  i  brevetti 
d'invenzione,  è  fissata  al  30  luglio. 

La  cifra  definitiva  delle  firme  contro  la  legge  sulle  epidemie  è  di  80,324.  Ecco  dunque 
una  legge  che  rischia  di  molto  di  non  aver  tutta  quella  fortuna  della  quale  alcuno  avrebbe 
neppure  dubitato. 

Un  fatto  che  giova  ricordare,  h  che  il  prof.  Adolfo  Vogt,  in  data  del  1 5  maggio  ha 
mandato  al  presidente  della  Confederazione  una  lettera  indirizzata  sia  al  Consiglio  fede- 
rale che  al  Consiglio  nazionale  e  al  Consiglio  degli  Stati,  dal  dott.  Hubert-Boèns,  membro 
■dell'Accademia  di  Medicina  belga  e  presidente  della  Lega  contro  la  vaccinazione,  e  da 
molti  suoi  colleghi. 

Questi  signori  scongiurano  le  Autorità  federali,  in  nome  {/g/la  sdenta  ed  in  nome 
della  umanità^  di  sopprimere  nella  legge  sulle  epidemie  tutti  gli  articoli  che  si  riferiscono 
alla  vaccinazione  obbligatoria:  essi  dichiarano,  appoggiandosi  sui  lavori  del  Congresso  anti- 
vaccinatorio  tenutosi  a  Colonia  dal  9  al  13  ottobre  1 881,  che  la  vaccinazione  è  una  pra- 
tica  barbara,  inutile  e  pericolosa,  ecc.  e  domandano  che  almeno  sia  differita  qualsiasi  riso- 
luzione definitiva  ed  irrevocabile  sopra  un  così  grave  oggetto,  fino  a  che  più  estese  ia- 
formazioni  sieno  raccolte. 

Il  fatto  solo,  essi  dicono,  che  alcune  delle  persone,  che  hanno  grande  autorità  tra  i 
periti  nella  medicina  (?),  denunziano  la  vaccinazione  come  fatale  alla  salute  pubblica^  dovrebbe 
trattenere  qualsiasi  legislatore  dal  renderla  obbligatoria. 

Il  prof.  Vogt,  trasmettendo  questa  lettera  al  Consiglio  federale ,  ha  espresso  il  ranunarico 
che  gli  sia  arrivata  troppo  tardi,  solo  dopo  che  le  Camere  avevano  votata  la  legge  ^  ma 
poiché  oltre  80,000  cittadini  hanno  domandato  che  essa  sia  sottoposta  al  voto  del  popolo, 
egli  ha  creduto  suo  dovere  di  mandarla  alle  persone  cui  fu  diretta  affinchè  il  popolo  sviz- 
zero ne  avesse  cognizione. 

Sui  progressi  della  cremazione.  —  Ecco  l'elenco  delle  Società  di  cremazione  esistenti 
in  Italia:   Milano,  Udine,  Varese,  Cremona,  Roma,  Bologna,  Como,  Pavia,  Codogno,  Pa- 
dova, Torino,  Genova,  Modena,  Firenze,  Venezia,  Ancona,  Novara,  Brescia,  Livorno,  Pisa 
Piacenza  e  Parma. 

I  membri  ascritti  a  queste  Società  toccano  la  cifra  di  oltre  5000. 

A  Lodi  la  cremazione  funziona  come  istituzione  municipale  e  quindi  colà  non  venne 
mai  costituita  una  speciale  Società. 

Esistono  inoltre  Comitati  promotori  di  Società  di  Cremazione,  che  presto  saranno 
-convertiti  in  vere  e  proprie  associazioni  :  a  Asti,  a  Mantova,  a  Vicenza,  a  Reggio  Emilia, 
a  Carpi,  a  Verona.  In  tutto  abbiamo  dunque  in  Italia,  22  Società  e  6  Comitati  promo- 
tori di  Società. 


—  427   — 

Le  adesioni  si  ricevono  presso  il  prof.  Luigi  Pagliani  in  Torino,  via  Po,  i8,  il  quale 
agli  aderenti  le  ulteriori  comunicazioni. 

lifsIamiDto  dell'Ssposiadone  d'Igiene  e  di  Demografia  aperta  a  Qineyra  dal 
ni  15  ietteml)re  1882,  in  occasione  del  Congresso  intemazionale.  —  i^  In  occa- 

sìoiedel  quarto  Congresso  internazionale  d'Igiene,  si  terrà  a  Ginevra  dal  i^  settembre 
iSSii  tatto  il  15  dello  stesso  mese,  y\.vì Esposizione  destinata  a  presentare  ai  dotti,  ai 
jndd  ed  al  pubblico  gli  oggetti  ed  i  lavori  di  qualunque  natura  aventi  relazione  con 
rigieoe  e  colla  statistica  della  popolazione. 

L'Esposizione  si  farà  negli  ampii  e  solidi  edifizii  militari  di  Plainpalais. 

2.^  Gli  autori,  gl'inventori  ed  i  fabbricatori  d'ogni  nazione  sono  invitati  a  spedir 
adiib,  e  non  più  tardi  del  i^  luglio,  la  loro  domanda  d'ammissione,  secondo  l'unito 
sodilo. 

3.^  Gli  oggetti  da  esporsi  dovranno  giungere  al  locale  dell' Elsposizione  fra  il  i^  ed 
i  15  igofito.  Il  loro  invio  sarà  annunciato  con  cartolina  postale. 

4.^  Le  spese  di  trasporto  degli  oggetti  fino  al  locale  dell' -Esposizione,  non  che 
foeUe  di  ritomo  sono  a  carico  dell'Espositore.  Le  Compagnie  delle  ferrovie  svizzere^ 
htcesi  e  dell'Alta  Italia  accordano  gratuitamente  il  ritorno  sulle  loro  strade  ferrate. 

5.^  Non  si  potrà  ritirare  alcun  oggetto  prima  della  chiusura  dell'Esposizione. 

6.**  La  messa  al  posto,  ed  il  rinvio  degli  oggetti,  come  pure  la  loro  custodia  nei 
leali  dell'Esposizione,  si  faranno  a  tutte  cure  e  spese  della    Commissione  d'Esposizione. 

7.^  Saranno  ammessi  all'Esposizione: 

A.  Oggetti  e  Modelli. 

Procedimenti  ed  apparecchi  di  riscaldamento,  ventilazione,  illuminazione,  fognature  e 
Twlatara  delle  fogne,  ecc.;  ^ 

Materiali  di  costruzione  e  mondezzai  ; 

Apparecchi  e  disposizioni  igieniche  per  le  officine,  le  fabbriche  e  l' industria  in 
{aerale; 

Sostanze  non  dannose  impiegate  nell'industria,  nell'arte,  nella  confettureria  ; 

Mobili  scolastici.  Mobili  ed  utensili  speciali  all'infanzia  ; 

Stoffe,  vesti,  calzature  e  pettinature,  acconciature  pel  capo  igieniche  ; 

Alimenti  e  bevande.  Apparecchi  ed  utensili  di  preparazione,  conservazione  ed  analisi. 
Filtri,  serbatoi  e  condotte  d'acqua  ; 

Sostanze,  procedimenti  ed  apparecchi  per  la  disinfezione  e  la  distruzione  dei  germi 
nfettanti  ; 

Ittrumenti  di  medicina  e  chirurgia.  Servizio  sanitario  civile  e  militare.  Soccorsi  ai 
enti; 

Mobili  ed  utensili  pei  malati.  Materiale  per  bagni,  doccie  e  fregagioni,  ecc.; 
Istmmenti  di  fisica,  chimica  e  di  meteorologia  applicata  all'Igiene  ; 
Apparecchi  di  ginnastica,  nuoto  e  salvataggio. 

B,  Piante  e  Disegni. 

Sloggi  igienici.  Abitazioni  operaie,  scuole,  ospitali,  tende,  lazzaretti  ; 
Lavori  per  sanificare    le    terre.   Procedimenti    d'utilizzazione   e   trasformazione    delle 
'('Stette  nocive  e  dei  residui  dei  mondezzai  ; 

Apparecchi  per  la  cremazione.    Case  funebri.  Cimiteri. 


—  430  — 

1S79  Lemoyne  (America)  carbone  coke. 

1879  Venini  (Milano)  gasogeno. 

Pfer  iniziativa  delle  Società  di  Cremazione  di  Milano,  Torino  e  Modena  verrà  in- 
detto un  Congresso  delle  Società  di  Cremazione  esistenti  in  Italia  allo  scopo  di  federarle 
«d  unirle  fra  loro,  lasciando  però  a  ciascuna  la  propria  autonomia.  Il  Congresso  si  terrà 
a  Modena  nel  prossimo  settembre. 

Il  Ministero  dell'Interno,  udito  il  parere  del  Consiglio  di  Stato,  ha  risolto  un  grave 
quesito  che  servirà  a  dare  fecondo  impulso  alla  riforma  della  cremazione. 

In  seguito  a  domanda  fatta  dall'Istituto  dei  Rachitici  di  poter  conservare  le  ceneri 
dei  Benefattori,  precedentemente  purificate  dal  fuoco,  in  un  sacrario  da  costruirsi  nel 
giardino  dell'Istituto  stesso,  il  Ministro  dell'Interno  ha  creduto  poter  concedere  la  chiesta 
autorizzazione,  circondandola  naturalmente  da  quelle  cautele  che  sono  consigliate  dalla 
civiltà  e  dal  culto  pei  trapassati.  L'importanza  di  questo  fatto  non  potrà  certo  sfuggire 
ad  alcuno,  neppure  a  coloro  che  in  nome  dei  principi  religiosi  combattono  l' inceneri- 
mento dei  morti.  Mercè  il  provvido  parere  del  Consiglio  di  Stato,  si  potranno  d'ora  in- 
nanzi tumulare  anche  nei  templi  consacrati  al  culto,  i  resti  mortali  delle  salme  che  su- 
birono la  cremazione  e  nessuno  vorrà  affermare  dopo  di  ciò  che  l'incenerimento  rechi 
oltraggio  alla  religione  dei  sepolcri. 

Ecco  il  testo  della  Nota  Ministeriale  segnata  con  n.^  21 100,  Div.  5,  ed  emmessa  iu 
data  9  luglio  1882: 

«  Sulla  questione  posta  dall'Istituto  dei  Rachitici,  il  Ministero  ha  creduto  di  sentire 
l'avviso  del  Consiglio  di  Stato,  per  avere  una  norma,  per  quanto  fosse  possibile,  autore- 
vole nel  pronunciarsi  circa  un  affare  per  vari  rispetti  importante. 

<r  Ed  il  sullodato  Consesso  nell'adunanza  del  3  andante  mese,  di)po  d'aver  ricordato 
un  suo  precedente  avviso,  secondo  il  quale  sarebbe  niegato  ai  parenti  od  a  chicchessia 
di  esportare  dal  cimitero  le  ceneri  dei  cadaveri  cremati  e  custodirle  nelle  loro  private 
dimore,  ha  poi  considerato  : 

e  Che  tutt'altra  è  l'istanza  che  ora  vien  fatta  dall'Istituto  dei  Rachitici  di  Milano, 
giacché  in  sostanza  esso  chiede  di  poter  accogliere  e  custodire  in  luogo  apposito,  da 
costruirsi  nel  proprio  giardino,  le  ceneri  de'  suoi  benefattori  ; 

«  Che  tale  istanza  sarebbe  stata  proponibile  anche  nél^  caso  delle  ordinarie  inuma- 
zioni, perchè  come  si  concede  di  seppellire  nelle  Cappelle  gentilizie,  cosi  non  si  sarebbe 
potuto  negare  che  anche  un'Opera  pia  avesse  un  particolare  cimitero  per  i  suoi  benefat- 
tori, come  si  usava  in  tempi  antichissimi  ;  se  non  che,  in  questo  caso,  l'Opera  pia  avrebbe 
dovuto  sottostare  a  tutte  le  disposizioni  di  legge  che  riguardano  i  cimiteri,  sia  per  la 
distanza  dall'abitato,  sia  per  le  altre  cautele  sanitarie; 

«  Che  peraltro,  trattandosi  nel  caso  in  esame  di  ceneri  di  cadaveri  abbruciati,  la 
più  parte  di  queste  cautele  non  ha  più  ragione  di  essere,  e  rimane  la  sola  condizione 
indispensabile  ad  ogni  luogo  destinato  ad  accogliere  avanzi  umani,  cioè  la  perpctuit;-. 
della  deslinazionc,  sottraendolo  alla  commerciabilità  ed  a  tutte  le  altre  facoltà  inerenti  al 
diritto  del  proprietario; 

«  Che  perciò  il  Tempietto^  di  cui  parla  l'istanza,  deve  essere  sostanzialmente  un  vero 
e  proprio  cimitero,  costruito  secondo  le  prescrizioni  che  verranno  date  dalla  Autorìt.i 
competente,  con  quei  segni  esteriori  che  impongono  il  rispetto,  e  soggetto  alla  legge 
comune  in  tutte  quelle  disposizioni  che  ad  esso  saranno  applicabili; 

«  Che  in  questo  senso  ed  a  queste  condizioni,  non  è  più  la  casa    privata  che  acco- 


—  4^9  — 

Gli  apparecchi  crematori  sono  stati  eretti  nelle  seguenti  città:  Milano  (due),  Lodi^ 
Cremona,  Varese.  Si  sta  costruendo  il  crematoio  di  Roma  e  presto  incomincieranno  i  la- 
tjtì  pei  crematoi  di  Torino,  di  Como,  di  Brescia  e  di  Padova. 

Le  cremazioni  eseguite  in  Italia  dal  1876  al  31  luglio  1881  si  dividono  nel  seguente 

A  Milano  —  1876 2 

1877 9 

»  1878 14 

*  1879 25 

»  1880 40 

I                                       »  1881 70 

»  1882  (a  tutto  giugno) 36 


Totale  196 


(ielie  qaaii   123  di  uomini  e  73  di  donne. 


A   Lodi    —       1877 6 

1878 2 

1879 * 

1880 5 

1881 5 


Totale '.20 


^' 


A   Cremona  —   1 882 3 

Totale  219  cremazioni  che  hanno  avuto  luogo  in  Italia,  nello  spazio  di  sei  anni 
e  mezzo. 

All'estero  esistono  Società:  a  Zurigo,  a  Gotha,  a  Berlino,  a  Parigi,  a  Bruxelles,  a 
^odra,  alla  Aia  (Società  con  dieci  Circoli  confederati),  a  Copenaghen  (con  filiali  in  tutte 
!  Provincie),  a  Vienna,  a  New-York  (con  altre  sette  Società  nei  vari  Stati), 

La  cremazione  funziona  regolarmente  a  Gotha  (apparecchio  Siemens),  col  quale  hanno 
^?uto  luogo  69  cremazioni  dal  dicembre  1878  al  giugno  1S82;  a  New- York,  a  Wa- 
-Ungton,  a  Filadelfia  (crematoio  Lemoyne),  col  quale  sono  state  eseguite  iS  cremazioni 
(^al  1876  al  18S2.  A  Londra  esiste  il  crematoio  Gorini  fino  dal  1879,  ma  non  funziona 
per  mancanza  di  disposizioni  legislative* 

Una  Commissione  internazionale,  avente  sede  a  Milano,  composta  di  autorevolissime 
persone,  nella  quale  hanno  larga  rappresentanza  tutte  le  nazioni  di  Europa  e  di  America, 
r.onisce  le  Società  tutte  fra  loro  e  tende  a  rimuovere  per  ogni  dove  gli  ostacoli  legisla- 
•^i  che  si  frappongono  tuttavia  alla  pratica  della  cremazione. 

Gli  apparecchi  che  furono  messi  in  uso  per  eseguire  la  cremazione  sono  i  seguenti  : 

'S70  Gorini  (Lodi)  liquido  plutonico  (esperimenti). 

'^73  Brunetti  (Padova)  forni  a  riverbero  (esperimenti). 

i'^74  Siemens  (Gotha)  aria  calda  ad  altissima  temperatura. 

'S76  Polli-Clericetti  gaz  da  illuminazione  (Milano). 

'S77  Temizzi  e  Betti  carbone  coke  (Milano). 

'^77  Gorini  (crematoio  lodigiano)  (Lodi-Milano-Londra- Varcse-Cremona-Roma)  legna 

O.Cf 


—  432  — 

I.  Ad  ogni  Consiglio  sanitario  provinciale  h  stata  inviata  una  copia  della  carta  topc^* 
grafica  della  provincia  intera.  Rimarrà  proprietà  dell'  Ufficio  sanitario. 

IL  Altra  copia  consimile  verrà  spedita  ai  medesimi  Consigli,  perchè  fatte  le  debita, 
annotazioni  la  rimandino  all'Ufficio  Centrale  a  Roma. 

III.  A  tutti  i  Consigli  sanitari  circondariali  (nel  Veneto  distrettuali)  verrà  mandata 
una  carta  topografica  del  rispettivo  territorio  ,  e  rimarrà  proprietà  del  Consiglio  sanitario . 

A  quell'invio  non  si  limita  però  ancora  il  beneficio.  Interessando  che  tutti  i  Consigli 
abbiano  la  medesima  carta,  venne  disposto  che  tutte  le  provincie  alle  quali  non  si  può  or.i 
inviare  la  carta  da  i  a  100,000,  la  riceveranno  mano  mano  che  l'Istituto  topografico 
pubblicherà  i  fogli  che  comprendono  i  territori  d'una  provincia. 

Verrà  quindi  il  giorno  nel  quale  tutti  i  Consigli  Sanitari  avranno  la  medesima  carta. 
Occorreranno  certo  più  anni,  ma  che  importa  questo  per  una  nazione?  Quanto  importa 
si  e  che  il  giorno  arrivi  e  quello  arriverà  indubbiamente. 

Ora  in  presenza  di  questa  sollecitudine  dell'  Ufficio  Centrale  per  i  Consigli  sanitari, 
In  presenza  di  questa  generosa  accondiscendenza  da  parte  del  signor  Ministro  della  Guem, 
non  è  certo  grave  la  preghiera  rivolta  ai  signori  Presidenti  di  voler  coadiuvare  a  com- 
piere quest'opera  cotanto  utile  e  bene  avviata?  Il  senatore  Torelli,  che  e  l'anima  di  tutto 
questo  movimento,  confida  che  ripreso  o  riassunto  il  lavoro  già  fatto,  vogliano  cohcretarU-. 
indicando  ne'  modi .  prescelti  sulla  carta  inviata  i  luoghi  affetti  da  malaria.  Quelle  car:c 
unite  a  quelle  di  22  provincie  che  già  l'inviarono  dietro  il  primo  appello,  costituiranno 
l'originale  della  carta  della  malaria  dell'Italia;  quella  carta  proverà  più  che  molti  volumi 
di  descrizioni,  cosa  sia  la  malaria  in  Italia  e  come  sotto  tutti  i  rapporti,  compreso  :! 
finanziario,  convenga  combattere  risolutamente  tanto  male. 

Sulle  69  Provincie  del  Regno  si  annoverano  solamente  6  che  sono  completameatt: 
immuni  da  questo  flagello. 

Sulle  63  rimanenti  si  annoverano  16  con  territori  di  sola  malaria  leggera,  3S  cou 
territori  di  malaria  leggera  e  grave ^  e  15  con  territori  di  malaria  leggera,  grave  t  gra- 
vissima. 

Le  Provincie  immuni  sono  le  seguenti  :  Firenze ,  Genova ,  Porto  Maurizio ,  Massa  e 
Carrara,  Pesaro,  Urbino  e  Piacenza. 

Le  22  Provincie  che  inviarono  la  carta  topografica  in  seguito  al  primo  appello,  sono 
le  seguenti:  Arezzo,  Avellino,  Bari,  Belluno,  Bergamo,  Bologna,  Caltanisetta,  Cremona, 
Ferrara,  Foggia,  Lucca,  Macerata,  Novara,  Pisa,  Reggio  di  Calabria,  Roma,  Siracusa,  Son- 
drio, Trapani,  Udine,  Venezia,  Verona. 

Alle  Provincie  sunnominate  non  si  invierà  che  la  carta  che  deve  rimanere  di  loro 
proprietà,  avendosi  il  loro  originale ,  salvo  il  caso  ch'essi  stessi  desiderassero  rivedere  il 
proprio  lavoro  che  verrà  loro  tosto  rimandato. 

La  stessa  libertà  riservasi  per  sé  l'Ufficio  Centrale  nel  caso  insorgano  dubbi  e  si  rav' 
visassero  dissonanze  fra  i  rapporti  e  le  carte  topografiche. 

I  Consigli  Sanitari  circondariali  (nel  Veneto  distrettuali)  riceveranno  le  rispettive  carte 
cai  signori  Prefetti,  e  questi  alla  loro  volta  riceveranno  il  tutto  distinto  per  ogni  Consiglio 
sanitario  direttamente  dall'  Istituto  topografico  militare  di  Firenze. 

Cìassificazione  dei  territori  affetti  da  malaria, 
I  territori  o  paesi  (V  Italia  ove  regna  malaria  vengono  divisi  in  tre  categorie.  La  prim- 


—  431  — 
2;lie  e  custodisce  le  ceneri  dei  cadaveri  cremati,  ma  un  luogo  conveniente  a  ciò  destinato 
con  tatti  i  caratteri  di  un  cimitero^  autorizzato  dall' Autoritii  pubblica,  e  soggetto  alla  sua 

t  n  Ministero  ritenendo  giuste  le  considerazioni  del  Consiglio  di  Stato,  vi  si  associa 
te  e  crede  che  la  domanda  debba  essere  esaudita  con  quelle  modalità. 


Lftgg»  sul  bonificamento  delle  regioni  di  sialaria  lungo  le  ferrovie  d'Italia.  — 

L*TjfEdo  Centrale  del  Senato  incaricato  dell'esame  del  progetto  di  legge  intorno  al  Jìo- 
m^kwHtnio  delle  regioni  di  malaria  lungo  le  ferrovie  d  Italia  d' iniziativa  del  Senato  steiso, 
diiìgevasi  con  sua  circolare  del  20  novembre  1880  a  tutti  i  Consigli  sanitari  del  Regno, 
ondaiido  come  avesse  deliberato  di  estendere  il  campo  delle  ricerche  alla  malaria  in 
ed  in  qualsiasi  parte,  a  ciò  indotto  principalmente  dall'appoggio  che  sperava  nel- 
Toipniizazione  dei  Consigli  sanitari  che  abbracciano  tutto  lo  Stato.  Chiamando  la  loro  atten- 
àne  sulla  grave  questione,  formulava  una  serie  di  quesiti  a;  quali  dovevano  rispondere 
e  pregando  voler  mandare  un  Tipo  a  carta  topografica  del  rispettivo  territorio,  con  incli- 
azione  nei  modi  determinati  dei  luoghi  affetti  da  malaria  nelle  tre  gradazioni  di  malaria 
l^ganat  grave  e  gravissima. 

Trascorse  circa  un  anno  e  mezzo  prima  che  aver  si  potessero  le  relazioni  di  tutti  i 
Consigli  sanitari,  né  ciò  può  recar  meraviglia  atteso  il  forte  loro  numero. 

L'Ufficio  Centrale  non  ebbe  però  a  pentirsi  di  aver  scelto  quella  via.  Fra  le  rela- 
liaù  havvene  talune  che  nulla  lasciano  a  desiderare  ;  un  terzo  circa  delle  provincie  inviò 
la  arta  topografica  del  rispettivo  territorio  con  le  indicazioni  volute. 

In  presenza  di  quei  resultati  d'Ufficio  Centrale  si  chiese  se  non  era  il  caso  di  fare 
m  secondo  appello  ai  Consigli  sanitari  che  non  avevano  mandato  alcun  tipo,  pregando 
die  volessero  farlo  anch'essi ,  venendosi  con    ciò  a  riunire   gli    elementi  per  comporre  la 

carti  della  malaria  dello  Stato.  Incoraggiava  a  questo  la  possibilità  di  togliere  uno  degli 
Qitacoli  accennati  da  non  pochi  Consigli  sanitari  circondariali,  di  non  aver  mandato  alcun 
^ipo  perchè  non  posseggono  carte. 

Fra  gli  istituti  che  ebbero  prospero  sviluppo  in  Italia  vuoisi  annoverare  V Istituto  tO' 
P^grafcc  miiiiare  residente  in  Firenze,  e  che  ora  sta  occupandosi  della  gigantesca  impresa 
<HU  formazione  della  carta  d'Italia  sulla  scala  di  i  a  100,000.  Non  poche  provincie  ven- 
i^oo  già  rilevate  ;  di  tutte  poi  l' Istituto  possiede  carte  provenienti  dai  cessati  governi. 

L'Istituto  topografico  essendo  sotto  la  dipendenza  del  signor  Ministro  della  Guerra , 
I  If&cio  Centrale  si  rivolse  al  medesimo ,  ed  esposte  le  condizioni  del  paese  relative  a 
ìod  flagello,  e  come  la  formazione  di  una  carta  della  malaria  fosse  il  primo  indispensabile 
passo  per  formarsi  anzitutto  un  concetto  chiaro,  e  per  combatterla,  pregava  il  signor  Mi- 
Witro  a  voler  coadiuvare  gli  sforzi  dell'Ufficio  Centrale,  accordando  una  carta  topografica 
«<Ì  ogni  Ufficio  sanitario  del  Regno,  volendo  dare  la  preferenza  alla  carta  di  i  a  100,000 
PW  le  Provincie  per  le  quali  ò  pubblicata,  e  per  le  altre  di  voler  scegliere  la  carta  sopra 
^^  più  grande  fra  le  esistenti. 

H  signor  Ministro  della  Guerra  che  vetle  figurare  sui  registri  degli  ospedali  militari 
*i  cifra  di  ben  oltre  20,000  soldati  entrati  in  ospedale  colpiti  da  febbri  miasmatiche,  ac- 
<:olse  col  massimo  favore  l' istanza  dell'  Ufficio  Centrale  del  Senato  ;  autorizzò  l' invio  ai 
-onsigli  sanitari  delle  carte  che  si  sarebbero  giudicate  più  opportune,  ed  autorizzò  la  Di- 
lezione dell'Istituto  topografico  a  porsi  in  diretta  comunicazione  coU'Ufficio  Centrale. 


—  434 


LIBRI    NUOVI 


Trattato  di  Climatologia  e  d'Igiene  KLedica;  pel  prof.  Eugenio  Fazio  —  Napoli, 

1880-82.    —    Nell'attuale    risveglio    degli    studi    climatologici    ed    igienici    torna    molto 
opportuna    l'opera    che   il  prof.    Fazio    intraprese   e   di   cui   vennero   pubblicati    i  primi 
otto  fascicoli.  Noi  che,  primi  in  Italia,  abbiamo  cercato  di  dare   un'idea  delle  condisom 
climatologiche  del  nostro  paese  nelle  sue  diverse  regioni  accennando  altresì  alle  influenze 
lor^  fisiologiche  e  patologiche,  non   possiamo    non  far   plauso  a  chi  si  accinse  a  più  di 
proposito  ed  estesamente  trattare  delle  relazioni  che  legano  l'ambiente  all'uomo  e  dei  rap- 
porti della  climatologia    coli*  igiene.  Diremo  subito  che  l'Autore  svolge   egregiamente  ne' 
fascicoli  finora  pubblicati  il  suo  tema,  estendendolo  oltre  il  titolo   dell'opera,  e  noi  riser- 
vandoci dì    ritornare   più   in   diffuso   sull'argomento  a   lavoro   compiuto ,   ne   daremo  fin 
d'ora  una  sommaria  idea  per  invogliare  i  medici  a  procurarsi   un  libro   che  non  potrà  a 
meno  che  riuscir  loro  sommamente  utile. 

L'Autore  parte  dal  concetto  che  ciascun  essere  vivènte  nel  suo  sviluppo  nlteriore 
trovasi  sotto  la  dipendenza  di  due  fattori  essenziali  ;  della  intrinseca  costituzione  ere- 
ditaria, e  della  natura  dell'ambiente  ove  questa  è  situata.  Divide  quindi  l'opera  in  tre 
libri  ;  nel  primo  tratta  delle  Ltggi  delle  trasmissioni  ereditarie,  nel  secondo  dei  vari  agenti 
mesologici  o  à.t\V Ambiente ,  e  nel  terzo  studia  le  conseguenze  Biologiche  e  Soàologich: 
risultanti  dall'azione  combinata  dei  due  precedenti  grandi  fattori. 

Nel  libro  primo  vengono  addotti  numerosi  esempi  attestanti  l'influenza  incontestabile 
delle  trasmissioni  ereditarie  in  tutta  la  scala  animale,  si  accenna  zìi* atavismo,  alle  iu/tova' 
zioni,  cioè,  alle  proprietà  acquisite  durante  la  vita  e  pure  trasmissibili,  alle  abitudini  ed  a: 
caratteri  acquisiti  suscettibili  di  trasmissione.  L'Autore  passa  Quindi  alle  trasmissioni  di 
ordine  psicologico  ed  a  indicare  le  varie  malattie  ereditarie,  chiudendo  l'interessante  capitolo 
con  una  breve  esposizione  della  teoria  di  Darwn  sulla  Pangenesi, 

Il  libro  secondo  incomincia  nel  2P  fascicolo  con  un  i.^  capitolo  in' cui  sono  accen- 
nati i  rapporti  esistenti  fra  gli  elementi  anatomici  e  l'ambiente  fisiologico  e  patologico  in 
cui  si  trovano,  con  applicazioni  alla  patogenia  di  alcuni  morbi,  si  da  far  risaltare  l'ini* 
portanza  dello  studio  della  mesologia  istologica.  Segue  lo  studio  in  altrettanti  capitoli  dei 
vari  elementi  mesologici,  o  degli  agenti  modifìcatori  prendendo  le  mosse  dall'azione  fisio- 
logica della  luce,  di  cui  è  indicato  il  modo  d'agire  sui  regni  vegetale  ed  animale.  Vengono 
quindi    studiati  gli  efTetti  patologici   della  luce  troppo  intensa  o  della   deficienza  e  man- 
canza di  essa,  non  trascurando  neppure  in  apposito  paragrafo  di  trattare  della  luce  artificiale. 
Il  capitolo  3.*^  del  libro  2.°  è  dedicato  al  calore  sia  animale  che  àf^ ambiente  esterno, 
di  questo  analizzando  le  modificazioni  che  la  temperatura  subisce  nelle  oscillazioni  diurne, 
mensili  ed  annuali,    secondo  la  latitudine,  l'altezza,  ecc.,  ccc;  per  poi  venire  all'influenza 
che  l'ambiente  caldo  e  freddo  esercitano  sull'uomo,  ed  a  considerazioni    igieniche  circa  i 
vestimenti.    Lo  stesso    metodo  è  seguito  per   X  eleilricita    quale    viene   studiata  nella   sua 
presenza   nell'atmosfera,  nell'economia  animale,  nel  poco  che  si  sa  circa  l'influenza  del- 
l'elettricità   atmosferica    sull'uomo.  Paragrafi   speciali    trattano  dell' ^z<7«^,    del  magnetismi 
terrestre  ed  animale,  e  della  metalloscopia  e  metalloterapia. 


—  433  — 
ella  dei  pdien  ove  la  malaria  è  leggera^  la  seconda  dei  paesi  ove  è  grave ^  e  la  terza  dei 
usa  ore  è  grornssima, 

1.  Categoria.  —  Questa  categoria  della  malaria  leggera  comprende  i  paesi  ove  si 
ìàsM  bend  casi  di  febbri  miasmatiche  e  non  infrequenti  ,*  ma  non  di  gravità  ;  non  havvi 
CBÙpnionc  cagionata  da  qnesta  causa  ;  la  popolazione,  nel  maggior  numero,  non  presenta 
il  £  soffereiua  e  la  mortalità  non  si  scosta  o  solo  leggermente  da  quella  dei  paesi  in 


IL  Categoria.  —  Quiesta  categoria   della  malaria  grave  comprende  i  paesi  ove  si 
fteqoeati  i  casi  di  febbri  miasmatiche  ;  ove  havvi  emigrazione,  sia  par  temporanea, 
per  tale  causa;  ove  la  popolazione  nel  maggior  numero  pretenta  l'aspetto  di  soflerensa 
k  mortalità  \  notevolmente  maggiore  di  quella  dei  paesi  in  condizioni  normali, 
m.  Categoria.  —  Questa  categoria  della  malaria  gravissima,  micidiale,  comprende 
i  orr'è  impossibile  di  soggiornare  senz*essere  esposti   a  prendere  le    febbri   miasma- 
ove  Femigraslone  è  Tunico  mezzo  per  sottrarvisi,  ove  la  mortalità  raggiunge  il  mas- 
ddle  proporzioni  in  confronto  ai  paesi  in  condizioni  normali. 

(Muto  Tlìllanttt  dell' AsiOCUsione  medica  italiana.  —  Nell'ultima  adunanza  tenu- 

[iMÌ  3  giorno  5  del  passato  marzo ,  il  Comitato   decise  che  fra  i  temi  da   discutersi  nel 

Coagiesso  generale,  venga  accolto  il  seguente,  proposto  dal  presidente  dott.  Carlo 


•  Come  funzionano  le  Commissioni  municipali  di  sanità  del  Regno  ? 

•  Se  e  quali  provvedimenti  si  reputano  necessari  pel    regolare   andamento  di  questa 
importnite  istituzione?  > 

Li  proposta  di  questo  tema  muoveva  dalle  seguenti  conilderazioni  : 

D  Comune  è  la  base  dell'amministrazione  sanitaria,  il  terreno  nel  quale  gli  dementi 

delle  sdenze  sanitarie  entrano  nella  drcolazione  del  corpo  sociale.  Il  Comune  prov- 

non  solo  all'applicazione  dei  regolamenti  sanitari    d'interesse   comunale,  ma  il  Sin- 

[èn  \  obbligato  a  dare  esecuzione  alle  leggi  ed  ai  regolamenti  d' interesse  sanitario  ge- 

le  dello  Stato. 

Le  Commissioni  municipali  di  sanità  presiedute  dal  Sindaco  ed  aventi  per  segretario  il 
[Xefico  condotto,  furono  istituite  per  assistere  il  Sindaco  nel  disimpegno  del  servizio  sani- 
Itaio  intemo. 

Sue,  oltre  il  possedere  le  attribuzioni  proprie  dei  Consigli  di  sanità,  possono,  per  de* 
Ìk|ttioDe  del  Sindaco,  esercitare  funzioni  esecutive  d' igiene  preventiva ,  d' igiene  curativa 
|t  £  rinistica  medica. 

Malpado  queste  attribuzioni  atte  a  dar  loro  un   grande  sviluppo   con  molto   vantaggio 
[èen'amninistrazione  sanitaria  nel  campo  pratico,  non  si   conoscono  Commissioni  munid- 
|i£  di  sanità,  cui  siano  state  affidate  le  funzioni  esecutive,  e  nemmeno   che  esercitino  le 
loio  facoltà  attive  e  consultive  in  proporzione  ai  bisogni  del   Comi^ne.   Si  conoscono  in- 
I  vece  Cònmiissioni  che  sono  rarissime  volte  consultate,  o  sono  destinate  a  studi  di  regola- 
Rotti,  di  riforme,  quasi  si  temesse  la  loro  ingerenza  in  affari  d' igiene  pubblica. 

QuDto  profitto  per  le  popolazioni  e  per  l'avanzamento  della  cultura  sanitaria  del  paese, 
se  ìe  ComausBioni  municipali  di  sanità  fossero,  per  delegazione  dei  Sindaci,  l'autorità  sani- 
ttdsoomanale  con  dipendente  ufficio  di  sanità,  diretto  dal  Medico  comunale,  segretario 
della  Commissione. 

la  allora  necessariamente  ai  Medici  condotti  verrebbe  fatta  una  posizione  che  li  porrebbe 
ìQ  grado  di  potere  efficacemente  prendere  parte  nell'amministrazione  sanitaria  del  Comune 
e  d^o  Stato,  ed  allora,  come  ufficiali  di  sanità,  essi  vedrebbero  realizzarsi  le  loro  antiche 
e  giuste  aspirazioni. 


28 


—  436  — 

ni  riparo;  la  seconda  ha  per  oggetto  di  studio  quei  fatti  della  natura  e  della  rita  sodile 
i  quali  hanno  influenza  sulle  condizioni  non  solo  dell'individuo,  ma  della  società,  e  de- 
vono  perciò  essere  valutati  come  modificatori  pubblici.  Data  una  vita  sociale  questa  deve 
provvedere  alla  propria  conservazione,  in  lotta  spesso  colle  esigenze  individualL  Eppeiò 
risulta  il  bisogno  d'una  scienza  speciale.  L' igiene  pubblica  h  un  ramo  della  sociologia  e 
collo  scopo  cui  mira  contribuisce  a  formare  quel  tutto  scientifico  che  intende  a  regolare 
il  benessere  sociale;  e  coi  suoi  vantaggi  estesi  e  duraturi  contribuisce  al  perfezionamento 
fisico  e  morale  dell'individuo  e  della  società.  1/ Autore  tenta  quindi  di  dimostrare  come 
l'applicazione  dei  precetti  dell'igiene  non  tomi  contraria  ai  prìncipi  malthnsiani,  e  come 
non  sia  fondata  la  conclusione  di  Herbert  Spencer,  che  colla  suddetta  applicazione  si  veaga 
a  favorire  il  decadimento  della  razza  umana. 

Nel  capitolo  2.^  viene  con  molta  dottrina  trattato  Io  sviluppo  storico  della  igiene  pib* 
blica.  L'Autore  ricorda  come  popolo  di  cultura  igienica  avanzata ,  1'  Egizio ,  ed  accenna 
alle  prescrizioni  igieniche  dettate  da  ^losè ,  il  quale  figura  come  il  primo  legislatore ,  il 
(juale  abbia  emanato  precetti  obbligatori  onde  proteggere  la  salute  del  popolo  d'IsrKle. 
Non  possiamo  seguire  l'Autore  nella  corsa  che  fa  attraverso  la  storia  dell'antica  Greeit  e 
di  Roma  ;  noteremo  soltanto  come  per  tempo  venne  sentito  il  bisogno  di  provvedere  a 
che  la  salute  dei  cittadini  venisse  promossa  e  tutelata  con  acconcie  regole  circa  la  distri- 
buzione e  la  bontà  delle  acque,  l'edilizia,  la  polizia  annonaria,  11  risanamento  dei  terreni 
paludosi,  ecc.,  ecc.,  e  queste  regole  e  l' istituzione  di  appositi  magistrati  procedettero  nella 
loro  estensione  ed  applicazione  di  conserva  col  crescere  della  civiltà  e  della  floridezza  delle 
antiche  nazioni.  Ma  sopraggiunto  il  decadimento  dell'impero  romano  anche  la  pahblica 
igiene  ne  ricevette  grave  nocumento  ed  anzi  quasi  del  tutto  si  smarrì  fra  le  tenebre  del 
medio  evo  fin  dopo  il  looo.  Ad  eccezione  della  istituzione  di  ospedali  e  di  qualche  nra 
norma,  l'igiene  pubblica  non  destò  più  qualche  interesse  che  verso  la  seconda  metà  del 
medio  evo  per  opera  in  parte  della  Scuola  Salernitana.  Nei  secoli  XIII-IV-V-VI  vennero 
emanati  in  parecchie  città  italiane  e  vennero  prese  speciali  e  proficue  norme  profilattiche 
contro  r  infierire  della  peste.  Nel  secolo  XVII  in  Francia,  si  istituirono  i  Consigli  Sanitari 
e  si  decretarono  leggi  di  polizia  annonaria,  nonché  a  Venezia  ed  in  Germania.  Nel  1662 
lohn  Graunt  inaugurava  la  Statistica  della  mortalità,  pia  tardi  adottata,  da  Pettjr  per  Du- 
blino e  da  Halley  per  Breslavia.  Dopo  d'avere  accennato  a  qualche  progresso  fatto  nel 
secolo  XVIII,  in  sullo  scorcio  del  quale  avvenne  per  mezzo  di  Jenner  una  delle  pia  im* 
portanti  ed  utili  scoperte  igieniche,  l'Autore  constata  che  nel  nostro  secolo  la  pubblica 
igiene  ebbe  un  rapido,  generale,  progressivo  sviluppo  coerentemente  ai  progressi  della  ci* 
viltà,  delle  scienze  morali,  di  tutte  le  altre  scienze  sussidiarie,  al  miglioramento  negli  ordi- 
namenti degli  stati  comunali ,  ecc. ,  ecc.  Passa  quindi  in  rapida  rass^[na  quanto  di  più 
essenziale  si  fece  presso  ogni  nazione  d'  Europa,  e,  toccando  pure  d^i  rapidi  progres»  f^tti 
agli  Stati  Uniti  dell'America  del  Nord,  ben  a  proposito  osserva  :  un  esempio  tTiHcweigp^'' 
mento  ci  offre  quel  paese  in  ciò,  che  ivi  dove  piìi  che  ovunque ,  si  rispetta  il  diritto  ^t-' 
l'individuo;  questo  è  sottoposto  totalmente  alle  esigenze  sociali  in  tutti  quegli  argome^^ 
tf  igiene  pubblica  che  riflettono  il  benessere  della  società* 

In  altra  parte  vengono  chiarite  le  relazioni  che  la  pubblica  igiene,  la  quale  concorre 
a  costituire  la  biologia ,  ha  colle  altre  scienze  dalla  maggior  parte  delle  quali  essa  trae  le 
nozioni  che  le  servono  di  base  come,  ad  esempio,  dall'anatomia,  dalla  fisiologia  e  dalla 
patologia.  Conosciuto  l'uomo  in  sé  stesso,  l'igiene  pubblica  estende  il  suo  studio  al  com- 
plesso degli  uomini,  cioè  alla  società;  si    occupa  dell'osservazione   dei    fatti    si  fisici  che 


—  435  — 
Uaria  viene  considerata  nei  suoi  diversi  fattori,  nello  stato  di  confinata,  nei  principi 

estranei  che   vi  si   possono    trovare,   sostanze    gassose,    pulviscoli,    microbi.    La  pressione 

Mtmcsferùa  nei  SMOì  óìv^t SI  rapporti  coll'organisrao  forma  quindi  l'oggetto  di  altro  capitolo; 

ciÙKgaono  quelli  ^mW  umùfiiù  atmosferica,  smW  anemometrìa^  sul  sitolo  sia  sotto  il  rapporto 
della  sua  costituzione  o  proprietà,  che  della  conformazione,  nonché  sui  mezzi  per  boni- 
ncaze  il  suolo.  L'ultimo  fascicolo  infine  pubblicato  (TS.'^j  tratta  ùf:\\*acqua  nei  vari  suoi 
sud  con  un  accurato  studio  dell'importanza  biologica  dell'acqua  potabile. 

Dalla  rapida  rivista  degli  argomenti  appare  la  vastità  del  lavoro  intrapreso  dall'egregio 
proliessore  e  di  quanta  importanza  esso  sia.  Se  poi  si  aggiunga  che  ogni  singola  parte  è 
trattati  con  non  comune  copia  di  dottrina,  chiarezza  ed  ordine,  che  sono  ad  ogni  posso 

■  frequenti  le  applicazioni  alla  fisiologia,  all'  igiene  ed  alla  patogenia,  chiaro  ne  emerge  che 

[  fAntore  h  degno  del  più  grande  encomio  e  che  l'opera  sua   riuscirà  non   solo    utilissima 

\  agii  studiosi  ma  di  decoro  alla  comune  patria. 

[  .  Dott.  Giuseppe  Parola. 

!  \ 

i 

''.    lewia  Generalo  dell' Igiene  Pubblica;  pel  dott.  v.  De  Giaxa  —  Trieste,  18S2.  — 

U  massima  che  il  Rachetti    fm    dal   1S62    dettava   che  cioè,  la   scienza  della   prosperità 

r.ika  delle  nazioni  risulta  dall'associazione  della  politica  colla  medicina,  sta  finalmente  per 

tntrare  nel  dominio  della  pubblica  opinione,  perocché  i  progressi  della  scienza  e  gli  scritti 

1^  di  tanti  medici  hanno  reso  palese  quali    e  quanti  servigi  la  medicina    possa   rendere  alla 

.  ixietà  ove  siano  seguiti  i  suoi  dettami  in  tutto  che  riguarda  la  tutela  della  pubblica  sa- 

;  nità  ed  il    benessere  delle  popolazioni.  Oramai  lo  studio  della   igiene  pubblica  ha  supe- 

!  rato  il  discredito  in  che  era  dianzi  tenuto,  oramai  si  tiene  qualche  conto   dei  suoi  cultori 

e  s'ucomincia  a  consultarne  i  responsi  allorché  si  tratti   di   cose  che  interessano  la  pub* 

b!ic2  sanità.  Molto  cammino  ne  resta  però  ancora  a  percorrere  pria   che  sia  raggiunta  la 

K.eta,  pria  che  sia  costituita  e  riconosciuta  l'esistenza  d'una  medicina  pubblica  e  civile,  e 

pigli  il  posto  che  le  spetta  nell'amministrazione  e  nella  legislazione  sanitaria.  Vanno  perciò 

enccH&iati  coloro  che  cogli  scritti  tendono  a  far  vedere  i  rapporti    che  questa  parte  della 

tclenza  nostra  ha  colle  scienze  economico-sociali,  e  delinearne  le  attribuzioni    ed  a  dimo- 

Knne  l'utilità.  Fra  cotesti  scrittori  va  annoverato  il  De  Giaxa,  già  noto  per  altre  pubbli- 

uzioni,  e  che  nel  lavoro  del  quale  imprendiamo  ora  a  far  breve  cenno,  tratta  egregiamente 

h  diversi  capitoli  del  concetto  della  igiene  pubblica,  del  suo  sviluppo  storico ,  delle  sne 

rduìoni  con  altre  discipline ,  delle  materie  di  studio   ed  insegnamento ,  dell'ordinamento 

anuninistrativo,  ed  infine  della  utilità  sociale  dell'  igiene  pubblica. 

Nd  capitolo  i.^  l'egregio  Autore,  avuto  riguardo  allo  scopo  dell'igiene,  la  definisce  : 
'«  scUfua^  la  quale,  conoscendo  le  condizioni  del  benessere  fisico  dell'uomo^  ricerca  ed  ap' 
fka  i  mezzi  per  conservarle  inalterate,  L' igiene  non  si  deve  limitare  alla  semplice  ap- 
'{ilicadoDe  di  norme  profilattiche,  ma  deve  ricercare  le  circostanze  eziologiche  che  impe- 
^•scono  il  benessere  fisico  dell'uomo,  indagare  il  modo  con  cui  possono  essere  allontanate, 
«4  occuparsi  dappoi  di  tradurre  in  atto  le  norme  dedotte,  venendosi  cosi  a  sostituire  gli 
^enti  di  una  scienza  avente  oggetto  ed  officio  tutt'aCfatto  suoi  propri.  Ritiene  non  solo 
desiderabile  ,  ma  necessaria  una  distinzione  fra  l' igiene  privata  od  individuale  e  la  pub- 
I  ^ika  0  sociale^  benché  non  si  debbano  scindere  l'una  dall'altra,  trovandosi  in  molti  punti 
fra  di  loro  collegate  ;  soltanto  si  deve  aver  riguardo  alla  molteplicità  degli  oggetti  di  studio 
^  sUa  differenza  di  mezzi  e  di  modalità  nell'applicazione  dei  loro  dettami.  La  privata 
stadia  le  influenze  che  agiscono  suU'  individuo  quale  ente  singolo  ed  1  ipezzi  onde  andarvi 


—  438  — 

gidl  attivato  un  complesso  di  ordinamenti  e  di  leggi,  mediante  coi  lo  Stato  cerca  di  tote- 
lare,  neir  interesse  comune,  il  benessere  corporale  dei  suoi  dipendenti.  L'Autore  Terrebbe 
che  anche  per  l'amministrazione  sanitaria  si  adottasse  la  divisione  da  Stuart  Mill  fatta 
dell'azione  che  lo  Stato  esercita  sulla  società  in  genere ,  in  autorìtaliva  ed  ausiliaria.  La 
prima  si  estrinseca  sempre  sotto  forma  di  legislazione  allo  scopo  di  impedire  o  prevenire 
o  sorvegliare  le  azioni  individuali  ;  coU'ausiliaria  all'incontro,  a  mezzo  dell'  istruzione  edu* 
cativa,  od  a  mezzo  di  attuazione,  anche  senza  il  concorso  dell'opera  individuale ,  ci  prò* 
cura  di  attivare  il  necessario  e  l'utile.  Venendo  quindi  agli  oggetti  che  devono  fonnar 
parte  dell'attribuzione  delle  autorità,  l'Autore  segue  la  divisione  dell'amministrazione  sani- 
taria, già  adottata  da  Roberto  Mohl,  cioè  di  preventiva  e  di  terapeutica  ;  la  prima  com- 
prendente la  rimozione  delle  cause  di  malattia,  la  seconda  la  cura  delle  malattie  manife- 
statesi; ed  a  seconda  in  massima  parte  delle  idee  svolte  dallo  Zucchi  in  questo  stesso  gior- 
nale nel  iS8o,  traccia  la  distribuzione  della  materia  amministrativa  sanitaria.  Nella  parte 
prima  Profilassi,  vengono  comprese  la  protezione  della  specie,  la  profilassi  pubblica,  l'igiene 
della  nutrizione  e  l' igiene  professionale.  La  seconda ,  Terapia ,  riguarda  l' istnuioDe 
medica,  igienica,  la  pratica  medica,  l'assistenza  medica  pubblica,  le  misure  igieniche  contro 
le  malattie  popolari  e  d'infezione,  le  epizoozie,  e  per  ultimo  la  statistica  igienica.  L'Au- 
tore inoltre  vorrebbe  anche  l'istituzione  di  un  diritto  sanitario  internazionale  e  non  limi- 
tato soltanto  alla  profilassi  delle  malattie  d'infezione,  ma  anche  ad  altri  oggetti  che  egli 
enumera. 

Circa  poi  alla  forma  dell'amministrazione  sanitaria  l'Autore  è  d'avviso ,  ed  a  ragione, 
che  la  gerarchia  suprema  rimanga  nelle  mani  dello  Stato,  che  a  questo  spetti  di  regolare 
con  norme  uniformi  e  direttive  la  salute  pubblica  di  tutto  il  complesso,  dappoiché  è  nota 
l'indolenza  e  l'indifferenza  di  molti  comuni  per  le  più  vitali  questioni  di  pubblica  igiene. 
La  centralizzazione  però  non  dovrebbe  essere  soverchia,  ma  secondo  la  gerarchia  costituzionale 
l'amministrazione  sanitaria  dovrebbe  essere  divisa  in  amministrazione  centrale ,  provinciale  t 
comunale,  concedendo  una  certa  autonomia  alle  provincie  ed  ai  comuni ,  a  seconda  dei 
diversi  bisogni.  L'Autore  non  crede  necessaria  l'istituzione  di  un  Ministero  di  Saoit^i  ma 
opina  meglio  conveniente  un  ufficio  sanitario  centrale,  non  politico,  consulente  ed  esecu- 
tivo nello  stesso  tempo,  e  ne  spiega  il  modo  di  costituzione  e  di  funzionare.  Collo  Zacchi 
vorrebbe  vi  fosse  allato  un  corpo  consulente,  il  Consiglio  sanitario  centrale.  Analogamente 
dovrebbe  essere  costituita  l'amministrazione  sanitaria  provinciale,  e  con  qualche  variante 
4uella  comunale. 

Per  ultimo  l'Autore  in  altro  capìtolo  tratta  della  utilità  sociale  della  igiene  pubblica, 
cominciando  a  riportare  opportunamente  il  brano  di  un  importante  discorso  che  su  questo 
argomento  tenne  a  Manchester  quell'illustre  uomo  di  Stato  che  fu  il  Disraeli.  Questi  con 
concisione  ed  efficacia  fece  chiaramente  vedere  quale  sia  l'importanza  dell'igiene  pubblio» 
Tale  una  verità  risulta  già  dal  sin  qui  detto,  per  cui  ci  limitiamo  a  riassumere  coli' As- 
tore che  i  vantaggi  che  l'igiene  pubblica  arreca ,  vengono  raggiunti  in  tre  diversi  vaoà  '- 
iP  coU'ammiglioramento  della  specie;  2.'^  colla  diminuzione  della  morbosità;  3.®  col» 
prolungazione  della  vita,  ossia  diminuzione  della  mortalità  prematura. 

Son  questi  i  concetti  generici  che  il  De  Giaxa  svolge  nel  suo  lavoro  con  buoni  irg^ 
menti  e  con  cognizione  di  causa.  Forse  quanto  egli  vorrebbe  non  sarebbe  per  ora  «tto»' 
bile  ;  forse  si  potrebbe  introdurre  qualche  modificazione  nel  congegno  amministrativo  dA 
lui  proposto  ;  ma  crediamo  egli  abbia  fatta  opera  utile  ed  opportuna,  e  vorremmo  nwl^' 
plicato  un  siffatto  genere  di  studi  e  diffuso  si  nelle  alte  che  nelle  basse  sfere,  perchè  1^ 


—  437  — 
aonli'  che  ti  manifestano  con  un'influenza  relativa  sulla  popolazione,  contraendo  cosi  un 
ùfiiBO  nesso  con  tutti  gli  altri  rami  della  scienza  sociale  ,  ed  in  ispecie  zqVIÌ economia  po^ 
Etiu  e  la  morali,  "Vetnografiaf  la  geografia  e  la  climatologia  le  forniscono  pure  appoggio 
nà  noi  studi  sulle  condizioni  dei  singoli  luoghi.  Né  meno  utili  riescono  all'  igienista  per 
\t  fodche  applicazioni  le  nozioni  ricevute  dalla  chimica,  dalla  fisica  ,  dalle  scienze  natu- 
rSy  ^mìSl  imgegneria.  L'igiene  poi  deve  appoggiarsi  sulla  statistica^  poiché,  dice  il  Gaba- 
(§9,  per  provvedere  bisogna  prima  vedere,  per  togliere  il  male  o  per  promuovere  il  bene 
\  Ungna  sapere,  nel  primo  caso,  se  e  dove  il  male  esista ,  nel  secondo,  ciò  che  manca,  e 
<{BiotD  e  dove  manca.  La  statistica  anzi,  ed  in  ispecie  il  suo  ramo  detto  biostatistica  ,  è 
aecessirìo  sì  mantenga  in  relazione  coli' igiene  pubblica  e  prenda  scorta  da  questa  nell'of* 
im  il  risultato  dei  suoi  lavori. 
Nel  capitolo  4.^  l'Autore  espone  quali  debbono  essere  le  materie  di  studio  e  d'applica- 
per  l'igiene  pubblica,  dicendo  con  Geigel  che  l'igiene  pubblica,  quale  teoria,  è  la 
delle  grandi  cause  delle  malattie  popolari,  in  quanto  queste  cause  sono  racchiuse 
.  il  oondizioni  pubbliche,  che  in  seguito  alla  reazione  della  vita  sociale-civile,  operano  sopra 
Dod  generali  ed  indispensabili  ad  ogni  esistenza  ,  quali ,  per    esempio  ,  l'aria  e  l'acqua. 
Qole  arte  o  terapia,  all'incontro,  l'igiene  pubblica  è  la  pratica  applicazione  di  quelle  mi- 
narle le  quali  possono  essere  attuate  contro  le  malattie  popolari,  o,  meglio  ancora,  contro 
le  bfo  cause ,  in  quanto  per  tal  modo  si  estrinseca  l'azione   delle    Autorità  governative  , 
sodate  dalle  cognizioni  tedretiche.  Passando  poscia  a  più  minuta  disamina  gli  oggetti  di  stu- 
dio della  medicina  pubblica  ;  l'Autore  ritiene  che  dessi   debbano  essere  l'aria,  l'acqua  ed 
i  taaà  di  nutrizione,  in  quanto  possano  riguardarsi  quali  modificatori  del  benessere  fisico 
celli  popolazione,  non  obliando  neppure  lo  studio  di  oggetti  secondari    ai  primi  annessi, 
come  il  suolo,  le  abitazioni  ,  i  luoghi    di  riunione ,  e   nemmanco   le  circostanze  risultanti 
tila  vita  sociale.  Non  dividiamo  però  l'avviso  dell'Autore  che  .vorrebbe  non  assegnare  loro 
a  pósto  speciale  nello  studio  dell'igiene,  comprendendoli  solo  occasionalmente  nello  stu* 
&  dei  tre  elementi  principali:  aria,  acqua  ed  alimenti.  Ne  pare  che  i  modificatori  sociali 
^KoàA  in  parte  legati  coi  primi    siano  abbastanza    numerosi    ed.  importanti    per  meritare 
Qo  stadio  speciale,  e  cosi  a  questo  potrebbesi  collegare    la    profilassi  di  quei  morbi  che 
TAntore  stesso  ammette  oggetto  dell'igiene  pubblica,  come  la  scrofulosi,  la  tubercolosi,  la 
<ieboleua  congenita,  alcune  malattie  dei  bambini ,  quelle    risultanti   dall'esercizio  delle  in- 
^vtiie,  e  via  dicendo,  dipendenti  da  un  complesso  di  circostanze  fisico-sociali.  Meglio  sin- 
golarìzuti  poi  i  singoli  titoli  di   studio  compresi    in  ognuno    dei   tre    clementi  principali» 
l'Autore  si  fa  a  dimostrare  il  bisogno  di  un  insegnamento  generale  dell'igiene  pubblica  a 
^tti  i  membri  della  società,  e  di  uno  speciale  a  coloro  cui  spetta  la  cultura  della  scienza 
«  tara  affidata  la  pratica  esecuzione,  tracciando  adatto  programma  degli  oggetti  che  devono 
^ parte  dell'insegnamento    nelle    scuole  in  generale,  negli    istituti   tecnici   e  nelle  uni- 
geniti 

Siccome  la  produzione  della  ricchezza  e  lo  sviluppo  della  civiltà  sono  in  relazione  col 
{nulo  di  vigoria  fisica  e  morale  delle  popolazioni  ,  siccome  questa  vigoria  coU'aumentata 
cai^^ità  al  lavoro,  sia  fisico  od  intellettuale ,  è  la  precipua  condizione  per  il  progresso 
^QOttiico  delle  nazioni,  ne  sorge  il  bisogno  che  la  pubblica  igiene  che  sovrintende  al 
^neuere  sociale,  venga  esercitata  per  mezzo  di  un'amministrazione  pubblica  e  sociale. 
L'Aotore  dedica  perciò  un  capitolo  all'ordinamento  amministrativo  della  igiene  pubblica , 
anzitutto  cercando  di  combattere  le  objezioni  circa  alla  lesione  del  diritto  individuale  de- 

• 

nraate  dall'applicazione  della  legislazione  sanitaria.  Presso  tutti  gli  Stati  civilizzati  è  og- 


-^  440  — 

gior  luce  venne  fiitta  dagli  scrìtti  di  Gnenant  e  Bretonweau,  i  quali  primi  diviaeio  il  cioop 
in  catarraie^  fibrinoso  e  difterico.    Circa   la  questione   dell'  identità  o   meno  fira  cronp  e 
difterite,  TAutore  riporta  autorevoli  pareri,  ed  a  ragione,  a  nostro  avviso,  conchiade  rite- 
nendo che  altro  sia  il  croup    e    ben  altra  malattia  sia    la  difterite,  e  di  questa  sua  opi- 
nione espone  i  motivi  sui  caratteri  differenziali  fra  l'una  e  l'altra  malattia,  delle  quali  una 
è  infettiva  per  eccellenza,  l'altra  è  di  natura  inBammatorìa.  II  croup  inoltre  non  ha  carat- 
tere  essenzialmente  contagioso  ed  epidemico.  Il  croup  è  malattia    propria    dell'età  infan- 
tile,  più  frequente  nel  sesso  maschile,  nei  bambini  deboli,  nei  climi  umidi.  £  raro  sorga 
air  improvviso  ;  ordinariamente  precedono  malessere,  infreddature,  raucedine,  ecc.,  quindi 
la  scena  cambia,  insorge  la  tosse  speciale,  e  la  malattia  si  presenta  coi  suoi  caratteri  im- 
ponenti ed  allarmanti.  Il  pronostico    è    pur  troppo  molto  sfavorevole ,  ed  invero  l'Autote 
cita  parecchie  statistiche  punto  confortanti.    La  cura  quindi   deve   essere   pronta  ed  ener- 
gica col  doppio  scopo  :   i.^    combattere  il  processo   infiammatorio  ed  arrestare  la  essuda- 
zione ;  2.^  sciogliere  l'essudato  e   farlo    espellere.  Al   primo  scopo   giova  un  pronto    san* 
guisugio  già  da  tempo  proposto  e  dairAutore  trovato  utile,  e  riescono  pure  vantaggiosi  i 
bagnuoli  freddi  fatti  al  collo  nel  primo  stadio  della  malattia.  Al  secondo  scopo  servono  i 
vomitivi,  le  inalazioni  tiepide  con  acqua  di  calce  e  acido  lattico.  Ma  sgraziatamente,  o  per 
(ardo  soccorso  o  per  la  veemenza  del   morbo,  spesso  tutti  i  mezzi    riescono  infruttuosi  e 
non  rimane  ad  ultima  ancora  di  salvezza  che  la  tracheotomia.  L'Autore  suggerisce  posda 
saggie  norme  profilattiche  che  ove  venissero  seguite  preverrebbero  parecchi  morbi. 

Prendendo  occasione  da  un  caso  di  polmonite  riuscito  letale  l'Autore  fa  risaltare  come 
la  trascuranza  dei  precetti  dell'igiene  pediatrica  riesca  spesse  fiate  esiziale  alla  ^robustepa 
e  sanità  dei  bambini ,  grazie  ai  pregiudizi  ancora  vigenti  fra  le  madri  ed  alla  loro  rilut- 
tanza a  seguire  i  consigli  del  medico.  Il  caso  e  le  considerazioni  svolte  sono  interessanti, 
ma  per  legge  di  brevità  dobbiamo  ometterli. 

In  altro  articolo  viene  esaminata  l'importante  questione  dell'allattamento  per  parte  di 
donna  incinta.  L'Autore  condanna  la  credenza  che  una  donna  appena  si  accorga  d'essere  incinta 
debba  senza  por  tempo  in  mezzo,  slattare  il  bambino;  accenna  ai  danni  che  un  repentino 
divezzamento  arreca.  Il  latte  di  donna  gravida  non  si  modifica  all'istante   in  cui  entra  in 
questo  nuovo  stato,  ciò  non  avviene  che  a  gradi,  e  non  è  che  verso  il  3.'^  o  4.®  mese   che 
esso  ha  perdute  tutte  le  sue  proprietà  a    ben  nutrire  il    bambino,  ed  in  ciò    convengono 
tutti  i  pediatri.  Lo  slattamento  quindi  può  e  deve   venire  preparato  e  gradatamente  fatto 
giusta  le  norme  che  vengono  indicate.  L'Autore  inculca  ima  severa  sorveglianza  suU*  alle- 
vamento mercenario  ed  incoraggia  le    madri   a  fare  uso  del   succhiatojo  come  il  migliore 
ausiliario  dell'allattamento  materno,  e  l'abitudine  del  quale,  in   date  evenienze,  potrà  es- 
sere di  molto  giovamento  al    bambino.   —    Non    vorremmo  però  che    in  esso   si  facesse 
troppo  a  fidanza  e    ad    un  allattamento  esclusivo    per  mezzo   suo    crediamo  preferìbile  la 
scelta,  non  sempre  tanto  difficile,    di  una    buona  e  sana  nutrice    ed  in    aperta  e  salubre 
campagna. 

Un  argomento  pure  preso  in  esame  si  è  quello  della  vaccinazione  e  rìvaccinazione. 
Sommariamente  accennato  alle  stragi  che  il  vajuolo  mieteva,  ed  alle  vittime  salvate  dalla 
vaccinazione,  viene  toccato  della  scoperta  del  Jenner,  di  qualche  statistica  comprovante 
come  la  mortalità  per  vajuolo  sia  molto  minore  nei  vaccinati  che  negli  in  vaccinati,  e  pas- 
sando alla  scelta  del  vaccino  consigliata  la  vaccinazione  animale,  e  da  praticarsi  nel  bam- 
bino non  prima  del  6.°  mese  di  vita.  Parlando  della  rivaccinazione  l'Autore  cita  per  pro- 
varne i  benefici  effetti  una  statistica  del  Gintrac  ed  inculca  venga  fatta  ogni  io  anni.   — 


—  439  — 
noa  Tolta  meglio  organizzata  e  resa    più   indipendente  1*  amministrazione  sanitaria  a 
iiggiore  vantaggio  della  sanità  pubblica  ed  a  maggior  decoro  del  ceto  medico. 

Dott.  Giuseppe  Parola. 
l^snB  pediatrica  e  malattie  dei  bambini.  —  Opuscoli  vari  del  dott.  R.. Guaita  — 

WkaOj  1882.  —  L'Autore  con  felice  pensiero  riunì  in  un  libro  di  pag.  102  diversi  articoli 
jibblicati  in  vari  periodici  medici,  rendendo  cosi  più  facile  la  diffusione  di  buone  mas- 
■  use  igieniche  ed  arrecando  un  utile  contributo  nella  lotta  da  tempo  impegnata  da  strenui 
coliori  della  scienza  e  che  ora  va  sempre  facendosi  più  viva  circa  i  vieti  pregiudizi  in- 
tono alle  cure  ed  alle  malattie  de  i  bambini,  lotta  che  riuscirà  fruttuosa  di  buoni  risaltati 
f  puie  ai  progressi  che  la  civiltà  va,  anche  a  questo  riguardo,  man  mano  facendo. 

Nel  primo  articolo  l'Autore  tratta  delle  convulsioni  nei  bambini,  delle  loro  cause  e  del 
sodo  di  prevenirle.  Accenna  col  West  alla  grande  frequenza  di  tali  convulsioni  e  le  di- 
r  lide  in  tre  categorie  :  idiopatiche  od  essenziali ,  sintomatiche  o  riflesse,  ed  ereditarie.  Le 
prime  insorgono  per  un'alterazione  materiale  del  cervello  o  della  scatola  cranica;  le  se* 
CDsde  dipendono  da  alterazioni  speciali  in  organi  lontani  dai  centri  cerebrali.  Queste  sono 
snrìate  e  molteplici,  e  l'Autore  ne  enumera  molte  cause,  dando  il  primo  posto,  come  di 
ngione,  ai  disordini  intestinali,  incolpandone  la  trascuranza  nell'allevamento  del  bambino  ; 
I  Tallattamento  mercenario  troppo  diffuso,  l'ignoranza  ed  i  pregiudizi  circa  le  cure  dell' in- 
cute. Le  ereditarie  possono  avere  la  loro  genesi  o  nell'epoca  del  concepimento  o  nel  pe- 
riodo  della  gravidanza  o  durante  l'allattamento.  Trova  nell'  infanzia  una  speciale  predispo- 
sizioiK  alle  convulsioni,  e  ne  indica  le  ragioni.  Concorrono  a  favorire  la  disposizione  alle 
conmlsioni  il  modo  d'allevare  il  bambino  nei  primi  due  anni  di  vita,  la  consecutiva  edu- 
'  azione  fisica  e  morale,  ed  eventuali  malattie.  Dice  la  prima  educazione  essere  una  se- 
conda nascita.  Tratteggia  un  nuovo  quadro,  forse  un  po'  troppo  fosco,  delle  conseguenze 
^'allevamento  mercenario.  Lamenta  la  mollezza  ed  il  lusso  della  odierna  educazione,  le 
precoci  e  soverchie  occupazioni  intellettuali,  e  passa  quindi  alle  norme  profilattiche  circa 
le  condizioni  dei  genitori ,  le  cure  della  gravidanza ,  la  nutrizione  e  le  cure  da  darsi  al 
bambino.  Termina  l'airticolo  cm  un  cenno  intorno  alla  cura  che  deve  fondare  sulle  cause 
che  hanno  prodotto  le  convulsioni ,  insorge  contro  i  pregiudizi  del  volgo  ,  il  quale  non 
Tede  altro  che  vermi  o  dentizione,  ed  inculca  alle  madri  di  ricorrere  prontamente  al  medico. 

Un  secondo  capitolo  h  dedicato  all'  incontinenza  d'orina  dei  bambini  od  emertsi  not^ 
iitrna,  la  quale  è  legata  ad  uno  stato  speciale  di  debolezza  dello  sfintere  vescicale  ,  alla 
^oa  paresi,  o  paralisi  ;  e  vi  si  accenna  al  suo  modo  di  manifestazioue ,  ed  in  quali  cate- 
gorìe di  bambini,  nonché  ai  migliori  mezzi  di  prevenirla  e  curarla. 

Le  modificazioni  che  i  bambini  presentano  nel  modo  di  manifestarsi  e  nel  decorso  della 
malattia,  il  potere  uno  stesso  fenomeno  essere  il  sintomo  iniziale  di  diversi  morbi,  Tinsi- 
(lioso  modo  di  procedere  di  questi,  devono  chiamare  tutta  l'attenzione  del  medico  per  sta- 
bilire un  esatto  diagnostico  ,  e  porlo  in  grado  di  poter  formulare  una  prognosi  un  po' 
Mata  ed  adottare  un  adatto  metodo  curativo.  Il  termometro  riesce  perciò  di  valido  ajuto, 
<  l'Autore  cerca  di  dimostrare  l' importanza  e  l'utilità  della  termometria,  senza  però  discen- 
dere ad  alcuna  pratica  applicazione. 

Ben  riuscito  si  è  l'articolo,  il  croup,  sua  natura,  manifestazioni  e  cura.  Data  la  defini- 
zione del  morbo,  l'Autore  accenna  all'antichità  sua  ed  ai  precipui  scrittori  che  lo  descris- 
*cr0|  fra  cui  Ghisi|  1747-48,  Miller,  1765,  Jurine,  Albers,  ecc.,  notando  però  come  la  mag- 


—  442   — 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  APRILE  1882. 


La  stagione  del  mese  di  aprile  trascorse  variabile  anzi  che  no,  come  non  di  rado  suole 
accadere  in  quest'epoca  dell'anno  nelle   nostre    contrade.    La    pioggia  e  l'umidità  {uono 
dove  copiose,  dove  moderate,  dove  scarse  ;  ma  le  variazioni  di  temperatura  furono  di  tratto 
in  tratto  intense,  specialmente  nelle  prime  due  decadi,  e  le  nevi,  e  specialmente  le  brine 
che  ne  seguirono,  riuscirono  di  non  lieve  nocumento  a  molte  delle  nostre  campagne,  so- 
prattutto nell'alta  e  media  Italia.  Non  fecero  difetto   i   temporali  ;  ma  furono  pochi  e  ri- 
stretti ad  alcune  sole  località,  e  più  scarse  ancora  riuscirono  le   grandinate.  Codeste  con- 
dizioni meteoriche  non  furono  di  troppo  favorevoli  agli  interessi  agricoli  del  nostro  paese, 
i  quali  ebbero  a  riportarne  nocumento  in  diverse  regioni. 

Prima  Decade. 

Nella  prima  metà  della  decade  le  fluttuazioni  della  colonna  barometrica  furono  I^giert 
piuttosto  in  tutta  V  Italia  ;  imperocché  le  ondate  di  depressione  che  si  avvisarono  tra  noi 
furono  tutte  di  poco  momento,  e  toccarono  appena  il  mezzodì  della  penisola ,  estenden- 
dosi suirjonio,  sulla  Penisola  Slavo-Greca,  sull'Adriatico,  ed  infine,  nel  5,  sulla  Sidlia. 

Fu  perciò  che  l'aria  rimase  in  tutti  questi  giorni  calma ,  o  quasi ,  sulle  terre  italiane  : 
ed  il  cielo  sereno  o  solo  alquanto  nuvoloso  in  gran  parte  dell'alta  Italia;  mentre  alcune 
pioggie  cadono  qua  e  là,  specialmente  nel  mezzodì  ed  in  Sardegna,  con  temporali  e  qual- 
che grandinata  innocua  nel  4  e  5.  11  calore  fu  moderato,  e  si  ebbe  in  questo  primo  pe- 
riodo il  massimo  termico  della  decade. 

Al  cominciar  della  seconda  metà  della  decade  cangiarono  intieramente  le  condizio:.'; 
atmosferiche  delle  nostre  regioni. 

Le  alte  pressioni  che  dominavano  sulla  Scandinavia  sino  dai  primi  quattro  giorni  del 
mese,  si  avanzarono  verso  il  Sud  e  giunsero  iii  Italia  dal  6  al  7 ,  occupandone  il  Nord 
ed  il  centro,  mentre  nel  mezzodì  le  pressioni  erano  ancora  basse  per  causa  di  un'onda!  r. 
di  depressione  che  dal  6  al  9  si  protendeva  sull'Algeria ,  sulla  Tunisia  e  sulla  Sicilia,  tr 
di  altre  che  nell'ultimo  di   io  si  mostravano  in  Toscana  ed  in  Sicilia. 

Coll'avanzarsi  di  cosiffatta  ondata  di  maggiori  pressioni ,  prendeva  vigore  la  corrente 
polare,  che  allargò  i  freddi  della  Finlandia  e  delle  pianure  russe  sull'Europa  di  mezzo 
sino  alle  nostre  regioni.  La  temperatura  decrebbe  quindi  tra  noi  notevolmente.  Le  nevi 
caddero,  come  in  altri  luoghi  dell'Europa  occidentale,  cosi  sulle  nostre  Alpi  e  lull'Ap- 
pennino,  dall'  Emilia  alle  Calabrie.  Le  brine  cominciarono  il  7  in  molti  luoghi  dell'alta 
Italia,  favorite  dal  ciel  sereno,  e  poi  si  estesero  in  molti  luoghi  della  media,  e  ad  alcune 
della  bassa,  come  Aquila,  Foggia  e  Potenza.  Le  minime  temperature  decadiche  accaddero 
in  questi  ultimi  giorni,  ed  in  alcuni  luoghi  il  termometro  discese  sino  a  2  gradi  sotto  zero. 

Codeste  intemperie,  e  soprattutto  i  freddi  e  le  brine,  risultarono  di  nocumento  alle 
campagne,  in  molte  località  del  Nord  d'Italia  ed  in  diverse  del  centro,  specialmente  alle 
viti  ed  ai  gelsi,  giacché  il  frumento  non  poteva  soffrirne  perchè  troppo  arretrato.  In  qual- 
che regione  del  Milanese,  Torinese  e  del  Novarese  un  bruco  voracissimo  rode  e  distrugge 
i  teneri  germogli  delle  viti. 


—  44»  — 
b  quoto  aitioòlo  «n  po'  troppo  sommario,  lamentiamo  rostracismo  che  l'Autore  vorrebbe 
Ère  alla  vacdoazione  umanizzata  che  pur  rese  e  rende  si  segnalati  servigi ,  e  molto  ci 
aicbbe  a  ridire  circa  lo  spauracchio  che  egli  mette  innanzi  della  sifilide  vaccinica,  non- 
àk  adl'cpoca  da  lui  fissata  per  la  vaccinazione  che  ne  pare,  in  ispecie  nei  pericoli  d'e- 
fidoù,  troppo  tarda,  se  questo  ne  fosse  il  luogo.  Chi  scrive  ha  del  resto  pubblicato  la- 
Ttnia  proposito. 

Interenantc  ti  è  lo  studio  delle  cause  che    alterano  il  latte  della  nutrice,  e  sull'  in- 

Éttaa,  di  questo  sulla  salute  dei  bambini.    L'  Autore   deplora  che   il  medico    non  venga 

flpem  chiamato  per  la  scelta  delle  nutrici,  che  si  confidino  i  bambini  a  donne  con  latte 

di  io;z2  ed  anco    più  mesi  di  età  colle  più    disastrose  conseguenze  ,  e  riporta  le    espe- 

..ime  fatte  da  Vernois  e  Becquerel  sul  latte  di  diverse  età,  consigliando  di  rimandare  as- 

[«Inamente  le  nutrici  dopo  406  mesi  dall'ultimo  parto.  Appoggiandosi    ad  altre  espe- 

fàeaxe  di  Becquerel  trova  che  il  latte  delle  donne  a  temperamento  linfatico  è  più  abbon- 

[ènte  e  pia  ricco  di  quello  a  temperamento  sanguigno,  che  V  età  migliore  per  la  nutrice 

r^ds  25  ai  35  anni.  Il  latte  si  modifica  pure  pel  suo  soggiorno  nelle    mammelle  e  die- 

[do  le  ricerche  su  questo  fatto  risulta  biasimevole  l'usanza  comune  di  dare  quasi   di  con* 

liuo  il  latte  al  bambino,  e  di  tenerlo  a  pasti.  Né  meno  nociva  riesce  l'influenza  dei  nu- 

■oosi  corpuscoli  di  colostro  che  in  certe    nutrici  persistono  a  lungo.  L'  Autore    accenna 

ascon  ai  cangiamenti  che  il  latte  subisce  per  la  scomparsa  dei   mestrui  e  la  gravidanza, 

^n'influenza  della  commistione  del  pus  col  latte,  delle  ragadi,  delle  condizioni  morali  poco 

otnisiderate  ma  tanto  importanti  sulla  qualità  del  latte  e  sulla  sanità  del  bambino ,  nonché 

nlle  modificazioni  che  le  malattie  della  nutrice  fanno  subire  al  latte. 

Ciò  un  ultimo  articolo  diretto  a  dimostrare  l'urgente  necessità  di  cliniche  pediatriche 
in  ItiJìt,  l'Autore,  già  noto  per  altre  consimili  pubblicazioni,  chiude  il  libro  che  nel  suo 
>:oiQplesso  fornisce  alle  madri  ed  al  pediatra  utili  nozioni  e  consigli. 

Dott.  Giuseppe  Parola. 

La  demografia  Italiana  stndiata  più  specialmente  in  riguardo  all'azione  dei 
SBoti  e  delle  pianure  sulla  vita  dell'uomo  ;  pel  dott.  Raffaello  Zampa.  —  Un  voi. 

«d  nn  atlante  —  Bologna,  Zanichelli,  L.  12. 

Vmel  d'Hygiène  Industrielle  ;  pel  dott.  Enrico  Napias.  —  Un  voi.  —  Parigi 

Mwoft,  L.  12. 

Di  queste  due  importanti  pubblicazioni  parleremo  in  unA  prossima  rassegna. 


—  444  — 
Le  pioggie  di  quesf  ultima  decade,  congiunte  a  quelle  delle  precedenti,  arrecarono  gnadi 
Tantaggi  all'agricoltura,  sofferente  non  poco  per  le  passate  brinate.  In  alcuni  luoghi  però 
non  caddero  troppo  copiose  da  impedire  i  lavori  di   campagna,  mentre  in  qualche  altro, 
specialmente  della  bassa  Toscana,  riescirono   troppo  scarse. 


Temperature  estreme  notate 

in  Italia  nelVaprile  1882. 

Temperatura     J 

Temperatura 

Città 

1 

Città 

Massima 

Minima 

Massima 

Mimmm 

Udine 

23°.  4 

—  0°.2 

Livorno  .... 

22°.  0 

6».o 

Belluno 

2o^9 

—  3°.o 

Firenze 

22°.  2 

i°.i 

Venezia  .... 

20°.  5 

3'*.o 

Perugia. .... 

20°.  5 

i°.7 

Brescia 

22°.  O 

1^.5    1 

Roma 

23°.  0 

a".! 

Bergamo. . . , 

19°.  4 

o°.8    1 

Aquila 

20°.  7 

-10.9 

Milano 

23°.  9 

3°.o 

Foggia..... 

23^9 

i°.4 

Novara 

22°.  7 

2°.o 

Caserta 

23^.5 

-o°.5 

Torino 

22°.  6 

3^.6    1 

Napoli 

22°.  6 

4°.o 

Alessandria. . 

23°.  o 

-1^9    i 

Potenza  .... 

20°.  0 

-20.7 

Genova 

22°.  5 

6°.  2    ! 

Lecce 

23*^0 

3°.S 

Parma 

21°.  7 

2°.0 

Cosenza .... 

24.  °ó 

2».0 

Modena  .... 

21°.  9 

2°  7 

Reggio  Cai. . 

20°  5 

9^3 

Bologna .... 

'      20°.  5 

2°.  6     ! 

Palermo .... 

24°.  6 

5».  a 

Urbino 

i8°.9 

o°.7 

Siracusa .... 

23°.  1 

yo.s 

Ancona. .... 

19^.8 

5°.  2 

i 

Cagliari  .... 

j 

23°.  8 

e»© 

Dair  Osservatorio  di  Monca! ieri^  22  maggio  1882', 


Padre  F.  Denza. 


—  443  — 

Seconda  Decade. 

1  freddi  degli  ultimi  giorni  della  decade  precedente  continuarono  ancora  nei  primi  tre 
dcUa  seconda  decade ,  per  causa  delle  depressioni  che  persistevano  al  Sud ,  le  quali  pro- 
ln|aiODO  ancora  il  flusso  di  tramontana  sulle  nostre  regioni.  Accadde  quindi  in  questi 
|ÌDiiii  il  minimo  decadico  delle  temperature,  intenso  anziché  no,  nell'i i  sull'alta  e  media 
'bfia,  t  nel  12  e  13  sulla  bassa.  Il  termometro  discese  sotto  zero  in  diversi  luoghi  del 
2(oid,  ed  in  alcuni  del  centro.  Favorite  dal  cielo  sereno  continuarono  ancora  le  brine  nei 
ì|MrDÌ  suddetti,  e  la  neve  cadeva  sull'Appennino  medio  e  in  quello  di  Basilicata  e  di  Ca- 

Xd  giorni  appresso  cessa  codesta  sinistra  stagione,  e  la  temperatura  si  addolcisce,  seb- 
\at  tre  nuovi  minimi  di  calore  si  avessero  nei  giorni  17,  x8  e  20  apportati  da  altrct- 
tate  depressioni  che  si  succedevano  nei  nostri  mari,  e  soprattutto  sul  Mediterraneo  e  su) 
Jooio  ;  ma  erano  tutti  di  lieve  momento  ed  affatto  locali.  Il  massimo  termico  non  accadde 
poetò  in  Italia,  che  negli  ultimi  due  giorni  della  decade,  19,  20.  Anche  le  nevi  e  le 
brine  ebbero  termine,  ed  invece  cadde  pioggia  dapprima,  nel  14  sull'alta  Italia,  poi  nel  15 
B&'alta  e  media,  in  seguito,  nel  16  e  17  sulla  media,  e  per  ultimo  nei  giorni  appresso 
ni  mezzodL 

Qnjdche  temporale  scoppiò  qua  e  là  con  grandine ,  che  arrecò  danni  nel  Bresciano  e 
cel  Bolognese. 

Le  brine  dei  primi  tre  giorni,  e  specialmente  quelle  dell' 11,  riuscirono  per  molti  luo- 
ghi iuKste  alle  campagne,  ed  in  modo  specialissimo  ai  gelsi  ed  alle  vili.  I  danni  mag- 
giori si  ebbero  nell«  regioni  Lombarde  e  Venete  ed  in  parte  anche  nelle  Piemontesi  ;  non 
c&e  nell'Emilia,  nelle  Marche,  nell'Umbria  e  nella  Toscana,  ed  alquanto  anche  nel  Lazio. 

A  riparare  in  parte  codesti  danni  valsero  e  la  mite  temperatura  e  le  pioggie  dei  sette 
Siomi  rimanenti  della  decade. 

Terza  Decade. 

Io  qaest'ultimo  periodo  del  mese  le  cose  cangiarono  di  molto  nelle  nostre  contrade. 
Li  temperatura  si  accrebbe  non  poco  ,  e  due  periodi  caldi  e  di  bel  tempo  si  ebbero  al 
cooBQciare  ed  al  terminare  della  decade;  i  quali  ci  apportarono  le  massime  temperature 
dd  mese,  dove  l'uno,  dove  l'altro. 

Nei  giorni  intermedi,  dal  22  al  28,  la  stagione  fu  meno  bella  ,  ma  continuò  assai  più 
aite  che  nelle  due  decadi  trascorse.  Le  pioggie  si  succedettero  a  riprese  in  Italia,  dal  23 
'  >1  29,  cominciando  dal  Nord  e  terminando  al  Sud ,  per  l'influsso  di  una  larga  e  prolun- 
pte  depressione,  la  quale,  estendendosi  su  tutto  l' Ovest  del  Continente  Europeo  ,  agiva 
caindio  sulla  nostra  penisola.  La  neve  cadde  ancora  sulle  Alpi  dal  26  al  27  ,  e  tempo- 
nli  scoppiarono  in  diversi  luoghi  senza  tornare  di  danno  che  in  alcune  ristrette  località 
^  Veneto,  dove  andarono  congiunti  a  grandine. 

Diversi  minimi  di  calore  accaddero  nei  giorni  23,  25,  27,  28  al  rinforzarsi  della  sud- 
detti depressione  ;  i  quali  riuscirono  dove  l'uno,  dove  l'altro  i  più  bassi  della  decade.  Co- 
gli iltimi  freschi  del  27,  28  si  ebbe  di  nuovo  brina,  ma  molto  leggiera  e  punto  dannosa 
in  alcune  stazioni  sotto  le  Alpi ,  ed  il  termometro  discese  ancora  sotto  zero  in  qualche 
stazione  delle  valli  alpine. 


—  444  — 
Le  pioggie  di  quest'aldina  decade,  congiunte  a  quelle  delle  precedenti,  arrecarono  grao 
Tantaggi  all'agricoltura,  sofferente  non  poco  per  le  passate  brinate.  In  alcuni  luoghi  pc 
non  caddero  troppo  copiose  da  impedire  i  lavori  di   campagna ,  mentre  in  qualche  alt] 
specialmente  della  bassa  Toscana,  riescirono  troppo  scarse. 


Temperature  estreme  notate  in  Italia  nelV aprile  1SS2. 


Temperatura     j 

Temperatura      | 

Città 

Città 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Udine 

23^.4 

—  0^2 

Livorno  .... 

22**.  0 

e».© 

Belluno 

20^9 

—  3**.o 

Firenze 

22**,  2 

I»  I 

Venezia  .... 

20°.  5 

3**.o 

Perugia. .... 

20^.5 

i».7 

Brescia 

22**.  0 

1^.5      1 

Roma 

23**.  0 

2".  I 

Bergamo. . . . 

19^.4 

o<>.8 

Aquila 

20^7 

-10.9 

Milano 

23^9 

3*^.0 

Foggia 

23^9 

i°.4 

Novara 

22^7 

2<>.o 

Caserta 

230.5 

-o°.5 

Torino 

22°.  6 

3^.6    1 

Napoli 

22«.6 

4°.o 

Alessandria. . 

23^0 

-IO.  9 

Potenza  .... 

20°.  0 

-20.7 

Genova 

22<*.  5 

6^2 

Lecce 

23*^.0 

3°.  5 

Parma 

21^.7 

2**.0 

Cosenza .... 

24.^0 

2».0 

Modena .... 

21^.9 

2**.  7 

Reggio  Cai. . 

20**.  5 

9°.  3 

Bologna .... 

"      20^  5 

2°.  6 

Palermo .... 

24**.  6 

5°.* 

Urbino 

i8^9 

0^.7 

Siracusa .... 

23<*.  1 

7°.  5 

Ancona 

19**.  8 

5<*.2 

Cagliari  .... 

23^8 

6».o 

Dair  Osservatorio  di  Monca! ieri ^  22  maggio  1882^ 


Padre  F.  Denza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


IL    TERZO  ANNO  DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE. 

L"  IGIENE  RIMPETTO  ALLE  SCOPERTE 

E  ALLE  NUOVE  QUISTIONI  DELLA  PATOLOGIA. 

Discorso  letto  dal  Presidente  prof.  A.  CSorradi 
all'Assemblea  generale  del  21  maggio  1882. 

Signore  e  Signor^ 

Se  il  riferire  delle   cose   fatte  negli   anni  scorsi  era  a  noi,  più  che  sod- 
disàidmento  di  debito,  gradevole  tiIBcio  per  ciò  che  potevamo  con  onesta 
compiacenza  esporre  come  gli  atti  nostri  seguirono  conformi  alle  promesse, 
0  troppo  non  ne  rimanevano  lontani,  maggiormente  oggi  deve  tornarci  caro 
simOe  ufficio  dovendo  dire  del  1881,    nel    qual    anno,   sebbene  non  fosse 
the  il  terzo  di  sua  vita,  la  Società  nostra    compiva  il   maggiore   degli  ob- 
iti^ che  lo  Statuto  le  prescrive,  di  convocare  cioè  Congressi,  a  cui  venne 
poscia  assegnato  triennale  periodo.  £  quella  prima  prova  riuscì  tale  da  met- 
tmj  conforto  che  la  seconda,  la  quale  avrà  luogo  a  Torino,  sia  per  dare 
maggiori  frutti,  siccome  è  proprio  d'ogni  istituzione  che  avendo  in  sé  buon 
seme  di  vita,  prosperosa  si  svolge.  Sorse  la  nostra  Riunione  nel  medesimo 
tempo  e  luogo  che  le  industrie  nazionali  vennero  insieme    raccolte  accioc- 
ché r.ella  rassegna  apparisse  quanta  l'abilità  degli  artefici,  quanta  l'ampiezza 
Jei  traf)ìchi  e  quali  le  *  condizioni  della  pubblica  economia. 


—  44»  — 
ài  Modena.    La   Sede    di  Padova  s*  occupò   innanzi    tatto  delle  condizic^iu 
igieniche  della  città    rispetto   2Ì[[' acqua  potabile    e   alla  fognatura:  racemo- 
mandò  pure  V  istituzione    d' un  laboratorio  chimico  municipale.  Volgendosi 
alle  campagne  v*  incontrò  tosto  la  miserevole  pellagra,  e  trovò  degno  d*en- 
comio  il  dott.  Perusini  di    Udine,  promotore   delle    coìonie  agricole^  adle 
quali  que*  poveri  infermi  trovano  opportuna  cura  senza  molta  spesa.  Studiò 
quindi  il  modo  di  rendere  più  facile,  meno  incomodo  e  pericoloso  il  tra- 
sporto de*  malati  all'ospitale  ;  a  tal  fine  propose  il  modello  d'un  carro  die 
assai  bene  corrisponderebbe  al  bisogno.  E  poiché  molti  comuni  della  pro- 
vincia erano    rimasti  per    la  rotta  de'  fiumi  inondati,-  ricercò  quali  fossero 
i  bisogni  igienici  più  urgenti,  cui  occorreva  provvedere  acciocché  più  grave 
ancora  non  si  facesse  la  calamità  nelle  sue  conseguenze.  La  Sede  piema^' 
tese  con  grande  alacrità  si  metteva  all'opera ,  proponendosi  primieramoi^^ 
di  studiare  con    la  guida  di  ben    ordinata  serie  di  domande ,  le  eoné&à^^^ 
sanitarie  del  Piemonte^  e  come  potrebbe  essere  modificato  il  modo  di  ra.^' 
cogliere  i  dati  meteorologici  affinché,  siccome  appunto  proponeva  il  qnesic  ^ 
A^ Associazione  meteorologica  italiana^  quelli  rispondano  il  piU  possibili  tf^-^* 
esigenze  de  ir  Igiene,  Venne  quindi  discusso   qual  sia  il   miglior  sistema  p^^ 
condurre  via  le  materie  fecali,  e  quello  delle  fosse  mobili  venne  preferi '•^^ 
dal  Presidente  prof.  Pagliani,  il  quale  anche  presentava  un  doppio  sifom     ^ 
vaschetta  da  adattarsi  alle  fosse  stesse.  Furono    studiate   diverse  alterazio'^^^ 
in  sostanze  alimentari,  parecchi  casi  di  malattie  infettive  e  contagiose,  clr>>  ^ 
o  per  il  modo  di  diffondersi  o  per  la  pertinacia  o  per  alcuna  particolari'^^ 
eziologica  meritavano  nota  anche  dal  Iato  dell'  Igiene  e    della   poliria  m  ^  ' 
dica.  £  poiché  l'Igiene  si  vale  dell'antropologia,  non  era  alieno  lo  sta&i^ 
del  rapporto  tra  la  forma  del  cranio  e  la  re/razione  oculare,  molto  più  a1n<? 
chi  se  n'occupava,  il  dott.  Bono,  trovando  che  l' ipermetropia  é  più  frequex^te 
fra  i  brachicefali  e  la  miopia  invece  fra  i  dolicocefali,  spiegherebbe  in  ipOLTte 
la  differenza  di  proporrione  di  miopi  che  s'incontrano  nelle    scuole  di    <f'' 
verso  grado,  essendovi  differenze  etniche  nelle  differenti   classi  della  popo- 
lazione, che  seguono    appunto  gradi  diversi   di  educazione    intellettiva.     Ah 
r  Igiene  scolastica  appartiene  la  proposta  del  prof.  Pagliani  di  nuovo  bévufi 
per  gli  asili  infantili ,  e  in  parte    ancora    vi    entra ,    l'altra    proposta     del 
Morselli  d'istituire  asili-sctiole  per  idioti  e  imbecilli. 

La  Sede  che  avevamo  a  Pisa,  per  colpa  di  diverse  ragioni,  ebbe  a  ces- 
sare ;  per  buona  ventura,  quasi  in  compenso,  sorgeva  la  nuova  di  Firenze, 
alla  quale  auguriamo  prospera  vita. 

I  premi  che  la  liberalità  dei  signori  Ritter   e   Talini    assegnavano  a  eh; 


\ 


—  449   — 

negHo,  per  giudizio  della  Società  nostra,  avesse  risposto  ai  quesiti   sul  sonno 

e  sul  latte  nelle  pertinenze  igieniche,  vennero  conferiti  ;  oggi  non  resta  che 

consegnare  il  diploma  d'onore  ai  vincitori  della  gara,  prof.  Mosso,  dott.  Rai- 

moofi  e  Pietra,  siccome  la  medaglia  che    va   unita  al  premio  dallo  stesso 

beDOnerìto  Ritter  institnìto  per  l'autore  della  miglior  memoria  pubblicata  nel 

Giniìale  della  Società  durante  il   1881 ,  premio  e   medaglia   di  cui   venne 

podicato  degno  il  prof.  Sormani. 

D  Giornale,  che  è  tanta  parte  della  nostra  Società,  siccome  quello  che  è 
mezzo  precìpuo  con  cui  essa  distende  l'azione  sua,  raccoglie  gli  sparsi  la- 
Tori  e  dà  lóro  quella    forza  che  non  solo  dal    numero ,  ma   dalla  connes- 
ime  che  fa  corpo  deriva ,  fu  ognora  oggetto  delle  nostre  sollecitudini.  E 
^laotanque  il  Giornale  non  basti    a    sé  stesso ,  ed  occorra  che  la  Società 
pion'egga  alla  differenza  fra  l' introito  e  la  spesa,  pure  crediamo  che  questa 
ibbia  a  coraggiosamente  sostenersi,  essendo  che  oggi    in  verun  modo  po- 
irébbc  reggersi  un'  associazione   scientifica  ,  e    meno   ancora   ])retendere  ad 
accrescersi,  se  rinunciasse  a  far  pubblici  gli  atti  suoi,  e  manifestare  i  suoi 
intendimenti  ed  inculcare  le  sue  dottrine.  La  vita  delle  istituzioni  si  com- 
nùsQit  dall'attitudine  che  hanno  ad  espandersi  :  se  quella  è  veramente  rìgo- 
glìoa  non  può  contenersi  in  un  interno  lavorio,  che  nella  stessa  sua  soli- 
tudine finirebbe  per  isterilirsi  o  per  rimanere  assiderato  fuori  di  quel .  moto 
che  è  vita  e  fiamma  della  scienza  e  dell'arte,  le  quali  nell'agitarsi  si  svolgono, 
a  mutano,  si  correggono  ;  onde    che  gli   stessi    errori    divengono  ammoni- 
;  nenti,  ed  il  dare  indietro  non  è  arresto,  ma  rincorsa  a  più  gagliardo  slancio 
per  {spingersi  innanzi.  E  la  maggiore  spesa    non    è  essa  compensata  dagli 
effetti?  Senza  il  Giornale  la  Società  sarebbe  salita  in  quell'estimazione  che 
in  Italia  e  fuori  è  tenuta  ?  Avrebbe  essa  conseguito  i  premi   di   cui  venne 
insignita  dall'Associazione    medica    Italiana  in  Genova    nel    1880,  e  nello 
scQQo  anno  qui  in  Milano  nell'occasione    della  Mostra   delle  industrie  na- 
rionali?  Senza  il  Giornale,  che  è  mallevadore  della  nostra  operosità ,  né  il 
Wnistero  della  Pubblica  Istruzione   ci    sarebbe  venuto  in  ajuto ,  né  chi  lo 
I«»cde  avrebbe  fatto  di  noi  sì  benigno  giudizio  da  intervenire  nella  nostra 
Konione  del  settembre  per  indi  encomiarla  e  promettere    valido  ajuto.  Se 
I4  Società  si  fosse  rimasta  paga  nel  tenere  Adunanze ,  o   tutta  la  sua  vita 
esteriore  si  fosse  assoluta  nel  distribuire  diplomi,   nel   tenere  conferenze  o 
etture,  credete  voi  ch'essa  avrebbe  de'  soci  in  Sicilia,  avrebbe  fondato  delle 
^  b  parecchie  provincie,  e  il  suo  nome  sarebbe  uscito  da  Milano,  dalla 
A-ombardia  cosi  onorato    da    potersi  meritare  a    Berlino  1*  incarico  di  prò- 
DiooTcre  il  concorso  dell'Italia  alla  Mostra  d'Igiene  e  di  Salvamento^  che  di 

29 


—  450  — 
questi  giorni  dovea  colà  aprirsi?    £  l'invito  nostro  di  concorrervi  avrebbe 
mai  avuto  quella  fiduciosa  risposta    che  ebbe    in    ogni  parte  d'Italia?  No 
certo.  Noi  dunque  riteniamo  cotesta  spesa  pel  Giornale  come  necessaria»  tanto 
esso  è  collegato  con  le  sorti  della  Società.    Ciò  per  altro  non  ci  dispensa 
dal  ricercare  ogni  possibile  maniera  di  scemare  il  disavanzo;  alleggerito  il 
quale    noi    potremo    impiegare  il  risparmio  in  altre  opere    non  meno  utili 
ed  importanti.    £d  una  non  piccola  spesa  ci  sta  dinanzi,  dovendo  noi  de- 
gnamente presentarci    al   Congresso  intemazionale  che   nel  settembre  pros- 
simo s'adunerà  in  Ginevra;  e  vi  ci  presenteremo  porgendo  in  discreto  vo- 
lume uno  Sguardo  alle   istituzioni  igienico-sanitarie    in    Italia   e  la  Biblio- 
grafia sistematica  delle  opere   attinenti  aiP  Igiene  uscite  in  ItaUa  nelF ultimo 
decennio.  Per  dare  quest'  informazione  noi  dovemmo  chiedere  l'ajuto  di  egr^ 
collaboratori  non  solo,  ma  anche  notizie  che  non  altrimenti  che  per  mezzo 
del  Ministero    degli  Affari    interni    e  dell'altro  d'Agricoltura    e   Commercio 
(cui  sta  unita  la    Direzione  della  Statistica  generale)  potevano  ottenersi ,  e 
le  ottenemmo  y  perchè  amendue  i  Ministeri  accolsero  le  domande  che  loro 
dirigevamo  d'adoprarsi  per  noi,  cioè  in  vantaggio  della  Società.  Quanto  la 
Sede  di  Pisa ,  che  ne  faceva   proposizione ,  se  non   più  ancora ,  avremmo 
voluto  che  il  Giornale  andasse  nelle  mani  di  tutti  i  soci,  bastando  per  averlo 
la  sola  tenue  quota  che  ogni  anno  è  versata.  Ma  la  Commissione  cui  venne 
dato  incarico  di  studiare  la  questione ,  rispondeva  che  malgrado  della  mi- 
gliore intenzione    di  assecondare   il  generoso  voto ,  ciò  non  era  possibile , 
poiché  insormontabili  difficoltà  economiche  vi  si  opponevano;  laonde  essa  limi- 
tavasi  a  far  presente  all'Assemblea,  cui  esponeva  la  sua  relazione  €  l'inte- 
resse che  sta    nella  diffusione  maggiore  del  Giornale    e   la  convenienza  di 
favorire  la  diffusione  stessa  per  l'avvenire  in  tutti  quei  modi  che  sarà  pos- 
sibile >,  le  quali  conclusioni  concordano  mirabilmente  con  ciò  che  abbiamo 
detto  poc'anzi  del  Giornale,  come  uno  de'  fondamenti  precipui  della  Società. 

Alla  quale  crebbe  pure  riputazione  di  pratico  accorgimento  il  pubblicare 
quella  serie  di  fascicoletti,  e  sono  già  2 1 ,  che  vendonsi  a  midssimo  prezzo 
e  vanno  sotto  il  nome  à*  Igiene  popolare  ^  appunto  perchè  al  popolo  por- 
gono in  adatta  forma  quelle  notizie  che  più  gli  conviene  sapere  sopra  un 
determinato  argomento. 

Il  Giornale,  oltre  che  pubblicare  gli  Atti  della  Società  e  delle  varie  Sedi, 
e  quindi  le  memorie  di  cui  fu  fatto^cenno,  lette  nelle  Adunanze  delle  me- 
desime o  in  qualche  Conferenza ,  inseriva  altri  scritti  originali ,  sia  per 
illustrare  qualche  nuova  fondazione  o  qualche  nuova  pratica,  quale  l'Isti- 
tuto dei  Rachitici,  i  Crematoi  collettivi  e  i  Colombari  ;  sia  per  meglio  re- 


—  45»  — 

solare  l'igiene  annonaria  rispetto  alle  carni  da  macello ,  o  per  provvedere 

buona  acqua  potabile.  L* Amministrazione  sanitaria  venne  messa  a  confronto 

«on'è  fia  noi  e  in  Ispagna.  Il  modo   più   acconcio  per   tórre  all'Agro  ro- 

amo  la  triste  feracità  delle  febbri,  la  distribuzione  geografica   delie  freno - 

prfie  in  Italia,  l'altra  piaga  dell'esposizione    degli  infanti   furono  altrettanti 

Jigomenti  di  studio  ;  e   tale  fu  pure  il  miglior    governo   degli  spedali ,  di 

cotKti  pietosi  ricoveri  d'ogni  miseria,  d'ogni  dolore. 

Tinto  nella  prima  parte  del  Giornale:  nella  seconda,  procurossi  che  in 
Anna  di  Rivista  fossero  fatte  conoscere,  quanto  permetteva  lo  spazio  a  ciò 
concesso,  le  migliori  pubblicazioni  d'Igiene  nostrali  e  straniere;  perchè  è 
ip(mDto  in  questo  continuo  scambio  di  idee,  di  proposte  e  d' insegnamenti 
<be  la  scienza  esce  dagli  angusti  confini  che  la  boria  o  l' ignavia  pos- 
ioao  imporre.  E  se  v'ha  scienza  che  debba  essere  generale  è  senza  dubbio 
ripene  siccome  quella  che  appunto  ha  da  provvedere  a  necessità  interna* 
sonali  ;  ciò  che  per  altro  non  toglie  ch'essa  non  debba  saper  applicare  le 
ifottrine  a'  casi  speciali,  e  adattare  nella  pratica  i  precetti  con  quelle  mo- 
àEtà  che  le  condizioni  del  territorio  o  della  vita  sociale  esìgono. 

Fot  troppo  anche  in  quest'anno  avemmo  a  lamentare  la  perdita  di  pa* 
recdd  colleghi,  e  taluno  insigne.  £  come  che  questo  sia  fatto  di  natura, 
a  cai  tanto  piìi  dobbiamo  essere  preparati ,  quanto  maggiore  è  il  numero 
^li  uomini  che  una  Società  raccoglie,  e  numerosa  è  la  nostra,  nulladimeno 
ikon  cessa  d'essere  doloroso,  considerando  quanti  profìtti  ancora  si  poteva 
attendere  da}  sapere  degli  uni,  dalla  nobiltà  de'  sentimenti  degli  altri,  dal- 
i*  operosità,  dal  buon  volere  di  tutti.  Soltanto  può  consolarci  di  tale  jattura 
i  nacvi  colleghi,  di  cui  ci  avvantaggiammo,  tanto  che  il  numero  dei  soci 
<3tbbe  nel  1881  di  142  :  del  qual  incremento  *  buona  parte  venne  recato 
"dalla  nuova  Sede  piemontese. 

n  Regolamento  conforme  al  voto  de'  convenuti  in  Adunanza  straordinaria 
^cnne  modificato  per  ciò  che  riguarda  il  modo  di  votazione  da  tenersi  nelle 
Adunanze  generali:  ma  una  maggiore  ancora  venne  introdotta  nell'art.  XIV 
^Mk)  Statuto,  secondo  Uguale  il  Presidente  della  Società  non  potrebbe  rima- 
wre  in  carica  più  di  tre  anni  consecutivi.  Parve  a  taluno  che  quest'ecce- 
^nc,  giacché  tutti  gli  altri  membri  del  Consiglio  direttivo  sono  rieleggi- 
bili, dovesse  torsi.  Fatta  questa  proposta,  ne'  modi  voluti  dallo  Statuto 
iQcdesimo,  approvata  con  la  nuova  maniera  di  votazione  accolta  per  gli 
argomenti  di  interesse  generale  per  la  Società,  cioè  per  mezzo  di  schede 
inviate  a  tutti  i  soci  e  da  essi  quindi  alle  rispettive  Sedi  rimesse,  ne  segui 
^  squittinio  che  riconfermava  chi  si  pregia  di  parlarvi  nel  posto.  Della  quale 


—  452  — 
testimonianza  di  benevolenza  e  di  fiducia  sono  ai  colleghi  iratissimo;  sic- 
come  sono  loro  grato  d'aver  mantenuto*  nella  carica  gli  altri  membri  che 
compongono  il  Consiglio  anzidetto,  e  dai  quali  ebbi  ognora  il  più  valido 
concorso  per  dirigere  le  cose  della  nostra  Società  :  e  però  V  onore  a  me 
fatto  per  molta  parte  ricade  su  loro.  Ma  appunto  perchè  cosi  onorati,  cresce 
in  noi  l'obbligo  di  degnamente  sostenere  l'ufficio  commessoci;  la  solledtu- 
«line  nostra  nel  far  prosperare  la  Società  dev*  essere  la  migliore  dimostra- 
zione della  gratitudine  che  piena  sentiamo. 

La  stessa  ampiezza  degli  scopi  che  ci  proponiamo ,  la  persuasione  deì- 
l'utile  che  può  trarsi  dal  lavoro  consociato,  ci  davano  motivo  di  collegarci 
con  altre  istituzioni,  che,  quantunque  volte  a  speciali  propositi,  possono  in- 
direttamente coadjuvare  gli  studi  nostri.  Cosi  nella  misura  a  noi  concessa 
davamo  contributo  aìV Associazione  meteorologica  italiana^  e  all'altra /^r /> 
esplorazioni  scientifiche  ;  né  senza  vantaggio,  poiché  da  quella  avemmo  rela- 
zioni mensili  pel  nostro  Giornale  cosi  compilate  da  rendere  meglio  acconcie 
alle  cose  mediche  le  osservazioni  sulle  vicende  delle  meteore  ;  e  l'altra  Sodetà, 
Tvccogliendo  la  proposta  d'uno  di  noi,  bandiva  con  premio  pubblico  concorso 
intorno  all'  analisi  microscopica  delle  acque  potabili,  quesito  assai  importante 
per  l'igiene  in  genere  a  cagione  dei  recenti  studi  che  farebbero  credere 
quelle  non  buone  unicamente  per  la  presenza  di  minimi  esseri  organici,  e 
di  speciale  interesse  per  Milano,  che  ha  d'uopo  di  provvedersi  più  larga- 
mente di  acque,  e  cerca  dove  meglio  convenga  attingerle. 

Voi  avete  saputo,  per  la  notizia  che  n'é  corsa,  dell'infortunio  che  col- 
piva la  Mostra  d'Igiene  a  Berlino  quando  appunto  stava  per  essere  inau- 
gurata. Per  buona  ventura  il  più  delle  cose  da  noi  date  fu  salvo  ;  e  pt^r 
ciò  molto  dobbiamo  al  collega  cav.  Ritter  della  Società  nostra  benemerito, 
anche  per  questo,  che,  andato  colà  a  proprie  spese  a  rappresentarla,  sepp^ 
efficacemente  tutelare  gl'interessi  degli  espositori  italiani. 

IL 

E  le  Mostre  e  i  Congressi  che  si  vanno  tenendo,  le  Società  che  soij[ono, 
i  giornali  che  si  diffondono  vi  provano  l'importanza  che  hanno  preso  gli 
studi  igienici  ;  sempre  più  si  fa  innanzi  la  persuasione  che  nell'  Igiene  é 
riposta  la  miglior  speranza  del  benessere  sociale  e  del  vigore  delle  naiioni* 
E  per  vero  in  qual  altra  guisa  può  mai  conseguirsi  la  prosperità  fisica  e 
morale  degl'individui  e  de'  popoli  se  non  si  tenga  conto  delle  loro  coi'* 
dizioni  naturali,  e  non  se  ne  dirigano  le  attività  conforme  alle  leggi  biolo* 
giche?  Ora  questa  direzione  l'insegna  appunto  l'Igiene,  la    quale  pertantc» 


—  453  — 
non  può  più  essere  la  mera  scienza  difensiva  in  cui  l'ebbe  Galeno  (0,  bensì 
quella  amplissima ,  giusta  il  concetto  ippocratico,  delle  attinenze  dell'uomo 
col  suolo,  col  clima,  con  l'universo  insomma.  Ma  la  convivenza  sociale 
crea  di  per  sé  nuovi  rapporti  sanitari;  laonde  Tlgiene  che  parte  dalla  co- 
noscenza dell'uomo,  ne  segue  e  ne  tutela  gli  atti,  deve  nel  vasto  suo  giro 
abbracciare  la  fisica  del  mondo  e  connettere  quésta  per  via  della  legisla- 
zione con  la  morale  e  la  civiltà  dei  popoli.  Quindi  meglio  che  medicina 
pubblica  rigiene  fu  detta  medicina  civile ,  dappoiché  se  ella  non  si  con- 
fonde con  le  scienze  politiche,  morali  ed  amministrative,  con  esse  coopera 
per  procacciare  il  maggior  bene  all'uomo,  sia  riguardato  in  sé  quale  indi* 
viduo,  *  come  raccolto  nella  famiglia,  e  in  quell'aggregazione  di  famiglie  che 
e  la  Società,  lo  Stato.  Tutto  ciò  che  si  oppone  grandemente  al  bene  della 
Società  umana  dee  dirsi  che  grandemente  oppongasi  alla  natura ,  alla  ra- 
gione propria  dell'uomo;  che  il  difetto  non  può  essere  nell'insieme  se  non 
è  nelle  parti.  £  poiché  ogni  progresso  esige  più  largo  svolgimento  di  atti- 
vità, un  maggiore  sforzo ,  sempre  più  diviene  necessaria  la  vigile  sollecitu- 
dine del  dirigere  e  moderare  quegli  atti ,  sicché  per  una  parte  si  conservi 
l'integrità  degli  organi  e  l'armonia  delle  funzioni,  dall'altra  si  tenga  in  ac- 
cordo il  pubblico  bene  col  privato.  Ma  non  é  soltanto  l' incremento  del 
vivere  civile  che  chiami  a  maggior  opera  l'Igiene:  la  stessa  scienza  dei 
morbi ,  proprio  quella  che  parrebbe  non  dovesse  entrare  se  non  quando 
l'altra  cessa,  le  dischiude  nuove  vie  alla  benefica  sua  azione. 

La  patologia  sin  da'  suoi  primordi  si  studiava  di  trovare  le  cagioni  delle 
malattie ,  non  semplicemente  per  quell'  innata  curiosità  che  spinge  a  ricer- 
:are  l'origine  delle  cose ,  ma  perché  quasi  istintivamente  sentiva  la  verità 
iell'adagio  che  é  tolto  l'effetto  come  tolgasi  la  causa  ;  e  ne  la  persuadeva  il  fatto 
:he  svelta  la  scheggia  infitta  nelle  carni  cessa  senz'altro  il  dolore,  il  rossore, 
^gn' altra  molestia.  L'eziologia  dunque,  additando  le  cagioni  de'  morbi, 
nvitava  l'Igiene  a  trovar  modo  di  rimuoverle;  e  però  d'una  serie  di  ma- 
lattie evitabili  s'ebbe  il  concetto  prima  che  il  nome.  E  i  vermi  che  s'an- 
nidano negl'intestini  e  in  vari  modi  tormentano;  gl'insetti  che  pizzicano, 
sollevano  bolle  dalla  pelle  o  ne  succhiano  il  sangue,  dovevano  mettere  so- 
spetto che  pure  gli  altri  animalculi,  che  a  miriadi  brulicano  sulle  acque 
salmastre  e  nelle  arie  umide,  penetrando  entro  di  noi  col  bere  o  col  respi- 
rare potessero  nuocere.  Il  poeta  aveva  già  detto  che  respirando  il  fiato  siam 

(i)  Galeni:  De  constituHone  artis  medica  ad  Patrophilum,  Gap.  XIX.  {Op.  omn.,  Ed. 
Ktthn,  Lipsise,  1821,  I,  301). 


—  454  — 
€on  Caure  vitaii  a  bere  costretti  i  mortiferi  semi  d*aere  corrotta  (i),  e  pnt 
esplicitamente  Varrone  ammoniva  gli  agricoltori  romani  che  nelle  paludi 
crescevano  animaletti  sì  minuti  che  non  si  potevano  seguire  con  gK  occhia 
ma  che  entrando  nel  corpo  per  la  bocca  e  per  le  narici  vi  generano  pe- 
ricolose malattie  (2).  Chi  avrebbe  mai  detto  che  quest'opinione,  nata  spe- 
cialmente in  Italia,  del  sorgere  e  mantenersi  di  morbi  per  effetto  del  vivere 
di  alcuni  esseri  sovra  gli  altri,  dovesse  dopo  19  secoli  diventare  carattere 
della  patologia  ?  £  pure  è  cosi.  Tale  opinionCi  che  del  resto  non  è  scom- 
parsa del  tutto  dalla  medicina ,  oggi  è  fondamento  della  dottrina  di  una 
larga  classe  di  malattie,  le  specifiche  od  infettive,  che  per  l'appunto  formano- 
la  maggior  massa  di  quelle  che  il  Simon  disse  evitabili.  Ma  qual  differenza 
fra  l'opinione  di  quegli  antichi  tempi  e  questa  d'oggi  1  Quanta  ne  corre 
fra  una  speculazione  od  una  imaginosa  ipotesi  e  una  teorica.  Che  sono 
le  osservazioni  del  Kircher  (3),  del  Boccone  U),  quand'anche  condotte  con- 
l'ajuto  delle  lenti  e  del  microscopio,  se  non  abbozzi,  rudi  tentativi  ?  Linneo- 
componeva  già  una  dottrina  delle  malattie  contagiose  prodotte  dal  pene- 
trare d'insetti  nel  corpo  nostro;  ma  la  componeva  piuttosto  per  aigo- 
menti  d'analogia  che  per  ragioni  di  fatto  :  onde  che  se  delle  malattie  da 
lui  ammesse  in  quella  classe,  parecchie  rimangono  tuttora  o  stanno  per  en« 
trare  nel  novero  delle  malattie  infettive  per  moltiplicazione  di  parassiti,  una 
sola,  la  scabbia,  risponde  al  concetto  fondamentale  della  dottrina  espresse 
nella  denominazione  di  exanthemata  viva  (S).  Oggi  invece  la  teoria  gene* 
rale  del  contagium  vivum  si  presenta  con  ben  altra  veste  :  essa  ha  seco  un 
largo  corredo  di  fatti  ;  l'osservazione  diretta ,  la  prova  sperimentale.  Oggi 
si  fa  lo  studio  micrografìco  dell'atmosfera;  se  ne  raccolgono  i  bacteri,  si 
raccolgono  gli  altri  della  polvere  e  del  suolo,  si  esaminano,  si  coltivano  e 
s'indaga  quale  attinenza  abbia  il  maggior  o  minor  numero  di  essi,  con 
r  incremento  o  la  diminuzione  de'  morbi  epidemici  (6).  Determinate  forme 

(i)  Lucretii  :  De  natura  Rerum,  Lib.  V-VI.  (Traduz.  di  Alessandro  Marchetti.  —  Mi- 
Jano,  1813,  p.  373). 

(2)  Varronis  :  De  Re  rustica,  L,  I,  C.  12. 

(3)  Kircherì  Athanasii:  Scrutinium  fisico 'medicum  contagiosa  Luis  qua  dicitur  pestis 
Lìpsise,  1659,  p.  d^, 

(4)  Boccone  Paolo:  Osservazioni  naturali,  Bologna,   1684,  p,  61. 

(5)  Miquel  Pierre  :  Recherchcs  microscopiques  sur  les  bactcries  de  Vair  et  du  sol  {Att 
nuaire  de  VObservaioire  de  Montsouris  pour  l'annce  1882,  p.  406). 

(6)  Exanthemata  viva,  Dissert.  —  Upsal.,  1757.  —  Amanitates  academicee,  V ,  n.  82 
Linneo  metteva  in  tale  classe  la  dissenterìa,  o  scabies  intest inorum ,  la  tosse  ferina,  il  vajuolo 
il  morbillo,  la  peste;  poscia  v'aggiungeva  la  lebbra,  la  tisi,  le  febbri  intermittenti  (Ved 
H/elt  Otto  /;.  A,,  Cari  von  Linné  als  Arzt.  Leipzig,  1882,  p.  41). 


—  455  — 
di  malattie  sono  pure  messe  in  correlazione  con  lo  sviluppo  di  microfiti 
o  di  elminti  entro  l'economia;  dal  òacterio  settico  ;  éemetthbt  la  septi- 
coemia,  la  febbre  remittente  dallo  spirilìum^  la  febbre  palustre  dal  baciilus 
malaria,  la  lebbra  dal  baciilus  ieprce,  il  carbonchio  dal  baciilus  ànthracis  e 
la  stessa  tisi  polmonare  da  speciale  micrococco.  E  cosi  certe  anemie  si  sono 
collegate  coll'anchilostoma  »  specie  di  vampiro  intestinale,  e  la  chilurìa  in 
qualche  caso  procederebbe  dalla  filaria,  verme  nematoideo,  ne*  reni.  Dal- 
l'alte sfere  dottrinali  quella  concezione  è  scesa  nel  campo  della  pratica; 
e  un  modo  di  medicare  è  conseguenza  dell'azione  attribuita  a  que'  minimi 
esseri  nel  produrre  la  febbre,  l'infezione  generale,  la  morte. 

Senza  dubbio  che,  siccome  avviene  in  ogni  cosa  nuova,  anche  in  questa 
dottrina  il  fervore  avrà  oltrepassato  il  segno.    L'acido  fenico  nella  medica- 
tura de'  chirurghi  non  opera  soltanto  come  germicida;  all'azione  antisettica 
aggiunge  la  torpente  sui  nervi,  cosi  la  febbre  non  s'accende    tanto   perchè 
manca  la  materia  pirogena,  quanto  perchè  il  contatto  di  questa  non  è  sen- 
tito o  non    isveglia  irritazione.  £  quella  medicatura  trae  con  sé  tali   dili- 
genze e  impone  tale  nettezza,  che  pure  questi  particolari  debbono  pesare'  sulla 
bilancia  volendo  dare  ragione  del  benefìcio.  Per  qualcuna  delle  malattie  che  si 
fanno  entrare  in  cotesto  gruppo  delle  malattie  specifiche  o  non  ancora  è  stabilita 
la   forma  della  presunta   cagione  organica ,  o  non  è  tolto  il  dubbio  che  la 
presenza  di  essa  sia  non  più  che  incontro,  e  combinazione  di  circostanze, 
effetto  anzi  che  causa  del  processo  morboso.  Anche  si  può  appuntare   che 
le  conclusioni  di  certi  esperimenti  fatti  in  condizioni  del  tutto  artificiali  non 
I)ossono  dare  argomento  per  arguire  che  altrettanto  debba  succedere  in  seno 
a'  processi  naturali  del  corpo  vivo,  dappoiché  i  tessuti  sani  hanno,   fino  a 
un  certo  punto   almeno,   la  potenza  di   opporsi   allo   sviluppo   de'   minimi 
organismi  sulla  superficie  di  essi,  o  entro  loro.  Non  può  appajarsi  il  pro- 
<:edere  degli  elminti,  de*  sarcopti  e  di  consimili  parassiti  con  il  procedere  de' 
bacteri:  quelli  sono  causa   diretta   delle  singole   malattie  cui    rispondono; 
gli  altri  potranno  sì  pel  fatto  della  loro  moltiplicazione  in  innumerevoli  mi- 
riadi produrre  talun  disordine,  ma  nel  vero  processo  morboso  non  pren- 
dono che  una  parte  indiretta,  cioè  quale  un  fermento  in  una  fermentazione,  da 
cui  sorge,  come  avviene  ne'  morbi  contagiosi  propriamente  detti,  quel  pro- 
dotto che  è  il  viruSf  la  materia  morbosa  capace  di  riprodurre  in  altro  corpo 
la  malattia  stessa  nel  corso  della  quale  formavasi. 

Pertanto  se  i  morbi  infettivi  sono  fermentazioni,  non  ne  segue  che  queste 
debbano  sempre  e  in  ogni  caso  venire  prodotte  da  fermenti  con  forma  ed 
essere  di  organismi  vivi.  Di  più,  quelle  medesime  sostanze  che  tanto  sono 


~  456  — 
efficaci  a  torre  la  velenosità  o  virulenza   degli   umori  e  delle   materie  di^ 
gemono  dalle  ferite  e  dalle  piaghe,   mostransi  insufficienti  quando  vengono 
amministrate   internamente  per  altri  morbi  che   si  reputano  di  natura  con- 
forme, cioè  dipendenti  da  parassiti. 

Non  è  qui  il  luogo  di  sottoporre  a  minuto  esame  cotesta  dottrina  del 
contagio  VÌVO;  e  per  conseguenza  di  discutere  ad  una  ad  una  le  obbiezioni, 
che  le  sono  state  mosse  contro.  Siano  pur  valide  queste  ;  esse  restringeranno 
il  campo  di  quella,  ma  non  di  più  ;  una  parte,  più  o  meno  ampia  noÀ 
importa,  ne  rimarrà  in  piedi,  se  ferma  è  la  base,  cioè  la  somma  delle  prove 
che  la  sorregge.  Operino  pure  i  bacterl  indirettamente,  come  fermento  ;  noli 
perciò  cesseranno  d'essere  la  causa  efficente  del  morbo.  Avvenga  l' infezione 
anche  per  altri  modi  ;  quello  ne  sarà  uno,  e  di  esso  come  di  tutti  dovrft 
tenersi  conio. 

Dunque  che  consegue  da  queste  dottrine  patologiche,  rispetto  ali*  Igiene  r 
Può  questa  seguirle  in  tutte  le  loro  conseguenze  ?  Ciò  che  succede  pel  vajuola 
ciò  che  facciamo  contro  di  esso  con  la  vaccinazione  dovrebbe  essere  e  farsi  pei 
le  altre  malattie  contagiose?  Ma  noi  non  abbiamo,  finora  almeno,  per  ogimiia 
di  esse  quello  che  corrisponde  alla  linfa  vaccinica  ;  e  trovato  che  lo  si  fosse 
avremmo  da  sottoporci  ad  altrettanti  innesti  quanti  sono  i  morbi  contagioa 
da'  quali  occorrerebbe  preservarci,  e  per  riguardo  nostro  e  per  riguardi 
degli  altri  con  cui  conviviamo  ?  £  se  non  queste  malattie  sostituir ici^  e 
prociu'eremo  forse  anticipatamente  le  malattie  originarie,  in  favorevoli  coti 
dizioni,  quando  ci  appajono  più  miti,  od  attenuandone  in  qualsiasi  modo  li 
virulenza  degli  innesti,  siccome  facevasi  già  pel  vajuolo  prima  della  scopert 
jenneriana,  ed  ora  si  fa  per  l'antrace  negli  animali  ?  Ma  se  tante  difficolt 
si  trovano  tuttora  per  piegare  le  genti  alla  vaccinazione  e  rivaccinazione 
se  il  metter  ad  obbligo  questa  pratica,  malgrado  del  manifesto  benefìcio  ch< 
se  ne  trae,  si  stima  da  non  pochi  offesa  al  diritto  e  alla  libertà  individuale 
sarà  egli  possibile  conseguire  altrettanto  per  le  parecchie  malattie  che  entrano 
già  in  tale  novero,  e  per  le  altre  che  possono  entrarvi  e  chi  sa  in  qual  numero! 
Non  resta  dunque  che  operare  fuori  di  noi  :  distruggere  il  nemico  o  reo* 
derlo  imbelle.  Ma  come  uccidere  vibrioni  e  bacterì!  Non  altrimenti  che 
togliendo  loro  le  condizioni  per  sussistere  e  moltiplicarsi,  modificando  e 
correggendo  la  stanza  che  le  varie  specie  di  essi  prediligono,  quindi  l'aria 
il  suolo,  l'acqua,  gli  alimenti,  rimovendo  tutto  quell'insieme  di  cagioni  i 
di  circostanze  che  corrompono  le  cose  che  entro  di  noi  introduciamo,  * 
che  ci  circondano  :  imperocché  l' ambiente  putrido  quando  egli  medesimo  no 
è  la  causa  dell'infezione,  è  il  pabulum    prediletto   dai  germi    di   quella; 


—  437  — 
mentre  ajutano  o  compiono  le  trasformazioni  putride,  moltiplicano 
ssi,  e  nel  moltiplicarsi  hanno  centuplicata  la  virulenza.  Noi  oggi  di 
i  nuovo  mondo  de'  microbi  non  conosciamo  che  una  minima  parte, 
le  nemica;  ma  chi  sa  quanti  di  que'  minimi  esseri,  inscienti  affatto, 
rano  alla  nostra  salute  distruggendo  gli  altri  che  Tofifendono  !  Noi  pure, 
saperlo,  prendiamo  parte  alla  lotta  :  basta  variare  taluna  condizione  del- 
iente  perchè  l'esistenza  fugace,  o  la  produttività  di  quelle  sterminate  e 
inatrici  legioni  venga  a  mutarsi.  Forse  verrà  tempo  in  cui  di  proposito  ci 
iieremoa  moltiplicare  i  microbi  che  sono  nemici  de'  nostri  nemici,  e  meglio 
\  possono  conquiderli.  Per  ora  cotesta  protezione  è  compresa  o  si  confonde 
il  sistema  di  difesa  che  ci  preserva.  Ma  quest'opera  di  preservazione,  la  quale 
.  quando  col  prosciugare  e  condurre  aria  e  luce,  quando  col  purificare  e 
ggere  tutto  che  non  può  essere  altrimenti  corretto  o  tenuto  lontano,  dovrà 
\  tutta  esteriore?  Noi  nulla  possiamo  fare  in  noi  e  per  noi  ?  Abbiamo  già 
che  i  tessuti  sani  hanno  il  potere  di  opporsi,  entro  certi  limiti  pet 
eno,  allo  svilupi>o  de'  germi  che  su  loro  siano  caduti  o  penetrati,  e 
li  sottrarsi  alle  conseguenze  di  quella  propagazione.  Questa  resistenza 
non  solamente  contro  i  germi  infettivi,  ma  contro  qualsiasi  cagione 
irbatrìce  ;  e  però  col  procurare  di  accrescerla,  di  rinvigorirla  noi  sce- 
mo non  solamente  le  malattie  evitabili^  ma  le  altre  ancora  che  il  Simon 
jinavasi  a  considerare  come  inevitabili^  e  delle  quali  nondimeno  può 
\  diminuito  il  numero,  dappoiché  a  rigore  non  si  possono  scansare  che 
alittie  di  cui  affatto  accidentale  è  la  causa,  e  le  altre  che  procedono 
sequele  dell'età,  dall'  incessante  lavorio  della  vita,  da  gravi  difetti  nella 
i struttura  essendoché  gli  stessi  vizi  ereditari,  lentamente  si,  possono  nel 
•  delle  generazioni  venire  corretti  :  una  diminuzione  pure,  ed  anche  rela- 
lente  sollecita,  può  aversi  nelle  altre  malattie  che  sono  figlie  di  disor- 
individuali  o  sociali,  giacché  e  degli  uni  e  degli  altri  le  cagioni  non 
io  né  fatali,  né  imprevedibili,  possono  venire  rimosse©  contenute, 
•i  dunque  vedete  che  le  nuove  dottrine  patologiche  mentre  meglio, 
gono  l'opera  dell'Igiene,  in  quanto  che  ne  dirigono  1*  azione  sopra 
ambiente  che  è  proprio  o  prediletto  dalle  varie  specie  de'  germi  infet- 
\  cosi  imprimono  sempre  più  anche  nella  pratica  quel  carattere  di 
ninatezza  e  di  precisione  che  è  la  mira  cui  fissamente  guarda  la  me- 
.  moderna  sempre  più  decisa  a  divenire  scientifica  ;  mentre,  dico,  le 
:  dottrine  patologiche  danno  questo  particolare  avviamento .  alla  pro- 
corrispondente  alle  cause  specifiche  addotte,  non- escludono  di  agire 
caase  generali    esterne    d'insalubrità,  siccome  di  promuovere  quella 


—  458  — 
resistenza  organica  che  è  condizione  suprema  per  vincere  in  simile  lotta 
di  cui  cieco  è  l'assalto,  perchè  invisibile  Tassalitore,  ma  miserevole  nella  viltà 
TefFetto.  I  fautori  più  ardenti  delle  predette  dottrine,  il  Tyndall  ad  esempio, 
vi  dicono  che  i  microbi  vanno  perduti  se  non  incontrano  condizioni  oppor- 
tune; è  un  seme  che  isterilisce,  purché  gettato  su  arida  sabbia  (i). 

Questa  considerazione  dello  stato  generale  anche  rimpetto  alle  condizioni 
locali  si  scorge  in  una  tendenza  che  parmi  sorga  oggi  assai  spiccata  nella  stessa 
medicina  e  chirurgia  clinica:  noi  vediamo  difatti  come  premurosamente  s*in* 
daghi  quanto  lesioni  violente,  le  neoformazioni,  le  alterazioni,  che  pajono  unica — 
mente  circoscritte  ad  una  parte,  siano  dipendenti  nella  loro  manifestazione, 
subordinate  nel  loro  procedere  alla  qualità  della  complessione,  ai  morbi  eh 
profondamente    la    modificano  e  ingenerano   le   diatesi  e  le  cachessie. 

Or  bene  una  patologia  che  si  pone  su  questa  via  comincerà  col  fa 
una  terapeutica  correttiva  locale,  ma  finirà  con  le  cure  generali,  le  qual.^ 
divenendo  preventive  riusciranno  a  congiungersi  coll'Igiene.  Il  chirurgo  be  ta 
sa  come  alle  lievi  operazioni  male  resistono  i  soggetti  logori  dall'abuso  d^^ 
liquori,  sa  che  con  gli  atti  suoi  può  risvegliare  le  manifestazioni  di  laten^n  . 
diatesi  ;  lo  shocka  la  profonda  scossa  dell'  operazione  è  variamente  tollera^ ^, 
secondo  le  varie  condizioni  individuali. 

Ma  cos'è  questa  resistenza  su  cui  tanto  abbiamo  da  contare!  È  la  som- 
ma di  tutte  le  energie  che  l'organismo  vivo  oppone  alle  cause  perturbatrici. 
E  però  sebbene  le  energie  siano  connesse  con  le  condizioni  organiche,  quc//a 
non  rappresenta  un  mero  stato  d'inerzia,  ma  una  tendenza  continua  all'equi- 
librio. La  resistenza  organica  esprime  la  tendenza  che  è  nell'organismo  vivo 
non  solamente  a  mantenere  il  suo  stato  normale,  ma  a  riprenderlo,  quando 
alcuna  cagione  attenti  di  romperne   l'armonia.    Essa   dunque  è  stata  ed  è 
insieme  una  potenza  in  atto;   cosi    si  concreta   il  concetto  che   le   antiche 
scuole  avevano  intraveduto   ed  espresso,   ma  in  un    modo   da  non  toccare 
che  una  parte  del  fatto,  la  parte  dinamica,  co*  nomi  di  forza  vitale^  di  na- 
tura medicairice. 

Badate  che  io  ho  detto  che  quella  resistenza  si  compone  di  tutte  le  ener- 
gie: quindi  vi  comprendo  anche  \ energia  morale.  E  quanto  questa  valga 
a  resistere  alla  malignità  del  male  basta  vedere  le  diverse  sorti  de*  ferini 
dell'esercito  cui  arrise  la  vittoria,  e  dell'altro  che  soggiacque  alla  sconfitta- 
eppure  sono  nel  medesimo  ospitale,  eguale  la  cura,  le  ferite,  nell*  insieme, 
le  stessei 

(i)  TyndaU  John:  Les  micrebes,  —  Paris,  1882,  pag.  10,22, 


—  4S9  — 

L'energia  morale  si  esprime  col  carattere  :  il  carattere  lo  forma  l'edu- 
izione.  Ecco  perchè  l'Igiene  nell'elevato  suo  dominio  entra  principio  mo- 
aratore  nella  costituzione  degli  Stati,  essendo  che  essa  si  propone  darvi 
dI  corpo  sano,  non  che  la  mente  diritta,  l'animo  temprato  ad  onesti  e 
obili  sentimenti. 

Ma  noi  uomini,  che  pur  ci  dicono  fabbri  delle  maggiori  cose,  non  ini- 
3mo  l'educazione  che  plasma  le  nuove  creature:  non  siamo  atti  a  ciò; 
i  manca  la  tenerezza  delle  sollecitudini,  con  cui  quella  si  scolpisce,  ci 
^anca  il  sorriso  delle  grazie  che  gli  dà  vita  e  rigóglio;  solo  più  tardi 
uriamo  una  pianta  di  cui  altri  mise  il  seme. 

Voi  dunque,  gentili  Signore,  ben  vedete  quanta  parte,  pur  rimanendo- 
onne  nella  casa,  negli  asili  infantili,  nei  giardini  froebeliani,  nelle  scuole^ 
'  si  serbi  nell'assetto  della  Società:  la  mamma  che  allevando  educa,  la 
aestra  che  insegnando  si  fa  madre,  preparano,  come  che  modesto  ne 
rubri  l'ufficio,  le  sorti  della  patria.  Uniamoci  tutti  per  fare  che  siano  felici  t 


RELAZIONE 


'//a  Commissione  nominata  dalla  Società  Italiana   d Igiene  per  esaminare  i 
metodi  Toninetti  per  la  conservazione  delle  carni  e  dei  cadaveri. 

La  Commissione,  composta  dei  signori  dott.  cav.  Carlo  Zucchi,  medico 
^po  dell'  Ospitale  Maggiore,  presidente  —  dott.  comm.  Giuseppe  Sapolini,. 
medico  della  Real  Casa  —  dott.  cav.  Achille  Visconti,  prosettore  e  medica 
•rimario  presso  1'  Ospitale  suddetto  —  dott.  Pietro  Pelloggio,  prof,  di  chi- 
mica e  dott.  Francesco  Zoccoli,  prof,  di  anatomia  nella  R.  Scuola  Veteri* 
^aria,  incaricata  di  studiare  e  di  esperimentare  i  metodi  TpNiNETTi  per  la 
conservazione  delle  carni  alimentari  e  dei  cadaveri,  si  pregia  dare  a  cotesta 
onorevole  Presidenza  un  ragguaglio  minuto  delle  esperienze  fatte  e  dei  ri- 
^i^Itaii  finora  ottenuti,  che.  per  la  loro  importanza,  meritano  d'essere  riferiti 
*^^2a  indugio  ;  riserbandosi  poi  di  presentarne  a  suo  tempo  la  Relazione  finale. 

r.°  Le  esperienze  riguardanti  la  conservazione  delle  sostanze  alimentari  cad- 
^'o  su  di  un'anitra,  sopra  un  tacchino,  su  alcuni  pesci  e  sopra  alquante  uova. 

L'anitra  venne  preparata  il  di  23  novembre  ultimo,  e  fu  depositata  nel 
'^binetto  di  anatomia  patologica  della  R.  Scuola  Superiore  di  Medicina  Veteri- 
'^ia,  ove  rimase,  senza  esserne  stata  mai  rimossa,  per  lo  spazio  di  due  mesi. 

Il  22  gennajo  corrente  anno,  fu  trasportata  nel  Laboratorio  anatomico 
^ll'  Ospitale  Maggiore,  dove  erasi  riunita  la  Commissione,  e  dall'esame  fattone 


—  460  — 

si  rilevò  :  che  anche  dopo  due  mesi,  da  che  era  stata  uccisa,  presentava  ca- 
ratteri del  tutto  naturali  di  perenne  freschezza,  senza  emanazioni  di  odori 
estranei,  o  segno  alcuno  di  corruzione,  tanto  che  si  sarebbe  detto  trattarsi 
di  animale  ucciso  da  due  giorni,  piuttosto  che  da  due  mesi. 

Le  sole  articolazioni  delle  dita  dei  piedi  e  le  membrane  interdigitali  sl 
mostrarono,  pel  disseccamento  avvenuto  in  quelle  parti,  alquanto  inflessibili. 
Come  pure  gli  occhi  si  rinvennero  leggermente  infossati. 

I^  penne  delle  ali  e  della  coda,  e  le  piume  di  tutto  il  resto  del  corpo 
erano  fortemente  attaccate  con  le  loro  radici,  tanto  da  aversi  dovuto 
non  poca  forza  per  strapparle  tutte. 

Messa  a  nudo  la  pelle,  questa  si  presentò  con  quella  tinta  propria  di  n. 
giallo  pagliarino  e  con  quella  elasticità  e  morbidezza  consueta. 

Aperte  le  cavità  splancniche  ed  esaminatine  i  visceri,  si  trovarono  pea 
fettamente  conservati.  Cosi  pure  dicasi  del  contenuto  degli  intestini;  né  odor- 
né  sviluppo  di  gaz  che  accennasse  a  putrefazione. 

Le  carni  del  pari,  sia  per  Y  aspetto,  sia  pel  colore,  sia  per  la  conststeiì. 
ed  elasticità,  come  per  l'odore,  nulla  presentavano  di  anormale. 

Col  riscaldamento  non  si  ebbero  a  notare  esalazioni  estranee.  Non  il  ]^  iù 
piccolo  accenno  di  putrefazione,  neanche  in  quelle  parti,  che,  nei  casi  or* 
<linari,  sono  le  prime  ad  esseme  invase,  come  nelle  pareti  addominali,  in 
vicinanza  delle  ossa,  negli  interstizi  muscolari,  verso  gli  ammassi  di  grasso. 
Il  grasso  medesimo  offri  colore,  consistenza  ed  odore  proprio. 

Dopo  la  cottura  la  carne   fu   trovata  eccellente  al  gusto   senza   nulla,    di 
estraneo. 

La  stessa  assaggiata  dopo  una  quindicina  di  giorni,  si  notò  che  era  eguil- 
mente  conservata  con  i  medesimi  caratteri  e  del  primitivo  sapore. 

Esaminati  i  residui  al  49.*^   giorno  da   che   l'anitra  venne  cotta  (5  mesi 
e  18  giorni  da  che  fu  uccisa  e  preparata  col  sistema  Toninktti)  non  presen- 
tarono il  benché  minimo  indizio  di  putrefazione.  Si  notò  solamente  una  A* 
ninuzione  di  volume  ed  una  consistenza  più  soda  nelle  masse  muscolari  ed 
un  leggiero  inrancidimento  nelle  sostanze  grasse. 

Il  tacchino ,  che  fu  preparato  nella  stessa  epoca  in  cui  venne  preparata 
l'anitra  e  propriamente  il  2 1  novembre,  venne  dopo  d*  averlo  diviso  in  metài 
depositato  nel  Laboratorio  di  chimica. 

Esaminato  dopo  4  5  giorni  si  presentava  senza  alcuna  alterazione.  I  m^' 
scoli  pettorali  e  le  altre  masse  carnose  di  una  metà  del  torace  e  della  spio' 
lessati,  si  trovarono  gustosi  al  palato,  e  come  se  fossero  di  animale  di  recente 
ucciso.  Lo  stesso  dicasi  di  una  delle  cosce  che  venne  arrostita. 


—   4^1   — 

Aathé  il  brodo  si  trovò  ottimo  per  sapore  e  nulla  diverso  dairordinario. 
All'esame  microscopico  le  fibre  muscolari  mostravano  abbastanza  bene  le 
stTÌature  trasversali,  e  molto  di  [)iù  le  longitudinali,  benché  anche   queste , 
alcune  volte,  poco  distinte. 

Riesaminate  di  nuovo  dopo  molti  altri  giorni  ancora,  quando  le  carni, 
ridotte  a  pezzi  si  erano  d' assai  disseccate ,  offrivano  gli  stessi  caratteri , 
meno  le  stilature  trasversali,  che  si  mostrarono  anche  meno  chiaramente  di 
prima.  In  tutte  le  ispezioni  fatte  non  si  ebbe  giammai  a  notare  disassociazione 
itfjà  elementi  propri  della  fibra,  come  avviene  nei  casi  di  putrefazione. 

I  \'isceri  deir  animale  in  esame  che  vennero  estratti  dal  corpo  nel  mo- 
mento della  preparazione  e  conservati  a  parte,  non  presentarono,  come  non 
presentano  neanche  oggi,  che  sono  circa  4  mesi  da  che  furono  preparati, 
ifcnn  indizio  di  putrefazione,  sebbene  sì  fossero  ricoperti  di  muffe. 

Tali  muffe  cominciarono  anche  a  svilupparsi  superficialmente  sulle  parti 
dd  tacchino,  non  ricoperte  dalla  pelle. 

Un'anguilla  e  cinque  tinche,  preparate  con  lo  stesso  sistema,  rimasero 
perfettamente  fresche  ed  intatte  per  lo  spazio  di  1 5  giorni  ;  dopo  i  quali 
cominciarono  a  coprirsi  di  muffe  notandosi  anche  tutto  air  intorno  la  for- 
mazione di  una  sostanza  gelatinosa,  senza  che  vi  si  scorgesse  del  resto  ac- 
cenno alcuno  di  putrefazione. 

Dopo  tre  mesi  le  tinche  sono  in  via  di  decomposizione.  L'anguilla  in- 
Fece  non  ne  presenta  indizio  apparente,  sebbene  la  pelle  e  le  carni  mostrinsi 
alquanto  oscure. 

Furono  pure  preparate  cinque  uova.  Esaminate  in  capo  a  4  mesi  si  tro- 
varono perfettamente  conservate,  come  si  conservano  tutt'  ora  quelle  che  non 
fjrono  rotte,  mostrando  solo  un  leggiero  aumento  nella  camera  dell'aria. 
L'albume  lascia  scorgere  intatti  i  propri  strati,  ed  il  tuorlo  conserva  egualmente 
Ja  sua  perfetta  sfericità,  senza  abbassamento  e  senza  diminuzione  di  volume. 
È  necessario  notare  che  l'anitra  ed  il  tacchino,  come  pure  i  pesci  e  le 
.:ova  son  rimasti  sempre  esposti  all'aria  libera  dell'ambiente  dei  locali  ove 
f'jrono  depositati. 

2.®  Gli  esperimenti  intorno  la  conservazione  dei  cadaveri  furono  eseguiti 
?opra  soggetti  diversi  ed  in  epoche  differenti.  Li  riferiamo  nell'ordine  stesso 
con   cui  si  sono  succeduti. 

Il  primo  esperimento  ebbe  luogo  il  26  novembre  ultimo,  nella  sala  delle 
autopsie  della  Scuola  Veterinaria  sopra  una  Jena,  che  il  Direttore  della  Scuola 
medesima  avca  messo  a  disposizione  della  Commissione.  • 

A  causa  delle  rigidit*^  della  stagione,  la  povera  béstia,   proveniente  dal- 


—  4^2  — 

l'Africa,  era  divenuta  triste  e  sofferente.  Le  si  concesse  della  carne  che 
divorò  avidamente;  ed  un'ora  dopo  del  pasto  ricevuto,  venne  legata,  per 
mettere  allo  scoverto ,  senza  riceverne  offesa ,  i  grossi  vasi  del  collo  e 
farla  morire  dissanguata.  Ma  per  la  legatura  troppo  stretta  fattasi  al  muso, 
l'animale  mori  asfittico,  senza  che  si  potesse  ottenere,  meno  poche  goccie, 
l'uscita  del  sangue  dall'apertura  praticata  alla  giugolare  e  alla  carotide. 

La  Commissione  tenne  conto  di  queste  circostanze,   essendo  tutte  cause 
sfavorevoli  alla  conservazione  del  cadavere. 

Compiutasi  l'operazione,  che  durò  un  quarto  d'ora  circa,  la  Jena  venne 
depositata  nel  salone  del  Gabinetto    di    Anatomia    Patologica  della  Scuola 
suddetta,  ove  rimane  tuttavia.  Esaminata  molte  volte,  d'allora  fino  ad  oggi, 
non  ci  fu  dato    giammai  di  scorgere  in  essa    il  benché    minimo   segno  dk. 
putrefazione ,  né    alcun    odore    fetido    dalle   aperture    naturali    che   avesse 
potuto  indicare  corruzione  dei  visceri  o  delle   sostanze  contenute   nel  tubcrr 
gastro-enterico.  Aggiungiamo  di  più  che  anche  oggi,  che  sono  quattro  me^s 
da  che  venne  preparata,  conserva  perfettamente  la  morbidezza  della  pelle   <^ 
la  tenacità  dei  peli,  non  che  la  mobilità  delle  articolazioni  e  la  flessibilìt 
e  l'elasticità  naturale  in  tutte  le  regioni  del  corpo. 

Il  secondo  esperimento  venne  eseguito  il  di  22  gennajo  nel  Laborator-^o 
anatomico  dell'Ospitale    Maggiore   sul  cadaverino  di  Leoni    Luigi,  dell'iti 
di  giorni  17,  morto  per  enterite  nell'Ospizio  degli  esposti,, alle  ore  4  i/a  poni, 
del  giorno  20,  che  d  offri  all'aspetto  esterno  i  seguenti  caratteri: 

Corporatura  esile  —  colorito  della  pelle  in  genere  giallognolo,  con  macchie 
leggermente    ardesiache  alle  regioni  posteriori  del  tronco  e  delle  estremità 
inferiori,  e  molto  più  pronunziate  alle  unghie.  Anche  la  superficie   palmare 
con  identico  colore,  però  più  sbiadito.  —  Rigidità  cadaverica  scomparsa  meno 
nelle  articolazioni  del  ginocchio  e  delle  mascelle. 

L'operazione,  col  processo  Toninetti,  venne  eseguita  48  ore  dopo  la  moite. 
Durò  circa  venti  minuti.  Il  cadaverino  venne  racchiuso  in  una  cassetta  di  legno. 

Esaminato  il  giorno  i.**  febbrajo,  dieci  giorni  dopo  cioè  da  che  era  stato 
preparato,  si  notò  : 

Scomparsa  totale  delle  macchie  ardesiache.    Alle  gambe  ed  ai  piedi,  al 
colorito    pallido ,    era    subentrato    un    bel    roseo    del    tutto   naturale.  —  ^ 
Occhio  sinistro  alquanto  infossato.  Rigidità  cadaverica  totalmente  scomparsa.   ^ 
—  Dalle  aperture  naturali  niun  fetore  o  segno  alcuno  di  putrefazione. 

Nel  giorno  8  (cioè  18  giorni  dopo  l'operazione):  —  Colorito  roseo  estesvr"^ 
anche  alle  cosce,  ed  alle  braccia.  —  Occhi  entrambi  infossati.  —  Nessucrs 
segno  di  putrefazione. 


—  463  — 

Nel  giorno  18  (a8  giorni  dopo  roperazione)  :  **-  Colorito  roseo  esteso 
anche  al  tìso  ed  alle  mani.  — ^  Leggero  avvizzimento  alle  pareti  dell'  addome 
e  alle  parti  laterali  del  collo.  ^^  Nessan  odore  di  putrefazione,  né  dall'  in- 
cisiooe  dei  collo,  né  dalle  aperture  naturaU. 

Nel  giorno  a 5  (35  giorni  dall'epoca  della  preparazione):  —  GM  stessi  ca- 
ratteri notati  il  giorno  18  ;  di  più  colorito  roseo  difTuso  anche  alle  guancie 
ed  al  petto. 

Nel  giorno  4  marzo  (42  giorni  dall'epoca  della  preparazione):' —  Sempre 
gli  stessi  caratteri  notati  il  di  25  febbrajo;  il  cadavere  pare  anzi  divenuto 
ancora  più  colorito  e  di  più  bello  aspetto. 

Nel  giorno  12  marzo  (cioè  50  giorni  dall'epoca  della  preparazione  e  52 
cklla  morte)  :  —  Raggrinzamento  assai  più  marcato  dei   bulbi  oculari.  — 
Disseccamento  delle  labbra  che  han  preso  un  color  azzurriccio.  —  Le  estre- 
niità  inferiori  ed  in  parte  le  superiori  di  color  livido  bronzino.  -^  Dal  cada- 
vere non  emana  nessun  odore,  e  neanche  dall'  incisione  praticata  al  collo.  — 
^n  complesso  si  mantiene  sempre  in  buonissime  condizioni  di  conservazione. 
U  terzo  esperimento  venne  eseguito  il  giorno  18  febbrajo  nel  medesimo 
locale.  —  Vi  assistevano  non  solo  i  componenti  la  Commissione,  ma  anche 
il    prof.  Albertini  ed  altri  distinti  medici    dell'Ospitale.    —    L'esperimento 
<^a.dde  sopra  un  cadavere  di  sesso  maschile,  che  giusta  le  indicazioni  fornite 
^a.ll'Ispettorato  dell'Ospitale  medesimo,  appartenne  a  Vertemati  Centrino  di 
^rwii  17,  morto  per  nefrite  acuta  alle  ore  2  antim.  del  di  16  detto  mese. 
Presenta  statura  alta  relativamente  all'età.  —  Sviluppo  scheletrico  rego- 
^^je  e  forte.  —  Nutrizione  lodevolissima.  —  Colore   della  pelle  in  genere 
bianco-giallognolo,  con  macchie  leggermente  ardesiache  alle  parti  posteriori 
^lel  tronco. 

Venne  raso  il  cuojo  capelluto,  perchè  affetto  da  tigna  favosa. 
Anche  le  orecchie  presentano  colore  ardesiaco  e  molto  pronunziato, 
^^i^icolarmente  a  destra.  Egual  colore  più  marcato  ancora  nel  letto  tmgueale 
^^nto  delle  dita  dei  piedi  che  delle  mani.  —  Verso  l'occipite  s'osserva 
^'^^  lieve  ferita  superficiale,  avvenuta  nel  praticare  la  rasatura  dei  capelli. 
^^  rigidità  cadaverica  in  parte  esistente ,  pronunziata  abbastanza  alle  ma- 
'^^lle  ed  agli  arti  inferiori. 

Questo    cadavere   venne    preparato  dal  sig.    Toninetti  alla   presenza  di 
^^i,  come    negli   altri  esperimenti,   compiendo    l'operazione   in   meno  di 
^^ti  minuti. 

Esaminato  nel  di  25   febbrajo  (cioè  7  giorni  dopo)  si  notò:   scomparsa 
^^lle  macchie  ardesiache,  meno  quelle  dell'orecchio  destro  e  del  letto  un- 


—  464  — 

gueale,  sebbene  non  così  pronunziate  come  prima.  -<—  Stato  generale  ottimo 
per  colorito  e  per  freschezza  della  carnagione ,  meno  la  testa  ed  il  ooUo 
ancora  tumefatti  e  di  colorito  brunastro.  —  Rigidità  cadaverica  intienunenfee 
scomparsa.  —  Cornea  trasparente  appannata.  —  Nessun  segno  di  patre&aone. 

Il  di  14  marzo  (14  giorni  dopo  Toperazione).  :  —  Scomparsa  della  tu- 
mefazione alla  faccia  ed  al  collo,  meno  il  colorito  bruno  che  persiste,  prò* 
nunziato  particolarmente  alle  labbra.  —  Colorito  del  letto  ungueale  roseo  con 
scomparsa  totale  della  tinta  ardesiaca.  —  Scroto  e  prepuzio  ingorgati  d! 
liquido.  Eguali  ingorghi,  ma  meno  accentuati,  al  terzo  inferiore  delle  gambe, 
ai  piedi  e  alle  mani,  causati  per  la  posizione  verticale  fatta  serbare  al  ca- 
davere. —  Né  dalle  aperture  naturali,  né  dall'  incisione  al  collo  odore  alcuno 
che  dasse  indizio  di  putrefazione. 

Il  dì  12  (22  giorni  dopo  l'operazione)    si    nota  una    certa  rigidità  spe- 
cialmente agli  arti  inferiori.  —  Il  colore  della  pelle   in    genere   arieggia  il. 
bronzino,  e  tale  coloramento  è  più  pronunziato  al  cuojo  capelluto,  alle  pdp_ 
pebre  superiori,  al  collo,  alle  orecchie,  al  pene  e  allo  scroto,  alle  ginocchiata 
alle  cosce  e  alle  regioni  posteriori  del  tronco.  —  All' infuori  di  ciò  che  fu^ 
notato  relativamente  al  colore,  le  condizioni  generali  del  cadavere  si  mwi* 
tengono  buone.  —  Tanto  dall'incisione    del  collo,    quanto  dalle  apertine j 
naturali,  non  esala  alcun  odore  dì  putrefazione. 

Il  quarto  esperimento  venne  eseguito  il  giorno  25  febbrajo  sul  cadavae( 
di  un  fanciullo  che  appartenne  a  Grimaldelli  Giuseppe,  di  anni  7,  morto  di'; 
tubercolosi  diffusa,  nella  notte  del   23  dello  stesso  mese. 

Questo  cadavere  offre  scheletro  gracilissimo.  —  Nutrizione  oltremodo  de* 
teriorata  per  la  malattia  sofferta.  —  Colorito  della  pelle  in  genere  giallo-pal- 
lido con  tinta  verdastra  pronunziatissima  alle  pareti  addominali  ed  anche 
negli  ultimi  spazi  intercostali.  —  Egual  tinta,  ma  più  oscura,  rawicinantesi  ad 
un  azzurro  violetto,  alle  parti  posteriori  del  tronco.  —  Fetore  dalle  normali 
aperture  del  corpo.  —  Addome  alquanto  tumefatto  per  sviluppo  digaz.  — 
Rigidità  cadaverica  intieramente  scomparsa.  —  Putrefazione  alquanto  avanzata. 

L'operazione  fu  compiuta  anche  questa  volta  in  brevissimo  spazio  di 
tempo,  essendo  durata  appena  12  minuti.  —  Erano  presenti  ali*  esperimento 
anche  il   professore  Albertini  ed  altri  distinti  medici  milanesi. 

Esaminato  il  dì  4  marzo  (7  giorni  dall'epoca  della  preparazione  e  9  dalla 
morte)  ci  offrì:  scomparsa  totale  della  tinta  verdastra  dell'addome  e  d^li 
spazi  intercostali,  non  che  delle  regioni  posteriori  del  tronco.  —  Come  del 
pari  scomparsa  totale  delle  altre  note  caratteristiche  della  putrefazione  notate  il 
dì  25  febbrajo,  nel  momento  della  preparazione.  —  Infossamento  degli  occhi 


—  4^5  — 
Nei  di  n  mano  (15  giorni  dopo  ropermaone)  il  cadaTcre  si  presenta 
coiidnioiii  die  furono  notate  nel  giorno  4,  alle  tonali  si  aggiunge 
più  pronunziata  dei  bulbi  oculari. 
%?  Oltre  gli  esperimenti  descritti  la  Commissione  ebbe  ad  osservare  alcuni 
piqwati  a  secco,  che  vennero  presentati  alla  Società  Italiana  d'Igiene  fin 
UT  estate  dello  scorso  anno,  consistenti  in  una  testa  umana;  in  una  Nasua 
ifiksmt  sociatìs  del  Brasile)  carnivoro  della  famiglia  degli  orsidei,  conservata 
iella  soa  integrità  ;  ed  in  alcuni  organi  distaccati,  come  fegato,  polmoni 
i  montone. 

La  testa  umana  conserva  il  colorito  e  tutte  le  note   caratteristiche  della 

ma  slava.  -^  I  capelli  ed  i  peli  della  barba  saldamente  fìssi  in  modo  da 

hdarsi  pettinare  e  stirare    fortemente    senza  che    ne  avvenga  il  distacco. 

—  Questa  testa  presenta  anche  d'importante  la  conservazione  degli  occhi 

inpcl  naturali,  fatto  di  cui  ognuno  può  persuadersi,  osservando  che  Tindi- 

"vìdno  in  vita   era   affetto  da  cataratta    all'occhio  sinistro,   e    che    tutt'ora 

ili  nota. 

La  Nasua  conserva  essa  pure  gli  occhi  naturali,  senza  che  abbiano  meno- 
mamente perduto  di  trasparenza.  È  ben  ricoperta  di  peli  che  non  si  stac- 
cano alla  trazione.  Porta  inoltre  un'apertura  al  fianco  sinistro  a  guisa  di 
finestra,  aprendo  la  quale  si  osservano  i  visceri  in  posto,  perfettamente  con- 
servati. Lascia  pure  vedere  distintamente  gli  strati  che  compongono  la  su- 
yeificie  di  sezione  del  taglio,  fattosi  nella  linea  mediana  e  longitudinale 
dd  dorso,  fra  i  quali  il  pannicolo  adiposo  della  spessezza  di  un  centime- 
tro e  mezzo  circa,  ed  il  midollo  spinale  con  la  meninge  esterna,  anche  ben 
conservata. 

n  fegato  ed  i  polmoni  distaccati  di  montone,  si  mostrano  egualmente 
intatti  nella  forma  e  nel  volume  ed  in  parte  anche  nel  colore ,  meno  nel 
pCM>,  essendo  di  molto  diminuito  per  la  totale  scomparsa  dell'acqua. 

Tutti  questi  preparati  a  secco,  che  abbiamo  descritti,  hanno  al  tatto  una 
consistenza  variabile  tra  la  cartacea  e  la  legnosa. 

Da  questa  semplice  esposizione  dei  fatti  finora  notati ,  la  Commissione 
crede  di  dovere  formulare  le  seguenti  conclusioni  : 

I.®  Che  dalle  esperienze  fatte  per  constatare  la  conservazione  delle 
carni  alimentari  allo  stato  fresco,  nonché  dei  pesci  e  delle  uova,  si  ebbero 
risultati  soddisfacentissimi  ; 

2,°  Che  le  esperienze  fatte  sopra  i  cadaveri  e  la  Jena  diedero  pmre 
egojJi  risaltati. 

In  mta  degli  utili  che  si  potrebbero  trarre  dalla  conservazione  a  fresco 

30 


—  466  — 

tanto  delle  carni  alimentari ,  quanto  da  quella  dei  cadaveri  per  le  appli- 
cazioni, che  può  avere  il  metodo  Toninetti  all'igiene,  all'economia  pubblica 
e  alle  scienze  mediche  e  naturali,  la  Commissione  raccomanda  alla  Società 
Italiana  d' Igiene  il  metodo  Toninetti,  senza  però  tralasciare  di  osservare  che 
le  esperienze  finora  fatte,  relativamente  alla  conservazione  delle  carni  alimen- 
tari, si  limitarono  ad  animali  di  piccola  mole,  e  che  è  indispensabile  che 
dette  esperienze  vengano  ripetute  su  grandi  animali,  affine  di  assicurarsi  che 
il  detto  metodo   abbia  lo  stesso  valore. 

Siccome  poi  sarebbe  troppo  pretendere  che  il  Toninetti  sopperisse  anche 
alle  spese,  a  cui  s'andrebbe  incontro  per  tali  esperienze,  la  Commissione, 
affine  di  continuare   nel!' intraprese  osservazioni,  fa  voti,    per   completarle, 
che  la  Società  Italiana  d' Igiene  voglia  interessarsi  a  domandare  al  Governo 
che  venga  dato   al  signor  Toninetti  un  adeguato  sussidio,  tanto  più  che 
la  Commissione  non  potè  assistere  alle  preparazioni  a  secco,  poiché  il  To- 
ninetti tiene  tutti  i  suoi  apparecchi  a  Vienna,  e  le  spese  per  ritirarli,  non  "^ 
che  le  spese  d'impianto,  sono  di  un  certo  rilievo. 
Milano,  li  i8  marzo   1882. 

La  Commissione 
Dott.  CARLO  ZUCCHI.  Presidente 

Dott.  Achille  Visconti,  Dott.  Giuseppe  Sapolini,  Prof.  Pietro  Pelloggio 

Professor   Francesco    Zoccoli,   Relatore, 


Nuova  pubblicazione  della  Società. 

In  occasione  del  Congresso  intemazionale  d'Igiene,  la  Società  darà  alla 
luce  un  grosso  volume  che  avrà  per  titolo:  Uno  sguardo  alle  Istituzioni 
sanitarie  in  Italia, 

A  questo  lavoro  hanno  preso  parte  i  più  chiari  cultori  delle  scienze  sani- 
tarie e  sarà  diviso  nel  seguente  modo  : 

i.°  Legislazione  sanitaria  e  progetti  di  legge 

relativi  alla  medesima Dott.  C.  Zucchi. 

2.°  Le  Condotte  mediche >      E.  Raseri. 

3."*  Gli  Ospitali »      G.  Pini. 

4.^  I  Sifilicomi >      G.  Pini. 

5.°  I  Manicomi Prof,  A.  Tamburini. 

6.^  I  Brefotrofi Dott.  A.  Tassani. 


« 


—  4^7  — 
7-*  Gli  Ospizi  marini  e  le  colonie  climatiche.  Dott.  G.  Pini. 


8."  Le  Scuole  e  gli  Istituti  pei  rachitici 

9.**  I  Presepi  e  gli  Asili   infantili 

10,®  La  Vaccinazione   umanizzata 

II.**  La  Vaccinazione  animale 

1 2.®  La  Società  di  salvamento 

13.*  La  Società  di  Soccorso    ai   feriti  in   guerra 

14.*^  La  Ginnastica P 

15.®  L'insegnamento  dell'Igiene 

16.^  L'ordinamento  sanitario  dell'esercito  e  della 

marina Dott.  Gen.  Manavra. 

1 7 .°  La  Cremazione >      G.  Pini. 

18.**  Bibliografia    delle    pubblicazioni    riguardanti 

l'Igiene  nell'ultimo  decennio Prof.  A.  Corradi. 


G.  Pini. 
C.  Musatti. 
G.  Parola. 
F.  Dell'Acqua. 
L.  Colassi. 
V.  Maggiorani. 
of.  L.  Paguani. 

G.    SORMANI. 


PROCESSO   VERBALE 

deir  Assemblea  Generale  della  Società  del  di  21  maggio  1882, 

Presidenza  Corradi. 


ORDINE  DEGLI  OGGETTI  DA  TRATTARSI: 

of.  A.  Corradi    —   //  terzo    anno    della    Società    Italiana    cCIgiene  — 
Igiene  rimpetto  alle  scoperte  ed  alle  nuove  quistioni  della  Patologia, 
inferimento  della  Medaglia  e  dei  Diplomi  pei  Premi  Ritter  e  Tauni. 
riazsone   sullo  stato  economico  delia    Società    e  presentazione  del  Bilancio 

consuntivo  1881, 
roposte  eventuali  delle  Sedi, 

Aperta  la  seduta  il  Presidente  prof.  Corradi  legge  il  discorso  che  ab- 
amo  per  intero  riportato  a  pag.  445.  Poscia  viene  consegnata  al  professor 
iuseppe  Sormani  la  Medaglia  al  medesimo  assegnata  dalla  Società  pel 
jncorso  al  Premio  d'onore  istituito  dal  cav.  Paolo  Ritter  e  ai  sigg.  Raimondi 
etra  il  Diploma  dagli  stessi  vinto  nel  Concorso  istituito  dal  cav.  Talini. 
Hanno  quindi  la  parola  i  signori  Revisori  dei  conti,  che  leggono  il 
g;ueiite  rapporto: 

f  I  sottoscritti  onorati  dalla  fiducia  del  benemerito  Consiglio  di  Direzione 
Uà  Società  per  rivedere  i  conti    riferibili    alla    gestione   dell'anno  1881, 


—  468  — 

sono  lieti  di  partecipare  che  la  operaaone  stessa   si  è  compiata  senza  dar 
luogo  ad  osservazioni  di  sorta. 

I  prìcdpali  dati  che  ofifre  il  conto  consuntivo  sono  i  seguenti  cioè  : 


Le  Attività  al  principio  dell'anno  ammontavano 
complessivamente  a L. 

mentre  alla  fine  del   detto   anno   resultarono 
consistenti  in » 

da  cui  resulta  un'aumento  di  patrimonio  di  .    > 
L'esercizio  di  cassa  offerse   i  seguenti   resultati: 

Al  i.^  Gennajo    1881    esistevano  in  cassa...    » 

Dal  I  /*  Gennajo  al  3 1  Dicembre,  sì  introitarono 


2917.53 


3553.  89 


636.  36 


1339.  53 


I 


i 


per  titoli  diversi »    Ì93o7-  ^^  ( 


Durante  Tanno  si  pagarono  complessivamente  » 

Cosicché    la    giacenza    di    cassa    al    31    Di- 
cembre 188 1  resultò  di » 

Circa  la  pubblicazione  del  Giornale  delia  Societày 
si  ebbe  il  seguente  resultato  : 

Le  spese  di  composizione,  stampa  ed  altre  per 
N.    500  copie  (comprese  L.  250  pagate  pel  premio 

Ritter)  ammontarono  a > 

ma  dallo  spaccio  di  N.   377    non  essendosi  rica- 
vato che >    I3663.  60 

ne   resultò   limitatamente   alle  copie   stampate   nel 
corrente  anno,  la  perdita  di 1 


10646. 63 


■  9863.  09 


782. 64 


6022.  78 


^359-  ig 

Tale  sbilancio  è  occasionato,  in  parte  dalla  cessione  grrituita  di  X.  60  co;):e 
ai  giornali  di  cambio  Italiani  ed  Esteri,  dalla  rimanenza  di  X.  ^-^  copie 
(comprese  quelle  agli  abbonati  morosi^  e  dalla  cessione  di  X'.  53  coi)ie 
ai  Librai  con  isconti  diversi,  in  parte  d:.l]a  cessione  di  X.  200  copie  a  scie 
L.  8  cadauna  ai  Membri  della  Società,  mentre  il  costo  reale  di  ogni  co]  i.i 
èdiL.  II.  55.  E  poiché  tale  disavanzo  per  l'avvenire  non  potrebbe  che 
aumentare  in  ragione  diretta  «.k-lla  maggior  ditTusione  del  Giornale  e  riuscire 
forse  di  grave  danno  alla  Socittà  distrandola  dal  suo  precipuo  scopo  col- 
l'erogarne  i  fondi  destinati  al  suo  incremento,  così  i  sottoscritti  revisori  opi- 
nano doversi  portare  per  ora  il  prezzo  delle  copie  destinate  ai  signori  Soci 
per  lo  meno  a  L.  ic  cadauna,  aumentando  proporzionatamente  anche  le 
177  copie  che  vengono  cedute  agli  altri   Associati. 


—  469  — 

Ultiiiialo  cosi  r  incarico  avuto,  e  facondo   voti  per  la  sempre  crescente 

prosperità  di  questa   filantropica  istituzione,    colla   massima   considerazione 

si  sottoscrìvono 

Rag.  Luigi  Ghezzi 

Alessandro  Paino. 
Milano,  13  Maggio  1882. 

Si  apre  la  discussione  intorno  alla  gestione  economica  della  Società, 
che  dopo  poche  osservazioni  del  Cassiere  dott.  Sapolini  viene  approvata  alla 
unanimità. 

Finalmente  si  dà  lettura  di  una  proposta  della  Sede  particolare  di 
P^ova  colla  quale  si  vorrebbe  ridurre  a  T^  2  la  quota  che  i  membri 
delle  Sedi  particolari  pagano  alla  Sede  centrale  e  ciò  in  vista  delle  con- 
dizioni poco  floride  nelle  quali  versano  le  Sedi  stesse. 

Contro  questa  proposta  parla  lungamente  il  Presidente,  il  quale  espone 
i  gravi  impegni  assunti  dalla  Sede  centrale  con  pubblicajiioni  di  molta  im- 
portanza ed  enumera  gli  atti  compiuti  dalla  Società  in  breve  volger  di 
tempo,  atti  pei  quali  il  sodalizio  esercita  gtk  non  poca  influenza  ed  è  favo- 
revolmente conosciuto  all'interno  ed  all'estero.  Senza  una  continua  attività 
la  quale  poi  produce  spese  non  lievi,  si  finirebbe  a  poco  a  poco  per  di- 
menticare il  precipuo  scopo  della  Società,  che  è  quello  di  lavorare  conti- 
nuatamente per  la  riforma  delle  istituzioni  sanitarie  e  per  Fapplicazione  e 
la  diffusione  delle  medesime.  Dal  rapporto  dei  sigg.  Revisori,  appare  evi- 
dente non  essere  per  ora  possibile  riduzione  alcuna  senza  compromettere 
tutto.  Confida  che  dalla  sempre  crescente  diffusione  del  Giornale,  la  Società 
troverà  argomento  di  forza  morale  e  materiale.  Ciò  che  non  è  possibile 
concedere  oggi,  lo  si  potrà  quando,  accresciuto  il  numero  dei  Soci,  meglio 
compresa  dal  pubblico  l'importanza  e  lo  scopo  della  Società,  si  avranno 
mezzi  maggiori  per  far  fronte  alle  spese  non  lievi  che  ora  gravitano  ne- 
cessariamente il  bilancio. 

Alle  parole  del  Presidente  fanno  eco  il  dott.  Pini,  Ting.  Bignami-Sor- 
mani,  il  dott.  Sapolini,  il  dott.  Mogliazza,  i  quali  tutti  convengono  non 
potersi  per  ora  prendere  nella  dovuta  considerazione  la  proposta  fatta  dalla 
Sede  particolare  di  Padova. 

Posta  ai  voti  questa  proposta  non  viene  accolta. 

//  Presidente 

A.   CORRADI. 

//  Stgretarw 

G.  Pini, 


—  47°  — 

BILANCIO    CONSUNTIVO    DE] 


Parie    Ordinaria. 

Avanzo  effettivo  di  Cassa  al  31  Dicembre  1880  L. 
Deposito  pel  Premio  Ritter » 

Esatte  da  N.     i  Socio  Perpetuo » 

»        »     •      5  Soci  Effettivi  per  quote  arretrate    dell'anno  1880....  • 

308             »                    ...          1881 » 

•          anticipate        •         1882....  • 

della  Sede  Particolare  di  Modena  adno  1 88 1 
a  L.  5  ognuno • 

della  Sede  Particolare  di  Padova  anno  1881 
a  L.  5   ognuno » 

della  Sede  Particolare  di  Torino  anno  1881 
a  L.    5    ciascuno • 


3 
26 

83 
97 


• 
• 


133 

IO 


-     316 


B 


per  conferimento  di  N.  91   Diplomi  a  L.  5 

interessi  di  capit.  già  impiegati  in  Conto  corr.  alla  Banca  Pop.  L. 
semestrali  su  L.  35  Rendita  Italiana > 

•  Parte  Straordinaria. 

Elargizione  del  Ministero  della  Pubblica  Istruzione L. 

Esatte  per  rimborso  spese  postali  per  concorso  ai  Premi  della  Prov.  di  Milano  • 


Totale  Incassi  della  Società. 
Esatte  per  Abbonamenti  al  Giornale  (Anno  III.^  ISSI). 

Esatte  da  N.  200  Membri  effettivi   della  Società  anno  1881 

a  L.  8  cadauno L.  1600.  — 

»        »     >         I  Membro  effettivo  della  Società  anno  1881 

a  L.  IO »  io.  — 

99  Associati  in  Italia  anno  1881  L.  12  a  testa  *  lì 88. — 

22         »         all'Estero  »         »      »   14       »      »  308.— 

55  copie  accollate  ai  Librai  con  isconti.  diversi.   »  557-  ^^ 


L. 


per 

da 

» 

per 


3  Associati  residenti  in  Italia  per  Tanno  1879  L.  12  cad.  > 
12         »         (prelevato  lo  sconto  ai  Librai)  per  Tanno  1 880  > 
I  copia  accollata  ad  un  Librajo  per  Tanno  1882  meno  se.  i  SoT* 
rimborso  per  Estratti  di  Memorie  originali  tirate  in  più  a  conto 
dei  signori   Collaboratori * 

Totale  incassi  pel  Giornale.  L. 
Differenza  rifusa  dalla  Società  pel  Giornale  • 


3663. 
36. 
135. 

IO. 


116. 


60 


20 


6022.  70 


104 
45 

7< 


L.     6161 


52( 


668 


3961 


1064^ 


/ì  CauUre 
C.  Sapolini 


Stato  Patrimoi 

Es 

Valore  di  N.  271  Diplomi  al  prezzo  di  costo  di  L.  i. 

»  »     76         »  »  »  »    3. 

•  dei  mobili  esistenti  al  31  Dicembre  1880 

•  di  uno  scheletro  acquistato  durante  Tannc 

Quota  d'ammortizzaaione  del 

»       approssimativo    dei    Libri    e    dei    Gioma] 

•  di  L.  35  Rendita  Italiana   al  tasso  d'  aoqi 

/  Revisori 
Rag.  Luigi  Ghezzi 


—  47»   — 

CIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE  {GesHone  1881). 


Parte    Ordinaria. 

la  Biblioteca  in  acquisto  di  libri,  legature,  ecc L. 

adunanze,  conferenze,  lezioni  ed  esperimenti 

cancelleria  e  diverse 

intitolare  N.  91  Diplomi  conferiti  e  segnarli  con  bollo 

posta,  telegrafo,  distribuzione  lettere,  circolari,  diplomi 

illuminazione  e  riscaldamento 

assegni  mensili  al  Computista 

servizio,  mancie,  ecc 

affìtto  dei  locali  di  residenza  della  Società 

esazione  sulle  quote  sociali  a  Milano  e  Roma 

stampa  degli  Atti  della  Società  (Anno  III.^  1 881),  circolari,  programmi,  ecc. 


Parte  Straordinaria. 

1  Azione  dell'Associazione  Metereologica  Italiana L. 

la   Riunione    degli    Igienisti    Italiani    tenutasi    nel    mese  di 

Settembre * 

acquisto  di  uno  Scheletro  articolato  per  le  lezioni  popolari  * 
»         di  L.  35  Rendita  italiana  al  tasso  di  L.  93..«...   > 


60.— 

678.  30 
120.— 
651.- 


ToTALE  Spese  per  la  Società.  L. 


Spese  pel  Giornale  della  Società  (Anno  III.^  1881). 


Figate  pel  premio  Ritter  istituito  nel  1880  ai  professori  Bozzolo  e  Pagliani 

di  Torino L. 

per  compilazione ,  traduzione  e  correzione 

•  stampa  di  N.  12  fascicoli  (fogli  59)  a  L.  60  al  foglio. . . . 

•  copertine,  legatura  di  fascicoli  e  piegatura  delle  tavole. . .  • 
»    estratti  delle  Memorie  originali  date  ai  signori 'Collaboratori 
»    stampa  di  manifesti,  programmi,  fasce,  circolari,  ecc 

•  esazione  degli  abbonamenti  degli  associati  di  Milano  e  Roma 
»    spedizione  e  distribuzione 

di    posta,  telegrafo ,  cancelleria  ecc 

per  incisioni,  disegni,  e  tiratura  di  tavole 

Totale  delle  Spese  pel  Giornale.  L. 


250.— 
672. 80 

3540-  — 
302. 20 
402. 80 

155.- 
47.05 

275. 14 
36.24 

341.  55 


6022. 78 


Esistenti  in  Cassa  al  31  dicembre  i88l..<...L. 


275.  50 
326. 80 

126.80 

118.— 

315.91 

III.ÓO 

300.— 

146. 55 

300.— 

60.25 

250. 50 

2331.91 


1509. 30 
3841.21 


6022. 78 

782. 64 

10646. 63 


re  1881 


L. 


L. 


900.  — 
120.— 


. . . .  L. 

474.  «5 
228.— 


1020.  — 
102. — 


•  •  • 


L. 

» 


H  Presidente 
A.    CORRADI 


782.  64 
702.  25 


918.— 
500.— 

651.— 


3553.  89 


Il  Segretari 


CONSIGLIO  DI  DIREZIONE 

dell» 

SOCIETÀ    ITALIANA   D'IGIENE. 

pel  1882. 


I*^i  siderite 
Corradi  prof  Alf«>nsc) 

ViU' Presidi  f ih 
ZuccHi  dott.  Carlo  —  Str ambio  prof.  Gaetan  > 

Segretario 
Pini  dott.  Gaetano 

Vice*  Segretari 
Caporau  dott,  Vincenzo  —  Grandi  dott.  Ed-oardo 

Economo-  Cassiere 
Sapolini  dott.  Giuseppe 

Bibliotecario 
Berla  ìng.  Riccardo 

Mefìtòri 

Casarini  prof.  Giuseppe  —  De-Giovanni  prof.  Achille 
Fagliami  prof.  Luigi  —  Pavesi  prof.  Angelo. 


—   473  — 


ELENCO 

dei  Mtenbrì  Onorai  Estort  eorrispondentt,  Perpetni  ed  SIMtlTl 

della  Società  Italiana  dlgieBèb 


AMemèri  onorari. 


Barellai  i/oft.  Giuseppe,  Firenze 
Beitillon  éhit»  Giacomo,  Parigi 
Bouchardat  prof.  A.,  Parigi 
Bowditch  prof,  H.  F.,  Bostom 
Chadwick  dott,  Edwin,  Londra 
Fair  dott,  Guglielmo,   Londra 


Finkeinbarg  prof,  Carlo  Maria,  Biriin^ 
Hirsch  prcf.  Augusto,  Berlino 
Mantegazza  prof  Paolo,  senatore^  Firenze 
Patteakofiir  p9of,  Massimiliano,  Monaco 
Richardson  dott.  W.  Beniamino,  Londra 
Vircbow  prof,  Rodolfo,  Berlino. 


Membri  Eiteri  Corrispondenti. 


Belva!  prof,  Teodoro,   Bru,xelles 
Blrth  (Winter)  dott.  Alessandro,  Londra 
Bonnafont  Gian  Pietro,  Parigi 
Boulej  prof,  H.,  Parigi 
Cannignac  Desoombea  ing.^  Bordeaux 
Colin  prof,  Leone,  Parigi 
Ciocq  prof,  senatore  Giovanni,  Bruxelles 
Dobroslawine  prof  A.  P.,  Pietroburgo 
Donders  prof.  F.,   Utrecht 
Drasche  prof.  Antonio,    Vienna 
Dunant  prof  P.  Luigi,  Ginevra 
Dwand-Fardel,  Parigi 
Eassie  ing,  Guglielmo,  Londra 
Enlenburg  dott.  Arminio,  Berlino 
Fabre  dott.  Paolo,   Commentry 
Faavel  dott,  Adolfo,  Parigi 
Felix  prof,  Giacomo,  Bukarest 
FoBSsagrives  prof  G.  B.,  Montpellier i 
Gibcrt  dott.,  Ilàvre 
Góngora  dott.  Luigi,  Barcellona 
Hirt  prof.  Lodovico,  Breslavia 
Hoffmann  prof  Francesco,  Lipsia 
ibaocs  C.  De  Aldecoa,  Madrid 
Jaossens  dott,  Eugenio,  Bruxelles 
Javal  dott,  Emilio,  Parigi 
Kordsi  dott.  Giuseppe,  Budapest 
Kabom  prof,  H.,  Seraing  {Belgio) 
Lacassagne  prof,  Parigi 
I^ayet  prof,  A  ,  Bordeaux 
X^KOf  de  Mérìconrt  dott.  Alfredo,  Parigi 


Lionville  prof,  deputato  Enrico,  Parigi 

Lombard  dott.  H.  C,  Ginevra 

Marié-Davy,  Pttrigi 

Martin  doH.  A.  J ,  Parigi 

Meudez  Alvaro  dott,  Francesco,  Madrid 

Montejo  y  Robledo  dott.  B.,  Madrid 

Moutard-Martin  dott.,  Parigi 

Mailer  prof  E.,  Parigi 

Napias  dott.  Enrico,  Parigi 

Pasteur  prof  Luigi,  Parigi 

Proust  prof  Adriano,  Parigi 

Rauchfùss  dott.  Carlo,  Pietroburgo 

Reclam  prof  Carlo  Enrico,  Lipsia 

Rochard  dott.  J  ,  Parigi 

Roth  dott.  Guglielmo,  generale,  Dresda 

Roth  dott.  M.,  Londra 

Sigmund  prof  Carlo.    Vienna 

Silva  prof  Amado,  Lisbona 

Simon  dott.  Giovanni,  Londra 

Skrzeczka  prof  Carlo,  Berlino 

Testelin  dott.,  senatore,  Parigi 

Thiemesse  prof.  A.,  Bruxelles 

Trélat  ing.  prof  Emilio,  Parigi 

Uffelmann  dott,  Giulio,  Rostock 

Vallin  ^//.Emilio,  Parigi 

Van  Cappelle  dott.,  Aia 

Van  Overbeek  De  Meijer  prof,   Utrecht 

Varrentrapp   dott,  Giorgio,  Pramcoforte 

Wasserfuhr  dott,  Arminio,  Strasburgo, 


—  474  — 


Membri  Perpetui, 
S.  M.  il  Re  Umberto  I. 


Annoni  conte  Aldo,  senatore,  Milana 
Amaboldi  Gazzaniga  conte  Bernardo,  Milano 
Belinzaghi  conte  Giulio,  senatore,  Milano 
Biffi  chimico  Antonio,  Milano 
Boncinelli  aw,  Eugenio,    Venezia 
Brot  Carlo,  Milano 
Candiani  chimico  Giuseppe,  Milano 
Corradi  prof.  Alfonso,  Pavia 
Correnti  Cesare,  deputato^  Poma 
De-Cristoforis  dott.  Malachia,  Milano 
Delfìnoni  oz^.  Gottardo,  Milano 
Gariboldi  in^.  Giuseppe,  Milano 


Hennedy  Aithen  Cora,  Milana 
Loria  P.  M. ,  Milano 
Massarani  dott.  Tulio,  senatore,  Milanp 
Pessani  dott.  Paolo,  Milano 
Prandina  dott.  G.  Battista,  Milano 
Richard  Giulio,  Milano 
Ritter  Paolo.  Lugano 
Rossi  dott,  Filippo,  Milano 
Sapolini  dott.  Gìnseppc/ Afilano 
Scanzi  azrv,  Giuseppe,   Milano 
Todeschini  dott.  Cesare,  Milcmo 
Zienckowicz  ing.   A.  Vittorio,    Torino 


SEDE  CENTRALE  DI  MILANO 


MEMBRI. 


Adriani  dott,  Roberto,  Perugia 

Ageno  prof.  Luigi,   Genova 

Agosti  dott.  Giuseppe,  Bergamo 

Agostini  dott,  Antonio,    Verona 

Airaghi  ing,  Francesco,  Milano 

Ambrosoli  dott,  Pietro,  Milano 

A  porti  aw,  Pirro,  deputato,  Milano 

Arcangeli  ^i9//.  Adriano,  Chiaravaìle  (Afarche) 

Arcari  dott.  Angelo,  Afilano 

Arrigoni  Luigi,  Afilano 

Ascoli  prof,  Graziadio,  Milano 

Baccelli /r^/".  Guido,  Afin,  della  P,  Istr,,  Roma 

Badaloni  dott,  Giuseppe,  San  Leo  {Pesaro) 

Baldinelli  Ferdinando,  Afilano 

Baldini  dott,  Francesco,    Venezia 

Baldissera  dott,  Giuseppe,   Udine 

Balestra  dott.  Pietro,  Poma 

Ballori  dott.  Achille,  Pisa 

Bardelli  prof,  Giuseppe,  Afilano 

Basile  csw.  Achille,  prefetto.  Afilano 

Bazzoni  dott,  Carlo,  Milano 

Beisso  prof,  Torquato,  Genova 

Berla  ing,  Riccardo,  Milano 

Berretta  dott,  Ambrogio,  Milano 

Bertani  dott.  Agostino,  Genova 

Bertarelli  dott.  Ambrogio,  Milano 

Betocchi  prof  Alessandro,  Poma 

Bianchì  dott,  Giacomo,  Saronno  {Afiland) 

Bifani  dott.  Achille,   Torraca  {Princip.  Cit.) 

Biffi  dott.  Serafino,  Milano 

Bignami  Sorniani,  ing.  Emilio,  Milano    ^ 

Billi  dott.  Luigi,  Firenze 

Bizio  prof  Giovanni,    Venezia 


Bodio  prof  Luigi,  Poma 

Bomba  dott,  Domenico,   Genova 

Bona  dott,  G.  B.,  Biella 

Bonamici  dott,  Diomede,  Livorno 

Bonfigli  dott,  Clodomiro,  Ferrara 

Bono  dott.  Luigi,  Milano 

Bonomi  dott.  Serafino^   Como 

Borelli  prof  David,  deputato,  Napoli 

Borghese  principe  Paolo,  Poma 

Borromeo  conte  Carlo,  Afilano 

Borromeo  conte  Emilio,  Afilano 

Bosi  prof.  Luigi,  Livorno 

Bosia  dott,  Giuseppe,  prefetto^  Pavia 

Bottini  prof  Enrico,  Pavia 

Brambilla  nobile  Camillo,  Pavia 

Brera  dott,  Lorenzo,  Afilano 

Brioschi  prof  Francesco,  senatore^  Afilan^ 

Briziano  dott,  Pompeo,  Milano 

Brocca  dott.  Giovanni,  Milano 

Brugnatelli  prof.  Tullio,  Pavia 

Brugnoli  prof  Giovanni,  Bologna 

Brunati  dott.  Agostino,  Mombello  {Milano 

Brunetti  dott.   Augusto  Bologna 

Brunelli  dott.  Cesare,  Poma 

Burresi  prof.  Pietro,  Firenze 

Buzzi  dott.  Emilio,  Milano 

Cadenazzi  ing,  prof,  G.  B. ,  Como 

Caggiati  prof.  Luigi,  Parma 

Calastri  dott.  Luigi,  Milano 

Calderìni  prof  Giovanni,  Parma 

Camelli  EnrÌQO^  farmacista,  Milano 

Caminiti  dott,  Antonio,  Messina 

Camozzi  nobile  G.  B.,  senatore,  Btrgomo 


—  473   — 


na  prtf.  Roberto,  Genova 

LTO  prof,  Stanislao,  senatore,  Roma 

i  prof,  GioTanni,  senatore^  Pavia 

1  prof.  Gaetano,  Milano 

Luigi,  deputato,  Milano 

li    doti    Vincenzo,  Milano 

■ictt.  Circolano,  Tr edossi  {^Provincia  di 

nona) 

Hi   dott.  Cristoforo,  Milano 

ci  li  prof.y  A    deputato^  Napoli 

".   Ciò  falò,  dott,  Giuseppe,  Palermo       \ 

nle  doti.  Agazio,  Squillace  {Calao.) 

li  doti.  Luigi,  Milano 

doìl.   Amilcare,  Precotto  (Milano) 

\  Zanotli  doti.  Luigi,   Camogli 

prof.    Adolfo,  Bologna 

)va   Giuseppe,  Roma 

:o  farmaeista  Cesare,  Milano 

a  off.  Gaetano,   Milano 
dote.    Luigi,  Fori) 

prof.    Azzio,   Genova 
di  dvtt.  Ezio,  Milano 
nis   dott.  Vittorio,  Desio  (Milano) 
ri   dott,  Antonio,  Milano 
li   dott.  Cesare,  Pavia 
rei  dott.  Alessandro,   yesi 
el  dott.  Matteo,    Fenezia 
:i  dott.  Fabio,   Udine 
anelli  ing.  Paolo,   Milano 
prof.   Giuseppe,  Messina 
dote.  Giuseppe,   Udine 
.  prof   Domenico,  Firenze 
toni  dott.  Giuseppe,    Vercelli 
nel  li  dott.  Luigi,  Passano   Veneto 

raj^.    Carlo,  Milano 
»lini  ing,  Girolamo,  Milano 
ini  Alessandro,  Roma 
Àfarmy  T)agohi.'no,Dicomano  (Firenze) 
.  Antonio,  Milano 
.  Carlo,  Roma 
ni  prof.   Girolamo,   Bologna 
ibo  dott.  Giuseppe,  Milano 
dote.  Pietro,  Milano 
prof  Francesco,  Firenze 
dott.  Linneo,  Sondrio 
li  prof  I>orenzo,  Afilano 
ti  dott.   Petronio,  colon,  mcd.^  Firenze 
i  nobile  ing.  Luigi,  Milano 
aux  dott,  Alberto,  Milano 
i  dott.  Paolo,  Milano 
i  dott.  Pietro,  Milano 
la  nobile  Carlo,  senatore,  Milano 
inezia  dote,  Pietro,    Venezia 
abrosio  aw.  Vincenzo,  Sansevero 
irolis  dote,   Nicolò,  Oneglia 
axa  dott,  Vincenzo,   Trieste 
orgi  prof  Cosimo,   Lecce 


Del  Monte  prof.  Michele,  Napoli 

Dell'Acqua  dott.  Felice^  Milano 

De-Meis  prof  Camillo,  Bologna 

De*  Renzi  prof,  Errico,  Napoli 

De-Rossi  doti,  Girolamo,  Perledo  (Como) 

Della  Beffa  Luigi,  Milano 

Di  Bagno  march.  Galeazzo,  senat.,  Mantovtt 

Donarelli  dott,  Attilio,  Roma 

Du-Jardìn  prof,  Giovanni,   Genova 

Ercolani  prof.  G.   B  ,  deputato^  Bologna 

l-rba  farmacista  Carlo,  Milano 

Faino  Alessandro,  Milano 

Fano  dott.  Enrico,  deputato,  Milano 

Fantina  dott.  Emilio,  Somma  Lombarda 

Faralli  dott.  Giovanni,   Firenze 

Fasce  prof.   Luigi,  Palermo 

P'azio  prof  Eugenio,  Napoli 

Fedeli  prof  F'edcle  senatore,  Pisa 

Fedeli  dott.  Gregorio,  Ro/na 

Federici  dott.  Alessandro,  Genova 

Federici  prof  Cesare,  Palermo 

Felici  dott.   Luigi,  Jesi 

Fenoglio  dott,  Stefano,    Venezia 

Feroci  dott,  Antonio,  Pisa 

Ferraresi  dott,  Leopoldo,  Ferrara 

Ferrarlo  dott,  Antonio,  Milano 

Ferrarlo  Giuseppe  di  A.,  Milano 

Ferrario  prof   Luigi,  Milano 

P'erraris  aw.  prof,  Carlo  Francesco,  Palici 

Ferrerò  prof  Luigi  Ottavio,   Caserta 

Ferretti  dott.  Gisberto,  Imola 

Ferretti  dott,  chimico  Francesco,  Pavia 

Fichera  ing.  Filadclfio,   Catania 

Ferrini  prof,   Rinaldo,  ^ filano 

Filippini-Fantoni   dott,  Domenico,  Bergamo 

Filonardi  ing.  Angel«j,  Roma 

Finali  aw.  Gaspare  senatore^  Rema 

Fiori  dott.  Cesare,  colon n.  mcd.,  Alessandria 

Forlanini  dott,  Carlo,  ^Milano 

Fornasini  dott.   Luigi,  Brescia 

Fortis  dote,  Leone,  Milano 

Fossati  prof  Antonio,  A  filano 

Franceschi  prof,  Giovanni,   Bologna 

Franchini  dote,  Eugenio,  capitano  med,,  Roma 

Franzini  dott.  Carlo,  Pavia 

Franzolini  dott,  Ferdinando,   Udine 

Erigerlo  dott.  Luigi,  Pesaro 

Frizzoni  Teodoro,  Bergamo 

Frosini  dote,  AldohraindOy  colonn,med,^  Verona 

Frua  dote.  Giovanni,  Milano 

Fumagalli  dote.  Cesare,  Milano 

Funaioli  dote.  Paolo,  Siena 

Fumerò  doet.  Fulvio,    Cesena 

Gabba  prof  Luigi,  Milano 

Calassi  prof  Luigi,  Roma 

Galli  dote,  Giuseppe,  Piacenza 

Galli  dote.  Paolo,  Milano 


—  476  — 


Oallico  ing,  Arturo,  Milano 

Oatti  dott,  Francesco,   idilano 

Giachi  ing,  Giovanni,  Milano 

Giacobbe  aw,  Giovanni,  Milano 

Giani  dott.  Paolo,  Afilano 

Gianni  dott,  Carlo,   Lucca 

Gianotti  dott.  Carlo,  Milano 

Gibelli  prof,  Giuseppe,  Bologna  • 

Giordano  dott.  Alfonso,  Lercctra  (Palermo) 

Giorgio  dott,  Filippo,  Altamura 

Giulini  avv„  Ferdinando,  Afilano 

Golgi  prof,  Camillo,  Pavia 

Gonzales  dott.  Edoardo,  MomMlo  {Milano) 

Gonzales  farmacista  Enrico,  Afflano 

Grandi  dott,  Edoardo,  Alilatto 

Grandi  atnj,  Giovanni,  Milano 

Graziosi  nobile  Francesco,  Milano 

Grazzi  dott.  Vittorio,  Firenze 

Grifoni  dott,  Romolo,  Milano 

Grìllenzoni  prof.  Carlo,  Ferrara 

Gritti  dott.  Rocco,  Milano 

Grossi  ing,  Giuseppe,  Milano 

Guaita  dott,  Raimondo,  Milano 

<}uastalla  dott.  Eugenio,   Trieste 

Guelmi  dott.  Antonio,  Pavia 

Guidini  ing.  Augusto,  Alitano 

■Guzzi  ing,  Palamede,  Afilano 

Hajech  dott,  Camillo,  Milano 

Honorati  marchese  Luciano,  Jesi 

Inzani  prof  Giovanni,  Parma 

Labus  dott.  Carlo,  Milano 

Lampertico  Fedele,  senatore,    Vicenza 

Lanzillotti-Buonsanti  prof  Nicola,  Milano 

Leopardi  prof.  Gaetano,  Siena 

Levia  dott.  Giuseppe,  Milano 

Licata  dott.  Giuseppe,  Sciacca 

Lindner  dott.  Edoardo,   Milano 

Longhi  dott.  Giovanni,  Afilano 

Lucente  dott.  Raffaele,   Cotrone 

Luciani  prof.  Luigi,  Firenze 

Machiavelli  dott.  Paolo,  colonn.  med.,  Piacenza 

Maciachini  ing.  Augusto,  Milano 

Madaschi  dott.  G.  B.,  maggiore  med.y  Brescia 

Madruzza  prof  Giuseppe,  Perugia 

Maestri  Rainieri,  Alitano 

Maggioli  dott.  Vincenzo,  Roma 

Maggiorani  prof.  Carlo,  senatore,  Roma 

Magni  prof.  Francesco,  senatore,  Bologna 

Maineri  Gaspare,  Milano 

Maironi  da  Ponte  dott.  Federico,   Bergamo 

Manayra  dott.  Paolo,  generale  med,^  Roma 

Manasse!  prof  Casimiro,  Roma 

Mangiagalli  dott.  Luigi,  Milano 

Maragliano  dott.  Dario,   Catanzaro 

Marcacci  prof  Giosuè,  Siena 

Maroni  Alessandro,  Mantova 

Maroni  dott,  Arrigo,  Milano 


Marroni  pref»  Giuseppe,  Ptmpa 
Martari  dbtt^  Giovanili,  AfUam 
Masini  dott,  Gi«Ko,  CartùUh  {Firtmii) 

Massara  Fedele^  MiUn^ 
Mauro  dott,  Miobele,  TrimitopoU 
Mazzoni  prof  Costanzo,  lòoma 
Masaotti  «hit,  Luigt,  BoUgmm 
Mazzucchelli  prof  Angiolo,  Paxia 
Medini  dott.  Luigi,  Bologna 
Mezzini  dott,  AugvstOj   Bologna 
Miehelaoci  prof.  Augusto,  Firttme 
Michetti  dott.  Antonio,  Posaro 
Milesi  ing.  Angelo,  AfiUmo 
Minati  prof,  Carlo,  Pita 
Minghetti  Mìarco,  cteputato,   Bologma 
Minich  dott.  Angelo,    V«me9Ìa 
Mocenigo  conte  Alvisa,   Vemoùa 
Mogliazza  dott.  Luigi,  Gaggiamo  (AfUm 
Moleschott  prof  Jacopo,  senatore.^  Rom 
Mondinarì  dott,  Ernesto,    Cattellacckio 
Montalti  dott.  Ciro,  Ravenna 
Monteverdi  dott.  Angelo,  Cremoma 
Monti  dott.  C.  F.,  Milano 
Morandi  dot^.  Luigi,   Mitano 
Moretti  dott,  Gaetano,  Crema 
Mori  dott.  Robusto,  Cesena 
Morì  dott,  Giovanni,  Brescia 
Moriggia  prof  AUprando.  Roma 
Mosca  dott   Giuseppe,   Casalmaggiore 
Murri  prof  Augusto,  Botola 
Musatti  dott.    Cesare,    Venezia 
MUller  Trenk  Ignazio,  Milano 
Murnigotti  ing.  Giuseppe,  Milano 
Mussi  chtt,  Giuseppe,  deputato,  Af itami 
Negri  aw.  G.  B.,   Milano 
Nicoli  ni  dott,  Teodoro,   Milano 
Nizzoli  dott.  Achille,   Cremona 
Norsa  Adolfo,  Milano 
Nosotti  dott.  Innocente,  Pavia 
Occhini  prof  Francesco,  Roma 
Omboni  dott.  Vincenzo,  Cremona 
Orsi  prof  Francesco,  Pavia 
Orsi  dott,  Girolamo,  Ancona 
Orsi  prof.  Romeo,  Alitano 
Ottavi  dott,  Francesco,  Reggio  £milia 
Ottolenghi  aw.  Salvatore,  Milano 
Pacini  prof  Filippo,  Firenze 
Padova  dott.  Carlo,  Pavia 
Pagello  dott,  Pietro,  Belluno 
Palazzini  dott.  Aristide,  Bergamo 
Pantaleoni  dott,  Diomede  senatore,   Roì 
Panzeri  dott.  Pietro,  Milano 
Pasqualini  dott.  Alessandro,  Forti 
Pavesi  prof  Angelo,   Milano 
Pavesi  Carlo,  chimico.  Martora 
Pavesi  aw.  Riccardo,  Afilano 
Pecco  dott.  Giacomo,  colonnello  medico,  R 


—  477 


Tini  é^H,  EmiUo,  Milano 
ra  dott,  Francesco,    Comiso  {Siracusa) 
Emrì  praf,  Giorgio,  Firenze 
ili  auv,  Pietro,  Roma 
xy  doti,  Carlo,  Brescia 
Houy  datt.  Angusto,  Milano 
bini  prof.  Saverio,  Macerata 
dott.  Gaetano,  Milano 
i  /WiT-   G.   B ,  Afilano 

0  dott,  G.  B.,   Genova 

\  prof.  Edoardo,  Milano 

1  Jott.  Edoardo,   Cremona 

►  Lambertengbi  Giulio,  senatore,  Milano 

tli  Carlo,  senatore,  Milano 

Kccini  dott.  Ettore,  Montesamfito 

ialti  prof,  Giuseppe,  Messina 

ioli  dott.   Giovanni,  Ravenna 

jlino  prof.  Antonio,  Milano 

;i  prof.   Antigono,    Vo^qkera 

azzotli  dott.  Pietro,  Bosisio  (Como) 

,  prof.  Francesco,  Roma 

.gli  dott.  Gaetano,  yesi 

onico  dott.  Antonio,  Milano 

rdi  dott.  Amilcare,  Milano 

Idini  dott,  Gaetano,   Milano 

prof  Alberto,  Berti  già 
ìlotli  dott.  Francesco,    Cremona 
andini  dott.  Alessandro,  .Apiro  (Marche) 
:alli  dott,   Antonio,  Bergamo 
rati  prof.  Francesco,  Bologna 
nini  avv.  Enrico,  Milano 
nini  dott.  Giovanni,  Milano 
i  prof.  Guglielmo,    Milano 
\  dott  (^XxqXtcoìo^  maggiore  med.y  Milano 
i  dott.   Elia,   Cairo 
er  prof   Giorgio,    Firenze 
;i  prof.  Giuseppe,  Bologna 
oli  dott.   Lazzaro,  Legnano 
ini  dott.  Giuseppe,   Recoaro 
ani  dott.   Giuliano,  Milano 
hi  ing.   Archimede,  Milano 
hi  prof  Giuseppe,  Afilano 

in^.  Luigi,  A  fila  no 
one  dott.  Carlo,  Roma 
oli  prof.   Gaetano,    Genova 
agata  prof.  Domenico,  Bologna 
\\  prof.  Francesco,  Roma 
;nzio  prof  Angelo,    Pavia 
stai  Leopoldo,  Milano 
;i  aw,   Giuseppe,  Afilano 
ini  dott.  Pietro,  Pavia 
i  dott.  Pio,    Cesena 
>lini  rag,  Carlo,   Afilano 
herd  ing,  James,  Afilano 
;le  CKJV,  Gualtiero,  Afilano 
prof,  Andrea,  Firenze 


Solari  dott.  Achille,  AIUcmo 
Solerà  prof.  Luigi,  Siena 
Soresina  dott,  G.  B.,  Afilano 
Sormani  prof  Giuseppe,  Pavia 
Sozzani  dott.  Erminio,   Afilano 
Spatuzzì  prof  Achille,  Napoli 
Sperotti  dott.  Ferdinando,    Verona 
Springmuhl  dott,  Ferdinando,  Londra 
Squadrelli  dott,  Emilio,  Pavia 
Strambio  prof,  Gaetano,  .Milano 
Superchi  dott.  Vincenzo,  capit.  med.,  Mantova 
Taruffi  prof   Cesare,  Bologna 
Talini  farmacista  Giuseppe,  Afilano 
-Tamassia  prof  Arrigo,  Pavia 
Tarchini    Bonfauti    barone,   dott,    Antonio, 

Milano 
Tassani  dott.  Alessandro,   Como 
Tccchio  dott.  Vincenzo,    Venezia 
Tenchini  prof.  Lorenzo,  Parma 
Tenderini  dott.  Giuseppe,   Carrara 
Terzi  dott,  Ernesto,  Afilano 
Tibaldi  dott,  Aribcrto,  Milano 
Tirinanzi  dott.  Ernesto,  Afilano 
Tizzoni  prof   Guido,    Bologna 
TomaselH  prof  Salvatore,   Catania 
Tommasi  dott,  Tommaso,  Firenze 
Tommasi  prof  Salvatore,  senatore,  A'apoli 
Tommasi  Crudeli  prof  Corrado,   Roma 
Torelli  conte  Luigi,  senatore,  Firenze 
Toscani  prof  Davide,  f\oma 
Turchi  P^of.  Marino,    Napoli 
Turchi  dott.   Ferdinando,  Ancona 
Ughetti  dott.  G.  B.,    Catania 
Valerani  dott    Fulvi<),   Casale  A fcnf errato 
Valsecchi  doti.  Gabriele,  Afilano 
Veratli  ing.   Girolamo,  Afilano 
Verga  prof  Andrea,  senatore^    Afilano 
Verga  dott.  G.   B.,  Afomòcllo  (Afilano) 
Vigna  dott,  Ce«ire,    l'cnezia 
Vimercati  dott.  Francesco,  Bagnolo  (Crema) 
Violini  dott,  Marc'Antonio,    maggiore   med.. 

Verona 
Visconti  dott.  Achille,  Afilano 
Vitali  abate  I*uigi,  Afilano 
Vittorangeli  dott.  Augusto,  Afonie   Carottc- 
Voghera  dott.  Achilie,  Cà  de'  Stefani 
Volpe  dott.  Luigi,  Agordo  [Belluno] 
"Winderling  dott.  Gustavo,  Milano 
Zambelletti  farmacista  Lodovico,  Afilano 
Zambianchi  dott.  Antonio,  Roma 
Zawerthal  prof  Wladimiro,   Roma 
2^rsi  dott.  Silvio,   Chiesa  (Sondrio) 
Zoccoli  prof  Francesco,  Afilano 
Zoja  prof,  Giovanni,  Pavia 
Zucchi  dott.  Augusto,  Milano 
Zucchi  dott.  Carlo,  Milano 


—  478  — 


SEDE  PARTICOLARE  DI  MODENA 


Presidente^  prof.  Giuseppe  Casarini 
Vice- Presidente,  dott.  Teobaldo  Malagoli 
Segretario,  dott.  Antonio  Razzaboni 
Economo-Cassiere,  ing,  Giovanni  Messori-Roncaglia. 

MEMBRI. 


Baccarani  rag.  Pio,  Modena 
Boccolarì  dott,  Antonio,  Modena 
Casarini  prof,  Giuseppe,  Modena 
Foà  prof.  Pio,  Modena 
Friedmann  avv.  Angelo,  Modena 
<}enerali  dott,  Francesco,  Modena 
Oenerali  prof.  Giovanni,  Modena 
Ghiselli  dolt,  Emerenzio,  Modena 
Guaitoli  dott,  Lnigi,  Modena 
Guzzoni  degli  Ancarani    dott,  Arturo,  Mo- 
dena 
Malagoli  prof.  Teobaldo,  Modena 


Marchi  dott,  Vittorio,  Modena 
Menafoglio  Paolo,  Modena 
Messori-Roncaglia  ìng,  Giovanni,  Modmei 
Nasi  dott.  Luigi,  Modena 
Razzaboni  dott,  Antonio,  Modena 
Ricchi  dott.  Teobaldo,  Ancona 
Tamburini  prof.  Augusto,  Reggio  Emilia 
Tampeliini  prof,  Giuseppe,  Modena 
Triani  otw,  Giuseppe,  Modena 
Vacca  prof.  Luigi,  Modena 
Vecchi  aw.  Pio,  Modena 
Zanoli  dott,  Carlo,  Modena 


SEDE  DI  PADOVA 


Presidente,  prof.  Achille  De-Giovanni 

Vice-Presidente,  prof.  Bernardino  Panizza 

Segretario,  dott.  Napoleone  D'Ancona 

Economo- Cassiere,  dott.  Massimo  Sacerdoti 

Consiglieri,  prof.  Carlo  Rosanelli  —  Dott.  Giovanni  Berselu  — 

Avv.  Emiliano  Barbaro  —  Ingegn.  Luigi  Aita 

: —  Ing.  Giovanni  Brillo. 


MEMBRI. 


Andreasi  prof.  Achille,  Padova 
Aita  ing.  Luigi,  Padova 
Alessio  dott.  Giovanni,  Padova 
Baufìchi  ing,  Simeone,  Padova 
Barbaro  avv.  Emiliano,  Padova 
Barbò-Soncin  dott.  Antonio,  Padova 
Bellini  dott,  Costantino,  Saonara 


Beggiato  aw,  Tullio,  Padova 
Benvenisti  ing.  Gabriele,  Padova 
Berselli  dott,  Giovanni,  Padova 
Biaggini  Vincenzo,  Padova 
Bianchetti  dott,  Gualtiero,    Veroni 
Bianchini  ing.  Giorgio,  Padova 
Borgonzolli  dott.  Pietro,  Padova 


—  479  — 


daiim  Gaetano,  Tioh  {Prov,  di  Padove^ 

prof.  Achille,  Padova 

ing.  Giovanni,  Padova 

ini  Angelo  chimico-farmacista f  Padova 

la  dott.  Salvatore,  Padova 

>rese  doti,  Andrea,  Padova 

Ji  Antonio,  Padova 

trini  prof,  Giovanni,  Padova 

0  Venceslao,  Padova 

li  doti,  Giuseppe,  Padova 

ich  dott,  Giovanni,  Padova 

sato  doit.  Dante,  Padova 

»  prof,  Francesco,  Padova 

ella  conte  Giovanni,  senatore,  J'adova 

Iella  Vigodarzcre  conte  Gino,    Padova 

aldi  Treves  contessa  Emma,  Padova 

oa  Giuseppe,  Padova 

cona  dott.  Napoleone,  Padova 

uà  Giuseppe,  Padova 

ira  Marco,  Padova 

iovanni  prof.  Achille,  Padova 

iovanni  Traversi  Rosina,  Padova 

ìse  ing.  Pietro,  Padova 

icco  Alberto  presidente  dell*  Orfanotro- 

io  delle  Grazie,  Padova 

1  Boldù  conte  ing.  Leonardo,  Padova 
d  Boldù  conte  Girolamo,  Padova 

0  dott.  Giovanni,   Tribano  (Padova) 
3  azn/.  Paolo  Francesco,  Padova 
io  ing.   S.  O. ,  Padova 
igo  doti,  Francesco,  Padova 

0  dott.  Morando,  Padova 

tto  Giovanni  Andrea,  Padova 

1  dott,  Francesco  Saverio,  Padova 
)uzzi  prof,  Francesco,  Padova 
prof.  Michele,  Padova 

olo  dott,  Nicolò,  Padova 


Gasparotto  dott.  Achille,  Padova 

Gradenigo  prof  Pietro,  Padova 

Grasselli  ing.  Vincenzo,  Padova 

Kofler  Emilio,  Padova 

Leoni  Luigi,  Padova 

Luzzato  dott.    Beniamino,  Padova 

Maluta  Carlo,  Padova 

Manzoni  dott,  Giovanni,  Padova 

Marcon  dott.  Felice,  Padova 

Mauro  Gaetano,  Padova 

Menegazzi  Giovanni,  sindaco  di  Conselve 

Morelli  aw,  Alberto,  Padova 

Moro  dott,  Ettore,  S.  Giorgio  delle  Pertiche 

Nichetti  Maffeo,  Padova 

Omboni  prof  Giovanni,  Padova 

Pani  zza  prof.  Bernardino,  Padova 

Pasquale  dott,  Ferdinando,  Padova 

Pennato  dott,  Papinio,  Padova 

Perin  dott.  Sante,   Grantorto 

Piovene  Sartori  contessa  Adele,  Padova 

Povoleri  dott.  Luigi,  Stanghetta  (Padova) 

Komanìn-Jacur  ing.  Leone,  deputato,  Padoia 

Rosanelli  prof.  Carlo,  Padova 

Rossi  dott.  Luigi,  Agna 

Sacerdoti  ing.   Emilio,  Padova 

Sacerdoti  dott.  Massimo,  Padova 

Sotti  dott,  hc&ndro/ Padova 

Squarcina  az/v,  Ferruccio,  Padova 

Taboga  Giuseppe,  Padova 

Tebaldi  prof  Augusto,  Padova 

Tedeschi  dott.  Alfonso,    Verona 

Tolomei  prof.  Giampaolo,  Padova 

Treves  De-Bonfili  Giuseppe,  Padova 

Vanzi  chimico  Ferdinando,  Monselice 

Varisco  (eredi)  Stab,  Termale  di  Monteortone 

Viterbi  aw,  Giuseppe,  Padova 

Zambelli  Luigi,  farmacista^  Padova 


SEDE  PARTICOLARE  PIEMONTESE  (Torino) 


Presidente^   prof.  Luigi  Pagliani 
Vice- Presidente^  prof.  Alfonso  Cossa 
Segretario^  prof.  Enrico  Morselli 
Vice-Segretario^  dott.  Giovanni  Bono 
Economo-Cassiere^  dott.  Carlo  Alberto  Valle. 

M  E  M  B  R  I. 


>tti   dott,  Giuseppe,   Torino 
dott.   Francesco,   Torino 
\   dott,  Daniele,    Torino 
ni   Veglio  aw.  Giuseppe,   Torino 


Baretti  prof.  Martino,    Torino 
lìellini  dott.  Francesco,    Torino 
Beltrame  dott,  Vincenzo,   Casalmonferrato 
Berg<esio  dott.  Libero,   Torino 


—  4^0  — 


Berruti  doti,    Giuseppe,  Torino 

Bertinaria  ing,   Giuseppe,  Torino 

Bianco  dott,  Nicolò,   Torino 

Bizzozero  prof,  Giulio,   Torino 

Bogino  dott.  Leonardo,    Torino 

Bonino  dott,  Giuseppe,   Torino 

Bono  dotL  Giovanni,   Inorino 

Borgna  cav,  Giuseppe,    Torino 

Bozzolo  prof,  Camillo,   Torino 

Calozzo  dott.  Michele,   Castiglione   Tintila 

Caponotto  dott,  Amedeo,   Torino 

Carcnzi  dott.  Jieniamino,   Torino 

Carrera  ing,  Pietro,    Torino 

Cerruti  dott.  Giov.  Batt. ,   Torino 

Cirioili  doti,  Giuseppe,  S,  Stefano  Belbo 

Civallcri  dott.  Giuseppe,    Torino 

Colliex  dott.  Jacopo,    Torino 

Concato  prof  Luigi,    Torino 

Curradini  ing.  F. ,    Torino 

Cossa  prof.   Alfonso,    Torino  ^ 

Cougnet  dott.  Ippolito,    Torino 

Couvert  dott.  Gustavo,  Susa 

D'Ancona  prof.  Luigi,   Torino 

Dcnza  padre  Francesco,  Afoncalieri 

De-Matheis  dott.   Giuseppe,  Demonte 

Delfino  dott.  Pietro,   Cuneo 

De- Paoli  dott.  Erasmo,   Torino 

Dionisio  dott,   Flaminio,   Torino 

D'Ovidio  f^f  Enrico,    Torino 

Fano  dott.  Giulio,  Firenze 

Falchi  dott.   Francesco,    Torino 

Fenoglio  dott.  Ignazio,    Torino 

Ferraris  prof,  ing,  Galileo,   Torino 

Ferrerò  dott.  Luigi.  Xoi-ara 

Fiori  dott.  Giovanni  Maria,   Cagliari 

Fubini  prof.   Sinionc,   Palermo 

Gallenga  dott,  Antonio.  Alòiano  di  Ivrea 

Gamba  dott.   Alberto,    Torino 

Garrone  dott.  Luigi,   Torino 

Gazzera  dott,  Giuscnpo,    Torino 

Giacomini  prof,  Carlo,    Torino 

Giacosa  dott,  Piero,    Torino 

Gilodi  ing.  Costantino,    Inorino 

Giorcelli  dott.  Giuseppe,   Casalmonf errato 

Giordano  prof,  Scipione,    Torino 

Gitti  rag,  Vincenzo,   Torino 

Gnocchi  dott.  Giuseppe,  Romcntinc 

Graziadei  dott  Bonaventura,   Tarine 

Gribodo  ing.  Giovanni,    Torino 


Goareschi/^.  IciKo,  Tarmo 
Hutchinson  dott,  Thoinas,  Torimo 
Inverardi  dott.  Giovanni,   Dormo 
Lmnra  dott.  Secondo,  Torino 
Lombroso  prof.  Cesare,   Torino 
Margary  dott.  Fedele,  Torino 
Marro  dott,  Antonio,  Limone 
Mattirolo  dott,  Oreste,  Torino 
Morra  dott,  Emilio,   Torino 
Morselli /r<2/i  Enrico,    Torino 
Mossa  dott,  Andrea,  MonctUieri 
Mosso  prof.  Angelo,   Torino 
Naccari  prof,  Andrea,   Torino 
Norlenghi  dott,  Aroldo,   Torino 
Novaro-Mascarello  dott.  Nicolò,   Torino 
Pagliani  prof.  Luigi,   Torino 
Pagliani  prof.  Stefano,   Torino 
Palazzolo  dott.  Eugenio,   Torino 
Parola  dctt.  Giuseppe,   Cuneo 
Pasquali  at/v,  Ernesto,  deputato,    Torino 
Percival  dott.  Francesco,   Torino 
Pérroncito  prof.  Edoardo,   Torino 
Peschel  dott.  Massimiliano,   Torino 
Piccinini  dott.  Ettore,  Asti 
Picena  dott.  Felice,   Canelli 
Piolti  dott.  Giuseppe,  Torino 
Rey  dott.  Eugenio,  Torino 
Reycend  ing.  prof.  Angelo,    Torino 
Reymond  prof.  Carlo,    Torino 
Riccardi    Di-Nctro  conte  Ernesto,    Tcrth 
Rodano  dott.  Paolo  Adolfo,   Torino 
Ruschena  dott.  vet,  Bartolomeo,    Ugnali 
Sanquirico  doft.  Carlo,   Torino 
Schiapparelli  dott.  Cesare,   Torino 
Squarini  dott.  David,  Novara 
Spantigati  dott,  Giovanni,    Toiino 
Tibone  prof,  Domenico,    Torino 
Torre  dott,  Alessandro,   Torino 
Tose!  li  dott,  Enrico,   Torino 
Traversa  A.  ing,  Emanuele,    Torino 
Ubertis  dott.  Ambrogio,   Casale 
Valle  dott,  Carlo  Alberto 
Vaschctti  dott,  Francesco  Gius.,    Vignai 
Vignai  dott,  G.  S. ,   Torino 
Villavécchìa  dott,  Francesco,  Alessandrù 
Vinardi  dott.  (ìiuscppe,  LanzO' Torinese 
Zanna  dott,  Piero,   Torino 
Zienkowìcz  ing.  A.  Vittorio,   Torino 


•  «%^rf»<^/V*^^.^/»>*  ■ 


ft/V^«\ii'*_"^     /»       ^«•'^**,"V^ '^■*  ■%^  •**•  'k  N-.  I 


Dott.  Gaktano  Pimi,  Gerentr. 


-  *  ^  A^iAA^^  ^^^  ^^  ^  «^  *»  A  #%,A  .«S^VM»  J 


Milano.  iSSa.  —  Scab.  G.  CivclI 


PARTE   PRIMA. 


MEMORIE  ORIGINALI. 


TOPOGRAFIA 
E   STATISTICA  MEDICA  DEL  COMUNE  DI  RAPOLANO 

del  Dott.  Vittorio  Rovini 

(Continuazione  e  fine) 


CAPITOLO  Vili. 

Stabilimenti  incomodi,  pericolosi  e  nocivi. 

Mancando  affatto  nel  nostro  territorio  stabilimenti  industriali,  se  si  eccettua 
b  oliviere  dove  si  macinano  le  olive  e  si  estrae  l'olio,  e  i  mulini  da  fru- 
Dento,  si  può  dire  che  nessun  stabilimento  pericoloso  o  nocivo  alla  pub- 
bGca  e  privata  igiene  esista  in  questo  Comune.  Esiste  però  una  non  lieve 
pigione  di  pericolo  in  un  largo  sprofondamento  di  terreno  quasi  circolare 
e  tatto  a  guisa  di  un  cratere  vulcanico,  conosciuto  col  nome  di  mofctay  e 
Ae  si  trova 'nell'andare  da  Rapolano  ai  bagni  termo-sulfurei  del  medesimo 

tome. 

Ecco  come  la  descrive  il  prof.  Targioni-Tozzetti  : 

H  diametro  a  bocca  di  questa  mofeta  è  di  circa  232  piedi  parigini  e  la 
ofondità  è  di  quasi  tre  uomini.  Dalla  rottura  irregolare  di  quel  travertino 
tto  airintomo  dell'orlo,  potrebbesi  ragionevolmente  supporre,  come  d'altra 
rte  vuole  anche  un'  antica  tradizione,  che  quella  buca  fosse  stata  pro- 
tta  da  un  avvallamento  della  crosta  cavernosa  del  travertino  medesimo 
i  una  volta  formava  tutto  un  ripieno,  e  che  mancatole  il  sostegno  sia 
mto   a  sprofondare.  Che    poi  quello  spazio  di  travertino    all'intorno  sia 

31 


vii 


l  • 


.1 

r    • 
[i   ' 


-  JL',., 


-»       <. 


K    «»«         *    >^  ^«M»*      ^         ■      H^«V« 


..        *-w. 


....      >  , 


•  M»  *A    M  -   •   •  «      y 


•  ^j*--         ««^  J^-     .A^« 


•  ■         ■  •       ^ 


—  483  — 
CAPITOLO  IX. 

Cimiteri. 

Sei  sono  i  cimiteri  esistenti  in  questo  Comune,  dei  quali  due  più  grandi 
stinati  al  Capoluogo  delle  due  Frazioni  comunali,  e  gli  altri  quattro  per 
villaggi  di  Poggio  Santa  Cecilia,  Armajolo,  San  Gemignanello  e  Modanella. 
lello  di  Rapolano  sia  per  Tampiezza,  per  la  sua  posizione  topografica, 
me  pure  per  la  distanza  dall'abitato,  è  intieramente  a  seconda  delle  pre- 
rizioni  della  legge:  quello  delle  Serre,  se  per  tutto  il  resto  corrisponde 
^rettamente  come  il  primo,  lascia  qualcosa  a  desiderare  per  la  sua  posi- 
one,  essendo  situato  alquanto  a  levante  del  Castello  delle  Serre.  In  essi, 
)me  in  tutti  gli  altri,  i  cadaveri  vengono  inumati  in  fosse  separate  e  della 
)lata  profondità,  ed  il  terreno  essendo  fognato  per  la  deviazione  delle 
:qae,  è  in  buone  condizioni  idrauliche.  Dotati  di  una  pulita  e  ben  aereata 
anza  mortuaria,  sono  altresì  in  uno  stato  molto  decente  (parlo  sempre 
si  due  principali)  i  muri  che  li  circondano,  anzi  non  raramente  adomati 
i  epigrafi  e  modesti  monumenti,  mentre  attestano  la  pietà  dei  superstiti 
^0  gli  estinti,  fanno  fede  altresì  della  loro  civiltà,  essendo  famoso  il  detto 
le  la  civiltà  di  un  popolo  si  misura  dal  rispetto  verso  gli  estinti. 
Sovrastante  alla  camera  mortuaria  è  nel  cimitero  di  Rapolano  la  casa 
d  beccamorti,  nella  camera  del  quale  è  situato  un  campanello  che  per 
ezzo  di  un  filo  viene  posto  in  comunicazione  colle  braccia  dell'estinto, 
ide  qualora  si  tratti  di  una  morte  apparente,  ninno  ostacolo  vi  sia  alla 
)era  manifestazione  della  vita.  A  questo  proposito  però  mi  si  permetta 
l' osservazione.  Se  si  è  creduto  bene  ricorrere  ad  un  tanto  savio  prov- 
ìdimento  per  il  cimitero  di  Rapolano,  come  mai  è  stato  ciò  trascurato 
:r  gli  altri  cimiteri  ?  Io  non  pretendo  no  che  in  ciascun  cimitero  si  eriga 
la  casa  per  il  custode,  ma  ricordiamoci  però  che  l'articolo  6i,  Cap.  IV, 
el  Regolamento  sulla  Sanità  pubblica  dice  : 

<  Non  si  potrà  procedere  alla  sepoltura  dei  cadaveri  se  non  sieno  tra- 
^rse  24  ore  dalla  morte  nei  casi  ordinari  e  48  nei  casi  di  morte  im- 
rowisa,  ecc. 

<  In  tale  frattempo  non  sarà  lecito  abbandonare  il  cadavere,  né  coprirgli 
^  faccia,  né  di  porlo  in  condizione  qualunque  che  possa  essere  di  osta- 
rlo alla  libera  manifestazione  della  vita,  quando  la  morte  non  fosse  che 
Pparente  ». 


y? 


_  48s  — 
CAPITOLO  X. 

Mezzi  di  comunicazione. 

EO  di  comunicazione   per  eccellenza  fra  i  diversi    popoli   quale  si 

^▼ia,  non  manca  a  Rapolano,  situato  come  è  a  forse  cento   passi 

ico  ferroviario  Asciano-Chiusi  e  dove  è  situata  una  comoda  e    pu- 

ione,  che    prende  nome  dal    paese    medesimo,  con   relativo   ufficio 

per  i  bisogni  della  popolazione.  Questo  mezzo  di  comunicazione 

grandissimo  vantaggio  per  Rapolano,  inquantochè  il  poter  accedere 

lente  fino  al  luogo  dei  Bagni  (a  parte  la  bontà  delle  acque)  è  un 

coefficiente    per  decidere  i  bagnanti  a  recarsi    qui    piuttosto  che 

:;  adesso  poi  che  di  stabilimenti    balneari,  ne  sorgono  ogni    pie  so- 

nelle  diverse  regioni  d'Italia,  molti  dei  quali,  benché    per  bontà  di 

non  possano  neppure  in  minima   parte  competere  con  quelli  nostri, 

Ite  è  tanta  la  reclame  che  si  fa  ad  essi,  e  si  svariati  i  passatempi 

d  circondano,  che  fanno  una    terribile    concorrenza  a    quelli  che 

»no  siffatti  vantaggi,  benché  migliori  terapeuticamente  parlando. 

fttibilimenti  balneari  essendo  ad  una  certa  distanza,  benché  piccolis- 

paese,  ad  ogni  arrivo,  di  treni  si  trova  un  servizio  inappuntabile 

ed  omnibus  che  vi  trasportano  mediante  un  tenue  compenso, 
lo  a  questo  servizio,  mi  si  permetta  un'  osservazione.  Non  poche 
bagnanti  che  vengono  a  Rapolano  senza  un  indirizzo  certo  dello 
Ito  balneario  a  cui  recarsi,  si  lasciano  ancor  essi  guidare  da  que- 
ledenti,  i  quali  con  una  certa  pratica  che  da  tanto  tempo  hanno 
cose,  saputa  la  malattia,  giudicano  senz'  altro  dove  trasportare  i 
viaggiatori.  Questa  é  una  abitudine  molto  dannosa  sia  per  coloro 
le  acque  salutari  vengono  a  trovare  un  conforto  alle  singole  malattie, 
la  fama  e  la  reputazione  delle  acque  medesime.  Non  tutte  le  ma- 
r  ho  già  detto  altra  volta,  possono  curarsi  ad  un  dato  stabilimento, 
ks  nelle  stesse  affezioni  cutanee  bisogna  tener  conto  della  forma  e 
il  delia  malattia,  dello  stadio  a  cui  é  giunta,  delle  controindicazioni 
idnali,  ecc.,  tantoché  é  sempre  bene  consultare  le  persone  dell'arte 
,  di  recarsi  ad  uno  stabilimento  piuttosto  che  ad  un  altro,  e  ciò  ripeto, 
evitare  il  caso  di  incolpare  le  acque  quando  invece  non  dovrebbesi 
are  che  il  difetto  di  discernimento. 
stazione  ferroviaria  non  solo  é  di  una  grandissima  utilità  per  Rapo- 


—  486  — 

lano  in  tempo  delle  bagnaturei  ma  il  commercio  stesso  dei  travertini,  quello 
del  manganese  ricevono  un  valido  impulso  da   questo  facile  mezzo  di  tra 
sporto. 

In  quanto  al  servizio  di  posta,  accennerò  che  la  distribuzione  delle  cor- 
rispondenze si  fa  air  ufficio  postale  ad  ogni  arrivo  di  treni,  mentre  un  pedone 
postale  si  reca  ogni  giorno  nella  mattina  a  distribuirle  nella  Frazione  delle 
Serre,  ed  altro  pedone  nell'  interno  della  Frazione  di  Rapolano  e  ai  diversi 
stabilimenti  balneari. 

Di  strade  pure  fra  provinciali  e  comunali  non  havvi  penuria  in  questa 
territorio  ;  e  già  vediamo  consultando  la  tavola  qui  annessa  come  sopra  una 
superficie  di  Ettari  8,194.28,  quanto  è  la  superfìcie  dell'intiero  Comune, 
sieno  aperti  al  transito  chilometri  36  e  300  metri,  e  più  in  costruzione  un 
chilometro  e  mezzo  di  strada  comunale. 

La  strada  provinciale  è  quella  che  da  Siena  passa  attraverso  il  piano  del 
Sentino  e  mette  in  comunicazione  il  territorio  rapolanese  colla  Val  di  Chiana 
e  quindi  coi  numerosi  paesi  che  vi  sono  situati.  Questi  paesi  sono  frequen- 
tatissimi in  tempo  di  mercato  e  di  fìera,  specialmente  Fojano,  Sinalunga  e 
Monte  San  Savino,  e  con  questi  principalmente  e  colla  città  di  Siena  fa 
scambio  di  prodotti  il  commercio  di  Rapolano. 

Le  strade  comunali  poi  sono  state  tracciate  per  mettere  in  comunicazione 
le  due  Frazioni  fra  di  loro  e  coi  vari  villaggi,  come  pure  per  mettere  in 
comunicazione  Rapolano  con  Asciano  e  Lucignano  che  sono  i  paesi  cir- 
convicini. 

Queste  strade  sono  ordinariamente  date  in  accollo  per  la  loro  manuten- 
zione, e  veramente  a  questo  proposito  non  trovo  nulla  da  ridire  se  si  eccettua 
una  certa  poca  attenzione  nella  frantumazione  della  breccia  che  talvolta  è 
cosi  grossolana  da  essere  di  non  lieve  impedimento  al  transito  dei  diversi 
veicoli ,  molto  più  che  da  qualunque  parte  voglia  accedersi  a  Rapolano , 
Serre  ed  agli  altri  villaggi,  è  necessario  fare  un  buon  tratto  di  salita  ed  il 
più  spesso  non  tanto  agevole. 

Le  strade  interne  dei  paesi  sono  lastricate  con  travertino  o  con  pietra 
serena  ;  anzi  si  spera  che  con  il  tempo  verranno  completati  certi  piccoli 
tratti  di  esse  che  tuttora  sono  a  sterro;  i  quali  benché  poco  frequentati, 
si  riducono  neir  inverno  in  tanti  incomodi  pantani. 

La  pubblica  illuminazione  viene  fatta  con  lumi  a  petrolio  cosi  detti  olla 
prussiana  o  a  calza  tonda;  e  questa  illuminazione  se  generalmente  è  suffi- 
ciente ai  bisogni  della  popolazione  nelle  strade  le  più  frequentate,  non  è 
cosi  in  alcune  di  secondaria  importanza  che  lasciano  alquanto  a  desiderare. 


Tavcìa  XXXÌir. 

delle  strade  comunali  di  Rapolano. 


^i:" 

Tronchi 

Tronchi 
iu  progetto 

^    .:...-. 

Sp« 

Sp«> 

LUB- 

Impano 

►  ..,.,,„,,=„. 

brìi 

mtt.! 

14G4 

- 

Sooo 

1840 

15000 

CAPITOLO    XI. 

;ico>  ostetrico,  farmaceuiico  e  veterinario. 

;ico  viene  disimpegnato  da  due  inedìco-chirurghi 

IP,  r  altro  alle  Serre,  i  quali  messi  in  rapporto  colla 

Iti  al  disimpegno  'delle  loro  attribuzioni:  non  è  cosi 

colle  malattie;  che  talvolta  si  sono  verificate  tali 

necessario  ricorrere  a  degli  aiuti.  Le  condotte  sono 

retribuite   ciascuna  con   L.  2300,   compreso   l'ob- 

delle  visite  necroscopiche,  della  compilazione  delle 

i'       l'obbligo  della  cavalcatura, 

ak  del  disbrigo  del  servizio  sanitario  debbo  prima  di 

-   pianeggianti  essendo  le  strade  che  conducono  alla  ge- 

i:oloniche,  facilmente  riesce  l'accedervi  anche  con  veicolo 

■i  diverse  però  situate  in  luoghi  montuosi  ed  alquanto  sco- 

•^  sarebbe  l'accedervi  co]  mezzo  di  trasporto  suddetto,  quindi 

rtconere  alla  cavalcatura  o  eccezionalmente  al  carro  tirato 

dd  medici  nei  due  predetti  paesi  situati  molto  in  alto  oflre 
pei  la  salubrità  dell'aria,  benché  con  frequenti  vana- 


—  488  — 

zioni  di  atmosfera.  Qualche  raro  caso  di  febbre  periodica  si  osserva  ancora 
in  questi  paesi,  ma  raramente  ed  in  persone  che  frequentano  spesso  la  cam- 
pagna senza  le  debite  precauzioni  igieniche.  Il  caro  dei  viveri  non  è  esa- 
gerato :  anzi  certi  generi  di  consumo  domestico  essendo  piuttosto  vili  di 
prezzo  e  le  pubbliche  botteghe  fomite  di  tutto  ciò  che  può  concernere  ima 
buona  e  sana  alimentazione,  ne  consegue  che  meno  peggio  trascorresi  la 
vita  materiale  in  queste  residenze. 

Moralmente  parlando,  un  certo  rispetto  circonda  il  medico  condotto  il 
quale  colla  buona  volontà  e  coli'  intervenire  sollecitamente  alle  chiamate , 
sappia  procurarsi  la  simpatia  e  la  stima  degli  abitanti.  Sicuro  in  tutte  le 
regole  vi  è  la  sua  eccezione,  per  cui  non  sarebbe  male  che  per  queste  ec- 
cezioni, l'Associazione  nazionale  dei  Medici  condotti  si  prendesse  l'incarico 
di  far  stampare,  il  Saggio  di  Galateo  per  i  malati  del  prof.  Giordano  che 
incomincia  : 

<  Onora  il  medico  ed  il  chirurgo  acciocché  tu  viva  lungamente  sulla  terra. 

<  Ed  anche  un  po'  l'ostetrico  e  la  levatrice  che  t' ha  aiutato  a  venire  in 
questa  valle  non  tutta  di  lagrime  >. 

Ad  ogni  modo  il  medico  condotto  bisogna  che  si  consoli  pensando  che  : 

€  La  vita    del    pratico  è  faticosa  ;    essa  ha  nondimeno  il  compenso    di 

una  coscienza  soddisfatta,  della  stima  e  dell'affetto  dei  propri  concittadini  > . 

La  vita  del  pratico  è  l' esercizio  continuo  del  bene  e,  come  dice  Beranger  : 

€  Aimer,  aimer  c'est  ètre  utile  a  soi, 

€  Se  /aire  aimer  c^est  ètre  utile  aux  autres, 

<  Il  pratico  del  contado  arricchisce  raramente. 

€  Per  arrivare  alls^  fortuna  v'  hanno  mezzi  più  facili,  la  Borsa.  Esso  ha  in- 
vece per  sé  le  ricchezze  del  sapere  e  dell'intelletto  che  gli  procurano  con- 
tenti ineffabili.  Se  talora  incontra  degli  ingrati,  si  consola  pensando  che  la 
gratitudine  richiede  esercizio  di  memoria,  e  per  certuni  questo  esercizio  riesce 
faticoso  >  (0. 

Ritornando  all'  argomento  dirò  come  vi  sieno  due  farmacie  nel  territorio 
di  Rapolano,  una  delle  quali  posta  a  Rapolano,  l' altra  alle  Serre,  ben  cor- 
redate di  ogni  medicamento  e  montate  con  una  certa  eleganza  :  le  quali  far- 
macie riescono  abbastanza  sufficienti  per  i  bisogni  della  popolazione  sia  per 
i  rimedi  che  vi  si  trovano^  come  per  la  distanza  da  tutte  la  case  coloniche. 

(l)  Vedi  Urgentiora  óf  frequentiora  artis,  del  prof.  Giordano. 


—  489  — 

n  servizio  ostetrico  viene  disimpegnato  da  due  levatrici  debitamente  pa- 
tentate e  che  vengono  retribuite  dal  Comune  per  la  residenza  con  L.  200 
dascana.  A  proposito  di  questo  ramo  di  servizio  sanitario,  debbo  dire  come 
io  non  so  abbastanza  stigmatizzare  Y  operato  di  quelle  madri  che  pure  di  non 
spendere  quella  tenue  retribuzione  colla  quale  viene  compensata  la  levatrice, 
ricorrono  a  certe  donnicciuole  prive  di  ogni  sapere  e  gonfie  di  ignoranza, 
per  l'assistenza  nei  parti.  Da  questa  mala  pratica  ne  deriva  che  sia  la  le- 
vatrice che  il  medico,  nei  casi  complicati,  vengono  chiamati  quando  è  già 
passato  il  tempo  utile,  esponendosi  cosi  alle  più  critiche  situazioni,  con  gran 
danno  pure  delle  stesse  partorienti.  Il  ciarlatanismo  va  combattuto  sotto 
latri  gli  aspetti  si  presenti,  per  cui  sarebbe  bene  che  l'Autorità  amministra- 
tiva se  ne  occupasse  alquanto ,  rifiutando  di  inscrivere  nei  registri  dello 
.Stato  civile,  tutte  quelle  creature  che  venissero  presentate  senza  un  docu- 
mento comprovante  l'assistenza  della  levatrice. 

L'arte  veterinaria  pure  è  rappresentata  da  due  medici  veterinari  debita- 
mente patentati  e  liberi  esercenti,  i  quali  oltre  al  disimpegno  del  loro  esercizio 
presso  i  privati,  vengono  pure  richiesti  dall'Autorità  comunale  nei  casi  di 
epizoozie,  ed  ogni  qualvolta  i  bisogni  della  pubblica  igiene  lo  richiedano. 


—  490  — 


PARTE  QUINTA 


CAPITOLO  I. 

Letteratura  medica. 

Non  molto  scarso  è  il  numero  di  autori  che  hanno  scrìtto  di  cose  me- 
diche attinenti  a  questo  Comune:  di  autori  paesani  però,  non  è  a  mia  no- 
tizia che  vi  sia  stato  alcuno.  Né  è  da  far  meraviglia  se  questo  Comune^ 
per  altre  cose  ignorato,  ha  avuto  degli  scrittori  sulle  cose  paesane,  giacché 
le  sue  antichissime  e  reputatissime  acque  termali  non  potevano  fare  a  meno 
di  attirare  l'attenzione  degli  studiosi.  Già,  secondo  che  ne  dice  il  Pecci, 
aveva  questo  Bagno  caldo  nell'anno  1309  acquistato  un  credito  tale,  che 
anche  da  parti  remote  vi  concorrevano  i  malati  per  curarsi  da  varie  infer- 
mità. Nella  Relazione  sullo  Stato  ^di  Siena^  fatta  da  Simone  di  Messer  Jacopo 
Tondi,  riportata  dal  Tommasi,  si  rammenta  questo  Bagno  come  molto  si- 
mile per  le  sue  acque  a  quello  di  Macereto.  Più  tardi  è  stato  pure  citato 
dall'Auditore  Bartolommeo  Gherardini  nella  Relazione  sullo  Stato  senese, 
presentata  al  Granduca  Cosimo  III  l'anno  1676.  Il  Gigli  ancora  parla  di 
questo  Bagno  :  diversi  autori  antichi  parlano  delle  acqud  termali  di  Rapolano 
in  vari  trattati  riuniti  nella  collezione  stampata  a  Venezia,  dai  Giunti,  nel 
1553.  Questi  autori  sono  Gentile  da  Foligno  nel  suo  De  Balneis  iractatus 
secunduSf  Ugolino  da  Montecatini  nella  sua  operetta  De  Balneis  et  thermis 
e  Bartolomeo  da  Clivolo  torinese  nel  suo  opuscolo  De  Balneorum  naturalium 
virièus.  Ne  parla  pure  di  queste  acque,  secondo  che  cita  il  Pecci,  Antonio 
Maynero,  come  pure  Andrea  Bacci  nella  sua  opera  De  Thermis, 

Nel  1639  venne  in  luce  un  trattato  su  questi  Bagni  scritto  dal   Medico 
e  Filosofo  Leonardo  Tenucci.  Ma  il  primo  che   facesse    conoscere    m^lio 
la  chimica  composizione  delle  acque  termali  e  sulfuree  di  Rapolano,  fu  il 
prof.  Domenico  Battini  nelle  sue  Ricerche    intorno   alle   acque    minerali  ed^" 
epatiche  ed  alla  analisi  chimica  di  diverse  acque  minerali  dello  Stato  di  Siena. 


—  491  — 
In  seguito  ne  parlò  il  prof.  Giorgio  Santi  nel  1801  nei   suoi   Viaggi  nella 
pravifuia  ài  Siena,  riportandone  Tanalisi  del  Battini. 

Il  prof.  Giuli  pubblicò  nel  1831  la  sua  analisi  sulle  dette  acque,  e  quasi 
contemporaneamente  il  dott.  Antonio  Targioni-Tozzetti,  illustre  chimico  e 
naturalista  fiorentino,  pubblicava  la  sua  Analisi  chimica  delle  acque  di  Ra- 
pelano  che  unitamente  a  quella  del  Giuli  porta  il  vanto  su  tutte  le  descri- 
zioni fatte  di  queste  acque,  per  l'estensione  e  la  precisione  dell'analisi.  Nel 
1856  il  prof.  Enrico  Buonamici  di  Firenze,  allievo  del  Targioni,  scriveva 
pure  un'accurata  analisi  chimica  e  le  indicazioni  terapeutiche  del  Bagno 
temperato  di  San  Giacomo  a  Pelacane  ;  nel  1 863  il  dott.  Caifassi  scriveva 
un  opuscolo  intorno  alle  virtù  terapeutiche  del  Bagno  caldo,  e  recentemente 
nel  1875,  ^  Bagno  termo-sulfureo  della  Querciolaia  veniva  illustrato  chimica- 
mente dal  professor  Giovanni  Campani  di  Siena,  e  terapeuticamente  dal 
prof.  Salvadore  Gabbrielli  della  stessa  città,  in  una  medesima  memoria  stampata. 

Tranne  dei  precedenti,  non  è  a  mia  notizia  che  vi  sieno  stati  autori  si 
paesani  che  forestieri,  che  abbiano  lasciato  scritti  su  cose  mediche  riferentisi 
al  Comune  di  Rapolano. 

CAPITOLO  II. 

Storia  dell'igiene  riguardante  il  Comune  di  Rapolano. 

U  bisogno  universalmente  sentito  di  migliorare  le  condizioni  igieniche 
della  maggior  parte  dei  Comuni,  finalmente  si  è  fatto  strada  ancora  in  seno 
del  Governo  Italiano,  e  a  questo  proposito  il  Ministro  Villa  nel  suo  di- 
scorso pronunziato ,  uno  degli  anni  decorsi ,  ai  suoi  elettori  di  Villanova 
<l'Asti,  pronunciava  delle  parole  incoraggiantissime  a  favore  dell'igiene,  della 
pubblica  sanità  e  dei  medici  condotti.  <  L'Italia,  cosi  si  esprìmeva,  questo 
Paese  benedetto  da  tanto  sorriso  di  cielo,  è  pure  in  questa  parte  in  con- 
<liaoiii  inferiori  a  quelle  di  molte  altre  regioni  che  non  hanno  lo  stesso 
^efizio  di  terra  e  di  sole.  Le  tavole  di  mortalità  fanno  testimonianza  crudele 
di  questa  verità.  Quale  ne  è  la  causa  ?  Egli  è  che  nelle  grandi  città  e  più 
ancora  nei  Comuni  rurali  la  pubblica  igiene  è  grandemente  trascurata,  » 

Quindi  dopo  avere  accennato  all'obbligo  che  incombe  al  Governo  di  in- 
^^'^nire  colla  sua  tutela  a  sollecitare  l'opera  delle  pubbliche  amministra- 
*ow,  cosi  si  esprimeva  a  riguardo  dei  medici  condotti:  e  Io  trovo  dispersa 

• 

^  tutti  i  Comuni,  per  tutti  i  villaggi  una  classe  di  persone  altamente  be- 
'^^erite  della  società,  i  cui  sforzi  finora  inceppati  da  mille  ostacoli,  pos- 


—  492  — 
sono  utilmente  rivolgersi  a  queste  opere  di  pubblica  utilità.  Per  questa  classe 
di  persone,  la  società  fu  sinora  matrigna,  mentre  poteva  ottenere  per  loro 
mezzo  un  prezioso  concorso  di  opere.  Voglio  parlare  dei  medici  condotti. 
È  assolutamente  necessario  rialzare  le  condizioni  di  questo  povero  paria,  a 
quelle  di  un  vero  magistrato  della  pubblica  salute  ;  dobbiamo  dare  alla  sua 
intelligenza  ed  al  suo  cuore  un  campo  d'azione  nel  quale  e  Tuna  e  l'altro 
possano  esplicarsi  > ,  e  cosi  di  seguito.  Santi  concetti  questi  ;  ed  io  umile 
gregario  mi  permetto  far  voti  affinchè  nella  prossima  discussione  della  legge 
comunale  e  provinciale  vengano  presi  in  considerazione:  adesso  poi  che  da 
un  valoroso  ed  illustre  Collega,  vero  apostolo  di  progresso,  potrebbero  ve- 
nire appoggiati  e  strenuamente  difesi.  Ma  ritorniamo  all'argomento. 

Non  poche  sono  le  sorgenti  di  infezione  che  ostacolano  il  regolare  svi- 
luppo della  pubblica  igiene  in  questo  Comune.  Prima  di  tutto  si  sorvegli 
con  ogni  mezzo  la  prima  infanzia  che  è  sommamente  trascurata.  A  questo 
scopo,  da  parte  delle  madri  si  cessi  dal  brutto  vezzo  di  prolungare  di  troppo 
il  divezzamento  dei  loro  piccini  onde  evitare  i  danni  che  ho  accennato  a 
])roposito  dell'allattamento,  e  non  preparare  cosi  il  substrato  a  quella  piaga 
sociale  che  si  denomina  scrofola.  Da  parte  poi  delle  Autorità  comunali,  si 
ricordi  che  se  gli  adulti  in  istato  di  malattia  vengono  inviati  all'  ospedale, 
non  è  cosi  dei  poveri  bambini  che  in  caso  di  malattia  o  di  debolezza  con- 
genita, debbono  essi  soli  subire  più  di  tutti  i  tristi  effetti  della  miseria. 
Questi  effetti  si  potrebbero  in  gran  parte  diminuire,  cercando  di  sussidiare 
maggiormente  delle  balie  mercenarie,  onde  togliere  l'allattamento  a  quelle 
madri  che  non  sono  in  condizione  di  poterlo  fare  favorevolmente ,  come 
pure  stanziando  nei  bilanci  una  certa  somma  perchè  venga  erogata  in  tanto 
olio  di  fegato  di  merluzzo  ed  altri  ricostituenti ,  per  venire  in  soccorso  di 
tanti  bambini  scrofolosi  che  non  si  possono  da  soli  inviare  all'ospedale,  e 
che  pure  hanno  diritto  come  gli  adulti  alla  carità  cittadina.  Certamente 
miglior  cosa  sarebbe  poter  costituire  un  asilo  infantile,  o  scuole  modello, 
ma  nelle  condizioni  economiche  attuali,  vedendo  che  non  potrebbesi  ciò 
fare  senza  un  grave  sacrifizio,  contentiamoci  di  chiedere  quei  provvedimenti 
che  sono  meno  dispendiosi  e  reputati  efficaci. 

Le  condizioni  delle  strade  interne  dei  centri  lasciano  anche  queste  molto 
a  desiderare,  verificandosi  non  poche  volte  il  caso  che  il  getto  degli  acquai 
e  degli  escrementi  venga  fatto  nelle  medesime,  specialmente  in  certune  più 
nascoste  ed  appartate. 

Anche  il  numero  stragrande  di  stalle,  delle  quali  ogni  abitazione  è  cor- 
redata, sarebbe  bene  venisse   grandemente   diminuito,  o    almeno    venissero 


—  493  — 
tutte  provviste  di  ripari,  onde  evitare  il  caso  dell'  emanazione  continua  di 
patrìdi  elementi.  U  rimescolamento  stesso  del  letame  non  dovrebbe  essere 
permesso  che  in  certe  ore  notturnei  quando  già  tutti  gli  abitanti  si  sono 
ritirati  nelle  abitazioni:  lo  stesso  dicasi  della  vuotatura  dei  bottini,  a  meno 
che  non  si  adottasse  il  sistema  della  vuotatura  inodora.  Nella  stagione  della 
bachicoltura  alcuni  hanno  per  abitudine  di  gettare  nelFinterno  delle  stalle 
i  cosi  detti  letticci  dei  bachi  :  non  è  a  dirsi  quale  pestilenziale  fetore  abbia 
sviluppo  da  questi  centri  d'infezione.  Non  poche  case  pure  sprovviste  di 
cessi,  costringono  gli  abitanti  a  portare  ad  una  certa  lontananza  nelle  stalle 
i  loro  escrementi. 

Anche  le  private  cisterne  d'acqua  dovrebbero  grandemente  prendersi  di 
mira,  impedendo  che  venissero  escavate  in  prossimità  delle  stalle,  ed  evitare 
cosi  i  tristi  effetti  dell'infiltrazione  di  putridi  elementi. 

Che  dire  di  quelle  macerine  delle  canapi,  molte  delle  quali  sono  situate 
lungo  le  strade  comunali  e  che  nell'estate  danno  luogo  ad  uno  sviluppo 
insopportabile  di  fetore?  Intorno  a  queste  il  provvedimento  da  darsi  sarebbe 
dì  rimuoverle  da  tutti  i  luoghi  di  transito  e  confinarle  in  luoghi  affatto  di- 
sabitati e  lontani  dalle  case  coloniche  e  dalle  pubbliche  strade. 

Le  tristi  condizioni  pure  del  Sentino  avrebbero  un  immenso  bisogno  di 
essere  migliorate,  concorrendo  a  questo  scopo  oltre  il  Comune,  la  Provincia, 
e  sviluppando  un  sistema  di  fossature  che  permettesse  il  libero  sgorgo  delle 
acque  nel  fiumiciattolo,  che  pur  esso  dovrebbe  essere  modificato  nel  livello 
del  suo  letto. 

Intorno  alle  case  coloniche  si  tolgano  quelli  strati  di  avanzi  vegetali  che 
costituiscono  dei  veri  e  propri  letamai,  si  chiudano  tutte  le  comunicazioni 
fra  le  stalle  e  le  camere,  e  si  provvedano  queste  case  di  pozzi  con  acqua 
piovana,  per  non  ricorrere  come  fanno  ì  contadini  in  tempo  di  siccità  alle 
^cque  semi-stagnanti  ed  infette.  Anche  quei  laghetti  artificiali  che  sono  in 
Prossimità  di  queste  medesime  case  coloniche,  nell'estate  si  cambiano  in  tanti 
pantani  che  permettono  l'esalazione  del  miasma  palustre;  per  conseguenza 
'^on  potendo  avere  dell'acqua  piovana  o  corrente  per  l' abbeveramento  del 
^^^stiame,  si  trasportino  più  lontano  possibile  dall'abitato. 

Una  certa  precauzione  non  sarebbe  male  che  venisse  usata  dai  coloni, 
specialmente  da  chi  tiene  i  propri  campi  nel  Sentino,  vale  a  dire  di  evitare 
^'^ria  fresca  dell'alba,  e  non  trattenersi  a  prendere  il  fresco  nelle  ore  della 
»^otte. 

Con  questi  provvedimenti  io  non  credo  che  si  toglieranno  affatto  le  febbri 
intermittenti  e  le  altre  malattie,  ma  siccome  l'esperienza  c'insegna  5 


—   478  — 


SEDE  PARTICOLARE  DI  MODENA 


Presidente^  prof.  Giuseppe  Casarini 
Vice- Presidente,  dott.  Teobaldo  Malagoli 
Segretario,  dott.  Antonio  Razzaboni 
Economo-Cassiere,  ing,  Giovanni  Messori-Roncaglia. 

MEMBRI. 


Baccarani  rag.  Pio,  Modena 

Boccolari  doti.  Antonio,  Modena 

Camrini  prof,  Giuseppe,  Modena 

Foà  prof.  Pio,  Modena 

Friedmann  airu.  Angelo,  Modena 

Generali  dott,  Francesco,  Modena 

-Generali  prof.  Giovanni,  Modena 

Ghiselli  doti,  Emerenzio,  Modena 

Guaitoli  dott.  Luigi,  Modena 

Guzzoni  degli  Ancarani    dott,  Arturo,  Mo- 

dena 
Malagoli  prof.  Teobaldo,  Modena 


Marchi  dott,  Vittorio,  Modena 
Menafoglio  Paolo,  Modena 
Messori-Roncaglia  ing,  Giovanni,  Mode 
Nasi  dott.  Luigi,  Modena 
Razzaboni  dott,  Antonio,  Modena 
Ricchi  dott.  Teobaldo,  Ancona 
Tamburini  prof.  Augusto,  Reggio  Emiì 
Tampellini  prof,  Giuseppe,  Modena 
Triani  aw,  Giuseppe,  Modena 
Vacca  prof.  Luigi,  Modena 
Vecchi  aw.  Pio,  Modena 
Zanoli  dott.  Carlo,  Modena 


SEDE  DI  PADOVA 


Presidente,  prof.  Achille  De-Giovanni 

Vice-Presidente,  prof.  Bernardino  Panizza 

Segretario,  dott.  Napoleone  D'Ancona 

Economo- Cassiere,  dott.  Massimo  Sacerdoti 

Consiglieri,  prof.  Carlo  Rosanelu  —  Dott.  Giovanni  Berselli  — 

Aw.  Emiliano  Barbaro  —  Ingegn.  Luigi  Aita 

—  Ing.  Giovanni  Brillo. 


membri. 


Andreasi  prof.  Achille,  Padova 
Aita  ing.  Luigi,  Padova 
Alessio  dott.  Giovanni,  Padova 
Banfichi  ing.  Simeone,  Padova 
Barbaro  aw.  Emiliano,  Padova 
Barbò-Soncin  dott.  Antonio,  Padova 
Bellini  dott,  Costantino,  Saonara 


Beggiato  OTW,  Tullio,  Padova 
Benvenisti  ing.  Gabriele,  Padova 
Berselli  dott,  Giovanni,  Padova 
Biaggini  Vincenzo,  Padova 
Bianchetti  doit,  Gualtiero,    Verona 
Bianchini  ing.  Giorgio,  Padova 
BorgonzoUi  dott,  Pietro,  Padova 


—  495  — 


IL  LATTE  CONSIDERATO  DAL  PUNTO  DI  VISTA  DELLA 
DIETETICA  E  DELL'IGIENE,  CON  SPECIALE  RIGUARDO 
ALLE  POSSIBILI  ADULTERAZIONI  ED  AI  MODI  PIÙ  OP- 
PORTUNI PER  RICONOSCERLE. 


Memoria  ^ 

del  Dott.  Raimondi  e  M  Pietra. 

Lac  et  prò  cibo  et  prò  medicamento  est 
(Aretaei,  De  curatione  acutorum  morborum^ 

LiB.  II,  Gap.  VII). 
(Continuazione    e    fine). 

CAPITOLO  III. 
Delle  modificazioni  ed  alterazioni  del  latte  per  quanto  riguarda  f  igiene» 

Abbiamo  compiuta  la  parte  che  strettamente  riguarda  la  Dietetica  :  ora 
vogliamo  dire  di  alcuni  fatti  di  spettanza  più  strettamente  dell'Igiene. 

Vogliamo  anzi  tutto  studiare  le  alterazioni  fisiche  e  chimiche  del  latte 
per  influsso  di  agenti  esterni  o  determinate  dal  modo  di  conservazione , 
dalla  qualità  dei  recipienti,  da  intimi  mutamenti,  dal  passaggio  in  esso  di 
materie  coloranti  e  di  altri  principi  innocui,  ovvero  nocivi,  provenienti  dal 
pascolo  o  da  sostanze  in  qualsiasi  modo  introdottevi  ,  e  per  ultimo ,  delle 
alterazioni  del  latte  causate  da  malattie  locali  e  generali  dell'animale  pro- 
duttore del  latte  medesimo. 

Il  latte  fresco  lasciato  in  quiete  alla  temperatura  di  8®  a  15^,  si  divide 
in  due  strati  :  i  globuli  butirrosi  di  peso  specifico  minore  del  liquido ,  in 
cui  trovansi  sospesi,  salgono  alla  superficie  e  costituiscono  lo  strato  della 
cosi  detta  panna  :  il  liquido  sottostante  ad  essa  contiene  lo  zucchero,  il  ca- 
cio, le  materie  estrattive  e  minerali ,  ed  una  piccola  porzione  dei  globuli 
grassi  che  danno  al  liquido  un  color  bianco  azzurrognolo.  La  reazione  del 
latte  è  in  generale  alcalina,  acida  per  gli  animali  esclusivamente  carnivori  : 
però  anche  il  latte  di  vacca  e  quello  di  asina  ponno  dare  reazione  neutra 
o  debolmente  acida,  quando  l'animale  è  stato  in  forzato  riposo;  ma  ba- 
disi che  il  fatto  non  ne  è  una  conseguenza  costante  od  almeno  frequente  : 


—  480  — 


Berruti  doti,    Giuseppe,  Tonino 

Bertinaria  ing.   Giuseppe,  Torino 

Bianco  dott  Nicolò,   Torino 

Bizzozero  prof,  Giulio,   Torino 

Bogino  doti.  Leonardo,    Torino 

Bonino  doti.  Giuseppe,   Torino 

Bono  doU,  Giovanni,   Torino 

Borgna  cav,  Giuseppe,    Torino 

Bozzolo  prof,  Camillo,   Torino 

Calozzo  dotf.  Michele,   Castiglione   Tintila 

Caponotto  doU,  Amedeo,   Torino 

Carenzi  doti.  Beniamino,   lorino 

Cairera  ing,  Pietro,    Torino 

Cerniti  dott,  Giov.  Batt. ,   Torino 

Ciriolti  dott,  Giuseppe,  S,  Stefano  Belbc 

Civalleri  dott,  Giuseppe,    Torino 

Colliex  dott.  Jacopo,   Torino 

Concato  prof.  Luigi,   Torino 

Corradini  ing,  F. ,    Torino 

Cossa  prof.   Alfonso,    Torino  ^ 

Cougnet  dott.  Ippolito,    Torino 
Couvert  dott.  Gustavo,  Susa 

D'Ancona  prof.  Luigi,   Torino 

Denza  padre  Francesco,  Moncalieri 

De-Matheis  dott.   Giuseppe,  Demonte 

Delfino  dott.  Pietro,   Cuneo 

De- Paoli  dott,  Erasmo,   Torino 

Dionisio  dott,   Flaminio,  Torino 

D'Ovidio  prof  Enrico,   Torino 

Fano  dott.  Giulio,  Firenze 

Falchi  dott.   Francesco,   Torino 

Fenoglio  dott.  Ignazio,    Torino 

Ferraris  prof  ing.  Galileo,   Torino 

Ferrerò  dott.  Luigi,  Novara 

Fiori  dott.  Giovanni  Maria,  Cagliari 

Fubini  prof  Simone,  Palermo 

Gallenga  dott,  Antonio,  Albiano  di  Ivrea 

Gamba  dott.   Alberto,   Torino 

Garrone  dott.  Luigi,   Torino 

Cazzerà  dott,  Giuseppe,   Torino 

Giacomini  prof  Carlo,   Torino 

Giacosa  dott,  Piero,   Torino 

Gilodi  ing.  Costantino,   Torino 

Giorcelli  dott.  Giuseppe,   Casalmonferrato 

Giordano  prof  Scipione,   Torino 

Gitti  rag,  Vincenzo,   Torino 

Gnocchi  dott,  Giuseppe,  Romentino 

Graziadei  dott.   Bonaventura,   Torino 

Gribodo  ing,  Giovanni,    Torino 


Guaresdii  prof,  Icilio, 
Hutchinson  dott.  Thooias, 
Inverardi  dott,  Gioranni,   TWùrr 
Lavra  dott.  Secondo,  Torino 
Lombroso  prof  Cesare,   Torino 
Margary  dott.  Fedele,  Torino 
Marro  dott,  Antonio,  Limone 
Mattirolo  dott,  Oreste,  Torino 
Morra  dott,  Emilio,    Torino 
Morselli /r<2/i  Enrico,    Torino 
Mossa  dott,  Andrea,  Moncalieri 
Mosso  prof  Angelo,   Torino 
Naccari  prof,  Andrea,   Torino 
Norlenghi  dott,  Aroldo,   Torino 
Kovaro-Mascarello  dott,  Nicolò,   Torino 
Pagliani  prof  Luigi,   Torino 
Pagliani  prof  Stefano,   Torino 
Palazzolo  dott,  Eugenio,   Torino 
Parola  dctt,  Giuseppe,  Cuneo 
Pasquali  aiw,  Ernesto,  deputato,    Torino 
Percival  dott,  Francesco,   Inorino 
Pèrroncito  prof  Edoardo,   Torino 
Peschel  dott,  Massimiliano,   Torino 
Piccinini  dott,  Ettore,  Asti 
Picena  dott.  Felice,   Canelli 
Piolti  dott.  Giuseppe,  Torino 
Rey  dott.  Eugenio,  Torino 
Reycend  ing.  prof.  Angelo,    Torino 
Reymond  prof  Carlo,    Torino 
Riccardi    Di-Netro  conte  Ernesto,   Torin 
Rodano  dott.  Paolo  Adolfo,   Torino 
Ruschena  dott.  vet.  Bartolomeo,    Vignale 
Sanquirico  dott.  Carlo,   Torino 
Schiapparelli  dott.  Cesare,   Torino 
Squarini  dott.  David,  Novara 
Spanligati  dott.  Giovanni,    Torino 
Tibone  prof,  Domenico,   Torino 
Torre  dott.  Alessandro,   Torino 
Toselli  dott,  Enrico,   Torino 
Traversa  A.  ing.  Emanuele,    Torino 
Ubertis  dott.  Ambrogio,   Casale 
Valle  dott,  Carlo  Alberto 
Vaschetti  dott.  Francesco  Gius.,    Vignale 
Vignai  dott,  G.  S. .  Torino 
Villavécchia  dott,  Francesco,  Alessandria 
Vinardi  dott.  (ìiuseppe,  LantO' Torinese 
Zanna  dott,  Piero,   Torino 
Zienkowicz  ing,  A.  Vittorio,   Torino 


»  'v«/\/'  A'^A^^^yt/*  ^^^  '*i^>^^^^^^^^^V^«K/\^.^^L^h^^^S^^\/*^j-  e\  *_/N^'\^^^.»W^rfVy>^«"s  *V^  ' 


■  *  ".^V'v^   «\/N^\/s^^  ^  ^^K^^'  #»  A^^  ^  ^^# 


"  «v  A  M^,^^^h^^^Al 


Dott.  Gaetano  Pimi,  Gerente, 


Milano,  i88a.  —  Slab.  G.  CiveUi 


PARTE  PRIMA. 


MEMORIE  ORIGINALI. 


TOPOGRAFIA 
E   STATISTICA  MEDICA  DEL  COMUNE  DI  RAPOLANO 

del  Dott.   Vittorio  Rovini 

(Continuazione  e  fine) 


CAPITOLO  Vili. 

Stabilimenti  incomodi,  pericolosi  e  nocivi. 

Mancando  affatto  nel  nostro  territorio  stabilimenti  industriali,  se  si  eccettua 
le  oliviere  dove  si  macinano  le  olive  e  si  estrae  Folio,  e  i  mulini  da   fru- 
mento, si  può  dire  che  nessun  stabilimento  pericoloso    o  nocivo  alla  pub- 
Mica  e  privata  igiene  esista  in  questo  Comune.  Esiste  però  una  non  lieve 
cagione  di  pericolo  in  un  largo  sprofondamento  di  terreno   quasi  circolare 
t  hxto  a  guisa  di  un  cratere  vulcanico,  conosciuto  col   nome  di  mofeta^  e 
die  si  trova  ^nell'andare  da  Rapolano  ai  bagni  termo-sulfurei  del  medesimo 
Bome. 
Ecco  come  la  descrive  il  prof.  Targioni-Tozzetti  : 
H  diametro  a  bocca  di  questa  mofeta  è  di  circa  232  piedi  parigini  e  la 
profondità  è  di  quasi  tre  uomini.  Dalla  rottura  irregolare  di  quel  travertino 
'tutto  all'intorno  dell'orlo,  potrebbesi  ragionevolmente  supporre,  come  d'altra 
parte  vuole  anche   un'  antica   tradizione,  che  quella  buca  fosse  stata   pro- 
dotta da  un  avvallamento  della  crosta  cavernosa  del  travertino    medesimo 
±e  una  volta  formava  tutto   un  ripieno,  e  che  mancatole  il  sostegno  sia 
'emito  a  sprofondare.  Che    poi  quello  spazio  di  travertino    all'intorno  sia 

31 


—  49»  — 
3.^  La  temperatura  prossima  a  o^  è  più  favorevole  delle  alte  temperature; 
4.^  U  latte  bollito   separa  meno  facilmente  la  sua  panna  che  il  latti 
normale  ; 

5.^  L'aggiunta  di  sai  comune  al  latte    rallenta  il  salire   della  paoni 
(Mosler). 

Sull'argomento  dei  modi  di  ritardare  la  naturale  acidificazione  del  latte; 
dovremo  più  avanti  ritornare,  quando  si  parlerà  dei  modi  di  conservan 
buono  ed  usabile  il  latte  per  un  tempo  più  o  men  lungo.  Ora  passiamo  1 
dire  brevemente  dell'influenza  del  pascolo  sulla  natura  del  latte. 

A  condizioni  normali  di  salute  le  vacche  alla  stalla  in  forzato  assolute 
riposo,  forniscono  maggior  copia  di  latte  che  se  obbligate  a  molto  moto: 
il  fieno,  se  buono,  accresce  la  copia  del  burro  :  più  confacente  del  fienc 
solo,  il  Roncati  ritiene  il  seguente  foraggio  : 

Fieno   IO  p.  —   Paglia 6  p. 

Rape    32  p.  —  Semola  di  frumento  2  p.  ; 

i  pascoli  erbosi  aumentano  il  quantitativo  di  produzione  e  l'acquosità  dei 
latte.  Se  in  un  campo  trovansi  il  trifoglio^  la  lojardla^  la  lupinella^  le  vacche 
daranno  miglior  latte  che  non  pascolando  in  un  prato  acquitrinoso  dove 
trovino  le  bubule^  la  moreila.  Negli  Annali  d'Agricoltura  abbondano  le  osser- 
vazioni in  proposito  all'influenza  dei  foraggi  sulla  qualità  del  latte,  e  oe|^ 
basterà  citare  quelle  di  Manetti  (0,  di  SchUbler  (2),  Ockel  (3).  ] 

Dancet  osservò  che  bevendo  molt'acqua  le  vacche  pascolate  a  fieno  danno  i 
più  latte  del  solito.  Il  sale  (cloruro  di  sodio)  che  si  dà  a  spizzico,  prodor-  - 
rebbe  indirettamente  l'identico  risultato. 

n  latte  di  vacca  è  di  norma  di  color  bianco  traente  lievemente  al  ceruleo. 
Si  è  notato  che  esso  riesce  anche  più  perfettamente  bianco,  quando  le  gio- 
venche hanno  pascolato  foglie  e  sommità  fiorite  dei  fusti  di  Zea  mais»  Cotesto 
latte  è  anche  più  butirroso  e  più  ricco  di  zucchero  del  solito  (4).  Del  latte 
buono  e  sano  può  avere  un  colore  azzurrognolo  quando  le  giovenche  troviao 
nel  pascolo  alcuni  generi  di  Myosotis,  la  Mercurialis  perennisi  il  fagopiro 

(1)  Manetti:  Il  foraggio  per  U  vacche  da  latte  [Bottett.  ctAgrtc,  — Milano,  l874,n.5l). 

(2)  Schttbler:   Untersuchungen  Uber   d,  Afilch   {Landw  Bl'dtter  von  HokueU  —   1817, 
pag.  124). 

(3)  Ockel  :  PrUfung  versehiedener  Futtermittel  durch  Verfutterung  mii  Kukin  {Serickt 
iìber  das   Versuchsfeld  %u  Frankenfeld,  —  Berlin,  1854,  pag.  21 1). 

(4)  Notiamo  per  incidenza  che  quest'  ultimo  effetto  dell'  aumento  nella  proporzione  dello 
zucchero,  si  ha  pure  per  le  barbabietole,  rape,  zucche  a  corona,  trifoglio  rosso  montano. 


—  483  — 

CAPITOLO  IX. 

Cimiteri. 

sono  i  dmiterì  esistenti  in  questo  Comune,  dei  eguali  due  più  grandi 
al  Capoluogo  delle  due  Frazioni  comunali,  e  gli  altri  quattro  per 
;i  di  Poggio  Santa  Cecilia,  Armajolo,  San  Gemignanello  e  Modanella. 
di  Rapokno  sia   per  Tampiezza,    per  la  sua    posizione    topografica, 
pure  per  la  distanza  dall'abitato,  è  intieramente  a  seconda  delle  pre- 
ioni  della  legge:  quello  delle  Serre,  se   per  tutto  il  resto  corrisponde 
imente  come  il  primo,  lascia  qualcosa  a  desiderare  per  la  sua  posi- 
essendo  situato  alquanto  a  levante  del  Castello  delle   Serre.  In  essi, 
in  tutti  gli  altri,  i  cadaveri  vengono  inumati  in  fosse  separate  e  della 
profondità,  ed  il  terreno   essendo    fognato    per  la   deviazione   delle 
,  è  in  buone  condizioni  idrauliche.  Dotati  di  una  pulita  e  ben  aereata 
mortuaria,  sono  altresì  in  uno  stato    molto    decente  (parlo    sempre 
due   principali)  i  muri  che  li  circondano,  anzi  non  raramente  adomati 
qugrafi  e  modesti   monumenti,    mentre  attestano  la  pietà  dei   superstiti 
gli  estinti,  fanno  fede  altresì  della  loro  civiltà,  essendo  famoso  il  detto 
la  civiltà  di  un  popolo  si  misura  dal  rispetto  verso  gli  estinti. 
Sovrastante  alla    camera    mortuaria  è  nel  cimitero  di    Rapolano  la  casa 
beccamorti,  nella  camera  del    quale  è  situato  un  campanello    che    per 
;o  di  nn  filo  viene    posto  in  comunicazione  colle  braccia    dell'estinto, 
qualora  si  tratti  di  una  morte  apparente,    niuno  ostacolo  vi   sia  alla 
manifestazione  della  vita.  A   questo    proposito    però  mi  si    permetta 
osservazione.    Se    si  è  creduto  bene  ricorrere  ad  un  tanto  savio    prov- 
imento    per  il  cimitero  di    Rapolano,  come  mai  è  stato   ciò   trascurato 
gli  altri  cimiteri  ?  Io  non  pretendo  no  che  in  ciascun  cimitero  si  eriga 
casa  per  il  custode,  ma  ricordiamoci  però  che  l'articolo  61,  Cap.  IV, 
Regolamento  sulla  Sanità  pubblica  dice  : 
«  Non  si  potrà   procedere  alla  sepoltura  dei  cadaveri  se  non  sieno  tra- 
24  ore  dalla  morte  nei  casi   ordinari  e  48  nei  casi   di   morte  im- 
I^Dvrisa,   ecc. 

<  /n  tale  frattempo  non  sarà  lecito  abbandonare  il  cadavere,  né  coprirgli 
ft  £accia,  né  di  porlo  in  condizione  qualunque  che  possa  essere  di  osta- 
90I0  alla  libera  manifestazione  della  vita,  quando  la  morte  non  fosse  che 
pparente  >. 


—  500  — 
{Sonchus  aipinus  (0),  i  virgulti  di  cardo  senza  spine  {Cinara  scolimus).  Il  lat 
di  capra  invece  riesce  amaro  quando  questa  siasi  cibata  di  virgulti  di  san 
buco  {Sambucus  nigrd)  o  di  foglie  appassite  della  patata  {Soianum  tuberosa 
Il  latte  prodotto  amaro  per  effetto  di  tali  erbe  non  riesce  nocivo  e  si  prìv 
del  disaggradevole  gusto  facendolo  riscaldare  a  bagno-maria  entro  vaso  < 
stagno;  la  crema  che  poi  si  raccoglie,  dà   un  burro  perfettamente  dolce. 

Il  latte  di  vacca  e  capra  può  avere  caratteri  normali  eppure  riuscir 
violentemei^te  drastico,  e  produrre  tale  fenomenologia  da  simulare  un  a¥ 
velen  amento  per  uno  dei  così  detti  tossici  coler  if or  mi.  È  duopo  ricordar) 
che  alcune  titimale  od  euforbie  {E,  heiioscopica,  E.  laihyris.  E,  exigua 
E,  peplus.  E,  cyparissias)y  sono  mangiate  allo  stato  fresco  dalle  capre,  noi 
così  dalle  vacche,  che  però  non  le  rifiutano  in  foraggio  (2).  A  Malta  nd 
1861  alcuni  ufficiali  inglesi  ed  il  medico  Mackey  (che  ha  dato  relazioni 
del  caso)  dopo  aver  bevuto  del  latte  di  capra ,  ne  ebbero  fenomeni  ,di 
cholerina.  Indagando  sulle  cause  probabili  del  dispiacevole  fatto,  si  risepjx 
che  la  mandria  di  capre  aveva  trovato  un*  erba  spesseggiante  in  talun  luogc 
e  nota  nel  dialetto  dell'  isola  sotto  il  nome  di  tenhuta  (3)  e  riconosciuta  dagl 
isolani  come  nociva;  detta  erba  non  altro  era  che  V Euphorbia  helioscopica 
di  cui  la  virtù  irritante  drastica,  è  ben  nota.  L'autorità  locale  proibì  ii 
seguito  che  i  mandriani  conducessero  a  pascolare  le  capre  nei  luoghi  ov( 
abbondava  tale  erba. 

È  noto  il  caso  avvenuto  ad  Aurillac  (dipartimento  di  Cantal)  di  un  in 
dividuo  che  ebbe  sintomi  di  veneficio  dopo  qualche  ora  che  aveva  prese 
del  latte  di  capra  nutrita  con  papaveri  e  ranuncoli.  —  Bouarden  ricorda  di 
una  donna  e  cinque  suoi  figliuoletti  gravemente  incomodati  per  avere  Citta 
colazione  con  latte  di  una  capra  che  aveva  mangiato  molt'erba  della  spe- 
cie nota  in  botanica  sotto  il  nome  di  Adhusa  cynapium,  —  Pochi  anni  f' 
si  verificarono  a  Roma  parecchi  casi  di  avvelenamento  per  latte  di  capra 
affini    per  fenomenologia  a  quelli    di  Malta.  Ecco    alcune    notizie    raccolto 

(i)  Il  sonchus  aipinus  conferisce  il  gusto  amaro,  mentre  in  pianura  sono  buone  forag 
giere   le  specie  di  sonchus  oleraceus,  S,  palustris, 

(2)  Anche  le  cavalle  danno  un  latte  drastico  per  i  loro  poppanti  quando  trovano  d< 
pascolo  molta  erba  graziola.  Notisi  però  che  il  principio  irritante  dell'erba  agisce  anch 
sull'intestino  della  cavalla;  e  diffatti  la ^raZ/Wa  o/ficinalis  {c\ie  cxe%CJt  nei  prati  umidi  del 
penisola  e  dell'isola  di  Sardegna)  è  volgarmente  denominata  erba  stanca  cavallo,  perei 
i  cavalli  che  ne  mangiano  hanno  profuse  scariche  alvine  e  dimagrano  sensibilmente. 

(3)  Gli  isolani  assicurano  di  poter  riconoscere  dal  latte  della  capra  se  questa  abbia  mai 
giato  erba  tenhuta;  il  latte  avrebbe  questo  di  particolare  che  preso  nel  palmo  della  mai 
e  lasciato  scolare  poco  a  poco,  depone  dei  filamenti  giallastri. 


—  50I  — 
fitL  ma  relazione  fatta  all'accademia  medica  di  detta  dita.  Il  giorno  7  giù- 
1S75  ^  medico  Marino  Stipa  e  taluni  membri  di  sua  famiglia,  presero 
1%  lefeaone  del  latte  di  capra  corretto  con  caffè.  Non  tardò  molto  che  fu- 
presi  da  vomito,  da  abbattimento,  da  ambascia,  dolori   di  ventre  vi< 
li  e  diarrea  profusa,  crampi  e  raffreddamento  delle  estremità  inferiori. 
dottori  Seganti  e  Pisanelli  chiamati  in  ajuto,  parve,  ed  a  ragione,  trat- 
n  di  avvelenamento  per  sostanze  acri-irritanti.  Nello  stesso  di  giungevano 
l'afficio  di  Pubblica  Sicurezza  dello  stesso  Rione,  altre  sedici  denuncie  di 
me  prese    dallo  stesso    malore  dopo    aver  fatto   uso   di  latte   di  capra 
astato  dallo  stesso  caprajo.  Dovevansi  dunque  al  latte  tutti  i  verificatisi 
di  avvelenamento.    A  controprova   avevasi  il  fatto    che  nella   famiglia 
e  nelle  altre  che  contarono  delle  vittime  di  quel  latte  attossicato,  si 
verificò  perfetta  immunità  in  chi  non  bevette  latte.  Venne  dall* instituita  in- 
chiesta subito  escluso  che  il  fatto  dipendesse  dai  recipienti  in  cui  era  stato 
tenuto  il  latte  (i),  e  parimenti  che  l' alterazione  del  latte  dipendesse  da  ma- 
lattìa epidemica   delle  capre,  non    avendone    prima  d'allora  avuto  sentore 
■Icuno.  Conoscendosi    inoltre  come  in  alcune    malattie  del  bestiame  usano 
talvolta  i  campagnuoli  come  mezzi  curativi  Tacido  arsenioso  ed  il  sublimato 
corrosivo,  sorse  naturalmente  il  dubbio  che  adoperate  quelle  sostanze  eroi- 
che dal  caprajo,  avessero  accidentalmente  o  per  disattenzione  potuto  inquinare 
il  latte.  Prescindendo  dalla  forma  morbosa  non  del  tutto  propria  dei  succi- 
tati veleni,  ogni  dubbio  intorno  a  ciò  venne  eliminato  dall'analisi  chimica 
tf  quello.  Escluso  trattarsi  di  veleni  minerali,  prendeva  fondamento  il  sospetto 
■die  si  trattasse  di  un  principio  vegetale  venefico,  ma  quali  piante  avevano 
nel  caso  concreto  reso  venefico  il  latte  ?  Si  seppe    che   la  mandria   aveva 
pascolato  nel  giorno  precedente  a  quello  dell*  infortunio  in  una  tenuta  detta 
di  Porcareccia  quattro  o  cinque   miglia  fuori  di  Porta    Cavalleggieri.  Ivi  si 
'  trovarono  pochi  esemplari  di  Conium  maculaium,  di   Clematis  vitalba^  molta 
Fhimbago  tur  opaca    e  discreta   quantità  di   Colchicum   autumnaU,    La  Com- 
missione (2)  ebbe  a  rilevare  poco  o  punto  danneggiata  la  cicuta  e  la  vitalba^ 
hrgamente  consumata  la  Phumbago  e  mangiate  le  foglie  del  colchico, 

(i)  Non  solamente  a  cagione  dei  recipienti  in  cui  è  mantenuto  il  latte,  ma  anche  si 
cicordano  casi  di  avvelenamento  dell'animale  e  del  latte  da  questo  prodotto  a  cagione  del 
Tedpiente  in  cui  veniva  porto  il  pascolo  all'animale  medesimo.  Cosi  Grognier  ha  riferito 
ti  caso  di  dieci  a  dodici  persone  avvelenate  per  aver  usato  di  latte  di  una  capra  alla  quale 
«ra  stato  dato  l'alimento  entro  recipiente  di  rame.  Le  persone  scamparono  da  morte,  men- 
tre periva  la  capra,  nel  di  cui  stomaco  fu  trovato  l'ossido  di  rame. 

(2)  Composta  dei  professori  Ratti,  Rolli,  Scalzi,  De-Cesaris. 


—  S02  — 

Il  professore  Ratti  che  ci  ha  dato  relazione  del  caso  (>)  e  fece  in  pro- 
posito le  indagini  chimiche,  avrebbe  isolato  una  sostanza  con  i  caratteri 
della  colchicina,  ed  a  questa  riferiva  i  casi  d'avvelenamento  xiarrati  pib 
sopra  (2). 

Proseguendo  a  dire  delle  alterazioni  del  latte  per  effetto  del  mangime  « 
abbiamo  che  la  Menta  {M.  arvensis,  M.  sylvestris ,  M.  rotundifobd)  coaiis- 
risce  al  latte  sapore  piccante,  canforato  ;  i  baccelli  dei  piselli,  mangiati  in 
copia,  fanno  si  che  il  latte  non  sia  coagulabile  e  di  sapore  disgustoso. 

I  navoni  comunicano  al  latte  ed  al  burro  il  loro  sapore  piccante.  Se  mi&j 
vacca  mangia  dei  funghi  in  discreta  copia,  il  latte  diventa  nauseoso  (Baj 
Barelle).  Le  crocifere  in  genere  trasmettono  al  latte  il  sapore  acre,  le  piasi 
marine  il  gusto  salato. 

Nelle  pasture  di  monte  e  di  pianura  vi  hanno  molte  erbe    di    sapoK 
di  odore  agliaceo ,  e  che  appetite  da  vacche  e  da    capre ,  conferiscono 
latte  i  loro  caratteri  d'odore  e  gusto  speciale  (3).  L'ebollizione  vale  a  sce-] 
mare  il  difetto  del  latte,  ma  il  burro  ha  un  odore  e  gusto  d'aglio.  | 

i 

(i)  Ratti  :  Relazione  et  avvelenamento  fortuito  per  latte  di  capra  (Atti  deWAceademk^ 
Medica  di  Roma,  Anno  I,  1875-76).  ~ 

(2)  Aggiungiamo  in  nota  che  circa  la  causa  vera  dei  casi  occorsi  in  Roma,  ossia  qnuit»*-: 
alla  specie  botanica  del  veleno  oi^anico,  rimasero  dei  dubbi.  Il  prof.  Toscani,  seduta  stistfr  l 
dell* Accademia,  impugnava  trattarsi  di  avvelenamento  per  colchico  :  diceva  risultare  inTeot;, 
a  lui  che  le  capre  avevano  il  giorno  precedente  all' infortunio  soggiornato  in  luogo  dove 
si  trovò  molto  abbondante  la  Momordica  Elaterium,  erba  il  cui  potere  eroico  bene  si  rilefi 
dal  fatto  di  un  tale  che  per  aver  portato  l'erba  fresca  sulla  testa  entro  il  cappello,  dopa 
mezz'ora  fu  preso  da  mal   di   capo,  dolori  di  stomaco,  di   ventre,  vomito  bilioso,  flassih 
alvino  siero-mucoso,  febbre.  —  L'osservazione  del  prof.  Toscani  suscitò  una  viva  discoi- 
sione  all'Accademia,  e  si  costituì  in  seno  ad  essa  una  Commissione    per   giudicire  se  la 
sintomatologia  dei  casi  morbosi  occorsi  in  Roma  fossero  da  addebitarsi  piuttosto  ad  afn- 
lenamento  per  colchico  o  per  momordica.  Ma  non  si  ebbe  poi  da  detta  Commissione  ift 
responso  netto,  avendo  concluso  che  avrebbesi  potuto  trattare  ^tanto  d'un'erba,  quanto  ddr 
l'altra,  stante  che  secondo  la  dose  diversa  possono  produrre  fenomeni  morbosi  consimfi: 
ma  poi  essere  sorto  il  dubbio    (per  alcuni  sintomi  notati    ed   altri  mancati) ,  che  non  » 
trattasse  delle  due  erbe  in  quistione,  ma  di  altra  di  ignota  specie.  E  l' incertezza  del  gin<> 
dizio  stava  in  relazione  coli' oscurità  che  ancor  regna  sull'argomento  delle   erbe  pascolate  e 
di  queUe  rifiutate  dal  bestiame:  in  massima  sta   che  i  colchici  e   gli  elateri  sono  rifìntiti 
aUo  stato  fresco  dal  bestiame,  e  dunque  come  spiegare  la  cosa? 

Dovevansi  istituire  esperimenti  ;  la  Commissione  prima  costituitasi  cedette  ad  altrui  il 
suo  mandato  :  ci  spiace  di  non  aver  potuto  sapere  a  quale  risultato  abbiano  approdato 
le  ultime  indagini. 

(3)  Del  genere  Allium  sono  gli  esemplari  della  sezione  Chamaemoly,  gli  agli  che  cre« 
scono  nei  prati  di  collina  e  sulle  coste  del  Mediterraneo,  al  centro  e  al  sud  della  peni- 


—  48?  — 

Temala  XXX III. 

Qiiidro  statittico  delle  strade  comunali  di  Rapolano. 


SUP£RFiaS 
ddrintiero  Comiue 

Tronchi 

sistemati 

ed  aperti  al 

carr^^gìo 

Tronchi 

in  corso  di  costruzione 

0  sistemazione 

Tronchi 

in  progetto 

di  costruzione 

0  sistemazione 

Lun- 
ghezza 

in 
metri 

Costo 
annuo  di 
manuten- 
zione 

Lun- 
ghezza 

in 
metri 

Spesa 
sostenuta 

Spesa 

da 

farsi 

Lun- 
ghezza 

in 
metri 

Importo 

della 

spesa 

secondo  il 
progetto 

bAm    Ect.  8185.08 
facoltà     •          9. 20 

36300 

Lire 
3200 

1464 

Lirg 
8000 

1840 

Lir§ 
15000 

rotale  Ett.  8194.28 

CAPITOLO  XI. 

Esercizio  medico,  chirurgico^  ostetrico,  farmaceutico  e  veterinario. 

L'esercizio  medico-chirurgico  viene  disimpegnato  da  due  medico-chirurghi 
inti  uno  a  Rapolano,  T  altro  alle  Serre,  i  quali  messi  in  rapporto  colla 
ilazione  sono  sufficienti  al  disimpegno  'delle  loro  attribuzioni:  non  è  cosi 
n  mettono  in  relazione  colle  malattie;  che  talvolta  si  sono  verificate  tali 
Unte,  da  essere  stato  necessario  ricorrere  a  degli  aiuti.  Le  condotte  sono 
tutta  cura  e  vengono    retribuite   ciascuna  con  L.  2300,  compreso  Tob* 
della  vaccinazione,  delle  visite  necroscopiche,  della  compilazione  delle 
[che   trimestrali  e  l'obbligo  della  cavalcatura. 
Per  la  parte  materiale  del  disbrigo  del  servizio  sanitario  debbo  prima  di 
osservare  come  pianeggianti  essendo  le  strade  che  conducono  alla  ge- 
ità  delle  case  coloniche,  facilmente  riesce  Taccedervi  anche  con  veicolo 
quattro  ruote  :  a  diverse  però  situate  in  luoghi  montuosi  ed  alquanto  sco- 
[,  malagevole  sarebbe  l'accedervi  col  mezzo  di  trasporto  suddetto,  quindi 
i   necessità  di  ricorrere  alla  cavalcatura  o  eccezionalmente  al  carro  tirato 

hi  bovi* 

La  residenza  dei  medici  nei  due  predetti  paesi  situati  molto  in  alto  offre 
Da  buona  condizione  per  la  salubrità  dell'aria,  benché  con  firequenti  varia- 


—  504  — 
verdastra:  lo  si  ritiene  di  cattiva  qualità  ed  espressione  di  disturbata  firn 
zione  del  sistema  economico  dell'animale. 

E  parimente  non  si  sa  bene  se  da  condizioni  speciali  intrìnseche  del  pi 
scolo  o  da  quale  altra  causa  dipenda  il  fatto  di  avere  da  vacche  sane 
di  bell'aspetto,  un  latte  avente  caratteri  fisici  normali,  ma  che  presto  ina 
cidisce,  coagulasi  e  spannato  e  cotto  per  fame  formaggio  di  grana,  riesc 
a  male,  si  rigonfia  ed  alterasi  per  fermentazione  ammoniacale.  In  termin* 
volgare  i  nostri  casari  lo  denominano  latte  rabbioso  (i).  Senza  alterazion 
rilevabili  ai  sensi,  ma  pure  dannoso  ai  bambini  se  a  lungo  propinato  è  i 
latte  fornito  da  una  nutrice  che  abusi  di  bibite  alcooliche,  od  anche  s 
fornito  da  mucche  pasciute  con  i  cascami  di  distillerie.  Si  è  notato  che  i 
modico  uso  della  birra  accresce  nella  donna  nutrice  la  produzione  del  latte 

Nella  Germania  del  Sud  dove  si  beve  più  birra  che  in  tutte  le  altre  par! 
d'Europa,  la  mortalità  dei  bambini  al  di  sotto  di  un  anno  si  eleva  a  pii 
del  54  Vo  ^  ^^  P^^  parte  soccombono  a  malattie  intestinali. 

Ed  in  America  si  è  verificato  (2)  che  alle  vacche  di  una  cascina  annessa 
ad  una  distilleria  di  spiriti,  venivano  dati  da  mangiare  i  cascami  vegetali 
che  avevano  subito  la  fermentazione  alcoolica  (maiz,  pomi  di  terra,  ecc.). 
Le  vacche  nutrite  con  tali  sostanze  fornivano  maggior  copia  di  latte  del 
solito,  ma  parecchie  presto  ammalarono  e  qualcuna  anche  mori,  come  ebbero 
pure  a  patire  i  bambini  alimentati  con  quel  latte.  Risulterebbe  invece  che 
il  vino  bianco  in  dose  un  po'  alta  fa  scemare  la  secrezione  del  latte  :  i  bam- 
bini che  sono  nutriti  da  donna  avvezza  a  tale  abuso ,  perdono  il  sonno, 
sono  sempre  irrequieti  e  dimagrano. 

A  dar  fine  a  questa  succinta  rassegna  dei  casi  che  dimostrarono  la  in- 
fluenza malefica  della  qualità  di  alimento  sulla  secrezione  del  latte,  ricor- 
diamo ancora  i  casi  di  Commarmond  (3)  di  avvenuta  soppressione  della 
secrezione  lattea  in  donne  nutrici  che  usavano  di  pane  inquinato  di  segale 
cornuta.  La  pronta  sostituzione  di  buon  pane  di  fi-umento  bastò  a  metter 
fine  al  triste  accidente  ed  a  ripristinare  la  sospesa  secrezione. 

Il  discorso  ci  portò  a  dire  della  modificata  secrezione  lattea  della  donna 
nutrice,  vogliamo   anche  dire  dell'influenza  che  esercitano  la  mestruazione 

(i)  A  tutto  rigore  questo  latte  dovrebbe  essere  sempre  rifiutato  per  la  fabbricazione  d< 
formaggio  :  ma  se  le  circostanze  non  permettono  tale  esclusione ,  conviene  cuocerlo  ad<} 
zionato  che  sia  di  un  pò  di  magnesia  carbonata  e  scemare  all'uopo  la  dose  di  cagl 
richiesto  per  la  coagulazione. 

(2)  DUtionnaire  des  Selene,  Med.  —  2.*  Serie,  T.  I.,  pag.   160. 

(3)  Tnfiutnza  dell'ergotismo  sulla  seereuone  del  latte.  —  Igea,   1864. 


—  489  — 

n  servizio  ostetrico  viene  disimpegnato  da  due  levatrici  debitamente  pa- 
tentate e  che  vengono  retribuite  dal  Comune  per  la  residenza  con  L.  200 
dascnna.  A  proposito  di  questo  ramo  di  servizio  sanitario,  debbo  dire  come 
io  non  so  abbastanza  stigmatizzare  V  operato  di  quelle  madri  che  pure  di  non 
^pendere  quella  tenue  retribuzione  colla  quale  viene  compensata  la  levatrice, 
riooirono  a  certe  donnicciuole  prive  di  ogni  sapere  e  gonfie  di  ignoranza, 
per  l'assistenza  nei  parti.  Da  questa  mala  pratica  ne  deriva  che  sia  la  le- 
vatrice che  il  medico,  nei  casi  complicati,  vengono  chiamati  quando  è  già 
passato  il  tempo  utile,  esponendosi  cosi  alle  più  critiche  situazioni,  con  gran 
danno  pure  delle  stesse  partorienti.  Il  ciarlatanismo  va  combattuto  sotto 
tatti,  gli  aspetti  si  presenti,  per  cui  sarebbe  bene  che  l'Autorità  amministra- 
tiva se  ne  occupasse  alquanto ,  rifiutando  di  inscrivere  nei  registri  dello 
Stato  civile,  tutte  quelle  creature  che  venissero  presentate  senza  un  docu- 
mento comprovante  l'assistenza  della  levatrice. 

L'arte  veterinaria  pure  è  rappresentata  da  due  medici  veterinari  debita- 
mente patentati  e  liberi  esercenti,  i  quali  oltre  al  disimpegno  del  loro  esercizio 
presso  i  privati,  vengono  pure  richiesti  doir Autorità  comunale  nei  casi  di 
epizoozie,  ed  ogni  qualvolta  i  bisogni  della  pubblica  igiene  lo  richiedano. 


—  5o6  — 
latte  :  quello  di  pecora  astrìngente,  lassativo  invece  il  caprino,  nn  po'  meno 
il  latte  di  vacca,  laddove  tquinum  et  asimnum  per  ahum  magis  demiiiiimr, 
Galeno  non  vedeva  migliore  né  più  adatto  rimedio  del  latte  nel  marasmo. 
n  Redi  che  ha  dato  le  norme  per  istituire  la  dieta  lattea  (i),  alle  sue  dame 
tormentate  dalla  gastralgia  e  dai  vapori  isterici,  prescriveva  il  latte  d'asina 
per  50-60  giorni,  dormendovi  sopra  un'  ora  o  due  almeno ,  consiglio  que- 
sto dato  già,  come  ben  nota  il  Corradi  (2),  cento  anni  addietro  dal  ICat- 
tìoli  ne'  Commenti  a  Dioscoride. 

Non  è  detto  nel  nostro  tema  di  trattare  particolareggiatamente  delle  in- 
dicazioni tutte  del  latte  come  medicamento:  vogliamo  però  dire  qualche 
parola  sui  criteri  che  guidano  il  medico  nell'  usare  al  letto  dell'  ammalato 
di  questo  alimento-medicamento,  tanto  apprezzato  dall'  argutissimo  e  genti- 
lissimo Redi  che  tanto  adoprossi  per  rendere  semplice  la  terapeutica  e 
provvederla  di  rimedi  piacevoli ^  gentili^  delicati.  Oggidì  la  cura  del  latte  pare 
torni  di  voga  e  non  contenti  di  somministrarlo  per  bocca,  lo  si  vuol  an- 
che portare  direttamente  nel  sangue  :  ma  di  ciò  parleremo  anche  più  avanti. 
Ora  prendiamo  a  dire  in  quali  malattie  e  come  possa  giovare  il  latte,  dato 
in  aggiunta  ad  altri  rimedi,  od  anche  da  solo  in  esclusiva  dieta. 

Anzitutto  Tesperienza  lo  trovò  utile  nel  corso  di  affezioni  acute  febbrili,. 
in  molte  afìfezioni  del  tubo  gastro-enterico,  sieno  esse  acute  o  croniche,  ca- 
tarrali semplici  o  ulcerative  (infettive,  tossiche,  ecc.),  nei  casi  di  cancro,  di 
stenosi  intestinale. 

£  qui,  non  volendo  pur  ammettere  che  il  latte  possa  riuscire  medica* 
mentoso  in  grazia  di  virtù  sue  speciali  o  di  taluno  de'  suoi  componenti,  se 
ne  può  spiegare  l'azione  benefica  con  ciò  che  esso  vale  a  sostenere  le  forze 
e  non  affatica  il  tubo  digerente:  gli  dà  quindi  agio  di  riparare  spontanea- 
mente ai  guasti  prodotti  dalla  malattia  o  almeno  per  il  momento  ne  com- 
batte gli  effetti  o  questi  non  si  aggravano.  Cosi,  nella  dotinenterite  la  dieta 
lattea  può  valere  a  premunire  dalle  possibili  perforazioni  intestinali.  Ed  è 
pure  in  riguardo  all'agevole  digestione  che  la  dieta  lattea  è  raccomandata 
nel  principio  di  convalescenza  di  lunghe  e  gravi  malattie. 

Il  dott.  Maurel  di  Cherbourg  ha  veduto  applicata  con  vantaggio  la 
dieta  lattea  negli  ospitali  della  marina  nei  casi  di  diarrea  e  dissenterìa 
cronica  (3). 


(i)  Redi:  Consulti  ed  Opuscoli  minori. 

(2)  Corradi:  Rivista  di  Terapeutica  e  Farmacologia.  Anno  1881,  pag.  136. 

(3)  Manrel:  Annali  UmversaU  di  Medicina^  1880,  CCLIV,  pag.  329. 


—  so?  — 

n  latte  trova  un  indicazione  in  quei  casi  in  cui  rìchicdesi  con  una  dieta 
tenue  d'impoverire  il  sangue  ovvero  far  si  che  questo  si  liberi  da'  principi 
peccanti  che  hanno  creato  una  discrasia.  Ed  appunto  verso  la  metà  de) 
seicento  la  dieta  lattea  s*  introdusse  nella  cura  della  gotta  e  dell'  artritide 
per  la  sagacia  ed  esperienza  di  un  medico  gottoso  di  Parigi  (i),  ed  il  Coc- 
chi ricorda  più  recenti  esperienze  fatte  in  proposito  in  Inghilterra  ed  in 
Toscana  (2).  Cosi  pure  fu  trovata  vantaggiosa  la  dieta  lattea  nel  reumati- 
smo articolare  acuto  (3),  nella  furuncolosi,  contro  l'obesità,  nei  vizi  di  cuore  : 
e  riguardo  a  questi  Potain  fa  notare  che  la  dieta  lattea  giova  paxticolar- 
mente  nelle  malattie  secondarie  del  cuore ,  ipertrofia  o  dilatazioni  semplici 
d'origine  renale  o  gastrica  :  è  pure  utile  ne'  casi  di  semplici  palpitazioni 
riflesse  quando  l'origine  sia  gastrica  (4). 

Negli  stessi  vizi  cardiaci,  nei  disordini  del  circolo  sanguigno  ed  in  altre 
contingenze  morbose  il  latte  presta  buon  servizio  in  grazia  della  potente 
sua  azione  diuretica. 

Moutard-Martin  e  Richet  credono  che  l'azione  diuretica  del  latte  sia  al- 
meno in  parte  dovuta  allo  zucchero  (5)»  con  che  non  emisero  un'  idea 
nuova  ma  ripeterono  quello  che  fin  dal  1700  aveva  detto  il  veneziano 
Lodovico  Testi,  ed  anche  prima  dal  Bartoletti,  che  aveva  denominato  lo 
zucchero  di  latte  manna  seu  niirum  seri  laetis  (6).  Approfittando  di  que- 
sta virtù  diuretica  parecchi  medici  presero  a  curare  le  idropisie  e  con  buon 
esito  specialmente  quando  queste  sono  la  conseguenza  d'  un  disordine  se- 
condario dei  reni  o  di  flogosi  intercorrenti  delle  sierose.  Bergesio  ha  riferita 
le  osservazioni  fatte  nella  Clinica  ostetrica  di  Torino  (1878)  di  fugare  iè 
latte  col  latte,  Jaccoud  (7),  Ottoni  e  Gallico  (8),  Curci,  Balestrieri  (7),  cura- 

(i)  Grebel  G.  :  De  cura  laetis  in  artritide»  Vienna,  1620  {^Annali  di  Medicina,  1881» 
VoL    256,  pag.  134). 

(2)  Cocchi  A.:  Discorsi  e  Lettere  (Op.    Milano,  1824.  I,  230). 

(3)  Biot:  De  la  diète  lactée  dans  le  rhumatisme   articulare  aigu   {Reime  mensuelle  de 
Medecine^   1879). 

(4)  Potain:  Annali  Universali  di  Medicina,  1880.  P.  Rev.  Vgl    254,  pag.  328. 

(5)  Annali  di  Medicina,  1881,  1.  e 

(6)  Il  dott  Pecholier  aU'  incontro  sostiene  che  il   latte  non  vale   tanto  come  diuretico- 
quanto  perche  eccita  Tassorbimento  {Montpellier  med,    1866). 

(7)  Jaccoud:  Legons  de  clinique  medicale  —  Paris,  1873. 

(8)  Gallico  :  Effetti  terapeutici  della  esclusiva  dieta   lattea  in  alcune  affezioni  morbose 
{Ganetta  medica  delle  Provincie  venete,  1873  e  1879). 

(9)  Balestrieri  :  Della  dieta  lattea  nelle  malattie  giudicate  incuraòili   (Vedi  Annali  uni" 
versali  di  Medicina,  187 1,  pag.  485  del  Voi.  CCXX). 


—  5o8  — 

rono  con  la  dieta  lattea  non  pochi  casi  di  anasarca  da  idremia  e  versa 
menti  pleurici,  Tarnier  e  Jaccoud  casi  di  nefrite  albuminosa,  nella  qual 
ultima  affezione  riesce  vantaggioso  il  latte  anche  perciò  che  stimola  1 
funzione  renale,  senza  produrre  irritazione  negli  elementi  parenchimatosi.  £ 
è  importante  a  notarsi,  dice  Jaccoud,  che  il  latte  non  porta  i  suoi  buoc 
effetti  se  non  produce  un'  azione  diuretica  rigorosamente  proporzionata  ali 
quantità  di  esso  ingerita.  Neil' urolitrasi  la  dieta  lattea  come  era  stai 
raccomandata  da  Sydenham  e  da  Cullen,  cosi  oggigiorno  la  consiglia  1< 
Jaccoud  :  in  questa  malattia  si  può  sperare  vantaggio  dal  latte  quando  sias 
convinti  che  l'ostruzione  renale  non  è  dipendente  da  incuneamenti  di  cai 
coli,  ma  da  infarcimenti  dei  canalicoli  uriniferi  per  sabbia  urica  (Aphel). 

£  quando  sarà  indicata  l'esclusiva  dieta  lattea?  Quando  invece  dovrà 
esser  dato  in  aggiunta  ai  cibi  comuni? 

Quest'ultima  maniera  risponde  ai  casi  nei  quali  si  vuole  col  latte  aumen- 
tare semplicemente  la  nutrizione  del  corpo  :  l'altra  maniera  è  invece  volata 
dalle  malattie  ulcerose  ed  infiammatorie  del  tubo  digerente,  oppure  da  ma- 
lattie costituzionali  o  discrasiche  quale  la  furuncolosi  e  cosi  via. 

Quanto  alla  forma  per  istituire  la  dieta  lattea,  il  Redi  ordinava  di  pren- 
dere il  latte  4  volte  al  giorno  dalle  6  alle  io  oncie  al  più  per  volta;  eoa 
questo  che  la  bevuta  a  desinare  ed  a  cena  fosse  maggiore  che  a  colazione 
e  a  merenda. 

Tarnier  consiglia  d'iniziare  la  cura  lattea,  come  segue:  un  litro  di  latte  al  i.* 
giorno  con  2  porzioni  di  altri  alimenti  opportuni  :  i>er  il  2.**  giorno  due 
litri  di  latte  con  una  sola  porzione  di  altro  cibo:  al  3.**  dì  tre  litri  di  latte 
ed  una  porzione  di  alimento  diverso  :  al  4.**  giorno  e  nei  successivi  fino  4 
litri  di  latte  e  nessun  altro  alimento.  In  massima  per  adulti  che  non  ab- 
biano febbre  e  non  sieno  obbligati  a  letto  in  media  la  dose  di  latte  quo- 
tidiana è  da  ritenersi  4  litri  di  latte. 

£  questa  dose  totale  va  presa  a  bicchieri  d'  ora  in  ora ,  secondo  taloni, 
tiepido  in  genere,  fresco  d'estate  :  altri  consigliano  di  dare  il  latte  di  tratto 
in  tratto  a  cucchiajate  staccate  sì  che  ogni  porzioncella  abbia  tempo  di 
coagulare  separatamente. 

Il  dott.  Gallico  e  l'Ottoni  nelle  cure  istituite  nell'  Ospedale  di  Mantova 
non  s'attennero  alle  rigorose  prescrizioni  del  Karell,  né  alle  altre  del  Rea 
e  dello  Jaccoud,  ma  invece  tenendo  conto  della  difficoltà  che  moltissin^ 
volte  si  trova  ad  indurre  gli  ammalati  alla  dieta  esclusivamente  lattea 
più  ancora  a  farveli  perseverare,  lasciarono  sempre  che  quelli  prendesse  < 
la  quantità  di  latte  che  occorreva  quando  meglio  loro  piaceva,  freddo  p 


—  509  — 
di  sovente,  ma  anche  talora  caldo;  e  ciò  senza  verun  inconveniente^ 
nemmeno  la  tanto  temuta  diarrea.  Ammalati  i  quali  avevano  una  febbre 
ardentissima  giunsero  in  questo  modo  a  berne  405  litri  al  di.  La  dieta 
del  latte  mitigata  o  mista,  consentita  in  qualche  caso  dal  Redi,  commen- 
data dallo  Jaccoud  non  venne  permessa  se  non  a  guarigione  completa ,  nel 
timore  di  sfruttare  i  vantaggi  ottenuti  (0. 

La  durata  della  cura  lattea  è  subordinata  alla  natura  e  gravità  delle  ma- 
lattie, alla  tolleranza  individuale.  £  talvolta  appunto  una  speciale  contra- 
rietà impedisce  a  bel  principio  la  presa  del  latte:  il  medico  avanti  di  di- 
mettere affatto  il  proposito  suo,  proverà  l'aggiunta  degli  alcalini ,  i  quali 
giovano  specialmente  in  que*  casi  in  cui  il  latte  torna  indigesto  per  il  suo 
troppo  rapido  e  fitto  coagulare  nello  stomaco^  Se  si  manifesta  la  diarrea  si 
sospenderà  o  si  scemerà  l'uso  del  latte,  come  in  proposito  consiglieranno 
le  circostanze  o  crederà  opportuno  il  medico  giudizioso^  prudente^  discreto  e 
non  pauroso. 

Quando  il  latte  è  ben  tollerato  può  occorrere  che  il  paziente  ne  abbia 
stitichezza  e  qui  il  Redi  appunto  avvertiva  come  l'esperienza  insegnava  es- 
ser necessario  applicare  di  quando  in  quando  qualche  piacevole  serviziale  (2). 

Ancora  dobbiamo  notare  che  il  latte  riesce  rimedio  immediato  nei  ve- 
nefici per  sostanze  corrosive;  e  quando  il  paziente  riesca  a  scampare,  la 
dieta  lattea  è  nei  primi  tempi  la  miglior  cura  possibile. 

Ancora  a  proposito  di  avvelenamenti  ricorderemo  che  il  largo  uso  di 
latte  venne  recentemente  trovato  giovevole  nei  lavoranti  in  preparati  di 
piombo,  ad  impedire  i  fenomeni  morbosi  dell'intossicamento  saturnino  (Di- 
dierjean). 

Finalmente  ricordiamo  i  tentativi  di  trasfusioni  di  latte  nelle  vene  a  sur- 
rogare quelle  di  sangue.  Hodder  nel  1850  le  provò  in  3  casi  di  cholera 
ed  ebbe  due  guarigioni:  How  (1877)  ne  fece  l'esperimento  in  un  tuber- 
coloso (?!),  Gaillard  in  una  donna  anemica  (?!).  Fino  ad  ora  sono  tutte 
prove  isolate  e  di  poco  interesse.  Quello  che  è  certo  si  è  che  dagli  espe- 
rimenti sugli  animali  di  Brown-Séquard  e  Labord  vien  accertato  che  non 
si  può  introdurre  nel  sangue,  a  scanso  di  accidenti  gravi,  che  una  piccola 
quantità  di  latte  per  volta.  Moutard-Martin  e  Richet  notarono  per  iniezioni 
di  grandi  quantità  di  latte  nelle  vene  fenomeni  di  eccitamento  bulbare  e 
poliuria:    la  morte  avviene    per    anemia   bulbare,  che   può    dipendere    dal- 

(i)  Vedi:  Annali  Unhersali  di  Medicina,  Anno,  1881.  VoL  256,  pag.  138. 
(2)  Redi:  Opere  citate ,  pag.  314,  333. 


—  5IO  — 
l'obliterazione  dei  capillari  del  bulbo    per  globuli   grassosi  e   per  la  dili 
zione  ed  alterazione  del  sangue. 

Donde  logico  è  indurre  che  le  iniezioni  di  latte  nelle  vene  non  ayrani 
mai  un  valore  terapeutico. 

Certamente  meno  pericolosa  sarebbe  la  trasfusione  di  latte  nel  peritone 
(noi  la  vedemmo  nel  Laboratorio  di  Farmacologia  sperimentale  dell*  Univei 
sita  di  Pavia  riuscire  sempre  innocua  nei  cani,  non  cosi  nei  conigli),  ma  anch 
dell'importanza  ternpeutica  di  questa  trasfusione  crediamo  lecito  di  dubitare 

In  una  sana  pratica  medica  il  latte  usato  all'interno  come  alimento-rimedi 
può  rendere  grandi  servigi  e  ben  a  ragione  Boucbardat  ha  detto  e  Le  mi 
decin  qui  saura  prescrire  convenabhment  les  iaits  differents  sous  ies  forme, 
le  mieux  appropriées  dam  les  maladies  et  les  convalescences  sera  un  mediai 
qui  rendra  des  grands  services  et  un  grand  médecin  (0. 

Importa  all'igienista  il  sapere  che  alcune  epidemie  di  malattie  infettive  fu- 
rono procurate  dal  latte  non  di  cattiva  qualità  per  sé,  ma  per  acqua  putriàt 
che  si  aggiungeva  od  altro  che  lo  inquinava.  Ma  se  in  questi  casi  i  nocivi 
effetti  erano  da  attribuirsi  non  al  latte,  ma  alle  sostanze  che  gli  si  mescola- 
vano, in  altri  parve  che  il  latte  nuocesse  per  un'alterazione  tutta  sua  proprii. 

Non  molti  anni  fa  ad  Islington  in  Inghilterra  si  verificarono  1 68  casi  di 
febbre  a  carattere  tifoideo  e  si  ebbero  30  casi  di  morte,  tutti  donne  e  fan- 
ciulli che  consumavano  del  latte  fornito  da  una  stessa  latteria.  Un'inchiesta 
riuscì  a  determinare  che  l'acqua,  la  quale  serviva  alle  bisogne  della  latteria, 
proveniva  da  una  cisterna  il  cui  recipiente  di  legno  era  fracido.  Parimente 
a  Klington  ne*  mesi  di  luglio  ed  agosto  1870,  si  ebbe  un'  epidemia  di 
tifo  che  invase  67  famiglie  e  diede  26  casi  di  morte.  Il  dott.  Ballard 
riusci  a  sapere  che  1*87  Y^  delle  famiglie  infette  avevano  preso  il  latte 
tutte  da  uno  stesso  lattivendolo,  che  per  lavare  i  recipienti  ed  anche  pro- 
babilmente per  annacquare  il  latte,  prendeva  l'acqua  da  un  pozzo  in  coi 
filtravano  gli  umori  d'una  contigua  cloaca.  Nel  maggio  1878  si  sviluppò 
nelle  parrocchie  di  Hampstead  e  di  Marvlebone  (regione  nordica  della  città 
di  Londra  al  nord-est  del  Regent-Park)  un'epidemia  di  difterite:  vi  furono 
268  casi  in  118  famiglie.  DalFinchiesta  fatta  risultò  che  nelle  zone  infette 
su  473  famiglie  che  prendevano  il  latte  da  uno  stesso  ed  unico  negozio, 
si  ebbero  88  casi  di  difterite  (i8,  2  YJ,  mentre  fra  le  altre  2227  famiglie 
che  non  prendevano  di  quel  latte,  non  si  ebbe  che  l'i,  3  ^/^  di  casi  (2). 

(i)  Boucbardat:   Traiti  d'Hygiène^  1882,  pag.   144, 

(2)  Power  :  Report  to  the  Locai  Gauemement  Board  on  Epidemie  prevale/tee  of  diphtke- 
ria  in  north  London.  (^Annali  di  Medicina,  Rivista,  giugno   1880). 


—  5"  — 
In  onfiae  di  hxtì  passiamo  a  tener  parola  di  quei  processi  morbosi,  sia 
[locali  die  generali  che  come  alterano  l'armonia  delle  funzioni,  fanno  si  che 
[i  prodotti  di   secresione  sieno  guasti  :  e    fra   questi    primi    a  risentirne  è 
dubbio  la  produzione  del  latte. 
Non  è  di  nostra  spettanza,  ma  sibbene  de'  trattati    speciali  di  Patologia 
di  parlare  di  tutte  le    svariate  affezioni    che   si  localizzano    alla 
Ila:  a  noi  basta   di    accennare  ai    cangiamenti   di   qualche    impor- 
dal  panto  di  vista  fisio-patologico  che  può  subire  il  latte,  epperò  ri- 
io  che  la  secrezione  può  scemare  o  cessare  anche  del  tutto  per  ef- 
di  forme  morbose  tossiche;  altre  volte  esce  viscoso,  contiene  elementi 
«Dgue,  pus,  forme  cellulari  o  detritus  di  tumori  di  neoformazione.  Per 
ione  ed  infiammazioni  della  mammella  si  sarebbe  notato  un  aumento 
l'albumina  nel  latte. 

Ma  a  proposto  dell'igiene  del  latte ,  hanno  maggiore    importanza  le  al- 
Boni  sue  prodotte  da  processi  generali. 

Filhol  e  Joly  hanno  veduto  aumentare  nella  febbre  il  burro  e  la  caseina: 
^cniois  e  Becquerel  (i)  hanno  fatto  una  serie  di  osservazioni  di  confronto 
ptn  malattie  acute  e  croniche.  Hanno  infatti  notato  che  in  entrambe  le 
i  di  malattie  scema  l'acqua  ed  aumentano  le  parti  solide.  Ma  qui  cessa 
ogni  analogia:  nelle  malattie  di  decorso  acuto  diminuisce  lo  zucchero,  cre- 
«e  il  burro  e  la  caseina;  nelle  forme  croniche  il  burro  ed  i  sali  aumen- 
|tno,  scema  il  cacio,  lo  zucchero  resta  nelle  proporzioni  normali  :  nelle 
:|niDe  si  ha  dunque  perdita  di  elementi  respiratori  ed  un  eccesso  di  nu- 
[<ritiz3,  nelle  seconde  scemano  queste  e  si  ha  relativo  aumento  dei  primi, 
lucasi  di  tisi  perlacea  e  di  cachessia  ossifraga  è  stato  osservato  un  au- 
QCDto  de' sali  calcari. 

Anche  istiologicamente  talvolta  si  trovano  delle  variazioni  nel  latte  :  Che* 
valKer  nella  malattia  detta  Cocotte  trovò  globuli  agglutinati,  moriformi, 
[{lobiili  mucosi,  purulenti.  Se  a  questo  latte  alterato  messo  in  un  vetrino  da 
otologia  si  aggiungeva  qualche  goccia  di  ammoniaca  concentrata  e  si  agitava» 
>  vedevano  dei  grumi  di  materia  filante  viscosa.  Herberger  prese  in  esame 
i  latte  di  vacche  affette  da  zoppina  ;  il  latte  aveva  i  globuli  suoi  a  con- 
dona irregolari,  era  fortemente  alcalino,  viscoso,  di  sapore  ed  odore  di- 
saggradevole. 
Un  btto  meritevole  di  nota  è  che  le    glandole   mammarie    come    le  la- 

(0  Vernois  et  Becquerel  :  Composition  du  lait  che*  la  ftmmt  dans  retai  de  maladie  ou 
^  Santi  {GatutU  mtd,  de  Paris,  1853  pag.  69  et  suiv.). 


—  51»  — 
giimali  risentono  Tinfluenza  delle  perturbazioni  morali.  In  qualche  caso 
snaturata  la  secrezione  del  latte,  in  altri  sospesa  affatto.  Krummacher  i 
corda  d'una  nutrice  che  per  un  furto  occorso  a  suo  danno,  si  commost 
ed  incollerì  a  tal  grado  che  Tinfante  suo  per  aver  preso  latte  poche  oi 
dopo,,  ne  ebbe  convulsioni  e  mori.  Petit-Radel  ricorda  di  un  bambino  pres 
da  convulsioni  per  aver  succhiato  latte  dalla  madre  che  era  stata  poc 
tempo  prima  percossa  dal  marito.  Una  donna  nutrice  del  proprio  bambin 
vide  il  marito  minacciato  da  un  soldato:  rimase  si  profondamente  con 
mossa  da  quella  brutta  scena,  che  il  bambino  a  cui  porse  la  mammeli 
poche  ore  dopo  mori  in  preda  ad  accessi  convulsivi. 

D  dott.  Contesse  ricorda  di  due  sposi  che  ebbero  undici  figli  :  la  donni 
era  collerica  d'indole  e  vuoisi  addebitare  alle  psichiche  perturbazioni  a  od 
andava  di  frequente  soggetta,  se  di  undici  figli,  uno  solo  sopravvisse  e  fa 
l'unico  affidato  a  nutrice,  mentre  gli  altri  dieci  allattati  dalla  madre  mori* 
rono  in  fascie.  Parmentier  e  Dejeux  hanno  veduto  in  una  donna  presa  da 
attacchi  di  nervi,  il  latte  divenire  in  meno  di  due  ore  quasi  affatto  tra- 
sparente e  non  riprese  le  sue  qualità  che  dopo  alquante  ore  cessati  gli 
accessi  convulsivi.  Merita  poi  singolare  ricordo  il  fatto  di  bambini  che  po- 
terono succhiare  senza  verun  danno  il  latte  di  nutrici  prese  da  tifo  o  da 
cholera,  del  che  non  pochi  e  persuadenti  esempi  sono  riferiti  negli  Annali 
delle  epidemie  e  sopratutto  in  quella  di  tifo  petecchiale  che  fu  in  tutta  Ita 
lia  nel  1816  e  181 7  e  nella  prima    invasione  del   cholera  cioè   dal  1835 

« 

a^  ^  ^3  7  (  ^^'  Corradi  negli  Annali  delle  Epidemie  negli  anni  citati).  Par- 
rebbe adunque  che  i  germi  infettivi  o  quella  qualsiasi  sostanza  per  cui 
que*  morbi  si  trasmettono,  non  si  eliminino  per  la  via  delle  glandole  mam- 
marie o  eliminandosi  subiscono  successivamente  nello  stomaco  e  negli  in* 
testini  tali  mutazioni  da  riuscire  senz'effetto. 

Non  è  certo  che  in  ogni  caso  di  malattia  delle  giovenche,  il  latte  loro 
sia  nocivo  a  chi  lo  prenda  per  cibo.  Cosi  vediamo  ricordato  ad  esempio 
da  Fox  (i)  che  nel  grande  Macello  pubblico  di  Lilla,  venne  usato  come 
alimento  il  latte  di  vacche  malate  senza  inconvenienti.  Vuoisi  per  altro 
stare  guardinghi  quando  trattasi  di  processi  generali  infettivi:  rammentiamo 
a  proposito  le  osservazioni  del  Moroni  (2)  in  una  Epidemia  di  zoppina  ve- 
silocosa  occorsa  or  sono  pochi  anni  presso  Abbiategrasso.  Il  latte  delle 
vacche  aflose  durante  il  periodo  febbrile  rendeva   grami  e  faceva  morire  '■ 


(i)  Fox:  Sanitary  Examinations  of  Water ^  Air  and  Food^  pag.  469. 
(2)  Igea,  1875. 


—  513  — 
vitelli  ed  i  suini  lattanti,  producendo   agli    uomini  ed    alle    donne   che  ne 
nuigiarono,  mal  di  capo,  debolezza  delle   membra   e   febbre.   In   parecchi 
caà  di  vacche  ammalate  il  cui  latte  conteneva  globuli  di  sangue  e  di  pus, 
ì  dott.  Paine  de  Cardiff  vide  sopravvenire  ai  bambini  un'affezione  ulcerosa 
Uè  fauci  e  diarrea  (i). 
L'Husson  che  ebbe  in  osservazione  un'epidemia  svoltasi  nelle  giovenche 
più  stalle,  ha  tratto  dall'esperienza  sua  le  seguenti  conclusioni  :  x  .^  Quando 
tifo  compare  in  una  stalla,  tutti  gli  animali  che  vi  si  trovano,  ne  risen- 
in  diverso  grado;  2.**  Né  il  latte,  né  la  carne  possono    trasmettere  il 
all'uomo  od  agli  animali  che  non  siano  ruminanti.  Per  altro  anche  nel 
periodo  della  malattia,  quando    ancora   la  quantità    del  latte  non  é 
ta,  non  deve  servire  di  alimento    ai  bambini,    perchè  la   sua  compo- 
è  già  alterata.  Ed  infatti  sin  dall'  inizio  della   malattia ,  gli  idrocar- 
buri diminuiscono  in  proporzione  ed  aumentano  invece  gli  azotati,  che  tro- 
^msi  commisti  ad  elementi  del  sangue,  a  globuli  mucosi  e  purulenti  (2). 
I     Nei  distretti  occidentali  degli  Stati  Uniti  di  America  svolgesi  di  tanto  in 
^to  una  malattia  nelle    giovenche    descritta  da   GrafT   sotto   il   nome    di 
■JOìk  Disease  0  Trembies  che  con  carattere    d'infezione  tifica   trasmettereb- 
[beà  per  il  latte  agli  uomini  :  la  malattia  sarebbe  grave ,    spesso  mortale  o 
di  convalescenza  lunghissima  {Gazzetta  Medica.  Paris   1841,  pag.  451). 
A  chiusa  di  questo  argomento,  ci  piace  aggiungere  poche  parole  sulla  pre- 
trasmissione della  tisi  polmonare  per  mezzo  del  latte  di  vacche  tubercolose, 
n  Vallin  già  nel    1878  (3)   ed    anche    recentemente  (4)  toccava    questo 
argomento,  esponendo  gli  esperimenti    e  le   opinioni  de'  più    rinomati  cul- 
tori della  Veterinaria:  Gerlach,  Klebs,  Fleming,  Bòllinger   e  le    più  recenti 
^prove  di  Peuch  e  Toussaint  Professori  della    scuola  veterinaria  di  Tolosa. 
Qaesti  esperimentatori    nutricarono  due    porcelletti  e    parecchi   conigli  con 
M  latte  fornito  da  vacca  tisica  all'estremo  grado:  quegli  animali  deperirono 
pnsto  e  presentarono  all'autopsia  la  tubercolosi.  Si  noti  però  che  un  por- 
cdletto  tenuto  con  gli  altri,  ma  alimentato  diversamente,  divenne  pur  esso 
tabercoloso.  Peuch  e  Toussaint  spiegano  il  caso  col  dire  che: 


(l)  Paine  :  Le  lati  des  vaches  malades  et  la  diarrhie  infantile  {Journal  dHygiìne^  24 
t"^  18S0.  Annali  di  Medicina,  Rivista,  giugno). 
W  Cùtnptes  Rend,  de  VAcadémie  des  Sciences  de  Paris.  Voi.   73. 

(3)  Le  iati  des  vaches  phthisiques  peut'il    transmettre  la    tubercolose  ?  (^Annales  d*  Hy- 
l««.  Juillct  1878  pag.  15-50). 

(4)  ì^angtr  du  lait  des  vaches  phthisitjues  (Revue  dHygiìne,  1880,  N.  7). 

33 


—  su  — 

ce  porceUt  n*  avait  pas  iti  assez 
sevèretneni  sipari  des  animaux  inoculi. 

Gli  esperimenti  succitati  non  ci  sembrano  bastevoli  a  risolvere  in  moda 
assoluto  il  quesito.  Altri  ne  occorrono  condotti  non  solo  in  più  larga  scala., 
ma  con  le  debite  cautele,  fra  le  quali  è  pur  quella  della  scelta   degli  ani- 
mali  che  si  sottopongono  airesperimento,  nel  che  ci  deve  essere  di  ammae- 
stramento quanto  accadde,  rispetto  all'innesto  della  materia  tubercolare  ado-.  i 
prando  conigli,  animali  che  hanno  debolissima  resistenza  e  che  si  videro  a 4^ 
cadere  con  la  massima  facilità   nella   tubercolosi,    anche  quando   venivamo 
loro  injettate  sostanze  minerali  e  in    fuori   anche  di   queste,  per    semplice 
cons^^enza  di  scarso  o   cattivo   alimento,    ovvero    tenendoli   in   ambiente 
antigienico. 

In  ogni  modo  poi  non  è  da  dimenticare  che  il  latte  può  riuscire  nocivo 
non  perchè  contenga  verun  principio  morboso  specifico,  ma  unicamente 
per  l'alterata  sua  composizione  provenendo  da  animale  ammalato. 


—  515  — 


PARTE   SECONDA. 
Della  conservazione  del  latte  e  delle  sue  più  frequenti  adulterazioni. 

Considerato  il  latte  nel  campo  suo  principale  che  è  quello  della  broma- 
lologia,   veniamo  a  toccare  alcuni   argomenti  che  dav vicino  interessano  Ti- 
(iene  pubblica,  dappoiché  il  latte  non  solo  è   alimento,  ma  anche  medica» 
iDento;  epperò  la  polizia    medica   deve   invigilarne  la   purezza  e  la  buona 
[pulita,  siccome  è  debito  suo  per  tutte  le    sostanze  che  valgono  a  conser- 
tale ed  a  restituire  la  salute  :  lac  et  prò  cibo  et  prò  medicamento  est. 
Pertanto  noi  in  questa  seconda  parte  parleremo: 

i.^  Dei  modi  di   conservare    il    maggior  tempo  possibile   inalterato  il 
latte  allo  stato  liquido; 

2.^  Dei  procedimenti  per  ridurre  il  latte  in  preparato  commerciale  di 
lunga  durata;  e  dell'intrinseco  e  relativo  valore  di  siffatti  prodotti; 

3.^  Delle  più   comuni    adulterazioni    del  latte  e  de'  modi  più  acconci 
a  riconoscerle. 

CAPITOLO  I. 

Dei  modi  di  conservare  per  il  maggior  tempo  possibile  inalterato  il  latte 

allo  stato  liquido. 

Abbiamo  già  in  altro  capitolo  ricordato  le  alterazioni  a  cui  va  incontro 
il  latte  per  effetto  degli  agenti  esterni  e  specialmente  a  causa  della  qualità 
dei  redpienti  in  cui  è  posto.  In  aggiunta  a  que'  fatti  sta  il  dire  brevemente 
delle  misure  volgarmente  adottate  per  serbare  buono  il  latte  naturale  e 
liquido  per  il  maggior  tempo  possibile. 

I  lattivendoli,  i  formaggiarì,  i  fabbricatori  di  latticini  hanno  cura  di 
travasare  il  meno  possibile  il  latte  da  un  recipiente  all'altro  e  tanto  meno 
«sano  recipienti  di  qualità  diversa.  Appena  munto  il  latte  lo  versano  in 
ampi  bacini  di  rame  accuratamente  tersi  ed  asciutti,  e  questi  tengono  in 
ambienti  ben  ventilati,  freschi,  di  solito  al  pian  terreno,  in  posizione  di 
tramontana  od  in  cantine  ad  alte*  volte,  asciutte  e  ventilate.  In  alcuni  luo* 
^hi  de'  Pirenei  si  usa  costrurre  apposite  baracche,  dove  di  sotto  passa  una 
:orTente  d'acqua  ed  in  questa  sono  posti  a  galleggiare  (sostenuti  da  appo- 


-  5i6  — 

siti  congegni)  i  recipienti  del  latte  ricoperti  da  tavole  di  pietra:  la  tempe 
ratura  alla  quale  si  trovano  cosi  esposti  è  molto  biissa. 

È  stato  anche  proposto  di  tenere  il  latte  entro  ghiacciaje,  mezzo  incon 
modo  e  di  troppo  costo. 

Gay*Lussac  ha  consigliato  allo  scopo  di  conservare  il  latte  per  più  gtorr 
di  riscaldarlo  quotidianamente  fino  airebollizione  per  qualche  minuto.  Que 
sto  procedimento  è  a  danno  del  gusto  e  del  prezzo.  Altri  poi  usano  au 
mentare  la  naturale  alcalinità  del  latte,  addizionandolo  di  un  grammo  d 
bicarbonato  di  potassa  o  di  soda  per  ogni  litro  (Darcet  et  Petit).  Cosi  li- 
nacidimento  spontaneo  del  latte  viene  ritardato  d*alquante  ore:  abbiamo 
noi  pure  provato  che  quantità  maggiori  di  sale  alcalino  prolungano  la  re- 
sistenza del  latte,  ma  questo  prende  sapore  ingrato.  Hirscberg  ha  notato 
che  si  riesce  a  conservare  il  latte  per  qualche  tempo,  mercè  raggiunta  di 
un  millesimo  d'acido  borico,  ma  con  ciò  si  viene  ad  impedire  la  separa- 
zione della  panna.  Soltanto  dopo  96  ore  il  latte  con  acido  borico  mani- 
festò una  leggiera  reazione  acida.  Dopo  120  ore  questa  era  fatta  più  sen- 
sibile. Il  latte  senza  acido  borico  manifestò  invece  dopo  ^6  ore  una  forte 
reazione  acida.  La  Ditta  P.  Tannetti  in  Amburgo  fa  commercio  di  latte 
conservato  con  l'aggiunta  ad  ogni  litro  di  esso  di  due  grammi  di  biborato 
(li  soda  e  d'un  po'  di  borato  di  soda. 

Da  una  serie  di  esperimenti  (da  noi  fatti  tempo  addietro)  sulle  sostanze 
antizimotiche,  ricordiamo  fra  gli  altri  questo  a  proposito  del  latte.  In  una 
boccetta  contenente  300  *^*='  di  latte  puro  si  versò  una  mezza  goccia  di 
olio  essenziale  di  senape:  il  latte  si  mantenne  inalterato  per  più  di  due 
anni,  ma  ebbe  persistentemente  l'odore  caratteristico  della  senape  (0. 

Un  latte  d'odore  e  sapore  ingrato  per  quanto  ritenga  ancora  le  proprietà 
nutrienti,  pure  viene  rifiutato  e  cessa  il  movente  di  quell'industria  che  ci 
dà  un  prodotto  se  non  inservibile  affatto,  certo  non  appetito.  È  del  latte 
come  dei  funghi,  che  nessuno  appetirà  dopo  lunghe  e  rinnovate  macera- 
zioni nell'aceto,  perchè  così  facendo  ogni  fungo  anche  di  quelli  comune- 
mente noti  per  velenosi,  è  reso  mangereccio.  Si  schiva  è  vero  un  grave 
pericolo,  ma  d'altra  parte  si  perde  sapore  ed  aroma  delicatissimo ,  né  più 
rimane  che  una  sostanza  coriacea  e  per  nulla  appetitosa  né  nutriente.  Tanto 
e  meglio  varrebbe  bandire  affatto  i  funghi  dalla  cucina. 

(i)  Se  si  potesse  con  adatto  menstruo  fare  una  soluzione  titolata  dell'olio  essenziale  di 
senape  e  raggiungere  la  voluta  resistenza  del  latte,  con  un  minimo  d'  odore,  avrebbesi 
forse  modo  di  farne  un'applicazione  industriale.  Ma  questa  mancherà  se  l'effetto  voluto  e 
raggiunto  di  conservare  inalterato  il  latte  sia  a  scapito  del  gusto.     . 


—  517  — 
Pertanto  volendo  concludere  quale  sia  il  modo  più  conveniente  e  mi- 
gliore fra  quelli  finora  proposti  per  la  conservazione  del  latte  nello  stato 
liquido  e  naturale,  diremo  che  lasciando  da  parte  i  processi  fondati  sul- 
l'aggiunta di  sostanze  antifermentative,  perchè  di  quelli  fino  ad  oggi  noti, 
nessuno  è  al  tutto  indifferente  al  latte  e  dal  più  al  meno  ne  alterano  qual- 
die  sua  qualità,  in  massima  è  da  consigliarsi,  e  quando  non  occorra  troppo 
hmga  conservazione,  di  aggiungere  lievissima  dose  di  bicarbonato  di  soda 
4d  latte,  di  sottoporlo  mediante  modico  'riscaldamento  ad  evaporazione  di 
farere  durata  e  poi  tenerlo  in  luogo  fresco  in  vasi  di  terra  invetriata. 

CAPITOLO  IL 

Dd  procedimenti  per  ridurre  il  latte  a  preparato  commerciale  di  lunga  durata 
e  deir intrinseco  e  relativo    valore  di  siffatti  prodotti. 

Distinti  chimici  studiarono  il  modo  di  condensare  il  latte  per  ridurlo  a" 
preparato  di  lunga  durata.  I  processi  fin  qui  usati  consistono  nell*  evapo- 
razione prolungata  e  nell'aggiunta  di  zucchero:  con  lievi  modificazioni  di 
procedimento,  cosi  si  fa  in  tutte  le  fabbriche  di  latte  condensato:  una  sola 
&bbrica  ungherese  sappiamo  tenere  un  processo  che  fa  a  meno  dell*  addi- 
zione di  zucchero,  ma  a  scapito  della  durata  del  preparato. 

Appert  applicò  il  suo  metodo  di  conservazione  delle  sostanze  alimentari 
e  riasci  a  conservare  il  latte  per  un  tempo  discretamente  lungo,  chiudendolo 
in  bottiglie  e  sottoponendo  queste  al  riscaldamento  mediante  bagnomaria. 

liabru  segui  un  procedimento  analogo,  servendosi  di  scattole  in  luogo 
<fi  bottiglie. 

Bethel  propose  di  saturare  il  latte  bollito  con  acido  carbonico  e  di  cosi 
<»nservarlo;  è  mezzo  però  costoso  e  di  poca  applicazione, 

Martin  De-Lignac  ha  proposto  di  evaporare  il  latte,  al  quale  venne  ag- 
|innto  un  decimo  di  zucchero,  in  recipienti  di  rame  accuratamente  stagnati, 
mediante  il  vapore  acquoso  alla  temperatura  di  x  1 2°  corrispondente  quindi 
^  un'atmosfera  e  mezza.  L'evaporazione  colla  contemporanea  agitazione  è 
protratta  fino  a  tanto  che  il  latte  abbia  assunto  la  consistenza  del  miele, 
^po  di  che  lo  si  versa  in  scattole  di  latta  che  devono  essere  postia  chiuse 
^nncticamente,  onde  sia  impedito  l' accesso  dell'  aria.  Per  usarne  è  duopo 
aggiungere  ad  ogni  parte  di  latte  condensato  tre  quarti  d'acqua  ;  si  ottiene  in 
^  «nodo  un  liquido  che  ha  tutte  le  proprietà  del  latte  normale  zuccherato. 
Grimewade  e  Keppel  perfezionarono  il  metodo  di  conservazione  del  latte. 


-  SiS  — 

spìngendone  rapidamente  Tevaporazione,  dopo  avervi  aggiunto  zacchero  e< 
un  po'  di  bicarbonato  sodico,  fino  ad  ottenerne  una  pasta  dura ,  la  qual 
essiccata  mediante  opportuni  procedimenti,  è  poi  ridotta  in  polvere  e  smei 
ciata  sotto  questa  forma.  Con  una  parte  di  questa  conserva  ed  otto  ( 
acqua,  si  ottiene  un  liquido  che  ha  tutte  le  prerogative  del  latte  fresco. 


Prospetto  delle  Analisi  istituite  sul  Latte  condensato  delle  principali  Fabbrich 


Acqua 

Sali 

Grassi 

Albu- 
minoidi 

Zuc- 
chero 

Autore 
dell'AnaUsi 

Anno 

Fabbrica  Aoglo-STinera 

26,14 

2,05 

9.92 

11,90 

50,80 

D.'Gerbert 

1875-76  e  77 

io  Chao 

24,70 

2,11 

6,02 

9.77 

57,40 

D/Soxhlet 

4 

1878 

fabbrica  Srinera 
io  Freibsr^ 

25,75 

2.15 

10,66 

13.41 

48,02 

Gerber 

1879 

Fabbrica  Gerber  «  C 

26,10 

2,12 

9.46 

".73 

50.59 

» 

1878 

in  TboB 

25,10 

1,94 

6.83 

10,46 

55.67 

Fellenbcrg 

1878 

Fabbrica  H.  Nestleia 
Terej 

25,28 

2,03 

8,62 

10,25 

53.82 

Soxhlet 

1878 

Fabbrica  Ronegieie 

32,80 

3.01 

9,80 

I3."3 

41,25 

Cerberi 

1877 

in  Chriitiania 

30,08 

2,01 

7.54 

9,02 

51.35 

Soxhlet 

1878 

Fabbrica  Barare» 
in  Keopten 

3i»3o 

2,56 

10,19 

12,53 

43.42 

Gerber 

1879 

Fabbrica  Tiennese 
Aibrecbt 

24,26 

2,16 

9,63 

10,82 

53.13 

Soxhlet 

1878 

Fabbrica  Italiana 
di  Milano 

26,88 

2,26 

8,67 

11,07 

51,12 

» 

> 

Fabbrica  Dóbreo^er 

..3^3| 

MjIiis  e  G. 
Locate 

23,486 

11,036 

11,392 

51.773 

Bignamini 

1881 

(proTincia  di  lilano) 

• 

Fabbrica  Gail-Bordcn 
New-Jork 

27,72 

1,81 

8.61 

.  0 

9.92 

51.84 

Gerber 

1877 

Fabbrica  Americana 
Alderoej 

23*38 

".56 

9.23 

10,22 

51.57 

1877 

Fabbrica  Hooken-Cream 
London 

26,45 

1,76 

9.84 

10,56 

51,38 

> 

1879 

Fabbrica  Weitolf  Ingiand 
SweiloB 

28.89 

1,62 

10,45 

12,56 

46,48 

» 

> 

—  519  — 
Ma  sebbene  lo  si  affermi  tuttodì  nei  giornali,  non  si  ha  da  queste  pre- 
panazioni,  solute  che  siano  nelVacqua,  un  liquido  per  composizione^  quan- 
tità e  proporzione  dei  principi  e  per  valore  fisiologico ,   perfettamente  pari 
li  latte  naturale.  Invece  non  si   ha   che    un  latte  molto  più   zuccherato  e 
con  una  proporzione  di  albumina  e  di  grasso  sempre  inferiore  a  quella  del 
htte  di  vacca  e  vi  ha  in  luogo  un  eccesso  di  idrocarburi.  La  viscosità  della 
Bissa  ne  rende  la  diluzione  irregolare  e  se  trattasi  di  darlo   a  bambini,  è 
ài  ricordare  che  la  gran  quantità  di  zucchero  contenuto,  cagiona  col  lungo 
ISO  dei  disturbi  digestivi. 

Le  farine  lattee  ed  il  latte  Liebig  hanno  pur  esse  il  peccato  capitale  di 
lovrabbondare  in  idrocarburi,  ma  ancora  il  latte  condensato,  le  farine  lattee 
non  rappresentano  l'insieme  e  la  giusta  proporzione  di  sostanze  nutritive 
proprie  del  latte  naturale.  Non  basta  perchè  sieno  accettabili  come  pari  due 
alimenti,  che  siano  affini  dal  punto  di  vista  chimico  e  che  contengano  quan- 
tità pari  di  prìncipi  plastici  e  respiratori;  bisogna  che  posseggano  il  me- 
desimo grado  di  digeribilità. 

Nel  latte  artificiale  di  Liebig  (0  le  materie  proteiche  sono  rappresentate 
dal  glutine  di  cui  la  funzione  può  senza  dubbio  ritenersi  analoga  a  quelle 
dell'albumina  e  della  caseina,  ma  ne  differisce  nella  digeribilità,  che  è  senza 
dubbio  minore. 

Nella  pratica  quando  necessità  porti  ad  usare  d'un  succedaneo  del  latte, 
si  preferisca  nel  caso  il  latte  condensato  alla  farina  Nestley  (2)  e  questa  al 
latte  Liebig. 

In  breve  non  vanno  prese  queste  preparazioni  che  come  espedienti  di 
necessità»  dappoiché  non  ritengono,  ripetiamo,  che  assai  imperfettamente  le 
qualità  del  latte  naturale,  del  quale  non  sono,  come  dice  il  Mantegazza, 
che  mummie.  Non  mentano  il  nome  di  succedanei  al  latte  quelle  prepara- 
zioni che  da  Dubrunfaut  e  da  altri  vennero  proposte  nel  tempo  dell'ultimo 


(l)  n  latte  artificiale  Liebig  è  preparato  nel  seguente  modo:  Grammi  16  di  farina  di 
framento  sono  faUi  bollire  in  160  grammi  di  buon  latte  di  vacca.  Reso  omogeneo  il  mi> 
scaglio  si  fa  raffreddare  aggiungendovi  16  grammi  d'orzo  germogliato  pesto  al  momento 
e  dilavato  in  12  grammi  d'acqua  tiepida  alcalinizzata  col  iS  ^/^  di  bicarbonato  di  potassa. 
L'orzo  germogliato  alla  temperatura  di  30^-40^  opera  per  la  diastasi  sull'amido  del  grano, 
lo  trasforma  e  cosi  modifica  la  consistenza  del  prodotto,  che  riscaldato  fino  all'  ebollizione 

po  qualche  minato,  si  fa  passare  per  imo  staccio  fino. 
(2)  È  un  miscuglio,  che  si  fa  seccare  nel  vuoto,  di  latte  di  vacca,  zucchero  e  crosta  di 

P>oe  porfirizzata.  Analizzata  da  Poinsot  ha   dato    1,66  ^/^  d'azoto   e  di    materie   amilacee 

iosolubil]. 


—  520    — 

assedio  di  Parigi,  come   latte  artificiale.    Non  sono  che  emulsioni    di  ol!  i 
di  grassi  poco  piacevoli  se  non  nauseose  (i). 

CAPITOLO  III. 
Delle  pia  comuni  adulterazioni  del  latte  e  de*  modi  pili  acconci  per  riconoscerle 

Oggetto  d'un  commercio  su  larga  scala,  il  latte  sia  venduto  ali*  ingrosso 
per  la  fabbrkazione  del  formaggio,  che  smerciato  al  minuto,  come  ogni 
altra  sostanza  alibile,  va  soggetto  facilmente  a  frodi:  ma  è  l'abitante  delk 
città  che  più  spesso  resta  vittima  di  quelle,  perchè  la  merce  avanti  di  giun- 
gere al  consumatore  deve  passare  per  tre  o  quattro  mani  e  se  non  è  il 
fornitore  primo  del  latte,  certo  il  conduttore  e  meglio  ancora  il  lattifen- 
dolo  che  ha  lo  spaccio  al  minuto  del  latte,  lo  battezzano.  È  questo  tm 
vizio  capitale  delle  vendite  private  di  tale  sostanza  alimentare,  e  sono  quindi 
da  encomiare  e  da  incoraggiare  le  istituzioni  di  Latterie  Sociali  sotto  sor- 
veglianza di  speciali  Commissioni  cittadine,  che  a  maggior  sviluppo  dd 
commercio  e  a  vantaggio  anche  dell'equità,  facciano  una  sana  concorrenza 
all'industria  privata  :  in  tal  modo  quest'ultima  per  sorreggersi  sarà  costretti 
ad  intimamente  rimutarsi  nell'organamento,  procurando  di  togliere  a(&tto  i 
modi  per  cui  sono  inevitabili  le  frodi. 

A  Parigi  un  tale  Nicolas  ha  dato  il  buon  esempio.  Proprietario  d'una. 
grossa  tenuta  con  stalle  in  Brie  (dipartimento  di  Senna  e  Marna),  di  li 
esso  manda  a  Parigi  il  suo  latte  genuino  entro  bottiglie  di  cristallo  suggel- 
late e  con  la  marca  del  produttore.  Il  deposito  centrale  distribuisce  il  latte 
a  34  vendite  succursali  tutte  proprietà  del  signor  Nicolas,  al  quale  meri- 
tamente fu  conferito  un  premio  per  il  modo  col  quale  ha  organizzato  il 
suo  commercio. 

La  maggior  parte  delle  volte  trattasi  di  addizione  di  acqua  per  aumen- 
tare la  quantità  assoluta  della  merce  o  di  spannatura  per  avere  separato 
un  principio  di  maggior  costo;  non  di  rado  poi  sono  le  due  frodi  combi- 
nate, anche  perchè  la  prima  vale  sotto  un  certo  punto  di  vista  a  velare 
la  seconda.  L'addizione  d'acqua  ricompensa  la  scemata  quantità  d'un  laUe 

(l)  Dabrnnfaut  :  Sur  la  composiiion  du  lati  et  sur  la  préparation    dum  lait  éòsiSonai 
{Comptes  rendus  de  tAcadémie,  T.    72.  pag.  84.  187 1). 

Fua:  Sur  la  substitution  de  la  graisse  de  cheval  à  rhuile  dolioe  dans  la  préparation 
du  lait  obsidional  proposi  par  M,  Dubrunfaut  (Comptes  id,  T.  id.  pag.   108). 

Gaudin  :  Sur  la  préparation  dun  lait   artificiel   applicable  pendant  rimnstisstment. 
Note  {^Comptes  rendus,  luogo  dt.) 


—  521   — 
scremato,  e  se  per  vedere  se  vi  sieno  firodi  o  no,  ci  accontentassimo  della 
dmsimetria,  facilmente  potremmo  essere  tratti  in  errore. 

Un  latte  spannato  (e  noi  qui  ci  riferiamo  al  latte  di  vacca  come  quello 
che  per  la  massima  parte  ci  serve  d'alimento),  ma  più  ancora  quello  span- 
Dito  e  annacquato,  ha  una  tenuità  ed  un  color  azzurrognolo  visto  per  tra- 
sparenza che  non  ha  il  latte  normale.  Si  è  quindi  dai  frodatori  pensato  di 
tangere  sostanze  capaci  di  correggere   il   difetto;   ma    sostanze  inodore, 
insipide,  non    palesabili    ad   occhio   nudo,  che    traggano  in. errore  il  con- 
tore  del  latte,  son  rare  a  trovarsi  e  nel    caso  non    convenienti  per  il 
jvezzo;  e  quelle  di  cui  concedesi  la  spesa,  sono  troppo  facilmente  riconosci- 
M  ad  occhio  nudo  o  coi  mezzi  più  volgari    d'indagine  chimica,  senza  ri- 
correre proprio  ad   analisi   delicata,   alle  quali   non  v'  è  frode   che    possa 
?  staggire. 

i     Più  innanzi  faremo   parola    di   queste  sofisticazioni   complementari  ;   ora 
\  ddamo  dell'addizione  d'acqua  e  della  spannatura  che  rappresentano  lo  scopo 
primo  d'ogni  frodatore. 

A  riconoscere  le  adulterazioni  del  latte  il  modo  più  sicuro  e  rigoroso  è 
l'analisi  chimica  eseguita  con  uno  de'  vari   processi,  che  Peligpt,  Haidlen, 
.  Sdmltze,  Joly,  Vemois  e  Becquerel  ed  altri  ancora  vennero  man  mano  pro- 
ponendo. Noi  riferiamo  qui  per  debito  quella  di  Millon  e  Commaille,  che 
fra  i  tanti  è  dei  più  commende  voli. 

Si  prendano  20  ce.  di  latte,  vi  si  aggiungano  quattro  volumi  d'acqua , 
[  poche  goccie  di  acido  acetico  e  si  agiti  per  qualche  minuto.  Si  ottiene  cosi 
un  coagulo  formato  dalla  caseina  e  dal  burro ,  e  questo  vien  gettato  su 
Otre.  Si  lava  la  materia  prima  con  acqua  distillata  e  poi  con  acqua  al- 
coolizzata,  cercando  di  raccogliere  tutti  i  liquidi  di  lavatura.  Il  coagulo  cosi 
trattato  viene  poi  asciugato  fra  carta  bibula ,  e  ripreso  con  alcool  anidro 
▼a  poi  gettato  di  nuovo  su  filtro. 

Si  esaurisce  allora  con  etere  alcoolizzato ,  continuando  l'operazione  fino 
a  che  si  giudica  esportato  tutto  il  burro.  Il  residuo  rimasto  sul  filtro,  si  fa 
eariccare  e  si  pesa  :  esso  rappresenta  la  quantità  di  caseina  :  il  liquido  etereo 
^Icoolico  evaporato  ci  darà  la  quantità  di  burro. 

n  siero  separato  con  la  prima  filtrazione,  aggiunto  ai  liquidi  di  lavatura, 
▼a  diviso  in  tre  parti  e  serve  alla  determinazione  dell'albumina,  della  lat- 
^  e  delle  ceneri  o  materie  minerali.  La  porzione  destinata  alla  dosatura 
^'albumina,  si  introduce  in  un  palloncino  e  vien  fatta  bollire  fino  a  com- 
pleta coagulazione  dell'albumina  medesima ,  poi  seccata  e  pesata.  La  se- 
conda porzione  è  trattata  col  reattivo  cupropotassico  di  Fehling  per  la  va- 


—  526  — 

Notisi  che  per  brevità  sulla  scala  non  sono  segnate  le.  prime  due  dfire 
a  sinistra  poiché  costanti,  le  altre  due  a  destra  variando  soltanto  a  norma 
della  qualità  del  latte;  cosi  a  modo  d'esempio  un  latte  che  marchi  1032 
di  densità,  segnerà  32  sulla  scala. 

Siccome  per  altro  le  indicazioni  dell'areometro  di  Quevenne,  come  an- 
che (^i  tutti  gli  altri,  sono  variabili  a  seconda  della  temperatura  del  liquido 
in  cui  viene  immerso,  ed  essendo  quello  di  Quevenne  costruito  a  15^,  si 
farà  in  modo  coli'  ajuto  di  im  termometro  che  nel  momento  in  cui  viene 
fatta  la  lettura,  quella  sia  di  15.^  Del  resto  sono  redatte  delle  tavole  di 
correzione  tanto  per  il  latte  intiero  o  normale,  come  per  quello  a  cui  sia 
stata  tolta  la  panna  {Vedi  infine  Tav.  I  e  li);  mediante  le  quali  si  può  de- 
sumere a  colpo  d'occhio  la  densità  del  latte  a  qualunque  temperatura.  E 
quand'anche  non  si  volesse  o  non  fosse  possibile  consultare  le  tavole,  giova 
aver  presente  che  le  variazioni  della  densità  corrispondono  ad  un  grado  per 
ogni  5**  di  temperatura,  vale  a  dire  che  le  indicazioni  dello  strumento  de- 
vono essere  accresciute  o  diminuite  di  un  grado  per  ogni  variazione  cor- 
rispondente a  5^  in  più  o  in  meno  della  temperatura  del  liquido.  Cosi,  per 
esempio,  se  un  latte  ci  indicasse  una  densità  di  103 1  a  20^,  oppure  1033 
a  xo^,  vuol  intendersi  che  lo  stesso  latte  a  15°  ci  darebbe   1032. 

Secondo  Quevenne  il  minimo  di  densità  del  latte  normale  sarebbe  di  1028,8 
e  per  conseguenza  dovremo  sospettare  che  il  latte  è  allungato  con  acqua 
se  ha  una  densità  inferiore. 

Si  passa  quindi  alla  seconda  operazione,  che  è  la  misura  della  quantità 
di  crema  o  panna.  A  quest'uopo  si  fa  uso  di  un  semplicissimo  apparecchio 
che  sempre  accompagna  in  un  col  termometro  il  latto-densimetro  di  Que- 
venne e  chiamasi  cremometro  di  Bank  e  di  Chevallier.  Consiste  in  im'al- 
berella  o  vaso  cilindrico  di  vetro  alto  o°*,i4  e  del  diametro  interno  di  ©",038 
diviso  in  100  parti  o  gradi  dal  tratto  superiore  segnato  con  O,  In  esso  si 
versa  il  latte  e  lo  si  porta  in  luogo  tranquillo  e  fresco  per  24  ore.  La 
crema  pel  riposo  si  porta  alla  superfìcie  e  vi  forma  uno  strato  giallastro  che 
si  misura  leggendo  il  numero  delle  graduazioni  corrìspondentL 

Lo  stesso  Quevenne  dice  che  un  latte  genuino  di  buona  qualità  non  deve 
dare  meno  di  io  gradi  di  panna;  quindi  con  questa  esperienza  e  colla  de- 
terminazione fatta  antecedentemente,  si  hanno  dati  sufficienti  per  poter  pro- 
nunciare un  giudizio  sulla  bontà  del  latte  il  cui  campione  venne  sottoposto 
alla  prova. 

La  terza  operazione  è  diretta  a  constatare  la  densità  del  latte  spannato. 
Per  cui  dopo  che  il  latte  medesimo    venne    lasciato  a  sé  per    24  ore,  coix 


—  5^3  — 
Si  è  trovato  che  la  densità  del  latte  genuino  di  vacca  sta  a  quella  del- 
Tacqua  come   277:    261    (Haller)    ossia   varia   nei   limiti   da    1026-102 9- 
1032-1035. 

Qaevenne,  competentissimo  in  materia,  ha  trovato  in  una  gran  serie  di 
joservazioni,  le  seguenti  medie: 

Minimum 1028,8 

Maximum 1036,4 

Medium 1032,2 


E  cosi  ancora,  secondo  Vernois  e  Becquerel,  il  peso  specifico  del  latte 
wìa  tra  1028  e  1042.  Reveil  e  Dirr  (0  ritengono  che  un  buon  latte  debba 
tfere  una  densità  di  1031,5  e  questa  media  fu  tratta  dai  risultati  di  più  che 
«Ile  prove  istituite  nelle  diverse  parti  della  Francia  e  nelle  varie  stagioni. 

n  principio  del  latte  che  più  di  tutti  influisce  sulla  sua  densità ,  è  la 
puma  o  crema ,  la  quale  essendo  specificatamente  più  leggiera  degli  altri , 
tenderà  a  seconda  che  è  in  quantità  maggiore  o  minore,  a  diminuirne  od 
aumentarne  la  densità  stessa.  Per  conseguenza  questa  aumenterà  togliendo 
h  panna ,  e  potrà  essere  ricondotta  al  grado  di  prima  per  l'aggiunta  di 
acqua;  diminuirà  invece  quando  al  latte  sia  aggiunta  l'acqua  senza  to- 
gliervi prima  la  crema  o  panna. 

Per  la  determinazione  della  densità  del  latte  si  usano  areometri  parti- 
colari che  diconsi  pesa-latte  (2). 

Essi  portano  sulla  loro  asta  diverse  linee  corrispondenti  al  punto  d'af- 
fioramento per  il  latte  puro,  genuino,  e  per  il  latte  addizionato  di  quantità 
variabili  di  acqua.  Ma  ognuno  vede,  per  quanto  abbiamo  detto  sopra,  che 
questo  istrumento  non  ci  può  dare  delle  indicazioni  attendibili,  anzi  ci  può 
condurre  facilmente  in  errore  e  farci  ritenere  un  latte  come  falsificato  con 
acqua,  nel  mentre  non  lo  è  ;  all'opposto  può  indicarci  come  puro  un  latte 
addizionato  di  acqua. 

Per  colleganza  di  fatti  noi  dovremmo  qui  esporre  il  processo  di  densi- 
nutria  e  cremometria  del  Quevenne;  ma  siccome  con  tale  processo  non 
richiedonsi  meno  di  24  ore  di  tempo  per  riconoscere  le  due  frodi  dell'ag- 
gnmta  d'acqua  al  latte  e  della  spannatura,  così  vogliamo  far  precedere  un 
€cnno  d^li  altri  mezzi  suggeriti  come  più  pronti. 

(0  Din  Francois  :  Guide  pratique  pour  consiaier  les  falsifications  du  lait. 
(2)  Banrnhawer  ha  dimostrato  che  i  pesa-latte  con   bulbo  a  forma  di  pera  sono  meno 
'"^bili  di  quelli  in  forma  di  doppi  coni. 


—  528  — 

Troviamo  conveniente  di  far  osservare  come  in  certi  campioni  di  latte 
con  la  sola  proporzione  di  2'*^  di  soluzione  alcoolica  di  acido  tartarico  per 
150^'  di  latte,  non  si  riesce  a  rendere  abbastanza  limpido  il  siero,  ed  in 
tal  caso  ]a  determinazione  della  sua  densità  non  può  essere  precisa.  L'Autore, 
che  pure  ha  fatto  una  simile  osservazione,  suggerisce  di  aggiungere  qualche 
goccia  di  più  della  soluzione  di  acido  tartarico,  e  noi  ci  siamo  convinti 
dietro  ripetuti  esperimenti,  che  si  consegue  meglio  l'intento  impiegando  la 
indicata  proporzione  di  acido  tartarico  nell'alcool  addizionata  di  una  o  due 
goccie  di  acido  acetico  concentrato. 

Questo  processo  è  veramente  commendevole  per  la  semplicità,  per  la 
esattezza  dei  risultati  e  per  il  poco  tempo  richiesto.  Ma  esso  non  ci  fornisce 
la  prova  che  d'una  sola  frode,  dell'annacquamento  e  non  della  spannatura. 

A  completamento  dell'opera  fatta  la  densimetria  del  latte,  indi  quella  del 
suo  siero,  si  vorrà  passare  alla  cr emometria:  ma  perchè  questa  richiede, 
come  dicemmo  già  molte  ore,  così  è  preferibile  istituire  la  butirromeiria. 

Sapendosi  che  un  latte  buono  e  genuino  deve  fornire  SS^*""  di  burro  per 
litro,  si  sono  immaginati  vari  processi  per  riuscire  facilmente  e  presto  a 
determinare  il  quanto  di  burro  contenuto  in  un  latte. 

Ommettiamo  di  esporre  particolareggiatamente  i  meno  raccomandati  pro- 
cessi di  Loyscl,  di  Leconte,  di  Daubrawa  per  ricordare  invece  i  metodi  di 
Marchand,  d'Adam  e  di  Brunner. 

Il  processo  Marchand  è  fondato,  su  questi  tre  principi: 

i.^  Le  piccole  quantità  d'alcali  caustico  mentre  impediscono  che  U 
caseina  precipiti,  non  hanno  azione  sui  corpi  grassi  in  presenza  del  glucosio, 
e  della  lattina; 

2^  Sulla  facile  solubilità  del  burro  nell'etere,  anche  in  presenza  del- 
l' acqua ; 

3.*  Sulla  debole  solubilità  del  burro  in  una   miscela  di  volumi    ^;uali 
d'etere  e  d'alcool  e  di  soluzione  acquosa  di  lattina  e  caseina. 

Per  tale  determinazione  Marchand  ha  proposto  il  suo  latte  butirrometro^ 
che  fu  poi  modificato  da  Salleron. 

Il  butirrometro  è  un  tubo  di  vetro  chiuso  da  una  parte,  del  diametro  intern 
di  io""-  circa,  della  lunghezza  di  35  a  4o''''*  e  diviso  in  tre  parti  dell 
capacità  ciascuna  di  io^°'  cubi,  delle  quali  la  superficie  divisa  in  decimi 
L'esperienza  va  condotta  nel  modo  seguente:  si  versano  nel  tubo  io"'  d 
latte  tolto  dal  campione,  preventivamente  agitato  per  avere  la  crema  il  pi 
che  sia  possibile  uniformemente  distribuita,  vi  si  aggiungono  2  goccie 
liscivio  de'  saponai  (soluzione  di  soda  a  36"  B)  per  tenere  in  soluzione 


f 

fan  tfi  à  tog^e  la  crema  e  vi  si  immerge  il  lattoKlensimetro.  È  naturale 
he  ayendo  privato  il  latte  della  panna  che  è  il  principio  più  leggiero,  la 
fea  densità  dovrà  risultare  superiore  a  quella  trovata  prima  della  spanna- 
■n.  In  generale  quella  del  latte  puro  spannato  oscilla  tra  1032.5  e  1036.5 
t  per  conseguenza  si  avrà  in  quest'  ultima  lettura  un  controllo  alle  prece- 
lenti  operazioni.  Certo  che  sarà  sempre  conveniente,  quando  sia  possibile, 
ipetere  le  accennate  esperienze  al  luogo  della  niimgitura,  aspettando  ben 
iteso  che  il  latte  abbia  raggiunto  la  temperatura  ordinaria. 

Se  però  il  procedimento  di  Quevenne  non  presenta  difficoltà  nella  sua 
ttuazione  e  dà  risultati  abbastanza  precisi,  tuttavia  occorrendo  un  tempo 
Km  minore  di  24  ore  per  la  determinazione  della  crema ,  non  si  può  se 
Km  in  capo  a  questo  tempo  rispondere  al  quesito  se  al  latte  venne  ag- 
pmta  l'acqua. 

n  dott.  Sambuc  (0  recentemente  ha  proposto  un  nuovo  metodo  che  è 
BCfX)mandabile  per  la  sua  semplicità,  per  l'esattezza  dei  risultati  e  per  il 
bere  tempo  richiesto  per  effettuarlo. 

n  principio  su  cui  si  fonda  il  metodo  in  parola,  consiste  nel  determinare 
k  densità  del  siero  del  latte  da  sottoporre  all'esame  poiché  l'Autore  ha  os* 
lerrato  che  il  siero  di  latte  genuino  ha  una  densità  che  varia  fra  limiti 
liKttissimi,  cioè  tra  1027  e  1030.  Il  densimetro  che  si  usa  in  quest'  espe- 
ttnza  può  essere  quello  stesso  di  Quevenne  o  qualimque  altro  che  dia  creile 
bdicazioni  esatte  e  il  modo  di  operare  è  il  seguente: 

Si  riscalda  in  una  capsula  ad  ima  temperatura  non  superiore  ai  40^  il 
campione  di  latte  da  esaminare,  versandovi  2^'  per  150^*  di  latte  di  una 
RÌhzione  satura  di  acido  tartarico  nell'  alcool  a  80°  ed  agitando  con  tma 
piccola  scopetta  di  vimini.  Immediatamente  la  caseina  si  coagula  e  si  riu- 
Bsce  in  una  massa  spugnosa  immagliando  il  burro.  Si  filtra  il  siero  attra- 
verso una  tela  fina  e  lo  si  raccoglie  in  ima  provetta  che  si  immerge  in  un 
recipiente  di  acqua  fredda  al  fine  di  far  discendere  la  temperatura  a  15^ 
per  introdurvi  il  densimetro.  Il  prof.  Sambuc  ha  trovato  a  modo  d'esempio, 
che  m  un  campione  di  latte  puro  il  di  cui  siero  presentava  una  densità  di 
1030,2  addizionato  di -^d'acqua  dava  un  siero  della  densità  di  1023,6;  al- 
lagato invece  con -^d'acqua  il  siero  aveva  una  densità  di  1020,2;  con-^ 
d'acqua  la  stessa  densità  del  siero  discendeva  a  1016,4;  e  noi  in  analoghe 
esperienze  abbiamo  trovato  che  un  latte  genuino  il  cui  siero  aveva  una  den- 
ota di  1027,6  addizionato  di  -^   — ^  e  -^  d'acqua,  ci  forniva  un  siero 

'  '  IO  »     zo  ,      10  zo  ^       ' 

à  cui  densità  era  rispettivamente  rappresentata  da  1023,  1020,  10x7  e  1014. 


(l)  ArcJUves  de  Mcdecine  Navale  (ParU,   1879  XXXII-84). 


—  528  — 

Troviamo  conveniente  di  far  osservare  come  in  certi  campioni  di  latte 
con  la  sola  proporzione  di  2*""^  di  soluzione  alcoolica  di  acido  tartarico  per 
150^  di  latte,  non  si  riesce  a  rendere  abbastanza  limpido  il  siero,  ed  m 
tal  caso  la  determinazione  della  sua  densità  non  può  essere  precisa.  L'Autore,- 
che  pure  ha  fatto  una  simile  osservazione,  suggerisce  di  aggiungere  qualcbe'r 
goccia  di  più  della  soluzione  di  acido  tartarico,  e  noi  ci  siamo  convinti^ 
dietro  ripetuti  esperimenti,  che  si  consegue  meglio  l'intento  impiegando  lai 
indicata  proporzione  di  acido  tartarico  nell'alcool  addizionata  di  una  o  due  : 
goccie  di  acido  acetico  concentrato. 

Questo  processo  è  veramente  commendevole  per  la  semplicità,  per  la 
esattezza  dei  risultati  e.  per  il  poco  tempo  richiesto.  Ma  esso  non  ci  fornisce' 
la  prova  che  d'una  sola  frode,  dell'annacquamento  e  non  della  spannatura. - 

A  completamento  dell'opera  fatta  la  densimetria  del  latte,  indi  quella  del 
suo  siero,  si  vorrà  passare  alla  cr emometria  :  ma  perchè  questa  richiede, 
come  dicemmo  già  molte  ore,  così  è  preferibile  istituire  la  butirrometria. 

Sapendosi  che  un  latte  buono  e  genuino  deve  fornire  35^°'  di  burro  per 
litro,  si  sono  immaginati  vari  processi  per  riuscire  facilmente  e  presto  a 
determinare  il  quanto  di  burro  contenuto  in  un  latte. 

Ommettiamo  di  esporre  particolareggiatamente  i  meno  raccomandati  pro- 
cessi di  Loyscl,  di  Leconte,  di  Daubrawa  per  ricordare  invece  i  metodi  di 
Marchand,  d'Adam  e  di  Brunner. 

Il  processo  Marchand  è  fondato,  su  questi  tre  principi: 

i.^  Le  piccole  quantità  d'alcali  caustico  mentre  impediscono  che  la 
caseina  precipiti,  non  hanno  azione  sui  corpi  grassi  in  presenza  del  glucosio, 
e  della  lattina; 

2.^  Sulla  facile  solubilità  del  burro  nell'etere,  anche  in  presenza  del- 
l' acqua ; 

3.^  Sulla  debole  solubilità  del  burro  in  una  miscela  di  volumi  eguali 
d'etere  e  d'alcool  e  di  soluzione  acquosa  di  lattina  e  caseina. 

Per  tale  determinazione  Marchand  ha  proposto  il  suo  latte  butirrometro, 
che  fu  poi  modificato  da  Salleron. 

Il  butirrometro  è  un  tubo  di  vetro  chiuso  da  una  parte,  del  diametro  intemo 
di  io""'  circa,  della  lunghezza  di  35  a  40"*  e  diviso  in  tre  parti  della 
capacità  ciascuna  di  io^°'  cubi,  delle  quali  la  superficie  divisa  in  decimi. 
L'esperienza  va  condotta  nel  modo  seguente:  si  versano  nel  tubo  io**'  dì 
latte  tolto  dal  campione,  preventivamente  agitato  per  avere  la  crema  il  più 
che  sia  possibile  uniformemente  distribuita,  vi  si  aggiungono  2  goccie  di 
liscivio  de'  saponai  (soluzione  di  soda  a  36"  B)  per  tenere  in  soluzione   la- 


—  531  — 
di  burro  se  si  volesse  giudicare  della  bontà  del  latte  dal  solo  dato  delift 
butirrometria  saremmo  tratti  a  credere  il  latte  come  non  assoggettato  a 
frode,  perchè  la  proporzione  del  burro  è  nei  limiti  della  normalità.  Invece 
praticando  la  densimetria  del  latte  anzidetto  si  troverebbe  che  certo  ha  un 
peso  specifico  da  1024  ^  1027,  il  che  ci  indica  l'annacquamento:  e  quindi 
associate  le  operazioni  non  solo  si  riconosce  la  frode  commessa,  ma  et 
capacitiamo  del  fatto  che  se  il  latte  in  questione  malgrado  l'aggiunta  sve» 
lata  dell'acqua  contiene  una  proporzione  di  burro  che  sta  ancora  nei  limiti 
della  norma,  si  è  perchè  allo  stato  genuino  doveva  contenerne  un  po'  di  più. 

Riassumendo  diremo  che  parecchi  degli  anzi  descritti  procedimenti  per 
riconoscere  l'annacquamento  e  la  scrematura  del  latte,  sono  di  pregio  indi- 
scutibile ;  ed  a  parte  i  vari  processi  d'analisi  chimica  di  Haidlen,  Schultze, 
Wicke,  Brunner  e  Baumhauer,  hanno  molto  pregio  i  metodi  dosimetrici  dei 
principali  componenti  del  latte  come  il  processo  di  Marchand,  di  Adam, 
di  Brunner,  di  Vogel  per  la  determinazione  del  burro  ;  i  procedimenti  sac- 
carìmetrico  di  Poggiale,  di  Boussingault  e  di  Soleil.  Quando  si  abbia  tempo 
a  discrezione,  per  lo  meno  24  ore,  nulla  di  meglio  del  metodo  composto 
densimetrìco  e  cremometrico  di  Quevenne;  in  luogo  del  cremometro  di 
questo  Autore  si  può  usare  la  campana  di  Kraker. 

Abbastanza  spiccio  e  di  risultato  attendibilissimo  è  il  processo  Sambuc 
(densimetria  del  siero  di  latte,  metodo  che  vale  però  solo  a  determinare  se 
vi  fu  addizione  d'acqua  e  non  la  spannatura);  come  invece  il  lattoscopio 
di  Donne  e  il  galattometro  ottico  di  Vogel  richiedono  una  certa  pratica 
e  danno  fallaci  responsi  quando  il  latte  sia  addizionato  di  materie  estranee 
che  ne  alterano  l'opacità. 

Ecco  in  un  caso  pratico  come  ci  conducemmo  nella  perizia: 

Un  tizio  che  per  fabbricare  formaggio  aveva  preso  a  contratto  il  latte 
di  quattro  o  cinque  piccoli  affìttaiuoli,  entrato  in  sospetto  della  bontà  e 
purezza  del  latte  di  taluno  de' suoi  contribuenti,  ci  portava  alcuni  campioni 
di  latte  cui  desiderava  sapere  il  più  presto  possibile  e  meglio  in  giornata, 
se  erano  di  latte  puro  o  annacquato.  Ogni  bottiglia  di  latte  venne  dibat- 
tuta perchè  la. densità  fosse  uniforme  in  tutti  gli  strati  del  liquido:  prò 
vando  a  versare  un  po'  di  latte  da  ogni  bottiglia ,  si  vide  subito  che  dei 
cinque  assaggi,  due  erano  di  latte  un  po'  più  tenue  e  per  trasparenza  un 
.  po'  più  azzurrognolo  degli  altri.  Il  latte  dei  campioni  sospetti  produceva  nel 
Versarlo  un  rumore  a  tono  più  chiaro  degli  altri:  un  ago  da  calza  perfet- 
^^naente  terso  introdotto  nel  latte  ed  estratto  dopo  qualche  secondo,  pei 
due  assaggi  indicati  non  riteneva  aderente  quasi  nessuna   traccia    di    vela- 


—  532  — 
mento  bianco,  mentre  per  gli  altri  campioni  usciva  ricoperto  d'mio  stiate- 
lello  opalino. 

Messo  il  latte  in  un'alberella,  anzi  nello  stesso  cremometro  di  Quevenne^ 
se  ne  determinò  il  grado  densimetrico  tenendo  conto  in  pari  tempo  della 
temperatura.  Alla  tavola  di  correzioni  Quevenne  per  il  latte  non  spannato  (i> 
si  ebbero  i  seguenti  dati  :  campione  di  latte  segnato  A  :  temperatura  -\-  9^^ 
grado  densimetrico  34:  la  correzione  dà  1032,7,  dunque  latte  buono  (Altri 
due  campioni  segnati  D  tà  E  ci  risultano,  almeno  per  quanto  stava  al  densi- 
metro, latte  genuino). 

Veniamo  poi  ai  due  campioni  che  al  formaggiaio  parvero  sospetti  e  per 
Tappaienza  e  peichè  un  pesa-latte  comune  gli  aveva  segnato  1*  indice  del- 
l'annacquamento. Noi  tiovammo  quanto  segue:  campione  B  temper.*  -^  9®, 
grado  di  densità  1027;  la  tavola  di  correzione  ci  dà  102(^^1  \  dunque  latte 
annacquato.  Il  campione  C  esperimentato  in  egual  modo,  segna  alla  tavola 
di  correzione   1027;  dunque  latte  pur  esso  annacquato. 

Ma  tale  responso  poteva  essere  assoluto?  Noi  avevamo  bensì  la  convin- 
zione del .  vero,  perchè  anche  il  portatore  del  latte  ci  aveva  assicurato  che 
i  suoi  fornitori  non  potevano  avere  né  il  tempo  né  l'agio  di  spannare  i) 
latte;  ma  pure  trattandosi  di  dare  un  giudizio  sul  quale  il  formaggiaro 
potesse  intentar  lite  ai  sospetti  frodatori,  potevamo  noi  essere  soddisfatti 
di  quanto  si  era  trovato?  È  inutile  che  qui  ripetiamo  quanto  già  addietro 
dicemmo  sulla  insufficienza  della  densimetria  Quevenne  quando  non  sia 
corroborata  dalla  determinazione  della  crema.  Ma  richiedendosi  pronta 
risposta  e  non  concedendoci  le  24  ore  di  tempo  indispensabili  per  proce* 
dere  alla  cremometria  col  metodo  Quevenne,  noi  soddisfacemmo  all'obbUgo 
nostro  come  segue  :  per  i  campioni  di  latte  ^  e  C  si  dosò  il  burro  secondo 
i  descritti  metodi  di  Marchand  e  di  Adam  :  al  butinometio  B  segnò  7  mm. 
C  7  y,  mm.  invece  di  io- 11  mm.  che  é  la  media  noimale  (la  quale 
indica  che  un  litio  di  latte  buono,  deve  daie  dica  35  grammi  di  burro, 
mentre  un  litro  del  latte  degli  anzidetti  campioni,  fornirebbero  27  grammi 
circa  di  burro). 

Ma  questa  scemata  proporzione  del  burro  poteva  esprimere  tanto  una 
spannatura  fatta  in  tenue  grado,  quanto  la  conseguenza  di  un'  addizione  di 
acqua  al  totale  del  latte  che  viene  quindi  ad  avere  una  quantità  di  buiro 
minore  in  una  data  misura  del  liquido  menstruo.  Non  era  adunque  suffi* 

(i)  Qui  aggiungiamo  detta  tavola  togliendola  dal  :  Traiti  dAnalyse  Zoochimiqui  £ 
Gorup-Besanez,  che  la  dà  più  completa  e  minuziosa  di  quella  che  trovasi  annessa  all'tp- 
parecchio  Quevenne. 


—  531  — 
|i  burro  se  si  volesse  giudicare  della  bontà  del  latte    dal   solo    dato   della 
imetria  saremmo   tratti  a  credere  il  latte   come    non    assoggettato   a 
V  perchè  la  proporzione  del  burro  è  nei  lìmiti  della  normalità.  Invece 
icando  la  densimetrìa  del  latte  anzidetto  si  troverebbe  che  certo  ha  un 
specifico  da  1024  9    1027,  il  che  ci  indica  l'annacquamento:  e  quindi 
late  le  operazioni    non    solo  si  riconosce  la  frode    commessa,    ma    ci 
icitiamo  del  fatto  che  se  il  latte  in  questione  malgrado  l'aggiunta  sve* 
dell'acqua  contiene  una  proporzione  di  burro  che  sta  ancora  nei  limiti 
norma,  si  è  perchè  allo  stato  genuino  doveva  contenerne  un  po'  di  più. 
Riassumendo  diremo  che  parecchi  degli   anzi  descritti   procedimenti   per 
losccre  l'annacquamento  e  la  scrematura  del  latte,  sono  di  pregio  indi- 
cibile ;  ed  a  parte  i  vari  processi  d'analisi  chimica  di  Haidlen,   Schultze, 
Vkt,  Brunner  e  Baumhauer,  hanno  molto  pregio  i  metodi  dosimetrici  dei 
ancipali  componenti  del  latte  come  il  processo  di  Marchand,    di   Adam, 
Brunner,  di  Vogel  per  la  determinazione  del  burro  ;  i  procedimenti  sac- 
itrico  di  Poggiale,  di  Boussingault  e  di  Soleil.  Quando  si  abbia  tempo 
discrezione,   per  lo  meno  24  ore,  nulla  di  meglio  del  metodo   composto 
tetrico  e  cremometrico  di    Quevenne;  in  luogo    del    cremometro    di 
;to  Autore  si  può  usare  la  campana  di  Kraker. 
Abbastanza  spiccio  e  di  risultato    attendibilissimo  è  il  processo    Sambuc 
imetria  del  siero  di  latte,  metodo  che  vale  però  solo  a  determinare  se 
il  fu  addizione  d'acqua  e  non  la  spannatura);  come  invece  il   lattoscopio 
Donne  e  il  galattometro  ottico  di  Vogel  richiedono    una    certa    pratica 
danno  fallaci  responsi  quando  il  latte  sia  addizionato  di  materie  estranee 

ne  alterano  l'opacità. 
Ecco  in  un  caso  pratico  come  ci  conducemmo  nella  perizia: 
Un  tizio  che  per  fabbricare  formaggio  aveva  preso  a  contratto  il  latte 
quattro  o  cinque  piccoli  affìttaiuoli,  entrato  in  sospetto  della  bontà  e 
del  latte  di  taluno  de*  suoi  contribuenti,  ci  portava  alcuni  campioni 
latte  cui  desiderava  sapere  il  più  presto  possibile  e  meglio  in  giornata, 
erano  di  latte  puro  o  annacquato.  Ogni  bottiglia  di  latte  venne  dibat— 
perchè  la .  densità  fosse  uniforme  in  tutti  gli  strati  del  liquido  :  prò 
'^do  a  versare  un  po'  di  latte  da  ogni  bottiglia ,  si  vide  subito  che  dei 
inque  assaggi,  due  erano  di  latte  un  po'  più  tenue  e  per  trasparenza  un 
o'  più  azzurrognolo  degli  altri.  Il  latte  dei  campioni  sospetti  produceva  nel 
efsarlo  un  rumore  a  tono  più  chiaro  degli  altri:  un  ago  da  calza  perfet- 
jnente  terso  introdotto  nel  latte  ed  estratto  dopo  qualche  secondo,  pei 
le   assaggi  indicati  non  riteneva  aderente  quasi  nessuna   traccia    di    vela- 


—  532  — 
mento  bianco,  mentre  per  gli  altri  campioni  usciva  ricoperto  d'uno  strale 
rello  opalino. 

Messo  il  latte  in  un*alberella,  anzi  nello  stesso  cremometro  di  Quevenne^ 
se  ne  determinò  il  grado  densimetrìco  tenendo  conto  in  pari  tempo  delk 
temperatura.  Alla  tavola  di  correzioni  Quevenne  per  il  latte  non  spannato  (i>f 
si  ebbero  i  seguenti  dati:  campione  di  latte  segnato  A\  temperatura  4~  9^* 
grado  densimetrìco  34:  la  correzione  dà  1032,7,  dunque  latte  buono  (Alto* 
due  campioni  segnati  D  tà  E  ci  risultano,  almeno  per  quanto  stava  al  densi»] 
metro,  latte  genuino).  ^ 

Veniamo  poi  ai  due  campioni  che  al  formaggiaio  parvero  sospetti  e  pei^ 
Tapparenza  e  perchè  im  pesa-latte  comune  gli  aveva  segnato  l' indice  dd-l 
l'annacquamento.  Noi  trovammo  quanto  segue  :  campione  B  temper.*  -|-  9^»^ 
grado  di  densità  1027;  la  tavola  di  correzione  ci  dà  1026,1:  dunque  latìi^ 
annacquato.  Il  campione  C  esperimentato  in  egual  modo,  segna  alla  tavdir 
di  correzione   1027;  dunque  latte  pur  esso  annacquato.  \ 

Ma  tale  responso  poteva  essere  assoluto?  Noi  avevamo  bensì  la  convin*- 
zione  del .  vero,  perchè  anche  il  portatore  del  latte  ci  aveva  assicurato  che 
i  suoi  fornitori  non  potevano  avere  né  il  tempo  né  l'agio  di  spannare  3 
latte;  ma  pure  trattandosi  di  dare  un  giudizio  sul  quale  il  formaggiaro 
potesse  intentar  lite  ai  sospetti  frodatori,  potevamo  noi  essere  soddisfatti 
di  quanto  si  era  trovato?  È  inutile  che  qui  ripetiamo  quanto  già  addietro 
dicemmo  sulla  insufficienza  della  densimetria  Quevenne  quando  non  sia 
corroborata  dalla  determinazione  della  crema.  Ma  richiedendosi  pronta 
risposta  e  non  concedendoci  le  24  ore  di  tempo  indispensabili  per  proce- 
dere alla  cremometria  col  metodo  Quevenne,  noi  soddisfacemmo  all'obbligo 
nostro  come  segue  :  per  i  campioni  di  latte  ^  e  C  si  dosò  il  burro  secondo 
i  descritti  metodi  di  Marchand  e  di  Adam  :  al  butirrometro  B  segnò  7  mm. 
C  7  y,  mm.  invece  di  io- 11  mm.  che  è  la  media  normale  (la  quale 
indica  che  un  litro  di  latte  buono ,  deve  dare  circa  3  5  grammi  di  burro  j 
mentre  un  litro  del  latte  degli  anzidetti  campioni,  fornirebbero  27  grammi 
circa  di  burro). 

Ma  questa  scemata  proporzione  del  burro  poteva  esprimere  tanto  aoa 
spannatura  fatta  in  tenue  grado,  quanto  la  conseguenza  di  un'addizione  di 
acqua  al  totale  del  latte  che  viene  quindi  ad  avere  una  quantità  di  bona 
minore  in  una  data  misura  del  liquido  menstruo.  Non  era  adunque   suffi* 

(i)  Qui  aggiungiamo  detta  tavola  togliendola  dal  :  Traiti  dAnalyse  Zoochimique  £ 
Gorup-Besanez,  che  la  dà  più  completa  e  minuziosa  di  quella  che  trovasi  aT»n^ffft  airap- 
parecchio  Quevenne. 


—  535  — 
leico  (prodotto  dall'industria  per  la  tintura  del  cotone),  sostanza   che   pro- 
duce una  specie  di  sapone  molto  solubile  e  che  dà  un  liquido  lattescente, 
suscettibile  di  emulsionare  gli  oli. 

Quando  al  microscopio  si  vedesse  un  gran  numero  di  globuli  più  volu- 
minosi del  normale,  sarà  utile  ricercare  nel  latte  la  presenza  degli  oli  o 
del  solfooleato.  Scaldando  il  latte,  che  contenga  ol)  emulsionati.  Folio  si 
raccoglie  alla  superficie  in  grosse  goccie. 

Un'  ultima  adulterazione  che  viene  dagli  Autori  ricordata,  ma  della  quale 
i  più  negano  che  ne  siano  avvenuti  dei  casi,  si  è  l'aggiunta  al  latte  annac- 
quato di  un  po'  di  materia  cerebrale  spappolata  e  spremuta.  Notizie  meri- 
tevoli di  fede  a  proposito  di  tale  frode  non  ne  abbiamo.  Ricordasi  che  a 
Parigi  verso  il  1840  s'era  sparsa  la  voce  che  taluni  lattivendoli  commet- 
tessero questa  adulterazione  adoprando  i  cervelli  di  quegli  animali  di  scarto 
che  per  causa  di  malattia  od  altro  vengono  uccisi  a  Montfaucon.  Nulla 
venne  accertato  in  proposito,  ma  tanto  valse  a  radicare  nel  popolo  l'idea 
che  fra  le  altre  frodi  anche   questa  si  commetta. 

Noi  abbiamo  fatto  degli  esperimenti  per  determinare:  i.®  Se  la  frode 
sia  possibile;  3.^  Se  raggiunga  lo  scopo  di  velare  l'annacquamento  del  latte 
e  la  spannatura;  e  nello  stesso  tempo  non  sia  per  sé  medesima  facilmente 
riconoscibile. 

Escludemmo  anzitutto  come  inammissibile  che  siasi  mai  preteso  di  com- 
porre un  facsimile  del  latte  con  sostanza  cerebrale  spappolata  e  ben  divisa 
nel  siero  di  latte.  A  parte  anche  il  difetto  totale  dei  caratteri  di  gusto  e 
sapore,  non  è  possibile  di  ottenere  alcuna  somiglianza  coi  caratteri  organo- 
lettici del  latte:  e  difatti  noi  trovammo  nelle  sospensioni  di  sostanza  cere- 
brale nel  siero  di  latte  ancora  distinto  il  color  citrino  proprio  di  quest'ultimo. 

Ma  questa  era  una  prova  per  soprappiù;  che  del  resto  in  pratica  nes- 
suno ha  la  pretesa  di  contraffare  il  latte  con  tutte  materie  estranee;  trat- 
tavasi  piuttosto  di  vedere  quale  aspetto  assuma  un  latte  annacquato  a  cui 
poscia  aggiungasi  sostanza  cerebrale.  A  250^'  di  latte  diluiti  con-  loo®**  di 
acqua,  commescolando  nella  miglior  possibile  sospensione  grammi  25  di  cer- 
vello di  vitello  privo  della  meninge,  ben  dilavato,  espresso,  si  ebbe  un  li- 
quido di  aspetto  di  latte  cremoso  e  di  tinta  lievemente  rosea.  Se  non  vi  fosse 
altro  lato  debole,  la  frode  sotto  questo  punto  di  vista,  sarebbe  non  male 
riuscita,  perchè  per  l'aspetto,  era  (^  latte  ben  ricco  di  crema  e  pel  colore 
rassomigliava  al  latte  con  lieve  sfumatura  rosea  di  alcuni  nostri  pascoli 
di  terreni  ghiajosi  (Gera  d'Adda)  o  di  montagna. 

Ammettendo  anche  che  con  adatti  pressoi  si  possa  ottenere  si  finamente 


—  536  — 
divisa  la  sostanza  cerebrale  da  riuscire  all'occhio  impossibile  il  rilevare  la 
frode,  resta  però  sempre  l'odore  ed  il  gusto  che  per  quantità  anche  minori 
di  quella  adoperata  nel  miscuglio  nostro,  vengono  alterati  ed  inducono  in 
sospetto  se  non  proprio  della  fattispecie  di  frode,  ma  certo  d'una  perpetrata 
adulterazione  qualsiasi  :  l'odore  abnorme  è  anche  meglio  manifesto  facendo 
scaldare  il  latte  fino  all'ebollizione. 

L'addizione  di  sostanza  cerebrale  come  influisce   sulla  densità  del  latte  ? 
Ricordiamo  che  la  sostanza  grìgia  cerebrale  (che  è  quella   che  dà  il  color 
roseo)  è  in  buona  parte  costituita  da  grassi ,  i  quali  hanno   peso  specifico 
basso.  Ora  se  il  latte  a  cui  va  addizionata  la  sostanza    nervosa ,    non    fu 
annacquato    o  di  ben  poco  ed  invece  spannato,  allora  si  potrà  ottenere  il 
pareggio  della  densità,  stantechè  i  grassi  del  cervello  vanno  a  sostituire  gli 
adipi  della  panna  levata  via  ;    che    se  il  latte  fii  molto   annacquato ,    non 
si  riesce  più  a  velare  la  frode,  perchè  il  peso  specifico  del  latte  non  gua- 
dagna che  di  3  a  4  gradi  per  l'aggiunta  della  maggior    compatibile  quan- 
tità di  cervello.  Nel  caso  da  noi  prodotto  ad  esempio,  il  latte  («So"*  addi- 
zionato di  ioo^°*  d'acqua)  segnava  alla  tavola  di  correzione  un  peso  specifico 
di  1017,9:  dopo  l'amalgama  coi  25  gi^mmi  dicervello,  la  densità  raggiunse 
appena  la  cifra  di  1022,  e  con  un  peso  specifico  cosi  basso,  aveva,  come 
dicemmo,  l'aspetto  di  latte  molto  ricco  di  adipi. 

Abbiamo  poi  provato  che  un  latte  annacquato  di  poco  e  che  aveva  la 
densità  di  1026  circa  con  25  grammi  di  cervello  toccò  bensì  la  media 
fisiologica,  ma  l'aspetto  suo  era  non  poco  compromettente. 

Si  desume  da  ciò  che  la  frode  è  piuttosto  grossolana  e  per  non  poche 
cause  facile  ad  indurre  in  sospetto:  quando  un  latte  sembri  cremoso  ed 
abbia  una  tinta  lievemente  rosea,  segnando  una  densità  relativamente  molto 
bassa,  sospetteremo  l'annacquamento  con  ulteriore  adulterazione  mediante 
sostanza  cerebrale. 

Ulteriori  indagini  accerterebbero  la  complessa  frode:  e  per  riguardo  a 
scoprire  la  sostanza  cerebrale,  più  presto  d'una  analisi  chimica  riesce  l'esame 
microscopico. 

Su  questo  argomento  delle  adulterazioni  del  latte,  riassumiamo  cod  il 
nostro  concetto.  Vi  hanno  frodi  di  cui  vale  appena  V  opera  di  ricordarle , 
perchè  pochissimo  probabile  che  siano  attuate  ;  il  latte  è  una  sostanza 
troppo  delicata  perchè  impunemente  sopporti  delle  materie  estranee  senza 
tradime  la  presenza.  L'interesse  stesso  obbliga  il  frodatore  ad  essere  discreto 
si  nell'aggiungere  acqua  al  latte,  come  nel  levarne  la  panna.  Non  è  però  infre- 
quente l'addizione  di  fecola,  ma  non  propriamente  al  latte  quanto  alla  panna. 


—  535  — 
kico  (prodotto  dall'industria  per  la  tintura  del  cotone),  sostanza   che  pro- 
duce una  specie  di  sapone  molto  solubile  e  che  dà  un  liquido  lattescente, 
jQScetdbfle  di  emulsionare  gli  olì. 

Quando  al  microscopio  si  vedesse  un  gran  numero  di  globuli  più  volu- 
minosi del  normale,  sarà  utile  ricercare  nel  latte  la  presenza  degli  oli  o 
dd  solfooleato.  Scaldando  il  latte,  che  contenga  ol)  emulsionati,  l'olio  si 
nccoglie  alla  superficie  in  grosse  goccie. 

'  Un'  ultima  adulterazione  che  viene  dagli  Autori  ricordata,  ma  della  quale 
''i  più  negano  che  ne  siano  avvenuti  dei  casi,  si  è  l'aggiunta  al  latte  annac- 
'  «inalo  di  un  po'  di  materia  cerebrale  spappolata  e  spremuta.  Notizie  meri- 
tefoli  di  fede  a  proposito  di  tale  frode  non  ne  abbiamo.  Ricordasi  che  a 
fangi  verso  il  1840  s'era  sparsa  la  voce  che  taluni  lattivendoli  commet- 
to questa  adulterazione  adoprando  i  cervelli  di  quegli  animali  di  scarto 
^•die  per  causa  di  malattia  od  altro  vengono  uccisi  a  Montfaucon.  Nulla 
le  accertato  in  proposito,  ma  tanto  valse  a  radicare  nel  popolo  l'idea 
cbe  fra  le  altre  frodi  anche  questa  si  commetta. 
Noi  abbiamo  fatto  degli  esperimenti  per  determinare:  i.^  Se  la  frode 
possibile;  2.^  Se  raggiunga  lo  scopo  di  velare  l'annacquamento  del  latte 
e  k  spannatura;  e  nello  stesso  tempo  non  sia  per  sé  medesima  facilmente 
riconoscibile. 

Escludemmo  anzitutto  come  inammissibile  che  siasi  mai  preteso  di  com- 
porre un  facsimile  del  latte  con  sostanza  cerebrale  spappolata  e  ben  divisa 
Dd  saero  di  latte.  A  parte  anche  il  difetto  totale  dei  caratteri    di    gusto  e 
■pore,  non  è  possibile  di  ottenere  alcuna  somiglianza  coi  caratteri  organo- 
lettici del  latte:  e  difatti  noi  trovammo  nelle  sospensioni  di  sostanza  cere- 
bnle  nel  siero  di  latte  ancora  distinto  il  color  citrino  proprio  di  quest'ultimo. 
Bfia  questa  era  una  prova  per  soprappiù;    che  del  resto  in  pratica   nes- 
nno  ha  la  pretesa  di  contraffare  il  latte  con  tutte  materie  estranee;    trat- 
tirasi  piuttosto  di  vedere  quale  aspetto  assuma  un    latte  annacquato  a  cui 
poscia  aggiungasi  sostanza  cerebrale.  A  250'''''  di  latte  diluiti  con-  loo"^  di 
acqua,  commescolando  nella  miglior  possibile  sospensione  grammi  25  di  cer- 
vdk)  di  vitello  privo  della  meninge,  ben  dilavato,  espresso,  si  ebbe  un  li- 
fiido  di  aspetto  di  latte  cremoso  e  di  tinta  lievemente  rosea.  Se  non  vi  fosse 
altro  lato  debole,  la  frode  sotto  questo  punto  di  vista,  sarebbe   non  male 
fioscita,  perchè  per  l'aspetto,  era  (^  latte  ben  ricco  di  crema  e  pel  colore 
rassomigliava  al  latte  con    lieve    sfumatura    rosea  di  alcuni    nostri    pascoli 
di  terreni  ghiajosi  (Gera  d'Adda)  o  di  montagna. 

Ammettendo  anche  che  con  adatti  pressoi  si  possa  ottenere  si  finamente 


—  536  — 
divisa  la  sostanza  cerebrale  da  riuscire  all'occhio  impossibile  il  rilevare  1 
frode,  resta  però  sempre  l'odore  ed  il  gusto  che  per  quantità  anche  minoi 
di  quella  adoperata  nel  miscuglio  nostro,  vengono  alterati  ed  inducono  U 
sospetto  se  non  proprio  della  fattispecie  di  frode,  ma  certo  d'una  perpetrata 
adulterazione  qualsiasi  :  l'odore  abnorme  è  anche  meglio  manifesto  facendo 
scaldare  il  latte  fino  all'ebollizione. 

L'addizione  di  sostanza  cerebrale  come  influisce  sulla  densità  del  latte? 
Ricordiamo  che  la  sostanza  grigia  cerebrale  (che  è  quella  che  dà  il  color 
roseo)  è  in  buona  parte  costituita  da  grassi ,  i  quali  hanno  peso  specifico 
basso.  Ora  se  il  latte  a  cui  va  addizionata  la  sostanza  nervosa ,  non  fìt 
annacquato  o  di  ben  poco  ed  invece  spannato,  allora  si  potrà  ottenere  il 
pareggio  della  densità,  stantechè  i  grassi  del  cervello  vanno  a  sostituire  gli 
adipi  della  panna  levata  via  ;  che  se  il  latte  fu  molto  annacquato ,  non 
si  riesce  più  a  velare  la  frode,  perchè  il  peso  specifico  del  latte  non  gua- 
dagna che  di  3  a  4  gradi  per  l'aggiunta  della  maggior  compatibile  quan- 
tità di  cervello.  Nel  caso  da  noi  prodotto  ad  esempio,  il  latte  (250^^  addi- 
zionato di  100^^'  d'acqua)  segnava  alla  tavola  di  correzione  un  peso  specifico 
di  1017,9:  dopo  l'amalgama  coi  25  gi'ammi  dicervello,  la  densità  raggiunse 
appena  la  cifra  di  1022,  e  con  un  peso  specifico  cosi  basso,  aveva,  come 
dicemmo,  l'aspetto  di  latte  molto  ricco  di  adipi. 

Abbiamo  poi  provato  che  un  latte  annacquato  di  poco  e  che  aveva  la 
densità  di  1026  circa  con  35  grammi  di  cervello  toccò  bensì  la  media, 
fisiologica,  ma  l'aspetto  suo  era  non  poco  compromettente. 

Si  desume  da  ciò  che  la  frode  è  piuttosto  grossolana  e  per  non  poche 
cause  facile  ad  indurre  in  sospetto:  quando  un  latte  sembri  cremoso  ed 
abbia  una  tinta  lievemente  rosea,  segnando  una  densità  relativamente  molto 
bassa,  sospetteremo  l'annacquamento  con  ulteriore  adulterazione  mediante 
sostanza  cerebrale. 

Ulteriori  indagini  accerterebbero  la  complessa  frode:  e  per  riguardo  a 
scoprire  la  sostanza  cerebrale,  più  presto  d'una  analisi  chimica  riesce  l'esame 
microscopico. 

Su  questo  argomento  delle  adulterazioni  del  latte,  riassumiamo  cosi  il 
nostro  concetto.  Vi  hanno  frodi  di  cui  vale  appena  l'opera  di  ricordarle, 
perchè  pochissimo  probabile  che  siano  attuate  ;  il  latte  è  una  sostanzr 
troppo  delicata  perchè  impunemente  sopporti  delle  materie  estranee  senz£ 
tradirne  la  presenza.  L'interesse  stesso  obbliga  il  frodatore  ad  essere  discrete 
si  nell'aggiungere  acqua  al  latte,  come  nel  levarne  la  panna.  Non  è  però  infre- 
quente l'addizione  di  fecola,  ma  non  propriamente  al  latte  quanto  alla  panna. 


—  537  — 
Per  le  prime  due  frodi  elementari  converrebbe  che  i  commissari  di 
poUzia  fossero  incaricati  nella  città  di  sperimentare  di  volta  in  volta  come 
misara  precauzionale  con  il  latto-densimetro  di  Quevenne  il  latte  presso  il 
fcrnitore,  o  presso  il  conduttore  od  anche  presso  il  lattivendolo.  Se  i  dati 
attenuti  alla  tavola  di  correzione  segnano  un  grado  inferiore  alla  norma, 
procedasi  di  conseguenza  a  sequestrare  il  latte. 
Ma  abbiamo  già  detto  che  essendo  accompagnati  l'annacquamento  e  la 

I  ^Kumatura,  può  darsi  che  il  latte-densimetro  tragga  in  errore  e  indichi  per 
htte  genuino,  il  latte  doppiamente    alterato.  In  simile  caso  il  dubbio    può 

1  essere  avvalorato  da  altre  circostanze ,  dall'  aspetto  cioè  del  latte ,  il  quale 
malgrado  l'alto  peso  specifico  appare  più  tenue  del  normale  e  più  azzur- 
rognolo. Può  anche  servire  la  prova  d'immergere  nel  latte  sospetto  un  ferro 

,  di  calza  ben  terso  ;  se  estratto  questo  porta  con  sé  un   velamento  opalino, 

I  credasi  piuttosto  buono  il  latte  ;  si  diffidi  invece  se  il  ferro  non  tiene  che 

\  pochissima  o  ninna  traccia  del  liquido. 

Noi  abbiamo  voluto  sperimentare  questo    espediente  in  latte  annacquato 

'  €  per  sopraggiunta  adulterato  con  fecola  o  con  gomma  o  con  sostanza 
cerebrale.  Ci  siam  convinti  che  il  latte  con  sostanza  cerebrale  si  comporta 
come  se  fosse  piuamente  addizionato  d'acqua  :  ma  lo  stesso  espediente  ha 

!  £d]ito  per  il  latte  in  cui  l'aggiunta  d'acqua  fu  corretta  con  gomma  o  farina  ; 

'  il  ferro  immerso  portò  via  uno  straterello  di  velamento  come  ottenemmo 
col  latte  genuino. 

Ove  non  si  possa  o  non  si  creda  indispensabile  fare  una  completa  ana- 
fisi  basta  per  avere  risultati  attendibilissimi  in  proposito  all'annacquamento 
ed  alla  spannatura ,  far  seguire  alla  densimetrìa  la  determinazione  della 
crema  col  metodo  di  Quevenne  :  e  se  si  voglia  procedere  anche  più  presto , 
si  può  per  constatare  l'addizione  di  acqua ,  seguire  il  metodo  Sambuc ,  e 
ngoardo  alla  spannatura,  dosare  il  burro  nel  modo  che  insegna  Marchand 
0  Adam  e  che  precedentemente  venne  esposto.  Questi  procedimenti  se  non 
portano  con  sé  tutta  l'esattezza  di  rigorosa  analisi  chimica,  sono  nondimeno» 
sufficienti  per  accertare  del  valore  e  della  purezza  del  latte,  e  per  soddi- 
^fce  insieme  ai  vari  quesiti  che  possono  essere  presentati  nell'interesse  del- 

11*   * 

*^ene,  della  polizia  medica  e  dell'onesto  commercio. 


TAVOLE 


di  correzione  per  il  latte-densimetro  di  Quevenne 


—  540  — 


0 

al 

a 

(A 
Pi 

a 

0 

a 

0) 

a  i 

M   t 
<D    -= 

0  >s 

O 

u 
u 

0 

0 

0 

a 
9^ 


1  oe 

OC- 

• 

o 

• 

o 

00 

• 

ce 

• 
• 

r- 

Ci 

• 

X 

r- 

• 

àO 

• 

OD 

?; 

• 

lO 

• 

o 

Ti 

.o 

5 

o 

?i 

uO 

Ti 

o 
r- 

LO 

• 

X 

co 

?5 

Ci 

• 

d 

• 

c< 

CO 

eo 

• 

o 

vi 

CO 

A 

o 

LO 

A 

CI 

?; 

Ci 

CO 

■ 

8 

• 

Oi 

A 

É 

50 

Ti 

^' 

• 
co 

• 

•«1 

co 

d 

8 

X 

A 

8 

co 

A 

c> 

8 

co 

8 

o 

8 

• 

fi 

co 

o 

<1« 

A 

T* 
■ 

CO 

IO 

d 

^ 
X 

co 

91 

• 

ce 

CI 

■ 

O 

co 

• 

OC' 

• 

X 

CO 

• 

ci 

co 

co 

• 

CJ 

T- 

co 

TI 

CI 

LO 

• 

<1 
CI 

co 

lO 

A. 

co 

LO 

co 

LO 

si 

CO 

• 

S3 

co 

?; 

X 

co 

8 

T* 

X 

g3 

d 

eo 

8 

o 

8 

T- 

ss' 

i 

91 

e 

• 

co 

1^ 

ni] 

00 

• 
• 

in 

• 

00 

• 

co 

• 

CI 

• 

X 

C5 

• 

o 

• 

o 

^-" 
IO 

• 

o 

• 

o 

Ci 

A 

LO 

CO 

Ci 

• 

• 
Ti 

CI 

.o 

• 

•1 
CO 

Ti 

• 

o 
fi 

o 

A. 

X 

o 

?i 

CI 

il 

Ti 

• 

CI 

X 

co 

?; 

?5 

o 

Ti 

X 

co 

• 

d 

Ti 

• 

X 

J. 

co 

Ti 

S5 

X 

A 

co 

8 

d 

A 

o 

A 

si 

IO 

S5 

co 

s' 

o 

X 

co 

?i 

TH 

A 

O) 

■ 

co 

LO 

d 

A 

O) 

co 

1^ 

»o 
d 

u 

0> 

o 

co 

A 
A 

o 

A 

A 

Ti 

X 

3 

A 

8 

X 

eo  1 

u 

7. 
SS 

co 

• 

co 

• 

■ 
LO 

« 

CO 

• 

r- 

• 

"cT" 

• 

co 

• 

X 

»* 

CO 

• 

X 

SS  1 

0< 

M  1 

s' 

91 

91 

• 

o 

■ 

CI 

• 

co 

X 

8 

8 

a 

^ 

91 

o 
co' 

ab 

• 

o 

• 

X 

o 

• 

■ 

Ci 
Ci 

• 

X 

TI 

A 

ó 

• 

Ci 

Ti 

d 

o 
ci 

CI 

o 

d 

o 

8 

co 

• 

Ti 

CI 

8 

a' 

d 

A 

d 

8 

A 
d 

LO 

eo 

o 

8 

co 

CD 

8 

o 

É 

f. 

00 

• 

co 

3' 

eo 

eo 

8 

eo 

0» 

■ 

co 

• 

o 

• 

• 

X 

■ 

Ci 

T* 

• 

5 

X 

ri 

X 

X 

9 

X 

S5 

X 

'ci 

Oi 

8 

Ci 

S5 

Ci 

Oi 

0> 

É 

o 

§3 

o 

8 

É 

OC 

IH 

• 

• 

LO 

• 

co 

lO 

• 

LO 

• 

X 

LO 

• 

Ci 

Ti 

lO 
3 

co 
35 

ce 

co 

9 

co 

co 

4 

co 

si 

co 

co 

si 

CO 

8 

8 

3' 

«H 

• 

•*• 

C>l 

o 

CO 

• 

co 

• 

ce 

co 

• 

CO 

• 

X 

CO 
Ci* 

Ti 

CO 

CI 

o 
Ti 

si 

d 

o 

?3 

d 

6 

s5 

_?. 

d 

ss 

o 

• 

<1 
CI 

A 

d 

•e 
d 

• 

5S 

• 

d 

• 

S5 

-<• 
d 

d 

d 

8 

d 

A 

d 

d 
8 

SS 

«9 

• 

• 

IO 

• 

I- 

• 

X 

T^ 

• 

Ti 

Ti 

• 

o 

• 

d 

8' 

o 

• 

o 
o 

• 

■ 

o 

■ 

X 

o 

• 
T^ 

o 

o 
3' 

si 

o 

8^' 

o 

8 

o 

o 

o 

8 

o 

O 

::: 

• 

co 

00 

• 

X 

o 

X 

• 

co 

^1 

X 

• 

^1 

X 

• 

X 

Ti 

X 

• 

o 

Ti 

X 

X 

• 

?1 

X 

X 

X 

X 

X 

X 

si 

X 

X 

CD 

8 

CD 

00 

si 

oc 

8 

i 

co 

1^ 

• 

• 

ì2 

• 

co 

Ti 

1^ 

• 

co 

• 

• 

X 

Ti 

CO 

• 

X 

Ti 

co 

Ci* 

T- 
LO 

Ci* 

Ti 

• 

co 

Ti 

co 

co 

co 

3' 

co 

co 

• 

Si 

co 

co 

co 

8 

CD 
?3 

co 

IO 

1^ 

a' 

91 

1H 

co 

co 

^^ 

o 

• 

co 

co 

• 

o 

• 

o 

LO 

• 

co 

T-l 

LO 

LO 

gì 

IO 

9 

LO 

a' 

LO 

• 

3 

8* 

S5 

-* 

s' 

• 

8 

■* 
S 

00 

8 

IO 

• 

uO 

LO 

• 

co 

• 

la 

• 

X 

Ti 

• 

Ci 

TI 

• 
Ti 

d 

co 

• 

d 
d 

35 

?i 

co 

si 

A 

co 

co 
d 

co 

A 

CI 

3' 

co 

• 

d 

• 

d 

• 
Ti 

d 

a' 

Ti 

d 

o 

gì 

d 

8 

o 

d 

o 

d 

8 

o 

8 

o 

• 

«9 

o 

0» 

co* 

• 

■ 

1.0 

co 

• 

IO 

<• 

• 

co 

• 

co 

• 

X* 

Ti 

co 

• 

o 

Ti 

co 

CI 

?5 

8 

co 

• 

co 

CO 

• 

CO 

• 
Ti 

CO 

• 

X 

Ti 

CI 

• 

2 

d 

d 

?5 

T* 

• 

d 

T* 

Ti 

8' 

si 

si 

X 

X 

X 

8 

CD 

A 

IO 

8 

co' 
co 

• 
■ 

■ 

LO 

Ci 

• 

ce 

CI 

• 

CI 

• 

X 

Ti 

Ti 

• 

Ci 

T* 

Ti 

Ti 

35 

Ti 

• 

6i 

Ti 

o 

• 

d 

o 

g5 

o 

■ 

Oi 

CD 

• 

S5 

1^ 

co 

CD 

• 

8 

« 

ce' 

v4 

Ti 

• 

TI 

Ti 

• 

X 

T- 

o 

• 

o 

T* 

o 

o 
• 

d 

o 

o 

S3 

Oi 

o> 

Ci 

X 

1^ 

si 

co 
gS 

IO 

8 

<« 
S 

co 

d 

8 

»9 

• 

n 

^* 

• 

CO 

•4 

• 

• 

àO 

• 

IO 

• 
• 

T* 
• 

T* 

• 

X 

Ti 

o 

• 

Ci 

Ti 

di 

• 

X 

Oi 

• 

Oi 

Ti 

• 

Ci 

Ci 

A 

X 

X 

X 

• 

X 

A 

co 

8 

co 

• 

£5 

IO 

LO 

g^ 

lA 

A 

co 

A 

co 

8 

co 

d 

d 

T* 

• 

8 

Ti 

• 

■ 

X 

«•4 

X 

• 

Ci 

T* 

X 

X 

• 

35 

TT* 
§1 

o 

8 

00 

• 

co 
co* 

• 

• 
• 

ce 

• 

co 

CI 

co* 

1H 

■ 

lO 

• 

IO 

o 

• 

*-* 
^^ 

o 

• 

rf*" 
^^ 

• 
1H 

O 

« 

o 

• 

ce 

■r* 
CV 
IO* 

T-'_ 

o 

• 

IO 

O 

• 

Ti 

Ci 

■ 

Ti 

X 

• 

X 

Ti 

• 

CI 

• 

co 

co 

S5 

co 

3' 

• 

■«t 

si 

co 

d 

TI 

8 

o 

• 
Ti 

eo 

X 

• 

o 

• 

Ci 

• 
Ti 

X 

• 

X 

Ti 

• 

o 

Ti 

a 

« 

d 

o 

CI 

LO 

9 

LO 

d 

3' 

ss 

co 

Si 

d 

T^ 

o 

8 

a» 

8 

OD 

Sì 

91 

Ci 

ci 

o 

• 

ri 

Ci 
CO 

Ti 

"o 

• 
Ti 

X 

• 

r- 

Ti 

~x 

• 
Ti 

• 

X 

Ti 

• 

X 

Ti 

• 

Ci 

Ti 

• 

2 

• 

o 

Ti 
•■ri 

91 

.^_ 

• 

co 

fi 

91 
91 

• 

_d_ 

LO 

• 

d_ 

LO 

• 
TI 

d 

«9 
91 

lO 

sì 
A 

CI 

6i 

^< 

91 

co 

A. 

co 

?3 

A 

co 
co 

S5 

^_ 

co 

• 

_C1_ 
CI 

CO 

d 

d 

A 

Ti 

si 

Ti 

A 

o 

o 

A 

ò 

Ci 

s' 

X 

« 

X- 

A 
A 

co 

r- 

• 

_co_ 
"io 

• 

co 

• 

a 

"  lo" 

fH 

9 

■ 

o 
IO* 

Ci 

• 

co 

Ti 

or 

X 

• 

r- 

Ci 

• 

X 

w1 

e 

91 

Ti 

o 

si 

X 

g^' 

»9 
91 

«9 
91 

91 

s 

^n 

i 

09 

s 

s 

es 

8 

■0Ji3uiisu3p-3)ii!l  l^p  luoizeoipaj 


s 

S    Ji    !J    S 

i:  a 

a' 

a 

ìì. 

3 

5  ^ 

—sr 

a 

K  a 

5 

2 

Sii 

r. 

S    R    ?f    S 

^  a 

s 

K  a 

s  s 

5 

si 

li  ?- 

5 

ti   «( 

a' 

i 

si    i    S 

t 

s  ^  ^  ; 

s  a 

a 

si    !Ì 

iS  Sì 

s 

si 

a  ? 

?■ 

a  a' 

5  3  s 

T, 

a  s  si  a 

s  a 

* 

Si-  i 

si  a 

K 

n 

ffi-    TS 

Sì 

a  fi 

* 

a 

e    -    M 

sai 

35  S 

i 

li    3 

a 

a  a 

«  « 

s 

i 

^    ^ 

■s 

!«    s 

a 

a 

s  s  s 

y*;» 

s 

tì  s 

»' 

sì  ti 

s  si 

a" 

^ 

Sj     S 

Sì 

9    ci 

a 

* 

S    3    si 

s 

^  a  r 

ss^ 

si 

S   Si 

«    8 

Sì 

si 

M     15 

s 

Sì    Si 

a 

i 

■rt     c^    « 

S   =    Si 

s 

S    5    5 

Ji    B    S 

fi 

8    B 

«  a 

a 

k 

si   f> 

a 

Si  a 

a 

eoa 
*    S    Si 

il 

i  a  s 

^  n  s 

(i 

É    B 

a  si 

s 

2 

^  p 

!Ì 

i^  si 

R 

a 

8    3    S 

= 

:|S 

5 

a   !^ 

s 

SS    G 

a  ^ 

s 

si 

'i    P 

S 

si  »■ 

t 

a 

Si  S  s 

s 

3 

I  s  s 

S 

a  si 

t; 

^ 

« 

si  a 

si 

a 

M   s 

s 

Si    Si 

E 

a 

m 

1  1  à 

S 

^  s 

s 

s 

a 

B  a 

Ji 

«■ 

s  d 

s 

a  a 

a 

a    a    a 

S    ^    9- 

~ 

_5 

J-S- 

si  si 

a 

5  a 

a 

4- 

i 

a 

si    B 

S 

si 

ìs  a  3 

(!  a 

a 

i    Sì 

si 

!^- 

g  ^  s 

3 

«    S    j 

^ 

a  i 

s 

^ 

^ 

si  a 

a 

i 

s  s 

s 

S    S 

* 

S 

S    S    3 

3 
3 

5  s  : 

s 

i 

_s_a_ 

a'  B' 

a 

A 
s 

-5- 

^    S! 

É 

si 

s  s'  s 

Si   i 

à 

a 

Ù    S    È 

s 

s 

à 

s  s 

s 

< 

a  ? 

si 

^    S 

si 

a 

K    S    S' 

-^ 

s 

s  a 

si 

ì 

a 

i    ss 

si 

a' 

s  s 

a  s 

8 

a 

i^    ffi    S 

=  a  s 

J4 

s'  si 

ì    ti 

2 

A 
i 

3 

8    S 

!i 
Sì 

a" 

i;  ^  g 

S 

S  s  s 

S    ffl    ^ 

• 

;  5  : 

s 

s  si 

a 

a 

!Ì 

É  à 

a 

a 

Sì    J 

a" 

s  s 

!S 

a 

—    oc* 

S    ^    S 

« 

J 

s    si 

si 

s 

^ 

a  B 

si 

i 

i    5 

5 

a  s 

a 

a 

S    R    S 

si 

s 

a 

i  tì 

a 

a 

9    ? 

si 

Sì  a 

;( 

Sì 

S    S    S 

_^ 

s  si 

a 

;^ 

À 

1 

J  = 

S! 

S!    « 

i 

!Ì 

s?    G    ^ 

s  si 

si 

^ 

1 

1  1 

^ 

8!    8 

s 

a 

3S    ì;'   S 

^^ 

ì  S  s 

5 

; 

r  ' 

s 

Si   K 

s 

a 

s  si  g 

II 

S  s 

à  a 

s 

a 

S    fi    s 

"_ 

41-1 

_K_Si 

5  3 

si 

1 

a  s 

5 

S  a 

s' 

a 

s  e  s 

s  a 

si  si 

si 

ri 

S    S    !^ 

t"   ^    2 

^  s 

T 

33 

-■ 

si 

S    fi    s 

s  s  e  s  j;  s 

1 

:  !. 

S 

:  s 

s 

a 

£  s  s 

M 

^1 

«Kltp 

—    544  — 


LA  FOGNATURA  DELLA  CITTA  DI  MEMFI  NEL  TENNESSEE 

(Stati  Uniti' d'America). 

Note 
deiring.  Emilio  Bignami  Sormanl 

Nella  Prima  Riunione  degli  Igienisti  Italiani,  tenuta  nello  scorso  anno  i88x 
in  Milano,  si  discusse  fra  gli  altri  argomenti  l'importante  questione  dello 
smaltimento  delle  dejezioni  animali  dai  centri  di  popolazione.  In  questa 
discussione  accanto  a  coloro  che  sostenevano  essere  raccomandabili  soltanto 
le  fogne  mobili,  quale  il  migliore  e  più  igienico  sistema  di  trasporto  delle 
materie  fecali,  sorsero  quelli  che  propugnarono  il  principio,  che  i  vari  si- 
stemi applicati  in  questi  ultimi  tempi  in  molte  città,  fra  cui  anche  quello 
della  canalizzazione,  erano  buoni. 

Infatti  ogni  città  ha  speciali  condizioni  di  ubicazione,  di  altitudine,  di 
costruzione,  di  clima,  ecc.,  le  quali  influiscono  a  rendere  in  ogni  caso  spe- 
ciale un  sistema  meglio  rispondente  dell'altro.  La  Riunione  in  massima 
entrò  in  questo  ordine  di  idee,  e  però  a  mostrare  che  male  non  si  appo- 
neva a  deliberare  in  questo  senso,  credo  opportuno  far  conoscere  un  altro 
fatto ,  e  recentissimo,  di  una  città  che,  studiato  uno  speciale  sistema  di 
fognatura  adatto  alle  sue  condizioni,  ebbe  soddisfacentissimi  risultati. 

Questa  città  è  quella  di  Memfi  nello  stato  di  Tennessee  degli  Stati  Uniti 
d'America. 

Memfi  alcuni  anni  or  sono  era  in  imo  stato  deplorabilissimo,  rispetto  al 
modo  con  cui  provvedevasi  a  liberarla  dei  suoi  rifiuti.  Ed  era  perciò  un 
facile  centro  di  infezioni,  talché  malattie  epidemiche  spesso  v'infierivano. 
Nel  1880  si  mise  mano  all'opera  e  costruendo  tutta  una  rete  di  nuovi  canali 
sotterranei  si  ottennero  risultati  migliori  degli  sperati,  sicché,  chi  ora  dirige 
quei  lavori,  non  esita  a  confessare  che  quel  sistema  di  fognatura  incontrò  la 
soddisfazione  generale^  sia  dell'amministrazione  della  città^  sia  dei  cittadini. 

£  poiché  la  nuova  sistemazione  é  ancora  poco  nota,  essendosi  comple- 
tata soltanto  nello  scorso  1881,  ed    io   ho  potuto  ottenere  una   copia  del 


—  545  — 

itlatìvo  progetto  colle  principali  indicazioni,  così  colla  scorta  di  qaeste  in- 
Lcazioni  e  di  questo  progetto  cercherò  di  darne  una  breve  idea. 
Premetto  che  non  intendo  di  sostenere  che  il  sistema  di  Memfi  sia  così 
ile  ed  efficace  per  altre  città,  come  lo  è  colà;  ma  ripeto  che  intendo  di 
lostrare,  con  un  esempio,  che  è  buono  per  una   città  quel    sistema  che 
^lio  risponde  alle  sue  speciali  condizioni 

La  città  di  Memfi  conta  ora  una  popolazione  di  35,000  abitanti  ed  oc- 

le  alture  ed  i  pendi  da  ambe  le  parti  di  una  valle,  in  cui  scorre  con 

le  diramazioni  un  fiumicello  detto  Bayou  Gajoso,  Questo  fìumicello  sca- 

in  un  più  grosso  corso  d'acqua,  che  presso  la  stessa  città  mette  foce 

il  gran  fiume  il  Mississipì. 

In  questo  caso  si  ha  dunque  una  città  che  per  i  pendi,  su  cui  sorge,  ha 
Euuli  e  rapidi  gli  scoli  nei  canali,  e  facili  e  senza  inconvenienti  i  loro  sca- 
lìchi  nel  grosso  fiume,  che  la  lambe.  Si  costrussero  pertanto  ad  ambo  i  lati 
e  quanto  più  vicino  si  poteva  al  fìumicello  i  principali  condotti  collettori, 
che  per  ora  provvisoriamente  sboccano  nel  corso  d'acqua  tributario  al  Mis- 
rissìpi,  ma  che  secondo  il  definitivo  progetto  devono  condursi  fino  a  questo 
fiume,  e  si  innestarono  a  questi  collettori  le  tubazioni  secondarie.  Cosi  si 
eseguirono  34  miglia  (chilom.  63)  di  canali  di  fognatura,  dei  quali  quattro 
miglia  (chilom.  7,400)  costituiscono  i  collettori  laterali  alle  diramazioni 
del  fiumicello. 

Ciò  però  che  forma  la  specialità  della  fognatura  di  Memfi  è  : 
I  .**  Che  i  suoi  canali  sono  tubulari,  e  di  piccolo  diametro  ; 
2.^  Che  questi  canali  ricevono  soltanto  le  dejezioni  animali  delle  case, 
e  non  le  pluviali,  che  si  scaricano  con  altri  canali  ; 

3.^  Che  alla  estremità  superiore  di  ogni  tubazione  secondaria  avvi  una 
cisterna  automatica  d'affiusso  secondo  il  sistema  Rogers  Field. 

4.^  Che  fra  i  condotti  stradali  e   la  tubazione   delle  case  sta  un  poz- 
ietto  di  deposito  per  ricevere  ed  estrarre  le  sostanze  pesanti. 

I  condotti  principali  o  collettori  hanno  il  diametro  di  io,  12,  15,  e  20 
pollici  (Metri  0,25  -  0,30  -  0,38  -  0,50)  (0. 

I  secondari   per  circa  1*85   per  cento   hanno  il  diametro   di  sei   pollici 
(m.  o,iS)  ed  il  resto  di  otto  (m.  o,  20),  ad  eccezione  di  poche  brevi  tratte 


(i)  Piede      =  metri  0,3048. 
Pollice     «=       »     0,0254. 
Miglio     =       •     1854. 
Gallone  =  ^tri  4,54. 

35 


/ 


1 


—  546  — 
per  le  quali  si  ha  un  diametro   di  dieci    pollici   (m.  0,25).  La    minima  e 
più   generale   pendenza  dei   condotti  principali  è  di  due    pollici   per  ogni 
cento  piedi  (m.  0,05   per  m.  30).   Quella  dei  condotti  secondari  del  dia- 
metro di  sei  pollici,  è  di  sei  pollici  ogni  cento  piedi  (m.  0,15  per  m.  30). 

Questo   sistema  fu  proporzionato  a  ricevere  i  soli   rifiuti   immondi  delle 
case,  e  però  in  questi  condotti  non  è  permesso  di  introdurre  né  le  aque 
delle  strade,  né  quelle  dei  tetti  delle  case.  Queste  invece  sono  smaltite  col 
mezzo  di  fistole  (tubi  di  drenaggio  agricolo),  le  quali  sono  collocate  nella 
stessa  trincea  dei  condotti  brutti,  sia  allo  stesso  livello,  sia  al  disotto,  e  sa- 
ricano  nel  fiumicello  ;  cosi  il  sistema  dei  condotti  brutti  é  senza  bocche  di 
spurgo  ad  eccezione  di  poche  distribuite  sui  condotti  principali.  Alla  estx^  . 
mità  superiore    invece   di    ogni  condotto    secondario    é  posta  una  cisterna  ' 
automatica  d'afflusso  {automatic  fiush  tank^  figura  i.*  e  2.*)  secondo  il  si-  : 
stema  di   Rogers   Field,   la   quale    si   giudica    sufficiente   per   24   ore,  ed 
appena  piena  può  scaricare   112  galloni  in  40  secondi  (litri  507  in  40"  0 
litri  12  Ya  al  minuto  secondo). 

La  tubazione  delle  case  é  tutta  del  diametro  di  quattro  pollici  (m.  0,10) 
ed  ogni  attacco  di  casa  é  provveduto  di  separate  valvole  non  essendo  per- 
messo alcuna  valvola  sul  condotto.  I  tubi  sotterranei  sono  di  ghisa  con 
raccordi  fuori  terra  in  piombo,  e  perché  questa  tubazione  delle  case  possa 
fungere  anche  da  ventilatore  per  il  pubblico  condotto  di  fognatura,  dessa 
si  eleva  sempre  col  diametro  di  quattro  pollici  (m.  0,10)  fino  al  disopra 
dei  tetti.  La  posa  dei  condotti  incominciò  il  20  gennajo  1880  ed  al  i.^  loglio 
dello  stesso  anno  ne  erano  già  collocati  per  una  lunghezza  di  venti  miglia 
(chil.  37)  essendosi    fatto  il  primo  attacco  alle  case  il  i.^  marzo  i88o. 

Dai  rapporti  che  accompagnano  il  progetto  si  può  rilevare  anche  la 
spesa  distinta  per  i  vari  lavori  che  si  ebbero  ad  eseguire,  ma  parendod 
che  queste  notizie  non  possano  riuscire  di  grande  giovamento  per  noi,  dove 
i  prezzi  della  mano  d'opera,  e  delle  tubazioni  differiscono  sensibilmente  da 
quelli  degli  Stati  Uniti  d'America,  crediamo  di  non  entrare  in  tali  particolari. 
Piuttosto  noteremo  che  l'Autore  del  progetto  fji  T  ingegnere  Waring,  e  che 
dopo  di  lui  i  direttori  della  fognatura  a  lui  succeduti,  fira  cui  l'attuale 
sig.  ingegnere  Niles  Meriwether,  raccolsero  già  sotto  la  data  dello  scorso 
marzo   1882  i  seguenti  risultati. 

Le  immissioni  deUe  case  nei  nuovi  condotti  si  distinguono  in 

Gabinetti  di  decenza  {Waier^closets) N.  3579 

Latrine 1    2408 


\- 


—  547  — 

Orinatoi N.  133 

Bagni »  267 

Lavatoi »  200 

Cloache  private »  17 

Scarichi  di  cantine »  14. 

I  condotti  di  sei  pollici  di  diametro  benché  servano  allo  scarico  delle 
case  da  ambo  i  lati  di  una  via  ed  in  alcuni  casi  per  percorrenze  di  tre- 
mila piedi  (circa  un  chilometro),  non  soffrirono  mai  ingombro  e  raramente 
si  trovarono  caricati  per  più  della  metà  della  loro  sezione  ;  soltanto  qual- 
che tratto  di  tubo  fu  ostruito  da  pezzi  di  legno,  ossa,  ecc.,  incastratisi  tras- 
versalmente, ma  i  casi  di  queste  ostruzioni  non  furono  che  21,  e  pronta- 
mente furono  rimossi  con  pochissima  spesa. 

Qualche  deposito  è  stato  trovato  nei  collettori  principali,  ma  fu  rimosso 
rapidamente  e  senza  spesa  col  mezzo  di  una  palla  di  metallo  fatta  passare 
nei  condotti.  Queste  palle  hanno  un  diametro  di  tre  pollici  minore  di  quello 
dei  condotti,  e  sono  più  leggiere  dell'acqua;  introdotte  alla  cima  dei  con- 
dotti vi  scorrono  dentro  per  forza  della  corrente,  ma  con  una  velocità 
minore  di  questa,  sicché  le  acque  spinte  nel  loro  passaggio  all'estremità  ed 
ai  lati  dei  condotti  li  puliscono  facilmente.  Cosi  dopo  la  sua  costruzione 
fu  pulita  due  volte  una  parte  della  conduttura  maggiore,  ma  i  condotti 
secondari  non  richiesero  ancora  alcuna  pulitura. 

Osservazioni  fatte  ad  ogni  ora  in  un  collettore  di  venti  pollici  (m.  0,50) 
il  30  aprile  1881,  diedero  per  risultato,  che  la  maggiore  altezza  della  cor- 
rente era  alle  ore  io  ant.  di  pollici  12  */a  (m.  0,32),  la  minore  alle  ore  2 
pom.  di  pollici  8  (m.  0,20).  Il  23  giugno  1881  si  trovò  invece  la  mag- 
giore altezza  di  pollici  14  (m,  0,35)  alle  ore  11  ant,  e  la  minore  di  pol- 
lici  IO  Y^  (m.  0,26)  alle  4  pom. 

Posti  dei  galleggianti  negli  stessi  condotti,  diedero  la  velocità  superficiale 
della  corrente  di  piedi  2  Y^o  (m.  0,80)  al  minuto  secondo  coir  acqua  alta 
pollici   12  Y4  (m.  0,30). 

Dai  dati  surriferiti  si  evince  che  la  pendenza  dei  condotti  stante  la  in- 
clinazione del  suolo,  su  cui  sorge  la  città,  è  tale  da  imprimere  alla  corrente 
una  velocità  sufficiente  da  convogliare  le  materie,  che  vi  entrano,  senza  la- 
sciare depositi  ostruenti.  A  questo  sistema  però,  onde  funzioni  bene,  occorre 
molta  acqua,  e  quindi  desso  può  essere  utile  là  dove  una  città  dispone  di 
acqua  sotto  pressione  per  gli  usi  domestici. 

In  ogni  modo  per  concludere  rispetto  alla  città  di  Memfi,  riportiamo  un 


—  548  — 

brano  del  rapporto  del  i.°  dicembre  1880,  diretto  dal  signor  D.  T.  Por- 
ter,  Presidente  deirUfficio  per  gl'incendi  e  per  la  pulizia  al  Governatore 
dello  Stato. 

In  esso,  dopo  altre  notizie  e  ragguagli  è  detto  :  e  La  popolazione  è  stata  di 
€  grande  giovamento  al  Governo  non  soltanto  coU'obbedire  alle  leggi,  ma 
€  col  pagare  prontamente  le  tasse ,  e  col  fare  liberali  sottoscrizioni  per  le 
e  opere  di  pavimentazione  e  sanitarie.  Gli  abitanti ,  oltre  le  tasse ,  sosten- 
e  nero  una  spesa  durante  l'anno,  di  dollari  150,000  a  200,000  per  spur- 
c  gare,  disinfettare  e  riempire  le  cisterne  private,  eseguire  gli  attacchi  coi 
e  canali  di  fognatura  ed  altre  opere  sanitarie  di  vero  profitto,  e  ciò  dopo 
e  due  successive  epidemie  di  febbre  gialla,  che  avevano  arrenato  gli  affari, 
€  e  ridotto  sensibilmente  i  valori  delle  proprietà  >  (0. 

(l)  Biennal  report  of  the  President  of  firt  and police  Commissioners  of  the  Taxing  dUtrict 
{Memphis),  Shalby  County,  Tennessee,  to  the  Governator  of  the  State, —  Memphis,  1881.. 


\ 


rUDRAIUKADaiAllllADiintlIMNEGLiSIAII  0HI1I  D  AMtKiUA 

Se  z  i  o  ne 


Ciaicma.  dhffÌms*o. 


—  549  — 


IL   HEDJAZ,    IL   PELLEGRINAGGIO    E    IL   CHOLERA. 

Note 
del  Dott.  Comm.  Elia  Rossi  Bey. 

Scopo  del  Legislatore  deve  esser  quello  di  sopprimere  il  morbo  alla  sua 
sorgente  od  almeno,  quando  tanto  non  fosse  possibile,  quello  di  circoscri- 
vedo.  Ciò  premesso,  siccome  è  una  verità  di  fatto  che  il  pellegrinaggio 
islamico  è  causa  di  dispersione  di  gravissima  malattia,  ne  viene  di  necessità 
che  sieno  sciolti  i  seguenti  quesiti,  l'importanza  dei  quali  sarà  da  ognuno 
agevolmente  apprezzata, 

i.^  Il   cholera    è   desso   un    resultato   delle  condizioni   geo-dimatiche 
deUo  Hedjaz?  '     -. 

2.^  È  desso  una  conseguenza  dei  disagi  di  un  lungo,   penoso  e  ferì- 
^  coJoso  viaggio,  deiragglomeramento  di  tante  migliaia,   di'  persone^,  oppure 
delle  cerimonie  religiose  che  lo  accompagnano?  *"  •--/... 

3.^  E  se  non  dipende  né  dall'una  né   dalle   altre  cause   suaccennate, 
dove  se  ne  dovrà  cercare  la  vera  sorgente? 

Donde,  prima  d'ogni  altra  cosa ,  il  bisogno  di  farsi  un'  idea  chiara  ed 
esatta  tanto  delle  condizioni  geo-climatiche  del  Hedjaz,  che  del  modo  con 
cui  viene  effettuato  il  pellegrinaggio  del  quale  in  Europa  si  ha  idea  o 
incompleta  o  alterata. 

Un  soggiorno  di  due  anni  e  nove    mesi    in    quella   contrada,  e  l'averla 
percorsa  in  tutti  i  sensi,  mi  permettono  di  parlarne  con  qualche  cognizione 
di  causa,  come  pure  di  dare  del  pellegrinaggio  un  rapporto  sufficientemente 
'  dettagliato. 

Nel  1866,  quando  l'Europa  smagata   dalla    recente    invasione   cholerìca 

'  mosse  la  crociata  contro  il  fanatismo  islamico  —  che  tale  essa  qualificava 

questo  convegno  devoto  — >  e  si  radunava  a  Congresso  allo  scopo  d'inten- 

i  dersi    sulle   misure   da   adottarsi   per   prevenire    nuove  invasioni,  io  alzava 

;  la    voce   per    mezzo   d'un    periodico    locale    onde    ottenere    una   giustizia 

distributiva  e  dare  ad  ognuno  il  suo.  Ma  essa  non  trovò  eco,  e  si  presero 

al    solito   delle    mezze   misure    che   giustamente   il   Machiavelli    qualificava 

mine  di  Stato.  Ora,  in  questa  nuova  occasione,  non  credo  ozioso  di  ritor- 


—  550  — 
nare  su  questo  argomento,  e  in  mezzo  a  questo  dotto  Consesso    spero   se 
non  altro  di  ottenere  generoso  compatimento. 

L'Arabia  è  una  vasta  penisola  di  2,800,000  kilom.  quadrati  di  superficie^ 
posta  fra  il  12°  30^  e  34°  lat.  Nord,  e  il  30**  15^  e  57°  30^  long;  Ha 
la  Soria  al  Nord,  l'Irak  Arabi  al  Nord-Est,  il  Golfo  Persico  all'Est,  il  Golfo 
d'Aden  al  Sud,  e  il  Mar  Rosso  all'Ovest;  l'Agaba  è  il  punto  di  frontiera 
al  Nord  e  Konfuda  è  il  suo  limite  al  Sud. 

Consiste  in  un  vasto  altipiano  di  1000  a  1300  metri  d'altezza,  circon- 
dato da  una  catena  montagnosa  che  va  dal  Nord-Est  al  Sud-Ovest,  alta 
fino  a  3000  piedi;  alla  base  di  queste  sommità  montagnose  si  trovano 
fertili  pianure  e  tratti  deserti,  divisi  dal  mare  da  montagne  basse  e  sterili 
e  da  una  striscia  litorale. 

Su  queste  elevazioni  trovansi  dei  depositi  cretacei;  la  terra  calcarea  poi 
vi  abbonda  e  nell'interno  della  penisola  essa  si  mostra  come  sollevata  da 
forza  ignea  centrifuga,  giacché  le  sue  montagne  tutte  endogene,  hanno  alle 
loro  sommità  depositi  dell'epoca  nettuniana. 

Di  queste  montagne,  alcune  attirano  le  nubi,  lascian  spillare  fili  perenni 
d'acqua,  servienti  alla  magra  cultura  delle  sottoposte  vallate,  ed  all'epoct 
delle  pioggie,  spesso  dirottissime,  scolano  abbondanti,  si  fanno  torrenziali 
e  inondano  vaste  pianure  per  lo  più  argillose.  Queste  acque  scorrenti  fra 
le  roccie,  mantengono  dei  ruscelletti  che  sparsi  quasi  dappertutto  rendono 
il  viaggio  per  questa  contrada  meno  pericoloso  e  meno  duro.  Abbondano 
le  Oasi,  vaste  pianure  si  presentano  per  quelle  solitudini  quai  giardini 
incantevoli  che  oltre  ad  abbondanti  raccolte  di  datteri,  danno  fintti  e 
legumi  e  messi  di  orzo  e  di  grano. 

L'Arabia  è  divisa  in  tre  parti,  la  Petrea,  la  Deserta  e  la  Felice. 

L'Arabia  Deserta  dei  geografi  è  il  Hedjaz  degli  Arabi  ed  è  questa  parte 
sola  della  penisola  che  c'interessa  adesso  e  della  quale  ci  occuperemo. 

Trovasi  all'Est  del  Mar  Rosso,  va  a  Nord- Est  fino  a  Gebel  Sciomer  e  al 
Sud  fino  all'Assir.  Quasi  tutta  deserta,  conta  pure  qualche  Oasi  ed  è  inter- 
secata da  numerose  montagne  aride  e  sterili. 

È  qui,  dove  a  80  kilom.  da  Gedda,  trovasi  l'aspirazione  d'ogni  devoto 
musulmano,  la  Casa  di  Dio,  il  Bett  Allah,  dove  a  una  distanza  di  5  —  7 
giorni  da  Jambo,  sta  la  città  per  eccellenza,  la  città  del  Profeta,  Medioet 
el  rassul  —  qua  la  Sacra  Montagna  dove,  scacciati  dal  paradiso  tenestrc 
Adamo  ed  Eva,  dopo  lunga  peregrinazione  s'incontrarono,  e  dove  sull'altura 
del  Monte  Cara  sta  la  vezzosa  Taif  ricca  della  Tomba  di  Abubeker,  2Ì0 
del  Profeta. 


—  55»  — 
Alla  visita  di   questi  sacri    luoghi,   accorrono  annualmente    da    tutte  le 
i  del  mondo,  stuoli    numerosi  di  devoti.  Una    di    queste    visite  ha  un 
'  epoca  fissa  e  cioè  quella    di    Mecca  e  di  Arafat    è  un   pellegrinaggio    di 

i^ore  e  fissato  al  io  della  Luna  di  Zelheggie;  le  altre,  sono  meritorie  ma 
non  obbligatorie  e  fattibili  in  qualunque  momento  dell'anno.  Però  per 
lisparmiare  viaggi  tanto  faticosi,  quelli  che  intendono  fare  anche  i  viaggi 
fflerìtorl,  aspettano  di  compiere  quello  obbligatorio  per  completare  con  un 
leggero  aumento  di  fatica  gli  altri  pellegrinaggi. 

Diceva,  che  al  giorno  fissato  dalla  legge,  i  devoti  accorrevano  da  ogni  parte 
del  mondo.  Una  carovana  parte  da  Damasco,  dove  ai  Soriani  s'uniscono  i 
deroti  Aleppini,  attraversa  il  Negd  e  in  trenta  giorni  di  cammino  arriva  a 
Medina  ove  compie  le  cerimonie  d'obbligo  e  prosegue  poi  per  la  Mecca, 
gioDgendovi  io  giorni  appresso.  Il  viaggio  di  codesta  carovana  si  compie 
qoasi  sempre  in  mezzo  a  verdi  pianure  ove  l'acqua  non  manca  mai. 

Un'  altra  carovana  parte  dal  Yemen  ;  da  Sada  grande  centro  dell'Arabia 
felice  dove  ebbe  nascimento  Jehia  capo  della  setta  dei  Zeiditi,  arriva  a 
Taif  a  pochissima  distanza  da  Mecca. 

ìioìtì.  pellegrini  indiani  partono  da  Mascat  e  attraversano  il  Negd  per 
«rivar  alla  Mecca. 

A  queste  carovane,  che  da  lontane  contrade  convergono  al  medesimo 
ponto,  s'aggiungono  orde  numerose  di  Beduini  che  si  staccano  dai  vari 
ponti  della  penisola,  quelle  di  Sudaniani  che  arrivano  da  Savokin  e  da 
Cosser,  ed  altre  che  da  Bassora  arrivano  a  Mokka  e  a  Gedda. 

Fra  questa  folla  di  devoti  che  abbandona  patria,  agi  e  famiglia  e  che 
in  mezzo  a  pericoli,  fatiche  e  privazioni,  accorrono  chiamati  da  religioso 
precetto  alla  visita  della  Santa  Casa,  non  seguiremo  con  occhio  attento 
che  la  sola  carovana  egiziana,  come  quella  che  più  direttamente  c'interessa. 

Dall'Egitto  partono  pel  Hedjaz  non  già  i  soli  Egiziani,  ma  ben  anco 
Q&  contingente  numeroso  di  devoti  che  qui  approda  dalla  Trìpolitania, 
^a  Tunisia,  dall'Algeria,  dal  Marocco,  dalla  Circassia,  dalla  Turchia  di 
£aropa  e  da  altri  punti  ai  quali  l'Egitto  serve  di  scalo. 

Alla  loro  partenza  due  vie  sono  loro  aperte  :  —  quella  di  terra  e  quella 
4'  mare.  I  più  devoti  prendon  la  via  di  terra. 

Fochi  giorni  prima  della  partenza,  accampano  all'Abassia,  a  un'  ora  dal 
Suro.  Là  imballano  il  tappeto  destinato  a  coprire  la  Caaba.  Questo  è  il 
ributo  che  l'Egitto  paga  annualmente  alla  Santa  Casa  e  che  consiste  in 
na  decina  di  pezze  di  seta  ricamate  in  oro  e  che  viene  designato  col 
tolo  di  Kessua. 


—  552  — 

Due  giorni  prima  della  definitiva  partenza,  si  trasportano  a  4  ore  di 
distanza  in  un  accampamento  denominato  Birket  el  Hag. 

Il  24  Sciaaual  finalmente,  prendono  le  mosse  per  la  Terra  Santa  del- 
rislam,  ed  arrivano  alla  Mecca  in  40  giorni  circa  di  cammino,  viaggiando 
dalle  4  pom.  fino  all'alba.  Essi  hanno  32  stazioni  e  non  si  concedono  che 
708  giorni  di  riposo.  Di  queste  32  stazioni,  io  o  sono  prive  di  acqui 
o  ne  hanno  di  pessima  qualità  ;  le  altre  offrono  acqua  più  o  meno  polir 
bile  e  qualcuna  altre  cose  necessarie  al  viaggio.  La  strada  è  tutta  monta- 
gnosa o  rocciosa  o  arenosa,  ovunque  infestata  dai  briganti  che  derubano 
e  massacrano  i  poveri  pellegrini;  la  stanchezza,  il  cattivo  vitto,  la  sete, 
il  caldo  diurno  e  il  freddo  notturno,  ambo  eccessivi,  ne  ammala  un  numero 
ragguardevole. 

Ecco  ritinerario  seguito  da  questa  carovana. 

Da  Birket  el  Hag,  in  4  giorni  arriva  a  Suez,  e  donde  fornitasi  dd 
necessario,  parte  alla  volta  deirAgaba  dove  pervengono  in  6  giorni. 

L'Agaba  è  alla  frontiera  della  Soria,  dà  fine  all'Arabia  Petrea  e  principio 
alla  Deserta  o  Hedjaz.  Trovasi  questa  stazione  a  300  metri  dal  Golfo 
Arabico,  ha  molti  dattolieri,  conta  un  centinaio  di  abitanti,  delle  casupole 
e  un  forte  guardato  da  pochi  soldati. 

Da  Agaba  in  io  giorni  la  carovana  è  a  Uésce,  stazione  che  oggi  ofire 
interesse  per  la  quarantena  alla  quale  vennero  quest'anno  sottomessi  i 
pellegrini  al  ritomo  dalla  Mecca. 

Uésce  (faccia)  così  denominata  da  una  sommità  montagnosa  sulla  quale 
credono  vedere  scolpita  la  faccia  di  Maometto  >  è  una  stazione  contornata 
da  montagne  e  distante  dal  Golfo  Arabico  due  ore  di  cammino.  Ha  tin 
forte  munito  di  cannoni  con  poca  guarnigione;  i  contorni  sono  privi  di 
abitato  e  di  vegetazione.;  conta  sette  pozzi  d'acqua  salmastra.  Al  porto  peiò 
si  trovano  case,  un  bazar,  una  moschea,  un  altro  forte,  e  vi  si  contano 
500  abitanti. 

In  vicinanza  a  questa  stazione,  un  bivio  conduce  da  una  parte  a  Medina 
e  dall'altra  alla  Mecca. 

Noi  ora  seguiremo  la  carovana  che  va  alla  Mecca ,  e  tralasceremo  la 
visita  di  Medina  finché  quella  di  Mecca  non  sia  compita,  perchè  la  prima, 
facoltativa,  si  può  fare  in  qualsiasi  momento ,  mentre  questa  ha  il  suo 
giorno  rigorosamente  fisso. 

Da  Uésce  in  sette  giorni  di  cammino  la  carovana  arriva  a  Jambo  dove 
non  si  ferma  che  24  ore  per  far  le  provviste  necessarie  ,  dirig^ido  poi  il 
suo  cammino  verso  la  Mecca  e  in  4  giorni  arriva  a  Raboc. 


—  553  — 

A  Raboc  devono  approdare  tanto  i  pellegrini  egiziani  quanto  quelli 
soriani  —  tanto  gli  egiziani  che  fanno  il  viaggio  colla  carovana  quanto 
quelli  che  prendono  la  via  di  mare  per  sbarcare  a  Gedda. 

È  un  villaggio  distante  un'  ora  dal  mare  ;  ha  pozzi  d*  acqua  salmastra , 
Àteme  d*acqua  di  ottima  qualità  e  vi  si  trovano  abbondanti    provvigioni. 

È  qui  dove  comincia  la  prima  cerimonia  del  pellegrinaggio  quella  deno- 
mata  Ehram. 

Al  levar  del  sole,  i  pellegrini  si  fanno  rader  la  barba,  e  tutti  i  peli  del 
npo;  quindi  fanno  un  bagno.  Levato  ogni  vestimento  e  ridotti  a  completa 
udita,  si  avvolgono  in  tele  non  cucite  lunghe  2  metri,  e  cosi  acconciati, 
)lla  testa  scoperta  e  i  sandali  ai  piedi ,  fanno  un'  apposita  preghiera.  Da 
aesto  momento  debbono  restare  cosi  fino  a  che  il  santo  pellegrinaggio 
on  sia  compiuto,  e  fino  a  questo  momento  non  posson  grattarsi,  né  uc- 
ider  qualsiasi  insetto  e  molto  meno  cacciare. 

In  quattro  giorni  di  cammino  da  Raboc  pervengono  a  Vadi  Mecca, 
usi  contemporaneamente  alla  carovana  di  Sona  e  alle  turbe  di  pellegrini 
:he  YCDgon  da  Gedda  e  da  Taif. 

n  Mahmel  (il  carico  del  Kessua)  resta  a  Sceh  Mahmud,  stazione  vicina 
Illa  Santa  Città. 

Dobbiamo  adesso  fermarci  alquanto  per  dir  qualche  cosa  di  Gedda. 

Questa  è  un  porto  di  grande  importanza  commerciale  in  tutto  il  tempo 
lell'anno  e  maggiormente  poi  in  questo  solenne  perìodo  di  pellegrinaggio. 

Posta  sulla  spiaggia  del  Mar  Rosso,  trovasi  sotto  al  21^  lat.  a  80  chi- 
oznetri  da  Mecca.  Sorge  su  un  terreno  di  piccolissima  elevazione  ed  il 
oare  che  la  bagna  nella  sua  parte^  più  bassa  forma  attorno  di  essa  nume- 
ose  e  vaste  lagune.  La  città  spiega  la  sua    maggiore    larghezza    sul  mare 

due  porte  chiudon  di  notte  l'accesso  alle  piccole  barchette  che  trasportan 
alla  rada  uomini  e  merci.  È  nella  parte  della  città  in  vicinanza  al  mare 
he  abita  la  popolazione  agiata.  Le  case  vi  sono  di  un  bell'aspetto ,  sono 
rìose  e  solidamente  fabbricate  e  la  loro  disposizione  è  quella  delle  case 
lei  Cairo.  Vi  si  trovano  numerosi  J^an  che  ospitano  i  viaggiatorì  e  rac- 
olgono  i  più  ricchi  prodotti  della  China,  dell'Indie,  del  Yemen  e  dell'Egitto. 
^  sua  prosperità  commerciale  si  riflette  sugli  abitanti  di  cui  molti  sono 
inalati  per  le  loro  immense  ricchezze  ;  una  modesta  costumanza  vieta  al 
negoziante  di  mettersi  il  Fez  se  non  possiede  per  lo  meno  500  mila 
^chi.  I  pochi  artigiani  sono  tutti  egiziani. 

I  suoi  abitanti  sono  calcolati  da  15  —  20  mila  ed  appartengono  a  tutte 
^c  nazioni. 


—  554  — 

La  parte  della  città  più  intema ,  ha  due  porte  principali ,  V  una  detta 
Bab  Mecca,  l'altra  Bab  Medina.  La  via  che  conduce  a  quest'ultima  è  m 
ridosso  di  miserabili  e  sudici  tuguri  abitati  da  poveri  negri  venditori  di  Boza 
e  da  lenoni.  La  via  che  conduce  alla  prima,  era  interdetta  all'infedde 
prima  dell'occupazione  egiziana;  fuori  di  questa  porta  si  trovano  le  capanne; 
dei  cammellieri,  dei  pellegrini  poveri  e  dei  taglialegna.  Distante  un  migfej 
verso  il  Nord  trovasi  l'ospedale  militare,  in  vicinanza  del  quale  è  la  tond» 
della  Madre  Eva,  tomba,  che,  lunga  com'  è  da  7  —  8  metri ,  occupa  b  ] 
spazio  dell'ombellico  della  Madre  Comune.  I 

A  Gedda  affluiscono  i  prodotti  dell'  intemo  e  specialmente  quelli  deb  i 
vicina  Vadi  Fatma  e  di  Taif  che  la  forniscono  d' ogni  sorta  di  frutti  e  (fi  ì 
erbaggi. 

I  contomi  della  città  sono  aridi  per  la  prossimità  delle  sabbie  del  dcNttol 
e  pei  raggi  cocenti  del  sole  cui  sono  esposti.  Le  pioggie  vi  cadono  abboo*  '. 
danti  nella  stagione  vernale  ;  per  esse  si  riempiono  le  cisterne  che  bastano 
appena  a  dissetare  nel  corso  dell'anno  la  parte  più  agiata  della  popolazione, 
costretta  cosi  la  povera  a  bere  l'acqua  salmastrosa  dei  pozzi,  che  dopo 
pQche  ore  messa  in  vaso,  formicola  di  vermi.  Ad  onta  che  le  pioggie  non 
capitino  che  l'inverno ,  l'umidità  atmosferica  vi  è  cosi  costante  e  abbon- 
dante, che  non  v'ha  metallo  che  non  deteriori  dopo  pochi  giorni,  per 
quanto  si  faccia  p^r  guarentirlo  dal  contatto  dell'aria.  In  settembre  e  otto- 
bre vi  sono  nebbie  cosi  fitte  da  offuscare  il  cielo. 

I  venti  predominanti  sono  quelli  di  Est  e  di  Sud  che  vi  arrivano  in- 
fuocati; solo  in  settembre  comincia  il  soffio  dei  venti  di  Nord  e  vi  per- 
durano durante  la  breve  stagione  vernale. 

L'azione  continua  d'un  calore  eccessivo  combinata  a  quella  della  sover- 
chia umidità,  induce  nell'organismo  una  disastrosa  rilassatezza  della  fibra, 
un  deterioramento  nei  prodotti  delle  secrezioni  e  una  passività  vitale  che 
si  traduce  nel  dominio  patologico  in  policolia  e  in  processi  dissolutivi.  I 
miasmi  che  s'innalzano  da  una  grande  estensione  di  mare  della  costa  di 
poca  profondità,  le  esalazioni  di  sterminato  numero  di  esseri  viventi  che 
restando  esposti  all'  aria  nelle  giornaliere  vicende  del  flusso  e  riflusso, 
vi  subiscono  morte  e  putrefazione,  aumentano  ancora  la  patologica  cospi- 
razione che  rende  cosi  insalubre  il  clima  di  Gedda,  destandovi  dissenteria 
gravissime,  feBbri  biliose  e  putride  ed  altre  forme  morbose  d' indole  ma- 
ligna. 

A  Gedda  non  pervengono  che  i  pellegrini  che  fanno  il  viaggio  di  mare, 
sia  dal  Yemen  o  dalle  Indie,  tanto  Indiani  che  Malesi,  Cascemiriani,  Per- 


—  555  — 
Sttii,  reogano  da  Bassora,  da  Mascat,  da  Oman,  dal  Hadramot,  siano  So- 
fihli,  Abissiniesi  o  Negri,  partano  da  Massaua,  da  Savokin  o  da   Cosser. 

Del  pellegrinaggio  e  dei  pellegrini  provenienti  dal  Sud  non  dobbiamo  oc- 
aparci.  Dal  Nord  vi  pervengono  da  Suez  e  quindi  dall'Egitto. 

Molti  arrivano  a  Mecca  ben  prima  del  momento  del  pellegrinaggio.  Mer- 
cuti,  rengonvi  colla  loro  mercanzia  per  farne  spaccio  e  vi  restano  per 
fendere  cosi  lucrosa  la  loro  visita  alla  Sacra  Casa. 

Molti  partono  da  Suez  mettendosi  a  centinaia  su  barcaccie  chiamate 
Sambuc.  Comandate  da  capitani  che  ignorano  fin  l'esistenza  della  bussola, 
oon  vele  latine  le  cui  manovre  si  fanno  a  forza  di  braccia,  costeggiano  il 
goMo  fermandosi  ogni  notte  in  un  punto  qualunque  della  costa.  Bisogna 
come  me  aver  viaggiato  in  queste  imbarcazioni  per  comprendere  i  tormenti 
d'una  simile  traversata  ;  a  ridosso  gli  uni  degli  altri,  forzati  dalla  mancanza 
di  spSLzìo  ad  un'  immobilità  assoluta,  e  cosi  stivati,  giorno  e  notte,  si  può 
m  mala  pena  piegare  le  braccia  per  grattarsi  dalle  punture  dei  mille  pi- 
docchi che  vi  trovate  addosso  ;  costretti  a  nutrirsi  d'un  po'  d'olive,  formaggio 
e  biscotto  che  coll'accompagnamento  dell'eccessivo  calore  vi  obbligano  a  bere 
più  di  frequente,  e  non  trovar  a  bere  che  un'  acqua  mucilaginosa,  nera, 
puzzolente  e  piena  di  vermi. . .  Ecco  la  prospettiva  che  aspetta  il  pel- 
legrino che  s'appiglia  a  questo  mezzo  di  trasporto. 

Oggidì  però,  un  tal  viaggio  si  rese  agevole  coi  piroscafi  delle  molte  ban- 
&re  che  percorrono  il  Golfo  Arabico  e  che  in  tre  o  quattro  giorni  vi  tra- 
iportano  da  Suez  a  Gedda. 

I  pellegrini  non  restano  che  pochi  giorni  a  Gedda  ;  solo  il  tempo  di  ri- 
storare le  forze  e  provvedersi  del  necessario,  e  via  per  la  Santa  Città. 

Da  Gedda  a  Mecca  vi  sono  25  miglia  e  si  arriva  in  18  ore  di  cam- 
aino  che  generalmente  si  compie  in  due  notti  di  viaggio.  Lungo  questa 
toda,  ad  ogni  due  ore  di  cammino,  trovansi  baracche  ad  uso  dei  vian- 
dianti  i  quali  vi  trovano  riposo,  buon'  acqua,  una  buona  tazza  di  caffè  con 
ona  Narghilla,  mediante  una  minima  retribuzione.  A  mezza  strada,  dove  si 
perriene  colla  prima  notte  di  viaggio,  nella  stazione  di  Ada,  v'ha  un  ba- 
zar; è  a  questa  stazione,  che  i  pellegrini  provenienti  da  Gedda,  fanno  la 
cerimonia  dell'Ehram.  Da  Ada  l'indomani  si  entra  alla  Mecca. 

Usciti  dalla  pianura  salina  che  circonda  Gedda,  per  una  successione  di 
strette  gole,  di  profonde  vallate,  di  vaste  pianure  sabbioso-argillose,  s'arriva 
^  stretta  vallata  sabbiosa,  Vadi  Mecca,  dove  sorge  la  Santa  Città. 

Vadi  Mecca  è  una  lunga  e  stretta  vallata  sabbiosa  diretta  dal  Nord  al 
^d,  contornata  da  montagne  che  arrivano  fino  all'altezza  di  300  metri,  ha 


—  556  - 
due  uscite,  una  al  Nord  che  va  a  Vadi  Fatma,  l'altra  all'Est  che  conduce 
ad  un  sobborgo  della  Mecca  detto  Moabeda  dal  quale  si  transita  per  ar- 
rivare al  Gebel  Cara.  Le  pioggie  torrenziali  calano  spesso  in  questa  vaDe 
e  la  inondano,  È  in  questa  valle  che  sorge  maestosa  la  Città  di  Mecca, 
centro  della  terra  e  allo  zenith  della  quale  sta  il  Trono  ,di  Dio. 

Prima  di  entrare  nella  Città,  v'hanno  alcuni  punti  da  visitare  con  com- 
punzione. 

n  Gebel  Cobésce  all'Est  della  città,  è  la  prima  montagna  sortita  dalle 
mani  di  Dio;  in  essa  si  trova  una  roccia  sporgente  Mecan  el  Kagar,  dorè 
Abramo  prima  e  poi  Omar  predicarono  il  monoteismo  —  una  cavità  entro 
la  quale  gli  angioli  depositarono  la  pietra  nera  al  momento  del  diluvio,  per 
salvarla  dal  gran  cataclisma  —  e  una  sommità  detta  Megam  Scià  el  Ga- 
mar  dove  il  Profeta  compi  il  gran  miracolo  del  taglio  della  luna  in  dne. 

Il  Gebel  Nur,  montagna  al  Sud  della  città,  dove  trovasi  una  caverna 
dove  Maometto  e  il  suo  amico  Abu  Bekker  si  nascosero  prima  di  fuggir 
da  Medina  e  dove  un  ragnatele  miracolosamente  li  nascose  e  li  salvò. 

El  Homra,  a  un'  ora  e  mezzo  dalla  città  sulla  strada  di  Vadi  Fatma  ed 
è  in  questo  sacro  luogo  dove  soleva  il  Profeta  far  le  sue  preghiere. 

Altri  punti,  fuori  e  dentro  la  città,  offronsi  alla  venerazione  dei  fedeli. 
Tali  sono  il  colle  di  Safa,  la  piattaforma  di  Mervan,  la  casa  dove  vide  la 
luce  Maometto,  quella  che  vide  nascere  Fatima  sua  figlia,  non  che  quelle 
che  furon  la  culla  di  Ali,  di  Abu  Taleb  e  la  tomba  di  Hadigia  sua  moglie. 

Entriamo  adesso  in  Mecca.  Essa  conta  30  mila  abitanti.  Ha  le  case 
ben  fabbricate  e  alcune  strade  larghe  ma  non  selciate.  Ha  poche  cisterne 
di  buon'  acqua  e  pozzi  d'acqua  salmastra;  quella  dell'acquedotto  di  AxshX 
potrà  divenire  potabile  dopo  che  le  riparazioni  occorrenti  verranno  eseguite. 

Non  merita  menzione  che  la  grande  Moschea,  il  Bett  Allah,  la  Casa  di 
Dio,  che  ha  19  porte  e  7  minareti.  Essa  sorge  in  mezzo  a  un  grande 
piazzale,  e  in  essa  i  pellegrini  non  entrano  che  da  una  sola  porta  detti 
della  salvezza  Bab  el  Salam.  Essa  è  contornata  da  589  colonne  poste  sa 
quattro  file  unite  da  152  cupole.  Nel  centro  della  corte  vi  è  laCaabache 
si  apre  solo  tre  volte  all'  anno  —  il  20  Ramadan,  il  1 5  Zelcadi  e  al  io 
Muharem,  e  alla  quale  conducono  dalla  galleria  sette  vie  selciate. 

La  Caaba  resta  coperta  tutto  l'anno  colla  Kessua  giunta  dall'Egitto,  ma 
il  25  Zelcadi  questa  coperta  viene  levata  e  la  Caaba  resta  scoperta  per 
15  giorni  fino  al  ritorno  cioè  dei  pellegrini  dall'Arafat. 

Faremo  prima  un  po'  di  storia  di  questo  monumento  quale  ce  la  dà  la 
tradizione  islamica. 


—  557  — 
AdamOy  abitando  il  Paradiso  terrestre,    vi  aveva  trovato  un    tempio  de- 
dicato all'adorazione  di  Dio,  che  aveva  preceduto  la  creazione  del  mondo 
A'  due  mila  anni.  Scacciato  dal  paradiso  e  caduto  sulla  terra  innalzò  preci 
a  Dio  perchè  gli  venisse  accordato  un  tempio  simile  a  quello    dell'  Eden. 
La  pietosa  domanda  venne  soddisfatta  e  dal  Cielo  calò  in  Vadi  Mecca  un 
tempio  vaporoso  sul  disegno  dell'altro,  attorno  al  quale    Adamo    fece  sette 
giri  giornalieri.  Morto  Adamo  il  tempio  svani,  ma  suo  figlio  Set  raccogliendo 
pietre  dai  monti  Libano,  Sinai,  Hor  e  Tor  Zed,  ne  fabbricò  un  altro,  co- 
pa  esatta  e  al  medesimo  posto  del  primo. 

Ma  i  peccati  degli  uomini  attirarono  il  diluvio,  e  il  tempio  subì  la  sorte 
comune;  però  gli  angeli  salvarono  la  pietra  nera  in  una  spaccatura  del 
Gebel  Abu  Cobèsce.  Abramo  in  unione  a  suo  figlio  Ismaele  riedificò  il 
tiempio  distrutto,  e  gli  angeli  riportaronvi  la  pietra  nera  incassandola  in 
im  angolo  del  muro.  £  questo  tempio  d' Abramo  è  quello  che  resistè  a 
tinti  secoli  e  vicende/ e  che  è  conosciuto  sotto  il  nome  di  Caaba. 

Tribù  beduine  fecero  la  guardia  al   tempio.  Amer  ebn   Labe    introdusse 
r  idolatria  in  Arabia,  portando  l' idolo  Hobal  da  Mesopotamia  e  ponendolo 
sulla  Caaba.  In  seguito  ogni  tribù  si  scelse  un  idolo  ad  adorare,  dandogli 
im  posto  nella  Caaba,  a  tal  punto  che  questa  ricettò  360  idoli,  fra'  quali 
flava  pure  la  Vergine  col  suo  Figlio  in  braccio.  Tutti  questi  idoli  vivevan 
il  questo  Panteon  in  buon'armonia  :  due  Kessue  ne    coprivano  il  tempio, 
una  l'estate,  l'altra  il  verno,  e  ogni  anno  ad  un  giorno  fisso  tutte  le  tribù 
acconevano  a  pio  pellegrinaggio    in  questo  tempio  per  adorarvi  il  Dio   di 
loro  preferenza.  Per  quattro  mesi  tutte  le  tribù  deponevano  le  armi  e  pace 
e  concordia  eran  proclamate  per  tutta  l'Arabia.  Prima  di  entrare  nel  tempio 
compivano  la  cerimonia  dell'  Ehram ,  facevano    sette    giri  attorno  di  esso  ; 
oa  obbligatoria  la  preghiera  tre  volte  al  giorno  ;  obbligatoria  la   visita  ad 
Arafat  e  a  Homra,  e  obbligatori  tre  digiuni  all'anno,  uno  di  7,  uno  di  9 
t  uno  di  30  giorni.    Maometto  abbattè   tutta    questa  serie   d*  idoli  e  con- 
servò il  tempio,  distrusse  il  politeismo  e  lo  rimpiazzò  col  monoteismo,  ma 
conservò  tutte  le  cerimonie  che  il  paganesimo    aveva   troppo   radicato  per 
l'Arabia. 
La  Caaba  contiene  molti  oggetti  d'adorazione. 

Al  suo  Nord-est  vedesi  la  pietra  nera,  al  Sud-est  un'altra  pietra  alta  dal 
salolo  5  piedi,  al  nord  una  fossa  dove  Abramo  preparava  la  calcina  per 
b  fabbrica ,  detta  £1  Maagien ,  all'Est  il  Mizhab ,  el  Hatim  e  il  Hegier 
^smail,  parapetto  che  conduce  al  sepolcro  d' Ismaele.  Ad  ogni  angolo  della 
Caaba  v'è  un  pulpito    dedicato  ai  capi  dei  quattro   riti    islamici;   dov'è  il 


—  558  — 
pulpito  del  rito  Hambali  v'è  un  fabbricato  nel  quale  trovasi  il  pozzo  Zem- 
zem,  sorgente  fatta  comparire  da  Dio  a  preghiera  di  Agar"  per  dissetare 
Ismaele.  Un  arco  isolato  vicino  alla  Caaba  è  il  Bab  el  Salame  vicino  al 
Macam  Ibrahim  dov'è  sepolta  la  pietra  che  montava  e  scendeva  a  volontà 
d* Abramo  quando  fabbricava  la  Caaba  e  che  conserva  Y  impronta  del  suo 
piede.  A  fianco  di  questo  v'è  il  Mamber  della  moschea. 

Fatto  cosi  breve  cenno  della  Mecca  monumentale,  torniamo  al  nostro 
assunto  e  parliamone  sotto  l'aspetto  igienico. 

La  città  che  non  conta  che  30,000  abitanti,  ricetta  ben  più  di  100,000 
anime  nei  pochi  giorni  del  pellegrinaggio,  ma  nel  resto  dell'anno  ben  pochi 
nativi  e  poveri  vi  fanno  soggiorno,  i  ricchi  sfuggendo  gli  ardenti  calori 
per  rinfrescarsi  a  Taif. 

Contornata  da  vasti  ed  aridi  deserti  infuocati  da  un  sole  tropicale,  im- 
prigionata e  soffocata  da  alte  ed  arìde  montagne,  e  posta  in  bassa  e  stretta 
vallea,  soggetta  a  inondazioni,  l'abitare  a  lungo  questa  città,  non  è  né 
può  essere  favorevole  alla  salute.  Aggiungasi,  le  strade  non  lastricate  che 
si  fanno  in  autunno  fangose ,  un  impasto  d' immondizie  e  d*  ogni  rigetto 
copre  allora  le  vie.  Le  strade,  specialmente  le  strette  e  tortuose,  rese  in 
autunno  per  le  pioggie  e  lo  scolo  torrentoso  delle  acque  dall'altopiano  del 
Cara,  vere  pozzanghere,  ne  rendono  il  clima  insalubre. 

Le  febbri  biliose,  le  diarree,  il  Gordius  Medinensis,  le  piaghe  dell'Yemen, 
la  lebbra,  l'elefantiasi  ed  i  calcoli  orinari,  sono  le  malattie  che  più  fre* 
quentemente  vi  si  riscontrano. 

I  pellegrini  arrivati  alla  Mecca  non  compiscono  la  visita  dei  suoi  luoghi 
santi,  se  non  dopo  aver  effettuato  il  pellegrinaggio,  montando  nel  giorno 
e  nel  modo  consacrato  il  Gebel  Arafat  e  sagrificando  a  Muna. 

II  giorno  7  della  luna  di  Zelheggie,  il  Mahmel  (baldacchino  che  con- 
tiene il  tappeto)  è  portato  in  processione  per  la  città.  Il  giorno  8  gli  abi- 
tanti di  Mecca,  colle  prescritte  cerimonie  vestono  l'Ehram  nelle  loro  case 
e  in  questo  giorno  partono  i  pellegrini  da  Vadi  Mecca,  passano  per  Kas- 
sania  e  Vadi  Musab ,  a  piedi  nudi ,  scalzi ,  a  testa  scoperta ,  involti  nel- 
l'Ehram,  e  arrivano  in  due  ore  a  Vadi  Muna. 

Qui  devono  fermarsi  per  far  le  cinque  preghiere,  cominciando  da  quella 
del  mezzogiorno,  e  l' indomani,  9  Zelheggie ,  dopo  la  preghiera  del  mattino 
s'incamminano  verso  il  sacro  monte  Arafat  o  Gebel  el  Rahma.  Questo 
monte  della  Misericordia,  è  un  masso  granitico  dell'altezza  di  200  piedi  al 
massimo  ;  è  in  questo  colle,  dove  dopo  lungo  e  incerto  peregrinare,  final- 
mente Adamo  ed  Eva  s'incontrarono  dopo  la  loro  espulsione    dall'Eden. 


—  559  — 
LÀ  si  vede  Toratorio   così  detto  d* Adamo,   e  dove  Maometto  soleva   pre- 
gare quando  saliva  il  sacro  colle. 

La  giornata  del  9  passa  tutta  in  abluzioni  e  preghiere.  La  preghiera  del 
mezzogiorno  dev'  esser  fatta  alla  Moschea  Sidna  Ibrahim  ;  quindi  le  ablu- 
zioni si  ripetono  complete  alla  preghiera  delle  3  Ya  pom.,  fatta  la  quale, 
il  Cadi  dall'alto  del  sacro  colle  fa  una  predica  che  si  prolunga  fino  al 
tramonto  e  finita  la  quale,  i  pellegrini  corrono  sulla  piattaforma  gridando 
Libec,  ecc.,  e  quindi  ne  discendono  per  pernottare  alla  vicina  Medzeliff. 

La  mattina  del  io,  allo  spuntar  dell'aurora,  un'altra  predica  vien  fatta 
dal  Cadi  sulla  piattaforma  che  contorna  la  Moschea  di  Medzeliff  denomi- 
nata Mosciar  el  Haram  ;  questa  predica  dura  fino  allo  spuntare  del  sole,  e 
questa  finita  ha  luogo  una  generale  e  fervida  preghiera  dopo  la  quale  si 
fa  ritorno  a  Vadi  Muna. 

È  questa  una  vallata  che  tira  dall'Est  all'Ovest  ed  è  lunga  incirca  da 
800  a  1000  m.  Offre  una  strada  lastricata,  fiancheggiata  da  due  ali  di 
case  molte  delle  quali  in  rovina  e  da  due  file  di  sottostanti  botteghe  vuote 
tutto  l'anno  e  che  in  questi  giorni  'sono  tutte  locate  da  barbieri.  Il  suo 
aspetto  è  relativamente  gajo;  a  distanza  si  vedono  montagne  granitiche  e 
il  sorprendente  panorama  del  Cara  sta  dinanzi  ad  abbellirne  la  vista. 

Qui  dove  prima  dell'Islam  si  adoravano  7  idoli,  Ora  i  pellegrini  si  fer- 
mano i  tre  giorni  di  festa  per  compiervi  i  sagrifìzi  richiesti. 

È  qui,  lungo  questa  vallata,  dove  Eblis  incontrato  Abramo  in  mossa  per 
compier  il  sagrificio  del  proprio  figlio,  per  tre  volte  lo  tentò  in  tre  punti 
diversi  e  cercò  di  ribellarlo  al  volere  dell'Eterno;  ma  Abramo  tre  volte 
trionfò  di  esso  gettandogli  sassi,  sicché  alla  fine  lo  rese  prigione.  Su  questi 
tre  punti  indicati  da  tre  colonne,  il  pellegrino  getta  sette  sassi  in  ricordo 
di  questa  leggenda.  Vicino  a  questa  sacra  stazione,  vedesi  una  roccia  gra- 
nitica del  Monte  Tobèr,  una  larga  spaccatura  prodotta  da  un  colpo  di  col- 
tello portato  da  Abramo  sul  montone  che  si  presentò  a  sostituzione  del 
suo  figlio  Isacco.  È  vicino  a  questo  punto  tradizionale  che  vedesi  una  ca- 
verna dentro  la  quale  Agar  diede  la  luce  a  Ismaele. 

Qui  arrivati  ha  luogo  il  sagrifizio  obbligatorio.  A  diecine  di  migliaja  si 
contano  i  montoni  che  vengono  in  questi  giorni  sgozzati.  Questi  non  si 
debbon  già  contare  solo  a  seconda  del  numero  dei  pellegrini,  perchè  al 
montone  che  ciascun  d'essi  è  in  obbligo  di  sagrificare,  bisogna  aggiungere 
questo,  che  ogni  pellegrino  ha  naturalmente  una  famiglia,  per  ogni  membro 
della  quale  e  ai  propri  nomi,  vengono  devoluti  al  coltello  altrettanti  mon- 
toni, senza  contare  che  buon  numero  di  essi  incaricati  da  vicini  e  da  amici, 
sagrificano  montoni  a  loro  nome. 


—  S<5o  — 

I  pellegrini,  Tu  Zelheggie  a  mezzogiorno,  gett^o  sulle  tre  colonne  d 
Eblis  altri  sette  sassi,  la  medesima  cerimonia  la  ripetono  il  12  e  questa 
compita,  a  mezzo  il  corso  della  giornata  si  dirìgono  di  nuovo  verso  la 
Mecca,  ove  appena  arrivati  vanno  a  visitare  la  Moschea  e  la  Caaba  rico- 
perta del  nuovo  tappeto  e  compiono  le  dovute  visite  colla  più  grande  so- 
lennità e  colle  formalità  richieste,  a  compier  le  quali  occorrono  loggioni, 
dopo  i  quali  i  pellegrini  abbandonano  la  Sacra  Città,  dirigendosi,  chi  t  ■* 
Gedda  per  imbarcarsi  e  far  ritomo  in  Egitto,  chi  più  devoto  ancora  intra»; 
prende  il  viaggio  di  Taif  per  visitare  la  tomba  d*Abu  el  Abbass  zio  dd; 
Profeta,  e  chi  quello  di  Medina  per  visitare  quella  del  Profeta  e  della  sul 
famiglia.  i 

La  gita  a  Taif  per  quanto  possa  stancare  è  un  aggradevole  e  salabre 
viaggio;  fra  elevazioni  montagnose,  ridenti  e  fertili  pianure,  aria  salubre 
vitto  ristorante,  acqua  squisita  e  abbondanza  d'ogni  cosa,  può  dirsi  una 
passeggiata  veramente  igienica. 

Da  Alamin,  comincia  a  spiegarsi  un  panorama  incantevole.  Una  serie  di' 
montagne  alzandosi  a  gradinata,  hanno  alla  loro  sommità  il  Monte  Can,; 
l'ascensione  del  quale  si  fa  abbastanza  facilmente. 

Le  montagne  che  al  litorale  sono  calcaree  e  verso  Mecca  sono  dr  gneiss, 
al  parallelo  di  Gebel  Neer  si  fanno  granitiche  con  predominanza  basaltica; 
il  granito  che  a  Vadi  Mecca  è  rosso,  si  fa  grigio  al  Gebel  Cara.  Qui,  al 
granito  grigio  è  sovrapposto  lo  schisto  porfirico  e  a  questo  il  granito  rossob 
e  per  quest'ultimo  appaiono  vene  di  bellissimo  marmo  bianco.  Numerose 
sorgenti  spillano  qua  e  là  fra  le  sue  roccie,  e  pervenuti  alla  sommità,  tro- 
vate la  vista  cosi  amena  e  nello  stesso  tempo  grandiosa,  l'aria  cosi  pura, 
che  dimenticando  ogni  stanchezza,  e  sollevato  da  ogni  sofferenza,  vi  sentite 
ravvivare.  Sull'altopiano  poi  trovate  ogni  sorta  di  ristoro;  ogni  sorta  d'al- 
beri delle  zone  temperate  fanno  gradevole  contrasto  coli' aridità  delle  per 
corse  vie  e  coi  gruppi  frequenti  di  dattolieri  che  ti  si  paran  dinanzi. 

Scendendo  l'opposto  declivio,  si  trova  alle  vicinanze  di  Taif  una  ferti- 
lissima pianura  chiamata  Vadi  Mahram,  dove  i  pellegrini  provenienti  dal< 
l'Est,  quali  i  Yeminesi,  compiono  la  cerimonia  dell'Ehram. 

Taif  trovasi  all'Est  della  Mecca;  sorge  in  mezzo  ad  una  pianura  sabbios 
racchiusa  da  basse  colline;  è  circondata  da  mura  e  da  un  fossato.  L 
strade  vi  sono  relativamente  larghe  e  le  case  fabbricate  in  pietre;  vi  s 
trova  una  piazza  circondata  da  botteghe  e  l'acqua  che  vi  si  attinge  di 
pozzi  è  di  buonissima  qualità.  A  distanza  d'un'ora  vi  sono  giardini  co 
casini  per  villeggiatura  dei  ricchi  abitanti  di  Taif  e  di  Mecca. 


—  56i  — 

Le  vicine  Vadi  Lamun,  Vadi  Medie  e  Vadi  Fatma,  ricche  e  amene  val- 
late, forniscono  questa  città  d'abbondanti  prodotti. 

Le  pioggie  vi  cadono  ad  epoche  fisse,  e  sono  frequenti  e  torrenziali. 

L'aria  vi  è  di  una  purezza  e  salubrità  eccezionali  ed  io  ebbi  a  provarne 
i  benefìci  effetti.  Il  caldo  vi  è  moderato,  rare  perciò  le  maligne  malattie  e 
franche  le  convalescenze.  Quivi  dimorai  due  mesi  per  ristorare  le  mie  forze 
esauste  dalle  lunghe  sofiferenze,  privazioni  e  malattie  sofferte  nei  piani  de- 
serti. 

Molti  credenti  schivano  visitare  questa  città  per  quanto  essa  vanti  il  se- 
polcro d'Abu  el  Abbas  zio  del  Profeta,  e  questo  ricordando  la  poco  ospi- 
tale accoglienza  che  vi  ricevè  Maometto  salutato  a  sassate  e  della  lunga 
preferenza  che  essa  diede  per  l'idolo  El  Latt. 

Quei  pellegrini  che  vogliono  compiere  il  loro  voto  col  salutare  la  tomba 
del  Profeta,  dopo  aver  preso  il  riposo  che  loro  è  necessario,  riprendono  il 
faticoso  e  scabroso  viaggio  che  deve  condurli  a  Medina,  partendo  da  Mecca 
e  arrivandovi  in  12-14  giorni.  Passano  per  Vadi  Fatma,  Vadi  Lamun,  Cara 
e  Colleja  ;  ripassano  per  Raboc,  si  dirigono  a  Mastura  e  Bir  Sceh.  A  que- 
st'ultima stazione  incontrano  la  carovana  di  Soria,  colla  quale  s'  uniscono 
e  assieme  attraversano  Saflffa,  Nazhìa,  Hamra,  passano  il  pericoloso  stretto 
montagnoso  di  Gideida,  poi  a  Ferèsce  a  Vadi  Sciohada  e  quindi  a  Me- 
dina. Questo  viaggio  si  fa  tra  roccie  e  terreni  primitivi,  sormontati  quelle 
da  calcarea  e  questi  da  strati  cretosi,  finché  sotto  Medina  predomina  il 
granito  rosso. 

Medina,  la  città  per  eccellenza,  Medinet  el  Rassul,  la  città  del  Profeta, 
è  l'antica  Jatrib.  Situata  al  di  là  del  versante  orientale  della  gran  catena 
montagnosa,  dovrebbe  geograficamente  appartenere  al  Negd,  ma  è  accettata 
come  facente  parte  del  Hedjaz e  cosi  sia. 

Essa  conta  all'incirca  una  popolazione  di  16  mila  anime.  Posta  in  mezzo 
al  deserto,  è  distante  da  Jambo  5-7  giorni  e  da  Mecca  il  doppio.  È  cir- 
condata da  alte  montagne  granitiche,  e  tutt'  il  terreno  al  di  là  di  essa  è 
roccioso  e  sterile.  Lontano  un'ora  si  vedono  tracce  del  torrente  di  lava  che 
sgorgò  e  percorse  un  tratto  di  12  miglia,  in  seguito  del  memorabile  terre- 
moto e  della  violenta  eruzione  vulcanica  che  minacciarono  Medina  dalle 
sue  fondamenta  l'anno  655  dell'Egira. 

Circondata  com'  è  di  alte  montagne,  nella  sua  parte  più  bassa  raccol- 
gonsi  le  acque  di  tutt'  i  torrenti,  che  riversandosi  dalle  loro  vette,  formano 
laghi  stagnanti  che  se  propizi  all'irrigazione  dei  numerosi  campi  e  giardini 
che  l'attorniano,  restano  pur  sempre  quali  fonti  di  miasmi  e  di  malaria. 

36 


—  562  — 

I  pellegrini  d'Egitto  non  vanno  a  Medina  che  dopo  compiuto  il  pellegri- 
naggio della  Mecca;  la  visita  a  Medina  essendo  come  si  disse  meritoria  ma  non 
obbligatoria,  un  terzo  appena  dei  pellegrini  la  compie.  Però  qui  la  visita  non 
avendo  un'epoca  fissa  come  quella  del  Bet  Allah,  i  devoti  vi  arrivano  in 
qualunque  epoca  dell'anno,  ma  preferiscono  trovarvisi  per  il  1 2  della  luna  di 
Rabiaker  che  è  la  festa  del  Profeta,  e  vi  restano  generalmente  15-30  giorni. 

La  tomba  di  Maometto,  è  visitata  dai  devoti  con  la  massima  compun- 
zione e  col  massimo  fervore;  ma  una  volta  date  le  primizie  al  Profeta,  re- 
stano ai  pellegrini  altri  doveri  a  compiere.  Essi  andar  devono  al  Bekia^  Ci- 
mitero dove  riposan  le  ceneri  di  Ibrahim  e  di  Fatma  figli  del  Profeta,  quelle 
delle  sue  mogli,  del  suo  padre  adottivo  ,  di  Osman  ebn  Afan,  e  di  tanti 
martiri  della  fede  islamica.  Andranno  poscia  a  visitar  la  tomba  di  ELamza  zio 
del  Profeta,  e  di  75  discepoli,  che  trovansi  a  3  ore  distanti  al  Gebel  Ohad. 
Per  via  troveranno  una  pietra  che  indica  ai  credenti  il  punto  dove  fermossi 
il  Profeta  per  indossar  la  corazza  onde  combattere  i  nemici,  e  più  lontano 
la  gran  pietra  alla  quale  egli  s'appoggiò.  Questa  montagna  tutta  granitica, 
tira  per  4  miglia  da  Ovest  ad  Est,  ed  i  Medinesi  vanno  a  passarvi  tre 
giorni  dell'anno  in  onore  e  devozione  di  Hamza.  Questa  è  la  valle  di  Gio- 
safatle  dei  Mussulmani,  dove  i  morti  saranno  un  dì  giudicati.  Il  devoto 
deve  pure  visitare  due  informi  colonne  chiamate  Kebletten;  nel  luogo  dove 
s'erge  una  di  esse  il  Profeta  pregava  voltandosi  verso  Gerusalemme,  e  nel 
luogo  ove  s'erge  l'altra  cambiò  modo  e  si  volse  alla  Mecca. 

Andando  a  deliziarsi  nei  ridenti  giardini  di  Koba,  il  pellegrino  si  ferma 
a  tre  quarti  d'ora  da  Medina  a  pregare  in  un  oratorio  innalzato  per  or- 
dine del  Profeta,  allo  scopo  di  santificare  il  punto  ove  il  dromedario  che 
lo  portava  fuggente  piegò  sulle  sue  ginocchia  ed  arrestò  la  sua  corsa,  quasi 
indicandogli  il  luogo  dove  doveva  por  termine  alla  sua  vita  errante. 

Fu  a  Koba  che  io  dimorai  sei  mesi  essendo  medico  particolare  dello 
Scerifo  della  Mecca  Muhamed  Ebn  Aon,  uomo  di  fermo  volere,  di  co- 
raggio indomito,  d'intelligenza  rara,  amico  agli  Europei,  dei  Turchi  nemico 
acerrimo.  Certo,  dopo  aver  per  tanto  tempo  errato  per  aridi  deserti  fra 
tante  privazioni,  la  vista  qui  si  dilettava  alla  contemplazione  d'una  natura 
lussureggiante  e  d'un  ameno  orizzonte;  il  corpo  riprese  lena  con  abbon- 
danti cibi  e  di  scelta  qualità;  ma  Tana  non  favoriva  tanta  generosità.  Il 
suolo  argilloso  e  cretaceo  della  vallea,  gli  stagni  che  vi  sono  numerosi,  ne 
rendono  malsano  il  soggiorno,  cagionando  piressie  gravi  ed  ostinate,  pro- 
ducendo  febbri  biliose  d'eccezionale  intensità  che  pei  miasmi  ed  i  calori 
eccessivi  divengono  in  estate  la  forma  patologica  predominante. 


•—  563  — 
Esaurite  le  visite  e  le  cerimonie  doverose  a  Medina,  si  parte  alla  volta  dì 
Jambo  dove  si  arriva  in  sei  giorni  passando  per  Vadi  Akik,  Vadi  el  Sciohada» 
Vadi  Medie,  Gideida,  Safra,  Bir  Sceh,  Bedr  Honein»  e  Jambo  el  Nahle. 

Jambo,  posta  sulla  costa  settentrionale  arabica,  è  una  città  di  4-5  mila 
anime;  ha  approdò  comodo  e  sicuro,  difesa  com'è  all'entrata  da  un'isola 
che  la  ripara  dai  venti.  Vi  sbarcano  i  pellegrini  diretti  a  Medina;  quelli 
diretti  per  Gedda  la  toccano  per  far  provvista  di  acqua  e  di  viveri ,  e 
s'imbarcano  al  ritorno  da  Medina  per  Cosser  o  Suez. 

Un  forte  ricinto  murato  la  circonda  e  conta  due  porte.  Le  case  vi  sono 

in  pietra,  a  pian  terreno  e    qualcuna  ha  un    piano.  Gli  abitanti    fissi  sono 

beduini  della  tribù  di  Geheni  che  hanno  conservato  nel  farsi  cittadini  tutt'i 

'    vizi  e  tutte  le  virtù  della  vita   nomade  e   si    occupano  di  commercio   e  di 

navigazione. 

Vi  sono  vari  negozi  che  vendono  oggetti  di  vestiario  e  pochi  accessori, 
vi  sono  mercati  di  grano  e  di  datteri.  Le  mosche  vi  abbondano  cosi  che 
entrano  nella  gola  assieme  all'  aria  inspirata,  il  cibo  è  subito  coperto  da 
esse  e  la  tazza  d'acqua  che  vi  apprestate  a  bere  dovete  più  volte  allonta- 
narla dalla  bocca  per  levarne  le  mosche  cadutevi. 

La  città  è  provvista  di  buonissima  acqua.  È  circondata  da  acqua  salata 
che  le  maree  giornalmente  vi  gettano  ;  ma  l'efifetto  dannoso  di  questo  fatto 
non  è  di  grand'importanza  eziologica,  giacché  quell'acqua  entrata  col  flusso 
sorte  in  gran  parte  al  momento  del  riflusso,  e  quella  che  vi  resta  col  nuovo 
flusso  viene  a  diluirsi  ancora.  È  certo  però  che  queste  paludi  litorali,  le 
pianure  saline ,  la  posizione  bassa  della  città,  1'  aridità  completa  del  vasto 
spazio  circostante,  l'umidità  atmosferica,  il  calore  eccessivo,  il  sudiciume 
delle  strade  e  delle  case,  ne  rendon  il  soggiorno  malsano  e  ingenerante 
dissenterie,  e  febbri  di  pessimo  carattere. 

I  Jambesi  agiati,  hanno  a  7-8  ore  di  distanza,  a  Jambo  el  Nahle,  delle 
case  di  campagna  in  una  vasta  pianura  posta  ai  piedi  della  montagna,  con 
tratti  di  terra  coltivabile  bagnati  da  abbondanti  ruscelli,  che  vengono  uti- 
lizzati e  coltivati  a  giardini. 

Compito  cosi  il  santo  pellegrinaggio  e  le  visite  di  devozione,  viene  il 
momento  di  far  ritorno. 

II  ritorno  in  Egitto  si  fa  a  scelta  per  via  di  terra  e  per  via  di  mare. 
L'una  o  l'altra  via  si  prenda,  o  si  rimpatri  da  Mecca  o  da  Medina,  si  deve 
sempre  toccare  Uèsce;  quelli  che  viaggiano  per  mare,  quivi  arrivati  pos- 
sono attraversare  il  golfo  e  sbarcare  a  Cosser  o  percorrerlo  in  tutta  la  sua 
lunghezza  e  sbarcare  a  Suez. 


—  564  — ' 
La  scelta  fatta  della  stazione  di  Uèsce  per  fermare  i  pellegrini  e  far  loro 
subire  una  quarantena,  fu  dunque  saggio  provvedimento  e  diremo  di  buona 
strategia  igienica.  Ma  non  bisogna  perder  di  vista  che  la  natura  ribelle  ri- 
fiutò ogni  risorsa  a  questa  stazione  e  per  soprappiù  la  fece  nido  di  orde  le 
più  selvaggie,  ladre  ed  assassine  che  infestano  il  He'djaz.  Ricordiamoci, 
che  al  porto  si  trova  un  forte  con  2  cannoni  e  una  guarnigione  di  30 
uomini  con  un  capo  che  ha  qualità  di  governatore,  che  a  due  ore  airin- 
temo  v*ha  un  altro  forte  con  un  cannone  e  8  soldati,  e  che  vicino  a  que- 
st'ultimo si  trovano  7  pozzi  che  quando  venissero  costantemente  spurgati 
fornirebbero  buon*  acqua  potabile,  mentre  oggi  per  la  mala  fede  del  capo 
stazione  e  per  la  negligenza  del  Governo  che  pyr  paga  una  somma  annuale 
a  questo  scopo,  questi  pozzi  trascurati  tutto  l'anno  danno  acqua  salmastra 
e  non  potabile.  Le  privazioni  ivi  sofferte  quest'anno  dai  pellegrini,  hanno 
dovuto  essere  una  lezione  per  l'avvenire. 

Qualche  tempo  prima  del  pellegrinaggio,  dovrebbe  il  Governo  fornire  il 
forte  di  tutto  quanto  potrebbe  occorrere  ai  pellegrini  di  passaggio  e  prov- 
vederlo pur  anco  pel  caso  che  dovesse  servire  di  stazione  sanitaria  —  sor- 
vegliare rigorosamente  lo  spurgo  dei  pozzi  —  aumentare  la  guarnigione 
del  forte  per  protegger  la  sicurezza  dei  pellegrini  —  e  metter,  pel  buon 
andamento  del  servizio  sanitario,  un  personale  al  di  sopra  d'ogni  sospetto 
onde  non  si  ripetano  le  indegne  accuse  avanzate  in  occasione  dell'ultimo 
pellegrinaggio. 

Quando  l'Egitto  avrà  perfezionato  le  disposizioni  prese  quest'anno,  col- 
l'applicazione  delle  suenunciate  misure,  e  per  soprappiù  collo  spurgo  conse- 
cutivo a  Cosser  e  a  Tor,  l'Egitto  e  l'Europa  non  avran  più  a  temere  da 
questa  parte  un'invasione  cholerica. 

V'ha  però  chi  chiese  e  chiede  misure  preventive  da  applicarsi  al  Hedjaz, 
tendenti  a  migliorare  le  condizioni  igieniche  delle  principali  stazioni  e  v'ha 
anche  chi,  viste  le  difficoltà  ad  arrivar  a  tanto,  suggerisce  a  dirittura  l'abo- 
lizione totale  del  pellegrinaggio  cui  viene  attribuita  la  causa  delle  epidemie 
choleriche. 

Donde  per  noi  la  necessità  della  soluzione  dei  quesiti  che  ci  siam  pro- 
posti fin  da  principio  a  soggetto  di  studio. 

Ci  ò  d'uopo  esaminare  con  sana  critica  il  complesso  delle  condizioni  geo- 
climatiche dello  Hedjaz  onde  poter  giudicare  della  loro  importanza  e  ve- 
dere se  posson  condurci  a  ritenerle  atte  o  no  a  creare  per  quella  con- 
trada e  trattenervi  endemico  il  morbo  cholera,  e  quando  il  criterio  non  si 
potesse  adattare  a  dar  loro  tanta  importanza,    vedere,    se   pur   non    atte  a 


—  565  - 
crearvi  endemia  permanente,   possano    alFoccasione    del  pellegrinaggio  tro- 
varsi moltiplicate  e  accresciute  così  da  dar   luogo  a   sviluppo  ricorrente  di 
piccole  o  grandi  epidemie. 

n  fatto  inappellabile,  sovrano,  che  schiarisce  d'un  colpo  la  questione  è 
da  noi  subito  chiamato  a  soccorso  onde  non  perderci  in  inutili  discussioni. 
Là  dove  cause  cotali  si  trovano  riunite  a  cospirare  su  un  punto  del  globo, 
ne  verrebbe  necessariamente  colà  il  loro  effetto,  e  la  malattia  vi  appari- 
rebbe endemica,  talora  sporadica  e  altra  fiata  epidemica.  Ebbene.  Una 
dimora  di  circa  tre  anni  per  questa  contrada,  che  percorremmo  per  intiero, 
stazionando  ne*  suoi  punti  più  importanti  e  frequentati,  ci  fa  dichiarare, 
che  mai  avemmo  ad  osservarvi  forme  patologiche  tali  da  potersi  assimilare 
al  cholera;  e,  si  noti,  che  le  nostre  osservazioni  potemmo  farle  su  vastis- 
sima scala,  attesoché  la  nostra  pratica  si  esercitò  su  tre  reggimenti  di 
linea  e  vari  corpi  di  truppe  irregolari,  senza  contar  quella  sugli  indigeni. 
Quanto  veniamo  asserendo,  ci  permette  dunque  di  escludere  dal  Hedjaz  la 
endemicità  cholerosa  e  stabilire  per  assioma  che  il  Hedjaz  non  è  sorgente 
di  cholera. 

Non  è  per  questo  a  dedurne  che  questa  penisola  sia  il  paese  il  più  sa- 
lubre del  mondo;  anzi,  diremo,  che  le  forme  cliniche  che  vi  si  osservano 
sono  gravi  perchè  tessute  su  trame  organiche  affralite  ;  ma  sono  forme  e 
nature  morbose  tali,  che  comunque  gravissime  non  possono  confondersi  col 
cholera. 

L'altipiano  colle  sue  fertili  e  amene  pianure  ed  anche  co*  suoi  aridi  de- 
serti, è  d'una  salubrità  rara;  vero  però  che  la  pianura  delle  sottostanti 
elevazioni  calcaree  che  approssimando  al  litorale  s'abbassa  fino  a  livello 
del  mare,  sia  pe*  suoi  vasti  desolati  deserti,  sia  per  le  sue  ridenti  oasi,  offre 
sovente  un'ospitalità  pericolosa.  L'acqua,  all'epoca  delle  pioggie,  scola  a  tor  • 
renti  dalle  montagne  e  incanalandosi  in  parte  lungo  i  numerosi  tracciati 
inonda  col  soverchio  le  sottostanti  pianure;  la  prima  porzione  viene  uti- 
lizzata alla  fertilizzazione  delle  numerose  oasi,  la  seconda  resta  per  la  pia- 
nura, vien  assorbita  dalle  aride  sabbie  ed  evapora  sotto  i  dardi  del  sole  co- 
cente del  tropico,  sicché  di  ben  lieve  e  passaggera  malsania  può  dirsi 
cagione. 

Al  litorale  vedemmo  Jambo  e  Gedda,  poco  salubri  invero,  offrire  con- 
dizioni non  atte  a  favorevole  clima  e  per  la  bassezza  del  livello  del  mare 
e  per  le  lagune  salate  e  i  deserti  infuocati  onde  sono  circondate  ;  ma  anche 
qui,  il  danno  non  é  tanto  grave  come  si  potrebbe  supporre  ;  quei  depositi 
lacustri  venendo  giornalmente  quasi  per  totalità  rinnovati,  pel  fenomeno  del 


—  566  — 

flusso  e  riflusso  e  prevenendo  cosi  la  formazione  di  troppo   maligne  ema- 
nazioni. 

Vedemmo  all'interno  della  penisola,  le  due  principali  città  Mecca  e  Me- 
dina. Per  parlare  della  prima  vi  notammo  la  tortuosità  e  ristrettezza  delle 
strade,  che  se  favoriscono  un  ristorante  abbassamento  di  temperatura,  im- 
pediscono però  la  libera  circolazione  dell'aria  che  spazzerebbe  e  torrebbe 
via  ogni  morbosa  emanazione.  Al  momento  poi  delle  pioggie,  l'acqna  si 
riversa  a  torrenti  dall'altura  dell'Arafat  e  copre  il  letto  che  le  offre  la 
bassa  vallata  della  Mecca,  sicché  la  città  si  converte  in  una  vera  pozzan- 
ghera per  l'impasto  della  terra  delle  strade  con  ogni  genere  d'iuimoDdizìe, 
condizione  che  è  tanto  più  maligna,  soffocata  com'è  dal  cerchio  d'infuocate 
montagne  e  percossa  da  sole  cosi  ardente.  Quest'innegabile  tristezza,  si 
converte  in  condizione  del  tutto  indifferente,  osservando  come  la  città  così 
popolata  da  tanto  concorso  di  gente  al  momento  del  pellegrinaggio,  il 
resto  dell'anno  è  quasi  afflitto  abbandonata,  la  maggior  parte  degli  abitanti 
portandosi  alla  campagna  e  più  che  altrove  a  Taif  e  non  restandovi  che  i 
pochi  guardiani  e  inservienti  del  Tempio  e  i  poveri  che  non  sono  nume- 
rosi. Potrebbe  bene  addivenire  fatale  se  le  pioggie  cadessero  al  momento 
del  pellegrinaggio,  che  allora  l'aggi omeramento  di  tanti  devoti  ne  accresce- 
rebbe ancora  la  malignità;  ma  un  tale  avvenimento  non  potrebbe  verifl- 
carsi  che  ogni  30  anni  (0,  né  è  questo  un  periodo  fisso  per  lo  sviluppo 
del  cholera. 

In  Medina  dicemmo  sussistere  la  malsania  ad  un'epoca  fìssa  deiranno» 
quella  delle  pioggie  che  cadono  cosi  abbondanti  da  inondare  la  pianura 
circostante.  Ma  ne  vedemmo  pure  il  risultato  clinico  —  la  forma  paludosa 
aumentata  di  gravezza  per  l'azione  estenuante  dell'eccessiva  temperatura. 

Come  vedesi,  queste  cause  morbose  non  sono  sommamente  maligne.  Non 
si  presentano  che  a  periodi.  Sono  precarie.  Non  è  quindi  ammissibile  che 
abbiano  tempo  né  modo  di  subirvi  quelle  continue  trasformazioni  che  pos- 
sono aver  agio  di  trasmutar  elementi  e  dar  nascimento  a  quello  specifico 
quid  ingeneratore  del  cholera.  Le  tribù  che  popolano  questa  penisola,  se 
si  eccettuano  Jambo,  Gedda,  Mecca  e  Medina,  sono  tutte  erranti,  sono  quasi 
viaggiatori  di  passaggio  sui  quali  gli  elementi  morbosi  di  un  luogo  han  poca 
presa  perchè  non  hanno  il  tempo  d'agire  come  su  abitanti  sedentari. 

(i)  Le  pioggie  qui  sono  autunnali  e  il  pellegrinaggio  è  invariabilmente  fissato  il  io 
della  luna  di  Zelheggie.  Ora,  col  calendario  lunare  Tanno  non  essendo  che  di  354  giorni» 
la  data  del  pellegrinaggio  anticipa  ogni  anno  di  11-12  giorni  sul  calcolo  solare,  sicché: 
ne  viene  che  ogni  trent'anni  il  pellegrinaggio  ritorna  allo  stesso  periodo  astronomico. 


—  5^7  — 

Da  quanto  si  è  detto  emerge  dunque  la  conferma  dell'assioma  da  noi 
premesso  che  il  Hedjaz  non  è  sorgente  di  cholera. 

Si  può  dir  altrettanto  del  pellegrinaggio? 

Vediamolo. 

Le  cause  morbose  che  il  pellegrinaggio  accumula,  si  riassumerebbero,  al 
dire  d'alcuno,  —  nei  disagi  e  nelle  fatiche  di  un  lungo  viaggio  in  un  clima 
torrido  e  sotto  i  dardi  dei  raggi  urenti  di  un  sole  tropicale  —  nell'espo- 
sizione sensibile  e  frequente  a  brusche  vicende  di  temperatura,  specie  dopo 
la  cerimonia  delFEbram  —  spesso  mancanza  di  acqua  potabile,  e  di  nu- 
trimento sano  e  riparatore  —  affollamento  di  masse  cotanto  travagliate  e 
malmenate  —  umidità  di  suolo  e  ondulazione  dell'acqua  del  sottosuolo  — 
8tazk)namento  per  luoghi  insalubri  e  specialmente  a  Muna,  causa  le  ema- 
nazioni di  tante  lordure  gettate  senza  cura  e  di  tanto  sangue  che  scorre  da 
migliaja  d'animali  sgozzati  pel  cruento  sagrìfizio. 

Questa  è  la  serie  delle  colpe  che  si  fa  pesare  sul  pellegrinaggio  islamico. 
Tutti  questi  capi  d'accusa  che  a  suo  carico  si  muovono  e  dai  quali  si  fan 
derivare  le  epidemie  cholerose  che  da  quando  in  quando  decimano  quei 
devoti  e  minacciano  l'Europa,  hanno  vera  importanza  eziologica  in  questo 
senso  ? 

Vediamolo. 

I  disagi  e  le  fatiche  di  sì  lungo  viaggio  sono  innegabili;  lo  spossamento 
che  ne*  è  la  conseguenza  è  cosi  forte  da  seguirne  anche  tal  fiata  perfino 
la  sincope  e  la  morte  :  più  spesso  febbri,  anemia,  adinamia.  Ma  né  i  disagi, 
né  le  fatiche,  varranno  giammai  a  dar  nascimento  al  principio  choleroso. 

Gli  urenti  dardi  d'un  sole  tropicale  infuocati  ancor  più  dal  riflesso  d'im- 
mense superfìci  sabbiose,  sono  indubbiamente  condizioni  assai  nocive  ed  i 
loro  effetti  nella  clinica  sono  gravi  ;  ma  la  causa  di  sincopi,  di  colpi  di  sole, 
di  causus  e  di  altri  tali  malanni,  non  sarà  mai  la  produttrice  di  cholera. 

Le  vicissitudini  atmosferiche  cosi  frequenti  e  forti,  specialmente  dopo 
TEhram,  produrranno  dissenterie,  pleuriti,  pneumoniti,  affezioni  e  febbri  reu- 
matiche, ma  non  daranno  mai  nascimento  ad  un  principio  cosi  specifico 
di  natura  come  il  cholerigeno. 

L'acqua  salmastra  di  cui  sovente  é  forzato  a  far  uso  il  viandante,  sa- 
rebbe senza  eccezione  causa  di  sregolamenti  funzionali  se  per  avventura 
l'uso  di  tali  acque  fosse  di  lunga  durata;  ma  in  verità,  non  é  solo  che 
]per  una  decina  di  stazioni  che  si  é  sottoposti  all'inconveniente  uso  di  acque 
nialsane,  alle  quali  se  si  é  potuto  attribuire  l'origine  della  Filaria  meditunsis^ 
non  si  é  mai  dato  colpa  del  cholera  né  di  altri  gravi  morbi. 


—  568  — 

In  questo  lungo  e  faticoso  tragitto  i  pasti  non  possono  essere  regolari, 
né  la  cucina  delle  più  scelte,  e  spesso  le  provvisioni  difettando,  il  ricco 
deve  adattarsi  al  parco  regime  del  povero  :  —  un  pò*  di  biscotto,  un  pezzo  di 
cattivo  formaggio,  una  cipolla,  e  per  lusso  una  minestra  di  lenticchie  o  di 
riso  e  dei  datteri.  Siflfatto  regime  non  è  per  vero  favorevole  alla  salute; 
i  suoi  effetti  sono  prevedibili,  indigestioni,  coliche,  diarree,  e  diciamo  pure 
febbri;  ma  l'ingenerazione  d*un  principio  cosi  deleterio  come  il  cholerigeno, 
non  è  mai  ammissibile. 

La  mas^a  dei  pellegrini  che  si  contano  a  più  migliaja,  costituisce  un  af 
follamento  incomodo  si,  ma  non  mai  morbigeno  ;  un  numero  sia  pur  ster- 
minato di  persone  che  viaggiano  per  immense  pianure  a  cavallo  o  a  piedi, 
e  buona  parte  dei  quali  dorme  sotto  la  volta  stellata  dei  cieli  e  il  njsto 
sotto  tende  a  distanza  l'una  dall'altra,  questa  folla  di  gente  respira  un'aria 
libera,  non  corrotta  da  emanazioni  corporee,  né  difettosa  per  consumo  di 
ossigeno  e  abbondanza  di  carbonio. 

Gli  effetti  delle  ondulazioni  acquose  del  sottosuolo,  sono  appena  da  as- 
similarsi a  quelli  della  semplice  umidità  del  suolo  o  deiratmosfera,  non 
circolando  pel  sottosuolo  acque  contaminate  da  principi  di  putrefazione 
animale  né  vegetale,  ma  solo,  forse,  appena  impregnate  da  principi  mine- 
rali di  nessuna  importanza  che  possono  incontrare  lungo  il  loro  percorso. 

Resta  ad  esaminare  l'influenza  della  stazione  di  Muna  e  della  cerimonia 
del  sagrifizio  di  tanti  migliaja  di  montoni.  Questo  sagrifìzio,  compito  con 
tanta  condannevole  negligenza  pel  sangue  delle  vittime  che  scorre  per  ogni 
dove,  per  le  interiora  col  loro  ributtante  contenuto  gettate  a  vanvera  e  per 
le  feci  che  restano  attorno  all'accampamento,  é  reputata  la  stazione  malsana 
per  eccellenza,  tanto  più  che,  a  differenza  delle  altre  stazioni  nelle  quali  i 
pellegrini  si  fermano  al  massimo  24  ore,  la  fermata  vi  si  protrae  fino  a 
tre  giorni.  Ma  l'esagerazione  ha  pur  la  sua  gran  parte  in  questa  condanna  ! 
La  natura  previdente  sembra  aver  preparato  le  cose  in  modo  da  dare  a 
questa  negligenza  il  minimo  danno  possibile  ,  colle  nuvole  d'avoltoi  e  di 
corvi  che  in  poche  ore  consumano  materie  fecali  ed  interiora,  colle  turbe 
di  cani  e  di  jene  affamate  che  divorano  quanto  non  consumarono  gli  uc- 
celli di  rapina  e  con  un  sole  che  in  brev'ora  tutto  dissecca  e  rende  perciò 
innocuo. 

Dobbiamo  per  altro  considerare  cne  se  ciascuno  degli  accusati  inconve* 
nienti  non  è  causa  determinante  dell'epidemia  cbolerica,  rimane  dubbio  se 
tale  non  sìa  il  complesso  di  essi.  Questo  dubbio,  pensiamo  verrà  tolto  dalla 
logica  considerazione,  che,  dato  che  questo  complesso  di  condizioni  nocive 


—  5^9  — 
fosse  causa  ingenerante  cholera,  reffetto  dovrebbe  inevitabilmente  conseguire 
ogni  volta  che  quel  complesso  si  realizzasse  ;  e  già  che  tal  complesso  è  an- 
niulmente  inevitabile,  ogni  turno  di  pellegrinaggio  dovrebb'essere  segnalato 
da  un  risveglio  choleroso.  Una  tale  concatenazione  è  ben  lungi  dall'essere 
(Id  dominio  deirepidemiologia,  dacché  negli  ultimi  sessanta  anni  che  l'at- 
tenzione dei  medici  si  è  portata  su  quest'argomento,  non  si  poterono  regi- 

?  strar  per  l'Arabia  che  cinque  sole  epidemie  cholerose  (1823,  31,  47,  65,  81, 
nna  ogni    12  anni). 
Egli  è  oramai  per  noi  acquisito  che  non  è  nello  Hedjaz,  né  nel  pellegri- 

■   Mggio  che  dee  ricercarsi  l'origine  del  cholera,  e  che,  esagerando  pur  anco 

.   la  possibile  azione  morbosa  del  clima  di  quello  e  il  male  di  questo,  possono 
mire  tutt'  al  più  considerati  come  offerenti  un  complesso  di  concause  eoa- 

;   djavanti    l'azione    d'un   principio    maligno  e  specifico  ingenerato    per  altra 

I    contrada  e  da  questa  importatavi  comunque. 

Dobbiamo  adunque  volger  altrove  il  nostro  sguardo  per  trovare  l'origine 
vera  del  principio  choleroso. 

E  dove  ricercarla,  se  non  nella  contrada  dove  in  modo  incontestabile  il 
dìokra  é  endemico  ? 
È  da  secoli,  che  ha  la  sua  culla  nelle  Indie,  che  in  modo  costante  vi  com- 

i  parisce  ora  sporadico,  e  ora  a  piccole  e  grandi  epidemie.  Gargia  dall'Orto 

i  l'aveva  colà  osservato  fin  dal  XV  secolo,  e  cosi  grave  che  notò  esseme 
limasta  spopolata  Sumatra.  Nel  1600  ve  lo  osservò  Zacuto  Lusitano  enei 
1629  ^^ni^e  d^  Bonzio  denunciato  a  Java.  Nel  1756  truppe  e  bengalesi  ne 
vennero  decimati  —  nel  1770  Thomson  lo  vide  a  Ceylan  e  lungo  U 
costa  di  Coromandel  —  nel  1774  Paisley  lo  denunciò  a  Madras  —  nel  1781 
Sonneret  lo  osservò  a  Calcutta  —  nel  1783  si  sviluppò  a  Kudwot  e  dal 
1790  93  la  malattia  si  estese  cosi  da  decimare  l'intera  penisola. 

Se  in  questo  periodo  di  190  anni  la  storia  medica  non  potè  registrare 
maggior  numero  d'epidemie,  gli  è  non  già  che  queste  vi  fossero  cosi  rare 
(i  ogni  19  anni),  ma  bensì,  più  probabilmente  perchè  i  mezzi  di  trasporto 
essendo  pericolosi  e  tardivi,  gli  osservatori  mancarono  per  prendere  registro. 
Infatti  dappoiché  i  viaggi  lontani  addivennero  meno  penosi  ed  i  rapporti 
à  fecero  più  facili  e  frequenti,  il  numero  delle  epidemie  e  sopratutto  Ten- 
licita  di  questo  morbo,  venne  quello  registrato  in  numero  superiore 
^  questa  definitivamente  constatata. 

Fin  dal  18 16,  inondazioni  e  fenomeni  meteorologici  straordinari  con 
^^istaroQo  quella  contrada  coU'aggiungersi  alla  sua  naturale  malsania,  sicché 
^  malattìa  v'infierì  così  da  spandersi  su  vasta  ed  immensa  superficie  assu- 


I 


—  570  — 
mendo  le  proporzioni  di  grande  epidemia.  Nel  1817  flagellò  Jessora,  Ma 
lacca,  Java,  Benares  e  Borneo,  Calcutta  e  Bombay,  e  nel  181 8  si  estes 
alle  isole  Molucche,  di  Francia  e  di  Borbone.  Colla  falce  inesorabile 
sparse  quindi  per  tutte  le  direzioni,  al  Sud,  all'Est,  al  Sud-est  e  al  Norc 
est  della  penisola,  menando  ovunque  desolazione  e  stragi  e  cosi  continuandi 
per  un  lustro,  nel  182 1  si  estese  al  Nord.  Nel  1823,  fece  ripetuti  tenta 
tivi  di  emigrazione  che  non  si  spinsero  troppo  lontano;  ma  nel  1830  de 
finitivamente  spatriando,  come  torrente  invase  il  mondo,  sorpassando  l'osta- 
colo che  parevano  imporgli  le  più  alte  montagne  del  globo,  e  attraversando 
pur  anco  TOceano,  decimò  l'Europa,  l'Asia,  l'Africa  e  TAmerica,  portando 
ovunque  spavento  e  morte. 

Dal  18 16  ad  oggi,  l'attenzione  dei  medici  portata  su  questa  penisola, 
consacrò  la  verità  di  questo  fatto  che  la  vera  sorgente  del  cholera  è  l'India. 

Né  v'ha  luogo  a  maravigliarsene  se  si  considera  che  l'endemicità  di  questa 
flagello  nelle  Indie,  sia  necessaria  conseguenza  dello  stato  cosi  triste  del- 
rigiene;  stato  eccezionale,  anzi  unico  per  la  sua  malignità,  e  tale,  che  in- 
vano se  ne  cercherebbe  altrove  l'eguale.  Basta  leggere  il  quadro  che  ne  fa 
il  Julius  per  trovarvi  subito  il  legame  causale  coll'endemia. 

Il  Delta  del  Gange  tutto  coperto  di  vaste  e  corrotte  maremme  è  inon- 
dato dalla  piena  dal  mese  di  giugno  al  settembre.  Questo  fiume  per  180 
miglia  forma  numerosissimi  canali  scorrenti  per  una  regione  piena  d'arbusti, 
giunchi,  e  popolata  da  ogni  sorta  d'animali  ;  l'acqua  vi  s'impregna  di  nitro, 
di  potassa  e  di  rame.  Al  Gange  s'unisce  un  altro  fiume  le  cui  acque  sono 
verdastre.  Nei  fiumi,  specie  nel  Gange,  vengon  gettati  i  rimasugli  dei  ca- 
daveri semibruciati,  che  portati  dalla  corrente  vengono  buttati  alla  sponda 
e  vi  si  putrefanno;  per  le  località  lontane  da  fiumi,  i  cadaveri  vengon  get- 
tati nelle  cisterne  dalle  quali  poi  attingono  l'acqua  per  bere.  Perovimque, 
terra  e  fiumi,  gì'  Indiani  scaricano  le  loro  feci.  Arrogi  la  temperatura  medis 
di  93°  F.  —  le  pioggie  che  allagano  le  pianure  e  vi  formano  impaludamenti 
che  pregni  di  vegetali  ed  animali  in  putrefazione,  si  fanno  eminentemente 
venefìci  ;  pioggie,  che  cessate,  lascian  per  tutto  una  terra  carica  di  emana- 
zioni letali.  Il  nutrimento  consiste  in  una  perpetua  polenta  di  riso  e  il  su- 
diciume nel  quale  sono  immersi  è  schifoso  e  ributtante. 

Non  è  quindi  a  meravigliarsi  se  a  queste  perpetue  cause  e  si  maligne 
corrisponda  una  perpetua  apparizione  cholerosa;  tanto  è  vero  che  dal  181; 
al  1830,  in  13  anni  vi  furono  13  epidemie  cholerose,  e  che  la  statistica 
ebbe  a  fornirci  il  dato  che  dal  1825  al  1844,  fra  le  truppe  europee  i 
cholera  entrò  per  Ys  come  causa  di  morte  e  fra  quelle  indìgene  vi  con- 


—  571  — 
corse  per  "/j.  Né  è  certo  a  fkr  meraviglia,  se  pel  1830  la  forza  esten - 
Sfa  ed  intensiva  del  morbo  sotto  il  giganteggiare  delle  cospirazioni  mega- 
.locosmiche,  giganteggiasse  cosi  da  spingerlo  oltre  i  suoi  limiti  geografici  e 
stendesse  un  nero  lenzuolo  sull'Europa  intera,  traversando  mari  e  valicando 
monti. 

Ecco,  come  quivi,  ben  meglio  che  al  Hedjaz,  causa  ed  effetto  si  colle- 
gano così,  da  non  lasciare  il  minimo  dubbio  sulla  provenienza  di  questo 
morbo. 

Questo  flagello  ovunque  fece  comparsa,  fu  sempre  essenzialmente  il  me- 
desimo —  non  cangiò  mai  di  natura  —  conservò  sempre  i  suoi  caratteri 
tipici  —  fu  sempre  l'uno  e  invariabile  morbo  che  regnava  e  regna  all'Indie, 
sa  che  sotto  il  corso  relativamente  regolare  del  megalocosmo  vi  apparisca 
^)oradico,  sia  che  sotto  cospirazioni  straordinarie  di  natura  vi  si  sviluppi 
epidemico.  Questo  fatto  dimostra  ad  evidenza  come  essendo  una  e  invaria- 
bile la  malattia,  una  ed  invariabile  debba  esserne  la  causa  —  come  questa 
consista  in  un  quid  specifico,  probabile  risultato  massimo  di  lenti  e  secolari 
evoluzioni  e  trasformazioni  o  deterioramenti  organici,  generato  da  quell'in- 
seme  geo-idraulico-sociale  esclusivo  delle  Indie. 

Questo  quid  fin  qui  rimasto  ignoto,  a'  suoi  deleteri  effetti,  aggiunge  il 
naturale  potere  di  riprodursi  identico  sotto  il  funzionamento  patologico 
da  esso  determinato,  e  quindi  quello  di  moltiplicarsi  e  propagarsi  ad  orga- 
nismi sani  e  rinnovar  su  di  questi  all'infinito  il  medesimo  fenomeno.  Questa 
riproduzione  del  principio  choleroso,  può  venir  soffocata  dal  concorso  di 
circostanze  antagonistiche  e  quindi  non  aver  luogo  la  ripetizione  del  morbo^ 
0  ridurne  la  ripetizione  alla  minima  cifra  e  alla  minima  forza:  ma  se 
circostanze  coadiuvanti  cospirano  a  favorirne  l'  esagerata  elaborazione ,  si 
avranno  delle  epidemie  più  '  o  meno  gravi  secondo  l'intensità  delle  suddette 
concause,  e,  le  cospirazioni  sorvenendo  straordinariamente  nocive  acquisterà 
il  morbo  tal  forza  intensiva  ed  estensiva,  da  trasmettersi  colla  sua  malignità 
acquisita  alle  più  lontane  contrade. 

È  questa  la  teoria  la  più  accettata  pel  mondo  medico  ed  è  su  di  essa 
che  si  riposano  la  fede  dei  Governi  civili  e  la  Legislazione  sanitaria.  Noi 
l'abbiamo  qui  abbracciata  senza  osservazioni,  qualunque  possa  essere  la  no- 
stra maniera  di  vedere  in  proposito. 

Né  s'intenda  infirmarne  l'origine  indiana,  né  la  data  recente  di  sua  appa- 
naione  per  l'Europa,  oppugnando  l'uniformità  di  nome  col  quale  era  bat- 
teaata  una  malattìa  a  forma  cholerosa,  che  si  osservò  e  si  osserva  tuttodì 
in  Europa.  Imperocché  sia  cosa  ben  naturale  che  alla  prima  invasione  fra 


—  572  — 
noi  di  questa  pestilenza  indiana,  i  medici,  colpiti  dalla  sua  somiglianxs 
nosografìca  colla  malattia  conosciuta  da  tempo  sotto  il  nome  di  Cholera 
sdegnando  di  onorare,  adottandolo,  il  suo  nome  indiano  di  Mordocrìi 
(morte  di  cane)  si  poco  scientifico  e  decoroso,  chiamassero  col  medesime 
nome  la  nuova  venuta,  e  se  quindi  per  distinguerla  dall'altra,  chiamassero 
runa  Cholera  nostras  o  Europeo,  e  l'altra  Cholera  Asiatico  o  Indiano. 

Grande  è  pertanto  la    differenza  fra  l'una  e  l'altra   malattia,    giacché  ì 
cholera  asiatico  è  malattia    particolare    dell'India  e  la  sua    apparizione    io 
Europa    è    di    data    recente;    il    nostras    trovasi   da   secoli    ovunque:  — 
quello  si  sviluppa  indififerentemente  in  qualunque    stagione  e  colpisce  ogni 
età:  questo  si  mostra  di  preferenza  nell'estate  e  sui  teneri    fanciulli:  —  il 
primo  ha  per    unica    causa  il  trasporto  e  la  trasmissione    d*  un    principio 
deleterio  speciale;  nel  secondo  quel  principio    non    si    riscontra    in   alcun 
caso:  —  nell'indiano,  il  principio  trasmesso  ingenera  un  catarro  intestinale 
acuto  d'indole  specifico  che  determina  l'elaborazione  d'un  principio  identico 
e  capace  pure  di  trasmettersi;  nel  nostrale,  il  catarro  intestinale  è  semplice 
e  di  legittima  natura:  —  nell'uno,  questo  catarro  intestinale  è  idiopatico; 
simpatico  nell'altro  :  —  nell'uno,  il  catarro  suddetto  è  la  malattia  in  tutta 
la  sua  interezza;  nell'altro  un  sintomo. 

Riteniamo ,  dopo  tutto  quanto  si  disse  fin    qui ,    non    vi    sia    chi  possa 
impugnare  i  due  sommi  fatti  che  seguono  : 

i.°  Il  cholera  nel  Hedjaz  è  sempre  importato. 
2.°  Il  cholera  è  endemico  alle  Indie. 

Ciò  valga  di  risposta  a  taluni  i  quali  pretenderebbero  che  i  Musulnaani 
abbiano  a  rinunciare  al  pellegrinaggio  tanto  essenziale  alla  loro  credenza- 
Questo  sarebbe  sott' altra  forma  ripetere  la  pretensione  di  voler  civilizzare 
popoli  che  dichiariamo  barbari  perchè  ignoranti,  colle  fucilate,  i  saccheggi 
e  le  imposte  mostruose. 

Possiamo  pure  arguirne,  che,  cercare  di  migliorare  le  condizioni  igieniche 
del  Hedjaz,  è  non  solamente  tentativo  scabroso  e  privo  di  risultato,  m^ 
una  vera  utopia,  perchè,  come  vedemmo,  il  cholera  non  vi  alligna  endemico 

Pur  riconoscendo  la  provenienza  originaria  del  cholera  dall'Indie  e  nox 
dando  importanza  al  pellegrinaggio  che  come  occasione  d' importazione  < 
d'esportazione  del  morbo,  si  credette  aver  fatto  tutto ,  quando  si  decreta 
poter  salvarsi  l'Europa  col  sequestro  rigoroso  delle  provenienze  dal  Hedjaz 
Ma  non  si  riflette  che  con  tale  suggerimento  si  predica  l'attuazione  d 
una  mezza  misura;  imperocché  se  per  tal  modo  si  potrà  riuscire  ad  imp^' 
dire  l'esportazione  del  cholera  dallo  Hedjaz,  non  si  potrà  perciò  impedirà*^ 


—  573  — 
rimportaxione  per  questa  penisola,  né  prevenire  la  dolorosa  fine  di  migliaia 
dipellegnni  che  alla  perfine  appartengono  alla  grande  famiglia  umana;  e,  ar- 
rogi, che  cosi  non  si  garantisce  la  via  della  Persia,  via,  che  più  di  frequente 
venne  presa  dal  cholera  per  gettarsi  col  suo  soffio  mortifero  sull'Europa  civile. 
Egli  è  d'uopo  che  venga  presa  una  misura  radicale  atta  a  tranquillizzare 
fl  mondo  e  questa  (unica)  è  l'isolamento  assoluto  dal  resto  del  mondo  della 
penisola  indiana.  È  da  questa  possessione  inglese  che  parte  la  scintilla  che 
porta  ovunque  Tincendio  ?  È  da  qui  che  colla  falce  avvelenata    in    mano , 
protetta  da  prepotente  bandiera    e    sotto  l'egida  di  false  patenti  nette,    si 
Kagb'a  sul  mondo  esterrefatto  questo  germe  omicida  che  apporta  ovunque 
pianto  e  lutto  ?  Ebbene.  Ogni  sua  provenienza,  uomini  e  cose,  sieno  ineso- 
zabilmente  sottoposte  alle  misure  sanitarie  prescrìtte,  lo  siano  diciamo,  tanto 
nomini  che  cose  e  lo  siano  in  qualunque  momento  dell'anno,  e  per  ovunque 
sano  dirette. 

Anziché  pensare  in  via  primaria  a  garantire  l'Europa  dall'Egitto  e  l'Egitto 
dal  Hedjaz,  si  faccia  completa  la  bisogna  e  si  garantisca  il  Hedjaz  dalla 
peste  indiana.  Le  misure  di  precauzione  a  favore  del  solo  Hedjaz  non  sono 
però  neppur  sufficienti,  che,  per  essere  completamente  rassicuranti,  bisogna 
che  siano  applicate  tutt'attorno  la  penisola  indiana  perchè  non  si  diffonda 
come  già  ripetutamente  si  diffuse  per  altre  vie.  Occorre  sequestrare  questo 
paese  impestato,  isolarlo  e  renderlo  innocuo  così  al  restante  del  mondo  :  — 
e  ciò,  fin  a  quando  corrette  le  condizioni  insalubri  del  suo  territorio,  l'igiene 
vi  sarà  migliorata  così  da  aver  spento  per  esso  ogni  germe  d'endemia. 

L'Egitto,  già  focolare  perenne  di  peste,  fu  condannato  a  cotale  ostra- 
cismo —  e  fu  giustizia  —  e  fu  fortuna  per  esso  e  per  la  civiltà. 

Le  mezze  misure  dovrebbero  oramai  essere  rigettate.  Correggere  l' insa- 
lubrità dell'  India  sicché  possa,  senza  dare  apprensioni,  comunicare  col  resto 
del  mondo,  o  nel  caso  di  rifiuto  o  di  promesse  vane,  tutte  le  provenienze  sue 
sieno  sottoposte  alle  osservanze  quarantenarie  ,  senza  che  la  presentazione 
di  patente  netta  debba  influire  ad  attutirne  i  rigori. 

Oramai  la  storia  di  quest'ultima  epidemia  deve  aver  aperto  gli  occhi  di 
tutti  sulla  fede  che  meritano  le  patenti  d'origine  inglese. 

E  valga  il  vero.  Un  bastimento  parte  da  Bombay  e  si  ferma  a  Aden; 
^cl  tragitto  esso  aveva  perduto  cinque  uomini  di  cholera  ;  il  governatore 
^uglese  di  Aden,  non  solo  non  sottopone  la  mal  venuta  nave  a  misure  qua- 
^Qtenarie ,  ma  le  rilascia  una  patente  netta ,  perchè  una  folla  d*  innocenti 
Pellegrini  venga  miseramente  decimata,  il  resto  subisca  privazioni  inaspet- 
^K  e  l'Egitto  e  l'Europa  vengano  minacciati  da  spaventevole  flagello. 


—  574  — 

Del  poco  rispetto  addimostrato  ai    patti    intemaaonali ,  fra  tanti  esempì 
scegb'ererao  i  seguenti  di  recentissima  data.  Due  bastimenti  inglesi  arriyano 
in  quarantena  a  Suez,  e  trovano  il  canale   ingombrato  ;   intanto  che  T  im- 
barazzo venga  tòlto,  i  passeggieri  ed  i,  marinai  scendono  a  terra  e  comu- 
nicano cogli  indigeni.    Un  terzo    arriva  pure    in    quarantena  a  Suez;  vari 
morti  ebbe  lungo  il  viaggio,  ed  uno  si  ammala    quivi   e   muore;    il  basti- 
mento prende  allora  il  largo,  getta  il  cadavere  in  mare ,  e  poi ,    come  se 
niente  fosse,  se  ne  torna  in  porto  I  1 1 

È  noto  come  nel  1831 ,  quando  il  Governo  inglese  promulgava  la  sua 
legge  sanitaria,  Mancester  protestasse  contro  di  essa  per  la  ragione  che  eia 
{P  impaccio  al  commercio.  Ben  più  del  1831  la  reazione  si  scapigliò  rifa 
in  questo  1882,  e  in  qual  modo  1  1  contro  il  troppo  limitato  e  parzialis-  ! 
simo  provvedimento  preso  dal  Consiglio  sanitario  marittimo  di  Alessandrìai 
quello  cioè  di  limitare  i  provvedimenti  sanitari  alle  sole  provenienze  da 
Bombay  ;  in  questa  occasione ,  lord  Granville  ebbe  a  ricevere  una  deputa- 
zione di  proprietari  di  battelli  a  vapoVe  che  energicamente  protestò  contro 
le  vessazioni  del  regolamento  quarantenario  al  canale  di  Suez.  Ciò  poi  che 
è  grandemente  caratteristico  si  è,  che  lord  Granville  promise  il  suo  valido 
appoggio ,  e  lo  diede  di  fatto ,  ordinando  al  suo  agente ,  di  fare  che  sia 
messo  un  termine  alla  capricciosa  Amministrazione  sanitaria  che  impedisce 
le  comunicazioni  inglesi  coli' India. 

Come  se  i  su  denunciati  abusi  e  le  accusate  proteste  non  bastassero,  il 
Times  of  India,  in  un  suo  virulento  articolo,  asserisce  che  da  sei  mesi  sui 
bastimenti  partiti  da  Bombay  non  si  manifestò  nessun  caso  di  cholera:  che 
il  periodo    corto    d'incubazione  della  malattia  rende  impossibile  la  trasmis- 
sione di  essa  quando  nei  primi  otto  giorni  di  viaggio  non  vi  ebbe  nessun 
caso  a  bordo  —  che  commercio  e  comunicazione  vengono  interrotti  dalla 
gelosia  e  dal  capriccio  del  Consiglio  composto  di  24  membri  tolti  da  ogni 
nazionalità,  con  un  presidente  che  è  medico  e  per  sopra  più  arabo,  impo- 
tente a  dirigere  le  discussioni,  ed  i  cui  membri  sono  tutti  anglofobi  —  cbe 
le  discussioni  si  fanno  in  lingua  francese,  non  compresa  dai  membri  inglesi 
Ma,  si  noti,  il  console  inglese  che  tanto  fece  per  far  annullare  questo  d^ 
creto,  non  trovò  che  un  solo  membro  inglese  che  l'appoggiasse  l  È  oramai 
tempo,  prosegue  il  giornale,  di  elegger  membri  che  abbiano  senso  comune, 
ed  è  veramente  mostruoso  che  un  corpo  così  composto  s'ingerisca  del  co- 
lossale commercio   del   canale   di  Suez,  le  azioni   del  quale  appartengono 
quasi  tutte  all'Inghilterra.  Se  non    si   trova   un    efftace   rimedio,  Bombay 
resterà  in  perpetua  quarantena,  mentre  non  vi  è  colà   il  cholera.  normale, 


—  575  — 
e  mentre  quel  porto  sr  trova  alle  stesse  condizioni  igieniche  di  Madras 
e  Calcntta,  che  vennero  emancipate.  Tutte  le  altre  nazioni  detestano  gì'  in- 
glesr  perchè  hanno  il  monopolio  del  canale,  dacché  su  2727  bastimenti 
che  traversarono  nel  1S81  il  canale,  2256  erano,  di  bandiera  inglese.  E 
quanti  danni,  quante  perdite  con  questa  legge  tirannica  I  Fra  questi  si 
nota  che  il  pilota  non  potendo  montare  a  bordo,  deve  servirsi  di  barca 
propria,  che  vien  pagata  a  prezzi  esorbitanti  1 1 1 

Questi  capi  d'accusa  si  risolvono  in  due  categorie.  Nella  prima  si  con- 
tengono tre  punti  :  i  .^  l'asserzione  che  nessun  caso  di  cholera,  da  sei  mesi, 
comparve  su  bastimenti  di  provenienza  indiana;  2,^  che  non  comparendo 
a  bordo  il  cholera  dopo  otto  giorni  di  viaggio,  la  trasmissione  del  morbo 
si  rende  impossibile;  3.°  che  a  Bombay  non  v'è  cholera  normale  trovandosi 
questo  porto  alle  medesime  condizioni  igieniche  di  Madras  e  Calcutta  che 
vennero  esentate  dalla  quarantena.  Pesando  il  valore  della  prima  di  queste 
tre  asserzioni,  dopo  il  triste  esempio  avuto  in  quest'ultimo  periodo  del  basti- 
mento partito  da  Bombay  infetto  da  cholera  con  patente  netta  e  che  dopo 
aver  perduto  cinque  persone  in  viaggio,  arrivato  a  Aden  nevparte  fornito 
i\\  patente  netta,  non  si  è  forse  autorizzati  a  dubitare  d'ogni  analoga  di- 
chiarazione? Un  tale  dubbio  viene  alimentato  dal  seguente  fatto.  La  di- 
chiarazione del  Times  of  Jndia^  veniva  riportata  A2Ì}X^  Egyptian  Gazzette 
il  15  marzo  1882  ;  questo  ci  induce  a  ritenere  che  la  pubblicazione  del 
Tempo  indiano  rimonti  alla  fine  di  febbrajo.  Adunque  mentre  questo  gior- 
nale dell'  India  della  fine  febbrajo  s' approfittava  col  dire  che  fin  dal 
settembre  1881  nessun  caso  di  cholera  si  era  manifestato  a  bordo  di 
provenienze  indiane,  nel  21  marzo  1882  un  telegramma  da  Bombay  del- 
l'Agente della  Compagnia  Peninsolare,  notificava  che  dal  i  marzo  1882  si 
ebbero  sette  casi  di  cholera.  —  Per  la  seconda  objezione,  egli  è  lecito 
domandare  se  il  limite  fissato  al  periodo  d'incubazione,  sia  poi  tal  verità 
apodittica  da  poter  tirarne  una  conseguenza,  per  applicarla  alla  regola  qua- 
rantenaria,  e  se,  pur  ammettendone  l'esattezza,  gli  oggetti  contaminati  di 
bordo  possano  essere  tranquillamente  ammessi  a  libera  circolazione  senza 
tema  che  il  cholera  possa  spargersi  cosi  per  ovunque?  Quanto  alla  terza 
asserzione,  che  Bombay  sia  attualmente  esente  da  cholera  normale,  e  che 
< questo  porto  si  trovi  al  livello  igienico  di  Madras  e  Calcutta,  a  quale  con- 
seguenza può  essa  rigorosamente  condurre,  altro  che  a  quella  di  doversi 
metter  questi  due  porti  al  medesimo  regime  di  Bombay,  non  solo,  ma  anche 
tutte  quante  le  provenienze  dell'India,  per  qualsiasi  punto  sien  esse  dirette? 

Cattivissimi  appoggi    a   pessima   causa   sono  le  objezioni  della   seconda 


—  576  — 
categoria.  Ed  invero,  puossi  condannare  la  composizione  d*un  Consigli 
riunito  per  scioglier  una  questione  internazionale,  perchè  desso  si  componi 
di  persone  appartenenti  ad  ogni  nazionalità?  £  poiché  questo  Consigl/o 
siede  in  Egitto,  non  è  giustizia  che  il  Preside  suo  sia  nominato  dal  Governo 
egiziano  ?  Accusare  poi  i  membri  che  lo  compongono  di  mancare  di  senso 
comune,  e  di  non  èssere  inspirati  che  da  sentimenti  di  gelosia  verso  l'In- 
ghilterra, è  tale  ingiuria,  alla  quale  non  vale  la  pena  neppure  di  rispon- 
dere. L'uso  d'altra  lingua  che  T  inglese,  nelle  discussioni,  non  è  già  imposto, 
ma  è  il  solo  fatto  della  maggiore  popolarità  che  la  lingua  usata  ha  saputo 
acquistare.  Il  fatto  che  il  Console  inglese  non  trovò  che  uno  solo  fra  i 
membri  suoi  connazionali  che  appoggiasse  le  sue  strane  pretese,  prova  la 
moralità  degli  altri  che  restarono  staccati  da  lui  e  T  ingiustizia  della  causa 
che  esso  perorava.  Che  dire  della  qualificazione  di  mostruosa,  la  missione 
di  proteggere  la  salute  dei  popoli  contro  il  venale  interesse  pecuniario,  pel 
quale  non  si  farebbe  scrupolo  di  decimare  popolazioni  ?  Voler  poi  soppri 
mere  ogni  misura  di  precauzione,  perchè  i  bastimenti  inglesi  che  traversane 
il  canale  sono  di  ^/s  superiori  in  numero  a  quelli  degli  altri  Stati,  è  cosi 
assurda  pretesa,  che  il  fatto  sul  quale  s'appoggia  non  fa  che  provare  il 
maggior  pericolo  che  offre  la  bandiera  inglese  e  il  dovere  appunto  di  sor* 
vegliarla. 

Dopo  le  tante  argomentazioni  dei  fautori  del  libero  passaggio  delle  pro- 
venienze indiane,  si  potrebbe  mai  credere  ad  un  intervento  diplomatico 
del  Governo  inglese  e  ad  una  condannevole  condiscendenza  dalla  parte 
della  Commissione  sanitaria  internazionale  ? 

Eppure  si  deve  registrare  anche  questo  fatto  negli  annali  dei  nostri 
giorni. 

La  capricciosa  Amministrazione  sanitaria  d'Egitto,  volle  dar  prova  chci 
rimproveri  della  stampa  inglese  erano  da  essa  meritati.  Essa  decretò  la  à- 
mediata  libera  circolazione  delle  provenienze  indiane.  Per  stigmatizzare  co- 
scienziosamente una  tale  decisione,  bisogna  osservare  che  questa  triste  legge 
venne  decretata  il  21  marzo  dopo  un  telegramma  di  sorgente  officiale  in 
data  del  20,  che  annunciava  che  fino  alla  settimana  scorsa  (sarebbe  a  dire 
fino  al  12)  si  ebbero  nel  corso  di  8  giorni  a  deplorare  4  morti  di  cho- 
lera  in  Bombay.  Ora,  il  viaggio  impiegando  15  giorni,  i  bastimenti  arri- 
vati il  2 1  han  dovuto  partire  il  6,  cioè  quando  —  poco  o  molto  —  il 
cholera  era  sempre  per  Bombay,  e  ad  onta  di  questo  si  sono  trovati  liben 
di  sparpagliare  per  ovunque  i  germi  cholerosi. 

Dovrebbe  ritenersi,  dietro  tutto    questo,    che  l'Inghilterra  abbia  dovuto 


—  577  — 
trovarsi  soddisfatta  di  tanto  trionfo  ;  ma  chi  credesse  questo  s' ingannerebbe 
di  molto  e  conoscerebbe  ben  poco  la  politica  inglese. 

Il  2 1  marzo,  essa  strappava  l'assurdo  decreto  all'Amministrazione  sanita- 
ria; il  25,  quattro  giorni  dopo,  il  Sotto-Segretario  di  Stato  del  Foreing 
Office,  il  signor  Dilke,  avvisava  il  Segretario  della  Camera  di  Commercio 
di  Londra,  che  il  conte  Granville  aveva  fatto  conoscere  al  Governo  egi- 
ziano che  r  Inghilterra  non  era  disposta  a  trovarsi  nel  caso  di  veder  ripe- 
tersi quegli  atti  capricciosi  ed  arbitrari  della  Commissione  sanitaria,  che 
tante  perdite  cagionarono  alla  marina  britannica  —  ch'essa  non  può  sop- 
portare che  un  corpo  irresponsabile  faccia  leggi  a  danno  del  commercio  orien- 
tale inglese  —  che  come  i  poteri  di  questa  Commissione  basano  sul  diritto 
dell'Egitto  di  proteggersi  contro  malattie  contagiose  e  come  l'Egitto  è  lar- 
gamente rappresentato  nella  Commissione  —  il  Governo  inglese  deve  fare 
che  il  Kedeuì  prenda  l'iniziativa  di  rimediare  a  questo  stato  di  cose  com- 
pilando un  nuovo  Codice  sanitario,  da  distribuirsi  a  tutt'  i  Governi  interessati, 
per  esser  obbligatorio  e  da  applicarsi-  occorrendo  anche  colla  forza  armata. 
Cosicché,  l'Inghilterra,  a  parte  il  poco  riguardo  che  prodiga  verso  la 
Commissione  internazionale,  nega  ad  essa  il  carattere  essenziale,  di  inter- 
nazionalità, per  ridurla  ad  una  istituzione  tutta  locale;  in  conseguenza  di 
che,  domanda,  anzi  impone  al  Kedeucì  la  compilazione  d'un  Codice,  da 
essere  semplicemente  comunicato  alle  Potenze  e  che  —  piaccia  o  no  — 
basta  che  piaccia  ali*  Inghilterra  —  abbia  esecuzione  sia  pure  colla  forza 
armata. 

Simili  fatti  han  dessi  bisogno  di  commento? 

Dal  canto  nostro  concludiamo  col  dire  :  si  faccia  pure  un  nuovo  Codice, 

nja  che  sia  il  complemento    di    quello  formulato  nel   1866,  che    sia    fatto 

obbligatorio  il  desideratum    del  francese  governo,    anzi    che    questo  abbia, 

allargandone    1'  azione ,    l' applicazione  su  tutte  le  provenienze    dall'Indie  e 

^^n  sulla  sola  Bombay.  Insomma  sia  decretata:   i.°  una  quarantena  per  tutte 

^^     provenienze  indiane,  sia  per  via  di  terra  che  di  mare ,  2 .®  Questa  legge 

^''^.    applicata   in  qualunque    momento   dell'anno;    3.*  La  presentazione  di 

^^-"^enti  nette  di  fonte  inglese  sia  riguardata  come  non  avvenuta  e  non  abbia 

^^^suna  influenza  sulle    misure   da  prendersi;   4.**  Ogni   bastimento   inglese 

^■^1)ia  a  bordo    un    medico    che  si  assuma  la  responsabilità  della  dichiara- 

^^^^ne  che  sarà  per  fare    sulla   salute  dell'equipaggio   e  su  quella  del  porto 

^^J  quale  ha  salpato;  5.**  Che  a  bordo  vi  sien  pur  anco  guardie  di  sanità, 

^*^e  sotto  gli  ordini  e  la  responsabilità  del  medico,  eseguiscano    gli   spogli 

^^Ue  mercanzie  e  oggetti   di   bordo  e  dei  passeggeri;  6.®  Che  all'arrivo  a 

37 


-  578  - 
Gedda  di  bastimenti  provenienti  da  qualunque  punto  dal  Sud,  qualunque  ne 
sia  la  bandiera  e  in  qualsiasi  momento  dell'anno ,  vengano  sottoposti  a 
rigorosa  osservazione;  7.^  Che  a  Gedda  venga  organizzato  un  sistema  £ 
tende  ad  uso  Lazzaretto  ;  8.°  Che  a  Uésce  sia  applicato  il  medesimo 
sistema  che  a  Gedda  per  (come  quest'anno)  servir  di  Lazzaretto  in  caso 
di  bisogno  ;  9.^  Che  la  vigilanza  di  queste  stazioni  quarantenarie  sia  esclu> 
sivamente  affidata  dalla  Commissione  internazionale  ad  impiegati  europei, 
i  quali  assumeranno  la  responsabilità  del  servizio  dinanzi  all'  Europa  ; 
10.^  Che  al  momento  del  pellegrinaggio  una  Commissione  invigili  Muna, 
Gedda  e  Jambo,  luoghi  dove  i  cristiani  possono  restare;  11.**  Che,  caso 
sorgano  sospetti  di  cholera,  od  altra  epidemia,  le  quarantene  vengano  attivate 
a  Cosser,  Savochin ,  Uesce ,  e  Tor ,  affidate  egualmente  ad  impiegati  eu- 
ropei responsabili  dinanzi  l'Europa. 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


IGIENE  GENERALE. 


SutTeziologia  della  tubercolosi.  —  I  giornali  di  Berlino  ci  hanno  porUto 

na  notizia  che  avrà   di   certo   un  grande  eco   nel  mondo   medico.  Il  24 

corrente  anno,  il  dott.  Roberto  Koch,  in  una  conferenza  suWEzio/o^ 

della  tubercolosi   tenuta    alla  Società   fisiologica    di    Berlino,    annunciò 

aver  fatto  la  scoperta  del  bacillo  che  è  causa  di  questo  terribile  processo 

tboso. 

Già  altri,  prima  di  Koch,  hanno    parlato  di  raicrofìti   trovati  nelle  pro- 
ioni tubercolari,  e  li  hanno  messi  in  un  rapporto   eziologico  colla  ma- 
a.  Noi  non  abbiamo  che  a  citare  Schliller,  Klebs,  Aufrecht,  e,  fra  noi, 
olta.    Dopo    che  era    stata  data    la    dimostrazione    per  mezzo    di  tanti 
rimenti  e  da  tanti  esperimentatori    che   la   tubercolosi    è    una   malattia 
iva,  anzi  una  malattia  inoculabile  e  contagiosa,  nulla  di    più  naturale 
informandosi  alle  idee  presentemente   prevalenti  sulla  natura  delle  in- 
ioni,  anche  per  la  tubercolosi  si  vagheggiasse  la  ipotesi  che  il  suo  prin- 
o  virulento   fosse   rappresentato    da   un    microfìto.  Ad    onta    di  ciò,  le 
he    in    proposito    degli   anzicitati   e    di    altri    osservatori  non  ebbero 
de  accoglienza,  sia  per  lo  scetticismo    al   quale   ci   hanno   abituato  le 
nenti  disillusioni   che  ci  vennero  procurate    da    non    pochi    studi  sulla 
parassitaria,  sia  perchè  le  ricerche   in  proposito    non    ci   arrivavano 
nanzi  accompagnate  da  tutte  quelle   garanzie    che  in   un  argomento  cosi 
difficile  son  necessarie. 

Ben  diverso  è  il  caso  invece  delle  presenti  ricerche  di  Koch.  Esse  si 
tnpongono  all'attenzione  nostra  non  solo  pel  nome  dell'autore,  già  reso 
Jifaro  dagli  importanti  studi  sul  carbonchio  e  sulla  setticemia,  ma  eziandip, 
d  assai  più,  per  le  cautele  di  cui  egli  seppe  circondarsi  nell*  istituirle. 
)ueste  cautele,  frutto  dei  numerosi  studi  fatti  in  questi   ultimi  tempi  sulle 


—  s8o  — 

malattie  d'infezione,  sono  di  due  specie  :  le  une  riguardano  la  dimostraziom 
del  microfito  nei  tessuti  dell'organismo  ammalato,  le  altre  si  riferiscono  aj 
metodi  con  cui  si  cerca  di  inoculare  i  materiali  provenienti  dall'organismo 
già  ammalato  in  un  organismo  sano,  per  tentare  la  riproduzione  in  que- 
st'ultimo della  malattia. 

Riguardo  al    primo    punto,  mentre   precedentemente    non    si    riusdva  s. 
sfuggire    airobjezione  che  quelli  che  si  descrivevano  come  microfiti  fossero 
invece  granuli  prodottisi  naturalmente  nei  tessuti,  e  non  si    aveva  general- 
mente modo  di  distinguere  gli  uni  dagli  altri  i  microfiti  di  diverse  malattìe 
infettive,  oggidi  i  progressi  della  tecnica  microscopica  ci  forniscorfo  in  motó 
casi  i  mezzi  per  ribattere    la    objezione    e  sciogliere  i  dubbi.  Si  è  trovato 
che  la  più  parte  di  questi  microfiti  hanno  per  molte  materie  coloranti  una 
affinità  ben  diversa  da  quella    degli    elementi   dei    tessuti  del  corpo;  anzi^ 
che  fra  i  microfiti  delle  diverse    malattie    d'infezione  l'uno    ha  affinità  per 
una  materia  colorante,  l'altro    per    l'altra;    cosicché   per    esempio  i  micro- 
cocchi  della  setticemia  si  colorano  vivamente  con  una  sostanza,  supponiama 
colla  fucsina,    i  bacilli  del    tifo    con    un'altra,    quelli    del    carbonchio  con 
un'altra  ancora  e  cosi  via;  A  questo  modo,  operando  con   adatto  metodo, 
si    possono    ottenere    preparati    durevoli  in  cui  sono    fortemente  colorati  i 
microfiti,  mentre  sono  incolori,  o  quasi,  gli  elementi  dei  tessuti  e  i  granuB 
con  cui  quelli  potrebbero  essere    confusi.  Con  ciò    s'accerta  che  quanto  à 
vede  è  proprio  microfito  e  non  altro,  e  s'arrivano  a  distinguere  i  microfiti 
anche  quando  sono  sparsi  in  pochi  esemplari  in  un  largo  tratto  di  tessuto. 

Riguardo  al  secondo    punto,  quello    che    riguarda    l' inoculazione,  è  tvi- 
dente,  che  quando  per    provare    la    facoltà  virulenta  di   un  microfito  lo  si 
inocula  in  un  animale  sano  iniettando  in    quest'ultimo    qualche  goccia  de) 
liquido  (sangue,  pus,  ecc.)   in    cui  il    microfito  è  sospeso,  è  evidente  dico 
che,  dato  che  all'inoculazione  tengan  dietro  Sei  fenomeni  morbosi,  non  i 
possa  sfuggire  all'objezione  che  questi  non  son  dovuti  al   microfito  stesso^ 
ma  si  bene  agli  elementi  chimici    sciolti    nel    pus  o  nel   sangue  inocuUtOk 
—  Anche  a  ciò  presentemente  si  pone  riparo  col  metodo  che  si  potrebbe 
chiamare  delle    culture  d* isolamento.    Una    minima    quantità    della    sostami 
contenente  microfili  vien    trasportata    in    un    substrato    che    sia  favorctote; 
alla  loro  moltiplicazione,  per  esempio    in    una  tenue   soluzione  di  gelatint. 
Quando  essi  vi  si  sono  moltiplicati,  una  porzioncina  di  questo  primo  substrato 
si  coltiva  una  seconda  volta  in  un  substrato  simile  al  primo.  Ottenuta  un» 
nuova  moltiplicazione  dei  microfiti,  una  porzioncina  di  questa  seconda  et- 
tura  si  coltiva  una  terza  volta  in  altra  gelatina    e,  così  di    seguito  fino  alh 
ottava,  decima,  ventesima  cultura.  Si  comprende  agevolmente  che,  giunti  i 
questo  punto,  gli  elementi  chimici  che    esistevano    nel    pus    o    nel  sangue 
primitivo  riescono  cosi  straordinariamente  diluiti  che  non  è  più  ammissifai^ 
la  possibilità  di  una  loro  azione  quando   il   materiale   della  decima  o  tcb 
tesima  cultura  venga  inoculato.    Pei    microfiti  è  tutt'altro;  poiché  essi,  ^ 
sendosi  moltiplicati  ad  ogni  cultura ,    conservano   nell'  ultima  quella   stesi 
virulenza  che  avevano  (quando  l'avevano)  nella  prima.  Sicché,  se  V'moc: 
lazione  dà  degli    effetti,  questi    sono    indubbiamente   dovuti  ai   microfiti  s 


—  58i  — 

non  ai  materiali  organici   con   cui   essi   si   trovavano    originariamente   me» 
scolati. 

Orbene,  tutte  queste  cautele  tanto  nella  dimostrazione  dei  bacilli,  quanto 
nella  loro  inoculazione  usò,  come  vedremo,  il  Koch  ne*  suoi  studi.  Ed  è 
a  ciò  che  si  deve  l'importanza  che  loro  si  attribuisce,  già  prima  che  ab- 
biano avuto  il  necessario  controllo  per  parte  di  altri  sperimentatori. 

Per  la  dimostrazione  dei  batteri  Koch,  dopo  non  pochi  infruttuosi  ten- 
tativi, riusci  ad  un  metodo  che  gli  diede  costanti  risultati.  Le  parti  tuber- 
colose, sia  fresche  che  indurite  nell'alcool,  vengono  dapprima  sottoposte 
all'azione  di  una  soluzione  alcalina  di  azzurro  di  metilene,  poi  a  quella  di 
una  soluzione  di  vesuvina.  Con  questo  metodo  tutti  i  costituenti  dei  tessuti 
animali  e  tutti  gli  altri  batteri  (ad  eccezione  dei  bacilli  della  lebbra),  as- 
sumono un  colore  bruno;  mentre  i  batteri  del  tubercolo  acquistano  un 
colore  azzurro  cosi  intenso,  che  spiccano  nel  tessuto  anche  quando  vi 
stanno  in  piccolo  numero  o  del  tutto  isolati. 

I  batteri  del  tubercolo  hanno  la  forma  di  bastoncino,  epperò  spetta  a 
loro  più  precisamente  il  nome  di  bacilli.  Sono  assai  sottili,  lunghi  un 
<|uarto,  la  metà,  od  anche  al  pari  di  un  globulo  rosso,  sicché  presentano 
molta  somiglianza  coi  bacilli  della  lebbra,  se  si  prescinde  dalla  sottigliezza 
^n  po'  maggiore  e  dalle  estremità  un  po'  puntute. 

1  bacilli  tubercolari  si  trovan  sempre  là  dove  il   processo   tubercoloso  è 
«ni  principio  od  in  via  di  rapido  sviluppo;  essi  vi  stanno  isolati  o  vi  for- 
^nano  dei  piccoli  gruppi  che  spesso  giacciono  nel  protoplasma  delle  cellule, 
all'orlo  dei  focolai  caseosi  si  riscontrano  di  solito   grandi  ammassi  di  ba- 
cili che  non  son  racchiusi  nelle  cellule.  —  Nei  tubercoli  in  via  di  regres- 
sione i  bacilli  diventan  più  rari,  e  vi  si  trovano    soltanto  a  piccoli  gruppi 
^d  isolati,  e  commisti  ad  altri  bacilli  che,  essendo  poco  colorati  ed  appena 
riconoscibili,  son  forse  da  considerarsi  come  esseri  sul  morire  o  già  morti. 
Finalmente  essi  possono  del  tutto  scomparire  ;  ben  di  rado,  però,  mancano 
■completamente,  e  se  ciò  avviene,  gli  è  solo  in  quei  punti  in  cui  il  processo 
tubercolare  è  del  tutto  spento.  —    Se    nel   tessuto   tubercoloso    si  trovano 
cellule  giganti,  è  nell'interno  di  queste  che  preferibilmente  giacciono  i  ba- 
cilli. Anzi  nelle  tubercolosi  lente  sono    le   cellule   giganti    l'unico  elemento 
in  cui  i  bacilli  possano  dimostrarsi. 

Non  si  creda  che  il  summenzionato  metodo  di  colorazione  sia  l'unica 
via  per  vedere  i  bacilli  del  tubercolo.  Si  può  ottenere,  benché  meno  com- 
pleto, lo  stesso  scopo  sia  con  materiali  altrimenti  colorati,  sia  con  materiali 
freschi  e  non  colorati  del  tutto.  In  quest'ultimo  caso  i  bacilli  sono  certa- 
niente  ancora  viventi,  ed  appaiono  come  finissimi  bastoncini,  che  presentano 
^ensi  il  movimento  browniano,  ma  che  mancano  affatto  di  ogni  movimento 
spontaneo. 

I  bacilli  del  tubercolo  vennero  da  Koch  dimostrati:  i°  neWuofrto  in  un- 
'etici casi  di  tubercolosi  miliare,  in  dodici  casi  di  bronchite  caseosa  e  di 
pneumonite,  in  un  caso  di  tubercolo  solitario  del  cervello,  in  due  di  tu- 
bercolosi intestinale,  in  due  di  ghiandole  scrofolose;  2°  negli  anima/i,  in 
tredici  casi  di  tubercolosi  bovina,  in  una  ghiandola   caseosa  di  un  maiale, 


—  582  — 

nella  tubercolosi  diffusa  di  una  gallina,  in  tre  casi  di  tubercolosi  sponts 
nella  scimmia,  e  nella  tubercolosi  parimente  spontanea  di  nove  cavie  i 
sette  conigli,  e  finalmente  in  più  di  duecento  animali  (cavie,  conig 
gatti)  in  cui  la  tubercolosi  era  stata  prodotta  per  inoculazione. 

Considerata  la  regolarità  con  cui  i  bacilli  si  riscontrano  nelle  afiez 
tubercolari,  deve  sembrar  strano  ch'essi  non  siano  stati  veduti,  in  mi 
indubbio,  prima  d'ora.  Il  fatto  però  si  può  spiegare  quando  si  pensa 
i  bacilli  sono  assai  piccoli,  che  non  di  raro  sono  scarsi,  e  che  con  ti 
^cilità  possono  essere  nascosti  dal  detrito  finamente  granuloso  con  cu 
trovano  commisti. 

L'aver  accertato  che  i  bacilli  sono    un   componente  costante  della  n 
formazione  tubercolare,  benché    potesse    rendere    molto  verosimile   che 
fosse  l'espressione  di  un  nesso  eziologico   fra    la    presenza  dei  bacilli  e 
sviluppo  della  neoformazione,  non  poteva   tuttavia    da  solo  dimostrare 
questo  rapporto  causale  veramente  esiste. 

A  dimostrare  che  la  tubercolosi  è  una  malattia  parassitaria  prod 
dalla  penetrazione  e  dalla  successiva  moltiplicazione  dei  bacilli  nel  tesj 
dell'organismo,  era  necessario  che  i  bacilli  fossero  assoggettati  a  cui 
per  isolamento  cosi  continuate,  che  si  potesse  esser  certi  che  ad  essi 
non  aderisse  alcun  prodotto  dell'organismo  da  cui  eran  stati  tolti;  e 
poi  si  dimostrasse  che,  inoculandoli  in  un  animale  sano,  produconc 
quest'ultimo  il  caratteristico  quadro  della  tubercolosi.  —  Anche  a  qu 
compito  soddisfece  il  Koch  con  una  ricca  serie  di  esperimenti. 

Egli  prese  dei  pezzetti  di  sostanza  tubercolare  tolta  da  uomini  o 
animali  con  tutte  le  cautele  per  preservarli  da  un  possibile  inquinane 
con  batteri  d'altra  natura,  e  li  trasportò  in  provette  contenenti  siero  ! 
gnigno  leggermente  coagulato,  e  previamente  sterilizzato  (cioè  riscaldate 
modo  da  uccidere  tutti  i  microfiti  che  per  avventura  vi  fossero  conteni 
Conservando  tali  provette  alla  temperatura  di  37^-38°  C,  nella  pr 
settimana  non  si  nota  alcun  mutamento;  più  tardi,  invece  (di  solito  d 
il  decimo  giorno)  si  vedono  ad  occhio  nudo  comparire  al  dintorno  d 
masse  tuberculari  dei  punticcini  o  delle  scagliette,  che,  esadiinate  al  mie 
scopio,  si  mostrano  costituite  dai  già  descritti  bacilli  tubercolari.  Per  tr( 
quattro  settimane  continua  il  crescere  di  queste  colonie  di  bacilli,  che 
grossano  fino  a  diventare  una  massa  appiattita  della  grossezza  di  un  gra 
di  papavero,  la  quale  è  abbastanza  compatta  da  non  poter  essere  spca 
tata  se  non  con  una  certa  pressione.  —  Un  pezzetto  di  questa  sostai 
venne  da  Koch  trasportato  in  un  nuovo  siero  coagulato  e  sterilizzato,  e 
esso  dopo  lo  stesso  tempo  produsse  di  nuovo  delle  masse  secche,  scaglio 
Dei  pezzetti  di  queste  vennero  trasportati  in  nuovo  siero  sempre  al  sol 
sterilizzato.  E  a  questo  modo  si  ripeterono  le  culture.  Coi  prodotti  de 
ultime  culture  vennero  innestati  parecchi  animali  di  diversa  specie  (cav 
conigli,  ratti,  gatti,  cani),  ed  in  tutti  ah* inoculazione  tenne  dietro  lo  sviluf, 
di  una  tubercolosi  generalizzata.  Non  è  necessario  d'aggiungere,  che 
questi  esperimenti  Koch  tenne  sempre  animali  di  controllo,  cioè  anim 
non  inoculati,  e  che  in  essi  non  gli  accadde  mai  di  osservare  lo  svilo? 
della  tubercolosi. 


—  583  - 

Tutti  questi  fatti  autorizzano  Koch  ad  asserire:  e  che  i  bacilli  che  si 
trovano  nelle  sostanze  tubercolose  non  accompagnano  soltanto  il  processo 
tubercolare,  ma  ne  sono  la  causa,  sicché  si  può  asserire  che  nei  bacilli 
Doi  abbiamo  rappresentato  il  vero  virus  tubercolare  ». 

Seguendo  questa  via  diventerà  possibile  di  determinare  quali  siano  ve- 
imente  le  malattie  che  hanno  diritto  di  essere  designate  come  tubercolari. 
•Ino  ad  ora  ci  mancava  un  deciso  criterio  diagnostico  della  tubercolosi, 
into  che,  a  seconda  degli  autori,  vi  venivano  escluse  od  incluse  la  tu- 
lercolosi  miliare,  la  scrofolosi,  la  tisi  bovina,  ecc.  In  avvenire,  secondo 
ioch,  nella  diagnosi  perderanno  d'importanza  sia  la  struttura  degli  ele- 
oenti,  sia  la  mancanza  di  vasi,  sia  la  presenza  di  cellule  giganti  ;  la  deci- 
ione  spetterà  alla  presenza  od  alla  assenza  dei  bacilli  tubercolari. 

A  norma  di  questo  criterio  Koch  ha  già  potuto  accertare  come  di  na- 
ora  tubercolare  la  tubercolosi  miliare,  la  pneumonite  e  la  bronchite  caseosa, 
i  tubercolosi  intestinale  e  ghiandolare,  la  tubercolosi  spontanea  dei  bovini 

quella  spontanea  ed  inoculata  degli  altri  animali.  Per  la  scrofolosi  e  le 
ffezioni  fungose  delle  articolazioni  le  sue  osservazioni  sono  troppo  scarse 
ncora  per  darne  un  giudizio;  può  però  asserire  che  buona  parte  delle 
oalattie  scrofolose  delle  ghiandole  e  delle  articolazioni  sono  di  vera  natura 
ubcrcolare. 

Ammessa,  per  le  esperienze  che  precedono,  la  natura  parassitaria  della 
tubercolosi,  acquistano  una  grandissima  importanza  eziologica  i  quesiti  che 
iguardano  la  provenienza  dei  parassiti  ed  il  modo  con  cui  essi  entrano 
icl  corpo. 

Per  quanto  spetta  alla  provenienza,  il  bacillo  tubercolare  differisce  essen- 
ialmente  dal  bacillo  del  carbonchio  per  ciò,  che  questo  può  svilupparsi 
odipendentemente  dall'organismo  animale  in  un  punto  qualunque  della 
ibera  natura,  mentre  quello  difficilmente  può  trovare  condizioni  favorevoli 
Ila  sua  vegetazione  fuori  dell'organismo  animale. 

Infatti,  l'esperienza  ha  dimostrato  che  il  bacillo  tubercolare  vegeta  sol- 
into  in  temperature  che  oscillano  fra  3o**-4i®  C.  Ora,  nei  climi  temperati 
Dori  del  corpo  animale  di  regola  non  si  può  avere  una  temperatura  che 
iscilli  dentro  questi  limiti  per  lo  meno  per  un  paio  di  settimane,  per  quel 
empo  cioè  che  è  richiesto  per  la  moltiplicazione  dei  parassiti.  Ne  segue 
ile  questi  debbono  limitare  il  loro  sviluppo  all'organismo  animale,  epperò 
lebbono  essere  considerati  come  parassiti  veri. 

È  anche  facile  supporre  in  qual  modo  essi  penetrino  nel  corpo.  Nella 
>iù  parte  dei  casi  la  tubercolosi  ha  principio  nelle  vie  respiratorie,  e  di 
xmseguenza  è  più  che  probabile  che  i  bacilli  tubercolari  vengano  inspirati 
:olla  polvere  che  è  sempre  sospesa  nell'aria.  Non  vi  può  poi  esser  dubbio 
mi  come  essi  anivino  nell'aria,  quando  si  pensi  alla  quantità  dei  bacilli 
che,  trovandosi  nelle  caverne  polmonari,  vengon  cacciati  fuori  dai  malati 
collo  sputo.  Koch,  infatti,  avendo  esaminato  una  grande  quantità  di  sputi 
di  tisici  trovò  che  presso  a  poco  nella  metà  dei  casi  vi  esisteva  una  copia 
^ordinaria  di  bacilli,  mentre  li  vide  sempre  mancare  negli  sputi  di  malati 
Qon  tisici.  Non  sarà  superfluo  notare,  che  l'inoculazione  di  tdi    sputi    con 


—  582  — 

nella  tubercolosi  diffusa  di  una  gallina,  in  tre  casi  di  tubercolosi  spontanea 
nella  scimmia,  e  nella  tubercolosi  parimente  spontanea  di  nove  cavie  e  di 
sette  conigli,  e  finalmente  in  più  di  duecento  animali  (cavie,  conigli  e 
gatti)  in  cui  la  tubercolosi  era  stata  prodotta  per  inoculazione. 

Considerata  la  regolarità  con  cui  i  bacilli  si  riscontrano  nelle  affezioni 
tubercolari,  deve  sembrar  strano  ch'essi  non  siano  stati  veduti,  in  modo 
indubbio,  prima  d'ora.  Il  fatto  però  si  può  spiegare  quando  si  pensa  che 
i  bacilli  sono  assai  piccoli,  che  non  di  raro  sono  scarsi,  e  che  con  tutta 
^cilità  possono  essere  nascosti  dal  detrito  finamente  granuloso  con  cui  si 
trovano  commisti. 

L'aver  accertato  che  i  bacilli  sono  un  componente  costante  della  neo- 
formazione tubercolare,  benché  potesse  rendere  molto  verosimile  che  ciò 
fosse  l'espressione  di  un  nesso  eziologico  fra  la  presenza  dei  bacilli  e  lo 
sviluppo  della  neoformazione,  non  poteva  tuttavia  da  solo  dimostrare  che 
questo  rapporto  causale  veramente  esiste. 

A  dimostrare  che  la  tubercolosi  è  una  malattia  parassitaria  prodotta 
dalla  penetrazione  e  dalla  successiva  moltiplicazione  dei  bacilli  nel  tessuto 
dell'organismo,  era  necessario  che  i  bacilli  fossero  assoggettati  a  culture 
per  isolamento  cosi  continuate,  che  si  potesse  esser  certi  che  ad  essi  piì» 
non  aderisse  alcun  prodotto  dell'organismo  da  cui  eran  stati  tolti;  e  che 
poi  si  dimostrasse  che,  inoculandoli  in  un  animale  sano,  producono  in 
quest'ultimo  il  caratteristico  quadro  della  tubercolosi.  —  Anche  a  quesu- 
compito  soddisfece  il  Koch  con  una  ricca  serie  di  esperimenti. 

Egli  prese  dei  pezzetti  di  sostanza  tubercolare  tolta  da  uomini  o  da 
animali  con  tutte  le  cautele  per  preservarli  da  un  possibile  inquinamento^ 
con  batteri  d'altra  natura,  e  li  trasportò  in  provette  contenenti  siero  san- 
guigno leggermente  coagulato,  e  previamente  sterilizzato  (cioè  riscaldato  in 
modo  da  uccidere  tutti  i  microfiti  che  per  avventura  vi  fossero  contenuti). 
Conservando  tali  provette  alla  temperatura  di  37^-38**  C,  nella  prima 
settimana  non  si  nota  alcun  mutamento;  più  tardi,  invece  (di  solito  dopo 
il  decimo  giorno)  si  vedono  ad  occhio  nudo  comparire  al  dintorno  delle 
masse  tuberculari  dei  punticcini  o  delle  scagliette,  che,  esartiinate  al  micro- 
scopio, si  mostrano  costituite  dai  già  descritti  bacilli  tubercolari.  Per  tre  o 
quattro  settimane  continua  il  crescere  di  queste  colonie  di  bacilli,  che  in- 
grossano fino  a  diventare  una  massa  appiattita  della  grossezza  di  un  grano 
di  papavero,  la  quale  è  abbastanza  compatta  da  non  poter  essere  spezzet- 
tata  se  non  con  una  certa  pressione.  —  Un  pezzetto  di  questa  sostanza 
venne  da  Koch  trasportato  in  un  nuovo  siero  coagulato  e  sterilizzato,  ove 
esso  dopo  lo  stesso  tempo  produsse  di  nuovo  delle  masse  secche,  scagliose. 
Dei  pezzetti  di  queste  vennero  trasportati  in  nuovo  siero  sempre  al  solito 
sterilizzato.  E  a  questo  modo  si  ripeterono  le  culture.  Coi  prodotti  delle 
ultime  culture  vennero  innestati  parecchi  animali  di  diversa  specie  (cavie, 
conigli,  ratti,  gatti,  cani),  ed  in  tutti  al i' inoculazione  tenne  dietro  lo  sviluppo- 
di  una  tubercolosi  generalizzata.  Non  è  necessario  d'aggiungere,  che  in 
questi  esperimenti  Koch  tenne  sempre  animali  di  controllo,  cioè  animali 
non  inoculati,  e  che  in  essi  non  gli  accadde  mai  di  osservare  lo  sviluppo 
della  tubercolosi. 


—  583  - 

Tutti  questi  fatti  autorizzano  Koch  ad  asserire:  e  che  i  bacilli  che  si 
trovano  nelle  sostanze  tubercolose  non  accompagnano  soltanto  il  processo 
tubercolare,  ma  ne  sono  la  causa,  sicché  si  può  asserire  che  nei  bacilli 
noi  abbiamo  rappresentato  il  vero  virus  tubercolare  t. 

Seguendo  questa  via  diventerà  possibile  di  determinare  quali  siano  ve- 
ramente le  malattie  che  hanno  diritto  di  essere  designate  come  tubercolari. 
Fino  ad  ora  ci  mancava  un  deciso  criterio  diagnostico  della  tubercolosi, 
tanto  che,  a  seconda  degli  autori,  vi  venivano  escluse  od  incluse  la  tu- 
bercolosi miliare,  la  scrofolosi,  la  tisi  bovina,  ecc.  In  avvenire,  secondo 
Koch,  nella  diagnosi  perderanno  d'importanza  sia  la  struttura  degli  ele- 
menti, sia  la  mancanza  di  vasi,  sia  la  presenza  di  cellule  giganti  ;  la  deci- 
sione spetterà  alla  presenza  od  alla  assenza  dei  bacilli  tubercolari. 

A  norma  di  questo  criterio  Koch  ha  già  potuto  accertare  come  di  na- 
tura tubercolare  la  tubercolosi  miliare,  la  pneumonite  e  la  bronchite  caseosa, 
la  tubercolosi  intestinale  e  ghiandolare,  la  tubercolosi  spontanea  dei  bovini 
e  quella  spontanea  ed  inoculata  degli  altri  animali.  Per  la  scrofolosi  e  le 
affezioni  fungose  delle  articolazioni  le  sue  osservazioni  sono  troppo  scarse 
ancora  per  darne  un  giudizio;  può  però  asserire  che  buona  parte  delle 
malattie  scrofolose  delle  ghiandole  e  delle  articolazioni  sono  di  vera  natura 
tubercolare. 

Ammessa,  per  le  esperienze  che  precedono,  la  natura  parassitaria  della 
tubercolosi,  acquistano  una  grandissima  importanza  eziologica  i  quesiti  che 
riguardano  la  provenienza  dei  parassiti  ed  il  modo  con  cui  essi  entrano 
nel  corpo. 

Per  quanto  spetta  alla  provenienza,  il  bacillo  tubercolare  differisce  essen- 
zialmente dal  bacillo  del  carbonchio  per  ciò,  che  questo  può  svilupparsi 
indipendentemente  dall'organismo  animale  in  un  punto  qualunque  della 
libera  natura,  mentre  quello  difficilmente  può  trovare  condizioni  favorevoli 
alla  sua  vegetazione  fuori  dell'organismo  animale. 

Infatti,  l'esperienza  ha  dimostrato  che  il  bacillo  tubercolare  vegeta  sol- 
tanto in  temperature  che  oscillano  fra  30*^-41®  C.  Ora,  nei  climi  temperati 
fuori  del  corpo  animale  di  regola  non  si  può  avere  una  temperatura  che 
oscilli  dentro  questi  limiti  per  lo  meno  per  un  paio  di  settimane,  per  quel 
tempo  cioè  che  è  richiesto  per  la  moltiplicazione  dei  parassiti.  Ne  segue 
che  questi  debbono  limitare  il  loro  sviluppo  all'organismo  animale,  epperò 
debbono  essere  considerati  come  parassiti  veri, 

È  anche  facile  supporre  in  qual  modo  essi  penetrino  nel  corpo.  Nella 
più  parte  dei  casi  la  tubercolosi  ha  principio  nelle  vie  respiratorie,  e  di 
conseguenza  è  più  che  probabile  che  i  bacilli  tubercolari  vengano  inspirati 
colla  polvere  che  è  sempre  sospesa  nell'aria.  Non  vi  può  poi  esser  dubbio 
sul  come  essi  arrivino  nell'aria,  quando  si  pensi  alla  quantità  dei  bacilli 
che,  trovandosi  nelle  caverne  polmonari,  vengon  cacciati  fuori  dai  malati 
collo  sputo.  Koch,  infatti,  avendo  esaminato  una  grande  quantità  di  sputi 
di  tisici  trovò  che  presso  a  poco  nella  metà  dei  casi  vi  esisteva  una  copia 
straordinaria  di  bacilli,  mentre  li  vide  sempre  mancare  negli  sputi  di  malati 
non  tisici.  Non  sarà  superfluo  notare,  che  l'inoculazione  di  t^    sputi    con 


_  S84  — 

bacilli  cagiona  la  tubercolosi  negli  animali  come,  ad  un  dipresso ,  la  ino- 
culazione del  vero  tubercolo.  —  E  s*  aggiunga  che  V  essiccamento  non 
estingue  la  loro  virulenza,  poiché  le  inoculazioni  producono  tubercolosi 
anche  se  fatte  con  sputi  essiccati  da  parecchie  settimane. 

Degno  di  considerazione  è  il  fatto  che  i  bacilli  si  sviluppano  con  grande 
lentezza.  Esso  infatti  è  forse  cagione  che  i  bacilli  non  infettino  cosi  facil- 
mente, per  qualunque  piccola  lesione,  il  corpo  umano,  come  possono  invece 
fare  i  bacilli  carbonchiosi.  Per  innestare  la  tubercolosi  in  un  animale  biso- 
gna introdurre  la  sostanza  infettiva  in  una  parte  profonda,  ove  essa  possa 
rimanere  tutto  quel  tempo  che  le  è  necessario  per  svilupparvisi  ;  al  con- 
trario l'innesto  sopra  ferite  aperte  non  riesce,  poiché  i  bacilli  vengono  eli- 
minati prima  di  aver  potuto  attecchire.  —  Si  é  probabilmente  per  ciò,  che 
le  ferite  cadaveriche,  anche  che  si  tratti  di  cadaveri  tubercolosi,  non  danno 
luogo  alla  infezione  specifica.  Si  é  probabilmente  per  ciò ,  che  i  casi  di 
infezione  polmonare  non  sono  così  frequenti  come  dovrebbero  essere,  con- 
siderata la  diffusione  straordinaria  che  i  bacilli  devono  avere  nell'arìa.  Per- 
ché essa  abbia  luogo  si  richiedono  condizioni  favorevoli,  come  sarebbero 
secreti  stagnanti,  depitelizzazione  della  mucosa  e  via  dicendo. 

Fino  ad  ora  si  era  abituati  a  considerare  la  tubercolosi  come  la  espres- 
sione della  miseria  sociale,  e  ad  aspettare  da  un  miglioramento  di  questa 
una  diminuzione  della  malattia.  Per  l'avvenire ,  secondo  Koch  ,  si  saprà 
meglio  ciò  che  si  deve  combattere  ;  non  é  un  ^uitf  ignotOy  ma  si  un  pa-  , 
rassita  le  cui  condizioni  di  vita  si  conoscono,  e  meglio  ancora  si  conosce- 
ranno. E  il  combattere  la  diffusione  di  questo  parassita  sarà  reso  meno 
difficile  dalla  circostanza,  ch'esso  trova  le  condizioni  della  sua  esistenza 
soltanto  nel  corpo  animale.  Innanzi  tutto  si  dovranno  distruggere,  per 
quanto  si  può,  i  focolai  dai  quali  si  svolge  la  sostanza  infettiva  e,  a  questo 
riguardo,  si  dovrà  con  cura  neutralizzare  la  proprietà  infettante  degli  sputi 
dei  tisici,  e  di  quanto  viene  An  contatto  di  questi  ultimi. 

Tanto  le  ricerche  di  Koch  quanto  antecedenti  esperimenti  fatti  da  altri 
molti  hanno  dimostrato  che  la  tubercolosi  bovina  è  identica  alla  umana; 
epperò  non  si  può  escludere  che  dagli  animali  la  tubercolosi  possa  essere 
comunicata  all'uomo.  Per  quanto  non  sia  fino  ad  ora  deciso  che  la  tras- 
missione possa  aver  luogo  per  l'uso  di  carne  o  di  latte  di  animali  amma- 
lati, tuttavia  il  precetto  e  nei  dubbio  astienti  »  ci  insegnerà  a  schivare 
anche  questa  sorgente  della  malattia. 

Ci  sarebbero  ancora  a  discutere  moite  questioni,  per  esempio  sulFeredità, 
sulla  predisposizione  e  via  dicendo,  ma  ciò  ci  trarrebbe  troppo  lungi  nel 
campo  delle  ipotesi.  Quanto  però  ho  esposto  fino  ad  ora  basterà  a  dimo- 
strare l'importanza  di  questi  studi,  sia  dal  lato  della  scienza  pura  che  da 
quello  delle  applicazioni  pratiche.  Ciò  che  importa  é  che  la  loro  esattezza 
venga  comprovata  da  altri  osservatori,  giacché ,  fatto  questo  primo  passo , 
sarà  assai  più  agevole  fare  i  successivi.  Ciò  che  importa  é  che  le  ricerche 
vengano  istituite  col  maggior  rigore  esperimentale,  affinché  possano  sfuggire 
alle  critiche  che  vennero  rivolte  a  quelle  che,  già  prima  di  Koch,  avevano 
istituito  Klebs,  Schiiller,  e  Toussaint.  —  Del  resto  una  conferma   dell*  csi- 


—  587  — 

con  quelle  che  l'esperimento  aveva  dato,  provano  che  ciò  che  è  verità  al 
a  qua  delle  porte  del  laboratorio  non  diventa  errore  al  dì  là,  come  pro- 
pendevano ad  ammettere  òerti  critici. 

Anche  a  Nevers  sono  state  fatte  nuove  esperienze  sulla  vaccinazione 
carbonchiosa.  Gli  animali  adoperati  erano  costituiti  da  3  giumente,  io  bo- 
vini e  17  ovini,  di  cui  2  giumente,  5  bovini  e  io  ovini  erano  stati  assog- 
gettati alla  vaccinazione  secondo  il  metodo*  Pasteur. 

Noi  riportiamo  dal  Eecueil  de  Médecine  Véterinaire  la  relazione  di  queste 
esperienze  : 

e  II  20  aprile  è  stata  fatta  Tinoculazione  virulenta  col  sangue  carbon- 
dìioso  sulle  2  giumente  vaccinate,  su  3  bovini  vaccinati  e  3  non  vacci- 
nati e  su  6  pecore  e  2  agnelli,  di  cui  la  metà  è  stata  vaccinata  e  Taltra 
no.  Nel  medesimo  giorno  è  stata  fatta  l'inoculazione  del  virus  di  cultura 
molto  virulento  sulla  giumenta  non  vaccinata,  su  2  bovini  vaccinati  e  i 
Qon  vaccinato,  e  finalmente  su  6  pecore  vaccinate  e  3  non  vaccinate. 

€  Un  bovino  e  2  pecore  non  vaccinate  servivano  da  testimoni. 

<  I  risultati  di  queste  esperienze  sono  stati  i  seguenti: 

€  Tutti  gli  animali  vaccinati,  giumente,  vacche  e  pecore,  sono  usciti 
immuni  dalla  prova. 

Una  vacca  ed  un  vitello  non  vaccinati  sono  morti  ;  gli  altri  individui 
di  questa  specie  hanno  avuto  la  febbre  e  degli  edemi,  ma  hanno  resistito 
all'inoculazione  virulenta  sia  col  sangue,  sia  col  virus  coltivato. 

€  La  giumenta  non  vaccinata  è  morta. 

«  Sono  morti  del  pari  le  6  pecore  e  l'agnello  non  vaccinati. 

€  Anche  a  Nevers,  come  nelle  esperienze  precedenti  fatte  altrove,  l'ino- 
cnlazione  preventiva  è  stata  fedele  a  tutte  le  sue  promesse;  resistenza  al- 
l'inoculazione molto  virulenta  di  tutti  gli  animali  vaccinati,  giumente,  vacche 
0  pecore;  morte  pel  fatto  di  questa  inoculazione  di  tutti  gli  animali  non 
vaccinati  della  specie  ovina,  di  una  giumenta  e  di  due  bovini  su  quattro 
non  vaccinati.  > 


Nel  N.  5  degli  Archives  Vétérinaires  troviamo  i  risultati  delle  vaccina- 
zioni carbonchiose  praticate  durante  i  mesi  di  luglio,  agosto  e  settembre 
1881,  comunicati  da  Pasteur  alla  Società  d'Agricoltura  di  Melun  il  26 
gennajo  1882. 

Nei  mesi  di  luglio,  agosto  e  settembre  1881  furono  vaccinati  32,550 
montoni  e  25,160  non  vaccinati  sono  serviti  come  testimoni. 

Dopo  la  vaccinazione,  sino  alla  fine  di  ottobre ,  è  morto  un  numero  di 
montoni  non  vaccinati,  dieci  volte  di  più  di  quelli  vaccinati.  La  vaccina- 
zione ha  preservato  circa  400  montoni. 

Sa  138  greggi  45  formanti  un  totale  di  10,500  montoni,  non  hanno 
*^to  delle  perdite  nei  vaccinati  né  durante  né  dopo  la  vaccinazione. 

Su  di  alcuni  greggi  la  mortalità  che  esisteva  prima  e  durante  la  vacci- 
'^one  ha  continuato  in  un  modo  sensibile  sui  non  vaccinati. 

Da  una  tabella  dettagliata  di  1 5  di  questi  greggi  appare  che  questa  mor- 


_  S88  — 

talità  è  stata  la  più  manifesta,  ed  al  contrario,  dopo  la  vaccinazione,  noj 
si  è  avuto  un  sol  morto  : 

Su  questi  15  greggi  comprendenti  2,867  non  vaccinati  si  sono  avuti 
141  morti  in  due  mesi.  Invece  sui  3,663  vaccinati  la  perdita  è  stata  as- 
solutamente nulla.  Avrebbero  dovuto  morire  180. 

Durante  la  vaccinazione  sui  vaccinati  si  sono  avuti  58  morti  e  sui  non 
vaccinati  79,  come  se  la  prim^  vaccinazione  avesse  già  preservato  un  certo 
numero  d'animali. 

Se  la  vaccinazione  fosse  stata  fatta  al  principio  della  stagione  avrebbe 
preservato  per    lo  meno    500  montoni  dipiù. 

Sono  state  vaccinate  1,254  vacche,  ed  888  sono  servite  da  testimoni. 

Durante  i  due  mesi  consecutivi  alla  vaccinazione  si  è  avuta  la  morte  di 
I   vacca  vaccinata  e  di   io  vacche  non  vaccinate. 

Si  sono  vaccinati  142,  cavalli  ed  81  non  sono  stati  vaccinati  per  farli 
servire  da  testimoni. 

Durante  la  vaccinazione  è  morto  un  cavallo  di  setticemia.  Era  il  cavalle 
Nolleau^  la  cui  autopsia  fu  fatta  da  Bouvard. 

Nessun  caso  di  morte  in  tutti  gli  altri  cavalli. 

In  seguito  a  questi  fatti  ne  avvennero  altri  che  qui  giova  del  pari  ri 
cordare. 

Il  Ministero  di  Agricoltura  e  Commercio  ungherese  aveva  invitato  l'illustre 
Pasteur  a  recarsi  in  Ungheria  per  eseguire  delle  esperienze  d*  inoculazione 
preventiva  in  momenti  in  cui  il  carbonchio  dominava  piuttosto  diffusamente. 
Le  esperienze  furono  fatte,  nei  mesi  di  settembre  e  di  ottobre,  a  Kapuvàr 
ed  a  Budapest  dal  dott.  Thuillier ,  assistente  di  Pasteur ,  alla  presenza  di 
rappresentanti  del  Governo  e  di  una  Commissione  mandata  appositamente 
e  composta  di  4  professori  di  Veterinaria  e  4  professori  di  Medicina.  I 
risultati  delle  esperienze  di  Kapuvàr  e  di  Budapest  sono  stati  riportati  nella 
Monatsschrtft  des    Vereines  der   Thieràrzte  in  Oesterreich  (N.   i  e  2,   1882). 

Gli  animali  per  le  esperienze  erano  rappresentati  da  20  capi  di  bovini 
e  100  capi  di  ovini.  La  prima  inoculazione  preventiva  fu  fatta  il  28  set- 
tembre su  14  bovini,  di  cui  7  erano  di  razza  mista  e  7  appartenevano  alU 
razza  ungherese  primitiva,  e  su  50  pecore.  I  6  bovini  ed  i  50  montoni  fu- 
rono  conservati  per  le  ulteriori   esperienze. 

Nel  medesimo  tempo  fu  fatta  T  inoculazione  su  267  e  489  montoni  che 
si  trovavano  al  pascolo  nella  contea  e  Veszkény  »  e  che  avevano  subito 
gravi  perdite  pel  carbonchio. 

L'inoculazione  si  faceva  con  Tordinaria  siringa  di  Pravaz  (della  capadtà 
di  I  centimetro  cubico),  ed  il  liquido  di  inoculazione  si  spingeva  nel  tes- 
suto connettivo  sottocutaneo  immediatamente  dietro  la  spalla  nei  bovini,  ^ 
nelle  pecore  sulla  faccia  intema  della  coscia  sfornita  di  lana.  La  quantità 
del  liquido  d*  inoculazione  era  di  "/^  di  CC.  per  ogni  capo  bovino 
di   Y5   ce.  per  ogni  ovino. 

Fino  alla  seconda  inoculazione,  che  fu  stabilita  il  io  ottobre,  non  si  ^ 


—  5«9  — 

iTQto  né  un  caso  di  malattia  né  un  caso  di  morte  fra  gli  animali  di  espe- 
rienza. Nel  gregge  di  489  capi  uno  era  morto  di  carbonchio  immediata- 
mente dopo  rinoculazione  e  due  altri  erano  morti  in  pochi  giorni.  Secondo 
le  osservazioni  fatte  finora  gli  animali  morti  dovevano  aver  preso  il  conta- 
do prima  dell'inoculazione,  giacché  il  periodo  d'incubazione  può  estendersi 
sino  a  IO  giorni. 

Dopo  la  seconda  inoculazione,  ad  eccezione  di  una  tumefazione  infiam- 
matoria nel  punto  inoculato  in  un  capo,  non  si  ebbe  nei  bovini  alcun'altra 
alterazione.  Negli  ovini  invece  si  ebbero  delle  perdite,  e  infatti  di  50  capi 
inoculati  fino  al  18  ottobre  5  morirono;  e  del  gregge  di  489  morirono  io, 
quindi  nel  primo  caso  si  ebbe  la  perdita  del  io  ^/^  e  nel  secondo  del  4  °/^^, 
ed  oltracciò  divennero  curvi  14  capi  del  numeroso  gregge.  Come  causa 
deir  incurvamento  fu  ammessa  ima  tumefazione  infiammatoria ,  che  si  era 
manifestata  attorno  al  punto  inoculato  ;  nell'  istesso  punto  di  inoculazione 
si  notava  la  formazione  di  pustole.  La  causa  probabile  della  perdita  deve 
essere  ricercata  neir  aria  impura  che  si  aveva  al  tempo  in  cui  fu  intrapresa 
l'inoculazione  preventiva. 

La  terza  inoculazione  fu  fatta  il  22  ottobre  su  20  capi  bovini  e  94 
capi  ovini. 

I  seguenti  fenomeni  morbosi  riguardano  i  bovini  non  inoculati..  Tempe- 
ratura del  corpo  elevata  (40.  2^  C.  fino  a  41.  8**  C);  contrazione  musco- 
lare; abbondante  secrezione  di  sudore;  orina  mucosa,  sanguinolenta;  man- 
canza di  appetito  e  di  ruminazione  ;  in  alcuni  sintomi  di  colica.  Tre  animali 
ammalarono  in  modo  particolarmente  grave,  i  fenomeni  si  notarono  spe- 
cialmente distinti  nella  razza  mista;  uno  di  questi  anzi  mori  coi  sintomi 
dd  carbonchio,  per  cui  la  razza  ungarica  presentò  una  resistenza  al  virus 
carbonchioso.  —  I  bovini  inoculati  rimasero  tutti  sani,  ad  eccezione  di  uno 
che  si  mostrò  per  un  giorno  malinconico  e  senza  appetito. 

Nelle  pecore  si  osservava  per  lo  più  il  carbonchio  apoplettico.  Una  forma 
rara  era  la  paralisi  del  treno  posteriore,  e  la  forma  rarissima  era  la  diarrea 
mucosa-sanguinolenta  con  febbre  alta  (42.  5°  C.  fino  a  42.  8^  C). 

In  30  ore  dopo  l' inoculazione  col  virus  carbonchioso  si  ebbe  il  primo 
caso  di  morte,  come  risulta  da  questa  tabella  : 

Giorno  Ore  dopo  l' inoculazione  Capi 

23  ottobre     30-37  ore  dopo  l' inoculazione 13 

24  •  61  »       »  »  19 

V       25        »  85  »        •  »  14 

26        *         109         »       >  » 2 

Totale 48 

11  28  ottobre  degli  ovini  non  inoculati  se  ne  trovava  vivo  ancora  un 
ctpo;  gli  altri  erano  morti  tutti  per  carbonchio.  In  ciascun  animale  si  trovò 
luui  notevole  tumefazione  della  milza.  Sul  collo  e  nel  punto  della  inocu- 
^one  v'eiano  delle  emorragie;  il  sangue  rassomigliava  al  catrame;  rara- 
mente lo  stato    congestivo  dell'intestino  era  accompagnato   da  versamento 


—  590  — 

sanguigno.  In  quei  casi,  in  cui  era  stata  fatta  T  inoculazione,  il  cervello  era 
ricco  di  sangue  ed  infiltrato  di  siero. 

Le  osservazioni  e  le  autopsie  furono  fatte  da  un  veterinario. 

Sommando  i  risultati,  si  ricavano  le  seguenti  conclusioni: 

1.  Che  dopo  la  seconda  inoculazione  preservativa  si  sono  avute  perdite 
significanti;  su  50  capi  di  bovini  il  io  °/o'  ^^  ^^  4  Vo  °^^^^  grandi  mandre. 
Queste  perdite  non  devono  essere  ascritte  solo  al  carbonchio,  ma  per  la 
più  gran  parte  all'  impurità  con  la  quale  fu  eseguita  V  inoculazione  ; 

2.  Che  nell'ultima  inoculazione  gli  animali  inoculati  due  volte  resistet- 
tero al  virus  carbonchioso,  ad  eccezione  di  una  pecora  che  mori  di  car- 
bonchio il  2  5  ottobre  nonostante  l' inoculazione  preservativa  ,  mentre  gli 
ovini  non  inoculati  erano  tutti  morti.  Nei  bovini  la  contagione  accidentade 
non  è  cosi  devastatrice  come  nei  piccoli  animali  ; 

3.  Che  r  esperienze  fatte  con  l' inoculazione  preservativa  presentano 
un  risultato  s})lendido,  ma  però  dimostrano  anche  che  bisogna  farle  conb 
massima  nettezza. 


Anche  a  Budapest  il  Pasteur  ebbe  argomento  di  fare  instituire  delle  esp^ 
rienze  nell'Istituto  Veterinario  ungherese  di  Budapest  dal  suo  assistente 
signor  Thuillier  alla  presenza  di  una  Commissione  composta  di  persone 
competenti. 

Furono  preparati  20  bovini  e  60  ovini  (di  cui  30  merinos),  il  cui  stato 
di  salute  fu  giudicato  buono  e  conveniente  per  le  inoculazioni. 

La  metà  degli  animali  fu  assoggettata  all'inoculazione  preservativa  col 
vaccino  N.  i  e  N.  2.  Nel  primo  liquido  d'inoculazione,  che  Thuillier  aveva  già 
pronto,  si  trovarono  solo  delle  spore,  e  con  esse  furono  inoculate  4  pecore. 

Il  liquido  d'inoculazione  N.  2,  ch'era  stato  coltivato  in  Budapest  col 
N  I,  conteneva  delle  spore  e  dei  filamenti  di  spore,  e  con  esso  furono 
inoculati  tutti  gli  altri  animali. 

L'uso  delle  due  specie  di  liquidi  d'inoculazione  fece  convincere,  che 
entrambi  possedono  la  medesima  azione  e  forza  preservativa.  —  Secondo 
ciò  che  si  ammette  il  vaccino  N.  i  deve  conservare  razione  anche  senza 
il  contatto  dell'aria,  e  può  essere  trasportato  facilmente  in  tubi  chiusi  alla 
lampada,  mentre  il  N.  2  ha  bisogno  dell'aria  e  quindi  deve  essere  traspor- 
tato in  vasi  aperti,  .la  qual  cosa  è  difficilmente  eseguibile. 

Per  ogni  bovino  fu  adoperato  '/^  di  CC.  e  per  ogni  ovino  */6  di  CC. 
di  liquido  d' inoculazione  ,  e  come  punto  d' inoculazione  fu  adoperata  h 
regione  dietro  la  spalla  nei  bovini  e  la  faccia  intema  delle  cosce  nelle  pe- 
core sprovviste  di  lana.  La  seconda  inoculazione  fu  fatta  negli  stessi  punti, 
ma  dal  lato  opposto. 

La  prima  inoculazione  preservativa  ebbe  luogo  il  23  settembre  i88x  col 
vaccino  N.   i,  ed  il  giorno  seguente  gli  inoculati  si  trovarono  bene. 

Il  i.°  ottobre,  quindi  8  giorni  dopo  questa  inoculazione,  morì  una  pecora, 
e  l'autopsia,  fatta  7  ore  dopo  la  morte,  dimostrò  oltre  un  catarro  delle  vie 
aeree,  edema  polmonale  e  catarro  dell'intestino  tenue. 


—  5«9  — 

avuto  né  un  caso  di  malattia  né  un  caso  di  morte  fra  gli  animali  di  espe- 
rienza. Nel  gregge  di  489  capi  uno  era  morto  di  carbonchio  immediata- 
mente dopo  l'inoculazione  e  due  altri  erano  morti  in  pochi  giorni.  Secondo 
le  osservazioni  fatte  finora  gli  animali  morti  dovevano  aver  preso  il  conta- 
gio prima  dell'inoculazione,  giacché  il  periodo  d'incubazione  può  estendersi 
sino  a  IO  giorni. 

Dopo  la  seconda  inoculazione,  ad  eccezione  di  una  tumefazione  infiam- 
matoria nel  punto  inoculato  in  un  capo,  non  si  ebbe  nei  bovini  alcun'altra 
alterazione.  Negli  ovini  invece  si  ebbero  delle  perdite,  e  infatti  di  50  capi 
inoculati  fino  al  18  ottobre  5  morirono;  e  del  gregge  di  489  morirono  io, 
quindi  nel  primo  caso  si  ebbe  la  perdita  del  io  Vo  ®  °^^  secondo  del  4  ^/^^ 
ed  oltracciò  divennero  curvi  14  capi  del  numeroso  gregge.  Come  causa 
dell'  incurvamento  fu  ammessa  una  tumefazione  infiammatoria ,  che  si  era 
manifestata  attorno  al  punto  inoculato  ;  nell'  istesso  punto  di  inoculazione 
si  notava  la  formazione  di  pustole.  La  causa  probabile  della  perdita  deve 
essere  ricercata  nell'  aria  impura  che  si  aveva  al  tempo  in  cui  fu  intrapresa 
r  inoculazione  preventiva. 

La  terza  inoculazione  fu  fatta  il  22  ottobre  su  20  capi  bovini  e  94 
capi  ovini. 

I  seguenti  fenomeni  morbosi  riguardano  i  bovini  non  inoculati.,  Tempe- 
ratura del  corpo  elevata  (40.  2**  C.  fino  a  41.  8**  C);  contrazione  musco- 
lare; abbondante  secrezione  di  sudore;  orina  mucosa,  sanguinolenta;  man- 
canza di  appetito  e  di  ruminazione  ;  in  alcuni  sintomi  di  colica.  Tre  animali 
ammalarono  in  modo  particolarmente  grave,  i  fenomeni  si  notarono  spe- 
cialmente distinti  nella  razza  mista;  uno  di  questi  anzi  mori  coi  sintomi 
del  carbonchio,  per  cui  la  razza  ungarica  presentò  una  resistenza  al  virus 
carbonchioso.  —  I  bovini  inoculati  rimasero  tutti  sani,  ad  eccezione  di  uno 
che  si  mostrò  per  un  giorno  malinconico  e  senza  appetito. 

Nelle  pecore  si  osservava  per  lo  più  il  carbonchio  apoplettico.  Una  forma 
rara  era  la  paralisi  del  treno  posteriore,  e  la  forma  rarissima  era  la  diarrea 
mucosa-sanguinolenta  con  febbre  alta  (42.  5°  C.  fino  a  42.  8^  C). 

In  30  ore  dopo  V  inoculazione  col  virus  carbonchioso  si  ebbe  il  primo 
caso  di  morte,  come  risulta  da  questa  tabella  : 

Giorno  Ore  dopo  l' inoculazione  Capi 

23  ottobre     30-37  ore  dopo  l' inoculazione 13 

24  >  61  »        >  •  19 

s       25        >  8$         >       »  »  14 

26        >        109         *       >  >  2 

Totale 48 

II  28  ottobre  degli  ovini  non  inoculati  se  ne  trovava  vivo  ancora  un 
capo  ;  gli  altri  erano  morti  tutti  per  carbonchio.  In  ciascun  animale  si  trovò 
una  notevole  tumefazione  della  milza.  Sul  collo  e  nel  punto  della  inocu- 
lazione v'eiano  delle  emorragie;  il  sangue  rassomigliava  al  catrame;  rara- 
mente lo  stato    congestivo  dell'intestino  era  accompagnato   da  versamento 


—  592  — 

i.°  Delle  pecore  inoculate  morì  una  di  catarro  delle  vie  aeree  e  di 
edema  polmonale  dopo  la  prima  inoculazione  ;  dopo  la  seconda  mori  un'al- 
tra per  catarro  gastro-enterico.  Otto  giorni  dopo  la  contagione  morì  una 
pecora  per  dìstomi  epatici,  ed  al  19.**  giorno  morì  un'altra  per  rogna. 

2.^  Nelle  pecore  non  inoculate  non  si  ebbe  alcun  caso  di  morte  prima 
della  contagione,  dopo  la  quale  morirono  tutte  le  altre  di  carbonchio  fino 
a  restarne  due  sole. 

3.^  I  bovini  non  inoculati  presentarono  delle  alterazioni  non  essenziali 
dopo  la  contagione;  quelli  inoculati  rimasero  sani. 

La  Commissione ,  composta  di  persone  spécialiste ,  si  pronunziò  nel  se- 
guente modo  intorno  al  valore  scientifico  e  pratico  di  queste  inoculazioni 
preservative.  Questa  inoculazione,  considerata  dal  punto  di  vista  scientifico, 
è  molto  interessante,  perchè  dimostra  che  i  batteri  propri  del  carbonehio 
divengono  di  natura  più  mite  per  mezzo  della  cultura  artificiale,  e  come 
tali  portati  nelUorganismo  animale,  lo  rendono  meno  suscettibile  o  lo  pre- 
servano completamente  dalla  pericolosa  t:ontagione  naturale.  Nello  stesso 
tempo  viene  con  ciò  aperta  la  via,  con  la  quale  si  può  giungere  a  spie- 
gare alcuni  punti  oscuri  delle  malattie  contagiose  degli  animali  continuando 
ad  investigare. 

L' inoculazione  preservativa,  considerata  anche  sotto  il  punto  di  vista  pra- 
tico, sarebbe  importante,  perchè  per  mezzo  suo  vengono  notevolmente  di- 
minuite le  perdite  che  si  hanno  annualmente  in  alcune  regioni  ed  in  alami 
paesi  a  causa  del  carbonchio. 

I  membri  della  Commissione  però  manifestano  contefuporaneamente  la 
speranza,  che  in  avvenire  eseguendo  rigorosamente  le  nontiè  prescritte,  possa 
essere  messo  un  limite  alle  perdite  mercè  il  carbonchio ,  e  che  rimanga 
aperto  sempre  un  campo  più  vasto  alla  pratica  obbligatoria  dell'inoculazione 
preservativa,  perchè  con  quello  che  si  è  citato  finora  non  si  diminuisce  la 
frequenza  e  la  ulteriore  diffusione  della  malattia. 

Sebbene  l' inoculazione  preservativa  possa  essere  eseguita  con  poca  spesa, 
facilmente  e  nello  spazio  di  breve  tempo  su  di  un  gran  numero  di  animali, 
ed  il  liquiclo  d'inoculazione  possa  essere  provveduto  in  sufficiente  quantità, 
e  tutta  la  manipolazione  dia  poca  noja  ai  proprietari,  pure  ciò  non  ostante 
la  Commissione  afferma  che  attualmente  sarebbe  ancora  troppo  arrischiato 
raccomandare  generalmente  questa  inoculazione  preservativa  com'è  stata  ese- 
guita da  Thuillier  secondo  gli  ordini  di  Pasteur,  imperocché  i  soggetti  su 
cui  si  è  sperimentato  finora  sono  stati  troppo  pochi  ed  i  risultati  non  con- 
cordanti. 


*  * 


Nel  N.  3  degli  Archives  Vétérinaires,  i  o  febbrajo ,  Rossignol  dà  rela- 
zione di  nuove  esperienze  fatte  a  Melun  circa  la  durata  dell'immunità  con- 
secutiva alla  vaccinazione  carbonchiosa ,  di  cui  è  importante  conoscere  i 
risultati. 

Le  esperienze  sono  state  fatte  il  2  6  gennajo  da  Pasteur ,  assistito  àkì 
suoi  ordinari  collaboratori    Chamberland,  Roux    e  Thuillier,  in   una  delle 


—  591  — 

Col  sangue  preso  dalla  vena  crurale  di  questo  cadavere  fu  inoculato  un 
coniglio,  e  con  la  polpa  della  milza  se  ne  inoculò  un  secondo;  entrambi  i 
conigli  rimasero  sani,  ed  il  loro  sangue  non  conteneva  batteri  carbonchiosi. 

La  seconda  inoculazione  preservativa  fu  fatta  da  Thuìllier  il  5  ottobre  1881 
col  vaccino  N.  2,  che  si  distingueva  dal  N.  i  solo  per  la  maggior  forza, 
giacché,  secondo  i  dati  di  Thuillier,  il  N.  i  vien  coltivato  dal  virus  car- 
bonchioso non  indebolito  in  24  ore  alla  temperatura  di  42-43°  C,  men- 
tre il  N.  2  può  essere  coltivato  in  12  ore.  Il  N.  2  però  produce  la  morte 
nella  proporzione  del  50  ^/^  negli  animali  non  inoculati,  e  col  N.  i  invece 
sì   ha  o  7^. 

Due  giorni  dopo  T  inoculazione  né  i  bovini  né  gli  ovini  presentano  sin- 
tomi di  malattia.  Il  giorno  8  ottobre  una  pecora  di  razza  comune  é  morta, 
e  l'autopsia  dimostrò  meteorismo  in  seguito  a  catarro  cronico  dello  stomaco 
e  dell'intestino.  Il  sangue  conteneva  dei  batteri  analoghi  a  quelli  del  li- 
quido d'inoculazione.  Quest'ultima  circostanza  fu  la  causa,  che,  essendosi 
fatta  l'inoculazione  a  due  conigli  col  sangue,  uno  di  questi  mori  per  edema 
polmonale,  e  nel  sangue  si  trovarono  parimente  gli  stessi  batteri  del  liquido 
d' inoculazione  e  l'altro  coniglio  rimase  sano. 

Per  risolvere  questa  questione  Thuillier  inoculò  due  pecore  col  vaccino 
N.  I,  e  dopo  9  giorni  col  sangue  della  pecora  morta  sopra  citata  si  ino- 
culò una  di  queste  due  pecore  ed  un'altra  pecora  non  inoctflata.  Il  primo 
animale,  che  era  stato  inoculato  due  volte,  rimase  sano,  mentre  quello  non 
inoculato  morì  di  carbonchio. 

Le  esperienze  del  dott.  Rozsahoggyi  dimostrarono  che  i  bacilli  contenuti 
nel  sangue  delle  pecore  morte  si  sviluppano  come  i  batteri  del  carbon- 
chio mercè  la  cultura  artificiale,  e  che  l'inoculazione  del  liquido  coltivato 
in  un  coniglio  produce  il  carbonchio. 

Tutte  queste  esperienze  non  hanno  spiegato  il  fatto  citato  prima,  per 
cui  per  una  controesperienza  furono  assoggettati  al  carbonchio  non  inde- 
bolito, il  17  ottobre,  5  bovini  inoculati  e  5  non  inoculati,  25  ovini  ino- 
culati e  25  non  inoculati.  Thuillier  adoperò  un  liquido  d'inoculazione  col- 
tivato a  Parigi  fin  da  5  anni,  e  l'inoculò  nella  quantità  già  indicata  e  nei 
soliti  punti  del  corpo.  I  bovini  si  mostrarono  resistenti  a  questa  contagione  ; 
solo  i  vitelli  che  avevano  avuto  l'inoculazione  preservativa  ammalarono  di 
febbre,  che  si  moderò  dopo  3-4  giorni.  Tutti  i  bovini  rimasero  in  vita. 

Degli  ovini  che  avevano  avuto  l'inoculazione  preservativa  non  morì  alcun 
capo  nei  primi  giorni.  In  quelli  non  inoculati  si  ebbe  il  primo  caso  di 
morte  dopo  36  ore.  Al  2.**  giorno  ne  morirono  8,  al  3.°  giorno  6,  al  4.° 
giorno  4,  al  5.**  giorno  3,  al  6.®  ed  8.°  giorno  un  animale  al  giorno,  in 
tutto  23  capi.  L'autopsia  dimostrò  l'esistenza  del  carbonchio,  e  nel  sangue 
si  trovarono  dei  bastoncini  e  filamenti  mobili. 

Delle  pecore  inoculate  morì  una  al  7.**  giorno.  Alla  sezione  si  trovò  anemia 
con  numerosi  distomi  nel  fegato.  Al  5  novembre,  cioè  20  giorni  dopo  l'ino- 
culazione, mori  una  seconda  pecora ,  nella  quale  si  trovarono  molti  vermi 
nei  polmoni  ed  un  intenso  catarro  dei  bronchi. 

Dall'insieme  di  queste  esperienze  si  desume  quanto  segue: 


—  594  — 

n  i.^  febbrajo  alcune  temperature  prese  a  caso  fra   i  montoni  indictiic 
che  tutto  è  rientrato  nell'ordine;  infatti  si  ha  38^5  —  38^3  —  38^,9  —  3^ 
Questi  brillantissimi  successi  sono  un  nuovo  trionfo  per  Ut  vaccinazìo&i 
carbonchiosa.  Certamente  V  immunità  dura  al  minimo  7  mesi,  e  tutto  fa  pre 
sumere  che  potrà  durare  un  anno.  La  morte  dell'agnello  dimostrerebbe  du 
la  madre  vaccinata  e  inoculata  non  trasmette  l'immunità  ai  suoi  prodotti, 
ma  con  una  esperienza  isolata  non  si  può  formulare  ancora  una  conclusione. 
Le  vaccinazioni  eseguite  nel  giugno  dettero  del  pari  importanti  resultati 
Le  vaccinazioni  furono  fatte  dal  Thuillier,  assistente  di  Pasteur,  nella  t^ 
nuta  demaniale  di  Packisch,  in  cui  il  carbonchio  da  alcuni  anni  non  sii 
manifestato.  A  500  passi    dal   fabbricato   trovasi    una    casa    fatta  in  pm 
parte  di  legno,  nella  quale  non    sono    stati  mai  né  animali    affetti  da  e» 
bonchio,  né  cadaveri,  né  alimenti  di  natura  sospetta.  La  casa  fu  divisa  HI 
due  metà  mercè  una  tramezza.  Nella  prima  metà    furono   messi   12  bovi» 
(cioè  4  buoi  da  lavoro,   2   torelli,   2  vacche  gravide,   2  giovenche  che  aw 
vano  partorito  da  poco,   2  giovani    buoi),  i    quali,  nd    eccezione  di  quetfi 
due  buoi  giovani  appartenenti  alle  stalle  di   Packisch,  provenivano  da  utf 
tenuta  rimasta  finora  immune    dal    carbonchio.  Nella  seconda  metà  si  mi* 
sero  50  pecore,  di  cui  30  erano  state    comjìrate    da    poco    tempo  in  um 
regione  priva  di  carbonchio  e  20  erano  di  Packisch. 

Le  esperienze  vennero  fatte  con  le  più  scrupolose  precauzioni.  Non  i 
vollero  prendere  tutti  gli  animali  dalla  tenuta  di  Packisch  per  evitare,  come 
ben  dice  Lydtin  nelle  Thieràrztlìchc  Miithcilun,c^cn,  o  che  gli  animali  foi* 
sero  già  divenuti  refrattari  sotto  l'influenza  del  contagio,  o  che,  es' 
già  infetti,  potessero  ammalarsi  di  carbonchio  durante  le  esperienze  i 
pendentemente  dalla  vaccinazione.  Le  due  vacche  gravide  furono  s 
per  constatare  se  la  vaccinazione  abbia  qualche  influenza  sui  prodotti 
concepimento  rendendoli  o  non  refrattari.  Gli  animali  erano  mantenuti 
alimento  che  giorno  per  giorno  veniva  trasportato  con  le  debite  cautele 
un  podere  non  infetto  di  carbonchio.  Il  personale  speciale  addetto 
animali  non  abbandonò  la  stalla  durante  le  esperienze.  L'acqua 
presa  da  un  pozzo  molto  profondo,  scavato  appositamente,  ed  era  qui 
esente  da  ogni  sospetto.  In  tutti  gli  animali  fu  constatata  la  perfetta 
Nelle  pecore  la  temperatura  oscillava,  prima  dell'esperimento,  fra  28^4 
39°,4  C,  e  nei  bovini  fra  38®  e  39**  C. 

La  prima  vaccinazione  venne  fatta  il  5  aprile  su  6  bovini  e  25 
la  seconda  il  19  aprile.  Gli  altri  animali    non   vaccinati  dovevano 
come  testimoni.  Secondo  la  Ntue  Zeitschrift  filr  Veterinair'Medicin^  da 
rileviamo  questa  relazione,  alcuni  giorni  dopo  la  seconda  vaccinazione 
rivano  3  pecore,  mentre   le  altre  22  ed  i  6  bovini    presentarono  solo 
po'  di  aumento  nella  temperatura  e  poi  stettero  sempre  bene. 

La  prova  di  controllo   fu    fatta    il   giorno  6  maggio  col   sangue  di 
pecora  morta  di  carbonchio  nella  stalla  di  esperienze  della  Scuola  Vt 
naria  di  Berlino  nella  notte  dal  4  al  5  maggio.    Vennero  inoculate  le  ti 
pecore  ed  i  6  bovini  vaccinati  e  le  25    pecore  ed  i  6  bovini  non 
nati  con  i  centimetro  cubico  di  sangue  mediante  la  siringa  di  PravaiL 


—  595  — 

I  testimoni  risentirono  subito  l'azione  del  sangue  carbonchioso  injettato. 

D  9  maggio,  cioè    3    giorni    dopo    l'inoculazione,    la    Commissione  trovò 

Morte  34  pecore  testimoni  e  3  bovini  testimoni;  la  25*  pecora  e  gli  altri 

bovini  non  vaccinati  erano  molto  malati,  mentre  le  22  pecore  vaccinate 

i  6  bovini  vaccinati  erano  completamente  sani  e  vispi. 

Degli  animali  morti  furono  sezionati   2  bovini  ed   x    pecora.  Nel  sangue 

trovarono   numerosi    batterli,  come    si    potè    constatare    mediante  esatte 

vazioni  microscopiche  cui  prese  parte  anche  il  prof.  Virchow. 
n  Ministero  d'Agricoltura  ha  ordinato  che  si  facciano  nuove  esperienze 
stabilire  se  il  vaccino  carbonchioso  di  Pasteur  per  rendere  immuni  le 
►re  preparato  un  pò*  meno  virulento  abbia  la  proprietà  di  non  produrre 
morte  durante  l'inoculazione.  Per  le  nuove  esperienze  saranno  adoperate 
150  pecore  vaccinate  e  250  testimoni.  Gli  animali  si  faranno  pascolare 
li  prati  di  Packisch  ove  domina  per  lo  più  il  carbonchio.  Se  gli  animali 
llon  vaccinati  muoiono  di  carbonchio  spontaneo,  mentre  quelli  vaccinati 
ik)n  muoiono  né  in  seguito  all'inoculazione  del  virus  né  pel  carbonchio 
Ipontaneo,  la  vaccinazione  col  metodo  di  Pasteur,  deve  ritenersi  come  un 
liìexzo  efficace  e  pratico  contro  il  carbonchio  degli  animali  domestici. 


«  * 


Né  r  Italia  è  restata  indifferente  dinanzi  a  questi  importante  scoperta. 
Nella  Scuola  superiore   di  Medicina  Veterinaria  di  Milano  ebbero  luogo 
interessanti  esperimenti  sulla  questione.  L'iniziativa  di   queste  esperienze  fu 
^resa  dalla  solerte  Direzione  della  Scuola  e  dalla  benemerita  Presidenza  della 
Bocietà  Veterinaria   Lombarda. 

^  Il  26  febbrajo  fu  fatta  la  prima  vaccinazione  alla  presenza  delle  Autorità, 
dei  rappresentanti  vari  municipi  e  molte  Provincie,  Accademie  scientifiche, 
itJnìversità,  Sodalizi  e  Comizi  agrari,  ecc. 

l  II  Direttore  della  Scuola  egregio  prof.  Lanzillotti-Buonsanti,  ringraziò  gli 
^tCTvenuti  ch'erano  accorsi  numerosi  a  questa  festa  della  scienza,  ed  in 
j^oche  parole  spiegò  lo  scopo  che  si  voleva  ottenere  con  questi  esperimenti 
pdi  vaccinazione  carbonchiosa;  poscia  il  dott.  Griffini  lesse  una  chiara  ed 
Sordinata  esposizione  della  scoperta  di  Pasteur,  di  cui  riferì  i  successi  otte- 
nuti finora  in  Francia  ed  in  Ungheria,  innestandovi  con  molto  accorgimento 
^tttte  le  questioni  relative  ai  microbi  ed  alla  loro  cultura. 
r  Subito  dopo  il  prof.  Melchiorre  Guzzoni,  cui  era  stato  dato  l' incarico  dei- 
esecuzione  delle  inoculazioni,  espose  il  seguente  programma  delle  espe- 
;  già  prestabilito  di  comune  accordo  : 
e  Gli  esperimenti  di  vaccinazione  carbonchiosa  verranno  eseguiti  sopra 
j  vacche,  4  pecore,  4  conigli,  un  majale  ed  un  cavallo.  Un'ora  prima  di 
l'operazione  sarà  stata  misurata  la  temperatura  e  saranno  state  nume- 
'Qte  le  battute  del  polso  e  le  respirazioni  di  ciascun  animale.  Gli  animali 
^tono  contraddistinti  ciascuno  da  un  numero  progressivo  che  corrisponde  a 
"^llo  di  ima  tabella  su  cui  verranno  registrati  giornalmente  i  fenomeni 
tonsectttivi  all' innesto. 


—  594  — 

n  i.^  febbrajo  alcune  temperature  prese  a  caso  fra   i  montoni  imdicano 
che  tutto  è  rientrato  nell'ordine;  infatti  si  ha  38^5  —  38°,3  —  38^,9  —  39. 
Questi  brillantissimi  successi  sono  un  nuovo  trionfo  per  la  vacciaaaiooe 
carbonchiosa.  Certamente  V  immunità  dura  al  minimo  7  mesi,  e  tutto  fii  pre- 
sumere che  potrà  durare  un  anno.  La  morte  dell'agnello  dimostrerebbe  che 
la  madre  vaccinata  e  inoculata  non  trasmette  l'immunità  ai  suoi  prodotti; 
ma  con  una  esperienza  isolata  non  si  può  formulare  ancora  una  conclusione. 
Le  vaccinarioni  eseguite  nel  giugno  dettero  del  pari  importanti  resultati. 
Le  vaccinazioni  furono  fatte  dal  Thuillier,  assistente  di  Pasteur,  nella  te- 
nuta demaniale  di  Packisch,  in  cui  il  carbonchio  da  alcuni  anni  non  si  è 
manifestato.  A  500  passi    dal   fabbricato   trovasi    una    casa    fatta  in  gran 
parte  di  legno,  nella  quale  non   sono    stati  mai  né  animali    affetti  da  car- 
bonchio, né  cadaveri,  né  alimenti  di  natura  sospetta.  La  casa  fu  divisa  in 
due  metà  mercè  una  tramezza.  Nella  prima  metà    furono   messi   12  bovini 
(cioè  4  buoi  da  lavoro,   2  torelli,   2  vacche  gravide,   2  giovenche  che  ave- 
vano partorito  da  poco,   2  giovani    buoi),  i    quali,  ad    eccezione  di  questi 
due  buoi  giovani  appartenenti  alle  stalle  di  Packisch,  provenivano  da  uni 
tenuta  rimasta  finora  immune    dal    carbonchio.  Nella  seconda  metà  si  mi- 
sero 50  pecore,  di  cui  30  erano  state    comprate    da    poco    tempo  in  una 
regione  priva  di  carbonchio  e  20  erano  di  Packisch. 

Le  esperienze  vennero  fatte  con  le    più  scrupolose    precauzioni.   Non  si 
vollero  prendere  tutti  gli  animali  dalla  tenuta  di   Packisch  per  evitare,  come 
ben  dice  Lydtin  nelle   Thieràrztliche  Mitthàlun^c^cn,    o  che  gli  animali  fos- 
sero già  divenuti  refrattari  sotto    l'influenza    del    contagio,  o    che,  essendo 
già  infetti,  potessero  ammalarsi  di  carbonchio    durante   le  esperienze  indi- 
pendentemente dalla  vaccinazione.    Le    due    vacche    gravide    furono  scelte 
per  constatare  se  la  vaccinazione  abbia  qualche  influenza  sui    prodotti  d^^ 
concepimento  rendendoli  o  non  refrattari.  Gli  animali  erano  mantenuti  co*^ 
alimento  che  giorno  per  giorno  veniva  trasportato  con  le  debite  cautele  ci^ 
un  podere  non   infetto  di  carbonchio.    Il    personale    speciale   addetto    ag^^ 
animali  non  abbandonò   la   stalla    durante    le    esperienze.    L'acqua   veniv^^, 
presa  da  un  pozzo  molto    profondo,  scavato   appositamente,  ed  era  quinci' 
esente  da  ogni  sospetto.  In  tutti  gli  animali  fu  constatata  la  perfetta  saniti 
Nelle  pecore  la  temperatura  oscillava,  prima    dell'esperimento,  fra  28^,4      ^ 
39^,4  C,  e  nei  bovini  fra  38®  e  39**  C. 

La  prima  vaccinazione  venne  fatta  il  5  aprile  su  6  bovini  625  pecora 
la  seconda  il  19  aprile.  Gli  altri  animali  non  vaccinati  dovevano  servi.  ^ 
come  testimoni.  Secondo  la  Ntue  Zeitschrijt  fur  Vcterinair-Medicin^  da  (^'•^ 
rileviamo  questa  relazione,  alcuni  giorni  dopo  la  seconda  vaccinazione  vdl.O 
rivano  3  pecore,  mentre  le  altre  22  ed  i  6  bovini  presentarono  solo  «^^ 
po'  di  aumento  nella  temperatura  e  poi  stettero  sempre  bene. 

La  prova  di  controllo  fu  fatta  il  giorno  6  maggio  col  sangue  di  u^^ 
Ijecora  morta  di  carbonchio  nella  stalla  di  esperienze  della  Scuola  Vete^^ 
naria  di  Berlino  nella  notte  dal  4  al  5  maggio.  Vennero  inoculate  le  ^^\ 
pecore  ed  i  6  bovini  vaccinati  e  le  25  pecore  ed  i  6  bovini  non  vac^^^ 
nati  con  i  centimetro  cubico  di  sangue  mediante  la  siringa  di  Pravas. 


—  595  — 

I  testimoni  risentirono  subito  l'azione  del  sangue  carbonchioso  injettato. 
Il  9  maggio,  cioè  3  giorni  dopo  l'inoculazione,  la  Commissione  trovò 
Tìiorte  24  pecore  testimoni  e  3  bovini  testimoni;  la  25*  pecora  e  gli  altri 
^  bovini  non  vaccinati  erano  molto  malati,  mentre  le  22  pecore  vaccinate 
-ed  i  6  bovini  vaccinati  erano  completamente  sani  e  vispi. 

Degli  animali  moni  furono  sezionati  2  bovini  ed  i  pecora.  Nel  sangue 
"SÌ  trovarono  numerosi  batterli,  come  si  potè  constatare  mediante  esatte 
•osservazioni  microscopiche  cui  prese  parte  anche  il  prof.  Virchow. 

II  Ministero  d'Agricoltura  ha  ordinato  che  si  facciano  nuove  esperienze 
per  stabilire  se  il  vaccino  carbonchioso  di  Pasteur  per  rendere  immuni  le 
pecore  preparato  un  po'  meno  virulento  abbia  la  proprietà  di  non  produrre 
la  morte  durante  l'inoculazione.  Per  le  nuove  esperienze  saranno  adoperate 
250  pecore  vaccinate  e  250  testimoni.  Gli  animali  si  faranno  pascolare 
«ui  prati  di  Packisch  ove  domina  per  lo  più  il  carbonchio.  Se  gli  animali 
non  vaccinati  muoiono  di  carbonchio  spontaneo,  mentre  quelli  vaccinati 
non  muoiono  né  in  seguito  all'inoculazione  del  virus  né  pel  carbonchio 
"Spontaneo,  la  vaccinazione  col  metodo  di  Pasteur,  deve  ritenersi  come  un 
mezzo  efficace  e  pratico  contro  il  carbonchio  degli  animali  domestici. 


*  * 


Né  l'Italia  è  restata  indifferente  dinanzi  a  questa  importante  scoperta. 
Nella  Scuola  superiore    di  Medicina  Veterinaria  di  Milano  ebbero  luogo 
interessanti  esperimenti  sulla  questione.  L' iniziativa  di  queste  esperienze  fu 
presa  dalla  solerte  Direzione  della  Scuola  e  dalla  benemerita  Presidenza  della 
Società  Veterinaria   Lombarda. 

Il  26  febbrajo  fu  fatta  la  prima  vaccinazione  alla  presenza  delle  Autorità, 
^ci  rappresentanti  vari  municipi  e  molte  Provincie,  Accademie  scientifiche, 
università,  Sodalizi  e  Comizi  agrari,  ecc. 

Il  Direttore  della  Scuola  egregio  prof.  Lanzillotti-Buonsanti,  ringraziò  gli 
'f^tervenuti  ch'erano  accorsi  numerosi  a  questa  festa  della  scienza,  ed  in 
poche  parole  spiegò  lo  scopo  che  si  voleva  ottenere  con  questi  esperimenti 
^i  vaccinazione  carbonchiosa;  poscia  il  dott.  Griffini  lesse  una  chiara  ed 
^^cìinata  esposizione  della  scoperta  di  Pasteur,  di  cui  riferi  i  successi  otte- 
^^ti  finora  in  Francia  ed  in  Ungheria,  innestandovi  con  molto  accorgimento 
*^tte  le  questioni  relative  ai  microbi  ed  alla  loro  cultura. 

Subito  dopo  il  prof.  Melchiorre  Guzzoni,  cui  era  stato  dato  l' incarico  del- 
^^^secuzione  delle  inoculazioni,  espose  il  seguente  programma  delle  espe- 
'^^nze,  già  prestabilito  di  comune  accordo  : 

<  Gli  esperimenti  di  vaccinazione  carbonchiosa  verranno  eseguiti  sopra 
S  vacche,  4  pecore,  4  conigli,  un  uiajale  ed  un  cavallo.  Un'ora  prima  di 
^^e  l'operazione  sarà  stata  misurata  la  temperatura  e  saranno  state  nume- 
.  '^te  le  battute  del  polso  e  le  respirazioni  di  ciascun  animale.  Gli  animali 
^ono  contraddistinti  ciascuno  da  un  numero  progressivo  che  corrisponde  a 
Quello  di  una  tabella  su  cui  verranno  registrati  giornalmente  i  fenomeni 
'Consecutivi  all'innesto. 


—  596  — 

€  Per  comunicare  agli  animali  l'immunità  a  contrarre  il  carbonchio,  si 
debbono  praticare  due  inoculazioni  preservatrici  :  una  col  batterio  molto 
attenuato  (primo  vaccino),  che  induce  negli  animali  una  febbre  molto  leg- 
giera, e  talvolta  neppur  questa,  e  che  prepara  l' organismo  a  ricevere  la  se- 
conda inoculazione,  la  quale  viene  praticata  12-15  giorni  più  tardi  col 
batterio  più  virulento  (secondo  vaccino),  che  ucciderebbe  un  certo  numero 
di  animali  se  essi  non  fossero  stati  in  parte  preservati  dalla  precedente  ino- 
culazione. Anche  dopo  questa  seconda  inoculazione  gli  animali  non  provano 
che  una  leggiera  febbre.  Allora  gli  animali  sono  interamente  vaccinati,  cioè 
sono  diventati  refrattari  alla  malattia   carbonchiosa. 

€  Oggi,  adunque,  praticheremo  l' inoculazione  col  primo  vaccino^  facendo 
rinjezione  al  di  dietro  della  spalla  destra  nelle  vacche,  al  lato  destro  drf 
collo  nel  cavallo  ed  alla  faccia  interna  della  coscia  destra  negli  altri  ani- 
mali. Due  ore  dopo  si  misurerà  di  nuovo  la  temperatura  e  si  conteranno 
il  polso  ed  i  respiri.  Quest'esame  verrà  ripetuto  poi  nei  giorni  successivi, 
mattina  e  sera ,  sempre  alla  stessa  ora  e  mantenendo  il  termometro  nel- 
r  intestino  retto  di  ogni  animale  per  dieci  minuti.  Il  vaccino  di  cui  ci  ser- 
viremo è  pervenuto  direttamente  da  Parigi.  Esso  è  contenuto  in  due  tubetti 
ciascuno  dei  quali  può  servire  per  50  montoni.  Il  liquido  deve  venire  in- 
trodotto sotto  la  pelle  ad  una  determinata  dose.  A  tale  scopo  si  fa  uso  di 
una  siringa  di  Pravaz,  costruita  appositamente,  che  ci  è  giunta  insieme  al  li- 
quido, e  che  deve  funzionare  perfettamente. 

<  Quindici  giorni  dopo,  cioè  il  12  marzo,  i)raticheremo  la  stessa  opera- 
zione col  secondo  vaccino^  ma  faremo  l'injezione  sulla  spalla  sinistra  e  sulla 
coscia  sinistra,  in  quella  parte  cioè  dove  non  è  stata  fatta  la  prima  vacci- 
nazione. —  Allora  gli  animali   sono    completamente    vaccinati.  Per  dimo- 
strare poi  che  gli  animali    vaccinati    hanno    acquistata   l'immunità   e  sono 
divenuti  refrattari  alla  malattia  carbonchiosa,  trascorsi  circa  40  giorni  dalU 
seconda   vaccinazione,    cioè  il   23  aprile,  alcuni  di  essi  verranno  inoculati 
col  vero  virus  carbonchioso  che  procureremo  di  ottenere    fresco,   altri  cer- 
cheremo di  mandarli    possibilmente  in    località   ove   domina  il   carbonchio. 
L' inoculazione  del  vero  virus  carbonchioso  la  faremo  comparativamente  sugli 
animali  vaccinati  e  sopra  animali  non  vaccinati;  questi   dovranno  soccom* 
bere  per  carbonchio,    quelli  dovranno  sopravvivere,  anzi  risentire  per  nuU^- 
l'effetto  dell'inoculazione.  Passati  altri  due  mesi  circa  (il  25  giugno)  faren^»> 
un'altra  inoculazione  sui  vaccinati  col  vero  virus  carbonchioso,   per  vedere 
se  questo  secondo  innesto  rimane  senza  effetto  >. 

Sciolta  la  seduta,  si  passò  tosto  nel  gran  salone  chirurgico,  ove,  aU^ 
presenza  di  tutti  gli  intervenuti,  il  prof.  Guzzoni  eseguì  le  inoculazioni  suU^ 
5  vacche,  sulle  4  pecore,  sul  cavallo,  sul  majale  e  sui  4  conigli  nel  mod^ 
sopra  indicato,  aggiungendo  ancora  alcuni  altri  schiarimenti  e  rispondendo^ 
alle  varie  osservazioni  fatte  dai  veterinari,  dai  medici  e  dagli  agricoltore- 
Alcuni  potettero  anche  osservare  al  microscopio  il  primo  vaccino  che  er^ 
stato    adoperato. 

Agli  animali  fu  misurata  la  temperatura  un'ora  prima  dell' inoculazion «2 • 
Dal  giorno  dell'  esperienza  in  poi  questa  misurazione  si  fa  due  volte  al  giorno  > 
la  mattina  alle  7  e  nel  pomeriggio  alle  4  '/,. 


—  599  — 

La  pecora  pur  essa  di  controllo  alle    8  ant.  del    25    aprile    segnava  la 
temperatnra  di  39^9  e  mori  nel  giorno  stesso  alle  2.  30  pom« 

Fatto  Tesarne  microscopico  del  sangue    subito    dopo   avvenuta  |a  morte 

si  trovò    in   esso   una    considerevole    quantità    di   bacillus  anthraèis^  resta 

quindi  dimostrato  che  la  morte  avvenne  per  carbonchio. 

'     Delle  vacche  che  servirono  di  controllo   ne    morì    una   il   30   aprile  fra 

le  2  e  le  4  ant.,  nei  giorni  26  e  27  la  temperatura  di  questa  vacca  aveva 

-oscillato  fra  40^,5  e  41^2. 

Le  altre  due  vacche  che  pure  servirono  di  controllo  presentarono  una 
'discreta  tumefazione  calda,  dolente  e  crepitante  nel  punto  della  inocula- 
zione e  la  temperatura  d'una  di  esse  giunse  fino  a  40^,1,  nel  giorno  25 
-aprile,  e  quella  dell'altra  fino  a  39^,4  nello  stesso  giorno;  quindi  discese 
e  raggiunse  il  grado  normale. 

Gli   animali  quindi  superarono  la  prova  ritornando  in  perfetta  salute. 

Degli  animali  vaccinati  morirono  il  vitello,  una  vacca  ed  il  coniglio, 
vaccinati  tutti  due  volte. 

Il  vitello,  nel  giorno  25  aprile,  segnava  la  temperatura  di  4i**,2,  pre- 
sentava una  tumefazione  circoscritta,  dura  e  dolente  nel  punto  dell*  inocu- 
lazione, anorressia  completa,  cessazione  della  ruminazione,  ecc. 

Nel  26,  alle  8  del  mattino,  la  temperatura  era  a  39^5  e  l'animale  si 
presentiva  assai  migliorato,  quando  verso  le  5.  30  pom.  di  detto  giorno 
moriva. 

Nel  27  dello  stesso  mese,  alle  7  ant.,  moriva  anche  il  coniglio  con 
una  considerevolissima  tumefazione  della  coscia,  nella  quale  era  stata  fatta 
l'inoculazione,  e  di  tutto  il  treno  posteriore. 

E  nel  30  verso  l'i  e  30  pom.  mori  anche  la  vacca  N.  3  che  era  stata 
vaccinata  due  volte,  la  quale  aveva  segnata  la  temperatura  di  40^  nel  26 
aprile  e  successivi. 

Tutti  questi  animali  sono  morti  indubitatamente  di  carbonchio,  come 
risultò  dall'analisi  microscopica  del  sangue  e  dall'autopsia. 

Come  si  è  detto,  nell'intento  di  fare  un  confronto  fra  gli  effetti  dell'ino- 
culazione del  virus  virulento  preparato  da  Pasteur  e  quelli  del  sangue  car- 
bonchioso negli  animali  assoggettati  alla  vaccinazione  carbonchiosa,  si 
stabili  di  fare  un  secondo  esperimento  di  controllo  sugli  animali  vaccinati 
che  superarono  felicemente  la  prova  del  23  aprile  e  su  animali  che  servir 
dovevano  da  testimoni. 

L'esperimento  ebbe  luogo  il  18  maggio  alle  12.  30  pom.  con  sangue  di 
un  agnellino  morto  di  carbonchio  alle  4  ant.  dello  stesso  giorno,  34  ore 
dopo  che  gli  fu  fatta  l'inoculazione  del  virus  virulento  preparato  da  Pasteur. 

n  sangue  carbonchioso  dell'agnello  venne  inoculato  su  12  animali  e 
doè:  Le  quattro  vacche  vaccinate,  che  avevano  superato  la  prova  del  23 
aprile;  le  due  vacche  non  vaccinate  che  servirono  come  testimoni  il  23 
aprile  ma  superarono  la  prova  ;  le  due  vacche  nuove  vergini  che  dovevano 
servire  come  testimoni:  le  due  pecore  vaccinate  che  superarono  la  prova 
del  23;  due  pecore  nuove  vergini  che  dovevano  servire  come  testimoni. 

Il  risultato  è  stato  il  seguente: 


—  6oo  — 

Le  due  pecore  testimoni  morirono  in  meno  di  24  ore,  cioè  una  mor 
alle  ore  10.45  ^^^'  ^^^  ^9»  dopo  22  ore  e  45  minuti,  e  l'altra  alle  on 
II.  15  ant.,  dopo  23  ore  e  15  minuti. 

Le  due  vacche  testimoni  presentarono  per  qualche  giorno  dei  fenomeni 
allarmanti  e  la  temperatura  molto  elevata  (41^1  e  41^2)  da  far  credere, 
almeno  in  una,  che  la  morte  dovesse  avvenire  da  un  momento  all'altro; 
ma  poi  tutto  è  cessato  e  le  vacche  in  seguito  stettero  bene. 

Le  quattro  vacche  vaccinate,  le  due  pecore  vacdnate  e  le  due  vaccbe 
testimoni  che  superarono  la  prova  del  23  aprile  sono  sempre  state  be- 
nissimo. 

H  risultato  di  questa  seconda  prova  di  controllo  non  è  stato  completa- 
mente decisivo,  poiché  a  parte  le  due  pecore  testimoni  morte,  hanno  su- 
perato felicemente  la  prova  bovini  vaccinati  e  non  vaccinati. 

La  Commissione  quindi  venne  nella  determinazione  di  rifare  l'inocala* 
zione  del  sangue  carbonchioso  possibilmente  di  animale  bovino  a  tutte  le 
vacche  superstiti,  appena  si  presentasse  l'occasione  propizia  di  avere  del 
sangue  carbonchioso  fresco. 

Infatti,  profittando  delle  esperienze  di  controllo  fatte  dalla  Scuola  di 
Veterinaria  di  Torino,  il  28  maggio,  il  prof.  Guzzoni  si  recò  colà  e  tornò 
col  sangue  di  un  vitello  testimonio  morto  di  carbonchio,  confermato,  la 
mezzanotte  del  31  detto  mese. 

Nel  i^  giugno,  alle  ore  3  pom.,  si  fece  dallo  stesso  prof.  Guzzoni,  alla 
presenza  di  alcuni  membri  della  Commissione  la  inoculazione  di  detto 
sangue  (riscontrato  zeppo  di  bacilli  al  microscopio)  alle  8  vacche. 

L'esito  di  questa  ultima  prova  di  controllo  fu  completamente  negativo 
perchè,  sia  le  vacche  vaccinate,  sia  quelle  che  avevano  servito  di  contrdlo» 
una  o  due  volte,  non  presentarono  alcuna  reazione. 

Gli  animali  che  avevano  servito  di  controllo  sono  stati  venduti  dopo 
12  giorni  e  le  4  vacche  e  le  2  pecore  vaccinate  sono  state  mandate  nella 
cascina  del  signor  Ferrari  a  Tredossi  presso  Cremona  in  una  località  dove 
domina  con  qualche  frequenza  il  carbonchio,  per  vedere  se  ne  rimangono 
immuni. 

Dalle  esperienze  e  dai  fatti  qui  sopra  descritti  potrebbe  trarsi  la  concia- 
sioe  che  Teffìcacia  della  vaccinazione  carbonchiosa  sarebbe  da  ammettersi 
perrispetto  agli  animali  ovini,  e  che  per  riguardo  agli  animali  bovini  sa- 
rebbero necessarie  ulteriori  esperienze  fatte  su  più  vasta  scala. 

Considerando  però  lo  scarso  numero  degh  animali,  le  differenti  condi- 
zioni di  età,  di  salute  e  di  provenienza,  anche  per  gli  animali  della  stessa 
specie,  visti  i  risultati  non  sempre  conformi  all'aspettativa,  malgrado  la 
inappuntabile  esecuzione  delle  pratiche  d'inoculazione,  mancano  sufficienti 
criterii  per  poter  dare  un  serio,  perfetto,  decisivo  giudizio  sopra  un  argo- 
mento di  tanta  importanza. 

Gli  è  appunto  per  l'importanza  dell'argomento  e  nell'intento  di  evitare 
uno  sperpero  di  forze  in  prove  su  minima  scala,  i  cui  risultati  non  assu- 
merebbero mai  carattere  di  attendibilità,  e  all'intento  pure  di  avere  una 
rigorosa  sorveglianza   allo   scopo   di    ovviare    ad   ogni   eventuale  diffusione 


—  599  — 

La  pecora  pur  essa  di  controllo  alle  8  ant.  del  25  aprile  segnava  la 
temperatura  di  39^,9  e  mori  nel  giorno  stesso  alle  2.  30  pom. 

Fatto  l'esame  microscopico  del  sangue  subito  dopo  avvenuta  la  morte 
si  trovò  in  esso  una  considerevole  quantità  di  bacillus  anthraèis^  resta 
quindi  dimostrato  che  la  morte  avvenne  per  carbonchio. 

Delle  vacche  che  servirono  di  controllo  ne  mori  una  il  30  aprile  fra 
le  2  e  le  4  ant.,  nei  giorni  26  e  27  la  temperatura  di  questa  vacca  aveva 
oscillato  fra  40°,  5  e  41^2. 

Le  altre  due  vacche  che  pure  servirono  di  controllo  presentarono  una 
discreta  tumefazione  calda,  dolente  e  crepitante  nel  punto  della  inocula- 
zione e  la  temperatura  d'una  di  esse  giunse  fino  a  40*^,1,  nel  giorno  25 
aprile,  e  quella  dell'altra  fino  a  39^4  nello  stesso  giorno;  quindi  discese 
e  raggiunse  il  grado  normale. 

Gli  animali  quindi  superarono  la  prova  ritornando  in  perfetta  salute. 

Degli  animali  vaccinati  morirono  il  vitello,  una  vacca  ed  il  coniglio, 
vaccinati  tutti  due  volte. 

Il  vitello,  nel  giorno  25  aprile,  segnava  la  temperatura  di  4i**,2,  pre- 
sentava una  tumefazione  circoscritta,  dura  e  dolente  nel  punto  dell'inocu- 
lazione, anorressia  completa,  cessazione  della  ruminazione,  ecc. 

Nel  26,  alle  8  del  mattino,  la  temperatura  era  a  39^5  e  Tanimale  si 
presentiva  assai  migliorato,  quando  verso  le  5.  30  pom.  di  detto  giorno 
moriva. 

Nel  27  dello  stesso  mese,  alle  7  ant.,  moriva  anche  il  coniglio  con 
una  considerevolissima  tumefazione  della  coscia,  nella  quale  era  stata  fatta 
l'inoculazione,  e  di  tutto  il  treno  posteriore. 

E  nel  30  verso  l'i  e  30  pom.  mori  anche  la  vacca  N.  3  che  era  stata 
vaccinata  due  volte,  la  quale  aveva  segnata  la  temperatura  di  40°  nel  26 
aprile  e  successivi. 

Tutti  questi  animali  sono  morti  indubitatamente  di  carbonchio,  come 
risultò  dall'analisi  microscopica  del  sangue  e  dall'autopsia. 

Come  si  è  detto,  nell'intento  di  fare  un  confronto  fra  gli  effetti  dell'ino- 
culazione del  virus  virulento  preparato  da  Pasteur  e  quelli  del  sangue  car- 
bonchioso negli  animali  assoggettati  alla  vaccinazione  carbonchiosa,  si 
stabih  di  fare  un  secondo  esperimento  di  controllo  sugli  animali  vaccinati 
che  superarono  felicemente  la  prova  del  23  aprile  e  su  animali  che  servir 
dovevano  da  testimoni. 

L'esperimento  ebbe  luogo  il  18  maggio  alle  12.  30  poni,  con  sangue  di 
un  agnellino  morto  di  carbonchio  alle  4  ant.  dello  stesso  giorno,  34  ore 
dopo  che  gli  fu  fatta  l'inoculazione  del  virus  virulento  preparato  da  Pasteur. 

Il  sangue  carbonchioso  dell'agnello  venne  inoculato  su  12  animali  e 
cioè:  Le  quattro  vacche  vaccinate,  che  avevano  superato  la  prova  del  23 
aprile;  le  due  vacche  non  vaccinate  che  servirono  come  testimoni  il  23 
aprile  ma  superarono  la  prova  ;  le  due  vacche  nuove  vergini  che  dovevano 
servire  come  testimoni:  le  due  pecore  vaccinate  che  superarono  la  prova 
del  23;  due  pecore  nuove  vergini  che  dovevano  servire  come  testimoni. 

n  risultato  è  stato  il  seguente: 


—  6oo  — 

Le  due  pecore  testimoni  morirono  in  meno  di  24  ore,  cioè  una  mori 
alle  ore  10.45  ant.  del  19,  dopo  22  ore  e  45  minuti,  e  l'altra  alle  ore 
II.  15  ant.,  dopo  23  ore  e  15  minuti. 

Le  due  vacche  testimoni  presentarono  per  qualche  giorno  dei  fenomeni 
allarmanti  e  la  temperatura  molto  elevata  (41^1  e  41^2)  da  far  credere, 
almeno  in  una,  che  la  morte  dovesse  avvenire  da  un  momento  all'altro; 
ma  poi  tutto  è  cessato  e  le  vacche  in  seguito  stettero  bene. 

Le  quattro  vacche  vaccinate,  le  due  pecore  vacdnate  e  le  due  vacche 
testimoni  che  superarono  la  prova  del  23  aprile  sono  sempre  state  be- 
nissimo. 

H  risultato  di  questa  seconda  prova  di  controllo  non  è  stato  completa- 
mente decisivo,  poiché  a  parte  le  due  pecore  testimoni  morte,  hanno  su- 
perato felicemente  la  prova  bovini  vaccinati  e  non  vaccinati. 

La  Commissione  quindi  venne  nella  determinazione  di  rifare  l'inocula- 
zione del  sangue  carbonchioso  possibilmente  di  animale  bovino  a  tutte  le 
vacche  superstiti,  appena  si  presentasse  l'occasione  propizia  di  avere  del 
sangue  carbonchioso  fresco. 

Infatti,  profittando  delle  esperienze  di  controllo  fatte  dalla  Scuola  di 
Veterinaria  di  Torino,  il  28  maggio,  il  prof.  Guzzoni  si  recò  colà  e  tornò 
col  sangue  di  un  vitello  testimonio  morto  di  carbonchio,  confermato,  la 
mezzanotte  del  31  detto  mese. 

Nel  i^  giugno,  alle  ore  3  pom.,  si  fece  dallo  stesso  prof.  Guzzoni,  alla 
presenza  di  alcuni  membri  della  Commissione  la  inoculazione  di  detto 
sangue  (riscontrato  zeppo  di  bacilli  al  microscopio)  alle  8  vacche. 

L*esito  di  questa  ultima  prova  di  controllo  fu  completamente  negativo 
perchè,  sia  le  vacche  vaccinate,  sia  quelle  che  avevano  servito  di  controllo» 
una  o  due  volte,  non  presentarono  alcuna  reazione. 

Gli  animali  che  avevano  servito  di  controllo  sono  stati  venduti  dopo 
12  giorni  e  le  4  vacche  e  le  2  pecore  vaccinate  sono  state  mandate  nella 
cascina  del  signor  Ferrari  a  Tredossi  presso  Cremona  in  una  località  dove 
domina  con  qualche  frequenza  il  carbonchio,  per  vedere  se  ne  rimangono 
immuni. 

Dalle  esperienze  e  dai  fatti  qui  sopra  descritti  potrebbe  trarsi  la  conclu- 
sioe  che  l'efficacia  della  vaccinazione  carbonchiosa  sarebbe  da  ammettersi 
perrispetto  agli  animali  ovini,  e  che  per  riguardo  agli  animali  bovini  sa- 
rebbero necessarie  ulteriori  esperienze  fatte  su  più  vasta  scala. 

C!onsiderando  però  lo  scarso  numero  degli  animali,  le  differenti  condi- 
zioni di  età,  di  salute  e  di  provenienza,  anche  per  gli  animali  della  stessa 
specie,  visti  i  risultati  non  sempre  conformi  all'aspettativa,  malgrado  la 
inappuntabile  esecuzione  delle  pratiche  d'inoculazione,  mancano  sufficienti 
criterii  per  poter  dare  un  serio,  perfetto,  decisivo  giudizio  sopra  un  argo- 
mento di  tanta  importanza. 

Gli  è  appunto  per  l'importanza  dell'argomento  e  nell'intento  di  evitare 
uno  sperpero  di  forze  in  prove  su  minima  scala,  i  cui  risultati  non  assu- 
merebbero mai  carattere  di  attendibilità,  e  all'intento  pure  di  avere  una 
rigorosa  sorveglianza    allo   scopo   di    ovviare   ad   ogni   eventuale  diffusione 


f 


—  603  — 

a.  Nella  seconda  mata  del  setolo  scorso  questa  credenza  giunse  al  suo  apice;  proha- 
hìhiente  perchè  la  malattia  ai  mostrò  con  tale  frequenza,  quale  non  aveva  giammai  rag- 
gianto  nel  passato.  Lo  Stato,  in  molti  luoghi,  fu  obbligato  d'intervenire  e  prendere  dei 
provvedimenti  per  tutelare  la  pubblica  salute,  ed  allo  scopo  d'impedire  la  diffusione  del 
céiUogio  tisico, 

3.  Nella  prima  metà  del  nostro  secolo,  al  contrario,  la  dottrina  del  contagio  perdette  di 
molto,  le  ricerche   anatomico*patologiche  essendo  andate  innanzi  alle  questioni  eziologiche. 

4.  In  questi  ultimi  anni  la  patologia  sperimentale  riprese  a  trattare  la  questione,  cer- 
cando di  dare  alla  dottrina  del  contagio  l'appoggio  dei  risultati  ottenuti  coll'inoculazione 
ÒÀ  prodotti  tubercolari,  E  non  si  fermò  solo  a  questo,  che  anzi  si  credette  poter  dimo- 
strile come  il  prindpio  virulento  della  malattia  sia  dovuto  ad  un  microfito,  ad  un  bacillus, 

5.  L'osservazione  clinica  deve  dividere  la  questione  si  chiaramente  posta  dall'esperi- 
mentazione:  alla  patologia  toccherà  di  sciogliere  ben  altre  questioni  provocate  dalla  dot- 
trina della  natura  parassitaria  della  tubercolosi,  e  di  porre  d'accordo  questa  dottrina  col 
latto  della  predisposizione  e  dell'eredità.  ^ 

6.  Quando  il  contagio  o  la  trasmissione  del  medesimo  sia  possibile,  ella  non  succederà 
che  ìq  condizioni  le  quali  sono  ancora  a  determinarsi. 

7.  L'igiene  intanto  dovrà  procedere  dinanzi  alla  tisi  come  farebbe  con  una  malattia  so' 
iptUtt,  cioè  capace  di  comunicarsi  o  di  trasmettersi  sotto  date  condizioni. 

S.  Si  dovrà  sopratutto  aver  riguardo  ai  rapporti  che  possono  nascere  dalla  coabitazione  : 
proouando  di  renderli  meno  intimi  e  prolungati,  si  attenueranno  gli  effetti  dei  focolai 
^iafezione,  quando  non  si  possa  anche  distruggerli;  nel  medesimo  tempo  si  allontane- 
fsiBO  queste  esalazioni  che,  all'infuori  di  qualunque  azione  specifica,  rendendo  debole 
l'organismo,  lo  predispongono  alla  tisi. 

9*  Quantunque  non  sia  ancora  dimostrato  sicuramente  potere  gli  alimenti  comunicare 
"tubercolosi,  pure  sarà  cosa  prudente  l'astenersi  dalla  carne  e  dal  latte  di  animali  tisici. 

IO.  Bisognerà  per  l'avvenire  avere  la  più  grande  cura  nella  scelta  della  qualità  della 
^n£a  vaccinica  o  umanizzata  che  si  inocula  nella  profilassi  del  vainolo. 

'I-  L'istituzione  di  ospedcili  speciali,  o  per  lo  meno  di  padiglioni  separati  pei  tisici  h 
ttldamente  raccomandata. 

'2.  I  risultamenti  che  si  attendono  dai  nuovi  studi  e  dalle  ricerche  indirizzate  allo 
>copo  di  determinare  in  quali  condizioni  e  per  quali  mezzi  si  trasmetta  la  tubercolosi,  ci 
'uberanno  i  provvedimenti  profilattici  pia  speciali  che  bisognerà  adottare. 

U*  Qualunque  sia  l'opinione  professata  circa  la  natura  della  tisi  polmonare,  ninno  potrà 
pero  dubitare  dei  vantaggi  che,  nella  lotta,  può  arrecare  la  resistenza  organica;  è  per  ciò 
^  ano  dei  più  grandi  ostacoli  alla  diffusione  di  questo  flagella  della  civiltà  deve  sorgere 
^^  pratica  dell'igiene,  che  assicura  il  benessere  fisico  e  morale  delle  popolazioni. 

SECONDA  QUESTIONE. 

^^^une  riflessioni  circa  le  colonie  scotastiche  nelle  vacanze,  —  Dott.  G.  Varrentrapp, 
***"8licre  di  sanità  a  Francoforte  sul  Meno. 

^  *  colonie  scolastiche  nelle  vacanze  »  sono  riconosciute  da  qualche  tempo  come  un 
'^ente  agente  per  fortificare  i  fanciulli  delicati  ed  ammalati. 

^'  >)ome  di  «  colonie  scolastiche  nelle  vacanze  *  s'intende  l'invio  di  leolarì  nialaticci 
^^'^pagna  dorante  le  loro  vacanze,  cioè  per  tre  o  quattro  fcUimanCL 


PARTE  TERZA. 


VARIETÀ   ED   ANNUNZI. 


QUARTO  CONGRESSO  INTERNAZIONALE  D'IGIENE  E  DI  DEMOGRAFIA 

a  Ginevra  dal  4  al  9  settembre  1882. 

PROGRAMMA, 

Ufficio  Centrale  provvisorio. 

Pr esiliente  —  Dott.  H.-Cl.  Lombard; 

Vice-Presidenti  —  Prof.  Prevost,    dott.  V.  Gautier,  dott.  Recordon  (a  Lo- 
sanna) ; 
Segretario  generale  —  Prof.  Dunant; 
Segretari  aggiunti  —  Prof.  D'Espine,  dott.  Haltenhoff,  dott.  Picot. 

SEDUTE  GENERALI. 

Lunedì  4  settembre  (a  2  ore)  —  Seduta  d'Apertura. 

Discorsi  del  Presidente  e  di  parecchi  delegati. 

Rapporto  del  dott  Fauvel,  Ispettore  generale  di  sanità  di  Francia,  Presidente  della 
Commissione  nominata  dal  3^  Congresso  internazionale  d'Igiene  per  formulare  un  piro- 
gramma  di  concorso  al  premio  di  lire  2500,  fondato  dal  Consiglio  provinciale  di  Torino 
per  ricompensare  yivì  Opera  utile  all' Igiene  delle  popolazioni  rurali. 

Martedì  o  settembre  —  DelV attenuazione  dei  veleni  settici,  —  Dott.  prof.  PASTElk 
dell'Accademia  delle  Scienze  di  Parigi. 

PRIMA  QUESTIONE. 

Mercoledì  6  settembre  —  Il  contagio  della  tisi  polmonare  dal  punto  di  vista  storie 
e  deirigiene  pubblica,  —  Dott  prof.  A.  Corradi  di  Pavia. 

CONCLUSIONI, 

I.  La  credenza  nel  contagio  della  tisi  o  consunzione  polmonare  rimonta  alla  pili  alta 
antichità.  Bissa  si  mantenne  lungo  i  secoli  non  solo  come  opinione  del  volgo,  ma  anche 
come  dottrina  scientifica. 


—  6oS  — 

6.  n  soggiorno  nelle  altitudini  rende  più  frequente  le  ispirazioni  ed  anche  più  profonde; 
da  ciò  risulta  un  aumento  nella  capacità  e  nella  circonferenza  toracica. 

7.  Un  soggiorno  temporaneo  o  permanente    nelle    medie  altitudini    poste  al  disotto  di 
2000  metri,  esercita  un'azione  stimolante  su  tutte  le  funzioni  vitali. 

8.  Le  alte  e.  medie   altitudini    hanno   un'  influenza    profilattica    e    terapeutica    sulla  tisi 
polmonare. 

Ofitori  inscritti:  dott.  Paolo  Bert,  di  Parigi,  professore  alla  Facoltà  di  Scienze  — 
^ott.  W.  Marcet,  socio  della  Società  Reale  di  Londra  —  dott.  Meyer-HOni,  privato 
insegnante  all'Università  di  Zurigo. 

Stbbato  0  settembre  —  Seduta  di  chiusura  —  Dei  mezzi  pratici  per  prevenire  la 
'ttiik,  —  Dott.  ^ALTENHOfF,  insegnante  privato  d'Oftalmologia  all'Università  di  Ginevra. 

U  Congresso  determinerà  il  programma  e  nominerà  il  giuri  intemazionale  per  un  con- 
dono circa  questa  questione.  La  Society  far  the  Prcvention  of  Blindness    di    Londra,  ha 
depositato  una  somma  di  lire  2000,  destinata  a  premiare  l'autore  della  migliore  memoria 
'^^  in  inglese,  in  tedesco,  in  francese  od  in  italiano,  e  propone  d'accordo  col  Comitato 
^'ordinamento  del  Congresso  il  seguente  programma  : 
x.^  Studio  delle  cause  della  cecità: 

a)  Cause  ereditarie,  malattie  dei  parenti,  matrimoni  consanguinei,  ecc.; 

^)  Malattie  degli  occhi  nell'infanzia.  Oftalmie  diverse; 

r)  Periodo  scolastico  e  di  tirocinio,  miopia  progressiva,  ecc.  ; 

d)  Malattie  generali.  Diatesi,  febbri  diverse,  intossicazioni,  ecc.; 

r)  Influenze  delle  professioni.  Ferite  ed  altri  accidenti.  Oftalmia  simpatica; 
/)  Influenze  sociali  e  climateriche.    Oftalmie   contagiose.    Ingombri.    Alloggi  insa- 
lubri. Illuminazione  difettosa; 
g)  Mancanza  di  cura  o  cura  difettosa  nelle  malattie  degli  occhi. 
2.^  Studiare  per  ciascuna  di  queste  categorie   di    cause  i  mezzi    più   pratici  per  pre- 
venirle: 

a)  Legislativi; 

3)  Igienici  e  professionali; 

e)  Educativi; 

</)  Medici  e  filantropici. 

SEDUTE  DELLE  SEZIONL 
Prima  Sezione. 

Igiene  generale,  internazionale  ed  amministrativa. 

VFFICIO  PROVVISORIO, 

^^^sidente  —  Prof.  dott.  Revilliod; 

^tce-Presidenti  —  Dott.  Barde,    dott.  Roulet  (di  Neuchàtel),    dott.  Vin- 
cent; 
^^etarì  —  Dott.  Goetz,  dott.  Ferriere. 


—  6o4  — 

L'invio  viea  fatto  per  gruppi  di  dieci  a  quindici,  diretti  da  un  maestro  o  da  una  maestra, 
in  una  località  salubre,  e  se  è  possibile  in  montagna,  o  alle  rive  del  mare;  la  loro  di- 
mora dev'essere  sana,  spaziosa,  arieggiata,  e  l'alimentazione  copiosa  e  natriente. 

I  fanciulli  faranno  molto  esercizio  all'aria  aperta. 

II  contrasto  fra  la  vita  che  questi  fanciulli  passano  nelle  loro  oscure  ed  umide  abita- 
zioni, con  un'esistenza  sana  e  principalmente  all'aria  aperta,  fa,  fino  dal  principio,  presa- 
gire favorevolmente  del  risultato.  Ma  il  soggiorno  è  breve,  è  di  due  a  quattro  settimane 
(400  a  750  ore),  sorge  quindi  la  domanda  se  l'utile  ottenuto  sarà  durevole. 

L'esperienza  fatta  su  quattro  a  cinque  colonie  svizzere  e  circa  una  dozzina  di  colonie 
tedesche  dimostrò  che  i  fanciulli  avevano  guadagnato  non  solo  un'apparenza  più  sana, 
ma  era  aumentato  anche  il  loro  peso  (i  a  3  libbre),  e  guadagnato  in  altezza  da  i  a  2 
centimetri.  Questo  aumento  è  più  rilevante  che  non  sia  quello  osservato  in  altri  fandollì 
della  medesima  età  e  durante  il  medesimo  tempo.  È  difùcile  il  poter  dire  se  vi  ebbe  uno 
sviluppo  anche  nel  petto  di  questi  fanciulli;  si  cercò  d'assicurarsene,  ma  senza  giungere 
ad  alcun  positivo  risultato.  Le  e  colonie  scolastiche  *  ebbero,  secondo  la  testimonianza  di 
professori,  una  buona  influenza  sull'aspetto  dei  fanciulli. 

Bisogna  ricordare  come  non  si  mandano  a  queste  colonie  che  fanciulli  malaticci,  poveri 
e  non  difettosi,  che  non  si  tratta  qui  di  fanciulli  veramente  ammalati,  o  fanciulli  ancora 
sotto  l'influenza  di  gravi  malattie.  Questi  abbisognano  di  un  particolare  trattamento,  e 
non  possono  stare  in  compagnia  cogli  altri. 

I  fanciulli  veramente  ammalati  abbisognano  della  sorveglianza  medica,  di  rimedi  appro- 
priati al  loro  stato,  di  bagni,  ecc.  Nelle  colonie  scolastiche  non  può  esservi  una  sonre- 
glianza  cosi  speciale,  i  fanciulli  non  devono  temere  un  mutamento  un  po'  brusco  di  tem- 
peratura ;  abbisogna  loro  la  ginnastica,  i  bagni  e  molto  esercizio,  e  date  queste  condizioni, 
i  fanciulli  ammalati  non  possono  andare  in  campagna  sotto  la  direzione  d'un  solo  maestro. 

Venerdì  8  settembre  —  Influenze  igièniche,  fisiologiche  e  terapeutiche  delle  alHiu'^ 
dini,  —  Dott.  II.-CI.  LOMBARD  di  Ginevra. 

CONCLUSIONI. 

1.  L'insufficienza  dell'ossigeno  risultante  dalla  dilatazione  dell'atmosfera  nelle  alte  re- 
gioni può  recare  l'asfissia,  se  non  viene  combattuta  coU  inalazioni  di  ossigeno. 

2.  Il  male  di  montagna  è  dovuto  principalmente  alla  diminuzione  dell'ossigeno  atmo- 
sferico, ed  anzi  la  diminuzione  del  medesimo  ne  è  la  causa  essenziale,  quando  appunto 
le  straordinarie  contrazioni  muscolari  ne  richiedono  una  quantità  maggiore,  un  supplemento. 
£  l'insufficienza  dell'ossigeno  che  dà  origine  ai  dolori  muscolari  ed  obbliga  ad  un  im- 
mediato riposo. 

3.  La  respirazione  e  la  circolazione  diventano  più  rapide  man  mano  che  si  innalza  sul 
livello  del  mare.  Nel  medesimo  tempo,  l'esalazione  dell'acido  carbonico  aumenta  fino  ad 
un  certo  limite,  il  quale  può  essere  approssimativamente  fissato  fra  1500  e  2000  metri, 
mentre  passato  questo  limite  diminuisce  in  diretto  rapporto  coll'altitudine. 

4.  Al  di  sopra  di  2000  metri,  quantunque  la  circolazione  e  la  respirazione  siano  acce- 
lerate, l'insufficienza  dell'ossigeno  contenuto  in  una  atmosfera  dilatata,  sviluppa  un'anemia 
costituzionale,  dal  dott.  Jourdannet  chiamata  col  nome  di  Anossìemia» 

5.  Nelle  altitudini,  la  digestione,  l'esercizio  muscolare  e  l'abbassamento  della  tempera- 
tura aumentano  ed  accelerano  l'esalazione  dell'acido  carbonico. 


—  6oS  — 

6.  n  soggiorno  nelle  altitudini  rende  più  frequente  le  ispirazioni  ed  anche  più  profonde; 
da  ciò  risulta  un  aumento  nella  capacità  e  nella  circonferenza  toracica. 

7.  Un  soggiorno  temporaneo  o  permanente  nelle  medie  altitudini  poste  al  disotto  di 
2000  metri,  esercita  un'azione  stimolante  su  tutte  le  funzioni  vitali. 

8.  Le  alte  e.  medie  altitudini  hanno  un'  influenza  profilattica  e  terapeutica  sulla  tisi 
polmonare. 

Oratori  inscritti:  dott.  Paolo  Bert,  di  Parigi,  professore  alla  Facoltà  di  Scienze  — 
dott  W,  Marcet,  socio  della  Società  Reale  di  Londra  —  dott.  Meyer-HUni,  privato 
insegnante  all'Università  di  Zurigo. 

Sabbato  0  settembre  —  Seduta  di  chiusura  —  Dei  mezzi  pratici  per  prevenire  la 
ceciià,  —  Dott.  Haltenhoff,  insegnante  privato  d'Oftalmologia  all'Università  di  Ginevra. 

Il  Congresso  determinerà  il  programma  e  nominerà  il  giuri  intemazionale  per  un  con- 
corso circa  questa  questione.  La  Society  for  the  Prevention  0/  Blindness  di  Londra,  ha 
depositato  una  somma  di  lire  2000,  destinata  a  prepiiare  l'autore  della  migliore  memoria 
scritta  in  inglese,  in  tedesco,  in  francese  od  in  italiano,  e  propone  d'accordo  col  Comitato 
d'ordinamento  del  Congresso  il  seguente  programma  : 
i.^  Studio  delle  cause  della  cecità: 

a)  Cause  ereditarie,  malattie  dei  parenti,  matrimoni  consanguinei,  ecc.; 

^)  Malattie  degli  occhi  nell'infanzia.  Oftalmie  diverse; 

e)  Periodo  scolastico  e  di  tirocinio,  miopia  progressiva,  ecc.  ; 

d)  Malattie  generali.  Diatesi,  febbri  diverse,  intossicazioni,  ecc.; 

è)  Influenze  delle  professioni.  Ferite  ed  altri  accidenti.  OAalmia  simpatica; 
/)  Influenze  sociali  e  climateriche.    Oftalmie   contagiose.    Ingombri.    Alloggi  insa- 
lubri. Illuminazione  difettosa; 
g)  Mancanza  di  cura  o  cura  difettosa  nelle  malattie  degli  occhi. 
2.°  Studiare  per  ciascuna  di  queste  categorie   di    cause  i  mezzi    più   pratici  per  pre- 
venirle: 

a)  Legislativi  ; 

b)  Igienici  e  professionali; 

e)  Educativi; 

d)  Medici  e  filantropici. 

SEDUTE  DELLE  SEZIONI. 
Prima  Sezione. 

Igiene  generale,  internazionale  ed  amministrativa. 

VFFICIO  PROVVISORIO, 

Presidente  —  Prof.  dott.  Revilliod; 

Vice-Presidenii  —  Dott.  Barde,    dott.  Roulet  (di  Neuchàtel),    dott.  Vin- 
cent; 
Segretari  —  Dott.  Goetz,  dott.  Ferriere. 


—  6o6  — 

PRIMA  QUESTIONE. 

Eziologia  e  profilassi  della  febbre  tifoidea.  —  DotL    GIULIO  Arnould,  medico  principale 
di  prima  classe  dell'armata,  professore  d'Igiene  alla  Facoltà  medica  di  Lilla. 

CONCLUSIONI. 

A.  Eziologia* 

1.  Questione  sulla  natura.  —  La  febbre  tifoide  ha  il  procedere  delle  malattie 
specifiche,  per  un  certo  numero  delle  quali  è  dimostrata  la  natura  parassitaria.  Quando  ^ 
specifica,  essa  non  è  giammai  né  spontanea,  né  generata  dall'azione  comune  degli  agenti 
esterni.  £  razionale  di  comprenderla  nel  numero  delle  malattie  parassitarie ,  ma  non 
si  potrebbe,  attualmente,  riguardarla  come  un  fatto  completamente  sicuro,  dinanzi  alle 
differenti  opinioni  degli  esperimentatori  sul  tipo  del  parassita  presupposto,  —  all'incertezza 
dei  risultati  clinici  ottenuti  dall'inoculazione  agli  animali,  —  e  specialmente  pei  dubbi 
legittimi  dominanti  fra  i  medici  riguardo  alla  naturale  disposizione  alla  febbre  tifoide  nelle 
specie  animali,  l'uomo  eccettuato. 

2.  Mezzi  naturali.  —  I  mezzi  di  conservazione  e,  in  modo  eventuale,  di  riproduzione 
dell'algente  tifogeno  sono: 

a)  //  terreno  in  certe  condizioni  di  struttura,  di  umettazione  e  di  saturazione  infettiva  ; 
ma  piuttosto  alla  superficie  che  nelle  profondità;  di  modo  che  il  terreno  può  essere 
surrogato  da  un  mezzo  di  tutt' altra  natura,  e  non  è  punto  un  luogo  di  passaggio  neces- 
sario dell'agente  patogeno  ; 

b)  L'acqua;  ma  probabilmente  durante  poco  tempo,  ed  a  condizione  d'un  certo 
grado  di  sporcizia  organica; 

e)  Varia^  come  lo  provano  i  fatti  di  contagi  diretti  (  casi  interni  )  e  come  puossi 
dedurre  da  questa  nozione:  l'aria  delle  strade  contiene  maggior  numero  di  microbi  che 
quella  dei  campi,  e  l'aria  delle  abitazioni  più  di  quella  delle  strade.  Ma,  i  prodotti  pa- 
tologici della  febbre  tifoide,  lasciando  il  malato  in  uno  stato  umido,  non  sono  completa- 
mente  adattati  ad  infettare  l'aria  se  non  scorso  il  tempo  necessario  per  la  loro  dissecca- 
zione e  quindi  ridotti  allo  stato  pulverulcnto.  L'aria  infatti  non  agisce  specificamente  che 
come  mezzo  di  trasporto  di  determinati  corpuscoli  infettivi,  e  non  per  le  emanazioni  delle 
quali  può  essere  penetrata,  gaz,  vapori,  odori,  anche  se  queste  emanazioni  provenissero 
da  cessi  o  da  canali  di  scolo; 

d)  L'uomo  e  gli  oggetti  di  suo  uso,  almeno  come  superfici  indiffereuti  e  ricettacoli 
eguali  a  quelli  che  si  sa  raccogliere  i  germi  del  vaiuolo  o  di  altre  malattie  specifiche.  — 
Inoltre,  il  procedere  di  gran  numero  d'epidemie,  che  si  vedono  cominciare  con  disturbi 
gastrici  e  diarree,  —  l'influenza  decisiva  di  circostanze  esterne,  comuni,  sullo  sviluppo  di 
certi  casi  di  febbre  tifoide;  le  epidemie  nate  in  distanza,  pel  tempo  e  per  lo  spazio,  da 
ogni  focolaio,  e  senza  un'apparente  importazione,  e'  inducono  a  credere  che  anche  Tuomo 
medesimo  può  trasportare,  nelle  sue  vie  digestive  e  respiratorie,  l'agente  tifogeno  allo  stato 
latente,  senza  un  immediato  sviluppo,  ma  conservando  l'attitudine  a  moltiplicarsi  ed  a  diTen- 
tare  invasore  dopo  un  tempo  abbastanza  lungo,  sotto  l'influenza  di  condizioni  deprìmenti  ; 

e)  Gli  alimenti  come  sostegni  eventuali,  ma  senza  che  nulla  provi  a  sufficienza  che 
possano  essere  un  mezzo  di  moltiplicazione.  Quale  mezzo  di  trasporto  non  è  dimostrato 
che  il  latte,  il  quale,  in  tale  caso,  agisce  come  l'acqua  e  può  essere  se  non  che  per  essa. 
La  natura  delle  epidemie  tifoidi  attribuita  all'uso  di  carni  alterate  è  discutibile. 


—  6o9  — : 

r)  Formazione  di  Società  aventi  per  scopo  di  procurare  degli  alloggi  sani  ed  a  buon 
aercato,  di  Società  cooperative  per  la  compera  delle  derrate  alimentari,  di  forni  e  macelli 
4)ciali,  di  cucine  popolari  e  di  fornelli  economici; 

d)  Incoraggiamenti  per  la  fabbricazione  di  bevande  sane ,  economiche  e  di  buona 
egualità  ; 

e)  Pubblicazione  di  opuscoli  ed  opere  popolari  che  dimostrino  tutti  i  funesti  effetti 
dell'abuso  degli  alcoolici,  ed  i  vantaggi  della  temperanza  ; 

f)  Ordinamento  d' Istituzioni  che  possano  surrogare  gli  spacci  di  bevande ,  e  procu- 
nre,  specialmente  agli  operai,  dei  sollazzi  che  non  siano  quelli  della  bettola. 

3.  Nondimeno,  la  lotta  contro  l'alcoolismo  non  arriverà  a  dei  rbultati  seri  se  non  quando 
ù  potrà  escludere  assolutamente  dal  commercio  ogni  alcool,    eccettuato  l'etilico. 
A  questo  scopo  è  necessario  : 

a)  di  possedere  un  reagente  chimico  il  quale  ci  permetta  di  dosare  in  modo  esatto 
e  ripidamente,  in  un  liquido  alcooUco  qualunque,  la  quantità  d'alcool  non  etilico  ivi  con- 
taiuto; 

b)  di  proibire  ogni  fabbrica  d'alcool  che  non  assicuri  una  perfetta  rettificazione  dei 
!  prodotti  ottenuti. 

In  conseguenza  è  dovere  degli  Stati  e  delle  Società  libere  che  combattono  contro  l'al- 
coolismo, di  promuovere  la  ricerca  di  un  reagente  speciale  per  gli  alcool  più  elevati  della 
iene  mono-atomica,  e  di  favorire  in  ogni  modo  la  ricerca  e  la  messa  in  opera  di  proce- 
diaeoti  perfezionati  per  la  fabbricazione  dell'alcool. 

(Nota,  Queste  conclusioni  sono  in  parte  tolte  dalla  Memoria  suWAUoolismo  in  Sviz- 
erà che  presentai  col  consigliere  di  Stato  Comtesse,  alla  Società  Svizzera  d'Utilità  pubblica 
aeliettembre  1881). 

Oratori  inscritti  :   dott.  Chali^nd,  medico-direttore   dell'Asilo  di   Céry,    vicino  a  Lo- 

stimt. 

I 

TERZA  QUESTIONE. 

■  i^tUa  parte  che  il  pellegrinaggio  della  Mecca  ha  sulla  propagazione  del  cholera  in  Europa, 
t  particolarmente  deW epidemia  cholerica  del  1881.  —  Dott  A,  Proust,  di  Parigi, 
socio  dell'Accademia  di  Medicina  e  del  Comitato  d' Igiene  pubblica  di  Francia. 

CONCLUSIONI. 

!•  Il  pellegrinaggio  che  si  celebra  ogni  anno  alla  Mecca  ha  un'evidente  influenza  sulla 
Propagazione  del  cholera  in  Europa. 

2.  Il  cholera  non  nasce  punto  spontaneamente  nell'  Iledjaz  ;  non  vi  ha  un  focolajo  ori- 
SÙMiio.  I  viaggiatori  Niebuhr,  Burkhardt,  i  quali  visitarono  l'Arabia  prima  dell'invasione 
^  183 1,  descrivono  le  malattie  che  abitualmente  vi  si  osservano  e  non  fanno  menzione 
^  cholera.  Ma  se  l' Hedjaz  non  è  un  focolajo  originario,  se  il  cholera  non  vi  si  mostra  se 
^  quando  vi  è  importato,  la  Mecca  è  un  centro,  ed  un  centro  assai  favorevole  allo  svi- 
^^PPOi  propagazione  e  disseminazione  dell'epidemia. 

3«  Il  pericolo  dell'  importazione  si  è  fatto  oggidì  più  considerabile  dopo  che  la  navi- 
cane a  vapore  ha  sostituito  le  navi  a  vela.  I  provvedimenti  da  impiegare  contro  le 
.  ^ove  invasioni  di  cholera  in  Europa ,  vennero  raccomandati  dalla  Conferenza  di  Costan- 
"^poli  ed  approvati  dalla  Conferenza  di  Vieima.  Essi  hanno  per  scopo  di  preservare 
ifioiopa  dal  ritomo  del  cholera  per  la  via  di  mare. 

39 


—  6o8  — 

d)  All'uomo.  —  L' isolamento  degli  ammalati  non  è  rigorosamente  indicato,  ma  urà 
sempre  più  sicuro  che  non  la  pratica  Ubera.  —  Allontanare  dagli  ammalati  quelle  per- 
sone che  con  certezza  siano  dotate  di  predisposizione  a  contrarre  la  malattia.  —  Allonta- 
nare i  focolaj  della  malattia. 

Oratori  inscrìtti  :  dott.  de  C^rknville,  medico  capo  dell'Ospedale  cantonale  di  J/^fm^nn» 

SECONDA  QUESTIONE. 
SulV AUoolismo,  —  Dott.  A.  L.  Roulet,  consigliere  di  Stato  a  Neuchdtel. 

CONCL  U SION  E, 

1.  L'abuso  dell'alcool  etilico  o  l'uso,  anch^  moderato ,  d'alcool   pia   elevati  della  serie 
mono-atomica,  specialmente  l'uso  dell'alcool  amilico,  è  causa  di  un  avvelenamento  acuto  o- 
cronico,  di  una  malattia  conósciuta  col  nome  à*alcoolismo. 

Gli  effetti  individuali  e  sociali  dell'alcooltsmo  sono  ben  conosciuti  ;  nondimeno  sarebbe 
a  desiderarsi  che  si  faccia  una  statistica  esatta  ed  eguale  nei  vari  paesi  civilizzati  per  sta- 
bilire : 

a)  la  quantità  che  di  ciascuna  bevanda  alcoolica,  fermentata  o  distillata,  si  consuma 
annualmente  in  ogni  paese  ; 

b)  la  qUalit^i  di  queste  varie  bevande  dal  punto  di  vista  alcoolico,  cioè  in  quali  prò- 
porzioni  esse  contengono  l'alcool  etilico  e  gli  alcool  più  elevati  della  sene  mono-atomica; 

e)  la  statistica  annuale  delle  morti  che  si  possono  attribuire  all'alcoolismo  ed  alle 
diverse  malattie  speciali  delle  quali  egli  è  causa  ; 

d)  la  statistica  annuale  dei  casi  d'alienazione  mentale  causati  dall'alcoolismo  ; 

e)  la  statistica  annuale  dei  crimini  e  delitti  commessi  da  individui  sotto  l'influenra 
alcoolica  acuta  o  cronica; 

f)  la  statistica  annuale  dei  casi  d'esenzione  dal  servizio  militare  attribuibili  all'alcoo- 
lismo, sia  che  agisca  direttamente  sul  giovine  escluso,  sia  indirettamente  per  l'ereditarietà. 

2.  La  Società  ha  il  dovere  di  combattere  energicamente  contro  il  flagello  dell' alcoo- 
lismo  E^ssa  deve  farlo,  sia  coU'azione  dello  Stato,  che  con  quella  degli  individui  e  delle 
Associazioni  libere. 

I  mezzi  da  impiegarsi  dallo  Stato  sono  essenzialmente  i  seguenti  : 

a)  Imposte  sulla  fabbricazione  e  vendita  delle  bevande  distillate  ,  le  quali  saranno 
tanto  più  elevate,  quanto  più  queste  bevande  conterranno  dell'alcool  impuro; 

b)  Tassa  di  esercizio  più  alta  per  quei  spacci  che  venderanno  non  solo  bevande  fer- 
mentate, ma  anche  bevande  distillate  ; 

e)  Sorveglianza  severa  per  le  bevande,  si  fermentate  che  distillate,  che  sono  vendute 
al  pubblico,  e  pene  severe  pei  venditori  di  bevande  alterate  o  falsificate  ; 

(f)  Una  legge  severa  relativa  agli  stabilimenti  aperti  al  pubblico  per  la  vendita  delle 
bevande  fermentate  o  distillate; 

e)  Repressione  dell'ubbriachezza  pubblica  abituale  e  volontaria. 
L'azione  degli  individui  e  delle  Associazioni  libere  si  eserciterà  principalmente  nei  se- 
guenti modi  : 

a)  Formazione  di  Società  aventi  per  scopo  di  combattere  l'abuso  delle  bevande  alcoo- 
liche,  sia  coll'esempio  dato  dai  suoi  soci,  che  colla  propaganda  in  favore  della  tempe» 
ranza  ; 

b)  Formazione  di  Società  di  risparmio  e  di  previdenza  ; 


—  6ii  — 

CONCLUSIONI. 

1.  La  febbre  gialla,  senza  essere  una  minaccia  immediata  per  1'  Europa ,  tende,  come 
•qoahinque  flagello  epidemico  internazionale,  ad  accrescere  il  tuo  dominio ,  mercè  il  mol- 
tiplicarsi sempre  più  grande  delle  vie  di  comunicazioi^  intemazionali. 

2.  Come  il  cholera  invase  1'  Europa  dall'Oriente  avanzando  per  fermate  e  colla  succes- 
sira  creazione  di  focolai  endemici  asiatici,  cosi  la  febbre  gialla  prelude  alla  sua  invasione 
dell'Europa  per  l'Occidente  colla  successiva  creazione  di  focolai  endemici  americani  e  col- 
Festendere  continuamente  i  suoi  limiti  d' importazione. 

3.  Le  condizioni  di  clima,  di  posizione  geografica  e  di  razza  che,  in  principio,  sembra- 
vano essere  essenziali  alle  manifestazioni  della  febbre  gialla,  cessarono  d'essere  dei  fat- 
tori inevitabili  nella  sua  evoluzione  progressiva.  Cosi  le  latitudini  elevate ,  l' intemo  dei 
continenti,  le  razze  colorate  non  possedono  più  dinanzi  alla  febbre  gialla  l'immunità  che 
fesperìenza  dei  primi  tempi  aveva  loro  potuto  far  attribuire. 

4.  In  America  la  febbre  gialla  segue  nel  suo  cammino  le  principali  vie  di  comunica- 
acni  marittime  e  fluviali.  Come  il  cholera,  la  li  vide  attaccarsi  all'uomo  nei  suoi  viaggi, 
Bei  suoi  movimenti  ed  avanzarsi  coi  trasporti  militari  e  commerciali. 

$.  La  febbre  gialla  ha  già  fatte  varie  comparse  in  Europa.  Essa  ha  infierito  nelle  con- 
trade meridionali  di  questo  continente  ;  in  parecchie  riprese  essa  venne  a  perire,  diremo,  nei 
lazzaretti  dei  porti  di  commercio  o  di  guerra  posti  sull'intera  distesa  del  littorale  atlantico. 

6.  Nulla  può  autorizzarci  ad  affermare  che  la  febbre  gialla  non  possa  un  giorno  inva- 
dere l'Europa. 

7<  I  provvedimenti  òx  preservatione  anticipati  arrecano  sempre  dei  risultati  più  efficaci  ed 
iranno  sempre  un  carattere  meno  vessatorio  che  non  i  provvedimenti  di  preservazione  tardivi. 

8.  £  per  questo  che  un  Congresso  internazionale  d' igienisti  europei  ha  il  dovere  d'oc« 
Sparsi  d'una  questione  si  importante  come  quella  dell'estendersi  della  febbre  gialla,  e  di 
^tcidere  se  non  sia  ancora  venuto  il  tempo  per  V  Europa  d  intendersi  colf  America  per  stw 
^<  e  stabilire  un  servizio  sanitario  internazionale  avente  di  mira  specialmente  il  pro" 
(tdire  di  questo  flagello  epidemico. 

Oratori  inscrìtti:  dott.  Formento,  delegato  del  Board of  Health  of  the  State  0/ Louisiana 
^i  Nuova-Orléans.  —  Dott.  Bourru,  professore  d' Igiene  alla  Scuola  di  Medicina  navale 
»  Rochcfort. 

SESTA   QUESTIONE. 

Ì>tlla  profilassi  internazionale,  —  Dott.  Silva  Amado,  professore  d*  Igiene  all'  Università 
di  Lisbona. 

L  La  base  di  qualunque   sistema    razionale   di    profilassi    internazionale  deve  poggiare 
'iiU'ordinamento  di  un  corpo  di  medici  sanitari  internazionali,  residente  nelle  località  ove 
^  saranno  delle  pestilenze,  e  che  dovranno  recarsi  là  ove    un'epidemia  di  simile  natura 
•'  «▼ilupperà. 
^'  Questi  medici  avranno  per  incarico  : 
')  studiare  queste  malattie; 

^)  dare  dei  ragguagli  eguali  a  tutti  i  Governi  dei  quali  saranno  gli  incaricati  ; 
V  ajutare  i  consoli  durante  la  visita  sanitaria  che  dev'esser  fatta   alle  navi  nei  porti 
^^^^i^i  innanzi  che  si  rilasci  loro  il  brevetto  di  sanità. 
3<  Le  quarantene,  come  attualmente  sono  stabilite,  sono  press'a  poco  inatUi  per  la  pubr 


—  6io  — 

Alcuni  di  questi  provvedimenti  tono  anteriori  alla  partenza  dei  pellegrini,  e  coniistono 
specialmente  nell'applicazione  nell'India  del  Native  Pattenger  Act;  al  momento  della  par- 
tenza hawi  una  visita  per  verificare  che  a  bordo  della  nave  non  lianvi  ingombri,  o  pas- 
seggierì  colpiti  dal  cholera.  La  provvigione  d'acqua  e  di  vìveri  dev'essere  bastante  pel  viag- 
gio, e  ciascun  individuo  imbarcato  dovrà  possedere  una  somma  sufficiente  per  provvedere 
ai  suoi  bisogni  durante  il  pellegrinaggio. 

4.  Se,  malgrado  le  precauzioni  prese  innanzi  la  partenza  e  le  prescrizioni  igieniche  ese- 
guite alla  Mecca,  il  cholera  si  sviluppasse ,  bisogna  ordinare  nel  Mar  Rosso  tutto  on  si- 
stema di  sorveglianza  e  di  difesa,  il  cui  scopo  principale  sia  la  protezione  dell'Egitto,  con- 
stderato  come  un  ostacolo  contro  T  importazione  del  cholera  in  Europa.  I  rapporti  dell'Egitto 
cogli  Stati  mediterranei  sono  tali,  effettivamente ,  che  se  fosse  invaso  dal  cholera,  tutto  il 
bacino  del  Mediterraneo  lo  sarebbe  in  breve  tempo  ancor  lui  come  nel  1865. 

5.  Queste  misure  non  debbono  essere  eguali  per  tutti  i  battelli  che  navigano  nel  Mar 
Rosso,  e  bisogna  stabilire  una  grandissima  differenza  fra  i  grandi  battelli  che  dall'  India 
arrivano  a  Suez  in  eccellenti  condizioni  igieniche ,  e  con  un  medico  incaricato  a  bordo , 
e  le  navi  dei  pellegrini,  le  quali  sono  in  condizioni  affatto  opposte. 

Queste  misure  non  sarebbero  quindi  di  pregiudizio  che  al  colpevole  traffico  che  specula 
sugli  sciagurati  pellegrini  dalla  loro  partenza  da  Djeddah  fino  a  Suez. 

6.  Tali  misure  vennero  sottoposte,  dopo  Tepidemia  del  1865,  a  tre  prove  pratiche,  che 
tre  volte  vennero  coronate  da  successo  nel   1872,   1877  e  l'anno  scorso. 

In  principio  d'agosto  1881,  in  effetto,  il  cholera  compari  ad  Aden.  Dopo  la  fine  di  set- 
tembre si  manifestò  alla  Mecca,  importatovi  dai  pellegrini  provenienti  dalla  medesima  nave 
che  lo  aveva  sparso  ad  Aden.  Da  prima  non  si  ebbe  alla  Mecca  che  qualche  cholerico  ; 
ma  quando  i  pellegrini  si  trovarono  tutti  riuniti  per  le  feste ,  l'epidemia  prese  uno  svi- 
luppo considerevole.  Dopo  alcune  tergiversazioni  del  Governo  egiziano,  una  quarantena  fu 
stabilita  a  El  O  uedj  ;  gli  accampamenti  furono  pronti  verso  la  fine  di  novembre  ;  certi 
arrivi  vi  portarono  il  cholera  e  la  malattia  non  vi  s' estinse  se  non  dopo  un  mese  circa.  I 
pellegrini  poterono  tosto  partire  per  la  loro  definitiva  destinazione,  e  nessun  caso  di  cholera 
fii  segnalato  nei  porti  ove  approdarono. 

Cosi,  grazie  alle  misure  prese  dal  Consiglio  Sanitario  intemazionale  d'Alessandria,  l'epide- 
mia venne  arrestata,  e  l'Europa  preservata  dal  cholera. 

7.  L'Europa  ha  dunque  interesse  di  mantenere  l'ordinamento  difensivo  stabilito  nel 
Mar  Rosso,  insistendo  sul  punto  che  la  quarantena  dei  pellegrini,  al  loro  ritomo  dalla 
Mecca,  si  faccia  a  El  Oucdj,  posto  a  350  miglia  da  Suez  ;  essa  deve  dar  forza  ed  auto- 
rità al  Consiglio  Sanitario  internazionale  di  Alessandria ,  il  quale  ^  una  Commissione  in- 
ternazionale composta  di  delegati  dei  differenti  Stati  d'Europa,  e  le  cui  decisioni  sono 
assai  superiori  a  quelle  d'un  Governo  che  sovente  ha  passato  delle  crisi  formidabili,  e  che 
attualmente  subilisce  il  regime  dei  Colonnelli, 

QUARTA  QUESTIONE. 
Sulle  Mucorinee,  —  Dott.  LiCHTHEiM,  professore  di  Clinica  medica  all'Università  di  Berna. 

QUINTA   QUESTIONE. 

La  febbre  gialla  dinanni  all'  Igiene  intemazionale,  —  DotL  Layet,  professore  d'Igiene  alla 
Facoltà  medica  di  Bordeaux. 


—  6ii  — 

CONCLUSIONI. 

1.  La  febbre  gialla,  senza  essere  una  minaccia  immediata  per  l'Europa,  tende,  come 
•qualunque  flagello  epidemico  internazionale,  ad  accrescere  il  suo  dominio ,  mercè  il  mol- 
tiplicarsi sempre  più  grande  delle  vie  di  comunicazioi^  intemazionali. 

2.  Come  il  cholera  invase  1'  Europa  dall'Oriente  avanzando  per  fermate  e  colla  succes- 
'siva  creazione  di  focolai  endemici  asiatici,  cosi  la  febbre  gialla  prelude  alla  sua  invasione 
dell'  Europa  per  l'Occidente  colla  successiva  creazione  di  focolai  endemici  americani  e  col- 
l'estendere  continuamente  i  suoi  limiti  d' importazione. 

3.  Le  condizioni  di  clima,  di  posizione  geografica  e  di  razza  che,  in  principio,  sembra- 
vano essere  essenziali  alle  manifestazioni  della  febbre  gialla,  cessarono  d'essere  dei  fat- 
tori inevitabili  nella  sua  evoluzione  progressiva.  Cosi  le  latitudini  elevate,  l'interno  dei 
continenti,  le  razze  colorate  non  possedono  più  dinanzi  alla  febbre  gialla  l'immunità  che 
l'esperienza  dei  primi  tempi  aveva  loro  potuto  far  attribuire. 

4.  In  America  la  febbre  gialla  segue  nel  suo  cammino  le  principali  vie  di  comUnica- 
xioni  marittime  e  fluviali.  Come  il  cholera,  la  si  vide  attaccarsi  all'uomo  nei  suoi  viaggi, 
nei  suoi  movimenti  ed  avanzarsi  coi  trasporti  militari  e  commerciaU. 

5.  La  febbre  gialla  ha  già  fatte  varie  comparse  in  Europa.  Essa  ha  infierito  nelle  con- 
trade meridionali  di  questo  continente  ;  in  parecchie  riprese  essa  venne  a  perire,  diremo,  nei 
lazzaretti  dei  porti  di  commercio  o  di  guerra  posti  sull'intera  distesa  del  littorale  atlantico. 

6.  Nulla  può  autorizzarci  ad  affermare  che  la  febbre  gialla  non  possa  un  giorno  inva- 
-dere  l'Europa. 

7*  I  provvedimenti  di  preservazione  anticipati  arrecano  sempre  dei  risultati  più  efficaci  ed 
hanno  sempre  un  carattere  meno  vessatorio  che  non  i  provvedimenti  di  preservazione  tardivi, 

8.  £  per  questo  che  un  Congresso  internazionale  d' igienisti  europei  ha  il  dovere  d'oc« 
cuparsi  d'una  questione  si  importante  come  quella  dell'estendersi  della  febbre  gialla,  e  di 
decidere  se  non  sia  ancora  venuto  il  tempo  per  V  Europa  d  intendersi  colf  America  per  stu- 
diare e  stabilire  un  servizio  sanitario  internatio  naif  avente  di  mira  specialmente  il  pro" 
•cedere  di  questo  flagello  epidemico. 

Oratori  inscritti  :  dott.  Formento,  delegato  del  Board  of  Health  of  the  State  0/  Louisiana 
di  Nuova -Orléans.  —  Dott.  Bourru,  professore  d' Igiene  alla  Scuola  di  Medicina  navale 
a  Rochefort. 

SESTA   QUESTIONE. 

Isella  profilassi  internazionale.  —  Dott.  Silva  Amado,  professore  d' Igiene  all'  Università 
di  Lisbona. 

1.  La  base  di  qualunque  sistema  razionale  di  profilassi  intemazionale  deve  poggiare 
sull'ordinamento  di  un  corpo  di  medici  sanitari  internazionali,  residente  nelle  località  ove 
vi  saranno  delle  pestilenze,  e  che  dovranno  recarsi  là  ove  un'epidemia  di  simile  natura 
si   svilupperà. 

2.  Questi  medici  avranno  per  incarico  : 
a)  studiare  queste  malattie; 

^)  dare  dei  ragguagli  eguali  a  tutti  i  Governi  dei  quali  saranno  gli  incaricati  ; 
e)  ajutare  i  consoli  durante  la  visita  sanitaria  che  dev'esser  fatta   alle  navi  nei  porti 
fax  partenza,  innanzi  che  si  rilasci  loro  il  brevetto  di  sanità. 

3.  Le  quarantene,  come  attualmente  sono  stabilite,  sono  press'a  poco  inutili  per  la  pubr 


—  6i4  — 

dura  profonda.  Quando  fossero  obbligati  di  abbandonare  momentaneamente  la  camer 
essi  dovranno  spogliarsi  di  questa  veste  ed  appenderla  nell'intemo.  Ogni  visitatore  sa 
obbligato  di  lavarsi  le  mani  con  una  soluzione  di  tbymol  al  2  per  mille,  o  altra. 

7.  La  biancheria  pel  corpo  e  pel  Ietto  insudiciato  dall'ammalato,  le  fascie,  ecc.,  de 
vranno  tosto  essere  immerse  in  una  piccola  vasca,  la  quale  starà  in  permanenza  nelJ 
camera  o  nei  luoghi  da  lei  dipendenti,  e  che  conterrà  una  soluzione  disinfettante:  il  de 
Turo  di  zinco  alla  dose  di  io  grammi  per  litro,  conviene  assai  a  questo  scopo;  ma  1 
sale  medesimo  dovranno  aggiungersi  alcuni  grammi  d'acido  fenico  impuro  per  toglier 
qualunque  pericolo  d'avvelenamento.  Dopo  qualche  ora  d' immersione,  la  biancheria  saj- 
spremuta  ed  inviata  tosto  al  bucato.  Anche  gli  oggetti  di  fasciatura  (spugne,  stramenti 
cannule,  ecc.)  dovranno  venir  disinfettati  nel  medesimo  modo. 

8.  Le  deiezioni  dell'ammalato  dovranno  farsi  in  vasi  nei  quali  vi  sarà  sempre  e  àt 
prima  una  data  quantità  di  liquido  disinfettante:  soluzione  di  cloruro  di  zinco  al  2  per 
cento,  di  solfato  di  ferro,  di  cloruro  di  calce,  d'acido  solforico  o  cloridrico  al  5  p.  cento. 

9.  Bisogna  togliere  ogni  giorno  la  polvere  che  ricopre  il  pavimento  gettandovi  sopra, 
prima  della  spazzatura,  dell'arena  umida.  Nei  casi  di  malattia  a  disquamazione  (vainolo, 
scarlattina),  è  cosa  utile  lasciar  sempre  sul  pavimento  della  camera  un  leggero  strato  di 
arena  mantenuta  umida  per  mezzo  di  un  sale  antisettico  ed  insieme  igrometrico  come  il 
cloruro  di  zinco  od  il  cloruro  di  calcio  pirolegnoso. 

Ogni  giorno  i  prodotti  della   spazzatura   verranno    bruciati  in  un   fuoco  acceso  nelli 
camera  stessa  dell'ammalato. 

10.  Si  dovrà  evitare  di  battere  e  di  scuotere  di  sovente  le  coperte,  cuscini,  materassi 
dell'ammalato;  è  cosa  assai  preferibile  di  cambiare  di  quando  in  quando  la  biancheria 
del  letto  e  di  sottoporla  ad  un'accurata  disinfezione.  Dei  sacchi  riempiti  di  pula  d'avena 
possono  rendere  in  queste  contingenze  dei  grandi  servizi;  essi  costituiscono  un  baon 
materasso,  ed  è  facile  il  distruggerli  col  fuoco  tosto  insudiciati. 

11.  E  utile  il  mantenere  sempre  nella  camera  dell'ammalato  un  fuoco  vivo  per  rìnno' 
vare  l'aria,  impedire  il  diffondersi  dei  miasmi  al  di  fuori,  e  purificare  in  parte  l'aria  in- 
fettata dell'interno  :  una  ventilazione  continuata  per  mezzo  di  una  valvola  o  di  un  quadrato 
aperto  nella  parte  più  elevata  della  camera,  contribuerà  anch'essa  al  risanamento  ed  all^ 
disinfezione. 

12.  In  dati  casi  sarà  utile  il  getto  sulle  pareti  e  nell'atmosfera  della  camera  di  no^ 
nuvola  di  una  soluzione  disinfettante  polverizzata  (soluzione  di  thymol  leggermente  alcoo- 
lizzato  al  2  per  mille;  d'acido  fenico  all'i  per  cento,  ecc.). 

13.  I  muri  dovrebbero,  almeno  due  volte  pfer  settimana,  essere  puliti  con  una  spago* 
od  un  pannolino  inumiditi  colla  medesima  soluzione. 

14.  L'esperienza  non  ha  ancora  dimostrato  abbastanza  l'efficacia  e  la  innocuità  ddl< 
sviluppo,  nella  camera  dell'ammalato,  del  gaz  ossigeno,  dell'ozono,  dell'etere  azotato  ^ 
azotito  d'etile,  dell'acido  solforoso  e  dell'acido  azotato  a  dosi  deboli  e  continuate.  Tattavi' 
questi  mezzi  sembrano  presentemente  capaci  di  rendere  dei  servizi  per  ciò  che  riguarda 
la  disinfezione  e  la  distruzione  dei  miasmi. 

15.  In  caso  di  morte,  il  cadavere  verrà  lavato  con  una  forte  soluzione  di  cloruro  d 
zinco  (5  a  IO  per  cento)  e  involto  in  un  panno  bagnato  nel  medesimo  liquido.  Il  corp< 
verrà  coperto  di  segatura  di  legno  fortemente  fenicata,  e  la  bara  chiusa  ermeticamcnt« 
resterà  nella  camera  fino  al  trasporto  del  cadavere. 


—  6i5  — 
B.  ProTTedimenti  a  prendersi  allorché  la  camera  è  Tuota. 

i6.  Ogni  camera  stata  occupata  da  un  ammalato  attaccato  da  una  delle  malattie  più 
sopri  annoverate,  dovrà  essere  sottomessa  alla  disìnfezione* 

17.  Le  fumigazioni  costituiscono  il  metodo  di  disinfezione  più  pratico  e  più  efficace. 

18.  Lo  sviluppo  rapido  di  grandi  quantità  d'acido  ipoazotico  (frammenti  di  rame  300 
{iiinmi,  acido  azotico  1500  grammi,  acqua  2  litri  per  50  metri  cubi)  è  un  mezzo  assai 
potente,  ma  dannoso  alle  persone  ed  agli  oggetti;  esso  non  può  venir  adoperato  che  in 
locali  completamente  vuoti  ed  in  caso  che  i  medesimi  sieno  di  molto  infettati. 

19.  Lo  sviluppo  lento  e  continuato  d'ossido  nitroso  e  d'acido  azotico  propriamente 
detto  per  mezzo  di  cristalli  di  piombo  (solfato  di  nitrosilo),  sembra  avere  dei  grandi  van- 
taggi, ma  una  più  lunga  esperienza  è  necessaria  a  provare  la  sua  efficacia  e  la  sua  in- 
Docnità. 

20.  Al  presente  l'acido  solforoso  è  ancora  il  mezzo  più  pratico,  più  sicuro,  il  meno 
offensivo  per  il  mobilio,  il  più  economico  per  ottenere  la  disinfezione  degli  appartamenti 
infettati. 

L'operazione  dovrà  eseguirsi  sviluppando  nell'aria  molto  umida  della  camera,  ben 
chiosa,  il  prodotto  della  combustione  di  trenta  grammi  di  solfo  per  ogni  metro  cubo. 
L'operazione  h  terminata  entro  24  ore. 

21.  Dopo  questa  fumigazione,  i  muri,  se  nudi,  verranno  raspati  ed  imbiancati  coll'acqua 
<Ii  calce  semplice,  senza  aggiungervi  né  creta  né  colla  ;  le  pitture  saranno  lavate  coll'acqua 
seconda;  le  tappezzerìe  in  carta  verranno  possibilmente  levate  via  e  scambiate. 

2U  La  maggior  parte  delle  stoffe  di  lana  e  di  seta  sopportano  senza  alterarsi  apprez- 
abilmente  le  fumigazioni  d'acido  solforoso  fatte  alla  dose  suddetta,  che  porta  il  titolo  di 
dilazione  dell'acido  nell'aria  a  i  volume  per  50. 

23.  Queste  stoffe  e  tessuti  (cortine,  vestiti,  tappeti)  verranno  sospesi  nella  camera,  di 
modo  che  sia  loro  facile  l'accesso  dell'acido  solforoso.  I  materassi  e  le  coperte  verranno 
essi  pure  disposti  su  cavalietti  o  sedie;  i  materassi  verranno  disfatti,  la  lana  ed  il  crine 
saranno  largamente  battuti  ed  aereati. 

24.  I  tessuti  tinti  di  tela  e  cotone,  certe  stoffe  mal  tinte  di  seta  e  di  lana  potranno 
essere  alterate  dall'acido  solforoso.  In  tal  caso  è  necessario  di  fare  con  questi  oggetti  dei 
piccoli  pacchi  poco  chiusi,  involgerli  in  una  tela  per  trasportarli,  e  sottometterli  all'aria 
riscaldata  -f-iio"  C. 

25.  Numerose  esperienze  dimostrarono  che  questa  temperatura  prolungata  per  2  ore,  e 
^pra  tutto  che  il  vapore  a  -f-  100°  C.  non  alterano  punto  i  tessuti  e  distruggono  la 
^lusi  totalità  dei  germi  infettivi.  Le  spore  solamente  resistono  alla  temperatura  di  -j-  130^, 
come  anche  all'acido  solforoso  assai  concentrato. 

26.  £  a  desiderarsi  che  s'introducano  in  tutti  i  grandi  centri  di  popolazione  delle  stufe 
^  di  disinfezione,  come  se  ne  vedono  parecchi  modelli  a  Londra,  Berlino,  Brusselles, 
^'rigi.  In  attesa  si  possono  improvvisare  ovunque  delle  stufe  depurative,  seguendo  il  mo- 
^llo  ingegnoso  in  opera  a  Marsiglia,  e  coll'aiuto  del  quale  gli  agenti  si  recano  a  domicilio 
*  disinfettarvi  qualunque  oggetto  sospetto. 

27*  I  materassi,  che  molto  di  sovente  sono  il  ricettacolo  di  dannosi  contagi,  dovranno 
^*ser  trattati  sia  col  vapore  che  coll'arìa  calda  e  secca  a  +  no^,  prima  della  volgare 
^^^^Atora  e  dell'illusoria  depurazione  delle  quali  troppo  di  sovente  ci  accontentiamo. 


\ 


—  6i6  — 

28.  n  oonteonto  dei  paglierìcci  verrà  distratto  col  fuoco,  e  la  tela  verrà  messa  in  ba- 
cato con  aeqna  boHente. 

39.  I  vestiti  senza  valore  od  assai  infettati  saranno  pure  distratti  col  fìioco  ;  ma  è  quasi 
sempre  più  vantaggioso,  più  economico  e  quasi  altrettanto  sicuro  l'esporti  al  vapore  od 
al  calore. 

30.  Gli  agenti  dovranno  assicurarsi  che  nessun  oggetto  infettato  sia  stato  nascosto  o 
sottratto  alla  disinfezione. 

31.  Delle  indennità  potranno  accordarsi  a  quelle  persone  cui  saranno  stati  distrutti  i 
vestiti  od  altri  oggetti  in  vista  della  disinfezione. 

32.  La  camera  disinfettata  dovrà  per  8  giorni  almeno  restare  disoccupata;  dorante 
questo  tempo  le  finestre  staranno  aperte  notte  e  giorno. 

33.  Le  latnne  dell'appartamento  verranno  disinfettate  col  getto  attraverso  il  tubo  di 
caduta  di  una  soluzione  concentrata  di  solfato  di  ferro  (5  chiL  per  50  cbil.  d'acqua),  0 
meglio  da  5  a  25  litri  d'olio  impuro  di  carbon  fossile  per  una  latrina  di  media  grandesa. 

I  camerini  delle  latrine  verranno  disinfettati  facendovi  braciare  una  data  quantità  di  solfo. 

34.  Per  meglio  assicurare  la  disinfezione,  è  a  desiderarsi  che  negli  uffici  di  Polizia  vi 
siano  dei  depositi  delle  materie  disinfettanti  più  necessarie,  le  quali  potranno  essere  ce- 
'iute  gratuitamente  agli  indigenti  nei  casi  d'urgenza. 

()r:L\nTK  inscritto:  M.  V.  Fatio,  di  Ginevra,  dottore  in  Scienze. 

SECONDA  QUESTIONE. 

/j£//a  dhin/ttione  delle  persone,  —  Dott   Sonderegger,   di  Saint-Gali,    Presidente    della 
'Jomirtifsione  medica  svizzera. 

TERZA  QUESTIONE. 

/JelU  erematione,  —  Dott.  G.  Pini,  di  Milano,  Relatore  della  Commissione  inteiaaakmale 
nominata  dal  3^  Congresso  intemazionale  d'Igiene. 

QUARTA  QUESTIONE. 

/ulta  ttelta  di  un  terreno  per  un  cimitero.  —  Dott.  GossE,  professore  di  Medicina  legale 
atriJniversità  di  Ginevra. 

QUINTA  QUESTIONE. 

V//////  ///  statistica  medica  sulla  mortalità  negli  eserciti,  —  Dott.  J.  Sormani,  professore  dì 
ìgìvwt  nell'Università  di  Pavia. 

CONCLUSIONI. 

J;jilc  ricerche  sulla  mortalità  e  sulle  cause  delle  morti  negli  eserciti  europei  si  può 
<.'>!,»•! u'icTc  che: 

i.  ì/é.  curva  della  mortalità  negli  eserciti  segue  con  un  certo  parallelismo  la  cnrva  ddla 
ii«ojUi!iLsi  generale  della  popolazione  del  medesimo  paese. 

j.  La  mortalità  nei  militari  deve  essere  inferiore  alla  mortalità  della  popolazione  ma- 
.:lr..  ;.lla  medesima  età.  Quando  la  prima  è  superiore  od  eguale  alla  seconda,  dò  verrà 
•.  >i....':.i  É.sLo  o^me  un  fatto  anormale  e  che  richiede  l'adozione  di  provvedimenti  nrgentL 

■.  !a:  autorità  militari  hanno  il  dovere  di  accettare  e  prescrivere  tutti  i  provvedimenti 
t.vn:i.^;l.a<.ì  dali'lj^iene,  affine  di  tutelare  e  custodire  la  salute  e  la  vita  degli  nomini  in* 
berilli   uè  lì  cM:rcilo  effettivo. 


—  6i7  — 

4«  La  statisticm  medica  degli  eserciti,  compilata  con  ordine  é  verità,  deve  servire  ad 
iOmmnare  le  autorità  mediche  ed  amministrative  snlle  misnre  dMgiene  militare  e  d'igiene 
pabblica  che  converrà  accettare.  La  medesima  statistica,  quando  sia  giastamertte  interpre- 
tiata,  à  pure  utile  per  constatare  l'influenza  dei  provvedimenti  accettati,  i  loro  effetti  ed 
il  grado  d'utilità. 

5.  Quando  una  statistica  delle  malattie  e  delle  cause  di  morte  deve  servire  ad  uno 
«opo  igienico,  i  suoi  elementi  verranno  raccolti  con  un  criterio  eziologico.  Sarà  di 
grmde  ntiiità  che  tutte  le  statistiche  sanitaiie  degli  eserciti  abbiano  a  seguire  la  mede- 
sima classificazione  delle  malattie  basate  sull'eziologia. 

6.  Le  statistiche  sanitarie  degli  eserciti  stese  durante  questi  ultimi  anni,  hanno  avuto 
per  le  prime  il  merito  di  attirare  l'attenzione  dei  legislatori  sull'eccessiva  mortalità  degli 
eserciti.  Sotto  l'impressione  dei  fatti  dalle  medesime  rivelati,  si  adottarono  provvedimenti, 
i  <|iudi  diminuirono  il  contingente  della  mortalità. 

7.  Le  statistiche  recenti  dimostrano  come  le  malattie,  che  predominano  in  ciascun 
esercito,  sono  le  seguenti: 

a)  Nell'esercito  italiano  le  malattie  acute  e  croniche  degli  organi  della  respirazione 
e  la  tubercolosi  ;  in  seguito  vengono  la  febbre  tifoide,  la  rosolia,  le  febbri  e  la  cachessia 
palustre,  le  malattie  del  sistema  chilopoìetico  ; 

èi)  Nell'esercito  francese  in  primo  luogo  la  febbre  tifoide,  poi  la  tisi  tubercolare  e  lo. 
mabittie  acute  degli  organi  della  respirazione  ; 

r)  Nell'esercito  austriaco  le  malattie  acute  degli  organi  respiratori,  in  seguito  le  ma- 
Isittie  croniche  degli  stessi  organi,  la  tisi  tubercolare,  la  febbre  tifoide  ;  finalmente  il  vajuolo 
ed  il  suicidio; 

d)  Nell'esercito  inglese  le  malattie  scrofolose  e  tubercolose  ;  poi  le  malattie  degli  or- 
li  della  respirazione  e  le  malattie  di  cuore  ;  le  affezioni  degli    organi    uropoietici   e  le 

i  in  seguito  ad  accidenti  ; 

e)  Nell'esercito  germanico  le  morti  in  seguito  ad  accidenti  e  per  suicidi  hanno  delle 
òfire  elevate  in  paragone  alla  mortalità  negli  altri  eserciti.  Ma  le  morti  per  malattia  sono 
meno  frequenti  nell'esercito  prussiano  che  in  qualunque  altro  esercito. 

,8.  L'Amministrazione  ed  i  medici  militari  devono  sempre  procurare  innanzi  tutto  di 
«ttenere  una  diminuzione  in  quelle  malattie  le  quali  sono  causa  del  maggior  numero  di 
aortì  in  un  esercito.  Non  è  un'utopia  il  credere  che  molte  e  molte  cause  di  morte,  come 
le  manifestazioni  della  scrofola,  il  vajuolo,  la  rosolia,  la  scarlattina,  le  infezioni  palustri, 
lo  scorbuto,  l'alcoolismo,  la  sifilide  ,  ecc.,  possano  totalmente    o   quasi    scomparire  dagli 


I  signori  componenti  il  Congresso  i  quali  fanno  parte  di  qualche  esercito  europeo,  sono 
invitati  di  voler  far  noti  alla  Sezione  quali  sono  i  provvedimenti  adottati  dai  rispettivi 
Governi  per  tutelare  la  salute  delle  truppe  e  diminuire  la  mortalità  negli  eserciti. 

SESTA   QUESTIONE. 

OU  effetti  della  calz  aiura  difettosa  ed  i  mezzi  per  prevenirli.  —  Colonnello  dott.  Ziegler, 
di  Berna,  medico  in  capo  dell'esercito  federale. 

CONCLUSIONI. 

I.  Le  calzature  ordinarie  ,  pari  o  dispari  che  siano ,  sono  costrutte  in  modo  contrario 
all'architettura  del  piede  umano. 


\ 


I 


—  6i8   — 

2.  L'oso  di  queste  calzature  è  causa  necessaria  e  diretta  dello  spostamento  dei  pollici  ; 
indirettamente  produce  o  favorisce  lo  sviluppo  di  molte  infermità  le  quali  alterano  il  be- 
nessere dell'uomo  ed  abbassano  il  suo  valore  fisico. 

3.  Queste  infermità  sono  causa  di  un  ammanco  annuo  del  5  al  6  ^/^  nei  coscritti. 

4.  Per  ovviare  a  queste  infermità,  l'igiene  dei  piedi  deve  essere  osservata  comindaiMk 
dalla  prima  calzatura  portata  dal  bambino. 

5.  La  base  di  qualunque  igiene  razionale  del  piede,  ^,  oltre  l'uso  dell'acqua  fredda  per 
lavare  e  fortificare  i  piedi,  una  calcatura  la  quale  conservi  la  forma  naturale  del  piede, 
all'opposto  di  guastarla.  La  calza  dovrà  soddisfare  all'  istessa  condizione. 

6.  Affine  di  sostituire  nell'uso  generale  alla   calzatura  difettosa    la    calzatura  raziomle, 
sarà  più  utile  l'adottare  i  seguenti  mezzi  : 

r)  Istruzione,  sia  del  pubblico  che  dei  calzolai,  su  gli  effetti  della  calzatura  ordimrii 
e  sui  segni  che  distinguono  una  calzatura  igienica  o  razionale; 

ò)  Un  insegnamento  speciale  ai  calzolai  in  proposito,  cominciando  dai  calzolai  mtlitan; 

e)  Introduzione  della  calzatura  razionale  in  tufti  quegli  stabilimenti    ai    quali  le  cal- 
zature vengono  somministrate  dallo  Stato,  dai  Comuni  o  con  fondi  pubblici  (esercito,  or 
fanotrofi,  convitti,  ospizi,  case  di  pena,  ecc.); 

d)  Incoraggiamento  morale  e  finanziario  per  quelle  manifatture  di  calzature  le  qnaH 
4)rovvederanno  al  pubblico  delle  calzature  buone  e  razionali  ;  costringimento  degli  altri, 
colla  concorrenza  a  seguire  la  medesima  via. 

Oratore  inscritto:  dott.  J.  Reverdin,  professore  nell'Università  di  Ginevra. 

SETTIMA   QUESTIONE. 

Oli  ospizi  marini  pei  bambini  scrofolosi  e  pei  rachitici,  —  Dott.  Armaingaud,  profeswre 
aggregato  alla  Facoltà  medica  di  Bordeaux. 

CONCLUSIONI, 

1 .  Pel  numero  grande  di  vittime  ch'essa  fa  in  tutte  le  regioni  del  globo,  la  scrofola  e 
uno  dei  maggiori  flagelli  che  affliggono  l'umanità.  Perciò  la  distruzione  di  questa  malattia 
e  una  delle  questioni  che  più  meritino  di  fermare  l'attenzione  dell'  igienista. 

2.  Oggidì  è  un  fatto  accertato  dalla  Medicina  che  il  soggiorno  prolungato  sulle  rive  de) 
mare,  e  l'uso  di  acque  cloruro -sodiche  costituiscono  dei  mezzi  di  cura  e  preventivi  di 
un'efficacia  cosi  potente  contro  la  scrofola,  che,  laddove  molti  potessero  usarne,  si  vedrd>- 
bero  diminuire  in  tali  proporzioni  le  differenti  manifestazioni  di  questa  malattia  e  le  altie 
delle  quali  essa  può  essere  considerata  come  la  generatrice,  che  la  validità  delle  popola- 
zioni ne  sarebbe  accresciuta. 

3.  Gli  stabilimenti  marini  istituiti  da  qualche  anno  in  parecchi  luoghi  dell' Europa 
non  bastano  allo  scopo  cui  debbono  raggiungere. 

4.  Dinanzi  a  questa  sproporzione  fra  lo  scopo  ed  i  mezzi  attualmente  in  opera,  nulla 
deve  essere  trascuralo  per  far  conoscere  i  risultati  ottenuti  negli  stabilimenti  che  sono 
di  già  in  opera  :  la  sicurezza  e  semplicità  dei  mezzi  da  impiegarsi  e  la  necessità  di  accrescere 
gli  ospizi  marini.  In  conseguenza ,  il  relatore  richiama  l'attenzione  dei  componenti  il 
Congresso  sui  mezzi  migliori  di  suscitare  l'opinione  pubblica  e  di  eccitare  la  beneficenza 
pubblica  e  privata. 

5.  Il  relatore  richiama  la  loro  attenzione  in  vista  delle  discussioni  del  Congresso: 


—  6x9  — 

«)  Sui  mexii  per  avere  una  statistica  esatta  od  abbastanza  approssimativa  della  scro- 
fola (mortalità  e  morbosità),  colla  sua  distribuzione  geografica ,  e ,  per  ogni  paese ,  una 
ilatiitìca  comparata  secondo  le  regioni,  le  provincie,  le  circoscrizioni  più  limitate.  Si  do- 
uada  particolarmente  la  cooperazione  dei  medici  e  dei  componenti  i  Consigli  d' Igiene 
la  paesi  maggiormente  aggravati  dalla  scrofola ,  per  ottenere  dei  documenti  relativi  alle 
caise  speciali,  sia  d'ordine  economico  e  sociale,  sia  d'ordine  mesologico  e  professionale, 
le  quali  possano  spiegare  la  frequenza  eccessiva  della  malattia  in  queste  località. 

è)  Lo  studio  delle  indicazioni  e  contro-indicazioni  della  cura  marina  non  h  stato  finora 
fttfeo  con  sufficiente  precisione;  qualcuna  delle  contro-indicazioni  già  stabilite ,  non  sono 
abbastanza  conosciute  dai  medici  pratici.  Si  possono  però  distinguere  i  modi  di  palesarsi 
ddla  scrofola  che  richiedono  ad  un  tempo  l'aereoterapia  e  l'idroterapia  marine,  da  quelli 
àte  non  comportano  che  un'atmosfera  marittima ,  l' idroterapia  esclusa.  Si  possono  para- 
le differenti  zone  del  littorale  europeo  dal  punto  di  vista  della  differenza  del  loro 
d'agire  sulle  medesime  forme  di  scrofola,  indicare  le  stazioni  da  proibirsi  ai  tisici, 
scrofolosi,  da  quelle  che  possono  venire  utilizzate  come  ospizi  pei  tisici,  come  per 
^  scrofolosi,  sia  come  residenza  d'estate  solamente,  sia  per  l'inverno  esclusivamente,  sia 
come  residenza  stabile. 

6.  n  paragone  del  metodo  italiano  (soggiorno  ridotto  da  sei  settimane  a  tre  mesi  al 
massimo)  col  metodo  francese  (da  un  anno  a  parecchi  anni)  sarebbe  uno  dei  punti  più 
utili  a  trattare.  Si  fa  perciò  domanda  di  documenti  statistici  italiani ,  che  permetteranno 
di    paragonare  nelle  loro  particolarità  i  due  metodi. 

7.  Fa  d'uopo,  dopo  la  guarigione  del  bambino,  per  completare  l'opera  degli  ospizi 
marini,  e  per  evitare  le  recidive,  e  cosi  pure  il  ritorno  della  diatesi  trasformata  in  tu- 
bercolosi all'epoca  dell'adolescenza,  di  non  restituire  ^lle  abitazioni  ed  agli  opifici  che  il 
minor  numero  possibile  delle  loro  vittime,  e  di  cercare  dei  mezzi  pratici  di  occuparne  il 
più  gran  numero  nelle  professioni  marittime  ed  agricole. 

Oratori  inscritti:  dott.  G.  Pini,  direttore  dell'Istituto  dei  Rachitici  di  Milano;  dottor 
D^SPINE,  professore  ^i  Patologia  interna  alla  Facoltà  medica  di  Ginevra. 

OTTAVA    QUESTIONE. 

Baraethe  MpiialUre,  —  Dott.  G.  Julliard,  professore  di  Clinica  chirurgica  all'  Università 
di  Ginevra. 

NONA  QUESTIONE. 

DtitinfniofU  ospitaliera  €  particolarmente  negli   ospedali  per   bambini,  —  Dott.   Oscar 
Wyss,  professore  d'Igiene  all'Università  di  Zurigo. 

CONCLUSIONI.     . 

N^Ii  ospedali  per  bambini  bisogna  procurare  d'applicare  il  più  rigoroso  isolamento  e 
nella  misura  più  estesa  per  tutti  i  malati  presi  da  malattie  contagiose,  per  noa  creare  agli 
spedali  la  riputazione  d'essere  focolai  d'epidemia. 

DECIMA   QUESTIONE. 

r 

Jhrùfilmssi  dilla  difterite.  —  Dott.  H.  Henrot,  professore  a  Reims. 


—    620    — 

CONCLUSIONI. 

1.  La  mortalità  causata  dalla  difterite  aumenta  in  proporzioni  inquietanti  in  Francia  ed 
in  parecchie  contrade  dell'Europa. 

2.  Esiste  un  mezzo  scientifico  per  impedire  il  contagio  delle  malattie  da  infezione ,  e 
particolarmente  della  difterite  per  le  vie  respiratorie,  ed  ^  il  respiratore  a  ovatta  antiset* 
tica;  esso  arresta  all'entrata  delle  fosse  nasali  e  della  bocca  gli  dementi  del  contagio, 
stacciando  e  purgando  l'aria,  come  un  filtro  di  carbone  purifica  l'acqaa.  Il  medico  ha  il 
dovere  d'imporre  l'uso  di  un  apparecchio  protettore,  agli  scolari,  agli  infermieri  ed  a  tutte 
le  persone  che  per  necessità  di  professione,  è  obbligato  di  mettere  al  posto  in  Inog» 
pericoloso,  in  una  sala  ad  esempio  in  cui  vi  siano  dei  difterici. 

3.  La  difterite  è  divenuta  cosi  mortale  in  questi  ultimi  anni,  perchè  è  curata  male,  e 
si  trascurano  le  pennellature  antisettiche  della  faringe  ripetute  di  sovente ,  a  cansa  an- 
che della  gravità  che  offrono  per  l'operatore. 

Con  un  apparecchio  protettore,  il  respiratore  ad  ovatta  o  qualunque  altro  appareoduo 
utile  allo  stesso  scopo  : 

a)  La  cura  locale  della  difterite  ripiglierà  il  posto  prevalente  che  deve  avere^;  per- 
metterà  la  guarigione  d'un  numero  molto  maggiore  di  ammalati  ; 

^)  I  capi  di  servizio  n^li  ospedali  preverranno  le  morti  premature  che  cosi  di  so- 
vente e  dolorosamente  colpiscono  il  corpo  medico  ; 

e)  La  medicazione  antisettica  delle  vie  respiratorie  porterà  in  medicina  un  progreno, 
cosi  notevole,  come  la  medicazione  di  Lister  in  chirurgia. 

UNDICESIMA   QUESTIONE. 

Le  Scuole  per  gC  infermieri,  —  Dott.  Bourneville,  redattore  del  Progres  Medicai,  a  Pa- 
rigi, medico  dell'Ospizio  di  Bicétre. 

In  conseguenza  alla  proposta  che  noi  abbiamo  avuto  l'onore  di  fare  in  una  delle  sedute 
del  Congresso  internazionale  d'Igiene  in  Torino  nel  1880,  venne  deciso,  che  il  proa- 
Simo  Congresso,  la  cui  riunione  avrà  luogo  in  Ginevra  nel  1882,  inscrìverebbe  fra  le  que- 
stioni riguardanti  l'Igiene  ospitaliera,  l'esame  àxXì ordinamento  di  scuole  per  gli  infermieri 
dei  due  sessi. 

Si  tratta  qui  d'istituzioni  già  antiche  in  certuni  paesi,  la  Svizzera,  per  esempio,  ■• 
d'istituzione  recente  in  altri,  fra  i  quali  la  Francia,  il  Belgio,  l' Italia.  Vi  sarà  dunque  tta 
.grande  interesse  a  conoscere  gli  ordinamenti  di  queste  scuole  ed  avere  d^U  insegnamenti 
precisi  sui  punti  seguenti: 

Storia  delle  scuole  per  gl'infermieri.  —  Programma  d'insegnamento.  —  Condizioai 
per  l'ammissione  degli  scolari.  —  Diplomi.  —  Quali  sono  i  professori  ?  —  Vantaggi  con- 
cessi agli  scolari.  —  Degli  infermieri  e  delle  infermiere.  —  Trattamenti ,  pensioni  di  ri- 
poso. —  Guardammalati  di  città,  ecc. 

L'ufficio  degli  infermieri  e  delle  infermiere  negli  ospedali ,  negli  ospizi  e  negli  asili  i 
assai  importante  per  meritare  l'attenzione  dei  componenti  il  Congresso.  Sono  essi  effetti- 
vamente incaricati  d'eseguire  non  solo  le  prescrizioni  mediche,  di  porgere  le  cure  pia  di- 
rette agli  ammalati,  ma  ancora  di  eseguire  tutte  le  prescrizioni  domandate  dall'igiene. 

Noi  siamo  convinti  che  dalla  discussione  dei  documenti  recati  da  tutte  le  parti,  si  pò* 
tranno  prendere  delle  risoluzioni  pratiche  le  quali  saranno  di  un'utilità  incontestabile  pff 
le  amministrazioni  ospitaliere. 


—  6x9  — 

d)  Sai  mezzi  per  avere  una  statistica  esatta  od  abbastanza  approssimativa  della  scro- 
fola (mortalità  e  morbosità),  colla  sua  distribuzione  geografica ,  e ,  per  ogni  paese ,  una 
statistica  comparata  secondo  le  regioni,  le  provincie,  le  circoscrizioni  più  limitate.  Si  do- 
manda particolarmente  la  cooperazione  dei  medici  e  dei  componenti  i  Consigli  d' Igiene 
dei  paesi  maggiormente  aggravati  dalla  scrofola,  per  ottenere  dei  documenti  relativi  alle 
cause  speciali,  sia  d'ordine  economico  e  sociale,  sia  d'ordine  mesologico  e  professionale, 
le  quali  possano  spiegare  la  frequenza  eccessiva  della  malattia  in  queste  località. 

ò)  Lo  studio  delle  indicazioni  e  contro-indicazioni  della  cura  marina  non  è  stato  finora 
fatto  con  sufficiente  precisione;  qualcuna  delle  contro-indicazioni  già  stabilite ,  non  sono 
abbastanza  conosciute  dai  medici  pratici.  Si  possono  però  distinguere  i  modi  di  palesarsi 
della  scrofola  che  richiedono  ad  un  tempo  Taereoterapia  e  l'idroterapia  marine,  da  quelli 
che  non  comportano  che  un'atmosfera  marittima ,  l' idroterapia  esclusa.  Si  possono  para- 
gonare le  differenti  zone  del  littorale  europeo  dal  punto  di  vista  della  differenza  del  loro 
modo  d'agire  sulle  medesime  forme  di  scrofola,  indicare  le  stazioni  da  proibirsi  ai  tisici, 
anche  scrofolosi,  da  quelle  che  possono  venire  utilizzate  come  ospizi  pei  tisici,  come  per 
gli  scrofolosi,  sia  come  residenza  d'estate  solamente,  sia  per  l'inverno  esclusivamente,  sia 
come  residenza  stabile. 

6.  n  paragone  del  metodo  italiano  (soggiorno  ridotto  da  sei  settimane  a  tre  mesi  al 
massimo)  col  metodo  francese  (da  un  anno  a  parecchi  anni)  sarebbe  uno  dei  punti  più 
utili  a  trattare.  Si  fa  perciò  domanda  di  documenti  statistici  italiani ,  che  permetteranno 
di  paragonare  nelle  loro  particolarità  i  due  metodi. 

7.  Fa  d'uopo,  dopo  la  guarigione  del  bambino,  per  completare  l'opera  degli  ospizi 
marini,  e  per  evitare  le  recidive,  e  cosi  pure  il  ritorno  della  diatesi  trasformata  in  tu- 
bercolosi all'epoca  dell'adolescenza,  di  non  restituire  ^Ue  abitazioni  ed  agli  opifici  che  il 
minor  numero  possibile  delle  loro  vittime,  e  di  cercare  dei  mezzi  pratici  di  occuparne  il 
più  gran  numero  nelle  professioni  marittime  ed  agricole. 

Oratori  inscritti:  dott.  G.  Pini,  direttore  dell'Istituto  dei  Rachitici  di  Milano;  dottor 
D'Espine,  professore  ^i  Patologia  interna  alla  Facoltà  medica  di  Ginevra. 

OTTAVA    QUESTIONE. 

Baracche  ospitaliere,  —  Dott.  G.  Julliard,  professore  di  Clinica  chirurgica  all'  Università 
di  Ginevra. 

NONA  QUESTIONE. 

Deltinfeùone  ospitaliera  e  particolarmente  negli   ospedali  per   bambini,  —  Dott.   Oscar 
Wyss,  professore  d'Igiene  all'Università  di  Zurìgo. 

CONCLUSIONI.     . 

Negli  ospedali  per  bambini  bisogna  procurare  d'applicare  il  più  rigoroso  isolamento  e 
nella  misura  più  estesa  per  tutti  i  malati  presi  da  malattie  contagiose,  per  noa  creare  agli 
spedali  la  riputazione  d'essere  focolai  d'epidemia. 

DECIMA   QUESTIONE. 

* 
J^ojilassi  della  difterite,  —  Dott.  H.  Henrot,  professore  a  Reims. 


-rr    622    — 

SETTIMA   QUESTIONE. 

Della  putrefazione  delle  materie  animali  e  dei  prodotti  che  ne  derìvamo»  —  Dott  Armamd 
Gautier. 

OTTAVA  QUESTIONE. 

/  vantaggi  e  gli  inconvenienti  della  permeabilità  delle  pareti  negli  enfici  obitatL  —  EMILIA 
Trélat,  architetto,  professore  al  Consenratorio  d'Arti  e  Mestieri,  direttore  deOa 
Scuola  di  Architettura. 

NONA   QUESTIONE. 

Le  ricerche  meteorologiche  e  l'igiene,  —  Dott.  Pagliani,  professore  d*  Igiene  all'  Univer* 
sita  di  Turino. 

Quarta  Sezione. 

Igiene  dell'infanzia.  Igiene  privata.  Igiene  veterinaria. 

UFFICIO  PROVVISORIO. 

Presidente  —  Dott.  Duval. 
Vice-Presidenti  —  Prof.  dott.  Olivet;    prof.   dott.  Pflììger  (a  Berna);; 

A.  BouviER,   segretario   dell* Istruzione   pubblica;    Henrv,    veteiinazip 

cantonale. 
Segretari  —  Dott.  Golay  ;  dott.  Girard. 

PRIMA    QUESTIONE. 

Deir  influenza  dei  programmi  scolastici  sulla  salute  dei  fanciulli,  —  Dott.  H.   KUBOU,' 
professore  di  Fisiologia  e  di  Igiene  alla  Scuola  normale  dello  Stato,  a  Liegi,  presi' 
dente  della  Società  reale  di  Medicina  pubblica  nel  Belgio. 

1.  Prima    dell'età  di    6  o    7  anni  l'educazione  è  intieramente    intuitiva.  La  memorìatJ 
siccome  nel  periodo  seguente,  ha  una  decisa  prevalenza.  Il  bambino  non  deve  essere  ob*  - 
bligato  ad  alcuna   disciplina   scolastica,  ed  a  fatica  si  può  dare  questo  nome  ai  metodi: 
educativi  usati  negli  Asili  d^ Infanzia,  La  sua  salute  non  vi  patisce  altri  attacchi  che  queOL  ^ 
risultanti  dal  periodo  di  vita  che  attraversa.  È  l'età  più  favorevole  per  imparare  colla  leai-. 
plice  udizione  le  lingue  straniere. 

2.  L'età  d'entrata  alla  Scuola  primaria  deve  essere  fissata  a  7  anni.  I  progressi  de&e 
facoltà  intellettuali  del  fanciullo,  messi  in  rapporto  col  suo  sviluppo  fisico,  ci  snggeriià 
l'ordine  successivo  con  cui  dovranno  venirgli  insegnate  le  varie  materie. 

3.  La  Fisiologia  e  l' Igiene  impongono  all'educatore  durante  il  periodo  di  vita  dù 
7  ai  13  o  14  anni  del  fanciullo,  una  trìplice  direzione  dello  sviluppo  armonico  del  coipOi 
dello  spinto  e  dei  sentimenti.  Qualunque  programma  educativo  il  quale  trascurasse  o  prea- 
desse  in  minima  considerazione  uno  di  questi  elementi  principali  dell'organiaiasione  nmaaa, 
deve  essere  riputato  insufficiente  o  pericoloso. 

4.  L'ossigeno  è  lo  stimolante   vitale   delle  funzioni   del  cervello.  Non  solo  la  forti. 


—  623  — 

l'energia  e  l'intelligenza  sono  tanto  pi&  Indebolite  quanto  il  conti ibuto  d'ossìgeno 
l  oeiirello,  cioè  d'aria  pura  trasmessa  per  la  via  dei  polmoni  h  in  minima  quantità  o  qualità. 

5.  L*a  KOTraeccitazione  cerebrale  prodotta  dall'attenzione  o  da  lavori  troppo  continuati 
wsce,  dopo  un  tempo  variabile  secondo  la  costituzione  e  l'età  del  fìmciullo,  per  produrre 
no   stato   d'Miemia  del  cervello  o  dell'intiera  economia  animale. 

6.  Gli  eflTettl  dell'allettamento  intellettuale,  durante  il  perìodo  in  considerazione,  sono 
fuai  sempre  senza  rimedio. 

7.  Il  bisogno  incessante  ed  accelerato  d'ossigeno  per  la  nutrizione  di  un  cervello  a 
iBigo  sollecitato  e  l'atto  medesimo  della  sollecitazione,  non  possono  compiersi  che  a  danno 
Idia  nutrizione  generale  e  colla  perdita  delle  funzioni  organiche. 

8.  Le  siterazioni  nell'azione  vaso-motoria  prodotte  da  questo  movimento,  finiscono 
ftr  produire  l'anemia  cerebrale  ed  alla  perdita  delle  facoltà  intellettuali;  frequentemente 
dl'sneinla  ed  alla  clorosi;  alla  suscettibilità  nervosa,  alle  nevrosi,  specialmente  alla  corea, 
e  aèUe  fanciulle,  ad  un  difficile  cominciamento  della  funzione   catameniale. 

9.  n  sedere  a  lungo  sui  banchi  favorisce  specialmente  i  depositi  tubercolari  alla  som- 
Mità  dei  polmoni. 

10.  Le  esperienze  instituite  hanno  dimostrato  fisicamente  come  la  sianchetsa  intelUt' 
itÈmle  è  in  relazione  colla  debolezza  della  facoltà  di  distinguere  delle  piccole  differenze  psico- 

,  coir  indebolimento  della  memoria  e  la  comparsa  di  una  sovraeccitazione  psichica. 

11.  L'influenza    patologica  delle    stagioni  sul   lavoro    scolastico  è  dimostrata  dal  fatto 
le  affezioni  infiammatorie  febbrili  si  sviluppano  di  preferenza  nei  bambini  e  nei  fan- 

ciolfi  durante  i  grandi  calori  di  giugno  e  luglio,  piuttosto  che   durante  il  mese  d'agosto 
epoca  della  cessazione  delle  scuole  e  del  rallentamento  degli  studi. 

13.   Gli    inconvenienti  dei  compiti  da  farsi  a  casa,  dovrebbero  bastare  per   farli  abolire 
;pcr  gli  scolari  delle  classi  inferiori  e  ridurli  a  un'ora  per  gli  altri. 

13.  Al   di  fuori  del  sonno,  la  bilancia  delle   forze  fisiche  e  dello  sviluppo  intellettuale 
e  tenuta  nel  seguente    rapporto:  7  e  8  anni,  4  ore  di  scuola,  9  di  riposo   ed 

izio  —  9  e  IO  anni,  506  ore  di  scuola,  8  o  9  di  riposo  ed  esercizio  —  11  e  12 
i,  6  o  7  ore  di  scuola,   8  2/a   a  9  >/a   di  riposo  ed  esercizio. 

14.  L'attenzione  nella  scuola  non  potendo  essere  mantenuta,  al  massimo,  più  di  un'ora 
per  gli  scolari  più  in  età,  ed  il  mezzo  migliore  per  risvegliarla  essendo  l'esercizio, 

necessario  sospendere  la  scuola  dopo  questo  spazio  di  tempo. 

15.  I  giuochi  e   gli  esercizi  ginnastici  costituiscono  il  mezzo  più  proprio  per  utilizzare 
i  riposi.  Poiché  non  solo  la  ginnastica  fortifica  il  sistema  muscolare  ed  il  sistema  osseo 

combatte  quei  difetti  che  risultano  dall'atteggiamento  della  persona,  ma  fortifica  il  sistema 

,  infonde  lo  spirito  di  disciplina,  la  fermezza  e  la  presenza  di  spirito.  Essa  h  indi- 

ile  tanto  alle  fanciulle  quanto  ai  fanciulli.  £  un  mezzo  potente  per  combattere  la 

ita   nervosa,  le  condizioni  nevropatiche ,    clorosi  e  corea,  la  tendenza  alla  tisi,  i 

't^ai  della  scrofola,  insomma  tutti  questi  imminenti  pericoli  di  malattie  che  affliggono  di 

^Diente  i  fanciulli  delle  scuole. 

•  La  ginnastica  genercile,  educativa,  non  acrobatica,  deve  avere  il  suo  posto  nel  programma 
^Issdco,  come  materia  obbligatoria. 

Dae  lezioni,  di  15  minuti  ciascuna,  al  giorno  pei  più  giovani,  una  sola  lezione  di  25 
alinoti  per  quelli  di  maggior  età,  sono  bastanti  per  raggiungere  lo  scopo  che  si  è  proposto. 
16.  L'igiene  della  vista,  dell'udito,  delle  facoltà  estetiche,  quella  della  voce,  richiedono 
the   lo  studio  del  canto  e  del  disegno  formino  parte  dell'  insegnamento  scolastico. 


— r    622    

SETTIMA   QUESTIONE. 

Della  putrefattone  delle  materie  animali  e  dei  prodoiH  che  ne  derhamo,  —  Dott  AuiASD 
Gautier. 

OTTAVA  QUESTIONE. 

/  vantaggi  e  gli  inconvenienti  della  permeabilità  delle  pareti  negli  edifici  abitati,  —  Emilio 
Trélat,  architetto,  professore  al  Coasenratorìo  d'Arti  e  Mestieri,  direttore  ddla 
Scuola  di  Architettura. 

NONA   QUESTIONE. 

Le  ricerche  meteorologiche  e  l'igiene.  —  Dott.  Pagliani,  professore  d*  Igiene  alT  Uoirer^ 
sita  di  Torino. 

Quarta  Sezione. 
Igiene  dell'infanzia.  Igiene  privata.  Igiene  veterinaria. 

UFFICIO  PROVVISORIO. 

Presidente  —  Dott.  Duval. 
Vice-Presidenti  —  Prof.  dott.  Olivet;    prof.   dott.  Pflììger  (a  Berna); 

A.  BouviER,   segretario   dell'Istruzione   pubblica;    Henry,    vetcrinirio 

cantonale. 
Segretari  —  Dott.  Golay;  dott.  Girard. 

PRIMA    QUESTIONE. 

Deir  influenza  dei  programmi  scolastici  sulla  salute  dei  fanciulli.  —  Dott.  H.  KUBOKK» 
professore  di  Fisiologia  e  di  Igiene  alla  Scuola  normale  dello  Stato,  a  Liegi,  presi- 
dente della  Società  reale  di  Medicina  pubblica  nel  Belgio. 

1.  Prima  dell'età  di  6  o  7  anni  l'educazione  ^  intieramente  intuitiva.  La  memorii* 
siccome  nel  perìodo  seguente,  ha  una  decisa  prevalenza.  Il  bambino  non  deve  essere  ob- 
bligato ad  alcuna  disciplina  scolastica,  ed  a  fatica  si  può  dare  questo  nome  ai  metodi- 
educativi  usati  negli  Asili  cTInfansia.  La  sua  salute  non  vi  patisce  altri  attacchi  che  quelli 
risultanti  dal  periodo  di  vita  che  attraversa.  E  l'età  più  favorevole  per  imparare  colla  sem- 
plice udizione  le  lingue  straniere. 

2.  L'età  d'entrata  alla  Scuola  primaria  deve  essere  fissata  a  7  anni.  I  progressi  delle 
facoltà  intellettuali  del  fanciullo,  messi  in  rapporto  col  suo  sviluppo  fisico,  d  suggerirà 
l'ordine  successivo  con  cui  dovranno  venirgli  insegnate  le  vane  materie. 

3.  La  Fisiologia  e  l' Igiene  impongono  all'educatore  durante  il  perìodo  di  vita  dai 
7  ai  13  o  14  anni  del  fanciullo,  una  trìplice  direzione  dello  sviluppo  armonico  del  corpo, 
dello  spirìto  e  dei  sentimenti.  Qualunque  programma  educativo  il  quale  trascurasse  o  pren- 
desse in  minima  considerazione  uno  di  questi  elementi  prìncipali  dell'organizzazione  nouna, 
deve  essere  riputato  insufficiente  o  pericoloso. 

4.  L'ossigeno  è  lo  stimolante   vitale   delle  funzioni   del  cervello.  Non  solo  la  forza. 


—  625  — 

10.  n  medico  scoUstico  deve  misurare  al  principio  di  ciascun  semestre  gli  scolari ,  ed 
ieginare  loro  il  posto  secondo  la  relativa  grandezza. 

11.  £gli  dorrà  determinare  ciascun  anno  lo  stato  di  rifrazione  degli  occhi  di  tutti  gli 
oUrì. 

12.  n  medico  scolastico  dovrà  diminuire  il  numero  degli  scolari  nelle  classi  ove  vi  siano 
»  posti  oscuri  ;  dovrà  pure  far  cambiare  tutti  i  banchi^leggì  difettosi  che  possono  esser 
iosa  di  una  positura  dannosa  per  lo  scolaro,  come  pure  i  libri  sc^iéutìci  mal  stampati. 

13.  n  medico  scolastico  ha  il  diritto  di  intervenire  a  tutte  le  lezioni  ;  egli  deve  visi- 
one tutte  le  classi  almeno  una  volta  al  mese  durante  l'insegnamento ,  ed  osservare  spe- 
almente  Y  illuminazione,  la  ventilazione  ed  il  riscaldamento  dei  locali,  come  pure  la  po- 
tm  degli  scolari. 

14.  Egli  dovrà  essere  consultato  nella  compilazione  dei  programmi  di  insegnamento. 

15.  Qualunque  malattia  contagiosa  di  uno  scolaro  deve  essere  notificata  al  medico  sco- 
■dco  ,  il  quale  non  concederà  il  permesso  di  ritornare  alla  scuola  se  non  dopo  essersi 
BÌcnrmto  lui  stesso  che  ogni  pericolo  di  contagio  è  scomparso  e  che  gli  oggetti  dello 
«laro  (libri,  scartafacci,  vesti,  ecc.)  sono  stati  pienamente  disinfettati. 

t6.  Quando  la  quarta  parte  degli  scolari  di  una  classe  fosse  attaccata  da  una  malattia 
Mìtagiosa,  il  medico  deve  ordinare  la  chiusura  della  classe. 

17.  Ciascun  medico  scolastico  prenderà  nota  in  un  registro  di  tutti  quei  (atti  che  pos- 
mo  interessare  l'Igiene  della  scuola,  e  particolarmente  i  cambiamenti  osservati  nella  vista 
egjU  scolari.  Questo  registro  verrà  ogni  anno  consegnato  al  medico  scolastico  provinciale 
er  la  relativa  approvazione. 

iS.  I  rapporti  dei  medici  scolastici  provinciali  saranno  mandati  al  medico  scolastico  su* 
erìore,  il  quale  pubblicherà  ogni  anno  una  Relazione  generale  sull'Igiene  delle  Scuole 
i  tatto  il  paese. 

TERZA  QUESTIONE. 

iella  cura  delle  malattie  parassitiche  della  pelle  come  corollario  della  visita  medica  delle 
scuole.  —  DotL  J.  Gibert,  all'Havre. 

QUARTA  QUESTIONE. 
itile  eause  che  rendono  i  fanciulli  difficili  nella  loro  educazione,  —  Dott.  J.  De  Skor- 


',  a  S.  Pietroburgo,  privato  insegnante  di  Psichiatria. 

QUINTA  QUESTIONE. 

IcMtu  osservaaioni  sull'Igiene  scolastica  :  A.  Scuole  del  Cantone  di  Berna,  —  Dott.  Pflì)- 
GKR,  professore  d'Oftalmologia  all'Università  di  Berna;  —  B.  Scuole  della  città  di 
Jjosanna,  —  Dott.  Joel,  medico  dell'Ospedale  pei  fanciulli  a  Losanna. 

•    SESTA  QUESTIONE. 

U£  deformoMiom  del  corpo  durante  il  periodo  scolastico,  —  Dott.  Dally,  di  Parigi, 
professore  alla  Scuola  di  Antropologia,  socio  della  Commissione  d'Igiene  scolastica. 

SETTIMA  QUESTIONE. 

orlassi  ImtemoMionale  della  rabbia,  —  Dott.  G.  van  Overbeek  Db  Meyer,  professore 
d'Igiene  e  di  Medicina  legale  all'Università  d'Utrecht. 

40 


—  626  — 

CO^rCLUSIONI, 

Per  combattere  efficacemente  il  propagarsi  della  rabbia  bisogna: 

1.  Diminuire  il  più  che  sia  possibile  il  numero  dei  cani  vagabondi^  gravando  i  pa- 
droni dei  cani  di  una  tassa  abbastanza  elevata  e  facendo  uccidere  tutti  i  cani  non  inscrìtti  ; 
questo  provvedimento  agevola  la  revisione,  risparmia  molte  spese  e  diminuisce  il  numero 
dei  cani  domestici  non  destinati  al  lavoro. 

2.  Rendere  inoffensivo  qualunque  cane  che  si  trovi  in  una  strada  pubblica,  ndle 
vetture  od  in  altri  mezzi  pubblici  di  trasporto,  e  nei  luoghi  pubblici  di  adunanza  col- 
l'imporre  l'obbligo  del  porto  permanente  d'un  modello  sicuro  di  museruola. 

3.  Separare  subito  e  completamente  qualunque  cane  arrabbiato  o  sospetto,  che  non 
venga  ucciso  sul  sito,  colla  proibizione  assoluta  di  poterlo  riprendere  dopo  la  sua  cattura  ; 
fare  constatare  la  malattia  da  un  veterinario  o  da  un  medico;  indicare  al  pubblico  il 
luogo  di  cattura  con  un  segnale;  fissare  la  durata  della  cattura  del  cane  sospetto  a  non 
meno  di  quattro  mesi;  uccidere  tosto  il  cane,  la  cui  rabbia  sia  constatata;  disinfettare  nel 
miglior  modo  possibile  i  luoghi  infetti  o  sospetti  ;  raccomandare,  per  l'utile  della  persona 
morsicata,  di  non  uccidere  subito  il  cane  sospetto,  ma  di  tenerlo  separato  ed  in  osserra- 
zione,  se  è  possibile. 

4.  Dare  facoltà  agli  agenti  di  polizia  di  uccidere  sul  sito  i  cani  in  contravvenzione, 
dei  quali  non  possano  impadronirsi  senza  correre  il  pericolo  d'esser  morsicati. 

5.  Dare  facoltà  a  ciascuno  di  uccidere  qualunque  cane  straniero  che  si  trovi  senza 
museruola  sul  suo  terreno. 

6.  Decretare  tutti  questi  provvedimenti  in  un  modo  eguale  ed  in  tutti  i  paesi 
civilizzati,  con  una  convenzione  internazionale,  permettendo:  ci)  una  dispensa  temporanea 
e  individuale  del  porto  obbligatorio  della  museruola  pei  cani  da  pastore  e  da  t^re\%^ 
fmchè  non  vi  sia  caso  alcuno  di  rabbia  nei  dintorni;  b)  una  diminuzione  di  tassa  in  fa- 
vore di  certe  qualità  di  cani  da  lavoro. 

OTTAVA  QUESTIONE. 

Eziologìa  del  moccio.  —  Galtier,  professore    di  Polizia  sanitaria   alla  Scuola  veterinaria 
di  Lione. 

NONA   QUESTIONE. 

Del  latte  di  vacca  come  succedaneo  del  latte  di  donna,  —  Dott.  Albrecht,  di  Neuchitd, 
privato  insegnante  all'Università  di  Berna. 

CONCLUSIONI, 

1.  Il  latte  di  vacca  fresco  è  il  solo  succedaneo  del  latte  materno  il  quale  possa  essere 
di  un  impiego  generale  nell'allattamento  artificiale. 

2.  Qualunque  prodotto  ottenuto  col  latte,  di  qualunque  provenienza  e  composizione 
sia,  non  potrà  che  imperfettamente  sostituire  il  latte  di  vacca  fresco. 

3.  Quest'ultimo,  per  corrispondere  ai  bisogni  dell'alimentazione  dei  bambini  di  tenera 
età,  deve  essere  di  una  composizione  costante  ed  invariabile  ne*  suoi  principii  costitutivi 
ed  esente  da  qualunque  alterazione. 

4.  Per  giungere  a  questo  risultato,  è  indispensabile  l'adempiere  certe  Condixioni,  jndiff**^ 
dalle  mandre  modello: 


—  627  — 

tf)  La  scelta  scrupolosa  delle  Tacche; 

^)  Il  foraggio  secco; 

r)  Una  buona  igiene  della  stalla; 

d)  Le  cure  da  aversi  pel  latte  dopo  la  mungitura. 

6.  Il  latte  prodotto  secondo  questi  precetti  essendo    da    preferirsi,  ma  più  costoso  del- 
l'ordinario, bisogna  aiutare  le  famiglie  povere  a  procurarselo. 

7.  Venne  dimostrato  dalla  statistica    come    nelle   località    ove  si   trovano  delle  mandrc 
«nodello,  la  mortalità  dei  bambini  in  tenera  età  è  assai  diminuita. 

Quinta  Sezione. 
Demografia  e  Statistica  sanitaria. 

UFFICIO   PROVVISORIO. 

J^residenie  —  Kummer,  di  Berna; 
\        Vice-Presidenti  —  Prof.  De  Candolle;  prof.  Dameth;  prof.  Kinkeun, 
di  Basilea;  dott.  Chervin,  di  Parigi  ; 
Segretari  —  Cussat;  G.  Cellérier. 

PRIMA  QUESTIONE. 

Ji'a/ara  e  Untiti  della  Demografia,  —  KòRòsi,  direttore  dell'  Ufficio  comunale  di  Statistica 
dì  Biida-Pest. 

SECONDA  QUESTIONE. 

jyp^amma  per  t insegnamento  della  Demografia,  —  Bertillon,  professore  alla  Scuola  di 
Antropologia,  capo  della  Statistica  municipale  della  città  di  Parigi. 

TERZA  QUESTIONE. 

J^issatione  delle  unita  di  tempo  per  la  coordinazione  dei  lavori  demografici.  —  KiNKELIN» 
professore  all'Università  di  Basilea,  presidente  della  Società  svizzera  di  Statistica. 

QUARTA  QUESTIONE. 

Annuario  demografico  internazionale,  —  Dott.  Chervin,  direttore  degli  Annali  di  Demo- 
grafìa di  Parigi. 

QUINTA  QUESTIONE. 

\-^taiistica   delt emigrazione.  —  BODIO,    direttore    della    Statistica    nel    Regno    d'Italia,   a 

I         Roma. 

f  SESTA  QUESTIONE. 

'Comstotamione    medica  delle  morti.    Mezzi   e    modi  per  generalizzarla  e  perfezionarla.  — 
Dott.  LoTZ,  di  Basilea,  socio  della  Commissione  sanitaria  federale. 

SETTIMA  QUESTIONE. 

SulUiiinó  di  Statistica  sanitaria  eguale  per  tutte  le  nazioni,  —  Dott.  Janssens,  ispettore 
capo  del  senrisio  di  sanità  della  città  di  Brusselles,  direttore  del  BuUettino  di  Sta- 
tistica sanitaria  comparata. 


—  626  — 

CO^rCLUSIOh-L 

Per  combattere  efficacemente  il  propagarsi  della  rabbia  bisogna: 

1.  Diminuire  il  più  che  sia  possibile  il  numero  dei  cani  vagabondi^  gravando  i  pa- 
droni dei  cani  di  una  tassa  abbastanza  elevata  e  facendo  uccidere  tutti  i  cani  non  imcrìtti  ; 
questo  provvedimento  agevola  la  revisione,  rbparmia  molte  spese  e  diminuisce  il  numero 
dei  cani  domestici  non  destinati  al  lavoro. 

2.  Rendere  inoffensivo  qualunque  cane  che  si  trovi  in  una  strada  pubblica,  ndle 
vetture  od  in  altri  mezzi  pubblici  di  trasporto,  e  nei  luoghi  pubblici  di  adunanza  col- 
l'imporre  l'obbligo  del  porto  permanente  d'un  modello  sicuro  di  museruola. 

3.  Separare  subito  e  completamente  qualunque  cane  arrabbiato  o  sospetto,  che  non 
venga  ucciso  sul  sito,  colla  proibizione  assoluta  di  poterlo  riprendere  dopo  la  sua  cattnn  ; 
fare  constatare  la  malattia  da  un  veterinario  o  da  un  medico;  indicare  al  pubblico  il 
luogo  di  cattura  con  un  segnale;  fissare  la  durata  della  cattura  del  cane  sospetto  a  non 
meno  di  quattro  mesi  ;  uccidere  tosto  il  cane,  la  cui  rabbia  sia  constatata  ;  disinfettare  nel 
miglior  modo  possibile  i  luoghi  infetti  o  sospetti  ;  raccomandare,  per  l'utile  della  persona 
morsicata,  di  non  uccidere  subito  il  cane  sospetto,  ma  di  tenerlo  separato  ed  in  osserva» 
zione,  se  è  possibile. 

4.  Dare  facoltà  agli  agenti  di  polizia  di  uccidere  sul  sito  i  cani  in  contra^Teniione, 
dei  quali  non  possano  impadronirsi  senza  correre  il  pericolo  d'esser  morsicati. 

5.  Dare  facoltà  a  ciascuno  di  uccidere  qualunque  cane  straniero  che  si  trovi  senza 
museruola  sul  suo  terreno. 

6.  Decretare  tutti  questi  provvedimenti  in  un  modo  eguale  ed  in  tutti  i  paesi 
civilizzati,  con  una  convenzione  internazionale,  permettendo:  ci)  una  dispensa  temporanea 
e  individuale  del  porto  obbligatorio  della  museruola  pei  cani  da  pastore  e  da  caccia, 
finché  non  vi  sia  caso  alcuno  di  rabbia  nei  dintorni;  b)  una  diminuzione  di  tassa  in  fa- 
vore di   certe  qualità  di  cani  da  lavoro. 

OTTAVA  QUESTIONE. 

Eziologia  del  moccio.   —  Galtier,  professore    di  Polizia  sanitaria   alla  Scuola  veterinaria 
di  Lione. 

NONA   QUESTIONE. 

Del  latte  di  vacca  come  succedaneo  del  latte  di  donna,  —  Dott.  Albrecht,  di  Neuchfitcl, 
privato  insegnante  all'Università  di  Berna. 

CONCLUSIOÌ^I, 

1.  Il  latte  di  vacca  fresco  è  il  solo  succedaneo  del  latte  materno  il  quale  possa  essere 
di  un  impiego  generale  nell'allattamento  artificiale. 

2.  Qualunque  prodotto  ottenuto  col  latte,  di  qualunque  provenienza  e  composizione 
sia,  non  potrà  che  imperfettamente  sostituire  il  latte  di  vacca  fresco. 

3.  Quest'ultimo,  per  corrispondere  ai  bisogni  dell'alimentazione  dei  bambini  di  tenera 
età,  deve  essere  di  una  composizione  costante  ed  invariabile  ne'  suoi  principii  costitutivi 
ed  esente  da  qualunque  alterazione. 

4.  Per  giungere  a  questo  risultato,  è  indispensabile  l'adempiere  certe  condizioni,  indicate 
dalle  mandre  modello: 


I 


—  627  — 

tt)  La  scelta  scrupolosa  delle  vacche; 

^)   Il   foraggio  secco; 

r)   Una  buona  igiene  della  stalla; 

if)  Le  cure  da  aversi  pel  latte  dopo  la  mungitura. 

6.  11   latte  prodotto  secondo  questi  precetti  essendo    da    preferirsi,  ma  più  costoso  del- 
Drdinario,  bisogna  aiutare  le  famiglie  povere  a  procurarselo. 

7.  Venne  dimostrato  dalla  statistica    come    nelle   località    ove  si   trovano  delle  mandre 
lodello,  la  mortalità  dei  bambini  in  tenera  età  è  assai  diminuita. 

Quinta  Sezione. 
Demografia  e  Statistica  sanitaria. 

UFFICIO   PROVVISORIO. 

J^residente  —  Kummer,  di  Berna; 
VkC'Fresidenti  —  Prof.  De  Candolle;  prof.  Dameth;  prof.  Kinkelin, 

di  Basilea;  dott.  Chervin,  di  Parigi  ; 
Segretari  —  Cussat  ;  G.  Cellérier. 

PRIMA  QUESTIONE. 

Xatura  e  limiti  della  Demografia.  —  KòRòsi,  direttore  dell'Ufficio  comunale  di  Statistica 
di  Biida-Pest. 

SECONDA  QUESTIONE. 

•Programma  per  l'insegnamento  della  Demografia,  —  Bertillon,  professore  alla  Scuola  di 
Antropologia,  capo  della  Statistica  municipale  della  città  di  Parigi. 

TERZA  QUESTIONE. 

Pissatióne  delle  unità  di  tempo  per  la  coordinazione  dei  lavori  demografici.  —  KiNKELIN, 
professore  all'Università  di  Basilea,  presidente  della  Società  svizzera  di  Statistica. 

QUARTA  QUESTIONE. 

Annuario  demografico  internazionale,  —  Dott.  Chervin,  direttore  degli  Annali  di  Demo- 
grafìa di  Parigi. 

QUINTA  QUESTIONE. 

Statistica  dell* emigrazione,  —  BoDio,  direttore  della  Statistica  nel  Regno  d'Italia,  a 
Roma. 

SESTA  QUESTIONE. 

Constatazione  medica  delle  morti.  Mezzi  e  modi  per  generalizzarla  e  perfezionarla,  — 
Dott.  LoTZy  di  Basilea,  socio  della  Commissione  sanitaria  federale. 

SETTIMA  QUESTIONE. 

Bullettino  di  Statistica  sanitaria  eguale  per  tutte  le  nazioni,  —  Dott.  Janssens,  ispettore 
capo  del  servizio  di  sanità  della  città  di  Brusselles,  direttore  del  Bullettino  di  Sta- 
tistica sanitaria  comparata. 


—  6^8  — 

OTTAVA  QUESTIONE. 

La  mortalità  in  Svizura:    A.   Tabella  della   mortalità  generale;  —  B.  Mortalità  seconda 
le  arti  e  mestieri,  —  Kummer,  direttore  dell' Ufficio  federale  di  Statistica,  a  Berna, 

NONA  QUESTIONE. 

Calcolo  di  mortalità  sulle  morti  nella  prima  infanzia,  —  DURRKR,  revisore  dell'  Uffido^ 
Federale  di  Statistica  a  Berna. 

DECIMA  QUESTIONE. 

Del  movimento  della  popolazione  in  relazione  col  prezzo  dei  viveri,  —  HuBER,  direttore 
deirUfficio  cantonale  di  Statistica  a  Zurigo,  e  MUhlemann,  direttore  dell'Ufficio  can* 
tonale  di  Statistica  a  Berna.' 

UNDICESIMA  QUESTIONE. 

Dello  spoglio  uniforme  dei  dati  forniti  dai  censimenti  della  popolazioni,  —  Kòrosi,  d 
Buda-Pest. 

DODICESIMA  QUESTIONE. 

Dei  figli  illegittimi  in  Svizzera,  —  Dott.  Ladame,  direttore  dell'Orfanotrofio  cantonale  fc 
Dombresson,  presso  Neuchàtel. 


La  Società  spagnUOla  d'Igiene.  —  Il  giorno  23  dello  scorso  aprile  fu  con  grande 
solennità  celebrata  l'inaugurazione  della  Società  spagnuola  d'Igiene  nel  magnifico  salone 
del  Paraninfo  alla   Universidad  Central. 

Erano  state  invitate  le  alte  Autorità  politiche,  consultive,  scientifiche  e  più  partioo* 
larmente  medici,  letterati  ed  amministratori. 

Al  tocco  aprironsi  le  porte  del  Paraninfo,  che  si  andò  riempiendo  senza  interruzione, 
si  che  vedevansi  le  molte  centinaia  di  sedie  occupate  da  un  pubblico  scéltissimo  e  ds 
una  rispettabile  maggioranza  di  distinte  signore.  Erano  presenti  i  ministri  dell'  intemo  e 
del  commercio,  il  direttore  della  pubblica  istruzione. 

Alle  due  meno  un  quarto  Ai  annunciato  l'arrivo  di  S.  M.,  che  si  presentò  in  fona 
officiale,  con  accompagnamento  della  sua  Corte.  Fu  ricevuto   dai  detti   ministri  e  dai  s 
gnori  Mendez  Alvaro,  Munoz  de  Luna,    Benavente   Aldecoa,  e  dagli  altri   individui  pl^| 
senti  della  Giunta  direttiva  che  l'accompagnarono  fino  al  banco  della  Presidenza,  mea&t 
echeggiavano  nella  gran  sala  le  note  della  marcia  reale. 

II  sig.  Cortezo,  segretario  nel  perìodo  di  formazione    della  Società,   fece  nd  suo  di^j 
scorso  una  rapida  esposizione  di  ciò  che  rappresenta   la    Società  d'Igiene,  degli  elemeoti 
che  deve  possedere  e  delle  sue  aspirazioni. 

In  seguito  passò  a  leggere  il  suo  discorso  il  dott.  Francesco  Mendez  Alvaro,  che 
fu  giudicato  un  lavoro  coscienzioso,  di  una  brillante  erudizione  e  di  pensamenti  profondi; 
essendo  poi  stato  letto  per  una  quarta  o  quinta  parte  lasciò  negli  uditori  un  vivisàmo 
desiderio  dell'intiera  lettura. 

Levossi  in  seguito  S.  M.  il  Re  e  con  esso  tutto  il  suo  seguito,  i  soci  ohe  sedevano  •( 
banco  della  Presidenza  fino  alle  rispettabili  signore  delle  ultime  file  di  sedie,  e  con  molta 
sicurezza  di  frase,  intonazione  e  mimica  di  oratore,  accennò  ai  fini  patrìottiei  della  Società. 


—  629  — 

Essendo  questo  il  primo  discorso  che  sia  stato  pronunciato  da  un  sovrano  sull'alta 
•missione  sociale  della  Igiene  pubblica,  ne  riportiamo  qui  per  intiero  la  versione  italiana* 

«  Signori,  mi  alzo  unicamente  per  rendere  grazie  al  signor  Don  Carlo  Maria  Cortezo 
per  la  Memoria  che  fini  di  leggere  rispetto  all'origine  ed  oggetto  benefico  e  patriottico 
di  questa  Società,  e  per  lodare  parimente  il  discorso  letto  dal  presidente  Don  Francesco 
Mendez  Alvaro,  al  quale  debbo  manifestare  i  sensi  della  mia  profonda  gratitudine  per  le 
benevoli  frasi,  quantunque  immeritate,  che  mi  ha  indirizzato,  e  dire  con  quanto  interesse 
ho  udito  dalle  sue  labbra  la  storia  e  Tutilità  dell'Igiene  pubblica  e  l'entusiasmo  con  cui 
egli  accolse  l'oggetto  di  questa  Associazione,  le  grandi  migliorie  che  si  propone  realizzare 
nel  nostro  paese,  le  indispensabili  riforme  che  la  salute  pubblica  esige,  e  l'appoggio 
infine  che  reclama  da  tutti  i  buoni  spagnuoli  che  possono  prestarlo,  e  che,  a  non  dubitare, 
lutti  senza  eccezione  lo  daremo  di  completa  buona  fede  e  pieno  di  patrio  amore. 

<  Già  l'ho  udito  a  dire,  signori:  non  si  tratta  di  procurarsi  egoisticamente  l'allevia* 
mento  delle  sofferenze  individuali;  si  tratta  dello  sviluppo  della  ricchezza  pubblica;  si 
tratta  di  migliorare  la  nostra  società,  migliorando  la  costituzione  di  ciascuno  degli  indi- 
vidui che  la  compongono;  si  tratta,  infine,  di  procurare  per  quanto  è  possibile  la  supe- 
riorità fisica  della  nostra  razza,  che  potrà  produrre  in  tal  modo  soldati  più  robusti  per  la 
difesa  della  nostra  bandiera ,  e  lavoratori  più  utili  ed  intelligenti,  a  non  dubitarne,  per 
contribuire  allo  sviluppo  ed  ingrandimento  della  nostra  industria  e  della  nostra  agricoltura. 

<  Il  giorno  in  cui  tutte  le  nostre  classi  agiate  comprenderanno  che  sono  venute  a 
questo  mondo  per  compiere  grandi  doveri,  e  che  il  principale  di  tutti  è  l'aver  cura  di 
-cotesto  eroe  anonimo,  che  col  sudore  del  suo  viso  è  il  primo  a  contribuire  all'ingrandi- 
mento e  prosperità  della  patria,  —  che  è  il  primo  elemento  per  innalzare  alla  realizza- 
j:ione  pratica  le  grandi  idee  dell'intelligenza  umana,  delle  scienze  e  delle  arti;  il  giorno 
«he  cotesto  giovine,  che  cotesto  lavoratore  —  che  è  sempre  grato  —  a  dispetto  di  tutti 
quelli  che  lo  accarezzano  con  idee  e  con  predicazioni  utopistiche,  che  sarebbero  la  sua 
disgrazia,  la  sua  rovina,  la  sua  morte,  la  sua  fine,  comprenderà  i  suoi  doveri,  questo 
giorno,  ripeto,  il  lavoratore  benedirà  gli  sforzi  che  s'impiegano  nel  migliorare  la  sua 
salute  e  il  suo  benessere. 

«  Quanto  angoscioso  non  è  egli  il  contemplare  il  quadro  che  offrono  cotesti  esseri, 
•qualunque  sia  la  classe  cui  appartengono ,  che  portano  l' impronta  di  una  vecchiaia  pre- 
.matura,  quando  appena  sono  usciti  dall'adolescenza,  senza  avere  attraversato  l'età  virile, 
questa  età  in  cui  giunto  all'apogeo  lo  spirito,  deve  ogni  cittadino  impiegarlo  nel  bene 
•della  sua  patria!  Quanto  triste  è  il  vedere  questa  traccia  nelle  classi  agiate,  talvolta  per 
l'apatia  di  cui  parlava  il  sig.  Cortezo,  tal  fiata  per  confondere  l'igiene  col  sibarìtismo, 
•tal  fiata  per  l'incapacità  verso  i  rudi  combattimenti  del  mondo  moderno,  e  vederla  pari- 
mente nei  popoli  pel  mancare  dei  mezzi  indispei\;sabili  alla  vita,  pel  nascere  e  vivere  nei 
luoghi  meno  salubri  alle  popolazioni,  in  cui  si  trovano  agglomerate  numerose  famiglie, 
•enza  giardini,  senza  piante  che  loro  misurino  l'ossigeno  indispensabile  alla  vita,  e  man- 
cando la  madre  degli  alimenti  necessari  per  allevare  i  suoi  figli  robusti  ed  avendo  il 
loro  padre  costantemente  respirato  nell'ambiente  mortifero,  per  mancanza  di  ventilazione, 
saturato  di  nitrogeno  e  di  acido  carbonico,  nelle  fabbriche  e  nelle  officine  in  cui  si  lavorai 
«  A  lato  di  questo  quadro,  cosi  commovente,  troviamo  pure  i  mezzi  di  cui  dispone 
-la  Spagna  per  sovvenire  a  cotesta  mancanza  d'igiene,  alla  quale,  tal  fiata,  si  possono 
attribuire  altri  mali  di  maggiore  importanza.  Ed  allora  avanzeremo  a  passo  sicuro. 

«  L'iniziativa  di  questa  Associazione  troverà  mezzi    sufficienti  per  opporsi  a  tali  pe- 
irìcoh  ed  elevarsi  alla  gloria  che  produce  la  realizzazione  di  tutto  l'ideale. 


—  630  — 

«  Bella  h  per  altra  patte  la  muaione  di  chi  dedica  tutte  le  soe  vc^fic  a 
e  mì^ioraie  la  salate  degli  tpagnooli,  perchè  possano  con  maggìoie  euefgia  e 
degli  altri  popoli  d'Europa,  dedicarsi  al  lavoro,  e  grazie  al  medesimo^  auiwaie  ad 
più  prosperi  che  nian  altro.  LaTorìamo  tutti  senza  posa  sa  questa  TÌa  :  io  sapplìeo  i 
Kpagnaoli  che  cosi  agiscano  entro  la  loro  sfera  d'azione,  delle  loro  funglìe,  coi  loro 
figli;  che  io,  da  parte  mia,  ecciterò  sempre  il  Governo  ed  i  Mmicipl  petchè  veglilo 
senza  riposo  per  la  salute  ed  il  benessere  della  grande  famiglia  spagnoc^  » 

11  discorso  fu  più  volte  interrotto  da  applausi  e  seguito  alla  fine  da  calatoie 
acclamazioni. 

Noi  diamo  il  benvenuto  alla  Società  d'Igiene  di  Spagna  die  sorti  i  sooi  natali  sotto 
regali  auspici.  Se  la  nobile  nazione  spagnuola,  guidata  da  suoi  valenti  igienisti  che  ao* 
rono  il  festeggiato  sodalìzio,  ascolterà  la  voce  del  suo  Re,  di  lavorare  in  masn  nel 
campo  dell'Igiene,  dessa  vedrà  sorgere  in  breve  un'era  novella  di  forza,  di  attività  e  di 
ricchezza  (A/  Si^/c  Mèdico^  30  aprile  1882). 

La  Vaooinaadone  obbligatoria  ìb  Svizzera.  —  La  giornata  andò  ^sdlìta.  La  legge 

Svizzera   sull'obbligatorietà  della  vaccinazione,   sottoposta  al  verdetto   popolare  domeaica 
30  luglio  p.  p.,  ebbe  62,554  voti  favorevoli,  e  225,730  contrari,  con  circa  250,000  astensiaBi. 

'l'ale  risultato  si  deve  al  grave  errore  di  sottoporre  al  giudizio  popolare  questioni  scteo- 
tifiche.  Il  partito  ultramontano  fece  della  questione  vaccinica  una  questione  politica  e  di 
partito,  e  per  far  dispetto  al  Consiglio  Federale  (Ministero)  che  talvolta  lo  tiene  in  fieno, 
in  gran  parte  dei  Cantoni  votò  contro  la  legge.  L'apatìa,  e  fors' anche  la  contrarietà  dd 
yityAfi  alle  leggi  sanitarie  specialmente  quando  non  vede  vicino  il  pericolo;  il  veesieste 
t-A  \ut\r.Ur\-kf3  agitarsi  della  microscopica  ma  attivissima  Lega  antivaccinica  han  fatto  si,  che 
ta  provvida  legge  sia  stata  a  grandissima  maggioranza  rejetta,  ad  onta  che  la  più  gran 
parte  dei  medici  svizzeri  la  favorisse.  Forse  può  aver  contribuito  in  parte  a  questo  rinl- 
lato  anche  il  modo  un  po'  draconiano  con  cui  la  legge  si  volle  imporre,  e  le  soverdiie 
e  sproporzionate  penalità  che  si  misero  a  tutela  della  stessa  (multa  sino  a  L.  2,000,  e 
prigionia). 

Gli  avversari  della  vaccinazione  non  hanno  risparmiato,  né  fatiche,  né  spese,  né  violenza 
del  linguaggio,  per  toccare  il  loro  scopo  e  ci  sono  riusciti. 

A  fronte  di  questo  voto  però,  la  scienza  sta  tranquilla  al  suo  posto,  ed  il  responso  pò- 
|x>larc  sortito  dalle  urne  del  30  luglio  in  Svizzera,  non  varrà  mai  a  distruggere  H  lin- 
guaggio dei  fatti,  e  i  resultati  di  un'esperienza  quasi  secolare. 

La  Società  Italiana  anche  in  questa  circostanza  non  ha  mancato  al  proprio  dovere,  e 
qualunque  sia  stato  il  resultato  del  voto,  le  sue  deliberazioni  (Vedi  pag.  647-53)  hanno 
il^vantaggio  di  essere  conformi  alle  tradizioni  scientifiche  e  di  avere  avuto  il  plauso  delle 
persone  competenti  in  materia. 

• 

L'igiene  dei  lavoratori  della  terra  ed  il  Consiglio  proyinoiale  di  IDlano.  —  Neii& 

Seduta  del  29  giugno  p.  p.  il  Consiglio  Provinciale  di  Milano  adottava  a  grande  maggio' 
ranza  le  seguenti  deliberazioni: 

I.  Che  a  cura  dell'onorevole  Deputazione  provinciale  e  in  concorso  del  Consiglio 
sanitario  provinciale  siano  provocate  dalle  Autorità  comunali  le  misure  e  le  nonne  pia 
«opportune  a  regolare  nell'interesse  della  pubblica  alimentazione  ed  igiene  la  coltirasoi^ 
del  grano  turco  quarantino  ; 


—  631  — 

IL  Che  a  cura  ddrooortvole  DepuUiione  provUoMle  sia  pcoiaosM  presto  le  Ani- 
miUtstrazioiii  di  Opere  Pie  da  esse  tiitelate>  sui  fondi  tarali  di  proporicti  delle  stesse  Fie 
Opere,  l'attuazione  dei  proTredimeiiti  pi&  idonei  a  combattere  la  pellagra  nelle  sue  caase 
e  in  particolare  siano  introdotti  degli  essiccatoi  e  dei  forai  cooperativi  ; 

III.  Che  a  cura  dell'onorevole  Deputazione  provinciale  siano  provocate  dalle  Auto- 
rità comunali  e  di  pubblica  sicurezza  le  misure  di  vigilanza  più  opportune  a  impedire  lo 
spaccio  e  la  distribuzione  di  sostanze  alimentari  cosi  avariate  da  rendersi  pericolose  alla 
pubblica  salute; 

IV.  Che  sui  fondi  disponibili  dell'Esercizio  l8Si2  sia  stanziata  la  somma  di  lire  tren- 
tamila, da  essere  a  cura  dell'onorevole  Deputazione  provinciale  erogata  all'uopo  d'incorag- 
giare e  favorire  nel  territorio  della  Provincia  la  fondazione  di  essiccatoi  e  di  forni  coope- 
rativi dovunque  ne  sia  più  sentita  la  necessità,  non  meno  che  sul  grave  problema  della 
cura  dei  pellagrosi,  avuto  particolarmente  riguardo  all'eventuale  fondazione  di  speciali  Isti- 
tuti sanitari,  cui  potessero  concorrere  le  forze  delle  già  esistenti  Opere  di  pubblica  pre- 
videnza e  mutualità; 

V.  Che  entro  il  prossimo  anno  sia  presentata,  a  cura  dell'onorevole  Deputazione 
provinciale,  una  circostanziata  relazione  sui  provvedimenti  adottati  o  promossi,  sugli  ul- 
teriori bisogni  dell'igiene  rurale,  e  sui  mezzi  di  provvedervi. 

Croee  Boisa  Italiana.  —  n  Governo  del  Re  è  stato  autorizzato  dalla  Camera  dei  De- 
putati e  dal  Senato  a  concedere  la  personalità  giuridica  alla  Società  della  Croce  Rossa 
Italiana  ed  altri  privilegi  inerenti  all'alta  missione  che  la  Società  deve  compiere  nello 
Stato,  e  a  fine  di  pubblico  e  generale  interesse. 

Di  quale  e  quanta  importanza  sarà  per  l'avvenire  della  Croce  Rossa  Italiana  il  con- 
seguimento della  personalità  giuridica,  h  difficile  il  misurarlo.  Abbiamo  fatto  un  gran 
passo.  Il  pensiero  di  Dunant  e  dei  congregati  di  Ginevra  si  fece  larga  strada  nella  coscienza 
pubblica  in  Europa  e  divenne  l'ideale  di  molti  animi  eletti  e  di  grandi  filantropi.  Tutto 
ciò  non  bastava.  La  Croce  Rossa  era  destinata  a  prender  posto  fra  le  Istituzioni  dello  Statol 

Le  Società  di  Soccorso  ai  malati  e  feriti  in  guerra  sorsero  ovunque  per  iniziativa 
privata,  ma  pur  troppo  senza  leggi  e  senza  misura.  Fu  solamente  dopo  la  guerra  del  1866, 
e  più  ancora  dopo  quella  del  1 870-71,  che  la  questione  dei  soccorsi  ai  feriti  s' impose 
imperiosamente  ai  Governi  degli  Stati  che  mantengono  grandi  eserciti. 

In  Italia  si  imprese  ad  organizzare  la  Croce  Rossa  nel  momento  appunto  in  cui  la 
questione  dei  soccorsi  ai  feriti  in  guerra  si  agitava  ovunque,  e  la  Croce  Rossa  entra  nel- 
l'orbita delle  Istituzioni  Militari. 

I  più  forti  Governi  l'hanno  già  di  fatto  circondata  di  tutti  quei  privilegi,  tutele  e 
sostegni  che  solo  possono  assicurarne  in  modo  stabile  ed  efficace  la  benefica  missione 
presso  le  armate. 

Ecco  ora  le  parole  del  progetto  di  legge  quale  fu  approvato  dalla  Camera  dei  De- 
putati nella  Seduta  del  24  marzo  1882: 

«  Il  Governo  del  Re  è  autorizzato  ad  erigere  in  corpo  morale  l'Associazione  Italiana 
della  Croce  Rossa,  rappresentata  dal  Comitato  Centrale  residente  in  Roma,  e  costituitasi 
in  seguito  alle  deliberazioni  della  Conferenza  Intemazionale  di  Ginevra  26-29  ottobre 
1863,  e  di  dispensarla  dalla  tutela  ordinaria  delle  Op^re  Pie,  assoggettandola  all'unica 
tutela  e  sorveglianza  dei  Ministri  della  Guerra  e  della  Marina,  ai  quali  appi^tterrà  di  ap- 
provarne lo  Statuto.  > 


—  632  — 

e  Alla  detta  Associazione  Italiana  della  Croce  Rossa  il  Governo  del  Re  potrìL  con- 
cedere Taso  esclusivo  dei  distintivi  e  titoli  che  sono  previsti  dall'art.  7  della  Conveniioae 
Internazionale  di  Ginevra  22  agosto  1864  e  potrà  pure,  in  tempo  di  guerra,  accordarle 
l'uso  delle  poste,  dei  telegrafi  e  delle  ferrovie  dello  Stato,  come  faciente  parte  dell'esercito.  » 

Emergono  chiaramente  dal  contesto  di  questa  legge  gl'immensi  vantaggi  che  ne 
ritrarrà  la  Croce  Rossa   Italiana  : 

Avrà  una  posizione  giuridica  nello  Stato. 

I.a  sua  unità  sarà  assicurata  anche  per  l'avvenire. 

Farà  parte  dell'Esercito  in  tempo  di  guerra. 

La  sua  bandiera  e  i  distintivi  saranno  sotto  la  tutela  delle  leggi  e  della  fede  pubblica. 

L'Italia  sarà  la  prima  ad  avere  una  legge  speciale  per  provvedere  alla  seria  costitu- 
zione della  Croce  Rossa,  ed  a  sanzionare  i  diritti  ed  i  doveri  che  emanano  dall'articolo  7 
della  Convenzione  Intemazionale  di  Ginevra  del  22  agosto  1864. 

Il  secondo  comma  della  nuova  legge  avrà  poi  per  effetto  di  far  entrare  nella  coscienza 
pubblica  la  persuasione:  che  tradirebbe  la  buona  fede  nazionale,  a  danno  dei  cittadioi 
malati  e  feriti  in  guerra,  chiunque  usasse  i  distintivi  della  Croce  Rossa  per  la  momentanea 
tutela  di  particolari  interessa 

Altri  Stati  lasciarono  sorgere  molteplici  Società  di  soccorso  ai  feriti  in  guerra,  come 
fossero  opere  isolate  di  beneficenza,  senza  tenere  giusto  conto  delle  deliberazioni  stipulate 
a  Ginevra,  le  quali  stabiliscono  l'assoluta  unità  della  Croce  Rossa  in  ciascuno  Stato. 

Essi  hanno  poi  dovuto  con  fatica,  e  non  senza  turbamenti,  e  imperfezioni  nella  com- 
pagine organica  delle  loro  Società  di  soccorso,  procurarne  l'unificazione  e  coordinarne 
l'azione  a  quella  delle  armate. 

La  Croce  Rossa  Italiana  che  mantenne  sempre  la  sua  unità,  serbando  fede  inconcussa 
al  patto  intemazionale  di  Ginevra  del  1863  ha  ora  con  la  legge  Baratieri  prevenuti  i  pe- 
ricoli di  divisione  per  l'avvenire  ;  ed  ha  fatto  anche  di  più,  poiché  per  iniziativa  dell'ono- 
revole Presidente  del  Consiglio,  che  nella  Seduta  del  21  marzo  rappresentava  anche  il 
Ministro  della  Guerra,  e  per  volontà  della  Camera  elettiva,  furono  introdotte  ed  approvate 
nella  legge  le  parole  «  come  faciente  parte  delt Esercito  ». 

Con  questo,  il  Governo  del  Re,  troncate  d'un  tratto  le  incertezze  che  hanno  regnato 
quasi  fino  ad  oggi,  e  affermando  il  largo  concetto  che  informò  le  deliberazioni  della 
Conferenza  Intemazionale  di  Ginevra,  si  è  messo  francamente  sulla  via  indicata  dall'espe- 
rienza  e  dalla  nuova  scienza  militare,  confermando  il  principio  :  che  sul  teatro  della  guerra 
è  incompatibile  ogni  elemento,  che  non  faccia  parte  integrale  dell'Esercito,  o  ne  dipenda 
in  modo  assoluto. 

Con  la  legge  per  la  Croce  Rossa,  e  particolarmente  per  il  secondo  comma,  si  è  latto 
un  primo  passo  verso  le  invocate  leggi  della  guerra,  che  il  diritto  intemazionale  redama. 
ed  è  raggiunto  l'ideale  che  il  Comitato  Centrale,  fino  dal  principio  dei  suoi  lavori,  si  era 
proposto,  e  pel  quale  ha  combattuto  alacremente. 

La  Croce  Rossa  Italiana  ha  ora  fermata  la  base  del  suo  programma. 

Conseguenza  della  legge  sarà  la  riforma  dello  Statuto  ;  e  il  Comitato  già  si  occupa 
di  questo,  preparando  un  progetto  di  riforme  da  sottoporre  alla  sanzione  dei  Ministri  della 
Guerra  e  della  Marina. 

Del  resto  noi  con  questo  non  faremo  niente  più  che  applicare  i  prìncipi  che  di  nostra 
iniziativa  ci  eravamo  imposti  con  gli  articoli  16  e  19  dell'attuale  nostro  Statuto. 

Assai  grave  è  il  compito  che  ora  incombe  sopra  di  noi,    ma    se    non  sono   ancora 


—  633  — 
f>arì  ad  esso  le  nostre  forze  economiche,  lo  è  la  nostra  ferma  volontà  di  sostener  la  lotta 
«  di  vìncere. 

Compiata  oramai  la  prima  parte  del  suo  programma ,  il  Comitato  ha  già  votati  i 
provvedimenti  e  tracciata  al  Consiglio  la  linea  da  percorrere  per  adempiere  ai  suoi  nnovi 
impegni. 

Per  riuscire,  bisogna  :  accrescere  le  rendite  ed  acquistare  una  forte  posizione  finan- 
ziaria ;  organizzare  i  soccorsi  in  tutto  il  Regno  ;  preparare  i  quadri  del  personale  sanitario. 

Intanto  abbiamo  ragione  di  credere  che  il  Ministero  della  Guerra  abbia  intenzione 
di  attribuire  alla  Croce  Rossa  alcuni  determinati  incarichi ,  e  che  sarebbero  probabilmente 
quelli  annunziati  dall'onor.  Baratieri,  nella  relazione  che  precede  il  progetto  di  legge,  cioè  : 

i.^  Fornire  il  personale  pel  trasporto  dei  malati  e  feriti  dall'interno  della  zona  delle 
tappe  agli  ospedali  esistenti  nella  zona  stessa  o  all'interno  del  paese  ; 

2.^  Somministrare  medici  ed  infermieri  agli  ospedali  che  sorgeranno  presso  le  stazioni 
ferroviarie  e  sostituire  in  parte  il  personale  negli  ospedali  da  campo,  specie  se  da  mobili 
la  ragione  dell'allontanarsi  delle  operazioni,  divenissero  stabili; 

3.^  Fondare  propri  ospedali  fissi,  di  preferenza  nelle  piazze  forti,  e  costituire  depositi 
•di  convalescenza; 

4.^  Raccogliere  e  distribuire  i  doni  somministrati  dalla  carità  cittadina  a  prò'  degli 
ammalati  e  dei  feriti  ;  istituire  uffici  di  corrispondenza  per  dare  notizia  dei  malati  e  feriti 
alle  loro  famiglie  ; 

5.^  Formare  coi  suoi  mezzi  treni-ospedali ,  assumendone  il  servizio  secondo  i  bisogni 
•e  le  circostanze  ; 

6P  Inviare  pure  al  teatro  delle  operazioni  speciali  ambulanze,  naturalmente  annesse, 
dirette  e  dipendenti  dalla  autorità  medica  militare  rispettiva. 

Xitruiloai  contro  la  diffusione  di  morbi  oontagiosi  fra  i  bambini. 

I.^  La  difterite  e  la  scarlattina  specialmente  sono  malattie  contagiose  che  colpiscono 
•ed  attaccano  specialmente  l'età  infantile,  e  tanto  più  sono  pericolose  quanto  più  giovine 
è  l'individuo.  Possibilmente  quindi  devesi  collocare  l'ammalato  in  camera  separata  e  ben 
ventilata  assistito  da  persone  che  non  abbiano  contatto  con  altri  membri  della  famiglia, 
od  almeno  assai  di  rado. 

Deve  assolutamente  interdirsi  la  visita  agli  ammalati,  o  il  vedere  i  morti. 

11.^  Fratelli  e  sorelle  degli  ammalati  non  devono  frequentare  la  scuola,  se  non  siano 
questi  ultimi  perfettamente  separati,  il  che  deve  essere  dichiarato  con  certificato  medico. 

m.^  Qualora  non  sia  possibile  l'isolamento  in  camera  separata,  si  dovrà  quella  dove 
sta  il  piccolo  paziente,  tenerla  ben  ventilata,  aprendo  le  finestre,  imperocché  la  materia 
-contagiosa  emana  continuamente  dai  corpi,  sia  dalla  cute  che  per  esalazione,  e  quindi 
-quanto  meno  spesso  si  rinnova  l'aria  tanta  più  materia  si  accumula  nell'ambiente. 

La  stanza,  il  corpo  dell'ammalato,  la  biancheria  saran  tenute  con  estrema  pulizia.  Si 
laveranno  giornalmente  la  faccia  e  le  mani.  La  biancheria  che  si  cambia  non  dev*  essere 
esposta.  Gli  ammalati  si  terranno  moderatamente  caldi  e  non  si  deve  obbligarli  a  sudare. 

La  materia  contagiosa  si  trova  anche  negli  spurghi  del  naso  e  della  tosse;  devono 
quindi  raccogliersi  in  recipienti  appositi  contenenti  dell'acqua  fenicata  uno  per  cento.  Si 
.potranno  anche  astergere  con  pannilini,  sovra  dei  quali  si  verserà  la  detta  soluzione,  e 
.aiano  lavati  a  parte. 

Loochè  sia  detto  anche  per  le  biancherie  del  corpo  e  del  letto,  da  lavarsi  poi  con  li- 


—  634  — 
scÌTÌa  bollente  subito  lerate,  e  da  non  tenersi    colla  biancheria   degli  altri    nenbn  dcUa 
famiglia. 

IV.^  Fanciulli  che  abbiane  soflerto  o  che  siano  inclini  a  sofTrire  mali  di  bocca,  deW 
l'esofago,  delle  tonsille,  del  naso  (raffreddorì)  sono  specialmente  esposti  a  contrarre  k  dtfie> 
rite  e  perciò  su  tali  malattie  ritenute  di  poco  rilievo,  fa  d'uopo  fare  speciale  ossenraaionc. 

V.^  Avuto  un  esito  la  malattia,  tutto  quanto  servi  all'  ammalato  si  atre  lavare  con 
acqua  bollente,  suffumigare  per  varie  ore  i  vestiti  avuti  in  principio  del  male»  e  ciò  deotro 
un  cassone  vuoto,  dove  ci  abbia  una  scodella  da  cui  si  sviluppi  del  cloro,  o  vapore  di  loUb. 

I  letti  di  legno,  i  pavimenti  sono  da  lavarsi    con  acqua  di  cloruro  di  calce  (i  KiL  per 
ettolitro)  ovvero  con  liscivia  bollente. 

La  camera  prima  che  venga  riabilitata,  bisognerà  ventilarla  per  lungo  tempo. 
Nei  casi  gravi  si  raccomanda  di  rinnovare  l'intonaco  delle  pareti* 

VI.^  I  fanciulli  risanati  devono  prendere  possibilmente  un  bagno,  vestire  biancheria 
ed  indumenti  netti. 

II  medico  deciderà  quando  potranno  rientrare  in  famiglia  ed  alla  scuola.  —  (Z'  //;ììm^ 
Infantile), 

Cadaveri  adoperati  nelle  Sonole   anatomiohe   di  Parigi.  —    10,114  cadaveri  nei 

triennio  1878- 1880  sono  stati  adoperati  per  gli  studi  anatomici  nella  scuola  pratica  e  nel- 
l'anfiteatro Clamart  :  e  quantunque  nell'ultimo  anno  la  somma  (3666)  sia  stata  minofe  del 
1879  (374^)1  nondimeno  quella  è  d'un  terzo  superiore  alla  somma  del  primo  anno  (2730).  II 
dott.  Boumeville,  che  riferiva  questo  fatto  al  Consiglio  municipale  di  Parigi,  otteneva  fosse 
rinnovato  il  voto  d'incenerire  gli  avanzi  dei  cadaveri  che  hanno  servito  agli  stndt  anato- 
mici, con  che  sarebbesi  fatto  il  primo  passo  sulla  via  d'un  provvedimento  che  almeno  £a- 
cullati vamente,  dice  la  Gautte  medicale  de  Paris  (N.  io)  dovrebbesi  concedere.  Tanta  ab- 
bondanza di  mezzi  per  lo  studio  anatomico  per  singolare  contrasto  ci  conduce  a  peniaxe, 
dice  il  prof.  A.  Corradi,  a'  tempi  del  Vesalio,  quando  cio^  il  grande  anatomico  per  poter 
comodamente  aprire  cadaveri  era  costretto  a  passare  in  Italia,  che  a  Parigi  l'anatomin  era 
per  una  parte  chiassosa  palestra  di  futili  questioni,  per  l'  altra  non  più  che  un  rozzo  h- 
cerare  di  carni,  una  specie  di  macello,  sicché  dei  visceri  non  altro  vedevasi  che  quanto- 
li  ventre  sconciamente  aperto  lasciava  scorgere.  E  a  quali  pericoli  e  molestie  non  andava 
egli  incontro  per  pur  avere  un  cadavere? 

Ed  avutolo  quanta  fatica,  quanto  indefesso  lavoro  per  trame  il  maggior  frutto  possi- 
bile !  A  Pisa  invece  quando  i  cadaveri  mancavano,  li  riceveva  da  Firenze  e  lo  stesso  Duca 
Cosimo  I.^  glieli  mandava  per  barca  valendosi  dell'Arno. 

Colonie  marine.  —  Il  dott.  G.  Pavesio  di  Torino  ha  avuto  la  bella  idea  di  fondare 
per  la  classe  agiata  un  Istituto  per  bagni  marini,  ove  condurre  colonie  di  bambini  dai  <> 
ai  12  anni  e  di  bambine  dai  6  ai  18,  in  squadre  separate,  sotto  la  continua  e  diretta 
sorveglianza  di  un  medico. 

A  tale  intento  ha  scelto  una  villa  in  amena  e  ridente  posizione  appena  fuori  la  città 
di  Savona  con  spiaggia  sabbiosa  e  sicura,  con  ombroso  e  ampio  giardino.  Torino,  Milano 
ed  Alessandria  saranno  i  centri  di  riunione  delle  Colonie  in  partenza  e  di  ritorno.  \jx 
permanenza  al  mare  non  sarà  minore  di  20  giorni.  La  quota  giornaliera  di  L.  5,  tutto 
compreso,  senza  eccezione  alcuna ,  meno  il  viaggio.  L'  apertura  della  stagione  balnemria 
verso  il  25  giugno. 


—  635  — 
A»  flUkUttU  ICOmparM.  —  È  noto  come  a  San  Remo  1'  Ordine  dei  Ss.  Manrisio  e 
Lttaro  avene  fondato  un  Leprosario,  cioè  un  apposito  Ospedale  pei  Leprosi  che  abbon- 
dnaao  sulla  ligure  riviera.  Quell'Ospedale  speciale,  l'unico  forse   nel  mondo,  era  visitato 
à  tutti  quelli  che  si  recavano  a  S.  Remo. 

Ora  lo  si  chiude,  e  scompare. 

L'onorevole  Correnti,  primo  segretario  dell'Ordine  Mauriziano  e  il  barone  Cova,  primo 
■(fidale,  stabilirono  le  basi  per  cedere  al  Municipio  di  San  Remo  il  Leprosario,  valutato 
I  Uie  300,000.  n  Municipio  in  compenso  del  vasto  locale  manterrà  venti  letti  per  la  cura 
ed  leprosi,  quando  la  malattia  ritornasse  a  comparire. 

I  motivi  che  consigliarono  l'Ordine  a  fare  la  cessione  sono  due:  i.^  Il  numero  dei 
leprosi  andò  talmente  diminuendo,  che  ora  non  ve  n'  è  più  alcuno  ;  2.^  La  cessione  of- 
fre all'Ordine  il  mezzo  di  destinare  all'Ospedale,  che  sta  per  erigere  in  Torino,  la  rendita 
nnnia  di  lire  26,000  della  commenda  di  Montenero,  che  nel  1848  Carlo  Alberto  desti- 
un  alla  manutenzione  del  Leprosario.  —  {Gatteiia  digli  Ospedali), 

Un'epldomia  di  oholera  nostrale  dietro  raso  di  acque  putride.  —  L'influenza  no- 

àn  di  un'acqua  potabile  corrotta  sull'organismo  umano,  già  prima  generalmente  ricono<> 
Anta  ed  ultimamente  messa  in  dubbio  da  alcune  autorità,  come  Pettenkofer,  Dodel-Port, 
▼iene  comprovata  dalla  seguente  osservazione  dall'autore.  Nei  primi  giorni  del  gennaio  1876 
in  Hilver,  nello  spazio  di  1-2  settimane,  ammalarono  circa  60  persone  di  copiosissima 
teea  coi  caratteri  di  acqua  di  riso,  con  vomiti,  dolori  colici  al  ventre.  La  durata  e  l'in- 
tesiità  dell'affezione  fu  assai  varia;  giacché  molti  malati  guarirono  dopo  otto  giorni  dt 
diurea  abbondante  che  li  disturbò  ben  poco  dalle  loro  occupazioni,  molti  ammalarono 
tan  gravemente  e  dovettero  restare  in  letto  ed  in  cura  da  3  a  4  settimane.  La  malattia 
bcolse  quasi  tutti  gl'inquilini  di  14  case,  che  attingevano  1'  acqua  da  un  pozzo  in  cui  si 
potè  riconoscere  la  presenza  di  prodotti  di  putrefazione,  e  dopo  svuotato  scoprirvi  alcune 
fiaccature  attraverso  cui  filtravano  i  prodotti  putridi  provenienti  da  un  letamaio  posto  in 
vicinanza  del  pozzo. 

Dietro  consiglio  del  dott.  Goutermann  si  chiuse  il  pozzo,  si  traslocò  il  letamaio  e 
^  presto  l'epidemìa  cessò  d'estendersi.  Il  fatto  più  sorprendente  fu,  che  rimasero  inte> 
mwnte  risparmiati  tutti  gli  inquilini  delle  case  che  non  attingevano  l'acqua  dal  detto 
pouo,  sebbene  queste  si  trovassero  frammezzo  a  quelle  infette,  e  gl'inquilini  di  quelle 
tTcssero  stretti  rapporti  e  comunicazioni  cogli  inquilini  delle  case  infette.  In  questo  caso 
^lÙBdi  l'agente  infettivo  non  si  deve  cercare  nell'inalazione  di  prodotti  di  putrefazione 
ielle  deiezioni  come  si  deve  spesso  ammettere  che  avvenga  per  la  dissenteria,  pel  tifo^ 
"^  bensì  nell'uso  dell'acqua  potabile  infetta.  —  (Gazzetta  degli  Ospedali), 

BittaamentO  delle  caserme  con  acido  solforoso.  —  Questo  metodo  di  risanamento 
^"Bnne  testé  adottato  dall'Amministrazione  militare  francese,  emanando  apposita  istruziotte 
'^lamentare. 

In  questa  venne  prescritto  la  disinfezione  coll'acido  solforoso  sia  praticata  per  tutti 
SH  oggetti  di  corredo,  di  biancheria,  deg)i  arnesi  da  letto  che  hanno  appartenuto  a  sol- 
^  Itati  affetti  da  malattie  contagiose  o  da  febbre  tifoidea,  nonché  per  i  locali  delle  ca» 
'^nae  e  degli  ospedali  militari. 

Gli  oggetti  di  vestiario  e  di  arredamento  dovranno  innanzi  tutto  essere   prontamente 
^^portati  dalle  infermerie  o    dalle  camerate    evitando    di  sbatterli  all'  aria  libera  e  riposti 


—  636  — 

nella  camera  di  disinfezione,  la  quale  dovrà  trovarsi  in  un  sito  appartato,  ed  avere  le 
imposte  della  porta  e  della  finestra  e  gli  sportelli  a  vetri  disposti  in  modo  da  potersi 
aprire  dall'esterno. 

Durante  la  disinfezione  le  dette  imposte  dovranno  essere  ben  chiuse  riempiendone  le 
commessure  con  stoppa,  o  ricoprendole  con  strisce  di  carta  incollatevi  sopra. 

Nella  stessa  istruzione  si  prescrive  di  porre  lo  zolfo  in  recipienti  di  terra  aventi  da 
1 5  a  20  cent,  di  diametro  e  4  cent,  al  più  di  profondità  e  di  ripartirlo  in  modo  che  cii* 
scuno  ne  contenga  non  più  di  250  gr.  Il  numero  dei  recipienti  deve  essere  determinato  ia 
base  al  dato  che  occorrono  non  oltre  30  gr.,  né  meno  di  20  gr.,  di  zolfo  per  metro  cubo 
dell'ambiente  di  fumigazione.  Questi  recipienti  saranno  distribuiti  egualmente  su  tutti  la 
superficie  del  pavimento,  e  se  questo  è  in  tavolato,  si  porrà  sotto  a  quelli  uno  strato  di 
25  cent,  di  sabbia.  Per  l'accensione  dello  zolfo  occorrono  almeno  due  uomini;  questi  avranno 
l'avvertenza  d'incominciare  dai  recipienti  più  lontani  dalla  uscita  e  di  ritirarsi  prontamente 
per  non  respirare  i  dannosi  vapori  dell'acido  solforoso. 

Gli  oggetti  di  biancheria,  le  vestimento,  gli  arnesi  da  letto  sottoposti  alla  fumigazione, 
saranno  sospesi  su  corde  disposte  attraverso  alla  camera  assegnata  per  tale  ufficio,  co- 
rando  di  sovrapporre  un  oggetto  ad  un  altro. 

La  durata  della  disinfezione  sarà  di  24  ore,  a  meno  che  gli  oggetti  corrano  risdùo 
■di  alterarsi  ;  dopo  di  che  saranno  dati  al  bucato  o  deposti  all'aria  libera  per  203  gionl 
Per  ultimo,  in  quella  istruzione  si  avverte  che,  compiuta  la  fumigazione,  e  prima  di  en- 
trare nella  camera  si  dovrà  provvedere  per  la  sua  ventilazione  almeno  per  un'  ora,  scIiìb- 
dendo  dall'esterno  le  aperture  contrapposte  onde  promuovervi  una  rapida  corrente  d'arìL 

La  disinfezione  dei  locali  dovrà,  secondo  1'  istruzione  succitata,  procedere  in  modo 
analogo  a  quello  menzionato  per  gli  effetti  degli  ammalati  ;  avvertendo  di  asportare  gS 
oggetti  in  ferro,  in  rame,  od  almeno  spalmarli  di  olio  o  grasso ,  acciocché  non  siano  al* 
terati  dall'azione  dello  zolfo.  Però  per  la  fumigazione  degli  ambienti,  si  avverte  che  dopo 
la  chiusura  delle  imposte  della  porta  e  della  finestra  e  prima  di  accendere  lo  zolfo,  è  utile 
saturare  di  umidità  l'aria  della  camera,  facendovi  bollire,  per  un  quarto  d'ora  circa,  vM 
sufficiente  quantità  d'acqua  e  ciò  perchè,  essendo  l'acido  solforoso  solubile  nell'acqua,  pow 
fissarsi  sulle  pareti  del  locale  da  disinfettarsi.  In  fine  nell'istruzione  di  cui  sopra  è  stabt' 
lito  che  i  locali  disinfettati  non  potranno  essere  occupati  dai  soldati  che  dopo  12  orse 
previa  una  grande  ventilazione,  tenendo  aperte  tutte  le  finestre  degli  ambienti,  (y^mutl 
militaire  officiet)» 

La  luce  elettrica  e  Tigiene.  —  Nelk  seduta  del  26  ottobre  1881 ,  Javal  intralteose 
la  Società  francese  di  Medicina  pubblica  sull'  innocuità  della  luce  elettrica  dal  punto  di 
vista  dell'igiene  oculare.  Si  parla,  è  vero,  di  congiuntiviti  ed  iriti,  ma  questi  accidenti, 
puramente  passeggieri,  non  accaddero  che  a  persone  tecniche,  le  quali  osservavano  la  luce 
elettrica  in  condizioni  del  tutto  anormali  Per  il  pubblico  la  questione  sta  in  questi  ter 
mini  :  se  v'  ha  o  meno  possibilità  di  qualche  inconveniente  nel  riguardare  gli  oggetti  il* 
luminati  a  luce  elettrica  —  al  che  Javal  risponde  risolutamente  di  no  ;  che  anzi  egli  ^ 
del  parere  che  la  luce  elettrica  condurrà  ad  una  illuminazione  ordinaria  più  abbondante, 
e  quindi  ad  una  diminuzione  dei  casi  di  astenopia.  Noi  non  si  dubita  ancora  della  estrema 
insufficienza  dei  nostri  mezzi  di  illuminazione,  e  della  terribile  influenza  esercitata  da  tal 
difetto  sull'organo  visivo.  Oramai  anche  la  luce  elettrica  è  diventata  maneggiabile,  e  le 
piccole  lampade  Edison,  Swan,  Maxim,  ecc.,  forniscono  una  luce  meno  vacillante  e  costola 


—  637  — 
dì  quella  del  gaz.  Quanto  ai  raggi  chimici,  di  cui  la  luce  dell'avvenire  abbonda,  FienzaT 
suggerisce  l'uso  di  vetri  protettori  di  color  giallo,  i  quali  arrestano  i  raggi  violetti  e  ultra 
▼ioletti. 

Sul  medesimo  argomento,  Trélat  fa  risaltare  la  condizione  igienica  di  allontanare  la 
KMgente  luminosa  dal  nostro  sguardo  :  essa  dovrebbesi  esigere  da  qualunque  mezzo  d' il- 
sminazione  ;  invece  la  sola  luce  elettrica  può  soddisfarvi,  perchè  i  becchi  elettrici  potenti 
ODO  poco  costosi,  e  si  possono  allontanare  a  sufficienza  dal  campo  che  deve  essere  illu- 
ÙDAto  senza  perdere  gran  che  nell'intensità  d'illuminazione.  Essa  dunque  può  ben  dirsi 
I  luce  dell'avvenire,  che  fin  d'ora  promette  di  illuminarci  senza  farsi  vedere,  di  soppri- 
nere  i  moderatori,  i  vetri  colorati,  di  lasciarci  guardare  a  noi  d'intorno  dopo  il  tramonta 
Id  sole  cosi  bene  e  cosi  sanamente  come  di  pieno  giorno  (^Ann.  eThyg.publ.,  1881,  36). 

Fondazione  di  un  Ospedale  d'isolamento  pei  oontagiosi  a  Nizza  [Revue  ttffygiène, 

10  luglio  1882,  N.  7).  —  L'esperienza  ed  il  ragionamento  fanno  conoscere  i  danni  e  gli 
inconvenienti  del  soggiorno  di  un  ammalato  d'affezione  contagiosa  negli  alberghi  di  Nizza; 
tatti  ne  soffrono  :  l'ammalato,  che  è  mal  curato  perchè  si  cerca  di  nascondere  la  sua  pre- 
senza, che  potrebbe  far  si  rimanga  l'albergo  deserto  per  la  partenza  degli  altri  clienti  ;  gli 
ihrì  abitanti  l'albergo,  l'albergatore  stesso,  ecc.  Charles  West  ha  proposto  alla  Società  di 
Medicina  di  Nizza  la  fondazione  di  un  Ospedale  d'isolamento  pei  contagiosi  paganti.  Si 
interessarono  i  proprietari  d'albergo,  che  promisero  il  loro  contributo  pecuniario;  si  (a  as- 
Mgno  su  elargizioni  volontarie  ;  ma  ciò  non  basta  ancora.  Il  signor  West  propose  ai  prò- 
prietirt  d'albergo  di  far  pagare  a  questo  scopo  una  tassa  di  una  lira  a  qualunque  viag- 
{istore,  qualunque  sia  la  durata  del  suo  soggiorno  all'albergo.  Siccome  alloggiano  circa 
50,000  visitatori  annualmente  negli  alberghi  di  Nizza,  si  potrebbero  cosi  raccogliere  50,000 
lire  ogni  anno.  La  compera  dei  terreni  e  le  spese  di  costruzione  vennero  calcolate  in 
L  500,000;  la  predetta  tassa  basterebbe  a  pagare  la  rendita  al  5  ^/q  della  somma  e  ad 
lauDortizzare  questa  di  25,000  lire  annualmente.  Qualunque  persona  attaccata  da  malattia 
contagiosa  potrà  allora,  dietro  dichiarazione  medica,  essere  ammessa  in  questo  Ospedale^ 
euervi  curato  dal  medico  di  sua  scelta;  la  spesa  sarà  regolata  da  una  tariffa.  Il  dottor 
Charles  West  ha  proposto  un  progetto  di  costruzione,  che  permetterebbe  di  isolare  indi- 
vidoalmente  o  per  gruppi  tutti  i  casi  di  malattia  contagiosa;  ogni  camera  sarebbe  della 
pandezza  di  80  metri  cubi;  delle  vetture  speciali  si  recherebbero  a  prendere  i  contagiosi 
Mgli  alberghi,  ecc. 

Speriamo  che  l'interesse  e  l'iniziativa  privata  riusciranno  a  fondare  in  una  delle  nostre 
ptindpali  stazioni  d'inverno,  uno  di  questi  Ospedali  d'isolamento  per  le  persone  agiate 
[ospitai  for  the  well  io  do\  che  si  vedono  in  un  gran  numero  di  città  aristocratiche  del- 
l'Inghilterra. Sono  le  classi  ricche  ed  istruite  che  devono  dare  l'esempio  e  l'impulso  in 
iQello  che  tocca  la  polizia  sanitaria  ;  è  in  questo  modo  che  si  meriteranno  veramente  il 
lome  di  classi  dirigenti. 


—  638  — 


LIBRI    NUOVI 


La  Nouvelle  Oasema  dea  reomas  de  Skeppsholm  au  point  de  Tne  Igianiqne;  p 

dott.  Frédéric  Eklund.  —  Stockolm,  1881.  —  L'  Autore  nell'  intento  di  offirire  u 
contributo  alla  geografìa  medica  ne  porge  un  accurata  descrizione  della  nuova  caserma  eh 
le  autorità  della  stazione  navale  di  Stoccolma  fecero  adattare  pei  soldati  della  nuuioai 
sostituzione  della  vecchia  antigienica  caserma  in  legno.  Il  nuovo  quartiere  venne  per  circ 
la  metà  eretto  di  nuovo,  per  l'altra  parte  si  impiegò  un  vasto  magazzino  di  cereali  a  di- 
versi piani.  Esso  ora  consta  di  un  fabbricato  della  lunghezza  di  60  metri,  della  laighezu 
di  pressoché  26  metri  e  dell'altezza  di  20.  È  composto  di  un  piano  terreno,  di  due  piani 
superiori  e  di  un  granajo,  e  deve  servire  a  circa  300  uomini  di  bassa  forza  coi  loro  oc- 
correnti ufficiali,  sotto-ufficiali  ed  annessi.  L' Autore  passa  in  minuta  analisi  il  suolo,  la 
posizione,  l'arientazione  e  le  diverse  parti  di  cui  consta  l'edifizio  facendone  rilevare  i  pregi 
ed  i  difetti.  Egli  aggiunge  ancora  un  quadro  del  vitto  che  in  ogni  giorno  della  settinuma 
viene  fornito  ai  militari.  Da  questo  si  scorge  come  ogni  giorno  venga  somministrato  ima 
sufficiente  quantità  di  carne  ora  fresca  ed  ora  salata,  unitamente  a  buona  copia  di  so* 
stanze  grasse  e  di  idrati  di  carbonio,  vitto  che  riesce  adatto  in  quel  freddo  ed  amido 
clima.  Non  possiamo  seguire  l'Autore  nella  descrizione  che  egli  fa  delle  singole  parti  del* 
l'edificio  in  discorso,  ci  contenteremo,  per  legge  di  brevità,  di  riassumerne  le  conclusioai. 

L'Autore  anzitutto  constata  che  il  nuovo  quartiere  offro  notevoli  vantaggi  sull'antico, 
fra  cui  l'accurato  drenaggio,  la  spaziosa  cantina  abbastanza  secca  ed  aereata ,  la  sala  di 
lettura  e  da  scrivere,  la  sala  di  lavoro  e  quella  grande  da  pranzo.  I  dormitoi  restano  eoa 
liberi  nella  maggior  parte  del  giorno  con  guadagno  dell'Igiene.  La  cubatura  d' aria  indi- 
viduale nella  vecchia  caserma  era  di  circa  5  metri  ,  nella  nuova  si  è  di  io.  Ma  dessi 
non  e  ancora  sufficiente  e  nel  giorno  conviene  sempre  tenere  ^e  finestre  aperte  e  nella 
notte  ricorrere  a  mezzi  artificiali  per  rinnovare  I'  aria.  Essendo  ora  insufficiente  in  ogni 
scompartimento  la  ventilazione,  l'Autore  propone  un  metodo  di  aereazlone  di  richiamo 
bene  ordinato.  Un  altro  grave  inconveniente  cui  portar  rimedio  si  è  quello  dei  contagi 
che  si  trovano  nei  muri  ,  come  i  germi  della  scarlattina  ,  della  rosolia,  della  difterite  e 
della  tisi.  Converrà  perciò  disinfettare  le  pareti  di  tutte  le  località  abitate,  intonacarle  di 
un  cemento  vetrificato,  ecc.,  nonché  isolare  passabilmente  i  piani  gli  uni  dagli  altri  per 
mezzo  di  un  completo  riempimento  con  sostanze  impermeabili  all'  aria  degli  intermezzi 
dei  volti,  ecc.,  ecc. 

L'Autore  osserva  che  malgrado  l'aria  pura  e  vivificante  di  quella  stazione  navale  i 
marinai  anziani  presentano  in  generale  un  misero  aspetto,  e  le  reclute  una  fisonolnia  lof- 
ferente  ed  un  color  pallido.  A  suo  avviso  le  cause  antigieniche  che  producono  si  deplo- 
rabili effetti  devono  ridursi  a  cinque  fattori  principali,  di  cui  ciascuno  per  sé  e  tutti  as* 
sieme  in  molto  maggiori  proporzioni  nuocciono  alla  sanità  dei  marinai,  vale  a  dire,  Tana 
viziata  dei  dormitoi  delle  caserme  e  dei  bastimenti,  i  germi  infettanti  contenuti  nei  muri 
di  quelle,  di  più  l'uso  dell'acquavita  e  di  masticar  tabacco,  infine  il  disprezzo  della  reli* 
gione.  Alla  miseria  l'Autore  non  attribuisce  che  una  parte  secondaria,  giacché  nessuno  a 
lui  mai  si  lagnò  di  aver  sofferto  la  fame.  Egli  riconobbe  che  i  casi  frequenti  di  ileo-tifo 
che  si  riscontravano  nella  vecchia  caserma  ripetevano  la  causa  predisponente  dall'aria 
stagnante  e  corrotta  dei  dormitoi ,  e  la  causa  determinante  essenziale  da  germi  specifici 
provenienti  dalle  fetenti  e  mal  costrutte  e  tenute  latrine.  Nella  nuova  stagione  divennero 
rari  i  casi  di  ileo-tifo,  ma  non  pertanto  si  osservano  quando  i  marinai  che  rifuggono 
dalla  ventilazione  tengono  i  dormitoi  chiusi  per  alcuni  giorni  di  seguito.  In  sullo  scorcio 
del  1879  avvenne  una  piccola  epidemia  di  scarlattina  e  di  rosolia  ,  altri  casi  avvennero 
nei  mesi  di  novembre  e  dicembre  del  1880.  Un'  energica  e  continuata  aereazione  ii°' 
pedi  il  manifestarsi  di  altri  casi.  L'Autore  afferma  di  avere  trovato  costantemente  nell'o- 
rina  degli  scarlattinosi  una  massa  prodigiosa  di  piccolissimi  corpuscoli  microscopici  (Pl^^ 
scindens)  che  egli  descrive  e    riferisce    alle  mucedinee   e   dice    probabilmente    essere  ^^ 


—  639  — 

vero  schizomiceto.  La  scarlattina  sarebbe  perciò  una  malattia  miasmatica  propriamente 
detta.  11  detto  parassita  vegetale  s' incontrerebbe  di  frequente  nel  suolo ,  nelle  acque  di 
fondo,  nei  muri  e  tappezzeria  anmiuffite ,  e  Y  Autore  ne  trovò  V  ultima  primavera  delle 
masse  innumerevoli  nel  suolo  e  nell'acqua  dei  fossati  scavati  a  Stoccolma  per  la  con- 
dotta dell'acqua  ed  in  alcuni  muri.  La  piccola  epidemia  sarebbe  stata  cagionata  da  questi 
microfiti  che  da  colonne  di  aria  e  dai  venti  dai  muri  sarebbero  stati  portati  nei  dormitoi  ? 
L'Autore  ìndica  perciò  norme  profilattiche  per  la  disinfezione  ed  intonaco  dei  muri, 
ecc.,  ma  a  dir  vero,  se  in  fatto  l'acqua,  l'aria  delle  fondamenta  delle  case,  i  loro  muri, 
l'acqua  fangosa,  ecc.,  fossero  si  frequente  e  copiosa  sede  di  questi  microfiti ,  se  essi  fos- 
sero veramente  la  causa  della  scarlattina,  questa,  ne  pare,  dovrebbe  essere  ben  più  fre- 
qneate  e  generale.  L'Autore  pretende  altresì  di  avere  riscontrato  nelle  espettorazioni,  nel 
sangue  delle  papale  e  nelle  orine  dei  morbillosi  buona  quantità  d'una  specie  di  Torula, 
«  che  in  questo  risiede  la  natura  essenziale  del  contagio  del  morbillo,  come  la  febbre  pa- 
Inttre  non  insorgerebbe  già  in  seguito  ad  assorbimento  del  òacitlus  malaria  (a  detta  del- 
TAntore  capaci  di  provocare  soltanto  febbri  pseudo-intermittenti)  ma  sarebbe  cagionata 
dàlia  Limnopkysalis  hyalina  da  lui  pure  descritta. 

A  mo'  d' appendice  l'Autore  aggiunge  che  1'  acqua  potabile  generalmente  usata  a 
Stoccolma  viene  tratta  dalla  baja  d'Arsta;  dessa  contiene  materie  oiganiche  dlsciolte  e 
materie  vegetali  organizzate  fra  cui  principalmente  il  miasma  palustre  da  lui  descrìtto  e 
che  è  causa  di  febbri  intermittenti  ;  onde  il  bisogno  di  numerosi  filtrù  Insiste  sui  danni 
prodotti  dall'abuso  delle  bevande  alcooliche,  da  quello  di  masticar  tabacco  ,  ed  accenna 
alle  disparate  malattie  che  nelle  truppe  e  neUa  cittadinanza  in  quelle  regioni  derivano  dal 
generalizzato  abuso  di  tali  sostanze  fino  a  produrre  notevole  deterioramento  sugli  orga- 
nismi. 

Dott.  Giuseppe  Parola. 

n  Caxl)onohio  e  le  Vaccinazioni  carbonchiose.  —  Conferenza  del  prof.  E.  Perron- 

CITO.  —  Un  opuscolo.  Torino,  1882. 

Diflcorso  del  dott.  Domenico  Bomba  nella  qtdnta  premiazione  della  Società  Ligure 

^  Salvamento.  —  Un  opuscolo.  Genova,  1882. 

2)isegni  di  SCtlcle;  dell' ing.  Emilio  Sporsi  —  Un  opuscolo  con  tavole.  Livorno.  — 
Chiara  descrizione  di  una  scuola  elementare  costrutta  dall'Autore  in  Livorno  secondo  le 
norme  della  igiene  e  i  dettami  della  pedagogia.  Alla  prima  parte  fanno  seguito  i  progetti 
per  la  costruzione  di  una  scuola  elementare  di  700  alunni  e  per  l' impianto  di  una  scuola 
rurale  modello.  Scopo  precipuo  dell'Autore  è  quello  di  dimostrare  che  si  possono  innal* 
zare  edifici  scolastici  corrispondenti  alle  esigenze  igieniche,  stando  nei  limiti  di  una  pru- 
dente economia.  £  lavoro  pregevole  che  può  essere  opportunamente  consultato. 

L'Igiene  rurale;  pel  dott.  Antonio  Marro.  —  Un  opuscolo.  Milano,  1882. 

H  Kanicomio  d'Imola.  —  Relazione  del  dott.   Luigi  Lolli.  —  Un  opuscolo,  1882. 

Sul  personale  sanitario  dello  Spedale  civile  di  Padova.  —  Relazione  del  dott.  Fran- 
cesco Fanzago.  —  Un  opuscolo.  Padova. 

Annuaire  Sómographique  et  tableauz  statistiques  des  causes  de  décès  de  la  ville 

de  Bruxelles  ;  pel  dott.  E.  Janssens    —  20.^   annata.  —    Un   opuscolo  con  tavole.  — 
Brusselles,  1882. 


—  640 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  MAGGIO  1882. 


Lo  stato  climatologico  del  mese  di    maggio  trascorse    normale  anzi    che  no  per    totta 
Italia  ;  né  accaddero  in  esso  alcuno  di  quegli  sconcerti  atmosferici,  che  di  tratto  in  tratto 
si  sogliono  avvicendare  in  questo  mese  con  danno,  talora  notevole,  dei  prodotti  agrìcoli. 
Le  pioggie  caddero  dovunque  più  scarse  che  d'ordinario,    ed  in   modo    specialissimo  nel 
mezzodì  ed  in  Sardegna,  dove  furono  scarsissime.  I  temporali  non  fecero  difetto,  ma  ndU 
più  gran  parte  delle  contrade  Italiane  riuscirono  al  tutto  innocui,  e  le  grandinate  non  fu- 
rono frequenti  nh  di  troppo  estese.  La  temperatura  fu  oscillante,  ma  si  mantenne  nel  suo 
regolare  andamento  per  questa  stagione.  Un  raffreddamento,  alquanto  sentito,  accadde  dopo 
la  metà  del  mese,  che  arrecò  brine  non    guari    dannose   e    nevi    sulle    montagne;  e    fa 
seguito  da  un  proporzionato  aumento  di  calore.  Le  condizioni    igieniche    ed  agricole  del 
paese  furono  per  tutto  il  mese  soddisfacenti,  salvo   in  alcune    località,  di  cai  si  dirà  ap- 
presso. 

Prima  Decade. 

Le  pioggie  caddero  in  questa  prima  decade  di  maggio,  copiose  e  frequenti  nelle  re- 
gioni alpine  e  prealpine  ;  in  quella  che  furono  moderate  nel  versante  mediterraneo,  scarse 
sull'Adriatico,  e  scarsissime  e  nulle  al  mezzodì.  Due  principali  periodi  piovosi  si  ebbero 
nel  corso  della  decade;  uno  dall'i  al  6,  il  quale  fu  ristretto  quasi  alla  sola  Italia  del 
Nord;  l'altro  dal  7  al  9,  che  si  allargò  sull'alta  e  media  Italia,  con  qualche  eco  leggera 
nel  mezzodL  II  prìmo  periodo  fu  arrecato  dai  movimenti  ciclonici,  i  quali  da  un  lato  si 
avvicendavano  all'Ovest  ed  al  Nord,  e  nell'i -2  si  trovavano  sull'Inghilterra,  il  3  sul  Golfo- 
di  Guascogna,  il  4  sul  Mare  del  Nord,  il  5  sulla  Scandinavia,  il  6  sul  Baltico  ;  dall'  altro 
lato  si  propagavano  dal  Sud  e  nel  primo  di  erano  sulle  coste  Algerine  ed  i  due  giorni 
appresso  verso  la  Sardegna  e  la  Corsica.  Il  secondo  periodo  derivò  da  un  altro  movi- 
mento consimile,  il  quale  nel  6  era  sull'Africa  occidentale,  e  nei  giorni  appresso  traversò 
dapprima  le  nostre  regioni  e  poi  quelle  oltre  Alpi  dal  Sud  al  Nord,  pel  Mare  Siculo  e 
Toscano,  per  l'Italia,  l'alto  Adriatico,  la  Boemia  e  la  Polonia,  disperdendosi  il  io  nella 
Russia.  Da  ultimo,  una  debole  depressione  sulla  Campania,  per  causa  di  leggere  pioggie 
e  di  venti  forti  nel  io,  con  danno  di  qualche  luogo  alpino.  Alcuni  temporali  andarono 
congiunti  al  secondo  perìodo  del  7-9,  con  grandini  in  diverse  località,  soprattutto  delle 
Provincie  Venete  e  di  Salerno;  e  gravi  furono  i  disastrì  in  quel  di  Brìndisi. 

La  temperatura  fu  in  questa  decade  regolare  e  quale  si  addice  alla  stagione.  Essa  andò 
aumentando  sin  verso  la  metà  delia  decade,  in  cui  accadde  il  massimo  di  calore  per  tutta 
Italia;  mentre  il  minimo  si  ebbe  nei  prìmi  giorni  al  Nord,  ed  al  centro,  e  negli  ultimi 
nel  mezzodì. 

I^  pioggia  ed  il  calore  furono  di  vantaggio  ai  lavori  agrìcoli  ;  specialmente  nei  luoghi 
che  meglio  ne  sentirono  gli  effetti. 


—  641   — 

Seconda  Decade. 

/ 

La  seconda  decade  fu  più  anonnale  e  più  fredda  della  prima. 

L'aumentare  della  pressione  sulla  più  gran  parte  d'Europa  e  specialmente  all'Occidente, 
mantenne  in  tutta  Italia  la  stagione  bella  e  calda  per  i  primi  tre  o  quattro  giorni,  tanto 
che  il  massimo  calore  decadico  avvenne  dappertutto  dal  13  al  14, 

Nei  giorni  appresso  le  cose  cangiarono  interamei^e,  per  causa  di  burrasche,  le  quali, 
incominciate  sino  dal  12  al  Nord-Ovest  sulla  Scandinavia,  si  propagarono  poi  dal  Nord 
al  Sud  della  nostra  Penisola,  restringendosi  nel  14-15  sull'Alta  Italia  e  sul  Golfo  di  Lione  ; 
nel  16  sul  Tirreno,  e  nel  17  sulla  bassa  Italia. 

Mentre  quest'onda  depressa  si  avanzava  verso  Est  e  Sud-Est,  un'altra  di  alte  pressioni 
veniva  da  Nord-Ovest  attraversando  l'Arcipelago  Brittannico,  la  Scandinavia,  la  Danimarca, 
i  Paesi  Bassi  e  la  Francia. 

Un  tal  dislivello  barometrico  tra  l'Est  e  Sud-Est  da  una  parte  e  il  Nord-Ovest  dall'al- 
tra, cagionava  nel  14  una  forte  corrente  di  tramontana  e  di  greco  sui  paesi  del  Nord;  la 
quale  il  15  si  propagava  sino  all'Alta  Italia,  il  16  alla  media,  il  17  alla  bassa:  e  si  rin- 
forzò ancora  nei  giorni  appresso  per  nuove  depressioni  che  arrivarono  sul  Mediterraneo 
dalle  regioni  Atlantiche  attraverso  la  Penisola  Iberica.  Fu  perciò  che  un  minimo  piutto- 
sto intenso  di  temperatura  si  ebbe  in  tutto  il  nostro  paese  nel  18  e  19.  Nei  quali  due 
giorni,  ed  anche  prima,  le  brinate  coprirono  le  campagne  dell'alta  e  media  Italia. 

Durante  il  passaggio  della  descritta  burrasca,  caddero  pioggie  in  gran  parte  d'Italia,  le 
quali,  incominciate  il  14  nei  paesi  del  Nord,  finirono  col  20  in  quelli  del  Sud.  Intanto 
la  neve  riveste  le  Alpi,  e  parte  dell'Appennino  settentrionale,  ed  in  alcuni  luoghi,  come 
in  quelli  della  provincia  di  Cuneo,  si  abbassa  sino  ad  800  metri,  cioè  al  disotto  del  li- 
mite superiore  della  zona  dei  castagni.  Alcuni  temporali  con  grandine  scoppiarono  qua  e 
li  massime  nel  17-18,  i  quali  apportarono  danni  in  alcuni  luoghi  delle  provincie  di  No- 
vara, di  Pavia,  di  Bologna  e  di  Catanzaro. 

Tolti  questi  danni,  relativamente  ristretti  ed  un  ritardo  generale  sulla  vegetazione ,  le 
campagne  procedettero  be»e,  nel  loro  complesso,  quasi  dovunque. 

Terza  Decade. 

In  quest'ultima  decade  ritornò  il  tempo  calmo  e  regolare,  interrotto  nella  decade  pre- 
cedente. 

Nei  primi  giorni  la  temperatura  persisteva  ancora  bassa  ;  epperò  il  minimo  termico  de- 
cadico si  ebbe  in  tutte  le  stazioni  dal  21  al  22.  Continuarono  anche  le  burrasche  all'O- 
vest ed  al  Nord-Ovest  del  Continente;  le  quali  avanzandosi  sino  a' nostri  mari  nel  20*21 
e  nel  23-24,  apportarono  pioggie  leggerissime  nel  mezzodì  del  Mediterraneo,  e  temporali 
con  pioggia,  grandine  nell'Italia  del  Nord  e  del  centro  e  neve  sulle  Alpi. 

Però  dopo  il  24  il  barometro  si  alza  su  tutta  Europa,  cominciando  dal  Sud.  Quindi  an- 
che la  stagione  cangia,  e  si  mantiene  calma  e  serena  sino  al  30,  cioè  sin  che  durano  le 
alte  pressioni  ;  solo  nel  31,  al  sopravvenire  di  nuove  depressioni  dal  Nord-Est,  si  altera 
alquanto  il  bel  tempo  nelle  contrade  poste  al  Nord-Est  della  Penisola,  ed  alcuni  tempo- 
rali scoppiano  in  queste  nel  giorno  anzidetto,  soprattutto  nel  Bellunese. 

n  lento  progredire  delle  onde  di  alta  pressione  dal   Sud  sn    tutta  Europa,   ne  arrecava 

41 


—  642  — 

i  repentini  eccessivi  calori  tropicali  dell'  Africa,  i  quali  andavano  di  continuo  aumenta: 
favoriti  dal  persìstente  equilibrio  e  dalla  calma  conseguente  dell'aria,  non  che  dal  e 
sempre  sereno  e  caliginoso.  I  massimi  calori  si  ebbero  per  ciò  nel  30  quasi  in  tut 
luoghi;  e  al  Nord  rimasero  più  intensi  che  al  Sud,  sul  Mediterraneo  di  più  che  sull 
drìatico,  come  risulta  dal  quadro  che  poniamo  appresso. 

Questi  calori,  sebbene  improvvisi  ed  insoliti,  riuscirono  tuttavia  di  vantaggio  alle  e 
pagne,  e  specialmente  ai  frumenti  ;  però  la  pioggia  faceva  difetto  in  diverse  provincie, 
che  dell'Alta  Italia.  ^ 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nei  maggio  1S82, 


Città 

Temperatura 

Città 

Temperatura 

Massima 

Minima 

Massioia 

Minima 

Udine 

34^  4 

1 
2°..       i 

1  Livorno  .... 

30^0 

80.O 

Belluno  . . . , 

30**.  0 

o^.s     1 

Firenze 

34^7 

4».o 

Venezia  . . . , 

28^  6 

8».  3  : 

60.0    ' 

Perugia 

31^6 

4°.  8 

Brescia 

32^o 

Roma 

31^0 

7°.o 

Bergamo. . . . 

30^0 

3°.  9 

Aquila 

30^9 

'".5 

Milano 

32^6 

5°.  8 

Foggia 

34^6 

6^3 

Novara 

29^8 

5°.» 

Caserta 

31^8 

80.8 

Torino 

30^1 

50. 8 

Napoli 

30^2 

7°.  3 

Alessandria. . 

31^5 

4^.5 

Potenza  .... 

27^9 

2».  2 

Genova 

30°.  0 

8^8 

Lecce 

30^0 

7"».  7 

Piacenza. . . . 

31^0 

4^3 

Cosenza .... 

30^2 

8».  3 

Modena  . . . . 

32^9 

6^.1 

Reggio  Cai. 

260.S 

12".  6 

Bologna . . . . 

31^0 

7^o 

1  Palermo .... 

34^5 

6».  8 

Urbino 

27^.5 

4^3 

Siracusa .... 

28<>.5 

n».o 

Ancona 

31^7 

9^7 

Cagliari  .... 

30^5 

IO».  9 

Dalt Osservatorio  di  Moncalieri,  luglio  i88a. 


Padre  F.  Denza. 


—  643  — 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  GIUGNO  1882. 


La  stxigione  del  giugno  dell'anno  corrente  fu  variabile  e  temporalesca  anzi  che  no,  so- 
attntto  per  l'Italia  settentrionale,  non  però  oltre  il  consueto,  giacché  per  queste  regioni 
mese  di  giugno  suole  esser  quello,  in  cui  le  meteore  elettriche  si  avvicendano  con  mag- 
n-e  frequenza.  Tuttavia  diversi  paesi  della  Penisola  riportarono  danni  non  lievi  dallo 
perversare  di  tali  meteore,  e  soprattutto  per  le  grandinate  a  cui  esse  andarono  con- 
inte.  I  calori  incominciati  nel  maggio  passato  continuarono  in  parte  solamente  nel  giù- 
o,  la  cui  seconda  metà  trascorse  anzi  mite,  e  forse  anche  troppo  fresca  per  diversi 
esi.  L.' abbassamento  di  temperatura  però  non  fu  tale  da  arrecar  nocumento  alle  opera- 
bili agricole;  e  le  pioggie,  che  in  molti  luoghi  caddero  in  qualche  copia,  contribuirono 
ch'esse  a  favorirle  ;  per  modo  che  si  può  affermare  che  tolti  gli  accennati  danni  appor- 
i  qua  e  là  dalla  grandine,  gli  interessi  agrìcoli  del  nostro  paese  procedettero  felice- 
^nte  nel  mese  di  cui  ci  occupiamo,  \nassime  per  ciò  che  riguarda  la  maturazione  e  la 
etitnra  delle  messi. 

Prima  Decade. 

Le  temperature  elevate  e  la  bella  stagione  degli  ultimi  giorni  del  passato  mese  di  mag- 
,ìo,  continuarono  ancora  tra  noi  nei  primi  quattro  giorni  del  corrente  giugno,  che  risul- 
arono  per  tutte  le  nostre  contrade  i  più  caldi  del  mese  intero,  per  modo  che  in  questi 
Cloml  accaddero  dovunque  i  massimi  termici  non  solo  della  decade,  ma  anche  del  mese. 
Causa  di  ciò  si  furono  le  pressioni  elevate  che  nei  giorni  medesimi  perduravano  sul  Con- 
dente ,  progredendo  dall'  i  al  4 ,  dall'  Inghilterra  alla  Grecia ,  attraversando  l' Europa 
■«entrale. 

Nei  giorni  appressò,  la  stagione  cangiò  quasi  interamente.  Una  prima  onda  depressa, 
^^inciata  sin  dal  3  nei  pressi  dell'Arcipelago  Brittannico  arriva  nel  5  nella  valle  del  Po, 
*  nel  6  al  Danubio,  e  poco  dopo,  nel  5-6,  una  seconda  ondata  appare  sulle  coste  fran- 
ai ed  iberiche,  la  quale  si  avanza  nei  giorni  appresso  da  una  parte  verso  il  Nord-Esl  e 
^t,  e  dall'altra  verso  il  Mediterraneo,  fermandosi  sull'Italia  dall'S  al  io,  formando  una 
^ta  area  ciclonica  sulla  valle  del  Po,  con  venti  fortissimi  tutto  intorno.  Pioggie  diversa, 
^te  copiose  andarono  congiunte  al  passaggio  di  codeste  onde  atmosferiche,  e  temporali 
^  o  meno  violenti  scoppiarono  in  non  poche  località,  arrecando  cadute  di  grandine, 
^e  riuscirono  dannose  in  modo  speciale  nel  Veneto  e  nella  Terra  di  Lavoro. 

H  calore  andò  man  mano  decrescendo,  e  la  diminuzione  addivenne  ancora  più  intensa 
>gli  ultimi  due  giorni  della  decade,  nei  quali  si  ebbero  i  minimi  termici  decadici. 

Se  si  fa  eccezione  di  danni  arrecati  dalle  ricordate  grandini,  le  campagne  riportarono 
staggio  grandissimo  dalle  pioggie  cadute  nella  seconda  metà  della  decade. 


—  644  — 

Seconda  Decade. 

Nella  seconda  decade  fu  un  continuo  alternarsi  di    alte  e  di   basse    pressioni,  e  qnind^ 
ancora  di  pioggie,  di  temporali  e  di  bel  tempo. 

La  depressione  degli  ultimi  giorni  della  decade  precedente,  perdurava  ancora  in  Ittlia 
nei  primi  tre  giorni  della  decade  corrente,  avendo  il  suo  centro  sulla  valle  del  Po.  Quindi 
le  pioggie  che  caddero  in  gran  parte  d'Italia  in  questi  tre  giorni  ;  ed  i  temporali  che  le 
accompagnarono,  specialtnente  nel  giorno  1 1  ;  i  quali ,  per  le  grandini  apportate,  nasci- 
rono  di  grave  nocumento  in  modo  speciale  alle  provincie  di  Mantova,  Alessandria,  Mo- 
dena e  Perugia. 

Codeste  intemperie  andarono  pur  congiunte  a  note  vole  abbassamento  di  temperatura  so- 
prattutto nell'Italia  del  Nord,  dove  la  brina  copri  in  diversi  luoghi  le  campagne,  arrecando- 
qualche  danno  qua  e  là,  specialmente  al  granturco. 

Dispersasi  finalmente  la  descritta  bufèra  verso  oriente,  le  pressioni  si  accrescono  in  Italia, 
il  cielo  si  mantiene  per  lo  pia  sereno,  e  l'aria  calma  sino  al  giorno  i8,  salvo  qualche 
leggiera  pioggia  con  temporali  nell'alta  e  media  Italia,  cagionata  da  una  depressione  se- 
condaria proveniente  da  burrasche  del  Nord. 

Nei  tre  ultimi  giorni  della  decade,  ritornano  altre  depressioni ,  le  quali,  partendo  il  iS 
dalle  Isole  Brittanniche,  passano  nel  19  sul  Mare  del  Nord,  e  si  allargano  su  gxmn  parte 
d'Europa,  con  un  centro  secondario  sulla  Sardegna .  Dall'  influsso  di  codesto  movimento 
atmosferico,  derivarono  le  pioggie  leggiere,  che  nel  18  e  19  caddero  sulla  Sardegna,  sulla 
Sicilia,  non  che  sulla  Terra  d'Otranto.  E  ne  nacque  ancora  il  risveglio  della  corrente 
equatoriale,  che  in  sul  finire  della  decade  accrebbe  dappertutto  la  temperatura. 

La  decade  perciò  in  complesso  riusci  bella  e  soleggiata,  quantunque  la  temperatura  sia 
stata  troppo  fresca,  ed  in  molti  luoghi  al  disotto  della  normale.  La  pioggia  non  troppo 
copiosa,  riusci  tuttavia  sufficiente  ai  bisogni  attuali  delle  campagne  ;  in  alcuni  luc^hi  perà 
mancò  affatto;  mentre  il  vento  arrecò  qua  e  là  qualche  danno  parziale. 

Terza  Decade. 

In  tutto  il  corso  di  quest'ultima  decade  il  barometro  andò  in  Italia  soggetto  a  legge- 
rissime fluttuazioni ,  e  si  mantenne  press'  a  poco  sempre  alla  stessa  altezza  ,  sentendo  ap- 
pena nel  23-24,  nel  27  e  nel  29-30  l'influsso  delle  ondate  di  depressione  anch'  esse  di 
poca  intensità,  che  si  succedevano  all'Ovest  ed  al  Sud  del  Continente  Europeo. 

Fu  perciò  che  la  stagione  offri  quasi  le  stesse  parvenze  in  tutti  i  giorni  della  decade. 
Al  mattino  il  cielo  si  addimostrava,  in  pressoché  tutta  Italia,  sereno  o  nuvoloso,  ed  al 
pomeriggio  si  succedevano  or  qua  or  là  temporali,  per  ordinario  di  non  gran  momento  ed 
innocui;  talvolta,  massime  negli  ultimi  giorni,  accompagnati  da  grandine,  che  arrecò  qual- 
che danno  in  alcuni  luoghi  del  Piemonte.  L'aria  fu  quasi  sempre  calma  dovunque. 

La  maggior  quantità  di  pioggia  cadde  nei  luoghi  alpini  e  prealpini,  mentre  nella  più 
gran  parte  delle  regioni  appennine  la  pioggia  o  fu  scarsissima,  o  fece  del  tutto  difetto. 

La  temperatura  andò  man  mano  aumentando  sino  alla  metà  della  decade,  e  poi  rimase 
stazionaria,  per  modo  che  il  minimo  di  calore  si  ebbe  nelle  stazioni  italiane  il  21,  il 
massimo,  dove  al  25  dove  al  29.  I  paesi  più  caldi  si  furono  quelli  posti  nel  bacino  ceB«> 
trale  del  Po,  i  più  freschi  gli  altri  intomo  alle  Alpi  marittime. 


—  645  — 

^el  complesso  la  decade  riuscì  propizia  alle  cose  agricole,  specialmente  nell'Alta  Italia. 
ielo  in  gran  parte  sereno,  mantenne  le  campagne  ben  soleggiate;  epperò  progredì 
;giamentc  la  maturazione  delle  messi,  la  cui  mietitura  era  alla  fine  in  sul  terminar  del 
e.  Le  vegetazioni  d'ogni  maniera,  guadagnarono  non  poco  per  il  duplice  influsso  delle 
;gie  e  dei  calori.  Meno  propizie  furono  le  condizioni  dell'agricoltura  in  diversi  luoghi 
:entro  e  del  mezzodì,  per  il  difetto  di  pioggia  benefica. 


Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  giugno  18S2. 


Città 

Temperatura 

1 

Città 

Temperatura 

Massima 

1 

Minima 

Massima 

Minima 

Udine 

33".  6 

so.s 

i 

:  Livorno  .... 

3I^2 

13°.  0 

Belluno 

27^7 

4".  7  1 

F'irenze 

34^5 

9^o 

Venezia  .... 

29^8 

11°.  6    j 

Perugia ..... 

31^.7 

8^9 

Brescia ..... 

33''.  0 

80.S 

Roma 

31^5 

11^6 

Como 

29<>.8 

7».i    I 

Aquila 

30^6 

6^9 

Milano 

32^.9 

g^.o 

,  Foggia 

1 

34^7 

10°.  3 

Novara 

32^0 

9"- 3 

Caserta 

33**.  4 

11^9 

Torino 

29^.9 

8".  4 

Napoli 

30^.2 

13^8 

Alessandria. . 

32^0 

8°.  5    ! 

Avellino .... 

30^6 

6^4 

Genova 

30''.  2 

15".  0 

Potenza  .... 

28^3 

6^8 

Perugia. .... 

30^4 

9".  9 

Cosenza .... 

33"*.  0 

11°.  8 

Modena  .... 

31^4 

11°.    I 

Catanzaro . .  • 

300.0 

15^2 

Bologna .... 

29^.4 

I2^0 

Palermo .... 

35^8 

I2^0 

Urbino 

29^9 

9°.o 

<  Messina  .... 

32^1 

17"*.  3 

Ancona. .... 

32^2 

14^5 

<  Siracusa .... 

1 

36^3 

i6*>.6 

DalT  Osservatorio  di  Moncalieriy  luglio  i88a. 


Padre  F.  Denza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D  IGIENE 


Il  Museo  d'Igiene. 

La  Società  ha  iniziato  la  fondazione  di  un  Museo  d'Igiene  in  Milano. 
Già  importanti  collezioni  figurano  in  una  vasta  sala  nella  quale  verranno 
a  poco  a  poco  ordinate  secondo  il  programma  che  la  Presidenza  sta  com- 
pilando. Fin  qui  si  sono  distinti  per  doni  cospicui:  il  Cav.  Paolo  Ritter,  la 
Società  di  Soccorso  agli  Asfittici  di  Livorno  e  di  Roma,  i  Prof.  Sorniani, 
Bodio  e  Pagliani  ;  il  Municipio  di  Venezia  ;  la  Cucina  Economica  di  Tre- 
viglio;  il  Senatore  Torelli;  il  sig.  Toninetti;  il  dott.  Bazzoni;  il  dottor 
Pini  ;  il  Manicomio  di  San  Clemente  a  Venezia  ;  la  Deputazione  Provinciale 
di  Pavia  ed  altri  molti. 

Noi  facciamo  vivissimo  appello  ai  membri  della  Società,  ai  direttori  dei 
pubblici  stabilimenti,  industriali,  ecc.,  perchè  vogliano  cooperare  all'incre- 
mento di  questa  nuova  istituzione  che  sorge  sotto  gli  auspici  della  Società 
Italiana  d'Igiene. 


—  647   — 


SOCIETÀ   ITALIANA   D'IGIENE. 


SEDE  CENTRALE    DI  MILANO 


PROCESSO  VERBALE 

della  Seduta  del  dt    4    luglio   1882 
Presidenza  dott  C.  ZuccHi. 


ORDINE  DEGLI   OGGETTI   DA  TRATTARSI  : 

Bott  Lazzaro  Ru violi.  —  L* obbligatorietà  della  vaccinazione  in  Sviziera. 
Dott.  Antonio  Tarchini  Bonfanti.  —  Della  abitabilità   delle   case  recen- 
temente costrutte  '^ 

Presidente.  —  La  seduta  è  aperta.  Dò  la  parola  al  socio  dott.  Ravioli 
per  la  sua  comunicazione. 

Dott.  RuviOLi.  —  Mentre  la  scienza  va  sempre  più  studiando  i  mezzi  per 
prevenire  e  frenare  i  morbi  epidemici,  e  premunire  la  Società  dai  mali  che  ponno 
muoverle  insidia  ;  mentre  rispettabili  Congressi  medici  e  riputate  Accademie 
ossequiando  ad  una  quasi  secolare  esperienza,  ad  una  voce  proclamano 
l'utilità  della  vaccinazione,  e  fanno  voti  perchè  questa  sia  resa  obbligatoria, 
non  mancano  tra  i  cultori  dell'  arte  nostra  uomini  d'altronde  stimabili,  ì 
quali  di  quando  in  quando  se  non  con  nuovi  argomenti,  almeno  sotto  nuove 
parvenze,  torturando  le  cifre  statistiche,  ed  a  lor  modo  interpretando  i  fatti 
muovono  accanita  crociata  contro  la  profilassi  vaccinica,  e  tentano  ogni 
siezzo  per  scalzare  dalle  fondamenta  una  pratica  alla  quale  e  per  potere 
^  scienza,  e  per  logica  di  fatti  è  pur  d'uopo  inchinarsi. 

La  levata  di  scudi  contro  la  vaccinazione  questa  volta  ha  suo  campo  nella 
Sozzerà,  dove  un  microscopico,  ma  irrequieto  gruppo  di  medici  alla  testa 
^ci  quali  sta  il  prof.  Wogt,  da  qualche  anno  va  spargendo  infondate  accuse 
contro  la  vaccinazione,  tacciandola  qual  pratica  inutile,  barbara,  e  pericolosa. 

La  cosa  fece  qualche  chiasso.  Le  Autorità  Federali  Svizzere  se  ne  inte- 
ressarono, e  dietro  l'accurato   ed  erudito   lavoro   del  dott.   Lotz  che  fu  di 


—  648  — 

un  risultato  schiacciante  per  i  detrattori  della  vaccinazione,  le  Camere  Fe- 
derali con  legge  31  gennaio  1882  stabilirono  obbligatoria  la  vaccinazione 
in  tutti  i  Cantoni  della  Svizzera. 

La  questione  pareva  chiusa  definitivamente  ;  ma  cosi  non  la  intendeva  il 
gruppo  di  medici  di  cui  sopra.  Questo  valendosi  delFart.  89  della  Costi- 
tuzione Federale  Svizzera,  che  fa  obbligo  di  sottoporre  una  legge  qualunque 
alla  sanzione  popolare  prima  che  questa  entri  in  vigore,  quando  30,000  cit- 
tadini ne  facciano  dimanda,  cominciò  nei  decorsi  mesi  ad  agitarsi,  e  su- 
scitando le  superstizioni  popolari,  costituitosi  in  Comitato  con  a  capo  il 
dott.  Schenermann  di  Basilea,  ha  diramato  al  popolo  Svizzero  un  apposito 
proclama,  col  quale  in  mancanza  di  serie  ragioni,  fa  specialmente  appello 
airinviolabilità  personale  ! 

Ed  eccovi  il  proclama: 

Ommissis  etc,   <  Secondo  la  nostra   convinzione   intima   la   vaccinazione 

<  obbligatoria  è  inaccettabile,  perchè  è  in   contraddizione  colla  nozione  na- 

<  turale  del  diritto,  coi  nostri  costumi,  abitudini,  e  soprattutto  colla  scienza. 

«    i.°  È  in  opposizione  ad  ogni  nozione  di    diritto,    perchè  l'obbligo 

<  della  vaccinazione  sopprime  Tinviolabilità  personale,  diritto  iraj)erscTUtta- 
*   bile  airuomo,  e  base  d'ogni  organizzazione  sociale. 

<  2.**  È  contraria  ai  nostri    costumi   perchè   porta    sfregio  alla  libertà 

<  individuale  delle  persone,    le  quali  convinte   per   tristi  e  dolorose   espe- 

<  rienze  deirineffiracia  assoluta  del  vaccino  e  delle  sue   conseguenze  disa- 

<  strose,  veggonsi  nulla  meno  costrette  a  compromettere  la  salute  dei  lor'^ 

<  figli  per  soddisfare  a  certe  fantasie  patologiche. 

<  3.^  È  in  flagrante  opposizione  coi  progetti  di   un'igiene   ben  intesa. 

<  e  basata  in  principii  razionali:  Per    conseguenza    è  in    nessuna  armonia 

<  colla  scienza,  come  che  capace  di  comunicare  e  provocare  delle  ma* 
-:  lattie  in  un  corpo  sano.  Col  vaccino  inoculato  da  un  organismo  infetto 
->^  ad  uno  sano,  altro  risultato  non  si  ottiene  se  non  quello  di  trasmettere 
e  dall'uno  all'altro  un  infezione  che  può  essere  perniciosa.  Tale  è  il  corso 

<  naturale  delle  cose.    Difatti  la  vaccinazione  eseguita   in  simili  condizioni 

<  non  può  avere  risultati  efficaci,    anzi  è  seguita   da   risultati    nocivi.    Lo 

<  prova  il  fatto  che  nei  paesi  dove   l'obbligo    della   vaccinazione  è  qunto 

<  all'estremo  limite  come  nell'Inghilterra,  Svezia,  o  Baviera,    il  vajoolo  cui 

<  la  vaccinazione  dovrebbe  servire  di  antidoto  o  di  preservativo,  ha  fatto 
«  negli  ultimi  io  anni  maggior  numero  di  vittime  che  non  nei  paesi  do¥c 
•<  la  vaccinazione  obbligatoria  non  è  in  vigore. 

<  Inoltre  è  fatto  constatato    che    nei  paesi   dove   la  vaccinazione  è  ob- 


-^  649  — 

-«  bligatorìa,  lo  stato  della  popolazione  peggiora  d*anno  in  anno,  i  fianciulli 

«  vi  crescono  deboli  e  malatticci,    e  la  mortalità  più  grande.  L'  esperienza 

<  e  la  statistica  provano  altresì  che  buon  numero  di  malattie   mortali  de- 

<  rìvano  dalla  vaccinazione. 

<  Nessuno  dimentichi  i  diritti  imperscrutabili  dell'uomo,  la  di  lui  invio- 
«  labilità,  la  coscienza  ed  ì  doveri  dei  genitori,  e  che  al  disopra  di  una 
«  misura  vessatoria,  e  di  effetto  problematico,  v'ha  una  franchigia,  la  li- 
«    berta  del  cittadino. 

€  Cari  Confederati  affrettatevi  a  firmare  la  dimanda  di  referendum  (vo- 
%   tazione  popolare).    Non  tollerate  che  una  legge  imprudente  diventi  fomite 

<  di  discordie    e  di  recriminazioni,    e  Voi  proverete   per  tal    modo  che  la 

<  libertà  e  la  giustizia  non  sono  nomi  vani  nella  nostra  patria.  > 
Questo  Comitato  per  tal  modo  affannandosi  per  ogni  dove  con  un'insi- 
stenza e  con  un'  attività  degne  di  miglior  causa,  ha  non  solo  raggiunte  le 
30,000  firme  volute  dalla  Costituzione,  ma  ha  ottenuto  nei  diversi  Can- 
toni, toltone  quello  di  Ginevra  e  del  Ticino,  ben  80,208  adesioni  perchè 
la  questione  venga  sottoposta  al  giudizio  popolare,  in  conseguenza  di  che 
il  Consiglio  Federale  Svizzero  ha  ordinato  che  il  30  prossimo  luglio  in  tutti 
i  Comuni  della  Svizzera  sieno  adunati  i  comizii  popolari  per  votare  sul 
rifiuto  o  sull'accettazione  della  provvida  legge  31  gennaio'  1882,  per  la 
quale  kt  vaccinazione  è  resa  obbligatoria. 

Per  tal  modo  chiamato  il  popolo  per  mezzo  del  suffragio  universale  a 
risolvere  sull'utilità  o  meno  della  vaccinazione,  si  potrebbe  verificare  il  doloroso 
spettacolo,  che  un  illetterato,  un  idiota  potrà  dare  il  suo  voto  sull'argo- 
mento concorrendo  cosi  a  risolvere  alla  cieca  sopra  una  questione  capi- 
tale d'igiene,  e  a  condannare  all'ostracismo  una  delle  più  belle  conquiste 
della  scienza  medica,  e  dell'umanità,  una  legge  che  figura  tra  le  più  belle 
e  proficue  risoluzioni  che  abbia  mai  fatto  l'Assemblea  Federale  Svizzera. 

Ad  allontanare  un  sì  grave  pericolo  ed  a  stornare  il  popolo  da  una  vo- 
tazione scandalosa  che  potrebbe  gettare  il  ridicolo  universale  sulle  istituzioni 
politiche  della  Svizzera,  come  cittadino  di  questo  paese,  ho  messo  a  con- 
tributo le  mie  deboli  forze,  e  del  meglio  che  ho  potuto,  valendomi  dei 
giornali  del  Cantone  Ticino,  cercai  di  chiarire  al  popolo  la  questione,  di 
premunirlo  contro  i  sofismi  addo  tti  dalla  lega  antivaccinica,  ed  ebbi  la  sod- 
disfazione di  vedere  come  gli  oppositori  della  vaccinazione  non  han  potuto 
ottenere  in  questo  Cantone  una  sol  firma  d'adesione  al  loro   programma. 

In  questo  frattempo  però  un  grosso  nerbo  di  medici  vaccinofìli  della 
Svìzzera  tedesca  e  francese  non  è  rimasto    colle    mani   alla  cintola ,  ed  in 


—  648  — 

un  risultato  schiacciante  per  i  detrattori  della  vaccinazione,  le  Camere  Fe- 
derali con  legge  31  gennaio  1882  stabilirono  obbligatoria  la  vaccinazione 
in  tutti  i  Cantoni  della  Svizzera. 

La  questione  pareva  chiusa  defìnitivamente  ;  ma  cosi  non  la  intendeva  il 
gruppo  di  medici  di  cui  sopra.  Questo  valendosi  dell'art.  89  della  Costi* 
tuzione  Federale  Svizzera,  che  fa  obbligo  di  sottoporre  una  legge  qualunque 
alla  sanzione  popolare  prima  che  questa  entri  in  vigore,  quando  30,000  dt- 
tadini  ne  facciano  dimanda,  cominciò  nei  decorsi  mesi  ad  agitarsi,  e  su- 
scitando le  superstizioni  popolari,  costituitosi  in  Comitato  con  a  capo  il 
dott.  Schenermann  di  Basilea,  ha  diramato  al  popolo  Svizzero  un  apposito 
proclama,  col  quale  in  mancanza  di  serie  ragioni,  fa  specialmente  appello 
airinviolabilità  personale  I 

Ed  eccovi  il  proclama: 

Ommissis  etc,   «   Secondo  la  nostra   convinzione   intima   la   vaccinazione 

<  obbligatoria  è  inaccettabile,  perchè  è  in    contraddizione  colla  nozione  na- 

<  turale  del  diritto,  coi  nostri  costumi,  abitudini,  e  soprattutto  colla  scienza. 

«    i.°  È  in  opposizione  ad  ogni  nozione  di    diritto,    perchè  l'obbligo 

<  della  vaccinazione  sopprime  l'inviolabilità  personale,  diritto  imperscrutta- 

<  bile  all'uomo,  e  base  d'ogni  organizzazione  sociale. 

<   2.°  È  contraria  ai  nostri    costumi    perchè   porta    sfregio  alla  libertà 

<  individuale  delle  persone,    le  quali   convinte    per    tristi  e  dolorose   cspe- 

<  rienze  dell'ineffiracia  assoluta  del  vaccino  e  delle  sue    conseguenze  disa- 

<  strose,  veggonsi  nulla  meno  costrette  a  compromettere  la  salute  dei  loro 

<  figli  per  soddisfare  a  certe  fantasie  patologiche. 

«   3.**  È  in  flagrante  opposizione  coi  progetti  di  un'igiene   ben  intesa. 

<  e  basata  in  principìi  razionali:  Per  conseguenza  è  in  nessuna  armonia 
^  colla  scienza,  come  che  capace  di  comunicare  e  provocare  delle  nw- 
>  lattie  in  un  corpo  sano.    Col  vaccino  inoculato  da  .un  organismo  infetto 

<  ad  uno  sauo,  altro  risultato  non  si  ottiene  se  non  quello  di  trasroett&e 
«  dall'uno  all'altro  un  infezione  che  può  essere  perniciosa.  Tale  è  il  cono 

<  naturale  delle  cose.    Difatti  la  vaccinazione  eseguita   in  simili  condizioD> 

<  non  può  avere  risultati  efficaci,    anzi  è  seguita   da   risultati    nocivi.  Lo 

<  prova  il  fatto  che  nei  paesi  dove   l'obbligo    della   vaccinazione  è  ^to 

<  all'estremo  limite  come  nell'Inghilterra,  Svezia,  o  Baviera,    il  vajuolo  coi 

<  la  vaccinazione  dovrebbe  servire  di  antidoto  o  di    preservativo,  ha  fotto 

<  negli  ultimi  io  anni  maggior  numero  di  vittime  che  non  nei  paesi  dove 
«  la  vaccinazione  obbligatoria  non  è  in  vigore. 

<  Inoltre  è  fatto  constatato    che    nei  paesi   dove   la  vaccinazione  è  ob- 


—  651  — 
Accademia,  o  di  un  Congresso,  ma  si  tratta  di  una  vera    battaglia  che  ci 
si  vuol  dare  sul  campo  del  suffragio  popolare. 

Egli  è  in  forza  del  principio  della  solidarietà  della  scienza,  e  del  bene 
pubblico,  egli  è  in  ossequio  ai  principii  da  Voi  reiteratamente  e  strenua- 
mente sostenuti,  che  io  mi  permetto  far  appello  al  vostro  buon  volere,  per- 
chè come  la  lega  antivaccinica  belga  è  corsa  in  aiuto  dei  vaccinofobi  Sviz- 
zeri, cosi  Voi  vogliate  correre  alleati  in  favore  dei  sostenitori  della  vacci- 
nazione, e  nel  modo  che  crederete  il  più  conveniente ,  vogliate  far  sentire' 
la  vostra  autorevole  voce  per  sostenere  un  principio  ed  una  legge  che  se- 
gnano un  vero  progresso  sociale,  concorrendo  cosi  ad  impedire,  dirò  col- 
l'egregio  dott.  Parola,  che  sia  abbattuto  dal  piedestallo  il  solo,  il  vero  pro- 
filattico che  noi  possediamo,  la  più  importante  conquista  forse  della  scienza 
medica  che  ha  costato  veglie  e  fatiche  immense  ad  uomini  insigni  che  noi 
veneriamo.  Voi  concorrerete,  io  lo  spero,  a  sostenere  un'istituzione  che  va 
scritta  a  caratteri  d*oro,-e  messa  a  capo  di  tutti  i  provvedimenti  igienico- 
sanitarii  d'ogni  paese.  Jenner  e  Sacco  vi  guardano. 

Presidente.  —  È  aperta  la  discussione  sull'argomento. 

Dott.  Rosmini.  —  Propone  che  a  confutare  le  asserzioni  delle  leghe  na- 
tivacciniche  si  abbia  a  compilare  un  articolo  sintetico  corredato  di  dati  sta- 
tistici atti  a  provare  i  vantaggi  incontestabili  della  vaccinazione.  Quest'ar- 
ticolo dovrebbe  pubblicarsi  nel  Giornale  della  Società  e  dovrebbe  essere 
largamente  diffuso  in  Svizzera  fra  le  Associazioni  e  i  cittadini. 

Dott.  LoNGHi.  —  Osserva  che  dovendo  i  Comizi  Svizzeri  pronunciarsi 
sulla  obbligatorietà  della  vaccinazione  il  30  luglio  corr.  ed  essendo  quindi 
troppo  ristretto  il  tempo  per  effettuare  la  proposta  Rosmini,  sarebbe  più 
conveniente  eccitare  i  propugnatori  della  vaccinazione  in  Svizzera  ad  op- 
porre propaganda  attiva  ed  efficace  all'opera  degli  avversari, 

Dott.  Pini.  —  Non  si  meraviglia  della  guerra  che  viene  mossa  alla  vac- 
cinazione. Vi  sono  i  pregiudizi  degli  scienziati  come  vi  sono  i  pregiudizi 
del  volgo.  I  primi  però  riescono  più  esiziali  alla  Società  e  quindi  vogliono- 
essere  combattuti  con.  maggiore  energia.  Ringrazia  il  Socio  dott.  Ru violi  di 
aver  richiamato  l'attenzione  della  Società  sopra  un  gravissimo  argomento,, 
ma  dubita  che  per  la  ristrettezza  del  tempo,  la  Società  possa  conveniente- 
mente adoprarsi  in  favore  della  legge  Svizzera.  Da  questo  punto  di  vista 
non  potrebbe  quindi  accettare  la  proposta  del  dott.  Rosmini  ad  attuare  la 
quale  occorre  tempo  non  poco.  I  Comizi  sono  imminenti  e  non  è  possi- 
bile preparare  lavori  seri  in  pochi  giorni. 

Entrando  poi  ad  esaminare  la  questione  il  dott.  Pini  dimostra  che  forse 


—  652  — 

la  Le^e  sulle  epidemìe  che  si  vorrebbe  applicare  in  Svizzera  è  di  sover- 
chio vessatoria  e  che  la  obbligatorietà  della  vaccinazione  si  può  cons^;iiire 
meglio  con  mezzi  indiretti,  anziché  con  leggi  restrittive  e  punitive. 

In  Milano,  oramai  può  dirsi  che  la  vaccinazione  è  obbligatoria  per  tutti 
senza  che  ordinanza  alcuna  sia  stata  fatta  in  argomento.  Chi  vuole  essere 
ammesso  negli  asili,  negli  ospizi,  nelle  scuole  deve  essere  vaccinato.  Chi 
domanda  i  soccorsi  della  beneficenza  e  della  provvidenza  deve  avere  il  suo 
certificato  di  subita  vaccinazione.  Cosi  V  interesse  spinge  i  cittadini  all'  a* 
dem pimento  di  una  misura  igienica,  alla  quale,  se  imposta  loro  tassativa- 
mente, cercherebbero  invece  sottrarsi. 

Al  punto  però  cui  sono  giunte  le  cose  in  Svizzera,  è  obbligo  degli  igie- 
nisti sostenere  la  Legge  proposta. 

Astenersi,  sarebbe  lo  stesso  che  dare  aiuto  agli  avversari  della  vaccina- 
zione che  nel  nostro  silenzio  troverebbero  occasione  di  meglio  combattere 
la  Legge.  Ritiene  che  la  Società  si  debba  esplicitamente  pronunziare  in 
favore  della  Legge. 

Dott.  Conti.  —  Fa  notare  che  la  resistenza  che  si  vuol  fare  in  Svizzera  alla 
Legge  sulla  vaccinazione  non  è  scientifica,  non  è  speciale,  ma  1*  effetto  di 
una  opposizione  politica,  pel  fatto  che  il  popolo  ravvisa  in  questa  Legge 
una  violazione  del  principio  della  libertà  personale ,  e  quest*  argomento  è 
quello  che  serve  a  tener  viva  l'agitazione  ed  a  avere  avversar!  alla  Legge 
anche  nelle  persone  che  non  sono  contrarie  alla  vaccinazione. 

Dott.  RuviOLi.  —  Crede  manchi  il  tempo  per  far  tutto  quello  che  pro- 
pone il  dott.  Rosmini,  e  avverte  inoltre  che  la  sua  idea  è  già  stata  attuati: 
egli  opina  però  che  nello  stadio  della  questione  non  giovi  rivolgersi  al  po- 
polo, ma  piuttosto  convenga  che  la  Società  Italiana  di  Igiene  mandi  il  suo 
voto  alle  Autorità  Federali  e  alle  Società  Mediche  Svizzere.  Non  divide  in 
tutto  il  concetto  del  dott.  Conti.  La  Legge  non  è  combattuta  solamente  per 
scopo  politico.  In  questo  caso  anche  il  Canton  Ticino  dove  il  partito  oscu- 
rantista è  forte,  parteciperebbe  alla  lotta,  mentre  gli  avversari  della   vacci- 
nazione non  v'hanno  fatto  proseliti.  Egli  ritiene  che  l'opposizione  sia  fatta 
in  nome  della  scienza  e  che  quindi  dalla  scienza  debba  essere  combattuta. 

Il  dott.  Rosmini  insiste  nella  sua  proposta  perchè  confida  che  le  cifre 
statistiche  valgano  a  persuadere  più  che  le  parole.  Se  il  tempo  fa  difetto  si 
cerchi  almeno  di  condensare  queste  cifre  nella  mozione  che  voterà  la  Società^ 

Dott.  Giani.  —  Non  ammette  che  la  Legge  possa  essere  combattuta  in 
omaggio  al  principio  di  libertà  individuale  e  ne  dimostra  le  ragioni. 

Dott.  Ruviou.  —  Propone  la  seguente  mozione: 


l 


—  651  — 

Accademia,  o  di  un  Congresso,  ma  si  tratta  di  una  vera  battaglia  che  ci 
si  vuol  dare  sul  campa  del  suffragio  popolare. 

Egli  è  in  forza  del  principio  della  solidarietà  della  scienza,  e  del  bene 
pubblico,  egli  è  in  ossequio  ai  principii  da  Voi  reiteratamente  e  strenua- 
nente  sostenuti,  che  io  mi  permetto  far  appello  al  vostro  buon  volere,  per- 
chè come  la  lega  anti  vaccinica  belga  è  corsa  in  aiuto  dei  vacci  no  fobi  Sviz- 
ieri,  cosi  Voi  vogliate  correre  alleati  in  favore  dei  sostenitori  della  vacci- 
nazione, e  nel  modo  che  crederete  il  più  conveniente,  vogliate  far  sentire 
la  vostra  autorevole  voce  per  sostenere  un  principio  ed  una  legge  che  se- 
gnano un  vero  progresso  sociale,  concorrendo  cosi  ad  impedire,  dirò  col- 
l'egregio  dott.  Parola,  che  sia  abbattuto  dal  piedestallo  il  solo,  il  vero  pro- 
filattico che  noi  possediamo,  la  più  importante  conquista  forse  della  scienza 
medica  che  ha  costato  veglie  e  fatiche  immense  ad  uomini  insigni  che  noi 
veneriamo.  Voi  concorrerete,  io  lo  spero,  a  sostenere  un'istituzione  che  va 
scrìtta  a  caratteri  d*oro,  -  e  messa  a  capo  di  tutti  i  provvedimenti  igienico- 
sanitarii  d'ogni  paese.  Jenner  e  Sacco  vi  guardano. 

Presidente.  —  È  aperta  la  discussione  suirargomento. 

Dott.  Rosmini.  —  Propone  che  a  confutare  le  asserzioni  delle  leghe  na- 
tivacciniche  si  abbia  a  compilare  un  articolo  sintetico  corredato  di  dati  sta- 
tistici atti  a  provare  i  vantaggi  incontestabili  della  vaccinazione.  Quest'ar- 
ticolo dovrebbe  pubblicarsi  nel  Giornale  della  Società  e  dovrebbe  essere 
largamente  diffuso  in  Svizzera  fra  le  Associazioni  e  i  cittadini. 

Dott.  LoNGHi.  —  Osserva  che  dovendo  i  Comizi  Svizzeri  pronunciarsi 
«olla  obbligatorietà  della  vaccinazione  il  30  luglio  corr.  ed  essendo  quindi 
troppo  ristretto  il  tempo  per  effettuare  la  proposta  Rosmini,  sarebbe  più 
conveniente  eccitare  i  propugnatori  della  vaccinazione  in  Svizzera  ad  op- 
pone propaganda  attiva  ed  efficace  all'opera  degli  avversari. 

Dott.  Pini.  —  Non  si  meraviglia  della  guerra  che  viene  mossa  alla  vac- 
cinazione. Vi  sono  i  pregiudizi  degli  scienziati  come  vi  sono  i  pregiudizi 
del  volgo.  I  primi  però  riescono  più  esiziali  alla  Società  e  quindi  vogliono- 
essere  combattuti  con.  maggiore  energia.  Ringrazia  il  Socio  dott.  Ru violi  di 
^ver  richiamato  l'attenzione  della  Società  sopra  un  gravissimo  argomento,. 
^  dubita  che  per  la  ristrettezza  del  tempo,  la  Società  possa  conveniente- 
mente adoprarsi  in  favore  della  legge  Svizzera.  Da  questo  punto  di  vista 
Qon  potrebbe  quindi  accettare  la  proposta  del  dott.  Rosmini  ad  attuare  la 
^e  occorre  tempo  non  poco.  I  Comizi  sono  imminenti  e  non  è  possi- 
bile preparare  lavori  seri  in  pochi  giorni. 

Entrando  poi  ad  esaminare  la  questione  il  dott.  Pini  dimostra  che  forse 


—  652  — 

la  Le^ge  sulle  epidemie  che  si  vorrebbe  applicare  in  Svizzera  è  di  sover 
chio  vessatoria  e  che  la  obbligatorietà  della  vaccinazione  si  può  conseguire 
meglio  con  mezzi  indiretti,  anziché  con  leggi  restrittive  e  punitive. 

In  Milano,  oramai  può  dirsi  che  la  vaccinazione  è  obbligatoria  per  tutti 
senza  che  ordinanza  alcuna  sia  stata  fatta  in  argomento.  Chi  vuole  essere 
ammesso  negli  asili,  negli  ospizi,  nelle  scuole  deve  essere  vaccinato.  Chi 
domanda  i  soccorsi  della  beneficenza  e  della  provvidenza  deve  avere  il  suo 
certificato  di  subita  vaccinazione.  Cosi  1*  interesse  spinge  i  cittadini  all'  a- 
dem pimento  di  una  misura  igienica,  alla  quale,  se  imposta  loro  tassativa- 
mente, cercherebbero  invece  sottrarsi. 

Al  punto  però  cui  sono  giunte  le  cose  in  Svizzera,  è  obbligo  degli  igie- 
nisti sostenere  la  Legge  proposta. 

Astenersi,  sarebbe  lo  stesso  che  dare  aiuto  agli  avversari  della  vacdna- 
zione  che  nel  nostro  silenzio  troverebbero  occasione  di  meglio  combattere 
la  Legge.  Ritiene  che  la  Società  si  debba  esplicitamente  pronunziare  in 
favore  della  Legge. 

Dott.  Conti.  —  Fa  notare  che  la  resistenza  che  si  vuol  fare  in  Svizzera  alla 
Legge  sulla  vaccinazione  non  è  scientifica,  non  è  speciale,  ma  V  effetto  di 
una  opposizione  politica,  pel  fatto  che  il  popolo  ravvisa  in  questa  Legge 
una  violazione  del  principio  della  libertà  personale ,  e  quest*  argomento  è 
quello  che  serve  a  tener  viva  l'agitazione  ed  a  avere  avversar!  alla  Legge 
anche  nelle  persone  che  non  sono  contrarie  alla  vaccinazione. 

Dott.  RuviOLi.  —  Crede  manchi  il  tempo  per  far  tutto  quello  che  pro- 
pone il  dott.  Rosmini,  e  avverte  inoltre  che  la  sua  idea  è  già  stata  attuata: 
egli  opina  però  che  nello  stadio  della  questione  non  giovi  rivolgersi  al  po- 
polo, ma  piuttosto  convenga  che  la  Società  Italiana  di  Igiene  mandi  il  suo 
voto  alle  Autorità  Federali  e  alle  Società  Mediche  Svizzere.  Non  divide  ia 
tutto  il  concetto  del  dott.  Conti.  La  Legge  non  è  combattuta  solamente  per 
scopo  politico.  In  questo  caso  anche  il  Canton  Ticino  dove  il  partito  oscu- 
rantista è  forte,  parteciperebbe  alla  lotta,  mentre  gli  avversari  della  vacci- 
nazione non  v'hanno  fatto  proseliti.  Egli  ritiene  che  l'opposizione  sia  fatta 
in  nome  della  scienza  e  che  quindi  dalla  scienza  debba  essere  combattuta. 

Il  dott.  Rosmini  insiste  nella  sua  proposta  perchè  confida  che  le  dire 
statistiche  valgano  a  persuadere  più  che  le  parole.  Se  il  tempo  ia  difetto  si 
cerchi  almeno  di  condensare  queste  cifre  nella  mozione  che  voterà  la  Sodetà. 

Dott.  Giani.  —  Non  ammette  che  la  Legge  possa  essere  combattuta  in 
omaggio  al  principio  di  libertà  individuale  e  ne  dimostra  le  ragioni. 

Dott.  Ruviou.  —  Propone  la  seguente  mozione  : 


—  653  — 

<  La  Società  Italiana  d'Igiene  udita  la  relazione  del  socio  dott.  Ruvioli 
Rdla  legge  della  vaccinazione  obbligatoria  in  Svizzera; 

Ricordando  i  voti  precedentemente  espressi  circa  la  utilità  e  la  necessità 
della  vaccinazione; 

Considerando  che  questo  princìpio  è  stato  ammesso  nei  Congressi  me- 
dici ed  igienici,  dalle  Accademie,  dalle  Commissioni  sanitarie,  e  dalla  maggior 
parte  dei  medici  pratici  ; 

Considerando  che  mentre  il  Consiglio  Federale  della  Svizzera,  ad  esempio 
della  Inghilterra  e  della  Germania,  con  legge  21  gennaio  1882  ha  decre- 
tato obbligatoria  la  vaccinazione,  un  gruppo  di  medici  svizzeri  ha  mosso 
opposizione  a  questo  lodevolissimo  provvedimento  facendo  appello  al  suf- 
fragio popolare; 

Considerando  che  alcuni  medici  del  Belgio  hanno  dato  alla  questione  un 
carattere  internazionale  associandosi  alla  lega  antivaccinica  Svizzera,  inol- 
trando al  Consiglio  Federale  una  istanza  perchè  dalla  nuova  legge  sulle  epi- 
demie sia  soppresso  tutto  quanto  riguarda  l'obbligo  della  vaccinazione  ; 

Considerando  che  la  pratica  della  vaccinazione  è  di  supremo  interesse 
per  tutte  le  nazioni  e  quindi  ha  carattere  internazionale,  né  può  conside- 
nzsi  misura  lesiva  alla  libertà  individuale; 

La  Società  Italiana  d'Igiene  fa  voti  perchè,  a  tutela  della  pubblica  sa- 
hte,  il  Consiglio  federale  e  la  popolazione  Svizzera  sanzionino  col  loro  suf- 
Cngio  la  necessità  della  vaccinazione.  > 

Il  Presidente.  —  Riassume  brevemente  la  discussione  avvenuta  ;  esa- 
nùna  le  proposte  fatte  e  dimostra  esistere  pieno  accordo  fra  i  vari  oratori. 
Crede  che  la  mozione  del  dott.  Ruvioli  comprenda  tutte  le  altre  proposte 
t  quindi  la  pone  ai  voti. 

È  approvata. 

Presidente.  —  Il  dott.  Tarchini  Bonfanti,  non  potendo  intervenire  alla 
nrmione  ha  inviato  alla  Presidenza  una  sua  comunicazione  che  prega  il 
Vice  Segretario  dott.  Caporali  di  leggere. 

Dott  Caporali  {legge).  —  e  La  Presidenza  accogliendo  il  mio  pensiero 
iQtorno  ai  danni  che  vengono  dall'abitare  case  di  troppo  recente  costruzione , 
^olle  onorarlo  col  metterlo  allo  studio  della  nostra  Società,  del  che  le  porgo 
'  iQiei  ringraziamenti  ;  e  quindi  mi  permetto  di  esporre  le  riflessioni  che 
^*  guidarono  in  quel  concetto. 

<  Che  dall'abitar  case  di  troppo  recente  costruzione  in  modo  che  i  muri 
^lìcora  non  sieno  bene  rasciutti,  ne  debbano  derivar  danni  alla  salute,  è 
^osa  intorno  alla  quale  non  giova  spender  parole,  tanto  è  evidente. 


—  656  — 

rere  a  mezzi  di  prosciugamento  artificiale  i  quali  danno  ottimi  risultati  Ri- 
tiene poco  conveniente  che  la  Società  pubblichi  dati  sopra  questa  questione; 
che  il  dott.  Tarchiui  dovrebbe  meglio  approfondire  e  dimostrare  con  latti 
specificati  e  dati  statistici  la  entità  del  male  e  del  pericolo  cui  egli  ha  ac- 
cennato. 

Sorge  vivace  la  discussione  alla  quale  prendono  parte  il  dott.  Pini,  il 
dott.  Rosmini,  gli  ing.  Gallico  e  Perelli,  i  dott.  Longhi,  Berretta  e  Zucchi, 
il  quale  ultimo  dimostra  come  il  determinare  1*  abitabilità  di  una  casa  do- 
vrebbe essere  di  spettanza  della  Commissione  Sanitaria  Municipale  e  non 
deirUffìcio  Medico  e  quindi  trova  poco  corretto  il  procedimento  usato  dal 
Municipio  di  Milano. 

Dopo  alcuni  schiarimenti  dati  dal  dott.  Berretta  si  approva  la  proposta 
del  dott  Pini  di  incaricare  cioè  la  Presidenza  di  raccogliere  gli  elementi 
sufficienti  per  giudicare  con  cognizione  di  causa  se  e  come  funzioni  questi 
parte  del  servizio  pubblico,  e  se  la  salute  dei  cittadini  abbia  veramente  danno 
dall'abitare  precocemente  le  case  da  poco  costrutte. 


//  Presidente 
C.    Z  U  C  C  H  I 


//  Segrtlario 
E.  Grandi, 


Dott.  Gaetano  Pini,  G treni*,  Milano,  1882.  ~  Sub.  G.  QvtUi. 


PARTE  PRIMA, 


MEMORIE  ORIGINALI. 


LA     RAZIONE     ALIMENTARE. 

Appunti 
del  Dott.  Rossi  Federico  Gerolamo 

Maggiore-Medico. 

La  condizione  assoluta  per  la  diminuzione 
della  mortalità  generale  e  per  l'aumento  della 
popolazione  risiede  essensiafmente  nel  simuN 
taneo  aumento  delle  risorse  alimentari. 

A.  Laveran. 
Traiti  des  maladUs  et  cpidcmies  des 
armées, 

"Lai  fisiologia  sperimentale,  per  potere  interpretare  colle  leggi  della  mec- 
canica i  fenomeni  della  economia  animale,  paragonò  felicemente  la  macchina 
umana  ad  ima  macchina  a  vapore. 

Tuttavia,  se,  per  l'interpretazione  delle  suaccennate  leggi  applicate  al 
nostro  organismo,  può  reggere  un  tale  confronto,  non  pertanto  non  possono 
sparire  disparità  assolute  da  tenersi  nel  massimo  conto,  le  quali  non  hanno 
ragione  di  esistere  nell'apprezzamento  di  una  macchina  inanimata. 

Ed  infatti  la  macchina  a  vapore  non  è  suscettibile  di  agire  se  prima  non 
fu  completata  in  tutti  i  suoi  ordigni  e  quindi  fornita  di  carbone  il  quale 
colla  combustione  svolgerà  calorico  atto  a  ridurre  in  forza  motrice  (vapore) 
l'acqua  posta  nella  caldaja. 

Non  cosi  avviene  per  il  nostro  organismo  nel  quale  vi  concorrono  ben 
altri  coefficienti  di  azione. 

Lo  sviluppo  progressivo  e  graduato  delle  varie  parti  componenti  l'intiero 
organismo  :  la  viUi  stessa  che  per  sé  medesima  è  una  forza  naturale,  insita  e 
recondita;  finalmente  la  volontà^  altra  forza  misteriosa,  capace  di  incalcolabili 

42 


—  656  — 

rere  a  mezzi  di  prosciugamento  artificiale  i  quali  danno  ottimi  risultati.  Ri- 
tiene poco  conveniente  che  la  Società  pubblichi  dati  sopra  questa  questione; 
che  il  dott.  Tarchiui  dovrebbe  meglio  approfondire  e  dimostrare  con  fatti 
specificati  e  dati  statistici  la  entità  del  male  e  del  pericolo  cui  egli  ha  ac- 
cennato. 

Sorge  vivace  la  discussione  alla  quale  prendono  parte  il  dott.  Pini,  il 
dott.  Rosmini,  gli  ing.  Gallico  e  Perelli,  i  dott.  Longhi,  Berretta  e  Zucchi, 
il  quale  ultimo  dimostra  come  il  determinare  1'  abitabilità  di  una  casa  do- 
vrebbe essere  di  spettanza  della  Commissione  Sanitela  Municipale  e  non 
deirUfficio  Medico  e  quindi  trova  poco  corretto  il  procedimento  usato  dal 
Municipio  di  Milano. 

Dopo  alcuni  schiarimenti  dati  dal  dott.  Berretta  si  approva  la  proposta 
del  dott.  Pini  di  incaricare  cioè  la  Presidenza  di  raccogliere  gli  elementi 
sufficienti  per  giudicare  con  cognizione  di  causa  se  e  come  funzioni  questa 
parte  del  servizio  pubblico,  e  se  la  salute  dei  cittadini  abbia  veramente  danno 
dall'abitare  precocemente  le  case  da  poco  costrutte. 


//  Presidente 
C.    Z  U  C  C  H  I 


//  Segirtiariù 
E.  Grandi. 


Dott.  Gaetano  Pini,  Ctrent*^  Milano,  i88a.  —  Sub.  G.  Gt^ÌIL 


PARTE  PRIMA, 


MEMORIE  ORIGINALI. 


LA     RAZIONE     ALIMENTARE. 

Appunti 
del  Dott.  Rossi  Federico  Gerolamo 

Maggiore-Medico. 

La  condizione  assoluta  per  la  diminuzione 
della  mortalità  generale  e  per  l'aumento  della 
popolazione  risiede  essenziafmcnte  nel  simul- 
taneo aumento  delle  risorse  alimentari. 

A.  Laveran. 
Tratte  des  maladUs  et  épidéniies  des 
armées. 

La  fisiologia  sperimentale,  per  potere  interpretare  colle  leggi  della  mec- 
canica i  fenomeni  della  economia  animale,  paragonò  felicemente  la  macchina 
i^^^^^  ad  una  macchina  a  vapore. 

Tattavia,  se,  per  Tinterpretazione  delle  suaccennate  leggi  appHcate  al 
nostro  oiganismo,  può  reggere  un  tale  confronto,  non  pertanto  non  possono 
sparire  disparità  assolute  da  tenersi  nel  massimo  conto,  le  quali  non  hanno 
ragione  di  esistere  nell'apprezzamento  di  una  macchina  inanimata. 

Ed  infatti  la  macchina  a  vapore  non  è  suscettibile  di  agire  se  prima  non 
fu  completata  in  tutti  i  suoi  ordigni  e  quindi  fornita  di  carbone  il  quale 
colla  combustione  svolgerà  calorico  atto  a  ridurre  in  forza  motrice  (vapore) 
l'acqua  posta  nella  caldaja. 

Non  cosi  avviene  per  il  nostro  organismo  nel  quale  vi  concorrono  ben 
altri  coefficienti  di  azione. 

Lo  sviluppo  progressivo  e  graduato  delle  varie  parti  componenti  l'intiero 
organismo  :  la  viUi  stessa  che  per  sé  medesima  è  una  forza  naturale,  insita  e 
recondita;  finalmente  la  volontà^  altra  forza  misteriosa,  capace  di  incalcolabili 

42 


—  6s8^ 

sforzi,  costituiscono  altrettanti  fattori  importantissimi  i  quali  influiscono  poten- 
temente sul  nostro  organismo,  senza  sottrarlo  per  ciò  alle  dianzi  citate  leggi. 

Non  sarebbe  forse  meglio  considerare  il  corpo   umano  alla  maniera  di 
L.  Hermann?  il  quale  lo  vuole  costituito  da:  ««'   agglomerazione  di  mole- 
cole, le  farti  costitutive  delle  quali  producono,  per  la   loro  ossidazione^  delle 
forze  ;  ovverossia,  trasformano  le  forze   di  tensione  delV organismo   in  forze 
vive,  espressione  dell'azione  vitale. 

Nell'azione  vitale  avviene  la  ossidazione  dei  materiali  accumulati  nell'or- 
ganismo sotto  forma  di  forze  di  tensione,  per  lo  che  ne  succede  una  vera 
combustione  chimica  degli  elementi  primi  ricavati  dagli  alimenti. 

Siffatte  combustioni  si  effettuano  svolgendo  del  calorico,  il  quale  serve 
a  mantenere  in  tutto  l'organismo  la  temperatura  costante,  indispensabile  alla 
vita  ed  al  lavoro  funzionale  degli  organi  tutti  del  corpo. 

n  consumo  del  calorico  animale  è  in  rapporto  diretto  ed  immediato  colla 
produzione  delle  forze  vive  svolte  nella  macchina  umana,  le  quali  nella  vita 
sociale  dell'individuo  vengono  trasformati  in  proporzionato  lavoro  produttore. 

Nell'organismo  umano  un  quinto  del  calorico  vien  trasformato  in  forza 
produttrice,  i  rimanenti  quattro  quinti  vengono  consumati  per  una  parte, 
(un  quarto)  a  mantenere  la  temperatura  vitale,  per  altra  parte  il^rimanente 
del  calorico  ("/xoo)  rappresenterebbe  gli  attriti  della  macchina  in  funzione. 

Oltre  al  lavoro  o  fatica  concorre  pur  anche  la  temperatura  dell'ambiente 
atmosferico,  in  cui  vive  l'organismo,  a  cagionare  le  perdite  organiche. 

L'esperienza  giornaliera  s'accorda  colla  scienza  nello  spiegare  e  provare 
questo  fenomeno  vitale. 

La  temperatura  dell'ambiente  in  cui  l'uomo  vive  suggerisce  la  neces- 
sità di  variare  i  suoi  alimenti ,  poiché  in  un  clima  freddo  con  atmo- 
sfera rarefatta,  come  per  lo  più  succede  in  montagna,  oltre  alle  quantità 
di  azoto  indispensabili  in  tutti  i  climi  per  il  mantenimento  della  vita,  negli 
elementi  della  nutrizione  organica  l'organismo  dovrà  assimilare  eziandio  le 
necessarie  quantità  di  carbonico  indispensabili  anch'esse  per  produrre  il  ca- 
lorico animale  in  quantità  maggiore  di  quanto  si  richiegga  nei  climi  caldi, 
nei  quali  l' uomo ,  oltre  alla  voluta  quantità  di  azoto ,  bisogna  di  mi- 
nor calorico ,  vale  a  dire ,  consuma  minor  carbonio  nell'azione  vitale: 
perciò  dovrà  limitare  nella  sua  nutrizione  il  consumo  delle  sostanze  grasse, 
degli  idro-carburi  ;  onde  non  assoggettare  il  suo  ventricolo  ad  inutile  lavorìo  di 
digestione  che  produrrebbe  un  esuberante  accumulo  di  adipe  nella  macchina 
umana  e  che,  non  consumato  ^dall'azione  vitale,  produce  pinguedine  che  può 
giungere  al  grado  della  obesità. 


—  6S9  — 

Gli  abitanti  delle  terre  meridionali  sono  per  questo  dotati  di  sobrietà, 
h  quale  anziché  virtù  vorrà  piuttosto  essere  considerata  quale  espressione 
di  una  necessità  imposta  dal  clima  in  cui  vivono. 

£  se  le  popolazioni  delle  terre  del  settentrione  del  nostro  globo  usano 
copiose  quantità  di  alimenti,  si  è  appunto  per  accumulare  le  necessarie 
qoantità  di  carburi  valevoli  a  produrre   incessantemente    il  calorico   prece- 


dentemente  sviluppato  e  prontamente  disperso  nell'ambiente  a  temperatura 
abbassata,  onde  mantenere  quella  temperatura  costante  nell'interno  dell'or- 
ginismo  (37^  C),  la  quale  è  indispensabile  alla  conservazione  della  vita. 

È  dunque  necessario  lo  stabilire  il  bilancio  dell'  alimentazione  della  mac- 
china vivente  coli' indicare  con  precisione  il  rigoroso  equilibrio  fra  il  con- 
some  e  l'incasso  dei  materiali  nutritivi,  aflìnchè  possa  funzionare  costan- 
temente in  egual  modo  nelle  varie  circostanze  di  clima  e  di  lavoro  o  fatica 
in  cui  debba  trovarsi. 

Il  ricambio  dei  materiali  logorati  dall'  azione  vitale,  e  quindi  resi  inservibili, 
consiste  neir  introdurre  nell'economia  animale  delle  nvLovt /(?rze  di  tensioni 
capaci  delle  identiche  trasformazioni  sostenute  dalle  precedenti,  che  esse  ven- 
gono a  surrogare,  e  di  mantenere  la  continua  produzione  di  forze  vive» 

\a  forze  di  tensione  sono  rappresentate  dagli  alimenti  ingesti  e  digeriti, 
e  dall'ossigeno  assorbito  per  mezzo  della  respirazione. 

\jt  forze  vive  risultano  dalle  multiple  combinazioni  di  queste  varie  so- 
stanze durante  l'azione  vitale  :  combinazioni  rese  manifeste  da  sviluppo  di 
calorico  proporzionale  alla  intensità  dell'azione  chimico-fisiologica   ottenuta. 

Dallo  sviluppo  delle  forze  vive  ne  risulta  sempre  la  produzione  di  so- 
stanze alterate  che  costituiscono  materiali  da  scarto,  eliminati  dall'organismo 
sotto  forma  di  vapore  acqueo,  acido  carbonico,  urea,  urati,  ecc. 

La  incessante  assimilazione  di  materiali  alimentari  destinati  a  riparare  le 
continue  perdite  prodotte  dall'azione  vitale  costituisce  la  condizione  essenziale 
della  vita. 

A  tal' uopo  occorrono  materiali  di  alimentazione  i  quali  somministrino  all'or- 
ganismo vivente  tutti  i  principi  elementari  di  composizione  dei  vari  suoi  organi. 

La  carne  ed  il  latte  costituiscono,  da  per  sé  soli,  alimenti  complessi  con- 
tenenti tutti  i  principi  elementari  di  composizione  dei  vari  tessuti  dell'or- 
ganismo umano,  e  sono  quindi  alimenti  perfetti  con  un  valore  nutritivo  as- 
soluto, adatti  a  reggere  la  vita  dell'individuo  che  di  essi  si  ciba:  non  cosi  si 
può  dire  delle  altre  sostanze  alimentari,  le  quali,  considerate  isolatamente 
ciascuna  da  sé,  contengono  alcuni  prìncipi  elementari,  ma  non  tutti,  fra 
quelli  che  si  richiedono  per  l'azione  vitale. 


—  66o  — 

Sr  'Ieri va  per  conseguenza  la  necessità  della  promiscua  associazione  dell 
^vin^re  sostanze  alimentari  per  àrie  concorrere  efficacemente  alla  compier: 
nurri/ione  -ieil 'jrjamsmo. 

N*eir:ui mentacene  'ieiI'indÌTÌduo,  oltre  allo  scopo  di  conservare  il  pese 
costante  iet  mo  isrpo,  onde  mantenerlo  nello  stato  permanente  di  inalte- 
rata ioiiite  razione  alimentare  di  conservazione  della  vita),  si  dovrà  eziandio 
*eners  a  micol:  li  iccedenza  di  alimentazione  che  si  richiede  per  riparare 
oilVìccr*»!  ii  periicL  prodotta  da  anormale  svolgimento  di  forze  vive  e  delie 
ozzcni  orzamene  ruali  naturali  conseguenze  inevitabili  (razione  di  fatica  a 
.avaiQ  . 

ZevcsL  pure  anche  nell' alimentatone  dell'individuo  considerare  in  par- 
-zczizr  meco  :ua:e  sia  la  predominanza  del  regime,  quasi  esclusivamente 
^r^rr-i'-r^m  ?ppure  sc  esso  sia  essenrialmente  composto  di  sostanze  vege- 
:ii.  ptr  arrivai:  a  poter  spiegare  le  conseguenze  inevitabili  di  forza,  di 
^:r:.::r::  e  ii  jorattere,  proprie  agli  individui  senza  che  ne  avvenga  per- 
nir!ra2ae:::t?  nella  Icro  salute. 

>*-ll*:ic22v?  l'olfnr.enazione  troppo  esclusivamente  vegetale  non  ne  accresce 
^  fcrsi  zi-iferLir^.  che  anzi  la  diminuisce,  e  quando  sia  troppo  prolungata, 
,-?n  i^us:-*iK  ieì'^  altre  scstinze  alimentari,  ingenera  prostrazione  delle 
"crss  i::.:::-*:.  ::t:si  n^iaifesa  ia  deperimento  dell'organismo  e  segnatamente 
-.iile  ^ususi  le:  ìiuijcue  ìmgcveriEO  per  Tavrenuta  diminuzione  della  sua 
'■j;ii:\r':x  tcs^ì  ;  scura  rutta  per  Ibl  denoeoza  dei  globuli  rossi. 

*»?.•-    .    .r-;-,rr.:r--     :  t^ta  inimale  nrcresoe  forza   organica  coir  aumentare 

i    .•:.:■    1    tv.rv;    .-:    ^a^sTit    ^àe  àora  ia  sostanze  ricche  di  azoto  i  ma- 

,..        — ;.•     --•:    i    riasccrtii  ?  rirorare  al    consumo  incessante  dei 

\'',  "...1  >i^•■ 

i£Sfc  ir^'y-.a  dei  due  regimi  alimentari,  ani- 
V....-        r  ^  -.    •^-^.^  i  K$ine  il  più  conveniente  nella  normale 


'».^^vw 


o  medio  di  oltre  60  chilogrammi  ed  in 

v-siix.  rscìn  sili  suoi  alimenti  quantità  inferiori  ad  n 

•  -^'tt;   r^^  ^S  carbonio  vi  è  insufficienza   di   alimenta- 

vNvV  ^^^«icà  riconosciute  indispensabili  alla  vita  organica 

A.jk      .:,v,.-Kc»ì*A  'à?!  aSmoito  lo  rende  facilmente  preda  e  vittimi 
u.\  ^^K^  >  7is*v4ga»  e  per  la  quale  trovasi  di  già  prcdispo* 
ì    «i^fvr»m^t<^  ààìt  sue  forze  non  adeguatamente  riparate. 
i;on^  ^i  »te  iuctele  riscontrasi  pur  anche  presso  taluni 


—  66i   — 

quali,  benché  in  seno  airabbondanza,  hanno  visceri  incapaci  di  produrre 
aa  buona  digestione  ed  assimilazione  degli  alimenti  :  a  questi  tali  accadrà 
i  dover  soggiacere  a  tutte  le  funeste  conseguenze  deirinsuffìcienza  nell'ali- 
tentazione. 

Né  basta,  limitare  la  razione  alimentare  quotidiana  al  puro  e  stretto 
ecessarìo  ;  si  dovrà  bensì  provvedere  ad  un'  eccedente  quantità  di  alimenti 
ade  riparare  totalmente  all'eventuale  consumo  di  forze  in  quantità  mi|ggiore 
i  quanto  si  fosse  preveduto. 

£  non  devono  essere  poste  in  non  cale  le  influenze  esercitate  suU'  ali- 
entazione  dell'individuo  dal  suo  normale  stato  di  salute ,  dall'  abituale 
tica  alla  quale  esso  è  assoggettato:  poiché  ciò  che  costituisce  per  alcuni 
l'alimentazione  copiosa  e  gradita,  diventa  talvolta  insufficiente  per  altri 
idividui. 

Nella  varietà  del  vitto  ossia  regime  alimentare  misto,  le  sostanze  ter* 
irie  cedono  all'organismo  i  materiali  occorrenti  ai  fenomeni  della  respi- 
izione;  le  sostanze  quaternarie  forniscono  i  materiali  richiesti  per  la  ripa- 
i2Ìone  dei  tessuti  dell'organismo,  i  quali  sotto  l'azione  vitale  (sviluppo  di 
irze  vive)  subiscono  la  perdita  di  porzione  delle  sostanze  albuminate  (azoto) 
i  loro  composizione,  la  quale  è  costantemente  eliminata  nelle  varie  escre- 
oni  e  secrezioni  sotto  forma  di  urea  od  urati  nelle  orine  e  nei  sudori. 

II  regime  alimentare  misto,  composto  cioè  di  sostanze  ternarie  e  quater- 
arie  è  quello  che  meglio  si  addice  all'uomo  che  vuole  nutrirsi  bene. 

Egli  è  ben  vero  che  le  prime  di  queste  sostanze  si  ritrovano  nelle  seconde, 
:r  il  grasso  e  la  sostanza  zuccherina  che  entrano  nella  composizione  della 
'roe  e  del  latte,  ma  si  esigerebbero  considerevoli  quantità  di  queste  sostanze 
notate  per  produrre  i  materiali  richiesti  dalla  ossidazione  nell'azione  vitale, 
entre  con  minore  quantità  di  sostanze  idrocarburate  e  grasse  (ternarie)  si 
terrebbero  questi  elementi  di  nutrizione. 

La  sostanza  azotata  (quaternaria),  di  cui  il  prototipo  è  la  carne,  rappre- 
nta  un  alimento  nutritivo  di  valore  commerciale  superiore  a  quello  delle 
stanze  grasse  e  farinose,  non  solamente  per  le  copiose  ed  eccessive  quan- 
^  che  di  essa  si  dovrebbero  consumare,  ma  per  il  maggior  prezzo  di  acquisto 
e  essa  ha  in  paragone  di  quello  delle  altre  sostanze  delle  quali  il  valore 
Qimerciale  è  di  molto  inferiore. 

In  questa  diversità  di  valore  commerciale  ed  economico,  fra  le  sostanze 
Qarie  e  quaternarie ,  consiste  tutta  intiera  la  gravissima  e  non  sempre 
vivibile  questione  che  nell'ordinamento  sociale  si  impone  giornalmente,  e 
w  non  potrà  essere  completamente  risolta   finché    ad   ogni    membro  del- 


—  662  — 

l'umano  consorzio  non  sia    devoluta    ed    assicurata    la   razione   alimentare 
indispensabile  alla  sua  perfetta  nutrizione  (I?). 

Nel  computo  delle  varie  quantità  di  sostanze  alimentari  occorrenti  alla 
nutrizione  dell'individuo  si  debbono  tenere  in  conto  le  proprietà  di  cui  sooo 
dotati  i  cosi  detti  alimenti  di  risparmio,  od  alimenti  nervosi,  di  agire  dop- 
piamente per  le  loro  virtù  alimentari  e  maggiormente  ancora  per  le  loro 
proprietà  moderatrici  della  ossidazione  della  sostanza  prima  dell 'organismo. 
Dal  loro  uso  l'individuo  può,  con  dosi  relativamente  minori  di  alimento^ 
compiere  un  lavoro  o  sopportare  fatiche  di  gran  lunga  superiori  a  quelle 
che  l'individuo  potrebbe  compiere  senza  il  loro  prezioso  concorso. 

All'  igiene  spetta  lo  studiare  e  formulare  le  condizioni  che  si  richieggono 
dall'individuo  onde  sovvenire,  nel  modo  il  più  completo  ed  il  più  facile» 
alle  esigenze  dell'incessante  ricambio  della  materia  e  per  assicurare  a  cia- 
scuno il  possedimento  di  tutte  quelle  forze  di  tensione  che  si  richiedono 
dall'azione  vitale  per  trasformarle  in  altrettante  forze  vive. 

Giova  ricordare  che  la  nutrizione  organica  dell'  uomo  non  solamente  è 
in  diretto  rapporto  colla  digeribilità  degli  alimenti  ingesti,  ma  eziandio  colla, 
varietà  di  questi  alimenti  e  colla  composizione  dei  principi  alimentari  di 
cui  sono  dotati.  ■ 

Dall'esperienze  fisiologiche  risulta  che  l'uomo  adulto  impiega  una  media 
di  quattro  ore,  all'incirca,  di  tempo  per  digerire  la  maggior  parte  degli 
alimenti  accumulati  nel  suo  ventricolo. 

La  digestione  del  bolo  alimentare  vien  facilitata  notevolmente  dalla  mi- 
scela delle  varie  sostanze  alimentari  che  lo  compongono. 

Le  sostanze  animali  vengono  digerite  più  prontamente  delle  sostanze 
vegetali. 

La  carne  vien  meglio  digerita  quando  vi  si  unisca  un  poco  di  grasso. 

Le  carni  salate  esigono  un  tempo  maggiore  per  essere  ben  digerite. 

Ultima  osservazione  alle  precedenti  si  è  che  1*  abitudine  e  le  individuali 
tendenze  influiscono  superlativamente  sul  potere  digestivo  dell'apparecchio 
digerente  di  ciascun  individuo. 

La  necessità  di  stabilire  il  bilancio  fra  l'incasso  ed  il  consumo  degli  ali- 
menti indispensabili  alla  riparazione  organica  esige  che  l' adulto ,  affinchè 
riceva  una  nutrizione  in  correlazione  colle  perdite  causate  dal  consumo  di 
forze,  consumi  quantità  di  alimenti  maggiore  della  razione  alimentare  indi- 
spensabile alla  vita  organica. 

E  non  basta  procurare  all'individuo,  sotto  proporzioni  prestabilite  gir 
elementi  organici  e  minerali    di    composizione    dei    suoi    tessuti;    bisogna 


—  663  — 
Gaandio  unire  ai  suoi  alimenti  tutto  ciò  che  può  renderne  il  sapore  gradito 
colTeccitargliene  l'appetenza  e  facilitargliene  la  digestione. 

Nei  momenti  di  maggior  consumo    di  forze    l'uomo   consuma   maggior 
I  quantità  di  alimenti  ai  quali  ricorre  in  allora   con  certa  quale    avidità  che 
TQole  essere  irremissibilmente  soddisfatta. 

Questa  osservazione  ovvia  e  giornaliera  comprova  materialmente  Tapprez- 
amento  teorico  che  induce  a  stabilire  una  razione  alimentare  di  conser- 
vazione della  vita  organica  ed  un'altra  razione  alimentare,  da  aggiungersi  alla 
precedente,  di  fatica  o  di  lavoro,  cioè  per  riparare  all'eccessivo  consumo  di  forze. 

Nello  stabilire  queste  due  razioni  non  devesi  dimenticare  il  principio 
assoluto  della  varietà  delle  sostanze  alimentari  neiralimentazione. 

La  varia  e  promiscua  associazione  di  diverse  sostanze  nell'alimentazione 
potrebbe  non  infrequentemente  suggerire  la  sostituzione  di  alcuni  alimenti 
ad  altri  di  più  diffìcile  ricerca  o  di  valore  troppo  elevato. 

Le  osservazioni  e  le  esperienze  chimiche  permisero  di  ottenere  la  cono- 
scenza della  composizione  chimica  delle  più  importanti  sostanze  alimentari, 
di  cui  venne  tracciato  uno  specchio,  la  cui  conoscenza  ha  un  valore 
pratico  troppo  importante  perchè  se  ne  trascurì  la  divulgazione. 

Però  si  dovrà  pur  sempre  tener  conto,  nella  pratica  applicazione,  delle 
tendenze  individuali    che    influiscono    potentemente  sulla   digeribilità   degli 
Cimenti,  per  cui,  essi  sono  variamente  elaborati  nei   ventricoli  di    ciascun 
individuo. 

La  conoscenza  del  seguente    specchio   dei    principi  chimici  di  composi- 
ione  delle  varie  sostanze  alimentari  non  sarà  inutile  : 


—  664  — 

Specchio  delle  quantità  di  azoto,  di  carbonio,  di  materia  grassa  e  di  acqua 
contenute  in  100  parti  delle  varie  sostanze  alimentarL 


Carni  e  prodotti  degli  animali  da  macello. 

Carne  di  bue  (senz'ossa)  (3) 

Bue  arrostito 

Cuore  di  bue 

Fegato  di  vitello 

Fegato  grasso  (d'oca) • 

Polmone  di  vitello 

Arnioni  di  montone 

Pesci  di  mare. 

Rata  (pretta  carne  senza  lische  ne  testa)  . . . 

Anguilla  di  mare  (grongo) 

Merluzzo  salato 

Sardine  (alKolio  in  scatola) 

Aringhe  salate 

Aringhe  fresche • 

Asello 

Sgombro 

Sogliola .,,, 

Salmone 

Pesci  d'acqua  dolce. 

Luccio 

Carpione 

Barbio 

Ghiozzo 

Anguilla 

Argentino 

Prodotti  vari  esanimali. 

Nidi  di  rondini 

Uova  di  gallina  (bianco  e  tuorlo) 

Latte  di  vacca  \ 

Latte  di  capra 

Caviale  di  Russia 

Molluschi, 

Lumache  cotte,  sostanza  carnosa , 

Seppie,  sostanza  carnosa 

»      ■  seccate  di  Siam  (carne) 

Ostriche  fresche  (carne) 

Acqua  delle  ostriche 

Crostacei, 

Aragosta  (carne  cruda) 

»         sostanza  molle  intema 

Uova  di  aragoste 


Azoto 
(«} 

Carbomo 

Grasso 

3,000 

zx,ooo 

2,000(3) 

3,528 

17,760 

5,190 

2.831 

x6,i6 

6.»5S 

3,093 

15,68 

5,58 

2.1 15 

65,58 

54,57 

3.458 

14.5 

2,54 

5.655 

12,15 

2,125 

3,85 

12,25 

0,47 

3,95 

12,60 

5.02 

5,02 

16 

0.38 

6 

29 

9.36 

3." 

23 

12,72 

1,83 

21 

10,03 

2,41 

9 

0.38 

3,74 

19,26 

6,76 

1,91 

12,25 

0,25 

2,09 

16 

4,85 

3,25 

",S 

0,6 

3,49 

12,1 

1,09 

1,57 

5,5 

0,21 

2,77 

13,5 

2,67 

2,00 

30,05 

23,86 

2,79 

17 

8,03 

8,87 

28 

tracde 

1,90 

13,5 

7 

0,66 

8 

3,7 

0,69 

8,6 

4,1 

4,49 

27,41 

16,26 

2,50 

9.28 

0,952 

1,804 

9 

2,42 

10,93 

".74 

7,5  ' 

2,13 

7.18 

1.51 

0,086 

o,C45 

» 

2,93 

10,96 

1.17 

2,87 

7,3 

1,44 

3,37 

17,55 

8.23 

Acqua 


78,000 
69,890 

74,674 

72,33 
22,7 

73,52 
78.2 


75.49 
79,91 
47,02 
46,04 

49 

70 

82,95 
68,28 

86,14 

75.70 


77.53 

76,97 

89.35 
76,89 

62,07 

72,89 


8ó 
86.S 
83.6 
37.5 


76,17 
75,74 

80,38 
95.75 


76,61 

84,31 
62,98 


Fermaggi. 
Cglo   dì  Brìe 

di  Groyère  (Gritera) 

kl1a  crema 

dì  Chester , 

parmigEano •■•... 

alla  doppia  creioa ........ 

dì  Roquefort. 

dì  Olanda 

fVesco  dì  NeachAtel 

idem  vecchio 

di  Camembeit 

Grani  e  Upimmast. 

(i) , 

*etdt  teeche 

i  freichl , 

verdi  conquassati  lecchi 

Ctriali  I  farint,  fatti  i  tuttri 
:nto  duro  det  meuogiomo , 

bianca  dì  Parigi 

l' inverno  (mariaiolo) , 

mondata . . . 

1U5  degli   ^rabi , 

bianco  di  r'arìgi 

»  nuovo 

di  farina  di  frumento  duro  .... 

bianche ,......, 

e  baiala  dell'Algeria 

Funghi,  tartufi, 

ì  comuni 

ola. , 

bianchi 

Frulli  icecht  td  eUfginfti. 


»,37S 
4,I>6 
6.997 

4,a7 
4,So 


38 

34.43 

4>.04 


«5.73 
a4 
9.439 
>5.73 
«5.95 
59.87 
3>>.«4 
a7.S4 
40.7' 

41,9» 

«I.OS 


68,76 
35,9* 
a7,S« 
9,48 
34-55 
3tì.i 
36.58 
34,57 
51.94 


0.30 
0,30 

0,1  s 

79.64 
67,50 

5r 

0,396 

O.S6 
0,56 
0.44' 

91,01 

go 
7a 

72,34 

—  666  — 


Castagne  secche 

Ribes 

Fichi  freschi 

»     secchi 

Prugne  

Mandorle  dolci  fresche 

Pignoli 

Ca/fè,  thè,  cioccolatta, 

Cafl^  (in  infusione  di  loo  grammi). 

Thè  (infusione  di  20  grammi) 

Cioccolatta  (per  100  grammi) 

Alimenti  grassi. 

Lardo 

Burro  comune  (fresco) 

Olio  di  olive 

Bevande  alcooliche» 

Birra  forte 

Alcool  puro  (100®  dell'Alcool)  . .  • , 

Acquavite  comune 

Vino 

Zuccaro 


Azoto 
(«) 

Carbonio 

Grasso 

1,04 

48 

6 

0,14 

7,79 

(6) 

0,41 

15.50 

(6) 

0,92 

34 

(6) 

0,73 

28 

(6) 

2,677 

40 

24,28 

6,44 

68,15 

42,50 

1,10 

9 

0,50 

0,2 

2,1 

0,04 

1,52 

58 

26 

1,18 

71,14 

71 

treccie 

98 

96 

0,08 

4.50 

» 

» 

52 

» 

» 

27 

» 

0,01  s 

4 

» 

■» 

40,4 

» 

Acqua 


IO 
81,3 

66 

25 

26 

424^ 
5,7» 


97,5 

99.5 
8 


20 

2 


90 
1 

49 
90 


] 


(zi  I  numeri  di  questa  colonna,  moltiplicati  per  6,5  danno  il  peso  della  sostanza  azotata. 
(3)  Le  ossa  formano  un  quinto  del  peso  totale,  bisogna  contare  125  di  carne  colle  ossa  per  100 
di  carne  senz'ossa  e  di  scelta  qualità. 

(3)  La  quantità  di  grasso  varia  da  a  a  ao  per  zoo. 
Lj  Ceneri  «=  14. 

(5)  La  composizione  dei  ^rani  delle  leguminose,  dei  cereali  e  del  tuberi  varia  secondo  !  ter- 
reni, le  esposizioni,  le  stagioni  ed  i  concimi;  però  le  cifre  medie  che  noi  presentiamo  bastereb- 
bero generalmente  per  formare  la  base  di  calcoli  sempre  approssimativi  della  determinazione  del!e 
razioni  alimentari.  D'altronde  il  paragone  è  più  esatto  quando  ha  luogo  fra  sostanze  simili,  ad 
esempio,  dei  pesci  fra  loro,  dei  formaggi  fra  loro,  ecc. 

(6)  Proporzione  di  sostanze  grasse  non  dosate. 

# 

(Estratto  dal  Précis  thiorique  et  pratique  des  substances  alimentaires  de  Payen, 

Paris,  librairìe  E.  Hachette). 


n  suesposto  specchio  potrebbe  indurre  a  credere  nell'assoluta  equivalenza 
nutriente  delle  sostanze  alimentari,  che  contengano  in  quantità  determinate 
quantità  eguali  di  azoto  e  carbonio,  per  stabilire  quindi  indifferentemente 
la  sostituzione  di  un  genere  alimentare  ad  un  altro. 

Questa  maniera  di  sostituzione  assoluta  non  è  ammissibile,  poiché  pei 
stabilire  una  reale  equivalenza  di  nutrizione  fra  due  sostanze  alimentari,  sì 
richiede  che  esse  abbiano  lo  stesso  grado  di  digeribilità  e  sieno  egualmente 
assimilabili  nell'organismo. 


—  667  — 

Ciò  non  può  essere,  perchè  le  sostanze  alimentari,  benché  dotate  degli 
itesd  equivalenti  chimici,  hanno  però  varia  composizione  e  costituzione  mo- 
lecolare, dipendente  dal  loro  grado  di  coesione,  di  idratazione,  nonché  dalla 
quantità  di  materiale  da  scarto,  perché  resistente  alle  elaborazioni  fisio-chi- 
iniche  della  nutrizione. 

Vi  è  inoltre  la  cottura,  alla  quale  sono  sottoposte  alcune  sostanze  ali- 
mentari, la  quale  diminuisce  materialmente  la  loro  coesione  per  la  mag- 
giore idratazione  molecolare  subita  sotto  la  duplice  azione  combinata  della 
temperatura  elevata  e  della  umidità.  Vi  é  inoltre  l'azione  chimica,  la  quale 
dorante  la  cottura  trasforma  alcuni  principi  elementari  col  renderli  più  so- 
labili  e  sprigionando  aromi  che  solleticano  il  palato,  stimolano  l'appetito  e 
Eunlitano  la  digestione  del  bolo  alimentare. 

Agli  alimenti  aggiungere  si  deve  l'acqua  senza  la  quale  sarebbe  impos- 
sibile la  vita  stessa.  L'acqua  che  entra  per  i  tre  quarti  nella  composizione 
del  corpo  viene  emessa  colle  varie  escrezioni  e  secrezioni  in  quantità  va- 
Intanile  da  grammi  2500  a  3000  grammi  nelle  24  ore. 

L'uomo  adulto  perde  giornalmente  15  grammi  di  azoto  (Dumas)  nel- 
razione  vitale,  cifra  che  sale  a  20  grammi  quando  esso  sia  assoggettato  a 
moderata  fatica. 

'    n  consumo  di  carbonio  all'atto  della  respirazione,    durante   24   ore  nel- 
Tadulto,  raggiunge  la  cifra  di  250  grammi  (Andrai  e  Gavarret). 
:    L'adulto,  considerato  in  media  del  peso  di  chilogr.  6^,  perde  nelle  24  ore 
m  diciottesimo  del  suo  peso  per  la  consumazione  della  materia  prima  di  sua 
organica  tessitura,  avvenuta  durante  l'azione  vitale  e  che  si  ripartisce  in: 

Acqua grammi  2800 

Carbonio >  280 

Azoto >  18 

Ossigeno >  650 

Idrogeno >  6 

Totale  grammi  3754 

Questa  perdita  considerata  quale  prodotto  delle  varie  escrezioni,  vien  ri- 
dal  Vierordt  in  questo  modo: 

Secrezione  polmonale  e  cutanea grammi  1900 

Secrezione  renale >        1766 

Secrezione  intestinale >  172 

Totale  grammi  3838 


—  668  — 

Dalle  analisi  istituite,  coi  mezzi  della  chimica,  sulle  secrezioni  ed 
fomite  dall^adulto  assoggettato  a  moderata  fatica  giornaliera  si  oo 
seguente  risultato  (Payen): 


SECREZIONI  VARIE 


1450  grammi  di  orina  emessa  nelle  24  ore,  con- 
tenevano sotto  forma  di  urati  e  sali 

Escrementi  solidi  nelle  24  ore,  macoìità  varie, 
esalazioni  cutanee,  ecc.,  contenevano 

Totale  , , . 


COMPOSIZIONE 


A20T0 


ffranmu 
14,5 

5>5 


20,00 


Aggiungendo  di  carbonio  grammi    250   consumati  nella  respirazione, 
avrà  il  consumo    giornaliero    dell'adulto   in    elementi  chimici  rappresenta 
dalla  seguente  formola: 

Azoto  grammi  20  —  Carbonio  grammi  310 

che  servi  a  Payen  per  stabilire  la  seguente: 

_,     .  ,.  ,1  Pane grammi  1000 

Razione  aumentare  normale  {  ^         ^  ,.  , 

(  Carne  nresca  di  bue      >  286 

In  questa  razione  il   pane   fornisce    eguale  quantità   di  sostanza  azc 

neutra  come  la  carne. 

Il  prof.  Moleschott  dichiara  essere  necessario  all'adulto  del  peso    t 

di  chilogrammi  66  e  mezzo,  assoggettato  a  moderata  fatica   nelle  24 

la  seguente  razione: 

Sostanze  albuminate grammi  130 

>        grasse >  84 

Idrocarburi >       404 

Sali >  30 

Totale  grammi  648 

ossia  I  Yq  del  peso  dell'individuo;  sarà  necessario  aggiungere  uno 
per  cento  d'acqua  per  completare  la  intiera  razione. 

L'inglese  A.  Parkes  assegna  al  militare  in  campagna  la  seguent 
alimentare,  per  la  considerazione  che  esso  deve  sopportare  le  ma 
tiche  alle  quali  possa  essere  assoggettato  l'uomo  nello  stato  socia 


—  669  — 

Sostanze  albuminate grammi  da  i8o  a  210 

>        grasse >         >   105   >   135 

Idrocarburi >        >  480  >   540 

Sali >        >     35   >     45 

Totale  grammi  800  in  930 

La  spiccata  differenza  fra  queste  due  ultime  razioni  di  regime  alimentare 
trova  sua  ragione  di  essere  nelle  condizioni  di  maggior  consumo  di  forze 
in  cui  trovasi  T  individuo  contemplato  dal  Parkes. 

n  Gauthier  formola  nel  seguente  modo  la  sua  razione  per  l'adulto: 

Razione  ordinaria Azoto  gr.  20        —  Carbonio  gr.  280 

Razione  supplementare  di  lavoro      >        >       8,74  —         >  >    170 

Razione  completa  per  resistenza 
alla  fatica  o  lavoro  giornaliero 
sostenuto Azoto  gr.  28,74  —  Carbonio  gr.    450 

n  Letheby  ridurrebbe  al  seguente  valore,  in  elementi  indispensabili,  le 
sue  tre  razioni  alimentari: 

IVita  disoccupata Azoto  gr.  12,1  —  Carbonio  gr.  249,7 
Fatica  moderata >        >     20,7  —         >  >    373iO 

Fatica  sostenuta >       >    25,9  —         >  »    378,2 

L*  importante  questione  deiralimentazione ,  ai  giorni  nostri ,  preoccupa 
m  special  modo  la  mente  degli  igienisti  coadiuvati  nelle  loro  ricerche  dai 
chimici,  dai  fisiologi  e  dai  bromatologi.  Oltre  ai  già  citati  autori  Voigt,. 
^ettenkoffer ,  Vierordt  concordarono  tutti  nel  raccomandare  una  razione 
Cimentare  praticamente  sufficiente  ;  per  cui  poche  o  nulle  sono  le  differenze 
^e  offrono  le  razioni  alimentari  proposte  dai  più  autorevoli  in  siffatta 
dateria. 

Si  dovrà  pur  sempre,  per  il  computo  delle  quantità  delle  sostanze  alimen- 
^H  svariate,  le  quali  concorrono  a  fornire  la  razione  alimentare  d'ogni 
^dividuo,  tenere  a  calcolo,  nelle  agglomerazioni  di  numerosi  individui,  il 
disperdimento  di  porzioni  benché  minime  dei  generi  alimentari,  facile  a 
verificarsi  nella  divisione  delle  razioni  individuali,  nel  loro  peso,  nella  loro 
distribuzione,  nella  loro  cottura,  e  nella  qualità  non  sempre  costante  al  tipo 
Semiale  dal  quale  si  partì  per  dedurne  le  quantità  costituenti  la  razione 
alimentare  dell'individuo. 

Da  quanto  fu  sin  ora  esposto  non  vi  può  essere    difficoltà  per  concre-^ 


—  670  — 

tare  la  forinola  della  razione  alimentare  la  più  confacente  all'uomo  a 
assoggettato  a  fatica  o  lavoro  ;  razione  che  dovrà  essere  sempre  accres 
in  proporzione  dell^aumentato  consumo  di  forze  fuori  delle  normali  occupa; 
Tenendo  conto  delle  osservazioni  più  sopra  riferite ,  la  razione 
naria  per  lavoro  moderato  giornaliero  dovrà  fornire  azoto  grammi  20, 
bonio  grammi  360,  ovverossia  la  seguente: 

Razione  alimentare  per  T adulto  assoggettato  a  moderata  fatica. 


Sostanza  Alimentare 


Pane grammi 

Carne » 

Pasta > 

Lardo > 

Sale » 

Totale  grammi  . 


Peso 

Valore  in 

ia 

(grammi) 

grammi 

AZOTO 

CARBONIO 

850 

10,20 

255.00 

250 

7.50 

27,50 

150 

1,80 

45,00 

50 

0,59 

35.57 

2$ 

—" 

— 

1325 

20,09 

363,07 

Dessa  da  è  ritenersi  come  la  più  adatta  a  restituire  all'organismo  le  qua 
di  azoto  e  di  carbonio  consumati  nelle  24  ore  dall'  adulto  con  svolgim 
di  azione  vitale  sufficientemente  intensa;  e  ciò  in  base  alle  osserva: 
sperimentali  dei  più  autorevoli  fisiologi  moderni  ed  antichi. 

Nelle  circostanze  di  maggior  consumo  organico  per  azione  vitale  s 
tata  con  maggiore  intensità  elevata  al  di  là  della  normale  si  dovrà  evi 
temente  aumentare  i  materiali  di  riparazione  in  ricambio  a  quelli  consu: 

Le  nozioni  suesposte  suggeriscono  la  seguente: 

Razione  alimentare  per  V adulto  assoggettato  a  fatica  eccessiva  non  comi 


Sostanza  Alimentare 


Pane grammi 

Carne 

Pasta 

Lardo 

Cafft 

Zuccaro 

Sale   

Totale  grammi  . 


Peso 

ia 

graimmi 


II50 

350 

150 

80 

15 
22 

35 


1800 


AZOTO 


Valore  in 

(grammi) 

CARBONIO 


13.80 

10,50 

1,80 

0,95 
0,16 


27,21 


345,00 

38,50 
45.00 
56.90 

ii3S 
8.88 


495.63 


—  671  — 

In  queste  due  razioni,  che  si  ponno  ritenere  quali  fondamentalmente 
tipiche,  vi  si  possono  sostituire  alcune  sostanze  alimentari  con  altre  purché  in 
dosi  tali  da  poterne  conseguire  invariabilmente  le  quantità  d'azoto  e  di 
carbonio  in  esse  indicate,  adattando  in  tale  maniera  queste  due  formole  di 
razione  alimentare  colle  esigenze  varie  che  potessero  influire  sulla  sua  pra- 
tica applicazione. 

A  similitudine  di  Parkes,  e  degli  altri  più  autorevoli  fisiologi  ed  igienisti, 
è  da  ritenersi  che  il  militare  sia  l'individuo  che,  allo  stato  sociale,  durante 
la  guerra  o  per  prepararvisi,  è  assoggettato  alle  più  grandi  fatiche  le  quali 
comportano  un'eccessivo  consumo  di  forze  che  necessariamente  devono 
essere  prontamente  riparate  con  proporzionato  nutrimento. 

Epperciò  attenendoci  a  quanto  fu  finora  esposto  non  crediamo  andare 
errati  nell'asserire  che  :  egualmente  che  per  l'operaio  adulto  valgano  eziandio 
per  il  soldato  queste  due  razioni  alimentari  nelle  varie  circostanze  di  fatica 
moderata  (vita  di  presidio),  o  di  fatica  eccessiva  (vita  ai  campi,  ed  in  guerra). 

Ne  si  può  temere  che  coU'accordare  tale  quantità  di  viveri  ai  soldati  ne 
avvenga  spreco  inutile  di  materiali  di  alimentazione:  che  anzi,  ove  si  pon- 
derino ben  bene  le  ragioni  sommariamente  esposte  in  base  ai  dettami  deUa 
scienza,  ed  avvalorate  dalla  sanzione  della  pratica  sperimentale,  facilmente 
ne  verrà  al  lettore  la  persuasione  della  convenienza  delle  due  razioni  proposte* 

A  maggiore  conferma  della  nostra  esposizione  uniamo  il  seguente  : 


—  «j 

■ — 

1 

.3     j 

B  8  a  S  3 
g  a  i  9! 

»^    1 

i 

§«s|5- 

".I 

g8S|s 

s 

a  a: 

s 

1      i 

S  S  1  . 

1  1 

aiif 

g  8 

ìmp 

1 

1  |i 

■s 

1 

II 

g  i  i    ^J 

1    1    8    S    S 

sas   1 

»- 

e- 

^ 

1 

11 

-^     8 

1  = 

1    1    S    5- 

a   1 

gaa§s 

'"  i 

sasii? 

(,     s 

3 

s 

5 
a 
u 

3 

1 

i: 

1 

:i  :::::: 

ri 

.1  :  :  :  . 

IMI 

■  3 

'■  i  -  - 

'ii': 

1 

si 

l 

! 

i 

i 
1 

? 

%  à 


s.  s.    s        a. 


—  674  — 


IL    DIBOSCAMENTO   E  LA  METEOROLOGIA  d). 

Note 
del  Prof.  Eugenio  Fazio. 


•  La  civiltà  ponendo  piede  in  un  paese 
•  dirada  le  foreste,  e  giunta  a  ma- 
«  turità  di  nuovo  le  crea  >. 


Boschi  primitivi  ' —  Cause  del  diboscamento  —  Danni  che   ne   seguirono  —  Voti  per 
il  rimboschimento. 

I. 

Non  ha  guarì  un  giovine  autore ,  trattando  del  diboscamento  con  V  a- 
nimo  rattristato  e  pieno  di  sconforto,  scriveva  :  e  Se  V  uomo  fu  degno  di 
biasimo  quando  iniziò  l'opera  distruggitrice,  muove  davvero  compassione 
ora  che,  pur  vedendone  gli  effetti  immani,  ciecamente  persevera  nel  lavoro 
iniquo  I  Invano  gli  uomini  della  scienza  gridarono  alla  rovina,  il  cinismo  dei 
privati  e  dei  preposti  alla  cosa  pubblica  fa  venire  meno  la  parola  anche  ai 
più  volonterosi!   > 

Cotesto  sentimento  di  disperazione,  condiviso  dall'  universale  pare  abbia 
trovato  eco  sicura  in  una  mente  eletta  ed  in  un  cuore  generoso,  nel  Mini- 
stro Berti,  il  quale  si  accinge  ad  una  riforma  radicale,  che  varrà  a  scon- 
giurare una  grave  e  non  lontana  iattura. 

n  culto  per  gli  alberi  si  perde  nella  più  remota  antichità:  le  selve  co- 
stituirono il  primo  tempio  sacro  ai  numi  ed  alla  patria;  esse  furono  feconde  * 
ispiratrici  ai  dolci  poeti,  i  quali  le  popolarono  di  miti  e  di  leggende,  che 
a  noi  pervennero  attraverso  i  canti  di  Anacreonte,  di  Teocrito,  di  Stesicore 
d'Imera,  di  Diano  di  Siracusa,  di  Virgilio,  di  Tibullo,  di  Catullo,  di  Ora- 
zio, di  Ovidio,  di  Lucrezio  e  di  tanti  altri.  Ed  ai  nostri  tempi  chi  non  ri- 
corda gì'  idilli  del  Petrarca,  i  canti  dell'Arici  e  di  tanti  arcadici,  e  le  note 

(i)  La  presente  memoria,  scritta  in  occasione  del  Concesso  Meteorologo  tenutosi  testé 
in  Napoli,  venne  detta  innanzi  a  numeroso  ed  eletto  pubblico  il  iP  ottobre  corrente  nella 
sala  di  Materia  Medica  della  Università.  La  Direnane, 


—  675  — 
melodiose  che    furono    ispirate   al  Bellini  ed  al  Verdi    dalle   sacre  antiche 
\  piante  e  dalle  foreste  imbalsamate  f    (i). 

Il  vecchio  nome  di  Druido  deriverebbe  da  Derwid,   quercia^   albero  sa- 
CIO  al  QelOi  secondo  quei  riti.  Se  ne  distribuivano  al  popolo  i  ramoscelli  ; 
e  dì  quelle  fronde  si  coronavano  le  are.  I  saoerdoti  ad    ogni  sesto  giorno 
di  luna,  accompagnati  da  numerosa  turba,  andavano  a   raccòrre  con  gioia 
la  gomma  dall'albero  sacro,  nominato  Mislatoe^  la  quale  reputavano  pregna 
di  efficacia  divina.  Il  Druido  Massimo  ascendeva   suU*  albero,   ne   troncava 
con  una  falce  d*oro  un  ramo,  quindi    sagrificava   due  bovi   bianchi,  invo- 
cava le  Deità  propizie  alla  patria,  e  con   pari    solennità  se  ne  tornava  fra 
i  canti  del  popolo  esultante.  I  Druidi   abitavano   grotte  e   recessi  solinghi, 
ove,  lontani  dal  rumore  del  mondo,  instillavano  nei  giovani  la  loro  austera 
sapienza.  Avevano  boschetti  cinti  di  pietra;  la  custodia  n*era  commessa  ai 
Druidi  minori,  i  quali  ne  vietavano  Tadito  agli  stranieri,  e  sovra  ogni  cosa 
vietavano  a  che  ninno  esplorasse  le  loro    mistiche    cerimonie.    Cotesti   bo- 
schetti avevano  forma  circolare.  Nel    bosco   maggiore    ardeva  perpetuo  ed 
inviolabile  il  fuoco  sacro.  I  Druidi  avevano  grande  venerazione  per  la  quercia, 
sicché  può  dirsi  che  ne  facessero  nel  tempo  stesso  il  loro  altare  ed  il  loro 
Dio:  ed  i  Galli  primitivi  tenevano  per  loro  Dio  una  quercia  altissima.  La 
quercia  presso  i  Druidi  era  simbolo  di  ordine.  I    Druidi   presedevano   alle 
radici  ed  al  tronco;  i  Bardi  alla  cima  ed   ai  rami;  e  gli    Ovadi  ai  teneri 
tampolli.  E  quando  Paolino,    dopo    accanita  e   sterminatrice   lotta,  con  le 
legioni  romane  penetrò  nei  paesi  dei  Druidi,  i  sacerdoti  si  rifuggiarono  nel- 
l'isola di  Mona,  oggi  detta  Anglesey.  —  Ed  ecco   il  senso   di    un*Ode:   e  I 
Druidi  sedevano  muti  nelle  foreste,  ed  aspettavano  tranquillamente  la  morte  : 
eccitati  dalle  ombre  dei  loro  avi  s'alzano    impetuosamente ,  e  prorompono 
"ci  campo  romano,  facendo  lampeggiare    nelle    tenebre  della  notte    i  loro 
orandi  sanguinosi.   Ma  le    aquile   dello   straniero  strideano   fameliche,  e  le 
^pade  degli  usurpatori  trucidavano  sulle  tombe  dei  nostri   padri  gl'inteme- 
^^^  messaggieri  del  Cielo.  Il  fuoco  portato  dalle  regioni  di  Oriente  vi  di- 
^orò,  o  selve  sacre  di   Mona,  ultimo    asilo   della  libertà!    >  —  E  quando 
^^^    VI  secolo  il  furore  della  indipendenza  armò  vari  paesi  della  Brettagna 
^^ixtro  i  Romani,  le  istituzioni  dei  Bardi  ridivennero  religiose:  celebravano 

^  ^)  e  Gli  artisti  di  tempi    inciviliti   hanno  sentita    frequentemente  la   importanza  etica 

^^    boschi,  quali  elementi  benefìci  della  natura,  che  completano  la  civiltà,  quali  resti  del 

^^o-evo  che  abbelliscono  i  tempi  attuali.  Cosi    Prassitele  fra  i  Greci,  Silvano  fra  i  Ro- 

^*^i;  e  fra  i  moderni  Salvator  Rosa,  Everdingen  e  Ruysdael.  »  —  Delabergerie,  Hist,  de 

^^rieult.  Frane,  1815. 


—  676  — 

essi  le  antiche  cerimonie  nei  loro  templi  silvestri,  ove  animavano  la  gio- 
ventù airamore  della  patria  ed  al  valore  guerresco,  come  dai  poemi  di  Os- 
sian e  di  W.  Scott  ci  viene  tramandato.  La  riverenza  per  le  selve  si  serbò 
viva  nella  Scozia  sino  agli  ultimi  tempi  :  e  Shakspeare  ci  ricorda  Beone  luogo 
ove  i  re  di  Scozia  venivano  incoronati  sul  trono  di  quercia.  H  medesimo 
accenna  alla  classica  selva  di  Bimam,  che  servì  a  nascondere  l'esercito  di 
Macolmo,  e  la  quale  doveva  essere  fatale  a  Macbeth,  a  cui  il  fantasma 
aveva  predetto:  Tu  non  sarai  vinto  che  quando  la  vasta  selva  di  Bimam 
ti  si  farà  incontro,  —  Famosa  era  la  selva  Nera ,  la  quale,  secondo  ri- 
ferivano quei  naturali  ai  romani  per  attraversarla  bisognavano  7  giorni. 
E  tutti  ricorderanno  la  immensa  foresta  sacra  che  Cesare  fece  tagliare  al 
tempo  dell'assedio  di  Marsiglia,  e  la  quale  si  estendeva  fitta  per  tutta  la 
Provenza,  tanto  da  meritarsi  la  brillante  descrizione  che  ne   fece  Lucano. 

Diodoro  Siculo  ci  ricorda  i  celebri  giardini  pensili  in  Babilonia,  attribuiti 
erroneamente  a  Semiramide,  ma  fatti  da  un  re  Siriaco  posteriore,  il  quale 
li  costruì  per  far  cosa  grata  ad  una  sua  cortigiana  originaria  di  Persia, 
la  quale  rimpiangeva  le  belle  selve  delle  sue  native  contrade. 

Magnifiche  selve  s'incontravano  nel  Libano,  e  nella  maggior  parte  della 
Grecia,  e  nell'isola  di  Zante.  E  celebre  rimase  la  sterminatrice  guena  di 
I  o  anni,  detta  per  ironia  sacra^  istigata  da  Filippo  il  Macedone,  per  cui  i 
Focesi  si  ribellarono  ai  decreti  degli  Anfizioni,  i  quali  li  dichiararono  pro- 
fanatori perchè  avevano  messo  a  coltura  i  boschi  sacri  ad  Apollo. 

L'antica  Italia,  al  dire  di  Virgilio,  era  tutta  ricoperta  di  foreste  vergini; 
e  Teofrasto  scrive  che  l'Italia  era  uno  dei  pochi  paesi  che  produceva  le- 
gname per  costruire  navi. 

Era  costumanza  dei  popoli  italici  di  consacrare  agli  Dei  alcuni  alberi  nel 
mezzo  dei  campi  nuovamente  dissodati.  La  salvaguardia  degli  Dei,  sotto  i 
quali  erano  posti,  li  garantiva  da  ogni  sfregio,  così  che  gli  alberi  avevano 
per  l'ordinario  proporzioni  grandissime.  Da  ciò,  cioè  dall'essere  questi 
dedicati  agli  Dei,  ne  venne  Irt  venerazione  attribuita  ad  ogni  grande  al 
bero.  Tradizione  che  si  serbò  fedele  presso  i  Longobardi ,  sicché  famosa  ri- 
mase il  noce  di  Benevento  (0.  Macrobio  (2)  accenna  al  rispetto  non  pure,  ma 
alle  cure  che  dai  privati  e  dal  nascente  Stato  in  Roma  si  aveva  per  gli  alberi- 
Sicché  fin  dai    tempi  dei    primi    re    troviamo  disposizioni    legislative,  che 

(i)  Stefanoni:  Storta  critica  della  superstizione  ;  —  e  Bianchi  Giovini:  Storta  dei  Lo r^ 
gobardi. 

(2)  Macrobio:  De  Satur,  IJbro  II. 


—  677  — 
regolano  la  disposizione  dei  boschi,  e  la  scelta  degli  alberi  ritenuti  salutari, 
e  bruciando  quelli  reputati  spanditori  di  miasmi.  —  Lucrezio  (i)  cantò  degli 
alberi  la  cui  ombra  insalubre  cagionava  malattie,  perchè  diffondevano  le- 
tali esalazioni.  —  Ennio  (2)  fra  gli  alberi  boschivi  a  grosso  fusto,  più  co- 
muni da  noi,  nominava  il  bosso,  il  cipresso,  il  pino,  la  quercia,  l'elee, 
il  frassino,  Tabete,  attribuendo  anche  a  ciascuno  di  essi  particolari  virtù  me- 
dicamentose. 

Era  tale  l'attaccamento  dei  latini  per  le  loro  selve  indigene,  che  le  ave- 
vano sacrate  al  vecchio  Nume  Silvano,  auspice  della  salute  : 

Silvano   Salutari 
L,  Manilius  Satxjrninus 

Ex   viso   POSUIT. 

Il  mito  riferisce  la  quercia  diletta  a  Giove  e  sacra  a  Cibele;  essa  fu 
simbolo  di  forza,  onde  di  quercia  era  la  clava  di  Ercole,  ed  un  ramoscello 
di  quercia  formava  la  corona  civica,  come  il  lauro,  sacro  a  Febo,  serviva 
a  ricingere  la  fronte  del  vate;  laonde  una  quercia  colpita  dalla  folgore  ri- 
tenevasi  per  sinistro  presagio.  —  Parimente  Tulivo  fu  sacro  a  Minerva,  il 
niirto  a  Venere,  il  pino  a  Cibele,  il  pioppo  ad  Ercole.  —  Ovidio  loda  la 
sterilità  del  platano,  perchè  apportatore  di  ombra  benefica,  ed  il  noce  per- 
chè generoso  di  frutti. 

La  poesia  ispirandosi  alle  selve  le  popolava  di  Dei,  di  Fauni,  di 
Ninfe,  di  Satiri;  infine  le  piante  erano  anche  occasione  d'inspirazione 
XI gli  Auspici,  mentre  sulle  foglie  le  Sibille  scrivevano  i  loro  misteriosi  re- 
sponsi. —  Seneca  assicura  che  i  boschi  erano  tenuti  con  scrupolosa 
diligenza,  sia  per  il  sentimento  religioso  cui  erano  attaccati  ì  cittadini, 
sia  per  disposizioni  legislative.  Infatti  i  Romani  avevano  un  gran  culto 
per  il  bosco  sacro  delle  Camene,  frequentato  da  Numa  nelle  sue  segrete 
conferenze  con  Egeria.  —  Erano  cosi  abbondanti  le  selve  sui  colli  romani, 
che  questi  presero  nome  dagli  alberi  di  cui  erano  popolati  ;  laonde  il  monte 
Celio  era  nominato  querque-tulano  dalle  querce  che  ne  vestivano  la  vetta  e 
la  pendice.  E  l'Aventino,  perchè  aveva  la  cima  e  la  pendice  ricoperte  di 
lauri,  prese  il  nome  di  coUis  Laureniinus,  presso  le  cui  falde,  secondo  Ovi- 
dio, si  trovava  il  bosco  d'Ilema  {locus  Hylerna),  —  Sull'alto  dell'Esquilino 
abbondavano  i  faggi,  e  sotto  sorgeva  il  bosco  sacro  a  Giunone  Lucina,  Nel 

{i)  De  rerum  nat.  Libro  VI. 
(2)  Fragmenta,  Libro   VI. 


—  678  — 

medesimo  colle  sorgeva  la  reggia  di  S.  Tullio,  circondata  dal  bosco  della 
Dea  Mefite,  appresso  il  quale,  e  nelle  prossimità  del  tempio  di  Minerva  me- 
dica, trovavasi  il  bosco  di  Cajo  e  Lucio.  Sicché  il  delizioso  Esquilino  era 
reso  salubre  da  ben  cinque  boschi:  i  Lari  o  dell'Esquilino,  il  Fagutale,  il 
Pesti]  ino,  il  Lucina,  il  Mefite.  Ai  piedi  del  Palatino,  sul  declivio  prospi- 
ciente alla  infesta  convalle  del  Velabro,  narra  Cicerone ,  sorgeva  il  bosco 
sacro  di  Vesta.  —  La  vasta  distesa  del  Campo  di  Marte,  che  movendo  dalle 
falde  del  Campidoglio  si  spandeva  sulla  riva  sinistra  del  Tevere,  era  tutta 
popolata  di  boschi,  capaci  di  tener  bonificata  la  vasta  bassura,  ove  la  balda 
gioventù  si  esercitava  alle  armi.  —  Nei  pressi  del  Gianicolo  Varrone  pone 
il  bosco  della  Dea  Furina,  Altri  ricorda  la  selva  della  Dea  Rubigine,  che 
si  stendeva  dalle  falde  del  Pincio  verso  la  via  Flamminia;  e  vi  ha  molti 
i  quali  opinano  che  Porta  del  Popolo  si  origini  dalla  voce  latina  popuim, 
(pioppo)  albero  che  popolava  quella  selva. 

Infine  rinomato  era  il  bosco  dedicato  ad  Anna  Perenna,  V  instancabile 
vecchietta,  somministratrice  di  alimenti  agli  ammutinati  del  Monte  Sacro. 

Lasciando  agli  storici  la  investigazione  degli  altri  boschi  sacri,  come  quello 
di  Ercole,  il  Vaticanense,  quello  dei  Platani,  l'Ostiliano,  il  Capulatorio,  quelli 
di  Semele  maggiore  e  minore,  di  Saturno,  della  Vittoria ,  di  Bellona,  di 
Venere  Libitina,  ecc.,  e  lasciando  ai  medesimi  di  precisare  la  ubicazione 
dei  cennati  boschi,  resta  il  fatto  che  i  sette  colli  di  Roma  dalle  cime  ai 
loro  fianchi,  fino  alle  bassure  erano  popolati  di  selve.  Queste  erano  sacre 
ai  numi  ed  alla  patria,  e  lo  Stato  le  teneva  a  sue  spese  e  le  proteggeva 
rigorosamente ,  poiché  mentre  le  selve  serbavano  purificata  l' aria  dai 
■  miasmi  esalanti  dalle  bassure,  e  proteggevano  la  contrada  dalle  correnti 
sciroccali,  valevano  a  tenere  il  vecchio  Tevere  sempre  disciplinato  nel  suo 
alveo,  regolavano  le  sorgenti,  e  sorreggevano  il  fragile  terriccio  tendente  di 
continuo  a  riversarsi  nei  piani.  E  mentre  gli  avanzi'  dei  boschi  servirono 
da  rozzi  istrumenti  agricoli  e  guerreschi,  le  selve  facevano  da  naturali  trin- 
cee e  da  baluardi,  ove  spesso  un  manipolo  di  militi,  consapevole  dei  luoghi, 
bastava  ad  annientare  poderose  coorti  inimiche. 

I  boschi  sacri  erano  distribuiti  tanto  nello  intemo  che  allo  esterno  della 
città.  Essi,  al  dire  di  Ampère  (i),  erano  spesso  avanzi  scrupolosamente  conser- 
vati delle  foreste  antiche,  per  le  quali  si  aveva  una  superstizione  rispettosa. 
e  che  il  ricordo  di  vecchie  divinità  del  paese  consacrava ,  poiché  i 
boschi  erano  stati  i  templi  primitivi.   Presso  i  romani  il  rispetto  pei  boschi 

(i)  Hisloìre  ro inaine  a  Rome.   1871,  tom.  I. 


—  679  — 
era  un  culto  :  bisognava  un  sacrifìcio  per  espiare  1'  abbattimento  di  un  al- 
bero, anche  se  di  un  albero  caduto  per  vetustà  :  abbattere  un  albero  in  un 
bosco  sacro  era  un  crimine.  £kl  Ovidio  ,  nelle  Metamorfosi^  parla  di  Eri- 
sittone,  il  quale  fu  invaso  dalla  fame  perchè  empiamente  recise  una  quercia 
sacra  a  Cerere. 

Tutto  il  Lazio  era  popolato  di  selve,  e  di  selve  erano  ricchi  i  popoli 
finitimi.  —  Vuoisi  che  i  Vejenti  possedessero  al  sud-ovest  di  Roma  una 
foresta  vastissima,  chiamata  Mesia,'  di  una  estensione  di  6320  rubbie  (11,630 
ettari).  Gli  antichi  storici  quante  volte  trattano  di  fatti  bellici,  o  di  con- 
quiste, parlano  di  selve.  Livio  paragona  le  montagne  Ciminie  (nel  Viter- 
bese) alle  selve  inesplorate  dei  Germani.  Virgilio  mette  nei  Bruzii  la  Sila, 
selva  estesa  per  700  stadi;  Vitruvio  ricorda  i  paesi  degli  Osci  folti  di  bo- 
schi; infine  Dionigi  magnifica  le  foreste  della  Cisalpina,  e  della  Liguria, 
che  davano  prezioso  legname  per  costruzione. 

Giustamente  il  Finto  (0,  tanto  competente  nei  fatti  di  Roma  antica,  ri- 
chiama la  nostra  attenzione  sul  buon  senso  che  moveva  i  primi  popoli 
italici  nella  scelta  degli  alberi  da  rivestire  le  loro  selve,  diligendo  quelli  di 
natura  resinosa,  ritenuti  antimiasmatici  epperò  salutari:  e  fra  questi  pri- 
meggiano i  frassini,  gli  abeti,  i  pini,  i  cipressi,  il  lauro,  il  mirto,  ecc.,  ecc., 
ricchi  più  o  meno  di  principi  volatili  aromatici  e  balsamici,  capaci  a  pu- 
rificare Taria  da  forme  organiche  e  parassitarie  ;  e  poi  il  pioppo,  la  quercia, 
il  platano,  i  salici,  i  vimini  erano  impiegati  colà  ove  il  suolo  era  umido; 
infine  il  faggio  e  la  quercia  rivestivano  i  fianchi  e  le  vette  delle  montagne 
quali  saldi  baluardi,  che  valessero  a  contenere  il  terreno,  a  regolare  il  corso 
delle  acque  filtranti,  ed  a  scaricare  le  tensioni  elettriche. 

Cotesto  stato  di  cose  si  serbò  fino  a  che  si  mantennero  pure  le  ri- 
gide e  salutari  costumanze  tradizionali  di  Roma,  né  gli  storici  latini  accen- 
nano a  miasmi  del  vasto  agro,  ed  appena  rare  volte  ricordano  procelle  de- 
vastatrici, fattesi  così  frequenti  nei  giorni  nostri.  Soltanto  verso  l'epoca  della 
corruzione  imperiale ,  in  cui  ogni  libito  era  legge ,  e  l'arricchito  patrizio 
sprezzando  la  povertà  dei  Cincinnati  e  dei  Catoni,  comperò  ed  utilizzò  a 
proprio  vantaggio  quei  latifondi,  che,  secondo  la  severa  sentenza  di  Plinio: 
perderoìio  T Italia,  allora  soltanto  cominciò  a  parlarsi  di  malaria. 

IL 

Col  decadimento  della  società  romana,  fin  dai  bassi  tempi  dell'Impero, 
quando  il  lusso  e  la  smodata  ricchezza  furono  la  meta  dei  magnati,  e  il  la- 

(i)  Storia  dilla  Medicina  in  Roma  al  tempo  dei  Re  e  della  Repubblica,  Roma,   1879, 


—  68o  — 

tifondo  deserto  (0  si  sostitui  al  campicello  primitivo,  s'iniziò  dunque  Topera 
del  dissodamento,  epperò  del  diboscamento.  Venute  le  incursioni  barbariche 
tale  lavoro  non  trovò  limiti,  meno  per  opera  dei  barbari,  quanto  per  la  cod- 
versione  al  Cristianesimo,  il  quale  trasformò  i  boschi  sacri  in  selve  bandite. 
Infatti  il  Cristianesimo  col  togliere  la  sacra  inviolabilità  che  gli  antichi  Ger- 
mani, secondo   ne    assicura  Tacito,  annettevano  alle  selve,    apri    un    adito 
al  dissodamento.   Le  foreste  parlavano  di  fatto  al  sentimento  dei  Pagani  con 
(juei   raggi  di  luce  interrotta  attraverso  i   fogliami  delle  querde   rigogliose, 
colle  ombre  misteriose  che  sr^liavano    la    fervida    fantasia   di  quei  popoli 
giovani,  colle  forme  manirigliose  delle  annose  piante  di  quelle   vergini  fo- 
reste, col  mormorio  mistico  delle  ondulanti  foglie.  La  selva  dunque  fu  cara 
ai  primi  popoli  perchè  sorgente  di  vita  e  di  poesia.  Il  Cristianesimo,  rcpu- 
gnante  dalle  divinità  pagane,  le  volle  snidate  anche  dalle  selve,  che  cercò 
di  distruggere,  perchè,  più  libero  da  incubi  terreni,  lo   spirito  ascetico  po- 
tesse alzarsi  verso  ideali  fantastici  o  celestiali.    Sicché  per  dichiarata  oppo- 
sizione alle  idee  |xag:iue,  volendo  attribuire  un  carattere  demoniaco  a  tatti  i 
costumi  classici»  ft.HX  di  cotesti  boschi  il  ritrovo  delle  streghe  (2). 

i)  I  GemìAni  rìi\>noscevano  un  diritto  di  privata  proprietà  sulle  selve,  sp^ 
cialmente    in    C\n\trade   nelle    quali  prima  dei    tempi  romani    non  era  pe- 
netrata traivi;^  di  civiltà;  e  appresso  i  Franchi  si  concedevano  tanto  le  sdrc 
comunali  q\^i»\U>  le  private.  Nei  paesi  del  Reno  le    selve   rimasero  comu- 
nali fin  i^\  \n  secolo,  quindi  s*incominciarono  a  dividere   quelle  più  pros- 
sime ai  xn^«K>i'*  ^^^  criterio  che  nella  utilizzazione  comune    era  consentito 
eli  tagli.11>'  soltanto  il  legname  dolce,  e  non  le  piante  di  quercia  e  di  faggio, 
ndoporA^^  |H*r  sropo  di  alimentazione  dei  maiali  e  per  costruzione.  Infatti  en 
inibì!'»  di  tci|ilÌ4io  loijna  per  vendita,  ed  i  carbonai,  i    carpentieri,  i  bottai 
noti  )M«(r\auo  laudare  che  per  i  comunisti.  Il  legname  per  costruzione,  al 
din»  di   M'Uiin  lO,  fu  assoggettato  alla  martellatura  fino  ai  secoli  XV,  XVI, 
V  {\\\v\\s*  I'*'»   i\hKO  soltanto  nei  secoli  XV,  XVIII.  Quando  la  popolazioBC 
itrMM^  «t  luduhuouic»  e  d^altra  parte  diminuì  la  superficie  boschiva  non  tar 
drttt«tt(i  »i  iii.iuiù- .starsi  gli  inevitabili    inconvenienti   nella   comunità  dei  !x>* 
■ti'hi ,  MH  I  lu*'  Li  |u\vprietà  Cv>munale  cadde  nelle  mani  dello  Stato. 

I  (iiImvìwi  il   Vio  ;miu:llv>  tutte    le    usurpazioni    delle   proprietà   boschive, 


|i  I    \      «f     h.»»ivlli     .•/  \*M.';t\afi:m/if  il*.Vtf^fv  romax^.  Kelatwtu  (xUa  Carun  én  Dt^ 
\éi  «H^l'iiiM»»!  .    * '..V    •..".    \^»1.    l. 


—  68i  — 

commesse  senza  Tautorizzazione  dello  Stato.  Crebbero  sempre  più  i  diritti 
dello  Stato  sotto  gli  Ottoni,  i  quali  usurparono,  senza  né  anche  consultare  i 
diritti  dei  proprietari  comunisti.  I  principi  s'incaricarono  di  sorvegliare  le 
proprietà  forestali,  e  stabilirono  all'uopo  delle  leggi  punitive,  massime  sotto 
i  Normanni,  in  cui  le  selve  addivennero  pei  magnati  il  teatro  ai  piaceri 
della  caccia. 

La  istituzione  del  maiorascato  causando  il  latifondo  deserto,  e  la  vita  ec- 
cessivamente opulenta,  concentrata  in  pochi  privilegiati  dal  caso,  fece  si  che 
questi  diguazzando  nelVozio  obliarono  di  guardare  le  terre,  le  quali  cad- 
dero in  mano  dei  terzi  non  possidenti.  Inoltre  la  vita  cortigiana,  astutamente 
inaugurata  dalle  Monarchie  assolute  negli  ultimi  tempi,  massime  appresso  ì 
popoli  latini  (Spagna,  Francia  e  Italia),  la  quale  obbligava  l'aristocrazia  a  gravi 
dispendi ,  lusingandola  ed  attirandola  nelle  metropoli  sotto  insidiosi  infìn- 
gimenti,  epperò  distogliendola  dal  presenziare  le  proprietà  campestri,  eser- 
citò un  influsso  oltremodo  dannoso   anche  nell'amministrazione  delle  selve. 

Sulle  rovine  delle  proprietà  comunali ,  già  usurpate  dallo  Stato ,  e  dai 
primi  conquistatori,  sorta  la  casta  così  detta  delle  famiglie  di  origine  (di- 
venuta dei  signorotti)  f  la  medesima  assunse  una  specie  di  privilegio  sui 
contadini  o  montanari,  i  quali  vantavano  il  diritto  di  sussistenza  sul  fondo 
comunale.  Cotesto  privilegio  fu  fatale  alle  foreste,  poiché,  mentre  da 
una  parte  influì  alla  decadenza  del  ceto  dei  contadini,  creò  quell'antago- 
nismo, quell'odio  cosi  radicato  nella  coscienza  popolare,  che  esplose  di  con- 
tinuo in  atti  di  reciproca  violenza.  E  tutti  ricordiamo  che  anche  negli  ultimi 
tempi  (1799,  1820,  1848,  1860),  quando  l'ordine  politico  fu  scosso,  i 
vecchi  e  tradizionali  diritti  si  affacciarono  di  nuovo,  e  Tira  contadinesca  si 
spiegò  efferata  sotto  l'ombra  delle  pacifiche  selve. 

L'antica  civriltà  del  nostro  paese,  scrive  l' illustre  Jacini  (0 ,  diradò  le 
querce  dalla  pianura  per  sostituirvi  campi  di  biade;  essa  spogliò  anche  i 
monti  più  accessibili  degli  alberi  richiesti  dalla  nautica;  ma  la  decadenza 
dell'agricoltura  richiamò  la  invasione  delle  boscaglie  nelle  grandi  vallate  del 
Po,  e  presto  abbandonò  sulle  cime  dei  monti  il  taglio  dei  legnami  i  quali 
a  nessuno  servivano.  Col  risorgere  poi  della  civiltà  medioevale  in  Italia, 
incominciò  a  rifiorire  l'arte  agricola  nella  pianura,  ma  si  riprese  l'abban- 
donata devastazione  delle  alpestri  selve,  giacché  l'industria  ed  il  commercio 
avevano  bisogno  di  molto  legname.  Allettati  i  montanari  da  un  lucro  fa- 
cile ed  immediato,  poco  o  nulla  si  curavano  del  futuro,  e  distruggevano  le 

(l)  La  questione  dei  boschi  e  quella  delle  proprietà  comunali. 


—  682  — 

vrUr»  pvìiìto  pensando  che  siffatta  dissipazione  sarebbe  stata  di  non  breve 
\UuAt»,  e  che  i  danni  suss^niti  forse  sarebbero  stati  irreparabili.  E  eoa 
>uAriva  sempre  più  il  magnifico  ornamento  degli  alberi  resinosi,  che  erano 
lAUto  ricercati,  per  non  più  comparire.  Furonvi  leggi  forestali,  severe  repres- 
sive» ma  queste  a  nulla  valsero,  e  soltanto  fu  fortuna  che  in  quei  tempi 
difettassero  i  mezzi  di  viabilità.  Ma  era  riservato  ali*  epoca  del  gran  pro- 
gresso civile  eii  economico  del  nostro  paese,  il  periodo  trascorso  fra  Maria 
Teresa  ed  il  Regno  Italico,  di  recare  un  colpo  mortale  ai  boschi ,  comunque 
fm  d'allora  si  ri(K*tesse  fra  gli  economisti  il  motto:  la  civiltà  ponendo  puà 
in  un  ^.K\if  *àraifa  ie  foreste ,  e  giunta  a  maturità  di  nuovo  le  crea  e  U 
c^4ti:\9.  Inf.iui  abolite  le  comunali  franchigie  e  le  restrizioni  alia  libertà  dello 
interno  cv^uìmercio,  introdotti  nuovi  mezzi  di  comunicazione  nelle  valli, 
e  )H'rtiintv>  allettata  dalla  ricerca  Tavidità  del  guadagno,  anche  nei  luoghi 
niù  if  moti  si  fece  man  bassa  sul  legname,  e  si  rese  vana  la  debole  so^^ 
^lÌAiua,  1^1  tentazione  dei  comuni  era  quasi  irresistibile.  A  questi  in  gran 
|\ute.  aggravati  di  debiti,  era  diffìcile  di  sottrarsi  al  dilemma  per  soddisfarli: 
o  iìiH»rrcre  al  privato  peculio  dei  singoli  abitanti,  o  intaccare  la  ricchezza, 
il  salvadanaio  del  Comune.  È  ben  naturale  che  si  attenessero  a  quest'ultimo 
e*t)H*(lirnte.  Si  misero  in  vendita  i  boschi,  imponendo  bensì  agli  acquirenti 
ivttt*  condizioni,  ma  che  a  nulla  giovarono:  la  valanga  era  per  la  china  e 
hrHNuno  potè  frenare  l'opera  della  distruzione.  L'  aspetto  dei  nostri  monti, 
t'hrluma  Jacini,  è  per  tal  modo  cangiato,  che  un  montanaro  di  alcuni  secoli 
Ih,  he  potesse  rivivere,  appena  li  ravviserebbe,  perciocché  le  sempre  verdi 
holve  resinose,  che  si  estendevano  dalle  nevi  perpetue  fin  quasi  alla  collina, 
hanno  fatto  luogo  agli  spazi  brulli,  alle  rupi  cespugliose,  ad  una  stentata 
vrgetnzione  cedua  (0. 

i)  La  civiltà  nel  corso  del  suo  svolgimento  fu  causa  precipua  del  dibo- 
hittiuento.  L'aumento  progressivo  della  popolazione  indusse  la  necessità  di 

(l)  Il  viaggiatore  che  giunge  in  Lombardia  da  alcuno  dei  passaggi  delle  Alpi,  dopo  di 
MVcre  incontrato  i  boschi  di  prezzo  (abete,  larice,  pino  zimbro)  che  coprono  fino  alTal* 
liì//a  di  6ooo  p.  sul  livello  del  mare  il  versante  settentrionale  di  quelli  alti  giogbi, 
it:»ia  compreso  di  penosa  maraviglia  nello  scorgere  il  nostro  versante  meridionale,  dote 
[twv  regna  un  clima  temperato,  quasi  sfornito  di  alberi;  nel  trovare  le  sommità  dei  monti, 
i^iidiido  appena  sieno  alti  4-5,000  piedi,  e  perfino  le  loro  chine,  brulle  e  coperte  solo  da 
iiic^rolAri  macchie,  ultimi  miseri  avanzi  di  una  magnifica  vegetazione  forestale  di  cni  ci 
i(v<:va  fatto  dono  la  natura.  Gli  stranieri  ci  hanno  spesse  volte  rinfacciato  le  mine  à^ 
iiKiitri  antichi  monumenti  architettonici,  quasiché  li  avessero  distrutti  gli  Italiani  ;  se  df^ 
Mikiissero  invece  di  aver  distrutto  quelli  altri  monumenti  della  natura,  ci  riuscirebbe  cosa 
«i*»4Ì  più  difficile  il  giustificarci.  —  Jacini:  Op,  cit. 


\^ 


—  683  — 
acquistare  maggiore  spazio,  sia  per  estendere  o  ripetere  Tabitato,  sia  per  allar- 
gare la  produzione  agricola,  rispondente  ai  bisogni  immediati  degli  abitatori, 
e  sia  per  opporre  dei  baluardi  contro  le  fiere.  Col  progresso  dell'agricoltura 
si  venne  a  constatare  un  gran  mutamento  nei  climi,  poiché  colla  coltura 
di  un  paese  parve  di  poterne  migliorare  il  clima,  rendendo  il  suolo  più  ac- 
cessibile ai  raggi  solari,  mentre  i  boschi  contribuirebbero  a  conservare  la  fri- 
gidità dei  luoghi,  interponendo  sempre  delle  nubi  e  delle  nebbie  fra  il  sole 
ed  il  suolo.  Nei  paesi  scoperti,  dice  Storch  (i),  l'acqua  cadendo  sulla  superficie 
della  terra  trova  dei  piani  inclinati  sui  quali  essa  scorre  rapidamente  per  im- 
mettersi nei  fossati,  nei  canali,  nei  torrenti,  nei  fiumi.  Per  lo  contrario  quando 
essa  cade  sulle  foreste  si  distribuisce  sui  rami  e  sulle  fronde  degli  alberi,  di- 
videndosi sopra  una  immensa  superficie,  in  condizione  di  una  perpetua  eva- 
porazione. D'altra  parte  l'acqua  pervenuta  ai  piedi  degli  alberi,  sparsa  fra 
sterpi  e  rovi,  non  essendo  esposta  al  sole  né  al  vento  non  si  dissipa  quasi 
mai,  donde  la  frequenza  delle  nebbie  e  delle  nubi,  ed  un  grado  eccessiva 
di  umidità  del  suolo.  Gli  è  col  progresso  dell'agricoltura,  soggiunge  Storch, 
che  si  può  rendere  ragione  del  gran  mutamento  che  si  è  operato  nel  clima 
di  molti  paesi  di  Europa.  Paragonate  l'Alemagna  di  oggi  con  quella  de- 
scritta da  Tacito,  e  voi  non  riconoscerete  lo  stesso  paese.  Secondo  l'abate 
Dubos  il  clima  di  Roma  era  ai  tempi,  in  cui  fiorivano  le  selve,  assai  più 
freddo  di  quello  che  non  sia  ai  giorni  nostri.  L'Hume  (2)  riporta  la  notizia 
riferita  da  Diodoro  Siculo,  nel  quale  questo  autore  discorrendo  delle  Gallio 
primitive,  fa  una  descrizione  che  potrebbe  oggidì  appena  applicarsi  alla 
Norvegia.  Il  mutamento  dunque  che  si  operò  nel  clima  di  quei  paesi,  si  volle 
spiegare  facilmente  coi  progressi  della  coltura  e  della  disparizione  delle  fo- 
reste che  anticamente  le  ricoprivano  (3). 

3)  Secondo  G.  Roscher  (4),  i  rapporti  quantitativi  nella  domanda  di  legna- 

(1)  Carso  di  Economia  Politica,  Gap.   II. 

(2)  Discorso  sulle  antiche  popolazioni,  nei  Saggi  politici, 

(3)  Nei  miti  Greci  più  di  un  fatto  eroico  accenna  ad  una  repressione  dei  torrenti  bo- 
schivi o  ad  un  prosciugamento  deUe  paludi  (Gurtius,  Peloponn,  ,  I)  —  intorno  agli  uc- 
celli stinfalici  ed  al  cinghiale  di  Erimanto.  Ed  ecco  la  descrizione  che  Tacito  fa  della 
Germania  {Germ..,  2,  5)  :  informem  terris,  asperam  coelo,  tris  lem  cui  tu  aspectuque ...  in 
umversum  aut  silvis  horrida,  aut  paludibus  fceda, . .  frugiferarum  arborum  impatiens,  — 
£  dimostrato  che  gli  alberi  abbassano  la  temperatura  dei  climi,  come  Humboldt  ebbe  a 
constatare  ampiamente  nell'Asia  Australe.  Un  campo  situato  in  seno  ad  un  bosco  dà  rade 
volte  più  che  metà  della  rendita  comune  ai  terreni  della  medesima  feracità  (Pfòil  :  Prin- 
cipi fondamentali.  I.)  —  In  certe  località  una  selva  primitiva  può  attraversare  per  sem- 
pre i  progressi  dell'agricoltura  (Pòppig). 

(4)  Economia  dell'Agricoltura,  trad.  L.  Luzzatti. 


—  684  — 
me  dipendono  non  solo  dal  clima,  dal  numero  degli  abitanti,  dall'abbondanza 
o  scarsezza  degli  altri  combustibili,  ma  eziandio  e  principalmente  dall*abi- 
tudine  della  popolazione  di  consumarlo  con  prodigalità  o  con  parsimonia. 
Quanto  minore  è  il  prezzo  del  legname,  altrettanta  maggior  profusione  saol 
farsi  del  medesimo;  mentre  il  risparmio  del  legname  può  essere  la  conse- 
guenza di  una  salutare  scarsezza,  la  quale  si  manifesta  nella  cessazione  del- 
l'abituale profusione,  nello  sviluppo  della  divisione  o  della  concentrazione 
del  consumo,  nella  sostituzione,  anche  in  rapporto  al  legname,  della  econo- 
mia in  danaro  a  quella  in  natura,  nella  studiosa  utilizzazione  di  tatti  i  sur- 
rogati del  legname  e  nella  introduzione  di  una  coltura  boschiva  più  intensa. 
Naturalmente  nei  paesi  freddi  il  consumo  del  legname  è  maggiore  che  non 
nei  temperati  e  caldi;  nei  paesi  ove  si  dispone  anche  di  carbon  fossile  si 
fa  minor  consumo  di  legna  ;  nei  paesi  più  innanzi  in  civiltà  il  consumo  di 
legna  è  maggiore  che  non  in  quelli  ove  la  civiltà  non  è  progredita,  potendo 
il  legname  servire  in  quelli  per  infiniti  scopi  industriali,  massime  per  co- 
struzioni di  abitazioni,  per  il  naviglio,  per  i  carriaggi,  per  le  ferrovie  ed  i 
tramways,  ecc.  Nei  piccoli  villaggi  e  nelle  cittadette  della  Russia  è  regola 
anche  attualmente  di  costruire  le  case  in  legno. 

Secondo  Brommy  (0  deve  calcolarsi  per  ogni  cannone  delle  navi  da 
guerra  una  massa  di  legname  di  looo  p.  e,  di  cui  il  90  ^/^  di  quercia 
ed  il  IO  Yq  di  faggio.  Nei  vascelli  mercantili  si  calcola  per  ogni  tonnel- 
lata I  m.  e.  di  legname.  Secondo  i  calcoli  di  Geyer  (2)  le  2267  leghe  di 
ferrovie  germaniche  avevano  nel  1862  quasi  75,000,000  di  p.  e.  di  tra- 
verse. La  ferrovia  di  Lipsia-Dresda  consuma  annualmente  in  traverse  da 
13,000  p.  e.  di  legname  (3). 

4)  A  misura  che  l'agricoltura  fece  dei  progressi  i  boschi  si  diradarono,  in 
parte  per  lo  estendersi  della  lavorazione,  in  parte  per  effetto  della  moltipli- 
cazione del  bestiame  (4).  H  taglio  esteso  contemporaneamente  a  tutte  le  parti 


(1)  La  marina^   1848. 

(2)  Revue  des  deux  mondes,  15  maggio   1862. 

(3)  Utilizzazione  delle  foreste, 

(4)  Sotto  il  rapporto  della  vegetazione  la  natura  ha  per  cosi  dire  divise  le  montagne 
alpestri  in  tre  zone  distinte:  suUe  sommità,  presso  le  rocce  ed  i  ghiacci,  il  pascolo;  sai 
decliv},  le  foreste;  nelle  valli,  le  coltivazioni  ed  i  villaggi.  Sventuratamente  cotesta  di- 
visione naturale  di  frequente  è  stata  perturbata;  troppo  spesso  gli  abitanti,  abbandonando 
le  valli,  si  sono  installati  nelle  regioni  elevate,  hanno  dissodate  le  foreste  attorno  le  loro 
dimore,  e  messo  a  coltura  terre,  che,  sminuzzate  dall'aratro,  sono  incessantemente  franate 
dalle  pioggie;  più  spesso  la  zona  del  pascolo  si  è  distesa  su  quella  deUe  foreste,  e  si  è 


—  685  — 

bosco,  ed  il  trasporto  del  legname  da  una  estremità  air  altra  richieggono 
Ito  tempo,  danneggiano  la  giovane  e  crescente  vegetazione,  impediscono 
ìvigilare  sui  lavoratori,  e  rendono  impossibile  una  esatta  tassazione  del 
jco.  Perciò  se  forte  è  il  bisogno  di  legname,    e  molto  esteso  T  esercizio 

pascolo,  il  bosco  corre  incontro  al  perìcolo  della  devastazione;  dacché 
giovani  pianticelle  crescono  contemporaneamente  per  tutto  il  bosco,  esse 
1  possonsi  in  nessun  modo  proteggere  contro  il  bestiame  che  impedisce  le 
scenze  dei  polloni  e  dei  rimetticci  (0,  massime  in  quei  luoghi,  nei  quali 

la  inclemenza  del  clima  e  per  la  pochezza  e  sterilità  del  terriccio  il  bosco 
1  può  più  risorgere.  Nel  medioevo  l'importanza  dei  boschi  era   frequen- 
lente  stimata  sulla  base  del  numero  dei  maiali  che  vi  si  potevano  ingrassare. 
l  Brandeburgo    vi  furono  divieti  per   arrestare  i    frequenti  incendi    fatti 
l'interesse  dei  pascoli,   E  nella  Prussia  occidentale  si  abbruciavano  grandi 


andita  per  le  devastazioni  giornaliere  dei  pastori.  Estendendo  ciascun  anno  i  suoi  li* 
.  più  bassi  nelle  montagne  essa  è  finita  coli*  invadere  pendi  perfettamente  spogli  dei 
•  boschi. 

I  )  «  La  causa  più  rilevante  e  persistente  che  ha  distrutti  i  boschi  in  lontananza  dell'  a- 
to  e  che  tende  continuamente  a  rovinare  i  rimanenti  è,  senza  dubbio,  il  mal  regolato 
;olo  degli  animali.  Sia  per  uso  civico,  sia  per  affitto  o  fide^  si  sono  ammessi  gli  ani* 
i  a  liberamente  pascolare  nei  boschi,  senza  restrizione  di  sorta.  Non  si  volle  giammai 
olare  che,  durante  il  pascolo,  non  vi  può  essere  riproduzione  di  alberi  perchè  il  dente 
'animale  è  più  distruttivo  di  cento  scuri  e  che  distrugge,  assieme  alle  erbe  pratensi, 
tissime  pianticelle  nate  dai  semi  caduti  dagli  alberi  vicini;  pianticelle  che,  lasciate  in 
ire  del  terreno,  avrebbero  ben  presto  rivestito  il  suolo.  Anche  i  teneri  getti  che  spun- 
3  dai  vecchi  ceppi  sono  ròsi  dall'animale  il  quale  porta  sempre  la  bava  velenosa  e  di- 
ggitrice  dei  germogli  colà  dove  mette  bocca.  Gli  stessi  arboscelli  che  offrono  buona 
ranza  non  vanno  esenti  dalla  distruzione,  poiché  il  bue,  la  vacca,  il  cavallo  e  la  gin- 
ita  addentano  anche  in  alto  e  fin  dove  le  labbra  possono  giungere.  £  delle  capre  cosa 
mo  ?  È  noto  che,  per  rosicchiare  i  ramoscelli,  questi  animali  si  arrampicano  fin  sopra 
rossi  alberi  e  neanche  risparmiano  il  limitare  dei  più  pericolosi  precipizi,  purché  la  loro 
srdigia  resti  soddisfatta.  Adunque,  impedita  per  tal  guisa  la  riproduzione  degli  alberi,, 
consegue  che  il  bosco  finisce  col  perdere  tutti  i  suoi  mezzi  di  conservazione.  Un  esem*^ 

molto  chiaro  dell'effetto  del  libero  pascolo  si  osserva  nel  Tavoliere  di  Puglia.  Non 
ena  Alfonso  d'Aragona  volle  favorire  la  pastorizia,  destinando  la  maggior  parte  della 
!a  pianura  della  Capitanata  ad  uso  di  pascolo,  ben  presto  sparirono  i  boschi  colà  esi- 
iti,  ed  in  quelle  bellissime  pianure  invano  ora  l'occhio  scorge  un  albero.  Sparirono  gli 
chi  alberi,  né  mai  di  novelli  potettero  riprodursi  in  quelle  contrade.  Nella  maggior 
te  degli  Abbruzzi,  che  pure  forniscono  il  pascolo  estivo,  osservasi  ancora  il  medesimo 
tto,  ed  i  monti  destinati  a  questo  scopo  tono  interamente  nudi  ed  offrono  solamente 
(ose  giogaie,  burroni  aridi,  scoscendimenti  e  smottamenti,  lavine  chine,  brulle  e  franose.  > 

Mancini,  Rimboschimento  in  Italia^  Studi  e  proposte,   1879). 


—  686  — 

tratti  di  boschi  allo  scopo  di  promuovere  l'apicoltura.  Fu  deplorato  altresì 
il  taglio  del  legname  nell'epoca  della  vegetazione  come  in  Vallachia  ove  si 
atterrano  delle  piante  al  solo  scopo  di  porgerne  alle  capre  le  foglie. 

5)  Frequenti  cause  del  diboscamento  furono  gl'incendi  fortuiti,  come 
quelli  causati  dallo  accendi  mento  delle  stoppie,  degli  sterpi  o  delle  piote 
erbose  sui  monti,  o  del  feltro  esistente  in  fondo  ai  laghi  disseccati;  cosi 
pure  gl'incendi  avveratisi  per  incuria  dei  carbonai  nel  non  attendere  con 
diligenza  alle  carbonaie,  o  per  i  pastori  i  quali  sovente  accendono  vasti 
fuochi  all'aperto  per  premunirsi  dalle  frescure  mattutine,  oppure  perchè  av- 
vamparono le  loro  capanne  fatte  di  legna  o  di  paglia;  quelli  dolosi  perpe- 
trati per  vilissime  vendette  ;  o  quelli  fatti  per  facilitare  i  dissodamenti  come 
anche  oggidì  suol  praticarsi  inconsideratamente  nelle  foreste  vergini  d'Ame- 
rica (0. 

6)  Infine  diremo  che  cause  del  diboscamento  furono  gli  avvenimenti 
guerreschi.  La  selva  riusci  in  ogni  tempo  facile  e  sicuro  luogo  di  ricovero 
o  di  sorpresa  per  gli  eserciti  tanto  nelle  loro  misure  strategiche  di  difesa 
o  di  offesa,  come  nei  casi  di  sbaragliamento  o  di  sconfìtta,  massime  da 
parte  delle  armate  indigene,  perchè  conoscitrici  dei  luoghi.  Le  selve  poi 
furono  sempre  il  ricettacolo  di  banditi;  sicché  famose  restarono  le  selve 
di  Boemia,  ove  Schiller  raccolse  i  suoi  masnadieri;  e  memorabili  rimarranno 
le  selve  che  univano  gli  antichi  Stati  della  Chiesa  al  Napoletano,  e  quelle 
della  Sila  per  fasti  briganteschi. 

Tutti  i  conquistatori,  entrando  in  nuovi  paesi,  per  garantirsi  dalle  sor- 
prese degli  indigeni,  ebbero  in  mira  di  distruggere  le  selve,  massime  quelle 
poste  lungo  le  vie  militari  e  sui  valichi  angusti  e  strategici.  Infatti  Cesare 
distiusse  la  famosa  selva  di  Marsiglia,  per  spaziare  liberamente  nella  Pro- 
venza.   L'Irlanda    èra    ricchissima    di   selve  non  solo  ai  tempi  di  Giraldus 

(i)  Sarebbe  impossibile,  ben  dice  l'Orlandini  (Trattato  di  Boschicoltura\  di  negare  che 
in  passato  i  maggiori  danni  sono  derivati  ai  boschi  per  fatto  di  coloro  che  li  possederà- 
no.  A  preferenza  ne  soffrirono  i  boschi  di  alto  fusto,  i  quali  offrivano  legname  da  con- 
vertire in  danaro,  il  quale  legname  si  credeva  inesauribile  quando  esistevano  molti  di 
questi  boschi.  Spesso  i  distruttori  vedendo  che  per  tagliare  le  grosse  piante  ci  occorreva 
troppo  tempo  e  troppa  spesa,  e  che  per  la  grande  quantità  di  legname  da  combustione 
i  prezzi  di  smercio  erano  divenuti  molto  tenui,  e  che  il  guadagno  in  gran  parte  rimaneva 
assorbito  dalle  spese  dei  trasporti,  affidarono  in  molti  luoghi  .al  fuoco  l'opera  deUa  distru- 
zione dei  boschi,  sorpresi  dei  primi  felici  ed  effìmeri  risultati,  ed  atterriti  poscia  dai  pro- 
fondi baratri  scavati.  Talvolta  i  proprietari  dei  boschi  commbero  ad  uomini  prezzolati  la 
clandestina  distruzione  delle  foreste,  per  non  trovarsi  direttamente  esposti  alle  multe  ed 
al  rigore  della  legge. 


—  687  — 
Cambrensis  (1171),  ma  eziandio  a  quelli  di  Elisabetta,  e  persino  al  prin- 
cipio del  secolo  XVIII  (0.  Ma  quasi  in  ogni  guerra  contro  gl'Inglesi  si 
eseguirono  grandiosi  dissodamenti  per  motivi  politico-strategici;  altri  disso- 
damenti si  operarono  sotto  Guglielmo  ni  a  causa  della  poca  sicurezza  della 
proprietà  fondiaria.  Ora  l'isola  è  quasi  interamente  denudata,  le  piante  sono 
articolo  di  lusso  dei  parchi,  ecc.,  ed  i  cadaveri  si  seppelliscono  in  una  stuoia 
anziché  nelle  casse  (2).  In  seguito  alle  guerre  dei  30  anni  in  Germania  la 
politica  del  dissodamento  e  della  colonizzazione  si  applicò  su  larghe  basi. 

Nel  1796  un  generale  francese  "propose  di  distruggere  le  foreste  della 
Francia  del  mezzodì,  perchè  erano  diventate  il  rifugio  ed  il  covo  dei  rea- 
listi (3).  Vari  generali  francesi  proposero  le  stesse  misure  pel  mezzodì 
d'Italia,  ed  in  ispecie  per  le  Calabrie.  E  per  ultimo  diremo  Che  si  ebbe 
bisogno  di  estesi  diboscamenti,  sia  per  la  formazione  di  grandi  campi  per 
esercitazioni  militari,  sia  per  scoprire,  a  perdita  d'occhio,  intomo  alle  for- 
tezze, vasta  zona  di  terreno  raso,  nello  scopo  di  preservarle  da  sorprese 
di  eserciti  nemici;  infine  si  praticarono  in  fretta  larghissimi  diboscamenti 
quando  si  ebbe  bisogno  di  costituire  subito  campi  trincerati  (4). 

Ed  ecco  accennato  brevemente  le  molteplici  cause  del  diboscamento. 

in. 

Quel  brillante  e  dotto  scrittore  che  è  Paolo  Lioy,  discorrendo  delle 
Armonie  della  vita  (s),  scrive  :  L'uomo  giustamente  considerasi  quale  agente 
geologico,  e  che  tale  ei  sia  provano  le  opere  grandiose  :  perforazioni  di 
montagne,  tagli  d'ismi,  serragli  coi  quali  rintuzza  la  irruenza  dell'Oceano,  ecc. 
In  via  ordinaria,  ei  soggiunge,  l'azione  dell'uomo  ha  per  effetto  lo  impo- 
verimento del  suolo,  la  degenerazione  della  natura,  lo  inasprimento  dei 
climi.  L'uomo  ha  ridotto  sterili  deserti  e  inospite  steppe  molte  contrade 
della  Persia,  della  Mesopotamia,    dell'Idumea,    dell'Asia  minore,  un  tempo 

(1)  Spencer,  verso  il  1652,  e  Boate,  Naturai  History  of  Treland, 

(2)  Mac-Culloch:  Statisi, 

(3)  Delabergerie  :  Hist,  de  VAgricuU  Frane,   181 5. 

(4)  Le  vicende  guerresche,  che  lungamente  imperversarono  in  Italia,  contribuirono  a 
distruggere  i  boschi  di  alto  fusto,  per  fare  navi  da  guerra  e  da  commercio,  per  fare  trin- 
cee degli  eserciti,  e  per  le  altre  operazioni  guerresche.  Molti  boschi  alpini,  che  erano  ri- 
masti intatti,  vennero  distrutti  nelle  emergenze  delle  grandi  guerre  Napoleoniche  (Orlan- 
dini,  Op,  eit.), 

(5)  Escursione  sotterra. 


—  688  — 

floride  e  ricche.  Vasti  e  pingui  paesi  furono  immiseriti  dai  Siculi  e  dagli 
Etruschi  ;  già  nella   Carolina  e  nell* Alabama  i  recenti  colti   cominciano  ad 

■ 

esaurirsi.  I^e  pianure,  spogliate  dalle  primitive  foreste,  cagionano  ardenti  siccità: 
gli  argini  fra  cui  si  rinserrano  i  fiumi  ne  rendono  a  lungo  andare  più  indo- 
mito  e  pericoloso  l'impeto.  E  che  dire  delle  montagne  denudate  dì  bòschi? 
Dei  più  crudeli  inverni,  che  ora  in  confronto  del  passato  secolo  affliggono 
la  Svezia,  reputarsi  cagione  le  selve  abbattute  ;  il  fierissimo  vento  che  imper- 
versa frequente  sulla  Provenza  moriva  un  tempo  fra  le  antiche  foreste  delle 
Cevenne.  Gli  alberi  erano  fortezze  delle  Alpi  ;  questi  grandi  edifizi  sono 
in  lenta,  ma  continua  rovina,  accelerata  dalla  scure  devastatrice  che  afGretta 
repoca  in  cui  quei  diroccati  monumenti  saranno  spianati,  ed  allora  i  venti 
sciroccali  correranno  infuocati  sulle  nostre  pianure,  la  temperatura  salirà 
novellamente  senza  che  la  esuberante  vegetazione  del  mioceno  e  plioceoo 
abbellisca  la  terra,  le  stagioni  si  succederanno  aride  ;  invece  delle  selve  a  foglie 
larghe  e  sempre  verdi  dei  di  terziari  questi  luoghi  saranno  coperti  daDe 
esili  gramigne  delle  steppe.  L*uomo  dunque  lavora  a  distruggere  i  colossi 
organici  delle  gigantesche  conifere ,  e  tendendo  a  far  diminuire  sulla  tem 
le  piante  fanerogame  arboree,  fatalmente  apparecchia  il  trionfo  delle  fene- 
rogarne  erbacee,  delle  crittogame,  ecc. 

i)  Le  località  dunque  divennero  asciutte  perchè  le  montagne  denudate 
non  potettero  assorbire  dall'aria  tanta  umidjfà,  come  quando  erano  rivestite 
di  selve,  e  se  pure  la  intensità  ed  il  numero  delle  piogge  non  diminuì, 
queste  tuttavia  si  ripartirono  meno  favorevolmente.  Ormai  è  assodato  che 
uno  stretto  rapporto  esista  fra  gli  alberi  ed  il  vapore  acqueo  sparso  nelU 
atmosfera.  Gli  alberi  attraggono  le  nubi  e  discaricano  il  vapore  acquoso. 
Nelle  alture  le  nebbie  sono  più  frequenti  per  l'umidità  che  serbano  le 
foreste,  le  praterie  delle  montagne  (0.  Mathieu  calcola  che  la  quantità  & 
pioggia  che  si  versa  in  una  regione  boschiva  è  del  6  °/o  superiore  a  quella 
che  cade  in  una  regione  spoglia  di  vegetazione.  Secondo  Masure  le  foreste 
riducono  in  pioggia  le  nubi  che  il  vento  sud-ovest  fa  scorrere  sopra  di  esse: 
all'oriente  dei  boschi  si  avvera  il  massimo  di  precipitazione  acquosa.  Sicché 
il  genere  di  coltura  basta  a  modificare  il  numero  dei  giorni  piovosi,  infatti 
un  suolo  boschivo  o  ricoperto  di  una  vegetazione  fitta  contribuisce  a  ren- 
dere la  pioggia  più  frequente  che  non  i  luoghi  rocciosi  ed  incoltivati.  Secondo  I 
i  calcoli  di  Sartiaux  e  Fautral  quando  su  di  un  suolo  nudo  si  versano  421  miQi*  I 
metri  di  pioggia,  in  mezzo  al  bosco  ne  cadono  455  millimetri.  Nel  bosco  Yenr 

(i)  Lombardi   Climatolo^e  medicale. 


—  689  — 
porazione  è  più  lenta  anziché  nell'aperta  campagna  (70  YJ.  Ebermayer  calcolò 
che  la  evaporazione  nel  bosco  era  in  media  2-3  volte  minore  che  nei  campi 
liberi  ;  che    l'umidità   assoluta    era    appena  modificata,  la   relativa  sempre 
elevata,  cioè  nel  massimo  caldo  (luglio)  era  del  io  Y^,  nel  massimo  freddo 
(gennaio)  del  3,77  Vo  —  naedia  6  ^J^,  Tali  condizioni  variano  in  ragione  della 
estensione  della  superficie  boschiva,  ed  a  seconda  che  i  terreni  vicini  sono 
incolti  ed  asciutti,  o  umidi  ed  erbosi.  I  luoghi  situati  più  in  alto  (vette   e 
pendici  di  monti)  presentano  differenze  più  pronunciate  che  non  quelli  nei 
siti  bassi.  Le  foglie  degli  alberi  evaporano    immediatamente  una  parte  del- 
l'acqua che  cade,  come  le  piante   coltivate   nelle  colture    agricole  :    acqua 
evaporata  che  raggiunge  il  20-30   Y^.   Grande   eziandio  è  la  evaporazione 
dell'acqua  che  le  piante  assorbono  dal  terreno,  dopo  aver  riparato  ai  bisogni 
della  loro  nutrizione.  Schleiden  calcolava  che  la  quantità  d'acqua  evaporata 
dagli  alberi  di  un  bosco  equivaleva  a  dieci  volte  quella  che  cade  sopra  una 
superficie  di   uguale  dimensione.  Pettenkofer    calcolò   che  la   evaporazione 
prodotta  dalle  querce  rappresenta  più  di  8  volte  l'acqua  caduta  su  di  una 
superficie  uguale  a  quella  che  le  querce  ricoprono.  Naturalmente  nelle  foreste 
a  foglie  caduche  nello  inverno  coteste  differenze  non  si  avverano  più  (0.  Ora 
la  natura  coprendo  le  montagne  di  alberi  coniferi  promuove  per  mezzo  di 
essi  non  solo  un  grado  costante  di  umidità,  ma  favorisce  altresì  lo  sviluppo 
di  piccoli  suffrutici,  i  quali  amano  il  rezzo  degli  alberi  medesimi.  Le  dafne, 
i  rododendri,   le  mirtille,  le  eriche   crescono   copiose   nelle  selve  resinose  ; 
essi  colle  estese  e  robuste  radici  legano  la  superficie  del  terreno,   tratten- 
gono le  acque,  e  per  mezzo  della  putrefazione  accrescono  il  terreno  vege- 
tale, il  quale  a  sua  volta  è  sustrato  ed  alimento  per  le  piante  (2).  Trattenute 
in  cotal  guisa  le  acque  nelle  sommità  o   sulle    pendici  delle    montagne  vi 
filtrano  lentamente,  e,  raccogliendosi  in  vaste  escavazioni  o  serbatoi,  alimen- 
tano di  continuo  le  sorgenti.  All'opposto  le  acque  cadendo  su  arido  suolo 
sia  pure  coperto  di  molli  erbette,  non  potendo  essere  assorbite  dal  terreno, 
né  trovando    nelle  foglie   degli   alberi    protezione   contro  una  evaporazione 

(1)  E.  Fazio:   Trattato  di  Climatologia  e  d^ Igiene, 

(2)  Per  gli  ostacoli  che  gli  alberi  oppongono  alla  pioggia  che  scorre  alla  superfìcie 
del  suolo,  essi  ne  rallentano  il  corso  e  ne  scemano  la  forza  d'erosione.  Coll'intrecciarsi 
delle  radici  si  ferma  il  suolo  sui  declivi,  e  se  ne  impedisce  il  franamento  :  infìne  con  il 
riparo  che  la  cappa  del  fogliame  dà  al  terreno,  si  estingue  l'urto  delle  ondate ,  e  se  ne 
attenua  la  violenza.  Gli  alberi  s'impadroniscono  del  suolo  con  una  violenza  di  cui  appena 
possiamo  farci  un'idea  :  essi  disgregano  le  roccie  le  più  dure  e  le  trasformano  in  terra 
vegetale.  Cosi  J.  Clave  {Revue  des  Deux  Mondes,  Févr.  1881). 

44 


—  6go  — 

istantanea,  né  nelle  radici  e  nelle  incespugliate  zolle  una  resistenza,  venendo 
dirotte  dalFatmosfera,  scorrono  libere  sugli  screpolati   declivi  delle  monta- 
gne,   sciolgono  gli    strati  superficiali  del  terreno,  ed   impregnate  di  quelli 
irrompono  periodicamente  in  masse  torbide  e  furiose  nelle  sottoposte  valli 
e  nelle  pianure.    Spogliati  cosi  della   terra,    che    li   sosteneva   e  li  alimen- 
tava,  molti  alpestri  boschi   trassero    sempre  più  languida   vita  o  perirono 
affatto,  lasciando  le  nude  roccie  esposte  di  continuo  all'azione  libera  delle 
procelle.  Schiuso  una  volta    il   varco  alla  ruina  le  acque  crearono  poco  a 
poco  larghi  e  profondi  solchi  ;  e  raccogliendosi  in  masse,  e  con  impeto  mag* 
giore,  travolsero  nel  loro  corso  le  ghiaie,  sempre  più  divallando  quei  luoghi, 
ed  aprendo   frane  e    burroni.  Gli  sgretolati  ammassi   di  rocce,    i  disciolti 
cementi  che  li  tenevano  collegati,  rotolarono  dai  fianchi  delle  montagne  (m 
i  torbidi  flutti,  sicché  andò  sempre  crescendo  l'estensione  degli  spazi  isteriliti 
I  torrenti  (0  acquistarono  una  sterminata  potenza  malefica,  una  squallida  e  nera 
celebrità,  che  le  cronache  dei  secoli  trascorsi  non  avevano  mai  menzionato. 
È  nelle  Alpi  francesi  e  sul  versante  italiano  delle  Alpi  svizzere  che  i  tor- 
renti producono  specialmente  i  loro  effetti  disastrosi,  perché  queste  montagne 
completamente  diboscate  sono  direttamente  esposte  al  soffio  del  foehn^  vento 
caldo  che  fonde  subitamente  le  nevi,  e  provoca,  in  quel  clima   secco,  ura- 
gani violenti,  che  scrosciano  istantaneamente    su    cotesti  friabili  declivi  Le 
Alpi  centrali,  che  sono  bagnate  da  pioggie  più  frequenti,  e  che  hanno  con- 
servata una  vegetazione  legnosa  ed  erbacea  sufficiente  a  proteggere  il  suolo^  : 
vi  sono  molto  meno  esposte.    L'illustre  geologo  Stoppani,  giorni  or  sono, 
in  una  sua  dotta  comunicazione  sulle  ghiacciaie  delle  Alpi,  ricordava  come . 
le  ascensioni   alpine   siensi  fatte   oggi  agevolissime,    dacché   vanno  colasse 
scomparendo  ed  attenuandosi  le  ghiacciaie,  meraviglia  un  di,  non   remoto^ 
di  più  arditi  alpinisti.  Egli  aveva  potuto  rilevare  una  stretta  corrispondena 
fra  la  disposizione  delle  ghiacciaie  sulle  Alpi,  con  il  disseccamento  delle  so^ 
give  di  acqua  potabile,  un  di  sgorganti   copiose  e  continuamente   ai  piedi 


(i)  «  Quando  si  esaminano,  dice  Surell,  i  terreni  in  mezzo  dei  quali  sono  gettati  ì  tof 
rentl  di  origine  recente,  ognuno  si  avvede  chs  essi  sono  sempre  spogliati  di  alberi  e  I 
ogni  specie  di  vegetazione  fronzuta.  Quando  si  esaminano  pel  contrario  le  parti  postt* 
riori,  i  fianchi  di  cui  sono  stati  di  recente  diboscati ,  quelle  si  veggono  corrosi  da  ^ 
infinità  di  torrenti,  i  quali  non  si  sono  potuti  formare  evidentemente  che  in  questi  ultót 
tempi.  Dovunque  sono  torrenti  recenti  non  vi  sono  foreste,  e  dovunque  si  è  diboscatoli 
suolo  si  sono  formati  dei  torrenti  ;  in  guisa  che  gli  stessi  occhi  i  quali  hanno  veduto  ci* 
dere  le  foreste  sul  declivio  di  una  montagna,  subito  vi  hanno  veduto  apparire  una  Tsàit 
tudine  di  torrenti  ». 


—  691  — 

<ii  quelle.  Inoltre  il  dotto  professore  rilevava  una  corrispondenza  fra  le 
:ghiacciaie  alpine  e  le  marine,  oggi  fattesi  anch'  esse  meno  resistenti,  donde 
le  non  disperate  navigazioni  polari. 

L' illustre  nostro  De  Gasperis  mi  faceva  riflettere  che  ciò  poteva  rianno- 
<larsi  a  certe  leggi  di  ordine  generale,  universale,  pertanto   conveniva  meco 
<:he  Tuomo  può  col  suo  lavorio  cieco  influire  a  produrre  certe  deviazioni 
nel  corso  di  alcuni  fenomeni  naturali.  £,  senza  avere  la  pretesa  del  natu- 
ralista, io  posso  concepire   che  il  diboscamento   esteso   su  una   vastissima 
superficie  terrestre,  perturbando  gli  scambi  incessanti  che  vi  si  avverano,  ha 
potuto  influire  a  spostare  certe  leggi  costanti  nei  rapporti  della  temperatura 
^  delle  correnti  aeree,  epperò  anche  nelle  formazioni  delle  ghiacciaie  alpine 
«  polari.  I  fiumi,  sopraccarichi  nella  loro  massa,  straripando  dai  loro  letti,  in- 
vasero pianure,  abbatterono  dighe,   allagarono  paesi,    travolsero  edifici,  do- 
vunque disseminando  miseria  e  squallore.  Humboldt  (0  ricorda  che  in  Francia 
ripetevasi    anticamente  il  proverbio  che   la  Saona  usciva  dal  letto  soltanto 
nove  giorni  dopo  che  aveva  incominciato  a  crescere,  ora  essa  straripa  nel  se- 
condo o  nel  terzo  giorno.  Gli  argini  di  Grenoble  dovettero  dal  1840  in  poi 
continuamente  rialzarsi  con  un  dispendio  di  600,000  franchi  (2).  Simili  osser- 
vazioni si  fecero  in  Ungheria.  —  E  che  cosa  diremo  dello  spettacolo  miserando 
che  ne  offrirono  giorni  addietro  i  nostri  fiumi  nel  nord  d'Italia?  Il  Po,  T Adige, 
l'Adda,  il  Bacchiglione,  il  Brenta,  il  Panaro,  il  Reno,  il  Ticino,  il  Chiese, 
il  Tanaro,   il   Piave,  il   Motta,  il   Tartaro,   ecc.,  gonfiando  enormemente, 
ed  usciti  dai  loro  letti,  ruppero  argini,  crollarono  ponti,  invasero  pianure, 
franarono  colline,   inondarono   Verona,  Rovigo,   Ferrara,    Cremona,   Pavia, 
Como,  Treviso,  Vicenza,  Belfiore,    Acquate,   Comelico ,    Cenzenighe ,  ecc.  ; 
ruppero  le  vie  di    comunicazione,   travolsero   masserizie,   abbatterono  case, 
Tnieterono    vittime.    Incalcolabili   sono  i  danni  (3)    di  tali   inondazioni,   ed 
incommensurabile    sarà    lo   squallore  e  la   miseria   che    ne   seguiranno    fra 
quelle  laboriose  e  pacifiche  popolazioni  1  Lo  Stato  era  appena  sulla  via  per 
riparare  il  vuoto  che  nel   bilancio  produssero  le  non   lontane   inondazioni 
-del  Tevere,  del  Po,  e  di  Reggio-Calabro,  e  gli  altri    danni    prodotti  dalla 

(i)  Nuova  Spagna^  II. 

(2)  Gauetta  Universale  d'Augusta^.  1843. 

(3)  I  danni  prodotti  nella  provincia  di  Belluno  soltanto  nel  momento  che  scrivo  si  cal- 
colano a  IO  milioni.  Crollarono  18  ponti.  Si  calcola  a  60,000  la  popolazione  priva  affatto 
<li  tetto.  Da  Vienna  si  ha  che  le  inondazióni  hanno  interrotto  la  linea  del  Brennero,  in 
Callizia,  per  circa  80  chilometri.  Notizie  consimili  pervengono  ogni  giorno  dal  Mezzodì 
<della  Spagna,  della  Francia,  e  da  molti  paesi  danubiani. 


—  692  — 
grandine,  quando  sopraggiunge  sififatta  jattura.  Ecco  di  quali  danni  irreparabili 
fu  causa  il  cieco  diboscamento  operatosi  nel  Trentino,  nel  Cadore,  nel  Bel- 
lunese, e  nelle   Alpi  Gamiche,  ecco  gli  effetti  che  seguirono  all'opera  van- 
dalica dell'uomo  incivilito  1 

I  fiumi  dei  paesi  diboscati  mentre   ingrossano  nella  primavera  e  nell'an- 
tunno,  rapporto  al  servizio  di  navigazione  impoveriscono  di  acqua.  Ai  tempi  di 
Vespasiano  l'Ebro  era  navigabile  (0,  ai  tempi  dei  Mori  esso  era  navigabile  per 
sole  87  leghe,  ed  al  principio  del  secolo  XVII  soltanto  da  Tortosa  in  poi. 
Al  tempo  di  Pietro  il  Gru  dele  si  poteva  risalire  il  Guadalquivir  sino  a  Cor- 
dova. A  Saragozza  costruivansi  numerose  navi.  Il  Manzanaro  (*)  fu  naviga- 
bile fino  al  secolo  XV.  Il  diboscamento  lungo   la  vasta  vallata  del  Tevere, 
mentre   fu  causa  di  continue    inondazioni,   vuoi  per   la  decresciuta  massa 
d'acqua,  in   tempi  ordinari,  vuoi  per  il  continuo   riempimento   di  terreno, 
trasportato  dalle  alluvioni,  si  è  reso  poco  o  nulla  a  gevole  per  la  navigazione 
Anche  il  taglio  delle  piante,  cresciute  in  sulle  rive,  contribuisce  al  dissecca- 
mento dei  fiumi.  Boussingault  (3)  ricorda  quel  lago  isolato  della  Venezuela, 
il  cui  specchio,  dietro  il  taglio  delle  selve  adiacenti,  abbuiò,  ma  rialzossi  noa 
appena  le  medesime  furono  ristabilite.  La  bellissima  cascata  di  Gaserta  og- 
gidì è  divenuta  un  simulacro  da  quella  che  era  pochi  anni  addietro,  e  ciò 
dopo  che  fu  diboscato  il  Taburno.    A  Telese  in  ragione  che  si    operarono 
i   diboscamenti   sul  vasto  Matese   difettarono   le  sorgenti  minerali,  ed  altre 
potabili,  come  lo  stesso  potremo  dire  di  tante  altre,  alcune  delle  quali  ora 
sono  estinte  affatto,  perdendosi  in  cotal  guisa  non  pure  l'acqua  per  gli  usi 
domestici  ma  quella  impiegata  per  forza  motrice. 

Adunque  il  diboscamento  come  primo  fatto. arreca  un  solenne  perturba- 
mento nei  rapporti  meteorologici  relativi  allo  stato  igrometrico  :  da  una  parte 
estrema  siccità,  dall'altra  pioggie  impetuose  e  perdite  delle  sorgive. 

2)  Si  disse  innanzi  che  coi  progressi  dell'agricoltura  ebbe  ad  osservarsi  un 
cambiamento  nei  climi,  e  come  questi  si  facessero  più  caldi  e  più  dolci; 
ciò,  non  bene  inteso  ed  esagerato,  fu  causa  di  più  largo  diboscamento.  L'in- 
fluenza dei  boschi  sulla  temperatura  dell'aria  e  del  terreno  fu  studiata  se- 
curatamente  da  Erbermayer  (4).  La  media  temperatura  annuale,  la  quale  va 
decrescendo  dalla  superficie  alla  profondità,  e  che  discende  di  mezzo  grado 
da   1-4  piedi,  è  ancora  minore  nel  suolo  boschivo:  a  parità  di  condirioni 

(i)  Plinio:  H,  N.  ITI, 

(2)  Minutolì:  La  Spagna. 

(3)  Annales  de  Chini,  et  de  Phys.  Voi.  LXIV. 

(4)  Die  pkysikalischen  Eimuirhungen  des    ìValdes  auf  Luft  und  Boden,  ecc.  l%1l* 


—  693  — 
il  grado  osservato  nella  profondità  di  quest'ultimo  è  in  generale  di  2 1 Yo  più 
basso  di  un  suolo  nudo.  In  primavera  il  suolo  della  foresta  è  di   i  Ys  grado 
R.  più  freddo  del  suolo  dei  campi;  in  estate  la  differenza  in  meno  rag- 
:giunge  3,49  g*  R*;  in  autunno  essa  torna  ad   1,22;  in  inverno  è   quasi 
nulla.  Adunque  la  media  temperatura   nel  suolo  boschivo  è  di  i  Y^  R.  più 
debole  che  nel  suolo  nudo.  Erbermayer  osservò  eziandio  che  Taria  del  bosco 
presenta  ima  media  di  temperatura  annuale  alquanto  più  fresca  che  nei  campi 
aperti  a  parità  di  sito:  ciò  varierebbe  secondo  le  specie  degli  alberi  e  se- 
condo la  elevazione    del  suolo  (in  media  circa  il    io  %).   In  inverno    di 
giorno  è  minore,  mentre  di  notte  l'aria  della  foresta  è  alquanto  più  calda, 
in  primavera  è  in  media  più  fresca  di  oltre  i.°  C.  In  estate  l'abbassamento 
-della  temperatura  è  massimo,  ed  ascende  in  media  da  2.^  fino  a  2,  5.^  C, 
nelle  ore  alte  del  giorno  arriva  fino   a  5.^  e  6.^  C,    minore  nella  sera  e 
nella  notte,  in  cui  ciascuno  avrà  provato  che  la  temperatura  nello  interno  del 
bosco  era  più  alta  di  quella  dei  campi  aperti.  In  autunno  l'aria  dei  boschi 
<li  giorno  è  più  fresca  (o,  5,®  C),  e  di  notte  più  calda  (o,  2.^-0, 3.°  C).  Si 
può  dunque  ritenere  che  il  clima  della  foresta  presenti  una  maggiore  uni- 
formità riguardo  alla  differenza  fra  il  giorno  e  la  notte  ;  che  l'azione  solare 
riesca  più  moderata  e  la  si  avverta  nelle  ore  alte  della  giornata  ;  che  la  pre- 
cipitazione del  vapore  acquoso  sia  più  cospicua,  donde  un  grado  maggiore 
di    umidità  relativa,    poiché    le    correnti    d'aria,   sature    di    quello,  pene- 
trando nell'ambiente  più  fresco  del  bosco,  vengono  in  parte  a  condensarsi. 
Cotesti  rapporti  sarebbero  quasi  costanti  per  tutto  l'anno  nelle  foreste  a  foglie 
verdi  e  perenni,  ma  nelle  boscaglie  a  foglie  caduche  si  limitano  gli  effetti  al 
tempo  della  durata  delle  foglie  verdi.  A  tutto  questo  si  aggiunga  che  il  clima  del 
bosco  in  estate'  riesce  gradito,  perchè  la  luce  viene  ad  essere  moderata,  ed 
il  caldo  assai  più  sopportabile.  Ne  segue  che  specialmente  nei  paesi  caldi 
bisogna  conservare  le  foreste,  e  che  converrà  crearne  delle   nuove  quando 
esse  siano  sparite,    perchè    da    una  parte  esse  abbassano  la  temperatura,  e 
dall'altra  provocano  le  pioggie,  senza  le  quali  non  vi  ha  possibilità  di  vege- 
tazione. La  salute  delle  colonie  francesi  in  Algeria  è  a  cotesto  prezzo.  L' Egitto 
fu  sempre  indicato  quale  paese  ove  non  pioveva  mai,  ed  il  quale  senza  le 
periodiche  inondazioni  del  Nilo  sarebbe  stato  arido  e  deserto.  Ebbene,  dopo 
che  furono  eseguite  vaste  distese  di  alberatura  in  varie  località  di  quel  paese 
(vicinanze  del  Cairo)  di   frequente  la  pioggia  si  è   fatta    conoscere.    Certa- 
mente le  immense  pianure  della  Russia  non  erano  inospiti   steppe  quando 
^rano  popolate  di  foreste. 

3)  Bene  spesso  le  foreste  si  sono  opposte  a  correnti   generali  fredde  ed 


—  694  — 

umide;  infatti  il  Weber  (0  ricorda  che  in  Inghilterra  nelle  fredde  giornate 
d'inverno,  tra  i  teneri  arbusti  esotici,  le  persone  che  si  trovavano  al  disotto 
delle  boscaglie  di  abeti  rimanevano  illese,  mentre  quelle  che  si  trovavano 
ai  piedi  di  una  rasa  pendice  si  sentivano  gelate.  £  ciò  perchè  la  corrente  di 
aria  fredda  durante  la  notte,  discendeva  dalla  collina  lungo  le  sue  pendici, 
e  veniva  trattenuta  e  temperata  nel  bosco  di  abeti,  mentre  la  porzione  rasa  di 
questo   non   esercitava  alcun'azione   protettrice  e  moderatrice. 

Le  foreste  dunque  esercitano  una  influenza  come  di  riparo  contro  alcune 
correnti,  perchè  le  infrangono  e  le  obbligano  ad  elevarsi  sopra  la  macchia; 
ma  i  loro  effetti  dipendono  dall'  altezza  in  cui  soffiano  queste  ultime.  Se 
l'altezza  delle  medesime  non  raggiunge  quella  della  foresta  il  vento  è  ar- 
restato; se  la  foresta  ha  imo  spessore  sufficiente,  la  corrente  pervenuta  al 
limite  di  quella  cessa  del  tutto,  ed  è  cosi  che  si  spiega  come  il  taglio  di 
una  foresta  o  di  un  punto  di  questa  è  stato  sufficiente  perchè  dei  miasmi, 
sviluppati  al  lato  opposto,  irrompessero  in  paesi  ove  giammai  avevano  do- 
minato. Se  il  vento  soffia  ad  un'altezza  superiore  a  quella  degli  alberi  la 
foresta  non  spiega  la  sua  azione  che  sopra  lo  strato  inferiore  della  corrente; 
al  di  là  della  foresta  la  massa  d'aria  superiore,  che  non  incontrò  ostacolo 
alcuno,  prosegue  nella  sua  corsa  con  la  stessa  velocità.  Da  ciò  rilevasi  che 
l'azione  riparatrice  di  una  foresta  è  limitata.  Nella  vallata  del  Rodano,  ove 
soffia  il  mistrale,  una  siepe  alta  2  metri  non  preserva  i  coltivatori  che  ad 
una  distanza  di  22  metri  soltanto  (2).  Intanto,  riferisce  il  Clave,  in  Pro- 
venza delle  siepi  di  cipressi  garantiscono  le  terre  coltivate  ;  ed  in  Nor- 
mandia dei  filari  di  alberi  piantati  sui  pendi,  che  circondano  le  praterie, 
permettono  ai  meli  di  fiorire  e  di  fruttificare  (3). 


(1)  Terapia  climatica, 

(2)  Boudin:   Traiti  de  Geogr.  et  de  Stat,  Mid, 

(3)  «  Le  foreste  che  ricoprono  gli  alti  monti,  ammansiscono  la  violenza  dei  venti,  e  ser- 
vono quasi  a  trasformare  in  meglio  il  clima  degli  altipiani  e  delle  valli  tenute  a  coltura 
domestica,  con  grandissimo  vantaggio  deiragricoltura.  Le  foreste  in  questo  caso  rappre- 
sentano i  vegetali  robusti  della  montagna,  che  proteggono  quelli  delicati  della  collina  e 
della  pianura,  e  li  proteggono  in  modi  svariati  e  sempre  utilissimi ...  Se  i  rimboschi- 
menti dei  luoghi  elevati ,  altro  vantaggio  non  producessero  che  quello  di  rendere  meno 
aspro  il  clima  delle  campagne  coltivate  che  stanno  sotto  alle  maggiori  alture,  soltanto 
per  tal  cagione  dovrebbero  essere  quei  boschi  con  instancabile  perseveranza  attivati.  Al- 
lorché rimarrà  frenata  la  violenza  dei  venti  gelati  sulle  maggiori  eminenze  delle  Alpi  e 
degli  Appennini,  che  sono  suscettibili  di  essere  rivestiti  di  alberatura,  potrà  essere  colti- 
vato l'ulivo  nonché  la  vite  nelle  molte  colline  che  stanno  inferiori  agli  alti  monti ,  o\t 
ora  il   clima   troppo   rigido    non  permette    tali  colture,  e  ne   avverrà  grandissimo  incre- 


—  695  — 
4)  Gli  alberi  come  per  le  radici,  facendo  ufficio  di  fognatura,  assorbono 
Tacqua  terrena  e  rendono  in  certi  limiti  bonificato  il  suolo ,  grazie  all'atti- 
vità respiratoria  delle  foglie  danno  una  continua  produzione  di  ossigeno, 
il  quale,  massime  nei  boschi  a  piante  resinose,  si  trova  nello  stato  di  ozono. 
Il  Kosmann  (i)  comprovando  gli  esperimenti  del  nostro  chiarissimo  chimico 
prof.  Zinno  sull'azione  ozonogenica  che  il  potere  luminoso  spiega  sull'ossi- 
geno nascente  dalle  piante,  constatò  che  le  piante  dalle  loro  foglie  e  da 
tutte  le  parti  verdi  sviluppano  ozono  durante  il  giorno,  mentre  l'interno 
delle  corolle  e  dei  fiori  si  bianchi  che  colorati  non  ne  emettano.  Il  Kos- 
mann si  assicurò  eziandio  che  le  piante  in  campagna  sviluppino  più  ozono 
di  quello  che,  a  parità  di  condizioni,  forniscano  le  piante  che  vegetano 
nell'interno  delle  città;  e  come  gli  alberi  resinosi  (pino,  abete,  eucalyp- 
tus,  ecc.)  ne  offrano  a  preferenza,  avvegnaché  i  medesimi  emanino  di 
continuo  prìncipi  aromatici  ed  essenze,  le  quali  da  loro  medesime  e  per 
sola  virtù  chimica  son  capaci  di  produrre  ozono.  Ed  è  per  siffatta  sor- 
gente, dice  il  Bellucci,  che  ci  diamo  convincente  spiegazione  del  perchè 
sia  tanto  vivificante  e  salubre  l'aria  dei  giardini  e  quella  attigua  ai  boschi 
di  piante  resinose.  Il  dottor  Schreiber  di  Vienna  osservò  che  la  trementina. 


mento  alla  generale  produzione  agricola.  Rilevasi  da  sicure  memorie  che  in  passato  erano 
coltivate  le  pendici  abruzzesi  airallitudine  di  oltre  700  metri  sul  livello  del  mare ,  con 
belle  e  vegete  ulivete,  quando  quelle  più  alte  erano  boscose.  L'effetto  del  raddolcimento 
del  clima  per  l'azione  delle  foreste  alpine,  venne  asserito  con  recenti  dotte  Memorie,  fra 
le  quali,  a  titolo  di  onorificenza  noveriamo  quella  del  senatore  Torelli  ».  Orlandini  , 
Op,  cit.  —  Mentre  rivediamo  questa  stampa  ci  capita  sotto  gli  occhi  la  importantissima 
Carta  della  Afalaria  del  senatore  Torelli.  L'illustre  Uomo  addita  i  ristagni  prodotti  per 
trascuratezza  dei  costruttori  ferroviari,  e  la  vandalica  spogliazione  delle  montagne^  che  pro- 
vocò pure  le  frequenti  alluvioni,  quali  cause  principali  che  fecero  crescere  il  dominio 
della  malaria  dal  60  in  poi.  Massime  nelle  provincie  meridionali  ai  proprietari  dei  boschi 
si  lasciava  piena  libertà  sui  tagli  col  libito  dei  costruttori  di  regolare  i  corsi  delle  acque. 
Calcoliamo  i  3000  altri  chilometri  ferroviari  da  farsi  ed  altri  milioni  di  piante  dovranno 
ancora  essere  abbattute  ;  né  sarà  facile  infrenare  le  cattive  abitudini  dei  proprietari  e  dei 
costruttori.  Secondo  i  calcoli  del  Torelli  su  60  provincie  appena  quelle  di  Genova,  di 
Porto-Maurizio,  di  Firenze,  di  Massa  e  Carrara,  Pesaro  e  Piacenza  sono  esenti  dalla  ma- 
laria. La  malaria  in  Italia  impone  alle  amministrazioni  ferroviarie  per  soprassoldo  e  per 
medicinali  un  capitale  vincolato  di  39,000,000  annui.  L'orribile  flagello  appresso  noi  uccide 
annualmente  migliaia  di  lavoratori,  in  buona  parte  agricoli,  altre  migliaia  li  rende  inabili  : 
infatti  la  malaria  sottrae  annualmente  600  uomini  all'esercito,  fra  morti  e  riformati,  te- 
nendone 12,000  all'ospedale. 

(i)   Observmiions  sur  la  prcsence  dans  VatmospKcre  de  Vosygme  actif  ou  ozonc,  —  Acad. 
des  Sciences,  1868. 


—  696  — 

esalata  dalle  foreste  di  pini,  possiedai  a  preferenza  d'altra  sostanza,  la  pro- 
prietà di  convertire  l'ossigeno  dell'aria  in  ozono,  ossigeno  elettrizzato  il 
quale,  godendo  un  gran  potere  ossidante,  è  uno  dei  più  importanti  agenti 
naturali  di  disinfezione.  Or  riflettendo  per  poco  alla  influita  miriade  di  al- 
beri che  possono  popolare  una  regione,  epperò  alla  maggiore  o  minore 
produzione  di  ozono,  potremo  elevare  un  giudizio  intorno  alla  purezza  mag- 
giore o  minore  dell'aria  medesima.  Ecco  come  si  potrebbe  spiegare  l'inco- 
lumità alle  infezioni  che  godono  alcune  contrade  alberate,  e  la  pullulazione 
di  fermenti  e  di  germi-fermenti  che  si  desta  nei  luoghi  diboscati.  È  faorì 
dubbio  che  il  mondo  parassitario  od  il  microbismo ,  è  andato  sempre 
mai  allargandosi  non  solo  nella  variabilità  delle  forme,  ma  ancora  nella 
quantità  delle  medesime.  E  ciò  deve  attribuirsi  alle  mutate  condizioni  del- 
l'ambiente, deve  riferirsi  ai  perturbamenti  nei  rapporti  meteorologici  causati 
dall'uomo  con  il  lavorio  sciagurato  del  diboscamento.  Basterebbe  f>ensare 
che  l'uomo  è  pervenuto  a  perturbare  i  naturali  e  costanti  rapporti  negli 
scambi  gassosi  fra  il  regno  animale  e  vegetale,  e  come  distruggendo  la  sor- 
gente diretta  dell'elemento  vitale,  tanto  universalmente  e  copiosamente  diffuso 
in  natura,  quale  è  l'ossigeno  (massime  nello  stato  di  ozono),  ha  colpito 
il  pabulum  per  la  sua  esistenza. 

5)  È  fuori  dubbio  che  le  foreste  abbiano  una  certa  influenza  sugli  uragani 
e  sull'elettricismo  terrestre.  Gli  uragani  sono  meno  frequenti,  e  sopratutto 
meno  violenti,  nelle  regioni  boschive  anziché  in  quelle  diboscate.  Pare  che 
le  foreste,  provocando  delle  pioggie  più  frequenti,  discaricano  all'atmosfera 
l'elettricità  che  essa  contiene,  e  che  nelle  regioni  denudate  si  accumula 
sopra  un  medesimo  punto  e  si  scarica  di  un  sol  colpo.  Gli  è  specialmente 
sulla  formazione  della  grandine  che  le  foreste  pare  abbiano  un'azione  decisiva. 
Becquerel,  notando  sulla  carta  i  punti  ove  gli  uragani  a  grandine  sono  scop- 
piati, ha  riconosciuto  che  le  foreste  n'erano  generalmente  preservate,  e  che 
gli  uragani  di  questa  natura  sembrano  scostarsi  dalle  macchie  boschive. 
Cantègril  osservò  1' 8  giugno  1874  che  un  uragano  spaventevole  attraversò 
la  parte  Sud  del  dipartimento  dell'Ande,  coperta  di  abeti.  Esso  procedeva 
come  il  solito  dal  N-0  al  S-E,  ed  aveva  rovinato  il  dipartimento  dell'Ariège 
prima  di  arrivare  nell'Aude.  Dal  momento  che  la  procella  fu  pervenuta  al 
di  sopra  delle  foreste  la  grandine  cessò  di  cadere;  ma  come  ebbe  rag- 
giunto i  Pirenei  orientali,  ove  i  boschi  sono  quasi  scomparsi  del  tutto,  la 
grandine  ricominciò,  e  devastò  i  5  o  6  primi  comuni  che  si  trovavano 
sul  suo  cammino.  E  frattanto  al  di  sopra  delle  foreste  l'aria  era  carica  di 
elettricità,  perchè  durante  il  passaggio  della  procella  sugli  abeti,  otto  di  essi 


\ 


—  697  — 
furono  fulminati  e  ridotti  a  brani.  La  grandine,  dice  J.  Clave,  è  dovuta  alla 
evaporazione  rapidissima  che  subisce  la  pioggia  attraversando  strati  secchis- 
simi d'aria,  e  che  le  toglie  una  grande  quantità  di  calore  latente  per  con- 
gelarla. Essa  deve  dunque  formarsi  più  frequentemente  nelle  regioni  denu- 
date, ove  Taria  riscaldata  dal  suolo  non  contiene  umidità,  anziché  nelle  regioni 
boscose  ove,  Varia  essendo  sempre  umida,  l'evaporazione  della  pioggia  sì  fa 
molto  più  lentamente. 

Arago  paragonava  gli  alberi  a  tanti  parafulmini,  perchè  buoni  conduttori 
<lello  elettrico.  Ed  il  Flammarion  dalle  i66  notizie  di  fulminazioni  raccolte 
deduce  non  essere  l'altezza  degli  alberi  la  causa  principale  della  loro  più 
o  meno  frequente  fulminazione.  Parrebbe  che  una  certa  influenza  ve  l'abbia 
la  natura  stessa  dell'albero  :  le  querce,  i  pioppi,  gli  olivi,  i  noci,  gli  abeti 
verrebbero  in  prima  categoria,  poscia  seguirebbero  il  gelso,  l'acacia,  il  fico, 
il  melarancio,  l'ulivo,  la  betula,  l'acero. 

6)  In  conclusione  il  diboscamento  dopo  di  aver  solennemente  perturbati 
i  rapporti  naturali  nella  distribuzione  economica  della  temperatura  e  della 
timidità  (epperò  il  regime  delle  pioggie,  donde  gli  uragani,  la  grandine,  ecc.), 
andandosi  incontro  ad  estremi  eccessivi  di  secchezza  e  di  umidità,  di  freddi 
e  di  caldi,  e  dopo  di  aver  alterato  lo  stato  elettrico  dell'aria,  e  distrutte 
le  sorgenti  dell'ossigeno,  anche  le  condizioni  del  suolo  si  fecero  anormali, 
dacché  le  acque  errando  nelle  bassure  e  non  trovando  scolo,  l'impaludismo 
andò  giorno  per  giorno  allargandosi,  espandendo  smisuratamente  il  suo  soffio 
deleterio.  Il  diboscamento  adunque  dal  punto  di  vista  metereologico  e  sa- 
nitario costituisce  una  incommensurabile  sciagura  sociale. 

E  che  cosa  diremo  dei  danni  di  ordine  economico?  Sarebbe  allargare 
di  troppo  la  tela  del  mio  quadro  se  mi  volessi  diffondere  ulteriormente 
nell'argomento.  Accennerò  soltanto  che  effetto  primo  del  diboscamento  é  la 
perdita  graduata  del  legname  non  pure  per  scopi  di  costruzione,  ma  come 
combustibile.  I  boschi  forniscono  il  combustibile  di  fastella ,  di  legna  e  di 
carbone,  e  procacciano  le  fustaie  di  sostegno  alle  piante  domestiche  ado- 
lescenti ed  a  quelle  a  fusto  debole.  Se  una  mano  provvida  e  decisa  non 
pone  un  freno  a  cotesto  efferato  vandalismo,  non  so  se  da  qui  a  50  anni 
niolti  paesi,  massime  la  centrale  e  bassa  Italia,  saranno  in  grado  di  disporre 
^i  legna,  che  anche  oggi  inconsultamente,  e  solo  per  sete  di  facili  guadagni, 

• 

SI  vende  a  vilissimo  prezzo  a  quello  straniero  a  cui  forse  un  giorno  si  ricorrerà 
richiedendola   a  prezzo  esorbitante.  Smith  (i)  dice  che  nella  nuova  città  di 


(0  Voi 


X. 


—  698  — 

Edimburgo,  fabbricata  or  son  50  anni,  non  si  trova  un  sol  pezzo  di  legno 
cresciuto  in  Scozia,  un  di  rinomata  per  le  sue  famose  foreste,  e  che  ora 
deve  mendicare  legname  allo  straniero,  come  succede  in  vari  punti  d'Italia 
ove  arriva  il  legname  dalla  Dalmazia.  Un  paese  povero  di  legname  0 
mancante  di  carbon  fossile ,  dice  G.  Boccardo,  versa  in  tristissime  con- 
dizioni. In  Capitanata  la  popolazione  oggidì  non  possiede  altro  combu- 
stibile, per  cuocere  il  pane,  che  il  fieno  degli  animali,  il  quale  è  raccolto, 
per  tal  fine,  tosto  che  viene  disseccato  sul  suolo  da  quell'ardente  clima  (0. 
Nella  parte  meridionale  della  Ungheria  (2)  e  nelle  regioni  del  Volga, 
nelle  quali,  come  ad  esempio  nel  Casan ,  Vendesi  il  legname  a  libbra  (3}| 
s'  impiega  per  combustibile  lo  sterco  animale  misto  alla  paglia,  provocando 
un  fetore  insalubre,  e  privando  l'agricoltura  di  concime.  Nell'Asia  Minore 
impiegasi  lo  sterco  unito  al  fango  (4),  nella  Mesopotamia  lo  sterco  di  vacca 
bagnato  nel  petrolio  (5),  nella  Russia  meridionale  fasci  di  malerbe,  come  era 
usanza  nella  Giudea  antica.  Se  gli  abitatori  delle  Ebridi  vogliono  costruire 
un  aratro  devono  intraprendere,  per  difetto  di  legname,  un  viaggio  di  30-40 
miglia  (6).  Infine  diremo  che  nei  boschi  trovano  pastura  e  nutrimento  gli 
armenti  d'ogni  specie.  Non  potrebbesi  estesamente  coltivare  l'industria  dei 
maiali,  di  cui  si  fa  tanto  consumo,  venendo  a  difettare  le  vaste  foreste 
ghiandifere.  La  distruzione  dei  boschi,  dice  Beccaria  (7\  non  è  così  facilmente 
riparabile  come  la  distruzione  di  molti  altri  generi  di  coltura.  La  lenta  ripro- 
duzione, che  non  si  fa  che  nel  periodo  di  30-40  anni,  è  ben  diversa  dalla 
rapida  riproduzione  delle  altre  derrate.  Dunque  in  questo  tempo  possono  suc- 
cedere gravissimi  danni,  ed  una  considerevole  mancanza  di  una  materia  prima 
tanto  necessaria  per  la  consumazione  e  per  le  arti  tutte.  L'opera  del  di- 
boscamento avendo  spogliato  man  mano  le  montagne  del  terreno  vegetale, 
e  ridottele  nude  roccie,  crivellate  sempre  più  da  profondi  solchi,  oggidì  a 
voler  ripristinare  la  suscettibilità  perduta,  ci  troviamo  innanzi  ad  una  impresa 
così  gigantesca,  che  sgomenta  la  mente  più  ardimentosa. 

E  non  solo  sulle  montagne  disparve  col   terreno    vegetale    la  possibilità 
della  coltura  boschiva,  ma  ne  soffrirono  i  piani,  alcuni  dei  quali  subirono 

(i)  Mancini:  Il  Rimboschimento.  Napoli,  i88x. 

(2)  Esaplovics:  Quadri  ddV  Ungheria,  II. 

(3)  Pallas:    Viaggio  per  varie  Provincie,  I.  —  Haxthanser:  Studi,  I. 

(4)  Hamilton. 

(5)  Olivier:    Voyage,  II. 

(6)  Sincair. 

(7)  Della  coltura  di  vari  generi  di  derrate. 


—  699  — 
Vira  delle  acque  straripanti  dai  letti  dei  fiumi  o  precipitanti  dai  gonfi  bur- 
roni, sicché  si  videro  bellissime  ed  ubertose  pianure  ridotte  aridi  deserti, 
micidiali  paludi.  Tempo  addietro  si  citava  per  esempio  la  Palestina,  che 
alimentava  un  di  molti  popoli,  ora  divenuta  sterile  terra  dopoché  sparì, 
per  la  distruzione  delle  foreste,  la  naturale  umidità.  I  fiumi  della  Grecia  e 
della  Spagna,  inariditi  per  molti  mesi  dell'anno ,  quando  ricevono  acqua , 
divagano  nel  loro  corso  apportando  dovunque  miseria  e  sterilità.  Ranch  (0 
si  lamenta  in  modo  speciale  che  siasi  rialzato  il  letto  dei  fiumi,  che  le  valli 
fertilissime  sieno  coperte  di  ciottoli,  ecc.  Nei  Pirenei  la  popolazione  ha  dovuto 
dal  1800  in  poi  portare  le  proprie  dimore  sempre  più  in  basso.  Blanqui  (2) 
vaticina  che  in  50  anni  fra  il  Piemonte  e  la  Provenza  non  s'incontrerà  più 
che  un  deserto.  I  due  dipartimenti  delle  Alte  e  Basse  Alpi  dal  lato  della 
Liguria  offrono  un  lugubre  spettacolo.  Avevano  nel  1790  una  popolazione  di 
circa  400,000  anime,  oggi  non  ne  contano  che  280,000,  sicché  hanno  in- 
dietreggiato in  luogo  di  progredire.  È  questa  la  parte  men  ricca  e  meno 
popolosa  del  territorio  ;  non  contiene  che  2  2  abitanti  per  y^  ettare,  mentre 
fino  la  Corsica  ne  ha  27.  De  Lavergne  studiando  le  cause  varie  di  tale 
spopolazione,  mette  fra  le  predominanti  quella  del  diboscamento,  il  quale 
ha  condannato  alla  sterilità  quei  paesi.  Una  volta  quelle  località  erano  po- 
polate di  selve,  fra  le  quali  sempre  celebrata  era  quella  dr  Marsiglia,  ove 
fino  al  secolo  XV  re  Renato  vi  andava  a  cacfcia.  Ora  fra  Aix  e  Marsiglia 
non  esistono  più  boschi  ;  ed  il  Rodano  erra  furioso  trascinandosi  appresso 
enormi  masse  di  materie  terrose,  le  quali  vanno  ad  ingombrare  le  coste. 
Cosicché,  soggiunge  De  Lavergne  (3),  le  Alpi  cadenti  sminuzzate  nel  mare, 

(i)  Rcgéneration  de  la  nature  vegetale,  181 8. 

(2)  yournal  des  Economistes,  Mars   1854. 

(3)  Economia  rurale  della  Francia,  —  Il  sig.  de  Bouville,  prefetto  delle  Basse  Alpi,  in 
un  rapporto  (17  marzo  1863)  diretto  al  Ministro,  scriveva:  «  Se  misure  pronte  ed  ener- 
giche non  saranno  prese,  quasi  è  permesso  di  precisare  il  momento  quando  le  Alpi  fran- 
cesi non  saranno  più  che  un  deserto.  Il  periodo  dal  1851  al  1S56  apporterà  una  no- 
vella diminuzione  nella  cifra  della  popolazione.  Nel  1862  il  ministro  constaterà  una  novella 
riduzione  continua  e  progressiva  nella  cifra  degl'ettari  consacrati  alla  coltura,  ciascun  anno 
il  male  aggraverà,  ed  in  mezzo  secolo  la  Francia  conterà  delle  ruine  di  più  ed  un  dipar* 
mento  di  meno  ».  Predizioni  coteste  che  si  sono  avverate  alla  lettera.  La  cifra  della  po- 
polazione, che  per  la  popolazione  delle  Basse  ed  Alte  Alpi  nel  1S51  eradi  285,108  abi- 
tanti, discese  nel  1856  a  279,226;  nel  1862  a  271,468;  nel  1866  a  265,11?;  nel  1872 
a  258,230;  nel  1876  a  255,260.  Con  una  progressione  continua,  che  prova  una  dimi- 
nuzione costante  dei  mezzi  d'esistenza,  la  popolazione  di  cotesti  due  dipartimenti  ti  h 
ridotta  in  25  anni  di  30,000  abitanti,  di  1/9  circa  dalla  cifra  primitiva. 


yOO    

hanno  finito  col  chiudere  dei  porti  -  che  una  volta  erano  floridi.  In  facda  a 
simili  interessi  che  significa  mai  un  piccolo  numero  di  capre  e  di  montoni 
a  cui  si  sopprimerebbero  i  pascoli?  E  come  pel  diboscamento  infierì  la 
malaria  nell'Agro  romano,  cosi,  secondo  Keppler  (i),  la  sanità  della  paludosa 
Ravenna  fu  favorita  fin  dai  tempi  di  Dante^  dalla  grandiosa  foresta  della 
costa.  In  Sologna  le  piantagioni  di  pini  hanno  fatto  scomparire  la  malaria; 
nelle  dune  di  Gascogna  esse  hanno  prosciugato  le  acque  palustri  che  si  accu- 
mulavano nel  fondo  dei  valloni  ;  nelle  foreste  di  Saint- Amand  (Nord)  la 
sostituzione  del  pino  alle  essenze  fogliacee  ebbe  per  effetto  di  disseccare  le 
paludi  che  vi  si  trovavano,  di  bonificare  il  terreno,  ed  anche  di  far  ina- 
ridire le  sorgenti  alla  prossimità  delle  quali  le  piantagioni  erano  state  fatte. 
Dopo  la  disposizione  dei  pini  le  paludi  ricomparvero,  le  sorgenti  si  rimesselo 
a  colare.  Medesimi  effetti  si  constatarono  nell'Agro  romano  (alle  4  Fontane) 
dopo  le  larghe  piantagioni  fatte  da  quei  frati. 

Esaminiamo  un  poco  le  montagne  dell'Appennino  pistoiese  in  Toscana,  le 
quali  in  gran  parte  sono  ancora  rivestite  di  boschi,  e  troviamo  che  ivi  vive 
una  popolazione  sana  e  laboriosa.  Guardiamo  invece  quella  vasta  distesa  che 
si  espànde  fra  Civitavecchia,  Grosseto  ed  Orbetello,  posta  a'  pie  delle  nude 
colline  e  della  rasa  pianura,  ove  la  deliziosa  contrada  è  avvelenata  dai  miasmi 
maremmani.  Ivi  la  razza  umana  è  degenerata,  la  popolazione  è  povera  e 
va  facendosi  sempre  più  rara  ;  colà  fugge  rapida  la  vaporiera,  quasi  per 
sottrarsi  dall'immane  moria,  mentre  l'eco  lamentosa,  che  move  da  quella 
dolcissima  gorga  toscana,  si  ripercuote  dolorosa  nei  nostri  animi,  e  ne  strugge 
il  rimorso  di  una  civiltà  affatto  egoista  !  . .  .  Schweiz  (2)  protestò  altamente 
contro  la  introduzione  del  sistema  diboscatore  francese  nelle  contrade  renane, 
nelle  quali  la  scioltezza  e  la  poca  profondità  del  terreno,  nonché  l'asprezza 
del  clima  mostravano  l'imperioso  bisogno  di  una  difesa  contro  i  geli  e  la 
siccità.  La  Francia  meridionale,  la  parte  S-0  della  Spagna,  tutto  il  bacino 
del  Po,  la  vallata  del  Tevere,  e  quasi  tutte  le  province  meridionali  diboscate, 
lamentano  annuali  disgrazie.  Sarebbe  una  cosa  utile  quella  di  raccogliere 
le  notizie  riguardanti  la  frequenza  della  grandine  ed  i  danni  che  questa  anecò 
all'agricoltura  ;  certamente  da  noi  si  tratterà  di  molti  milioni  di  perdite  an- 
nuali. 

E  per  ultimo  diremo  che  col  diboscamento    molte  specie  di  quadrupedi 
e  di  uccelli  vanno  disparendo,  con  grave  nocumento  dell'  agricoltura,  non 

(i)  V agricoltura  in    West/alia, 
(2)  Viaggio  II. 


—  70I  — 
tenendo  noi  conto  della  caccia;  giacché  gran  parte  di  quelli,  come  usi- 
gnoli, càpiverdi,  pettirossi,  cingallegre  e  le  rondini  stesse  potrebbero  ren- 
dere all'agricoltura  utilissimi  servigi,  distruggendo  gì'  insetti  di  cui  abitual- 
mente si  nutriscono,  e  Ospite  cara  e  prediletta  sulle  casupole  olandesi, 
dalle  cui  finestre  affacciasi  la  vaga  fanciulla  che  rende  seducenti  le  tele  di 
Rubens,  è  la  cicogna  che  vi  si  appollaja  la  notte,  ed  il  giorno  purga  le 
psduli  dal  lezzo  dei  batraci,  rettili,  insetti  che  calando  le  acque  infradiciano. 
Sulle  comici  delle  nostre  case  chi  non  ama  e  tutela  il  nido  delle  rondini 
che  ridestandosi  la  primavera  arrivano,  alati  difensori,  a  rintuzzare  la  insa- 
ziabile ingordigia  delle  infinite  famiglie  d  msetti  che  minacciano  le  inermi 
famiglie  delle  piante?  Senza  peccare  di  soverchio  barocchismo,  scrive 
Michelet,  corrispondere  la  celere  ala  delFuccello  alla  ubiquità  dello  insetto  ; 
questo  quanto  preponderante  nel  numero  e  riparato  dietro  i  suoi  covi,  al- 
trettanto pigro,  assonnato,  impotente,  quello  inferiore  nel  numero,  ma  dai 
rapidi  moti,  dall'occhio  linceo.  Se  al  pari  dei  mammiferi  Tuccello  allattasse, 
se  in  primavera  non  gli  occorresse  una  preda  vivente  per  imbeccare  i  suoi 
nati,  il  mondo  sarebbe  ogni  anno  in  isbaraglio  per  la  propagazione  senza 
argine  degli  insetti.  Una  coppia  di  passeri  porge  alla  sua  nidiata  400  e 
più  bruchi  ogni  giorno  (0.  »  Incute  terrore  il  pensare  alla  immensa  ma- 
snada di  piccoli  animali  che  nella  quantità  infiniti  vivono  sotto  il  dominio 
severo  degli  uccelli,  e  che  emancipandosene  saccheggerebbero  la  terra.  Si 
tratta  di  nugoli  di  ditteri,  di  zanzare,  di  muscidi;  sono  punteruoli,  zabri, 
trogosite,  tomici,  scoliti,  cossi,  bombici  ;  oppure  grillotalpe,  bruchi  di  me- 
lolonte e  di  agriotidi,  silofagi,  longicorni,  e  poi  cicale  ,  gallinsetti,  afidi;  in- 
fine cloropsi,  agromize,  cefi,  saperde,  bruchi  delle  pieridi  e  delle  ociptere; 
la  carpocapsa  dei  pomi,  la  carpocapsa  splendana,  Tortalide,  lo  strofonomo, 
le  sifonelle,  il  daco  ed  altri  ancora.  E  di  costoro  alcuni  distruggono  i  semi 
dei  grani,  altri  rodono  la  scorza  delle  giovani  radici,  facendo  inaspettata- 
niente  perire  molte  piante  adolescenti,  oppure  distaccano  dai  grossi  alberi 
la  scorza  dal  legno,  ischeletrendo  la  pianta;  oppure  divorano  le  foglie  de- 
gli alberi,  i  teneri  germogli,  ed  anco  i  bottoni  delle  vegetazioni  da  svilup- 
parsi Tanno  susseguente.  Altri  colpiscono  le  erbette  dei  prati,  altri  le  or- 
^^glie,  altri  le  frutta.  Togliete  le  foreste,  distruggete  gli  uccelli,  ed  aprirete 
^rghissimo  campo  al  parassitismo  d*ogni  sorta. 

Iq  conclusione   il   fatto  del   diboscamento    sia  che    lo  si  guardi    da   un 
P^nto  di  vista  puramente  economico,  sia  che  lo  si  consideri   da  un    punto 

(0  y.   Paolo  Lioy:  O/.  cit. 


y02    

di  vista  meteorologico  e  sanitario,  costituisce  una  delle  più  gravi  e  pro- 
gredienti calamità  che,  perdurando  ancora,  a  lungo  andare  finirebbe  col  com- 
promettere positivamente  Tesercizio  della  vita,  rendendosi  sempre  più  diffi- 
cili i  mezzi  nella  lotta  per  la  esistenza;  e  l'uomo  lungi  dall'essere  la  gioia 
deiruomo,  come  dice  V Edda,  appena  potrà  aspirare  al  vanto  umiliante  di 
essere  stato  un  potente  agente  distruttore  (nel  senso  geologico),  capace  di 
tramutare  la  faccia  della  terra  in  squallida  e  bruma  landa,  dopo  aver  per- 
turbati i  rapporti  meteorologici,  sorgenti  di  vita;  ed  al  cui  paragone  la  iena, 
la  pantera,  la  tigre  riescono  animali  graziosi  e  benigni. 

Quanto  è  invidiabile,  esclama  Tottimo  Jacini,  a  questo  riguardo,  rEuropa 
settentrionale,  la  Germania  specialmente,  dove    la  scienza   forestale    giunse 
a  tempo  per  prevenire  il  male.   Essa  ha  sciolto  il  problema:   ridurre  i  bo- 
schi agii  spazi  per  essi  adattati,  e  cavarne  il  massimo  prodotto  salvando  in- 
tatto il  capitale.  Tocca  a  noi  di  scioglierlo,  e  se  una  parte  del  male,  come  si 
è  detto  innanzi,  è  irreparabile,  siamo  ancora  in  tempo  per  ridurlo  ai  più  brevi 
confini  rianimando  appresso  noi  di  vita  vegetativa  anche  parte  dei  345,000 
ettari  di  superfìcie  diboscata.  I  disastri  accaduti  nei  giorni  passati  nel  Lom- 
bardo-Veneto ,  ed  in  vari    altri  punti  del  mezzodì  d*  Italia,  e  quelli  che  in 
ogni  anno  si  vanno  ripetendo,  mentre  rivelano    la    progressione   del  male, 
mettono  a   serio  repentaglio  il  bilancio  dello  Stato,  il  quale  finirà   dal  di- 
chiararsi insufficiente  a  riparare  tanta  jattura.   Considerate  i  milioni  che  do- 
vranno servire  a  palliare  gli  effetti  più  urgenti  di  quei  disastri,  ed  una  grave 
ferita  colpisce    la  nostra  vita  economica  :   certamente  V  irrompenza  di  quei 
flutti  inghiottì    r  oro  per  vari  Duilii  od  arrestò  molti  chilometri  di  vie  fer- 
rate. Il  governo,  auspice    il    ministro  Berti,  ha  presentato    un  progetto  di 
legge  pel  rimboschimento,    e  noi    facendo   plauso   alla  generosa   iniziativa, 
insistiamo  a  che  i  comuni  ed  i  possessori  di  beni  fondiari,  a  gara  concor- 
rano e  perseverantemente    per    la    felice    riuscita    dell'opera  gigantesca,  la 
quale  mentre  sarà  una  smentita  alla  accidiosa  insipienza    delle    tramontate 
signorie,  sarà  degna  di  un  paese  che,  conscio  dei  suoi  alti  destini  e  della 
sua  missione  civilizzatrice,  si   faccia    iniziatore    di    una    grande  riforma,  I& 
quale  onorerà  non  una  nazione  ma  un  Evo  intero.  Ed  in  cotal  guisa  avrà 
sua  soluzione  la  frase  ripetuta  dagli  economisti  :    La  civiltà  ponendo  fudi 
in  un  paese  dirada  le  foreste^  giunta  a  maturità  di  nuovo  le  crea. 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


RIUNIONI    E    CONGRESSI. 


LA  COMMISSIONE  INTERNAZIONALE  PER  LA  CREMAZIONE 

A   GINEVRA. 

In  occasione  del  Congresso  intemazionale  d'Igiene  tenuto  a  Ginevra,  era 
stata  convocata  la  Commissione  intemazionale  per  la  Cremazione  dei  ca- 
daveri la  quale  tenne  la  sua  adunanza  nella  gran  sala  di  prima  classe  del 
Moni  Blatte^  magnifico  battello  a  vapore  che  conduceva  gli  igienisti  sul 
lago  Lemano  ad  una  escursione  ai  bagni  di  Évian  e  al  castello  di  ChDlon. 
Quasi  tutti  i  delegati  delle  varie  nazioni  erano  presenti.  Teneva  il  posto 
d'onore  il  prof.  Lombard,  presidente  del  Congresso  d'Igiene  ;  il  dottor  De- 
Cristoforis  presiedeva  la  riunione  che  fu  da  lui  aperta  con  brillante  ora- 
zione. Il  dottor  Pini  fece  la  relazione  dei  progressi  fatti  dalla  riforma  presso 
le  varie  nazioni  e  dimostrò  il  lungo  cammino  percorso  in  due  anni.  Egli 
disse  che  l'opinione  pubblica  si  era  favorevolmente  pronunciata  da  per  tutto 
per  la  cremazione  e  che  già  aveva  prevenuto  l'opera  del  legislatore  cui 
spetta  oramai  togliere  ogni  ostacolo  alla  pratica  attuazione  della  cremazione 
facoltativa.  Poi  parlarono  i  singoli  delegati  :  Koechlin-Schwartz  e  Trélat  per 
la  Francia,  Janssens  pel  Belgio,  Axel  Lamm  e  Lindell  per  la  Svezia  e  Nor- 
vegia, Beaujon  per  l'Olanda,  Gabello  per  la  Spagna,  Levison  per  la  Da- 
nimarca, Silva  pel  Portogallo,  Korosi  per  l'Ungheria,  Wasserfuhr  per  la  Ger- 
mania, Jacob  per  la  Rumania,  ed  altri  molti  i  quali  dimostrarono  il  favore 
che  la  cremazione  incontra  ogni  giorno  più  fra  le  varie  popolazioni  e  le 
disposizioni  dei  Governi  per  assecondare  le  richieste  delle  diverse  Società. 

Dopo  qualche  discussione,  si  decise  accogliere  nel  seno  della  Commis- 
sione internazionale  nuovi  rappresentanti  di  diverse  nazionalità  e  quindi  fu- 


—  704  — 

rono  confermati  in  carica  per  un  altro  biennio  i  dottori  De  Cristoforis  e 
Pini  presidente  l'uno  e  segretario  l'altro,  e  Milano  fu  di  nuovo  scelta  a 
sede  della  Commissione  stessa.  Finalmente  furono  presi  gli  accordi  neces- 
sari per  determinare  la  linea  di  condotta  dei  delegati  nelle  discussioni  che 
avrebbero  avuto  luogo  in  seno  del  Congresso.  Queste  durarono  infatti  due 
giorni  nella  Sezione  II,  la  quale  trattò  ampiamente  il  grave  argomento.  Il 
dottor  Gaetano  Pini  lesse  un  lungo  rapporto  intomo  alla  storia  ed  ai  pro- 
gressi della  cremazione  in  Europa  ed  in  America  e  in  seguito  a  questa  let- 
tura, fu  di  nuovo  ripresa  in  esame  l'importante  questione  e  in  vario  modo 
trattata  dai  diversi  oratori  fra  i  quali  ebbero  larghissima  parte  il  Vallin,  il 
De  Cristoforis,  il  Pini,  il  Bourneville,  il  Salomon,  il  Koechlin-Schwartz,  il 
Trélat,  il  Lamm,  il  Lindell,  il  Levison,  il  Gabello  e  moltissimi  altri.  Un 
fatto  notevolissimo  si  ebbe  a  constatare,  ed  è,  che  sebbene  fossero  presenti 
alla  riunione  parecchi  illustri  medici-legisti,  le  obbiezioni  dal  punto  di  vista 
giuridico,  furono  questa  volta  pochissime. 

Tutti  riconobbero  che,  mediante  il  sistema  di  constatazione  dei  decessi, 
e  le  precauzioni  usate  a  Milano,  la  giustizia  non  ha  da  temere  nulla  dalla 
cremazione.  Lo  stesso  presidente  della  Sezione,  dottor  Gosse,  professore 
di  medicina  legale  a  Ginevra,  votò  in  favore  della  mozione  proposta  dai 
delegati  francesi  e  sottoscritta  da  oltre  i66  membri  del  Congresso  la  quale 
ebbe  un  solo  voto  contrario. 

Questa  mozione  fu  portata  dipoi  dai  sigg.  Koechlin-Schwartz  e  Pini  in 
seno  dell'Assemblea  generale,  che  l'approvò  ad  unanimità  e  in  mezzo  a 
replicate  approvazioni. 

Qual  differenza  dal  Congresso  di  Soccorso  ai  feriti  in  guerra  tenuto  a 
Parigi  nel  1867  il  quale  non  volle  neppure  discutere  la  proposta  Bertani- 
Castiglioni  riguardante  la  cremazione  sui  campi  di  battaglia  1  Quanto  cammino 
è  stato  fatto  in  meno  di   15   anni! 

L'ordine  del  giorno  votato  dal  Congresso  Internazionale  a  Ginevra  suona 
così: 

f  II  Quarto  Congresso  internazionale  d'Igiene,  confermando  i  voti  dei 
precedenti  Congressi  internazionali  d'Igiene  esprime  di  nuovo  il  voto  che 
tutti  i  Governi,  rendendo  omaggio  ai  principii  di  libertà  e  conformandosi 
alle  leggi  della  igiene,  tolgano  gli  ostacoli  legislativi  che  presso  certe  na- 
zioni si  oppongono  tuttavia  alla  cremazione  facoltativa  dei  cadaveri. 

e  Inoltre  il  Congresso  richiama  l'attenzione  dei  Governi  sui  vantaggi  che 
può  avere  la  cremazione  in  caso  di  gravi  epidemie.  » 

Così  ebbero  termine  i  lavori  della  Commissione  internazionale  per  la 
cremazione,  la  quale  posta  ora  nuovamente  all'opera  attende  con  fede  e 
con  pertinace  costanza  a  diffondere  per  ogni  dove  il  principio  civile  ed 
igienico  deirincinerimento  dei  morti. 


—  705 


MEMBRI  DELLA  COMMISSIONE  INTERNAZIONALE. 


De  Cristoforis  dott.  Malachia^    ,    .. 

Pini  dott.  Gaetano )  ' 

Trélat  prof.  ing.  Emilio . . . .  j 

Mailer  ing.  Emilio [  Francia^ 

Koechlin  Schwartz  A ) 

Janssens  dott.  Eugenio )  ^  .  . 

Crocq  prof.  sen.  Giovanni.  .  )        *    * 

Finkelnburg  dott.  Carlo  Maria  j 

Herzberg  dott.  Ph >   Germania ^ 

Wasserfuhr  dott.  Arminio. . .  ; 

Frobèn  dott.  Luid \    ^ 

^       ,  ^        ,        %  \  \  Russta. 

Rauchfuss  dott.  Carlo \ 

Thompson  prof   Sir  Enrico .  )  j   f^uf,,^^^ 

Eassie  mg.  Guglielmo ) 

Kinchel  Prof. , 

Wegmann  Ercolani 

Wyttenbach  dott.   A ,   Svizzera 

Moynier  Gustavo ' 

Dunant  prof.  Pietro  Luigi  . . 

Ritter  Paolo 

Bambas  dott.  prof.  Jean  Christ.  i 

Maccas  prof.  G.  A /   Grecia^ 

Zinnis  prof.  A ; 

Gabello  dott.  Vincenzo \ 

Ibanes  D*  Aldecoa  Castor  . . .  >  Spagna^ 

Giner  dott.  Alberto ) 

Abbate  Bey  dott.  Mutemais.     Egitto^ 

Kòròsi  dott.  Giuseppe Ungheria^ 

Sigmund  prof  Carlo ì  ^^^^^.^^ 

Schiff  dott.  Edoardo \ 

Overbeek  prof.  De  Meyer. . .  >  nianda 
Beaujon  A \ 

FeUx  prof.  Jacob )  Runiania, 

Petresco  dott.  Z.  colon,  med.  ) 

Silva  Amado  prof.  J.  J PartogaUo, 

Da  Cunha  Bellem  dott.  deput.  \ 

Storer  Cobb  I \ 

Beuglcss  rev.  dott.  Francesco.  /  Stati  Uniti  cPAm., 
Tormento  dott.  F / 

Levison  dott.  F j  Danimarca. 

Goos  Prof, 


Milano, 


Presidente 
Segretario 


Parigi 

Bruxelles 

Bonn 

Berlino 

Strasburgo 

Pietroburgo 

Londra 

Zurìgo 

> 
Berna 
Ginevra 

> 
Lugano 

Atene 


Madrid 

Cairo 
Budapest 

Vienna 

Utrecht 
Aia 

Bucharest 
Lisbona 

New-York 
New- Orléans 

Copenaghen 


45 


—   yoó   

Axel  Lamm  dott i    «      •  o.      i 

T .  j  1,  .        -o  {  Svezia^  Stocolma 

Lmdell  mg.  Per \ 

Covernton   dott.  C.  W Canada^  Ontario 

Jordanoff  dott.  S Bulgaria^  Sofia 

Plijary  Haro  dott.  J.  B Messico, 


PRIMO   CONGRESSO   DELLE    SOCIETÀ    ITALIANE 

DI    CREMAZIONE. 

L' INAUGURAZIONE. 

Questo  Congresso  fu  solennemente  inaugurato  a  Modena  il  2 1  settembre. 
Assistevano  alla  cerimonia  il  prefetto  comm.  Berti,  il  sindaco  di  Modena  avvo- 
cato Triani,  i  delegati  di  26  Società  italiane  di  cremazione,  i  rappresen- 
tanti dei  municipi  di  Milano,  di  Torino,  di  Bologna,  di  Padova,  di  Brescia, 
di  Cremona,  di  Lodi,  di  Genova  e  della  Deputazione  provinciale  di  Reggio 
Emilia;  numerosi  membri  del  X  Congresso  dell'Associazione  medica  italiana; 
moltissime  signore. 

Dopo  breve  orazione  del  presidente  della  Società  di  cremazione  di  Mo- 
dena ing.  Amici-Grossi,  il  sindaco  comm.  Triani  salutò  i  congressisti  a  nome 
della  città  che  gli  ospitava.  Constatò  l'importanza  della  riunione,  e  ricordò 
il  voto  recente  del  Consiglio  comunale  di  Modena  col  quale  venne  asse- 
gnata a  quella  Società  di  cremazione  un'  area  nel  civico  cimitero  ed  un 
sussidio  di  lire  mille  per  erigervi  un  crematoio.  Disse  che  questo  voto  non 
fii  una  concessione,  ma  atto  di  franca ,  esplicita  e  doverosa  adesione  ad 
una  riforma  reclamata  dalla  scienza  imposta  dalla  civiltà. 

Continuò  dicendo:  e  Se  la  Scienza  afferma  che  la  inumazione  è  fomite 
di  miasmi  esiziali  per  la  pubblica  salute,  è  pietà  verso  i  vivi  consacrare 
alle  fiamme  le  salme  dei   morti. 

e  Ma  ne  sarà  ofifesa  la  religione  dei  morti?  ne  sarà  offeso  il  sentimento 
del  cuore?  Il  cimitero  oggidì  offre  il  contrasto  degli  sfarzosi  marmi  da  una 
parte  e  della  fossa  comune  dall'  altra.  E  per  far  posto  alle  nuove  prede 
della  morte  la  mano  rimescola  terra,  ossa  e  putredine  ! 

e  Si  usa  nei  nostri  cimiteri  coprire  di  aiuole  le  fosse;  ma  i  fiori  bal- 
danzosi e  le  erbe  rigogliose  —  è  triste  il  pensarlo!  —  vi  crescono  paras- 
siti sulla  nostra  decomposizione. 

e  Soffrirà  il  cuore  ad  abbandonare  le  costumanze  degli  avi;  ma  è  pro- 
prio della  civiltà  il  far  sì  che  il  sentimento  ceda  al  dominio  della  ragione. 

e  Lungo  è  il  cammino ,  ma  non  si  compie  il  viaggio  se  non  lo  si  im- 
prende. 

e  È  di  buon  augurio  però  il  vedere  molti  dei  maggiori  Municipi  d'Italia 
qui  rappresentati  per  dar  valore  a  questa  civile  istituzione ,  e  Modena  è 
lieta  di  essere  la  sede  del  primo  Congresso  delle  Società  italiane  di  cre- 
mazione. >   (^Acclamazioni^ 


—  707  — 

Il  segretario  dott.  Gaetano  Pini  die  poscia  lettura  di  una  lunga  e  dili- 
;ente  relazione  intorno  alle  26  Società  di  cremazione  esistenti  in  Italia. 
Lgli  fece  la  storia  minuziosa  dei  principali  avvenimenti  svoltisi  dal  1876 
il  1882  relativamente  alla  cremazione  e  dimostrò  i  rapidi  progressi  fatti, 
e  concessioni  ottenute,  i  successi  conseguiti. 

La  relazione  del  Segretario  terminava  nel  seguente  modo  : 

€  Dai  lavori  e  dalle  deliberazioni  dell'attuale  Congresso,  il  Governo  ita- 
liano prenderà  argomento  a  nuove  concessioni  in  favore  del  4)rincipio  da 
noi  propugnato;  i  Governi  stranieri  riceveranno  fecondo  impulso  per  istu- 
diare  meglio  questa  riforma  che  si  inspira  ad  un  concetto  eminentemente 
scientifico  e  umanitario.  All'opra  dunque  senza  jattanza  e  senza  timori,  colla 
fede  nell'anima,  colla  volontà  decisamente  votata  a  riuscire,  colla  coscienza 
di  provvedere  al  decoro  della  patria,  alla  tutela  della  pubblica  igiene. 

€  Agli  scettici  e  agli  intolleranti  che  ci  dileggiano  chiamandoci  i  crema- 
tori delP  avvenire ,  rispondiamo  loro  che  l'opera  nostra  è  già  cominciata  e 
che  r  opera  nostra  non  si  limita  solamente  ad  ardere  i  morti  ,  ma  brucia 
e  distrugge  inesorabilmente  la  superstizione  purificando  la  religione  delle 
urne  dai  pregiudizi  nei  quali  è  stata  avvolta  fin  qui  da  coloro  cui  spetta 
la  triste  prerogativa  di  essere  stati  i  crematori  dei  passato,  >  {Applausi  vi- 
vissimi.) 

La  Lega  delle  Società. 

Nella  Seduta  pomeridiana  l'Assemblea  confermava  nell'ufficio  presidenziale 
l'ing.  Amici-Grossi  e  acclamava  a  Presidente  onorario  il  dott.  G.  Pini.  Poscia, 
sopra  relazione  del  prof.  Luigi  Pagliani  discuteva  ed  approvava  il  seguente 
Statuto  della  Lega  Italiana  delle  Società  di  Cremazione: 

i.°  Le  Società  e  i  Comitati  di  cremazione  ora  esistenti  e  quelli  che  sor- 
geranno in  Italia,  federandosi  fra  loro  costituiscono  :  la  Lega  Italiana  delle 
Società  di   Cremazione, 

2.^  Scopo  precìpuo  della  Lega  è  quello  di  riunire  in  un  fascio  tutte  le 
forze  delle  diverse  Società,  conservando  però  a  ciascun  sodalizio  la  mag- 
giore autonomia  morale  ed  amministrativa,  nell'intento: 

a)  di  favorire  e  di  diffondere  il  principio  della  cremazione  ; 

b)  dì  studiare,  di  proporre  e  di  attuare  mezzi  e  modi  riconosciuti 
^Jall'esperienza  atti  a  conseguire  l'incinerimento  dei  cadaveri  secondo  le  leggi 
della  igiene,  della  economia,  della  civiltà  e  del  sentimento  ; 

e)  di  tutelare  la  riforma  invocando  dal  Governo  e  dalle  Autorità  Co- 
"^unali  la  rimozione  di  ogni  ostacolo  che  si  opponga  alla  cremazione  fa- 
<^oltativa  e  l'adozione  di  leggi  e  norme  regolamentarie  atte  a  disciplinare 
1  incinerimento  dei  morti  e  la  conservazione  delle  ceneri  in  modo  che  la 
^S^ene,  la  religione  delle  urne,  le  ricerche  medico-legali  non  abbiano  a  ri- 
ceverne nocumento; 

d)  di  mantenere  rapporti  colla  Commissione  internazionale  nell'intento 
^y  conseguire  anche  all'estero  i  benefici  di  una  propaganda  attiva  ed  efficace, 
^^  favore  della  cremazione. 


—  7oS  — 

3.^  La  Lega  si  compone  delle  Società  e  dei  Comitati  dì  cremazione  ita- 
liani che  avranno  dichiarato  o  dichiareranno  di  aderirvi. 

4.^  Patto  fondamentale  della  Lega  è  che  i  membri  regolarmente  ascrìtti 
ad  una  Società  o  Comitato  abbiano  diritto,  in  caso  di  morte,  di  essere  cre- 
mati gratuitamente  in  tutti  i  luoghi  ove  esistano  apparecchi  di  cremazione, 
ricorrendo  ai  crematoi  più  vicini  quando  il  decesso  avvenga  in  comuni  sprov- 
visti 'di  questi  mezzi,  salvo  il  rimborso  della  spesa  relativa  da  parte  delia 
Società  cui  apparteneva  il  defunto. 

5.^  Le  Società  e  i  Comitati  pagheranno  alla  Lega  una  tassa  unica,  an- 
nuale, che  verrà  determinata  di  volta  in  volta  dai  Congressi,  secondo  il  nu- 
mero delle  Società  e  l'importanza  dei  lavori  che  la  Lega  avrà  T incarico 
di  compiere. 

6.**  La  rappresentanza  della  Lega  è  affidata  ad  un  Comitato  centrale 
la  cui  residenza  verrà  determinata  di  volta  in  volta  dai  Congressi. 

Il  Comitato  è  composto  di  9  membri,  rimane  in  carica  due  anni  e  sarà 
eletto  nei  Congressi  delle  Società  di  cremazione. 

Tutti  i  membri  del  Comitato  sono  rieleggibili.  Esso  sceglie  nel  proprio 
seno  un  Presidente,  un  Vice-presidente,  un  Segretario  ed  un  Cassiere. 

7.**  Il  Comitato  avrà  l'alta  direzione  in  Italia  del  movimento  in  favore 
della  cremazione  secondo  il  disposto  dell'art.  2  ed  al  Comitato  medesimo 
faranno  capo  tutte  le  Società  e  i  Comitati  che  avranno  aderito   alla  Lega. 

8.**  Il  Comitato  dovrà  convocare  in  via  ordinaria,  ogni  due  anni,  le  So- 
cietà e  i  Comitati  a  Congresso,  da  tenersi  possibilmente  in  coincidenza  coi 
Congressi  delle  Associazioni  mediche  nazionali  o  colle  Riunioni  degli  Igienisti 
italiani. 

Straordinariamente  e  per  ragioni  di  supremo  interesse,  le  Società  e  i 
Comitati  potranno  essere  convocati  a  Congresso. 

9.°  Ciascuna  Società  e  ciascun  Comitato  costituente  la  Lega,  sarà  rap- 
presentato al  Congresso  da  due  delegati. 

Tasse  governative  e  municipali  sulla  cremazione. 

Il  dott.  Gaetano  Pini  espose  come  in  difetto  di  disposizioni  relative  alla 
cremazione,  l'applicazione  e  l'interpretazione  fiscale  del  Regolamento  Sani- 
tario costituiscano  un  serio  ostacolo  ed  impedimento  allo  sviluppo  della 
cremazione.  Notò  che  i  cadaveri  provenienti  dall'estero  entrando  nel  Regno 
sono  assoggettati  alla  gravosissima  tassa  di  lire  360  ;  e  per  l'interno  ad  una 
tassa  di  lire  1 20  pel  passaggio  dall'uno  all'altro  comune.  Ma  non  basta.  Se, 
operata  la  cremazione,  voglionsi  trasportare  le  ceneri,  vengono  ad  esse  appli- 
cate le  tasse  medesime,  che  già  colpirono  il  cadavere  ;  senza  parlare  poi 
delle  tasse  per  suggellamento  della  cassa  ed  altre  cautele,  che,  se  riscon- 
transi  necessarie  per  i  cadaveri,  sono  certo  oziose  ed  inutili  per  le  ceneri. 
Anche  le  Società  ferroviarie  considerano  le  ceneri  come  cadaveri  e  qm'ndì 
le  vogliono  sottoposte  alle  tasse  e  prescrizioni  relative  ai  feretri.  Un  tale 
stato  di  cose,  aggiunse  il  dott.  Pini,  non  può  essere  che  dannoso  e  le 
Società  devono  tentare  la  rimozione  di  questi  ostacoli. 


\ 


—  709  — 

Laonde  propose  il  seguente  ordine  del  giorno  che  fu  votato  ad  unanimità. 

f  II  Congresso  esprime  il  voto  che  il  Governo  armonizzi  Tart.  67  del 
Regolamento  Sanitario  colle  altre  disposizioni  del  Regolamento  stesso  rìguar- 
ianti  i  Cimiteri,  le  Sepolture,  le  Inumazioni  e  le  Esumazioni  trovando  modo 
il  abrogare  o  ridurre  i  balzelli  che  ora  gravitano  direttamente  od  indiretta- 
nente  sulla  cremazione,  ed  affida  Tesaurìmento  di  queste  pratiche  al  Comi- 
ato  Centrale  della  Lega  >. 

GU   APPARECCHI    CREMATORÌ. 

In  seguito  a  diligente  ed  imparziale  relazione  del  dott.  Pini  intorno  ai 
nezzi  di  cremazione  esperimentati  fin  qui,  dopo  breve  discussione  il  Con- 
jrcsso  votava  la  seguente  mozione  : 

<  Il  primo  Congresso  delle  Società  italiane  di  cremazione,  riconoscendo 
:he  gli  apparecchi  crematori  Siemens ^  Gorini  e  Venini  corrispondono  com- 
;)letamente  al  loro  scopo,  ne  raccomanda  la  costruzione  e  l'applicazione, 
lasciando  libere  le  singole  Società  ed  i  Municipi  di  scegliere,  fra  i  sopra- 
indicati sistemi,  quello  che  meglio  parrà  rispondere  alle  condizioni  locali. 
Q  Congresso  inoltre  delibera  che  nessuna  Società  della  Lega  possa  adottare 
Duovi  apparecchi  di  cremazione  senza  che  prima  essi  siano  stati  riconosciuti, 
dal  Comitato  Centrale  della  Lega  stessa,  atti  a  conseguire  l' indnerimento 
secondo  le  leggi  dell'  igiene,  della  civiltà  e  del  sentimento  > . 

La  volontà  del  generale  Garibaldi. 

Anche  sopra  questo  argomento  ebbe  a  riferire  il  Segretario  della  Società 
^i  cremazione  di  Milano.  Egli  ricordò  come  la  volontà  dell'  Eroe  non  potè 
•ssere  osservata  perchè  i  congiunti  e  gli  amici  del  Generale  se  ne  dispu- 
^ono  il  cadavere  come  i  generali  di  Alessandro  si  contesero,  dopo  di  lui, 
^  regno  del  conquistatore.  Disse  essere  obbligo  di  ogni  italiano  e  sopra- 
^tto  dei  fautori  della  cremazione,  di  non  cessar  dall'agitazione  finché  non 
iia  eseguita  la  volontà  di  quel  Grande,  che  votando  il  proprio  corpo  alle 
^mme  purificatrici  del  rogo,  volle  accrescere  autorità  alla  civile  ed  igienica 
iforma. 

Avendo  altri  oratori  espresso  sentimenti  conformi,  fu  all'unanimità  e  con 
)Iauso  approvato  un  ordine  del  giorno  concepito  in  questi  termini  : 

€  Il  primo  Congresso  delle  Società  italiane  di  cremazione,  confermando 
olennemente  le  proteste  formulate  dai  vari  Sodalizi  per  la  violazione  delle 
isposizioni  testamentarie  del  Generale  Giuseppe  Garibaldi,  esprime  il  voto 
he  in  ricorrenza  del  primo  anniversario  della  morte  del  Gran  Capitano, 
i  salma  di  Lui  venga  incineri ta  a  Caprera.  Il  Congresso  affida  a  tutte  le 
ocietà  l'incarico  di  tener  viva  nei  singoli  centri  l'agitazione  perchè  le 
Lssodazioni  e  i  cittadini  tutti  chiedano  al  Governo  e  alla  famiglia  Garibaldi 
i  scrupolosa  osservanza  della  volontà  espressa  dal  Generale  in  ordine  alla 
la  salma  e  alle  sue  ceneri  ». 


—  7IO  — 


I  Cimiteri. 


Fra  i  mezzi  che  il  Congresso  decise  d'usare  per  diffondere  il  prindpio 
della  cremazione ,  fu  adottato  quello  di  instituire  una  specie  di  inchiesta 
intomo  alle  condizioni  dei  cimiteri. 

Molti  Delegati  espressero  come  in  centri  ricchi  e  popolosi  esistano  cin.i 
teri  indegni  della  civiltà  moderna  e  del  cullo  che  si  deve  agli  estinti.  In 
alcune  località  il  cimitero  è  nel  mezzo  dell'abitato  ;  in  altri  ogni  cinque  o 
sei  anni  si  aprono  le  fosse  per  dar  posto  a  nuovi  venuti  prima  ancora  eh: 
la  terra  abbia  compiuto  la  sua  azione  dissolvitrice.  A  Napoli,  a  Palermo, 
in  altri  numerosi  comuni  il  camajo,  l'immondo  carnajo,  condannato  dalla 
civiltà,  dalla  scienza,  dal  regolamento  sanitario,  accoglie  ogni  giorno  un 
mucchio  di  cadaveri  gettati  l'uno  sull'altro  nelle  orribili  fosse  entro  le  qua! 
i  meticolosi  legisti  cercherebbero  indarno  le  traccie  dei  delitti. 

In  seguito  a  queste  dichiarazioni  il  Congresso  deliberò  che  il  Comitato 
centrale  della  Lega  debba  raccogliere  il  maggior  contingente  di  fatti  simiii 
e  di  inviarne  relazione  esatta  al  Governo  chiedendo  la  severa  applicazione 
tlelle  disposizioni  sanitarie  relativamente  ai  cimiteri  che  si  trovano  in  con 
travvcnzione  alla  legge  ed  al  regolamento. 

La  sede  del  ftturo  Congresso. 

Dietro  proposta  del  prof.  Luigi  Pagliani,  venne  deciso  che  il  second»: 
Congresso  delle  Società  italiane  di  cremazione,  debba  aver  luogo  a  Torin. 
nel   18S4  in  coincidenza  della  seconda  Riunione  degli  Igienisti  italiani. 

La  sede  del  CoMrTifrro  Centrale  della  Lega. 

Pel  biennio  18S3-84  il  Congresso  acclamò  la  città  di  Milano  a  sede  àc 
Comitato  centrale  della  Lega  delle  Società  di  cremazione. 

Il  Co^nTATO  Centrale. 

Il  Comitato  centrale  della  Lega  riusci  composto  dei  signori:  BergolJ 
avv.  Nicolò  di  Modena  ;  Bertani  dott.  Agostino  di  Genova  ;  Berselli  dott.  Gic 
vanni  di  Padova;  Cantoni  prof.  Giovanni  senatore,  di  Pavia  ;  De-Cristoforis 
dott.  Malachia  di  ^liìano;  Fano  dott.  Enrico  di  Milano;  Panizza  prof.  ^larij 
di  Roma;  Pini  dott.  Gaetano   di  Milano;  Villa  avv.  Tommaso  di  Torino. 

Il  Comitato  stesso  si  è  regolarmente  costituito  nel  seguente  modo  :  Prof. 
Giovanni  Cantoni,  prcsUente;  Dott.  Malachia  De-Cristoforis,  vìce-presidcnU] 
Dott.  Gaetano  Pini,  segretario. 


—   TU    — 


\\  E  COMITATI  DI  CREMAZIONE  ESISTENTI  IN  ITALIA. 


A Dott.  Ferdinando  Turchi, 

Dott.  Ettore  Piccinini, 

•ìa Dott.  Matteiicci, 

A Dott.  Giovanni  Mori, 

Dott.  Giustiniano  Grosolì, 

NO Avv.  Roberto  Pollaioli, 

Avv.  Alfredo  Tassani, 

NA Sig.     A.   Mandelli, 

•OSSOLA  ....  Cav.  Avv.  Giacomo  Trabucchi, 

E Dott.  Mosè  Uzielli, 

A Dott.  Alessandro  Federici, 

Avv.  Riccardo  Boccardi, 

ro Sig.    Giuseppe  Costa, 

^s/it  Munte)  Sig.    Sindaco  di  Lodi, 

D Dott.  Gaetano  Pini, 

A Ing.    Agostino  Amici  Grossi, 

A Cav.  Giuseppe  Peroni, 

V Dott.  Giovanni  Berselli, 

Dott.  Arnaldo  Longhena, 

Prof.  Comm.  Senatore  Giovanni 

A Dott.  Pubblio  Angeloni, 

ZA Prof.  Dioscoride  Vitali, 

Dott.  Giuseppe  Collodi, 

Avv.  Felice  Giamarioli, 

) Sig.    Cesare  Goldmann, 

Prof.  Cav.  Francesco  Poletti, 

:: Cav.  Cesare   Ve  ratti, 

A Dott.  Cesare  Musatti, 

A Dott.  Cav.   Luigi  Zerlotto, 


Presidente 

> 
Segretario 
Presidente 

> 
Vice-Pres, 
Presidente 
Segretario 
Presidente 
Segretario 
Presidente 

> 
Segretario 


Presidente 


Cantoni,  > 


Segretario 
Presidente 
Segretario 
Presidente 

> 
Segretario 
Presidente 


CONGRESSO    GENERALE    DELL'ASSOCIAZIONE 
MEDICA   ITALIANA    A    MODENA. 


Congresso  ebbe  risultato  assai  soddisfacente,  e  maggiore  sarebbe 
ncorso  degli  intervenuti  se  la  sciagura  della  inondazione  che  colpì 
;lmcnte  tanta  parte  d'Italia  non  avesse  tolto  a  molti  colleghi  il  mezzo 
viaggiare  obbligandoli  invece  a  rimanere,  soldati  del  dovere,  là  dove 
era  il  periglio  e  più  reclamata  l'opera  pietosa  e  intelligente  del  medico. 
a  la  Sezione  di  Medicina,  di  Chirurgia  e  di  Anatomia  e  Fisiologia 
patologiche  furono  assai  frequentate  e  i  più  noti  cultori  di  queste 
aveano  risposto  all'invito  del  benemerito  Comitato  Milanese  che 
mori  di  casa  con  cuore  e  con  zelo. 


—  7^2  — 

Tralasciando  di  riferire  intorno  ai  lavori  del  Congresso  che  non  toccano 
la  nostra  specialità,  diremo  brevemente  di  quelle  Sezioni  nelle  quali  vennero 
discussi  argomenti  che  hanno  relazione  colla  Medicina  pubblica  nella  cui 
Sezione  a  vero  dire,  non  si  inscrissero  che  pochissimi  congressisti. 

La  Sezione  d'Igiene. 

La  Sezione  d'Igiene  ebbe  a  presidente  il  prof.  Vacca,  il  dott.  Gamba  di 
Torino  a  vice-presidente,  e  i  dottori  Cesari  e  Astegiano  a  segretari. 

Nella  prima  seduta  il  dott.  Alberto  Gamba  svolse  il  suo  tema  e  SuiU 
Scuole  dei  rachitici  >  sul  quale  argomento  prese  successivamente  la  parola 
il  dott.  Ripa,  il  prof.  Orsolato,  il  prof.  Rezzara,  il  dott.  Falconi  e  il  dottor 
Galli,  in  ordine  ai  risultati  sanitari  ed  economici  che  il  dott.  Gamba  dimo- 
strò aversi  dalle  Scuole  dei  rachitici  di  Torino. 

Il  dòtt.  Giani  Paolo  raccomandò  che  dalle  Società  d'Igiene  e  dai  Sani- 
tari tutti  si  insista  per  l'allattamento  materno  come  cura  eminentemente 
profilattica  contro  il  rachitismo. 

H  dott.  Ripa  indicò  al  dott.  Gamba,  alcune  cause  di  rachitismo  ed  in- 
sistè perchè  vengano  fatte  le  pratiche  necessarie  onde  sia  abbandonata  la 
pratica  della  fasciatura  dei  bambini,  e  inoltre  vengano  i  Municipi  indotti 
a  negare  la  firma  alle  balie  che  volessero  protrarre  l'allattamento  con  danno 
dei  bambini.  Il  dott.  Bellini  mettendo  in  rilievo  la  benemerenza  del  Gamba 
per  l'opera  utilissima  prestata  ai  rachitici,  propose  la  istituzione  della  Scuola 
dei  rachitici  di  Torino  sia  proclamata  italiana,  il  che  venne  approvato  dalla 
Sezione  che  tributò  un  voto  di  lode  al  dott.  Gamba. 

n  capitano  dott.  Giovanni  Astegiano  trattò  e  Delie  relazioni  ira  le  meteeri 
e  le  malattUf  e  particolarmente  di  quelle  tra  il  clima  di  Modena  e  le  ma' 
lattie  in  esso  dominanti. 

A  questo  proposito  il  dott.  Veratti  propose  che  le  stazioni  meteoriche  siano 
in  relazione  coi  medici  condotti  e  che  gli  ospedali  siano  muniti  d'istrumenti 
appositi,  n  dott.  Ripa  chiese  al  dott.  Astegiano  come  si  può  estendere  questo 
studio.  Noi  sappiamo,  egli  dice,  che  vi  sono  loo  stazioni  meteoriche  italiane 
delle  quali  56  provinciali.  Aggiunte  a  queste  le  stazioni  d'osservazione  perii 
servizio  temporali,  a  molte  delle  quali  s'è  aggiunto  il  servizio  termopluviome- 
trico, si  hanno  in  Italia  587  stazioni.  Per  estendere  queste  osservazioni 
proporrebbe  che  a  vantaggio  delle  statistiche  che  si  fanno,  tali  stazioni 
venissero  afìBdate  ai  medici  condotti  piuttosto  che  a  persone  profane.  — 
n  prof.  Sormani  stima  necessario  coordinare  le  ricerche  mediche  e  le  meteo- 
rologiche in  riguardo  al  tempo,  e  crede  non  praticabile  che  le  osservazioni 
siano  fatte  dai  medici  condotti,  già  distratti  da  altre  cure;  di  più,  bastano 
pochi  osservatòri  per  dare  notizie  dello  stato  atmosferico  di  vaste  regioni; 
il  medico  deve  limitarsi  allo  studio  dell'andamento  della  morbosità  e  deUa 
mortalità,  affine  di  conoscere  e  studiare  le  cause  delle  malattie  e  basare  sa 
di  questo,  miglioramenti  d'igiene  pubblica. 

Il  dott.  Giuseppe  Veratti  lesse  dipoi  una  serie  di  sue  osservazioni  e  pro- 
poste e  Intorno  alla  Medicina  carceraria  in  relazione  colle  malattie  dei  vari 
apparati  >. 


—  713  — 

n  prof.  Rezzara  trattò  Targomento  e  Deltepcra  delle  Cucine  economiche  » 
in  un'accurata  relazione  intorno  ai  modi  coi  quali  sono  amministrate  e  re- 
golate le  cucine  economiche  ed    in    ispecie   quelle  di   Bergamo.  Le  cucine 
economiche  ivi  sono  due,  e  due  gli  spacci  di  minestre;  vengono  distribuite 
per  mezzo  d'un    nuovissimo  e  ingegnoso    sistema  di  buoni   pel  quale   non 
sopravvanza  mai,  né  manca  mai  una  razione  di  minestra.   Dal  io  gennajo 
al  i6  settembre  1882  furono    distribuite    49,000    razioni  di    minestra.  Le 
cucine  di  Bergamo  bastano  a  sé  stesse,  non  hanno  mai  avuto    bisogno  di 
soccorso  e  sono  state  prese  per  modello  da  altre  città.  Il  relatore  termina 
€ol  proporre  il  seguente  ordine  del  giorno:  e  La  Sezione  d'Igiene  udita  la 
IRdazione  sulle  Cucine  economiche  di  Bergamo,  fa  voti  che  questa  istituzione 
si  diffonda  nelle  città  e  nelle  campagne  secondo  il  metodo  e  il  sistema  adot- 
tato dal  Comitato  di  Bergamo  >.  Messo  ai  voti,  è  approvato  all'unanimità. 
Sullo  stesso  argomento  ebbe  pure  a  parlare  il  prof.   Pagliani.  Fatta  una 
succinta  rivista  del  modo  col  quale  funzionano  le  diverse  cucine  economiche 
anche  in  altre  nazioni,  si  ferma  particolarmente  a  rilevare  quelle  di  Lipsia 
che  egli  reputa  per  molte  considerazioni  che  espone ,  le  migliori  di  tutte  quelle 
che  ha  visitato.    Encomia   nondimeno  quelle   di    Bergamo    sebbene  queste 
fimàonino  con  concetto  diverso.  Un  vero  esempio  delle  migliori  da  lui  vi- 
sitate all'Estero  si  ha  però  anche  in  Italia,  e  va  lieto  di  poter  dire   che  è 
appunto  a  Modena  dove  potè  vedere  una  buona  cucina  economica  sorta  per 
iniziativa  di  persona  benemerita  e  col  concorso  di  pochi  privati.  Il  prof.  Pagliani 
informa  minutamente  l'adunanza  sullo  svolgimento  di  questa  cucina  in  ogni  suo 
particolare,  e  conchiude  col  dire  che  essa  funziona  in  modo  perfettamente 
consimile  a  quelle  di  Lipsia,  soddisfacendo  ad  un   tempo   non    solo  ai  bi- 
sogni del  povero  e  deiroperajo,  ma  ancora  alla  classe  più  elevata,  ma  tuttavia 
scarsa  di  mezzi.  Vorrebbe  quindi  che  la  cucina  economica  di  Modena  fosse 
i^eglio  conosciuta  cosi  in  questa  città    che    altrove  :  e  propone  quindi  che 
sia  votato  il  seguente  Ordine  del  giorno. 

<  La  Sezione  d'Igiene  del  X  Congresso  dell'Associazione  Medica  Italiana, 
^dita  la  relazione  del  prof.  Pagliani  intomo  alla  Cucina  economica  popolare 
^  Modena,  istituita  e  diretta  dal  signor  Massimigliano  Bigotti,  fa  plauso  al 
giusto  concetto  filantropico  ed  igienico  che  informa  tale  istituzione,  e  fa  voti 
che  un  cosi  pregevole  esempio  sia  seguito  nelle  altre  città  d'Italia  a  digni- 
^0  profìtto  delle  classi  meno  favorite  dalla  fortuna  >.  Per  acclamazione  è 
approvato. 

Il  dott.  Ripa  propone  che  si  facciano  risultare  nel  processo  verbale  le 
Considerazioni  sulle  quali  è  basato  l'Ordine  del  giorno  Pagliani,  e  cioè  che 
^tlla  Cucina  popolare  di  Modena:  i.^  è  esclusa  l'idea  della  carità;  2.^ 
^'operajo  ha  il  risparmio  di  far  cucina  in  casa,  utilizzando  la  moglie  in 
^tri  lavori;  3.**  l'operajo  è  garantito  dalle  sofisticazioni;  4.°  l'operajo 
Ila  una  direzione  nella  scelta  di  un  buon  alimento;  5.^  che  questa  cucina 
può  servire  alla  classe  operaja  e  al  medio  ceto;  6.^  che  questa  cucina 
ajuta  la  concordia  della  famiglia  anziché  guastarla,  perchè  ne  diminuisce 
k  strettezze  che  sono  le  più  frequenti  cause  dell'  insorgere  di  questioni 
domestiche. 


—  7U  — 

Il  signor  G.  B.  Bontà  espone  una  serie  di  fatti  pei  quali  viene  a  dimo- 
strare la  necessità  che  il  Governo  sorvegli  le  sostanze  alimentari  e  istituisa 
in  ogni  comune  un  Laboratorio  chimico  per  le  sostanze  suddette.  Dietro 
considerazioni  analoghe  del  prof.  Orsolato.  e  del  dott.  Ripa,  il  prof.  Paglioni 
vedrebbe  la  necessità  di  raccomandare  anzitutto  al  Governo  di  sollecitare  il 
Codice  sanitario. 

Il  prof.  Sormani  fa  la  proposta  deirOrdine  del  giorno  seguente  : 

e  La  Sezione  d'Igiene  del  X  Congresso  medico  italiano,  considerando: 
€    i.°  Che  le  sostanze  alimentari   avariate,  sofisticate    e  falsificate  en- 
trano in  scala  sempre  più  vasta  sui  pubblici  mercati,  con  danno  manifesto 
nella  salute  delle  popolazioni; 

e  2,**  Che  il  privato  cittadino  non  ha  i  mezzi  per  scoprire  tali  frodi, 
a  mascherare  le  quali  il  disonesto  fabbricante  ha  saputo  trarre  profitto  dai 
più  recenti  progressi  della  meccanica  e  della  chimica; 

<  3."  Che  dalla  pubblica  amministrazione  deve  essere  severamente, 
come  è  prescritto  dalle  leggi,  tutelata  la  salute  dei  cittadini  in  quanto  ri- 
flette la  pubblica  igiene  : 

e  La  Sezione  fa  voti  :  che  almeno  nelle  città  capoluoghi  di  provinda  e 
di  circondario  si  instituisca,  come  necessario  complemento  dei  rispettivi  uffici 
d'igiene,  un  laboratorio  di  indagini  chimiche  e  microscopiche,  affine  di  sot- 
toporre a  rigoroso  esame  le  bevande  e  gli  alimenti  che  trovansi  in  com- 
mercio ».  Messo  ai  voti,  è  approvato  all'unanimità. 

Il  dott.  Giani  ha  in  seguito  la  parola  per  discorrere  e  Intorno  al  sistema 
della  Cremazione  >  e  nella  sua  lettura  espone  una  serie  di  considerazioni 
contrarie  a  questa  pratica,  concludendo  che  sia  la  cremazione  liberamente 
permessa  agli  individui  che  la  desiderano;  che  nessuna  legge  la  imponga 
ad  alcuno,  e  che,  per  conseguenza,  non  venga  forzatamente  generalizzata; 
che  sia  rispettata  la  santità  e  la  pace  dell'ultima  dimora. 

H  dott.  Grosoli  Giustiniano  di  Carpi  ha  in  seguito  la  parola  per  discor» 
rere  e  Della  necessità  di  rendere  obbligatoria  per  legge  la  Cremazione  dei  ca- 
daveri >.  Termina  le  sue  considerazioni  con  altrettante  proposte  formulate 
in  un   Ordine  del  giorno  cosi  concepito  : 

€  Il  Congresso  Medico  di  Modena,  Sezione  d'Igiene  : 

€  A,  Afferma  anco  una  volta  la  propria  convinzione  scientifica  che  gli 
attuali  cimiteri  sieno  contrari  alla  pubblica  igiene,  e  che  ad  essi  sia  a  de- 
siderarsi vengano  sostituite  le  are  crematorie^  e  i  pubblici  cinerari; 

<  B,  Nomina  nel  proprio  seno  una  commissione  col  mandato  di  redigere 
una  Memoria,  da  inviarsi  al  Parlamento,  corredata  di  fatti  e  ragionamenti 
idonei  a  dimostrare  la  necessità  di  regolarizzare,  mediante  apposita  legge, 
le  cose  risguardanti  la  cremazione  dei  cadaveri ,  impegnando  i  Comuni  a 
completare  mercè  codesta  pratica,  la  loro  legale  ingerenza  nelle  materie 
funerarie;  e  preparando,  con  misure  decisive,  le  popolazioni  a  veder  pas- 
sare, in  un  certo  lasso  di  tempo,  da  facoltativo  ad  obbligatorio  il  sistema 
dell'in cinerimento  dei  cadaveri  in  tutto  il  Regno,  salvo  ben  inteso,  le  pre- 
cauzioni nell'interesse  della  Giustizia,  e  le  debite  eccezioni  a  favore  degfi 
uomini  illustri  e  benemeriti  per  scienza,  per  arte,  o  per  virtù  cittadine,  in 


—  715  — 

ordine  ai  quali  possono  considerarsi  preferibili  alla  detta   pratica  T  imbalsa- 
mazione o  la  pietrificazione  >. 

Il  dott.  Berselli  fa  osservare  al  dott.  Giani  che  il  suo  timore  di  veder 
disperdere  i  resti  mortali,  quasi  facendone  scempio,  è  prevenuto  da  dispo- 
sizioni di  legge  per  le  quali  non  è  permesso  a  tenere  gli  avanzi  cinerari 
in  casa,  ma  bensì  collocati  in  luoghi  appositi. 

Il  prof.  Sormani  dice  argutamente  vedere  la  questione  della  Cremazione 
agitarsi  tra  due  poli  opposti;  il  dott.  Grosoli  la  vorrebbe,  col  tempo,  ob- 
bligatoria ;  il  dott.  Giani,  non  potendola  combattere  recisamente  ed  oppor- 
visi,  raccomanda  almeno  che  sia  largamente  facoltativa.  L'oratore  sì  propone 
di  toccare  spassionatamente  la  questione,  trovando  il  mezzo  termine  fra  i 
due  dissenzienti.  Trova  prematura  l'idea  di  renderla  obbligatoria;  e  ne  espone 
molte  considerazioni  in  proposito  ;  la  propugna  poi  come  pratica  facoltativa, 
mentre  alle  ragioni  in  favore  aggiunge  una  serie  di  considerazioni  igieniche, 
per  le  quali  la  Cremazione  deve  oggi  essere  accettata. 

n  dott.  Galli  osserva  che  in  massima  egli  vede  d'accordo  i  tre  oratori 
precedenti  in  ordine  alla  Cremazione,  e  per  conseguenza,  giacché  il  dottor 
Grosoli  non  ha  insistito  sull'idea  della  obbligatorietà,  ritiene  che  tutti  siano 
d'avviso  nella  pratica  facoltativa.  Il  prof.  Calassi  dice  che  anche  tìel  recente 
Congresso  di  Ginevra  non  s'è  parlato  di  obbligatorietà,  ma  solo  quel  Con- 
gresso s'è  pronunciato  con  un  voto  perchè  i-  Governi  rimuovano  gli  ostacoli 
che  si  oppongono  alla  Cremazione  facoltativa. 

Il  dott.  Ripa  vorrebbe  che  a  vincere  anche  il  ribrezzo  che  predomina 
nelle  popolazioni,  si  pensasse  a  non  fare  spettacolo  della  cremazione  (??). 
H  presidente  riassumendo  la  questione,  fa  osservare  che  si  hanno  tre  pro- 
poste in  proposito,  e  per  opportune  considerazioni  viene  data  la  preferenza 
a  quella  del  prof.  Sormani  con  aggiunta  del  dott.  Galli,  stantechè  il  dott. 
Grosoli  ritira  la  propria  così  concepita  e  La  Sezione  di  Igiene  del  Congresso 
Medico  di  Modena  approva  che  la  Cremazione  dei  cadaveri  umani  sia  facol- 
tativa; e  fa  voti  che  in  ogni  città  italiana  si  istituiscano  Società  che  favori- 
scano l'erezione  dei  cremato],  e  diffondano  le  idee  per  cui  venga  la  Crema- 
zione sempre  più  accetta  alle  popolazioni.  La  sezione  poi  fa  voti  che  le 
principali  città  d'Italia,  almeno,  costruiscano  un  crematojo  allo  scopo  di 
poter  servire  nei  casi  di  epidemia  ed  in  ogni  altra  contingenza  in  cui  venga 
reclamato  >.  È  approvata  a  grande  maggioranza. 

II  Giovedì  (2 1  settembre)  alle  ore  8  ant.  molti  Congressisti,  e  specialmente 
quelli  inscritti  alla  Sezione  d'Igiene  si  recarono  a  visitare  la  Scuola  Militare. 

L'egregio  dott.  Astegiano  fece  apprezzare  agli  intervenuti  la  salubrità  del 
locale,  la  nettezza,  la  ricchezza  d'aria,  di  luce ,  dì  spazio ,  l'abbondanza  di 
acqua,  la  eccellente  dìsposi^'one  dell'infermeria  e  l'ampiezza  dei  mezzi  scien- 
tifici, di  cui  è  riccamente  provvisto,  con  molto  lodevole  indirizzo  il  servizio 
medico  della  Scuola. 

Terminata  la  visita,  i  Congressisti  e  gli  Ufficiali  della  Scuola  si  aduna- 
rono in  un'Aula,  ove  il  prof.  Sormani  tenne  una  conferenza  e  Sulla  Igiene 
militare,   » 

Egli  incominciò  coll'accennare  alla  mortalità  nei  vari  eserciti  europei,  di- 


mostrando  che  le  truppe  francesi,  prussiane  ed  inglesi  soffrono  annualmente 
un  minor  numero  di  perdite  che  le  truppe  italiane. 

Analizzò  partitamente  a  quali  malattie  si  debba  l'eccedenza  della  mor- 
talità nel  nostro  esercito.  £  dai  confronti  internazionali  risultò  che  essa  è 
dovuta  specialmente  alle  malattie  acute  e  croniche  degli  organi  respiratori, 
alla  febbre  tifoidea,  al  morbillo,  alle  infezioni  palustri,  alle  malattie  del  tubo 
gastro-enterico. 

Il  prof.  Sormani  a  diminuire  la  mortalità  nel  nostro  Esercito  propose 
l'adozione  delle  misure  seguenti: 

i.^  Chiamata  delle  reclute  in  autunno; 

2.^  Istruzione  delle  reclute  per  alcuni  mesi  ai  distretti; 

3.^  Isolamento  delle  reclute  appartenenti  a  distretti  ove  serpeggiano 
malattie  epidemiche;  ^ 

4.^  Miglioramento  nella  costruzione  delle  latrine  nei  quartieri,  e  sor- 
veglianza sui  pozzi  delle  acque  potabili  ; 

5.^  Concedere  almeno  40  metri  cubi  di  spazio  per  uomo  nelle  ca- 
merate e  servirsi  della  illuminazione  notturna  per  favorire  la'  ventiU^zione 
delle  medesime; 

6.^  Trasportare  le  truppe  lungi  dai  luoghi  palustri  durante  Testate  ; 

7.^  Risparmiare  il  maggior  numero  possibile  di  posti  di  sentinella; 

8.^  Concedere  la  camicia  di  flanella  alle  truppe,  ed  alla  fanteria  il  cap- 
pello degli  alpini  ; 

9.^  Migliorare  la  preparazione  del  rancio,  per  modo  che  riesca  più 
sapido  ; 

10.^  Risparmiare,  più  di  quello  che  ora  non  si  faccia,  le  forze  delle 
reclute. 

Con  tali  misure,  che  impegnano  poco  il  bilancio,  il  prof.  Sormani  spera 
che  si  salverà  la  vita  a  parecchie  centinaia  di  uomini  ogni  anno. 

La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia. 

Il  prof.    Prota-Giurleo  trattò   in    questa   Sezione,  del  e  Libero  esercizio 
della  Farmacia,  > 

Dopo  alcune  considerazioni  intomo  alla  storia  delle  discussioni  tenute  in 
vari  congressi  sul  libero  esercizio  della  farmacia,  accenna  come  questo  ar- 
gomento sia  stato  lungamente  discusso  alla  Camera  e  al  Senato  e  da  tutto 
il  giornalismo  politico  e  professionale.  Dice  ancora  come  in  Napoli  nel  1877 
si  fosse  costituito  un  Comitato  promotore  del  libero  esercizio  farmaceutico 
nelle  persone  dei  signori  Prota-Giurleo,  Arena  e  D*  Emilio  e  come  dagli 
stessi  fossero  state  raccolte  più  di  un  migliajo  di  firme  di  farmacisti  ade- 
renti. Ora  non  volendo  risollevare  una  discussione  che  potrebbe  sembrare 
intempestiva  propone  il  seguente  ordine  del  giorno  che  viene  approvato  al- 
l'unanimità. 

€  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia  del  X    Congresso   Medico  fa  cai- 

<  dissimi  voti  al  Governo  onde  con  una  legge  unica  pareggi  in  tutto  il  Regno 

<  l'esercizio  farmaceutico  abrogando  i  vari  e  differentissimi  regolamenti  finora 


—  717  — 

«  in  vigore  e  scegliendo  nella  sua  sapienza  e  giustizia  il  sistema  più  adatto 
<   per  l'esercizio  farmaceutico.   > 

11  prof.  D'Emilio  sebbene  proclive  all'Ordine  del  giorno  emesso  dal  pro- 
fessore Prota-Giurleo  in  quanto  riguarda  l'unificazione  dei  regolamenti  far- 
maceutici, cercò  dimostrare  come  l'esercizio  limitato  corrisponda  maggior- 
mente al  benessere  della  classe  farmaceutica. 

Il  prof.  Arena  accennò  ad  alcuni  seri  sconci  che  attualmente  avvengono 
con  alcuni  farmacisti  i  quali  sono  costretti  a  servirsi  del  nome  di  droghieri 
per  poter  esercitare  la  loro  professione,  appunto  perchè  devono  osservare 
i  regolamenti  vigenti  a  Napoli. 

n  prof.  D'Emilio  parlò  quindi  dell'importanza  della  istituzione  delle  e  As- 
socituioni  farmaceutiche  »  e  propone  il  seguente  Ordine  del  giorno,  il  quale 
dopo  alcune  osservazioni  dei  dott.  Pievani,  prof.  Missaghi,  Sedati,  Bontà 
Bonavera  e  Zoboli  viene  approvato: 

€  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia  Scendo  plauso  ai  voti  emessi  dal 
€  Congresso  Medico  di  Genova,  invita  i  farmacisti  italiani  a  costituirsi  in 
€  Società  generale,  onde  poter  meglio  far  valere  i  propri  diritti.    > 

n  sig.  Zoboli  Emilio  propose  alla  Sezione  di  invitare  i  farmacisti  italiani 
a  valersi  dei  mezzi  concessi  loro  dalla  legge,  per  combattere  la  vendita  il- 
lecita dei  medicinali  per  parte  dei  droghieri,  erborai,  ciarlatani  e  peggio,  se- 
guendo l'esempio  dei  farmacisti  di  Modena,  Genova,  Milano,  ecc. 

Tale  proposta  fu  approvata  all'unanimità. 

H  dott.  Pievani  accennando  ai  provvedimenti  attualmente  presi  dal  Go- 
verno per  gli  esercenti  abusivi  le  scienze  sanitarie  invitò  l'assemblea  a  mandare 
un  dispaccio  al  Ministro  Depretis  del  seguente  tenore  che  fu  approvato. 

€  La  Sezione  Farmacia  del  Congresso  plaudendo  Voi  strenuo  riforma- 
<  tore,  ringrazia  provvedimenti  presi  per  esercizio  illegale  farmacia,  faveti 
e  unificazione  regolamenti  farmaceutici  per  tutto  il  Regno.  > 

In  questa  stessa  Sezione  il  prof.  Prota-Giurleo  espose  di  poi  le  sue  opi- 
nioni suU'  €  Autorizzazione  alt  esercizio  farmcteeutico  dei  vecchi  esercenti  > . 

Diversi  Membri  della  Sezione  presero  parte  alla  discussione  sollevata  a 
questo  proposito,  sicché  tutti  ad  unanimità  concorsero  ad  approvare  il  se- 
guente Ordine  del  giorno  proposto  dal  prof.  Prota-Giurleo  ed  emendato  dal 
dott  Becchini. 

€  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia  fa  voti  al  Governo  perchè  non 
€  conceda,  neppure  transitoriamente,  l'ammissione  all'esame  di  diploma  in 
€  Farmacia  ai  cosi  detti  vecchi  esercenti  >. 

Dopo  di  che  il  dott.  Pievani  prese  la  parola  per  svolgere  alcune  sue  con- 
siderazioni sulla  Farmacopea  Italiana,  Diversi  Membri  appoggiarono  le  opi- 
nioni emesse  sul  proposito  dal  prelodato  dott.  Pievani ,  e  l'intera  Sezione  vi 
diede  unanime  il  suo  assenso  approvando  il  voto  seguente  dal  medesimo 
proposto  : 

e  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia  fa  voti  perchè  la  Commissione  per 
€  la  Farmacopea  Italiana  solleciti  i  suoi  lavori,  essendo  urgente  il  bisogna 
«  di  un  codice  farmaceutico  per  tutto  il  Regno  >. 

Il  dott.  G.  B.  Bontà  trattò  molto  acconciamente  degli  e  Studi  far maceu- 


—  7i8  — 

tici  »   e  deir  importanza  dell'  istituzione    di   laboratori   chimici  per  V  esame 
delle  sostanze  alimentari. 

Dopo  l'approvazione  espressa  da  parecchi  dei  presenti,  vengono  proposti  \ 

ed  approvati  i  seguenti  Ordini  del  giorno  :  ! 

i.^  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia  del  X  Congresso  fa  voti  onde  ì 

venga  aggiunto  agli  studi  farmaceutici    un  corso  completo  di  chimica  ana-  " 

litica; 

2.°  La  Sezione  di  Chimica  e  Farmacia,  appoggiando  il  voto  emesso  dalla  i 
Sezione  d'Igiene   sulla  proposta  dello  stesso  sig.   Bontà,   invita  il  Governo  ' 
alla  stretta  sorveglianza  delle  sostanze  alimentari,  propugnando  come  mcao 
r  istituzione  di  laboratori  di  chimica  analitica  delle  dette  sostanze. 

Sezione  di  Medicina  legale  e  Psichiatria. 

Il  prof.  A.  Tamburini  fa  la  sua  comunicazione  e  Sui  Feriti  medici  in  Tri-  ; 
bunalc  >  e  formula  e  svolge  un  Ordine  del  giorno  accettato  dai  dottori  SepiDi  ; 
e  Virgilio. 

La  proposta  Tamburini  suscita  un'interessante  e  viva  discussione  ad 
prendono  parte:  Raffaele,  Tamassia,  Cugini,  Toscani,  Morselli,  Sena  e 
Ravaglia  tutti  concordando  sull'opportunità  di  istituire  per  le  perizie  me- 
dico-legali, un  collegio  unico  peritale,  pure  convenendo  sulle  difficoltà  pia, 
ti  che  della  istituzione  della  proposta  Tamburini.  Infine  dopo  ben  matura 
discussione  il  Presidente  propone  che  sia  nominata  una  commissione  la 
(juale  formuli  la  proposta  che  racchiude  le  idee  svolte  nella  discussione, 
la  quale  commissione  risulta  costituita  dei  signori  : 

Prof.  Tamburini  —  Prof.  Tamassia  —  Prof.  Cugini  —  Prof.  Raffaele  - 
Prof.  Morselli. 

Il  prof.  Tamassia  parlò  <  Suir  obbligo  del  Codice  penale  al  medico  di  dem- 
dare  entro  le  24  ore  le  lesioni  violente  che  e  chiamato  a  curare,  >  e  dimostrò 
l'opportunità  che  venga  cassato,  come  obbligo  che  lede  la  dignità  dell'uomo 
e  snatura  la  posizione  del  medico  curante;  propone  quindi  che  la  Sezione 
esprima  il  desiderio  che  vengano  aboliti  gli  articoli  in  discorso. 

11  prof.  Toscani  appoggia  la  proposta  Tamassia  e  fa  osservare  inoltre 
che  quando  venissero  definitivamente  adottate  le  proposte  riforme  del  Co- 
dice penale ,  verrebbe  ristretto  il  detto  obbligo  ai  soli  casi  nei  quali  il 
medico  non  abbia  a  temere  di  compromettere  il  suo  cliente,  e  cod  viene 
Il  rendersi  frustaneo  l'obbligo  della  legge,  e  si  apre  larga  la  via  a  potala 
eludere. 

In  seguito  a  ciò  la  Sezione  votava  ad  unanimità  le  seguenti   proposte: 

«  La  Sezione  di  Medicina  legale  e  Psichiatria  del  X  Congresso  dell'As- 
sociazione Medica  ItaHana,  considerando  che  gli  art.  102  del  cod.  di  proc. 
penale,  308  del  codice  penale  sanzionano  un  obbligo  nel  medico  curante 
incompatibile  col  carattere  e  colla  dignità  del  suo  ufficio,  e  che  forma  un 
dovere  che  non  si  esige  da  nessun  altro  cittadino,  fuori  del  medico; 

"  Considerando  che  tali  articoli  costituiscono  un*  eccezionalità  rispetto  i 
codici  delle  nazioni  più  civili  ; 


—  719  — 

<  Considerando  che  questi  articoli  non  sono  neppure  reclamati  da  un 
soluto  bisogno  della  sicurezza  sociale: 

<  Riferendosi  ai  voti  emessi  ripetutamente  da  altri  Congressi  medici  , 
prime  il  suo  voto  che  i  detti  articoli  siano  cassati  dalla  nostra  legislazione, 

ufficia  la  Presidenza  del  Congresso  perchè  faccia  conoscere  tale  voto  a 

£.  il  Ministro  Guardasigilli  e  ne  raccomandi  il  compimento.  > 

In  seguito  a  bella  ed  ordinata  relazione  il  prof.  Tamassia  propose  dipoi 

Drdine  del  giorno  seguente,  che  dopo  alcune   osservazioni  dei  prof.  Grilli 

Toscani,  è  accettato  ali*  unanimità. 

«  La  Sezione  di  Medicina  legale  e  Psichiatria  del  X  Congresso  dell*As- 

ciazione   Medica  Italiana ,    considerando    che    gV  inconvenienti    lamentati 

:ir  esercizio  pubblico  della  Medicina  forense  in  Italia ,    derivano   in   gran 

irte  dalla  deficienza  e  dall'abbandono  in  cui  si  lascia  Tinsegnamento  uni- 

irsitario  di  questa,   e  dalla  scelta  inopportuna   dei   periti  che  viene  fatta 

iir Autorità,  insiste  perchè: 

e  I .°  L*  insegnamento  medico-legale  nell*  Università  nostre  sia  fornito  di 

lei  mezzi  che  lo  possono  rendere  sperimentale  e  pratico,  come  è  prescritto 

li  regolamenti  ; 

<  2.°  Che  la  scelta  dei  periti  debba  cadere  di  preferenza  su  quei  medici 

le  abbiano  compiuti  studi  speciali  di  medicina  forense,  ed  abbiano,  dopo 

jame,  conseguita  l'idoneità  a  fungere  da  periti. 

<  £  raccomanda  alla  Presidenza  dell'Associazione  Medica  Italiana  di  far 
oto  questo  suo  voto  al  Ministro  dell'  Istruzione  pubblica  e  a  quello  di 
razia  e  Giustizia. 

Sottosezione  di  Idrologia  e  Climatologia. 

Dalla  Sottosezione  di  Idrologia  e  Climatologia  fu  proclamata  l'utilità  di 
istituire  una  Società  Italiana  di  Idrologia  e  Climatologia  medica  : 

Il  dott.  Abbamondi  lesse  dipoi  una  memoria,  per  dimostrare  la  necessità  che 

Ac^ue  minerali  vengano  protette  dalle  continue  aggressioni  dell'industria 
ìi  proprietari  dei  fondi  vicini  alle  sorgenti:  desume  questa  necessità  dalle 
oprie  osservazioni  sulle    acque  di  Telese  e  di  quelle  di  altri   stabilimenti 

Italia  e  all'  estero.  Conchiuse  sulla  necessità  di  una  legge  che  protegga 
l  assicuri  l'esistenza  delle  acque  minerali  in  Italia  e  propose  la  seguente 
lozione  : 

e  La  sottosezione  di  Idrologia  e  Climatologia  del  X  Congresso  del- 
Associazione  Medica  Italiana  riunito  in  Modena,  udita  la  relazione  del 
3tt.  Abbamondi,  fa  voti  affinchè  nella  formazione  del  nuovo  Codice  sani- 
irio  non  si  trascurino  quelle  disposizioni  legislative  che  valgano  a  conser- 
are  le  sorgenti  di  acque  minerali  e  regolarne  la  loro  medica  amministrazione  > . 

Sezione  di  Medicina. 

Xella  Sezione  di  Medicina  il  prof.  Perroncito  trattò  e  Del!  anemia  dei 
ìnatori  >.  Dal  1880  ad  oggi  l'anemia  del  Gottardo  ha  fatto  rapidi  pro- 
essi e  si  vide    come    dipendesse  dagli  anchilostomi   e    in    seguito    anche 


—  720  — 

dalle  anguillule,  ecc.  Quest'  anemia  è  di  natura  puramente  parassitaria,  e 
Testratto  etereo  di  felce  maschio,  Tacido  timico  od  altre  sostanze,  eliminano 
gli  elminti  e  mettono  l' ammalato  in  condizioni  tali  che  dopo,  con  un  mese 
o  poco  più  della  cura  delle  comuni  anemie ,  si  rimette  completamente. 
Penetrata  la  quistione  del  Gottardo  persino  in  Parlamento  dove  si  mosse 
un'interpellanza,  i  deputati  Boselli  e  Compans  di  Brichenteau  sollevarono 
un  incidente  al  quale  rispose  il  Ministro  della  Pubb.  Istruz.,  onorevole  Baccelli, 
dichiarando  che  l'anemia  del  Gottardo  altro  non  era  se  non  l'anemia  dei 
minatori.  In  seguito  a  ciò  fece  un'inchiesta  e  diligenti  ricerche  nelle  mi» 
niere  d' Italia  e  all'  estero ,  in  ispecie  in  Ungheria.  In  queste  contrade ,  in 
ispede  nelle  miniere  di  Sednitz,  si  constatò  la  presenza  di  anchiiostomi  e 
di  anguillule,  i  primi  in  grande  quantità.  Eccitò  ad  adottare  la  cura  d^li 
anemici  del  Gottardo  e  si  ottennero  gli  stessi  identici  risultati  degli  ammi- 
lati  del  Gottardo.  Anzi  il  medico  capo  di  Sednitz  dott.  Sillingher,  che  gli 
inviava  continui  e  dettagliati  rapporti,  a  70  anni  si  ritirò  dalla  direzione 
di  quel  servizio  medico  scrivendo  una  commovente  lettera  al  Perroncito, 
nella  quale  si  mostrava  lieto  che  fosse  finalmente  sciolta  la  gran  quistione, 
e  che  si  fosse  trovato  un  mezzo  per  combattere  radicalmente  la  malattìa,  j 
Ed  oggi  nelle  miniere  ungheresi  vigono  leggi  che  rendono  impossibile  0 
estremamente  difficile  il  propagarsi  di  questa  malattia  che  da  secoli  e  secoli' 
era  permanente  e  mieteva  a  centinaja  le  vittime.  Ha  pure  fatto  delle  escnr- 
sioni  nelle  miniere  di  Saint-Etienne  e  nelle  solfatare  di  Lercara,  e  in  en- 
trambe trovò  gli  anchiiostomi.  Non  nega  che  altre  cause  possono  coinci- 
dervi, ma  è  certo  ed  indubitato  che  gli  anchiiostomi  sono  quelli  che  pro- 
ducono l'anemia. 

Il  dott.  Arturo  Guzzoni  Degli  Ancarani  prendendo  occasione  dalla  pre* 
senza  del  prof.  Perroncito  si  fa  un  dovere  di  dichiarare  come  nella  Clinica 
Medica  Modenese  nell'anno  scolastico  1880-81  furono  accolti  due  operai 
provenienti  dal  Gottardo  ed  affetti  da  anemia.  In  uno  di  questi  la  scar- 
sezza dell'emoglobina  era  tanta  che  non  si  potè  misurare  col  cromocitoraetro 
di  Bizzozero ,  giacché  anche  a  tutto  spessore  dello  strumento ,  la  fiamma 
si  conservava  trasparentissima.  Sottoposti  a  cure  ricostituenti  si  mantennero 
nello  stato  di  prima:  assoggettati  alle  cure  proposte  dal  Perroncito,  coUV 
stratto  etereo  di  felce  maschio ,  eliminarono  una  quantità  stragrande  di 
anchiiostomi  e  guarirono  completamente.  Altri  due  Gottardisti  nell'anno 
corrente  hanno  abbandonato  V  Ospedale  guariti ,  dopo  essere  stati  trattati 
col  felce  maschio.  Questi  quattro  casi,  appoggiano,  se  pure  ve  ne  è  il  bi- 
sogno, la  cura  del  Perroncito  come  la  migliore  che  si  conosca  per  com- 
battere l'anemia  del  Gottardo. 

Il  dott.  Falconi  osserva  come  nelle  miniere  di  Sardegna  non  vi  siano 
anchiiostomi  e  solamente  si  notò  qualche  caso  proveniente  dal  Gottardo: 
domanda  al  prof.  Perroncito  se  crede  l'anemia  esclusiva  dei  minatori. 

Il  prof.  Perroncito  rispose  che  l'anemia  dei  minatori  vi  è  importata.  In 
quanto  alle  regole  igieniche,  in  Sardegna  gli  operai  sono  condotti  milita^ 
mente:  fanno  bagni  assai  spesso,  e  osservano  certe  norme  fisse  acciò  le 
feci  non  vengano  espulse  e  lasciate  lungo  le  gallerie.  In  Sardegna  non  esi- 


721 


stono  anchilostomi ,  e  ciò  trova  una  ragione  nel   sistema    igienico    da  anni 
adottato.  —  Mostra  alcune  larve  d' anchilostomi. 

Finalmente  in  (luesta  stessa  Sezione  il  j)rof.  Perroncito  ebbe  argomento 
di  esporre  i  suoi  studi  e  i  suoi  risultati  intorno  all'  Innesto  preventivo  del 
carbonchio. 

Le  Assemblee  generau. 

Nelle  Assemblee  plenarie  il  Congresso  ebbe  a  trattare  principalmente  argo- 
menti d'interesse  generale  e  quelli  relativi  all'Associazione  Medica  Italiana, 
n  dott.  Simoncini  dette  lettura  della  Relazione  predisposta  dal  prof.  Ma- 
druzza  sul  tema  «  Dei  desiderabili  rapporti  fra  le  Società  diverse  di  speda-- 
iità  mediche  e  l Associazione  Medica  Italiana  ». 

D  prof.  Madruzza  nella  lunga  ed  elaborata  relazione,  premesso  un  cenno 
storico  dell'  Associazione  Medica  Italiana  e  dei  Congressi  sin  qui  tenuti , 
viene  a  dire  di  altre  Società  costituitesi  qualche  tempo  dipoi,  e  special- 
mente di  (juella  d*  Igiene  e  di  quella  dei  Medici  comunali.  Lo  scopo  che 
queste  diverse  Società  si  propongono  è  in  fondo  il  medesimo  :  a  queste 
membra  sparse,  scrive  il  Relatore,  abbisogna  il  nesso  logico  che  le  colle- 
ghi, per  ricostituire  il  corpo  e  la  sintesi  della  scienza  intera  e  complessiva. 
Dalle  molte  considerazioni  intorno  a  questa  tesi,  il  Madruzza  trae  le  con- 
clusioni seguenti  ; 

i.°  Tutti  i  Medici  Italiani  possono  far  parte  della  Associazione  Medica 
generale. 

2.**  Vi  appartengono  di  diritto  quelli  che  si  iscrissero  nelle  Società 
già  costituite  o  si  costituiranno  per  lo  studio  e  perfezionamento  delle  disci- 
pline speciali  mediche  ; 

3.®  Le  sezioni  nei  Congressi  dell'Associazione  generale  saranno  rap- 
presentate dalle  Presidenze  delle  Società  speciali,  che  ne  preordineranno  il 
lavoro  e  dirigeranno  le  discussioni  ; 

4.®  Nella  Commissione  esecutiva  e  nella  Presidenza  dei  suoi  Congressi 
dovranno  le  Società  speciali  essere  rappresentate  ; 

5.®  La  Commissione  esecutiva  dell'Associazione  Medica  e  i  Presidenti 
delle  Associazioni  speciali,  le  quante  volte  il  Congresso  funzioni,  avviseranno 
alla  pratica  esecuzione  di  queste  massime  generali,  e  presenteranno  alla 
sanzione  di  un  Congresso  generale,  da  convocarsi  all'uopo ,  le  opportune 
disposizioni  statuarie  e  regolamentari. 

Il  Segretario  poscia  dà  lettura  del  seguente  ordine  del  giorno   proposto 
dal  Comitato  Medico  di  Lucca  : 

<  Considerando  che  la  proposta  di  fusione  dell'Associazione  Medica  Italiana 
coll'altra  nazionale  dei  Medici  Condotti  tende  a  confermare  la  fratellanza 
•  la  solidarietà  fra  i  Colleghi  riunendo  in  un  solo  fascio  i  Medici  Italiani  ; 
e  Considerando  che  il  voto  emesso  per  tale  fusione  dal  nostro  Presidente 
prof.  Toscani  in  occasione  del  Congresso  dei  Medici  comunali  tenuto  in 
koma  nel  1882  fu  accolto  favorevolmente  da  moltissimi  Colleghi  e  Comitati  ; 
€  Considerando  che  numerosissimi  saranno  i  nuovi  medici  che  si  inscri- 
ireranno    nell'albo   del    sodalizio  che  sarà   per  formarsi,    perchè   non   solo 

46 


y22    

diretto  ali*  incremento  della  scienza,  ma  a  tutelare  eziandio  gV  interessi  ma- 
teriali di  tutti  gli  esercenti  indistintamente  : 

e  I  Medici  convocati  in  Modena  al  X  Congresso  dell* Associazione  Medica 
Italiana  fanno  voti  per  la  fusione  delle  predette  due  Società,  e  conferiscono 
mandato  al  Presidente  Generale  e  Consiglio  Direttivo  di  stabilire  insieme  alla 
Direzione  dei  Medici  comunali  i  mezzi  da  seguirsi  per  raggiungere  lo  scopo  >. 

Il  dott.  Bartolozzi  espone  le  ragioni  che  hanno  indotto  il  Comitato  di 
Lucca  alla  presentazione  di  quest*  Ordine  del  giorno,  e  comunica  le  pratiche 
da  lui  fatte  per  la  fusione  dei  due  Comitati.  Si  apre  viva  discussione  intorno 
all'accettazione  di  quest*  Ordine  del  giorno,  alla  quale  prendono  parte  Petrilli, 
Simoncini,  Ripa,  Brugnoli  e  Carruccio  ;  il  quale  ultimo  propone  il  seguente 
Ordine  del  giorno  nella  fiducia  di  mettere  non  solo  d'accordo  gli  egregi 
preopinanti,  ma  anche  di  abbreviare  la  discussione  : 

e  II  Congresso  —  apprezzando  le  ottime  intenzioni  tanto  del  Comitato 
Medico  di  Lucca,  quanto  del  Comitato  Medico  di  Perugia,  e  sentita  la 
importante  Relazione  del  suo  Presidente  prof.  Madruzza,  tendente  a  stabi- 
lire i  più  desiderabili  rapporti  fra  le  diverse  Società  mediche,  —  affida  alla 
Commissione  Esecutiva  della  nostra  Associazione  il  mandato  di  mettersi 
d'accordo  colla  Presidenza  dell'Associazione  Nazionale  de'  Medici  Condotti 
e  di  studiare  tutti  i  mezzi  migliori  per  ottenere  che  le  due  Associaziou 
abbiano  a  fondersi  in  una  sola  grande  e  potente  Società ,  collo  scopo  di 
sempre  meglio  provvedere  ai  comuni   interessi    scientifici  e  professionali) 

Dopo  poche  osservazioni  in  appoggio  del  dott.  Simoncini  e  del  dott  R^ 
r  Ordine  del  giorno  del  prof.  Carruccio  viene  a  unanimità  approvato. 

Il  prof.  Siciliani  lesse  poscia  la  sua  relazione  intorno  alla  istituzione  di  un 
Consiglio  (V ordine  fra  i  Medici  e  i  Chirurghi  d^ Italia, 

La  relazione  del  Siciliani  die  origine  a  viva  e  prolungata  discussione  alia 
quale  presero  parte  il  dott.  Pergami,  il  prof.  Riva,  il  dott.  Ripa,  il  dottor 
Olivetti  :  infine  il  prof.  Toscani  pose  ai  voti  il  seguente  Ordine  del  giorno: 

e  II  X  Congresso  dell'Associazione  Medica  Italiana,  riunito  in  generale 
adunanza,  fa  voti  perchè  la  legge  affidi  alla  classe  medica  la  tutela  e  la 
vigilanza  di  tutto  ciò  che  si  riferisce  alla  parte  disciplinare  dell'  esercizio 
dei  veri  rami  dell'arte  salutare,  mediante  una  istituzione  quale  è  quella  dd 
Consiglio  dell'Ordine  degli  Avvocati,  od  altra  più  adatta  all'uopo  e  più  con- 
forme al  carattere  e  ai  bisogni  dei  sanitari  ». 

Dopo  alcune  osservazioni  del  dottor  Olivetti,  del  dott  Barduzzi  e  del 
dott.  Ripa  viene  messo  ai  voti  l'Ordine  del  giorno  Toscani  che  viene 
unanimemente  approvato. 

Viene  quindi  fatta  per  schede  segrete  la  votazione  per  la  nomina  delU 
nuova  Commissione  esecutiva  dell'Associazione  Medica  Italiana  la  quale  riesce 
cosi  composta: 

Presidente,  prof.  Toscani  —  Vice-presidenti,  prof.  Mazzoni  e  dott  Donardt 

Consiglieri:  Bizzozero  —  Golgi  —    Bastianelli  —  Raffaele  —  Brugnotì 

—  Zucchi  —  Baccelli  —   Marchiafava  —  Calza  —   Madruzza  —  Ballon 

—  Carruccio  —  Dujardin  —  Raseri  —  Calassi  —  Gameri  —  Ratti  — _ 
Ripa,  e  venne  scelta  Perugia  a  sede  del  futuro  Congresso. 


—  723  — 

L*  Esposizione. 

Al  Congresso  andava  unita  una  Esposizione  assai  bene  ordinata  nelle  sale 
del  Collegio  San  Carlo.  Da  parte  nostra  non  v'era  molto  che  potesse  inte- 
ressare essendo  che  la  maggior  parte  degli  oggetti  esposti  si  riferiva  alla 
medicina,  alla  chirurgia,  alla  fisuinacologia. 

Sopra  ogni  altra  cosa  ci  parvero  degni  di  ammirazione  i  preparati  del 
prof.  Carlo  Giacomini.  Quelle  sezioni  del  cervello  umano  tanto  bene  esposte 
rivelano  un  grande  progresso  e  furono  giudicate  degne  della  medaglia 
•d'argento. 

Degno  di  spedale  diploma  di  onore  fu  il  Manicomio  di  Reggio  Emilia 
per  rimpianto  generale,  per  i  lavori  scientifici,  per  il  suo  materiale,  per  i 
lavori  dei  malati,  ecc.,  ecc.,  le  quali  cose  tutte  fanno  di  questo  Stabilimento 
UDO  dei  più  insigni  di  tal  genere. 

Al  progetto  del  nuovo  Ospedale  di  Lugo  in  Romagne  fu   dato  la  meda- 
gHa  d'argento  per  la  sapiente  distribuzione  dei  febbricati,   rispondenti   alle 
['^genze  igieniche  ed  il  Giuri  non  fu  certo  troppo  generoso. 
"       Una  medaglia  di  bronzo  fu  conferita  al  sig.  Lusvardi  Alessandro  di  Mo- 
dena per  il  suo  ingegnoso  letto  degli  asmatici  che  era  la  miglior  cosa  delle 
moltissime  esposte  da  questo  ingegnoso  industriale. 

Fu  pure  creduta  degna  di  medaglia  di  bronzo  la  Direzione  deU  Ospedale 
di  Santa  Maria  Nuova  in  Reggio  Emilia  per  i  documenti  medici  ed  am- 
ministrativi da  lei  presentati,  insieme  a  numerosi  diagrammi.  Questa  ammi- 
nistrazione merita  inoltre  i  più  grandi  encomi  per  i  segnalati  progressi  e 
miglioramenti  che  ha  saputo  introdurre  nel  suo  ospedale. 

Una  quarta  medaglia  di  bronzo  fu  accordata  al  sig.  Eligio  Manzini  e  Fi- 
glio di  Modena  per  il  loro  apparecchio  d'allarme  ad  uso  delle  camere  mor- 
tuarie che  a  noi  parve  bellissimo,  ingegnoso,  semplice  ed  economico,   ecc. 

L'ESPOSIZIONE  D'IGIENE  AL  CONGRESSO  INTERNAZIONALE 

DI    GINEVRA. 

Riserbandoci  di  dare  nel  prossimo  fascicolo  un  largo  riassunto  dei  lavori 
del  Congresso  internazionale  d'Igiene  che  fu  tenuto  a  Ginevra  nel  mese 
di  settembre  p.  p.  riassumiamo  intanto  da  una  bella  relazione  del  dottor 
J.  A.  Martin,  i  fatti  principali  riguardanti  l'Esposizione  d'Igiene  organizzata 
in  occasione  del  Congresso  stesso.  Questa  Mostra  ebbe  un'impronta  quasi 
esclusivamente  francese  anziché  importanza  e  forma  di  vera  Esposizione  in- 
temazionale. E  di  ciò  si  deve  attribuire  la  colpa  alla  Esposizione  tedesca 
d' Igiene  e  salvamento  precedentemente  organizzata  a  Berlino  e  che  ebbe  di 
poi  il  tremendo  resultato  di  cui  non  si  è  per  anco  dileguata  la  dolorosa  im- 
pressione ,  di  guisa  che  i  tedeschi  e  gli  italiani  non  figuravano  quasi  alla 
Mostra  Ginevrina  pel  fatto  che  gli  oggetti  esposti  a  Berlino  furono  distrutti 
o  in  guisa  deteriorati  da  non  permettere  una  nuova  esposizione  dei  medesimi. 

Senza  volere  diminuire  la  importanza  che  aveva  la  raccolta  dei  materiali 


—  724  — 

esposti  a  Ginevra,  noi  facciamo  voti  però  che  nelle  Mostre  future  si  tenga 
maggiore  ordine  nella  distribuzione  degli  oggetti  e  si  scartino  addirittura 
tutte  quelle  cose  le  quali  presentandosi  sotto  l'egida  della  Igiene,  tentano 
invano  nascondere  il  solo  movente  per  cui  vengono  esibite,  vale  a  dire  la 
speculazione  e  l'interesse  privato. 

La  Commissione  incaricata  di  riferire  intorno  all'Esposizione  fu  costituita 
dai  signori  Briquet,  Bourrit,  Demaurex,  Dunant  e  Rapin,  componenti  la  Sotto- 
Commissione  dell'Esposizione,  ai  quali  vennero  aggiunti,  per  speciali  indica- 
zioni, i  signori  Pagliani,  Vallin,  Van  Overbeek  de  Meyer,  Wasserfuhre  A.-J. 
Martin  coll'incarico  di  presentare  al  Congresso  un  rapporto  sommario. 

Il  dott.  Martin  Relatore  incomincia  col  ricordare  che  l'Esposizione  venne 
[.reparata  in  circostanze  assai  diffìcib',  e  che  non  poteva  offrire  al  maggior  nu- 
mero degli  espositori  quelle  soddisfazioni  materiali  alle  quali  sono  general- 
mente assuefatti,  ed  era  importante  il  far  loro  comprendere  l'utile,  certa- 
uiLiite  per  essi  più  grande,  che  ne  sarebbe  loro  derivato  dall'esame  degli  og- 
getti esposti,  fatto  da  scienziati  distinti  in  tante  diverse  specialità.  A  questi 
difficoltà  altre  se  ne  aggiungevano,  quali  lo  stato  della  legislazione  snzzera 
sui  brevetti  d'invenzione,  il  poco  tempo  concesso  alla  preparazione  delle 
spi^dizioni,  ecc. 

11  Relatore  ricorda  inoltre  che  nel  1880  un'Esposizione  nazionale  a  Brus- 
selles  riuniva  un  gran  numero  d'oggetti  riferentisi  all'igiene,  e  così  pure  a 
Milano  nel  1881;  a  Zurigo  nel  1883  ^^  a  Torino  nel  1884  le  Esposizioni 
nazionali  daranno  argomento  a  nuove  Mostre  d'Igiene. 

Le  circostanze  non  sembravano  dunque  favorevoli  all'ordinamento  d'una 
Esposizione,  anche  piccola,  dedicata  all'Igiene  in  occasione  del  Congresso  ; 
il  Comitato  ordinatore,  confidando  nei  progressi  dell'Igiene  pubblica,  non  ebbe 
timore  di  chiedere  da  diverse  parti  la  cooperazionc  di  tutti  coloro  i  cui  og- 
getti ed  i  cui  lavori  rientrassero  nel  programma  tracciato. 

Il  Relatore  riconosce  che  anco  questa  volta,  non  era  l'igiene  sola,  che 
bi  faceva  rappresentare  alla  Esposizione;  ma  i  vari  espositori  ^on  mancarono 
di  far  comi:)arire  nei  locali  di  un'Esposizione  speciale  prodotti  più  commer- 
ciali che  igienici  ;  ciò  nondimeno,  essa  offriva  questa  particolarità,  alla  quale 
accrescono  valore  molti  esempi  anche  recenti,  cioè  che  la  maggior  parte 
degli  oggetti  esposti  aveva  per  scopo  esclusivo  la  salute. 

L'insieme  dell'Esposizione  della  Città  di  Parigi  e  del  Dipartimento  delia 
Senna  occupava  il  primo  posto.  Essa  venne  disposta  dai  signori  Durand- 
Clave,  Masson  e  Corot,  e  a  tutti  parvero  chiari  i  progressi  considerevoli,  con- 
seguiti negli  ultimi  anni  dalla  città  di  Parigi,  per  assicurare  a*  suoi  abitanti, 
di  ogni  età  e  condizione,  quei  miglioramenti  sanitari  che  formano  oggetto 
della  costante  sollecitudine  della  sua  Amministrazione. 

U Igiene  del  bambino  presa  fino  dal  suo  nascere,  trarrà  profitto,  di  un  sin- 
golare apparecchio,  costrutto  da  Odile  Martin  dietro  proposta  del  professor 
Tarnier,  affine  di  porre  i  neonati,  non  giunti  a  termine  o  troppo  deboli,  in 
mezzo  ad  una  temperatura  costante;  questa  madre  artificiale ^  come  venne 
chiamata  con  qualche  esagerazione,  ha  dato  già  dei  risultati  soddisfacenti, 
e  troverà  probabilmente  applicazione  anche  durante  i  periodi    difficili  della 


—  725  — 

prima  età.  Sarebbe  pure  ingiusto  non  citare  i  successi  ottenuti  dal  professor 
Parrot  coW alimentazione,  diretta  al  capezzolo  delPasina,  dei  bambini  sifilitici 
nella  nuova  sezione  per  l'allattamento  nell'Ospizio  degli  Esposti  a  Parigi,  come 
pure  va  menzionata  la  giudiziosa  installazione  di  una  Latteria  modello  a  Lancy, 
nel  circondario  di  Ginevra  che  per  l'alimentazione  degli  animali  mediante  un 
nutrimento  speciale  e  costante,  per  le  condizioni  saluberrime  dello  stabilimento, 
per  il  suo  accurato  mantenimento,  permettono  di  ottenere  l'integrità  asso- 
luta del  latte,  di  questo  liquido  prezioso  cosi  suscettibile  di  alterazione  e 
dì  cui  non  sarà  mai  troppo  vigilato  il  commercio.  Gli  interessanti  saggi 
presentati  dal  Direttore  dello  stabilimento  signor  Haccius,  sulla  coagulazione 
di  differenti  specie  di  latte,  sollevarono  molteplici  questioni  che  mostrano  di 
quante  oscurità  sia  ancora  circondato,  dal  punto  di  vista  dell'igiene,  il  pro- 
blema dell'alimentazione  artificiale,  nei  casi  in  cui  questa  dovrà  surrogare 
l'allattamento  materno.  Tra  le  sostanze  ah'mentari  finalmente  vogliono  essere 
annoverate  il  pane-carne  del  dott.  Bazzoni  di  Milano,  e  il  pane  igienico  del 
signor  Schumacher  di  Stocolma. 

I  Dispensorì  pei  fanciulli  ammalati  instituiti  all'Havre  dal  dottor  Giberte, 
a  Meulhouse  dal  sig.  Blondel  erano  del  pari  fra  le  cose  che  maggiormente 
interessavano  il  visitatore. 

Uigiene  scolastica^  se  se  ne  eccettuino  i  piani  e  i  modelli  di  scuole  delle 
città  di  Parigi  e  di  Ginevra,  e  i  piani  più  o  meno  uniformi  di  qualche 
città  di  minore  importanza,  era  appena  rappresentata  da  vari  modelli  di 
banchi  e  di  tavoli  che  in  generale  si  può  dire  costrutti  secondo  le  regole 
speciali  date  dagl'igienisti.  E  questo  merito  vuoisi  effettivamente  riconoscere 
nei  leggt  dell'Ha vre,  in  quelli  del  dottor  Daily,  e  nei  banchi  di  Lilla  ;  non- 
ché nell'interessante  mobilio  scolastico  del  signor  Elsaesser,  le  diverse  parti 
del  quale  parvero  un  po'  complicate,  mentre  il  mobilio  scolastico  del  signor 
0.  André  si  raccomanda  per  la  razionale  disposizione  delle  sue  parti,  per 
la  semplicità  della  costruzione  e  per  le  facilità  di  poterle  pulire  completa- 
mente. E  dappoiché  siamo  a  parlare  di  scuole  gioverà  del  pari  ricordare 
con  lode  i  piani  esposti  dal  professor  Emilio  Trélat,  in  appoggio  all'opinione 
da  lui  sostenuta  con  profonda  convinzione  e  con  un'autorità  speciale,  sul- 
{' illuminazione  unilaterale  delle  scuole.  Questi  piani  ci  rivelavano  l'ingegno  del- 
l'autore e  il  lungo  studio  impiegato  alla  soluzione  del  non  facile  quesito. 

Finalmente  nella  medesima  sezione  erano  assai  ammirati  i  due  ingegnosi 
arganetti^  esposti  dal  sig.  Schròter  mediante  i  quali  i  vari  muscoli  del  braccio 
e  dell'avambraccio  possono  essere  facilmente  sottomessi  ad  un'azione  salu- 
tare, e  la  Società  inglese  per  la  prevenzione  della  cecità  dimostrò,  coi  suoi 
modelli  di  ginnastica  pei  ciechi,  quanta  sia  la  sua  sollecitudine  a  vantaggio 
di  questi  infelici. 

\! Igiene  edilizia  non  presentava  nulla  di  nuovo  alla  Mostra  di  Ginevra 
ove  si  eccettuino  i  modelli  di  coperture  in  cemento  del  sig.  Weber,  come 
pure  l'impiego  dì  lane  di  scoria  proposto  dal  sig.  Brenner  per  difendere 
le  abitazioni  dalla  perdita  di  calore.  Al  contrario  parve  degna  di  biasimo 
la  disposizione  data  ad  un  progetto  di  case  operaje  a  Verviers,  case  aggnip- 
[>ate  in  un  arco  di  circolo,  senza  alcuna  separazione  fra  loro. 


—  726  — 

Fra  i  piani  di  grandi  stabilimenti  pubblici,  si  possono  con  sicurezza  ad* 
ditare  fra  i  più  importanti  quelli  dei  signori  Bourrit  e  Simmler  per  la  Scuola 
di  Chimica  di  Ginevra^  lo  stabilimento  dei  Bagni  pubblici  delia  città  di 
Breme  costrutto  dai  signori  Rietschcl  e  Henneberg,  ed  i  Bagni  gratuiti  ddla 
fabbrica  Suchard  a  Neuchàtel. 

Tra  gli  apparecchi  di  riscaldamento  e  di  ventilcuUone,  emergevano  quelli 
già  collocati  in  un  gran  numero  di  ospizi,  scuole  e  teatri,  e  specialmente 
nel  magnifico  teatro  di  Ginevra,  ecc.,  dai  signori  Geneste  e  Herscher,  quello 
situato  nell'Ospedale  del  Cantone  di  Ginevra,  dai  signori  Weibel  e  Briquct 
e  il  sistema  di  riscaldamento  immaginato  dal  professor  Emilio  Trélat  per  le 
pareti  delle  scuole» 

Mirabile  per  semplicità  era  pure  il  mezzo  impiegato  dai  signori  Weibel 
e  Briquet  per  riscaldare  il  bagno-maria  ambulante  che  la  Società  di  tem- 
peranza di  Ginevra  trasporta  direttamente  nelle  officine  d'operaj,  per  offrir 
loro  a  un  prezzo  ridotto  caffè,  thè,  cioccolata,  e  per  impedire  cosi,  che  vadano 
a  cercare  questi  alimenti  nelle  bettole  delle  vicinanze  ;  e  gli  apparecchi  por- 
tatili di  riscaldamento  ideati  dai  signori  Ancelin  e  Gillet  per  utilizzare  il  ca- 
lore latente  che  si  sprigiona  da  una  soluzione  satura  di  acetato  di  soda; 
cristallizzandosi  pel  raffreddamento.  Si  comprende  come  questo  mezzo  di  ri- 
scaldamento, comodo,  di  poco  costo  e  senza  alcun  danno  per  gli  oggetti 
vicini,  né  in  modo  alcuno  insalubre,  sia  già  stato  adottato,  specialmente  da 
numerose  compagnie  di  strade  ferrate. 

Le  costruzioni  ospedaliere  erano  rappresentate  quasi  unicamente  da'piaiii, 
eccettuato  il  modello  del  Padiglione  Tarnier  della  città  di  Parigi,  che  fi- 
gurò già  a  varie  Esposizioni,  e  che  dal  1876  ha  già  accolto  1223  parto- 
rienti con  una  mortalità  di  0,5  per  100.  Dal  29  maggio  1880  sino  al  i 
luglio  1S82  vi  furono  registrati  743  parti  senza  un  solo  caso  di  morte! 

Gli  Ospedali  di  cui  si  vedevano  esposti  i  piani ,  seguivano  quasi  tutti  il 
sistema  dell'ing.  ToUet,  del  quale  si  vedeva  la  più  completa  applicazione 
nel  nuovo  ospedale  in  costruzione  a  Montpellier,  dove  su  di  una  superficie 
di  nove  ettari  si  troveranno  sparse  sale  per  600  ammalati,  elevate  abba- 
stanza al  disopra  del  suolo,  da  poter  disporre  nel  sotterraneo  larghi  pas- 
seggi coperti,  e  degli  apparecchi  di  riscaldamento;  inoltre  questo  st2j)ili- 
mento  comprende  tre  sale  isolate,  una  sala  ed  una  infermeria  di  maternità, 
ed  una  stufa  di  disinfezione. 

Il  sistema  Tollet,  segna  una  data  nella  storia  dei  progressi  fatti  dall'igiene 
ospedaliera,  poiché  permette  di  disseminare  e  d'isolare  gli  ammalati  e  so- 
stituisce agli  antichi  edifici  monumentali  e  costosi,  costruzioni  economiche 
aereate  e  salubri.  Altrettanto  può  dirsi  del  tipo  presentato  dal  Tollet  stesso 
per  la  costruzione  di  una  Caserma  di  cavalleria,  tipo  già  sanzionato  dall'e- 
sperienza in  diverse  costruzioni  eseguite  in  Francia  ed  airestero.  Al  mede- 
simo sistema  appartengono  i  progetti  di  ospedali  si  bene  ideati  dal  dottor 
Ballotta  e  dall'architetto  Piana  per  la  città  di  Lugo  in  Romagna,  e  l'ospe- 
dale dell'Havre,  in  Francia.  Facciamo  pure  cenno  dei  bellissimi  Fadìglùnd 
presentati  dall'Amministrazione  dell'ospedale  del  Cantone  di  Ginevra,  e  dei 
modelli  e  disegni  di  un  Ambulanza  mobile  smontabile  presentati  dalla  So- 
cietà delle  dame  della  Charente-Inférieure. 


—  727  — 

Inoltre  si  ammiravano  airEsposizione,  alcune  particolarità  d'igiene  ospe- 
daliera di  grande  importanza,  quali  il  Tavolo  per  le  operazioni  del  dottor 
Jolliard,  notevole  per  la  facilità  della  sua  pulitura  ;  la  stufa  per  la  disinfezione 
dei  signori  Geneste  e  Herscher,  ecc.,  nonché  le  due  Vetture  pel  trasporto 
àgli  ammalati^  una  delle  quali  pei  contagiosi  che  Parigi  ha  fatto  ultima- 
mente costruire  sul  modello  di  quella  di  Brusselles  della  quale  era  esposta 
la  fotografia,  e  l'altra  presentata  dal  sig.  Keller. 

Le  vetture  esposte,  dimostravano  ima  diligente  ricerca  delle  condizioni, 
alle  quali  devono  specialmente  rispondere  i  veicoli  di  questo  genere.  Quella 
esposta  dal  sig.  Keller  è  più  grande  senza  che  il  peso  sembri  aumentato; 
il  modello  esposto  dalla  città  di  Parigi  ha  un  apparecchio  dì  riscaldamento 
di  grande  importanza  pratica.  Tuttavia  sarebbe  desiderabile  che  le  vet- 
ture pel  trasporto  di  ammalati  affetti  da  malattie  contagiose,  dovrebbero 
venir  costrutte  con  più  semplicità,  senza  che  manchino  quei  comodi  ne- 
cessari,  e  costruirle  poi  in  modo  da  poter  essere  facilmente  fatte  passare 
nella  stufa  di  disinfezione. 

Negli  annessi  dell'Esposizione  si  vedeva  altresì  un  Ambulanza  completa 
esposta  dal  Dipartimento  militare  federale  svizzero,  con  molta  cura  co- 
stratta  a  vantaggio  dei  soldati  in  campagna. 

Il  medico-capo  dottor  Ziegler  avea  esposto  un'importante  Collezione  di 
Calzature  delle  varie  armate  deU^ Europa  e  di  esemplari  d'impronte  e  pro- 
fili di  piedi  di  reclute,  al  cui  proposito  una  disctissione  assai  interessante 
avvenne  nelle  sezioni  del  Congresso.  Questa  quistione  è  veramente  di 
molta  importanza,  non  solo  per  ciò  che  riguarda  la  deambulazione  del 
soldato,  ma  anche  per  quanto  si  riferisce  all'integrità  del  principale  punto 
d'appoggio  dello  scheletro  che  è  il  piede.  Egli  è  perciò  che  la  riforma  della 
calzatura  dovrà  essere  posta  all'ordine  del  giorno  di  tutti  i  Congressi  d'I- 
giene affinchè  possa  contrastare  con  prospero  successo  contro  la  potenza  e 
la  prepotenza  della  moda. 

Fra  gli  Apparecchi  di  soccorso,  emergeva  per  l'importanza  la  Cassa  dt 
soccorso  pei  feriti  esposta  dalla  nuova  e  Unione  delle  donne  di  Francia  > 
e  degni  di  menzione  sono  pure  il  nuovo  Forno  per  la  cottura  del  pane  per 
le  truppe  in  campagna  dei  signori  Geneste  e  Herscher,  i  Respiratori  del 
dottor  Regnard  e  del  sig.  Galibert  e  Y Apparecchio  del  dottor  Michel  per 
prevenire  le  disgrazie  fra  gli  operai  che  lavorano  nell'aria  compressa,  come 
pure  i  numerosi  Apparecchi  di  salvataggio,  fra  i  quali  la  notabile  Collezione 
del  sig.  Lieb  (di  Biberach),  le  varie  Scale  portatili,  fra  le  quali  bellissima 
quella  del  Porta  di  Milano,  un  Porta-gomena  assai  ingegnoso  del  sig.  Gi^ 
ron;  le  Fiaccole  inestinguibili  del  sig.  Hedmann,  ecc.  Questi  apparecdii 
vennero  sperimentati  innanzi  ai  Congressisti  dal  Corpo  dei  Pompieri. 

Inoltre  si  ebbe  a  rimarcare  l'importanza  delle  fasciature  antisettiche,  per 
sempre  più  conseguire  la  salubrità  degli  Ospedali,  come  pure  i  numerosi 
istrumenti  ideati  dal  dottor  Burq  per  lo  studio  deUa  respirazione,  e  per 
assicurare  alLi  pratica  della  vaccinazione,  col  mezzo  delle  sue  nuove  vacci- 
natrici,  maggiore  diffusione  e  sicurezza. 
L'Esposizione  offriva  finalmente,  riguardo  all'igiene  ed  alla  salubrità  delle 


—  728  — 

città,  una  particolare  importanza,  mercè  le  notevoli  collezioni  inviate  dalla  città 
di  Parigi,  ai  piani  completi  presentati  dalla  città  di  Lilla  e  ad  un  certo  numero 
di  piani  inviati  da  qualche  altra  città,  specialmente  da  Praga  e  da  Milano. 

L'Igiene  cittadina,  per  ciò  che  si  riferisce  all'evacuazione  delle  acque  di 
rifiuto  e  delle  materie  escrementizie,  diede  luogo  ad  una  discussione  splen- 
dida e  dotta  in  una  sezione  del  Congresso  e  i  vari  apparecchi  esposti  sia 
dal  sig.  Amoudruz  per  la  pratica  del  vuotamento  idraulico  secondo  un  pro- 
cedimento particolare  alla  città  di  Ginevra,  sia  dal  sig.  Fatio,  dai  signori 
Meyer-Buette  per  la  disinfezione  delle  fosse,  i  sifoni  a  serbatojo  di  Gui- 
nier,  ecc.,  dimostrarono  tutti  l'importanza  dell'  argomento  e  la  difficoltà  di 
risolverlo.  Ma,  ciò  che  meritava  particolare  disanima  era  la  collezione 
della  città  di  Parigi,  dei  molteplici  mezzi  che  una  città  può  possedere  per 
procurarsi  e  per  assicurarsi  la  sua  salubrità.  L'analisi  dell'aria  e  delle  acque, 
lo  studio  dei  cangiamenti  atmosferici,  effettuati,  per  così  dire  ogni  minuto, 
nell'Osservatorio  di  Montsouris  con  tanto  zelo  e  sagacità  dai  signori  Marie- 
Davy  e  Miquel;  gli  apparecchi  d'elevazione,  di  riserva  e  di  distribuzione 
pubblica  delle  acque  potabili  e  delle  acque  per  l'innaffiamento;  gli  appar- 
recchi  di  puh'zia  ;  i  vari  modelli  di  orinatoi  pubblici  ;  gli  apparecchi  di  vuo- 
tamento ;  le  fogne  e  ì  iiumerosi  utensili  necessari  alla  loro  conservazione  ; 
costituivano  un  insieme  degno  di  lungo  studio  e  di  esame  paziente;  Do- 
rand-Claye  é  giunto  a  dimostrare  con  un  importante  modello  com'egli  in- 
tenda la  trasformazione  di  una  fossa  fissa  in  colatojo  diretto  alla  fogna,  e 
fece  pure  conoscere,  con  vari  apparecchi  e  con  esempi  tanto  concludenti 
alla  vista  che  al  tatto,  i  risultati  indiscutibili  ottenuti  nello  spurgo  delle 
acque  di  fogna  mediante  il  terreno  nella  penisola  di  Gennevilliers. 

La  profilassi  trovò  pure  materia  a  preziosi  studi  nell'  Esposizione  degli 
istrumenti  usati,  sotto  la  direzione  attiva  ed  intelligente  del  sig.  Carlo  Gi- 
rard, nel  Laboratorio  municipale  di  Chimica  della  Prefettura  di  Polizia  per 
le  ricerche  delle  falsificazioni  delle  sostanze  alimentari^  come  nei  progetti  (ì: 
posti  di  soccorso,  di  casotti  avvisatori  presentati  dalla  raedesinia  Amministra- 
zione e  negli  apparecchi  refrigeranti  dei  signori  Carré,  Mignon  e  Renard 
posti  alla  Morgue,  per  iniziativa  del  dottor  Brouardel  e  messi  al  posto  sotto 
la  sua  abile  e  sapiente  direzione,  apparecchi  refrigeranti  pei  quali  disparve 
qualunque  odore  putrido  da  questo  stabilimento. 

Finalmente,  il  Thi^XXoxt  à.Q\\ Assistenza  pubblica  a  /Vzr/^^/ espose  vari  piani, 
modelli  e  documenti  di  grande  importanza,  circa  i  vari  spedienti  che  la  sua 
Amministrazione  possiede  per  recare  soccorso  ai  malati  e  sugli  sforzi  da  lui 
fatti  in  favore  dell'igiene  ospedaliera;  a  questo  riguardo  era  rimarchevole, 
la  nuova  sala  per  X Allattamento  al  deposito  dei  bambini  e  la  cavatrice  della 
Maternità  di  cui  abbiamo  tenuto  parola. 

L'Esposizione  della  città  di  Parigi,  corroborata  dai  piani  dei  lavori  pub- 
blici intrapresi  a  Lilla,  da  quelli  dello  scolo  -diretto  alla  fogna  con  irriga- 
zione, recentemente  attuato  in  una  piccola  città  della  Slesia,  a  Buntzlau, 
era  senza  dubbio  di  grande  importanza  e  di  alto  insegnamento. 

Per  rendere  innocua  la  morte,  si  richiede  innanzi  tutto,  TÌguardo  alli- 
giene,  la  distrazione,  la  più  pronta  che  sia    possibile,  degli  avanzi   dei  ca- 


—  729  — 

daveri  sia  colla  cremazione,  sia  col  seppellimento  in  terreni  adattati,  e  an- 
che di  ciò  si  è  occupata  TEsposizione  nella  quale  si  ammiravano  alcuni 
piani  di  crematoi,  specialmente  quelli  inviati  dairing.  Siemens  di  Dresda  e 
dall'ing.  Guidini  di  Milano;  la  casa  mortuaria  di  Lucca  e  i  piani  dei  ci- 
miteri che  il  prof.  Cosse  ha  predisposto  nell'intento  speciale  di  stabilire  i 
criteri  per  la  scelta  di  un  terreno  da  destinarsi  a  quest'uso. 

L'Igiene,  e  questo  sicuramente  è  dovuto  all'istituzione  dei  Congressi  in- 
temazionali, ha  ormai  il  suo  posto  assicurato  nel  nostro  ordinamento  so- 
ciale, e  tutti  rimasero  maravigliati  delle  numerose  applicazioni  che  i  pro- 
gressi delle  varie  scienze  le  permettono  già  di  attuare.  E  di  ciò  si  ebbe 
prova  nei  numerosi  documenti  che  ornavano  le  lunghe  tavole  all'  Esposi- 
zione e  dove  si  ammiravano  i  lavori  di  Demografia ^  delle  Direzioni  di  Brus- 
selles,  di  Buda-Pesth,  di  Parigi,  di  Roma,  di  Torino,  di  Berlino,  di  Berna, 
di  Copenaghen,  di  Nuova- York,  ecc.,  e  rifulgevano  i  nomi  di  Janssens,  di 
Bertillon,  di  Kòròsi,  di  Lombard,  di.  Dunant,  di  Kummer,  di  Eulenberg,  di 
Bodio,  di  Pagliani,  di  Sormani,  di  Toscani,  di  Parola,  di  Hauser,  di  Bla- 
sins,  di  Felix,  ecc. 

Né  alli  sguardi  investigatori  poteva  sfuggire  la  importanza  delle  tavole 
della  Criminalità  in  Francia^  dovute  ai  dottori  Lacassagne  e  Clouette,  ta- 
vole che  aprono  una  nuova  via  di  ricerche  feconde  nella  quale  s'è  messo 
il  dotto  professore  di  Medicina  legale  della  facoltà  di  Lione. 

È  impossibile  citare  i  lavori  numerosi  presentati  sulla  Geografia  medica 
relativamente  alle  epidemie  dai  signori  Janssens,  Sormani,  Bourru,  Parola, 
Declominète,  ecc.;  ma  non  sarebbe  possibile  tacere  intorno  all'opera  che  venne 
distribuita  a  tutti  i  membri  del  Congresso  riguardante  lo  studio  e  i  pro- 
gressi dell'Igiene  in  Francia  negli  ultimi  quattro  anni,  opera  pubblicata  dalla 
Società  di  Medicina  pubblica  e  d^ Igiene  professionale  di  Parigi.  Una  consimile 
pubblicazione  doveva  essere  presentata  al  Congresso  dalla  Società  Italiana 
d*Igiene  se  imprevedute  difficoltà  non  vi  si  fossero  opposte. 

Finalmente  ci  piace  constatare  come  ogni  giorno  nuove  Amministrazioni 
sanitarie  si  vadano  istituendo  in  diversi  paesi  di  Europa  e  subito  queste  Am- 
ministrazioni, forti  dei  lavori  de'  loro  predecessori,  possono  rendere  numerosi 
servizi.  Dopo  il  Congresso  di  Torino,  dobbiamo  menzionare  l'ordinamento 
definitivo  degli  Uffici  d'Igiene  a  Berlino  per  l'Impero  tedesco,  a  Washington 
]>er  gli  Stati  Uniti,  a  Roma,  all'Havre,  a  Nancy  e  a  Riens,  secondo  il  mo- 
dello ed  i  risultati  cosi  favorevoli  degli  Uffici  d'Igiene  di  Brusselles,  di  To- 
rino, di  Milano,  come  dell'Ufficio  di  statistica  municipale  a  Parigi. 

Da  questa  specie  di  esposizioni  la  scienza  e  la  pratica  riceveranno  non 
pochi  vantaggi  e  sarà  con  tali  mezzi  di  gran  lunga  facilitata  la  istituzione 
delle  Cattedre  d'Igiene  e  dei  Musei  nei  quali  gli  istrumenti  esposti  dal  dot- 
tor Bertin-Sans  da  lui  ideati  pel  Museo  d'Igiene  istituito  a  Montpellier,  tro- 
verebbero sicuramente  il  loro  posto,  come  le  casse  del  Museo  pedagogico 
per  l'insegnamento  del  sig.  dottor  Saffray,  specie  di  piccolo  museo  d'igiene 
proprio  a  svegliare  l'intelligenza  del  fanciullo  e  ad  eccitare  in  proposito  lo 
zelo  degli  insegnanti. 


—  730  — 


IGIENE  PUBBLICA. 


VAJOLO   E  VACCINAZIONE. 

Rivista 
del  Dott.   P.   Conti. 

Sommario:  —  La  legge  sulle  epidemie  in  Isviuera  —  Misure  preventive  prese  igli 
Stati  Uniti  riguardo  agli  immigranti  —  Sorte  attuale  della  vaccinazione  obbligs- 
toria  —  Il  Congresso  della  Lega  intemazionale  antivaccinica  in  Colonia  —  Dunti 
dell'isolamento  nelle  malattie  contagiose  —  Vaccino  e  vajuolo,  ossia  inoculazione 
del  virus  vajoloso  sui  bovini  —  Il  Censimento  vaccinico  della  Città  di  Napoli  per 
Tanno  1881  ^  Ufficio  vaccinico  centrale  nel  Belgio  —  L'istituto  vaccinogeno  niili- 
tare  di  Anversa  —  Epidemia  di  vajuolo  in  una  fabbrica  di  carta  —  Vaccinaziooe 
.  e  Vajuolo. 

Un  avvenimento  che  ha  determinato  le  più  sincere  manifestazioni  di  gioia 
nel  campo  dei  vaccinofobi,  è  la  sorte  incontrata  dalla  legge  federale  sulle 
epidemie  in  Svizzera.  Una  legge  che,  riconoscendo  l'importanza  profilattica 
della  vaccinazione,  ne  rendeva  obbligatoria  l'esecuzione  nei  due  primi  anni 
di  vita,  venne  sottoposta  al  voto  di  un'intera  popolazione.  Ultima  espressione 
della  volontà  popolare  questa  di  affidare  la  risoluzione  di  tanto  problema 
ai  capricci  della  moltitudine!  Ideale  della  democrazia,  deplorabile  aberra- 
zione della  vita  pratica  I  Dobbiamo  forse  aspettarci  fra  poco  di  vedere  sot- 
tomessi al  voto  del  popolo  anche  1  metodi  curativi  un  po'  disputati  delle 
malattie  tutte? 

La  legge  sulle  epidemie  venne  respinta  il  30  luglio  ultimo  scorso  da  circa 
250  mila  voti  su  poco  più  di  300  mila.  Bissa  rendeva  obbligatoria  diretta- 
mente ed  indirettamente  la  vaccinazione  nei  primi  due  anni  di  vita,  la  ri- 
vaccinazione dopo  IO  anni;  ne  caricava  le  spese  per  Ys  ai  Cantoni;  impo- 
neva lire  1000  di  multa  per  ogni  contravvenzione,  coll'aggiunta  di  sei  mesi 
di  prigione'  nei  casi  più  gravi  ;  il  doppio  nei  casi  di  recidiva.  Del  rifiuto  si 
rallegrano  assai  i  membri  della  lega  antivaccinica,  attribuendosene  il  me- 
rito: eppure  questo  voto  merita  speciale  attenzione.  Egli  è  necessario  co- 
noscere quali  motivi  concorsero  a  dare  una  cosi  compatta  falange  di  op- 
positori, per  ridurre  alle  vere  proporzioni  gli  osanna  dei  vaccinofobi,  e  le 
lamentazioni  di  coloro  che  vi  intravvedono  la  mano  terribile  dell'  oscuran- 
tismo. 

La  questione  ha  sua  origine  nell'elasticità  della  Costituzione  federale  sviz- 
zera, rivista  e  corretta  nel  1874.  L'articolo  69  di  questa  dichiara  di  compe- 
tenza federale  tutte  le  misure  di  polizia  sanitaria  contro  le  epidemie.  Quest'  ar- 
ticolo, restato  per  un  po'  lettera  morta,  venne  ad  un  tratto  tradotto  in  unp 
schema  di  legge,  allo  -scopo  di  tentare  una  delle  solite  vittorie  di  partito.  Di 


\ 


—  731  — 

fronte  agli  interessi  generali  esistono  oggi  due  correnti  in  Svizzera:  Tuna  tende 
a  centralizzare  tutti  i  poteri  in  mano  di  un'autorità  unica  (centralisti);  l'altra, 
ricordando  su  quali  prìncipi  è  sorta  l'unità  svizzera,  e  su  quali  si  man- 
tenne finora  forte  e  rispettata,  non  vuol  saperne  di  unificare  i  poteri  (can- 
tonàlisti).  Il  potere  federale,  che,  per  cosi  dire,  non  ha  substrato,  tende  ad 
assorbire  i  poteri  dei  Cantoni;  anzi  per  quanto  riguarda  l'armata,  le  poste^ 
le  banche,  le  foreste,  ecc.,  è  già  riuscito  ad  assicurarsene  la  privativa.  Ogni 
anno  poi  dà  battaglia  su  qualche  articolo,  elastico  come  il  suddetto,  e  tenta 
a  poco  a  poco  di  atrofizzare  i  governi  cantonali  a  proprio  vantaggio.  È 
risaputo  che  la  Svizzera  è  costituita  da  25  Stati,  obbedienti  ad  un'unica 
voce,  ma  aventi  ciascuno  un  proprio  potere  esecutivo,  non  solo,  ma  anche 
un  potere  legislativo.  Epperò  leggi  sanitarie  sulle  epidemie  esistono  in  ogni 
Cantone  in  conformità  dei  propri  usi  e  costumi  :  perchè  dunque  tanta  smania 
nei  centralisti  di  avocare  al  potere  federale  anche  questa  bisogna?  La 
nuova  legge  (che  a  dirlo  tra  parentesi  non  risguarda  solo  il  vajuolo,  ma 
tutte  le  epidemie  che  fanno  temere  un  pericolo  generale,  quindi  anche  il 
choléra  asiatico,  il  tifo  petecchiale  e  la  peste)  è  così  generosa  che  concede 
al  potere  federale  la  supremazia  su  tutto  il  dominio  della  polizia  sanitaria 
in  tutte  le  località  abitate,  e  in  ogni  tempo.  Tanto  intervento  sarebbe  ap- 
pena giustificabile  nell'imminenza  di  un  pericolo  grave. 

I  Cantonalisti,  difensori  delle  glorie  avite,  non  potevano  naturalmente 
piegare  il  capo  ed  accettare  una  simile  condizione  di  cose;  bensì  organiz- 
zarono una  resistenza  ardita,  e  seppero  raggiungere  la  vittoria. 

L'opposizione  adunque  alla  legge  sulle  epidemie  si  risolve  in  realtà  in 
una  guerra,  che  nessuno  può  dire  irragionevole,  contro  le  tendenze  dei  cen- 
tralisti; non  si  vuole  che  la  Svizzera  diventi  uno  Stato  unitario,  non  si 
vuole  che  i  singoli  Cantoni  siano  ridotti  a  prefetture  dipendenti  per  ogni 
atto  dal  potere  federale  —  potere  che  non  può  conoscere  i  bisogni  dei 
singoli  Cantoni,  così  diversi  fra  loro  per  lingua,  religione,  costumi,  ecc.,  e 
che  quindi  non  potrebbe  soddisfarvi  nemmeno  colla  miglior  volontà  del 
mondo. 

Di  fronte  a  questo  movente  politico,  l'agitazione  provocata  dalla  Lega 
antivaccinica  non  ha  assolutamente  alcuna  importanza:  sebbene  essa  possa 
aver  recato  il  suo  sassolino  alla  causa  comune,  egli  è  certo,  certissimo  che 
la  giornata  del  30  luglio  fu  una  sconfitta  per  i  legislatori ,  non  già  per 
il  ceto  medico  vaccinofilp.  I  signori  della  Lega  internazionale  non  hanno 
proprio  diritto  di  menarne  rumore. 

Non  mancavano  inoltre  diversi  motivi  secondari  a  procacciare  oppositori 
alla  legge  in  genere,  senza  che  per  questo  fosse  in  causa  il  valore  della 
vaccinazione  medesima.  A  cagion  d'esempio,  mentre  l'articolo  i.°  assicura 
che  la  legge  riguarda  soltanto  il  vajuolo,  il  choléra,  il  tifo  europeo,  la  peste 
(epidemie  insieme  poco  comuni  e  terribilissime),  l'articolo  19.°  prende  di 
mira  anche  le  malattie  infettive  comuni,  la  scarlattina,  la  difterite,  la  ti- 
foide, la  dissenteria,  la  febbre  puerperale.  Per  queste  malattie,  disgraziata- 
mente quasi  endemiche,  bisognerà  isolare  il  malato,  stabilire  il  cordone  sa- 
nitario intorno  alle  persone  curanti,  ecc.,  tutto  come  per  le   malattie   epi- 


—   732   — 

<iemiche  suddette.  Non  è  un  pò*  troppo?  Né  può  passare  inosservata  la 
gravosità  delle  multe  da  applicarsi  ai  renitenti,  non  solo  quando  è  immi- 
nente un'epidemia,  ma  anche  quando  le  condizioni  sanitarie  generali  non 
lasciano  a  desiderar  nulla.  E  l'obbligo  imposto  al  medico  di  far  la  spia, 
di  denunciare  i  casi  di  malattìa?  e  via  —  non  è  meraviglia  che  la  legge 
eccitasse  tanta  ripugnanza  popolare  ! 

Perchè  non  si  creda  che  siano  queste  nostre  opinioni  personali,  riporte- 
remo alcune  parole  di  giornali  del  paese:  <  Ciò  che  mette  tanto  di  ma- 
lumore il  corpo  elettorale  svizzero  è  la  continua  tutela  in  cui  lo  si  vuol 
tenere;  le  leggi  federali  piovono  sul  nostro  capo  come  le  granate  inglesi 
sopra  Alessandria  {Giornaie  Vodese),  >  e  Gli  è  ben  più  contro  lo  Stato 
inferriiiere,  maestro,  catechista,  istruttore,  delatore  e  beccamorto,  contro  lo 
Stato  gendarme  —  che  non  contro  la  vaccinazione,  che  domenica  250  mila 
Svizzeri  hanno  votato.  Colui  che  non  vede  questo  è  cieco  {Gazzetta  di 
Losanna^,  »  e  II  popolo  svizzero  detesta  tutto  che  gli  si  vuol  imporre  e 
quasi  per  forza,  e  reagisce  contro  l'eccesso  dei  regolamenti  che  domina  al 
palazzo  federale  (//  Reveil).   » 

A  dirla  breve,  ebbe  ragione  quel  bello  spirito  che  fece  osservare  essere 
la  crociata  diretta  non  contro  la  legge  federale  delle  epidemie,  ma  contro 
r epidemia  delle  leggi  federali  ! 

Non  si  può  però  fare  a  meno  di  stimmatizzare  i  mezzi  sleali,  per  non  dir 
peggio,  che  i  nemici  della  vaccinazione  non  hanno  avuto  vergogna  di  ado- 
perare, pur  di  guadagnare  qualche  voto  alla  loro  causa  disperata.  Molti  an- 
cora si  limitarono  a  caricare  le  tinte  dell'intrigo  federale,  facendo  credere 
quasi  che  le  misure  d'isolamento  dei  colpiti  da  malattia  epidemica  arieggias- 
sero ad  un  ritorno  dei  tempi  della  tirannide  inquisitoriale.  Ma  che  dire  di 
quelle  pubblicazioni  popolari,  di  quei  fogli  volanti  che  vorrebbero  essere  appor- 
tatori di  luce  e  sono  seminatori  di  zizzania?  Che  dire  di  certe  vignette,  dove 
sono  riprodotti  e  ingigantiti  i  rari  accidenti  della  vaccinazione,  spauracchi 
che  basterebbero  da  soli  a  mettere  i  brividi?  Una  madre  tiene  il  suo  bimbo 
sul  braccio  :  un  gendarme  federale  le  addita  un  cartello  su  cui  si  legge 
«  due  mila  franchi  di  multa,  un  anno  di  prigione.  >  Dal  lato  opposto  si 
avanza  la  morte,  afferra  il  braccio  del  bambino,  e  con  un  colpo  di  lan- 
cetta vi  inocula  il  vaccino.  In  basso  altra  scena:  sei  anni  dopo:  è  il  me- 
desimo fanciullo,  ma  impotente,  il  dorso  curvo,  le  gambe  e  le  braccia  en- 
fiate, e  l'iscrizione  :   Conseguenze  di  una  legge  barbara. 

Eccoli  i  Gesuiti,  che  trovano  buoni  tutti  i  mezzi  per  arrivare  al  fine  ! 

«  « 

Respinta  la  legge  un  po'  draconiana  delle  epidemie,  non  cessano  però 
di  essere  in  vigore  le  leggi  cantonali,  e  molte  di  queste,  se  non  tutte,  fanno 
la  debita  parte  alla  vaccinazione.  Non  cessa  nemmeno  d'essere  in  vigore 
la  legge  federale  che  esige  la  vaccinazione  e  rivaccinazione  di  tutti  gli  in- 
dividui atti  alle  armi,  ossia  si  può  dire  di  quasi  tutta  la  popolazione  ma- 
schile. 


—   733    — 

A  questa  apparente  sconfitta  della  vaccinazione  obbligatoria  in  Svizzera^ 
dobbiamo  contrapporre  le  severe  misure  che  si  prendono  agli  Stati  Uniti, 
altro  paese  repubblicano,  contro  la  diffusione  del  vajuolo,  che  da  due  anni 
serpeggia  qua  e  là  in  quegli  Stati.  La  nuova  apparizione  del  morbo  arabo 
spaventa  quella  popolazione  che  da  anni  parecchi  non  ne  sentiva  più  a  par- 
lare —  ragione  fors'anche  per  cui  la  pratica  della  vaccinazione  era  caduta 
in  negligenza.  Nel  1880  si  ebbero: 

morti  di  vajuolo 

a  Chicago  con      503.354  abitanti 42 

New-York»     1.206.577         >      30 

Brooklyn    >        566  689         >      3 

Filadelfia    >        846  980         »      424 

Nel  luglio  1881  queste  medesime  città  ebbero. rispettivamente  45,  29,  5,  52^ 
morti  per  vajuolo.  ** 

In  vista  del  pericolo,  una  conferenza  di  delegati  dei  vari  Stati  dell'U- 
nione si  riunì  a  Chicago  sotto  la  presidenza  di  J.  Fregory  il  luglio  1881, 
per  studiare  le  cause  della  nuova  epidemia,  e  le  misure  da  prendersi.  Venne 
riconosciuto  che  la  causa  principale  è  l'immigrazione,  tanto  per  via  di 
terra  che  di  mare;  e  che  pertanto  si  dovrebbe  usare  con  maggiore  seve- 
rità delle  misure  quarantenarie,  nonché  sottoporre  ad  una  nuova  vaccinazione 
tutti  gli  immigranti  appena  arrivati,  se  non  sono  già  protetti  da  una  pre- 
cedente vaccinazione  o  vajuolazione. 

Orbene,  leggiamo  ora  che  il  dottor  Smith,  medico  sanitario  del  porto  di 
New- York,  ha  indirizzato  a  tutte  le  compagnie  dì  navigazione  una  circolare, 
di  cui  ecco  le  disposizioni  principali:  Ogni  immigrante,  arrivando  alla  qua- 
rantena di  New- York,  sarà  esaminato  in  quanto  sia  o  meno  protetto 
contro  il  vajuolo.  I  medici  di  vascello  avranno  visitato  i  viaggiatori  entro 
le  prime  24  ore  d'imbarco,  e  vaccinato  quelli  che  non  presentano  trarcie 
evidenti  di  protezione  vajuolosa  o  vaccinica;  allora  rilascieranno  dei  certi- 
ficati firmati  a  quanti  sono  ormai  sufficientemente  protetti;  e  la  presen- 
tazione di  questo  certificato  potrà  dispensare  da  un'altra  verifica.  Ogni  in- 
dividuo che  non  atra  tale  biglietto  sarà  rivaccinato,  e  se  non  vuole,  subirà 
una  quarantena  d'osservazione. 

Inoltre  in  certi  punti,  lungo  le  grandi  linee  ferroviarie,  verranno  stabiliti 
dei  posti  d'ispezione  medica  ;  nessun  immigrante  potrà  continuare  il  viaggio 
se  non  presenta  il  suo  biglietto  d'immunità,  o  se  non  si  sottomette  alla  ri- 
vaccinazione. Se  mai  un  viaggiatore  avesse  il  vajuolo  in  evoluzione,  verrà 
trattenuto  ed  isolato,  e  i  suoi  effetti  verranno  disinfettati.  Tutto  è  combi- 
nato in  modo  da  non  cagionare  dei  ritardi  di  viaggio. 

Ecco  come  in  un  paese  repubblicano  si  cerca  di  prevenire  e  di  arrestare 
le  epidemie  di  vajuolo  {Revuc  d'hygilney   1882.  8). 

I  tempi  non  volgono  favorevoli  all'obbligatorietà  della  vaccinazione.  Lo 
spirito  odierno  si  ribella  ad  ogni  prescrizione  troppo   formale,    mentre  alle 


—   732   — 

demiche  suddette.  Non  è  un  po'  troppo?  Né  può  passare  inosservata  la 
gravosità  delle  multe  da  applicarsi  ai  renitenti,  non  solo  quando  è  immi- 
nente un'epidemia,  ma  anche  quando  le  condizioni  sanitarie  generali  non 
lasciano  a  desiderar  nulla.  E  l'obbligo  imposto  al  medico  di  far  la  spia, 
di  denunciare  i  casi  di  malattia?  e  via  —  non  è  meraviglia  che  la  legge 
eccitasse  tanta  ripugnanza  popolare! 

Perchè  non  si  creda  che  siano  queste  nostre  opinioni  personali,  riporte- 
remo alcune  parole  di  giornali  del  paese:  <  Ciò  che  mette  tanto  di  ma- 
lumore il  corpo  elettorale  svizzero  è  la  continua  tutela  in  cui  lo  sì  vuol 
tenere;  le  leggi  federali  piovono  sul  nostro  capo  come  le  granate  inglesi 
sopra  Alessandria  {Giornaie  Vodese),  >  e  Gli  è  ben  più  contro  lo  Stato 
inferriiiere,  maestro,  catechista,  istruttore,  delatore  e  beccamorto,  contro  lo 
Stato  gendarme  —  che  non  contro  la  vaccinazione,  che  domenica  250  mila 
Svizzeri  hanno  votato.  Colui  che  non  vede  questo  è  cieco  {Gazzetta  di 
Losanna),  »  e  II  popolo  svizzero  detesta  tutto  che  gli  si  vuol  imporre  e 
quasi  per  forza,  e  reagisce  contro  l'eccesso  dei  regolamenti  che  domina  al 
palazzo  federale  (//  Reveil),   > 

A  dirla  breve,  ebbe  ragione  quel  bello  spirito  che  fece  osservare  essere 
la  crociata  diretta  non  contro  la  legge  federale  delle  epidemie,  ma  contro 
r epidemia  delle  leggi  federali  ! 

Non  si  può  però  fare  a  meno  di  stimmatizzare  i  mezzi  sleali,  per  non  dir 
peggio,  che  i  nemici  della  vaccinazione  non  hanno  avuto  vergogna  di  ado- 
perare, pur  di  guadagnare  qualche  voto  alla  loro  causa  disperata.  Molti  an- 
cora si  limitarono  a  caricare  le  tinte  dell'intrigo  federale,  facendo  credere 
quasi  che  le  misure  d'isolamento  dei  colpiti  da  malattia  epidemica  arieggias- 
sero ad  un  ritorno  dei  tempi  della  tirannide  inquisitoriale.  Ma  che  dire  di 
quelle  pubblicazioni  popolari,  di  quei  fogli  volanti  che  vorrebbero  essere  appor- 
tatori di  luce  e  sono  seminatori  di  zizzania?  Che  dire  di  certe  vignette,  dove 
sono  riprodotti  e  ingigantiti  i  rari  accidenti  della  vaccinazione,  spauracchi 
che  basterebbero  da  soli  a  mettere  i  brividi  ?  Una  madre  tiene  il  suo  bimbo 
sul  braccio  :  un  gendarme  federale  le  addita  un  cartello  su  cui  si  legge 
«  due  mila  franchi  di  multa,  un  anno  di  prigione.  >  Dal  lato  opposto  si 
avanza  la  morte,  afferra  il  braccio  del  bambino,  e  con  un  colpo  di  lan- 
cetta vi  inocula  il  vaccino.  In  basso  altra  scena:  sei  anni  dopo:  è  il  me- 
desimo fanciullo,  ma  impotente,  il  dorso  curvo,  le  gambe  e  le  braccia  en- 
fiate, e  riscrizione  :   Conseguenze  di  una  legge  barbara. 

Eccoli  i  Gesuiti,  che  trovano  buoni  tutti  i  mezzi  per  arrivare  al  fine! 


«  « 


Respinta  la  legge  un  po'  draconiana  delle  epidemie,  non  cessano  però 
di  essere  in  vigore  le  leggi  cantonali,  e  molte  di  queste,  se  non  tutte,  fanno 
la  debita  parte  alla  vaccinazione.  Non  cessa  nemmeno  d'essere  in  vigore 
la  legge  federale  che  esige  la  vaccinazione  e  rivaccinazione  di  tutti  gli  in- 
dividui atti  alle  armi,  ossia  si  può  dire  di  quasi  tutta  la  popolazione  ma- 
schile. 


—  735  — 

vaccino)  ucciae  il  15  Yo  ^^'  vaccinati  \  e  la  vaccine  ne  faif  que  deplcuer  la 
mort  (sic  I)  »  ;  le  febbri  tifoidi  ^avi  sano  6  volte  piti  fatali  nei  vaccinati  che 
nei  non  vaccinati  ;  e  plus  une  population  est  vctccinée,  plus,  toutes  choses  égales 
éPcùlleurs,  Ics  fitvres  continues  et  les  epidemies  cholériques  y  font  de  victimes!  » 
€  La  vaccine  augmente  d'année  en  année  le  nombre  des  sujets  ùnpropres  au 
service  miiitaire,   > 

Nel  1855  anche  Boéns  comincia  la  sua  crociata:  //  est  permis  de  mettre 
en  doute  Vefficacité  preservative  des  vaccinations.  Ma  non  si  osò  molto  fino 
al  1879,  quando  apparvero  le  statistiche  della  Svezia,  dell'Inghilterra,  della 
Germania.  Allora  si  ripetono  le  medesime  asserzioni  dei  predecessori,  e  si 
accumulano  tutti  i  più  piccoli  fatterelli  che  sembrano  parlare  in  contrario  della 
vaccinazione,  per  usarli  senz'alcun  discernimento  a  combattere  una  pratica 
che  d'altra  i)arte  offre  le  più  sicure  garanzie  della  sua  efficacia.  Del  resto 
già  allora  si  trovano  negli  scritti  di  questi  agitatori  le  stesse  contraddizioni 
che  continuano  a  formare  oggidì  l'argomento  delle  loro  elucubrazioni.  Dal 
1864  al  1879  infatti  Boéns  si  agita  terribilmente  per  far  accettare  dagli  ac- 
coliti l'ipotesi  che  la  moderna  benignità  del  vajuolo,  per  il  momento  inne- 
gabile (sic),  dipenda  da  una  naturale  spontanea  evoluzione  benigna  del  vi- 
rus vajuoloso:  ciò  che  si  potrebbe  ammettere  se  non  si  vedesse  per  l'appunto 
che  anche  oggi  laddove  la  vaccinazione  è  trascurata,  ivi  la  natura  del  virus 
non  dimostra  di  aver  perduto  alcunché  nella  forza  originaria.  Né  ciò  può  so- 
stenersi quando  si  pensi  che  la  benigna  evoluzione  avrebbe  dovuto  com- 
piersi rapidissimamente  in  pochi  anni;  giacché  sulla  fine  del  secolo  18.^  si 
avevano  ancora  epidemie  terribili,  mentre  sul  principio  del  19.**  si  vedono 
già  lampanti  i  frutti  della  vaccinazione.  Un  altro  fatto  valido  di  preserva- 
zione secondo  Boéns  sarebbe  l'abitudine  fatta  dopo  tanto  tempo  dall'orga- 
nismo umano  al  virus  vajuoloso,  abitudine  che  però  deve  parere  molto  dub- 
bia a  chi  pensa  alle  molte  vittime  che  il  vajuolo  mietè  tra  i  non  vaccinati 
anche  negli  ultimi  anni. 

Ciò  vien  dichiarato  nel  primo  attacco  davanti  ad  un  corpo  scientifico , 
l'Accademia  di  Medicina  del  Belgio,  e  sostenuto  accanitamente  da  Boéns 
con  una  sua  memoria  e  Plus  de  vaccin,  plus  de  vaccine  >.  Nella  discussione 
però  egli  fece  una  concessione  di  portata  immensa  :  concedette  cioè  che 
e  um  foulc  de  maladies  générales  on  généralisées  s*excluent  plus  ou  moins  dans 
Peconomie  humaine  >  Ed  affermò,  p.  es.,  che  la  febbre  tifoide  é  un  modi- 
ficatore  costituzionale  che  preserva  l'organismo  dagli  attacchi  del  vajuolo 
più  a  lungo  e  più  sicuramente  del  vaccino,  nelle  stesse  circostanze  e  con- 
dizioni. Ovverosia  Boéns  riconosce  la  possibilità  di  una  profilassi  vaj  noiosa 
mediante  un  elemento  nosologico,  principio  su  cui  basa  appimto  la  vac- 
cinazione, e  del  quale  si  dimentica  dopo  poche  pagine. 

1  fatti  citati  allora  contro  il  valore  della  vaccinazione  erano  parziali,  e 
molti  fra  essi  tutt'altro  che  concludenti  ;  ma  per  dichiarazione  dei  capi 
della  lega  basta  un  solo  fatto  positivo  per  annientare  le  migliaia  dei  fatti  negativi  ; 
ossia  basta  un  caso  di  vajuolo  in  un  vaccinato  perchè  tutte  le  migliaia  di 
vaccinati  rispettati  non  possano  avere  alcun  significato.  Ma  se  il  perno  della 
questione  è  per   l'appunto    quello  di  portare   il  vajuolo  al  silenzio  1  Eppoi 


—   736  — 

se  in  un  già  vajuolato  si  ripete  l' infezione,  vorreste  forse  smentire  il  principio 
ben  stabilito,  che  la  vajuolazione  crea  generalmente  l'immunità  ? 

La  negazione  di  Boèns  riprese  forza  quando  nel  1879  apparvero  le  stati- 
stiche inglesi,  tedesche,  svedesi,  svizzere  per  opera  di  altri  antivacdnaton 
che  combattevano  negli  altri  Stati  d*  Europa  :  Oidtmann,  Lohnert,  Siljestrom, 
Tebb,  Vogt,  etc.  Questi  agitatori  si  misero  alacremente  all'opera,  e  costms- 
sero  delle  tavole  dalle  quali  appariva  provato  all'evidenza  :  i  ®  Che  la  dimi- 
nuzione delle  epidemie  vajuolose  sul  principio  del  19.**  secolo  non  può  essere 
attribuita  al  vaccino,  imperocché  questo  non  era  che  poco  usato  prima 
del  i€i2,  18 16,  1820;  2.°  Che  dappertutto  i  vaccinati  sono  sempre  stati 
i  primi  ad  essere  colpiti  nelle  epidemie  vajuolose  ;  che  sono  essi  i  propa- 
gatori della  malattia  ai  non  vaccinati,  e  che  sono  essi  che  vi  soccombono 
ancora  in  maggior  numero,  a  pari  condizioni  di  età  e  di  luogo  ;  3.°  Che 
dopo  il  181 6,  il  numero  dei  casi  di  vajuolo  è  tanto  più  grande  nelle  popo- 
lazioni civili  e  nelle  armate  quanto  maggiore  vi  è  il  numero  di  vaccinati, 
4.°  Che  il  vaccino  è  causa  di  disgrazie  e  di  malattie,  al  punto  di  aver 
aumentato  la  mortalità  dei  bambini  di  25,000  all'anno  nella  Gran  Bretagna: 
in  egual  proporzione  negli  altri  paesi  ;  5.®  Che  il  vaccino  è  un  prodotto 
patologico  che  agisce  più  o  meno  gravemente  secondo  il  suo  periodo  à" 
evoluzione,  fino  a  produrre  l'infezione  putrida  e  purulenta  quando  è  vecchio; 
6.®  Che  le  misure  igieniche  basterebbero  a  spegnere  i  focolaj  epidemici  di 
vajuolo ,  se  la  malattia  non  fosse  sostenuta  dall'  inoculazione  del  vaccino 
umano  ed   animale. 

L'insussistenza  di  tali  accuse  venne  già  dimostrata  da  numerosi  lavori 
statistici,  e  ora  non  toma  conto  di  ritornarvi  sopra  (  V.  Giornale  delia  Società, 
1881,  luglio  e  dicembre). 

L'agitazione  si  dichiarò  anche  in  America,  dove  pure  si  costituì  una  lega 
contro  la  vaccinazione  obbligatoria.  Il  presidente  né  è  Alessandro  Wilder, 
professore  di  fisiologia  a  New-York.  Egli  pensa  che  la  vaccinazione  è  un 
male,  tanto  dal  punto  di  vista  fisiologico  che  dal  punto  di  vista  morale  I 

Intorno  a  Bocns,  Vogt,  Oidtmann,  ecc.  si  raggrupparono  naturalmente  altri 
dissidenti  minori,  cui  una  ristretta  esperienza  personale  aveva  eccitati  ad  inda- 
gini meno  favorevoli  per  la  vaccinazione.  Cosicché  nel  1880  parve  a  Boens 
giunto  il  momento  opportuno  di  raccogliere  in  un  fascio  queste  forze  un  po' 
troppo  disperse  ;  e  in  breve  la  sua  Associazione  internazionale  antivaccinica 
divenne  una  realtà,  collo  scopo  di  combattere  la  pratica  di  Jenner  e  di  isri- 
tuire  la  vera  medicina  preventiva  su  delle  basi  razionali.  Essa  si  affermò 
tpso'facto  in  un'assemblea,  che  si  prese  il  nome  di  Conventi  tenuta  a  Parigi 
nel  dicembre  1880.  In  tal  guisa  venne  destata  anche  l'attenzione  del  pub- 
blico intomo  ad  un  argomento  che  fino  allora  non  l'avea  molto  impressionato. 
Vi  erano  presenti  18  delegati,  rappresentanti  la  Francia,  il  Belgio,  la  Svizzera, 
la  Prussia,  il  Wurtemberg,  l'Olanda,  l'Inghilterra,  gli  Stati  Uniti  d'America. 
Per  un  Congresso  generale  venne  poi  sceltala  città  di  Colonia,  dove  nel  1881 
si  raccolsero  40  delegati  delle  varie  Leghe  e  Società  formatesi  negli  Stati  sud- 
detti allo  scopo  di  combattere  la  vaccinazione.  Notiamo  fra  le  adesioni  al 
congresso  quelle  della  Contessa  di  Noailles  (alla  quale  è  pur  dedicata  la  re- 


—  737  — 

lazione  del  dott.  Boèns,  che  vorrebbe  farne  un'eroina  da  contraporre  alla 
Montagne),  del  dott.  Ancelon  dì  Nancy,  del  dott.  Jackson,  del  dott.  Spinzig 
(che  promette,  quando  sarà  guarito,  di  dimostrare  l'assurdità  dei  teoremi  di 
Pasteur),  dei  prof.  Browne  e  Coderre  ;  di  Siljestrom ,  ecc. ,  ecc.  Vennero 
tenuti  quattro  giorni  di  sessioni,  durante  le  quaJi  i  caporioni  lessero  una  ven- 
tina di  discorsi  aggirantisi  tutti  su  quella  infamia  della  vaccinazione,  consi- 
derata sotto  i  più  diversi  punti  di  vista,  e  il  meno  che  dicessero  dei  vacci- 
nofìli  si  fu  che  meriterebbero  di  essere  rinchiusi  a  Charenton. 

Sarebbe  troppo  lungo  l'occuparci  di  tutto  e  di  tutti  in  particolare.  Qualche 
fiore  qua  e  là  raccolto  deve  bastare.  H  dott.  Carlo  Pigeon  sostiene  e  riesce 
a  dimostrare  : 

ij*  Che  il  vajuolo  non  è  una  malattia  relativamente  grave  ;  che  bisogno 
e*  è  di  com moversene  ? 

2,^  Che  la  vaccinazione  anche  ripetuta  non  preserva  dal  vajuolo:  esempio 
le  epidemie  in  Baviera,  Svezia; 

j.*  Che  la  vaccinasione  predispone  al  vajuolo  e  contribuisce  a  renderlo 
piii  grave  :  esempio  i  casi  riferiti  qua  e  là  di  vajuolo  sopraggiunto  a  breve 
periodo  dalla  vaccinazione  ; 

4,^  Che  la  vaccinazione  può  originare  la  sifilide  (casi  rari  in  verità  !)  ; 

j.*  Che  la  vaccinazione  può  produrre  altre  malattie  piti  pericolose  del 
vajuolo  (accidenti  della  vaccinazione,  fortunatamente  rari); 

6,^  Che  la  vaccinazione  è  una  potente  causa  di  degenerazione  delTumana 
specie. 

Dunque  è  preferibile  il  vajuolo  alla  vaccinazione.  Dunque  la  vaccinazione 
non  ha  proprio  fatto  altro  che  arricchire  la  patologia  umana.  Ma  come 
diamine  vi  sono  ancora  tra  questi  vaccinofobi  di  quelli  che  ammettono  un 
periodo  di  preservazione,  come  Vogt  e  Boèns  ?  Come  si  combina  questa 
concessione  colle  altre  che  assolutamente  il  vaccino  non  possiede  alcuna 
virtù  preservativa,  che  anzi  esso  non  fa  che  propagare  il  vajuolo  (Taylor, 
Tebb,  ecc.)?  Evidentemente  tra  Vogt  e  i  suoi  gregari  passa  una  notevole 
distanza,  tale  che  basta  a  spiegare  quali  siano  i  veri  moventi  di  simili 
agitatori. 

Collins  mette  poi  in  evidenza  il  rapporto  tra  la  vaccinazione  e  le  malattie 
scrofolose  aumentate  in  proporzione  diretta  :  questo  fatto  però,  checché  ne 
dicano  i  signori  della  Lega,  sottintende  l'altro,  esser  vero  che  la  mortalità 
per  vajuolo  nei  bambini  è  discesa  ai  nostri  tempi  ad  un  minimum. 

Collins  asserisce  che  l'effetto  sommato  ed  ereditato  di  tutte  le  vaccina- 
zioni eseguite  dalla  scoperta  del  vaccino  ad  oggi  sarebbe  quello  di  aver  fatto 
degenerare  la  specie  umana,  attalchè  anche  l'accrescimento  della  popolazione 
si  è  rallentato.  La  febbre  tifoide  medesima  potrebbe  ben  essere  una  forma  in- 
testinale del  vajuolo!  Risum  teneatis  amici?  E  poi  chiamano  òetises  e  àne- 
ries  le  asserzioni  dei  vaccinofili.  E  dire  che  quelli  che  fanno  più  fracasso 
sono  i  profani  ad  ogni  studio  di  medicina,  e  credono  di  imporsi  con  quella 
frase  :  —  Ce  fCes  pius  le  médecin  qui  peut  et  qui  doit  decider  de  cette  question 
importante,  mais  uniquement  le  don  scns.  —  È  forse  per  avviare  il  senso 
comune  che  in  Svizzera  si  combattè  la  vaccinazione  obbligatoria  colle  più  in- 

47 


—   736  — 

se  in  un  già  vajuolato  si  ripete  l' infezione,  vorreste  forse  smentire  il  principio 
ben  stabilito,  che  la  vajuolazione  crea  generalmente  l'immunità? 

La  negazione  di  Boèns  riprese  forza  quando  nel  1879  apparvero  le  stati- 
stiche inglesi,  tedesche,  svedesi,  svizzere  per  opera  di  altri  antivaccinatori 
che  combattevano  negli  altri  Stati  d*  Europa  :  Oidtmann,  Lohnert,  Siljestrom, 
Tebb,  Vogt,  etc.  Questi  agitatori  si  mìsero  alacremente  all'opera,  e  costnis- 
sero  delle  tavole  dalle  quali  appariva  provato  all'evidenza  :  i .®  Che  la  dimi- 
nuzione delle  epidemie  vajuolose  sul  principio  del  19.°  secolo  non  può  essere 
attribuita  al  vaccino,  imperocché  questo  non  era  che  poco  usato  prima 
del  i€i2,  1816,  1820;  2.°  Che  dappertutto  i  vaccinati  sono  sempre  stati 
i  primi  ad  essere  colpiti  nelle  epidemie  vajuolose  ;  che  sono  essi  i  propa- 
gatori della  malattia  ai  non  vaccinati,  e  che  sono  essi  che  vi  soccombono 
ancora  in  maggior  numero,  a  pari  condizioni  di  età  e  di  luogo  ;  3.°  Che 
dopo  il  1816,  il  numero  dei  casi  di  vajuolo  è  tanto  più  grande  nelle  popo- 
lazioni civili  e  nelle  armate  quanto  maggiore  vi  è  il  numero  di  vaccinati, 
4.**  Che  il  vaccino  è  causa  di  disgrazie  e  di  malattie,  al  punto  di  aver 
aumentato  la  mortalità  dei  bambini  di  25,000  all'anno  nella  Gran  Bretagna; 
in  egual  proporzione  negli  altri  paesi  ;  5.®  Che  il  vaccino  è  un  prodotto 
patologico  che  agisce  più  o  meno  gravemente  secondo  il  suo  periodo  à' 
evoluzione,  fino  a  produrre  l'infezione  putrida  e  purulenta  quando  è  vecchio; 
6.°  Che  le  misure  igieniche  basterebbero  a  spegnere  i  focolaj  epidemici  & 
vajuolo ,  se  la  malattia  non  fosse  sostenuta  dall'  inoculazione  del  vaccino 
umano  ed  animale. 

L'insussistenza  di  tali  accuse  venne  già  dimostrata  da  numerosi  lavori 
statistici,  e  ora  non  toma  conto  di  ritornarvi  sopra  (  K  Giornale  della  SocUà, 
1881,  luglio  e  dicembre). 

L'agitazione  si  dichiarò  anche  in  America,  dove  pure  si  costituì  una  lega 
contro  la  vaccinazione  obbligatoria.  Il  presidente  né  è  Alessandro  Wilder, 
professore  di  fisiologia  a  New-York.  Egli  pensa  che  la  vaccinazione  è  nn 
male,  tanto  dal  punto  di  vista  fisiologico  che  dal  punto  di  vista  morale  I 

Intorno  a  Boens,  Vogt,  Oidtmann,  ecc.  si  raggrupparono  naturalmente  altri 
dissidenti  minori,  cui  una  ristretta  esperienza  personale  aveva  eccitati  ad  inda* 
gini  meno  favorevoli  per  la  vaccinazione.  Cosicché  nel  1880  parve  a  Boeos 
giunto  il  momento  opportuno  di  raccogliere  in  un  fascio  queste  forze  un  po' 
troppo  disperse  ;  e  in  breve  la  sua  Associazione  internazionale  antìvacciim 
divenne  una  realtà,  collo  scopo  di  combattere  la  pratica  di  Jenner  e  di  isd» 
tuire  la  vera  medicina  preventiva  su  delle  basi  razionali.  Essa  si  affemd 
ipso'facto  in  un'assemblea,  che  si  prese  il  nome  di  Conventi  tenuta  a  Parigi 
nel  dicembre  1880.  In  tal  guisa  venne  destata  anche  l'attenzione  del  pub- 
blico intorno  ad  un  argomento  che  fino  allora  non  l'avea  molto  impressionato. 
Vi  erano  presenti  18  delegati,  rappresentanti  la  Francia,  il  Belgio,  la  Sviaeni» 
la  Prussia,  il  Wurtemberg,  l'Olanda,  l'Inghilterra,  gli  Stati  Uniti  d'America. 
Per  un  Congresso  generale  venne  poi  scelta  la  città  di  Colonia,  dove  nel  1S81 
si  raccolsero  40  delegati  delle  varie  Leghe  e  Società  formatesi  negli  Stati  sud- 
detti allo  scopo  di  combattere  la  vaccinazione.  Notiamo  fra  le  adesioni  al 
congresso  quelle  della  Contessa  di  Noailles  (alla  quale  è  pur  dedicata  la  re- 


—  737  — 

lazione  del  dott.  Boens,  che  vorrebbe  farne  un'eroina  da  contraporre  alla 
Montague),  del  dott.  Ancelon  di  Nancy,  del  dott.  Jackson,  del  dott.  Spinzig 
(che  promette,  quando  sarà  guarito,  di  dimostrare  l'assurdità  dei  teoremi  di 
Pasteur),  dei  prof.  Browne  e  Coderre  ;  di  Siljestrom ,  ecc. ,  ecc.  Vennero 
tenuti  quattro  giorni  di  sessioni,  durante  le  quali  i  caporioni  lessero  una  ven- 
tina di  discorsi  aggirantisi  tutti  su  quella  infamia  della  vaccinazione,  consi- 
derata sotto  i  più  diversi  punti  di  vista,  e  il  meno  che  dicessero  dei  vacci- 
Dofili  si  fu  che   meriterebbero  di  essere  rinchiusi  a  Charenton. 

Sarebbe  troppo  lungo  l'occuparci  di  tutto  e  di  tutti  in  particolare.  Qualche 
fiore  qua  e  là  raccolto  deve  bastare.  H  dott.  Carlo  Pigeon  sostiene  e  riesce 
a  dimostrare  : 

jS  Che  il  vajuolo  non  è  una  malattia  relativamente  grave  ;  che  bisogno 
ce  di  commoversene? 

2.^  Che  la  vaccinazione  anche  ripetuta  non  preserva  dal  vajuolo:  esempio 
le  epidemie  in  Baviera,  Svezia; 

j.*  Che  la  vaccinatione  predispone  al  vajuolo  e  contribuisce  a  renderlo 
piò  grave  :  esempio  i  casi  riferiti  qua  e  là  di  vajuolo  sopraggiunto  a  breve 
perìodo  dalla  vaccinazione  ; 

4.^  Che  la  vaccinazione  può  originare  la  sifilide  (casi  rari  in  verità  !)  ; 
5.*  Che  la  vaccinazione  può  produrre  altre   malattie  piti  pericolose  del 
ifajuolo  (accidenti  della  vaccinazione,  fortunatamente  rari); 

6,^  Che  la  vaccinazione  è  una  potente  causa  di  degenerazione  delTumana 
Ipecie. 

Dunque  è  preferibile  il  vajuolo  alla  vaccinazione.  Dunque  la  vaccinazione 
non  ha  proprio  fatto  altro  che  arricchire  la  patologia  umana.  Ma  come 
diamine  vi  sono  ancora  tra  questi  vaccinofobi  di  quelli  che  ammettono  un 
perìodo  di  preservazione,  come  Vogt  e  Boens  ?  Come  si  combina  questa 
concessione  colle  altre  che  assolutamente  il  vaccino  non  possiede  alcuna 
virtù  preservativa,  che  anzi  esso  non  fa  che  propagare  il  vajuolo  (Taylor, 
Tcbb,  ecc.)?  Evidentemente  tra  Vogt  e  i  suoi  gregari  passa  una  notevole 
distanza,  tale  che  basta  a  spiegare  quali  siano  i  veri  moventi  di  simili 
agitatori. 

Collins  mette  poi  in  evidenza  il  rapporto  tra  la  vaccinazione  e  le  malattie 
scrofolose  aumentate  in  proporzione  diretta  :  questo  fatto  però,  checché  ne 
dicano  1  signori  della  Lega,  sottintende  l'altro,  esser  vero  che  la  mortalità 
per  vajuolo  nei  bambini  è  discesa  ai  nostri  tempi  ad  un  minimum. 

Collins  asserisce  che  l'effetto  sommato  ed  ereditato    di  tutte  le  vaccina- 
àoni  eseguite  dalla  scoperta  del  vaccino  ad  oggi  sarebbe  quello  di  aver  fatto 
<legenerare  la  specie  umana,  attalchè  anche  Taccrescimento  della  popolazione 
8i  è  rallentato.  La  febbre  tifoide  medesima  potrebbe  ben  essere  una  forma  in- 
testinale del  vajuolo!  Risum  teneatis  amici?  E  poi  chiamano  betises  e  àne- 
rrVj  le  asserzioni  dei  vaccinofili.  E  dire  che  quelli   che  fanno  più  fracasso 
«ono  i  profani  ad  ogni  studio  di  medicina,  e  credono  di  imporsi  con  quella 
frase  :   —  Ce  n'es  pius  le  médecin  qui  peut  et  quidoit  decider  de  ceite  question 
importante,  mais  uniquement  le    bon  scns.    —  È  forse  per  avviare  il  senso 
<iomune  che  in  Svizzera  si  combattè  la  vaccinazione  obbligatoria  colle  più  in- 

47 


—  740  — 

dove  le  peggiori  condizioni  igieniche  sono  favorevoli  allo  sviluppo  di  qua- 
lunque sorta  di  germi,  dove  la  vaccinazione  per  soprappiù  è  trascurata,  qua? 
meraviglia,  ripetiamo,  che  le  epidemie  vajuolose  menino  stragi  orribili  ? 

È  appunto  di  fronte  alla  trascuranza  proverbiale  di  queste  classi  che  noi 
troviamo  sommamente  necessario  di  rendere  obbligatorie  quelle  misure  de- 
stinate a  scemare  la  gravezza  dei  fattori  antigienici;  e  nel  mentre  se  ne 
deve  curare  la  igiene  generale  non  va  dimenticata  la  vaccinazione.  Coloro  che 
hanno  a  cuore  sé  stessi  e  la  propria  famiglia  (e  sono  appunto  i  benestanti  ed  ì 
ricchi)  non  usano  far  del  chiasso  contro  una  misura  provvidenziale,  anclie 
se  imposta  per  legge. 

£  ciò  per  Tigiene  come  profilassi  delle  epidemie  imminenti. 

Viene  poi  l'igiene  considerata  come  mezzo  per  combattere  l'epidemia  una 
volta  scoppiata.  E  qui  bisognerebbe  discutere  anzitutto  l'eziologia  delle  ma- 
lattie infettive  secundum  Boéns:  in  certe  condizioni  climateriche,  ancora  mal 
determfnate,    un    raffreddore    subitaneo    o   prolungato,    dei    disordini    die- 
tetici o  degli  eccessi  funzionali  diversi,  provocano,  sopratutto  negli  individui 
poco  curanti  di  lor  persona,  Mnz.feòòre  infiammatoria  piìi  o  meno  intensa, 
che  è  seguita,  secondo  i  tempi  e  gli  individui,  dal  morbillo,  dalla  scarlat- 
tina, da  un'angina,  da  una  febbre  mucosa  o  tifoide,   o  dal  vajuolo.   È  per 
lo  meno  un'ipotesi  assai  azzardata  questa  patogenesi  comune  di  tante  malattie 
diverse,  questa  trasformabilità  dell'una  nell'altra,  questa   metemsicosi  di  un 
unico  germe  morboso.  Non  contenti  di  contraddire  alle  cifre,  questi  signori 
vogliono  travolgere  anche  le  basi  della  Patologia.  Le  malattie  infettive  non 
hanno  più  niente  di  specifico,  esse  dipendono  semplicemente  dalle  cattive 
condizioni  igieniche  generali  dell'ambiente  e  dell'  individuo  ;  le  malattie  disc* 
rasiche   costituzionali    derivano    invece  dal   vaccino  1  II   vajuolo   va  curato 
esclusivamente  coli' igiene;  la  scrofola,  la  tubercolosi  cesseranno  coll'aboUre 
la  vaccinazione.  Il  20.**  secolo  è  quello  destinato  a  vedere  un  tanto  mira- 
colo,  se  i  nostri   figli   si  affretteranno  a  convertirsi  al  Vangelo   di  Boéns. 
Ma  noi  sappiamo  invece  che  le  modificazioni  dei  virus  si  manifestano  sol- 
tanto con  una  varia  intensità  di  effetto,  non  con  una  varia  forma  del  mede- 
simo:   l'epidemia  di  vajuolo  si  manifesta   sempre   come  tale,  e  se   insieme 
concomitano  altre  malattie  infettive,  bisogna  ricordare  che    queste  sono  da 
noi  endemiche,  a  differenza  del  vajuolo.  Invece  dominano  per  anni  ed  anni 
delle  epidemie  anche  gravi  di  scarlattina,  morbillo,  difterite,  senza  che  mai 
si  dichiari,  come  vorrebbe  la  teoria  evoluzionista,  un  caso  di  vajuolo.  E  que- 
sto per  affermare  che  il  virus  vajuoloso  è  veramente  specifico  ;   onde  se  noi 
possiamo  opporgli,  come  non  v'ha  dubbio,  un  me^^o  specifico,  va  data  la 
preferenza  a  questo  —  pur  non  dimenticando  i  mezzi  di    profilassi    gene- 
rale insegnati  dalla  moderna  igiene,  isolamento  e  disinfezione. 

Boéns  non  teme  di  inoltrarsi  anche  nello  studio  del  processo  morboso 
vaccinico,  per  concludere  che  la  vaccinazione  non  è  che  un'infezione  set- 
tica, la  quale  viceversa  poi  ha  la  massima  analogia  colla  sifilide.  Per  cui, 
allant  au  fond  des  choses  (sic),  invece  di  ammettere  il  fatto  quasi  accertato 
che  il  cow  pox  e  l'horsepox  sono  il  risultato  della  comunicazione  del  va- 
juolo umano  al  capezzolo  della  vacca  ed  alla  gamba  del  cavallo,  gli  sembra 


—  739  — 

Il  valore  modifìcatore   del  genio  epidemico    è   innegabile;   né  mai  nes- 
suno l'ha  negato. 

Quanto  ai  progressi  dell*  igiene,  su  cui  battono  forte  e  gridano  più  del  bi- 
sogno quei  della  Lega,  abbiamo  qualche  osservazione  da  fare.  È  indubitabile  che 
le  misure  igieniche  quali  le  conosciamo  noi  oggigiorno  hanno  un  vero  valore 
preventivo ,  ma  d'ordine    generale  ;  esse  si  applicano  indistintamente  a  tutte 
le  malattie  non  meno  infettive  che  reumatiche,  discrasiche,  ecc.  Ma  perciò 
appunto  esse  non   hanno  né  possono    avere  un  valore  profilattico  speciale 
piuttosto  per  questa  che  per  quella  malattia.  Se  le  affezioni  tifoidee  nel  senso 
il  più  lato  si  possono  credere  dovute  all'impurità  dell'aria,  alla  putrefazione 
di  certi  depositi  stagnanti,  alla  trascuranza  delle  fognature  in  generale  e  della 
pulizia  stradale,  all'  impurità  dell'acqua,  ai  prodotti  di  rifiuto  imprudentemente 
ammassati  nei  luoghi  abitati  e  fin  nelle  camere  da  letto,  imperocché  moltissime 
circostanze  concorrono  a  persuaderci   che  cosi  sia,  non  altrettanto  é  finora 
permesso  di  dire  per  certe  malattie  infettive  gravissime,  il  vajuolo,  iWcholéra, 
la  peste.  Queste  appajono  ad  intervalli  anche  lontani,  ma  sempre  sotto  iden- 
tiche  circostanze   e    sempre   si   può    risalire    alla    loro    orìgine,    che    sarà 
qualche    caso    d' importazione    da   altre    regioni    contagiate  dal  morbo.   Se 
quindi  l'igiene    generale  si  può   credere  buon    mezzo    profilattico  di  tutte 
le  forme    tifoidee ,    essa    non    lo   può    essere    che    indirettamente    per   le 
malattie   che   evidentemente    hanno    un    germe    specifico.    Coli*  igiene    ben 
inteso  si  può    sperar  di  aumentare  la   resistenza    individuale    all'infezione, 
nonché  di  diminuire  quelle  condizioni  che  essendo  favorevoli  allo  sviluppo 
dei  germi  in  genere,  si  può  ragionevolmente  supporre  lo  siano  anche  dei 
germi  speciali  del  vajuolo.  Lo  ripetiamo,  l'igiene  non  é  un  preservativo  speci- 
fico come  tutto  dimostra  che  lo  é  il  vaccino  ;  non  lo  è  nemmeno  per  quelle 
malattie  infettive  che  sono  più  comuni  ed  endemiche,  la  scarlattina,  il  mor- 
billo. Anzi  il  contrasto  moderno  tra  la  gravezza  di  queste  malattie  endemiche 
in  confronto  di  quella  delle  epidemie  di  vajuolo,  é  un'altra  prova  che  l'igiene 
non  ha  molta  parte  nella  benignità  attuale  del  vajuolo.  Guy  in  una  sua  rela- 
zione importante  sulle  epidemie  vajuolose  di  Londra  da  250   anni  a  questa 
parte  fa  appunto  rilevare  che,  mentre  nel  nostro  secolo  é  innegabile  la  forte 
diminuzione  della  mortalità  vaj noiosa,  la  mortalità  per  morbillo  e  simili  ha 
subito  invece  un  rilevante  aumento. 

n  fatto  su  cui  insistono  molto  i  partigiani  della  Lega  si  é  che  le  epidemie 
vajuolose  anche  oggi,  anzi  oggi  più  che  mai,  avvengono  tra  le  popolazioni 
povere,  mal  nutrite,  intemperanti,  per  le  quali  la  pulizia  personale  e  quella 
dell'ambiente  sono  un'incognita,  che  vivono  quindi  dentro  catapecchie  in 
rovina,  in  mezzo  ad  un'atmosfera  impestata.  £  che  cosi  sia  gran  meraviglia  : 
ma  per  essere  giusti  e  logici  bisogna  ricordare  altresì  che  é  appunto  in  mezzo 
1  queste  popolazioni,  renitenti  ad  ogni  legge,  ad  ogni  buon  costume,  che 
5Ì  reclutano  i  non  vaccinati,  quali  refrattari  per  volontà  propria,  quali  tra- 
scuranti della  loro  persona  e  di  quella  della  numerosa  prole,  quali  dispensati 
n  causa  delle  gravi  affezioni  costituzionali  (malattie  scrofolose,  cutanee, 
rachitismo)  che  sono  il  retaggio  delle  popolazioni  miserabili  delle  nostre 
;ittà.  Quale  meraviglia  che  fra  loro,  dove  la  resistenza  personale  é  minima. 


—  740  — 

dove  le  peggiori  condizioni  igieniche  sono  favorevoli  allo  sviluppo  di  qua- 
lunque sorta  di  germi,  dove  la  vaccinazione  per  soprappiù  è  trascurata,  qua! 
meraviglia,  ripetiamo,  che  le  epidemie  vajuolose  menino  stragi  orribili  ? 

È  appunto  di  fronte  alla  trascuranza  proverbiale  di  queste  classi  che  noi 
troviamo  sommamente  necessario  di  rendere  obbligatorie  quelle  misure  de- 
stinate a  scemare  la  gravezza  dei  fattori  antigienici;  e  nel  mentre  se  ne 
deve  curare  la  igiene  generale  non  va  dimenticata  la  vaccinazione.  Coloro  che 
hanno  a  cuore  sé  stessi  e  la  propria  famiglia  (e  sono  appunto  i  benestanti  ed  i 
ricchi)  non  usano  far  del  chiasso  contro  una  misura  provvidenziale,  anclie 
se  imposta  per  legge. 

E  ciò  per  Tigiene  come  profilassi  delle  epidemie  imminenti. 

Viene  poi  Tigiene  considerata  come  mezzo  per  combattere  Tepidemia  una 
volta  scoppiata.  E  qui  bisognerebbe  discutere  anzitutto  l'eziologia  delle  dm- 
lattie  infettive  secundum  Boéns:  in  certe  condizioni  climateriche,  ancora  mtl 
determhiate,  un  raffreddore  subitaneo  o  prolungato,  dei  disordini  die- 
tetici o  degli  eccessi  funzionali  diversi,  provocano,  sopratutto  negli  individui 
poco  curanti  di  lor  persona,  Mrìz.feòbre  infiammatoria  più  o  meno  intensa, 
che  è  seguita,  secondo  i  tempi  e  gli  individui,  dal  morbillo,  dalla  scarlat- 
tina, da  un'angina,  da  una  febbre  mucosa  o  tifoide,  o  dal  vajuolo.  È  per 
lo  meno  un'ipotesi  assai  azzardata  questa  patogenesi  comune  di  tante  malattie 
diverse,  questa  trasformabilità  dell'una  nell'altra,  questa  metemsicosi  di  mi 
unico  germe  morboso.  Non  contenti  di  contraddire  alle  cifre,  questi  signori 
vogliono  travolgere  anche  le  basi  della  Patologia.  Le  malattie  infettive  non 
hanno  più  niente  di  specifico,  esse  dipendono  semplicemente  dalle  cattive 
condizioni  igieniche  generali  dell'ambiente  e  dell'  individuo  ;  le  malattie  disc- 
rasiche  costituzionali  derivano  invece  dal  vaccino  1  II  vajuolo  va  curato 
esclusivamente  coli' igiene;  la  scrofola,  la  tubercolosi  cesseranno  coU'abolirc 
la  vaccinazione.  Il  20.^  secolo  è  quello  destinato  a  vedere  un  tanto  mira- 
colo, se  i  nostri  figli  si  affretteranno  a  convertirsi  al  Vangelo  di  Boéns. 
Ma  noi  sappiamo  invece  che  le  modificazioni  dei  virus  si  manifestano  sol- 
tanto con  una  varia  intensità  di  effetto,  non  con  una  varia  forma  del  mede- 
simo: l'epidemia  di  vajuolo  si  knanifesta  sempre  come  tale,  e  se  insieme 
concomitano  altre  malattie  infettive,  bisogna  ricordare  che  queste  sono  da 
noi  endemiche,  a  differenza  del  vajuolo.  Invece  dominano  per  anni  ed  anni 
delle  epidemie  anche  gravi  di  scarlattina,  morbillo,  difterite,  senza  che  mai 
si  dichiari,  come  vorrebbe  la  teoria  evoluzionista,  un  caso  di  vajuolo.  E  que- 
sto per  affermare  che  il  virus  vajuoloso  è  veramente  specifico  ;  onde  se  noi 
possiamo  opporgli,  come  non  v'ha  dubbio,  un  me^^o  specifico,  va  data  la 
preferenza  a  questo  —  pur  non  dimenticando  i  mezzi  di  profilassi  gcn^ 
rale  insegnati  dalla  moderna  igiene,  isolamento  e  disinfezione. 

Boèns  non  teme  di  inoltrarsi  anche  nello  studio  del  processo  morboso 
vaccinico,  per  concludere  che  la  vaccinazione  non  è  che  un'infezione  set- 
tica, la  quale  viceversa  poi  ha  la  massima  analogia  colla  sifilide.  Per  cui» 
allant  au  fond  de 5  choses  (sic),  invece  di  ammettere  il  fatto  quasi  accertata 
che  il  cow  pox  e  l'horsepox  sono  il  risultato  della  comunicazione  del  va- 
juolo umano  al  capezzolo  della  vacca  ed  alla  gamba  del  carallo,  gli  sembni 


—   743  — 

rente  fu  scelta  Berlino.  Da  ultimo  il  professore  Vogt  diede  lettura  della  se- 
guente proposta: 

€  Essendo  la  vaccinazione  destinata  a  prevenire  una  malattia  e  venendo 
essa  applicata  a  degli  individui  non  ammalati;  gli  è  ragionevole  di  far  su- 
bire ai  vaccinatori  la  responsabilità  degli  accidenti  e  delle  malattie  che 
conseguono  a  questa  pratica.  Cosi  deve  essere  concesso  a  qualunque  indi- 
viduo che  sia  caduto  ammalato  in  causa  della  vaccinazione,  o  che  sia 
stato  preso  da  vajuolo  dopo  un  tempo  più  o  meno  lungo  dalla  vaccina- 
zione, di  reclamare  per  i  danni  —  interessi,  dal  pratico  che  l'ha  vaccinato 
nei  paesi  dove  la  vaccinazione  è  facoltativa,  e  dallo  Stato  laddove  la  vaccina* 
zione  è  obbligatoria.   > 

Questa  proposta,  firmata  da  Boèns  e  Pigeon,  viene  adottata  per  accla- 
mazione I 

£  cosi  sial 

Durata  delPisolamenfo  nelle   malattie  contagiose.  —  n  dottor  Hillairet, 

a  nome  d*una  Commissione  di  cui  faceva  parte,  risponde  ad  analoga  do- 
manda del  Ministero  della  pubblica  istruzione,  colle  seguenti  conclusioni: 

i.^  Gli  scolari  affetti  da  varicella,  vajuolo,  scarlattina,  morbillo,  orec- 
chioni o  difterite,  saranno  rigorosamente  isolati  dai  loro  condiscepoli; 

2.^  La  durata  dell'isolamento  sarà  di  40  giorni  per  il  vajuolo,  il  mor- 
billo, la  scarlattina  e  la  difterite,  di  25  giorni  per  la  varicella  e  gli  orec- 
chioni ; 

3.**  L'isolamento  non  cesserà  che  previo  un  bagno; 

4.^  Gli  abiti  che  Tallievo  portava  al  momento  in  cui  cadde  ammalato 
verraimo  sottoposti  ad  una  temperatura  di  oltre  90°  ed  a  fumigazioni  selfo- 
rose,  poi  ben  puliti; 

5.®  La  biancheria  tutta  della  camera  d'isolamento,  il  mobilio,  le  pareti 
stesse  della  casa  verranno  generosamente  disinfettati,  lavati  ed  esposti  all'aria; 

6.^  Lo  scolaro  che  fosse  stato  colpito  da  una  delle  dette  malattie  fuori 
d'uno  stabilimento  d'istruzione  •  pubblica ,  non  potrà  venir  riaccettato  che 
dietro  presentazione  di  un  certificato  medico,  il  quale  attesti  che  il  porta- 
tore ha  soddisfatto  alle  precedenti  ordinanze. 

Queste  conclusioni  saranno  prima  oggetto  di  una  discussione  dell'  Acca- 
demia di  Medicina.  Noi  riteniamo  pure  grande  l'importanza  dell'isolamento 
in  queste  malattie  epidemico-contagiose  ;  ma  non  possiamo  a  meno  di  fare 
nostra  la  giusta  osservazione  di  De  Pietra  Santa,  che,  invece  di  fissare  cosi 
recisamente  dei  periodi  di  tempo  che  in  moltissimi  casi,  per  non  dire  in 
tutti,  stante  la  benignità  e  brevità  della  malattia,  potrebbero  venir  ridotti 
d'assai  —  sarebbe  meglio  lasciare  all'arbitrio  saggio  e  coscienzioso  del  me- 
dico curante  l'apprezzamento  della  durata  dell'isolamento.  Gli  è  a  furia  di 
leggiferare  troppo  facilmente  che  si  eccita  la  resistenza  anche  alle  leggi  più 
necessarie. 

Vaccine  und  Variola  ;  del  dottor  L.  Voigt  {Deutsch.  Vierteijahrschr.  f. 
off.   Gesundh,  1882,  voi.   14.®  fase.  3.^  —  Fin  dai  primi  tempi  che  venne 


\ 


—   742   — 

afferma  il  nostro  dottor  Bassi  della  scuola  veterinaria  di  Torino,  è  innega- 
bile che  gli  animali  vaccinati  in  generale  provano  minori  sconcerti  di  sa- 
lute dei  non  vaccinati  in  seguito  allo  innesto  di  sangue  carbonchioso,  seb- 
bene Tefficacia  preservativa  sia  minore  che  non  di  fronte  al  solo  virus  vi- 
rulento di  Pasteur.  Del  resto  le  esperienze  in  complesso,  se  non  si  possono 
ritenere  come  definitive,  permettono  però  intanto  la  illazione  che  il  periodo 
di  preservazione  esiste  in  realtà,  e,  si  estende  a  circa  un  anno:  e  dò  ne 
avverte  anche  della  necessità  in  cui  siamo  di  fissare  sperimentahnente,  o  in 
base  a  leali  statistiche,  il  periodo  di  durata  della  protezione  vaccinica.  Per 
notizie  più  particolarizzate  in  proposito  veggansi  i  numeri  7  e  8  del  nostro 
Giornale  della  Società  Italiana  (Tlgiene^   1882. 

Boèns,  più  avveduto  di  Pigeon,  cerca  di  combattere  Pasteur  sul  terreno 
teorico,  valendosi  delle  stesse  affermazioni  dell'eminente  osservatore  francese, 
cui  vorrebbe  far  credere  uno  stupido  ripetitore  di  viete  sentenze.  Il  metodo 
di  coltivazione  dei  virus  ad  uso  vaccinico  non  fa  altro  che  attenuare  l'at- 
tività dei  germi  contagiosi  sotto  Fazione  dell'ossigeno  atmosferico;  mentre 
se  poi  si  riportano  quei  medesimi  germi  attenuati,  indeboliti  in  un'ambiente 
favorevole  alla  loro  nutrizione,  al  loro  sviluppo,  essi  riprendono  rapidamente 
le  loro  qualità  originarie.  Boéns  ne  vuol  dedurre  che  l'ossigeno  atmosferico 
è  il  solo  vero  mezzo  di  distruggere  e  miasmi  e  virus,  e  microbi  e  vibrioni 
e  bacteri,  —  ciò  che  in  fondo  è  il  tema  prediletto  dei  vaccinofobi.  Men- 
tre nell'altra  affermazione  che  i  germi  attenuati  riportati  nel  loro  ambiente 
di  vita  riprendono  le  primitive  qualità  malefiche,  Boéns  vede  la  causa  della 
ripetizione  autoctona  delle  grandi  epidemie.  È  il  vaccino  che  diffonde  in 
tutte  le  società  umane  la  bacteridia  del  vajuolol  Ed  eccoci  daccapo  alla 
continua  contraddizione  di  questi  caporioni  che  il  vaccino  preserva  (per 
poco  tempo  sì,  ma  pur  preserva)  dal  vajuolo,  mentre  in  pari  tempo  sene 
a  aumentare  i  focolaj  epidemici,  a  determinarli  dove  non  esistono. 

Ancora  molto  ci  resterebbe  da  fare  per  riassumere  i  lavori  del  Congresso 
in  quanto  a  cifre  e  a  tabelle  statistiche;  ma  esse  tutt'al  più  provano  che 
la  vaccinazione  non  è  un  mezzo  profilattico  infallibile,  e  che  specialmente 
concorrono  a  frustrarne  l'efficacia  la  mancanza  delle  più  comuni  misure  igie- 
niche e  l'addensamento  della  popolazione:  circostanze  però  che  non  hanno 
nulla  di  speci fìcp,  come  vogliono  invece  sostenere  Boèns,  Vogt  e  C. 

Né,  come  era  da  aspettarsi,  mancò  le  mot  de  ia  fin:  nella  sua  concia- 
sione  Boèns  getta  la  vigliacchissima  accusa  che  i  vaccinofobi,  anche  per- 
suasi della  verità  delle  affermazioni  della  Lega,  hanno  généraiemeni  rechine 
asseg  soupie  et  la  conscience  asses  élastique  pour  renier  leur  passe  et  ieurs 
convietions,  a/in  de  se  maintenir  sur  les  marges  des  hudgetsl  Citiamo  per 
debito  di  cronisti,  e  diciamo  col  poeta 

Non  ti  curar  di  loro,  ma  guarda  e  passa. 

Finalmente  il  Congresso  decise  di  continuare  vivamente  nell'impresa,  per 
opera  della  quale  vennero  già  messi  a  dormire  la  Legge  Liouville  e  quella 
Svizzera  sulle  epidemie  (j/V).  A    sede  del  futuro  Congresso   nell'anno  cor- 


—  745  — 

cente.  Le  generazioni  successive  parvero  più  deboli,  e  rispondevano  meno 
fedelmente  all'aspettativa.  Finalmente ,  visto  svanire  ogni  pericolo  di  acci- 
denti secondari,  provò  a  far  un'inoculazione  diretta  dall'animale  all'uomo 
con  una  linfa  alla  15.*  generazione.  La  prova  ebbe  esito  brillante.  Alla 
fine  della  prima  settimana  si  era  manifestata  una  viva  reazione  locale  e 
generale,  senza  nulla  di  straordinario.  Però  il  processo  di  pustulazione  fu 
più  intenso  dell'ordinario,  e  durò  non  meno  di  25  giorni. 

L'importanza  di  questi  studi  è  evidente:  oltre  ad  insegnarci  il  modo  di 
procurarci  del  cow  pox  energico,  essi  ci  danno  la  chiave  della  natura  del 
cow  pox  medesimo.  Ma,  ciò  che  è  più,  essi  ci  assicurano  che  la  coltiva- 
zione successiva  di  una  linfa  vaccinica  importa  una  diminuzione  della  sua 
attività.  È  un  fatto  deducibile  dalla  generalità  delle  statistiche  vacciniche, 
che  il  virus  vaccinico  attuale  deve  essere  assai  più  debole  di  quello  usato 
ai  tempi  di  Jenner  ;  i  fenomeni  generali  e  locali  di  reazione  sono  assai  meno 
rilevanti,  ed  anche  il  periodo  di  protezione  si  direbbe  ridotto.  Di  qui  la 
voga  del  vaccino  animale ,  che  ha  ormai  preso  il  posto  del  vaccino  umano. 
Ma  anche  il  vaccino  animale  spontaneo  può  ben  essere  di  diversa  forza  se- 
condo la  sua  origine  :  questa  non  è  di  cosi  facil  determinazione,  ma  è  pro- 
babile che  spesso  consista  nell'inoculazione  da  parte  del  boaro  che  sia  per  caso 
in  corso  di  vaccinazione  o  di  vajuolo  :  nel  i  .^  caso  quel  cow  pox  sarà  debole, 
come  lo  sarebbe  il  retro  vaccino  ;  nel  2.^  sarebbe  invece  assai  energico,  ed  è 
forse  quel  medesimo  che  Jenner  usava  a*  suoi  tempi.  Un  altro  criterio  della 
degenerazione  della  linfa  vaccinica  sta  in  questo  :  che  nella  prima  genera- 
zione di  un  cow  pox  spontaneo,  che  venga  per  caso  sotto  osservazione,  il 
periodo  di  maturazione  della  pustola  e  quello  di  contagiosità  della  linfa  sono 
sempre  notevolmente  più  lunghi  che  nelle  generazioni  successive.  È  verbi 
grazia  constatato  che  mentre  le  pustole  di  Jenner  non  si  essiccavano  che  in 
17  giorni,  come  altrettanti  ne  esigevano  le  pustole  d'innesto  accidentale  di 
cow  pox  spontaneo  osservato  a  Passy  nel  1836  —  nel  1844  le  pustole  di 
Jenner  essiccavano  in  12  giorni,  quelle  di  Passy  in  14;  ossia  in  39  anni 
quelle  di  Jenner  avevano  affrettato  di  5  giorni  la  loro  evoluzione,  quelle 
di  Passy  in  8  anni  l'avevano  affrettata  di  3  giorni.  Come  non  ritenere 
quindi  che  tali  linfe  avessero  perduto  della  loro  attività? 

Voigt  ha  constatato  lo  stesso  pel  vaccino  animale  ottenuto  dall'innesto 
di  cow  pox  spontaneo  apparso  a  Beaugency  nel  1865;  mentre  sulle  prime, 
in  confronto  di  un  vaccino  più  vecchio  derivante  dalla  coltivazione  di  un 
cow  pox  spontaneo  apparso  8  anni  prima  a  Napoli,  esso  produceva  effetti 
addirittura  imponenti,  e  le  pustole  non  cadevano  prima  di  1 7  giorni  (quello 
di  Napoli  dava  allora  delle  pustole  che  duravano  appena  14  giorni)  —  dopo 
16  anni  questo  stesso  vaccino  prese  un  decorso  assai  più  rapido,  vario  da 
I  a  a  1 6  giorni  —  attualmente  poi  esso  non  attecchisce  più  cosi  regolarmente 
e  sicuramente,  in  ispecie  se  si  fa  l'innesto  colla  semplice  puntura.  £  la  con 
tagiosità  della  linfa  che  prima  perdurava  il  5.^  6.^  e  7.^  giorno,  ora  è  ap- 
pena sicura  al  4.^  e  5.^  giorno.  Queste  modificazioni  nel  decorso  non  pos- 
sono non  accennare  ad  una  diminuzione  della  forza  infettiva,  e  in  pari  tempo 
preservativa  del  vaccino. 


—  744  — 

in  uso  la  vaccinazione,  la  questione  della  provenienza  del  virus  vaccino  fu 
fatta  oggetto  di  non  poche  discussioni,  ma  non  venne  mai  stabilito  niente 
di  sicuro,  nemmeno  colla  determinazione  dei  vibrioni  e  bacilli  in  esso  con- 
tenuti {Peniciliium  olivactum  di  Tschamer).  Jenner  riteneva  che  il  virus  vac- 
cino fosse  una  modificazione  del  virus  cavallino;  donde  si  passò  all'ipotesi 
che  si  il  vajuolo,  quanto  il  vaccino  di  tutti  gli  animali,  avessero  un'origine 
comune.  Quindi  cow  pox  ed  borse  pox  sarebbero  ancora  del  vajuolo  mo- 
dificatosi per  la  qualità  del  substrato.  Se  questa  ipotesi  è  facile  e  ragione- 
vole,  non  manca  però  di  oppositori;  in  Francia  ed  in  Inghilterra  si  am- 
mette da  molti  che  esiste  bensì  una  certa  parentela  fra  vajuolo  e  vaccino, 
ma  si  objetta  che  dal  vajuolo  non  si  può  ottenere  vaccino  di  sorta. 

Una  apposita  Commissione  francese,  che  aveva  preso  di  mira  la  soluzione 
di  tale  quesito,  tentò  le  inoculazioni  di  virus  vajuoloso,  sulla  vacca  e  sul 
cavallo  :  ma  non  ottenne  alcun  risultato,  e  Chauveau  nella  relazione  (Lione 
1865)  concluse  in  termini  recisi  che  è  fatica  sprecata  quella  di  voler  pro- 
vocare la  vaccina  sulle  giovenche  mediante  il  virus  vajuoloso  dell'uomo.  In 
conseguenza  egli  poneva  fra  gli  errori  d'osservazione  quei  casi  riferiti  nella 
letteratura  medica,  dai  quali  appare  invece  evidente  la  possibilità  di  tale 
trasformazione.  Eppure  le  relazioni  di  Ceely  (1839),  ^^  Reiter  (1866),  di 
Senfl  (1872),  di  Badcok  (1880)  sono  superiori  ad  ogni  critica;  e  bisogna 
dedurne  che  la  trasformazione  del  vajuolo  umano  in  cow  pox  è  possibile 
in  date  condizioni,  le  quali  si  offrono  di  rado  e  non  sappiamo  ancora  se- 
condo quale  legge. 

La  lotta  ferve  tuttavia,  e  nell'estate  del  1880  in  una  seduta  dell'Acca- 
demia di  Medicina  a  Parigi  la  discussione  si  fece  tanto  accalorata  che  ii 
Presidente  dovette  chiudere  la  seduta.  Orbene,  il  dottor  Voigt  volle  a  sua 
volta  studiare  il  problema  della  coltivazione  del  virus  vajuoloso  nei  bovini, 
e  i  suoi  risultati  furono  in  parte  positivi.  Cioè  egli  trovò  che  d'  ordinario 
l'inoculazione  dà  luogo  ad  un'esantema  nodoso,  che  decorre  senza  grandi  feno- 
meni generali,  e  che  dà  una  linfa  la  quale  non  attecchisce  più  oltre  sui  bo- 
vini. Tale  esantema  dura  14-17  giorni,  e  rappresenta  la  forma  abortiva  del 
vajuolo  bovino.  In  qualche  caso  invece  si  ha  un  vero  vajuolo,  con  pro- 
duzione di  pustole  che  durano  tre  settimane  e  più,  e  la  cui  linfa  si  può 
coltivare  per  molte  generazioni  successive.  Quali  siano  le  circostanze  che 
favoriscono  tale  evoluzione,  non  fu  ancora  possibile  di  afferrare.  In  gene- 
rale tutti  gli  sperimentatori  si  sono  limitati  a  fare  una  sola  inoculazione  sul- 
l'animale bovino,  e  poi  assaggiarono  subito  la  prima  linfa  sull'uomo:  essi 
videro  (come  è  confermato  dalla  relazione  di  Chauveau)  che  si  manifestano 
i  sintomi  generali  e  cutanei  della  vajoloide.  È  dunque  prudenza  il  far  pas- 
sare quel  virus  più  volte  attraverso  al  corpo  bovino  prima  di  servirsene 
come  vaccino.  £  ciò  fece  Voigt  innestando  il  medesimo  virus  per  cinque, 
sei  e  più  generazioni  di  seguito  nei  vitelli.  Servendosi  poi  del  prodotto  delle 
pustole  come  vaccino  per  vaccinare  alcuni  fanciulli,  si  persuase  che  il  virus 
delle  prime  generazioni  era  ancora  troppo  forte;  fece  quindi  delle  vaccina- 
zioni con  linfa  dell'ottava  generazione,  e  ne  diede  anche  ad  altri  colleghi 
da  esperimentare,  e  non  venne  rilevato  alcun   fenomeno  successivo  dispis- 


—  747  — 

verse  infermità  che  possono  minacciare  o  colpire  i  bambini^  ma  ancora 
perchè  è  consuetudine  del  popolo  napoletano  di  non  esporli  alla  vaccina- 
zione prima  che  abbiano  tre  mesi  di  vita. 

Ciò  posto,  sottraendo  i  409 1  nati  negli  ultimi  tre  mesi  dalla  totalità  dei 
nati  neiranno  in  discorso  ;  sottratti  i  morti  in  vaccinati  nei  primi  nove  mesi, 
calcolati  a  1072;  e  sottratti  ancora  gli  sloggiati,  in  numero  di  690  per 
quei  primi  nove  mesi,  la  massa  vaccinabile  si  riduce  effettivamente  a  10358. 
E  siccome  di  essa  furono  vaccinati  7688,  cosi  la  massa  vaccinabile  residua 
è  realmente  ridotta  a  2670.  Ossia,  fatte  le  riduzioni  procentuali,  si  avrà 
che  sopra  100  vaccinabili  i  vaccinati  dell'anno  sono  74,22,  i  non  vacci- 
nati 25,78. 

I  risultati  poi  ottenuti  nelle  vaccinazioni  si  riassumono  cosi  per  cento: 
vaccinazioni  felici  93,81,  spurie  0,13,  nulle,  4,60,  non  verificate  1,46  ;  ov- 
vero, ciò  che  torna  lo  stesso,  94  circa  lo  sono  stati  con  esito  regolare, 
quasi  nessuna  con  esito  spurio  :  circa  5  con  esito  nullo. 

Da  uno  specchietto  del  Relatore  si  rileva  che  la  massa  vaccinabile  resi- 
duata dal  1877  a  tutto  il  1880  ammonta  a  6017  persone,  delle  quali  non 
si  ha  poi  più  nessuna  notizia  sebbene  questo  censimento  sembri  il  più  com- 
pleto e  rigoroso.  Notiamo  il  fatto  appena  per  ricordare  che  quindi  a  Na- 
poli, la  città  dove  la  vaccinazione  si  direbbe  applicata  nel  modo  il  più  ri- 
goroso, sul  principio  del  1882  dovevano  trovarsi  ì  6017  non  vaccinati  del 
periodo  1877-80  e  i  3000  circa  residui  non  vaccinati  del  i88i;  ossia  circa 
9000  individui  non  vaccinati. 

Quanto  all'andamento  del  vajuolo  nella  città  di  Napoli,  anno  1881,  ecco 
i  dati  forniti  dal  dottor  Serafino.  Si  ebbero  15  decessi:  di  questi  9  erano 
nativi  del  Comune  e  tutti  invaccinati:  essi  appartenevano  6  dalla  nascita 
ad  un  anno,  2  da  un  anno  a  cinque  anni,  ed  uno  dai  5  ai  io.  Degli  al- 
tri 6  non  nativi  di  Napoli  tre  erano  stati  vaccinati  con  linfa  umanizzata, 
mentre  gli  altri  3  erano  invaccinali.  Fatto  quindi  un  confi-onto  colle  altre 
principali  città  d'Italia  e  d'Europa  appare  come  Napoli  primeggi  insieme 
con  Milano  fra  tutte  le  altre  per  riguardo  alla  pochissima  mortalità  vajuolosa, 
la  quale  è  il  0,09  ^  1^  della  mortalità  generale,  mentre  è  quasi  del  2  ^j^  per 
Parigi,  del  3  V^  per  Londra,  del  3  1/2  Y^  per  Buda-Pest,  del  4,22  J ^  per 
Vienna. 

In  base  a  tutto  ciò  l'autore  propugna  la  vaccinazione  animale,  che  offre  mag. 
gior  sicurezza  di  risultato  e  va  esente  dal  pericolo  di  trasmettere  la  sifilide. 

Ufficio  vaccinico  centrale  nel  Belgio.  —  Lo  Stato  belga  possedeva  già 

un  Istituto,  il  cui  scopo  era  di  ripetere  la  vaccinazione  mediante  il  vaccino 
animale.  Questa  Istituzione  però,  quantunque  rendesse  molti  servizi,  non 
poteva  soddisfare  a  tutte  le  domande  che  le  pervenivano,  e  la  materia  pel 
vaccino  non  si  cedeva  se  non  in  seguito  a  pagamento  di  un  prezzo  di 
rivendita.  Un  regolamento  reale  del  1 5  febbraio  ha  riordinato  questo  Ufficio 
vaccinico  centrale,  coli'  unirlo  alla  Scuola  di  Medicina  Veterinaria,  in  appo- 
sito locale.  H  servizio  dovrà  essere  disimpegnato  in  modo,  che  di  ogni  tempo 
e  gratuitamente  si  possa  far  pervenire  del  vaccino  animale  alle  Commissioni 


—  746  — 

Invece  il  vajuolo  vaccino  ottenuto  da  Voigt  possiede  esattamente  le  pro- 
prietà del  primo  cow  pox  spontaneo:  la  linfa  è  attiva  e  sicura  dal  5.°  al 
7.**  e  fin  airs."  giorno,  la  pustola  non  dissecca  che  dopo  17-18  giorni;  il 
decorso  dell'affezione  recata  all'animale  è  identico  a  quello  del  cow  pox. 
Il  cow  pox  è  dunque  un  vero  vajuolo  bovino,  che  si  può  ottenere  coU'in- 
nesto  di  virus  vajuoloso  umano:  ed  è  altrettanto  certo  che  esso  col  tempo 
perde  della  propria  efficacia.  Voigt  è  d'avviso  che  la  degenerazione  avviene 
più  rapidamente  pel  vaccino  animale  che  per  l'umanizzato;  quindi  insiste 
perchè  laddove  si  fa  molto  uso  del  primo  si  pensi  a  rigenerarlo  di  fre- 
quente ;  avvertendo  però  che  la  vaccinazione  col  virus  di  cow  pox  spenta* 
neo  non  va  fatta  senza  aver  prima  provata  la  forza  sua,  e  se  è  troppo 
energico  sarà  prudente  fargli  subire  qualche  coltivazione  sull'animale  bovino. 

• 

Il  Censimento  Vaccinico  della  città  di  Napoli  per  l'anno  1881;  del  dot- 
tor R.  Serafino.  —  Relazione  al  Sindaco  Giusso.  —  Il  solerte  dottor  Se- 
rafino ci  manda  copia  anche  quest'anno  della  bellissima  sua  relazione  sul 
censimento  vaccinico  di  Napoli.  I  nostri  lettori  lo  conoscono  già  e  sapranno 
che  oltre  alle  lodi  su  pei  Giornali,  il  Congresso  dei  Medici  Comunali,  te- 
nuto a  Roma  l'ottobre  dell'anno  scorso,  votò  per  acclamazione  la  proposta 
dell'egregio  dottor  Zevi  e  che  in  tutte  le  città  del  Regno,  e  specialmente 
in  Roma  capitale  d'Italia,  venga  adottato  un  regolare  censimento  vaccinico 
basato  sulle  norme  dello  stato  civile,  come  funziona  nella  città  di  Napoli 
da  molti  anni.  >  Invero  se  questo  modo  di  censimento  venisse  adottato 
generalmente,  fornirebbe  nel  volgere  di  pochi  anni  un'importantissimo  ma- 
teriale statistico,  il  quale  per  la  sua  rigorosa  esattezza,  permetterebbe  di 
troncare  definitivamente  l'agitazione  antivaccinica.  Sotto  questo  punto  di 
vista  ogni  buon  amico  della  salute  pubblica  deve  far  voto,  non  solo,  ma 
cooperare  affinchè  la  proposta  Zevi  abbia  finalmente  a  realizzarsi. 

Ecco  ora  i  risultati  proporzionali  del  Censimento  vaccinico  di  Napoli. 

I  nati  iscritti  vivi  nei  registri  dello  stato  civile  del  Comune  di  Napoli, 
durante  l'anno  1881,  furono  16  211,  di  cui  8200  maschi  ed  80 11  femmine. 
I  vaccinati  nello  stesso  anno  furono  12625,  distinti  in  6579  maschi  e  6046 
femmine;  però  in  16  casi  l'esito  fu  spiuìo,  in  581  nullo.  Orbene: 

i.^  Sopra  100  nati  i  maschi  sono  50,58,  e  le  femmine  49,42.  Quindi 
i  maschi  superano  le  femmine  del  2,36  ^/^  ; 

2.°  Sopra  100  vaccinati,  i  maschi  rappresentano  52,11  e  le  femmine 
47,89.  Cosi  i  primi  superano  le  seconde  di  8,82  ^/^\ 

3.^  Sopra  100  nati  dell'anno,  i  vaccinati  nello  stesso    anno,  apparte- 
nenti a  diverse  epoche  di  nascita,  sono  77,88; 

4.^  Sopra  100  nati,  i  vaccinati  nati  nello  stesso  anno  sono    47,43;  i 
morti  invaccinati  8,82;  gli  sloggiati  5,69;  e  gli  invaccinati  di  risulta  38,07. 

Insomma  si  può  conchiudere  che  sopra  100  nati  nell'anno  1881,  47 
sono  stati  vaccinati  nello  stesso  anno  di  nascita,  9  sono  morti  invaccinati, 
6  sono  sloggiati  e  38  restano  a  vaccinarsi.  Giustizia  vuole  però  che  si  ri- 
peta Tosservazione  degli  anni  precedenti  circa  il  fatto  che  non  tutti  i  nati 
dell'anno  sono  vaccinabili  nell'anno  medesimo:  e  ciò    non  solo  per  le  di- 


—  749  — 

Epidemia  di  vajuolo  in  una  fabbrica  di  carta.  —  Rapporto  del  dottor 

Parson  {Revuc  dhygitne,  1882.  8).  —  Nel  mese  di  aprile  del  188 1,  scop- 
piava una  grave  epidemia  di  vajuolo  in  vicinanza  a  S.  Mary  Cray  (West 
Kent),  tra  le  donne  impiegate  in  una  fabbrica  di  carta.  Il  medico  locale^ 
dottor  Baylis,  indicò  come  causa  d'infezione  il  contagio  per  via  degli  stracci. 
Un'inchiesta  venne  ordinata  dal  Locai  Governemeni  Board  e  questo  rapporta 
del  dottor  Parson,  incaricato,  riesci  molto  interessante  perchè  prese  in  con- 
siderazione i  fatti  di  altre  epidemie  consimili  già  consegnate  alla  storia. 

Sono  circa  160  le  donne  che  nella  detta  cartiera  si  occupano  a  prepa* 
rare  e  tagliare  gli  stracci:  due  terzi  non  hanno  ancora  30  anni:  da  20  anni 
non  si  era  verificato  alcun  caso  di  vajuolo  nella  fabbrica.  Ebbene  dal  16  al  23, 
aprile,  25  di  quelle  operaje  caddero  ammalate  di  vajuolo;  T  inchiesta  af- 
fermò essere  l'infezione  dovuta  alla  polvere  svolta  da  una  balla  di  cenci 
sudici.  Dopo  12  giorni  altra  recrudescenza  dell'epidemia  con  9  ammalati,. 
recrudescenza  che  sembra  provocata  dai  precedenti  casi  di  vajuolo. 

Quasi  alla  stessa  epoca  un'eguale  epidemia  si  dichiarava  a  Maidstone,  in 
lina  cartiera;  qualche  caso  di  vajuolo  fu  segnalato  anche  in  altre  cartiere. 
Al  qual  proposito  Parson  raccolse  documenti  di  altre  8  epidemie  analoghe 
in  Inghilterra  dal  1875  ^  1881,  dei  fatti  avvenuti  a  Marsiglia,  Anversa, 
Maestricht,  ecc.  Sembra  che  fra  le  cartiere  siano  più  minacciate  quelle  che 
preparano  la  carta  più  fina,  appunto  perchè  queste  consumano  il  vero  cencio  ;. 
le  altre  lavorano  piuttosto  paglia,  legno,  avanzi  di  cordami,  ecc. 

La  questione  non  è  dunque  nuova,  e  provvedimenti  vennero  già  sugge- 
riti nel  1880  dall'Assemblea  nazionale  scientifica  d'igiene  e  di  medicina  pub- 
blica del  Belgio:  raccomandare  al  pubblico  di  non  vendere  i  cenci  della 
biancheria  usata  dai  vajuolosi;  obbligare  gli  ospedali  a  bruciare  quei  me- 
desimi  cenci;  classificare  i  depositi  di  cenci  fra  gli  stabilimenti  pericolosi, 
sottomettendoli  ad  una  regolamentazione  severa;  obbligare  le  fabbriche  di 
carta  a  disinfettare  prima  i  cenci,  specie  quelle  che  operano  a  secco. 

Parson  raccomanda  come  preventivi  la  vaccinazione  degli  addetti  al  la- 
voro,  la  ventilazione  dei  locali,  l'allontanamento  delle  polveri  sollevate  dal 
lavoro,  e  la  disinfezione  dei  cenci.  Quest'ultima  raccomandazione  è  però 
essenziale  di  fronte  alle  altre;  e  quindi  Parson  esamina  i  mezzi  applicabili 
ad  hoc  nell'industria.  L'esposizione  prolungata  all'aria  è  infida  e  dispendiosa; 
il  trattamento  dei  cenci  con  polveri  disinfettanti  è  pur  dispendioso;  l'uso 
dell'acido  solforoso  danneggia  la  materia  prima.  Preferibile  a  tutti  questi 
mezzi  è  la  disinfezione  col  calore:  venne  dimostrato  coli' esperimento  che 
il  vapor  d'acqua  a  1 20^  C.  disinfetta  benissimo  gli  stracci  in  balle,  purché 
non  siano  stati  compressi  sotto  al  torchio  idraulico  :  la  qualità  degli  stracci 
non  si  altera,  la  spesa  è  minima,  di  franchi  2.  60  per  tonnellata,  la  mano 
d'opera  pronta  e  facile.  Quanto  poi  alla  questione  di  sapere  se  certi  stracci 
esigono  delle  cautele  speciali,  Parson  distingue  4  classi  di  cenci:  i.*  stracci 
provenienti  da  focolai  epidemici;  2.^  stracci  di  provenienza  estera;  3.°  stracci 
d'ospitale;  4.^  stracci  molto  sudici.  I  primi  esigono  certamente  la  disinfe- 
zione per  i  pericoli  gravissimi  di  trasporto  dei  germi;  i  secondi  vennero  in 
molti  paesi  sottomessi  a  disinfezione    obbligatoria;    i  terzi  non  dovrebbero 


—  748  — 

mediche  provinciali,  locali,  e  generalmente  a  tutte  quelle  Anuninistrazioni , 
ai  Medici  privati,  ecc.,  che  ne  facessero  domanda.  Un  veterinario  sarà  inca- 
ricato di  dirigere  l'operazione  dell'inoculazione  sulle  giovenche  e  della  cul- 
tura del  vaccino.  Esso  non  dovrà  cedere  materia  vaccinica  per  uso  pubblico 
o  privato,  se  non  si  è  prima  assicurato  che  l'animale,  sul  quale  venne 
raccolta,  era  esente  da  qualunque  malattia  contagiosa. 

L'Istituto  vaccinogeno  militare  di  Anversa  — {Rame  dhygilne  1882. 8).— 

L"armata  belga  perde  ancora  oggi  in  media  22  soldati  per  vajuolo  all'anno: 
l'armata  francese  ne  perde  circa  200;  mentre  l'armata  tedesca  ha  avato 
dopo  il  1873  e  fino  a  tutto  il  1879  ^PP^i^a  98  casi  di  vajuolo  senza  im 
^ol  decesso.  Perchè  quest'esercito  è  privilegiato  di  fronte  agli  altri?  Il  dot- 
tor Riemslagh,  medico  principale  di  prima  classe  dell'esercito  belga,  in  un 
suo  rapporto,  attribuisce  la  maggiore  mortalità  all'  insufficienza  del  vaccino 
e  ad  una  cattiva  pratica  della  vaccinazione.  Quando  l'innesto  del  vaccino 
non  ha  dato  risultato,  si  crede  l'individuo  refirattario  al  virus,  e  non  si 
pensa  a  rinnovare  più  tardi  la  prova.  È  invece  di  regola  nell'esercito  prus- 
siano di  ripetere  fin  quattro  e  cinque  volte  di  seguito  la  vaccinazione  quando 
non  è  riuscita  la  prima  volta  ;  alla  seconda,  alla  terza  volta  trovasi  poi  il 
soggetto  suscettibile,  di  guisa  che  il  risultato  può  aumentare  del  io  e  più  7s* 
Ma  onde  poter  moltiplicare  cosi  le  vacdnazioni,  occorre  aver  costantemente 
sotto  mano  una  buona  scorta  del  virus  attivo.  E  nella  difficoltà  di  ottenerne  in 
copia  dai  bambini  o  dagli  adulti  vacdniferi,  Riemslagh  ebbe  la  bella  idea 
d'improvvisare  degli  istituti  vaccinogeni  militari  :  e  Noi  possediamo,  dic'egS, 
di  che  creare,  colle  nostre  proprie  risorse  e  senza  grandi  spese,  un  istituto 
vaccinico  che  funzionerebbe  in  ogni  città  di  guarnigione  un  po'  importante. 
Noi  abbiamo  invero  da  qualche  tempo  i  nostri  macelli  militari,  e  le  relt* 
tive  stalle  dove  trovansi  delle  vacche  preparate  alla  mattatone.  Perchè  non 
le  faremmo  servire  alla  coltivazione  del  pus  vaccinico  ?  »  Questa  idea,  messa 
là  cosi  per  inciso  in  un  rapporto,  non  restò  sterile:  pochi  mesi  dopo  il 
Ministro  della  guerra,  con  decisione  del  19  agosto  1881  autorizzò  la  crea- 
zione d'un  istituto  vaccinogeno  all'ospitale  militare  d'Anversa,  e  l'inaugura- 
zione di  esso  avveniva  il  13  novembre  dello  stesso  anno.  Warlomont  tì 
inoculò  la  prima  vacca  colla  linfa  proveniente  dal  cow  pox  coltivato  all'I- 
stituto nazionale,  e  dopo  6  giorni  si  poteva  fare  la  seconda  inoculazione 
del  nuovo  virus,  e  cosi  via.  L'esperienza  ha  dimostrato  che  gli  animali  (fi* 
magrano  alquanto,  ma  la  carne  resta  sempre  buona.  I  risultati  per  quanto 
concerne  la  vaccinazione  furono  soddisfacenti:  si  ebbero  37,8  successi  per 
cento,  ed  anche  i  refrattari  sottoposti  a  successive  vaccinazioni  diedero  an- 
cora il  IO  ^1^  di  esiti  favorevoli.  L'esempio  parrebbe  meritevole  di  veni 
seguito,  o  quanto  meno  la  proposta  si  può  dire  meritevole  di  considerazione 
potendo  la  sua  attuazione  giovare  in  certe  circostanze  speciali.  La  spesa  ne 
è  affatto  insignificante,  il  locale  richiesto  non  è  straordinario,  i  medici  e  i 
veterinari  dell'esercito  potrebbero  occuparsene. 


—  751  — 

questo  novello  strato,  qualunque  sia  la  forza  impiegata  nella  pressione.  La 
filtrazione  rimane  quindi  sospesa  fino  a  quando  non  sia  tolto  via  il  de- 
posito melmoso  formatosi. 

Queste  sospensioni  che  si  ripetono  a  brevi  intervalli,  domandano  un  la- 
voro manuale,  dei  ricambi  d'  apparecchi  e  di  materie  filtranti  per  operare 
la  purificazione  delle  acque  di  fogna,  anche  in  una  piccola  città,  e  rendono 
il  costo  della  filtrazione  sproporzionato  a'  suoi  vantaggi. 

Ne  succede  quindi  che  perchè  un  sistema  possa  essere  applicato  economi- 
camente alla  filtrazione  delle  acque  di  fogna,  è  assolutamente  necessario  ehc 
sieno  evitate  le  sospensioni  di  funzionamento  troppo  frequenti  nell'apparecchio. 

Il  principio  del  filtro  Farquhar-Oldham  poggia  sulla  continua  rimozione 
delle  materie  estranee  che  stanno  in  sospensione  nell'acqua  da  filtrarsi,  via 
via  che  si  depositano  alla  superficie  dello  strato  filtrante.  Questa  superficie 
cosi  tenuta  libera  da  qualsiasi  ostruzione  lascia  che  la  filtrazione  sia  rapida 
e  continuata. 

Descrizione  delP apparecchio  e  del  modo  con  cui  opera. 

Lo  strato  filtrante  composto  di  segatura,  di  sabbia,  di  cenere  o  di  qua- 
lunque altra  consimile  materia  è  contenuto  in  un  cilindro  chiuso  W  t  poggia 
su  di  una  tela  grossa  sostenuta  da  una  piastra  perforata  che  si  allunga  fino 
ad  una  griglia   U, 

Il  liquido  è  respinto  nel  filtro  per  una  tubulatura  A;  passa  nell'interno 
dell'albero  scanalato  B  e  giunge  al  disopra  del  disco  a  coltello  5,  di  là  è 
distribuito  pei  canali  C  uniformemente  su  tutta  la  superficie  dello  strato  fil- 
trante; questo  è  allora  attraversato  dal  liquido,  che  deposita  alla  superficie 
tutte    le  impurità  solide,  e  cola  finalmente  pel  tubo  X. 

Durante  il  lavoro  si  fa  girare  il  disco  a  coltello  5  per  mezzo  d'una  car- 
rucobi  L  che  mette  in  opera  due  rocchetti  d'angolo,  e  si  può  farlo  discen- 
dere alla  velocità  richiesta,  indipendentemente  dalla  velocità  di  rotazione, 
coll'aiuto  dell'ingranaggio  FG. 

Qualche  volta  succede  che  le  materie  in  sospensione  nel  liquido  sono  di 
natuia  calcare;  esse  formano  allora  uno  strato  sottile  il  quale  viene  a  for- 
mare esso  stesso  un  filtro  eccellente.  In  questo  caso,  necessita  solamente  di 
far  girare  il  disco  a  coltello  sulla  superficie  di  detto  strato  nel  cilindro  \V, 
senza  farlo  discendere.  Il  deposito  accumulatosi  verrà  cosi  continuamente 
raschiato  e  forzato,  per  l'inclinazione  del  coltello  K^  di  passare  alla  super- 
fìcie del  disco  la  cui  parte  inferiore  sarà  cosi  sempre  e  totalmente  libera, 
l'arrivo  del  liquido  restando  sempre  in  diretto  contatto  colla  superfìcie  della 
materia  fìltrante. 

Talvolta,  le  materie  in  sospensione  sono  di  natura  melmosa  e,  quando  si 
lasci  accumulare  un  poco  di  questo  deposito,  si  sospende  la  filtrazione.  È 
allora  necessario  far  discendere  il  coltello  nel  medesimo  tempo  che  gira, 
di  modo  che  ad  ogni  giro,  egli  tolga  via  una  piccola  fetta  di  materia  fil- 
trante insieme  all'accumulatovi  deposito;  si  forma  cosi,  ad  ogni  giro  di 
coltello,  una  superfìcie  polita  sullo  strato  filtrante  il  quale  forma,  quasi,  un 
nuovo  filtro. 


—  752  — 

La  velocità  di  rotazione  e  di  discesa  del  disco  a  coltello  sono  detenni- 
nate  dalla  quantità  di  deposito  da  togliersi  dal  filtro,  in  un  dato  tempo. 

Quando  il  disco  a  coltello  è  disceso  fino  a  5  o  060  millimetri  dal  fondo, 
il  movimento  di  discesa  s'arresta  automaticamente.  L'operazione  è  allora  al 
suo  fine,  e  la  materia  filtrante,  la  quale  al  principio  era  sotto  il  disco,  si 
trova  al  disopra  intieramente  frammista  ai  residui  solidi  che  sono  stati  trat- 
tenuti. Quando  lo  si  desideri,  il  liquido  che  resta  nella  materia  filtrante  al 
termine  dell'operazione  può  essere  espulso  pel  tubo  X  mediante  l'aria  com- 
pressa mandata  nel  filtro  pel  tubo  B. 

Per  estrarre  la  materia  filtrante  ed  i  residui  è  necessario  di  dischiavare 
il  coperchio  Q  e  d' innalzarlo  fino  al  punto  indicato  dal  punteggia- 
mento. Allora,  mediante  un  cangiamento  dell'ingranaggio  J?,  il  disco  a  col- 
tello, che  può  impiegare  alcune  ore  ed  anche  parecchi  giorni  per  discendere 
in  fondo  del  tino,  può  girare  rapidamente  in  senso  contrario,  e  risalire  ad 
ogni  giro  della  lunghezza  totale  di  un  giro  di  vite;  in  tal  modo,  solamente 
in  pochi  minuti,  questi  residui  sono  automaticamente  gettati  sopra  il  margine 
del  cilindro  W,  Il  disco  ed  il  coperchio  Q  sono  allora  innalzati  insieme 
ad  una  conveniente  altezza  sopra  del  cilindro  W^  altezza  indicata  dal 
punteggiamento,  si  che  si  possa  pulire  questo  cilindro  ed  empirlo  di  ma- 
teria filtrante  per  una  nuova  operazione.  Il  tempo  richiesto  per  tale  lavoro 
non  oltrepassa  un'ora. 

Da  tutto  questo  chiaramente  risulta  come  ogni  volta  che  il  coltello  tolga 
via  le  impurità  solide  e  quindi  pulirà  la  superficie  del  filtro,  coU'impedire 
al  filtro  di  ostruirsi,  ed  al  filtramento  di  arrestarsi,  un  nuovo  filtro  verrà, 
per  modo  di  dire,  a  costituirsi,  è  quindi  evidente  come  il  toglier  via  mille 
strati  resi  impermeabili  dai  depositi,  corrisponderà  alla  formazione  di  mille 
filtri  in  una  buona  condizione  di  esercizio. 

Risultati  delle  esperienze. 

La  durata  del  tempo  durante  il  quale  un  filtro  può  operare,  è  dipen- 
dente dalla  quantità  e  dalla  natura  delle  impurità  contenute  nel  liquido  e 
dalla  spessezza  dello  strato  filtrante.  La  pressione  da  esercitarsi  sul  liquido 
è  dipendente  pure  dalla  sua  natura  e  dalla  velocità  di  filtrazione  che  de- 
siderasi ottenere.  I  seguenti  resoconti  di  esperienze  fatte  in  Francia  ed  in 
Italia  potranno  servire  di  fondamento. 

Le  dimensioni  dello  strato  filtrante  impiegato  durante  queste  esperienze 
erano  solo  di  25  centimetri  di  diametro,  su  25  centimetri  di  spessezza. 

I  .**  Ai  Giardini  di  saggio  dei  lavori  di  Parigi  a  Asnières,  vennero  fatte 
alcune  esperienze  il  27  agosto  1880  dinanzi  il  signor  Buffet,  ingegnere 
in  capo  dei  ponti  e  strade,  e  dei  signori  Durand-Claye  e  Locquet.  Le  acque 
di  fogna  vennero  filtrate  e  rese  perfettamente  limpide  ed  in  modo  continuo 
con  una  media  di  litri  6.25  al  minuto,  e  con  una  pressione  sul  liquido 
eguale  ad  una  atmosfera.  Elevata  la  pressione  ad  i  1/2  atmosfera  la  me- 
dia fu  di  8  litri  al  minuto. 

2.®  Al  deposito  dei  lavori   di    Parigi  a  La   Villette,    delle    esperienze 


—  751  — 

[uesto  novello  strato,  qualunque  sia  la  forza  impiegata  nella  pressione.  La 
iltrazione  rimane  quindi  sospesa  fino  a  quando  non  sia  tolto  via  il  de* 
X)sito  melmoso  formatosi. 

Queste  sospensioni  che  si  ripetono  a  brevi  intervalli,  domandano  un  la- 
voro manuale,  dei  ricambi  d'  apparecchi  e  di  materie  filtranti  per  operare 
a  purificazione  delle  acque  di  fogna,  anche  in  una  piccola  città,  e  rendono 
1  costo  della  filtrazione  sproporzionato  a'  suoi  vantaggi. 

Ne  succede  quindi  che  perchè  un  sistema  possa  essere  applicato  economi- 
ramante  alla  filtrazione  delle  acque  di  fogna,  è  assolutamente  necessario  ehc 
ùeno  evitate  le  sospensioni  di  funzionamento  troppo  frequenti  nell'apparecchio. 

Il  principio  del  filtro  Farquhar-Oldham  poggia  sulla  continua  rimozione 
ielle  materie  estranee  che  stanno  in  sospensione  nell'acqua  da  filtrarsi,  via 
m  che  si  depositano  alla  superficie  dello  strato  filtrante.  Questa  superficie 
:osi  tenuta  libera  da  qualsiasi  ostruzione  lascia  che  la  filtrazione  sia  rapida 
t  continuata. 

Descrizione  delV apparecchio  e  del  modo  con  cui  opera. 

Lo  strato  filtrante  composto  di  segatura,  di  sabbia,  di  cenere  o  di  qua- 
lunque altra  consimile  materia  è  contenuto  in  un  cilindro  chiuso  W  t  poggia 
su  di  una  tela  grossa  sostenuta  da  una  piastra  perforata  che  si  allunga  fino 
ad  una  griglia   U, 

Il  liquido  è  respinto  nel  filtro  per  una  tubulatura  A;  passa  nell'interno 
dell'albero  scanalato  B  e  giunge  al  disopra  del  disco  a  coltello  5,  di  là  è 
distribuito  pei  canali  C  uniformemente  su  tutta  la  superficie  dello  strato  fil- 
trante; questo  è  allora  attraversato  dal  liquido,  che  deposita  alla  superficie 
tutte  le  impurità  solide,  e  cola  finalmente  pel  tubo  X, 

Durante  il  lavoro  si  fa  girare  il  disco  a  coltello  5  per  mezzo  d'una  car- 
rucola L  che  mette  in  opera  due  rocchetti  d'angolo,  e  si  può  farlo  discen- 
dere alla  velocità  richiesta,  indipendentemente  dalla  velocità  di  rotazione, 
coll'aiuto  dell'ingranaggio  FG. 

Qualche  volta  succede  che  le  materie  in  sospensione  nel  liquido  sono  di 
natuia  calcare;  esse  formano  allora  uno  strato  sottile  il  quale  viene  a  for- 
mare esso  stesso  un  filtro  eccellente.  In  questo  caso,  necessita  solamente  di 
far  girare  il  disco  a  coltello  sulla  superficie  di  detto  strato  nel  cilindro  \V, 
senza  farlo  discendere.  Il  deposito  accumulatosi  verrà  cosi  continuamente 
raschiato  e  forzato,  per  l'inclinazione  del  coltello  K^  di  passare  alla  super- 
bie del  disco  la  cui  parte  inferiore  sarà  cosi  sempre  e  totalmente  libera, 
arrivo  del  liquido  restando  sempre  in  diretto  contatto  colla  superfìcie  della 
nateria  filtrante. 

Talvolta,  le  materie  in  sospensione  sono  di  natura  melmosa  e,  quando  si 
asci  accumulare  un  poco  di  questo  deposito,  si  sospende  la  filtrazione.  È 
llora  necessario  far  discendere  il  coltello  nel  medesimo  tempo  che  gira, 
li  modo  che  ad  ogni  giro,  egli  tolga  via  una  piccola  fetta  di  materia  fil- 
rante  insieme  all'accumulatovi  deposito;  si  forma  cosi,  ad  ogni  giro  di 
citello,  una  superficie  polita  sullo  strato  filtrante  il  quale  forma,  quasi,  un 
luovo  filtro. 


\ 


—  752  — 

La  velocità  di  rotazione  e  di  discesa  del  disco  a  coltello  sono  determi- 
nate dalla  quantità  di  deposito  da  togliersi  dal  filtro,  in  un  dato  tempo. 

Quando  il  disco  a  coltello  è  disceso  fino  aso  o  60  millimetri  dal  fiondo, 
il  movimento  di  discesa  s'arresta  automaticamente.  L'operazione  è  allora  al 
suo  fine,  e  la  materia  filtrante,  la  quale  al  principio  era  sotto  il  disco,  si 
trova  al  disopra  intieramente  frammista  ai  residui  solidi  che  sono  stati  trat- 
tenuti. Quando  lo  si  desideri,  il  liquido  che  resta  nella  materia  filtrante  al 
termine  dell'operazione  può  essere  espulso  pel  tubo  X  mediante  l'aria  com- 
pressa mandata  nel  filtro  pel  tubo  B. 

Per  estrarre  la  materia  filtrante  ed  i  residui  è  necessario  di  dischiavare 
il  coperchio  Q  e  d' innalzarlo  fino  al  punto  indicato  dal  punteggia- 
mento. Allora,  mediante  un  cangiamento  dell'ingranaggio  J?,  il  disco  a  col- 
tello, che  può  impiegare  alcune  ore  ed  anche  parecchi  giorni  per  discendere 
in  fondo  del  tino,  può  girare  rapidamente  in  senso  contrario,  e  risalire  ad 
ogni  giro  della  lunghezza  totale  di  un  giro  di  vite;  in  tal  modo,  solamente 
in  pochi  minuti,  questi  residui  sono  automaticamente  gettati  sopra  il  margine 
del  cilindro  W,  Il  disco  ed  il  coperchio  Q  sono  allora  innalzati  insieme 
ad  una  conveniente  altezza  sopra  del  cilindro  W^  altezza  indicata  dal 
punteggiamento,  si  che  si  possa  pulire  questo  cilindro  ed  empirlo  di  ma- 
teria filtrante  per  una  nuova  operazione.  Il  tempo  richiesto  per  tale  lavoro 
non  oltrepassa  un'ora. 

Da  tutto  questo  chiaramente  risulta  come  ogni  volta  che  il  coltello  tolga 
via  le  impurità  solide  e  quindi  pulirà  la  superficie  del  filtro,  coU'impedire 
al  filtro  di  ostruirsi,  ed  al  filtramento  di  arrestarsi,  un  nuovo  filtro  verrà, 
per  modo  di  dire,  a  costituirsi,  è  quindi  evidente  come  il  toglier  via  mille 
strati  resi  impermeabili  dai  depositi,  corrisponderà  alla  formazione  di  mille 
filtri  in  una  buona  condizione  di  esercizio. 

Risultati  delle  esperienze. 

La  durata  del  tempo  durante  il  quale  un  filtro  può  operare,  è  dipen- 
dente dalla  quantità  e  dalla  natura  delle  impurità  contenute  nel  liquido  e 
dalla  spessezza  dello  strato  filtrante.  La  pressione  da  esercitarsi  sul  liquido 
è  dipendente  pure  dalla  sua  natura  e  dalla  velocità  di  filtrazione  che  de- 
siderasi ottenere.  I  seguenti  resoconti  di  esperienze  fatte  in  Francia  ed  in 
Italia  potranno  servire  di  fondamento. 

Le  dimensioni  dello  strato  filtrante  impiegato  durante  queste  esperienze 
erano  solo  di   25  centimetri  di  diametro,  su  25  centimetri  di  spessezza. 

I  .**  Ai  Giardini  di  saggio  dei  lavori  di  Parigi  a  Asnières,  vennero  fatte 
alcune  esperienze  il  27  agosto  1880  dinanzi  il  signor  Buffet,  ingegnere 
in  capo  dei  ponti  e  strade,  e  dei  signori  Durand-Claye  e  Locquet.  Le  acque 
di  fogna  vennero  filtrate  e  rese  perfettamente  limpide  ed  in  modo  continuo 
con  una  media  di  litri  6.  25  al  minuto,  e  con  una  pressione  sul  liquido 
eguale  ad  una  atmosfera.  Elevata  la  pressione  ad  i  1/2  atmosfera  la  me* 
dia  fu  di  8  litri  al  minuto. 

2.**  Al  deposito  dei  lavori   di    Parigi  a  La   Villette,    delle    esperiesxe 


—    753  — 

rennero  fatte  il  7  ottobre  1880  dinanzi  al  direttore  del  sito  signor  Duval  ed 
al  personale.  In  questo  caso  le  acque  piovane  vennero  completamente  fil- 
trate e  rese  limpide  ed  in  un  modo  continuo,  nella  quantità  di  litri  i.  50 
ogni  minuto  con  una  pressione  sul  liquido  eguale  ad  i  atmosfera. 

È  riconosciuto  che  questo  liquido  è  il  più  difficile  a  filtrarsi.  Innanzi  la 
citata  esperienza  non  si  era  mai  riusciti  a  filtrarlo  in  modo  continuo,  ed  è 
ma  delle  questioni  più  importanti  che  si  agitano  in  questo  momento.  Venne 
provato,  con  soddisfazione  degli  ingegneri  e  delle  persone  incaricate  dal- 
l  Amministrazione  di  assistere  alle  esperienze,  che  la  macchina  era  capace 
di  separare  i  solidi  dai  fluidi  e  che  una  filtrazione  soddisfacente  si  era  otte- 
nuta, come  lo  dimostrano  i  saggi  conservati  e  che  vennero  depositati  al 
Laboratorio  di  ponti  e  strade. 

Di  più,  i  signori  Duval  e  Durand-Claye  fanno  sapere,  riferendosi  all'  e- 
sperienza  sulle  acque  piovane  che,  al  principio  dell*  operazione ,  lo  strato 
filtrante  aveva  2  5  centimetri  di  spessore  e  che  al  termine  questo  era  ridotto 
a  75  millimetri  e  nondimeno  //  liquido  ne  sortiva  ancora  limpido. 

Per  dimostrare  praticamente,  dinanzi  gli  incaricati  officiali,  il  grande  van- 
taggio di  potere  di  continuo  portar  via  le  superfici  ostruite,  il  movimento 
di  rotazione  del  disco  a  coltello  venne  fermato  durante  l'esperienza  pre- 
cedente; il  coltello  cessò,  in  conseguenza,  di  toglier  via  le  impurità.  Tosto 
la  filtrazione  diminuì  di  velocità  ed  in  pochi  minuti  si  arrestò  totalmente, 
quantunque  la  stessa  pressione  fosse  stata  mantenuta  sul  liquido.  Rimesso  in 
movimento  il  disco  a  coltello,  e  tosto  che  il  deposito  venne  tolto  via  dal 
coltello  e  passò  alla  parte  superiore  del  disco,  la  filtrazione  ritornò  cosi 
rapida  come  al  principio  dell'esperienza. 

3.°  Alla  fabbrica  di  zucchero  della  Compagnia  di  Fives-Lille,  a  Cou- 
lommìers,  delle  esperienze  vennero  fatte  dinanzi'  il  signor  H.  Pellet,  chi- 
mico della  Compagnia,  ed  agli  ingegneri  dell'opificio.  Del  succo  di  barba- 
bietola venne  completamente  filtrato  senza  interruzione  del  modello  di 
macchina  a  strato  filtrante  di  25  centimetri  di  diametro  nella  proporzione 
di  8  litri  al  minuto,  la  pressione  sul  liquido  essendo  eguale  a  2  atmosfere; 
la  filtrazione  venne  continuata  durante  due  ore  e  si  sarebbe  potuta  pro- 
seguirla anche  quattro  ore  senza  cambiare  la  materia  filtrante,  se  ciò  si 
fosse  desiderato. 

n  liquido  filtrato  venne  dichiarato  dal  chimico  Pellet  perfettamente  puro, 
-osi  puro  come  se  il  succo  fosse  passato  attraverso  carta  da  filtro,  e  molto 
migliore  che  non  se  fosse  stato  ottenuto  cogli  ordinari  filtri  a  strettoio.  D  si- 
|nor  Pellet  aggiunse  non  trovare  ragioni  che  possano  impedire  la  costruzione 
[i  una  macchina  che  stia  in  moto  per  4  giorni  (I  loro  filtri  a  strettoio  or- 
linarì  stanno  in  moto  solamente  per  2  ore  e  mezza,  dopo  di  che  bisogna 
isfarli). 

La  Compagnia  di  Fives-Lille,  che  comperò  il  privilegio  di  fabbricare 
neste  macchine  in  Francia,  attualmente  sta  costruendone  una  di  grandi 
imensioni. 

4.^  L'acqua  di  fiume  contenente  materie  argillose  e  melmose  in  so- 
>ensione,  che  ostruiscono  i  filtri  ordinari ,  è  filtrata  e  resa  perfettamente 

48 


—  754  — 

limpida  col  modello  di  macchina  avente  nna  superfìcie  filtrante  di  25  cen- 
timetri di  diametro,  e  filtrando  una  quantità  di  liquido  che  sorpassa  i  10 
litri  al  minuto  sotto  una  pressione  di  i  atmosfera  ;  con  una  pressione  di 
2  atmosfere,  la  velocità  di  filtrazione  verrebbe  considerevolmente  aumentata. 
5.®  Dinanzi  alla  Società  Italiana  d'Igiene  furono  del  pari  eseguiti  e^ 
rimcnti  di  filtrazione,  introducendo  nell'apparecchio  acqua  contenente  larga 
copia  di  argilla  tanto  da  avere  il  colore  e  l'aspetto  di  una  vera  melona.  Il 
pubblico  che  assisteva  all'esperienza,  potè  constatare  come  si  estraesse  dal 
filtro  un'acqua  limpida  e  pura,  inodora  e  di  buon  sapore. 

Applicazioni. 

Fogne,  —  Vi  sono,  come  si  sa,  pochi  liquidi  cosi  difficili  a  filtrare  come 
le  acque  che,  secondo  i  rapporti  officiali,  contengono  il  100  per  100  in  più 
rli  materie  solide  che  non  le  acque  di  fogna. 

Per  questo  liquido,  come  per  le  acque  di  fogna,  la  segatura  ordinaria  è 
la  materia  più  vantaggiosa  per  formare  i  filtri.  Per  la  sua  l^;gerezza,  ela- 
sticità e  la  sua  natura  assorbente,  essa  può  ritenere  circa  otto  volte  di  {uè 
del  suo  peso  di  materie  impure  in  sospensione.  Costa  poco ,  è  facile  ad 
aversi  in  quantità,  e  quando  è  satura  di  materie  organiche  forma  un  om* 
cime  di  valore.  Nondimeno  vi  sono  altre  materie  che  possono  essere  im- 
piegate utilmente  anch'esse  come  la  segatura:  le  ceneri  polverizzate,  U 
sabbia  fine  convengono  benissimo  a  questa  applicazione  e  formano  in  se- 
guito dei  buoni  concimi. 

Nell'esperienza  fatta  ad  Asnières,  si  prese  l'acqua  da  filtrare  quale  venini 
dal  collettore;  ma  si  venne  a  conoscere  come  innanzi  di  operare  sulle  acque 
era  utile  aggiungervi  una  piccola  quantità  (3  per  100  circa)  di  calce, 
con  che  si  ottiene  di  precipitare  la  filtrazione. 

Un  grande  vantaggio  di  questo  procedimento  applicato  alle  acque  di 
fogna  è  lo  stato  compatto  dei  residui  assorbiti  dallo  strato  filtrante.  Se  al 
termine  dell'operazione,  quello  che  può  rimanere  di  liquido  nel  filtro  è  espulso 
mediante  l'aria  compressa  introdotta  nel  cilindro  per  l'albero  cavo ,  come 
già  si  disse ,  si  ottengono  direttamente  dei  veri  pezzi  di  concime  che  si 
possono  trasportare  senza  che  bisogni  prima  disseccarli,  ciò  che  è  impor- 
tante sia  per  l'economia,  sia  per  la  salubrità  ;  se  poi  si  tien  conto  del  pro- 
fitto che  puossi  ricavare  da  questi  avanzi,  si  vedrà  che  la  filtrazione  delle 
acque  di  fogna,  si  può  eseguire  senza  alcuna  spesa. 

La  velocità  di  filtrazione  ottenuta  col  modello  di  cui  si  è  parlato,  es- 
sendo  di  8  litri  per  un  diametro  di  250  millimetri,  un  apparecchio  di  5 
metri  di  diametro,  per  esempio,  potrebbe  filtrare  11 80  litri  al  minuto,  0 
circa  17 co  metri  cubi  ogni  24  ore  e,  siccome  il  tempo  necessario  per  rin- 
novare lo  strato  filtrante  è  di  un'ora  al  massimo  dalla  sospensione  al  ter- 
mine di  un'operazione  fino  al  principio  della  seguente ,  è  facile  il  calco- 
lare il  numero  delle  macchine  che  bisognerà  impiegare  nella  filtrazione  di 
una  data  quantità  d'acqua  di  fogna. 

Dniriìmzione  iT acqua.  —  Per  questo  impiego  T  apparecchio  ha  provato 


—  757  — 

ficienteraente  i  granelli  di  sabbia,  anche  sotto  la  più  grande  pressione. 
Infatti,  le  particelle  di  segatura  si  coprono  cosi  ermeticamente  Tuna  colPal- 
tra  sotto  la  pressione,  che  possono  paragonarsi  a  parecchi  strati  di  tele  fine 
o  di  carta  da  filtro,  ed  il  fondo,  o  letto  di  segatura  di  legno ,  non  è  più 
permeabile  che  al  liquido  puro. 

La  questione  che  naturalmente  viene  a  galla  è  questa: 

La  segatura  di  legno  comunica  qualche  sapore  al  liquido  filtrato,  ciò 
che,  pel  zucchero,  ecc.,  sarebbe  dannoso?  La  risposta  è  che,  dopo  Tespul- 
sione  del  liquido  il  quale  ha  saturato  la  segatura  innanzi  la  filtrazione,  nessun 
sapore  proveniente  dalla  segatura  può  sussistere  nel  liquido  filtrato.  La  ra- 
gione è  che  il  liquido  del  quale  sarebbe  saturato  lo  strato,  è  totalmente 
assorbito  dalle  J)articelle  di  segatura,  come  da  una  spugna,  e  che  tutto  que- 
sto liquido  è  sotto  alla  pressione,  cacciato  fuori  dai  granelli  di  segatura, 
recando  così  con  sé  la  più  gran  parte  del  sapore  della  medesima.  Lo  strato 
filtrante  essendo  allora  compresso,  il  liquido  filtrato  non  può  penetrare  nel- 
rintemo  dei  granelli  e,  nel  suo  rapido  passaggio  fira  questi  granelli,  egli 
non  può  contrarre  alcun  gusto  di  segatura. 

In  ogni  caso  la  segatura  deve  essere  imbevuta  di  liquido  chiaro  per  for- 
mare il  letto  del  filtro  e  formare  così  un'attrazione  capillare  eguale  in  tutti 
i  sensi,  in  modo  che  il  liquido  possa  colare  egualmente  attraverso  il  letto 
intiero. 

Sperimenti  ripetuti  vennero  fatti  allo  scopo  di  sapere  se  il  liquido  da 
filtrarsi  cacci  dinanzi  a  sé  la  totalità  del  liquido  impiegato  per  saturare  il 
letto  al  principio  della  filtrazione ,  come  accadde  sempre  e  come  lo  pro- 
vano i  saggi  successivi.  La  quantità  d'acqua  impiegata  per  saturare  il  letto 
fu  misurata  con  cura;  tosto  che  questa  quantità  venne  estratta  e  non  prima, 
l'acqua  di  fogna  filtrata  o  il  succo  zuccherato  passò  attraverso  l'apparecchio. 
\Bulietin  de  la  Société  des  Ingénieurs  civili), 

H.  Chapman. 


—   7S6  — 

Minvlibc  minimo  in  paragone  alla  produzione  di  lavoro.  —  La  velocità  di 
r\ltr;uionc  di  questa  macchina  è  sempre  costante  e  non  si  prova  alcuna  dif- 
t\coUJi  a  filtrare  delle  acque  contenenti  uova  di  pesci  o  materie  argillose 
in  sospensione;  mentre  nei  filtri  ordinari  a  sabbia  la  filtrazione  diminuisce 
giornalmente  avuto  riguardo  all'otturamento  della  superficie,  specialmente  coi 
depositi  fangosi. 

La  lavatura  della  superficie  del  letto  può  esser  fatta  secondo  il  medesimo 
proredimento  impiegato  per  gli  altri  sistemi. 

Sictx^nìe  questi  calcoli  poggiano  sui  risultati  ottenuti  con  una  pressione 
sul  liquido  eguale  ad  i  sola  atmosfera,  è  manifesto  che  se  si  impiegherà 
una  pressione  più  grande,  in  limiti  però  giusti,  si  otterrà  una  velocità  di 
filtrazione  superiore,  e  questo  senza  che  la  purezza  della  filtrazione  sia  al- 
terata, cosa  provata  dalle  esperienze  di  Coulommiers,  nelle  quali  fu  impi^ 
gata  una  pressione  di  2  atmosfere. 

Opifici,  —  Facilmente  si  potrà  vedere  come,  ali*  infiiori  delle  distriba- 
zioni  d'accjua  e  delle  fogne,  questo  procedimento  di  purificazione  automa- 
tira  è  chiamato  ad  operare  una  rivoluzione  in  tutti  i  procedimenti  di  fil- 
trazione, e  procurerà  una  grande  economia  ai  fabbricatori  di  zucchero,  ai 
birrai,  ai  fabbricatori  di  aceto  ed  altri,  i  quali  tutti  abbisognano  d'una  fil- 
trazione efficace,  rapida,  continua  e  di  poco  costo.  —  Esso  sopprime  l'oso 
dei  sacchi  o  tele,  che  richiedono  annualmente  una  spesa  considerevole  e 
non  danno  una  filtrazione  sufficiente.  Pei  birrai  e  pei  distillatori  quest'ap- 
parecchio sarà  specialmente  utile  per  filtrare  gli  avanzi,  che  contengono  at- 
tualmente una  grande  quantità  di  liquido  utilizzabile,  il  quale,  in  pratica, 
è  perduto  per  l'inefficacia  dei  procedimenti  attuali  di  filtrazione  continua. 

Vantaggi  della  segatura  di  legno  come  materia  filtrante. 

Ad  uguale  volume  venne  provato  come  i  vantaggi  seguenti  siano  in  fa- 
vore della  segatura  di  legno  in  paragone  colla  sabbia,  ecc.: 
i.°  Essa  si  trova  a  minor  prezzo; 

2.^  La  spesa  di  trasporto  è  minima,  paragonata  a  quella  della  sabbia; 
3.**  Essa  richiede  minor  lavoro  manuale  per  la  sua    lavatura,  special- 
mente per  la  sua  leggerezza  e  la  facilità  di  conservazione; 

4.^  Essa  produce  una  filtrazione  assai  più  efficace  perchè  i  granelli 
di  segatiu-a  allorché  sono  saturati  aderiscono  insieme,  e  più  la  pressione  im- 
piegata è  grande,  più  i  granelli  si  stringono  o  s'uniscono  fra  loro,  ciò  che 
non  può  accadere  colla  sabbia; 

5.°  Si  filtra  colla  segatiura,  in  un  dato  tempo,  una  quantità  di  liquido 
tre  volte  più  grande  che  non  si  ottenga  collo  stesso  volume  di  sabbia  fine 
e  con  questo  procedimento. 

La  ragione  di  ciò  si  è  che  le  impurità  solide  sono  fermate  tosto  alla 
superficie  superiore  della  segatura  e  conseguentemente  sono  subito  tolte  via 
dal  coltello,  si  che  ne  risulta  una  filtrazione  rapida  e  continua  ;  mentre  colla 
le  impurità  penetrano  sempre  ad  una  certa  profondità  al  di  sotto 
icie  superiore,  considerando  Timpossibilità  di    ammucchiare  suf- 


—  759  — 


DIRITTO   SANITARIO. 

Ordinanza  relativa  all'impiego  dei   colori  velenosi   in   Germania.  —  Il 

Governo  tedesco  ha  presentato  al  Reichstag  U  seguente  ordinanza,  in  data 
I  maggio  1882,  relativa  alla  proibizione  dei  colori  velenosi  per  la  colora- 
zione di  talune  sostanze  alimentari  ed  oggetti  di  consumazione. 

€  Noi,  Guglielmo ,  nel  nome  dell'Impero,  nei  termini  dell'articolo 

5  della  legge  del  14  maggio  1879,  relativa  al  commercio  delle  derrate  ali- 
mentari, degli  oggetti  di  consumazione  e  d'uso,  ed  in  seguito  a  consenti- 
mento del  Consiglio  Federale,  ordiniamo  quanto  segue: 

Art.  I.  —  È  vietato  l'impiego  dei  colori  velenosi  nella  fabbricazione 
delle  derrate  alimentari  o  degli  oggetti  di  consumazione  destinati  alla  ven- 
dita; sono  considerati  come  colorì  velenosi,  nel  senso  di  questa  ordinanza, 
quelli  che  contengono  le  materie  o  le  composizioni  seguenti: 

e  Antimonio  (ossido  d'antimonio),  arsenico,  bario  (eccettuato  il  solfato 
di  barite),  piombo,  cromo  (eccettuato  l'ossido  di  cromo  puro),  cadmio,  rame, 
mercurio  (eccettuato  il  cinabro),  zinco,  stagno,  gomma  gotta,  acido  picrico. 

Art.  2 .  —  È  proibita  la  conservazione  e  1*  impacchettare  le  derrate 
alimentari  e  gli  oggetti  di  consumazione  destinati  alla  vendita  in  coperte 
colorate  coi  colori  velenosi  succitati,  o  in  botti  nella  fabbricazione  delle  quali 
il  colore  velenoso  sia  stato  impiegato  in  modo  tale  che  la  materia  vele- 
nosa colorante  possa  penetrare  nell'interno  della  botte. 

Art.  3.  —  È  proibito  l'impiego  dei  colori  velenosi  citati  al  §  i,  per 
la  fabbricazione  dei  giuocattoli,  eccettuate  le  vernici,  i  colori  all'olio,  al 
bianco  di  zinco  ed  al  giallo  di  cromo  (cromato  di  piombo). 

Art.  4.  —  È  proibito  l'impiego  dei  colori  preparati  all'arsenico  per 
la  fabbricazione  delle  tinture,  come  l'impiego  dei  colori  al  rame  preparati 
all'arsenico  e  delle  materie  che  contengono  simili  colori  per  la  fabbricazione 
d'oggetti  di  vestimento. 

Art.  5.  —  Sono  proibite  la  messa  in  vendita  e  la  vendita  all'ingrosso 
od  al  minuto  delle  derrate  alimentari  ed  oggetti  di  consumazione  fabbricati, 
conservati,  o  impacchettati  contrariamente  alle  prescrizioni  degli  articoli  i 
e  2,  cosi  che  dei  giuocattoli,  tinture  ed  oggetti  di  vestimento  fabbricati  in 
modo  contrario  alle  prescrizioni  degli  articoli  3  e  4. 

Art.  6.  —  Quest'ordinanza  entrerà  in  esecuzione  al  i  aprile  1883. 

Il  burro  artificiale.  —  Da  qualche  anno  la  fabbricazione  del  burro  ar- 
tificiale, acquistò  tale  sviluppo,  i  procedimenti  di  falsificazione  si  sono  cosi 
moltiplicati,  che  non  saranno  mai  abbastanza  lodati  i  provvedimenti  presi 
dal  Prefetto  di  Polizia  di  Parigi  per  impedire  che  continui  un  simile  stato 
di  cose. 

Il  Prefetto  diede  fuori  in  proposito  l'ordinanza  seguente,  la  quale  venne 
affissa  sulle  muraglie  delle  piazze  e  mercati  di  Parigi: 


A.  Bocca   d'arrivo   del  liquido  di 

filtrani  eiwdotto  da  ni  tgbii 
Aeuibilc. 

B,  Albero  cavo  a  vite  canduatc 

il  liquido  alto  «trato  filinUc. 

W.  Glindro  del  filtro. 

U.  Fondo  perforato  del  meteÌBa. 
—  X  Tubo  di  scolo. 

C  &pola  che  ricopre  a  cili»to. 
la  linea  punteggiata  india  il 
punto  di  rialiamento  pa  il 
cambio  dello  itrato. 

.S'.  Piatta  finato  all'eatremitl  Inl'- 
riore  dell'albero  B. 

C.  Canali  tagliati  al  ditotiD  dd 
piatto  per  la  diffiuione  iA  li- 

K.  Lama  di  guaraiiione  del  kUoi 
intagliato  nel  piatto. 

L.  Puleggia  dì  comando  dell' In- 
granaggio FG,  cbe  fa  |ini' 
e  discendere  l'albero  B  t^ 
piallo  S. 

R.  Ingranaggio  di  inTeitimeitlo  di 
niarda  dell'albero  f  per  il  »l- 
tevamento  del  piatto. 


—  759  — 


DIRUTO   SANITARIO. 

Ordinanza  relativa  all'impiego  dei   colori  velenosi   in   Germania.  —  II 

Goyerno  tedesco  ha  presentato  al  Reichstag  U  seguente  ordinanza,  in  data 
z  maggio  1882,  relativa  alla  proibizione  dei  colori  velenosi  per  la  colora- 
zione di  talune  sostanze  alimentari  ed  oggetti  di  consumazione. 

<  Noi,  Guglielmo ,  nel  nome  deirimpcro,  nei  termini  dell'articolo 

5  della  legge  del  T4  maggio  1879,  relativa  al  commercio  delle  derrate  ali- 
mentari, degli  oggetti  di  consumazione  e  d'uso,  ed  in  seguito  a  consenti- 
mento del  Consiglio  Federale,  ordiniamo  quanto  segue: 

Art.  I.  —  È  vietato  l'impiego  dei  colori  velenosi  nella  fabbricazione 
delle  derrate  alimentari  o  degli  oggetti  di  consumazione  destinati  alla  ven- 
dita; sono  considerati  come  colori  velenosi,  nel  senso  di  questa  ordinanza, 
quelli  che  contengono  le  materie  o  le  composizioni  seguenti: 

<  Antimonio  (ossido  d'antimonio),  arsenico,  bario  (eccettuato  il  solfato 
di  barite),  piombo,  cromo  (eccettuato  l'ossido  di  cromo  puro),  cadmio,  rame, 
mercurio  (eccettuato  il  cinabro),  zinco^  stagno,  gomma  gotta,  acido  picrico. 

Art.  2 .  —  È  proibita  la  conservazione  e  l' impacchettare  le  derrate 
alimentari  e  gli  oggetti  di  consumazione  destinati  alla  vendita  in  coperte 
colorate  coi  colori  velenosi  succitati,  o  in  botti  nella  fabbricazione  delle  quali 
il  colore  velenoso  sia  stato  impiegato  in  modo  tale  che  la  materia  vele- 
nosa colorante  possa  penetrare  nell'interno  della  botte. 

Art.  3.  —  È  proibito  l'impiego  dei  colori  velenosi  citati  al  §  i,  per 
la  fabbricazione  dei  giuocattoli,  eccettuate  le  vernici,  i  colori  all'olio,  al 
bianco  di  zinco  ed  al  giallo  di  cromo  (cromato  di  piombo). 

Art.  4.  —  È  proibito  l'impiego  dei  colori  preparati  all'arsenico  per 
I4  fabbricazione  delle  tinture,  come  l'impiego  dei  colori  al  rame  preparati 
^'arsenico  e  delle  materie  che  contengono  simili  colorì  per  la  fabbricazione 
d'oggetti  di  vestimento. 

Art.  5.  —  Sono  proibite  la  messa  in  vendita  e  la  vendita  all'ingrosso 
od  al  minuto  delle  derrate  alimentari  ed  oggetti  di  consumazione  fabbricati, 
Conservati,  o  impacchettati  contrariamente  alle  prescrizioni  degli  articoli  i 
e  2,  cosi  che  dei  giuocattoli,  tinture  ed  oggetti  di  vestimento  fabbricati  in 
tnodo  contrario  alle  prescrizioni  degli  articoli  3  e  4. 

Art.  6.  —  Quest'ordinanza  entrerà  in  esecuzione  al  i  aprile  1883. 

il  burro  artificiale.  —  Da  qualche  anno  la  fabbricazione  del  burro  ar- 
ificiale,  acquistò  tale  sviluppo,  i  procedimenti  di  falsificazione  si  sono  cosi 
noltiplicati,  che  non  saranno  mai  abbastanza  lodati  i  provvedimenti  presi 
lai  Prefetto  di  Polizia  di  Parigi  per  impedire  che  continui  un  simile  stato 
li  cose. 

Il  Prefetto  diede  fuori  in  proposito  l'ordinanza  seguente,  la  quale  venne 
iffissa  sulle  muraglie  delle  piazze  e  mercati  di  Parigi: 


^ 


—  760  — 

Art.  I  .**  —  L.1  Margarina  e  simili  prodotti  messi  in  vendita  nella  giu- 
risdizione della  Prefettura  di  Polizia,  dovranno,  su  ogni  pezzo,  recare  un 
cartellino,  sul  quale  vi  sarà,  in  caratteri  abbastanza  visibili,  un'indicazione 
di  conformità  alla  vera  natura  del  prodotto. 

Art.  2.^  —  È  proibita  l'introduzione  nei  mercati  delle  piazze  centrali 
del  burro  artificiale. 

Son  due  anni,  che  in  conseguenza  di  un  rapporto  letto  dal  sig.  Riche 
per  incarico  dell'Accademia  di  Medicina,  la  Margarina  venne,  poco  ap- 
presso la  domanda  del  dott.  Bourneville,  omessa  nella  preparazione  degli 
alimenti  destinati  agli  ammalati  ed  al  personale  degli  asili  pubblici  d*  alie- 
nati della  Senna.  Da  quest'epoca  gli  Igienisti  fissarono  la  lora  attenzione 
su  le  varie  preparazioni  conosciute  col  nome  di  Margarina,  e  sui  danni 
che  potevano  arrecare  nell*  alimentazione.  La  Margarina  di  Mège-Mouriés, 
che  in  dati  momenti  rese  degli  incontrastabili  servigi,  venne  assoggettata 
nella  sua  preparazione  a  tali  cambiamenti,  che  ben  si  può  considerare 
come  non  esistente  più.  La  Margarina  attualmente  in  commercio  è  un 
prodotto  industriale,  che  si  presta  a  molte  frodi:  fabbricata  con  sevo 
vecchio,  spedito  dalla  provincia,  vi  si  rinvengono  delle  quantità  più  0 
meno  considerabili  d'olio  di  palma,  d'olio  di  arachide,  ecc.;  questo  pro- 
dotto viene  anche  spedito  dal  circondario  di  Parigi  sia  in  provincia,  àa 
direttamente  alle  piazze,  ed  ivi  mescolato  con  burro  di  mediocre  qualità, 
il  tutto  viene  di  poi  venduto  sfrontatamente  col  nome  di  burro  di  Breta- 
gna e  di  Normandia. 

Nel  Journal  d'Hy glene  abbiamo  trovato  in  proposito  qualche  interessante 
ragguaglio  che  crediamo  bene  rapportare:  e  quando  il  burro  arriva  sul 
mercato,  lo  si  porta  ne*  sotterranei  ove  è  mescolato  con  la  Margarina,  e 
di  poi  rimandato  sopra  ed  ivi  tale  mescolanza  viene  venduta  come  burro. 
Altre  manipolazioni  si  compiono  sul  burro  vecchio  in  questi  sotterranei, 
luoghi  ove  la  pulizia  lascia  molto  a  desiderare.  Riscaldato  il  burro,  i  vec- 
chi pani  di  burro  sono  sottomessi  ad  una  lavatura  al  bicarbonato  di  soda, 
poi  mescolati  una  seconda  volta  si  che  il  burro  assorba  il  30  Y^  d'acqua, 
così  rinfrescato  a  tutto  danno  del  consumatore,  è  rinviato  sul  mercato,  ove 
è  venduto  come  burro  fresco.  » 

e  Gli  avanzi  lasciati  dagli  impiegati  incaricati  di  saggiare  il  burro,  ven- 
gono anch'essi  raccolti  e  lavati  per  essere  venduti.  Ecco  come  si  pratica 
il  saggio  del  burro  :  L'impiegato  o  ispettore  toglie  da  un  pane  destinato  alla 
vendita,  un'unghiata  di  burro,  che  preme  fra  le  dita  per  assicurarsi  che 
non  contenga  della  Margarina  (se  ne  contiene  il  burro  scricchiola  legger- 
mente sotto  la  pressione).  Dopo  quest*  operazione  preparatoria  1*  impiegato 
assaggia  il  burro  coU'estremità  delle  labbra,  e  getta  l'avanzo  in  un  vaso  ad 
hoc.  Quando  questo  vaso  è  pieno,  i  garzoni  del  mercato  del  burro,  lavano 
il  contenuto,  lo  rimescolano  e  lo  vendono,  a  loro  profitto,  al  consumatore 
col  nome  di  burro  fresco  1  » 

Evidentemente  queste  mescolanze  e  manipolazioni  cadono  sotto  le  dispo- 
sizioni di  legge,  e  costituiscono  da  una  parte  un  inganno  circa  la  qualità 
della  merce  in  vendita,  dall'altra  parte  una  falsificazione,    la  quale  può  es» 


—  7^1   — 

sere  nociva  alla  pubblica  salute.  Spetta  dunque  al  Tribunale  di  punire  se- 
ireramente  i  frodatori  che  venissero  scoperti  dai  periti  del  Laboratorio  mu- 
nicipale {Le  Progrls  Me  dicala   24  giugno   1882,   N,   25). 

Progetto  d'ordinamento  della  professione  di  dentista  in  Francia.  —  In 

Dna  delle  ultime  sue  sedute,  l'Assemblea  dei  professori  della  Facoltà  di  Me- 
dicina di  Parigi,  ha  votato,  secondo  il  rapporto  del  prof.  Leon  Le  Fort, 
un  progetto  d'ordinamento  della  professione  di  dentista.  Ecco  il  testo 
del  progetto  : 

Art.  I.®  —  Cominciando  dal  i**  gennaio  18...  nessuno  potrà  eserci- 
Iwe  l'arte  del  dentista  o  portarne  il  titolo,  se  non  avrà  un  diploma  che 
^i  conceda  il  diritto  di  esercitare  la  medicina,  o  un  diploma  speciale  di 
dentista. 

Programma  degli  studi,  —  Art.  2.<*  Gli  aspiranti  al  diploma  speciale  di 
dentista  dovranno:  i.*^  Farsi  inscrivere  appresso  una  Facoltà  o  ima  Scuola 
di  medicina;  2?  Presentare  all'inscrizione  un  certificato  di  licenza  ginna* 
nie  o  un  diploma  per  l'insegnamento  secondario  speciale;  3.^  Frequentare 
per  due  anni,  appresso  una  Facoltà  o  una  Scuola  di  medicina,  le  lezioni 
li  anatomia,  di  fisiologia,  di  patologia  interna  ed  estema;  4  *^  adempiere 
imante  due  semestri,  le  funzioni  di  assistente  in  una  clinica  chirurgica; 
J.*  compiere  due  anni  di  pratica,  sia  appresso  un  dentista,  sia  in  una 
icnola  di  odontologia.  Il  principio  della  pratica,  il  quale  non  può  comin" 
ive  che  terminati  i  due  anni  di  studi  di  cui  al  paragrafo  3°,  è  stabilito 
JOU'inscrizione  del  candidato  in  un  registro  speciale,  sia  in  una  Facoltà,  sia 
R  una  Scuola  di  medicina.  Qualunque  cambiamento  del  luogo  ove  lo  stu- 
Icnte  fa  la  pratica,  dovrà  essere  preceduto  da  una  dichiarazione  fatta  alla 
facoltà  od  alla  Scuola  di  medicina  appresso  la  quale  sta  il  registro  d'in- 
icrizione. 

Programma  degli  esami.  —  Art.  3.**  Gli  esami  si  faranno  al  termine  dei 
hie  anni  di  pratica. 

Art.  4.<>  —  Le  prove  dell'esame  sono  in  numero  di  tre:  i.**  Una 
^ava  orale  sull'anatomia,  l'istologia,  la  fisiologia  della  bocca  e  sue  dipen- 
Icnze;  sulla  patologia  interna  ed  esterna,  la  materia  medica  e  terapeutica 
"bpetto  alle  malattie  della  bocca;  2.°  Una  prova  clinica  su  di  un  amma- 
tto  di  affezione  alla  bocca  e  sue  dipendenze.  Il  candidato,  dopo  averne 
Milito  chiaramente  la  diagnosi,  dovrà  compilare,  senz'  ajuto  di  libri,  di 
lote  o  di  consigli,  una  composizione  scritta  sulla  natura,  etiologia  e  la  cura 
Iella  malattia  da  lui  esaminata;  3.**  Una  prova  pralica,  consìsttntt  in  ope- 
izioni  fatte  sul  vivente,  sul  cadavere  o  sullo  scheletro;  estrazione,  ottura- 
lento  dei  denti,  ecc.,  ecc.,  esecuzione  in  casa  di  un  apparecchio  di  pro- 
!ri  intiero  o  parziale,  coll'applicazione  di  questo  apparecchio.  In  seguito  a 
Desta  prova  il  candidato  verrà  interrogato  sulle  operazioni  odontologiche, 
lUa  fisica,  la  chimica,  la  meccanica  e  la  metallurgia  nelle  loro  applica- 
bili all'arte  del  dentista. 

Art.  5.^  —  Il  diploma  speciale  non  potrà  essere  conferito  che  a  quei 
indidati  i  quali  abbiano  compiuto  i  venticinque  anni  d'età. 


—  764  — 

Llgiene  e  gli  Igienisti  in  Parlamento.  —  Per  quanto  abbiamo  cercato  di  ic^gttt  i 

uumcrosi  programmi  stati  fatti  dai  numerosissimi  candidati  in  occasione  delle  possale  ele- 
zioni politiche,  non  ci  è  stato  fatto  di  raccogliere  molti  argomenti  atti  a  persuaderà  che 
i  nuovi  Icgisbtori  avranno  più  a  cuore  dei  vecchi  la  pubblica  sanità  e  tutte  le  questioni 
che  alla  medesima  si  riferiscono. 

In  generale  si  h  pensato  molto  all'anima,  pochissimo  al  corpo  che  dopo  tutto  è  quello 
cui  è  affidata  la  difesa  della  patria,  la  fiondila  delle  industrie,  dei  commerci,  l'aumen») 
della  popolazione,  che  è  la  forza  precipua  della  ricchezza  nazionale. 

Tuttavia  giova  ricordare  che  l'onorevole  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  ha  accen» 
nato  nel  discorso  pronunciato  a  Stradella,  alla  inchiesta  da  lui  iniziata  amministrativamente 
sulla  Igiene  pubblica  che  «  valse  già  al  Grovemo  preziosi  materiali  di  studio  e  gitta  nnovi 
«  sprazzi  di  luce  sopra  un  vitale  argomento  che  in  al/ri  paesi  affatica  da  lungo  tempo 
«  scienziati  e  legislatori.  La  pianta  Uomo,  come  la  chiamava  Alfieri,  non  è  abbastanu 
<c  bene  allevata  in  molte  parti  d'Italia,  non  lo  è  come  vorrebbero  la  convenienza  e  l'a- 
«  tilità  sociale:  eppure  h  la  più  produttiva  del  mondo  1 

«  Nelle  città  e  nelle  campagne  intere  famiglie  vivono  agglomerate  in  squallide  tane; 
<  ogni  principio  d'igiene  è  loro  ignoto  ed  impossibile  ;  non  buone  le  acque  potabili,  non 
•.  aria  sana,  nessuna  applicazione,  insomma  di  quelle  discipline  che  sono  destinate  a  di* 
^  miuuire  la  mortalità,  o  a  far  si  che  l'uomo  cresca  sano  e  robusto  secondo  le  leggi  di 
«   natura.  » 

L'onorevole  Depretis  ricordò  altresì  le  leggi  che  dal  1876  al  1882  furono  votate  dal 
Parlamento  e  che  colla  sanità  pubblica  hanno  diretti  rapporti,  e  fra  queste  ci  piace  enu- 
merare l'abolizione  della  tassa  sul  macinato,  la  legge  delle  bonifiche,  la  legge  sulla  ginna- 
stica, i  provvedimenti  atti  a  migliorare  ed  a  incoraggiare  la  costruzione  degli  edifici  sco- 
lastici, le  disposizioni  penali  per  l'esecuzione  della  l^ge  sulla  pubblica  sanità,  e  finalmente 
l'inchiesta  agraria  e  l'inchiesta  sulle  Opere  Pie,  che  darà,  si  spera,  argomento  ad  una  radi- 
cale trasformazione  degli  istituti  ospitalieri. 

Ciò  per  quanto  riguarda  il  passato.  All'avvenire  l'onorevole  Presidente  del  Consiglio  dei 
Ministri  affida  la  graduale  abolizione  della  tassa  sul  sale  e  il  miglioramento  morale  e  ma- 
teriale dei  medici  condotti. 

Della  Legislazione  sanitaria  che  va  rifatta  da  capo  e  riordinata  su  basi  molto  differenti 
da  quelle  su  cui  ha  poggiato  fin  qui  ;  della  legge  sul  lavoro  delle  donne  e  dei  fanciulli  ; 
dei  regolamenti  che  disciplinano  la  prostituzione  ;  della  legge  sui  Manicomi  e  sugli  Esposti 
l'onorevole  Depretis  non  ha  parlato  ;  ma  ciò,  speriamo,  non  toglierà  che  mercè  gli  studi  ini- 
ziati, il  Governo  abbia  occasione  propizia  per  presentare  presto  alla  nuova  Camera  provve- 
dimenti atti  a  dare  alla  sanità  pubblica  assetto  definitivo  nell'intento  di  combattere  effi- 
cacemente i  mali  gravissimi  ai  quali  il  Ministro  dell'Interno  prudentemente  accennava  nel 
suo  discorso  di  Stradella. 

E  a  ciò  la  spingeranno  senza  dubbio  gli  uomini  di  scienza  e  di  cuore  che  non  solo  in 
altri  paesi ^  ma  anche  in  Italia,  pur  troppo  inascoltati,  si  affaticano  da  molto  tempo  alli 
soluzione  dei  non  facili  quesiti.  A  ciò  la  spingeranno,  giova  almeno  sperarlo,  i  medici  egregi 
entrati  nella  nuova  Camera  ai  quali,  più  che  agli  altri  loro  colleghi,  spetta  l'obbligo  di  pro- 
porre leggi  e  provvedimenti  di  natura  sanitaria,  leggi  e  provvedimenti  che  tendano  a  tu- 
tchu-e  sul  serio,  efficacemente,  continuamente  la  salute  pubblica,  la  vita  dei  cittadini. 

Gli    onorevoli  Bertoni,  Sperino,  Secondi,    Giudici,  Basetti,   Tommasi-Crudeli,    Baccelli  t 


—  765  — 

Cardarelli,  Umana,  De  Crecchio,  Semmola,  Bonomo,  Panizza,  Parona  ed  altri^  molti  che  la 
Società  Italiana  d'Igiene^  si  onora  di  annoverare  fra  i  suoi  membri  autorevoli,  potranno, 
senza  distinzione  di  partito,  intendersi  facilmente  sopra  un  programma  comune  intorno  a 
queste  grandi  questioni  che  interessano  la  nazione  tutta,  perchè  mirano  a  migliorare  le  con- 
«lizioni  materiali  e  morali  del  popolo,  a  preparare  alla  patria  cittadini  forti  di  mente  e  di 
crirpo,  operai  laboriosi  e  valorosi  soldati. 

Questo  è  l'augurio  che  facciamo  loro,  questa  è  l'opera  precipua    che    noi    ci  ripromet- 
tiamo dai  deputati  medici  nella  prossima  legislatura  che  vorremmo  alla  Igiene,  più  della 

])assata  profìcua. 

G.  Pini. 

I 

ftuestionario  per  T  inchiesta  sulle  condizioni  igienico-sanitarie  dei  Comuni  del 

Begno.  —  Il  Ministero  dell'Interno  diramerà  fra  breve  ai  Comuni  del  Regno  il  seguente 
questionario,  predisposto  dal  Consiglio  superiore  di  Sanità,  nell'intento  precipuo  di  cono- 
scere le  condizioni  igieniche  dei  medesimi  : 

Questione  I.  - —  Sitiiatione  del  Comune, 

I P  Se  in  luogo  aperto,  in  valle  ampia  od  angusta,  oppure  fra  gole  ; 
2p  Altezza  sul  livello  del  mare  riferita  possibilmente  alla  soglia  della  Casa  Comunale  (x)  ; 
3.^  Distanza  dal  mare  o  dai  ghiacciai  misurata  in  linea  retta  e  riferita  sempre  alla  Casa 
Comunale,  quando  questa  distanza  non  ecceda  5  chilometri. 

Questione  II.  —  Clima. 

iP  Se  la  temperatura  presenti  spesso  brusche  e  notevoli  variazioni  diurne; 

2.^  Se  siano  frequenti  le  nebbie,  le  pioggie  e  le  nevi; 

3.^  Se  in  genere  il  Comune  sia  dominato  da  venti  impetuosi,  e  quali  venti  predomi- 
nino nelle  diverse  stagioni; 

4.^  Se  e  quante  volte  abbia  grandinato  nell'ultimo  quinquennio  con  danno  grave  delle 
campagne  o  dell'abitato; 

5.^  Altre  indicazioni,  che  potessero  essere  fomite  dalle  stazioni  meteorologiche  o  da 
privati,  circa  specialmente  le  medie  temperature  mensili,  l'umidità  relativa  e  le  quantità 
mensili  di  pioggia. 

Questione  III.  —  Acque  correnti. 

i.^  Denominazione  dei  laghi,  dei  fiumi  e  dei  principali  torrenti,  che  bagnano  il  Comune; 

2.^  Se  i  fiumi  o  i  torrenti  attraversino  l'abitato,  o  passino  a  piccola  distanza   da  esso; 

3.^  Estensione  almeno  approssimativa  dei  laghi,  quando  superi  100  ettari;  loro  distanza 
in  linea  retta  dalla  Casa  Comunale,  quando  non  ecceda  3  chilometri; 

4.^  Se  i  laghi  e  i  fiumi  variino  considerevolmente  di  livello  nelle  diverse  stagioni,  e  se 
sogliano  produrre  inondazioni.  Se  i  torrenti  sogliano  seccare  nell'estate  ; 

5.^  Se,  come  e  in  quale  misura  i  corsi  d'acqua  servano  a  maceratoi,  o  ad  altri  usi  sia 
agricoli  sia  industriali. 

(z)  L'altitudine  pu&  desumersi  dalle  carte  topografiche  e  da  parecchie  pubblicazioni,  fra  le  quali  spe- 
cialmente quelle  del  CÌuò  Alpino  e  delle  stazioni  meteorologiche:  ma  in  difetto  di  altri  dati  si  confida 
che  potrà  essere  determinata  col  barometro  o  anche  col  soccorso  di  qualche  semplice  operazione  geo- 
detica da  persona  competente  dietro  preghiera  del  sindaco.  In  ogni  caso  si  dovrà  citare  la  fonte  della 
notìzia  o  menzionare  la  persona,  che  fu  incaricata  dell'osservazione. 


—  764  — 

Llgiene  e  gli  Igienisti  in  Parlamento.  —  Per  quanto  abbiamo  cercato  dì  leggere  i 
liumcrosi  programmi  stati  fatti  dai  numerosissimi  candidati  in  occasione  delle  passate  elo- 
zioni politiche,  non  ci  è  stato  fatto  di  raccogliere  molti  argomenti  atti  a  persuaderci  che 
i  nuovi  legislatori  avranno  più  a  cuore  dei  vecchi  la  pubblica  sanità  e  tutte  le  questioni 
che  alla  medesima  si  riferiscono. 

In  generale  si  ò  pensato  molto  all'anima,  pochissimo  al  corpo  che  dopo  tutto  è  qndlo 
cui  h  affidata  la  difesa  della  patria,  la  floridità  delle  industrie,  dei  commerci,  l'aumento 
della  popolazione,  che  ò  la  forza  precipua  della  ricchezza  nazionale. 

Tuttavia  giova  ricordare  che  l'onorevole  Presidente  del  Consiglio  dei  Ministri  ha  accen- 
nato nel  discorso  pronunciato  a  Stradella,  alla  inchiesta  da  lui  iniziata  amministrativameote 
sulla  Igiene  pubblica  che  «  valse  già  al  Grovemo  preziosi  materiali  di  studio  e  gitta  nooW 
«  sprazzi  di  luce  sopra  un  vitale  argomento  che  in  alfri  paesi  affatica  da  lungo  tempo 
«  scienziati  e  legislatori.  La  pianta  Uomo,  come  la  chiamava  Alfieri,  non  è  abbastanza 
«  bene  allevata  in  molte  parti  d'Italia,  non  lo  è  come  vorrebbero  la  convenienza  e  l'u- 
«  tilità  sociale:  eppure  è  la  più  produttiva  del  mondo  1 

e  Nelle  città   e  nelle  campagne  intere  famiglie    vivono    agglomerate  in  squallide  tane; 

<  ogni  principio  d'igiene  è  loro  ignoto  ed  impossibile  ;  non  buone  le  acque  potabili,  non 
<x  aria  sana,  nessuna  applicazione,  insomma  di  quelle  discipline  che  sono  destinate  a  di- 
«  minuire  la  mortalità,  o  a  far  si  che  l'uomo  cresca  sano  e  robusto    secondo  le  leggi  di 

<  natura.  » 

L'onorevole  Depretis  ricordò  altresì  le  leggi  che  dal  1876  al  1882  furono  votate  dal 
Parlamento  e  che  colla  sanità  pubblica  hanno  diretti  rapporti,  e  fra  queste  ci  piace  enu- 
merare l'abolizione  della  tassa  sul  macinato,  la  legge  delle  bonifiche,  la  legge  sulla  ginna- 
stica, i  provvedimenti  atti  a  migliorare  ed  a  incoraggiare  la  costruzione  degli  edifìci  sco- 
lastici, le  disposizioni  penali  per  l'esecuzione  della  legge  sulla  pubblica  sanità,  e  finalmente 
l'inchiesta  agraria  e  l'inchiesta  sulle  Opere  Pie,  che  darà,  si  spera,  argomento  ad  una  radi- 
cale trasformazione  degli  istituti  ospitalieri. 

Ciò  per  quanto  riguarda  il  passato.  All'avvenire  l'onorevole  Presidente  del  Consiglio  dei 
Ministri  affida  la  graduale  abolizione  della  tassa  sul  sale  e  il  miglioramento  morale  e  ma* 
teriale  dei  medici  condotti. 

Della  Legislazione  sanitaria  che  va  rifatta  da  capo  e  riordinata  su  basi  molto  differenti 
da  quelle  su  cui  ha  poggiato  fin  qui  ;  della  legge  sul  lavoro  delle  donne  e  dei  fanciulli; 
dei  regolamenti  che  disciplinano  la  prostituzione  ;  della  legge  sui  Manicomi  e  sugli  Esposti 
l'onorevole  Depretis  non  ha  parlato  ;  ma  ciò,  speriamo,  non  toglierà  che  mercè  gli  studi  ini- 
ziati, il  Governo  abbia  occasione  propizia  per  presentare  presto  alla  nuova  Camera  progre- 
dimenti atti  a  dare  alla  sanità  pubblica  assetto  definitivo  nell'intento  di  combattere  effi- 
cacemente i  mali  gpravissimi  ai  quali  il  Ministro  dell'Interno  prudentemente  accennava  nd 
suo  discorso  di  Stradella. 

£  a  ciò  la  spingeranno  senza  dubbio  gli  uomini  di  scienza  e  di  cuore  che  non  solo  in 
altri  paesi^  ma  anche  in  Italia,  pur  troppo  inascoltati,  si  affaticano  da  molto  tempo  aSi 
soluzione  dei  non  facili  quesiti.  A  ciò  la  spingeranno,  giova  almeno  sperarlo,  i  medici  egregi 
entrati  nella  nuova  Camera  ai  quali,  più  che  agli  altri  loro  colleghi,  spetta  l'obbligo  di  pro- 
porre leggi  e  pro\'vedimenti  di  natura  sanitaria,  leggi  e  provvedimenti  che  tendano  a  tu- 
telare sul  serio,  efficacemente,  continuamente  la  salute  pubblica,  la  vita  dei  cittadini. 

Gli    onorevoli  Bcrtani,  Sperino,  Secondi,    Giudici,  Basetti,   Tommasi-Crudeli,    Bacodli- 


—  765  — 

Cardarelli,  Umana,  De  Crecchio,  Scmmola,  Bonomo,  Panizza,  Parona  ed  altri' molti  che  l.i 

SacUtà  Italiana  d'Igiene^  si  onora  di  annoverare  fra  i  suoi  membri    autorevoli,  potranno, 

senza  distinzione  di  partito,  intendersi  facilmente  sopra  un    programma  comune  intorno  a 

•;aeste  grandi  questioni  che  interessano  la  nazione  tutta,  perchè  mirano  a  migliorare  le  con- 

•lizioni  materiali  e  morali  del  popolo,  a  preparare  alla  patria  cittadini  forti  di  mente  e  di 

v.irpo,  operai  laboriosi  e  valorosi  soldati. 

(Juesto  è  l'augurio  che  facciamo  loro,  questa  è  l'opera  precipua    che    noi    ci  ripromet- 

lìimo  dai  deputati  medici  nella  prossima  legislatura  che  vorremmo  alla  Igiene,  più  della 

1  ansata  proficua. 

G.  Pini. 

Questionario  per  T  inchiesta  sulle  condizioni  igienico-sanitarie  dei  Comuni  del 

^g&O.  —  II  Ministero  dell'Interno  diramerà  fra  breve  ai  Comuni  del  Regno  il  seguente 
questionario,  predisposto  dal  Consiglio  superiore  di  Sanità,  nell'intento  precipuo  di  cono- 
scere le  condizioni  igieniche  dei  medesimi  : 

Questione  I.  —  Siiuazione  del  Comune, 

I  .^  Se  in  luogo  aperto,  in  valle  ampia  od  angusta,  oppure  fra  gole  ; 
2.^  Altezza  sul  livello  del  mare  riferita  possibilmente  alla  soglia  della  Casa  Comunale  (>;  ; 
3.®  Distanza  dal  mare  o  dai  ghiacciai  misurata  in  linea  retta  e  riferita  sempre  alla  Casa 
Comunale,  quando  questa  distanza  non  ecceda  5  chilometri. 

Questione  II.  —  Clima, 

iP  Se  la  temperatura  presenti  spesso  brusche  e  notevoli  variazioni  diurne; 

2.^  Se  siano  frequenti  le  nebbie,  le  pioggie  e  le  nevi; 

3.^  Se  in  genere  il  Comune  sia  dominato  da  venti  impetuosi,  e  quali  venti  predomi- 
nino nelle  diverse  stagioni; 

4.^  Se  e  quante  volte  abbia  grandinato  nell'ultimo  quinquennio  con  danno  grave  delle 
Compagne  o  dell'abitato; 

5.^  Altre  indicazioni,  che  potessero  essere  fomite  dalle  stazioni  meteorologiche  o  da 
privati,  circa  specialmente  le  medie  temperature  mensili,  l'umidità  relativa  e  le  quantità 
Tiensili  di  pioggia. 

Questione  III,  —  Acque  correnti, 

i°  Denominazione  dei  laghi,  dei  fiumi  e  dei  principali  torrenti,  che  bagnano  il  Comune  ; 

2.^  Se  i  fiumi  o  i  torrenti  attraversino  l'abitato,  o  passino  a  piccola  distanza   da  esso; 

3.°  Estensione  almeno  approssimativa  dei  laghi,  quando  superi  100  ettari;  loro  distanza 
in  linea  retta  dalla  Casa  Comunale,  quando  non  ecceda  3  chilometri; 

4.^  Se  i  laghi  e  i  fiumi  variino  considerevolmente  di  livello  nelle  diverse  stagioni,  e  se 
sogliano  produrre  inondazioni.  Se  i  torrenti  sogliano  seccare  nell'estate  ; 

5.^  Se,  come  e  in  quale  misura  i  corsi  d'acqua  servano  a  maceratoi,  o  ad  altri  usi  sia 
agricoli  sia  industritdi. 

(x)  L'altitudine  può  desumersi  dalle  carte  topografiche  e  da  parecchie  pubblicazioni,  fra  le  quali  spe- 
cialmente quelle  del  Cluò  Alpino  e  delle  staiioni  meteorologiche  :  ma  in  difetto  di  altri  dati  si  confida 
che  potrà  essere  determinata  col  barometro  o  anche  col  soccorso  di  qualche  semplice  operazione  geo- 
fletica  da  persona  competente  dietro  preghiera  del  sindaco.  In  ogni  caso  si  dovrà  citare  la  fonte  della 
notìzia  o  menzionare  la  persona,  che  fu  incaricata  dell'osservazione. 


—  766  — 

Questione  IV.  —  Acque  stagnanti, 
i.'^  Loro  denominazione  ed  estensione  approssimativa; 
2.0  Se  dolci,  salate  o  miste; 
x.^  Se  prossime  all'abitato  ; 

4.**  Se  secchino  in  estate,  e  se  diano  luogo  ad  emanaxioni  putride; 
5.**  Se  e  in  quale  misura  servano  a  maceratoi; 

6.°  Se  sia  possibile  di  prosciugarle  e  se  in  proposito  esistano  studi  pubblicati  o  non 
pubblicati,  e  per  opera  di  chi  (0. 

Questione  V.  —  Acque  potabili, 

i.<>  Se  di  buona  qualità  e  sufficienti  ai  bisogni  della  popolazione.  Se  ne  esistano  analisi 
chimiche  pubblicate  o  non  pubblicate,  e  per  opera  di  chi  (»)  ; 

2  ®  Se  attinte  a  laghi  od  a  fiumi  ;  se  avviate  al  Comune  per  tubi  o  condotti  chiusi,  o 
per  canali  aperti  ;  oppure  trasportate  e  da  quale  distanza  ; 

-1  0  Se  di  pozzo  o  di  sorgente,  oppure  se  piovane  raccolte  in  cisterne  ;  e  in  tutti  questi 
casi  se  sollevale  con  pompe; 

o  Se  alla  condotta  delle  acque  potabili  servano  tubi  di  piombo; 

^  0  Se  pozzi  o  fontane  siano  situati  in  luogo  pubblico  (piaxze  o  vie),  oppure  genenl* 
mente  nel  recinto  delle  case. 

Questione  VI.  —  Acque  minerali  e  termali, 

1.0  Loro  denominazione  e  qualità  prevalente;  se  ne  esistano  analisi  chimiche  pubbli- 
ette  o  non  pubblicate,  e  per  opera  di  chi  (3); 

S.O  St  siano  sfruttate  da  appositi  stabilimenti,  oppure  se  vengano  altrimenti  usate  e  io 
quale  misura. 

Questione  VII.  —  Coltivazioni, 

x^  Se  abbondino  i  boschi  cedui  e  le  foreste  di  alto  fusto  ;  se  in  queste  predominino 
le  piante  conifere  (pini,  larici,  abeti,  cipressi,  ecc.)  e  quali;  e  se  le  abitazioni  siano  pros* 
time  «He  foreste; 

3,^  Se  sia  diffusa  la  coltura  dei  prati  a  marcita,  del  riso  e  della  canape  ;  se  le  risije 
^  le  marcite  siano  prossime  all'abitato,  e  quale  ne  sia  l'estensione  approssimativa; 

^^  Se  sia  estesa  nel  Comune  la  bachicoltura,  e  se  vi  esistano  importanti  coltivaziom 
«l^ecinli,  sospettate  capaci  di  influire  sfavorevolmente  sulla  salute  dei  contadini. 

Questione  VIIL  —  Attizita  e  oecupasioni  principali  degli  abitanti, 

l,**  Se  predomìni  la  pastorizia,  l'agricoltura  o  l'industria; 
4."  Miniere  e  torbiere  ;  loro  natura  ed  importanza  ; 

3.0  Stabilimenti  metallurgici;  fabbriche  di  biacca,  di  fiammiferi  e  di  materie  esplodenti; 
Inboratorl  o  depositi  generalmente  reputati  insalubri  od  incomodi; 

^1)  Itegli  studi,  che  occorresse  di  menzionare,  si  procurerà  di  produrre  il  testo  o  copia  accurata. 
(  i)  Alla  risposta,  se  afferinativa,  si  allegherà  possibilmente  testo  o  copia  accurata  delie  singole  ajialisi- 
finche  quando  i  risultati  ne  siano  discordi. 
{;)  Alla  risposta,  se  affermativa,  si  allegherà  po'^sibilmente  testo  o  copia  accurata  delle  siscole  ana- 
kdo  i  riiultati  ne  siano  discordi. 


—  7^9  — 

2p  Quante  farmacie  siano  aperte  nel  Comune; 

3/'  Numero  dei  medici-chirurghi,  dei  semplici  medici  e  dei  semplici  chirurghi; 

4.'^  Numero  dei  flebotomi,  dei  dentisti  e  delle  levatrici  ; 

5.**  Numero  dei  veterinari  ; 

òP  Quanti  esercitino  la  loro  arte  liberamente,  e  quanti  a  stipendio  del  Comune,  cioè 
'm  condotta; 

7.'^  Se  e  quante  persone,  uomini  o  donne,  esercitino  notoriamente  in  qualsiasi  modo 
*iite  salutare,  senza  poter  dimostrare  di  esservi  abilitate  da  nna  delle  scuole  universitarie 
iel  Regno. 

Questione  XVI.  —    Vaccinazione, 

\P  Come  si  eseguisca  la  vaccinazione  nelle  bestie  bovine; 

2.*^  Quante  volte  all'anno  si  sogliano  praticare  le  vaccinazioni  e  rivaccinazioni  nell'uomo; 
le  con  pus  umanizzato  od  animale,  ovvero  con  entrambi  e  in  quali  proporzioni  ; 

3.'^  Quante  vaccinazioni  e  quante  rivaccinazioni  siansi  praticate  in  ciascun  anno  del 
■ininquennio  1 877-1 881  e  con  quale  risultato  ; 

4.^  Come  siano  retribuiti  i  medici  vaccinatori,  cioè  se  cumulativamente  collo  stipendio 
ddla  condotta,  o  con  una  retribuzione  annuale,  ovvero  in  ragione  del  numero  delle  vac- 
(illazioni  praticate. 

(Questione  XVII.  —  Malattie  del f uomo, 

iP  Se  siano  frequenti  le  febbri  periodiche  (da  malaria)  ; 

2.'*  Se  sÌ2ino  frequenti  i  casi  di  tigna  e  di  scabbia; 

Z'^  Se  siano  frequenti  le  malattie  d'occhi  e  specialmente  le  congiuntiviti  granulari  ; 

4.^  Se  occorra  un  numero  straordinario  di  pleuro-polmonie  e  di  tisi  polmonari,  di  reu- 
vismi  articolari,  di  vizi  organici  del  cuore,  di  infiammazioni  intestinali,  di  tenia  (verme 

itario)  e  di  pellagra; 

5.*^  Se  e  quando  nell'ultimo  ventennio  abbiano  infierito  epidemie  di  scarlattina,  di  mor- 
Uo,  di  angina  difterica,  di  vajuolo  e  di  tifo  petecchiale  o  addominale  ; 

6.'^  Se  e  quale  delle  singole  epidemie  di  cholèra  asiatico  occorse  in  questo  secolo  abbia 
destato  il  Comune;  quale  vi  abbia  fatto  molte  e  quale  soltanto  poche  vittime; 

7.^  Se  domini  la  sifilide  e  se  vi  siano  dispensari  gratuiti  o  a  pagamento  ; 

8.^  Se  esistano  nel  Comune  case  di  tolleranza  e  con  quante  prostitute  ; 

9.'^  Se  delle  malattie  predominanti  o  delle  epidemie  del  Comune  esistano  relazioni  pub- 
Licate  o  non  pubblicate  e  per  opera  di  chi   (>). 

< Questione  XVIII.   —  Malattie   del  bestiame, 

\P  Se  e  quali  epizoozie  gravi  siansi  verificate  nell'ultimo  ventennio,  in  quali  specie  di 
[limali,  e  se  abbiano  cagionato  molta  o  poca  perdita  di  bestiame; 

2/'  Se  e  quanti  casi  di  carbonchio  e  di  moccio  (morva,  farcino)  siansi  verificati  nel- 
aomo  in  ciascun  anno  del  quinquennio  187 7-1 881,  e  quante  persone  nello  stesso  pe- 
odo  di  tempo  siano  morte  per  idrofobia  trasmessa  specialmente  dal  cane  o  dal  gatto  ; 

3.'*  Se  delle  epizoozie  occorse  nel  Comune  esistano  relazioni  pubblicate  o  non  pubbli* 
ile  e  per  opera  di  chi    (^). 

(1)  Alla  risposLi,  se  afTermativa,  si  allc.^herà  possibilmente  testo  o  copia  accurata  delle  relazioni. 
(3}  Alla  risposta,  s:  afTermativa,  si  allegherà  possibilmente  testo  o  coiia  accurata  delle  relaxiooi. 

49 


—  770  — 

Questione  XIX.  —  Brefotrofio  ospizi  di  trovatelli  e  asili  cT infànzia, 

i.^  Quanti  e  quali  siano  gli  istituti  di  questo  genere  privati,  comunali  o  eretti  ìb 
Opera  Pia  ; 

2.^  Numero  dei  ricoverati  presenti  alla  fine  di  gennajo  di  ciascun  anno  del  quinquen- 
nio 1877-1S81  per  ciascuno  degli  istituti  menzionati; 

3.^  Se  i  locali  siano  sufficientemente  spaziosi  e  soleggiati; 

4.^  Se  nei  brefotrofi  si  provveda  al  mantenimento  dei  bambini  con  balie,  con  allaìti- 
niento  artificiale  ed  in  qual  modo,  oppure  anche  con  surrogati  del  latte  e  in  qule 
misura. 

Questione  XX.  —  Ospedali  e  ricoveri, 

i.^  Se  e  quali  ospedali,  manicomi,  sifilicomi,  case  di  maternità,  ecc.,  esistano  nd  Co- 
mune, siano  essi  privati,  comunali,  provinciali,  governativi  od  opere  pie; 

2P  Se  e  quali  ricoveri  od  ospizi  per  la  vecchiaia,  per  la  mendicità,  pei  dechi,  pei 
sordo-muti,  ecc.,  esistano  nel  Comune  siano  pure  essi  privati,  comunali,  provinciali,  fy 
vernativi  od  Opere  Pie  ; 

3.^  Numero  dei  letti,  di  cui  dispongono  i  singoli  stabilimenti  menzionati,  e  noBOO 
dei  ricoverati  presenti  alla  fine  di  gennajo  di  ciascun  anno  del  quinquennio  1877-1881. 

Questione  XXI.  —   Carceri, 

I."  Quante  e  quali  siano  e  come  denominate,  distinguendo  le  carceri  giudiziarie  (cir- 
condariali, loro  succursali  e  mandamentali)  dalle  case  di  pena,  dalle  case  di  custodii  e 
dai  bagni  penali; 

2.^  Se  i  fabbricati  siano  situati  in  località  salubri  ;  se  dentro  o  fuori  dell'abitato  ; 

3.^  Se  siano  provveduti  di  acqua  a  sufficienza; 

4.^  Se  i  dormitori  e  i  laboratori  abbiano  luce  ed  aria  sufficiente  ; 

5.^  Se  la  popolazione  media  delle  singole  carceri  superi  la  loro  capacità  normale  W, 

li%  respirazione  artificiale  nelle  asfissie.  —  Ammesso  il  princìpio  scientifico,  basato 
su  le  più  castigate  nozioni  anatomo'fisiologiche ,   che  il  mezzo    efficace    per    soccorrere  e 
curare  le  asfissie  sia  quello  che  vale:i.^  a  dilatare  il  torace  al  di  qua  del  limite  naturalt 
per  ottenere  con  questa  dilatazione  l'ingresso  dell'aria  nel  polmone:  2P  che    facilita  l'esa- 
lazione dell'acido  carbonico:  3.^  che    mette  ad    un  tempo    in  movimento  il    sangue  nelle 
cavità  del  cuore  e  nei  vasi  polmonari,  è  chiaro    che   la   sola   respirazione    artificiale  rag- 
giunge questo  triplice  intento.    Per    la  introduzione   di  notevole   e  sufficiente    quantità  di 
aria  nei  polmoni  e  per  l'espandimento  del  viscere  respiratorio,  è  necessario  l'ampliameoto 
dei  diametri  della  cassa  toracica.  L'esalazione  dell'acido  carbonico  prodotta  dalle  esosmo<^i 
dei  capillari  avviene  nella  ispirazione  ;  comunque  sia  emesso  dalla  bocca  nella  espirazione. 
Il  nuovo  impulso  ad  un  lento  movimento  nel  sangue,  che  nella  asfissia  è   completamele 
cessato  per  la  inerzia  del  cuore,  lichiede  che  diminuisca    la  pressione    intra- toracica  sulle 
cavità  cardiache  e  su  i  polmoni.  Ora  queste  tre  condizioni  si    ottengono    solo  con  la  di- 
ti) Sì  iudichi  la  capacità  normale  giù  dichiarata  neirultima    statistica   inviata  al  Ministero,  e  si  dica 
'luale  fu  il  numero  massimo  e  quale  il  medio  dei  detenuti  nell'anno  z33x. 


—  771  — 
latazione  del  torace  eseguita  con  il  meccanismo  della  respirazione  artificiale  e  non  si  ot- 
tengono punto  con  altri  metodi  che  diminuiscono  la  capacità  del  toracico  anziché  am- 
pliarla ed  aumentano  la  pressione  intra-toracica  anziché  diminuirla.  Il  Marhall-Hall 
ha  proposto  la  compressione  esercitata  comprimendo  .con  le  mani  alternativamente  il 
bassoventre  ed  il  torace.  Questo  metodo  har  modificato  e  semplicizzato  l'apparecchio  a 
fascia  del  Leroy  d'EtioIIes,  con  la  quale  questo  illustre  chirurgo  stringendo  e  rilasciando 
alternativamente  il  torace,  credette  imitare  i  moti  respiratori  naturali.  Ambedue  questi  me- 
todi principiando  dalla  fine  della  respirazione  naturale^  cioè  dalla  espirazione,  e  perciò 
tendendo  a  diminuire  la  capacità  del  torace  al  di  là  del  limite  naturale,  invece  di  accre- 
scerla al  di  qua,  non  può  meritare  la  fiducia  che  gli  è  tuttora  da  taluni  accordata;  tanto 
più  se  si  aggiunge  che  la  compressione  del  bassoventre  facendo  rigurgitare  le  materie 
liquide,  contenute  a  caso,  dallo  stomaco  nel  faringe,  può  riuscire  nociva  anco  per  questo 
solo  riguardo.  La  compressione,  per  quanto  esercitata  con  metodo  e  regolarità  di  mano- 
vra, restringe  sempre  la  cavità  del  torace  e  perciò  invece  di  provocare  il  movimento  ed 
il  passaggio  del  sangue  per  il  cuore  e  per  il  polmone,  lo  respinge  dall'  uno  e  dall'  altro 
ed  impedisce  in  egual  tempo  l'esalazione  dell'acido  carbonico,  che  ha  bisogno,  onde  av- 
venga, del  moto  del  sangue  nei  capillari  polmonari  e  della  espansione  degli  alveoli  poi-' 
monarì.  La  elasticità  delle  coste,  con  la  quale  si  pretende  di  produrre  la  ispirazione  dopo 
la  compressione  delle  pareti  toraciche;  1'  abbassamento  del  diaframma  che  tiene  dietro 
allo  innalzamento  prodotto  dalla  compressione  del  ventre,  lasciano  costantemente  il  torace 
nella  condizione,  in  cui  si  trova  nello  stato  di  morte. 

Anche  con  la  insufflazione  l'atto  naturale  della  respirazione  è  preso  a  rovescio  :  inoltre 
o  l'impulsione  del  soffietto  è  debole  e  moderata  ed  in  tale  ipotesi  l'aria  entra  in  tenuis- 
sima  ed  insufficiente  quantità  ;  ovvero  l'impulsione  è  forte,  e  si  espone  l'asfittico  al  peri- 
colo della  rottura  delle  vescichette  polmonari.  Quand'anco  con  la  insufflazione  si  potesse 
fare  penetrare  nel  polmone  una  maggiore  quantità  di  aria  di  quella,  che  naturalmente  vi 
entra,  si  hanno  sempre  i  medesimi  risultati  del  metodo  compressivo;  vale  a  dire  si  au- 
menta la  pressione  sul  lume  dei  capillari  polmonari  e  si  impedisce  la  esalazione  dell'a- 
cido carbonico.  Nella  respirazione  artificiale  l'aria  aspirata  distende  il  polmone,  che  non 
trova  alla  sua  dilatazione  resistenza  nelle  pareti  toraciche,  rese  mobili  e  dilatate  dalla 
trazione  e  contemporaneo  sollevamento  del  moncone  delle  spalle.  Questo  movimento  si 
trasmette  per  mezzo  delle  clavicole  allo  stemo,  il  quale  a  sua  volta  eleva  le  coste  corri- 
spondenti e  si  accrescono  in  tal  guisa  i  tre  diametri  del  torace;  ancorché  il  diaframma 
non  vi  partecipi  restando  fermo. 

Al  prof,  Pacini  di  Firenze  si  dovrà  sempre  il  merito  di  avere  attuato  per  il  primo 
«  richiamato  l'attenzione  dei  medici  sulla  respirazione  artificiale,  quale  mezzo  fondamentale 
aella  cura  delle  asfissie,  da  qualsiasi  causa  provengano. 

Dott.  Bomba. 

Le  Trichine  dinanzi  al  Senato.  —  H  freddo  alla  Xorgne.  —  Dietro  proposta  del  Mi- 
nistro del  Commercio  un  Decreto  del  l8  febbrajo  i88i  proibiva  l'importazione  in  Francia 
delle  carni  porcine  d'America  si  frequentemente  infette  da  trichine.  Innanzi  di  abbandonare 
alla  consumazione  l'enorme  quantità  di  lardo  salato  fermato  nei  porti  francesi,  venne 
istituito  all'I  lavre  un  servizio  d'  inspezione  microscopica,  che  occupò  sei  mesi  ad  esami- 
nare i  20  milioni  di  chilogrammi  di  prosciutto  e  di  lardo  che  stavano  in  quel  porto. 

Dinanzi  alle  diffìcoIt\  di  quest'esame,  e  prima  di  ordinare  in  tutti  i  porti  ed  ai  con- 


—  772  — 

fìni  un  esercito  di  esperti  microscopisti,  il  Governo  interrogò  il  Comitato  consultatÌTo  d'I- 
giene di  Francia  e  l'Accademia  di  Medicina.  Ambedue  questi  corpi  dichiararono  non  o- 
sere  necessaria  l' ispezione  microscopica  all'entrata  di  queste  carni  in  Francia,  sembmdo 
sufficiente  l'esame  fatto  dalle  Autorità  locali  nel  luogo  di  vendita,  e  il  divieto  dell'impcv- 
tazione  delle  carni  salate  d'America  era  un  poovvedimento  eccessivo  ed  inutile. 

In  considerazione  di  che  e  di  altri  fatti,  il  Governo  presentò  alle  Camere,  il  i6  gen- 
najo  1882,  un  progetto  di  legge,  che  sopprime  questa  proibizione  del  18  febbrajo  18S1, 
impone  certe  garanzie  per  la  verificazione  e  per  la  sorveglianza  all'entrata  nei  porti  franceà 
e  fissa  delle  pene  per  le  infrazioni  e  le  violazioni  di.  essa  ;  adottato  a  debole  maggionaa 
(229  voti  contro  219)  nell'aprile  scorso  dalla  Camera  dei  Deputati.  Un  paragrafo  aoeo- 
sono  all'Art.  2,  dichiara  che  gli  esperti  incaricati  di  constatare  la  buona  qualità  {JwStf 
curect)  della  carne,  verranno  nominati  dal  Ministro  di  commercio  «  che  avrà  il  diritto  di 
prescrivere  il  modo  d'esame  che  a  lui  parrà  necessario  »,  la  maggioranza  della  CanMit 
avendo  dichiarato  non  sembrarle  cosa  punto  indispensabile  l'esame  microscopico. 

La  legge  votata  dalla  Camera  venne  discussa  il  21  e  23  giugno  scorso  al  Seaato. 
Il  Senatore  Wurtz  quale  Presidente  del  Comitato  consultativo  d'Igiene  ,  venne  incaricato 
del  Rapporto  nel  presentare  la  Legge.  Egli  ripetè  gli  argomenti  e  le  conclusioni  a  cai 
erano  già  pervenuti  il  Comitato  suddetto  e  l'Accademia  di  Medicina,  mostrando  come  il 
timore  avesse  esagerato  il  pericolo,  che  in  Francia  non  si  era  ancora  osservato  un  cuo 
di  trichinosi,  la  qual  cosa  era  dovuta  all'usanza  igienica  di  far  ben  cuocere  la  cane  dd 
porco,  che  il  divieto  d'importazione  diminuiva  la  quantità  di  carne  necessaria  alla  popo> 
lazione,  e  che  l'obbligo  dell'esame  microscopico  di  ogni  pezzo,  al  luogo  d'arrivo,  era  u 
provvedimento  di  diffìcile  applicazione,  e  la  cui  necessità  non  era  dimostrata. 

La  discussione  che  ne  segui  al  Senato,  mostrò  il  danno  di  recare  delle  qnestiooi 
scientifiche  innanzi  ad  Assemblee  incompetenti.  Vari  senatori  risposero  inooncludentemcBte 
al  rapporto  del  Senatore  Wurtz,  accusando  igienisti  e  medici  di  voler  appestare  la  Francia 
con  quel  progetto  di  legge  e  di  difendere  solamente  gli  interessi  del  commercio.  Rara- 
mente si  vide  una  tale  diversione  di  parti.  Si  asserirono  fatti  e  prove  errate  per  vere, 
nomi  di  località  americane  per  nomi  di  medici.  II  Senatore  Testelin  citò  un'epidemia  ac* 
caduta  sul  naviglio-scuola  il  Cornwall  per  uso  di  carne  americana  trìchinata,  ma,  nelTa- 
nico  caso  di  morte  Bastian  riconobbe  che  si  trattava  di  un  nematode  sconosciuto,  af&tto 
differente  dalla  trichina.  Disse  pure  che  la  temperatura  di  -f-  118^  non  distrugge  le  tri- 
chine, confondendo,  senza  dubbio,  i  germi  dei  batter!  colle  trichine. 

Dinanzi  a  queste  asserzioni  il  Senatore  Wurtz  non  si  scoraggiò  e  ne  dimostrò  viva- 
mente gli  errori  e  le  esagerazioni.  Ma  a  nulla  servi  la  sua  valida  replica,  ed  il  Senato 
dopo  aver  votato  stentatamente  il  i.^  ed  il  2.^  articolo,  respinse  la  Legge  nel  suo  insieme. 

Cosi  è  mantenuto  il  divieto  d'importazione  delle  carni  salate  d'America  per  fatto  del 
Decreto  28  febbrajo  1881  ;  ma  le  carni  che  non  potranno  entrare  per  l'Havre,  entreranno 
pel  Belgio,  per  l'Inghilterra  e  la  Germania  con  nuova  etichetta;  la  sorveglianza  è  assai 
più  difficile  ai  confini  di  terra  che  non  in  due  o  tre  porti  d'importazione.  Dov'  è  il  be- 
neficio  per  l'igiene?  Facciamo  sempre  dunque  cuocere  i  nostri  prosciutti,  attendendo  di 
farli  gelare,  per  uccidere  le  trichine  ancora  viventi  che  potessero  contenere. 

I  signori  Bouley  e  Gibier  dimostrarono  come  una  temperatura  di  —  12P  C,  uccide 
in  poche  ore  le  trichine  senza  danneggiare  affatto  la  conservazione  della  carne  al  suo  di- 
sgelo. Le  esperienze  fatte  in  grande  saranno  oramai  facili  con  apparecchi  frigoriferi  così 
perfezionati  come  quelli  ora  stabiliti  alla  Morgue. 


—  773  — 

Si  sa  quale  odore  infetto  possieda  questo  Stabilimento.  Devetgie  credette  rimediarvi 
:aspergendo  i  cadaveri  d'acqua  fenicata;  Brouardei  vi  rinunziò    e  diede   la  preferenza  alla 
<x>iìservazione  dei  cadaveri  pel  freddo.  Gli  apparecchi  costrutti   dai  signori  Carré  —  Mi- 
gnon —  Rouart,  funzionano  già  da  parecchi  mesi. 

In  una  camera  havvi  tutto  l'apparecchio  frigorifero:    l'ammoniaca  distilla    pel  calore 
in  nn  recipiente  cilindrico;  in  un  altro  il  gaz  liquefatto  sotto  la  sua  pressione  ritorna  allo 
-stato  gassoso  assorbendo  un'enorme  quantità  di  calorico  al   liquido    nel  quale  si  bagna  il 
•recipiente  cilindrico  in  cui  circola.  Ordinariamente  il  liquido  è  dell'  acqua  la  quale  gela; 
alla  Morgue  invece  è  una  soluzione  di  cloruro    di  calcio ,  pressoché    incongelabile,  della 
<)aale  si  abbassa  la  temperatura  a  —  20^,  o  —  30^  C.  Questo  liquido  vien  condotto  da 
4.iibi  alla  sommità  della  sala  d'esposizione  della  Morgue,  ed  ivi  cola  in  cascatelle  su  stec- 
•che  disposte  a  forma  di  tetto  o  di  persiana  e  munite  inferiormente  di  un  canaletto.  L'aria 
•calda  che  trovasi  accumulata  ideila  parte  superiore  della  sala  si    raffredda    a  questo    con- 
tatto e  ridiscende  quindi  negli  strati  inferiori.  Il   cloruro   di    calcio  che  è    avidissimo    di 
acqua  assorbe  tutti  i  vapori  contenuti  nell'aria,  la  quale  è  perciò  d'un    estrema  secchezza 
«  quindi  eccellente  per  la  conservazione  dei  corpi.  Con  questo  apparecchio,  che  risparmia 
molti  degli  inconvenienti  dei  locali  raffreddati  artificialmente,  la  gran  sala    della  Morgue, 
che  misura  500  metri  cubi,  è  mantenuta  notte  e  giorno  facilmente  a  o^  gradi;  i  corpi  si 
•conservano  a  lungo  e  non  si  sente  entrandovi  alcun  odore  disaggradevole. 

In  altra  sala  vicina  vi  sono  nei  muri  una  quindicina  di  caselle  su  tre  ranghi  per  ri- 
porr! i  cadaveri  putrefatti  o  da  conservarsi  a  lungo,  e  ciò  mediante  tubi  metallici  che  si 
trovano  soprapposti  alle  pareti  delle  caselle,  nei  quali  tubi  circola  la  soluzione  raffreddata 
di  cloniro  di  calcio,  e  si  può  ottenere  quella  temperatura  che  si  desidera  da  o  a  —  30^. 
I  cadaveri  acquistano  rapidamente  la  durezza  del  ghiaccio,  ed  anche,  se  già  putrefatti,  non 
esalano  più  alcun  odore  cattivo,  conservandosi  indefinitamente.  Mercè  quest'  apparecchio 
l'odore  infetto  è  scomparso  dalla  Morgue,  cosa  che  mai  sin'oggi  si  potè  ottenere. 

La  spesa  per  la  messa  in  opera  dell'apparecchio  fu  assai  forte,  avendo  quasi  rag- 
^nnto  le  100,000  lire,  ma  le  spese  di  mantenimento  sono  minime;  bruciando  un  chilo- 
l^ramma  di  carbone  si  ottengono  8  a  20  chilogrammi  di  ghiaccio,  secondo  le  dimensioni 
dell'apparecchio;  il  cloruro  di  calcio  costa  poco  e  la  quantità  impiegata  dura  per  un  tempo 
assai  lungo,  come  quella  dell'ammoniaca. 

Da  tutto  ciò  sembra  dunque  possibile  l'utilizzare  degli  apparecchi  frigoriferi  di  que- 
sto genere  per  la  conservazione  nei  sotterranei  dei  mercati  del  pesce,  carne,  butirro,  ecc. , 
durante  l'estate  ;  avendo  l'esperienza  mostrato  come  allo  sgelo  la  carne  possiede  ancora  la 
soa  freschezza  ed  il  suo  odore.  Sarà  un  prezioso  trovato  per  le  scuole  d'anatomia,  un  be- 
nefizio sommo  per  l'igiene  ritardando  le  decomposizioni  organiche  nella  calda  stagione,  e 
come  nell'inverno  si  scaldano  le  stanze,  cosi  si  potrà  nell'estate  rinfrescare  la  temperatura 
delle  stanze  ove  sono  ammalati. 

A  noi  pare  che  gli  ingegneri  abbiano  risolto  il  quesito  della  produzione  del  freddo, 

in  quantità  e  durata  indefinite;  rimane  a  sapersi  se,    dal    lato  economico,  sono   stati  cosi 

fortunati.  —  {Revue  tTHygiene,  N.  7). 

Prof.   Valun. 

La  XoBtra  di  disegni  e  modelli  di  edifisii  icolaiUci.  —  L'igiene  delle  scuole  è  pei 

medici  un  tema  interessante  di  studi;  un  tema  da  coltivarsi  dal  medico  non  solo  piatoni" 
<ameutey  ma  seriamente  allo  scopo  di  poter  dire  un  giorno  la  sua  opinione,  se  domandato 


—  774  — 
e  dimostrare  il  suo  sapere  e  la  sua  competenza  nella  materia,  poi   che  oggigiorno  fl  sio 
giudizio  in  proposito  comincia  ad  essere  cercato  ed  ascoltato  dalle  autorità  scolastiche. 

Noi  diremo  qui  brevemente  della  Mostra  aperta  al  Trocadero,  alla  quale  si  Tedefu» 
39  progetti  di  licei  e  collegi,  22  di  scuole  primarie  superiori,  29  di  scuole  norinali,  iij 
di  scuole  elementari  cittadine,  99  di  scuole  rurali  e  23  asili  d'infanzia. 

Il  visitatore  rimaneva  colpito  della  somiglianza  che  hanno  tra  loro  i  vart  progetti, 
somiglianza  dovuta  al  Programma  del  Ministro  dell'Istruzione  pubblica;  ▼edremo  come  n 
seppe  trame  vantaggio. 

Nei  piccoli  comuni  generalmente  la  riunione  degli  edifici  scolastico  e  municipale  of- 
fre degli  utili  speciali,  per  lo  meno  dal  lato  economico.  In  un  progetto  pel  oomuae  di 
Tremblay-le-Vicomte  del  signor  Leloup  di  Chartres,  il  Municipio  si  trova  nella  parte  del- 
l'edificio che  sta  di  prospetto  alla  strada  e  comprende  a  pianterreno  oltre  i  locali  neces- 
sari al  servizio  municipale  di  un  piccolo  comune,  la  sala  da  pranzo  e  la  cucina  del  mae- 
stro e  della  maestra  poste  ai  due  lati  e  dalle  quali  per  mezzo  di  una  scala  distinta  si  sale 
al  primo  piano  ove  si  trova,  pure  divisa  in  due  parti  separate,  la  loro  abitazione. 

L'edificio  scolastico  è  aHatto  isolato  dall*  edificio  municipale  per  una  gran  corte  di- 
visa in  due  da  un  muro  che  prolungandosi  nell'  edificio  scolastico  separa  la  scuola  òà 
fanciulli  da  quella  delle  fanciulle.  Ogni  scuola  è  al  pianterreno  e  disposta  in  simmetria: 
la  classe  si  trova  fra  la  biblioteca  ed  il  lavabo-vestiario,  in  modo  che  le  due  biblioteche 
si  trovino  appoggiate  al  muro  divisorio.  L'illuminazione  delle  classi  è  bilaterale. 

In  Parigi  maggiori  sono  le  difficoltà  per  la  costruzione  di  una  scuola  primaria  co» 
classi  poste  soltanto  a  pianterreno,  e  specialmente  per  l'enorme  prezzo  dei  terreni,  per  U 
forma  sovente  irregolare  dei  medesimi  e  per  la  quantità  delle  scuole,  sebbene  la  città  tic- 
eia  tutto  il  possibile  per  rimediare  ai  difetti  ed  alle  condizioni  insalubri  di  molte  di  esse. 
Ma  queste  condizioni  speriamo  saranno  temporanee  e  nuovi  edifici  scolastici  costrutti  se- 
condo le  regole  dell'Igiene  verranno  a  prendere  il  posto  di  vecchi  edifici  accomodati  a 
uso  di  scuole. 

Nella  scuola  laica  maschile  posta  in  Parigi,  viale  Duquesne,  N.  42,  costrutta  dall'ar- 
chitetto Leroux,  guardando  la  facciata,  si  vede  a  sinistra  l'entrata  della  scuola;  un  comodo 
vestibolo  conduce  alla  stanza  del  portiere,  al  parlatorio,  alle  corti  coperta  e  scoperta  ed 
alla  cantina.  Questo  vestibolo  serve  pure  come  sala  d'  aspetto  pei  parenti  venuti  a  pren- 
dere i  loro  figli.  Nella  cantina  della  scuola  l'incomodo  apparecchio  di  riscaldamento  col 
carbone  è  stato  surrogato  da  quello  a  gaz  molto  più  proprio  ed  economico.  La  corte  co* 
perta  non  ò  utile  solamente  per  la  ricreazione  nei  giorni  di  pioggia  o  di  freddo,  ma  serve 
anche  di  refettorio  agli  scolari,  ponendovi  perciò  dei  tavoli  mobili  e  leggeri  coperti  da 
un  sottile  strato  di  zinco.  Le  latrine  son  poste  nella  corte  scoperta  e  con  un  appropriato- 
sistema  di  aereazione. 

L'architetto  Pennequin  di  Lille  espone  un  progetto  di  edificio  per  Municipio  e  scuola 
rurale  riuniti.  In  questo  progetto  le  parti  dell'edificio  ed  i  cortili  coperti  sono  disposti  in 
modo  d'offrire  un  riparo  agli  scolari  che  vanno  dalle  classi  ai  luoghi  di  ricreazione  ed  alle  la- 
trine.  Quest'ultime  sono  poste  ai  due  angoli  della  corte,  disimpegnate  dal  restante  edificio 
e  munite  di  apparecchi  per  la  ventilazione  e  per  togliere  ogni  cattivo  odore. 

Le  corti  sono  lastricate  con  uno  smalto  composto  di  scorie  di  carbon  fossile  e  ca> 
trame  di  gaz  illuminante;  genere  di  lastricatura  poco  conosciuto  ed  eccellente. 

Il  regolamento  per  la  costruzione  degli  edifici  scolastici  prescrive  che  il  livello  deV 
suolo  delle  classi  sia  più  elevato  del  livello  esterno  di  60-70  centim.  L'architetto  Penne- 


—  775  — 

qain  pensa  che  con  una  sufficiente  pendenza  perchè^le  acqne  possano  ben  colare,  basterebbero 
dne  scalini  al  massimo,  ossia  un'elevazione  di  32  a  36  centim. ,  e  si  eviterebbero  cosi 
vart  inconvenienti  in  relazione  con  una  maggiore  altezza. 

Il  riscaldamento  delle  classi  è  fatto  mediante  un  gran  calorìfero  sotterraneo,  che 
prende  l'aria  pura  del  giardino;  i  condotti  in  terraglia  verniciata  possono  nell'estate  far 
circolare  arìa  fresca. 

L'architetto  Degeorge,  architetto  della  EcoU  Monge^  ammirata  dai  componenti  il  Con- 
gresso d'Igiene  di  Parigi  nel  1878,  espose  fra  vari  progetti  un  rìmarchevole  tipo  di  scuola 
cittadina  per  fanciulle  e  fanciulli. 

La  necessità  della  separazione  dei  due  sessi  ha  fatto  scegliere  all'architetto  una  dispo- 
sixione  che  ìsola  gli  edifici  scolastici  dalla  strada  per  la  corte  coperta  laterale,  che  serve  pure 
a  congiuogere  le  masse  d'aria  delle  corti  e  permette,  nel  centro,  u^  abbondante  aereazione. 

Queste  grandi  corti  coperte  a  livello  delle  sommità  dell'edificio  avrebbero  potuto  ispi- 
rare dei  timori  i>er  l'elevazione  della  temperatura  nell'  estate.  Ma  ciò  non  accadde,  e  la 
temperatura  delle  corti  non  è  mai  superiore,  sembra,  a  quella  estema  durante  l'estate. 

Nelle  classi  la  luce  del  giorno  giunge  da  due  parti,  ma  è  maggiore  alla  sinistra 
dello  scolaro. 

E  qui  terminando  queste  note  ripeteremo  come  il  programma  ministeriale  abbia  reso 
difficile  l'originalità  fra  i  concorrenti.  I  progetti  di  scuole  di  Laynaud,  Tollet,  O.  André, 
interessanti  tutti,  non  potevano  trovar  posto  in  una  Esposizione  di  progetti,  i  quali  neces- 
sariamente, secondo  il  programma,  dovevano  avere  il  soffitto  orizzontale.  —  Noi  ci  limi- 
tiamo ad  additare  il  fatto  senza  aggiungervi  né  esame  né  critica,  e  solo  constatiamo  che, 
qual'è,  l'Esposizione  del  Trocadero  offre  un  vero  interesse  a  tutti  che  s'occupano  dei  seri 

quesiti  dell'Igiene  scolastica.    —  {Rame  (tllygiene,  N.   7). 

Dott.  Naptas. 

Nuoto  processo  per  conservare  la  carne.  —  il  signor  Suillìot  ha  comunicato  al  dot- 
tor Quesneville  una  Nota  relativa  alla  conservazione  delle  carni  coU'acido  borico.  Noi  ri- 
produciamo, secondo  il  Afoniteur  scientifique^  la  parte  più  interessante  di  questa  Nota. 

La  dimostrazione  del  nuovo  metodo  di  conservazione  della  carne  fu  fatta  al  York 
terrace  Regent'  s  Park  di  Londra.  Ciò  che  avvi  di  particolare  in  questo  metodo  può  dirsi 
in  poche  parole.  Invece  di  preparare  la  carne  dell'  animale  morto  con  un  antisettico,  il 
preservativo  è  introdotto  nell'animale  ancora  in  vita,  e,  per  1'  azione  del  cuore,  è  sparso 
a  traverso  i  vasi  sanguigni  capillari  in  tutte  le  parti  del  corpo.  La  scoperta  richiederà  un 
totale  mutamento  nel  modo  d'uccidere  gli  animali,  principalmente  i  montoni,  che,  per 
umanità,  dovranno  essere  trattati  come  i  buoi.  L'operazione  ebbe  luogo  alla  presenza  dei 
signori  Strong,  Hardwicke  e  del  colonnello  Harger.  Il  montone  fu  alla  prima  abbattuto 
con  un  forte  colpo  sulla  testa  col  mazzapicchio,  e  non  diede  più  alcun  segno  di  sensibi- 
lità durante  il  rimanente  dell'operazione. 

Un  veterinario,  sig.  Hauting,  con  un  istrumento  tolse  all'animale,  per  la  vena  giugu- 
lare sinistra  circa  una  pinta  di  sangue.  Il  preservativo,  acido  borico,  sciolto  in  acqua  calda 
alla  temperatura  del  sangue  ed  a  saturazione,  venne  introdotto  per  mezzo  di  un  tubo  di 
caoutchouc  unito  allo  strumento,  e  due  pinte  del  medesimo  vennero  assorbite.  Tosto  venne 
tolto  lo  strumento,  e  due  minuti  dopo,  quando  le  vene  ebbero  sparso  il  preservativo  per 
tatto  il  corpo  dell'animale,  esso  venne  ucciso  col  metodo  ordinario  dello  scannamento.  Molti 
montoni  vennero  cosi  trattati,  il  che  non  richiede  più  di  cinque  minuti  per  ciascun  animale. 


—  776  — 

L'antisettico  impiegato  è  qaello  oggidì  riconosciuto  il  migliore,  cioè  Tacido  borico; 
esso  non  cangia  affatto  l'aspetto,  nh  la  qualità  della  carne,  ed  i  risaltati  dimostrano  come 
la  carne  preparata  in  tal  modo  con  una  piccola  proporzione  d'acido  borico,  assai  poco  so- 
lubile nell'acqua,  anche  alla  temperatura  del  corpo,  può  conservarsi  per  due  o  tre  settimane 
in  estate  e  per  due  o  tre  mesi  in  inverno,  senza  che  si  abbia  ricorso  al  rinfrescamento 
col  ghiaccio.  La  spesa  pel  preservativo  non  sorpasserebbe  i  40  a  50  centesimi  per  moo* 
tone  e  il  solo  oggetto  richiesto,  se  se  ne  eccettui  la  piccola  tromba  aspirante  per  toglieie 
il  sangue  ed  iniettare  la  soluzione  d'acido  borico,  è  un  semplice  vaso  contenente  una  so- 
luzione d'acido  borico  sempre  scaldato  ad  una  temperatura  di  35^  a  40^  centigrada 

Questo  modo  di  preparazione  eviterebbe  l'impiego  in  grandi  quantità  del  borace,  come 
succede  quand'è  sparso  sopra  la  carne  allo  stesso  scopo  di  conservarla.  Sarebbe  anche  un 
notevole  progresso  dal  punto  di  vista  della  sicurezza  del  consumatore,  nel  medesimo  tempo 
che  è  un  mezzo  sicuro  per  poter  trasportare  da  regioni  lontane  la  quantità  di  carne,  sem- 
pre più  enorme,  che  abbisogna,  per  l'alimentazione  nelle  grandi  città.  —  (Le  Progrh  Mi' 
dicala  17  giugno   1882,  N.  24). 

SispcBizioni  sanitarie  adottate  per  Tarmata  ingleie  in  Egitto.  —  n  docomento 

seguente  venne  indirizzato  ai  Corpi  saniUirì  dell'armata  di  spedizione  in  Egitto  dal  Consi- 
glio di  sanità  delle  armate  inglesi. 

Precauzioni  a  prendersi.  —  I.  Terreno  e  posizione  del  campo,  —  Il  campo  dovrà 
essere,  più  che  sia  possibile,  formato  su  di  im  terreno  che  non  sia  stato  recentemente  in- 
nondato e  non  abbia  servito  come  ricettacolo  ad  escrementi  od  altre  materie  organiche; 
si  dovrà  esaminare  accuratamente  il  sotto-suolo,  onde  assicurarsi  che  l'umidità  non  appa- 
risca alla  superfìcie  e  che  l'acqua  è  ad  una  sufficiente  altezza.  —  Il  suolo  sarà  smosso  il 
meno  possibile,  e  solamente  pei  necessari  lavori  di  fognatura.  Né  scavi,  né  buchi  ter- 
ranno tollerati  intomo  alle  tende.  —  L'occupazione  di  un  terreno,  riputato  insalubre,  do- 
,vrà  evitarsi.  —  Cosi  pure  deve  dirsi  dei  luoghi  di  sepoltura,  dei  quali  si  dovrà  innanzi 
tutto  guardarsi.  I  Maomettani  seppelliscono  i  loro  morti  in  tombe  assai  poco  profonde,  e 
le  emanazioni  organiche  di  queste  fosse  sono  particolarmente  a  temersi.  —  I  Campi  sa- 
ranno rivolti  verso  il  Nord,  in  modo  di  ricevere  poco  sole; 

II.  Provvista  d'acqua.  —  Questa  parte  importante  domanda  delle  cure  particolari.  — 
Nessun  acqua  torbida  verrà  utilizzata  come  bevanda  se  non  sarà  stata  prima  accuratamente 
esaminata.  Perchè  possa  rispondere  a  quest'uso,  essa  dovrà  chiarificarsi  da  sola  deposi- 
tando, o  aggiungendovi  una  piccola  quantità  d'allume  (6  grani  per  gallone,  una  cuccfaia* 
jata  da  thè  per  io  galloni).  —  Si  dovrà  sempre  filtrare  l'acqua,  quando  ciò  sia  possibile 
È  un'  utile  precauzione  di  farla  bollire,  lasciaiAola  raffreddare'  innanzi  d'adoperarla,  qua- 
lunque acqua  potrà  usarsi  senza  pericolo  dopo  questa  operazione  la  quale  dovrà  essere 
posta  in  pratica  quando  si  sviluppassero  il  choléra,  o  la  febbre  enterica.  Quando  la  distil- 
lazione si  possa  facilmente  praticare,  ciò  sarà  ancora  meglio.  Riassumendo,  l'acqua  éavà 
bollire  fin  quando  diventi  un  poco  salmastra,  cosi  da  diventare  bevibile  ed  innocua.  —  H 
ghiaccio  verrà  distribuito  in  abbondanza. 

III.  Case  —  Latrine,  —  Le  latrine  dovranno  sempre  essere  scavate  sotto  Tento.  L* 
terra  verrà  rovesciata  due  volte  al  giorno,  vi  saranno  deposti  dei  disinfettanti;  di  prefe- 
renza si  useranno  polveri  fenicate.  La  calce  verrà  impiegata  al  medesimo  scopo  quando 
sia  possibile  procurarsela.  I  luoghi  al  coperto  dal  sole  e  dalla  pioggia  saranno  particolar- 
mente ricercati.  —  Durante  le  epidemie  supposte  di  diarrea  e   di  chol&«,  i  soldati  ver- 


—   777   — 
ranno  ntLentaiuente  sorvegliati  e  mandati  senz'indugio    all'ospedale,  quando    questo    isola- 
mento divenga  necessario.  —  Nei  casi  di  febbre  enterica,  di  choléra  o  di  dissenteria,  tutti 
gli  escrementi  dovranno,  dopo  la  loro  disinfezione,  venire  seppelliti  o  bruciati. 

IV.  Alinuntazione,  —  Tutte  le  provviste  dovranno  esser  sottoposte,  niuna  eccettuata 
ad  una  visita  sanitaria,  la  quale  fermerà  specialmente  la  sua  attenzione  alla  carne  sospetta 
di  malattia  parassitaria.  —  Tutta  la  carne  dovrà  essere  ben  cotta.  L'uso  di  far  cuocere  i 
legumi,  le  frutta,  ecc.,  verrà  promosso  ;  in  mancanza  di  legumi  freschi,  le  conserve,  le  pa- 
tate seccate  al  forno,  il  sugo  di  limone,  l'acido  citrico  potranno  essere  con  vantaggio  usati; 
nondimeno  l'uso  degli  stimolanti  verrà  diminuito  il  più  che  sia  possibile.  —  Il  thè,  il 
cafiè,  la  cioccolata  verranno  pienamente  tollerati.  H  thè  è  particolarmente  raccomandato, 
quando  si  abbia  qualche  dubbio  sulla  qualità  dell'acqua.  Il  thè  freddo,  leggermente  zuc- 
cherato, coU'aggiunta  anche  di  sugo  di  limone,  è  una  bevanda  rinfrescante  e  nel  mede- 
simo tempo  antiscorbutica.  —  La  farina  d'avena  bollita  e  passata  pel  filtro,  come  l'acqua 
di  riso,  sono  molto  salubri.  L'estratto  di  carne  Liebig  (una  cucchiajata  da  thè  per  una 
mezza  pinta  d'acqua)  è  un  eccellente  ristorante  in  caso  di  fatica.  Il  vino  rosso  sarà  pre- 
ferito al  rhum  e  ad  ogni  altra  bevanda  alcoolica,  quando  sia  distribuito  nella  razione  gior- 
naliera come  stimolante.  I  vini  di  Sicilia  e  di  Grecia  sono  i  migliori,  e  siccome  i  vini 
rossi  sono  buoni  antiscorbutici,  si  dovrà  ammetterli  ampiamente  come  eccellenti  mezzi  di 
nutrizione  e  non  dimenticare  mai  di  procurarsene,  quando  lo  si  potrà. 

V.  Tende  —  Quartieri^  ecc.  —  La  tenda  a  campana  è  un  assai  tenue  riparo  nei  climi 
caldi,  quindi,  potrà  venir  aggiunta  alla  medesima  senza  esitazione,  una  seconda  copertura, 
per  difendersi  dal  calore  intenso  del  sole.  I  ehicks  indiani  dovranno  essere  di  preferenza  ado- 
perati per  gli  Ospedali  posti  sottoitende.  Si  porrà  grande  attenzione  all'aereazione  delle  tende: 
tutte  dovranno  essere  innalzate  separatamente,  ad  una  certa  distanza  le  une  dalle  altre. —  £ 
imprudente  l'occupare  le  case  del  paese  :  quando  però  questa  occupazione  divenga,  in  certi 
casi,  necessaria,  le  case  verranno  sottoposte  anticipatamente  ad  una  completa  fumigazione. 

VI.  Igiene  personale  delle  truppe.  —  La  maggior  pulizia  dovrà  essere  raccomandata. 
Tutte  le  volte  che  sarà  possibile  il  farlo,  dovranno  essere  stabiliti  dei  bagni.  —  La  testa 
dei  soldati  sarà  accuratamente  coperta  e  mantenuta  sempre  in  ambiente  fresco.  Le  vesti- 
menta  non  dovranno  tenersi  strette,  specialmente  al  collo  —  I  militari  non  dovranno  mai 
dormire  su  la  nuda  terra,  ma  sempre  su  di  una  copertura  impermeabile,  sollevata  il  più 
che  sia  possibile  dalla  terra.  —  Nessun  lavoro  dovrà  essere  intrapreso  collo  stomaco  di- 
giuno ;  ima  tazza  di  thè,  di  cioccolata  o  di  caffè  verrà  distribuita,  quando  la  colazione  non 
sia  pronta  di  buon  mattino.  —  Nessun  stimolante  verrà  distribuito  durante  la  giornata, 
avanti  o  durante  im  esercizio  qualunque.  Nulla  dovrà  esser  dato  alla  truppe  durante  le 
marcie,  se  non  a  titolo  di  confortante  e  dietro  ordine  del  medico  militare.  In  caso  di  sve- 
nimento di  un  soldato,  un  po'  di  carne  di  Liebig  nell'acqua  riscaldata  ed  alla  quale  sia 
aggiunto  del  vino  o  del  brandy^  sarà  specialmente  raccomandata.  -^  Dopo  una  marcia 
fonata  qualunque,  i  soldati  verranno  avvisati  che  non  bisogna  rinfrescarsi  prima  di  cam- 
biare le  loro  vestimenta,  se  ciò  è  possibile,  o  per  lo  meno  prima  di  essersi  riposati  un 
poco  ;  questa  precauzione  è  di  massima  importanza  come  preservativo  dell'oftalmia.  —  Bi- 
sogna lavarsi  accuratamente  i  piedi  e  insaponare  l'interno  degli  stivali  per  evitare  le  ve- 
sciche. —  I  medici  dovranno  visitare  frequentemente  e  periodicamente  la  bocca  dei  sol- 
dati, per  prevenire  qualunque  attacco,  anche  benigno,  di  scorbuto.  —  In  caso  di  appari- 
zione d'insetti  parassiti  su  la  testa,  una  semplice  lozione  fenicata  basterà  a  distruggerli.  — 
Accadendo  casi  di  oftalmia,  si  dovrà  adottare  il  più  rigoroso  isolamento.  Se  la  peste  ca- 


—  778  — 

gionasse  sterminio  le  più  severe  misure  quarantenarie  dovranno  essere  adottate,  e  le  ve» 
stimenta,  tende,  ed  oggetti  degli  ammalati  parificate  immediatamente  col  fuoco  ;  e  se  si 
sviluppasse  nelle  case,  la  fumigazione  ordinaria  verrà  del  pari  con  sollecitudine  prescrìtta. 
-^  Riassumendo,  in  tutti  i  luoghi  ove  saranno  stabiliti  Corpi  d'armata,  di  Sanità  dovrà  es- 
sere istituito  un  Consìglio,  il  cui  scopo  sarà  di  vigilare  attentamente  la  stretta  osservazione 
dei  regolamenti  che  riflettono  la  salute  dell'esercito.  —  (yóurnal  cTHygitne). 

Xia  fàlsifiCftZio&d  dei  fonnaggi.  —  il  formaggio  americano  di  supposta  orìgine  legittima 
è  ima  derrata  d'importazione  perfettamente  stabilita  in  Inghilterra  la  quale  ne  riceve  per 
l'importo  di  125  milioni,  metà  dei  quali  vengono  dagli  Stati  Uniti.  American  Cheddar^  Ame- 
rican CheshirCy  American  Siilton,  sono  i  nomi  ben  conosciuti  dei  formaggi  venduti  in  In- 
ghilterra dai  mercanti  al  minuto  ;  essi  non  tarderanno  a  scomparire  innanzi  ad  altri  prodotti 
consimili  d'imitazione.  Il  sig.  Jenkins  ci  assicura  che  la  vendita  di  questi  prodotti  prenderà 
uno  sviluppo  considerabile,  quando  la  loro  quantità  sia  sufficiente  pel  mercato  inglese. 

Il  dott.  Voelcker,  chimico  della  Società  Reale  d'Agricoltura  di  Londra,  ha  esaminato 
i  saggi  di  questo  formaggio  d'imitazione  ed  ha  riconosciuto  che  essi  costituiscono  dei  prò* 
dotti  alimentari  perfettamente  sani.  Quando  l'oleo-margarina,  che  entra  nella  composixione 
di  questi  formaggi,  provenga  da  grassi  sani,  non  hawi  ragione,  effettivamente,  per  dubi- 
tare della  loro  salubrità  o  del  loro  valore  alimentare.  » 

Quando  le  proporzioni  di  latte  spannato  e  di  oleo-margarina  siano  giuste  i  formaggi 
d'imitazione  non  differirebbero  che  assai  poco,  rapporto  alla  composizione,  dai  migliori 
formaggi  inglesi  ;  e  quanto  al  valore  nutritivo,  sarebbero  probabilmente  da  preferirsi  ai  for- 
maggi ordinari  di  latte  spannato  del  paese,  ed  anche  alle  varietà  le  piìt  stimate  di  Gru' 
yère  e  di  Parmigiano.  Nel  formaggio  di  fattura  d'imitazione^  come  vien  chiamato  dagli 
Americani  il  nuovo  prodotto,  i  corpi  grassi  caratteristici  del  latte,  quali  la  butirrina,  la 
caprina,  la  caproina  mancherebbero  quasi  totalmente,  ed  è  alla  decomposizione  di  questi 
corpi  che  si  deve  principalmente  la  maturazione  e  il  sapore  dei  buoni  formaggi.  Comesi 
vede,  il  formaggio  sodo,  duro,  nel  quale  la  quantità  dei  corpi  grassi  è  in  proporzione  mi- 
nima, si  fa  lentamente,  non  ha  altro  sapore  che  quello  datogli  artificialmente,  come  suc- 
cede nel  Parmigiano,  ed  acquista  poco  o  punto  di  piccante.  D'altra  parte  un  formaggio 
grasso  perde  ben  presto  là  reazione  acida  ch'ei  possiede  quando  è  fresco  ;  la  caseina  e  il 
grasso  subiscono  una  trasformazione,  e  gli  acidi  grassi  cosi  formati  combinandosi  coi  prò* 
dotti  di  decomposizione*  degli  alimenti  azotati,  danno  origine  a  dei  composti  che,  quando 
siano  mescolati  in  proporzione  conveniente  con  muffa  verde  di  Aspergillus  glaucus^  o 
muffa  rossa  di  Sporendomena  caseiy  acquistano  il  gusto  piccante  e  l'aroma  delle  più  sti- 
mate varietà  di  formaggi.  Tali  formaggi  nondimeno,  vanno  soggetti  ad  una  rapida  pu- 
trefazione; essi  diventano  alcalini  e  possono  anche  dar  origine  alla  formazione  di  prodotti 
velenosi.  I  grassi  dell'oleo-margarina  consistono  nella  massima  parte  di  oleina,  stearina  e 
loro  afHni,  e  sono  composti  molto  più  durevoli  ;  da  ciò  ne  segue  che  i  formaggi  in  coi 
trovansi  questi  corpi  matureranno  più  lentamente  in  paragone  degli  altri,  ed  essi  non  ac- 
quisteranno già  mai  per  sé  soli  il  sapore  dei  formaggi  grassi  quali  lo  Stelton  e  il  doppio 
Gloucester. 

Ma  l'industria  può  molto,  e  sarebbe  temerario  l'assegnare  un  limite  all'ingegno  ameri- 
cano. Nondimeno  speriamo  che  l'aspergillus  e  il  sporendomena  si  mostreranno  al  di  sotto 
nel  raggiungere  il  potere  imitatore  dei  negozianti  dei  formaggi  transatlantici. 


I 
/ 


—  779  — 

LIBRI    NUOVI. 

Carta  della  Vaiarla  dellltalia  illustrata  da  Luigi  Torelli  Senatore  del  Regno.  — 

Firenze,  1882,  in-4.^  —  H  Conte  Luigi  Torelli,  aatore  jdt  questo  pregiato  lavoro,  è  uno 
di  quei  generosi  patrizi,  che  onorano  altamente  il  loro  casato  dedicando  la  vita  e  le  so- 
stanze allo  studio  di  tutte  le  questioni  che  interessano  la  salute  e  l'utilità  pubblica. 

In  questo  suo  lavoro  l'Autore  con  dotta  ed  eloquente  parola ,  prende  occasione  della 
Carta  della  Malaria  dell'Italia  compilata  a  cura  dell'Ufficio  centrale  del  Senato ,  di  cui 
egli  è  uno  dei  componenti,  Ufficio  incaricato  dell'esame  della  legge  intomo  alla  malaria, 
per  trattare  colla  competenza  sua  propria^  in  questa  questione,  dell'estensione  del  male  e 
della  necessità  del  rimedio. 

La  carta  è  redatta  in  base  ai  rapporti  e  carte  topografiche  dei  Consigli  Sanitari  del» 
Regno,  e  vi  sono  marcate  in  colore,  con  segni  convenzionali  per  le  tre  gradazioni  di 
malaria  leggerai  ^ave  e  gravissima^  le  località  affette  dalla  medesima. 

L'Autore  comincia  col  fare  la  storia  di  questa  carta,  ne  descrive  I'  origine,  dice  quali 
furono  i  collaboratori  e  parlando  del  suo  valore,  quantunque  dica  che  non  possa  chia- 
marsi perfetta,  perchè  una  carta  perfetta  della  malaria  d'un  glande  paese,  non  si  farà  mai,, 
e  se  pur  fosse  possibile  non  potrebbe  considerarsi  tale  che  per  breve  tempo,  pure  ne 
constata  l'utilità  ed  il  merito  relativo,  poiché  si  è  per  lei  che  ora  potrà  dirsi  come  è  di- 
stribuito questo  male  nelle  diverse  regioni,  dove  imperversa  maggiormente,  ecc. ,  e  termina 
il  capitolo  col  dire,  sia  pur  imperfetta  la  carta,  ma  il  passo  dal  nulla  a  quella  fu  grande,, 
il  suo  merito  sia  pur  relativo,  non  si  può  negare. 

Dopo  aver  parlato  della  carta,  l'Autore  entra  nei  particolari  e  si  pone  a  trattare  della 
malaria,  d«  questo  flagello,  che,  com'egli  dice,  non  solo  è  di  danno  alla  pubblica  salute^ 
ma  riesce  di  enorme  danno  anche  finanziariamente  allo  stato  ed  ai  privati. 

L'Autore  segue  in  questo  la  Relazione  dell'  Ufficio  Centrale  del  Senato,  presentata  al 
medesimo  il  30  giugno  1882. 

Innanzi  tutto  egli  prova  l'esistenza  della  malaria  deducendola  dalle  condizioni  delle 
strade  ferrate  ;  per  ciò  si  serve  del  lavoro  fatto  per  appoggiare  la  proposta  di  legge  in- 
tomo al  Bonificamento  delle  regioni  di  malaria  lungo  le  ferrovie  ttaliane. 

Da  questo  lavoro  risulta  che  al  i  gennajo  1879  ^  complesso  delle  strade  ferrate  in  eser* 
cizio  si  elevava  a  chilometri  833 1 ,  escluse  le  private  esercitate  da  privati  ;  e  qui  noi  credia- 
mo bene  riportare  a  maggior  chiarezza,  lo  specchietto  in  cui  l'Autore  riassunse  i  vari  dati 
che  si  trovano  nel  colossale  rendiconto  della  Commissione  d'inchiesta  ferroviaria  che  percorse 
nel  1879- 1880  tutte  le  linee  delle  strade  ferrate,  occupandosi  anche  della  questione  igienica. 

In  aggiunta  a  queste  cifre  assai  chiare  ed  evidenti,  l'Autore  cita  varie  spiegazioni  date 
da  persone  interrogate  dalla  Commissione  d'  inchiesta.  Ecco  ad  esempio,  senza  riportare 
tutta  la  risposta  come  fece  l'Autore,  cosa  disse  il  cav.  Fedrìghini  delegato  per  l'esercizio 
delle  ferrovie  sicule,  interrogato  il  io  ottobre  1879: 

«  Quanto  agli  ammalati  noi  ne  abbiamo  avuti,  sulla  sola  linea  da  Porto  Empedocle  a 
Palermo,  nello  scorso  anno  600,  colla  media  di  io  giorni  di  malattia  per  ciascuno. 

«  In  tutta  l'isola,  su  2200  impiegati,  abbiamo  avuto  nello  scorso  anno  2782  casi  di 
malattia,  colla  media  di  9  giorni  per  ammalato,  e  fra  essi  gli  ammalati  di  febbre  furono- 
1455,  con  la  media  di  11  giorni  di  malattia.» 

Il  dottor  Ricchi,  Ispettore  Sanitario  delle  ferrovie  meridionali,  interrogato  ad  Ancona 
il  20  novembre  1879,  rispondeva  : 


—  7So  — 

<  La  linea  deUJonio  è  in  condiiioni  saaiUrìe  al  tutta  ecceuonali  pei  causa  della  mi- 

laru),  con  itaiioni  (valendo  tacere  della  case    cuntonìete) io    mezio  &  ioUludÌLÌ 

lenzB  abitazioni,  senza  alberi,  senza  coltivazione,  manchevoli  dì  tutto,  peifino  del  pane  e 
dell'acqua  potabile    • 

D  Commendatore  G.  B.  Rombanx,  ingegnere  capo  del  mantenimento  e  della  sorregliama 
delle  ferrovie  romane,  intenogato  a  Firenze  il  EÌoino  8  gennajo  1880,  rispose  coate  ol- 
tre all'influenza  della  malaria  dominante,  buona  parte  soprattutto  della  mucmmana,  feue 
io  condiiioni  igieniche  infelici. 

Per  mostrare  poi  fino  a  qua!  grado  può  essere  spinta  la  mortalitl,  l'Autore,  cita  fra  i 
documenti  prodotti  dal  commendatore  Rombaui,  uno,  nel  quale  il  medesimo  paragaiUQilo  la 
linea  Empoli- Asciano  collo,  linea  Roma-Chiarone  e  Ponte- Galera-FiumiciDO,  Iiotb  che  li 
prima  dì  una  perdita  annoa  del  4,18  per  1000,  la  seconda  del  36,08  per  looo  e  ti  badi 
che  la  gente  impiegata  è  tutta  robusta. 

La  seconda  prova  l'Autore  la  desume  dalla  Relazione  medico-statistica  sulle  contUnou 
sanitarie  dell'esercito  italiano,  che  gii  da  un  decennio  si  pubblica  regolarmente. 

L'Autore  presenta  due  prospetti:  nel  primo  che  <ùu.ami  gimJra dtgìi  ammalati dìtntfft 
tmlrali  ntgU  iftdali  mililari  nel  guinqutnmia  rSjj-'Sjg  per  feiòri  di  maiaria  e  taehttiii 
faluitrì,  troviamo  che  in  cinque  anni  vennero  curati  negli  spedali  militari  58,701  amma- 
lati, e  fra  le  Divisioni  militari  che  diedero  il  maggior  contingente  vediamo  Roma  (9964), 
Padova  (75gz),  Napoli  (5918),  Verona  (49S0),  non  citando  quelle  inrerìoriai  4000  ammalalL 

In  nota  poi  l'Autore  dice  che  oltre  ai  58,701  ammalati  dì  cui  ^  caso  in  questo  quadro,  n 
può  ritenere  che  aitretlanti  ne  sono  stati  carati,  pure  per  febbri  intermittenti  (ma  di  grado 
pii>  l'gg"o)i  nelle  diverse  infermerie  reggimentali.  Di  modo  che  ti  numero  d«  febbrid- 
tanti  e  degli  affetti  da  cachessie  palustri,  si  può  valutate  per  Jl  qainqueimìo  ■  tlS  mila 
órca,  cioè  a  33,000  per  anno,  senza  contare  quelli  (iS  a  ao.ooo  ammalati)  a 
curati  negli  spedali  dvili. 

Nel  secondo  quadro  col  titolo  Mililari  Ji  truppa  marti  t  riformati  par  ftbiri 
e  tachtsiit  paluitri  nel  quinqucnitÌB  iSjs-79,  divìso  in  due  tabelle   troriamo  ndla  piiatf 
il  numero  di  353  morti  nel  quinquennio,  e  nella  seconda  troviamo  la  cifra  di  41S  riformati. 


Conploio 

. 

In 

Totali 

GRUPPO 

-r" 

BTMVi 

per 

B"" 

di.,,™ 

"""" 

niilaiia 

"'"" 

Chilgm. 

Chilan. 

Chilo». 

Chilo». 

37U 

I7S7 

3S 
406 

990 

497 

903 

III.  Strade  ferrale  meridionali 

aS86 

700 

9.4 

i6t4 

246 

90 

130 

2» 

Totale  in  esercizio  il  i."  gennajo  1879. 

8331 

"3' 

2531 

376. 

—  78i  ~ 

L'Autore  dalle  cifre  esposte  conchiude  col  dire  che  le  febbri  di  malaria,  cachessie  pa- 
lustri, ecc. ,  danno  un  contingente  annuo  in  cifra  tonda  di  42,000  ammalati,  ed  aggiunge 
come  questo  contingente  sia  fornito  dalla  classe  la  più  sana,  la  più  robusta,  dai  soldati 
nel  fiore  dell'età  ossia  dai  20  ai  25  anni,  ed  h  di  persone  ben  nutrite,  certo  sanamente, 
eppure  si  grande  è  il  suo  numero!  Che  sarà  dunque  di  quella  parte  della  popolazione 
male  alloggiata,  peggio  nutrita  e  che  vive  dove  reg^a  la  malaria  grave  ?  Vale  la  pena  di 
occuparsene  seriamente,  diremo  coli' Autore. 

Dalle  prove  poi  desunte  dalle  Relazioni  dei  Consigli    di  Sanità,  ecco    come    va    divisa 
la  malaria  nelle  sue  gradazioni  di  debole^  grave,  gravissima  fra  le  69  provincie  del  Regno  : 
Le  Provincie  immuni  dal  flagello  sono  6  ; 

Le  Provincie  con  territori  di  malaria  debole,  ossia  di  prima  categoria,  sono  13  ; 
Le  Provincie  con  territori  di  malaria    debole  e    grave,  ossia    di    seconda    categoria, 
sono  29; 

Le  Provincie  con  territori  di  malaria  debole,  grave    e  gravissima,   ossia   di   terza  ca- 
tegoria, sono  21. 

Giunto  a  questo  punto  l'Autore  passa  a  trattare  della  diffusione  della  malaria  in  Italia 
nelle  epoche  passate  e  nell'epoca  presente,  ed  alle  cause  naturali  aggiungendo  le  artifi- 
ciali esclama  :  agli  agenti  distruttori  della  natura  si  aggiunse  la  nequizia  dell'uomo  e  così 
avvenne  che  tante  floridissime  regioni  si  convertirono  in  luoghi  desolati  vero  soggiorno 
di  morte. 

La  malaria  in  Italia  sarebbe  notevolmente  aumentata  dal  1860  in  poi.  Le  cause  prin- 
cipali di  questo  aumento  sarebbero  due:  la  prima  i  ristagni  prodotti  dagli  scavi  laterali 
alle  strade  ferrate  per  la  costruzione  dei  terrapieni,  la  seconda  la  distruzione  dei  boschi. 

Nel  mezzogiorno  infatti  fu  un  furore  per  avere  immediatamente  le  strade  ferrate,  i  la- 
vori vennero  fatti  in  fretta  e  furia,  i  milioni  di  piante  che  occorsero  per  la  costruzione  di 
3240  chilometri  di  strade,  causarono  i  tagli  inconsulti  di  boschi  e  foreste.  La  costruzione 
delle  strade  ferrate  nelle  provincie  meridionali  fu  una  delle  cause  d'aumento  di  malaria  da 
circa  20  anni  in  poi. 

Da  quanto  si  ò  detto  si  vede  di  quanto  danno  sia  la  malaria  alla  salute  pubblica  in 
Italia.  Ma,  dice  l'Autore,  la  malaria  è  di  danno  anche  finanziariamente,  e  noi  riassumendo 
qui  quanto  egli  espone  anche  con  prospetti  e  tabelle,  troviamo  che  le  spese  sostenute 
dalle  Amministrazioni  delle  strade  ferrate  per  soprassoldi  in  causa  della  malaria,  per  chi- 
nino e  medicine  raggiungono  un  milione  e  mezzo  ;  che  il  deficit  delle  varie  linee  pas- 
sive, specialmente  per  la  malaria ,  sale  a  tre  milioni  di  lire  ;  aggiungendo  le  spese  per 
l'esercito  il  quale  solo  figura  con  42,000  entrate  annue  negli  spedali  per  febbri  miasma- 
tiche, nella  somma  minima  di  L.  756,000,  si  ha  in  complesso  da  queste  tre  somme  la 
cifra  di  L.  5,256,000.  Se  poi  si  aggiungono  la  Marina  militare.  Carabinieri,  Guardie  di 
Pubblica  sicurezza,  Guardie  di  finanza,  ed  altre  cagioni,  tutto  sommato  si  e  certi  di  pro- 
nunciare una  cifra  al  disotto  dal  vero,  dicendo  che  l'erario  pubblico  ogni  anno  per  la 
malaria  deve  sostenere,  sotto  una  forma  o  sotto  l'altra,  una  spesa  di  oltre  S  milioni  I  Che 
cosa  perderà  il  paese  intero?  L'Autore,  non  si  sente  di  pronunciare  una  cifra,  ma  crede 
che  raggiunga  le  centinaja  di  milioni  ;  certo  è  una  cifra  enorme. 

L'Autore  parla  poi  dell'emigrazione  trattando  diffusamente  delle  cause  e  degli  effetti. 
Deplora  le  infelici  condizioni  degli  emigranti  italiani,  dà  alcune  tabelle  statistiche  circa 
l'emigrazione  in  Italia,  confrontandola  con.  quella  d'altri  paesi  dell'Europa  e  trattando  poi 
della  relazione  che  può  avere  colla  questione  della  malaria,  dice  che   fra  i  provvedimenti 


—  7^2  — 

reclamati  dairemigrazione,  avvi  quello  di  migliorare  le  condizioni  inteme  e  qui  come  ri- 
medio principale  entra  in  scena  il  risanamento  di  territori  dalla  malaria. 

L'Autore  passa  ora  a  trattare  dei  rimedi.  Fino  al  1882  è  un  fatto  che  nessun  provve- 
dimento legislativo  venne  preso  per  combattere  la  malaria.  E  solo  nel  corrente  anno  si 
ebbe  la  legge  sul  bonificamento  delle  paludi  e  dei  terreni  paludosi^  della  quale  1'  Autore 
mostra  i  pregi  e  i  difetti,  e,  com'egli  creda  abbia-  bisogno  di  essere  completata  sia  per  vin- 
cere gli  ostacoli  che  incontrerà  nel  Mezzogiorno^  sia  perchè  si  possano  adottare  i  provve- 
dimenti necessari  anche  contro  le  altre  cause  di  malaria/  che  non  siano  le  paludi  o  terreni 
paludosi.  La  legge  quindi  redatta  dall'Ufficio  centrale  del  Senato  è  un'ausiliaria  dellt  pre- 
cedente ed  ha  per  titolo:  Progetto  di  legge  intorno  al  Bonificamento  delle  regioni  di  ma- 
laria in  ftaliaf  che  l'Autore  riproduce  per  intiero,  facendola  seguire  da  brevi  commeatì. 

Dopo  aver  spiegato  la  legge  che  deve  completare  quella  sulle  Bonifiche  del  Ministero 
l'Autore,  parla  dei  mezzi  che  si  adoperano  ;  dei  possibili  rimedi  per  combattere  la  mala- 
ria. I  mezzi  sono  : 

I.**  Le  arginature  ai  fiumi  ed  ai  torrenti;  —  2.°    La    sistemoMione  delle  foci\  —  3.**  / 
canali  ossia  il  regolar  bene  il  corso  delle  acque;  —  4.*^  Le  colmate  \  —  5.°  //    drena^gi^ 
o^ìz  fognatura  limpida\  —  6.**  Cateratte  automatiche  con  porte  a  bilico  dette  anche  cate- 
ratte con  portelli  mercè  le  quali  facilmente  si  opera  la  separazione  delle  acque  dolci  dalie 
salse;  —  7.®  Le  briglie ^  serre  o  traverse  destinate  a  combattere    i  disastri    prodotti  dalJc 
acque  sui  monti  quali  le  frane,  gli  scoscendimenti,  le   valanghe  di  terra,  ecc.;  —  8.^  t^^ 
macchine  idrovore\  —  9."  /pozzi  che  l'Autore  pone  fra  i  mezzi  più  rari,  ma  anch'esso  od 
mezzo;  —  10.^  Le  piantagioni^  a  proposito  delle  quali  dice  che  quanti  mezzi  ha  ename' 
rato  fin'ora,  tutti  richiedono  spese  ed  il  loro  beneficio    può   essere  grandissimo  ma  è  in- 
diretto, solo  la  piantagione  ha  il    privilegio  di    riunire  il    vantaggio  diretto  ed  indiretto. 
Egli  si  ferma  a  parlare  lungamente  delle  piantagioni  e    specialmente  di  quelle  di    Enea* 
lyptus  e  riporta    per  intero  l'allegato  col  titolo  :  Le  piantagioni    di  Eucalyptus  in  Italia, 
col  quale  l'Ufficio  Centrale  del  Senato  volle  addurre  le  prove  essere    la    scelta  di  questa 
pianta  felice  e  tanto  da  promuoverne  la  diffusione  anche  con  premi. 

Nella  relazione  dell'Ufficio  centrale  del  Senato  unita  al  Progetto  di  Legge  già  citato, 
avvi  nella  chiusa  un  articolo  col  titolo  :  La  Magna  Grecia.  L'Autore  dice  che  il  tema  t 
bello  e  non  può  esser  più  opportuno  perchè  non  lo  tratti  ancor  lui,  avvegnaché  sia  fn  gli 
esempi  possibili  che  dimostrano  fin  dove  possono  giungere  gli  effetti  della  malaria,  a 
quali  estremi  di  prosperità  e  miseria  si  può  giungere  sulla  medesima  terra.  Discorre  per 
ciò  dei  popoli  e  Stati  della  Magna  Grecia,  tratta  del  suo  periodo  ascendente  e  discen- 
dente, della  sua  prosperità,  e  giunto  al  termine  della  breve  sua  scorsa  storica  dice:  Agii 
Stati  disfatti,  alle  città  decadute  ma  pur  sempre  esistenti,  si  presentò  un  altro  nemico  più 
(risto  delle  tristissime  guerre  fratricide,  più  crudele  del  crudele  Romano  e  questo  nemico 
fu  la  Maiw\ria. 

E  qui  eccoci  giunti  alla  fine  del  lavoro,  del  quale  noi  consigliamo  caldamente  la  lettura 
e  lo  studio  a  tutti  coloro  che  si  occupano  di  una  questione  di  tanta  gravità  sia  igienica 
che  economica  quale  è  la  malaria,  poiché,  diremo  ancor  noi  coli'  Autore,  la  questione  ^ 
finanziaria  ed  umanitaria  ad  un  tempo,  e  termineremo  questo  cenno  colle  stesse  parok 
colle  quali  l'Autore,  per  cui  ogni  lode  sarebbe  minore  al  merito,  chiude  il  pregevole 
suo  lavoro. 

«  Il  male  è  grande,  l'Italia  è  oppressa  dalla  malaria  ci  vuol  guerra  grossa,  energica, 
risoluta.  Ma  il  compenso  sarà  largo,  può  andare  assai    più  in  là  di  quanto  ora  si  crede. 


Qual'opera  più  santa  ed  utile  ad  un  tempo  ?  Qual  modo  più  degno  di  onorar  la  memoria 
dei  grandi  che  fecero  l'Italia  ? 

«  Si|  la  guerra  si  farà.  La  malaria  non  sparirà  per  intero,  cliiuderemmo  con  un'utopia, 
ma  sparirà  la  grave  e  gravissima,  si  diminuirà  la  leggera;  sono  le  due  prime  che  fanno 
le  stragi,  che  creano  i  deserti.  In  io  o  12  anni  di  buona  guerra,  l'Italia  potrebbe  aver 
vinto  il  suo  gran  nemico  ed  aver  risanata  sé  stessa.  » 

Dott.    G.  Pini. 

Étude  tur  la  Kor^pie  au  point  de  Tme  adminUtratif  et  medicai;  pel  dott.  j.-c. 

Gavinzei»  —  Paris,  J.  B,  Baillière,  188^2,  in-8^.  —  Crediamo  far  cosa  utile  e  grata  ai 
nostri  lettori  col  dar  loro  un  sunto  di  questo  pregevole  studio  su  uno  dei  principali  sta- 
bilimenti di  utilità  pubblica  di  Parigi.  Il  dott.  Gavinzel  divide  il  suo  lavoro  in  nove  ca- 
pitoli che  noi  qui  verremo  riassumencìo: 

i.°  Sommano  storico,  —  L'Autore  dice  essere  suo  scopo  studiare  la  Morgue  sotto  il 

trìplice  aspetto  umanitario,   amministrativo  e  medico,  e  per   ciò   sorpasserà    alle   ricerche 

storiche  sulla  medesima,  lasciandole  a  penna  più  autorevole  della   sua.   Egli  si  chiamerà 

contento  se  riuscirà  a  scemare  nei  lettori  l'orrore  che  ispira  la  sinistra  parola  :  la  Morgttc, 

La  Morgue  fu  da  prima  posta  nella  bassa  prigione  del  Chatelet  : 

«  Era  un  luogo  umido  e  tetro,  un  ridotto  infetto  dal  quale  continuamente  sfuggivano 
le  più  puzzolenti  esalazioni;  i  cadaveri  gettati  là,  gli  uni  su  gli  altri,  aspettavano  che  i 
parenti,  colla  lanterna  in  mano,  venissero  a  riconoscerli  ». 

La  Morgue  andò  man  mano  migliorando,  fìnchè  nel  1864,  vicino  a  Notre-Dame,  si 
costruì  la  Morgue  presente,  che  descriveremo  in  questo  studio. 

2.°  Descrittone  della  Morgue,  —  La  Morgue  è  costrutta  in  modo  semplicissimo  ;  un 
quadrato  centrale  abbastanza  grande,  fiancheggiato  da  due  ale;  la  facciata  principale  sta 
di  prospetto  al  magnifico  giardino  dell'arcivescovado  ;  l'edificio  è  tutto  circondato  da  can- 
celli in  ferro.  Alle  estremità  di  sinistra  e  di  destra  si  trovano  due  cancelli  mobili  per 
l'entrata  delle  vetture.  Tre  larghe  porte  s'aprono  nella  sala  d'esposizione. 

Dopo  aver  fatto  qualche  gradino  il  pubblico  si  trova  dinanzi  ad  un  grande  pcilaucato 
che  nasconde  ai  passanti  i  corpi  degli  esposti. 

Su  questa  specie  di  paravento  si  vedono  affissi  vari  quadri  contenenti  fotografie,  indi- 
cazioni su  i  connotali,  ecc.  per  facilitare  il  riconoscimento  dei  cadaveri  rimasti  sconosciuti. 
A  destra  e  sinistra  del  palancato  due  porte  danno  accesso  alla  sala  d'esposizione. 

Al  lato  destro  di  questa  sala  si  vede  una  porta  sulla  quale  leggesi  :  Sorveglianti  ;  sulla 
porta  parallela  del  lato  sinistro  leggesi:  Cancelleria  (Greffe). 

Questa  grande  sala  è  divisa  per  tutta  la  sua  larghezza  da  un'  invetriata.  Di  qua  circola 
il  pubblico  che  giornalmente  viene  al  riconoscitojo  e  di  là,  dietro  l'invetriata,  si  trovano 
due  file  di  lastre  di  marmo  nero  in  numero  di  dodici,  per  l'esposizione  dei  cadaveri,  in- 
clinate verso  il  pubblico;  ciascuna  di  esse  all'estremità  superiore  ha  una  specie  di  guan- 
ciale in  ferro  annerito,  su  cui  poggia  la  testa  del  cadavere. 

Di  sopra  ogni  guanciale  trovasi  una  chiave  di  rame  terminante  in  un  annaffiatojo  a 
palla,  con  cui,  in  caso  di  bisogno,  si  fa  colare  sul  cadavere  un'acqua  limpida,  fresca, 
qualche  volta  fcnicala,  per  arrestare  la  decomposizione  nella  calda  stagione. 

Degli  attaccapanni  in  ferro  si  vedono  fissi  al  muro,  ai  quali  stanno  sospese  le  vesti 
degli  individui  sconosciuti,  per  molto  tempo  ancora  dopo  il  loro  seppellimento. 

In  fondo  del    riconoscitojo   trovasi   una  porta  comunicante  colla  sala  d'arrivo  o  di    ri- 


—  784  — 
cevimento,  dove  i  cadaveri  souo  svestiti  e  lavati    prima    di   metterli    nel  riconoficìto)o  se 
sconosciuti,  nella  sala  mortuaria  se  già  noti. 

Entriamo  nella  sala  mortuaria,  ove  sono  posti  i  cadaveri  degli  individui  riconosciuti, 
fino  al  loro  seppellimento,  o  quelli  il  cui  stato  di  putrefazione  è  già  si  avanzato  da  noa 
permetterne  più  l'esposizione  al  pubblico  nel  riconoscitojo. 

I  cadaveri  son  posti  su  tavoli  bassi,  di  marmo  nero,  leggermente  inclinati,  alla  coi  Use 
si  trova  un  canaletto  per  lo  scolo  dei  liquidi  sanguinolenti.  Su  di  ogni  tavolo  è  posto  qd 
copri-corpo  in  zinco,  alle  due  estremità  del  quale  si  trova  un'apertura  con  grata  che  per- 
mette la  circolazione  dell'aria. 

In  seguito  troviamo  la  sala  d'autopsia  quadrata,  lastricata  ed  illaminata  come  la  sala 
mortuaria  ;  nel  mezzo  vi  si  vede  una  tavola  in  piombo  con  un  sol  piede  in  ferro  ;  vi  è 
praticata  un'apertura  per  lo  scolo  dei  liquidi,  che  cadono  in  un  vaso  mobile,  posto  di  sotto. 

In  un'angolo,  a  destra  v'è  una  tavola  in  legno  con  due  cassetti,  sulla  quale  si  vedono 
oggetti  per  le  autopsie;  a  sinistra  un  calorifero  ad  acqua  calda;  al  centro  una  fontana 
con  vasca  al  di  sotto.  Su  di  una  specie  di  banco  dal  lato  opposto  son  posti  vari  istm- 
menti  chirurgici,  e  per  ultimo  un  armadio  contenente  dei  pezzi  d'anatomia  ed  apparecchi 
chirurgici  compisce  il  mobilio  di  questa  sala,  dove  il  dott.  Brouardel  tiene,  tre  volte  per 
settimana  Conferenze  di  medicina  legale. 

Contigua  a  questa  sala  è  una  piccola  stanza  triangolare  ove  si  trovano  dei  vasi  di  vetro 
destinati  a  contenere  gli  organi  dei  quali  si  deve  far  Tanalisi  chimica,  nonché  altri  og- 
getti pure  per  l'analisi  chimica,  ecc.,  e  bilancie  di  precisione  per  pesare  gl'infanti  appeni 
nati  ed  i  feti. 

Uscendo  dalla  sala  d'autopsia,  si  entra  in  un  largo  andito,  a  sinistra  del  quale  una 
porta  conduce  ad  una  piccola  corte  lastricata  ove  vedesi  una  fontana  ed  in  un  angolo  una 
camera  di  sgombero.  L'andito  continua  sino  alla  porta  a  due  battenti  per  cui  entrano  gli 
accusati  nei  casi  di  confronto  colle  loro  vittime.  Un'altra  porta  posta  pure  nell'andito  ci 
conduce  alla  sala  detta  dei  Magistrati,  che  è  un  gran  salone  tappezzato  in  verde,  eoo 
tende  di  damasco  verde  alle  due  finestre,  un  grandissimo  tavolo  rotondo  con  tappeto  di 
drappo  verde  e  dodici  sedie  coperte  di  velluto  verde. 

Nella  corte  a  sinistra  si  trova  un  locale  contenente  il  combustibile,  in  quella  di  destri 
si  trovano:  i.^  il  deposito  dei  cataletti;  2.^  la  stalla;  3.^  la  rimessa  per  la  vettura  desti- 
nata al  trasporto  dei  cadaveri  al  cimitero,  ed  un  piccolo  deposito  provvisorio  costrutto  iu 
palancato  di  legno  pei  morti. 

Da  questa  corte  si  passa  al  lavatojo,  vasto  locale  lastricato,  per  la  lavatura  dei  vestiti 
degli  individui  esposti.  Vicino  avvi  il  locale  per  l'asciugatura  dei  medesimi. 

Nel  lato  di  destra  dell'edifìcio  si  trovano  due  sale.  Una,  la  più  grande,  serve  qual  ma- 
gazzino per  depositarvi  i  vestiti  non  ancora  richiesti  o  appartenenti  a  sconosciuti.  L'altr- 
sala  serve  quale  camera  da  letto  per  gli  inservienti. 

3.^  La  Cancelleria,  —  I.a  cancelleria  è  una  sala  quadrata,  simile  alla  sala  dei  Magi- 
strati, mobiliata  con  semplicità  e  convenienza. 

Essa  è  divisa  in  due  da  uno  steccato.  Nella  parte  di  fondo  sta  il  cancelliere  ;  in  quella 
dinanzi  il  commesso-cancelliere  e  l'inserviente  d'ufficio. 

La  cancelleria  è  aperta  dalle   io  ant.   alle  5  pom.,  eccettuate  le  domeniche  ed  altre  feste. 

Benché  la  sala  non  contenga  più  di  12  persone,  non  si  esagera  dicendo  come  più  di 
100  persone  vi  entreranno  giornalmente,  chi  per  fare  dichiarazione  di  sparizione,  chi  pw" 
le  formalità  che  si  esigono  nei  riconoscimenti,  ecc. 


—  785  — 

Il  servizio  amministrativo  della  Morgue  dipende  dal  i.®  Ufficio  della  i.*  Divitione  della  Pre* 
fettura  di  Polizia  e  la  vigilanza  dello  Stabilimento  dipende  dal  4.^  Ufficio  della  2.*  DÌTiiione. 

Il  personale  si  compone  di:  i.®  Un  medico-ispettore;  a.®  Due  medici  vio^itpettori  ; 
3.^  Un  cancelliere;  4.^  Un  commesso-cancelliere;  5,®  Un  inserviente  d'officio;  6.^  Un 
guardiano;  7.^  Tre  inservienti. 

Alla  cancelleria  sono  inscritti  in  un  doppio  registro  i  morti,  annotando  tutte  le  più 
minute  particolarità  relative  ai  medesimi.  Per  i  corpi  sconosciuti,  gli  infanti  appena  nati 
o  i  feti,  le  colonne  del  registro  rimangono  in  bianco;  esse  si  riempiono  più  tardi,  se 
accade  il  rioonoscìmento,  che  può  farsi  in  dififerenti  modi:  coll'esposizione  dei  cadaveri, 
con  quella  dei  vestiti,  delle  fotografie  e  colle  informazioni  scritte  che  si  trovano  nei  quadri 
affissi  nel  riconoscitojo. 

4.^  La  staiùtica.  —  Il  cancelliere  Ha  fra  suoi  obblighi  d' ufficio  quello  della  statistica 
annuale  della  Morgue. 

Questa  statistica  esiste,  si  dice,  dall'anno  1836.  11  dott  Devergie  ha  pubblicato  nna 
curiosa  statistica  pel  decennio  1836- 1846.  Durante  questi -dieci  anni  3438  cadaveri  o 
resti  di  cadaveri  vennero  ricevuti  alla  Morgue. 

Per  gli  anni  seguenti  troviamo: 

1846  a  1856 4235  cadaveri 

1856  a  1866 5367 

1866  a  1876 7091 

1876 614 

1877 629 

1878 718 

1879 710 

1880 807 

1881 920 

Da  queste  cifre  si  può  vedere  come  il  numero  dei  corpi  ricevuti  alla  Morgue  segua 
anno  per  anno  un  andamento  ascendente. 

Dal  giornale  La  Ville  de  Paris  togliamo  le  cifre  seguenti  che  mostrano  le  medie  dì 
aumento  decennale  dei  corpi  deposti: 

1830  a  1839 3*5  cadaveri 

1840  a  1849 3^5         * 

1850  a  1859 435 

1860  a  1869 650        » 

1870  a  1879 675         » 

Per  chi  amasse  conoscere  più  a  fondo  la  statistica  della  Morgue,  noi  consiglieremo  loro 
la  lettura  delle  opere  su  la  statistica  della  Morgue  dei  dottori  Devergie  e  Foley. 

5.®  La  Morgui  sotto  t aspetto  medico-legale,  —  In  questo  capitolo  rAutore  tratta  delle 
modificazioDi  che  si  potrebbero  portare  negli  ordinamenti  intemi  della  Morgue  e  special- 
mente su  quanto  riguarda  il  servizio  per  le  autopsie. 

Il  servizio  delle  autopsie  alla  Morgue  lascia  assai  a  desiderare  sia  per  rbtruzione  degli 
scolari,  sia  per  le  perizie.  Il  perito  non  ha  che  una  sala  e  una  tavola. 

Dopo  aver  fatto  una  rapida  scorsa  per  gli  Stabilimenti  dedicnti  alla  medicina  legale  nei 

SO 


—   736  — 

vari  Stati  d'Europa  per  vederne  le  differenze,  l'Autore  dice  che  per  soddisfare  alle  varie 
necessità  inerenti  al  servizio  delle  autopsie  alla  Morgue,  bisognerebbe: 
i.°  Ottenere  una  conservazione  reale  dei  corpi  deposti; 
3.^  Migliorare  la  sala  d'autopsia; 
3.^  Costruire  una  stanza  di  microscopia; 
4.^  Costruire  una  stanza  di  chimica; 

5.*^  Costruire  ima  stanza  per  le  esperienze  fisiologiche,  con  un  piccolo  canile  e  un 
luogo  per  mantenervi  vìve  delle  rane; 

6.^  Avere  una  sala  per  disporvi  le  preparazioni  anatomiche  da  conservarsi  e  pei 
modelli  ; 

7.^  Avere  un  locale  per  la  collezione  dei  pezzi  d'anatomia,  dei  veleni  e  di  libri 
speciali  alla  materia  (medicina  legale,  anatomia); 

8.^  Avere  un  anfiteatro  a  scalinata  per  le  lezioni  e  una  stanza  particolare  per  il  pro- 
fessore. 

Quanto  al  riconoscitojo ,  sala  di  ricevimento  dei  cadaveri,  locali  destinati  all'Ammini- 
strazione.  dice  solo  che  avrebbero  bisogno  di  un  maggior  spazio. 

6.^  Conservatione  dei  cadaveri,  —  In  una  Morgue  bene  ordinata,  scopo  prindptle  si 
è  la  conservazione  dei  cadaveri  per  un  tempo  quasi  indeterminato  preservandoli  dalla  pa- 
Irefazione. 

Non  staremo  qui  a  citare  esempi  per  dimostrare  di  quanto  interesse  sia  per  la  giustizia 
in  certi  crimini,  il  poter  conservare  cadaveri  o  porzioni  di  cadaveri  in  tale  stato  da  poter 
esporli  al  pubblico,  e  senza  dire  come  la  conservazione  dei  cadaveri  sia  utile  di  sovente 
non  solo  alla  giustizia,  ma  anche  nell'interesse  della  famiglia. 

Senza  passare  in  rivista  tutti  i  mezzi  impiegati  fino  ad  oggi,  osserviamo  se  ne  esista 
uno  capace  di  conservare  i  cadaveri  esposti  alla  Morgue. 

Noi  pensiamo  che  il  miglior  mezzo  di  conservazione  pei  cadaveri  sia  il  porli  in  un  im- 
biente  freddo  e  secco,  e  siamo  contenti  di  vedere  la  questione  già  risolta  per  le  prove  £itte 
alla  Morgue  coU'appareccbio  frigorifico  Carré,  costrutto  da  Mignon  e  Roiuut. 

7.®  Alcune  riforme  da  attuarsi,  —  In  questo  capitolo  l'Autore  propone  le  seguenti 
riforme  : 

I.  Sala  dautopsia,  —  Prima  dote  di  una  sala  d'autopsia  è  di  essere  abbondante! 
mente  illuminata,  e  per  ottenere  questo  noi  vorrenmio  una  finestra  larga  ed  alta  fino  al 
soffitto,  dove  si  unirebbe  a^  un'invetriata  della  medesima  grandezza  a  forma  di  tetto. 

La  tavola  per  le  autopsie  deve  essere  di  marmo  e  specie  di  ardesia;  se  è  girante  dò 
sarà  meglio.  Deve  essere  leggermente  convessa  '  e  circondata  da  un  canaletto  circolare  per 
il  trasporto  dei  liquidL  L'acqua  deve  giungere  in  abbondanza  su  questa  tavola. 

Sarà  poi  cosa  utile  porre  dinanzi  alla  finestra  un'altra  tavola  per  lavori  di  dissezione 
che  richiedano  maggior  cura  e  tempo. 

Nella  sala  vi  saranno  dei  lavatoi  con  chiavi  per  le  frequenti  pulizie,  come  pure  vi  sari 
un  serbatoio  per  l'acqua  distillata,  per  la  lavatura  degli  organi,  contenente  non  meno  di 
200  litri  d'acqua. 

Alcune  vetrine  sarebbero  pure  necessarie  :  una  per  gli  strumenti  necessari  alle  autopsie, 
dei  quali  l'Autore  dà  un  elenco;  un'altra  per  riporvi  i  vasi  destinati  a  conteaere  pcfà 
anatomici  o  liquidi  conservatori. 

Ultima  questione  è  quella  del  posto  degli  scolari.  Affinchè  i  medesimi  possano  asstitere 
alle  autopsie  comodamente  e  senza   circondare   e    disturbare  il  professore  ne'  suoi  mo^' 


/ 


—   787  — 
Ynend,  basterebbe  costruire  un  piccolo  anfiteatro  a  ferro  di  cavallo  intorno  alla  sala,  con 
quattro  o  cinque  file  di  banchi  assai  strette,  dell'altezza  di  circa  un  metro  e  mezzo   nel- 
l'nltima  fila  ;  più  due  posti  distinti,  uno  pel  rappresentante  dell'Autorità,  l'altro  pel  segre- 
tario del  professore. 

II.  La  stanza  di  microscopia,  —  L'esame  microscopico  deve  naturalmente  seguire 
le  autopsie  medico*legali.  Esso  ha  per  scopo  di  esaminare  i  liquidi  dell'organismo,  il 
-sangue,  il  contenuto  dello  stomaco,  il  muco  di  varie  cavità,  i  visceri  ancora  freschi,  le 
macchie  di  sperma  e  di  meconio,  come  pure  le  macchie  che  vi  fossero  sulle  camicie,  sui 
vestiti,  ecc. 

Una  stanza  di  microscopia  alla  Morgue  è  quindi  necessaria;  in  essa  vi  dovrà  essere  or- 
•dinatamente  disposto  tutto  il  materiale  necessario  alle  osservazioni  microscopiche, 

III.  La  starna  di  elàmica.  —  Ajuto  e  compimento  delle  osservazioni  microscopiche 
sono  le  ricerche  chimiche;  questa  stanza  è  dunque  cosi  necessaria,  come  lo  è  la  stanza 
-di  microscopia. 

Vi  si  faranno  le  analisi  delle  orine,  delle  materie  estratte  dallo  stomaco,  ecc.,  ecc. 

n  materiale  per  questa  stanza  dovrà  essere  il  più  che  è  possibile  completo  per  permet- 
tere di  poter  tosto  eseguire  quelle  ricerche  che  non  si  potrebbero  ritardare  senza  danno. 

Un'analisi  di  troppo  ritardata  può  alle  volte  lasciar  perdere  le  traccie  del  veleno,  spe- 
zialmente se  volatile. 

IV.  Stanza  per  li  esperienze  medico-legali,  —  In  questa  stanza  ogni  perito  dovrà 
avere  la  sua  vetrina  a  chiave  dove  conservare  i  pezzi  che  deve  esaminare. 

Alla  medesima  saranno  aggiunti  tre  o  quattro  canili,  altrettante  conigliere  ed  un  piccolo 
acquario  contenente  una  ventina  di  rane.  Questi  animali  permetterebbero  di  fare  direttamente 
bielle  esperienze  per  la  ricerca  dei  veleni,  come  gli  alcaloidi,  la  digitalina,  la  morfina,  ecc. 

VI  dovranno  essere  pure  tutti  gli  strumenti  necessari  alle  esperienze  tossicologiche,  fisio- 
logiche, ecc. 

V.  Locale  per  la  preparazione  dei  pezzi  anatomici  e  dei  modelli,  —  Collezioni,  —  Sarà 
assai  ntile  pure  l'avere  un  locale  per  la  preparazione  dei  pezzi  anatomici  e  dei  modelli. 
Come  pure  sarà  di  grande  utilità  l'avere:  una  piccola  biblioteca  di  opere  speciali,  utili  a 
•consultarsi  nelle  autopsie;  una  collezione  di  pezzi  anatomici;  una  collezione  di  veleni  mi' 
nenli  e  vegetali,  sia  allo  stato  di  purezza  che  nella  forma  adoperata  per  compiere  il  de- 
litto; una  collezione  di  fotografie  sia  delle  vittime,  che  dei  pezzi  anatomici;  un  erbario, 
•dei  vati,  ecc. 

9.^  Utilità  della  Morgue,  •»  Scopo  principale  della  Morgue  è  il  riconoscimento  dei 
«orpi  ivi  deposti. 

Una  società  bene  ordi  nata  risponde  dei  suoi  componenti.  Lo  Stato  Civile  ne  tiene  uno 
stretto  conto:  le  entrate  e  le  uscite,  cioè  le  nascite  e  le  morti  vi  sono  accuratamente  re- 
astrate.  La  Morgue  è  un  indispensabile  compimento  dello  Stato  Civile,  utile  come  lui 
h  fl  riscontro  delle  uscite  irregolari;  essa  è  utile  specialmente  in  due  specie  di  morti,  le 
molti  per  accidente  e  le  morti  per  delitto. 

Nelle  morti  per  accidente  la  Morgue  semplifica  una  condizione  di  sovente  complicata; 
irende  fiicile  la  trasmissione  di  un'eredità,  la  filiazione;  sostituisce  alla  parola  scompetrso^ 
-/omite  di  contestazioni  e  processi  la  parola  più  dura  si,  ma  precisa  :  morto. 

Ma  quando  lo  sconosciuto  che  giunge  nel  triste  carrettone  è  stato  spinto  nella  tomba 
•da  OH  delitto,  allora  la  Morgue  diventa  la  giustizia.  Non  si  tratta  più  di  rendere  un  ca- 
davere alla  famiglia,  si  tratta  di  cercare  un  colpevole. 


—  788  — 

Qui  termina  il  lavoro  e  noi   ringraziamo    l'Autore  dell'averci  li  bene  dimostrato  come 

kia  ordinato  questo  Stabilimento. 

Dott.  a  Pini. 

Beoueil  dM  Travaux  du  Cernite  oonsultaiif  d'Qygiène  pnbliqut  de  Tranee  ti  dei 
Aotes  offloiels  de  TAdminiitaration  sanitaire.  —  Tome  Dixième,  Paris,  1881.  -  u 

quantità  e  l'importanza  delle  materie  trattate  in  questo  volume   non  ci  permeUono,  cose 
sarebbe  nostro  desiderio,  una  rìviita  crìtica  del  medesimo;  anche  limitandoci  ad  un  bitre 
cenno  di  ognuno  dei  lavori  che  vi  si  trovano,    essa  sorpasserebbe  sempre  i  limiti  di  uà 
Rivista  bibliografica.  Ci  limiteremo  quindi  a  citarne  solo  alcuni  pia  importanti. 
I  vari  lavori  compresi  in  questo  volume  sono  separati  in  otto  sezioni  : 
I.  Servizi  sanitari  estemi  ; 
II.  Consigli  d' Igiene  e  di  salubrità  dei  Dipartimenti  ; 

III.  Epidemie,  endemie,  malattie  contagiose  ; 

IV.  Salubrità,  policia  sanitaria  ; 

V.  Igiene  professionale  e  industriale  ; 
VI.  Alimenti  e  bevande; 
VII.  Esercizio  della  fannacia  e  medicina  ; 
Vili.  Acque  minerali. 
La  seconda  sezione  contiene  un    esteso    rapporto   dei  dottori  Legouest,  Gavarret,  Ber- 
j^eron  e  Vallin    sui  lavori  dei  Consigli  d'Igiene  e  di  salubrità  dei  Dipartimenti  nel  187S 
e  proposte  di  ricompense  ad  alcuni  dei  componenti  questi  Consigli. 

In  questo  Rapporto  vengono  passati  in  rassegna  numerosi  lavori  circa  l'Igiene  munici- 
pale, le  acque  potabili  e  i  corsi  d'acqua,  e  qui  sono  citati  parecchi  fatti  di  acque  fOt 
dannose  o  inservibili  dai  prodotti  di  stabilimenti  industriali,  sulle  industrie  dannose,  sàh 
lontananza  dei  cimiteri  dall'abitato,  sull'igiene  scolastica,  rurale  e  alimentare,  sulle  epide- 
mie, sulle  epizoozie,  sull'assistenza  medica  e  sulla  vaccinazione. 

Importanti  sono  pure  le  sezioni  terza  (epidemie,  endemie  e  malattie  contagiose)  e  sestt 
(alimenti  e  bevande).  In  queste  come  nella  suddetta  sono  citati  molti  fatti,  assai  istruttivi 
anche  per  gl'igienisti  e  per  tutti  coloro  che  occupandosi  del  miglioramento  della  pubblici 
igiene,  troveranno  in  essi  prove  assai  convincenti  dei  danni  che  ne  possono  venire  tlk 
salute  pubblica  e  privata. 

Noi  ne  consigliamo  la  lettura  agli  igienisti  certi  che,  giunti  al  termine  della  medesim 
essi  si  troveranno  soddisfatti  dell'utile  ricavatone  e  si  chiameranno  contenti  di  tvcr 
seguito  il  nostro  consiglio. 

Dott.  G.  Pini. 


i 


—  789  — 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  LUGLIO  i882. 


Lo  stato  meteorologico  del  mese  di  luglio  fu  diverso  nelle  varie  regioni  d'Italia,  come 
suole  non  di  rado  avvenire;  e  sopratutto  per  quanto  si  riferisce  alla  distribuzione  dell<a 
pioggia  e  della  temperatura.  Quella  infatti,  mentre  fece  interamente  difetto  o  quasi  in  tutto 
il  mezzodì  della  penisola,  dalla  Basilicata  in  giù,  e  nella  Sicilia,  cadde  invece  copiosa  in 
-diverse  contrade  del  Nord,  e  specialmente  nel  Friuli,  nel  Bellunese  e  nel  Trevigiano,  non 
•che  nei  paesi  intorno  ai  nostri  maggiori  laghi;  e  nella  mezza  Italia  dove  fu  moderata, 
dove  fu  abbondante  anziché  no.  La  temperatura  andò  soggetta  a  non  lievi  oscillazioni,  e 
toccò  i  massimi  valori  dell'  anno  al  Nord  durante  la  prima  metà  del  mese,  al  Sud  nella 
seconda.  Né  mancarono  temporali  ed  acquazzoni,  ed  anche  nevi,  parziali  però  e  ristretti 
a  non  gran  tratto  di  terreno;  i  qnali  arrecarono  guasti  qua  e  là.  Causa  di  queste  varia- 
zioni atmosferiche,  furono  le  fluttuazioni  sofferte  dalla  pressione  dell'aria  nel  corso  del 
mese. 

Prima  Dbcadb. 

E  per  vero,  le  basse  pressioni  ed  i  centri  ciclonici  che  nella  prima  decade  persistettero 
nel  mediterraneo  settentrionale  per  l'influsso  delle  onde  depresse  provenienti  dal  Nord  e 
dal  Nord'CSt,  cagionarono  una  serie  di  pioggie  e  di  temporali,  che  si  estesero  in  gran 
parte  della  penisola,  congiunti  a  shaki  di  temperature. 

Un  primo  perìodo  temporalesco  si  aveva  in  sul  cominciar  del  mese,  dall'  i  al  3.  Nei 
primi  due  giorni  in  temporali  e  le  pioggie  sono  più  frequenti  ncll'  alta  e  media  Italia  ; 
nel  3  si  trasportano  al  mezzodì  insieme  colla  depressione  barometrica.  Un  secondo  periodo 
incomincia  il  4,  al  sopravvenire  di  un'altra  onda  di  depressione  dalle  coste  Oceaniche;  e 
nuovi  temporali  si  hanno  sopratutto  in  Piemonte  e  nella  Liguria  nel  4-5. 

Intanto,  col  dominio  dei  venti  di  Nord-ovest  e  di  Nord,  il  calore  decrebbe  nei  giorni 
anzidetti,  ed  un  minimo  di  calore  si  ha  dal  3  al  6  in  tutta  Italia,  il  quale  per  non  pochi 
luoghi  fu  il  più  intenso  del  mese. 

Dopo  il  giorno  5,  sino  all'S  vi  ha  tregua  in  Italia,  ed  al  soffiar  di  venti  da  libeccio  e 
di  scirocco,  la  temperatura  si  accresce  dovunque  notevolmente,  per  modo  che  in  molti 
luoghi  del  centro  e  del  Sud  si  ha  nel  9  il  massimo  termico  non  solo  del  mese,  ma  della 
intera  stagione.  Questi  forti  calori,  richiamando  le  basse  pressioni  verso  il  Sud,  sono  causa 
di  violenti  temporali,  nei  giorni  medesimi  5-10  con  acquazzoni  in  alcuni  luoghi  presso 
«Ile  Alpi,  e  specialmente  in  Piemonte  dal  Canavese  al  Lago  Maggiore,  dove  si  ebbero 
straripamenti  di  flumi,  allagamenti  e  scoscendimenti  di  terreno. 

Tolti  questi  danni  ristretti^  ed  altri  pure,  non  guari  estesi,  cagionati  dai  venti  caldi  e 
forti  nel  mezzodì,  e  dalle  grandini  in  alcune  poche  province,  la  stagione  riesci  favorevole 
alle  campagne,  e  sopratutto  al  frumento,  al  mais  ed  alle  viti. 

Sbconda  Decade. 

L«  pioggie  caddero  in  questa  seeonda  decade  meao  copiose  che  nella  precedente,  ed 
t  temporali  si  succedettero  anch'essi  con  minore  impeto  e  violenaa.  Uba  prima  cmdàta  di 


—  790  — 
<1  epressione,  incominciata  il  primo  di  della  decade  dappresso  alla  Scandinavia  ed  all'Arci- 
pelago inglese,  si  protende  il  giorno  appresso  verso  la  Germania  da  una  parte  e  sul  no- 
stro Mediterraneo  dall'altra,  passando  il  15  sulla  Turchia.  Essa  arreca  pioggie  e  tempo- 
rali sul  suo  passaggio,  dapprima  nell'alta  Italia  occidentale,  sopratutto  in  Piemonte  e  nella 
Liguria,  con  neve  sulle  Alpi  marittime  ;  poi  nell'alta  Italia  occidentde  e  nella  media;  in 
ultimo,  nel  13,  al  mezzodì. 

Dopo  il  13  le  più  alte  pressioni  che  si  trovano  all'Ovest  del  Continente  si  avanamo 
verso  Sud-est  ed  occupano  la  Penisola  Iberica,  l'Africa  e  parte  del  Mediterraneo,  dove  si 
mantengono  sino  al  terminar  della  decade,  mentre  le  più  basse  si  fissano  sali' Arcipelago 
inglese.  Fu  perciò  che  in  tutto  il  rimanente  della  decade,  il  tempo  si  mantenne  bello  e 
sereno  su  tutta  Italia;  con  una  passaggera  interruzione  nel  16  e  17,  cagionata  da  ima 
leggera  depressione  venuta  dall'Ovest,  la  quale  apportò  temporali  con  pioggia  dapprìin» 
in  alcuni  luoghi  dell'alta  e  della  media  Penisola,  e  poi  nella  bassa. 

La  temperatura,  dopo  il  13,  andò  man  mano  aumentando  sino  al  terminar  della  decade, 
e  continuò  a  crescere  nel  primo  e  nei  primi  due  giorni,  dal  20  al  22,  si  ebbe  in  tatt» 
l'Italia  settentrionale,  ed  in  alcune  stazioni  del  centro,  del  pari  che  in  Sardegna,  il  mas- 
simo termico  mensuale,  che  fu  pure  quello  di  tutta  l'estate;  come  il  massimo  del  9  era 
stato  per  il  resto  del  paese. 

Per  causa  della  poca  pioggia  in  molti  luoghi  le  campagne  si  mostravano  sofferenti, 
massima  pei  forti  calori  sopraggiunti.  Tuttavia  il  raccolto  del  frumento  fu  copioso  piii  che 
d'ordinario;  il  maiz,  gli  olivi  e  le  viti  prosperavano  nella  maggior  parte  dei  luoghi,  ed  i 
pascoli  ed  i  prati  erano  belli  sulle  Alpi. 

Terza  Decade. 

Mentre  il  calore  cresceva  nei  primi  giorni  della  decade,  il  barometro  si  abbassava  n 
tutta  Europa,  e  specialmente  all'Ovest;  e  si  mantenne  basso  sino  al  24  al  Nord  ed  il 
Nord-ovest.  Codesta  depressione  fu  causa  dei  temporali  che  nei  primi  quattro  giorni  ddli 
decade  infestarono  non  poche  località  dell'alta  e  media  Italia,  sopratutto  all'Ovest  ;  e  cbc 
in  alcuni  luoghi  dell'Appennino  settentrionale  andarono  congiunti  a  grandine  devastatrice. 

Dopo  il  25,  le  pressioni  persistono  sempre  basse  sulla  Scandinavia  e  sull'Europa  d 
mezzo  ;  ma  si  accrescono  man  mano  dal  Sud-ovest  nella  Spagna  a  tutto  l'Ovest  del  Con- 
tinente, mantenendosi  in  tale  stato  sino  al  terminar  del  mese,  con  qualche  leggero  abbas* 
samento  il  29  e  30.  Per  contro,  all'Est  le  basse  pressioni  si  trovano  nel  27  sulla  Peni* 
sola  Slavo-Greca  e  nel  Mar  Nero,  e  vi  rimangono  fino  al  29  ;  avanzanzandosi  nei  dnc 
giorni  appresso,  30  e  31,  dal  Mar  Nero  alla  Scandinavia. 

Per  tale  disposizione  della  pressione  atmosferica  si  manifesta  su  tutta  l'Europa  ocddea- 
tale  la  corrente  di  maestro  e  di  tramontana  ;  e  la  temperatura  si  rinfresca  in  Italia,  come 
altrove,  nella  seconda  metà  della  decade.  Le  leggere  depressioni  del  29  e  30,  apporta- 
rono gli  ultimi  temporali  del  mese  in  diversi  paesi  del  Nord  e  del  centro  d'Italia,  eoa 
pioggia  nei  luoghi  meno  alti,  e  con  neve  sui  monti.  Negli  altri  giorni  tatta  la  stagiooe 
fu  buona  e  piacevole. 

La  pioggia  cadde  abbondante  in  alcuni  luoghi  del  Veneto  e  della  Lombardia;  del  pan 
che  negli  Abruzzi.  Fu  pure  sufficiente  nell'Emilia  occidentale  ;  ma  negli  altri  paesi  tatti 
fu  scarsa,  epperò  desiderata  per  il  vantaggio  della  campagna;  sebbene  le  viti  proqMi*** 
aero  quasi  dovunque.  Le  grandinate  furono  rare,  e  non  riuscirono  funeste  che  in  pocbis^ 
sime  località,  come  in  alcune  della  Basilicata. 


—  79»   — 


Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  luglio  1882. 


Città 

Temperatura 

Città 

Temperatura 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Belluno 

Udine 

Venezia  .... 
Bergamo. . . . 

Como 

Milano 

Novara 

Torino 

Alessandria. . 

Genova 

Perugia. .... 
Modena  .... 
Bologna .... 

Urbino 

Ancona. 

30°.  9 
35°.  4 

34°.  » 
31°.  6 

30°.  5 
34°.  0 
34°.  0 

33°.  5 
33°.  8 
30°.  2 
32°.  I 
34°.  0 

33°.  4 
30°.  2 

35°.  5 

8^2 
9°.  2 

15°.  5 
13°.  6 

12^.2 

14°.  7 
ii^i 

14°.  I 
14°.  3 

I6^o 

12^9 

15^6 
150.6    1 
14°.  0    j 
17°.  6 

Livorno  .... 

Firenze 

Perugia 

Roma 

Aquila  .  •  • . . 

Foggia 

Caserta 

Avellino .... 

Napoli 

Potenza  .... 

Lecce 

Cosenza .... 
Palermo .... 
Siracusa .... 
Cagliari 

31°.  0 

35°.  2 

32°.  I 

34°.  0 
33°.  0 
41°.  2 

35°.  5 
32°.  6 

32°.  9 
34°.  7 
41°.  4 

37°.  4 
38°.  I 

32°.  7 
35°.  2 

i5°.o 

14°.  0 
12^.9 
15°.  2 
lO^l 

14°.  5 

12^9 

7°.  8 
16O.6 

9°.o 
15°.  2 
14°.  0 

14°.  4 
19°.  5 
15°.  3 

DtUr  Osservatorio  di  Moncalieri^  luglio  1882. 


Padre  F.  Dknza. 


—  79«  — 

RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  AGOSTO   1882. 


La  stagione  trascorre  nel  mese  di  agosto  alquanto  migliore  che  in  luglio.  I  temporali 
furono  meno  frequenti  e  meno  intensi  ;  e  le  grandini  furono  rare,  ed  innocue  nella  mig-  < 
gior  parte  de'  luoghi.  Le  pioggie  caddero  meno  abbondanti  e  rimasero  meglio  distribuite 
sulla  superfìcie  della  Penisola,  essendo  però  sempre  scarsissime  o  nulle  nella  terra  d'  0- 
tranto  ed  in  Sicilia,  ed  anche  nella  Sardegna.  Dove  si  ebbero  in  maggior  copia  fa  sem- 
pre nel  Friuli  e  nel  Bellunese,  non  che  in  quel  di  Milano.  La  temperatura  andò  anch'essa 
soggetta  a  minime  variazioni  che  nel  mese  passato  ;  e  tanto  i  massimi  quanto  i  minimi 
suoi  calori  rimasero  nella  maggior  parte  delle  contrade  italiane  meno  intensi.  Le  flattaa- 
zioni  della  colonna  barometrica,  fattori  principali  delle  meteore  temporalesche  e  delle  ?a- 
riazioni  termiche,  riescirono  solo  di  poco  maggiori  che  in  luglio,  ma  meno  frequenti  e  di 
minore  influenza.  Lo  stato  igienico  dei  nostri  paesi  non  ebbe  quindi  a  soffrir  di  aovercliio 
in  questo  mese  ;  e  quello  delle  campagne  fu  diverso  a  seconda  della  pioggia  e  del  ca- 
lore. Le  stazioni  climatiche  e  di  ritrovo  nei  nostri  monti  si  lamentarono  della  soverchia 
pioggia,  della  temperatura  relativamente  bassa;  epperò  della  non  grande  frequenza  di 
frequentatori. 

Prima  Decade. 

Nella  prima  metà  della  decade,  fin  quasi  al  5.  mentre  le  più  alte  pressioni  persistevano 
su  quasi  tutto  l'Ovest  del  Continente,  dall'Africa  e  dalla  Spagna,  sino  al  mezzodì  d'In- 
ghilterra ;  le  più  basse  si  trovano  invece  al  Nord  sulla  Scozia  e  sulla  Scandinavia,  al  Sud 
dell'Arcipelago  greco  all'Asia  Minore  e  poi  sul  Mediterraneo  orientale.  Codesto  leggero 
squilibrio  ddla  pressione  atmosferica  cagionò  nelle  nostre  regioni  deboli  correnti  di  mae- 
stro; ma  il  calore  si  accrebbe  ed  il  tempo  fu  bello  e  sereno.  In  diversi  luoghi  si  ebbe 
in  questi  giorni  il  massimo  termico  di  tutto  il  mese. 

Nella  feconda  metà  della  decade,  dal  5  al  io,  le  pressioni  elevate  continuano  sull'Oc- 
cidente, basae  ad  Oriente  del  meridiano  Roma-Monaco-Berlino-Copenaghen,  protendendosi 
dalla  Russia  al  Mar  Nero.  All'Ovest  il  massimo  barometrico  oscillò  intorno  770  mm. ,  al- 
l'Est il  minimo  fu  compreso  tra  752  e  748  mm.  Nelle  nostre  contrade  il  dislivello  del 
barometro  fu  anche  minore,  epperò  non  si  ebbero  in  tutto  questo  tempo  rilevanti  squili- 
bri atmosferici;  la  tranquilla  corrente  di  Nord,  che  ne  risultò  in  tutta  Europa,  abbassò  la 
temperatura,  malgrado  la  serenità  quasi  costante  del  cielo  ;  ed  in  alcune  stazioni  della 
Riviera  Ligure,  e  della  Terra  d'Otranto,  non  che  in  quasi  tutta  la  Sicilia,  avvenne  in  que- 
sti giorni  il  minimo  mensuale  di  temperatura. 

Alcune  leggere  depressioni  vennero  prima  dal  Sud,  e  poi  dall'  Ovest,  conturbarono  di 
tratto  in  tratto,  ma  per  breve  tempo,  le  stazioni  specialmente  a'  piedi  delle  Alpi;  e  tem- 
porali o  pioggie  accaddero  nel  5  sulla  media;  che  sul  6  si  estesero  anche  al  mezzodì,  e 
nel  7,  8  e  IO,  a  molte  stazioni  di  tutta  Italia;  limitandosi  nel  9  al  solo  estremo  Sud. 

Le  pioggie  furono  scarse  quasi  dappertutto  nel  settentrione  e  nel  mezzodì  d'Italia,  ed 
in  diversi  paesi  mancarono  del  tutto  ;  caddero  invece  a  sufficienza  nelle  regioni  del  centra 
Perciò  nelle  prime  regioni  le  condizioni  agricole  non  erano  soddisfocenti  salvo  quelle  àà 
vigneti  ;  alcuni  dei  quali ,  posti  nell'  Astigiano  e  Monferrato,  ebbero  nocumenti  dalU 
grandine. 


—  793  — 

Seconda  Deoldk. 

Nei  primi  cinque  o  sei  giorni  della  decade,  il  calore  si  accrebbe  di  nuovo  od  in  moke 
stazioni  italiane  si  ebbe  il  massimo  termico  del  mese;  al  Nord  ed  al  centro  dal  12  al  14, 
al  Snd  ed  in  Sardegna  dal  15  al  16;  e  pia  tardi  ancora,  dal  iS  al  19,  in  Sicilia.  De- 
vesi  ciò  alle  alte  pressioni  che  sino  al  16  perdurarono  sul  nostro  paese,  le  quali  fin  al  14 
si  estendevano  dall'Arcipelago  inglese  e  dalla  Finlandia,  sino  ai  Balcani  ed  alle  penisole 
iberica  ed  italiana;  donde  i  venti  di  mezzodì,  che  ci  apportarono  i  suddetti  calori. 

Dal  15  al  17  una  zona  di  basse  pressioni  si  protende  nell'Europa  dall'Atlantico  al  Mar 
Nero,  e  dal  Baltico  all'Africa,  producendo  un  minimo  secondario  sul  golfo  di  Genova.  Ma 
nel  iS  il  barometro  si  alza  di  nuovo  all'Ovest,  e  l'aumento  si  propaga  sino  a  noi,  per- 
durando sino  al  terminar  della  decade,  dando  il  nuovo  aumento  di  calore,  specialmente 
in  Sicilia,  innanzi  accennato. 

Per  codesto  stato  della  pressione  atmosferica,  le  giornate  si  mantennero  per  lo  più  belle 
ed  il  cielo  rimase  sereno  dovunque  per  buona  parte  della  decade;  ed  i  maggiori  e  più 
estesi  temporali  si  propagavano  dal  14  al  16  sulFAlta  e  media  Italia.  Qualche  pioggia 
più  o  meno  leggera  cadde  il  17  nelle  regioni  Alpine,  e  nel  18  in  Toscana;  ed  alcuni 
temporali  con  pioggie  si  ebbero  nell'Alta  Italia  al  primo  ed  all'ultimo  di  della  decade. 

Col  temporale  del  14  cadde  grandine,  con  vento  impetuoso  e  con  fiihnini  in  alcuni 
luoghi  del  Canavese  e  della  provincia  di  Cuneo,  con  danno  delle  vigne  e  delle  piante 
fìmttifere. 

La  pioggia  fu  nulla  e  quasi  nell'estremo  Sud  della  Penisola,  in  Sicilia  ed  in  Sardegna, 
scarsa  altrove,  salvo  in  alcuni  luoghi  del  Veneto,  del  Piemonte,  della  Toscana,  dell'  Um- 
bria, delle  Marche  e  degli  Abruzzi  ;  epperò  gli  agricoltori  ne  desideravano  maggior  copia, 
pel  buon  andamento  delle  campagne. 

Terza  Decade. 

In  questo  ultimo  periodo  del  mese  gli  squilibri  della  pressione  atmosferica  addivennero 
più  frequenti  e  più  intensi  che  nei  due  precedenti  ;  e  quindi  ancora  le  pioggie  ed  i  tem- 
porali; che  si  avvicendarono  quasi  ogni  giorno,  sino  al  28. 

Difatti  dal  cominciar  della  decade  sino  al  27  una  serie  non  interrotta  di  onda  depressa, 
proveniente  dal  Nord  e  dal  Nord-ovest,  attraversò  il  Continente,  generando  nelle  stazioni 
italiane  i  minimi  barometrici  più  basai  del  mese  nei  giorni  31-22,  26-27.  Quindi  la  serie 
dì  pioggie  con  temporali  che,  si  ebbero  dal  21  al  26  nell'Italia  del  Nord  e  del  mezzo^ 
salvo  il  giorno  25  in  cui  vi  fu  breve  tregua;  e  gli  altri  che  seguirono  nel  centro  e  nel 
mezzodì  il  27. 

Le  grandini  riuscirono  di  danno  ad  alcune  località,  specialmente    nel    Veneto,  in   To- 
scana ed  in  quel  di  Benevento,  ed  un  furioso  uragano  danneggiò  pure  alcuni  paesi  della  ^ 
Capitanata. 

Nd  28,  al  crescere  delle  pressioni,  la  stagione  diviene  migliore  in  tutte    le  nostre  re-   ' 
gioni;  l'aria  calflM^   ed  il  cielo  sereno,  solo  poca  pioggia  si  urta  il  28  ed  il  30  sui  ver- 
santi alpini  ;  avanzò  la  prima  delle  precedenti  depressioni  ;  e  di  effetto  la  seconda  di  una 
leggiera  depressione  arrivataci  dalle  Isole  Britanniche, 

Nei  primi  tre  giorni  della  decade,  colle  pressioni  molto  basse  a  Nord-ovest  predominò 
la  corrente  equatoriale,  e  la  temperatura  si  mantenne  elevata  ansi  che  no.  Ma  dal  24  in 


—  794  — 

poi  i   centri   ciclonici   arriyati   tulla   Penisola,  risvegliarono  correnti  di  tramontana,  e  d 
maestro,  che  abbassarono  la  temperatura,  specialmente  dopo  il  25  ;   epperò  dal  26  al  3 
avvenne  nella  più  gran  parte  delle  nostre  stazioni  il  minimo  termometrico  di  tutto  il  mes 
che  riesci  basso  relativamente  alla  stagione.  A  San  Remy,    a'  piedi  del  San  Bernardo, 
termometro  segnava  appena  un  grado  sopra  cero. 

Salvo  sempre  le  province  meridionali  e  molti  luoghi  del  Piemonte  e  della  Liguria,  doTi 
la  pioggia  fu  scarsa  o  nulla  ;  nel  resto  d'Italia  questa  cadde  a  sufficienza,  ed  anzi  fa  co 
piosa  nelle  regioni  poste  a  pie  delle  Alpi.  Nelle  prime  contrade  la  prolungata  siccità  i 
nocevole  ad  ogni  sorta  di  coltura,  non  escluse  le  viti,  e  riesciva  di  disagio  anche  all'eoe 
nomia  domestica;  mentre  altrove  le  cose  andavano  più  prospere  sotto  ogni   aspetto. 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nelTagosto  1882. 


Città 

Temperatura 

tv 

I        CrTTÀ 

Temperatura 

Massima 

Minima 

Massima 

Minima 

Belluno  .... 

27^.9 

9^5 

1  Livorno  .... 

31^0 

17^0 

Udine 

32<».2 

11®.  0 

Firenze. .... 

33^8 

13^5 

Venezia  .... 

29<>.8 

14^6 

Perugia 

31^2 

15^0 

Bergamo. . . . 

29^.6 

I2<^.0 

Roma 

31^7 

15^7 

Como 

29*^.2 

io^6 

Aquila 

30^0 

io^9 

Milano 

32^3 

14^.5 

Foggia 

35^2 

15^9 

Novara 

31°.  8 

9^2 

Caserta 

32^6 

15^8 

Torino 

29^0 

13*^.6 

Avellino... . 

29^9 

9^3 

Alessandria. . 

32^.0 

14^0 

Napoli 

29°.  7 

iS^.o 

Genova 

31^.2 

i8^6 

Potenza  .... 

28^5 

io^9 

Piacenza. . . . 

31^2 

13^0 

1  Lecce 

35^7 

i6^o 

Modena .... 

32^.9 

13^2 

Cosenza .... 

31^0 

15®.  0 

Bologna .... 

30°.  9 

15^5 

Palermo .... 

33^8 

14^8 

Urbino 

30°.  0 

15^.5 

Siracusa .... 

32^3 

20<^.0 

Ancona 

30^8 

17^8 

Cagliari .... 

34^1 

16O.7 

Dalf  Osurtmtorio  di  Moneaìiiri,  agosto  1882, 


Padre  F.  Dbnza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 
DELLA  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


Il  Museo  d'igiene  della  Società. 

Come  già  è  stato  annunciato  il  Consiglio  di  Direzione  dette  opera  in  \ 
questi  ultimi  tempi  a  raccogliere  una  certa  quantità  d'oggetti  che  potessero 
essere  nucleo  ad  un  primo  Museo  d'Igiene  in  Italia.  Alla  ardita  iniziativa 
però  sarebbero  stati  sicuramente  insufficienti  i  mezzi  dei  quali  la  Società  no- 
stra, giovane  troppo  e  in  molte  opere  impegnata,  poteva  all'uopo  disporre, 
se  la  munificenza  di  un  collega  modesto  quanto  benemerito  non  fosse  su- 
bito venuta  in  soccorso  della  nuova  Istituzione  cui  la  Società  Italiana  d'I- 
giene ha  il  merito  di  aver  dato  vita.  Il  dott.  Giuseppe  Sapolini  che  fino 
dalla  fondazione  della  Società  ha  coperto  con  zelo  superiore  ad  ogni  elogio 
la  carica  di  Economato-Cassiere  e  ha  voluto  perpetuare  la  ricordanza  dei 
segnalati  servigi  prestati  al  nostro  sodalizio,  con  uno  di  quegli  atti  che  le 
parole  non  valgono  a  qualificare  e  pei  quali  non  si  prova  che  un  sentimento  : 
quello  dell'ammirazione. 

L'egregio  Collega  ha  fatto  dono  alla  Società  Italiana  d'Igiene  della  cospicua 
somma  di  L.  10,000  in  rendita  italiana  5  V^  coll'intendimento  che  la  So- 
cietà stessa  venga  dal  Regio  Governo  riconosciuta  quale  Ente  morale  de- 
stinando la  rendita  di  detta  somma  all'incremento  del  Museo  d'Igiene. 

n  Consiglio  di  Direzione  appena  avuta  partecipazione  del  nobilissimo  atto 
determinava  : 

i.^  di  accettare  la  splendida  elargizione; 

2.^  di  lasciare  alla  Società  l'ufficio  gradito  di  esprìmere  nel  modo  che 
parrà  migliore  la  propria  riconoscenza  al  dott.  Sapolini; 


—  796  — 
3-**  di  avviare  pratiche  col  Regio  Governo    pel  pronto   riconoscimento 
in  Jinte  morale  della  Società; 

4.^  di  ordinare  subito  le  collezioni  raccolte  in  apposito  locale  e  di  in- 
titolare col  nome  del  benemerito  donatore  il  Museo  d'Igiene  che  sorge  sotto  i 
suoi  auspici  e  del  quale  egli  conserverà  la  Direzione  sua  vita  naturai  durante. 

Abbiamo  intanto  il  piacere  di  potere  annunziare  che  il  Museo  è  già  stato 
iniziato  in  ampio  e  ben  adatto  recinto,  e  che  le  pratiche  per  ottenere  il 
riconoscimento  giuridico  della  Società  sono  favorevolmente  avviate  e  non 
tarderanno  di  essere  coronate  da  completo  successo. 

Questi  fatti  valgono  più  di  ogni  altra  considerazione  a  dimostrare  come  la 
Società  nostra  vada  acquistando  sempre  nuova  importanza  e  volga  felicemente 
verso  quegli  alti  e  generosi  scopi  che  si  propone  conseguire  mercè  Tattività 
e  l'autorità  dei  suoi  membri  i  quali  crescendo  ogni  giorno  di  numero  assi- 
curano alla  medesima  forza  ed  espansione. 

« 

L'escursione  alpina  di  alcuni  membri  della  Società. 

In  occasione  del  Congresso  Intemazionale  d'Igiene  che  è  stato  tenuto  a 
Ginevra  nel  p.  p.  settembre  alcuni  membri  della  Società  decisero  di  es^[ime 
una  escursione  che  sollevando  lo  spirito  rin>ìgorisse  al  tempo  stesso  il  corpo. 

La  Comitiva  composta  di  16  persone,  fra  le  quali  erano  i  professori  Corradi 
e  Pagliani,  i  dottori  Pini,  Parola,  Marro,  Morra,  Colliex,  Portis,  Raserì,  Mon- 
teverdi.  De  Paoli,  Maggioli,  Faw.  Boncinelli  ed  alcuni  altri,  mosse  da  Ivrea 
percorse  la  Valle  d'Aosta,  visitando  alcuni  antichi  castelli  e  lo  stabilimento 
idroterapico  di  Saint  Vincent,  prosegui  per  Aosta  d'onde  prese  a  salire  il  Gran 
San  Bernardo  ove  sostò  per  circa  24  ore  eseguendo  l'ascensione  della  Che- 
naletta  (2900  metri  sul  livello  del  mare).  Poscia  discendendo  ad  Orsières  e  &far- 
tigny  proseguiva  per  Losanna  e  Ginevra  ove  tutti  giunsero  in  buonissimo  stato 
•di  salute  e  lieti  di  avere  con  lungo  e  faticoso  cammino  ritemprate  le  forze. 

Una  cattedra  d*  Igiene  in  perìcolo. 

Nell'Istituto  di  marina  mercantile  di  Venezia  esiste  già  da  molti  anni  una 
cattedra  d'Igiene  navale  che  per  motivi  di  economia  minaccia  di  essere 
soppressa. 

La  Società  Itaìiana  d* Igiene  preoccupandosi  di  questo  fatto,  ha  ioiriato 
pratiche  attivissime  per  mezzo  della  Sede  particolare  di  Padova,  aflmchè  la 
cattedra  di  Igiene  navale  sia  mantenuta  nell'Istituto  reputatissimo  di  Venezia. 


—   797  — 


CENNI    NECROLOGICI. 


GIUSEPPE   LAZZARETTI. 

Il  23  agosto  spirava  in  Padova  dopo  lunga  malattia  il  dottor  Giuseppe  Laz- 
zaretti, professore  ordinario  in  quella  Università  di  Medicina  Legale  e  Polizia 
Medica.  Era  nato  a  San  Quirìco  d'Orda  nel  Senese  nel  181 2.  Rivolse  gran  parte 
della  sua  operosità  scientifica  agli  studi  medico-legali.  Guadagnatasi  fama  assai 
distinta  in  Toscana  come  perito  e  come  scrittore,  ebbe  nel  1864  l'invito  onore- 
volissimo dall'  Università  di  Padova  di  occuparvi  la  cattedra  di  Medicina  legale 
e  Polizia  medica  lasciata  dal  prof.  Giannelli.  In  questo  suo  nuovo  arringo  si  cat- 
tivò subito  la  stima  dei  colleghi,  dei  giovani,  e  della  Magistratura,  che  non  man- 
cava mai  di  sentirne  in  ogni  caso  importante  l'autorevole  consiglio.  Nelle  sue 
lezioni  brillava  la  conoscenza  profonda  delle  dottrine  mediche,  congiunta  ad  una 
critica  acuta,  sagacissima,  a  larga  cultura  giurìdica.  Frutto  dei  suoi  studi  e  della 
sua  pratica  fu  il  suo  Corso  teorico  pratico  di  Medicina  legale,  che  vide  in  questi 
ultimi  mesi  la  sua  terza  edizione.  Questo  trattato,  per  quanto  includa  argo- 
menti di  carattere  meramente  giuridico  che  non  dovrebbero  a  rigor  di  materia 

trovar  posto  in  un'opera  di  vera  Medecina  l^ale,  sarà  sempre  consultato  con 
profitto  per  la  chiarezza  della  esposizione,   per  la   sottigliezza    della   critica, 

per  la  opportunità  con  cui  certi  punti  di  vedere  giurìdico  sono  illustrati  con 
i  dati  medici.  Noi  dobbiamo  ancora  ammirare  nell'Autore  la  franchezza  leale 
con  cui,  anche  dissentendo  dalle  scuole  moderne,  sosteneva  i  proprì  principi  ; 
la  fermezza  del  suo  carattere  che  gli  fé'  sopportare  con  filosofia  serena  sce- 
vra d'ogni  rancore,  indegne  persecuzioni.  Morendo  die  nuova  prova  del  suo 
grande  amore  agli  studi,  giacché  legò  gran  parte  del  suo  patrimonio  in  sus- 
sidio a  studenti  privi  di  fortuna,  e  all'incremento  degli  studi  medico  forensi. 
I^  scienza  nostra  perde  nel  Lazzaretti  un  illustre  suo  rappresentante  e  ne 
<:ustodirà  con  affettuosa  venerazione  la  rìcordanza. 


LUIGI   CONCATO. 


Nato  a  Padova,  da  quel!'  Università  passò  a  perfezionarsi  negli  studi  medico- 
chirurgici  a  Vienna.   Parve  che  dapprima  si  volesse  dedicare   all'ostetricia; 


—  79^  — 
poscia   insegnò  per  breve  tempo  patologia  generale  nell'Università  di  Pavia, 
per  indi  passare  alla  Clinica  Medica  di  Bologna  e  successivamente  nell'altra 
di  Padova  e   Torino. 

Quantunque  apparisse  nuovo  fra  i  Clinici  e  quasi  inaspettato,  presto  s'e- 
levò fra  i  maggiori,  specialmente  per  la  parte  che  riguarda  la  diagnosi  fisica. 
Negli  ultimi  anni  si  volse  di  preferenza  allo  studio  delle  cause  morbose  con 
che  affermava  la  grande  importanza  della  Medicina  preventiva  e  dell'Igiene. 

Qui  non  è  a  dire  delle  opere  di  lui,  le  quali  se  gli  procurarono  fama, 
maggiore  ancora  gliela  procurò  l'insegnamento.  Ebbe  discepoli  devotissimi. 

Le  sventure  della  famiglia  gl'inacerbirono  l'animo  :  l'irrequietudine,  quando 
appunto  il  riposo  dopo  le  lunghe  lotte  è  necessità,  gli  abbreviò  forse  la  vita. 

A  Riolo  in  Romagna,  dov'era  Direttore  di  quelle  terme,  quasi  improvvi- 
samente, si  rapida  corse  la  malattia,  moriva  nello  scorso  agosto. 


GAETANO    RINALDINI. 

Il  dott.  Gaetano  Rinaldini,  ascritto  alla  nostra  Società  e  già  Diretttore  dei 
Manicomi  provinciali  di  Milano,  della  Setiavra  e  di  MornhellOf  cessò  di  vivere 
in  questa  città  la  sera  del  giorno  r  i  settembre  scorso,  dopo  lunga  e  penosa 
malattia  nell'età  di  69   anni. 

Non  ancora  insignito  della  laurea  dottorale,  iniziò  la  sua  carriera  di  me- 
dico in  mezzo  alle  stragi  ed  ai  lutti  della  prima  pandemia  colerica,  che  nel 
1836  infestò  la  Lombardia  ed  il  Veneto,  e  prestando  1*  opera  sua  a  van* 
taggio  dei  colerosi  del  Comune  di  San  Rocco  al  Porto  in  questa  provincia, 
ne  ebbe  lode  di  medico  zelante  e  coraggioso. 

Conseguita  la  laurea  nel  settembre  del  1837  presso  l'Università  di  Pavia, 
entrò  in  servizio  all'Ospitale  Maggiore  di  Milano  ed  annessi  Pii  Istituti.  Se- 
parati il  Manicomio  e  la  Pia  Casa  degli  Esposti  dall'  Ospitale  Maggiore,  il 
dott.  Rinaldini  dal  1 5  gennajo  1 844  rimase  esclusivamente  addetto  alla  cura 
dei  pazzi.  Per  38  anni  di  seguito,  continuò  l'opera  sua  benefica  e  feconda 
ossia  fino  al  gennajo  di  questo  anno,  epoca  in  cui,  sopra  sua  domanda,  fu 
collocato  a  ben  meritato  riposo.  In  questa  lunga  serie  di  anni  nella  quale 
dai  minori  gradi  della  gerarchia  raggiunse  quello  massimo  di  effettivo  Di- 
rettore dei  due  Manicomi  provinciali,  concentrati  dappoi  nell'unico  Manicomio 
di  Mombello,  ampliato  ed  ordinato  sotto  la  sua  direzione  secondo  le  esigenze 


—  799  — 
scientìfiche  ed  amministrative,  egli  potè  largamente  esplicare  le  sue  generose 
tendenze,  prodigando  ai  poveri  pazzi  affettuose  cure  di  amico  e /di  padre. 

La  stessa  sua  morte  fu  l'ultima  espressione  di  una  vita  esemplare  di  sa- 
crificio. 

Altra  delle  cause  della  malattia  che  lo  trasse  al  sepolcro  è   stata  una  le- 
sione traumatica  alla  regione  addominale,  arrecatagli  da  un  ricoverato.  (0 


GAETANO    MORETTI. 

È  morto  a  Crema  nelVetà  di  anni  54  il  dottore  Gaetano  Moretti,  membro 
della  nostra  Società. 

D'animo  gentile  e  generoso,  d'ingegno  aperto  e  vivace,  ricco  di  varia  e 
soda  cultura,  il  compianto  Collega  fu  dotto  medico  e  non  meno  abile  chi- 
rurgo. Dopo  un  servizio  non  breve  nelle  Condotte  Mediche  di  Bolzone  e 
Rappello  (circondario  di  Crema)  e  di  Romano  (provincia  di  Bergamo)  dalla 
stima,  dalla  fiducia  dei  suoi  concittadini  venne  chiamato  a  coprire  la  carica 
prima  di  Direttore  e  poi  di  Chirurgo  primario  del  patrio  Nosocomio.  Nella 
sua  nuova  posizione,  egli  parve  moltiplicarsi;  son  là  ad  attestarlo  le  varie 
Monografie  sparse  nei  Giornali  medici  ed  i  molti  articoli  d'igiene  pubblica, 
massime  sulla  Cremazione  dei  cadaveri  scritti  nei  Giornali  locali. 

(i)  Gazzetta  del  Manicomio  della  prorincia  di  Milano  in  Mombello.  Anno  III  N.  2. 


—  8oo  — 


ELENCO 
dei   Membri   Effettivi  della  Booi«tà  Italiana  d'Igiene 

ammessi  nel  settembre  ed  ottobre  18S2. 


SEDE  CENTRALE 


Ballotta  dotLG. ,  Lugo 
Brunelli  dott.  Augusto,  Bologna 


Cordara  doti,  Giovanni,  Milano 
Piana  ing.  Pellegrino,  Lttgo. 


SEDE  DI  PADOVA 


Brombini  Angelo  farnuuista^  Padova. 


SEDE  PARTICOLARE  DI  FIRENZE 


Andreucci  azw.  Ottavio 
Astrua  Carlo  farmacista 
Biagiottì  FenUnando  dentista 
Bargioni  dott.  Gustavo 
Boncinelli  dott,  Francesco 
Bosi  dott,  Pietro 
Ceccherelli  dott,  Andrea 
Cresci  Carbonai  dott.  Paolo 
Conte  azw,  Lorenzo 
Corsini  principe  Tommaso 
Domengè  prof,  J. 
Dunn  dott,  Carlo 
Fenzi  comm,  Sebastiano 
Giovannetti  Leonida 
Goutierez  Stefanino 


Mannini  ing.  Ferruccio 

Margarolo  chimico  Giovanni 

Mahotti  dott,  Ezio 

Mazzei  Del  Drago  Giovanni 

Pardo  dott,  Enrico 

Quattro  Ciocchi  dott.  Giovanni 

Rosi  dott,  Enrico 

Rombau  ing,  Giovanni 

Signorini  dott.  Mario 

Sommier  Stefano 

Stacchini  dott.  Carlo 

Tafani  dott,  Alessandro 

Uzielli  dott,  Mosè 

Zannetti  dott.  Raffaello. 


Dott.  Gaetano  Pini,  Gerente, 


^^/V/»^i^S.«  .^^^V^A.' 


Milano,  i88a.  —  Sub.  G.  Cìtc! 


PARTE  PRIMA, 


MEMORIE  ORIGINALI. 


L  SONNO  SOTTO  IL  RISPETTO  FISIOLOGICO  ED  IGIENICO  (0 

P^   Prof.  Angelo  Mosso. 

Nello  stato  attuale  della  scienza  un  lavoro  sulla  fisiologia  del  sonno  non 
uò  essere  che  assai  incompleto,  perchè  ci  mancano  le  esperienze  in  pro- 
osito.  Prima  che  si  faccia  un  lavoro  sintetico  nel  quale  si  parli  con 
ertezza  della  natura  del  sonno,  creJo  siano  ancora  necessari  parecchi  anni 
i  studi  analitici  indefessi,  sui  mutarnenii  che  subiscono  le  funzioni  dei- 
organismo  durante  il  sonno.  Questo  studio  rimase  fino  ad  oggi  così 
'oscurato  dai  fisiologi,  che  noi  vediamo  in  trattati  pregevolissimi  tralasciato 
t^l  tutto  il  capitolo  liei  sonno  per  mancanza  iìì  fatti  positivi. 
Credo  fra  i  fisioloi^!  moderni  essere  uno  di  quelli  che  si  è  fino  ad  ora 
-Cupato  con  mag.;iur  predilezione  e  forse  con  profitto  di  questo  argo- 
^nto  :  per  ragione  di  brevità  non  acci'nncrò  in  questa  memoria  che  i 
Ui  i  quali  hanno  più  diretta:ìienLe  rela/-ionc  coll'igiene  e  più  facilmente  si 
'estano  ad  applicazioni  pratiche. 
Appena  sarà  ultimaLi  una  serie  di  esperienze  siila  respirazione  e  sul 
>iìsumo  dell'organismo  che  sto  ora  facendo,  e.)!!' apparecchio  di  Petten- 
^fifer,  e  siano  terminate  le  mie  indagini  rigiiar  I')  alle  percezioni  dei  sensi 
-ir  uomo  che  dorme,  raccoglierà  in  un  volume  tutte  le  mie  esperienze 
^Ua  fisiologia  del  sonno. 

(i)  Memoria  premi:ita  dalla  Reale  Società  Italiana  d'Igiene    col    premio    di    istituzione 

51 


—  8o2   

Mutamenti  che  succedono  nella  circolazione  del  sangue 

durante  il  sonno. 

Ho  fatto  in  questo  riguardo  due  serie  molto  estese  di  indagini  :  colla 
prima  studiai  i  mutamenti  che  succedono  nell*  avambraccio,  servendomi  dd 
pletismografo  e  del  idrosfigmografo  ;  colla  seconda  studiai  i  mutamenti  che 
si  osservano  nella  circolazione  sanguigna  dentro  il  cervello. 

Studiando  primieramente  le  modificazioni  che  subisce  la  quantità  di  san- 
gue contenuta  nell*  antibraccio,  ho  potuto  dimostrare  che  durante  il  sonno 
succede  una  dilatazione  dei  vasi  sanguigni  alla  superficie  del  orpo,  per  cui 
il  volume  delle  estremità  diventa  maggiore.  Questo  fenomeno  die  ho  potuto 
analizzare  con  esattezza  in  tutte  le  sue  particolarità  per  me.:zo  del  metodo 
grafico  venne  a  dimostrarci  il  valore  che  hanno  per  la  fisiologfa  del  sonno 
alcuni  fatti,  che-si  erano  già  prima  osservati,  senza  dar  loro  il  valore  che 
si. meritano:  tali  sono  la  secrezione  più  abbondante  del  sudore,  il  rossore 
del  volto,  r  iniezione  dei  vasi  nella  congiuntiva  dell'  occhio  ,  la  secrezione 
più  abbondante  del  pus  ed  altri  fenomeni  proprio  del  sonno,  su  cui  avrò 
più  tardi  occasione  d'insistere. 

Ogni  eccitazione  proveniente  dall'esterno  genera  una  contrazione  dei  vasi 
nell'antibraccio  dell'uomo  che  dorme.  Questa  contrazione  come  vedremo  piii 
tardi  è  destinata  ad  aumentare  la  pressione  del  sangue  e  produrre  un  afflusso 
più  copioso  di  sangue  al  cervello,  quando  si  passa  dal  sonno  alla  veglia. 

Quanto  più  il  sonno  è  profondo  altrettanto  è  maggiore  la  dilatazione 
dei  vasi.  Osservando  il  decorso  dei  tracciati  e  vedendo  sopravvenire  una 
forte  contrazione  dei  vasi  potemmo  spesso  predire  che  era  imminente  Y  i- 
stante  del  risveglio  nella  persona  che  si  stava  studiando. 

Tutto  ciò  che  dilata  i  vasi  facilita  e  promove  la  sonnolenza  ;  quegli  agenti 
che  li  restringono  valgono  invece  ad  impedire  il  sonno.  Vedremo  in  seguito 
più  estesamente  le  applicazioni  di  questi  fatti  da  me  stabiliti  definitiva- 
mente nella  scienza. 

Un'  altra  prova  della  dilatazione  che  i  vasi  subiscono  alla  superficie  del 
corpo,  la  trovai  studiando  le  modificazioni  che  subisce  la  forma  del  polso 
nelle  estremità. 

Servendosi  dell'idrosfigraografo  o  dello  sfigmografo  ad  aria,  si  può  facil- 
mente vedere  che  durante  il  sonno  i  vasi  si  lasciano  più  facilmente  dila- 
tare dall'onda  sanguigna  ;  e  che  risvegliandosi  si  modifica  la  forma  del  polso 
perchè  aumenta  la  tonicità  dei  vasi. 


—  8o3  — 

In  antagonismo  con  i  fenomeni  del  polso  osservati  nel  sonno,  stanno  quelli 
<ieir  attività  cerebrale,  dove  succede  sempre  una  diminuzione  di  volume 
delle  estremità  causata  dalla  contrazione  dei  vasi  sanguigni.  Le  modifica- 
zioni che  subisce  il  polso  nella  sua  forma  sono  talmente  cospicue  — 
quando  si  passa  dalla  veglia  al  sonno  —  che  si  puj  senz'  altro  riconoscere  il 
tracciato  di  una  persona  che   dorme  da  quello  di  una  persona  che  si  sveglia. 

La  contrazione  dei  vasi  che  si  produce  durante  V  attività  cerebrale  nel- 
l'uomo che  viene  svegliato,  è*  talmente  forte  nei  vasi  dell'  antibraccio,  che 
il  polso  rimane  più  piccolo,  quantunque  divenga  più  forte  l' impulso  del 
cuore. 

Questo  aumento  di  tonicità  delle  pareti  vasali  alla  superficie  del  corpo, 
che  notai  nelle  gambe  e  nelle  braccia,  vedremo  più  lardi  essere  causa  di 
un  aumento  del  volume  del  cervello. 

L' importanza  somma  che  ha  la  quiete  per  studiare  i  rapporti  che  pas- 
sano fra  la  circolazione  del  sangue,  le  emozioni  dell'animo  e  le  sensazioni 
incoscienti,  si  manifesta  meglio  che  altrove  nel  sonno,  dove  ogni  stimolo 
che  colpisca  i  nostri  sensi  produce  una  profonda  modificazione  del  polso; 
anche  quando  la  sensazione  che  ne  risulta  è  così  debole,  che  non  riesce 
a  rompere  il  sonno  ed  a  lasciare  una  traccia  nella  memoria.  È  in  questo 
modo  che  gli  studi  da  me  fatti  sulla  fisiologia  del  sonno  poterono  gettare 
an  po'  di  luce  sulla  natura  di  alcuni  processi  psicologici  ed  in  particolar 
modo  sulle  condizioni  fisiche  della  coscienza. 

Questi  studi  vennero  completati  da  quelli  che  ebbi  occasione  di  eseguire 
sopra  tre  persone  che  avevano  il  cervello  scoperto. 

Lo  studio  del  polso  è  assai  più  difficile  nel  cervello  che  nell'antibraccio, 
perchè  il  cervello  è  un  organo  che  si  sottrae  alla  nostra  volontà  ed  al 
quale  non  possiamo  col  nostro  arbitrio  imporre  un  riposo  assoluto.  Nes- 
suna parte  del  corpo  presenta  un  polso  tanto  variabile  nella  sua  forma 
quanto  il  cervello. 

Le  variazioni  che  può  subire  in  esso  il  movimento  del  sangue  durante 
la  veglia  si  riferiscono  assai  più  spesso  ad  una  variazione  nell'energia  del 
lavoro  intellettuale,  anziché  ad  un  reale  passaggio  delle  funzioni  di  que- 
st'  organo  dallo  stato  di  riposo  assoluto  a  quello  della  sua  completa  attività. 

Il  cervello  può  lavorare  con  tanta  maggiore  energia  quanto  più  cerchiamo 
di  forzarlo  al  riposo:  ed  io  potei  dimostrare  coi  tracciati  del  polso  cere- 
brale che  la  circolazione  si  modifica  profondamente  nel  cervello  anche 
mentre  ci  manca  la  coscienza  del  suo  lavoro.  I  tracciati  che  pubblicai  sul- 
J' influenza  che  le  emozioni  morali  esercitano  sulla  circolazione  del  cervello^ 


—  8o4  — 

hanno  messo  fuori  di  dubbio  che  queste  modificano  assai  più  profondamente 
la  circolazione  cerebrale  che  qualsiasi  lavoro  dell'intelletto  per  quanto  ne 
sia  grande  la  sua  energìa. 

Questo  fatto  ci  spiega  perchè  dopo  un  lavoro  mentale  protratto  e  dopo 
una  forte  emozione,  debbasi  aspettare  lungamente  prima  che  i  vasi  sanguigni, 
riprendano  la  loro  tonicità  normale  e  possa  il  cervello  ritornare  allo  stata 
di  riposo. 

Sono  dolente  di  non  poter  riprodurre  alcuni  tracciati  dove  appare  zn 
modo  evidenilsFÌnìo  V  aumento  di  volume  del  cervello  e  la  dilatazione  dd 
suoi  vasi  per  un  latto  psichico  e  per  una  emozione. 

Per  dimostrare  con  un  esempio  quanto  siano  visibili  questi  muta- 
menti nella  circolazicne  del  sangue  dentro  gli  emisferi  cerebrali  ricorderò 
una  delle  esperienze  c'ie  ho  fatto  con  un  mio  collega  sopra  una  donni 
che  aveva  ima  apcr.ara  nel  cranio.  Un  giorno  mentre  eravamo  intenti  ad 
osservare  i  moviiiKiìi  del  cervello  senza  regisirarli,  perchè  stavamo  prepa- 
randoci ad  v:ì  esperienza,  tutto  ad  un  tratto  e  senza  causa  esterna  si  au- 
menta r  altezza  delle  pulsazioni  ed  il  volume  del  cervello.  Il  fatto  ))aren- 
doci  strano  domandiamo  alla  donna  come  si  sentisse:  eisa  ci  risponde  che 
sta  bene.  Vedendo  che  questa  grande  modifìcaz:».  ne  ncn  cessava,  interrom- 
piamo l'esperienza,  Ciiaminiamo  l'apparecchio  se  tutto  è  in  ordine  e  quindi  la 
preghiamo  di  «lirci  per  filo  e  per  segno  a  che  cosa  pensava  da  circa  due 
minila.  Es^a  ci  disse  die  mentre  era  distratta  e  guanlava  ijeirr.riria^.iio  che 
le  stava  di  fronte  v'de  un  cranio,  e  soggiunse  c!;e  quella  /rsfci  ì:ì  //.vr.Vle 
aveva  messo  un  poco  di  paura. 

Dai  miei  studi  sulla  circolazione  del  sangue  nel  ccrvcr.D  dS/.\:o'r.o  risaltò 
che  (juesto  è  datato  di  tre  differenti  specie  di  incvimcnti,  cIjc  :  frìrj 
ic  f'ulsazioul  cìiC  sono  prodjttc  dalie  sìstole  cardtjr.:::  s:r. -::.:'•  /'  rs-'.'J'-jziont 
che  dhc/ìdj.'io  ti'.i:  hi :i imenti  respiratori:  terzo  ir  ./:. ;'/.'/.; r:.\;".  S:::d  questo 
nome  generico  ho  Cj/.Tpreso  tutta  una  categoria,  di  vzrr.zly.v,  ne!  volume 
del  cervello  cho  cl'-.?n  lono  da  cause  affatto  «"'iVcrenti  :'ra  -ero. 

Per  qv.anto  fj--  j  vw'o  desiderio  classificnrc  le  cn  '.v.lr/ioni  in  vari  gmppi 
secondo  la  1:  :  »  t...>;;;iià,  fu  solo  oer  unr  serie  relativamente  jicccla  che 
ho  potuto  si:.>' *.  j  l'origine.  Quando  una  persona  dorme  no:  -.s  ^:viaT.-"> 
che  il  polso  d-:  e  :*  jllo  è  meno  cLvato  che  n'.m  sia  nella  vc-^Ma.  Scri- 
vendo il  pol.>>o  <l.'  r.rvjlio  per  delie  ore  consecutive  ottenni  il  tracciato 
delle  graduate  e  succ;^s=;ive  trasformazioni  che  presenta  il  medesimo  ;  r.;;! 
maggior  nu:nero  dei  cisi  il  polso  del  cervello  che  presenta  delle  forti  on- 
dulazioni nella  ve  i\h  in  causa  dell'  attività  cerebrale     mostrasi     nel     sonno 


—  8o5  — 

»iù  regolare  ed  uniforme.  —  Basta  però  che  si  tocchi  leggermente  la  per- 
ona  che  dorme,  perchè  subito  succeda  una  elevazione  del  tracciato  ed  una 
erie  di  pulsazioni  più  alte. 

L'afflusso  più  copioso  di  sangue  che  producesi  nel  cervello  in  questa 
ìrcostanza  è  prodotto  dalla  contrazione  dei  vasi  che  ha  luogo  alla  super- 
icie  del  corpo,  che  io  dimostrai  esistere  contemporaneamente  nell'antibraccio 

nella  gamba.  Il  suono  della  campana  che  batteva  le  ore  in  distanza,  il 
umore  che  producevasi  involontariamente  movendo  una  seggiola,  o  quello 
frodotto  battendo  colla  nocca  delle  dita  sul  tavolo,  V  azione  di  una  luce 
iù  intensa,  l'impressione  del  caldo  o  del  freddo,  tutto  insomma  ciò  che 
gisce  sui  nervi  sensibili  di  una  persona  che  dorme,  tutto  produce  un  au- 
lento  della  pressione  sanguigna,  la  quale  si  rileva  con  un  aumento  di 
Glume  del  cervello.  Anche  quando  le  azioni  del  mondo  esterno  non  sono 
bbastanza  energiche  per  svegliarci,  o  lasciare  per  mezzo  di  sogni  o  di  ri- 
lembranze  una  traccia  nella  memoria,  sussistono  egualmente  visibili  queste 
Qodificazioni  del  circolo. 

L'ipotesi  che  faceva  dipendere  il  sonno  da  una  anemia  del  cervello  non 
:  più  sostenibile  dopo  gli  studi  recenti  da  me  fatti  sopra  tre  persone  che 
.vevano  un'  apertura  nel  cranio  dove  mi  fu  possibile  l' applicazione  di 
trumenti  registratori  esattissimi.  Questi  studi  dimostrarono  che  la  quantità 
li  sangue  contenuta  nel  cervello  non  è  la  causa  unica  del  sonno. 

Assai  più  influente  che  non  questi  mutamenti,  del  resto  assai  piccoli, 
^  invece  la  pressione  sotto  cui  circola  il  sangue;  ed  io  ritengo  che  una 
ielle  cause  più  importanti  af&nchè  possano  ristabilirsi  le  condizioni  fisiche 
Iella  coscienza  deve  riporsi  anzi  tutto  nella  contrazione  dei  vasi,  che  irri- 
dano la  pelle  in  tutta  la  superficie  del  corpo.  È  questa  contrazione  che 
iiminuendo  il  letto  della  corrente  sanguigna  caccia  il  sangue  verso  gli 
argani  più  profondi  e  particolarmente  verso  il  cervello  dove  si  fa  più  attiva 
a  circolazione  e  la  nutrizione. 


Mutamenti  della  respirazione  nel  sonno. 

Gli  studi  che  ho  fatto  sulla  respirazione  si  possono  dividere  in  due  serie: 
^Ua  prima  ricercai  le  modificazioni  che  subiscono  il  ritmo  e  la  forma  delle 
spirazioni  quando  si  passa  dalla  veglia  al  sonno  e  viceversa  :  colla  se- 
inda  ho  misurato  direttamente  la  dififerente  quantità  d'aria  che  si  intro- 
ice nei  polmoni,  nel  sonno  e  nella  veglia. 


—  8o6  — 

Dalle  ricerche  esistenti  prima  nella  fisiologia  risultava  che  la  inspirazione 
nello  stato  normale  è  più  breve  della  espirazione.  Le  mie  esperienze  dimo- 
strarono che  nel  sonno  succede  una  inversione  completa  nel  rapporto  dei 
movimenti  inspiratori  ed  espiratori,  per  cui  la  inspirazione  diventa  più  lunga 
e  più  breve  la  durata  della  espirazione.  Questo  fatto  della  inversione  nella 
durata  del  movimento  insplratorio  ed  espiratorio  è  di  tale  importanza  che 
basta  di  prestare  attenzione  al  ritmo  del  respiro  per  conoscere  se  una  per- 
sona è  sveglia  oppure  addormentata. 

Un  fatto  caratteristico  nella  respirazione  del  sonno  è  il  predominio  della 
respirazione  toracica  sulla  respirazione  addominale.  Ho  potuto  osservare 
spessissimo  in  persone  le  quali  dormivano  profondamente,  che  nell'istante 
in  cui  il  torace  si  dilatava  per  la  inspirazione,  si  affondava  invece  rapida- 
mente l'addome. 

Ora  noi  sai  T)i:mio  che  questo  fenomeno  si  trova  in  completa  opposi- 
zione coi  n'0^.■lnfnti  rcsp'rat'.ri  diH'uomo  desto. 

Nella  veglici  l'addome  si  eleva  contemporaner.mcnte  alla  dilatazione  de? 
torace,  pcrc'ic  il  diaframma  si  abbassa  con  movimen'o  sin  rono  a  quello 
degli  altri  musv  o'i  inspir.itori.  Ho  potu'o  acc.:L..  .ni  che  durante  il  sonno 
diventano  più  deboli  le  contrazioni  del  diaframma.  Siccoino  questo  muscolo 
non  presenta  niù  colla  sua  coni  razione  la  resistenza  di  prima,  ne  viene  di 
necessità  che  dilatandosi  il  torace  nel  principio  della  in>p:razione,  si  affondi 
Taddome,  perchè  il  diaframma  viene  tirato  in  alto  dalla  pressione  negativa 
che  si  stabilisce  nella  cavità  toracica  durante  T  inspirazione. 

Fino  ad  ora  erasi  generalmente  ammesso  che  negli  uomini  predomini  la 
respirazione  addominale,  e  che  nelle  donne  prevalga  la  toracica.  Le  espe- 
rienze che  feci  in  tale  riguardo  dimostrano  che  tanto  nella  donna  quanta 
nell'uomo  il  sonno  modifica  profondamente  il  tipo  del  respiro,  per  cui  esso 
diviene  in  entrambi  toracico. 

Assai  importante  per  le  applicazioni  cliniche  furono  le  osservazioni  (atte 
nello  stato  fisiologico  della  respirazione  Cheyne-Stockes.  I  clinici  che  ave- 
vano già  dimostrato  come  la  respirazione  di  Cheyne-Stockes  si  presenu 
nelle  malattie  le  più  disparate,  come  ad  esempio  nella  degenerazione  grassa 
del  cuore,  nei  vizi  valvolari,  nelle  affezioni  delle  meningi  e  del  cervello^ 
non  avevano  però  mai  dubitato  che  tale  forma  di  respirazione  potesse  es- 
sere fisiologica.  Il  fatto  della  comparsa  di  lunghe  pause  e  di  perìodi  di 
attività  respiratoria  nel  sonno  è  degno  di  ulteriori  ricerche. 

Ritengo  probabile  che,  secondo  Traube,  si  produca  quando  noi  ci  addor- 
mentiamo una  diminuzione  tale  nella  eccitabilità  del  centro  respiratorio  che 


—  8o7  — 
il  nostro  organismo,  reso  meno  sensibile  per    lo   stimolo  dell'acido  carbo- 
nico, può  rimanere  alcuni  istanti  senza  rinnovare  Taria  nei  polmoni. 

Ben  presto  però  si  accumula  tanta  copia  di  acido  carbonico  nel  sangue 
che  vengono  eccitati  i  nervi  sensibili  del  corpo  ed  il  centro  respiratorio 
produce  una  serie  di  inspirazioni  successivamente  più  forti,  finché  sia  eli- 
minato l'eccesso  di  acido  carbonico.  A  questa  serie  di  inspirazioni  sempre 
più  profonde,  che  nell'uomo  osservai  essere  in  numero  da  due  a  sette  od 
otto,  succede  un'altra  serie  uguale  di  movimenti  respiratori  successivamente 
più  piccoli  e  quindi  una  pausa. 

Lo  studio  dei  mutamenti  che  subisce  la  circolazione  del  sangue  nel  cer- 
vello e  nell'antibraccio  durante  il  sonno,  non  può  separarsi  da  quello  dei 
mutamenti  che  vi  corrispondono  nella  funzione  del  respiro,  e  viceversa  i 
movimenti  respiratori  esercitano  un'influenza  sulla  circolazione  cerebrale.  Ciò 
perchè  le  varie  parti  del  nostro  corpo  sono  cosi  strettamente  collegate  tra 
loro,  che  sempre  il  mutamento  nelle  funzioni  di  una  di  esse,  tira  con  sé 
un  mutamento  nelle  funzioni  delle  altre. 

Nell'uomo  che  dorme  si  osserva  spessissimo  che  una  inspirazione  invo- 
lontaria, ma  profonda,  produce  una  diminuzione  nel  volume  del  cervello  e 
dell'antibraccio  ;  e  l'esame  dei  tracciati  ottenuti  in  questo  istante  dimostrano 
tanto  per  il  cervello  quanto  per  l'antibraccio,  una  profonda  modificazione  nella 
forma  del  polso  dovuta  alla  contrazione  dei  vasi  sanguigni. 

Queste  modificazioni  del  respiro  si  producono  nel  sonno  indipendente- 
mente dalla  nostra  coscienza. 

Come  nell'uomo  immerso  profondamente  in  un  lavoro  dell'  intelletto  o 
preoccupato  profondamente  da  un  pensiero  triste  o  piacevole,  si  osservano 
di  quando  in  quando  delle  respirazioni  più  profonde  colle  quali  l'organismo 
automaticamente  ristabilisce  l'equilibrio  nel  gaz  del  sangue,  disturbato  da 
una  modificazione  nel  ritmo  ordinario  della  respirazione ,  cosi  compajono 
nel  sonno  di  quando  in  quando  delle  inspirazioni  più  profonde  che  non 
sono  avvertite  da  chi  dorme. 

Una  modificazione  notevolissima  nella  forma  del  polso  cerebrale  in  rap- 
porto col  respiro  venne  da  me  osservata  sopra  Caterina  X  nel  russare. 

Il  polso  cerebrale  di  questa  donna  che  nel  sonno  era  assai  piccolo 
ed  uniforme,  diventava,  appena  essa  incominciava  a  russare,  tre  o  quat- 
tro volte  più  elevato.  Le  oscillazioni  respiratorie  nel  tracciato  del  cervello 
divenivano  visibilissime  in  rapporto  coll'aumentata  profondità  dei  movimenti 
respiratori.  Ma  quello  che  si  impone  maggiormente  nell'esame  di  questi 
tracciati  è  l'ampiezza  delle  ondulazioni.  Si  direbbe  quasi  che  l'impedita  re- 


—  8o8  — 

spirazione  neiratto  del  russare  producesse  un  accumulo  di  acido  carbomco, 
il  quale  ad  intervalli  obbligava  la  dormiente  a  riprendere  il  ritmo  normale 
della  respirazione.  Tutte  le  volte  che  cessava  in  questo  modo  di  russare 
profondamente  succedeva  una  contrazione  dei  vasi ,  e  la  persona  benché 
non  si  svegliasse  presentava  nei  tracciati  del  respiro  e  del  cervello  i  mu- 
tamenti che  sono  propri  di  chi  è  prossimo  a  destarsi. 

Quando  queste  trasformazioni  nel  respiro  e  nel  polso  cerebrale  raggiun 
gevano  un  grado  maggiore,  succedeva  coli*  interruzione  spontanea  del  nis« 
saraento  un  reale  passaggio  alla  veglia. 

È  assai  interessante  di  vedere  le  trasformazioni  profondissime  che  sue* 
cedono  nei  tracciati  scritti  contemporaneamente  sull'addome  e  sul  torace, 
quando  chi  dorme  viene  toccato  leggermente,  o  si  fa  vicino  a  lui  un  ru- 
more. In  questi  casi  ho  veduto  che  non  è  necessaria  la  partecipazione  dcUa  ' 
coscienza  perchè  si  cambi  il  ritmo  e  la  forma  della  respirazione.  Quando 
noi  dormiamo,  qualun<iue  causa  agisca  sopra  i  nervi  sensibili,  basta  a  riat- 
tivare la  respirazione  diaframmatica,  per  cui  immediatamente  succede  una 
inversione  nei  tracciati.  Se  noi  svegliamo  la  .persona  i  movimenti  del  dia- 
framma diventano  ancora  più  forti  e  meno  ampi  quelli  del  torace,  mala 
persona  interrogata  non  conserva  nella  sua  memoria  alcuna  traccia  della 
influenza,  la  quale  un  momento  prima  aveva  bastato  per  modificare  pro- 
fondamente il  respiro. 

Ho  già  accennato  precedentemente  un  fatto  al  quale  diedi  il  nome  di 
alternazione  nei  movimenti  respiratori ,  per  cui  alla  prevalente  respirazione 
addominale  della  veglia  succede  nel  sonno  un  riposo  del  diaframma  con 
un  corrispondente  aumento  nell'attività  del  torace.  La  compensazione  che 
dovrebbe  prodursi  per  il  sollevamento  maggiore  delle  coste,  non  essendo 
completa,  ne  deriva  che  mentre  dormiamo  passa  nell'unità  di  tempo  un 
volume  d'aria  assai  minore  a  traverso  i  polmoni  anche  quando  rimane  co- 
stante la  frequenza  del  respiro. 

Per  misurare  la  quantità  d'aria  introdotta  nei  polmoni  mi  servii  di  un 
<X)ntatore  a  gas  molto  sensibile.  Una  maschera  di  guttaperca  modellata  sulla 
faccia  della  persona  che  voleva  assoggettarsi  all'esperienza ,  ed  un  sistema 
di  valvole  di  Miiller  permettevano  di  dare  alla  corrente  dell'aria  respirata 
una  direzione  costante  dal  contatore  verso  i  polmoni,  e  da  questi  all'estemo. 
Con  questo  metodo  la  respirazione  rimane  cosi  poco  inceppata  che  io  potei 
studiare  per  molte  ore  di  seguito,  e  spesso  durante  tutta  la  notte,  sopra 
persone  che  dormivano,  i  cambiamenti  che  subisce  il  volume  dell'aria  respi- 
rata. Un  fenomeno  degno  di  attenzione  per  le  applicazioni  che  si  possono 


k 


—  8o9  — 

&re  alla  clinica  ed  all'igiene  è  la  diminuzione  grandissima  che  appare  nel 
ricambio  delFaria  quando  il  sonno  diventa  molto  profondo.  Anche  quando 
la  frequenza  dei  movimenti  respiratori  rimaneva  di  circa  14  al  minuto 
osservai  una  forte  diminuzione  nel  valore  della  inspirazione  :  essa  divenne 
in  alcuni  casi  dieci  volte  minore  di  quanto  era  nella  veglia.  Talora  dopo 
essere  trascorsi  io  o  15  minuti  in  questo  sommo  indebolimento  dell'atti- 
vità respiratoria,  per  cui  era  minima  la  quantità  d'aria  introdotta  nei  pol- 
moni, osservai  che  senza  interrompersi  il  sonno  le  inspirazioni  diventavano 
man  mano  più  profonde  in  modo  da  stabilirsi  automaticamente  un  com- 
penso per  supplire  al  difetto  succeduto  nella  ventilazione  dei  polmoni. 
Queste  oscillazioni  periodiche  nella  profondità  della  respirazione  che  cor- 
rispondono in  molti  riguardi  a  quelli  di  Cheyne  e  Stockes  sono  però  molto 
più  lunghe  perchè  un  intero  periodo  di  aumento  e  di  decremento  dei  mo- 
vimenti respiratori  abbraccia  parecchi  minuti. 

Mutamenti  neireccitabilità  dei  centri  nervosi  e  particolarmente 

nei  centri  dei  riflessi  vasomotori. 

Le  esperienze  precedenti  avendomi  convinto  che  i  mutamenti  nella  cir- 
colazione sanguigna  non  possono  per  sé  soli  spiegarci  tutti  i  fenomeni  del 
sonno,  ma  che  devono  esistervi  contemporaneamente  delle  variazioni  nella 
vita  delle  cellule  e  dei  filamenti  nervosi,  per  cui  diminuisce  rapidamente 
la  loro  eccitabilità  od  aumentano  le  resistenze  sulle  vie  di  comunicazione, 
aflfrontai  lo  studio  diretto  dell'influenza  che  il  sonno  esercita  sulle  funzioni 
dei  centri  nervosi  e  ricercai,  primo:  quali  mutamenti  succedano  nel  tempo 
dei  movimenti  riflessi  nei  vasi  sanguigni;  secondo:  quali  mutamenti  succe 
dano  nella  rapidità  e  nel  modo  di  esecuzione  dei  movimenti  riflessi  delle 
estremità  del  corpo  ;  terzo  :  come  si  modifichino  le  percezioni  dei  sensi  du- 
rante il  sonno;  quarto:  quali  modificazioni  succedano  nella  conduzione  degli 
eccitamenti  lungo  i  nervi  di  moto. 

Il  primo  e  il  secondo  gruppo  di  queste  ricerche  vennero  fatte  nel  mio 
laboratorio  dal  dott.  Fano. 

Nella  prima  serie  di  esperienze  osservai  costantemente  che  nel  sonno  è 
più  lungo  il  tempo  che  intercede  fra  un  eccitamento  e  la  consecutiva  con- 
trazione dei  vasi  sanguigni. 

n  metodo  dr  noi  adoperato  era  assai  semplice  consistendo  in  due  sfigmo- 
grafi ad  aria  di  cui  uno  era  applicato  alla  mano  e  l'altro  al  piede.  L'ap- 
parecchio per  la  mano  consisteva  in  una    semplice  bottiglia    cui  aveva  ta- 


—    8io  — 

gliato  il  fondo.  Introdottavi  dentro  la  mano  si  chiudeva  ermeticamente  intorno 
in  corrispondenza  dell'articolazione  del  corpo  con  mastice  da  vetraio.  Si 
metteva  la  mano  sopra  una  tavoletta  sospesa  alla  volta  della  camera  come 
pel  pletismografo  onde  evitare  1*  influenza  dei  movimenti  involontari  dd 
corpo.  Un  timpano  di  Marey,  che  aveva  una  membrana  sottilissima,  registrala 
per  mezzo  della  sua  leva  le  pulsazioni  della  mano  ed  i  cambiamenti  di  vo- 
lume maggiori  che  si  producono  per  una  contrazione,  od  un  rilassamento 
delle  pareti  vasali.  I  movimenti  dei  vasi  nel  piede  vennero  registrati  con 
uno  strumento  analogo  il  quale  consiste  in  una  scarpa  di  guttaperca  de 
abbraccia  la  parte  anteriore  del  piede  fino  in  vicinanza  del  calcagno.  Que* 
sto  apparecchio  si  chiude  esso  pure  con  mastice  da  vetrai  ed  ha  interior- 
mente un  tubo  di  vetro  che  fa  comunicare  l'aria  che  circonda  il  piede  con 
un  timpano  a  leva  di  Marey.  Ad  ogni  sistole  si  dilatano  i  vasi  e  l'uia 
compressa  innalza  la  leva  e  scrive  il  polso.  La  contrazione  dei  vasi  san- 
guigni tanto  nel  piede  come  nella  mano  produce  una  rarefazione  dell'  aria 
contenuta  nell'apparecchio  ed  un  abbassamento  notevolissimo  del  tracciato. 

Un  diapason  messo  in  movimento  dall'elettricità  segna  sul  cilindro  ro- 
tante il  tempo  in  decimi  di  secondo. 

Due  elettrodi  applicati  in  un  punto  qualsiasi  del  corpo  come  la  mano, 
il  piede,  la  fronte,  sono  cosi  disposti  che  nel  momento  istesso  in  cui  si 
apre  una  corrente  e  passa  attraverso  di  esse  una  scossa  di  apertura,  un  s^ 
gnale  mosso  da  un'  elettro-calamita  segna  sul  cilindro  l'istante  preciso  in  cui 
successe  l'eccitamento. 

Sul  medesimo  cilindro  e  nel  medesimo  istante  le  due  penne  dei  timpani 
a  leva  di  Marey  segnano  il  polso  della  mano  e  del  piede. 

Nello  stato  di  profonda  tranquillità  vedesi  che  nella  veglia  i  due  trac- 
ciati decorrono  paralleli.  In  essi  sono  appena  accennate  le  oscillazioni  r^ 
spiratone;  se  in  queste  condizioni  si  apre  la  corrente  e  si  produce  un  ec- 
citazione, vedesi  che  dopo  parecchi  secondi  compare  una  contrazione  dei 
vasi  prima  nella  mano  e  poscia  nel  piede. 

Questo  tempo  oscilla  fra  3  secondi  e  3,5  nella  veglia  e  fra  4  secondi  e 
4,5  nel  sonno. 

In  tutte  le  esperienze  fatte  in  proposito  sopra  varie  persone,  si  constatò 
sempre  che  il  tempp  il  quale  intercede  fra  l'istante  in  cui  si  irrita  un  punto 
del  corpo  e  quello  nel  quale  compare  una  contrazione  tanto  nella  mino 
come  nel  piede  è  assai  più  lungo  nel  sonno  di  quanto  non  sia  nella  veglia. 

È  singolare  il  fatto  che  in  opposizione  a  questo  ritardo  si  mostri  dopo 
più  forte  e  più  lunga  la  contrazione  dei  rasi  nel  sonno  che  non  nella  veglia. 


i 


—  8ii  — 

La  diminuzione  di  volume  della  mano  e  del  piede  nel  sonno  compare 
più  tardi  per  un  eccitamento  qualsiasi,  ma  è  più  grande  e  dura  più  lungo 
tempo.  Non  è  dunque  un  difetto  dell'eccitabilità  dei  centri,  perchè  il  me- 
desimo eccitamento  produce  effetto  maggiore  nel  sonno  ;  ma  è  piuttosto  una 
resistenza  più  grande  che  l'eccitamento  incontrò  a  percorrere  i  nervi  ed  a 
trasmettersi  da  cellula  a  cellula. 

Quanto  alla  durata  del  tempo  che  impiegano  gli  eccitamenti  per  tra- 
smettersi  lungo  le  vie  dei  nervi  e  delle  cellule  nervose  le  presenti  ricerche 
furono  assai  dimostrative  perchè  dalle  medesime  risultò  che  l'incrociamento 
stesso  è  causa  di  un  ritardo  maggiore.  Cioè  se  noi  irritiamo  a  destra  il 
braccio  od  il  piede,  la  contrazione  dei  vasi  comparisce  alcuni  decimi  di 
secondo  prima  nella  mano  e  nel  piede  del  medesimo  lato  e  poscia  si  ma- 
nifesta nella  mano  e  nel  piede  del  lato  opposto. 

Anche  questo  tempo  di  reazione  che  va  perduto  nell' incrociamento  è 
più  grande  nel  sonno  di  quello  che  non  sia  nella  veglia. 

Un'  ultima  esperienza  la  quale  dimostra  come  realmente  le  vie  di  trasmis- 
sione tanto  dei  nervi  sensibili  quanto  dei  nervi  di  moto  presentino  una  re- 
sistenza maggiore  al  passaggio  degli  eccitamenti  è  quella  di  determinare  il 
tempo  che  impiega  un  eccitamento  per  produrre  una  contrazione  muscolare 
Qella  veglia  e  nel  sonno. 

Abbiamo  studiato  prima  il  tempo  dei  movimenti  riflessi  quali  si  producono 
QeUa  mano  o  nel  piede  e  poscia  studiammo  la  velocità  della  trasmissione 
degli  eccitamenti  lungo  i  nervi  di  moto. 

Noi  sappiamo  che  una  persona  profondamente  tranquilla  quando  viene 
sorpresa  da  un  eccitamento  termico,  meccanico  od  elettrico  fa  un  sopras- 
salto, movendo  talora  solo  le  mani  ed  altre  volte  anche  le  gambe. 

Determinando  il  tempo  che  intercede  fra  l'istante  in  cui  si  produce  un 
rumore  vicino  all'orecchio  e  quello  in  cui  una  persona  distratta  reagisce 
con  un  movimento  involontario  del  corpo,  trovammo  che  questo  tempo  è 
più  breve  nella  veglia,  è  più  lungo  nel  sonno.  E  lo  stesso  fatto  si  verificò 
per  eccitamenti  eguali  prodotti  meccanicamente  toccando  una  parte  del 
corpo,  od  irritando  con  una  corrente  elettrica,  o  servendosi  di  acqua  ghiac- 
ciata. In  tutti  i  casi  era  più  lungo  il  tempo  che  intercedeva  prima  che  si 
producesse  il  movimento  riflesso  nel  sonno;  e  questo  movimento  era  più 
grande  nel  sonno  che  nella  veglia. 

Finalmente  un'  ultima  serie  di  indagini  venne  fatta  per  studiare  la  rapi- 
dità della  conduzione  lungo  i  nervi. 

Ripetendo  le  esperienze  di  Helmholtz  su  persone  prima  sveglie  e  poscia 


8l2    

addoruientate,  si  trovò  che  nei  nervi  del  braccio  è  minore  il  tempo  che 
impiega  l'eccitamento  nervoso  a  trasmettersi  nella  veglia:  e  più  lungo  nel 
sonno  cioè  :  se  noi  determiniamo  il  tempo  che  intercede  fra  l' istante  in  cui 
eccitiamo  il  nervo  mediano  vicino  al  margine  del  muscolo  bicipite  e  quello 
in  cui  compare  la  contrazione  nei  muscoli  del  pollice  e  poscia  portiamo 
gli  elettrodi  in  vicinanza  del  pollice  e  produciamo  un'altra  volta  1'  eccita- 
mento del  nervo,  noi  vediamo  che  la  differenza  fra  queste  due  determina- 
zioni dà  un  tempo  più  lungo  nel  sonno,  che  non  nella  veglia. 

Conchiudiamo  perciò  che  nei  nervi  si  produce  duraute  il  sonno  una 
resistenza  più  grande,  ossia  una  difficoltà  maggiore  per  la  trasmissione  dei 
processi  che  costituiscono  gli  eccitamenti  nervosi. 

Ricerche  sui  muscoli  lisci  e  sui  muscoli  striati  nel  sonno. 

Lo  studio  dei  mutamenti  che  possono  subire  nella  loro  eccitabilità  e 
nella  loro  contrazione  i  muscoli  striati  ed  i  muscoli  lisci  non  era  fino  ad 
ora  stato  intrapreso  dai  fisiologi. 

Per  indagare  i  mutamenti  che  subiscono  nella  loro  tonicità  e  nelle  loro 
funzioni  i  muscoli  lisci  ricorsi  alla  vescica  e  pensai  di  introdurre  per  mezzo 
dell'uretra  un  catetere  nella  medesima;  applicando  il  pletismografo  al  ca- 
tetere potei  riempire  facilmente  la  vescica  con  acqua  tiepida  e  studiarne  i 
suoi  movimenti  sotto  quella  pressione  che  mi  pareva  più  opportuna  nella 
veglia  e  nel  sonno. 

In  questa  serie  di  esperienze  osservai  il  fatto  interessantissimo  che  la 
pressione  in  vescica  non  può  oltrepassare  una  colonna  d'acqua  di  i6  a  20 
centimetri  senza  che  insorga  un  bisogno  irresistibile  di  orinare. 

Siccome  però  la  tonicità  delle  pareti  vescicali  presenta  tanto  nell'uomo 
quanto  nel  cane  delle  variazioni  molto  considerevoli  così,  ne  avviene  che 
sentiamo  il  bisogno  di  mingere  per  delle  quantità  di  orina  affatto  diffe- 
renti. 

Tutte  le  emozioni  morali  producono  una  forte  contrazione  della  vescica. 
La  stessa  attività  cerebrale,  come  potemmo  dimostrare  nella  donna  facendo 
eseguire  una  moltiplicazione  a  mente,  produce  una  contrazione  nella  vescica 
che  fa  uscire  una  determinata  quantità  di  acqua  dalla  medesima. 

£  ciò  indipendentemente  dalla  respirazione  ;  perchè  noi  scrivevamo  con- 
temporaneamente i  movimenti  della  vescica  e  quelli  delle  pareti  addomi- 
nali soprastanti  per  mezzo  di  un  pneumografo  di  Marey. 

Il  bisogno  di  mingere  come  risultò  dalle  nostre  esperienze  non  nasce  in 


—  813  — 
quest'organo  per  una  distensione  delle  pareti,  ma  è  prodotto  dalla  sensazione 
di  pressione  che  generasi  quando  aumenta  la  tonicità  delle  medesime.  Se 
per  una  emozione  morale  compare  improvvisamente,  o  si  stabilisce  graduata- 
mente una  tonicità  maggiore  delle  pareti  vescicali,  malgrado  che  si  abbia 
una  quantità  relativamente  piccola  di  orina  nella  vescica,  si  ha  la  sensa- 
zione di  un  forte  bisogno  di  mingere. 

Se  noi  invece  introduciamo  nella  vescica  dell'acqua  calda  tra  i  40**  ed  , 
i  42*  si  diminuisce  la  tonicità  delle  pareti  vescicali  e  possiamo  accumulare 
nella  vescica,  prima  che  insorga  il  bisogno  di  orinare  delle  quantità  di 
acqua  tre  ed  anche  quattro  volte  maggiori,  che  non  servendoci  di  acqua 
fredda  alla  temperatura,  di  6®  a  7°.  Nelle  ricerche  rhe  facemmo  sulla  ve- 
scica durante  il  sonno  risultò  che  nella  donna  e  nella  cagna  si  produce 
una  diminuzione  notevolissima  nella  tonicità  delle  pareti  vescicali  per  cui 
si  può  introdurre  nella  medesima  una  quantità  molto  più  grande  di  acqua 
senza  che  si  produca  un  aumento  proporzionale  della  pressione. 

In  altre  parole  la  v(.  -cica  si  lascia  distendere  più  facilmente  durante  il 
sonno  e  meno  nella  veglia. 

Così  si  spiega  perchè  al  mntt'no  svegliandoci  ed  alzandoci  compaia  la 
sensazione  di  pienezza  della  ves<:ica  la  quale  sarebbe  certo  mancata,  ove 
noi  avessimo  continuato  a  dor'iii:  j  ;  e  così  si  spiega  ancora  come  l'impres- 
sione del  fredtlo  e  di  tutte  le  cause  le  quali  producono  un  aumento  di 
tonicità  nella  vescica,  siano  ueLo  s:cì  :o  tempo  capaci  di  ridestare  in  noi  il 
bisogno  di   min'.:-.TC. 

Nelle  nostre  cs  ■.-l'ciìze  ri>:ul'.ò  in  modo  cos'.ante  che  indipendentemente 
dall'azione  d^^^li  .s.'int'jri,  qu:;T).lo  la  pr-^.s-ione  dell'orina  in  vescica  raggiunge 
un  certo  gr:i  lo,  hi  d.v:  impii"/j.rj  :ino  sfurzo  notevole,  se  si  vuole  trattenere 
collo  sfintere  estimo    l'oiir.  l  i;i  vts  ica. 

Un  fatto  si]:'.v;lr:ro  da  noi  o  s  -^ .'«)  in  queste  indagini  sulle  funzioni 
della  vcscira  è  la  toi.icit.i  va:iil»iL:  della  vescica  durante  il  sonno.  Nei 
tracciati  s::iui  p-.v  -.vj/z/j  del  ]»l-jii^:nografo  si  osservano  delle  oscillazioni 
respiratorie  che  s  .»n'.)  djv::tj  ai  ti!)vi:ticnti  del  diaframma,  ed  Oure  a  ciò  si 
vedono  delle  rs-iìla/^ijni  [>"à  arn;/i-'  le  quali  sono  dovute  ad  una  irrec^uie- 
tezza  cor.riiìiin.  'i.i  nr.:s':c:;i  v-Jociccdi. 

Nei  cajii  ai  qu.ili  si  anirninistrò  una  dose  di  cloralio  cajtace  di  f:irli  dor- 
mire prufond.'imente  si  o.ìsjrva  clic  la  vescica  presenta  una  ccjntra^ijne  no- 
tevole tutte  le  vol'j  che  noi  tocchiamo  l'animide  o  produciamo  un  rumore 
od  un  grido  n-.'.la  sua  vicinanza.  Si  ripete  qui  nella  vescica,  quanto  ab- 
biamo già  osservato  nei  vasi  sanguigni  che  cioè,  tutti  gli  agenti  esterni  sono 


—  8i4  — 
capaci  di  produrre  una  contrazione  dei  muscoli  lisci:  e  che  tale  contrazione 
persiste  e  si  produce  senza  la  partecipazione  della  coscienza. 

Oltre  a  questa  categoria  di  movimenti  della  vescica  dei  quali  riconosciamo 
Torigine  negli  agenti  del  mondo  esterno,  vi  è  ancora  un'  altra  categoria  di 
movimenti  dei  quali  non  ci  fu  possibile  di  afferrare  le  cause  e  che  perciò 
chiamiamo  spontanei^  e  sui  quali  torneremo  in  appresso  parlando  dei  fe- 
nomeni che  si  svolgono  nelForganismo  durante  il  sonno  i  quali  non  lasciano 
traccia  nella  coscienza  e  nella  memoria. 

Studiando  la  contrazione  dei  muscoli  striati  nella  veglia  e  nel  sonno,  os- 
servammo una  curva  differente  :  nella  veglia  pei  medesimi  eccitamenti  è  più 
rapida,  è  più  elevata  la  parte  ascendente  della  curva,  e  più  breve  la  du- 
rata della  parte  discendente.  Questi  studi  dei  processi  che  hanno  luogo  nel 
muscolo  durante  il  sonno,  devono  essere  associati  a  quelli  non  meno  inte- 
ressanti sulla  tonicilà  ed  elasticità  dei  muscoli  striati,  dei  quali  sto  attualmente 
occupandomi  in  relazione  coi  processi  riparatori   del  sonno. 

Lo  scopo  supremo  del  sonno  essendo  quello  di  riparare  per  mezzo  di 
una  funzione  alla  fatica  ed  al  consumo  che  subisce  l'organismo  nel  lavoro 
del  giorno,  era  naturale  che  in  uno  studio  analitico  di  questa  funzione  do- 
vessi occuparmi  dei  processi  di  riabilitazione  che  produconsi  durante  il  sonno 
nei  vari  organi  del  corpo. 

Il  metodo  che  ho  seguito  per  studiare  la  fatica  nei  muscoli  lisci  e  il  de- 
corso che  essi  seguono  nella  loro  reintegrazione  durante  il  sonno  è  il  se« 
guente:  Una  persona  si  corica  in  posizione  orizzontale  sopra  una  tavola 
lunga  quanto  un  letto,  imbottita  e  mobile  sopra  di  un  asse  orizzontale  che 
sta  nel  mezzo;  si  introduce  il  piede  in  una  scarpa  di  guttaperca  come 
quella  accennata  precedentemente  che  serve  per  studiare  il  polso:  e  si 
chiude  ermeticamente  intorno  con  mastice  da  vetraio.  Un  pletismografo 
speciale  ed  assai  più  sensibile  dell'ordinario,  di  cui  per  brevità  non  do  qui 
la  descrizione,  scrive  sopra  un  cilindro  affumicato  che  gira  con  moto  uni- 
forme l'aumento  che  subisce  il  volume  del  piede  quando  si  fa  passare  una 
persona  dalla  posizione  orizzontale  alla  posizione  verticale. 

La  curva  che  si  ottiene  rappresenta  1'  accumularsi  del  sangue  nei  vasi 
del  piede  ed  il  modo  più  o  meno  rapido  con  cui  esso  passa  nei  capiDari 
e  nelle  vene.  Siccome  però  tutte  le  condizioni  dell'  esperienza  rimangono 
eguali,  il  decorso  di  queste  curve  ci  rappresenta  lo  stato  di  tonicità  delle 
pareti  vasali  ,  poiché  quanto  minore  sarà  il  tono  delle  medesime,  altret- 
tanto più  grande  sarà  la  quantità  di  sangue  che  vi  si  accumula  per  effetto 
della  gravità;  e  viceversa    quanto    sarà   maggiore   la    resistenza    delle   pa- 


reti  vasali  alla  pressione  della  corrente  sanguigna  e  della  gravità  che  nella 
posizione  verticale  cerca  di  sfiancarli,  altrettanto  minore  sarà  1'  aumento 
di  volume,  e  l'elevazione  corrispondente  della  causa  pletismografica. 

Uno  dei  primi  fatti  che  colpì  la  nostra  attenzione  in  questa  serie  di 
indagini  sulla  tonicità  dei  vasi  sanguigni  nel  piede  dell'  uomo,  si  è  che  i 
muscoli  lisci  delle  estremità  si  affaticano  nel  lavoro  che  fanno  durante  l'in- 
tera giornata  per  opporsi  per  mezzo  della  loro  contrazione  alla  forza  della 
gravità  che  cerca  di  sfiancare  le  pareti  dei  vasi  sanguigni  nelle  parti  più 
basse  del  corpo. 

In  una  persona  che  abbia  fatto  una  lunga  passeggiata,  o  sia  rimasta  tutto 
il  giorno  in  piedi  si  osserva  alla  sera,  quando  essa  passa  dalla  posizione 
verticale  all'orizzontale,  una  dilatazione  considerevolmente  maggiore  dei  vasi 
nel  piede. 

Evidentemente  noi  abbiamo  preso  nel  ripetere  queste  indagini  tutte  le 
precauzioni  che  erano  necessarie  affinchè  l'applicazione  dello  strumento  fosse 
identica  prima  e  dopo. 

Quando  si  trattò  di  studiare  1'  influenza  riparatrice  del  sonno  abbiamo 
preferito,  onde  eliminare  ogni  errore,  di  tenere  durante  tutta  la  notte  l'ap- 
parecchio in  posto  e  le  persone  che  si  assoggettarono  all'  esperienze  dor- 
i^iroQO  sulla  tavola  imbottita  in  posizione  tale  che  potessero  a  piacimento 
^arsi  passare  dalla  posizione  orizzontale  alla  posizione  verticale,  senza  che 
^seguissero  il  più  piccolo  sforzo  muscolare  e  spostassero  1'  apparecchio. 

Da  queste  esperienze  fatte  sull'  uomo  risultò,  che  il  sonno  ha  un'influenza 
prontamente  ristoratrice  :  che  cioè  i  vasi  sanguigni  i  quali  per  mezza  della 
fatica  erano  divenuti  incapaci  di  tenere  contratte  le  pareti  dei  vasi  san- 
guigni lasciandosi  distendere  dalla  pressione  del  sangue  a  della  gravità  con 
danno  della  circolazione  sanguigna,  riacquistano  quando  ci  mettiamo  in 
posizione  orizzontale  per  mezzo  del  sonno  la  loro  tonicità. 

Non  è  duopo  di  insistere  sui  vantaggi  che  questo  aumento  del  tono  ar- 
reca all'organismo  perchè  la  fatica  dilatando  i  vasi  viene  a  diminuire  in 
certo  modo  la  quantità  di  sangue  disponibile  per  i  nostri  bisogni. 

Tutto  il  sangue  che  rimane  ingorgato  nei  vasi  capillari,  nelle  piccole  ar- 
terie e  nelle  vene  si  può  considerare  come  sottratto  alla  circolazione  utile 
pel  ricambio  materiale.  Perchè  si  ristabiliscano  efficacemente  le  funzioni 
dei  muscoli  e  dei  nervi  e  si  ottenga  la  maggior  energìa  possibile  nel  la- 
voro di  questi  organi  è  necessario  che  il  sangue  possa  circolare  sotto  una 
pressione  maggiore.  Questa  pressione  può  solo  ristabilirsi  per  1*  opera  ri- 
paratrice del  sonno,  il  quale  dà  tempo  e  modo  di  rimuovere  dai    muscoli 


—  8i6    — 

le  scorie  della  fatica  che  li  inquinano  e  permette  di  riparare    al    consumo 
dei  materiali  fattosi  durante  la  fatica  coli'  accumulo  di  nuove  sostanze. 

Svegliando  una  persona,  la  quale  d(9po  una  lunga  passeggiata  aveva  nelk 
veglia  mostrato  un  forte  aumento  di  volume  nel  piede  quando  passava 
dalla  posizione  orizzontale  alla  verticale,  e  ripetendo  la  medesima  esperienza 
dopo  un  riposo  di  quattro  o  cinque  ore,  noi  osservammo  che  la  tonicità 
dei  vasi  era  già  di  molto  aumentata. 

Lasciando  1*  apparecchio  in  posto  e  riprendendo  la  persona  il  sonno  in 
posizione  orizzontale  si  osservò  costantemente  che  la  tonicità  dei  vasi  di- 
veniva ancora  maggiore,  cosichè  al  mattino  quando  si  svegliava  spontanea- 
mente, facendo  passare  questa  persona  alla  posizione  verticale,  si  ossene 
che  il  volume  del  piede  presentava  un  aumento  tre  o  quattro  volte  minore 
di  quanto  avevamo  osservato  nella  sera  precedente. 

Il  paragone  dei  tracciati  ottenuti  in  simili  condizioni  prima  e  dopo  il 
sonno,  non  lascia  alcun  dubbio  sulla  differenza  grandissima  che  presentano 
i  vasi  nella  loro  tonicità. 

In  questo  studio  abbiamo  cercato  di  sceverare  la  pnrte  che  è  dovuti 
semplicemente  alla  posizione  del  corpo  da  quella  che  deve  riferirsi  all'  o- 
pera  riparatrice  del  sonno. 

I  fenomeni  sono  in  ([uesto  riguardo  assai  con-j|;licnti.  Scaricando  i  vi^i 
delle  gambe  dell'  azione  della  gravità,  ossia  prendeiulo  la  posizione  oriz- 
zontale, che  è  istintivamente  la  più  efficace  pel  riposo  ,  noi  otteniamo  un 
beneficio  per  la  circolazione  sanguigna  ed  i  muscoli  dei  vasi  possono  per 
questo  solo  fatto  riposarsi  ed  aumentare  successivamente  la  loro  tonicità. 

Ma  indipendentoinente  da  questa  azione,  direi  quasi  meccanica,  della  po- 
sizione orizzontale,  succe.le  nel  sonno  un'opera  rii-toratrice  ed  un  :iumen'.c 
nella  tonicità  djlle  increti   vasali. 

Perchè  anche  nelle  persone  che  dormono  dopo  h  fatica  del  giorno  se- 
dute sopra  di  una  pclfrona  colle  gambe  ])enzoloni  potei  osservare  una  di- 
minuzione di  volume  delle  estremità  quando  si  svegliarono  nel  ii\"'.ttiri  > 
successivo. 

Considerazioni  intorno  alla  natura  del  sonno 
e  doi  fenomeni  che  V  accompagnano. 

Nei  precedenti  capitoli  abbiamo  dimostrato  che  passando  dalla  veglia  alla 
quiete  profonda  e  da  questa  al  sonno,  si  modifica  successivamente  la  circo- 
lazione del  sangtie  nel  cervello  e  nelle  estremità. 


—  8i7  — 

Volgiamo  ora  uno  sguardo  sintetico  ai  fatti  osservati  e  cerchiamo  di 
coordinarli  fra  loro.  Nel  sonno  succede  una  dilatazione  dei  vasi  nelle 
estremità  che  potemmo  studiare  nell'  uomo  misurando  le  variazioni  di  vo- 
lume dell'  antibraccio  col  pletlsmografo. 

Le  ricerche  fatte  successivamente  sulla  forma  del  polso  coli'  idrosfigmo- 
grafo hanno  confermato  un  corrispondente  rilasciamento  delle  pareti  vasali. 
Ogni  eccitazione  proveniente  dall'  esterno  genera  una  contrazione  dei  vasi 
nell'antibraccio  ed  un  aumento  successivo  della  pressione  sanguigna  che 
produce  un  afflusso  maggiore  di  sangue  al  cervello.  Quest'  aumento  della 
pressione  che  produce  una  velocità  maggiore  del  sangue  negli  emisferi  ce- 
rebrali è,  secondo  me,  la  causa  più  importante,  benché  non  unica  del  ri- 
stabilirsi dell'  attività  cerebrale  e  della  coscienza. 

I  mutamenti  che  subiscono  le  funzioni  dello  spirito  quando  aumenta,  o 
diminuisce  l'afflusso  del  sangue  al  cervello,  costituiscono  uno  degli  studi  i 
più  interessanti  di  cui  possa  occuparsi  la  psicologìa  sperimentale ,  perchè 
in  nessuna  altra  maniera  si  rende  meglio  evidente  lo  stretto  legame  che 
unisce  le  funzioni  psichiche  alle  materiali  dell'organismo. 

Basta  che  diminuisca  di  poco  l' afflusso  di  sangue  al  cervello  perchè  im- 
mediatamente cessi  la  coscienza. 

Se  mi  si  dimandasse  quali  di  tutte  le  funzioni  dell'  organismo  sia  più 
strettamente  collegata  coi  mutamenti  che  succedono  nel  ricambio  della 
materia,  non  esiterei  punto  di  affermare  che  sia  la  coscienza. 

Le  esperienze  che  ho  fatto  in  proposito  sono  di  non  lieve  importanza 
per  la  fisiologìa  del  sonno  perchè  dimostrano  come  Y  equilibrio  molecolare 
negli  organi  che  sono  sede  dell'intelligenza  venga  profondamente  scosso  da 
influenze  le  quali  non  manifestano  un'  azione  sensibile  in  altre  parti  del 
corpo.  E  ciò  perchè  è  più  attivo  nel  cervello  il  ricambio  della  materia  e 
più  instabile  la  sua  composizione. 

In  una  serie  di  esperienze  che  ho  fatto  sulla  compressione  delle  caro- 
tidi, ebbi  un  caso  in  cui  essa  durò  solo  14  secondi  e  vi  produsse  già  un 
mutamento  nella  nutrizione  del  cervello  capace  di  abolire  la  coscienza  ; 
ora  noi  sappiamo  da  esperienze  fatte  suU'  ischemia  che  i  nervi  dell'  anti- 
braccio anche  quando  tutto  il  sangue  è  cacciato  per  mezzo  di  una  fascia- 
tura di  Esmarch  conservano  ancora  la  loro  eccitabilità  per  20  o  30  minuti. 

Studiando,  sopra  due  persone  che  avevano  un'  apertura  nel  cranio,  la 
dilatazione  che  succede  alla  compressione  delle  carotidi  nei  vasi  cerebrali 
e  paragonandola  a  quella  che  succede  nei  vasi  dell'  antibraccio  in  condi- 
zioni analoghe,  potei  stabilire  che,  i  vasi  del  cervello  sono  assai  più  sensi- 

52 


—  8i8  — 

bili  per  ogni  fugace  interruzione  o  diminuzione  della  circolazione  sanguigna 
di  quello  che  non  siano  i  vasi  dell'  antibraccio. 

È  interessante  per  spiegarci  V  insonni©  che  succede  ad  alcune  emozioni 
morali  ed  ai  lavori  protratti  della  mente  di  prendere  in  esame  i  tracciati 
dove  si  vede  susseguire  alle  emozioni  una  forte  dilatazione  dei  vasi. 

Questo  fatto  ci  dimostra  che  le  emozioni  dell'anima  ed  il  lavoro  dell'in- 
telletto devono  essere  accompagnate  da  un  consumo  della  materia  ;  e  che 
i  vasi  si  dilatano  non  solo  nello  scopo  di  permettere  un  afflusso  più  co- 
pioso di  sangue  indispensabile  al  lavoro,  ma  che  cessato  questo  si  conser- 
vano dilatati  per  riparare  alle  perdite  subite. 

La  grande  vulnerabilità  dei  vasi  sanguigni  e  la  loro  tendenza  a  dilatarsi, 
sempre  quando  succede  uno  squilibrio  nel  ricambio  materiale,  costituisce 
uno  dei  meccanismi  i  più  meravigliosi  con  cui  viene  assicurata  la  conser- 
vazione degli  organi  per  mezzo  di  funzioni  automatiche.  Tale  è  almeno  il 
concetto  che  io  mi  fo  di  questi  fenomeni  riflessi. 

È  egualmente  probabile  che  l'attività  cerebrale  troppo  spinta,  o  le  pro- 
fonde emozioni  diano  luogo  a  dei  prodotti  di  trasformazione  i  quali  pos- 
sano per  sé  stessi  produrre  una  paralisi  dei  vasi  e  quindi  un  afBusso  mag- 
giore di  sangue  indipendentemente  dai  centri  vaso-motori.  Solo  quando 
questi  prodotti  siano  stati  rimossi  in  un  modo  qualsiasi  si  ristabiliscono 
nuovamente  le  condizioni  del  nposo  e  diventa  possibile  il  sonno. 

Il  cuore  nel  passaggio  dalla  veglia  al  sonno  rallenta  alquanto  la  frequenza 
delle  sistoli,  questo  è  però  il  fenomeno  meno  apparente  di  quanti  possono 
vedersi  nei  tracciati.  In  media  la  diminuzione  è  solo  di  6  ad  8  pulsazioni 
per  minuto  quando  si  passa  dalla  veglia  al  sonno.  Se  prendesi  come  unità  di 
misura  un  tempo  più  breve  il  risultato  può  essere  assai  più  cospicuo  perchè 
nel  sonno  abbiamo  constatato  spesso  dei  notevolissimi  rallentamenti  nella 
frequenza  del  cuore. 

A  queste  diminuzioni  della  frequenza  dei  battiti  cardiaci  di  cui  non  ci  è 
nota  la  causa,  corrisponde  una  diminuzione  nel  volume  del  cervello  la  quale 
è  però    accompagnata  da  un'  altezza  maggiore  delle  pulsazioni. 

La  frequenza  minore  delle  sistoli  cardiache  viene  in  parte  compensata  da 
una  diastole  e  da  una  sistole  più  ampia  e  più  forte. 

Gli  stessi  cambiamenti  che  si  producono  nel  nostro  organismo  per  Fat- 
tività cerebrale  durante  la  veglia  si  riproducono  nel  sonno  per  azioni  esteme 
le  quali  non  riescono  a  svegliarci. 

Noi  abbiamo  veduto  che  una  voce,  un  rumore,  un  toccamento,  l'azione 
della  luce  od  un'impressione  esterna  qualsiasi  sono  capaci  di  modificare  il 


—  8i9  — 
ritmo  della  respirazione,  di  far  contrarre  i  vasi  deirantibraccio,  di  aumen- 
tare la  pressione  e  V  afflusso  di  sangue  al  cervello,    e  di    mutare    la    fre- 
quenza dei  battiti  cardiaci  accelerandone  il  ritmo. 

Se  nell'istante  in  cui  abbiamo  avvertito  questi  mutamenti  nelle  funzioni 
deir  organismo  aggiungiamo  una  seconda  azione  esterna,  tale  da  svegliare 
-l'individuo  soggetto  alle  nostre  osservazioni,  e  lo  interroghiamo  subito  in- 
torno allo  stato  della  sua  coscienza,  egli  ci  risponde  nel  maggior  numero 
dei  casi,  che  dormiva  profondamente:  e  non  serba  alcuna  memoria  dei  fe- 
nomeni che  passarono  intorno  a  lui. 

Altre  volte  le  impressioni  esterne  vengono  percepite  e  destano  dei  sogni 
od  entrano  a  far  parte  di  sogni  già  prima  esistenti,  come  potei  osservare 
in  ripetuti  casi,  dei  quali  per  brevità  non  riferisco  né  la  storia  nò  i  tracciati. 

In  questi  casi  manca  una  cognizione  esatta  dell'  agente  esterno:  le  im- 
pressioni fatte  alla  superficie  del  corpo,  o  gli  eccitamenti  dei  sensi  assopiti 
cadono  nel  dominio  dei  sogni  e  vengono  tosto  cosi  snaturate,  che  anche 
svegliandosi  immediatamente  non  è  più  possibile  a  chi  dorme  riconoscerne 
r  origine  e  V  entità. 

Quanto  ai  movimenti  dei  vasi  sanguigni  nel  cervello  e  nell'  antibraccio 
cui  diedi  il  nome  di  spontanei,  escluse  le  cause  esterne,  si  doveva  ricercare 
la  loro  origine  neir  attività  propria  dei  centri  nervosi.  Sospettai  dapprima 
che  questi  mutamenti  della  circolazione  dipendessero  da  sogni  che  si  svol- 
gevano nel  dormiente.  Provai  a  destare  le  persone  che  si  prestavano  alle 
mie  esperienze  ed  alcune  volte  m'accertai  che  realmente  sognavano  :  ma  nella 
maggior  parte  dei  casi,  anche  quando  veniva  interrotto  il  sonno  nell'  istante 
medesimo  che  appariva  la  contrazione  dei  vasi,  non  ebbi  una  risposta  che 
accennasse  1'  esistenza  di  un  sogno,  o  di  una  sensazione. 

Dopo  i  fatti  osservati  precedentemente  si  può  ammettere  per  analogia, 
che  simili  variazioni  nel  movimento  del  sangue  dipendano  da  processi  che 
si  svolgono  nei  centri  nervosi,  senza  lasciare  alcuna  traccia  nella  memoria. 

Le  indagini  che  ho  fatto  sulla  circolazione  del  sangue  nel  cervello  di  due 
persone,  confermarono  pienamente  questa  ipotesi;  e  potei  osservare  che 
indipendentemente  dalle  cause  esterne,  possono  comparire  nel  sonno  forti 
variazioni  nello  stato  dei  vasi  cerebrali  senza  che  il  dormiente  svegliato 
sull'  istante  accusi  la  presenza  di  un   sogno. 

Che  tanto  nel  sonno,  come  nella  veglia,  vi  siano  dei  fenomeni  psichici 
incoscienti  è  cosa  ammessa  da  lungo  tempo  da  parecchi  psicologi.  Le  mie 
osservazioni  non  hanno  in  questo  riguardo  altro  interesse,  se  non  di  aver 
trovato  nel  campo  dei  fenomeni  obbiettivi,  degli  argomenti  per  analogia,  i 


820    

quali  rendono  probabile  che  1*  attività  del  cervello  si  continui  nel  sonno^ 
senza  che  la  coscienza  abbia  sentore  di  questo  lavoro  delle  idee.  Questi. 
dottrina  venne  sostenuta  dal  Carpenter  e  poi  dal  Maudsley  il  quale  am- 
mette che  <  quando  un'  idea  scompare  dalla  coscienzai  non  è  necessario 
che  vi  scompaja  completamente;  essa  può  rimanere  latente  sotto  l'orizzonte 
della  coscienza;  le  correnti  del  movimento  molecolare  diminuendo  gradua* 
tamente  prima  che  cessi  per  intero   >. 

tt  Di  più  esso  può  produrre  un  effetto  sopra  il  movimento,  o  sopra  altre 
idee  mentre  rimane  attiva  sotto  l' orizzonte  della  coscienza.  Imperocché 
quando  troviamo  essersi  prodotto  inconsciamente  il  medesimo  effetto,  che 
noi  sappiamo  essersi  prodotto  altre  volte  in  noi  per  opera  di  un'  idea,  ne 
inferiamo  giustamente  V  attività  della  medesima  causa  ;  tanto  più  che  tal- 
volta, quando  la  nostra  coscienza  è  distratta  inaspettatamente  dalle  soe 
operazioni,  a  richiamata  da  qualche  cosa  di  cui  prima  era  occupato  il  suo 
campo,  sorprendiamo  V  idea  incosciente  sul  fatto.  La  persistenza  di  un 
certo  grado  di  energia  e  di  intensità  del  circuito  di  ideazione  apparirà 
certamente  essere  la  condizione  della  coscienza.   > 

Questa  dottrina  dell'  operare  inconsapevole  degli  emisferi  cerebrali,  che 
a  primo  aspetto  sembra  inaccettabile,  come  se  includesse  il  concetto  di  uno 
spreco  di  lavoro  ed  un  consumo  inutile  di  energìa,  quando  l'attività  delle 
idee  si  svolge  senza  che  esista  la  coscienza,  ha  il  vantaggio  di  spiegare 
molti  fatti  psicologici  cui  manca  fino  ad  ora  una  interpretazione    migliore. 

Non  insisterò  su  questo  argomento  e  soggiungerò  solo,  che  mentre  le 
mie  indagini  sul  sonno  ammettono  una  interpretazione  conforme  alla  dottrina 
sostenuta  pure  dal  Maudsley,  lasciano  però  sospettare  che  nel  sonno  vi  esista 
un  periodo  di  riposo  talmente  profondo  degli  emisferi  cerebrali  da  sospen- 
dere ogni  lavoro  delle  idee. 

Tale  sarebbe  il  periodo  in  cui  i  tracciati  del  cervello  presi  nel  sonno 
diventano  regolari  ed  uniformi. 

I  mutamenti  che  durante  il  sonno  succedono  nell'organismo  senza  che  vi 
abbia  partecipazione  la  coscienza  e  la  volontà  costituiscono  uno  dei  più  meravi- 
gliosi congegni  che  si  possano  osservare  fra  le  perfezioni  della  nostra  macchina. 

La  natura,  quando  cessa  la  coscienza,  non  poteva  abbandonare  il  nostro 
corpo  alle  azioni  del  mondo  esterno,  o  lasciarlo  inerme  nel  pericolo  di 
essera  preda  dei  suoi  nemici. 

Era  necessario  che  anche  nel  sonno,  e  senza  partecipazione  della  volontà 
vi  fosse  una  parte  dei  centri  nervosi  che  vigilasse  sul  mondo  esterno  e  che 
a  tempo  preparasse  le  condizioni  materiali  per  il  risveglio  della   coscienza. 


821    

Ora  se  noi  pensiamo  ai  fenomeni  incoscienti  che  abbiamo  veduto  svpl- 
!gersi  nel  sonno  per  cause  esterne,  ci  apparirà  evidente  che  tutti  sono  coor- 
•dinati  ad  uno  scopo  :  e  che  tutti  convergono  ad  aumentare  la  circolazione 
del  sangue  nel  cervello  per  risvegliarne  nel  pericolo  la  sua.  attività. 

Io  non  credo  di  allontanarmi  dal  vero,  se  asserisco  che  tutto  Tassieme 
dei  movimenti  riflessi  osservati  nel  sonno,  costituisce  un  vero  apparecchio 
di  difesa  per  1*  organismo.  Giacché  ci  troviamo  in  un  capitolo  poco  esplo- 
rato della  fisiologìa,  mi  sia  permesso  di  risalire,  coli'  aiuto  delle  moderne 
<lottrine,  all'  origine  di  questa  alternativa  del  riposo  e  dell'  attività  dei 
centri  nervosi  che  costituisce  la  veglia  ed  il  sonno. 

Spencer  fa  notare  giustamente  nei  suoi  principi  di  psicologìa  «  che  se 
la  vita  avesse  un  tono  uniforme,  e  se  le  condizioni  terrestri  fossero  tali  che 
delle  azioni  di  qualunque  specie  potessero  essere  egualmente  prodotte  in 
un'epoca,  od  in  tm'  altra,  la  riparazione  ed  il  consumo  di  tutti  gli  organi, 
compresi  i  centri  nervosi,  si  compirebbe  in  una  maniera  presso  a  poco 
uniforme  in  tutti.  Ma  la  successione  del  giorno  e  della  notte,  porta  con  sé 
una  successione  di  attitudini  più  o  meno  grandi  all'  azione  che  ha  il  suo 
effetto  nel  deperimento  e  nella  riparazione  successiva  degli  organismi,  che 
si  adattano  a  questa  successione.  Questo  adattamento  è  dovuto  manifesta- 
mente a  ciò  che  sopravvive  il  più  atto.  Un  animale  costituito  in  modo  che 
il  consumo  e  la  riparazione  siano  controbilanciati  ad  ogni  istante  nelle  24 
ore,  sarebbe  a  parità  di  circostanze  vinto  da  un  competitore  che  potesse 
sviluppare  una  energìa  maggiore  nel  tempo  in  cui  il  giorno  ne  facilita  l'azione, 
quantunque  abbia  un  grado  minore  di  energìa  durante  le  ore  della  notte 
in  cui  sta  ritirato.  Fu  così  che  venne  a  stabilirsi  necessariamente  questa 
variazione  ritmica  dell'  azione  nervosa  che  noi  chiamiamo  sonno  e  veglia.  > 

Ora  noi  sappiamo  per  propria  esperienza  che  il  sonno  ripara  tanto  più 
rapidamente  le  nostre  forze,  quanto  più  esso  è  profondo  ;  e  che  viceversa 
le  apprensioni  dell'  animo  mettono  ostacolo  ad  un  sonno  riparatore. 

Accettata  1'  opinione  di  Spencer  intorno  all'  origine  del  sonno,  ne  risulta 
che  il  tipo  più  perfetto  di  un  animale,  il  quale  deve  tirare  il  maggior 
partito  delle  sue  forze,  sarà  quello,  che  nella  notte  può  riabilitarsi  più  ra- 
pidamente a  nuove  fatiche,  abbandonandosi  senza  alcuna  apprensione  ad  un 
sonno  profondo. 

Nel  nostro  organismo  troviamo  realizzate  queste  condizioni  con  mirabile 
semplicità.  L'  uomo  dopo  le  fatiche  del  giorno,  cerca  un  riparo  e  si  ad- 
dormenta. I  muscoli  delle  estremità  del  tronco  e  del  collo  si  rilasciano 
<ompletamente.  Le  palpebre  si  abbassano  e  chiudono  gli  occhi.    La  respi- 


822    

razione  cambia  di  ritmo  e  mentre  nella  veglia  era  principalmente  diafram- 
matica, nel  sonno  diventa  per  contrario  quasi  esclusivamente  toracica. 

Il  rilasciamento  del  diaframma  può  essere  così  grande  da  crederlo  inerte. 
I  processi  della  combustione  sono  talmente  scemati  nell'  organismo,  che  i 
movimenti  della  respirazione,  che  prima  introducevano  quasi  7  litri  di  aria 
nei  polmoni,  hanno  ridotto  la  ventilazione  a  solo  i  litro  per  minuto.  Il 
cuore  esso  pure  rallenta  1'  energia  e  la  frequenza  delle  sue  contrazioni  :  i 
vasi  si  dilatano,  diminuisce  la  pressione  del  sangue  ed  il  corpo  si  raffredda 
sensibilmente. 

In  questo  profondo  assopimento  vi  è  però  tutto  un  sistema  di  nervi  e 
di  cellule  nervose  che  conservano  inalterate  le  loro  funzioni  e  stanno 
vigilanti  sul  mondo  esterno.  Basta  una  voce,  un  nimore  lontano,  un  raggio 
di  luce  che  attraversi  le  palpebre,  un  toccamento  leggero,  od  un'impressione 
qualsiasi,  perchè  tosto  si  attivi  la  respirazione,  perchè  i  vasi  delle  estremità 
si  contraggano,  il  cuore  aumenti  V  energìa  e  la  frequenza  dei  battiti,  si 
accresca  la  pressione  sanguigna  e  scorra  più  copioso  il  sangue  al  cen'ello. 
Ristabilite  in  questo  modo  le  condizioni  materiali  della  coscienza,  si  com- 
prende che  nella  lotta  per  la  vita,  avrà  maggior  facilità  di  sottrarsi  ai 
danni  del  mondo  esterno  l'organismo  in  cui  sarà  più  completa  e  perfetta 
la  vigilanza  incosciente,  e  che  potrà  passare  più  rapidamente  dallo  stato  di 
profondo  riposo  a  quello  della  sua  completa  attività,  prima  che  sia  troppo 
vicino  il  pericolo  ed  inevitabile  il  danno. 

Considerazioni  intorno  all'  igiene  del  sonno. 

Nella  ricerca  delle  regole  igieniche  del  sonno  noi  dobbiamo  innanzitutto 
prendere  in  esame  le  condizioni  che  riteniamo  più  favorevoli  alla  produ- 
zione del  medesimo.  Una  di  queste  consiste  essenzialmente  nel  rimuovere 
tutte  le  cause  che  possono  eccitare  gli  organi  dei  sensi. 

Le  mie  indagini  dimostrarono  il  meccanismo  con  cui  V  eccitamento  dei 
nervi  di  senso,  mette  ostacolo  alla  comparsa  del  sonno.  Esiste  nell'organismo 
un  centro  indipendente  dalla  volontà  e  dalla  coscienza,  da  cui  partono  i 
nervi  vaso-motori  e  col  quale  si  trovano  in  comunicazioni  tutti  i  nervi  af- 
ferenti e  senzienti  del  corpo.  Questo  centro  regola  e  modifica  la  pressione 
del  sangue,  dilatando  e  restringendo  i  vasi. 

Quando  vi  è  nel  mondo  esterno  una  causa,  come  un  suono,  una  luce 
troppo  viva,  od  un  eccitamento  che  produce  dolore  in  una  parte  qualunque 
del  corpo,  riesce  inutile  lo  sforzo  della  volontà  per    combattere    gli    effetti 


—  823  — 
che  questa  causa  esercita  sul  centro  vaso-motore.  È  necessaria  un*  azione 
persistente  e  continuata,  così  a  lungo  da  essere  divenuta  abituale,  per  im- 
pedire questi  effetti  disturbatori.  L'organismo  vi  si  adatta  dopo  una  lotta 
ed  una  resistenza  più  o  meno  duratura  :  perchè  il  bisogno  del  sonno  è 
tanto  potente  da  imporsi  alla  sensibilità  più  squisita  dei  centri  nervosi. 

Ma  ancora  qui  si  presenta  il  fatto  che  la  percezione  dei  rumori  deve 
divenire  impercettibile  alla  coscienza.  Noi  sappiamo  infatti  che  molti  operai 
possono  dormire  nel  rumore  assordante  di  un'  officina,  o  presso  la  cascata 
dell'  acqua  che  fa  girare  le  ruote  d' un  mulino,  o  sul  carro  che  si  muove 
a  scosse  sulla  via  sassosa.  Ma  cessando  il  frastuono,  arrestandosi  le  ruote 
del  mulino,  o  fermandosi  il  carro  sulla  via,  ne  nasce  una  causa  di  risveglio. 
r  rumori  erano  divenuti  come  una  parte  intrinseca  dell'ambiente  nel  quale 
i  centri  nervosi  avevano  potuto  trovare  1'  assopimento  del  sonno;  l'improv- 
visa scomparsa  dei  medesimi  turba  l' equilibrio,  e  risveglia  l' attività  del 
cervello. 

Noi  dobbiamo  distinguere  due  fatti  nell'  azione  che  hanno  i  suoni,  le 
impressioni  luminose,  gli  odori  e  gli  eccitamenti  dei  nervi  di  senso  per 
impedire  il  sonno. 

Il  primo,  consiste  nell'  afflusso  più  copioso  e  nella  pressione  maggiore 
con  cui  il  sangue  può  circolare  nel  cervello.  Tutte  le  azioni  esterne  che 
valgano  ad  agire  sul  centro  vaso-motore  producono  una  contrazione  dei 
vasi  che  impedisce  1'  abbassamento  della  pressione  generale  ed  il  rallenta- 
mento del  circolo  indispensabile  alla  comparsa  del  sonno. 

n  secondo  consiste  nell'azione  che  le  cause  esterne  hanno  direttamente 
sulle  cellule  del  cervello,  indipendentemente  dai  fenomeni  della  circolazione. 
Le  impressioni  del  mondo  esterno,  quando  non  siano  prolungate  troppo  a 
lungo,  in  modo  che  le  cellule  nervose  abbiano  tempo  di  adattarsi  come  ad 
un  mezzo  abituale  di  esistenza,  costituiscono  uno  stimolo  che  aumenta  la 
loro  eccitabilità. 

Noi  abbiamo  nei  nervi  molti  fenomeni  i  quali  ci  dimostrano,  come,  dentro 
certi  limiti,  uno  stimolo  lasci  dietro  di  sé  delle  condizioni  tali,  per  cui  l'ec- 
citamento che  verrà  dopo  avrà  un  effetto  maggiore.  Nel  modo  con  cui  si 
comporta  il  cervello  nella  produzione  del  sonno  si  osserva  un  fenomeno 
analogo.  L'impressione  d'una  causa  che  nella  veglia  sarebbe  stata  impercet- 
tibile, diventa  nell'assopimento  che  precede  il  sonno  talmente  sentita  che  i 
centri  nervosi  non  trovano  per  essa  il  modo  di  passare  al  riposo. 

La  temperatura  della  pelle  e  del  corpo  ha  una  grande  influenza,  perchè 
si  tratta  qui  dell'ambiente  che  abbraccia  tutte  le  terminazioni  nervose. 


—  824  — 

Quando  vogliamo  produrre  facilmente  il  sonno  dobbiamo  cercare  che  la 
temperatura  della  pelle  si  conservi  nelle  condizioni  più  vicine  alle  normali, 
favorendo  una  dilatazione  moderata  dei  capillari. 

Il  freddo  producendo  una  contrazione  dei  vasi  tiene  elevata  la  pres- 
sione, e  rendendo  più  attivo  il  movimento  del  sangue  accresce  l'attività  dei 
centri  nervosi.  È  questo  il  meccanismo  col  quale  dobbiamo  spiegarci  l'im- 
possibilità di  dormire  quando  si  abbiano  i  piedi  freddi,  e  quando  non  ci  è 
permesso  col  tepore  delle  coltri  di  conservare  nei  limiti  normali  la  temp^ 
ratura  della  pelle. 

Il  bisogno  di  lavarsi  nell'acqua  fredda  quando  ci  svegliamo ,  V  influenza 
benefica  che  esercita  sull'attività  cerebrale  una  brezza  mattutina,  o  l'am 
fredda  dei  monti  nella  state,  ci  dimostrano  come  la  temperatura  della  pelle 
sia  profondamente  collegata  colla  circolazione  del  sangue  e  coU'attività  de- 
gli emisferi  cerebrali.  Tutte  le  cause  che  tendono  a  dilatare  i  vasi  produ- 
cono entro  certi  limiti  il  sonno.  Il  calore  agisce  direttamente  sulla  fibra 
muscolare  che  riveste  i  piccoli  vasi  e  fa  sentire  un'azione  locale  più  po- 
tente di  quella  che  esso  può  per  mezzo  dei  nervi  sensibili  avere  sui  centri 
vaso -motori. 

Tutti  sanno  che  molte  persone  eccitabili,  le  quali  non  hanno  il  bene- 
ficio del  sonno  riescono  a  procurarselo  per  mezzo  di  un  bagno  tiepido  o 
con  pediluvi  nell'acqua  riscaldata. 

L'azione  terapeutica  del  calore  deve  riporsi  in  simili  casi  nell'afflusso 
più  copioso  di  sangue  alla  pelle,  che  sottrae  ai  centri  nervosi  una  parte  del 
liquido  nutritivo  da  cui  dipende  l'aumentata  eccitabilità. 

Se  i  bagni  freddi  possono  produrre  il  medesimo  effetto,  la  causa  è  però 
identica,  perchè  noi  sappiamo  come  durante  la  reazione  si  produca  un  al- 
largamento dei  vasi  alla  periferìa,  quando    fu    intensa  l'azione  del  freddo. 

Pensando  alla  paralisi  dei  vasi  che  segue  ogni  grande  abbassamento  della 
temperatura ,  noi  possiamo  spiegarci  la  voglia  irresistibile  di  dormire  che 
soffrono  i  viaggiatori  sopra  le  montagne,  o  nei  paesi  più  freddi  del  set- 
tentrione. 

Dalle  esperienze  che  feci  intorno  all'influenza  che  la  temperatura  esercita 
sui  vasi  dell'antibraccio,  risultò  che  la  contrazione  dei  medesimi  si  produce 
prima  rapidamente  scendendo  da36ai5oi6  gradi,  poscia  succede  no 
periodo  in  cui  si  restringono  meno  visibilmente  fino  a  7  gradi.  La  pelle 
diventa  azzurrognola  perchè  il  sangue  scorre  più  difficilmente  nelle  piccole 
vene  sfiancate  :  poi  tutto  d'un  tratto  si  arrossa,  malgrado  che  la  tempera- 
tura persista,  o  si  abbassi  di  più. 


à 


—  825  — 

È  questo  Testremo  limite  in  cui  si  conserva  la  tonicità  dei  vasi  ;  è  qui, 
verso  i  7  gradi,  dove  il  freddo  produce  gli  stessi  efifetti  del  caldo,  cioè  la 
paralisi.  È  questo  il  meccanismo  con  cui  la  bufera  dell'Alpi  e  il  rigore 
del  verno,  producono  il  sonno  spesso  mortale  negli  sventurati  cui  manca 
un  rifugio  od    i    mezzi  per  conservare  elevata  la  temperatura  della  pelle. 

Nelle  condizioni  fisiologiche  si  ha  bisogno  per  dormire  di  mettere  il 
corpo  nella  posizione  orizzontale.  Analizziamo  le  cause  di  questo  fatto  cono- 
sciuto da  tutti.  Primieramente  si  ha  neirassopimento  una  diminuzione  nella 
tonicità  dei  muscoli  ed  una  interruzione  del  lavoro  che  essi  fanno  regolar- 
mente nella  veglia  anche  senza  la  partecipazione  della  coscienza.  È  carat- 
teristico in  chi  si  addormenta  il  rilassamento  dei  muscoli  delle  braccia  e 
delle  mani ,  e  il  cadere  che  fa  il  capo  verso  il  petto,  o  le  spalle  ;  e  tutti 
sappiamo  che  bisogna  dare  un  sostegno  ai  muscoli  della  colonna  vertebrale, 
perchè  succeda  un  periodo  di  riposo  alla  fatica  del  giorno. 

Fin  qui  era  giunta  la  scienza. 

Le  indagini  che  ho  fatto  sulla  circolazione  del  sangue  e  sul  tono  dei 
vasi  nella  gamba  e  nel  piede  mi  dimostrarono  che  la  necessità  della  posi- 
zione orizzontale  dipende  ancora  da  altre  cause.  Incomincierò  con  un  fatto 
che  tutti  conoscono.  Molte  persone  dopo  essere  rimaste  lungamente  nel 
letto  provano  nel  riprendere  la  posizione  verticale  una  specie  di  vertigine. 
I  convalescenti  di  lunghe  malattie,  le  persone  deboli  ed  anemiche  in  simili 
condizioni  possono  avere  una  sincope  pel  semplice  fatto  di  passare  dalla 
posizione  orizzontale  a  quella  verticale.  Le  cause  di  questi  improvvisi  ac- 
cidenti devono  riporsi  in  un  disturbo  della  circolazione  cerebrale.  I  vasi 
sanguigni  delle  estremità  inferiori  adattatisi  ad  una  pressione  minore  riman- 
gono come  sopraffatti  dalla  colonna  di  sangue  che  posa  sopra  di  essi  per 
tutta  l'altezza  del  corpo,  quando  si  passa  alla  posizione  eretta. 

Il  sangue  che  scende  alle  estremità  inferiori  vi  si  accumula  e  per  breve 
spazio  di  tempo  non  ritoma  al  cuore  ;  questa  rapida  sottrazione  del  liquido 
nutritivo  ai  centri  nervosi  produce  nelle  persone  indebolite  un  disturbo  della 
coscienza  e  delle  funzioni  cerebrali  che  si  risente,  benché  in  grado  assai 
minore,  anche  nello  stato  fisiologico. 

Riconosciuta  con  questo  esempio  V  influenza  che  ha  il  tono  dei  vasi  sulla 
circolazione  del  sangue  nel  cervello,  noi  dobbiamo  ora  rivolgere  la  nostra 
attenzione  ai  mutamenti  che  succedono  ogni  giorno  nel  medesimo.  I  mu- 
scoli dei  vasi  si  stancano  come  tutti  gli  altri  muscoli  del  corpo.  In  questa 
asserzione  è  riposto  uno  dei  fatti  più  importanti  che  abbia  a  parer  mio 
acquistato  ultimamente  la  fisiologìa  della  tonicità  muscolare. 


—  826  — 

Ecco  come  lo  dimostrai  in  un  lavoro  che  feci  col  mio  amico  il  dott.  Bi- 
jardi  e  che  non  venne  ancora  stampato.  Noi  misuravamo  l'aumento  di  volume 
che  subisce  il  piede  quando  1*  intero  corpo  coricato  sopra  di  una  tavola  passa 
senza  alcun  sforzo  dei  muscoli  dalla  posizione  orizzontale  a  quella  verti- 
cale. Ripetendo  questo  esperimento  nelle  varie  ore  della  giornata,  ed  eli- 
minando per  quanto  era  possibile  le  cause  perturbatrici,  osservammo  che 
verso  la  sera  è  costantemente  più  grande  l'aumento  di  volume  del  piede 
nelle  medesime  condizioni.  In  altre  parole  noi  osservammo  che  rimanendo 
in  piedi  un  determinato  tempo  diveniva  più  grande  la  dilatazione  dei  vasi 
nelle  estremità  inferiori. 

Rimettendo  la  persona  nella  posizione  orizzontale,  sopravvenendo  il  sonno 
o  lasciando  un  periodo  di  riposo  sufficiente,  si  accresceva  la  tonicità  dei 
vasi.  Le  esperienze  che  noi  facevamo  al  mattino  dimostrarono  sempre  che 
i  vasi  del  piede  si  lasciavano  dilatare  assai  meno  per  la  pressione  del  san- 
gue, che  corrisponde  all'altezza  del  corpo.  La  posizione  eretta  cosi  comune 
nelle  occupazioni  del  giorno  e  la  fatica  di  una  lunga  passeggiata  produce- 
vano una  dilatazione  maggiore  delle  piccole  arterie  dei  capillari  e  delle 
vene  del  piede.  In  base  a  questi  fatti  dobbiamo  ammettere  che  i  muscoli 
lisci  i  quali  rivestono  le  parti  dei  vasi  si  stancano  come  tutti  gli  altri  ma- 
scoli  del  corpo  sotto  l'influenza  di  un  lavoro  costante. 

La  necessità  di  prendere  una  posizione  ori'^ontale  si  rende  ora  più  ma- 
nifesta. La  mente  del  medico  non  deve  più  rivolgersi  solo  al  bisogno  di 
riposo  dei  muscoli  che  portarono  in  giro  tutto  il  peso  del  corpo  durante 
la  giornata;  il  medico  deve  pure  pensare  al  sistema  di  irrigazione  del  san- 
gue ed  ai  disturbi  che  la  diminuzione  di  tono  dei  vasi  delle  estremità  in- 
feriori può  recare  agli  ammalati.  Gli  edemi  e  la  gonfiezza  dei  piedi  cosi 
comuni  nei  convalescenti,  riconoscono  come  causa  precipua  questo  cam- 
biamento nella  tonicità  dei  vasi  sanguigni.  Anche  nello  stato  fisiologico  noi 
dobbiamo  lasciar  tempo  e  comodo  ai  muscoli  dei  vasi  perchè  si  riabilitino 
alla  funzione  cui  sono  destinati  nella  veglia  col  riposo  del  sonno. 

Non  è  del  tutto  improbabile  che  lo  squilibrio,  il  quale  nasce  nella  cir^ 
colazione  quando  il  sangue  dopo  una  lunga  fatica  si  accumula  nei  vasi  per 
la  diminuzione  del  loro  tono,  diventi  a  sua  volta  una  causa  produttrice  del 
sonno. 

Noi  vediamo  infatti  riconosciuto  come  un  fatto  generale  e  costante  la 
sonnolenza  che  ci  assale  dopo  un  pasto  abbondante.  Il  meccanismo  con 
cui  si  produce  questo  fenomeno  è  identico  a  quello  testé  accennato  quando 
parlammo  del  freddo,  del  caldo  e  della  fatica.    Lo    stomaco  e  le  intestina 


—  827  — 
durante  la  digestione  sottraggono  alla  massa  generale  del  sangue  una  quan- 
tità di  questo  liquido  perchè  i  loro  vasi  si  dilatano  per  provvedere  alla  se- 
crezione più  abbondante  dei  succhi  digerenti.  Airipereraia  delle  intestina, 
dello  stomaco,  del  fegato  e  del  pancreas  e  delle  ghiandole  salivari  deve  cor- 
rispondere una  relativa  anemia  ed  un  rallentamento  nella  circolazione  san- 
guigna del  cervello  che  ci  predispone  al  sonno. 

I  cultori  dell*  Igiene  si  occuparono  con  grande  successo  in  questi  ultimi 
tempi  della  forma  più  conveniente  che  devono  avere  i  banchi  delle  scuole, 
le  seggiole  e  tutte  le  innumerevoli  forme  di  sostegno  necessarie  al  corpo 
per  riposarsi.  L'esperienza  dei  secoli  aveva  mostrato  all'uomo  che  il  letto 
deve  essere  soffice.  Ricerchiamo  le  condizioni  più  favorevoli  ed  indispensa- 
bili alla  costruzione  ài  un  letto  igienico. 

La  forma  ideale  di  un  letto  sarebbe  quello  di  un  sostegno  che  si  adatti 
in  tutte  le  condizioni  alle  varie  sporgenze  del  corpo  sostenendolo  con 
eguale  pressione  in  tutte  le  parti.  Giacché  si  deve  rinunciare  alla  speranza 
che  si  possa  trovare  un  congegno  capace  di  sostenere  il  corpo  nella  posi- 
zione orizzontale  senza  esercitare  una  pressione  sulla  pelle,  noi  dobbiamo 
adottare  fra  i  metodi  conosciuti  quelli  che  rendono  tale  pressione  più  uniforme. 
L'esperienza  dimostra  continuamente  al  medico  Tinfluenza  letale  che  eser- 
cita sui  tessuti  una  pressione  troppo  forte  o  troppo  prolungata.  Ricorde- 
remo, per  dare  un  esempio  fra  i  più  temuti,  le  ulceri  di  decubito  dovute 
alla  mancanza  di  circolazione  in  quelle  regioni  dove  preme  troppo  a  lungo 
il  peso  del  corpo.  Basta  toccare  leggermente  la  pelle  in  vicinanza  delle 
unghie  nelle  dita  della  mano,  per  vedere  la  grande  facilità  con  cui  le  pres- 
sioni debolissime  fanno  impallidire  la  pelle  e  mettono  ostacolo  alla  circo- 
lazione del  sangue  nei  capillari.  Quando  noi  riposiamo  nel  letto  la  circo- 
lazione diventa  più  difficile  e  spesso  rimane  impedita  in  tutte  le  parti  del 
lato  su  cui  riposiamo. 

Per  quanto  il  letto  sia  soffice  e  si  avvalli  in  corrispondenza  delle  parti 
più  sporgenti,  le  materassa  ed  i  guanciali  non  corrispondono  mai  al  desi- 
derio del  medico  di  avere  una  pressione  generale  ed  uniforme  su  tutto  un 
lato  del  corpo.  È  da  ciò  che  nasce  il  bisogno  involontario  ed  il  movimento 
incosciente  di  voltarsi  e  cambiare  posizione  nel  sonno.  Sono  specialmente 
i  guanciali  che  non  permettono  di  riposarsi  ai  muscoli  del  collo  e  danno 
frequentemente,  anche  nello  stato  fisiologico,  occasione  di  svegliarsi.  Le  per- 
sone che  dormirono  sul  nudo  terreno  o  sulle  tavole  di  legno  conoscono 
quanto  sia  difficile  il  sonno  per  l'eccitamento  doloroso  che  producono  le 
parti  a  lungo  compresse  della  pelle. 


—  828   — 

Il  formicolio  di  cui  soffrono  molte  persone  svegliandosi,  è  dovuto  più 
che  tutto  ad  un  arresto  della  circolazione  in  qualche  parte  del  corpo  per 
compressione  dei  vasi. 

L'introduzione  nell'uso  domestico  e  negli  ospedali  delle  materassa  piene 
di  liquido  fu  una  innovazione  benefica  che  corrisponde  ai  dati  fisiologici,  e 
sono  troppo  noti  i  vantaggi  che  si  traggono  nella  pratica  senza  che  faccia 
bisogno  di  insistervi. 

Uno  dei  mezzi  per  produrre  il  sonno,  che  spesso  mi  diede  buoni  risul- 
tati senza  ricorrere  alla  amministrazione  di  rimedi  ipnotici  è  l'apnea.  Ho 
provato  molte  volte  su  di  me,  e  ne  ebbi  la  conferma  da  parecchi  amici, 
che  una  serie  ripetuta  di  profonde  inspirazioni  può  far  comparire  più  £i- 
cilmente  il  sonno,  quando  non  siano  troppo  gravi  le  cause  che  lo  impedi- 
scono. Le  esperienze  da  me  fatte  sulla  respirazione  polmonare  mi  avevano 
dimostrato,  che  noi  possiamo  con  una  serie  di  profonde  inspirazioni  pro- 
durre un  afflusso  più  copioso  di  sangue  ai  polmoni  e  diminuire  la  pres- 
sione del  sangue.  In  alcune  persone  nelle  quali  potei  studiare  la  circola- 
zione sanguigna  nel  cervello  constatai  una  diminuzione  di  volume  di  questo 
organo  prodotto  dall'afflusso  meno  abbondante  di  sangue.  Fu  in  seguito  a 
tali  studi,  e  in  forza  dell'analogia  che  simile  disturbo  della  circolazione  ha 
colle  condizioni  più  favorevoli  alla  produzione  del  sonno  che  ne  ho  pro- 
vato l'efficacia  e  ne   ebbi  favorevoli  risultati. 

Tutti  i  rimedi   che  dilatano  i  vasi  sanguigni  servono  come  ipnotici. 

Il  medico  nell'uso  di  questi  farmaci  deve  però  tener  mente  ad  un'alta 
legge  non  meno  generale,  che  cioè  i  narcotici  producono  sempre,  a  piccole 
dosi  un  eccitamento  dei  nervi.  Ogni  diminuzione  della  sensibilità  è  preceduta 
da  un  periodo  in  cui  V  eccitabilità  diventa  maggiore.  Questo  fatto  è  pure 
vero  nella  fisiologia  dei  medicamenti  dove  sempre  vediamo  che  le  cause 
le  quali  valgono  a  diminuire  l'eccitabilità  dei  nervi  incominciano  la  loro 
azione  coU'aumentarla.  Ed  è  assai  frequente  nella  pratica  il  trovare  amma- 
lati nei  quali  l'oppio,  la  morfina  ed  il  cloralio  produssero  effetti  contrari  a 
quelli  che  il  medico  si  aspettava  ;  invece  del  sonno,  le  piccole  dosi  valsero 
a  produrre  un  eccitabilità  maggiore  ed  accrebbero  l' insonnio.  La  dose  in 
questi  casi  era  troppo  piccola.  L' azione  fisiologica  si  arrestò  al  suo  primo 
periodo  e  mancarono  gli  efi'etti  benefici  dell'azione  ipnotica  che  si  otterrà 
solamente  con  una  dose  maggiore. 

Le  esperienze  che  feci  sull'azione  del  cloralio  e  del  cloroformio  dimo- 
strarono che  questi  farmaci  hanno  un'azione  sui  vasi  sanguigni  indipendea* 
temente  dai  nervi  vaso -motori. 


—  829  — 

Quando  si  stacca  un  organo  dal  corpo  e  si  fa  circolare  in  esso  una  cor- 
rente di  sangue  defìbrinato,  o  dello  siero  sanguigno,  si  vede  che  T  aggiunta 
del  cloralio  rende  più  abbondante  refHusso.  I  muscoli  dei  vasi  sanguigni 
toccati  da  questo  rimedio  sciolto  nel  sangue  perdono  della  loro  tonicità  e 
si  dilatano  sotto  la  pressione  intema. 

In  questo  modo  ho  spiegato  l'abbassarsi  della  pressione  sanguigna  ed  il 
rallentamento  del  circolo  che  succede  dopo  l'amministrazione  del  cloralio, 
della  morfina,  del  cloroformio  e  degli  altri  narcotici. 

Nei  casi  di  avvelenamento  per  T  amministrazione  troppo  abbondante  di 
una  qualunque  di  queste  sostanze,  fra  i  mezzi  che  il  fisiologo  consiglia  come 
più  efficaci  per  evitare  delle  conseguenze  fatali,  debbono  mettersi  in  prima 
linea  tutti  quegli  agenti  che  valgono  a  rendere  più  attiva  la  circolazione  nei 
centri  nervosi  resa  insufficiente  dalla  eccessiva  dilatazione  dei  vasi  sangui- 
gni. L'aria  fresca,  le  abluzioni  con  acqua  firedda  sono  i  sussidi  divenuti  po- 
polari in  ogni  sincope. 

L'ammalato  non  solo  deve  mettersi  in  posizione  orizzontale,  ma  le  gambe 
e  le  braccia  debbono  sollevarsi  dagli  astanti,  onde  il  sangue  ricada  per  pro- 
prio peso  sul  cuore  e  non  resti  accumulato  nei  vasi.  Uno  dei  pericoli  più 
gravi  che  si  presenta  nell'avvelenamento  col  cloralio  e  coi  narcotici,  quando 
non  si  riesce  a  svegliare  la  persona,  è  la  perdita  continua  che  subisce  la 
temperatura  del  corpo  per  la  dilatazione  dei  vasi  nella  pelle.  Il  medico  può 
evitare  un  rapido  abbassamento  della  temperatura  provvedendovi  per  mezzo 
di  coperture  o  riscaldando  l'ambiente  per  impedire  una  fatale  dispersione 
del  calore. 

Così  pure  tutti  i  rimedt  e  le  sostanze  che  fanno  contrarre  i  vasi  met- 
tono ostacolo  alla  produzione  del  sonno. 

Fu  per  mezzo  di  uno  strumento,  che  misura  il  volume  degli  organi,  che 
dimostrai  come  una  tazza  di  caffè  produca  una  contrazione  notevole  e  du- 
ratura dei  vasi.  Le  indagini  che  ho  fatto  più  tardi  con  altri  strumenti  sulla 
forma  del  polso,  dimostrarono  pure  un  aumento  della  tonicità  dei  vasi  san- 
guigni per  effetto  del  cafifò.  Non  meno  evidenti  in  questo  riguardo  furono 
le  esperienze  che  ho  fatto  coU'alcool  a  piccole  dosi  in  una  persona  che 
aveva  aperto  il  cranio. 

Amministrando  il  vino  di  Marsala  trovai  che  le  piccole  dosi  producevano 
un  aumento  nel  volume  del  cervello  ed  una  diminuzione  nel  volume  delle 
estremità.  Scrivendo  il  polso  del  cervello,  trovai  pure  che  i  rimedi  ecci- 
tanti producono  un  polso  più  elevato  e  più  forte,  quando  è  maggiore  Tec- 
citabilità  del  cervello  e  più  intenso  il  lavoro    intellettuale.     Questi  fatti  os- 


—  830  — 

servati  ripetutamente  in  varie  persone  che  avevano  una  apertura  neloamo 
ci  conducono  a  ritenere  come  dimostrato  che  i  rimedi  eccitanti  valgono  ad 
impedire  il  sonno  perchè  tengono  elevata  la  pressione.  È  cosi  rapido  il 
movimento  del  sangue  negli  emisferi  cerebrali  da  non  permettere  a  questi 
per  l'esuberanza  della  nutrizione  di  arrestarsi  nel  lavoro  e  pasi>:ire  al  ri- 
poso. Le  ultime  indagini  che  ho  fatto  sul  cloroformio  dimostrarono  un  ab- 
bassamento tale  del  polso,  in  una  persona  che  aveva  una  apertura  nel  aaoio, 
da  non  lasciare  più  alcun  dubbio  sul  rapporto  che  passa  fra  la  pressione 
del  sangue  e  l'attività  dei  centri  nervosi. 

La  respirazione  subisce  nel  sonno  un  mutamento  profondo,  i  muscoli  del 
diaframma  che  durante  la  veglia  avevano  preso  nell'  uomo  una  parte  più 
attiva  di  quelli  del  torace,  alla  respirazione  passano  nel  sonno  ad  uno  stato 
di  relativo  riposo.  Questo  fenomeno  è  accompagnato  da  un  mutamento  nel 
rapporto  fra  Tinspirazione  e  la  espirazione.  Chiunque  ascolti  il  respiro  di 
una  persona  che  dorma  si  accorge  che  l'espirazione  succede  più  rapida- 
mente che  nella  veglia. 

Ho  misurato  con  appositi  apparecchi  la  quantità  di  aria  che  noi  respi- 
riamo durante  la  veglia  ed  il  sonno  e  trovai  che  questa  va  diminuendo 
quanto  più  il  sonno  diventa  profondo.  Per  evitare  che  la  nutrizione  dei 
tessuti  ne  soffri  quando  il  centro  della  respù-azione  non  è  più  capace  di 
provvedere  normalmente  al  ricambio  dell'  aria  nei  polmoni  incombe  all'igi^ 
nista  il  dovere  di  amministrare  un'  aria  pura  alle  persone  che  dormono. 

L'influenza  che  l'aria  impura  e  povera  di  ossigeno  esercita  sulla  nutrizione 
appare  evidente  dal  fatto  che  durante  il  sonno  gli  ammalati  affetti  da  le- 
sioni polmonali  subiscono  spesso  un  aggravamento.  U  medico  deve  pure 
essere  avvertito  che  la  suppurazione  diventa  nel  sonno  più  abbondante  per 
effetto  della  dilatazione  dei  vasi.  Non  è  raro  di  vedere  nella  notte  so- 
praggiungere delle  emorragie  le  quali  non  si  sarebbero  prodotte  nella  v^ 
glia  per  la  tonicità  maggiore  delle  pareti  dei  vasi. 

Il  senso  di  pienezza  che  si  ha  negli  occhi  ed  il  bisogno  di  stroppicciaisi 
le  palpebre,  la  secrezione  più  abbondante  del  muco,  cosi  caratteristica  àà 
sonno,  sono  fatti  generalmente  conosciuti,  di  cui  dobbiamo  cercare  la  ^le- 
gazione nella  dilatazione  dei  vasi  ;  ed  è  ancora  la  stessa  causa  quella  che 
produce  un  legger  grado  di  edema  nelle  palpebre  e  la  gonfiezza  degli  oc- 
chi di  chi  si  sveglia  dopo  un  sonno  profondo. 

n  sudore  profuso  che  si  osserva  nel  sonno  e  che  in  molte  malattie  co- 
stituisce un  fenomeno  molesto  e  dannoso,  dipende  esso  pure  dalla  drcob* 
zione  più  abbondante    nella  pelle.  La   medicina  trovò  nell'atropina   ed  in 


—  831  — 
in  altri  rimedi  che  restringono  i  vasi  sanguigni  ed    agiscono  sui  nervi  se- 
cretori i  mezzi  efficaci  per  combattere  e  far  cessare  completamente  parecchi 
di  questi  fenomeni  che  spesso  minacciano  la  salute. 

È  scopo  dell'Igiene  di  trovare  il  modo  di  prevenire  tutto  quanto  può 
riuscire  nocivo  all'organismo  servendosi  dei  mezzi  fisiologici  più  opportuni, 
ma  in  questo  capitolo  pieno  di  tante  tenebre  e  dove  i  fisiologi  lavorano  tut- 
tora attivamente  per  ricercare  le  cause  del  sonno,  non  può  l'igienista  avan- 
zarsi con  passo  sicuro  fino  a  che  non  siano  più  salde  e  più  larghe  le  fonda- 
menta della  scienza. 


PARTE  SECONDA. 


RIVISTA. 


OSPIZI  ED  OSPEDALI  NUOVI. 


IL    NUOVO    OSPEDALE    DI   LUGO    IN    ROMAGNA. 
Progettato  dall' ing.  Piana  e  dal  dott.  Ballotta. 

Anche  in  Italia  da  qualche  tempo  va  sempre  più  diffondendosi  la  per- 
suasione che  agli  antichi  monumentali  ospedali  sia  necessario  sostituire  nuovi 
edifici  eretti  con  altri  criteri  e  meglio  rispondenti  alle  moderne  esigenit 
della  carità  e  della  scienza. 

L'igiene  edilizia  ospitaliera  ha  già  avuto  fra  noi  qualche  pratica  e  for- 
tunata applicazione  nei  molti  manicomi  che  sono  sorti  negli  ultimi  tempi. 
Reggio  e  Milano  hanno  in  gran  parte  rinnovato  e  rifatti  i  vecchi  ospizi: 
Voghera,  Como,  Novara,  Imola  ne  hanno  eretti  dei  nuovi  che  possono  es- 
sere citati  a  modello  per  nuovo  indirizzo  dato  alla  cura  delle  frenopatie  e 
per  le  larghe,  felicissime  applicazioni  igieniche  che  vi  sono  state  introdotte 

Catania  e  Carrara  costnissero  recentemente  nuovi  ospedali;  a  Genova  si 
sta  erigendo  quello  monumentale  della  duchessa  Galliera;  a  Torino  si  la- 
vora alacremente  intomo  all'ospedale  Mauriziano,  opera  egregia  del  dottor 
Spantigati,  e  nello  stesso  tempo  il  Ministro  della  guerra  provvede  alla  co- 
struzione di  un  nuovo  ospedale  militare  in  quella  città. 

Fra  gli  ospedali  speciali  meritano  particolare  menzione,  ristituto  dei  Ra- 
chitici di  Milano,  lavoro  lodatissimo  dell'Architetto  Giachi,  l'Ospedale  pei  Bam- 
bini di  Roma,  già  condotto  a  termine  ;  il  Sifilicomio  di  Roma  e  V  Istituto 
oftalmico  di  Milano  e  l'Istituto  ortopedico  Rizzoli  a  Bologna,  che  si  stanno 
fabbricando. 

In  tutti  questi  stabilimenti  medici  ed  architetti  hanno  gareggiato  per  at- 
tuare quella  radicale  e  provvida  riforma  ospitaliera  della  quale  si  sente  da 


—  ^33   — 

per  tutto  il  bisogno,  iniziando,  un  sistema  di  costruzioni  semplice,  econo- 
mico, inspirato  solo  ai  bisogni  degli  ammalati,  alla  necessità  delle  cure 
svariatissirae  che  si  compiono  negli  ospedali,  alle  separazioni  indispensa- 
bili, ecc.,  ecc.,  poco  curando  (ad  eccezione  dell'ospedale  Galliera)  la  parte 
decorativa,  inutile  e  dispendioso  ornamento  di  cui  vanno  ricchi  gli  Ospizi 
del  medio  evo. 

Questo  risveglio,  quest'esempio  nobilissimo  che  provincie,  coifiuni  e  pri- 
vate istituzioni  hanno  dato,  ha  non  poco  contribuito  ad  indirizzare  inge- 
gneri e  medici  igienisti  allo  studio  della  igiene  edilizia  applicata  agli  ospe- 
dali, agli  ospizi,  alle  scuole  o  grandi  stabilimenti  in  genere,  cosicché  lad- 
dove prima  i  vecchi  architetti  credevano  poter  da  soli  erigere  un  nosoco- 
mio, oggi  vediamo  uniti  medici  ed  ingegneri  preoccupati  a  risolvere  in- 
sieme le  questioni  più  gravi  e  a  costrurre  quegli  edifici  ai  quali,  non  può 
far  difetto  l'opera  degli  uni  e  degli  altri  senza  gravissimo  nocumento. 

E  che  in  Italia  si  vada  a  poco  a  poco  formando  questa  scuola,  desti- 
nata a  trasformare  rapidamente  tutto  il  nostro  decrepito  ordinamento  ospi- 
taliero,  lo  dimostrano,  oltre  i  sopra  citati  esempi,  i  vari  concorsi  indetti  in 
questi  ultimi  tempi  da  parecchi  corpi  morali. 

Basti  fra  tutti  citare  la  gara  aperta  recentemente  in  Torino  per  un  pro- 
getto di  edificio  ad  uso  di  Ospizio  di  Carità,  gara  intorno  alla  quale  do- 
vremo a  lungo  parlare  in  un  prossimo  articolo  ed  a  cui  parteciparono  nu- 
merosi concorrenti  con  opere  pregevolissime  e  degne  di  studio. 

Desiderosi  di  consacrare  d'ora  innanzi  a  questa  parte  della  Igiene  edi- 
lizia sufficiente  spazio  nel  nostro  Giornale,  stimiamo  bene  di  esporre,  quasi 
come  saggio,  con  alquanta  ampiezza  una  bella  Memoria  testé  pubblicata  dai 
signori  Piana  e  Ballotta  intorno  ad  un  progetto  di  ospedale  da  erigersi  a 
Lugo  di  Romagna  per  le  malattie  comuni. 

E  a  ciò  ci  inducono  due  motivi:  primo,  il  pregio  intrinseco  dell'opera 
che  fu  riconosciuta  dalla  Commissione  esaminatrice  composta  di  persone 
autorevoli  e  competenti,  degna  del  premio  e  meritevole  di  essere  scelta  fra 
tutte  le  altre  presentate  al  concorso  (0;  secondo,  perchè  l'ospedale  di  Lugo, 
così  come  è  stato  ideato  dai  valenti  autori,  segna  un  grandissimo  passo 
nella  via  di  quella  radicale  riforma  di  cui  abbisognano  tanto  i  nostri  no- 
socomi. E  il  pregio  sta  appunto  in  ciò,  di  avere  abbandonato  assoluta- 
mente ogni  idea  di  costrurre  edifici  architettonici,  e  di  avere  data  la  pre- 
ferenza ad  un  tipo  di  costruzione  che  per  la  sua  semplicità,  per  la  sua 
solidità  e  per  la  economia  è  oramai  giudicato  superiore  ad  ogni  altro. 

Questo  sistema  che  si  distingue  col  nome  del  suo  autore,  l'ing.  Tol- 
let,  è  stato  dai  signori  Ballotta  e  Piana  opportunamente  adattato  alle  con- 
dizioni speciali  e  della  città  in  cui  il  nuovo  Ospedale  deve  sorgere,  e  alle 
abitudini,  alle  esigenze  delle  nostre  popolazioni ,  cosicché  pur  conservando 
l'impronta  tutta  particolare  delle  costruzioni  Tollet,  l'Ospedale  di  Lugo  avrà 
tuttavia  un  carattere  proprio. 

(i)  Meritava  pure  il  primo  premio  di  medaglia   d'argento  all'Esposiiione  che  si  tenne 
in  Modena  durante  il  X  Congresso  dell'Associazione  Medica  Italiana. 

53 


—  836  — 

ogni  padiglione-infermeria  capace  di  25  letti,  TOspizio  appena  posto  in  fun- 
zione avrà  un  totale  di  150  letti;  e  quando  vorrà  portarsi  il  numero  dd 
letti  a  200 ,  basterà  aggiungere  una  costruzione  ai  lati  della  Gallerìa  e  a 
ridosso  del  Corpo  di  Fabbrica  posteriore,  come  indicano  le  linee  punteggiate 
nelle  Tavole  I  e  II. 

Con  tale  aggiunta  si  ottengono  otto  tmovi  ambienti^  quattro  al  pianter- 
reno destinati  a  dormitorio-infermieri ,  e  camere  per  alienati  in  osserva- 
zione :  quattro  al  piano  superiore ,  due  per  malattie  contagiose  e  due  da 
destinarsi  al  bisogno  per  qualche  malattia  speciale. 

A  questo  piano  si  deve  abbattere,  nel  tratto  sporgente  sul  giardino,  al- 
restremo  del  fabbricato,  il  muro  divisorio  situato  fra  quelle  due  sale  (Tav.  II, 
N.  45-46  e  52-53)  che  avrebbero  servito  fino  a  quel  giorno  per  le  affe- 
zioni veneree  e  per  alienati  ;  di  quattro  sale  formandone  due  soltanto,  non 
che  l'altro  muro  divisorio  che  si  trova  fra  le  sale  di  fronte,  alla  parte  po- 
steriore, di  là  dal  corridojo. 

Cosi  si  ottengono  due  vasti  ambienti  in  ogni  ala  di  questo  fabbricato, 
ove,  colla  solita  distinzione  di  sesso,  si  possono  collocare  25  infermi  per 
parte,  50  in  tutto,  a  complemento  dei  letti  fino  a  200.  Questi  ambienti 
offrirebbero  una  cubicità  complessiva  in  ogni  ala  del  fabbricato  di  1335"*",  27; 
quindi  per  ogni  letto  un  volume  d'aria  di  53"*',  41.  Aria  e  luce  avreb- 
bero in  esuberanza  attraverso  1 2  finestre  di  dimensioni  eguali  a  quelle  delle 
infermerie  comuni. 

Queste  ultime  sale  dovrebbero  servire  per  infermità  croniche ,  con  sol- 
lievo notevole  dei  malati  acuti,  ai  quali  riesce  molesto  il  va  e  vieni  ed  il 
vocìo  continuo  dei  cronici  e  dei  valetudinari,  che  per  la  maggior  parte  del 
giorno  stanno  alzati. 

• 

Sotterraneo. 

Il  locale  sottostante  al  pianterreno  dell'  intero  fabbricato ,  se  si  eccet- 
tuino la  cantina,  la  tinaja,  la  dispensa  e  il  magazzino  di  deposito  del 
.carbone  nel  fabbricato  posteriore  ;  non  che  le  costruzioni  della  lavanderia» 
delle  camere  mortuarie  e  della  legnaja  ;  avrà  un'altezza  di  metri  2,33,  dei 
quali  1,50  sopra,  e  0,80  sotto  il  suolo.  Sarà  in  comunicazione  coli' aria 
estema  per  mezzo  di  aperture  situate  sotto  le  finestre,  della  larghezza  delle 
finestre  stesse  e  dell'altezza  di  metri  0,40.  Ognuna  di  queste  aperture  sarà 
munita  d'inferriata. 

Questo  ambiente  ove  si  trovano  i  voltini  che  sostengono  Tedifizio ,  non 
deve  avere  altra  destinazione  che  di  accogliere  i  caloriferi  pel  riscaldamento 
delle  sale  soprastanti,  nel  mezzo  di  ogni  ala  dei  due  grandi  corpi  di  fab- 
brica, e  nel  mezzo  di  ciascun  padiglione-infermeria  ;  ed  in  fondo  a  ciascun 
isolato  i  vasi  mobili  del  rifiuto  dei  cessi  e  degli  orinatoi,  non  che  le  casse 
che  ricevono  le  spazzature,  la  biancheria  sudicia  e  gli  avanzi  delle  medi- 
cature. 


—  837  — 

Piazzale  —  Cortili  —  Giardini  —  Viali. 

La  parte  fabbricata  occupa  un  quarto  circa  dell'area  di  terreno  concessa: 
il  restante  spazio  consiste  in  giardini  e  cortili  interposti  alle  fabbriche,  nel 
piazzale  davanti  alla  facciata  principale  e  nei  viali  che  fiancheggiano  lo 
Stabilimento.  Il  piazzale  e  i  cortili  interni,  eccettuato  il  posteriore ,  che  è 
destinato  ai  servizi  di  lavanderia,  per  la  legnaja,  ecc.,  saranno  trasformati 
in  giardinetti  per  passeggio  e  ricreazione. 

Lo  spazio  che  rimane  da  una  parte  e  dall'altra,  fra  il  limite  dell'area  e 
le  estremità  dei  fabbricati  costituisce  un  doppio  viale  a  comodo  dei  ser- 
vizi ospitalieri. 

Galleria  e  Corridoi. 

La  Galleria  è  l'arteria  principale  dello  Stabilimento:  dal  vestibolo  si 
estende  fino  all'Oratorio.  Si  staccano  ad  angolo  retto  dalla  galleria  sei  cor^ 
ridai,  pei  quali  si  accede  ai  padiglioni-infermerie.  La  prima  è  lunga  120", 
—  e  larga  3",  —  i  secondi  si  prolungano  soltanto  6", 30  con  una  lar- 
ghezza di  2°*,  — ;  tanto  la  galleria  che  i  corridoi  hanno  un'altezza  di  4", — . 

Le  loro  finestre  sono  le  stesse  delle  infermerie  comuni  e  del  fabbricato 
posteriore,  la  descrizione  quindi  di  una,  vale  quella  di  tutte.  Sono  rettan- 
golari di  forma,  alte  3",4o  e  larghe  i"',So,  con  un  vano  quindi  di  5°'-  10, 
e  si  compongono  di  tre  parti,  un  telaio  superiore  a  vetri,  che  occupa  o°,95 
in  altezza  e  si  apre  a  piano  inclinato  dall'esterno  all'interno,  girando  sopra 
un  asse  orizzontale,  a  base  di  apertura  superiore,  per  mezzo  di  un  conge- 
gno meccanico  a  contrappeso.  Gli  altri  due  telai,  divisi  verticalmente  nel 
mezzo  della  finestra,  che  si  aprono  sui  lati,  girando  sopra  un  asse  verticale, 
sono  alti  2°,5S  dei  quali  i'",7o  a  superficie  vetrata  superiormente,  mentre 
la  parte  inferiore  alta  ©",85  è  tutta  in  legno  e  provveduta  di  una  bugna 
<:on  una  riquadratura  di  ©'",35  per  ©",45,  e  quindi  di  una  superficie  di 
Q«4.  igyg  per  Qgj^i  telajo,  e  per  ogni  finestra  di  o"'',3i5.  Questa  bugna o 
sfiatatoio  si  apre  in  senso  inverso  del  telajo  superiore,  vale  a  dire  dal  basso 
all'alto,  con  base  di  apertura  inferiore. 

Da  queste  finestre  diversificano  quelle  del  Corpo  di  Fabbrica  anteriore, 
le  quali  misurano  in  altezza  soli  2^,40  e  in  larghezza  i'°,2o,  in  superficie 
quindi  2°''<',88.  I  loro  telai  sono  simili  ai  già  descritti:  manca  soltanto  la 
parte  inferiore  in  legno  coi  relativi  sfiatatoi,  non  essendo  queste  finestre 
«stese  come  le  altre  fino  al  pavimento.  Le  sole  finestre  della  facciata  avranno 
imposte  esterne  in  persiane  comuni^  le  altre  le  cosi  dette  griglie^  ossia  quella 
specie  di  persiane  di  un  sol  pezzo,  ed  a  stecche  mobili. 

La  galleria  è  quasi  sempre  in  comunicazione  coi  giardini  per  mezzo  di 
questi  grandi  finestroni,  che  mancano  solamente  in  principio ,  per  l' esten- 
sione di  8*°,  —  in  corrispondenza  della  scala  e  delle  stanze  del  portiere, 
e  in  seguito  laddove  si  staccano  i  corridoi,  per  l'estensione,  in  ognuno  di 
e^^óo,  in  tutto  di  iS'",8o,  poca  cosa  a  confronto  della  totale  larghezza 
della  galleria  di  120'". 


—  838  — 

La  gaHeria  e  i  corridoi,  per  tutta  la  loro  estensione,  hanno  sopra  una 
terrazza  a  ringhiera  di  ferro. 

Per  tal  modo  queste  costruzioni  si  elevano  poco  più  di  5 ",50  sopra  il 
suolo,  il  che  non  si  avrebbe  col  tetto  comune  inclinato  o  adottando  la 
forma  ogivale  alla  Tollet.  Così  all'eleganza  è  congiunto  il  beneficio  di  una 
migliore  ventilazione  dei  padiglioni ,  i  quali  in  altezza  superano  di  4"  i 
corridoi. 

Nella  Tav.  IV  è  designata  in  piccolo  la  pianta  di  qualcuno  dei  princi- 
pali ospedali  già  costrutti  e  progettati,  che  sono  in  maggior  fama  fra  i  mo- 
derni, e  in  ultimo  la  pianta  del  nuovo  di  Lugo,  dal  cui  confronto  si  può 
di  un  subito  rilevare  la  preminenza  di  quest*  ultima  sulle  altre,  per  la  ven- 
tilazione in  tutte  le  direzioni  e  l'isolamento,  per  quanto  è  possibile,  dei 
padiglioni  ad  uso  infermerie  comuni. 

Ognuno  di  questi  padiglioni  si  compone  di  una  sala  per  24  letti,  di  due 
camere  prima  e  di  tre  al  di  là  della  sala  stessa.  In  fondo  al  padigliorie, 
trovansi  le  latrine,  allontanate  da  un  corridojo.  Descriveremo  prima  gli  an- 
nessi, quindi  il  corpo  delle  latrine,  e  per  ultimo  la  sala  degl'infermi. 

Camere  contigue  od  Annessi  dell*  infermeria. 

Per  la  lunghezza  di  5'",2o  un  corridoio  in  continuazione  di  quello  che 
precede  il  padiglione,  largo  i"",5o,  ha  una  camera  a  àcstm^tiV infermiere 
di  guardia  od  anche  per  deposito  di  biancheria,  ed  un'altra  a  sinistra  per 
un  malato  da  segregare  temporaneamente.  Questa  è  provveduta  di  caminetto 
a  focolare  aperto.  Calcolando  la  lunghezza  di  questi  corridoi,  abbiamo  che 
le  porte  d'ingresso  alle  infermerie  di  ogni  padiglione  saranno  l'una  dall'al- 
tra discoste  2  6'",6o.  Per  tale  distanza  si  rende  ben  difficile,  per  non  dire 
impossibile,  la  mala  influenza  dell'una  sull'altra. 

Al  di  là  della  sala  comune  si  trova  un  altro  corridojo,  che  continua  fino 
in  fondo  al  padiglione,  per  la  lunghezza  di  S^jyo,  e  colla  stessa  larghezza 
di  i'",5o.  La  camera  a  sinistra  è  destinata  ad  uso  ^i  refettorio  e  di  ricrea- 
zione. Anche  qua  un  caminetto,  chiamerà  a  sé  d'intorno  gl'infermi  che  ab- 
bandonano il  letto,  rendendo  loro  meno  incresciosa  la  dimora  all'ospedale, 
e  servirà,  nella  fredda  stagione,  quando  non  si  possono  aprire  le  finestre, 
come  ausiliario  della  ventilazione,  a  depurare  l'ambiente.  La  luce  si  avrà 
per  mezzo  di  due  finestre,  una  delle  quali,  cioè  quella  del  Iato  corto  del 
padiglione,  darà  accesso  al  viale  esterno,  mediante  gradinata.  A  destra  poi 
del  corridojo  si  veggono  due  porte,  la  prima  delle  quali  conduce  ad  una 
cameretta  che  deve  contenere  una  bagneruola  colle  rotelle  ,  perchè  possa 
al  bisogno  trasportarsi  nelle  infermerie  pei  malati  che  non  possono  abban- 
donare il  letto."  Qui  deve  trovarsi  un  lavacro  per  uso  comune.  La  seconda 
porta  mette  ad  uno  stanzino,  ove  potrà  collocai  si  un  fornello  per  riscal- 
dare il  brodo,  le  bevande,  ecc.,  e  riporvi  qualche  oggetto  necessario  alLi 
sala.  La  sua  finestra  è  in  comunicazione  col  viale  per  mezzo  di  un'altra 
gradinata,  e  senirà  pel  trasporto  dei  cadaveri  alle  camere  anatomiche  o 
all'Oratorio,  evitando  il  passaggio  della  galleria. 


V      —  839  — 

La  parte  superiore  di  ognuno  di  questi  ambienti  avrà  la  forma  ogivale, 
per  utilizzare  il  maggior  spazio  possibile. 

Latrine. 

In  fondo  ai  padiglioni  delle  comuni  infermerie,  come  anche  ai  due  estremi 
dei  corpi  di  fabbrica  anteriore  e  posteriore,  in  ambedue  i  loro  piani  e  da 
loro  separati  mediante  corridojo  lungo  3",  —  sono  situati  il  camerino  delle 
latrine  e  quello  di  scarico  della  roba  sporca. 

Un  ultimo  tratto  di  corridoio  —  lungo  esso  pure  3",  —  sta  fra  questi 
camerini.  Tre  finestre,  ampie  come  al  solito,  due  nel  corridojo  di  separa- 
zione, ed  una  in  fondo  del  corridojo  finale,  provveggono  ad  una  generosa 
ventilazione.  Queste  finestre  non  debbono  essere  chiuse  altro  che  in  poche 
circostanze;  o  al  soffiare  di  un  vento  sgarbato  o  nelle  giornate  burrascose 
e  troppo  fredde. 

Sotto  l'ultima  finestra  deve  trovarsi  una  botola  o  caditoja  che  serve  a 
smaltire  le  spazzature  degli  ambienti  in  una  cassa  apposita  situata  nel  sot- 
terraneo. 

Per  arrivare  ai  cessi  bisogna  aprire  quattro  porte  che  sono:  la  prima  fra 
l'infermeria  e  le  camere,  la  seconda  fra  il  loro  corridojo  e  quello  di  se- 
parazione, la  terza  fra  questo  e  il  corridojo  finale,  ove  sta  la  quarta,  vale 
a  dire  la  porta  che  direttamente  immette  alle  latrine.  Tutte  si  chiudono 
automaticamente  e  cosi  è  assicurata  meglio  la  salubrità  degli  ambienti. 

In  faccia  agli  usci  delle  latrine  v*è  quello  di  un  camerino,  ove  per  mezzo 
di  due  botole  %i  getta  nel  sotterraneo,  entro  due  casse,  che  vi  corrispondono 
la  biancheria  sudicia  da  una  parte,  e  gli  avanzi  delle  medicature  chirurgi- 
che, pezze,  filacce,  fascie,  ecc. ,  dall'altra. 

Lo  stanzino  dei  cessi  ha  il  pavimento  a  piano  alquanto  inclinato  per  lo 
scolo  dei  liquidi  nei  condotti  di  scarico,  che  finiscono  nelle  chiaviche.  Le 
sue  pareti  non  debbono  presentare  angoli,  come  nelle  infermerie,  e  sono 
impermeabili  perchè  vestite  di  cemento. 

La  illuminazione  notturna  deve  contribuire  alla  ventilazione  del  piccolo 
ambiente.  In  una  parte  qualsiasi  del  muro  si  lascia  ad  arte  un  vuoto,  che 
s'estende  dal  pavimento  fino  al  di  sopra  dei  tetti.  Questo  vano  convertito 
in  condotto  tubulare  della  sezione  di  o""*  ,10,  aperto  in  basso  per  mezzo  di 
un  foro  circolare  munito  di  fitta  rete  metallica,  ha  un  finestrino  all'altezza 
di  i'",8o  con  vetro  colorato  in  verde  chiaro,  che  corrisponde  al  posto  ove 
si  colloca  il  lume.  Il  calore  svolto  dalla  fiamma,  colla  rarefazione  dell'aria 
nel  condotto,  deve  effettuare  il  richiamo  dell'aria  viziata  dal  camerino  e  la 
sua  dispersione  nell'atmosfera. 

Il  sedile  sarà  in  marmo,  con  tavoletta  di  legno. 

Il  vaso  o  canale  di  porcellana,  munito  di  valvola  come  nelle  comuni 
latrine  inglesi,  riceve  acqua  in  modo  automatico^  ed  una  data  quantità  di 
acqua  ogni  volta,  e  non  piti. 

Quanto  agli  urinatoi  la  cosa  è  semplice.  Chi  vuole  spander  acqua  è  co- 
stretto a  poggiare  i  piedi  sopra  un  piano  mobile  di  metallo,   che  s'abbassa 


—  840  — 

sotto  il  peso  della  persona;  aprendo  mediante  un  altro  congegno  a  lera,  ima 
valvola,  la  quale  permette  aU*acqua  di  fluire  cadendo  sopra  il  bacino  di  por- 
cellana, ove  si  raccoglie  nel  tempo  stesso  l'orina.  Bene  inteso  che  l'acqui 
manca,  al  mancare  della  pressione  sul  soppedaneo. 

Con  tale  artificio  la  nettezza  dei  vasi  delle  latrine  e  dei  pisciatoi  è  sot» 
tratta  alla  volontà  dei  malati^  che  per  la  maggior  parte  se  ne  darebbero 
poca  cura,  e  non  di  rado  lascierebbero  precipitare  T  acqua  in  soverchia 
quantità. 

Per  la  raccolta  delle  materie  escrementizie  saranno  usate  le  fogne  mo- 
bili ed  il  sistema  divisore. 

Sistema  di  Costruzione  Tollet. 

Prima  di  passare  alla  descrizione  delle  infermerie  comuni  dell'Ospedale 
di  Lugo,  esporremo  brevemente  in  che  consiste  il  sistema  di  costruzione 
dell'ingegnere  Tollet. 

Ogni  padiglione,  secondo  questo  sistema,  è  costruito  sopra  uno  scheletro 
composto  di  tanti  ferri  a  doppio  T,  rettilinei  da  una  parte  e  dall'altra  corvi 
a  forma  ogivale.  Questi  ferri  sono  distanti  l'uno  dall'altro  i°',5o,  disposti 
sopra  piani  verticalmente  congiunti  con  aste  di  ferro,  fermate  con  bulloni 
a  madrevite,  e  longitudinalmente  da  una  spranga  a  doppio  T,  posta  alla 
sommità  dell'ogiva. 

Fra  questi  ferri,  e  nel  senso  della  loro  altezza,  si  costruiscono  i  muri  Q 
semplici  o  doppi,  e  in  quest'ultimo  caso  rimane  fra  i  due  muri  uno  strato 
d'aria,  che  varia  fra  o^^joS  e  €",20  {mafelas  cTair)  e  che  serve  a  riparare 
i  locali  dal  caldo  e  dal  freddo  troppo  intensi. 

Ogni  fabbrica,  secondo  questo  sistema,  ha  la  prerogativa  di  terminare  in 
una  volta  ogivale^  che  sulle  altre  curve  offre  il  vantaggio  di  esercitare  il 
minimo  di  spinta  laterale  e  di  pertruttere  la  diretta  applicazione  di  una  co- 
pertura senza  travi,  senza  tiranti,  ecc. 

La  fabbrica  riposa  o  sopra  travi  di  ferro  od  anche  semplicemente  sopra 
i  voltini  di  un  sotterraneo,  che  non  si  eleva  dal  suolo  meno  di  o",5o. 

I  pavimenti  e  le  interne  pareti  sono  coperte  di  materiali  impermeabili» 
mentre  la  superfìcie  esterna  resta  accessibile  all'aria. 

Infermerie  Principali. 

Le  infermerie  principali,  in  numero  di  sei,  corrispondentemente  a  ciascun 
padiglione,  hanno  il  pavimento  sopra  il  sistema  di  volte  già  accennato  de- 
scrivendo il  sotterraneo;  le  quali  volte  assicurano  la  solidità  della  fabbrica, 
e  impediscono  quelle  scosse  e  quelle  oscillazioni  che  riescono  fastidiose  ai 
malati  e  sono  causa  di  deterioramento  dei  pavimenti  stessi  e  dei  muri.  Que- 
sti poi  saranno  preservati  dall'umidità  mediante  due  strati  di  mattoni  con- 
giunti insieme  col  cemento  idrofugo  Fonti,  e  mediante  arricciatura  generale 
dello  stesso  cemento  all'estradosso  delle  volte. 

Ognuna  di  queste  sale  collettive,    di    figura  rettangolare,    lunga  3  i",8o. 


—  839  — 

La  parte  superiore  di  ognuno  di  questi  ambienti  avrà  la  forma  ogivale, 
per  utilizzare  il  maggior  spazio  possibile. 

Latrine. 

In  fondo  ai  padiglioni  delle  comuni  infermerie,  come  anche  ai  due  estremi 
dei  corpi  di  fabbrica  anteriore  e  posteriore,  in  ambedue  i  loro  piani  e  da 
loro  separati  mediante  corridojo  lungo  3",  —  sono  situati  il  camerino  delle 
latrine  e  quello  di  scarico  della  roba  sporca. 

Un  ultimo  tratto  di  corridoio  —  lungo  esso  pure  3",  —  sta  fra  questi 
camerini.  Tre  finestre,  ampie  come  al  solito,  due  nel  corridojo  di  separa- 
zione, ed  una  in  fondo  del  corridojo  finale,  provveggono  ad  una  generosa 
ventilazione.  Queste  finestre  non  debbono  essere  chiuse  altro  che  in  poche 
circostanze;  o  al  soffiare  di  un  vento  sgarbato  o  nelle  giornate  burrascose 
e  troppo  fredde. 

Sotto  l'ultima  finestra  deve  trovarsi  una  botola  o  caditoja  che  serve  a 
smaltire  le  spazzature  degli  ambienti  in  una  cassa  apposita  situata  nel  sot- 
terraneo. 

Per  arrivare  ai  cessi  bisogna  aprire  quattro  porte  che  sono  :  la  prima  fra 
rinfermeria  e  le  camere,  la  seconda  fra  il  loro  corridojo  e  quello  di  se- 
parazione, la  terza  fra  questo  e  il  corridojo  finale,  ove  sta  la  quarta,  vale 
a  dire  la  porta  che  direttamente  immette  alle  latrine.  Tutte  si  chiudono 
automaticamente  e  cosi  è  assicurata  meglio  la  salubrità  degli  ambienti. 

In  faccia  agli  usci  delle  latrine  v'è  quello  di  un  camerino,  ove  per  mezzo 
di  due  botole  %i  getta  nel  sotterraneo,  entro  due  casse,  che  vi  corrispondono 
la  biancheria  sudicia  da  una  parte,  e  gli  avanzi  delle  medicature  chirurgi- 
che, pezze,  filacce,  fascie,  ecc. ,  dall'altra. 

Lo  stanzino  dei  cessi  ha  il  pavimento  a  piano  alquanto  inclinato  per  lo 
scolo  dei  liquidi  nei  condotti  di  scarico,  che  finiscono  nelle  chiaviche.  Le 
sue  pareti  non  debbono  presentare  angoli,  come  nelle  infermerie,  e  sono 
impermeabili  perchè  vestite  di  cemento. 

La  illuminazione  notturna  deve  contribuire  alla  ventilazione  del  piccolo 
ambiente.  In  una  parte  qualsiasi  del  muro  si  lascia  ad  arte  un  vuoto,  che 
s'estende  dal  pavimento  fino  al  di  sopra  dei  tetti.  Questo  vano  convertito 
in  condotto  tubulare  della  sezione  di  o"**  ,10,  aperto  in  basso  per  mezzo  di 
un  foro  circolare  munito  di  fitta  rete  metallica,  ha  un  finestrino  all'altezza 
di  i",8o  con  vetro  colorato  in  verde  chiaro,  che  corrisponde  al  posto  ove 
si  colloca  il  lume.  Il  calore  svolto  dalla  fiamma,  colla  rarefazione  dell'aria 
nel  condotto,  deve  effettuare  il  richiamo  dell'aria  viziata  dal  camerino  e  la 
sua  dispersione  nell'atmosfera. 

n  sedile  sarà  in  marmo,  con  tavoletta  di  legno. 

Il  vaso  o  canale  di  porcellana,  munito  di  valvola  come  nelle  comuni 
latrine  inglesi,  riceve  acqua  in  modo  automatico,  ed  una  data  quantità  di 
acqua  ogni  volta,  e  non  più. 

Quanto  agli  urinatoi  la  cosa  è  semplice.  Chi  vuole  spander  acqua  èco- 
stretto  a  poggiare  i  piedi  sopra  un  piano  mobile  di  metallo,   che  s'abbassa 


—  840  — 

sotto  il  peso  della  persona;  aprendo  mediante  un  altro  congegno  a  leva,  una 
valvola,  la  quale  permette  all'acqua  di  fluire  cadendo  sopra  il  bacino  di  por- 
cellana, ove  si  raccoglie  nel  tempo  stesso  l'orina.  Bene  inteso  che  l'acqua 
manca,  al  mancare  della  pressione  sul  soppedaneo. 

Con  tale  artificio  la  nettezza  dei  vasi  delle  latrine  e  dei  pisciatoi  è  sot- 
tratta  alla  volontà  dei  malati^  che  per  la  maggior  parte  se  ne  darebbero 
poca  cura,  e  non  di  rado  lascierebbero  precipitare  T  acqua  in  soverchia 
quantità. 

Per  la  raccolta  delle  materie  escrementizie  saranno  usate  le  fogne  mo- 
bili ed  il  sistema  divisore. 

SiSTEBiA  DI  Costruzione  Tollet. 

Prima  di  passare  alla  descrizione  delle  infermerie  comuni  dell'Ospedale 
di  Lugo,  esporremo  brevemente  in  che  consiste  il  sistema  di  costruzione 
dell'ingegnere  Tollet. 

Ogni  padiglione,  secondo  questo  sistema,  è  costruito  sopra  uno  scheletro 
composto  di  tanti  ferri  a  doppio  T,  rettilinei  da  una  parte  e  dall'altra  carri 
a  forma  ogivale.  Questi  ferri  sono  distanti  l'uno  dall'altro  i",5o,  disposti 
sopra  piani  verticalmente  congiunti  con  aste  di  ferro,  fermate  con  bulloni 
a  madrevite,  e  longitudinalmente  da  una  spranga  a  doppio  T,  posta  alla 
sommità  dell'ogiva. 

Fra  questi  ferri,  e  nel  senso  della  loro  altezza,  si  costruiscono  i  muri  0 
semplici  o  doppi,  e  in  quest'ultimo  caso  rimane  fra  i  due  muri  uno  strato 
d'aria,  che  varia  fra  o^.oS  e  ©",20  {matelas  cPair)  e  che  serve  a  riparare 
i  locali  dal  caldo  e  dal  freddo  troppo  intensi. 

Ogni  fabbrica,  secondo  questo  sistema,  ha  la  prerogativa  di  terminare  in 
una  volta  ogivale^  che  sulle  altre  curve  offre  il  vantaggio  di  esercitare  il 
minimo  di  spinta  laterale  e  di  permettere  la  diretta  applicazione  di  una  co- 
pertura senza  travi,  senza  tiranti,  ecc. 

La  fabbrica  riposa  o  sopra  travi  di  ferro  od  anche  semplicemente  sopra 
i  voltini  di  un  sotterraneo,  che  non  si  eleva  dal  suolo  meno  di  o",50. 

I  pavimenti  e  le  interne  pareti  sono  coperte  di  materiali  impenneabili, 
mentre  la  superficie  esterna  resta  accessibile  all'aria. 

Infermerie  Principali. 

Le  infermerie  principali,  in  numero  di  sei,  corrispondentemente  a  dascun 
padiglione,  hanno  il  pavimento  sopra  il  sistema  di  volte  già  accennato  de- 
scrìvendo il  sotterraneo;  le  quali  volte  assicurano  la  solidità  della  fabbrica, 
e  impediscono  quelle  scosse  e  quelle  oscillazioni  che  riescono  fastidiose  ai 
malati  e  sono  causa  di  deterioramento  dei  pavimenti  stessi  e  dei  muri.  Que- 
sti poi  saranno  preservati  dall'umidità  mediante  due  strati  di  mattoni  con- 
giunti insieme  col  cemento  idrofugo  Ponti,  e  mediante  arricciatura  generale 
dello  stesso  cemento  all'estradosso  delle  volte. 

Ognuna  di  queste  sale  collettive,    di    figura  rettangolare,    lunga  31  ",80, 


—  843  — 

scopo.  Le  camere  13  e  14  potranno  utilizzarsi  dall'  Amministrazione  per 
qualcuno  dei  molteplici  bisogni  dell'Ospedale,  come  locali  di  sgombro,  o  a 
deposito  d'oggetti  di  proprietà  dei  malati  civili  e  militari. 

Nell'ala  sinistra  della  fabbrica,  il  35  è  destinato  alla  camera  del  Medico- 
Chirurgo  addetto  all'Ospedale. 

Gli  ambienti  che  si  veggono  segnati  dal  22  al  33  sono  riservati  alla 
cura  dei  bagni  e  delle  doccie;  il  23,  il  24  e  il  25  per  bagni  semplici ^  il 
26  per  bagno  a  vapore ^  il  28  e  il  29  pei  bagni  medicati^  il  30  è  la  saia 
delle  doccie  idroterapiche.  Vi  si  accede  per  lo  spogliatoio  che  è  il  31. 

Piano  Superiore,  —  All'altezza  di  5"", —  dal  pavimento  del  piano  ter- 
reno trovasi  il  pavimento  del  piano  superiore,  che  alla  sua  volta  per  altri 
5", —  s'innalza  prima  del  tetto.  Gli  ambienti  a  questo  piano  (V.  Tav.  IL) 
sono  destinati  come  segue  :  Il  3  è  un  andito  che  mette  in  comunicazione 
il  corridojo  2  colla  Terrazza  della  Galleria. 

Le  tre  sale  spaziose  4,  4,  4  sono  riservate  alla  Guardaroba  per  l'intero 
Stabilimento. 

Destinata  alle  operazioni  di  chirurgia  è  la  sala  8  che  riceve  luce  dal- 
l'alto, per  mezzo  d'un'ampia  lanterna  vetrata,  e  lateralmente  da  tre  finestre. 
Il  camerino  di  passaggio  9  sarà  munito  di  un  doppio  lavacro  a  comodo  degli 
operatori  e  degli  assistenti.  Prossime  si  trovano  una  camera  io  per  V ar- 
mamentario e  un  gabinetto  11  pel  Chirurgo  Primario.  Le  camere  12  e  13, 
25  e  26  sono  destinate  a  malati  che  sostennero  un'operazione,  gli  uomini  a 
destra,  le  donne  a  sinistra. 

Tre  camere  per  paganti  uomini  sono  quelle  segnate  15,  16  e  17,  e  tre 
per  donne,  nell'ala  sinistra,  quelle  che  portano  i  numeri  22,   23  e  24. 

Le  camere  18  e  21  sono  destinate  agl'infermieri  di  guardia.  Le  due  ca- 
mere 27  e  28  sono  per  uso  della  Direzione  esterna  e  per  ufficio  di  JEco- 
nomato;  finalmente  gli  ambienti  dal  29  al  35  costituiscono  V appartamento 
della  Direzione  interna^  sei  camere  ed  una  cucina. 

Corpo  di  Fabbrica  posteriore. 

Anche  questo  fabbricato  ha  due  piani,  ognuno  di  5'", —  d'altezza,  per- 
corsi in  tutta  la  loro  lunghezza  da  due  corridoi,  in  fondo  ai  quali  si  tro- 
vano, come  al  solito,  le  latrine. 

In  capo  alla  galleria  e  nel  centro  della  fabbrica  è  situata  la  piccola  Chiesa 
che  occupa  l'altezza  dei  due  piani. 

Piano  Inferiore,  —  V,  Tav,  L  —  La  camera  attigua  alla  Chiesa ,  se- 
gnata 50,  è  la  sagristia.  La  sala  55  è  la  cucina  dello  Stabilimento.  Pavi- 
mentata coi  soliti  pietrini  di  cemento,  con  muri  a  stucco  silicatato  fino  al- 
l'altezza di  2", — .  Al  56  trovasi  racquajo;al  57  un  ascensore  per  trasporto 
delle  vivande,  e  degli  oggetti  di  Guardaroba,  al  piano  superiore. 

La  dispensa  60  è  doppia,  Tuna  sotterranea,  alla  quale  si  scende  per  la 
piccola  scala  situata  al  58,  l'altra  poco  sopra  al  piano  della  cucina  e  a 
cui  si  giunge  per  una  seconda  scaletta  segnata  59. 

Il  61  è  un  ambiente  per  uso  da  destinarsi  nel  servizio  di  cucina,  e  quello 


—  «44   — 

segnato  62  è  il  refettorio  degrinfermieri.  Il  53  serve  per  deposito  di  lumi, 
di  petrolio  ed  altro  che  si  voglia. 

I  corridoi  54,  54  mettono  in  comunicazione  questo  Fabbricato  colle  tet- 
toje  che  menano  alla  Lavanderia  e  alle  Camere  mortuarie. 

Gli  ambienti  spaziosi  63,  63  nell'  una  e  nelF  altr'  ala  di  questa  fabbrìa 
sono  destinati  a  sale  di  lettura  e  di  lavoro,  a  vantaggio  dei  convalescenti 
e  dei  cronici,  colla  solita  distinzione  di  sesso. 

II  65  è  la  cantina,  vasto  locale  volto  a  tramontana-ponente,  difeso  qmndi 
abbastanza  dai  raggi  del  sole:  il  66  è  la  tinaja.  Il  67  serve  per  deposito 
di  carbone,  comunica  colFesterno  ed  anche  col  sotterraneo,  ove  si  trovano 
i  caloriferi  pel  riscaldamento  invernale. 

Piano  Superiore,  —  In  questo  piano  si  trovano  gli  ambienti  richiesti  per 
le  malattie  speciali,  ripartiti  come  segue: 

Nella  costruzione  sporgente  anteriormente  il  4$  e  il  52  sono  le  sale  per 
morbi  venerei;  il  46  e  il  53  le  stanze  per  alienati  in  osservazione  ;  il  44  e 
il  51  per  malattie  contagiose  straordinarie. 

Serviranno  per  ordinari  malati  d'occhi  il  41  e  il  49,  e  per  oftalmie  grof 
nulose  il  40  e  il  48. 

Tutte  queste  sale  avranno  il  pavimento  e  le  pareti,  come  le  infermerie, 
ad  angoli  arrotondati,  egualmente  stuccate  con  silicato  per  2", —  di  altezza, 
e  con  soffitto  a  volta  semplice. 

In  mezzo  ai  malati  d'occhi  e  ai  contagiosi  vi  sono  le  sale  che  devono 
servire  di  dormitorio  degl'infermieri. 

Mancando  la  città  di  Lugo  del  gaz  illuminante  provvederanno  alla  illa- 
minazione notturna,  e  nello  stesso  tempo  alla  ventilazione  di  tutte  queste 
sale,  i  lumi  a  petrolio,  o  incassati  nel  muro,  o  sospesi  al  soffitto. 

Le  vaste  sale  41  e  45  sono  senza  destinazione;  e  finché  il  numero  dei 
malati  non  richieda  Tampliamento  della  Fabbrica,  potranno  servire  come  in* 
fermerie  di  ricambio,  quando  s'abbia  ad  evacuare  una  delle  infermerie  prin- 
cipali per  lavatura  e  pittura  delle  pareti,  o  bisognandovi  qualche  ristauro. 

Lavanderia  e  Camere  Mortuarie. 

Questa  costruzione,  a  doppio  piano,  al  terreno  è  costituita  di  un  porti- 
calo  largo  2 ",9  5  e  lungo  quanto  la  fronte  della  facciata  di  49*,—  e  di 
otto  ambienti:  il  primo,  segnato  in  Pianta  69,  T.  I,  è  destinato  alle  bi- 
sezioni cadaveriche.  Ha  nel  mezzo  un  tavolo  di  marmo,  lungo  i",9o  e  largo 
o",9o,  sostenuto  da  apposito  apparecchio  di  ghisa,  che  s' impernia  in  una 
colonna  pure  di  marmo,  entro  alla  quale  il  tavolo  può  girare.  È  provve- 
duta di  un  lavacro,  di  un  caminetto,  ed  ha  il  pavimento  in  pietrini  e  a 
piano  declive  per  lo  smaltimento  dei  liquidi  nella  fogna  sottostante.  Il  se- 
condo ambiente,  70,  contiguo  a  quello  descritto,  serve  al  deposito  dei  ca- 
daveri. Vi  si  trova  una  tavola  di  marmo  di  maggiori  dimensioni,  e  cioè  di 
2"' , —  disposta  a  piano  alquanto  inclinato,  con  sostegno  in  muratura,  ele- 
vata dal  suolo  all'altezza  media  di  o'",8o.  Il  terzo  ambiente  è  destinato  a 
deposito  di  barelle,  di  cataletti,  ecc. 


—  845  — 

La  camera  7  2  è  la  prima  della  lavanderìa  e  in  essa  viene  depositata  la 
lingerìa  sudicia.  L'altra  che  segue  il  73,  è  il  lavatojo  o  vivajo,  nel  mezzo 
del  quale  si  trova  un  capace  bacino,  acconcio  per  lavare  il  bucato,  lungo 
5", —  largo  2°,7o  e  profondo  o",88.  Il  pavimento  di  questo  locale,  lastri- 
cato a  jnattoni  in  coltello  è  declive  verso  i  bottini ,  provveduti  di  chiusini 
traforati,  per  mezzo  dei  quali  l'acqua,  che  di  continuo  si  spande,  dev'es- 
sere presto  e  completamente  smaltita  nei  condotti  di  fognatura.  Il  74  è  la 
stanza  del  purgo  ove  saranno  collocati  i  tini  ed  il  fornello  per  fare  il  li- 
scivio. Deve  essere  pavimentato  come  il  locale  precedente.  Segue  Vessicca- 
toio  o  stufa,  il  76  è  un  ambiente  di  sussidio  alla  lavanderìa,  nel  quale, 
oltre  il  fornello  produttore  delParia  calda  per  l'essiccatoio,  trovasi  una  pic- 
cola scala  a  chiocciola  per  salire  al  piano  superiore,  ed  un  ascensore  per 
trasportarvi  la  biancheria. 

n  vasto  locale  al  piano  di  sopra  deve  servire  di  asciugatojo  coperto. 

Acqua  potabile  e  pei  servizi  Ospedalieri. 

Per  l'acqua  potabile  si  deve  scavare  pertanto  nel  sotterraneo  della  Chiesa 
un  pozzo  di  2",5o  di  diametro  e  profondo  7", —  almeno;  che  conserverà 
un'altezza  d'acqua  valutabile,  in  media  a  5"", —  ed  un  volume  di  litrì  24550; 
quantità  sufficiente  per  i  servizi  dell'Ospedale. 

Una  tromba  aspirante  e  premente,  con  movimento  a  corso  variabile,  col- 
locata sopra  il  pozzo  servirà,  mediante  una  triplice  chiavetta,  a  riempire  i 
seguenti  serbatoi;  uno  capace  di  litri  2t)oo,  che  trovasi  al  di  sopra  della 
Chiesa  all'altezza  di  14", 50;  altrì  sei  nei  padiglioni-infermerie,  della  capa- 
cità ognuno  di  litri  500  per  uso  dei  lavacro  e  dei  cessi  ;  un  altro  serbatojo 
della  tenuta  di  litri  1500  nel  reparto  balneoterapico  da  servire  come  ali- 
mentatore della  caldaja  e  per  uso  dei  bagni;  e  finalmente  due  serbatoi 
nella  cucina  per  acqua  fredda  e  calda,  ognuno  della  capacità  di  1000  li- 
tri. Un  tubo  speciale  che  parte  dalla  stessa  tromba  serve  a- riempire  il  truo- 
golo e  gli  altri  recipienti  della  lavanderìa. 

Oltre  a  questo  pozzo  riservato  esclusivamente  pei  servizi  generali  saranno 
costruiti  altri  pozzi  nei  centrì  dei  giardini,  per  attingerne  l'acqua  potabile, 
e  per  poter  sopperire  a  qualche  bisogno,  se  dovesse  fare  difetto,  in  caso  di 
grande  siccità,  l'acqua  nel  pozzo  principale. 

Conserva  del  ghiaccio. 

All'angolo  sud-ovest  è  situata  la  costruzione  che  deve  conservare  il  ghiac- 
cio per  gli  usi  dell'Ospedale  non  solo,  ma  anche  pel  consumo  dei  malati 
nella  città.  Per  questa  ragione  abbiamo  pensato  di  renderla  capace  di 
loo"*', —  che,  in  ragione  di  kg.  500  per  ogni  metro  cubo  di  ghiaccio  am- 
mucchiato fittamente,  corrispondono  ad  un  cumulo  del  peso  di  kg.  50,000. 

Ventilazione   e  riscaldamento. 
La  ventilazione  è  la  naturale  :  mercè  alle  grandi  superfici  vetrate  gli  au- 


K 


—  846  — 

tori  si  ripromettono  avere  sufficiente  ventilazione  nelle  infermerie,  e  senza 
punto  ricorrere  ai  grandi  e  costosi  apparati  messi  in  pratica  in  molti 
ospedali. 

Essi  hanno  chiamato  la  illuminazione  notturna  in  soccorso  per  la  depu- 
razione deirarìa  nelle  sale.  Due  lumi  a  petrolio  si  trovano  ai  due  terzi  del- 
rinfermeria  pendenti  dall'alto.  La  fiamma  è  circondata  da  una  palla  di  cri- 
stallo colorata  in  verde  chiaro.  Sulla  fiamma  è  posta  una  campana  metal- 
lica con  un  foro  nel  mezzo,  che  comunica  con  un  tubo,  il  quale  si  elera 
al  di  sopra  del  tetto.  Cosi  i  prodotti  della  combustione  non  si  spargono 
nella  sala  e  salgono  direttamente,  insieme  con  l'aria  viziata,  che  la  comba- 
stione attira  costantemente,  per  essere  evacuati  e  dispersi  nell'atmosfera. 

Oltre  i  due  lumi  anzidetti  ne  avremo  altri  quattro,  da  accendersi  quando 
si  creda  necessario,  che  serviranno  ad  illuminare  e  in  pari  tempo  a  venti- 
lare la  sala.  Il  condotto  tubulare  si  trova  nella  grossezza  dei  muri  trasver- 
sali, alla  distanza  di  un  metro  dallo  spigolo  delle  due  porte. 

I  camini  che  si  vedono  nella  Tav.  Ili  sporgere  dalla  cima  dei  padiglioni, 
in  corrispondenza  dei  due  muri  che  dividono  l'infermeria  dagli  annessi,  non 
sono  altro  che  l'estremità  di  scarico  di  due  di  questi  condotti  tubularì  non 
che  della  cappa  di  uno  dei  caminetti  che  si  trovano  nella  camera  desti- 
nata ad  infermo  da  segregare  temporaneamente,  o  in  quello  ad  oso  re- 
fettorio. 

Di  questi  lumi  ventilatori  saranno  provvedute  le  sale  speciali  dei  venerei, 
dei  contagiosi  e  degli  oftalmici,  non  che  quelle  che  serviranno  ai  cronid 
ed  ai  convalescenti,  in  seguito  all'ampliamento  dell'Ospedale. 

Fra  le  varie  specie  di  lumi  ventilatori  quello  da  preferirsi  sarebbe  quello 
americano  di  Enrico  Gouge  di  New -York  (0  {Vedi  la  figura  i.*  Lanterna 
ventilatrice  qui  contro). 

Si  tratta  di  una  lampada  che  ha  un  tubo  sottostante,  il  quale  comunica, 
a  livello  del  pavimento,  colla  sala  che  si  vuol  ventilare,  e  un  altro  tubo 
largo  circa  il  doppio  al  di  sopra  e  che  ascende  fino  al  di  là  del  tetto,  ed 
ha  un'  apertura  rasente  il  soffitto ,  per  la  quale  in  forza  della  rarefazione 
effettuata  dal  calorico  della  lampada  l'aria  viziata . della  sala  viene  di  con- 
tinuo aspirata  e  dispersa  nell'atmosfera.  H  segreto  della  potenza  ventilatrice 
della  lampada  Gouge  è  riposto  nel  principio  che  una  corrente  passando  da 
un  certo  calibro  in  uno  maggiore  vale  ad  indurre  una  seconda  corrente 
collaterale  nel  senso  stesso  della  prima.  Così  l'aria  che  penetra  nel  condotto 
a  livello  del  pavimento  alimenta  la  fiamma  e  costituisce  la  prima  corrente; 
poscia  al  disopra  della  fiamma,  allargandosi  il  condotto,  per  la  seconda 
apertura  si  stabilisce  una  seconda  corrente  di  induzione  assai  energica  e 
che  serve  a  richiamare  verso  il  soffitto,  l'aria  viziata,  che  tende  ad  occu- 
pare la  parte  superiore  della  sala. 

Per  il  riscaldamento  gli  autori  hanno  accordata  la  preferenza  al  riscal- 
damento mediante  l'aria  calda,  installando    un    buon    calorifero    nel  sotter- 


(ij  Gouge  :  Nr.o  System  0/  VentUation,  iMch  has    been  thorou^hly    tesUJ   tifi.rW   fi 
^trona^e  of  many  dìstinsaished  pcrsons.  ^  Third  Edit.  New-Vork  1870. 


—  847  - 
raaeo  e   nella   parte    centrale    di   dasctin   padiglione-infcrmerìa,    come  per 
ognuna  delle  due  ali  dei  due  corpi  di  fabbrica,  l'anteriore    e  il  posteriore'. 

Il  calorifero  prescelto  è  quello  del  sistema  Staib  che  dalla  Ditta  Edoardo 
Lehmann  è  costruito  a  Milano. 

Questo  calorifero  sì  compone  di  quattro  lastre  di  ghisa  ondulate,  unite 
iu  isquadro;  d'un  cappello  di  ghisa  egualmente  ondulato,  e  di  una  lamina 
orizzontale  che  forma  lo  zoccolo  inferiore. 


A,  Lanterna  ventilitrìce,  con  un  lume  a  petrolio. 

B.  Tabo  pel  quKle    paisà   l'aria  ch«   alimenta  la   fianuoR 

del  lume. 

C,  Apertura    del    tabo  a  livello  o   poco   lopra  del  pRTÌ- 

mento,  per  l'entrata  dell'aria. 

D.  Diaframma  che  regola  l'entrata  dell'ina  nella  lanterna. 

G.  Apertura  inferiore  del  condotto  per  cui  ascende  l' aria 
calda  e  rarefatta. 

H.  Porzione  ascendente  del  condotto  più  ampio,  che  ter- 
mina  nel  tetto  e  comunica  all'ettemo  per  nn  comi- 
gnolo di  un  camino, 

/.  Apertnra  per  cai  l'aria  calda  e  viziata  alla  parte  nipe- 
riore  dell'ambiente,  è  aspirata  per  induzione. 

J.  Funicella  per    aprire  o  chiudere  il  registro  dell'  aper- 


Nello'spazio  compreso  fra  queste  lastre  trovasi  il  focolajo,  formato  da 
una  cassa  grossa  di  lamiera  di  ferro,  rivestiti  internamente  con  mattoni 
refrattari.  Una  tubatura  in  ghisa  mette  il  focolajo  in  comunicazione  col- 
l'esterno  ;  altri  tre  tubi,  uno  pel  cinerario,  e  due  per  l'evacuazione  del  fumo, 
i  quali  ultimi  sboccano  nella  faccia  anteriore  del  calorifero. 

L'apparecchio  poggia  agli  angoli  sopra  quattro  dadi  in  muratura,  fra  due 
dei  quali  passa  il  canale  della  presa  d'aria. 


Sezione  longitudiiiak. 


Sezione  irasvi.rsale 


:.  Canale  per  presa  d'aria  estenu. 

.  Fa-isaggio  dell'aria  InDgo  la  sapofidc 


</,  Graticola  de]  focolare. 
^.  Focolare, 


I    Fondo  del  calonfero 
l  Cinetalono  del  focolare, 
/   Tubi  del  fumo 
m   Tubo  generale  i 
dei  due  tubi  / 
«     Sostegno  mobile  di  graticola 
e    Facciata  esterna  del  calorifero 


q  Apertura  inferiore  per  la  mnononc 
della  cenere 

r.  Traversa  delle  porte,  mobile. 

t.  Apertura  per  la  ripulitura  del  calori- 
fero e  la  rimozione  della  fuliggine. 

I,    Fondazione  del   calorifero. 


.  Inviluppo  il 


X.  Copertura  dell'inviluppa. 

y.  Piissaggio  del  fumo    nel   canale    del 

I.  Pilastri  di  sostegno  del  calorifero. 


CALORIFERO   STAIB 
costrntto  dalla  Ditta  Edoasdo  Lehmann. 


—  847  — 
leo  e   nella   parte    centrale    di   ciascun   padiglione-inrennerìa,    come  per 
luna  delle  due  ali  dei  due  corpi  di  fabbrica,  l'anteriore   e  il  posteriore; 
n  calorìfero  prescelto  è  quello  del  sistema  Staib  che  dalla  Ditta  Edoardo 
hniann  è  costruito  a  Milano, 

Questo  calorìfero  si  compone  di  quattro  lastre  dì  ghisa  ondulate,  unite 
isquadro;  d'un  cappello  di  ghisa  egualmente  ondulato,  e  di  una  lamina 
izontale  che  forma  lo  zoccolo  inferiore. 


A.  Ltmtema  TCntUatrice,  con  ud  lume  a  petrolio. 

B.  Tubo  pel  quale    pusa   I'iuìb  che   aliaenU  la   fiamnia 

del  litmc 

C  Aperlun  del  tubo  *  livello  o  poco  topn  del  pin-» 
meato,  per  l'entrata  dell'aria. 

D.  Diaframma  che  regola  l'entrata  dell'ori*  nella  lantcnia. 

C.  Apertura  inferiore  del  condotto  per  cui  ascende  l' aria 

calda  e  rarefatta. 

//.  Fonione  ascendente  del  condotto  pììi  ampio,  che  ter- 
mina nel  letto  e  comunica  all'esterno  per  nn  cond- 
gnolo  di  un  camino. 

/.  Apertura  per  cui  l'aria  calda  e  viiiata  alla  parte  tap»- 
riore  dell'ambiente,  è  aipirata  per  Induzione. 

y.  Funicella  per  aprire  o  chiudere  ÌI  registro  dell'  aper- 
tura /. 


■{elio  spazio  compreso  fra  queste  lastre  trovasi  il  focolajo,  formato  da 
.  cassa  grossa  di  lamiera  dì  ferro,  rivestiti  internamente  con  mattoni 
attori.  Una  tubatura  in  ghisa  mette  il  focolajo  in  comunicazione  col- 
terno  ;  altri  tre  tubi,  uno  pel  cinerario,  e  due  per  l'evacuazione  del  filmo, 
ualì  ultimi  sboccano  nella  faccia  anteriore  del  calorifero. 
■^'apparecchio  poggia  agli  angoli  sopra  quattro  dadi  in  muratura,  fra  due 
quali  passa  il  canale  della  presa  d'aria. 


—  8so  — 

Una  mitrìa  a  parete  doppia  concentrica,  che  sta  sopra  il  padiglione,  serve 
a  smaltire  nelFatmosfera  i  prodotti  della  combustione ,  non  che  V  aria  vi- 
ziata proveniente  dalle  sale. 


LEGGENDE 


Tavola  I.  —  Planimttria  del  piano   terreno 

A.  Piazzale  davanti  alla  facciata  dello    Stabilimento. 

B.  Corpo  di  Fabbrica  anteriore. 
C  C,     Galleria  unica  centrale. 

D.  D,    Corridoi  precedenti  i  Padiglioni  —  infermerie. 

E,  E,     Padiglioni  —  infermerie. 

F,  Corpo  di  Fabbrica  posteriore. 

G.  Lavanderia,  Camere   mortuarie,  ecc. 

H.       Tettoja  fra  il  Corpo  di  Fabbrica  posteriore   e  la  Lavanderia. 
/.        Conserva  del  ghiaccio. 
A".       Capannone  per  la  legna  da  ardere. 
L.       Buca  per  le  sole  spazzature. 
M.       Costruzione  separata  per  le  latrine. 
N,       Muro  in  continuazione  della  facciata  principale. 
O.  O,    Cancelli  per  Taccesso  ai  viali  che  conducono  alla  parte  posteriore 
dello  Stabilimento. 
F.       Giardinetto  destinato  al  Riparto  idroterapico. 
F',      Giardinetto  per  infermi  situati  nel  Corpo  di  Fabbrica  anteriore. 
Q.  Q.    Giardino    pel    passeggio  e    la   ricreazione   dei    malati   della  prima 

fila  dei  Padiglioni  —  infermerie. 
^.  Q^.    Idem,  per  quelli  della  seconda  fila, 
^'.  Q^\  Idem,  per .  quelli  della  terza  fila. 

Q"\Q'",        Giardino   pel  passaggio    e    la    ricreazione    degl*  infermi  di 

malattie  speciali  nel  Corpo  di  Fabbrica  posteriore. 
F,  Ultimo  cortile  a  comodo    dei  servizi   spedalierì  di    cucina, 

lavanderia,  cantina,  ecc. 
^.  Porta  che  mette  in  comunicazione  l'Ospedale  colla    strada 

confinante  a  ponente. 
2\  Altra  porta  che  sbocca  nella  stessa  strada  per  l'evacuazione 

delle  immondezze  e  pel  trasporto  dei  cadaveri. 
U.  U,  Viali  a  due  filari  d'alberi  pel  passaggio  dei  rotabili  che  si 

recano  in  fondo  allo  Stabilimento. 
F.  V.  Siepe  divisoria  dei  giardini  coi  viali. 

X,  X\  X".  X'",  Perimetro  concesso  per  la  costruzione  del  Nuovo  Ospedale. 


-  851   - 


B.        I. 

Vestibolo. 

>          2.  2. 

Corridoi  interni. 

»         3. 

Scala. 

>     4  al  6. 

Porteria. 

4.  Spogliato]  >,  deposito  d'ombrelli,  bastoni,  ecc.  Ivi  ascensore  per 
far  salire  le  vivande  al  piano-  di  sopra  ed  abbassare  gli  oggetti 
di  guardaroba.  —  5,  6.  Camere  del  portiere. 

>     7  al  9.       Ambulatorio  Chirurgico. 

7,  Camera  d'aspetto;  —  8.  Camera  per  visite  ordinarie;  —  9. 
Camera  per  visite  riservate. 

>  IO  e  II.    Ambulatorio  Medico. 

IO.  Camera  d'aspetto;  —  11.  Camera  per  visite. 

»        12.         Crande  ascensore  idraulico  per  innalzare  gli  operandi  entro  il 

loro  letto  fino  alla  sala  delle  operazioni,  e  ricondurre  gli 
operati. 

^     13.  14.      Locali  di  sgombro. 

»    15  al  20.    Riparto  Farmaceutico. 

15.  Farmacia;  —  16.  Gabinetto  del  Farmacista;  —  17.  Camera 
da  letto  del  Farmacista;  —  18.  Laboratorio  ;  —  19.  20.  Magazzeni. 

>  21.         Ambienti  per  uso  da  destinarsi. 

>  22  al  33.    Riparto  dei  bagni  ed  idroterapia. 

22.  Vestibolo;  —  23.  24,  25.  Bajjni  semplici;  —  26.  Bagno  11 
vapore;  —  27.  Camera  della  caldaja  e  del  serbatojo  d'acqua  pel 
servizio  dei  bagni;  —  28  e  29.  Bagni  medicali;  —  30.  Sala 
per  doccio  idrolcrapiche  ;  — -  31.  Spogliatojo;  —  32.  Sudatorio; 
—  33.  Piccola  guardaroba  pel  servizio  dei   bagni. 

>  34.         Camera  per  Tapplicazione  delle  correnti   elettriche  e  per  l'ae- 

roterapia collapparecchio  di  Waldenburg. 

>  35-  Camera  del  Medico-Chirurgo  Astante. 

»        '^(i,         Corridojo  che  separa  le  latrine  dai   fabbricati. 
»        37.         Due  cessi  e,  nelle  sezioni  degli  uomini,  orinatoio. 

38.  Camerino  con  due  botole  per    far    cadere,    coll'una   la  bian- 

cheria sudicia,  e  coll'altra  gli  avanzi  delle  medicature  in 
casse  apposite  che  sono  nel  sotterraneo. 

39.  Ultimo  tratto  di  corridojo,  in  fondo  al  quale  trovasi  una  ca- 
dìtoja  per  smaltire  le  spazzature  in  altra  cassetta  sottostante. 


•» 


D*  40.  Corridojo  fra  le  due  camere  che  precedono  la  infermeria. 

>  41.  Camera  per  infermiere  o  suora  e  deposito  di  biancheria. 

>  42.  Camera  per  malato  da  isolare  temporaneamente. 

»     43.  Infermeria  comune  con   24  letti  e  12  finestre  e  corrispondenti   fi- 
nestrini. 


—  852  — 

D,  44.  Corridojo  di  mezzo  ai  tre  ambienti  che  sono  al  di  là  della  infermeria. 

»     45.  Refettorio  del  padiglione. 

>     46.  Stanza  per  bagno,  lavacro,  ecc. 

»     47.  Camerino  per  fornello,  per  sgombero,  ecc.,  ecc. 


F,    48.48. 
»        49- 


•> 


50' 

53 

54. 

55  al  62. 


63-  63- 
64. 

65. 
66. 

67. 

77  al  80. 


Corridoi  intemi. 

Oratorio    con    ballatojo    a    ringhiera    corrispondente    al  piano 
superiore,  a  comodo  dei  malati  che  stentano  a  far  la  scala. 
Sagristia. 
Scala. 

Stanza  per  uso  da  destinarsi. 
Deposito  dei  lumi. 

Corridoi  che  continuano  colle  tettoje  situate  nell'ultimo  conile. 
Servizi  di  cucina. 

55,  Cucina;  —  56.  Acquajo;  —  57.  Ascensore  per  far  salire  ai 
piano  superiore  gli  alimenti  e  gli  oggetti  di  guardaroba;  —  5S. 
Scaletta  per  scendere  nella  dispensa  sotterranea;  —  59.  Scaletta  per 
salire  nella  dispensa  soprastante;  —  60.  Dispensa  a  due  pi.ini; 
—  61,  Camera  annessa  al  servizio  di  cucina;  —  62.  Camera  an- 
nessa alla  cucina  che  può  ser\-ire  di  refettorio  per  gli  infermieri. 

Sale  per  lettura,  ricreazione  e  lavoro  dei  cronici  e  convalescenti. 
Magazzeno  per  comodo  dei  vari  servizi  ospedalieri. 
Cantina. 
Imaja.- 

Deposito  di  carbone. 
Camere  da  costruirsi  quando  si  vorrà  ampliare  T  ospedale. 


G.       68.         Porticato. 
>  69  al  71.     Camere  anatomiche. 


69.  Camera  settoria  ;  —  70.  Camera  di  custodia  dei  cadaveri;    — 
7 1 .  Deposito  di  barelle,   ecc. 


>  72  al  76.    Lavanderia. 


72.  Deposito  di  biancheria  sporca;  —  73.  I^avatojo;  —  74.  Purgo: 
—  75.Essiccatojo  ad  aria  calda;  —  76.  Camera  ove  si  trova  una 
scala  a  chiocciola  per  salire  nell'asciugatojo  coperto,  un  lift  per 
trasportare  la  biancheria,  non  che  il  fornello  dell'cssiccatojo. 


A. 
B. 


Tavola  II.  —  Planimetria  del  piaìw  superiore. 

Corpo  di  Fabbrica  anteriore. 
»       >  >         posteriore. 


-  851  - 


£.        I. 

Vestibolo. 

»          2.  2. 

Corridoi  interni. 

»         3. 

Scala. 

>     4  ^1  ^* 

Porteria. 

4.  Spogliato;  \  deposito  d'ombrelli,  bastoni,  ecc.  Ivi  ascensore  per 
far  salire  le  vivande  al  piano-  di  sopra  ed  abbassare  gli  oggetti 
di  guardaroba.  —  5.  6.  Camere  del  portiere. 

1     7  al  9.      Ambulatorio  Chirurgico. 

7.  Camera  d' aspetto  ;  —  8.  Camera  per  visite  ordinarie  ;  —  9. 
Camera  per  visite  riservate. 

»   I  o  e  1 1 .    Ambulatorio  Medico. 

IO.  Camera  d'aspetto;  —  11.  Camera  per  visite. 

>  12.         Crande  ascensore  idraulico  per  innalzare  gli  operandi  entro  il 

loro  letto  fino  alla  sala  delle   operazioni,    e  ricondurre    gli 
operati. 

>  13.  14.      Locali  di  sgombro. 

»    15  al  20.   Riparto  Farmaceutico. 

15.  Farmacia;  —  16.  Gabinetto  del  Farmacista;  —  17.  Camera 
da  letto  del  Farmacista;  —  18.  Laboratorio  ;  —  19,  20,  Magazzeni. 

>  21.         Ambienti  per  uso  da  destinarsi. 

>  22  al  33.    Riparto  dei  bagni  ed  idroterapia. 

22.  Vestibolo;  —  23.  24.  25.  Bafjui  semplici;  —  26.  Bagno  a 
vapore;  —  27.  Camera  della  caldaja  e  del  serbatoio  d'acqua  pel 
servizio  dei  baj^ni  ;  —  28  e  29.  Bagni  medicali;  —  30.  Sala 
per  doccio  idroicrapiche  ;  —  31.  Spogliatojo;  —  32.  Sudatorio: 
—  33.  Piccola  guardaroba  pel  servizio  dei  bagni. 

»        34.         Camera  per  Tapplicazione  delle  correnti   elettriche  e  peri* ae- 
roterapia col  l'apparecchio  di  Waldenburg. 

>  35.  Camera  del  Medico-Chirurgo  Astante. 

»        36.  Corridojo  che  separa  le  latrine  dai   fabbricati. 

»        37.         Due  cessi  e,  nelle  sezioni  degli  uomini,  orinatoio. 

>  38.  (^lamerino  con  due  botole  per    far    cadere,    coll'una   la  bian- 

cheria sudicia,  e  coU'altra  gli    avanzi    delle   medicature   in 
casse  apposite  che  sono  nel  sotterraneo. 
»        39.         Ultimo  tratto  di  corridojo,  in  fondo  al  quale  trovasi  una  ca- 

ditoja  per  smaltire  le  spazzature  in  altra  cassetta  sottostante. 


Z>.   40.  Corridojo  fra  le  due  camere  che  precedono  la  infermeria. 

>  41.  Camera  per  infermiere  o  suora  e  deposito  di  biancheria. 

>  42.  Camera  per  malato  da  isolare  temporaneamente. 

>  43.  Infermeria  comune  con   24  letti  e  12  finestre  e  corrispondenti   fi- 

nestrini. 


—  834  — 

B.  50.  Dormitorio  degrinfermieri  (Uomini). 

>  51.  Sala  per  malattie  contagiose.  > 

>  52.  >       »  >       veneree.  » 

>  53.  Camera  per  agitati  in  osservazione.         » 

>  54.  Camera  per  uso  da  destinarsi. 

*  55  21I  59*    Camere  da  costruirsi  quando  si  vorrà  ampliare  rOspedale,  da 

140  letti  a  200. 


C,      55.  Scala  a  chiocciola. 

»        56.  Ascensore. 


t/.  tf. 

^.  ^. 

^.  e. 

d.d. 

e,  e. 

/./ 

//.   //. 

•                • 

k.k 

/.      /. 

///. 

n,  fi. 

0.  0, 

Tavola  in.  —  PadigUont-Infcrmeria. 

Tubi  per  la  ventilazione  sottostanti  al  pavimento. 

Bocche  di  richiamo  dell'aria  viziata. 

Camera  d'aria  per  la  ventilazione. 

Camino  per  l'aspirazione  dell'aria  viziata,  entro  il  quale  passa  quello 
a  fumo  del  calorifero. 

Camino  a  fumo  del  calorifero. 

1**.  vano  fra  i  due  muri. 

2°.  vano  aerato  fra  l'estradosso  della  volta  e  le  tegole. 

Sfiatatoi  di  comunicazione  fra  lo  strato  d'aria  interposta  e  l'esterno. 

Lanterne  ventilatrici  per  l'infermeria. 

Cuffia  in  rame  che  copre  le  lanterne  suddette. 

Stufe  per  le  quali  sbocca  l'aria  calda  nella  sala. 

Comunicazione  del  materazzo  d'aria  col  sotterraneo. 

Camini  per  l'evacuazione  dei  prodotti  della  combustione  dei  lumi. 

Camini  a  fumo  dei  caminetti  posti  nel  refettorio  e  nella  camera  del- 
l'infermo isolato. 


Piano  ìtiodificato  in  seguito  alle  osservazioni  del  Giurì. 

\.^  Il  Corpo  di  Fabbrica  posteriore  si  appoggia  al  lato  ovest  dell'area 
spcdalier.1.  Il  i".^i:^ì:d  delle  ]h  rsoiic  e  dei  rotabili  sarà  mantenuto  per  mezzo 
di  un  cunir  )lo  al  di  sotto  dell'altare  dell'Oratorio. 

2p  All'anìpliainento  dell'Ospedale  si  provvedere  quando  da  140  si  vo- 
glia portare  a  200  il  numero  dei  letti,  coll'aggiunta  di  altri  due  padiglioni 
che  ncll-i  fi r: 'ira  f:   vedono  punteggiati. 

3.°  I  giardini  interposti  ai  padiglioni  in  luogo  di  18  si  estenderanno 
20  metri. 

4.°  Se  la  Commissione  Cassa  Fabbrica  il  consente,  verrà  compresa  nel- 
l'area spedaliera  la  zona  rettangolare  a,  b,  e ,  d^  che  misura  3096  "'*,  ri- 
nunziando all'altra  segnata  e,  f,  g,  h  ampia  di   I748'''»- 


—  853  — 

C.  Asciugatojo  e    Lavanderia. 

D.  Terrazza  soprapposta  alla  Galleria. 
K.  >  »  ai  corridoi. 


I .  Scala. 

2.  2.  Corridoi   interni. 

3.  Tratto  di  corri«!)jo  che  conduce  alla  terrazza. 

4.  4.  4.  Sale  della  Guardaroba. 

5.  Ascensore  che  comunica   colla   Guardaroba  e   in  pari    tempo 

col  corridojo  N.  3  pel  trasporto   della    biancheria   e   delle 
vivande. 

6.  Scala   a  chiocciola  per  salire  al  solajo. 

7.  Grande  ascensore  idraulico  per  gli  operandi  e  gli  operati. 

8.  Sala  delle  operazioni  chirurgiche  illuminata  da   tre   finestre    e 

dall'alto  per  mezzo  di  una  lanterna. 

9.  Passaggio  dalla  sala  di  operazione  all'armamentario. 

10.  Armamentario. 

11.  Gabinetto  del  Chirurgo  Primario. 
12.  13.  Camere  per  operati  uomini. 

14.  Sala  per  uso  da  destinarsi. 

15.16.  17.  Camere  per  dozzinanti  uomini. 

18.  Camera  per  infermiere  di  guardia. 

19.  20.  Ambienti  per  uso  da  destinarsi. 

21.  Camera  per  infermiera  di  guardia. 

22.23.24.  Camere  per  d:ìzzinanti  donne. 

25.  26.  Camere  per  operate. 

27.  28.  Ambienti  per  la  Direzione  esterna,  ed  Economato. 

29  al  34.  Appartamento  della  Direzione. 

35.  Sua  cucina. 


36.         Oratorio. 
37.  37-       Corridoi. 


38 

39 
40 

41 
42 

43 

44 

45 
46 

47 
48 

49 


Scala . 

Camera  del  Capellano. 

Camera  per  Oftalmie  granulose.         (  Donne  ). 

Sala  per  Oftalmie  comuni. 

Dormitorio  delle  infermiere. 

Ascensore. 

Sala  per  malattie  contagiose. 

>       »  »       veneree. 

Camera  per  agitati  in  osservazione. 
Sala  per  uso  da  destinarsi. 
Camera  per  Oftalmie  granulose.       (Uomini). 
Sala  per  Oftalmie  comuni.  > 


—  834  — 
B.       50.         Dormitorio  degrinfermieri  (Uomini). 


»        51 

>  53 

>  54 


Sala  per  malattie  contagiose.  > 

>      >  »       veneree.  » 

Camera  per  agitati  in  osservazione.         » 
Camera  per  uso  da  destinarsi. 

>  55  al  59.    Camere  da  costruirsi  quando  si  vorrà  ampliare  TOspedale,  da 

140  letti  a  200. 


C      55.  Scala  a  chiocciola. 

»        56.  Ascensore. 


a. 

a. 

b. 

b. 

e. 

e. 

d.d. 

e. 

e. 

//• 

.?• 

£-' 

h. 

h. 

• 

• 

k 

k 

L 

L 

m. 

n. 

«. 

0. 

0. 

Tavola  III.  —  Padiglione-Infermeria, 

Tubi  per  la  ventilazione  sottostanti  al  pavimento. 

Bocche  di  richiamo  deiraria  viziata. 

Camera  d'aria  per  la  ventilazione. 

Camino  per  l'aspirazione  dell'aria  viziata,  entro  il  quale  passa  quello 

a  fumo  del  calorifero. 
Camino  a  fumo  del  calorifero. 
1^  vano  fra  i  due  muri. 

2°.  vano  aerato  fra  l'estradosso  della  volta  e  le  tegole. 
Sfiatatoi  di  comunicazione  fra  lo  strato  d'aria  interposta  e  Testemo. 
Lanterne  ventilatrici  per  l'infermeria. 
Cuffia  in  rame  che  copre  le  lanterne  suddette. 
Stufe  per  le  quali  sbocca  l'aria  calda  nella  sala. 
Comunicazione  del  materazzo  d'aria  col  sotterraneo. 
Camini  per  l'evacuazione  dei  prodotti  della  combustione  dei  lumi. 
Camini  a  fumo  dei  caminetti  posti  nel  refettorio  e  nella  camera  del* 

l'infermo  isolato. 


Piano  modificato  in  seguilo  alle  osservazioni  del  Giurì» 

\,^  Il  Corpo  di  Fabbrica  posteriore  si  appoggia  al  lato  ovest  dell'area 
spedaliera.  Il  transito  delle  persone  e  dei  rotabili  sarà  mantenuto  per  mezzo 
di  un  cunicolo  al  di  sotto  dell'altare  dell'Oratorio. 

2.®  All'ampliamento  dell'Ospedale  si  provvederà  quando  da  140  si  vo- 
glia portare  a  200  il  numero  dei  letti,  coll'aggiunta  di  altri  due  padiglioni 
che  nella  figura  si  vedono  punteggiati. 

3.**  I  giardini  interposti  ai  padiglioni  in  luogo  di  18  si  estenderanno 
20  metri. 

4.°  Se  la  Commissione  Cassa-Fabbrica  il  consente,  verrà  compresa  nel- 
l'area spedaliera  la  zona  rettangolare  ^,  ^,  e,  d^  che  misura  3096  "'•,  ri- 
nunziando all'altra  segnata  e,  f.  g,  h  ampia  di   i748"'^- 


-  857   - 

cace  nelle  varie  parti  dello  Stato,  che  dà  luogo  a  tanta  discrepanza  di  giu- 
risprudenza, e  che  non  raggiunge  lo  scopo  per  cui  fu  promulgata. 

Esponendovi  le  considerazioni  che  indussero  la  vostra  Giunta  a  proporr 
unanime  Vadozione  del  presente  disegno  di  legge,  se  ne  è  in  pari  tempo 
dimostrata  l'utilità  e  l'opportunità.  Esso  soddisfa  ad  un  voto  della  pubblica 
opinione  ed  è  invocato  dai  nostri  tribunali,  come  ne  è  prova  la  sentenza 
15  marzo  1881  della  Corte  di  Cassazione  di  Palermo,  la  quale,  accennando 
alla  incertezza  della  giurisprudenza ,  afferma  :   e  Che    se   dopo  più  anni  ad 

<  iniziativa  di  un  deputato  è  sorto  un  progetto  per  convertire  in  legge   l'ac- 

<  cennato  articolo   141  del  Regolamento  in  parola,  è  stata  questa  una  felice 

<  iniziativa  a  fine  di  evitare  pell'avvenire  ogni  divergenza  delle  Corti  sopra 
€  una  questione  fin  oggi  agitata  vivamente  >. 

Ma  nell'accogliere  il  concetto  della  presente  proposta  legislativa  è  sem- 
brato conveniente,  traducendola  in  apposito  articolo  di  legge,  di  meglio  pre- 
cisarla ad  evitare  incertezze  alle  quali  potrebbe  dar  luogo  il  testo  del  pro- 
getto presentato  nella  tornata  dei  18  giugno  1881.  In  vero,  non  tutte  le 
prescrizioni  del  Regolamento  sono  di  natura  tale  da  doversene  reprimere  la 
violazione  con  pene  di  polizia.  Ed  a  questa  conseguenza  si  verrebbe  se  fosse 
mantenuto  tale  e  quale  fu  proposto  l'articolo  i.°,  essendo  detto  in  esso  che 
quelle  pene  si  applicano  ai  contravventori  ai  Regolamenti. 

La  Commissione  inoltre  non  credette  di  mantenere  la  disposizione  con  la 
quale  si  vorrebbe  estendere  la  sanzione  penale  alla  violazione  ai  Regolamenti 
<che  venissero  pubblicati,  È  sembrato  che  non  si  potrebbe  abbandonare  una 
essenziale  attribuzione  del  potere  legislativo  a  Regolamenti  da  farsi,  e  sui 
quali  potrebbe  di  nuovo  sollevarsi  la  stessa  controversia  di  cui  si  sono  vo- 
lute col  disegno  di  legge  togliere  le  cagioni.  Laonde  si  è  modificato  Tarti- 
•colo  determinando  quali  tra  le  disposizioni  ordinate  per  la  tutela  della  sa- 
nità pubblica,  meritano  per  la  loro  importanza,  di  sortire  la  necessaria  effi- 
cacia mercè  una  sanzione  penale,  e  possono  averla  per  la  loro  speciale  in- 
dole e  natura.  Esse  sono  le  contravvenzioni  alle  norme  sanitarie  in  vigore 
intomo  ai  cimiteri,  alle  inumazioni  ed  alle  esumazioni.  Poi  vengono  quelle 
relative  all'esercizio  dell'arte  salutare,  della  farmacia,  per  i  flebotomi,  le  le- 
vatrici ed  i  veterinari.  In  tal  guisa  si  procederà  in  modo  efficace  alla  tu- 
tela dell'  igiene  e  della  salute  pubblica. 

La  vostra  Commissione  vi  propone  perciò  di  approvare  il  presente  dise- 
gno di  legge  e  confida  che  gli  darete  il  voto  favorevole. 


Proposta  di  legge  del  Deputato   Toaldi. 

Art.**  i.^  Sono  soggetti  alle  pene  di  polizia,  sancite  dal  Codice  penale,  i 
contravventori  ai  Regolamenti  vigenti  per  l'esecuzione  delle  leggi  sanitarie 
20  marzo   1865,  allegato  C,  n.^  2248,  e  22  giugno   1874,  n.^  1964. 

Art.**  2.**  Restano  abrogate  tutte  le  altre  disposizioni  che  fossero  contrarie 
^lla  presente  legge. 


—   SsS  — 

Disegno  della  Commissione. 

Art.^  I.**  Le  contravvenzioni  alle  disposizioni  contenute  nella  legge  20 
marzo  1865,  allegato  C,  n.®  2248,  nel  capitolo  IV  del  titolo  III  e  nei 
capitoli  IV,  V  e  VI  del  titolo  IV  del  Regolamento  approvato  con  Regio 
Decreto  22  giugno  1874  in  esecuzione  della  stessa  legge  saranno  punite 
con  pene  di  polizia  salvo  le  pene  maggiori  contro  coloro  che  si  rendessero 
colpevoli  di  reati  previsti  dal  Codice  penale. 

Art.°  2.**  Sono  abrogate  tutte  le  disposizioni  contrarie  alla  presente  legge. 

Nella  seduta  del  2 1  giugno  la  questione  fu  portata  dinanzi  alla  Camera 
e  dette  luogo  alla  seguente  discussione: 

Alli  Maccarani.  —  Questo  articolo  di  legge  è  necessario  perchè  riem- 
pie una  lacuna,  che  ha  dato  luogo  a  disparità  di  giurisprudenza  per  vedete 
se  le  disposizioni  di  cui  si  tratta,  erano  sostenute  da  sanzioni  penali.  Per6 
v'è  un  fatto,  del  quale  conviene  tener  conto.  Vi  sono  taluni  esercenti  non 
matricolati,  i  quali  da  molti  anni  funzionano  senza  molestia.  Più  special- 
mente intendo  quanto  alle  provine ie  toscane  alludere  ai  veterinàri.  Essi,  non 
essendovi  sanzione  penale  contro  l'esercizio  non  autorizzato,  hanno  potuto 
continuare  tale  esercizio  senza  molestie  ed  hanno  continuato  anche  dopo 
del   1871. 

Or  bene  cosi  sonosi  costiiti  ntuno  stato  ed  un  mezzo  di  guadagno;  ed 
altronde  rendono  anche  dei  servizi  utili.  Sappiamo  quanto  sia  scarso  il  no- 
merò dei  veterinari  ih  varie  province  nelle  quali  tardi  venne  provveduto  a 
studi  speciali  per  cotali  sanitari,  quindi  in  alcune  località  dove  vi  sono  questi 
pràtici  pur  troppo  se  ne  valgono  tutti,  e  con  un  certo  risultato. 

Allorché  nel  1874  fu  emanato  il  Regolamento  sulla  legge  sanitaria,  venne 
stabilito  che  questi  pratici  i  quali  avessero  dato  buoni  saggi  della  loro  at- 
titudine per  avere  esercitato  da  vari  anni  fino  a  queir  epoca,  potessero  es- 
sere autorizzati  a  continuare  Tesercizio  dell'arte  loro  con  patente  straordinarit. 

Io  domando  al  Ministro  dell'Interno  se  nell'applicare  la  legge  attuale  vorrà 
ritornare  su  quel  Regolamento  e  vedere  se  ad  alcuno  di  quei  pratici,  che 
allora  non  poterono  ottenere  la  patente  straordinaria  di  esercizio,  perchè 
ancora  non  contavano  tanto  tempo  di  esercizio  quanto  richiedeva  il  Rego- 
lamento, ma  che  pure  hanno  esercitato  la  loro  professione  utilmente  di 
quell'epoca  ad  oggi,  si  possa  concedere  una  facoltà  eccezionale. 

Cosi  facendo,  oltre  che  si  evita  di  porre  alla  disperazione  vari  individui 
quasi  tutti  gravati  di  famiglie,  provvederemo  alle  imprescindibili  necessità 
di  questo  servizio  eccezionale,  in  cui  trovansi  varie  località.  E  di  tali  lo- 
calità se  ne  hanno  in  più  provincie,  non  esclusa  la  Toscana,  ove,  toltigli 
esercenti  pratici,  si  rimarrebbe  senza  servizio  veterinario. 

Da  poco  tempo  i  giovani  seguono,  nelle  Università,  i  corsi  di  veteri- 
naria, quindi  è  insufficientissimo  il  numero  di  coloro  che  esercitano  questa 
professione  con  preparazione   scientifica. 

Ricorrono  pertanto  motivi    di   generale   interesse  per  giustificare  la  mia 


—  859  — 

proposta,  oltre  poi  l'interesse  di  molti  padri  di  famiglia  che,  sia  pure  per 
una  tolleranza  casuale,  pure  da  14  o  15  anni  esercitano  ed  hanno  clientela. 
Se  il  signor  Ministro  mi  dà  assicurazioni  a  questo  proposito,  io  non  avrei 
altro  da  osservare. 

Soltanto  aggiungo  che,  non  provvedendo  con  misura  eccezionale,  si  da- 
rebbe luogo  a  rappresaglie  fra  i  pochi  matricolati  e  i  pratici  che  loro  fanno 
concorrenza,  rendendo  la  legge,  anziché  mezzo  di  tutela  generale,  strumento 
a  guerre  personali  ed  a  sfoghi  di  antipatie. 

FiLì  AsTOLFONE.  —  La  questione  sollevata  dall'onorevole  Alli  Maccarani, 
sotto  le  modeste  parvenze  di  voler  tener  conto  della  condizione  di  taluni 
pratici,  cosi  li  ha  chiamati,  della  veterinaria,  pare  a  me  che  sia  di  una 
seria  importanza.  Invece  di  tagliar  corto  contro  l'empirismo  che  si  vale 
dell'ignoranza  per  intromettersi  nelle  varie  professioni,  a  pregiudizio  di  molti, 
egli  viene  qui  a  difendere  ed  a  proporre  di  tollerare  una  condizione  di  cose 
affatto  dannosa  ed  abbastanza  anormale.  Noi  sappiamo,  per  esempio,  quanta 
importanza  abbia  la  branca  che.  si  riferisce  all'ostetricia,  ramo  delicato,  ep- 
pure abbiamo  tollerato  e  tolleriamo  che  di  fronte  alle  levatrici  patentate,  a 
coloro  che  per  le  cognizioni  tecniche  offrono  certo  migliore  garanzia  per 
la  sanità  pubblica  e  per  1  privati,  si  sostituiscano  quelli  che,  affatto  ignari 
d'ogni  teoria  e  male  esercitati  nella  pratica,  sono  spesso  causa  di  funeste 
conseguenze  alle  povere  partorienti.  Ora,  se  oggi,  che  siamo  nel  caso  di 
rimuovere  o  limitare  questi  inconvenienti,  non  ne  approfittiamo  neH*  in- 
teresse della  pubblica  salute,  noi  non  faremo,  o  signori,  né  opera  savia, 
né  opera  umanitaria.  Oltrecché  verremmo  indirettamente  a  ferire  l'esercizio 
Scientifico  e  legale  delle  professioni  pel  solo  timore  di  affrontare  l'impostura 
legalizzata  d'una  pratica,  ed  una  tolleranza,  che  rasentano  la  colpa. 

E  l'onorevole  Alli  Maccarani  mi  permetterà  di  dirgli  che  io  non  com- 
prendo l'interesse  ch'egli  possa  avere  a  mantenere  una  condizione  di  cose 
ranto  dannosa  chiedendo  d'introdurre  disposizioni  che  formano  giusto  la  con- 
danna del  principio  al  quale  la  legge  intende  provvedere. 

Da  questo  punto  di  vista  dunque  sembra  che  l'articolo  dovrebbe  lasciarsi 
:ale  quale  sta;  e  conseguentemente  si  potrebbe  votarlo  senza  ulteriore  di- 
scussione. 

Alli  Maccarani.  —  Io  non  ho  nessun  interesse  in  questa  questione, 
mentre  me  ne  preoccupo  per  il  lato  della  equità.  O  volere  o  non  volere, 
sia  per  omissione  legislativa,  sia  per  interpretazione  troppo  benigna  dei  tri- 
bunali, è  un  fatto  che  fino  ad  oggi  i  pratici,  e  ripeto  che  io  intendo  di 
alludere  principalmente  ai  veterinari,  fino  a  qui  l'hanno  scampata  pulita,  e 
bene  spesso  le  popolazioni,  specialmente  quelle  rurali,  sono  state  soddisfatte 
della  avvenuta  tolleranza.  Onde  io  credo  si  debba  procedere  con  quelle 
vedute  di  riguardo  agli  interessi  costituiti,  le  quali  hanno  influenzato  sempre 
le  disposizioni  transitorie  congiunte  alle  leggi  nuove. 

Io  sono  al  pari  d'ogni  altro  penetrato  della  necessità  di  porre  un  termine 
igli  empirismi  ;  ma  son  d'avviso  però  che  il  termine  cominci  a  fissarsi  senza 
niideltà.  Da  oggi  in  avanti  nessuno  pretenda  di  esercitare  una  professione 
»  non  presenta  quelle  guarentigie  che  la  legge  vuole  stabilite  da  studi  or- 


—  86o  — 

dinati  precedentemente  compiuti  ;  ma  quanto  a  coloro,  i  quali  l'hanno  eser- 
citata per  il  passato,  rendendo  dei  buoni  servizi,  non  posso  piegarmi  a  ri- 
cusare un  qualche  riguardo. 

Notate,  o  signori,  che  sovente  è  avvenuto  che  alcune  domande  di  pia? 
tici  i  quali  avrebbero  desiderato  di  venire  autorizzati  all' esercizio,  sono  state 
raccomandate  dalle  autorità  comunali  per  mancanza  in  quei  luoghi  di  per- 
sona matricolata  che  potesse  o  volesse  assumere  l'esercizio. 

Le  Università  per  i  veterinari,  e  gli  istituti  per  le  levatrici  si  sono  aperti 
da  non  molti  anni  e  non  si  è  quindi  potuto  formare  quel  personale  chea 
richiede,  per  servire  tutti  i  nostri  comuni,  che  sono  oltre  8200;  ma  dove 
abbiamo  noi  8000  levatrici,  8000  veterinari?  Ricorre  un  fatto  eccezionale 
ed  a  questo  deve  provvedersi  in  modo  eccezionale.  Fu  provveduto  nel  1874; 
ma  giacché  dal  1874  in  poi  la  legge  non  ha  potuto  avere  efficace  appli- 
cazione, né  il  bisogno  di  un  provvedimento  transitorio  non  si  è  del  tutto 
dileguato,  così  può  farsi  ancora  una  volta  quello  che  si  fece  nel  1874. 

Non  intendo  qual  mai  inconveniente  possa  derivare  se  si  autorizzi  all'e- 
sercizio della  veterinaria  qualche  pratico  che  da  vari  anni  esercita  l'arte  sua, 
e  la  Giunta  assicuri  aver  servito  utilmente  il  pubblico,  tenendo  buona  co» 
dotta.  Si  vuole  maggior  garanzia?  Ebbene  questi  esercenti,  che  impediti  i 
continuare  nell'esercizio  della  loro  professione  sarebbero  rovinati,  si  ammcl* 
tano  ad  evitare  un  tanto  male  sottoponendoli  ad  un  esame  pratico. 

Quando  essi  corrispondono  alle  necessarie  condizioni  di  moralità,  di  buoni 
condotta,  e  di  buoni  servizi  resi  al  paese,  se  avranno  di  più  dato  un  esame 
pratico,  in  prova  della  loro  attitudine,  perché  mai  non  dovranno  continuare 
un  esercizio  di  cui  si  sono  giovati  per  molti  anni?  Imperocché  sappiamo 
che  in  materia  di  veterinaria  e  simili  professioni  la  scienza  vale,  ma  la  pratia 
•ha  pure  la  sua  parte  importantissima. 

In  sostanza    non    intendo    tutelare    l'empirismo;    voglio    soltanto   chea 
proceda  con  equità  ;  non  voglio  che  tante   famìglie    rimangano    rovinate,  t 
non  voglio  neppure  che  tante  località,  specialmente  nelle  campagne,  rima» 
gano  senza  uno  che  abbia  qualche    cognizione    pratica   per   curare  un 
mento.  Questo  é  il  mio  intendimento. 

Alvisi.  —  Mi  pare  che  esista  una  circolare  dell'onorevole  Nicotera,  quando 
era  Ministro  dell'Interno,  colla  quale  aveva  provveduto  a  vantaggio  di  qoe^ 
sti  empirici  accennati  dall'onorevole  Alli  Maccarani.  Tanto  è  vero,  cbe  ti 
era  ammessa  solo  la  condizione  di  avere  un  esercizio  pratico  di  qualdic 
anno,  e  di  constatare  i  loro  titoli  pratici.  Dimodoché  mi  pare  che  qufi<» 
circolare  abbia  supplito,  per  quanto  è  possibile,  ai  bisogni,  dirò  m^o,  i 
sentimenti  di  pietà,  di  misericordia  a  favore  di  questi  empirici. 

Riguardo  alle  considerazioni  dell'onorevole  Fili  Astolfone  10  mi  vi  assoa» 
di  gran  cuore,  perchè  in  un'assemblea  dei  farmacisti  radunatasi  appunto  li 
Toscana  si  propugnarono  queste  disposizioni  :  i  .^  Che  sia  tolta  la  facoltà  4  J 
tenere  aperte  le  farmacie  da  chi  non  possiede  diploma;  2.®  che  sia  rigow 
samente  vietato  ai  droghieri  di  vendere  medicinali  al  minuto,  tranne  qo» 
che  servono  alle  arti;  3.®  che  una  Commissione  di  farmacisti  compili  u* 
tariffa  col  prezzo  dei  singoli  medicinali  per  togliere  l'abuso  nei  piezzL 


—  86i   — 

Dunque  nella  regione  ove  ebbe  i  natali  l'onorevole  AIU  Maccarani  si  pro- 
pugnavano disposizioni  contrarie  ai  desideri  ch'egli  ha  espressi  poco  fa.  Ma 
■non  basta  che  siasi  verificato  il  fatto  della  riunione  di  un'assemblea  di  far- 
macisti in  Toscana;  un  caso  simile  si  è  verificato  anche  a  Roma,  dove  dal 
Comitato  farmaceutico  si  presero  a  un  dipresso  le  stesse  deliberazioni,  che 
mi  permetto  di  leggervi: 

i.*^  Che  sia  garantita  la  società  con  rigorosa  sorveglianza  sull'adempi- 
mento dei  doveri  di  farmacista; 

2.*^  Che  i  farmacisti  sieno  tutelati  nell'esercizio  dei  loro  diritti  perchè 
sia  applicato  rigorosamente  l'articolo  99  dell'S  giugno  1S65  della  legge  sulla 
sanità  pubblica; 

3.**  Perchè  sia  fatta  più  ampia  ragione  ai  diritti  acquisiti  sia,  in  un 
nuovo  ordinamento,  proclamato  il  libero  esercizio,  sia  coli'  ordinamento  at- 
tuale. 

Però  opinerei  che  si  dovesse    aggiungere  a  questa  proposta    di  legge  un 
altro  articolo  più  radicale.    Per    la   dignità   dell'esercizio    farmaceutico  cioè, 
sarebbe  bene  che  si  fosse  riservata  una  parte    più  larga  ai    farmacisti  nella 
composizione  dei  Consigli  sanitari  circondariali  e    provinciali,   ed  una  parte 
più   larga  anche  nel  Consiglio  superiore  di  sanità.  Difatti  attualmente  esiste 
a  questo  riguardo  una  grande  sproporzione.  In  certe  materie  d'igiene  i  far- 
niacisti  sono  talvolta  più    competenti   che  i  medici.    Essi,  sia  per   le  cogni- 
zioni pratiche  inerenti  all'esercizio  della  loro   professione,    sia  per  le    cogni- 
zioni acquisite  nelle  discussioni  che  si    agitano    nelle   farmacie    fra  i  medici 
ivi   convenuti,  acquistano    una  speciale    competenza.  Mi  pare  perciò   che  la 
u>roporzionalità  che  si  potrebbe  introdurre  nei    Consigli   da    me  indicati,  ol- 
ire di  rialzare  la  dignità  ed  il  credito  dei   farmacisti,    gioverebbe  alla  pub- 
blica igiene. 

Se  potessi  parlare  a  lungo,  vi  sarebbe  molto  a  dire  sul  ciarlatanismo,  ef- 
fetto forse  del  carattere  industriale  di  qualche  nazione,  che  dobbiamo  subire 
importandone  i  prodotti  in  forza  di  quel  capzioso  protezionismo  di  quei  do- 
cumenti, che  si  chiamano  trattati,  ma  m'astengo  dal  farlo  perchè  siamo  spinti 
dall'onda  del  tempo  che  c'incalza;  quindi  mi  limito  a  queste  poche  osser- 
vazioni espresse  nel  desiderio  di  mettere  in  chiaro  la  questione,  e  nell'inte- 
resse della  giustizia. 

Cardarelli.  —  (Segni  d'attenzione).  Credo  che  sulla  questione  sollevata 
dall'onorevole  Alli  Maccarani,  occorra  fare  una  distinzione  importantissima, 
altrimenti  non  ci  potremo  intendere  mai  su  ciò  che  riguarda  l'esercizio  il- 
legale della  professione.  C'è  un  doppio  esercizio  illegale:  uno  è  esercizio 
illegale  innanzi  allo  Stato.  Diluciderò  bene  questo  concetto.  Vi  ha  una  quan- 
tità di  giovani  i  quali  per  condizioni  di  famiglia  o  per  altro,  non  hanno  po- 
tuto o  anche  non  hanno  saputo  provvedersi  di  diploma:  tutti  costoro  sono 
esercenti  illegali  in  faccia  allo  Stato,  e  per  essi  il  Governo  ha  provvisto  be- 
nissimo e  largamente.  Imperocché  ha  detto  loro:  vi  dispenso  da  tutti  gli 
esami,  purché  vi  assoggettiate  ad  una  sola  prova  chimica,  purché  sappiate 
rendermi  ragione  del  modo  come  sapete  condurvi  dinanzi  al  letto  di  un 
infermo.   E  questo  stesso  esame  pratico  finale  si  è  dimandato  ai  farmacisti. 


—  862  — 

ai  veterani.  Ed  hanno  avuto  le  più  grandi  agevolazioni,  non  solo  dai  vari 
Ministri  di  pubblica  istruzione,  ma  anche  dalle  Commissioni  esaminatrici  Io 
che  ho  fatto  parte  molte  volte  di  queste  Commissioni  esaminatrici  posso 
dire  che,  quando  vedevano  uno  di  questi  vecchi  esercenti,  chiudevano  pro- 
prio gli  occhi  sui  gravi  loro  errori.  Di  questi  esercenti,  tanto  in  veterinaria, 
quanto  in  medicina,  se  ne  sono  ammessi  a  infornate,  E  ancora  si  seguita  a 
far  lo  stesso,  poiché  si  ammettono  tuttavia  questi  vecchi  esercenti  a  fornirsi  dì 
laurea. 

Che  cosa  si  può  fare  di  più  ?  Vogliamo  continuare  a  dir  loro  :  esercitate 
senza  prendervi  il  diploma  ?  Una  volta  che  il  Governo  ha  fatto  ad  essi  k 
grande  agevolezza  di  dispensarli  da  2  5  e  più  esami  e  di  ammetterli  ad  una 
sola  prova,  e  superficialissima,  mi  pare  che  basti  e  non  si  possa  fare  di  pia. 

Ma  vi  sono  poi  altri  esercenti  illegali,  che  sono  tali  dinanzi  alla  sciena 
e  dinanzi  allo  Stato.  Questi  non  meriterebbero  il  nome  di  esercenti,  ma  di 
veri  ciurmatori,  impostori  della  peggiore  genìa.  Questi  sgambettano  i  me- 
dici, discreditano  la  scienza.  Bisogna  essere  al  contatto  con  questi  taU,  per 
saperlo.  Io  capisco  che  l'onorevole  Alli  Maccarani  parla  così  perchè  non  si 
è  trovato  mai  a  contatto  con  questa  genia  e  non  ha  veduto  quanta  immo- 
ralità essi  hanno.  Se  noi  continuiamo  a  tollerarli,  ma,  mio  Diol  non  so 
che  faremo.  Quindi  io  credo  che  questo  articolo  non  si  possa  neppur  di- 
scutere. L'onorevole  collega  Alli  Maccarani,  nella  sua  ingenuità,  nella  sua 
bontà  e,  mi  permetta  anche  di  dire,  nell'ignoranza  dei  fatti,  vorrebbe  essere 
indulgente,  ma  se  si  trovasse  nella  mia  posizione,  sarebbe  molto,  ma  molto 
più  severo  di  quello  che  non  sia  stato  l'onorevole   relatore. 

Forse  si  dovrebbe  fare  qualche  cosa  di  più  ;  non  solo  non  si  dovrebbe  per- 
mettere l'esercizio  illegale  delle  professioni,  ma  non  si  dovrebbe  permettere 
neppure  di  tener  vicino  alla  porta  il  cartello  di  medico,  di  chirurgo  e  che 
so  io;  non  si  dovTebbe  neppure  permettere  che  sulle  quarte  pagine  dei  gior- 
nali si  annunciassero  le  cure  fatte  o  i  metodi  curativi  di  questo  o  quel  dur- 
matore  magnificati  sempre  in  modo  da  essere  pania  ai  gonzi  non  pure,  ma 
spesso  anche  a  gente  colta. 

Per  queste  ragioni  io  credo  che  l'articolo  stia  benissimo  come  è  redatto, 
e  non  doversi  accettare  le  considerazioni  dell'onorevole  Alli  Maccarani. 

Fili  Astolfone.  —  Io  sono  lieto  di  vedermi  confortato  dall'  autorevole 
parola  di  un  uomo  competentissimo,  qual'è  l'onorevole  Cardarelli,  il  quale 
mi  si  è  associato  propugnando  il  concetto  da  me  esposto  alla  Camera.  Del 
resto  io  risponderò  all'onorevole  Alli  Maccarani,  che  le  disposizioni  che  vor- 
rebbe introdurre  in  quest'articolo,  troverebbero  meglio  la  loro  sede  nel  Co- 
dice sanitario,  e  ciò  per  la  semplice  ragione  che  colla  legge  in  discussione 
non  s'intende  provvedere  che  ad  una  sanzione  penale,  che  mancava,  perle 
contravvenzioni  alla  legge  sanitaria  ;  tanto  più  necessaria  ;  quanto  più  dubbia 
sì  è  mostrata  la  giurisprudenza  sulla  costituzionalità  dell'articolo  141  del  re- 
lativo Regolamento.  Ora  egli  comprenderà  di  leggieri  che  il  resto  essendo 
affatto  estraneo  alla  materia  in  discussione  può  e  debbe  formare  argomento 
delle  disposizioni  del  Codice  sanitario  già  in  studio. 

Si  tratta,  ripeto,  di  riempire  una  lacuna  riferibile  alla  sanzione  penale  per 


—  863  — 

contravvenzioni  alla  legge  esìstente,  ma  non  già  di  provvedere  al  caso  del- 
l'esercizio illegale  di  una  professione  o  d'un  mestiere. 

Io  comprendo  che  la  proposta  dell*  onorevole  AUi  Maccarani  troverebbe 
la  sua  ragione  in  un  principio  di  equità,  ma  la  legge  può  riguardare  que- 
sto principio  d'equità,  sino  al  punto  in  cui  gl'interessi  che  si  vogliono  tu- 
telare non  ledano  quelli  collettivi  della  generalità.  E  quando  si  vogliono  pre- 
venire dei  gravi  inconvenienti,  che  io  ho  solo  accennato,  ma  che  con  pa- 
role più  eloquenti  e  più  autorevoli  sono  stati  rilevati  dall'onorevole  Cardarelli, 
l'onorevole  mio  amico  Alli  Maccarani  dovrà  convenire  che  quello  che  si  di- 
spone con  l'articolo  i  sta  perfettamente  in  regola,  ed  alla  Camera  logica- 
mente non  rimane  che  votarlo  quale  è  stato  redatto  dalla  Commissione. 

Ma^cora.  —  Non  è  mio  proposito  di  entrare  nella  questione  testé  sol- 
levata dall'onorevole  Alli  Maccarani,  perchè,  come  ha  benissimo  osservato 
l'onorevole  Fili  Astolfone,  e  tutti  coloro  che  hanno  pratica  della  materia 
possono  facilmente  riconoscere,  non  ha  alcun  rapporto  col  disegno  di  legge 
in  esame. 

È  questione,  infatti,  che  si  collega  alle  maggiori  riforme  del  Codice  sa- 
nitario. L'attuale  disegno  di  legge,  invece,  ha  uno  scopo  modesto,  semplice, 
sebbene  importantissimo,  quello  cioè  di  risolvere  un  lungo  conflitto  che  ha 
tormentato  per  tanti  anni  gli  esercenti  dell'arte  farmaceutica,  le  autorità  che 
dovevano  occuparsi  dell'applicazione  della  legge  nel  caso  di  contrav\^enzioni  ; 
e  lo  stesso  Governo  il  quale  dal  1876  in  poi  ha  invano  cercato  di  prov- 
vedere ai  giusti  lagni  che  gli  per\^enivano. 

Mi  si  permettano  poche  parole  al  riguardo. 

L'articolo  141  del  Regolamento  sanitario  che  stabilisce  la  punibilità  delle 
contravvenzioni  per  spaccio  abusivo  di  medicinali,  fu  da  parecchie  autorità 
giudiziarie  ritenuto  incostituzionale  ed  inapplicabile;  da  altre  costituzionale 
ed  applicabile.  Da  questo  conflitto  d'interpretazione,  durato  fino  a  questi 
ultimi  tempi,  derivò  l'impunità  ai  contravventori  dovunque,  per  l'indifferenza 
venuta  nelle  autorità  locali,  e  non  scossa  dalle  insistenti  e  replicate  racco- 
mandazioni dei  Ministri  dell'Interno.  La  legge  che  discutiamo  toglie  di  mezzo 
ogni  dubbio  ;  sull'applicabilità  dell'articolo  141  del  Regolamento  non  sarà  più 
luogo  a  discutere  d'ora  in  poi.  Ma  ciò  forse  non  basta  ad  impedire  ogni 
danno.  Non  è  mia  intenzione  di  presentare  una  proposta  formale  ;  l'accenno 
solamente,  e  se  il  Governo  e  la  Commissione  l'accetteranno  ne  sarò  lietis- 
simo; altrimenti  io  non  vi  insisterò. 

Perchè  i  contravventori  non  abbiano  scampo,  occorre  che  le  autorità  po- 
litiche e  giudiziarie  siano  tenute  egualmente  obbligate  coi  sindaci  all'accer- 
tamento delle  contravvenzioni.  La  legge  sulla  sanità  pubblica  ha  dato  ai  sin- 
daci la  missione  di  vegliare  nei  loro  comuni  all'osservanza  delle  leggi  e  Re- 
golamenti sanitari.  Ma  che  cosa  avviene  in  pratica? 

Molti  dei  sindaci,  forse  per  cagioni  elettorali,  per  non  mettersi  in  con- 
flitto con  professionisti  più  numerosi,  a  difesa  di  altri  meno  numerosi,  fanno 
le  finte  di  nulla  vedere  e  non  tengono  in  alcun  conto  i  reclami  dei  dan- 
neggiati. Lo  stesso  onorevole  Depretis  che  ha  dovuto  suU'  argomento  dira- 
mare parecchie  circolari  potrebbe  rendermene  testimonianza. 


—  864  — 

Simile  sconcio  deve  cessare  e  cesserebbe  quando,  con  apposita  aggiunta, 
fosse  tolto  ogni  dubbio  che  le  contravvenzioni  alle  quali  accenno  sono  ve- 
ramente d'azione  pubblica  e  perseguibili  d'ufficio  dal  pubblico  Ministero. 

NociTO.  —  Nessuna  difficoltà  di  colpire  di  pene  i  contravventori  ai  R^ 
golamenti  sanitari  :  nessuna  difficoltà  che  a  queste  contravvenzioni  si  assog- 
getti l'abusivo  esercizio  di  una  detcrminata  prof^^ssione,  per  la  quale  si  ri- 
chiede uno  speciale  diploma;  se  nonché  mi  parrebbe  opportuno  di  ridiia- 
mare  l'attenzione  del  Ministro  dell'  Interno  sopra  una  grave  questione  che 
egli  potrebbe  risolvere  per  mezzo  di  un  Regolamento,  il  quale  potrebbe  es- 
sere fatto  in  esecuzione  di  questa  legge,  e  nel  quale  fossero  determinati  i 
medicinali,  che  possono  uscire  dalla  privativa  della  professione  farmaceutica. 

Molte  cose  infatti  che  si  adoperano  come  medicinali  sono  cose  innocue 
Il  fiore  di  tiglio,  il  fiore  di  malva,  la  magnesia,  il  cremor  di  tartaro,  il  sol- 
fato di  soda  e  tante  altre  cose  simili    non  so   perchè  non    possano  entrare 
nel  commercio  pubblico  e  debbano  per  forza  venire  acquistate  in  una  Éir- 
macia. 

La  loro  vendita  non  può  mettere  in  pericolo  la  salute  di  nessuno,  né 
c'è  bisogno  di  speciale  scienza  per  vendere.  Ora,  fino  a  tanto  che  si  do- 
manda il  diploma  del  farmacista  per  la  vendita  di  quelle  sostanze,  che  ri- 
chiedono una  scienza,  ed  una  cognizione  profonda  di  materia  farmaceutica, 
io  comprenderei  il  disegno  di  legge  interpretato  largamente,  ma  non  lo  com- 
prendo in  ogni  altro  caso.  Qui  si  tratta  della  libertà  del  commercio  e  della 
libertà  dell'industria,  alla  quale  non  deve  farsi  alcuna  eccezione  o  ferita,  se 
non  quando  è  ciò  richiesto  dal  supremo  interesse  della  società. 

Questa  è  la  prima  osservazione  che  io  debbo  fare.  La  seconda  è  la  se- 
guente. Sta  benissimo  che  la  flebotomia,  1'  arte  ostetrica  sieno  professioni 
garantite  da  un  diploma  dato  da  persone  competenti,  giacché  queste  pro- 
fessioni richiedono  una  scienza  speciale  ;  ma  io  posso  assicurare  che  coloro 
i  quali  frequentano  le  scuole  di  flebotomia  per  fare  i  flebotomi,  e  le  scuole 
di  ostetricia  per  fare  le  levatrici  sono  pochissimi,  e  questi  appartengono  alle 
Università  dello  Stato  che  sono  nei  centri  maggiori  ;  di  modo  che  tutto  l'e- 
sercizio dell'ostetricia  e  tutto  l'esercizio  della  flebotomia  nella  gran  parte 
delle  Provincie  italiane,  almeno  nelle  meridionali,  è  abbandonato  a  persone 
che  non  hanno  altri  requisiti  che  quelli  di  una  lunga  pratica  fatta  e  che  per 
essa  hanno  ottenuto  una  patente.  Ora,  il  giorno  in  cui  voi  avrete  impasto 
che  nessuno  possa  esercitare  né  la  flebotomia,  né  1*  ostetricia  senza  un  di- 
ploma universitario,  quel  giorno  due  terze  parti  delle  provincie  italiane,  parlo 
delle  Provincie  meridionali,  rimarranno  senza  levatrici  e  senza  flebotomi 
Questa  è  una  circostanza  sulla  quale  l'onorevole  Ministro  dell*  Interno  deve 
seriamente  riflettere,  perché  non  si  deve  in  sostanza  rinunziare  al  bene  quanà» 
si  va  in  cerca  del  meglio.  Ed  è  per  questo  che  io  sarei  di  parere  che  al- 
meno fin  tanto  che  non  si  provvedesse  ad  un  regolare  impianto  dei  flebo- 
tomi e  delle  levatrici  in  ogni  comune,  a  coloro  che  hanno  un  esercizio  lo- 
devole, e  che  possono  dare  un  pìccolo  esame  davanti  alla  Commissione  pro- 
vinciale, si  desse  senz'altro  un  attestato,  e  questo  valesse  come  se  fosse  un 
diploma  rilasciato  dall'Università. 


—  865  — 

VoLLARO.  —  Io  parlo  nell* interesse  degli  esercenti  farmacie,  perchè  di 
<)uesti,  nelle  nostre  provincie  del  mezzogiorno,  quando  furono  applicate  le 
leggi  di  pubblica  sanità,  ve  ne  erano  molti. 

Nel  passato,  a  Napoli,  per  una  cedola  che  veniva  emanata  dai  Licei,  si 
era  autorizzati  ad  esercitare  farmacia;  e  molti  ve  ne  sono  ora  che  da  20 
o  30  anni  la  esercitano;  però  all'emanazione  della  legge  di  pubblica  sanità 
non  si  trovarono  più  nella  condizione  di  poter  esercitare,  ed  allora  il  Mini- 
stro dell'Interno  vedendo  che  vi  era  un  certo  diritto  di  esercizio,  fece  un 
Decreto  ministeriale  col  quale  abilitava  gli  esercenti  farmacia  con  cedola  e 
non  aventi  né  laurea,  né  autorizzazione,  ad  esercitare  scienze  fìsiche  e  chi- 
miche. Permise  inoltre  che  coloro  i  quali  avessero  subito  un  esame  pratico 
davanti  certe  Università  designate  ed  avessero  riportato  l'autorizzazione,  con- 
tinuassero nell'esercizio  della  farmacia.  Ora  questa  legge,  parlando  generalmente, 
toma  a  colpire  questa  gente  la  quale  ha  l'autorizzazione  dell'  esercizio  da 
nna  disposizione  ministeriale  in  seguito  di  un  esame  pratico,  ma  coi  titoli 
accademici  non  in  regola. 

Io  domanderei  quindi  che  nella  legge  si  spiegasse  che  essa  non  si  estende 
a  quelli  già  autorizzati,  ed  in  questo^  senso  proporrei  un'aggiunta  all'articolo, 
se  ima  dichiarazione  dell'onorevole  Ministro  non  mi  assicurerà  che  questa 
legge  non  si  estende  ai  farmacisti  autorizzati,  in  virtù  dell'esame  pratico  fatto 
davanti  alle  Università,  all'esercizio  della  loro  professione. 

Cardarelli.  —  Ho  domandato  di  parlare  soltano  per  togliere  talimi 
dubbi  nei  quali  parmi  si  trovi  l'onorevole  Nocito. 

Innanzi  tutto,  non  bisogna  confondere  nella  stessa  categoria  il  flebotomo 
e  l'ostetrica  (meglio  che  dire  levatrice).  E  non  si  dovrebbe  qui  parlare  di 
droghieri  perchè  essi  non  debbono  fare  nessun  esame  ;  i  venditori  di  droghe, 
per  esercitare  il  loro  mestiere,  non  domandano  che  il  solo  permesso,  e  si 
trovano  in  regola.  L'esercizio  illegale  del  droghiere,  onorevole  Nocito,  sa  in 
che  sta?  Glielo  dico  io  :  essi  non  si  limitano  a  spacciar  droghe,  ma  si  per- 
mettono spedire,  invadendo  il  campo  dai  farmacisti,  le  prescrizioni  dei  me- 
dici ;  e  questo  è  illegale,  è  un  esercizio  abusivo  di  professione  e  come  tale 
deve  essere  punito.  Ella  dice  che  si  limitano  a  dare  il  solfato  di  soda,  e 
il  solfato  di  magnesia?  Niente  affatto:  il  droghiere  può  dar  ben  altro!  per- 
chè nelle  drogherie  si  hanno  ben  anche  medicinali  pericolosissimi.  Per  e- 
sempio,  che  dirà  1'  onorevole  Nocito  quando  io  gli  dica  :  (  e  1'  onorevole 
Ministro  dell'Interno  è  là,  e  può  smentirmi  se  il  fatto  non  è  avvenuto)  che 
in  un  bagno  penale  un  giovine  non  autorizzato  all'esercizio  di  farmacia,  in- 
vece di  spedire  l'olio  di  fegato  di  merluzzo,  spedi  l'acido  solforico,  ed  uc- 
cise cosi  un  povero  condannato  alla  gallerà? 

L'importante  dunque  è  questo:  che  chi  deve  spedire  medicinali  al  mi- 
nuto sotto  la  prescrizione  del  medico  deve  avere  un  diploma;  il  droghiere 
non  può  spedire  le  prescrizioni  del  medico. 

Quanto  poi  all'esercizio  levatrici,  che  non  devono  esser  confuse  con  le 
ostetriche,  esse  devono  essere  autorizzate,  perchè  sono  quelle  che  preparano 
il  campo  all'ostetrico.  Quando  la  levatrice  non  sa  quel  che  deve  fare;  non 
sa  se  un  parto  sia  regolare,  o  no;  quando  sta  là  e  guarda  indiflferentemente; 

55 


à 


—  866  — 

pecca  per  negligenza  o  per  ignoranza,  perchè  non  fa  intervenir  Y  ostetHcu 
che  deve  intervenire.  Onorevole  Nocito,  su  questo  io  potrei  citarle  fatti  brut- 
tissimi. E  poi  non  è  esatto  quello  che  ha  detto,  che  nelle  provincie  meri- 
dionali ci  sieno  molte  levatrici  non  autorizzate.  No;  i  comuni  delle  nostre 
Provincie  si  sono  messi  quasi  tutti  in  regola.  Ci  sono  tuttavia  vecchie 
esercenti,  e  non  autorizzate;  ma  i  municipi,  che  non  hanno  le  levatrici  au- 
torizzate, se  ne  provvedono. 

E  giova  anche  sapere  che  esse,  oggi  danno  esami  abbastanza  rigorosi  e 
proprio  pratici;  quindi  per  me  sta  che  l'articolo  di  legge  debba  estendersi  a 
tutti  senza  eccezione:  veterinari,  droghieri,  farmacisti,  levatrici,  pseudo-me- 
dici,  ecc. 

Capo.  —  Io  aveva  domandato  di  parlare  quando  Tonorevole  Nocito  af 
fermava,  da  una  parte  che  quasi  tutte  le  provincie  meridionali  non  avevano 
levatrici,  e  dall'altra  parte  pretendeva  (in  nome  credo  deUa  libertà)  che  ì 
droghieri  avessero  seguitato  a  far  da  farmacisti.  Oltre  l'esempio  citato  dal- 
l'onorevole Cardarelli,  io  potrei  citare  quello  di  un  droghiere  che  ha  fatto 
morire  un  individuo  nello  spedire  un  medicinale.  Potrei  citare  perfino  il  nome 
del  droghiere;  anzi  potrei  citare  una  serqua  di  casi  consimili.  Ora  questi 
droghieri,  i  quali  con  un  semplice  permesso,  mettono  in  vendita  tutti  questi 
prodotti  chimici  sotto  forma  di  medicamenti,  io  credo  non  debbano  più 
farlo.  Inflitti,  se  da  una  parte  voi  pretendete  da  un  disgraziato  gio\-ine  che 
stia  per  cinque  anni  alla  Università,  che  vi  paghi  le  sue  brave  tasse,  mentre 
poi,  dopo  avuto  il  diploma,  si  debba  trovar  di  fronte  un  droghiere  il  quale, 
senza  aver  studiato,  senza  aver  pagato  tasse  possa  spedire  i  medicinali,  io 
non  capisco  quale  giustizia  sia  questa. 

Da  una  parte  la  Stato  pretende  la  tassa,  dall'altra  parte  esso  non  garanti- 
sce l'esercizio  della  professione.  Diciamolo  chiaramente.  Vogliamo  la  Ubertà 
per  gli  esercizi  ?  Allora  non  pigliamo  una  tassa  dai  giovani  i  quali  vogliono 
incamminarsi  f)er  la  via  delle  professioni  salutari,  sia  come  medici,  sia  come 
esercenti  di  farmacia.  Se,  dall'altra  parte,  intendiamo  di  percepire  questa 
tassa,  trovo  strana  tutta  questa  discussione,  che  si  fa  stamane  alla  Camera, 
sia  per  proteggere  gli  esercenti  veterinari,  come  vorrebbe  Tanuco  .\lli  Mac- 
carani,  sia  per  proteggere  le  levatrici  non  autorizzate,  i  flebotomi,  i  droghieri, 
ecc.  Francamente,  io  non  comprendo  come  vogliamo  organizzare  questo  in- 
conveniente. 

Lo  Stato  piglia  da  una  parte  le  tasse  e  pretende  gli  esami;  dall'  altra 
parte  non  garantisce  nulla.  Una  delle  due  :  o  si  vuole  che  Y  esercizio 
della  farmacia,  come  tutte  quante  queste  altre  professioni,  sia  garantito  dallo 
Stato,  perchè  lo  Stato  qualche  cosa  piglia  da  costoro?  E  allora  la  sanzione 
penale  è  una  necessità.  Se  noi  dichiariamo  libero  l'esercizio  di  tutte  le  pro- 
fessioni, e  ognuno  provveda  ai  casi  suoi. 

Ministro  dell'Interno.  —  Pare  a  me  che  la  questione  sia  uscita  dal 
suo  campo  naturale.  (Benissimo)  !  Qui  non  si  tratta  di  toccare  nessuna  delle 
leggi  organiche  sull'esercizio  di  nessuna  professione.  Le  leggi  sono  come  sono. 
Il  Ministero  terrà  conto  delle  osservazioni  dell'onorevole  Maccarani  sulle  con- 
dizioni di  alcune  provincie,  le  quali  mancano  di  veterinari  laureati  e  che  sono 


—  867   — 

■costrette  dalla  necessità  delle  cose  a  servirsi  di  veterinari  pratici,  vecchi 
'esercenti  del  mestiere.  Io  sono  vissuto  in  un'epoca  in  cui  i  veterinari  paten- 
tati erano  rari  come  le  mosche  bianche,  ed  il  maniscalco  era  anche  il  vete- 
rinario. Ma  adesso  le  istituzioni  nostre  sono  quelle  che  sono,  e  le  leggi 
organiche  sulle  varie  arti  salutari  con  questa  legge  non  si  tratta  di  cambiarle. 

Questa  legge  non  fa  altro  che  stabilire  sanzioni  per  le  contravvenzioni 
alle  leggi  vigenti,  sanzioni  che  presentemente  mancano  e  che  l'esperienza 
di  ogni  giorno  ha  dimostrato  necessarie.  Ecco  in  che  consiste  questa  legge  ; 
e  per  tanto  non  conviene  divagare  dal  soggetto  in  discussione,  e  giova 
lasciare  che  il  Ministro  veda  poi,  quando  proporrà  alla  Camera  il  Codice 
sanitario,  che  si  sta  studiando,  se  convenga  adottare  qualche  temperamento  per 
mitigare  le  sorti  di  alcuni  esercenti  pratici  di  veterinaria,  dei  quali  ha  parlato 
l'onorevole  Maccarani.  Ma  adesso  non  tocchiamo  le   nostre  leggi  organiche. 

L'onorevole  Marcerà  ha  detto  che  crede  necessario  di  esprimere  in  questa 
legge  che  anche  queste  contravvenzioni  sono  d'azione  pubblico  ;  ma  io  credo 
che  sia  assolutamente  inutile. 

Qui  si  tratta  della  difesa  sociale  ed  è  perciò  la  sanzione  stabilita  in  questa 
legge.  Egli  dice  che  manca  anche  l'autorità  che  veglia  sul  buon  andamento 
dei  diversi  esercizi. 

Il  Ministero  veglierà  per  essere  informato  se  in  qualche  parte  del  Regno 
avvengano  di  quei  casi  che  l'onorevole  Marcora  ha  accennato,  ed  avrà  cura 
di  richiamare  i  sindaci  all'esercizio  del  loro  dovere  ;  ed  in  loro  mancanza, 
siccome  c'è  sempre  l'autorità  centrale,  l'autorità  politica,  questa  farà  quello 
che  non  avranno  fatto  i  sindaci,  giusta  la  disposizione  della  legge  comunale. 

ToALDi  {reiatorè).  Io  dirò  soltanto  all'onorevole  Nocito  che  l'art.  99  del 
Regolamento  determina  i  casi  di  vendila  abusiva  di  medicinali  :  ricordo  al- 
l'onorevole AUi  Maccarani  che  la  Cassazione  di  Firenze,  con  savia  giurispru- 
denza, condanna  i  contravventori  alle  leggi  sanitarie  nelle  provincie  toscane, 
ove  sono  in  vigore  speciali  disposizioni  penali,  mentre  assolve  per  le  stesse 
contravvenzioni  nelle  provincie  venete,  perchè  dopo  la  unificazione  del  Co- 
dice, queste  mancano  assolutamente  di  sanzione  penale  in  materia  di  sanità 
pubblica.  Sono  anch'  io  di  parere  cogli  onorevoli  Alvisi  e  Marcora  che  molto 
resti  ancora  da  farsi  in  fatto  di  sanità  pubblica;  ma  non  è  qui  il  luogo  d'oc- 
cuparsi di  questo,  cui  deve  provvedere  l'invocato  Codice  sanitario.  Il  mo- 
desto disegno  di  legge,  che  la  Commissione  raccomanda  ai  voti  della  Ca- 
mera, non  modifica  né  altera  leggi   di  sorta. 

In  seguito  a  questa  discussione  la  Camera  approva  i  due  articoli  seguenti  : 

€  Art.  i.°  Le  contravvenzioni  alle  disposizioni  contenute  nella  legge 
■20  marzo  1865,  allegato  C.  n.'^  2248,  nel  capitolo  IV  del  titolo  III  e  nei 
capitoli  IV,  V  e  VI  del  titolo  IV  del  Regolamento  approvato  con  Regio 
Decreto  22  giugno  1874  in  esecuzione  della  stessa  legge  saranno  punite  con 
pene  di  polizia  salvo  le  pene  maggiori  contro  coloro  che  si  rendessero  col- 
pevoli di  reati  previsti  dal  Codice  penale  ». 

€  Art.   2.**  Sono  abrogate  tutte  le  disposizioni  contrarie  alla  presente  legge  >. 

Il  di  5  luglio  1882  la  Gazzetta  UfficiaU  registrava  il  Decreto  col  quale 
U  nuova  Legge  veniva  sanzionata. 


PARTE  TERZA. 


VARIETÀ   ED   ANNUNZI. 


I  CoSlUni  Burali.  —  Intorno  alle  condizioni  dei  contadini  lombardi  ,  molti  hanno 
scritto  e  a  quest'ora  parrebbe  che  qualche  cosa  si  dovesse  aver  fatto  per  porre  rimedio  ad 
uno  stato  di  cose  che  da  oltre  vent'anni  appare  gravissimo.  Viceversa  poi  i  miglioramenti 
sono  stati  lentissimi  e  si  potrebbero  contar  sulle  dita,  tanto  sono  pochi,  i  previdenti  pro- 
prietari che  hanno  dato  l'esempio  di  costrurre  nuove  case  per  assicurare  ai  coloni  con- 
dizioni di  vita  meno  dura. 

Per  le  stalle  e  per  tutto  ciò  che  ha  rapporto  diretto  colla  industria  agricola,  qualche 
cosa  si  è  fatto,  cosichè  non  h  raro  vedere  vasti  ed  eleganti  fabbricati  destinati  ad  uso  di 
stalle,  di  caseifìci,  ecc.,  accanto  a  luride  catapecchie  nelle  quali  stanno  agglomerati  i  con- 
tadini. 

lo  ho  udito  più  volte  gridare  contro  gli  abituri  dei  poveri  agricoltori  mantovani  e 
non  ha  guari  i  giornali  riferivano  con  senso  di  orrore  come  il  dott.  Agostino  Bertani  ab- 
bia trovato  nella  campagna  rcmana,  intere  famiglie  che  dimorano  per  mesi  e  mesi  io 
grotte  scavate  nel  tufo.  Ma  qualunque  descrizione  si  possa  fare  di  questi  antri  nei  qoali 
hanno  stanza  esseri  umani,  a  me  pare  proprio  impossibile  che  le  capanne  del  Mantovano 
e  le  caverne  dell'agro  romano  possano  essere  peggiori  d^li  abituri  colonici  di  gran  parte 
della  opulenta  pianura  lombarda.  Io  ne  ho  viste  tante  di  queste  case,  e  le  ho  girate  tette 
dall'umido  piano  terreno  al  tetto  scoperchiato.  Molte  volte  mi  sono  arrampiccato  sa,  per 
quelle  scale  di  legno  dai  gradini  logori  e  sconnessi  che  ad  ogni  passo  che  muovi  ti  scric- 
chiolano sotto  i  piedi  quasi  per  avvisarti  che  la  tua  vita  è  in  pericolo  ;  molte  volte  mi 
sono  appoggiato  alle  sbarre  dei  ballatoi  logorati  dai  tarli  e  rosicchiati  dai  topi  che  met- 
tono da  una  stanza  all'  altra  delle  famiglie  coloniche,  e  di  là  muoveva  a  me  stesso  mille 
domande  e  faceva  certi  paragoni  per  persuadermi  che  uomini,  donne  e  fanciulli  potessero 
abitare  in  luoghi  anco  peggiori  di  quelli  alla  vista  dei  quali  io  mi  sentiva  cosi  profonda- 
mente contristato. 

Io  le  ho  vedute  le  case  dei  contadini  mantovani;  ho  passato  una  notte  ijLtiera  in  una 
grotta  di  tufo  della  campagna  romana,  ma  per  quanto  i  ricordi  delle  subite  impressioni 
sien  vivi  tuttavia  nella  mente ,  non  credo  punto  che  i  coloni  lombardi  possano  chiamani 
più  fortunati  dei  confratelli  che  vivono  sulle  rive  del  Po  o  a  pie  delle  colline  romane.  A 
taluno  potrà  sembrare  esagerato  l'asserto;  ma  chi  volesse  per  avventura  convincersi  della 


—  869  — 

verità,  basta  solo  che  cammini  cinque  o  sei  miglia  intorno  a  Milano,  per  trovarsi  subito 
■di  fronte  ai  cascinali  che  da  tanti  anni  sono  la  vergogna  dell'agricoltura  lombarda. 

Chi  volesse  prendersi  questo  disturbo  dovrebbe  andare  per  esempio  fuori  di  Porta 
Vittoria  e  poi  percorrere  la  strada  che  conduce  a  Melzo.  Dopo  sette  o  otto  chilometri  sì 
giunge  a  Liscate,  comune  di  circa  1200  abitanti  con  una  cinquantina  di  case  che  sorgono 
ai  lati  della  strada  maestra  e  si  protendono  per  la  campagna.  Una  bella,  una  ricca  cam- 
pagna, dai  prati  ubertosi  sui  quali  la  falce  miete  più  volte  ogni  anno  un  grasso  ricolto; 
una  vasta  distesa  di  risaje  che  assicurano  al  padrone  e  al  fittajuolo  una  messe  relativa- 
mente sicura. 

Ma  alla  ricchezza  della  natura  fa  subito  triste  contrasto  la  miseranda  condizione  delle 
case  che  si  presentano  anche  all'esterno  sudice,  rovinate,  cadenti  ;  dai  serramenti  sconnessi 
dalle  finestre  strette,  sicché  hanno  piuttosto  l'aspetto  di  certe  catapecchie  nelle  quali  i  mon- 
tanari sogliono  rifugiare  gli  armenti  quando  la  procella  li  assale,  anziché  abitazioni  si- 
tuate in  comune  poco  distante  da  ricca  e  popolosa  città. 

Cento  luridi  scoli  che  escono  dai  cortili  delle  case,  fanno  capo  ad  un  rigagnolo  largo, 
verdastro,  puzzolente  il  quale  scorre  nel  bel  mezzo  della  via  principale  che  anche  a  prima 
vista,  dà  subito  un  concetto  esatto  del  come  sia  curata  l' igiene  a  Liscate.  Seguendo  il 
corso  di  uno  di  questi  scoli  vi  trovate  nell'interno  di  qualche  casa  colonica  nel  cui  cor- 
tile si  vede  una  specie  di  palude  costituita  da  acqua  stagnante  insozzata  dal  letame  am- 
monticchiato nel  mezzo  e  da  ogni  sorta  di  immondizie  provenienti  dalle  stalle  e  dai  por- 
cili vicini  che  costituiscono  un  insieme  colle  cosi  dette  case  coloniche. 

Provatevi  a  visitare  una  di  quelle  case,  incominciando  dal  piano  terreno.  State  bene 
attenti  dove  ponete  il  piede,  scendete  uso  scalino  in  più  parti  spezzato,  appoggiatevi  agli 
stipiti  della  porta  per  non  scivolare,  mettete  la  testa  dentro  e  vedrete. . .  cioè  no,  sulle 
prime  non  vedrete  nulla  perchè  il  fumo  che  esce  dal  camino  vi  accieca  ;  poi  stropiccia- 
tevi gli  occhi  e  date  un'  occhiata  intorno  ;  basta  un'  occhiata  per  vedere  tutta  quella 
miseria. 

Una  stanza  angusta,  bassa,  oscurissima.  Il  soffitto  screpolato  ;  le  travi  piegate  e  scon- 
nesse minacciano  cadere  sul  capo,  le  pareti  scrostate,  umide,  nere,  piene  di  ragnateli  ;  una 
finestra  sgr.ngherata ,  tappata  con  pezzi  di  carta  rotta  che  disimpegnano  le  funzioni  dei 
vetri,  un  pavimento  pieno  di  fango  sul  quale  ogni  tanto  si  vede  galleggiare  un  mattone 
consumato  dal  tempo,  e  poi  più  in  là  una  buca  che  pare  una  voragine,  poi  un  rialzo  con- 
tro il  quale    inciampando    si  ha   tutto  il   comodo  di  rompersi  il  collo. 

Su  quel  pavimento  si  potrebbe  studiare  geologia,  vi  sono  tutti  gli  strali  e  tutte  le  va- 
rie conformazioni  della  terra. 

Uno,  due,  talvolta  tre  miseri  giacigli,  qualche  cuna  da  bimbi,  un  par  di  seggiole,  un 
tavolo  a  tre  gambe,  il  pollajo  pieno  di  animali  da  corte,  gli  istrumenti  rustici,  zoccoli, 
scarpe  vecchie,  abiti  sdruscili,  mezza  dozzina  di  cappelli  di  paglia  attaccati  ai  chiodi,*  due 
quadri  rotti  rappresentanti  la  Madonna  e  il  Patrono  del  Comune,  un  pajuolo  lucido  come 
Toro,  quattro  scodelle  rotte,  mezzo  sacco  di  grano  turco  in  un  canto,  un  po'  di  patate 
sotto  il  letto,  costituiscono  il  mobilio  e  la  ricchezza  di  quella  stanza  ove  dimorano  almeno 
7  persone  quando  non  sono  di  più.  E  questi  sono  i  fortunati. 

I  pitocchi  stanno  al  piano  di  sopra  e  per  montare  bisogna  che  vi  raccomandiate  prima 
l'anima  a  Dio,  perchè  di  quelle  scale  è  impossibile  avere  un'idea.  Quando  siete  sopra,  vi 
parrà  di  essere  in  legnaja  tanto  è  l'accumulo  di  fascine  che  ingombrano  il  ballatoio  stretto 
«  cadente.  Se  per  caso  una   favilla    desse    fuoco    a  tutta  quella  materia  quando  i  poveri 


^ 


—  870  — 

coloni  dormono  la  grossa,  non  ci  sarebbe  più  scampo  per  loro;  distrutta  la  scala,  lin- 
ciato il  ballatojo  di  legno,  non  avrebbero  altro  scampo  che  buttarsi  dalla  finestra ,  il  die 
mi  diceva  una  povera  vecchia  alla  quale  muovevo  qualche  osservazione  in  proposito,  e  tutf 
sarebbe  poi  la  peggiore  delle  disgrazie.  Bella  vita  che  si  fa  ;  la  morte  e  una  fortuna.  » 

E  di  queste  case  a  Liscate  ce  ne  sono  parecchie,  e  molte  appartenenti  a  proprietari 
ricchi  che  forse  non  si  ricordano  nemmeno  di  averle.  Ho  domandato  a  molti  contadini  il 
nome  del  proprietario  e  non  lo  sapevano  neppure. 

Easi  conoscono  solo  l'affi itajuolo  ;  la  maggior  parte  dimorano  da  pochi  mesi  in  quelli 
abituri,  poiché  oramai  molti  dei  nostri  coloni  traggono  vita  raminga,  emigrano  da  un  co- 
mune all'altro,  cambiano  di  fondo  ogni  anno,  come  il  malato  che  voltandosi  e  rivoltan- 
dosi spera  trovare  men  incomoda  posizione  e  poi. . .  poi  se  ne  vanno  in  America  colla  fi- 
ducia di  trovare  al  di  là  dèi  mari  una  matrigna  più  amorevole  della  madre  patria.  Ebbene, 
tutti  questi  fatti  non  sono  nuovi,  sono  noti  ai  ricchi,  alle  Autorità,  alle  numerose  Com- 
missioni  che  hanno  rincarico  di  girare  e  riferire  per  non  essere  ascoltate  mai,  ma  le  con* 
dizioni  di  molti  nostri  comuni  rurali  rimangono  sempre  le  stesse,  in  balia  dei  Sindaci  che, 
proprietari  ed  affìttajuoli  alla  loro  volta,  sono  i  primi  a  trasgredire  i  regolamenti  sanitari  e 
far  tacere  il  medico  condotto  se  per  caso  si  permette  una  modesta  osservazione  a  prò  deDa 
pubblica  salute. 

Una  volta,  ispezionando  un  grosso  comune  della  provincia  di  Milano,  m'accadde  ve" 
dere,  proprio  lungo  la  strada  maestra  di  fronte  alle  case,  una  vasta  risaja.  Interrogato  i 
segretario  comunale  come  fosse  tollerata  cosi  evidente  trasgressione  alla  Legge,  il  poveretto 
si  strinse  nelle  spalle  e  mi  fece  capire,  con  molta  circospezione,  che  la  risaja  appartenera 
al  Sindaco.  Dopo  pochi  passi  ne  vedo  un'altra  e  ripeto  la  stessa  domanda,  <  Quella^ 
di  proprietà  dell'Assessore  anziano  »  mi  rispose  il  segretario  e  ci  portammo  difilati  al  Md- 
nicipio. 

Avendo  mosso  appunto  al  Sindaco  di  colali  violazioni,  il  buon  uomo  sorpreso  della 
mia  serietà,  mi  disse  colla  maggiore  bonomia  che,  lui  la  Legge  sulle  Risaje  non  l'ap* 
provava  perchè  era  di  danno  all'agricoltura. 

Io  feci  la  mia  relazione,  e  dopo  un  mese,  incontrato  per  caso  il  bnDii  Sindaco  gli 
domandai  se  avesse  avuta  qualche  ramanzina,  in  seguito  al  rapporto  da  me  fatto  alF  au- 
torità superiore. 

«  M'hanno  dato  ordine,  rispose,  di  deferire  subito  al  Pretore  i  contravventori  alla 
Legge  sulla  risicoltura,  ma  siccome  incominciando  da  me,  siamo  tutti  in  contravvenzione, 
cosi  ho  pensato  bene  di  lasciare  la  pratica  in  sospeso.  »  E  se  ne  andò  ridendo. 

Cosi  si  osservano  Leggi  e  Regolamenti  :  cosi  ò  tutelata  l'Igiene  I  ! 

Dott.  G.  Pini. 

Un  Asilo  per  la  notte  a  Ginevra.  —  L'Asilo  ha  sede  in  una  casetta,  recentemente 
costrutta,  che  s'erge  d'un  piano  dal  suolo. 

Un'ajuola  tutta  coperta  di  verde  e  di  fiori  ne  cinge  la  fronte  principale  sulla  quale 
sta  scritto  :  A  site  de  nuit.  Due  porte  conducono  nell'interno  della  casa  ;  ad  una  bussano 
gli  uomini,  all'altra  picchiano  le  donne.  Tutto  l'Asilo  si  compone  di  alcune  stanze  lunghe 
e  strette  nelle  quali  sono  disposti  in  bell'ordine  circa  32  letti.  A  ciascuna  stanza  va  annesso 
uno  stambugio  destinato  all'ufficio  di  lavacro;  poi  un  porticato,  un  piccolo  giardino,  la  cu- 
cina e  alcune  camere  per  l'alloggio  del  direttore. 

Cosi  disposto,  l'edificio  ha  tutto  l'aspetto  di  una  casa  privata;  dappertutto  si  ammir» 


—  871  — 

xaiSL  pnlizia  che  difficilmente  si  trova  nelle  migliori  locande  ;  le  pareti  sono  bianche,  gli 
zoccoli  vemiciatii  i  pavimenti  lucidi,  gli  apparecchi  del  gaz  lustri,  i  lavacri  ricchi  di  acqua 
e  muniti  di  specchi,  di  pettini,  di  spazzole,  di  sapone,  di  quanto  infine  può  occorrere  alla 
pnlizia  personale  degli  ospiti. 

Se  poi  la  curiosità  ci  spinge  a  visitare  i  sacrari  della  Dea  Cloacina,  non  si  ha  cer- 
tamente bisogno  della  boccetta  dei  sali. 

L'Asilo  si  apre  la  sera  alle  5  o  alle  7,  secondo  le  stagioni,  e  fino  ad  ora  tarda  riceve 
i  viaggiatori,  i  quali  non  hanno  altr'obbligo  che  di  dire  il  nome  loro  e  sborsare  la  tenue 
somma  di  trenta  centesimi,  mediante  la  quale  hanno  diritto  ad  un  letto  per  una  notte  ed 
alla  zuppa  che  viene  distribuita  la  sera  ed  allo  spuntare  del  giorno.  Al  mattino,  gli  ospiti 
disfanno  il  proprio  letto,  mettono  in  ordine  gli  oggetti  ricevuti  in  consegna,  si  puliscono, 
mangiano  ed  abbandonano  l'Asilo,  ove  non  possono  ritornare  che  all'imbrunire,  per  una 
serie  di  giorni  determinata  dalle  facoltà  discrezionali  del  direttore. 

Ma  nell'Asilo  non  si  dorme  solamente.  In  ogni  camera  y'h  una  piccola  collezione  di 
buoni  libri  francesi,  italiani  e  tedeschi;  v'è  carta  e  gli  occorrenti  necessari  per  scrivere; 
aghi,  filo  e  bottoni  per  raccomodare  gli  abiti;  vi  sono  i  giornali  della  giornata  e  se  il 
freddo  o  la  pioggia  obbligano  gli  ospiti  a  rimettersi  in  casa  per  tempo,  essi  hanno  modo 
di  riscaldarsi  alla  stufa  e  di  passare  la  sera  conversando  allegramente  fra  loro.  I  letti  sono  di 
ferro  con  una  tela  metallica  che  li  rende  elastici  e  li  mantiene  puliti  ;  un  cuscino  di  crine 
▼egetale,  un  lenzuolo  piuttosto  grande  ed  una  buona  coperta  di  lana  completano  il  mo- 
desto giaciglio  che  per  le  donne  è  arricchito  di  un  materasso. 

All'Asilo  bussano  in  generale  gli  opera!  che  vanno  a  Ginevra  in  cerca  di  lavoro  e 
vi  rimangono  fino  a  tanto  che  abbiano  trovata  onesta  occupazione.  La  Polizia  provvede 
non  di  rado  al  loro  ricovero  con  carte  speciali,  le  quali  sono  altresì  largamente  distri- 
buite in  città  dai  Benefattori  che  sussidiano  l'Istituzione.  In  questo  modo  l'Asilo  vive 
quasi  del  suo  prodotto,  e  in  sette  anni  non  è  costato  troppo  ai  generosi  iniziatori,  fra' 
quali  vogliono  essere  specialmente  ricordati  i  signori  :  De  Bude  e  Murisier.  La  spesa  d'im* 
pianto,  il  terreno  e  il  fabbricato  ha  superato  di  poco  le  L.  35,000. 

Il  Direttore,  il  signor  Steck,  che  è  un  uomo  di  cuore,  attende  da  solo  a  tutta  1*  a- 
zienda  domestica  e  raramente  si  trova  obbligato  a  chiedere  l'aiuto  della  Polizia  per  man- 
tenere il  buon  ordine  nell'Asilo,  che  è  vero  modello  di  una  locanda  popolare  nella  quale 
parecchi  dei  nostri  albergatori  potrebbero  andare  ad  imparare  che  cosa  siano  l'ordine  e  la 
decenza. 

Io  sono  rimasto  a  lungo  in  quell'Asilo  che  mi  richiamava  alle  tristi  condizioni  delle 
luride  locande  nelle  quali  la  plebe  delle  nostre  città  è  abituata  a  passare  la  notte.  Chi 
ha  visto  per  una  volta  sola  gli  sconci  giacigli  dei  nostri  affitta-letti,  chi  è  entrato  in  quelle 
tane  umide,  sudicie,  oscure,  ammorbate  e  ammorbanti  ove  uomini,  donne  e  fanciulli,  dor- 
mono alla  rinfusa,  dove  il  lenocinio,  il  furto,  la  prostituzione  hanno  stabilmente  i  loro  pe- 
nati, non  può  far  a  meno  di  desiderare  che  anche  in  Italia  si  istituiscano  presto  Asili 
per  la  notte  come  quelli  di  Ginevra,  ,di  Londra  e  di  Parigi,  che  hanno  per  insegna  Tlgiene 

e  per  scopo  la  moralità. 

Dott.  G.  Pini. 

Disinfezione  dei  vagoni  pel  trasporto  del  bestiame.  —  Fin  dal  1879,  il  Governo 

Belga,  vista  l'importanza  del  commercio  del  bestiame  e   il  pericolo    incessante  della  pro- 
pagazione delle  malattie  contagiose  per  mezzo  delle  strade  ferrate,  accolta  la  proposta  dei 


—  872  — 

Ufinistri  dei  Lavori  Pubblici  e  degli  Affari  interni,  emanò  'un  decreto  col  quale  renderà 
obbligatoria  la  pulizia,  la  salubrità  e  la  disinfezione  dei  vagoni  ogni  qualvolta  essi  eraao 
stati  adoperati  pel  trasporto  dei  solipedi,  ruminanti  e  porci.  Con  altri  due  decreti  dello  stesso 
anno  fu  regolato  il  servizio  di  pulizia  e  di  disinfezione.  Furono  designate  le  stazioni  ove 
queste  operazioni  debbono  aver  luogo,  affidando  la  sorveglianza  dei  lavori  di  disinfezione  a 
un  certo  numero  di  medici  veterinari  del  Governo,  i  quali  hanno  da  visitare,  almeno  due 
volte  al  mese,  le  stazioni  di  disinfezione  che  si  trovano  sotto  la  loro  giurisdizione  ed  indi* 
rizzare  ogni  trimestre  al  Ministro  degli  Affari  interni  un  rapporto  sopra  i  fatti  osservali  nelle 
loro  visite. 

Le  misure  di  disinfezione  sono  state  definitivamente  messe  in  pratica  con  una  ordi- 
nanza deirS  maggio  1880,  e  oggi  esse  vengono  applicate  tanto  per  le  ferrovie  dello  Stato, 
quanto  per  le  private. 

Tutte  le  proposte  fatte  dai  veterinari  nei  loro  rapporti,  circa  i  miglioramenti  di  questo 
servizio,  vengono  dall'Amministrazione  tenute  in  conto,  nei  limiti  del  possibile. 

Per  far  risaltare  l'importanza  di  queste  disinfezioni,  basterà  far  notare  che  il  numer» 
dei  vagoni  visitati  nel  corso  del  primo  trimestre  1882  è  stato  di  quasi  io  mila. 

E  facile  desumere  da  questa  considerevole  cifra  il  numero  degli  animali  che  h  stato 
sottratto  alle  malattie  trasmissibili  per  mezzo  di  contagio,  dopo  l'organizzazione  di  questo 
servizio,  che  oggi  funziona  con  la  maggior  regolarità.  {La  Clinica   Veterinaria), 

Nuovo  giornale  d'igiene.  —  A  Brescia  ha  cominciato  a  veder  la  luce  nella  prima 
metà  di  maggio,  un  giornale  intitolato  La  Vita,  il  quale  si  propone  di  rendere  popolare 
l'igiene  e  trattare  tutte  le  questioni  igieniche  della  città  e  provincia  di  Brescia  sotto  fbraìa 
attraente  e  variata.  Auguriamo  che  La   Vita  sia  prospera  e  lunga. 

H  nuovo  ventilatore  Kolinari.  —  Il  signor  Pietro  Molinarì  di  Cremona  ha  immagi- 
nato un  ventilatore  a  pompa  d'  aria  che  presenta  in  molti  casi  dei  vantaggi  assai  no- 
tevoli. 

Tutti  sanno  che  le  numerosissime  officine  fabbrili  minori,  ed  anche  talune  delle  mag- 
giori, hanno  tuttora  le  loro  fucine  provviste  dei  vecchi  mantici  in  pelle,  essendoché  i  ven- 
tilatori centrifughi  non  sempre  corrispondono  specialmente  ove  non  si  possa  disporre  di 
una  potente  forza  motrice. 

Ma  i  mantici  in  pelle  si  logorano  ben  presto  e  ad  accelerarne  il  consumo  concor- 
rono i  topi  ed  il  calore  stesso  delle  fucine,  sicché  la  spesa  di  manutenzione  diviene  gra- 
vissima. 

A  ciascun  mantice  poi  è  applicato  come  forza  motrice  un  garzone  pel  quale  quell'im- 
probo lavoro  riesce  faticosissimo  e  nocivo  alla  salute. 

Ora  il  ventilatore  Molinarì,  il  quale  non  ò  altro  che  una  tromba  d'arìa  a  guamizionc 
idraulica,  è  disposto  in  modo  che  un  solo  di  quei  congegni  può  dare  alimento  a  più  fa- 
cine  con  un  grandissimo  risparmio  di  forza  motrice  ;  e  quando  vi  si  applichi  quella  del- 
l'uomo il  lavoro  riesce  per  lui  assai  comodo  ed  affatto  innocuo,  si  che  un  sol  garzone 
può  agevolmente  bastare  a  mantenere  il  movimento  di  un  ventilatore  per  sei  fucine,  e 
fino  a  dodici  fucine  non  occorre  maggior  forza  che  quella  di  un  sol  manuale. 

La  spesa  di  manutenzione,  essendo  pochissimi  gli  attriti,  riesce  quasi  nulla,  e  questo 
risparmio  aggiunto  a  quello  ragguardevolissimo  della  mano  d'opera  conferisce  a  questo 
nuovo  meccanismo  un  grandissimo  pregio. 


—  873  — 

L'effetto  del  veutilatore  Molinari  h  poi  completo,  per  modo  che  le  officine  le  quali 
ogg^  ne  sono  provviste  vi  scorgono  anche  altri  vantaggi  nei  rapporti  colla  economia  e 
buona  riuscita  dei  lavori. 

Questo  nuovo  ventilatore,  essendo  atto  ad  aspirare  ed  a  soffiare  aria,  prendendola  e 
spingendola  a  distanza,  si  presenta  indicato  a  servire  in  molte  circostanze  a  diverse  altre 
applicazioni  che  non  sia  quella  dell'alimentazione  dei  fuochi  di  fucina.  Non  mancano  al- 
tre industrie  alle  quali  può  riuscire  assai  utile  un  congegno  semplice  e  di  gran  durata,  il 
quale  al  momento  del  bisogno  determini  una  corrente  od  un  soffio  d'aria.  La  stessa  Agri- 
coltura colle  industrie  sue  complementari  ha  spesso  bisogno  di  imprimere  movimento  al- 
l'aria, e  l'opportunità  di  applicarvi  il  ventilatore  Molinari  merita  certamente  di  essere  stu- 
diata. —  L'Igiene  infine  potrà  senza  dubbio  valersene  per  la  ventilazione  di  ambienti,  e 
già  se  ne  ha  un  saggio  nelle  miniere  carbonifere  di  Spoleto  ove  il  ventilatore  Molinari  ha 
sostituito  con  grandissimo  vantagg^io  i  vecchi  sistemi  a  prò  della  salute  di  quei  lavoratori. 

Premio  Fossati.  —  Nell'adunanza  ordinaria  del  23  corrente  novembre  il  Regio  Isti- 
tuto Lombardo  di  Scienze  e  Lettere,  accogliendo  la  proposta  della  Commissione  incari- 
cata di  esaminare  i  lavori  dei  concorrenti  al  premio  di  ifondazione  Fossati  sul  tema;  /^i- 
schiarare  con  nuove  indagini  V eziologia  del  cretinismo  e  della  idiozia  ;  non  deliberava  di 
accordare  un  assegno  d'incoraggiamento  alla  memoria  contraddistinta  coll'epigrafe ;  Mute 
d*  accento  e  di  pensiero.  Di  questa  memoria  sono  autori  il  dott.  G.  B.  Verga  e  il  dott.  A. 
Brunati,  medici  nel  Manicomio  di  Mombello.  • 

Nuova  Società.  —  È  sorta  in  alcuni  l'idea  di  fondare  in  Milano  un'istituzione  igienica 
per  l'allevamento  e  la  vigilanza  dei  bambini  affidati  alle  nutrici  mercenarie. 

Tale  istituzione  avrebbe  principalmente  questi  intendimenti: 

Stabilire  un'efficace  sorveglianza  medica  sui  bambini  affidati  alle  nutrici  mercenarie, 
«  sulle  nutrici  stesse;    ' 

Istruire  le  nutrici  per  mezzo  di  pubblicazioni  popolari,  di  conferenze  e  con  ogni  al» 
tro  mezzo  atto  all'uopo  ; 

Incoraggiare  le  nutrici  allo  scrupoloso  adempimento  dei  propri  doveri  con  premi  an- 
nuali e  con  ogni  altro  mezzo  che  l'esperienza  sia  per  dimostrare  conveniente; 

Impedire  la  diffusione  delle  malattie  contagiose  eventualmente  contratta  sia  dei  bam- 
bini che  dalle  nutrici,  e  proporre  i  modi  più  convenienti  a  riparare  al  male; 

Procurare  alle  famiglie  delle  nutrici  idonee,  e  di  provata  moralità. 

L'idea  è  buona  e  merita  lode;  ma  noi  opiniamo  che  in  luogo  di  fondare  una  nuova 
Società,  i  promotori  farebbero  meglio  a  valersi  dell'opera  e  dei  mezzi  dì  quelle  istituzioni 
cui  spetterebbe  proprio  l'ufficio  di  invigilare  i  bambini  lattanti.  Gli  istituti  di  maternità, 
il  brefotrofio ,  l'opera  pia  del  Baliatico ,  la  Società  di  protezione  dei  fanciulli  potreb- 
bero di  comune  accordo  cooperare  più  efficacemente  di  quanto  abbiano  fatto  fin  qui,  allo 
scopo  pel  quale  ora  si  vorrebbe  fondare  un'  altra  Società  che  dividendo  le  forze  ed  i  mezzi 
avrà  essa  per  la  prima  vita  breve  ed  incerta.  È  solamente  dalla  coordinazione  di  tutti 
gli  elementi  che  entro  una  certa  sfera  d'azione,  tendono  a  conseguire  uno  scopo  deter- 
minato, che  potrà  derivare  vera  e  potente  influenza;  discordi,  sconnessi,  isolati  difficil- 
mente si  tocca  la  meta.  Ad  ogni  modo  noi  ci  compiaciamo  vedere  questo  risveglio  in 
favore  delle  istituzioni  sanitarie. 


—  874  — 


LIBRI    NUOVI. 

Belazione  stisli  stnd!  del  terreno  proposto  pel  nuovo  cimitero  eomnaale  di  Tre- 

« 

7Ì80y  eseguita  dalla  Commissione  nominata  dal  Prefetto.  —  Un  opuscolo,  Treviso.  —  £  im 
pregevole  lavoro  dei  dottori  Ferrari,  Bravo,  Veronese  e  Mandruzzato  intomo  il  ter- 
reno stato  proposto  per  erigervi  un  nuovo  cimitero  ad  uso  della  città  di    Treviso. 

Le  cucine  economiche  di  Bergamo  al  Z  Congresso  medico  in  ICodena.  Relazione  del 

prof.  Nicola  Rezzara.  —  Un  opuscolo,  Modena.  —  Ne  abbiamo  parlato  nel  preécdentfr 
fascicolo  dando  conto  del  Congresso  dell'Associazione  medica  italiana. 

Las  detiz  premières  années  d'nn  dispensaire  ponr  les  maladies  desenfants;  parlt 

prof.  D'Espine.  —  Un  opuscolo,  Ginevra. 

L'Ospizio  provinciale  degli  Esposti  in  Como  nel  triennio  1879-80-81.  Cenni  del  Dott 

A.  Tassani.  —  Un  opuscolo ,  Como.  —  È  un'  altra  diligente  e  dotta  relazione  sopn 
l'Ospizio  di  Como  tanto  bene  illustrato  dal  suo  Presidente  dott.  Tassani. 

Hygiène  et  maladies  des  Paysans.  —  Étude  sur  la  vìe  materielle  des  campagnnd> 
en  Europe  par  le  prof.  Alexandre  Layet.  —  Paris,  Masson  1S82.  —  Il  Consiglio  pro- 
vinciale di  Torino,  preoccupandosi  delle  tristi  condizioni  nelle  quali  sogliono  trovarsi  i  coa- 
tadini,  de'cretò  nel  1880  un  premio  di  L.  2000  al  miglior  lavoro  che  avesse  per  ispeciile 
oggetto  Vintene  delle  popolazioni  delle  campagne. 

Questo  premio  doveva  venir  conferito  nel  Congresso  Internazionale  d'Igiene  di  Ginem 
nel  1SS2.  Però  poca  pubblicità  venne  data  a  questo  concorso,  e  forse  è  da  attribuirsi  t 
tale  motivo  se  tre  lavori  soltanto  furono  presentati  al  Congresso  di  Ginevra.  Comunque 
il  giuri  decretò  il  premio  alla  memoria  del  prof.  Layet,  encomiandola  assai. 

Dopo  un  tale  autorevole  giudizio  ogni  elogio  toma  ora  superfluo;  noi  non  faremo  altro 
cbe  sinceramente  rallegrarci  coll'egregio  autore  del  premio  ottenuto  e  della  occasione  cbe 
gli  fu  porta  di  compilare  un  libro  ricco  di  utilissime  nozioni ,  e  che  mira  a  riempiere  un 
vuoto  lamentato  nella  biblioteca  medica. 

Dopo  una  breve  prefazione  del  prof.  Dechambre  circa  l'opportunità  dello  studio  delle 
condizioni  dei  contadini,  l'Autore  entra  tosto  in  materia  dividendo  il  suo  lavoro  in  otto 
parti. 

Nella  prima  parte  viene  studiato  l'ambiente  rurale;  l'aria  cioè,  il  suolo  e  le  abitazioni 
fra  cui  vivono  i  contadini.  L'Autore  accenna  anzi  tutto  all'estensione  della  popolazione  rurale 
ed  offre  un  quadro  della  rispettiva  popolazione  cittadina  e  rurale  nelle  varie  regioni  del- 
l'Europa ad  eccezione  della  Sassonia  e  dell'  Inghilterra  dove  il  coefficiente  ^  alcunché  più 
elevato  per  le  città,  gli  abitanti  di  esse  toccando  le  proporzioni  di  66.  15  per  la  primi 
^53  per  la  seconda  su  100  abitanti,  in  tutti  gli  altri  paesi  la  popolazione  rurale ,  inco- 
minciando dal  Belgio  dove  tocca  il  54.95  su  100  abitanti  raggiunge  sempre  maggiori 
proporzioni  fino  ad  elevarsi  air89. io  nella  Russia  Europea  ed  al  94  nella  Finlandia.  In 
un'altra  colonna  viene  indicata  la  mortalità  media  annua  ogni  100   abitanti 


—  875  — 

In  generale  la  mortalità  nelle  campagne  è  minore  che  nelle  città,  come  chiaramente  si 
può  rilevare  dal  seguente  quadro  : 

Mortalità  annua  generale  Mortalità  annua  generale 

per  xooo  abitanti  per  looo  abitanti 

nella  città  nelle  campagne 

Francia 26.1  3i>5 

Belgio 25.1 21.  I 

Inghilterra 25  18 

Prussia 30  4S 28.  02 

Italia 31.60 27.60 

Sassonia 32.  15 27.  5 

Danimarca 23.  38 19.  68 

Svezia 26.5  *9. 65 

Scozia 27.  I  16. 9 

L'Autore  attribuisce  questo  risultato  soprattutto  all'agglomerazione  urbana,  la  quale  fa  s3 
che  in  occasione  di  epidemie,  nelle  città  ne  vengano  affetti  molti  più  individui  che  non 
nelle  campagne,  e  cita  in  appoggio  statistiche  di  CEsterlen  per  l'Inghilterra  ed  altre  per 
la  Svezia;  dalle  quali  risulterebbe  che  le  città  forniscono  una  mortalità  doppia  di  quella 
delle  campagne  relativamente  alle  malattie  epidemiche  e  contagiose. 

Vi  contribuiranno  però  altresì  non  poco  le  affezioni  diatesiche  più  comuni  nelle  città 
come  tisi,  scrofola,  clorosi,  ecc. 

L'igiene  può  tuttavia  ovviare  alla  funesta  influenza  dell'  agglomerazione  e  l' Autore  ad- 
duce in  proposito  parecchi  esempi  dai  quali  appare  come  alcune  nazioni  ad  agglomera- 
zione urbana  più  pronunziata  offrono  una  mortalità  minore  di  altre  dove  h  in  preponde- 
ranza la  popolazione  rurale.  La  divisione  poi  delle  proprietà  rende  il  contadino  più  la- 
borioso, più  morale,  e  riesce  in  generale  più  adatta  alla  prosperità  dell'agricoltura. 

Né  meno  grande  h  la  differenza  che  passa  fra  gli  abitanti  delle  montagne  a  suolo  più 
sodo,  più  secco,  ad  aria  più  eccitante,  e  gli  abitanti  delle  basse  regioni  delle  vallate, 
delle  pianure  dove  1'  argilla,  l' umidità,  un'  aria  meno  pura  regnano.  L' Autore  passa  in 
rapida  rassegna  gli  elementi  delle  accennate  differenze  e  studia  quindi  le  nocive  influenze 
dei  terreni  palustri,  di  certe  coltivazioni,  come  ad  esempio  quelle  del  riso,  della  canapa, 
del  lino. 

Importantissimo  è  il  capitolo  relativo  alle  abitazioni  rurali.  L'Autore  non  si  limita  a 
tracdame  un  quadro  generale,  ma  in  modo  conciso  e  chiaro  riassume  le  condizioni  delle 
abitazioni  rurali  nelle  diverse  parti  della  Francia,  nell'Inghilterra,  in  Olanda,  in  Danimarca, 
nella  Rumania,  in  Grecia,  in  Russia,  in  Boemia,  in  diverse  regioni  dell'Italia,  in  dispa- 
rati Cantoni  della  Svizzera,  in  diverse  parti  della  Germania,  in  Spagna,  nella  Norvegia  e 
nella  Svezia,  e  nel  Belgio.  Non  possiamo,  per  legge  di  brevità,  seguire  l'Autore  nei  det- 
tagli che  ci  porge,  ma  pur  troppo  dobbiamo  dedurne  che,  in  generale,  dove  più  dove  meno, 
son  ben  tristi  le  condizioni  nelle  quali  trovansi  le  abitazioni  dei  contadini,  sia  per  insuf- 
ficienza  di  mezzi  pecuniari,  sia  per  avarizia  dei  proprietari,  e  sia  per  incuria  ed  ignoranza 
dei  contadini  stessi.  Le  influenze  deleterie  che  dappertutto  si  trovano  e  che  se  non  vol- 
gono a  totalmente  controbilanciare  gli  effetti  di  una  buona  costituzione,  di  una  vita  la- 
boriosa menata   sotto   il  benefìco   influsso  del   sole ,  di  un'aria   pura  e    libera,  sono  però 


—  876  — 

sufficienti  a  notevolmente  scemare  le  salutari  conseguenze,  queste  influenze  deleterie  si 
possono  riassumere  in  una  umidità  continua,  nell'insufficienza  del  rinnovamento  di  un'aria 
respirabile,  nella  riunione  di  troppi  individui,  nelle  malsane  esalazioni. 

Premesso  quindi  che  i  progressi  dell'  agricoltura  e  dell'  incivilimento  oggidì  fecero  già 
che  qua  e  là  nuove  e  pia  salubri  abitazioni  si  siano  costrutte,  l'Autore  si  fa  a  suggerire 
i  mezzi  igienici  atti  ad  ovviare  alle  lamentate  tristi  condizioni.  Contro  l'umidità  snggerì- 
sce  una  buona  costruzione  in  muratura,  ima  copertura  in  tegole  od  ardesie  con  una  con- 
veniente inclinazione  per  lo  scolo  delle  acque,  l'elevazione  sopra  il  livello  del  suolo  del 
piano  terreno,  la  costruzione  dei  pavimenti  in  legno,  pianelle  ben  cotte  o  con  lastre  ài 
pietra.  Contro  le  abitudini  d'ingombro  dei  contadini,  sarebbe,  a  suo  avviso,  opportuno  di 
elevare  al  doppio  i  15  o  20  metri  cubi  d'aria  necessari  per  individuo  e  per  ciascun'  on. 
e  che  soprattutto  si  costruiscano  ampie  e  ben  disposte  aperture  di  ventilazione.  A  questo 
proposito  l'Autore  cita  una  statistica  dei  Dipartimenti  della  Francia  dimostrante  che  quelli 
che  sono  segnalati  per  un  numero  minore  di  aperture  nelle  abitazioni  inferiore  alla  mediai 
sono  pure  in  maggiori  proporzioni  quelli  che  forniscono  una  mortalità  superiore  alla  me- 
dia generale. 

Le  case  dovrebbero  essere  esposte  a  mezzodì  od  a  levante,  con  camere  ampie,  bea  ri- 
schiarate e  di  facile  pulizia. 

L'Autore  suggerisce  altresì  i  migliori  mezzi  di  riscaldamento  variabili  a  seconda  dei  di- 
versi climi,  una  accurata  nettezza  ;  il  modo  di  costrurre  i  letti,  e  porge  in  fine  un  modulo 
di  costruzione  delle  abitazioni  rurali. 

Né  vengono  dimenticate  la  nociva  influenza  della  contigaità  delle  stalle  colle  abitazioni 
rurali,  l'insalubrità  delle  medesime  stalle,  e  buoni  precetti  vengono  porti'  anche  per  la  co- 
stmzione  delle  medesime,  la  loro  aereazione,  il  modo  di  rendere  meno  nocivo  il  letame 
che  vi  si  trattiene.  L'Autore  accenna  altresì  alle  malattie  parassitarie  trasmissibili  dagli  ani- 
mali all'uomo,  come  le  varie  specie  di  tigna,  alle  affezioni  contagiose,  quali  il  moccio,  ÌI 
farcino,  il  carbonchio  ed  ai  mezzi  di  ovviarvi. 

Un  ultimo  punto  relativo  alle  abitazioni  rurali  e  di  non  poco  rilievo,  n'è  quello  delle 
vicinanze.  Cosi  le  immondizie  che  nei  villaggi  si  accumulano  intorno  alle  case,  i  letamai, 
il  getto  libero  delle  materie  fecali,  le  raccolte  d'acqua  stagnante,  la  vicinanza  dei  cimiteri 
ne  sono  tutte  condizioni  antiigieniche  che  possono  favorire  lo  sviluppo  e  la  diffusione  di 
malattie  da  infezione,  ed  anche  a  quest'oggetto  sono  suggerite  acconcie  misure  igieniche 
e  tali  da  potere  facilmente  venire  applicate. 

La  seconda  parte  del  libro  è  destinata  allo  studio  di  un  altro  non  meno  importante  ar- 
gomento, cioè  del  regime  alimentare  dei  contadini.  Malgrado  che  la  facilità  degli  scambi 
abbia. oggidì  reso  possibile  anche  agli  agricoltori  l'acquisto  dei  più  convenienti  mezzi  di 
sussistenza,  la  poca  istruzione,  l'avarizia,  l'ingordigia  di  trarre  qualche  utile  dai  loro  prò* 
dotti  fanno  sì  che  in  generale  i  contadini  si  privino  dei  migliori  raccolti  e  con  una  in- 
sufficiente alimentazione  porgano  un  non  congruo  riparo  al  consumo  dello  forze. 

L'Autore  accenna  ai  diversi  cereali  impiegati  per  far  il  pane  il  quale  costituisce  la  parte 
fondamentale  dell'alimentazione  del  contadino,  lamenta  come  sia  cattiva  l'abitudine  di  fame 
una  soverchia  quantità  per  volta  e  di  non  dargli  una  sufficiente  cottura,  e  passa  quindi 
ad  enumerare  i  danni  che  derivano  dall'ammuffirsi  del  pane  ed  a  suggerire  i  mezzi  per  evi- 
tare simile  inconveniente.  I  cereali  però  vengono  altresì  usati  cotti  sotto  forma  di  minestra, 
polenta,  ad  esempio  e  secondo  i  diversi  paesi  vi  si  impiegano  il  grano  turco,  il  miglio» 
l'avena,  il  grano  saraceno. 


—  877  — 

Talvolta  i  cereali  impiegati  sono  alterati  nella  loro  qualità,  tal'altra  volta  vi  si  trovano 
frammisti  altri  grani  con  la  conseguenza  di  gravi  disturbi  nella  sanità  ed  a  sintomi  di  av- 
velenamento. Ma  il  maggiore  disastro  che  una  cattiva  alimentazione  produca  n'è  la  pel- 
lagra, di  cui  l'Autore  brevemente  accenna  alla  sua  distribuzione  in  Europa  e  trova  special- 
mente diffusa  in  Italia.  Circa  la  sua  causa  egli  la  ritrova  nell'alterazione  del  mais.  L'Au- 
tore suggerisce  altresì  come  conservare  bene  non  solo  il  grano  turco,  ma  altresì  i  cereali 
in  genere.  Né  viene  trascurato  lo  studio  di  altri  alimenti  pure  in  uso  come  le  patate,  i 
legumi,  le  frutta,  nonché  degli  inconvenienti  che  possono  produrre.  Lamenta  il  poco  con- 
sumo delle  carni,  ed  il  modo  difettoso  con  che  viene  impiegata  la  carne  di  majale,  e  passa 
quindi  a  rapida  rassegna  il  diverso  modo  di  nutrirsi  del  contadino  nelle  varie  regioni 
dell'Europa. 

Chiudono  il  capitolo  alcune  considerazioni  sul  valore  fisiologico  del  regime  alimentare 
del  contadino  e  delle  quali  crediamo  opportuno  far  breve  cenno.  Per  intrattenere  la  vita 
e  le  forze  d'un  Uomo  adulto,  i  fisiologi  stabilirono  che  gli  alimenti  presi  nelle  24  ore 
debbono  contenere  310  grammi  di  carbonio,  150  grammi  di  sostanze  azotate  racchiudenti 
20  grammi  d'azoto.  Payen  calcolò  che  una  razione  rlimentare  non  eccedente  una  congrua 
proporzione  di  carne  e  di  pane  potrebbe  essere  composta  di  un  chilogramma  di  pane  e 
286  grammi  di  carne,  ora  i  contadini  non  facendo  quasi  uso  di  carne,  debbono  cibarsi  di 
una  quantità  d'alimento  tanto  maggiore  quanto  è  minore  la  sua  ricchezza  in  azoto.  Laonde 
«ssi  aumentano  il  numero  dei  pasti  e  si  rimpinzano  con  un  volume  spesso  considerevole 
di  alimenti.  Questa  quantità  deve  naturalmente  variare,  dove  si  fa  grande  uso  di  legumi 
farinacei  ricchi  in  azoto  come  i  fagiuoli,  le  fave,  le  lenticchie,  la  quantità  d'  alimenti  ve- 
getali sarà  minore  che  dove  si  consumano  principalmente  castagne  e  patate. 

Venendo  ad  una  applicazione  pratica,  giusta  Payen,  nella  razione  normale  fisiologica 
per  un'annata,  su  un  peso  di  469  chilogrammi  di  sostanze  alimentari  ingerite  vi  si  tro- 
verebbero  365  chilogrammi  di  alimenti  vegetali  e  104  provenienti  dal  regno  animale; 
nel  rapporto  fra  loro  di  queste  quantità  di  100  a  28.  L'Autore  trova  che  le  razioni  del 
soldato  di  cavalleria  e  di  marineria  francesi  si  accostano  alla  predetta  razione  normale,  il 
rapporto  tra  gli  alimenti  vegetali  ed  animali  essendo  di  100  a  22.  Ma  la  cosa  è  ben  di- 
versa riguardo  al  vitto  anche  delle  più  fortunate  regioni  rurali  della  Francia,  dove  la  quan- 
tità di  alimenti  ingerita  dà  518  chilogrammi  all'anno  fino  a  853,  ma  dove  pure  le  pro- 
porzioni fra  gli  alimenti  vegetali  ed  animali  variano  da  100  a  15.  5,  fino  a  100  e  3.3. 
Un  po'  migliori  sono  le  condizioni  del  contadino  svizzero  del  Vaud,  dove  i  rapporti  stanno 
come  100  a  17.  Per  riguardo  all'Italia,  giusta  i  dati  forniti  circa  il  Friuli,  il  Ferrarese  e 
la  Lombardia,  i  rapporti  variano  da  100  a  8.  9  fino  a  100  e  2.  In  Irlanda  e  nelle  re- 
gioni dove  non  si  consumano  che  patate,  il  peso  degli  alimenti  consumati  annualmente 
tocca  proporzioni  enormi  fino  a  2,239  chilogrammi,  ed  il  rapporto  fra  gli  alimenti  vege- 
tali e  gli  animali  non  è  più  che  come   ioo::i. 

Gli  è  però  giusto  avvertire  che  in  molte  regioni  nel  tempo  dei  maggiori  lavori  si  hanno 
alimenti  più  nutrienti  e  più  riparatori. 

Circa  alle  bevande  in  uso  nelle  campagne,  l'Autore  accenna  ai  vinelli  fatti  colle  vinacce 
dove  si  coltiva  l'uva,  e  coi  pomi,  prugnole,  bacche  di  ginepro,  ecc.,  alle  loro  facili 
alterazioni  in  ispecie  per  l'acqua  impura  che  si  impiega.  E  qui  fa  passo  alle  cattive  con- 
dizioni in  cui  si  trovano  specialmente  le  acque  degli  stagni,  dei  pozzi  e  delle  cisterne  sug- 
gerendo poi  adatti  mezzi  igienici  per  andarvi  al  riparo.  S'intrattiene  quindi  sul  vino,  sul 
sidro,    sulla    birra  e  su  altre  bevande  fermentate,  facendovi  seguire  uno  studio  sulla  diC- 


—  878  — 

fusione  dell'  alcoolismo  in  diverse  regioni  dell'  Europa.  Due  specie  d'  inflaenze,  scrìre 
ben  a  proposito  l'Autore,  traggono  all'uso  ed  all'abuso  'delle  bevande.  alcooUche,  climate- 
riche e  sociali  ;  le  une  per  reagire  contro  il  freddo  e  mantenere  il  corpo  in  un  certo  stato 
di  calorifìcazione  ;  le  altre  sono  attinenti  alla  deficienza  di  una  conveniente  alimentazione. 
Ora  queste  due  condizioni  trovansi  in  alto  grado  nei  paesi  settentrionali,  e  quivi  invoo 
l'alcoolismo  raggiunge  le  più  alte  proporzioni,  pur  non  tenendo  ancora  conto  della  de- 
gradazione morale  che  spinge  a  bere  per  pigrizia  e  depravazione.  L'Autore  descrìve  quindi 
ì  funesti  effetti  dell'alcoolismo  e  dimostra  come  per  esso  si  aumentino  la  mortalità,  la  cri- 
minalità, le  alienazioni  mentali  e  la  miseria. 

Nella  terza  parte  vien  fatta  menzione  delle  vestimenta  dei  contadini.  L'Autore  vorrebbe 
che  alla  camicia  di  tela  grossolana  si  sostituisse  un'altra  di  cotone  e  soprattutto  che  la  si 
cambiasse  ben  più  di  sovente  di  quello  non  si  soglia.  Raccomanda  i  vestiti  di  lana,  ac- 
cenna ai  migliori  mezzi  di  copertura  del  capo  e  calzatura  dei  piedi.  Lamenta  poi  la  spot- 
cizia  cosi  abituale  dei  contadini,  la  nessuna  cura  della  persona,  ed  accenna  alle  malattie 
parassitarie  che  ne  derivano. 

La  quarta  parte  del  libro  s'aggira  intomo  ai  lavori  propri  dei  contadini.  Accenna  ai  h- 
vorì  coll'aratro,  colla  vanga  e  colla  zappa,  agli  inconvenienti  che  producono,  s*  intrattiene 
sulla  falciatura  del  fieno,  sulla  mietitura  del  frumento,  sugli  altri  lavori  relativi  e  sulle  mi- 
lattie  cui  sono  esposti  coloro  che  vi  attendono,  sulle  morsicature  delle  vipere  ed  altri  ani' 
mali.  Non  vengono  neppure  dimenticati  i  lavori  dei  viticuUori,  dei  taglialegna,  le  lesiocì 
che  possono  indurre  le  macchine  agricole,  ecc.  Dando  uno  sguardo  alla  natura,  alla  gn- 
vita  e  alla  proporzione  delle  disgrazie  che  avvengono  nelle  campagne,  l'Autore  col  sue* 
dio  di  due  statistiche  del  Belgio  e  della  Svezia,  trova  che  esse  concordano  nei  seguenti 
risultati  :  i.^  gli  accidenti  mortali  sono  più  frequenti  nelle  città  che  nelle  campagne;  2.^ 
le  donne  di  campagna  sono  più  soggette  che  quelle  della  città  alle  morti  accidentali: 
3.^  le  suesposte  differenze  sono  tanto  più  sensibili  quanto  più  il  coefficiente  d'agglome- 
razione urbana  del  paese  s'allontana  di  più  dal  suo  coefficiente  d'agglomerazione  rurale. 
Un'altra  statistica  della  Svezia  relativa  alle  cause  delle  morti  .accidentali  proverebbe  eh? 
nelle  campagne  sono  relativamente  più  frequenti  le  morti  accidentali  per  soffocazione,  per 
scottatura,  per  fulgorazione  e  per  avvelenamento.  Un  documento  statistico  della  Prussia, 
ma  relativo  ad  un'  annata  soltanto,  accennerebbe  che  se  le  disgrazie  nelle  campagne  noa 
sono  tanto  frequenti  vi  sono  però  più  gravi  e  più  spesso  mortali.  L'influenza  generale  che 
le  fatiche  campestri  spesso,  in  date  stagioni  soprattutto  eccessive,  esercitano  sui  contadini 
si  traducono  in  speciali  malattie  in  date  epoche,  in  frequenti  ernie,  varici,  nlcere  alle 
gambe,  in  una  vecchiaja  precoce  specialmente  riguardo  alle  donne,  la  mortalità  delle  quali 
è  altresì  maggiore  nelle  campagne  che  nella  città. 

L'Autore  porta  eziandio  la  sua  attenzione  sui  figli  del  contadino  e  ad  essi  dedica  la 
quinta  parte  del  suo  lavoro.  Trova  anzitutto  che  la  mortalità  della  prima  infanzia,  nei  primi 
mesi  ed  in  ispecie  nei  primi  quindici  giorni  dalla  nascita,  è  maggiore  nelle  campagne  che 
non  nelle  città.  Attribuisce  in  gran  parte  alle  poche  cure  nei  parti,  all'i nterventp  solo  di 
inesperte  levatrici,  la  proporzione  dei  nati  morti,  sebbene  valendosi  dei  lavori  statistici  del 
nostro  Bodio  riconosca  che,  in  generale,  la  proporzione  dei  nati  morti  sia  maggiore  nelle 
città  che  nelle  campagne.  Insiste  a  ragione,  sulla  perniciosa  influenza  del  freddo  sui  neonati, 
in  ispecie  nel  portarli  al  fonte  battesimale  in  chiese  fredde  ed  umide.  Principalmente  nei 
paesi  nordici  e  fra  le  vallate  alpestri  le  vicissitudini  atmosferiche  tornano  esisiali  alla  pri- 
ma infanzia  dei  contadini  :  di  fatti  l'inverno  è  la  stagione  più  ferace  di  morti  nei  bambini 


—  879  — 
nelle  campagne,  mentre  nelle  città  lo  stesso  effetto  si  osserva  maggiormente  nelle  stagioni 
calde.  Altra  influenza  nociva  è  l'alimentazione  precoce;  la  necessità  talvolta  di  rimpin- 
zare i  bambini  per  parte  delle  madri  prima  di  recarsi  ai  lavori  campestri.  L'  Autore  la- 
menta altresì  i  danni  che  provengono  dall'uso  delle  fasce,  dai  pregiudizi  inveterati  nelle 
campagne.  Quanto  la  stagione  dei  ìavori  risulti  esiziale  pei  bambini  si  ricava  ancora  da  una 
tavola  del  Bertillon.  L'Autore  riporta  altre  statistiche  relative  alla  mortalità  relativa  fra  i 
fanciulli  legittimi  e  gli  illegittimi,  e  poscia  fa  notare  come  oltrepassato  il  primo  anno  di 
età  il  fanciullo  che  ha  potuto  resistere  alle  predette  nocive  influenze,  alla  campagna  si  fa 
pia  robusto  che  nelle  città,  ed  in  queste  si  fa  in  progresso  più  notevole  la  mortalità  re- 
lativa. Assennati  precetti  d'igiene  scolastica  chiudono  questa  parte  del  libro. 

Gli  elementi  della  statistica  demografica  ed  igienica  applicati  alle  popolazioni  rurali  for- 
mano l'importante  oggetto  della  parte  sesta.  Da  dati  statistici  relativi  a  diverse  regioni 
d'  Europa  si  rileva  in  primo  luogo  che  il  numero  dei  matrimoni  è  maggiore  nelle  città 
che  nelle  campagne,  nelle  prime  sono  le  donne  che  più  frequeutemente  contraggono  ma- 
trimonio, nelle  seconde  invece  sono  i  maschi;  in  queste  inoltre  benché  in  lievi  propor- 
zioni, si  passa  più  per  tempo  alle  nozze.  La  natalità  poi  è  maggiore  nelle  città  che  nelle 
campagne,  è  maggiore  nei  villaggi  rurali  dove  vi  interviene  X industria^  che  non  in  quelli 
esclusivamente  agricoli.  E  qui  l'Autore  s'intrattiene  sulla  restrizione  volontaria  che  fra  i 
contadini  agiati  limita  il  numero  dei  figli.  Nelle  campagne  è  minore  il  numero  dei  figli 
legittimi,  è  più  rilevante  la  proporzione  delle  nascite  mascoline  sulle  femmine.  Altri  van- 
taggi delle  popolazioni  rurali  consistono  in  una  minore  criminalità,  minor  numero  di  alie- 
nazioni mentali,  e  di  suicidi.  Ma  d'altro  lato  l'ignoranza  espone  i  contadini  a  sinistre 
conseguenze.  In  essi  regnano  ancora  i  pregiudizi  circa  gli  spiriti,  i  talismani,  fira  essi  fanno 
ancora  buoni  affari  i  cerretani  d'ogni  specie,  i  tocca  sana  ,  i  racconciatori,  ecc.  L' istru- 
zione varrà  col  tempo  ad  ovviare  a  tutti  questi  mali,  frattanto  la  distribuzione  dell'istru- 
zione in  Francia  nei  suoi  rapporti  colla  mortalità  dimostra  già  che  questa  è  minore  nei 
dipartimenti  nei  quali  l'istruzione  è  più  diffusa. 

Dopo  queste  ricerche  era  naturale  il  passo  ad  uno  studio  riassuntivo  della  patologia 
rurale,  ed  è  ciò  che  l'Autore  fece  nella  settima  parte  della  sua  opera.  Nei  capitoli 
precedenti  però  avendo  già  accennato  a  diverse  affezioni  morbose,  l'Autore  limita  ora 
lo  studio  ad  alcune,  ed  in  primo  luogo  richiama  l'attenzione  sulla  frequenza  delle  ma- 
lattie di  petto  nei  campagnoli  dovuta  alle  continue  influenze  del  freddo  e  dell'umidità;  a 
queste  in  gran  parte,  alla  copiosa  ingestione  di  acqua  non  sempre  pura,  all'incongrua  ali- 
mentazione attribuisce  poi  il  dominio  delle  dissenterie  nell'  estate  e  nell'autunno  ;  assai 
frequenti  trova  altresì  le  febbri  intermittenti.  Vi  segue  una  rapida  rassegna  delle  regioni 
soggette  a  gozzo  e  cretinismo,  che  sono  detti  in  diretto  rapporto  fra  loro.  Circa  alle  cause, 
dopo  l'enumerazione  delle  cause  generali,  l'Autore  accenna  ad  una  causa  speciale,  occa- 
sionale, cioè  al  raffreddamento  si  frequente  nei  paesi  di  montagna  ;  l'azione,  ad  esempio, 
dei  venti  freddi  e  forti  sul  corpo  estuante  e  sul  collo  in  i specie,  l'ingestione  subitanea  di 
acqua  ghiacciata,  ecc.  Ci  sia  però  permesso  il  dire  che  se  queste  cause  possono  avere  una 
certa  influenza  non  ispiegano  però  come  il  gozzo  ed  il  cretinismo  regni  piuttosto  in  una 
più  che  in  un'  altra  vallata,  in  un  paese  piuttosto  che  in  un  altro  ed  a  pari  condizioni 
di  una  stessa  vallata,  ecc.  Parimente  non  si  potranno  senza  riserve  accogliere  le  conclusioni 
dell'Autore  circa  la  maggiore  frequenza  della  febbre  tifoidea  e  della  tisi  nelle  campagne 
che  non  nelle  città,  e  le  cause  di  queste  malattie.  Giusta  le  ricerche  dell'Autore  la  difte- 
rite sarebbe  pure  molto  diffusa  in  alcune  regioni  rurali  dell'Europa.  L'Autore  riferisce  al- 


—  88o  — 

tresì  statistiche,  però  parziali  per  qualche  regione,  relative  alla  frequenza  delle  malattie  dt 
infezione  e  contagiose  nelle  città  e  nelle  campagne  e  porta  specialmente  la  soa  attenzioDC 
sul  vajuolo  che  forse  fa  maggiori  stragi  nelle  campagne  che  nelle  città  ed  invoca  a  prO' 
posilo  la  vaccinazione  obbligatoria.  Chiudesi  questo  capitolo  con  alcune  riflessioni  sulle 
malattie  veneree  nelle  campagne. 

L'  ultima  parte  del  volume  tratta  della  diminuzione  della  popolazione  nirale,  della  su 
emigrazione  verso  le  città  e  dei  mezzi  di  prevenire  le  tristi  conseguenze  di  questa  emi- 
grazione. Questa  questione  che  trova  la  sua  ragione  di  essere  in  cause  di  origine  sodile, 
può  tuttavia  influire  sulla  sanità  delle  popolazioni  e  quindi  interessa  anche  l' igiene. 

L'Autore  non  crede  che  si  possa  assolutamente  dire  che  le  campagne  si  spopolino,  l'ac* 
cresctmento  annuo  della  popolazione  si  manifesta  si  nelle  campagne  come  nelle  città,  ma 
in  queste  è  più  considerevole  a  detrimento  delle  prime.  Da  certi  dati  statistici  relativi  a 
diverse  nazioni  si  rileva  un  aumento  progressivo  regolare  del  rapporto  della  popolazione 
urbana  alla  popolazione  rurale.  Una  parte  però  di  questo  risultato  è  dovuto  a  nuove  ag- 
glomerazioni urbane  per  parte  della  popolazione  rurale.  La  causa  principale  dell'  accresci- 
mento delle  popolazioni  urbane  dipende  dalle  emigrazioni  rurali  ;  e  queste  trovano  la 
loro  ragione  di  essere  nei  progressi  della  civiltà,  nello  sviluppo  delle  industrie;  la  miseria 
dei  contadini  h  poi  la  cagione  principale  della  loro  emigrazione.  A  ciò  si  potrebbe  rime- 
diare  colle  istituzioni  d'insegnamento  professionale  e  di  credito  agricolo  ;  favorendo  l'agri- 
coltura come  si  favoriscono  le  industrie,  si  manterranno  alle  campagne  le  braccia  neces- 
sarie con  grandi  vantaggi  economico-igienici. 

Per  ultimo  l'Autore  insiste,  ben  a  proposito,  su  una  conveniente  organizzazione  del  ser- 
vizio sanitario  delle  campagne,  servizio  che  dovrebbe  far  capo  al  Governo,  e  dovrebbe 
essere  disimpegnato  da  un  apposito  personale  da  quello  dipendente.  La  Serbia  of&e  a 
questo  riguardo  un  esempio  che,  coll'egregio  Autore,  facciamo  voti  venga  imitato. 

Di  questo  modo  ha  termine  l'opera  del  dottor  Layet,  di  cui  noi  abbiamo  cercato  di 
dare  un'idea  succinta,  ma  che  sarebbe  a  desiderarsi  corresse  per  le  mani  di  tutti  per  le 
larghe  nozioni  di  cui  è  fornita,  pei  dati  statistici  di  cui  è  ricca,  e  per  le  saggie  consid^ 
razioni  che  vi  sono  svolte. 

Dott.  Giuseppe  Parola. 

Bnlletin  de  la  Société  d'Hygiène  pabUqae  de  Bordeaux.  Tome  l,  1881.  -  Coe 

piacere  annunciamo  la  pubblicazione  di  questo  primo  volume   del   Bullettino   della  nnon 
Società  d'Igiene  sorta  a  Bordeaux  l'anno  scorso  ;  essa  conta  già  molti  Soci,  e  noi  le  Au- 
guriamo una  vita  attiva  e  feconda  pel  bene  della  salute  pubblica  e  privata* 
Noi  accenneremo  le  questioni  che  si  discussero  nelle  varie  adunanze. 
Dallo  Statuto  vediamo  come  la  Società  sia  suddivisa  in  sette  sezioni  : 
L  Sezione:  Igiene  amministrativa; 
II.        >         Igiene  regionale  e  intemazionale; 

III.  »         Igiene  scolastica  e  pedagogica; 

IV.  »         Igiene  privata; 

V.        »         Igiene  industriale  e  professionale; 
VI.        »         Demografia  e  statistica  medica; 
VII.        »         Igiene  veterinaria. 

Nell'adunanza  del  23  marzo  1881  il  segretario  della  Società  dott.  Layet,  professore  d'I- 
giene, proponeva  alla  Società  un  Programma  nel  quale  si  trova  compendiato  lo  scopo  prìt- 


—  88i   — 

cìpale  della  medesima,  9I  compimento  del  quale  ogni  Socio  deve  concorrere  secondo  i  suoi 
mezzi  e  i  suoi  studi  ;  è  lo  studio  della  città  di  Bordeaux  e  del  suo  circondario  considerati 
rispetto  all'Igiene  si  pubblica  come  privata  e  distinto  ne'  seguenti  capi  : 

I.  Storia  della  città  nel  passato,  igienica,  medica,  ed  epidemica  ; 

II.  La  città  nel  suo  stato  presente:  i.^  Topografia;  2  **  Geologia,  Idrologia;  3.^  Canali, 
condotte  d'acque,  innondazioni  ;  4.*^  Le  strade  ;  5.^  Le  case  ;  6.°  Le  fogne  ;  7.*^  La  popo- 
lazione; 8.*^  Conservazione  generale  della  città;  9.^  Illuminazione  a  gaz;  10.^  I  quartieri 
della  città;   1 1 .^  Stabilimenti  pubblici  ;   12.°  Industrie  dannose  alla  salute;  13.®  L'atmosfera. 

HI.  n  Circondario:   14.**  Configurazione  e  stato  del  terreno;   15.*  Gli  alimenti. 

IV.  Malattie  e  Mortalità: 

Malattie  endemiche,  sporadiche,  epidemiche  ed  epizootiche. 
Mortalità  assoluta.   MortaUtà  per  le  malattie  suddette. 

V.  Istituzioni  igieniche: 

Igiene  intemazionale  e  marittima  ;  ^ 

Igiene  della  regione  e  del  dipartimento  ; 
Igiene  municipale; 
Assistenza  pubblica. 

Letto  il  Programma,  dopo  breve  discussione  la  Società  decide  sia  pubblicato  ed  inviato 
a  tutti  i  Soci. 

Nelle  snccessive  adunanze  si  discussero  e  si  trattarono    varie  questioni. 

n  socio  Descombes  descrìve  sommariamente  i  mezzi  adoperati  fin'  oggi  per  avere  del- 
l'acqua potabile  nelle  Lande  e  dà  il  disegno  di  uno  dei  pozzi  d'acqua  potabile  del  comune 
di  Belin. 

n  farmacista  Dannecy  prende  occasione  da  un  accidente  successo  in  una  farmacia  per 
trattare  delle  precauzioni  da  prendersi  per  diminuire  le  conseguenze  degli  errorì  in  far- 
maceutica e  conclude  col  proporre  : 

«  Esigere  che  in  ogni  farmacia  vi  siano  degli  scaffali  speciali,  detti  scaffali  pei  veleni, 
nei  quali  i  medicamenti  dannosi  non  si  troverebbero  che  nello  stato  di  attenuazione.  » 

In  Italia  questo  sistema  h  già  in  vigore  da  moltissimi  anni. 

.11  dott.  Layet  tratta  della  porosità  dei  materiali  da  costruzione,  considerata  rispetto  al- 
l'Igiene  e  dimostra  con  due  esperienze  una  sul  passaggio  dell'aria  attraverso  un  pezzo  di 
arenaria,  e  coll'altra  il  vario  grado  di  porosità  di  alcune  pietre  specialmente  impiegate  nelle 
costruzioni. 

Il  dott.  Armaingaud  discorre  degli  inconvenienti  che  possono  risultare  dall'accumularsi 
della  polvere  nelle  latrine;  racconta  come  fu  chiamato  presso  una  famiglia,  cinque  per- 
sone della  quale  presentavano  intomo  all'ano  delle  ulcerazioni,  differenti  però  dalle  sifili- 
tiche, che  scomparvero  presto  e  facilmente  mediante  una  cura  locale.  Avendo  fatta  ricerca 
quale  ne  potesse  esser  la  causa  egli  crede  averla  trovata  nella  carta  usata  nella  latrina. 
Questa  carta,  posta  in  quantità  sotto  una  finestrella  era  coperta  da  una  polvere,  e  quindi 
egli  crede  come  le  ulcerazioni  osservate  siano  dovute  all'azione  locale  di  questa  polvere. 

Il  dott.  Rondot  parla  dei  provvedimenti  necessari  ad  impedire  la  circolazione  degli  og- 
getti che  hanno  servito  ai  vajuolosi,  e  dei  mezzi  di  disinfezione  d'adottarsi  per  assicurare, 
nel  miglior  modo  possibile,  l'innocuità  dei  vestiti,  biancheria,  letti,  locali,  ecc.,  infettati 
dal  virus  vacuoloso.  Discorre  quindi  dei  mezzi  chimici  e  fisici  che  possono  dare  un  risul- 
tato soddisfacente  e  sicuro  per  ottenere  il  triplice  scopo  : 
i.^  Di  neutralizzare  i  germi  d'infezione; 

56 


—  882   — 

2.°  Di  non  danneggiare  e  rendere  inservibili  le  stoffe,  gli  oggetti  della  camera,  ex  ; 
3.**  Facile  ad  adoperarsi  in  pratica  ed  economico. 

Fra  i  mezzi  chimici  egli  trova  primeggiare  V acido  solforoso  ;  fra  i  mezzi  fisici  distingce 
il  calore,  sia  secco  che  umido,  e  parlando  degli  apparecchi,  li  divide  in   varie  categorie; 
I.®  Camere  riscaldate  ad  aria  calda  ; 

2.^  Le  medesime  camere  coll'aggiunta  dello  sviluppo  di  vapori,  ad  esempio  di  irido 
solforoso  e  di  acido  fenico  ; 

3.®  Camere  riscaldate  con  vapore  acqueo. 

Infìne  gli  apparecchi  destinati  a  mandare  direttamente  il  vapore  negli  appartamenti,  nelle 
navi,  ecc. ,  adoperando  per  porli  in  opera  quei  mezzi  di  riscaldamento  dei  quali  si  dispone; 

Il  dott.  Layet  presenta  alla  Società  uno  studio  di  Demografia  patologica  della  città  £ 
Bordeaux  da  lui  fatto  durante  il  quinquennio  XS76-1SS0.  Dal  medesimo  risalta  la  media 
annuale  di  mortalità  per  Bordeaux  essere  di  24,2  per  looo,  dalla  quale  cifra  appare  es- 
sere Bordeaux  una  delle  città  d'Europa  meno  colpite  dalla  mortalità,  poiché  su  od  gnndi 
città  delle  quali  egli  cercò  la  media  annuale  della  mortalità,  Bordeaux  sarebbe  la  67.* 

11  dott.  Lefour  fa  conoscere  alla  Società  un  accidente  occorsogli  di  avvelenamento  per 
rame  coll'estratto  attenuato  di  chinachtna.  Egli  aveva  prescritto  ad  una  giovine  sigaora 
affetta  da  malattia  all'utero  il  detto  estratto  alle  dosi  crescenti  di  4,  6  e  8  grammi  il 
giorno.  L'ammalata  bentosto  fu  colta  da  nausee  e  vomiti  che  crescendo  di  forza  e  fre- 
quenza presero  un  carattere  allarmante.  Ogni  cura  energica  fu  vana;  1'  ammalata  dima- 
grava rapidamente,  comparve  la  febbre  e  vomitava  sangue.  Assai  inquieto,  avvisò  la  fa- 
miglia di  un  esito  che  poteva  essere  prontamente  fatale,  ed  applicò,  ultimo  espedien:e. 
alla  cavità  epigastrica  diversi  cauteri  con  polvere  di  Vienna.  I  vomiti ,  cominciando  dalla 
sera  stessa,  cessarono  e  l'ammalata  migliorò.  Essa  da  due  giorni  non  prendeva  piti  estrano 
di  chinachina. 

Egli  non  pensando  punto  che  la  causa  fosse  da  cercare  nel  medicamento  suddetto,  noe 
sapeva  come  spiegarsi  questi  seri  accidenti,  che  si  sarebbero  rinnovati  se  il  caso  non  Io 
avesse  illuminato.  Noi  non  narreremo  come  venne  alla  conoscenza  della  cosa,  solo  diremo 
che  fatto  analizzare  il  medicamento  si  trovò  che  conteneva  11  milligrammi  di  rame  m^ 
tallico  ogni  grammo  di  estratto,  e  l'ammalata  prendendo  8  grammi  al  giorno  del  mede- 
simo introduceva  insieme  nello  stomaco  88  milligrammi  di  rame  metallico  giornalmente. 

Ora  ecco  come  accadeva  la  cosa.  Il  farmacista  Mouchon  per  ottenere  una  maggior 
quantità  di  estratto  e  con  minor  spesa,  pensò  di  adoperare  1'  acido  idroclorìco  nella  pro- 
porzione bastante  per  neutralizzare  gli  alcaloidi,  e  la  quantità  di  estratto  di  chinachina 
ottenuto  era  maggiore  quanto  più  elevata  era  la  dose  dell'  acido,  che  essendo  in  abb-:>n- 
danza  intaccava  le  pareti  della  caldaja  di  rame  ove  si  preparava  l'estratto. 

Il  dott.  Lefour  spera  che  il  fatto  da  lui  narrato  debba  essere  d'  insegnamento,  e  «do- 
manda alla  Società  dei  provvedimenti  per  evitare  si  rinnovino  accidenti  le  cui  conseguenze 
potrebbero  essere  fatali. 

Il  Socio  Chambrelent  legge  una  proposta  sull'opportunità  di  fondare  a  Bordeaux  an 
Istituto  speciale  pei  fanciulli  rachitici  o  deformi.  Dopo  aver  parlato  del  rachitismo,  degli 
stabilimenti  che  attualmente  in  Bordeaux  possono  raccogliere  i  fanciulli  rachitici,  come  i 
mezzi  di  cura  siano  insufficienti  allo  scopo  speciale  cui  dovrebbero  servire,  e  infine  il 
grave  pericolo  del  contagio  per  malattie  quali  la  difterite,  la  rosoUa,  U  scarlattina^  il  w 
juolo,  ecc.,  in  ospedali  ove  sono  raccolte  ogni  sorta  di  fanciulli  e  di  malattie  ,  passa  a 
discorrere  di  un  suo  viaggio  nell'AIU  Italia.  Parla  degli  ospedali  per  fanciulli  di  TorinD, 


—  883  — 

Milano,  Venezia,  fermandosi  specialmente  a  discorrere  dell'Istituto  dei  Rachitici  di  Milano, 
che  loda  per  T  ordinamento,  per  il  mobilio,  ecc.;  termina  col  dire  come  in  Italia  in 
questa  parte  dell'Igiene  infantile  si  sia  assai  pia  avanti  e  i  risultati  più  felici,  che  non  in 
Francia,  ed  emettendo  insieme  ad  altri  Soci  un  voto  in  proposito  per  la  fondazione  di 
istituti-scuole  per  rachitici,  propone  a  modelli  le  scuole  pei  rachitici  fondate  a  Torino  dal 
dott.  Gamba  e  l'Istituto  fondato  a  Milano  dal  dott.  Pini. 

Il  dott.  Giorgio  Martin  tratta  delle  malattie  degli  occhi  nei  contadini.  Parla  in  prima 
del  pterìgio ,  che,  raro  presso  gli  abitanti  della  città,  si  fa  frequente  nei  contadini  per  la 
polvere,  che  in  maggior  quantità  nelle  campagne,  irrita  loro  il  globo  oculare  nella  sua 
parte  meno  difesa,  e  dopo  aver  discorso  della  malattia  consiglia  delle  specie  d'  occhiali 
che  impediscano  alla  polvere  di  giungere  all'occhio.  Parla  poi  delle  malattie  delle  vie  la- 
grimali,  anch'esse  più  frequenti  nei  contadini,  e  per  ultimo  discorre  della  Cheratite  dei 
mietitori^  la  chiama  una  malattia  grave  e  che  unita  alle  malattie  delle  vie  lagrimali  ò 
causa  sovente  di  cecità. 

L'architetto  Goujon  legge  un  suo  lavoro  sugli  incendi  nei  teatri,  e  il  dott.  Drouineau 
discorre  dell'importazione  del  vajuolo  per  la  via  di  mare  e  dei  mezzi  per  combatterla; 
conclude  col  dimostrare  come  gli  Uffici  municipali  d'Igiene,  i  Consigli  o  Commissioni  sa- 
nitarie attualmente  in  esercizio  siano  insufficienti  allo  scopo. 

Il  segretario  dott.  Layet  infine  dimostra  come  fra  le  condizioni  poco  favorevoli  alla  sa- 
lute delle  popolazioni  agricole,  sia  il  piccolo  numero  di  finestre  delle  loro  abitazioni,  che 
non  permette  all'aria  di  circolare  liberamente  e  nella  quantità  dovuta. 

Dott.  G.  Pini. 


—  884  — 


RIVISTA  METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  SETTEMBRE  1882. 


Lo  stato  meteorico  del  mese  di  settembre  fu  quest'anno  più  che  in  qualunque  altro 
mese  diverso  oltremodo  nelle  diverse  regioni  d'Italia;  per  quanto  riguarda  la  distribuzione 
sia  della  pressione  atmosferica,  come,  e  molto  più,  quella  delle  pioggie. 

Mentre  sulle  sponde  adriatiche,  del  pari  che  in  Sicilia,  queste  si  mantennero  od  iiife> 
riori  al  loro  valor  normale,  od  a  questo  non  guari  superiori,  sul  versante  del  Mediterraneo, 
ed  in  tutte  le  regioni  prealpine  ed  alpine,  in  modo  specialissimo  poi  in  quelle  prossime 
alle  Alpi  Lepontine,  Retiche,  Gamiche  e  Giulie,  l'acqua  caduta  oltrepassò  ogni  misua,  e 
nelle  regioni  del  veneto  arrecò  quei  danni  gravissimi  che  a  tutti  son  noti. 

Questi  danni  e  queste  mine  vennero  senza  fallo  accresciuti  non  poco  dal  difetto  dei  bo- 
schi, in  gran  parte  abbattuti  in  quelle  infelici  regioni;  per  cui  le  acque  derivanti  daDe 
piogge  e  dalle  nevi  copiose  cadute  su  quei  monti,  non  rattenute  da  alcun  ostacolo  bene- 
fico, si  scaricarono  furiose  ed  abbondanti  nelle  vicine  fertilissime  pianure,  arrecando  do- 
vunque sgomento  e  dolore.  Se  la  carità  pubblica,  destatasi  in  modo  mirabile,  dovunque 
tra  noi  ed  all'estero,  per  sovvenire  a  tanta  sventura,  merita  lode  ed  encomio  grandissimo, 
opera  più  lodevole  e  proficua  sarebbe  certamente  quella  di  prevenire  almeno  in  parte  ai 
danni  futuri,  col  rimboscare  quei  monti,  che  stanno  sul  capo  di  tanti  nostri  fratelli! 

Prima  Decade. 

Quasi  tutta  la  prima  decade  trascorse  colle  sue  fasi  normali  per  questa  stagione,  con 
piogge  cioè  e  temporali  qua  e  là  nelle  diverse  contrade  della  penisola.  Una  prima  serie 
di  queste  meteore  si  ebbe  dall'i  al  2,  soprattutto  nella  bassa  e  media  Italia,  per  causa  di 
una  depressione  barometrica  apparsa  sul  Jonio.  Una  seconda  serie  accadde  dal  4  al  7,  per 
una  nuova  e  larga  depressione,  la  quale,  avanzandosi  dall'Algeria,  invase  la  penisola  Slavo- 
greca  e  la  nostra,  e  parte  dell'Iberica,  protendendosi  su  tutto  TAdriatico  ed  il  Mediter- 
raneo. Le  piogge  ed  i  temporali  cominciarono  il  4  dal  Nord,  mentre  al  Sud  il  cielo  era  se- 
reno; si  estesero  nei  giorni  appresso  al  centro,  ed  in  ultimo  al  Sud  neir8-9,  qiuLndo  in- 
vece al  settentrione  la  stagione  era  divenuta  bella. 

Dal  9  al  IO  una  forte  depressione  sopraggiunse  sull'Irlanda,  la  quale  si  estende  eoa 
minore  energia  sul  Gontinente  e  su  tutta  Italia,  dando  nel  io  cominciamento  sulle  nostre 
contrade  ai  temporali  e  più  ancora  alle  piogge,  che  inaugurarono  il  disastroso  periodo  cli- 
materico, di  cui  diremo  appresso. 

Il  flusso  equatoriale  alimentato  nella  prima  metà  della  decade  dalle  basse  pressioni  al 
Nord-Ovest  ed  al  Nord,  e  dalle  alte  all'Ovest  ed  al  Sud-Ovest,  mantenne  l'aria  calda  in 
tutto  il  nostro  paese;  per  cui  nei  primi  cinque  o  sei  giorni  si  ebbe  il  massimo  termico 
di  tutto  il  mese,  il  quale  ritardò  di  qualche  giorno  al  Sud  ed  in  Sicilia.  Per  contrario,  pro- 
gredite le  alte  pressioni  al  Nord  nella  seconda  metà  della  decade,  e  diminuite  al  Sud  del 
45°  parallelo,  acquistò  vigore  la  corrente  polare,  e  la  temperatura  si  rinfresca  alquanto. 

Le  condizioni  meteoriche  di  questa  prima  decade  si  mostravano  sotto  ogni  aspetto  pro- 
pizie alla  campagna;  epperò  facevano  concepire  ottime  speranze  per  le  medesime;  caldo  al 
mezzodì,  dove  si  lamentava  soverchia  secchezza. 


Seconda  Decade. 

Durante  tutta  questa  decade  i  movimenti  ciclonici  furono  continui  e  persistenti,  come 
in  pressoché  tutta  1'  Europa  centrale,  cosi,  e  molto  più,  sulla  nostra  Italia.  Grandi  avval- 
lamenti barometrici  si  mantennero  da  una  parte  e  dall'altra  del  meridiano  Copenaghen-^ 
Roma;  essi  avevano  orìgine  dal  Nord-Ovest  del  Continente,  e  talvolta  anche  dall'Ovest. 
I  centri  delle  due  depressioni  al  Nord-Est  ed  al  Sud-Ovest  si  trovavano,  uno  al  Nord, 
Taltro  al  Sud  delle  Alpi  ;  il  primo  è  stazionario  sulla  Baviera,  il  secondo  oscilla  dal  golf» 
di  Genova  a  quello  di  Venezia ,  descrivendo  una  trajettoria  cicloidale  sulla  pianura  pa- 
dana. Da  una  parte  e  dall'altra  di  codesto  avvallamento  atmosferico,  il  barometro  si  man- 
tenne alto  anzi  che  no. 

Per  cosiffatta  disposizione  della  pressione,  continuarono  per  tutta  la  decade  i  venti  au- 
strali, i  quali  arrecarono  sulla  Penisola  continuo  e  copioso  vapore  ;  in  quella  che  per  le 
pressioni  d'Ovest,  sempre  superiori  a  quelle  dell'  Europa  media,  perduravano,  specialmente 
all'Occidente,  i  venti  freddi  di  maestro  e  di  tramontana,  i  quali  precipitavano  incessante- 
mente i  vapori  giunti  dalle  regioni  australi,  e  producevano  per  quasi  tutta  Italia  piogge 
continuate  ed  abbondanti. 

Dove  queste  furono  insolite  del  tutto  per  la  copia  e  per  la  durata,  si  fu  nella  regione 
che  dal  Lago  Maggiore  si  estende  sulle  pianure  venete,  cioè  sui  versanti  e  sulle  vette 
stesse  delle  Alpi  Lepontine,  Retiche,  Gamiche  e  Giulie.  Nelle  regioni  dei  laghi,  l'altezza 
della  pioggia  caduta  in  questa  decade  oltrepassa  il  mezzo  metro,  e  tale  si  fu  pure  quella 
dell'acqua  raccolta  al  Nord-Est  dell'anzidetta  catena. 

A  ciò  si  aggiunsero  le  nevi  cadute  sulle  zone  più  alte  dei  monti  suddetti,  le  quali  lique- 
fatte dalle  accennate  correnti  d'aria  tiepida,  e  non  trattenute  da'  boschi,  insieme  colla  enorme 
quantità  di  pioggia,  cagionarono  nel  Veneto  ,  e  soprattutto  nelle  provincie  di  Padova  e 
<li  Rovigo  e  nella  città  di  Verona  quelle  rovine  che  a  tutti  son  note. 

I  straripamenti  di  fiumi  e  di  torrenti,  comechè  in  minori  proporzioni,  si  estesero  anche 
alla  Lombardia  sino  alle  pianure  della  Lomellina.  In  Piemonte  invece  ed  in  Liguria  la 
pioggia  fu  intorno  ai   io  centimetri  ;  epperò  non  vi  fu  nulla  di  sinistro. 

L'acqua  si  raccolse  copiosa  non  poco  anche  nelle  regioni  appennine,  massime  sul  ver- 
sante del  Mediterraneo  ;  a  Genova  ne  caddero  376  mm.  ! 

La  temperatura  si  mantenne  bassa  per  tutta  la  decade  relativamente  alla  stagione. 

Codesti  tempi  cattivi,  oltre  ai  luttuosi  disastri  arrecati  nelle  regioni  venete,  riuscirono 
dannosi  agli  interessi  agricoli  di  gran  parte  della  rimanente  Italia,  e  specialmente  del  Nord, 
arrecando  nocumento  alle  uve,  impedendo  il  raccolto  del  mais  nei  luoghi  più  freddi,  e 
non  permettendo  i  consueti  lavori  delle  campagne. 

Terza  Decade. 

La  depressione  che,  venuta  dalla  Spagna  sul  Tirreno,  chiudeva  la  decade  precedente, 
continuò  ancora  nei  primi  due  giorni  della  decade  corrente  e  continuano  pure  le  piogge» 
specialmente  al  Nord  e  nel  mezzo  della  Penisola  ;  queste  sono  più  rimesse  il  23  e  24  e 
ricominciano  il  25  ,  al  sopravvenire  di  una  nuova  onda  depressa  dall'  Algeria ,  con  una 
brezza  sopravvenuta  sulle  coste  Francesi,  e  si  protraggono  sino  al  27.  Esse  yanno  con- 
giunte a  temporali  e  grandini  nelle  contrade  di  mezzo. 


—  886   — 

Dopo  il  27  la  pressione  cresce  da  Sud-Ovest  e  da  Sud  (76S  a  770  minimetri),  menat 
si  mantiene  bassa  al  Nord-Ovest  ed  al  Nord  (745  a  750  millimetri),  perdo  si  STilnppt 
alquanto  la  corrente  equatoriale  ;  e  sebbene  il  cielo  rimanga  piuttosto  nuToIoso  e  qualche 
po'  piovoso  qua  e  là ,  tuttavia  la  temperatura  aumenta  di  qualche  grado,  per  modo  che 
il  massimo  termico  accade  in  sul  finire  della  decade ,  mentre  il  minimo  era  occorso  ia 
sul  cominciar  della  medesima,  ed  era  stato  insolitamente  basso,  dai  2  ai  4  gradi,  in  di- 
verse stazioni  alpine  e  subalpine. 

La  pioggia,  sebbene  non  sia  stata  cosi  straordinari.i  come  nella  decade  scorsa,  ricfd 
tuttavia  copiosa  per  gran  parte  d'Italia,  ed  in  alcuni  luoghi  copiosissima.  Minore  ne  cadde 
nella  bassa  Italia  e  specialmente  nella  Sicilia;  nelle  quali  regioni  perciò  riusci  nrilÌTOmi 
ai  raccolti;  mentre  che  nelle  altre  furono  quasi  dovunque  avverse  alle  operazioni  agricole. 

N.  B.  La  quantità  di  pioggia  caduta  in  tutto  il  mese  di  settembre  in  alcune  delle  no- 
stre stazioni,  poste  nelle  regioni  citate,  oltrepassò  il  metro.  La  maggiore  di  cui  finoca  ab- 
biamo notizia,  si  e  quella  di  Santa  Maria  Maggiore  in  Val  Vegezzo  (Ossola),  dove  toccò 
la  enorme  altezza  di   1 205'"^  1 1 

Temperature  estreme  notate  in  Italia  nel  settembre  1882. 


Città 

Temperatura      j 

\ 

Città 

Temperatura 

Massima 

Minima    ! 

1 

Massima 

Belluno 

28^5 

5".  6    ! 

Livorno . 

29O.0 

I2^0 

Treviso 

3o^9 

8».  9  ; 

\  Firenze 

30^.2 

II^.O 

Venezia  .... 

28^3 

12°    2      I 

Perugia 

28^5 

9^7 

Bergamo.  . . . 

27«.o 

6^.4     ' 

Roma 

29^.5 

12^5 

Pavia 

27^5 

lO^  I       ' 

'  Aquila 

28°.  3 

80. 3 

Milano 

27^8 

90.6  : 

Foggia 

32^.2 

11°.  3 

Novara 

27^0 

60. 5    ; 

Caserta 

32°.  0 

120.  5 

Torino 

25^.3 

S^.o    i 

■  Avellino .... 

29<>.2 

IlO.  I 

Alessandria. . 

28*>.7 

9^4 

Salerno 

29^5 

n^'^z 

Genova 

28^8 

I2^0 

.  Potenza  .... 

27^4 

S^o 

Piacenza. . . . 

28^2 

9^8 

,  Lecce  

31^7 

14^.  s 

Modena  .... 

30**.  0 

11^.9    i 

• 

Cosenza .... 

31**.  5 

I2^0 

Bologna .... 

28^^.7 

fio.6 

Palermo .... 

1 

35*^.6 

110.7 

Urbino 

270.6 

110.6    I 

Siracusa .... 

31^0 

160.0 

Ancona. .... 

26^2 

1 

Girgcnti 

i 

29^8 

14".  2 

Dair  Osservatorio  ài  Moncalieri^  noz*: rubre  1882, 


Padre  F.  DENrA. 


—   ooy   — 


RIVISTA   METEOROLOGICA  DEL  MESE  DI  OTTOBRE  1882. 


Sebbene  il  mese  di  ottobre  non  sia  stato  cosi  piovoso  e  cosi  triste  come  lo  scorso  settembre, 
tuttavia  la  pioggia  e  le  nevi  in  esso  cadute  furono  per  gran  parte  dei  nostri  paesi  copiose 
ed  anche  copiosissime.  Quasi  dapertutto  non  riuscirono  superiori  al  loro  valore  normale. 
Nell'alta  e  bassa  Italia,  ne  cadde  il  doppio  del  consueto  ;  meno  nella  media,  e  solamente 
in  Sicilia  rimase  scarsa  ed  inferiore  al  detto  valore.  Continuarono  perciò  i  straripamenti 
dei  fiumi  e  torrenti  e  gli  allagamenti  delle  campagne  qua  e  là  nel  Veneto,  nella  Lom- 
bardia e  nel  Piemonte,  e  con  essi  i  danni  per  le  campagne,  meno  tristi  però  che  nel 
mese  passato.  La  temperatura  andò  diminuendo  man  mano,  e  non  fu  certamente  di  troppo 
elevata  riguardo  alla  stagione. 

Causa  delle  accennate  vicende  si  fu  l'avvicendarsi  dei  cicloni  atmosferici  che  non  cessa» 
reno  in  questo  mese  di  percorrere  il  Continente,  comechè  meno  funesti  per  l'Italia. 

Prima  Decade. 

Le  alte  pressioni  che  per  quasi  tutta  questa  prima  decade  di  ottobre  perdurarono  al  Nord 
ed  al  Nord-Est  del  Continente,  fecero  sentire  alquanto  la  loro  azione  nelle  nostre  contrade, 
temperando  alquanto  i  tempi  cattivi  e  funesti  del  mese  passato;  e  nei  primi  tre  giorni 
le  piogge  cessarono  in  gran  parte  d' Italia,  dove  il  cielo  si  mantenne  sereno  o  nuvoloso. 

Nei  giorni  appresso,  dal  4  al  9;  mentre  il  barometro  addiviene  ancora  più  alto  nel 
Settentrione  (775),  nei  nostri  paesi  si  avvicendano  nuove  depressioni,  meno  intense  però 
di  quelle  di  settembre.  Queste  trascorrono  dall'Adriatico  al  Mediterraneo,  colmandosi  poi 
man  mano  al  terminar  della  decade.  Fu  perciò  che  in  tutto  questo  tempo,  sino  all'8,  le 
piogge  caddero  di  nu  ove  in  abbondanza  in  tutta  l'Alta  Italia  e  nell'  Emilia  ;  ed  in  alcun! 
luoghi  abbondantissime.  Meno  copiose  si  ebbero  nel  mezzodì,  e  furono  invece  scarse  in 
Sicilia.  La  neve  cadde  sulle  vette  ed  in  diverse  valli  alpine. 

La  temperatura  persiste  bassa  anzi  che  no,  avuto  riguardo  alla  stagione;  e  presso  a* 
versanti  delle  Alpi  si  avvicinò  allo  zero. 

La  sovrabbondanza  delle  pioggie  nell'Alta  Italia  e  nell'Emilia,  comechè  non  abbiano 
arrecato  gli  immensi  danni  del  Veneto,  riuscirono  tuttavia  sinistre  non  poco  all'agricoltura  ; 
<lnnneggiando  i  raccolti,  ed  essendo  di  ostacolo  alle  seminagioni  autunnali.  Migliori  furono 
le  notizie  della  Bassa  Italia,  e  specialmente  degli  Abruzzi  e  della  terra  d'  Otranto  ;  nella 
Sicilia  si  desiderava  pioggia. 

Seconda  Decade. 

Poco  diverso  da  quello  della  decade  precedente,  si  è  il  regime  atmosferico  di  questa. 
Mentre  le  pressioni  persistono  sempre  alte  al  Nord  ed  al  Nord-Est  per  quasi  tutta  la  decade, 
crescendo  ancora  nella  seconda  metà,  ed  addivenendo  altissime  negli  ultimi  tre  giorni,  in  cm 
il  barometro  arriva  sino  a  785  mm.  sulle  pianure  russe;  nelle  regioni  occidentali  e  del 
mezzodì  esso  è  relativamente  basso  nei  primi  sette  giorni. 

E  perciò  che,  sotto  V  influsso  delle  burrasche  di  Nord-Ovest,  il  cielo  fino  al  17  si  man- 
tiene ancora  coperto  e  molto  nuvoloso,  con  nebbie  nelle  valli  dell'Alta  Italia  ;  e  la  pioggia 


—  888  — 

continaa  a  cadere  in  tutta  la  Penisola  ed  in  Sicilia,  e  spesso  copiosa,  meno  però  che  nelle 
decadi  precedenti,  raggiungendo  ed  oltrepassando  1  loo  mm.  in  diverse  località  sparse  in 
tutte  le  regioni,  come  ad  Udine,  Porto  Maurizio  nel  Nord;  Perugia  nel  Centro;  Casena, 
Napoli  ed  Avellino  al  Sud:  negli  ultimi  due  otre  giorni  invece,  al  giungere  tra  noi  delle 
altissime  pressioni  del  Nord*Est,  la  stagione  diviene  migliore,  ed  il  cielo  si  rasserena  in 
molti  luoghi. 

Questo  deflusso  atmosferico  da  Nord-Est  influisce  eziandio  sullo  stato  termico  d' Italia, 
e  ne  abbassa  la  temperatura  al  finir  della  decade;  ed  in  parecchie  stazioni  delle  valli 
alpine  questa  scende   sotto  zero. 

Le  nuove  piogge  di  questa  seconda  decade,  per  causa  delle  precedenti  condizioni  idrome- 
triche del  terreno,  non  furono  certamente  propizie  alle  vicende  agrìcole  del  Nord  e  del 
Centro  d'Italia;  mentre  tornarono  di  giovamento  al  Sud,  dove  quest'anno  lo  stato  delle 
campagne  e  dei  raccolti  riuscì  quasi  dappertutto  prospero  e  rigoglioso. 

Terza  Decade. 

La  stagione,  che  sembrava  continuar  migliore  nel  prìmo  di  quest'ultima  decade,  riprese 
di  nuovo  il  primitivo  sinistro  andamento  ;  e  la  pioggia  cadde  un'altra  volta  sovrabbondante 
sull'alta  e  media  Italia;  i  giorni  trascorsero  assai  spesso  coperti  o  nebbiosi,  e  l'umidità 
dell'atmosfera  fu  eccessiva.  Per  contro  in  Sicilia  l'acqua  era  desiderata,  e  l'aria  di  soverchio 
asciutta  ! 

La  maggior  quantità  di  pioggia  cadde  il  27,  apportatavi  da  una  violentissima  ed  ampia 
bufera  giunta  al  mattino  sulle  coste  oceaniche  francesi;  la  quale,  protendendosi  al  Sud 
su  tutta  la  Penisola  Iberìca  e  sul  Mediterraneo,  giungeva  più  tardi  sul  Nord  d' Italia. 

Come  oltr'Alpi  cosi  in  queste  ultime  regioni,  già  si  fieramente  flagellate  dalle  precedenti 
inondazioni,  avvenivano  nuovi  allagamenti  e  devastazioni  di  campi,  rotture  d'argini  e  di 
strade.  E  questa  volta  l'infortunio  si  propagò  sino  al  Piemonte,  nel  territorio  soprattutto 
tra  il  Pavese  e  l'Alessandrino.  NelU  stazione  di  Garbagna,  nel  Torinese,  in  sole  tre  ore 
caddero  oltre  a  1 20  mill.  d'acqua  ! 

Sull'opposto  versante  dell'Appennino  verso  mezzodì,  cadevano  pure  enormi  e  repentine 
quantità  d'acqua  con  allagamenti  e  disastri.  Se  peggio  non  avvenne,  si  fu  perchè  la  me- 
teora si  converti  sulle  Alpi  in  neve  copiosa,  la  quale  scese  pure  al  basso  in  diverse  valli. 
Temporali  avvengono  nel  29  in  non  poche  località. 

Codesta  burrasca  arrecò  pure  una  notevole  diminuzione  di  temperatura;  per  modo  che 
in  varie  stazioni  dappresso  a'  monti,  il  termometro  si  abbassa  sotto  zero,  ed  in  molte  altre 
si  mantiene  appena  al  disopra;  né  mancano  le  brine  qua  e  là  nel  Settentrione. 

Finalmente  la  burrasca  nei  dì  seguenti  si  porta  nel  mezzo  d'Europa;  e  nel  30  le  pres- 
sioni cresciute  da  Ovest  la  dividono  in  due,  una  sulla  Scandinavia  di  Sud,  l'altra  sull'Adria- 
tico. Quindi  negli  ultimi  due  giorni  del  mese,  decresce  l'umidità,  i  venti  si  abbonacciano, 
ed  il  cielo  diviene  sereno,  massime  al .  Nord. 

Le  descrìtte  condizioni  meteorìche,  furono  anche  in  questa  decade,  come  nelle  prece- 
denti, avverse  alle  campagne  specialmente  nell'alta  e  media  Italia.  Le  cose  agricole  con- 
tinuarono invece  sotto  ogni  aspetto  migliori  nel  mezzodì,  e  sarebbero  riuscite  eccellenti  in 
Sicilia,  se  non  fosse  mancata  la  pioggia.  È  questa  una  prova  evidente  della  notevole  di- 
versità di  clima  nelle  differenti  contrade  del  nostro  paese. 


—  889  — 


Temperature  estreme  notate  in  ItaUa  mlT ottobre  1SS2. 


Temperatura     | 

1 

Temperatura      | 

Città 

1        Città 

IfAssima 

Minima 

Massima 

Minima 

Belluno  .... 

20°.  8 

3°.i 

Livorno  .... 

25°  0 

9°.o 

Udine 

23^4 

3».  4 

Firenze 

25°.  2 

7^5 

Venezia  . .  •  • 

21°.  7 

5°.  3 

Perugia 

22°.  4 

7^2 

Bergamo.  • . . 

19'.  4 

5».  4 

Roma 

25».  8 

9^6 

Como 

19^5 

«».s 

1  Aquila 

23°.  I 

4^8 

Milano 

20°.  9 

S°.8 

Chieti 

25°.  2 

8°.i 

Novara 

21°.  4 

3°.  4 

Benevento... 

30°.  0 

7^7 

Torino 

21°.  0 

4°.  6 

Avellino .... 

24^1 

4°.  8 

Alessandria.. 

22°.  7 

4°.i 

Napoli 

25O.  I 

11°.  6 

Genova 

23^7 

I2*.0 

Potenza  .... 

23^3 

5^o 

Piacenza. . . . 

21°.  6 

5».S 

Lecce 

Cosenza .... 

26°.  7 

11°.  4 

Modena .... 

22°.  9 

8».o 

27°.  0 

9°.  8 

Bologna .... 

25°.  3 

9°.o 

Palermo .... 

31°.  2 

10°.  7 

Urbino 

19°.  8 

8°.  8 

1  Siracusa .... 

26^0 

14°.  I 

Ancona 

22®.  0 

11°.  0 

Catania 

28°.  0 

12°.  0 

Dalt Osservatorio  di  ^foncalieri,  dicembre  1882, 


Padre  F.  Denza. 


PARTE  QUARTA. 


ATTI 


DELLA 


REALE  SOCIETÀ  ITALIANA  D'IGIENE 


Siamo  lieti  di  poter  annunciare  che  S.  M.  il  Re,  sopra  parere  di  S.  E. 
il  Ministro  dell'Interno,  con  ordinanza  del  26  novembre  p.  p.  si  è  degnato 
insignire  del  titolo  di  Reale  la  Società  Italiana  cC Igiene, 

S.  E.  il  Ministro  Visone,  nel  partecipare  questa  notizia  al  Presidente  della 
nostra  Società  prof.  A,  Corradi,  dice  e  che  S.  M.  il  Re,  che  aveva  già  fatto 
€  palese  il  più  vivo  interessamento  per  la  Società  Italiana  d'Igiene,  amando 
<  dimostrare  il  grandissimo  pregio  in  cui  tiene  1*  opera  sua  benemerita  e 
€  gli  utilissimi  risultati  '  finora  conseguiti  e  volendo  cooperare  al  suo  incre- 
c  mento,  si  è  determinato  concedere  che  la  Società  stessa  possa  denominarsi 

«  Reale  Società  Italiana  d'Igiene  >. 

Questo  atto  torna  di  grandissimo  on  ore  per  la  Società  e  la  pone  in  con- 
dizione di  poter  trarre  nuova  lena  nella  sua  civile  e  filantropica  missione  a 
beneficio  della  prosperità  nazionale   (0. 

H  riconoscimento  in  Ente  Morale  della  Società  da  parte  del  Governo,  fi- 
nirà coU'assicurare  le  sorti  del.  Sodalizio  nostro  che,  sorto  sotto  auspici  mo- 
desti e  per  opera  di  pochi,  sarà  d'ora  innanzi  annoverato  fra  le  Istituzioni 
nazionali. 


(i)  Lettera  citata. 


—  891  — 


REALE   SOCIETÀ  ITALIANA   D'IGIENE. 


SEDE  CENTRALE    DI  MILANO 


PROCESSO  VERBALE 

della  Seduta  del   18  novembre  1882 
Presidenza  dott.  C.  Zuccui. 


ORDINE  DEGLI  OGGETTI  DA  TRATTARSI  : 

1.®   Comunicazioni  delia  Presidenza, 

2.**  Dott.  Enrico  Cappi.  — •  La  bachicoltura  studiata  nei  suoi  rapporti  col- 
r  Igiene, 

3.®  Dott.  Carlo  Franzini,  —  Su/Paweienamento  dei  funghi  e  dei  mezzi  re- 
lativi per  prevenirlo. 

4.®  Dott.  Alessandro  Giletti.  —  V allattamento  dei  bambini  sifilitici. 

Presidente.  —  La  Seduta  è  aperta  :  ha  la  parola  il  Segretario  per  alcune 
comunicazioni  della  Presidenza. 

Dott.  Pini  {Segretario),  —  Partecipa  una  lettera  della  Società  Beniamino 
Franklin  (di  mutuo  soccorso  fra  gli  operai  verniciatori)  in  cui  sono  indicati 
i  gravi  danni  che  derivano  agli  operai  dall'uso  di  talune  vernici,  ed  è 
espresso  il  voto  che  la  Reale  Società  Italiana  d'Igiene  prenda  in  considerazione 
tale  questione  e  proponga  quei  rimedi  che  stimerà  del  caso,  per  tutelare  la 
salute  di  tanti  operai. 

Presidente.  —  Invita  il  sig.  Secchi,  rappresentante  la  Società  Beniamino 
Franklin,  a  voler  fornire  quelle  notizie  che  credesse  convenienti  a  conva- 
lidare la  domanda  presentata  dagli  operai  verniciatori. 

Secchi.  —  Accenna  all'aumento  notato  in  quest'ultimi  tempi,  nel  numero 
degli  operai  verniciatori  sofferenti  per  avvelenamento  saturnino  e  soggiunge 
che  oltre  il  maggior  numero  di  malati,  è  a  considerarsi  la  gravezza  dei 
sintomi  che  essi  presentano,  espressione  molte  volte  di  lesioni  insanabili. 
Avverte  ad  alcune  sostanze,  il  cui  uso  più  specialmente  riesce  di  dannò,  e 
dichiara  che  la  Società  dei  verniciatori  si  tiene  pronta  a  fornire  alla  So- 
cietà d'Igiene  quei  campioni  di  sostanze  coloranti  che  desiderasse  prendere 
in  esame. 


—  892  — 

Dott.  Pini.  —  In  vista  della  importanza  della  questione  proposta  dilli 
Società  Beniamino  Franklin,  dopo  d'aver  ringraziato  per  1'  onore  fatto  alla  So- 
cietà d'Igiene,  chiamandola  a  giudicare  e  por  rimedio  a  si  gran  male,  pro- 
pone che  la  Presidenza  della  Società  d'Igiene  nomini  una  Commissione  com- 
posta di  persone  competenti,  la  quale  studi  gli  ammalati  per  avvelenamento 
saturnino  che  le  verranno  indicati  dalla  Società  dei  verniciatori  ;  analizzi  le 
diverse  sostanze  coloranti,  e  proponga  i  rimedi  che  stimerà  opportuni  a 
tutela  della  salute  di  questa  classe  di  operai. 

Presidente.  —  Mette  ai  voti  la  proposta  fatta  dal  dott.  Pini,  che  viene 
approvata  all'unanimità  dall'assemblea. 

Segretario.  —  Comunica  il  recente  invio  alla  Biblioteca  deUa  Società 
di  nuovi  libti,  quali  sono  : 

i.°  Manuale  (T Igiene    rurale  (specialmente  pel  contadino   bresciano), 
del  dott.  Vitaliano  Galli  ; 

2,^  Jì  Tnanicomio  (Timo/a^  pel  dott.  Luigi  LoUi  ; 
3.**   Traile  des  disinfeclants  et  de  la  disinfection,  del  prof.  E.  Vallin; 
4.°  Fognatura  ed  acqua  in  Palertno^  dei  sig.   dottori  Chiara  e  Ricca; 
5.^  Censimento  della  popolazione    in    Italia  (31    dicembre    1881),  del 
prof.  Bodio  ; 

6.°  La  difterite,  del  dott.  R.  Guaita; 

7.°  L anchilostoma  e  ranchilostomoanemia,  del  dott.  Annibale  Salomone; 
8.^  Documents  sur  les  falsifications  des  niatières  alimentaires  et  sur  às 
travaux  du  laboratoire  municipal  (Paris)  ; 

9.^  EsposizioìU    Universale  del  i8j8  in  Parigi;  relazione    dei  Giurati 
italiani,  dottori  Bertani  e  Pini. 

Di  tutti  questi  lavori  sarà  tenuta  speciale  parola  nel  Giornale  della  Società. 
Presidente.  —  Invita  il  Vicesegretario   dott.   Grandi  a  leggere  la  me- 
moria inviata  alla  Presidenza  dal  dott.  Ercolano  Cappi. 

Dott.  Grandi.  —  Legge  la  comunicazione  inviata  dal  dott.  Cappi  sulla 
Bachicoltura  studiata  nei  suoi  rapporti  colf  igietu.  Tale  comunicazione  è  ba- 
sata sopra  osservazioni  fatte  nei  comuni  di  Castel  verde  e  Tredossi  (Cremona), 
su  d'una  popolazione  complessiva  di  3576  abitanti,  di  cui  circa  2000  sono 
allevatori  di  bachi.  Il  dott.  Cappi  ritiene  che  l'allevamento  dei  bachi  possa 
essere  causa  di  malattie  varie,  sia  mediche  che  chirurgiche:  per  le  prime 
trova  le  cause  nella  differenza  di  temperatura,  talvolta  assai  considerevole 
tra  l'interno  delle  case  dove  si  coltivano  i  bachi,  e  l'atmosfera  estema: 
nella  negligenza  di  ogni  precetto  igienico,  nella  trascuratezza  dell'  adempi- 
mento d'ogni  funzione,  di  qualunque  ufficio  e  per  ultimo  nella  infezione  che 


—  «93  — 
produce  il    così  detto    lettiecic  dei  bacili,  che  d'  ordinario    si    raccoglie    in 
prossimità  dell'abitato.  Delle  lesioni  chirurgiche  sarebbero  causa  il  lavoro  di 
sfrondatura  dei  gelsi,  quello  di  tagliuzzamento  della  foglia  e  l'impianto  dei 
tavolati  pei  bachi.  Per  evitare  i  pericoli  accennati  il  dott.  Cappi  vorrebbe  si 
rtccomandasse:   i.^  Di  evitare,   per  quanto  è  possibile,  il  passaggio   rapido 
dalla  temperatura  interna  delle  case  alla  esterna,  modificando  conveniente- 
niente  gli  indumenti:   2.^  Di  procurare   un  sufficiente    riposo  e  buona  ali- 
ii^ntazione  ai  contadini  bachicultori:  3.^  Di  allontanare  dalle  abitazioni  sol- 
lecitamente e  di  un  buon  tratto  il  letticcio  dei  bachi.  Riflettendo  poi  che  dei 
^^^i  chirurgici  osservati  dal  dott.  Cappi  pel  lavoro  di  sfrondatura  il  maggior 
numero  si  riferisce  a  donne,  vorrebbe  si  proibisse  alle  donne  questo  gehere 
di  lavoro,  come  non  adatto  alla  fisica  costituzione  loro  ;   come  lo  vorrebbe 
Proibito  ai  vecchi  e  ai  deboli.  Per  ultimo,  a  rendere  meno  malagevole  la  sfron- 
datura, il  dott.  Cappi  vorrebbe  si  coltivasse  il  gelso  cosi   da  non   crescere 
^olto  in  altezza. 

Presidente.  —  È  aperta  la  discussione  sulla  memoria  presentata  dal 
^ott.  Cappi. 

Dott.  Pini.  —  Conviene  sulla  insalubrità  delle  abitazioni  dei  contadini 
inassime  durante  la  stagione  dei  bachi,  in  cui  il  povero  contadino  cede  in 
^ran  parte  la  abitazione  sua  per  la  bachicoltura.  Propone  che  la  Società 
trovi  modo  di  far  compilare  un  manualetto  sull'  Igiene  del  bachicoltore,  da 
aggiungersi  ai  molti  pubblicati  fin  qui  nella  Collezione  popolare  della  Società 
e  da  diffondersi  specialmente  nelle  campagne  per  mezzo  dei  medici  condotti. 

Dott.  ZuccHi.  —  Ricorda  che  fino  dal  secolo  passato  furono  emanate 
delle  gride  che  provvedevano  in  qualche  guisa  ai  danni  che  ora  si  la- 
mentano :  crede  che  anche  nei  regolamenti  municipali  attuali  vi  sia  qualche 
disposizione  in  proposito;  ma  nota  che  i  regolamenti  poco  o  punto  si  os- 
servano, egli  quindi  vorrebbe  che  l'Autorità  provvedesse  per  una  esatta  e 
rigorosa  osservanza  delle  norme  già  date. 

Dott.  NicoLiNi  T.  —  Crede  esagerate  le  conclusioni  del  dott.  Cappi,  e 
dedotte  da  osservazioni  troppo  ristrette  pel  tempo  e  per  estensione  di  luogo  : 
lamenta  che  non  si  pensi  a  guai  molto  più  gravi,  quali,  a  cagion  dì 
esempio,  quelli  che  derivano  dalle  risaje. 

Dott.  Pini.  —  Assicura  che  per  porre  rimedio  ai  danni  cui  sono  causa 
le  risaje  s' è  fatto  e  si  fa  molto  :  ritiene  che  ai  piccoli  mali  come  ai  più  gravi 
si  debba  cercare  di  porre  riparo  e  insiste  nella  fatta  proposta. 

Presidente.  —  Mette  ai  voti  la  proposta  del  dott.  Pini  che  viene  ap- 
provata a  grande  maggioranza. 


—  894  — 
Assente  il  dott.  Carlo  Franzini,  è  invitato  il  Vice-segretario  dott.  Capo- 
rali  a  leggere  la   relazione  Sult  awtlenamento  dei  funghi  e  dei  messi  rek" 
/ivi  per  prevenirlo, 

Dott.  Caporali.  —  Legge  la  comunicazione  del  dott.  Franzini,  a  dettare 
la  quale  1'  Autore  fu  eccitato  dai  dolorosi  fatti  occorsi  in  quel  di  Vigalfo 
e  che  gettarono  nel  lutto  una  intera  famiglia. 

Ricorda  le  diverse  specie  di  funghi  e  come  facile  sia  il  confondere  le 
nocive  colle  innocue;  crede  conveniente  per  evitare  i  lamentati  pericoli 
impartire  una  pratica  istruzione  al  popolo.  Accenna  ai  bellissimi  preparati 
in  cera,  lavoro  dell*  egregio  dott.  Maestri,  in  cui  sono  riprodotte  le  varie 
specie  di  funghi  ;  preparati  che  vennero  acquistati  dal  municipio  di  Pavia 
ad  istruzione  di  chi  deve  invigilare  alla  vendita  dei  funghi  sui  pubblici 
mercati.  Dice  una  parola  di  lode  pel  medico  municipale  di  Pavia,  Fregio 
dott.  Cesare  Cazzani,  che  a  diffondere  la  desiderata  istruzione  su  questo 
argomento  tenne  pubbliche  conferenze.  Conchiude  il  dott.  Franzini  propo- 
nendo che  s'abbia  a  cercare  di  persuadere  il  popolo  della  necessità  di  saper 
distinguere  le  diverse  specie  di  funghi,  al  quale  scopo  si  dovrebbe  impar- 
tire, per  opera  specialmente  dei  medici  condotti  e  dei  maestri  comunali, 
una  apposita  istruzione  convalidata  dalla  dimostrazione  di  ben  compilate 
tavole  illustrative.  I  naturalisti  che  precipuamente  si  occup  ano  di  .questo 
ramo  di  studi  dovrebbero  essere  invitati  a  compilare  un  trattatello  fadle, 
che  potesse  valere  anche  pel  popolo. 

A  ottenere  buon  risultato  dalle  fatte  proposte,  il  dott.  Franzini  domanda 
l'interessamento  di  tutte  le  Autorità,  alle  quali  è  devoluto  di  curare  la 
pubblica  salute. 

Presidente.  —  È  aperta  la  discussione  sulla  comunicazione  inviata  dal 
dott.  Franzini. 

Dott.  NicouNi  T.  —  Lamenta  coU'onorevole  Relatore  i  pericoli  accennati, 
e  ricorda  esservi  già  disposizioni  di  legge  a  tutela  della  pubblica  salute 
contro  il  pericolo  di  avvelenamento  da  funghi. 

Dott.  ZuccHi.  —  Avverte  che  fin  da  tempi  remoti  furono  dettate  regole 
per  evitare  l'avvelenamento  per  funghi,  e  crede  che  nelle  città  siano  queste 
regole  perfettamente  osservate,  non  avvertendosi  che  raramente  il  caso  nelle 
città  di  avvelenamento  per  funghi  stati  comperati  sui  pubblici  mercati. 
L' assemblea  dichiara  di  prender  atto  della  comunicazione  del  dott.  Franzini. 
Presidente.  —  Invita  il  Segretario  dott.  Pini  a  leggere  la  comunicazione 
del  dott.  Alessandro  Giletti. 

Dott.  Pini.  —  Legge    la  Memoria  %x^ Allattamento  dei  bambini  sifilitici 


—  895  — 
del  dott.  Giletti.  L'Autore  prende  a  considerare  una  modificazione  portata 
nell'allattamento  dei  bambini  sifilitici  dal  prof.  Parrot  all'Ospizio  dei  trovatelli 
di  Parigi:  accenna  alle  dannose  conseguenze  derivanti  dall'uso  del  biberofi 
e  altri  mezzi  consimili  e  nota  che  la  mortalità  dei  bambini  nel  primo  anno 
di  vita  raggiunge  il  doppio  nei  bambini  allevati  artificialmente,  di  quello 
che  pei  bambini  allattati  naturalmente.  Si  rileva  da  una  statistica  di  Berlino 
che  nel  1878  : 
di  bambini  allattati  dalla  madre  perirono     4  9  Yo  P^*"  atrofia  e  marasmo. 

>  >  »  >         20      ^ I ^^  per  gastro-enterite. 

>  allevati  col   biberon io  8  "/^  per  la  prima  causa. 

»  »  »  >    46   I  °/jj  per  la  seconda. 

Dal  1870  al  1876  nel  Brefotrofio  romano  su  984  bambini  sifilitici,  47 
guarirono,  927  perirono  e  io  erano  ancora  in  cura  al  termine  del  1876: 
si  ebbe  cioè  una  mortalità  del  94  8  Yy 

S'accorda  il  dott.  Giletti  col  Lafabrègue,  direttore  del  Brefotrofio  di  Parigi, 
nell'ammettere  che  il  bambino  sifilitico  non  presenta  differenza  dal  sano 
al  momento  della  nascita,  e  crede  che  se  la  sifilide  è  pure  a  considerarsi 
seriamente  come  causa  di  mortalità  nei  bambini,  egli  è  altresì  provato  che 
molta  parte  si  deve  attribuire  alla  insufficienza  dell'allattamento  col  biberon, 
sia  pure  il  biberon  Charrière  e  usato  con  tutte  le  norme  che  detta  la  scienza, 
in  bambini  che  appunto  perchè  malati  abbisognano  di  buona  nutrizione. 
Parrot  asserisce  che  i  bambini  allevati  col  biberon  morivano  e  morirebbero 
quasi  tutti;  dello  stesso  avviso  è  il  Lafabrègue  nella  sua  relazione  del- 
l'anno   1878. 

In  vista  dei  risultati  accennati,  il  Parrot,  il  24  giugno  1 881,  insti tuiva  il 
sistema  di  allattamento  dei  bambini  sifilitici  per  mezzo  di  un'asina  e  di  diverse 
capre,  che  il  24  febbraio  1882  sostituiva  con  altrettante  asine,  atteso  i  risul- 
tati poco  soddisfacenti  ottenuti  colle  capre  a  causa  della  diffìcile  loro  nutri- 
zione perchè  rinchiuse  nelle  stalle.  Il  dott.  Giletti  cosi  descrive  i  locali  desti- 
nati a  tal  modo  d'allattamento  :  e  II  locale  sorge  in  mezzo  al  vasto  giar- 
dino del  Brefotrofio  :  si  compone  di  due  padiglioni  di  costruzione  leggiera, 
semplice,  moderna:  il  rinnovamento  dell'aria  vi  è  continuo  per  mezzo  di 
lampade  a  gaz  fisse  alla  volta.  I  padiglioni  liberi  per  tre  lati  comunicano 
pel  quarto  con  due  camerini  destinati  al  bagno,  a  ripostiglio,  e  infine  si 
entra  nella  stalla  tenuta  con  tutta  proprietà.  Un  praticello  posto  a  ponente 
è  destinato  a  sollazzo  giornaliero  dei  piccoli  asinelli,  che  si  conservano 
presso  alla  madre  per  trattenerne  il  latte  :  solo  due  volte  al  giorno  si  lasciano 
parcamente  poppare   e  mai    nella   notte.    Le   asine  restano   continuamente 


—  896  — 

nella  stalla  e  loro  vengono  somministrate  in  più  barbabietole  d'inverno 
e  carote  d'estate  per  favorire  la  secrezione  lattea  ;  ciascuna  di  esse  può  cosi 
nutrire  efficacemente  due  o  tre  bambini  dell'età  media  di  due  a  sei  mesi  >. 
Il  bambino  poppa  da  15  a  20  minuti,  6  a  8  volte  nelle  24  ore  a  secondi 
dell'età,  lo  si  pesa  3  volte  la  settimana  per  determinare  i  risultati  che  si 
ottengono. 

A  provare  i  vantaggi  di  questo  modo  di  allevamento  dei  bambini  valgano 
le  cifre  seguenti  date  dal  prof.  Parrot  all'Accademia  di  medicina  di  Parigi 
il  25  luglio  1882:  di  86  bambini  sifilitici  6  furono  nutriti  al  bibercn  con 
latte  di  vacca,  ne  morirono  5.  Uno  solo  guari:  si  ebbe  cioè  una  mortalitìi 
del  83  3  Y^,:  42  furono  allattati  alla  mammella  delle  capre;  34  sono  morti, 
8  guarirono,  la  mortalità  fu  del  809°/^:  38  finalmente  succhiarono  3 
latte  dalle  asine,  io  sono  morti  e  28  guarirono,  la  mortalità  io  questi  è 
discesa  al  26  3  V^.  Confermano  queste  cifre  i  risultati  ottenuti  dal  febbraio 
in  poi,  risultati  che  si  accordano  colla  mortalità  dei  bambini  in  genere  in 
Italia,  oscillando  questa  appunto  dal  26  al  27. 

Conchiude  il  dott  Giletti  che  causa  principale  di  morte  dei  bambini  sifi- 
litici nei  Brefotrofi,  non  è  la  sifìlide,  ma  l'allattamento  col  biberon  o  con 
altri  mezzi  consimili,  e  ripete  che  e  l'allattamento  diretto  alla  mammella  del- 
l'asina, gode  sugli  altri  mezzi  una  assoluta  superiorità,  perchè  il  latte  di 
asina  è  quello  che  più  si  avvicina  al  latte  della  donna,  sia  per  prindpi 
nutritivi,  che  per  facilità  di  digestione.  A  ciò  s'aggiunga  che  con  questo 
metodo  noi  abbiamo  la  temperatura  del  latte  sempre  costante  e  la  certezza 
di  non  averlo  alterato  >. 

€  Dans  la  thirapeuthique  de  renfance,  dice  Parrot,  ie  ìait  et  ànesse  doti 
tenir  utie  piace  importante  > .  Siccome  poi  la  mammella  d'asina  potrà  sempre 
con  vantaggio  sostituire  il  miglior  biberon  anche  pei  bambini  sani,  il  Parrot 
conchiudeva  all'Accademia  di  medicina  :  —  e  Toutes  ies  maisons  hospitaiières 
destinées  à  Tassistance  des  nouveau-nés  et  des  enfants  du  premier  àge,  sains 
ou  maiades,  devront  èire  pourvues  d'une  nourricerie^  ou  Poti  entretiendra  ài 
lìncsses  ». 

Nessuno  domandando  la  parola,  la  Seduta  è  levata. 


//  Vice'Presidente 
C.  ZUCCHL 


//   Vice-Segretarù 
£•  Grandi. 


'*'*  ^•^y's^^'N.^v^  ^^'^^NA^^N.^^^s^«.yv\^^^'^l 


Dott  Gaetano  Pini,  Geremie.  Milano,  xSSa.  —  Stab.  G.  CireliL 


INDICE  PROGRESSIVO  DELLE  MATERIE. 


PARTE  PRIMA. 

Memorie  originali. 

Pagine 
Cura  climatica  gratuita  ai  fanciulli  gracili  alunni  delle  Scuole 

Elementari  Comunali A.  TlBALDl  5 

lo  stato  sanitario   della  Provincia  di  Cuneo  in  rapporto  colla 

Pellagra G,  Parola  20 

.    Asili-scuole  per  idioti  ed  imbecilli E.  Morselli  28 

Case  mortuarie C.  Gianni  e  L.  Galli  161 

Ha  Pellagra  nella    Provincia  di  Milano E.  Gonzales  175 

aisturbi  dell'udito C.  Musatti  182 

Alimentazione  del  soldato  italiano V.  Superbii  225 

apografìa  e  Statistica  medica  del  Comune  di  Rapolano V.  Rovini           241,  321,  4S1 

Latte  considerato  dal  punto  di  vista  della  Dietetica  e  dell'  Igiene, 

con  speciale  riguardo  alle  possibili  adulterazioni  ed  ai  modi 

più  opportuni  per  riconoscerle Raimondi  e  Pietra   375,  495 

i  una  nuova  falsificazione  del  Caffè G.  Sormani  401 

m.  fognatura  della  città  di  Memfì  nel  Tennessee E.  Bignami  Sormani  544 

Hedjaz,  il  pellegrinaggio  e  il  choléra E.  Rossi  549 

a  razione  alimentare  del  soldato  italiano F,  G.  Rossi  657 

dil)oscamento  e  la  meteorologia E.  Fazio  Ó74 

Sonno  sotto  il  rispetto  fisiologico  ed  igienico A.  Mosso  801 

PARTE  SECONDA. 

Rivista. 

itiuale  d'igiene  privata  e  pubblica  dell'infanzia V.  De-Giaxa  6i 

Istituto  dei  Rachitici  in  Milano 68 

Istituto   Ortopedico  Rizzoli  a  Bologna. , , 73 

L  coltivazione  del  riA>  dinanzi  ai  tribunali G.  Pini  79 

Ile  condizioni  sanitarie  dei  carcerati  in  Italia A.  Corradi  185 

apporto  sull'ordinamento  della  Medicina  pubblica  in  Francia 193 

I  Vaccinazione  obbligatoria  in  Svizzera ivi 

esistenza  pubblica  internazionale , ivi 

edici  dello  Stato  civile 194 

D  stregone  di  Saint-Aubin , ,  ivi 

ono  Congresso  della  Società  l'edesca  di  Medicina  pubblica. . .    P.  Conti  280 

accolta  di  lavori  dell'  Uffizio  sanitario  imperiale  tedesco. 291 


—  896  — 

nella  stalla  e  loro  vengono  somministrate  in  più  barbabietole  d'inverno 
e  carote  d'estate  per  favorire  la  secrezione  lattea  ;  ciascuna  di  esse  può  cosi 
nutrire  efficacemente  due  o  tre  bambini  dell'età  media  di  due  a  sei  mesi  >. 
Il  bambino  poppa  da  15  a  20  minuti,  6  a  8  volte  nelle  24  ore  a  seconda 
dell'età,  lo  si  pesa  3  volte  la  settimana  per  determinare  i  risultati  che  si 
ottengono. 

A  provare  i  vantaggi  di  questo  modo  di  allevamento  dei  bambini  valgano 
le  cifre  seguenti  date  dal  prof.  Parrot  all'Accademia  di  medicina  di  Parigi 
il  25  luglio  1882:  di  S6  bambini  sifilitici  6  furono  nutriti  al  biberon  con 
latte  di  vacca,  ne  morirono  5 .  Uno  solo  guarì  :  si  ebbe  cioè  una  mortalità 
del  83  3  Y^:  42  furono  allattati  alla  mammella  delle  capre:  34  sono  morti, 
8  guarirono,  la  mortalità  fu  del  809**/^:  38  finalmente  succhiarono  il 
latte  dalle  asine,  io  sono  morti  e  28  guarirono,  la  mortalità  in  questi  è 
discesa  al  26  3  °/o-  Confermano  queste  cifire  i  risultati  ottenuti  dal  febbraio 
in  poi,  risultati  che  si  accordano  colla  mortalità  dei  bambini  in  genere  in 
Italia,  oscillando  questa  appunto  dal  26  al  27. 

Conchiude  il  dott.  Giletti  che  causa  principale  di  morte  dei  bambini  sifi- 
litici nei  Brefotrofi,  non  è  la  sifilide,  ma  Tallattamento  col  biberon  o  con 
altri  mezzi  consimili,  e  ripete  che  e  l'allattamento  diretto  alla  mammella  del- 
l'asina, gode  sugli  altri  mezzi  una  assoluta  superiorità,  perchè  il  latte  di 
asina  è  quello  che  più  si  avvicina  al  latte  della  donna,  sia  per  principi 
nutritivi,  che  per  facilità  di  digestione.  A  ciò  s'aggiunga  che  con  questo 
metodo  noi  abbiamo  la  temperatura  del  latte  sempre  costante  e  la  certezza 
di  non  averlo  alterato  >. 

€  Dans  la  thérapeuthique  de  Tenfance^  dice  Parrot,  le  lait  d*  ànesse  ami 
lenir  une  place  importante  i^,  Siccome  poi  la  mammella  d'asina  potrà  sempre 
con  vantaggio  sostituire  il  miglior  biberon  anche  pei  bambini  sani,  il  Parrot 
conchiudeva  all'Accademia  di  medicina  :  —  e  Toutes  les  maisons  hospitaiOres 
destinées  à  Vassistance  des  nouveau-nés  et  des  enfants  du  premier  àge,  sains 
ou  maladeSf  devront  Hre  pourvues  d*une  nourricerie,  ou  Pon  entretiendra  des 
ànesses  i. 

Nessuno  domandando  la  parola,  la  Seduta  è  levata. 


//  Vice-Fresidente 
C.  ZUCCHI. 


li  Vic€'S€gntttru 
E.  Grandi. 


»>^^l>^/^/^^.» 


Dott  Gaetano  Pini,  Gerente,  Milano,  xSSa.  —  Stab.  G.  CÌTelll 


INDICE  PROGRESSIVO  DELLE  MATERIE. 


PARTE  PRIMA. 

Memorie  originali. 

Pagine 
Cura  climatica  gratuita  ai  fanciulli  gracili  alunni  delle  Scuole 

Elementari  Comunali A.  TiBALDi  5 

lo  stato  sanitario  della  Provincia  di  Cuneo  in  rapporto  colla 

Pellagra G.  Parola  20 

Asili-scuole  per  idioti  ed  imbecilli E.  Morselli  28 

Case   mortuarie C.  Gianni  e  L.  Galli  161 

Da  Pellagra  nella   Provincia  di  Milano E.  Gonzales  175 

fistnrbi  dell'udito C.  Musatti  182 

Uìmentazione  del  soldato  italiano V.  Superchi  225 

ipografìa  e  Statistica  medica  del  Comune  di  Rapolano V.  Rovini           241,  321,  481 

latte  considerato  dal  punto  di  vista  della  Dietetica  e  dell'  Igiene, 

con  speciale  riguardo  alle  possibili  adulterazioni  ed  ai  modi 

più  opportuni  per  riconoscerle Raimondi  e  Pietra    375,  495 

Iona  nuova  falsificazione  del  Caffè G.  Sormani  401 

i  fognatara  della  città  di  Memfì  nel  Tennessee E.  Hignami  Sormani  544 

ledjaz,  il  pellegrinaggio  e  il  choléra E.  Rossi  549 

razione  alimentare  del  soldato  italiano V,  G.  Rossi  657 

diboscamento  e  la  meteorologia E.  Fazio  674 

onno  sotto  il  rispetto  fisiologico  ed  igienico A.  Mosso  801 

PARTE  SECONDA. 

Rivista. 

nuale  d'igiene  privata  e  pubblica  dell'infanzia V.  De-Giaxa  61 

stituto  dei  Rachitici  in  Milano 68 

stituto   Ortopedico  Rizzoli  a  Bologna 73 

coltivazione  del  riA>  dinanzi  ai  tribunali G.  Pini  79 

le  condizioni  sanitarie  dei  carcerati  in  Italia A.  Corradi  185 

pporto  sull'ordinamento  della  Medicina  pubblica  in  Francia 193 

Vaccinazione  obbligatoria  in  Svizzera ivi 

MStenza  pubblica  internazionale ivi 

dici  dello  Stato  civile 194 

stregone  di  Saint-Aubin ivi 

no  Congresso  della  Società  Tedesca  di  Medicina  pubblica. . .    P.  Conti  280 

ccolta  di  lavori  dell'  Uffizio  sanitario  imperiale  tedesco 291 


—  898  — 

Norme  per  l'allattamento  e  Tallevamento  dei  bambini F.  Galli 

L'esponente  più  corretto  della  capacità  vitale 

Trattato  d'Igiene  pubblica  e  privata,  basato  sulla  etiologia ....    G.  Sormani 
Materie  di  rifiuto  dell'uomo  e  loro  impiego  nell'agricoltura ....    P.  Conti 
Memoria  storico-statistica  sulla  casa  degli  esposti  di  Rovigo  dalla 

sua  fondazione  a  tutto  l'anno  1880 G.  Sormani 

Sull'eziologia  della  tubercolosi G.  Bizzozzero 

La  vaccinazione  carbonchiosa 

La  Commissione  internazionale  per  la  Cremazione  a  Ginevra 

Primo  Congresso  delle  Società  Italiane  di  cremazione 

X  Congresso  generale  dell'Associazione  Medica-Italiana  a  Modena    

L'Esposizione  d' Igiene  al  Congresso  intemazionale  di  Ginevra 

Vajaolo  e  vaccinazione P.  Conti 

I  filtri  meccanici   Farbuar-Oldham 

Ordinanza  relativa  all'  impiego  dei  colori   velenosi  in  Germania 

II  burro  artificiale 

Progetto  d'ordinamento  della  professione  di  dentista  in  Francia 

Il  nuovo  Ospedale  di  Lugo G.  Pini 

Disposizioni    penali    per  l'esecuzione    della  Legge    sulla   Sanità 

pubblica. ••..... 

PARTE  TERZA. 

Varietà  ed  annunzi. 


Palane 
IV  Congresso    Internazionale   d'Igiene    a 

Ginevra 87 

Esposizione  di  edifìci  scolastici 89 

Associazione  Meteorologica  Italiana 90 

Fulmini  e  Telefoni ivi 

I  Funghi  velenosi  resi  innocui 9 1 

Avviso  di  Concorso ivi 

Programma  del  Comitato  internazionale 
della  Croce  Rossa  sedente  in  Ginevra 
pel  Concorso  di  tre  studi  sull'Arte  di 
improvvisare  dei    mezzi  di  soccorso  pei 

feriti  e  malati ivi 

Concorso  per  una  prima  serie  di  Manua- 
letti   popolari   di  cognizioni   scientifìche 

ad  uso  degli  operai 93 

Premi  istituiti  dal  Reale  Istituto  Lombardo 

di  Scienze  e  Lettere. ivi 

Monumento  a  Giovanni  Polli 94 

Congresso  medico  di  Siviglia 197 

Cattedre  d' Igiene , ivi 

Proposta   del   dott.    Fiorani  per   prevenire 

le  lesioni  cagionate  dai  tramway ivi 

Terzo  censimento  dei  Manicomi  d' Italia. . .  1 98 

L'alcoolismo  in  Italia ivi 

Sulla  mestruazione  negli  istituti  femminili.  200 

Corso  libero  di  pellagrologia ivi 


Beneficenza 

Società  di  Medicina   pubblica   di   Parig 

Onoranze  al  prof.  Coletti 

Medaglia  d'oro 

Conferenze  sulla  Cremazione 

Istituzione  d'un  deposito  mortuario  a  hi 

selles 

La  Sala  per  le  autopsie  nel  Cimitero  Moi 

mentale  di  Milano 

Conservazione    delle    ceneri    dei    cadav 

cremati , 

L' inumazione  dei  cadaveri 

Concorso  a  premio  della  Società    pron 

trice  di  esplorazioni  scientihche 

Concorso  a  premi   della  ^ocietà    frane 

d' Igiene 

Epidemia  di   febbre  tifoide   consecutivi 

dei  lavori  in  un  Cimitero  da  poco  : 

bandonato 

Un'epidemia  di  febbre  tifoide  all'Havn 
Un'epidemia  tifìca  prodotta  da  aria  iof< 
Sulla  conservazione  dei  cadaveri  media 

il  disseccamento  artificiale 

L' industria  del  latte 

L' inchiesta  sull'  Igiene  rurale 

Premio  Bonacossa 


—  899  — 


Pagino 
dio    della    Esposizione  d' Igiene  e 

nento  a   Berlino 422 

426 

er  una    escursione    alpina  da  farsi 
iasione  del    Congresso    internazio- 

l' Igiene  in  Ginevra 426 

tento  della  Esposizione  d'  Igiene  e 

lografia  a  Ginevra 427 

i  sulle  Epidemie  in  Svizzera 428 

ssi  della  cremazione ivi 

ul   bonificamento   delle   regioni   di 

a  lungo  le  ferrovie  d'  Italia 43 1 

)    milanese    dell'Associazione    me- 

taliana 433 

Congresso   internazionale  d' Igiene 

Demografia  a  Cìincvra 602 

età  spagnuola  d' Igiene 628 

inazione    obbligatoria   in  Svizzera.    630 
t   dei  lavoratori    della   terra   ed   il 

glio  provinciale  di  Milano ivi 

ossa  Italiana 631 

li    contro   la    diffusione    di    morbi 

'iosi    fra   i  bambini 633 

i    a(l«ipcrati     nelle    Scuole    anato- 

di   Parigi 634 

marine ivi 

lattia  scomparsa 635 

;niia    di    cholera    nostrale    dietro 

di  acque  putride ivi 

lento  delle  caserme  con  acido  sol- 

IVI 

elettrica  e  l' igiene 636 

one    di  un  Ospedale    d'isolamento 

jntagiosi  a  Nizza 637 

presso    internazionale     d*  Igiene    a 

ra  e  gli  Igienisti  Italiani 763 

gè  sulle   penalità   per  le   contrav- 

)ni  al  Regolamento  sanitario ivi 

e  e  gli    Igienisti    in  Parlamento. .  ivi 
lario  per  l' inchiesta  sulle  condizioni 

co-sanitarie  dei  Comuni  del  Regno  765 

irazione  artificiale  nelle  asfissie. , .  770 

line  dinanzi  al  Senato  francese...  771 

o  alla  Morgue ivi 

tra    di   disegni  e   modelli    di   cdi- 

:olastici  a   Parigi 773 

processo    per   conservare  la   carne  775 
:ioni   sanitarie   adottate   dall'armata 

e  in    Egitto 776 

ficazione  dei  formaggi 778 

ni  rurali 868 

lo  per  la  notte  a  Ginevra 870 

ione  dei  vagoni   pel   trasporto   del 

me 871 

giornale  d' Igiene 872 


Pagine 

Il  nuovo  ventilatore  Molinari 872 

Premio  Fossati 873 

Nuova  Società ivi 


UlTÌ  Nuovi. 

D'Arpe.  —  Intorno  ai  mezzi  per  impedire 
la  propagazione  del  vajuolo 95 

Eklund,  —  Contribuzione  alla  geografia 
medica ivi 

Durand-Claye.  —  Risanamento   di  Parigi     96 
Raccolta  dei  lavori  del  Comitato  Con- 
sultivo d'Igiene  pubblica  in  Francia  Pini     97 

e  7S8 

Guaita,  —  Sulla  terapia  della  difterite  . ,      ivi 

Giordano,  —  Il  progetto  di  legge  sul  la- 
voro delle  donne  e  dei  fanciulli  in  rap- 
porto all'industria  sol  fi  fera ivi 

Riga,    —  La  Glossofrenulite    membranosa  loi 

Licata  Sciacca  e  le  terme  Selinuntìne  ...      ivi 

Sacheri,  —  Lo    stabilimento    delle  Acque 

Albule  presso  Tivoli ivi 

Atti  della  Società  di  statistica  di  Man- 
chester      102 

Rapporto  annuale  dell' L'fficio  sanitario 
nazionale  di  Washington 104 

Bignami-Sormani.     —   Milano    idrografica   105 
Rendiconto    dell'  Istituto  oftalmico  di 
Milano 106 

Noietti,  —  Percentuale  di  perdita  fra  il 
peso  vivo  ed  il  peso  morto  e  netto  negli 
animali  da  macello 107 

I.amanna.  —  L'Igiene  dei   bambini 207 

Winderling,  —  Denti  decidui  e  denti  [)er- 
manenti ivi 

Fazio,  —  Trattato  di  Climatologia  e  d'I- 
giene medica Parola .  434 

Dc' Giara,  —  Teoria  generale  dell'Igiene 
pubblica 435 

Guaita.  —  Igiene  pediatrica  e  malattie 
dei  bambini ,    439 

Eklund,  —  La  nuova  caserma  delle  reclute 
di  Skeppsholm  dal  punto  di  vista  igie- 
nico     Parola  63S 

Torelli,  —  Carta  della  malaria  dell'  Italia 
illustrata Pini  779 

Gavinzel,  —  Studio  sulla  Morgue  dal  punto 
di  vista  amministrativo  e  medico../'//»/  783 

Layet,  —  Igiene  e  malattie  dei  contadini 

Parola  874 

Rollettino  della  Società  d'Igiene  pub- 
blica di  Bordeaux Pini  880 

Riviste  Meteorologiche  109,  208,  310,442,  640 

789,  884,  887 


QOO     — 


PARTE  QUARTA. 


Atti  della  Reale  Società  Italiana  d'Igiene. 


Pagine 

Seconda  Riunione  d' Igienisti  Italiani ....    112 
Esposizione  generale  Tedesca  d'Igiene  e  Sal- 
vamento a  Berlino ivi 

L'Articolo  371   del  Codice  civile 127 

Bazzoni:  Igiene  della  Danza 128 

Una  nuova  Sede  delia  Società. 129 

Processi  Verbali  della  Sede  centrale 130 

Relazioni  sui  Concorsi  a  premi  Ritter  e  Ta- 

lini  sul  Sonno  e  sul  Sale 132 

Processi  verbali  della  Sede  particolare  per  il 

Piemonte  in  Torino 142 

Pagliani  e  Bavero:  Sull'importazione  e  tras- 
missione dell'infezione  tifica  in  una  Villa 

isolata 144 

Processi  verbali  della  Sede  centrale  di  Milano  146 
Pini:  Una  sentenza  della  Corte   di  Cassa- 
zione di  Torino  riguardante  la  legge  12 
giugno  1866  sulla   coltivazione  del  rìso   149 
Pini:  Progetto  degli  ingegneri  Erotti  e  Maz- 
zocchi di  un  nuovo  Cimitero  per  la  città 

di  Milano 149 

La  Sede  di  Padova 158,   160,  224 

Esposizione  generale  tedesca  di   Igiene   e 

Salvamento  di    Berlino 214 

Il  Commissario  italiano   all'Esposizione   di 

Berlino 215 

Il  disegno  della  Legge  Comunale   e   Pro- 
vinciale e  l'Amministrazione  sanitaria. .    216 

Conferenze   della    Società 220 

Processo    verbale    della    Sede    particolare 

del  Piemonte  in  Torino 221 

Morselli:   Intorno  a    un  letto  pei    maniaci 

sudici  proposto  dal  dott.  Perotti. 223 

Bono:  Dei  pericoli  dell'uso  delle  lenti  troppo 

divergenti  nei  miopi 224 

Relazione  sul  premio  d'istituzione    Ritter.    313 
Elenco  degli  Espositori  italiani  alla  Mostra 


generale  Tedesca  d'Igiene  e  Salvamento 
a   Berlino 31 

A,  Corradi:  Il  terzo  anno  della  Società 
Italiana  d'Igiene.  —  L'Igiene  rimpetto 
alle  scoperte  ed  alle  nuove  quistioni 
della  Patologia 34. 

Relazione  della  Commissione  nominata  dalls 
Società  Italiana  d'Igiene  per  esaminare 
i  metodi  Toninttti  per  la  conservazione 
delle  carni  e  dei    cadaveri 45 

Nuova  pubblicazione  della  Società 44 

Relazione  sullo  stato  economico  della  So- 
cietà  4$ 

Bilancio  Consuntivo  della  Società  Italiana 
d'Igiene,  gestione    188 1 4}! 

Membri  Onorari,  Esteri  corrispondenti,  Per-  , 
petui  ed  Effettivi  della  Società  Italiana  i 
d' Igiene 4I 

Il  Museo  d'Igiene 646,  *^ 

Processo   verbale  della  Sede   Centrale  . . .  6< 

L,  Ravioli:  L'obbligatorietà  della  vaccina- 
zione in  Svizzera i 

A,  Tar chini  Bonfanti :  Della  abitabilità 
delle  case  recentemente  costrutte ^ 

L'escursione  alpina  di  alcuni  membri  dellt 
Società 

Una  Cattedra  d'Igiene  in  pericolo 

Cenni  necrologici ^ 

Conferimento  del  titolo  di  Reale  alla  So- 
cietà   

Processo  verbale  della  Sede    Centrale.... 

Cappi:  La  bachicoltura  studiata  in  rapporto 
all'Igiene 

Franzini:    Sull'avvelenamento    dei    funghi 

Giletli:  Sull'allattamento  dei  bambini  sifi- 
litici     


INDICE  ALFABETICO  DEGLI  AUTORI. 


un'  i>.  6i8. 

]..  207. 
,  p.  832. 
I. ':2S. 

:.  1'.  627. 
iOKMANNI,    p. 

0.  p.  585. 

(>Ì7. 

^39.  77". 

22J. 

!'■   97. 

lAT,    p.    405. 

l>.'62i'. 

S74. 

.    U'J- 

p.  207. 

3.  p.  207. 
892. 

■u,  p.  855. 

.    207, 

i>.  757- 
|..  617. 


29'.  418,  7io. 
p.   i'j2,  445,  602. 
.  625. 


),  8S4,  8117. 


-LAVI',,    1..    .J6, 
1>.    62.S. 

63 

p.  •)$.  CJS- 

750. 

p.  (ioi. 

(    OU.TAS.,    p. 

75 

434.  <i74. 
612. 

p.   874- 

,  P.  107. 

FlORANI,   p.    197. 

Fischer,  p.  411. 
Fossati,  p.  873. 
Franzini,  p.  S94. 
Gapfky,  p,  301. 
Galli  L.  ,  p,  161. 
Galli  P.  ,  p,   30^- 
Galtibr,  p.  fiz6. 
Gautier,  p.  621,  627. 
Gavinzel,  p.  783. 
Gianni,  p.  161. 
GiBERT,  p.  307,  tì25. 

GlLETTI,    p.    895, 

Giordano,  p.  97- 
Gonzales,  p.  I75' 
GOSSE,  p,   616. 
Guaita,  p.  439. 
GuzzoNi,  p.  595- 
Haeglek,  p.  612. 
Haltekhoff,  p,  605, 
Hesrot,  p.  619. 

lllLLAIRET,    p.    743- 
HOFFMAMN,    p.    280. 
HUBER,   p.   6zS. 
JULLIARD,    p.    6iy. 
jAECiER,    p.   621. 
JANSSEtJS,    p.   627,    6J9. 

Javal,  p.  636. 

KiNKÉLIN,   p.    6S7- 

KOCH,  p,   292,  297. 
KoKfisi,  p.  627,  tjiS. 

KUBORH,  p,  622. 
KUMMER,    p,    628. 

Lacassaone,  p.  207. 
Ladame,  p.  6a8, 
Lamanna,  p.  207. 
Lanullotti,  p.  595. 
Lasius,  p.  621. 
Laziarbttt,  p.  797. 
Lavet,  p.  610,  S74. 

LlL-ATA,   p.    IOI. 
LiCKTHEIM,    p.    610. 
LOEFFLBR,   p.    301. 
LOLLI,    p.    639. 
LOMRARD.    p.    604. 
LORIA,    p.    302. 
I.OTZ,    p.  627. 

Maestkelli,  p.  4OJ. 
Maogiorani,  p.  127. 

JlANORUiiATÙ     p.    874. 

Marro,  p.  639. 
Martin,  p.  612. 
Mazzocchi,  p.  149. 


MOCENIGO,   p.    207. 
MOLINARI,   p.  872. 

Moretti,  p.  799. 

MORSF.LLT,   p.    28,    143,    223. 

Mosso,  p.   139,  801. 
Musatti,  p.  182. 
Mussi,  p.  207. 
Napias,  p.  441,  775. 
NosoTTi,  p.  107. 
Novak,  p.  290. 

OVERBEEK  De   MeYER,   p.    625. 

Pagliani,  p.   i44t  146,  622. 

Parola,  p.  20,  435,  439,  441,  C39,  874. 

Parrot,  p.  895. 

Parson,  p.  749. 

Pasteur,  p.  585,  587. 

Pelloggio,  p.  466. 

Perroncito,  p.  639. 

PflOger,  p.  625. 

Piana,  p.  832. 

Pietra,  p.   140,  375.  495- 

Pini,  p.  68,  74,  147»  '49.  201,  616,  765, 

783,  788,  832,  868,  869,  S80. 
Predieri,  p.  207. 

PROSDOCIMI,   p.    418. 

Proust,  p.  609 

Raimondi,  p.   140,  375.  495- 

Kaseri,  p.  1S5. 

Riga,  p.  loi. 

KiNALDiNi,  p.  798, 

Rezzara,  p.  874. 

ROLLET,   p.    621. 

Rossi  E.,  p.  549. 
Rossi  F.  G.  ,  p.  657. 
RossiGNOL,  p.  592. 
Rovini,  p.  241,  321,  4S1. 

ROZSAHEGVI,  p.    286. 


904   — 


RULET,   p.    608. 

RuviOLi,  p.  647. 
Sacheri,  p.  lOI. 
Sapolini,  p.  466. 

SCHMIEDT,    p.    30Ì;. 

Serafino,  p.   746. 
Sforzi,  p.  639 
SiKORSKY,  p.  625. 
Silva  Ama  do,  p.  611. 

SONDERECr.ER,   p.    6l6. 

SORMANI,  p.  401,  411,  42 J. 

SOVKA,   p.    284. 

Staib,  p.  848. 

SlRUCK,   p.   291. 

Superchi,  p.  225. 
Tarchini  Bonfanti,  \\  653. 
Tassani,  p.  874. 
Tebaldi,  p.   158. 

TllìALDI,   p.    5. 
TOALDI,    p.    855. 

TONINETTI,  p.  459. 
Torelli,  p.  779* 
Trélat,  p.  622. 
Uffelmann,  p.  61. 
Vallin,  p.  613,  773- 
Varrentrap,  p.  003. 
Verga,  p.  139. 
Veronese,  p.  874. 
Visconti,  p.  4^6, 
Vogt,  p.  743. 
VoiGT,  p.  743. 

WlNDERLING,   p.    207. 

Wvss,  p.  619. 
Zampa,  p.  441. 

ZiEGLEK,    p.    617. 

Zoccoli,  p.  466. 
ZuccHi,  p.   147,  4<^*^- 


^1 


.*• 


FINE  DEL  QUARTO  VOLUME. 


=■-1 


^    > 


>      fé 


^     ■>     i 


■'é 


>      > 


^  I 


/ 


/ 


f 


I . 


904   — 


MOCENIGO,  p.    207. 
MOLINARI,  p.  872. 

Moretti,  p.  799. 
MoRSF.LLi,  p.  28,  143,  223. 
Mosso,  p.   139,  801. 
Musatti,  p.  182. 
Mussi,  p.  207. 
Napias,  p.  441,  775. 
NosoTTi,  p.   107. 


Parola,  p.  20.  435,  439,  441,  639,  874. 

Parrot,  p.  895. 

Parson,  p.  749. 

Pasteur,  p.  585,  587. 

Pelloggio,  p.  466. 

Perroncito,  p.  639. 

PFLtìGER,    p.    625. 

Piana,  p.  832. 

Pietra,  p.   140,  375.  495- 

Pini,  p.  68,  74,  147.  i49.  201,  O16,  765, 

783.  788,  832,  868,  869,  S80. 
Predieri,  p.  207. 
Prosdocimi,  p.  418. 
Proust,  p.  609 
Raimondi,  p.   140,  375,  495. 
Kaseri,  p.  1S5. 
Riga,  p.  101. 
Rinaldini,  p.  798. 
Kezzara,  p.  874. 

ROLLET,   p.    621. 

Rossi  E.,  p.   549. 
Rossi  F.  G.  ,  p.  657. 
Rossignol,  p.  592. 
Rovini,  p.  241,  321,  4S1. 
Rozsaiiegvi,  p.  286. 


Ri:let,  p.  608. 
Ruvioli,  p.  647. 
Sacheri,  p.    lOI. 
Sapolini,  p.  466. 

SCHMIEDT,    p.    308. 

Serafino,  p.    746. 
Sforzi,  p.  639 
SiKORSKY,  p.  625. 
Silva  Amado,  p.  611. 

SONDEREGGER,  p.  6l6. 
SORMANI,  p.  401,  411,  42J,  Cit 
SOYKA,  p.  284. 

Staib,  p.  848. 
Struck,  p.  291. 

SUPERCHI,    p.    225. 

Tarchini  Bonfanti,  p.  653. 
Tassant,  p.  874. 
Tkbaldi,  p.   158, 

TllIALDI,   p.    5. 
TOALDI,    p.    855. 

Toninetti,  p.  459. 
Torelli,  p.  779. 
Tri^.lat,  p.  622. 
Ufkf.lmann,  p.  61. 
Vallin,  p.  613,  773. 
Varrentrap,  p.  003. 
Verga,  p.  139. 
Veronese,  p.  874. 
Visconti,  p.  4^6. 
VoGT,  p.  743. 
VoiGT,  p.  743. 

WlNDERLlNG,   p.    207. 

Wyss,  p.  619. 
Zampa,  p.  441. 

ZiEGLtK,    p.    617. 

Zoccoli,  p.  466. 
ZuccHi,  p.  147,  406. 


.-• 


FINE  DEL  QUARTO  VOLUME. 


.*  ' 


mi  1-1  .      _ 


fi        •> 


>        1* 


^        > 


■>    >   : 


>    > 


>    * 


e 

lì 

> 

■!i 

;  r 

> 

« 

i    1   . 


i; •■■-v-'f  ••  * ' 


l 


t  \ 


N