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GIORNALE
DELLA
SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
GIORNALE
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ANNO QUARTO.
(Volume IV.)
ZV. John 8, BUUngs,
MILANO
STABILIMENTO GIUSEPPE CIVELLI
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Ipublic librarci
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PARTE PRIMA.
MEMORIE ORIGÌÌ^ALL
LA CURA CLIMATICA GRATUITA AI FANCIULLI GRACILI
ALUNNI DELLE SCUOLE ELEMENTARI COMUNALI
DI MILANO.
Kelazione sanitaria
del Dottor Ariberto Tibaldi.
Nell'ademplere all'onorifico incarico di presentare la relazione degli efTettii
fisici che si verificarono nei fanciulli inviati ad Esino per la cura clitnaticai
è mio intendimento di non divagare in un inutile sfoggio di parole, ma di
attenermi, per quanto mi sarà possibile, al linguaggio più eloquente delle
cifre. Da queste sarà dato rilevare meglio i benefìci risultati ottenuti i quali,
e saranno argomento di giusta compiacenza per 1* opeta caritatevole, e ag-
giungeranno novello incitamento a proseguire nella nobile via tracciata, e
ad allargare sempre più la cerchia della nascente istituzione.
Incomincio con rapidi cenni storici. 0
È noto come il primo a concepire Tidea di procurare agli scolari gracili
e poveri della città il soggiorno in campagna durante le vacanze autun-
nali, fu certo Bion, pastore di anime in Zurigo, il quale nel 1876 condusse
seco in escursioni campestri 94 fanciulli allo scopo di ristorarli dalle fatiche
d^li stud!, e di rinfrancarne la malferma salute (0.
(i) Giamaìe della Società Italiana et igiene — Anno I, N. 6; Anno III, N/ 3,
— 6 —
Il generoso tentativo del buon pastore di Zurigo, ripetuto per due anni,
diede risultati troppo evidenti perchè potesse restare a lungo isolato. Nel
1878 infatti a Francoforte sul Meno si costituisce un Comitato di filantropi,
il quale, coadiuvato da una Cona missione medica, rinnova l'esperimento,
giovandosi di tutte le norme dalF igiene suggerite per procurargli indirizzo
scientifico e quindi più efficace: tenutosi conto nella scelta del peso e della
statura, 97 alunni delle scuole pubbliche, malaticci per insufficiente nutrizione
e per essere costretti a vivere in locali angusti e malsani, vennero divisi in
piccole colonie, che furono disperse in campagne salubri ed ospitate nelle
case dei contadini, oppure in modeste abitazioni prese a pigione o gratui-
tamente offerte da persone caritatevoli.
Gli splendidi effetti conseguiti in questo esperimento, permisero al Co-
mitato di Francoforte di dare alla novella opera un assetto stabile e defi-
nitivo e di aumentare successivamente il numero dei fanciulli inviati al sog-
giorno campestre. A questo proposito dalla quarta relazione del dott. Var-
rentrapp, edita nel corrente anno, si rileva che i fanciulli ammessi alla cura,
i quali sommavano, come si disse, a 97 nel primo anno, nel quarto sono
ascesi a 179 tra maschi e femmine, tanto che nel quadriennio 1878-79-80-81
si venne a raggiungere il numero complessivo di 574 beneficati (0.
Quasi contemporaneamente alla costituzione del Comitato per il soggiorno
climatico agli scolari gracili di Francoforte, uno simile ne viene stabilito a
Basilea, e poco dopo vediamo sorgere sodalizi tendenti al medesimo scopo
a Dresda, a Stuttgarda, a Berlino, a Lipsia, a Vienna, a Colonia, a Magde-
burgo e in altre città della Svizzera, del Belgio, della Germania ed in
America. Nel Wiirtemberg la regina accoglie la nuova Istituzione sotto la
sua protezione diretta. In Prussia il ministro dei culti le accorda tutto il
suo appoggio. A Berlino ne presiedono il Consorzio Tex ministro Falck e
la principessa ereditaria Vittoria, la quale non manca mai di assistere alla
partenza e al ritorno delle colonie. In questa stessa città finalmente , in
occasione del Congresso delle Associazioni per le Opere Pie della Germania,
ebbe luogo il 15 dicembre scorso una riunione dei singoli Comitati per la
cura climatica , all' intento di discutere sui provvedimenti da adottarsi per
il migliore andamento di tale Istituzione.
A Milano, la città filantropica che fra le molte opere pie, di cui va su-
perba, vide sorgere nel proprio seno e prosperare per solo impulso di carità
(i) Vierter Bericht des Vorstandes des Frankfurter Vercins J'ùr Ferienkoloniecn hràrt'
klicher Schulkinder — Frankfurt^ Dicembre 1881.
{^Tata gli Ospizi dei bagni marini per i fanciulli scrofolosi, la cura climatica
a beneficio degli scolari gracili non poteva a meno di tiovare caldi fautori.
Nella primavera di quest'anno per nobile iniziativa del sig. Filippo Weill-Schott,
già noto alla città nostra per i molti atti di illuminata beneficenza, e col
concorso di due altri generosi, il prof. Tito Vignoli e l'assessore Gaetano
Vimercad, si costituì un Comitato promotore (0, il quale diede tosto opera
sfla raccolta delle offerte , e agli studi per V impianto della vagheggiata
Società.
In poche settimane i mezzi pecuniari erano pronti , compilati i progetti
à* Statuto e, di Regolamenti, e si stabiliva :
i.^ di fissare ad un mese il benefìcio del soggiorno climatico, da ac-
cordare a ciascun fanciullo per tre anni consecutivi ;
3.° di limitare per il primo anno a 60 il numero dei fanciulli, col
proposito di aumentarlo progressivamente di anno in anno in modo pro-
porzionato ai mezzi di cui verrebbe a disporre la Società ;
3.^ di inviare i fanciulli al soggiorno climatico in due riprese ^ for-
mando squadre di 30 individui ciascuna, non potendosi, in causa del diverso
eterna di divisione della proprietà agricola in Italia, adottare il metodo
tenuto in Germania, di separare i fanciulli in piccole colonie da collocarsi
presso le famiglie dei contadini ;
4.° di scegliere come luogo di vacanza per l'anno in corso Esilio,
situato alle falde del monte Codeno a 900 metri sul livello del mare , al
disopra un pajo d* ore di Varenna (lago di Como). Questo paese era stato
da me visitato, in unione col sig. Zambelletti , per incarico del Comitato
promotore, e riconosciuto dotato dei requisiti richiesti per costituire una
conveniente stazione climatica.
La prima adunanza generale dei Soci potè essere indetta il giorno i.^ luglio.
In essa, dopo che il Comitato promotore ebbe dato comunicazione del pro-
prio operato, si procedeva alla discussione ed approvazione dello Statuto e
dei Regolamenti, e si nominava il Consiglio Direttivo e la Commissione
medica (^). Per tale guisa la Società pel soggiorno climatico gratuito ai
(i) Composto, oltre i sullodati , dai sigg. : Antongini Carlo, Bernardoni Filippo, Branca
Giuseppe, De-Cristoforis dott. Malachia, Porro prof. Edoardo, Villa Achille.
(2) II- primo riuscì composto dei sigg. : cav. dott Malachia De-Cristoforis, presidente —
prof. car. Tito Vignoli, vice-presidente — assessore cav. Gaetano Vimercati, ispettore —
car. Achille Villa , cassiere — Filippo Bernardoni — cav. Giuseppe Branca — deputato
conte Leopoldo PuUè — dott. Ariberto Tibaldi — Lodovico Zambelletti — Filippo
Wcill-Schott, consiglieri — dott. Pompeo Cervieri, segretario.
La seconda dei sigg. : dott. cav. Malachia De-Cristoforis — prof. cav. Edoardo Porro
- dott Ariberto Tibaldi.
' — 8 —
fanciulli gracili, alunni delle scuole elementari comunali veniva definitiva*
mente costituita, e Milano può oggi vantare un'istituzione di più, < la più
salutare istituzione igienica e filantropica > (i).
Il Consiglio Direttivo si occupò tosto di fornire Esino di tutto quanto era
necessario per ricevere la piccola colonia. Per la sorveglianza vennero as-
sunti il maestro sig. Giuseppe Ceresa, quale dirigente, e le maestre signore
Sacchi e Terreni; queste benemerite persone si offersero spontanee al
delicato officio, ed è per me cosa sommamente grata il potervi dichiarare
che la intelligente e solerte opera da loro prestata fu superiore ad ogni
encomio e si merita quindi tutto il vostro plauso. Un cuoco e due inser-
vienti componevano il personale di servizio (2).
Ad agevolare la scelta dei fanciulli da inviare ad Esino, venne deliberato
di officiare i direttori delle varie scuole elementari comunali, perchè voles-
sero proporre ciascuno 5 dei loro alunni, nati nell'anno 1874, i quali pre-
sentassero a loro giudizio i requisiti richiesti per abbisognare del soggiorno
climatico. Furono 114 i proposti; 92 soltanto. si presentarono alla visita
della Commissione medica per la scelta definitiva.
Il Consiglio Direttivo aveva disposto che la stagione della cura, dovendo
durare complessivamente due mesi, comprendesse la seconda metà di luglio,
tutto il mese di agosto e la prima metà di settembre; se non che il pro-
lungamento delle scuole sin quasi alla fine di luglio fece ritardare la par-
tenza dei fanciulli di una quindicina di giorni. La prima squadra infatti parti
per Esino il i .° agosto e vi soggiornò fino al 3 1 ; la seconda squadra partì
il i.® settembre e fece ritorno a Milano il i.° ottobre.
Ai parenti era fatto obbligo di munire ciascun fanciullo chiamato per la
cura, di un cappello di paglia, di due paja di scarpe, di un abito di ricambio
e di sufficiente biancheria (3). La Società fece dono a tutti di un giubbon-
cino di lana.
L* itinerario seguito fu eguale per le due squadre ; entrambe vennero da
me accompagnate lungo tutto il viaggio infino ad Esino.
Da Milano ci portammo a Lecco in ferrovia. Quivi i fanciulli trovarono
preparata una refezione offerta dal signor Albertini, proprietario dell'albergo
della Croce di Malta, il quale provvide pure al gratuito trasporto in omnibus
dalla stazione ferroviaria alla riva del Lago.
(i) Prof. Spatuzzi: — Prolusione al Corso d'Igiene nella /?, Università di Napoli;
1881-82.
(2) Regolamento per la stagione della cura.
(3) Regolamento per l'ammissione dei fanciulli. — Art. 6.
— 9 —
Imbarcatici sul piroscafo, giungemmo verso sera a Varenna, donde a piedi
saHmmo in mezz'ora a Perledo. Essendosi preventivamente stabilito di pernot-
tare in questo paese, il medico, sig. dott. De-Rossi, aveva disposto perchè
i £uicialli fossero ospitati e rifocillati presso famiglie agiate caritatevoli. Il
mattino seguente, scortata da sufficiente numero di muli, la piccola comi-
tiva si incamminò vispa e giuliva su per la strada di Esino, ove si arrivò
in circa tre ore, compresa una lunga sosta fatta a metà cammino per il ri-
poso e la colazione.
Tutto il pittoresco viaggio non fu che un continuo inno di giubilo e di
ammirazione, che questi poveri fanciulli, nati e cresciuti nell'afa morbosa
deDa città, innalzavano ali* aspetto delle bellezze magiche dalla natura rive-
late per la prima volta al loro sguardo attonito nello splendido paesaggio
che attraversavamo.
Ad Esino la sorveglianza sanitaria fu affidata al suUodato sig. dott. De-
Ròssi; la amministrativa al sig. Rusconi, direttore di un opifìcio di pro-
IHÌetà del sig. Gavazzi, il sig. Fattori, farmacista di Varenna, si adoprò nel
modo più efficace specialmente pel trasporto delle masserizie. Il Consiglio
Direttivo, in attestazione di riconoscenza per il disinteressato ajuto prestato
alla Società da questi tre benemeriti e dal sig. Albertini, li proclamò Soci
^datori.
L'orario pei fanciulli durante il soggiorno climatico era stabilito per modo
che ai pasti si alternassero le passeggiate, i riposi, le ricreazioni, il sonno,
nn po' di ginnastica (0. Il vitto consisteva in: latte, mattina e sera; mi-
nestra di riso o di pasta e carne con vino, a pranzo : salame o formaggio,
a merenda: in tutti i pasti, pane a volontà (2).
Durante il soggiorno ad Esino i fanciulli ricevettero la visita di parecchie
(1) Orario — Ore 6. Levata, puliiia, preghiera, ricreazione. — Ore 7 : Prima colazione. — Dalle
«re 7 1/3 alle zx : Passeggio in colonna, che non oltrepassi t a chilometri. Riposo di un'ora alla meta,
catL re/ezipiu di ^ane. Ritorno, con liposi alternati. — Dalle ore it alle za: Pulizia, riposo. — Ore la,
J*ramxa. — Dalle ore 12 1/3 all' i: Ricreazione. — Dalle ore z alle 2 i/a: riposo e sonno. — Dalle
ore 31/2 alle 4: Applicazione (canto, poesie, dimostrazioni, specialmente racconti che rafforzino il senti-
Beato morale e patriottico). — Ore 4 : Merenda. — Dalle 01 e 4 1/3 alle 7 : Ginnastica e passeggio. —
Ore 7: Ctn«. — Dalle ore 7 alle 8: Ricreazione, preghiera. — Ore 8: A Ietto.
(2I Vitto — Prima colazione a ore 7 : Latte grammi 300 (caflc brulé). Pane a volontà. — Refezione a
acre zo circa: Pane a volontà. — Pranzo SLort 13: Minestra (riso o pasta grammi 75 e legumi). Carne
gzmmzai zoo. Vino grammi Z50. Pane a volontà. — Merenda a ore 4 : Pane a volontà. Formaggio o sa-
lame grammi 35. — Cena a ore 6 z/3 : Latte grammi 300 alternato con minestra grammi 75. Pane a
volontà.
Ordine del pranzo — Domenica: Risotto, manzo a vapore. — Lunedi: Riso in brodo con legumi,
■Jszo allesso. — Martedì: Pasta in brodo con legumi, manzo allesso. — Mercoledì: Riso in brodo
e» legumi, manzo a vapore. — Giovedì : Pasta condita, manzo allesso. — Venerdì : Risotto , manzo
allesso. — Sodata: Pasta in brodo con legumi, manzo allesso.
IO
egregie persone di Milano, fra le quali mi è caro ricordare i membri del Comi-
tato, signori cav. Branca, cav. dott. De-Cristoforis, assessore cav. Vimercati.
Quest'ultimo anzi vi si fermò più giorni, ed anche lassù trovò modo di
affermare maggiormente l'esistenza della nostra Società e di accrescerne il
patrimonio. In un convito degli Alpinisti, reduci da un'escursione alla Grigna,
seppe col concorso di alcune gentili signore villeggianti promuovere a favore
della nostra Istituzione una lotteria, la quale sortì insperati successi. Allo stesso
intento il sig. Zambel letti si adoprò qui in Milano presso i promotori della
Indisposizione Artistica, i quali misero a disposizione nostra un non indif-
ferente numero di biglietti. Ed oggi per voto unanime del Consiglio Diret-
tivo abbiamo l'onore di contare fra i Soci fondatori della Società per la
cura climatica il Club Alpino e la Famiglia Artistica.
Ed ora eccomi ad informare di tutto quanto concerne la parte veramente
sanitaria dell' Istituzione. Perciò che riguarda la parte amministrativa, valga
l'estratto del Bilancio (0.
U solo aspetto esteriore, si sa, non è sufficiente dato per giudicare della
costituzione fisica di un individuo; nella scelta quindi dei fanciulli da am-
mettere alla cura, io doveva attenermi, sull'esempio delle altre Commissioni
mediche che mi precedettero in questo lavoro, specialmente ai due criteri
del peso e della statura. Si incominciò adunque dal trovare il peso e dal
(i) Bilancio consuntivo delia Società per la cura climatica per l'anno i8Si,
Introiti.
Per Mottofcrisioni L.
Ricavo lotteria Club Alpino Italiano >
> vendila Biglietti Indsip. Àriiitica. »
Interessi maturali >
L.
7130.
371.
4%.
12.
8009.-
Dlmost razione delle BiniAneiise.
Contante effettivo prctio il Tesoriere. .... L
Interessi esistenti nel libretto >
Masserizie calcolate ali 80 per 100 »
Tot ALI..... L.
3546.
12.
132.
3d9J.-.
Spese.
Per vitto propriamente detto L.
> bucato, illuminatioiiK, eco a
• viaggi o per trasporlo masserizie •
» personale di sorveglianza e di servizio. >
> masserizie depurate dair esistente cal-
colato airtK) per 100 >
a affltio caseggiato in Esino a
a oggetti di vestiario e riparaz. agli stessi a
» am mini «trazione a
Straordinarie a
L.
Rima:iei«zb attive.... »
L.
1907.61
232.58
512.65
632.75
280.32
800.—
185.80
150. 29
12.-
4319. —
3690.—
8009.—
DImoitnislone delle quote di costo
di cadaun beneficato.
Quota mensile
per
ciascuno
Spesa
per vitto, ecc.
Cei
eneflcati
Lire
4319.. -
Lire
71. 80
Quota
giornaliera
per
ciascuno
Lire
2. 28
— II —
misorare l'altezza di tutti i 92 alunni proposti dai direttori delle scuole. Le
afte per tal modo otteoute, messe tra di loro a confronto, mi fornirono i
dati per eliminare i meno bisognosi di soggiorno climatico.
I 60 che risultarono meritevoli dì essere presi in considerazione, vennero
ìa segnilo assoggettati ad una seconda visita, nella quale si misurò la ar-
cafereitza del torace, la capacità vitale, la forza muscolare e si fece l'esame
lidio itato presente, corredandolo di tutte quelle notizie sui precedenti che
«gHo servissero a stabilire le deplorevoli condizioni sanitarie di ciascun
Gnaulio. In questa visita riuscirono per malattia esclusi 4, i quali furono
ustituiti da altrettanti che figuravano come i più gracili fra quelli già stati
dminati da prima nella visita generale.
Dei 60 ammessi in modo definitivo, i 30 che maggiormente presenta-
nno le note della debolezza costituzionale, vennero iscritti per la prima
ipedizione, per la seconda gli altri.
Dopo il ritorno da Esino i fanciulli furono sottoposti ad una terza visita,
Bdh quale si rinnovò l'esame dello stato presente e si ripetè la ricerca di
nttì gli elementi che erano già stati notati prima della partenza.
Nel < Registro delle Annotazioni Cliniche (1) > che riporto, si può riscon-
tate tutti i dati ottenuti mercè questa duplice operazione, come pure si
donno riassunti i principali dì essi nella Tabella seguente, dove figura
dresi la differenza che si verificò fra i valori ottenuti avanti e quelli
dopo la cura.
(1) Modulo del Registro :
— IJ ^
TABELLA
del peso, della statara e della forza mossolare avanti e dopo il soggiorno ad
Prima Colonia — dal i,^ al 31 agosto.
%
I
2
3
4
5
6
7
S
9
IO
II
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
Cognome e Nome
Crespi Francesco
Montanari Achille ....
Scaltriti Benvenuto. , . .
Pessina Luigi . . •
Brasca Serafino
De Vecchi Angelo, . . .
Mantegazza Ambrogio .
Fumagalli Luigi
Manzella Edoardo ....
Sereni Raffaele
Scaramuccia Valentino.
Maj occhi Augusto <*) . .
Zenoni Severo t'^
Mazza Alfonso
Leoni Luigi
Dabbene Giuseppe. . . .
Crespi Pietro ^^^
Cugola Serafino
Gatti Marco
Corti Angelo
Monticelli Camillo ....
Saporiti Fausto t*J . . . .
Viscardi Alberto
Jotti Alfonso
Sacconaghi Giuseppe . .
Sgarietta Luigi
Alfieri Virgilio , .
Fagnani Camillo
Bistoletti Luigi
Girompini Ettore
Nicoletti Umberto . . . ♦
Età
7
8
8
8
8
9
9
8
8
II
7
8
9
9
9
io
8
8
8
8
8
8
8
8
8
8
IO
8
8
8
8
Peso
Arasti
la cara
la cara
20
19
19
16
19.4
17.8
17
18.4
17.6
16.3
19.4
16.4
16. 2
21.4
18
27
20
17.5
17
19.5
20
20. 2
21.3
20.6
17.3
17
19.2
21.8
19.5
22.6
16
Diffe-
rema
21.3
1.3
113. 5
20.4
1.4
115
23
4
120
17.6
1.6
no. 5
21.9
2.5
120.5
19.3
1.5
loS
19.9
2.9
no
18.6
0.2
112. 5
18.7
I. I
III
19. 1
2.8
112. 5
21.3
1.9
no
—
112
—
^^~
112.5
23.6
2.2
118. 5
19 3
1.3
109.5
29.3
2.3
129.5
—
—
124
20
2.5
114
18.7
1.7
in
20. 2
0.7
117
21. 2
I. 2
"5
—
—
118
22. 2
0.9
119
25.9
4.3
124
18.7
1.4
118
21. 2
4.2
120
20.8
1.6
109
22. 6
0.8
125
21
1.5
n7. 5
24.4
1.8
124
19. 6
3.6
108
Statura
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111. 5
112. 5
III. 5
"5
III
n9.5
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131. 5
n4. 5
112
n7.5
116.5
121
125.5
119
121
109.5
125.5
117. 5
124.5
109
Ditfe-
renxa
1.5
0.5
o
I
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I
1.5
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0.5
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Forza muse
Aranti
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Dopo
la (ara
9
5.
4
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6.5
7.5
7.5
12.5
6.5
8
7
(x) Non si presentò alla visiu — (a) id. id. — (3) id. id. — (4) id. id.
Seconda colohu — Dal i." settembre al i." ottobre.
CocNOUE s. Nome
Btrgomi Carlo
Muraccbi Giulio
Poli! Pietro
Re Giovanai
Citmoca Paolo
Barege' Giovanni
Zimbelli Elia O
Plelesleinet Giuseppe. .
Grippa Pietro
Della Vecchia Aquilino
Lai' ActDio
Bianchi Francesco ....
Cerri Attilio
BatUDct Augusto
Cilterio Esle
Ultrocchi Clemente . . .
TMttti OtUvio
GiUi Siro
Tombeii Angelo
Gheui Aristide
Mirgutti Luigi
SpreaGco Luigi
Vescovi Giuseppe
Bollini Alfredo
LHraldi Enrico
Comolii Eligio
Lodi Guglielmo
DeU'Oro AchUle
Femiio Alfredo
Foni muicolan
i) Ebbe febbre per parcc
Di questa Tabella può farsi il seguente riassunto :
Dei 60 fanciulli, che dovevano presentarsi alla visita per comprovare i
tisultatì avuti dal soggiorno di Esino, mancarono 4 della prima spedizione.
Dei 56 Tiuttti si trova che :
~ 14 —
In riguardo al peso:
Non diminuì nessuno.
Restarono al di sotto di i Kilog. N. 5
Aumentarono da i a 2 • » 16
» » 2»3 » » 15
» » 3»4 * * 14
Raggiunsero od oltrepassarono i .... 4 » » 6
Totale N. 56
nto alla statura :
Restarono stazionari
N. 5
* al di sotto di i Centim.
» IO
Aumentarono da . . i a 2 »
• 25
» » .. 2 » 3 »
* 12
» » . . 3 » 4 *
• 3
Raggiunsero i 4 »
» I
Totale N. 56
Nella FORZA muscolare:
Diminuirono da i a 0,5 Kilog.
Restarono stazionari o al disotto di i
Aumentarono da i a 2
» » 2»3
» » 3 » 4
Raggiunsero od oltrepassarono i . . . 4
N. 3
12
9
7
Totale N. 56
Mettendo fra di loro a riscontro le cifre che rappresentano la differenza
dei valori segnati su questa Tabella, sarà facile rilevare, che mentre fra il
peso e la statura esiste in genere un reciproco rapporto , lo stesso non
si verifica per la forza muscolare.
Questo fatto che, scorrendo il € Registro delle Annotazioni cliniche >, risalta
con maggiore evidenza in riguardo alla circonferenza del torace e più spe-
cialmente alla capacità vitale, è in massima parte da attribuirsi alla diffi-
coltà di ottenere che i fanciulli si prestino ad una esatta misura. Tale
difficoltà venne incontrata anche dal Comitato di Francoforte, il quale per
ciò appunto non si preoccupa di misurare né la capacità vitale, né la cir-
conferenza del torace, né la forza muscolare, ritenendo la ricerca di tali
— 15 —
dementi come lavoro inutile. Modificando la dimensione degli strumenti
necessari ali* uopo, in modo da ridurli alla portata dei piccoli ragazzi che
sono oggetto delle nostre osservazioni, ed usando nella visita maggiore
pazienza di quello che la ristrettezza del tempo non mi abbia permesso di
irere in quest' anno , io confido di poter presentare per V anno venturo
ttco i valori mancanti nella suesposta Tabella in perfetto accordo col peso
e colla statura.
Una circostanza, sulla quale mi preme di fissare l'attenzione, è questa:
h ?isita dei fanciulli ritornati da Esino, per cause non imputabili alla Com-
missione medica, dovette essere ritardata di tre settimane per quelli della
pcima spedizione, di sei circa per quelli della seconda, venne, cioè, praticata
in prossimità dell'epoca che le statistiche del dott. Varrentrapp dimostrano
corrispondere ad una diminuzione dell' aumento di peso che si suole otte-
nere, visitando i fanciulli appena ritornati dal soggiorno climatico. A togliere
ogni dubbio che i favorevoli effetti a questo conseguenti fossero da ascriversi
per la massima parte al vitto più abbondante e sostanzioso, il Comitato di
Fiancoforte adottò la pratica di pesare ciascun fanciullo reduce dalla cura
ad intervalli di 4 settimane. Da questa ricerca risultò che l'aumento di peso
ottenuto subito dopo il ritorno, diminuisce d' alquanto verso la quarta set-
timana, per restituirsi alla proporzione di prima nell'ottava, e potè dedurre
àe la sosta od anche il regresso nello sviluppo organico che si manifesta
appena i fanciulli ritornano nelle condizioni sfavorevoli della vita in città,
son dura, ma anzi fa luogo ad un ulteriore incremento, e che per ciò nel
aaggior numero dei casi viene ottenuto un benefico impulso permanente, il
^e trionfa in gran parte della influenza perniciosa del soggiorno presso i
parenti. Sgraziatamente le nostre osservazioni non praticate in tempo debito,
aè ripetute sufficientemente, ci pongono in grado di dare la conferma di
tale risultato, perocché calcolando a 56.6 chilogrammi l'aumento di peso
complessivo dato dai fanciulli della prima spedizione, e a 83 chilogrammi
(pieOo fornito dai fanciulli della seconda, abbiamo pei primi una differenza
ia meno di 28.4 chilogrammi , la quale non rappresenta che il peso pro-
porzionale corrispondente al mese di ritardo frapposto alla visita dei secondi.
Anche a codesta lacuna mi riservo di riparare l'anno venturo, e con tanto
naggiore impegno in quanto che una accusa capitale so che è . stata mossa
alk nostra istituzione ; da taluni essa è ritenuta nientemeno che inutile, per la
(ttsonzione che ritornati in seno alla loro famiglia nelle condizioni di prima, i
faiciiilli abbiano tosto a perdere quanto hanno guadagnato dalla campagna.
Ad ottenere meglio il mio intento, io mi propongo di scegliere i fanciulli da
— i6 —
inviarsi al soggiorno climatico, per lo meno tre mesi prima della partenza,
e di pesarli poi di mese in mese per un intero semestre; in tale modo
potrò avere i valori mensili del peso ottenuti prima e dopo la vacanza,
che messi fra loro a confronto/ forniranno i dati precisi per accertare , se
i vantaggi acquistati sono in realtà duraturi, come hanno già dimostrato le
osservazioni del Comitato di Franco forte, o invece riescono solo fugaci.
Per ultimo mi è di grande soddisfazione poter riferire che durante il
soggiorno ad Esino non si ebbe neppure un caso di malattia: non poten-
dosi come tale considerare un po' di imbarazzo gastrico a cui andarono sog-
getti 3 fanciulli, i della prima e 2 della seconda spedizione, il quale non
durò più di un giorno, né richiese l'intervento del medico, tanto che i fisu"-
maci, dei quali l'egregio sig. Zambelletti aveva largamente a proprie spese
fornito le colonie, furono riportati a Milano pressoché intatti. Lieto presagio
per gli anni avvenirci
Termino, mettendo sott'occhio a mo'di conclusione alcuni
Specchietti di confronto fra la media fisiologica del peso , della statura e
del loro accrescimento mensile, e la media degli stessi valori presentata dcU
fanciulli ammessi alla cura climatica dal Comitato di Francoforte e da
quello di Milano,
I. Peso.
Età
anni
Media
fisiologica
Media
Francoforte
Media
Milano
8
9
Kilog. 20. 5
> 21.8
Kilog. 20. 7
a 21. 2
Kilog. 19. 0
* 20.0
IL Accrescimento
MENSILE DEL PESO.
Età
anni
Media
fisiologica
Media
Francoforte
Media
Milano
8-9
9-10
Kilog. 0. 14
» 0. 20
Kilog. 0.96
» 0.94
Kilog. 0.94
> I.OO
TU.
Statura.
Età
anni
Media
fisiologica
' Media
Francoforte
Media
Milano
8
Centim. 118. 0
Centim. 116. 7
Centim, 115. 5
9
> 121. 0
» 118. 2
> 116.6
IV, ACCRESaMENTO
MENSILE DELLA STATURA.
Età
anni
Media
fisiologica
Media
Francoforte
Media
Milano
8-9
Centim. 0. 47
Centim. 0.38
Centim. 0. 52
9-10
a 0.21
» 0.47
» 0.53
— 17 —
Dairesame di questi specchietti è ovvio il dedurre che raumento mensile
Terìficatosi tanto pel peso che per la statura nei fanciulli dopo il soggiorno
di Esino, è nel complesso più soddisfacente di quello segnato dalle stati-
sdchc del dott. Varrentrapp, e che in ogni caso è di gran lunga supe-
liore a quanto si verifica normalmente.
Però nello specchietto che contempla il peso, deve colpire un dato il quale
appare contraddittorio: la media dei fanciulli di 8 anni ammessi dal Co-
mitato di Francoforte, supera di 2 ettogrammi la nostra media normale.
Qaesta apparente contraddizione si spiega, avvertendo che mentre da noi
si tenne come termine di confronto la cifra trovata dal prof. Pagliani pei
£mcialli poveri (0, il Comitato di Francoforte si servi per base delle proprie
osservazioni della media calcolata dal Quetelet in chilogrammi 21,6.
Non ostante questa rettifica sta però sempre il fatto, che la differenza fra
la media presentata dai fanciulli da noi visitati e la media fisiologica è di
quasi il doppio, paragonata a quella dei fanciulli che a Francoforte vennero
considerati come bisognosi di campagna. Questo fatto assai sconfortante per
noi, e che io vi traduco in cifre perchè meglio ne risalti la evidenza:
Media norm. Pagliani Kil. 20. 5
» » Quetelet » 21.6
Media scolari Milano .... Kìl. 19. o
» » Franco forte » 20. 7
Differenza Kil. i. 5
» » 0.9
Differenza in meno per gli scolari di Milano Kil. o. 6
d dimostra quanto urgente sia in Milano il bisogno di provvedere colla
massima alacrità al miglioramento dello sviluppo fisico degli scolari.
Né si voglia supporre in me la pretesa di enunciare cosa nuova : io non
&cdo che porre una volta di più, coli' appoggio delle cifre e in un caso
speciale, il problema umanitario che da tempo occupa cuore e mente di
flantropi, di scienziati, di legislatori; problema, la cui soluzione ha fatto in
questi ultimi anni rapidi passi, mercè la importanza sempre maggiore che
Ta acquistando la igiene privata e pubblica.
Fra le istituzioni cittadine che si occupano della fanciullezza, ho già men-
tovato gli Ospizi dei bagni marini per gli scrofolosi, come quelli che pre-
sentano i maggiori punti di affinità col soggiorno climatico. Sorti per in-
teUigente e solerte operosità di un insigne filantropo, il cav. dott. Ezio
Castoldi, gli Ospizi dei bagni marini incontrarono ben presto, come tutte le
opere di vera ed illuminata beneficenza, il favore del pubblico, ed oggi.
(s) Pagliani : £^ tvilup^o wnano, ecc. — > Giora. della Società hai. d' Igiene, Anno I, K. 4, 5 e 6.
2
— i8 —
ricchi di mezzi e protetti da privati, da enti morali, da autorità pubbliche,
vanno moltiplicandosi per tutta Italia e salgono sempre più in onore presso
le altre nazioni.
Se non che il concetto fondamentale che informa le due istituzioni,
è cosi sostanzialmente distinto, da lasciar a ciascuno di esse un campo
di azione tutto afTatto proprio : la cura climatica sarà di complemento, ser-
virà a riempiere una lacuna, alla quale non possono provvedere gli Ospizi
dei bagni marini, ma non potrà mai riuscire a questi di inciampo, né inva-
derne le attribuzioni.
Gli Ospizi dei bagni marini infatti si preoccupano più specialmente di
correggere le manifestazioni, già in atto, di una forma morbosa, la scrofola,
nella quale si compendiano pressoché tutti i malanni che alla debole co-
stituzione fanno capo ; mentre la cura climatica cerca di prevenire queste
manifestazioni, facendo scopo delle sue cure fanciulli semplicemente gracili,
i quali, sussidiati in tempo con vitto sufficiente ed appropriato e messi in
condizioni di poter respirare l* aure pure e balsamiche dei monti, sono su-
scettibili di tale impulso nello sviluppo organico, da poter poi sfuggire ai
tanti pericoli che nella debolezza congenita ed acquisita trovano la loro
prima origine.
E fu savio provvedimento quello dei fondatori di questa istituzione di
restringerne il beneficio agli alunni delle classi elementari, i quali non so-
lamente subiscono le perniciose influenze derivanti dalla miseria, ma costretti,
come sono , per buona parte del giorno alla inerzia muscolare , per atten-
dere all'applicazione intellettuale, spesso anche sproporzionata alle loro forze,
restano privi altresì di quell'esercizio corporale che serve, direi quasi, di
correttivo alla debolezza organica per chi si dedica a lavoro manuale.
Mtns sana in cor por e sano é il motto assunto dal nostro Comitato pro-
motore quale emblema della Società per il soggiorno climatico, ed oggi che
la istruzione obbligatoria apre a tutti l'adito delle scuole, il Consiglio Diret-
tivo deve sentir maggiormente la necessità di estendere la propria sfera di
azione^ perché sia elevato a proporzioni sempre maggiori Jl numero degli
alunni che devono essere ammessi al beneficio della cura.
Se non che i vantaggi della nuova Istituzione non si limitano al miglio-
ramento della costituzione fisica: altri ed importanti effetti ne conseguono,
i quali, se pure voglionsi considerare come indiretti e non esclusivi, tuttavia
non debbono essere passati sotto silenzio. Fra questi non é a disconoscersi
r utile pecuniario risultante alle famiglie dal risparmio sul mantenimento di
un individuo per un intero mese: utile pecuniario che può ritenersi nella
— 19 —
pluralità dei casi assai più giovevole di tante elemosine che si accordano
dopo lunga sequela di suppliche, di verifiche, di restrizioni, le quali, se tal-
volta valgono a riparare momentanei bisogni , giammai possono pretendere
Illa qualifica di educatrici delle masse.
Più importante vantaggio è quello della disciplina e dell' istruzione pratica
che ricevono i fanciulli durante il mese di soggiorno sui monti. Anche nelle
famiglie agiate si ode spesso lamentare che le lunghe vacanze autunnali,
distogliendo i fanciulli dall'abitudine dello studio, li rendono indocili, sbri-
gliati, disattenti, ricalcitranti alle menome occupazioni, per cui perdono in
breve bnona parte di quanto avevano guadagnato alla scuola nel corso
dell'anno. Or bene: un mese di vita comune in orizzonte spaziato, un
orario saggiamente disposto , la sorveglianza assidua di persone previdenti
ed istruite, che mantengono ima ragionevole disciplina e non omettono oc«
cacone di infondere nelle giovani menti V amore al buono e al bello , la
o>rtesia dei modi, l'affabilità nel conversare, e sopratutto l'igiene e la
politezza della persona , tanto trasandata pur troppo presso le classi indi-
genti, non rappresentano forse gli elementi precipui della morale educazione ?
Da questa relazione, dai dati statistici in essa registrati, dalle considera-
zioni svolte, è facile riconoscere quale e quanta benefica impressione per
un solo mese di vita alpestre abbia ricevuto il tenero organismo dei fan-
dolli che furono scelti per quest'anno di prova. L'utilità della Istituzione
ormai non può più essere disconosciuta, per qualunque lato la si consideri ,
e quindi l'appoggio filantropico della cittadinanza non le farà difetto ed il
saccesso coronerà gli sforzi di tutti.
20
SULLO STATO SANITARIO DELLA PROVINCIA DI CUNEO
IN RAPPORTO COLLA PELLAGRA.
Relazione
del Dott Giuseppe Parola.
Il Ministero d'Agricoltura Industria e Commercio, che vivamente s'inte-
ressa delle condizioni sanitarie della classe agricola , sulla quale in gran
parte posa il miglioramento economico della nostra contrada, con sua Cir-
colare, 28 febbrajo 1881, suggeriva una serie di provvedimenti intesi a di-
minuire l'infierire della pellagra, e poscia con altra Circolare, 24 marzo 1881,
ordinava una statistica degli individui che si trovavano affetti da pellagra
nel mese di giugno ultimo scorso. Il signor Presidente del Consiglio Pro-
vinciale di Sanità nel comunicarmi con sua lettera 23 ottobre p. p. le
risposte con disagio ottenute, m'incaricava di riferire brevemente intorno
a questo importante argomento. La ristrettezza del tempo non avendomi
permesso di poter ottenere ulteriori ragguagli a quelli davvero insufficienti
forniti dai sindaci e dai medici condotti, mi toccherà appena sorvolare sopra
una materia che richiederebbe, per una meno imperfetta trattazione, diligenti
indagini, concorso di autorità e di medici, tempo per raccogliere ed ordinare
i materiali, nonché dottrina per trarne utili deduzioni.
Ecco ciò nondimeno, giusta i dati trasmessimi, la statistica dei pella-
grosi esistenti nel mese di giugno nella nostra Provincia, divisa per Cir-
condari , per sesso , età e professioni , per quanto , relativamente a queste
ultime circostanze, potei rintracciare.
Dai riferiti quadri si scorge come questo triste malore che avvelena le
fonti della vita , ottenebra gì' intelletti ed è sorgente di misera prole , se
non è grandemente diflfuso tra noi, dà però sufficienti indizi della sua pre-
senza perchè occorra cercare i mezzi per andarvi al riparo, allo scopo so-
pratutto che il morbo non vi pigli più salde radici, e per mezzo dell' ere-
dità, o per prave condizioni economiche, si diffonda.
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Totale Generale..
— 23 —
n nostro Circondarìoi su d*una popolazione di 185,268 abitanti e con
65 Comuni, conta 12 Comuni più o meno infetti e novera 57 pellagrosi.
Soggiungo però tosto che i cinque pellagrosi notati nel territorio della città
di Cuneo , appartengono tutti alla sola sezione di oltre Gesso , le altre
andandone immuni; che i 7 casi di pellagra riferiti dai medici di Pevera-
gno, appartengono solo ad una pseudo-pellagra, ad una gastro-enterite a
forma pellagrosa, d'indole relativamente mite, e che i due pellagrosi accen-
oati per Boves guarirono nel breve spazio di venti giorni , e quindi v' ha
faiogo a dubitare che anche qui si trattasse di vera pellagra.
I Comuni più infetti sarebbero Busca, che, su d'una popolazione di 9533
abitanti, novera 20 pellagrosi e tutti in età avanzata; Villafalletto con 7
sopra una popolazione di 41 71 abitanti, e la maggior parte di pellagra
ribelle ed ostinata; Demonte, pure con 7 su 6193 abitanti, e Peveragno
con altri 7 su 6887 abitanti, colle riserve però sopra espresse.
U Circondario d'Alba, sopra una popolazione di 124,822 abitanti e con 77
Comuni, non novera che 8 di questi infetti, ma conta invece 62 pellagrosi.
Quivi troviamo un maggior numero di Comuni formanti dei piccoli centri
di endemia ; cosi Monta, su una popolazione di soli 2900 abitanti , conta
fo pellagrosi; Castellinaldo , con 1425 abitanti, novera 16 pellagrosi e
Baldissero d'Alba, su 11 70 abitanti, lamenta anch'esso 12 pellagrosi.
Più fortunato sotto questo aspetto è il Circondario di Mondov), il quale,
con una popolazione di 149,186 abitanti e con 71 Comuni, non novera che
due Comuni infetti e 16 pellagrosi; Bene, cioè, che, su 613 1 abitanti, la-
menta 15 pellagrosi, osservando ancora che questi 15 csi^ì sono stati os-
servati da due anni a questa parte; Cherasco poi, con 8866 abitanti, non
conta che un pellagroso.
II Circondario di Saluzzo invece è quello in cui trovasi maggior nu-
mero di Comuni infetti e di pellagrosi. Su una popolazione di 158,956
abitanti e con 5 2 Comuni , lamenta ben 2 1 di questi nei quali il morbo
trovasi più o meno diffuso , colla complessiva somma di 94 pellagrosi.
Quivi, Sanfront, su una popolazione di 4900 abitanti, novera 13 pella-
groa, pressoché tutti in età avanzata; La guasco, su 2065 abitanti, conta
II pellagrosi di cui 4 in età giovanile; Villanova Solaro , su solo 1748
abitanti, novera io pellagrosi; ed altri io su 3243 abitanti Scamafigi; i
piccoli e poveri Comimi di Brondello e Crissolo, su abitanti l'uno 1021 e
faltro 1074, noverano ciascuno 8 pellagrosi.
Complessivamente, la nostra Provincia, su 616,232 abitanti con 263 Co-
mani, novera. 43 di questi infetti e 229 pellagrosi.
f
-T 34 —
Volendo risalire ad un'epoca più remota, noi troviamo che la benemerita
Commissione d'inchiesta Piemontese, nel 1847, registrò, per quanto riguarda
la nostra Provincia, 8 Comuni infetti e 35 pellagrosi nel Circondario di
Cuneo, dei quali, in corrispondenza colle attuali ricerche, vediamo segna*
lati Villafalletto e Peveragno con i solo pellagroso per Comune, e preci*
puamente Busca, che, da sola, in allora contava 25 pellagrosi.
I Circondari d'Alba e di Mondovì non noveravano che un solo Comune,
e nessuno corrispondente agli attuali infetti, con 9 pellagrosi in totale.
Un cospicuo centro di endemia era invece Revello , nel Circondario di
Saluzzo, in cui a ben 250 sommavano i pellagrosi; Revello oggidì nonne
conta più che 5, ma sta sempre il fatto già osservato nel 1847, che cioè
la vallata del Po è, nella nostra Provincia , una delle località più colpite
dal triste malore , giacché e Sanfront e Revello e Rifreddo e Crissolo e
Gambasca, appartenenti tutti alla stessa vallata , lo vedono serpeggiare fra
le loro popolazioni.
Quivi il morbo avrebbe assai diminuito nel suo infierire , come sarebbe
anche scemato a Busca, ma si sarebbe, in questi ultimi anni, maggiormente
diffuso in parecchi Comuni del nostro Circondario e di quello d'Alba, come
altresì nelle fertili terre che spettano alla pianura del Piemonte , sì dei
summentovati Circondari che di quello di Saluzzo, terre che nel 1847 ^^
andavano immuni. Gli è vero che la Commissione Piemontese lamentava
già in allora la pochezza dei ragguagli potuti ottenere , ma fors' anche al
giorno d'oggi, ove si addivenisse ad una severa inchiesta, si troverebbe un
maggior numero di pellagrosi di quello riferito. I^a è però questa una cosa
più facile a desiderarsi che non ad ottenersi.
I sessi, per quanto potei rinvenire nelle risposte comunicatemi, fra loro
quasi si pareggiano, il femminile avrebbe però fornito una leggera ecce-
denza, III sopra 108.
Benché le prime età contino anch'esse alcuni pellagrosi, quelle più col-
pite sono dai 40 ai 60 anni, un discreto contingente venendo ancora for-
nito dalle età più avanzate. Quando l'organismo, nelle classi più povere ,
ha già oltrepassato l'acme della sua potenza e della sua organica resistenza
il grave malore insidioso vi si sviluppa e dà mostra di sé.
II maggior numero dei colpiti (169) appartiene alla classe dei contadini
ed alla più povera, cioè quella dei braccianti. Gli altri 22, sono quasi tutti
mendicanti ed in origine probabilmente pure braccianti. Trovo soltanto
notati, a Scarnafigi una donna di casa , a Verzuolo una setajuola ed a
Beinette un liquorista, siccome aff'etti dal morbo in discorso.
— 25 —
Ho già accennato ad insufficienza di dati per le cifre riferite, ma ben
maggiori sono le lacune per quanto riguarda le probabili cause alle quali
attiibnire la manifestazione della pellagra, circostanza questa che è la prima
di tenersi a calcolo per la ricerca dei mezzi atti a frapporre una valida
diga all'irrompere del morbo. Non trovo invero che il dott. Anfosso il
qiule abbia accennato, per Brondello, alle condizioni meteorologiche della
vallata del Bronda sfavorevoli alle coltivazioni, e quindi miseria con cattive
abitazioni, ed il dott. Ferrerò il quale nota, per Verzuolo , che egli ha ri-
trovato siccome cause abituali della pellagra in quel Comune, il vitto scarso,
specialmente se quasi esclusivo di grano turco e tanto più quando non è
ben maturo o troppo vecchio, l'insolazione , V abuso di aglio e di cipolle.
A Basca si accenna pure alla cattiva nutrizione ed alla poca salubrità delle
abitazioni. Io sottoporrò, ciò nondimeno, quanto dal complesso delle circo-
stanze mi pare si possa dedurre.
Se si pon mente che nella nostra Provincia il numero dei pellagrosi,
es^o in confronto di molte altre Provincie , è sparso in parecchi Comuni,
si delle vallate alpine , che delle fertili pianure e dei viniferi colli albesi,
iQoltì non contando che uno , due o poco più colpiti , riesce di necessità
escluso che una peculiare causa presieda, fra noi, allo sviluppo della pel-
lagra e che vi influiscano speciali condizioni di clima o di suolo. Sudi-
dame, cattiva alimentazione , malsane abitazioni , miseria insomma , incon-
transi dappertutto, dove la malattia che ci occupa dà segni della sua pre-
senza e dove no ; Teffetto inoltre sarebbe di gran lunga troppo inferiore alla
cansa. Non voglio tuttavia escludere il concorso delle accennate circostanze
accome atte a favorire lo sviluppo del morbo , ove qualche condizione di
eredità od altro vi si aggiunga.
Fra noi è rara Talimentazione quasi esclusiva del maiz, ed è meno an<-
cora comune il consumo di maiz guasto, atteso la qualità che vi si coltiva
ed il metodo di esposizione al sole per lungo tempo in generale adope-
rato. Di più, il maiz viene, nel maggior numero dei casi, consumato sotto
forma di polenta e giorno per giorno , prima che si alteri od ammuffisca,
siccome suole accadere pel pane conservato a lungo, tanto in uso in altre
Provincie. Queste sono le ragioni per cui il morbo, fra noi, è limitato nelle
sue mam'festazioni, dappoiché , senza voler entrare nella ancora disputata
questione se la pellagra debba attribuirsi ad un avvelenamento maidico o
meno, gli è certo che essa infierisce particolarmente là dove il grano turco
forma quasi l'esclusivo, scarso alimento, e spesso è di qualità scadente od
avariato. Mi è d'uopo tuttavia ricordare che fra le vallate alpine è più raro
— 26 —
il vitto in discorso, venendo per lo più frammisto a quello del frumento,
della segale, delle castagne e dei latticini, eppure in alcune vi serpeggia il
fiero morbo- Noto per altro che a Busca, nel 1847, venne riferito che
su 2 5 colpiti , 2 2 mangiavano sola meliga e tre no , 18 abitavano luoghi
malsani e 7 sani. Alimentazione ed abitazione, sotto ogni riguardo cattive,
sono pure le cause in ora riferite.
Sebbene manchi assolutamente ogni accenno a cause ereditarie, parrai
però che, tenuto conto dell'esistenza della pellagra da remoti tempi nella
vallata del Po, ad esempio, ed a Busca, si possa ritenere che l'eredità ha
una certa qual parte nel mantenere il fomite del male.
Se poi si considera che la classe maggiormente colpita si è l'agricola,
e quella in ispecie sotto ogni rapporto più sfortunata; che in alcuni poveri
Comuni esistono dei piccoli centri morbosi, si può con qualche probabilità
arguire che, anche fra noi, oltre alle comuni cause della miseria, airinso*
lazione, vi concorra, nella maggior parte dei casi, allo sviluppo della ma-
lattia r uso soverchio del grano turco e non sempre di buona qualità.
Questa e l'eredità sarebbero pertanto, a mio avviso, le cause principali.
Veniamo ora ai rimedi che si potrebbero suggerire per cercar modo
che i pellagrosi possano trovare sollievo e possibile guarigione e ne venga
per l'avvenire limitato il numero.
Da aldini dei medici condotti venne riferito che migliori condizioni igieni-
che e di alimentazione sarebbero utili per la cura e la profilassi della pellagra,
da qualcuno ne furono anzi notati i benefici efìfetti già ottenuti. A questi in-
tenti mirano altresì i provvedimenti suggeriti dal Ministero circa il risana-
mento delle case coloniche, l'ispezione della qualità delle acque, l'impianto
di forni sociali, la diffusione dell'allevamento dei conigli, ecc., ecc. Ma, se
tutti questi mezzi sono ottimi e sarebbe grandemente a desiderarsi venis-
sero attuati pel miglioramento generale della classe agricola, io non oserei
proporveli siccome diretti a combattere esclusivamente la pellagra. E fa-
cilmente se ne comprenderà il motivo , soltanto che si pensi alla poca
estensione della pellagra fra noi ed alle misere condizioni che in generale
si riscontrano, circa il vestire, la nettezza del corpo, le bevande, l'alimen-
tazione e le abitazioni. D rimedio sarebbe troppo superiore al male che si
lamenta. Nei pochi Comuni però, nei quali pare che il morbo sia più dif-
fuso, apposite Commissioni, giusta l'art. 8 della Circolare ministeriale, po-
trebbero provvedere al riguardo e promuovere le opportune migliorìe.
il primo suggerimento, di curare che venga escluso dal commercio e
dal vitto il maiz guasto, riuscirà sempre utile , sebbene sui nostri mercati
tale qualità di grano turco non soglia incontrarsi.
— 27 —
Orca al mezzo proposto alFart. g, cioè diffondere, mercè istruzioni pra-
tidkc, conferenze domenicali e serali, le notizie sulle cause della pellagra e
r«se dei forni sociali, oltrecchè, per le cose già dette, il male non è tanto
fa Doi generale da esigere tale diffusione, havvi a dubitare assai che la
dtsse, per solito più colpita, vi ponga ascolto e ne tragga profitto. Forse
potrebbe giovare un qualche piccolo libro popolare, compilato in modo fa-
c3e e piano e diffuso dove l'endemia è più estesa.
A mio avviso, fra noi, dove per buona ventura la pellagra non infierisce
pan fatto , altri rimedi tornerebbero più efficaci a combattere il morbo
tUk sua radice.
Converrebbe, cioè, togliere i pellagrosi dall'ambiente nel quale si trovano
e ricoverarli negli ospedali mandamentali o delle città più viciqe, a spese,
d'occorrenza , delle locali Amministrazioni di Carità di dove provengono.
h qnesta guisa si potrebbero con adequata nutrizione e conveniente cura
ndonare alla società molti individui atti al lavoro, mentre i fatali progressi
d^ malattia li renderebbero di continuo peso, quando, per loro sciagura
e con grave dispendio del tesoro provinciale, non dovessero poi venire ri-
coverati nel manicomio. Si impedirebbe altresì che, proclivi siccome sono
i pellagrosi agli atti sessuali, trasmettano ad altri la malattia o la predispo-
sione ad incontrarla, perpetuandone e diffondendone cosi il fomite. Questo
Bezzo, già da altri suggerito, dalla Commissione di Bergamo, ad esempio,
pormi non sarebbe diffìcile ad attuarsi nella nostra Provincia, e tornerebbe
certamente utile a molti.
Nd casi poi, nei quali questo provvedimento non potesse venire adot-
tato, si potrebbero autorizzare i medici condotti a prescrivere, invece di
aedidnali, buoni e congrui alimenti alle famiglie fra le quali esistano dei
pellagrosi ; una confacente alimentazione essendo, nei casi sopratutto in cui
b malattia non è ancora troppo inoltrata , il miglior mezzo per arrestarne
i progressi e non di rado guarirla. Si ovvierebbe altresì , in questa guisa,
•t che, nelle famiglie nelle quali avvi una qualche tendenza al morbo del
qoak ci occupiamo, esso si sviluppi.
28
GLI ASILI-SCUOLE PER IDIOTI ED IMBECILLI.
Comunicazione
del Prof. E. Morselli.
I.
Anche la scienza ha i suoi apostoli, i suoi martiri, i suoi campioni, come
la fede : questo prova che il sentimento della carità , della benevolenza e
della simpatia verso i suoi simili, non è legato ad alcun dogma, né dipendente
da alcun culto. Vi sono uomini, che sembrano predestinati . a praticare ed
a spandere 11 bene, dovunque essi si trovino e qualsivoglia strada essi per-
corrano: creature fortunate, il di cui nome è vanto della nostra specie ed
orgoglio della nostra civiltà. Fra questi, il dott. Edoardo Séguin , il bene-
fattore degli idioti e degli imbecilli, l'apostolo infaticabile della loro educa-
zione, il fondatore ed il promotore di Asili e Stuoie per la parte più infe-
lice della inferma umanità, Tuomo cui il vecchio e il nuovo mondo parvero
angusti all'esercizio fervido d'una carità e d'una abnegazione senza limiti, ha
diritto di occupare uno dei posti più onorevoli, e di passare come esempio
imperituro di quanto possano tenacia di propositi e ricchezza di cuore.
Edoardo Séguin ha compiuto ora è un anno (ottobre 1880) la sua vita
spesa interamente a vantaggio degli idioti ed imbecilli. Nato a Nuova- York,
egli passò la sua giovinezza in Europa, attrattovi dalla splendida fama della
scuola medica francese, che contava un Laennec, un Pinel, un Dupuytren,
un Bouillaud, un Esquirol per suoi iniziatori e maestri. Durante il corso me-
dico, fu nominato intemo nei grandi Ospizi della Salpétrière e di Bicétre,
e là intraprese queir opera di carità e di sagrifizio, che poi continuò inces-
santemente ad esercitare per gli altri cinquanta anni della sua attivissima vita.
Da circa un settennio il Belhomme aveva pubblicato la prima edizione
del suo saggio sull' idiotismo (1824), che egli aveva avuto campo di preparare
come intemo nella sezione delle idiote ed epilettiche della Salpétrière e pre-
cisamente nel turno confidato al celebre Esquirol (0. In queHo scritto era
(i) Si vegga per questo , come per tutti gli scritti sull'argomento, la bibliografia posta
in calce a questo articolo.
— 29 —
per la prima volta sostenuto il concetto umanitario della educabilità dei
frenastenici : le basi da cui partiva il giovine medico non erano le più
giuste, giacché egli apparteneva alla scuola frenologica del Gali e Spur-
zheim ; tuttavia egli fu il primo a riconoscere che esistevano dififerenze no-
tevoli fra i vari individui affetti da idiotismo , e che mentre alcuni erano
appena addomesticabili, altri possedevano invece attitudini, istinti, facoltà,
capaci di un certo sviluppo mercè sforzi educativi speciali. Ma l' iniziativa
del Belhomme rimase senza effetto, anche perchè il suo maestro, l'Esquirol,
non si manifestava troppo favorevole verso la educabilità dei frenastenici.
Era riservato al dott. Ferrus, discepolo e successore del celebre alienista,
di dare esecuzione al voto espresso dal Belhomme, aprendo fino dal 1828'
una scuola per i fanciulli idioti della sua sezione di Bicétre, coadiuvato in
questa intrapresa anche dal Leuret. Nel 1831 il Falret ne imitava l'esempio
nell'ospizio della Salpétrière , e nel 183^ il dott. Voisin (Felice) apriva in
Parigi il primo Istituto privato. Ma faceva difetto ancora un metodo paziente
ed esatto di educazione, fino a che esso non venne indovinato ed applicato
per la prima volta da un giovine intemo, che fu appunto il Séguin. Spetta
in&tti al Séguin il merito di avere dimostrato col fatto ciò che il Belhomme
aveva per la prima volta accennato in teoria: i suoi sforzi seguiti da suc-
cesso convinsero anche i più resti , e d' allora in poi l' opinione pubblica,
trascinata dall' entusiastico zelo del giovine medico americano , si dichiarò
in favore dell'educabilità dei frenastenici.
n primo inspiratore del Séguin fu l'Itard, coi suoi lavori e i suoi ammirabili
tentativi sull'educazione dei sordo-muti ; ma il dott. Séguin in pratica non ebbe
a guida che il proprio talento e il sentimento vivissimo di carità, che lo
attirava verso la classe più sventurata degli uomini. Nel 1830 egli aveva
già pubblicato i primi saggi sui risultati favorevoli da lui ottenuti, e nel 1842
era posto a capo di una sezione di Bicétre destinata ad asilo e a scuola nello
stesso tempo per fanciulli idioti ed imbecilli. L'opera del Séguin trovò su-
bito giudici competenti, che se ne fecero i simpatici sostenitori in seno al-
l'Accademia di medicina , al corpo scientifico più reputato della Francia :
nel 1843 ^^ Voisin (Felice) dava ragguaglio all'insigne consesso di questi
tentativi, e consacrava col suo voto l'ammissione definitiva nella scienza psi-
chiatrica del concetto sostenuto dal Belhomme e dimostrato dal Séguin.
Verso il 1846 il dott. Séguin pubblicò la grand' opera sull'idiotismo e sulla
sua cura igienica e morale : ma venne la rivoluzione del 1 848, con le sue
tristi conseguenze, a gettare il più amaro sconforto nel di lui animo. Come
repubblicano sincero , come cittadino degli Stati Uniti , avendo ragione di
_ 30 —
temere del dispotismo di Luigi Napoleone Bonaparte , il Séguin lasciava la
Francia e ritornava a stabilirsi nella sua patria, al di là dell'Atlantico. Fis-
satosi dapprima nell'Ohio, praticò liberamente- la medicina : ma pochi anni
dqpo, essendosi per sua iniziativa fondato un Asilo-scuola per idioti nello
Stato di Pennsilvania, ei ne veniva nominato soprintendente. Tenne tale ca-
rica per alcun tempo, finché trovandosi già avanti negli anni rassegnava le
sue dimissioni e si stabiliva a New- York per esercitarvi la professione. Fu
medico coltissimo, giustamente stimato dal Governo e dai suoi concittadini:
infatti nel 1873 venne dalla Repubblica spedito all'Esposizione di Vienna
come incaricato di riferire sulla classe dell' istruzione e dell' educazione , e
scrisse allora )in rapporto degno di essere consultato per la copia della dot-
trina e la serenità dei giudizi: anche in esso, parlando degli idioti, disse di
aver visitato tutte le Istituzioni d'Europa e di essere soddisfatto dell'impulso
da lui dato alla benefica opera fia da quarant'anni prima.
Nel 1876 si costituì in America una Società per la fondazione di Asili
e scuole per gli idioti, e il Séguin ne fu fatto presidente. Alle riunioni di questa
Società egli presentò negli ultimi anni, sul tema a lui prediletto, numerosi
lavori, che la stampa dei due mondi lodò, tradusse e divulgò. Uno degli
ultimi tentativi della sua vita operosa fu l'istituzione in New-York di una
Physiological Scool far weak-minden and weak-hodied Children (1880). Non
si teneva in Europa Congresso importante di scienze mediche, cui egli non
intervenisse , e dovunque compariva campione di qualche utile principio.
Oltre all'educazione dei frenastenici, un*altra riforma infatti aveva trovato in
lui un zelante e valente sostenitore, cioè la introduzione del sistema metrico
decimale nella medicina di tutti i paesi. Tutti sanno come al Congresso igie*
nico di Torino (1879) l'illustre vecchio alzasse ancora una volta la voce a
favore dell'innovazione tanto reclamata dai nostri colleghi d'oltre mare. Egli
è morto nel 1880, lasciando una ricca eredità di affetto , molti rimpianti,
e un nome simbolo di dottrina e di carità, che il di lui unico figlio, erede
dell'ingegno paterno, mostra già di volere mantener rispettato e simpatico
nel mondo scientifico.
n.
L* influenza del Séguin in Europa e in America fu grandissima : è certo
che a lui si deve in massima parte il movimento filantropico degli ultimi
quaranta anni a favore dei frenastenici. Nullameno egli non rimase solo, ap-
punto perchè, come suol dirsi, la questione era matura, e perchè il bisogno
— 31 —
i un sistema educativo per gli idioti, parallelo ed analogo a quello che fu
aeato in vantaggio dei ciechi e dei sordo-muti, era oramai sentito in tutti
i paesi più civili. Quasi contemporaneamente al Séguin ed all' insaputa dei
6 hn tentativi, il Guggenbiihl ad Abendbérg in Svizzera e il Saegert a Ber-
ÌDO iniziavano l'educazione, il primo dei cretini , il secondo dei sordo-muti
ed idioti ; ma è dimostrato che il Séguin li aveva preceduti. Il primo Isti-
llo per idioti della Germania fu fondato a Wildberg da un ministro del
Worttemberg, il dott. Haldenwang (1835); però il vero metodo scientifico
di educazione non rimonta al di là di Guggenbiihl e di Saegert. D'allora
<B poi la Germania può dirsi alla testa del movimento di cui parliamo, per
spetto all'Europa continentale; non v'è infatti paese ove la questione degli
'iiod, XIMoten-Frage^ abbia trovato sostenitori più ardenti e divulgatori più
iHivi degli alienisti tedeschi. La ricchezza dei lavori tedeschi sull'argomento
[è tale che basta aprire un periodico di psichiatria per convincersi di quanto
k Germania preceda su questa via le nazioni latine, e specialmente la Francia
eritalia.
Anche in Inghilterra il primo impulso fu dato dall'opera del Séguin : gior-
ni medici reputatissimi, ad esempio il Chamber's Journal^ la British and
\jffà^ nudUo-chirurgical Review, VEdimburg medicai Journal^ furono i primi
[1 doamare l'attenzione del pubblico inglese sull' opera caritatevole che si
ittopieva a Bicétre e alla Salpétrière. La prima scuola fu istituita a Bath,
[Mi 1846, per le cure di Miss White; e nel 1847 si fondava già il piccolo
Asflo di Highgate, destinato a divenù:e col tempo il nucleo del grande Sta-
Umento di Earlswood. Altri Istituti speciali, organizzati secondo le vedute
dd S^uin, furono l'Asilo del Principe Alberto di Lancaster, quello di Bai-
[fcfin, presso Dundee, fondato nel 1853 da Sir Giovanni Ogilvy, finalmente
Scozia l'Istituto nazionale di Larbert aperto nel 1864 sotto la direzione
dott. Brodie, che già era stato per più anni maestro nella scuola di
[Ad di Edimburgo. Fra i più illustri sostenitori del metodo educativo come
dell'idiotismo basterà citare il ConoUy, il Reed, il Coldstream, il Poole.
AKhe il dott. Qouston scriveva recentemente che converrà provvedervi in
òascan distretto del Regno-Unito, mediante Istituzioni speciali.
Ma neppure fra gli Americani, anche prima che Séguin lasciasse la Francia
per sempre , l' opera del loro illustre concittadino era passata inosservata.
Gà fin da quando il Séguin era a capo della scuola di Bicétre , i dottori
Ifann e Summer venivano in Europa per visitarla, e reduci a New- York si
ferano promotori di analoghe istituzioni negli Asili americani. L'utile mo<
ibento da essi iniziato conduceva ben presto alla fondazione di stabilimenti
_ 32 —
lippe l4ll, l'ili fin iIa i>rima concorsero le Amministrazioni degli Stati , com* fc
ttvvuhiilo nrlln IVunnilvania, nel Massachussets e in New-York. Le Istitu-
#iiihl Amorii'tinc por l'cilucaxione ed istruzione dei frenastenici formano il
imlillrtlr riMuplcmonlo dello stupendo meccanismo educativo di cui va glo-
lioM «piclU grAiulc Repubblica, I medici hanno colà in ogni tempo alzatala
V\UT A f«v\MY degli obliati e negletti imbecilli, e sono giunti cosi a prov-
V^hIoiv «w^Uo lilvrAlnìcntr aì lorx> bisogni. Dodici Stati, rappresoitanti una
p^^p^v|<^#iv\n^ \\\ i,\ t«iliowi , iù sono accollata la spesa di circa 2330 fen-
\{\\\\\ «^rtxiti \U ì^MÌMUO <\l ìmlxvillità, scelti con molta competenza fra
\\\\A\\ \\\\' \\\<^^^rA\m sAi'^K^ di cilucaxìone.
J^y^Hli^v s\ \\\\'\m<\\^^ <^<' doj>o d'allora si è effettuato in questi ed altri
\\A\\\ ^^\^\^ ^^ K^x>w vW tVnastenici sarebbe opera lunga e faticosa, per Ut
\\m\\' ^vH^^ ^^H*^^^ «Hii u^;inthcrebbero i materiali, ma mi verrebbe meno lo
^\s^''^\s \\\\ ^\^^^^^^^ U^^^r^li^^do le principali Istituzioni del genere che siano
\HNS^^>- ^ \\ss^ >>M^HV*vvniu^, darò la prova evidente del fatto cui è consa-
\M\\\*^ \\ \'\>^^\s\>^ v^HÌ^hUo, Non dimenticherò pertanto di accennare all' in-
W^^>-^\M \s ^N^*!^^^ <\\^ «otto questo riguardo spetta al Delasiauve in Francia,
»^\hNvU^Ns^ \\\ llitìbilierra, al Kind in Germania: questi egregi medici si sono
\^^^ s\y^\^ \ilMiuì i4nui i continuatori del Séguin in Europa, ne hanno accolta
^ ^vvv^wUlti Trictlità, si sono fatti i patrocinatori sapienti e disinteressati
^(v-ll vA|u |.i nl«tHti»>pica, ma, quel che è più, coi loro scritti ne hanno dimo-
4\^\\\ il >«ili)rc^ ticientifìco ed il fondamento fisio-psicologico, dando «l'ultimo
\\w\\\^ *il primitivo concetto pessimista dell'Esquirol.
\\\\{i luiuienze diverse si notano però nei due paesi, che oramai possono
y\\\i»\ ìli Kuropa a capo della riforma, intendo l'Inghilterra e la Germania;
a ^ucttte tendenze tengono alla loro diversa organizzazione politica e sociale,
{ufuiti il movimento inglese a favore degli Asili-scuole per idioti è quasi esclusiva-
int'iUe di carattere privato : sono i cittadini, che collegandosi e sobbarcane
ilDbi volontariamente alla Hpesa, spandono il benefìcio del loro spirito fìlan-
tropico spontaneo Hugli idioti ed imbecilli , come su tutte le altre categorie
di infelici : ma l'Inghilterra è il paese classico della libertà, dell'iniziativa in-
dividuale , df Ilo bpirlto d* aKHociazione autonoma , e queste condizioni non
potrebbero irovurj>Ì altrove*, In (lermania infatti fin da prima il potere cen-
trale si credette auttirix/.at() a prendere, se non l'iniziativa, almeno larga
parte nell'impuUu alla riforma, (lià nel 1836, dal Governatore di Miinster
veniva fatta al supcriore (lovrruo la (questione, se i parenti di un fanciullo
idiota o pazzo fosììiero obbligati, seeondo lo spirito della legge, a fornirgli
la conveniente educa/ione; ma la risposta non poteva naturalmente essere
k
— 33 —
in totale vantaggio dei frenastenici. La questione si ripresentò tuttavia altre
folte davanti al Governo, finché verso il 1850 vi si fondarono i primi
Asili speciali per idioti: allora con circolare 3 agosto 1858 il Ministero
invitava le Provincie ad interessarsi per l'assistenza e cura degli idioti. Però
il primo passo ufficiale nella riforma non venne dato sino al 1868, quando
il Governo approvava la spesa di mezzo milione chiesta dalla Provincia di
Hannover per fondare un Asilo per idioti. Ma in realtà il Regno di Sasso-
nia ed il Mecklemburgo furono i primi a rendersi benemeriti della riforma,
fondando spontaneamente fino dal 1867 istituzioni governative.
La Società freniatrica tedesca si è più volte occupata della questione.
Nel 1S74 essa presentava al Ministero dell'istruzione pubblica una petizione
tendente ad ottenere che il Governo, nel redigere le leggi generali per le
scnole, si interessasse anche per gli idioti. Più tardi essa mise 1* argomento
nell'ordine del giorno delle sue riunioni annuali: al Congresso di Heidelberg
^I settembre 1879, il dott. Kind lesse una applaudita e particolareggiata
rdazione anche a nome del dott. Guttstadt, in seguito alla quale si nominò
nna Commissione composta dei dottori Kind , Guttstadt , Ideler , Cramer e
Koch, incaricata di raccogliere tutto il materiale relativo dXVIdiotenfragef spe-
cialmente dall'ultimo censimento generale , onde addivenire a qualche pro-
posta sul ricovero dei frenastenici. Ma non basta: in Germania esiste una
società di uomini benemeriti, che al di fuori della specialità' psichiatrica si
interessano degli idioti, si riuniscono in Congressi, e promovono Scuole ed
Asili. L'ultima di queste riunioni o conferenze fu tenuta a Strasburgo nel
dicembre 1880, e vi intervennero 57 membri, di cui solo 4 erano medici.
Ricorderò ancora che si è fondato perfino un giornale pedagogico speciale,
la TUiischrift fiir das IdioUnwesen, che è l'organo dell'Associazione.
III.
Ma perchè mai in Italia la coscienza pubblica non s'è ancor mossa a
favore della più misera e numerosa classe dei diseredati della mente? perchè
anche fra noi non si agita, come presso i nostri vicini del Nord, e presso
il civilissimo popolo inglese, la e questione degli idioti? »
Le ragioni di questo nostro silenzio, di questa nostra inerzia, sono molte
e svariate. Prima di tutto le condizioni economiche del paese non permet-
tono ancora di pensare al conveniente sollievo per tutte le infelicità umane
ed all'opportuno riparo per tutte le piaghe sociali. I Comuni italiani si vi-
dero con piacere liberati, mercè la legge comunale e provinciale del 1865,
3
— 34 —
dalla grave spesa del mantenimento dei loro alienati poveri ; né è sperabile
che essi vogliano ora inscrivere nei già troppo oberati loro bilanci un ca-
pitolo per l'assistenza e V educazione dei frenastenici ; a questi pensino le
l'rovincie, giacché la legge loro accollò l'obbligo del mantenimento e della
rum (li tutti gli alienati poveri. Se non che le Provincie, spaventate del
rr(THr(:nt(? dispendio jkt i loro Manicomi o per le pensioni dei loro pazzi
indigenti, tentarono fin da prima e tentano ancora di chiudere l'accesso dei
Munii oinl ai frenastenici , quando non sia provato che essi sono e di peri-
(dlo a ho fd agli altri e di pubblico scandalo ». Così venne, non certo li-
beralnienle nò esattamente, interpretato l'articolo 175 relativo alla spesa per
i pazzi, .sebbene ili più occasioni la Suprema Magistratura dello Stato si sia
dirhiarata in favore di una più ampia interpretazione della legge del 1865 (0.
Intanto, fra l'indifferenza dei Comuni e lo spirito d'economia delie Ammini-
Ktrazioni provinciali , manca agli idioti ed imbecilli poveri il beneficio del
ricovero e dell' assistenza, che neppure lo Stato può certo pensare a prov-
vrdrr Icjro. Fra i doveri dello Stato ^ non vogliono gli economisti teoretici
che questo del mantenimento dei frenopatici sia considerato , ammettendosi
tutto al più che spetti ad esso l'opportuna sorveglianza perchè i minori corpi
morali del paese vi soddisfino, ciascuno nella cerchia speciale delle sue com-
petenze. Ma allora sarebbe a chiedere perchè lo Stato, cui è riserbata tanta
ingerenza nelle Amministrazioni comunali e provinciali e in quelle delle
()j)ere Pie, non cerchi di migliorare piuttosto le condizioni degli individui
«forniti da natura del completo sviluppo fisico o degenerati per la miseria
(idioti, cretini , ciechi , sordo-muti , alienati, pellagrosi) , invece di spendere
milioni a favore della triste classe dei delinquenti. Io penso che le magni.
ficatc speranze, le rosee illusioni del < miglioramento morale > del carcerato
mercè il buon vitto, la buon'aria, la buona scuola, debbano cedere davanti
alla scarsità, per non dire ironia dei risultati fin qui ottenuti. Nelle povere
condizioni del nostro bilancio , largheggiare di e umanitarismo > e di e sen-
timentalismo > per i 60,000 delinquenti, la più gran parte abituata al tepido
ozio dei nostri penitenziari e stabilimenti carcerari, non è errore, ma colpa;
quando le statistiche rivelano sul nostro suolo ben 100,000 miseri coloni
decimati ed abbrutiti dalla pellagra, 30,000 ciechi, 20,000 sordo-muti, e
45,000 frenopatici I Rallegra certo lo spirito nello scorgere come nel pro-
gramma di tutti i partiti politici che si alternano al governo del nostro
(l) Veggasi su questo proposito la bella relazione della Deputazione provinciale di Ales-*
sandrìa, pubblicata nel 1S78.
— 35 —
paese, tenga oramai il primo posto la cosi detta < legislazione sociale > : ma
fi è da temere che si facciano tante e sì svariate promesse solo per dispu-
tala il favore delle masse elettorali. Intanto, conviene che ci contentiamo di
sapere che nell'elenco dei futiu-i progetti di legge ne esistono anche a favore
dei pellagrosi e degli alienati.
Un altra ragione sta nell'indifferenza delle classi superiori per tutto ciò
àe riguarda il benessere delle classi proletarie. Fra noi si era troppo abi-
taà ad aspettar tutto dal Governo, per sperare che in venti anni Y esame
JDifipeDdente delle condizioni reali del paese e dei suoi bisogni da soddi-
sÉoe, entrasse nella coscienza pubblica, e i cittadini si convincessero della
Kcessità di agire di propria iniziativa, come si verifica là dove da lungo
tempo lo Stato non è più che l'emanazione del potere popolare. Dura an-
'cwa fira noi il pregiudizio , del resto assai gradito per chi non ama mo-
lasi, che tutto il bene e tutto il male del paese vengano dal Governo; e
Km si pensa che col sistema rappresentativo , applicato così liberalmente
(noe fra noi, il paese ha il Governo che si merita. Del resto, io debbo, a
Kmso di equivoco, confessare che anche su questo proposito non conviene
cssgoare : dire al cittadino italiano che si scuota e prenda maggior parte
al maneggio degli affari nazionali, esercitando con più energia ed intelligenza
i propri diritti, è come accusare un convalescente di poltroneria, se non si
1^ e passeggia. La questione non è di volere: è invece di poter e ^ o meglio
[£ €D€re la forza di volere^ ed è ciò appunto che l'educazione da noi rice-
iQta per tanti secoli non ci ha innestato nel sangue.
IV.
Akono potrebbe forse giustificare la nostra apatia verso gli idioti ed im-
[teini dall'essere il loro numero in Italia piuttosto scarso, di fronte a quello
iahri paesi. Ma questo motivo non sarebbe giusto: il censimento del 1871
[nido in Italia l'esistenza di I7>3i3 idioti dalla nascita, e di 26,789 alie-
|»tL Apparentemente il numero degli idioti riuscirebbe minore di quello dei
pai: ma ciò non è, qualora si levano dalla cifra di questi ultimi tutti gli in-
iMiii riconosciuti idioti ed imbecilli solo durante la prima infanzia. Per
«Kmpio, nell'Italia continentale e peninsulare (escluse cioè le due isole della
olia e Sardegna) la cifra degli idioti dalla nascita era di 15,868, e quella
legli idioti ed imbecilli dalla prima infanzia, di 8132; il totale dei frena-
Md, per usare la bella denominazione proposta dal senator Verga, riesce
wioe di 24,000 , mentre restano inscritti nella categoria dei veri pazzi
— 36 -
solo 16,275 individui (0. Se si cerca ora quale sia la proporzione dei fre*
nopatici sulla popolazione italiana , si ricava che si hanno 65 idioti dalla
nascita, e 99 frenopatici, sia pazzi, sia idioti ed imbecilli dalla prima infan-
zia, su cento mila abitanti: in complesso per ogni centomila italiani se ne
contano 164 affetti nelle facoltà mentali (2).
Limitandoci per ora ai frenastenici', la loro proporzione è dunque cosi
bassa in Italia, che noi possiamo riposare tranquilli nella nostra indifferenza
verso di loro ? Se si consultano le statistiche degli altri paesi vi si trova, è
vero, in quasi tutti una proporzione più elevata di idioti ed imbecilli , che
non in Italia ; ma non per questo , gli Stati dove il censimento rivelò una
intensità minore della triste piaga , si credono obbligati alla medesima no-
stra indififerenza. E valga il vero : qui riporto in un prospetto le cifre rela-
tive a molti paesi civili: avremo campo ben presto di provare che la Sve-
da, la Danimarca, il Belgio, gli Stati-Uniti d'America, sebbene con propor-
zioni poco diverse dalle nostre , ci sono assai innanzi per V interessamento
verso i frenastenici.
Numero e proporzione degli Idioti in alcuni Stati.
STATI
Svezia
Norvegia
Danimarca
Inghilterra-GaUes ....
Scozia
Irlanda
Germania
Prussia
Ducato di Brunschwick
Granducato di Baden. .
Belgio
Francia
Ungheria
Tirolo
Italia
Stati Uniti d'America.
Repubblica Argentina.
Popolazione
Numero
degli Idioti
censiti
Proporzione
degli Idioti
su 100,000
abitanti
4,168,125
1,632
39.2
1,701,756
2,039
119.8
1,784,741
1.550
83.1
22,782,812
29,452
130.0
3,367,922
4,621
137. 1
5,314,844
8,151
153.3
41,058,742
54,519
»39.9
24,643,623
33,007
137.0
302,801
475
156.0
1,369,291
2,146
156.0
4,827,833
2,274
50.2
36,102,921
41.143
114.0
13,561.245
18,449
119. 7
779,072
1,042
134.0
26,801,154
i7,3'3
65.0
33,592,245
9,687
63.6
4,223
243. 3 (?)
(1) Verga: Prinu linee d'una Statistica delle frenopatie in Italia^ Xi^\ Archivio di Sta^
Ustica, Anno II, fase. Ili, 1878.
(2) Io ho dimostrato altrove che questa proporzione , data dal censimento , non è che
approssimativa: in realtà il numero dei frenopatici è molto maggiore. Veggasi questo Gior^
naie, Anno III, 1881, fascicolo 4**
— 37 —
Queste cifre sono desunte da statistiche recenti , come ho provato al-
bore ("): ma non debbono essere accolte senza riserve. Oltrecchè nei vari
paesi il processo di registrazione non è il medesimo , esistono anche note-
voli differenze per rispetto al senso che si attribuisce alla parola < idioti ».
In alcuni censimenti sono ascritti all' idiotismo tutti quelli che subirono un
arresto nello sviluppo mentale, siasi desso manifestato fin dalla vita endou-
trina, siasi invece svolto solo nella prima infanzia in seguito a malattie
convulsive, ad idrocefalo od a meningite. Per esempio , dalla cifra degli
iioti la statistica ufficiale italiana ha levato tutti i frenastenici divenuti tali
dorante la prima età (2\ cosicché la proporzione assegnata all' Italia nella
precedente tabella riuscirebbe certamente maggiore. Solo nell'Italia conti-
nentale e peninsulare (cioè escludendo dai calcoli la Sardegna e la Sicilia)
ili idioti dall'infanzia erano 8132, che aggiunti ai 15,868 idioti dalla na-
scita formano, come dissi, la cifra tonda di 24,000 frenastenici : la propor-
zione sale dunque precisamente a 102 sopra 100,000 abitanti, ossia s*av-
Tkina alla proporzione della Francia , dell' Ungheria , della Norvegia e si
fiUontana assai da quella del Belgio e degli Stati-Uniti con cui prima era
di ni^grupparsi. S' intende che levando dalla cifra degli alienati i frenaste-
m dall' infanzia , il numero relativo dei veri pazzi riesce più basso : nul-
kneno, se si sommano assieme tutti gli individui con deficiente o perver-
te funzioni psichiche, cioè alienati e frenastenici, si scorge che l'Italia pon
pde nella scala collettiva della pazzia un posto molto vantaggioso : essa si
torà più in alto della Francia , dell' Irlanda , dell' Inghilterra , della Svezia
e del Belgio, e non è superata che da Stati di molto minore importanza,
M) Schleschwig-Holstein, dalla Norvegia, dalla Danimarca e dal Wurttem-
H (3).
Trovata la cifra dei frenastenici nella popolazione , vediamo ora quanti
fino quelli che s'avvantaggiano dell' assistenza nei Manicomi (4). In Italia i
lliiiicorai pubblici sono 34 : i privati di maggiore importanza, escluse cioè
ione così dette e Case di salute » che naturalmente sfuggono e tentano
«gni mezzo per sfuggire alla statistica, sono 9 : gli Ospedali con sezioni per
&nati, 14: in tutto 57 Stabilimenti per il ricovero e per l'assistenza dei
'Il Morselli : Intorno al numero ed alla distribuzione geografica delle frenastenie in
^tóà, note statistiche {vif^\ Archivio italiano delle malattie nervose e mentali ^ Anno 1882).
1.2 Bodio: negli Annali di Statistica, N, 100, secondo semestre dell'anno 1877, pag. 80.
[■ (3.' Verga; iì€i\ Archivio di Statistica^ Anno II, fascili, 1878.
{4.' Vcggasi Verga : Dei pazzi che trovavansi reclusi nei Manicomi d'Italia il Ji di-'
ft^he tSyy^ nell'Archivio di Statìstica, Anno V, 1880, pag. 236.
— 38 —
malati di mente. Al 31 dicembre 1877 trovavanvisi reclusi 15,173 alienati, di
cui quelli appartenenti al gruppo delle frenastenie o frenopatie congenite si
ripartivano cosi:
Maschi Femmine Toule
Ì Imbecilli 347 317 664
Idioti 282 197 479
Cretini 16 22 38
Ora , in questo numero di 1 1 8 1 , non sono compresi solo gli individui ar-
restati nello sviluppo mentale dalla nascita : vi sono anche quelli che
diventarono idioti nell'infanzia. Togliendo i 3 1 appartenenti all'unico Manicomio
della Sicilia (0, restano 11 50 frenastenici reclusi il 31 dicembre 1877, da
mettere in rapporto coi 24,000 rivelati dal censimento 187 1 nelle Provincie
dell'Italia peninsulare e continentale , e notisi che nei sei anni la cifra dei
frenastenici viventi liberi fra la popolazione deve essersi aumentata, non tanto
in ragion diretta dell'aumento degli abitanti, quanto in causa del continuo
progredire delle affezioni nervose e mentali. La proporzione dei frenastenici
ammessi a godere assistenza e ricovero nei Manicomi risulta cosi del 4. 8
appena per ogni cento esìstenti nella popolazione. Invece gli alienati reclusi
erano per le stesse regioni 13,272*, che ragguagliati ai 16,275 censiti nel
1871 forniscono la vantaggiosa proporzione dell' 81. 5 ^/^, È vero che nel
settennio la cifra dei pazzi si sarà notevolmente alzata anche fra la popo-
lazione libera , in causa sovra tutto delle cangiate condizioni d' esistenza e
della più estesa coltura intellettuale ; ma il nostro confronto regge perchè
anche per i frenastenici assumemmo a base del computo il censimento 1871,
e perchè possiamo supporre che 1' aumento sia stato equabile per tutte le
forme della pazzia. Si scorge da ciò quanto diversamente sia applicata la
legge del 1865 per rispetto alle due grandi categorie dei frenopatici ; mentre
nell'una di esse, quella dei veri pazzi, circa / quattro quinti degli individui
approfittano dell* assistenza e cura manicomiale , nell' altra più sventurata e
non men bisognosa , quella degli idioti ed imbecilli , neppure il ventesimo
giunge a partecipare al benefizio.
La stessa cosa si ripete anche in altri Stati, sebbene in meno gravi con-
dizioni. La Prussia, che al censimento del 187 1 noverava 33,740 frenaste-
nici {Biodsinnigé) e 21,303 pazzi {Irrsinnige) , non ricoverava nei suoi Ma-
(5) Fra i 122 alienati del Manicomio di Cagliari , in Sarde;gna, non venne denunziato
alcun frenastenico.
— 39 —
nicomi, Lazzaretti ed Ospizi che 3163 dei primi e 10,618 dei secondi,
ossia rispettivamente il 9 e il 50 per 100: gli altri 30,577 frenastenici e
io,6S5 pazzi vivevano in famiglia (0. È curióso che le condizioni della
Pmssia siano precisamente le inverse di quelle dell'Italia: essa ricovera in
proporzione più del doppio dei frenastenici, ma la metà sola degli alienati.
La Francia nel 1872 censì in complesso 87,968 individui affetti nella
mente, di cui però 52,835 erano pazzi, 35,133 frenastenici. Sui primi,
52,815 erano ricoverati negli Asili, sui secondi solo 4149: — se ne desume
che per ogni cento idioti e cretini censiti i Manicomi francesi ne accolgono
più di 12 (12.6 Vj,) , mentre per ogni cento pazzi la proporzione è di 6 2
(62, 1 yj. Anche la Francia ha dunque un numero relativo di idioti assi-
stiri e beneficati superiore assai al nostro; ma è meno solerte di noi per
rispetto ai veri alienati.
Al 31 dicembre 1874 l'Irlanda contava 815 1 idioti ed imbecilli, e 10,236
alienati; ed albergava nientemeno che il 29. 2 °/o ^^^ primi, e 1*89. 9 °/o
dei secondi sia nei Manicomi (Asy/ums), sia negli Ospizi ( IVorkhouses), Cosi
riinane\ano liberi nella popolazione settanta circa per ogni cento frenaste-
ffid e solo dieci per ogni cento pazzi: proporzioni veramente ammirabili 1
V.
Ma se in ogni paese, e specialmente in Italia, l'assistenza pubblica verso
1^ idioti ed imbecilli è tanto limitata , può dirsi davvero che essi ne siano
cosi poco bisognosi in confronto degli altri pazzi? La risposta, che si ot-
terà dai medici alienisti interrogati in proposito, non può essere afferma-
Bn: infatti, basta aver un po' d'esperienza per rispetto all'idiotismo ed all'im-
Icciìlità per attribuire ad un dannoso pessimismo il concetto che questi due
padi di frenastenie non siano suscettibili di miglioramento e di cura. È im
ptgiudizio volgare che l'idiota, l'imbecille, il frenastenico debbano rimanere
per tutta la vita come nacquero, o come divennero durante la infanzia in
■goito a processi morbosi delle meningi, dell'encefalo o del cranio, oppure
ia conseguenza di malattie convulsive e di rachitide : — ma pur troppo que-
*) pregiudizio, mercè la grande autorità dell'Esquirol, è così radicato anche
■ molti alienisti, che tutta la vita operosa e gli scritti inspirati di un Itard,
fi an Scguin, di un Belhomme, di un Guggenblihl, di un Koch, non hanno
lalso a distruggerlo o almeno a renderlo sospetto di inesattezza. L'Esquirol
<l) Gatistadt : Die GàsUstkranken in den Irrenanstaltcn, ecc,^ nella Zeitschrift der k.
^ Preusiiscken Bureaus, Jahrg. 1874,
— 40 —
ebbe il gran merito di stabilire dei quadri veramente tipici per molte forme
di psicopatie, ed anche la descrizione che ei diede dell'idiotismo, e le di-
stinzioni di grado che introdusse nella scienza per rispetto ai difetti conge-
niti della mente , resteranno come modelli insuperabili di sagacia clinica e
di profondo spirito d'osservazione. Ma ecco qual' era l'opinione preconcetta
che l'immortale alienista si era fatta intorno alla possibilità di educare i fre-
nastenici : € La voce idios, privo^ solitario^ esprime lo stato di un uomo,
il quale, privo essendo di ragione , rimane in certa guisa solo , isolato , in
mezzo alia circostante natura Non è l' idiozia una malattia , ma uno
stato in cui le facoltà intellettuali non si sono giammai per intero svilup-
paté, o in cui non si sono potute sviluppare in guisa tale da potere Pidiota
pervenire all' acquisto delle cognizioni relative all'educazione che ricevono
gli individui della sua età e che trovansi nelle stesse di lui condizioni (so-
ciali). . . Gli idioti sono quelli che esser debbono in tutto il restante della vita
loro: tutto fa in essi manifesto un'organizzazione imperfetta, ov\*ero incep-
pata nel suo svilupparsi. Ni: si concepisce una maniera possibile di cangiare
il loro stato. Non vi è alcun mezzo con cui poter fare ottenere a questi
infelici , anco per soli istanti , un poco più di ragione e qualche poco di
intelletto L'idiota è sempre un infelice ed un miserabile » W,
È chiaro che queste opinioni pessimistiche dell'Esquirol non s'attagliano a
tutti i casi di frenastenia. Certo vi sono idioti, dell'ultimo grado, nei quali esi-
stono appena i rudimenti delle facoltà istintive inferiori, e che fanno scendere
l'umanità persin sotto al livello dei bruti (2'; ma fortunatamente si tratta allora
di casi eccezionali, e nell'immenso gruppo dei frenastenici notansi delle gra-
dazioni successive, per le quali dallo zero dell' umana intelligenza saliamo
poco al disotto della media comune. Lo stesso Esquirol, che nel capitolo
dell'idiozia descriveva anche l' imbecillità e la semplicità di spirito , era co-
stretto a contraddirsi là dove ammetteva che le facoltà degli imbecilli di
primo grado « possono svilupparsi fino ad un certo punto >, e che ve n'ha
di quelli e capaci di educazione » e in cui e per via di sollecitudini si può
fare sviluppare la parte di sensibilità e di intelligenza , della quale sono
privi » perchè e l'educazione, può molto sopra l'insieme delle loro idee, dei
loro affetti, delle opere loro >.
Il Guislain fu più ottimista e più coerente dell'Esquirol per rispetto all'in-
(i) Esquirol: Delle malattie mentali, trad. ital. Firenze 1846, Vol.II, pag. 574 e segg.
(2) Su queste forme pitecoidi di idiotismo, reggasi la memoria che pubblicai in colla-
borazione con il Tamburini : Contributo allo studio delle di\i^encrazioni fisiche e morali del- •
l'uomo — I, Idioti, nella Riv, sper,di Freniatria, Reggio, Anno I-HI, 1875-1878.
— 41 —
ftieiua dell'educazione neir idìotisnio. Egli infatti affermava giustamente che
i tutti gli alienati senza distinzione sono capaci di ricevere un certo grado
d'educazione > ('). Gli alienati sono quel che si vuole che siano ; infatti
dopo aver praticato per qualche tempo in due o più Manicomi diversi, non
tndiamo ad accorgerci dell' influenza che 1* organizzazione dell' Istituto , la
fisdplina, le usanze, esercitano sulle abitudini, sul linguaggio e sul contegno
dei ricoverati. Conviene considerare i pazzi come fanciulli, cui si apprendono
tette le regole del bene stare e del ben vivere, cui si inculcano le idee di
«dme, di pulitezza, di moralità, di pudore. Certo , per migliorare le condizioni
mtellettuali dei frenastenici occorre, nota Guislain, uno sforzo continuo e più
paode; ma mercè cure solerti e giudiziose si giunge a rendere gli idioti e
^ imbecilli meno disadatti ai rapporti sociali e meno isolati, di quel che
]ffetendeva Esquirol, nel consorzio civile.
Dall'Esquirol in poi il concetto dell'educabilità dell'imbecille e sotto certi
riguardi anche del miglioramento intellettuale e morale dell* idiota ha fatto
pandi progressi, e si può dire che al dì d' oggi nessuno osi più dichiararsi
pKsimista di fronte ai risultati pratici ottenuti dopo l'apostolato del Séguin.
Io non voglio ripetere ciò che ho detto altrove a proposito della possibilità
(fi educare e migliorare i frenastenici (2) : rimando chi abbia vaghezza di
iarairsene alle opere del Séguin, del Belhomme , del Voisin (Felice), del
Sa^ert, di Georges e Deinhard, di Duncan e Millard, del Guggenbtihl, di
Brandes, di Shuttleworth, di Ireland, di Koch, di Kind, della Platz; infine
alla lettura dei rapporti pubblicati dai medici- direttori delle singole Istituzioni
0 Asili-scuole per idioti ed imbecilli (3).
Entrando in un Manicomio si hanno presto le prove di ciò che possa
F ambiente anche sui frenastenici più degradati. L' ordine , la disciplina , la
nettezza che vi regnano, attraggono fin da prima l'attenzione di questi infe-
lid, e eccetto che non si tratti delle forme più profonde , per così dire
animalesche dell' idiotismo, essi si sentono portati in quell' orbita regolare e
■ precisa in cui si muove l'organizzazione dell'Asilo. Oltre alla materna assi-
stenza, alcuni Manicomi sono giunti a porgere agli idioti ed imbecilli un
certo grado di istruzione : si potrebbero citare esempi di medici , di infer-
mieri, di sacerdoti, che spontaneamente, senza speranza di ricompensa e di
gratitudine, senz'altro scopo che di recar benefizio ad una sì tremenda sven-
(1) Guislain: Ltfons orales sur les pkrénopathies, 2n»e edit., 1880 (II Voi.).
(2) Morselli: Le scuole per Janciulli idioti ed epilettici, nella Riv.di beneficenza, Anno
1S80, iasc. d'agosto.
(3) Vagasi in fondo l'appendice bibliografica.
— 42 —
tura, si sono affaticati nell'apprendere a molti frenastenici le regole elementari
del viver pratico, inducendo in essi il sendmento del pudore, o svegliando
ed eccitando qualche loro attitudine al lavoro. Altri frenastenici più fortu-
nati vennero fomiti di una rudimentale coltura intellettuale, ammaestrati
nella lettura, nella scrittura, nel conteggio , nel disegno , nelle pratiche reli*
giose. Ma nei Manicomi gli idioti ed imbecilli, per quanto vi trovino rico^
vero, assistenza, custodia, e fors*anco affetti non corrisposti, pure non pos-'
sono riguardarsi in realtà come nel loro Asilo più naturale e conveniente^
La maggior parte delle cure e delle attenzioni dei medici-alienisti, è rivolta ^
prò* degli alienati, più particolarmente e giustamente di quelli in istato acuto^
sia per la imminenza e gravità dei sintomi, sia per la più grande probabi-^
lità di guarigione. Il numero dei medici negli Asili italiani non è poi mai
in tal rapporto col numero dei ricoverati da permettere loro d* occuparsi
con eguale solerzia di tutti i pazzi affidati alla loro assistenza: dimodoché,
se già per riguardo agli alienati cronici la funzione dell'alienista si riduce
tutto al più a sorvegliarne gli atti e a circondarli di un ambiente d'ordine
e di disciplina , si può capire come all' infima classe dei frenopatici , cioè
agli idioti ed imbecilli , i benefizi deUa presenza del medico arrivino solo
in via limitata ed indiretta.
Però r ammissione degli idioti ed imbecilli nei Manicomi comuni è stala
ad ogni modo l'unico rimedio fino ad oggi peschile in Italia. Altrove venne
dibattuta la questione degli Asili per i dementi cronici distinti da quelli per i
pazzi in istadio acuto di malattia, per esempio in Germania e in Inghilterra;
ma è evidente che il concetto di dividere le due categorie d'alienati non po-
teva nascere in Italia, se non quando si fosse stati sicuri di aver dato ricovero
a tutti quelli che ne hanno bisogno. Invece nel nostro paese , molte Pro-
vincie sono prive ancora di Manicomi e lasciano i loro pazzi indigenti vagar
liberi e senza cura fra la popolazione; e il desiderio di costrurre Asili spe-
ciali per i dementi cronici , separati da quelli per le forme acute , sebbene
espresso più volte da illustri alienisti italiani , è stato fin qui senza effetto.
Noi abbiamo dovuto per ora contentarci di ricoverare nei nostri Manicomi
i pazzi veri accanto ai frenastenici, i maniaci e i melancolici allo stadio
acuto coi dementi cronici, i paralitici e gli epilettici vicino agli alcoolisti.
La prima distinzione che sembra prossima ad effettuarsi, mercè l'intervento
del Governo, è quella dei pazzi criminali, cui si destineranno Asili partico-
lari; ed è distinzione giustissima che per ragioni di umanità, di sicurezza
sociale, di equità, deve avere su tutte le altre la precedenza.
Ma intanto, la mescolanza dei frenastenici cogli altri pazzi nei Manicomi porta
- oleine:;
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— 43 —
tristi conseguenze per rispetto alla parte riserbata ai primi nel godimento
dei vantaggi terapeutici e morali. Gli idioti ed imbecilli vengono per lo più
ligoardati dagli Amministratori come la categoria di ricoverati meno utile
aDo Stabilimento : ed anche i medici che nelle condizioni dell' idiota non
pofisooo sperare di produrre una riforma, o che non hanno in generale una
grande conoscenza dei migliori e più diretti metodi educativi pel migliora-
mento intellettuale degli imbecilli, reclamano a favore di questa categoria di
ledusi i benefìzi della carità pubblica con molto minor calore, che essi non
ne mettano a vantaggio dei veri pazzi. In nessun Manicomio italiano , per
quanto io sappia, si è assegnata ai frenastenici una sezione a parte, in vista
ddlc cure speciali e dell'educazione che essi esigerebbero ; anzi posso ricor-
dare che nella costruzione dei più recenti Asili, sebbene si pensasse con
ogni possibile premura alle categorie degli epilettici, degli agitati , dei tran-
quilli lavoratori, non si è avuta invece eguale attenzione per i frenastenici.
Nel progetto del bel Manicomio di Voghera, quale esso venne premiato al
concorso aperto dalla Deputazione Provinciale di Pavia, si proponeva di
costnirre una sezione apposita per fanciulli idioti ed epilettici ; ma poi, non
so il perchè, la costruzione dell'Asilo venne condotta a termine, abolendosi,
oltre ad alcune altre parti del progetto, anche la succitata sezione. Io credo
che si sia fatto male, e ne do le ragioni in questo mio scritto: sarebbe
stata otthna cosa l'iniziare anche fra noi un sistema più corretto e più am-
pio di assistenza pubblica per i frenastenici, e l'occasione di iniziarlo in un
Manicomio-modello non doveva lasciarsi sfuggire.
Egli è per noi endente che le cure vantaggiose sopra le pazzie non sono le
più opportune per l'idiotismo e l'imbecillità. Nò potrebbe accettarsi quel certo
ravvicinamento fra i pazzi cronici e i frenastenici, che alcuni alienisti met-
tono innanzi a scusa della mescolanza di forme cosi diverse: giacché la
intelligenza del demente ha perduto ciò che possedeva, ed è difficile farglielo
riacquistare sì da renderlo nuovamente capace dei rapporti sociali : 1* imbe-
cille invece, come notava Esquirol, non ha goduto mai del pieno sviluppo
delle sue facoltà mentali, rimaste quasi allo stato latente ed infantile ; ma
potrà però, convenientemente educato , divenire utile secondo le sue forze
al consorzio civile, o almeno non essergli del tutto di aggravio e di nocu-
mento.
VI.
Io ho già detto come in altri paesi la questione, di cui ci occupiamo, sia
stata risolta. Dal tempo in cui il Séguin dimostrava che la società civile non
— 44 —
ha compiuto a tutti i suoi obblighi verso gli idioti ed imbecilli quando ha
dato loro semplicemente ricovero e custodia vicino ai pazzi, il movimento
in favore d'una assistenza speciale per essi si è fatto più vivo e si è esteso in
quasi tutti gli Stati. Se è vera la massima dell' Esquirol, che il Manicomio è
destinato a ioger^ traitenir^ soigner et trailer gli alienati, resta pur vero che
di questi quattro uffizi esso per rispetto all'idiotismo ed all'imbecillità non
ne compie che due o tutt'al più tre. Infatti, la cura delle forme degenera-*
tive, degli arresti di sviluppo, non può effettuarsi là dove la massima parte
dei servizi, l'organizzazione, la disciplina sono rivolti ad ordinare le menti, che
la pazzia ha pervertito e sconvolto. Dove la costruzione dell'Asilo permette il
distacco degli idioti dagli altri pazzi, la questione potrebbe invece risolversi
senza aggravio destinando loro una sezione a parte, con norme e discipline
speciali, con custodi amorevoli ed intelligenti che li proteggessero, li assistes-
sero e li educassero, con scuole e metodi pedagogici adatti alla loro debole
intelligenza , infine con ampio sviluppo dell' educazione fisica ; ed è con
questi inizi altrettanto semplici quanto facili a mettersi in pratica, che do-
vrebbe forse prepararsi il terreno all' invocata riforma.
Consultando le statistiche dei Manicomi italiani si trova che nei più po-
polosi fra essi il numero dei frenastenici sarebbe già tale da permettere
rimpianto d'una sezione speciale, organizzata tecnicamente come Asilo -Scuola.
È da dolersi perciò che l'utile iniziativa che poteva venirci dal nuovo M^'ni-
comio di Voghera, sia andata perduta per pure viste economiche: forse non
avrebbe tardato a trovare imitatori anche là dove le condizioni sembrano
ora meno propizie. Quanto al numero dei frenastenici, ecco alcuni dati, che
provano quanto sarebbe facile istituire nei nostri Manicomi delle sezioni di-
stinte per gli idioti.
Nel Manicomio di San Clemente di Venezia durante il periodo 1873-76
entrarono 38 donne affette da imbecillità ed idiozia, ed aggiungendole alle
29 già esistenti si ha un totale di 67. A Colorno presso Parma nello stesso
periodo i frenastenici ricoverati furono 42, di cui 28 uomini e 14 donne.
Ad Imola, nel 1874, contavansi 16 idioti e 20 idiote. A Mombello, presso
Milano, nel 1878 il numero dei frenastenici in custodia era di ben 40 uo-
mini e 18 donne. A Firenze, nel 1872, di 22 uomini e di 22 donne; a
Pesaro, nel 1877, di 22 uomini e 13 donne.
Ma la questione ha un altro lato : l' idiotismo e l' imbecillità non sono
certo meno frequenti nelle classi agiate che nelle povere, e se vi sono osta-
coli perchè molte famiglie benestanti recludano i loro parenti alienati nei
Manicomi comuni, più difficile sarà che si risolvano a recludervi i fanciulli
— 45 —
arresti nello sviluppo. Salvo i casi in cui per ragione dell* incompleto svi-
luppo mentale esistano impulsi morbosi che rendano V idiota e l' imbecille di
pericolo alla famiglia, nessun frenastenico di classe agiata troverebbe van-
taggio dalla custodia in un Manicomio, né a dir vero potrebbero i parenti
essere a ciò consigliati se non dal desiderio di liberarsi di un impiccio e di
allontanare dalla casa uno sventurato la cui vista è per molti causa di scherno
0 di paura. Alcuni frenastenici appartenenti alle classi colte della società sono,
e vero, mandati nelle scuole ordinarie, o njessi nei Collegi ed Istituti edu-
cativi; nia colà non tardano per la cortezza del loro intelletto a divenire lo
zimbello dei compagni, inasprendosi cosi inutilmente il loro carattere fino a
renderli poi misantropi, privi di affetto, isolati definitivamente dal consorzio
arile. Non esiste in Italia nessuna istituzione speciale, almeno a mia saputa,
dove si istruiscano e si educhino i fanciulli idioti ed imbecilli di condizione
devata e che non potrebbero trovare conveniente custodia nei Manicomi e
nelle Case di salute : anzi debbo dire che, se mi sono mosso a scrivere sugli
Asili-scuole per idioti, lo fui appunto perchè dopo la pubblicazione di un mio
articolo diretto a dimostrare 1* educabili tà dell' idiotismo e dell* imbecillità,
ricevetti da più parti interrogazioni e incoraggiamenti per promuovere anche
ha. noi la discussione delFargomento.
Che dalla iniziativa privata possa partire anche in Italia l'impulso alla
creazione di questi Istituti, come è partito altrove, deve sperarsi in vista del
fatto che le prime a ritrame vantaggio sarebbero appunto le classi più colte
e più agiate. Solo in seguito si potrebbe sperare nell'utile concorso delle
Provincie e dello Stato a favore dei frenastenici di classe povera: ad ogni
modo, è necessario che la carità pubblica e la carità privata si ajutino a
vicenda. Dai teoretici oppugnatori della legislazione sociale, da coloro che
fingono inorridire, quando si reclama l'intervento dello Stato e dei minori
Enti pubblici, Provincie e Comuni, nelle cose di beneficenza, dai sistema-
tici detrattori di ciò che per ostentato dispregio s'usa chiamare e carità
legale >, non ci aspettiamo naturalmente né rispetto, né silenzio : non par-
liamo di ajuto I Anzi essi saranno i nostri avversari, come lo sono sempre di ogni
tentativo che tenda al miglioramento delle classi povere : ma non ce ne me-
raviglieremo. Essi appartengono al dottrinarismo cosidetto e liberale » nelle que-
stioni politiche ed economiche, perché sanno che queste dottrine in Italia
vanno a vantaggio esclusivo dei rimestatori politici ; — sostengono l'iniziativa
individuale, perchè essi ne mancano o stan pronti ad annichilirne qualsiasi
movimento ; — negano i doveri dello Stato , perchè hanno il costume di
approfittar soltanto dei suoi diritti; — stanno per il self-gouvcrnement, perchè
- 46 —
non ammettono discussione sul predominio delle classi dirigenti : ma è oramai
giimto il tempo di persuaderci che queste teorie, frutto d*una reazione na- "
turale quando lo Stato era onnipotente e non emanava dal poter popolare, ' ^
non hanno più ragione di esistere ora che lo Stato dev'essere, secondo il
concetto scientifico moderno, il rappresentante degli interessi collettivi, il
che toma a dire degli interessi della grande maggioranza. La subordinazione
cieca ed assoluta delle classi inferiori, il particolarismo, l'arbitrio non sono
più del nostro secolo: il laicizzarsi della società civile porta altre esigenze,
altri diritti ed altri doveri. Ora, fra questi doveri l' interessarsi un pò* più
per le sventure umane e il cercare ogni mezzo per impedirle, prevenirle e
rimediarle, è da riguardarsi fin d'ora il primo e il più importante.
Ecco infatti che, dove questo intervento della carità pubblica non è giu-
dicato contrario ai fini d'una buona amministrazione, anche lo Stato, le
Provincie, i Comuni hanno pòrto ajuto all'iniziativa privata, che organizzava
Scuole ed Asili per i frenastenici. L'esempio ci viene, come dissi, anche di
là, dove pure si lascia alla spontanea filantropia dei cittadini il maggior
peso delle opere di beneficenza; alludo all'America, un paese di cui molti
citano le istituzioni senza conoscerle neppur di nome.
Io credo utile di qui presentare in un quadro le -principali notizie sugU
Asili-scuole per idioti ed imbecilli esistenti in Europa ed America, quali
ho potuto in gran parte desumere dalle opere di Ireland, Laehr, Kind, e
dai giornali medici più reputati, inglesi e tedeschi.
Quadro degli Asili-Scuole per Idioti ed imbecilli
esistenti nei principali Stati civili ^^\
PAESE B LUOGO
Aj Svezia.
Stockolma ,
Johannisberg presso Mariestadt
Stròmsbolm
1
nno
di
azion
0 .«
o
1'-
a
1870
22
1868
35
1871
IO
A spese di chi il mantenimento
dell'Istituto
Riceve un sussidio dallo Stato di L. 7000.
Riceve un sussidio dallo Stato di L. 7000*
Sussidio dallo Stato.
(x) Debbo avvertire Che le notizie delle ultime due colonne non riguardano lo stesso anno per tutti
gli Asili'Scuole del quadro: però esse sono le più recenti, che mi era possibile riunire, e ad ogni modo
non rimontano mai a più di cinque anni addietro.
— 47 —
PAESE B LUOGO
I
B) DanimArca.
CDpeni^heQ
C) Russia.
Retroborgo
Kpu
D) Inghilterra.
AsOo di Bath
Ymol HaU, Colchester
Eoiswood, Surrey
Sv Cross, Exeter
Royal Albert, Lancaster
Kbnnansfield
IbowIc (presso Birmingham)
Qapton
Citerìiam, ,,• •
Letresdon
Wanrick
loadra
E) Seozia.
BUdovan
Ufbcrt
Colombia Lodge (presso Edim-
burgo) .••••• •••••
F) Irlanda.
Umto Stewart, gii Lacan Spa
Anno
di
fondasione
Numero
degli
alunni
65
^^^^
20
1853
IO
1846
..^
1859
98
185S
594
1864
40
1864
251
1867
94
1869
20
1874
335
1870
«— .
1870
—
1877
—
1880
190
1853
46
1862
124
1867
8
1869
43
A spese di chi il mantenimento
dell'Istituto
Esistono in Copenaghen tre istituzioni di-
verse, di cui ignoro però il carattere.
Privato: riceve un sussidio dalla città di
Riga. ^
— . Sezione speciale per gli idioti.
Magnifico stabilimento, modello del genere.
Vive di sovvenzioni private e di lasciti:
nel Z867 I® rendite ammontavano già a
L. 582,500 con un sopravanzo di L. 53,600.
Altro bellissimo Istituto-modello, diretto dal
dott Shuttleworth.
Questo Asilo è destinato agli idioti delle
classi medie, e serve alle contee del Mi-
dland.
Istituto modello per poveri : mantenuto colle
dozzine pagate dalle parrocchie. È diretto
da un medico e possiede tutti i mezzi di
istruzione elementare, letteraria e profes-
sionale.
Asili per dementi cronici ed imbecilli.
:i
Costruzione speciale per gli idioti nel Ma-
nicomio della Contea.
Questo Asilo speciale per idioti è stato per
iniziativa del dott. Bucke annesso al Ma*
nicomio di Londra.
Questo Istituto è nazionale: fino al 2881 ha
avuto per direttore il dott. Ireland, e con-
tiene 78 fanciulli e 46 adulti.
Privato.
— 4« —
PAESE B LUOGO
G) Paesi Busi.
L'Aj»
H) Belgio.
Gand (Osptdak Guislain) . .
I) Uermanla del Kord.
Hamborg (Alitetdorf)
Craschniti
GUdbach (< Hephata •)....
Hasserode { presso Wetnige-
Kiel
KQckeQDiIllile
ScheDern (presso Nassau). .
Langenliagen
Neinitedt
Potsdam
Rastenburg
Schwerin
Schleswig
Schreibeihau
Bielefcid (Westfalta)
J) Sassonia.
Dresda
li (loj. Direttore dolt. Moeitet'
87
Piiv«lo.
Priv;iio, cun
L, 3J50-
— 49 —
PAESE B LUOGO
Diiikii.
Hnbat^urg
M6ckenL...
DiriiiBtBut
AT) Bafien.
Nenendetdesaa
Pobingen
L) Wirttemberg.
Marìeberg
Stetten
ii) Bmnseliwick.
Erkerode
Erkerode
N) Mecklemborg.
Sdiwerìn
O) Franeiat
Bicétre
Sdpétrì^
aermont (Oise)
Gentilljr (presso Parigi)
Eptiia3r-sar-Orge(Seine et Oise)
Vtaclose (Seine et Oise) ....
P) STizzera.
Abcndberg
1852
1854
1868
1841
1849
1868
1875
1867
1842
1842
1842
1847
1873
1873
1848
A spese di chi il mantenimento
dell'Istituto
138
68
53
96
278
64
24
12
130(11.)
95 (d.)
60
(200?)
60
Prirmto, sotto la protezione della principessa
Luisa.
Opera Pia.
Privato, per donne.
Privato.
Governo, pensioni e sovvenzioni private. Le
rendite del 2878 furono di marchi 54,000,
nel 2879 di marchi 59,000.
Privato: h diretto dal dott Haeberle. Con-
tiene 249 imbecilli e 229 epilettici.
Si sostiene da sé.
Privato, destinato agli idioti epilettici.
Fondato dal Duca di Mecklemburg-Schwerin.
Lo Stato (Dott. Boumeville).
Lo Stato. — Queste due scuole speciali per
idioti ebbero per loro primo istitutore il
Séguin. Di esse ho parlato a lungo nella mia
memoria : Le ScuoU^ ecc. — Milano, 2880.
Lo Suto.
Privato. -^ Fu fondato sotto gli auspici del
Voisin (Felice). Esso appartiene ora al
sig. Vallèe.
Istituito dal Dipartimento della Senna. Oltre
ai fanciulli idioti poveri a carico del Di-
partimento, vi si accettano 50 pensionari:
sono esclusi gli idioti epilettici e sudici.
L'età h dai 7 ai 16 anni. All'Istituto è aii*
nessa una colonia di io ettari per l'istru-
zione as:ricola degli alurini. Diiiendc dal
vicino Manicomio di Vaucluse, ed è sotto
la direzione di un medico.
Sezione speciale per idioti nel Manicomio del
Dipartimento, con istitutori e capi d'arte.
È il celebre Asilo per cretini, diretto per
molti anni dal GuggenbUh. : ignoro in quali
condistoni attuali esso si Irp^i.
— 50 —
PAESE E LUOGO
Asilo di Hoffhiing (presso Ba-
silea)
Weissenheim
Hottingen (presso Zurigo) . . .
Etoy (Vaud)
Lausanne
Q) Austria.
Praga
I?) Stati Uniti d'America.
Barre (Massachussets)
Boston (Massachussets)
Syracuse (New- York)
Media (Pennsilvania)
Lateville (Connecticut) ,
Columbus (Ohio)
Frankfort (Kentucky) . .
New- York
Jacksonville (Illinois) . .
Faiville (Massachussets)
Glenwood (Jowa)
Newark
S) Canada.
London (Ontario)
Toronto
T) Australia.
Newcastle (Nuova Galles del
Sud)
New-Norfolk (Tasmania) ....
Ballarat (Victoria)
e
o o
e "*
< -o
e
.o
1868
1868
1872
1848
I84S
I85I
1853
1858
1857
1860
1860
1865
1870
1876
1872
1880
1872
£.-•5
e U 3
22
18
IO
IO
48
70
80
215
225
85
408
120
183
ICQ
12
14
46
200
173
43
A spese di' chi il mantenimento
dell'Istituto
Pensioni e sovvenzioni private. — Fu fondato
dal prof. Jung.
Carità privata. — Destinato alle ragazze.
Destinato alle ragazze.
Privato.
Esistono due istituzioni private , apparte-
nenti al sig. Blume, che e allo .stesso
tempo il maestro e l'educitore degli alunni.
Non ne conosco l'importanza.
Si regge merce la carità privata.
Istituzione privata.
Lo Stato.
Lo Stato. — Direttore Wilbur.
Lo Stato — Venne diretto per qualche anno
dal Séguin ed è giudicata il migliore di
America.
Lo Stato.
Lo Stato.
Lo Stato.
Il Municipio.
Lo Stato.
Istituto privato.
Lo Stalo.
Istituzione destinata a donne imbecilli adulte.
Lo Stato.
Appena costruito. — Appartiene alla Confc*
(ierazione.
Il Governo della Colonia. — Contiene però
anche adulti dementi (88 nel 1877).
Sezione speciale per gli idioti nel Manicomio
della Colonia.
A Balbrat esiste una scuola industri.tlc ove
sono mantenuti ed educati a spese dello
Stato alcuni giovani idioti ed imbecilli pò*
veri.
— si-
lo non ho la pretesa di aver raccolto tutte le indicazioni, relative agli
Asili-Scuole per idioti : altri, trovandosi in migliori condizioni delle mie, potrà
forse aumentare e correggere il mio elenco. Quel che intanto appar certo è
la mancanza di questi Asili in tutti gli Stati del mezzogiorno d'Europa, cioè
in Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia e Rumenia.
DalVelenco si scorge pure che, se molti Istituti per l'istruzione e l'educa-
zione dei frenastenici debbono la loro origine ai generosi slanci della ca-
rità privata, i più ampi, i più popolosi, quelli cioè per gli indigenti, sorsero
per intervento dei rispettivi Governi. Anche nei paesi, ove il sentimento del-
razione libera e individuale dei cittadini, è più vivo e più profondo, l'Am-
ministrazione dello Stato non si limita solo a soccorrere la carità privata,
ma si spinge fino all' erezione di Asili governativi : informino i libéralissimi
Governi dell'Inghilterra, delle sue fiorenti Colonie, e degli Stati-Uniti
d'America. Ben di sovente il Parlamento inglese si è occupato dei pazzi e
degli idioti, ed anche nella sessione del 1879 un membro della Camera
dei Comuni, il sig. Sclater-Booth, proponeva una legge per obbligare le
Contee a provvedere Asili agli imbecilli ed agli alienati, invitandole anzi a
costrurre Scuole speciali per gli idioti [separate Schooh for the istruction and
training of idiotic young per sons being paupers). Un altro progetto dovuto alla
iniziativa del sig. Rodwell e presentato alla stessa sessione, tendeva ad obbligare
invece le Contee ad erigere infermerie per i poveri pazzi, imbecilli ed infermi,
nelle quali i frenastenici dovevano esser divisi dalle altre categorie di alienati.
Ma r interesse che le Amministrazioni pubbliche prendono per gli idioti si è
manifestato chiaramente negli ultimi tempi anche in altri paesi. In Francia,
dove r interessamento per i frenastenici non è mai stato certamente più vivo
che in Italia, questi ultimi anni di governo popolare hanno prodotto un can-
giamento nel concetto, per dir così, ufficiale della beneficenza. Il Consiglio
dipartimentale della Senna, cui già si deve l'erezione di tre distinti Mani-
comi (Sant'Anna, Vaucluse, Ville-Evrard), ha decretata l'erezione di uno spe-
ciale Asilo-Colonia per l'istruzione ed educazione dei giovani imbecilli ed
idioti. Esso fu posto sotto la direzione di un medico alienista, e venne prov-
visto di un assistente e di un interno.
Ho già parlato del movimento promosso in Germania, specialmente per
opera dei membri della Società psichiatrica , dei Comitati di beneficenza ,
delle Associazioni apposite. Aggiungerò che nel 1879 ^^ Deputazione scola-
stica della città di Berlino, in una ispezione nelle scuole municipali, riceveva
reclami e raccoglieva argomenti sul danno di mescolare i fanciulli imbecilli
coi fanciulli sani. Non solo i primi non mostravano alcun progresso se istruiti
_ 52 —
ed educati coi metodi comuni , ma la loro presenza era di ostacolo anche
alla istruzione degli altri. Tutti i maestri e gli ispettori scolastici furono una-
nimi nel domandare l' istruzione degli imbecilli in classi a parte. La Deputa-
zione ha creduto di compiere un esperimento: essa ha collocato uno di questi
sventurati fanciulli sotto un maestro speciale, incaricato di istruirlo ed edu-
carlo col metodo in uso negli Asili-Scuole per idioti, e l'esperimento sorti,
s' intende, ottimo effetto. Il fanciullo apprese in poco tempo ciò che da tanto
tempo gli si andava inutilmente insegnando nella scuola in comune. Dopo
ciò credette la Deputazione Berlinese di dovere esprimere un voto unanime
sulla separazione dei fanciulli arrestati nello sviluppo mentale dagli altri me-
glio fomiti dalla natura (0.
Contemporaneamente, ima sotto-Commissione della Direzione di beneficenza
di Berlino presentava al Governo il progetto per la fondazione di un Asilo
o Istituto speciale per frenastenici, della capacità di almeno loo letti, da
erigersi a Dalldorf presso Berlino e precisamente in dipendenza del nuovo
Manicomio, che vi fu aperto il i° gennajo i88o. Questo Asilo-Scuola per
idioti dovrà essere posto però sotto la dipendenza del personale sanitario
del Manicomio, anzi per facilitare la questione amministrativa l'alimentazione
sarà servita dalla medesima cucina (2).
Fino ad ora gli Asili per idioti della Germania sono da trenta a quaranta,
fra pubblici e privati; ma colà non si crede ancora che il numero basti ai
crescenti bisogni di questo ramo della pubblica beneficenza. Nel 1881 la pre-
sidenza della Provincia di Slesia in Prussia ha approvata l'erezione di un
nuovo Asilo, che si intitolerà der Wilhelm- Augusta- Stiftung sur Bildung und
Pflege von Idioten, e che si fonderà per sottoscrizioni private. L'apertura ne
è fissata fin d'ora al 1885.
Anche nel Granducato di Assia, si è recentemente decretata la fondazione
e manutenzione d'un Istituto -Colonia per imbecilli: le rendite si fissarono
per ora a 33,000 marchi, la capacità a 78 letti, e si è stabilito di dare il
massimo impulso ai lavori campestri, come i più vantaggiosi per lo sviluppo
fisico del corpo.
VII.
È evidente che questi confronti non tornano onorifici all'Italia: è pur
manifesto che il bisogno di Asili-Scuole per imbecilli non è meno sentito, non
(i) Veggasi: Zur Idioten Fùrsorge, nella Vossische Zeitung, 1879, n. 40.
(2) Veggasi : Zur Idioten Berlin* s, nella Natur. Zeitung^ 1879, pag. 476,
— 53 —
è meno reale presso di noi, come presso le altre nazioni civili del centro
d'Europa. Quale sia la sorte della grande maggioranza dei nostri frenaste-
nici, è ben noto. O appartengono alle classi agiate, e restano di peso alle
loro famiglie, che dopo inutili tentativi di farli istruire ed educare li abban-
donano ai loro istinti e li tollerano come una sventura irreparabile, per
non dire come una vergogna ; oppure appartengono alle classi povere, e non
vi è privazione, non vi è dileggio, non amarezza, che sia loro risparmiata. Tutti
rimangono così in seno alla società , continuo pericolo ai sani per le loro
tendenze pervertite, continuo incentivo al male per i tristi e i robusti.
Che cosa avvenga dei molti imbecilli ed idioti che vivono liberi ed
oziosi nelle nostre città e nelle campagne, ce lo dicono gli annali giudiziari.
Tutto di attorno a noi possiamo scorgere le conseguenze di codesto triste
abbandono ; idioti privi di tutto, senza sostegno, senza mezzi di sussistenza,
vaganti per le strade, immersi nella più squallida miseria, oggetto di ribrezzo,
di scherno e di paura, ridotti quasi nelle campagne alla barbara condizione
dei parìa delle Indie. I parenti non ne han cura : spesso le femmine restan vit'
time di osceni contatti e ingravidano, talora concludendo con un infanticidio
il lubrico dramma, tal*altra soccombendo alle manovre praticate su di esse da
perfide mercenarie, per agevolare l' aborto e salvare così l'onore delle fami-
glie. Altri passano la loro vita nelle chiese, attratti dai lumi e dai suoni delle
cerimonie religiose, servendo da scaccini, oppiure elemosinando nell'ozio. Non
è raro che essi commettano delitti atroci, incendi, omicidi, stupri violenti:
è poi frequente il caso che essi servano di vittime a violenze carnali contro
natura. Bene spesso, inviperiti dallo scherno che li persegue, resi intolleranti
dall'isolamento in cui traggono la loro misera esistenza, hanno furibondi ac-
cessi di reazione, e si rivoltano, incrudelendo contro chi primo loro capiti fra
mano. Ricordo il caso di Carlino Grandi, l'imbecille uccisore dei fanciulli,
che per rappresaglia di offese ricevute sotterrò vivi sotto il pavimento della
sua bottega di carradore, quattro bambini dai tre ai sette anni, e altri ne
avrebbe fatti così scomparire, se non gli fosse andato fallito il quinto ten-
tativo.
Tutti questi esseri degradati, immorali, scandalosi, oziosi, pericolosi a sé
ed altrui, tutti questi uomini incompleti e semi-bruti, che la nostra apatia
lascia vivere e deteriorarsi sempre più in completa libertà, senza istruzione,
senza educazione alcuna, rappresentano per la società civile un'enorme per-
dita materiale e morale, che pur sarebbe necessario impedire od attenuare ,
utilizzandoli in qualsiasi modo, e sviluppando, mercè una speciale arte peda-
gogica, quei germi di intelligenza, quelle attitudini, quegli istinti che la na-
— 54 —
tura lascia pur sempre sussistere in fondo ai loro poveri e scarsi cervelli. Ma
vediamo dove questo bisogno sia maggiore in Italia, quali cioè siano le regioni
che prima delle altre dovrebbero apprestare ai frenastenici un qualche Asilo
o Istituto speciale, analogo a quelli che funzionano così egregiamente negli
altri paesi di Europa e di America.
Se il numero dei frenastenici esistenti nella popolazione secondo il cen-
simento 187 1, era di 24,000 nella sola Italia continentale, tra le forme con-
genite e le forme sviluppatesi nella prima infanzia; e se invece sei anni
dopo il numero dei frenastenici ammessi nei Manicomi era di 11 50, occorre
notare però che le proporzioni degli uni e degli altri non sono uniformi su
tutta la superficie del Regno. Prendendo in considerazione le cifre raccolte
dal Senatore Verga, ecco infatti il rapporto dei frenastenici censiti (1871)
sul numero degli abitanti, e il rapporto dei frenastenici reclusi (1877) sul
numero dei censiti (0.
Proporzione dei Frenastenici censiti e reclusi sulla popolazione
nell'Italia continentale e peninsulare.
COMPARTIMENTI
Lombardia • .
Piemonte
Liguria
Veneto
Emilia
Umbria
Marche
Toscana
Roma
Napoletano
Totale. . .
Frenastenici censiti
(1871)
Numero
assoluto
5103
4432
977
2585
1876
445
909
2009
541
5123
24,000
Per xo.ooo
abitanti
14.7
15.3
II.5
9.7
S.8
8.0
9.9
9.3
6.4
7.2
10.2
Frenastenici reeinsl
(1877)
Numero
assoluto
81
143
29
50
182
7
83
143
52*
87
827
Per zooo
censiti
15.8
32.2
29.7
19.3
97.0
15.7
90. I
71. I
96. I
II. I
34.4
(i) Le proporzioni della 2.' colonna sono diverse da quelle registrate nelle pubblica-
zioni ufficiali, perchè si unirono ai frenastenici dalla nascita quelli dalla prima infanzia.
— ss —
Questo prospetto dimostra avanti tutto come la proporzione dei frenaste-
nici sìa diversa fra una regione e l'altra d'Italia. Però vi è un gruppo
di Compartimenti, che si distingue dagli altri per cifre più alte ; ed è quello
dell' Italia continentale, dell'alta valle del Po (Piemonte, Lombardia e Liguria).
n resto d'Italia ha proporzioni meno varie; solo che si nota un diminuire
dei frenastenici, se si discende verso il mezzogiorno. Uguale è il risultato,
se si paragonano fra loro le Provincie del Regno : tutt' attorno all' Italia su-
periore^ e precisamente rielle regioni Alpina, ed Appenninica occidentale,
esiste una larga zona di paese, dove il rapporto dei frenastenici è più intenso.
In un mio scritto sulla distribuzione geografica degli idioti pubblicato altrove
ho cercato le ragioni di questa disuguale intensità dell'idiotismo (0. Valen-
domi delle riforme delle leve, avvenute in un decennio sopra un complesso
di 2,727,038 giovani inscritti, ho disegnata la carta geografica dell'idiotismo
in Italia. Non torna conto che qui ripeta quanto ho detto nella memoria
or citata, e anche su questo giornale (2), intomo alla difficoltà di calcolare
il vero numero dei frenopatici esistenti in un paese. Oltre al censimento, che
dà solo risultati approssimativi per la nota diffidenza delle famiglie di de-
nunziare i suoi pazzi e i suoi imbecilli, e che d'altra parte rimane senza
intervento diretto del medico nel diagnostico dell'infermità censita, il metodo
dei censimenti parziali annui sui giovani inscritti nelle leve fornisce dati ec-
cellenti e del tutto comparabili, sia perchè nessun idiota sfugge all'esame, sia
perchè vi prende parte l'elemento scientifico. Or bene, che cosa risulta dalle ri-
forme delle leve ? Lo dica la tavola grafica annessa a questo mio scritto.
Le Provincie più infette di idioti sono generalmente quelle della zona Alpina;
Sondrio, Belluno, Brescia, Vicenza, Como, Torino, Cuneo, e quelle della
prima zona Appenninica ; Genova, Massa-Carrara, Porto-Maurizio. Ora noi
sappiamo che nelle vallate Alpine, specialmente se umide, poco soleggiate,
ristrette, esiste una categoria numerosa ed infelice di esseri degenerati, arre-
stati nello sviluppo fisico e mentale, detti cretini. Il cretinismo, che per lo
più si accompagna col gozzo, hon è che una forma di idiotismo endemico:
la sua area geografica è ben nota e abbastanza limitata. Oltre alla catena
Alpina ed Appenninica, anche le catene montuose dei Pirenei, Balcani, Carpazii,
Giura, Vosgi, presentano tipi spiccati di questa speciale degenerazione della
specie umana. Ciò spiega perchè la distribuzione geografica dell'idiotismo
(i) Morselli: Intorno alla statistica ed alla distribuzione geografica delle frenopatie
in Italia (§ III. ^- La distribuzione geografica delle frenastenie^ pubblicata nfXì Archivio
italiano per le malattie nervose e mentali. Anno 1882.
(2) Giornale della Società Italiana d Igiene, Anno III. 1881, n.® 4.
— 56 —
in Italia presenti una cintura di color fosco tutt' attorno alla regione conti-
nentale : la sola Lombardia possiede il quinto di tutti i frenastenici dell' Italia
peninsulare (5103 sopra 24,000) e quasi un altro quarto spetta al Pie-
» monte (4432) ed alla Liguria (977) riuniti assieme, e un buon nono al solo
Veneto (2585), cosicché le Provincie dell'alta valle del Po e del versante
mediterraneo dell* Appennino rappresentano esse sole più della metà di tutti
gli idioti ed imbecilli del Regno, escluse le due isole maggiori. Minima in-
vece è la proporzione degli idioti nelle Provincie al di là del Tronto, e
salvo la Provincia di Palermo, essa appare bassa anche nella Sicilia e nella
Sardegna.
Se si confrontano ora le tinte della carta grafica con le cifre del prospetto
a pag' 54 relativo al numero proporzionale dei frenastenici reclusi sui cen-
siti, si resta meravigliati del fatto che le regioni più infette di idioti e di
cretini non siano quelle ove il beneficio del Manicomio è loro più facil-
mente accordato. La Lombardia spicca fra gli altri Compartimenti per V al-
tissima proporzione di cretini e di frenastenici fra i suoi abitanti, e pel pic-
colissimo numero (15.8 su 1000) dei ricoverati negli Asili. Migliore è la condi-
zione della Liguria (29.7 su 1000) e del Piemonte (32.2 su 1000): ma ad
ogni modo questi due Compartimenti restano sempre al di sotto di altri, ove
nuUameno il numero reale dei frenastenici risulterebbe assai più piccolo; vale
a dire dell'Emilia, che li reclude colla massima solèrzia (97.0 ricoverati
su 1000 censiti, quasi uno su 100); della Toscana (96.1) e delle Marche
(90.1). Noto a questo proposito che di tutte le regioni d'Italia, le Marche
son queUa ove si presta ai mentecatti la più ampia e filantropica assi-
stenza.
Egli è chiaro dopo ciò che se in Italia necessita migliorare la condizione
degli idioti ed imbecilli, occorre dar principio alla riforma là dove il bi-
sogno è più sentito, e dove circostanze inesplicabili e poco eque creano a
questa grande categoria di sventurati una situazione anche più svantaggiosa.
Le Provincie settentrionali sono quelle ove la piaga è più profonda: ma
v'hanno Circondari disgraziati, che sembrano da lungo tempo mantenere il
triste primato e che non è supponibile saranno mai superati da tutti gli altri
Circondari del Regno. Appartengono a questo gruppo i Circondari di Aosta,
Ivrea, Mondovì, Pinerolo, Susa nel Piemonte: — di Chiavari, Castelnuovo,
Albenga nella Liguria: — di Brescia, Sondrio, Chiari, Varese, Domodos-
sola, Valsesia, Abbiategrasso in Lombardia : — di Belluno e Vicenza nel Veneto :
— di Borgotaro nell' Emilia: — di Lanciano e Penne negli Abruzzi: — di Sala
Consilina nella Campania : — di Alcamo e Sciacca in Sicilia : — di Orzieri in Sar-
— 57 —
degna (i). Dove la tinta è più nera e le cifre più alte, cioè dove le riforme
nelle leve superano il 15 .sui 10,000 inscrìtti, si può esser sicuri che vi si
estende 1* influenza endemica del cretinismo. È vero che il cretinismo dipende
dalle condizioni speciali dell'abitato, dal clima, dal suolo e dalle acque, e che
non è permesso sperarne il miglioramento, la guarigione, finché l'individuo che
ne è affetto trovasi obbligato a soggiacere ai medesimi agenti morbigeni. Però
anche il cretinismo è andato diminuendo in quei paesi, ove il Governo si è
interessato per essi, dove il benessere delle classi agricole è aumentato, dove
infine si aprirono i primi Asili ed Ospizi per la sua cura: mi basterà ri-
cordare la diminuzione dei cretini, che si è osservata in Svizzera durante
gli ultimi quaranta anni (Fetcherin).
Ma anche levando i cretini, resta sempre per l'Italia al di qua del Tronto
il primato nella scala dell'idiotismo: le Provincie, che come quelle di Ra-
venna, Milano, Grosseto, Pisa, Palermo, Pesaro, Alessandria, Pavia, Parma,
Bologna, Teramo, Aquila, Ascoli, Chieti, sono al di fuori della zona dell' in-
fluenza alpina, non debbono certo l' elevato numero dei loro frenastenici al-
l' endemia cretinica. In esse, come del resto in tutte le altre del Regno, la pro-
porzione degli individui arrestati nello sviluppo mentale per cause diverse
dal cretinismo non è certamente inferiore a quella offertaci dalle varie re-
gioni dei paesi nordici, ove pure si è effettuato il benefico movimento a favore
dei frenastenici. Le Provincie prussiane della Slesia, della Pomerania, della
Sassonia, della Westfalia, i ducati di Brunswick, di Assia-Darmstadt, la Tu-
ringia, che pure veggono tutti gli anni crescere il numero e la capacità de;
loro Idiotanstaiten^ contengono relativamente assai meno idioti deUa nostra
Lombardia e del nostro Piemonte. £ lo stesso può dirsi delle contee inglesi,
della Scozia, e degli Stati dell'America del Nord, dove non solo manca il
cretinismo, ma dove anche il numero assoluto e relativo dei frenastenici è
tutt' altro che superiore a quello del nostro paese.
È dunque necessario, per ragioni di umanità e di scienza, che si inizi! anche
in Italia ima analoga riforma nella pubblica beneficenza, e che i Comparti-
menti, ove r assistenza ai mentecatti è da molti anni anche più solerte ed
estesa, siano i primi a rivolgere la loro attenzione sulla numerosa caterva dei
frenastenici. E poiché occorre pure che si abbia riguardo alle non prospere
condizioni dei pubblici bilanci, io esprimo il voto che le nuove Istituzioni
nascano nel modo più semplice e per ora più opportuno, cioè sotto forma
di sezioni speciali per gli idioti nei Manicomi sia pubblici, che privati, per
(i) Veggasi anche: G,Soimsim, Geogra/ìa nosologica et Italia^ 1881. — Roma, pag. 161 •
— 58 —
servire tanto, alle classi povere che alle classi agiate. Se consideriamo infatti
i mezzi con cui si può dare assistenza ed istruzione agli idioti , vediamoi
che essi si riducono ai seguenti :
I .° Stabilimenti speciali, di più o meno grande capacità, dei quali doe
sono le forme a seconda della condizione sociale dei frenastenici cui vea*
gono destinati, e cioè:
df) Scuole o Collegi privati, per le classi ricche; promossi s'intenda
per iniziativa privata; -;
^) Asili o Istituti pubblici, per gli indigenti ; questi invece fondati 4J
mantenuti a spese delle Provincie, dei Comuni o delle Opere Pie.
2.° Sezioni ' scuole nei Manicomi comuni, dove gli idioti siano sepanr!J|
da tutti gli altri pazzi, sottoposti a cure e ad assistenze speciali, istruiti di
educati secondo i metodi giudicati più acconci allo sviluppo delle loro li^
titudini ed al miglioramento delle loro facoltà intellettuali. C
Io non posso prolungare oltre misura questo scritto, con minuti ragguagli^
sull'organizzazione tecnica di queste varie sorta di Istituti: mi auguro di poteitf
1
tornare sull' argomento, quando saprò il mio voto accolto con favore da qualche
benefica Amministrazione. Ma non concluderò, senza prima dirigere una prfr
ghiera ai miei colleghi, e più specialmente ai medici -alienisti, perchè pren-
dano in considerazione la mia proposta e le prestino il loro valido appoggio.
Non ottenessi altro risultato che di avere con questi miei scritti, aperta um
utile discussione sul problema dell'assistenza dei frenastenici, io me ne di-
chiarerò soddisfatto. Tutte le riforme che si operano nei paesi civili, s'ini-
ziano con umili principi; anche là dove oggi s'agita più che mai la que-
stione degli idioti, essa incontrò dapprima la generale indifferenza. Ma poiché
la scienza soltanto sa dare quell'energia di carattere e quello spirito di ca-
rità, con cui si vincono le più grandi battaglie contro la natura ed anche
contro gli interessi umani, è nei medici eh' io spero, ed è ai medici che io mi
rivolgo.
— 59 —
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1 NUMERO DEI GIOVANI RIFORMATI
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PARTE SECONDA.
RIVISTA.
IGIENE GENERALE.
Manuale d'igiene privata e pubblica dell'infanzia {Handbtuh d^r privateti
hnd òffentlichen Hygiene des Kindcs)\ dott. Julius Uffelmann. — Lipsia, 1881.
— Fra i diversi rami in cui si scindono la igiene sociale e la individnale,
un posto di ben grande importanza spetta a quello, il quale esclusivamente
si occupa del benessere fisico dell' infanzia , considerata dalla nascita alla
pubertà. Mancava fino ad ora un completo trattato scientifico sull'igiene
deli' infanzia, tanto nella sua esplicazione privata che nella pubblica. Questa
lacuna scompare affatto in seguito alla pubblicazione del libro del profes-
sore Ufifelmann, il cui nome è noto già agi' igienisti e particolarmente caro
agi' Italiani , per i pregevoli studi che intraprese sull' e Igiene pubblica in
Italia > pubblicati nella deutsche Vierteljahrsschrift fur offentliche Gesund-
ktitspflege.
Ad una breve Introduzione tendente a far rilevare l'importanza dell'Igiene
infantile , l'Autore fa seguire un riassunto storico della medesima, comin-
ciando colla stona dell' attività pratica^ che risale agli Egizi ed agli Indiani
ed indi piii particolarmente ai Greci di Sparta e di Atene. Ed il vasto
campo che all'argomento pertrattato si schiude, venne dall'Autore esaurito
celia più acconcia maniera. Vi si legge e dell'educazione fisica e della mo-
rale dei fanciulli presso i Greci, coordinate con uno scopo igienico, estetico,
ed etico, e tendenti alla formazione del sentimento e dell' amore pel bello,
all'acutezza dei sensi e del giudizio, all' acquisto di un animo nobile e pa-
triottico, e di costante coraggio, all' allontanamento delle tendenze basse ed
^oistiche, dell' ozio, della rozzezza e delle aspirazioni a cose da poco.
Parla poi l'Autore della cura e dell' educazione dell' infanzia presso i Ro-
mani , e di quella presso gli antichi Germani, per poi giungere al medio-
evo; e qui vediamo che l'introduzione della ginnastica nelle scuole, dopo
la prima metà del secolo XV, è dovuta all' Italia, da dove poi si estese nella
— 62 —
Svizzera e nella Germania. Ed è in Italia ancora, ove già nel medio-evo
esistevano gli asili infantili col titolo di e scuole delle maestre regionarie »
in cui venivano accolti durante il giorno fanciulli dai 2 ai 5 anni. Passo
passo espone poi l'Autore lo sviluppo dell'igiene infantile nei secoli dell'evo
moderno, dicendo e dell' igiene privata dell'infanzia e della pubblica presso
le singole nazioni.
Fa seguito poi la storia AtW attività scientifica, e dall' enumerazione ed esame
degli scritti degli Autori Greci, Romani e dell'evo medio e moderno, si ac-
quista la convinzione del come l'igiene, specialmente quella della prima
infanzia, abbia avuto sempre numerosi e distinti cultori, e nell'esposizione
bibliografica del presente secolo l'Italia vi rappresenta ben degna parte.
Conviene pur dire che le 7 7 pagine, che 1' Uffelmann consacra nel suo
libro alla storia dell'igiene infantile, oltreché trattano appieno la materia,
possedono il carattere di originalità, e formano una ricca fonte da cui pos-
sono attingere quanti ne avessero bisogno.
Il secondo capitolo dell'opera è consacrato allo studio della natalità,
della mortalità e della morbosità, nonché dell'eziologia delle più importanti
malattie. Nei paesi europei si calcola in media una nascita annua per ogni
29 a 30 individui, ed il rapporto fra i nati-vivi e gli espulsi-morti sarebbe
secondo Oesterlen 1:30,4. Da ogni 100 matrimoni si avrebbero 387 bam-
bini. Un grande numero di nascite si avvera negli Stati Uniti, il più basso
in Francia. Gli anni di carestia e di fame mostrano regolarmente una di-
minuzione della cifra dei matrimoni e delle nascite. La maggiore morta-
lità si verifica nel primo anno di vita, e fra i dodici mesi di questo anno,
il primo ne dimostra la massima. Influiscono come modificatori della mor-
talità dei bambini il clima , la stagione , l' agglomeramento della popo-
lazione, r industria, e si pretende anche la razza e la cifra della natalità ,
e naturalmente anche il grado di agiatezza dei genitori ed il loro stato di
salute, e forse anco l'eventuale consanguineità. Però il fattore che più di
ogni altro modifica la mortalità dei bambini, è, senza dubbio, il genere di
cura prestata alla prima infanzia. £ l'influsso si manifesta chiaro nella
bassa mortalità dei bambini legittimi in confronto all'alta degli illegittimi,
la quale ultima supera non di rado il doppio della prima, e si palesa spe-
cialmente dopo la terza settimana di vita, epoca in cui di solito il bambino
viene affidato alle cure mercenarie. Così pure, la mancanza di diligente cura
figura quale prima causa della grande mortalità presso i bambini della po-
polazione industriale. E di quanto influsso sulla salute del bambino non
sono ed il genere di nutrizione, e la salubrità delle abitazioni, e la man-
cante assistenza medica nei casi di malattia ?
In generale si può ritenere, che la mortalità dei bambini vada decrescendo,
e vi influisce per certo, più di qualsiasi altra circostanza, la vaccinazione.
In alcuni paesi però si osserva 1' opposto.
Veniamo alla morbosità infantile. I neonati sono afflitti in grande numero
da debolezza generale, e poi da disturbi della digestione, da mughetto, da
itterìzia, da malattie riferibili ad infezione : da infezione puerperale, risi-
pola, infiammazione dei vasi ombellicali, congiuntivite ; da trisma, convul-
— 63 -
ioni, coriza. Dalla 3-4 settimana di vita fino al principiar del secondo
AUSO, i bambini soffrono a preferenza dei disturbi di digestione (gastrite, ga-
stro-enterite), indi di affezioni degli organi respiratori, del sistema nervoso
t della cute. Piuttosto rare sono le malattie di infezione ; le più frequenti
2 morbillo e la pertosse. Di malattie costituzionali si trovano la sifilide
flditaria, la tubercolosi ed i primi stadi del rachitismo e della scrofolosi.
Di! cominciare del secondo fino al cessare del sesto anno i bambini pati-
scoDO specialmente di morbi dell'apparato respiratorio, poi di malattie co-
sanzionali (scrofolosi, rachitismo) e di infezione, fra le quali ultime predo-
nnano il morbillo, la pertosse , la varicella, la rosolia , la difterite , poco
li scarlattina. Poco frequenti sono le affezioni nervose, le cutanee e quelle
degli organi dei sensi. Nell'ultimo stadio dell'infanzia poi, secondo l' Uf-
SdmnoD, i fanciulli soffrirebbero in special modo delle così dette malattie
J della scuola , cioè miopia, deviazioni della colonna vertebrale, nervosità,
lancmia, debolezza muscolare ; inoltre dei morbi d' infezione epidemici che
:.|s propagano in grande numero a mezzo della scuola, soprattutti la scarlat-
:|lÌDa e la difterite, in seconda linea la pertosse ed il morbillo. Tra le rare
:li§erioni nervose vi hanno V epilessìa e la corea.
.^1 Segue poi un diffuso studio della frequenza e dell' influsso esercitato sulla
sstenza e sulla salute da tali malattie, studio accuratissimo e poggiato su
HHdi dati statistici, e che viene reso più completo dal posteriore capitolo
dediato alla eziologia delle più interessanti malattie infantili e con speciale
ffiisioQe delle infettive.
La seconda parte del libro è costituita dall' igiene infantile privata. Del
tato ragionata è la via percorsa dall'Autore, il quale preposto il maggior
lÀogno di ajuto e di cura che ha il bambino, più tardi fanciullo, durante
Tepoca deU* infanzia, osserva che nella pertrattazione dei diversi argomenti
d'igiene crede di dover avere presente, mai sempre, il progredire tanto dello
inloppo fisico che dell'intellettuale del fanciullo, e perciò razionale è la
divisione che esso fa di questa parte in singoli capitoli che comprendono :
I.* la nutrizione ; 2.^ la cura della cute, il vestiario; 3.® l'abitazione, il
fctto ; 4.® la cura degli organi respiratori ; 5 .® quella del sistema osseo e
BBcolare, il sonno; 6-^ quella dei sensi; 7." la cura delle facoltà intellet-
toli; 8.® le abitudini difettose ed insalubri.
Di questi otto capitoli il primo, che riguarda la nutrizione, è il più esteso :
premesse alcune esatte nozioni sul ricambio fisiologico dell' infante, l'Autore
pende a trattare 1' argomento a seconda dei diversi periodi di età ; e perciò
primo vi figura il periodo della lattazione, comprendente e l'allattamento
aiaterao, ed il mercenario, e l'artificiale, assieme all'apprezzamento fisiolo-
gico dei diversi surrogati del latte che si trovano in commercio. Il modo
tf esposizione, la profonda erudizione e le molte informazioni rendono que-
sta parte del lavoro oltre ogni dire interessante e completa. Lo stesso me-
todo viene seguito dall' Uffelmann , allorché scrive della nutrizione nel
secondo stadio dell' infanzia , cioè dai 2 ai 6 anni , e poi nell' ultimo pe-
riodo, cioè dai 6 ai 15. Forse più consentanea alla mole del libro sarebbe
stata una maggiore diffusione li ove si legge della mancante e della esor-
bitante nutrizione.
ì
•j
— 64 -
Nel capitolo sulla cura della cute si parla del calore del corpo del l
bìnOy della sua suscettibilità pel freddo, delle norme e del vantaggio
nico dei bagni e dei lavacri, ed indi delle malattie e della cura del cord
ombellicale. Teoricamente e praticamente si vede pertrattato l'argomi
del vestiario, avuto riguardo ed alla scelta delle stoffe ed alla forma
diversi capi.
L' igiene ha speciali esigenze riguardo alla salubrità dei locali ove si
tiene T infanzia. Questa salubrità viene diminuita dalla mancante nette
dall' umidità, da una anormale temperatura, dall* illuminazione, dal suol<
cui è eretta la casa , da circostanze malsane nel vicinato. Considerata
grande sensibilità dell* organismo del bambino, per questo devono essere
servate le stanze più salubri della abitazione. La camera da letto oltre
offrire il necessario spazio cubico, sia sufficientemente ventilata e prov^
di adatta stufa ; la luce vi deve essere moderata. U Autore poi tratta
letto del bambino e ne detta le relative norme igieniche.
Parlando dell'apparato respiratorio l'Autore comincia con alcune noz
suir accrescimento del torace e sulla fisiologia della respirazione, face
poi emergere la necessità di una speciale premura per la giusta formazi
e per lo sviluppo del torace, a mezzo della razionale nutrizione del b
bino, della diligenza nel mantenerlo in una corretta posizione tanto nel le
quanto nella culla o fra le braccia, più tardi nella scuola ed in casa;
libero il moto della respirazione, e si pratichi la ginnastica. L'aria respi
sia pura; il fanciullo rimanga, per quanto possibile, all'aperto.
Interessante si scorge il capitolo nel quale l'Autore discorre della (
del sistema osseo e del muscolare. Alle necessarie nozioni fisiologiche
accoppia le relative norme igieniche, tendenti a favorire lo sviluppo fi
del bambino, toccando a preferenza dell'immenso vantaggio degli esei
ginnici, senza i quali non puossi raggiungere una perfetta salute fisica
intellettuale. L'appendice a questo capitolo l'Autore la dedica al sonno,
sandone la durata necessaria a seconda delle diverse età, e castigando
usi antigienici di far dormire i bambini vestiti (eccettuati i primi 2031
di vita), e di somministrare loro sostanze narcotiche.
Belle sono le pagine sulla cura dei sensi e delle facoltà intellettuali,
precedenti dati fisiologici sul cervello e sul sistema nervoso. L'organo e
vista, quello dell'udito, quello del tatto, del gusto e dell'olfatto assi
alla profilassi delle loro diverse malattie, vi sono debitamente ed appi
studiati. — Alla vita vegetativa che conduce il neonato succede la cereàri
si forma la sua mente, dalle percezioni nasce la memoria, dai raffron
giudizio, più tardi la volontà. Il temperamento individuale di spesso si
precisare già nel secondo anno di vita. Le impressioni percettive genei
la favella; grado grado il bambino dalla pronuncia di semplici conson
e vocali passa alla formazione di parole, più tardi di proposizioni, <
consueto nella seconda metà del terzo anno usa la parola io. £
l'Uffelmann ci espone, quale debba essere l'educazione eziandio morale
bambino durante tutta l'infanzia, affidato dapprima alle cure materne,
tardi alla scuola. Di quanto vantaggio igienico non è per il bambin
— 65 -
giuoco? Esso gli procura contentezza, lietezza, e riposo. I balocchi possono
rìusdre nocivi nelle mani del bambino per la loro grandezza, per la forma ,
per il materiale di cui sono fatti, per il coloramento esterno. I giuochi si
diridono in quelli cui va congiunto il movimento, ed in quelli durante i
quali l'individuo si trova fermo; i primi rinforzano l'organismo del bam-
bino, i secondi contribuiscono al perferzionamento delle sue facoltà percet-
tive, della memoria, dell'attenzione, del discernimento. Speciali cure esige
rdtimo periodo dell' infanzia il quale precede la pubertà, ed in cui si os-
servano alterazioni psichiche cui possono succedere malattie molto gravi,
specialmente se vi esistano la trasmissione ereditaria, la falsata educazione,
il troppo lavoro mentale, l'onania e così via dicendo. Riguardo alle punizioni
pei fanciulli, l' igiene domanda che non abbiano a portare danno alla salute.
Fra le nocive abitudini dei bambini, l'Autore enumera la sporcizia con-
scguentemente alle evacuazioni, il succhiare di diversi oggetti colla bocca, e
li masturbazione ed onania. Per tutte tre si accenna al relativo danno ed
al modo onde disabituarne i bambini.
Esauriti per tal modo gli argomenti tutti riferentisi all'igiene infantile pri-
vata, l'Autore viene a dire della /«^Mr^z, che ha per iscopo di combattere
quei fattori malefici, contro i quali l'azione del singolo individuo è del tutto,
0 quasi impotente. L* igiene infantile pubblica va divisa nella generale, ed
in quella che provvede per speciali classi di fanciulli. La generale deve es-
sere esercitata dallo Stato e dai Comuni, coadiuvati dall'attività filantropica
delle società che hanno per obbietto la protezione dell* infanzia. L' igiene
generale deve tendere alla divulgazione della scienza igienica; 1* istruzione
delle levatrici, ed il controllo del loro operato, l'educazione delle infermiere
per bambini, delle maestre per gli istituti froebeliani, delle persone che ten-
gono a costo i bambini, devono costituire un oggetto di attività per l'igiene
infantile pubblica. £ lo stesso dicasi dell'istruzione igienica nei preparandi
delle scuole popolari, nelle scuole in generale, ed in fine in tutta la popo-
lazione, in questo ultimo caso specialmente a mezzo della diramazione di
adatti opuscoli.
Il miglioramento del benessere materiale e della costumatezza presso le
dassi più basse della popolazione, sono misure che debbonsi attivare dal-
l'igiene: a mezzo di società di soccorso per le partorienti, per le lattanti,
per i fanciulli poveri, per gli abbandonati, per quelli dati a baliatico. Di
più occorre la fondazione di stabilimenti umanitari, quali gli ospitali, gli
orfanotrofi, gli asili e le case di maternità, delle quali ultime è special-
mente ricca l'Italia.
Diffusamente parla l'Autore dell'ufficio dell'igiene pubblica riguardo alla
nutrizione. Discorre del controllo sui mercati onde stabilire la genuinità del
latte posto in vendita, del modo di praticare questo controllo, delle relative
leggi e della pulizia e sorveglianza delle latterie. Questa sorveglianza si deve
poi estendere anche ai surrogati del latte. Segue il discorso sulla vendita
delle frutta e dei dolciumi, e quale appendice quello sugli oggetti di gomma
elastica, sulle culle, sui balocchi, la vendita dei quali oggetti deve essere,
e lo è in molti Stati, regolata con apposita ordinanza.
5
— 66 —
La debolezza di costituzione, T anemia, la scrofolosi, la tubercolosi sono
in grande parte da attribuirsi alla dimora in locali umidi, privi d'aria e luce,
mancanti di pulizia; ed il decorso di queste malattie in simili locali è ol-
tremodo sfavorevole. Egli è perciò, che tutte le norme che l'igiene sugge-
risce per la salubrità delle abitazioni, e che l'Autore esamina, concorrono a
diminuire la frequenza di queste malattie presso i bambini.
Ben 20 pagine del suo libro l'Uffelmann consacra alla profilassi delle
malattie contagiose. Egli domanda 1' obbligo di denunzia per gli esantemi
acuti, per la pertosse, per la difterite, per la meningite cerebro- spinale, per
la dissenteria, per il tifo, per Tottalmia granulosa, per la tigna e per la scabbia.
L'isolamento dell'ammalato deve essere obbligatorio e completo, riuscendo
oltremodo proficuo specialmente nei primi casi di manifestazione di malattìe
epidemiche. Inoltre occorrono la disinfezione della stanza dell'ammalato, del
suo letto e del vestiario, come pure specidi cautele riguardo ai cadaveri
ed alla tumulazione. Per la profilassi del vajuolo propugna 1' obbligo della
vaccinazione ; parla della tecnica di questa , dell' uso della vaccina umana
e dell'animale, della somma utilità degli istituti per la vaccinazione animale,
tributando in proposito il ben meritato elogio all'Italia.
Ampia pertrattazione ha il tema dell'igiene scolastica, e sebbene nulla
vi si trovi di nuovo, vi si' vede però compreso quanto di più interes-
sante fu finora pubblicato in proposito. Il discorso incomincia colle ma-
lattie proprie della scuola, loro eziologia e profilassi, e coli' ispezione sani-
taria scolastica ; segue poi quello sull' igiene dell'edifìcio scolastico ; qui ac-
cennerò soltanto al fatto, che l'Autore, non saprei con quanta ragione, en-
comia l'illuminazione bilaterale e quella dall'alto per le sale d'istruzione.
La quistione dei banchi e degli altri arredi, come quella dei libri corri-
spondono appieno ; così pure quella riguardo all'orario scolastico, ai lavori
domestici, ai piani di studio, al metodo d'insegnamento, alle vacanze ed
infine alla ginnastica ed alle punizioni. In seguito l'Autore tratta degli isti-
tuti di educazione, dicendo della loro costruzione e della divisione e di-
sposizione dei locali, del mobiliare, dei dormito!, dei letti, dei refettori,
dei lavatoi, dei cessi e così via dicendo. A ragione osserva come in nessun
istituto di tale genere debba mancare una infermeria. Subordinati alle esi-
genze igieniche devono essere il genere di vita che conducono gli allievi, e
la durata dell'istruzione e dello studio. Si chiude questo capitolo col di-
scorso sui giardini froebeliani, esponendovisi il modo in cui debbono essere
costrutti e parlandovisi delle mobilie, del sistema di educazione, e da ul-
timo del vantaggio che arrecano; e si finisce coli' accennare alla necessità
di una sorveglianza sanitaria.
I maggiori encomi merita il capitolo sull'igiene dei fanciulli impiegati nelle
fabbriche e nelle officine, nel commercio girovago e nell' agricoltura. Le
principali malattie da cui vengono afflitti questi fanciulli, sono la debolezza
generale, i morbi costituzionali , specialmente la scrofolosi , le affezioni di
petto, quelle dell' apparato locomotorio, le intossicazioni, le lesioni che pos-
sono avere cause meccaniche, chimiche, o fisiche. Inutile sarebbe di far
emergere la necessità di una tutela speciale per questi fanciulli, la quale si
- 67 —
esplica colle seguenti misure: controllo continuato del lavoro dei fanciulli;
visita medica prima dell'ammissione; proibizione dell'impiego dei fanciulli
in quei rami di industria che per essi sono a preferenza dannosi; limite
d'età per l'ammissione (14 anni); sorveglianza sulla durata del lavoro
e delle pause ; proibizione del lavoro notturno.
L'igiene pubblica deve prestare speciale cura per la salute dei bambini
(fi genitori poverìi precipuamente degli operaj nelle città. In questo riguardo
una sf>eciale protezione viene esercitata indirettamente a mezzo di quella
che si accorda alle madri; sia col regolare l'impiego di esse nel lavoro
industriale, sia colle società e colle casse di mutuo soccorso, sia colla pro-
tezione e coir ajuto concesso alle partorienti ed alle puerpere. Le società per
la protezione dell' infanzia hanno di mira, nella loro attività umanitaria, a
preferenza i bambini della classe meno agiata della popolazione.
L'Uffelmann viene indi a parlare degli asili pei bambini poveri. Discorre
degli stabilimenti pei lattanti e pei bambini più grandi, e tocca brevemente
delle relative istituzioni nei diversi paesi. Dice poi della protezione che ad
essi si deve accordare sia coli' ospitarli negli appositi stabilimenti di bene-
ficenza, negli orfanotrofi, sia coli' affidarli a famiglie private; e pei primi
due casi parla della conveniente nutrizione e della pulizia del corpo dei
bambini.
Ospizi per trovatelli esistono ancora in Italia, Francia, Spagna, Porto-
gallo, Grecia, Russia ed America del Nord. Il capitolo che tratta della pro-
tezione dei trovatelli, e quello sulla tutela dei bambini dati a baliatico,
comprendono un' esposizione storica di quanto viene fatto in proposito
presso i diversi Stati, e contengono tutte le norme relative suggerite dal-
l' igiene e dall'economia sociale , molte delle quali basate su dati statistici.
Ci rincresce che il breve spazio concesso ad una semplice rivista, non ci
permetta di seguire passo passo l'egregio Autore nella sua dotta tratta-
zione.
La protezione pei fanciulli abbandonati e delinquenti ha un speciale ca-
pitolo nel libro. Questa protezione si esplica negli istituti di correzione sor-
retti dallo Stato e dalla beneficenza privata. Ricca ne è l'Italia; encomia-
bili le ColorUes agricoles de riforme nel Belgio, le Colonies pémientiaires
agricoles nel Massachusset , alcuni istituti inglesi, quello presso Amburgo,
e quello di San Martino in Boppard. Le carceri pei delinquenti giovani
devono essere separate da quelle per adulti, come si riscontra in diversi
paesi. Lo spazio cubico, la pulizia del corpo, la nutrizione, l'esercizio dei
muscoli, la quantità e la qualità del lavoro, la durata del sonno, le ricrea-
zioni, l'orario del giorno devono essere corrispondenti alle esigenze del-
l'igiene infantile.
Né l'Uffelmann trascurò di dare, forse pel primo, precetti igienici sulla
cura che si deve prestare ai bambini durante i viaggi per mare e sulle
ferrovie.
Riguardo all'assistenza pubblica ai bambini ammalati ecco quanto espone
l'Autore: istruzione pediatrica dei medici presso le Università coli' istituzione
di cliniche e policliniche ; istruzione delle infermiere per l'assistenza ai bam-
— 68 —
bini ammalati; assistenza medica pei bambini della classe povera da parte
di medici comunali e dei poveri ; erezione di ambulatori e di ospitali per*
bambini sofferenti , e per gli ultimi l'Autore detta le più precise norme ,
dietro le quali devono essere costrutti; così pure dice della maniera con
cui devono essere diretti , e del trattamento dietetico ed igienico che de-
vono subirvi i bambini. Desiderabile è 1' erezione di ospitali in cui si ac-
colgano soltanto i bambini afflitti da malattie contagiose, con singoli locali
isolati per ciascuna malattia. In molti luoghi esistono stabilimenti speciali
pei bambini convalescenti, pei quali la terapia consiste a preferenza nel
ricco consumo di aria fresca e pura di campagna o di bosco, e nella
somministrazione di abbondante, razionale, e ben preparato vitto. Qui si
aggregano pure le colonie feriali per scolari afflitti da malattie costituzio-
nali, come anco gli ospizi marini ed i termali. Si aggiungano infine gli
istituti pei fanciulli rachitici, per gli idioti, per gli epilettici, per i ciechi e
sordo-muti.
Con questa rivista noi abbiamo voluto presentare lo schema dietro il
quale l'Autore compilò il suo bellissimo libro. Lo abbiamo fatto acciò questo
sia conosciuto anche all'Italia, e nella speranza che qualche solerte cultore
dell'igiene infantile sia animato a farne una traduzione, nella certezza di
arrecare un bene alla patria e nello stesso tempo, ne siamo certi, la miglior
ricompensa alle fatiche del chiarissimo Autore.
Dott. De-Giaxa.
L'Istituto dei Rachitici in Milano. — In occasione della inaugurazione
del nuovo edificio dell'Istituto, il dottor Pini, che lo dirige, lesse un lungo
discorso nel quale accennò ad alcuni gravi argomenti che, interessando l' igie-
nista, ci sembra opportuno riassumere.
L'Autore ricorda come fino dal giorno che in una fuggevole Appendice, da
lui pubblicata nella Gazzetta di Mi/ano ^ egli si facesse a propugnare la neces-
sità di un asilo per la cura gratuita dei bambini rachitici, e come subito
sorgessero dubbi ed opposizioni se il rimedio proposto per combattere una
malattia assai diffusa nel popolo, fosse opportuno ed efficace. Taluno temeva
che il raccogliere insieme largo contingente di fanciulli deformi avrebbe
tristamente impressionato la cittadinanza , e nuociuto alla loro educazione
morale ; altri reputava che sarebbe stato insufficiente ai bisogni un solo asilo,
e citava l'esempio della città di Torino ove le scuole per rachitici sono dis-
seminate nei quartieri più popolosi. Altri dissentiva sul limite dell'età stabi-
lita per raccogliere i bambini nell'Asilo stesso; altri infine disperava che
all'arditezza del concetto potessero corrispondere i mezzi che era presumi-
bile raccogliere.
E quasi ciò non bastasse l'Autore ricorda i pregiudizi che per lungo tempo
tennero lontane dall'Asilo le madri infelici per prole deforme, le quali du-
bitando della efficacia dei mezzi ortopedici, o questi mezzi giudicando tor-
mentosi, o ritenendo il rachitismo malattia attaccaticcia, provavano repu-
gnanza di condurvi i loro figli che nascosti e negletti languivano in
umidi ed oscuri tuguri ove avevano contratto i primi germi della malattia
— 69 -
dando cosi argomento di ragione a coloro i quali affermavano non essere
necessaria una istituzione di questa natura nella città di Milano ove i
rachitici a prima vista apparivano rari.
Ma r opera lungamente meditata, rinvigorita da giovanile entusiasmo e
da fede robusta e secura non poteva piegare dinanzi alla mutevole opi-
nione di pochi, alla indifferenza dei molti, allo sterile sorriso degli scettici,
n dott Pini dice avere la coscienza di aver gettato le fondamenta di una
istituzione assolutamente nuova tanto in Italia che fuori utilizzando V idea
beneficamente ingegnosa sorta nella mente del venerando Ricardi Di Netro
fecondandola con concetto scientifico, completandola in quelle parti in cui
appariva mancante, svolgendola siffattamente da darle l'impronta di origi-
nalità.
Si trattava di fare qualche cosa più di una semplice scuola, senza però
cadere nel pericolo di fondare un ospedale; si voleva che i principi pro-
clamati tante volte dagli igienisti e dai filantropi incominciassero ad avere
pratica attuazione e che il benefìcio fosse in guisa impartito da reclamare
innanzi tutto il concorso del beneficato, cosicché questi o la famiglia di lui
cooperasse al proprio vantaggio senza tutto sperare e pretendere dalla altrui
canta.
E questo scopo parve raggiungere pienamente dando all' istituzione nostra
ona triplice divisione, vale a dire l'ambulanza, la scuola e l'infermeria, tre
parti che costituiscono un nesso, che sono fra loro intimamente collegate,
che l'una completa l'altra.
L'ambulanza è la base fondamentale dell'Istituto. A questa traggono da
ogni parte della città, dai sobborghi e fino da lontani Comuni, i bambini
inalati e deformi. A seconda delle circostanze, dell'età, della malattia, il
{andullo passa dall'ambulanza alla scuola, o all'infermeria, o rimane sem-
plicemente inscritto all'ambulatorio nel quale riceve conforto di cure, di
sossidl ortopedici e di medicine. Con questo mezzo semplice ed economico è
dato provvedere alla sorte di un numero indeterminato di bambini che ove
Tenissero tutti ricoverati richiederebbero un grandioso stabilimento ed in-
gentissinaa spesa.
La scuola accoglie invece circa loo fanciulli che visitati dapprima al-
Fambulanza o reduci dall' infermeria, sono riconosciuti bisognevoli di trat-
tamento speciale e complesso, vale a dire alimentazione ricostituente, ap-
plicazione di apparati ortopedici, ginnastica, idroterapia, elettroterapia, sor-
veglianza continua, intelligente, amorevole dell'ammalato.
Le infennerie sono alla lor volta destinate ad ospitare 25 o 30 bam-
bini che frequentando l'ambulatorio, sarà urgente sottoporre a speciali ope-
lazioni ; quelli che, per lo stesso motivo dovranno provvisoriamente abban-
donare la scuola, e quelli infine che frequentando la scuola saranno col-
piti da malattie intercorrenti per le quali devono essere segregati dai com-
pagni^ ovviando cosi all' inconveniente di dovere rimandare alle case loro
per molti giorni, e talvolta per settimane intiere, i fanciulli ammalati che
&a le domestiche angustie perdono in poco tempo i vantaggi faticosamente
conseguiti frequentando la scuola.
— SÓ-
LA debolezza di costituzione, T anemia, la scrofolosi, la tubercolosi sono
in grande parte da attribuirsi alla dimora in locali umidi, privi d'aria e luce,
mancanti di pulizia; ed il decorso di queste malattie in simili locali è ol-
tremodo sfavorevole. Egli è perciò, che tutte le norme che l'igiene sugge-
risce per la salubrità delle abitazioni, e che l'Autore esamina, concorrono a
diminuire la frequenza di queste malattie presso i bambini.
Ben 20 pagine del suo libro l'Uffelmann consacra alla profilassi delle
malattie contagiose. Egli domanda 1' obbligo di denunzia per gli esantemi
acuti, per la pertosse, per la difterite, per la meningite cerebro -spinale, per
la dissenteria, per il tifo, per l'ottalmia granulosa, per la tigna e per la scabbia.
L'isolamento dell'ammalato deve essere obbligatorio e completo, riuscendo
oltremodo proficuo specialmente nei primi casi di manifestazione di malattie
epidemiche. Inoltre occorrono la disinfezione della stanza dell'ammalato, del
suo letto e del vestiario, come pure specidi cautele riguardo ai cadaveri
ed alla tumulazione. Per la profilassi del vajuolo propugna 1' obbligo della
vaccinazione; parla della tecnica di questa, dell'uso della vaccina umana
e dell'animale, della somma utilità degli istituti per la vaccinazione animale,
tributando in proposito il ben meritato elogio all'Italia.
Ampia pertrattazione ha il tema dell' igiene scolastica , e sebbene nulla
vi si trovi di nuovo, vi si' vede però compreso quanto di più interes-
sante fu finora pubblicato in proposito. Il discorso incomincia colle ma-
lattie proprie della scuola, loro eziologia e profilassi, e coli' ispezione sani-
taria scolastica ; segue poi quello sull' igiene dell'edificio scolastico ; qui ac-
cennerò soltanto al fatto, che l'Autore, non saprei con quanta ragione, en-
comia l'illuminazione bilaterale e quella dall'alto per le sale d'istruzione.
La quistione dei banchi e degli altri arredi, come quella dei libri corri-
spondono appieno ; così pure quella riguardo all'orario scolastico, ai lavori
domestici, ai piani di studio, al metodo d'insegnamento, alle vacanze ed
infine alla ginnastica ed alle punizioni. In seguito l'Autore tratta degli isti-
tuti di educazione, dicendo della loro costruzione e della divisione e di-
sposizione dei locali, del mobiliare, dei dormito!, dei letti, dei refettori,
dei lavatoi, dei cessi e così via dicendo. A ragione osserva come in nessun
istituto di tale genere debba mancare una infermeria. Subordinati alle esi-
genze igieniche devono essere il genere di vita che conducono gli allievi, e
la durata dell'istruzione e dello studio. Si chiude questo capitolo col di-
scorso sui giardini froebeliani, esponendovisi il modo in cui debbono essere
costrutti e parlandovisi delle mobilie, del sistema di educazione, e da ul-
timo del vantaggio che arrecano; e si finisce coli' accennare alla necessità
di una sorveglianza sanitaria.
I maggiori encomi merita il capitolo sull'igiene dei fanciulli impiegati nelle
fabbriche e nelle officine, nel commercio girovago e nell' agricoltura. Le
principali malattie da cui vengono afflitti questi fanciulli, sono la debolezza
generale, i morbi costituzionali , specialmente la scrofolosi , le affezioni di
petto, quelle dell' apparato locomotorio, le intossicazioni, le lesioni che pos-
sono avere cause meccaniche, chimiche, o fisiche. Inutile sarebbe di far
emergere la necessità di una tutela speciale per questi fanciulli, la quale si
- 67 —
esplica colle seguenti misure: controllo continuato del lavoro dei fanciulli;
visita medica prima dell'ammissione; proibizione dell'impiego dei fanciulli
in quei rami di industria che per essi sono a preferenza dannosi; limite
d'età per l'ammissione (14 anni); sorveglianza sulla durata del lavoro
e delle pause ; proibizione del lavoro notturno.
L'igiene pubblica deve prestare speciale cura per la salute dei bambini
di genitori poveri, precipuamente degli operaj nelle città. In questo riguardo
ona speciale protezione viene esercitata indirettamente a mezzo di quella
che si accorda alle madri ; sia col regolare V impiego di esse nel lavoro
industriale, sia colle società e colle casse di mutuo soccorso, sia colla pro-
tezione e coir ajuto concesso alle partorienti ed alle puerpere. Le società per
la protezione dell' infanzia hanno di mira, nella loro attività umanitaria, a
preferenza i bambini della classe meno agiata della popolazione.
L'Uffelmann viene indi a parlare degli asili pei bambini poveri. Discorre
degli stabilimenti pei lattanti e pei bambini più grandi, e tocca brevemente
delle relative istituzioni nei diversi paesi. Dice poi della protezione che ad
essi si deve accordare sia coli' ospitarli negli appositi stabilimenti di bene-
ficenza, negli orfanotrofi, sia coli' affidarli a famiglie private; e pei primi
due casi parla della conveniente nutrizione e della pulizia del corpo dei
bambini.
Ospizi per trovatelli esistono ancora in Italia, Francia, Spagna, Porto-
gallo, Grecia, Russia ed America del Nord. Il capitolo che tratta della pro-
tezione dei trovatelli, e quello sulla tutela dei bambini dati a baliatico,
comprendono un' esposizione storica di quanto viene fatto in proposito
presso i diversi Stati, e contengono tutte le norme relative suggerite dal-
l'igiene e dall'economia sociale , molte delle quali basate su dati statistici.
Ci rincresce che il breve spazio concesso ad una semplice rivista, non ci
permetta di seguire passo passo l'egregio Autore nella sua dotta tratta-
zione.
La protezione pei fanciulli abbandonati e delinquenti ha un speciale ca-
pitolo nel libro. Questa protezione si esplica negli istituti di correzione sor-
retti dallo Stato e dalla beneficenza privata. Ricca ne è l'Italia; encomia-
bili le Colonies agricoles de riforme nel Belgio, le Colonie s péniientiaires
df^ricoles nel Massachusset , alcuni istituti inglesi, quello presso Amburgo,
e quello di San Martino in Boppard. Le carceri pei delinquenti giovani
devono essere separate da quelle per adulti, come si riscontra in diversi
paesi. Lo spazio cubico, la pulizia del corpo, la nutrizione, l'esercizio dei
muscoli, la quantità e la qualità del lavoro, la durata del sonno, le ricrea-
zioni, l'orario del giorno devono essere corrispondenti alle esigenze del-
l'igiene infantile.
Né rUffelmann trascurò di dare, forse pel primo, precetti igienici sulla
cura che si deve prestare ai bambini durante i viaggi per mare e sulle
ferrovie.
Riguardo all'assistenza pubblica ai bambini ammalati ecco quanto espone
l'Autore : istruzione pediatrica dei medici presso le Università coli' istituzione
di dbiche e policliniche ; istruzione delle infermiere per l'assistenza ai bam-
— 68 —
bini ammalati; assistenza medica pei bambini della classe povera da parte
di medici comunali e dei poveri ; erezione di ambulatori e di ospitali peri
bambini sofferenti , e per gli ultimi l'Autore detta le più precise norme ,
dietro le quali devono essere costrutti; così pure dice della maniera con
cui devono essere diretti, e del trattamento dietetico ed igienico che de-
vono subirvi i bambini. Desiderabile è 1' erezione di ospitali in cui si ac-
colgano soltanto i bambini afflitti da malattie contagiose, con singoli locali
isolati per ciascuna malattia. In molti luoghi esistono stabilimenti speciali
pei bambini convalescenti, pei quali la terapia consiste a preferenza nel
ricco consumo di aria fresca e pura di campagna o di bosco, e nella
somministrazione di abbondante, razionale, e ben preparato vitto. Qui si
aggregano pure le colonie feriali per scolari afflitti da malattie costituzio-
nali , come anco gli ospizi marini ed i termali. Si aggiungano infine gli
istituti pei fanciulli rachitici, per gli idioti, per gli epilettici, per i ciechi e
sordo-muti.
Con questa rivista noi abbiamo voluto presentare lo schema dietro il
quale l'Autore compilò il suo bellissimo libro. Lo abbiamo fatto acciò questo
sia conosciuto anche all'Italia, e nella speranza che qualche solerte cultore
dell'igiene infantile sia animato a farne una traduzione, nella certezza di
arrecare un bene alla patria e nello stesso tempo, ne siamo certi, la miglior
ricompensa alle fatiche del chiarissimo Autore.
Dott. De-Giaxa.
L'Istituto dei Rachitici in Milano. — In occasione della inaugurazione
del nuovo edificio dell'Istituto, il dottor Pini, che lo dirige, lesse un lungo
discorso nel quale accennò ad alcuni gravi argomenti che, interessando l' igie-
nista, ci sembra opportuno riassumere.
L'Autore ricorda come fino dal giorno che in una fuggevole Appendice, da
lui pubblicata nella Gazzetta di Miiatio^ egli si facesse a propugnare la neces-
sità di un asilo per la cura gratuita dei bambini rachitici, e come subito
sorgessero dubbi ed opposizioni se il rimedio proposto per combattere una
malattia assai diffusa nel popolo, fosse opportuno ed efficace. Taluno temeva
che il raccogliere insieme largo contingente di fanciulli deformi avrebbe
tristamente impressionato la cittadinanza , e nuociuto alla loro educazione
morale ; altri reputava che sarebbe stato insufficiente ai bisogni un solo asilo,
e citava l'esempio della città di Torino ove le scuole per rachitici sono dis-
seminate nei quartieri più popolosi. Altri dissentiva sul limite dell'età stabi-
lita per raccogliere i bambini nell'Asilo stesso; altri infine disperava che
all'arditezza del concetto potessero corrispondere i mezzi che era presumi-
bile raccogliere.
E quasi ciò non bastasse l'Autore ricorda i pregiudizi che per lungo tempo
tennero lontane dall'Asilo le madri infelici per prole deforme, le quali du-
bitando della efficacia dei mezzi ortopedici, o questi mezzi giudicando tor-
mentosi, o ritenendo il rachitismo malattia attaccaticcia, provavano repu-
gnanza di condurvi i loro figli che nascosti e negletti languivano in
umidi ed oscuri tuguri ove avevano contratto i primi germi della malattia
— 73 —
Anche da questo rapido sguardo emerge quindi che il rachitismo è ma-
tdi dovuta a grandissimo numero di circostanze le quali è in nostro po-
re rimuovere e che la civiltà, l'educazione, le migliorate condizioni sociali .
mtrìbuiranno efficacemente a combattere.
Ma siccome non è sempre facile sopprimere immediatamente la fonte
d male, cosi, quando non si arriva ad eliminare le cause, si procura almeno
i ^porvi rimedio sorprendendo il morbo devastatore nelle sue manifesta-
k)DÌ iniziali, e dappoiché è ormai dimostrato essere il rachitismo suscetti-
ftlc di completa guarigione ove se ne arresti in tempo il processo evolu-
ivo, così egli è certo che quest' Istituzione, contribuirà efficacemente a ri-
dnne di molto il numero degli infelici che, vittime innocenti della natura
maitrigna , vediamo ogni di per le vie cittadine, dare miserando spettacolo
àeik loro deformità o che, accolti pietosamente negli ospizi di beneficenza,
n trascinano vita inutile a sé e gravosa al pubblico erario.
11 conseguimento di questo altissimo compito spetta precipuamente all'o-
jcra del medico e del chirurgo la quale , mercè le nuove conquiste scien-
i&àtf può oramai toccare tali trionfi che un giorno si sarebbero chiamati
nùacdi.
E l'Istituto di Milano, malgrado la ristrettezza dei mezzi e l'angustia dello
^0 potè , anche su questo campo , conseguire già confortevoli risultati,
come lo dimostrano le collezioni dei gessi e di fotografie ordinate nel-
risdtato e i premi cospicui riportati nelle Esposizioni Internazionali di Bruxel-
les e di Parigi e la medaglia d' oro ottenuta nella Mostra Nazionale di
mm.
D discorso del dott. Pini termina con queste parole che ci piace riportare :
« In una delle sale dell'antico Palazzo del Pubblico a Bologna, già sede
tó L^ati apostolici, oggi residenza del Magistrato governativo, si vede un
jondioso dipinto che porta scritta la seguente leggenda: Franciscus primus
GdHarum rex, Bononice quatn plurìmus scrofulis laborantes sanai.
« Quel quadro ricorda ad evidenza come un giorno ai numi celesti ed
[«potenti della terra spettasse recar sollievo ai mali che affliggevano l'uma-
■^ Il popolo ignorante e prostrato credeva allora ai miracoli e dalla mano
li wi re, dalla parola di un sacerdote sperava conforto alle fisiche sofferenze.
« Oggi però le cose sono alquanto cambiate ; la scienza ha preso il posto
ii numi e quello dei sacerdoti, ed anche i potenti ripetono da lei la forza
Ripopoli e la gloria delle nazioni.
« Nella formola sacramentale dell'inaugurazione invochiamo dunque prò*
|BÌc a questo Tempio sacro al dolore, la Scienza e la Carità » .
L'Uituto Ortopedico Rizzoli a Bologna. — Come abbiamo a suo tempo
*B»ziato, l'illustre Chirurgo prof. Francesco Rizzoli lasciava ogni suo
iB«R affinchè fosse istituito nella Villa di San Michele in Bosco a Bologna
iB» Istituto ortopedico a beneficio dei poveri della Provincia bolognese,
il ^Imputazione provinciale, desiderosa di mandare tosto ad effetto, le
ijFwnde disposizioni del munificente testatore, dopo avere voluto il parere
■ persone competentissiroe in materia, affidava l'incarico al dott. Gaetano
— 70 —
Con tale ordinamento le giornate di ospitalità permanente si riducono a
numero assai limitato per ogni fanciullo e, senza troppo grave sacrifìcio,
sarà possibile soccorrere ogni anno circa 300 bambini i quali, in un modo
o nell'altro curati, resteranno in continuo rapporto colle loro famiglie, che,
o accompagnando i ragazzi alla scuola o all'ambulanza, o visitandoli nelle
infermerie avranno argomento di apprendere utili precetti di igiene e di
amare con affetto fecondato dalla speranza quei poveri esseri, ai quali non
di rado vien meno persino l'amore dei genitori perchè manca loro la ro-
bustezza del corpo e l'armonia delle forme.
A taluno potrà forse sembrare soverchiamente esclusivo il concetto di
circoscrivere l'ambito della istituzione ai soli bambini e specialmente ai
bambini deformi, perchè queste restrizioni togliendo all'Asilo il carattere di
vero e proprio istituto ortomorfico lo privano del pari dei molti vantaggi
che si hanno dai comuni ospedali pediatrici.
Ma a questa specie di accusa è facile la risposta quando si pensi al
concetto fondamentale cui si informa la istituzione.
Gli ospedali pei bambini sono non solamente utili, ma necessari e il
sorger di questo nostro asilo non impedirà, di provvedere anche a questo
bisogno.
Lo stesso dicasi per gli Istituti ortomorfid destinati alla cura di tutti in-
distintamente i deformati per malattie congenite od acquisite. Ma tanto per
gli ospedali dei fanciulli, come per gli stabilimenti ortopedici occorrono enormi
capitali e risorse straordinarie, alle quali mal potrebbe sopperire l'incerto e
limitato sussidio della pubblica carità, per costrurre un edificio atto a con-
tenere infermi colpiti da morbi disparatissimi e persone di sesso e di età
differente.
Operando in tal guisa, non si sarebbe fatto che imitare l' esempio di con-
simili istituzioni già diffuse in Italia ed all' estero e perpetuare quella forma
di ospitalità permanente che invece è necessario combattere.
Anche le scuole sorte in questi ultimi anni a Genova , a Mantova, a
Palermo e a Cremona accennano chiaramente a questo scopo ed assicurano
il trionfo di tale idea.
Quando fu proclamata la necessità di istituire in Milano un Ospizio per
i fanciulli rachitici, il dott. Pini aveva già la coscienza di accennare ad una
grave, profondissima piaga che affliggeva la citt\, piaga indarno constatata
41 anni or sono dai medici curanti degli, asili infantili e dal benemerito
marchese Alessandro Visconti d'Aragona, il quale, fino dal 1850, richia-
mava su questo fatto l'attenzione dei filantropi e quella degli scienziati.
Né mal si appose, dappoiché i fatti hanno pur troppo dimostrato come
la rachitide sia largamente diffusa in Milano diguisachè, combattendo i
pregiudizi, indagando le cagioni del male, si giunse a porre allo scoperto
un morbo fatale che insidiosamente serpeggia fra le classi meno favorite
dalla fortuna ; un morbo che esisteva dapprima come ora diffuso, ma che
parca circoscritto, perchè i rachitici, deboli, malaticci, derisi, non scendono
clamorosi per le vie, non frequentano le scuole, fuggono il chiasso e la
folla, e rimangono accovacciati, tristi, sofferenti nei tuguri del povero, nelle
— 75 —
dalla grandiosità dell'edifìcio e degli annessi , dei quali andrà ricco il se-
condo.
Tuttavia non giova nascondere che nella riduzione della Villa ad uso di
0qM2Ìo si dovranno superare non poche difficoltà create sopratutto dal vin-
colo imposto di rispettare quelle parti dell'edifìcio sulle quali l'arte ha trac-
ciato preziosissime impronte. Ma questi ostacoli non sembrano insormonta-
bis e se pnre qualche cosa si dovrà sacrificare a quell'ideale, cui certa-
mente si correrebbe dietro ove si trattasse di fabbricare di pianta V Istituto,
non v'ha dubbio che esso riuscirà in tutto rispondente ai bisogni pei quali
dere essere eretto e sarà opera degna della scienza la quale ha modo di
introdurre nell'Istituto Rizzoli tutte le applicazioni dell'igiene edilizia.
Chiarito questo punto l'Autore passa a dire a quali determinati scopi
debba, secondo il suo giudizio, servire l'Istituto Rizzoli ed entro quali con-
fini esso debba restare circoscritto.
D munificente Fondatore, nel suo Testamento, ha già tracciato con molta
dùarezza il concetto generale cui si deve ispirare la grandiosa opera sua.
Egli volle che sorgesse in Bologna un Istituto Ortopedico a prò delPuma-
mtà sofferente, a vantaggio della scienza e dell'arte salutare^ atto a svilup-
farsi in modo da servire a decoro di tutta la Nazione.
In queste parole è riassunto il programma dell'Istituto, e chi si faccia
per poco a meditarle, trova subito argomento di ammirare l'altissima ispi-
nzione del Filantropo Bolognese il quale coli' esercizio di una carità illu-
Bsoata volle provvedere altresì al beneficio dell'arte e della scienza cut
neva con vero amore dedicata la vita^ senza punto dimenticare la patria
grandezza che dall'opera sua vuole evidentemente accresciuta.
U prof. Rizzoli ha detto che l'Istituto Ortopedico deve essere eretto a
fro deirumanità sofferente e con ciò egli ha voluto indubbiamente indicare
die l'opera sua deve innanzi tutto essere opera caritatevole e specialmente
rirolta a beneficio dei poveri. Ma aggiungendo di poi che l'Istituto deve
altresì mirare al vantaggio della Scienza e deirArte salutare e che deve
icrrire a decoro di tutta la Nazione, il Fondatore, a mio avviso, ebbe in
mente di non escludere coloro che o con mezzi propri, o col sussidio di
altri Comuni o di altre Provincie potrebbero essere ricoverati nell'Istituto
senza togliere al medesimo neppure una parte di quei redditi patrimoniali
die il Testatore volle chiaramente fossero tutti consumati a vantaggio dei
poTcri, anzi con beneficio dei medesimi. Quindi non può esservi dubbio
die Egli abbia voluto fondare un Ospizio nel quale abbiano ricetto e cura
temporanea o permanente tutti coloro, uomini e donne, adulti e fanciulli,
spedalmente appartenenti alla Provincia di Bologna, colpiti da deformità
congenite od acquisite o da altre malattie da determinarsi da apposita Com-
missione.
Resta quindi stabilito a priori che l' Istituto dovrà essere un Istituto Or-
tomorfico nel senso più esteso della parola e che dovrà avere comparti
speciali per gli uomini, per le donne, per i fanciulli, e che a facilitare le
core, ad accrescere senza troppo dispendio il numero dei beneficandi si
dovrà provvedere anche alla istituzione di un Ambulatorio speciale al quale
- 76 —
possano trarre i sofferenti che per una ragione o per l'altra non abbiano
modo di essere raccolti nell'Istituto.
Ammesso questo principio, torna quindi indispensabile stabilire che l'Isti-
tuto abbia un numero di letti pei poveri proporzionato ai bisogni della
Provincia di Bologna, non senza dimenticare però il contingente di defor-
mati che saranno inviati all'Ospizio a spese delle altre Provincie, e che
annesso all'edifìcio generale sorga un comparto speciale da destinarsi ad
uso di quegli ammalati, appartenenti a famiglie agiate, che ora sogliono
cercare negli Stabilimenti Ortomorfici stranieri, cure e conforto.
Con ciò il voto del Rizzoli che l'Istituto di Bologna sorga a prò del-
l'umanità sofferente, a vantaggio della scienza e dell'arte salutare, a decoro
di tutta la Nazione, avrebbe facile e completa attuazione.
Tracciati in questo modo i punti principali, poste per cosi dire le pietre
angolari dell'edificio, torna utile scendere a qualche questione secondaria.
Il professore Rizzoli da quel grande scienziato e cultore dell'arte salu-
tare che Egli era, non poteva accontentarsi di fare opera esclusivamente
benefica, e quindi ebbe in mente di prendere argomento dalla carità per
giovare indirettamente a quella scienza alla quale, come Egli ebbe a scri-
vere nel suo testamento, aveva con vero amore dedicata la vita.
Con ciò il Rizzoli accompagnando il sentimento filantropico a quello
scientifico, volle, non solo che il suo Istituto divenisse palestra nobilissima
di studi, di esperimentazioni, di ricerche, ma che innanzi tutto dalla scienza
l'opera sua prendesse inspirazione.
Quindi r Igiene applicata con tutto il rigore nella erezione dell'edificio
e nella riduzione del fabbricato; quindi aspetto, forma ed essenza di un
vero e proprio Istituto Ortomorfico, munito di tutti i mezzi necessari alla
cura delle svariatissime malattie cui l'Istituto stesso dovrà provvedere.
Né ciò basta. La scienza oggi non mira solamente a curare e a guarire
ma provvede altresì a prevenire i mali o quanto meno ad arrestarli nel
loro inizio in modo che sia più facile, e men dispendioso opporvi rimedio.
Un Istituto Ortopedico fondato con concetti eminentemente scientifici
come quelli escogitati dal prof. Rizzoli, non dovrà pertanto limitare la
propria azione alla sola cura delle malattie, ma dovrà provvedere a che le
deformazioni vengano, per quanto è possibile, prevenute e limitate colpen-
dole all'atto in cui si producono, curandole a tempo opportuno, vale a
dire sopra soggetti teneri e prima che la malattia abbia percorso sopra di
essi il suo terribile ciclo.
E dappoiché grandissimo numero di deformazioni deve essere attribuito
al rachitismo che in breve volger di tempo deturpa fanciulli sulle membra
dei quali lascia stigmate profonde, così tornerà opportuno che l'Istituto
abbia per i bambini rachitici una speciale sezione nella quale essi trovino
fisico e morale conforto alle loro sofferenze e possano in breve ora gua-
rire da quelle iniziali deformità che, trascurate, si farebbero più tardi gra-
vissime e forse, non senza pericolo della vita, riparabili.
Tale espediente tornerà col tempo anche di grande vantaggio econo-
mico per l'Istituto, dappoiché é ovvio dimostrare come la cura praticata
— 75 —
Anche da questo rapido sguardo emerge quindi che il rachitismo è ma-
lattia dovuta a grandissimo numero di circostanze le quali è in nostro po-
tere rimuovere e che la civiltà, l'educazione, le migliorate condizioni sociali .
contribuiranno efficacemente a combattere.
Ma siccome non è sempre facile sopprimere immediatamente la fonte
del male, così, quando non si arriva ad eliminare le cause, si procura almeno
di apporvi rimedio sorprendendo il morbo devastatore nelle sue manifesta-
zioni iniziali, e dappoiché è ormai dimostrato essere il rachitismo suscetti-
bile di completa guarigione ove se ne arresti in tempo il processo evolu-
tivo, così egli è certo che quest* Istituzione, contribuirà efficacemente a ri-
durre di molto il numero degli infelici che, vittime innocenti della natura
matrigna , vediamo ogni dì per le vie cittadine, dare miserando spettacolo
delle loro deformità o che, accolti pietosamente negli ospizi di beneficenza,
vi trascinano vita inutile a sé e gravosa al pubblico erario.
Il conseguimento di questo altissimo compito spetta precipuamente all'o-
pera del medico e del chirurgo la quale , mercè le nuove conquiste scien-
tifiche, può oramai toccare tali trionfi che un giorno si sarebbero chiamati
miracoli.
£ l'Istituto di Milano, malgrado la ristrettezza dei mezzi e l'angustia dello
spazio potè , anche su questo campo , conseguire già confortevoli risultati,
come lo dimostrano le collezioni dei gessi e di fotografie ordinate nel-
ristituto e i premi cospicui riportati nelle Esposizioni Intemazionali di Bruxel-
les e di Parigi e la medaglia d'oro ottenuta nella Mostra Nazionale di
Milano.
Il discorso del dott. Pini termina con queste parole che ci piace riportare :
e In una delle sale dell'antico Palazzo del Pubblico a Bologna, già sede
dei Legati apostolici, oggi residenza del Magistrato governativo, si vede un
grandioso dipinto che porta scritta la seguente leggenda: Franciscus primus
Galliarum rex, BononicB quam plurvnus scrofulis laborantes sanai.
< Quel quadro ricorda ad evidenza come un giorno ai numi celesti ed
ai potenti della terra spettasse recar sollievo ai mali che affliggevano l'uma-
nità. Il popolo ignorante e prostrato credeva allora ai miracoli e dalla mano
di un re, dalla parola di un sacerdote sperava conforto alle fisiche sofferenze.
< Oggi però le cose sono alquanto cambiate ; la scienza ha preso il posto
dei numi e quello dei sacerdoti, ed anche i potenti ripetono da lei la forza
dei popoli e la gloria delle nazioni.
e Nella formola sacramentale dell'inaugurazione invochiamo dunque prò*
pizie a questo Tempio sacro al dolore, la Scienza e la Carità ».
L'Istituto Ortopedico Rizzoli a Bologna. — Come abbiamo a suo tempo
annunziato, l'illustre Chirurgo prof. Francesco Rizzoli lasciava ogni suo
avere affinchè fosse istituito nella Villa di San Michele in Bosco a Bologna
un Istituto ortopedico a beneficio dei poveri della Provincia bolognese.
La Deputazione provinciale, desiderosa di mandare tosto ad effetto, le
provvide disposizioni del munificente testatore, dopo avere voluto il parere
di persone competentissiroe in materia, affidava l'incarico al dott. Gaetano
— 74 —
Pini di presentarle un programma completo che potesse servire di base alla
compilazione dello Statuto della nuova Opera Pia. Il dott. Pini, dopo studi
preliminari eseguiti sul luogo che dovrà essere ridotto ad uso di Istituto or-
topedico, sottoponeva alla Deputazione provinciale una Relazione, la quale
ha avuto il plauso degli intelligenti ed è stata completamente approvata
dalla Deputazione stessa.
E dappoiché si ti;atta d'argomento nuovo e di grandissima utilità, ci
sembra opportuno riassumere questo lavoro.
Senza avere la pretesa di tracciare un vero e proprio programma del
futuro Istituto Rizzoli, l'Autore dice che si limiterà dapprima ad esporre
alcune idee generali discusse ed approvate, le quali, tornerà facile scendere
ai dettagli delle opere che dovranno essere eseguite per ridurre lo splen-
dido edificio di San Michele in Bosco all'uso designato dal prof. Rizzoli.
£ prima di tutto premette che dopo la lunga e minuziosa ispezione da
lui praticata sul luogo in compagnia di due egregi Rappresentanti la De-
putazione e dell'Ingegnere Capo della Provincia, è rimasto convinto che
la Villa di San Michele in Bosco ha tutti i requisiti per essere, senza gra-
vissime spese, mutata in Istituto ortopedico, rispettando altresì quelle parti
dell'edificio che furono dichiarate monumentali.
Sopra di ciò a lui sembra non possa nascere dubbio inquantochè e la
ubicazione saluberrima e gli ameni dintorni, gli spaziosi passeggi, il vastis-
simo fabbricato, tutto contribuisce a far ritenere come felice e giudiziosissima
la scelta fatta dal prof. Rizzoli nell* acquistare l'antica regale residenza per
tramutarla in Tempio sacro all'umanità soflferente.
Un solo dubbio sorse al primo esame, quello cioè che nella Villa l'acqua
potabile non fosse di buona qualità e che forse vi facesse difetto, propor-
zionatamente ai bisogni di un grande Istituto che per la sua natura dovrebbe
invece avere grandissima copia di acqua, elemento indispensabile alla cura
di molti malati.
A tale scopo pertanto furono istituite minuziose ricerche ed analisi chi-
miche diligenti dalle quali appare evidente che 1' acqua del pozzo esistente
nella Villa di San Michele in Bosco è copiosa e di assai buona qualità.
Ciò premesso , l'Autore non reputa necessario spendere molte parole
per porre in evidenza come ogni difficoltà che venisse opposta alla ri-
duzione della Villa di San Michele in Bosco ad uso di Istituto ortopedico,
mancherebbe di fondamento ; dappoiché è facile dimostrare che fra la spesa
d' acquisto e quella necessaria al riattamento dei locali, occorrerà una somma
di gran lunga inferiore a quella che sarebbe indispensabile per costruire di
pianta l'Ospizio ideato dal prof. Rizzoli, senza tener conto della difficoltà di
trovare altrove un'area di terreno così vasta e così ben situata, che da sé sola
vale la somma per la quale venne acquistato l'intero monumentale edifìcio.
Di tutti gli Istituti ortopedici esistenti all' estero, per la massima parte
eretti con mire di speculazione e quindi in ottime località e in tutto ri-
spondenti alle esigenze dei paganti, il solo Istituto ortopedico di Lione, di-
retto dal dott. Pravaz , potrebbe in qualche modo competere per la ubi-
cazione coir Istituto Rizzoli; ma egli è certo che il primo rimarrà vinto
— 79 —
Comparto E) destinato a quei fanciulli che dovranno subire operazioni
più 0 meno gravi, a quelli che ne avranno subite e che rimangono tut-
oria soggetti a cure ortomorfìche gravi, a quelli infine pei quali si usa un
tiattamento speciale senza bisogno di atti operativi, ma che però non pos-
sono eoumerarsi nel Comparto A.
Comparto C) destinato agli operati, deve servire esclusivamente pei fan-
diilli che furono da poco sottoposti ad atti operativi di qualche importanza.
Sezione Uomini. — Questa Sezione è destinata alla • cura degli adulti
Da«;chi colpiti da deformazioni congenite ed acquisite.
È capace di N. jo piazze.
Essa si divide in due comparti :
Comparto A) destinato a coloro che per la natura e gravità della tìia-
tatb Don sono obbligati a rimanere in letto e che possono passeggiare e
krorare, non che ai convalescenti.
Qmparto E) destinato agli operandi e agli operati.
Sezione Donne. — Eguale nello scopo alla Sezione Uomini.
È capace di N. 30 posti e si divide in due comparti simili in tutto a
Iqielii destinati ai maschi.
Sezione Paganti. — Destinata a persone d'ambo i sessi colpite da de-
lità congenite od acquisite.
£ capace di N. 20 posti ed è situata in edificio affatto separato dal-
p Istituto Ortopedico propriamente detto.
Si divide in due comparti :
Maschile e femminile assolutamente separati.
DIRITTO SANITARIO.
La coltivazione del riso dinanzi ai tribunali. — La legge del 1 2 giugno
|i866, n. 2967, sulla coltivazione del riso, contempla anche le risaie pre-
(Ksteod alla attuazione di essa. Il Regolamento provinciale approvato col
jl. decreto 2 marzo 1879, ^- 47^6, per la coltivazione del riso nella pro-
[ida di Milano , ha abrogato il precedente regolamento approvato col
decreto 19 luglio 1868, n. 4532, tassativamente nelle parti ritoccate
id aggiunte, e non anche in quelle ( come l' art. 17) a cui il nuovo re-
iPbmento si è tenuto estraneo.
- 76 —
possano trarre i sofferenti che per una ragione o per l'altra non abbiano
modo di essere raccolti nell'Istituto.
Ammesso questo principio, torna quindi indispensabile stabilire che l'Isti-
tuto abbia un numero di letti pei poveri proporzionato ai bisogni della
Provincia di Bologna, non senza dimenticare però il contingente di defor-
mati che saranno inviati all'Ospizio a spese delle altre Provincie, e che
annesso all'edificio generale sorga un comparto speciale da destinarsi ad
uso di quegli ammalati, appartenenti a famiglie agiate, che ora sogliono
cercare negli Stabilimenti Ortomorfici stranieri, cure e conforto.
Con ciò il voto del Rizzoli che l'Istituto di Bologna sorga a prò del-
l'umanità sofferente, a vantaggio della scienza e dell'arte salutare, a decoro
di tutta la Nazione, avrebbe facile e completa attuazione.
Tracciati in questo modo i punti principali, poste per cosi dire le pietre
angolari dell'edificio, torna utile scendere a qualche questione secondaria.
Il professore Rizzoli da quel grande scienziato e cultore dell'arte salu-
tare che Egli era, non poteva accontentarsi di fare opera esclusivamente
benefica, e quindi ebbe in mente di prendere argomento dalla carità per
giovare indirettamente a quella scienza alla quale, come Egli ebbe a scri-
vere nel suo testamento, aveva con vero amore dedicata la vita.
Con ciò il Rizzoli accompagnando il sentimento filantropico a quello
scientifico, volle, non solo che il suo Istituto divenisse palestra nobilissima
di studi, di esperimentazioni, di ricerche, ma che innanzi tutto dalla scienza
l'opera sua prendesse inspirazione.
Quindi r Igiene applicata con tutto il rigore nella erezione dell'edificio
e nella riduzione del fabbricato; quindi aspetto, forma ed essenza di un
vero e proprio Istituto Ortomorfico, munito di tutti i mezzi necessari alla
cura delle svariatissime malattie cui l'Istituto stesso dovrà provvedere.
Né ciò basta. La scienza oggi non mira solamente a curare e a guarire
ma provvede altresì a prevenire i mali o quanto meno ad arrestarli nel
loro inizio in modo che sia più facile, e men dispendioso opporvi rimedio.
Un Istituto Ortopedico fondato con concetti eminentemente scientifici
come quelli escogitati dal prof. Rizzoli, non dovrà pertanto limitare la
propria azione alla sola cura delle malattie, ma dovrà provvedere a che le
deformazioni vengano, per quanto è possibile, prevenute e limitate colpen-
dole all'atto in cui si producono, curandole a tempo opportuno, vale a
dire sopra soggetti teneri e prima che la malattia abbia percorso sopra di
essi il suo terribile ciclo.
E dappoiché grandissimo numero di deformazioni deve essere attribuito
al rachitismo che in breve volger di tempo deturpa fanciulli sulle membra
dei quali lascia stigmate profonde, così tornerà opportuno che l'Istituto
abbia per i bambini rachitici una speciale sezione nella quale essi trovino
fisico e morale conforto alle loro sofferenze e possano in breve ora gua-
rire da quelle iniziali deformità che, trascurate, si farebbero più tardi gra-
vissime e forse, non senza pericolo della vita, riparabili.
Tale espediente tornerà col tempo anche di grande vantaggio econo-
mico per l'Istituto, dappoiché é ovvio dimostrare come la cura praticata
— 8i —
Ed è quindi informato a cotesto concetto generale ed assoluto della legge
il n^olamento che, sotto la esatta osservanza delle prescrìtte formalità, ne
ebbe ad essere in esecuzione deliberato per la provincia di Milano quella
di 5000 metri, e dopo aver poscia disciplinata la materia, termina coU'art. 1 7 :
e Le risaje attuali, poste a distanze minori di quelle indicate nell'art, i,
SODO tollerate solo per l'annata in corso >.
Frattanto ebbe la esperienza di parecchi anni a far conoscere che cotesto
regolamento non avrebbe abbastanza corrisposto allo scopo tanto neir inte-
resse della salute pubblica, che in quello 4^11' industria privata.
Sopravvenne perciò, sempre sotto l'egida delle volute formalità, il rego-
lamento deliberato dal Consiglio provinciale di Milano, e approvato col
4R. decreto del 2 marzo 1879, che, meno quanto alla disposizione dall'art. 17
del precedente regolamento, n' ebbe a rimaneggiare tutta quanta la materia,
iotroducendo anche rispetto alle distanze coli' art. i variazioni, ferma però
sempre quella di 5000 metri per la città di Milano.
Senonchè aggiungeva all'art. 1 8 ed ultimo una importante innovazione :
che cioè sarebbe concessa la facoltà di coltivazione a riso anche nei perimetri
di vietata coltivazione quanto a' terreni che sarebbero riconosciuti come
paludosi dal Consiglio provinciale sanitario, fino a che i terreni stessi si
conserverebbero in quello stato.
Questo nuovo regolamento pertanto veniva bensì surrogato al precedente,
ma naturalmente per tuttociò che vi era stato ritoccato od aggiunto ; ma non
mai per quella parte a cui si era tenuto estraneo, come quella che nel
precedente regolamento aveva avuto il suo esaurimento, e così per quantu
concerneva la disposizione transitoria dell'art. 17 del medesimo.
Egli è quindi dopo tutto ciò ben corretto l'affermare, che le risaie entro
il perimetro di vietata coltivazione stabilito per ia città di Milano (non
punto variato dal recente regolamento) in attualità all'epoca del regolamento
19 luglio 1868, non si possono mantenere, siccome tollerate soltanto dal-
l'annata 1868, salvo l'eccezione di terreno paludoso nel senso dell'art. 11
del regolamento 2 marzo 1879.
Ed è conseguenza legittima che tali coltivazioni in siffatte contingenze
costituiscono una contravvenzione prevista e repressa dall'art, i della legge
speciale, combinato coli' art. i tanto del regolamento 19 luglio 1868, quanto
deir altro regolamanto 2 marzo 1879, ^ coli' art. 17 di detto regolamento,
nonché dell'art. 5 della legge stessa.
Attesoché passando ora alla specie ^é accertato per la stessa sentenza
denunziata :
Che certo Rossi Giuseppe già da molti anni addietro, come si esprime
tale pronunciato senza specificarne meglio la data, tiene coltivato a riso
terreno di ettari 2,52 entro il perimetro di vietata coltivazione determinata
per la città di Milano.
Ma dopo ciò avendo il Collegio di merito considerato che non si trat-
tava di coltivazione a riso ex novo, veniva implicitamente a porre in fatto:
che si era in presenza di una coltivazione a riso in attualità ali* epoca del
Regolamento del 19 luglio 1868.
6
— 82 —
Una volta pertanto ciò affermato, diveniva indiscutibile , per le conside-
razioni dianzi svolte, l'esistenza giuridica della contravvenzione.
La emanata dichiarazione di non farsi luogo a pfocedimento era una
potente violazione degli articoli di legge e dei Regolamenti suaccennati.
E perciò a ragione muove doglianza il Procuratore del re contro cotesta
sentenza.
Il Collegio incorse in un equivoco: non rilevò che la legge speciale
coinvolgeva nelle sue provvidenze le coltivazioni a riso in attualità : gli
sfuggì l'art. 17 del Regolamento del 19 luglio 1868: e avendo trattato la
quistione sul terreno delle coltivazioni preesistenti, era naturale che non ne
trovasse nella specie applicabili le disposizioni relative alle coltivazioni
ex novo dell'art. 2 della legge e dell'art. 9 del recente Regolamento.
E fece poi una confusione quando alla dichiarazione fatta dal Rossi nel
febbrajo 1880 intorno alla sua coltivazione diede importanza tale da enunciare
che era in ogni caso in forza di essa sottratto ad ogni responsabilità penale.
Imperocché la circolare municipale dell' 11 febbrajo 1880 emanata per
la esecuzione del nuovo Regolamento, prescriveva bensì anche ai coltivatori
aventi risaje in attualità congrua dichiarazione all' uffizio comunale; ma
all'uopo di inscriverne i fondi autorizzati nel registro del Comune e in
quello della Prefettura in osservanza del Regolamento.
Ond'è evidente che non era il Rossi, dal momento che la sua coltiva-
zione non era permessa, fra quelli a cui alludeva quella circolare, e perciò
la dichiarazione cui egli intese di fare in osservanza della medesima, era
del tutto inefficace ed improduttiva a suo favore di alcun giuridico effetto.
Vi sarebbe stato solo una contingenza che avrebbe potuto giovargli, e
sarebbe stata quella di terreno paludoso ai termini dell'art. 18 del recente
Regolamento : ma la sentenza è al riguardo muta.
Che se mai per avventura la coltivazione in disamina non avesse ad an-
noverarsi fra quelle di antica data, tollerate soltanto per l'annata 1868, in
allora si verserebbe in materia di coltivazione ex novo: e la contravvenzione
alla legge non sarebbe meno flagrante, perchè si tratterebbe sempre di col-
tivazione a distanza minore della prescritta, e fuori del caso, per quanto
appare allo Stato delle cose, di terreno paludoso.
Per questi motivi, cessa la sentenza, ecc.
I Regolamenti per la coltivazione del riso nelle diverse provincie del
Regno, essendo emanati in base all'art, i della legge 12 giugno 1866,
n. 2967, anziché all'art. 146 della legge comunale e provinciale, non è
applicabile per le contravvenzioni ai medesimi il procedimento della obla-
zione, di cui all'art. 148 di quest'ultima legge.
La legge 12 giugno 1866 sulla coltivazione del riso contempla anche le
risaje preesistenti.
Va punito come contravventore colui che abbia, nella provincia di Mi-
lano, oltre l'anno 1868, come era tollerato dall'art. 17 del Regolamento
19 luglio 1868, n. 4532, conservato preesistenti risaie nel perimetro proi-
bito , ed all' infuori delle condizioni stabilite dall' art. 1 8 del Regolamento
2 marzo 1879, n.. 4766.
- 83 -
La disposizione dell'art. 12 di quest^ultimo Regolamento, che l'autorizza-
rione alla coltivazione si intenda concessa per l'anno in corso, (quando
entro il febbrajo non sia notificata la relativa deliberazione, si applica alle
domande per coltivazioni a riso ex novo fuori delle vietate distanze ; e nop
già alle domande per coltivazione a riso di terreni paludosi entro il peri-
metro vietato — art. 18 dello stesso Regolamento.
In questa seconda ipotesi vi ha contravvenzione qualora siasi coltivato
in qualunque tempo prima di ottenere la relativa autorizzazione.
L'art, 5 della legge 12 giugno 1866, n. 2967, usando l'espressione —
fine pecuniarie sino alla somma di L. 200 per ogni ettaro di risaia in
Gontrarveitzione — comprende tanto la multa quanto l' ammenda ; e va
perciò cassata la sentenza che nell' applicare la pena sia partita dal con-
cetto di non poter discendere al di sotto di L. 51.
Udienza del 31 marzo 1881. — Sul primo mezzo: — Attesoché il ricor-
rente rileva, a pur dar l'essere a questo mezzo, l'omesso preventivo espe-
rimento della oblazione, da cui, a suo mo' di vedere, non avrebbe potuto
prescindere.
Ma ogni di lui argomentazione , per quanto ampia , s' infrange , quando
solo semplicemente si osservi che non si versa in tema di quel Regolamento
cai accenna l'art. 146 della legge comunale e provinciale, rapporto ai quali
il successivo art. 148 prescrive nei casi di contravvenzione che abbia a
precedere davanti il sindaco l'esperimento, a seconda de' casi , di conci lia-
aone o dell'oblazione ; — cui riuscendo, ogni procedimento viene escluso.
Il Regolamento in esame, approvato col R. Decreto del 2 marzo 1879,
per la provincia di Milano, è voluto dall'art, i della legge 12 giugno 1S66
sulla coltivazione del riso, che è legge generale per lo Stato; è completa-
mento della medesima nei rapporti della provincia di Milano, e ne forma
parte integrante ne' rapporti stessi ; a differenza di quanto osservasi ordina-
riamente per i Regolamenti che vengono dal potere esecutivo emessi in ese-
cuzione di altre leggi ; e non può essere diversamente, per trattarsi di ma-
teria, che dovendo provvedere e coordinarsi all'interesse della salute pub-
blica, e ad un tempo a quello dell'industria agricola, deve necessariamente
subire variazioni locali a seconda delle diverse condizioni delle provincie
del Regno ; ed è perciò appunto che cotesti Regolamenti sono circondati
dalle maggiori garanzie, e cosi deliberati dai Consigli provinciali, ma sentiti
prima i Consigli comunali e sanitari della provincia, e non vengono appro-
vati dal re che previo parere del Consìglio superiore di sanità e del Con-
siglio di Stato.
Attesa la natura pertanto del tutto speciale del Regolamento, non mai
nella legge comunale e provinciale che non è punto quella da cui emana,
e alla quale quindi abbiasi ad uniformare, ma nella legge stessa, da cui ha
vita, si dovrebbe rintracciare la prescrizione del preventivo esperimento
della oblazione per l'interesse pubblico.
E la legge nulla sancisce al riguardo. È adunque corretto il pronunciato
del collegio di merito nella parte in cui ebbe a respingere la pretesa di
cotesto esperimento.
— 8o —
Conseguentemente va punito come contravventore chi abbia oltre l'anno
iS6S, come era tollerato dall'art. 17 del regolamento del 1868, conser-
vato preesistenti risaie nel perimetro proibito ed all' infuori delle condizioni
stabilite dall'art. 18 del regolamento 1879 e cioè non in terreni ricono-
sciuti paludosi dal Consiglio provinciale.
Udienza del 27 gennaio 1881. — Sul ricorso del Procuratore del re
presso il Tribunale civile e correzionale di Milano per l'annullamento di
.sentenza 4 novembre 1880 dal medesimo proferita, portante dichiarazione
di non farsi luogo a procedimento contro Rossi Giuseppe, imputato di
contravvenzione agli art. 4 e 5 della legge 12 giugno 1866 sulla coltiva-
zione del riso, ed all'art, i del relativo regolamento per la provincia di
Milano approvato col Regio decreto 2 marzo 1879.
Per avere nell'anno 1880 coltivato a riso la campagna detta Sbianco di
ettari 2,521 compresa nel perimetro di proibita risicoltura stabilito per la città
di Milano; coU'aggravante della recidiva di cui all'art. 123 del Codice penale
Su/runico mezzo: — Violazione degli art. i e 5 della legge 12 giugnc
1866, e I dei regolamenti 19 luglio 1868 e 2 marzo 1879:
Attesoché l'art, i della legge 12 giugno 1866 sulla coltivazione del ris-»
pone a base delle sue provvidenze: e La coltivazione del riso è permess
alle distanze dagli aggregati di abitazioni e sotto le condizioni prescritfc
neir interesse della pubblica igiene da regolamenti speciali che, sentiti i Cok
sigli comunali e sanitarii delle provincie, sono deliberati dai Consigli pr<
vincìali ed approvati dal re, previo il parere del Consiglio superiore di sì
nità e del Consiglio di Stato >.
Ed è quindi troppo spontaneo, di fronte ad una locuzione cosi generaJ
ed assoluta, che la legge ebbe a prendere in contemplazione non solo J
coltivazioni a riso avvenire, o in altri termini ex novo, ma altresì quell
preesistenti, ossia in attualità, di guisa che quelle fra esse avrebbero potut
tuttavia mantenersi, che avessero avuto a trovarsi a distanze maggiori dall
stabilite, ma non mai quelle che ne fossero state poste a distanze minori
per quanto per avventura assistite e protette dalle leggi o regolamenti an
tenori. Diversamente la legge avrebbe mancato allo eminente primario sue
scopo, a quello cioè di provvedere avanti tutto alla salute pubblica : e cosi
la cessazione delle risaje preesistenti entro il perimetro di vietata coltivazione
starebbe nella ragione stessa intrinseca della legge.
£ a cotesto principio generale fondamentale della legge sancito dall'art. i|
si coordinano le successive disposizioni circa le repressioni penali nei casi
di contravvenzione, espresse in termini si lati da escluderne la limitazione
alle coltivazioni ex novo.
Coir art. 4 infatti è disposto senza distinzione di sorta: che le risaie col-
tivate entro le distanze proibite o contro il divieto dell'Autorità governa-
tiva, potranno a diligenza di questa essere fatte distruggere a spese dei
contravventori.
£ del pari coli' art. 31 che alle infrazioni della legge e dei regolament
emanati in esecuzione della medesima saranno applicabili pene pecuniarii
sino alla somma di L. 200 per ogni ettaro di risaja in contravvenzione.
— 8i —
Ed è quindi informato a cotesto concetto generale ed assoluto della legge
il regolamento che, sotto la esatta osservanza delle prescritte formalità, ne
ebbe ad essere in esecuzione deliberato per la provincia di Milano quella
dì 5000 metri, e dopo aver poscia disciplinata la materia, termina coU'art. 1 7 :
e Le risaje attuali, poste a distanze minori di quelle indicate nell'art, i,
sono tollerate solo per l'annata in corso ».
Frattanto ebbe la esperienza di parecchi anni a far conoscere che cotesto
regolamento non avrebbe abbastanza corrisposto allo scopo tanto neir inte-
resse della salute pubblica, che in quello 4^11* industria privata.
Sopravvenne perciò , sempre sotto l' egida delle volute formalità, il rego-
lamento deliberato dal Consiglio provinciale di Milano, e approvato col
«R. decreto del 2 marzo 1879, che, meno quanto alla disposizione dall'art; 17
del precedente regolamento, n' ebbe a rimaneggiare tutta quanta la materia,
introducendo anche rispetto alle distanze coli' art. i variazioni, ferma però
sempre quella di 5000 metri per la città di Milano.
Senonchè aggiungeva all'art. 18 ed ultimo una importante innovazione:
che cioè sarebbe concessa la facoltà di coltivazione a riso anche nei perimetri
di vietata coltivazione quanto a* terreni che sarebbero riconosciuti come
paludosi dal Consiglio provinciale sanitario, fino a che i terreni stessi si
conserverebbero in quello stato.
Questo nuovo regolamento pertanto veniva bensì surrogato^ al precedente,
ma naturalmente per tuttociò che vi era stato ritoccato od aggiunto ; ma non
mai per quella parte a cui si era tenuto estraneo, come quella che nel
precedente regolamento aveva avuto il suo esaurimento, e così per quanto
concerneva la disposizione transitoria dell'art. 17 del medesimo.
Egli è quindi dopo tutto ciò ben corretto l'affermare, che le risaie entro
il perimetro di vietata coltivazione stabilito per la città di Milano (non
punto variato dal recente regolamento) in attualità all'epoca del regolamento
19 luglio 1868, non si possono mantenere, siccome tollerate soltanto dal-
l'annata 1868, salvo l'eccezione di terreno paludoso nel senso dell'art. 11
del regolamento 2 marzo 1879.
Ed è conseguenza legittima che tali coltivazioni in siffatte contingenze
costituiscono una contravvenzione prevista e repressa dall' art. i della legge
speciale, combinato coli' art. i tanto del regolamento 19 luglio 1868, quanto
dell'altro regolamanto 2 marzo 1879, ^ coli* art. 17 di detto regolamento,
nonché dell'art. 5 della legge stessa.
Attesoché passando ora alla specie >è accertato per la stessa sentenza
denunziata :
Che certo Rossi Giuseppe già da molti anni addietro, come si esprime
tale pronunciato senza specificarne meglio la data, tiene coltivato a riso
terreno di ettari 2,52 entro il perimetro di vietata coltivazione determinata
per la città di Milano.
Ma dopo ciò avendo il Collegio di merito considerato che non si trat-
tava di coltivazione a riso ex novo, veniva implicitamente a porre in fatto :
che si era in presenza di una coltivazione a riso in attualità all' epoca del
Regolamento del 19 luglio 1868.
6
— 82 —
Una volta pertanto ciò affermato, diveniva indiscutibile , per le conside-
razioni dianzi svolte, l'esistenza giuridica della contravvenzione.
La emanata dichiarazione di non farsi luogo a pfocedimento era una
potente violazione degli articoli di legge e dei Regolamenti suaccennati.
E perciò a ragione muove doglianza il Procuratore del re contro cotesta
sentenza.
Il Collegio incorse in un equivoco: non rilevò che la legge speciale
coinvolgeva nelle sue provvidenze le coltivazioni a riso in attualità : gli
sfuggì l'art. 17 del Regolamento del 19 luglio 1868: e avendo trattato la
quistione sul terreno delle coltivazioni preesistenti, era naturale che non ne
trovasse nella specie applicabili le disposizioni relative alle coltivazioni
ex novo dell'art. 2 della legge e dell'art. 9 del recente Regolamento.
£ fece poi una confusione quando alla dichiarazione fatta dal Rossi nel
febbrajo 1880 intorno alla sua coltivazione diede importanza tale da enunciare
che era in ogni caso in forza di essa sottratto ad ogni responsabilità penale.
Imperocché la circolare municipale dell' 11 febbrajo 1880 emanata per
la esecuzione del nuovo Regolamento, prescriveva bensì anche ai coltivatori
aventi risaje in attualità congrua dichiarazione all' uffizio comimale; ma
all'uopo di inscriverne i fondi autorizzati nel registro del Comune e in
quello della Prefettura in osservanza del Regolamento.
Ond'è evidente che non era il Rossi, dal momento che la sua coltiva-
zione non era permessa, fra quelli a cui alludeva quella circolare, e perciò
la dichiarazione cui egli intese di fare in osservanza della medesima, era
del tutto inefficace ed improduttiva a suo favore di alcun giuridico effetto.
Vi sarebbe stato solo una contingenza che avrebbe potuto giovargli, e
sarebbe stata quella di terreno paludoso ai termini dell'art. 18 del recente
Regolamento : ma la sentenza è al riguardo muta.
Che se mai per avventura la coltivazione in disamina non avesse ad an-
noverarsi fra quelle di antica data, tollerate soltanto per l'annata 1868, in
allora si verserebbe in materia di coltivazione ex novo: e la contravvenzione
alla legge non sarebbe meno flagrante, perchè si tratterebbe sempre di col-
tivazione a distanza minore della prescritta, e fuori del caso, per quanto
appare allo Stato delle cose, di terreno paludoso.
Per questi motivi, cessa la sentenza, ecc.
I Regolamenti per la coltivazione del riso nelle diverse provincia del
Regno, essendo emanati in base all'art. 1 della legge 12 giugno 1866,
n. 2967, anziché all'art. 146 della legge comunale e provinciale, non è
applicabile per le contravvenzioni ai medesimi il procedimento della obla-
zione, di cui all'art. 148 di quest'ultima legge.
La legge 12 giugno 1866 sulla coltivazione del riso contempla anche le
risaje preesistenti.
Va punito come contravventore colui che abbia, nella provincia di Mi-
lano, oltre l'anno 1868, come era tollerato dall'art. 17 del Regolamento
19 luglio 1868, n. 4532, conservato preesistenti risaie nel perimetro proi-
bito, ed all' infuori delle condizioni stabilite dall'art. 18 del Regolamento
2 marzo 1879, n.. 4766.
PARTE TERZA.
VARIETÀ ED ANNUNZI.
Z7 COBgrenO Intemasionale d' Igiene a Ginevra. — il terzo Congresso intemazio-
nale d' Igiene riunito a Torino nel 1880, scelse con plauso generale la città di Ginevra
per sede del quarto Congresso.
n Gran Consiglio Federale Svizzero, non che le Autorità e la popolazione ginevrina
accettarono con viva sollecitudine questa decisione, e apparecchiansi ora a fare il migliore
accoglimento possibile a tutti gì' Igienisti stranieri e nazionali che vorranno assistere alla
rìnnipne scientifica.
n Congresso avrà luogo dal 4 al 9 settembre 18$ 2.
Il Comitato cantonale, incaricato della sua organizzazione dal Consiglio di Stato, non
mini ad altro che a renderlo degno de' precedenti Congressi di Brusselle, di Parigi, e di
Torino.
Sostenuto dal Comitato nazionale svizzero, esso s' indirizza indistintamente a tutte le
persone che, sia co' loro scritti, sia colla loro posizione, sia colle loro conoscenze speciali
concorrono a stabilire o ad applicare le regole dell' Igiene.
Ha anche deciso, d'accordo colla Commissione internazionale, eletta dal Congresso
demografico di Parigi nel 1878, che una sezione di demografia sarà aggiunta al Coogresso
d* I^ene.
Gl'Igienisti e i Demografi di tutte le nazioni si preparino dunque a prestare il loro
concorso al Congresso di Ginevra coll'apportarvi i loro lumi e la lor parte di lavoro.
Hssi possono fin da adesso farsi iscrivere come membri, e ricevere le pubblicazioni
del Congresso ( Vedasi l'art. 3 del Regolamento qui annesso).
Sono altresì invitate le Società scientifiche e le Autorità sanitarie, ad inviare il più
presto possibile al Comitato d'organizzazione le materie che stimeranno opportune di trat-
tare nella rianione intemazionale.
Già sono annunziati parecchi lavori, e quando la loro lista sarà completa, il Comitato
la farà pubblicare cercando sopratutto di accogliere le questioni che avranno pregio di
attaalìtà.
Vii*esposizion€ di pubblicazioni, di piani, di disegni ed oggetti diversi relativi all'Igiene
o alia Demografia verrà aperta a Ginevra dal i.^ al 30 settembre. Gli autori, gì' inven-
— as-
tori e i fabbricanti d'ogni paese sono pregati di far conoscere quanto prima se hanno
r intenzione dì prendervi parte.
Il Comitato farà il poter suo per ottenere una riduzione del prezzo di trasporto sulle
strade ferrate per i membri del Congresso e per gli oggetti destinati all'Esposizione.
Il Comitato d'Organizzazione a Ginevra.
Presidente: Dott. II.-Cl. Lombard, vice-presidente del Congresso intemazionale delle
scienze mediche a Ginevra nel 1877.
Vice-Presidente : Dott. J.-L. pREVOST, professore di Terapeutica, decano della Facoltà
di medicina.
Segretario generale: Dott. P.-L. Dunant, professore d'Igiene.
Segretari aggiunti: Dott. A. D* Espine, professore di Patologia intema. — Dott. G.
IIalteniioff, privato-docente d'Oftalmologia.
Membri: Dott. V. Gautier, protomedico dell'infermeria Butini. — Dott. JULLiARD, padre
ex medico-ispettore della pubblica sanità. — Prof. D. Monnier, professore di Chi-
mica biologica, — Dott. E. Rapin, già presidente della Società medica:
Tutte le comunicazioni relative al Congresso devono essere indirizzate al signor dot-
tore prof, Dunant^ segretario generale a Ginevra,
REGOLAMENTO.
Art. I." Il quarto Congre<5so internazionale d'Igiene si riunirà a Ginevra dal 4 set-
tembre 1882, sotto gli auspici del Consiglio Federale Svizzero e delle Autorità del Cantone
e della città di Ginevra.
Art. 2.^ Scopo di questo Congresso è di riunire gli scienziati di tutti i paesi per di-
scutere argomenti che si riferiscono ai progressi dell' igiene, e agli interessi della salute
pubblica.
I governi, i municipi, le amministrazioni, le università, le accademie, le società
scientifiche, i consigli di sanità e altre autorità sanitarie sono invitati a prestare il loro
concorso a quest'opera e a farvisi rappresentare da delegati.
Art. 3.^ Il Congresso si comporrà di medici, <l' igienisti, di farmacisti, di chimici, di
fisici, di meteorologisti, d'ingegneri, d'architetti, d'istitutori, di veterinari, di membri dei
consigli d' igiene stranieri e nazionali che si saranno fatti inscrivere e a>Tanno versato
una quota di 20 lire. Essi riceveranno un esemplare del resoconto dei lavori della Sezione.
La quota sarà versata dai signori aderenti nel medesimo tempo ch'essi manderanno
la loro adesione.
II segretariato riceve fm d'ora le adesioni , nelle quali si dovranno scrivere i titoli
e l'indirizzo esatto degli aderenti.
Art. 4.^ I lavori del Congresso si riferiranno all'igiene generale e internazionale; alla
profilassi delle epidemie e alla polizia sanitaria; alla demografia e alla statistica medica;
all' igiene professionale ed industriale ; alle applicazioni igieniche della fisica, della chimica,
dell'architettura e dell'arte dell'ingegnere; all'igiene dell'infanzia, all'igiene pedagogica
e all'igiene privata (igiene alimentare, falsificazioni, acque potabili, igiene dei sensi, ecc.),
air igiene pubblica (città, campagne, ospitali, armate, ecc.), all' igiene veterinaria.
— 89 —
n nomerò delle sezioni in cui saranno ripartiti i lavori sarà fissato più tardi.
Va' Elsposizione di pubblicazioni e d' oggetti che si riferiscono all' igiene e alla de-
«c^ndb avrà luogo durante il Congresso.
Alt sf* I temi saranno scelti dietro proposte che gli igienisti stranieri e nazionali, le
^Cbrid sanitarie e i corpi scientifici sono invitati a sottoporre al Comitato,
Aiu 6.^ Dei relatori scelti dal Comitato, riferiranno sulle tesi che loro saranno state
l&iate. Ogni relazione terminerà con conclusioni che serviranno di base alla discussione.
lU co&dusioni saranno possibilmente comunicate ai membri del Congresso prima della
làalone.
Art. 7.'* Tutti coloro^ che desidereranno fare comunicazioni dovranno rivolgersi al Co-
[■iitc quindici giorni almeno prima dell'apertura del Congresso. Il Comitato deciderà,
inopportunità o meno di ammetterle e dell'ordine col quale saranno poste all'ordine
l&I giorno.
.AiL S.'^ Il Congresso si riunirà due volte al giorno ; la prima volta pei lavori di sezione,
|c b seconda volta per quelli dell'assemblea generale.
.\rL 9.^ Le sedute dell'assemblea generale saranno consacrate ;
i.^ alla lettura dei processi verbali , alle relazioni dei lavori delle sezioni, e in casi
lipedaH alla discussione di queste ultime.
2.^ alle conferenze e alle comunicazioni sopra quistioni d' interesse generale.
Alt lo.*^ Le sezioni discuteranno dapprima le quistioni portate dall' ordine del giorno.
|£ Comitato costituirà i loro uffizi provvisori, e poscia eleggeranno i relativi uffizi definitivi.
Ac 11.^ Salvo autorizzazione dell'assemblea (o della sezione) gli oratori non potranno
re più di due volte sul medesimo soggetto ; e la durata dei discorsi, comunicazioni,
>ne o rapporti non oltrepasserà i quindici minuti.
.\it 12.^ Tutti i lavori, letti o presentati al Congresso (sia nelle sezioni, sia davanti
)lea generale), saranno consegnati alla Presidenza.
Il Comitato prima di procedere alla pubblicazione degli atti del Congresso, deciderà
lèD* inserzione parziale o totale, o della non inserzione delle memorie, comunicazioni, ecc.
Art. 13.'^ Quantunque la lingua officiale del Congresso sia la francese, si potrà fare uso
delle altre lingue. In questo coso, ove 1' oratore ne esprima il desiderio, verrà fatta
traduzione dei discorsi da uno dei membri presenti alla riunione. ,
A.t 14.'' Il Presidente dirige le sezioni e i dib^imenti, seguendo il modo adottato
|i& assemblee deliberanti, in generale. Egli predispone gli ordini del giorno concertan-
lèacoU' uffizio.
£spoddO&e di edifici SCOlastioL — Essa venne inaugurata a Parigi il i.^ febbrajo p. p.
r^i SODO esposti i progetti dei più diversi edifici scolastici , colle più complete indica-
jiìoii ìq quanto ne riguarda; i.^ la disposizione generale, 2.^ il modo di costruzione,
U h decorazione interna ed estema, 4.° il mobilio, 5.^ la stima preventiva molto mi-
^ Gli Autori dei progetti dovranno conformarsi per i dettagli di costruzione ai rego-
|bKati pubblicati dall'Amministrazione perla costruzione e l' ammobigliamento degli edi-
jid scolastici; se se ne allontanassero dovranno indicarne i motivi.
Dopo l'esposizione potranno venir accordate delle ricompense, consistenti in una me-
[^iia e nei seguenti premi :
Progetto di Liceo: i.° premio 10,000 franchi, 2.° premio 5000 franchi; più due
■"■noù onorevoli di 2000 franchi l'una ;
— 86 —
È adunque qualificata precisamente pena pecuniaria, e non multa, quella
che vien minacciata a coteste infrazioni.
Questa speciale denominazione ha una gravissima importanza agli effetti
penali, imperocché rivela che si può discendere fino al minimum di due lire.
Sarebbe diversamente ove fosse stata la pena denominata multa : in quanto
che in tal caso dovendosi far ricorso alle norme generali del Codice pe-
nale comune, la pena pecuniaria non avrebbe potuto essere inferiore alle
lire 51, siccome minimum della multa, giusta l'art. 61 del medesimo.
Ora il pretore lascia travedere abbastanza chiaramente nella motivazione
del suo pronunciato, là dove parla in fine della pena, d'essere partito dal
concetto di aver qualificata la minacciata pena quale una multa nel signi-
ficato e senso ristretto giuridico della parola, anche per aver citati appunto
gli articoli 26, 34, 6 i, 64, e di essersi perciò creduto vincolato a non poter
applicare meno di lire 51 per ogni ettaro di terreno coltivato a riso, mal-
grado il concorso delle svariate circostanze da lui addotte a favore del-
l' imputato.
E questo erroneo concetto Tavrebbe in sostanza implicitamente raffer-
mato ed accolto il collegio di secondo grado con quella finale considera-
zione che era da confermarsi la sentenza pretoriale anche nei rapporti della
l)cna, essendosi nella commisurazione della medesima già tenuto calcolo
di tutte le circostanze attenuanti che militavano in favore del prevenuto.
Onde cotesta sentenza viene ad essere infetta di quello stesso vizio, che
si è rilevato in quella di primo grado, e perciò non può essere mantenuta.
Per codesti motivi, e visti inoltre gli art. 668, 680 del Codice di prò
ccdura penale,
Cassa pel quarto mezzo, respinti gli altri tre, la sentenza, ecc.
— gì ~
la ddla città; di più Ta notato che affinchè il parafulmine possa senrire senza incon-
ienti, resistendo al calore della scarica elettrica, deve misurare una sezione di uno a
ceotimcCri quadrati (dal Gesundhiit, i88l. l6).
; fugM TOla&Oti reti innOOUL (0 — Leggesi néWAnnée scientifique : Per ogni litro
■equa ci vogliono due o tre cucchiajate di aceto e due di sale greggio ; un litro di
la è sufficiente per una libbra di funghi tftgliati a fette. Gettata l' acqua (quanto tempo
« durare la digestione ? ), i funghi debbono essere lavati in acqua dolce, poi messi
la fredda (pare che l' acqua dolce debba esser calda ! ? ), che si fa scaldare fino all' ebol-
oae, e dopo esservi rimasti mezz' ora si tolgono e si lavano di nuovo. — Gerard mangiò
5 libbre di fanghi delle specie più velenose ( ? ), preparate in tal modo, nello spazio di
sol mese, e ne somministrò in dose strepitosa ai membri del Comitato designato dal
Bsiglio sanitario di Parigi. Per copia conforme (Vedi il Bollettino delle sdenu mediche,
obre, iS8l).
Arfiso di OoBOOno. — L'Accademia medica del Belgio ha aperto un concorso, con
emio di lire 1,500, a tutto il 15 febbrajo 1883, sul seguente tema:
« Determinare, in base a precise osservazioni,' gli effetti dell' alcoolismo, sia materiali
e psichici, tanto sull' individuo quanto sulla sua discendenza.
I N'pta. — I concorrenti, servendosi dei dati anatomo-patologici e dei migliori do-
Bcnti fomiti dalle esperienze medico-legali, dovranno apprezzare il limite che separa
gbfcriachezra dalla follia,come pure la responsabilità dell' ubbriaco nelle sue azioni •.
i?70frtmma del Comitato intemazionale della Crooe Bossa sedente in Ginevra pel
jÉcono di tre stodii full'Arte d'improvrisare dei measad di soooorso pei feriti e
pitti. — Il Comitato Intemazionale della Croce Rossa, sedente in Ginevra, mette a con-
^ tre studi, destinati a completarsi vicendevolmente, sull'or// di improvvisare dei mevU
^merso pH feriH e malati.
n ]ffìmo tratterrà sull'improvvisazione dei mezzi di cura ;
n secondo snll' improvvisazione dei mezzi di trasporto ;
D terzo su quella dì un amàuianta, o d'uno spedale di campagna,
i? Studio. — Si comprendono in questo l' impiego degli emostatici d'apparecchi
f attore, di refrigeranti, i mezzi pratici d* applicare il metodo di Lister in modo effi-
nl campo di battaglia, ecc.
I CòoTcrrà passare in rivista i malati, gli utensili, le biancherìe, gli abiti, i prodotti
^«ok), ecc., ecc., che variano col variare del clima, della stagione, del luogo, ma che
ideile risorse frequenti; converrà pure mostrare ai soccorrìtorì il partito che se ne
i^cmre. secondo la sede della ferita, o la natura della malattia.
2,0 Siudùf» — Come trasportare dei feriti o dei malati, quando non si hanno né
^ né carrozaCy né strumenti d' alcuna maniera preparati a tal' uopo ?
Molti casi possono presentarsi:
1 soccorritori non hanno talora altra risorsa infuori delle loro braccia, e non è inutile
èi^nar loro come servirsene.
Ma più spesso essi potrebbero farsi una barella elementare, o qualche sedile portatile
hfeittf armi, abiti, rami d' albero, o qualche altro oggetto trovato in luogo.
Potrà essere una bestia da soma (cavallo, mulo, camello, ecc.) sul cui dorso si cer-
— 88 —
tori e i fabbricanti d'ogni paese sono pregati di far conoscere quanto prima se hanno
r intenzione di prendervi parte.
Il Comitato farà il poter suo per ottenere una riduzione del prezzo di trasporto sulle
strade. ferrate per i membri del Congresso e per gli oggetti destinati all'Esposizione.
Il Comitato d'Organizzazione a Ginevra.
Presidente: Dott. H.-Cl. Lombard, vice-presidente del Congresso intemazionale delle
scienze mediche a Ginevra nel 1877.
Vice-Presidente : Dott. J.-L. Prevost, professore di Terapeutica, decano della Facoltà
di medicina.
Segretario generale: Dott. P.-L. Dunant, professore d'Igiene.
Segretari aggiunti: Dott. A. D* Espine, professore di Patologia intema. — Dott. G.
IIaltenhoff, privato-docente d'Oftalmologia.
Membri: Dott. V. Gautier, protomedico dell'infermeria Butini. — Dott. Julliard, padre
ex medico-ispettore della pubblica sanità. — Prof. D. Monnier, professore di Chi-
mica biologica. — Dott. E. Rapin, già presidente della Società medica;
7'utte le comunicazioni relative al Congresso devono essere indirizzate al signor dot-
tore prof, Dunant^ segretario generale a Ginevra,
REGOLAMENTO.
Art. iP II quarto Congre=;so internazionale d'Igiene si riunirà a Ginevra dal 4 set-
tembre 1882, sotto gli auspici del Consiglio Federale Svizzero e delle Autorità del Cantone
e della città di Ginevra.
Art. 2P Scopo di questo Congresso h di riunire gli scienziati di tutti i paesi per di-
scutere argomenti che si riferiscono ai progressi dell' igiene, e agli interessi della salute
pubblica.
I governi , i municipi , le amministrazioni , le università, le accademie , le società
scientifiche, i consigli di sanità e altre autorità sanitarie sono invitati a prestare il loro
concorso a quest'opera e a farvisi rappresentare da delegati.
Art. 3.^ Il Congresso si comporrà di medici, d* igienisti, di farmacisti, di chimici, di
fisici, di meteorologisti, d'ingegneri, d'architetti, d'istitutori, di veterinari, di membri dei
consigli d'igiene stranieri e nazionali che si saranno fatti inscrivere e avranno versato
una quota di 20 lire. Essi riceveranno un esemplare del resoconto dei lavori della Sezione.
La quota sarà versata dai signori aderenti nel medesimo tempo eh' essi manderanno
la loro adesione,
II segretariato riceve fin d'ora le adesioni , nelle quali si dovranno scrivere i titoli
e l'indirizzo esatto degli aderenti.
Art. 4.® I lavori del Congresso si riferiranno all'igiene generale e internazionale; alla
profilassi delle epidemie e alla polizia sanitaria ; alla demografia e alla statistica medica ;
all' igiene professionale ed industriale ; alle applicazioni igieniche della fisica, della chimica,
dell'architettura e dell'arte dell'ingegnere; all'igiene dell'infanzia, all'igiene pedagogica
e air igiene privata (igiene alimentare, falsificazioni, acque potabili, igiene dei sensi, ecc.),
air igiene pubblica (città, campagne, ospitali, armate, ecc.), all' igiene veterinaria.
— 93 —
(sigillale, sìa tradotte. Il Comitato però perderà un tale diritto OTe nello spazio di
anno dalla decisione del giari non avrà preso verso gli autori V impegno d' usarne in
tempo.
6.^ Se il rapporto del giuri giudicasse che nelle memorie non trovate meritevoli di
DO si contengono frammenti degni di menzione onorevole^ il Comitato Internazionale
pobblicarli in seguito ai lavori premiati, dietro il consenso degli autori, e sotto il
some.
Società Pedagogica Italiana. — Ooncono per una prima serie di Vanualetti popo-
di eogniziosi sdentiflolie ad nso degli operaj :
' Norme generali per gli Autori.
\
\P I Manualetti dovranno essere dettati in modo chiaro e preciso, con lingua cor-*
riìi ed esatta, ed i compilatori dovranno attenersi alla esposizione delle cose più sicure
\ pratiche evitando ogni lusso di erudizione, e le dimostrazioni non strettamente necessarie.
2.^ Le spiegazioni, quando l'argomento lo richieda, saranno corredate da opportune
3.^ Elsscndo destinati all' istruzione ed alla guida pratica dell'operajo italiano, si avrà
di far conoscere e descrivere di preferenza le materie prime del suolo italiano e le
ie nazionali.
4.^ Onde fissare un limite di estensione a ciascun Manualetto , si rende noto che ,
eccezione pel primo, ogni Manualetto in edizione economica non dovrà eccedere il
di una lira.
Norme pel Concorso,
Per ciascuno dei sette Manualetti verrà eletta una Commissione di persone competenti
giudicare quale dei lavori presentati sia degno del premio. Questo consiste in una
Uà d'argento per ciascun Manualetto.
11 termine utile per la presentazione dei lavori viene prorogato al 31 luglio 1882.
Le memorie manoscritte con ischeda segreta e contraddistinta da un motto dovranno
pervenire alla Presidenza dell'Associazione in Milano-Presso il Presidente della me-
rìtirandone ricevuta.
L'Associazione Pedagogica concede ad ogni memoria premiata una medaglia d'argento.
Nozioni et Igiene,
Nozioni generali di fìsica prendendo specialmente in considerazione quelle che hanno
colla fìsiologia dell'organisn^o umano. — Anatomia popolare dei diversi apparati
— Fisiologia di questi — Precetti Igienici — avendo di mira in modo precipuo
(questioni pratiche, ad esempio quella delle professioni e della deteriorazione di queste
corpo umano, del modo di ripararvisi, delle bevande alcooliche, dei cibi adulterali,
ecc.
hai Zftitniti dal fieale Istituto Lom'bardo di Scienze e Lettere. — Tema Per
Paino 1885. — Appoggiandosi alla grande quantità 4i osservazioni e di pubblicazioni
)]pgiche fatte in Italia, specialmente negli ultimi anni, riassumere, in un volume di
gnude mole e di facile lettura, i fatti i più certi e più importanti che riguardano
~ 90 —
Progetto di Scuola normale: i.^ premio ia,ooo franchi, 2.^ premio 5000 francbi;
dae menzioni onorevoli di franchi 2000 Tana;
Progetto di Scuola primaria superiore o di Scuola professionale : i .^ premio
6000 franchi, 2.° premio franchi 3000; due menzioni onorevoli di franchi 1000;
Progetto di Scuola primaria urbana a più classi : i.^ premio 5000 franchi, zP pre-
mio franchi 2500 ; due menzioni onorevoli di franchi 1000 ;
Progetto di Scuola primaria rurale a una o due classi : i P premio franchi 2500^
2.^ premio franchi 1200; due menzioni onorevoli di franchi 600;
Progetto di Scuola materna (sala d'asilo) o classe infantile: i.^ premio 2000 franchi,
2.^ premio 1000 franchi ; due menzioni onorevoli di franchi 500 ciascuna ;
Progetti parziali per decorazione di locali scolastici : i.^ premio 1500 franchi, 2.^ pre*
mio 1000 franchi; due menzioni onorevoli di 500 franchi l'una.
AmooI azione Keteorologioa Italiana. — La prima Assemblea generale dell'Assodi*
zione Meteorologica Italiana avrà luogo ocUe prossime vacanze autunnali nella città di
Napoli.
Fulmini e TelefonL — L'esperienza meteorologica ha stabilito che la frequenza dei
temporali in una data regione diminuisce coli' aumentare della latitudine di quella; e di*
minuisce ancora procedendo dal centro della terra ferma verso le coste marittime. Vi som
anche certe condizioni di suolo, p. es. le montagne, che ne fanno variare la frequenza: ma
si tratta fin qui di condizioni naturali. Vi sono invece circostanze speciali, artificiose, create
dall'uomo, e capaci di rendere i temporali più frequenti?
Secondo le notevoli ricerche di parecchi tedeschi (Kuhn, Gutwasser, Ahlefeld, HOlsen,
Iloltz), ci sembra che in certe regioni sia avvenuto realmente un sensibile aumento dd
numero dei temporali ; ma, se anche ciò è spesso di difficile affermazione, si può al tutto
assicurare che è aumentato considerevolmente il numero dei fulmini caduti. Holtz fa di*
pendere tale aumento da mutazioni telluriche artificiali, come li estesi diboscamenti, l'in-
vasione delle reti ferroviarie, che tendono a condurre i temporali verso T abitato. Nei paesi
poi le costruzioni sono troppo generosamente approvvisionate di arnesi metallici (tettoje,
condotti, ecc.) e a loro volta favoriscono lo scoppio del fulmine sul fabbricati.
Di qui la necessità di munire i medesimi con buoni parafulmini. Forse non senza,
ragione molti intelligenti hanno trovato di poter dire che ai nostri giorni si studia Fisti-'
tuzione di tirafulmini anziché di parafulmini. Con ciò si allude ai fili degli uffizt telefonia^
i quali fanno comunicare fra loro i più diversi punti della città passando al di sopra dea
tetti delle case : essi offrono gli stessi inconvenienti dei fili telegrafici in confronto all' defc-
tricità che vi si può scaricare dalle nubi temporalesche, e peggio dai fulmini che possono
seguirne il corso coli' aggravante che essi trovansi di parecchi metri più vicini alle nabì
che non i fili telegrafici, e quindi più soggetti a venir colpiti dal fulmine. Arrogi che iJ
fulmine può deviare lungo le colonne di sostegno del filo, e più presto che lungo il file
telegrafico invadere l'esterno o l'interno dei fabbricati.
I mezzi da opporre a queste nuove condizioni sono evidentemente riposti nei par»*
fulmini , e nella scelta di opportuni isolatori del filo telefonico ; per il che si ebbe uo.-
esatta cognizione delle condizioni singolari di ogni fabbricato sul tetto del quale il &1*
deve passare. I parafulmini devono essere applicati non solo al filo, ma anche ai ^10^
metallici di sostegno, e condotti sotterra ; oppurre messi in comunicazione coi condotti ^
— 95 —
LIBRI NUOVI
ìàaao ni rnsaì per impedire la propagazione del vajuolo, del dott. e. D'Arpe ;
., Napoli, 1881. — Sotto forma di lettera indirizzata al dott. De-Pietra Santa,
fteore ribatte le parole del dott Boens sulla inutilità della vaccinazione e 1' esclusiva
profilattica dell' igiene preventivo, dal dott. Bdens medesimo appiccicate a guisa
ioodiilla relazione di un caso in cui appunto la toga igienica del dott. Bòens avrebbe
il pericolo di un'epidemia di vajuolo. Si il dott. Boens, senza aspettare il ver-
delle generaxioni mediche avvenire, potrebbe accontentarsi del verdetto odierno di
e suoi discepoli.
iCantribation à lagóographie médioale, del dott. F. Eklund; opnsc. di 46 pag., Stoc«
18S1. — Sotto questo titolo pomposo non si trova altro che una minuziosa de-
della nuova caserma delle reclute di Skeppsholip considerata dal punto di vista
Se essa presenta qualche vantaggio sulla vecchia caserma di legno di Castelholm,
a, una fognatura pia accurata, una maggiore ampiezza di locali, tuttavia essa lascia
a deùderare dal punto di vista della ventilazione : cosi ogni marinajo ha appena
n. e. d'aria e 3 m. di suolo, mentre al rinnovamento dell'aria non v'ha apparecchio che
— di notte bisognerà aprir le finestre. Contrariamente a Tollet, l'Autore am-
ia saperìorìtà dei piani superiori al pian terreno, perchè meno umidi e non infet-
dalle esalazioni del sottosuolo. In generale le camere a pian terreno in Isvezia sono
insalubri appunto per le correnti d'aria che sorgono dal suolo, che vanno a costituire il
'/^ delTatmosfera loro ; mentre al primo piano non ve n'ha più del 2 ^/q, e al secondo
appena se ne trova traccia. Ora, il suolo stesso contiene i germi di parecchie ma-
infettive, i quali possono venir trascinati nell'ambiente abitato dalle dette correnti, e
ingenerare malattie diverse, ileotifo , febbre intermittente, scarlattina, morbillo,
ecc.
Se in questo opuscolo vi ha qualche cosa degno di menzione, h l'eziologia delle dette
^Mciali alle caserme. Eklund sostiene l' innocenza relativa delle condizioni tellu-'
dell'acqua potabile nella produzione dell' ileotifo , mentre trova nell'aria viziata dei
di caserma una forte causa disponente ad accogliere i germi tifosi. Eklund
trovato i microbi della scarlattina (P/ax scindens\ del morbillo (Torula morbil^
a macrococchiX della febbre intermittente (Limnophysalis hyalina, mentre il Bacillus
d'origine italiana, e VOscillaria malaria d'origine francese sarebbero due im-
iti osnrpatorì), della tisi (Micrococcus phtisis irritans). Immaginarsi tutti questi
diffusi nell'aria, adesi alle muraglie, seminati nel suolo : qual meraviglia se l'uomo
p«ò arrivare al mezzo secolo d'età, se anche i guerrieri diventano fiacchi ed impo-
ai loro colpi ripetuti ? — Nulladimeno è assai probabile che la lamentata degenera-
de' soldati dipenda non solamente dalla poca ventilazione delle caserme e dalla
degli schizomiceti , ma anche dipende dall' uso ed abuso degli spiritosi , dalla
abitudine del masticar tabacco, dalle gravi abitudini e dall'immoralità. Queste
sarebbero assai diffuse nella Svezia, specialmente la tabaccofagia, al punto che da
dlooti di Eklund risulterebbe che taluni arrivano ad inghiottire fino a duecentodue
di nicotina all'annoi
- 96 -
Asiainissement de Paris, di A. Durand-Claye ; opusc. di pag. 79 in 8°, Saint-Gennuii,
1881. — L'anno scorso i giornali si sono occupati a lungo di una questione, alla qaik
restò poi il nome singolare di questione degli odori di Parigi: l'emozione fu assai tìti
nel pubblico, il quale temette di restar avvelenato da certi efHuvl pestilenziali che in mode
straordinariamente intenso si erano riversati sulla gran metropoli. Il governo medesimo do
vette occuparsene, e nominò una Commissione in seno ai Comitati Consultivi d'igieai
pubblica e d'arti e mestieri, perchè studiasse le cause e suggerisse i rimedi a tale sconcio
Parturiet tnons et nascetur con quel che segue : solo dopo parecchi mesi si potè coao
scere il rapporto della Commissione, il quale, indagate le cause anche troppo note ed efi
denti degli odori, si limitava a proporre delle misure palliative capaci di pronta w^
plicazione, ma di risultato appena mediocre ; tali insomma che mantenendo lo stato attnat
delle cause, valesse appena a modificarne gli effetti tanto da non offendere più cosi fO
lanamente 1' olfatto. La Commissione si dichiara partigiana del sistema delle botti e dr
pozzi neri attualmente in uso, solo raccomanda la frequente ed attenta sorveglianza ddl
fosse, la rigorosa applicazione delle comuni prescrizioni amministrative per riguardo al k»
espurgo, e destinazione ulteriore delle materie escrementizie e di rifiuto.
Destò la meraviglia di tutti che dopo tanto tempo la Commissione speciale off
trovasse nulla di meglio da suggerire che degli espedienti notoriamente insolfidof
e per di più di difficile esecuzione. Le fosse fìsse o mobili nelle case, lo spurgo neO
strade, il maneggio di tante sozzure in aperta campagna saranno sempre focolaj di eml
nazioni fetide, e ciò che è peggio morbigene; per quanto si tenti di circondarli d'ofr
misura precauzionale, non si riuscirà a sopprimerli: mentre vi ha un mezzo radicale pc
liberarsene, quello di mandar tutto nelle fogne {tout a V égout). Tale è il tema che t
questo prezioso opuscolo viene svolto con molta cognizione dall'ing. Durand-Claye, e va
bene ei ne parli per la sola città di Parigi, si può dire che, muiatis mutandis^ la qnc
stione vi è trattata nel suo significato più generale, e sotto i suoi più importanti aspctt
r igienico e 1' economico. Tutto alle fogne è il sistema propugnato oggidì strenuameni
dagli igienbti ; è il sistema già da tempo parzialmente in uso da noi, a Valenza, a Edis
burgo, e recentemente adottato da numerose città inglesi e tedesche. Esatte statisti^
hanno messo fuor di dubbio che ovunque tale sistema fu generalmente accettato, la moi
talità generale è notevolmente scemata, e sopratutto è scemata la frequenza e la mortaBll
delle febbri tifoidi. Con tutta ragione quindi Durand-Claye, in nome anche degli ingegiiB
del servizio municipale di Parigi, presenta energiche e precise osservazioni contro le •
serzioni della Commissione governativa; e dimostra che il sistema non solo suscettibile^
rapida e larga applicazione, ma anche capace di dare un miglioramento immediato' e Ws
tevole nelle condizioni igieniche della città, si riassume in questi termini : evacuazione in
mediata, per mezzo dell'acqua, di tutte le materie di rifiuto fuori dell'abitazione ; traspoil
rapido e continuo nella massa delle acque di fogna ; filtrazione e purificazione di qaeH
per mezzo del terreno, come già si fa a Gennevilliers. Allora vengono soppresse le folM
i tubi di sfogo dei gaz, l'espurgo, gli stabilimenti che lavorano le materie fecali — ofll
vengono necessariamente tolti tutti i focolaj che oltre ad appestare l'aria minacciano 1
salute dei cittadini.
Non possiamo analizzare minutamente il lavoro di Durand-Claye , egli coi nomel
alla mano convince dell'entità del nemico che noi ci teniamo in., casa col vecchio d
stema delle fosse : vi contrappone l' innocuità non solo delle fogne impermeabili ai liqsU
— 97 —
» gìLZ, ma anche dei terreni irrigati colle acque di fogne cosi mescolate ai rifiuti umani;
combatte vittoriosamente l' obiezione che quei campi di filtrazione possano diventare fo-
olaj di dififusione delle malattie infettive, cholera, tifoide, ecc. Contro tale timore sta l'espe-
ieoza delle molte città in cui il sistema è già in uso, e l' affermazione di distintissimi
gienisti, i quali riconoscono nel terreno la proprietà assoluta di purificare le acque più
mpore Tersale alla sua superficie.
Malgrado le conclusioni della Commissione governativa , il Municipio di Parigi con-
tznna nella p>roprìa via e la rete di fognatura va continuamente guadagnando in estensione ; e
nccome per essa va facendosi sempre più forte il bisogno di acqua, cosi si sta studiando
dì introdurre in Parigi una provvigione d'acqua ancora più abbondante. Noi sappiamo
anche già che la Commissione delle abitazioni insalubri in Parigi ha reclamato che d'ora
innanzi vengano imposte come minitnun necessario nell' interno delle abitazioni le seguenti
quantità d' acqua : 3 decimetri cubi ogni metro cubo di fabbricato, 3 litri ogni metro qua-
drato di scuderìe e corti, 25 litrì per ogni cesso, — ciò che fa, in cifra rotonda, 1,500 litri
d'acqua per una costruzione che occupi 260 metri quadrati. Se in essa abitano 30 indi-
cai, si avrà dunque 50 litri a testa — ciò che rappresenta un minimun veramente esiguo
(vedi questo giornale pag. 566).
fiécneil cLm travanz dn Comité Consnltatif d'hygiène pubbliqtie de Franco, — Paris
iSSi. — Questo volume raccoglie i numerosi e importantissimi lavori del Comitato Con-
citativo d'igiene pubblica di Francia, nonchò gli atti officiali dell'Amministrazione Sanitaria.
Essi sono cosi classificati :
I.® Servizi sanitari in paesi stranieri;
2P Consigli d'igiene e di salubrità dei dipartimenti ;
3.^ Epidemie, endemie, malattie contagiose ;
4.^ Salubrità, polizia sanitaria;
5.^ Igiene professionale e industriale ;
6P Derrate alimentarì e bevande ;
7.^ Esercizio della medicina e della farmacia ;
8.^ Acque minerali.
Solla Terapia della Difterite ; per il dott. a. Bottari , opuscolo di 14 pagine.
Catania 1881. — Nulla di nuovo.
n progetto di legge sul lavoro delle donne e dei fanoialli in rapporto all'inda-
itria SOlfifera; pel dott. alfonso Giordano.— {Gazz.di mcd,pubbl,, 1881, Napoli).—
I paesi più industri e civili hanno tutti intesa la necessità di garantire la salute delle po-
. polazioni senza nuocere al progresso delle industrie, conciliando possibilmente la suprema
legge dell'igiene con quella dell'utile e del tornaconto. E però essi hanno emanato delle
apposite leggi sul lavoro nelle fabbriche, dove specialmente vengono prescritte limitazioni
di tempo e di modo al lavoro dei fanciulli e delle donne. Anche il nostro Governo,
spiato dalle molte e molte istanze, ha finalmente formulato un apposito schema di legge
inteso a regolare il lavoro industriale iu Italia.
Vi sarebbero senza dubbio molte osservazioni a fare su questo progetto di legge, che
nel voler riformare Arti abusi non dispiega molta determinazione e sicurezza. D'altronde
tali osservazioni possono e devono variare a seconda del caso pratico; bisognerebbe che
7
— 94 —
la climatologia del nostro paese. Sebbene non si abbia riguardo che alla parte fisica del
l'argomento, sarà libero ai concorrenti di accrescere il pregio delle opere loro col cosa
prendere nella trattazione anche le applicazioni all'agricoltura e alla salute pubblica. —
Tempo utile per concorrere , fino alle 4 pom, del /° giugno iSSj, — Premio L. i2oa
Tema per l'anno 1882. — Fondazione Secco Comneno — Considerazioni e proposUe
circa i soccorsi che gli Istituti di pubblica beneficenza sogliono prestare a domicilio. — ■
Tempo utile per concorrerei fino alle 4 pom, del 28 febbrajo 1882. — Premio L. 864.
Tema per l'anno 1882. — Fondazione Gagnola (Straordinario). — Dimostrare eoe
esperienze se la materia generatrice dell' idrofobia sia un principio virulento (velenoso)
o un germe organizzato (lissico). — Tempo utile per concorrere^ fino alle 4 pom, del té,
febbrajo 1882. — Premio L. 6000.
Concorso per l'anno 1882. — Fondazione Brambilla — Può aspirare a qnest«
premio chi abbia inventato o introdotto in Lombardia qualche nuova macchina o qual-
siasi processo industriale o altro miglioramento, da cui la popolazione ottenga un van
taggio reale e provato. — Tempo utik per concorrere, fino alle 4 pom, del i^ maggio i8$a
— Il premio sarà proporzionato all' importanza dei titoli che si presenteranno al concorsG
e potrà raggiungere, in caso di merito eccezionale, la somma di L. 4000.
Tema per l'anno 1882. — Fondazione Fossati — Rischiarare con nuove indagin
l'eziologia del cretinismo e della idiozia. — Tempo utile per concorrere, fino aUi 4 p»
meridiane del 31 maggio 1882. — Premio L. 2000.
XontunentO a Gfiovaxml Folli. — L'n settembre dell'anno decorso nella piccola tem
di Oggebbio sul Lago Maggiore, fu solennemente inaugurata una lapide commemoratifa
con effigie in onore del compianto prof. Giovanni Polli. Erano presenti i rappresentasti
di corpi scientifici, la famiglia Polli, molti invitati ed all' infuori dei vecchi e degli am-
malati, tutti i terrieri di Oggebbio erano raccolti sulla Piazza Maggiore.
Il dott Giuseppe Micotti fece l'elogio scientifico dell' illustre professore ; il dott. Zucchi,
rappresentante della Società Italiana d' Igiene e di altre Società tenne un breve e commo*
▼entissimo discorso; disse pure parole accentuate di affetto e di ammirazione il professoit
Fazio di Napoli, ed a nome del Sindaco l'avvocato Giovanni Micotti descrisse a vivi oo<
lori la vita privata del Polli e le sue benemerenze verso il suo prediletto Oggebbio, oh
trasse origine la sua famiglia.
La mesta cerimonia fu chiusa con una visita alla chiesuola della Villa Solitudine, d
proprietà del defunto, ove era stata deposta sull'altare in mezzo a freschissimi fiorì l'umi
contenente le ceneri dell' insigne scienziato, del vero filantropo, dell' esemplare cittadino.
2
CI
3'
— 95 —
LIBRI NUOVI
Intono ai meni per impedire la propagazione del vajnolo, del dott. e. D'Arpb ;
ktten-oposc., Napoli, i88i. — Sotto forma di lettera indirizzata al dott. De-Pietra Santa,
FAntore ribatte le parole del dott. Boens sulla inutilità della vaccinazione e 1' esclusiva
importanza profilattica dell' igiene pi'eventivn, dal dott. Boens medesimo appiccicate a guisa
di coda alla relazione di un caso in cui appunto la toga igienica del dott. Boens avrebbe
scoogìiirato il perìcolo di un'epidemia di vajuolo. Si il dott. Boens, senza aspettare il ver-
detto delle generazioni mediche avvenire, potrebbe accontentarsi del verdetto odierno di
Pasteur e suoi discepoli.
Cootribntion à la géographie medicale, del dott. F. Ekluxd ; opusc. di 46 pag., Stoc*
colma, 1881. — Sotto questo titolo pomposo non si trova altro che una minuziosa de-
.f- scrizione della nuova caserma delle reclute di Skeppsholq^i considerata dal punto di vista
igienico. Se essa presenta qualche vantaggio sulla vecchia caserma di legno di Castelholm,
p. es. una fognatura più accurata, una maggiore ampiezza di locali, tuttavia essa lascia
Bolto a desiderare dal punto di vista della ventilazione : cosi ogni marinajo ha appena
IO m. e. d'aria e 3 m. di suolo, mentre al rinnovamento dell'aria non v'ha apparecchio che
J piOTveda — di notte bisognerà aprir le finestre. Contrariamente a ToUet, l'Autore am-
nette là superiorità dei piani superiori al pian terreno, perchè meno umidi e non infet-
tati dalle esalazioni del sottosuolo. In generale le camere a pian terreno in Isvezia sono
Bolto insalubri appunto per le correnti d'aria che sorgono dal suolo, che vanno a costituire il
sf fi 7o dell'atmosfera loro ; mentre al primo piano non ve n'ha più del 2 ^/q, e al secondo
piano appena se ne trova traccia. Ora, il suolo stesso contiene i germi di parecchie ma-
iittie infettive, i quali possono venir trascinati nell'ambiente abitato dalle dette correnti, e
^nindi ingenerare malattie diverse, ileotifo , febbre intermittente , scarlattina, morbillo,
tisi, ecc.
Se in questo opuscolo vi ha qualche cosa degno di menzione, è l'eziologia delle dette
malattie speciali alle caserme. Eklund sostiene l' innocenza relativa delle condizioni tellu-
ricbe dell' acqua potabile nella produzione dell' ileotifo , mentre trova nell' aria viziata dei
dormitori di caserma una forte causa disponente ad accogliere i germi tifosi. Eklund
avrebbe trovato i microbi della scarlattina (Piax scindens)^ del morbillo (Torula morbil"
ìorum, a macrococchi), della febbre intermittente {Limnophysalis hy alina, mentre il Bacillus
wialaria d'origine italiana, e VOscillaria malaria d'orìgine francese sarebbero due im-
prudenti usurpatori), della tisi (Aficrocoecus phiisis irritans). Immaginarsi tutti questi
germi diffusi nell'aria, adesi alle muraglie, seminati nel suolo : qual meraviglia se l'uomo
non può arrivare al mezzo secolo d'età, se anche i guerrieri diventano fiacchi ed impo-
tenti ai loro colpi ripetuti ? — Nulladimeno è assai probabile che la lamentata degenera-
zione de' soldati dipenda non solamente dalla poca ventilazione delle caserme e dalla
guerra degli schizomiceti , ma anche dipende dall' uso ed abuso degli spiritosi , dalla
perversa abitudine del masticar tabacco, dalle gravi abitudini e dall'immoralità. Queste
cause sarebbero assai diffuse nella Svezia, specialmente la tabaccofagia, al punto che da
certi calcoli di Eklund risulterebbe che taluni arrivano ad inghiottire fino a duecentodue
grammi di nicotina all'annoi
- 96-
Asialnissement de Paris, di A. Durand-Claye ; opusc. di pag. 79 in 8°, Saint-Gennai.
1881. — L'anno scorso i giornali si sono occupati a lungo di una questione, alla qua
restò poi il nome singolare di questione degli odori di Parigi: l'emozione fu assai vi-'
nel pubblico, il quale temette di restar avvelenato da certi effluvi pestilenziali che in mo<
straordinariamente intenso si erano riversati sulla gran metropoli. Il governo medesimo d
vette occuparsene, e nominò una Commissione in seno ai Comitati Consultivi d'igiei
pubblica e d'arti e mestieri, perchè studiasse le cause e suggerisse i rimedi a tale sconci
Partttriet mons et nascetur con quel che segue: solo dopo parecchi mesi si potè eoo
scere il rapporto della Commissione, il quale, indagate le cause anche troppo note ed ei
denti degli odori, si limitava a proporre delle misure palliative capaci di pronta a
plicazione, ma di risultato appena mediocre ; tali insomma che mantenendo lo stato attaa
delle cause, valesse appena a modificarne gli effetti tanto da non offendere più cosi vi
lanamente T olfatto. La Commissione si dichiara partigiana del sistema delle botti e d
pozzi neri attualmente in uso, solo raccomanda la frequente ed attenta sorveglianza del
fosse, la rigorosa applicazione delle comuni prescrizioni amministrative per riguardo al lor
espurgo, e destinazione ulteriore delle materie escrementizie e di rifiuto.
Destò la meraviglia di tutti che dopo tanto tempo la Commissione speciale uo
trovasse nulla di meglio da suggerire che degli espedienti notoriamente insufficient
e per di più di difficile esecuzione. Le fosse fisse o mobili nelle case, lo spurgo nell
strade, il maneggio di tante sozzure in aperta campagna saranno sempre focolaj di ems
nazioni fetide, e ciò che è peggio morbigene; per quanto si tenti di circondarli d'ogc
misura precauzionale, non si riuscirà a sopprimerli: mentre vi ha un mezzo radicale pe
liberarsene, quello di mandar tutto nelle fogne (tout a t égout). Tale è il tema che i
questo prezioso opuscolo viene svolto con molta cognizione dall'ing. Durand>CIaye, e set
bene ei ne parli per la sola città di Parigi, si può dire che, mutatis muiandis^ la qac
stione vi è trattata nel suo significato più generale, e sotto i suoi più importanti aspett
r igienico e \ economico. Tutto alle fogne è il sistema propugnato oggidì strenuamcnl
dagli igienisti ; è il sistema già da tempo parzialmente in uso da noi, a Valenza, a Edin
bnrgo, e recentemente adottato da numerose città inglesi e tedesche. Esatte statistici
hanno messo fuor di dubbio che ovunque tale sistema fu generalmente accettato, la mo
talità generale è notevolmente scemata, e sopratutto è scemata la frequenza e la mortali
delle febbri tifoidi. Con tutta ragione quindi Durand-Claye, in nome anche degli ingegnc
del servizio municipale di Parigi, presenta energiche e precise osservazioni contro le a
serzioni della Commissione governativa ; e dimostra che il sistema non solo suscettibile
rapida e larga applicazione, ma anche capace di dare un miglioramento immediato* e n
tevole nelle condizioni igieniche della città, si riassume in questi termini : evacuazione ii
mediata, per mezzo dell'acqua, di tutte le materie di rifiuto fuori dell'abitazione; traspoi
rapido e continuo nella massa delle acque di fogna ; filtrazione e purificazione di que
per mezzo del terreno, come già si fa a Gennevilliers. Allora vengono soppresse le fos:
i tubi di sfogo dei gaz, l'espurgo, gli stabilimenti che lavorano le materie fecali — osj
vengono necessariamente tolti tutti i focolaj che oltre ad appestare l'aria minacciano
salute dei cittadini.
Non possiamo analizzare minutamente il lavoro di Durand-Claye , egli coi num«
alla mano convince dell' entità del nemico che noi ci teniamo in .. casa col vecchio
stema delle fosse : vi contrappone l' innocuità non solo delle fogne impermeabili ai liqu
- 99 —
. line riposi. Motto affine alln francese
[irodamaU Ci>irrkaje del 1874. T.:
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IVtà di am,t,i,«ìon.; ;■ di 10 anni coi
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urno ì: non massiurc .li 12 ori-, coti
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one alle d-^t.:.-: e
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giorno; [.ti majchi dai 13 ai iS ani
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rno. S' iiilerdice 1' opera notlurna ai
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jv.Tiio delle rifOLise inciiieste, hanno f»l!o e.-. ■
elle fin dal 1S75 il ministro l'inali prese n'.u.: .-. \
dicendo che :z-i dei fjiiiiiilìi era /atlv une ■->-...■
ce niente. Ci volle ancora un'altra incili e ita '. ■j--l.;
^>tl.^<> d'agricoltura, industria e commercia ]>tr if^.
ulliva ]jer gli istituti di ]>revidenza e \^:\ '.li:—.
ora si el>l>e in mano una ricchissima su p;''.^ -'.■.. - -
da questa il K. Ministero fu in grado di g i<''J»'-^
e ilelli .Sicilia vengono specialmeijte ny^^u^r,-
aliti che dall'esempio e ilalle |>aTc>1e ii^i. »va:.
. ed al villo ;
irto del minerale a sptlti dall' intem» idi t«KK 1
ulli e le donne, e li derorma ;
a siETalto lavoro £lì iateirogat! (ODb ^«mÌ mh $■■■
e del lavoro per leege tatebbe yt»**^ fm Im. Jù—
addentro nelle uiigolc reluioni,
r i ragazzi dì trovaiii 'lenlra^
} quale pouibili
I nel più fatìcoM del
a un figlio in tA «
i una data
- 98 —
per ogni genere di industrie contemplato sorgesse un individuo competente a propugnarTe-
L'esempio del dott. Giordano è degno di ogni encomio, e meriterebbe di venire seguito*
Né il suo lavoro h di così piccola portata come si crederebbe, perchè non solo considera
il progetto di legge rispetto all'industria solfìfera di Lercara , sua patria , ma si può dire
di tutta la Sicilia, e in buona parte delle cave e miniere in genere. Vale quindi la pena
di esaminarlo un po' diffusamente.
Per poter dare un giudizio il meno inesatto possibile sul merito del progetto ministe-
riale intomo alla legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli, è mestieri anzitutto esporre
le condizioni peculiari in cui versa l'industria solfìfera nelle attinenze col progetto in
esame, coll'età e sesso dei lavoranti. Non vale il nasconderlo, queste condizioni sono in-
compatibili coi progressi della civiltà. Di vero , ragazzi di tenera età, al disotto dei 9 anni,
cominciano ad essere sottoposti al penoso ed improbo lavoro sotterraneo, circondati da innu-
merevoli pericoli nascenti e dalla natura del lavoro e dalla loro inesperienza. Vedete questi
miseri bambini, non escluse le fanciulle, laceri e quasi nudi, abbandonati per una specie
di tratta ad un feroce ed ingordo picconiere, trascinarsi su per l'erte ed interminabili scale
delle miniere, curvi ed ansanti sotto 1' enorme peso dai 40 ai 50 chilogrammi in mezzo
ad un'atmosfera or fredda or calda, sempre viziata e corrotta. Vedeteli per 8 o io ore al
giorno logorarsi sotto questa nuova specie di tortura, sanguinoso affronto alla dignità
umana, ed alle leggi ineluttabili della natura , che vuole riservate le fatiche agli esseri
arrivati nel pieno sviluppo delle proprie forze. Non parliamo poi della vita a cui son
dannati per il resto del di tra le pareti della miserabile capanna paterna. E se dalle os-
servazioni economico-sociali passiamo ad esaminare lo stato fìsico degli individui assog-
gettati a cosi precoci e gravi fatiche , a bella prima ci si pareranno innanzi tali imper-
fezioni permanenti da' potersi considerare come l' impronta caratteristica del mestiere , ed
un marchio indelebile, muto ma eloquentissimo testimonio della degradata umana perso*
nalità. Non sono vane chiacchiere sentimentali ; molte autorità competentissime hanno già.
pensato e scritto lo stesso; basti interrogare le statistiche militari. La classe del 1860 nei
diversi mandamenti dei circondar! di Termini-Imerese, Caltanisetta e Girgenti comprendeva
la cifra di 837 zolfatai; orbene su quel numero ne vennero riformati 235 (più di un.
quarto) per mancanza di statura, e 30 per gibbosità.
Abbiam detto che le altre nazioni già da tempo possiedono leggi speciali sul lavoro
delle donne e dei fanciulli. Prima a rivolgere l'attenzione a questi provvedimenti fu l'In-
ghilterra , la quale entrò coraggiosamente fìn nei più piccoli dettagli , provvedendo alla
salute, alla sicurezza dei lavoranti, al tempo ed alle ore dei pasti, ai giorni festivi, all'edu-
cazione dei fanciulli , ai certificati d'idoneità , ecc. Gli adolescenti e le donne ebbero il
lavoro limitato tra 10 e 12 1/2 ore, eccettochè al sabato è di 7 1/3. Più energiche sono
le leggi in Germania: l'età di ammissione pei fanciulli è di 12 anni; dai 12 ai 14 anni
il lavoro non deve eccedere 6 ore al giorno; chi ha più di 14 e meno di 16 anni può la*
vorare io ore al giorno ; il lavoro delle donne nei sotterranei, quello notturno, nelle dome-
niche e nei giorni festivi non è permesso. In Ungheria vi è una legge del 1872 , che
fissa l'età di ammissione ai io anni, e la durata del lavoro a io ore. In Francia non
andò in vigore alcuna legge fuorché nel 1874, nella quale l'età di ammissione è stata
fissata a 12 anni, con una eccezione a favore di 12 industrie, dove i fanciulli possono
essere ammessi anche a io anni. Però per essere ammessi ad un lavoro regolare che non
sia quello dell'apprendista, debbono i fanciulli aver ricevuto una sufficiente istruzione ele-
mentare. Le ore di lavoro sono, da 10 a 12 anni, di 6 ore, dirise con due riposi , e da
101
Tali sono le osservazioni che il dott. Giordano trova di fare al progetto di legge mi-
ìsierule ; noi le abbiamo riferite, bene spesso colle medesime sue parole ; le quali diven-
p3o tinto piò autorevoli, l'Autore essendo proprietario di solfare : la scienza e la carità
icxso il prossimo hanno fatto tacere ogni altra voce di particolari interessi.
Del resto quest' importantissimo tema del lavoro delle donne e dei fanciulli venne trat-
tilo nella Riunione degli Igienisti italiani in Milano ; negli Atti che stanno per pubbli-
L onì^ il lettore potrà vedere la relazione che ne venne fatta, e la discussione che ne se<
fDfa, Un cenno trovasene già nei fascicoli precedenti (n.° 9 e io 1881).
U OBI malattia dell'infanzia probabilmente non trattata dai patolo£;i; pel dottor
A. Riga, opuscolo di 1 1 pagine. — Napoli, 1 88 1 . — Il dott. Riga avrebbe osservato
speciale malattia dei bambini lattanti, la cui descrizione non si trova nemmeno sui
tattaù dei morbi infantili. Egli la battezza glossofrenulite membranosa, e consiste, come
k dice il nome, nell'apparizione di una membrana perlacea sotto la lingua, tra l'apice di
^iBti e il frenulo, della grandezza di una lenticchia, diffìcile a distaccarsi, e sempre li-
ai punto suddetto. Il quadro clinico però non è chiaro altrettanto, sebbene i bam-
Vai direntino a poco a poco cachettici al punto da morirne. Sintomo quasi costante è
hdiarrea. La durata della malattia, può essere di più mesi. L'Autore si diffonde a stabilirne
i criteri differenziali dalla difterite, dalla stomatite cruposa e pseudo-membranosa. A noi
k glosso frennlite sembra un fenomeno di poca importanza del genere delle lisse nella
Bbbia, delle vescichette sottolinguali nella tosse ferina (se mai ne sia vera l'esistenza).
Scucca e le Terme Selinnntine; del dott. G. Licata. — Sciacca, 1881. — A ren-
èie più interessante il proprio lavoro, il dott. Licata stimò bene di premettere alle solite
CBDsìderazioni sulle virtù curative delle terme solforose una breve storia della città di Sciacca
dd caii disgraziati di questo avanzo cartaginese. E certo una fortuna per il paese di
ere cosi ricche sorgenti solforose ; ma non siamo d'avviso che esse abbiano a tornare
pesto all'antica fama se i Sciacchesi aspettano la manna dal Governo.
La Stabilimento delle Acque Albule presso Tivoli; dell' ing. G. Sacheri. ^ To-
no, 1S81. — « Era naturale che la Roma degli Italiani, ricercando la storica grandezza dei
• padri, spiegasse per intimo istinto, confortato dalla ragione e dalla scienza, le sue industri
• ncercbe su quella campagna, abbandonata da secoli, che fu un giorno il giardino del Lazio.
« E le Albule, che storici e poeti narrarono al mondo come Acque espiatrici e sa-
*HiberTÌme, le Albule, uniche terre dell'antica Roma, illustrate dalla sapienza Galenica e
■òdle memorabili guarigioni di imperatori romani, tornassero al prisco splendore per la
^MÌmie a Roma rinnovata.
< Un voto unanime degli attuali e più illustri cultori della Medicina fra noi , con-
" ftoDgendo l'antica alla sapienza nuova, fu sprone al grandioso e vasto stabilimento che
• ima Società benemerita va oggi nuovamente erigendo in onore di queste fonti invidiate *.
Cosi l'illustre clinico Baccelli, l'attuale Ministro^ scriveva il 15 aprile 1880 come
fce&zione alla guida delle Acque Albule del dott. Quagliotti.
Oggi il grandioso stabilimento si può dire compiuto , e tanto ò già in onore presso
i Romani per la sperimentata portentosa efficacia di sue acque , che gli antichi appella-
nio Santìssime, tanta ne è l'aflluenza dei bagnanti che nel corrente anno a tutto agosto
— zoo
pubblica preoccuparono la mente del Ministero i falsi allarmi degli industriali, e lo
dante vocio dei proseliti del laisser faire, laisser passer »,
Limitandosi al proprio argomento, in riguardo air industria solfifera , l'Autore
quanto mai necessario che fosse elevato il limite dell'età di ammissione al lavoro. M'd"
l'età impubere, né lo scheletro, né i visceri sono sufHcientemente sviluppati si da poter
rispondere alle fatiche richieste; in quell'epoca non è senza pericolo il porre in qualsiasi
modo un inceppamento al vigoroso lavorio del ricambio materiale. L'Autore invoca die
l'età di ammissione al lavoro esterno sia elevata per lo meno ad li anni, e a 14 quella
al lavoro sotterraneo; più che l'orario giornaliero al di sotto degli anni 12 non ecceda le
otto ore, con due intervalli di riposo , di un'ora ciascuno ; e pei fanciulli dagli anni 12
ai 1 5 non sia superiore alle 1 2 ore , con due riposi di almeno un'ora per uno. Quanto
ai lavori notturni e delle domeniche devono essere assolutamente vietati ai ragazzi minori
di iS' anni.
La disposizione del progetto in riguardo alle donne è affatto manchevole ; invero si
limita a proibir loro il lavoro nelle miniere e cave nelle prime due settimane di puerperio^
Occorre invece proibire addirittura il lavoro sotterraneo, quello delle feste, quello nottnnio
o fatto in comune coli' uomo; e bisogna altresì allargare il divieto ad un mese prima e ad
un mese dopo il parto, tanto nell' interesse della donna, quanto nell' interesse del bambino*
incapace a far valere i propri diritti e bisognoso delle più assidue cure materne.
Ma altre più gravi lacune sono da segnalarsi nel progetto di legge in riguardo al-
l'assistenza igienico-sanitaria.
Chi conosce le solfare siciliane e le condizioni sanitarie deplorevolissime nelle quali
fin da mezzo secolo addietro versano gli operai, che vi stentano duramente la vita, non
può esser dubbioso nel giudicare suU' imperioso bisogno che per disposizione legislativa
si ottenga quanto la scienza e l'umanità hanno inutilmente invocato, e cioè che i con-
duttori delle miniere siano obbligati a tenere medici stabili, collocando sotto la loro di-
rezione e presso le miniere i materiali di soccorso occorrenti negli infortuni che tanto di
frequente vi si deplorano. Ai medici sarebbe affidato l'ufficio di prevenire e curare le ma-
lattie e gli accidenti incontrati nelle solfare, constatando prima dell'ammissione al lavoro
lo stato di salute e l' idoneità al medesimo particolarmente dei fanciulli e delle donne. Né
meno importante e necessario é l'incarico di verificare la salubrità e sicurezza dei lavori,
che possono divenir per varie ragioni fonti di pericolo; ed allora potranno suggerire le
norme opportune, d'accordo coli' ingegnere direttore, onde sottrarre l'operajo ai pericoli che
lo minacciano. •
11 progetto non contiene nessuna disposizione intorno alla fraUa dei fanciulli, alle
sevizie ed ai maltrattamenti sofferti per opera dei picconieri, né molto meno garanzie per
gli scarsi e mal retribuiti salari e pei pagamenti in viveri oramai adottati in quasi tutte le
miniere — e sarebbe contrario ad ogni principio di moralità e giustizia non contemplarle.
Di più è conforme alla logica delle cose che nella legge venga introdotta qualche
disposi/ione per far valere contro i conduttori delle solfare, eventualmente responsabili,
l'azione di risarcimento che possa competere all'operajo ed alla famiglia.
In quanto ai provvedimenti atti ad assicurare 1* esecuzione della legge, sarebbe desi-
derabile che invece degli ingegneri del distretto minerario ne fossero incaricati ispettori
speciali, retribuiti dallo Stato, che possano sorvegliare altri rami della polizia medica, e
che abbiano autorità di prescrivere norme conducenti al benessere degli operai, e di farle
prontamente eseguire.
— I03 —
senti isttluzioni non sono per niente impossibili ; e noi confidiamo che non larderanno ad
essere introdotti. Il Presidente del Comitato Scolastico di Londra riferisce, che mentre nel
XS69 si ebbero 10,314 delinquenti giovini (al disotto dei 16 anni), nel 1879 dopo l'ado-
xioDe dell* Industriai SchooU Ad ( legge sulle scuole industriali ), e del Reformatory Act
(legge sui riformatori), non se n'avevano più che 6810, ossia il 25 ^/^ meno. Negli otto
aiuii 1S71-79 vennero condannati al carcere 65,384 giovani al disotto dei 16 anni; non
è vero che se fossero stati mandati nelle scuole e nei riformatori, la maggior parte di
esii sarebbe ora tornata sulla retta via ?
a.° La Ugge dei poveri {Poor Laws). — In questa lettura il Reverendo A. O' Connor
studia Torigine della Poor Laws, di questa vasta azienda del patrimonio dei poveri , ca-
ratteristica dell'Inghilterra, e che non c'è in alcun altro paese. Movendo fin dalla invasione
dei Normanni, la storia dimostra che i conquistatori si sono stabiliti nel paese per vivere,
come è la regola, alle spalle degli aborigeni ; soppiantati questi, la proprietà territoriale
ptssò tutta nelle mani di quelli ; e per guisa di compenso , il pauperismo che ne seguiva
ebbe la Poor Laws. Questa è dunque la conseguenza di una transazione tra il feudalismo e
lo stato civile ; ossia dello speciale modo di distribuzione della proprietà, modo che esiste
tuttavia nella sola Inghilterra : in Francia sparve colla rivoluzione. In Inghilterra il popolo
aon ebbe più ad occuparsi che d'industria e commercio, di guerre, a vantaggio dei pro-
prietari — e in contraccambio si ebbe da questi una legge sui liquori , che arricchisce
rerarìo, e la Poor Laws ai cui gravami essi contribuiscono solo nominalmente ! £ che
tale sia l'origine della Poor Laws è indicato anche dalle primitive disposizioni della me-
desima, sul principio del secolo 17.^ come esamina accuratamente O' Connor. La si di-
lebbe l'espressione di un rimorso sociale; ma essa riesce a tutt'altro che a raggiungere
b scopo di soccorrere i veri bisognosi. £lssa ha tutti i difetti della carità officiale, falsa
k1 suo principio (che lo Stato non deve ingerirsi di carità, ed obbligare la gente ope-
rosa a mantenere i lazzaroni^ ruinosa nelle conseguenze (che fa del povero il figlio favo-
rito dello Stato). Tutti seguono con occhio vigilante gli effetti della Poor Laws: un vero
esercito di officiali sanitari, di medici, di infermieri, di cappellani è addetto a tal servizio,
tutte le risorse della scienza sono invocate per il sollievo delle sofferenze dei poveri.
Talché moriranno gli operai a ventine senz'alcun conforto, ma se un medico o un cappel-
lano negligessero un minimo punto della legge , un grido d' indignazione risuonerebbe
dalFun capo all'altro del paese. Nessuna casa d'operai conosce gli agi che sono introdotti
negli asili dei poveri {workhoues^^ nessun figlio d'operaio riceve qucll' educazione che lo
Stato dà invece ai figli degli scialacquatori e beoni, i quali sanno benissimo che la loro
prole non mancherà di nulla. Ora se la carila e una bella cosa, specialmente se soccorre
li non colpevoli, non e giusto invece che ne sia lo Stato medesimo il dispensiere, perchè
l'atto di sommissione che se ne esige non può non essere nocivo alla coscienza pubblica ;
né lo Stato può imporre a chi lavora e vive stentamente di mantenere gli oziosi e i
Tiziosi, i quali aumentano in proporzione dell'aumento delia carità pubblica : non è la ca-
nta che si deve distribuire, ma il mezzo di rendere ciascuno abile a vivere da se. In virtù
di alcune disposizioni della legge in discorso precede altresì che si rallentino i vincoli della
famiglia, comechè^ appaja più facile il sostentamento di questa quando manchi il capo;
p^gio quando era stato destinato ai figli illegittimi un maggior sussidio che ai legittimi.
A coloro che trovano tale stato di cose necessario sebben difettoso, O' Connor risponde
che realmente la Poor Laws ha ragione di essere nella Land law (legge sulla proprietà
fondiaria). Occorrerebbe anzitutto inslillarc una maggior previdenza nelle classi laboriose'}
102
si erano già fatti N, 44,048 bagni, oltre le cure di doccie , di inalazioni , di nebulizi
zione, ecc.
Ma queste acque preziosissime e che sgorgano in tanta copia che nessuna altra S4
gente minerale in Europa tampoco vi si avvicina ( litri 5000 per secondo), a motivo d<
r ignoranza e dell'abbandono per tanti secoli, sono ancora poco conosciute fuori del t
ritorio romano, eccetto che dagli scienziati , e spetta ad essi e specialmente agli Italis
a farne rilevare i pregi eminentissimi a vantaggio della medicina e dell'igiene.
L'Associazione Medica Italiana nel nono Congresso generale tenuto nello scorso an
in Genova, si fece parimente un dovere d'occuparsi di queste acque ritornate in onore
decretava ad esse la grande medaglia d'argento (primo premio accordato alle acque t
nerali), e giudicava le Acque Albule le più pregevoli fra tutte le acque solforose ; qu
tunque non mancavano all'Esposizione i campioni delle più rinomate acque solfor
d' Italia.
L'attuale opuscolo dell' ing. Sacheri, corredato di opportune incisioni , è destinate
darne un'esatta idea descrittiva. Ne abbiamo veduto il modello in rilievo alla testé chfi
Esposizione Nazionale.
Transactions of the Manohester statisUcal Society {Atti della Società Statistica
Manchester, 1881). — La Società Statistica di Manchester ha per iscopo di raccogli!
i fatti illustrativi della condizione della Società e di discutere oggetti di economia sodi
politica, esclusi totalmente i partiti politici. La presente pubblicazione ci fa conoscere
statuto della Società, e insieme gli atti della 4S.* sessione, tenuta l'ottobre 1880, a
quale furono lette parecchie relazioni di non poca importanza. Tali — il sistema de
male applicato alla coniazione delle monete, ai pesi, alle misure — le finanze indiane
la recente legislazione sulle casse di risparmio, ecc. Di due poi vogliamo fare speci
menzione :
i.^ Trattamento dei giovini delinquenti. — T. Dickins stigmatizza il sistema attu
di giurisprudenza criminale, il quale, in un modo stranamente diverso dalla legge dvi
fa già risponsabile l' individuo appena giunto all'età di sette anni. Protesta quindi con
r imprigionamento di giovini delinquenti, i quali non sono tanto responsabili del m
fatto, quanto i parenti e la Società che li hanno trascurati. Nessuno certo obietterà e
entro certi limiti, Dickins non abbia ragione ; ma la prima difficoltà che s' incontrerei
nel voler modificare la legge , sarebbe quella di fissare l'età a cui si può ritenere l'ii
viduo come adulto, definitivamente risponsabile ? Fino ai 1 2 anni tutti sono d'accordo ;
Dickins vuole estenderla ai 16 anni. Per un sentimento di compassione alla gioventù
viata, e per una speranza che il ravvedimento sia possibile, il provvedimento sarebbe r*
mente necessario : la compagnia dei delinquenti adulti è ben fatta per pervertire defii
vamente l'anima dei giovani ; e se quelli , come incorreggibili, vanno separati per f<
dalla necessità, questi vanno prima trattati con altri mezzi di correzione : la prigioni
l'ultima risorsa della legge, e non va applicata se non quando falliscono gli altri m<
Per i giovini il principale trattamento deve consistere nell'istruzione e nell'educazio
nell'insegnamento di giusti principi religiosi e morali, nell'incoraggiamento al lavor
alla persuasione della superiorità della vita onesta e indipendente. A ciò devono ser
i Riformatori e le Scuole industriali , i quali , dove vennero applicati , hanno da
migliori risultati : non si tratta dunque che di generalizzare un sistema cosi proficuo
la gioventù delincjuente e per la Società. Le modificazioni necessarie a tal uopo nelle ;
— 103 —
senti istituzioni non sono per niente impossibili ; e .noi confidiamo che non tarderanno ad
essere introdotti. Il Presidente del Comitato Scolastico di Londra riferisce, che mentre nel
1S69 si ebbero 10,314 delinquenti giovini (al disotto dei 16 anni), nel 1879 dopo l'ado-
zione dell' Industriai Schools Ad ( legge sulle scuole industriali ), e del Reformatory Ad
(legge sui riformatori), non se n'avevano più che 6810, ossia il 25 ^/^ meno. Negli otto
anni 1871-79 vennero condannati al carcere 65,384 giovani al disotto dei 16 anni; non
è rero che se fossero stati mandati nelle scuole e nei riformatori, la maggior parte di
essi sarebbe ora tornata sulla retta via ?
%^ La Ugge dei poveri {Poor Laws), — In questa lettura il Reverendo A. O' Conno r
studia l'origine della Poor Laws, di questa vasta azienda del patrimonio dei poveri , ca-
ratteristica dell' Inghilterra, e che non c'è in alcun altro paese. Movendo fm dalla invasione
dei Normanni, la storia dimostra che i conquistatori si sono stabiliti nel paese per vivere,
come è la regola, alle spalle degli aborigeni ; soppiantati questi, la proprietà territoriale
passò tutta nelle mani di quelli ; e per guisa di compenso , il pauperismo che ne seguiva
ebbe la Poor Laws, Questa è dunque la conseguenza di una transazione tra il feudalismo e
lo stato civile ; ossia dello speciale modo di distribuzione della proprietà, modo che esiste
tuttavia nella sola Inghilterra : in Francia sparve colla rivoluzione. In Inghilterra il popolo
non ebbe più ad occuparsi che d' industria e commercio, di guerre, a vantaggio dei pro-
prietari — e in contraccambio si ebbe da questi una legge sui liquori , che arricchisce
l'erario, e la Poor Laws ai cui gravami essi contribuiscono solo nominalmente 1 E che
tale sia l'origine della Poor Laws h indicato anche dalle primitive disposizioni della me-
desima, sul principio del secolo 17.^ come esamina accuratamente O' Connor. La si di-
rebbe l'espressione di un rimorso sociale; ma essa riesce a tutt'altro che a raggiungere
lo scopo di soccorrere i veri bisognosi. £lssa ha tutti i difetti della carità offìcialci falsa
nel suo principio (che lo Stato non deve ingerirsi di carità, ed obbligare la gente ope-
rosa a mantenere i lazzaroni \ ruinosa nelle conseguenze (che fa del povero il figlio favo-
rito dello Stato). Tutti seguono con occhio vigilante gli effetti della Poor Laws: un vero
esercito di officiali sanitari, di medici, di infermieri, di cappellani è addetto a tal servizio,
tutte le risorse della scienza sono invocate per il sollievo delle sofferenze dei poveri.
Talché moriranno gli operai a ventine senz'alcun conforto, ma se un medico o un cappel-
lano negligessero un minimo punto della legge , un grido d' indignazione risuonerebbe
dall'un capo all'altro del paese. Nessuna casa d'operai conosce gli agi che sono introdotti
negli asili dei poveri {workhoues^^ nessun figlio d'operaio riceve quell' educazione che lo
Stato dà invece ai figli degli scialacquatori e beoni, i quali sanno benissimo che la loro
prole non mancherà di nulla. Ora se la carità e una bella cosa, specialmente se soccorre
ai non colpevoli, non è giusto invece che ne sia lo Stato medesimo il dispensiere, perchè
l'atto di sommissione che se ne esige non può non essere nocivo alla coscienza pubblica ;
n^ Io Stato può imporre a chi lavora e vive stentamente di mantenere gli oziosi e i
viziosi, i quali aumentano in proporzione dell'aumento della carità pubblica : non è la ca-
nta che si deve distribuire, ma il mezzo di rendere ciascuno abile a vivere da sé. In virtù
di alcune disposizioni della legge in discorso precede altresì che si rallentino i vincoli della
famiglia, comechè appaja più facile il sostentamento di questa quando manchi il capo;
peggio quando era stato destinato ai figli illegittimi un maggior sussidio che ai legittimi.
A coloro che trovano tale stato di cose necessario sebben difettoso, O' Connor risponde
che realmente la Poor Laws ha ragione di essere nella Land law (legge sulla proprietà
fondiaria). Occorrerebbe aiuitutto inslillare una maggior previdenza nelle classi laboriose ì
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ma come ottener ciò se in pari tempo aumentano le tentazioni all'imprudenza? Coloro
poi che biasimano continuamente ed acerbamente i matrimoni contratti a cuor leggiero fra
i poveri, dimenticano che la donna e la famiglia furono e saranno sempre i piii potenti
slimoli al lavoro ed all'economia. In generale l'uomo è spensierato perchè povero, non
povero perchè spensierato. Come esigere che proprio il povero, perchè povero, si sacrifichi
completamente pel benessere dei privilegiati della fortuna, e diventi virtuoso per conto
esclusivo di questi? La spensieratezza se cosi si vuol chiamarla, è tuttavia pel povero una
fortuna : egli non potrebbe (e non vorrebbe) sussistere se conoscesse la propria abiezione
e la immutabilità del suo destino.
Né un rimedio è certo quello di aumentare i salari ; gli operai che non lavorano che
per il danaro, cercheranno ogni modo di guadagnarne molto in poco tempo, si da poter
andar in cerca delle occasioni di goderlo : vorranno l'aumento di stipendio, ma non di la-
voro, e volontìeri si daranno all'ozio. L'amore al lavoro non può esser dato che dal poS'
sesso o dalla prospettiva del medesimo, e niente di meglio della proprietà fondiaria. In In-
ghilterra l'idea del lavoro è associata unicamente a quella del salario, onde quanto mag-
giore questo, tanto minore è la passione per quello; anche le casse di Risparmio, e il
proposto sistema di assicurazione obbligatoria, non avranno per risultato che di rendere il
popolo ancor meno attivo e più spensierato; è una tendenza innata degli Inglesi.
Il mezzo di rimediare a tanti inconvenienti venne già più di una volta discusso —
p. es. quando sotto la regina Anna venne disposto di distribuire i terreni ecclesiastici tra
i poveri. O' Connor vede pure in una riforma dt\ Land act l'unico mezzo di distruggere
il pauperismo: restituire il popolo all'agricoltura. Non si avranno più le armate di mal-
contenti della patria, valorosi conquistatori di terre straniere; ma si sarà raggiunto quello
scopo per il quale, e non peraltro, si intraprendono le deplorate guerre di conquista.
Annual Beport cf the Nat. Board of Health. — Washingthon, 1881. — (Rapporto
annuale dell'ufficio sanitario nazionale di Washington). — Questo ufficio sanitario esiste
appena da due anni, essendo stato fondato nell'aprile 1S79 , ma ha già dato delle lumi-
nose prove della sua attività. Sia nell' investigazione delle cause morbose per via sperimen-
tale, sia nello studio delle misure preventive in riguardo delle malattie infettive e conta-
giose, esso ha spiegato un'attività degna dei più grandi encomi; ed è a sperare che per
opera sua, il popolo si persuaderà a poco a poco della necessità di simili studi e prov*
vedimenti, talché penserà anche alla creazione di uffici sanitari non solo per ogni Stato,
ma per ogni città. Non pochi furono gli argomenti affidati allo studio dì competenti scien-
ziati, e pagali dal medesimo Board cf health: citiamo quello per un piano di organizza-
zione della medicina pubblica negli Stati Uniti — l' inchiesta sulla febbre gialla scoppiata
neir isola di Cuba — le ricerche suU' attività dei disinfettanti — quelle sulla capacità fil-
trante dei terreni {vedi il nostro giorn. fase. 8.*^) — quelle sulle particelle e sui germi
sospesi nell'aria — quelle sull'adulterazione degli alimenti, ecc. Delle Commissioni sani-
tarie furono anche incaricale dì visitare dei luoghi malsani o sospetti. Ma soprattutto le
forze del Nat. Boara of Health dovettero dispiegarsi sotto le minaccie di un'epidemia di
febbre gialla, onde e studi e denari vennero prodigati all'istituzione delle più opportune
misure quarantenarie. In questo rapporto precisamente è discorso a lungo della quarantena
marittima.
— 105 —
Kilano idrografica con pianta topografica, — Milano, 1881. — Da questo notevole
oposcolo dell' ìng. Bignami Sormani togliamo le seguenti notizie sull'idrografia del Comune
di Milano :
Le fonti dell' idrografìa milanese vanno ricercate nelle Prealpi che ne disegnano l' oriz-
zonte a tramontana. Le acque dei laghi prealpini (Lario, Ceresio, Verbano, ecc.) si ri-
versano al piano nei diversi fiumi che lo solcano (Adda, Ticino, ecc.), e in parte pene-
trano nel suolo fra gli strati ghia] osi del terreno quaternario su cui sorge la città, for-
nendole a 3, a 4, a 12 metri di profondità i pozzi d'acqua potabile. La città è posta
propriamente sull'Olona, ma riceve acqua dall' Adda (Naviglio Martesana), dal Ticino (Na-
viglio Grande), dal Lambro (Roggie diverse), ecc. : di più due torrenti la toccano, il Seveso
ed il Nirone. L'inalveamento e la regolarizzazione di queste acque determinò la costruzione
di tre g^ndi canali artificiali, che in oggi collegati nella cosi detta Darsena di Porta Ti'
cìntH, rendono possibile la navigazione dai laghi di Lecco, Como e Maggiore, al Po ed
all'Adriatico. Questi tre canali sono il Naviglio Grande, il Naviglio Martesana ed il Na-
viglio di Pavia : il primo, oltre che alla navigazione serve all' irrigazione, avendo lungo
il suo alveo 116 bocche di derivazione d'acqua (12 nella zona suburbana): il secondo forma
in città la cosi detta Fossa interna, e dà origine a non meno di 46 canali, che servono
e per fognatura e per irrigazione ; il terzo dà nel Comune di Milano 6 bocche d' acqua. Oltre
queste roggie e canali , il territorio del < Comune è attraversato da numerosi canali detti
Fontanili, o acque sorgenti del sottosuolo messe allo scoperto mediante la formazione di
un pozzo artificiale. Alcuni tra i canali sono specialmente canali collettori dei canali di fo-
gnatura della città, e si collegano più direttamente coi servizi pubblici : tali il canale Re«
defossi, il canale del Castello, il canale Civico, il canale Balossa, il fontanile Acqualunga.
11 canale Civico è quello che, dopo la fossa interna, si può veramente chiamare il principale
collettore dei canali di fognatura e canaletti stradali della città interna. Infatti nel suo
percorso circolare, quasi interamente coperto, che racchiude le* parti più centrali e popo-
lose, riceve gli scoli di una superficie di circa un chilometro quadrato. Esso dicesi anche
Sevtso^ e più che un canale si può dire un sistema di sette canali che si diramano nei di-
versi quartieri della città.
Finalmente vi è il canale Vettabbia, che è il grande scaricatore della città, dove con-
fluiscono tutte le acque del Seveso, della Fossa interna, ecc., ecc. « Fino dai più antichi
tempi la storia ricorda questo canale, che pare fosse un vero fiumicello raccoglitore dei
minori, Nirone e Seveso, e siccome in esso si versavano anche gli scoli lordi della città,
così fino dal secolo 12.° gli industri monaci di Chiaravalle, proprietari di vasti terreni a
valle della città, seppero mettere in pratica il principio ora tanto propugnato dagli igienisti
^i utilizzare le acque di fognature per l' agricoltura, e condussero le sue acque fertilizzanti ad
^gare questi loro terreni, e formare le note rigogliose marcite. » Anche ai nostri giorni le
^ue della Vettabbia continuano ad irrigare quei terreni ; anzi esse vengono godute a tale
scopo in tre successive riprese: cosicché si può calcolare che le acque di fognatura della
città, nella quantità di circa 170 mila metri cubici al giorno, passano sopra una superficie
totale di ettari 1370 di terreno, e le acque residue arrivano al fiume Lambro completa-
i&ente chiarificate.
Molto a proposito l'Autore completa l' argomento (che noi abbiamo reso appena co^e
ano schizzo) col darci brevi notizie sul sistema di fognatura della città di Milano. Questa
^ costituita da altrettanti canaletti di scolo quante sono le strade sistemate della città, i
quali scorrono sotterranei alle strade medesime ed hanno generalmente una sezione da
m. 0.60 per 0,75 o da m. 1.00 per m. 0.75. Questi canaletti ricevono le acque pluviali
delle strade e delle case, e gli scoli degli acquai, delle trombe e delle corti delle case, e
dall'uno all'altro, secondo la pendenza del piano delle strade, vanno a* scaricarsi nei nuovi
canali di fognatura o nei canali di acqua viva già nominati. A questo scopo giova la già—
citura della città, la quale è pressoché su un piano uniformemente inclinato da N. R ^
S. O. Abbiamo nominato i nuovi canali di fognatura: questi sono in calcestruzzo di ce>
mento idraulico, a forma ovoidale, coU'asse maggiore verticale di m. 2, e il minore oriz-
zontale di m. 1,50; corrono sotto il corso Garibaldi, via Broletto — via Manzoni e Ro>
magnosi per Santa Margherita e Carlo Alberto — corso Vittorio Emanuele — e confluiscono
in Piazza del Duomo per andare poi nel Canale grande Seveso presso il teatro Canobbiana.
Un altro lungo il corso Genova immette nell' Olona. Cosi questi canali, che insieme hanno
uno sviluppo di circa chil. 4, e pendenze varie, ma sempre superiori al 0,50 per mille,
e fino al 3, 4 per mille, oltre ricevere le immissioni dei canaletti stradali, possono altresì
caricarsi delle nevi quando si dà mano al loro spazzamento.
Ma come si smaltiscono le materie fecali?
Abbiamo già detto che il sistema oggidì favorito dagli igienisti è quello di immettere
le dejezioni animali direttamente in canali ricchi di acqua corrente, che le portino fuori
di città e le facciano servire a fertilizzare la terra. Dicemmo pure che questo sistema non
è nuovo a Milano: del 12.^ secolo a non molti anni or sono la città racchiusa nella
cerchia dei canali Seveso ed in quella della Fossa interna, versava indistintamente in questi
canali tutte le acque chiare^ e lorde di scolo, sia direttamente, sia indirettamente a mezzo
di condotti ciechi detti chiaviche e canterane, e quindi al canale Vettabbia. Però questo
sistema soffre per Milano di parecchi inconvenienti gravi : i .^ i canali sono messi in
asciutta due volte Tanno e per molti giorni ; 2.° i canali Fossa intema e Vettabbia corrono
scoperti; 3.^ i canali non hanno sufficiente pendenza ed un fondo impermeabile; 4.^ le
chiaviche non portano acque vive, e permettono perciò lo stagnamento e la putreDuione
delle materie.
Per tali motivi si stabilirono anche i pozzi neri; anzi dopo il 1861 prevalse il con-
cetto di sostituire questi ultimi al sistema indicato ; ed ora si può ritenere che, ad ecce-
zione di circa 400 immissioni tuttora esistenti nella Fossa interna ed altri canali, tutte le
case della città e del suburbio sono dotate di pozzi neri a fogne mobili. Valutando a circa
7000 le case del comune, si avrebbero non meno di 15 mila pozzi neri.
Questo cambiamento di sistema non fu certo una bella cosa per l'igiene della città,
sebbene il servizio di espurgo sia abbastanza soddisfacente. Se si trovasse modo di far cor-
rere le molte acque di cui è ricca in canali sistemati e regolati in modo differente dell'at-
tuale, la città di Milano potrebbe soddisfare nel miglior modo ai dettami della moderna
igiene, e vantare un sistema di circolazione e di smaltimento de' suoi rifiuti quasi perfetto.
Bendiconto morale, sanitario ed axmninistrativo dell' Istituto Oftalmico di Xilano
per l'amiO 1880. — Milano, 1881. — Soddisfacente è l'andamento di questo istituto di
beneficenza. Fondato nel 1873 con appena una modestissima sala di sei letti, il suo direttore,
il cav. dott. Giovanni Rosmini, ebbe la soddisfazione di vederlo, mercè le sue solerti cure
fiorire ed ingrandire cosi rapidamente da avere attualmente un patrimonio di 160 mila franchi,
e uno stabilimento di 36 letti. Questo però è diventato a sua volta troppo angusto, e da
qualche tempo si fa sentire assai vivamente il bisogno di trasferirlo in più ampio ed acconcio
— I07 —
edificio. Un saccesso cosi incoraggiante non lascia dubbio che questa importante manifesta*
zione della beneficenza pubblica abbia a continuare sulla via di sviluppo in cui già si trova#
io modo che essa possa rispondere non solo alle esigenze dei bisognosi, ma anche della
scienza; dò che in ultima analisi vuol dire ancora giovare ai bisognosi in modo più illu-
minato e sicuro.
A dare un' idea dell' importanza dell' Istituto Oftalmico di Milano, riporteremo alcune
afre dal presente rendiconto.
Movimento dell'ambulanza :
Ammalati visitati nel periodo 1873-79 N.° 16796; nel 1880 N.° 2702
Nomerò complessivo delle visite » • 168765 ; » » 28029
Movimento della clinica:
Nel 1880: numero dei letti 36; ricoverati per cura N.^ 370.
II movimento degli anni passati accenna ad un progressivo e rapido incremento dei bi-
sogni dell' istituto ; e gli auspici ne sono talmente buoni, che molto a proposito il Con-
siglio d'Amministrazione decise di provvedervi coli' erezione di un altro fabbricato più
idoneo. Il Consiglio Comunale ha già approvato il contratto stipulato dal Consiglio Am-
ministrativo di quest'Opera Pia colla locale Rappresentanza municipale per l'acquisto del
l'area sa cui dovrà sorgere fra breve il nuovo stabilimento (in via Castelfidardo).
Fercontnale di perdita fra il peso vivo ed il peso morto e netto negU animali
da macello; pel dott. I. Nosotti. — Milano, 1881. — Scopo di questo lavoro è di far
rilevare alcuni difetti gravissimi dell'attuale legge sul dazio intemo di consimio della carne,
i quali danneggiano non meno l'economia che l'igiene pubblica. La quasi necessità in cui
è l'organismo umano di assumere della carne per mantenersi almeno nello stcUu quo^ giù-
sti6ca le fondatissime osservazioni dell'Autore. Lussana scrisse che nel regno animale, come
nelle vicende umane, il carnivoro è il padrone, l'erbivoro la vittima ed il servo. Dovere
di un buon governo sarebbe dunque quello di procacciare al popolo carne buona e a
baon prezzo, invece di farvi gravitar sopra un'imposta enorme: per lo meno dovrebbe
incoraggiare l' industria dell'allevamento del bestiame da macello, sorvegliare gli esercenti
affinchè le loro pretese siano limitate ad un onesto guadagno, ed infine applicare il dazio
in modo unico, giusto ed equo per tutti.
« In Italia mancano affatto dati statistici sul consumo delle carni, ma abbiamo tut-
tavia buone ragioni per ritenere che sia molto, ma molto inferiore a quello delle altre
nazioni civili — giacché il nostro popolo minuto, già povero, non può far fronte al caro
prezzo cui le carni si mantengono, restandone quindi immensamente difettevole. Questo
fatto è reso più grave dalla mancanza di un calmiere o meta, dagli abbonamenti comu-
nali, e più di tutto dagli appalti per la riscossione della tassa o dazio consumo delle carni.
« Proclamata la libertà di commercio scomparve il calmiere, unico mezzo per fre-
nare r ingordigia e la venalità "di disonesti esercenti ; nel mentre s'applicava una tassa più
gravosa sul consumo delle carni, la quale veniva cosi quasi a giustificare, rendendosi com-
piacevole mezzo, l'elevato prezzo cui le carni man mano si portavano. Questo stato di
cose fu reso anche peggiore dagli stessi Comuni, sia pel modo d'applicare il dazio, sia
coll'elevata tassa addizionale aggiunta da alcuni di essi a quella governativa. In tal modo
il dazio consumo delle carni, come avvenne di altre tasse (esempio la recente soppressa
del macinato), gravitò doppiamente o meglio triplamente sulle spalle del povero consu-
— loS —
matore, il quale paga la tassa prescritta dalla legge, l'addizionale del Comune e quella
infine aggiunta dall'esercente, l'unico che più di tutti ci guadagna. Come se ciò non ba-
stasse, la riscossione della tassa consumo dal Governo (che cercava sottrarsi ai privati la-
menti) passò nelle mani dei veri strozzini con gli abbonamenti comunali e più di tutto
cogli appalti *. Gli appalti sono sempre ruinosi per l'incremento dell' industria e del com-
mercio; e di seconda mano sottraggono alla statistica la conoscenza del consumo nazio-
nale, regionale e fino ad un certo punto individuale, della carne — ciò che non sarebbe
senza vantaggio il conoscere per il vero progresso fisico ed intellettuale della nostra patria.
L'Autore trova quindi necessario di abolire gli abbonamenti comunali e gli appalti, e
di fare all'applicazione della tassa-consumo sulle carni alcune modificazioni per renderla
almeno equa. Invero la tariffa vigente (oltre a parecchi gravi inconvenienti, come sarebbe
quello di aver omesso gli equini, di non aver classificato logicamente i singoli capi di
bestiame) è poco razionale: sia perchè per essa il contribuente paga il dazio anche di
ciò che viene disperso (sangue, intestini), o di ciò che non dovrebbe pagar dazio (pelle,
unghie) ; sia più ancora perchè il sistema per capo pareggia nella tassa, assai ingiusta-
mente, un bue piccolo ad uno grosso e grasso — ciò che va a tutto vantaggio dei ne-
gozianti di bestiame ingrassato. Sarebbero occorse maggiori distinzioni fondate sulla rizza,
l'età, il sesso, il genere d'alimentazione. Anche la facoltà lasciata dalla legge a quei Co-
muni, che ne facessero richiesta, di riscuotere la tassa sulle bestie a peso ed in base alla
tariffa della carne macellata fresca, diminuita del 20 ^/q, è ingiusta : primo perchè eguaglia
fra loro tutte le carni, poi perchè la percentuale di perdita fra il peso vivo ed il peso
morto negli animali da macello è maggiore del 20 ^/^ prescritto.
L'Autore, come ispettore del pubblico macello di Pavia, ha stimato conveniente di
occuparsi appunto di detta percentuale, e con molta pazienza riusci a determinarla in
modo soddisfacente, valendosi dei dati di 1430 capi di animali macellati. Dai prospetti
uniti a questo interessante lavoro risulterebbe che:
la media generale di perdita fra il peso vivo ed il peso morto e :
nei buoi e manzi di chilog. 35 ®/o di peso vivo
nelle vacche, tori e civetti » 43
nei vitelli e vitelle » 26
nei majali * 14
negli ovini e caprini • 45
nei cavalli, asini (e loro meticci). • 43
e quella fra il peso vivo e il peso netto e :
nei buoi e manzi • di chilog. 45 ^/q di peso vivo
nelle vacche, tori e civetti » 53 •
nei vitelli e vitelle » 35 »
nei majali > 21 »
negli ovini e caprini » 52 *
nei cavalli, asini (e loro meticci). «52 •
Ossia : la percentuale di perdita media di tutti gli animali da macello sarà : a peso
morto il 34,33 7o» * P^^ ^*^'° ^^ 43 7o ì ^ ^* rendita media degli stessi sarà il 65,83 ^/^
a peso morto, il 57 % a peso netto.
Queste osservazioni dimostrano quali modificazioni occorrano per rendere la legge
della tassa-consumo equa e razionale ed unica per tutti i Comuni. Noi non possiamo che
associarci all'opinione dell'egregio dott. Nosotti, ed augurare che i suoi voti siano ascoltati
— Ili —
!i tutto il mese. In seguito ti sopravvenire della corrente d'aria tiepida degli ultimi giornii
SS3 si accrebbe di nuovo, e nel 29-30 raggiunse il massimo termico decadico , che per
iJTerse stazioni fu pure il mensuale.
Il mese terminò come era incominciato, mite cioè e sempre favorevole all'italiana agrì-
siton, che potè continuare con agio i lavori dei prati e delle piantagioni d'ogni genere.
Temperature estreme notate in Italia nel dicembre iSSi,
Temperatura |
Temperatura |
Città
Città
Massima
Minima
Massima
Minima
Belluno
9^5
— 6». 9
Livorno ....
i5<>.o
I» I
Vicenza ....
io<*.o
-3».S
Firenze
14**. 0
-i°.3
Venezia ....
13^4
-•"•s
Perugia
13**. 0
— o°.9
Brescia
13^.5
-Ì.°.Z
Roma
15^0
-o".4
Bergamo. • • •
13^8
-3°. a
Aquila
11^ 5"*
-4».S
Milano
9^8
-a». 6
Foggia
17**. a
o»,i
Novara
9^3
-a°.S
Caserta
17**. 5
a»,i
Torino
10°. 0
— S'.o
Napoli
i6<>.4
3». 6
Alessandria. .
ii<>.6
-4'».o
Salerno
17^5
4».o
Genova. ....
16^.0
3°.o
Potenza ....
iao.3
-4°.i
Piacenza. . . .
II**. 9
-4°. 3
Lecce
19^.0
5». 3
Modena ....
ii^i
-3°. 4
Cosenza ....
160.0
o<>.8
Bologna ....
ii<>.8
0«.3
Palermo ....
ao^7
4». a
Urbino
ii<>.8
o".o
Girgenti ....
23^4
3». 7
Ancona. ....
I4''.3
3». 6
Siracusa ....
19*^.8
s*».»
DalF Osservatorio di Afoncalieri^ 20 gennaio 1882,
Padre F. Dbnza.
no
Seconda Decade.
Lo stato meteorico delle contrade italiane fu nella seconda decade alquanto più con-
turbato che non nella prima, giacché maggiore si fu l' influsso che su di esse si ebbero
le depressioni atmosferiche ; epperò le pioggie caddero in maggior copia e con frequenza
maggiore, e la temperatura fu più mite.
Nei primi due giorni perdura sul mare toscano la depressione degli ultimi di della de-
cade precedente e nevica in tutta l'alta Italia nell' 1 1 , convertendosi nei due giorni appresso
in pioggia, la quale si estende su tutta la Penisola, con temporali al mezzodì. Intanto la
temperatura diminuisce e si ha il minimo termico decadico in molte stazioni. Dal 13 al
16 una nuova ondata di depressione si avanza dall'Africa settentrionale sul Mediterraneo,
la quale, passando per Malta e per la Sicilia fa sentire la sua azione sino nella Toscana, ap-
portando pioggie e cattivi tempi su tutto il mezzodì ed in alcuni luoghi del centro, in quella
che al Nord il cielo si rasserena nelle stazioni più elevate, predominando nelle più basse
nebbie e cielo nuvoloso. La temperatura, dapprima si alza alquanto, poi abbassa di nuovo
e genera un secondo minimo termico, che fu il più basso della decade per diverse stazioni.
Quello stesso stato di cose continuò press' a poco nella seconda metà della decade. Dal
17 al 20, per causa di un'ultima ondata di depressione apparsa nel 16 al 17 al Nord-Ovest
del Continente, insieme ad un'altra secondaria, che nel 19 era sulla Penisola Iberica, sul
Golfo di Genova, il 20, sull'Ungheria. Però le pioggie furono meno copiose al mezzodì
ed al centro : e nel settentrione il cielo rimase più ingombro da nuvole con qualche ne-
vicata in alto e poca pioggia in basso, massime nel bacino del Po.
n termometro discese sol di poco sotto zero in non poche stazioni del Nord , ed in
alcune delle più elevate del centro e del mezzodì mantenendosi molto vacillante. La tem-
peratura perciò fu assai mite, più di quello desiderassero gli agricoltori pel buon anda-
mento delle campagne, le quali d'altronde non ebbero a soffrire di soverchio.
Terza Decade.
Nella terza decade le pioggie e le nevi furono in Italia, e specialmente nella superiore,
molto meno copiose che nelle due precedenti , e 1' aria rimase più asciutta ; e ciò per
causa sia della minore frequenza dei movimenti ciclonici, sia per la loro relativa distanza
dalle nostre contrade.
Invero in tutta la decade non si presentarono alla Penisola che due ondate di depres-
sione, una nel 22-23, che proveniva dall'Ovest, e che avanzandosi nel 24 verso il mez-
zodì vi rimase quasi stazionaria, sino al 26, diminuendo sempre di intensità. L'altra, presso
a poco della stessa origine, dal Capo-Béam nel 31 viene nel Mediterraneo, ed approda
nei nostri paraggi. Ambedue codeste depressioni apportarono poca acqua nelle nostre re-
gioni, al mezzodì assai più che al settentrione.
In tutti i giorni intermedi, dal 26 al 30, le alte pressioni che dal Nord penetrarono
in Italia attraverso le Alpi, mantennero la stagione calma e bellissima dappertutto.
L'andamento della temperatura cammina d'accordo coi descrìtti movimenti atmosferìcL
Dapprincipio piuttosto elevata , andò diminuendo coli' avanzarsi del ciclone innanzi ricor-
dato, toccando in quasi tutte le stazioni nel 26 il minimo tuo valore, che fu quello anche
— 113 —
sopra ogni classe d'industria, precisamente come la scienza dell'Igiene, cui
serve, comprende ogni ordine di rapporti naturali e sociali con la salute ,
la prosperità ed il miglioramento dell'uomo e della specie umana.
Sgraziatamente non si pensò di raccogliere nell'Esposizione nazionale gli
oggetti deir Igiene in un solo gruppo, senza riguardo all'origine di loro fab-
bricazione. Alquanti furono collocati nella Classe degli istrumenti chirurgici
t prodotti della tecnica chirurgica ^ ma i più rimasero disseminati nelle nu-
merose classi dei gruppi in cui venne diviso il materiale della Mostra, come
si rileva da una pubblicazione fatta dalla Società Italiana d'Igiene (0.
Con tale disposizione, la serie abbastanza ricca degli oggetti igienici esposti,
avrà giovato all'insieme delle cognizioni della meccanica, della fisica, della
diimica industriale ; ma rispetto alla parte loro più nobile, quella cioè del-
Icso cui furono destinati, necessariamente scarsa ed imperfetta doveva riu-
sdme l'illustrazione.
A compensare gl'industriali italiani che impiegano il loro ingegno e
i loro mezzi nella tecnica igienica ed i cultori delle scienze sanitarie, delle
mancate speranze d'incoraggiamento, di profitto e di studi, abbiamo la com-
piacenza di annunciar loro che il 1 5 di maggio del corrente anno, sarà inau-
gorata a Berlino \ Esposizione generale tedesca d'Igiene e di Salvamento,
Fu la Società tedesca di Tecnica sanitaria che, riunita in Amburgo nel
1880, animata dall'ottimo successo che ebbe nel 1876 la consimile Esposi-
aone Internazionale di Brusselles per ricchezza di materiali e per universale
partecipazione, propose dì tenerne una nuova. La proposta fu accolta dalla
Società tedesca di Sanità pubblica, che del pari era convocata in Amburgo,
e furono cosi gettate le basi per la progettata Esposizione igienica ^di Berlino,
n Comitato centrale dell' Esposizione , non potè dare alla Mostra, spe-
cialmente per la brevità del tempo, un carattere internazionale ; ma con ciò
non ebbe in animo di escludere il concorso degli espositori stranieri.
Il programma dell'Esposizione, che si unisce, è serio, pratico ed ampio.
Si divide in due grandi sezioni : Igiene e Tecnica sanitaria ; Mezzi di Sai'
vamefito. Ognuna delle due sezioni si scinde in due divisioni: quella degli
ometti e quella della letteratura e dei disegni , componendo noli' insieme
40 gruppi. La formazione dei gruppi, a differenza di quanto si usa nella mag-
gbr parte delle Esposizioni, sarà fatta col porre in vista gli oggetti nel luogo e
con quella connessione in cui vengono effettivamente applicati od adoperati.
1 provvedimenti presi per la Mostra di Berlino sono tali da assicu-
(l) Otiida déif Igienista all' Espositione Industriale Italiana del 188 1 in Milano.
8
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE.
Seconda Riunione d' Igienisti Italiani.
A norma dello Statuto della Società Italiana d'Igiene, il Consiglio di
Direzione ha deliberato che la seconda Riunione d'Igienisti Italiani abbia
luogo a Torino nel 1884 in occasione della Esposizione generale che si deve
tenere in quella città. La Sede particolare del Piemonte in Torino è stata
delegata a predisporre ogni cosa, d'accordo col Consiglio di Direzione della
Società, affinchè la Riunione da indirsi riesca, per quanto è possibile, so-
lenne e proficua.
Esposizione generale Tedesca d'Igiene e Salvamento a Berlino.
Chiunque nel passato anno abbia visitato le eleganti e spaziose gallerie
della nostra Esposizione Industriale Italiana , porterà ancor vivo il ricordo
di que* tanti congegni e di quelle poderose macchine, per le quali l'Italia
può ormai gareggiare co' popoli più industri , e non potrà avere obliato
i vaghi prodotti, ove spiccava il genio artistico nazionale.
Ma noi avremmo pure desiderato che ai visitatori fosse rimasta memoria
di un'altra industria, capace per sé sola di sostenere l'onore di Esposizioni
nazionali, internazionali e permanenti, come già avvenne, sì copiosa e pre-
gevole n' è la produzione, non tanto per valore di materia o merito di la-
voro, quanto per eccellenza ed altezza di scopi e per benefiche applicazioni.
È dessa l' industria dell' Igiene : la quale chiamata a produrre un'immensa
quantità di oggetti, di forme e di composizioni svariatissime, si estende quasi
— 115 —
Torino* — La Sede particolare della Società Italiana d'Igiene, rappre-
sentata dai signori Pagliani prof. Luigi — Cossa prof. Alfonso —
Morselli prof. Enrico.
GenOTA* — Secondi prof. Riccardo, Senatore del Regno — Du Jardin
prof. Giovanni — Bertani dott. Agostino.
Padora» — La Sede particolare della Società Italiana d'Igiene rappre-
sentata dai signori De Giovanni prof. Achille — Panizza prof. Ber-
nardino — D'Ancona dott. Napoleone.
Tenezia* — Minich dott. Angelo — Vigna dott. Cesare — Musatti
dott. Cesare — Conte Dante Di Serego AUighieri — Barone Giro-
lamo Filiberti Cattaneo.
Modena. — La Sede particolare della Società d'Igiene rappresentata
dai signori Casarini prof. Giuseppe — Malagoli dott. Teobaldo —
Cesari prof. Giuseppe.
Pisa. — Cuturi dott. Carlo — Ballori dott. Achille — Minati prof. Carlo.
Firenze* — Simi prof. Andrea — Roster prof. Giorgio — Michelacci
prof. Augusto.
Napoli* — Turchi prof. Marino — Spatuzzi prof. Achille — De Renzi
prof. Enrico.
Palermo* — Federici prof. Cesare — Fasce prof. Luigi — Cardile
Ciofalo dott. Giuseppe.
Paria* — Sormani prof. Giuseppe — Brambilla nob. Camillo.
Milano* — La Sede Centrale della Società d'Igiene, rappresentata dai
signori Corradi prof. Alfonso — Zucchi dott. Carlo — Strambio
prof. Gaetano — Pini dott. Gaetano — Grandi dott. Edoardo —
Caporali dott. Vincenzo — Sapolini dott. Giuseppe — Berla ing.
Riccardo — Fano dott. Enrico, Deputato — Mussi dott. Giuseppe,
Deputato — Bignami Sormanni ing. Emilio — Giachi ing. Giovanni
— De Cristoforis dott. Malachia — Erba Carlo — Lanzillotti Buon-
santi prof. Nicola — Sacchi prof. Archimede — Verga prof. Andrea,
Senatore del Regno — Ritter Paolo — Frizioni Teodoro — Besana
ing. Giuseppe — Longhi dott. Giovanni.
// Presidente
A. CORRADI.
// Segretario
G. Pini.
— 1x6 —
PROGRAM MA
DELLA Esposizione generale tedesca di Igiene e Salvamento,
L'Esposizione internazionale d'Igiene e Salvamento, riuscita cosi felicemente a Brusselles
nel 1876, indusse la Società tedesca di Tecnica sanitaria nella speranza che un'altra Espo-
sizione, anche tenuta dopo un breve periodo, avesse a riuscire non meno bene. Si mise
quindi d'accordo colla Società tedesca di Medicina pubblica, mentre ambedue le Società
trovavansi riunite ad Amburgo l'anno 1880, ed insieme stabilirono le basi per un'Esposi-
zione d'Igiene e Salvamento da tenersi a Berlino nel 18S2. L'adesione degli igienisti più
competenti dimostrò subito V immenso favore con cui si sarebbe svolto il progetto, e mal-
grado le esistenti difficoltà, non disconosciute , il Comitato Centrale , costituitosi appena
nell'aprile 1881, fu presto in grado di rispondere alle simpatie del pubblico intelligente.
L'Esposizione di Brusselles, come internazionale, fece naturalmente convenire gli Stati
coi loro ministeri ed autorità, i comuni, e le grandi società colle loro esposizioni. La Ger-
mania vi si distinse fra le altre nazioni, ed alcune private industrie non ebbero in alcun
rapporto a temere il confronto con quelle d'Inghilterra, di Francia, del Belgio, ecc. ; ma
la tecnica sanitaria non si era ancora avvicinata al suo perfezionamento. Quindi l'oppor-
tunità di un' Esposizione puramente tedesca : questa sarà generale ^ cioè estesa a tutti i
paesi tedeschi (Austria, Svizzera) ; però come tale non esclude il concorso di espositori esteri,
principalmente facendosi rappresentare da case tedesche, ed una tale partecipazione ver-
rebbe accolta con molta soddisfazione , se anche l' interno ordinamento dell' Esposizione
non permetta una distribuzione per nazione.
Il salvamento in guerra ed in pace ha destato un generale interesse in questi ultimi
decennt, e specialmente congiunto coi più forti vincoli alla pubblica igiene. Già da tempo
ha cessato la Croce Rossa di essere un simbolo dell'umanità, pronta al sacrificio soltxmto
in guerra.
L'Esposizione è posta sotto l'alto patrocinio di S. M. l' imperatrice Augusta, la quale
ha disposto delle medaglie d'oro per gli espositori degni di premio. La materiale impor-
tanza di questa Esposizione, sia per gli espositori stessi, che per le scienze sanitarie non
ha bisogno di venir dimostrata.
Ecco ora le principali disposizioni per l'Esposizione:
Faranno parte dell' Esposizione gli oggetti, le macchine, gli apparati che servono agli
scopi dell'igiene pubblica e. privata, del salvamento, alla prevenzione degli accidenti, al
soccorso dei feriti in pace ed in guerra; e quindi l'analoga letteratura, i disegni, i modelli,
i progetti.
La durata dell'Esposizione è di 4 mesi, dal 15 maggio al i.° ottobre 1882.
Gli oggetti verranno disposti non dalla comune origine di fabbricazione, ma secondo
le esigenze della loro applicazione, dimodoché anche i profani potranno facilmente farsi
un'idea del loro modo di funzionare in rapporto a tutti gli altri oggetti od apparati d' igiene
e di salvamento.
Gli oggetti esposti saranno divisi in due Sezioni: la Sezione A., di 25 gruppi, com-
prenderà l'Esposizione d'Igiene e di Tecnica sanitaria; la Sezione B., di 1$ gruppi, sarà
riservata all' Esposizione di Salvamento.
— 117 —
RIPARTIMENTO DEI GRUPPI.
Sezione A. — Igiene e Tecnica sanitaria.
DIVISIONE PRIMA. — Oggetti di esposizione.
Gruppo i.° — Terreno ^ suolo ed aria atmosferica.
Ap{>aratì per resplorazione del suolo.
Apparati per l'osservazione del livello delle acque sotterranee.
Piante prosciugatrìci del suolo.
Dìànfettanti del suolo e dell'aria.
Apparati per la misura dei precipitati atmosferici , dell' umidità e della composizione , e
rispettivamente dell'impurità dell'aria.
Istnunenti meteorologici.
Gruppo 2.® — Sh'ade, vie^ piazze pubbliche.
Presentazione dei metodi e del materiale per la solidità delle medesime.
Gruppo 3.® — Rimozione di e/Jluvii, di materie fecali e prodotti di rifiuto.
Apparati per la pulizia delle strade, delle acque correnti e dei canali.
Macchine ed apparati appartenenti alle opere di canalizzazione.
Attrezzi per l'esportazione delle materie fecali
Ritirate pubbliche.
Disposizioni per l'utilizzazione delle materie fecali e prodotti ottenuti.
Mezzi di rimozione, di distruzione od utilizzazione dei cadaveri animali (sardigne).
Mezzi ed apparecchi per impedire le fughe dei canali del gaz.
Gruppo 4.® — Approvvigionamento delle acque d'uso pubblico.
Esami di acque colle relative analisi.
Apparati per l'analisi dell'acqua.
Macchine,, materiali ed apparati (pompe, materiale da filtri, tubi, idrometri , galleggianti ,
rubinetti da fuoco, pozzi pubblici, fontane, apparecchi e carri d'inaffìamento, ecc., ecc.).
Gruppo 5.° — Illuminazione pubblica.
Macchine, materiali ed apparati per l'illuminazione comune (apparati di preparazione del
gaz, gazometri, apparati di produzione della luce elettrica , tubi, lanterne , candelabri).
I
Mezzi per prevenire le infiltrazioni di gaz illuminante nel suolo.
Apparati per l'analisi del gaz illuminante e dei liquidi che servono all' illuminazione , ri-
spetto alla contaminazione ed ai pericoli d' incendio e di esplosione.
Serbatoi portatili per il gas illuminante.
Gruppo 6.® — Approvvigionamento delle grandi città con derrate alimentari.
Mercati, stalle, macelli, mulini, forni.
Vendite di latte, di acque minerali, ecc.
— 1x6 —
PROGRAM MA
DELLA Esposizione generale tedesca di Igiene e Salvamento.
L' Esposizione intemazionale d'Igiene e Salvamento, riuscita cosi felicemente a Brusselles
nel 1876, indusse la Società tedesca di Tecnica sanitaria nella speranza che un'altra Espo-
sizione, anche tenuta dopo un breve periodo, avesse a riuscire non meno bene. Si mise
quindi d'accordo colla Società tedesca di Medicina pubblica, mentre ambedue le Società
trovavansi riunite ad Amburgo l'anno 1880, ed insieme stabilirono le basi per un'Esposi-
zione d'Igiene e Salvamento da tenersi a Berlino nel 18S2. L'adesione degli igienisti più
competenti dimostrò subito l' immenso favore con cui si sarebbe svolto il progetto, e mal-
grado le esistenti difficoltà, non disconosciute , il Comitato Centrale , costituitosi appena
nell'aprile 1881, fu presto in g^do di rispondere alle simpatie del pubblico intelligente .
L' Esposizione di Brusselles , come internazionale , fece naturalmente convenir^ gli Stati
coi loro ministeri ed autorità, i comuni, e le grandi società colle loro esposizioni. La Ger-
mania vi si distinse fra le altre nazioni, ed alcune private industrie non ebbero in alcun
rapporto a temere il confronto con quelle d'Inghilterra, di Francia , del Belgio , ecc. ; ma
la tecnica sanitaria non si era ancora avvicinata al suo perfezionamento. Quindi l'oppor-
tunità di un' Esposizione puramente tedesca : questa sarà generale ^ cioè estesa a tutti i
paesi tedeschi (Austria, Svizzera) ; però come tale non esclude il concorso di espositori esteri,
principalmente facendosi rappresentare da case tedesche, ed una tale partecipazione ver-
rebbe accolta con molta soddisfazione , se anche l' interno ordinamento dell' Esposizione
non permetta una distribuzione per nazione.
n salvamento in guerra ed in pace ha destato un generale interesse in questi ultimi
decennt, e specialmente congiunto coi più forti vincoli alla pubblica igiene. Già da tempo
ha cessato la Croce Rossa di essere un simbolo dell'umanità, pronta al sacri6cio soltxmto
in guerra.
L'Esposizione è posta sotto l'alto patrocinio di S. M. l' imperatrice Augusta, la quale
ha disposto delle medaglie d'oro per gli espositori degni di premio. La materiale impor-
tanza di questa Esposizione, sia per gli espositori stessi, che per le scienze sanitarie non
ha bisogno di venir dimostrata.
Ecco ora le principali disposizioni per l'Esposizione:
Faranno parte dell' Esposizione gli oggetti, le macchine, gli apparati che servono agli
scopi dell'igiene pubblica e. privata, del salvamento, alla prevenzione degli accidenti, al
soccorso dei feriti in pace ed in guerra ; e quindi l'analoga letteratura, i disegni, i modelli,
i progetti.
La durata dell'Esposizione è di 4 mesi, dal 15 maggio al \P ottobre 1882.
Gli oggetti verranno disposti non dalla comune origine di fabbricazione, ma secondo
le esigenze della loro applicazione, dimodoché anche i profani potranno facilmente farsi
un'idea del loro modo di funzionare in rapporto a tutti gli altri oggetti od apparati d'igiene
e di salvamento.
Gli oggetti esposti saranno divisi in due Sezioni: la Sezione A , di 25 grappi, com-
prenderà l'Esposizione d'Igiene e di Tecnica sanitaria; la Sezione B., di 15 gruppi, sarà
riservata all'Esposizione di Salvamento.
— 119 —
RifomuLtod.
Prigioni e case di correzione, ecc.
Apparati |>er rtscaldamento, ventilazione, provvista dell'acqua, illuminazione, fognatura
Costrizione delle latrine.
Impianto delle cucine con apparecchi per la distribuzione degli alimenti.
Oggetti di arredo interno (letti, mobili, servizio di bagni e di lavatoi).
Gruppo 12.® — Luoghi dove molti individui si trattengono temporariatnente.
Chiese. UTfict. Teatri e sale di concerto.
Asili d'infianzia, presepi.
Csdne popolari e stabilimenti di mendicità. Asili per i vagabondi.
Apparati di riscaldamento, ventilazione, illuminazione, fognatura, disinfezione.
Impianto delle cucine con apparecchi per la somministrazione dei cibi.
Servizio di bagni e di lavatoi.
Costruzioni delle latrine.
Cretti d'interno assetto.
Gruppo 13.° — Alberghi, trattorie, caffè, ecc.
Riscaldamento, ventilazione, provvista dell'acqua, illuminazione, fognatura, telegrafia.
.Ascensori, costruzioni delle cucine, bagni, latrine.
Rimozione delle spazzature e dei rifiuti.
Gruppo 14.** —> Fabbriche, laboratori, fucine, comprese le case e le colonie degli operai.
Ventilazione, riscaldamento, provvista dell'acqua, fognatura, disinfezione, illuminazione e
telegrafia.
Stabilimenti di bagni e lavatoi per operai.
Cucine e sale da pranzo per operai.
Costruzioni delle latrine.
Protezione contiro i danni e i pericoli della professione.
Utilizzazione e trasformazione innocua delle materie di rifiuto.
Disposizioni contro l'inquinamento delle correnti dei fiumi in causa dei rifiuti delle fab-
briche.
Apparecchi contro la diffusione del fumo e dei gaz nocivi.
Gruppo 15.° A. — Costruzioni rurali.
Case dei giornalieri.
Edifici per mettere al coperto il bestiame e i prodotti agricoli.
Cascine e latterìe.
Ventilazione, provvista dell'acqua, rimozione del letame e dell'orina.
Disinfezione.
Gruppo 15.* B. — Riscaldamento e ventilazione.
Apparati relativi non compresi nei gruppi precedenti.
Gruppo 16.° — Sostanze alimentari.
Alimentazione per i neonati.
120
Vettovaglie per i militari ed i marinai.
Conserve.
Apparati per perfezionare la preparazione dei cibi.
Apparati per l' esame delle sostanze alimentari.
Gruppo 17.° — Circolazione sulle ferrovie a vapore, a cavalli^ elettriche.
Riscaldamento, illuminazione, ventilazione.
Carrozze a letti, a trattorie : mobilio delle carrozze per viaggiatori.
Trasporto di materie esplosive e di cattivo odore.
Edifici delle stazioni e loro ammobiliamento.
Provvisione dell'acqua e latrine.
Gruppo i8.° — Circolazione sull'acqua.
Allestimento dei battelli a vapore sui fiumi e sul mare ; delle navi per passeggieri , pei
emigranti, da guerra.
Ventilazione e approvvigionamento d'acqua delle navi marittime.
Lazzaretti navali.
Gruppo 19.° — Vestimento e cultura della pelle.
Oggetti di vestiario dal punto di vista delle qualità igieniche (calzature, ecc.).
Vestiario e corredo per speciali professioni (per militari, per il personale ferroviario viag
giante, minatori, marinai, viaggiatori, ecc.).
Apparecchi per fregagioni.
Oggetti ed istrumenli di carattere igienico per la tavoletta.
Gruppo 20.° — Malattie contagiose.
Mezzi di trasporto e case di isolamento per i colpiti da malattie contagiose.
Istrumenti di vaccinazione.
Apparecchi per la conservazione della linfa vaccinica.
Gruppo 21.^ — Ospedali, ospizi e case di salute.
Ospitali civili e militari.
Case per convalescenti.
Cliniche.
Stabilimenti di maternità.
Manicomi. Ospitali di cronici.
Riscaldamento, ventilazione, provvigione dell'acqua, fognatura, disinfezione, telegrafia.
Oggetti di assetto interno ed addobbamento.
Apparecchi per la distruzione dei germi morbosi e degli insetti parassiti.
Apparati per il trasporto dei malati e dei feriti (ascensori).
Apparati e istrumenti medico-chirurgici.
Istituzioni di fisirmacie.
Gruppo 22.° — Seppellimento dei cadaveri, case mortuarie, necroscopie
e sale aneUomiche,
Veicoli per il trasporto dei cadaveri
— lai —
A{»ptnti d'iniimazione.
eterno ordinamento delle case mortuarie e sale anatomiche.
Adonti per la cremazione dei cadaveri.
Appuecdii e materiali per conservare e disinfettare i cadaveri.
Uesi per purificare i cimiteri e i campi di battaglia.
Gruppo 23.° — Cose di veterinaria.
Mezzi di protezione contro le lesioni degli animali (ferratura, arnesi da tiro).
Protezione contro le malattie contagiose (museruole, istnimenti d'innesto del vajuolo pe-
corino e della polmonea).
Apparati di bassa chirurgia veterinaria ad uso dei contadini.
Mexzi di disinfezione e di trasporto di cadaveri d'animali infetti (digestori).
DIVISIONE SECONDA — Letteratura e disegni.
Gruppo 24.° — Generalità,
Scienza, legislazione, attività ufficiale e delle società, istruzione d'igiene e di tecnica sanitaria.
Istituti igienici ; carte igieniche.
Letteratura generale pel riscaldamento e la ventilazione; riscaldamento di città e parti di
città da un solo luogo centrale.
Istituzione del servizio sanitario per mezzo di autorità.
UiHci sanitari locali, laboratori per la soluzione di temi di polizia sanitaria , istituzioni
sanitarie.
Statistica igienica.
Società d'igiene e di tecnica sanitaria, pubbliche e private.
Gruppo 25'. — Letteratura e disegni relativi ai gruppi i'2j.
Al gruppo iJ* Prosciugamento di terreni paludosi, regolazione dei fiumi, costruzioni di canali,
drenaggi, assodamento di terreni sabbiosi, terreni d'irrigazione.
Al gruppo 2,^ Piani edilizi, ordinamento e polizia delle costruzioni. Costruzione di strade.
Influenza del materiale di fortificazione e costruzione sullo stato sanitario. Parchi
pubblici.
Al gruppo S'^ Sistemi diversi di fognatura delle città e di esportazione, come pure di utiliz-
zazione delle materie di rifiuto, colle relative statistiche, tariffe, condizioni, ammi-
nistrazione, ecc. Influenza del drenaggio sul livello delle acque del sottosuolo.
Al gruppo 4.^ Sistemi diversi di raccolta e di approvvigionamento d' acqua, con relative
statistiche, tariffe, ecc.
Al gruppo S'^ Sistemi vari di illuminazione pubblica, con statistiche, tariffe relative, ecc.
Al gruppo 6.^ Sistemi di approvvigionamento delle grandi città di mezzi di sussistenza,
colle relative statistiche, regolamenti, tariffe per fiere, mercati, macelli, ecc.
Al gruppo 7.* Sistemi diversi di lavatoi ed asciugatoi pubblici con statistiche, tariffe, ecc.
Al gruppo 8J* Sistemi vari di bagni pubblici con statistiche, tariffe relative, ecc.
122 —
Al^ gruppo g.^ Letteratura dell'igiene degli stabilimenti d'istruzione e disegni di edifid
scolastici d'ogni specie. <
Al gruppo 10.^ Progetti di case d'abitazione con speciale riguardo all'ordinamento igieniook
Al gruppo 12.^ Progetti di edifizl, nei quali vivono continuamente molti individui, con spe-
ciale riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo 12," Progetti di luoghi in cui molti individui si trattengono temporariamentl
con speciale riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo JS»^ Progetti di alberghi, trattorie, caffè, con riguardo all'ordinamento igieoioA»
Al gruppo 14.^ Progetti di fabbriche , laboratori , fucine , nonché di case e coloatt
di operai, con speciale riguardo all'ordinamento igienico e al miglioramento ddÉ
sorte delle classi lavoratrici.
Assicurazioni sulla vita e contro gli accidenti ; casse di soccorso e di risparmio ; 10»
cietà cooperative, istituzioni per il miglioramento economico degli operai.
Case per gli operai invalidi.
Regolamenti per le fabbriche e le officine dal punto di vista igienico.
Organizzazione della sorveglianza governativa sulle fabbriche (lavoro dei fandolfi,
delle donne).
Al gruppo 75*.* Progetti di fabbricati agricoli con speciale riguardo all'ordinamento igienica
L'alimentazione del bestiame.
La distruzione degli animali e delle piante nocive, protezione degli animali utili.
Metodi per conservare i prodotti agricoli.
Assicurazioni del bestiame contro la grandine , tariffe, condizioni e relativa statistica.
Al gruppo /ò.** Teoria dell'alimentazione. Vegetarianismo.
Vitto per i giovani nelle case d'educazione, per soldati e marinai, per le diverse class
d'operai, per i poveri, i prigionieri, gli ammalati, gli infermi.
Società di temperanza.
Metodi per riconoscere le adulterazioni.
Metodi per il perfezionamento della preparazione delle vivande.
Al gruppo /7.0 Progetti di carrozze ferroviarie dal punto di vista igienico ; letteràtun
relativa.
Al gruppo 18.^ Disposizione sanitaria degli spazi nei bastimenti.
Il mal di mare. Collocamento degli individui, del bestiame, della provianda.
Condizioni di ventilazione e di temperatura.
Al gruppo jg," Letteratura dell'igiene della pelle e dei vestimenti.
Al gruppo so,** Diffusione di epidemie. Sorveglianza delle comunicazioni, quarantene.
Stabilimenti d'isolamento e di disinfezione.
Al gruppo 21,* Letteratura e progetti relativi ad ospitali, ospizi, case di salate.
Al gruppo 32,* Progetti di costruzioni di cimiteri, case mortuarie, edifizi anatomici, crematori
Statistica della mortalità.
Al gruppo 2j,9 Statistica delle epizoozie. Malattie contagiose degli animali trasmissibili a]
l'uomo. Misure di polizia sanitaria contro la difìfusione di epizoozie.
Metodi di bardare, domare, addestrare gli animali.
123 —
Sezione B. — Salvamento.
DIVISIONE TERZA — Oggetti di esposizione.
Gruppo 26.° — Salvamento in caso d'incendio,
d di dimionire la combustibilità del legname, del vestiario, ecc.
[fnerrazioDe contro Taccensione spontanea di carboni, ecc.
LÌ assicurati dal fuoco,
per avvertire in caso d'incendio,
dùmiche per spegnere il fuoco. Apparati spegnitorì e di salvamento.
AiBxmento delle milizie per estinguere gl'incendi. Respiratori, ecc.
Gruppo 27,° — Preserva%ione dal pericolo dei fulmini*
Imìni.
Gruppo 28.° — Preservazione contro il pericolo dinondationi,
imparati e disposizioni per notificare le piene.
Gruppo 29.'* — Preservazione contro il pericolo di esplosioni,
Kcdpienti per serbare e trasportare dei gaz esplodibili ed altre simili materie, magazzini
navi di polvere, di petrolio.
Appaiati indicatori delle raccolte di gaz esplosivi.
Gruppo 30.^ — Precauzioni nelle comunicazioni di terra, •
Apparecchi contro o nell' imbìzzarrimento dei cavalli. Tafani, battitori.
Ifìsore di sicurezza per l'esercizio, il personale viaggiante e i viaggiatori.
Segnali ferroviari. Unione automatica delle carrozze ferroviarie.
Mezzi di riconoscere il daltonismo.
Apparecchi di chiusura delle vie che attraversano i binari.
Allestimento di treni all'immediato soccorso nei casi di disgrazia.
Gruppo 31.° — Difesa contro i pericoli nelle comunicazioni marittime
e sulle acque del continente.
Indicazione dell'acqua navigabile.
Apparati per misurare le profondità, ed esplorare il fondo d'ancoraggio.
Hlmmnazione delle coste. Segnali delle navi. Segnali della nebbia.
Mezzi di salvamento dal perìcolo di annegamento (cintura di nuoto, ecc.).
Oggetti di fornimento delle stazioni di locatiere e di salvamento.
Gruppo 32,^ — Difesa dai pericoli nei lavori sottacqua.
Apparecchi da palombaro.
Conduzioiie d'aria sott'acqua. Illuminazione sott'acqua.
122
Al gruppo 9." Letteratura dell'igiene degli stabilimenti d' istruzione e disegni di editizt
scolastici d'ogni specie.
Al gruppo jo,^ Progetti di case d'abitazione con speciale riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo ti.^ Progetti di ediGzl, nei quali vivono continuamente molti individui, con spe-
ciale riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo 12.'* Progetti di luoghi in cui molti individui si trattengono temporariamcnte
con speciale riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo ijj* Progetti di alberghi, trattorie, caffè, con riguardo all'ordinamento igienico.
Al gruppo 14,^ Progetti di fabbriche , laboratori , fucine , nonché di case e colonie
di operai, con speciale riguardo all'ordinamento igienico e al miglioramento della
sorte delle classi lavoratrici.
Assicurazioni sulla vita e contro gli accidenti; casse di soccorso e di risparmio; so-
cietà cooperative, istituzioni per il miglioramento economico degli operai.
Case per gli operai invalidi.
Regolamenti per le fabbriche e le officine dal punto di vista igienico.
Organizzazione della sorveglianza governativa sulle fabbriche (lavoro dei fanciulli,
delle donne).
Al gruppo /j".* Progetti di fabbricati agricoli con speciale riguardo all'ordinamento igienico.
L'alimentazione del bestiame.
La distruzione degli animali e delle piante nocive, protezione degli animali utili.
Metodi per conservare i prodotti agricoli.
Assicurazioni del bestiame contro la grandine , tariffe, condizioni e relativa statistica.
Al gruppo lòJ* Teoria dell'alimentazione. Vegetarianismo.
Vitto per i giovani nelle case d'educazione, per soldati e marinai, per le diverse classi .
d'operai, per i poveri, i prigionieri, gli ammalati, gli infermi.
Società di temperanza.
Metodi per riconoscere le adulterazioni.
Metodi per il perfezionamento della preparazione delle vivande.
Al gruppo 17 0 Progetti di carrozze ferroviarie dal punto di vista igienico ; letteratura
relativa.
Al gruppo i8.° Disposizione sanitaria degli spazi nei bastimenti.
Il mal di mare. Collocamento degli individui, del bestiame, della provianda.
Condizioni di ventilazione e di temperatura.
Al gruppo igJ* Letteratura dell'igiene della pelle e dei vestimenti.
Al gruppo 20,^ Diffusione di epidemie. Sorveglianza delle comunicazioni, quarantene.
Stabilimenti d'isolamento e di disinfezione.
Al gruppo 21»* Letteratura e progetti relativi ad ospitali, ospizi, case di salate.
Al gruppo 22,* Progetti di costruzioni di cimiteri, case mortuarie, edifizi anatomici, crematori.
Statistica della mortalità.
Al gruppo 2ts,» Statistica delle epizoozie. Malattie contagiose degli animali trasmissibili al-
l'uomo. Misure di polizia sanitaria contro la diflfusione di epizoozie.
Metodi di bardare, domare, addestrare gli animali.
— 125 —
DIVISIONE QUARTA. — Letteratura e disegni.
Gruppo 39.** — Generalità,
cgcdazione, attività ufficiale e delle società. •
iitizzione del salvataggio in generale,
booai meteorologiche.
Gruppo 40.** — Letteratura e disegni relativi ai gruppi 26-38,
Wiruppa 26:* Statistica. TariflFa.
Condizioni dell' assicarazione contro gli incendi.
Letteratura del salvamento dal fuoco (guardie volontarie del fuoco, ecc.).
pTtppo 27,* Letteratura sui parafulmini.
Statistica delle cadute dei fulmini.
^ruppc 28,^ Letteratura e piani sulle disposizioni ad impedire il pericolo delle inon-
dazioni.
gruppa 2gJ* Letteratura sulla natura delle materie esplosive e statistica delle esplo-
sioni di gaz.
grappo jo,^ Statistica degli accidenti ferroviari.
Assicurazione di viaggio e trasporto.
Segnali ferroviari.
Letteratura e regolamenti delle assicurazioni e del servizio di sicurezza sulle ferrovie.
gruppo ji,* Statistica degli accidenti marittimi.
Organizzazione del servizio di locatiere e del salvataggio marittimo.
Carte marittime.
Sanali delle navi.
niaminazione delle coste.
gntppo S2,^ Presentazione di lavori di fondazione sott' acqua ed apparecchi relativi.
gruppo jj.^ Statistica degli accidenti nelle miniere.
Disegni degli apparecchi fi regolamenti per la sicurezza dell'esercizio delle miniere.
gruppo S4* Statistica degli accidenti nell' esercizio delle macchine, dei mulini, delle
caldaje a vapore.
puppo SS"^ Organizzazione delle guardie sanitarie e delle stazioni di salvamento.
gruppo s^"^ Organizzazione dell'attività dello Stato e dei privati per i soccorsi in guerra.
Regolamenti della cura ufficiale dei malati.
Statuti delle società volontarie.
Rapporti sull'attività (inora spiegata dalle medesime.
Regolamento delle formazioni dei corpi sanitari militari da campo.
Organizzazione dei corpi sanitari volontari.
gruppo jy.^ Letteratura e disegni riguardo agli spedali da campo.
gruppo j8.* Letteratura sulla cura dei feriti iu guerra.
124 — "
GKUPro 33.*^ — Difesa dai pericoli nell'esercizio delle miniere.
J^t^ttKC^ di sìcoresza degli elevatori a corda.
AK<iM<xhì d*aTnso dei temporali. Lampade di sicurezza.
)KMrt p«r pceTenire la malattia dei minatori.
GHUFFO 34.** — Difesa dai pericoli nell'esercizio delle macchine, dei mulini
e delle caldaje a vapore,
A|^p«ttc^i di precaiuione per ogni genere di macchine.
Mini per prevenire e togliere i depositi delle caldaje.
S^IpMtU d'allarme per indicare il bassissimo livello dell'acqua nelle caldaje.
AlÙMBtatione automatica delle caldaje. Valvole di sicurezza. Manometri, ecc.
Gruppo 35.** — Primi soccorsi in caso d'infortunio e di lesioni.
Metti di salvamento dalla morte per asfissia, annegamento, avvelenamento.
One di salvamento, ecc.
Istitasione di guardie sanitarie e stazioni di salvamento.
Barelle, cestoni, carri di trasporto (per città, ecc.).
Gruppo 36.° — Primi soccorsi ai feriti ed ammalati in guerra,
Annamento dei corpi sanitari ufficiali e volontari (buste e zaini per medicazione, ecc.'.
Barelle ed improvvisazione di simili mezzi di trasporto. Sedie portatili, basti, basti a let-
tiere. Barelle a ruota.
Carri agricoli di trasporto ed improvvisazione di simili articoli. Carri-cucine o cucine di l
campo.
Treni completamente allestiti o improvvisati.
Apparecchi per sollevare e trasportare i feriti sulle navi.
Gruppo 37.!* — Ambulanze, spedali, baracche, e navi^spedali in guerra.
Ospitali mobili di campo.
Carri-magazzino. Materiale per ospitali da campo e navi da guerra nel migliore imbal«
laggio (Materiale da letto, utensili da cucina, sostanze alimentari, apparati per filtrare,
oggetti di medicazione, istrumenti ed attrezzi chirurgici , oggetti farmaceutici e medica-
menti).
Spedali permanenti e baracche, baracche mobili, tende^spedali, ecc.
Modelli, prove e materiale d'addobbamento.
Gruppo 38.° — Apparecchi e regolamenti per la cura dei feriti in guerra'.
Apparecchi di medicazione d'ogni genere, comprese le fasciature che s'induriscono.
Schizzetti da ferite. Irrigatori. Bacinelle. Apparati di riscaldamento.
Vasche da bagno, anche per bagni locali. Padelle.
Ferule, apparecchi di sospensione, cassetta per le fratture, ecc. Materiali da letto. Letti
da anmialato con apparecchi di elevazione. Cuscini ad acqua e ad aria. Poltrone da
ammalati, ecc. Arti artificiali, gruccie.
,
i
127 —
L'Articolo 371 del Codice civile.
Il prof. Carlo Maggiorani ha presentato a S. E. il Ministro di Grazia e
Giustizia r indirizzo che riproduciamo per intero.
L'onorevole 2^nardelli ha accolto con molta cortesia il rappresentante della
letà Itzdiana d'Igiene, il quale ha dimostrato al Ministro tutta l'impor-
della riforma reclamata con insistenza dal Sodalizio nostro.
D Ministro non ha dissimulato le difficoltà che si incontreranno prima di
cambiare le disposizioni del Codice civile, ma ha promesso di oc-
i subito del grave argomento. Ad ogni modo noi prendiamo atto di
dichiarazioni e all'uopo torneremo a ricordare al Ministro di Grazia
Giustizia le istanze della Società. Repetita juvant.
Eccellenza ,
La Società Italiana d'Igiene istituita in Milano sotto gli auspici di S. M.
Re, ebbe l'onore di rivolgere, verso la fine del 1880 un'Istanza all'ono-
le comm. Tommaso Villa, allora Ministro di Grazia e Giustizia.
Tale istanza si riferiva ad una deliberazione presa dalla Società, sopra
del socio avvocato Angiolo Friedmann di Modena, colla quale in
le della igiene e della umanità miravasi a conseguire la modificazione
alcuni articoli del Codice civile italiano, nello intento di non rendere fu-
ai neonati d'Italia l'applicazione dell'articolo 371 del Codice stesso.
La modesta dimanda, fu presentata all'onorevole Ministro avvocato Villa,
senatore Carlo Maggiorani, al quale l'onorevole Rappresentante il Regio
verno, rivolse sincere parole di affidamento che si sarebbe trovato
di sostituire alla presentazione dei neonati, la visita del medico in
della puerpera, precisamente come la Società Italiana d'Igiene dimostrò
i presso le più civili nazioni.
Le vicende della politica impedirono, al certo, che alle buone parole
Ministro corrispondessero le opere.
Frattanto la proposta della Società Italiana d'Igiene rimase e rimane tut-
un pio desiderio. Sebbene non le sieno mancati incoraggiamenti e lodi
parte della stampa nostrana d'ogni partito, nonché adesioni di autorevoli
naggi, e di noti igienisti, alcuni dei quali ebbero argomento di dimo-
e come dalle statistiche nostre resulta che su 28 milioni d'abitanti ab-
^0 annualmente in Italia un milione di nascite delle quali una decima
\ftr(e si spegne innanzi che i neonati abbiano raggiunto il primo mese di vita.
126
REGOLAMENTO
PER l'ammissione DEGLI OGGETTI DA INVIARSI ALLA ESPOSIZIONE GENERALE TEDE
d'Igiene e Salvamento a Berlino, 1882.
i^® Chi desidera partecipare alla Esposizione che verrà inaugurata a I
lino nel prossimo maggio, dovrà farne domanda, scritta sopra tre esemp
sul Modulo prestabilito, al Comitato Italiano residente in Milano, Via S
t* Andrea, 18.
2.° Le domande si ricevono a tutto il io marzo, e gli oggetti dovrà
essere spediti a Berlino non più tardi del giorno 30 del mese stesso.
3.° Nella domanda dovrà essere indicata la natura degli oggetti da espo
lo scopo cui sono destinati e lo spazio che approssimativamente potrà
occupare, indicando chiaramente se gli oggetti stessi dovranno essere ce
cati nel Palazzo dell'Esposizione o sotto i portici o allo scoperto.
4.^ Le spese per l'acquisto dello spazio , a norma della tariffa in a
riportata, quelle occorrenti per la spedizione , collocamento , ritorno, e
degli oggetti, saranno tutte a carico degli Espositori, i quali rimetterai
al Comitato l'unita obbligazione regolarmente firmata.
5.** 11 Comitato si riserba pieno diritto di accogliere o di respingere
domande d'ammissione ove non fossero regolari o si riferissero ad ogg
non contemplati nel Programma.
6.° Tostochè.le domande siano state accolte, verranno rimesse agli Es
sitori le cedole relative unitamente alle norme da seguirsi per la spedizi*
degli oggetti a Berlino, allo scopo di ottenere il libero transito sulle i
rovie tedesche e tutte le possibili franchigie doganali.
T,^ Il pagamento delle tasse per l'acquisto dello spazio necessario :
Espositori dovrà essere fatto, appena che l'Espositore avrà ricevuta la cr
d'ammissione, direttamente a Milano presso la Sede del Comitato Centi
che ne rilascerà ricevuta.
8.° Nelle città ove risiedono Membri del Comitato Centrale, gli Espc
tori potranno rivolgersi ai medesimi per ottenere tutte quelle dilucidazi
delle quali avranno bisogno.
TARIFFA PER L'ACQUISTO DELLO SPAZIO.
Nel Palazzo della Esposizione . Superficie del suolo. . Mq, ' Lire 37. 50
Idem » parietale. . . » » 18. 75
Sotto i portici coperti » del suolo. . » » 18. 75
Allo scoperto » » . . • » 6. 25
A
— 129 —
fasaao b prima ginnastica, che andò poi mano mano prendendo forme
fiferse. Gli Egizi, gli Israeliti, i Greci ne fecero una specie di rito e con
csK) educarono le genti meno civili. Presso gli Etruschi, il dott. Bazzoni,
{Sevo una Danza antichissima nazionale assumendola da preziosi Monumenti
et oggi tuttora si conservano di questi vetusti abitatori d' Italia.
Parlò in seguito delle Danze presso i Romani, della loro corruzione, e
del loro sfacelo morale. Goti, Vandali, Teutoni fatti padroni d' Italia v' in-
trodussero anche i loro modi di danzare. Nei secoli del Risorgimento
coOa Danza e colla Musica s* introdusse un'arte divertente epura. S'inven-
tuono balli sotto svariate forme, ma sempre in dolci e tranquilli ambienti.
D dott. Bazzoni descrive i moderni balli popolari e da elegante convegno,
btrodottisi da oltremonte e che per la maniera vorticosa e frettolosa, al
dott Bazzoni, sembrano recar danno alla salute comune e li vorrebbe o pro-
loitti 0 almeno modificati.
Nella seconda parte e cioè nell* Igiene applicata al ballo, dimostra con
q^erìmenti tutti di attualità, come le Danze in uso oggigiorno eseguite con
Umpi affrettati o troppo stretti arrechino un danno non lieve, massime alle
bnciulle le quali per eseguire una moda tutta antigienica si dispongono a
malori affatto impreveduti, ma pur troppo reali.
Il dòtt. Bazzoni combatte le Danze fatte a rovescio della propria persona
come quelle che oltre al pericolo d'inciampi e cadute predispongono alle
congestioni. Deplora Tuso delle bibite di sostanze ghiacciate nel momento
della maggior traspirazione. Prescrive l'età e le norme, sotto la cui guida
può concedersi il ballo sia ai giovani come alle fanciulle. Chiude finalmente
la sua conferenza , appoggiata alle esperienze fisiologiche del prof. Nick e
di altri illustri igienisti, provando come gli smodati e vertiginosi esercizi
degli odierni balli possano lentamente condurre a malattie che poi lenta-
aiCDte si fanno letali.
Una nuova Sede della Società.
Per iniziativa di egregi cittadini è stata costituita anche a Firenze una
Sede della Società Italiana d'Igiene, il cui ufficio di Presidenza è compo-
sto dai signori: Principe Tommaso Corsini, Presidente, — Prof. Andrea
SisH, Vice-Presidente. — Dott. Raffaello Zannetti, Segretario, — Leo-
hda Giovannetti, Cassiere,
La Sede sorge sotto ottimi auspici e con numeroso concorso, e quindi
giova sperare che al pari delle altre sarà di lustro per la Società.
9
128
Nell'accennata istanza che i sottoscrìtti si pregiano di sottoporre di nuovo
alla E. V., il nostro socio avvocato Angiolo Friedmann, a viemeglio confor-
tare la sua tesi, con paziente cura, ricercò presso le varie legislazioni del
mondo civile se e quanto e dove differissero da quella in vigore attual-
mente in Italia per ciò che concerne la registrazione degli Atti di nascita,
e noi vivamente raccomandiamo alla perspicacia della E. V. le resultanze di
tali confronti.
La nostra Società com* era suo dovere ha fatto e seguiterà a fare tutto
il possibile perchè 1* igiene sia curata dalle popolazioni. Dove però finisce il
suo utile apostolato, incominciar deve Topera efficace del Legislatore e quindi
la Società torna di nuovo a richiamare l'attenzione del Governo sopra i
fatti già posti in luce, sperando che al male deplorato si voglia e si possa
opporre sicuro rimedio.
Coirattuare V invocata modificazione dell'art. 371 del Codice civile V. E.
contribuirà a togliere all' Italia il fristg primato che di fronte alle altre na-
zionit ha nella mortalità dei bambini, ed è perciò che rivolgendosi ali* E. V.
nutriamo, più che fiducia, certezza che la Istanza della Società Italiana d'Igiene
troverà nell'E. V. un convinto patrocinatore della invocata riforma.
Milano, li 30 novembre 1881.
// Presidente
A. CORRADI.
// Segretario
G. Pini.
A Stia Eccellenza
Il Signor Afinistro di Grazia e Giustizia
Comm. .\vv. Giuseppe Zanardelli
ROMA.
LE CONFERENZE DELLA SOCIETÀ
Igiene della Danza.
Conferenza tenuta dal dottor Carlo Bazzoni.
Alla presenza di numeroso e scelto pubblico e di molte Signore, il dot-
tore Bazzoni ha tenuto in Milano una Conferenza suU' Igiene della Danza.
Il Conferenziere espose le proprie idee sui danni e sui vantaggi della Danza.
Divise il suo discorso in due parti ; nella prima fece la storia del ballo
presso molti popoli antichi e tnoderni , disse come -il canto ed il ballo
— 131 —
A-ifmòlea i^enerale dei Membri della Società Italiana diviene tenutasi in Milano
il 2g gennajo 1882.
Presidenza del dott. Carlo Zucchi.
ORDINE DELLE MATERIE DA TRATTARSI :
i.'^ Comunicazioni della Presidenza.
2." Discussione ed approvaziotie del Bilancio preventivo pel 1882,
3." Conferimento dei Premi.
\? Elezione di quattro membri del Consiglio in sostituzione degli uscenti
di carica prof. Alfonso Corradi, Presidente; dott. Carlo Zucchf,
Vice- Presidente; dott. Vincenzo Caporali, Vice-Segretario; ing. Ric-
cardo Berla, Bibliotecario^ i quali a norma delPart. 14 dello Sta*
tutOj recentemente modificato, sono tutti rieleggibili.
Il prof. De-Giovanni domanda per lettera che venga modificato il pro-
cesso verbale della penultima Assemblea generale in un punto in cui si rife-
lìrono poco esattamente i suoi pensieri perciò che riguardava la proposta
di rendere rieleggibile il Presidente anche dopo il primo triennio.
Il prof. De-Giovanni in luogo di farsi egli stesso autore di questa pro-
posta, dopo di avere riferito a nome della Commissione incaricata di stu-
diare le modificazioni proposte della Sede Particolare di Pisa, si sarebbe
espresso in questi termini: e Ora a nome mio, mi permetto di richiamare
lila memoria degli onorevoli soci , che nel prossimo dicembre dobbiamo
d^ere il nostro Presidente e che sarebbe bene che per allora avessimo
risolta la questione, già sollevata fra noi, sulla opportunità o meno di mo-
dificare quell'articolo dello Statuto che stabilisce che il Presidente che scade
Scarica non è rieleggibile che dopo tre anni. E non intendo pregiudicare
la questione, ma soltanto di sollecitare, parendomi conveniente, la sua
solniione ; quindi vorrei che se ne occupasse l'adunanza >.
L'Assemblea delibera che il verbale dell'Assemblea del di 5 settembre
venga modificato nel senso voluto dal prof. De-Giovanni.
11 Cassiere dott. Safolinj dà lettura del bilancio preventivo pel 1882
che viene approvato senza discussione,
il Segretario dott. Pini legge le relazioni riguardanti il conferimento dei
premi istituiti dalla Società.
— X3* —
RAPPORTO
DELLA Commissione incaricata di giudicare le memorie
AL concorso del PREMIO RiTTER.
Tem\ : // Sonno sotto il rispetto fisiologico ed igienico, — L. 500 ed
un Diploma d'onore della Società Italiana cT Igiene,
A questo concorso furono presentate nove memorie.
/ Memoria^ portante l'epigrafe: U uomo col proprio studio e P uomo
istesso.
Vi mancano le cognizioni scientifiche ed anche la proprietà di linguaggio,
// Memoria, portante l'epigrafe : A nighfs sleep, ecc.
È uno scritto molto leggiero, ove si espongono cose volgarmente note,
assieme a non poche inesattezze scientifiche.
/// Memoria, portante l'epigrafe: Uti sed non abuti.
Nelle II pagine, alle non poche scorrettezze nella dizione, si associano
numerose scorrettezze della parte scientifica.
IV Memoria^ portante l'epigrafe: Kcpa^ ròv ctfvj.
Con uno stile ampolloso e con inutili di vagamenti cosmici e con con-
cetti astratti del fluido nerveo vitale e degli spiriti animatli, l'Autore crede
troppo facilmente di avere sciolto l'ancora astruso problema, come i -|- i
= 2 (pag. io), e quando per lui il fluido galvanico spiega tutti i fatti,
sonno e veglia, stato fetale, sogno, magnetismo, ecc., egli non mostra nem-
meno di conoscere le notorie ricerche sulla misura del tempo nelle opera-
zioni nervose, e sulla loro trasmissione, milioni e milioni di volte più lenta
di quella dell'elettricità; e ovunque si mostra digiuno delle cognizioni ana-
tomo-fisiologiche .
V Memoria^ portante l'epigrafe : Meminisse juvabit.
L'Autore consacra le 15 pagine del suo scritto, quasi intieramente, alla
ipotesi della asfissia del sangue o deficienza di ossigenazione nei tessuti nel
sonno. E non curandosi del molto che ha fatto la scienza sull'argomento
fisiologico del sonno, e non avvertendo, che la teoria della asfissia cerebrale
sostenuta già da Ranke, è in contraddizione cól fatto, dimostrato da Voit,
di un relativamente maggiore approvvigionamento dell'ossigeno e di una
relativamente minore esalazione di acido carbonico durante il sonno, tra-
scorre eziandio a gravi errori anatomo-fisiologici , come quando alle pa-
gine 3-4 attribuisce lo stringersi della pupilla al rilasciamento del suo j/f«-
— 131 —
Assemblea generale dei Membri della Società Italiana d Igiene tenutasi in Milano
il 2g gennajo 1882.
Presidenza del dott. Carlo Zucchi.
ORDINE DELLE MATERIE DA TRATTARSI :
i.*^ Comunicazioni della Presidenza,
2.*^ Z>iscus5Ìoru ed appr ovazione del Bilancio preventivo pel 18S2,
3.*^ Conferimento dei Fremì.
4.° Elezione di quattro membri del Consiglio in sostituzione degli uscenti
di carica prof. Alfonso Corradi, Presidente; dott. Carlo Zucchi,
Vice-Presidente; dott. Vincenzo Caporali, Vice-Segretario; ing. Ric-
cardo Berla, Bibliotecario, i quali a norma delPart. 14 dello Sta*
tutOj recentemente modificato, sono tutti rieleggibili.
Il prof. De-Gio VANNI domanda per lettera che venga modificato il pro-
cesso verbale della penultima Assemblea generale in un punto in cui si rife-
rirono poco esattamente i suoi pensieri perciò che riguardava la proposta
di rendere rieleggibile il Presidente anche dopo il primo triennio.
Il prof. De -Giovanni in luogo di farsi egli stesso autore di questa pro-
|>osta, dopo di avere riferito a nome della Commissione incaricata di stu-
diare le modificazioni proposte della Sede Particolare di Pisa, si sarebbe
espresso in questi termini : e Ora a nome mio, mi permetto di richiamare
alla memoria degli onorevoli soci , che nel prossimo dicembre dobbiamo
eleggere il nostro Presidente e che sarebbe bene che per allora avessimo
risolta la questione, già sollevata fra noi, sulla opportunità o meno di mo-
dificare quell'articolo dello Statuto che stabilisce che il Presidente che scade
di carica non è rieleggibile che dopo tre anni. E non intendo pregiudicare
la questione, ma soltanto di sollecitare, parendomi conveniente, la sua
soluzione ; quindi vorrei che se ne occupasse l'adunanza >.
L'Assemblea delibera che il verbale dell'Assemblea del di 5 settembre
venga modificato nel senso voluto dal prof. De -Giovanni.
Il Cassiere dott. Safolin; dà lettura del bilancio preventivo pel 1882
che viene approvato senza discussione.
Il Segretario dott. Pini legge le relazioni riguardanti il conferimento dei
premi istituiti dalla Società.
— X3* —
RAPPORTO
DELLA Commissione incaricata di giudicare le memorie
AL concorso del PREMIO RiTTER.
Tem\ : // Sonno sotto il rispetto fisiologico ed igienico, — L. 500 ed
un Diploma d'onore della Società Italiana (T Igiene,
A questo concorso furono presentate nove memorie.
/ Memoria^ portante l'epigrafe: U uomo col proprio studio è r uomo
istesso.
Vi mancano le cognizioni scientifiche ed anche la proprietà di linguaggio.
II Memoria^ portante l'epigrafe : A nighfs sleep^ ecc,
È uno scritto molto leggiero, ove si espongono cose volgarmente note,
assieme a non poche inesattezze scientifiche.
/// Memoria f portante l'epigrafe: Uti sed non abuti.
Nelle II pagine, alle non poche scorrettezze nella dizione, si associano
numerose scorrettezze della parte scientifica.
IV Memoria^ portante l'epigrafe: Kcpa^ xòv c^vj.
Con uno stile ampolloso e con inutili di vagamenti cosmici e con con-
cetti astratti del fluido nerveo vitale e degli spiriti animatli, l'Autore crede
troppo facilmente di avere sciolto l'ancora astruso problema, come i -j- i
= 2 (pag. io), e quando per lui il fluido galvanico spiega tutti i fatti,
sonno e veglia, stato fetale, sogno, magnetismo, ecc., egli non mostra nem-
meno di conoscere le notorie ricerche sulla misura del tempo nelle opera-
zioni nervose, e sulla loro trasmissione, milioni e milioni di volte più lenta
di quella dell'elettricità; e ovunque si mostra digiuno delle cognizioni ana-
tomo-fisiologiche.
V Memoria^ portante l'epigrafe : Meminisse juvabit,
L'Autore consacra le 15 pagine del suo scritto, quasi intieramente, alla
ipotesi della asfissia del sangue 0 deficienza di ossigenazione nei tessuti nel
sonno. E non curandosi del molto che ha fatto la scienza sull'argomento
fisiologico del sonno, e non avvertendo, che la teoria della asfissia cerebrale
sostenuta già da Ranke, è in contraddizione cól fatto, dimostrato da Voit,
di un relativamente maggiore approvvigionamento dell'ossigeno e di una
relativamente minore esalazione di acido carbonico durante il sonno, tra-
scorre eziandio a gravi errori anatomo-fisiologici , come quando alle pa-
gine 3-4 attribuisce lo stringersi della pupilla al rilasciamento del suo j/fit-
— 133 —
ierc^ e J il meccanismo dell' accomodamento visivo alla mutabile convessità
delia cornea^ e parla di 7 litri di aria introdotta nella veglia verso ad i
litro nel sonno. Abbastanza enigmatici sono in si breve scritto intorno alla
fisiologia ed igiene del sonno, i concetti dominanti deireccitamento magne-
tico cosmico e dei poli contrari affacciati dalle molecole, e del passaggio
<^ molecole di ferro dal corpo magnetizzante per esercitare la sua azione
tonica ed astringente sui vasi.
VI Afemoriay portante l'epigrafe: Le sage suffit à lui mème.
Quantunque il materiale scientifico sia di vecchia data e piuttosto scarso
anche in questa memoria, tuttavia lo stile vi è in genere corretto, piano,
chiaro. L'Autore parla piuttosto da filosofo. Egli si palesa estraneo a tutto
il movimento della fisiologia sperimentale dell'ultimo mezzo secolo — quindi
gli erronei concetti del cervello come centro della vitalità (pag. 2), di muscoli
affranti, inerti^ non contrattili nel sonno — di ripristino del fluido nervoso o
vitale — di sangue più acquoso nel sonno — di antagonismo di funzioni^
di troppa abbondanza di sangue sopraccarico di principi fibrinosi , plastici e
carbonosi (pag. 55).
E mentre non conosce tampoco la fisiologia delle azioni nervose riflesse^
invece, con una speculazione ultra psicologica, ci descrive l'anima che so-
spende il suo governo del corpo e vi rinuncia per lasciarlo ristorare nel
riposo e poi richiamarlo al lavoro nello svegliarsi (pag. 48-49). L'Autore
non trattò fisiologicamente l'argomento, e non si è occupato della 2* parte
del tema, cioè dell' igiene,
VIT Memoria^ portante l'epigrafe : Viribus unitis.
Questa memoria, dettata con uno stile piuttosto fantastico, è ricca di
letteratura vecchia e filosofica, massime per citazione di nomi (non di testi).
Di rincontro mostra poca profondità di scienza, anzi cade in parecchi errori,
ripetendo anche oggidì con Magendie, che il V sia un nervo auditivo
(pag. Il) ed appoggiandosi all'antagonismo delle due vite intellettiva ed
organica, ed asserendo che nel sonno il polso sia più disteso, robusto,
concitato (pag. 96), aumentato il calore (pag. 19), rinvigorita V universale
riproduzione (pag. 19). D'altra parte mette troppo in scena T anima e lo
spirito, e tesse divagamenti ipotetici sulle allucinazioni, sull'ipnotismo, sul
sonnambulismo, suir estasi , sul mesmerismo ; mentre invece si accontenta
di pochi volgari aforismi per la parte igienica del programma.
Fin qui nessuna delle esaminate memorie merita considerazione per ri-
guardo al premio, né tampoco ad onorevole menzione.
— 134 —
Vili Memoria^ portante l'epigrafe:* Come ia fwtu è il sonno della na-
tura ^ così il sonno è la notte deli' animale.
In questo lavoro è trattato l'argomento del Concorso nelle diverse sue
parti, con" esposizione piana e chiara, e conforme alle nozioni dello stato
attuale della scienza sperimentale, quantunque le quistioni moderne vi sieno
esposte forse un po' fuggevolmente e senza concetto originale , impernian-
dosi troppo sull'ipotetica disposizione e direzione dei movimenti molecolari
(di Richerand). Anche la trattazione igienica ha dei tocchi felici, abbenchè
per molta parte compongasi del riepilogo di reputati libri popolari. Salve le
accennate imperfezioni, la memoria è meritevole di lode, e corrisponde
anche allo spirito del programma del concorso. Avrebbe forse potuto aspi-
rare al premio, se la palma non gliene venisse assolutamente contesa dal-
l'altra seguente memoria. Epperò noi ci permettiamo di raccomandarla per
una menzione onorevole.
IX Memoria^ portante l'epigrafe : Valgono più i fatti che le parole.
In questo lavoro si sente lo scienziato sperimentatore , che con mano
maestra e forte affronta le molteplici difficoltà del quesito. Si potrà non
convenire forse in tutte le alte questioni che vi sono sperimentalmente
trattate," ma lo spirito originale vi domina in tutte le ricerche relative alla
fisiologia del sonno. È una sfortuna che vi manchi per intiero la parte
igienica la quale pur si esige dal programma del concorso. Ma d'altro lato
sarebbe un torto alla scienza il negare il premio a questo lavoro dì ori-
ginale ed alto valore scientifico. Laonde la Commissione propone che al-
l'Autore venga definitivamente decretato il premio, quand'egli vi aggiunga
la suddetta parte mancante.
Padova, 8 gennajo 1882.
A. De- Giovanni
B. G. Panizza
Filippo Lussana, relatore,
RELAZIONE
DELLA Commissione incaricata di giudicare le Memorie
AL CONCORSO DI ISTITUZIONE TaLINI.
Tema : // Latte considerato dal punto di vista della Dietetica e del-
r Igiene^ avendo speciale riguardo alle possibili adulterazioni ed ai
modi pia opportuni per riconoscerle, — L, 300 ed un Diploma
d'onore della Società Italiana d'Igiene,
— 137 —
A pag. IO si legge che € nello stato attuale della scienza la trasmissi-
bilità delle malattie per mezzo del latte, non è per anco dimostrata > : il che
Ttramente è mal detto per la malattia aftosa dei bovini : ed al più, rispetto
iDa tubercolosi, avrebbesi potuto notare i dubbi che ancora esistono sulla
tasmissibilità sua per il latte di vacche inferme di malattia perlacea o
tubercolosi.
Lo Scrittore di questa memoria, il quale nella introduzione dice e sapere
di scrìvere con modi punto scientifici », ha dimenticato la esposizione ragio-
mta dei modi diversi della dietetica lattea in riguardo a' singoli stati di
lolattia ed alle diverse maniere e cagioni della individuale intolleranza per
k dieta lattea.
CoDcludiamo dichiarando che questa memoria non manca di alcuni pregi,
e h testimonio di molto studio nello Scrittore.
IV Memoria — // latte non è solo t alimento degli esseri dalla bocca
mmpUta^ ma di ogni età.
In questo scritto non abbiamo pur troppo a lodar nulla. Vi sono nu-
merosi gli errori scientifici, oltreché mal ordinata è la stessa esposizione
dei fatti, e piena di improprietà ed inesattezze.
A conferma del severo giudizio gioverà qualche citazione. A pag. 25 è
scritto che e il latte in virtù dello zucchero che contiene , può subire le
fementazioni alcoolica, acida, putrida: » ma è ovvia la derivazione di
quest'ultima dalle materie sue albuminoidi, non dallo zucchero. A pag. 42
M dice che i il latte di vacca è V unico che ha molta somiglianza col
muliebre, » dovechè la cosa vorrebbe esser detta piuttosto del latte di
asina: del quale a pag. 53 si asserisce che < è indicato nelle infiammazioni
croniche, il latte di bufala nei soggetti esausti >, le quali espressioni fanno
testimoDianza di nozioni cliniche indeterminate, o superficiali e manchevoli
in estremo. A pag. 60 si legge che € il latte di donna mestruante altera
i lineamenti del bambino : > e nella pagina seguente e che i mestrui trasci-
nano fuori dal corpo gran quantità di fosfato di calce », come se ì\ sangue
mestruo contenesse fosfati più del sangue ordinario.
In questo scritto fanno pure sgradita impressione le sperticate esagerazioni,
che in numero assai grande vi s'incontrano. Tale è l'affermazione che
« alle sole donne, le quali non danno punto di latte, si deye concedere il
baliatico mercenario >. A pag. 35 sta scritto che < la donna colla lattazione
impartisce al figlio un non so che di imponderabile, ragione per la quale
nel bambino fatto adulto si trova riprodotto il sentimento materno ». Alle
— 136 —
stintamente determinando i casi nei quali il latte deve esser dato come cibo
esclusivo, dagli altri in cui il latte viene dato come aggiunta ai cibi comuiù.
Finalmente sono esposti solamente in modo incompleto i modi di conser-
vazione del latte, coli' aggiunta pur troppo di inesattezze ed errori. Così è
detto per es. che il latte da conservare si ha da far bollire ogni giorno
una volta per iscacciarne 1* ossigeno, d' onde appare essere allo scrittore
ignoti gli studi del Pasteur sulle fermentazioni. E più avanti si legge che
il latte da conservare può essere messo in bottiglie metalliche, senza indi-
cazione dei metalli da evitare e di quelli da preferire. Nelle bottiglie poi
il latte dovrebbe essere versato dopo averne scacciata V aria mercè l' ev-»-'
porazione (1). Le critiche osservazioni, che finora abbiamo esposto (orarne^'
tendone più altre di minor conto), ci conducono a giudicare questa m^'
moria immeritevole di lode non che di premio.
/// Memoria — In labore gloria.
Più favorevole giudizio ci compiacciamo dover dare sulla memoria d^-^
motto suaccennato : la quale in eflfetto è commendevole per chiarezza di
esposizione, per abbondanza di utili nozioni : ma la parte scientifica, fisio-
logica e chimica, è deturpata da alcuni errori grossolani, i quali pur troppo
non sembrano potersi apporre semplicemente a scrivere scorretto od a di*
strazione di mente. A pag. 3 si legge che « ove le condizioni di irrigazione
sanguigna si mantengano per un certo tempo propizie, si potrà pur avere
produttività di latte dalle atrofiche poppe dell' uomo > e premesso che avreb-
besi dovuto dire dalle rudimentarie glandole mammarie dell* uomo, anziché
dalle atrofiche , si vuol notare la grave incompiutezza del concetto , ossia
la dimenticata influenza capitale della innervazione eccitata da un acconcio
succhiamento. A pag. 8 è asserito niente meno che il burro è la sostanza
azotata del latte. A pag. 25 si legge in aperta contraddizione colla chimica,
che < il latte dei carnivori è alcalino per prevalenza di sali alcalini , acido
negli erbivori, forse per la maggior copia d'acido lattico svoltosi dallo zuc-
chero di latte che nei carnivori è in deficienza rispetto agli albuminati >.
È noto al contrario che il latte ha negli erbivori reazione alcalina, acida
nei carnivori : ma che pure gli erbivori possono dare latte di reazione aci-
dula se pasciuti con biade abbondantemente.
Certamente fu effetto di distrazione lo scrivere di < una nutrice di 27
anni, puerpera da undici mesi > e non crediamo possono trovarsi medici
pratici i quali si affidino per la cura dell' incontinenza notturna delle orine
alla dieta lattea, escludendo del tutto la carne dall' alimentazione.
— 139 —
sdtozìonali e discrasiche, quale sarebbe la malattia di Bright, la furonco-
k>5Ì, ecc.
n dovere dell'imparzialità ci obbliga a notare anche in questa memoria,
del resto lodevole, alcune espressioni scorrette. A pag. 4 è detto che « nelle
lacche si intrattiene ad arte la secrezione lattea col succhiamento metodico »,
e certamente l'Autore intendeva piuttosto il mungiraento. Non è poi vero
ciò che si legge a pag. 12 e il latte contenere nella minor massa la mag-
pore possibile quantità di principi alimentari » : anzi ne è grave difetto,
,pff "alimentazione dell'adulto, la condizione opposta. Similmente non pos-
tino acconsentire all'utilità incondizionata di mescere caffè o cioccolatte
jlktte, pag. 29, giacché se dall' un lato gli si partecipano vantaggiosa-
Bcnte qualità eccitative, dall'altro il tannino del caffè può rendere il latte
Ben facilmente digeribile. E così altre poche mende sarebbero da notare,
che ommetteremo per brevità.
Questa memoria, a nostro avviso degna d'incoraggiamento e lode, dovrà
essere presa in considerazione anche rispetto al premiarla : del che lasciamo
illa Presidenza la decisione.
VI Memoria — Mens sana in corpore sano,
«
E la più breve di tutte, e pur troppo ancora la più scorretta, sicché non
crediamo opportuno di neppure farne una critica particolareggiata.
Bologna, li 28 gennajo 1882.
Giovanni Brugnoli
Adolfo Casali
Francesco Roncati, Relatore,
n Presidente mette ai voti le conclusioni della Commissione per ciò
che riguarda il Premio Ritter^ le quali vengono approvate a condizione però
die il premio venga conferito all'Autore della Memoria premiata sola-
acnte quando abbia completato la Memoria stessa dal punto di vista igienico.
Si procede quindi all' apertura delle schede. A quella che porta per epi-
grafe il motto: Valgono piti i fatti che le parole, si trova unito il nome del
4)tt Angiolo Mosso, professore nella R. Università di Torino.
La scheda che porta per titolo: Come la notte è il sonno della natura^
ecc., racchiude il nome del dott. G. B. Verga medico nel Manicomio di Mom-
bello al quale verrà conferita una Menzione Onorevole.
Relativamente alle conclusioni della Commissione incaricata di riferire in-
torno al Premio Talini, non essendo le conclusioni stesse tassative, il Presta
— 138 —
madri malsane dà consiglio di non allattare i loro bambini, aggiungendo
che « spargano pel suolo tale infame liquore, se non vogliono vedere
stecchito il proprio bambino » così a pag/ 37 e due pagine appresso san—
tenzia che e comunque venga fatta la scelta della balia, il suo latte noi
potrà mai sostituire il materno ». A pag. 44 e il latte che vien portat'
in città è quasi sempre nocivo allo stomaco perchè portatovi più ore dop«
munto e perchè fornito da animali mal nutriti; > ed a pag. 52, e insorgend
la stitichezza, fisiologica conseguenza della esclusiva alimentazione latte
fa d'uopo combatterla con tutti i mezzi della scienza, > quasi che un ci
stere d'acqua schietta non bastasse da solo nel più dei casi e subito,
pag. 55 lo Scrittore mette in avviso dal e somministrare il latte nelle m^«--
lattic con sonnolenza », quasiché dopo esperienze decisive in contrario ^i
potesse anche credere all'azione sonnifera dell'acido lattico, la quale cre-
denza è tanto in lui ferma che venendo in discorso dei e bagni di latte ^
teme che il latte « attraversando la cute diventi pericoloso per azione del-
l'acido lattico delle glandole sudorifere: » così a pag. 57.
Ed in questa memoria sono parimente a lamentare gravi ommissioni
sulla dietetica del latte, come nelle altre finora passate in rassegna.
V Memoria — La e et prò cibo et pi o medicamento.
Questa memoria, la migliore fra tutte le presentate, non offre molta oc-
casione a critica, ed è chiara, ordinata, corretta, bene rispondente al pro-
gramma del concorso, se non quanto un po' manchevole rispetto alle indica-
zioni o maniere della dietetica lattea. Avrebbero meritato un cenno le se-
guenti particolarità, rilevantissime per la pratica: Il latte riesce più facil-
mente digerito se soprabevuto ad altro cibo di quello che ingerito schietto
od a stomaco vuoto. 11 latte taluna volta torna indigesto pel suo troppo ra-
pido e fitto coagulare nello stomaco: donde l'indicazione di mescergli un
alcalino, od anche farinacei, tanto da farne un intriso. Quinci pure si de-
riva la più facile digeribilità del latte fatto coagulare e poi sbattuto per una
rottura del coagulo in minuzzoli: ovvero a questo latte disgustoso e cattivo
si surroga il latte fresco cotto a condizione che venga desso ingerito o perdi-
tempo a cucchiajate staccate, si che ogni porzioncella abbia tempo dì coa-
gulare separatamente. E quando sarà indicata l'esclusiva dieta lattea? Quando
invece il latte dovrà esser dato in aggiunta a cibi comuni? Quest'ultima
maniera risponde ai casi nei quali si vuole col latte aumentare semplice-
mente la nutrizione del corpo: l'altra maniera invece è voluta dalle malattie
ulcerose ed infiammatorie del tubo digerente, oppure da certe malattie co-
— 139 —
stituzionali e discrasiche, quale sarebbe la malattia di Bright, la furonco-
losi, ecc.
Il dovere dell'imparzialità ci obbliga a notare anche in questa memoria,
del resto lodevole, alcune espressioni scorrette. A pag. 4 è detto che « nelle
vacche si intrattiene ad arte la secrezione lattea col succhiamento metodico >,
e certamente l'Autore intendeva piuttosto il mungiraento. Non è poi vero
ciò che si legge a pag. 1 2 e il latte contenere nella minor massa la mag-
giore possibile quantità di principi alimentari > : anzi ne è grave difetto,
per l'alimentazione dell'adulto, la condizione opposta. Similmente non pos-
siamo acconsentire all'utilità incondizionata di mescere caffè o cioccolatte
al latte, pag. 29, giacché se dall' un lato gli si partecipano vantaggiosa-
mente qualità eccitative, dall'altro il tannino del caffè può rendere il latte
men facilmente digeribile. E così altre poche mende sarebbero da notare,
che omm ette remo per brevità.
Questa memoria, a nostro avviso degna d'incoraggiamento e lode, dovrà
essere presa in considerazione anche rispetto al premiarla : del che lasciamo
alla Presidenza la decisione.
VI Memoria — Mens sana in corport sano,
E la più breve di tutte, e pur troppo ancora la più scorretta, sicché non
crediamo opportuno di neppure farne una critica particolareggiata.
Bologna, li 28 gennajo 1882.
Giovanni Brugnoli
Adolfo Casali
Francesco Roncati, Relatore.
Il Presidente mette ai voti le conclusioni della Commissione per ciò
che riguarda il Premio Ritter^ le quali vengono approvate a condizione però
che il premio venga conferito all'Autore della Memoria premiata sola-
mente quando abbia completato la Memoria stessa dal punto di vista igienico.
Si procede quindi all' apertura delle schede. A quella che porta per epi-
grafe il motto: Valgofio piti i fatti che ie parole^ si trova unito il nome del
<lott. Angiolo Mosso, professore nella R. Università di Torino.
La scheda che porta per titolo: Come la notte è il sonno della natura^
ecc., racchiude il nome del dott. G. B. Verga medico nel Manicomio di Mom-
hello al quale verrà conferita una Menzione Onorevole.
Relativamente alle conclusioni della Commissione incaricata di riferire in-
torno al Premio Talini, non esseri do le conclusioni stesse tassative, il Presta
— 140 —
dente se ne rimette all'Assemblea, la quale previa discussione cui partecipano
i dott. De-Cristoforis, Lanzillotti, Pini, Zucchi, Longhi, Marzari, l'in-
gegnere Gallico e il sig. Massara, delibera venga conferito a titolo di
incoraggiamento il premio di L. 300 alla Memoria portante il motto: Lac prò
cibo et prò medicamento^ fatto obbligo all'Autore di introdurvi, prima della
pubblicazione, quelle modificazioni richieste dalla Commissione.
Aperta la scheda relativa se ne trovano autori i signori dott. Carlo Rai-
mondi assistente alla Cattedra di Materia nella Università di Pavia e Gio-
vanni Pietra assistente alla Scuola di Chimica del R. Istituto Tecnico di
Pavia.
Finalmente si procede allo spoglio delle schede per la elezione dei mem-
bri del Consiglio di Direzione, scrutatori i signori dott. Galli e Marzari.
Terminato lo spoglio il Presidente proclama il seguente risultato finale della
votazione alla quale hanno altresì partecipato le Sedi Particolari rimettendo
ciascuna i rispettivi verbali:
Numero dei votanti 138.
Presidente prof. comm. Alfonso Corradi con voti 137
- Vice- Presidente dott. cav. Carlo Zucchi.. » » 136
Vie e- Segretario dott. Vincenzo Caporali. . > > 1 2 2
Bibliotecario ing. Riccardo Berla » » 134
La seduta è sciolta a ore 41/2 pom.
// Vice- Presidente
C. ZUCCHI
// Segretario
G. Pini.
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§ 1
— 142 —
SEDE PARTICOLARE PER IL PIEMONTE IN TORINO
Seduta del ly dicembre 1881.
Presidenza del prof. Luigi Pagliani.
ORDINE DELLE MATERIE DA TRATTARSI;
i.° Comunicazioni della Presidenza.
2.° Morselli prof. Enrico. — Gli Asiii- Scuole per idioti ed imbecilli,
3.° Pagliani prof. Luigi e dott. Bovero. — SuiP importazione e trasmis-
sione deirinfezione tifica in una villa isolata,
4.® Pagliani prof. Luigi. — Presentazione di un nuovo banco per gli asili
infantili,
I .° All'aprirsi della seduta il Presidente, fatta la presentazione di 1 2 nuovi
membri della Sede, comunica il risultato della seduta generale tenutasi in
Milano il 5 settembre p. p. circa le modificazioni richieste da soci allo Sta-
tuto e Regolamento della Società, Non si potè ammettere la distribuzione del
Giornale, a tutti i membri della Società, perchè ciò avrebbe importato un
aumento nella quota annua, che non si stimò opportuno.
Fu invece approvata la votazione a domicilio dei singoli membri per tutte
le questioni e nomine importanti, affine di evitare una preponderanza nelle
decisioni da prendersi in riguardo, per parte dei soci a cui riesce più comodo
portarsi alle sedute generali della Società, che si tengono alla Sede centrale
in Milano.
Annunzia in seguito alla Società come, incoraggiati dallo splendido suc-
cesso avuto nello scorso inverno dalle Conferenze pubbliche popolari tenute
in questa città , anche nel prossimo anno parecchi soci siano disposti a
continuarle ; per cui se i convenuti lo stimano opportuno, si incomincerebbe
la loro serie nel prossimo febbrajo.
Per ultimo partecipa alla Società come egli abbia ricevuto invito dal Co-
mitato per r Esposizione dei prodotti dei lavoro nazionale ^ che si vorrebbe
attuare in Torino nel 1884, di appartenere alla Commissione esecutiva per
la Sezione degli Istituti di previdenza e di pubblica assistenza; come egli
sia lieto ed orgoglioso di poter prendere così parte attiva all'attuazione di un
concetto che onora Torino e che apporterà al paese benefici incalcolabili,
ma che ciò vorrebbe fare, col consenso della Sede sociale, in qualità di
Presidente della stessa e come suo rappresentante, per avere cosi in seno
— 143 —
alla suUodata Commissione maggior autorevolezza a richiedere per la Sede
dì Torino della Società Italiana d'Igiene? la maggior ingerenza possibile
neir organizzare ed effettuare l' Esposizione per quanto si riferisce all' Igiene,
alla Statistica demografica ed all'Antropologia. Egli ritiene che nessun altro
corpo sociale possa avere maggiori mezzi per attuare degnamente tali espo-
sizioni che il nostro, come quello che tiene nel suo seno i principali cul-
tori di questi rami di scienze applicate, e che, fornito di un proprio Gior-
nale, può per esso ottenere la massima pubblicità.
Prega quindi la Sede a volerlo autorizzare a continuare le pratiche già
avviate per raggiungere questo intento.
La Sede mentre applaude al concetto dell' Esposizione Nazionale, delega
con voto unanime il Presidente a rappresentarla nelle Commissioni esecutive,
proferendo tutto il suo appoggio morale e materiale all'attuazione del con-
cetto stesso.
Il Presidente dà quindi la parola al prof. Morselli per la sua comuni-
cazione.
1 .° Il prof. Morselli, medico primario del R. Manicomio, ricorda come
presso le nazioni più colte d'Europa e d'America si dibatta oggi la questione
ài^ Assistenza pubblica per gli idioti e gli imbecilli. Espone le fasi attraversate
dalla questione, dal giorno in cui il Séguin per primo dimostrò la educa-
bilìtà degli individui arrestati nel loro sviluppo mentale, e si basa special-
mente sui dati statistici per dichiarare che anche in Italia deve rivolgersi
maggiore attenzione ai bisogni di una classe così sventurata e così numerosa.
Secondo il censimento 1871, esistono in Italia 25,000 idioti ed imbecilli,
compresi i cretini, sia dalla nascita, sia divenuti tali solo nella infanzia per
malattie del cervello e delle sue meningi. Ora, di costoro, appena un mi-
gliajo trova ricovero, assistenza, cura nei Manicomi ed Ospizi comuni : tutti
gli altri rimangono fra la popolazione libera, dove per lo più sono di peso
e di vergogna alle loro famiglie e talora anche di pericolo alla società.
Il Morselli crede che contro un simile stato di cose occorra provvedere.
In Inghilterra, in Germania, in Olanda, negli Stati Uniti d'America si è già
pensato a istituire speciali Asili • Scuole, ove i fanciulli idioti vengono istruiti
ed educati, in modo da rendersi più utili e men bisognosi di assistenza. Anche
in Francia negli ultimi anni si è iniziata una riforma nel medesimo senso ;
riforma che potrebbe del resto cssjre promossa anche dall'interesse indivi-
duale se si pensa che all'estero molti Asili -Scuole per idioti sono di origine
privata e servono per le classi ricche.
— 144 —
In Italia, neppure gli idioti di famiglia agiata, hanno mezzi di istruirsi e
di educarsi, perchè, secondo l'esperienza del prof. Morselli, messi assieme
cogli individui di ordinaria intelligenza nei Ginnasi, nei Licei, nei Convitti,
i fanciulli di corto sviluppo mentale, fanno assai meno profitto che sottoposti
ai metodi speciali di insegnamento descritti dal Séguin, dalla Platz, dall'Ire -
land, dal Kind.
Presenta poi il Socio la carta grafica della distribuzione dell' idiotismo in
Italia, dalla quale si rileva che le provincie settentrionali (Lombardia, Pie-
monte, Liguria) sono le più cariche di frenastenici, e conchiude coli' espri-
mere il voto che , se deve anche in Italia prestarsi finalmente un Asilo «e
una Scuola agli idioti ed imbecilli, il filantropico movimento sia incomin-
ciato appunto in quelle regioni ove il bisogno è più sentito e manifesto. Egli
desidererebbe che Torino, città ricca ed eminentemente caritatevole, ne pren-
desse l'iniziativa; ciò che certamente assicurerebbe dell'esito dell'intrapresa.
Il Presidente, mentre ringrazia il Morselli della sua interessantissima co-
municazione, approva pienamente le sue conclusioni intorno alla opportunitk
di tentare l'istituzione degli Asili- scuole da esso proposti in Italia ed anzitutto
a Torino, dove la filantropia fa giornalmente miracoli di beneficenza.
n prof. CoNCATO si associa a questi sentimenti e propone anzi che la
Società stessa di Igiene si faccia promotrice dell'effettuazione di questa filan-
tropica impresa.
La Sede approva unanimamente questa proposta, e delega i professori
CoNCATO, Morselli e Pagliani a studiare i mezzi più opportuni per met-
terla in atto.
3.^ Il prof. Pagliani riferisce quindi come egli abbia avuto ad osservare
nell'ora passato autunno insieme col dott. Bovero , sanitario del comune
di Pecetto Torinese, lo sviluppo di sette casi di febbre tifoidea in una villa
affatto isolata da ogni altro abitato, in condizioni e circostanze tali da me-
ritare l'attenzione degli igienisti, sia per quanto riguarda l'eziologia di queste
febbri, come l' influenza che i difetti nelle costruzioni delle abitazioni e loro
annessi possono avere sugli individui che vi dimorano. Questa circoscritta
epidemia ebbe origine da un primo caso da cui fu colpita una signorina
proveniente da Torino pochi giorni dopo il suo arrivo alla villa, verso il
16 luglio 1881. Gli altri casi si succedettero nel seguente ordine : il i 2 ago-
sto fu colpita una giovane contadina di anni 20, la quale al 17.° giorno di
malattia moriva: il i.^ ottobre ne fu colpita una sorella di anni 22, che
guarì in tre settimane: il 28 ottobre un'altra sorella di anni 17, e nel no-
— MS —
vembre successivo il padre di anni 40, e finalmente un fratello di anni 16,
tutti e tre molto gravemente.
Dalle indagini fatte sulla località, risultò che i contadini addetti ai lavori
della villa, ì quali tutti, ali* infuori della vecchia madre, furono colpiti dal
tifo addominale , si servono per il loro uso ordinario di un pozzo situato
dietro la casa, il quale raccoglie l'acqua piovana d' infiltrazione della sopra-
stante collina, formata di terreno di trasporto e di sedimento, sulla cui falda
la villa stessa è situata. Risultò inoltre che da qualche anno viene a immet-
tersi entro questo stesso pozzo l'acqua raccolta da un canale di drenaggio
costnitto parallelamente alla casa stessa per impedire trapelazione d'acqua
nelle cantine ; e che lo stesso canale di drenaggio a un dato punto passa
rasente e più in basso del pozzo morto in cui mette il condotto della la-
trina del proprietario. Una tale disposizione di cose , lascia per il riferente
nessun dubbio circa la via seguita dall'infezione per colpire l'intiera fami-
glia dei contadini. Evidentemente lo stesso canale di drenaggio che racco-
glie l'acqua di infiltrazione della collina , raccoglie pure * le acque trapelate
attraverso alle pareti del pozzo morto e le porta con quelle nel pozzo di
acqua viva, inquinandola con materie fecali ed orinose in decomposizione.
L' importante dal punto di vista dell' eziologia delle febbri tifoidi si è, che
questa acqua così inquinata, la quale non cagionò malanni seri per parecchi
anni, tutto ad un tratto determinò questa sequela di tifi addominali, appena
venne un'ammalata di tifo a portarvi i germi specifici dell' infezione. Si ag-
giunge, a meglio spiegarne l' importanza specifica, il fatto, che vi fu un in-
tervallo di quasi due mesi in cui non si manifestarono casi, dopo il primo
che aveva avuto esito letale, e questo intervallo corrisponde precisamente
coli' agosto e settembre, epoca in cui non vi furono pioggie. Il pozzo, in
tale frattempo, non fu quasi più alimentato, e sopratutto nt)n ricevette più
acqua che avesse lavato il condotto di drenaggio, in cui si arrestarono
perciò le poche materie sporche infiltrate dal pozzo nero. Ma appena sul
fine di settembre, in seguito ad abbondanti pioggie che si ripeterono a brevi
tratti, passò sufficiente l'acqua nel condotto stesso da esportarvi questi ma-
teriali infetti e versarli nel pozzo, ricomparvero i casi di tifo e si succes-
sero rapidamente in modo da colpire tutti che se ne servivano.
Dei proprietari, i quali mandavano a prendere la loro acqua per bevanda
ad una fonte lontana dall'abitato, nessuno fu affetto dal tifo addominale,
dopo la signorina che ne aveva subita l'infezione a Torino, benché le ca-
mere del loro alloggio si trovassero nello stesso corpo di casa di quelle dei
loro contadini, e si adoprassero caritatevolmente alla loro cura.
IO
' — 14^ —
Dal punto di vista pratico il prof. Pagliani dice essere evidenti le dedu-
zioni da trarsi circa l' importanza che gli ingegneri e costruttori, non badino
solo alla solidità, alla bellezza ed alla comodità delle abitazioni, ma essen-
zialmente alle loro condizioni igieniche.
L'adunanza applaude a queste conclusioni, e parecchi degli ingegneri pre-
senti alla seduta si associano al voto che, l'igiene venga insegnata anche
nelle loro Scuole di Applicazione.
4.** n prof. Pagliani presenta per ultimo tm modello di Banco per asili in-
fantili il cui sedile può trasformarsi a volontà in un comodo appoggiatoio
per il tempo in cui durante le ore di scuola, si vuol lasciare dormire i ra-
gazzi. Con tale trasformazione del sedile, si viene ad evitare la compressione
siti torace e sui vasi sanguigni della regione anteriore del collo, la quale è
inevitabile nella posizione che prendono i ragazzi sui cattivi banchi ora in
uso, e che non può a meno di avere molta parte nel causare le malattie
che abbastanza spesso si osservano nei bambini che frequentano gli asili.
Dopo alcune osservazioni del dott. Bergesio e del prof. Concato intomo
alla influenza che le posizioni cattive nei banchi possono avere sulla forma
del bacino e sulle curve della colonna vertebrale, si scioglie la seduta.
Le memorie riferentisi a queste singole comunicazioni, sono in disteso
pubblicate nel Giornale della Società Italiana d'Igiene,
Il Presidente
L. PAGLIANI
n Segretario
E. Morselli.
SEDE CENTRALE DI MILANO
Seduta del di io dicembre 188 1
Presidenza del dott. G. Sapolini.
ordine degli oggetti da TRATTARSI:
I.** ZuccHi dott. Carlo. — Considerazioni intorno al progetto di legge sugli
Alienati e sui Manicomi pubblici, privati e criminali,
2.° Pini dott. Gaetano. — Una sentenza della Corte di Cassazione di To-
rino riguardante la Legge 12 giugno 1866 sulla coltivazione del riso.
~ 147 —
I.® 11 dott. Carlo Zucchi dà lettura della prima parte della sua Me-
moria volgendo uno sguardo retrospettivo ai ripetuti conati di igienisti, di
freniatri e di legislatori italiani nell'intento di ottenere una legge speciale
pel governo dei pazzi, rimontando fino al 1847. Il seguito della Memoria
sarà svolto nella successiva riunione e poscia la Memoria vedrà per intero
la luce in uno dei prossimi fascicoli del Giornale,
2." Il dott. Gaetano Pini prende argomento da una recente sentenza
della Corte di Cassazione di Torino la quale dichiarando che debbansi con-
siderare come pene pecuniarie e non come multe quelle che vengono minac-
ciate all'infrazione della Legge 12 giugno 1866 sulla coltivazione del riso,
la sì che d'ora innanzi, riducendosi a ' pochissima cosa, la pena da infliggersi
ai contravventori alla Legge, questi avranno tutto T interesse di coltivare
abusivamente il riso e di pagare le ammende col maggiore ricavo che so
gliono ottenere da questa specie di coltura.
Il dott. Pini ricorda come il Regolamento sanitario venga di continuo
violato per la mancanza appunto di disposizioni penali e pel fatto che la
legalità del Regolamento è stata non ha guari posta in dubbio dalla sen-
tenza di una Corte di Cassazione del Regno secondo la quale il Regola-
mento sulla Sanità Pubblica 6 settembre 1874, non avrebbe forza di Legge.
Da ciò le difficoltà di procedere contro gli abusi e gli attentati che ven-
gono di continuo commessi a danno della pubblica salute; da ciò la im-
punità dei contravventori che anche tradotti dinanzi ai Tribunali, trovano
sempre modo di cavarsela con ammende illusorie e con assoluzioni de-
plorevoli.
L'Oratore ricorda come per le contravvenzioni alla Legge del Bollo, il
Governo proceda per via direttissima ed applichi multe gravissime senza
neppure adire la via dei Tribunali, mentre che l'attività e lo zelo che si
spiega per esigere odiosi balzelli dovrebbero piuttosto essere usati a consta-
tare le contravvenzioni di coloro che non di rado per negligenza, per ava-
rìzia^ e molto spesso per mire di lucro, attentano alla salute e talora per-
fino alla vita dei cittadini.
In questo senso l'Oratore deplora che anche la Legge sulla coltivazione
a riso, contro la quale non era possibile sollevare i dubbi messi innanzi
circa la costituzionalità del Regolamento sanitario, abbia trovata appo i
Tribunali, Giudici che, certo senza volerlo, ma per la smania di sottili ar-
gomentazioni, danno modo ai contravventori di eluderne le disposizioni se-
vere rìducendo quasi a nulla le pene.
L'Oratore si diffonde a dimostrare come il disposto dell'art. 4 di detta
— 148 —
Legge abbia difficilmente pratica applicazione pel fatto che quando vengono
denunciate ai Prefetti le contravvenzioni, il riso è già rigoglioso e TAutorità
di mal animo si piega a compiere opera vandalica distruggendo una risaja
e privando del raccolto per un anno intero terreni che non possono in
altra guisa essere utilizzati. Per questi motivi quindi il dott. Pini vorrebbe
che i Sindaci denunciassero alle Autorità le contravvenzioni appena che
sono terminati i lavori della risaja o la seminagione nello intento appunto
di poter prontamente rimuovere una causa di insalubrità, non essendo giusto
che l'Autorità si riserbi il diritto di punire i colpevoli lasciando che l'aria
infetta produca malattie e danni alla salute pubblica , quando ha il modo
di prevenire il diffondersi dei miasmi vietando fin da principio la coltiva-
zione del riso là dove non è permessa.
Sacchi. — Si associa alle lamentanze del dott. Pini, ma non crede facile
ottenere dai pretori quella severità di provvedimenti che pur sarebbero ne-
cessari, pel fatto che i pretori sono molto meno indipendenti di quello che
si supponga a causa della loro posizione difficile e modestissima. Anche il
medico-condotto cui potrebbe deferirsi la tutela delle leggi sanitarie non è
libero, ma dipendente da quelle Autorità locali che troppo spesso sono le
prime a violare le disposizioni legislative.
Aporti. — Scagiona la Corte di Cassazione di Torino dalle accuse mos-
sele dal dott. Pini. La Corte non ha fatto che giudicare il modo con cui
la Legge 12 giugno 1866 fu applicata e se la Legge è troppo mite, se ne
incolpi il legislatore non i giudici che debbono applicarla. Egli vorrebbe
che i pretori potessero esercitare efficacemente la loro azione, ma per ot-
tenere ciò, è necessario che ricevano dalle autorità superiori disposizioni
severe e tassative che dieno forza al pretore di resistere a tutte le influenze
interessate locali.
Giachi e Zucchi. — Opinano che senza il concorso dell'Autorità giudi-
ziaria sia difficile riparare agli inconvenienti segnalati dal dott. Pini e quindi
voteranno quella mozione che contenga esplicitamente questo concetto.
Dopo alcune repliche dei signori Pini, Aporti, Sacchi e Zucchi viene posto
ai voti ed approvato il seguente ordine del giorno presentato dal dott. Pini:
e La Sede centrale della Società Italiana d' Igiene deplorando che nella
maggior parte delle provincie del Regno rimanga inosservato il disposto
della Legge 12 giugno 1866 per la coltivazione del riso;
e Considerando che le sentenze emanate dai pretori contro i contravven-
tori, anche recidivi, anziché togliere argomento ai contravventori stessi di
incorrere in nuove violazioni della Legge e dei relativi Regolamenti, favo-
~ 149 —
cono l'abusiva coltivazione del riso a danno della salute pubblica, a di-
oro della Legge e a scapito di coloro che alla prescrizione della Legge si
tengono ;
e considerando che la sentenza 31 maggio 1881 della Corte di Cassa-
Dne di Torino escludendo nell'art. 5 della Legge 12 giugno 1866 il con-
ilo della multa e riducendo a semplici pene pecuniarie quelle che sono
linacciate alle infrazioni della Legge stessa, ammette il caso che si possa
iscendere fino a pene insigni 6canti e sproporzionate al danno che producono
)Ioro che abusivamente coltivano il riso;
€ considerando che per misure di prudenza e non di rado per riguardi
ìt condizioni dei lavoratori della terra, è difficilmente applicabile 1' arti-
>Io 4 della Legge la quale autorizza il Prefetto a distruggere le risaje a
jjcse dei contravventori, quando la risaja è già fiorente e promette lauto
Kcolto ;
e considerando che energici provvedimenti siano necessari per conse-
pire la scrupolosa osservanza alla Legge in parola.
e Per tutti questi motivi la Sede centrale della Società Italiana d' Igiene
«spnme il voto che l'Autorità giudiziaria applichi più rigorosamente la Legge
til Regolamento suUe risaje, che le Autorità governative invigilino alla os-
Krvanza dei medesimi e che a cura dei Sindaci vengono segnalate per tempo
li prefetti le coltivazioni abusive del riso affinchè i medesimi possano, ap-
(ena cominciati i lavori, impedire la seminagione del riso e far constare
k contravvenzione ».
Seduta del S febbrajo 1882,
Presidenza del dottor C. ZuccHi
ORDINE DEGLI OGGETTI DA TRATTARSI:
.* Dott. Gaetano Pini. — Progetto degli ingegneri Erotti e Mazzocchi di
un niurvo Cimitero per la città di Alitano in sostituzione degli attuali
cimiteri succursali.
' Dott. Carlo Zucchi, — Considerazioni intorno al progetto di legge sugli
Alienati e sui Manicomi pubblici^ privati e criminali (Continuazione).
Il dott. Pini. — ricorda le precedenti deliberazioni e gli studi istituiti
Uà Sede centrale della Società relativamente ai cimiteri di Milano. Dice
e la questione rimase fin qui nel campo delle astrazioni, ma che final-
— 150 —
mente pare si possa scendere a qualche pratica conclusione. Gli egregi in-
gegneri Erotti e Mazzocchi hanno presentato alla Società dei progetti per
la erezione di un grande cimitero ad uso della città di Milano; egli rias-
sumerà brevemente colle parole stesse degli Autori in che consistano questi
progetti, per poi passare alla discussione dei medesimi.
Scopo precipuo degli autori sarebbe quello di sostituire agli attuali cimi*
teri succursali situati nell'abitato dei sobborghi, un unico cimitero d'aprirsi
ad una conveniente distanza dalla città, a servizio dell'intero Comune, ca-
pace per una rinnovazione decennale e suscettibile di futuri ampliamenti
qualora eventuali circostanze, nel volgere di molti anni, lo richiedessero.
La costruzione poi di quel cimitero mentre deve rispondere colla gran-
diosità del suo assieme e de' suoi principali accessi, alla importanza della
Metropoli a cui deve servire, viene ideata in modo che, qualora favorevoli
evenienze generalizzassero e sostituissero, all'odierno seppellimento dei cada-
veri, la cremazione, già fra noi felicemente iniziata, si possa , dopo il pre-
scritto periodo di riposo ed il consueto spoglio delle sepolture, ritornare
all' agricoltura il terreno del cimitero stesso, senza che perciò si abbia a
rimpiangere il sacrifizio di costose e monumentali costrurioni.
Oltre la deficienza d'area degli attuali cimiteri, rendono necessaria l'at-
tuazione del progetto, speciali ragioni riguardanti la pubblica igiene ed il
comune interesse della città.
Riguardo alla pubblica igiene va considerata anzitutto la condizione del
terreno di quei cimiteri succursali, che, ormai saturo di elementi organici,
trovasi inetto all'assorbimento ed all' assimilamento delle decomposizioni dei
cadaveri, rendendo così lentissima l'opera della loro disorganizzazione ; nonché
l'infiltrarsi di quelle decomposizioni negli strati sotterranei sino ad inqui-
nare le sorgive che alimentano i pozzi della città.
Inoltre va aggiunto il viziarsi dell'aria pei miasmi che si sviluppano da
quei cimiteri circuenti sì davvicino Milano e l' incalcolabile pregiudizio che,
al verificarsi di un contagio o di una epidemia, apporterebbe alla cittadi*
nanza, l'accumulamento di tanti cadaveri infetti, in località così attigue agli
abitati.
Rendono poi importante 1' attuazione del progetto dal lato economico ;
la possibilità di facilitare, mercè la soppressione dei cimiteri succursali, an
più largo sviluppo edilizio nei sobborghi ove tende continuamente ad espan-
dersi r industria ed il commercio della città, levando gli ostacoli frapposti
dall'esistenza dei cimiteri stessi, all'aprimento di vie di comunicatone ed
all'erezione di nuove fabbriche; nonché, l'utile conseguibile dal Comune
— 151 —
pelle maggiori imposte che verrebbe a percepire quando su quei terreni,
sorgessero case ed opifìcii, e nel rendere in seguito utilizzabili e profìcue
&nche le aree dei soppressi cimiteri dopo trascorso un corrispondente pe-
riodo di riposo, come già venne praticato coli' area del soppresso cimitero
di San Rocco fuori Porta Romana.
Riconosciuta anzitutto l' impossibilità pratica di ampliare i cimiteri attuali,
giacché a ciò, oltre le loro anormali condizioni igieniche sovraccennate, si
oppongono espressamente gli articoli 60 e 146 del Regolamento sanitario
6 settembre 1864, si venne, dopo maturo esame, nella ferma convinzione
che la sostituzione di quei cimiteri si debba fare, salvo qualche particolare
e temporanea eccezione (0; con un unico cimitero posto ad opportuna di-
stanza dalla città e capace, come già si disse, al bisogno continuo e cre-
scente deir intero Comune.
Infatti, i soli argomenti che sembrerebbero militare in favore della mol-
tiplicità dei cimiteri si riferiscono: alla maggior comodità di trasporto
conseguibile colla distribuzione dei cimiteri in diversi punti all' ingiro della
città; ed alla tema Che V agglomerazione in una sola località di molti ca-
daveri possa, nel caso d' un' epidemia, portare maggior pregiudizio alla città.
Orbene, se il primo di tali argomenti può avere qualche valore coi mezzi
attualmente impiegati nel trasporto dei convogli funebri, esso viene a per-
dere affatto ogni importanza voltachè, come nel presente progetto si prò»
pone, vengano resi i trasporti più agevoli e spediti mediante una guidovia
a cavalli od anche a vapore.
Circa la ragione del secondo dei detti argomenti, essa è affatto appa-
rente ed erronea; giacché evidentemente deve riuscire di maggiore pregiu-
dizio alla città il distribuire in vari punti intorno alla stessa diversi centri
d' infezione , che non quello di limitarli e ridurli ad un solo in località
prescelta, a fronte d' ogni altra, nei riguardi che più direttamente influiscono
a proteggere la città dall' espandersi di quei miasmi.
Inoltre colla moltiplicità dei cimiteri aumentandosi le difficoltà di prov-
vedere alla loro scrupolosa e costante sorveglianza, rendonsi più facili e
gravi gli abusi che con maggiore frequenza verificansi appunto nelle scia-
gurate contingenze di contagi o di epidemie.
Nei riguardi economici poi é evidente che la formazione di più cimi-
(i) Il cimitero di Porta Vittoria, il solo fra i cinque succursali non completamente
occupato da sepolture, potrebb'essere tollerato sino al suo esaurimento, a speciale servizio
dell' Ospedale.
— 153 —
teri richiede una somma di aree di gran lunga superiore a quella che
occorre per un cimitero solo ; e inoltre anche a parità di superficie , la
servitù creata al terreno adiacente ai cimiteri stessi, sempre più aumenta
col crescere del loro numero.
Nei riguardi di esecuzione finalmente, oltre la difficoltà materiale di tro-
vare diverse località adatte a questo genere di costruzioni, si aggiunge il
maggiore dispendio voluto dal necessario ripetersi delle opere per manu-
fatti d' ogni genere, edifici d* ingresso, difese e strade tanto di accesso
esterne che di distribuzione interne dei campi mortuari.
Indiscutibili air opposto è numerose sono le ragioni in favore della for-
mazione di un unico cimitero ; e principalissima riguardo alla salubrità,
voluta anche dall'art, 60 del Regolamento citato, è quella che si riferisce
alla (direzione dei venti dominanti rispetto alla città, per la quale non può
esservi evidentemente che una sola plaga di terreno a priori indicata.
Nei riguardi sanitari ancora e negli amministrativi ed. economici, la sor-
veglianza di un sol cimitero riuscirà più oculata, ed il suo esercizio facile
e semplice renderà meno dispendioso e più perfetto l''andamento di questo
importante ramo della civica amministrazione.
In questi sensi appunto le più cospicue città d' Europa stanno per ri-
solvere questa importante questione dei cimiteri, abbandonando il vecchio
sistema della» loro moltiplicità e allontanandoli dai centri di popolazione.
Ciò premesso, fu oggetto principale dello studio del progetto la scelta
della località, la quale doveva anzitutto soddisfare alle seguenti condizioni :
i.° Nei rapporti igienici,
a) ubicazione favorevole rispetto alla città per riguardo alla direzione
delle sottocorrenti ed a quella dei venti dominanti nella stagione estiva ;
b) situazione segregata ed opportunamente lontana da ogni abitato,
e giacitura elevata del suolo rispetto ai corsi d' acqua ed alle circostanti
sorgive ;
e) natura del terreno più possibilmente idonea all'assorbimento ed
all'assirailamento delle decomposizioni organiche;
2.^ Nei rapporti di comodo e di viabilità :
a) distanza conveniente dalla città in modo di non rendere malco-
modi e costosi i trasporti dei cadaveri e le visite dei dolenti ; ma tale però
da non impedire qualsiasi sviluppo edilizio della città stessa oltre i suoi
limiti attuali ;
b) moltiplicità di strade e di facili mezzi di trasporto già esistenti,
e prossimità di una stazione ferroviaria pei casi di straordinaria mortalità;
— 153 —
() possibilità di attivare senza gravi ostacoli una speciale comuni-
Guione fra il cimitero e la città mediante un ampio e decoroso accesso,
itto all'attivazione di speciale guidovia pel trasporto dei convogli funebri.
3." Nei rapporti di economia:
d) minimo valore del fondo ove stabilire il cimitero ed aprire le
Boore strade;
f) possibilità d' impianto del medesimo a norma delle prescrizioni
£ legge senza incorrere in gravi spese per demolizioni e per compensi
^edalL
Dall' esame deUa carta topografica ed idrografica e dialle moltiplici ispe*
soni praticate in differenti località dei dintorni di Milano , risultò come
nef^o rispondente al complesso delle suesposte condizioni, l'area posta nei
territori di Musocco e Garegnano Marcido , compresa fra la ferrovia e la
iteida provinciale del Sempione, in vicinanza della Certosa di Garegnano,
distante cinque chilometri dalla città. In seguito però, nella tema che Tes-
Kre quella località fuori del territorio del Comune di Milano potesse dar
hogo a difficoltà d'attuazione , ed anche per raggiungere la maggior eco-
Bornia Delle spese di primo impianto si è indicata un'altr'area giacente nella
oedesima plaga d'orientamento della prima, ma situata nel nostro Comune
faori di Porta Magenta alla distanza di circa tre chilometri dalle mura,
ai pressi di San Siro ed in confine col territorio di Lampugnano.
Per ciascuna di queste due località venne dettagliatamente sviluppato il
progetto del nuovo cimitero.
Progetto Primo
Cimitero alia Certosa di Garegnano,
In tale località, posta a N-0 della città e da questa distante cinque
chilometri, il nuovo cimitero verrebbe costruito sopra una plaga di ter-
reno, alquanto elevato , totalmente asciutto e di natura calcareo-siliceo , il
era piano è superiore di oltre quattro metri al massimo livello delle
sorgenti.
La sua situazione, rispetto ai circostanti centri d'abitazione è tale da non
riuscire di pregiudizio alcuno alla loro salubrità, trovandosi, relativamente
ai medesimi ad una distanza assai maggiore di quella prescritta dalla Legge
e dai Regolamenti Sanitari. Infatti esso dista da Musocco di m. 750, dalla
Certosa di Garegnano di m. 620 e di circa m. 200 dai piccoli cascinali
della Vemasca e di Roncavazzo.
— IS4 —
La zona di terreno sulla quale ha sede il nuovo cimitero , è compren-
tra la ferrovia Milano-Torino al Nord, la strada provinciale del Sempione
al Sud, la Certosa di Garegnano all'Est , ed i terreni dissodati dei BcscK
della Merlata ad Ovest.
L* area complessiva occupata dal nuovo cimitero è di mq. 373,000 di
cui mq. 123,000 pei viali interni, fossato e strade perimetrali, ed i rimi»
nenti mq. 250,000 per le tumulazioni.
Tale superficie di mq. 250,000 venne fissata in base alla massimi
mortalità che potrebbe verificarsi nel Comune , ed alla rinnovazione peno»
dica di un decennio.
Il campo mortuario , è di forma rettangolare , lungo m. 648 e largo
m, 560, suddiviso in ottanta campi minori con viali fra loro ortogonali,
in guisa di utilizzare la massima area e rendere più agevole il servizio.
Esso è difeso tutto all' ingiro da un fossato profondo e da un muro d
sostegno formante semplice parapetto sul perimetro intemo del cimitero.
Lungo il ciglio del detto fossato, verso la campagna, corre una stradft
di servizio larga m. io sul lato frontale e di soli m. 2 sugli altri tre lati
Un edificio all'ingresso di stile semplice e severo comprendente l'atrio,
la camera mortuaria, 1' ufficio e le abitazioni dell' Ispettore e del Custode^
nonché gli altri occorrenti locali di servizio, costituisce la sola costruzione
architettonica del nuovo cimitero.
Colla suindicata disposizione del campo mortuario e colla sostituzione di
regolari ordini di adatte piantagioni d' alberi ed arbusti ai consueti edifid
dei cimiteri, si verrà a raggiungere, col minimo dispendio, quell' impronta
di austera semplicità che meglio risponde al carattere ed alla destinazione
dell'opera.
H grandioso stradone del Sempi one dall'arco al rondò ed in seguito
un nuovo viale largo venti metri, formano la via di comunicazione fra la
città ed il nuovo cimitero.
In corrispondenza alla Certosa di Garegnano il nuovo viale, allargandosi
di altri dieci metri, raggiunge l'ampio piazzale che s'apre dinanzi all'edificio
d'ingresso del cimitero, e si coordina opportunamente con due altri viali
l'uno prospiciente e l'altro parallelo alla fronte del pregievole tempio della
Certosa.
In vicinanza al piazzale esterno all'arco del Sempione verrà eretta una
stazione funeraria alla quale dovranno far capo tutti i convogli mortuar!
provenienti dai diversi punti della città, e dove, mediante un'apposita gui
dovia esercita a cavalli, con carri funebri appositi e carrozze di seguite
— IS5 —
e , ^ dirìgeranno al nuovo cimitero percorrendo il lato sinistro del
Cofso Sempione ed il marciapiede pure sinistro del nuovo viale.
Con una lùodificazione a questo primo progetto la comunicazione colla
città si avrebbe mediante una strada che dipartendosi dal piazzale del Ci-
mitero Monumentale si dirìgerebbe al rondò del Sempione, ove imboc-
dierebbe il progettato gran viale al nuovo cimitero.
Progetto Secondo.
Cimitero a San Siro,
Anche questa località è a N-0 di Milano da cui dista di tre chilometri.
La natura e V elevazione del suolo e la sua situazione rispetto alle sotto-
correnti ed alla distanza dai circostanti abitati, trovansi pressoché nelle
stesse favorevoli condizioni dell* altra indicata plaga di terreno presso la *
Certosa di Garegnano.
Siccome anzitutto ragioni di economia consigliarono questo secondo pro-
gettOf il cimitero avrebbe quivi un'estensione minore del sopradescritto, li-
mitando la sua superfìcie totale a mq. 300,000 da cui levati circa metri
q. 100,000, per viali interni, fossato e strada perimetrali, rimarrebbero per
le tumulazioni mq. 200,000, che è quanto necessita, nelle attuali circo-
stanze, pel servizio del nostro Comune.
La forma e la disposizione del campo mortuario, salvo come si disse le
dimenàoni ridotte, nonché delle opere di riparo, di decorazione e dell'edi-
fìcio d'ingresso, sono simili alle descritte pel cimitero progettato alla Cer-
tosa di Garegnano.
La principale comunicazione dalla città al cimitero progettato a San Siro, si
( avrebbe mediante un nuovo viale largo metri venti, dipartendosi dal piaz-
I zale all'ingresso del Cimitero Monumentale ove verrebbe stabilita la stazione
1 fanerarìa di partenza degli appositi convogli a mezzo di guidovia.
I Una opportuna rettifica ed allargamento della strada di San Siro, che
' presso alla chiesa di San Pietro in Sala verrebbe a coordinarsi col Corso
Vercelli e con una nuova via, che si progetta in prolungamento del gran
rettilineo del tronco della circonvallazione tra la ripa di Porta Ticinese e
la Tenaglia del bastione di Porta Magenta, formerebbe un secondo accesso
a quel cimitero.
Con questi due accessi viensi a ripartire efiìcacemente il servizio dei fu-
nebri trasporti, prestandosi il principale, cioè quello che si diparte dal Ci-
— 156 -
mitero Monumentale, per il servizio della parte orientale e settentrionale
dell'intero Comune e Taltro, quello da Porta Ticinese e Porta Magenta colla
strada di San Siro, per il servizio delle altre due. parti meridionale ed oc»
cidentale.
n cimitero alla Certosa di Garegnano favorito anche dalla vicinanza di
questo prezioso tempio, presentasi più grandioso; oltreché la sua distanza di
cinque chilometri dalla città adattasi convenientemente a soddisfare, colla
comodità, le esigenze di una giusta lontananza anche nella ipotesi che la
città di Milano prenda uno sviluppo straordinario verso quella direzione.
Col cimitero San Siro il concetto primitivo si piega e si restringe allo
scopo di una maggior economia e facilità d'attuazione dell'opera, restando
però in massima bastantemente soddisfatte le condizioni di igiene e di co-
modità pel servizio dei funebri trasporti.
Dopo questi cenni il dott. Pini fa un esame critico dei due progetti. Egli
avrebbe desiderato che la scelta della località fosse stata fatta verso quella
parte bassa della città che forse presenterebbe le migliori condizioni topo-
grafiche, ma tenuto conto che fuori di Porta Romana e San Celso le acque
sorgive si trovano a poca profondità, non sarebbe opportuno stabilirvi un
cimitero. Quanto alla località di San Siro il dott. Pini non la ritiene ab-
bastanza lontana dalla città dovendosi considerare il rapido e continuo in-
cremento di Milano ed opina che anche dal punto di vista dello spazio a
San Siro non se ne avrebbe a sufficienza. Non vi ha quindi dubbio che
la Certosa di Garegnano presenti le migliori condizioni e, coll'aiuto di una
grande carta di Milano sulla quale sono segnate le giornate in cui i venti
estivi soffiarono sulla città, dimostra come da questo punto di vista la
Certosa di Garegnano si trovi in posizione relativamente buona di fronte
alle altre, e che quindi non possano elevarsi dubbi molto seri suH'argomento.
Il Relatore termina col dire che non crede ancora giunto il momento
che la Società debba pronunziare un giudizio definitivo sui progetti degli
ingegneri Erotti e Mazzocchi, ma opina si debbano solamente enunciare
principi generali che possano servir di guida alle Autorità nella scelta dei
progetti.
Ing. Mazzocchi. — Fa osservare che il terreno della località scelta è di
natura tale da favorire la dissoluzione dei cadaveri. Dà quindi un'idea del
muro di cinta che egli propone e che, approfondendosi assai nel terreno per
maggiormente isolare questo dalla campagna vicina, si eleverebbe di poco
sul livello del suolo, per favorire il ricambio dell'aria sovrastante al cimitero.
— IS7 —
Ing. Galuco. — Esprime il desiderio che il cimitero sia posto lontano
assai dalla città, e vorrebbe adottato per trasportarvi i cadaveri, un tubo
pneumatico la cui apertura d'ingresso, vicina alla città potrebbe avere una
cx>struziotìe d'aspetto monumentale in guisa di rispettare il sentimento dei
dolenti altrimenti offeso , dall' idea di caricare la salma di un loro caro,
per portarla lontano cogli ordinari mezzi di trasporto.
Dott. Galli. — Ritiene che la distanza anche grande, non debba costi-
tuire un ostacolo. Espone l' idea di costruire anche due cimiteri , per me-
glio provvedere ai bisogni della città ed insiste perchè in essi sieno fatte
estese piantagioni a migliorare specialmente le condizioni dell'aria ambiente.
Ing. Mazzocchi. — Risponde che nel progetto da lui presentato fu già
preveduto alla necessità di piantagioni, e disposto perchè nel cimitero ab-
biano ad esservi grandi viali.
Dott. MoRONi, — Trova insufficiente la proposta distanza di cinque chi-
lometri per un nuovo cimitero, che egli vorrebbe portata almeno a dieci;
e raccomanda che nella scelta dell'area, a questo scopo , si calcoli il pre-
sumibile incremento della popolazione della città nostra,
Ing. Mazzocchi. — Fa notare che la ubicazione del nuovo cimitero
proposto, permette un eventuale ingrandimento. — Soggiunge poi che l'area,
in progetto da lui e dall' ing. Erotti presentato, offre già una estensione
di 50,000 mq. superiore al bisogno, in vista appunto di una eccezionale
mortalità o di un aumento di popolazione.
Dott. Giani. — Fa voto perchè il nuovo cimitero si istituisca nelle bru-
ghierie di Gallarate, per usufruire di terreni, altrimenti non utilizzabili.
Dott, Pini. — Risponde al dott. Galli che la istituzione di più cimi-
teri riescirèbbe dannosa al servizio funerario ed alla sorveglianza contro le
manomissioni. Ammetterebbe la opportunità di una maggior lontananza , ma
avverte il pericolo che ne verrebbe ad altri centri abitati, i quali d'altronde
giustamente si opporrebbero alla erezione di una vasta necropoli.
Non accetta l'idea di un cimitero nelle brughiere ritenendo queste, ter-
reno inopportuno alla tumulazione. Si dimostra contrario al cimitero di
San Siro, perchè a troppo piccola distanza (3 chilometri). Infine propone,
un voto di ringraziamento agli ing. Erotti e Mazzocchi e formula il se-
guente ordine del giorno che viene approvato.
€ La Sede centrale della Società Italiana d' Igiene confermando il voto
emesso nella seduta del 29 maggio 1881, dichiara assolutamente necessario
che gli attuali cimiteri succursali della città di Milano vengono a poco
a poco soppressi ;
- 158 -
c Inoltre la Società esprìme il voto che nella scelta di una località atfc
alla istituzione di un nuovo e grande cimitero, si tenga conto delle seguem.'
condizioni :
€ Che il cimitero non debba distare meno di 5 chOometrì dslla cittàj
€ Che debba sorgere in posizione faivorevole riguardo alla direzione dd
venti e delle sottocorrenti;
€ Che si faccia preventivamente un'accurata analisi chimica del terreno
affinchè esso risulti di natura tale da prestarsi a pronta e rapida decom*
posizione dei cadaveri ;
€ Finalmente la Società ringrazia gli ingegneri Brotti e Mazzocchi dd
progetti presentati ed augura loro che, giungano a dare alla città di Milano
un cimitero rispondente alle esigenze della igiene, della civiltà e del sen-
timento. >
Essendosi latta tardissima Fora la seduta è levata alle 4 pomeridiane.
// Preddentt
C. ZUCCHI
II SeirtUariù
£. Grandl
LA SEDE DI PADOVA
Xdla riunione ordinaria del passato dicembre il prof. DE-dovANm, pre-
sidente della Sede, rese noto che era già compiuto e coHaudato il primo
carro per trasporto à,t^ ammalati allo Spedale (i), commissione del locak
Mucicipio; che dedse già di porlo testo in uso nel suburbio. Con ciò, ì
raggiunto E voto della Sede, e giova sperare che il carro sia prontamiente
dimxso e adottato àal Comuni ruralL Succe&>tvamente annunziò che anche
in quest'anno si daranno pubbliche conferenze di igiene popolare, e che
dietro deliberazione dell* UtEdo ^ Presidenza si intraprendoà 1* insegna-
mento dell'igiene negli Istituti privati, incominciando (>er primo dall* Orla-
nocrono delle Grazie ; il prof. Paniz j si è incaricato ^ impartire un
breve corso dì lezio ìiL
Prsciesse queste co mnn fra rio ni, il Presidente apri La discussione sulla gii
nota Relasiam dsLi Ciìmmzsrtcfu fer si^Jz suìSj /^JJia;^a^ E Relatore prof. Te-
balde illustrò Le calarne oiriccU ptr i fella^jszy con esposizione ^ cìiDne e
(i) Vedi ni>rrmtù ùHa Stcùùt Ita^cmz ^TrUmi. — Aaih? HL
— 159 —
con la mostra dei viveri in quelle usati ; fece vedere il grande beneficio
éc le colonie apportano nella cura dei pellagrosi , mentre procurano una
considerevole economia; accennò a tutti i particolari più minuti osservati
e studiati sul luogo stesso, e chiuse con parole di alta lode per il dott. Pe-
nsim di Udine, creatore benemerito e sapiente di quésta istituaione.
n dott. Sacerdoti, preside della Commissione, ricordò l'interesse con cui
fi accolta la relazione tanto dal pubblico come dalle autorità, e riconosce
id essa dovuta in gran parte V azione che si manifestò in questi ultimi
topi ; nota che il vedere già attuate dalle autorità provinciali alcune
tra le conclusioni ammesse dalla Commissione , e nominato segretario del
Comitato provinciale lo stesso Relatore, deve essere argomento di giusto
conforto e di onore non solo per la Commissione, ma per la stessa Sede
della Società Italiana d'Igiene.
La discussione susseguente si aggirò su dilucidazioni chieste, e sulla pos-
sibilila da parte della Società di Igiene di promuovere nuove fonti di azione
per la profilassi della pellagra, sul quale argomento fu deliberato di occu-
parsi in altra seduta. La relazione venne posta ai voti e approvata alPu*
nanimità.
Ebbe quindi la parola il prof. Ciotto, relatore della Commissione per
gli studi sulla istituzione di un laboratorio chimico municipale , il quale
lesse la sua elaborata relazione. H Presidente, ringraziato il Relatore e la
Commissione per il lavoro importantissimo eseguito , apri la discussione.
Ebbero la parola i signori, dott D'Ancona, prof. Rosanelli, dott. Fanzago,
prof. Andreasi, ing. Dionese, dott. Sacerdoti, il Presidente e il Relatore, e,
convenendo ognuno sulla necessità di tale provvedimento, la discussione si
limitò soltanto ai vari metodi di applicazione. Dopodiché, messe ai voti,
furono approvate le seguenti conclusioni della Commissione:
i.° È utilissima ed urgente la istituzione di un laboratorio chimico
municipale ;
2.** La istituzione potrebbe essere fatta a tutte cure e spese del Mu-
tdcipio, o con apposite combinazioni presso il laboratorio dell'Università,
o dell'Istituto tecnico;
3.^ La istituzione di pianta di un laboratorio a tutte spese e cure del
Municipio, sarebbe da preferirsi , se i bisogni del servizio sanitario per il
Comune, giustificassero l'aggravio economico ; ma questo aggravio, riuscendo
eccessivo di fronte ai bisogni e all'utile, non si può proporre un tal modo
di provvedimento;
4.^ L'appoggiarsi ad uno dei laboratori sunnominati, è, per i riguardi
— i6o —
economici la migliore soluzione del problema^ pur ottenendo buon
VIZIO ;
S.° Corrisposta dal Municipio una retribuzione annua complessiva
il personale ed il materiale, il Laboratorio dovrebbe prestarsi a qualunqw
operazione chimica od affine nei riguardi sanitari, richiesta dal Municipio j
6.^ Il Laboratorio, nella sua qualità di Istituzione municipale, è obb^
gato, esclusivamente per fine di sanità, alle analisi che gli fossero richiesti
ì
dai privati , i quali dovrebbero pagare un moderato compenso in base i
tariffa determinata dal Municipio , o col consenso del Municipio , da ve>'
sarsi a prò dell'amministrazione che possiede il laboratorio.
Membri Effettivi della Sooiet& Italiana d'Igiene
ammessi nel mesi di dicembre 1881, gennajo e febbrajo 18S2.
Anelli Parroco Rinaldo, Brembate Ticino
Brioschi prof. Francesco, Senatore, Milano
Beisso prof. Torquato, Genova
Borromeo conte Emilio, Milano
Casanova comm. Giuseppe, Roma
Cannizzaro prof. Stanislao, Roma
Colombo dott. Giuseppe, Milano
Casali prof. Adolfo, Bologna
Fantina dott. Emilio, Somma Lombarda
Franceschi prof. Giovanni, Bologna
Fenchini prof. Lorenzo, Padova
Ferrini prof. Rinaldo, Milano
Funaioli dott. Paolo, Siena
Guzzoni degli Ancarani dott. Arturo ,
Modena
Inzani prof. Giovanni, Parma
Lampertico Fedele, Senatore, Vicenza
Luciani prof. Luigi, Firenze
Moro dott. Ettore, San Giorgio (Provindt
di Padova)
Montalti dott. Ciro, Ravenna
Mazzotti dott. Luigi, Bologna
Pavesi Carlo, chimico, Mortara.
Pellizzari prof. Giorgio, Firenze
Porro Lambertenghi conte Giulio, Se-
natore, Milano
Pagello dott. Pietro, Belluno
Violini dott. Marc' Antonio, Verona
Zambianchi dott. Antonio, Roma.
V/S/«,A/^/\A/VA^^^A>AA ^^^ ^-^ ^ >■
% ^^k^^A^-s^^^/\^.y^ rf\^^^A^.^/\^^k^>^^^ '
1 ^^ A^-A A^k^^ ^
Dott. Gaetano Pini, Gertntt.
Milano, i88a. — Sub. G. Ci velli.
PARTE PRIMA,
MEMORIE ORIGINALI.
LE CASE MORTUARIE.
Memoria
del Dott. G. Gianni e Prof. L. Galli.
I,
La questione delle Case Mortuarie si ridesta oggi con larghezza e serietà
di discussioni circa T importanza loro, e con studi ripetuti e diligenti
quanto alla miglior disposizione da darsi a questi stabilimenti. Richiama l' at-
tenzione de* cultori dell'igiene pubblica per T intendimento altamente mo-
rale che in sé racchiude, e pei vantaggi igienici che con la soddisfazione
di quello possono ritrarsene. Prova ne siano le belle, e, si può dire, com-
plete discussioni avvenute sull'argomento : V una nel Congresso d' Igiene di
Stoccarda del 1879 (i), di cui ^^^ chiara brevità e con esattezza ci dà
conto il dott. Bonfigli nel nostro Giornale (2), e nel seno della Società di
Medicina Pubblica e d' Igiene professionale di Parigi ; Taltra, suscitata da una
memoria presentata nel finire dello stesso anno 1879 ^^^ ^^^^* ^^ Mesnil sulla
Creazione di Case o Depositi mortuari a Parigi (3).
Pareva, dopo la grandiosa iniziativa presa dalla città di Francoforte nel
1823 con la costruzione della sua famosa Casa Mortuaria sulle traccie delle
(i) Compie rendu du Congrh <fhy glene, à Stuttgard, en 1879 (Deutsche Vierteijahrschrift
fur àff, Gesundheitspflege, t. XII, fase. 2. pag. 160-266^ — Revue dJIygiene et de Polke
Sanitaire: Deuxième année 1880, pag, 728-729-730.
(2) Giornale della Società Italiana irigiene, — Anno II, N.*^ 364, pag. 372-373-374.
(3) Revue tfllygiène et de Police Sanitaire, — Première année 1879, pag, 90S,
II
idee di Hufeland (i) e dopo la costruzione di alcune altre in Prussia (2) ^
di qualcuna pure in Italia (s), tutte più o meno inspirate al concetto di socr^
correre i casi di morte apparente, che la questione non meritasse più aX*
cuna considerazione, perchè ormai i nuovi ordinamenti civili nelle divers^e
nazioni, e le disposizioni di legge e dei regolamenti locali escludessero ^sl
possibilità di cotesto tristo avvenimento; e ben può dirsi che esse davvero
lo rendano quasi impossibile. Però T incremento dell'igiene, il favore dkxe
va guadagnando nelle moltitudini e presso i Governi, per il benefizio inces-
sante d* insegnamenti direttamente utili alle popolazioni, ha fatto si che la
scienza tutelare che lavora e studia per il maggiore dei beni, che è la sa-
lute, trovi un altro lato nella questione da mettere in evidenza come argo-
mento irrecusabile della utilità, e della necessità assoluta nelle città delle
Case Mortuarie. Il fervore del bene sorretto dal favore, dalla gratitudine
de* beneficati è sprone e nobile incitamento a sempre nuove ricerche, ed
a migliori opere. Si è accertato con le cifre (la statistica è potente au«
siliaria all'igiene) come nelle città, e più particolarmente ne' considerevoli
centri di popolazione, il numero delle abitazioni con poche stanze, ed anche
con una sola stanza è grande, grande più che non si creda. Da ciò pro-
miscuità de' morti co' vivi là dove non esistono depositi mortuari per tutto
quel tempo che la legge esige prima della inumazione. £ da questa promi-
scuità grave jattura per la salute pubblica. Che non tutti i casi di decesso
per malattie da infezione e contagiose vengono in fatto trattati con tutti i
riguardi e con l'anticipazione, del sotterramento, che può dal medico veri-
ficatore della morte essere ordinata a forma di legge. Né per gli altri è
da ritenersi cosa innocua in ambienti già in pessime condizioni igieniche
la presenza di tm cadavere per molte ore anche prima che si abbiano
segni di putrefazione. Senza saggi microscopici e chimici dell'aria in quelli
contenuta, l'olfatto ci dice spesso che tale opinione è vera. Si aggiunga poi
la influenza morale penosa, dolorosa, che esercita sull'animo dei superstiti
la vista per un tempo lungo dell'estinto in quella stanza che fu il nido, ed
è stata la culla di affetti forti e gentili, giacché anche il popolo sa amare,
e si avrà nuova ragione da annoverare tra gli effetti nocevoli prodotti da
quella promiscuità.
(i) Tardieu: Dictwnnaire éTHygiene pubìique. — Paris 1862, T. IL Pag. 628-629-630-631.
(2) /^ftnté iTHygune sopra citata. Denxième année 1880, pag. 230.
(3) A Lucca ove la precedente Casa Mortuaria demolita nel 1871 per ampliare lo
dale fu edificata nel 1850.
— 103 —
Ecco il vero lato della questione che dee pigliarsi in considerazione al
presente. £ sotto questo rispetto ci proponiamo di studiarla brevemente, ac-
cemondo quindi al miglior modo di costruzione di un asilo mortuario.
II.
Posta cosi la questione dobbiamo vedere se realmente il danno grave,
quale da nói si dichiara, esista sia pel numero cospicuo di abitazioni tanto
infelici da ricoverare nelle città, e specialmente nelle popolose, in una sola
0 poche stanze tutta una famiglia, sia per la più facile diffusione di malattie
«c| infettive e contagiose, e pel deterioramento igienico che induce in generale
la permanenza de' cadaveri nel domicilio.
E relativamente alla prima ragione del danno a dimostrarla ci basteranno
pochi dati numerici, che si riferiscono ad una grandissima e ad una pic-
cola città in condizioni di vita sociale ed economica quasi opposte tra loro,
perchè viva l'una ed attiva per numerosissime industrie manifatturiere, ed
attraente popolazione delle diverse parti della nazione e dall'estero, pochissimo
manifetturiera Taltra, e vivente più che del lavoro industriale, dei prodotti
di quello agricolo. A Parigi, secondo le asserzioni del dott. E. R. Perrin (i),
in una città di 2,000,000 di abitanti, sopra 684,952 locali che servono
all'abitazione, 468,641 hanno un valore locativo minore di 300 lire annue,
ed in alcuni circondari popolosi tali abitazioni molto ristrette, a tener conto
del prezzo in un sì grande centro , rappresentano nove decimi del totale.
Ed niUL parte poi di esse viene destinata in secondo affitto a camere am-
mobiliate che raccolgono in 7244 di quei refugi insalubri circa 100,000 per-
sone. A.Lucca, città di 21,286 abitanti, esistono 350 abitazioni di una sola
0 di due stanze occupate da circa 1000 persone (2).
Da tale agglomeramento in qualunque città restando evidente la neces-
sità della permanenza de' cadaveri tra i vivi, ove non esistano depositi mor-
tuari, ne emerge la vera ragione del danno che igienicamente devono averne
le popolazioni povere delle città stesse, reso anche maggiore dal fatto che
già vivono in mezzo a condizioni insalubri di ogni maniera. Nelle classi a-
(f) Revue d^Hygtkne sopra citata — Deuxième année, 1880, pag. 231.
(2) Questi dati si raccolsero da una Commissione nominata dal Consiglio Municipale quando
nel 1873 il medesimo studiava la convenienxa di non riedificare, per una veduta economica»
la Casa Mortuaria compresa nelle demolixioni rese necessarie daU'ampliazione dello spedale.
Furono raccolti parrocchia per parrocchia e passando in rivista strada per strada e ad una
ad una le diverse abitazioni de' poveri.
— 104 —
giate, e tra i privilegiati della fortuna l'ampiezza, e la vastità delle case, i&
la perfetta esecuzione delle prescrizioni igieniche suggerite dal medico ne pc^^
trebberò assicurare nei casi comuni per la permanenza del cadavere al do^
micilio fino al momento del trasporto al cimitero. Ma è in quelle anguste
case del povero, dove mal tenute latrine e sporcizie d'animali domestici, ctxe
spesso per ignoranza ed invincibile consuetudine si tengono ad appuzzare
gir ambienti, ed emanazioni dall'esterno in oscure e luride viuzze accumix-
lano tanta causa di malsania, è in coteste che dovrebbe giacere sopra ixn
lurido e spesso unico letto per molte ore, e talvolta per necessità inesora-
bile di serviamo anche per un intiero giorno, il cadavere del difterico, d^
tifoso, della donna morta d' infezione puerperale ; che nelle piccole città per
pregiudizio non ancora vinto raro è che la madre legittima ricorra per sgra-
varsi all'Ospizio di Maternità. Or com' è possibile che la presenza di esso,
non solo non aumenti le ragioni d'insalubrità in quelle stanze, ma non vi
diffonda altresì più abbondanti i germi specifici di ima malattia infettiva e
talora contagiosa già accumulatisi durante la vita? I cadaveri poi tenuti in
condizioni simili anche senza che siano il prodotto di una infezione acuta
dell'organismo, e senza che presentino alcun segno di putrefazione bisogna
che diano luogo allo svolgersi di esalazioni inquinanti l'aria dovute allo
scomporsi dei liquidi organici ed alle emanazioni del corpo che già imbrat-
tarono il letto nell'ultimo periodo della malattia. Né in tali circostanze di
persone e di luoghi è facile, per non dire che è impossibile, avere la puli-
tezza del cadavere come si costuma tra le persone agiate, e che intendono
certe esigenze igieniche, ed intendendole hanno modo di sopperirvi. Non ^
quindi da negarsi la necessità igienica della sollecita rimozione de' cadaveri
dalle case del povero per qualunque malattia sia avvenuto il decesso.
Non è poi neppure da discutere sulla convenienza della rimozione anch^
più sollecita di essi, e per tutti i cittadini indistintamente, nelle morti di
malattie infettive (zimotiche) anche quando non abbiano mostrata indole ma
nifesta di contagiosità in una singola epidemia, essendo tale rimozione utit
misura igienica suggerita dalla più elementare saviezza. Né parleremo dell^^
assolutamente contagiose per le quali, dominino o no con genio popolare^^'
sempre dai Municipi e dalle Autorità Governative si pigliano prowediment
speciali per le inumazioni, onde queste riescano pronte e circondate da qùélU
cautele che valgono a circoscrivere e limitare l'epidemìa.
Ma oltre queste ragioni per raccomandare alle Amministrazioni Municipali
la costruzione delle Case Mortuarie nelle città, non parlano forse, ed
bastanza eloquentemente, i casi di morte improvvisa che accadono sulh
— i6s —
pubblica via, ed i suicidi fuori della propria abitazione, e le asfissie da
qualunque causa ? In tutti questi casi se lo spedale non apra le sue porte,
cosa che per onore del vero dobbiam dire non frequente ad avvenire,
occorre un rifugio all' individuo spesso in istato di dubbia morte, e spe-
cinlmente se non ha in città famiglia o stabile dimora. £ pel caso di
«sposizione di un cadavere per la necessaria identificazione non possono
esse prestare un utile servizio ? Possono prestarlo; ed ammessa per altre
ragioni la necessità delle medesime, l'utile che se ne può trarre ad altri
fini è incontestabile, molto più che, come mostreremo, la spesa per rag-
giungerli non aumenta affatto nella costruzione.
III.
Ma prima di dire del miglior modo di costruire una casa mortuaria,
convien porsi il quesito : se debbono tali stabilimenti esser per l' uso ob-
hlì^atorì o facoltativi.
Per noi non devono essere obbligatori \ perchè per certi riguardi igienici,
che possono avere in altro modo una piena soddisfazione nel domicilio
privato là dove le angustie della casa e de' mezzi economici non li vietano,
e le cognizioni ormai abbastanza divulgate su argomenti d'igiene per di
più li suggeriscono, non si deve impedire a tutti indistintamente una ma-
nifestazione rispettabile d'affetto che si vuole esprimere da molti con il
rendere gli estremi uffici di pietà verso i loro cari estinti fino a compome
1^ salma nella cassa mortuaria in quella istessa stanza in cui l'amata per-
sona moriva, di là avviandola direttamente al Cimitero. Solo eccezionalmente
possono essere obbligati tutti i cittadini a deporre i loro morti nella Casa
Mortuaria nel caso, come dicevamo, di decessi per malattie da infezione
^ta con indole di contagiosità, sebbene non ancora dimostrata per ripe-
tiaone di altri casi. Nell'occasione poi luttuosa di morbi popolari, deve
l'Autorità cui fa debito l'Amministrazione Sanitaria, sia nel Governo sia
nel Comune, provvedere secondo le circostanze esigono. Né devono essere
<>bbligatori per un' altra ragione, che è quella di diminuire la spesa per
lunpianto di essi, la quale facendo, carico ai Municipi desterà sempre
difficoltà maggiore ad esser deliberata quanto più sia alta. £ più sarà alta
<ltianto più sia grande il numero de* cadaveri che dev'essere ospitato, ed
«levato il grado delle esigenze circa l'interna sistemazione e l'addobbo
PW parte delle famiglie, anche privilegiate della fortuna, costrette ad usarne.
Noi stimiamo giusto e consentaneo alle ragioni suddette che gli Asili
— i66 —
■
Mortuari nelle città abbiano ad essere facoltativi. E V esperienza che
parecchi anni abbiamo di quanto succede a Lucca, ove funziona una Ca
Mortuaria di modeste proporzioni, ma sotto ogni rispetto rispondente
bisogni pe' quali fu istituita, ci conferma pienamente nella bontà de
espressa opinione. Ciò che non s' impone per obbligo viene più volontic
eseguito, e lasciando libertà alle famiglie ne' casi ordinari di portare o i
i cadaveri alla Casa Mortuaria, si ottiene che vi siano trasportati qu;
tutti. Poiché sanno che in quel luogo a tutto è provvisto per il rispetto n
solo, ma per il decoro altresì, e per ogni evenienza anche di morte ap]
rente. A Lucca sopra una totalità di looo, e poco più cadaveri, che
città fornisce all' anno (0, 900 circa sono deposti nella Casa Mortuai
Municipale. In questi nove decimi della dolorosa schiera sono compri
cadaveri provenienti dalle famiglie più rispettabili per coltura, per gentilez
d' animo e di costume, e per censo.
IV.
Dove, e come dee esser costruita una Casa Mortuaria, perchè rispondendo
ogni esigenza igienica soddisfi nel miglior modo all'ufficio per cui viene eretl
Stando agi' igienisti più coscienziosi e diligenti nel tener conto di o§
cagione d' insalubrità e di ogni inconveniente ne' servizi di questo gene
dovrebbe scegliersi per la costruzione di un Asilo Mortuario luogo amei
e lontano dall' abitato, nelle città alla periferia. Dovrebbe T Asilo aver s
veglianza continua per il caso remoto, ma pur possibile, di morte apparei
e per altre gravi ragioni di verificabile violazione del luogo (2X Per la inte
disposizione a darglisi chi predilige il sistema cellulare presente vigent
Francoforte (3), ed a Chemnitz (4), e suggerito in Francia alla Società
Medicina Pubblica e d'Igiene professionale dai sigg. Bonnamaux , Gast<
Trélat, e Lafallye (5), chi il sistema a sale adottato in Baviera (6).
Niun dubbio che dovendo determinarsi a priori il sito per le C
Mortuarie le qualità accennate non avessero sempre a ricercarsi. Ma
determinazione nel caso concreto cpnvien farla cercando sempre di co
(i) Fra questi figurano i decessi dello spedale civile che riceve gli ammalati di I
la provincia, e quelli delle milizie stanziate nella città.
(2) Roncati: Compendio tf/gUne, — Napoli 1876, pag. 468.
(3) Tardieu : Luogo citato. ,
(4) Giornale della Società Italiana tt Igiene, — Anno II,® N. 3 e 4, pag. 373.
(5) Revue d'Hygiine: Luogo citato — pag. 47-48-239.
{6) Tardieu : Luogo citato.
— 107 —
jpte tali stabilimenti con il rimanente del servizio mortuario di cui sono
ìk parte. Ora i Cimiteri , verso i quali essi sono propriamente la prima
tttboe, in obbedienza alle giuste esigenze dell' igiene si costruiscono fuori
t lontani più che sia possibile dalle città, e si cerca di spingerli sempre
fi kmtam. Affinchè siano soddisfatte le necessità ineluttabili del giornaliero
rniino occorre che le Case Mortuarie si edifichino o presso quelli o sulla
ndie vi conduce, adattandosi all'impero della necessità. Altrimenti dovendo
e il luogo con le migliori condizioni igieniche , il più delle
lalte si moltiplicherebbe tanto il servizio da renderlo inattuabile. Ma alla
cfificazione presso i Cimiteri opponendosi la legge che non vuole in Italia
iama abitazione (e quella del custode non può non considerarsi come
tfele) dentro il raggio di metri 200 da loro (i), non resta che attenersi a
^ luoghi più adatti che si trovino tra la città ed il suo Cimitero ; alla
periferìa ed in parte abitata per le piccole città, ne' circondari popolosi
delle grandi, se in queste occorra costruire più d' una Casa Mortuaria, cer-
cando possibilmente luoghi ove meno spesseggi il caseggiato. L'assoluta
ÌDoocuità di tali stabilimenti è pienamente garantita dai provvedimenti che
s adottano nel costruirli.
Nel confronto tra la interna disposizione a ce//ule ed a sa/e e per la minore
ipesa, e per la ragione estetica sarebbe preferìbile il tipo a sale. La ripetizione
per ogni cellula non solo degli utensili di assoluta necessità per la conve-
niente deposizione del cadavere, ma altresì dei mezzi di rìscaldamento e d'illu-
ninirìone non può non accrescere la spesa occorrente. E dal lato estetico
la cellula desta troppo viva l' immagine della tomba ; sia pure abbellita dai
fktti e ravvivata dalla luce, come quelle di Francoforte, è una tomba di
pandi dimensioni, abbellita, ed infiorata. E tale dee mostrarsi al visitatore
dalla firedda e lugubre sala di veglia spingendovi lo sguardo. Mentre una
lala grande dipinta a colori chiari, provvista di molta luce, da ampie fine-
stre munite d' inferriate di bella forma, con letticciuoli in ferro ricoperti di
materasso e circondati di una cortina in tela a foggia di zanzariere, da ab-
bassarsi quando il letto è in servizio, ha più l' aspetto di un bel dormentorio
da operai molto propri e provvidi, che pensino alla salute ed insieme alla
pulitezza, ricorda più una ridente sala di un modesto spedalino di qualche
boigata campagnola, che l'asilo della morte. Due sale sole possono ba-
stare, una per i comuni decessi, l'altra pei decessi da malattie infettive e
contagiose. Per il resto della intema disposizione, sia pel numero come per la
(i) Alt. 65 del Regolamento di Sanità, 23 giugno 1874.
— i6S —
destinazloixe ed ampiezza delle altre stanze, i bisogni della dttà, e la po]
zione di essa debbono esser guida nel redigere un progetto di Casa Mortu
che possa ben rispondere in ogni caso allo scopo per cui s'istituisce.
Ecco come a Lucca, città di 20,421 abitanti secondo 1 risultati del
simento del x88i, con la mortalità media nell'ultimo quinquennio di <
1000, fii costruita la nuova Casa Mortuaria, da noi ideata e diretta, e e
funziona con il suo sistema a sale.
Alla periferìa della città presso le mura in luogo poco abitato verse
nente, sopra una piazza donde si accede alla porta che guida al Cimil
sorge su i disegni dell'architetto comunale signor Ciro Bastianoni, e sopra
area di m. q. 324.24 ombreggiata dagli alberi e dalle verdi pianta^
del viale delle prossime mura passeggiabili, la nuova Casa Mortuaria
architettura d'ordine dorico, severo, quale si addice al suo ufficio m
e pietoso, ma al tempo stesso per la correzione e la semplicità delle 1
piacevole. È elevata sul suolo circa 30 centimetri, non ha alcun p
sopra di sé, che la casa del custode sopra un' area di m.q. 94.05 , le
al fianco di mezzodì, indietro però dalla linea di fronte tanto da scop
quasi per intiero, come per intiero è scoperto quello di settentrione, ce
che isolata per tre lati ben si presenta all'occhio.
Figura i.*
X. Ingresso.
3. Sala comune di deposito,
3. Detta speciale.
4. Detta da dissexioni.
5. Abitazione del custode.
6. Passaggio alle Infermerie.
7. Caloriferi. .
8. Vasche.
9. Giardinetto.
C2
•^ 169 —
La interna disposizione ( V, Fig. I) ne è semplice, mentre risponde in
tatto ai bisogni del servizio. Un vestibolo al centro di m. 13.20 in lungo
€0Q m. 5.10 di larghezza ed alto m. 7.85 {V. Fig. I, i) per quattro grandi
pone, due per lato, provviste di cristalli opachi ed a rosta fissa, dà accesso
dd lato di mezzodì alla sala più grande ( V. Fig. I, 2), pe' decessi comuni
<m. 15.70 su m. 5.90 di larghezza ed alta m. 7.85; dall'altro di setten-
trione ad una più piccola sala ( V. Fig. I, 3), che può servire a* decessi
fi malattie epidemico-contagiose, e ad una seconda sala (K Fig. I, 4)
fi minor grandezza destinata alle sezioni pel fisco, non che del vicino spe-
=1 (Uè che ha per sé locale apposito. Il vestibolo serve di sala d* aspetto
fi sodalizi religiosi e civili che compiono ed associano il trasporto, e può
(Rie aperto al pubblico per il caso di qualche esposizione di cadavere
ad modo che di sotto è accennato.
U luce vi penetra copiosa dalle ampie finestre a cristalli opachi tutte
ìk^ meno quelle della sala destinata alle sezioni del fisco, e soltanto nella
potè superiore mobili per la rosta. Durante i servizi notturni il locale
iillnminato largamente dalle fiammelle del gas portate da eleganti bracci.
Alla ventilazione dello stabilimento è provveduto naturalmente per
l'ampia porta del vestibolo chiusa solo nella parte mobile da cancello
con lamiera di ferro ed aperta nella rosta in comunicazione con le aper-
tnre superiori delle finestre nelle sale, e con la porta che dalla gran
sala conduce al passaggio per lo spedale dietro la casa del custode
{V. Fig. I, 6). Il qual passaggio al di là del muro di mezzodì della casa
stessa ( V. Fig. I, 5) diviene un corridojo scoperto, che guida ad un giar-
dino appartenente al vicino spedale. Questo modo di ventilazione può essere
osato quando le sale sono vuote, ed anche quando vi siano cadaveri deposti,
se piaccia. Che del resto un altro modo di ventilazione è stabilito artificial-
oiente mercè una conduzione aerea che comincia per varie bocche aperte
nello spessore del muro Del contorno esterno delle finestre, e termina,
percorrendolo, nell'interno delle sale a terra per piccole aperture corri-
spondenti ad una per ogni lato di finestra (0, messa in attività tale con-
duzione dall'attrazione esercitata dai caminetti , che sono in tutte le sale
(^Fig. I, I) a tale oggetto, oltreché per servire al riscaldamento. Ausib'ario
poi di tale ventilazione artificiale, ausiliario debole si ma pur nondimeno
efficace, è il modo di disinfezione dell* ambiente che circonda immediata-
. (i) Vedansi nella Fig. I i piccoli punti bianchi ai lati delle finestre delle due sale di
ffeposito nello spessore del muro, e nella metà intema difesso. -
— ryo —
mente il cadavere in deposto, mentre garantisce il Tidoato dall'emanazioni
della Casa Mortuaria, e che tosto
"^z^~Wji\».ìSAr= ^
Semplice ne è la mobilia, ma linda e dicevole al rispetto che impone L
più grande delle umane sventure. I letticciuoli di ferro {V. Fig. II, D) d
— 171 —
m. 2 in lungo, su m. 0.60 di largo, a piano leggermente inclinato, e con
dolce rilievo alla testata che simula il capezzale, sono tinti in nero e muniti
di materasso di crine vegetale vestito di gomma elastica. Hanno al di sopra
ano zanzariere (F. Fig. U, E) color di tela di canapa greggia, guarnito in
nero e sostenuto da un intelajatura in ferro mobile sul muro , che si ab-
bassa e si alza col mezzo di una carrucola dal basso ; sul muro al di sopra
dello aanzarìere il numero progressivo del letto in majolica. Una lampada
ad olio pendente al centro della sala, quando è in servizio, i termometri
alle pareti, brune tende alle finestre per evitare con i raggi solari il so-
verduo riscaldarsi delle stanze, lo completano. Il mobilio ed insieme la
cEspoaizfone de' colori alle pareti fatte a somiglianza dello stucco venato in
chiaio, con basamento non tanto scuro, danno alle sale un carattere emi-
nentemente serio, ma non lugubre.
A limnovere ogni possibile emanazione dannosa ad ogni capoletto è un
piccolo finestrino ( V, Fig. II, G) , donde incomincia un condotto d'aria che
con fiognatura della parete corrispondente, e poi del pavimento (F. Fig. I, 2,
3, e 4), e quindi della parete del vestibolo ascende fino al tetto, al di
sopca del quale sbocca con altrettanti fumajoli. Nella parete del vestibolo
ginafeo all'altezza di un metro e cinquanta centimetri circa dal pavimento
inoontra nna piccola cameretta chiusa con sportellino a cristallo ( V, Fig. Ili, C)^
ove aide un forte getto di gas, che aspirando l'aria dal di sotto dello zan-
zariere quando è abbassato, ne promuove il rinnovamento, mentre l'avvia
aU'uata dopo averne distrutto, abbruciandolo, ogni germe dannoso che per
avtentura potesse contenere.
Cotesti getti di gas dee ritenersi che abbrucino realmente i prodotti di
scomposizione del cadavere, giacche, oltre non avere mai nelle sale alcuna
cattiva esalazione, il nostro custode asserisce di avere costantemente osser-
vato che ove in qualche cadavere comincia alcun segno di putrefazione la
fiammrfli^ corfispondente del gas abbrucia con maggior vivezza di luce e
eoa nn fiiscio luminoso doppio delle altre che hanno la stessa pressione.
Figura 3.'
— 172 —
Quando si depone un cadavere viene abbassato lo zanzarieie, ed ac
il gas nella corrispondente cameretta che porta sopra di sé eguale il
mero d'ordine del letto. In casi straoidinarl, quando vi ha anche il rei
dubbio di molte apparente, s' infilano alle dita delle mani del cada
dubbio, incrociate prima sul venUe, gli anelli destinati a mettere in gii
un apparecchio elettrico semplicissimo
che servirebbe ove si desse mai l'oc-
casione, a dar l' allarme al custode.
Cotesti anelli per mezzo di un cor-
doncino di seta fanno capo all'estre-
mila inferiore di una S metallica con
la curva inferiore assai più piccola della
superiore articolata sopra una tavoletta
che è a capo del letto ( V. Fig. II, F),
Per una trazione anche dell' estensione
minima di un centimetro la S manda
innanzi la estremità superiore della cur-
va pili grande, e chiude un circuito
elettrico, dentro il quale sta una suo-
«lerla d'allarme continuo, che trovasi
in casa del custode con una tavola in-
dicativa de' numeri de' letti nelle sale.
Il custode ed il suo servo sono anche
istruiti perfettamente nel modo di pra-
ticare la respirazione artificiale col mi-
glior metodo (0. Di più ad eccesso
di cautela al di sotto della tavola elettrica indicatrice de' Ietti trova
bottone di un campanello elettrico che per mezzo di lungo filo va, tra^
-al giardino dello spedale, a far capo in una delle inferroerìe per gl'in
diati soccorsi in qualunque evento.
Per il caso, che pur si è dato, di esposizione di un cadavere, al p
d'intersezione del terzo verso il mezzogiorno con gli altri due della gr;
(i) n mEglioT metodo k per l' esperienza fallane con resultali meravigliosi quell<
prof. Facini di Firenze. Con es(o anche di leccate qui a Lucca si t avuta la resurre
di un neonato asfittico dopo 65 minuti di manovn. Il caso particoUreggiato t nurati
esattezia dall'ostetrico assistente doti. G. Lippi aù\' Impaniale di Firenze N. 30, 18S1. 1
i diversi casi che fanno convinti dell'eccellenza di cotesto metodo sugli altri veggoi
sposti in dettaglio nello SptrimiHtali del 1876, N. I,
— »73 —
sala si stabilisce una provvisoria divisione per mezzo di un'alta cortina, sì
coglie an cristallo appositamente mobile ad ognuno de' due battenti della
pofta più vicina all'ingresso estemo nel vestibolo, e questo si apre al pub-
blico dopo avere esposto il cadavere sopra un letticciuolo nello spazio della
sda cosi delimitato verso mezzodì, togliendone gli altri.
Questa Casa Mortuaria che funziona dal maggio del 1876 per la libera-
lità intelligente del Consiglio comunale di Lucca cui piacque imporsi una
spesa, grave per avere un servizio modello, e trovasi in città, se non nel
fitto ddl' abitato, però vicino assai alle abitazioni, dalle quali è divisa dalla
casa del custode (F. Fig. I, 5) e dal lungo corridojo scoperto ricordato
di sopra per una parte, e per V altra da un giardinetto ( F. Fig. I, 9), non ha
recato danno e neppure molestia ai vicini. Si mantiene con poca spesa, che
sole 50 lire al mese ha il custode, e 30 il suo servo; meno di 100 lire
all'umo costa per il gas, e per il servizio elettrico pochissime lire bastando
i xnmovamento completo degli elementi della pila ogni quattro anni, e del
flOrtennto di essi ogni due. Quanto al mobiliare, mercè le lavande che con
h buona distribuzione dell'acqua in ogni stanza (K Fig. I, 8) possono farsi
e sono fatte con larghezza, specialmente sui materassi di gomma elastica
può dirsi esser nuovo. Costò L. 32,881.68, ma di queste L. 13,728.80 furono
spese nell'acquisto di una casa contigua per ridurla ad abitazione del custode,
e di un* altra dal lato di levante per il conveniente isolamento mediante il
giardinetto (0.
Di fronte al tipo a cellule al quale possono riferirsi tutti i diversi pro-
getti di Case Mortuarie presentati ultimamente dall'architetto Bonnamaux e
dai signori Gastone Trélat e Lafollye alla Società di Medicina Pubblica e d' I-
giene professionale a Parigi (2), e nel seno della stessa ampiamente discussi,
il tipo delle Case Mortuarie a sale non merita ancora l'abbandono. Oltre
le ragioni addotte d'ordine estetico ed economico (poiché noi ci permet-
tiamo di dubitare che l'ingegnoso e grandioso progetto dell'architetto Bon-
namaux e l'altro del signor Gastone Trélat possano esser condotti a com-
(i) Di questa Casa Mortuaria furono presentati all'Esposizione Medica di Genova del
1880 in altrettante fotografie il prospetto, la pianta, e l'interno in scorcio sia del vesti-
bolo, sia della sala pei decessi comuni. Di più da uno dei sottoscritti ne fu dato un
cenno nella Sezione IV del Congresso Medico. Ma, o che sembrasse cosa non meritevole
£ speciale considerazione, o che nella moltiplicità degli oggetti da vedersi e discutersi
sfoggisse all'attenzione del Giuri della classe stessa, fatto si è che non ebbe l'onore nep-
pure di una semplice menzione onorevole.
(2) Revue (Tlfygiìne et di Police Sanitaire, — Deuxième année 1880, pag. 47, 239.
— 174 —
pietà esecuzione con la somma presunta di 35,000 lire il primo, e
25,000 il secondo, specialmente se edificabili con espropriazione di case
giato) , stanno per questo altresì i resultati dell'esperienza. E quando in i
pubblico servizio, come il mortuario geloso per il lato igienico e moral<
possono aversi soddisfatte le ragioni severe delU scienza, e quelle sante de
Tafietto, con una spesa relativamente minore ed anche con la certezza
non averne inconvenienti, è molto. È tutto, potrebbe dirsi, per il fine ci
si vuole raggiunto con 1* istituzione di tali stabilimenti.
Non può negarsi il merito alla iniziativa venutaci dalla Germania sul
scorcio del secolo passato e nella prima metà del presente con le sue gra
diose Case Mortuarie a tipo cellulare^ ma non deve dimenticarsi che il megli
sostenuto dai continui progressi delle scienze, vien fiipri sempre dai co
fronti esattamente fatti, e molto più se aiutati dall'esperienza.
— '75 —
DELLA PELLAGRA NELLA PROVINCIA DI MILANO.
Relazione
del dott. Edoardo Qonsales
im nume della Commissioni nominata dal J?« Prefetto di Milano,
(ndro Riassuntivo dei Pellagrosi della Provincia di Milano ricavato da
Idòmazioni avute nel 1880 dalla Società Italiana d'Igiene e nel 1881
àBa Regia Prefettura.
CIRCONDARIO
Numero
dei Comuni
che lo
compongono
Popolasione
secondo
il
censimento
187X
Pellagrosi indicati alla
Società d'Igiene Beglm PrefBttnn
(1880) (1881)
laichi
Fenniioe
Totale
lucili
FeiBBlÌD6
Totale
MHinft .
78
56
52
44
77
419,786
172,080
142,063
102,519
173.345
1,006
335
422
543
1,225
772
346
380
384
799
1.778
681
802
927
2,024
824
274
301
364
672
664
187
284
291
505
1,488
461
585
655
1.I77
Mflfus* •«..•■■■•
Gallirate
Abbiategrasso ....
Lodi
Totale. . .
307
1,009,793
3,531
2,681
6,212
2,435
1,93 1
4,366
I sottoscrìtti, chiamati dall' illustrissimo signor Prefetto della Provincia a
costituire la Commissione che avesse a suggerire i mezzi più efficaci per
bire gli effetti della pellagra col togliere o diminuire le cause che la prò-
<iocono, credono di meglio corrispondere al mandato anteponendo alle loro
«senrazioni un quadro- statistico, dal quale risulti il numero dei pellagrosi
die Del 1880 e nel 1881 esistevano nella Provincia: questi (del 188 1) furono
tolti dai documenti consegnatici dalla Regia Prefettura, quelli (del x88o) dal
qaestìonario che la benemerita Società d'Igiene indirizzava ai vari comuni, e
ciò allo scopo di promuovere un' inchiesta sulla fatale malattia che pur troppo
domina fra la popolazione agricola e quale rovinosa valanga distrugge, in-
ddx)lendo quella povera casta che è tanto necessaria e tanto benemerita!
L'organismo dei poveri contadini va sempre più logorandosi e per l'in-
Abso ereditario e per la miseria, per le condizioni anti-igieniche alle quali
— 174 —
pietà esecuzione con la somma presmita di 35,000 lire il primo, e di
25,000 il secondo, specialmente se edifìcabili con espropriazione di caseg-
giato) , stanno per questo altresì i resultati dell'esperienza. E quando in un
pubblico servizio, come il mortuario geloso per il lato igienico e morale,
possono aversi soddisfatte le ragioni severe delU scienza, e quelle sante del-
l'afietto, con una spesa relativamente minore ed anche con la certezza di
non averne inconvenienti, è molto. È tutto, potrebbe dirsi, per il fine che
si vuole raggiunto con l'istituzione di tali stabilimenti.
Non può negarsi il merito alla iniziativa venutaci dalla Germania sullo
scorcio del secolo passato e nella prima metà del presente con le sue gran-
diose Case Mortuarie a tipo cellulare^ ma non deve dimenticarsi che il meglio,
sostenuto dai continui progressi delle scienze, vien fiipri sempre dai con-
fronti esattamente fatti, e molto più se aiutati dall'esperienza.
— 175 —
DELLA PELLAGRA NELLA PROVINCIA DI MILANO.
Relazione
del dott. Edoardo Qonzales
in nome della Commissione nominata dal J?« Prefetto di Milano,
Quadro Riassuntivo dei Pellagrosi della Provincia di Milano ricavato da
informazioni avute nel 1880 dalla Società Italiana d'Igiene e nel 1881
dalla Regia Prefettura.
CIRCONDARIO
Milano
Monza
Gallarate
Abbiategrasso ....
Lodi
Totale. . .
a e
O 3 _ O
^— " B
78
56
52
44
77
307
Popolasione
secondo
il
censimento
187Z
419,786
172,080
142,063
102,519
173,345
1,009,793
Pellagrosi indiceiti alla.
Società d'Igiene
(1880)
Begim PrefiBttiin
(1881)
laschi
1,006
335
422
543
1,225
3,531
Femmioe
772
346
380
384
799
2,681
Totale
1,778
681
802
927
2,024
6,212
laichi
824
s274
301
364
672
2,435
FemmiDe
664
187
284
291
505
1,931
Totale
1,488
461
585
655
1,177
4,366
I sottoscritti, chiamati dall'illustrìssimo signor Prefetto della Provincia a
costituire la Commissione che avesse a suggerire i mezzi più efficaci per
lenire gli effetti della pellagra col togliere o diminuire le cause che la pro-
ducono, credono di meglio corrispondere al mandato anteponendo alle loro
osservazioni un quadro- statistico, dal quale risulti il numero dei pellagrosi
che nel 1880 e nel i88x esistevano nella Provincia: questi (del 1881) furono
tolti dai documenti consegnatici dalla Regia Prefettura, quelli (del 1880) dal
questionario che la benemerita Società d'Igiene indirizzava ai vari comuni, e
ciò aUo scopo di promuovere un' inchiesta sulla fatale malattia che pur troppo
domina fra la popolazione agricola e quale rovinosa valanga distrugge, in-
debolendo quella povera casta che è tanto necessaria e tanto benemerita!
L'organismo dei poveri contadini va sempre più logorandosi e per l' in-
flusso ereditario e per la miseria, per le condizioni anti-igieniche alle quali
- 178 -
che regnano anche là dove la pellagra non esiste e quindi non possono aver<
importanza che come agenti predisponenti?
Ora prima di esporre quanto crediamo utile per mitigare gli efifetti delh
pellagra si dovrebbe rivolgere l'attenzione alla eziologia della medesima, e
quindi passare in rassegna quanto in proposito fu detto ed insegnato da CaaL.
che primo conobbe la pellagra (0, fino a coloro che in oggi cercarono:
di sciogliere la questione e con studi clinici, fisiologici e chimici, dando cqd .
a questa nostra relazione un' impronta puramente scientifica il che non cat»
risponderebbe al quelito impostoci.
Solo crediamo necessario dichiarare di appartenere alla schiera di cobro
che € considerano il maiz come un alimento incompleto ed insufficiente a
€ restituire all'organismo i materiali necessari alla riparazione delle perdite
e perchè poco assimilabile, ritenendo la miseria con tutte le altre conse-.
€ guenze che la circondano circostanza favorevole al progredire degli di»
€ fetti della causa primitiva ».
Dal che risulta anzitutto la necessità di limitare l'alimentazione escla^
siva del maiz, che o sotto forma di pane, o di polenta, o di focaccia co^
stituisce quanto il povero della gleba ha da offrire a sé stesso dopo #
averla irrorata col sudore della propria fronte.
Ed a ciò non si arriva se non promovendo su maggior scala la coltK
vazione di cereali più assimilabili e più capaci di giungere a completa m»
turanza : frumento e segale, :
Diffatti per la importazione che oggi avviene nel nostro paese di grandi
quantità di frumento d'oltre mare, importazione che sempre più pur troppa
lascia temere abbia ad aumentare per la produttività di terreni colà bonificaci
il nostro fi^mento è scaduto al punto di quasi raggiungere il valore d(f
maiz; per cui non è naturale la domanda se al contadino non conveng|t
aumentarne la seminagione conservandone una discreta quantità per sé, oc^
cupando in questa, parte di quel terreno in oggi totalmente occupato per-
la coltivazione del maiz?
Gran parte della popolazione agricola tiene in deprezzamento la segalìf
e ne coltiva ben poca, trascurandola anche ove per terreni sabbiosi, asciuttL^
mancanti di concime, la sua coltivazione riuscirebbe più conveniente ddfe
l'avena e del grano turco richiedenti terreni fertili, concimati ed irrigatoitg
per cui non sarebbe forse necessario persuaderla quanto per la salute all'ift^
contro sia conveniente, e cosi metterla nella condizione di preparare un paiMk.
(i) Nel 1735 in Oviedo.
— 179 —
di TMÌz, frumento e segale, certo molto più nutriente di quello che
[i adoma il troppo frugale suo desco ?
Dall' aumentata coltivazione del frumento e della segale ne deriverebbe
un altro vantaggio, cioè di poter limitare quella del quarantino e
mtino a quantità sufficiente per usi industriali e sopratutto al nutri-
degli animali bovini, suini e da cortile, e cosi estendere anche un' in-
necessaria pei bisogni dell'agricoltura in generale e pel conseguente
lento della condizione economica dei contadini.
Dalle risposte date al questionario della Società di Igiene risultò che in
inni ove è possibile la nutrizione alternata di zea-maiz coi latticini, coi
a e colle rane, la pellagra o non esiste, o in proporzioni molto limitate,
B primi è necessario l'allevamento su larga scala del bestiame, il che non
si ottenere senza aumentare la superfìcie del suolo irrigatorio e colti-
le a prato; quindi, sìne qua non, la derivazione di canali onde irrigare
asciutte, e cosi avere anche il primo elemento, qual' è l'acqua, per
movere la riproduzione razionale dei pesci e delle rane.
La stagionatura del granoturco è certamente una di quelle più soggette
peripezie, perchè raccogliendosi in ottobre ed anzi gran parte di esso
seconda metà di detto mese, in Lombardia difficilmente questa sta-
è favorita da belle giornate che ne permettono un perfetto essicca-
per cui ogni anno sui mercati esistono grandi quantità di maiz
Ito. Un rimedio a tale inconveniente sarebbe senza dubbio, l'aumen-
deIl*uso delle aje pavimentate, o per lo meno l'ammettere i coloni ad
di quelle già costrutte per uso padronale : tale rimedio però non sa-
ancora radicale, perchè negli anni molto piovosi, come per esempio
scorso autunno, il succedersi di cattive giornate è talmente prolun-
che anche le aje pavimentate rimangono inoperose e non sono che
piccolissima utilità.
Molto maggior vantaggio potrebbero invece apportare gli essiccatoi a ca-
irtifidale ; questi però fino ad ora furono da noi poco o punto studiati
^uelK attualmente in uso si riducono a grandi forni che riscaldano diret-
il grano , per cui se riescono ad esportare sufficiente umidità
permettere al cereale di restare per moltissimo tempo in granajo senza
ulteriori avarie, devono comunicare però un sapore di bruciaticcio,
trasmette alla farina un amarognolo da renderla, benché sana, un ali-
poco gradito.
A togliere anche questo difetto dovrebbero riuscire gli essiccatoi ad aria
i, ed a priori si comprende che il grano debitamente essiccato con tali
- 178 -
che regnano anche là dove la pellagra non esiste e quindi non possono avere
importanza che come agenti predisponenti?
Ora prima di esporre quanto crediamo utile per mitigare gli effetti delh
pellagra si dovrebbe rivolgere Tattenzione alla eziologia della medesima, e
quindi passare in rassegna quanto in proposito fu detto ed insegnato da Casal,
che primo conobbe la pellagra (i), fino a coloro che in oggi cercarono
di sciogliere la questione e con studi clinici, fisiologici e chimici, dando cosi
a questa nostra relazione un* impronta puramente scientifica il che non cor-
risponderebbe al quesito impostoci.
Solo crediamo necessario dichiarare di appartenere alla schiera di coloro
che € considerano il maiz come un alimento incompleto ed insufficiente a
€ restituire all'organismo i materiali necessari alla riparazione delle perdite
e perchè poco assimilabile, ritenendo la miseria con tutte le altre conse-
€ guenze che la circondano circostanza favorevole al progredire degli ef-
€ fetti della causa primitiva ».
Dal che risulta anzitutto la necessità di limitare l'alimentazione esclu-
siva del maiz, che o sotto forma di pane, o di polenta, o di focaccia co-
stituisce quanto il povero della gleba ha da offrire a sé stesso dopo di
averla irrorata col sudore della propria fronte.
Ed a ciò non si arriva se non promovendo su maggior scala la colti-
vazione di cereali più assimilabili e più capaci di giungere a completa ma-
turanza ; frumento e segale,
Diffatti per la importazione che oggi avviene nel nostro paese di grande
quantità di frumento d'oltre mare, importazione che sempre più pur troppo
lascia temere abbia ad aumentare per la produttività di terreni colà bonificati,
il nostro finimento è scaduto al punto di quasi raggiungere il valore del
maiz; per cui non è naturale la domanda se al contadino non convenga
aumentarne la seminagione conservandone tma discreta quantità per sé, oc-
cupando in questa, parte di quel terreno in oggi totalmente occupato per
la coltivazione del maiz?
Gran parte della popolazione agrìcola tiene in deprezzamento la segale
e ne coltiva ben poca, trascurandola anche ove per terreni sabbiosi, asciutti,
mancanti di concime, la sua coltivazione riuscirebbe più conveniente del-
l'avena e del grano turco richiedenti terreni fertili, concimati ed irrigatori ;
per cui non sarebbe forse necessario persuaderla quanto per la salute all'in-
contro sia conveniente, e cosi metterla nella condizione di preparare un pane
(i) Nel 1735 in Oviedo.
— 179 —
misto di maiz, frumento e segale, certo molto più nutriente di quello che
oggi adoma il troppo frugale suo desco?
Dair aumentata coltivazione del frumento e della segale ne deriverebbe
andie un altro vantaggio, cioè di poter limitare quella del quarantino e
cJBqnantino a quantità sufficiente per usi industriali e sopratutto al nutri-
mento degli animali bovini, suini e da cortile, e cosi estendere anche un' in-
dustria necessaria pei bisogni dell'agricoltura in generale e pel conseguente
miglioramento della condizione economica dei contadini.
Dalle risposte date al questionario della Società di Igiene risultò che in
comuni ove è possibile la nutrizione alternata di zea-maiz coi latticini, coi
pesci e colle rane, la pellagra o non esiste, o in proporzioni molto limitate,
pei primi è necessario l'allevamento su larga scala del bestiame, il che non
puossi ottenere senza aumentare la superfìcie del suolo irrigatorio e colti-
vabile a prato; quindi, sine qua noHy la derivazione di canali onde irrigare
plaghe asciutte, e cosi avere anche il primo elemento, qual' è Tacqua, per
promuovere la riproduzione razionale dei pesci e delle rane.
La stagionatura del granoturco è certamente una di quelle più soggette
a peripezie, perchè raccogliendosi in ottobre ed anzi gran parte di esso
nella seconda metà di detto mese, in Lombardia difficilmente questa sta-
gione è favorita da belle giornate che ne permettono un perfetto essicca-
mento, per cui ogni anno sui mercati esistono grandi quantità di maiz
avariato. Un rimedio a tale inconveniente sarebbe senza dubbio, l'aumen-
tarsi dell'uso delle aje pavimentate, o per lo meno l'ammettere i coloni ad
osare di quelle già costrutte per uso padronale : tale rimedio però non sa-
rebbe ancora radicale, perchè negli anni molto piovosi, come per esempio
nello scorso autunno, il succedersi di cattive giornate è talmente prolun-
gato che anche le aje pavimentate rimangono inoperose e non sono che
di piccolissima utilità.
Molto maggior vantaggio potrebbero invece apportare gli essiccatoi a ca-
lore artificiale ; questi però fino ad ora furono da noi poco o punto studiati
e quelli attualmente in uso si riducono a grandi forni che riscaldano diret-
tamente il grano , per cui se riescono ad esportare sufficiente umidità
da permettere al cereale di restare per moltissimo tempo in granajo senza
subire ulteriori avarie, devono comunicare però un sapore di bruciaticcio,
che trasmette alla farina un amarognolo da renderla, benché sana, un ali-
mento poco gradito.
A togliere anche questo difetto dovrebbero riuscire gli essiccatoi ad aria
calda, ed a priori si comprende che il grano debitamente essiccato con tali
— i8o —
apparecchi dovrebbe in nulla differenziare da quello stagionato dai raggi
solari su una buona aja pavimentata.
Resta a conoscersi se economicamente per la spesa di costruzione e di
riscaldamento tali essiccatoi possano riuscire convenienti e su questo punto
nulla si può asserire con certezza , perchè se vari ne furono immagi-
nati, neppur uno fu fino ad ora esperimentato, e sarebbe anzi desiderabfle
che il Governo, le Società Agrarie, i sodalizi che si occupano del filantro-
pico scopo di migliorare il pane del povero, avessero a favorire mediante
concorsi a premi l'invenzione od il perfezionamento di tali apparecchi. Il
loro benefico effetto dovrebbe essere sicuro perchè coadiuvati dalle sgrana*
trìci, renderebbero possibile il raccogliere e far stagionare perfettamente il
maiz anche negli autunni piovosi.
Il pane del contadino, preparato nelle famiglie ogni sette od otto giorni^
di peso superante i due chilogrammi, privo di sale e di lievito, riesce cotta
solo al contorno e quindi assolutamente anti-igienico. A tanto male do-
vrebbe porvi riparo la diminuzione del prezzo del sale, considerato come
alimento fisiologico, e V istituzione di forni (i) consorziali e comunali nei
quali, sotto la diretta sorveglianza o del sindaco, o del medico condotto^
si avesse a preparare pane ogni due giorni, di prescrìtta dimensione e colle
dovute regole della panizzazione.
Case umide, insufficienti per aria, e capacità, non pavimentate, contor-
nate da letamaj, prive di pozzi, costituiscono per lo più il misero e squal*
lido tugurio deir infelice contadino, delle quali si dovrebbe compilare im T
elenco colF indicazione del numero delle persone che vi abitano e a ter-
mine del regolamento d' igiene pubblica prescritto dalla Legge comunale e
provinciale (Art. 138) e dalla Circolare ministeriale 18 settembre 1874
N. 20700-2, obbligare il padrone a quei provvedimenti che l'umanità e
la Legge impongono, e cosi allontanare tanto accumulo di circostanze che
ailche isolate valgono a distruggere costituzioni sane, tanto più facilmente
quelle già deteriorate dalla cattiva ed insufficiente alimentazione, od offrile
air incontro premi ed incoraggiamenti d' ogni genere ai proprietari del suolo
che miglioreranno le condizioni dei loro coloni.
Quando sulla fine del secolo scorso (giugno 1784) la pellagra infieriva
più che mai nell* agro Lombardo, Giuseppe II convertiva in apposito Ospe-
dale pei pellagrosi V ampio monastero di Santa Chiara in Legnano, affidan-
dolo alla direzione dell' illustre Gaetano Strambi©, e ciò al doppio intento
e di ritirarvi per la cura non solo i pellagrosi conclamati, ma anche quelli
(i) Panetterie.
— i8i —
che presentavano sintomi iniziali della malattia, la quale certamente, come
qualunque altra, ha un periodo acuto, che trascurato passa allo stato cronico
deteriorandone la costituzione al punto da renderla bene spesso inguaribile.
Molte volte alcuni pellagrosi dopo razionale cura in un Ospedale rltor-
iiano alla propria famiglia se non guariti, per lo meno di molto migliorati,
ma restituiti alle medesime cause, ben presto li atterra una recidiva e ciò
perchè privi di mezzi per continuare quella cura riparatrice e ricostituente
^e ebbero al Nosocomio. Come rimedio al primo fatto sarebbe utilissima,
<dtremodo vantaggiosa la erezione di Ospedali circondariali pei pellagrosi
o?e il male fosse curato fino- da' suoi primordi. La pellagra non si cura
na si previene, disse Zambellì I Si allontanerebbe poi la probabilità delle
recidive qualora i Comuni con pochissimo sacrificio avessero al povero pel-
lagroso dimesso dall' Ospedale, continuare giornalmente , per un lasso di
tempo da stabilirsi dal medico condotto, distribuzione di vitto variato, igie-
nico e nutriente.
La Commissione ha seguito col massimo interesse e pari attenzione la
istituzione in vari Comuni dei forni Anelli, e mentre nei medesimi conosce
ì vantaggio ed il bene che potrebbero arrecare, non può esimersi dal di-
^faiatare come mancano al loro scopo laddove vengono lasciati privi di sor-
veglianza necessaria, e non vorrebbe si credessero sufficienti i suddetti forni
per ritenere risolta la questione della pellagra, che è questione molto com-
plessa perchè complessi i vari interessi economici coi quali s* innesta e s* imme-
ilesima, e mal s* appiglierebbe al vero colui che credesse scioglierla d' un
tratto, ma riesce di conforto il riflettere che, come tutte le questioni sociali,
sarà a poco a poco soccorsa dal progresso, da questa mistica forza, della
quale nessuna potenza d'ingegno umano può arrestarne il decorso e che
stabilisce gli elementi e la garanzia dell' ordine e della moralità.
Ecco quanto i sottoscritti dichiarano frutto di loro convinzione pratica
e scientifica , e non possono por fine alle loro parole senza francamente
esporre il voto che è ormai tempo di dare il bando alle inchieste da tavolo
per sostituire quelle ife visu , dalle quali solo è permesso sperare risultati
che abbiano per base e punto di partenza la realtà.
Li 37 gennajo 1882.
"^ Firmati: Dott. Gaetano Strambio
Dott. Malachia De-Cristoforis
Dott. Gaetano Pini
Dott. Edoardo Gonzales, Relatore.
— l82 —
I DISTURBI DEL L' UDITO
Appunti d'igiene pedagogica
del dottor Cesare Musatti
In verità ogni qualvolta m'accade di leggere nelle diligenti relazioni del
chiarissimo dott. Janssens quanto concerne l'ispezione sanitaria delle scuole
a Brusselles io mi rattristo pensando al nulla o quasi che si fa da noi»
malgrado i voti di tanti Congressi, malgrado le calde e dotte sollecita-
zioni del prof. Alfonso Corradi , malgrado infine le migliori intenzioni
esternate ripetutamente vuoi dal De-Santis, vuoi (e ancora più) dal ministro
Baccelli, intomo alla necessità di promuovere con efficacia la fìsica educa-
zione, sicché proceda armonica e parallela con quella intellettuule e morale.
Quante volte, per esempio, non venne domandata dagli igienisti rintro-'
duzione dell' insegnamento dell' igiene nelle scuole, e quale altra disciplina
meglio di questa varrebbe ad abbattere pregiudizi, a tutelare la salute degli
individui, a rendere di più agevole applicazione i dettami della pubblica igiene,
tanto ancor oggi ostacolata dall'incuria, dall'ignoranza e da tante superstizioni ^
In Francia a buon conto, tale insegnamento e obbligatorio venne introdotto,
per ora, nei licei: da noi l'igiene figura nei programmi scolastici, ma né
costituisce una istruzione a parte, né viene insegnata da un medico, come
pur si dovrebbe; tutt'al più se ne dice qualche cosa dal professore di scienze
naturali (che btne spesso è anche quello di greco o di matematica!), quando
glie se ne presenta l'occasione, ^ ne discorre così di passaggio, come una
semplice applicazione di quelle scienze.
Tali cose mi si riaffacciarono alla mente in questi giorni, leggendo nella
Gesundheit di Lipsia ( i ) i risultati di un esame fatto dal dott. Weil, otoiatra
a Stuttgart, in ben 4500 scolari, dai 7 ai 14 anni di età; esame da cui
rilevò :
i.^ Che l'orecchio sano ode normalmente ad una distanza da 20 a 25
(i) Si legge un sunto di questa Memorìa anche nel Journal <t Hygiene N. 274^
Dicembre, 1881.
— 183 —
metri una conversazione tenuta a un medio tono di vóce, a condizione
(s'intende) che ci sia sufficiente silenzio all'intorno;
2.^ Che i disturbi dell'udito sono frequentissimi : in una scuola di bam-
bini del popolo, la proporzione dei fanciullii che ci udivano poco o da un
orecchio o da entrambi, s'elevava fino al 33 per cento;
3.^ Che i fanciulli di famiglie agiate si trovano in condizioni migliori
di quelli dei poveri ; cosi a Catherinenstift (collegio frequentato da bambini
di buone famiglie) la proporzione di malattie dell'udito non era che del io
per cento;
4.^ Che la proporzione dei malati cresce colFetà;
5.® Che infine le scuole rurali danno, relativamente, risultati più fa-
vorevoli.
Circa poi alle malattie dell'udito in particolare, il Weil trovò :
Perforazione del timpano con suppurazione più o meno estesa nel
=» p. 7o;
Tappi cerumi nosi nel 13 p. V^ ;
Piega posteriore (0 nel 5 p. °/o'
La maggior parte di questi fanciulli non erano mai stati sottoposti a trat-
tamento curativo di sorta alcuna; molti di essi nemmeno sapevano di aver
gli orecchi ammalati; parecchi passavano per distratti, e venivano come
tali puniti ; il qual fatto, a dire del Weil, corrobora una sua vecchia opi-
nione che cioè ogni scolaro distratto dovrebbe venir esaminato nella sua
fiicoltà uditiva, molti bambini essendo appunto distratti per questa ragione,
che odono male. Anzi conclude, esprimendo il voto che al cominciare delle
scuole, tutti gli scolari indistintamente, vengano anche nelle loro orecchie
esaminati.
Ora noi ai giusti voti del Weil uniamo i nostri pure, per quanto con-
(i) La piega posteriore (hintere Falle), com' anche l'anteriore non sono affezioni pro-
priamente dette, ma costituiscono uno dei sintomi dell'infossamento della membrana tim-
panica, causato sia da occlusione della tuba eustachiana, sia da retrazione del muscolo del
martello, sìa da aderenze della membrana timpanica col promontorio, ecc. Quando (ci scrive
un distinto nostro otoiatra) la membrana timpanica si infossa, il suo infossamento (ein-
liehong) non può avvenire completamente a motivo di que' piccoli nastrini, che si dipar-
tono in vicinanza del collo del martello, e che si portano uno anteriormente e uno poste-
riormente alla periferia della membrana, limitando (per tale guisa) inferiormente la mem-
brana flaccida di Schrappnell, la quale forma le due borse anteriore e posteriore, site sulla
parte superiore della faccia intema della membrana timpanica medesima. Su questi na-
strini, e massime sul posteriore, la membrana timpanica è costretta ad urtare nell* infos-
sarsi, e cosi si forma la piega in questione.
— i84 —
cerne le scuole italiane, o per meglio esprìmerci per quanto concerne la
valutazione fisica completa dei nostri scolari. Di quanta importanza infatti
non dev' essere e non è 1* integrità dell' udito, di questo senso sociale per
eccellenza, per ottenere che nel cervello vengano portate sensazioni chiare,
e se ne formino quindi anche chiare idee ? Come potrà effettuarsi una lim-
pida appercezione^ cioè un netto e pronto passaggio della percezione al punto
di mira della coscienza (Wundt) ; se T ingresso della impressione uditiva
nel campo visivo della coscienza stessa, cioè la percezione si opera imper-
fettamente? Quanti ragazzi che i maestri puniscono perchè distratti, non si
correggeranno sul serio e non potranno approfittare assai di più dell'in-
segnamento, che viene loro impartito, una volta che vengano curati con
adatta cura dal medico anzicchè con irrazionali ed ingiusti castighi dal pre-
cettore? £ oltreché restituire alle società un maggior numero di svegliate
intelligenze, quanto non si sarà per tal guisa contribuito a* risparmiarle un
maggior numero di sordi e di sordastri?
PARTE SECONDA.
RIVISTA.
IGIENE PUBBLICA.
Mb condizioni sanitarie dei carcerati in italia; pel dott. Enrico Ra-
i — Roma, Botta, 1 88 1, 4*. — (Estratto dagli Annali di Statistica, Serie II,
foL 25). — Ecco una buona Nota, ecco un lavoro che direbbesi tutto
?, e che perciò difTìcilmente può compendiarsi, sì le parole sono mi-
ite, e copiose invece le notizie raccolte in tabelle od in altra forma sta-
I quali numeri poi formano del lavoro più che l'ossatura il corpo,
lè nulla potrebbesi dire di esso senza riferire molta parte di quelli.
L'Autore volendo studiare quale influsso abbia la triste vita del carcere
salute» dei rinchiusi, si è valso, né poteva far altrimenti, delle notizie
ccolte e pubblicate dal Ministero degli affari intemi in modo uniforme
lugli undici anni trascorsi dal 1866 al 1876, e che riguardano i detenuti
[Mi bagni, nelle case di pena per uomini e per donne, e nelle case di cu-
[HDdia pei minorenni. £ queste osservazioni proseguite per un tempo abba-
luanza lungo , messe in relazione con gli studi già fatti sulla popolazione
rirente allo stato di libertà, come pure sui detenuti di altri Stati d'Europa,
|iuiDo modo di stabilire utili confronti.
Ma innanzi tutto occorre di vedere il numero dei malati e dei morti negli
\^limenti penali del Regno Ti€ÙL2XiT\!^t\\.o undicennio : e ciò faremo abbre-
viando la prima tavola della Nota (V. a pagina seguente).
Le case di custodia pei minorenni maschili sono quelle che danno, rela-
tiramente alla popolazione presente, il maggior numero di malati all'anno ;
vengono quindi le case di pena maschili, poi le stesse due categorie di sta-
Uimenti penali per le femmine, e per ultimo i bagni.
n numero delle malattie recidive tiene presso a poco lo stesso ordine ;
lolo appajono più frequenti nei bagni che nelle case di custodia femmi-
BiU (0.
fi) Maschi entrati nei Bagni
Femmine entrate nelle Case di custodia
Dina volta
due Tolte
tre 0 più volte
33,482
8,921
6,046
236
57
25
— i86 —
Case di custodia
(18CS-7S)
Maschi
Femmine
Case di pena
(18SS-7S)
Maschi
Femmine
Bagni
(18S8-7C)
Maschi
Cifre effettive.
Popolazione media giornaliera nel
carcere
Totale dei malati (entr. -\- esist). .
Numero delle malattie degli entrati
Malattie di esistenti più gli entrati
guariti
Esito ) traslocati
morti
rimasti in cura . .
Giornate di malattia
delle malattie
720
4,435
6,216
6,246
5.942
II
253
306
138,250
75
318
428
428
407
20
31
13,460
10,000
51,930
78,668
79.230
72,695
431
5.597
452
2,336,942
720
2,930
4,277
4,277
3,865
18
364
52
■ 245.341
12,290
49,169
71,930
72,650
68,987
123
4,303
882
1,906,893
Cifre proporzionali.
Anunalati entrati più gli esìstenti
al i^ gennaio 1866 per looo di
popolazione media presente. . . .
Numero delle malattie degli entrati
più gli esistenti al i^ gennaio
1866 per 1000 di popolazione
media presente
(per 1000 dipopolaz.
media presente . .
Guariti . .
Morti
per 1000 casi di ma-
lattia
. per 1000 dipopolaz.
\ presente
(per 1000 casi di ma-
lattia
Giornate
i
per 1000 di popolnz.
presente
di malattia i pg,. q^^ ^j^^q ^jj m^-
V lattia
560
787
750
950
32
40.5
1.750
22
385
5'5
493
950
24. I
46.6
I. 620
31.5
471
723
661
915
51
70
2. 130
29 5
372
541
491
905
46
85
2.850
52.8
364
537
510
945
31.9
59.1
1.415
26.3
La gravità delle malattie è massima nelle case di pena maschili e fem-
minili, nelle quali si ebbe rispettivamente una mortalità di 51 e di 46
— i87 —
per 1000 presenti: molto minore nei bagni e nelle case di custodia ma-
schili, nei quali la mortalità scende a 32 per 1000; minima nelle case di
custodia femminili, nelle quali è limitata a 24 per 1000. Questa minore
mortalità nei bagni, in confronto alle case comuni di pena, era già stata
notata dal dott Baer (i) in Germania, e fu da lui attribuita a che la po-
polazione vivente nei bagni è d'ordinario più avvezza alla vita del carcere
die non quella delle case di pena. Egli avverti che in uno stesso stabili-
mento penale la mortalità è maggiore nei primi anni del castigo che non
oegli ultimi, e che quanto più grave fu il misfatto, tanto maggiore era la
SfcxzDZSL di vita nel carcere. Lasciando da parte Teffetto morale che la con-
danna può avere sul colpevole, effetto che può anche ripercuotersi sul fisico
di esso, pare accada qui una specie di selezione vitale ^ onde coloro che
Don sono adatti alla vita del carcere soccombono ben presto , mentre
gli altri , malgrado delle condizioni poco igieniche dell'ambiente di vita ,
Ttnno acquistando una resistenza sempre più grande alle cause perturba-
trici della loro salute. Lo stesso fatto si ripete in altra classe ed assai diversa
di persone, nei soldati cioè. Per essi pure le informazioni statistiche rac-
colte in tutti gli Stali d' Europa provano che la mortalità diminuisce a mi-
nra che si succedono gli anni di servizio, quantunque i contingenti dei
vai! anni vivano in eguali condizioni.
Il dott. Raseri per altro crede che tale spiegazione del Baer non debba
accettarsi che con qualche restrizione, perocché nei carcerati di età avan-
zata la mortalità è gravissima, quantunque una buona parte dei vecchi debba
già essere avvezza alla vita del carcere. Sulla migliore condizione sanitaria
che si osserva nei bagni deve influire non poco la vita all'aperto in con-
fronto alla rinchiusa delle case di pena.
La maggior durata delle malattie si osserva sempre nelle case di pena.
Iq quelle femminili si calcolano in media 2.85 giornate perdute per ogni
presente; nelle maschili 2.13; mentre nelle case di custodia maschili
sono 1.75, nelle femminili 1.62 e nei bagni solo 1.4 1.
Finalmente ogni malattia durò in media giornate 52.8 nelle case di pena
femmioili , 31.5 nelle case di custodia pure femminili, 29.5 nelle case di
pena maschili, 22 nelle case di custodia maschili e 26.3 nei bagni.
Le malattie nelle femmine, rispetto ai maschi, sono più frequenti e più
lunghe ed hanno invece corso meno grave. L'età, infuori di qualsiasi altra
cagione, ha parte grandissima sì nel disporre alla malattia , come nell'atti-
tudine a superarne le offese; e però il diligente autore ha cercato come i
inalati e i morti si ripartiscono, riguardo .all'età, nei nostri stabilimenti penali.
Se non che le Statistiche pubblicate da chi ha la direzione delle carceri
non danno la popolazione media giornaliera in quelle presente per ciascun
gruppo di età, ma solo la presente l'ultimo giorno dell'anno. Fatte pertanto
su questa le proporzioni necessarie, il Raseri trova che in ciascuna catego-
Cl) Le prigioni^ gli stabilimenti e i sistemi penali considerati dal lato igienico nel lor^
crdinamento e nei loro effetti, pel doU. Baer, traduzione del dott. I. Roggero. — Rivista
delie discipline carcerarie, anno 1872-73.
— i.sa —
ria di stabilimenti penali, il numero dei malati, per mille presenti in fine
d*anno, va aumentando a misura che l'età si fa più avanzata. Lo stesso è
circa il numero dei morti, fatta, una leggiera eccezione per le case di pena
femminili, dove nelle giovani fino a 20 anni di età, la mortalità è alquanto
pili grave che nei gruppi di età consecutivi.
Né si tratta di lievi differenze dall'uno all'altro gruppo. Nelle case di
custodia, mentre non si conta neppure un morto fra i fanciulli inferiori a
9 anni, se ne hanno 31. 2 per mille presenti dai 16 ai 18 anni, e poi
quasi il doppio cioè 61.6 oltre i 18 anni. £ cosi è delle fanciulle: fra
quelle che hanno meno di 9 anni neppure un caso di morte, dai 9 ai 12
anni invece la mortalità è di 13. i per mille presenti, e nelle giovani oltre
i 18 anni quasi si raddoppia (25. 6).
Considerando separatamente i vari gruppi di età, si fa più evidente la
differenza di mortalità fra l'uno e l'altro sesso; in certi casi nei maschi è
più che doppia che fra le femmine.
Nelle case di pena maschili la mortalità, che è di 37. i per mille pre-
senti di età inferiore a 20 anni , aumenta gradatamente fino a 94. 3 per
mille che abbiano varcato i 60 anni.
Anche qui le femmine hanno un notevole vantaggio sui maschi, sovrat-
tutto nelle età alquanto avanzate.
Nei bagni la mortalità è relativamente lieve fino all'età di 50 anni; po-
scia le condizioni si fanno presso a poco eguali a quelle delle case di pena
maschili.
Volendo quindi vedere quale sia presso a poco la morbosità e la mor-
talità nei corrispondenti gruppi di età della popolazione libera, tornano op-
portune le ricerche istituite sulle condizioni sanitarie dell'esercito e sulla
morbosità degli operai iscritti nelle sodetà di mutuo soccorso (i), non che
le notizie fornite dal movimento dello stato civile. Da tali raffronti si trae
che mentre fra la popolazione libera il numero dei malati nell'anno varia
da 28 a 35 per cento con tenue differenza fra i maschi e le femmine, nei
carcerati di rado è inferiore a 50 per cento, ed in certi casi arriva persino
a 70 e ad 80 per cento. Questa differenza nel 1876 fu di i r. 24 e nel 1877
di 10.56 (2); nondimeno non va tutta ascritta a conseguenza speciale
della vita del carcere , ma dipende in parte anche dalla maggior facilità
con cui i medici delle carceri accettano come malati nelle infermerie gente
la quale, se fosse in istato di libertà, potrebbe tuttavia attendere alle pro-
prie occupazioni, senza danno della salute.
Rispetto alla mortalità il divario è anche maggiore, tanto che nelle car-
ceri| prese insieme, la somma proporzionale dei morti in qualunque grappo
(i) Statistica della morbosità negli operai ascritti alle società di mutuo soccorso, ^^'Romz^
tipografia Cenniniana, 1880.
(2) Reiezione medica statistica sulle condizioni sanitarie de Jf esercito^ compilata dal Comi-
tato di Sanità militare, 1876-1877 — Le proporzioni indicate forse sono ancora superiori
al vero per le gravi difficoltà che si incontrano nello stabilire la forza media delle tmppe
in ogni giorno dell'anno (V. Atti della Giunta centrale di statistica nella sessione del-
l'anno 1879. Annali di Statistica, Serie 2.*, Voi. 15).
— i89 —
di età è da tre a quattro volte maggiore che fra la popolazione libera.
Anche confrontata colla mortalità dell'esercito la differenza é notabilissima
perchè nelle case di pena maschili, fra i carcerati dell'età da 20 a 30 anni
k mortalità fu di 44 per mille e nei bagni di 33 per mille.
Ma quali le cause di si grave mortalità?
L^fedM essenziaii cagionano il massimo numero di malattie fra i mi-
Doienni; meno frequenti .sono nelle case di pena, ma poi aumentano di
BOOTO nei bagni. Queste febbri , peraltro , di rado sono causa di morte ,
filorchè nei bagni dove pur frequentemente vestono forme gravi.
Le cause di morte più frequenti in tutte e tre le specie di prigionia (case
di custodia, case di pena, bagni) sono le malattie deli* apparato respiratorio;
ad esse specialmente è dovuta V eccessiva mortalità che si osserva nelle case
é. pena. Vengono quindi per ordine d' importanza le malattie deli* apparato
Sgerente le quali, soltanto fra i condannati ai bagni, sono superate nella
malignità dalle febbri essenziali. Fra i minorenni vediamo tenere un posto
cospicuo le malattie del sistema nervoso e suoi involucri^ che poi si fanno
jOT rare e più miti fra la popolazione adulta, mentre per le malattie cardio-
vascolari succede l'opposto. Le malattie ùqW apparato orinario sessuale acqui-
stano certa importanza soltanto fra le femmine delle case di pena.
Nel trattare delle malattie che sorgono fra i carcerati, un argomento che
chiama in ispecial modo l'attenzione del medico, del fisiologo e del legi-
slatore è la frequenza delle alienazioni mentali, sia per l'attinenza più o
meno diretta che hanno colla tendenza al delinquere, sia per l' influenza che
la vita del carcere ha sulle funzioni cerebrali.
Ora dal 1871 al 1876, con una popolazione media giornaliera nelle car-
ceri giudiziarie di 39,384 persone, il numero dei pazzi fu di 473 , cioè
433 maschi e 40 femmine, vale a dire si ebbero 200 pazzi per 100,000
presenti. Dal 1868 al 1876 il numero dei pazzi nei bagni fu di 153, nelle
cast di pena per uomini di 349, e nelle case di pena per donne di 7, cioè
di 509 nelle tre categorie di stabilimenti penali. Siccome in questi la po-
polazione media giornaliera fu di 23,010, ne risultano 246 maniaci per
100,000 presenti.
Il censimento del 1871 annoverò in Italia 44,102 pazzi, di cui 25,616
maschi e 18,446 femmine, cioè 164 pazzi per 100,000 abitanti. Si sarebbe
dunque da queste cifre indotti a conchiudere che le alienazioni mentali siano
più frequenti fra i detenuti. Ma conviene tener conto che le cifre dei cen-
simenti riescono sempre alquanto inferiori al vero, che la popolazione delle
carceri è tutta adulta, e finalmente che vi predominano di molto i maschi
salle femmine , le quali in Italia almeno per buona ventura meno delin-
quono e meno ancora dell' altro sesso (in ciò non forte) impazziscono. Per
queste considerazioni prudentemente il dott. Raseri reputa debba tenersi
sospeso il giudizio sulla maggiore frequenza delle alienazioni mentali fra i
prigioni.
E quando si distinguono i detenuti secondo il luogo d* origine si trova ,
come regola generale per tutte e tre le categorie di stabilimenti penali e
per ambo i sessi, che i provenienti dalle provincie meridionali soffrono un
— 190 —
numero dì malattìe e di mortì relaUvamente minore degli altri provenienti
dalle Provincie settentrionali.
Nelle Provincie toscane' v' ha bensì lieve morbosità fra i detenuti, ma le
malattie hanno relativamente un corso molto grave .
Le grandi differenze che passano da regione a regione nella mortalità dei
detenuti provano che qui influiscono delle circostanze accidentali, di cui deve
essere possibile moderare V azione.
Se poi invece di paragonare solo l'una regione con T altra del Regno
s'istituisca un parallelo fra le condizioni sanitarie dei detenuti negli stabili-
menti penali d' Italia e quelli di altri Stati d' Europa, le differenze si fanno
più spiccate ancora, come si può vedere nella tavola seguente, la quale ci
piace ripetere quasi per intero essendo molto istruttiva.
Parallelo fra le condizioni sanitarie dei detenuti negli stabilimenti penali
di vari Stati d* Europa,
STATI
ItaUa
Francia
Austria Cisleitana
Ungheria .......
Inghilterra
Belgio
Olanda
Svezia
Wurtemberg . . . .
Danimarca
Tempo
di
osserva-
zione
1871-76
1872-75
1872-77
1874-76
1872-77
1874-75
1872-77
1873-77
1873-76
1874-75
Cifre effettive
Cu g
o E *j a
bA
fi
28,354
18,635
10,492
3.I7I
9,819
801
1.465
2,469
1,464
201
:: .sì
« u *-
i5 ••* ^
=5 '«5
2,886,811
969,487
1,099,207
18,106
193,102
146,078
14,968
Cifre proporzionali
per zooo detenuti
<« « a V
e «.««•a
.2 6 = -S
:3 " o
u
V
o.
O
17
13
18
II
22
12
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U CI u
V a
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49. I
28.7
16
23.6
IO. 2
S.3C-
m «
e
39- 1
40
59.2
49.2
31
29.4
16.2
23.8
28.5
"4
Le differenze fra Tuno e 1* altro Stato, sono molto grandi; né ciò dev(
recar maraviglia quando si pensi alle condizioni tanto anormali di vita de
detenuti. Una semplice variazione del sistema penitenziario basta talvolta a fa
diminuire della metà la mortalità fra i detenuti! Cosi il consigliere W. Stark
trovò che col sistema cellulare la mortalità negli stabilimenti penitenziari de
Belgio era scesa da 29. 5 a 16. i per mille (0. A ogni modo, conclud
(i) Beltrani-Scalia : La riforma penitenziaria in Italia, — Roma, 1879, pag, 174,
— 191 —
il Kaserì, in quegli Ststì nei quali è minore la mortalità nell' insieme della
popolazione anche la vita dei detenuti si fa più sicura. Ma noi crediamo
debba qui nuovamente, rispetto all' Ingente somma delle giornate di malattie,
rìpetem l' avvertenza fatta qui sopra ; cioè che i medici delle carceri come
iccettano con facilità i prigionieri per malati, con uguale benigniti li trat-
tengono per tali nelle infermerie.
Compie il diligente studio un cenno intorno ai suicidi commessi o tentati
dai detenuti, distinti secondo il luogo d'origine, comprendendo oltre le
anndetce carceri anche le giudiziarie, per le quali le notizie sono limitate
il solo sessennio 1871-1876, laddove che per le altre abbracciano nove anni
iacominciando dal 1868.
In tale tempo i prigioni che attentarono alta propria vita furono 323, e
39 riuscirono nello sciagurato proposito. Paragonando il numero dei suicidi
di ciascuna regione col numero medio dei detenuti si hanno le seguenti
proporzioni.
PROVINCIE D'ORIGINE
DEI DETENUTI
J i
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tri
n
Pub
P<R
li
1
ili
11!
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8,97
2.91
5.93
Antiche conlinenlali
Z.848
1,746
7,62
4,4S
7,62
".54
S,o7
Docili di Parma, Piaceli
eModena
i.oSi
657
3,oS
1,69
-
„
1,73
TOKU.*
1,713
1.033
4,S4
11,86
9.159
6,46
it,6o
Piovincie Romane
6,070
4,=B3
1,09
o.ss
2.19
1,04
1,74
NipolBlane
i6,97z
n,t39
o,«9
1,00
1.13
'.99
1.67
Sciliane e Sarde
6,445
4.O03
°,5«
3,«S
J.33
4.09
3,7*
Totale di! Regno ....
39.3S4
26,075
l,4S
2,17
3.13
2.47
3.34
I suicidi consumati nelle carceri giudiziarie furono nella ragione di i. 48
pef 10,000 detenuti, e nei bagni e case di pena (uominij di z. 17 per
10,000 detenuti. Nelle case di pena per le donne si ebbe in 9 anni appena
un suicidio consumato e due tenuti.
I suicidi registrati nel Regno per la popolazione maschile al dì sopra
•^^ì 15 anni, furono in media 752 in ciascun anno del sessennio 1871-76
e siccome i maschi al disopra di 15 anni nel censimento del 1871 arri-
vatano » 8,795,874, la media dei suiddi fra di essi arriva appena ad i
Pst 11,700, rapporto molto inferiore a quello trovato per i detenuti.
.^— 192 —
Questa conclusione .contraddice quanto asserisce il dott. Bonomi (0 che
la statistica delle prigioni dimostra come i malfattori, prodighi delia vita
degli altri, non attentino che di rado alla propria.
Un'altra particolarità degna di nota è il disaccordo nella proporzione dei
suicidi per le varie regioni del Regno, che si osserva fra i dati del movi-
mento generale della popolazione e quelli relativi ai soli detenuti. Le Pro-
vincie degli antichi Ducati che contano il massimo numero di suicidi in
generale, ne danno il minimo invece fra i delinquenti, e per contro la
Sicilia e la Sardegna che ne offrono nel primo caso im numero scarsissimo,
ne danno poi uno abbastanza rilevante nel secondo. La cifra dei suicidi fra
i detenuti toscani supera di gran lunga quella delle altre regioni, mentre
nella popolazione totale suole differire poco dalla media del Regno. Da
un lato il carcere cellulare di Torino, dall* altro i sistemi cellulari com*
pleti o misti dei penitenziari toscani, devono aver avuto su di ciò influenza
non piccola.
Mettendo a confronto il numero degli omicidi consumati nelle varie re-
gioni del Regno con quello dei suicidi, il predetto dott. Bonomi avrebbe
trovato che questi due fatti erano in antagonismo fra di loro, vale a dire
che là dove maggiore è il numero degli omicidi è minore quello dei sui-
cidi ; e però conchiudeva che la tendenza al suicidio esige un certo sviluppo,
un certo grado di civiltà, il quale se altera e corrompe gli istinti piti natu-
rali, induce anche una mitezza di costumi, ni può che diminuire la cifra dei
reati di sangue. Dello stesso avviso è il prof. Morselli (2), quantunque da
un esame fatto sopra diversi Stati avesse dovuto dedurre» che non vi era
esatto rapporto fra criminalità specifica e tendenza suicida delle varie nazioni.
Ma poiché si è visto che i suicidi sono più frequenti fra i detenuti che
fra la popolazione libera, e sono frequenti soprattutto fra i ' detenuti di quelle
regioni d'Italia nelle quali abbondano i casi di omicidio, non pare al dott. Ra-
seri che dalle ricerche statistiche possa essere confermata l'opinione dianzi
citata dei due egregi autori: ei s'accontenterebbe per ora di accettare quella
cui era arrivato lo stesso prof. Morselli nell'esame statistico intemazionale.
L' importante questione rimane dunque a risolversi ; e il dott. Raseri che,
se non l'ha fatta sorgere, l'ha vie più messa in vista, deve chiarirla, o per
lo meno raccogliere i materiali che meglio possono servire a risolverla. Co-
testa mutabilità di un fatto, che dai più è dato come triste e fatale sequela
della civiltà, per il semplice variare di condizioni estrinseche e meramente
circostanti è di molto peso per chi voglia indagare se non le intime ca-
gioni di tanta disperazione, i modi più acconci per distornarne gli effetti.
Prof. A. Corradi.
(i) Filalete: Del suicidio in Italia, — Milano, 1878.
(2) // Suicidio, — Milano, 1879, pag. 245.
— A93 —
DIRITTO SANITARIO.
Rapporto su rordinamento della Medicina pubblica in Francia — {Creazione
Am Direzione di sanità pubblica). — La Commissione nominata dalla Società
i Medicina pubblica e d'Igiene professionale in seguito ad una brillante ed
adita relazione del dott. J. A. Martin ha votato la seguente mozione :
Considerando che i modi con cui s'esercita oggidì in Francia la Medicina
sono ìmpari alle necessità cui deve rispondere, e ai continui sforzi,
al progresso della scienza medica ;
Considerando che la Medicina pubblica non riacquisterà tutta la sua auto-
se non quando un potere conveniente sia incaricato , in tutti i gradi
Amministrazione, di far eseguire le prescrizioni, le sentenze delle Commis-
i consultative ;
Considerando come questa riforma non possa avanzare utilmente, ed avere
no pieno effetto se non dall'antecedente unione in un centro comune,
i servii d'igiene e d'assistenza, formante cosi una Direzione di sanità
Hca, come già si pratica presso altre nazioni ;
Li Società di Medicina pubblica e d'Igiene professionale fa voto che il
del Commercio ed il Ministro dell'Interno s'accordino per formare
breve tempo la Commissione mista^ la cui creazione già venne domandata,
sono quattro mesi, allo scopo di investigare come e in qual modo possa
i in Francia una Direzione di sanità pubblica ;
Li Società richiama di più l' attenzione dei Ministri sul progetto e sulle
^oni addotte in appoggio, sviluppate nel presente Rapporto.
La Vaccinazione obbligatoria in Svizzera. — Nella seduta del 21 di-
ibre 1881, il Consiglio Nazionale Svizzero discusse la Legge sulle epidemie.
i discorsi di Bruggisser e Tschudi, il Consiglio addotto, con 90 voti
itro 23, il principio della vaccinazione obbligatoria. Ecco come sono
^piti gli articoli 13 e 14 della Legge sulle epidemie votati dal suddetto
[consiglio :
Art 13.° — Ogni bambino nato in Svizzera dovrà, secondo regola, essere
[neonato nel suo primo anno di vita o al più tardi nel secondo. Un più
\o indugio non verrà tollerato , se non per ragioni di salute e dietro
[certificato medico. I bambini nati all' estero e non vaccinati condotti in
[Srizzera, saranno soggetti alle medesime prescrizioni. La seguita vaccina-
lioQe dovrà esser provata mediante certificato autenticato da un medico
fjitentato.
Art. 14.^ — Nessun fanciullo sarà ammesso a frequentare una scuola
Ijnbblica o privata, senza essere munito di^Questo certificato.
Assistenza pubblica internazionale. — ^er porre un termine alle con-
inae difficoltà originate dall'assistenza agli HJflfoieri nel Belgio, il Parlamento
13
— 194 —
adottava il 14 marzo 1S74 una Legge uguagliante rispetto a questo lo stra-
niero al regnicolo. Il diritto all' assistenza ed al ricovero si acquistavano dai
Belgi pel fatto della loro nascita in patria, e di poi per una dimora di
cinque anni in una località, che non sia il comune nativo; ora la nuova
legislazione riconosce parimente un diritto al ricovero per lo straniero, di-
ritto determinato o dalla nascita sul territorio belga, o dalla continuata di-
mora per cinque anni in un comune del regno.
Le spese di soccorso che prima toccavano allo Stato sono messe a ca-
rico dei comuni. Lo Stato però continuerà a provvedere a sue spese all'as-
sistenza di quegli stranieri che non avranno ancora ottenuta dimora sul
territorio belga per un legale domicilio. Il bambino nato all'estero da genitori
belgi, e avente di conseguenza nessun luogo d'origine nel Belgio, è ugua-
gliato per questo allo straniero; egli è soccorso dallo Stato.
Questa Legge è compita da una disposizione che accorda al Governo il
diritto di far ricondurre a' confini qualunque indigente straniero, che tomi
a carico dell'Assistenza pubblica, e pel quale venga da un comune doman-
data l'espulsione. Questo provvedimento però, non sarà preso che con qu^li
stranieri il cui Governo non ha finora concluso col Belgio la Convenzioni
di rimpatriazione prevista dalla Legge 14 marzo 1874. I Governi stranieri
sono invitati a trattare, in proposito, col Governo belga pel rimpatrio di
quei loro nazionali i quali siano .a carico dell'Assistenza pubblica. I soccorsi
provvisori e le spese necessarie al rimpatrio, toccheranno al paese nativo.
Medici dello stato civile — Nuovo modo di nomina. — n Prefetto della
Senna ha pubblicato la seguente ordinanza :
Art. i.^ — I Medici di stato civile, in ciascun circondario, verranno
'nominati dal Prefetto dietro proposta del Sindaco.
Art. 2.® — Quando una Condotta si farà vacante, il Sindaco spedirà senza
indugio al Segretariato generale, sezione del Personale, la nota de* candidati
che crederà di dover presentare. Questa nota conterrà il nome di quattro can-
didati, due scelti fra i Medici addetti all'ufficio di beneficenza, e due fira
i Medici ispettori delle Scuole comunali ed Asili del Circondario.
Art 3.° — Il Medico dell'ufficio di beneficenza o il Medico ispettore
delle Scuole che verrà nominato Medico di stato civile, sarà sostituito nel
suo primo impiego.
Lo stregone di Saint-Aubin. — Diamo qui in riassunto il Rapporto di
un processo per illegale esercizio della medicina, il quale sollevò una que-
stione di Medicina legale senza precedenti, e di grande interesse per la pub-
blica salute. Questo processo mise poi alla luce del giorno un'altra cosa,
cioè il lavorìo, l'agitarsi d'una certa Società fisiologica di Medicina e Chi-
rurgia : ecco innanzi tutto come avvennero i fatti incriminati.
Giovanni Battista HeUer, muratore, più conosciuto col nome di e Stre-
gone di Saint-Aubin >, si era acquistata notorietà come medico. Nel 1877
e 1879 il Tribunale di Poitiers lo multava per illegale esercizio della me-
dicina. Nel 1881 il Tribunale di Loudun, ancorché 85 suoi clienti attestas-
— 195 —
sero del suo valore come medico, lo multava in L, 1350 , per esercizio
ill^^ale della medicina, farmacia e spaccio di medicinali. Questo processo
rivelò alcune curiose pratiche e carte dell'accusato. Fra varie, preghiere ci-
tiamo questa scritta su pergamena, destinata, senza dubbio, ad esser appli-
cata su le piaghe :
€ Dio santo -}- forte -{* e immortale e misericordioso -j* mio salvatore, non
permettete punto che noi siamo esposti ad una morte -}" molesta e crudele :
ricordatevi di questa Società che v'appartiene dall'eternità >.
Dietro un'altra preghiera si vedono disegnati due circoli: il più grande
ha nel mezzo l' Heller sopra una croce ; il più piccolo il motto spiritus
iocus. Insieme alle preghiere si trovarono anche formule cabalistiche la cui
traduzione è un po' difficile e Anzilou — Aiouhn — el — Djcnni — evrisja —
ti — Djennoum — Anzilou^ ecc. > Heller è oggigiorno comparso nuova-
mente dinanzi la Giustizia per le cure da lui prestate a quattro malati, uno
de' quali mori malgrado le cure sollecite del medico. Heller dice che dopo
Ila multa di L. 1350 abbandonò la pratica dell'arte medica, ma che si fece
ajatante di sanità dietro diploma della Società fisiologica di Sanità, diploma
che presenta in sua difesa, insieme alla carta d'esercizio.
Trascriviamo qui il Diploma rilasciato dalla e Società fisiologica di Me-
dicina e Farmacia, ecc. >. Esso reca in testa il monogramma H - X.
Signor Heller,
Ho il piacere d' informarla che la Società fisiologica di Medicina e Par-
mada, volendo ricompensare il vostro raro talento nel vigilare T ammini-
strazione domestica dei medicinali ordinati dai nostri medici -pratici della
medicina naturale, ha decretato per voi il Certificato di idoneità ad ajutante
ài Sanità o infermiere di merito. Vogliate, ecc. Per il Presidente : Il Segretario
generale.
Benard.
18 dicembre 1881.
Da un lungo programma del fondatore di questa Società, Hureaux, ab-
biamo estratto brevemente quanto segue :
Creazione universitaria
della Facoltà libera di medicina domestica naturale fatta dalla Società del-
l'Istituto
per r emancipazione umana.
Considerazioni : I miei lavori che abbracciano quarant' anni di cultura
di una scienza superiore, hanno cons^uito oggigiorno :
Al nostro corpo : l' esser libero dalla malattia, per il rinascimento del-
l'arte di guarire ;
Al nostro spirito : l' esser libero dai pregiudizi, per la ragione divenuta
maggiore ;
Al nostro cuore : l'esser libero dall'egoismo per l'esatta conoscenza delia
legge suprema dell'umanità.
— 196 —
n programma seguita narrando come Tidea della fondazione sia veni
da questa triplice conquista; come la ragione dimostri che se noi trascuriaa
di aver cura della nostra ed altrui salute, ci rendiamo colpevoli dinii
alla legge universale di solidarietà, e le pene sono le malattie e i dolo
che fatalmente affliggono l' umanità , ecc., ecc. Firmato : Hureaux , lite
professore, autore della e Salute >, ecc.
L' immaginazione dell' autore e fondatore sogna poi cose impossibili ; di
che il numero dei discepoli potrà valutarsi, senza esagerazioni, a mille, cj
scuno de' quali spacciando circa L. 12,000 all'anno in medicinali, ne vcf ;
alla Società un utile annuo totale di sei mih'oni. E la fantasia accresceni
i sogni di grandezza, egli vede il numero de' discepoli aumentare man imi
a IO, a 20,000, la nuova scuola estendersi a tutta la Francia, al moqi
intiero, e l'utile annuo ricavato ammontare a sessanta milioni.
Come non potevano questi sogni dorati turbar la mente del povero, del
plice Heller ? Sicuro nella parola del maestro egli si dedicò intieramente]
l'ufficio affidatogli. Continue domande di rimedi naturali, unitamente ai
gnostici delle varie malattie stesi su module stampate perchè la Società
gliesse i farmaci più adatti, erano da lui inviate alla Sede della
(Mont-Valérien , vicino alla stazione di Suresnes (Scine) ), dalla quatej
venivano poi mandate collezioni di rimedi , con istruzioni sul m(
servirsene.
La semplicità nei rimedi sembra la qualità speciale della nuova
Come tutti i rimedi suoi si possono comprendere nella categorìa de'
sativi e purgativi, così era delle cure. Ad esempio , Heller ai quattro
ammalati, affetti ciascuno da ben dififerente malattia, aveva ordinato a,
di presso i medesimi rimedi.
In seguito alla requisitoria del sostituto Bourgueil, che domandavi^
severa applicazione della Legge, il Tribunale dichiarò Heller colpevokj
illegale esercizio della medicina pel fatto d'aver scritto il diagnostico
malattia ed averlo inviato ad una Società medica, dalla quale riceveva
i rimedi per la relativa cura, condannandolo perciò a tre giorni di
per ciascuna delle quattro contravvenzioni, non che alle spese del proceiii
Da questa sentenza, dopo aver discorso sulla questione medica sollef§^
dal processo, il Droit cava le seguenti conclusioni :
Il fatto per parte d'una persona non laureata d'essere corrispond<
un farmacista dal quale riceve delle module stampate pel quadro de'
da consultarsi, module ch'egli dovrà riempire colla diagnosi della
e rimandarle al farmacista, dal quale riceverà poi i rimedi per la n
cura, costituisce un atto d'esercizio illegale della medicina. Il fatto d<
legale esercizio della medicina, anche se l'accusato non siasi attribuito!
titolo di medico, costituisce una contravvenzione di polizia punibile
multa , e in caso di recidiva colla prigione da uno a cinque giorni. Si
sono sentenziare tante pene speciali, quanti sono i fatti d'illegale
La recidiva risulta dal compiersi di una nuova infrazione nel periodo
dodici mesi dalla condanna. Poco importa che l'accusato abbia o no
vuto compenso dall'ammalato. — {Le Progrh Medicai, N. 8. 1882).
MdMfeAHI
PARTE TERZA.
VARIETÀ ED ANNUNZI.
mftdiOO di SÌ7Ìglia. — Un Congresso di medici e chirurghi si terrà in Si-
li 9 aprile 1882.
Le sedate dtà Congresso avverranno dal io al 15 aprile inclusi vamente , e nelle
non si potranno trattare che argomenti relativi alle scienze mediche.
Le Memorie, Comunicazioni od altri lavori destinati al Congresso dovranno perve-
alU Commissione ordinatrice del medesimo prima del 31 marzo prossimo. Nessun
Terrà ricevuto , scorso questo tempo , se non dietro unanime accordo della Com-
le.
Dal programma dei quesiti proposti pel Congresso, trascriviamo quelli relativi al-
« Delle cause della grande mortalità dei bambini nelle grandi città e dei mezzi di
ria.
I « Profilassi delle malattie infettanti ; dell' isolamento e della disinfezione ; modi d'ap-
Bdi perche riescano più efficaci.
l V Determinazione dei mezzi più opportuni per prevenire la scrofola delle caserme e
m ospedali >.
^tettodro d'ZgiOM. — L'Ateneo veneto in seguito ad una brillante relazione dell'av*
■cHo Eugenio Boncinelli, ha votato la seguente mozione :
t L'Ateneo veneto, udita la lettura dell'avvocato Boncinelli stdla necessità dell'inse*»
obbligatorio dell'igiene e medicina navale pei capitani marittimi, fa voti acciò
Governo provveda di tale cattedra tutti gli istituti nautici del Regno, acciò che il Con-
provinciale di Venezia mantenga intanto tale insegnamento nel nostro Istituto , e
che la città di Venezia mandi un suo rappresentante al prossimo Congresso Inter-
le igienico che si terrà a Ginevra ».
I hopoito dal dott. Pionmi per preyenire le lesioni oagionate dai tramvayi. —
I iott. Fiorani, dopo di avere osservato che chi casca da un convoglio in movimento
jbcrive nn arco di cerchio in cui il corpo h. da raggio, colla testa alla periferia ed i
fisfi al centro , sicché finisce al suolo colla testa verso il mezzo della via , ma al con-
^fb tanto vicino che necessariamente le gambe vanno a finire sotto le ruote, propone
s^^nente rimedio:
— 198 —
Se i carri e le carrozze avessero le pareti laterali fatte in modo da scendere fin'
poca distanza dal suolo, appunto come si vedono cosi in basso scendere le pareti di o
macchine, le ruote resterebbero nascoste, e il terribile accidente sarebbe schivato, o per
meno tutto finirebbe con qualche contusione , o nel peggior caso, c^on fratture sempiì
sicché la conservazione dell'arto sarebbe possibile.
La spesa per tale innovazione non sarebbe rilevante, e le autorità dovrebbero imp
a salvaguardia dei viaggiatori. Le imprese dei tramways avrebbero il loro tornaconto :
l'offrire cosi una maggiore sicurezza nel loro servizio, giacché tali disgrazie impression
vivamente il pubblico e suscitano ritrosia per un mezzo di trasporto nel quale ai vants
dell'economia e della comodità è pur troppo unita la possibilità di imponenti sventui
Terzo censimento dei manioomi d' Italia. — Il primo censimento, come è noto,
eseguito alla fine del 1874, il secondo alla fine del 1877.
I pazzi che, tre anni dopo, la notte del 31 dicembre 1880, nei diversi manicomi
ospitali del Regno, raggiunsero il numero di 17,471, maschi 9,000, femmine 8,471, ri]
titi come segue:
Maschi Femmine Totali
Piemonte 1*093 9^9 • 2,062
Liguria 31 1 423 734
Lombardia 1,582 i»5i7 3i099
Veneto 890 i ,292 2,181
Emilia 1,322 i>259 2,581
Umbria 176 143 319
Marche 548 443 991
Toscana 1,008 1,108 2,116
Roma 449 330 779
Napoletano X|Oi3 572 1,585
Sicilia 531 369 900
Sardegna. 77 46 1 23
Regno 9,000 8,471 i7»47i
L'Alcoclisxno in Italia, — Fu citata nei giorni scorsi alla Camera, nell'occasion
cui si discuteva la proposta di abolire o ridurre l'imposta del sale, una statistica dei e
per alcoolismo in Italia.
Quella citazione non era esatta; poiché le cifre date finora dalla Statistica ufficiale
rappresentano che le morti accidentali avvenute per abuso di bevande spiritose. Sono a
que quei disgraziati, che trovandosi in istato di ubbriacfaezza, sono caduti in un fiun
sotto le ruote di un carro, ecc. ; non sono gli individui che muoiono per delirium tren
o per altra affezione cronica, in seguito a lento avvelenamento alcoolico. Codeste i
non sono generalmente subitanee, ma si verificano dopo lunghe sofferenze, il più S|
nei manicomi.
La sola Statistica delle morti impro>vvbe {accidentali) e dei suicidi veniva pubb]
finora in appendice al Movimento annuale dello Stato civile; mentre una Statisti^
tutte le cause di morte non fu iniziata nel Regno che a cominciare dal i.^ gennaio i
e fu limitata per ora ai Comuni capoluoghi di Provincia e capoluoghi di Circondar
ri
— 199 —
KrtRttD dd Veneto) cIm sono in complesso 284; ed anche in tal guisa circoscrìtta essa
an poCè htn fino ad oggi di pubblica ragione, mancando le cifre del dicembre 1881
per li maggior parte di quei ComunL
Tatiana, lÌKeiido le somme delle cifre parziali raccolte pei primi undici mesi del-
>, possiamo riconoscere la frequenza delle morti per alcoolismo nei Comuni suddetti;
in coofironto a dò che si osserva in altrì Stati d'Europa e d'America.
Infitti dal i.^ gennaio a tutto il novembre, si contarono 304 morti per alcoolismo
e delirium trtmens sopra 184 mila casi di morte avvenuti nei 284 comuni accennati.
Qoelbi cifra corrisponde ad 1.65 per mille morti di qualunque causa.
Inoltre In quegli stessi Comuni e nello stesso perìodo di 1 1 mesi si contarono 33 morti
'fidmtali di individui in istato di ubbriachezza, per cui se si credesse di aggiungere
numero all'altro dei morti per alcoolismo, le proporzioni si eleverebbero di circa
decimo.
Le 304 morti per alcoolismo sono però ripartite molto disegualmente nelle vane Re*
e Provincie.
Cosi, mentre nel Veneto alla causa loro accennata vanno ascrìtti 89 casi di morte
(3-3 p. ®/oo morti), nella Lombardia 61 (2.7 p. 7ooÌ» ^"^ Ligurìa 19 (3. 13 p. 7oo) « ^'^
PiMBonte 29 (1.85 p. 7oo)'» i^ Calabria se ne ebbero solo 2 (o. 40 p. %o) « in Sicilia 7
HXS» P. 7oo)-
Per confrontare poi la diffusione dell'ulcoolismo in Italia, quale risulta dalle cifre qui
dferite, con quella che si è riscontrata in altri paesi d' Europa e d'America, si sono rias-
RDte nella tavola seguente le principali notizie sull'argomento, fomite da pubblicazioni
ufficiali.
NOME DELLO STATO
O DELLA CITTÀ
Inghilterra e Galles (O. . . .
Smia (Regno) (2)
Id. 8 città principali (3).
Belgio (4)
Svizzera (7 cantoni) <5). ...
Id. (9 cantoni) (6). . . .
Svezia (città) (7>
Norvegia (8)
Kcw-York (città) (9)
Massachusset («f»
ANNI DI
OSSERVA-
ZIONE
1877-79
1875-76
1879-80
1875-76
1876-77
1878-79
1877-78
1875-78
1872
1875-80
POPOLAZIONE
24.899.343
3.495.000
1,266,327
5.336;i85
697,712
852,803
663,204
(")
1,657.265
NUMERO DEI MORTI
p«r qualunque
1 ,
per alcoo-
causa
Uwao
1,566,623
3190
155.907
513
55.975
173
234.102
781
35.436
112
39.379
131
28,229
176
58.307
142
32.647
416
200,225
470
Morti per
alcoolismo
su 1000
morti
2,04
3,29
3.09
3,33
3.05
3,83
6,25
2,60
12,08
2.35
(Il Aftnual rep&rt ofthe BtgiMtrar-gtneral ofbirths. deaths and marriages tn Bngland and Walei, 1877-79.
09 Anwual report of the RegUtrar-general of birlhs 9tc Scotland. 187S-76
A DwttHIed report of the Registrar general on the birthe etc: in eightpriucìpal tosvus of Scotland. 1879-80.
{^ Ai^nuaire statitiquè de la Betgique 1877.
(5) Mtmvement de la population de la Sui$$e, 1876-77.
|8| M. id, id. id. 1878-79
(3) Sveriges offìeiela Statistih-Medieinal'Stjfreltetts Underddniga Beràttelse. 1877
m Beretning on Sundhedstilttanden og Medicina l~rorhnldene i Iforge. 187S-78
(I) IX A. Baer. Ber aleohoiiamuM eie. pag. tSj
(Ifl) Report to the legislature of Massachusetts relating to the Registra of births etc. 1880.
(II) La statistiea delle cause di morte ai fa per la popolazione di tutto il Regno, ma solo pvr poco più della
BctA delle morti viene fkita la diohiarasione medica : le altre risiano ignote
200
Del resto non h cosa fisicile detenninare quante volte l'abuso d^Ii alcootici abbia
prodotto la morte; poiché oltre ai casi di delirium tremens e di altre forme di alcoolismo
cronico; oltre alle morti accidentali che avvengono di individui in istato di ubbrìachesza,
è noto che qualunque malattia insorta in un beone per una causa qualsiasi, ha sempre
un decorso più grave . che nelle persone sobrie, e può avere più facilmente un esito letale.
Cosi i vizt di cuore, le apoplessie cerebrali, le malattie di fegato sono facilissime a
riscontrarsi nei beoni; e quando uno di costoro sia morto per una delle malattie anzi-
dette, può nascere il dubbio se la morte sia da ascrìvere alla causa immediata, ovvero
all'abito del bere.
Indi una cotale incertezza o difetto di omogeneità nelle statistiche necrolog^che, e la
necessità di procedere molto cauti nel tirarne delle conclusioni.
Sulla mestruaiione negli istituti femminili. — Il dott. Oallippe ha toccato un ai^
gomento igienico che è deUa massima importanza. Le direttrici degli educandati femminili,
in generale vogliono fare mistero della mestruazione, giudicando questa funzionalità, emi-
nentemente psicologica, cosa ributtante e vergognosa. In seguito a questa stupida idea hanno
orìgine molti errori contro le regole della igiene. Gallippe nota molto a proposito che le
fagazzine, anche quando sono mestruose, rimangono sedute per due o tre ore, e perciò
sono in contatto colla camicia fredda umida e per lo più non azzardano di lagnarsi quando
soffrono d'incomodi mestruali. Da ciò la completa trascuratezza del processo mestruale
che può essere fonte di disordini generali e locali, che si sviluppano nel sistema nervoso
e negli apparati digestivi, o, come avviene il più delle volte, nell'utero stesso. In questi
casi le ragazze non dovrebbero stare sedute per più di un' ora, e poscia pulirsi convenien-
temente, inoltre sarebbe necessario, e facilmente effettuabile, di preservarle dal bagnarsi i
piedi con bagni locali o generali, e dalle lunghe passeggiate.
Cono libero di pellagrologia. — Col corrente anno scolastico il prof. Tebaldi, co-
minciò nel R. Istituto di psichiatria in Padova, un corso libero di pellagrologia. L' im-
portanza dell'inseg^namento attrasse molti giovani studiosi. Il prof. Tebaldi proluse un
cenno storico sullo studio della pellagra, sull'importanza che ha esso studio come scopo
scientifico ed umanitario. Proponendosi di dare un indirizzo tutto pratico e clinico al suo
insegnamento, dopo due o tre lezioni, come prolegomeni, prese ad esaminare nelle suc-
cessive, varie individualità morbose, illustrandole, seguendole nelle fasi loro, e rìserban-
dosi a riassumerne i risultati in una sintesi alla fine del suo corso.*
Crediamo che niente più sano possa praticarsi che correre l'arduo, ma eloquente e fé*
condo campo clinico ; e speriamo veder seguito l'esempio dato dal psichiatro padovano.
Beneficenza. — il conte Galeazzo Massari ha elargito centodiecimila lire in tanta ren-
dita a beneficio dei pellagrosi della provincia di Ferrara, e ventisettemila a prò degli
Asili infantili. Ecco un uomo che sa spendere bene i suoi quattrini
Società di Xedicina pubblica di Parigi. — Il dott Brouardel è stato nominato
Presidente di questo Sodalizio pel 1882.
Onoranze al prof. Coletti. — A Padova è stato inaugurato solennemente U busto del
prof. Ferdinando Coletti eretto alla memoria del caro estinto, dall'affetto e dalla ammi-
razione degli amici. L'Autorità, i professori della Università, la scolaresca, la cittadinanza
20I
presero parte Tiyissima alla cerimonia che riasci commovente e degna dell'uomo egregio
che si Toleva onorare.
HodagHa d'oro» — Al Comitato milanese di vaccinazione animale, sopra proposta del
Consiglio provinciale di Sanità in Milano, è stata dal Governo conferita la Medaglia d'oro,
È una nuova, meritatissima distinzione che deve confortare i dottori NoUi, Grancini, Rez-
*onico e Dell'Acqua a perseverare nei nobili sforzi fatti fin qui, per dare al loro Comitato
funna e carattere di vera istituzione sanitaria.
Conferenze sulla Cremazione. — il dott Gaetano Pini ha ripreso le sue conferenze
suUa Purificazione dei morti. La prima fu tenuta il 5 marzo in Milano nel Ridotto del teatro
dulia Scala in mezzo ad una eletta di oltre 900 persone.
n conferenziere parlò per un' ora e mezza dei progressi fatti dal principio della Cre-
mazione in questi ultimi anni tanto in Italia che fuori. Egli fece una minuta rassegna di
avvenimenti, pubblicazioni, apparecchi relativi alla cremazione. Le parole dell'oratore fe-
cero profonda impressione nel pubblico composto di quanto Milano ha di più distinto.
Quanto prima il dott. Pini terrà a Novara ed a Como altre conferenze sullo stesso
'argomento.
Iitituzione d'nn deposito mortuario a Bmzelles. — Con deliberazione del 25
aprile 1881, il Consiglio Comunale di Bruxelles votava l'istituzione di un deposito mor-
tuario destinato a ricevere i cadaveri che non si possono conservare a domicilio. Però non
VI SI accettano 1 cadaveri in putrefazione o quelli morti per malattie trasmissibili, i quali
•
invece sono inviati d'urgenza al deposito mortuario stabilito nel Cimitero comunale. Il
<leposito mortuario è aperto dalle 5 antim. alle 9 pom. in estate, dalle 7 antim. alle 8 pom.
Qcl verno. Non vi si possono far autopsie. L'invio dei corpi non può aver luogo senza
il consenso del capo della famiglia, e dietro requisitoria del medico di stato civile ; in caso
<l'nrgenza basta il certificato del medico curante. Il medico di stato civile stende la requisitoria
iQ doppia copia, e ne fa pervenire una copia al commissario di polizia della divisione o al-
' iifficio delle inumazioni ; questi invitano allora il guardiano del deposito a far operare la
stazione del corpo, la quale, salvo i casi d'urgenza, si fa di sera, e con veicolo apposito.
Una delle requisitorie va ai guardiano del deposito, il quale ne tiene nota insieme ai dati
^ stato civile del cadavere, ed al tempo in cui se n'è effettuato il trasporto. Senza auto-
rizzazione speciale dell'officiale dello stato rivile il cadavere non può restare al deposito
più di 48 ore. La sepoltura è a carico della famiglia o dell'Amministrazione di benefì-
^^^^^ Il guardiano del deposito, sotto la direzione immediata del servizio d'igiene, è inca-
"cato dell'esecuzione delle misure prescritte per prevenire la decomposizione rapida dei
^veri e per assicurare lo stato salubre del locale. Con ciò vengono soppressi i mor-
''^ stabiliti nelle chiese per i poveri.
b Sala per le autopsie nel Cimitero Xontimentale di miano. — Come già abbiamo
vmnnciato nel n. 5 1881 del nostro Giornale, il signor P. M. Loria, noto filantropo e membro
^ettivo della Società Italiana d'Igiene, ha messo a disposizione della Giunta Municipale
^ Milano una rendita annua di L. 1000, affinchè la sala mortuaria esistente nel Cimi-
tero monumentale, venga fornita di quanto è necessario per eseguire le autopsie cadave-
nche con la diligenza maggiore e con tutti i sussidi scientifici reputati necessari.
Noi abbiamo già lodato questo nuovo munificentissimo atto del Loria; ma perchè
202
appaja chianrmeate l'idea nobile ed illuminata della donaxione, riportiamo integralmente
la lettera che il Loria ha diretto alla Giunta Municipale di Milano :
e II sottoscrìtto P. M. Loria, pensando che le sezioni cadaveriche sono sempre utili
al progresso della scienza, e desiderando d'altra parte che cada uno dei più forti ostacoli
che ancora incontra la pratica della cremazione , che è la tema che per essa abbiano a
scomparire per sempre le traccie di un delitto, ha deliberato di donare alla Città di Mi-
lano, ove la cremazione ebbe il primo e più largo culto , la somma di Lire Mille Ren-
dita Italiana 5 ^/^^ , godimento i .^ luglio prossimo, alle seguenti condizioni :
V i.^ n capitale dovrà rimanere intangibile ;
e zP Gli interessi annui saranno impiegati a fornire riccamente di quanto occorre la
Sala mortuaria del Cimitero monumentale, onde possa praticarsi un esame anatomico per-
fetto, non escluse, ove occorressero, le indagini chimiche e le osservazioni microscopiche ;
« 3.^ A sostenere le spese occorrenti onde ogni cadavere destinato alla cremazione,
la cui autopsia non incontri ostacoli assolutamente rispettabili, o per la quale non abbia
già provveduto il Tribunale o la rispettiva famiglia , sia per cura del Municipio sotto-
posto ad un accuratissimo esame interno ed estemo , allo scopo di constatare che il de-
funto non soccombette a nessuna violenza, a nessun trauma, a nessun venefìcio.
e Oltre quelli destinati alla cremazione, anche i cadaveri destinati alla tumulazione, pei
quali il medico curante, nella fede mortuaria dichiarasse importante l'autopsia, e non con-
trastata dagli aventi causa, verranno egualmente per cura del Municipio sezionati come sopra,
e S' intende che ciò avvenga fìno alla concorrenza della somma che il Municipio avrà
disponibile, risultante dagli interessi di dette L. 1000 di consolidato, e dalle eventuali
oblazioni che il Municipio ricevesse in seguito allo stesso scopo.
e 4.^ Di ciascuna sezione si compilerà chiaro ed ordinato processo verbale cUi con-
servarsi in apposita cartella, negli Archivi del Municipio, a comodo degli studiosi.
e 5.^ Tuttociò che di particolare e di rimarchevole per Tanlropologia e per l'ana-
tomia patologica, si troverà in ciascuna sezione, verrà diligentemente preparato per cura
del Municipio e destinato, secondo il caso , al Museo civico , oppure al Gabinetto Ana-
tomico-Patologico dell'Ospitale Maggiore per l'opportuna conservazione. Anche in questo
caso, semprechè non s'incontrino ostacoli assolutamente rispettabili.
e 6.^ Le sezioni saranno dirette dal chiarissimo signor prof. Andrea Verga o da
un suo incaricato, e dopo di lui da chi egli nominerà. In caso ch'egli non avesse a prov-
vedervi, vi prowederà il Municipio.
e 7.° Fornita che sarà, come si disse, la Sala , e sostenute le spese per autopsie
ed altro, gli eventuali risparmi annui che il Municipio avesse a verificare, saranno devo-
luti alla Società per la Cremazione dei Cadaveri, siccome la più adatta a farsi che il suo
esempio trovi imitatori, e che per esso la pratica dell'autopsia e della cremazione vada
sempre più diffondendosi.
e Tostochè codesta spettabile Rappresentanza renda edotto il Municipio della sua
accettazione e dell'approvazione che all'uopo si vorrò procurare dall'autorità competente,
la relativa Cartella di Rendita, sarà dal sottoscritto depositata presso quest'ufficio dei Debito
Pubblico del Regno, per essere convertita in un certificato inscritto nel Gran Libro inte-
stato a nome del Municipio, valendo frattanto la presente a di lui obbligazione, e per
quanto lo concerne.
Il Consiglio municipale di Milano ha accettato la donazione Loria e la Giunta sta
provvedendo per la istituzione della Sala per le autopsie.
P. M. Loria.
203 —
OsMemiione d«llo ceneri dei cadaveri cremati. — Crediamo far cosa gradita ai
Boitri lettori pabblicaodo il testo del provvido parere emesso sopra nn' argomento di tanta
inportanza dai Consiglio di Stato, Setiom dell* Interno, nell'adunanza del giorno 13 feb-
bi^ 1881.
La Sezione,
Vista la relazione del Ministero dell' Interno in data del 1 5 febbraio corrente
X. 21 138-6- 1423 16 Divisione 5.^ Sezione 2.^ relativa all'istanza del signor Cuniberti,
fretta ad essere autorizzato a trasportare le ceneri di una sua figliuola dal cimitero di
Mikno ove il cadavere fu cremato, alla sua abitazione ove intende di custodirle ;
Vista l'istanza e il rapporto del Prefetto di Milano che l'accompagna;
Sentito il Relatore e considerato:
Che, sebbene in forza delle modificazioni introdotte nel regolamento sanitario col De*
ofto reale del 14 gennaio 1877 1 ^^^ ^ modi di distruzione dei cadaveri sia ammessa
ncbe la cremazione eseguita con le debite autorizzazioni e nei modi riconosciuti i più
aditti, pure nulla si h innovato quanto a ciò che si dispone nella legge sulla sanità pub-
bfia nel Regolamento del 1874, sull'obbligo di deporre gli avanzi umani nei pubblici
duiteri;
Che però il silenzio della legge sulla custodia delle ceneri che resultano dalla ere-
MBOBe dei cadaveri, non può autorizzare il Governo a concessioni analoghe a quella
éoooodata dal Cuniberti perchè anche le ceneri vanno soggette alla regola generale;
Che questa regola non ha solo il suo fondamento nelle ragioni attinenti alla sanità
pabblica ma anche nel rispetto dovuto ai cadaveri umani, i quali furono riguardati come
COR fuori del dominio privato presso tutti i popoli ;
Che anche ammesso il sistema della cremazione, se si concede che le ceneri si sot-
tiaggino al Cimitero ove hanno garanzia e perpetua custodia, per essere trasportate nelle
OK private, niuno può dire che cosa avverrà di questi avanzi umani nel processo del
tempo;
Che se si può credere che saranno custoditi con geloso culto finché vivono coloro
cbe ebbero affetto e stretti legami di sangue con la persona della quale avanzano le ce-
sai, si può agevolmente supporre che i loro eredi e successori troveranno incomodo quel
deposito, che, privo di pubblica tutela, verrà forse disperso o dimenticato tra le cose inu-
tfli della casa ;
Che i Romani e gli altri popoli antichi presso i quali era in uso la cremazione non
Miono di trasportare le ceneri nelle proprie abitazioni, ma le riponevano nelle celle se-
polcrali della famiglia le quali erano luoghi sacri e resi inviolabili dalla legge ;
Che perciò il desiderio di custodire nelle case le ceneri dei cari parenti se può es-
sere scusato da un eccesso di affetto nei superstiti , non sembra che possa essere soddi-
<^ dal Governo nello stato presente della nostra legislazione ;
E per questi motivi avvisa :
Che ristanza del Cuniberti non possa essere accolta.
In seguito a questa deliberazione è avvenuto che due egregi cittadini milanesi avreb-
^ disposto di lasciare larga parte dei loro averi, che toccano somma cospicua, a van-
^>ggb di un Istituto di beneficenza , a condizione però che i loro resti mortali , previa
Cfcnuuicoe, vengano deposti in un tempietto da erigersi in un angolo remoto del giar»
^ dell'Istituto, ove la gratitudine dei beneficati custodirebbe con intelletto d'amore la
'licnioria e le ceneri dei Benefattori.
204 —
Prima però di provvedere con atto formale a tale disposizione, e nell' intento di evitare
mir Istituto controversie dopo la loro morte, i Signori di cui h parola, hanno desiderato
avere assicurazione formale che alcun ostacolo non si frapponga al compimento di tale
^lesiderio per ciò che riguarda la tumulazione delle loro ceneri in un luogo che non sia
il cimitero.
Per ottemperare a questo desiderio la Rappresentanza dell' Istituto in questione, ha ri-
volto al Prefetto della Provincia di Milano un memorandum allo scopo di poter, quando
<che sia, conseguire il permesso di conservare in apposito sacrario i resti mortali dei prov-
vidi benefattori.
In questo documento vengono esaminati i motivi che indussero il Consiglio di Stato
alla sopra riferita deliberazione, e i petenti ne deducono che tali argomenti si riferiscono
esclusivamente al caso della conservazione delle ceneri nelle case private, e quindi non
potrebbero essere invocati contro la domanda che due egregi cittadini avanzano ora per
ottenere che le ceneri loro vengano deposte in un tempietto eretto sopra terreno di pro-
prietà di un'Opera Pia regolarmente riconosciuta, per esser di poi conservate con tutto il
rispetto ed il decoro che il sentimento della riconoscenza inspirerà ai beneficati.
Escluso pertanto che dal punto di vista sanitario possano sorgere opposizioni alla con-
servazione delle ceneri dei cadaveri cremati anche in mezzo all'abitato, è del pari mani-
festo che nessun ostacolo possa esistere quando si tratti di deporre le dette ceneri nei
tempi dedicati al culto , nelle cappelle gentilizie e nei sacrari che gli ospizi , gli istituti ,
gli asili potrebbero erigere appunto nell'intento di conservare con religioso rispetto gli
avanzi di coloro che, vivi o morti, beneficarono i poveri e i derelitti.
Già per lungo volgere di secoli i cadaveri furono inumati nei sotterranei delle chiese
e nel recinto dei chiostri , e pietosa costumanza rendeva preferibile questo sistema come
quello che dava ai dolenti maggiore garanzia di rispetto per le tombe dei loro cari e
meglio di ogni altro manteneva fra i superstiti ed i trapassati quella corrispondenza di
amorosi sensi, che al dire del Foscolo , celeste dote è negli umani. Ragioni igieniche di
attissimo valore indussero i Governi a prescrivere la erezione dei cimiteri, togliendo cosi
agli abitati innumerevoli focolai d'infezione, e per tale provvidissima disposizione la po-
destà civile dovette sostenere contro il potere ecclesiastico e contro il sentimento pubblico,
fierissima lotta.
Ma la cremazione dei corpi rimuove ora tutte le cause di malsania e le ceneri dei tra-
passati possono, senza offesa alla pubblica salute, aver tomba nei templi e nei sepolcreti
sui quali l'autorità ha modo di esercitare attiva sorveglianza nell'intento precipuo che la
religione delle urne si mantenga viva nel sentimento del popolo.
Che anzi da questa provvida e pietosa disposizione, il principio dell' incinerimento dei
morti avrà più larga e facile applicazione, e le Opere Pie, per tante ragioni stremate di
mezzi , avranno da ciò argomento di accrescere il patrimonio loro e il caso appunto cui
dà origine questa domanda, prova luminosamente come il desiderio di avere tomba ne)
recinto di un Pio Istituto, possa spronare la generosità dei filantropi a compiere azioni
generose.
La domanda della Pia Istituzione, vivamente appoggiata dal Consiglio Provinciale Sa*
nitario di Milano, è stata trasmessa al Ministro dell'Interno.
L' Inumazione dei CadayerL — Registriamo due voti di fiducia, alla inumazione, dati noi
ha guari uno a Parigi e l'altro in Ungheria :
— 205 —
i.^ Ad esanrìmento del qaesìto proposto dal Municipio di Parigi sull'importante
pfoUema: installatwn des Cimeiiers et leur ajfaiViiii^m^»/ una Commissione scientifica ve-
im a tal nopo nominata dal Prefetto della Senna, la quale, dopo lungo studio, nel de-
cano mese di gingno, dava fine al mandato ricevuto. Il programma formulato dal Consiglio
nonidpale si aggirava sui quattro punti seguenti :
i.^ Se possa ottenersi il risanamento dei cimiteri attuali, associando l'azione di so^
stme fisiche o chimiche a quella del drenaggio ;
2.^ Se il risanamento dei cimiteri possa con siffatti elementi prometter bene anche
per Tavrenire ;
3.° Se r addizione delle sostanze chimiche od altre, nei feretri o nel suolo dei ci-
miteri, fiivorisca o no la scomparsa delle parti organiche dei corpi inumati ;
4.° Se questa addizione si renda capace di trar seco notevoli inconvenienti.
La Commissione, per rispondere a cosi importante argomento d' igiene pubblica, divise
ani tatto il suo studio in due parti ; occupandosi prima della dottrina della innocuità dei
dsiteri; in secondo luogo iniziando analisi intorno al terreno ove vengono situate le ne-
cropoli, all'aria atmosferica circostante, alle acque che ne traversano il sottosuolo.
Dopo i vari studi di Belgrand, Schloesing, Schutzenberger, Miquel, Carnot, su questi
die ponti di vista , fondati sopra locali esperimenti, iniziati e condotti a termine nei vari
cimiteri di Parigi, dell' Est, del Nord, di Grenelle, Vaugirard, del Sud e d' Ivry, sottomet-
tendo a speciale analisi la natura del terreno e delle acque che ne provenivano, i singoli
commissari sono giunti a formulare i seguenti pareri :
i.^ Che se nei pressi delle fosse camarie, e specialmente quando le inumazioni
forono eseguite nelle chiese, si sono osservati dei casi risultanti dallo sviluppo dei gaz di
putrefazione, questi pericoli si rendono assolutamente illusori, ogni qualvolta questi gaz pos-
uno sprigionarsi all' aria libera. Questo si ottiene quando sieno scrupolosamente adem-
pnte le prescrizioni relative all' apertura delle fosse, loro separazione, latitudine del terreno
che devono occupare, e periodi d' anni necessari per l' istallazione di nuove sepolture ;
2.^ Che i gaz deleteri o incomodi, prodotti dalla decomposizione dei cadaveri inu-
mati a I metro e 50, non arrivano alla superficie del suolo;
3.° Che nello spazio di cinque anni la quasi totalità della materia organica rimane
dòtrntta. Consegue da ciò che nelle condizioni attuali delle inumazioni parigine, la terra
<lei cimiteri non diviene satura, attesa la sufficiente provata permeabilità del suolo ;
4.^ Che r opportuno metodo di drenaggio dei terreni consacrati all' inumazione, potrà
rendere più rapida la rotazione, che potrebbe essere con ogni ragionevolezza abbreviata ;
5.^ Che nello stato presente dei cimiteri, non havvi ragione di temere l'infezione
dei pozzi del vicinato, dacché questi cimiteri sono situati a distanza dell' abitato, secondo
le nonne prescrìtte dalle leggi.
A sua volta , il Consiglio generale d' Igiene pubblica del regno d' Ungheria , inteso il
Apporto del prof. Fodor, ha preso le seguenti decisioni riguardo all'inumazione dei ca-
daveri:
l.^ n seppellimento costituisce il metodo il più pratico per isbarazzare i campi di
battaglia dei cadaveri dei caduti durante la zuffa (?) (Viceversa poi dopo le grandi battaglie
^ ^ tempre ricorso all' abbruciamento dei cadaveri) ;
2.^ Eseguito con adatte precauzioni il seppellimento non può presentare alcun
pericolo ;
Z^ Le misure da adottarsi a questo scopo dovrebbero essere stabitite da un ac-
— 2o6
xx>rdo internazionale, di cui il Governo ungherese prenderebbe l'iniziativa, per concordare
il modo di seppellimento> dei cadaveri sai campi di battaglia, come pm« ciò che riguarda
la sorveglianza sui mezzi impiegati ;
4.^ La cremazione facoltativa dei cadaveri, domandata dai particolari, può enere
autorizzata ogni qualvolta i processi d' incinerimento siano conformi alle ben calcolate esi-
genze dell' igiene pubblica ;
5.^ La cremazione potrà divenire obbligatoria nelle circostanze eccezionali di cala-
mità pubblica o di gravi epidemie, allorché esista un considerevole ingombro di cadaveri ;
6.^ Non é assolutamente necessario l'adottare in principio la cremazione obbligatoria;
perchè questo sistema non è superiore al seppellimento abituale, e d' altronde è di difficile
attuazione pratica (? ?) (Il prof. Foder ignora senza dubbio che una cremazione esegoka a
Milano costa meno di una inumazione).
Concorso a premio della Sooietà promotrioe di esplorasioni soientiflohe. ~ impor-
tante per l'Igiene è il tema che questa benemerita Società ha messo a concorso pd cor-
rente anno ; cioè, lo studio microscopio tUlle acque potabili cUi passi di Lombardia in cui
il gono e maggiormente endemico. Le osservazioni dovranno essere illustrate da opportuni
disegni e ripetute in luoghi, che , pure essendo nelle medesime condizioni topografiche e
geologiche, sono poco o punto infette da gozzo ; a questo studio sarà accordato un premio
di almeno L. 1000. Il tempo utile per la presentazione delle Memorie e degli stud! ter-
mina il giorno 21 ottobre 1882.
La Consulta scientifica in prima e successivamente l'Assemblea generale dei Soci acco*
glievano questo tema proposto dal Prof. A. Corradi, considerando che gli studi recenti
intomo ai protisti , e particolarmente quelli del prof. Klebs di Praga , farebbero credere
che le acque potabili possano essere cagione del gozzo non tanto per la loro composi-
zione chimica, quanto per speciali infimi organismi (monades e naviculae) in esse conte-
nuti. L'argomento poi ha speciale interesse per la Città di Milano.
Conoorso a premi della Sooietà franoese d'Igiene:
i.*' Igiene ed educanione fisica della seconda in/antia (6 a 12 anni). I concorrenti
dovranno studiare, in quattro capitoli speciali , il fanciullo nella casa , nella scuola, nei
campi e nell'officina.
2P Della pulitena della casa e della persona. Studiare la pulitezza della persona e
della casa nelle differenti età nei due sessi , e nelle diverse condizioni sociali , si nella
città che nella campagna.
Condizioni generali dei due concorsi:
i.^ Le Memorie non dovranno sorpassare le 30 a 50 pagine di stampa in 12^;
2.° Le Memorie verranno spedite, in forma accademica, alla Sede della Società frm-
cese d'Igiene, rue du Dragon, so, prima del i.^ settembre 1882 (gli autori che, sia di-
rettamente o indirettamente, si faranno conoscere, verranno esclusi dal concorso).
3.^ Le Memorie premiate diverranno proprietà della Società, la quale sarà libera di
darle alla stampa, sia per intero che in parte ; essa tuttavia s'obbliga di pubblicare il
nome del premiato dinanzi dell'opuscolo, al quale cercherà di dare la maggior possibile
pubblicità. I due quesiti costituiscono due distinti concorsi , ciascheduno dei quali verrà
premiato con una medaglia d'oro, una medaglia d'argento e due di bronzo.
207 —
LIBRI NUOVI
/
La igiene dei bambinL Conferenze pubbliche per Francesco Lamanna, opuscolo di
46 pagine. — Bari, 1881. — È una sene di conferenze alla portata di tutte le madri,
in cui l'Autore svolge con buoni criteri pratici la tesi dell'allattamento : dimostrata la pre-
minenza dell'allattamento materno, insegna anche con quali norme va condotto. Ove poi
determinate circostanze ne impedissero l'attuazione, Lamanna insegna in qual modo l'al-
lattamento mercenario o l'artificiale possano rimpiazzarlo il meno male possibile.
Denti decidili e denti permanenti; deldott. Gustavo Winderling. — Milano, 1881.
— Sotto il titolo di V Avvertimenti alle madri » l'A. pubblica questo lavoro di piccola mole,
ma di grande importanza, in cui è provata la necessità per tutti di sapere qualchecosa
in fatto della dentizione. L'odontogenesi, le due dentizioni, che l'Autore divide in quattro
perìodi, vi sono chiaramente espresse ed illustrate da tavole accuratamente eseguite. —
L'Autore saviamente si sforza a provare il bisogno di sorvegliare il bambino nella prima
dentizione, a risparmio di sofferenze in questi periodi della prima età e di mali conse-
cutivi nelle altre : fa un cenno delle alterazioni più comuni che colpiscono la dentizione
(deviazioni, carie, periostite), ne ricorda le cause e ne dà precetti curativi; infine chiude que-
sto interessante opuscolo, dettando le norme più necessarie a seguirsi per l'igiene della bocca,
n lavoro del dott G. Winderling è quale doveva essere, per lo scopo cui h desti-
nato ; sarebbe ottima cosa se fosse portato a cognizione di tutti , massime delle madri ,
alle quali appunto è dedicato.
n male perforante; del dott. G. Badaloni. — Bologna, 1881.
Note òliniche ed anatomiche sulla lepra; per il prof. R. Campana. — Milano, 1881.
Snll'abolizicne graduale della tassa del sale. — Discorsi del deputato dott. Giuseppe
Mussi — Un opuscolo, Roma, 1882. — L'Autore ha pubblicato i discorsi da lui pronun-
ciati in Parlamento per propugnare la graduale abolizione di un balzello esiziale alla sa-
late delle classi povere e dannoso all'agricoltura. Sono dotte arringhe nelle quali è diffì-
cile dire se predomini maggiormente il cuore o l'intelletto dell'oratore.
Società Romana di soccorso agli Asfittici. ~ Un opuscolo, Roma, 1881.
Le Bisaje. — Relazione di Giuseppe di A. Ferrario. — Un opuscolo, Mtlmo, 1881.
&li Ospizi marini pei fanoinlli poveri rachitici e scrofolosi della città e provincia
di Boma. — Relazione. — Un opuscolo, Roma, 1881.
Belaiione del prof. Stanislao Oannizzaro sull'analisi di alotme acque potabili,
&tte per cnra del Xnnioipio di Padova. — Un opuscolo, Roma, 1881. — Prege-
vole e coscenzìoso lavoro che può servire di modello agli studi preliminari per la scelta
d'ona buon'acqua potabile.
Ke opinioni per togliere la pellagra. — Lettera del dott. Paolo Predieri al Prefetto
^ Bologna. — Un opuscolo, Bologna, 1881. — Ci riserbiamo tener parola di questa let-
^ in una Rivista sulla Pellagra che si sta disponendo.
L'homme oriminel comparée à Thomme primitif; pel prof. Lacassagne. •— Un opu«
«colo, Lione, 1882.
Hna rivoluzione nelle scienze mediche; traduzione di Alvise Mocenigo di San Stek.
^ Un opuscolo, Conegliano, 1882.
La coltivazione del riso nei comuni di Bomporto, Camposanto, San Felice, Modella
« San Prospero. — Relazione del prof, dott Giuseppe Cesari, a nome degli altri com-
ponenti la Commissione provinciale, e Relazione tecnica dell' ing. Giovanni Messori-
Roncaglia. — Un opuscolo, Modena, 1882.
— 2o8
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI GENNAJO 1882-
Lo stato meteorico del mese di gemiajo fii per molte contrade italiane, ed in mod^y
speciale per quelle del Nord, al tutto singolare sotto diversi aspetti. Salvo alcuni pochi
giorni in sul cominciare e l'ultimo di tal mese, in tutto il rimanente la stagione fu bella
oltremodo e quasi di primavera. Il cielo persistette sempre sereno, l'aria tranquilla, l'umi-
dità moderata anzi che no, e la temperatura mi^issima. — Causa di ciò si furono le pres-
sioni altissime che persistettero per tutto il tempo anzidetto , toccando il loro massimo
verso la metà del mese, nel 16-17, i^ quale massimo fu del tutto straordinario, non ri-
scontrandosene altro cosi alto che nel 1821 in qualcuna delle stazioni del Nord, e nes-
suno simile in quelle del Sud, che pos8^;gono lunghe serie di osservazionL Né le pres-
sioni furono insolite solamente pei loro valori elevati , ma più ancora per la loro persi-
stenza, per modo che esse, soprattutto nell'Alta Italia, rimasero in media le maggiori avute
sinora da che si registrano e si calcolano tra noi osservazioni meteoriche.
Codesto stato di cose non riusci per nulla nocivo né all'agricoltura, né all'igiene, anzi
fu propizio in modo speciale alla prima.
Prima Decade.
Nei primi sette giorni della decade frequenti burrasche attraversano il Nord dell'Europa
occidentale, mantenendosi il barometro molto basso, sino a 725 mm. Codeste bufere este-
sero il loro influsso sino nelle nostre regioni , dove perciò la stagione fu nei giorni sud-
detti alquanto sconcertata. Nel primo giorno le pioggie cadevano in gran parte d'Italia,
ed in diverse del mezzodì nel giorno 2 , per causa di un centro secondario di depres-
sione formatosi nel golfo di Genova, derivazione dei cicloni del Nord d' Europa. — Nei
giorni appresso, dal 3 al 4, le due onde cicloniche avanzatesi dall'Oceano Atlantico sul
Nord e sul Sud, sulla Norvegia e sul Portogallo , si estesero nel 4 su tutto il Mediter-
raneo occidentale , cagionando pioggie dovunque dal 3 al 4 , con neve nei luoghi più
elevati /
Nel 5 codesta ondata depressa si restringeva man mano, avendo suo centro in Sardegna,
e nel 6 si dileguava del tutto verso il Sud ; in quella che un altro duplice movimento
ciclonico dalla Russia e dall'Africa producevano dal 7 all' 8 un altro centro di depres-
sione tra Roma e Napoli, che volse poi verso il Jonio ; fu perciò che le pioggie dopo
il 4 andarono poco a poco restringendosi verso il Sud-Est, cessando del tutto il giorno 8.
Intanto sino dal 5 il tempo cominciava ad addivenire bello nell'Alta Italia per le alte
pressioni che arrivavano dall'Ovest, le quali protendendosi verso il Sud , resero dall' 8 in
poi, la stagione buona su tutta Italia.
La temperatura , in complesso , fu mite , specialmente nei paesi del Nord ; il massimo
accadde al passaggio della corrente equatoriale di depressione, dove dal 4 al 6, dove dal-
l'8 al 9; il minimo accompagnò le correnti polari degli ultimi giorni.
La campagna rimase quasi dappertutto scoperta , salvo che nei luoghi addossati alle
Alpi, dove la neve cadde in maggior copia, e dovunque procedette in condizioni favorevoli.
— p 209 —
Seco;nda Decade.
La stagione calma e mite, cominciata verso la metà della decade precedente, continua
er tntta la seconda, per modo che si direbbe di essere ancora agli ultimi tepori di au-
, n cielo persiste quasi sempre sereno , ed in generale anche limpido , il che aju-
la radiazione solare, yale a mantenere tiepida l'aria durante il giorno. Non fecero
poè fifietto , specialmente nei luoghi più bassi, caligini e nebbie , le quali talora furono
Codesto stato atmosferico in Italia fu effetto immediato delle alte pressioni che si estende-
WM in gran parte dell'Europa occidentale e sull'Africa e TAsia Minore. Esse toccarono
H loto colmine dal 15 al 17, ed il centro trovavasi nel 16 sulla Polonia, dove il baro-
atto, al fiTcIIo età mare, era salito sino a 789 mm. , mentre in Italia varia dal Nord
d Sbd da 787 a 778 mm.
Ifentre le pressioni crescevano cotanto su tutto TOvest, una leggiera depressione awe-
riia nello stesso giorno , z6 , sul Mediterraneo orientale , verso Porto-SaYd, la quale fu
fidla che cagionò il solo sconcerto atmosferico che siasi notato nelle nostre contrade in
Mta la decade , arrecando poca pioggia e passaggiera nei paesi più meridionali , nelle
Gslabrie doè e nella Sicilia, dove tuttavia le pressioni erano sempre elevate.
ColTanmentar delle pressioni decrebbe alquanto la temperatura, mantenendosi però sem-
ptt mite ; ed il minimo termico della decade andò insieme al massimo barometrico , av-
verandosi dal 16 al 17 con qualche ritardo al Sud; influendovi ancora le depressioni di
Sad-Est, che in questi giorni attivarono dal Nord-Ovest la corrente polare. Le brine co-
larono in molti luoghi le campagne in questa prima metà della decade. Nei giorni ap-
», le alte correnti di Sud-Ovest, sentite nelle nostre montagne, fecero risalire la tem-
per guisa che il massimo calore decadico accadde nella più gran parte dei luoghi
ia sol terminare della decade.
Lo stato delle campagne e le condizioni igieniche continuarono in Italia sempre buone
sotto r influsso di una stagione cosi propizia.
Terza Decade.
Le condizioni meteoriche della seconda decade continuarono pressoché le stesse per
tatta la terza decade sia in Italia come altrove nell'Europa Occidentale. La stagione si
■antenne sempre bella e mite dovunque, con qualche nebbia nelle valli e nelle pianure
ddl'AIta Italia, specialmente dal 23 al 25, e con parziali annuvolamenti, soprattutto nelle
regioni appennine.
Solamente nell'ultimo giorno, 31, si ebbe un passaggiero cangiamento, che arrecò pò-
cMipme pioggie in alcune stazioni e poca neve in qualdie punto delle Alpi.
La temperatura persistette anch'essa mite , al Nord {)iù che al Sud relativamente alla
stagione, ed in media fu poco diversa da quella della 'dècade scorsa. Come per ordinario,
ia queste circostanze atmosferiche, nelle pianure e nelle yaHi alpine il calore fu maggiore
m luoghi più elevati che non nei più bassi. Fu perciò che in questi ultimi le brine
fiaono quotidiane, estendendosi dal 26 al 3 1 anche sulla riviera Ligure di ponente, ed il
freddo, sebbene non intenso , tuttavia permise di fare il ghiaccio , cotanto ora richiesto
negli usi igienici e terapeutici. I minimi termici della decade accaddero, in generale, nella
pnma metà, i massimi nella seconda.
14
210 —
Come nelle decadi precedenti, cosi anche in questa, le descrìtte Ticende meteoriche
▼anno d'accordo collo stato barometrico che predominò sul Continente nel tempo mede-
simo. Le pressioni, comechè alquanto minori della seconda decade, persistettero tnttaria
sull'Europa occidentale, e specialmente al Sud del 50.^ suo parallelo, col centro (780 mm.)
or qua or là sulla centrale. Quindi le temperature meno elerate della prima metà della
decade.
Nel di 27 le basse pressioni apparse al Nord-Ovest ed al Nord, attivarono il flusso equa-
toriale, il quale innalzò poco a poco la temperatura, donde la stagione più tiepida della
seconda metà della decade. Intanto questa corrente di mezzodì abbassa leggiermente il
barometro, ma in modo costante al Sud d'Europa sino al 31, nel qual giorno una larga
zona di pressione, poco intensa però, si estende dalla Spagna al Mar Nero, e dall'Africa
alle Alpi, con tre centri di maggiore intensità all'Alicante nella Spagna, nel Golfo di Ge-
nova in Italia, e ad Hermanstadt nella Transilvanìa. Fu questa la causa del momentaneo
cangiamento di stagione nell'ultimo giorno del mese.
Le condizioni agricole ed igieniche continuarono sempre buone, specialmente al Nord,
e le condizioni meteoriche di gennajo non furono tenute per nulla sfavorevoli agli inte*
ressi del paese da' versati in queste materie.
Temperature estreme notate in Italia nel gennajo 1882,
Temperatura
Temperatura |
Città
CittA
Massima
Minima
Massima
Minima
Udine
I8^8
-4». 7
Firenze
IS^O
-3°. 7
Belluno
I0^2
-s».s
Siena
is^'.s
o».S
Venezia . . . .
ii*>.5
-3°.i
Perugia. ....
14^7
0°.2
Brescia
11^8
-6°. 2
Roma
15^5
-l".©
Bergamo. . . .
13^6
-a^o
Aquila
11°. 2
-3*. 3
Milano
11^9
-5°.o
Foggia
14^4
-I».2
Novara
10°. 6
-5°. 9
Napoli
I5''.4
3°. 4
Torino
9^.2
-4°. 6
Salerno
17^5
S».o
Alessandria..
9^1
-4°. 8
Potenza ....
13^6
-4». 7
Genova. ....
17^9
3». 6
Lecce
i6^o
l'a
Piacenza. . . .
10O.3
-4». 9
Cosenza ....
14^2
0° ©
Modena ....
\\^,2.
-5°. 9
Reggio CaUb.
16O.9
4».i
Bologna ....
I2<>.3
-4».o
Palermo ....
20®. 9
a». 7
Urbino
I2^0
o<».o
Siracusa ....
16O.7
5».o
Ancona. ....
10^.7
a».©
Cagliari ....
16O.5
4°.o
DedT Osservatorio di Monealieri^ febbrafo 1882,
Padre F. Denza.
21 ì
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI FEBBRAJO 1882.
la cttìeiiofiale stagione del pestato gennajo contìnuo ancora per quasi tutto il
ne di Cebbrajo. Le pressioni quasi costantemente elevate , meno però che in gennajo,
4Ì fl lieve dislivello delle altezze barometriche , mantennero il cielo assai spesso sereno ,
Ws csfana, l'umiditi moderata ed anche scarsa. Solo nei primi e negli ultimi giorni cad-
te pioggie in Italia, scarse e poco estese nel primo periodo , più abbondanti e gene-
wM ad secondo. Anche le nevi furono poco copiose nei nostri monti, dove il tempo fu
ade più bello. U calore, relatìvamente alla stagione, non fu né in eccesso, né in difetto ;
ed il termometro, basso piuttosto al cominciare del mese, specialmente nelle contrade del
■enodi, segui appresso il suo consueto andamento per questa stagione, elevandosi man
Codeste condizioni atmosferiche non furono, nel loro complesso, sfavorevoli all'agrìcol-
bra, se si eccettui la scarsezza d'acqua in molti luoghi. Non riescirono però di troppo
fmtaggiose alla salute pubblica.
Prima Decade.
Per tntta la prima decade la nostra Italia, del pari che tutta Europa, rimase sotto l'in-
Anso di pressioni elevate, o, come suol dirsi, di un anti-ciclone , per cui la stagione fu
qoasi oostantemente bella. Le più alte pressioni accaddero nei primi tre giorni provenienti
dil Nord ; il barometro toccava i 780 rom. ; esse apportarono nei nostri paesi un flusso
à tramontana, che diede nei giorni suddetti i maggiori freddi della decade. Nei giorni
appresso diminuirono alquanto, per quindi rialzarsi negli ultimi quattro giorni, £ fu la
addetta leggiera depressione che produsse verso la metà della decade il massimo termico
dicadico e scarsa pioggia in qualche rara località , specialmente 'della Sicilia. In alcuni
paesi la massima temperatura fu registrata in sul terminar della decade.
In generale però il freddo fii nella media e bassa Italia più sentito che nell'alta, ed i
f£ e le brine dal 9 al io si estesero sino alla Sicilia, dove anzi furono più persistenti
ed intensi. Di nebbie però non se ne ebbero quasi nessun in luogo.
Le brine ed i freddi non permisero ancora alcun movimento vegetativo alla campagna,
cautnnque per la maggior parte scoperta ; ed arrecarono qualche danno ai prati, privan-
doli di erbe e rendendoli arsicci anzi che no. Dalla Riviera ligure si annunzia precoce la
fioritma delle piante fruttifere.
Seconda Decade.
Piessochè le stesse condizioni meteoriche continuano nella seconda decade.
Ndla prima metà il tempo fu bello, il cielo sereno e l'aria tranquilla ed asciutta, ma
: h temperatura bassa in quasi tutta Italia, e ciò per causa delle alte pressioni che persi-
stenno sempre al Nord ed all' Est, protendendosi sino a Nord. Leggiere depressioni esi-
benti sul Mediterraneo cagionarono pioggie passaggiere , dapprima , nell' 1 1 nell'estrema
Calabria ed in Sicilia, e poi, dal 13 al 16 in alcune stazioni, soprattutto del centro.
212
Dopo il 15, in quella che le pressioni crescevano all'Ovest, giungendo il 20 sino »
785 mm. nell'Arcipelago inglese; all'Est diminuirono e le burrasche si avricendavano al
Nord. Da questo dislirello della presnone barometrica soli* supeitóe d'^Europa, trasse ori-
gine il flusso tiepido da Ovest, che perdurò in tutta la seconda metà della decade con tem»
peratura e giornate primaverili ; e nelle regioni elevate delle Alpi il vento era veramente
caldo, specialmente dal 17 al 19. I massimi termici adunque avvennero in questi ultimi
giorni quasi dappertutto, mentre i minimi si erano avverati nella prima metà deua decSide.
Le condizioni agrìcole del nostro paese continuano aàch'esse come nella decade pre-
eedente, ed in alcuni luoghi, come nel Monferrato, si veggono delle piante già fiorite, come, i
mandorli, e verdeggianti le località bene esposte. La pioggia caduta però ilon (h sufficiente
ai bisogni di alcune contrade, come le Marche e V Cmbrla, ed il Lombardo- Veneto.
TmZA DVCADB.
Nei primi quattro giorni di quest'ultimo e pia corto periodo di febbrajo, il barotUu
rimase alto sul Nord d' Italia, come su tutto 1* Ovest del Continente, ed invece è bosso al
Sud della Penisola. Perciò mentre nelle Regioni Alpine si ha bd tempo; in quelle del-
l'Appennino specialmente del Sud, il cielo è coperto e piowiginoso, e nel 21 eadde acfvft sai
luoghi elevati di questi monti.
Nel 25 una larga ondata di depressione si avanza sul Nord e sull' Ovest d' Europa ; esten-
dendosi sino a noi con minore energia, nel 26 e 27 ; nel quale ultimo giorno il baro-
metro era disceso sino a 750 mm. sul Mare Ligure, da Nizza a Firenze, mentre altroie
e soprattutto al Sud, si manteneva più alto. Fu perciò che le pioggie addivennero generali
nel 26; ma furono quasi dovunque di breve durata. Tuttavia in questi ultimi giorni la
stagione trascorse meno bella, per causa dell'anzidetta depressione che perdurò sol Golfo
genovese sino al 28, calmandosi man mano.
La temperatura, bassa nei primi due giorni, favorita in seguito dalla calma e dal sereno,
e poi ancora dalle aure tiepide del Sud, specialmente nel 26 e 27, andò poco a poco
aumentando, per guisa che anche in quest' ultimo periodo avvenne come nel precedente, cioè
il minimo calore si ebbe nei primi due giorni, il massimo negli ultimi. È giova notare
che nell'Alta Italia i massimi calori delle stazioni continentali, come queUe del Remonte,
furono pia elevati di quelli delle marittime della Liguria. ,
Le pioggie, sebbene non copiose e per alcuni luoghi ancora scarse, furono dovmique
di vantaggio alle campagne il cui stato persiste soddisfacente ; e continuano le notizie ,
per certo piacevoli, della fioritura di alberi fruttiferi, anche in regioni poste in messo alle
Alpi, come nelle Valli della provincia di Torino e di Cuneo.
213 —
Ttn^ertUure estreme notate in ItaHa nel febbrajo 1S82.
Tbmpbratura
Tbmpksatura
CmÀ
Città
ICatsùna
Minima
Bfasitina
Minima
Benimo ....
14^9
-7*. 6
Pisa
18O.9
-5°.o
Padora
12O.8
-4°. 8
Firense
i6<>.3
— 3*. 8
Verona
15^.6
-4°. 4
Perugia. ....
13^0
-3°.»
BreKÌa
I5^4
-3». 6
Roma
i7®.o
-3°. a
Como
14^4
-4°.o
Aquila
14*^.0
-7». 6
Milano
15°. 5
-3°. 6
Foggia
180.7
-a°.o
Norara
14^ a
-4».i
Caserta
17**. 5
-i'.O
Moocalierì ».
Io*».»
-3°. 4
Ayellino ....
15^6
— 6» 6
Alessandria. .
15°. 7
-4°. 7
Napoli
15^7
©".o
Genova
15**. 7
■ao.s
Potenza . , , .
13^5
-6». a
Piacenia....
15^6
-7». 3
Lecce
17^9
o'.a
Modena • • • •
15**. 9
-4». 9
Cosenza ....
17^0
-i».6
Bolc^na ....
14^6
— 3°.o
Palermo ....
20^4
0°. 2
Urbino
13^2
— 4». 8
Caltanisetta .
14^1
-•-.4
Ancona
i6^7
o».?
Cagliari ....
l8^2
«••s
DalT Osservatorio di Moncalierif marzo 1882,
Padre F. Dbnza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
Esposizione generale tedesca di Igiene e Salvamento di Berlino.
Il concorso degli Italiani a questa esposizione è ormai assicurato e se
non per numero, certamente pel valore delle cose esposte, l'Italia non fari
a Berlino cattiva figura. Malgrado la ristrettezza del tempo, malgrado infi**
nite difficoltà, alcuni nostiì Istituti, alcune nostre istituzioni si presenteranno
alla Mostra tedesca in modo da richiamare l'attenzione degli stranieri.
La Società di Cremazione di Milano manda a Berlino una ricca colle-
zione di modelli, disegni, piani, relazioni che senza dubbio le assicureranno
il primato su questo funebre campo.
La Società Italiana d'Igiene si distinguerà per larga copia di pubblica*
zioni e per una bella vetrina contenente pezzi anatomici e carni alimentari
preparate col processo Toninetti. Anche il Comitato milanese di vaccima*
zione animale^ X Istituto dei Rachitici di Milano e molte altre istituzioni sani
tane e caritative saranno rappresentate alla Esposizione di Berlino.
Alcuni industriali hanno del pari risposto all'invito del nostro Gomitate
e fra questi notiamo il cav. Paolo Porta che manderà a Berlino due dell<
sue grandissime scale di Salvamento che già riportarono cospicue distin*
zioni nelle Mostre nazionali e straniere. Fra municipi quelli di Napoli e d
Venezia primeggiano fin qui per larga copia di pubblicazioni, piani, di-
segni, ecc.
Finalmente molti chiari igienisti e cultori di tecnica sanitaria hanno in
viato a Berlino le loro opere le quali attesteranno come anche fra no
questa specie di studi abbia cultori intelligenti e appassionati.
Nel prossimo numero daremo l'elenco degli Espositori italiani.
— 215 —
Commissario italiano alla Esposizione di Berlino.
11 cav. Paolo Ritter ha accettato graziosamente rincarìco di rappresentare a
BoIìdo il Comitato Italiano costituito nel seno della nostra Società per la
Mostra generale tedesca d'Igiene e Salvamento. Il cav. Ritter ha avuto dal
Comitato larghissime attribuzioni ed egli curerà con zelo ed intelligenza,
pili al non facile ufficio che si è assunto, gli interessi degli espositori ita-
tiani ed il decoro della patria nostra.
Il Disegno della Legge Comunale e Provinciale
e l'Amministrazione Sanitaria.
La Presidenza della Società Italiana d' Igiene ha diretto a tutti i Sena-
tori e Deputati i seguenti documenti nell'interesse dei Medici condotti e
dd miglioramento della Amministrazione Sanitaria. -Con questo primo atto
il Consiglio di Direzione della Società intende promuovere seria ed attiva
agitazione in favore della riforma di quelle leggi e di quei regolamenti che
toccano più dawicino la pubblica salute. Alcuni Senatori e Deputati auto-
revolissimi sono stati ufficiati perchè vogliano, nei due rami del Parlamento,
difendere e propugnare le riforme invocate dalla Società.
Onorevoussimo Signore,
Ci pregiamo trasmettere alla S, V. la Relazione di speciale CommiS'
turni a cui venne affidato Pincarico di esaminare il disegno della Legge
C§munale e Provinciale che sta per essere discusso nel Parlamento^ per ciò
die riguctrda la posizione degli addetti al Servizio Sanitario dei Comuni.
Caldamente ci raccomandiamo perchè la S, V, si adoperi a conseguire
fuatUo la Commissione suddetta propone^ e cioè di impegnare il Governo a
fresentare una Legge speciale ed in correlazione colla Legge Sanitaria^ la
fuali Migliori la posizione dei Medici comunali^ ne definisca le attribuzioni e
metta i medesimi in grado di potere efficacemente prender parte alla Ammi-
straùom igienico-sanitaria dello Stato ed assicurarne i benefici effetti.
Colla maggiore osservanza^
Della S. V. devotissimi
Il Presidente
A. CORRADI.
Il Segretario
G. Pini.
2X6
.ti
RELAZIONE '
*•-
DELLA Commissione incaricata di esaminare il Disegno della Legge
Comunale e Provinciale.
Ci facciamo premura di soddisfare all'onorevole incarico ricevuto da cotesto.
Consiglio direttivo della Società Italiana d'Igiene di esaminare se nel progetti*
di riforma della Legge Comunale e Provinciale, che sta per essere discusM
nel Parlamento naeionale, sia stata debitamente considerata la posizione deifi'
addetti al servizio sanitario dei comuni, e sia stato provveduto a migliorarne s
le condizioni.
II succitato progetto non introduce veruna modificazione a quanto è detto
in proposito degli impiegati in genere comunali nel N. 2.^ dell'articolo 87
della Legge 20 marzo 1865, che è appunto quella su cui cadono le rìfonne.
Né nulla aggiunge la Relazione della Commissione dei deputati ad esaminare
il disegno della Legge, sebbene apportino in questa non poche e rilevanti,
modificazioni sotto altri rispetti.
La Presidenza dell'Associazione nazionale dei Medici comunali, composta '
di tre mila soci, stendeva un Memorandum agli onorevoli Deputati al Par-
lamento, nel quale vivamente raccomandava di propugnare in particola!^
modo un' aggiunta all' articolo 87 della Legge comunale e provinciale del i86Si'
al fine di conseguire e che le nomine ed il licenziamento degK addetti al
€ servizio sanitario, del pari che le norme uniformi per il servizio stesso ^
€ siano regolate da un regolamento speciale da approvarsi con Regio Decreto t.
Noi uniamo copia di questo Memorandum, ed in massima consentiamo
alle considerazioni che in esso vengono svolte per dare ragione della propo*
bta aggiunta. Senonchè pare a noi, che l' inciso relativo alle norme uniformi
per il servizio sanitario^ tocchi argomento di spettanza della Legge sanitaria.
D*altra parte il voler estendere ai Medici condotti ciò che la Legge con*
cede al Segretario comunale, sarebbe congiungere insieme fiinzionarì i quali
hanno servizi affatto distinti ; oltreché, per semplice regolamento, non verrebbe
assicurata quella posizione decorosa e libera, che si vuole giustamente per
il Medico condotto ; posizione che già venne data mediante Legge speciale
ad altri stipendiati comunali, come i Maestri e le Maestre elementari.
Laonde nello stato presente delle cose, parrebbe miglior espediente quello
di promuovere , per mezzo principalmente dei Medici che seggono nel
Parlamento un voto che formalmente impegni il Governo a presentare una
— 217 —
Ltggt speciale, ed in correlazione colla Legge sanitaria, la quale migliori
b porzione dei Medici condotti, ne definisca le attribuzioni, e metta i
mffintiiiii in grado <^i poter efficacemente prender parte nella amministra-
ikme ^ienico-sanitaria dello Stato, ed assicurarne i benefìci effetti.
Prof. Alfonso Corradi
Prof. Giuseppe Sormani
Dott. Cesare Cazzani
Profl Carlo Francesco Ferraris.
Ait OmarevoU Conngliif Direttivo
Società Italiana tT Igiem
Milano.
■Mnorandum presentato dalla Presidenza deirAssociazione Nazionale
del Medici comunali agli onor. Deputati al Parlamento.
Roma, gennajo 1882.
Onorevoli Signore,
La condizione professionale dei Medici addetti al servizio dei comuni
imid particolare argomento di studio di tutti i Congressi generali della
Assodasione dal 1874 a tutt'oggi, e furono a questo riguardo am-
discussi e approvati alcuni prìncipi di legislazione sanitarìa co-
mmale da raccomandarsi al Governo e al Parlamento. Tra questi princi-
peliniiiiD è quello che si riferisce alla necessità di un regolamento organico
àt ttabiliica le norme relative alla nomina, al licenziamento e alle attrì-
bttiom del personale sanitario, i rapporti di questo colle autorità comu-
niliy e tutte le altre condizioni necessarie per assicurare ai comuni un ben
cnfinato servizio medico-igienico, che è la base fondamentale della sanità
pÉbblica dello Stato.
n detto servizio oggi in Italia è totalmente subordinato all'arbitrio dei
commii, e i Medici condotti sopraccarichi di oneri e di doveri sono lasciati
WL ma sitoazione che confina colla schiavitù. Essi difatti come ufficiali di
mmUà ptitbtiea hanno le mani legate, dipendenti sempre dai voleri delle
istorità comunali che fanno e disfanno a loro modo. Come uomini di scienza
«DO il bersaglio dell'ignoranza e dei pregiudizi popolari. Come professio-
md poi la loro carriera si riassume in una gioventù ed in una virilità di
ommoatì im^gli corrisposti bene spesso coli' ingratitudine, col disprezzo
— 8l8 —
«
e coir ostracismo, e in una vecchiaja non di riposo, ma di disinganni € di
amarezze, e per molti senza panel
Noi non esagerammo, ma esponemmo fedelmente alla S. V. una dolo^
rosa realtà. Se vi sono dei Medici condotti che non hanno ragione di
lagnarsi della loro sorte, questi costituiscono rarissime eccezioni. La grande
maggioranza di essi rappresenta una vera iriòù nomade sparsa in ogni angola
d'Italia, confinata in una situazione sociale la più umiliante.
Se la S. V. si compiacerà interpellare a questo riguardo i Medici più rispet*
tabili del suo Collegio, si persuaderà della verità di quanto da noi si disse^
non per ripetere sterili querimonie, ma per fare appello alla coscienza dd
nostri legislatori perchè si provveda una bupna volta a rialzare moralmente
una classe, a cui è affidato nel consorzio civile un compito altìssimo, qual'è
quello di tutelare la prosperità fisica del popolo, che è primissima sorgente
di forza, di ricchezza, di benessere di uno Stato.
Nella prossima discussione del progetto di riforma alla Legge comtinale
e provinciale si presenta opportimissima al Governo l'occasione di soddis&xe
ai voti dei Medici comunali, voti espressi solennemente in sette Congressi
generali, voti che uomini politici autorevolissimi riconobbero giustissimi,
voti che noi raccomandiamo particolarmente alla S. V. e ai suoi Colleghi
della Camera, fidenti nell'appoggio e nella benevole cooperazione di tutti.
I medici comunali non domandano privilegi: essi si limitano a chiedere
che il servizio sanitario dei comuni sia uniformemente ordinato in tutto lo
Stato, e siano garantiti nei limiti di un'equa tutela i diritti e la dignità
del personale addetto al servizio stesso.
Al che il Governo può provvedere mediante una disposizione di legge
da aggiungersi all'ortìcolo 87 della Legge comunale e provinciale nel senso
che € la nomina e il licenziamento degli addetti al servizio sanitario, del
pari che le norme uniformi per il servizio stesso siano regolate da un rego-
lamento speciale da approvarsi con Regio Decreto ».
£ questo regolamento s'ispirerà, noi ne siamo sicuri; ai principi di gin*
stìzia e di una corretta amministrazione, provvedendo alla stabilità del me-
dico nel suo ufficio dopo un limitato periodo di esperimento, salvo sempre
il diritto al comune di licenziarlo nei casi di provata insufficienza, o man*
canza in fatto di retto esercizio o di onestà nella vita civile. In questi
stessi casi le deliberazioni consiliari di licenziamento di un impiegato sani*
tario per ragioni di competenza non dovrebbero essere esecutìve senza il
parere del Consiglio provinciale di sanità.
Ciò non costituirebbe un privilegio per i Medici comunali, mentre un'a*
— 219 —
laloga disposizione di legge molto provvidamente fu attuata per i Maestri
elementari. Ora se il Governo accordò una tutela al personale insegnante»
potrà aver ragioni per negarla ai Medici condotti? Se coi regolamenti in
vigore sui Maestri addetti all'istruzione primaria non si credette mai offesa
k libertà dei comuni, si crederà violata questa libertà soltanto quando con
egiuH guarentigie si vuol coprire sotto l'egida della Legge la dignità della
Bostra classe?
Siano pur liberi e autonomi quanto si vuole i comuni, ma la loro libertà
dev'essere illuminata e coordinata al bene, non deve essere l'esercirio cieco
di un diritto che molte volte può trascinarli all'arbitrio e alla prepotenza,
la libertà del comune in tal guisa non sarà menomamente vulnerata, esso
resterà sempre libero nel suo dominio e nella sua azione nel campo della
Legge e della giustizia, senza pericolo di trascendere nella licenza e nell'ar-
bitrio, come avvenne spessissimo fino ad oggi, segnalandosi di continuo alla
pubblicità fatti d'indebiti licenziamenti di sanitari distintissimi, che dopo
on lungo ed onorato esercizio furono condannati all'ostracismo da certi
comuni, le cui deliberazioni s' ispirarono non alle ragioni supreme di giustizia
e dd pubblico bene, ma al soffio d'ire partigiane, di meschini intrighi, di
basse vendette.
Finché il Medico comunale sarà mancipio dell'autorità municipale, finché
vivrà neir incertezza del domani, finché vedrà pendere sul suo capo la spada
di Damocle di un licenziamento che può gittarlo sul lastrico a qualunque
ora, finché dovrà passare ogni anno sotto le forche caudine di conferme
e riconferme, egli é indubitato che quest'uomo sia pur di una fibra la più
forte dovrà avvilirsi, dovrà accasciarsi sotto il peso di una situazione cosi
umiliante, e non potrà riconoscere nella sua nobile missione altro che un
ginepraio di disinganni, di amarezze, e di sterili sagrifizl.
Lodevolissima pertanto sarà l'opera dello Stato ove con speciali guaren-
tigie di legge intenda a migliorare la condizione, e a tutelare la dignità
degli impiegati sanitari, i quali sparsi in ogni angolo della penisola eserci-
tano un vero apostolato di carità e di civiltà in mezzo al popolo, e con*
corrono potentemente a conservare le forze vive e produttrici del paese.
Se nel desiderato ordinamento del servizio medico comunale il Corpo
legislativo riconoscerà nei comuni anche il dovere di provvedere alla pen*
sione degli impiegati sanitari colle stesse norme in vigore per gl'impiegati
governativi, o in altro modo che sarà giudicato più conforme ai rispettivi
interessi delle parti, sarà questo il coronamento di quelle riforme che la
giustizia e la civiltà reclamano da molti anni a vantaggio della nostra classe.
220
Noi non sappiamo se nel progetto di riforma alla Legge comunale e
provinciak presentato al Parlamento si è pensato ai Medici condotti. Ab-
biamo ragioni per credere che non siano stati dimenticati. Il partito di
governo che oggi è al potere in molte occasioni, affermò la necessità di mi-
gliorare la situazione dei sanitari addetti al servizio dei comuni. L'onore-
vole Villa quando era ministro dell'Interno dichiarò che il Medico condotto
deve essere libero e indipendente nella sua missione come igienista, e g^
rantifo nel suo officio dagli arbitri e dalle fazioni municipali. Dopo il VOla
altri ministri e uomini politici autorevoli ci promisero il loro appoggio. Nu-
triamo fiducia che quelle promesse non rimarranno sterili, e che le bene-
voli disposizioni del Governo a nostro riguardo saranno confermate dai fottL
Noi intanto interessiamo la S. V. a nome dei 3000 Medici che fanno
parte della nostra Associazione, e particolarmente a nome dei Medici òsA.
suo Collegio, perchè in occasione che alla Camera sarà agitata la questione
dei Sanitari condotti. Ella faccia valere tutta la sua influenza per ottenere
dal Corpo legislativo le desiderate riforme a vantaggio dei medesimi, riforme
che segneranno un grande progresso nell'amministrazione sanitaria dello Stato.
Il Presidente
DONARELLl
n Segretario GeneraU
LEONI.
Conferenze della Società.
Il dott. Malachia De Cristoforis terrà in Milano un corso di conferente
nelle quali svolgerà il tema dtW Assistenza degli ammakUi in famiglia.
In queste conferenze, delle quali due hanno già avuto luogo con molto
successo, l'egregio oratore ha svolto la prima parte deirargomento con chia-
rezza e con ordine tale da riscuotere vivissimi applausi. Le signore della
classe più elevata costituirono la maggioranza dell'uditorio attento ed intel-
ligente che onora le conferenze del dott. De Cristoforis.
221
PROCESSO VERBALE
SEDE PARTICOLARE PER IL PIEMONTE IN TORINO
Seduta del ii febbrajo 1882.
Presidenza del prof. Luigi Paguani.
ORDINE DEGLI OGGETTI DA TRATTARSI:
i.^ Rendiconto della Presidenta intorno ai lavori della Sede.
2? Seconda Riunione d^ Igienisti Italiani in Torino.
3.* MoRSSLU prof. E. — Intorno a un letto pei maniaci sudici^ proposto
dal dott. Perotti.
4° Bono dott. — Dei pericoli delPuso delle lenti troppo divergenti net miopi.
I.® II Presidente apre la seduta coli* esposizione delle condizioni morali
e finanziarie della Sede sociale, che compie ora il primo suo anno di vita.
Dice come questa Sede possa andar soddisfatta del suo operato. Essa è
sorta sotto i più lieti auspici, compiendo un atto, che per quanto natura-
lissimo, non cessa di essere altamente patriottico. Il Piemonte che nel
campo politico in Italia fu sempre uso a dominare e che accobe con
plauso le annessioni delle Provincie sorelle, nello studio di compiere igie-
nicamente questa Italia che esso ha abbozzata, si è annesso col più gran
cnore a quelle tra esse provinole, che prima mise in atto il comune gene-
rale desiderio di raccogliere in Società quegli elementi che a tale intento
fossero meglio adatti. La nostra Sede non ha fatto questione di predomi-
nio nella direzione di questo consorzio, felice che anche in esso si sancisse
il concetto della nazionalità italiana; ma si è permessa l'emulazione con le
altre Sedi sociali nelFattività del lavoro. Ed essa può ben dire di non esser
rimasta ad altre seconda. In questo primo anno salirono a più di cento
le iscrizioni fra i soci, ed altre arrivano giorno per giorno. Le sedute ordi-
narie furono sei, dopo quelle riferentesi alla costituzione della Società, e
dodici le comunicazioni originali intomo a questioni interessanti l'igiene.
La pubblicazione e distribuzione ai soci degli Atti Io dispensa dal fare
on riassunto di tali comunicazioni che furono riportate in esteso sul Gior-
— • 222
nate delia Società; constata solo come in esso si sia sptciato nei diversi
campi più pratici.
Alle indagini sui modi di diffusione delle malattie infettive, si è aooop*
piato lo studio dei mezzi adatti ad impedirle; l'analisi chimica e micro?'
scopica delle sostanze alimentari portò il suo contributo di lavoro; si
trattò il tema importante delValimentazione nelle classi meno agiate, e nel
campo ancora dell'igiene sociale si discusse il tema dell'assistenza pubblica
degli scemi di mente; non furono per ultimo dimenticate le scuole e gli
studi antropologici che hanno uno stretto nesso cogli igienici.
Mentre poi così si svolgeva l'attività individuale di alcuni fra i soci, non
si trascurava l'attività collettiva della Sede. Essa si era prefissa nel suo
regolamento speciale di studiare le condizioni sanitarie del Piemonte, chia-
mando il concorso dei medici dei comuni; e preparò a tale intento un
Questionario, che, spedito in gran numero in tutte le provincie piemontesi,
sta ora raccogliendo una ricca, importantissima messe di osservazioni e
fatti, che porgerà il mezzo di preparare un lavoro nuovo nel suo genere e
di grande valore per chi si interessa al benessere del nostro paese.
La Sede poi non limitò il suo compito a studi e indagini che rimanes-
sero nella cerchia scientifica, ma volle iniziare il stio apostolato di educa-
zioné popolare su questioni interessanti la vita di ogni giorno. Le sei con-
ferenze pubbliche che essa tenne nella scorsa primavera furono accolte con
tale simpatia dal pubblico, che fu pienamente dimostrato compiessero un
bisogno e desiderio generalmente sentito.
Passa quindi a dare un rapido resoconto dell'andamento finanziario, che
non ostante le molte spese necessarie nella fondazione della Sede, si trova
in condizioni abbastanza rassicuranti.
Partecipa a tal riguardo all'adunanza che un nuovo socio della Sede,
l'ingegnere Victor A. Zienkowicz, all'atto dell'iscrizione versava L. 200
come concorso alle spese occorrenti per gli studi iniziati dalla Sede sociale;
del che^ gliene porge vivi ringraziamenti a nome della Sede stessa procla-
mandolo socio perpetuo. L'adunanza accoglie con applausi questa parteci-
pazione.
2.° Comunica in seguito una lettera del Presidente della Sede centrale della
Società Italiana d' Igiene prof. comm. Alfonso Corradi, riferentesi alla se-
conda Riunione della Società da tenersi nel 1884 ^^ Torino. Il Consiglio
direttivo sarebbe venuto a tale decisione in seduta del 26 gennajo e inter-
pella in proposito la Sede particolare di Torino per sapere se la proposta
verrebbe bene accetta.
223 —
L'Adananza accoglie con plauso la proposta, e persuasa che essa incon-
trai 0 £urore dei corpi scientifici ed amministrativi e della cittadinanza
^, incarica il Presidente di rispondere ringraziando la Direzione della
e di preparare d'accordo con essa T effettuazione della progettata
Snmione.
PUsa quindi n Presidente alla comunicazione di una lettera del Comi-
ttto promotore per l'erezione di un crematojo nel cimitero di Torino;
adla quale chiedesi gentilmente l'appoggio della Sede. Parecchi dei pre-
senti all'Adunanza avendo espresso l'opinione, in vista dell'importanza della
qoesdone, essere conveniente di porre tale discussione all'ordine del giorno
per ottenere un voto più autorevole, venne accolto questo desiderio e si
ddibera di occuparsene in una prossima seduta.
3.^ n prof. Morselli fa in seguito una breve esposizione delle condizioni
ia cui si tenevano non è molto i maniaci sudici nei Manicomi e dei mezzi
proposti per migliorarle senza troppo aggravare le spese occorrenti.
Tra questi giudica molto pratico e lodevole quello proposto dal dottore
or. Perotti, membro della Direzione del manicomio di Torino, che consiste
ia un letto ordinario in ferro a sponde mobili; con rete metallica a soste-
gno di un materasso di lana, coperto da un lenzuolo di tela cerata bianca
tfente nel mezzo un'apertura che mette in un canale fatto colla stessa
teb; il quale canale attraversando il materasso e la rete metallica suddetti,
Tiene ad aprirsi in im apposito recipiente in zinco, sospeso sotto il letto.
L'Adunanza, riconoscendo l'utilità pratica del letto ideato dal dott. Perotti,
e riconoscendo come l'adozione di esso nel manicomio sia un lodevolis-
amo passo nelle vie di riforme in cui si è istradata l'onorevole direzione di
quell'importante istituzione, sulla proposta del Presidente, vota unanime
regressione di plauso alla sullodata Direzione per la sua nobile iniziativa
odi' introdurre nel R. Manicomio tutti quei miglioramenti che possono prò-
onare una più caritatevole e razionale assistenza ai poveri pazzi , e favo-
rire ad un tempo r insegnamento di questo ramo cosi essenziale della me-
à'dna.
4.^ U dott. Bono comunica per ultimo la storia clinica di un giovine miope
m cui si erano sviluppati fenomeni di astenopia simulanti affatto l'ordinaria
ittenopia degli ipermetropi, in seguito all'uso di lenti troppo divergenti.
Ritiene frequenti gli errori di simile genere per l'ignoranza di chi smercia
le lenti e del pubblico che ne abbisogna, intorno agli elementi della diot-
trica fisiologica. Propone per ovviare questi inconvenienti : i .° Si sorvegli lo
snerdo delle lenti, col richiedere dagli ottici prove di sufficiente capacità
224
e col prescrìvere che ogni lente porti inciso il suo valore diottrico; 2.^ Si
diffondano nel pubblico cognizioni elementari in proposito perchè possa farsi
un criterio d^li utili effetti delle lenti e dei loro pericoli.
Le memorie del prof. Morselli e dott Bono saranno pubblicate in distesa
nel Giornale della Società,
Stante l'ora tarda si rimanda il s^;uito della discussione dell'ordine del
giorno ad ima prossima riunione.
Il Presidenti
L. PAGLIANI
// Segretario
£. Morselli.
» ..1
Membri Effettivi della Scoiata Italiana d'Igiene
ammessi nel mese di marzo 1882.
Adriani dott. Roberto, Penigia
Bellini dott Francesco, Torino
Bizio prof. Giovanni, Venezia
Calazzo dott Michele, Castiglione-Tinella
Calderini prof. Giovanni, Parma
Cavallbri dott Giuseppe, Torino
Ceccarel dott Matteo, Venezia
Fedeli prof. Fedele, Senatore, Pisa
Moleschott prof. Giacomo, Sen., Roma
NosoTTi dott Innocente, Pavia
Pasquali dott Ferdinando, Padova
Spantigati dott Giovanni, Torino
Traversa ing. Ebcanuele, Torino
Ubertis dott. Ambrogio, Casale.
*''%^^>o^»i^\^^>t^^m^^^.^*^*^>^*-^s^^0sr>-^sa's^é
Dott. Gabtano Pini, Gerentt,
MiUno, x88b. — Stab.G. Civ«lli.
PARTE PRIMA-
MEMORIE ORIGINALI.
L'ALIMENTAZIONE DEL SOLDATO ITALIANO,
Annotazioni
del Dott. Vincenzo Superchi
Capitano Medico.
Parte Prima.
Alimentazione in tempo di pace.
L'alimentazione del soldato è un tema molto ampio e assai diHìcile:
ampio ]>erchè in sé comprende una delle principali basi dell'organizzazione
militare, difficile perchè deve camminare per la strada stretta e spinosa del-
reconomia. In un articolo non è possibile che di tracciare poche linee del
grande disegno : e queste linee potrebbero essere tirate tanto dal geometra
qnanto dal disegnatore di professione. Io mi propongo di fare la parte di
quest'ultimo/ mi propongo cioè di non uscire dal campo pratico. Basta per
il preambolo ed entro in argomento.
I corpi elementari che entrano a far parte d,el nostro organismo sono i
Kgnenti: idrogeno, ossigeno, carbonio, azoto, solfo, fosforo, cloro, fluoro, po-
tassio, sodio, calcio, magnesio, ferro.
Questi corpi diversamente combinati formano i nostri tessuti e i nostri or-
gani; e secondo un quadro di Moleschott mille parti in peso del corpo
umano ne contengono 152 di albumina, 49 di gelatina derivata dalle so-
stanze albuminoidi, 25 di grasso, 6 di materia estrattiva, 92 di sali, 676
d'acqua.
15
226
Il nostro corpo per l'esercizio delle sue funzioni fisiologiche e professio*
cali subisce delle perdite ; e tutto ciò che vale a riparare tali perdite è
ciò che si intende per alimento.
L'aria e l'acqua sono .alimenti je fra i più indispensabili, ma da soli non
valgono a sostenere la vita. L'organismo fissa in sé l'ossigeno che inspim
dall^atmosfera, ma non ha il potere di fissare l'azoto e il carbonio dell'acide
carbonico che non manca mai nell'aria. Il carbonio adunque e l'azoto che
sono sue parti integranti non può riceverli dall'aria. Dall'acqua riceve l'idro*
geno e tutti gli altri corpi elementari che entrano a costituirlo ad eccezione
del carbonio e dell'azoto. £ se fosse possibile di dare al corpo il potere
di introdurre ed assimilare questi due corpi dall'aria, il problema dell'ali-
mentazione dell'uomo e di tutti i mammiferi sarebbe sciolto dall'aria e col*
Tacqua cbe la natura con profusione ha messo a disposizioni di Jtutti. Ma
è legge pur di natura, e sarebbe inutile ed inopportuno il discuterne la ra-
gione, che l'uomo debba rifornire l'azoto e il carbonio che va sempre per-
dendo da altri corpi elaborati negli organismi vegetali ed animali. £ intro-
ducendo questi nel suo organismo a scopo di alimentarsi ne consegue la
naturale classificazione dei suoi alimenti in aria, acqua, cibi vegetali e
cibi animali.
Gli alimenti sotto il rapporto fisiologico si dividono in quelli che ripa-
rano le perdite dell'organismo, in quelli che favoriscono la digestione e in
quelli che promuovono le funzioni nervose.
Gli alimenti riparatori o servono a mantenere il calore animale e ven-
gono chiamati respiratori; o servono in principal modo a rinnovare i tes-
suti e si chiamano plastici.
La divisione fisiologica degli alimenti, prescindendo dall'acqua e dal-
l'aria è adunque la seguente : alimenti respiratori, alimenti plastici, alimenti
digerenti e alimenti nervosi.
I respiratori vengono facilmente abbruciati o ossidati dall'ossigeno atmo-
sferico; e comprendono i grassi, le sostanze amidacee e le zuccherine.
I plastici comprendono le carni, i cereali e i legumi secchi. Fra gli ali-
menti digerenti il principale è il sai di cucina e dopo di esso, la lunga e
svariata serie delle droghe, e degli aromi. Degli alimenti nervosi i più im-
portanti sono il caffè, il thè ed il vino.
Anche la Chimica volle classificare gli alimenti; e coll'analisi trovò che
alcuni alimenti contengono azoto e li chiamò azotati, che altri non ne con-
tengono e li chiamò inazotati. Trovò l'azoto nelle carni, nei cereali e nei
legumi, ma non ne trovò ne' grassi e nello zucchero.
— 2^7 —
. Ora ecco quali risultati si ebbero nell'alimentare animali onnivori e
che pia si avvicinano all'uomo nelle abitudini dell'alimento^ con sola carne.
« con soli grassi o soltanto con zucchero. Non si è sperimentato la sola
^omioinistrazione del sai di cucina, delle droghe, degli aromatici e del cafifè
< del vino perchè è troppo evidente l'effetto che se ne sarebbe ottenuto,
voglio dire, l'immancabile e sollecita morte per inedia. Da questi studi
«sperimentali ne è risultato che i cani alimentati con sola carne, con sola
fecola o zucchero o con soli grassi deperiscono e muojono; e che invece
riescono di peso e diventano vigorosi con un regime in cui entrano tutte
le tre specie suddette di cibi.
. Per istinto e per migliaja e migliaja d'anni di esperienza l'uomo ha sempre
cercato e cerca un regime misto; e se spesso si limita a soli cibi vegetali
non è per elezione ma per necessità. Prima che la scienza lo dimostrasse
Toomo sapeva che mangiando carne, uova, formaggio e pane il suo corpo
^icquista consistenza e robustezza; ma la stienza gli è venuta in aiuto per
stabilire in quale misura e in quale modo deve servirsi dei cibi idrocarbu-
Tati, delle carni e dei grassi. Lo stabilire poi la quantità e la modalità di
liciti alimenti è di grande interesse per l'esercito perchè dal soldato si deve
ritrarre il massimo di forza col minimo di spesa senza pregiudicarlo nella
sua vita di cittadino una volta che abbia pagato il suo tributo militare.
n pane, la carne, le paste, il riso, le patate, i legumi, i condimenti, le
bevande ecco i generi alimentari che in varia misura e modo vengono con-
snunati dagli eserciti odierni. La segale entra nel pane del soldato tedesco,
le patate, il burro, il thè, la birra, il rhum fanno parte delle razioni degli
inglesi e degli americani del Nord ; per il nostro soldato è prescritto il
pane di frumento, la carne bovina e di montone, la pasta, il riso, i legumi
secchi, i grassi, i condimenti, le verdure e le bevande. Questi sono i pro-
<iotti del nostro paese, e sarebbe ozioso ed assurdo il discutere sulla con-
venienza della segale, delle carni salate, delle patate, della birra, del burro,
dal momento che abbiamo il frumento, le carni fresche, il vino, gli olii ed
il lardOy generi alimentari relativamente più abbondanti di quelli usati dagli
altri eserciti, alimenti a cui siamo abituati e che, per fortuna, sono anche
i migliori.
Al soldato si deve dare il necessario per renderlo forte e robusto, ma
mila che sia al di là del necessario. Ora è egli possibile di stabilire con
sorme scientifiche il necessario quantitativo del suo alimento?
Io risparmierò al lettore l'enumerazione dei molti sistemi che si sono
seguiti per fissare questo quantitativo, e solo dirò che il più attendibile»
— ^28 —
]^rchè confermato dalla pratica, è quello di analizzare le perdite dell'adulto^
che lavora e sia alimentato normalmente nello spazio di 24 ore. Queste'
perdite sono calcolate dall'acido carbonico espirato dal sudore, daH'orìna'fr^
dalle feci. Per queste diverse vie si perdono 2800 grammi d'acqua, 280 dr
carbonio, 18 di azoto, 650 di ossigeno combinato coll'acido carbonico dei '
polmoni e 6 grammi di idrogeno combinati coli' azoto dell'urea e deglF
altri corpi azotati. In totale la perdita media di un adulto ascende a 3 chilog.
e 750 grammi, cioè ad un diciottesimo del suo peso medio che è calco*
lato 63 chilog. La respirazione, secondo i calcoli del Vierordt, elimina circ:k
32 per cento di sostanze escrementizie, l'evaporazione della pelle 17, l'o-
rina 46 */a, le feci 4 Ya. Per la via dei polmoni e della pelle si per-
derebbero un chilog. e 900 grammi di materie escretive, per quella deii*
reni 1766, dagli intestini 172 grammi.
In base a questi diligenti e coscienziosi esperimenti se ne è dedotto che
al soldato, che sotto il rapporto alimentare si può paragonare all'operajo^
adulto, si debbano somministrare almeno tante sostanze alimentari da co-
prire i 18 grammi di azoto e i 280 grammi di carbonio contenuti ne' suor
escrementi. Dissi almeno questa quantità giacché è d'uopo notare che norv
tutto l'idrogeno degli alimenti viene combinato coll'ossigeno atmosferico per
faine acqua, ma una parte è combinato nei corpi azotati e deve essere perciò
fornito da alimenti in cui stia combinato col carbonio o coll'azoto. — Tutte
le sostanze alimentari più comuni come, la carne, la pasta, il pane, il riso>
contengono azoto e carbonio, ma in proporzioni diverse.
Cosi la carne fresca su 100 parti ne ha 2. 43 di azoto e io di carbo-
nio, la pasta i. 80 del i.^ e 29 del 2.^, il pane i. 20 di azoto e 30 dì-
carbonio, il riso I. 08 di azoto con 43 di carbonio. Tutte queste sostanze
possono servire allo scopo alimentare anche prese isolatamente, ma ciban-
dosi di sola carne per avere la necessaria quantità di carbonio sarebbe
necessario mangiarne almeno 3 chilog. al giorno, obbligando lo stomaco ad
un lavoro inutile per digerire le eccedenti sostanze azotate. Al contrario
mangiando soltanto riso ne occorrerebbero quasi 2 chilog. per avere T in-
dispensabile quantità di azoto; e si creerebbe la necessità di un'abnorme
quantità di ossigeno per ossidare l'eccedente carbonio. Per queste conside-
razioni d'ordine scientifico e per quella che ha insegnata la pratica dei
secoli si è stabilito la razione del soldato con alimenti che fornissero la
richiesta quantità di azoto e di carbonio senza obbligare l'organismo ad un- -
lavoro inutile e spesso dannoso.
Nel 1850 il soldato piemontese riceveva 155 grammi di carne, 880 di pane^ '
229
13S ^ pasta, o rìso, 15 di lardo, 30 di sale. Aveva poi due giorni della
«ttimana in cui mangiava di magro e per ogni pasto aveva 155 grammi
di pasta o rìso, 15 di butirro, 15 di sale. Del vino se ne potevano fare
^0 distrìbuzioni annue nella quantità di 35 centilitri per volta.
Questa rarìone fu rìconosduta insufficiente, subì modificazioni e miglio-
nmeiiti dal 1850 al 1875, anno in cui la razione della carne fu portata da
i3o a 200 grammi per la fanteria, da 300 a 220 per le armi speciali, e il
pane, per tutte le armi, fu stabilito nella quantità di 918 grammi.
Le 90 distrìbuzioni di vino furono portate a 100 almeno, ma non tutte
di vino, ma fra vino e caffè. Dice poi il Regolamento di Amministrazione
^he facendo un sol pasto è conveniente di fare una distribuzione di caffè
nelle ore più adatte. < In generale, seguita il Regolamento, si preferisce il
•ciflfè al vino a meno che circostanze igieniche, non consiglino quest' ultimo. »
il Ministero della Guerra poi con sua circolare, in data 21 dicembre u. s..
aumenta di 20 grammi la razione della carne in guarnigione, di 15 nei
campi d'istruzione e di 20 nelle grandi manovre.
Le distribuzioni di vino e caffè che dapprima dovevano essere almeno
<ento non dovranno in seguito oltrepassare questo numero. Per gli erbaggi e
sale. vengono stabiliti due centesimi e cosi costando 12 millesimi i 20 grammi
•di sale non restano che 8 millesimi per gli erbaggi e il pepe, mentre dap-
|>rìma si spendeva un centesimo di verdura per ogni razione.
Il Ministero pK)i saggiamente avverte che i più recenti studi e le espe-
rienze fattei in questi ultimi tempi misero in chiaro che il valore degli ali-
menti non si può apprezzare dal loro contenuto in azoto e carbonio, bensì
dalla, proporzione delle sostanze adatte e qualificate che quegli alimenti
contengono. Ciò equivale a dire che il valore nutritivo di alimento non
si può desumere strettamente dall'analisi chimica, ma dall'effetto che pro-
duce ia chi ne fa uso.
La Chimica ha prestato un positivo servizio alla bromatologia nel dimo-
iare la convenienza di unire ai cibi vegetali quelli animali ; si è resa be-
Tiemerìta dell'igiene nel classificare gli alimenti in espiratori e in quelli pla-
stici; nel dimostrare che l'alcool delle bevande distillate e fermentate non
U parte integrante di nessun tessuto. Ha spiegato il perchè gli erbivori dai
vegetali ne possono ricavare le loro carni; perchè i carnivori possono vi-
vere senza vegetali ; ha insegnato a conservare per un tempo indefinito
quasi tutte le sostanze alimentari ed ha fornito preziosissimi insegnamenti
all'arte di fare il pane, di fabbricare il vino, ed a quella del cuciniere; ma
la Chimica è stata impotente, e forse lo sarà sempre, di precisare la quantità
del cibo che un uomo deve assumere nelle mille contingenze della sua vìtau
— 330 — '
Dall'urea dell'orina, dalle materie colloidi delle feci, dall' ammoniaca^ dd ^
sudore e del respiro, la Chimica seppe dire che l'uomo adulto perde, iilì '
24 ore, circa 20 grammi di azoto. Ma di questi 20 grammi quanti nt-
spettano ai tessuti vecchi dell' organismo, quanti ai cibi che furono usati? ~
La Chimica finora non lo sa dire. . . La razione del nostro soldato è saf«'
ficiente ? Non esito a rispondere che la razione vitto per il nostro soldato» *
basta a mantenerlo forte e robusto in guarnigione, nei campi d' istruzione e -
nelle grandi manovre. In quanto alla razione di guerra si dovrebbe inten- -
dere che fosse eguale a quella stabilita per le grandi manovre, ma nulla è-
prccisato dai nostri Regolamenti a proposito -di viveri di guerra; ed è saggio» -
questo silenzio perchè si tratta di vincere : e non sarebbe soltanto spilor* '
ceria, ma un delitto contro la patria scarseggiare di carne e di vino a obi -
versa il suo sangue per difenderla. Il tempo, il luogo, le circostanze sug^ -
geriscono ai Comandanti dei grandi riparti in che misura si debbano sook -
ministrare ai combattenti i cibi e le bevande. :
La nostra razione di pace è forse la più razionale di * tutti gli eserciti^ ■
perchè oltre del pane e della carnè è composta di pasta o riso per forne -
una minestra a cui siamo abituati nella vita civile, e che riesce a rìstorure- -
e a riparare. Nelle altre armate o si eccede nella carne scarseggiando nel
pane e nella pasta, o viceversa. L'Inghilterra p. es. dà 454 grammi di carne- -
e 67 1 grammi di pane e la colazione col thè. L'Austria non dà che 1x3 grank>
mi di carne, ma tra pane, riso e grasso dà altri 1 1 ettogrammi di alimenti.
La nostra razione è dunque sufficiente ed anche razionale : e che sia. :
sufficiente senza l'aumento di carne ultimamente concesso dal Ministero^
lo desumo dal fatto che il nostro soldato è in generale ben nutrito. Net-
primi mesi che i coscritti sono sotto le armi , in generale , ingrassano ; e-
se qualcuno invece deperisce non appartiene già alla classe dei contadini* .
ma a quella di condizione civile, abituati a qualche agiatezza in ^miglia^
I figli dei negozianti, dei professionisti, dei proprietari arrivano ben nutriti
e poi dimagrano benché sieno sempre provvisti di denaro per procurarsi*
cibi e bevande dal cantiniere. Per ispiegare questo fatto bisogna ricorrere
ad altre ragioni, che qui non è luogo di enumerare. Quello che mi preme
di far notare è il fatto che i coscritti che mangiano piuttosto male in fa--
miglia ingrassano al Reggimento.
Il fatto di ingrassarsi col vitto del soldato l'ho anche osservato nei sol-
dati di milizia mobile che nell'estate scorso furono chiamati sotto le armii.
La stagione non era favorevole all'ingrassamento, le fatiche erano molte ^
eppure quelli rientrarono in famiglia cresciuti di peso. È indubitato adunque
— 23t —
la iasione stabilita col Regolamento d'Amministrazione del 1875, ^l^^"
gato B, è sufficiente. A viemmeglio confermare la sufficienza del nostro vitto
militare ho fatto il confronto del peso di 23 soldati del 78.^ Fanterìa della
7.^ Compagnia e di 20 soldati del 13.^ Artiglierìa 8.^ Compagnia della
classe 1859. I 23 fantaccini al loro arrivo al corpo pesavano chilog. 1459
doè in media chilog. 63.4 per ciascuno e nel marzo x88i cioè 13 mesi
dopo, chilog. i533> cioè chilog. 66,6 per testa. I 20 artiglieri pesavano
14 15, media individuale chilog. 70 7 e 13 mesi dopo chilog. 1494, con una
media di chilog. 74.7.
Da questo fatto poi ne derìva la conseguenza pratica che non è legitti-
mata la razione supplementare pane che si suole accordare a parecchi sol*
dati in tutti i corpi. e che riesce di aggravio non indifferente alla massa
vitto. Quale è infatti il criterio da cui si parte per concedere la razione
supplementare ? Un tale mangia tutta la sua razione pane , ne compera ,
se ha danari e non avendone mangia gli avanzi di quella de' suoi com-
pagni. Si lamenta di fame ed ecco che gli viene suggerito di dimandare
il supplemento. Un sergente e due soldati attestano con una formula già
conosciuta che il Tizio mangia pane non suo in camerata, il medico di
senrizio considerando le sue precedenti abitudini alimentari e lo sviluppo
anormale dello stomaco e degli intestini, emette il parere che ne abbia bi •
sogno, ed il Consiglio d* Amministrazione lo accorda. Ma ammesso che
avesse l'abitudine di ingojare molti cibi poco nutrìtivi non ne con-
segue che debba assumerne la stessa dose di più nutritivi ; il suo stomaco
e i suoi intestini si adattano presto e volentieri agli ultimi. La sua non può
essere vera fame, ma pervertimento di appetito che si deve correggere col
non rimpinzare il ventre; ed è quindi falsa pietà lo assecondare la sua di-
manda. Vi è un solo crìterio che può legittimare la razione supplementare,
ed è quello che chi lo chiede, presenti una progressiva denutrizione.
Se però la nostra razione è sufficiente non è per questo che non reclami
dei miglioramenti, e per legittimare l'importanza esporrò brevemente i
dilètti e gli inconvenienti che si osservano nel vitto del nostro soldato.
La carne, il pane e il brodo sono sempre consumati, ma non è cosi
della pasta e rìso che d'altronde sono necessari per completare la ra-
zione. Chi è pratico dei quartieri sa che il rancio di sola pasta o di solo
riso con pochi erbaggi non finisce tutto nello stomaco dei soldati, ma in
buona parte in quel luogo lurido che ben altra roba accoglie e che non
occorre nominare. Se però la pasta sia di buona qualità e con molta verdura
si mangia, se il riso sia unito in parti uguali con fagioli, ceci o lenticchie.
— 23?
si mangia. E ^e invece di' 150 grammi dì pasta* o riso se ne dessero
{)er potervi unire legumi secchi o abbondanti erbaggi si consuniex
sempre con piacere e con vantaggio anche la minestra. La pasta, qu
è ricca di glutine cresce, piace ed è mangiata. Se è di qualità sca(
non è piaciuta, non cresce e non è mangiata se non dai poveri affai
' Sia adunque la, pasta , poca, ma bupna.
< Tanto il brodo quanto la pasta dei soldati hanno un. odore ed un ss
sui generis che non sono punto piacevoli. Ma se si cucinano due <
razioni in un piccolo vaso quest'odore non compare» Anche a Parigi
cucine economiche si è osservato che il brodo preparato in grandi
mitte per risparmiare combustibile assumeva cattivo gusto e si ritornò
2)iccole> Forse dipende dalla /stessa causa 1* odore spiacevole del rancie
nostro soldato ; e se invece di ^re il rancio per compagnia o per più
pagnie si facesse per squadre, l'inconveniente sarebbe tolto.
La carne, il lardo e gli erbaggi cuocendo abbandonano alcuni di
corpi eterei e vplatili che li rendono disgustosi mangiandoli crudi. Ciò
messo si capisce che cuocendoli in piccoli vasi, i liquidi in cui nuc
vengono a presentare all'aria libera un numero di superfìci le quali
<mate insi^eme superano quella dei grandi recipienti e quindi possono i
modo sprigionare i suaccennati effluvi. Del vino non se ne danno in n
che 50 razioni di 25 centilitri ^air anno, e del caffè se ne fanno oltre 5
stribuz4oni« Non dimenticando mai il rispetto e la deferenza che debl
3uperiore( dicastero della Querra, mentre mi sembra inutile l'aumento di <
Ailtinjiamente stabilito, credo insufficienti le distribuzioni di vino e <
Nell'economia animale .non tutto si può calcolare colla bilancia del
Jiiico ; ^ il vino ed il caffè dispiegano sull' organismo degli effetti non i
salutari degli alimentari plastici e respiratori.
Mrintegazza insistette sulla necessità che ha l'organismo umano degl
menti . nervosi. Ma prima che ei ne parlasse in tutti i luoghi e in ti
tempi si sono usati gli. alimenti dei nervi. Non farò un' escursione st
né .geografica per enumerare questi alimenti, ma farò osservare che il
stro papere e il giostro contadino in mancanza di caffè, di thè, di li^
e di^ vino ricorrono al peperone ,. alla cipolla, alle spezie aromatiche
pepe. Ma jl caffè ed il vino sono i sovrani degli alimenti nervosi,
il Qhimico fa osservare che il vino noq è che un alimento respirat
perchè risparmia col suo alcool il grosso dell'organismo, che il caffè
sé solo non nutre che pochissimo, perchè scarseggia di principi immc
^zptati, idrQcarburati e grassi, il fisiologo e l'igienista vi rispondono ci
— 233 —
ym ed il caffè Bon in virtù dei* loro principi respiratori e plastici, ma ia
fona della loro azione dinamica, non misurabile colla bilancia, limitano il con*
^omo dell'organismo e lo rendono forte a resistere a molte influenze morbose.
Le febbri intermittenti miasmatiche sono le malattie predominanti nel nostro
esercito, ma ne ho sempre osservato scarsissimo il numero nei sott* ufficiali
e negli ufficiali ; e ciò anche a Roma, a Foggia e a Mantova. Ed ho poi
anche osservato che raramente ammalano di febbre intermittente quei ca*
poiali e soldati che hanno denaro per comprarsi vino e caffè. Circa poi il
jKìtere che ha il vino di limitare il consumo dell' organismo mi piace di
citare un fatto occorso l'anno scorso nel 13.° Artiglieria.
Si trattava di stabilire il prezzo della mensa degli Ufficiali alla scuola di
tiro. Il vino è sempre stato il genere che ha dato luogo a lagnanze e per evitarle
si propose al caiitiniere di fissare il prezzo della mensa senza il vino. Di-
mandava, ed ottenne 3 franchi per ogni giornata di presenza alla mensa e
gliene furono offerti 3.50 per il solo vitto. Era obbligato di dare un litro
t mezzo al giorno per individuo di vino scelto da tavola che non poteva
costare meno di' un franco. Il cantiniere accettava volentieri di sommini-
strare per un franco di vino, ma non volle saperne che fosse calcolato per
soli Cent. 50 per chi non ne prendesse. E sapete il perchè del paradosso?
Perchè, diceva l'analfabeta ma pratico cantiniere, perchè chi non beve
vino o ne beve poco mangia molto di più di quegli che ne beve : e quel
tanto che mangia in più ha un valore superiore ai Cent, 50 che mi pro-
pongono per chi non beve vino. Senza poi ricorrere al cantiniere del 13*
^artiglieria è da tutti risaputo che chi è sano, lavora e non beve vino mangia
^sai più di chi non ne beve.
L'alcool in cui siano immersi tessuti morti sono conservati e l'alcool che
<ntra nell' organismo se viene ossidato risparmia i grassi, se passato integro
•per le orine dopo aver circolato per tutto il corpo, o esalato integro dai pol-
*^oni, non è inverosimile che eserciti sopra i tessuti vivi un' azione analoga a
<iuella che dispiega sopra i tessuti morti, che cioè ne impedisca od almeno
5^6 limiti il consumo. L' alcool preserva dalla putrefazione perchè uccìde i
«microorganismi dei corpi organizzati e dell' aria ; ora di microorganismi ab-
Ijondano anche i tessuti vivi che l'alcool libererebbe dai microscopici pa-
'issiti. Il caffè pure diminuisce il consumo dei tessuti^ fa tacere la fame e
i^OQ ripugna allo stomaco vuoto come spesso fa il vino. Ed è per questo
«notivo che il nostro Regolamento d'Amministrazione suggerisce di distri-
buirlo nelle occasioni in cui si fa un solo rancio.
Se adunque venisse ogni giorno fatta una distribuzione di vino si potreb^
— 234 —
1)ero diminuire, senza danno, gli alimenti carnei ed amidacei. Un qu
di litro di buon vino ha un valore nutritivo diretto ed indiretto ben
periore a 30 grammi di carne.
Le 100 distribuzioni di vino e caffè valgono in media io lire, 20 grai
al giorno di carne costano all'anno L. 7. 50 ; cioè senza aggravio di s]
e mutando l'ultimo aumento di carne in vino per questo titolo si pot
bero spendere 5 centesimi al giorno. £ con un soldo , e forse anche
meno, si potisebbe fare una quotidiana distribuzione di 25 centilitri di l
vino ; di riho cioè che avesse oltre il i o ®/o ^^ alcool , come lo ha
tutti i vini dell' Italia meridionale e della Sardegna. Il Commissariato s
miiiistra al soldato 918 grammi di ottimo pane con 2 5 centesimi ; gli
Irebbe del pari somministrare con 5 centesimi 2 5 centilitri di ottimo v
n soldato sarebbe ancora meglio nutrito di quello che lo è adesso, san
arcicontento del suo trattamento alimentare, e quello poi che più imp<
si ammalerebbe meno. E l'enorme somma che ora si spende in chinii
che gravita ora sulla massa vitto, ora sulla massa generale, potrebbe in 1
o in parte essere erogata in distribuzioni di caffè in quelle circostanz
tempo e di luogo in cui fossero reclamate dall' igiene.
Dagli igienisti, dai fisiologi e da tutti è riconosciuto ed ammesso la (
venienza di variare i cibi ; e il Regolamento d'Amministrazione, in oroa;
a questo principio, concede ai Comandanti di Corpo la più ampia fac
e rintiera responsabilità circa la mensa dei sott'ufìfìciali ed il vitto dei e
rali e soldati. £ se poi le compagnie fanno un fondo di risparmio di L. 2<
gli squadroni e le batterie di 3000, i Comandanti di Corpo ponno miglic
il vitto a loro piacimento.
QvLtst! ampia facoltà si assomiglia molto alla libertà che ha il pover
spendere a suo beneplacito. Animati dal più lodevole zelo , ho visto
Colonnelli, allo scopo di variare e rendere più aggradito il vitto , d
preparare il merluzzo in umido^ il ragout di montone, la pasta asciutta
anche la polenta con fricot; ma dopo poche prove tutti sono ritorna
tradizionale lesso ed alla solita minestra. Il perchè si intende facilm<
Per preparare un arrosto, un umido o una minestra asciutta non basta a
le materie prime, ma è necessario avere i mezzi per prepararle e chi sa
prepararle. Ora le nostre cucine per i caporali e soldati non hanm
armadi, né utensili per preparare né l'umido, né l'arrosto, né la min<
asciutta, le sole varietà a cui si può aspirare, dopo il bollito, è la min<
al brodo. Oggidì ogni soldato deve sapere cucinare ; ma il cucinare é un
che è necessario imparare. £ tanto è vero che in molti corpi vi sono
— 235 —
cudmen fissi, che però non sono scelti fra i cuochi di professione né fra
i soldati o caporali più intelligenti. La stessa semplicissima preparazione del
riestro rancio è retta da tradizioni che chi cucina deve conoscere ; e se per.
disgrazia non le conosce guasta il brodo, la carne e la minestra. Sarebbe
a.daDqae conveniente che questo importante ramo di servizio fosse affidata
a chi è del mestiere ; e che questo ranciere di professione avesse i mezzi
necessari per esercitare la sua arte. Neir esercito abbiamo i panettieri , gir
inferaiieri, i ferrovieri e telegrafisti ; e non vi sarebbe nulla di assurdo che
vi fossero anche i soldati rancieri. Questi rancieri potrebbero essere fomiti
dai Distretti in ragione di uno per compagnia, squadrone o batteria; scelti
fra i giovani coscritti o cuochi camerieri e mandati ai Corpi dopo che aves-
sero ricevuta la normale istruzione di soldati rancieri dall'Ufficiale medico
<iel Distretto. Coli' istituzione dei soldati rancieri sarebbe meglio assicurato*
l'importantissimo servizio di cucina si in guerra che in pace e in tutte le
contingenze della vita militare ; non sarebbe diminuito il numero dei com-
l>attenti e si dififonderebbero fra le file dell' esercito ed in conseguenza fra
h popolazione delle idee utili e pratiche che poi si convertirebbero in tanta,
forza ed in altrettanta prosperità. Non intendo con questo di fare un prò-
?etto ma solo di tirare una linea di un disegno da compiersi e colorirsi daL
tanti che sono più di me autorevoli e competenti.
Parte Seconda.
*
Alimentazione del soldato in guerra ò del soldato ammalato.
L' alimentazione del soldato in guerra e quella del soldato ammalato deve-
^fferire necessariamente da quella che riceve da sano in tempo di pace. K
Ut differenza non deve soltanto cadere sulla quantità ma anche sulla qualità.
In generale in guerra, la carne si aumenta di un quinto e si dà un air-
^euto nervoso, come caffè, thè, vino e liquori secondo i paesi. All'aprirsi
^ una campagna, si porta sempre qualche variante alla razione che fu usata.
^Ua precedente ed altri cambiamenti vengono introdotti che sono suggeriti
^le circostanze e dalle località. E dìffatti sarebbe assurdo it voler presta-
bilire la quantità e la qualità del vitto e delle bevande in guerra se nott
^ è sicuri di poterne in ogni caso disporre, e se le circostanze , gli acci-
aiti, insomma, l' impreveduto sia la regola, il prevedibile l'eccezione. E.
^ finalmente si rifletta che la facoltà data ad un Comandante di una grossa
^tà tattica di disporre a suo piacimento della razione può essere una ri*
— 236 —
-sorsa per vincere. Non dimentichiamoci la massima del gran Napoleone che
<liceva che : le soldat a le cosur dans restomac.
Non è utile anzi non è possibile di precisare la conveniente mai^izione
•da bocca, ma si ponno però indicare, a grosse pennellate, gli alimenti e
le bevande che meglio si prestano per il nostro soldato in guerra.
Le carni fresche bovine tengono il posto d'onore; vengono in seguito
in ordine discendente quella di vaccina, le ovine, le cavalline. Anche queUe
<lei gallinacei servirebbero egregiamente se fosse possibile provvederne in
<iuantità sufficiente.
Il merluzzo può pure impiegarsi ed of&e il solo inconveniente di non pre-
starsi per una pronta preparazione.
Le carni conservate nelle scatole sono una preziosissima risorsa quando
non sia possibile di avere o di cuocere la carne fresca.
Mangiata per parecchi giorni di seguito viene a nausea: la si deve quindi
impiegare come espediente mai come cibo ordinario.
I prussiani usano in campagna una spede di salsiccia che in poco volumi
racchiude molti elementi plastici e respiratori. Questo salsiccione analizzate
<lal dott. Parthes ha dato in 100 parti 16. 2 d* acqua, 7. 19 di sale, 12. 20^
-di materie azotate, 35. 65 di materie grasse, 330. 663 di fecola. I prus^an
lo chiamano erhswurst e pare che abbia fatto ottima prova. Da noi si son<
fatti tentativi per imitarlo ma non si è riusciti a nulla di pratico. Le cara
salate ed affumicate presteranno forse un buon servizio agli eserciti del Nord
ma il soldato italiano non le mangia o mangiandole per necessità non ]<
nutrono. E se non nutrono, dicono i chimici, ciò dipende dalla salamoja ch<
vien gettata e che si appropria gran parte dell'albumina, della creatina <
dell'acido inosico, fattori principali del lord potere alimentare.
L* infelice risultato della carne salata fu notato durante la guerra di Crimea
Cosi dicasi della carne secca o polverata. Il lardo salato e la carne suini
salata furono impiegati con miglior successo nella stessa campagna. — li
mancanza di carni o per alternarlo colle carni in conservja o salate pu^
servire il formaggio duro tanto nazionale che svizzero.
II pane di frumento è a tutti gli altri preferìbile, ma occorrendo si pai
usare quello mescolo di frumento e segale, quello d'orzo, quello di farina
^i patate e fagioli. La polenta può mangiarsi per molti giorni senza incon
venienti e piace sempre se mangiata con carne o merluzzo e inaffiata co
.vino. Il pane biscotto, sotto forma di galletta, è ottimo come alimento d
rìserva; mangiato insieme al pane fresco non porta nessun inconveniente, m;
.inangiandone soltanto di questa qualità per parecchi giorni di seguito» k
— 237 —
stomaco Io rifiuta e non riesce nutritivo. Il riso è un'eccellente derrata ii>
tempo di gueira perchè di facile trasporto e poco soggetto alle avarie.
Come cibo in tempo di guerra le paste ed i legumi secchi tengono un po-
sto secondario ; le prime si guastano facilmente, i secondi richieggono troppo»
tempo per prepararli.
Il vino ed il caffè, non dovrebbero mal mancare al soldato in campagna.
Gli impediscono un rapido consumo de* suoi organi, gli accrescono le forze, gU
rialzano il morale e lo preservano da molte malattie specialmente infettive^
In Crimea si esperimentò il rhum e l'acquavite in sostituzione al vino^
ma il nostro soldato non li aggradiva e spesso non ne faceva uso. Circa
il caffè mi sia lecito di fare un'osservazione pratica. La sveglia in campa-
gna, d'ordinario, ha luogo nelle prime ore mattutine; e appena che il sol-
dato sia svegliato e vestito gli si dà il brodo ordinandogli di conservare
la carne nel gamellino. Ora succede che pochissimi lo bevono tutto, alcuni
lo assaggiano appena e la maggior parte ne ingrassano il terreno del campo..
E dò è naturale, se si riflette che il soldato è svegliato durante il sonno,
od periodo cioè in cui l'organismo sta sbarazzandosi dei suoi materiali inu-
tili per convertirli in escrementi. — Si offre al soldato un alimento in un
momento in cui il suo organismo elimina il superfluo per equilibrarsi; e
per conseguenza se dà non può ricevere e se riceve non ne ha benessere ;
e rifiutandosi a riceverlo può mancare ad un ordine, ma ubbidisce ad una
legge fisiologica. — Il caffè invece lo prende volentieri e se ne intende la
ragione fisiologica. Il caffè passa per l'organismo, lo stimola, ma non vi si
fenna; e se sia intento a spogliarsi del superfluo continua la sua opera e noi>
è contrariato dal lavoro opposto di dovere assimilare. Che poi il sonno prepara
gli escrementi è provato dal fatto generale che si depositano nel mattino.
I legumi verdi od erbaggi non dovrebbero mai far difetto in campagna ;
e siccome non è sempre facile di farne provvista, le verdure in conserva e
compresse dovrebbero sempre trovarsi nei depositi viveri di riserva.
Gli erbaggi hanno la preziosa prerogativa di rendere più aggraditi gir
alimenti mediante il loro aroma e di preservare da quel terribile flagello
che non manca mai nelle lunghe campagne, che è lo scorbuto.
I grassi, cioè il lardo, il burro e l'olio d'uliva sono un condimento ed
insieme un alimento respiratorio efficacissimo. In guerra non dovrebbero
mai mancare pensando alle estese praterie, ai grandi oliveti e ai moltissimi
^>oschi che l'Italia ha la fortuna di possedere.
Fra le contingenze possibili anzi probabili della guerra vi è quella di
«ssere stretti d'assedio e quella di trovarsi isolati in una posizione che sia
importante di mantenere ad ogni costo. •
— 238 —
Si nell'uoo die nell'altro caso le munizioni da bocca hanno un'impo
lonza capitale ; e da questo ne segue il dovere di esaminarle sotto tali rap^rt
Una osservazione che hanno fatto i fisiologi e che ciascuno può ripetei
-si è che nello stato normale i limiti fra i quali oscilla lo scambio del
materia sono molto ampi. Se fosse diversamente gli animali che .non rio
Tono l'alimento dall'uomo, ma che se lo debbono procurare in mezzo
mille difficoltà perirebbero tutti o quasi tutti.
Anche l'uomo senza ammalarsi può vivere e dispiegare una certa att
irità usando una quantità di cibi molto inferiore a quella che usa d'ordi
nario. A questo proposito si è notato che diminuendo gradatamente l'ai]
mento, il corpo perde di peso e deperisce ; le funzioni si fanno languide
le perdite minori ; arriva poi un punto che tra le poche perdite e h
scarso alimento si stabilisce V equilibrio, e II corpo dimagrito rimane pò
in questa nuova condizione stazionario , e se la diminuzione degli alimenl
non è stata che moderata , vi resta nello stato di una relativa sanità
Se poi gli alimenti vengono notevolmente diminuiti o mancano afiatto, i
<:orpo dimagra nel i.** caso lentamente, nel 2.® più presto diviene sempr
più inabile a funzionare e muore per inedia > (Vierordt).
Adunque non solo si può vivere, ma si può anche guerreggiare con un
quantità di cibi inferiori all'ordinaria , ma è d*uopo decrescerli gradatr:
mente.
In tutti 1 grandi assedi si è osservato questa norma, e si seguirà sempi
tutte le volte non si sia sicuri di avere una sufficiente provvisione da boccs
Il Papin che colla sua famosa pentola ha trasformato il mondo, tentò <
ricavare dalle ossa un alimento che chiamò osseina. Dai tendini poi, d.
legamenti e dalla pelle di molti animali , è da tempo immemorabile cb
si ricava la gelatina. Tanto la gelatina quanto 1' osseina ebbero fautori
<ietrattori ; ma essendosi fra questi ultimi schierato un illustre fisiologo ,
Magendie, perdettero di credito e furono considerate come sostanze ne
nutritive. Nonostante il responso del Magendie nelle case e negli ospedr
si è sempre continuato la preparazione e l'uso della gelatina ; e in occ
sione dell'ultimo assedio di Parigi, lo studio della questione fu ripreso <
altri valenti scienziati , quali il Gherardt e Dumas , e ne conclusero ci
e l'osseina e la gelatina sono un alimento, che convenientemente preparat
nutre e piace. Infatti, durante l'assedio se ne fece esteso commercio.
Ma la quistione della gelatina e delle sostanze gelatinoidi come alimen
deve pur essere riguardato sotto altro aspetto, e cioè se provvedendo ag
imperiosi bisogni della fame , siano pure in grado di riparare le perdil
— 239 —
contìnue dell' organismo , di sostenerne le forze e di porgere i materiali
neceatuì al suo incremento e sviluppo siccome è proprio del vero nutrimento.
Molte sostanze alimentari che nei tempi ordinari non sono mangiate per
avarìe sofferte, possono venire utilizzate in circostanze di penuria. U calore,
tanto per via, umida che per via secca, può risanare la carne in via di pu-
trefazione, quella d'animali morti per malattia, il pane ammuffito, le farine
alterate. Le eventualità di guerra privando delle risorse che si possono rica-
vare dalle ossa, dal sangue, dalle pelli, dal cacao, zuccaro e caffè, ve ne sono
altre offerte dalle frutta e dai vegetali che ordinariamente non servono
di alimento all' uomo.
Tutti i semi, i frutti, i tuberi, le radici e le erbe fresche possono servire
di alimento. Eccezione fatta, ben inteso, di quelle qualità che sono noto-
riamente velenose o che al gusto si sentono acri, e nauseabonde. Le erbe
vogliono esser cotte o condite con sale o nitro. Infatti nei tempi di carestia
si sono osservati individui morti di fame collo stomaco ripieno di erbe
crude. I licheni e le alghe tanto d'acqua di mare quanto di acqua dolce
possono in casi estremi servire di alimento. L' illustre viaggiatore Ron-
<^ole Gessi quando si trovò isolato nel Nilo circuito dagli Ambasc, restò
senza viveri coi 500 suoi compagni e si lui che questi dovettero nutrirsi
di un'alga d'acqua dolce che cresce in quei luoghi; ma pur troppo su 500,
450 morirono II
Ora poche parole circa T alimentazione del nosfro soldato ammalato.
Fra gli esercenti la difficile arte del guarire non regna un perfetto accordo
^irca il modo di alimentare gli infermi. Alcuni pochi, stanno per l'aliraen-
^ione scarsa e poco nutriente partendo dal principio che il tessuto am-
njalato dovendo eliminare il principio morboso per guarire non v'è di meglio
^^e lasciarne l'incarico all'ossigeno dell'aria ed all'acqua. A conferma della
^oro massima citano il fatto che l'ammalato e soprattutto l'ammalato di
*^alattia generale {morbus totius sub stantìa), per istinto non mangia.
Altri invece, convenendo che l' organismo ammalato debba espellere quella
parte di tessuto che è alterata, consigliano di introdurre nel corpo la mag-
gior quantità possibile di alimenti respiratori e plastici allo scppo di com-
partirgli la forza sufficiente per eliminare la parte incongrua. Ma seguendo
* tutto rigore le loro teorie succederebbe che i primi farebbero morire l'am-
^3lato d'inedia, e i secondi d'indigestione. Si gli uni che gli altri con-
tengono che il cibo per gli ammalati deve essere di facile digestione. Ma
* assurdo il negarglielo o darne pochissimo quando l'ammalato abbia fame,
sotto la speciosa ragione che prima di mangiare debba liberarsi di quelle
— 14° —
parti che non sono sane; ed è parimente assurdo di dare una costoletta
quando lo stomaco non ha succo gastrico per digerirla o dargli degli alcoca
liei quando brucia di calore, sempre per la speciosa ragione che Talcocia
ossidaildosi risparmia I* organismo e che perciò non si indebolisce. Come i :
tutte le cose fra i due cammini opposti ed entrambi pericolosi , ve n'è i&
terzo che conduce senza precipizi ad una meta che se non è V ideale è per-
soddisfacente. Non negherete all'ammalato un alimento respiratorio legge:]
mente eccitante, come un brodo, una zuppa, una minestra di riso, un caC
quando non solo lo tollera ma lo appetisce; dargliene dei respiratori, A<
plastici e dei nervosi per riparare le perdite indotte dalla malattia se di^ «
riti o desiderati , ecco la giusta via suggerita dalla pratica e dalla scienr^i
Nei nostri ospedali militari si segue, in get^erale, questa strada, ma ià<d
mi posso tacere dal segnalare un fatto che mi sembra un difetto. Molti di
nostri ammalati per malattie locali mangiano i tre quarti della porzione i
due pasti eguali. Il i.° verso le io del mattino, il 2.° alle 4 y, della se r^
Dalle 4 ^3 pom. alle io ant. passano quasi 18 ore senza che il pover
ferito, oftalmico o venereo possa confortare il suo stomaco con un cibo <
con una bevanda. Ben è vero che coli* autorizzazione del Direttore gli si pu<
dare un caffè e latte o una zuppa prima della visita del mattino; ma ì
caffè e latte disturba spesso i calcoli economici del Direttore e non vien<
sempre accordato. E la zuppa non si accorda o non si prescrive sapendo i?
che le zuppe del mattino dimagrano il brodo che deve servire per 1
minestre.
Coi tre quarti della porzione d'ordinario è prescritto il vino nella do^^
di 25 centilitri. Questo vino è scelto e perciò piace molto, pure non pas^
giorno senza che gli ammalati dimandino di non riceverlo per avere in su^
vece una zuppa o un caffè al mattino.
Nei grandi ospedali di Parigi e di tutta la Francia, prima della visita cL
mattino, salvo casi eccezionali, si dà una zuppa di magro, con burro, cioè,
con olio.
Negli ospedali civili di Bologna, di Verona, di Padova, di Rovigo e ^
quello pure di Mantova, e forse in molti altri d'Italia, si dà una zup^
col brodo, col latte, od il caffè prima della visita mattutina. E faccio v
perchè qualche cosa di analogo si faccia anche nei nostri ospedali milit
dove il soldato deve guarir presto, bene e colle minori sofferenze possibii
— a4x -^
TOPOGRAFIA
E STATISTICA MEDICA DEL COMUNE DI RAPOLANO
del Dott. Vittorio Rovini.
{Memoria premiata),
INTRODUZIONE.
Qaanto elevato ed importante sia il concetto. di una Geografia Medica
""llibnay non avvi alcuno, per quanto poco versato nelle mediche discipline,
|de non sappia apprezzare in tutta la sua estensione. Basterà accennare a
I fwto proposito , come egregiamente diceva il dott. Zampa Raffaello nel
1S7S rivolgendosi a tutti i medici condotti» che una delle questioni che
(i di sovente si affacciano alla mente del medico il quale cerca di rag-
pngere le cagioni dei morbi e della loro fenomenologia, è quella di sa-
yere non solo secondo quali condizioni individuali si manifestano le malattie,
m eziandio se esse si osservino in qualunque luogo, colla stessa frequenza,
colk stessa forma, col medesimo andamento e colla medesima intensità. Ne
fiene da ciò che a raggiungere tutte queste condizioni illustrative dei morbi
die si verificano nelle singole regioni, debbano di preferenza tutti i medici
condotti concorrere colFopera loro, illustrando ciascuno il territorio nel quale
esercita Tarte salutare, per venire cosi con una sintesi giudiziosa raggrup-
pindo ciascuna di queste parziali topografie, a gettare le basi di una Geo-
grafia Medica Nazionale.
Opera lunga ed ardua sarà questa Certamente, ma non per questo dob-
biamo noi medici sgomentarci in faccia a siffatte difficoltà, pensando che
opere di ben altra importanza, sia scientifica che materiale, sono state com-
piate dagli stranieri. Valgano per tutte, le topografie e statistiche mediche
oniversali siccome quelle dell'Hersch e del Boudin. Non aspettiamo, seguitava
benissimo a dire il sunnominato dott. 2^mpa , che un qualche straniero
venga a favorirci di un* opera in faccia a cui i nazionali avessero indie -
txcggiato.
Con questo nobile fine, e neirinteresse pure del Comune che forma sog-
getto di questa illustrazione, mi accingo ancor* io a portare il mio piccolo
sassolino al grandioso, gigantesco edifìcio nazionale.
16
242 —
PARTE PRIMA
CAPITOLO L
Cenni storici, giacitura e confini del Comune di Rapolano.
Rapolano è una terra della Provincia superiore senese, situata nella "^
d'Ombrone, quindici miglia distante da Siena per il lato di levante a 4
17/ ^f\ ^ latitudine e 29^ 16', 18" di longitudine. Appartenne t
volta con tutte le sue dipendenze all'antica e potente famiglia dei Co
Cacciaconti, più generalmente conosciuti còl nome di Conti delFAscialei
o Scialenghi. Avendo però costoro tentato di scuotere il giogo della 1
pubblica Senese, a ciò ajutati /dal vescovo di Arezzo, e ricuperare V al
castello di Asciano, già da loro donato nel 1168 alla medesima Repubbli
si sbigottirono dell'armata che nel febbrajo del 1197 i Senesi mandare
in Asciano, e rinunziando al dominio dispotico e feudale di molte tei
fra le quali Rapolano, si sottomisero al Comune di Siena ed obbligaro
a restituire ai Conti Baroti le terre di Farneta, Montalceto e San Gii
gnanéllo.
Da quest'epoca in poi dovette Rapolano subire gli eventi fortunosi ed
giogo della Repubblica Senese, tanto che nel 1205, o come altri dice
1209, fu occupata ed intieramente distrutta dai Fiorentini.
Nel 1267 quando già questa terra era ritornata a risorgere e popola:
e fino dall'anno avanti vi era stato insediato un Podestà, fu nuovame:
assediata dai Senesi per cacciarne Ranieri e Aldobrandino da CaccÌ2
della famiglia Ricasoli, allora cittadini senesi, ma ribelli perchè seguiva
la parte guelfa e si erano impadroniti a tradimento di Rapolano, d(
Serre e di Armajolo, e dopo quindici giorni d'assedio fu nuovamente
condotta sotto il dominio della Repubblica Senese. Erano già i Sen
passati al partito guelfo, quando nel 1306 temendo che i Ghibellini ri
giatisi in Arezzo s'impossessassero di Rapolano per far danno a Siena, <
cretarono di demolirne le mura.
Nel 1 3 3 1 però essendo i Rapolanesi in unione dei Senesi valorosamei
riusciti nell'impresa contro i Conti Aldobrandeschi di Santa Fiora, furo
loro concedute dalla Repubblica di Siena privilegi ed immunità, e nel 13
— «43 —
nlero^ dietro deliberazione del Consiglio generale, ricostituite nuovamente
kloro mura. Gli ultimi avvenimenti fatali a Rapolano furono quelli stessi
'dienei 1554 spensero la libertà senese: e passata Siena in possesso della
osa Medicea» non ebbe più parte alcuna nella storia politica» né presentò
altro che meritasse una particolare commemorazione.
la quanto al suo significato etimologico, potrebbe darsi, come dice un
asooimo scrittore, che da Ara apud Anum (vecchiarda) derivasse il nome
<ii Rapolano, non trovandosi altra plausibile ragione etimologica che valga
1 sostenere il significato delle voci che lo compongono: e ciò dalle prime
ose o capanne che avranno preso il nome dall'Ara della Fata o Dea, al-
togatrice del fonte prodigioso.
I confini di questo Comune sono : a tramontana col Comune del Monte
Sm Savino, a levante con Sinalunga e in parte con Lucignano, a ponente
COQ Asciano e in parte con Castelnuovo Berardenga, ed a mezzogiorno con
Asciano.
Nella sua parte di nord-ovest è traversato dal fiume Ombrone che ha la
SK origine nei vicini monti del Chianti e va direttamente al mare al di
flopfa di Grosseto. I monti che Tattraversano da nord a sud sono dirama-
Àni dell'Appennino Toscano e prendono nome dallo stesso paese di Ra-
polano. Essi hanno al loro versante occidehtale una piccola pianura deno*
minata della Bestina dal nome di un torrente che vi scorre , e attraverso
U quale passa la strada ferrata che si dirige verso Grosseto, ed al versante
di levante altra non estesa pianura denominata del Sentino, dal nome pure
di nn piccolo torrente, e per la quale passa la ferrovia che va a Chiusi.
Quest'ultima pianura si vuole che in antico costituisse un lago, chiusa
come è d'ogni intorno da colline; ed infatti questa tradizione non ripugna
anche oggi nient'affatto alla mente, osservando la topografia della medesima.
Fra i colli poi di Modanella e di Monte-Martino è situato altro piccolo
piano attraversato dal torrente Foenna che tra Rigomagno e Farnetella
-sbocca nella bella e fertilissima Val di Chiana, giusto nel fiume che dà
nome a questa valle. In generale adunque può dirsi che il territorio rapo-
lanese sia costituito da monti e da vallate, attraverso delle quali scorrono
dei corsi d'acqua di più o meno importanza.
Oltre i centri prindpali di Rapolano e le Serre che formano due Frazioni
dbtintey dascuna delle quali elegge separatamente nel suo seno i propri
Configlieri, ma che però formano unitamente un medesimo Consiglio Co-
munale, esistono altri quattro casali o villaggi , due dei quali Armajolo
e Poggio Santa Cecilia, posti nella frazione di Rapolano, gli altri due
— 244 —
Modandla e San GemigDatiello in quella delle Setre. Cla^CUfio di q«e^fi
villaggi , tolto Armajolo, è posseduto intieramente da un proprietaria che
vi tiene ia sua (attoria con casa d'abitazione, e vari quartieri che vengonc
affittati ai suoi dipendenti e che lavorano giornalmente nei propri poderL.
CAPITOLO II.
Natura geologica del terreno.
Risiede il paese di Rapolano sopra una collinetta o promontorio di
travertino elevato sul livello del mare metri 403,129, ed è posto in una.
specie di valle o bacino, limitato a ponente dal fiume Ombrone, ed a le-
vante dalla catena dei monti detti di Rapolano che da Palazzuolo si estende
fino a Montalceto in direzione dal nord al sud, e separa la Val di Chiana,
dalla vai d*Ombrone, di cui, come ho detto, forma parte. Il castello poi
delle Serre, posto circa al medesimo livello di Rapolano, è fabbricato iik
parte sopra degli strati di calcarea compatta grigia alternati da altri df
pietra cornea ora verdi, ora neri, ora rossastri, come si osserva specialmente*
fuori di una porta posta al suo scirocco. Vi regna però molto ancora il
travertino che si avanza anche al di là del castello medesimo.
Lateralmente al suddetto promontorio di travertino su cui è poggiato*
Rapolano, si trovano pure delle incrostazioni di travertino che si estendonoi-
lateralmente alla medesima terra, con qualche irregolarità ed interruzione,,
ed a molta distanza fino al limite dell'Ombrone. Queste incrostazioni tra-
vertinose in alcuni punti sono ricoperte da terreno argilloso posto a colti-
vazione, in altri punti sono queste masse calcaree più montuose e più ir-
regolari. Alcune di queste incrostazioni medesime appartengono al periodo»
recente e sono state formate dai sedimenti delle copiose acque minerali che-
vi scorrono, altre poi rimontano ad un* epoca più lontana, giacché vediamo-
in alcuni punti giacere sopra esse la ghiaja marina sciolta, la breccia ghiajosa
e altre deposizioni del mare, che costituiscono quei vasti terreni del Senese
chiamati col nome di crete. Dal suesposto si vede chiaramente che queste
deposizioni marine si sono colà formate sopra il travertino stesso, per con-
seguenza ]nù antico delle medesime, poiché non é possibile supporre che
quello sia venuto a formarsi sul fondo del mare da sorgenti di acque ter-
mali colà situate. Ed infatti come accozzare l'idea di sorgenti calde in fòndo-
«gli abissi del mare? Eppoi come combinarvi la decomposizione di quelle
acque termali ed una tranquilla deposizione di quelle particelle terrose senza.
— 245 —
-'•B <bperÀne e senza miscela? Vi ha di più che non si vede mai mischiato
ib sostanza del travertino qualche prodotto marino, non conchiglie , notfi
fbaja, noB tufo o arena né altre materie insomma che ora scorgiamo stra-
tiicate in quei tratti di paese che le acque del mare già lasciarono a secco.
Delle acque minerali tanto termali che potabili che copiosissime sgorgano
alia superficie di questo territorio, parlerò a suo tempo : mi basterà per
adesso accennare che dalla deposizione di esse vien formato il tartaro cai-
l«w specialmente dall'acqua termale di Armajolo, il tartaro o sedimento
ìMìurio s^fi^ioso, dairacqua termale di Rapolano (come comunemente viene
flttuiiato il Bagno caldo), ambedue composti di carbonato di calce e da
J/ktoìà dose di solfato di calce con tenuissima quantità di silice. Si trova
>8K un tartaro giallognolo ondato e dello zolfo cristallizzato e terriforme
jwr la deposizione della surriferita acqua termale detta di Rapolano.
' La maggior parte dei monti di questo Comune sono formati da calcarea
«ompatta, bigia, ed alcuni punti più alti da breccia mista, vale a dire com«
a di pietre fluitate selciose di cui rimpasto durissimo che le lega è
imMto da calce carbonata e silice, e di cui si servono per le costruzioni
^ macine da mulino.
' I minerali che si rinvengono in questi terreni sono: la pietra calcarìa
essile dendritica nei monti di Modanella, il bolo rosso, il bolo giallo, la
astice ccMmea cavata fra i filoni di pietra calcaria presso le Serre , ed in
«ohi punti l'ossido nero di manganese disposto a filoni verticali o paral-
Icfi o intersecati da piccole ed ineguali elevazioni di galestro rosso, verde
« giallo. Quest'ossido di manganese in alcuni luoghi si trova compatto,
in altri celluioso e ripieno di ossido rosso terriforme di ferro che tinge come
rematile terrosa; in altri punti invece cratiforme ed a cellette vuote per
essersi disperso l'ossido di ferro che le riempiva.
Unitamente al manganese si rinviene nel galestro e nel diaspro di questi
monti , specialmente in quello di Monte-Martino e della Selva , piccola
^santità di rame sotto forma di iniezioni di calcopirite, spesso convertita
in malachite.
Come- era naturale, tanta ricchezza di manganese non poteva andare
ignorata, e già per cinque anni continui (dal 1875-79) due Società hanno
praticato 1* escavazione di questo minerale contenuto nei monti della Buo-
nimegna presso Poggio Santa Cecilia, in quelli della Selva e di Monte*
Martino. Queste Società mentre pagavano ai proprietari delle miniere circa
dodici mila lire in tutto, estraevano annualmente due mila tonnellate di
mfoerak, ed impiegavano fra uomini e donne circa 350 a 400 individui^*
— 246 —
Da ciò ognuno capisce come queste due lavorazioni costituissero per j
Comune di Rapolano un immenso vantaggio, avuto riguardo alle condizioa
economiche degli operai, e come la cessazione delle medesime, sia stati
assolutamente un disastro, giacché nell'anno susseguente, vuol per la scar-
sità delle raccolte, vuoi per la mancanza di altri lavori, si verificò in questi
paesi una miseria tale che da molto tempo non era stata osservata.
In conseguenza di queste lavorazioni se i freni del buon costume;, per
la promiscuità del sesso negli operai, venivano d'alquanto rallentati, si avevti-
però un grandissimo vantaggio, oltre che nell'economia, nella conservazione,
della salute : e ciò dico, perchè dotato come è il manganese potentemeatft
di un'azione ricostituente e antisettica, faceva si che le malattie di infe^
aione come tifoidee, ecc., e di consunzione come tubercolosi, clorosi, ecc.a^
erano rarissime ad osservarsi negli operai addettL
Anche l'estrazione e lavorazione del travertino costituisce una grande
risorsa per Rapolano. Il travertino di questi luoghi è di un bel bianco o
dotato di una maggiore compattezza, per cui, di preferenza del travertinok
proveniente da altri luoghi, viene impiegato per fabbriche ed ornamenti di^
architettura, e per macine da uliviera.
Tanto celeremente avviene la deposizione del tartaro dall'acqua di Rapo-
lano sopra i vari oggetti che si espongono ad esserne rivestiti, che l'industriai
ne ha tratto profitto per costruirne alcuni lavori graziosi, intessendo co&r
ginepri, pungitopi ed altri vegetali, dei panieretti e dei mazzetti che esposta
allo spruzzo di quelle acque acciocché si incrostino del candidissimo tar^
taro, in ' pochi giorni compariscono come se fossero fatti di bianco marmo»
CAPITOLO III.
Acque.
Onde facilitare la descrizione delle acque che si rinvengono in questo
Comune, credo opportuno fame le seguenti distinzioni cioè :
Corss d acqua. — Acque potabili. — Acque termali o medicinali.
Il corso principale di acqua che attraversa questi terreni è, come ho
detto di sopra, il fiume Ombrone il quale molto prossimo qui alle sue sor*
genti dei monti del Chianti, non ofire un letto molto largo né profondo,
e non dà per conseguenza alimento ad alcun stabilimento industriale. Ne
viene quindi il torrente Foeuna che in direzione da nord a sud bagna i
piedi del colle di Modanella, e fra Rigomagno e Farnetella sbocca, come
— 247 —
^ *b gft accennato^ nel fiume Chiana portandovi le sue torbide ed impetuose
|ieBe. Altri torrenti di molta minore importanza sono la Sestina ed il
latino influente quest'ultimo della Foenna.
. A proposito del Sentino, è prezzo dell'opera il notare come avendo esso
■ kcto, se non ad uguale livello, certamente di poco inferiore a quello
ddfe fosse della pianura che vi immettono, ne consegue che in queste
jndette fosse abbiamo un ristagno generale delle acque che nell'estate di-
mgono limacciose e fetenti, e formano un valido coefficiente, come sotto
(bòg per k> sviluppo delle febbri da malaria. Già la temperatura stessa
notti che subentrano alle stesse giornate le più calde del luglio e del-
H^fOBto, è fredda, e molto differente in questa pianura ancora a quella
si verifica nell'interno del paesello delle Serre che vi sovrasta.
Le acque che si usano per bevanda e per gli usi domestici sono : l'acqua
ynma, l'acqua proveniente da stillicidio nei bottini, l'acqua d' infiltrazione
ì posa e l'acqua di sorgente o di vena.
Di q[iieste quattro, specie di acqua, distinte secondo la loro immediata
yoTCMcnza e modo di raccoglierle, la più generalmente usata per bevanda
è l'acqua piovana; ne viene quindi l'acqua di stillicidio nei bottini, e final-
l'acqua di sorgente. In ben pochi luoghi si usa l'acqua d'infiltrazione
n finto solo dell'uso cotanto esteso che qui si fa dell'acqua piovana, è
fk ma implicita dichiarazione che nella maggior parte del nostro Comune
■aiif lino copiose sorgenti di acqua, o se vi sono, non riescono buonissime
a beversi od offrono il difetto della lontananza, inquantochè il ricorrere
alTacqua che cade dall'atmosfera sotto forma di pioggia per provvedere
alla comune bevanda, importa di necessità continue cure alle quali l'indi-
vìdoo, la famiglia e l'Amministrazione Comunale non vi si sottopongono
se non vi sono spinti dalla necessità. Quest'acqua piovana viene raccolta
sai tetti e da questi guidata, per mezzo di canali di latta o di terra cotta,
■die cisterne o pozzi scavati più o meno profondamente nel suolo, e rive-
stiti da muro formato di mattoni. Per l'abbeveramento degli animali viene
accolta l'acqua in piccoli laghetti artificiali escavati nel terreno ed in pros-
sinità delle case coloniche, l'acqua dei quali si mantiene generalmente tor-
bida e limacciosa, per la terra che continuamente vi rimane sospesa, e per
le piante o avanzi vegetali che vi nuotano.
Le altre specie di acqua non vi entrano che come sussidiarie, e solo in
campagna le acque provenienti da stillicidio nei bottini, acquistano un certo
fndo d'importanza. Tutto compreso però manca assolutamente la quantità
^
-=— 248 —
déir acqua per i bisogni della popolazióne, e quando abbondanti pioggfS^
nell'estate non vengana a rinnovare le provviste delle cisterne pubblidi^^
adagio adagio -anche quelle private vengono ad essiccarsi, quindi la nrrc»!'
sita di ricorrere per gli usi domestici all'acqua di vena la quale è alquanit^
distante dai paesi, malagevole n'esce il trasportarla e, non essendo rìpaml^
non offre neppure una certa sicurezza riguardo alla pulizia. 'fe*
Vi sono pure due sorgenti di acqua, una nei pressi di Armàjolo, l'alMlft
ih prossimità delle Serre, chiamata quest'ultima Fonteluco, le quali meòOfl
nelle grandissime siccità, danno un getto perenne di acqua. Per uso alimeÉ^
tare però non se ne usa di quest* acqua che poca, a cagione dei mateiìi
sòlidi di cui è ricchissima, tanto da lasciare nel bollore delle incrost
di tartaro nei diversi utensili. Queste acque più che altro servono all'i
di pubblici lavatoi.
Ritornando a parlare delle acque piovane che si raccolgono nei
mi dimenticavo di notare come esse potrebbero riuscire migliori se maggie
fosse la cura nel raccoglierle, riButando a mo' d*esempio quelle proveDÌ<
da pioggie dopo una lunga siccità e quando i letti sono sporchi di imraòtt^^
dizie, come pure evitando di fabbricare i pozzi troppo in prossimità deU^^
stalle, onde evitare l'infiltrazione di quei materiali putridi -che per qudPBfc
vicinanza ne succede. ^ • . -*■
■ Delle acque termali e potabili che servono ad uso terapeutico, difiRai?—
meifite ne parlerò al capitolo Bagni. Solo mi basterà accennare per adesifti^
che ricchissimo di queste acque è il territorio rapolanese, e che da moM^
sècoli sono conosciute ed entrate nel dominio della terapeutica. Sono pci^
tanto abbondanti,- che nel loro decorso danno forza a ben quindici mifiàfi^
da frumento ed altri cereali. . . ...'i;
(.■'.... . ! ;
CAPITOLO IV.
Meteorologia.
Le condizioni meteorologiche in generale del Comune di' Ra poiane este*
samente si possono conoscere osservando le seguenti tavole annesse Rappre-
sentanti un settennio. E tanto più questo, inquantochè posti i paesi ék'
Kapolano e delle Serre al medesimo livello ed a piccola distanza dalle
città di Siena, senza che monti o selve ne attraversino la vista, si ^ può
assolutamente assicurare che le osservazioni meteorologiche fatte nella. Regie
Università di Siena, equivalgono perfettamente a quelle che potrebbero imi
— «49 —
«el Comune di Rapolano, salirò lievissime differenze per le condizioni idtair-^
Jiche dei terreni.
I.mesi più freddi dell'anno sono il novembre, dicembre e gennajo nei
<)uali la temperatura minima è stata — 6^ 70 il 31 gennajo 1880 e la
massima i7>^ 1*8 novembre del medesima anno. La temperatura massima
deD'estate è stata 37° 1*8 luglio 1881 e la minima 8°, 20 1*8 di settembre
del 1877 (s'intende che queste temperature sono prese col termometro
centigrado).
Se ben si osserva si vedrà un frequente sbilancio di temperatura da un
giorno ad un altro: questo sbilancio io lo reputo la ragione per cui si rendono
cosi frequenti le polmoniti in questo territorio. Il maggior numero di esse è
^to nel maggio del 1879 quando la temperatura di questo mese era rela-
tivanaente bassa, tanto da avere una minima di 5^ 20 e molto abbondante
la pioggia caduta nei diciannove giorni in cui si verificò. Anche nel primo
trimestre del 1881 abbiamo frequenti le polmoniti, nel qual trimestre avemmo
«na minima di — 4**, e prevalsero i giorni con nebbia alternativamente
con pioggia e vento forte. In quei mesi dell'anno nei quali predomina
l'asciuttore, anche con una temperatura molto bassa, rare sono le malattie
di petto ed in special modo le polmoniti.
Riguardo allo sviluppo delle febbri intermittenti, noterò per adesso, che
il più spesso si verificano quando alle abbondanti pioggie della primavera,
succede un'assoluta siccità nell'estate e nell'autunno. A confortare questa
luia affermazione derivata dalla pura esperienza di tutti vgli anni, son lieto
^ venga in aiuto l'osservazione della tavola V, dove si vede che nel 1879
^opo le abbondanti pioggie del maggio e dei mesi precedenti, succede una
siccità tale, che nei sette mesi che corrono dal giugno al dicembre, per
^oli ventisette giorni cadde la pioggia, e pochissimo abbondante, tanto da
'^^^e tempo ai pantani di essiccarsi e dar luogo allo sviluppo della malaria,
l^a dò ne accadde che i casi di febbre intermittente salirono in quell'anno
all'enorme cifra di SS 4» numero questo che è il più alto del quinquennio
^877-81.
^-a pertosse e le parotidi dominarono più che altro nei primi cinque
mesi dell'anno 1879, quando la pioggia cadeva interrottamentc, e nei primi
^**e trimestri del 1881 nei quali sempre prevalsero i giorni con pioggia e
nebbiosi. La scarlattina al contrario ebbe sviluppo nel mese di giugno e
seguitò fino all'ottobre durante la grande siccità del 1879. Lo stesso dicasi
^^:?ari casi di miliare. In quanto alla difterite la vediamo dominare cpn
gualche ^so in ogni stagione : più che altro però si è verificata nel secondo
— tso —
p Mèo uimestre del iSSi» quando U temperatura era molto calda tante
(U «vvre rs luglio una massima di 37.*
01 tutt« le stagioni qiirila die si rende la pia salnbre è 1* inverno, m
\ÌPM quindi in secondo luogo Fantonno, e meno di tatto Testate per li
(pbbd da malaria e la pcimaTera per le malatiir esantematiche e le poi
mpuiti.
Ki|Kuardo ad altri particolari rimando il lettore all'osBerrazione delk
lav(>l« K\\xi annesse (>^
(1) Debbo alla cortesia del caT. prof. Cesare Toscani, Direttore delI'Ossenratorio meteo*
di Siena, i dati per la compilazione delle annesse tavole, dd quali pubblica
— 25^ —
Tsv^a /:
Ktssanfo di Osservazioni meteorologfclie fatte a Siena nell'Osservatorio
della Regia Università nell'anno 1875.-
PERIODO
TEMPERATURA
CENTIGRADA
9I
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90,0
64.2
ACQUA
caduta
NUMERO DEI GIORNI
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STATO
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25.2
Tavola II,
Riassunto di Osservazioni meteorologiche fatte a Siena nell'Ossenratorit
della Regia Università nell'anno 1876.
TEMPERATURA
NUMERO DEI GIORNI
STATO
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Osservazioni meteorologiche delfanno 1881.
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— 258 —
CAPITOLO V.
Coltivazioni.
Volendo brevemente descrivere lo stato dell* agricoltura nel Comune
Rapolano, accennerò in primo luogo le qualità diverse di terreno agrar
che costituiscono questo territorio, quindi le rotazioni che sono in uso s
in collina che pianura, accennerò alle due razze affatto diverse di vacci
che si allevano, e finalmente toccherò succintamente della coltura del
diverse piante arbofee e dei boschi e delle altre coltivazioni, come pa
al contratto di colonia parziaria che è in uso fra di noi.
Tra i terreni di collina, Punico che possa dirsi terreno sciolto e sotti
è quello denominato tufo e dai geologi sabbie gialle: questo che ricop
molto spesso la parte superiore di molti piccoli poggi, si presta facilmen
alla coltivazione delle piante legnose e dei cereali, richiede frequenti lei
mazioni di concimi grossolani, e rigogliosamente dà vita alle piante art
ree, benché con un periodo di vita meno lungo che nei terreni contenei
r argilla. Il vino e Tolio, provenienti da piante che si coltivano in ques
terreno, vanno distinti per il loro gusto squisito, ed il vino specialmei
per quel pregio particolare che gli fa acquistare il nome di vino asciuft
La creta primeggia fra i terreni di collina grossi e tenaci, anzi presen
alcuni caratteri speciali e ricopre una larga zona di terreno solcato •
profondi burroni : presenta in generale un colore cenerognolo, qualche yóì
giallastro in modo da simulare uno strato di tufo. Questa parte di territ
rio, che forma pure un buon tratto della provincia senese, fu un temp
produttivo; ma la guerra e la pestilenza ne cacciarono e distrussero g
abitanti per cui le acque cadenti su quelle colline ed abbandonate a loi
stesse, le dilavarono del terreno arabile, e, ponendo allo scoperto il sott(
suolo infecondo, ne sbandirono la produzione. Questo terreno offre singc
lari condizioni di tenacità e di impermeabilità, a cagione dell'allumina et
contiene abbondantemente allo stato di silicato, s'impasta sotto Fazione del
pioggia e difficilmente permette che Tumidità penetri nel sottosuolo; pe
lochè avviene che l'umidità stessa non potendosi eliminare che per eflfet
dell'evaporazione, lungamente vi stanzia con nocumento delle piante, con
ben di frequente impedisce che a tempo opportuno vi si possano esegui
i lavori. Inoltre disseccandosi per i calori estivi, fortemente indurisce,
presenta allora serie difficoltà per essere questa terra maneggiata e prep
— 259 —
xata alla sementa. Per A carattere poi speciale dèirargilla di diminuire di
Tolume per effetto del calore nei mesi d'estate, la creta si apre con più
o meno larghe crepe, per cui questo terreno non è adatto alla coltura
delle piante arboree, ma piuttosto a quella del frumento.
11 grano è il prodotto più importante della creta, ed è pregevole perchè
j&ondo di altri semi. Questa proprietà però è subordinata alle seguenti con-
dizioni, cioè: che il suolo sia arabile, profondo, e ben modificato dagli
agenti atmosferici; giacché la ragione prima, non della sterilità, ma della
produzione della creta, sta nella mancanza o nella spessezza del
molo.
Tra i prodotti che offrono queste crefe, non debbono passarsi sotto
[lileDzio i caci fatti col latte delle pecore che pascolano queste qualità di
^toreni argillosi, nei quali vegetando molte piante aromatiche, ed in ispecial
[aodo Tass^nzio {artemisia absiniium)^ per esse i formaggi acquistano un
ed un aroma particolare che li fa molto ricercare ed apprezzare dai
imatorì.
Anche l'alberese ed il galestro costituiscono molti dei nostri rilievi mon-
i, e con il loro disfacimento danno luogo, il primo ad un terreno di
ra piuttosto argillóso, il secondo a quelli che si denominano col titolo
terreni mezzani. %
Quanto alla pianura, predominando, come è stato notato, nelle col-
e nei poggi l'elemento argilloso, viene manifesto che questi terreni.
Iti da più o meno recenti alluvioni, e composti perciò delle particelle
rose trasportate dalle acque, debbano risentire dell'elemento principale
[tìlé terre da cui queste si distaccarono.
Enumerate così brevemente le principali qualità di terreno, verremo ora
dire dell'ordine e degli intervalli con cui si succedono le varie colture.
n maggese completo è in pratica nelle terre compatte e nelle crete sovra-
|lÉto, dove diviene una necessità; giacché r^uesto terreno ha bisogno di
lungamente modificato dagli agenti atmosferici per divenire adatto
jalla coltura. Nelle terre meno argillose al maggese nudo si sostituisce la
delle baccelline, le quali mentre in questo terreno vi. prosperano,
Itacono ancora a fertilizzarlo per la coltura del grano.
Kdle colline poi di tufo e nei piani si rimirano i campi ora lussureg-
[futi di frumento, ora ricoperti di altre variate colture. Si preferisce in
I faggio far seguire al grano le fave e talvolta alcune graminacee come
roRo o fecandella.
In pianura poi gli erbai autunnali e invernali, e di primavera i fagiuoli.
— 26o —
i siciliani e alcuna volta le cucurbitacee, occupano il terreno che fu Fan:
innanzi destinato alla sementa del grano.
Per eseguire i lavori rurali ed a corredo dell* azienda rurale, abbiac
due razze di vaccine differenti ed affatto distinte fra di loro, vale a di
la razza chianina e la maremmana ; delle quali Tuna si adopra preferìb
mente per la pianura e per l'ingrasso, e l'altra per le terre più dure e ss
sose perchè produce animali più forti e robusti.
L'allevamento delle pecore pure costituisce un ramo di industria agrico
assai importante, e per mezzo di questi animali, che si nutrono all'aperti
e solo si ricoverano di notte alla stalla, si utilizzano le erbe naturali e spi
cialmente quelle delle sodaglie che più frequentemente s'incontrano Del
crete lasciate a prati naturali.
Abbiamo pure due razze differenti di suini, detta una gentile^ l'altra neri
per i quali animali destinati all'ingrasso si ricava un notevole profitto dal
nostre quercete e leccete.
Una poi delle principali risorse di questo Comune è la vite e l'ulivo ci
formano l'ornamento dei ^nostri campi ed allietano le apriche pendici •
quelle colline il cui terreno agrario è costituito dal tufo, dall'alberese
galestro. Le viti si coltivano basse e a filari in collina, alte ed a testu<
chio in pianura ; però non si prodigano ad ei^e cure particolari, in speci
modo per la qualità dei concimi, che come ognun sa tanto influisce sul
qualità dei vini. Vi sono però delle eccezioni, e non è infrequente il ca;
di vedere delle colline coltivate a cosi detta vigna francese^ e dalle qu:
si ricava un buon prodotto di vini, sia per la quantità che per la quali
dei medesimi.
L'ulivo è coltivato sulle colline d'alberese e galestro, e ancora, ma ce
minore successo, nel tufo. Gli olii che se ne ricavano formano uno d
principali redditi del paese, e sono giustamente apprezzati e ricercati. Alcu:
di questi hanno ancora ottenuto dei diplomi d'onore in varie Esposizion
come accadde al compianto sig. Giustiniano Gabbrielli distinto proprietari
delle Serre, testé defunto, che riportò coi suoi prodotti la medagUa d'ai
gento all'Esposizione intemazionale di Parigi del 1878 ed altre onorìficenj
alle Mostre di Melbourne, Roma e Milano.
Anche la coltura del gelso e l'allevamento dei filugelli costituisce in ques
luoghi una discreta risorsa. A questo scopo, mentre i proprietari dei gel
somministrano la foglia, il seme vien pagato per metà dai soci che si ine
ricano dell'allevamento dei bachi da seta, e per metà vien diviso il guadagni
In quanto alle norme che regolano il contratto di mezzeria ed al sisten
201
<& coHan, dirò che i poderi o colonie sono dal padrone del fondo córre*
-dati di proporzionato numero di semi ed animali, ed affidati per la colti-
ovazione ad una famiglia di lavoratori o coloni, i quali dividono per metà
col padrone tutte le raccolte.
Le disposizioni emanate da Pietro Leopoldo allo scopo di promuovere
ragricoltora e l'industria rurale, sono quelle che tuttora regolano il contratto
i<& colonia parziaria. Lasciato libero campo alle parti contraenti, cioè a)
judrone del fondo ed al colono, di convenire, però in autentica e valida
forma, quei patti e condizioni che reputassero più opportune e convenienti
^ comune interesse, si stabili che, in mancanza di patti speciali, la niez-
Jena fosse annuale, con disdetta a tutto novembre, cioè dopo eseguita la
^sbmenta del grano, e che l'uscita dal podere del vecchio lavoratore avve-
insse entro il mese di febbrajo ; infine si prescrissero le norme con cui do-
vevano regolarsi i rapporti reciproci fra il vecchio ed il nuovo lavoratore»
aa per la sementa, sia per quando il primo si porterebbe ad eseguire la
xurcolta dei cereali già seminati nel passato autunno nel podere.
Chiuderemo questa, ormai lunga, descrizione, dicendo che le imposizioni
-de gravitano sulle proprietà, tanto enormi, sono forse la cagione per cui
i proprietari diffìcilmente si inducono a promuovere i lavori agrari per il
L<oiitinuo e progressivo sviluppo dei loro beni.
CAPITOLO VI.
Animali nocevoli.
Non essendovi nel comune di Rapolano Fuso della coabitazione cogli
«oimali, ne viene per conseguenza che animali nocevoli o pericolosi per
figiene non abbiamo da constatarne : lo stesso dicasi per ciò che riguarda
Tagricoltura. Animali poi che si rendano pericolosi col loro morso a cagione
•é un virus venefico, non ve ne sono, se si eccettua qualche rarissima
v^>era o qualche scorpione nelle vecchie muraglie. È largamente difiuso
jKrò, specialmente nella popolazione agricola (che riguardo a pulizia lascia
4ache essa molto a desiderare), fra gli altri insetti un emittero, voglio dire
h cosi detta cimice o Acanthia Uctularia^ che mentre dà luogo colla sua
jxmtva ad un rilievo papuloso o tubercoloso rosso, e le cui conseguenze
nulla hanno che meriti la nostra particolare attenzione, si rende nauseante
però col suo ributtante odore e talvolta ancora è cagione delle più gravi
€onsq;ttefize. Non è poi tanto raro il caso che uno di questi animali pene-
262
tnmdo neirorecchio medio vi abbia deposte le sue uova e sia stato causi
che il disgraziato a cui sia toccato ciò, abbia dovuto morire in mezzo agì
spasimi più atroci. È per questo che non cesserò mai abbastanza di lac
comandare a coloro che ne hanno infetta Tabitazione, di usare tutte le
immaginabili precauzioni atte a distruggere questo ospite malaugurato e
jiericoloso, o almeno durante la notte introdursi nelle orecchie del cotone
per impedirne Tingresso. ^
CAPITOLO VII.
Malattie.
Prima di entrare a parlare singolarmente di ciascuna classe di malattie»
accennare se qualcuna abbia presentato qualche cosa di interessante, e dietro
quali rimedi curativi abbia sortito buon effetto, credo utile riportare prima
di tutto i prospetti delle malattie verificatesi durante il quinquennio 1877-
1881 nelle due condotte medico-chirurgiche del comune di Rapolano, ónde
trame poi quelle deduzioni che più saranno al caso.
Malattie verificatesi nel comune di Rapolano nei quattro Irimestri
dell'anno 1877.
MALATTIE
i ì ì
Febbre periodìta.
Febbre pemidOE*
Febbre tifoidea.,
febbre lii
Febbre sì nuca gastii
Eolmoaile,
Anilina caurrale . . .
Difterile
Fmlisi difterica . . ,
MUiare
Tabercolosi miliare acuta
laduinieDlo cellalare dei
neonati
^lide '.
Ipeilrofia di CDore per
iamfEcieoza della mi-
trale
Morbillo
t. 60
8.45
0-13
Malattie verificateli nell'anno 1878.
MALATTIE
I
TRIMESTKE
II
TKttlESTKB
III
TWMESTRE
IV
TRIUESTES
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Febbre periodica,
Febbre perniciosa
Febbre tifoidea
Febbre wnoca tennutica.
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Angina caUnale
Paralisi difterica ......
Islerismo
Enleroperitonite
Catarro gaitra-ìntcstiDole
'
Ernia sliozzala
Avvelenanicn.''per funehi
Cancro cteDa ttomaco. .
Medi. p»c«lui]> dti mabli
Idem dei morti lull" ini ieri
„„„
— 205 —
1 X,
tlattie verificatesi nell'anno 1879 nella Condotta medico-chirurgica
di Rapolano.
>Ialattie
xid«miclie
Malattie
■pidemicbe
Klalattie
sporadiche
Semplici
Febbri da malaria
Perniciose.
Febbre tifoidea
Pertosse.
Parotidi
Difterite
Polmonite
Bronchite
* • • .
Febbre sin«ca-reumatica. ,
» » gastrica.
Angina catarrale
Catarro gastro-intestinale .
Num.
dei cali
224
58
124
150
IO
Guariti
224
53
114
150
41
20
3S
40
15
34
36
19
35
40
15
30
Morti
IO
S
I
o
o
o
4
— 266 —
Tavola XJ
Malattie verificatesi nell'anno 1879 nella Condotta medico-chirurgica
delle Serre.
Malattie
endemiche
Malattie
epidemiche
Malattie
sporadiche
Semplici
Febbri da malaria
Perniciose
Febbre tifoidea
Pertosse
Scarlattina
- Nefrite cruposa da scarlattina ...........
Nefrite parenchimatosa idem ,
Morbillo
Parotidi ,
Polmonite
Bronchite ,
Angina catarrale ,
Miliare ....••..•,
Catarro gastro- intestinale ,
Sclerosi della spina. ,
Erisipela. .,
Meningite ,
Ipertrofìa di cuore* per insufficienza della
mitrale ,
Congestione cerebrale • ,
Carcinoma dello stomaco
Cangrena del piede
Num.
dei casi
330
12
13
60
54
' IO
6
2
36
23
4
6
2
2
I
3
I
2
2
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Guariti
330
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8
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54
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2
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Morti
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I
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I
I
o
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2
I
3
I
o
2
I
verificafesi nef cornane dì Rapolano nei quattro trimestri
dell'anno 1880.
MALATTIE
I
TRIMESTRE
II
TRIMESTRE
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3
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135
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F(bbre periodica
Febbre perniciosa
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Febbre sinoca reumatica.
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Angina catarrale
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Antrace ... .
Catarro gastro-enlcrico, ,
Meningite ....
Feriliflite
Apoplessia cerebrale...
Gastro-enleritE acuta. . .
Citcinonui dello stomaco
«*■ d« morti .« ™ .m-
Klm dei merli n11 bijcra
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1
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Malattìe verificatesi nel comune di Rapolano l'anno 1880 e diviM
secondo il sesso e perìodi di vita degli ammalati.
MALATTIE
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Morti
Guarite
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•
Meningite
-
PerililliM
ApopleMÌa cerebrale
Cvcinoma dello stomaco
-
verificilesl nel comune di Rapolano nei quattro trimestri
dell'anno 1881.
TRIMESTRK
Febbre periodic
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ttbbrt lifoidca
hiaoiàte. . ...
Kktòi
lokui
[jmiìil!!!!!!!!!!!!.
cerebrale . . .
Vineéna.
^atrofia di cuore
Mnite
Febbre periodica perni-
^lKlnrile,
Ciluio eastro-intestiiiale
unno-peritonite
Tilt del polmone
Ftbbre gucrìca
Circinom» del retto . . .
Ciano bronchiale
Morbo maculoso del Ver-
loff
Uà ^occnlule dei nudati
MTimkn ptipuluioafl. . . .
6.52
3.64
O, 23
8.99
5.87
3.3S
9.79
0.33
.— 270 —
Malattie verificatesi nel comune di Rapolano nell'anno 1881, e divisi
seconda il sesso e periodo di vita degli ammalati.
MALATTIE
UOMINI
DONNE
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Guarite
Morte
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Febbre sinoo-teumatica
Paialisi
Apoplessia cerebrale
Albuminuria
Ipertrofia di cuore
-
-
Antrace
Catarro gastro-intestinale
Tisi del polmone
Carcinoma del retto
Catarro bronchiale
Morbo maculoso del Verloff. . . .
Peticaidile
-
— 271 —
Non tutti gli anni abbiamo in questo territorio uno sviluppo cosi con-
siderevole, come si è dovuto verificare nell'estate dell'anno 1879, di febbri
da malaria, che anzi vi sono degli anni in cui o non si sono avute nien-
l'affatto, come mi viene riferito, o in molto minori proporzioni. Cosa que-
sta ch^ ben a ragione ci fa supporre dover tenere lo sviluppo delle mede-
sime, fra le altre ragioni, in prima linea alle condizioni meteorologiche ed
a quelle idrauliche del terreno. Da molto tempo però si osservano le feb-
bri in questi paesi, giacché il Santi, professore di scienze naturali nelU Uni-
versità di Pisa, scriveva nel 1801, parlando dei suoi viaggi per la Toscana,
che passando attraverso il territorio compreso fra FOmbrone fino alla Val
di Chiana, ritenne il proprio coraggio posto in non piccolo cimento. Altro
non sentivamo, cosi si esprime, che lugubre suon di campane or per via-
tico or per mortorio.
Queste febbri però, dirò subito che se sono frequentissime nella campa-
gna, riescono un caso eccezionale nei centri principali abitati, vale a dire
Rapolano e le Serre.
In quanto alle cagioni produttrici della malaria, credo sieno molte e com-
plesse. In primo luogo dobbiamo ricercarle nelle condizioni idrauliche dì
^uei piani che sono attraversati dai fiumi o torrenti più sopra nominati; e
per citare uno di questi piani, ma che certamente però è il peggiore,
quello del Sentino, dirò, cosa già di sopra accennata, come riempiendosi
'e fosse del medesimo durante le pioggie primaverili o per l'acqua di sor-
bente che vi pullula, non giungono però mai a scaricarsi del tutto nel tor-
rente a cagione del suo letto che, se non al medesimo livello, certamente
^nto poco inferiore che il decorso delle acque verso il medesimo vi è
appena appena accennato. Ad aumentare questo ristagno di acque nelle
^osse, vi concorre molto la cattiva costruzione delle medesime, essendovene
foltissime che chiuse da ambo le parti da colmate, ricevono l'acqua che
proviene dai campi, e non posseggono un'uscita per scaricarsi o nel tor-
rente 0 in qualche altra fossa che v'immetta. Accade da ciò che questi
^^3iiali durante i mesi dell'estate si cambiano in tante piccole paludi di
^cqua stagnante, verificandosi così per lo sviluppo delle febbri quelle me-
desime cagioni che le producono nella nostra Maremma. Se durante l'estate
avvengono delle pioggie che riempiendo queste fosse, permettano loro di
Caricarsi nel fiume e rinnovare le loro acque, ne consegue allora che il
s^olo essendo sempre ricoperto di uno strato più o meno spesso d'acqua,
^ per di più non limacciosa, non sviluppasi dal medesimo in grande quan-
^^ il miasma palustre. Se al contrario, come avvenne nell'anno 1879,
— 272 —
dopo le pióggie torrenziali di primavera succede una prolungata siccità^ le
acque già stagnanti, limacciose ed esalanti un fetido odore, a poco a poco-
vengono assorbite dal suolo sottostante, e lasciando un pantano semiasdutto-
e screpolato, permettono l'esalazione del miasma palustre, il quale o si
chiami palmella come vuole il Salisbury, o alga miasmatica del Balestra, o
monilia penicillata del Lanzi, o per non chiamarlo con altri nomi, si chiami
esso, come recentemente si vuole bacillus malaria^ è certo che esiste, e
ritengo certo del pari che si sviluppi più che altro nelle suddette condi-
zioni di terreno ed atmosfera.
£ che veramente una delle più forti cagioni produttrici di malaria sia la.
pianura del Santino, lo dimostra ancora il numero straordinario di febbri
nella Frazione Serre (vedansi le tavole delle malattie riferentisi al 1879 ^
che a bella posta ho diviso a seconda delle due Condotte) : Frazione questa,
delle Serre che conta nel suo seno un numero molto minore di abitanti».
Infatti nella Condotta medica di Rapolano abbiamo nel censimento del 1881
N. 2488 abitanti e nell'altra delle Serre N. 1714: i casi poi di febbre
furono 224 nella prima e 330 nella seconda. Orbene se con questo numero^
tanto minore di abitanti, la Condotta medica delle Serre ha sorpassato net
numero delle febbri l'altra di Rapolano, logica vuole che si debba ammet-
tere nella prima una cagione più prossima ed immediata produttrice di ma»
laria. Questa cagione, lo ripeto, è il cattivo stato idraulico del Sentino che
è posto quasi nel bel mezzo della Frazione Serre: ed a comprovare sempre
più il mio asserto, dirò che le case coloniche poste su questa foce, come
quelle denominate il Sodo, le Pievi, la Selva, Ficaiole, ecc., ecc., sono quelle
che danno sempre un maggior contingente di ammalati. £ quello che dico
di questa pianura valga altrettanto, sebbene in minore proporzione, del piano
della Sestina e della Fuenna, come pure di quei piccoli laghetti artificiali
che sono in prossimità delle case coloniche, e che servono per l'abbevera-
mento del bestiame , ì quali pure quando rimangono asciutti durante una
prolungata siccità, agiscono egualmente da cagioni febbrigene. Né mi si dica
che queste medesime condizioni idrauliche dovrebbero esser comuni a ttitto
l'esteso territorio in cui hanno dominato o dominano le febbri intermittenti,
inclusive lo stesso monte Amiata, che ordinariamente offre un delizioso sog-
giorno durante l'estate, e che ciò non ostante l'anno 1879 è ^^^^ infettato
dalle febbri periodiche. Io non so, rispondo, se questi paesi saranno nelle
nostre identiche condizioni: so però che non una sola è la sorgente del
miasma, e che certamente altre ne esisteranno oltre la predetta, forse non
abbastanza studiate o conosciute. Il monte Amiata poi è troppo vicino alla
— 273 —
Maremma per non risentire i tristi effetti del n^iasma, durante gli anni in
cui sviluppasi in maggior copia in quella regione. D'altra parte anche in
4|Besto Comune non credo che la cagione detta di sopra sia Tunica sor-
gente di infezione malarica. Vi contribuisce moltissimo anche il cattivo stato
in cui è tenuto il terreno circostante alle case coloniche. Air intorno di
queste case havvi il costume di gettare, sia nei cortili che ^Itrove, uno
«tiato di avanzi vegetali a infracidire, onde ricavarne con piccola spesa e
fiere fatica un buon letame per la sementa. Non è a dirsi quale sviluppo
(fi fetore abbiasi nei mesi dell'estate da questi focolai d'infezione.
Altro coefliciente alla produzione del miasma febbrile, ritengo essere quei
borri o pozzanghere, dove i coloni hanno per costume di tenere in mace-
adone la canape e che tramandano un nauseante e ributtantissimo odore.
Come cagione predisponente di queste febbri periodiche, credo agisca
iidto lo stravizio, specialmente dietetico ed un conseguente catarro gastro-
intestinale. £ a provare la verità di quanto affermo, citerò il fatto che i
contadini nostri, facendo l'operazione della trebbiatura a mezzo di macchine
trebbiatrici, coloro che durante quei giorni di lavoro si sono esposti ad
«gni specie di strapazzo, come straordinario e non interrotto lavoro, inso-
lazione continua, pulviscolo che li ricopre da capo ai piedi, ecc., ecc., sono
af^nto quelli che di preferenza hanno contratto la febbre. Né a ciò s'ar-
resta lo stravizio di questi operai durante la trebbiatura. Onde rifocillarsi
ddle durate etiche, mangiano cibi più appetitosi e in maggior copia del-
l'ordinario, bevono vino ed acqua fredda a corpo sudante, si espongono a
correnti d'aria per modificare l'arsura da cui son travagliati, insomma agi-
wono in loro durante quei giorni tutte quelle cagioni che si reputano le più
falevoli a produrre il catarro gastrointestinale. D'altronde come spiegare il
fittto che dopo manifestatasi in un individuo la febbre con tutte le sue mo-
dalità, nn purgante talvolta e del semplice bismuto hanno bastato senz'altro
a troncare la febbre, senza che il chinino, ripetutamente somministrato per
l'avanti, avesse spiegato valevole effetto ? Come spiegare l'altro fatto che una
fiuaiglia colonica essendo rimasta per l'avanti immune dalla febbre, dopo i
gioroi di trebbiatura, costantemente, salvo poche o punte eccezioni, molti
componenti di essa vi sono andati incontro? Sarà una cagione complessa
qneUa che agirà da predisponente, saranno le fatiche unite al catarro gastro-
àtcstinale, ma ciò non toglie che quest'ultimo figuri per una buona parte
aeDo sviluppo delle febbri.
n tipo che maggiormente ha dominato è stato il terzanario, in secondo
taogo il quotidiano e per ultimo il quartanario, per cui molti debbono lan-
i8
— 274 —
guire durante tutto l'inverno susseguente all'estate in cui hanno contratto la
febbre. Indistintamente però tutte le febbri con qualunque tipo, mentre con
una grande facilità vengono troncate, con altrettanta facilità ne accade la
recidiva. Riguardo all'età non vi è nessuna predilezione, avendosi avuta la
febbre in individui dai nove mesi fino alla vecchiezza. Se pure una certa
immunità vi è stata, l'ha avuta la vecchiezza, messa in confronto cogli altri,
periodi di vita: certamente, io credo, perchè i vecchi meno si espongon<^
che i giovani alle fatiche ed a tutte quelle cagioni che ho detto agire d^^
predisponenti.
Ancora i bambini non si espongono a queste cagioni, eppure hanno con^
tratta la febbre, mi si obbietterà forse da alcuno. Si pensi però come facO —
mente i lattanti vanno nell' estate incontro al catarro gastro -intestinale, ^
come molto minore sia in essi la resistenza organica. Gli uomini hanncs
contratto la febbre di preferenza che le donne: sempre io credo per le hl—
gioni dette di sopra.
Veramente straordinaria, è d'uopo ammettere, avvenga in certi individaJ
r infezione malarica, se si pensa al numero stragrande di perniciose che ab^
biamo avuto in certi anni, segnatamente nel 1877 e nel 79. La forma pre —
valente jdelle medesime fu il genere atasso-adinamico e nevralgico.
Prima di lasciare ciò che si riferisce alla etiologia e semiologia di questa
febbri, mi piace accennare ad un genere particolare di febbre che frequen-
temente si è verificato alle Serre nel 1879, e che mentre a tutto rigore
apparteneva sul principio alla quotidiana intermittente, in seguito continua^
avendo decorso però, sia per la durata che per i sintomi egualmente che?
una tifoidea, si sarebbe potuto ragionevolmente denominare febbre continut^
pseudo-tifoidea. Di questo genere di febbri due splendidi esempi si verifica^
rono in certo Donato Milaneschi ed Annunziata Gerii, nel primo dei quaJL
iniziata la febbre quotidiana intermittente, nella seconda con tipo terzanario
e quindi continuo, e dopo che venuti in scena fenomeni atasso-adinamici,
diarrea, estese ipostasi polmonali, lingua priva di epitelio, coriacea ed asciutta,
e dopoché gradatamente la temperatura fu salita a 41^ 2 e con poca dif-
ferenza a cagione del chinino, mantenutasi costante per diversi giorni, in-
cominciò lentamente la defervescenza, fino a che la febbre terminò dopo
circa diciannove giorni nel primo e venticinque nella seconda» Il curioso
poi si fu che terminata la febbre continua e cessati i fenòmeni tifoidei, la
febbre medesima riprese il tipo con cui aveva iniziato, quotidiana intermit-
tente nel primo, terzana nel secondo caso, fintantoché, dopo ripetuta som-
ministrazione di chinino, avvenne la stabile apiressia. Anche riguardo alla
— 275 —
<:tiia per queste febbri particolari fu la medesima che ordinariamente si mette
in opera per le tifoidee, vale a dire, eccitanti, revulsivi, idroterapia ed an-
tipiretici. Di tutti questi mezzi però quello che dopo il solfato di chinino
maggiormente giovò, fu il ghiaccio, come quello che soddisfa alle maggiori
indicazioni terapeutiche, avuto riguardo alla temperatura, alle azioni del cuore,
dio stato delle funzioni cerebrali, ai fenomeni addominali, alle ipostasi e
all'edema polmonale, e che pure sono i principali sintomi, di cui dobbiamo
tener conto in una febbre tifoidea.
Per la cura di queste febbri miasmatiche in generale (ed a proposito dì
terapeutica chiedo venia se mi dilungo più del dovere, ma reputo necessario
il criterio terapeutico per caratterizzare sempre più una data forma morbosa,
^mto riguardo alla sua entità), mi studiai in vista sia dell'elevato prezzo
<lel chinipo, sia per somministrarlo in quei casi in cui i pazienti si rifiuta-
vano ad una ripetuta somministrazione del chinino medesimo, se in altro
medicamento si fosse potuto rinvenire per avventura un succedaneo al me-
<iesimo : e naturalmente quello che formò per il primo soggetto di studio,
fa l'acido salicilico e salicilato di soda. Già era conosciuta la spiegata azione
dell'addo salicilico quando venga unito al solfato di chinino, poiché fino
dal 1876 ne avevo fatto esperimento : ma dell'acido salicilico solo come
febbrifugo, non possedevo che pochissimi esempi. Di preferenza venne usato
il salicilato di soda, come quello che solubilissimo e di sapore dolciastro,
trova minore repugnanza nella sua somministrazione. I risultati ottenuti
sono: trenta gli individui nei quali fu somministrato l'acido salicilico e sa-
licikto di soda, dei quali 17 affetti da febbre terzana, io da quotidiana e
3 da quartana. Si è avuto effetto positivo in soli 1 4, dei quali 7 affetti da.
<}uotidiana e 7 affetti da terzana. In tutti gli individui nei quali è stata fu-
gata la febbre coll'acido salicilico, si è avuta in seguito la recidiva e pronta,
non ostante somministrazione pure di chinino. Dietro l'osservazione di
questi fatti, non devesi, io credo, inferire che l' acido salicilico sia dotato
di una valida azione febbrifuga, essendo meno della metà gli individui che
ebbero fugata la febbre con questo medicamento : si deve notare però, come
1k) detto di sopra, che le febbri di queste località hanno quasi tutte il ca-
ntiere di esser troncate colla massima facilità, non ostante l'egualmente facile
recidiva.
Non starò poi a dire in quanti altri medicamenti sperassi trovare un
^ccedaneo al chinino: debbo confessare però che rimedio sovrano ed al
<lttale ho sempre dovuto ricorrere per avere una più stabile apiressia è stato
il solfato e bisolfato di chinino. .
— 276 —
E qui basti delle febbri da malaria.
Ricercando nella storia delle malaUie epidemiche che di preferenza si sono
sviluppate in questo Comune, si trova che sempre a memoria d* uomini è
stato immune dall'invasione colerica, mentre questo morbo già infieriva e
mieteva vittime nei luoghi circonvicini. Questo è un fatto molto importante
per confermare la nota teoria del Pettenkofer, secondo la quale un terreno
non poroso (come quello di Rapolano, composto per la maggior parte di
travertino) e che non lasci facilmente filtrare il cont^enuto liquido dei cessi-
e delle fogne commiste con germi colerosi, offre le condizioni le più svan-
taggiose alla diffusione dell'epidemia colerosa. ^
Nel 1869 si ebbe alle Serre una epidemia di tifo, non so se ileotifo o
dermotifo, che in fieri in modo straordinariamente maligno, mietendo sp>e-
cialmente la più robusta gioventù. Ebbe, come tutte l'epidemie, ui£*|{tnòd]p ;
di incubazione, manifestato da qualche raro caso, uno di invasione e svi-
luppo, uno di stazionarietà e l'ultimo finalmente di decremento.
Nel 1874 vi regnò epidemica la difterite, ma sembra che non fosse di
natura oltremodo maligna, pochi essendo stati i decessi.
Anche la miliare regnò epidemicamente nella Condotta di Rapolano
nel 1866. L'egregio mio collega dott. Ildebrando Caifassi, titolare di quella
Condotta, ne incolpò giustamente come cagione. Tessere andati gli abitanti
in una certa epoca dell'anno, a soddisfare agli obblighi reb'giosi in una
chiesa dove si aveva la cattiva abitudine di fare le inumazioni ; tanto è ciò
vero che l'epidemia continuò per diversi anni ancora di seguito, e non cessò
che quando fu costruito il nuovo cimitero di Rapolano.
Dopo le precedenti, le malattie che hanno regnato epidemicamente sono
le seguenti, delle principali delle quali passerò brevemente a rilevare qualche
particolare.
La prima che si verificò fu la pertosse. Incominciò nell'estate del 187S
prima con qualche caso isolato, fino a che senza tener nessuna regola nel
suo sviluppo relativamente a località ed influenze igieniche, prese poi un
tal grado di estensione, che dopo sette mesi circa dalla sua comparsa non
vi fu, si può dire, nessun piccolo bambino che non ne fosse affetto. Negli:
adulti qualche raro caso. Quando nei centri principali del Comune la per-
tosse era in decrescenza, incominciò a serpeggiare per la campagna, ed.
al solito dopo un mese tutti i piccoli bambini ne furono attaccatL
Riguardo a terapia, io non vo' dire, come volgarmente si dice, che la-
guarigione della pertosse si abbia dopo il diciottesimo e ventesimo sette-
nario, superstizione che, come dice bene il Niemeyer, deve fare arrossire il
— 277 —
medico, e invita gli ignoranti alle imprudenze ed al nocivo laisser aller^
<lirò solo che questa affezione si mostrò molto restia ad essere dominata^
non ostante i più svariati mezzi terapeutici messi in opera. Un certo giova-
mento si trovò più che altro nel siroppo Delayés, che come ognuno sa è
composto di una forte infusione di caffè, belladonna, ed ipecacuana: anad
fa questo siroppo che di preferenza venne usato nella gran maggioranza
dei casi alle Serre.
Abbenchè però la maggior parte dei piccoli bambini già facesse od avesse
fitto uso della belladonna, che entra nel siroppo Delayes, a cagione della
pertosse, questo medicamento non agi per nulla come mezzo profilattico»
qualmente da molti si ritiene, e la Scarlattina^ more solito^ fedele compagna
della pertosse, non tardò a mostrarsi prima con qualche caso isolaf5 e
quiudi contemporaneamente con vari casi fra i bambini, già per la maggior
parte debilitati dalla pertosse. Carattere di questa epidemia fu di svilupparsi
e infierire in certi dati centri del paese delle Serre, senza che questi offris-
sero alcun che di particolare al suo sviluppo : o per meglio dire i casi di
scarlattina non furono sparsi per grande estensione nelle Serre, ma bastò
che in una casa dove abitavano diversi fanciulli si sviluppasse in uno di
questi la scarlattina, perchè tutti i rimanenti della casa ne fossero affetti e
quelli delle case circonvicine , non ostante le suffumigazioni antisettiche
adoperate.
Lx> stadio acuto di questa affezione veniva superato con facilità, a cagione
<lella non grande malignità della medesima e della rara complicanza del*
r angina difterica. Però l'infezione maggiore e più maligna essendo il più
spesso avvenuta nei reni, la maggior parte dei casi letali si dovettero ap-
punto alla nefrite-parenchimatosa e conseguente uroemia sviluppatasi quando
^ià gli individui malati di scarlattina si erano alquanto rimessi ed inoltrati
nella convalescenza. Cessata questa epidemia nel decorso di un mese e
mezzo circa alle Serre, si verificarono subito contemporaneamente sette od
otto casi nel villaggio di San Gemignanello senza che mi fosse dato conoscere
se il contagio vi fosse stato importato da qualcuno del paese, o come al-
trimenti. - Quivi furono affetti ancora tre adulti , mentre per 1* innanzi ciò
non era mai accaduto.
Riguardo all'altra epidemia di parotidi^ nulla si presentò degno di una
particolare attenzione.
Fra tutte le malattie sporadiche osservate nel quinquennio 1877-81, mi
jiiace di preferenza accennare alla polmonite^ come quella malattia che for*
4exueDte in taluni casi viene modificata dall'azione della malaria e che de-^
— 278 —
-corre in questi paesi con una straordinaria jgravezza. A questo scopo dir^
che 289 furono le polmoniti osservate nelle due Condotte di Rapolano»
La maggior parte di esse furono unilaterali e la forma prevalente fu la ge-
nuina cruposa sopra la catarrale. La durata della malattia fu varia : ordi-
nariamente la risoluzione avvenne dopo il settimo o l'ottavo giorno, quando
con brusca defervescenza, quando con lento e progressivo declinare della
medesima. Oltre queste franche manifestazioni però della polmonite, non è
infrequente una misteriosa forma di essa che più dovrebbesi riportare ad
una passiva ipostasi che ad una vera e propria polmonite. Questa forma mor-
bosa si osserva quasi sempre in chi ha sofferto di febbri intermittenti, e-
decorre con tale subdolo apparato fenomenologico, che credo bene accen-
nafla, giusto perchè è facilissimo di scambiarla con una febbre continua
remittente.
Riguardo alla cura della polmonite, si rende spesso in questi luoghi una-
necessità il trattarla col chinino, essendo non frequente il caso di poter
eliminare con sicurezza la pregressa infezione da malaria. ^
Anche il salasso mi ha dato molto spesso buonissimi risultati, però debba
dire colle seguenti indicazioni: l'ammalato sia giovine o robusto, la pol-
monite cruposa, gagliarda la febbre al disopra dei 40^ l'idrorrea collaterale
minacci da vicino la vita, e quando al valido impulso del cuore non cor-
risponda nella medesima maniera quello delle radiali.
In vari casi ho usato la cura perfrigerante colle borse di ghiaccio suV
petto o colle posche ghiacciate, quando la temperatura saliva verso i 40.5:
e a vero dire questa è una cura che ha dei vantaggi indiscutibili sul chi-
nino e sul salasso, quando si vogliano considerare quest'ultimi come mo-
deratori in generale della temperatura ; essendoché il primo più che tonic»
ha una azione tossica sul cuore, e quindi affretta la paralisi cardiaca ; il
secondo poi quando venga giornalmente praticato per avere quel mezzo
grado di meno di temperatura giornaliera, finisce collo spossare affatto-
l'ammalato e col non risolversi più la polmonite.
Dai pochi casi di scorbuto osservati nel 1880 e neppure sempre in per-
sone esposte alle cagioni che si reputano le più atte allo sviluppo di questa
malattia, non credo debbasi inferire che quest* affezione sia endemica ii>
questo territorio, avendola osservata solamente nell'anno predetto.
Nella tabella poi delle malattie relative al 1877 figurano cinque casi di
edema o indurimento cellulare dei neonati, senza che lo stato dell* atmo-^
sfera relativamente a quell'epoca dia ragione del contemporaneo sviluppo di
-questi cinque casi morbosi.
— 279 —
Prima di termiDare questo capitolo riguardante le malattie, credo utile
l'accennare come quelle che l'esperienza ha insegnato predominare in questi
hzoghi sono : nell'inverno le polmoniti a cagione dei frequenti e bruschi
cambiamenti atmosferici; nella primavera pure le polmoniti e le malattie
crotrivc ; nell'estate le febbri da malaria e nell'autunno sempre le febbri
periodiche con qualche rara polmonite.
Ripeterò pure, repetita juvant, che le cagioni principali della mortalità in
questo Comune sono due : la febbre intermittente ed il catarro gastro • inte-
stinale nei bambini : e ciò non solo per queste due malattie di per sé stesse,
quanto per la gravezza con cui decorrono le malattie intercorrenti ad esse
a cagione del forte debilitamento dell' organismo.
Di malattie chirurgiche poche son quelle che vengono curate a domicilio ; ed
in quanto ad operazioni solo vengono eseguite quelle d'urgenza, e fra queste
di preferenza quelle riferentisi all'ostetricia. La ragione di ciò sta nel non avere
questo Comune un Ospedale in proprio, per cui vengono i pazienti inviati
all'Ospedale civile di Siena; ed ognuno capisce come certe operazioni di
alta chinirgia abbisognano di un corredo di istrumenti ed assistenza tale,
da non potersi ritrovare che in un Ospedale ; molto più che la maggior
parte degli abitanti traendo dal lavoro ogni risorsa, certe spese riuscirebbero
loro disastrose.
n trasporto- degli ammalati a Siena, si fa per mezzo di una lettiga, che
sia per il lato igienico sia per sicurezza o comodità, nulla lascia davvero
a desiderare, tanto da dover encomiare l'Autorità comunale che nella co-
struzione della nuova lettiga prese di mira principalmente questi indispen-
sabili vantaggi.
(Continue^.
i
"I
*■
PARTE SECONDA.
1
RIVISTA.
IGIENE GENERALE.
NONO CONGRESSO DELLA SOCIETÀ TEDESCA
DI MEDICINA PUBBLICA.
Questo Congresso fu tenuto in comunione colla Società di tecnica
taria^ a Vienna, dal 14 al 16 settembre 1881, sotto la presidenza onoraria
del Duca Carlo Teodoro di Baviera, fratello dell'attuale imperatrice d'Austria.
Daremo un breve cenno degli argomenti trattati dall'onorevole Consesso; la
loro importanza è tale che la scarsezza del tempo non ne permise la com-
pleta discussione, onde non venne stimato conveniente di metter ai voti le
conclusioni dei Relatori.
I. La Questione dei Cimiteri; relazione del prof. F. Hofmann di Lipsia. —
Che i cimiteri possano tornar nocivi alla salute delle popolazioni è cosa
stata sempre ammessa per lo passato, al punto che la Legge ne ordina
l'allontanamento dall'abitato, e li vuol circondati da una zona più o meno
estesa di terreno libero. Eppure, generale com'è tale opinione, non par vero
di trovarla cosi mancante di fondamento, e difesa solamente dal sentimento
individuale. Bisogna anzitutto considerare il seppellimento come vien ese-
guito ai nostri giorni, e non già come era altre volte in uso ; dei difetti ,
delle malefiche influenze degli antichi sepolcreti non dobbiamo più far ca-
rico ai nostri cimiteri^ L' apertura di una tomba comune, scavata nel sotto-
^ suolo di una chiesa, non ha niente a che fare con una fossa scavata nel
terreno. Del resto anche in quella è probabile che le morti accidentali fos-
sero prodotte da avvelenamento carbonico, anziché dall'inspirazione di gaz
velenosi esalati dal cadavere. Questo esala fetidi gaz è vero, ma fetore non
significa veleno: .l'esperienza insegna che la loro inspirazione è disaggrade-
vole e può arrecar qualche disturbo ai soggetti molto delicati; ma nulla
28l
|Hà. Del resto si distinguono forse necessariamente i cimiteri per esalazioni
-pestilenziali ? Niente affatto : se qualche volta sorsero osservazioni in con-
trario, fu in occasione di tumulazioni in massa, dove una sol fossa dovette
[4ai licetto a centinaja di cadaveri. L'Autore in compagnia dell'amico suo
prof. Siegel, ha avuto occasione di assistere ad oltre cento esumazioni di
lodaveri in tutti i periodi di putrefazione ; né egli, né gli altri astanti
\ékao a lamentarsi di forti odori cadaverici. Questo fatto è confermato
]tKhe da Parent, Orfila, Ollivier. Il quadro di un' esumazione steso dalle per-
interessate è dunque in massima parte fantastico, e la tumulazione di
cadavere per fossa non incomoderà mai nessuno con esalazioni.
E il suolo, e r acqua sotterranea potranno venir inquinati ? Qui, oltre
quantità dei cadaveri sepolti, va considerata la situazione del cimitero,
cadavere può venir distrutto per putrefazione ^{Fàuiniss) o per nitrifica-
{Verwesung): la prima avviene sotto l'influenza dell'umidità, la seconda
quella dell'ossigeno: l'ideale igienico da raggiungere è precisamente
to processo di ossidazione. Tuttavia sono elementi distruttori di prì-
importanza, più dell' ossigeno, i germi fermentescibili e gli organismi
[i inferiori. Ciò rende la distruzione dipendente non dal cadavere, ma
le drcostanze esteme. Cosi il grado di temperatura e di umidità della
la permeabilità maggiore o minore della cassa e del terreno, concorrono
vi rendere più o meno facile lo scambio dei gaz coli' atmosfera, e l'ac-
ai germi, ai mille parassiti della tomba) a rendere più o meno pronta
distruzione del cadavere. Nelle condizioni più favorevoli il cadavere si
ima nell'intima costituzione, senza perdere il proprio aspetto, e solo
riportato all' aria cade in polvere : ciò avviene facilmente se la cassa lo
^e dalle lavature dell' acqua meteorica. Ciò spiega ancora come l' acqua
à pozzi nelle vicinanze di un cimitero possa conservarsi salubre non meno
qualunque altra. Ora, può accadere che nel terreno e nell'acqua si in-
ino dei germi nocivi, quando l'acqua del sottosuolo possa alzarsi fino
inondare le casse ; oppure quando queste vengano sepolte in uno strato
suolo attraversato da una corrente d'acqua sotterranea. Prima cura quindi
scelta di un terreno per cimitero sarà quella di verificare le condizioni
l'acqua sotterranea ; e verrà scelto un terreno più che si può poroso»
lè l'ossigeno atmosferico e le larve dei parassiti abbiano facile accesso
cadavere, e ne operino alacremente la distruzione.
Nelle condizioni ordinarie insomma nulla si deve temere dai cimiteri:
i quando si tratti di cadaveri soccombuti a malattie infettive ? Se il pen-
inolo di rendere allora il cimitero un focolajo d'infezione sia reale o no»
l^ionebbe provarlo l'esperienza: molti sono ancora i paesi dove il cimitero
U circondato dalle abitazioni; citiamo Monaco, Lipsia. Ora non v'ha alcuna
[precisa osservazione che la popolazione adiacente di un cimitero sia stata
||Rsa dalla malattia infettiva più di un'altra parte della città: ciò fu ac-
i-ttrtato anche da un'apposita Commissione incaricata di un'inchiesta ad hai
kI regno di Sassonia. Hofmann conclude dunque che i timori sul conto
\^ dmiteri sono infondati.
U dottor Siegel sostiene la medesima tesi, e ricorda come dovunque
282
sono state fatte delle ricerche serie, non sentimentali , unanime fosse l'ac-
cordo dei medici nel giudicale i cimiteri innocui affatto alle popolazioni.
Tale fu il risultato dell'inchiesta fatta in Sassonia nel 1879 sulle relazioni
di 28 medici; tale quello dell'inchiesta fatta in Baviera nel 1865 (Pettcn-
koffer) ; tale quello indicato da Wassetfuhr per l'Alsazia Lorena : tale il
parere di oltre 400 persone competenti d'Inghilterra ed America (Adams);
tale il parere della Commissione municipale di Parigi.
Dopo tali osservazioni, Siegel tenta di schiarire alcuni punti importanti
dell'economia del cimitero, a) Del periodo di rotazione: sarebbe desiderabile
di ridurlo al minimum possibile: finora il minimum legislativo è quello fis-
sato dal Codice di Napoleone a 5 anni; esso varia secondo i paesi in un
periodo compreso fra 30 anni (Assia). Naturalmente si deve misurarlo snlla
lunghezza del tempo necessario alla distruzione del cadavere. Ora, dalle os-
servazioni fatte in Sassonia risulta che in un terreno favorevole , poroso ,
sabbioso, non inondato dalle acque, il cadavere di un fanciullo è compI^
tamente distrutto in 3 - 4 anni, e quello di un adulto in 6-7 anni. In un
terreno sfavorevole, umido, argilloso, occorrono invece rispettivamente 5 e
O anni. Si può ammettere quindi un turno massimo di io anni, mentre
per certi terreni il turno può essere assai più breve: il dott. Innhauser as-
sicura che nel cimitero centrale di Vienna i cadaveri piccoli vengono di-
strutti in pochi mesi, e quelli degli adulti in poco più d' un anno. Ecco
dunque come si può, dato il caso, abbreviare il turno onde un cimitero
possa servire assai a lungo, b) Della profondità delia fossa: come ha già
ammesso Pettenkoffer, la fossa non deve approfondarsi più di un metro
e mezzo; non avvengono esalazioni, mentre la scomposizione è abbastanza
rapida, e) Y>^ isolamento del cimitero: nei diversi paesi la distanza prescritta
tra cimitero e abitato oscilla fra io e 370 metri. L'esperienza insegna che
non occorrono grandi distanze, a meno che il cimitero si trovi in uno strato
acquitrinoso, sulla direzione dell'abitato, d) T>t}X utilizzazione di un cimitero
abbandonato: le leggi in proposito esigono, secondo i paesi, un lasso dr
abbandono vario fra io e 40 anni. In un caso, Siegel notò che dopo
20 anni esistevano appena le traccie del cimitero. Ogni volta occorrerà fare
delle esumazioni e delle ricerche particolari al caso concreto.
Le osservazioni del dott. Rozsahegyi giungono al medesimo risultato :
ciononostante non si volle passare alla votazione delle conclusioni proposte
da Hofmann:
I." Le influenze antiigieniche attribuite ai cimiteri sfuggono nella mag-
gior parte dei casi ad un esame serio ;
2.® Tali influenze si verificano soltanto quando il terreno fu scelto
male , ed il seppellimento vien condotto peggio ; circostanze d' altronde
evitabili.
IL Uso ed abuso degli spiritosi, — Il Relatore dott. Bar, di Berlino, lesse
sull'argomento una memoria notevolissima per la copia delle notizie stati-
stiche e il rigore delle argomentazioni. L'alcool, così benefico alimento di
risparmio se usato nei debiti modi , è pur troppo causa di gravi sciagure
individuali e sociali ; con molta profondità e sicurezza di giudizio l'Autore
— 283 —
da un quadro terribile delle conseguenze deiralcooHsmo : esso rovina
ahte ed abbrevia la vita dell'individuo, non meno della costituzione
'attuale e delle future generazioni ; annulla 11 benessere e la prosperità
t famiglie y riempie di miserabili le case di mendicità, i nosocomi, i
ocomi, i penitenziari. Lo spazio non ci consente di seguire il Relatore
e sue escursioni attraverso il regno delle cifre , le quali dimostrano a
itteri cubitali la realtà di cosi terribili affermazioni : noteremo solo per
Ito conforto che 1* Italia in questo concerto delle nazioni tiene l' ultima
ID. Un' esatta idea del lavoro è fornita dalle tesi sottoposte, ma non di-
ise, al Congresso :
i/* L'abuso degli alcoolici, e specialmente delle bevande distillate, è ca-
ie di gravi danni non meno per l'organismo individuale che per il sociale ;
2.® L* intemperanza alcoolica abituale rovina l' andamento normale
k fanzioni vitali, e provoca nei tessuti e negli organi delle lesioni che
jODgono alle malattie ed alla morte prematura. Cosi annienta le facoltà
iettuali e morali dell'uomo, e lo rende impari ai propri doveri verso
biiglia e verso la società ;
3.** L'alcoolismo danneggia 1* organismo sociale colla ruina individuale
na parte della popolazione attuale e della rispettiva posterità — col fa-
re il pauperismo — col determinare una buona parte delle alienazioni
ali e dei suicidi — coli' aumentare i delitti e l'immoralità; /
4.* A combattere questa sciagura sono chiamati tutti i membri della
ià e dello Stato, isolatamente od insieme; e specialmente dev'essere og-
deir igiene pubblica e privata quello di togliere la sorgente di tanti mali ;
5.** Lo Stato può intervenire con misure dirette ed indirette :
e: aj Coir aumentare le imposte sul consumo delle bevande spiritose^
e specialmente dell'acquavite;
òj Colla soppressione dei venditori d'acquavite al minuto (Hausbren-
nereien) ;
e) Col ridurre ad un minimum i venditori di bevande spiritose nel.
piccolo commercio ;
d) Col limitare la licenza di vendere a persone di provata onestà,.
in modo da esser sicuri che per proprio interesse non favori-
scano l'ubbriachezza ;
e) Col punire quei venditori che somministrano bevande spiritose
ad individui già ubbriachi, o a minorenni non accompagnadj
da persone adulte;
f) Coll'annuUare i debiti per bevande spiritose (Zechschulden) ;
g) Col limitare il tempo di vendita;
h) Col sorvegliare le qualità dei liquori venduti;
i) Col punire l'ubbriachezza in pubblico;
k) Coir istituire delle case di detenzione per quegli alcoolisti che
mancano ai propri doveri, e sono pericolosi a sé ed agli altri ;.
Rtti:^Col diffondere l'istruzione e l'educazione fra il popolo;
m) Coiraumentare il benessere della popolazione;
m) Col procurare alle classi povere degli alimenti sani e a buon^
mercato ;
— 284 —
w
o) Col procurare una bevanda più appropriata in sostituzione deg]
spiritosi — col diminuire l'imposta sulla birra l^giera, su
caffè, sul thè.
fi Col diffondere le istruzioni sulle conseguenze dell'abuso di be
vande spiritose, p. es. nelle scuole ;
g) Col punire T ubbriachezza nell'armata e in tutte le classi deg]
impiegati.
6.^ La Società può combattere l'alcoolismo:
a) Colla temperanza nelle famiglie;
b) Coir istituzione di sodetà di temperanza;
e) Coir istituzione di venditori di caffè e thè, di sale di lettura doi^
alle classi povere sia offerto un mezzo di sollievo e di gnuk
vole istruzione, abbandonando gli spiritosi;
d) Coir istituzione di stabilimenti di cura per gli alcoolisti.
7.^ Sarà soltanto coli' applicazione instancabile e rigorosa delle più ener
.^iche misure che si potranno conseguire i desiderati effetti nella lotta contxt
tin vizio cosi radicato e diffuso (specialmente nei paesi nordici).
III. La questione dei gaz delie fogne (Sewergases Theorie). — Mentre tutt
i più distinti igienisti riconoscono l' importanza della fognatura come mesa
di assicurare la purezza dell'aria, del suolo, dell'acqua delle città contn
ogni inquinamento di detriti organici e loro prodotti di scomposizione, eco
sorgere in Inghilterra (ed ora anche in Germania) una mano di nemici d
tal sistema ad accusarlo di essere, la mercè dei gaz svolgentisi nelle sue ret
sotterranee, uno dei più terribili diffusori delle malattie infettive. Le materi
fecali contengono i germi delle dette malattie, e li cedono all'aria di que
canali; questa poi li porta nelle case. Oggi che il sistema della fognator
è applicato su vastissima scala, e lo sarà ognor di più, è della massim
importanza il verificare se tali affermazioni contengano alcunché di vert
È questo lo scopo dei due Relatori ; il prof. Soyka di Monaco, valendosi e
^ opportune relazioni statistiche, dimostra che anzi la canalizzazione delle nu
terie fecali ha avuto una benefica influenza nel limitar la diffusione dell
malattie infettive; il prof. Rozsahegyi di Budapest, discute quali sono 1
condizioni fìsiche e meccaniche dei canali di fogna per dedurne se ess
siano o no di appoggio alla teoria dei gaz di fogna.
i.° Reiazione di Soyka. — La questione riguarda non i gaz per sé, n
i gaz come veicoli dei germi delle malattie infettive. Tra questi forni sp
cialmente il maggior materiale la febbre enterica o tifoidea; delle epidem
a Croydon, a Worthing, Edimburgo, Selkirk, Cambridge, Gibilterra, studia
con criteri preconcetti dovevano appoggiare le nuove vedute; ma ad es
minarle rigorosamente, le deduzioni ne sono tutte teoriche*, nessuna ha p
sé appoggio nei fatti. Al contrario, siccome tali epidemie si comportarono
per condizioni di tempo e di luogo, come tante altre studiate senza id*
preconcette, cosi si può credere che a tutte presiedessero momenti eziol
^ici comuni,che, come vedremo, non hanno niente a fare coi gaz dei e
nali di fogna. Lo stesso dicasi delle altre malattie, della difterite (che alcu
vollero erigere a succedanea (sic) del tifo, della risipola, della diarrea, ec
— 285 —
jagini di Soyka si estendono a città dove il tifo tiene un po-
etante nelle statistiche nosologiche. Il confronto dei casi di tifo-
dopo l'introduzione della fognatura dà i seguenti risultati: per
» una progressiva riduzione dei casi fatali dal 48. 5 per mille morti
Per Danzica una riduzione dal 30. 9 per mille al 2. 3. Per Fran-
dair 8. 6 per diecimila abitanti a 2. o. Per Monaco dal 2. 42 per
itanti a o. 89. Queste cifre voglion dunque dire per lo meno che la
L restò indifferente alla diffusione delle malattie tifose. Singole os-
i di grandi stabilimenti e caserme, per anni ed anni, assicurano
v*ha alcun rapporto diretto fra il tifo e le latrine: le circostanze
ui si osservò la diminuzione dei casi di tifo, p. es. ad Amburgo,
:a, autorizzano invece a dare molta importanza profilattica alle opere
izzazione. Cosi prendendo in considerazione nelle diverse città la
. per tifo delle sezioni in cui vien diversamente disposto delle materie
trova che essa è minore nelle contrade percorse da canali di fo-
ad Amburgo nel periodo 1872-74 diedero queste 2. 68 casi di tifo
abitanti, le altre 4. o; a Francoforte intorno a 5 per mille nelle
. 67 nelle seconde (anno 1875). Monaco fu assai diligentemente
sotto questo punto di vista, ed eloquenti sono i suoi dati numerici,
più interessanti. Nel periodo 1875-80 la mortalità per malattie zi-
può esser cosi distinta per vie :
Popolazione %r«-»* P*' mille
abitanti **®"* abitanti
39 fognate a nuovo, nella parte alta della città.. 53392... 771 = 1444
17 * » * » bassa * .. 10547... 166 = 1573
77 con canali vecdii 52042. . . 858 = 1648
20 senza canali 90606. . . 1 760 = 1942
fterite nel medesimo tempo, e considerata la città divisa in vie
pra, die la seguente mortalità :
Morti P«r.»«".«
abitanu
Tie fognate a naoYO, a monte 366 = 685
> > « a valle 65 =s 616
» con canali vecchi 329 = 632
• senza fognatura 822 = 907
nella città divisa come sopra procedette come dall'unita tabella:
C T !> h. T\ Xf
Casi di tifo
dal 1866 al 1880
CaM di tifo
dal 1875 al 1880
0 « s\ r^ MJ a^
Numero
assoluto
Per loo^ooo
abitanti
Numero
assoluto
Per z 00,000
abitanti
A monte, fognate a nuovo
A valle, * »
Con canali vecchi. •
563
216
834
991
II65
2107
1734
1378
175
53
300
363
327
502
576
400
Senza fognatura •
2604
1459
891
431
— 286 —
Appare dunque chiaramente che il tifo ha diminuito in generale, no
solo, ma che la diminuzione è specialmente sensibile laddove venne est(
samente applicata la fognatura delle contrade, il che è precisamente i
contraddizione colla teoria dei sewer gases^ mentre attribuisce alla fognatur
un'influenza benefica sull'igiene delle città.
2.° Relazione di Rozsahegyi, — Le ragioni per cui i gaz delle fogr
tenderebbero ad invadere l'abitato si riassumono nell'essere il loro pes
specifico minore di quello dell'aria atmosferica, per cui essi tendono ven
le parti alte; l'aria delle fogne è più leggiera perchè commista a gaz (
putrefazione e satura d'umidità. Cosi i teorizzatori inglesi. Rozsahegyi invec
imprende a dimostrare come assai più complesse siano le condizioni fisia
chimiche della ventilazione sotterranea, come anzitutto i gaz di putrefazion
svolti nelle fogne ben tenute non siano in tal quantità da alterare gra
latto il p. sp. dell'aria circolante, come la fognatura acquea non poss
essere un fattore molto potente di ventilazione nelle fogne, come le diffi
renze di temperatura fra l'aria sotterranea e l'atmosferica siano fattori pi
potenti di ventilazione, ma prevalentemente nel senso discendente, perch
nelle parti inferiori dei canali di fognatura l'aria, non meno d'estate eli
<l'invemo, è sempre più fredda; come poi fattore essenziale di ventilazior
f ascendente è il deflusso dell'acqua medesima della fogna, la quale trascic
seco una notevole colonna dell'aria soprastante, come anche le variazioi
della pressione barometrica debbano influire sulla direzione delle corren
sotterranee, come lo stesso debbano fare i venti dominanti nell' atmosfer.
Con queste osservazioni il Relatore volle far comprendere come, ancl
teoricamente considerato, il quesito della ventilazione delle fogne sia ass
complesso; i diversi fattori accennati, ai quali si devono aggiungere le coi
dizioni di costruzione delle fogne medesime, sono assai variabili da un gion
all'altro, da un tratto di fogna all'altro; il loro effetto più costante pei
dovrebbe esser quello di produrre una corrente discendente di aria, il coi
trario appunto di quanto avverrebbe secondo la teoria dei sewer gases, W
la discussione non può limitarsi a considerazioni teoriche, quindf il Reh
tore passa ad esporre i risultati di alcune osservazioni da lui fatte nei o
iiali di fognatura di Monaco. Non occorre dire ch'esse confermano pienament
le viste teoriche del loro Autore; tuttavia sono cosi scarse e limitate eh
-siamo indotti a non darvi gran valore , e ad attenderne più complete
precise prima di formulare un'opinione in proposito. Ad ogni modo, s
anche in certe circostanze è certo che l'aria delle fogne tende ad invadei
le abitazioni, vi sono dei mezzi per opporsi a ciò, e dei mezzi per rendei
quell'aria tollerabile nel senso igienico. Onde quell'aria non penetri i^
case, disponiamo dei mezzi di separazione assoluta fra i canali di quelle
i canali delle fogne ; onde l'aria di fogna diventi più respirabile, dobbiam
cercare d' impedire la putrefazione de' liquidi che vi scorrono. I sistei
oggi in uso procurano di soddisfare a questa esigenza coli* istituire un n
mero possibilmente grande di comunicazioni fra l'aria atmosferica e la se
terranea ; così si fanno delle aperture a livello delle strade, meglio anco
si mette la fogna in comunicazione cogli sgocciatoi dell'acqua piovana,
— 287 —
<:on alte torri di ventilazione, o con fucine di grandi stabilimenti industriali^
0 coi fanali delle strade ; tutti questi mezzi facilitano il raggiungimento dello
scopo , ma non vanno senza inconvenienti più o meno gravi. Senza
dubbio il miglior mezzo è quello dì avere a disposizione una forte massa
d'acqua, la quale, nel mentre diluisce le materie putrefacibili , mantiene
una costante ventilazione in tutta la rete, e sempre in direzione discendente.
Nella discussione si opposero all'esposto modo di vedere, il medico di reg-
gimento dott. Sidlo, oppugnando le idee più comunemente accettate sull'eziolo-
^a delle malattie infettive, e andando quindi fuori d'argomento ; e l'ingegnere
Undley, il quale ribattè gli argomenti di Roszahegyi sull'importanza del-
l'umidità e della temperatura come fattori di una corrente ascendente dalle
iogne verso l'interno delle abitazioni. La maggior parte del tempo l'aria
ambiente è più fredda dell'aria delle fogne ; questa inoltre è satura ditapor
d'acqua, ciò che influisce sul suo peso specifico, come un riscaldamento
<li gradi I. 8 per l'aria secca, di gradi i per l'aria relativamente umida.
Sono due circostanze che rendono l'aria delle fogne assai più legs;iera del
l>isogno, perchè si muova dal basso all'alto : né occorrono di certo grandi
sforzi per movere una colonna gazosa : basta una pressione di due mm.
d'acqua per mantenere in un tubo largo 45 centim. lungo 6000 m. una
corrente della velocità di 30 cm. ; la stessa corrente in un drenaggio di
casa ordinario, si ottiene con una diflerenza di pressione quasi non misu-
rabile. Le osservazioni^ fatte a Francoforte hanno appunto dimostrato come
nelle fogne esista una corrente ascendente, di intensità talora considerevole ;
talché nelle parti alte della rete sotterranea si trovò opportuno di aggiun-
gere delle alte torri di scarico. Queste valgono a mantenere respirabile l'aria
delle fogne.
Il dott. Lìssauer, di Danzica, riferisce alcuni fatti di propria esperienza.
Egli avrebbe osservato tutta una serie di casi di malattia, in uno dei quali
era assai probabile momento eziologico V inspirazione di aria di fogna , e
negli altri la stessa circostanza aggravava per lo meno il decorso della ma-
lattia. Questa seconda asserzione avrebbe la controprova nelle esperienze di
Wemich, il quale ha dimostrato come la presenza nell'ambiente di gaz di
putrefazione favorisca lo sviluppo degli esseri inferiori. (Noi crediamo che ia
tutte le sedicentisi statistiche di questo genere siasi fatto un deplorevole uso
ed abuso del criterio post hoc: i fatti presi in considerazione dipendono
da troppo numerosi fattori individuali e d'ambiente, per dar valore alcuno
a delle dedtuioni partigiane. — Il Relatore). È poi importante a sapersi che
Lissauer ripetè per le fogne di Danzica le esperienze sulla direzione delle
correnti sotterranee, e venne al medesimo risultato di Roszhaegyi: per il
che si deve credere che tali correnti si comportano assai diversamente nelle
diverse canalizzazioni sotterranee, secondo fattori che non sono quelli finora
isolatamente considerati.
IV. Apparecchi per assicurarsi della penetrazione dei gaz di fogna nelle
^ase, — Anche senza badare alle esagerazioni dei teorizzatori , è dovere del-
i! igiene, di- prevenire questa sorgente di impurità dell'aria domestica. Sgra-
ziatamente l'argomento non venne mai preso in quella seria considerazione
— 288 —
che inerita, e rimpianto degli apparecchi opportuni venne sempre afBdato
ad operai ignari delle esigenze igieniche. L* Inghilterra e TAmerica diedero
l'allarme, e in pari tempo escogitarono i più diversi sussidi tecnici contro
il pericolo. Questi devono soddisfare ai bisogni che risultano dalle seguenti
considerazioni. Si cerca ordinariamente di separare il condotto della fogna
dal condotto di casa mediante un sifone occupato da una colonna d'acqua.
Ora, il rapporto fra la pressione ambiente e quella del condotto di fogna
può invertirsi, in modo da aspirare verso la fogna l'acqua del sifone , e
lasciare libera quella comunicazione che si voleva prevenire. Ogni volta che
nel condotto vien versato del liquido in quantità tale da occuparne tutto
il lume, succede che questa cadendo agisce da embolo, e cioè fa dietro di
sé il vuoto ed aspira una colonna d'aria che trascina con sé l'acqua dei
sifoni sovrastanti , più comprime davanti a sé la colonna d'aria , la quale
cercherà sfogo nella fogna o dai sifoni sottostanti , scacciandone l'acqua :
in ambo i modi la chiusura può venire distrutta e i gaz possono spandersi nel-
l'abitazione. Queste differenze di pressione nel tubo di fogna possono salire
a IO, 20 e fin 30 cm. d'acqua, rendendo ogni volta inutile il sifone. Per
ovviare a tali inconvenienti vi sono diversi mezzi : tenere un tubo di sca-
rico relativamente largo, perchè il liquido fluente non lo chiuda interamente ;
lasciare che il medesimo si apra all'aria sopra il tetto ; adattare al sifone
un apparecchio di ventilazione che intervenga a mantenere l'equilibrio della
pressione prima che l'acqua del sifone venga spostata. È raccomandato a
tal uopo l'apparecchio di Pettenkoffer, che si innesta al ramo centrale dei
sifone, oppure . l'apparecchio del dott. Renk ( che è ancora quello di Pet-
tenkoffer, sostituito addirittura al sifone). L' unita figura dà un' idea del
primo. Esso consiste in un vaso cilindrico A dì 6-7 centimetri di diametro
e 8 di altezza, impermeabile all'ana, fornito di due tubi di circa 2 centi-
metri di diametro, dei quali l'uno penetra dalla faccia superiore, l'altro dal-
l' inferiore, e superantisi l'un l'altro di circa un centimetro. Vi si versa del-
l'acqua , la quale può raccogliervisi fino all'altezza del tubo inferiore , for-
mando quindi una chiusura d'acqua alta un centimetro. Ora, se si avvera
una pressione negativa sul tubo di fogna, 1' aspirazione avverrà tanto sul
sifone quanto sul ventilatore ; ma siccome questo contiene minor quantità
d'acqua, il tubo superiore darà libero passaggio all'aria prima che l'acqua
del sifone sia smossa. Viceversa, se la pressione nel tubo di fogna diventa
positiva , l'acqua si alzerà nel tubo superiore del ventilatore, ed opererà una
contropressione sufficiente per risparmiare l'acqua del sifone. Tale è Tappa-
recchio di Pettenkoffer in uso a Monaco ed in altre città di Germania : ha
il solo inconveniente che d'estate l'acqua evapora rapidamente, e bisogna
caricarlo ogni 3-4 giorni : Renk per ovviarvi si serve di una miscela di
90 voi. glicerina e io voi. acqua. Lissauer propone di porre accanto al
condotto centrale di una casa anche un tubo di ventilazione che va dal
pianterreno al tetto, aperto alle estremità e comunicante colle singole dira-
mazioni dentro l'abitato.
V. W//i e danni del riscaldar Varia col fuoco. — Per riscaldare gli am-
bienti si adoperano ai nostri tempi delle superficie irradianti, riscaldate a
— 289 —
loro volta o col fuoco o colFacqua calda o col vapor d'acqua. H primo
mezzo è specialmente usato per ovvie ragioni economiche , solo che ulti-
mamente gli vennero fatte alcune accuse in riguardo ali* igiene : il prof. Fi-
scher esamina se esse siano o no fondate. Il riscaldamento col fuoco porta
la superfìcie irradiante ad una temperatura varia da 6 00^ a 50^ ; quello
coll'acqua calda ad una temperatura varia fra 100^ e 40^; finalmente quello
col vapore, ad una temperatura varia fra 150° e 100.° Questa condizione
diversa della superficie riscaldata non è indifferente per l'aria ambiente;
questa è sempre carica di pulviscolo organico od organizzato , il quale a
contatto di una superfìcie scaldata si decompone più o meno rapidamente
secondo il grado di temperatura della medesima: nel caso concreto sono
le superfìcie scaldate col fuoco le più attive decompositrici del polviscolo
atmosferico, onde guastano l'aria con odori sgradevoli e prodotti nocivi di
decomposizione. Questa è la principale accusa mossa al riscaldamento delle
superfìci radianti col fuoco. Fischer però ricorda che lo strato d'aria che
va a contatto della superfìcie riscaldata è assai sottile, gli altri venendo tra-
scinati da quello prima assai di aver potuto acquistare una temperatura alta
abbastanza da scomporre i corpuscoli organici in essi sospesi; e ciò con
tanta maggior rapidità quanto più calda è la superfìcie radiante. Non al-
trimenti vediamo i fonditori di ferro potere impunemente far scorrere un
dito su quella massa infocata a 1200.^ Vedesi che l'accusa è grave più in
apparenza che in realtà. Si dice poi che il riscaldamento col combustibile
può alterare l'aria coi prodotti della combustione : accusa che non ha fonda-
mento , imperocché può sussistere solo quando l' apparecchio di riscalda-
mento sia imperfetto o guasto. Quanto alla diversa intensità di riscaldamento
nei diversi strati dell'ambiente, è difetto comune a tutte le sorgenti di ca-
lore, devoluto alle leggi naturali di circolazione del calorico. Insomma i
difetti del riscaldamento dell'aria col focolajo sono realmente di poca por-
tata, mentre sono più che compensati dall'esiguità della spesa e dall'attivo
rinnovamento dell'aria ambiente da parte del combustibile.
Il dott. Max Gruber procedette a delle ricerche interessantissime intorno
al quesito se i caloriferi in ferro cedono o meno all'ambiente dell'ossido
di carbonio ; imperocché in seguito alla scoperta di Deville e Troost che
il ferro rovente può essere attraversato da quel gaz, si destò un gran timore
sol conto dei caloriferi in ferro. Per risolvere tal quesito Gruber si propose
di indagare anzitutto a qual dose realmente l'ossido di carbonio mescolato
all'aria inspirata può essere nocivo alla salute dell'uomo : sottoponendo sé
stesso a due esperienze di tre ore l'una , egli potè respirare dell'aria con-
tenente o. 021 e o. 024 per cento di ossido di carbonio, senza soffrire il
benché minimo disturbo. Tale quantità sarebbe assai facilmente svelata dalla
reazione di Fodor (basata sulla proprietà che ha l'ossido di carbonio di
ridurre il cloruro di palladio), la quale é tanto sensibile da scoprire Vsooo ^^
ossido di carbonio. Partendo da questi principi, Gruber esperimentò sull'aria
di parecchi- ambienti scaldati con calorìferi in ferro: il reattivo di Fodor
die sempre risultato negativo ; di guisa che si può viver tranquilli che tali
odoriferi non cedono all'ambiente quantità sensibili di uutgoz cosi micidiale.,
19
— 290 —
Il prof. Fodor di Budapest si Interessò di ridurre al vero loro valore
alcune altre affermazioni sul conto del riscaldamento dell'aria coi calori-
feri. Dicesi che questi fanno diventar l'aria troppo secca : ebbene, le osser-
vazioni igrometriche dimostrano che l'aria riscaldata non è meno umida
dell'altra. Invece la causa della sensazione di secchezza in gola dipende-
rebbe dai prodotti di scomposizione della materia organica sospesa nell'aria
e torrefatta dal calore della stufa : a questo proposito Fodor trovò che tale
torrefazione non avviene prima di un riscaldamento a 150^, ma allora basta
una piccolissima quantità di materia organica per lo sviluppo di quei pro-
dotti che rendono l'aria riscaldata nauseante ed insopportabile al naso, alla
congiuntiva, alle fauci. Indicata la causa, se ne deduce subito il precetto
igienico di non riscaldar troppo l'apparecchio calorifero , e di mantenere
l'aria possibilmente pura dalla polvere. Purché il riscaldamento non vada
molto oltre i 100°, egli è indifferente la natura del calorifero : anche gli
apparecchi aggiunti per mantenere all'aria un certo grado di umidità, sem-
brano in tal caso superflui. Però la questione non si può oggi considerare
come definitivamente risolta. Quanto all'ossido di carbonio, Fodor non teme
che esso possa spandersi nell'ambiente quando il calorifero funziona a do-
vere. Passando poi ad esaminare le esigenze della ventilazione , trova che
per i locali piccoli non occorrono speciali apparecchi ; per i locali grandi
si può utilizzare il tubo del fumo ad animare un tubo di aspirazione co-
municante con tutti i locali riscaldati ; oppure si può adattare ai condotti
dell'aria dei congegni che permettano di aumontare o diminuire il lume dei
medesimi. Gli apparecchi in cui il focolajo è alimentato dall'aria riscaldata
di ritorno, sono molto economici ; ma siccome limitano e quasi annullano
il richiamo d'aria nuova, cosi non sono troppo igienici, specialmente se si
tratti di riscaldare dei locali occupati a lungo da gente. Perchè poi la cir-
colazione dell'aria calda non sia nociva o per l'intensità del calore o per
l'intensità della corrente, occorre che l'apparecchio sia in grado di dare
grandi quantità d'aria, ma poco riscaldata (30°).
VI. Falsificazioni ed esame delle fanne, -. — Il prof. Novak comincia dal
considerare i notevoli progressi fatti nell'arte del macinare i grani, e de-
scrivere le macchine immaginate per separare i corpi stranieri, i grani d'al-
tri cereali, la polvere dal frumento, indi quelle per tradurlo nelle più belle
farine oggi in commercio. Conferma l'inesattezza di quell'opinione che attri-
buisce alle farine più belle una scarsa facoltà nutriente; anche le più bian-
che e fine contengono sempre y,o della loro massa di glutine. D'altronde se
le farine di grado inferiore contengono maggior proporzione di glutine, non
è tuttavia dimostrato che le persone che usano del pane fatto con (Quelle ne
sfruttino tutta la sostanza nutritiva. Se però è possibile l'uso generale delle
farine di qualità superiore, ora che le macchine sono tanto perfette da permet-
terne r abbondante produzione, vi sono molti negozianti che trovano con-
veniente di gabbare il pubblico con farine adulterate. La farina che si ot-
tiene colle attuali ma:<:chine di macinazione è assolutamente pura d'i^^i
tilemento estraneo al frumento; ora, siccome le falsificazioni con sostanze
più omogenee, non sarebbero convenienti, i venditori tendono^ a
— 291 — •
la farina di frumento con quella di altri grani (p. es. avena, segale) e senif
^p. es. di carota, di papavero, ecc.). £ pazienza ancora se si limitassero-
alle aggiunte innocue, ma bene spesso accade di incontrare nella farina di'
frumento delle sostante velenose (loUium tanuientum^ agrostemma githago).
L'agrostemma, che è il più pericoloso e più comunemente usato, dà per
<ii più alla farina un bellissimo color bianco. Non parliamo delle sostanze
minerali, per far rilevare anche il danno del vendere farine di semi guasti
o di farine guastate da un cattivo sistema di conservazione ne* magazzini.
Dimostrati cosi i pericoli annessi al consumo della farina, Novak indica
<ome si deve far l'esame di una farina circa al grado di sua secchezza e
purità; ma per questi particolari noi rimandiamo all'originale.
Dott. PiETRO Conti.
Raccolla di Lavori dell'Uffizio sanitario Imperiale tedesco {Mittheiiungen
iìus dem Kaiser lichen Gesundheitsamte ^ herausgegeben von Dott. Struck).
Berlino, 1881, in-4° di 400 pag. con tavole. — Con questo titolo venne
ora alla luce in Germania un'opera che noi stimiamo di molto pregio. Essa
è la conclusione dei lavori che da due o tre anni si vanno facendo nel
laboratorio d'igiene annesso all'Uffizio sanitario dell'Impero. Dando pub-
blicità ai suoi lavori ed a quelli de' suoi cooperatori, il dottor Struck nella
prefazione dice come il laboratorio non sia stato istituito allo scopo di
studiare la scienza pura, bensì per istudiare e risolvere le questioni difficili
d'Igiene e Polizia sanitaria. Non pertanto, le molte esperienze istituite, e con-
tinuate in modo conforme, avendo condotto a risultati assai contrari a quelli
ammessi universalmente, egli si sarebbe creduto colpevole se non li avesse
fatto conoscere.
Noi non possiamo che approvare la decisione dell' onorevole Direttore
dell'Uffizio; egli pone, così, in mano all'igienista una collezione considere-
vole, importantissima rispetto alle due quistioni che giustamente preoccupano
il mondo medico: la disinfezione e l'azione patogenica dei microbi. Noi ci
affrettiamo a darne un'analisi 'accurata e la più completa possibile, sovente
una traduzione, aggiungendo ai punti più contestati quelle osservazioni in
noi destate dalla lettura.
Le Memorie sono quattordici, delle quali quattro trattano la quistione dei
micro-organismi patogenici; una la disinfezione; una l'esame del latte; una
l'analisi dell'acqua, ed una tratta della quantità di calore cui può raggiun-
gere la carne durante la cottura.
La qtiistione dei microbi venne studiata da Koch o, secondo i suoi con-
sigliy da giovani medici militari addetti in modo temporaneo al laboratorio. '
Noi fummo grandemente sorpresi ed anche addolorati delle maniere often*-
sive usate, per lo meno, in tre di queste Memorie rispetto a Pasteur. Si
vedrà più tardi sino a qual punto la critica sia risentita ed ingiusta. I metodi -
adoperati da Koch differiscono non poco da quelli che, usati da Pasteur*
da 25 anni, diedero il risultato che tutti sanno. Uno è osservatore, l'altro^
<sperimentatore; in ciò foi]^e risiede la ragione di quesla inaspettata cott-^»
— 292 —
trarietà. Sarebbe cosa migliore che coloro, sconosciuti o rinomati, picéol?
o grandi, i quali lavorano ad interpretare il vasto campo della patologia
parassitica, piuttosto che perdersi in inutili e sovente dannose personalità,
trattassero, viribus unitis, il gran problema che tien sospesa la medicina,,
la quistione fondamentale che arresta momentaneamente V avanzarsi delhi
scienza. Più tardi, le quistioni di priorità si decideranno da -sé stesse. Ci
si perdoni questa breve digressione prima di cominciare l'analisi dei var^
« lavori.
I. — La ricerca degli organismi patogenici, di R. Koch.
e Lo studio degli organismi parassitici riposa sull'impiego delle colture»
Ora non esiste alcun metodo di coltura {Reincultureii) il quale si posse».-
adoperare in ogni caso, e che abbia una sufficiente certezza. Ho cercato
di riempire questo vuoto, ed arrivai a risultati . . . , che vennero trovati
utili nelle ricerche fatte nel laboratorio.
€ Poiché si trovano dei batteri o altri microbi nell'interno degli or-
gani (sia nel sangue o nei linfatici, sia nel tessuto medesimo), questi microbi
debbonsi considerare come patogenici, o per lo meno debbono essi venijr
considerati sospetti ed il loro studio dovrà proseguirsi? Questa conclusione
non può applicarsi, fin qui, alle mucose o in generale a tutte le cavita
accessibili all'aria, e quindi alla bocca, al polmone, all'intestino.
€ Generalmente per scoprire gli organismi parassitici è sovente necessario
ricorrere all'impiego dei processi di colorazione e d'illuminazione (colorì di-
anilina — illuminazione Abbe), come sono anteriormente descritti.
e Pei liquidi (sangue, pus, ecc.) basta stenderne un sottilissimo strato-
sul portoggetti, lasciandolo seccare da sé o ad una temperatura di 125^ a
130**. Si fanno operare su questa sottile pellicola i reattivi coloranti , spe*
cialmente il bruno d'anilina sciolto nella glicerina. Per aiutare questo pro-
cedimento, torna utile l'esporre questi preparati all'azione dell'alcool assoluto ,-
durante un tempo che può variare da qualche giorno a più settimane. La.
4Sola esperienza insegnerà a conoscere questa durata.
e 11 procedimento di disseccazione col' calore, descritto da Ehrlich^ e
un importante ritrovato per la parassitologia. Nel laboratorio dell' Uffizic^
sanitario esso é divenuto indispensabile. Ad ogni autopsia animale, il sangue,,
il sugo della parte inoculata, del polmone, della milza e d'altri organi è
subito esaminato secondo questo procedimento, e se ne è il caso si passa
poi ad un'altra serie d'esperienze.
e Bisogna consigliare caldamente ad ognuno che vorrà occuparsi di espe-
rimenti su questo soggetto, di fa migliar izzarsi coi risultati dei lavori di Ehrlich
sulle cellule granulose. Questo Autore ha dimostrato che negli elementi cel*
lulari del sangue, generalmente considerati come identici, é possibile^ me-
diante reattivi coloranti, di trovarvi delle differenze assai apprezzabili 1 Non
è quindi diffìcile che l'agente patogenico di certe malattie possa presentarsi
in una forma analoga a quella dei globuli bianchi, ossia sotto forma ante-
ioide; sarà perciò cosa utilissima in tal caso il possedere un mezzo sicuro
— 293 —
per accertarne la diversità, come è quello indicatoci da Ehrlich. Il parassita
-della rapa , ultimamente scoperto da Woronin e descritto col nome di
Piasmadiophora brassicae, appartiene a questa classe.
e È poi possibile che per un certo numero di malattie infettive, nelle
•quali invano vennero cercati i batter!, abbiano ad esistere dei parassiti per
nulla distinguibili dagli elementi cellulari del corpo ».
Un fatto analogo venne notato da Koch nel sangue della lince, nel quale
vennero trovate delle monadi biforcate {Geiseimonaden),
Quest'ultima osservazione è assai interessante, e richiama subito ai lavori
ultimamente pubblicati da Laveran sul miasma palustre. Se questi lavori non
•ebbero quell'accoglienza che meritano, ciò si deve innanzi tutto al far loro
ilifetto l'esperimentazione, ma potrebbe anche provenire dal fatto che l'or-
ganismo descritto si allontana sensibilmente da quelli stati considerati, forse
a torto, come i soli agenti patogenici.
Koch insiste più avanti sulla necessità di provvedersi di fotografìe degli
•oggetti microscopici considerati come agenti di malattie infettive. Questa
parte del suo lavoro è scritta con grande sicurezza dovuta ad una lunga
pratica nella materia. La Memoria termina con 14 tavole che comprendono
84 fotografìe, generalmente assai ben fatte, d'ogni caso interessante riferibile
alle principali malattie infettive.
Ma non è suffìciente trovare nel parenchima e nei liquidi nutritivi un
organismo che si presupponga patogenico; bisogna manifestare questa po-
tenza patogenica riproducendo la malattia negli animali ; e qui sta il punto
<lifficile della quistione.
< Bisogna, dice l'Autore, scegliere un animale della medesima specie o
•d'una specie affìne; per esempio, scegliere una scimmia per una malattia
umana; bisogna di poi studiare la reazione dell'organismo di differenti ani-
mali. Si possono cosi osservare numerose particolarità. La setticemia del
coniglio uccide certamente il coniglio ed il topo, uccide il topo casalingo
ma non il topo campignuolo.
< Non è senza importanza lo studiare il modo di trasmissione; perciò
^i usa l'inoculazione {Impfung), S'intende per inoculazione una piaga al tutto
super fìciale della pelle, unita all'applicazione della sostanza da esperimen-
tarsi: non è dunque più il caso, quando la piaga attraversando la pelle
penetra nel tessuto sottocutaneo. Oggidì pare che non ne sia più cosi li-
mitata la signi fìcazione ; si dà questo nome ad ogni qualità di cose, e spe-
•cialmente gli autori francesi usano soprattutto comprendere, nella parola
vaccinazione, qualità assai differenti di metodi sottocutanei o intravenosi.
< Or non è cosa indifferente l'operare in un modo o in un altro. Tale
liquido, ad esempio, quello dell'edema maligno, produrrà effetti assolutamente
<liversi secondo che verrà deposto alla superfìcie della pelle o nel tessuto
cellulare.
e Si opera pure, generalmente, con delle quantità troppo considerabili.
< Gli strumenti debbono sottoporsi ad una disinfezione assai efficace, col
calore secco a 150**. Ciò è diffìcile colle siringhe. È mia opinione che molte
•esperienze falliscano innanzi questa difficoltà, e che non pochi rìst|ltati
— 294 —
inesplicabili si debbano airinsufficìente disinfezione" delle siringhe. Perciò mi
servo ora d'una siringa speciale nella quale non e' è più impiastramento ,
td il metallo è fissalo al vetro per un giro di vite.
€ I processi d'infezione per l'inalazione non sono a tutt* oggi molto da
-raccomandarsi, e danno risultati assai dubbi. »
Noi siamo così giunti alla parte principale del lavoro del Koch ; in essa
descrive il processo di coltura che a lui sembra dover rimpiazzare l'altro
oggidì generalmente usato. Questo nuovo processo consìste nella coltivazione
Su patate cotte o su strati di gelatina, senza preoccuparsi poi molto delle
impurità che possono prodursi nella coltura.
e Generalmente le colture forniscono dei risultati poco soddisfacenti (S/c/it
-es mit den Reinculturen rechi traurig aus). Nessuno di coloro che intrapre-
sero delle colture di microbi secondo gli attuali processi, non seppe evitare
le sorgenti d'errore (ciò che è impossibile secondo la mia persuasione) ;.
nessuno d'essi è autorizzato a lamentarsi se i risultati non sono ammessi
come dimostrativi dai scienziati. Questo s'applica soprattutto ai lavori che te-
stimoniano uno zelo meritorio, ma cieco, pubblicati dalla scuola di Pasteur,
nei quali si trovano dei fatti incredibili, come le colture dell'organismo della
rabbia, del vajuolo del montone, della pneumonia infettiva. »
Non bisogna cercar d' impedire in maniera assoluta la penetrazione di
germi stranieri, ma bensì di germi di cui non si possa sindacar la presenza^
Invece di liquidi, Koch impiega delle sostanze solide sulle quali ogni germe
•si riproduce nel punto preciso ove si è posto. Egli impiegava da prima delle
rotelle di patate cotte, ma più tardi pensò d'adoperare un corpo solido si
«ma trasparente, facilmente esamùiabile al microscopio. Questo corpo venne a
lui fornito da un miscuglio di gelatina (2 Yo ^ 3 Vo) ^ ^^ liquido nutritivo.
e La gelatina di coltura è deposta in forma di una larga goccia sul
portaoggetti. Ciò si fa mediante una pipetta ben disinfettata; gli stessi por-
soggetti sono esposti per qualche tempo ad una temperatura di 150.® La
goccia dovrà avere la grossezza di circa 2 millimetri, e la gelatina rafifred-
dandosi diventa solida. Tutte le lastre son messe di poi su piccoli scafial
sotto una campana le cui pareti sono formate di carta Joseph inumidita
In simili condizioni le goccie di gelatina si conservano due a tre settimane-
senza disseccarsi.
e Per seminare gli organismi da coltivarsi, è sufficiente il raccogliere coi>
un ago arroventato una quantità, la minore possibile, del liquido, tracciando
col medesimo ago quattro a sei linee trasversali sulla superficie dello strato
gelatinoso. È una vera vaccinazione. È inutile proteggere queste coltiure altri-
menti che con una campana, la quale non è poi necessario sia ermeticamente
chiusa. Succederà cosi che degli organismi stranieri penetrino nella coltura ;.
«ma essi non possono svilupparsi che là ove sono caduti. Non sarà quindi
che una pura combinazione se essi si svilupperanno proprio nella linea ove
è deposto l'organismo da studiarsi; è quindi cosa assai difficile a pensare-
che tutte le colture possano, in breve volger di tempo, essere attaccate da
altri germi al punto di non aver più alcun valore per un ulteriore coltura^
In pochi giorni lo sviluppo degli organismi ha raggiunto il massimo.
— 295 —
« Le colture di gelatina si sviluppano bene fra i 20° e i 25®, e finora
non ho trovato alcun organismo il quale non siasi moltiplicato a questa
temperatura. Quando si credesse necessario sorpassare i 30^, temperatura
alla quale la gelatina si liquefai, bisognerà ricorrere a diversi procedimenti.
€ Si comprende facilmente come si possa, con questo processo, procu-
nrsi un seme perfettamente puro, fin dal principiare delle esperienze >.
Koch esperimentò numerose gelatine di coltura, ma certamente la mi-
nore venne giudicata quella che è formata da una mescolanza di siero
del sangue e di gelatina. Questa coltura non è punto isterilita dalla cottura.
< Il processo in parola ha il vantaggio di poter essere sottomesso ad
ogni momento alla revisione del microscopio, senza influire per questo sul
no ulteriore sviluppo. Quando si esaminino al microscopio, ad un debole
ingrandimento, delle colonie di microbi o di funghi messe a bella posta
0 per caso sul portaoggetti gelatinoso, si acquista ben presto la persuasione
die ciascuna specie possiede particolarità di forma, colore e accrescimento
delle colonie, affatto caratteristiche e facilmente riconoscibili. Gli individui
«parati accade non siano riconosciuti, mentre le colonie (rappresentanti la
toklità dei caratteri individuali) lo sono con facilità. Cosi i baccilli del
carbonchio e quelli del fieno si distinguono assai facilmente in colonie >.
Koch fece per molto tèmpo delle serie dì colture di microbi patogenici
0 no, e giammai potè accertare che alcuno dei detti organismi abbia pre-
sentato una qualunque deviazione. dalle sue proprietà. Ciò è come dire esser
^K assolutamente contrario alla dottrina di Ncegeli e Buchner.
A suo avviso : « Tutti quei batteri che posti nel medesimo mezzo e nelle
medesime circostanze durante più colture o generazioni, conservano le prò-
pnetà per le quali si differenziano, debbono esser considerati come diversi,
qualunque sia il nome che loro vien dato (specie, varietà, forma).
€ Finalmente, dice egli alla fine, ciò che caratterizza il mio procedimento
è l'adoperare un mezzo di coltura solido ed il più possibile trasparente ;
cbe la composizione di questo mezzo può essere variata ed adattata , per
quanto lo si desideri, all'organismo da coltivarsi; che le misure di precaur
xione contro le casuali impurità sono inutili ; che la successiva coltura può
^si per mezzo di numerosi campioni separati, fra i quali si scelgono, per
le ulteriori trapiantazioni, quelli rimasti puri; che una continua revisione
può esser fatta mediante il microscopio sulle esperienze medesime ».
Il procedimento da noi ora descritto può utilizzarsi nella ricerca dei
microbi nell'aria, nell'acqua, nel terreno, ecc., ciò che realmente è un'ap-
plicazione all'igiene.
Per l'esame dtìVaria^ i processi non sono molto facili ad adoperarsi.
Ecco come Koch procede: Nel fondo di un cilindro di vetro di 18 cen-
timetri d'altezza e 6 centimetri di larghezza trovasi una scodellina piatta
di vetro alta un centimetro e larga 5 centimetri e mezzo, che può essere
lollevata mediante una lista di latta piegata ad angolo retto. Abbi-
sognano almeno venti di questi apparecchi. Il cilindro viene scaldato , la
bacinella riempita di gelatina ed il tutto viene chiuso mediante un turac-
ciolo di ovatta isterilita. Solidificatasi la gelatina e giunti nella località della
— 296 —
cui aria si vuol fare Tanalisi , sì leva il turacciolo. Dopo 5010 ore sì
chiude di nuovo il cilindro, mantenendolo ad una temperatura da 20^ a
25.^ Scorso il secondo giorno lo sviluppo delle colonie è abbastanza avan-
zato per permetterne l'esame al microscopio.
€ Per l'esame del terreno basta seminarne delle pMirticelle su delle infu-
sioni di grano o di carne gelatinosa. Non è molto difficile il distinguere
quello che proviene effettivamente dal terreno da ciò che è impurità; le
prime colonie hanno sempre il loro punto di partenza su di un granello
di sabbia od una particella di terra. Il terreno, nelle sue parti superficiali,
anche fuori delle città è straordinariamente ricco di microbi e specialmente
di baccilli , mentre che ad una certa profondità a fatica si trovano dei
saggi separati. Nel medesimo modo si possono esaminare la polvere, le
sostanze alimentari, ecc., ecc.
€ L'esame ^^ acqua non presenta maggiori difficoltà. Si prende una de-
terminata quantità d'acqua che si mescola con della gelatina liquida; si
chiude il vaso con ovatta disinfettata, e si lasciano sviluppare, nell'interno
della gelatina di coltura, le colonie finché si possano osservare al micro-
scopio e in seguito trapiantarle. È utile adoperare per queste colture un
vaso piatto il quale permetta di giungere facilmente le colonie coH'ago pei
preparati. È pure utile lo scegliere anche della gelatina ben scolorata, come
dell'infusione di grano ».
\ fotogrammi pubblicati da Koch si riferiscono a:
I .° U erisipela dell* uomo (i primi i o). Micrococchi , della medesima
grossezza e aggruppamento, senza mescolanza di bastoncini, ritrovati escln-
divamente nella zona limitante dell'erisipela, nei linfatici e nel tessuto cel-
lulare. Koch sembra consideri l'erisipela come un'affezione chiaramente pa*
rassitica.
2 ? 1J endocardite ulcerosa (4 preparati). Micrococchi nei vasi del cuore
e in un canalicolo renale.
3.^ Il vajuolo (3 preparati). Micrococchi nei capillari del rene e dd
fegato.
4.** La febbre ricorrente (6 preparati), Spirocheti provenienti dall'India
e da una scimmia artificialmente infettata a Berlino.
5.** Il carbonchio degli animali e dell'uomo (15 preparati).
6." La setticemia del topo e \ edema maligno (vibrione settico di Pasteur),
forme conosciute.
7.** Il vajuolo del montone. Baccilli curvi.
8." La febbre tifoidea (8 preparati). Baccilli stati descritti da Klebs ed
Eberth. I risultati di Koch concordano maggiormente con quelli di Eberth.
Nondimeno sarebbe prematuro il risolvere la quistione delle relazioni fra
questa malattia ed i batteri.
9.** La pneumonite. Batteri poco caratterizzati.
Segue un certo numero di preparati risguardanti l'esame del terreno, eoa
— 297 —
II. — Deir eziologia del carbonchio^ di Koch.
Lavoro di critica, anzi di lunga e violenta diatriba contro Pasteur. Koch
nota innanzi tutto come a lui si debba la scoperta delle spore della bat*
terìdia, e fino ad un certo punto anche la natura vegetale di questa
batteridia. È una scoperta che nessuno pensa a contrastargli , ma è però
permesso l'osservare che in realtà i più gran passi in questa parte della
scienza, vennero da prima fatti da coloro che scopersero la batteridia, e
poi da quelli che dimostrarono come questa propagazione per spore sia un
carattere di questi organismi inferiori. Noi ammettiamo volentieri che la
scoperta delle spore abbia dilucidato più d*un punto dubbio nella patologia
del carbonchio, e fino a un dato punto intendiamo che l'Autore esclami:
e Nei suoi contorni generali, l'eziologia del carbonchio era stabilita per
le mie ricerche, e non rimanevano che alcune lacune. Fra queste io ad-
ditai le seguenti:
€ Le spore carbonchiose possono formarsi in seno all'organismo vivente ^
e Per qual via (eccettuate le ferite della pelle e delle mucose) penetrano
-esse nell'organismo? Non sarebbe alle volte per le vie respiratorie e di-
gestive ?
e Qual'è l'influenza esercitata dal terreno sulla formazione delle spore
secondo che il cadavere dell'animale è infossato nell'argilla, il terreno cre-
taceo o sabbioso?
€ Infine, i baccilli del carbonchio, come quelli dell'erisipela o della set-
ticemia del topo, compiono essi la loro ordinaria evoluzione al di fuori
dell'organismo, non moltiplicandosi se non quando il caso fa che siano
introdotti nell'organismo, mezzo ad essi favorevole?
< Tali sono le quistioni che dovevano esser poste in prima linea . . .
I lavori recentemente dati alla luce per colmare le suddette lacune non
raggiunsero il loro scopo. Per ciò che spetta ai lavori di Pasteur e di
Buchner, accolti con una generale attenzione, essi cercano di dare alla teorìa
del carbonchio, da me istituita, una ben altra fisonomia ; ciò mi obbliga a
'Compararne i risultati coi miei, per sapere da qual parte stia la verità.
< Innanzi di passare alla discussione di queste novità, debbo richiamare
l'attenzione sul fatto che esistono altre malattie infettive le quali hanno la
più grande analogia col carbonchio, si che possono esser confuse col me-
<iesimo. Ciò è per me evidente per una almeno. Ma vi sono altri baccilli
patologici rassomiglianti al bacillus anthracis per lunghezza e larghezza e
che possono produrre malattie somiglianti al processo carbonchioso.
< È la storia del carbonchio e del carbonchio sintomatico {Rauschbrana)
confusi fin quasi ad oggi dagli stessi veterinari. Questi medesimi fatti rìsul-
^AQo da osservazioni di patologia umana (Eberth, Huber), e negli stessi
sperimenti di laboratorio noi c*incontriamo di sovente in una malattia pro-
<iotta da un'affezione causata da baccilli patogenici. Questa è stata men-
zionata da Semmer, Pasteur, ecc., ma giammai, come credo, osservata nella
sua forma pura.
— 298 ^-
« La descrizione intiera di Pasteur dimostra non aver egli mai osservata
questa malattia infettiva nella sua forma non complicata. È una mescolanza
complessa assai, formata dall'azione di vari micro-organismi patogenici e
dal riassorbimento di sostanze sciolte, putride o settiche. Operando nel
modo usato da Pasteur ed injettando sotto la pelle d*un animale parecchie,
od anche una sola siringa di liquido putrido, si osserverà sempre un misto
d'intossicazione e d'infezione. Quando si opera con delle piccole quantità
di liquido , non si trova se non una sol forma di baccilli , che si pre-
sentano come bastoncini, eguali per grossezza e per forma a quelli del
carbonchio, dai quali non possono distinguersi se non pei metodi perfezionati
di preparazione e colorazione. Il nome di setticemia, applicato a questa
malattia, è mal scelto ; sarebbe meglio chiamarlo e edema maligno ».
€ Ne derivò che la maggior parte degli osservatori hanno confuso le
due malattie come i due micro- organismi. Colui che pur conosce queste
differenze di forma, ma che non conosce i mezzi perfezionati per istudiarle,
è incapace di trovarle e non può darci la sicurtà essere le sue ricerche
scevre d'errori. Questo rimprovero io debbo farlo a Pasteur. Egli dice che
i baccilli dell'edema — o vibrioni settici come li chiama — i quali coi
l)accilli del carbonchio appartengono ai batteri più voluminosi e più faciK
a distinguersi, sono cosi trasparenti che possono sfuggire all'osservazione.
Colui che, come Pasteur secondo questo passo, non è sicuro di sé stesso
nella dimostrazione di batteri cosi voluminosi, quel tale è ben lungi dal
riconoscere e tenere separate le differenze di forma che possono stabilirsi ,
mediante i metodi di colorazione, fra i differenti baccilli (Jn nota: Io non
giudico ingiustamente i lavori di Pasteur, relativamente alla microscopia;
]e sue recenti comunicazioni sulla rabbia e la descrizione dei batter! pa-
togenici ch'egli ha scoperto lo dimostrano abbastanza) ».
Così, ecco ciò che ben s* intende. Pasteur è incapace di riconoscere i!
"vibrione settico, a lungo da lui descritto prima che Koch ne parlasse; egli
produce delle malattie complesse injettando nel tessuto cellulare una o pa-
recchie siringhe di liquido putrido. Per ciò, le sue scoperte debbono esser
messe nel medesimo grado di quelle di Ravitsch, Lustig e Lewis, che sempre
confusero il vibrione settico col baccillo del carbonchio.
Sembra che la critica dovrebbe là arrestarsi; e se Koch è ben persuaso-
delia realtà dell'errore che rimprovera al dotto francese , non comprendo
però com'egli spinga troppo lungi l'esame delle dottrine di lui. Ma questi
sono mezzi di polemica puri e semplici. Si attribuiscono all'avversario me-
todi, idee, parole, qualità e difetti immaginari, per aver cosi la facile glorisi
di giudicarli severamente. Seguitiamo nondimeno:
€ Pasteur nelle sue notizie sul carbonchio ha preso un'attitudine molta
singolare. Egli conosce, cita nelle sue prime osservazioni, i lavori di Da-
vaine, quelli di Branell, i miei, lavori tutti che si pubblicarono in un tempo
in cui Pasteur non pensava punto a far delle ricerche in proposito. Non-
dimeno, più cardi egli discorre come se nulla fosse stato noto circa Tezio-
logia del carbonchio, e propaga pel mondo cose da lungo tempo dimostrate
e compiute, come nuove scoperte. Già il suo primo lavoro, nel quale c^«
— 299 —
càTi dimostrare come i baccilli sono la vera causa della malattia, presentava
questo carattere. Or bene, Branell (dimostrando che il sangue del feto non
era per nulla virulento), Davaine (dimostrando che il sangue dihiito al mi-
ionesimo non perdeva niente della sua potenza), Tiegel e Klebs (annun:
dutdo come il sangue sbarazzato dai batteri colla filtrazione diventava inof-
bairo) avevano abbastanza ciò dimostrato ... È vero potersi objcttare come
fa rendere il sangue carbonchioso, virulento, bisogna che esistano i bac-
dK, ma questa stessa infezione proviene non dall' azione dei microbi , ma
à on veleno speciale che vi rimaneva aderente. In fine e dal punto di vista
jnuico, questa objezione non aveva alcuna importanza ...»
[- Le opinioni come possono essere differenti! Noi pensiamo, e gran parte
!dd mondo con noi, essere questa objezione di capitale importanza, e rim-
ifroverìamo precisamente agli autori citati di operare su di un liquido com-
fieiso, con dei procedimenti complicati che rendono i risultati dubbi. Per
pò noi salutammo con gioja le esperienze mediante colture alla 20^ e alla
||o* generazione, essendo per esse il risultato sbarazzato d'ogni incomoda
fBomplicazione ed apparendo con chiarezza e nitido agli occhi di tutti.
e Qualche tempo dopo sorse la quistione della gallina caibonchiosa.
e supponendo queste prove al sicuro d'ogni rimprovero, non costitui-
o però un'importante conquista per l'eziologia del carbonchio. Ma,
parte, è falso che la temperatura del sangue degli uccelli (42°) dif-
l'accrescimento dei baccilli ; d'altra parte è falso esser gli uccelli in
stato d'immunità di faccia al carbonchio. CEmler e Huber dimostra-
come i passeri si possono facilmente inoculare. Q£mler ebbe positivi
Itati sulle anitre (9 su 28), sui piccioni (15 su 38) e sulle galline
1 su 31) ».
Sembra che Koch non abbia egli stesso replicato queste esperienze sulle
ine , probabilmente a lui non sembrando che la questione fosse di
importanza. Dal punto di vista teorico nondimeno, non è senza inte-
il sapere come l'immunità relativa od assoluta possa tenere ad una
plice quistione di temperatura del sangue. Quanto al punto di vista
imentale, la storia delle discussioni avvenute davanti l'Accademia di Parigi,.
i sembra dover soddisfare i più scettici.
i In questo modo, e senza preoccuparsi dei risultati pubblicati, Pasteur sta-
ViVietioiogia singolare della malattia, l'infezione degli animali pei foraggi. . .
questa dottrina havvi poco di nuovo, e quel poco poggia su degli errori ».
Non insisteremo affatto sulla contraddizione esistente fra queste due frasi
d una di quelle pubblicate più addietro.
' Koch rimprovera in seguito a Pasteur e d'ammettere che la formazione
|Ue spore possa farsi all'interno del cadavere non aperto », ciò che è falso;.
Ripiegare e il carbonchio spontaneo con l'infezione colla bocca, ciò che
conosciuto da molto tempo pei veterinari (Heusinger , MUzbrand Kran-
1), ma è assai raro ». Le esperienze sulle quali si fonda Pasteur per di-
l'inoculazione per la bocca non devono esser state molto nume-t
(111). € Le alterazioni dei gangli linfatici non sono una guida sicura
fff riconoscere l'entrata del veleno ». >
— 300 —
Quest'ultima osservazione è giusta e può avvenire che, anche inoculando
sé stesso il carbonchio, si osservino delle tumefazioni in parti molto lontane.
e Rimane Tobjezione più grave alla teorìa di Pasteur. Tutti i fatti sembrano
<limostrare come nella maggior parte dei casi, il carbonchio spontaneo sia
dovuto ad un'infezione per l'intestino. Questo fatto sembra certo nell'uomo,
e cosi fra i grandi animali domestici.
e Dinanzi dell'esperienza appoggiata da numerose osservazioni degli au-
tori (Haupt, Spinola, Brackmiiller, Heusinger), le osservazioni di Pasteur
fatte su piccol numero d'animali ed apparentemente soltanto sui montoni,
perdono ogni valore.
€ Fin qui le ricerche di Pasteur in nulla avevano fatto avanzare l'ezio-
logia del carbonchio. Tutte le persone competenti si comportavano in ma-
niera riservata. Pasteur stesso, naturalmente il più convinto dell' eccellenza
delle sue idee, sembrava aver compreso l'insufficienza della sua teoria, pcHchè»
già durante l'anno seguente, egli presentavane un miglioramento, dato alla
pubblicità col medesimo rumore che le sedicenti anteriori scoperte. È però
vero che questa volta l'idea era in modo incontestabile proprietà di Pasteur >.
Si tratta della parte che possono avere i lombrtci nel trasporto della
terra contenente le spore carbonchiose. Koch sembra deplorare che questa
teoria abbia trovato e anche in Germania degli ammiratori >. Egli la trova
insostenibile , e qui ne esporremo le ragioni. Si osservi in proposito che
^u questo punto, come su tanti altri, è sempre sul lato minore della quistione
•che il dotto tedesco esercita Ja sua critica.
e Una condizione sine qua non dell'ipotesi di Pasteur è che le spore
-carbonchiose siano sempre affossate profondamente nella terra. Ciò non
e vero.
€ D'altra parte è dubbio, se nel profondo del terreno possa trovarsi la
temperatura necessaria allo sviluppo delle spore. Esperienze da me eseguite
tni dimostrarono couie la formazione delle spore cessi a 15^; a 18° sia
incerta, e fra 20° e 25° ella si compia perfettamente.
€ Orbene , un prospetto e' insegna come il terreno su cui è Berlino , a
^ metri di profondità, non presenti in niun luogo la temperatura necessaria
alla formazione delle spore. Ad un metro di profondità, una sola stazione
tocca i 18° e solamente per un mese, A mezzo metro, una stazione tocca
i 1 8^ in agosto , e tre giungono ad una temperatura di poco superiore in
-settembre . . . Queste cifre sono della più grande importanza non solo per
apprezzare la teoria di Pasteur, ma anche pelle esperienze sull' infossamento
dei cadaveri.
< L'esperienza di Pasteur (nel podere di M. Mannory), oltre il non aver
nessun valore, ha anche un fare d'ingenuità, poiché il terreno non solo
poteva essere infettato dall' orina e dalla saliva, ma anche dal sangue, avendo
fatto l'autopsia dell'animale prima di infossarlo.
e D' altronde , delle esperienze dirette , dimostrarono essere i lombrìci
cattivi propagatori di germi.
e La teoria dunque del significato che hanno i lombrici nell'eziologia
•del carbonchio è un errore, come pure le anteriori scoperte di Pasteur, ed
— 301 —
il risultato generale dello studio dei suoi lavori sul carbonchio può riassu-
mersi cosi: Non es^er noi debitori al medesimo della minima cosa che abbia
arricchito l' eziologia del carbonchio, al contrario, i suoi lavori hanno sparso-
delia confusione in molte quistioni già risolte o sul punto d'esserlo ».
Noi termineremo qui V analisi di . questo lavoro, il quale contiene ancora
una discussione sulle esperienze di Btichner che pretende esser giunto a
trasformare 1* inoffensivo Baciiius subtilis del fieno in Bacillus anthracis, E.
qui si osservi come la discussione di questo fatto, da nessuno fin qui accet-
tato come cosa seria, è sempre cortese.
Ili, — Della setticemia sperimentale^ di G. Gaffky.
L' Autore comprende, con Davaine, col nome di setticemia una malattia
infettiva delle piaghe, trasmissibile, rapidamente mortale, nella quale il sangue
è il trasmettitore del virus. L'intossicazione putrida sarebbe un avvelena*
mento chimico (per le ptomaine ? ), e la piemia sarebbe caratterizzata dalla
metastasi.
Ora qual rapporto esiste fra questa malattia ed il vibrione settico di Pasteur?
Nessuno : la setticemia di Pasteur corrisponde all'edema maligno di Koch,
nel quale il sangue non contiene affatto bastoncini, nel quale si nota
invece dell'infezione una violenta infiammazione e una profonda alterazione
dei tessuti con abbondante formazione di sierosità. Questa malattia non sv
trasmette per una piaga superficiale : bisogna che il vibrione settico penetri*
nel tessuto sotto-cutaneo per trovare un luogo adatto ; abbisogna un inje-
zione con una siringa o una piaga profonda. Gaffky, fino ad un certo punto ^.
contesta la natura amurobia di questi vibrioni, i quali si sviluppano, dice
egli, molto bene nel polmone del sorcio vivente. Però le esperienze sono-
ancora troppo poche per autorizzare una decisione in questo modo.
Circa poi alla nuova malattia di Pasteur, essa dev' essere considerata come
una setticemia, la quale Gaffky giunse a produrre, inoculando ad un co-
niglio una goccia d'acqua d'uno dei più infetti canali di Berlino; ed un'altra
volta inoculando del liquido proveniente da carne putrefatta. Egli studiò^
acctuatamente questa setticemia ; sgraziatamente non si può comprendere
se essa debba esser tenuta o meno identica con quella di Davaine.
Il lavoro che finisce con una discussione della teoria di Noegeli, sembra
aver del merito, ma si presta assai poco all'analisi.
IV. -— La quistiane delP immunità^ di F. Loeffler.
L'alta importanza della questione, dal punto di vista economico- nazionale,,
comandava imperiosamente una critica esperìmentata delle citazioni degli au-
tori francesi (Davaine, Toussaint, Pasteur). Indipendentemente da questo»
interesse» la significazione di queste nuove ricerche dal punto di vista d»
una teoria scientifica della vaccinazione , rendeva desiderabile un serio esame
della quistione fondamentale : Esistano delle malattie da battèri, delle quali
un primo attacco preservi contro una seconda invasioni ?
— 302 —
Si ricordano le esperienze di Pasteur suU' attepuazionc del colera delle galline
<d ì risultati ottenuti. Ecco ciò che a proposito scrive il giovine osservatore :
e Fatti di un* importanza cosi fondamentale debbono esser assicurati da
<iualunque critica ». — Contro ogni critica ragionata, diremo noi, poiché
non mancano esempi, in quest'ultimi anni, di critiche mancanti assolata-
mente della ragion d'esistere, di forma e d'opportunità, e Una quistìone
si presenta anzi tutto : la coltura era dessa pura ? > L'Autore vuol ricono*
scere e che con un esperimentatore come Pasteur* si può esser sicuri ».
€ La possibilità di un'adulterazione comincia colla vaccinazione. L'aria
di un laboratorio, da molti anni dedicato a ricerche su i batteri, è piena di
un' enorme massa di germi. Un germe può posare su 1* ago da vaccino, può
penetrare in una boccia, e ciò può succedere tanto più facilmente quanto
pili di sovente si è obbligati ad esperimenti sulla virulenza delle colture.
€ Pasteur, ciò è vero, ha previsto l'objezione. I microbi del colera delle
galline non crescono per nulla nelle decozioni di lievito, la qual cosa per-
mette fare delle esperienze di riscontro. Ma se i germi introdotti dal caso
non si sviluppano ulteriormente nel liquido nutritivo ?
€ Non resta più che un argomento in favore della purezza della coltura.
€ Le differenti varietà di virulenza attenuata possono conservare quella
loro propria con delle successive vaccinazioni ; se qualche impurità fosse la
causa di questa attenuazione, il rimanente della virulenza rapidamente scom-
parirebbe. Ora, Pasteur non parlando che d'un piccol numero di colture
successive, ciò si può conciliare colla conservazione della virulenza ».
Ecco al certo molte esigenze. Ma l'Autore possiede un mezzo eccellente
per assicurarsi della purezza d'una coltura.
e La sola e certa guarentigia è il continuo esame per mezzo del microscopio ;
ciò che è impossibile colle colture di Pasteur, diventa possibile col proce-
dimento di Koch delle colture sulla gelatina. Gaflky ha osservato nelle sue
colture della setticemia (del coniglio), che dal momento che si osservava
un'azione dubbia, un'attenuazione del virus, si trovava sempre un'adulte-
razione dovuta ad organisnù molto simili, a rapido accrescimento, ma non
patogenici ».
Ecco un'osservazione di Gaffky la quale viene a proposito per convalidare
le deduzioni dell'Autore. Egli sarebbe stato, senza dubbio , più logico se
avesse cominciato col ripetere le esperienze accusate ; ... è quello che si farà
più innanzi.
€ Le ricerche sull'attenuazione del virus coli' ossìgeno dell'aria sono in
via d' esecuzione. Ad ogni prova la purezza della coltura. verrà, saggiata nelle
colture di gelatina ed il risultato sarà pubblicato.
e Non solamente può essere attaccata la purezza della coltura, ma ancora
la prova dell' attenuazione, della virulenza. Bisogna fare molte prove se-
guendo i processi di Pasteur. Siccome si corre il pericolo tutte le fiate di
perderci un certo numero di galline, le perdite su un gran numero delle
medesime sarebbero assai sensibili. Questo esempio dimostra, senza anno-
verare ben d' altre riserve, come la scoperta di Pasteur sarebbe appena uti**
4izzabile in pratica (III).
— 303 —
e Pasteur parla d'esperimenti su 20, 40, 80 animali ... La lettura però
i questo passo (26 agosto 1880) dimostra non trattarsi qui di risultati di.
i esperimenti, bensì della descrizione d' una grandiosa esperienza, come
thbe farsi secondo il suo modo di vedere. Ma per un giudizio objettivo
tratta, non di ciò che può essere, ma di quello che è ! . . . se Pasteur
fatto la grandiosa esperienza colle 80 galline, come l'aveva conce-
e se i risultati fossero stati identici a quelli descritti, egli ci avrebbe
Ito una testimonianza irrefragabile dell' attenuazione della virulenza, e della
recidività del colera delle galline. La cosa non essendo cosi, la porta
linusta aj)erta al dubbio >.
Dopo aver cercato più lontano una insignificante contesa a proposito delle
vaccinate e il cui numero probabilmente si componeva di quelle
itenti al virus », l'Autore critica il modo dì vedere di Pasteur a pro-
ito della teoria generale della vaccinazione. Si sa che il dotto francese
emessa Y ipotesi che raramente si arriva al maximum di preservazione ,
quasi sempre per ripetute vaccinazioni.
€ Nel vajuolo, una vaccinazione ripetuta allo scopo di poter giungere al
imum di preservazione, rimarrà senza alcun* frutto... sarebbe cosa
ta concludere dai fatti rivelati dal colera delle galline ad una azione
tra il vaccino ed il vajuolo, e ciò tanto più ignorando se il vajuolo
una malattia da batteri >.
Fissiamo nondimeno all' attenuazione del virus carbonchioso :
e Studiando attentamente il lavoro di Pasteur, non possiamo difenderci
'impressione d' aver dinanzi non uno studio sperimentale, ma una sem-
dissertazione teorica. Ogni passo isolato con tanta facilità e si compia-
te all' intiero lavoro si adatta che sembra da tutto questo avere Pasteur con
sol colpo risolto il gran problema della profilassi delle malattie infettive >.
La famosa esperienza di Pouilly-le-Fort, e il cui risultato fu sorprendente^ >
accolta nondimeno con riserva, e ciò non senza ragione:
< Effettivamente, la base della scoperta di Pasteur si è il Bacillus au"
ms non produrre più spore a 42-43® nel brodo neutro di pollo. Ora,
h dimostrò ch'egli produceva ancora spore assai vigorose a 43°, alla
ione di coltivarle a piatto, invece di coltivarle nel profondo delle
e. >
A che servono queste cavillosità di minuti particolari? Prendete l'espe-.
za quale venne istituita, ripetetela se vi è dato, e giudicate secondo i
tati ottenuti.
L'Autore dedica in seguito qualche spiegazione agli esperimenti di Tous-
int i quali egli dice e non sembrano destinati ad inspirare confidenza ri-
|Btfdo ai risultati da lui ottenuti >. Nondimeno, cosa curiosa, le esperienze
Ramerò stimate degne d'esser ripetute colla maggior cura.
. < È inutile affaticare il lettore colla continua ripetizione dei fatti mede-
uni. Basta notarne i risultati : col procedimento di Toussaint nel topo»
■eUa cavia, nel coniglio, è stato impossibile produrre un'immunità contro
fl carbonchio, risultato che non era per nulla in disaccordo colle esperienze
(rdiminari e colle idee teoriche.
— 304 —
< Semmert e Krajewsky avevano confermati i risultati di Toussaint ec
esteso la possibilità dell'immunità artificiale alla setticemia.
€ Le esperienze citate, alle quali se ne potrebbero aggiunger altre, tutt(
dimostrano che è cosa impossibile produrre un'immunità per la setticemi:
nel coniglio col processo di Toussaint. Ci è cosa impossibile il poter spie
gare i risultati divergenti ottenuti dai suddetti autori. Potrà darsi eh' ess
abbiano eseguite le loro esperienze con un' altra specie di batteri della set
ticemia. »
L'Autore considera le esperienze di Toussaint come tanto importanti, com(
accolte con tanto interesse ch'egli credette dover ripeterle per la malattìa
a cui Koch e Gaffky diedero il nome di edema maligno, e per l'altra ma
lattia che Koch chiamò setticemia del topo, il cui microbo è d'una sotti-
gliezza straordinaria. Or bene 1 i risultati furono sempre i medesimi. . . >
che si scaldi a 55° o che vi si aggiunga i ^/^ d'acido fenico, il quadre
patologico non ne risentirà alcuna influenza. >
e II processo di Pasteur, in egual modo che quello di Toussaint, poggi:
sulla supposizione che un primo attacco di carbonchio, anche di forma be
nigna, conferisce un'immunità contro un nuovo attacco. Questa ipotesi hi
una base certa, o si possono aver^dei dubbi a suo riguardo? >
Ciò non è per nulla una gratuita ipotesi e l'Autore medesimo discorr*
delle esperienze di Chauveau e Pasteur le quali sono qualificate (ancor
una volta 1 1) come p0co numerose. Ma può loro opporre un grande numer<
d'altre osservazioni sparse nella letteratura, tutte assai poco in favore dell
non recidività del carbonchio, specialmente i fatti osservati da Amler (Koeslin
pubblicati néiV Archw fUr Wissenschaft und prakt. Thierheilk,^ 1876. Que
sto autore, die' egli, vide lui stesso tre pastori due volte attaccati da fu
roncoli carbonchiosi {Ritmi iTBygièné).
Norme per rallattamento e l'allevamenta dei bambini. — A Bnxssell
quando si registra un neonato si dà un piccolo stampato colle seguen
norme \vti l'allevamento del bambino.
i.^ Pel primo anno il solo cibo conveniente è il latte della propri
madre se sana, o quello di una nutrice sana. — Si deve dar il latte ogi
due ore, più di rado di notte.
2.^ Quando non è possibile dare latte di donna, il miglior succedaneo
il latte di vacca o di capra tiepido allungato da principio colla metà <
acqua leggermente zuccherina, e dopo qualche settimana solo per un quart
(Oggi per altro vi ha il processo di Frankland pel latte di donna artifìcial
tratto dal latte vaccino buono, a costo poco superiore a quello del latte
processo per altro non molto noto, ma che un chimico a cui son note 1
composizioni del buon latte vaccino e di donna può subito suggerire. I
Inghilierra ciò si fa dall'Aylesbury Dairy Company, spede di Latteria Lodi
barda di Londra).
3.^ Per l'allattamento artificiale si adoprino vasi di vetro o terraglia
non di metallo, puliti e risciacquati ogni volta.
— 305 —
4-^ Non fidarsi di nessun sostituto al latte per quanto vantato in com-
rcio, tenuto conto dell'avvertimento fatto al n.** 2.
5.'^ L'allattamento artificiale aumenta la probabilità di malattie e di
xte.
6.* È pericoloso sempre dare al bambino, nei primi due mesi di vita,
X) solido qualunque (pane, dolci, carne, vegetali, frutti, ecc.).
7.^ Solo dopo i 6, 7 mesi, se il latte materno o della nutrice non è
ffidente, si possono dare brodi, latte vaccino fresco. Ad un anno si pos-
to dare brodi e pappe con pane, latte, farine. Non si dovrebbe slattare
bambino finché non abbia 1 2 denti e ciò solo in caso sia sano (Un anno
buona salute è un'epoca giusta, massime se il bambino è avvezzo a nu-
Bone mista).
8.^ II bambino deve essere lavato e vestito alla mattina prima di esser
bttato e cibato. L'acqua sia moderata sulla temperatura ambiente (tepida),
nr bene il corpo massime i genitali e le pieghe degli inguini, delle na-
he, delle ascelle; e il capo deve esser pulito da ogni crosta che vi si
^ Se si usa la fascia addominale la si continui un mese almeno.
' 9.* L'abbigliamento d*un bambino deve esser tale da permettere 1 moti
^ arti, e non comprimere il corpo in nessuna parte (Quindi non fascie,
cuscini, ma lunghe vesti con maniche lunghe e secondo la stagione ; e
le.dejezioni il pannolino triangolare alla Mayor i cui capi si assicurano
spillo speciale ad hoc sul davanti. Il cambiamento degli abiti riesce
pronto; basta rialzar le vesti per cangiarlo quando sieno bagnate
he. D'inverno si può avvolgere il bambino al di sopra delle vesti,
scialle, e il braccio e il seno della madre o della nutrice sono il mi-
cuscino).
IO.** Le vesti saranno adatte alla stagione e al tempo, ponendo cura
i Kbivare i rapidi cangiamenti di temperatura, prediligendo però le stanze
|i ventilate.
i II.** Il bambino non dovrebbe esser portato all'aria aperta prima di
! giorni dalla nascita ed anche allora solamente a tempo mite (È quindi
l^iTore, igienicamente parlando, il battesimo impartito al neonato nei
pfei giorni).
12.* n bambino non deve tenersi a dormire nello stesso letto colla
kbe o colla natrice.
13.** Non bisogna aver fretta di far camminare il bambino, lasciando
che si trascini in terra, sul pavimento, e si avvezzi a rialzarsi attac-
i agli oggetti.
14.* Nessun' indisposizione anche leggiera se persiste , come colica ,
, diarrea, tosse, ecc. , deve esser trascurata, ma bisogna richieder
o il consiglio medico.
15.' In caso di gravidanza della madre o della nutrice si deve slat-
pt il bambino, o darlo ad altra nutrice, o all'allattamento artificiale (Per
pò anche qui devesi osservare che la gravidanza talora disturba la se-
[ 20
— 3o6 —
erezione lattea dandole qualità nocive, d*onde vomito, diarrea, colica: ii'
altri casi non nuoce ; ma se la donna non è robusta, e di buona salute #
ben nutrita non è generalmente in condizione di supplire a due).
1 6.^11 bambino deve esser vaccinato prima del 5^ mese. Impedir àDi
gravide e alle nutrici il lavoro delle fabbriche (yàcforùsj {Brit. MedkA
Journal^ gennajo 21-82).
Dott. Paolo Galli.
Nota. Le nutrici sane, ben nutrite, forti hanno il latte in cui il rapporto tra la
e potassa è di i a 2^ e quello fra cloro e acido fosforico da i ad i ed anche 2 ; le
cili e mal nutrite danno le proporzioni come i a 4 quindi la potassa e l'acido fbsfo
in eccesso. Nella nutrizione saranno da preferirsi le uova che hanno un giusto ra]
fra soda e potassa, cloro e acido fosforico. Il rammollimento delle ossa (deficienza di
calcari) viene da deficienza d'acido cloridrico libero solvente dei sali calcari per l'oso
nutrizione (difetto di sale comune nel cibo). Il catarro intestinale dei bambini favorìsoe.
rachitide quindi non bisogna trascurarlo mai; alimentazione minerale di sali calcarei,
ruro sodico più che il ferro nei bambini rachitici. Non fonarli a camminare presto;
troppo a lungo.
PARTE TERZA.
VARIETÀ ED ANNUNZI.
Epidamia di febl>re tifoide ooxueoutiva a dei layori in un cimitero da poco ab-
h&Ao&atO. — Saint ^alou è un piccolo comune nel cantone di Saint-Meen (Francia).
mcxzo al borgo si trova la chiesa, e attorno a questa un cimitero di forma rettango-
Venti o yenticinque case costituiscono l'agglomerazione popolata attorno a questo
«entro; nia dal lato ovest esse ne sono alquanto distaccate da un'ampia strada, mentre
li nord e al sud vi sono quasi a ridosso. Il cimitero era ormai fuori d'uso, ma aveva ri-
enuto dei cadaveri ancora nel gennajo 1877. Sulla fine dell'ottobre x88o fu deciso di al-
libare le stradelle laterali del cimitero, al nord e al sud, approfittando del terreno del
Medesimo : ciò esigette un considerevole movimento di terra e la scopertura delle tombe
pia recenti. Ora, durante i lavori, i venti dominanti di sud-ovest spingevano le emana-
doni verso le case situate all'est del borgo, e le acque piovane vi portavano non pochi
detriti. Non era a temersi che l' improvvida determinazione avesse a recare i più funesti
effetti ? £ cosi fu. Mentre fin là la salute generale della popolazione potevasi dire perfetta,
ecco, dopo un pajo di mesi che i lavori erano incominciati, manifestarsi un primo caso
di tifoide nella propria casa confinante dal lato est col cimitero ; e fu mortale. Nella stessa
osa due altri individui caddero ammalati di tifoide , ma guarirono. Poi venne il turno
delle case vicine, le quali, visitate una dopo l'altra dal morbo, diedero complessivamente
in tre mesi 28 casi di malattia con 5 morti. — (j^ournal ttHyg, x88i n. 251),
Un'epidemia di febbre tifoide all'Havre. — Alla sezione di medicina pubblica del
Congresso intemazionale, tenuto l'anno scorso a Londra, il dott. Gibert sottopose lo studio
I delle cause di una intensa epidemia di tifoide scoppiata all'Havre , la quale mietè circa
200 vittime dal settembre 1880 alla primavera 1881. Mancavano le cause comuni: le
case erano tutte isolate, l'acqua potabile eccellente, il latte fornito da latterie diverse e
proveniente dalla campagna dove nessun caso di tifoide era stato indicato , le materie
escrementizie raccolte in botti mobili. Bisognava dunque cercar altrove, e Gibert trovò la
causa nelle speciali condizioni del suolo dell' Havre. Questa città si può dire costruita
sopra un deposito argilloso poco permeabile e poco assorbente ; nella parte alta vi esiste
un buon numero di scaricatori d'ogni genere d'immondizie, e finché le acque di pioggia
trovavano un libero deflusso al mare , quelle materie organiche venivano trascinate via ,
e non cagionavano che qua e là qualche caso di tifoide. Ma in questi ultimi anni ven-
nero costrutti degli acquedotti di fognatura, specialmente nelle parti inferiori della città;
e questi non tardarono a formare ostacoli alle acque provenienti dal sottosuolo della
città alta , in modo che il terreno potò impregnarsi di materie organiche, e grazie ad un
— 3o8 —
autunno e ad un inverno eccezionalmente piovosi trovasi continuamente umido. ]
qui r esplosione di un' epidemia di febbre tifoide nel quartiere riputato il più sano del
città. Arrogi che il 13 gennajo i88x una buona nevicata mise termine all'epidemia, t
restando la propagazione delle invasioni infettive del suolo. — (^Revue (Tlfyg,),
Un'epidemia tifica prodotta da aria infetta. ~ in una caserma di Tubinga scopp
un'epidemia di tifo che si limitò esclusivamente agli abitanti di una metà di essa. Seconc
• Schmiedt l'epidemia avrebbe avuto origine dall'aria del terreno carica di germi tifici: d*
sottosuolo di quella parte di caserma eravi un deposito melmoso, il quale nell' estate ascingc
L'aria esalante, e quindi i germi, vennero naturalmente aspirati dall'ambiente casalingo
dalle canne dei camini , e portati nelle camerate. L'Autore fa osservare che la tifoid
procedeva in coincidenza col vento di ponente, e cessava con quello di levante. Esdod
che l'acqua da bere potesse avervi la minima parte. — (Ctntralbl, fur med. ÌViss. 25. 188 r
Sulla conservazione dei Cadaveri mediante il disseccamento artificiale. — Che cos
devesi fame dei cadaveri perchè non riescano di nocumento ai vivi? Ecco un vitalissim*
quesito posto avanti dagli igienisti, e per alcuni già risolto colla Cremazione. Ma non pu
negarsi che la distruzione istantanea di una persona amata possa repugnare a gran ni
mero di gente, che preferirebbe qualche altro mezzo meno violento. Alla pietiificazioo
del Gorini, dobbiamo ora aggiungere l' essiccamento artificiale dell' Albini , il quale tenl
di contrapporlo in Napoli alla Cremazione. Trattasi di far perdere al cadavere la proprie!
di cadere in putrefazione col sottrargli l'acqua che contiene. Da una nota letta alla R. A*
cademia di scienze fisiche e matematiche di Napoli togliamo le seguenti notizie.
I professori Albini e Grassi sono riusciti |i costrurre un apparecchio, nel quale si pt
esporre un cadavere ad una temperatura tale che ne impedisca o ne rallenti la putref
zione, utilizzando il calore per espellerne nel più breve tempo quella quantità d'acqua d
rappresenta appunto la prima condizione favorevole all'imputridimento. Il corpo vi è s
speso od inmierso nell'aria che lo lambisce con una velocità media di metri 1-5 al
quale corrispondeva (nelle esperienze eseguite su conigli) il passaggio di 20 m. e. d'ar
all'ora, capace di asportare nello stesso tempo mezzo* chilogrammo d'acqua. La tempen
tura che finora apparve più conveniente fu di 65-80^ all'entrata, e di 55~70^ all'uscii
n carbone fossile e vegetale, il petrolio, lo spirito di vino non fecero buona prova con
combustibili o per la difBcoltà di mantenere costante la temperatura o per la copia •
fuliggine che producevano. Si dovette ricorrere al gaz d'illuminazione come il solo col qua
si potesse mantenere una coriente d'aria calda che non andasse soggetta a brusche osci
lazioni di temperatura e di velocità.
Qualunque corpo o viscere esposto nel detto apparecchio, una volta che abbia acqn
stata o quasi la temperatura dell'aria che lo lambisce (ciò che avviene in 2-3 ore circa
non dà più alcun odore putrido, e invece va diventando sempre più vizzo, rigido e bnin
Dal punto di vista dell'economia del combustibile, importa sapere che quel corpo non 1
d'uopo di perdere proprio tutta l'acqua nell'apparecchio per poter essere sottratto al pei
colo di putrefazione. Se viene tolto dall'apparecchio quando abbia perduto il 30-40 ^/^ 1
acqua e lo si espone in un luogo dove l'aria non è né umida né stagnante, esso coi
tinua ad essiccare, diminuendo giornalmente di peso. Occorre naturalmente un tempo più
meno lungo, ma alla fine, senza mai aversi il benché menomo segno di putrefazione,
peso raggiunge un minimum: a questo punto il preparato diventa un igrometro, poìcl
nei giorni umidi segna un aumento, nei giorni secchi una diminuzione di peso. L'Albi
— 309 —
pferisce le sue sette esperienze, che ebbero luogo tutte sopra corpi piccoli, e specialmente
l«i conigli. Nella prima l'operazione fu prolungata a sette giorni: il coniglio pesava
pMmjDÌ 1 1 70, e in fine dell'operazione aveva perduto complessivamente il 69 ^/^ del proprio
foo (e cioè gr. 803): i visceri avevano perduto rispettivamente I'Si^/q. Le altre espe-
nesze si fecero durare solo 2-3 giorni, poi il residuo veniva sospeso in luogo ventilato ed
sdutto; un coniglio di gr. 14 15 lasciato nell'apparecchio per 24 ore si ridusse al peso di
,p- 799« ^ esposto poi all'aria per circa un mese perdette gradatamente altri gr. 135; la per-
^4ha totale fa dunque di oltre il 65^/^. Il residuo cosi mummificato brucia assai facilmente.
Da queste poche esperienze alla vastissima applicazione che è nella mente del profes-
Albini ci corre , e di molto : quale ci si appresenta attualmente, l'essiccamento non è
il mezzo più pratico di trasformazione della materia: quando i cadaveri li avremo
cosa ne faremo? li seppelliremo? creeremo dei musei di famiglia? Ad ogni modo
^Kstione dello spazio occupato dalle salme non verrà certo con questo sistema risoluta.
Gazzetta di Medicina pubblica),
L'induitrla dol latte. — il Consiglio direttivo della Latteria Sociale di Cison ha
to di aprire una latteria succursale sulla montagna di Sant'Ubaldo (appartenente
Comune) a più che 700 metri sul livello del mare ; una latteria estiva che stia aperta
nuggio ad ottobre quando quella di Cison rimane chiusa, parte per la temperatura
k, e parte perchè quasi tutte le vacche si portano appunto nelle montagne ai pa-
estivi. In tal modo l'esercizio sarà continuo. Questa latteria estiva, che è una novità
Veneto, sarà a sistema svedese , conducendovi nel fabbricato apposito un'acqua fred-
mediante un acquedotto di circa 700 metri.
L'inchiesta Sttirigie&e rurale. — L'inchiesta sulle condizioni dei contadini si sta
tendo attivamente nell'agro romano dal dott. Bertani.
Con ripetute gite in tutte le direzioni, visitando le masserie e interrogando ogni ordine
persone, si raccolgono giornalmente dati numerosi e interessanti, ma pur troppo dolo*
[wi, in quanto attestano la completa incuria delle autorità governative, provinciali e co-
li nella tutela di quanto riguarda la salute dei contadini , e nel richiamare i ricchi
[inprìetar! dei latifondi al loro stretto dovere di provvedere le loro tenute di abitazioni
[éeocnti per i poveri lavoratori. A 4 o 5 miglia da Roma si trovano i contadini della
dei guitti^ ossia dei lavoranti a giornata , ma che risiedono per mesi e mesi sulla
tenuta, i quali abitano stipati a diecine, uomini, donne e bambini tutti alla rinfusa
[■ grotte scavate nel tufo , o in misere capanne di paglia, o in locali terreni umidi e
Iti di luce e d'aria. E si tratta di latifondi posseduti dai principi romani, da Opere
|l^ e fino a pochi anni fa da Capitoli di chiese e da monasteri.
Ftemio BonaCOSSa di lire 600. — Tema : Quale scopo devono avere i pubblici Manicomi
i popoli civili e quali uffizi possano competere ai Medici nella direzione di essi.
Indicare i differenti fini dei Manicomi ; far conoscere le condizioni materiali e morali
[41 qaelli d'Italia, estendendo, se vuoisi, tali notizie ad Istituti di paesi stranieri , locchè
parità di merito per gli altri riguardi , contribuirà a rendere maggiormente pregevoli
f|li scritti concorrenti.
i.^ I lavori manoscritti, o stampati, dovranno essere presentati all'Accademia con
Itto il 31 dicembre 1884.
3.^ Saranno dettati in lingua italiana, latina, o francese e rimarranno proprietà
ddl'Accademia, data facoltà agli autori dei manoscritti di fame prendere copia a loro spese.
— 3IO —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI MARZO 1882.
Il mese di marzo suole essere per le nostre contrade assai spesso molto burrascoso , e
non di rado esso rimane il più sconvolto dell'anno meteorologico. Neiranno corrente in-
vece le forti burrasche si sono tenute da noi lontane ; ed invece una serie di onde de*
presse, relativamente poco intense, senza conturbar di troppo l'atmosfera, hanno apportato
pioggie salutari alle campagne, nevi nelle regioni più elevate, ed hanno in diversi luogiii»
specialmente dell'alta Italia, accelerato i temporali , che sogliono andar congiunti a tzk^
condizioni atmosferiche, e che hanno cominciato sino dai primi giorni del mese,
però riescire di danno all'agricoltura in quasi nessun paese. La temperatura, del pari chi
lo stato del cielo, fu variabile ; l'umidità scarsa anzi che no ; le pioggie ed i venti mod<
rati ; per modo che le condizioni agricole del nostro paese ne ebbero ad avvantaggiar
non poco ; con timore però, non infondato , che l'attuale benefìzio non abbia in s^uii
ad essere scemato, od anche intieramente distrutto dal sopravvenire di sinistra stagione
d'abbassamento di temperatura.
Prima Decade.
Il mese di marzo cominciò con una serie di giornate cattive, le quali nell'alta Italia per-
durarono sino al 4 ; nella media e bassa dal 4 al 6 , ed ancora nel 7 nel solo mezzo<U.^i-^
Codesti cattivi tempi furono effetto del rapido alternarsi, sia nelle nostre contrade, comc^^'
in tutta Europa , massime dell'Occidente, di alte e basse pressioni. Queste ultime , prò — '
venienti dalle regioni oceaniche del Continente, si fissarono dall' i al 3 al Nord -ovest deU^^
Penisola, cagionando nel 3 un centro secondario sull'alta Italia , nel bacino del Po , ch^?
nel 4 si propagava sulla Francia, in quella che un nuovo e più leggiero se ne fermava nel
5 nei paraggi della Sardegna, il quale, dopo avere attraversato nel 6*7 la Sicilia, si alien —
tana al Sud il giorno appresso 8.
Fino dal primo giorno del mese, i temporali erano cominciati in Francia, e le pioggie
in Italia, dove quelli scoppiarono in sul cadere del giorno appresso 2, arrecando grandine
in molti luoghi del Nord, che cadde copiosissima in qualche rara località della Lìgnrìa..
Sulle Alpi e sull'Appennino settentrionale la meteora si converti in neve ; ed il Tirreno
addivenne agitato per lo imperversar dei venti, i quali si fecero sentire con impeto nel
Golfo della Spezia.
Mentre, come è stato detto, i cattivi tempi si avanzavano al Sud, forti ondate di alte
pressioni s'innoltravano sino al 5 dall'Ovest del Continente, le quali, aumentando di ener-
già, ed avanzandosi man mano nei giorni appresso verso Ovest, il 9-10 coprivano tuttala
Francia, la Svizzera, l'Italia e parte della Spagna.
Fu per ciò che la buona stagione, incominciata il 5 nel Nord, si propagò poco a poco
verso il mezzo ed il Sud della Penisola, e gli ultimi tre giorni della decade trascorsero
belli dovunque.
— 3" —
La temperatura bassa, anzi che no, nella prima metà della decade, dopo aver toccato
il minimo suo valore verso il 6, si rialzò nella seconda metà e raggiunse il massimo nel
IO. n termometro discese sotto zero in molti luoghi, specialmente dell'alta Italia.
11^ campagne non ebbero punto a soffrire finora.
Seconda Decade.
I^ stato meteorico degli ultimi giorni della decade precedente continuò ancora per
(filasi tutta la seconda decade, cosi sino al 18-19. La pressione atmosferica si mantiene
costantemente intorno a 775 mm. sull'Europa occidentale, mentre le più basse pressioni rì-
mamgono al Nord, sulla Scandinavia, ed al Nord-est sulle pianure russe. Sull'Italia le più
alte pressioni si trovano al Nord-ovest od al Nord, le più basse al Sud-est od al Sud.
Continua quindi lo stesso flusso delle regioni di ponente verso levante ; le giornate
sono sempre calme e serene, e la temperatura si mantiene relativamente elevata. Tra noi
casa tocca il minimo valore tra il 14 e 15, quando cioè la differenza tra le alte pressioni
<lel Nord e le basse del Sud diviene massima ; ed in seguito , rialzandosi sempre, arriva
al massimo decadico tra il 18 e ig, allorché la suddetta differenza scomparisce e le pres-
sioni si livellano su tutta Italia. In moltissime stazioni il termometro sali sopra i 20 gradi,
arrivando in alcune dell'alta Italia sin' oltre a 25 gradL Temperature inferiori a zero non
si ebbero che nei luoghi alpini più elevati.
Solamente al 18 comincia a modificarsi lo stato barometrico sul Continente. Una de-
pressione arriva sull'Arcipelago britannico ; e nei due giorni appresso , 19 e 20 , si pro-
tende su tutta Europa, sino a Costantinopoli e ad Odessa. Il cielo perciò si annuvola tra
noi il 19, ed il 20 cade qualche pioggia qua e la, specialmente nella me^ia ed alta Italia,
dove si hanno temporali al pomeriggio.
Gli interessi agricoli non possono proceder meglio nel nostro paese ; in alcuni luoghi
Pttò si desidera pioggia, specialmente per le vigne e pei idrati.
Terza Decade.
n cangiamento di stagione incominciato negli ultimi giorni della decade precedente,
continuò nella terza, addivenendo ancor più intenso.
Mentre le pressioni crescono al Nord-ovest del Continente, forti ondate di depressione
attraversano la Penisola in questa decade. La prima arriva dal Nord, e, procedendo verso
^t, nel 22 ha suo centro in Piemonte, il 23 sul Veneto, il 24 sull' Italia di mezzo ; essa
estende eziandio il suo influsso sul Tirreno , sino al monte di Sicilia ed all'Africa, dove
nniane nel 23 e 24. Un'altra larga ondata entra pei Paesi Bassi nel 25-26, arriva al
Nord d'Italia il 27, nei giorni appresso si propaga dapertutto, favorita dalle altre che
sopraggtungono in Sicilia il 28 e 29, rimanendovi sino al terminar del mese.
Pioggie, nevi e temporali accompagnano il progredire di codeste correnti atmosferiche,
*ìq' oltre le Alpi, nella Francia, nella Svizzera, nella Baviera, nell'Austria e nell'Ungheria,
come in Italia, specialmente nel 23-25 e nel 27-28.
n forte disUvello barometrico prodotto tra le alte pressioni di Ovest e le basse del mezzo
di Europa, eccitarono nei giorni anzidetti poderose correnti di tramontana, le quali fecero
abbassare dovunque la temperatura. Nelle nostre contrade la media termica di questa de-
^e riesci di circa 3 gradi inferiore a quella della decade precedente; e due periodi di
— 312
freddo, piuttosto notevole, si ebbero nel 23 e nel 28. Sebbene il primo di questi perì
sia stato più intenso del secondo, ed abbia arrecato il minimo decadico di temperai
in molti luoghi; tuttavia pare che alle campagne sia stato più dannoso il secondo,
causa delle brine avvenute in molte regioni, specialmente nelle pianure del Piemonte,
Veneto e dell'Emilia, nonché in Valtellina.
In generale però le campagne non riportarono grave nocumento da codeste brinate,
per lo stato tuttavia arretrato della vegetazione, come, e più ancora, per la grande 2
chezza dell'aria, cagionata dai venti settentrionali, la quale impedi le copiose precipitazi
di vapore, che saturando l'aria sino a vari metri sul suolo, producono col rafifreddame
le brine anche sulla più alta vegetazione. Tolti quindi alcuni pochi danni alle gen
delle viti ed a qualche altro prodotto, la campagna procede sempre bene, e se non :
raggiungeranno altre intemperie, l'aspetto è tale che fa sperare ottimo raccolto.
Temperature estreme notate in Italia nel marzo 1882.
Temperatura
Temperatura |
Città
CittA.
Massima
Minima
Massima
Minima
Udine
24^0
o»,o
Livorno ....
23°. 7
60.O
Belluno
23°. 3
o».l
Firenze
23**. 7
4^8
Venezia . . . ,
2I<*. I
3°. 4
Perugia. ....
20<». 3
3^4
Brescia
23^.0
i°.8
Roma
22**. 0
5^2
Bergamo. • . .
2I^O
o'>-.4
1
Aquila . • • . .
2I<*.2
o^o
Milano.. ... .
22^4
2^6
Foggia
24«.2
4^1
Novara
20*^.5
i°.6
Caserta
22°. 6
3^6
Torino
21O.O
1^.3
Napoli
21O.9
5^3
Alessandria. .
21°. 6
2^2
Salerno
23^.0
6^o
Genova. . . , ,
23^. 7
5^7
Potenza . . , ,
20°. 3
o«.o
Piacenza. . . .
21°. 8
2O.0
Cosenza ....
22<>.4
5^o
Modena ....
22°. 9
3°. 2
Catanzaro. . .
18°. 9
4^8
Bologna ....
21O.6
2^.5
Palermo ....
28^8
4^5
Urbino
19°. 9
2<*. 7
Siracusa ....
2X<>.5
7^9
Ancona. ....
X80.2
6°. 3
Cagliari ....
20^I
4^7
Dair Osservatorio di Moncalieri^ ig aprile 1882,
Padre F. Denza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
Relazione sul premio d'istituzione Bitter per chi nel biennio 1880-81
contribuì utilmente con pubblicazioni, con invenzioni, con istituzioni
al progresso degli studi dell'Igiene e delle sue applicazioni sociali.
La Commissione nominata dalla Società Italiana d'Igiene per esaminare i ti-
toli dei concorrenti al premio Ritter, ha trovato poche difficoltà a compiere il
SQO incarico. Non solo il numero dei concorrenti fu scarso, poiché si limitò a tre,
appena ; ma la superiorità scientifica dell' uno di essi sugli altri due fu tale da
togliere a questo concorso il carattere di un vero giudizio di comparazione.
D dott. V. Allara (di Torino) ha mandato al concorso una sua nota sul
Brcìuoceie linfatico f di carattere piuttosto clinico che igienico; e però, anche
non riguardando quale ne sia il valore scientifico, non può la Commissione
urne giudizio.
Più numerosi sono i titoli coi quali il dott. L. Ripa (di Seregno) si pre-
senta al concorso. U Ripa è un laborioso medico-condotto, il quale da qualche
anno pubblica di propria iniziativa e a sue spese un giornaletto popolare
inteso alla propagazione delle norme di igiene. Nello stesso tempo egli
propugna sul proprio e sugli altri periodici alcune delle più comuni riforme
economico-sociali, e si può asserire che la sua opera è un vero apostolato
a favore dell'igiene e della medicina pubblica.
Ma le opinioni del dott. Ripa non sono sempre in accordo collo stato
attuale della scienza: le pubblicazioni che egli ci ha mandato, mancano di
reale importanza scientifica, né si può sperare perciò che giovino veramente
in pratica ai progressi dell' igiene qual' essa é intesa oggigiorno. NuUameno
la Commissione deve riconoscere che in questi suoi scritti, il dott. Ripa è
mosso da scopi cosi nobili ed elevati, che sarebbe da augiu^arsi che la col-
tura scientifica corrispondesse in lui all'attività ed allo zelo.
— 314 —
Di gran lunga superiori ai titoli precedenti si presentavano alla Commis-
sione quelli del prof. cav. G. Sormani (di Pavia). Il prof. Sormani è co-
nosciuto oramai dalla maggior parte degli studiosi ; ma più specialmente da
tutti i cultori dell* igiene, per le sue interessanti ricerche di statistica demo-
grafica, di geografìa medica e di medicina militare.
Nei primi suoi scritti che egli potè compiere in mezzo alle mille occupa-
zioni di medico di reggimento, egli studiò fra i primi le leggi della fecon-
dità e della mortalità in Italia. Vennero poi i suoi studi del tutto nuovi
sulla mortalità dell'esercito italiano; sulla statistica delle morti in Roma;
infine il suo trattato di Geografia nosologica dell' Italia premiato anche dal
R. Istituto Lombardo. In tutte queste opere il Sormani ha dimostrato un'ampia
coltiu-a medica ed una profonda conoscenza della demografìa, dimodoché il
suo nome può degnamente rappresentare l'Italia, accanto a quelli dei più
noti scrittori di geografia medica. Ma le ricerche statistiche dell'egregio
professore di Pavia non hanno contribuito solo ad illuminare molti problemi
dell'igiene militare, della tnedicina pubblica e della geografia medica; esse
costituiscono altresì un valido elemento per future ricerche sull'etnologia ed
antropologia italiana, e la Commissione è lieta di poter ricordare ad elogio
del Sormani, che appunto su studi di uguale natura e compiuti con lo stessa
indirizzo si è fondata gran parte dell'etnologia francese.
Oltre poi ai lavori di statistica medica, il Sormani ha presentato al con-
corso altre pregievoli memorie di indole più strettamente igienica; fra cui uno
studio completo sulle acque potabili fatto in collaborazione col dott. Mauri, il
quale, se non contiene molte ricerche originali, è però una esatta e dotta espo-
sizione dell' importante argomento. Dobbiamo aggiungere che il Sormani ha
avuto molta parte nelle ultime riunioni di igienisti in Italia : la sua relazione
sulle misure profilattiche per i contagi sifilitici, se può contenere idee non
condivise da qualcuno di noi, ha mostrato però nell'autore una vasta coltura
generale e speciale ed ha aperto l'adito ad una seria e profittevole discussione.
Dopo ciò il giudizio della Commissione non può apparir dubbio ad alcuno:
noi pensiamo che fra i tre concorrenti, debba il premio di lire 250 e la
Medaglia d'Argento assegnarsi al professore Giuseppe Sormani di Pavia.
Non possiamo però concludere senza esprimere il voto che simili con-
corsi vengano in avvenire aperti sopra un tema determinato, sia allo scopo
di rendere più equo il confronto fra i vari concorrenti, sia per portare alla
scienza il vantaggio di nuovi e non editi lavori.
La Commissione
L. Paguani — C. Bozzolo — E. Morselu, Relatore
— 315 —
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PARTE PRIMA.
MEMORIE ORIGINALI.
TOPOGRAFIA
E STATISTICA MEDICA DEL COMUNE DI RAPOLANO
del Dott. Vittorio Rovini
(Continuazione)
PARTE SECONDA
CAPITOLO I.
Fabbricati, luce, calore , ventilazione artificiale.
*er la descrizione dei fabbpcati ìd generale, messi in relazione special-
ite colle loro condizioni igieniche, credo opportuno dividerli in due grandi
oni, cioè : in quelli abitati dagli operai giornalieri che sono situati per
Qaggior parte nei centri, e in quelli dei coloni propriamente detti,
^dinarìamente i primi sono formati di piccoli quarderini al piano, ter-
), più raramente agli altri piani, composti per la maggior parte di due
se poste di fila, spesso ancora colla camera sovrastante alla cucina, ed
quale si accede per mezzo di una scala di legno che immette in una
•la escavata nel palco. Sudice ed affumica^ ne sono le pareti, essendo
prossima la stanza che serve da cucina, ed il fumo che invade la ca*
L da letto, vi mantiene permanente ed incancellabile il suo fetore. In
ta imica camera, in un letto o tutt'al più in due, vengono riuniti per
dire i conjugi coi figli maschi e femmine promiscuamente fino ad una
piuttosto inoltrata, dieci o dodici anni: in questi tuguri sono esposti i
21
— 32» —
disgraziati alle più nocive perfrigerazioni , essendoché le finestre piccole e
dalle quali per conseguenza proviene una debolissima luce, sono prive di
vetri, e mal connessa essendo la porta per cui si accede alla cucina, lascia
penetrare un vento quanto mai pericoloso. £ meno male quando la camera
da letto è posta di fianco o sovrastante alla cucina: vi sono alcuni operai
ai quali un'unica stanza serve indifferentemente da camera da letto e da
cucina. Né si creda che almeno gli inquilini di queste stanze sieno nell'in-
verno maggiormente riscaldati, poiché per le cattive condizioni delle imposte
e della porta, si neutralizza il calorico proveniente dal focolare: anzi co-
struiti come sono i camini tutt'al contrario di quello che le leggi della fisica
ci insegnano, non si stabilisce nella stanza una corrente di aria ascendente
che trasporti via i prodotti della combustione, e non è a credersi quanta
penosa impressione faccia per la respirazione l'entrare in queste cucine, e
come irregolarmente vi decorrano le malattie. Privi poi questi quartieri di
acquai e di cessi, sono costretti gli inquilini a portare gli escrementi nelle
stalle sottostanti o molto vicine, e delle quali si può dire non esservi abita-
zione di operaio che non ne vada provvista, perché costituiscono per molti la
maggior sorgente di guadagno. La cura di queste stalle é affidata alla donna
che ogni giorno, recandosi ai boschi vicini, ne trasporta le foglie secche
delle quercie e delle altre piante, che depositate a infraddire in queste stalle
o nei cessi, ne ritrae un guadagno che generalmente viene impiegato a pa-
gare al proprietario dello stabile la pigione del quartiere. Molte famiglie
comprano pure un animale suino che rinchiudono nella stalla, e che ven-
dono nel carnevale, dopo averlo ingrassato e dopo averci ricavato un certo
guadagno per il letame. H fetore esalato da qu^te stalle, specialmente quando
viene l'epoca in cui si depongono i cosi detti Uiticci dei bachi da seta, è
principalmente nell'estate, quanto mai incomodo e nocivo alla pubblica sa-
lute, e non sarebbe male che l'Autorità comunale se ne occupasse un tan-
tino; molto più che benché non facciano corpo colla casa, vi è però fra
questa e quelle una comunicazione immediata e continua per le cattile
condizioni degli impiantiti.
La luce in queste abitazioni vi é scarsa, molto scarsa. Essa proviene il
più spesso dalla porta d'ingresso che nei mesi più caldi viene tenuta aperta
a questo scopo, o proviene da piccole finestre, che per giunta bisogna
tener chiuse, perchè prive di vetri.
II calore non manca agli operai di questo Comune, né è quello che faccia
loro maggiormente soffrire nei rigidi mesi deirinvemo. I boschi circostanti
sono molto vicini e per di più neppure vigilati rigorosamente, per cui le
— 3^3 —
doBoe si recano colà giornalmente in frotte a farvi legna^ riportandone
' qtfsdo uno, quando più fastelli nel corso della giornata. Con questo van-
l^po si permettono anzi un certo lusso nel fuoco, e si può assicurare non
OKrvi abitazione dove permanentemente non veggansi abbruciare grossi
«ppi di legno. Di carbone e brace non se ne fa uso quasi affatto per gli usi
domesticL Per questa abbondanza di fuoco, alquanto carezzato viene il do-
mestico focolare, specialmente dai coloni che senza le debite precauzioni,
àipo essersi riscaldati, uscendo alFaria aperta, ne ritraggono quelle malattie
jnfiimmatorìe di petto tanto frequenti in questo territorio.
In quanto alla ventilazione artificiale, in quelle stanze dove di contro
jh porta vi sono delle finestre, vi è coatta ed esagerata ; ma in alcune
tke ricevono la luce e l'aria solamente dalla porta, manca assolutamente,
«che dove esistono dei camini, perchè, ripeto, mal costruiti.
Dalla promiscuità del sesso in una sola stanza da letto, ognuno capisce
«ome grandemente ne scapiti la morale, verificandosi molto spesso il caso
4it le femmine ancora fino dalla più fresca età, abbiano acquistato certe
afflizioni che sarebbe stato desiderabile avessero avuto alla vigilia, o in
impo molto prossimo alla vigilia del loro matrimonio.
Le case dei coloni propriamente detti, se non sono costruite secondo la
jjà stretta osservanza dell'igiene, non ostante differiscono molto da quelle
jiecedenti. Già poste nell'aperta campagna, i prodotti di infezione vanno
(là facilmente dispersi dalla libera ventilazione ; ma v'ha di più che essendo
<oitniite con una maggiore ampiezza, si evita più facilmente il caso della
fnmìiscuità del sesso nelle camere da letto. Sono formate d'ordinario da
OS piano terreno che serve all'uso di stalle per il bestiame e per i magaz-
ani, e di un primo piano per la famiglia colonica. La proporzione del nu-
mero delle camere con quello delle persone, è circa come di uno a quattro :
qoeste camere poi vengono separate a seconda della più stretta parentela.
Cosi ad esempio, se in una famiglia colonica esistono quattro conjugati con
^ìi, ciascuna di queste piccole famiglie occupa una camera separata. Questa
é i^ovvista di vari letti, dove i conjugati dormono separatamente dai figli,
^meno che non sieno in tenera età, sei o sette anni.
Le camere sono piuttosto spaziose ed in media la capacità di ciascuna
«di circa quattro metri quadrati. Hanno però un aspetto assai mediocre,,
óqoantochè il colono non cérca da parte sua di conferire al decoro del-
l'abitazione, e solo in casi estremi si risolve a fare reclami al proprietario
per le necessarie riparazioni.
J concimi delle stalle vengono posti all'aperto sotto certe tettoje ò parate :
— 324 —
però anche nelle adiacenze delle case vengono stratificati degli avanzi ve-
getali onde promuoverne la putrefazione. Mancano per la maggior parte
di cessi f onde son costretti a gettare gli escrementi in certi bottini posti
all'aperto sotto le finestre delle camere, e che vengono pur essi provvisti
di foglie secche.
Anche in queste abitazioni, se non nella proporzione di quelle degli operai
giornalieri, le finestre mancano di vetri e gli abitanti sono esposti alle in-
temperie dell'inverno. Molte volte, a mo' d'esempio, l'esame di un amma>
lato bisogna farlo alla luce artificiale, perchè socchiudendo le imposte quando
soffia il vento, si esporrebbe alle più nocive perfrigerazioni. Queste condi-
zioni svantaggiosissime non sono però comuni a tutte le case coloniche : vi
sono alcuni proprietari che hanno provveduto i loro coloni di case spaziose
ed igieniche e provvedute di cessi. In conclusione posso affermare in ter-
mini generali che le case coloniche sono nelle condizioni sì materiali che
igieniche, migliori di quelle degli operai giornalieri.
Oltre queste abitazioni non mancano nel comune di Rapolano case di
civile apparenza e provvedute di tutti i requisiti igienici, non che talune
che quasi meriterebbero il nome di veri e propri palazzi, e nelle quali al-
loggiano le persone possidenti, che per la maggior parte appartengono alla
più facoltosa borghesia.
Spaziose e pulite son pure le varie locande per il servizio dei bagnanti
nei mesi dell'estate, come di puliti ed eleganti stabilimenti per la pensione
dei frequentatori, sono fornite quasi tutte le acque termali di Rapolano. £d
in vero dire dal 1806, epoca nella quale scriveva il prof. Santi i suoi viaggi
per Ja Toscana, si sono fatti in Rapolano verso la pulizia passi veramente da
gigante, tantoché ben dovrebbe ricredersi, se tuttora vivesse il sunnominato
professore, di quanto scriveva in quell'epoca, che cioè questi Bagni erano
poco comodi e meschini, né degni del credito e dell'efficacia di queste
acque, se vedesse adesso quali comodi ed eleganti palazzine sono suben-
trate alle cadenti capanne di quel tempo. £ non solo esteticamente danno
questi stabilimenti una buona idea di sé, ma internamente pure le camere
sono bene aereate e decenti, e provviste di buoni letti di ferro, come pu-
lite sono le vasche per l'uso del bagno, costruite di marmo per la maggior
parte, tanto da rivaleggiare con quelle dei principali stabilimenti delle città.
Fra i pubblici edifizl va notato principalmente quello che serve all'uso
dell'Amministrazione Comunale o Palazzo Comunale, inquantochè ofifre tutte
le comodità, sia per la costruzione che per l'igiene degli impilati, e nel
quale sono situate le scuole elementari maschili e femminili che ancor
— 325 —
fitt^ per le loro igieniche condizioni, nulla lasciano a desiderare. Nel ca-
4eQo delle Serre fino adesso è mancato un locale per le scuole elementari;
Bi accome è in costruzione (0 un apposito edificio composto di due belle
e faziose sale, delle quali una per i maschi, l'altra per le femmine, tirerò
n pietoso velo sul tempo trascorso e sulle stanze che fino adesso hanno
«rrito per l'istruzione elementare. '
Ndla costruzione delle case in generale non si è tenuto nessun conto
dd lato estetico esterno, come pure riguardo al numero dei piani che le
compoDgono : essendovene alcune di un solo piano, fino ai tre ed i quattro
(uni n materiale col quale sono costruite è la creta cotta (i cosi detti
oattoni) di cui, come ho sopm detto, è straordinariamente ricco questo
tenìtorìo: vi entra ancora in buona parte il travertino che pure abbonda
f ffl questo Comune, e per- conseguenza di un prezzo tanto basso che la co-
; ^trazione dei fabbricati vien fatta colla massima economia. Egualmente con
tegole di creta cotta son formati i tetti di questi fabbricati, e per la mag-
gior parte provveduti di doccie per la raccolta delle acque.
Le strade che risultano dalla posizione delle case sono alquanto strette,
ma in compenso selciate or con lastre di pietra serena, ora di travertino,
■t tenute, almeno le principali, discretamente pulite sia per le fognature delle
medesime che per il loro spazzamento.
CAPITOLO n.
Alimenti e bevande.
Pime. — L'alimento principale per la classe operaja è il pane. Gli operai
giomalieri, salvo poche eccezioni , non avendo tali risorse economiche da
comprare la farina all'ingrosso, son costretti a ricorrere alle botteghe, dove
se l'acquistano con svantaggio nel prezzo, hanno però un compenso nella
sua buona qualità. Il colono invece per la fabbricazione del pane forma
un composto di granoturco, fave, segale, e meno spesso vecci, che manda
a macinare insieme, e di cui la farina forma un pane molto oscuro e com-
pitto e di difficile digestione.
Carne, — Essendo cosi vicina a Rapolano la fertile Val di Chiana,
d'onde proviene una razza gentile e delicata di bestie vaccine, ne consegue
die estrèmamente buona è la carne che si consuma in questo Comune.
Anzi, a vero dire, vi è una certa esigenza nei consumatori i quali desidè-
(i) Onesto edificio è stato terminato fino dall'anno decorso e già vi sono state insediate
le icQole elementarL
— 326 —
rano animali giovani e grassi; cosa questa che d*a1tra parte o&e un tor-
Tìaconto ancora ai venditori per la maggiore facilità dello smercio di una
intiera vitella piccola, e per poter essere sempre in grado di o&ire la
carne di fresco macellata. Dopo la carne di bove quella che viene mag-
giormente consumata è quella di majale, di cui, come ho già detto, abbiamo-
due razze differenti, la gentile e la maremmana: viene in secondo luogo-
quella d'agnello squisita per il suo sapore a cagione delle erbe di cui si pa-
scolano questi animali nelle nostre crete, e che venduta a vii prezzo pone
in grado ogni famiglia di poterne consumare.
Dopo la carne dei mammiferi quella che più generalmente viene consu-
mata e. che acquista una secondaria importanza, è quella dei volatili; e fra
questi principalmente quella del tacchino e dei cosi detti loci o paperi che
vengono venduti ancora nei pubblici macelli.
La selvaggina ed il pesce è rlserbato solo alle tasche ben fomite, spe-
cialmente il secondo che essendo importato di lontano, Livorno, Orbetello^
Bimini, è di un prezzo alquanto elevato.
È una cosa ben difficile che venga esposta in vendita una carne infetta
o proveniente da animale morto per malattia, inquantochè l'Autorità co-
munale, esercita una vigilante sorveglianza per mezzo della guardia muni-
cipale; e qualora vi sieno animali morti per malattia, non vengono esposti
pubblicamente e venduti senza la visita del medico. A titolo di lode, anzi
debbo dire che nell'anno 1879, essendosi verificata una epizoozia di car-
bonchio negli animali suini, furono dal sindaco d'allora, egregio signor Gio-
vanni Calamati, presi dei seri provvedimenti a che nessuno di questi animali
venisse ucciso senza la visita del veterinario a ciò appositamente incaricato.
Legumi, — Ogni qualità di legumi viene prodotta in questo fertile ter-
reno e da tutti gli abitanti indistintamente consumata : principalmente fra
questi le fave, i fagiuoli, quindi le lenticchie, i ceci, i piselli, ecc., ecc.
Ortaggi. — Ortaggi pure di ogni genere abbondano in questo territorio,
come patate , pomodori , cipolle, insalate, cocomeri, carciofi, ecc., e per il
loro vilissimo prezzo sono alla portata di tutte le bocche. In special modo
di pomodori se ne fa un esteso commercio venendo essi esportati per i
mercati dei luoghi circonvicini onde estrame la conserva che viene serbata
essiccata o sotto l'olio.
Vino. — Ho già detto come il vino proveniente da piante che si col-
tivano nei terreni dove abbonda il così detto tufo, va distinto per il suo
sapore e la sua qualità di asciutto. Nei piani invece abbiamo un vino al-
quanto agro per il cosi detto sai mastro e che è di im prezzo molto mi-
— 3^7 —
noie del i»eoedente. Questi vini non solo vengono abbondantemente pro-
dotti ih questi terreni, e da tutti dal poco al più consumati, ma non tanto
indifferente è il commercio che di essi si fa nella provincia di Siena e nelle
altze limitrofe provincie.
Oùff. — Di una qualità superiore è pure Tolio che si estrae dai nostri
diretiy e già dissi come abbia ottenuto diverse onorificenze a Parigi, Roma,
IGUno e Melbourne. Il suo piacevole sapore di uliva che conserva ancora
invecchiando, e che lo fa grandemente ricercare per Tuso specialmente da
tifola, si deve a che dai possidenti si preferisce nella coglitura delle ulive
nticipare d'alquanto, onde estrarne dalle medesime il cosi detto olio acerbo :
poiché, se minore è la quantità che se ne estrae, si trova però un com-
penso nella sua buona qualità che lo fa vendere ad un prezzo molto su<
perrare di quello proveniente da altri luoghi.
Zaffe, uova, formaggi, — Anche del latte , uova e formaggi è esteso il
coDsamo in questi paesi : in special modo i formaggi delle nostre crete sono
lioercati moltissimo per il loro piacevole sapore e per quel gusto particolare
die loro conferisce Taroma d'assenzio.
CAPITOLO III.
Bagni.
È questo forse il più importante di tutti i capitoli per la descrizione
topografica del comune di Rapolano. Di acque tanto termali che potabili,
è cosi abbondantemente provvisto questo terreno, che si può dire ad ogni
pie sospinto se ne incontra una sorgente. Le sorgenti principali però sono
tutte situate nella Frazione di Rapolano, e tutte provviste di eleganti stabi-
limenti, dove accorrono d' ogni dove numerosissimi nei mesi dell' estate i
bagnanti, principalmente dalla provincia romana e senese. Senza tema di
essere tacciati di esagerazione si può assicurare che 1' efifìcacia di queste
acque termali, è molto superiore a quella di altre consimili, mentre este-
sissima è la scala delle malattie che vengono efficacemente curate a Rapo-
lano. Di ciò fanno fede le numerose storie edite ed inedite che esistono,
e che sarebbe prezzo dell' opera il riunire in un sol volume , onde tanto
I Talore terapeutico fosse più estesamente conosciuto dai medici a benefizio
della sofferente umanità. Non potendo descrivere completamente questi
Bagni, che d'altra parte da tanti autori e principalmente dalle penne illustri
dei Professori Giuli e Targioni-Tozzetti sono state illustrate, mi limiterò
brevemente ad accennare qualche particolare, in special modo riguardo alle
— 328 —
malattìe che l'esperienza ha mostrato più facilmente esser curate da questi
acque termali.
Prima di tutto accennerò come queste acque possano dividersi in tre
categorie distinte cioè ; calde^ temperate e fresche. Appartengono alla priint
categoria le acque solfuree dette di Rapolano per il gaz solfìdrico che con-
tengono e la loro temperatura di 39**, 37* C; e le altre termosulfuree pure
ài^X Antica Querciolaia di proprietà del signor Don Francesco Arrigucd che
misurano una temperatura di 39.^
Alla seconda categoria appartengono quelle dei signori Atticciati dette di
San Giacomo a Felacane , abbondanti di gaz acido carbonico e che misu-
rano una temperatura di 35°, 325.*
Finalmente possono denominarsi fresche quelle di Armatolo o di Colli
di proprietà della signorina Buoninsegni che offrono una temperatura di
2^^ 75*1 6 sono assai ricche di gaz acido carbonico.
Bagno caldo di Rapolano.
Di proprietà del signor Achille Marii, è questo il più importante e ricer-
cato a motivo della sua alta temperatura unitamente ai principi mineraliz-
zatori che contiene. Dista circa due chilometri da Rapolano , vi si accede
benissimo in vettura, pianeggiante e ben tenuta essendo la strada che vi
conduce, e provvisto di un grandioso fabbricato con trenta eleganti camerei
offre ai rettanti tutto il confortable possibile, come sala di lettura e ricrea-
zione con giornali e pianoforte , sala per il pranzo comune , ed altre per
uso di caffè, bigliardo e bottega di generi di privativa.
Esso è situato al Sud-Ovest di Rapolano dove la più volte sunnominata
pianura dopo essersi sprofondata in un esteso burrone, si innalza con un
piano irregolare, finché vicino al fiume Ombrone va a perdersi in balze
d'argille e travertini. Quivi notasi fra gli estési banchi di travertino quel-
l'enorme masso chiamato la Montagna, ed uno sprofondamento di terreno
detto la Mofeia che più innanzi illustrerò. In seno di questa Montagna forse
hanno origine le tVe polle principali, come per tutte le altre piccole polle
che scaturiscono gorgogliando dalle fessure che esistono lungo il suo dorso.
La polla o sorgente principale è racchiusa nello stabilimento balneario e
dà alimento a tutti i Bagni. Le altre due sorgenti sono situate una a levante,
l'altra al Nord-Ovest dello stabilimento, e provvedute di due piccoli fabbri-
cati di forma quadrata, che hanno servito fino a questa ultima epoca al-
l'uso della povera gente. Le acque di rifiuto della polla di levante vanno
a perdersi nelle gore di alcuni mulini, mentre quelle provenienti dalla sor-
— 329 —
e di Nord-Ovest sono raccolte in due grandi bacini che servono di bagno
avalli, pecore ed altri animali. Negli ultimi tempi questo stabilimento
arricchito di altra sorgente di una temperatura minore che permette
«guanti di poter usufruire ancora delle immersioni temperate.
Hieste acque, alle quali si narra accorresse ancora Santa Caterina da
la con sua madre, sono state illustrate dal prof. Targioni Tozzetti, di
qui riporto il sunto tradotto in misure centesimali : ^
Qnnfosisione qualitativa e quantitativa di un chilogrammo in peso
dell acqua iermosulfurea di Rapolano.
Temperatura 39^ 375.
Sostanze gassose contenute in un chilogrammo d'acqua.
Gaz solfidrico grammi 0.266
Id. acido carbonico > 0.876
Aria atmosferica > 0.070
Sostanze fisse in un chilogrammo d'acqua. '
Carbonato di calce grammi 3-374
Id. di magnesia > 0.102
Solfato di calce
Id. di magnesia
Id. di soda
Goruro di sodio
Id. di magnesia
Id. di calcio
Sìlice o acido silicico
Materia organica
Acqua
0.394
0.382
0.367
0.047
0.034
0.014
0.029
0.024
994.021
Totale. . grammi 1000.000
Alcuni analizzatori come THoefer ed il prof. Giuli hanno creduto che
ste acque contenessero pure del ferro in quantochè coi loro reagenti
mici ottennero l'elemento ferruginoso. Questo elemento però è dato
k Oseillaria Labyrinthiformis^ pianticella che vegeta in quei luoghi
re l'acqua non scorre tanto rapidamente. Essa è di un bel colore verde
iopo una vita effimera di pochi giorni muore lasciando delle macchie
IO giallastre costituite da ferro. Come avvenga questo fenomeno del
ro nell' Oseillaria, mentre queste acque non lo contengono, è tuttora un
stero, a meno che non si voglia ammetterne la generazione spontanea,
me si ammette per certi altri minerali, quali il rame, il potassio, ecc.
— 330 —
Si'rndendo a parlare adesso delle virtù terapeutiche di questo Bagno /
ii^nuno comprende come dal gaz solfìdrico e da quello acido carbonico
unitamente alla sua temperatura, debba venirne un benefìzio per molte ma-
lattie cutanee di diversa forma e natura, come pure in certe affezioni rea>
matiche. Alcuni sali poi come il cloruro di òalcio e di sodio unitamente
all'acido carbonico le fanno acquistare una virtù antisettica nelle ulceri fetide
e nelle piaghe di cattivo aspetto. Volendo accennare poi ad altre affezioni
più in particolare che ricevono sollecita guarigione, citerò la rogna, le pni-
rigini, la sifilide, tutte le varie forme dell'erpete, la pitirìasi, le impetiggini, ecc.
Guarisce pure, o notevolmente migliora, le idartrosi, i depositi umorali dei
ligamenti e capsule articolari, le varici e piaghe varicose, e finalmente tutte
le altre malattie cròniche della pelle e degli altri tessuti, dipendenti da
sifilide ed erpete, specialmente se vi si unisce la cura specifica intema contro
queste malattie.
Bagno termo-sulfureo dell'antica Querciolaia.
A Nord-Est della terra di Rapolano, a due terzi circa di chilometro dalla
medesima, sorge il Bagno della Querciolaia fino dal 1864, epoca nella
quale, avendo avuto occasione di levare un banco di travertino dove prima
esisteva una tenue sorgente d'acqua, venne fiiorì una si copiosa quantità
della medesima da indurre il proprietario, Don Francesco Arrigucci, a fab-
bricarvi un grandioso stabilimento. Esso si compone adesso di un grande
fabbricato quadrilatero che circonda d'ogn'intomo la sorgente: comprende
due Bagni comuni caldi, uno per le femmine, V altro per i maschi, corre-
dato ciascuno di una sala di riposo; otto bagnetti detti caldi perchè rice-
vono l'acqua direttamente dalla sorgente, cinque temperati perchè vi si
manda l'acqua raccolta in una vasca la sera avanti, e due sale di aspetto.
Nel piano superiore vi sono le sale da pranzo e le camere da letto, da
potere comodamente alloggiare circa ventiquattro persone e forse più.
Essendo stato adattato alla sorgente un tubo di ferro, si è manifestato
un non comune fenomeno, vale a dire una periodica intermittenza nd-
l'ascensione dell'acqua. Ecco come lo descrive l'illustre prof. Campani deUa
R. Università di Siena che ha analizzato quest' acqua. Nella stagione dà
bagni, quando al predetto tubo se ne aggiunge un altro della lunghezza di
metri 1.50, l'acqua per 25 a 30 minuti. si solleva nel tubo soltanto circa
mezzo metro, ove trova altro tubo laterale che la versa nella vasca; tra-
scorso questo tempo si sente un ribollimento e quindi l'acqua presto sale
n nn getto spumoso e si solleva al disopra del tubo, rimanendo in que-
) stato di apogeo per 6 minuti, dopo il qual tempo rapidamente discende
nuoTO e rimane 25 a 30 minuti all'altezza primitiva per presentare di
loro lo stadio di apogeo colla stessa regolarità.
Diamo qui accanto il sunto analitico di quest'acqua:
'miposìzùme qualitativa e quantitativa di 1000 parti in peso deiP acqua
termaie''a€ÌdO'Suìfurea delia Quercioiaia,
Temperatura, 39^
Densità, i. 00321.
SOSTANZE VOLATILI
Gaz addo carbonico libero o. 67051
Id. id. solfidrico o. 01623
Ossigeno o. 00363
Azoto o. 00744
Acqua pura 995. 65526
SOSTANZE FISSE
Bicarbonato di calcio 2. 13690
Id. di magnesio o. 24675
Id. di sodio o. 1 1 298
Id. ferroso o. 001 2 1
Solfato di sodio o. 6452 1
Id. di magnesio o. 26556
Id. di calcio o. 03400
Cloruro di magnesio o. 19892
Silice o. 00540
Totale. . . 1000. 00000
Manganese (sali di) . • .' ,
Litio (sali di) (
Azotati
Solfiti ,
Allumina, fosfati, floruri — tracce dubbie.
*
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Da questo prospetto di analisi si vede come press'a poco eguali alla
xedente sieno i componenti chinlici nonché la sua temperatura, e come
Bsimili alla precedente debbano essere le indicazioni terapeutiche, onde
1 starò a dilungarmi sopra inutili ripetizioni.
— 334 — \
Queste acque oltre nelle malattie che, come ho sopra notato, riceTonc3 y
un valido trattamento dall'acido carbonico e gaz solfidrico, riescono
ziose nelle affezioni artritiche e reumatalgiche , nell' ischiade , nella
nelle anchilosi , nell'atonia del sistema cutaneo e nervoso ed in certe
vrosi ; sempre poi hanno riportato il vanto sopra ogni altra acqua t(
nelle paralisi sia parziali che generali , della qual cosa è uno splendic
esempio un gentiluomo senese, che trasportato col cataletto a questi Bagn^
ne sorti in brevissimo tempo guarito.
Di molta utilità sono pure negli ingorghi glandulari e nei tumori iHar^.
chi : applicati a foggia di doccia intema , riescono utilissime nelle 1(
enteriti, particolarmente se complicate da ulcerazioni intestinali, nelle
atoniche del collo dell'utero, e credo, poiché mi mancano esempi da ripe- -^y.
tare, che applicate a mo' di doccia esterna di contro il perineo, dovrc— ^b-
bero riuscire molto valevoli nelle lenti prostatiti, il più spesso tanto rib^^»]]/
alle cure dell'arte.
Tutte queste acque suddescritte sono destinate all'uso di immersione o
di doccia ; non mancano però altre sorgenti minerali di acqua potabSJe,
che ricevono in medicina un'utilissima applicazione, come nelle fisc^xie
epato-spleniche e nelle altre affezioni dell'apparecchio chilopojetico e g^sni*
to-iu:inario. Ancora esse sono conosciutissime ed apprezzate, come lo dicno-
stra il numero grandissimo di coloro che vi accorrono tutti gli anni. In
quanto ai loro principi chimici per brevità li trascrivo tutti in un mede-
simo prospetto.
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Diremo adesso qualche cosa dei bagnanti.
Due sono le categorie in cui possono dividersi i bagnanti, cioè : foresde
ed indigeni. In quanto ai primi dirò che numerosi accorrono d'ogni pari
incominciando dal giugno fino a quasi tutto il settembre, trasformando i
questi mesi il quieto e placido soggiorno di Rapolano col numeroso t
vai di carrozze ed omnibus, col popolar tutti i pubblici cafifè e ritrovi,
colla loro allegria che bene spesso riescono ad infondere ancora negli anii
degli abitanti. Questi bagnanti ospitalmente sono ricevuti dai rapolanesi s
nelle case private che nelle molte locande del paese o stabilimenti balneai
ricavandosi in questi mesi della loro permanenza , un lucro che per mo
deve servire per il sostentamento di tutto il resto dell'anno. Alla domenL
poi la banda paesana eseguisce scelti e variati concerti, onde rendere me:
noioso il soggiorno del paese, nonché giorno per giorno si improntano
questo scopo pubblici divertimenti, come tombole, feste da ballo, ecc.,
quali lo scopo di beneficenza non è mai estraneo.
In quanto ai bagnanti del Comune, e dei quali principalmente si de
occupare questa statistica medica, si può a ragione ripetere il detto e
tXL* abbondanza segue t astinenza. Con tutta questa grazia di Dio d'acque M
mali, raramente il bagno viene praticato da questi abitanti. Coloro che
servono del bagno per l'igiene della persona, con uno o due bagni tutt';
più nel corso dell'anno , credono di aver soddisfatto abbastanza a quest
scopo : in questo caso si preferisce sempre il bagno caldo. Vi è altresì un
categoria di bagnanti formata dai partitanti della vecchia scuola sul salasse
i quali credono non poter godere di una perfetta salute senza fistrsi appi
care ogni anno delle coppe a taglio nelle spalle o nelle cosce, e quini
dopo avere estratto il sangue per mezzo di coppe ad aria rarefatta, gettai
nel bagno che è l'unico di tutta la stagione. E almeno ricorressero a ques
pratica coloro nei quali l'emissione di alquanto sangue annualmente è ii
dicata, come gli individui pletorici e soggetti alle varie congestioni I Ma
fanno cavar sangue certe persone che sarebbero viventi indicazioni a!
trasfusione del sangue, qualmente gli individui dorotid ed oligoemici p
pregresse febbri intermittenti e fisconie epato-spleniche. Inutili sono i ce
sigli del medico per costoro; la più leggera emicrania richiede il ^ass
Guai se loro sopraggiunge qualche affezione morbosa nel corso di quale
anno in cui hanno omesso di recarsi (come dicono essi) al bagno, vale
dire a levarsi sangue! È stata questa omissione la cagione del male e
gli affligge, sia pure questa affezione, starei per dire la frattura di un ari
Il vantaggio certo, indiscutibile, che la presenza di queste acque arre
a questa popolazione, si è nelle malattie cutanee specialmente parassitari
— 335 —
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Dopo il bagno si eviti la perfrigerazione cutanea; ed a questo scopo è
bene porsi tosto nel letto alquanto riscaldato, onde la traspirazione cutanea
avvenga senza impedimento , ed elimini col sudore quei principi morbosi
che infettano l'organismo.
Si faccia uso di un moto regolare, ma senza strapazzo, poiché il bagno stesso
per eccellenza è defatigante : si usi altresì di un vitto modico ma nutriente,
e sopra tutto si eviti il fresco delle ore mattutine e vespertine, a cagione
di quelle perfrigerazioni che, come ho già detto, sono di sommo nocumento.
Per i frequentatori del bagno fresco, mentre ancora essi debbono seguire
scrupolosamente i precetti dietetici e le abitudini di vita suddette, è bene
osservare come il timore di entrare nel bagno col corpo alquanto riscal-
dato è piuttosto un pregiudizio. Non dico che si debba fare il bagno quando
la pelle è in traspirazione, ma se il corpo è un poco riscaldato non nuoce
nient' affatto ; anzi giova, specialmente per coloro che usano del bagno fresco
come tonico. Debbo però avvertire a questo proposito che il bagno deve
essere pochissimo prolungato : 15 ai 20 minuti sono a sufficienza. Possibilmente
il bagnante si asciughi il corpo da sé stesso onde favorire subito col moto
la reazione, e quindi con una camminatina a piedi si mantenga e favorisca
sempre più l'incominciata reazione.
Se l'acido carbonico durante il bagno, per qualche condizione morbosa
individuale difficulta la respirazione, o si allontani quell' ambiente per mezzo
di un ventaglio, o si alzi il capo al di sopra della vasca, onde superare
quello strato d'acido carbonico che come più pesante dell'aria atmosferica,
sta con una certa spessezza al di sopra della superfìcie dell'acqua.
L*acqua acidulo -minerale di Arunte annessa al bagno fresco, è quella
che di preferenza delle altre consimili si usa per passare: però ciò deve
farsi con qualche precauzione. Ricca essa pure di acido carbonico, talvolta
impiega un certo tempo per eliminarsi sia per mezzo dell'orina che per
mezzo degli intestini.
In questo frattempo non si aumenti la stasi delle vene intestinali sia col
mangiare o col dormire, poiché ciò favorirebbe le più pericolose congestioni;
essendosi anzi verificato a questo proposito qualche caso spiacevolissimo.
Precetto questo che anche popolarmente é conosciuto, tanto da venir rias-
sunto nella seguente quartina popolare :
Se al mattino l'acqua prendi
Non mangiar se non la rendi.
Dopo pranzo non dormire
Se non vuoi presto morire.
— 339 —
£ con ciò dò termine a quello che si riferisce ai Bagni ed ai bagnanti
di questa importante Stazione termale.
CAPITOLO IV.
Sostanze di uso abusivo {Liquori alcoolici, tabacco).
La miseria di questi ultimi anni, derivante dalla scarsità delle raccolte e •
<lei lavori, per essere rimaste in sospeso le due lavorazioni per l'estrazione
<lel manganese, ha alquanto soffocato il vizio dell'alcool e del tabacco. Il
coDSQmo dell' alcool viene fatto principalmente sotto forma di vino piuttosto
<he di liquori. La bettola è per molti, durante le annate di abbondanza,
^'oblio delle trascorse fatiche, lo sperpero del gramo peculio che potrebbe
porsi settimanalmente a qualche Cassa di risparmio (adesso molto più che
abbiamo in Italia la facilità delle Casse di risparmio postali), ed è forse
1a cagione di molte domestiche discordie. Debbo dire però in omaggio al
^ero, che in questi ultimi anni, forse per le ragioni dette di sopra, non è
esagerato il numero dei frequentatori della bettola ; non è come altre volte
^n è occorso di vedere un bisogno, un istinto prepotente di soffocare nel
vino ogni sentimento generoso ; ci sono gli abituati^ ma senza chiasso, né
senza gravi inconvenienti per la quiete, I9, moralità e la pubblica igiene.
Estremamente poi scarsa è la vendita dell'alcool e suoi prodotti che si
^a nei pubblici spacci di Rapolano e le Serre. Più che altro qualche /<7//«M
nell'inverno, o caffè con rhum viene ordinariamente consumato ; i cosi
eletti bicchierini non dirò sieno banditi, ma certamente pochissimo ricercati,
specialmente in modo abusivo.
Delle diverse classi sociali quella che dà il più gran contingente alla
bettola, è il ceto operajo dei centri, sono i lavoranti della terra giornalieri
^ gli appartenenti ai diversi mestieri ; la classe agrìcola propriamente detta
se ne astiene quasi affatto, perchè è difficile che venga venduta tutta la
fi^ccolta del vino e che una discreta quantità non venga serbata per il
proprio consumo, specialmente durante le grandi faccende dell'estate.
Non è cosi del tabacco, il cui uso è generalizzato ad ogni casta sociale,
*d il cui consumo non è poi tanto indifferente. Nella sola Frarione delle
Serre a mo' d'esempio, nella quale il computo si può fare benissimo per
esservi una sola bottega di generi di privativa, il consumo annuale varia
^Ue quattro alle cinque mila lire l'anno. Il più generalizzato nell'uso è il
^bacco da fumo, quindi da fiuto.
— 338 —
Dopo il bagno si eviti la perfrigerazione cutanea; ed a questo scopo è
bene porsi tosto nel letto alquanto riscaldato, onde la traspirazione cutanea,
avvenga senza impedimento , ed elimini col sudore quei principi morbosi
che infettano l'organismo.
Si faccia uso di un moto regolare, ma senza strapazzo, poiché il bagno stesso
per eccellenza è defatigante : si usi altresì di un vitto modico ma nutriente^
e sopra tutto si eviti il fresco delle ore mattutine e vespertine, a cagione
di quelle perfrigerazioni che, come ho già detto, sono di sommo nocumento.
Per i frequentatori del bagno fresco, mentre ancora essi debbono seguire
scrupolosamente i precetti dietetici e le abitudini di vita suddette, è bene
osservare come il timore di entrare nel bagno col corpo alquanto riscal-
dato è piuttosto un pregiudizio. Non dico che si debba fare il bagno quando
la pelle è in traspirazione, ma se il corpo è un poco riscaldato non nuoce
nient' affatto ; anzi giova, specialmente per coloro che usano del bagno fresco
come tonico. Debbo però avvertire a questo proposito che il bagno deve
essere pochissimo prolungato : 15 ai 20 minuti sono a sufficienza. Possibilmente
il bagnante si asciughi il corpo da sé stesso onde favorire subito col moto
la reazione, e quindi con una camminatina a piedi si mantenga e favorisca
sempre più rincominciata reazione.
Se l'acido carbonico durante il bagno, per qualche condizione morbosa
individuale difficulta la respirazione, o si allontani queir ambiente per mezzo
di un ventaglio, o si alzi il capo al di sopra della vasca, onde superare
quello strato d'acido carbonico che come più pesante dell'aria atmosferica,
sta con una certa spessezza al di sopra della superfìcie dell'acqua.
L*acqua acidulo -minerale di Arunte annessa al bagno fresco, é quella
che di preferenza delle altre consimili si usa per passare: però ciò deve
farsi con qualche precauzione. Ricca essa pure di acido carbonico, talvolta
impiega un certo tempo per eliminarsi sia per mezzo dell'orina che per
mezzo degli intestini.
In questo frattempo non si aumenti la stasi delle vene intestinali sia col
mangiare o col dormire, poiché ciò favorirebbe le più pericolose congestioni;
essendosi anzi verificato a questo proposito qualche caso spiacevolissimo.
Precetto questo che anche popolarmente è conosciuto, tanto da venir rias-
sunto nella seguente quartina popolare :
Se al mattino l'acqua prendi
Non mangiar se non la rendi.
Dopo pranzo non dormire
Se non vuoi presto morire.
— 339 —
£ con ciò dò termine a quello che si riferisce ai Bagni ed ai bagnanti
£ questa importante Stazione termale.
CAPITOLO IV.
Sostanze di uso abusivo {Liquori aicooiici, tabacco).
La miseria di questi ultimi anni, derivante dalla scarsità delle raccolte e
a lavori, per essere rimaste in sospeso le due lavorazioni per l'estrazione
manganese, ha alquanto soffocato il vizio dell'alcool e del tabacco. Il
imo dell'alcool viene fatto principalmente sotto forma di vino piuttosto
di liquori. La bettola è per molti, durante le annate di abbondanza,
TobUo delle trascorse fatiche, lo sperpero del gramo peculio che potrebbe
a settimanalmente a qualche Cassa di risparmio (adesso molto più che
ubiamo in Italia la facilità delle Casse di risparmio postali), ed è forse
cagione di molte domestiche discordie. Debbo dire però in omaggio al
>, che in questi ultimi anni, forse per le ragioni dette di sopra, non è
Ito il numero dei frequentatori della bettola ; non è come altre volte
li è occorso di vedere un bisogno, un istinto prepotente di soffocare nel
ogni sentimento generoso ; ci sono gli abUuaH^ ma senza chiasso, né
gravi inconvenienti per la quiete, la moralità e la pubblica igiene.
Estremamente poi scarsa è la vendita dell'alcool e suoi prodotti che si
[6 nei pubblici spacci di Rapolano e le Serre. Più che altro qualche pounch
|iell' inverno, o caffè con rhum viene ordinariamente consumato ; i così
bicchierini non dirò sieno banditi, ma certamente pochissimo ricercati,
[mente in modo abusivo.
Delle diverse classi sociali quella che dà il più gran contingente alla
[fcttola, è il ceto operajo dei centri, sono i lavoranti della terra giornalieri
U gli appartenenti ai diversi mestieri ; la classe agricola propriamente detta
f* ne astiene quasi affatto, perchè è difficile che venga venduta tutta la
'raccolta del vino e che una discreta quantità non venga serbata per il
proprio consumo, specialmente durante le grandi faccende dell'estate.
Non è cosi del tabacco, il cui uso è generalizzato ad ogni casta sociale,
*à il cui consumo non è poi tanto indifferente. Nella sola Frazione delle
Icrre a mo' d'esempio, nella quale il computo si può fare benissimo per
sservi una sola bottega di generi di privativa, il consumo annuale varia
alle quattro alle cinque mila lire Tanno. Il più generalizzato nell'uso è il
ibacco da fumo, quindi da fiuto.
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— 354 —
Dairossenrazione delle prime quattro tavole riguardanti la demografia di
questo Comune, chiaro apparisce come le diflferenze fra il censimento del
1871 e quello del 1881, sono lievissime e quasi incalcolabili. La popola-
zione però in quest'ultimo censimento, la vediamo cresciuta e da 3952
abitanti la vediamo portata a 4202. Vedendo che le nascite superano di
poco le morti, è d'uopo dedurre che il periodo ascensionale dal 1871 in
poi si deve all'immigrazione continua che si aveva durante l' escavazione
del manganese e per la quale diverse famiglie si stabilirono definitivamente
nel nostro territorio. A portare questo aumento nel numero delle famiglie,
e quindi nella generalità degli abitanti, una seconda cagione è stata l'essersi
ritirati diversi coloni a pigione nei centri dopo avere dovuto rinunziare a
colonizzare i diversi poderi.
Un certo risveglio lo vediamo ancora nella primarissima istruzione dei
celibi, e questa non devesi già alla frequenza delle pubbliche scuole, poiché
in questi ultimi due anni, come sotto farò notare, questa frequenza è stata
minore, ma sibbene forse a delle scuole private.
In ambedue i censimenti l'elemento maschile prevale sopra il femminile,
contrariamente a ciò che si suole ordinariamente osservare.
I celibi sia impuberi che usciti dalla pubertà, formano più della metà
dell'intiera popolazione e fra questi i maschi sono in numero superiore delle
femmine. Le vedove sono in numero maggiore dei vedovi, cosa che ci fa
supporre o che la donna abbia maggiore tenacità dell'uomo nella memoria
e nell'affetto verso il coniuge estinto, o che il suo maggiore deperimento
fisico, unitamente allo stato della famiglia rimastale, ne impedisca un più
facile collocamento. Dal numero poi relativamente piccolo delle famiglie,
si rilevi come in questo Comune gli individui abbiano tendenza a rimanere
uniti, e trattandosi dei coloni, a perseverare unitamente nella coltivazione
del podere.
Dall'osservazione della Tavola XXIV è d'uopo dedurre che fra i nati
l'elemento maschile pi:evale sul femminile, come pure che le nascite vanno
gradatamente procedendo in scala ascendente dal 187 1 in poi, giusto" per
l'aumentata popolazione.
Dal numero degli esposti si giudica delle gravidanze clandestine, le quali
durante il periodo di tempo deli' escavazione del manganese 1 875-1879
sono state in maggior numero che negli anni antecedenti. Ne è stata forse
la promiscuità del Sesso id queste lavorazioni la cagione diretta, oppure è
una mera e fortuita coincidenza ?
II numero dei nati-morti sta in rapporto annuale di 4 incirca, prendendo
— 355 —
la media degli anni che corrono frailiSyi ed il 1881, non figurando
però nei registri dello Stato civile il numero degli aborti e dei parti pre-
maturi, ciò impedisce di studiarne le cagioni ed additarne i rimedi.
Anche la mortalità naturalmente è andata crescendo durante gli undici
anni suddetti, essendo in questo tempo aumentata la popolazione. In generale
questa mortalità è massima neirinverno, seguita ad essere marcata nella prima-
vera* diminuisce d'alquanto nell'estate, per tornare a risalire nell'autunno.
Ben pochi sono gli individui che oltrepassano i 60 anni e fra questi in
maggior numero figurano i coniugati tanto maschi che femmine, cosa che
depone favorevolmente per il matrimonio come lo stato il più naturale e
più consentaneo ai bisogni dell'uomo.
La mortalità, molto frequente nella prima infanzia, si potrebbe grande-
mente diminuire se unitamente alle prescrizioni igieniche, le madri stessero
maggiormente attente al modo con il quale compiono l'allattamento che
si protrae troppo tardivamente, come sotto avrò occasione di far osservare,
n maggior numero dei matrimoni naturalmente vien contratto fra celibi
e senza alcun grado di parentela. Stanno questi matrimoni in rapporto di
8. 51 ogni 100 abitanti e di 35. 88 prendendo la media annuale degli aani
187 I-I 881. In quanto alla loro frequenza, la primavera e l'autunno sono
le stagioni che danno un maggior contingente di matrimoni: si giudichi
-della loro fecondità sapendo che soltanto le nascite multiple ofifrono una
media di 8. 12 ogni cento matrimoni.
CAPITOLO IL
Costituzioni e idiosincrasie.
Gli abitanti del comune di Rapolano sono, generalmente parlando, di
mezzana statura, prevalendo però i bassi sugli alti. Di una buona costitu-
zione i possidenti e coloro che possono far uso di una sostanziosa alimen-
^ione, non è così degli operai e dei coloni, nei primi dei quali prevale
il temperamento linfatico ed i secondi affraliscono precocemente per l'infe-
zione malarica, specialmente coloro che per molto tempo hanno sofferto le
febbri intermittenti. Di una debole resistenza organica, anche la bassa tem-
peratura viene grandemente risentita, come da ogni più piccola febbre
<iuesti abitanti vengono debilitati, anzi credo che per le fatiche eccessiva-
Diente pesanti non sarebbero adatti, come a mo' d'esempio si osserva negli
abitanti delle regioni settentrionali d'Italia. Asciutti della persona, rara è la
prominenza e l'abbondanza del pannicolo adiposo. Ciò dipende da che per
— 354 —
Dairossenrazione delle prime quattro tavole riguardanti la demografi! ci
questo Comune, chiaro apparisce come le diflferenze fra il censimento dei
1871 e quello del 1881, sono lievissime e quasi incalcolabili. La popolai
zione però in quest' ultimo censimento, la vediamo cresciuta e da 3951
abitanti la vediamo portata a 4202. Vedendo che le nascite superano <ff
poco le morti, è d'uopo dedurre che il periodo ascensionale dal 1871 k
. poi si deve air immigrazione continua che si aveva durante T escavazioae''
del manganese e per la quale diverse famiglie si stabilirono definitivamente
nel nostro territorio. A portare questo aumento nel numero delle famiglk^^
e quindi nella generalità degli abitanti, una seconda cagione è stata l'essetsi'
ritirati diversi coloni a pigione nei centri dopo avere dovuto rinunziare a?.
colonizzare i diversi poderi.
Un certo risveglio lo vediamo ancora nella primarissima istruzione dd'
celibi, e questa non devesi già alla frequenza delle pubbliche scuole, poiché^
in questi ultimi due anni, come sotto farò notare, questa frequenza è stata
minore, ma sibbene forse a delle scuole private.
In ambedue i censimenti l'elemento maschile prevale sopra il femminile,
contrariamente a ciò che si suole ordinariamente osservare.
I celibi sia impuberi che usciti dalla pubertà, formano più della metà
dell'intiera popolazione e fra questi i maschi sono in numero superiore delle
femmine. Le vedove sono in numero maggiore dei vedovi, cosa che ci &
supporre o che la donna abbia maggiore tenacità dell'uomo nella memoria
e nell'affetto verso il coniuge estinto, o che il suo maggiore deperimento
fisico, unitamente allo stato della famiglia rimastale, ne impedisca un più
facile collocamento. Dal numero poi relativamente piccolo delle famiglie,
si rilevi come in questo Comune gli individui abbiano tendenza a rimanere
uniti, e trattandosi dei coloni, a perseverare unitamente nella coltivazione
del podere.
Dall'osservazione della Tavola XXIV è d'uopo dedurre che fra i nati
l'elemento maschile pi:evale sul femminile, come pure che le nascite vanno
gradatamente procedendo in scala ascendente dal 187 1 in poi, giusto* per
l'aumentata popolazione.
Dal numero degli esposti si giudica delle gravidanze clandestine, le quali
durante il periodo di tempo dell' escavazione del manganese .1875-1879
sono state in maggior numero che negli anni antecedenti. Ne è stata forse
la promiscuità del sesso in queste lavorazioni la cagione diretta, oppure è
una mera e fortuita coincidenza ?
II numero dei nati-morti sta in rapporto annuale di 4 incirca, prendendo
— 357 —
•cutanee e dell'apparecchio digerente e respiratorio, e quelle deviazioni della
<:olonna vertebrale e delle estremità inferiori che spesso si osservano nei
bambini di questo territorio.
^ CAPITOLO ni.
Leva militare.
La grande facilità delle comunicazioni, grazie alle ferrovie, l'esperienza
ed il racconto di quei tanti che hanno già soddisfatto all'obbligo militare,
è stato un grande coefficiente a diminuire la grande ripugnanza che si
aveva per Taddietro, nei primi tempi specialmente dell'unità nazionale, verso
la vita militare, ed a togliere quella paurosa trepidanza e diffidenza del-
l'ignoto, in chi doveva partire per sconosciute* regioni.
Certamente che il distacco dalla famiglia, l'abbandono delle care ed in-
veterate abitudini è di non lieve dispiacere per i coscritti, ma fatto come
suol dirsi il primo passo, ci si adattano assai bene alla vita militare, ed
abituati al rispetto ed alla subordinazione, è raro che vadano incontro a
•quelle punizioni che nella disciplina militare è tanto difficile il causare.
Un solo renitente si è verificato in undici anni, come si osserva dalla Ta-
vola XXIX qui annessa, ma nessun disertore.
Dotati di una certa intelligenza e propensione al lavoro npn pochi sono
coloro che giungono ad acquistarsi il grado di basso ufficiale nell'esercito,
o che già iniziati nello studio della musica, vengono impiegati a completare
i quadri delle musiche militari o come ordinanze dei superiori.
A vero dire però una nuova ferma non viene accettata da alcuno, pre-
ferendo tutti ritornare ai primieri lavori, ai domestici focolari, corredati di
una maggiore spigliatezza di modi, di una certa istruzione, non che di una
maggiore attenzione verso la pulizia, sia dei vestimenti che della persona.
Il servizio di leva è in media in questo Comune di 41. S individui al-
l'anno. I motivi di riforma sono per la massima parte la bassa statura,
petto stretto e gracilità di complessione ; per una buona parte pure vi figu-
rano le ostmzioni dei visceri e le altre malattie locali. Per le medesime
ragioni di gracilità e deficienza di larghezza nel petto, vengono molti ri-
mandati alla leva dell'anno successivo, e cosi la media percentuale degli
«carti sugli abili è di 5. 32.
Il motivo principale di esenzione per la maggior parte degli inscritti, è
Tessere privi di genitori, o perchè unici o primogeniti di madre vedova o
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PARTE QUARTA
CAPITOLO I.
Allattamento, educazione e istruzione.
Quanto di buon grado adempiano a quest' importante missione dell'al-
lattamento le donne rapolanesi, lo dimostra primieramente il fatto del pro-
lungarlo, come esse fanno, di soverchio; in secondo luogo il dedicarsi vo-
lentieri delle medesime alFallattamento mercenario.
È un pregiudizio radicato nel popolo che per avere figli sani e robusti
e p^r tenerli lontani dalle malattie, abbisogni nutrirli col latte materno fino
ai due o tre anni. È poi tanto radicato questo pregiudizio, che resiste ad
ogni consiglio del medico, ed alle più chiare ed esplicite dimostrazioni del
medesimo, sui danni derivanti da questa cattiva pratica.
In conseguenza di questo pregiudizio, ecco il quadro fenomenologico che
molto spesso è dato constatare.
Reso il latte, nell'epoca dell'allattamento tardivo, acquoso per la perdita
dei suoi componenti nutritivi, anche la quantità che la glandola mammaria
ne secerne è diminuita tanto, che il piccolo infante a forza di succhiare
ripetutamente quelle esauste e vizze mammelle, non ne ritrae che un liquido
semi-trasparente e scorrevole, che non ritiene del vero latte altro che il
nome, ed assolutamente inetto alla nutrizione del bambino medesimo. In-
tanto lo stomaco, a cui la provvida natura aveva già concesso di secernere
i succhi gastrici per digerire sostanze più solide e più nutritive, spende la
sua troppo esuberante attività digestiva a trasformare in sangue gli scarsi
elementi del latte. Da ciò una certa debolezza di fibra si impadronisce del
medesimo, e quando finalmente viene l'epoca in cui bisogna decidersi a
slattare il bambino e procurargli un cibo solido e più confacente ai suoi
bisogni, lo stomaco risente subito di questa qualità di cibo a cui non si è
abituato, ne viene il vomito, nasce l'irritazione del tubo gastro -enterico per
la troppo protratta permanenza del cibo nelle vie digestive, e finalmente la
diarrea infrenabile che distrugge in poco tempo il bambino. Ciò nonostante
siccome è necessario provvedere alla sua nutrizione, si cerca con un cibo
sempre più abbondante di sopperire alle perdite della diarrea: questa però
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PARTE QUARTA
CAPITOLO I.
Allattamento, educazione e istruzione.
Quanto di buon grado adempiano a quesf importante missione dell'ai^
lattamento le donne rapolanesi, lo dimostra primieramente il fatto del pro-
lungarlo, come esse fanno, di soverchio; in secondo luogo il dedicarsi 19^'
lentieri delle medesime àirallattamento mercenario. *
È un pregiudizio radicato nel popolo che per avere figli sani e robutS-f'
e p^r tenerli lontani dalle malattie, abbisogni nutrirli col latte materno fiocc-
ai due o tre anni. È poi tanto radicato questo pregiudizio, che resiste $A _
ogni consiglio del medico, ed alle più chiare ed esplicite dimostrazioni del
medesimo, sui danni derivanti da questa cattiva pratica.
In conseguenza di questo pregiudizio, ecco il quadro fenomenologico ànef
molto spesso è dato constatare.
Reso il latte, nell'epoca deirallattamento tardivo, acquoso per la peiditS'
dei suoi, componenti nutritivi, anche la quantità che la glandola mammaiis.
ne secerne è diminuita tanto, che il piccolo infante a forza di succhiate
ripetutamente quelle esauste e vizze mammelle, non ne ritrae che un liquido -
semi-trasparente e scorrevole, che non ritiene del vero latte altro che il
nome, ed assolutamente inetto alla nutrizione del bambino medesimo. la*
tanto lo stomaco, a cui la provvida natura aveva già concesso di secernere
i succhi gastrici per digerire sostanze più solide e più nutritive, spende la
sua troppo esuberante attività digestiva a trasformare in sangue gli scarsi
elementi del latte. Da ciò una certa debolezza di fibra si impadronisce del
medesimo, e quando finalmente viene Tepoca in cui bisogna decidersi a
slattare il bambino e procurargli un cibo solido e più confacente ai suoi
bisogni, lo stomaco risente subito di questa qualità di cibo a cui non à è
abituato, ne viene il vomito, nasce l'irritazione del tubo gastro -enterico per
la troppo protratta permanenza del cibo nelle vie digestive, e finalmente la
diarrea infrenabile che distrugge in poco tempo il bambino. Ciò nonostante
siccome è necessario provvedere alla sua nutrizione, si cerca con un cibo
sempre più abbondante di sopperire alle perdite della diarrea: questa però
— 3^3 —
ammalati nelle abitazioni, si recassero ancor essi non in tutte le case, ma
nei principali casali o villaggi a compartire l'istruzione elementare?
Un' altra scuola elementare maschile è stata aperta nel villaggio di Poggio
Santa Cecilia, come pure in quello d'Armajolo. L* istruzione femminile poi è
impartita da quattro maestre debitamente patentate residenti ciascuna in
Rapolano, Serre, Poggio Santa Cecilia ed Armajolo. In esse oltre ai prin-
cipali elementi dell'istruzione letteraria, vengono insegnati i rudimenti dei
vari lavori femminili d' uso domestico.
Di scuole private miste ve ne sono varie nei centri popolati principali,
e vengono frequentate da fanciulli e bambine al di sotto dei dieci anni ;
e a vero dire anche queste sono di una incontrastabile utilità, ivi avvez-
zandosi i figli fino dalla più tenera età alla subordinazione ed al rispetto,
dovendo riconoscere altra autorità oltre quella dei propri genitori.
Per altri particolari osservinsi le tavole qui annesse.
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CAPITOLO IL
Pauperismo e beneficenza.
Tolto il caso di annate eccezionali nelle quali alla scarsità delle raccolte
si unisce la mancanza del lavoro, l'accattonaggio propriamente detto é^ po-
chissimo frequente in questo Comune. Generalmente è il vero bisogno che"
costringe i più disgraziati a stender la mano per l'elemosina, e quando ogni^!
possibile sorgente d'industria loro vien meno. Piuttosto che ricorrere all'accat-^
tonaggio le donne, come ho altra volta accennato, si recano al bosco per'
la legna da ardere, per il proprio consumo o per ritrarne del denaro, nc^
esportano pure le foglie secche delle quercie per i concimi , e nella sta-*
gione di primavera ed estate raccolgono i foraggi e vanno spigolando f
quel poco di frumento che sfugge all' oculatezza dei mietitori. Quando^
poi sono aperte le miniere del manganese , una buona parte di co-
storo vengono impiegate nella ripulitura di questo minerale colla retri-
buzione giornaliera di circa ottanta centesimi, una lira e più» Lo stesso'
dicasi dei maschi i quali quando loro viene a mancare il lavoro abituale
qual* è l'agricolo, cercano ogni possibile sorgente d'industria, prima di
stender la mano per l'accattonaggio o estorcere denaro in qualsiasi altra
maniera.
Certamente in questi ultimi anni la cessazione dell'escavazione del man-
ganese è stata per questi paesi un disastrp e specialmente durante 1' anno
1879. Molto più che scarsi essendo stati pure i lavori agrìcoli, infinite sono
state le privazioni d'ogni sorta a cui molte famiglie sono dovute andare in-
contro e che molto spesso nascoste con ogni cura, non sono state però al-
l'occhio abituato dei medici che per il loro ministero si trovavano ogni pie
sospinto a verificarle in tutta la loro estensione ed affliggente nudità.
Per questi disgraziati proletari ben poca cosa ha potuto fare la carità
paesana, trattandosi di luoghi privi di grandi risorse: non ostante non sono
mancati esempi di buona volontà e che in qualche parte hanno contribuito
a sollevare almeno per qualche giorno qualche disgraziato che da diverso
tempo condiiceva una vita molto confinante cpU'inedia.
Esistono due Associazioni di Misericordia, come più sotto dirò; ma
prendendo esse principalmente di mira, secondo i loro Statuti, ì fratelli in
caso di malattìa, ben poche somme hanno potuto elargire a sollevare tanta
miseria.
— 3^7 —
La beneficenza propriamente detta è riserbata ali* Amministrazione Co*
mnnale. Essa invia all'Ospizio di Maternità di Siena coloro che dopo una
vita laboriosa ed onesta non si trovano più in condizione di poter lavorare
onde procurarsi un giornaliero sostentamento, e vi mantiene annualmente
cinque posti.
Esistono pure i seguenti legati per il conferimento di doti alle ragazze,
in occasione di matrimonio. Il pio legato Calamati è amministrato dall'Ar-
ciprete/r^ tempore^ e conferisce due doti annualmente a due povere fan-
dolle del popolo di Rapolano. Alla dote così detta del Corpus-Domini vi
prcnnrede il Consiglio Comunale e la conferisce annualmente. Le doti pure
Iddla Compagnia di Carità della Torre a Castello stanno a carico del co-
rBQiie di Rapolano il quale le paga in compenso di canoni di livello ce-
Aid al medesimo dal patrimonio ecclesiastico : con questo denaro vengono
conferite tre doti ogni cinque anni dai Superiori della Compagnia di Ca-
lda della Torre. La dote pure della Cura di Modanella sta a carico del
Comune ed è conferita dal Parroco ogni diciotto anni con L. 58. 80. Dai
RR. Ospedali di Siena vengono conferite per mezzo del Consiglio Comunale
I
^cgni anno quattro doti alle Serre di cui tre di L. 23. 52 ed una di
L 16, 80. Per mezzo del legato Ottavio Maria Ducei , amministrato dal
Parroco, vengono conferite ogni anno cinque doti a cinque fanciulle povere
di Rapolano. Finalmente per mezzo del pio legato del R. Ospedale di Siena,
ricne annualmente elargita una dote ad una fanciulla povera del Poggio
Santa Cecilia.
Tutte queste doti mentre onorano grandemente le persone o enti morali
che le elargirono, e per le quali Rapolano si distingue su tutti gli altri
Comuni della provincia senese, io le reputo più perniciose che utili. Molto
più vantaggio, io credo se ne ricaverebbe, se questi effimeri sussidi fossero
rivolti piuttosto a incoraggiare, ogni tanti anni per aumentare il premio, i
lavori specialmente agricoli e le industrie, giacché il solo lavoro nobilita e
produce lucro, come è di benefizio all'individuo, alla famiglia ed al civile
consorzio.
In caso di malattia , vengono i poveri inviati per mezzo di lettiga al-
l'Ospedale civile di Siena, ed in caso di alienazione mentale, al grandioso
Manicomio della stessa città, il quale meritamente è stimato uno dei più
meritevoli ed importanti stabilimenti di questo genere in Italia.
— 370 -r-
^ento e Tallarme nella popolazione, hanno pure incontrato la disapprova-
zione e lo sdegno di tutti gli onesti.
Di tutti i reati, quelli che generalmente si verificano sono il furto spe-
cialmente campestre e la distruzione delle proprietà.
CAPITOLO V.
Assooìazioni.
Piuttosto sentito è lo spirito di associazione in questi paesi: ma difet-
tando la maggioranza degli abitanti dell'istruzione sia letteraria che scien-
tifica per fondare letterarie o scientifiche associazioni, questo spirito è rivolto
precipuamente a scopo religioso e caritatevole.
A questo fine esistono due Associazioni di Misericordia che hanno sede
una in Rapolano e Taltra alle Serre e che, munite di regolare Statuto, por-
tano per scopo la carità e la pratica degli esercizi spirituali.
Quella di Rapolano conta nel suo seno circa 700 individui fra fratelli e
sorelle, i primi dei quali pagano la tassa annuale di L. 1.20 e le seconde
centesimi 84, dispone di un certo capitale come fondo sociale, è ammini-
strata da un Consiglio Direttivo e, oltre la pratica del culto estemo religioso,
soccorre gli infermi alle loro abitazioni coU'assistenza personale, con alimenti
e medicine. In caso di decesso, trasporta i cadaveri dei fratelli o sorelle al
cimitero ed accorre sempre ogni qualvolta si verifichi un pubblico infortunio.
In questi ultimi tempi il paese di Rapolano si è arricchito pure di una
Società Operaja che, benché nel suo inizio, promette molto bene di sé per
lo zelo e l'abnegazione dei promotori e del Consiglio di Direzione.
L'altra Associazione di Misericordia è alle Serre; é, si può dire, essa
pure sul suo nascere, benché conti molti anni di esistenza; ha lo scopo
medesimo della precedente, si compone di circa 356 fratelli d'ambo i sessi,
che pagano una tassa annuale, i fratelli di L. i, le sorelle di centesimi 80;
è amministrata da un ConsigHo Direttivo, é sul punto di essere riconosciuta
come ente morale, ma non é per anche in grado di somministrare aiuto
agli ammalati che molto parcamente. È provveduta però di un bellissimo
cataletto fatto per pubblica sottoscrizione, onde portare soccorso in caso di
trasporti di ammalati, e di molta biancheria per l'assistenza a domicilio de-
gli infermi.
Esistono pure due Associazioni Filarmoniche, delle quali quella del Ca-
— 3^9 —
Li classe pure dei vinattieri è discretamente numerosa, vendendo i pos-
sidenti le loro derrate all'ingrosso e non occupandosi che poco della piccola
rendita al minuto. Lo stesso dicasi dei venditori dei vari commestibili, i
quali si incaricano della vendita del pane, essendo pochi i fabbricanti del
medesimo. Non mancano però i pubblici fornai che cuociono il pane alle
ÓD^Iie private, disimpegnando puntualissimamente il loro servizio.
Molto ristretto invece è il ceto dei barbieri, sarti, conciatori di canape
e venditori di chincaglierie ed oggetti destinati all'abbigliamento femminile.
Io spaccio del sale e tabacco viene fatto in tre pubbliche botteghe, dove
oltre ai generi di privativa si vendono generi commestibili e coloniali.
La classe dei caffettieri non è numerosa, ma viceversa corredata di negozi,
dove spedalmente durante la bagnatura , si trova ogni sorta di prodotto
[ per i bisogni dei frequentatori.
\ Anche le pizzicherie sono ben corredate di ogni genere di salumi, e fra
I i tenutari di esse, non manca chi è giunto a mettere insieme un rilevante
: apitale.
1 Lo stesso dicasi dei macellai, fra i quali sonvi alcuni di polso, e che
: sono in grado di provvedere molto bene al consumo della carne, special-
mente nei mesi estivi.
Di lavori donneschi quelli che danno un maggior contributo e guadagno,
ione la filatura e la tessitura del lino e canape; e ciò perchè in fatto di
biancheria regna fra questi abitanti una certa ambizione, tanto che le fa-
miglie più povere possono mancare dell'alimento, ma della biancheria, an-
cora durante la malattia, ben raramente. In quanto a professioni liberali, se
si toglie i medici, i farmacisti veterinari e gli addetti all' amministrazione
dd Comune, si può dire non ve ne sieno altre; e se vi è alcuno insignito
di qualche grado accademico, è più per onore e decoro che per usufruirne
come professione.
CAPITOLO IV.
Crlroinaiità. •
Si deve forse alle condizioni economiche piuttosto floride degli anni ante-
riori a questi ultimi tempi, se quelle pure di pubblica sicurezza sono state
del pari soddisfacenti. Solo in questi ultimi due anni la pubblica quiete è
stata alquanto turbata da insoliti reati, i quali mentre hanno gettato lo sgo-
24
— 372 —
memorazione della morte di Gesù Cristo, e nella ricorrenza dei nomi dei
Santi Patroni delle diverse Cure di secondaria importanza. Queste feste che
si solennizzano con pompa e pubbliche processioni, mentre si compiono senza
scapito della pubblica quiete, servono altresì a ravvivare d'alquanto le pic-
cole industrie, per l'affluenza maggiore di persone in quei giorni festivi, e
per le piccole spese che di preferenza dal sesso femminile vengono com-
piute onde provvedere ad un più decente abbigliamento.
CAPITOLO VII.
Costumi
(con riguardo speciale ai prighidisd).
Generalmente parlando i costumi di questi abitanti sono miti e tranquilli :
senza grandi aspirazioni, non conoscono che il lavoro, felici se pedono
assicurarselo tutto Tanno, onde provvedere al sostentamento proprio e della
propria famiglia. Ne viene da ciò che molto limitati siano i divertimenti
loro abituali; e fra questi preferito è il cosi detto giuoco del ruzzolone o
disco cerchiato di ferro. Avvi però grande tendenza al canto popolare, al
teatro ed al ballo: il nuoto e gli altri esercizi ginnastici sono affatto tra-
scurati. Amanti quasi fino alFentusiasmo dei propri focolari, dei propri paesi,,
considersmo come una cosa quasi paurosa Temigrazione in altri paesi« spe-
cialmente se molto lontani. Dotati poi di un certo rispetto fra di loro e
per le persone colte, è molto raro che il turpiloquio venga ad adombrare
una certa elegante pronunzia e bel parlare, che risente molto della vidna
Siena, l'Atene della lingua italiana.
In mezzo a questi privilegi però è affiggente il numero dei pregiudiz!
dai quali sono dominati questi abitanti. A proposito di questi pregiadiz!
tralascierò di parlare di quelli riflettenti certe pratiche più o meno super*^
stiziose e più o meno in relazione con potenze sia celesti • che infernali ;
solo accennerò a qualcuno fra i moltissimi che più strettamente stanno in
relazione colla medicina e coU'esercizio della medesima, e che formano la
disperazione e la disgrazia dei poveri medici-condotti che abitualmente .vi
inciampano, e dei quali son resi la vittima disgraziata.
Uno dei principali, e che talvolta dà luogo a serie contestazioni fra il
medico e l'ammalato, è la pratica del salasso. Abituati alle vecchie teorie,
a quella scuola che, come dice bene il Mantegazza, per nostra vergogna si
— 371 —
|>olaogo sotto la dipendenza e tutela del Comune ; l'altra privata alle Serre,
per il mantenimento della quale g\ì abitanti di questo castello danno splen-
-dide prove di buon volere coi loro sacrifizi pecuniari. £ssa sta sotto la
^pendenza di un Consiglio Direttivo composto di un Presidente, di quattro
Consiglieri^ un Segretario ed un Cassiere. Queste Associazioni oltre a con-
ferire ristruzione musicale ai giovani allievi, servono pure ad ingentilire il
cuore ed i costumi divertendo e togliendo loro molte ore dall' ozio e dal
mal fiure; sono pure a costoro di una certa utilità, poiché verificandosi il
caso della coscrizione, possono entrare a far parte delle musiche militari, e
ritiame un certo guadagno unitamente a certe agevolezze che servono a
mitigare moltissimo la repugnanza per la vita militare.
Un' associazione che io credo fermamente non metterà mai salde radici
in questi paesi, si è la politica ; regnando a questo riguardo una tale indif-
ferenza, che anche quando gli elettori son chiamati alle urne per la scelta
dd loro rappresentante al Parlamento, uno scarso numero si presenta a
•compiere questo sacro diritto di cittadino.
CAPITOLO VI.
Religioni.
L'unica religione esistente in questo Comune è la cattolica-apostolica-
lomana. Per il culto di essa dodici sacerdoti si contano in questo territorio,
< ventiquattro fìra chiese e oratori destinati al culto. U suo insegnamento
Tiene compartito dai Parroci, in particolare ai giovinetti fino all'età di circa
dodki anni, ed agli adulti dal -pergamo e dall'altare. Le funzioni religiose sono
celebrate ordinariamente la domenica e negli altri giorni in cui ricorrono i
acmi dei diversi Santi Patroni. Questo insegnamento credo debba avere una
certa benefica influenza, poiché almeno per la classe ignorante nella quale il
sentimento del buono e del giusto è offuscato talvolta dalle passioni, il pen-
siero di un futuro ed inevitabile gastigo fa sì che molto probabilmente
qualche reato di meno debba essere consumato. Lo scetticismo però non
ka tardato ancora qui a serpeggiare specialmente fra le fila dei giovani, e
ciò principalmente da quando autorità reh'giosa fu sinonimo di avversione
dell'unità nazionale e del pacifico sviluppo delle sue istituzioni.
Le feste maggiormente celebrate sono quelle in onore della Madonna
delle Nevi e del Rosario, per il Corpus Domini, nel Venerdì Santo in com-
— 374 —
impunemente, e che è cagione invece di moltissime alterazioni dell'utero^
come spostamenti, ecc. ; quindi il rifiutarsi all'apertura d^li ascessi delle
mammelle, il noli me tangere delle croste del capillizio, denominate volgar*
mente lattime^ i diversi incantesimi che si fanno ai supposti vermi, prima
di chiamare in tempo utile il sanitario, il prolungare soverchiamente l'allat-
tamento, ecc. Fortunatamente riguardo alla vaccinazione si è &tto molto-
cammino in avanti, ed in oggi non vi è alcuna madre che si rifiuti a far
vaccinare e rivaccinare i propri figli.
In quanto alla cura delle malattie, in generale i primi medicamenti che
vengon presi di mira dal pregiudizio, sono il chinino ed il mercurio. \\
chinino, si dice, fa impazzare, il mercurio rovina completamente la salate»
ed è oggetto del più profondo disprezzo. Non si pensa che quando si ri>
corre a questo medicamento per uso intemo, la salute è già per la mag-
gior parte compromessa I La cura idroterapica pure, gli eccitanti in certe
malattie reputate infiammatorie, trovano un grande ostacolo neUa loro ap-
plicazione. Lo stesso dicasi della libera ventilazione delle camere consigliata
nelle malattie d'infezione, a mo' d'esempio nelle tifoidee.
E non si creda che questi pregiudizi sieno di lieve momento e trascu-
rabili ; poiché per un medico-condotto nelle campagne, sono di una imporr
tanza capitale, essendoché giungono a comprometterne la quiete e la tianr
quillità, e molte volte la reputazione. È desiderabile che mano a mano che
la civiltà si fiirà strada neUe masse agricole, diminuendo l'immenso nmnero
degli analfabeti e degli ignoranti, questi pregiudizi vadano del tutto scom.^
parendo ; ma è del pari sconfortante il pensare come questi pregiudiu skdo
contemporanei col principio della medicina, e come in ogni tempo, in ogni
regione si sieno mantenuti a causa di quelli individui di malafede, dei diso-
nesti e molte volte, diciamolo francamente, di certi medici mestìeramUt come
benissimo li chiama lo 2^ppulla, che pure di farsene una sorgente di do-
minio, di guadagno e di ambizione, come gli antichi sacerdoti di Escala-
pio, hanno cercato di accreditarli presso le popolazioni a danno dei veri
scienziati e cultori della medicina.
(^Confinuei),
— 373 —
chiamò italuma, reputano un delitto se il medico non mostra di tenere
sulla punta della lancetta la guarigione di certe malattie. La polmonite, fra
tutte le affezioni principalmente, deve essere curata col salasso. Inutile il
far capire che esistono in fatto di salasso nella scienza delle indicazioni e
controindicazioni, è tutto fiato gettato; la polmonite deve essere sempre
trattata col salasso, e se l'ammalato muore senza di questo, ne viene stret-
tamente chiamato responsabile il curante, verificandosi non raramente delle
scene punto dignitose per il medico e per la scienza che coltiva. Povero
^aemejer che vorrebbe curato un parente pneumonico piuttosto da un
omeopatico che da un salassatore ad oltranza I
Questo però non è che un pregiudizio riflettente più che altro la pace
e la tranquillità degli esercenti (giacché non è possibile il supporre che un
medico voglia far danno ai suoi ammalati, prestandosi a secondare i loro
pr^udizi): la grande caterva di quelli nocevoli a chi se ne rende lo
sduavo, bisogna ricercarla nelle donne nel loro periodo di gestazione e di
aUattamento, e nel divezzamento dei bambini.
n ferro, si dice, per le gestanti è una sorgente di aborto; tanto è vero
questo che qualche ragazza gravemente compromessa, si presenta sempre
al medico indicando debolezza e anoressia, giusto perchè sa che ordinaria-
mente in questi casi si ricorre all'amministrazione del ferro.
Lo stesso dicasi del chinino, rapporto al quale, con tutto il rispetto do-
vuto al Monteverdi, al Bauquè, al Waren, al Deneffe, che affermano quasi
il solfato di chinino debba un giorno detronizzare la segale cornuta, io
credo che non sia altro che un pregiudizio. £ dico ciò perchè col numero
stragEande di febbri intermittenti che tutti gli anni si verificano, si è avuto
campo dai medici di somministrare molte volte il chinino alle gestanti
nelle solite dosi, senza che se ne fosse osservato il menomo disturbo da
parte dell'utero. In due sole donne affette da febbre terzana ebbi ad osser-
vare Taborto: in una di queste però vi era qualche segno di aborto avanti
la somministrazione del chinino, e nell'altra non era mai stato amministrato
il medicamento. Se per caso quest'ultima avesse ingerito anche una minima
quantità di chinino, si sarebbe subito affermato dai fautori di questa opi-
nione che l'aborto era avvenuto in conseguenza del medicamento! Si de-
vono piuttosto questi due aborti all'azione del freddo con il quale si ini-
ziano gli accessi periodici?
Thdascio di altri e non pochi pregiudizi durante la gestazione.
Nel perìodo di allattamento il primo pregiudizio al quale vanno incontro
le puerpere, è l'alzarsi troppo presto da letto, credendo di poter ciò fare
— 374 —
impunementei e che è cagione invece di moltissime alterazioni dell' uten^
come spostamenti, ecc. ; quindi il rifiutarsi all'apertura degli ascessi deX
mamitìelle, il noli me tangere delle croste del capillizio, denominate volg^
mente iattime^ i diversi incantesimi che si fanno ai supposti vermi, prirt]
di chiamare in tempo utile il sanitario, il prolungare soverchiamente Tallai
tamento, ecc. Fortunatamente riguardo alla vaccinazione si è &tto molte
cammino in avanti, ed in oggi non vi è alcuna madre che si rifiuti a fai
vaccinare e rivaccinare i propri figli.
In quanto alla cura delle malattie, in generale i primi medicamenti che
vengon presi di mira dal pregiudizio, sono il chinino ed il mercurio. II-
chinino, si dice, fa impazzare, il mercurio rovina completamente la salute»
ed è oggetto del più profondo disprezzo. Non si pensa che quando si ri*
corre a questo medicamento per uso intemo, la salute è già per la mag-
gior parte compromessa! La cura idroterapica pure, gli eccitanti in certe
malattie reputate infiammatorie, trovano un grande ostacolo nella loro ap-
plicazione. Lo stesso dicasi della libera ventilazione delle camere consigliata
nelle malattie d'infezione, a mo' d'esempio nelle tifoidee.
E non si creda che questi pregiudizi sieno di lieve momento e trascu*
rabili ; poiché per un medico-condotto nelle campagne, sono di una impor
tanza capitale, essendoché giungono a comprometterne la quiete e la tran
quillità, e molte volte la reputazione. È desiderabile che mano a mano ch(
la civiltà si farà strada neUe masse agricole, diminuendo l'immenso numerc
degli analfabeti e degli ignoranti, questi pregiudizi vadano del tutto scom
parendo ; ma è del pari sconfortante il pensare come questi pr^udizi sienc
contemporanei col principio della medicina, e come in ogni tempo, in ogn
regione si sieno mantenuti a causa di quelli individui di malafede, dei diso
nesti e molte volte, diciamolo francamente, di certi medici mestieranti^ come
benissimo li chiama lo Zappulla, che pure di farsene una sorgente di do
minio, di guadagno e di ambizione, come gli antichi sacerdoti di Escala
pio, hanno cercato di accreditarli presso le popolazioni a danno dei ver
scienziati e cultori della medicina.
{Continua).
— 377 —
copia e sufficiente per V allattamento di un bambino ; e di aspetto , con-
sistenza e ricchezza di adipi pari al latte di buona nutrice. Il Lozano potè
allattare per cinque mesi uno dei figliuoli e lo vide crescere vigoroso per
opera veramente tutta sua. Una particolarità notevole è che quegli prima
di questo fatto andava soggetto a profusi sudori , che scemarono d' assai
dopo iniziato Tallattamento. Un caso consimile è riferito da Haefer, ma il
meglio accertato è ancora quello ricordato da Humboldt (i), di un uomo
che allattò per lo spazio di cinque mesi il suo bambino durante la malat-
tia della moglie.
È del resto non raro il trovare nelle mandte qualche caprone che
dà latte (2).
Questi casi ed altri abnormi modi e condizioni d'allattamento, ricordati
^agli autori sono pur sempre straordinari, e come tali vanno con molta
rìserva accolti. La loro possibilità^ sta quasi per mostrare quanto sia inde-
bito l'appunto che si fa alla natura d'aver dato all'uomo degli organi su-
perflui (Virey). ^
n latte è per tutte le specie un liquido bianco, di sapore dolcigno,
fresco, del peso specifico da 1028 a 1045 secondo le specie, di reazione
alcalina se proviene dagli erbivori ed acida dai carnivori (3). Istiologicamente
^ rappresentato da un plasma chiaro e senza colore, in cui trovasi sospesa
una gran quantità di corpuscoli e globuli lattei sferici, di differente dimen-
sione (4); fisiogeneticamente si considera come la deiscenza degli elementi
(l) Humboldt: I^eise in die Acquinoctialgegenden des neuen ConHnents, — Voi. II, pag. 40.
C^) Hyrtl : Trattato d^ Anatomia umana, — Versione italiana.
(3) A Tero dire, U latte Taccino ha reazione non unica ma duplice (anfotera). Appena
'^^^<%to arrossa la carta azzurra di girasole, come fa azzurra la stessa carta reattiva preven-
'^'^anente arrossata. U fenomeno dura brevi istanti, poi si vede la carta arrossata dal latte
'^^ ventare azzurra, e quella resaper esso azzurra, inazzurrirsi sempre più. Questa reazione,
^ondo Soxhlet, si spiega considerando U latte come una soluzione mista di albuminato
al
^^^^^lino (caseina) e di due fosfati bibasico e acido (bisodico e monosodico) in condizione
^ tale quantità da lasciare dbciolto Talbuminoide e da manifestare ciascuno la reazione
*^^ gli è propria.
C4) I globuli del latte (scoperti e descritti da Leuwenhoek nel 1697) sono vescichette
^^^sparenti di grandezza varia da 0.00125 milUm. a 0.04 millim. , a contorni oscuri, costi -
^^^te da goccioline di grasso involte da caseina, la quale ne impedisce la confluenza.
Heeren ha calcolato in media a 50 mUioni U numero di globuli contenuti in un mil-
^ grammo di latte genuino e Fleischmann stima esistere in iin litro di latte (con 40 grammi
^* t. grasso), oltre 80,000 milioni di globuli, ammettendo però ch*essi abbiano un raggio
^^ ^ 0.005 niillim. Puchs ha -notato che i globuli del latte degli erbivori sono più piccoli
"^ i ì quelli dei carnivori.
- 378 -
epiteliali delle glandule mammarie, emulsionato e sospeso questo deti
in un mestruo fornito assai probabilmente dal sangue ('); e dal punte
vista chimico sarebbe una soluzione e sospensione ad un tempo nell' ac
dei prìncipi azotati, idiocarbnrì, (buno e lattosi) e sali, ovverosia un mi;
glio di que' gruppi atomici che sono detti prìncipi alimentari perchè
vansi rappresentati nella compage organica degli animali e sodo an
valevoli di riparare alle sottnuioni che Ìl movimento chimico-vitale ind
nell'organismo.
La composizione qualitativa del latte è identica o pressocchè tale in tt
le specie dei mammiferi: le differenze stanno piuttosto nella quantitì
diversi prìncipi. Un litro dì latte alla temperatura di -^ 15° ha un dive
peso secondo le specie : vedasi il sottoposto specchietto :
I
Filbol et Joly . . .
Bmion
Q^vi^e
Schubler
Cberalìer et Henry
Simon. ....,,
1019
'035
1032-1035
1018-1032
1034
1020-1025
1034-1038
1030-1034
L'opteità del Utte i dovnt* ii
boiice anche la copia di granuli di e
( I ) Secondo Voìt ed altri il latte non è nn prodotto elaboralo dagli eteroenti ghiandoli
ma sibbcne un prodotto di deliqueiceoza dei medesimi, per cai il latte li potrebbe coi
derare come ghiandola disciolta. Lo laccaio del httc mebbe però un prodotto di •
boiaiione ghiandolare non trovandosi esso come tale nel sangne : deciverebbe diretumi
od in^rettamente dalla decomposUiooc degli albaminoidi e degli adipi. Qoanlo alla
sein* Voit e Kenunerich «ostcngono lia il prodotto d'uno sdoppiamento fermentativo
arrerrebbe dell'albumina nella gianduia mammaria. Secondo Virchow il grasso del 1
li produce nell'interno delle cellule epiteliali che lappeuaao le pareti degli acini e
distmggonsi man mano lasciando il grasso in libertà. Secondo Dumas, Boossinganlt e Pa
i giani del latte traggono l'origine loro dalle materie cerose preesistenti ne' foraggi
in genere nelle piante di cui ti oatrono gli erbivori.
La questione della genesi dei princìpi propri del latte non i risolata. D latte in parti
fa e si raccoglie nel tempo che dccoire fra nno svuotamento e l'altro, ma i cerio che
ponione maggiore t trasmessa ed elaborata dorante l'atto dello svaoMmento, operaiii
che comunque eseguita, o per meno naturale come nell'allattamento, o artificiate (m
gitun) induce eccitamento nell'organo, inflnendo nill'attivitl di McrcdaDe delle glandi
— 377 —
cojà e saffidente per l' allattamento di un bambino ; e di aspetto , con-
ssteiua e ricchezza di adipi pari al latte di buona nutrice. Il Lozano potè
allattire per cinque mesi uno dei figliuoli e lo vide crescere vigoroso per
open veramente tutta sua. Una particolarità notevole è che quegli prima
! é questo fatto andava soggetto a profusi sudori , che scemarono d' assai
dopo iniziato l'allattamento. Un caso consimile è riferito da Haefer, ma il
Bxgiio accertato è ancora quello ricordato da Humboldt (i), di un uomo
I che allattò per lo spazio di cinque mesi il suo bambino durante la malat-
I tìi della moglie.
È del resto non raro il trovare nelle mandre qualche caprone che
à latte (3).
Questi casi ed altri abnormi modi e condizioni d'allattamento, ricordati
dagli autori sono pur sempre straordinari, e come tali vanno con molta
riserva accolti. La loro possibilità sta quasi per mostrare quanto sia inde*
bito l'appunto che si fa alla natura d'aver dato all'uomo degli organi su-
liwflui (Virey). ^
n latte è per tutte le specie un liquido bianco, di sapore dolcigno,
fresco, del peso specifico da 1028 a 1045 secondo le specie, di reazione
alcalina se proviene dagli erbivori ed acida dai carnivori (3). Istiologicamente
è rappresentato da un plasma chiaro e senza colore, in cui trovasi sospesa
fina gran quantità di corpuscoli e globuli lattei sferici, di differente dimen-
s'one (4); fìsiogeneticamente si considera come la deiscenza degli elementi
(1) Hamboldt: J^eise in die Acquinoctialgegenden des neuen Continents, — Voi. II, pag. 40.
(2) Hyrtl : Trattato d^ Anatomia umana. — Versione italiana.
(3) A Tero dire, il latte Taccino ha reazione non unica ma duplice (anfbtera). Appena
voto arrossa la carta aziurra di girasole, come fa azzurra la stessa carta reattiva preven-
tiinDente arrossata. Il fenomeno dura brevi istanti, poi si vede la carta arrossata dal latte
ridircotare azzurra, e quella resa per esso azzurra, inazzurrirsi sempre più. Questa reazione,
SMoodo Soxhlet, si spiega considerando il latte come una soluzione mista di albuminato
alcalino (caseina) e di due fosfati bibasico e acido (bisodico e monosodico) in condizione
di tale quantità da lasciare disciolto Talbuminoide e da manifestare ciascuno la reazione
<he ^ è propria.
(4) I globuli del latte (scoperti e descritti da Leuwenhoek nel 1697) sono vescichette
(^sparenti di grandezza varia da 0.00125 millim. a 0.04 millim. , a contorni oscuri, costi-
tuite da goccioline di grasso involte da caseina, la quale ne impedisce la confluenza.
Heeren ha calcolato in media a 50 milioni il numero di globuli contenuti in un mil-
i'gnunmo di latte genuino e Fleischmann stima esistere in un litro di latte (con 40 grammi
<^ gnoso), oltre 80,000 milioni di globuli, ammettendo però ch*essi abbiano un raggio
<li 0.005 millim. Puchs ha^notato che i globali del latte degli erbivori sono pili piccoli
<li quelli dei carnivori.
— 37» -
epiteliali delle glandule mammarie, emulsionato e sospeso questo detriitis
in un mestruo fornito assai probabilmente dal sangue (i); e dal punto eli
vista chimico sarebbe una soluzione e sospensione ad un tempo nell'acqu»
dei prìncipi azotati, idrocarburi, (burro e lattosi) e sali, ovverosia un miiot-
glio di que' gruppi atomici che sono detti principi alimentari perchè In»*
vansi rappresentati nella compire organica degli animali e sono ancbtt
valevoli di riparare alle sottrazioni che il movimento chimico-vitale induce .
nell'organismo.
La composizione qualitativa del latte è identica o pressocchè tale in tutte
le specie dei maromìTerì: le differenze stanno piuttosto nella quantità deT-
diversi principi. Un litro di latte alla temperatura di -|- 15° ha un divaK»-'
peso secondo le specie : vedasi il sottoposto specchietto :
1
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1028-1032
1032
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1034-1038
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■
■
L'opadU del latte h dovuta in mauima parte, ma non in tutto ai globuli : *I castri—
buìsce anche la copia di granuli di caieina n»pe*a nel siero.
(i) Secondo Volt ed altri il latte non t un prodotto elaborata disti eletnenli ghiandolari^
ma tìbt>eiie uo prodotto di deliquescenza dei medesimi, per cui il latte tì potrebbe conu-'
derarc come gliiandola disclolu. Lo zuccaio del Utte sarebbe però un prodotto di eh-
borazione ghiandolare non trovandosi euo come tale nel sangue : derÌTerebbe direttamente
od indirettamente dalla decomposizione degli albuminoidi e degli adipi. Quanta alla cfr—
seina Volt e Kemmericb sostengono sia il prodotto d' uno sdoppiamento fermeotatin> die
aweirebbe dell'albumina nella gianduia mammaria. Secondo Virchon il grasso del latte
si produce nell'interno delle cellule epiteliali che tappeiiano te pareti degli acini e che
distm^onsi man mano lasciando il grasso in liberti. Secondo Dumas, Boussinganlt e P>7eti
i grassi del latte traggono l'origine loro dalle materie cerose preetiitenli ne' fotiggi ed
in genere nelle piante di cui si nutrono gli erbivori.
La questione delta genesi dei principi propri del latte non Ì risoluta. Il latte in parte si
& e si raccoglie nel tempo che decorre fra uno svuotamento e l'altro, ma i certa die la
porzione maggiore è trasmessa ed elaborata durante l'atto dello svuotameDlo, openmone
che comunque eseguita, o per mezzo naturale come nell'allattamento, o artificiale (muo-
gitnra) induce eccitamento nell'organo, influendo lall'altìTitl di tecreiioiw delle glandule.
— 379 —
\i (fooitù alla proporzione dei prìncipi solidi i seguenti dati :
Sopra zoo parti
di latte di
Acqua
Parti
solide
Sopra zoo parti
di latte di
Acqua
Parti
solide
IMBItta •■■••■•••••
87,7
86,5
90,7
12.3
13,5
9,3
Capra
87.6
82,0
73.7
12,4
18,0
26.3
Vacci
Pecora.
Arm, ....«.....•■
Cafiiia
^^ o"~ ••••••••••••
[e i singoli componenti solidi sono in modo particolareggiato rappresentati
[«ne segue :
Sa zoo parti di latte
di
Burro
Caseina
Latto-prot.
Zuccaro
Ceneri
DovDa • , , .
4,50
4.05
2,50
1.55
5.33
4,20
9,72
3,95
3,30
1,9
3.6
2,7
1,7
6.1
3,7
(x6,o|J
3,1
0.27
0,32
0,33
0,25
0,15
0,4
5,3-4,6
5,5
5,5
5.8
4.2
4.0
3.0
1.5
0.9
0,16-0,45
0,30-0,90
1,2-1,5
0.50
0,56
0,70
0,50
I.I
0.5
Vacci
CtnHa
Am
Pecofi
Capn
Caeni
Tfoji
Gatta.
[emettendo in scala discendente d'importanza gli elementi del latte dei mam
f&iferi, si ha la seguente serie :
Donna
Vacca
Asina
Capra
Giumenta
Cagna
Pecora
Zneciro
Cacio
Zuccaro
Burro
Cacio
Cacio
Cacio
Cado
Znccaro
Cacio
Cacio
Znccaro
Burro
Burro
Bono
Burro
Burro
Zuccaro
Burro
Zuccaro
Zuccaro
Sali
SaU
SaU
SaU
SaU
SaU .
SaU
(1) L* albumina normalmente si trova solo nel latte di troja : in queUo di cagna vi ^
tUmabi invece di caseina se alimentata esclusivamente a carne, mentre ricompare la ca-
Kiai e V albumina non si trova più quando il vitto sia di fecola.
— 3^2 —
nel prendere cibi naturali o preparati (0: di più nel latte nulla v'è d'indi-
geribile, ogni suo principio costitutivo è principio alimentare: tantoché nei
soggetti adulti , che tollerano bene la dieta lattea, v*ha stipsi, sì poche
feccie si formano.
£ giacché toccammo l'argomento della digeribilità del latte, accenneremo
come si faccia la digestione di detto alimento, in qual parte del tubo gastro-
enterico prevalentemente avvenga ed in quanto tempo.
Beaumont, Helm e gli altri sperimentatori che ebbero agio di fare delle
osservazioni ne' pochi casi di fistola gastrica occorsi nell'uomo e di li poi
tutti i fisiologi che seguirono la proposta di Bassow d' istituire artificialmente
nel cane la fistola gastrica e poi anche l' enterica a fine di studiare il pro^
cesso della digestione nei suoi diversi momenti, convengono nel dire che il
latte è facilmente' e presto digerito per molta parte già nello stomaco, dov^
pure ne ha principio l'assorbimento.
Il latte appena introdotto nello stomaco coagulasi. Tutta o quasi tult^^
l'acqua con i sali solubili vien assorbita dalle vene. Quanto alla lattosi^^
Bouchardat ammette che sia assorbita nello stomaco con l'acqua ed i sal'^
solubili e portata col sangue della vena porta nel fegato a tramutarsi ii^-
glucosio e tnucoglucosio. Non neghiamo la possibilità che la lattosi com^
tale sia assorbibile almeno in parte, ma le prove sperimentali dimostrane^
che la maggior quantità di essa deve subire delle trasformazioni prima d».
essere assorbita: e per vero una parte della lattosi deve nel ventricolo tra —
sformarsi in acido lattico, il quale avrebbe per ufficio di servire aliar pre —
cipitazione della caseina, se giusta le osservazisni di Brliclwe, l'acido dori —
dropeptico del succo gastrico non è atto a determinare tale precipitazione- —
La quantità maggiore di lattosi già nel ventricolo e poi nell'intestino si
trasforma in glucosio, né é detto dai fisiologi che tale trasformazione ^t
faccia anche nel fegato, e quando si faccia non è che fenomeno cadaverico -
L' albumina e la caseina del latte subito coagulate nello stomaco vengon <^
a poco a poco a ridisciogliersi per effetto del succo gastrico ed il materiale
semiliquido costituente il chimo viene in parte assorbito nel ventricolo, tcx^
la maggior porzione passa prima a spruzzi, poi in rapida corrente nell'intestine^'
La riduzione della caseina in peptone si può studiare in preparati arti-
ficiali. La caseina messa in conveniente quantità dì succo gastrico vi forco^
dapprima una soluzione opaca, poi coagula per quindi ridisciogliersi e for-
mare uno strato superiore trasparente ed un deposito composto, seconcl*^
(i) Oehl: Manuale dì Fisiologia — Tomo I, Art. Degli Alimenti, «
— 38i —
ipeciaU: cosi airumana ìspecie, dice il Borsarelli (O, che presenta sviluppo
tcheiiettrìco mediocre e che mette un numero d*anni assai notevole a ra«y-
liuDgere fl suo completo sviluppo , non occorre ricevere fino da* suoi pri-
[ monfi la quantità di materie fìsse e specialmente di sali di calce che ne-
oessUno alla specie bovina e ad altre, che e per la maggior mole cui
debbono raggiungere, e per il più rapido accrescimento ed anche per questa
sola causa (pecora, cane) ne abbisognano in più grande quantità ed in un
tempo molto più vicino alla nascita , per conferire la voluta solidità allo
idieletro. In altre parole, il giovane vitello che deve camminare subito nato^
e mi latte atto a far carne, muscoli ed ossa, ricco perciò d'azotati:
il bambino che ,non cammina ed a cui manca perciò una fonte di
, sagge dalla madre un latte più povero si di caseina, ma più ricco
i principi combustibili, burro e zuccaro (Bouchut).
Potrebbesi credere che il latte, a cagione delle differenze notate da una
altra specie, non possa servire indifferentemente ad animali di diverso
, soprattutto nei primi momenti della vita. Ciò è vero se si consideri
cosa in modo assoluto ; ma noi ad arte possiamo variare le proporzioni
i componenti del latte , conforme porta il bisogno. Cosi noi non solo
tniamo donna ad altra donna nell'allattamento dei nostri fanciulli, ma
mancando la nutrice ci possiamo valere del latte di vacca o di capra,
imministrandolo con poppatoi, sia attaccando direttamente il bambino
poppa dell'animale.
Dicesi pare che anche tra bruti avvengano fatti consimili, e che del latte»
id esempio , di cagna , siansi pasciuti i gattucci cui mancò il nutrimento
^ madre. Non è che per via di esperimenti che si possono determinare
i limiti d'adattamento e di tolleranza per l'allattamento d'una specie ani-
&ak rispetto all'altra. Ma anche in ciò hanno pure molta parte le condi-
aoni individuali.
Per gli animali onnivori , ed in modo speciale per l'uomo , il latte di
ibme specie di animali, quali le vacche, capre, pecore, è un cibo natu-
ak, come le uova e la carne: esso è cibo e bevanda ad un tempo, e
lebbene a parità di volume e peso, riesca meno nutriente delle uova e della
tttne, è in compenso meglio proporzionato ne' suoi principi alimentari. E
iktà il latte nella serie dei cibi naturali sta innanzi a tutti, nel senso che
pù di tutti € s'avvicina a quella giusta proporzione dei diversi gruppi di
prìncipi alimentari che anche istintivamente l'uomo e gli onnivori tengono
(i) Borsarelli: Sali nel latte di donna e in quello di vacca, — Igea, 1866, p. 88, Rivista,
— 3^4 —
Riguardo al tempo impiegato per la digestione del latte, Gosse (che pò-
tendo rigettare a sua voglia fece sopra sé stesso per ì diversi cibi una serie
di prove) ascrive il latte ai cibi digeribili nel tempo di 60 m' a 90 m'.
Questa indicazione va intesa nel senso che dopo tale tempo è già assor-
bita l'acqua ed incominciata la formazione de' peptonL Beaumont desume la
maggior digeribilità gastrica de' cibi dal minor tempo di loro fermata nel
ventricolo.
Ma tale criterio non ha che valore relativo essendoché sul fenomeno della
digestione hanno influenza molte circostanze, quali la quantità, la qualità, la
consistenza dei cibi, la capacità loro d'imbeversi del succo gastrico, lo
stato della mucosa, ecc.
V ha dunque anche per il latte la difficoltà di definire la media del tempo
richiesto alla sua digestione, tante sono le cause che possono concorrere
in modo favorevole o contrario nei diversi momenti della digestione.
CAPITOLO IL
Del latte come alimento nelle diverse età.
Non è nostro compito di studiare l'argomento dell'allattamento in tutta
la serie mammifera: ci basta ricordare che la lunghezza di questo impor-
tante momento della vita vegetativa è in ragione inversa del tempo neces^
sano alla specie per raggiungere im certo qual grado di sviluppo» compa^
tibile per potere da sé soddisfare all'istintivo impulso di procurarsi l'alia
mento : la specie umana è quella che più protrae l'allattamento, ma è ancHe
la più tardiva a raggiungere il completo suo sviluppo organico.
È rispetto air uomo soltanto che noi vogliamo vedere quanta parte
il latte nella dietetica sua, iniziando dalla nascita in su venendo all'*
adulta fino alla vecchiaja.
n latte è il vitto esclusivo degli infanti e da solo vale a camUare ujq
neonato in un vispo barobino, che corre, parla e pesa le tante volte pii^
di quando é nato (Mantegazza).
È argomento di opere speciali di pediologia e di ginecologia il dire d^
dovere che incombe alle madri di allattare i propri bambini, quali i o3-£Ì
in cui debbasi veramente provvedere in altro modo, mostrando i vant^^S^
e i difetti di questi succedanei. Noi dal nostro punto di vista dobbia-oc*^
cercare in qual modo e proporzione provveda il seno materno al nutrimo^^^^
dell'infante e come siasi procurato di fissare le quantità di latte da so**^*
— 383 —
die leggesi nel Trattato di Fisiologia^ dell' Oehl, di metapeptone e peptone
adla propondone del 1^^/^^ con piccola quantità di dispeptone (20 y^)
€ metapeptone (2 Yo)* Altrettanto ammettendo che avvenga nella chimifì-
ozioDe gastrica è lecito arguire che passato il chimo nell'intestino, gli al-
buomoidi non ancora del tutto convertiti in peptoni, tali divengano per a*
del succo pancreaticOi di cui è riconosciuta indubbia non solo l'azione
i& tramutare in zucchero gli amidi, di emulsionare gli adipi, ma anche di
iaie in peptoni gli albuminoidi.
Disctolti i globuli del latte nel ventricolo, confluite le goccioline di grasso,
il borro, per cosi dire, fuso a mescolarsi con la massa chimosa e con
trasportata nell'intestino. Ivi il succo pancreatico emulsiona i grassi che
00 come tali (grassi emulsionati) in parte assorbiti, mentre altra por-
si decompone in acidi grassi e glicerina: quest'ultima 'assorbibile come
, i primi sono saponificati prima di passare ne' chiliferi e di li nella
del sangue.
£^>osto cosi come avviene la digestione del latte, aggiungiamo a comple-
to che se gli elementi di esso tramutati per azione del succo gastrico,
bile e dell'umore pancreatico, non lo fossero tutti adequatamente per
assorbibili, avrebbesi ancora a renderli tali l'umore enterico (pro-
di secrezione delle glandule di Lieberkiihn) atto ad una progressiva
ione degli albuminoidi in peptoni, degli zuccari in glucosio e di
in acido lattico e butirrico.
Riguardo all'assorbimento, questo già dicemmo avvenire per gli elementi
latte in parte nello stomaco ed in parte nell'intestino: e cioè l'acqua
i sali solubili nel ventricolo, la maggior parte de' peptoni, del glucosio e
litti i grassi nell'intestino. Il passaggio avviene per osmosi col favorevole con-
no delle appropriate condizioni di capillarità degli epiteli. I/acqua ed i
i sohilnli passano nel sistema venoso. I peptoni nel ventricolo per quella
porzione che vi sono assorbiti passano pure nelle vene : nell'intestino parte
to queste, parte ne' chiliferi, ma più abbondantemente in questi che in
^c, come si può desumere dal fatto del non presentare la vena porta
*ww / vasi chiliferi aumento sensibile di albuminoidi nel tempo della dige-
itìm (i).
Oli adipi nell'intestino sono assorbiti prevalentemente dai chiliferi, per
<ittaDto anche ne ricevino le vene, conforme lo dimostra la maggior copia
^ materie grasse nel sangue della vena porta durante l'atto della digestione.
(})Oehl: Manuale di Jìsiologia. — Parte I, pag. 638.
— 386 —
subisce il latte materno per provvedere ai crescenti e modificati bisogni del
bambino. Nei primi due mesi l'infante non ha bisogno che di nutrirsi ^
di produrre calore : ed ecco la copia dei grassi e dello zuccaro servire alio
scopo ultimo e la proporzione discreta di caseina al primo. Più avanti li^
chiedendolo lo sviluppo delle ossa e poi dei denti, cresce nd latte materno
la proporzione de' sali terrosi e del fosfato di calce in particolare, come
aumenta anche la caseina (0 per il cresciuto bisogno di azotati.
La proporzione dei principi costitutivi del latte è varia secondo la costi-
tuzione e Tetà della nutrice, il tempo da cui data 1' allattamento e vuoisi
anche da taluno a seconda che trattasi di donne primipare o pluripare.
U latte di queste ultime, quando però le gravidanze non siensi troppo ri-
petute, sarebbe più abbondante e più ricco di materie nutritive di qadlo
delle primipare. Di norma le donne linfatiche abbondano di latte più delle
sanguigne, e Becquerel da una serie di osservazioni su nutrici di abito e
temperamento diverso, ha tratto il seguente prospetto:
Densità del Latte . . .
Acqua
Parti solide
Zuccaro
Burro
Ca^na.
SaU
Costì timone
forte
1032,97
911,19
88,81
32.55
25.9^
28,98
1,32
Còstituxione
debole
1031.90
887.59
112,41
42,88
28,78
39.21
1.54
Costi tnxioae
normale
1032,67
889,08
110,92
43.64
26,66
39.24
1.38
Riguardo all'età della nutrice, il latte migliore è quello prodotto tra ^
25 ed i 35 anni (Guaita), a conferma di che troviamo la s^^ente tabella
di anxdisi di Becquerel:
Composìnone del Latte
Di Nutrice
dai 15
ai ao anni
Dai^ 90
ai
as anni
Densità. . . •
Acqua. ....
Parti solide
Zucchero . .
Burro
Caseina . . .
Sali.. '..
1032,24
869.85
«3o,i5 I
35.23 '
37.38 j
55.74
i,So
1033,08
886,91
113.09
44,72
28,21
38.73
1,43
Dai 35
ai
30 anni
Dai 30
35
I
1032,20
1032,4»
892,96
888,06
107,03
"1,94
45.77
39.53
23,48
28.64
36,53
43,33
1,26
1,44
\i) A, Becquerel: Tratte elenuntaire d' I/yguru — Art Lait.
- 385 —
BÌmstrarsi ad un bambino neir artificiale allattamento. Appena nato, il
bunbino è capace di poppare e il numero delle volte che va attaccato
alla mammella , è in ragione inversa del progresso del tempo e del quan-
tititifo di latte che assume per ogni seduta. Jacquemier, Guillot, Bouchut
con hmga serie di diligenti pesate dell'infante prima e dopo ogni pasto,
boato determinato in modo approssimativo se non rigoroso, le quantità di
htte succhiato per ogni volta e per giorno dall* infante preso in osservazione
dal momento della nascita fino al 9° o i o^ mese. Così ad esempio Bouchut
ki segnato le seguenti medie : per i primi quattro giorni di vita, le quantità
4 latte preso per volta sarebbero rappresentate da grammi 3, 15, 40, 55:
od secondo mese di vita 70 grammi di latte per ogni presa e nei sue-
(xsstfi mesi si va a 100, 150 grammi per volta ed anche pìi!i. E quanto
iDe medie giornaliere, avremmo le seguenti cifre:
«. ^lUIIIVf. . • ■ • lUlAAC; VII JIACIV. yv^^tAK\f . . . . .
• • • l^ftAIlilti
150
3.0 .
450
4.** •
550
Dopo il primo mese media griornaliera
■ * • *
640
> terzo » »
750
» quarto » »
850
Dtl 6.^ al 9.^ mese »
950
Quanto al carattere chimico-fisiologico del latte sappiamo ch'esso modi-,
ficasi dì non poco a seconda dei diversi momenti dello sviluppo organico.
All'inizio dell'allattamento, le mammelle della puerpera segregano un liquido
sieroso, ricco di sali, naturalmente purgativo ed atto ad espellere quel mi-
scuglio ed indigesto ammasso di muco e di bile (meconio) che erasi for-
mato ed addensato nelle intestina del feto, e questi venato alla luce ove
non se ne sgomberi presto, arrischia d'incorrere in gravi malori (i).
A codesto sgombero le sole forze della natura non bastano e d' altra parte
Bon è provvido usare purgativi a ciò : il colostro provvede allo scopo meglio
d'ogni altro sussidio in grazia dei mutui rapporti fisiologici che necessaiia-
note debbono esistere tra lo stesso ed il meconio (^).
E l'opera maestra della natura si manifesta anche nelle modifìcaziom che
(1) L. Vacca : Allatiameutp materno — Lezione — Lo Spallanzani, fase, giugno, iSSt.
(t) Vaolù dovttta ai sali la proprietà purgativa del colostro : ma anche il latte vero che
I ^kIIo succede, nei primi momenti è d'azione lassativa, il che devesi (Lassagne) alla
Daterìa grassa in copia e non ben divisa che vi si trova.
25
— 388 —
A questa tavola fa come complemento T altra del Vernois e Becquerel,
che prosegue l'analisi del latte dall' 8.** mese al 24.°:
[
Peso specifico
Acqua
Parti solide..
Zucchero
Burro
Caseina
Sali
A
8 mesi
1031.37
889,49
108,35
41,52
22,79
45.02
I,X8
A
9 mesi
1032,88
891,65
108,35
45.31
23,06
38,79
X.I9
A
IO mesi
1031,44
889,28
110,72
45.84
25.03
' 38,57
1,28
A
zx mesi
1031,61
900,63
99.37
47,62
19,47
31,06
1,22
Dai Z3
mi
18 medi
1032,50
891,34
108,66
45,92
24,44
36,98
1,32
1030,81
876,55
"3,45
41,33
43,47
37,32
1,331
Queste variazioni nella quota de' principi alimentari del latte vanno ad
adattarsi agli accresciuti e mutati bisogni dell'infante, e dimostrano anche
una volta la necessità ne' casi in cui la madre non può allattare il proprio
nato, di prendere per nutrice una donna che abbia partorito all'inarca
nello stesso tempo di essa.
Per quanto si esageri dicendo che una buona nutrice mercenaria noti
equivale ad una madre anche men che mediocre nel soddisfiEUie ai bisogni
del proprio infante, pure in massima il fatto sta ed il giudizio s'appoggia
a fatti ed a cifre. Nei dipartimenti presso Parigi risulta dalle pregevoli sta.- '
tistiche di Bertillon, che la mortalità dei bambini nel primo anno di vita
è di gran lunga superiore a quella notata in altri dipartimenti della Fniììcia.
n fatto si spiega col trovarsi nelle campagne presso Parigi maggior numero
di bambini a balia che non altrove.
n dottor Crequi in buon numero di casi comparati, trovò una mortalità
del 8. 28 per cento su 180 bambini nutriti al seno materno, mentre ebb^
il 1 8 per cento nei bambini affidati a nutrice. Il professore Routh ha cal-
colato che in Inghilterra muojono non meno di 12 mila bambini all'ano c>
per privazione del latte materno (0.
A determinare tali differenze nelle mortalità, abbiamo circostanze indiix'-*
siche all'allattamento, ed altre estranee. Non è duopo ricordare quanto pi
attente, diligenti, amorosamente assidue siano le cure d' una madre a pett
(1) C. R. Routh: Infant-Feeding, and its influenct oh Lift^
— 38; —
bi quale facciamo seguire la tavola compilata da Gerber sulla serie
sae proprie analisi :
I.
II.
III
IV.
V.
VI.
Media
specifico del latte.
iella donna
ìd latte
1,027
33*nni
50 g.
1,031
32 a.
74 g.
1.029
23 a.
77 g.
1,028
27 a.
48 g.
1,031
25 a.
60 g.
1,021
23 a.
i7og.
89,05
3,30
1.79
5.39
0,42
88,02
2,90
1,60
7,03
0,31
86,22
4,54
2,81
5',96
0,41
84,86
5,23
2,74
6,40
0,75
86,62
4,64
2,03
6,46
0,22
87.57
3,44
2.03
6,27
0,67
93.17
2,15
1,06
3.46
0,14
\z albamina
•0 .,•..•
ne
99,86
neutra
99.94
neutra
99,98
alcalina
99.97
neutra
99.98
neutra
99,98
nentra
99.95
Ito alla diversa proporzione degli elementi costitutivi del latte in
0 alla data del parto, abbiamo le seguenti cifre di Simon:
TRASCORSI
il parto
Peso
specifico
del
latte
Proporr,
dell'acqua
Residuo
secco
Caseina
Zucchero
Burro
Sali fissi
1,0320
82,80
17,20
4,00
7.00
5.00
0,316
1,0316
87.32
12,68
2,12
6,24
3.46
1,180
1,0300
88,38
11,62
1,96
5.76
3.14
0,166
1,0300
89.90
IO,XO
2,57
S.23
1,80
0,300
1,0300
88.36
11,64
2,20
5,20
2,64
0,178
1,0340
89,32
10,68
4,30
4,50
1,40
0,274
1,0320
88,60
11,40
4.52
3.92
2,74 •
0,287
',0345
91,40
8,60
3,55
3.95
0,80
0,240
1.0330
88,06
".94
3.70
4.54
3,40
0,250
1,0334
89,04
10,95
3,85
4,75
1,90
0,270
1,0320
90,20
9,80
3,90
4.90
0,80
0,208
1.0330
89,00
11,10
4,15
4,30
2,20
0,276
1.0344
89,10
10,90
4,20
4.40
2,00
0,268
1,0340
86,14
13.86
3,10
5,20
5,40
0,235
1,0320
87.36
12,64
4,00
4,60
3,70
0,270
— 390 —
cessano trovare nella serie dei mammiferi un latte che per composiaone
s'avvicini al muliebre o ad arte adattarlo all'uopo.
L'asina dà un latte che per l'acquosità, tinta, leggierezza, sapore, odore
e per composizione, più d'ogni altro s'avvicina al latte di donna, però
un po' più zuccherato di questo e meno ricco di grasso e di caseina: ma
è cosa non agevole procurarsi detto latte, mentre vi ha l'agio di usare del
vaccino o del latte caprino addizionato di acqua e d'un po' di zuccaro.
Tali addizioni vanno commisurate ai bisogni diversi che trae seco lo
stadio di allattamento. In massima Hervieux, Joulin, Parrot ed altri vi si
dichiarano contrari. Ma i più ne sono fautori, tanto più se trattisi di al-
lattamento misto: il Marchand ha proposto il seguente miscuglio :
Latte vaccino puro litri ... o. 750
Acqua » o. 250
Zuccaro grammi 35
Ma ne' primordi dell'allattamento detta miscela è ancora troppo pesante
e può bastare la seguente :
Latte di vacca naturale non bollito (i) mezzo litro, carico della materia
grassa normalmente contenuta nel volume di un litro. Si aggiunga acqua
500 ce. con 50 grammi di zuccaro ed una tenue proporzione di sali alca-
lino-terrosi (Carron).
In un tale miscuglio i prìncipi alimentari sarebbero rappresentati come
segue:
Barro 3* 70
Materia zuccherina* 7. io
> proteica. 1. 16
SaU 0.35
Acqua 87. 69
100.00
*
Altri invece proposero di dare nella prima settimana latte vaccino con *f^
(i) £ bene che il latte non sia bollito perchè le materie proteiche sottoposte «IT ebol-
lizione si alterano , subiscono una trasformazione molecolare che le rende jMà rensteati
all'azione del succo gastrico e fa si che ne vengano disturbi intestinali.
Accenniamo con risenra all'opinione di Beaumont, che il latte bollito sia ]»& digcribQe
del non bollito ; T autore sostiene pure che m^lio del latte puro sia digerìbile se oom-^
binato a qualche altro alimento, che accresce per sua interposizione il numero dei gnim>
di caseina e moltiplica le superfìd di contatto con' i succhi gastrici.
— 39* —
di acqua zuccherata; nel secondo e terzo mese di vita latte ed acqua a
parti eguali ; al quarto mese una miyela di 3/^ parti di latte ed '/^ di
acqua.
Il dott. Cumming ha proposto un suo speciale metodo (i) per trarre dal
latte vaccino i materiali atti a darci un miscuglio di composizione pari al
latte di donna.
Si lasci per quattro o cinque ore ya. quiete- il latte munto da vacche e
poi se ne tolga il terzo superiore: il rèetante contiene per zooo parti:
Burro 34
Caseina 38
Zuccaro 53
Acqua 855
Questo liquido dev'essere addizionato di 142 parti di zuccaro e di 1458
parti d'acqua. Un bimbo di dieci giorni di vita ne deve prendere 1000 grammi
in otto porzioni da 1 2 5 grammi cadauna : a tre mesi ne prenderà il doppio.
Un medico belga ha proposto (2) le seguenti diluzioni a regolare la com-
posizione del latte secondo Tetà:
Per un bambino
da 8 a IO giorni di vita 1000 gr. di laUe diluito con 2643 d'acqua e 243 gr. zuccaro
* IO a 30 »
a I mese
2
3
4
5
6
7
9
II
»4
18
9 9
• 2500 i
• 225 1
> 2250 J
> 204 1
» 1850 i
► 172 i
» 1500 M
144 1
» 1250 1
124 1
» loco i
104 ^
. 875 '
94 '
> 750
84 «
• 675
78 '
» 625 I
73 *
' 550
67 1
» 500 i
63 ^
Ommettcndo d'aggiungere altre regole indicate da specialisti su questo
proposito, noi ammettiamo in massima che la quantità di acqua da addi-
zionarsi al latte, vada regolata con la tolleranza e secondo il modo di pro-
sperare del bambino. E quando credesi non più conveniente di annacquare
(1) A. Godletki: La Sante de t enfant (Guide pratique, p. 17, ecc.).
(2) Bouchut : Hygiene de la premiere enfance, ^
I
— 392 —
il latte-, pur essendo bene di procedere per gradi, sarà da consigliare latte
fornito da vacche pasciute ai pascoli erbosi e preferibilmente di trifoglio e
non d'erbe aromatiche : a più tardi va serbato il latte prodotto in istalla e
jicr alimentazione di fieno, giacché il forzato riposo e questo mangime dà
un latte più denso e butirroso.
Ma v' è un altro modo per dare al bambino tm latte quando più, quando
meno ricco di principi, sen^ che abbia a patire alterazioni. Basta perciò
ricordare che :
x.^ n latte nella stessa mungitura non ha in tutti i momenti la stessa
densità, ma questa aumenta dal principio alla fine : il primo latte è sie-
roso, l'ultimo estratto è il più ricco di burro e di caseina. Quevenne ebbe
a notare in una vacca che a principio di mungitura dava il 5 per cento
di panna ed in fine 21 per cento: CoUardeau a Jersey trovò perfino il 50
per cento ;
2.^ Sembra paradossale , ma è cosi , che il latte è tanto più sieroso
quanto maggiore è il lasso di tempo che passa fra una mungitura e Taltra
susseguente : primi a riassorbirsi sono i materiali solidi. £ Rohde aggiunge
a questo la prova di fatto che mugnendo una vacca tre volte al giorno ^
si ha un latte più ricco di materiali solidi, che non seguendo l'uso dell^
due mungiture al giorno (0.
I rapporti del latte nella dietetica dell'uomo in tutti i momenti dell.&
vita, ci trassero a discorrere anche dell'allattamento artificiale.
Noi però , fisso lo sguardo alla meta , crediamo dover ommettere tut^o
quello che riguarda la parte materiale e manuale di detto allattamento fat:^o
con poppatoi o con attaccare il bambino alla poppa d'un animale. Que-
st'ultimo mezzo richiede le maggiori precauzioni e cure, ed è solo la capx's»-
che per docilità, per volume e forma dei capezzoli, bene si presti aH'uot>€>-
Boudard consiglia la capra bianca senza coma, detta del Cachemire^
dà un latte quasi affatto privo di odore irdno (2). Ma il latte di capra.
(i) Non sappiamo veramente dire se la proposta di Rohde sia applicabile senxa danoc^
ma ne dubitiamo.
(2) L'allattamento animale sarà da consigliare specialmente quando si tratti di
afìfetto o sospetto di sifilide congenita. In questo caso se h possibile che la madre allatti
bene lo faccia e curi cosi il suo nato, curando sé medesima. Vuoisi la pia rigorosa
a che dei bambini illegiuimi e trovatelli nei quali è facile trovarsi la àfiUde ereditaria,
infettino le nutrici ne' Brefotrofi o peggio in campagna, dove vive l'usanza di £usi nutrici
e custodi fino ad una certa età dei bambini trovatelli che si va a prendere, dietro com-
penso dagli Ospedali o Brefotrofi. II poppante infetta la nutrice, questa la sna propria
— 39» —
acqua zuccherata; nel secondo e terzo mese di vita latte ed acqua a
liti eguali ; al quarto mese una miyela di 3/^ parti di latte ed '/^ di
equa.
n dott. Cumming ha proposto un suo speciale metodo (0 per trarre dal
itte vaccino i materiali atti a darci un miscuglio di composizione pari al
itte di donna.
Si lasci per quattro o cinque ore ìfi quiete- il latte munto da vacche e
oi se ne tolga il terzo superiore: il restante contiene per zooo parti:
Burro 34
Caseina 38
Zuccaro 53
Acqua 855
Questo liquido dev*essere addizionato di 142 parti di zuccaro e di 1458
aiti d*acqua. Un bimbo di dieci giorni di vita ne deve prendere 1000 grammi
1 otto porzioni da 1 2 5 grammi cadauna : a tre mesi ne prenderà il doppio.
Un medico belga ha proposto (2) le seguenti diluzioni a regolare la com-
osinone del latte secondo Tetà:
Per un bambino
i 8 a IO giorni di vita loco gr. di latte diluito con 2643 d'acqua e 243 gr. zuccaro
> IO a
30
M » »
1 I
mese » »
' 2
• 3
» 4
• 5
• 6
' 7
» ^ » m
' 9
• n
• 14
• 18
» 2500 i
» 225 i
» 2250 »
» 204 1
» 1850 1
• 172 1
» 1500 >
144 ,
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Ommettendo d'aggiungere altre regole indicate da specialisti su questo
toposito, noi ammettiamo in massima che la quantità di acqua da addi-
ionarsi al latte, vada regolata con la tolleranza e secondo il modo di pro-
peiaie del bambino. E quando credesi non più conveniente di annacquare
(1) A. Godletki: La Santi de F enfant (Guide pratique^ p. 17, ecc.).
(2) Bouchut : Hygiene de la première enfance.
— 392 —
il latte-, pur essendo bene di procedere per gradi, sarà da consigliare latte
fornito da vacche pasciute ai pascoli erbosi e preferibilmente di trifòglio e
non d'erbe aromatiche : a più tardi va serbato il latte prodotto in istalla e
]>er alimentazione di fieno, giacché il forzato riposo e questo mangime ék
un latte più denso e butirroso.
Ma v' è un altro modo per dare al bambino un latte quando più, quandc
meno ricco di prìncipi, sen^ che abbia a patire alterazioni. Basta perciò
ricordare che :
2.^ n latte nella stessa mungitura non ha in tutti i momenti la stessa
densità, ma questa aumenta dal principio alla fine : il primo latte è sic
roso, l'ultimo estratto è il più ricco di burro e di caseina. Quevenne cblx
a notare in una vacca che a principio di mungitura dava il 5 per centc
di panna ed in fine 21 per cento: CoUardeau a Jersey trovò perfino il 5 e
per cento ;
2.^ Sembra paradossale , ma è cosi , che il latte è tanto più sieroso
quanto maggiore è il lasso di tempo che passa fra una mungitura e l'altn
susseguente : primi a riassorbirsi sono i materiali solidi. £ Rohde aggimige
a questo la prova di fatto che mugnendo una vacca tre volte al giorno,
si ha un latte più ricco di materiali solidi, che non seguendo l'uso delk
due mungiture al giorno (0.
I rapporti del latte nella dietetica dell'uomo in tutti ì momenti deOt
vita, ci trassero a discorrere anche dell'allattamento artificiale.
Noi però , fisso lo sguardo alla meta , crediamo dover ommettere tutto
quello che riguarda la parte materiale e manuale di detto allattamento fatto
con poppatoi o con attaccare il bambino alla poppa d*un animale. Que-
st'ultimo mezzo richiede le maggiori precauzioni e cure, ed è solo la capra
che per docilità, per volume e forma dei capezzoli, bene si presti all'uopo.
Boudard consiglia la capra bianca senza corna, detta del CacAetnire, cbe
dà un latte quasi affatto privo di odore irdno (2). Ma il latte di capra è
(i) Non sappiamo veramente dire se la proposta di Rohde sia applicabile senza danno,
ma ne dubitiamo.
(2) L'allattamento animale sarà da consigliare specialmente quando si tratti di bambino
affetto o sospetto di sifilide congenita. In questo caso se h possibile che la madre allatti ^
bene lo faccia e curi cosi il suo nato, curando sé medesima. Vuoisi la più rigorosa attenzioi^^
a che dei bambini illegittimi e trovatelli nei quali è facile trovarsi la sifilide ereditaria, doc
infettino le nutrici ne' Brefotrofi o peggio in campagna, dove vive l'usanza di farsi nutria
e custodi fino ad una certa età dei bambini trovatelli che si va a prendere, dietro cos^
penso dagli Ospedali o Brefotrofi. Il poppante infetta la nutrice, questa la sua prop^
— 393 —
étssOf nutriente e di digestione più difficile del muliebre, e quindi è
preredibile che tal genere di allattamento non varrà che a sussidiare l'in-
soffidente'inatemOi od a surrogarlo tardivamente.
' Quoto ai risultati avuti nella pluralità dei casi, soccorsi con mezzi arti-
; fidai di nutrizione, essi hanno dato luogo a si svariati apprezzamenti , da
naàare un accenno ai fatti prò e contro notati.
La mortalità dei bambini, che abbiamo già detto maggiore per quelli
affidati a nutrice di quelli allattati dalla madre, cresce ancora in riguardo
ai bambini allattati ne' presepi. Quivi una donna deve almeno pensare a
àe neonati, e non è possibile vi sia rispettata la corrispondenza della
àta del latte con Tetà del bambino.
Quanto all'uso di capre, in qualche brefotrofio se ne ebbero buoni ri-
nltati, in altri non corrispose; cosi il Belluzzi a Bologna nell'estate 1863
TJde parecchi bambini nutriti direttamente alla poppa di una capra , aver
pcesto diarrea, dimagrare e se non si era solleciti di attaccarli di nuovo ai
jttto di nutrici t i medesimi erano in pericolo di essere perduti (0.
In pratica privata e presso famiglie l'allattamento con la capra, ha dato
I buone prove. Ma in questi casi la buona riuscita ha la sua ragione in quel-
; l'insieme di cure che soltanto nella famiglia si possono avere, perchè ivi
é una donna amorosa o meglio la stessa madre, liudiosa analizzatrìce dei
bisogni deir infante, che lo sorveglia con una sollecitudine in tutti gli istanti
t bada al modo suo di comportarsi ad ogni ben lieve cangiamento di nu-
trizione e lo circonda di tutto un ambiente di cure, ed i bisogni non ap-
pena divinati, vengono tosto soddisfatti. Di un allattamento artificiale con-
dotto in simili circostanze non v'ha che a ben sperare, specialmente poi
se ri siano buone condizioni igieniche, il soggiorno della campagna e me-
glio se trattisi d'allattamento misto e non puramente artificiale; abbiamo a
tale uopo le pregiate testimonianze di Magne , di Guérin , Blandìn e già
prima di Boerhaave e Van-Swieten.
Nella grandi città funesto e proscritto dalla pluralità dei medici, con-
dannato dalie statistiche, l'allattamento artificiale riesce veramente disastroso
fuùglia, altri bambini, altre £amiglie. Nel 1867 a Capistrello, villaggio degli Abruzzi, ò
stata notata un'endemia che vi serpeggiava da 8 anni e che si ritenne portata da altro
liK)go da un fanciullo poppante infetto da sifilide : quando le notizie dell'epidemia attras-
sero l'attenzione dell'autorità su una totale popolazione di 3000 persone v'erano pia di 300
«Mitici {Annates de Dermat, et de Syphit, 1869. Tomo I. pag. 158 — Annali unhf, di
'ne^cina, voL 255, anno 1881).
(0 e. Belluzzi : Intorno vari modi d alimentazione dei bambini, — Bologna 1877*
— 394 —
negli ospizi. La discussione tenutasi nel 1867 presso T Accademia di Me
dicina di Parigi sulla mortalità dei bambini nel primo anno di vita, h
rivelato fatti, che come dice il Guelmi (0, sarebbero incredibili se chi 1
raccontò e ne discusse, non portassero i nomi di Guérin, Blot, Broca, eoe
Basta dire che verso la fine del secolo scorso a Dublino, a Vienna, i
Moscovia , la mortalità dei bambini nel primo anno di vita, fu ^per i
periodo di anni venti, computata al 90 per cento. Il Belluzzi (2) ha vedute
nel brefotrofio di Bologna, i bambini nutriti col latte vaccino, riuscire de
boli, rachitici, pallidi e senza energia. Oltre le accennate cause che faniM
ostacolo alla buona riuscita dell'allattamento artificiale, abbiamo ancora gì
inconvenienti dovuti all' uso de' poppatoi , i quali facilmente possono tiaa
mettere 1' Oidium albicans od altro parassita nella bocca del bambino. Pò
tremo citare molti esempì, ma per far breve ricordiamo soltanto il se
guente. In un presepio di Parigi erasi notato che alcuni poppatoi esala-
vano un odore fetido. Fauvel (chimico del laboratorio municipale di Parigi)
trovò nel liquido della boccetta ed aderenti al tubo di gomma elastici
numerosi e bacteri e vibrioni. Un' ispezione a buon numero di brefotrofi sco-
perse altri consimili sconci, i quali non potevano a meno di aver parte
nel poco soddisfacente stato di nutrizione dei bambini ivi raccolti.
L'Abbate Gaillard che dedicò cuore e mente al miglioramento dei brefo-
trofi, narra di un ospizio dove l'allattamento artificiale die T 80 per cento di
mortalità, e nella sua dotta relazione conchiude col dire che sul frontispizio
de' presepi dove si volesse praticare l'allattamento artificiale, dovrebbesi ap-
porre r inscrizione : lei on fait maurir les enfants aux /rais du public il).
Fino al 7,^-8.*^ mese di vita, si ammette da tutti che il latte solo debba
essere l'alimento del bambino, giacché fino a detto momento le glandale
salivali ed il pancreas del bambino non secernono ancora gli umori desti-
nati a digerire gli alimenti amidacei o farinosi ; di li in poi può incornili*
ciare l'addizione di qualche pappa latte con feculenti e cosi via via av-
viarsi allo svezzamento completo da farsi dal 12.^ al 15.^ mese e non più
in là. Non diciamo altro su questo argomento dello svezzamento, perchè
troppo s'andrebbe per le lunghe a citare tutte le opinioni emesse sul tempo
opportuno a quest'atto, ed a ricordare i danni addebitati ad un precoce
e ad un tardivo divezzamento. Noi vogliamo piuttosto vedere qual parte
abbia e possa ancora avere il latte, di norma il vaccino, nella dietetica de'
bambino dopo lo slattamento e cosi nelle età successive.
(i) A. Guelmi: Guida all' allattamento naturale ed artificiale,
(2) BeUuzzi: Intorno vari modi d'alimentazione dei bambini,
(3) Londe: Nouveaux Elements étHygiene, Tom. II.
— 395 —
Intanto torna opportuno ricordare che rispetto alle dosi del latte nel
poppante e che conforme all'età vanno a mano a mano crescendo, con-
tiene per r allattamento artificiale attenersi alle cifre di Bouchut da noi
gii riferite e che indicano ad un dipresso le quantità di latte istintivamente
piCK dal bambino dalla poppa di una buona nutrice dai primi giorni della
Biscita fino al 9.^-10.^ mese di vita autonoma.
Nessuno s'attenta a far subire al bambino che va svezzato un passaggio
ìmaco nel genere di alimentazione ; si è già detto che verso i 7-8 mesi
é ffta autonoma, l'apparato digerente dell' infante rendesi capace di dige-
me qualche cibo in più del latte materno o della nutrice; esprima si ag*
finDge qualche tazza di latte vaccino puro, poi qualche tenue pappa e così
irocedesì aumentando più e più la quantità del cibo e la sua consistenza.
I bambini, il cui nutrimento sia esclusivo di latte in un allattamento troppo
1 lungo protratto non crescono vigorosi. Un lieve malore basta a dileguare
k forme tondeggianti, pseudo-plastiche del loro corpicino ; certo poi l'aj)-
fmìo loro digerente non acquista a tempo le abitudini organiche necessarie
per una buona digestione di alimenti complessi. Il prof. Maggiorani narra
che in Sicilia non è infrequente di vedere delle madri che contemporanea*
mente allattano l'ultimo ed il penultimo natoCO. L'allattamento protratto nuoce
tOa nutrice ed al bambino; esaurisce le forze di quella, procura una nu-
tiizione insufficiente al secondo. Al bambino svezzato dal primo al secondo
anno, si deve dare latte vaccino, pappe a base di latte, minestra e un pò*
di carne ben triturata: quest'ultima non deve esser data, se non compiuto
il pruno anno d'età, perchè le ghiandole a pepsina non si sviluppano prima,
e la natura con la dentizione ci indica il tempo in cui si può incominciare
a fer uso di cibi plastici più consistenti del latte (2). La proporzione di questa
va crescendo lentamente , anche perchè i bambini hanno d' uopo non
ili dbo molto consistente e dato di rado, ma di vitto di facile digestione
e dato di frequente. Crescendo nell'età acquista la forza organica di potere
aimmere in una volta maggior quantità di cibo, e di digerirla; quindi an-
cora la possibilità di diradare i pasti. La consuetudine di un pasto mag-
gbre e di altri più lievi , fa si che nell' uso comune delle nostre famiglie
vediamo il latte largamente rappresentato nella refezione del mattino e nella
cena, specialmente per i fanciulli e per le donne, che lo prendono corretto
con cafiè o cioccolatte. Questa addizione giova non poco, perchè il latte
(i) Maggiorani : l/n triennio di Clinica medica — Palermo, 1867.
(2) Sormani : Sulla mortalila dei bambini in Italia * Milano, G. Civelli, 1881.
— 39» —
Ma ammettendo anche la forma del cibo non avesse ad influire nella
questione in parola, tre litri e mezzo di latte danno proprio un contin*
gente di effetti plastici e termogenetici, come le corrispondenti diete solide
indicate da Moleschott e Ranke?
Se si riflette che nelle summentovate diete solide la richiesta fisiologica
proporzione dell'azoto sul carbonio è data dai carburi idrati in preponde-
ranza sugli adipi, mentre nel latte è mantenuto detto rapporto dagli adipi
che si trovano in quantità presso a poco eguale degli idrocarburi, si com -
prende come queste differenze debbono portare seco delle risultanze nor*.
eguali in fatto di combustibilità e di svolgimento di calore. £d è anch^
probabile, dice Oehl , che le condizioni di facile raffreddamento dei neo —
nati stieno in rapporto coH'abbondanza degli adipi nel loro nutrimento.
Un'ultima serie di fatti dobbiamo aggiungere allo scopo di dimostrare
che il latte non può bastare come vitto completo per l'uomo e tanto meno
all'uomo che lavora.
n latte che fra i cibi naturali sta innanzi a tutti, sia per la giusta pro-
porzione de* suoi principi , sia perchè a differenza delle carni , delle firutta
e degli erbaggi, è affatto libera di elementi non nutrienti e non digeribili,
pure esso come nessun. altro alimento naturale può rappresentare un vit^o
prototipo , per il motivo che non è possibile che soddisfi a tutte le esi-
genze di luogo, di temperatura, di clima, di età, di attività fisiologica. Ad
esempio, nei climi settentrionali il latte e le uova perdono della loro im-
portanza alimentare: le popolazioni stesse ci danno la prova del come
regolano il vitto secondo l'ambiente in cui stanno; e in rapporto al latte
troviamo , ad esempio , che nel medesimo anno a Londra fu smerciato
100,000,000 di litri di latte su una popolazione di quasi tre milioni, con
un consumo assegnato individuale di 38 litri nell'anno, 0.104 al giorno:
Husson in Parigi su una popolazione alquanto meno della metà di quella
di Londra, trovò un consumo di litri 109,291,086, con una media annuale
di litri* 103.76 per ogni individuo. Londe ricorda che nei luoghi bassi ed
umidi mal si conviene come alimento il latte. E quanto alle indicazioni indivi-
duali, a parte i casi di morbosa debolezza di forze digestive, che possono far
sì che come per .il bambino, sia il latte sufficiente alimento dell'adulto, del
resto il maggior o minor uso è a condizioni medie di clima e temperatura,
subordinato alle esigenze dell'attività individuale: se volesse pascersi di latte
un uomo normalmente laborioso, dovrebbe condannarsi alla neghittosità : non
si è mai udito che gli antichi romani alimentassero di latte i loro gladiatori.
Ed ancora rispetto all'individuo abbiamo che a condizioni pur normali
70
M
di grasso
3o
»
di burro
IO
m
di sale
2IIO
M
d'acqua
— 397
250 grammi di carne
400 » di pane
70 » di fecole
70 » di albume d'uovo
la quale dimostra che ad impedire il deperimento d*un lavorante, gli albu-
minoìdi del suo alimento, devono raggiungere la proporzione di i sopra 3
cnburi idrati e di adipi, con tanto azoto che stia al carbonio come .1: 15.
OoL il latte che contiene gli azotati (3.7 ^f^) ed i non azotati (8 Vo)
nel rapporto di i : 2,5 (Oehl) s*approssima al carattere del vitto, e tre litri
e mezzo di latte vaccino genuino , corrisponderebbero alla dieta prescritta
il Moleschott.
Dunque a tutto rigore l'uomo può vivere di puro latte; e dagli autori
i accenna diffatti a popolazioni galattofage nello stretto senso della parola.
Va ricordiamo che altro è trascinare una vita misera, altro è vivere se-
condo i precetti fisiologici, sieno pur essi modificati dal clima diverso, dalie
condizioni di temperatura, dalle condizioni di razza e cosi via.
£ prima di tutto è indifferente la forma e la massa sotto la quale sia
da prendere il cibo?
È riconosciuto un certo quale adattamento e modificazione organomor*
iica del tubo intestinale per il diverso genere di regime; noi pure abbiamo
potuto più e più volte confrontare alla tavola anatomica la notabile diffe-
lenza dei ventricoli sfiancati dei nostri coloni che consumano quotidiana-
mente masse enormi di feculenti, ed il coartato e ristretto stomaco di un
individuo beone che di solito mangia pochissimo ; e ricordiamo che il gatto
selvadco carnivoro ha un intestino più corto di quello dell* addomesticato
e fattosi onnivoro ; ma parlando dell'uomo che vive in condizioni normali,
è certo che a lui non si confà la forma liquida del cibo, ma vuoisi la so-
lida, per trarre dal senso di generale soddisfacimento lena al lavoro; e
quanto anche alla solida , richiedonsi un certo peso , volume e massa del
cibo che procuri la distensione del tubo intestinale. Il senso della fame
non viene soddisfatto se introduciamo invece della carne nella richiesta quantità
vm bolo di estratto di essa che vi corrisponda per quanto vuoisi di azoto
e di carbonio, mentre è dimostrato lo spegnersi della fame tosto che si riempia
à (Ufi il ventricolo senza che; per la non effettuatasi digestione^ V organismo
«« Italo ristorato dai cibi introdotti; nonchl la possibilità di sedare la fame in^
^oàucendo nello stomaco dei narcotici 0 riempiendolo di sostanze non digeribili {}).
(1) Ochl: Manuale di Fisiologia — Della digestione.
— 398 —
Ma ammettendo anche la forma del cibo non avesse ad influire nelb
questione in parola, tre litri e mezzo di latte danno proprio un contin-
gente di effetti plastici e termogenetici, come le corrispondenti diete solide
indicate da Moleschott e Ranke?
Se si riflette che nelle summentovate diete solide la richiesta fÌ3Ìologiai
proporzione dell'azoto sul carbonio è data dai carburi idrati in preponde-
ranza sugli adipi, mentre nel latte è mantenuto detto rapporto dagli adipi
che si trovano in quantità presso a poco eguale degli idrocarburi, si com-
prende come queste differenze debbono portare seco delle risultanze non
eguali in fatto di combustibilità e di svolgimento di calore. £d è anche
probabile, dice Oehl , che le condizioni di facile raffreddamento dei neo-
nati stieno in rapporto coll'abbondanza degli adipi nel loro nutrimento.
Un'ultima serie di fatti dobbiamo aggiungere alilo scopo di dimostrare
che il latte non può bastare come vitto completo per l'uomo e tanto meno
all'uomo che lavora. >
n latte che fra i cibi naturali sta innanzi a tutti, sia per la giusta pro-
porzione de* suoi principi, sia perchè a differenza delle carni, delle frutta
e degli erbaggi, è affatto libera di elementi non nutrienti e non digeribili,
pure esso come nessun. altro alimento naturale può rappresentare un vitto
prototipo , per il motivo che non è possibile che soddisfi a tutte le esi-
genze di luogo, di temperatura, di clima, di età, di attività fisiologica. Ad
esempio, nei climi settentrionali il latte e le uova perdono della loro im-
portanza alimentare: le popolazioni stesse ci danno la prova del come
regolano il vitto secondo l'ambiente in cui stanno; e in rapporto al latte
troviamo , ad esempio , che nel medesimo anno a Londra fu smerciato
100,000,000 di litri di latte su una popolazione di quasi tre milioni, con
un consumo assegnato individuale di 38 litri nell'anno, 0.104 al giorno:
Husson in Parigi su una popolazione alquanto meno della metà di quella
di Londra, trovò un consumo di litri 109,291,086, con una media annuale
di litri* 103.76 per ogni individuo. Londe ricorda che nei luoghi bassi ed
umidi mal si conviene come alimento il latte. E quanto alle indicazioni indivi-
duali, a parte i casi di morbosa debolezza di forze digestive, che possono far
si che come per -il bambino, sia il latte sufficiente alimento dell'adulto, del
resto il maggior o minor uso è a condizioni medie di clima e temperatura,
subordinato alle esigenze dell'attività individuale: se volesse pascersi di latte
un uomo normalmente laborioso, dovrebbe condannarsi alla neghittosità : net
si è mai udito che gli antichi romani alimentassero di latte i loro gladiatori
Ed ancora rispetto all'individuo abbiamo che a condizioni pur norma^
— 4:oi —
DI UNA NUOVA FALSIFICAZIONE TEL CAFFÉ.
Nota
del dott. Sormani
Professore d'Igiene nella Regia Unirersità di Pavia.
Trovasi in commercio una qualità di caffè, a grano grosso e pallido, co-
nosciuto dai negozianti col nome di caffè del Malabar. Una fàha. industria
ha saputo imitare talmente i grani di questa leguminosa, che vi presenta il
suo caffè in grani secco e crudo, per modo che non nasce ad alcuno
il sospetto della frode; la quale tanto meglio vien mascherata, in quanto
il negoziante ha l'avvertenza di mescolare il falso caffè nelle proporzioni
di 1/4 ed anche di 1/2 al vero caffè. La somiglianza apparente è perfet-
tissima nella grandezza, forma e colore. Senonchè nelFilo del grano falsifi-
cato manca affatto quel residuo di membranella involgente giallognola, che
in questo caso distingue in modo sicuro i grani veri dai falsi.
Avuto sentore di questa falsificazione, mi apprestai, insieme col chiaris-
simo prof. Maggi e nel suo gabinetto, a sottoporre tal caffè artificiale al-
Tesarne microscopico.
Or bene, mentre il grano del caffè naturale mostrò il suo tessuto con-
tenente nelle aureole le goccioline d*olio, e fece vedere la membranella in-
volgente colle sue cellule allungate, aventi quasi l'apparenza dei baccelli;
i grani di falso caffè risultarono invece composti per la massima parte di
granuli di fecola. Le ripetute osservazioni dimostrarono che le fecole ado-
perate sono di preferenza quelle di fava e di ghianda di quercia. Si riscon-
trarono inoltre trachee vegetali di color gialliccio (dovute probabilmente a
radici di cicoria torrefatta), tessuto cellulare o reticolare vegetale, tessuto
fibroso vegetale, a cristalli di silice.
Si può adunque concludere, che questi grani furono fabbricati con una
pasta di farina di fave, mista a farina di ghiande; alla pasta venne comu-
nicata una tinta simile a caffè crudo mescolandola nelle debite proporzioni
a radice di cicoria torrefatta, e vi si aggiunse peso colTaddizione di pol-
vere di selce.
26
— 400 —
lenta con latte o cacio ; ci richiamava alla niente il caso di Zoroastro, e
cui Plinio dice, che ha vissuto de solo casco per anni trenta ita temperai
ut vetustatem non sentirei.
Ed ognuno che abbia cognizione dello stato del contadino lombardo <
per poco che abbia visitato le nostre cascine, avrà rilevato che per aspetto
stato di salute, robustezza stanno meglio i famigli di stalla e di casara, d
quello che gli altri coloni, e ciò senza dubbio, perchè quelli non di soli fecr
lenti si cibano, ma anche di latte e latticini che hanno a discrezione, o per I
meno in buona dose. Non sarà certo la gagliardìa dei pugilatori inglesi che
alimentano di beefsteak, ma certo sono più vigorosi di tutti gli altri contadin
Si vuol trovare un rapporto fra la condizione di un popolo ed il genei
di vitto? Thomson narra di alcuni popoli indiani, presso cui i giovani i
nutrono prevalentemente di latte, allo scopo d'ingrassare, di attutire \
passioni e vivere nella maggior indolenza. È stato anche detto che le na-
zioni miti del regime vegetale sono destinate a venire debellate da pò*
poli carnivori, e si cita ad esempio i duecento milióni d'indiani snddili
degli inglesi. Certo che nella stessa guisa che con migliore alimenUzioDe
Toperajo ed il contadino lavorano di più, cosi sul benessere e rimportaozt
politica di tutto un paese, influirà l'abbondanza dei prodotti alibili : i Fe^
siani che frequentemente soffrono carestie tali per cui a miglia] a mnojono
di fame, sono ben decaduti dalla pristina potenza. Ma badiamo di andar
cauti nel voler collegare ad un fatto di pura scienza positiva tutto il se-
greto enigma della parabola che ogni razza o popolo compie nel mondo,
di toccare cioè un punto di relativa perfezione o di gran potenza per scen-
dere poi giù giù la china : ricordiamo che vuoisi
Surtout pas trop de zèle
a far del lirismo in una scienza che più specialmente ne abborre.
£ per dare un esempio del pericolo che si corre a maneggiare certi ar-
gomenti che assomigliano a lame bitaglienti, ci domandiamo :
Se fosse proprio l'alimentazione che dà il vigore non che fisico, ma mo-
rale, intellettuale, com'è che gli inglesi stabilitisi da tempo nelle Indie, natU'
ralizzati e perfettamente adattatisi al genere di alimentazione del luogo, aoii
hanno perduto della primitiva impronta e relativo valore personale? Ed it
\ Europa v' è forse popolo che più del tentone faccia uso di latte ; eppnr
esso ha il primato sull'altre razze : e per finirla con quest'argomento, quell'
nazione che vinse ad Austerlitz, a Jena, a Wagram, cambiò forse in poc
più di mezzo secolo il proprio vitto da rimanere sconfitta a Sedan ?
{Continue^,
— 4:oi —
DI UNA NUOVA FALSIFICAZIONE DEL CAFFÉ.
Nota
del dott. Sorniani
Professore digkne nella Regia Unirersità di Pavia.
Trovasi in commercio una qualità di caffè, a grano grosso e pallido, co-
oaKmto dai negozianti col nome di caffè del Malabar. Una falsa industria
h saputo imitare talmente i grani di questa leguminosa, che vi presenta il
suo caffè in grani secco e crudo, per modo che non nasce ad alcuno
. 3 sospetto della frode; la quale tanto meglio vien mascherata, in quanto
il negoziante ha l'avvertenza di mescolare il falso caffè nelle proporzioni
£ 1/4 ed anche di 1/2 al vero caffè. La somiglianza apparente è perfet-
tissima nella grandezza, forma e colore. Senonchè nell'ilo del grano &lsifi-
cato manca affatto quel residuo di membranella involgente giallognola, che
in questo caso distingue in modo sicuro i grani veri dai falsi.
Avuto sentore di questa falsificazione, mi apprestai, insieme col chiaris-
simo prof. Maggi e nel suo gabinetto, a sottoporre tal caffè artificiale al-
Teume microscopico.
Or bene, mentre il grano del caffè naturale mostrò il sua tessuto con-
tenente nelle aureole le goccioline d*olio, e fece vedere la membranella in-
volgente colle sue cellule allungate, aventi quasi l'apparenza dei baccelli;
i grani di falso caffè risultarono invece composti per la massima parte di
granali di fecola. Le ripetute osservazioni dimostrarono che le fecole ado-
perate sono di preferenza quelle di fava e di ghianda di quercia. Si riscon-
trarono inoltre trachee vegetali di color gialliccio (dovute probabilmente a
radici di cicoria torrefatta), tessuto cellulare o reticolare vegetale, tessuto
fibroso vegetale, a cristalli di silice.
Si può adunque concludere, che questi grani furono fabbricati con una
pasta di farina di fave, mista a farina di ghiande; alla pasta venne comu-
) nicata una tinta simile a caffè crudo mescolandola nelle debite proporzioni
2 ladice di cicoria torrefatta, e vi si aggiunse peso coll'addizione di pol-
vere di selce.
26
— 404 —
,
VALORE
PER OGNI
GRUPPO
Per
ogni 1
GRUPPI
di osservasioi
NUMERO
degli
ossenrati
della
100 di
statura
Sutura
millimetri
Longhena
sternale
millimetri
Perìmetria
toracica
millimetri
Lunghezia
stemale
Perimetrìa
toracica
I.
II
I-590
151
848
9.5
53.3
II.
20
I.6I0
154
859.
9.6
53.3
III.
26
1.630
156
873
9.5
S3.S
IV.
2S
1.640
159
876
9.7
53.4
V.
29
1.660
161
879
9.7
52.9
VI.
21
1.670
163
897
9.8
53.7
VII.
18
1.690
167
889
9.9
52.6
vili.
6
1.700
171
889
lO.O
52.3
IX.
7
1.720
>
173
911
IO. I
5*. 9
166
1.660
162
880
9.7
53.0
Secondo l'Autore poi le perimetrìe toraciche adottate come le più fé*
deli rappresentanti della capacità vitale , falliscono più delle altre » come
da osservazioni saviometriche si potè dedurre, anche le misure diametriche
proposte dal dott. Maestrelli non sarebbero molto migliori come esponenti
della capacità polmonare, tanto prese separatamente quanto nel loro insieme.
La misura della lunghezza dello sterno, troppo trascurata fino ad ora
nella toracometria, quantunque essa pure sia infida, pure ha grande valore,
e Come rappresentante l'altezza del cavo toracico non potrebbe essere tra*
scurata in verun modo quando si tentasse rilevarne il valore cubico unita-
mente alle vere misure diametriche orizzontali >.
€ 71 valore cubico del cono- tronco-torace a sezione elittica compreso fra
due piani orizzontali passanti i'uno per la vplta diaframmatica o le estremità
inferiori dello sterno ^ V altro per il bordo superiore del manubrio di quesfasse^.
si addimostrerebbe T esponente piti fedele della capacità vitale^ e di gran lunga
preferibile^ a questo riguardo, alla comunemente adottata perimetria toracica ».
e Questo valore potrebbe essere facilmente calcolato secondo la formula :
V=z:(a^7r)h, essendo a il semi-diametro maggiore toracico, ò il semi*
diametro minore, 7: iiz 3,14 . . . . o rapporto del diametro alla circonferenza.
Per calcolare poi aritmeticamente il volume del cono-tronco-toracc pone
due tavole.
PARTE SECONDA.
RIVISTA.
IGIENE GENERALE.
L'esponente più corretto della capacità vitale; del dott. MaestrelH. —
L'Aotore medico della nostra armata, dopo lunghe osservazioni del peri-
^Qctro toracico nella cerna dei giovani per il servizio militare ebbe il dubbio
che la misura perimetrica del petto possa essere veramente Y indice fedele
<fclla capacità vitale degli individui, ed il dubbio del dott. MaestrelH non
tvdò a farsi verità, tanto più che anche altri, prima di lui, avevano cer-
<^to metodi i quali potessero condurre con più sicurtà alla scelta dei gio-
vani coscritti.
Stabilitosi dietro accurate osservazioni che la perimetria toracica poteva
^sser causa di gravi errori, voleva dimostrare anche le ragioni e perciò
si basò sopra 166 osservazioni praticate sopra soldati di fanteria, dalle
9Qali potè venire alla seguente conclusione che la lunghezza del torace
^menta più rapidamente dalle basse alle alte stature, di quello che non
bcda la sua perimetria, da che deve necessariamente conseguire essere più
comune nei bassi i toraci con relativo predominio di dimensioni trasversali,
^ viceversa negli alti toraci lunghi con relative riduzioni di queste stesse
misure.
Segue (a pag. 444) il quadro delle osservazioni dell'Autore che dimo-
ino la verità del suo asserto.
Da ciò egli poi ritrae l'altra conclusione che ng^/i individui di bassa
statura il torace più comune è quello a dimensioni perimetriche vantaggiose
^^ a lunghezza difettante^ e che, viceversa, negli individui di statura elevata
il tipo del petto è quello a dimensioni verticali pronunziate e perimetria rela-
^f^mente ridotta.
— 404 —
e
o
CU >
NUMERO
degli
ossenrati
I.
II.
III.
IV.
V.
VI.
VII.
vili.
IX.
VALORE PER OGNI GRUPPO
della
Statura
millimetn
II
20
26
2S
29
21
18
6
7
1.590
1.610
1.630
1.640
Longhena
sternale
millìmetri
Perìmctria
toracica
millimetri
166
1.660
1.670
1.690
1.700
1.720
>
1,660
151
154
156
159
161
163
167
171
173
162
848
859.
873
876
879
897
889
889
911
Per ogni
100 di statura
Longhena
s temale
Perimetria
toracica
880
9.S
9.6
9-5
9.7
9.7
9*8
9.9
lo.o
IO. I
9-7
53.3
53.3
53. S
53.4
52.9
53.7
52.6
52.3
52.9
53.0
Secondo TAutore poi le perimetne toraciche adottate come le più
deli rappresentanti della capacità vitale, falliscono più delle altre, co
da osservazioni saviometrìche si potè dedurre, anche le misure diametric
proposte dal dott. Maestrelli non sarebbero molto migliori come espone
della capacità polmonare, tanto prese separatamente quanto nel loro insiec
La misura della lunghezza dello sterno, troppo trascurata fino ad <
nella toracometrìa, quantunque essa pure sia infida, pure ha griande vaio
e Come rappresentante l'altezza del cavo toracico non potrebbe essere t
scurata in verun modo quando si tentasse rilevarne il valore cubico uni
mente alle vere misure diametrìche orizzontali >.
€ TI valore cubico del cono-tronco-torace a sezione elittica compreso j
due piani orizzontali passanti i'uno per ia vplta diaframmatica o le estrem
inferiori dello sterno, P altro per il bordo superiore del manubrio di quesfas
si addimostrerebbe T esponente più^ fedele della capacità vitale, e di gran lur
preferibile, a questo riguardo, alla comunemente adottata perimetria toracica
€ Questo valore potrebbe essere facilmente calcolato secondo la formu]
Vzz:(tf37r)h, essendo a il semi-diametro maggiore toracico, b il ser
diametro minore, tt n: 3,14 .... o rapporto del diametro alla circonferen;
Per calcolare poi aritmeticamente il volume del cono-tronco-torace pò
due tavole.
— 405 —
IGIENE PUBBLICA.
Tratte d'Hygiène publique et privée, basée sur Tétiologie ; del prof. A. Bou-
chtrdat — Parigi, 1882 — i voi. di pag. 1096, seguito da un'Appendice di
pag. 163. — Mentre in Italia Tinsegnamento dell'igiene è quasi esclusiva-
mente teorico, e bene spesso affidato a semplici incaricati, é salvo poche
eccezioni ed i lodevoli sforzi della nostra Società, non esiste scuola,
non si hanno incoraggiamenti, non si possedono mezzi di studio ; mentre
qaesta lacuna fin* ora esiste in Italia, noi vediamo la Francia, colla quale
bene spesso siam soliti stabilire confronti, munire le sue Facoltà mediche
é distinti insegnamenti non solo teorici ma anche pratici d'Igiene pubblica,
fondando gabinetti autonomi e musei d'igiene, portando cosi io studio di
qaesta scienza veramente sociale e benefica all' altezza che 1' attuale civiltà
le prepara. I frutti di questo incremento negli studi, e di questa febbrile
attività firancese nel campo dell'Igiene, noi li vediamo nelle grandi pubbli-
ctzioni, che senza posa si succedono. Nel decorso dell' ultimo anno videro
U luce a Parigi, la seconda edizione del Tratte éPHygUne del dott. Proust,
i Nuovi elementi d' Igiene {Nbuveaux éléments éPHygittU) del dott. Arnould
proliessore d'igiene all'università di Lilla, il Manuel d*Hygilne publique et
aéutrielle di Edmond Dupuy, ed il Traiti éPHygttne di Bouchardat prò-
iiessore d'Iene alla Facoltà di Parigi. Ciascuno di questi trattati ha un
ÌBJirìzzo speciale, tutti sono originali ed interessanti.
Il trattato del prof. Bouchardat, sul quale vogliamo ora fermare alquanto
la nostra attenzione, è fondato sullo studio della eziologia; il suo movente
é quello di indagare le cause delle malattie. E fino dal 1852» allora quando
il Nestore degli igienisti francesi prendeva possesso della sua cattedra gua-
<hgnata con un celebre concorso, egli dichiarava solennemente che Yétudc
^ eauses doit itre le fondement de PHygttne, Il libro che egli ool pubblica
U' elaborato di trenta anni di studi e di attività, dedicati al pubblico in-
segKuneato, e ad approfondire sempre più la sua tesi. Come si possono
piwenire le cause morbose quando non si conoscono? Dopo trenta anni
<K applicazione, il prof. Bouchardat si convinse sempre più che l' Igiene, per
diventare positiva, dev'essere basata sull'eziologia.
X' Autore, essendo stato scolaro di Halle, il primo professore d*Igieiie alla
&eokà medica di Parigi in ordine di tempo, ne ha seguito in parte la
dogmatica suddivisione, per cui troviamo ancora la materia dell' igiene di-
gita secondo i precetti del suo noiaestro in ingesta, excreta, gesta, drcum-
fitsa^ ecc.
L'Autore lamenta che nello spirito della popolazione in genere ed anche
<^li stessi medici, l'Igiene sia ritenuta una scienza facile, sia per k) stadio
<^ per le sue applicazioni. Il che induce piuttosto a trascurarla, che non
A dedicarvi la necessaria attenzione. Egli ricorda ai medici, che l'igiene
fornisce una grande quantità di risorse alla terapeutica, la quale tante volte
— 4o6 —
è costretta a domandar aiuto a questa più giovane sorella, in moltis5Ìm<
malattie a lento decorso. Oltreché l'igiene del malato è sempre un utilissima
sussidio della terapia comune; anzi nessuna cura può ottenere buon esito s<
non sussidiata da conveniente igiene. Abbiamo inoltre la climatoterapia
r idroterapia, la balneoterapia, la bromatote/apia, e diversi altri rami, che noi
sono altroché applicazioni terapeutiche di risorse igieniche. L'igiene de
convalescente non è essa tutto ciò che meglio conviene per impedire k
recidive ? La glucosuria non è essa malattia che domanda specialniente i
suo trattamento ai modificatorì igienici ? Ed il Bouchardat si estende st
questo argomento, riassumendo quanto egli stesso insegnava nella sua opers
sul trattamento igienico del Diabete zuccherino pubblicata nel 1875.
Cosi pure sono importantissimi anche per il medico pratico i precetti sulis
dietetica, nella imminenza, durante il decorso, o durante la convalescenza
di molte malattie, quali la dispepsia, la poliuria, i calcoli biliari, i calcoli
orinari e la renella, la gotta, Tossaluria, ecc.
Perchè questo articolo bibliografico non riesca una sterile enumerazione
di capitola darò qui un saggio delle cure bromatologiche principali, pre-
scritte dall'Autore.
11 Bouchardat, che fu il primo a scoprire la presenza del glucosio nel
sangue, e che dedicò tanti studi alla patogenesi ed al trattamento del Dia-
bete zuccherino t riassume nel suo Trattato i numerosi lavori pubblicati sui
suoi interessanti Annuaru Nei diabetici le sostanze feculente sono disciolte in
gran parte ed assorbite nello stomaco, invece d'essere disciolte ed assorbite
nell'intestino, come ciò*si effettua nello stato fisiologico. Lcf stomaco di
questi malati invece di secernere semplicemente la pepsina ed un acido, capaci
di sciogliere le materie albuminose e le fibre muscolari, secerne anche della
diastasi dissolvente della fecula. L'osservazione dimostra, che mantenendo
per lungo tempo questi ammalati ad un regine tale, che gli alimenti fecu-
lenti non debbano far parte della alimentazione, a poco a poco la secre-
zione gastrica si modifica, e dopo un certo lasso di tempo d' ordinario non
molto breve questi ammalati possono tornare ad un uso moderato di alimenti
amilacei, senza che lo zuccaro ricompaia nelle loro orine. Il diabetico dovrà
quindi astenersi in modo assoluto da ogni sorta di alimento feculento 0
zuccherino, dalle verdure, frutta, farine, ecc., e non dovrà far uso che di
carni fresche oppure affumicate , magre o grasse , e sostituire al pane co*
mime il pane fatto colla farina di glutine di Cormier. Sono pure permes^
le selvaggine, i pesci, i molluschi di mare, le uova, il burro, i formaggi, i
legumi ; il latte iion è favorevole e neppure la birra, il sidro, le limonate;
giova invece il vino amaro e vecchio, il caffè ed il thè sen^a zuccaro, le
bevande alcooliche non zuccherine. Questa cura alimentare dovrà essere
favorita con abbondante eserdzio muscolare non solo di tutti i giorni, m^
di tutta la vita; coli' uso delle vesti di flanella sulla pelle, coli' uso dei
bagni caldi associati alle frizioni secche ed al massaggio.
Il trattamento della Dispepsia è pure riassunto in alcuni precetti; man-
{^ìare moderatamente, non cambiare se non con prudenza le contratte abi*
ludini bromatologiche; il migliore alimento in questo caso è quello che
— 407 —
iza ha già insegnato al malato a sopportar meglio. È irrazionale
::erti alimenti stimolanti e molto sapidi agli affetti da dispepsia tor-
ne le insalate alle ragazze clorotiche. La dispepsia qualche volta
dall' uso esagerato di acque gazose, o dall' uso di bevande troppo
lair abuso di alcoolici, o dall'abuso del tabacco. Si dovrà rimuovere
efficiente del male. Prescrivere in taluni casi la cura lattea, o quella
ai crude o quella dell'uva, secondo le circostanze,
imminenza di Renella urica e di Gotta il trattamento igienico si ri-
ire alla alimentazione, all'esercizio, ed alle cure della pelle. Man-
ieratamente, astenersi dall' acetosa!, dagli asparagi, dai pomidori, dai
'erdi; astenersi dalle bevande alcooliche; fare uso moderato delle
ancora più scarso di uova, pesci e formaggi. Convengono invece
e, le patate specialmente, le insalate, le frutta come è pure indi-
ura dell'uva e del latte. Consigliare l'uso di abbondanti bevande
ma non gazose. Utilissimo l'esercizio muscolare, e l'uso di fre-
igni caldi.
la prevenzione delle Deposizioni calcolose nelle vie biliari^ può
^giunta col mezzo di prescrizioni igieniche lungamente seguite. Si
derà a questi malati di astenersi dall'uso di bevande alcooliche,
uso moderatissimo di thè, di caffè, di carni, di uova, di pesci, di
vecchi, di frutti di mare, ecc. Convengono invece il latte, il for-
iovine, i legumi freschi, le patate, le verdure e le insalate, le frutta,
nente l'uva. Regolarizzare le escrezioni delle feci e dell'orina;
i muscoli, ma senza esagerazione ; da uno a tre bagni caldi per
; passare la stagione estiva in qualche stabilimento di acque nri-
rarbonate o lassative. A questi malati si dovrà quasi interdire l'uso
e delle uova, che contengono abbondante colesterina, e fra i cui
inano i fosfati, sostanze che favoriscono la formazione dei calcoli
entre gli alimenti erbacei e le frutta contengono specialmente car-
potassa, e di soda, nonché tartrati, malati, citrati di potassa, sali
ono la bile più fluida.
Icoli delle vie orinarle la quistione è più complessa, perchè è multipla
e la patogenesi della malattia. Voler riunire queste varie forme di
orinaria in un solo processo morboso, e tracciarne un solo * me-
lìlattico, è come esporsi a conTusione di idee e di precetti. Invece
qui considerarsi come quattro malattie distinte, vale a dire la
Jim-ica, l'ossaluria, la cistinuria e la fosfo-ipostasi.
quando nell'economia si produce maggior quantità di acido urico
condizioni normali, si ha la diatesi poliurica, malattia che genera
o i calcoli negli adulti. Perciò consigliare a questi individui di ri-
meno possibile le sostanze azotate nella loro alimentazione, di evi-
ilcoolici, di favorire il consumo con ben regolata ginnastica ed attiva
ne. Anche nella diatesi gottosa il fatto capitale è l'accumulo di urato
lel sangue ed in molti organi, sia per eccesso di produzione, che
fficienza di eliminazione.
)li di cistina sono rari ; e sono dovuti al precipitarsi di questa
— 4o8 —
sostanza sotto forma di cristalli in lamine prismatiche esagonalL II tcatt»*
mento profilattico consiste nell' amnentare la quantità delle orine facendo
uso di grande quantità di bevande acquose ; dedicandosi all' esercixio e
mantenendo il ventre libero. *
La produzione esagerata di ossalato di calce può dar luogo alla renelb^
ai calcoli renali o vesdcali, ed anche all'avvelenamento ossalico» U quale.
ultima forma non è altro che una embolia, secondo l'Autore, dovuta al
rapido formarsi di ossalato di calce insolubile entro gli stessi vasi sauigni-
gni ; il che spiega i casi di morte repentina negli antichi gottosi.' La {x»:
dazione di ossalato di calce è dovuta specialmente all'uso alHtuale di ali*. ^
menti che contengono acido ossalico o sostanze che facilmente ponono.^
trasformarsi in questo addo. Si dovrà consigliare l'astensione assoluta dal*j
r^eetosa, fagioli verdi, pomidori, frutta, ed in genere dagli alimenti e dalle «|
bevande zuccherine. Bisogna evitare anche i vini spumanti ^ la birni| le ■^.
acque gazose. Si consiglierà ginnastica, profonde respirazioni, V idroterapia, t,
e la dieta moderata.
Quando nelle orine abbonda il fosfato di calce, o di magnesia, e pih:^
frequentemente il fosfato ammonico magnesiaco, si possono avere dei pnr]^
cipitati insolubili che danno origine ai calcoli di fosfati, i qnaU come à.il
trovano nella vescica dell'uomo, per la stessa ragione trovansi nelle votar {^
sdna degli erbivori. I fosfati terrosi si depositano nelle orine che diventano
alcaline. Vuso e specialmente l' abuso degli alcalini favoriscono adunque i -
depositi di fosfati nella vescica ; cosi il ristagno prolungato dell'orina in ;
questo serbatojo, sia per cattiva abitudine, sia per paresi o catarro vescicaif, ■
sia per stringimenti uretrali od altre cause. Sarà dunque a consigliala a *|
questi ammalati di vuotare regolarmente e completamente la loro vescica i'
orinaria almeno una volu ogni sei ore, il che dovrà ottenersi anche ed:
mezzo di cateterismo regolare, a cui «ara utile che il malato si abitua da
sé medesimo.
L'Autore termina queste nozióni sulla calcolosi orinaria assicurando, che
allorquando si possa ristabilire in tempo utile la secrezione e la escieiioBe
orinaria entro i confini fisiologici, si potranno prevenire gravi ed ùnme-
diabili lesioni alla salute individuale.
Un altro capitolo importantissimo e speciale dell' opera di Bouchardat è
quello che s'intitola Miseria fisiologica.. Ogni volta che il movimento dn-
mico molecolare si rallenta, sia per privazione degli elementi riparatoril, àa
per insufficienza od irregolarità di cox^umo, ne risulta un impoverimento
generale dell'economia, ossia la miseria fisiologica. Questa può gùmgere in
modo rapido come l'inanizione, od in modo lento; ed in quest'ultimo caso
può esser dovuta a due cause ben diverse, l' insufficienza dei mezzi di ripa-
razione, ed il difetto di esercizio ossia una spesa inadatta ai bisogni del-
l'organbmo.
La miseria fisiologica è una malattia innominata per i patologi, o piut-
tosto una imminenza morbosa, ed è la più temibile di tutte, se si abbia
riguardo al numero delle vittime, ed ai danni «mi essa espone. Non è U
semplice anemia, perchè in questa sono diminuiti soltanto i globuli san-
— 4" —
3veri morti in Ginevra riscontrò 233 tisici , mentre su mille agiati o
echi ne trovò soltanto 68. Già Lajennec aveva rimarcata la grande influenza .
slle passioni deprimenti nella eziologia della tubercolosi. Questa è pure
equcDtemente un esito di malattie gravi e di lungo decorso che impove-
scono sempre più l'organismo, come il diabete, o di eccessive perdite fisio-
)giche, vale a dire la protratta secrezione lattea (vacche lattifere). Non al-
imenti avviene agli animali e razze umane acclimatati nei paesi tropicali,.
le finiscono per morire di tubercolosi quando vengano trasportati in paesi
ordici, ove devono lottare contro il freddo per loro eccessivo, e che sot- '
aendo e consumando troppa quantità di calorico produce nell'organismo
fatali deposizioni tubercolari.
Quali sono i rimedi generali della miseria fisiologica? Questi hanno per
ise un bilancio ricco, od almeno sufficiente e ben regolato, delle entrate
delle spese nell'organismo, spese regolari e riparazione in rapporto colle
ardite. È utile quindi , e spesso anche necessario, un esercizio regolare e
ornaliero di tutti i muscoli* del corpo in rapporto dolle loro forze. Ecco
iindi Futilità di. una savia ginnastica. Le spese possono essere favorite ed
frettate anche col mezzo dell'idroterapia, sempre provvedendo alla neces-
ria reazione. La ginnastica speciale del .polmone non ha minore impor-
nza ; e questa si favorisce colle marcie rapide, colla corsa , coll'epercizio
ì\k braccia, coi viaggi in montagna. Intervenire a riparare alle perdite
)n sufficiente ed adatta alimentazione,, nella quale predominino le sostanze
'asse. Sorvegliare le escrezioni specialmente dal punto di vista della glu-
)suria. Menar vita allegra, od almeno vita tranquilla, evitando le cause di
^pressione morale. Evitare gli effetti dell'abuso del tabacco, del caffè, dei-
oppio e gli abusi venerei.
Per dare un saggio degli argomenti di preferenza trattati dal Bouchardat,
3 scelti questi due della Bromatotcrapia e della Miseria fisiologica. Non
i estenderò ulteriormente. L'Autore si riferisce bene spesso nel corso della
la opera agli articoli inseriti nel suo Annuaire de Thérapeutique che conta
à meglio che quarant'anni di vita. Egli è forse per ciò, che il nuovo
cattato (T Igiene^ quantunque porti la data del 1882, è piuttosto l'espres-
one degli studi degli anni decorsi, che non l'ultima parola della scienza
teggiata alle feconde aspirazioni dell'avvenire. Il libro porta necessariamente
infipronta caratteristica dell'età dell'Autore ; ma per. la stessa ragione è
ntto colla ferma convinzione di una lunga esperienza e d'un rettissimo
ìtcrio.
Prof. Giuseppe Sormani.
Die menschiichen Abfallstoffe, ihre prakfische Beseifigung und landwir-
^Chaftliche Verwerthung — {^Materie di rifiuto deiPuomo e loro impiego
^agricoiiùrd) ; del dott. F. Fischer , suppl. al Deutsch. Viertelj, /. off,
sundh/L 1882, voi. 13. — Devesi all'infaticabile lavoro degli igienisti
oramai sono noti e temuti da tutti i gravi pericoli derivanti alla pubblica
ute dalle materie organiche in putrefazione, e soprattutto dalle materie
ali dell'uomo. È quindi diventato problema vitale non meno per l'indi-
— 4i2
viduo che per le città .quello di determinare in qual modo tali materie si
possano allontanare rapidamente e vantaggiosamente dai luoghi abitati. Tale
problema viene in questo lavoro preso in considerazione sotto ogni suo
aspetto, per instradare la pubblica oj)inione a norma delle più recenti af-
fermazioni della scienza igienica.
Nel primo capitolo Fischer esamina quali siano i materiali di rifiuto del-
r individuo e dell* abitazione , e la quantità a cui ascendono. Pettenkoffer
calcola per anno :
34 chilog. di feci per persona (3400 tonn. per loo/m. abitanti^
4 28 > orine > (42800 > > »
90 > detrito di cucina e di casa (9000 > > »
60 > ceneri in generale (6000 > » >
Il valore teorico degli escrementi prodotti annualmente da una persona
può andare da 5 a* 8 franchi circa. Quale ingente capitale adunque pos-
siamo disperdere od utilizzare a nostra volontà! Ma esso è di propria ni^
tura di diffìcile maneggio, e pericoloso alla salute pubblica, siccome qudlo
costituito da materie assai facili alla putrefazione, e nido adattissimo alle
più diverse specie di germi morbosi. Al punto che Simon afferma che sa
500,000 casi di morte in Inghilterra, 125,000 sarebbero sicuramente pI^
venibili coli' applicazione di buone leggi contro l'infezione delle materie in
putrefazione. Il tifo soprattutto starebbe con essa strettamente in relazione,
ma anche il cholera, la dissenteria, e simili non ne sono meno favcmtL
L'igiene ha dunque delle giuste esigenze intorno ai modi di raccogliere,
di condurre e di utilizzare le materie di rifiuto; e certamente è questo uno
dei quesiti più studiati e dove la scienza ha dispiegato maggior eneigia di
propositi.
Quali sono i modi in uso intorno al governo delle materie escrementizie?
x.^ I^aztt neri, — Assai comunemente si raccolgono le materie fecaE
in fosse scavate nel terreno : le parti liquide filtrano attraverso la, terra, e
quando la fossa è piena vien murata; in molte città attualmente le fosse
vengono svuotate per fame servire il prodotto a concimare le terre* colti-
vate. In ogni caso succede che il terreno e l'acqua sotterranea vengano
infestate ; e che le materie fermentando inquinino anche l' ambiente abitato.
Erismann ha calcolato che un cent, cubo della materia del pozzo nero as-
sorbe in 24 ore 769 grammi di ossigeno dall'aria, mentre cede a questìi
grammi 619 di acido carbonico
> 113 di ammoniaca
> 2 di acido solfìdrico
> 415 di carburi d'idrogeno
e tre volte di più ancora se la temperatura sale ai 15-25.^ Questi prodotti
gazosi naturalmente invadono per i condotti delle case le case medesime,
e attraverso il suolo i locali del pian terreno e le cantine. Oltre a quesù
— 413 —
inconvenienti» la spesa dell'espurgo non è indifferente: in parecchie città
dove tuttavia si fa del concime, residua sempre una spesa d'esercizio che
ammonta a circa 2 franchi l'anno e per abitante (Dresda, Stoccarda, Stra-
sburgo, ecc.); altrove la spesa è ancor maggiore.
2.® J^i?ss£ mohiii, — Per preservare il terreno dalle infiltrazioni e ren-
dere più facile il trasporto delle materie fecali si raccolgono queste in ser-
batoi mobili di legno o metallo. È già un passo innanzi sui pozzi neri, ove
però venga sorvegliato il riem{Timento del serbatojo, 6 il suo svuotamento
avvenga solo secondo le più elementari regole d'igiene. Ciò che a dirla di
passaggio non sembra compreso nelle città nominate dall'Autore (Groninga»
Brema, Gratz) : la spesa ammonta ancora a 3 e più franchi a testa l'anno.
Il serbatojo non può esser molto grande, e non volendosi ricorrere troppo
spesso allo svuotamento, bisogna far economia d'acqua, e la pulizia dei
condotti non può riuscire la più lodevole. Lanter vorrebbe che i condotti
fossero costrutti in modo da non venir mai imbrattati dagli escrementi nella
loro caduta: nientemeno che in una casa a tre piani il condotto comune
delle latrine dovrebbe rappresentare un cono la cui base misuri un metro
e mezzo, di diametro I Se lo svuotamento venisse anche eseguito ogni setti-
loana, la putrefazione degli escrementi sarà sempre attivissima, e l'ulteriore
maneggio delle materie uno dei più perniciosi. Però con questo sistema è
Possibile e conveniente (nei piccoli paesi giovano a renderlo più tollerabile)
'uso dei disinfettanti: fra questi la terra secca è assai usata in Inghilterra,
love se ne prescrìve da o. 8 fino a 1. 3 chilog. per ogni scarica alvina:
^ettenkofier domanda una quantità annua di almeno 1780 chilog. di terra
ecca per ogni abitante. Ma anche utilizzando il materiale cosi rìsuhapte
lon si coprirebbero le spese, non parliamo degli altri inconvenienti che si
ivelano da sé stessi. Il sistema può venir consigliato per piccole città che
lon potrebbero soddisfare altrimenti all'igiene, e per stabilimenti ben sor-
vegliati. In Inghilterra si fa uso anche della centre^ e in Germania dello
itrame di torba: ma sempre il più economico ed efficace sarà il vetriolo
ii ferro (25 grammi al giomp per individuo) o l'acido fenico (15 grammi idem).
Una volta allontanate le materie fecali dall' abitato, si presenta la seconda
parte del problema, cosa si deve farne? Qualcuno pensò fino a fame del
combustibile; ma una cattiva torba è semp)-e assai superiore alle materie
escrementi^e. Meno illogica fu l' idea di farne del concime, e a ciò molto
Manlio studiato gli speculatori. Occorre intanto rendere quelle materie con*
stabili e maneggiabili, oltre che si esige che il loro valore come ingrasso,
' il loro prezzo, le renda preferibili all'ordinario concime. In tal ordine
^ cose a dir vero non si è raggiunto gran fatto l'intento: specialmente
[ valore del concime cosi ottenuto non regge al paragone dell' altro ; onde
1 son viste le società costituite ad hoc fare per lo più bancarotta. Mosselman
doperà la calce previamente spenta coli' orina, e fa colle feci un impasto
^cilmente trasportabile (KalkpoudreìU), Miiller tratta l'orina per cavarne
ammoruaca, e le feci messe alla calce, per poi essiccare e polverizzare.
CI molte città la miscela vien fatta colle ceneri ed altri rifiuti solidi delle vie.
^reyer filtra le materie escrementizie con un apparecchio a pressione di tre
— 414 —
atmosfere ; perde quindi la parte liquida. Stumxner alla parte solida separata
per filtrazione aggiunge della polvere di ossa. Altri suggeriscono dei {re-
cedimenti complicati, che sono semplicemente inattuabili pensando all'esiguo
valore del concime ottenuto. Coquerel tratta le materie col fosfato addo
d'alluminio, poi riscalda a 60-70^ e sottopone a filtrazione; il liquido fluente
viene distillato colla calce per averne il solfato d'ammoniaca, le focacde
residue servono d'ingrasso. A Rochsdale (Inghilterra) si fa l'essiccamento delle
materie, previa fissazione dell'ammoniaca coU'acido solforico ; poi le si riduce^
in polvere, e finalmente in una poltiglia con acqua e calce ; la poltiglia
vien venduta appena preparata; il suo valore teorico sarebbe di circa
15 franchi al quintale; gli affari sono tutt' altro che floridi. A Manchester
esiste un analogo impianto, che vende i suoi prodotti a circa fianchi 7. 50
al quintale; ma le spese superano le entrate. Podewils in Monaco tratta le
feci con calce od acido solforico, poi le concentra e le disinfetta sottopo-
nendole direttamente all'azione del fumo di un focolajo. £ cosi via di altri
processi tutti del genere, tutti per lo più soverchiamente costosi, e tutti
esigenti un laboratorio che non può esalare odor di rosa.
Speciale menzione va però fatta del Sistema Pneumatico di liemur. Questi
vuol raccogliere gli escrementi umani isolati da ogni altro rifiuto domestico,
mediante la aspirazione nel vuoto. Le acque di rifiuto e tutto ciò che non
è materia escrementizia devono in questo sistema venir smaltite da appositi
condotti che immettono direttamente in im' acqua corrente. Una seconda
rete di tubi di ferro collega tutte le latrine e i pisciatoi della città con dei
serbatoi, nei quali vien fatto il vuoto da unS stazione centrale. Al momento
in cui viene aperta la comunicazione fra quei serbatoi e i condotti delle case,
le materie vengono aspirate versò la stazione centrale. Di qui si ricavano per
sottoporle all'evaporazione e quindi alla polverizzazione: a sentire Liemur,
il sistema pneumatico è il nec plus ultra sia per l'igiene che per l'economia;
ma l'esperienza che se ne fa ad Amsterdam, Leida, Dordrecht prova quanto
siano esagerate le sue affermazioni. Il bisogno di una doppia canalizzazioDe,
la necessità di non versar acqua nella rete che . raccoglie le feci rendono
il sistema di Liernur inaccettabUe; solo in certe condizioni di locah'tà potrebbe
esser preferito ad altri, ma avrà sempre il difetto di esser troppo costoso.
3.^ Fognatura ( Schwemmsystem). — Colla fognatura noi allontaniamo le
materie escrementizie d'ogni genere mediante un corpo d'acqua corrente.
Quando «si possa disporre di una quantità sufficiente di acqua, non ▼' ha
dubbio che la fognatura è referibile ad ogni e qualunque sistema di fosse. In
questo senso si sono già dichiarate le più competenti autorità scientifiche»
e molti corpi sanitari stati interrogati in proposito dalle autorità civili. Vi
ha già ordinariamente anche laddove sono in uso le fosse, i canali per l'acqua
piovana, per i pisciatoi, per le acque sporche delle case, ecc. ; ossia vi è
insieme alle fosse una rete di canali che ^erve a smaltire dell'acqua già
impura poco meno del materiale versato nelle fosse. E se volessimo inda-
gare più finamente le contingenze della vita domestica, troveremmo che la
qualità del materiale versato nei due casi ha la medesima composizione.
Or dunque, perchè non converrà semplificare quest'ordine di cose ?
— 4X3 —
I canaS possono condurre ad un grosso corpo d'acqua corrente, ottenendo
cosi il pronto allontanamento di materie putrefacenti, e la sicurezza che il
terreno, l'acqua e l'aria non saranno avvelenati. Però si fanno queste obje-
zioni: i.^ la materia dei canali sviluppa sempre dei gaz, i quali infette-
ranno l'atmosfera; 2.^ i canali possono essere permeabili e rendere possi-
bile l'inquinamento del terreno; 3.^ versandosi la materia nei fiumi, questi
•condurranno un'acqua sporca, che a sua volta darà luogo ai medesimi in-
convenienti lamentati per gli altri sistemi ; 4.^ perciò stesso verrà gettata
una ingente quantità di concime. Queste pbjezioni non reggono ad una
osservazione appena attenta. I gaz possono impestar l'aria in ogni sistema;
ma colla fognatura e la relativa separazione ermetica (a sifone) dei con-
dotti comuni dai condotti delle case, la diffusione dei gaz in queste ultime
non è possibile; dove l'acqua esporti rapidamente le feci non avviene
nemmeno la fermentazione ; e se è in quantità discreta la diluzione ne rende
insensibili gli effetti. Non è poi dimostrato che i gaz delle fogne abbiano
assolutamente la tendenza ad invadere verso l'alto. Di più ripetiamo che
l'acqua delle fogne ha pressoché la medesima composizione anche nelle
città dove usansi le fosse ; e le objezioni che si possono (àie ad un sistema
vanno dirette anche all'altro. Un inquinamento del terreno non è possibile
quando i canali sono costrutti, a dovere. L'accusa maggiore è quella che
le fogne finiscono col rendere assai impura l'acqua dei fiumi; ciò che ha
dato molto da pensare in Inghilterra prima; ed ora in Germania. S'imma-
gini, per esempio , che il Bradford Beck, della città di Bradford , riceve i
rifiuti di 140 mila persone, di 168 fabbriche di lana, di 94 fabbriche di
panni, di io fabbriche di cotone, di 35 fabbriche di colori, di 7 fabbriche
di gelatina; di io fabbriche chimiche, di 3 concerie di pelli, di 3 fabbri-
che di materie grasse 1 Un'acqua cosi ricca di materie organiche deve , in
«state soprattutto, sviluppare dei prodotti di putrefazione: nel luglio si è
visto la superficie dell'Inveli (40 miglia) circa al disotto di Manchester,
coperta letteralmente da uno strato feccioso che spandeva i * suoi nauseanti
gaz di putrefazione tutt'all' intomo. Ma tale eventualità non dipende tanto
dalle feci come dalla molto maggior copia di altre materie organiche d'altra
provenienza ; e le leggi inglesi , per quanto rigorose in proposito , o sono
inefficaci o sono inattuabili. Si fa ancora molto conto %yj^ antopurificaziant
dei fiumi: è detto che le materie organiche in essi sospese vengono com-
pletapiente ossidate (quando non superino il ventesimo del volume dell'acqua)
dopo un corso di 15-20 chilometri. Ma i pareri sono divisi: tuttavia dalle
ricerche di Lanth apparrebbe che quando l'acqua di fogna può saturarsi
di aria atmosferica non imputridisce ; ciò che si può ritenere avvenga per
le acque che corrono con una certa velocità. Anche le più recenti osser-
vazioni fatte in America confermano l'esistenza di un'antopurifìcazione dei
numi. Le alghe, i funghi, gì' infusori, i bacterì, gli organismi a clorofilla,
certi pesci (ciprinoidi) concorrono coll'ossigeno dell'aria a distruggere le
impurità della loro acqua.
Cionostante da tale purificazione non si può aspettare gran cosa, e per
buon tratto i fiumi sono passibili realmente di tutte le accuse fatte al loro
— 4*6 —
indirizzo. Era quindi naturale che si pensasse di separare le materie orga-
niche dalle acque di fogna prima che queste immettano nel fiume. £ panre
anzitutto mezzo spiccio la filtrazione: la torba non rispose alle speranze
concepite ; la sabbia mostrò di essere buon filtro quando nelle 24 ore non
deve filtrare più di 33 lifii d'acqua di fogna ogni me. Per purificare l'acqua
di fogna di una città di 10,000 abitanti basterebbero ' quindi due ettari di
terreno ; questo va drenato per due metri di profondità , spianato alla su*
perficie e spartito in quattro sezioni : ciascuna di queste riceverà a sua volta
l'acqua per sei ore; cosi ognuna starà per 18 ore a contatto dell'aria, e
l'ossigeno ne nitrificherà le materie organiche. Con questo sistema va per-
duto l'ingrasso e non devono mancare delle esalazioni poco gradite.
Un'altra maniera di trattar l'acqua di fogna è quella d^XzprccipiiMMimu:
suolsi adoperare a tal uopo la calce sola o insieme ai sali d'alluminio. La
calce precipita certamente le materie solubili; ma non separa nemmeno la
metà dell'azoto organico; l'acqua residua dunque non può essere lasciata
fluire al fiume , mentre il residuo solido è un concime di scarso ¥dore.
Scott arroventa questo precipitato e tratta con esso altre masse d'acqua di
fogna per ottenerne un concime ancor più ricco in fosfati*
Suvem suggerisce la seguente miscela: xoo p. di calce vengono spente
con 300 p. d' acqua , e alla poltiglia ancora calda si aggiungono 8 p. di
catrame e 33 di cloruro di magnesio; da ultimo si diluisce con tant'acqua
da farne 1000 p. Secondo le osservazioni fatte a Berlino, io p. di questa
miscela valgono a purificare 1000 p. d'acqua di fogna; la calce chiarifica
l'acqua e spegne ogni genere di vita organica, non solo, ma la impedisce
per circa altri io giorni; il catrame prolunga ancora meglio questo periodo
d'inalterabilità dell'acqua; il cloruro di magnesio impedisce lo svolgimento
dell'ammoniaca che si avrebbe dall'aggiunta della calce. Però col tempo
la calce in presenza dell' CO* dell'aria si separa, e il liquido toma soggetto
alla putrefazione.
Né mancano- altri mezzi, quali la precipitazione col vitriolo di ferro, coi
sali d'alluminio, con miscele più o meno ricche di allume, di calce, di car-
bone, di sali di ferro, ecc. Sillar e Wigner sono gli autori del processo
cosi detto dell' A. B. C, pel quale l'acqua di fogna vien trattata con una
miscela varia di allume , sangue e argilla {Aium^ Blood, day). Lo scopo
non è sempre perfettamente raggiunto, e il concime è spesso senza valore.
Fischer riferisce non pochi altri metodi di purificazione per precipitazione
qua e là adoperati con preferenza perchè le condizioni locali permettono
di adoperare certi mezzi chimici. Ma trova che nessun metodo può preci-
pitare tutto r azoto e la potassa utilizzabili ; quindi non coprono le spese
d' esercizio. Per di più poi la purificazione dell' acqua di fogna riesce in-
sufficiente.
Irrigazione. — Il IV.* Congresso della Società Tedesca d'Igiene pub-
blica, 1876, occupandosi del modo di purificare e di utilizzare le acque di
fogna, accettò le conclusioni di Dunkelberg e Biirkli, essere la loro immis-
sione nelle acque correnti riprovevole , essere invece la loro applicazione
all' irrigazione di appositi terreni il mezzo più semplice ed efficace di loro
— 417 —
utilizzazione e purificazione, essere quindi obbligo del Governo il concedere
l'espropriazione dell'apposito terreno nella vicinanza della città, ed obbligo
«lei tecnici di scegliere un buon terreno di filtrazione (sabbia ed argilla),
rendendolo tale se non lo fosse con opere artificiali. I relatori determina-
rono anche varie circostanze tecniche , lo spessore , la caduta che deve
avere lo strato d'acqua irriguo, ecc. ; per assicurare i risultati dal lato igie-
nico fissarono che la quantità d'acqua da filtrare nelle 24 ore, se il terreno
è ben permeabile, non deve superare i 30-40 litri per metro cubo. Racco-
mandano r irrigazione intermittente.
Questo modo di usare l' acqua di fogna è specialmente applicato in
Inghilterra; e Fischer raccoglie brevi ed importanti notizie sull'andamento
del sistema a Croydon, Leaniington ed Abingdon. Ovunque ne vien rico-
nosciuta l'opportunità e l' innocuità ; ed anche le relazioni officiali vi sono
favorevolissime. Nessuna meraviglia che si vada sostituendolo ai vecchi
sistemi ovunque le condizioni locali lo permettono.
A chi si occupa dell'argomento riesciranno di non poco interesse le no-
tizie successive sull'introduzione di questa applicazione dell'acqua di fogna
a Parigi, Danzica, Breslavia, Berlino ed altre città tedesche. Essi vi trove-
ranno delle notizie assai particolareggiate sulle spese d'impianto e di ricavo,
sui risultati per 4' igiene e le finanze , che noi non potremmo riassumere
senza renderle imperfette.
I campi irrigati colle acque di fogna vennero fatti oggetto di varie ac-
cuse. La più fondata parrebbe dovesse essere quella che li ritiene dannosi
alla salute degli abitatori delle vicinanze. Eppure da tutte le indagini fatte
in proposito risulterebbe lampante la loro innocuità anche in occasione di
epidemie dominanti. L' acqua di fogna tradisce tanto poco la sua origine
che molte volte venne bevuta impunemente. Tale innocuità è constatata da
molti medici inglesi, tedeschi e francesi. Lo stesso dicasi per i prodotti ve-
getali dei prati medesimi; l'erba loro è alimento sano e nutriente più del-
l' erba degli altri prati, né mai venne notata la trasmissione di elmintozoi
per suo mezzo.
Venne pure studiato per qual processo il terreno compie la purificazione
(Iella quale abbiamo fin qui parlato senza dire in che consista. Il terreno
trattiene più o meno completamente, secondo la propria costituzione, l'acido
fosforico, la potassa, l'ammoniaca, e le materie organiche azotate; in date
circostanze anche la calce e la magnesia vengono parzialmente trattenute.
L'ammoniaca verrebbe trasformata dagli organismi inferiori, e forse dall'o-
zono, in acido nitrico. I sali vengono assorbiti dalle radici delle piante.
Le materie organiche azotate si decompongono in ammoniaca ed acido
carbonico, e tanto più completamente quanto più permeabile è il terreno
all'aria atmosferica.
Da numerose esperienze finalmente sarebbe dimostrato che la filtrazione
attraverso il terreno è capace di distruggere non solo i fermenti così detti
amorfi, ma anche gli organizzati. Delle soluzioni letali di emulfina, di stric-
nina, di nicotina divennero affatto innocue dopo filtrate attraverso uno spesso
tirato di sabbia ; innocue del tutto divennero anche le soluzioni settiche.
27
— 4i8 —
Se la sabbia veniva però prima arroventata, ogni facoltà depurativa era
smarrita, e non riappariva se non al determinarsi nella medesima di una
nuova vegetazione. Jeannel altresì, studiando l'azione delle radichette vege-
tali sulle materie in putrefazione trovò che esse si comportano come altret-
tante sorgenti di ossigeno, inquantochè provocano la morte dei microorga-
nismi aiierobi e determinano lo sviluppo dei microorganismi aerobi, che si
incontrano nelle acque relativamente salubri. Cosicché e gli studi sperimen-
tali e Tesperienza medesima pongono oramai fuori di dubbio non solo l'in-
nocuità , ma anche V utilità di sostituire , ovunque sia fattibile , ai vecchi
sistemi la fognatura e la purificazione delle acque sporche coli* irrigazione.
Dott. Pietro Conti.
STATISTICA IGIENICA.
Memoria storico-statistica sulla casa esposti di Rovigo dalla sua fonda-
zione a tutto l'anno 1880; per Ferdinando Prosdocimi — Rovigo, i88i. —
Non seguiremo l'Autore nella narrazione storica per quanto importante sulle
origini, e vicende economiche della casa esposti di Rovigo, essendo tali
notizie per noi di secondario interesse. Ma ci fermeremo specialmente
sull'argomento della mortalità degli esposti, per cui l'Autore tentò di tro-
vare un coefficiente di valutazione delle cause eccezionali di morte tutte proprie
dell'illegittimo, che gravano specialmente su questi esseri infelici, e ne ren-
dono la mortalità notevolmente superiore a quella dei bambini legittimi.
Dalla Relazione Nicotera presentata al Parlamento nella seduta 22 novembre
1877 risultano notevolissime differenze nelle medie di mortalità degli esposti
nel primo anno di vita. E mentre Verona non figura che, per una media
di 28 morti nel i.** anno di vita su loo esposti, Alessandria 27 Y^,, Milano
26 Vo» abbiamo d'altra parte una proporzione di 55 morti Yo ^^ brefo-
trofio di Brescia, 57 in quello di Lucca, 60 in quello di Perugia, ecc.
Il Relatore è convinto che le cifre minori sopra riportate siano impossibili
a verificarsi, e quindi le dichiara erronee, ed un prodotto artificiale di
metodo statistico male applicato. Egli fa vedere come la mortalità nel bre-
fotrofio di Rovigo sia andata scemando, ma ad onta dei più grandi sforzi
e delle più radicali misure introdotte, non potè fin'ora essere ridotta che
alla proporzione di 43 Vo» come media del periodo 1874-80.
Ecco la progressione seguita dalla mortalità (nel i.° anno di vita) nel
brefotrofio di Rovigo dal 1847 al 1880, secondo i vari periodi amministrativi:
Dal 1847 al 1866 Mortalità nel \P anno di vita = 51.9 ^o
» 1S67 » 1869 * • 52. 6 »
. 1870 • 1873 » » 45. 9 '
» 1S74 » 1880 » » 43. 5 »
Esaminando anno per anno si trovano delle medie assai più distanti da
questi termini, e precisamente gli estremi vennero segnati nei seguenti anni :
— 419 —
Anno 1 859 — illegittimi accolti 1 76
» » morti nel i.^ anno 131
• » morti °/q accolti 74-4
Anno 1854 — illegittimi accolti 104
» » morti nel i.^ anno 32
» » morti ®/q accolti 30. 7
Epperò in 34 anni la mortalità oscillò dal 31 al 74 Vo» essendosi veri-
ficati i due estremi ambedue nel i.® periodo di osservazione, secondo le
divisioni di tempo seguite dall'Autore.
Nel periodo più recente la minima mortalità si osservò nell'anno 1878,
con un quoziente di 34. 8 Y^,.
Ho fatto precedere queste notizie, ricavate dalla P dazione medesima, perchè
esse da sole informano alquanto la teoria sul coefficiente ideata dall'Autore
)>er misurare la mortalità degli illegittimi.
Egli ragiona nel seguente modo :
< Per valutare le cause predisponenti e stabilire il limite della mortalità
< normale dell' illegittimo abbiamo adottato quale coefficiente di ricerca la
< differenza dei nati-morti fra legittimo ed illegittimo, ed abbiamo detto:
€ 100 parti legittimi ebbero 3 nati-morti
€ 100 parti illegittimi ebbero 5 nati-morti.
€ La diflferenza del 2 in più nell'illegittimo non altro rappresenta che
« il valore delle condizioni predisponenti e di sfavore, le quali, com 'ebbero
< un' influenza nella effettuaz ione del parto ne devono avere pure una sus-
< seguente ad esso nella determinazione della mortalità nel primo periodo
^ di vita >.
Ed il precedente ragionamento è basato sulle seguenti notizie statistiche,
•e sulla dedotta equazione :
€ La statistica del Regno pel triennio 187 5- 7 7, rappresenta che nel Veneto
« i nati legittimi- furono 104,028, sui quali nati-morti 3415, il che corri-
« sponde al 3. 20 ^^ ; e che i nati da unione illegittima sommarono a
' 4817 su cui nati-morti n. 526, che trovano il rapporto del S« 3^ Vo-
e Dal raffronto dei due estremi 3. 28 e 5. 31 abbiamo la differenza del
« 2. 03 , che rappresenta le condizioni speciali di sfavore, tutte proprie del-
<■ l'illegittimo, che lo predispongono a maggiore mortalità.
< Ora la mortalità dei legittimi entro il primo annodi età, accertata dal
« cav. Molinelli, è rappresentata dal 27. 20 "/q, e noi manteniamo questo
< estremo come i precedenti, quale termine di probabilità.
< Pertanto se il coefficiente 3.28 rappresenta la condizione normale di
< mortalità del legittimo essa è eguale al risultato del cav. Molinelli del
e 27. 2oYq; ed il figlio illegittimo oltre la condizione normale 3.128 :=z 27. 20
' avrà il coefficiente di sfavore 2. 03 in più del legittimo, quindi la mor-
^' talità logica e giustificata dell'illegittimo viene espressa nella foriiWa :
27. 20 X 5. 31
3. 2»
420
Dunque, secondo il signor Prosdocirai , « un brefotrofio che presenti una
•: mortalità media nel primo anno di età oscillante fra 44 e $0 °/o ptiossi
< giudicare in condizioni non/iali; chi presentasse estremi di troppo infe-
« riori sarebbe o ammirabile o bugiardo. >
Avendo stabilita per semplice supposizione una premessa non dimostrata^
ed a mio giudizio fallace, l'Autore è condotto per /oj^ica conseguenza di ìvlX-
lace ed erronea conclusione. Potrebbesi razionalmente asserire, che il coef-
ficiente dei nati-morti rappresenti un rapporto esatto colla condizione nor-
male di mortalità nel i.** anno di vita? Alcune cause remote di morte sono
comuni, è vero, sia al feto, che al neonato, come la miseria e l'ignoranza
delle popolazioni, la sifilide, ecc. Ma altre molte sono affatto indipendenti;
ed i vari e numerosi accidenti della gravidanza e del parto, ai quali pure
si deve il massimo numero dei nati-morti, non hanno alcun rapporto di
frequenza colle varie temperature climatiche nocive all'infanzia, o coH'abuso
dell'allattamento artificiale, micidiale ai lattanti, ecc.
Che non esista un rapporto diretto e costante fra la morti -natalità e la
mortalità nel i.^ anno di vita, lo si può desumere anche dai confronti in-
ternazionali.
La morti- natalità è molto variabile , ed oscilla , secondo il Ma3T, dal 2
al 5 Y^ dei nati. Nella Spagna si calcola soltanto l'i Y^ di nati-morti,
mentre in Austria ed in Italia la proporzione oscilla fra 2 e 3 ^/^] ed in
Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia fra 3 e 4 V^; laddove nella Sviz-
zera, Francia, Belgio ed Olanda si eleva tra 4 e 5 Yo*
Ebbene in paesi nei quali si registra un maggior numero di nati-morti,
sono poi quelli che vantano , per regola generale , le minori proporzioni
della mortalità nel i.^ anno di vita; e viceversa Austria, Italia e Spagna,
che sarebbero favorevolmente classificate nella rubrica dei nati-morti, con-
tano fra i paesi, in cui la mortalità infantile è straordinariamente elevata.
Questo dimostra, che allargando la sfera delle osservazioni, il rapporto
fra la morti-natalità e la mortalità nel i.° anno di vita, si mostra affatto
incostante e variabile, e quindi non accenna affatto alla manifestazione di
una legge naturale.
Che il nato illegittimo abbia delle maggiori cause predisponenti alla mor-
talità, che non il legittimo, è facilmente compreso, perchè manca a questo
povero innocente quel tiepido ricovero che ò la famiglia costituita, perchè
in genere fa difetto quella naturale tutela che il maschio, anche nello stato
(li natura, prc§ta alla femmina che egli ha resa madre. Ed essa, dalla pro-
pria abbiezione e dai pregiudizi sociali sopraffatta ed oppressa, trascura il
proprio nato, causa per lei di tanti dolori fisici e morali, e quando resiste
alla tentazione di un delitto, lo manda all'ospizio.
Ma correggete il costume, salvate la ragazza madre dall' ignominia, for-
nitele i mezzi per allevare essa medesima il suo bambino; e non v*ha ra-
gione per credere che in tali condizioni la mortalità degli illegittimi debba es-
sere superiore e quasi doppia di quella dei legittimi. Salvo il caso di una
frequenza relativamente maggiore di sifilide congenita negli illegittimi, non
havvi altra causa naturale per credere che realmente gli illegittimi siano
— 419 —
Anno 1S59 ~ illegittimi accolti 176
» » morti nel i.^ anno 131
» » morti % accolti 74-4
Anno 1S54 — illegittimi accolti 104
» » morti nel iP anno 32
» » morti °/o accolti 30. 7
Epperò in 34 anni la mortalità oscillò dal 31 al 74Vo> essendosi veri-
ficati i due estremi ambedue nel i.^ periodo di osservazione, secondo le
difìsioni di tempo seguite dall'Autore.
Nel periodo più recente la minima mortalità si osservò nell'anno 1878,
con un quoziente di 34. 8 Y^,.
Ho fatto precedere queste notizie, ricavate dalla Pelaztone medesima, perchè
€sse da sole informano alquanto la teoria sul coefficiente ideata dall'Autore
jer misurare la mortalità degli illegittimi.
Egli ragiona nel seguente modo :
e Per valutare le cause predisponenti e stabilire il limite della mortalità
« normale dell' illegittimo abbiamo adottato quale coefficiente di ricerca la
-e dififerenza dei nati-morti fra legittimo ed illegittimo, ed abbiamo detto:
€ 100 parti legittimi ebbero 3 nati-morti
< ICQ parti illegittimi ebbero 5 nati-morti.
•
t La differenza del 2 in più nell'illegittimo non altro rappresenta che
« il valore delle condizioni predisponenti e di sfavore, le quali, com 'ebbero
t un'influenza nella effettuazione del parlo ne devono avere pure una sus-
[< seguente ad esso nella determinazione della mortalità nel primo periodo
f'« di vita >.
Ed il precedente ragionamento è basato sulle seguenti notizie statistiche,
« solla dedotta equazione :
e La statistica del Regno pel triennio 187 5- 7 7, rappresenta che nel Veneto
< i nati legittimi- furono 104,028, sui quali nati-morti 3415, il che corri-
■« sponde al 3. 20 ^^ ; e che i nati da unione illegìttima sommarono a
■- 4817 su cui nati-morti n. 526, che trovano il rapporto del S- 3^ Vo-
« Dal raffronto dei due estremi 3. 28 e 5. 31 abbiamo la differenza del
* « 2. 03 , che rappresenta le condizioni speciali di sfavore, tutte proprie del-
* l'illegittimo, che lo predispongono a maggiore mortalità.
« Ora la mortalità dei legittimi entro il primo annodi età, accertata dal
< cav. Molinelli, è rappresentata dal 27. 20 "/^,, e noi manteniamo questo
* estremo come i precedenti, quale termine di probabilità.
« Pertanto se il coefficiente 3.28 rappresenta !a condizione normale di
« mortalità del legittimo essa è eguale al risultato del cav. Molinelli del
< 27. 20 Y^j ; ed il figlio illegittimo oltre la condizione normale 3.^28 :=z 27. 20
' avrà il coefficiente di sfavore 2, 03 in più del legittimo, quindi la mor-
''- talità logica e giustificata dell'illegittimo viene espressa nella foriiWa :
27. 20 X 5. 31
= 44. 03
3. 28
422
soprattutto se la si metta a confronto con quelle della Francia (i6 Yo)"
Inghilterra (15 YJ, Belgio (14 Y^,), e Norvegia (11 YJ. Eppure le basse
temperature, essendo una delle cause precipue della mortalità nel primo
mese di vita, i paesi più nordici d'Europa dovrebbero avere mortalità superiori
alle fìostre, come realmente • osservasi nei paesi austriaci e slavi (da 24
a 26 ^/^. Ma nel Belgio, Svezia, Norvegia e Regno Unito dlnghilterra si
seppe trionfare anche delle azioni nocive generali devolute al clima, e ciò
mediante i progressi della civiltà ed i benefizi dell'istruzione e dell'igiene
pubblica e privata.
E nello stesso modo hanno potuto, coU'adozione delle più raccoman-
date misure igieniche, ridurre a minori proporzioni la spaventosa loro
mortalità gli ospizi dei trovatelli. Che se ancora recentemente V ospizio di
Roma dava la perdita di oltre 90 Y^,, quello diretto dal dott. Agostini in
Verona non diede per il decennio 1868-1877 che il 35.6 ^/^\ il Brefo-
trofio di Como nel 1876-78 ebbe circa 24 Y^, Torino nel 1876 il 26 Y,»
e Palermo nello stesso anno il 22 Y^. È possibile, lo ammetto, qualche
inesattezza nel calcolo, ma bisognerebbe supporre della mala fede a ri-
durre i rapporti della metà ; oppure che i direttori di questi ospizi fossero
tutti d'accordo nel medesimo errore. E lo stesso Ospizio di Rovigo non
ottenne negli anni 1852-1854^ e 1878, cifre favorevolissime, inferiori
Ho preso in esame solamente questo punto speciale della pubblicazione-
sottoposta ad analisi e mi son fatto lecito combatterlo, perchè parvemi che
non si dovesse lasciar trascorrere senza qualche osservazione, stante la com-
petenza speciale dell'Autore.
Del resto devo aggiungere che la Memoria sulla Casa esposti di Rovigo
è compilata in modo lodevolissimo, e dimostra quanto il signor Prosdocimi
siasi preso a cuore la protezione ed il benessere dei poveri fanciulli ab-
bandonati.
Agitare queste gravi quistioni innanzi al pubblico interessato, è un mezzo
per facilitarne la soluzione; e dal cozzo delle diverse opinioni, più limpida
emerge la verità.
Prof. Giuseppe Sormami.
— 421 —
|A deboli od infermicci o votati a morte precoce che i legittimi. Che
•a se ben si rifletta allc^ maggior vigorìa dei procreanti , ed al più in-
tenso ardore che presiede alla loro generazione, ben dovrebbesi dire 1' op-
posto.
Iionde non alle naturali condizioni, ma alle sociali^ devesi la più grave
mortilità degli illegittimi; e questo è per noi di grande interesse, inquan-
todiè le prime sarebbero di difficile rimozione, mentre alle seconde devono
portare adeguato rimedio i progressi della civiltà.
Probabilmente in tempi remoti, e fino alla propaganda di Vincenzo de*
ftioJi (m. 1669), il numero degli infanticidi era straordinario. Per ovviare
pesto stato di cose, ed al frequentissimo abbandono della prole , furono
Dreniate, con ispirilo religioso, le ruote per ricevervi i trovatelli. I pro-
cessi della civiltà consigh'arono a trasformare questa istituzione; e dalle
Dodificazioni e dai miglioramenti introdotti si ottenne, come conseguenza
vitna, una limitazione negli infanticidi, indi una diminuzione nella mortalità in-
intile dei trovatelli.
Gli stessi brefotrofi dei tempi andati, nelle mani del solo personale re-
igioso, trascuratissimi in ogni prescrizione igienica, davano una mortalità
ioperiore ali* 80 ed anche al 90 Y^. Ma quando si comprese che era
lanosissimo mantenere in ospizi ristretti e sucidi un gran numero di lat-
tanti, alimentati da poche balie, e si adottò il sistema di disseminare i trova-
telli per le campagne, e di sorvegliarli direttamente, o farli sorvegliare da
commissioni protettrici, si vide anche la mortalità dei trovatelli discendere
in modo rapido e meraviglioso.
, Al Congresso internazionale d'Igiene di Brusselles (1876), il dott. Ma-
ijolin riferiva, che la mortalità dei trovatelli, che nel 1866 si elevava al
59 7o ^^^ primo anno di vita, doi)o l'adozione di opportune misure igie-
niche e la sorveglianz£\ della Società protettrice, discese, nel 1875 all' 11 °/^j.
Ddott. Monot, quello medesimo che nel 1865 svelò all'Accademia medica
di Parigi la immorale industria delle nutrici nel Morvan , dopo le misure
adottate coU'applicazione della legge Roussel, trovò che la mortalità dei bam-
dini dati a balia da 71 ®/^ discese a soli 12 y^,.
Egli è soltanto perchè l' Autore della Memoria^ si è troppo invaghito
della s\ì2l formula f che ha potuto uscire in questa esclamazione:
< È facile cosa il dire che il brefotrofio è una ecatombe legale, che
« la società è responsabile di (juesto eccesso di mortalità; ma queste sono
< generose affermazioni senza alcun significato, e lo abbiamo comprovato
« nel termine di 44. 03, che è una mortalità ?iaturalc, logica e pienamente
^ S^stificata, che non deve minimamente impressionare, essendo note le
♦ cause e le complesse sue derivazioni. »
La teoria dell'Autore è troppo assoluta e toglie energia e spirito di ri-
forme ai Direttori di brefotrofi, i quali secondo tale dottrina non dovreb-
bero darsi alcun pensiero al mondo, allorquando muore soltanto la metà
dei bambini loro confidati.
La mortalità generale dei bambini in Italia nel primo anno di vita, oscilla
^ 21 a 22 Y^ dev'essere ritenuta come una cifra ancor troppo elevata;
— 424 —
alimenta l« tìamme» Tavìdo crepitare del fuoco, il tonfo delle minanti macerie, il cigoli >
«.Ielle pompe v?a fuoco formavano un triste concerto. Un gran numero di persone sale sulle
« CViViwi/ *:>/ /r /.•i»r> » {Sifjfssù'uie) per vedere meglio, e viene sfondato l'uscio che si era ten-
tato di chiudere. Quanto maggiore è 1' oscurità, altrettanto è più spaventevole lo spettacolo.
Frammezzo a questo scompiglio, a questa confusione appare Tlmperatore che, in uni
inccola carrozza, senza seguito, ravvolto nel suo mantello bigio, era accorso sul luogo.
L'entrata principale, di fronte ^ Alt-Moabit^ è libera dalle fiamme e lascia penetrare
lo sguardo sul tetro panorama. Sono le 7 e 1/4; mentre mezz'ora prima tutto pareva vita,
tutto spirava allegria, ora al contrario da per ogni dove si vede la desolazione e lo ster-
minio. Quel maestoso edificio che pareva volesse imporsi a quelli stessi che 1* avevano
eretto, ora cade come una casa di carta I II calore potente, che si espande per ogjni dove
fa arrestare il corso della ferrovia e i passaggieri smontano spaventati. A sud ed a sud-
est il fuoco ha sorpassato tutto il vasto giardino e si è appigliato anche alle fabbriche
isolate, come la Scuola di modelli e le Macchine ferroviarie ^ compreso tutto quanto il
treno sanitario. — Di minuto in minuto, ogni cosa cade sopra se stessa, e solo rimangono
in piedi qua e là le parti in ferro, che si presentano sotto bizzarre figure, in mezzo ai
fiammeggiante mare di fuoco!
I pompieri lavorarono con anima per attenuare almeno il danno. Essi accorsero do-
vunque con celerilà e jìericolo della propria vita. Ma ahimè ! Le macchine non posson >
ormai più spegnere le fiamme, ma solo impedire ch'esse s'estendano più oltre.
Ad ovest imminente è il pericolo ; qui stanno i fabl)ricati della stazione Lehrter con
grandi depositi di carbone pel riscaldamento delle macchine. Al nord si stendono a guisa
di bastioni le linee dello Stadtbahn con gran numero di oggetti. Ma qui come ad est, i
pompieri hanno tirato un cordone di pompe che sono in piena azione. La crescente fi-
ducia di poter così contenere il fuoco, almeno nei limiti naturali, fa si che, malgrado \\
enormità del disastro, la cittadinanza non si dia in braccio ad un assoluto sconforto.
Frattanto la notizia dell'incendio è penetrata in tutti gli uffici pubblici e privati: ac-
corrono in gruppi i membri della Commissione, gli espositori e gli impiegati delle Compa-
gnie d'Assicurazione interessate. Fra i primi si vedono il Presidente della Polizia sig. Madai
e il maresciallo conte Moltke. Dopo supremi sforzi, l'incendio cessò verso la mezzanotte.
Considerando la gravità del danno in relazione al colossale edifìcio della £sposizii>ne
d'Igiene, si può dire che circa la quinta parte degli oggetti da mettersi in mostra erano
al posto. Bruciarono :
i.^ La Esposizione del Ministero della guerra di Prussia (8 vagoni pei malati, ecc.'
2.P La Collezione del Ministero del Commercio (Modelli e Piani di disposizioni s.i-
nitarie, ecc.);
3.^ La Mostra del Ministero di Grazia e Giustizia (Regolamenti di carceri, peni:e:i-
ziarl, ecc.) ; '
4.® La Mostra del Ministero del Culto ;
5.'^ La Mostra del Ministero dei Lavori Ptiòòlici ;
6P I^a Mostra del Ministero del Wùrttemòerg ; •
"iP T^a Mostra della citili di Vienna (assai pregiati modelli e piani):
8.° T^a maggior parte degli oggetti esposti dalla citta di Budapest;
9.° I piani dei Macelli di Breslau^ Monaco, Annover^ ecc;
io.° Gl'intieri gruppi 10!^ (Progetti di case), gP (Progetti di scuole), e i^r (ag-
getti di toilette, ecc. 1 ;
— 4«S —
II.** Lt pompe da spegnere il ftioco, ad eccezione delle Berlinesi ;
12.^ La Mostra pel salvataggio dalle acque^ presentata dalla Società pella protezione
dai pericoli del Mare e dalla Società pel Commercio e per la Navigazione in
Amburgo ;
13." Tutte quante le conserve^ le vettovaglie e i vini^ ecc, ;
14.° Le totali esposizioni delle amministrazioni delle miniere ;
15.'^ / carrozzoni pei malati che stavano sulle rotale della stazione Lehrtir,
Sono salvati fra gli altri :
a) La Collizione del Ministero della Guerra d Austria ;
b) Due vagoni pei malati del Ministero della guerra della Prussia ;
e ) Due carrozze pure pei malati ;
d) La Mostra delia Società tedesca pel salvataggio dei Naufraghi ;
e) La Biblioteca dell' Esposizione ;
f » Gli Uffici.
Questo quanto agli oggetti ; quanto poi al fabbricato più della metà è ridotto in
P'>lvere. »
L'Amministrazione dell'Esposizione aveva giù speso L, 500,000 ; il fondo di garanzia
'^a asceso da L. 212,000 a L. 222,000.
Si sono potute salvare le polizze d'assicurazioni contro l'incendio, colle quali l'Espo-
sizione era assicurata per L. 2. 500,000 presso dieci diverse Compagnie.
Causa dell'incendio fu una lampada a spirito rovesciatasi dalle mani di un cantiniere
lei Ristorante Bauer.
Fortunatamente non si ebbero a deplorare vittime, ad eccezione di un fanciullo di 5
imii che fu strascinato sotto le ruote d'un carro da pompa e un prode pompiere che per:
fra le fiamme.
Anche la casa Reale sì mostrò vivamente commossa per tanto disastro: S. M. l'Impe-
r.itrice sotto i cui auspici stava l'Esposizione, inviò un telegramma affettuosissimo alla città
'1 i Berlino.
Il Principe Carlo espresse il suo dolore a mezzo di un' aiutante che volle prendere
contezza del triste caso.
Il Prìncipe ereditario poi, dopo esser stato tra i primi ad accorrere sul luogo, vi si
recò alle 6 pom. del giorno appresso e s'intrattenne lungo tempo con tutti i principal
jiicmbri della Commissione, i quali lo informarono di quanto era avvenuto e fecero con-
sapevole S. A. del danno sofferto. In tale occasione si lessero alla presenza del Principe
i numerosi telegrammi di condoglianza pervenuti dalle diverse nazioni, dopo di che il
l^rincipe ereditario propose al Comitato centrale di ricostruire il fabbricato dell'Esposizione
'^ la proposta venne accolta con grandi applausi.
A questo appello il popolo di Berlino e tedesco aderirà con tutto l'entusiasmo, tanto
più che il Principe ha promesso la propria cooperazione e quella di tutta la Imperiale
famiglia.
In questo modo ebbe tristamente termine un' opera a lungo meditata e già condona
i compimento. L'Esposizione di Berlino sarebbe riuscita certamente splendida sotto tutti
i rapporti e avrebbe dimostrato i grandi straordinari progressi che vanno facendo le isti-
tuzioni e le scienze sanitarie. Basta dare un' occhiata al voluminoso Catalogo pubblicato
• ial Comitato centrale, per convincersi come numerosi fossero gli oggetti esposti e come
<Iegni di figurare alla Mostra tedesca.
— 4*^ —
L'Italia più fortunata delle altre nazioni, usci quasi incolume dalla catastrofe. Per
gentile desiderio di S. M. l'Imperatrice, alla nazione nostra venne affidato un padiglione
speciale nel quale erano già disposti gli oggetti inviati dagli espositori ItalianL
Per opera del Delegato della nostra Società, cav. Paolo Ritter, la sala italiana era
stata elegantemente addobbata e molto bene disposta. In mezzo s'ergeva il grandioso mo-
dello del Crematoio Lodigiano e i numerosi apparecchi della Società di Cremazione ; poi
venivano le vetrine della Società Italiana d' Igiene, rimarcabili per le preparazioni del
Toninetti ; le mostre dei Municipi, di Napoli, di Venezia, quella della Sede FiorenUna
della nostra Società e cosi via dicendo. All'intorno, disposti sopra ampie tavole, erano i
libri^ i disegni, le pubblicazioni importanti.
Mercè l'energia e lo zelo, veramente prodigioso del cav. Ritter, che accorse sul luogo
del disastro, il padiglione italiano fu salvo. A Lui si deve se i danni sofferti da noi si
riducono a pochi oggetti che non fu possibile sottrarre alle fiamme. La Società e gli espo-
sitori debbono grandissima riconoscenza a quest'uomo egregio che dopo di essersi assunto
un grave ufficio, rinunziando ad ogni compenso e rimborso, rimase molte settimane a
Berlino, per tutelare le cose nostre, per assistere al rimballaggio degli oggetti che fra
qualche giorno torneranno in Italia.
Nomina. — Il prof. Alfonso Corradi, presidente della Società Italiana d'Igiene, h stato
nominato dal Governo a rappresentante dell' Italia nel prossimo Congresso intemasionale
d'Igiene di Ginevra.
Innto per una escursione alpina da farsi in occasione del Congresso internalo-
naie d'Igiene in Ginevra. — Parecchi membri della Società hanno stabilito di prender
parte al Congresso intemazionale d'Igiene in Ginevra, che si aprirà il 5 del prossimo set-
tembre, compiendo nello stesso tempo una passeggiata alpina.
L'itinerario da seguirsi è stato fissato nel seguente modo:
Punto di ritrovo la sera del 30 agosto in Ivrea (partenza da Torino alle ore 5,45
pom,, da Milano a ore 4,15 pom. ).
SI agosto, — Viaggio in vettura da Ivrea ad Aosta, con fermata a Saint-Vincent,
percorrendo la vallata di Aosta (ore io).
7.® settembre. — Viaggio da Aosta a Saint-Remy (a piedi od in vettura, ore 6) e
da Saint-Remy all'Ospizio del Gran San Bernardo (a piedi o su cavalcatura, m. 2491 sui
mare, ore 2).
2 settembre. — Fermata all'Ospizio del Gran San Bernardo, con ascesa della Che-
nalette (ore 1,30 di salita m. 2889) o altra passeggiata.
j settembre, — Viaggio dal Gran San Bernardo a Orsières (a piedi o su cavalca-
tura) e da Orsières a Martigny (in vettura) (in tutto ore 9).
4 settembre, — Viaggio da Martigny a Bouveret, in ferrovia (partenza ore 8,25
ant.) e quindi in battello fino a Ginevra (arrivo ore 3 pom).
Il bagaglio dovrà essere spedito direttamente a Ginevra per 'ferrovia, portando i viag-
giatori con sé soltanto abiti adatti a difendersi dalla bassa temperatura che si suole in-
contrare sulle montagne.
I signori membri della Società Italiana d'Igiene o gli aderenti al Congresso, che in-
tendessero prendere parte alla passeggiata, sono pregati di volersi inscrivere prima del 20
agosto, perchè resti tempo a dare le disposizioni necessarie per rendere più comoda, ecc -
nomica ed aggradevole la gita.
— 425 —
11.^ Le fùmpt da spegnere il fuoco, ad eccezione delle Berlinesi ;
13.* La Mostra pei salvataggio dalle acque^ presentata dalla Società pella protezione
dii perìcoli del Mare e dalla Società pel Commercio e per la Navigazione in
Amburgo ;
13.** Tutte quante le conserve^ le vettovaglie e i vini^ ecc, ;
14.*' Le totali esposizioni delle amministrazioni delle miniere ;
\^ I carrozzoni pei malati che stavano sulle rotale della stazione Lehrtir,
Sono salrati fra gli altri :
a) La Collezione del Ministero della (ìuerra d'Austria ;
b) Due vagoni pei malati del Ministero della guerra della Prussia ;
c: Due carrozze pure pei malati ;
d) La Mvstra della Società tedesca pel sahatag-^io dei Xaitfragh: ;
t) La Biblioteca dell' Esposizione ;
fi Gli Uffici.
Questo quanto agli oggetti ; quanto poi al fabbricato più della metà è ridotto in
p-Jwe. •
L'Amministrazione dell'Esposizione aveva già speso L. 500,000 ; il fondo di garanzia
«a asceso da L. 212,000 a L. 222,000.
Si sono potute salvare le polizze d'assicurazioni contro l'incendio, colle ([uali l'Espo-
suibne era assicurata per L. 2. 500,000 presso dieci diverse Compagnie.
Causa deirincendio fu una lampada a spirito rovesciatasi dalle mani di un caminiere
'Jd Ristorante Bauer.
Fortunatamente non si ebbero a deplorare vittime, ad eccezione di un fanciullo di 5
inai che fu strascinato sotto le ruote d'un carro da pompa e un prode i>ompicre che per:
^ le fiamme.
Anche la casa Reale si mostrò vivamente commossa per tanto disastro: S. M. l'Impc-
uirice sotto i cui auspici stava l'Esposizione, inviò un telegramma affettuosissimo alla città
"ii Berlino.
n Principe Carlo espresse il suo dolore a me^zo di un' aiutante che volle prendere
contezza del triste caso.
II Prìncipe ereditano poi, dopo esser stato tra i primi ad accorrere sul luogo, vi sì
reo) alle 6 pom. del giorno appresso e s'intrattenne lungo tempo con tutti i principal
membri della Commissione, i quali lo informarono di quanto era avvenuto e fecero con-
^a;;eTole S. A. del danno sofferto. In tale occasione si lessero alla presenza del Principe
1 nomerosi telegrammi di condoglianza pervenuti dalle diverse nazioni, dopo di che il
Pr.ncipc ereditario propose al Comitato centrale di ricostruire il fabbricato dell'Esposizione
- -a proposta venne accolta con grandi applausi.
A questo appello il popolo di Berlino e tedesco aderirà con tutto l'entusiasmo, tanto
f'i:: che il Principe ha promesso la propria coopcrazione e quella di tutta la Imperiale
l'aniiglia.
In questo modo ebbe tristamente termine un' opera a lungo meditata e già coMÙoita
^ compimento, L'Esposizione di Berlino sarebbe riuscita certamente splendida sutto tutti
i rapporti e avrebbe dimostrato i grandi straordinari progressi che vanno facendo le i^ti-
*'J2Ìoni e le scienze sanitarie. Basta dare un' occhiata al Toluminoso Catalogo pubblicato
'1*1 Comitato centrale, per convincersi come numerosi fossero gli oggetti esposti e come
'J<ig«ii di figurare alla Mostra tedesca.
— 428 —
C Stampati, Carte e Tavole.
Libri e giornali d'Igiene e climatologia;
Raccolte di lavori di Consigli d'Igiene ed altre Istituzioni sanitarie ;
Pubblicazioni demografiche. BuUettini e Tavole statistiche ;
Carte, curve, riassunti carto-grafìci di tutti i fatti riferentisi all'Igiene, alla polizia
sanitaria, alle epidemie ed endemie, alla statistica vitale e mortuaria ;
La legge sulle epidemie in Svizzera. — La votazione della legge sulle epidemie e
sull'aggiunta all'art. 64 della Costituzione federale, concernente la protezione e i brevetti
d'invenzione, è fissata al 30 luglio.
La cifra definitiva delle firme contro la legge sulle epidemie è di 80,324. Ecco dunque
una legge che rischia di molto di non aver tutta quella fortuna della quale alcuno avrebbe
neppure dubitato.
Un fatto che giova ricordare, h che il prof. Adolfo Vogt, in data del 1 5 maggio ha
mandato al presidente della Confederazione una lettera indirizzata sia al Consiglio fede-
rale che al Consiglio nazionale e al Consiglio degli Stati, dal dott. Hubert-Boèns, membro
■dell'Accademia di Medicina belga e presidente della Lega contro la vaccinazione, e da
molti suoi colleghi.
Questi signori scongiurano le Autorità federali, in nome {/g/la sdenta ed in nome
della umanità^ di sopprimere nella legge sulle epidemie tutti gli articoli che si riferiscono
alla vaccinazione obbligatoria: essi dichiarano, appoggiandosi sui lavori del Congresso anti-
vaccinatorio tenutosi a Colonia dal 9 al 13 ottobre 1 881, che la vaccinazione è una pra-
tica barbara, inutile e pericolosa, ecc. e domandano che almeno sia differita qualsiasi riso-
luzione definitiva ed irrevocabile sopra un così grave oggetto, fino a che più estese ia-
formazioni sieno raccolte.
Il fatto solo, essi dicono, che alcune delle persone, che hanno grande autorità tra i
periti nella medicina (?), denunziano la vaccinazione come fatale alla salute pubblica^ dovrebbe
trattenere qualsiasi legislatore dal renderla obbligatoria.
Il prof. Vogt, trasmettendo questa lettera al Consiglio federale , ha espresso il ranunarico
che gli sia arrivata troppo tardi, solo dopo che le Camere avevano votata la legge ^ ma
poiché oltre 80,000 cittadini hanno domandato che essa sia sottoposta al voto del popolo,
egli ha creduto suo dovere di mandarla alle persone cui fu diretta affinchè il popolo sviz-
zero ne avesse cognizione.
Sui progressi della cremazione. — Ecco l'elenco delle Società di cremazione esistenti
in Italia: Milano, Udine, Varese, Cremona, Roma, Bologna, Como, Pavia, Codogno, Pa-
dova, Torino, Genova, Modena, Firenze, Venezia, Ancona, Novara, Brescia, Livorno, Pisa
Piacenza e Parma.
I membri ascritti a queste Società toccano la cifra di oltre 5000.
A Lodi la cremazione funziona come istituzione municipale e quindi colà non venne
mai costituita una speciale Società.
Esistono inoltre Comitati promotori di Società di Cremazione, che presto saranno
-convertiti in vere e proprie associazioni : a Asti, a Mantova, a Vicenza, a Reggio Emilia,
a Carpi, a Verona. In tutto abbiamo dunque in Italia, 22 Società e 6 Comitati promo-
tori di Società.
— 427 —
Le adesioni si ricevono presso il prof. Luigi Pagliani in Torino, via Po, i8, il quale
agli aderenti le ulteriori comunicazioni.
lifsIamiDto dell'Ssposiadone d'Igiene e di Demografia aperta a Qineyra dal
ni 15 ietteml)re 1882, in occasione del Congresso intemazionale. — i^ In occa-
sìoiedel quarto Congresso internazionale d'Igiene, si terrà a Ginevra dal i^ settembre
iSSii tatto il 15 dello stesso mese, y\.vì Esposizione destinata a presentare ai dotti, ai
jndd ed al pubblico gli oggetti ed i lavori di qualunque natura aventi relazione con
rigieoe e colla statistica della popolazione.
L'Esposizione si farà negli ampii e solidi edifizii militari di Plainpalais.
2.^ Gli autori, gl'inventori ed i fabbricatori d'ogni nazione sono invitati a spedir
adiib, e non più tardi del i^ luglio, la loro domanda d'ammissione, secondo l'unito
sodilo.
3.^ Gli oggetti da esporsi dovranno giungere al locale dell' Elsposizione fra il i^ ed
i 15 igofito. Il loro invio sarà annunciato con cartolina postale.
4.^ Le spese di trasporto degli oggetti fino al locale dell' -Esposizione, non che
foeUe di ritomo sono a carico dell'Espositore. Le Compagnie delle ferrovie svizzere^
htcesi e dell'Alta Italia accordano gratuitamente il ritorno sulle loro strade ferrate.
5.^ Non si potrà ritirare alcun oggetto prima della chiusura dell'Esposizione.
6.** La messa al posto, ed il rinvio degli oggetti, come pure la loro custodia nei
leali dell'Esposizione, si faranno a tutte cure e spese della Commissione d'Esposizione.
7.^ Saranno ammessi all'Esposizione:
A. Oggetti e Modelli.
Procedimenti ed apparecchi di riscaldamento, ventilazione, illuminazione, fognature e
Twlatara delle fogne, ecc.; ^
Materiali di costruzione e mondezzai ;
Apparecchi e disposizioni igieniche per le officine, le fabbriche e l' industria in
{aerale;
Sostanze non dannose impiegate nell'industria, nell'arte, nella confettureria ;
Mobili scolastici. Mobili ed utensili speciali all'infanzia ;
Stoffe, vesti, calzature e pettinature, acconciature pel capo igieniche ;
Alimenti e bevande. Apparecchi ed utensili di preparazione, conservazione ed analisi.
Filtri, serbatoi e condotte d'acqua ;
Sostanze, procedimenti ed apparecchi per la disinfezione e la distruzione dei germi
nfettanti ;
Ittrumenti di medicina e chirurgia. Servizio sanitario civile e militare. Soccorsi ai
enti;
Mobili ed utensili pei malati. Materiale per bagni, doccie e fregagioni, ecc.;
Istmmenti di fisica, chimica e di meteorologia applicata all'Igiene ;
Apparecchi di ginnastica, nuoto e salvataggio.
B, Piante e Disegni.
Sloggi igienici. Abitazioni operaie, scuole, ospitali, tende, lazzaretti ;
Lavori per sanificare le terre. Procedimenti d'utilizzazione e trasformazione delle
'('Stette nocive e dei residui dei mondezzai ;
Apparecchi per la cremazione. Case funebri. Cimiteri.
— 430 —
1S79 Lemoyne (America) carbone coke.
1879 Venini (Milano) gasogeno.
Pfer iniziativa delle Società di Cremazione di Milano, Torino e Modena verrà in-
detto un Congresso delle Società di Cremazione esistenti in Italia allo scopo di federarle
«d unirle fra loro, lasciando però a ciascuna la propria autonomia. Il Congresso si terrà
a Modena nel prossimo settembre.
Il Ministero dell'Interno, udito il parere del Consiglio di Stato, ha risolto un grave
quesito che servirà a dare fecondo impulso alla riforma della cremazione.
In seguito a domanda fatta dall'Istituto dei Rachitici di poter conservare le ceneri
dei Benefattori, precedentemente purificate dal fuoco, in un sacrario da costruirsi nel
giardino dell'Istituto stesso, il Ministro dell'Interno ha creduto poter concedere la chiesta
autorizzazione, circondandola naturalmente da quelle cautele che sono consigliate dalla
civiltà e dal culto pei trapassati. L'importanza di questo fatto non potrà certo sfuggire
ad alcuno, neppure a coloro che in nome dei principi religiosi combattono l' inceneri-
mento dei morti. Mercè il provvido parere del Consiglio di Stato, si potranno d'ora in-
nanzi tumulare anche nei templi consacrati al culto, i resti mortali delle salme che su-
birono la cremazione e nessuno vorrà affermare dopo di ciò che l'incenerimento rechi
oltraggio alla religione dei sepolcri.
Ecco il testo della Nota Ministeriale segnata con n.^ 21 100, Div. 5, ed emmessa iu
data 9 luglio 1882:
« Sulla questione posta dall'Istituto dei Rachitici, il Ministero ha creduto di sentire
l'avviso del Consiglio di Stato, per avere una norma, per quanto fosse possibile, autore-
vole nel pronunciarsi circa un affare per vari rispetti importante.
<r Ed il sullodato Consesso nell'adunanza del 3 andante mese, di)po d'aver ricordato
un suo precedente avviso, secondo il quale sarebbe niegato ai parenti od a chicchessia
di esportare dal cimitero le ceneri dei cadaveri cremati e custodirle nelle loro private
dimore, ha poi considerato :
e Che tutt'altra è l'istanza che ora vien fatta dall'Istituto dei Rachitici di Milano,
giacché in sostanza esso chiede di poter accogliere e custodire in luogo apposito, da
costruirsi nel proprio giardino, le ceneri de' suoi benefattori ;
« Che tale istanza sarebbe stata proponibile anche nél^ caso delle ordinarie inuma-
zioni, perchè come si concede di seppellire nelle Cappelle gentilizie, cosi non si sarebbe
potuto negare che anche un'Opera pia avesse un particolare cimitero per i suoi benefat-
tori, come si usava in tempi antichissimi ; se non che, in questo caso, l'Opera pia avrebbe
dovuto sottostare a tutte le disposizioni di legge che riguardano i cimiteri, sia per la
distanza dall'abitato, sia per le altre cautele sanitarie;
« Che peraltro, trattandosi nel caso in esame di ceneri di cadaveri abbruciati, la
più parte di queste cautele non ha più ragione di essere, e rimane la sola condizione
indispensabile ad ogni luogo destinato ad accogliere avanzi umani, cioè la perpctuit;-.
della deslinazionc, sottraendolo alla commerciabilità ed a tutte le altre facoltà inerenti al
diritto del proprietario;
« Che perciò il Tempietto^ di cui parla l'istanza, deve essere sostanzialmente un vero
e proprio cimitero, costruito secondo le prescrizioni che verranno date dalla Autorìt.i
competente, con quei segni esteriori che impongono il rispetto, e soggetto alla legge
comune in tutte quelle disposizioni che ad esso saranno applicabili;
« Che in questo senso ed a queste condizioni, non è più la casa privata che acco-
— 4^9 —
Gli apparecchi crematori sono stati eretti nelle seguenti città: Milano (due), Lodi^
Cremona, Varese. Si sta costruendo il crematoio di Roma e presto incomincieranno i la-
tjtì pei crematoi di Torino, di Como, di Brescia e di Padova.
Le cremazioni eseguite in Italia dal 1876 al 31 luglio 1881 si dividono nel seguente
A Milano — 1876 2
1877 9
» 1878 14
* 1879 25
» 1880 40
I » 1881 70
» 1882 (a tutto giugno) 36
Totale 196
(ielie qaaii 123 di uomini e 73 di donne.
A Lodi — 1877 6
1878 2
1879 *
1880 5
1881 5
Totale '.20
^'
A Cremona — 1 882 3
Totale 219 cremazioni che hanno avuto luogo in Italia, nello spazio di sei anni
e mezzo.
All'estero esistono Società: a Zurigo, a Gotha, a Berlino, a Parigi, a Bruxelles, a
^odra, alla Aia (Società con dieci Circoli confederati), a Copenaghen (con filiali in tutte
! Provincie), a Vienna, a New-York (con altre sette Società nei vari Stati),
La cremazione funziona regolarmente a Gotha (apparecchio Siemens), col quale hanno
^?uto luogo 69 cremazioni dal dicembre 1878 al giugno 1S82; a New- York, a Wa-
-Ungton, a Filadelfia (crematoio Lemoyne), col quale sono state eseguite iS cremazioni
(^al 1876 al 18S2. A Londra esiste il crematoio Gorini fino dal 1879, ma non funziona
per mancanza di disposizioni legislative*
Una Commissione internazionale, avente sede a Milano, composta di autorevolissime
persone, nella quale hanno larga rappresentanza tutte le nazioni di Europa e di America,
r.onisce le Società tutte fra loro e tende a rimuovere per ogni dove gli ostacoli legisla-
•^i che si frappongono tuttavia alla pratica della cremazione.
Gli apparecchi che furono messi in uso per eseguire la cremazione sono i seguenti :
'S70 Gorini (Lodi) liquido plutonico (esperimenti).
'^73 Brunetti (Padova) forni a riverbero (esperimenti).
i'^74 Siemens (Gotha) aria calda ad altissima temperatura.
'S76 Polli-Clericetti gaz da illuminazione (Milano).
'S77 Temizzi e Betti carbone coke (Milano).
'^77 Gorini (crematoio lodigiano) (Lodi-Milano-Londra- Varcse-Cremona-Roma) legna
O.Cf
— 432 —
I. Ad ogni Consiglio sanitario provinciale h stata inviata una copia della carta topc^*
grafica della provincia intera. Rimarrà proprietà dell' Ufficio sanitario.
IL Altra copia consimile verrà spedita ai medesimi Consigli, perchè fatte le debita,
annotazioni la rimandino all'Ufficio Centrale a Roma.
III. A tutti i Consigli sanitari circondariali (nel Veneto distrettuali) verrà mandata
una carta topografica del rispettivo territorio , e rimarrà proprietà del Consiglio sanitario .
A quell'invio non si limita però ancora il beneficio. Interessando che tutti i Consigli
abbiano la medesima carta, venne disposto che tutte le provincie alle quali non si può or.i
inviare la carta da i a 100,000, la riceveranno mano mano che l'Istituto topografico
pubblicherà i fogli che comprendono i territori d'una provincia.
Verrà quindi il giorno nel quale tutti i Consigli Sanitari avranno la medesima carta.
Occorreranno certo più anni, ma che importa questo per una nazione? Quanto importa
si e che il giorno arrivi e quello arriverà indubbiamente.
Ora in presenza di questa sollecitudine dell' Ufficio Centrale per i Consigli sanitari,
In presenza di questa generosa accondiscendenza da parte del signor Ministro della Guem,
non è certo grave la preghiera rivolta ai signori Presidenti di voler coadiuvare a com-
piere quest'opera cotanto utile e bene avviata? Il senatore Torelli, che e l'anima di tutto
questo movimento, confida che ripreso o riassunto il lavoro già fatto, vogliano cohcretarU-.
indicando ne' modi . prescelti sulla carta inviata i luoghi affetti da malaria. Quelle car:c
unite a quelle di 22 provincie che già l'inviarono dietro il primo appello, costituiranno
l'originale della carta della malaria dell'Italia; quella carta proverà più che molti volumi
di descrizioni, cosa sia la malaria in Italia e come sotto tutti i rapporti, compreso :!
finanziario, convenga combattere risolutamente tanto male.
Sulle 69 Provincie del Regno si annoverano solamente 6 che sono completameatt:
immuni da questo flagello.
Sulle 63 rimanenti si annoverano 16 con territori di sola malaria leggera, 3S cou
territori di malaria leggera e grave ^ e 15 con territori di malaria leggera, grave t gra-
vissima.
Le Provincie immuni sono le seguenti : Firenze , Genova , Porto Maurizio , Massa e
Carrara, Pesaro, Urbino e Piacenza.
Le 22 Provincie che inviarono la carta topografica in seguito al primo appello, sono
le seguenti: Arezzo, Avellino, Bari, Belluno, Bergamo, Bologna, Caltanisetta, Cremona,
Ferrara, Foggia, Lucca, Macerata, Novara, Pisa, Reggio di Calabria, Roma, Siracusa, Son-
drio, Trapani, Udine, Venezia, Verona.
Alle Provincie sunnominate non si invierà che la carta che deve rimanere di loro
proprietà, avendosi il loro originale , salvo il caso ch'essi stessi desiderassero rivedere il
proprio lavoro che verrà loro tosto rimandato.
La stessa libertà riservasi per sé l'Ufficio Centrale nel caso insorgano dubbi e si rav'
visassero dissonanze fra i rapporti e le carte topografiche.
I Consigli Sanitari circondariali (nel Veneto distrettuali) riceveranno le rispettive carte
cai signori Prefetti, e questi alla loro volta riceveranno il tutto distinto per ogni Consiglio
sanitario direttamente dall' Istituto topografico militare di Firenze.
Cìassificazione dei territori affetti da malaria,
I territori o paesi (V Italia ove regna malaria vengono divisi in tre categorie. La prim-
— 431 —
2;lie e custodisce le ceneri dei cadaveri cremati, ma un luogo conveniente a ciò destinato
con tatti i caratteri di un cimitero^ autorizzato dall' Autoritii pubblica, e soggetto alla sua
t n Ministero ritenendo giuste le considerazioni del Consiglio di Stato, vi si associa
te e crede che la domanda debba essere esaudita con quelle modalità.
Lftgg» sul bonificamento delle regioni di sialaria lungo le ferrovie d'Italia. —
L*TjfEdo Centrale del Senato incaricato dell'esame del progetto di legge intorno al Jìo-
m^kwHtnio delle regioni di malaria lungo le ferrovie d Italia d' iniziativa del Senato steiso,
diiìgevasi con sua circolare del 20 novembre 1880 a tutti i Consigli sanitari del Regno,
ondaiido come avesse deliberato di estendere il campo delle ricerche alla malaria in
ed in qualsiasi parte, a ciò indotto principalmente dall'appoggio che sperava nel-
Toipniizazione dei Consigli sanitari che abbracciano tutto lo Stato. Chiamando la loro atten-
àne sulla grave questione, formulava una serie di quesiti a; quali dovevano rispondere
e pregando voler mandare un Tipo a carta topografica del rispettivo territorio, con incli-
azione nei modi determinati dei luoghi affetti da malaria nelle tre gradazioni di malaria
l^ganat grave e gravissima.
Trascorse circa un anno e mezzo prima che aver si potessero le relazioni di tutti i
Consigli sanitari, né ciò può recar meraviglia atteso il forte loro numero.
L'Ufficio Centrale non ebbe però a pentirsi di aver scelto quella via. Fra le rela-
liaù havvene talune che nulla lasciano a desiderare ; un terzo circa delle provincie inviò
la arta topografica del rispettivo territorio con le indicazioni volute.
In presenza di quei resultati d'Ufficio Centrale si chiese se non era il caso di fare
m secondo appello ai Consigli sanitari che non avevano mandato alcun tipo, pregando
die volessero farlo anch'essi , venendosi con ciò a riunire gli elementi per comporre la
carti della malaria dello Stato. Incoraggiava a questo la possibilità di togliere uno degli
Qitacoli accennati da non pochi Consigli sanitari circondariali, di non aver mandato alcun
^ipo perchè non posseggono carte.
Fra gli istituti che ebbero prospero sviluppo in Italia vuoisi annoverare V Istituto tO'
P^grafcc miiiiare residente in Firenze, e che ora sta occupandosi della gigantesca impresa
<HU formazione della carta d'Italia sulla scala di i a 100,000. Non poche provincie ven-
i^oo già rilevate ; di tutte poi l' Istituto possiede carte provenienti dai cessati governi.
L'Istituto topografico essendo sotto la dipendenza del signor Ministro della Guerra ,
I If&cio Centrale si rivolse al medesimo , ed esposte le condizioni del paese relative a
ìod flagello, e come la formazione di una carta della malaria fosse il primo indispensabile
passo per formarsi anzitutto un concetto chiaro, e per combatterla, pregava il signor Mi-
Witro a voler coadiuvare gli sforzi dell'Ufficio Centrale, accordando una carta topografica
«<Ì ogni Ufficio sanitario del Regno, volendo dare la preferenza alla carta di i a 100,000
PW le Provincie per le quali ò pubblicata, e per le altre di voler scegliere la carta sopra
^^ più grande fra le esistenti.
H signor Ministro della Guerra che vetle figurare sui registri degli ospedali militari
*i cifra di ben oltre 20,000 soldati entrati in ospedale colpiti da febbri miasmatiche, ac-
<:olse col massimo favore l' istanza dell' Ufficio Centrale del Senato ; autorizzò l' invio ai
-onsigli sanitari delle carte che si sarebbero giudicate più opportune, ed autorizzò la Di-
lezione dell'Istituto topografico a porsi in diretta comunicazione coU'Ufficio Centrale.
— 434
LIBRI NUOVI
Trattato di Climatologia e d'Igiene KLedica; pel prof. Eugenio Fazio — Napoli,
1880-82. — Nell'attuale risveglio degli studi climatologici ed igienici torna molto
opportuna l'opera che il prof. Fazio intraprese e di cui vennero pubblicati i primi
otto fascicoli. Noi che, primi in Italia, abbiamo cercato di dare un'idea delle condisom
climatologiche del nostro paese nelle sue diverse regioni accennando altresì alle influenze
lor^ fisiologiche e patologiche, non possiamo non far plauso a chi si accinse a più di
proposito ed estesamente trattare delle relazioni che legano l'ambiente all'uomo e dei rap-
porti della climatologia coli* igiene. Diremo subito che l'Autore svolge egregiamente ne'
fascicoli finora pubblicati il suo tema, estendendolo oltre il titolo dell'opera, e noi riser-
vandoci dì ritornare più in diffuso sull'argomento a lavoro compiuto , ne daremo fin
d'ora una sommaria idea per invogliare i medici a procurarsi un libro che non potrà a
meno che riuscir loro sommamente utile.
L'Autore parte dal concetto che ciascun essere vivènte nel suo sviluppo nlteriore
trovasi sotto la dipendenza di due fattori essenziali ; della intrinseca costituzione ere-
ditaria, e della natura dell'ambiente ove questa è situata. Divide quindi l'opera in tre
libri ; nel primo tratta delle Ltggi delle trasmissioni ereditarie, nel secondo dei vari agenti
mesologici o à.t\V Ambiente , e nel terzo studia le conseguenze Biologiche e Soàologich:
risultanti dall'azione combinata dei due precedenti grandi fattori.
Nel libro primo vengono addotti numerosi esempi attestanti l'influenza incontestabile
delle trasmissioni ereditarie in tutta la scala animale, si accenna zìi* atavismo, alle iu/tova'
zioni, cioè, alle proprietà acquisite durante la vita e pure trasmissibili, alle abitudini ed a:
caratteri acquisiti suscettibili di trasmissione. L'Autore passa Quindi alle trasmissioni di
ordine psicologico ed a indicare le varie malattie ereditarie, chiudendo l'interessante capitolo
con una breve esposizione della teoria di Darwn sulla Pangenesi,
Il libro secondo incomincia nel 2P fascicolo con un i.^ capitolo in' cui sono accen-
nati i rapporti esistenti fra gli elementi anatomici e l'ambiente fisiologico e patologico in
cui si trovano, con applicazioni alla patogenia di alcuni morbi, si da far risaltare l'ini*
portanza dello studio della mesologia istologica. Segue lo studio in altrettanti capitoli dei
vari elementi mesologici, o degli agenti modifìcatori prendendo le mosse dall'azione fisio-
logica della luce, di cui è indicato il modo d'agire sui regni vegetale ed animale. Vengono
quindi studiati gli efTetti patologici della luce troppo intensa o della deficienza e man-
canza di essa, non trascurando neppure in apposito paragrafo di trattare della luce artificiale.
Il capitolo 3.*^ del libro 2.° è dedicato al calore sia animale che àf^ ambiente esterno,
di questo analizzando le modificazioni che la temperatura subisce nelle oscillazioni diurne,
mensili ed annuali, secondo la latitudine, l'altezza, ecc., ccc; per poi venire all'influenza
che l'ambiente caldo e freddo esercitano sull'uomo, ed a considerazioni igieniche circa i
vestimenti. Lo stesso metodo è seguito per X eleilricita quale viene studiata nella sua
presenza nell'atmosfera, nell'economia animale, nel poco che si sa circa l'influenza del-
l'elettricità atmosferica sull'uomo. Paragrafi speciali trattano dell' ^z<7«^, del magnetismi
terrestre ed animale, e della metalloscopia e metalloterapia.
— 433 —
ella dei pdien ove la malaria è leggera^ la seconda dei paesi ove è grave ^ e la terza dei
usa ore è grornssima,
1. Categoria. — Questa categoria della malaria leggera comprende i paesi ove si
ìàsM bend casi di febbri miasmatiche e non infrequenti ,* ma non di gravità ; non havvi
CBÙpnionc cagionata da qnesta causa ; la popolazione, nel maggior numero, non presenta
il £ soffereiua e la mortalità non si scosta o solo leggermente da quella dei paesi in
IL Categoria. — Quiesta categoria della malaria grave comprende i paesi ove si
fteqoeati i casi di febbri miasmatiche ; ove havvi emigrazione, sia par temporanea,
per tale causa; ove la popolazione nel maggior numero pretenta l'aspetto di soflerensa
k mortalità \ notevolmente maggiore di quella dei paesi in condizioni normali,
m. Categoria. — Questa categoria della malaria gravissima, micidiale, comprende
i orr'è impossibile di soggiornare senz*essere esposti a prendere le febbri miasma-
ove Femigraslone è Tunico mezzo per sottrarvisi, ove la mortalità raggiunge il mas-
ddle proporzioni in confronto ai paesi in condizioni normali.
(Muto Tlìllanttt dell' AsiOCUsione medica italiana. — Nell'ultima adunanza tenu-
[iMÌ 3 giorno 5 del passato marzo , il Comitato decise che fra i temi da discutersi nel
Coagiesso generale, venga accolto il seguente, proposto dal presidente dott. Carlo
• Come funzionano le Commissioni municipali di sanità del Regno ?
• Se e quali provvedimenti si reputano necessari pel regolare andamento di questa
importnite istituzione? >
Li proposta di questo tema muoveva dalle seguenti conilderazioni :
D Comune è la base dell'amministrazione sanitaria, il terreno nel quale gli dementi
delle sdenze sanitarie entrano nella drcolazione del corpo sociale. Il Comune prov-
non solo all'applicazione dei regolamenti sanitari d'interesse comunale, ma il Sin-
[èn \ obbligato a dare esecuzione alle leggi ed ai regolamenti d' interesse sanitario ge-
le dello Stato.
Le Commissioni municipali di sanità presiedute dal Sindaco ed aventi per segretario il
[Xefico condotto, furono istituite per assistere il Sindaco nel disimpegno del servizio sani-
Itaio intemo.
Sue, oltre il possedere le attribuzioni proprie dei Consigli di sanità, possono, per de*
Ìk|ttioDe del Sindaco, esercitare funzioni esecutive d' igiene preventiva , d' igiene curativa
|t £ rinistica medica.
Malpado queste attribuzioni atte a dar loro un grande sviluppo con molto vantaggio
[èen'amninistrazione sanitaria nel campo pratico, non si conoscono Commissioni munid-
|i£ di sanità, cui siano state affidate le funzioni esecutive, e nemmeno che esercitino le
loio facoltà attive e consultive in proporzione ai bisogni del Comi^ne. Si conoscono in-
I vece Cònmiissioni che sono rarissime volte consultate, o sono destinate a studi di regola-
Rotti, di riforme, quasi si temesse la loro ingerenza in affari d' igiene pubblica.
QuDto profitto per le popolazioni e per l'avanzamento della cultura sanitaria del paese,
se ìe ComausBioni municipali di sanità fossero, per delegazione dei Sindaci, l'autorità sani-
ttdsoomanale con dipendente ufficio di sanità, diretto dal Medico comunale, segretario
della Commissione.
la allora necessariamente ai Medici condotti verrebbe fatta una posizione che li porrebbe
ìQ grado di potere efficacemente prendere parte nell'amministrazione sanitaria del Comune
e d^o Stato, ed allora, come ufficiali di sanità, essi vedrebbero realizzarsi le loro antiche
e giuste aspirazioni.
28
— 436 —
ni riparo; la seconda ha per oggetto di studio quei fatti della natura e della rita sodile
i quali hanno influenza sulle condizioni non solo dell'individuo, ma della società, e de-
vono perciò essere valutati come modificatori pubblici. Data una vita sociale questa deve
provvedere alla propria conservazione, in lotta spesso colle esigenze individualL Eppeiò
risulta il bisogno d'una scienza speciale. L' igiene pubblica h un ramo della sociologia e
collo scopo cui mira contribuisce a formare quel tutto scientifico che intende a regolare
il benessere sociale; e coi suoi vantaggi estesi e duraturi contribuisce al perfezionamento
fisico e morale dell'individuo e della società. 1/ Autore tenta quindi di dimostrare come
l'applicazione dei precetti dell'igiene non tomi contraria ai prìncipi malthnsiani, e come
non sia fondata la conclusione di Herbert Spencer, che colla suddetta applicazione si veaga
a favorire il decadimento della razza umana.
Nel capitolo 2.^ viene con molta dottrina trattato Io sviluppo storico della igiene pib*
blica. L'Autore ricorda come popolo di cultura igienica avanzata , 1' Egizio , ed accenna
alle prescrizioni igieniche dettate da ^losè , il quale figura come il primo legislatore , il
(juale abbia emanato precetti obbligatori onde proteggere la salute del popolo d'IsrKle.
Non possiamo seguire l'Autore nella corsa che fa attraverso la storia dell'antica Greeit e
di Roma ; noteremo soltanto come per tempo venne sentito il bisogno di provvedere a
che la salute dei cittadini venisse promossa e tutelata con acconcie regole circa la distri-
buzione e la bontà delle acque, l'edilizia, la polizia annonaria, 11 risanamento dei terreni
paludosi, ecc., ecc., e queste regole e l' istituzione di appositi magistrati procedettero nella
loro estensione ed applicazione di conserva col crescere della civiltà e della floridezza delle
antiche nazioni. Ma sopraggiunto il decadimento dell'impero romano anche la pahblica
igiene ne ricevette grave nocumento ed anzi quasi del tutto si smarrì fra le tenebre del
medio evo fin dopo il looo. Ad eccezione della istituzione di ospedali e di qualche nra
norma, l'igiene pubblica non destò più qualche interesse che verso la seconda metà del
medio evo per opera in parte della Scuola Salernitana. Nei secoli XIII-IV-V-VI vennero
emanati in parecchie città italiane e vennero prese speciali e proficue norme profilattiche
contro r infierire della peste. Nel secolo XVII in Francia, si istituirono i Consigli Sanitari
e si decretarono leggi di polizia annonaria, nonché a Venezia ed in Germania. Nel 1662
lohn Graunt inaugurava la Statistica della mortalità, pia tardi adottata, da Pettjr per Du-
blino e da Halley per Breslavia. Dopo d'avere accennato a qualche progresso fatto nel
secolo XVIII, in sullo scorcio del quale avvenne per mezzo di Jenner una delle pia im*
portanti ed utili scoperte igieniche, l'Autore constata che nel nostro secolo la pubblica
igiene ebbe un rapido, generale, progressivo sviluppo coerentemente ai progressi della ci*
viltà, delle scienze morali, di tutte le altre scienze sussidiarie, al miglioramento negli ordi-
namenti degli stati comunali , ecc. , ecc. Passa quindi in rapida rass^[na quanto di più
essenziale si fece presso ogni nazione d' Europa, e, toccando pure d^i rapidi progres» f^tti
agli Stati Uniti dell'America del Nord, ben a proposito osserva : un esempio tTiHcweigp^''
mento ci offre quel paese in ciò, che ivi dove piìi che ovunque , si rispetta il diritto ^t-'
l'individuo; questo è sottoposto totalmente alle esigenze sociali in tutti quegli argome^^
tf igiene pubblica che riflettono il benessere della società*
In altra parte vengono chiarite le relazioni che la pubblica igiene, la quale concorre
a costituire la biologia , ha colle altre scienze dalla maggior parte delle quali essa trae le
nozioni che le servono di base come, ad esempio, dall'anatomia, dalla fisiologia e dalla
patologia. Conosciuto l'uomo in sé stesso, l'igiene pubblica estende il suo studio al com-
plesso degli uomini, cioè alla società; si occupa dell'osservazione dei fatti si fisici che
— 435 —
Uaria viene considerata nei suoi diversi fattori, nello stato di confinata, nei principi
estranei che vi si possono trovare, sostanze gassose, pulviscoli, microbi. La pressione
Mtmcsferùa nei SMOì óìv^t SI rapporti coll'organisrao forma quindi l'oggetto di altro capitolo;
ciÙKgaono quelli ^mW umùfiiù atmosferica, smW anemometrìa^ sul sitolo sia sotto il rapporto
della sua costituzione o proprietà, che della conformazione, nonché sui mezzi per boni-
ncaze il suolo. L'ultimo fascicolo infine pubblicato (TS.'^j tratta ùf:\\*acqua nei vari suoi
sud con un accurato studio dell'importanza biologica dell'acqua potabile.
Dalla rapida rivista degli argomenti appare la vastità del lavoro intrapreso dall'egregio
proliessore e di quanta importanza esso sia. Se poi si aggiunga che ogni singola parte è
trattati con non comune copia di dottrina, chiarezza ed ordine, che sono ad ogni posso
■ frequenti le applicazioni alla fisiologia, all' igiene ed alla patogenia, chiaro ne emerge che
[ fAntore h degno del più grande encomio e che l'opera sua riuscirà non solo utilissima
\ agii studiosi ma di decoro alla comune patria.
[ . Dott. Giuseppe Parola.
! \
i
''. lewia Generalo dell' Igiene Pubblica; pel dott. v. De Giaxa — Trieste, 18S2. —
U massima che il Rachetti fm dal 1S62 dettava che cioè, la scienza della prosperità
r.ika delle nazioni risulta dall'associazione della politica colla medicina, sta finalmente per
tntrare nel dominio della pubblica opinione, perocché i progressi della scienza e gli scritti
1^ di tanti medici hanno reso palese quali e quanti servigi la medicina possa rendere alla
. ixietà ove siano seguiti i suoi dettami in tutto che riguarda la tutela della pubblica sa-
; nità ed il benessere delle popolazioni. Oramai lo studio della igiene pubblica ha supe-
! rato il discredito in che era dianzi tenuto, oramai si tiene qualche conto dei suoi cultori
e s'ucomincia a consultarne i responsi allorché si tratti di cose che interessano la pub*
b!ic2 sanità. Molto cammino ne resta però ancora a percorrere pria che sia raggiunta la
K.eta, pria che sia costituita e riconosciuta l'esistenza d'una medicina pubblica e civile, e
pigli il posto che le spetta nell'amministrazione e nella legislazione sanitaria. Vanno perciò
enccH&iati coloro che cogli scritti tendono a far vedere i rapporti che questa parte della
tclenza nostra ha colle scienze economico-sociali, e delinearne le attribuzioni ed a dimo-
Knne l'utilità. Fra cotesti scrittori va annoverato il De Giaxa, già noto per altre pubbli-
uzioni, e che nel lavoro del quale imprendiamo ora a far breve cenno, tratta egregiamente
h diversi capitoli del concetto della igiene pubblica, del suo sviluppo storico , delle sne
rduìoni con altre discipline , delle materie di studio ed insegnamento , dell'ordinamento
anuninistrativo, ed infine della utilità sociale dell' igiene pubblica.
Nd capitolo i.^ l'egregio Autore, avuto riguardo allo scopo dell'igiene, la definisce :
'« scUfua^ la quale, conoscendo le condizioni del benessere fisico dell'uomo^ ricerca ed ap'
fka i mezzi per conservarle inalterate, L' igiene non si deve limitare alla semplice ap-
'{ilicadoDe di norme profilattiche, ma deve ricercare le circostanze eziologiche che impe-
^•scono il benessere fisico dell'uomo, indagare il modo con cui possono essere allontanate,
«4 occuparsi dappoi di tradurre in atto le norme dedotte, venendosi cosi a sostituire gli
^enti di una scienza avente oggetto ed officio tutt'aCfatto suoi propri. Ritiene non solo
desiderabile , ma necessaria una distinzione fra l' igiene privata od individuale e la pub-
I ^ika 0 sociale^ benché non si debbano scindere l'una dall'altra, trovandosi in molti punti
fra di loro collegate ; soltanto si deve aver riguardo alla molteplicità degli oggetti di studio
^ sUa differenza di mezzi e di modalità nell'applicazione dei loro dettami. La privata
stadia le influenze che agiscono suU' individuo quale ente singolo ed 1 ipezzi onde andarvi
— 438 —
gidl attivato un complesso di ordinamenti e di leggi, mediante coi lo Stato cerca di tote-
lare, neir interesse comune, il benessere corporale dei suoi dipendenti. L'Autore Terrebbe
che anche per l'amministrazione sanitaria si adottasse la divisione da Stuart Mill fatta
dell'azione che lo Stato esercita sulla società in genere , in autorìtaliva ed ausiliaria. La
prima si estrinseca sempre sotto forma di legislazione allo scopo di impedire o prevenire
o sorvegliare le azioni individuali ; coU'ausiliaria all'incontro, a mezzo dell' istruzione edu*
cativa, od a mezzo di attuazione, anche senza il concorso dell'opera individuale , ci prò*
cura di attivare il necessario e l'utile. Venendo quindi agli oggetti che devono fonnar
parte dell'attribuzione delle autorità, l'Autore segue la divisione dell'amministrazione sani-
taria, già adottata da Roberto Mohl, cioè di preventiva e di terapeutica ; la prima com-
prendente la rimozione delle cause di malattia, la seconda la cura delle malattie manife-
statesi; ed a seconda in massima parte delle idee svolte dallo Zucchi in questo stesso gior-
nale nel iS8o, traccia la distribuzione della materia amministrativa sanitaria. Nella parte
prima Profilassi, vengono comprese la protezione della specie, la profilassi pubblica, l'igiene
della nutrizione e l' igiene professionale. La seconda , Terapia , riguarda l' istnuioDe
medica, igienica, la pratica medica, l'assistenza medica pubblica, le misure igieniche contro
le malattie popolari e d'infezione, le epizoozie, e per ultimo la statistica igienica. L'Au-
tore inoltre vorrebbe anche l'istituzione di un diritto sanitario internazionale e non limi-
tato soltanto alla profilassi delle malattie d'infezione, ma anche ad altri oggetti che egli
enumera.
Circa poi alla forma dell'amministrazione sanitaria l'Autore è d'avviso , ed a ragione,
che la gerarchia suprema rimanga nelle mani dello Stato, che a questo spetti di regolare
con norme uniformi e direttive la salute pubblica di tutto il complesso, dappoiché è nota
l'indolenza e l'indifferenza di molti comuni per le più vitali questioni di pubblica igiene.
La centralizzazione però non dovrebbe essere soverchia, ma secondo la gerarchia costituzionale
l'amministrazione sanitaria dovrebbe essere divisa in amministrazione centrale , provinciale t
comunale, concedendo una certa autonomia alle provincie ed ai comuni , a seconda dei
diversi bisogni. L'Autore non crede necessaria l'istituzione di un Ministero di Saoit^i ma
opina meglio conveniente un ufficio sanitario centrale, non politico, consulente ed esecu-
tivo nello stesso tempo, e ne spiega il modo di costituzione e di funzionare. Collo Zacchi
vorrebbe vi fosse allato un corpo consulente, il Consiglio sanitario centrale. Analogamente
dovrebbe essere costituita l'amministrazione sanitaria provinciale, e con qualche variante
4uella comunale.
Per ultimo l'Autore in altro capìtolo tratta della utilità sociale della igiene pubblica,
cominciando a riportare opportunamente il brano di un importante discorso che su questo
argomento tenne a Manchester quell'illustre uomo di Stato che fu il Disraeli. Questi con
concisione ed efficacia fece chiaramente vedere quale sia l'importanza dell'igiene pubblio»
Tale una verità risulta già dal sin qui detto, per cui ci limitiamo a riassumere coli' As-
tore che i vantaggi che l'igiene pubblica arreca , vengono raggiunti in tre diversi vaoà '-
iP coU'ammiglioramento della specie; 2.'^ colla diminuzione della morbosità; 3.® col»
prolungazione della vita, ossia diminuzione della mortalità prematura.
Son questi i concetti generici che il De Giaxa svolge nel suo lavoro con buoni irg^
menti e con cognizione di causa. Forse quanto egli vorrebbe non sarebbe per ora «tto»'
bile ; forse si potrebbe introdurre qualche modificazione nel congegno amministrativo dA
lui proposto ; ma crediamo egli abbia fatta opera utile ed opportuna, e vorremmo nwl^'
plicato un siffatto genere di studi e diffuso si nelle alte che nelle basse sfere, perchè 1^
— 437 —
aonli' che ti manifestano con un'influenza relativa sulla popolazione, contraendo cosi un
ùfiiBO nesso con tutti gli altri rami della scienza sociale , ed in ispecie zqVIÌ economia po^
Etiu e la morali, "Vetnografiaf la geografia e la climatologia le forniscono pure appoggio
nà noi studi sulle condizioni dei singoli luoghi. Né meno utili riescono all' igienista per
\t fodche applicazioni le nozioni ricevute dalla chimica, dalla fisica , dalle scienze natu-
rSy ^mìSl imgegneria. L'igiene poi deve appoggiarsi sulla statistica^ poiché, dice il Gaba-
(§9, per provvedere bisogna prima vedere, per togliere il male o per promuovere il bene
\ Ungna sapere, nel primo caso, se e dove il male esista , nel secondo, ciò che manca, e
<{BiotD e dove manca. La statistica anzi, ed in ispecie il suo ramo detto biostatistica , è
aecessirìo sì mantenga in relazione coli' igiene pubblica e prenda scorta da questa nell'of*
im il risultato dei suoi lavori.
Nel capitolo 4.^ l'Autore espone quali debbono essere le materie di studio e d'applica-
per l'igiene pubblica, dicendo con Geigel che l'igiene pubblica, quale teoria, è la
delle grandi cause delle malattie popolari, in quanto queste cause sono racchiuse
. il oondizioni pubbliche, che in seguito alla reazione della vita sociale-civile, operano sopra
Dod generali ed indispensabili ad ogni esistenza , quali , per esempio , l'aria e l'acqua.
Qole arte o terapia, all'incontro, l'igiene pubblica è la pratica applicazione di quelle mi-
narle le quali possono essere attuate contro le malattie popolari, o, meglio ancora, contro
le bfo cause , in quanto per tal modo si estrinseca l'azione delle Autorità governative ,
sodate dalle cognizioni tedretiche. Passando poscia a più minuta disamina gli oggetti di stu-
dio della medicina pubblica ; l'Autore ritiene che dessi debbano essere l'aria, l'acqua ed
i taaà di nutrizione, in quanto possano riguardarsi quali modificatori del benessere fisico
celli popolazione, non obliando neppure lo studio di oggetti secondari ai primi annessi,
come il suolo, le abitazioni , i luoghi di riunione , e nemmanco le circostanze risultanti
tila vita sociale. Non dividiamo però l'avviso dell'Autore che .vorrebbe non assegnare loro
a pósto speciale nello studio dell'igiene, comprendendoli solo occasionalmente nello stu*
& dei tre elementi principali: aria, acqua ed alimenti. Ne pare che i modificatori sociali
^KoàA in parte legati coi primi siano abbastanza numerosi ed. importanti per meritare
Qo stadio speciale, e cosi a questo potrebbesi collegare la profilassi di quei morbi che
TAntore stesso ammette oggetto dell'igiene pubblica, come la scrofulosi, la tubercolosi, la
<ieboleua congenita, alcune malattie dei bambini , quelle risultanti dall'esercizio delle in-
^vtiie, e via dicendo, dipendenti da un complesso di circostanze fisico-sociali. Meglio sin-
golarìzuti poi i singoli titoli di studio compresi in ognuno dei tre clementi principali»
l'Autore si fa a dimostrare il bisogno di un insegnamento generale dell'igiene pubblica a
^tti i membri della società, e di uno speciale a coloro cui spetta la cultura della scienza
« tara affidata la pratica esecuzione, tracciando adatto programma degli oggetti che devono
^ parte dell'insegnamento nelle scuole in generale, negli istituti tecnici e nelle uni-
geniti
Siccome la produzione della ricchezza e lo sviluppo della civiltà sono in relazione col
{nulo di vigoria fisica e morale delle popolazioni , siccome questa vigoria coU'aumentata
cai^^ità al lavoro, sia fisico od intellettuale , è la precipua condizione per il progresso
^QOttiico delle nazioni, ne sorge il bisogno che la pubblica igiene che sovrintende al
^neuere sociale, venga esercitata per mezzo di un'amministrazione pubblica e sociale.
L'Aotore dedica perciò un capitolo all'ordinamento amministrativo della igiene pubblica ,
anzitutto cercando di combattere le objezioni circa alla lesione del diritto individuale de-
•
nraate dall'applicazione della legislazione sanitaria. Presso tutti gli Stati civilizzati è og-
-^ 440 —
gior luce venne fiitta dagli scrìtti di Gnenant e Bretonweau, i quali primi diviaeio il cioop
in catarraie^ fibrinoso e difterico. Circa la questione dell' identità o meno fira cronp e
difterite, TAutore riporta autorevoli pareri, ed a ragione, a nostro avviso, conchiade rite-
nendo che altro sia il croup e ben altra malattia sia la difterite, e di questa sua opi-
nione espone i motivi sui caratteri differenziali fra l'una e l'altra malattia, delle quali una
è infettiva per eccellenza, l'altra è di natura inBammatorìa. II croup inoltre non ha carat-
tere essenzialmente contagioso ed epidemico. Il croup è malattia propria dell'età infan-
tile, più frequente nel sesso maschile, nei bambini deboli, nei climi umidi. £ raro sorga
air improvviso ; ordinariamente precedono malessere, infreddature, raucedine, ecc., quindi
la scena cambia, insorge la tosse speciale, e la malattia si presenta coi suoi caratteri im-
ponenti ed allarmanti. Il pronostico è pur troppo molto sfavorevole , ed invero l'Autote
cita parecchie statistiche punto confortanti. La cura quindi deve essere pronta ed ener-
gica col doppio scopo : i.^ combattere il processo infiammatorio ed arrestare la essuda-
zione ; 2.^ sciogliere l'essudato e farlo espellere. Al primo scopo giova un pronto san*
guisugio già da tempo proposto e dairAutore trovato utile, e riescono pure vantaggiosi i
bagnuoli freddi fatti al collo nel primo stadio della malattia. Al secondo scopo servono i
vomitivi, le inalazioni tiepide con acqua di calce e acido lattico. Ma sgraziatamente, o per
(ardo soccorso o per la veemenza del morbo, spesso tutti i mezzi riescono infruttuosi e
non rimane ad ultima ancora di salvezza che la tracheotomia. L'Autore suggerisce posda
saggie norme profilattiche che ove venissero seguite preverrebbero parecchi morbi.
Prendendo occasione da un caso di polmonite riuscito letale l'Autore fa risaltare come
la trascuranza dei precetti dell'igiene pediatrica riesca spesse fiate esiziale alla ^robustepa
e sanità dei bambini , grazie ai pregiudizi ancora vigenti fra le madri ed alla loro rilut-
tanza a seguire i consigli del medico. Il caso e le considerazioni svolte sono interessanti,
ma per legge di brevità dobbiamo ometterli.
In altro articolo viene esaminata l'importante questione dell'allattamento per parte di
donna incinta. L'Autore condanna la credenza che una donna appena si accorga d'essere incinta
debba senza por tempo in mezzo, slattare il bambino; accenna ai danni che un repentino
divezzamento arreca. Il latte di donna gravida non si modifica all'istante in cui entra in
questo nuovo stato, ciò non avviene che a gradi, e non è che verso il 3.'^ o 4.® mese che
esso ha perdute tutte le sue proprietà a ben nutrire il bambino, ed in ciò convengono
tutti i pediatri. Lo slattamento quindi può e deve venire preparato e gradatamente fatto
giusta le norme che vengono indicate. L'Autore inculca ima severa sorveglianza suU* alle-
vamento mercenario ed incoraggia le madri a fare uso del succhiatojo come il migliore
ausiliario dell'allattamento materno, e l'abitudine del quale, in date evenienze, potrà es-
sere di molto giovamento al bambino. — Non vorremmo però che in esso si facesse
troppo a fidanza e ad un allattamento esclusivo per mezzo suo crediamo preferìbile la
scelta, non sempre tanto difficile, di una buona e sana nutrice ed in aperta e salubre
campagna.
Un argomento pure preso in esame si è quello della vaccinazione e rìvaccinazione.
Sommariamente accennato alle stragi che il vajuolo mieteva, ed alle vittime salvate dalla
vaccinazione, viene toccato della scoperta del Jenner, di qualche statistica comprovante
come la mortalità per vajuolo sia molto minore nei vaccinati che negli in vaccinati, e pas-
sando alla scelta del vaccino consigliata la vaccinazione animale, e da praticarsi nel bam-
bino non prima del 6.° mese di vita. Parlando della rivaccinazione l'Autore cita per pro-
varne i benefici effetti una statistica del Gintrac ed inculca venga fatta ogni io anni. —
— 439 —
noa Tolta meglio organizzata e resa più indipendente 1* amministrazione sanitaria a
iiggiore vantaggio della sanità pubblica ed a maggior decoro del ceto medico.
Dott. Giuseppe Parola.
l^snB pediatrica e malattie dei bambini. — Opuscoli vari del dott. R.. Guaita —
WkaOj 1882. — L'Autore con felice pensiero riunì in un libro di pag. 102 diversi articoli
jibblicati in vari periodici medici, rendendo cosi più facile la diffusione di buone mas-
■ use igieniche ed arrecando un utile contributo nella lotta da tempo impegnata da strenui
coliori della scienza e che ora va sempre facendosi più viva circa i vieti pregiudizi in-
tono alle cure ed alle malattie de i bambini, lotta che riuscirà fruttuosa di buoni risaltati
f puie ai progressi che la civiltà va, anche a questo riguardo, man mano facendo.
Nel primo articolo l'Autore tratta delle convulsioni nei bambini, delle loro cause e del
sodo di prevenirle. Accenna col West alla grande frequenza di tali convulsioni e le di-
r lide in tre categorie : idiopatiche od essenziali , sintomatiche o riflesse, ed ereditarie. Le
prime insorgono per un'alterazione materiale del cervello o della scatola cranica; le se*
CDsde dipendono da alterazioni speciali in organi lontani dai centri cerebrali. Queste sono
snrìate e molteplici, e l'Autore ne enumera molte cause, dando il primo posto, come di
ngione, ai disordini intestinali, incolpandone la trascuranza nell'allevamento del bambino ;
I Tallattamento mercenario troppo diffuso, l'ignoranza ed i pregiudizi circa le cure dell' in-
cute. Le ereditarie possono avere la loro genesi o nell'epoca del concepimento o nel pe-
riodo della gravidanza o durante l'allattamento. Trova nell' infanzia una speciale predispo-
sizioiK alle convulsioni, e ne indica le ragioni. Concorrono a favorire la disposizione alle
conmlsioni il modo d'allevare il bambino nei primi due anni di vita, la consecutiva edu-
' azione fisica e morale, ed eventuali malattie. Dice la prima educazione essere una se-
conda nascita. Tratteggia un nuovo quadro, forse un po' troppo fosco, delle conseguenze
^'allevamento mercenario. Lamenta la mollezza ed il lusso della odierna educazione, le
precoci e soverchie occupazioni intellettuali, e passa quindi alle norme profilattiche circa
le condizioni dei genitori , le cure della gravidanza , la nutrizione e le cure da darsi al
bambino. Termina l'airticolo cm un cenno intorno alla cura che deve fondare sulle cause
che hanno prodotto le convulsioni , insorge contro i pregiudizi del volgo , il quale non
Tede altro che vermi o dentizione, ed inculca alle madri di ricorrere prontamente al medico.
Un secondo capitolo h dedicato all' incontinenza d'orina dei bambini od emertsi not^
iitrna, la quale è legata ad uno stato speciale di debolezza dello sfintere vescicale , alla
^oa paresi, o paralisi ; e vi si accenna al suo modo di manifestazioue , ed in quali cate-
gorìe di bambini, nonché ai migliori mezzi di prevenirla e curarla.
Le modificazioni che i bambini presentano nel modo di manifestarsi e nel decorso della
malattia, il potere uno stesso fenomeno essere il sintomo iniziale di diversi morbi, Tinsi-
(lioso modo di procedere di questi, devono chiamare tutta l'attenzione del medico per sta-
bilire un esatto diagnostico , e porlo in grado di poter formulare una prognosi un po'
Mata ed adottare un adatto metodo curativo. Il termometro riesce perciò di valido ajuto,
< l'Autore cerca di dimostrare l' importanza e l'utilità della termometria, senza però discen-
dere ad alcuna pratica applicazione.
Ben riuscito si è l'articolo, il croup, sua natura, manifestazioni e cura. Data la defini-
zione del morbo, l'Autore accenna all'antichità sua ed ai precipui scrittori che lo descris-
*cr0| fra cui Ghisi| 1747-48, Miller, 1765, Jurine, Albers, ecc., notando però come la mag-
— 442 —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI APRILE 1882.
La stagione del mese di aprile trascorse variabile anzi che no, come non di rado suole
accadere in quest'epoca dell'anno nelle nostre contrade. La pioggia e l'umidità {uono
dove copiose, dove moderate, dove scarse ; ma le variazioni di temperatura furono di tratto
in tratto intense, specialmente nelle prime due decadi, e le nevi, e specialmente le brine
che ne seguirono, riuscirono di non lieve nocumento a molte delle nostre campagne, so-
prattutto nell'alta e media Italia. Non fecero difetto i temporali ; ma furono pochi e ri-
stretti ad alcune sole località, e più scarse ancora riuscirono le grandinate. Codeste con-
dizioni meteoriche non furono di troppo favorevoli agli interessi agricoli del nostro paese,
i quali ebbero a riportarne nocumento in diverse regioni.
Prima Decade.
Nella prima metà della decade le fluttuazioni della colonna barometrica furono I^giert
piuttosto in tutta V Italia ; imperocché le ondate di depressione che si avvisarono tra noi
furono tutte di poco momento, e toccarono appena il mezzodì della penisola , estenden-
dosi suirjonio, sulla Penisola Slavo-Greca, sull'Adriatico, ed infine, nel 5, sulla Sidlia.
Fu perciò che l'aria rimase in tutti questi giorni calma , o quasi , sulle terre italiane :
ed il cielo sereno o solo alquanto nuvoloso in gran parte dell'alta Italia; mentre alcune
pioggie cadono qua e là, specialmente nel mezzodì ed in Sardegna, con temporali e qual-
che grandinata innocua nel 4 e 5. 11 calore fu moderato, e si ebbe in questo primo pe-
riodo il massimo termico della decade.
Al cominciar della seconda metà della decade cangiarono intieramente le condizio:.';
atmosferiche delle nostre regioni.
Le alte pressioni che dominavano sulla Scandinavia sino dai primi quattro giorni del
mese, si avanzarono verso il Sud e giunsero iii Italia dal 6 al 7 , occupandone il Nord
ed il centro, mentre nel mezzodì le pressioni erano ancora basse per causa di un'onda! r.
di depressione che dal 6 al 9 si protendeva sull'Algeria , sulla Tunisia e sulla Sicilia, tr
di altre che nell'ultimo di io si mostravano in Toscana ed in Sicilia.
Coll'avanzarsi di cosiffatta ondata di maggiori pressioni , prendeva vigore la corrente
polare, che allargò i freddi della Finlandia e delle pianure russe sull'Europa di mezzo
sino alle nostre regioni. La temperatura decrebbe quindi tra noi notevolmente. Le nevi
caddero, come in altri luoghi dell'Europa occidentale, cosi sulle nostre Alpi e lull'Ap-
pennino, dall' Emilia alle Calabrie. Le brine cominciarono il 7 in molti luoghi dell'alta
Italia, favorite dal ciel sereno, e poi si estesero in molti luoghi della media, e ad alcune
della bassa, come Aquila, Foggia e Potenza. Le minime temperature decadiche accaddero
in questi ultimi giorni, ed in alcuni luoghi il termometro discese sino a 2 gradi sotto zero.
Codeste intemperie, e soprattutto i freddi e le brine, risultarono di nocumento alle
campagne, in molte località del Nord d'Italia ed in diverse del centro, specialmente alle
viti ed ai gelsi, giacché il frumento non poteva soffrirne perchè troppo arretrato. In qual-
che regione del Milanese, Torinese e del Novarese un bruco voracissimo rode e distrugge
i teneri germogli delle viti.
— 44» —
b quoto aitioòlo «n po' troppo sommario, lamentiamo rostracismo che l'Autore vorrebbe
Ère alla vacdoazione umanizzata che pur rese e rende si segnalati servigi , e molto ci
aicbbe a ridire circa lo spauracchio che egli mette innanzi della sifilide vaccinica, non-
àk adl'cpoca da lui fissata per la vaccinazione che ne pare, in ispecie nei pericoli d'e-
fidoù, troppo tarda, se questo ne fosse il luogo. Chi scrive ha del resto pubblicato la-
Ttnia proposito.
Interenantc ti è lo studio delle cause che alterano il latte della nutrice, e sull' in-
Éttaa, di questo sulla salute dei bambini. L' Autore deplora che il medico non venga
flpem chiamato per la scelta delle nutrici, che si confidino i bambini a donne con latte
di io;z2 ed anco più mesi di età colle più disastrose conseguenze , e riporta le espe-
..ime fatte da Vernois e Becquerel sul latte di diverse età, consigliando di rimandare as-
[«Inamente le nutrici dopo 406 mesi dall'ultimo parto. Appoggiandosi ad altre espe-
fàeaxe di Becquerel trova che il latte delle donne a temperamento linfatico è più abbon-
[ènte e pia ricco di quello a temperamento sanguigno, che V età migliore per la nutrice
r^ds 25 ai 35 anni. Il latte si modifica pure pel suo soggiorno nelle mammelle e die-
[do le ricerche su questo fatto risulta biasimevole l'usanza comune di dare quasi di con*
liuo il latte al bambino, e di tenerlo a pasti. Né meno nociva riesce l'influenza dei nu-
■oosi corpuscoli di colostro che in certe nutrici persistono a lungo. L' Autore accenna
ascon ai cangiamenti che il latte subisce per la scomparsa dei mestrui e la gravidanza,
^n'influenza della commistione del pus col latte, delle ragadi, delle condizioni morali poco
otnisiderate ma tanto importanti sulla qualità del latte e sulla sanità del bambino , nonché
nlle modificazioni che le malattie della nutrice fanno subire al latte.
Ciò un ultimo articolo diretto a dimostrare l'urgente necessità di cliniche pediatriche
in ItiJìt, l'Autore, già noto per altre consimili pubblicazioni, chiude il libro che nel suo
>:oiQplesso fornisce alle madri ed al pediatra utili nozioni e consigli.
Dott. Giuseppe Parola.
La demografia Italiana stndiata più specialmente in riguardo all'azione dei
SBoti e delle pianure sulla vita dell'uomo ; pel dott. Raffaello Zampa. — Un voi.
«d nn atlante — Bologna, Zanichelli, L. 12.
Vmel d'Hygiène Industrielle ; pel dott. Enrico Napias. — Un voi. — Parigi
Mwoft, L. 12.
Di queste due importanti pubblicazioni parleremo in unA prossima rassegna.
— 444 —
Le pioggie di quesf ultima decade, congiunte a quelle delle precedenti, arrecarono gnadi
Tantaggi all'agricoltura, sofferente non poco per le passate brinate. In alcuni luoghi però
non caddero troppo copiose da impedire i lavori di campagna, mentre in qualche altro,
specialmente della bassa Toscana, riescirono troppo scarse.
Temperature estreme notate
in Italia nelVaprile 1882.
Temperatura J
Temperatura
Città
1
Città
Massima
Minima
Massima
Mimmm
Udine
23°. 4
— 0°.2
Livorno ....
22°. 0
6».o
Belluno
2o^9
— 3°.o
Firenze
22°. 2
i°.i
Venezia ....
20°. 5
3'*.o
Perugia. ....
20°. 5
i°.7
Brescia
22°. O
1^.5 1
Roma
23°. 0
a".!
Bergamo. . . ,
19°. 4
o°.8 1
Aquila
20°. 7
-10.9
Milano
23°. 9
3°.o
Foggia.....
23^9
i°.4
Novara
22°. 7
2°.o
Caserta
23^.5
-o°.5
Torino
22°. 6
3^.6 1
Napoli
22°. 6
4°.o
Alessandria. .
23°. o
-1^9 i
Potenza ....
20°. 0
-20.7
Genova
22°. 5
6°. 2 !
Lecce
23*^0
3°.S
Parma
21°. 7
2°.0
Cosenza ....
24. °ó
2».0
Modena ....
21°. 9
2° 7
Reggio Cai. .
20° 5
9^3
Bologna ....
' 20°. 5
2°. 6 !
Palermo ....
24°. 6
5». a
Urbino
i8°.9
o°.7
Siracusa ....
23°. 1
yo.s
Ancona. ....
19^.8
5°. 2
i
Cagliari ....
j
23°. 8
e»©
Dair Osservatorio di Monca! ieri^ 22 maggio 1882',
Padre F. Denza.
— 443 —
Seconda Decade.
1 freddi degli ultimi giorni della decade precedente continuarono ancora nei primi tre
dcUa seconda decade , per causa delle depressioni che persistevano al Sud , le quali pro-
ln|aiODO ancora il flusso di tramontana sulle nostre regioni. Accadde quindi in questi
|ÌDiiii il minimo decadico delle temperature, intenso anziché no, nell'i i sull'alta e media
'bfia, t nel 12 e 13 sulla bassa. Il termometro discese sotto zero in diversi luoghi del
2(oid, ed in alcuni del centro. Favorite dal cielo sereno continuarono ancora le brine nei
ì|MrDÌ suddetti, e la neve cadeva sull'Appennino medio e in quello di Basilicata e di Ca-
Xd giorni appresso cessa codesta sinistra stagione, e la temperatura si addolcisce, seb-
\at tre nuovi minimi di calore si avessero nei giorni 17, x8 e 20 apportati da altrct-
tate depressioni che si succedevano nei nostri mari, e soprattutto sul Mediterraneo e su)
Jooio ; ma erano tutti di lieve momento ed affatto locali. Il massimo termico non accadde
poetò in Italia, che negli ultimi due giorni della decade, 19, 20. Anche le nevi e le
brine ebbero termine, ed invece cadde pioggia dapprima, nel 14 sull'alta Italia, poi nel 15
B&'alta e media, in seguito, nel 16 e 17 sulla media, e per ultimo nei giorni appresso
ni mezzodL
Qnjdche temporale scoppiò qua e là con grandine , che arrecò danni nel Bresciano e
cel Bolognese.
Le brine dei primi tre giorni, e specialmente quelle dell' 11, riuscirono per molti luo-
ghi iuKste alle campagne, ed in modo specialissimo ai gelsi ed alle vili. I danni mag-
giori si ebbero nell« regioni Lombarde e Venete ed in parte anche nelle Piemontesi ; non
c&e nell'Emilia, nelle Marche, nell'Umbria e nella Toscana, ed alquanto anche nel Lazio.
A riparare in parte codesti danni valsero e la mite temperatura e le pioggie dei sette
Siomi rimanenti della decade.
Terza Decade.
Io qaest'ultimo periodo del mese le cose cangiarono di molto nelle nostre contrade.
Li temperatura si accrebbe non poco , e due periodi caldi e di bel tempo si ebbero al
cooBQciare ed al terminare della decade; i quali ci apportarono le massime temperature
dd mese, dove l'uno, dove l'altro.
Nei giorni intermedi, dal 22 al 28, la stagione fu meno bella , ma continuò assai più
aite che nelle due decadi trascorse. Le pioggie si succedettero a riprese in Italia, dal 23
' >1 29, cominciando dal Nord e terminando al Sud , per l'influsso di una larga e prolun-
pte depressione, la quale, estendendosi su tutto l' Ovest del Continente Europeo , agiva
caindio sulla nostra penisola. La neve cadde ancora sulle Alpi dal 26 al 27 , e tempo-
nli scoppiarono in diversi luoghi senza tornare di danno che in alcune ristrette località
^ Veneto, dove andarono congiunti a grandine.
Diversi minimi di calore accaddero nei giorni 23, 25, 27, 28 al rinforzarsi della sud-
detti depressione ; i quali riuscirono dove l'uno, dove l'altro i più bassi della decade. Co-
gli iltimi freschi del 27, 28 si ebbe di nuovo brina, ma molto leggiera e punto dannosa
in alcune stazioni sotto le Alpi , ed il termometro discese ancora sotto zero in qualche
stazione delle valli alpine.
— 444 —
Le pioggie di quest'aldina decade, congiunte a quelle delle precedenti, arrecarono grao
Tantaggi all'agricoltura, sofferente non poco per le passate brinate. In alcuni luoghi pc
non caddero troppo copiose da impedire i lavori di campagna , mentre in qualche alt]
specialmente della bassa Toscana, riescirono troppo scarse.
Temperature estreme notate in Italia nelV aprile 1SS2.
Temperatura j
Temperatura |
Città
Città
Massima
Minima
Massima
Minima
Udine
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— 0^2
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— 3**.o
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Brescia
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Roma
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19^.4
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20^7
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Milano
23^9
3*^.0
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23^9
i°.4
Novara
22^7
2<>.o
Caserta
230.5
-o°.5
Torino
22°. 6
3^.6 1
Napoli
22«.6
4°.o
Alessandria. .
23^0
-IO. 9
Potenza ....
20°. 0
-20.7
Genova
22<*. 5
6^2
Lecce
23*^.0
3°. 5
Parma
21^.7
2**.0
Cosenza ....
24.^0
2».0
Modena ....
21^.9
2**. 7
Reggio Cai. .
20**. 5
9°. 3
Bologna ....
" 20^ 5
2°. 6
Palermo ....
24**. 6
5°.*
Urbino
i8^9
0^.7
Siracusa ....
23<*. 1
7°. 5
Ancona
19**. 8
5<*.2
Cagliari ....
23^8
6».o
Dair Osservatorio di Monca! ieri ^ 22 maggio 1882^
Padre F. Denza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
IL TERZO ANNO DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE.
L" IGIENE RIMPETTO ALLE SCOPERTE
E ALLE NUOVE QUISTIONI DELLA PATOLOGIA.
Discorso letto dal Presidente prof. A. CSorradi
all'Assemblea generale del 21 maggio 1882.
Signore e Signor^
Se il riferire delle cose fatte negli anni scorsi era a noi, più che sod-
disàidmento di debito, gradevole tiIBcio per ciò che potevamo con onesta
compiacenza esporre come gli atti nostri seguirono conformi alle promesse,
0 troppo non ne rimanevano lontani, maggiormente oggi deve tornarci caro
simOe ufficio dovendo dire del 1881, nel qual anno, sebbene non fosse
the il terzo di sua vita, la Società nostra compiva il maggiore degli ob-
iti^ che lo Statuto le prescrive, di convocare cioè Congressi, a cui venne
poscia assegnato triennale periodo. £ quella prima prova riuscì tale da met-
tmj conforto che la seconda, la quale avrà luogo a Torino, sia per dare
maggiori frutti, siccome è proprio d'ogni istituzione che avendo in sé buon
seme di vita, prosperosa si svolge. Sorse la nostra Riunione nel medesimo
tempo e luogo che le industrie nazionali vennero insieme raccolte accioc-
ché r.ella rassegna apparisse quanta l'abilità degli artefici, quanta l'ampiezza
Jei traf)ìchi e quali le * condizioni della pubblica economia.
— 44» —
ài Modena. La Sede di Padova s* occupò innanzi tatto delle condizic^iu
igieniche della città rispetto 2Ì[[' acqua potabile e alla fognatura: racemo-
mandò pure V istituzione d' un laboratorio chimico municipale. Volgendosi
alle campagne v* incontrò tosto la miserevole pellagra, e trovò degno d*en-
comio il dott. Perusini di Udine, promotore delle coìonie agricole^ adle
quali que* poveri infermi trovano opportuna cura senza molta spesa. Studiò
quindi il modo di rendere più facile, meno incomodo e pericoloso il tra-
sporto de* malati all'ospitale ; a tal fine propose il modello d'un carro die
assai bene corrisponderebbe al bisogno. E poiché molti comuni della pro-
vincia erano rimasti per la rotta de' fiumi inondati,- ricercò quali fossero
i bisogni igienici più urgenti, cui occorreva provvedere acciocché più grave
ancora non si facesse la calamità nelle sue conseguenze. La Sede piema^'
tese con grande alacrità si metteva all'opera , proponendosi primieramoi^^
di studiare con la guida di ben ordinata serie di domande , le eoné&à^^^
sanitarie del Piemonte^ e come potrebbe essere modificato il modo di ra.^'
cogliere i dati meteorologici affinché, siccome appunto proponeva il qnesic ^
A^ Associazione meteorologica italiana^ quelli rispondano il piU possibili tf^-^*
esigenze de ir Igiene, Venne quindi discusso qual sia il miglior sistema p^^
condurre via le materie fecali, e quello delle fosse mobili venne preferi '•^^
dal Presidente prof. Pagliani, il quale anche presentava un doppio sifom ^
vaschetta da adattarsi alle fosse stesse. Furono studiate diverse alterazio'^^^
in sostanze alimentari, parecchi casi di malattie infettive e contagiose, clr>> ^
o per il modo di diffondersi o per la pertinacia o per alcuna particolari'^^
eziologica meritavano nota anche dal Iato dell' Igiene e della poliria m ^ '
dica. £ poiché l'Igiene si vale dell'antropologia, non era alieno lo sta&i^
del rapporto tra la forma del cranio e la re/razione oculare, molto più a1n<?
chi se n'occupava, il dott. Bono, trovando che l' ipermetropia é più frequex^te
fra i brachicefali e la miopia invece fra i dolicocefali, spiegherebbe in ipOLTte
la differenza di proporrione di miopi che s'incontrano nelle scuole di <f''
verso grado, essendovi differenze etniche nelle differenti classi della popo-
lazione, che seguono appunto gradi diversi di educazione intellettiva. Ah
r Igiene scolastica appartiene la proposta del prof. Pagliani di nuovo bévufi
per gli asili infantili , e in parte ancora vi entra , l'altra proposta del
Morselli d'istituire asili-sctiole per idioti e imbecilli.
La Sede che avevamo a Pisa, per colpa di diverse ragioni, ebbe a ces-
sare ; per buona ventura, quasi in compenso, sorgeva la nuova di Firenze,
alla quale auguriamo prospera vita.
I premi che la liberalità dei signori Ritter e Talini assegnavano a eh;
\
— 449 —
negHo, per giudizio della Società nostra, avesse risposto ai quesiti sul sonno
e sul latte nelle pertinenze igieniche, vennero conferiti ; oggi non resta che
consegnare il diploma d'onore ai vincitori della gara, prof. Mosso, dott. Rai-
moofi e Pietra, siccome la medaglia che va unita al premio dallo stesso
beDOnerìto Ritter institnìto per l'autore della miglior memoria pubblicata nel
Giniìale della Società durante il 1881 , premio e medaglia di cui venne
podicato degno il prof. Sormani.
D Giornale, che è tanta parte della nostra Società, siccome quello che è
mezzo precìpuo con cui essa distende l'azione sua, raccoglie gli sparsi la-
Tori e dà lóro quella forza che non solo dal numero , ma dalla connes-
ime che fa corpo deriva , fu ognora oggetto delle nostre sollecitudini. E
^laotanque il Giornale non basti a sé stesso , ed occorra che la Società
pion'egga alla differenza fra l' introito e la spesa, pure crediamo che questa
ibbia a coraggiosamente sostenersi, essendo che oggi in verun modo po-
irébbc reggersi un' associazione scientifica , e meno ancora ])retendere ad
accrescersi, se rinunciasse a far pubblici gli atti suoi, e manifestare i suoi
intendimenti ed inculcare le sue dottrine. La vita delle istituzioni si com-
nùsQit dall'attitudine che hanno ad espandersi : se quella è veramente rìgo-
glìoa non può contenersi in un interno lavorio, che nella stessa sua soli-
tudine finirebbe per isterilirsi o per rimanere assiderato fuori di quel . moto
che è vita e fiamma della scienza e dell'arte, le quali nell'agitarsi si svolgono,
a mutano, si correggono ; onde che gli stessi errori divengono ammoni-
; nenti, ed il dare indietro non è arresto, ma rincorsa a più gagliardo slancio
per {spingersi innanzi. E la maggiore spesa non è essa compensata dagli
effetti? Senza il Giornale la Società sarebbe salita in quell'estimazione che
in Italia e fuori è tenuta ? Avrebbe essa conseguito i premi di cui venne
insignita dall'Associazione medica Italiana in Genova nel 1880, e nello
scQQo anno qui in Milano nell'occasione della Mostra delle industrie na-
rionali? Senza il Giornale, che è mallevadore della nostra operosità , né il
Wnistero della Pubblica Istruzione ci sarebbe venuto in ajuto , né chi lo
I«»cde avrebbe fatto di noi sì benigno giudizio da intervenire nella nostra
Konione del settembre per indi encomiarla e promettere valido ajuto. Se
I4 Società si fosse rimasta paga nel tenere Adunanze , o tutta la sua vita
esteriore si fosse assoluta nel distribuire diplomi, nel tenere conferenze o
etture, credete voi ch'essa avrebbe de' soci in Sicilia, avrebbe fondato delle
^ b parecchie provincie, e il suo nome sarebbe uscito da Milano, dalla
A-ombardia cosi onorato da potersi meritare a Berlino 1* incarico di prò-
DiooTcre il concorso dell'Italia alla Mostra d'Igiene e di Salvamento^ che di
29
— 450 —
questi giorni dovea colà aprirsi? £ l'invito nostro di concorrervi avrebbe
mai avuto quella fiduciosa risposta che ebbe in ogni parte d'Italia? No
certo. Noi dunque riteniamo cotesta spesa pel Giornale come necessaria» tanto
esso è collegato con le sorti della Società. Ciò per altro non ci dispensa
dal ricercare ogni possibile maniera di scemare il disavanzo; alleggerito il
quale noi potremo impiegare il risparmio in altre opere non meno utili
ed importanti. £d una non piccola spesa ci sta dinanzi, dovendo noi de-
gnamente presentarci al Congresso intemazionale che nel settembre pros-
simo s'adunerà in Ginevra; e vi ci presenteremo porgendo in discreto vo-
lume uno Sguardo alle istituzioni igienico-sanitarie in Italia e la Biblio-
grafia sistematica delle opere attinenti aiP Igiene uscite in ItaUa nelF ultimo
decennio. Per dare quest' informazione noi dovemmo chiedere l'ajuto di egr^
collaboratori non solo, ma anche notizie che non altrimenti che per mezzo
del Ministero degli Affari interni e dell'altro d'Agricoltura e Commercio
(cui sta unita la Direzione della Statistica generale) potevano ottenersi , e
le ottenemmo y perchè amendue i Ministeri accolsero le domande che loro
dirigevamo d'adoprarsi per noi, cioè in vantaggio della Società. Quanto la
Sede di Pisa , che ne faceva proposizione , se non più ancora , avremmo
voluto che il Giornale andasse nelle mani di tutti i soci, bastando per averlo
la sola tenue quota che ogni anno è versata. Ma la Commissione cui venne
dato incarico di studiare la questione , rispondeva che malgrado della mi-
gliore intenzione di assecondare il generoso voto , ciò non era possibile ,
poiché insormontabili difficoltà economiche vi si opponevano; laonde essa limi-
tavasi a far presente all'Assemblea, cui esponeva la sua relazione € l'inte-
resse che sta nella diffusione maggiore del Giornale e la convenienza di
favorire la diffusione stessa per l'avvenire in tutti quei modi che sarà pos-
sibile >, le quali conclusioni concordano mirabilmente con ciò che abbiamo
detto poc'anzi del Giornale, come uno de' fondamenti precipui della Società.
Alla quale crebbe pure riputazione di pratico accorgimento il pubblicare
quella serie di fascicoletti, e sono già 2 1 , che vendonsi a midssimo prezzo
e vanno sotto il nome à* Igiene popolare ^ appunto perchè al popolo por-
gono in adatta forma quelle notizie che più gli conviene sapere sopra un
determinato argomento.
Il Giornale, oltre che pubblicare gli Atti della Società e delle varie Sedi,
e quindi le memorie di cui fu fatto^cenno, lette nelle Adunanze delle me-
desime o in qualche Conferenza , inseriva altri scritti originali , sia per
illustrare qualche nuova fondazione o qualche nuova pratica, quale l'Isti-
tuto dei Rachitici, i Crematoi collettivi e i Colombari ; sia per meglio re-
— 45» —
solare l'igiene annonaria rispetto alle carni da macello , o per provvedere
buona acqua potabile. L* Amministrazione sanitaria venne messa a confronto
«on'è fia noi e in Ispagna. Il modo più acconcio per tórre all'Agro ro-
amo la triste feracità delle febbri, la distribuzione geografica delie freno -
prfie in Italia, l'altra piaga dell'esposizione degli infanti furono altrettanti
Jigomenti di studio ; e tale fu pure il miglior governo degli spedali , di
cotKti pietosi ricoveri d'ogni miseria, d'ogni dolore.
Tinto nella prima parte del Giornale: nella seconda, procurossi che in
Anna di Rivista fossero fatte conoscere, quanto permetteva lo spazio a ciò
concesso, le migliori pubblicazioni d'Igiene nostrali e straniere; perchè è
ip(mDto in questo continuo scambio di idee, di proposte e d' insegnamenti
<be la scienza esce dagli angusti confini che la boria o l' ignavia pos-
ioao imporre. E se v'ha scienza che debba essere generale è senza dubbio
ripene siccome quella che appunto ha da provvedere a necessità interna*
sonali ; ciò che per altro non toglie ch'essa non debba saper applicare le
ifottrine a' casi speciali, e adattare nella pratica i precetti con quelle mo-
àEtà che le condizioni del territorio o della vita sociale esìgono.
Fot troppo anche in quest'anno avemmo a lamentare la perdita di pa*
recdd colleghi, e taluno insigne. £ come che questo sia fatto di natura,
a cai tanto piìi dobbiamo essere preparati , quanto maggiore è il numero
^li uomini che una Società raccoglie, e numerosa è la nostra, nulladimeno
ikon cessa d'essere doloroso, considerando quanti profìtti ancora si poteva
attendere da} sapere degli uni, dalla nobiltà de' sentimenti degli altri, dal-
i* operosità, dal buon volere di tutti. Soltanto può consolarci di tale jattura
i nacvi colleghi, di cui ci avvantaggiammo, tanto che il numero dei soci
<3tbbe nel 1881 di 142 : del qual incremento * buona parte venne recato
"dalla nuova Sede piemontese.
n Regolamento conforme al voto de' convenuti in Adunanza straordinaria
^cnne modificato per ciò che riguarda il modo di votazione da tenersi nelle
Adunanze generali: ma una maggiore ancora venne introdotta nell'art. XIV
^Mk) Statuto, secondo Uguale il Presidente della Società non potrebbe rima-
wre in carica più di tre anni consecutivi. Parve a taluno che quest'ecce-
^nc, giacché tutti gli altri membri del Consiglio direttivo sono rieleggi-
bili, dovesse torsi. Fatta questa proposta, ne' modi voluti dallo Statuto
iQcdesimo, approvata con la nuova maniera di votazione accolta per gli
argomenti di interesse generale per la Società, cioè per mezzo di schede
inviate a tutti i soci e da essi quindi alle rispettive Sedi rimesse, ne segui
^ squittinio che riconfermava chi si pregia di parlarvi nel posto. Della quale
— 452 —
testimonianza di benevolenza e di fiducia sono ai colleghi iratissimo; sic-
come sono loro grato d'aver mantenuto* nella carica gli altri membri che
compongono il Consiglio anzidetto, e dai quali ebbi ognora il più valido
concorso per dirigere le cose della nostra Società : e però V onore a me
fatto per molta parte ricade su loro. Ma appunto perchè cosi onorati, cresce
in noi l'obbligo di degnamente sostenere l'ufficio commessoci; la solledtu-
«line nostra nel far prosperare la Società dev* essere la migliore dimostra-
zione della gratitudine che piena sentiamo.
La stessa ampiezza degli scopi che ci proponiamo , la persuasione deì-
l'utile che può trarsi dal lavoro consociato, ci davano motivo di collegarci
con altre istituzioni, che, quantunque volte a speciali propositi, possono in-
direttamente coadjuvare gli studi nostri. Cosi nella misura a noi concessa
davamo contributo aìV Associazione meteorologica italiana^ e all'altra /^r />
esplorazioni scientifiche ; né senza vantaggio, poiché da quella avemmo rela-
zioni mensili pel nostro Giornale cosi compilate da rendere meglio acconcie
alle cose mediche le osservazioni sulle vicende delle meteore ; e l'altra Sodetà,
Tvccogliendo la proposta d'uno di noi, bandiva con premio pubblico concorso
intorno all' analisi microscopica delle acque potabili, quesito assai importante
per l'igiene in genere a cagione dei recenti studi che farebbero credere
quelle non buone unicamente per la presenza di minimi esseri organici, e
di speciale interesse per Milano, che ha d'uopo di provvedersi più larga-
mente di acque, e cerca dove meglio convenga attingerle.
Voi avete saputo, per la notizia che n'é corsa, dell'infortunio che col-
piva la Mostra d'Igiene a Berlino quando appunto stava per essere inau-
gurata. Per buona ventura il più delle cose da noi date fu salvo ; e pt^r
ciò molto dobbiamo al collega cav. Ritter della Società nostra benemerito,
anche per questo, che, andato colà a proprie spese a rappresentarla, sepp^
efficacemente tutelare gl'interessi degli espositori italiani.
IL
E le Mostre e i Congressi che si vanno tenendo, le Società che soij[ono,
i giornali che si diffondono vi provano l'importanza che hanno preso gli
studi igienici ; sempre più si fa innanzi la persuasione che nell' Igiene é
riposta la miglior speranza del benessere sociale e del vigore delle naiioni*
E per vero in qual altra guisa può mai conseguirsi la prosperità fisica e
morale degl'individui e de' popoli se non si tenga conto delle loro coi'*
dizioni naturali, e non se ne dirigano le attività conforme alle leggi biolo*
giche? Ora questa direzione l'insegna appunto l'Igiene, la quale pertantc»
— 453 —
non può più essere la mera scienza difensiva in cui l'ebbe Galeno (0, bensì
quella amplissima , giusta il concetto ippocratico, delle attinenze dell'uomo
col suolo, col clima, con l'universo insomma. Ma la convivenza sociale
crea di per sé nuovi rapporti sanitari; laonde Tlgiene che parte dalla co-
noscenza dell'uomo, ne segue e ne tutela gli atti, deve nel vasto suo giro
abbracciare la fisica del mondo e connettere quésta per via della legisla-
zione con la morale e la civiltà dei popoli. Quindi meglio che medicina
pubblica rigiene fu detta medicina civile , dappoiché se ella non si con-
fonde con le scienze politiche, morali ed amministrative, con esse coopera
per procacciare il maggior bene all'uomo, sia riguardato in sé quale indi*
viduo, * come raccolto nella famiglia, e in quell'aggregazione di famiglie che
e la Società, lo Stato. Tutto ciò che si oppone grandemente al bene della
Società umana dee dirsi che grandemente oppongasi alla natura , alla ra-
gione propria dell'uomo; che il difetto non può essere nell'insieme se non
è nelle parti. £ poiché ogni progresso esige più largo svolgimento di atti-
vità, un maggiore sforzo , sempre più diviene necessaria la vigile sollecitu-
dine del dirigere e moderare quegli atti , sicché per una parte si conservi
l'integrità degli organi e l'armonia delle funzioni, dall'altra si tenga in ac-
cordo il pubblico bene col privato. Ma non é soltanto l' incremento del
vivere civile che chiami a maggior opera l'Igiene: la stessa scienza dei
morbi , proprio quella che parrebbe non dovesse entrare se non quando
l'altra cessa, le dischiude nuove vie alla benefica sua azione.
La patologia sin da' suoi primordi si studiava di trovare le cagioni delle
malattie , non semplicemente per quell' innata curiosità che spinge a ricer-
:are l'origine delle cose , ma perché quasi istintivamente sentiva la verità
iell'adagio che é tolto l'effetto come tolgasi la causa ; e ne la persuadeva il fatto
:he svelta la scheggia infitta nelle carni cessa senz'altro il dolore, il rossore,
^gn' altra molestia. L'eziologia dunque, additando le cagioni de' morbi,
nvitava l'Igiene a trovar modo di rimuoverle; e però d'una serie di ma-
lattie evitabili s'ebbe il concetto prima che il nome. E i vermi che s'an-
nidano negl'intestini e in vari modi tormentano; gl'insetti che pizzicano,
sollevano bolle dalla pelle o ne succhiano il sangue, dovevano mettere so-
spetto che pure gli altri animalculi, che a miriadi brulicano sulle acque
salmastre e nelle arie umide, penetrando entro di noi col bere o col respi-
rare potessero nuocere. Il poeta aveva già detto che respirando il fiato siam
(i) Galeni: De constituHone artis medica ad Patrophilum, Gap. XIX. {Op. omn., Ed.
Ktthn, Lipsise, 1821, I, 301).
— 454 —
€on Caure vitaii a bere costretti i mortiferi semi d*aere corrotta (i), e pnt
esplicitamente Varrone ammoniva gli agricoltori romani che nelle paludi
crescevano animaletti sì minuti che non si potevano seguire con gK occhia
ma che entrando nel corpo per la bocca e per le narici vi generano pe-
ricolose malattie (2). Chi avrebbe mai detto che quest'opinione, nata spe-
cialmente in Italia, del sorgere e mantenersi di morbi per effetto del vivere
di alcuni esseri sovra gli altri, dovesse dopo 19 secoli diventare carattere
della patologia ? £ pure è cosi. Tale opinionCi che del resto non è scom-
parsa del tutto dalla medicina , oggi è fondamento della dottrina di una
larga classe di malattie, le specifiche od infettive, che per l'appunto formano-
la maggior massa di quelle che il Simon disse evitabili. Ma qual differenza
fra l'opinione di quegli antichi tempi e questa d'oggi 1 Quanta ne corre
fra una speculazione od una imaginosa ipotesi e una teorica. Che sono
le osservazioni del Kircher (3), del Boccone U), quand'anche condotte con-
l'ajuto delle lenti e del microscopio, se non abbozzi, rudi tentativi ? Linneo-
componeva già una dottrina delle malattie contagiose prodotte dal pene-
trare d'insetti nel corpo nostro; ma la componeva piuttosto per aigo-
menti d'analogia che per ragioni di fatto : onde che se delle malattie da
lui ammesse in quella classe, parecchie rimangono tuttora o stanno per en«
trare nel novero delle malattie infettive per moltiplicazione di parassiti, una
sola, la scabbia, risponde al concetto fondamentale della dottrina espresse
nella denominazione di exanthemata viva (S). Oggi invece la teoria gene*
rale del contagium vivum si presenta con ben altra veste : essa ha seco un
largo corredo di fatti ; l'osservazione diretta , la prova sperimentale. Oggi
si fa lo studio micrografìco dell'atmosfera; se ne raccolgono i bacteri, si
raccolgono gli altri della polvere e del suolo, si esaminano, si coltivano e
s'indaga quale attinenza abbia il maggior o minor numero di essi, con
r incremento o la diminuzione de' morbi epidemici (6). Determinate forme
(i) Lucretii : De natura Rerum, Lib. V-VI. (Traduz. di Alessandro Marchetti. — Mi-
Jano, 1813, p. 373).
(2) Varronis : De Re rustica, L, I, C. 12.
(3) Kircherì Athanasii: Scrutinium fisico 'medicum contagiosa Luis qua dicitur pestis
Lìpsise, 1659, p. d^,
(4) Boccone Paolo: Osservazioni naturali, Bologna, 1684, p, 61.
(5) Miquel Pierre : Recherchcs microscopiques sur les bactcries de Vair et du sol {Att
nuaire de VObservaioire de Montsouris pour l'annce 1882, p. 406).
(6) Exanthemata viva, Dissert. — Upsal., 1757. — Amanitates academicee, V , n. 82
Linneo metteva in tale classe la dissenterìa, o scabies intest inorum , la tosse ferina, il vajuolo
il morbillo, la peste; poscia v'aggiungeva la lebbra, la tisi, le febbri intermittenti (Ved
H/elt Otto /;. A,, Cari von Linné als Arzt. Leipzig, 1882, p. 41).
— 455 —
di malattie sono pure messe in correlazione con lo sviluppo di microfiti
o di elminti entro l'economia; dal òacterio settico ; éemetthbt la septi-
coemia, la febbre remittente dallo spirilìum^ la febbre palustre dal baciilus
malaria, la lebbra dal baciilus ieprce, il carbonchio dal baciilus ànthracis e
la stessa tisi polmonare da speciale micrococco. E cosi certe anemie si sono
collegate coll'anchilostoma » specie di vampiro intestinale, e la chilurìa in
qualche caso procederebbe dalla filaria, verme nematoideo, ne* reni. Dal-
l'alte sfere dottrinali quella concezione è scesa nel campo della pratica;
e un modo di medicare è conseguenza dell'azione attribuita a que' minimi
esseri nel produrre la febbre, l'infezione generale, la morte.
Senza dubbio che, siccome avviene in ogni cosa nuova, anche in questa
dottrina il fervore avrà oltrepassato il segno. L'acido fenico nella medica-
tura de' chirurghi non opera soltanto come germicida; all'azione antisettica
aggiunge la torpente sui nervi, cosi la febbre non s'accende tanto perchè
manca la materia pirogena, quanto perchè il contatto di questa non è sen-
tito o non isveglia irritazione. £ quella medicatura trae con sé tali dili-
genze e impone tale nettezza, che pure questi particolari debbono pesare' sulla
bilancia volendo dare ragione del benefìcio. Per qualcuna delle malattie che si
fanno entrare in cotesto gruppo delle malattie specifiche o non ancora è stabilita
la forma della presunta cagione organica , o non è tolto il dubbio che la
presenza di essa sia non più che incontro, e combinazione di circostanze,
effetto anzi che causa del processo morboso. Anche si può appuntare che
le conclusioni di certi esperimenti fatti in condizioni del tutto artificiali non
I)ossono dare argomento per arguire che altrettanto debba succedere in seno
a' processi naturali del corpo vivo, dappoiché i tessuti sani hanno, fino a
un certo punto almeno, la potenza di opporsi allo sviluppo de' minimi
organismi sulla superficie di essi, o entro loro. Non può appajarsi il pro-
<:edere degli elminti, de* sarcopti e di consimili parassiti con il procedere de'
bacteri: quelli sono causa diretta delle singole malattie cui rispondono;
gli altri potranno sì pel fatto della loro moltiplicazione in innumerevoli mi-
riadi produrre talun disordine, ma nel vero processo morboso non pren-
dono che una parte indiretta, cioè quale un fermento in una fermentazione, da
cui sorge, come avviene ne' morbi contagiosi propriamente detti, quel pro-
dotto che è il viruSf la materia morbosa capace di riprodurre in altro corpo
la malattia stessa nel corso della quale formavasi.
Pertanto se i morbi infettivi sono fermentazioni, non ne segue che queste
debbano sempre e in ogni caso venire prodotte da fermenti con forma ed
essere di organismi vivi. Di più, quelle medesime sostanze che tanto sono
~ 456 —
efficaci a torre la velenosità o virulenza degli umori e delle materie di^
gemono dalle ferite e dalle piaghe, mostransi insufficienti quando vengono
amministrate internamente per altri morbi che si reputano di natura con-
forme, cioè dipendenti da parassiti.
Non è qui il luogo di sottoporre a minuto esame cotesta dottrina del
contagio VÌVO; e per conseguenza di discutere ad una ad una le obbiezioni,
che le sono state mosse contro. Siano pur valide queste ; esse restringeranno
il campo di quella, ma non di più ; una parte, più o meno ampia noÀ
importa, ne rimarrà in piedi, se ferma è la base, cioè la somma delle prove
che la sorregge. Operino pure i bacterl indirettamente, come fermento ; noli
perciò cesseranno d'essere la causa efficente del morbo. Avvenga l' infezione
anche per altri modi ; quello ne sarà uno, e di esso come di tutti dovrft
tenersi conio.
Dunque che consegue da queste dottrine patologiche, rispetto ali* Igiene r
Può questa seguirle in tutte le loro conseguenze ? Ciò che succede pel vajuola
ciò che facciamo contro di esso con la vaccinazione dovrebbe essere e farsi pei
le altre malattie contagiose? Ma noi non abbiamo, finora almeno, per ogimiia
di esse quello che corrisponde alla linfa vaccinica ; e trovato che lo si fosse
avremmo da sottoporci ad altrettanti innesti quanti sono i morbi contagioa
da' quali occorrerebbe preservarci, e per riguardo nostro e per riguardi
degli altri con cui conviviamo ? £ se non queste malattie sostituir ici^ e
prociu'eremo forse anticipatamente le malattie originarie, in favorevoli coti
dizioni, quando ci appajono più miti, od attenuandone in qualsiasi modo li
virulenza degli innesti, siccome facevasi già pel vajuolo prima della scopert
jenneriana, ed ora si fa per l'antrace negli animali ? Ma se tante difficolt
si trovano tuttora per piegare le genti alla vaccinazione e rivaccinazione
se il metter ad obbligo questa pratica, malgrado del manifesto benefìcio ch<
se ne trae, si stima da non pochi offesa al diritto e alla libertà individuale
sarà egli possibile conseguire altrettanto per le parecchie malattie che entrano
già in tale novero, e per le altre che possono entrarvi e chi sa in qual numero!
Non resta dunque che operare fuori di noi : distruggere il nemico o reo*
derlo imbelle. Ma come uccidere vibrioni e bacterì! Non altrimenti che
togliendo loro le condizioni per sussistere e moltiplicarsi, modificando e
correggendo la stanza che le varie specie di essi prediligono, quindi l'aria
il suolo, l'acqua, gli alimenti, rimovendo tutto quell'insieme di cagioni i
di circostanze che corrompono le cose che entro di noi introduciamo, *
che ci circondano : imperocché l' ambiente putrido quando egli medesimo no
è la causa dell'infezione, è il pabulum prediletto dai germi di quella;
— 437 —
mentre ajutano o compiono le trasformazioni putride, moltiplicano
ssi, e nel moltiplicarsi hanno centuplicata la virulenza. Noi oggi di
i nuovo mondo de' microbi non conosciamo che una minima parte,
le nemica; ma chi sa quanti di que' minimi esseri, inscienti affatto,
rano alla nostra salute distruggendo gli altri che Tofifendono ! Noi pure,
saperlo, prendiamo parte alla lotta : basta variare taluna condizione del-
iente perchè l'esistenza fugace, o la produttività di quelle sterminate e
inatrici legioni venga a mutarsi. Forse verrà tempo in cui di proposito ci
iieremoa moltiplicare i microbi che sono nemici de' nostri nemici, e meglio
\ possono conquiderli. Per ora cotesta protezione è compresa o si confonde
il sistema di difesa che ci preserva. Ma quest'opera di preservazione, la quale
. quando col prosciugare e condurre aria e luce, quando col purificare e
ggere tutto che non può essere altrimenti corretto o tenuto lontano, dovrà
\ tutta esteriore? Noi nulla possiamo fare in noi e per noi ? Abbiamo già
che i tessuti sani hanno il potere di opporsi, entro certi limiti pet
eno, allo svilupi>o de' germi che su loro siano caduti o penetrati, e
li sottrarsi alle conseguenze di quella propagazione. Questa resistenza
non solamente contro i germi infettivi, ma contro qualsiasi cagione
irbatrìce ; e però col procurare di accrescerla, di rinvigorirla noi sce-
mo non solamente le malattie evitabili^ ma le altre ancora che il Simon
jinavasi a considerare come inevitabili^ e delle quali nondimeno può
\ diminuito il numero, dappoiché a rigore non si possono scansare che
alittie di cui affatto accidentale è la causa, e le altre che procedono
sequele dell'età, dall' incessante lavorio della vita, da gravi difetti nella
i struttura essendoché gli stessi vizi ereditari, lentamente si, possono nel
• delle generazioni venire corretti : una diminuzione pure, ed anche rela-
lente sollecita, può aversi nelle altre malattie che sono figlie di disor-
individuali o sociali, giacché e degli uni e degli altri le cagioni non
io né fatali, né imprevedibili, possono venire rimosse© contenute,
•i dunque vedete che le nuove dottrine patologiche mentre meglio,
gono l'opera dell'Igiene, in quanto che ne dirigono 1* azione sopra
ambiente che è proprio o prediletto dalle varie specie de' germi infet-
\ cosi imprimono sempre più anche nella pratica quel carattere di
ninatezza e di precisione che è la mira cui fissamente guarda la me-
. moderna sempre più decisa a divenire scientifica ; mentre, dico, le
: dottrine patologiche danno questo particolare avviamento . alla pro-
corrispondente alle cause specifiche addotte, non- escludono di agire
caase generali esterne d'insalubrità, siccome di promuovere quella
— 458 —
resistenza organica che è condizione suprema per vincere in simile lotta
di cui cieco è l'assalto, perchè invisibile Tassalitore, ma miserevole nella viltà
TefFetto. I fautori più ardenti delle predette dottrine, il Tyndall ad esempio,
vi dicono che i microbi vanno perduti se non incontrano condizioni oppor-
tune; è un seme che isterilisce, purché gettato su arida sabbia (i).
Questa considerazione dello stato generale anche rimpetto alle condizioni
locali si scorge in una tendenza che parmi sorga oggi assai spiccata nella stessa
medicina e chirurgia clinica: noi vediamo difatti come premurosamente s*in*
daghi quanto lesioni violente, le neoformazioni, le alterazioni, che pajono unica —
mente circoscritte ad una parte, siano dipendenti nella loro manifestazione,
subordinate nel loro procedere alla qualità della complessione, ai morbi eh
profondamente la modificano e ingenerano le diatesi e le cachessie.
Or bene una patologia che si pone su questa via comincerà col fa
una terapeutica correttiva locale, ma finirà con le cure generali, le qual.^
divenendo preventive riusciranno a congiungersi coll'Igiene. Il chirurgo be ta
sa come alle lievi operazioni male resistono i soggetti logori dall'abuso d^^
liquori, sa che con gli atti suoi può risvegliare le manifestazioni di laten^n .
diatesi ; lo shocka la profonda scossa dell' operazione è variamente tollera^ ^,
secondo le varie condizioni individuali.
Ma cos'è questa resistenza su cui tanto abbiamo da contare! È la som-
ma di tutte le energie che l'organismo vivo oppone alle cause perturbatrici.
E però sebbene le energie siano connesse con le condizioni organiche, quc//a
non rappresenta un mero stato d'inerzia, ma una tendenza continua all'equi-
librio. La resistenza organica esprime la tendenza che è nell'organismo vivo
non solamente a mantenere il suo stato normale, ma a riprenderlo, quando
alcuna cagione attenti di romperne l'armonia. Essa dunque è stata ed è
insieme una potenza in atto; cosi si concreta il concetto che le antiche
scuole avevano intraveduto ed espresso, ma in un modo da non toccare
che una parte del fatto, la parte dinamica, co* nomi di forza vitale^ di na-
tura medicairice.
Badate che io ho detto che quella resistenza si compone di tutte le ener-
gie: quindi vi comprendo anche \ energia morale. E quanto questa valga
a resistere alla malignità del male basta vedere le diverse sorti de* ferini
dell'esercito cui arrise la vittoria, e dell'altro che soggiacque alla sconfitta-
eppure sono nel medesimo ospitale, eguale la cura, le ferite, nell* insieme,
le stessei
(i) TyndaU John: Les micrebes, — Paris, 1882, pag. 10,22,
— 4S9 —
L'energia morale si esprime col carattere : il carattere lo forma l'edu-
izione. Ecco perchè l'Igiene nell'elevato suo dominio entra principio mo-
aratore nella costituzione degli Stati, essendo che essa si propone darvi
dI corpo sano, non che la mente diritta, l'animo temprato ad onesti e
obili sentimenti.
Ma noi uomini, che pur ci dicono fabbri delle maggiori cose, non ini-
3mo l'educazione che plasma le nuove creature: non siamo atti a ciò;
i manca la tenerezza delle sollecitudini, con cui quella si scolpisce, ci
^anca il sorriso delle grazie che gli dà vita e rigóglio; solo più tardi
uriamo una pianta di cui altri mise il seme.
Voi dunque, gentili Signore, ben vedete quanta parte, pur rimanendo-
onne nella casa, negli asili infantili, nei giardini froebeliani, nelle scuole^
' si serbi nell'assetto della Società: la mamma che allevando educa, la
aestra che insegnando si fa madre, preparano, come che modesto ne
rubri l'ufficio, le sorti della patria. Uniamoci tutti per fare che siano felici t
RELAZIONE
'//a Commissione nominata dalla Società Italiana d Igiene per esaminare i
metodi Toninetti per la conservazione delle carni e dei cadaveri.
La Commissione, composta dei signori dott. cav. Carlo Zucchi, medico
^po dell' Ospitale Maggiore, presidente — dott. comm. Giuseppe Sapolini,.
medico della Real Casa — dott. cav. Achille Visconti, prosettore e medica
•rimario presso 1' Ospitale suddetto — dott. Pietro Pelloggio, prof, di chi-
mica e dott. Francesco Zoccoli, prof, di anatomia nella R. Scuola Veteri*
^aria, incaricata di studiare e di esperimentare i metodi TpNiNETTi per la
conservazione delle carni alimentari e dei cadaveri, si pregia dare a cotesta
onorevole Presidenza un ragguaglio minuto delle esperienze fatte e dei ri-
^i^Itaii finora ottenuti, che. per la loro importanza, meritano d'essere riferiti
*^^2a indugio ; riserbandosi poi di presentarne a suo tempo la Relazione finale.
r.° Le esperienze riguardanti la conservazione delle sostanze alimentari cad-
^'o su di un'anitra, sopra un tacchino, su alcuni pesci e sopra alquante uova.
L'anitra venne preparata il di 23 novembre ultimo, e fu depositata nel
'^binetto di anatomia patologica della R. Scuola Superiore di Medicina Veteri-
'^ia, ove rimase, senza esserne stata mai rimossa, per lo spazio di due mesi.
Il 22 gennajo corrente anno, fu trasportata nel Laboratorio anatomico
^ll' Ospitale Maggiore, dove erasi riunita la Commissione, e dall'esame fattone
— 460 —
si rilevò : che anche dopo due mesi, da che era stata uccisa, presentava ca-
ratteri del tutto naturali di perenne freschezza, senza emanazioni di odori
estranei, o segno alcuno di corruzione, tanto che si sarebbe detto trattarsi
di animale ucciso da due giorni, piuttosto che da due mesi.
Le sole articolazioni delle dita dei piedi e le membrane interdigitali sl
mostrarono, pel disseccamento avvenuto in quelle parti, alquanto inflessibili.
Come pure gli occhi si rinvennero leggermente infossati.
I^ penne delle ali e della coda, e le piume di tutto il resto del corpo
erano fortemente attaccate con le loro radici, tanto da aversi dovuto
non poca forza per strapparle tutte.
Messa a nudo la pelle, questa si presentò con quella tinta propria di n.
giallo pagliarino e con quella elasticità e morbidezza consueta.
Aperte le cavità splancniche ed esaminatine i visceri, si trovarono pea
fettamente conservati. Cosi pure dicasi del contenuto degli intestini; né odor-
né sviluppo di gaz che accennasse a putrefazione.
Le carni del pari, sia per Y aspetto, sia pel colore, sia per la conststeiì.
ed elasticità, come per l'odore, nulla presentavano di anormale.
Col riscaldamento non si ebbero a notare esalazioni estranee. Non il ]^ iù
piccolo accenno di putrefazione, neanche in quelle parti, che, nei casi or*
<linari, sono le prime ad esseme invase, come nelle pareti addominali, in
vicinanza delle ossa, negli interstizi muscolari, verso gli ammassi di grasso.
Il grasso medesimo offri colore, consistenza ed odore proprio.
Dopo la cottura la carne fu trovata eccellente al gusto senza nulla, di
estraneo.
La stessa assaggiata dopo una quindicina di giorni, si notò che era eguil-
mente conservata con i medesimi caratteri e del primitivo sapore.
Esaminati i residui al 49.*^ giorno da che l'anitra venne cotta (5 mesi
e 18 giorni da che fu uccisa e preparata col sistema Toninktti) non presen-
tarono il benché minimo indizio di putrefazione. Si notò solamente una A*
ninuzione di volume ed una consistenza più soda nelle masse muscolari ed
un leggiero inrancidimento nelle sostanze grasse.
Il tacchino , che fu preparato nella stessa epoca in cui venne preparata
l'anitra e propriamente il 2 1 novembre, venne dopo d* averlo diviso in metài
depositato nel Laboratorio di chimica.
Esaminato dopo 4 5 giorni si presentava senza alcuna alterazione. I m^'
scoli pettorali e le altre masse carnose di una metà del torace e della spio'
lessati, si trovarono gustosi al palato, e come se fossero di animale di recente
ucciso. Lo stesso dicasi di una delle cosce che venne arrostita.
— 4^1 —
Aathé il brodo si trovò ottimo per sapore e nulla diverso dairordinario.
All'esame microscopico le fibre muscolari mostravano abbastanza bene le
stTÌature trasversali, e molto di [)iù le longitudinali, benché anche queste ,
alcune volte, poco distinte.
Riesaminate di nuovo dopo molti altri giorni ancora, quando le carni,
ridotte a pezzi si erano d' assai disseccate , offrivano gli stessi caratteri ,
meno le stilature trasversali, che si mostrarono anche meno chiaramente di
prima. In tutte le ispezioni fatte non si ebbe giammai a notare disassociazione
itfjà elementi propri della fibra, come avviene nei casi di putrefazione.
I \'isceri deir animale in esame che vennero estratti dal corpo nel mo-
mento della preparazione e conservati a parte, non presentarono, come non
presentano neanche oggi, che sono circa 4 mesi da che furono preparati,
ifcnn indizio di putrefazione, sebbene sì fossero ricoperti di muffe.
Tali muffe cominciarono anche a svilupparsi superficialmente sulle parti
dd tacchino, non ricoperte dalla pelle.
Un'anguilla e cinque tinche, preparate con lo stesso sistema, rimasero
perfettamente fresche ed intatte per lo spazio di 1 5 giorni ; dopo i quali
cominciarono a coprirsi di muffe notandosi anche tutto air intorno la for-
mazione di una sostanza gelatinosa, senza che vi si scorgesse del resto ac-
cenno alcuno di putrefazione.
Dopo tre mesi le tinche sono in via di decomposizione. L'anguilla in-
Fece non ne presenta indizio apparente, sebbene la pelle e le carni mostrinsi
alquanto oscure.
Furono pure preparate cinque uova. Esaminate in capo a 4 mesi si tro-
varono perfettamente conservate, come si conservano tutt' ora quelle che non
fjrono rotte, mostrando solo un leggiero aumento nella camera dell'aria.
L'albume lascia scorgere intatti i propri strati, ed il tuorlo conserva egualmente
Ja sua perfetta sfericità, senza abbassamento e senza diminuzione di volume.
È necessario notare che l'anitra ed il tacchino, come pure i pesci e le
.:ova son rimasti sempre esposti all'aria libera dell'ambiente dei locali ove
f'jrono depositati.
2.® Gli esperimenti intorno la conservazione dei cadaveri furono eseguiti
?opra soggetti diversi ed in epoche differenti. Li riferiamo nell'ordine stesso
con cui si sono succeduti.
Il primo esperimento ebbe luogo il 26 novembre ultimo, nella sala delle
autopsie della Scuola Veterinaria sopra una Jena, che il Direttore della Scuola
medesima avca messo a disposizione della Commissione. •
A causa delle rigidit*^ della stagione, la povera béstia, proveniente dal-
— 4^2 —
l'Africa, era divenuta triste e sofferente. Le si concesse della carne che
divorò avidamente; ed un'ora dopo del pasto ricevuto, venne legata, per
mettere allo scoverto , senza riceverne offesa , i grossi vasi del collo e
farla morire dissanguata. Ma per la legatura troppo stretta fattasi al muso,
l'animale mori asfittico, senza che si potesse ottenere, meno poche goccie,
l'uscita del sangue dall'apertura praticata alla giugolare e alla carotide.
La Commissione tenne conto di queste circostanze, essendo tutte cause
sfavorevoli alla conservazione del cadavere.
Compiutasi l'operazione, che durò un quarto d'ora circa, la Jena venne
depositata nel salone del Gabinetto di Anatomia Patologica della Scuola
suddetta, ove rimane tuttavia. Esaminata molte volte, d'allora fino ad oggi,
non ci fu dato giammai di scorgere in essa il benché minimo segno dk.
putrefazione , né alcun odore fetido dalle aperture naturali che avesse
potuto indicare corruzione dei visceri o delle sostanze contenute nel tubcrr
gastro-enterico. Aggiungiamo di più che anche oggi, che sono quattro me^s
da che venne preparata, conserva perfettamente la morbidezza della pelle <^
la tenacità dei peli, non che la mobilità delle articolazioni e la flessibilìt
e l'elasticità naturale in tutte le regioni del corpo.
Il secondo esperimento venne eseguito il di 22 gennajo nel Laborator-^o
anatomico dell'Ospitale Maggiore sul cadaverino di Leoni Luigi, dell'iti
di giorni 17, morto per enterite nell'Ospizio degli esposti,, alle ore 4 i/a poni,
del giorno 20, che d offri all'aspetto esterno i seguenti caratteri:
Corporatura esile — colorito della pelle in genere giallognolo, con macchie
leggermente ardesiache alle regioni posteriori del tronco e delle estremità
inferiori, e molto più pronunziate alle unghie. Anche la superficie palmare
con identico colore, però più sbiadito. — Rigidità cadaverica scomparsa meno
nelle articolazioni del ginocchio e delle mascelle.
L'operazione, col processo Toninetti, venne eseguita 48 ore dopo la moite.
Durò circa venti minuti. Il cadaverino venne racchiuso in una cassetta di legno.
Esaminato il giorno i.** febbrajo, dieci giorni dopo cioè da che era stato
preparato, si notò :
Scomparsa totale delle macchie ardesiache. Alle gambe ed ai piedi, al
colorito pallido , era subentrato un bel roseo del tutto naturale. — ^
Occhio sinistro alquanto infossato. Rigidità cadaverica totalmente scomparsa. ^
— Dalle aperture naturali niun fetore o segno alcuno di putrefazione.
Nel giorno 8 (cioè 18 giorni dopo l'operazione): — Colorito roseo estesvr"^
anche alle cosce, ed alle braccia. — Occhi entrambi infossati. — Nessucrs
segno di putrefazione.
— 463 —
Nel giorno 18 (a8 giorni dopo roperazione) : **- Colorito roseo esteso
anche al tìso ed alle mani. — ^ Leggero avvizzimento alle pareti dell' addome
e alle parti laterali del collo. ^^ Nessan odore di putrefazione, né dall' in-
cisiooe dei collo, né dalle aperture naturaU.
Nel giorno a 5 (35 giorni dall'epoca della preparazione): — GM stessi ca-
ratteri notati il giorno 18 ; di più colorito roseo difTuso anche alle guancie
ed al petto.
Nel giorno 4 marzo (42 giorni dall'epoca della preparazione):' — Sempre
gli stessi caratteri notati il di 25 febbrajo; il cadavere pare anzi divenuto
ancora più colorito e di più bello aspetto.
Nel giorno 12 marzo (cioè 50 giorni dall'epoca della preparazione e 52
cklla morte) : — Raggrinzamento assai più marcato dei bulbi oculari. —
Disseccamento delle labbra che han preso un color azzurriccio. — Le estre-
niità inferiori ed in parte le superiori di color livido bronzino. -^ Dal cada-
vere non emana nessun odore, e neanche dall' incisione praticata al collo. —
^n complesso si mantiene sempre in buonissime condizioni di conservazione.
U terzo esperimento venne eseguito il giorno 18 febbrajo nel medesimo
locale. — Vi assistevano non solo i componenti la Commissione, ma anche
il prof. Albertini ed altri distinti medici dell'Ospitale. — L'esperimento
<^a.dde sopra un cadavere di sesso maschile, che giusta le indicazioni fornite
^a.ll'Ispettorato dell'Ospitale medesimo, appartenne a Vertemati Centrino di
^rwii 17, morto per nefrite acuta alle ore 2 antim. del di 16 detto mese.
Presenta statura alta relativamente all'età. — Sviluppo scheletrico rego-
^^je e forte. — Nutrizione lodevolissima. — Colore della pelle in genere
bianco-giallognolo, con macchie leggermente ardesiache alle parti posteriori
^lel tronco.
Venne raso il cuojo capelluto, perchè affetto da tigna favosa.
Anche le orecchie presentano colore ardesiaco e molto pronunziato,
^^i^icolarmente a destra. Egual colore più marcato ancora nel letto tmgueale
^^nto delle dita dei piedi che delle mani. — Verso l'occipite s'osserva
^'^^ lieve ferita superficiale, avvenuta nel praticare la rasatura dei capelli.
^^ rigidità cadaverica in parte esistente , pronunziata abbastanza alle ma-
'^^lle ed agli arti inferiori.
Questo cadavere venne preparato dal sig. Toninetti alla presenza di
^^i, come negli altri esperimenti, compiendo l'operazione in meno di
^^ti minuti.
Esaminato nel di 25 febbrajo (cioè 7 giorni dopo) si notò: scomparsa
^^lle macchie ardesiache, meno quelle dell'orecchio destro e del letto un-
— 464 —
gueale, sebbene non così pronunziate come prima. -<— Stato generale ottimo
per colorito e per freschezza della carnagione , meno la testa ed il ooUo
ancora tumefatti e di colorito brunastro. — Rigidità cadaverica intienunenfee
scomparsa. — Cornea trasparente appannata. — Nessun segno di patre&aone.
Il di 14 marzo (14 giorni dopo Toperazione). : — Scomparsa della tu-
mefazione alla faccia ed al collo, meno il colorito bruno che persiste, prò*
nunziato particolarmente alle labbra. — Colorito del letto ungueale roseo con
scomparsa totale della tinta ardesiaca. — Scroto e prepuzio ingorgati d!
liquido. Eguali ingorghi, ma meno accentuati, al terzo inferiore delle gambe,
ai piedi e alle mani, causati per la posizione verticale fatta serbare al ca-
davere. — Né dalle aperture naturali, né dall' incisione al collo odore alcuno
che dasse indizio di putrefazione.
Il dì 12 (22 giorni dopo l'operazione) si nota una certa rigidità spe-
cialmente agli arti inferiori. — Il colore della pelle in genere arieggia il.
bronzino, e tale coloramento è più pronunziato al cuojo capelluto, alle pdp_
pebre superiori, al collo, alle orecchie, al pene e allo scroto, alle ginocchiata
alle cosce e alle regioni posteriori del tronco. — All' infuori di ciò che fu^
notato relativamente al colore, le condizioni generali del cadavere si mwi*
tengono buone. — Tanto dall'incisione del collo, quanto dalle apertine j
naturali, non esala alcun odore dì putrefazione.
Il quarto esperimento venne eseguito il giorno 25 febbrajo sul cadavae(
di un fanciullo che appartenne a Grimaldelli Giuseppe, di anni 7, morto di';
tubercolosi diffusa, nella notte del 23 dello stesso mese.
Questo cadavere offre scheletro gracilissimo. — Nutrizione oltremodo de*
teriorata per la malattia sofferta. — Colorito della pelle in genere giallo-pal-
lido con tinta verdastra pronunziatissima alle pareti addominali ed anche
negli ultimi spazi intercostali. — Egual tinta, ma più oscura, rawicinantesi ad
un azzurro violetto, alle parti posteriori del tronco. — Fetore dalle normali
aperture del corpo. — Addome alquanto tumefatto per sviluppo digaz. —
Rigidità cadaverica intieramente scomparsa. — Putrefazione alquanto avanzata.
L'operazione fu compiuta anche questa volta in brevissimo spazio di
tempo, essendo durata appena 12 minuti. — Erano presenti ali* esperimento
anche il professore Albertini ed altri distinti medici milanesi.
Esaminato il dì 4 marzo (7 giorni dall'epoca della preparazione e 9 dalla
morte) ci offrì: scomparsa totale della tinta verdastra dell'addome e d^li
spazi intercostali, non che delle regioni posteriori del tronco. — Come del
pari scomparsa totale delle altre note caratteristiche della putrefazione notate il
dì 25 febbrajo, nel momento della preparazione. — Infossamento degli occhi
— 4^5 —
Nei di n mano (15 giorni dopo ropermaone) il cadaTcre si presenta
coiidnioiii die furono notate nel giorno 4, alle tonali si aggiunge
più pronunziata dei bulbi oculari.
%? Oltre gli esperimenti descritti la Commissione ebbe ad osservare alcuni
piqwati a secco, che vennero presentati alla Società Italiana d'Igiene fin
UT estate dello scorso anno, consistenti in una testa umana; in una Nasua
ifiksmt sociatìs del Brasile) carnivoro della famiglia degli orsidei, conservata
iella soa integrità ; ed in alcuni organi distaccati, come fegato, polmoni
i montone.
La testa umana conserva il colorito e tutte le note caratteristiche della
ma slava. -^ I capelli ed i peli della barba saldamente fìssi in modo da
hdarsi pettinare e stirare fortemente senza che ne avvenga il distacco.
— Questa testa presenta anche d'importante la conservazione degli occhi
inpcl naturali, fatto di cui ognuno può persuadersi, osservando che Tindi-
"vìdno in vita era affetto da cataratta all'occhio sinistro, e che tutt'ora
ili nota.
La Nasua conserva essa pure gli occhi naturali, senza che abbiano meno-
mamente perduto di trasparenza. È ben ricoperta di peli che non si stac-
cano alla trazione. Porta inoltre un'apertura al fianco sinistro a guisa di
finestra, aprendo la quale si osservano i visceri in posto, perfettamente con-
servati. Lascia pure vedere distintamente gli strati che compongono la su-
yeificie di sezione del taglio, fattosi nella linea mediana e longitudinale
dd dorso, fra i quali il pannicolo adiposo della spessezza di un centime-
tro e mezzo circa, ed il midollo spinale con la meninge esterna, anche ben
conservata.
n fegato ed i polmoni distaccati di montone, si mostrano egualmente
intatti nella forma e nel volume ed in parte anche nel colore , meno nel
pCM>, essendo di molto diminuito per la totale scomparsa dell'acqua.
Tutti questi preparati a secco, che abbiamo descritti, hanno al tatto una
consistenza variabile tra la cartacea e la legnosa.
Da questa semplice esposizione dei fatti finora notati , la Commissione
crede di dovere formulare le seguenti conclusioni :
I.® Che dalle esperienze fatte per constatare la conservazione delle
carni alimentari allo stato fresco, nonché dei pesci e delle uova, si ebbero
risultati soddisfacentissimi ;
2,° Che le esperienze fatte sopra i cadaveri e la Jena diedero pmre
egojJi risaltati.
In mta degli utili che si potrebbero trarre dalla conservazione a fresco
30
— 466 —
tanto delle carni alimentari , quanto da quella dei cadaveri per le appli-
cazioni, che può avere il metodo Toninetti all'igiene, all'economia pubblica
e alle scienze mediche e naturali, la Commissione raccomanda alla Società
Italiana d' Igiene il metodo Toninetti, senza però tralasciare di osservare che
le esperienze finora fatte, relativamente alla conservazione delle carni alimen-
tari, si limitarono ad animali di piccola mole, e che è indispensabile che
dette esperienze vengano ripetute su grandi animali, affine di assicurarsi che
il detto metodo abbia lo stesso valore.
Siccome poi sarebbe troppo pretendere che il Toninetti sopperisse anche
alle spese, a cui s'andrebbe incontro per tali esperienze, la Commissione,
affine di continuare nel!' intraprese osservazioni, fa voti, per completarle,
che la Società Italiana d' Igiene voglia interessarsi a domandare al Governo
che venga dato al signor Toninetti un adeguato sussidio, tanto più che
la Commissione non potè assistere alle preparazioni a secco, poiché il To-
ninetti tiene tutti i suoi apparecchi a Vienna, e le spese per ritirarli, non "^
che le spese d'impianto, sono di un certo rilievo.
Milano, li i8 marzo 1882.
La Commissione
Dott. CARLO ZUCCHI. Presidente
Dott. Achille Visconti, Dott. Giuseppe Sapolini, Prof. Pietro Pelloggio
Professor Francesco Zoccoli, Relatore,
Nuova pubblicazione della Società.
In occasione del Congresso intemazionale d'Igiene, la Società darà alla
luce un grosso volume che avrà per titolo: Uno sguardo alle Istituzioni
sanitarie in Italia,
A questo lavoro hanno preso parte i più chiari cultori delle scienze sani-
tarie e sarà diviso nel seguente modo :
i.° Legislazione sanitaria e progetti di legge
relativi alla medesima Dott. C. Zucchi.
2.° Le Condotte mediche > E. Raseri.
3."* Gli Ospitali » G. Pini.
4.^ I Sifilicomi > G. Pini.
5.° I Manicomi Prof, A. Tamburini.
6.^ I Brefotrofi Dott. A. Tassani.
«
— 4^7 —
7-* Gli Ospizi marini e le colonie climatiche. Dott. G. Pini.
8." Le Scuole e gli Istituti pei rachitici
9.** I Presepi e gli Asili infantili
10,® La Vaccinazione umanizzata
II.** La Vaccinazione animale
1 2.® La Società di salvamento
13.* La Società di Soccorso ai feriti in guerra
14.*^ La Ginnastica P
15.® L'insegnamento dell'Igiene
16.^ L'ordinamento sanitario dell'esercito e della
marina Dott. Gen. Manavra.
1 7 .° La Cremazione > G. Pini.
18.** Bibliografia delle pubblicazioni riguardanti
l'Igiene nell'ultimo decennio Prof. A. Corradi.
G. Pini.
C. Musatti.
G. Parola.
F. Dell'Acqua.
L. Colassi.
V. Maggiorani.
of. L. Paguani.
G. SORMANI.
PROCESSO VERBALE
deir Assemblea Generale della Società del di 21 maggio 1882,
Presidenza Corradi.
ORDINE DEGLI OGGETTI DA TRATTARSI:
of. A. Corradi — // terzo anno della Società Italiana cCIgiene —
Igiene rimpetto alle scoperte ed alle nuove quistioni della Patologia,
inferimento della Medaglia e dei Diplomi pei Premi Ritter e Tauni.
riazsone sullo stato economico delia Società e presentazione del Bilancio
consuntivo 1881,
roposte eventuali delle Sedi,
Aperta la seduta il Presidente prof. Corradi legge il discorso che ab-
amo per intero riportato a pag. 445. Poscia viene consegnata al professor
iuseppe Sormani la Medaglia al medesimo assegnata dalla Società pel
jncorso al Premio d'onore istituito dal cav. Paolo Ritter e ai sigg. Raimondi
etra il Diploma dagli stessi vinto nel Concorso istituito dal cav. Talini.
Hanno quindi la parola i signori Revisori dei conti, che leggono il
g;ueiite rapporto:
f I sottoscritti onorati dalla fiducia del benemerito Consiglio di Direzione
Uà Società per rivedere i conti riferibili alla gestione dell'anno 1881,
— 468 —
sono lieti di partecipare che la operaaone stessa si è compiata senza dar
luogo ad osservazioni di sorta.
I prìcdpali dati che ofifre il conto consuntivo sono i seguenti cioè :
Le Attività al principio dell'anno ammontavano
complessivamente a L.
mentre alla fine del detto anno resultarono
consistenti in »
da cui resulta un'aumento di patrimonio di . >
L'esercizio di cassa offerse i seguenti resultati:
Al i.^ Gennajo 1881 esistevano in cassa... »
Dal I /* Gennajo al 3 1 Dicembre, sì introitarono
2917.53
3553. 89
636. 36
1339. 53
I
i
per titoli diversi » Ì93o7- ^^ (
Durante Tanno si pagarono complessivamente »
Cosicché la giacenza di cassa al 31 Di-
cembre 188 1 resultò di »
Circa la pubblicazione del Giornale delia Societày
si ebbe il seguente resultato :
Le spese di composizione, stampa ed altre per
N. 500 copie (comprese L. 250 pagate pel premio
Ritter) ammontarono a >
ma dallo spaccio di N. 377 non essendosi rica-
vato che > I3663. 60
ne resultò limitatamente alle copie stampate nel
corrente anno, la perdita di 1
10646. 63
■ 9863. 09
782. 64
6022. 78
^359- ig
Tale sbilancio è occasionato, in parte dalla cessione grrituita di X. 60 co;):e
ai giornali di cambio Italiani ed Esteri, dalla rimanenza di X. ^-^ copie
(comprese quelle agli abbonati morosi^ e dalla cessione di X'. 53 coi)ie
ai Librai con isconti diversi, in parte d:.l]a cessione di X. 200 copie a scie
L. 8 cadauna ai Membri della Società, mentre il costo reale di ogni co] i.i
èdiL. II. 55. E poiché tale disavanzo per l'avvenire non potrebbe che
aumentare in ragione diretta «.k-lla maggior ditTusione del Giornale e riuscire
forse di grave danno alla Socittà distrandola dal suo precipuo scopo col-
l'erogarne i fondi destinati al suo incremento, così i sottoscritti revisori opi-
nano doversi portare per ora il prezzo delle copie destinate ai signori Soci
per lo meno a L. ic cadauna, aumentando proporzionatamente anche le
177 copie che vengono cedute agli altri Associati.
— 469 —
Ultiiiialo cosi r incarico avuto, e facondo voti per la sempre crescente
prosperità di questa filantropica istituzione, colla massima considerazione
si sottoscrìvono
Rag. Luigi Ghezzi
Alessandro Paino.
Milano, 13 Maggio 1882.
Si apre la discussione intorno alla gestione economica della Società,
che dopo poche osservazioni del Cassiere dott. Sapolini viene approvata alla
unanimità.
Finalmente si dà lettura di una proposta della Sede particolare di
P^ova colla quale si vorrebbe ridurre a T^ 2 la quota che i membri
delle Sedi particolari pagano alla Sede centrale e ciò in vista delle con-
dizioni poco floride nelle quali versano le Sedi stesse.
Contro questa proposta parla lungamente il Presidente, il quale espone
i gravi impegni assunti dalla Sede centrale con pubblicajiioni di molta im-
portanza ed enumera gli atti compiuti dalla Società in breve volger di
tempo, atti pei quali il sodalizio esercita gtk non poca influenza ed è favo-
revolmente conosciuto all'interno ed all'estero. Senza una continua attività
la quale poi produce spese non lievi, si finirebbe a poco a poco per di-
menticare il precipuo scopo della Società, che è quello di lavorare conti-
nuatamente per la riforma delle istituzioni sanitarie e per Fapplicazione e
la diffusione delle medesime. Dal rapporto dei sigg. Revisori, appare evi-
dente non essere per ora possibile riduzione alcuna senza compromettere
tutto. Confida che dalla sempre crescente diffusione del Giornale, la Società
troverà argomento di forza morale e materiale. Ciò che non è possibile
concedere oggi, lo si potrà quando, accresciuto il numero dei Soci, meglio
compresa dal pubblico l'importanza e lo scopo della Società, si avranno
mezzi maggiori per far fronte alle spese non lievi che ora gravitano ne-
cessariamente il bilancio.
Alle parole del Presidente fanno eco il dott. Pini, Ting. Bignami-Sor-
mani, il dott. Sapolini, il dott. Mogliazza, i quali tutti convengono non
potersi per ora prendere nella dovuta considerazione la proposta fatta dalla
Sede particolare di Padova.
Posta ai voti questa proposta non viene accolta.
// Presidente
A. CORRADI.
// Stgretarw
G. Pini,
— 47° —
BILANCIO CONSUNTIVO DE]
Parie Ordinaria.
Avanzo effettivo di Cassa al 31 Dicembre 1880 L.
Deposito pel Premio Ritter »
Esatte da N. i Socio Perpetuo »
» » • 5 Soci Effettivi per quote arretrate dell'anno 1880.... •
308 » ... 1881 »
• anticipate • 1882.... •
della Sede Particolare di Modena adno 1 88 1
a L. 5 ognuno •
della Sede Particolare di Padova anno 1881
a L. 5 ognuno »
della Sede Particolare di Torino anno 1881
a L. 5 ciascuno •
3
26
83
97
•
•
133
IO
- 316
B
per conferimento di N. 91 Diplomi a L. 5
interessi di capit. già impiegati in Conto corr. alla Banca Pop. L.
semestrali su L. 35 Rendita Italiana >
• Parte Straordinaria.
Elargizione del Ministero della Pubblica Istruzione L.
Esatte per rimborso spese postali per concorso ai Premi della Prov. di Milano •
Totale Incassi della Società.
Esatte per Abbonamenti al Giornale (Anno III.^ ISSI).
Esatte da N. 200 Membri effettivi della Società anno 1881
a L. 8 cadauno L. 1600. —
» » > I Membro effettivo della Società anno 1881
a L. IO » io. —
99 Associati in Italia anno 1881 L. 12 a testa * lì 88. —
22 » all'Estero » » » 14 » » 308.—
55 copie accollate ai Librai con isconti. diversi. » 557- ^^
L.
per
da
»
per
3 Associati residenti in Italia per Tanno 1879 L. 12 cad. >
12 » (prelevato lo sconto ai Librai) per Tanno 1 880 >
I copia accollata ad un Librajo per Tanno 1882 meno se. i SoT*
rimborso per Estratti di Memorie originali tirate in più a conto
dei signori Collaboratori *
Totale incassi pel Giornale. L.
Differenza rifusa dalla Società pel Giornale •
3663.
36.
135.
IO.
116.
60
20
6022. 70
104
45
7<
L. 6161
52(
668
3961
1064^
/ì CauUre
C. Sapolini
Stato Patrimoi
Es
Valore di N. 271 Diplomi al prezzo di costo di L. i.
» » 76 » » » » 3.
• dei mobili esistenti al 31 Dicembre 1880
• di uno scheletro acquistato durante Tannc
Quota d'ammortizzaaione del
» approssimativo dei Libri e dei Gioma]
• di L. 35 Rendita Italiana al tasso d' aoqi
/ Revisori
Rag. Luigi Ghezzi
— 47» —
CIETÀ ITALIANA D'IGIENE {GesHone 1881).
Parte Ordinaria.
la Biblioteca in acquisto di libri, legature, ecc L.
adunanze, conferenze, lezioni ed esperimenti
cancelleria e diverse
intitolare N. 91 Diplomi conferiti e segnarli con bollo
posta, telegrafo, distribuzione lettere, circolari, diplomi
illuminazione e riscaldamento
assegni mensili al Computista
servizio, mancie, ecc
affìtto dei locali di residenza della Società
esazione sulle quote sociali a Milano e Roma
stampa degli Atti della Società (Anno III.^ 1 881), circolari, programmi, ecc.
Parte Straordinaria.
1 Azione dell'Associazione Metereologica Italiana L.
la Riunione degli Igienisti Italiani tenutasi nel mese di
Settembre *
acquisto di uno Scheletro articolato per le lezioni popolari *
» di L. 35 Rendita italiana al tasso di L. 93..«... >
60.—
678. 30
120.—
651.-
ToTALE Spese per la Società. L.
Spese pel Giornale della Società (Anno III.^ 1881).
Figate pel premio Ritter istituito nel 1880 ai professori Bozzolo e Pagliani
di Torino L.
per compilazione , traduzione e correzione
• stampa di N. 12 fascicoli (fogli 59) a L. 60 al foglio. . . .
• copertine, legatura di fascicoli e piegatura delle tavole. . . •
» estratti delle Memorie originali date ai signori 'Collaboratori
» stampa di manifesti, programmi, fasce, circolari, ecc
• esazione degli abbonamenti degli associati di Milano e Roma
» spedizione e distribuzione
di posta, telegrafo , cancelleria ecc
per incisioni, disegni, e tiratura di tavole
Totale delle Spese pel Giornale. L.
250.—
672. 80
3540- —
302. 20
402. 80
155.-
47.05
275. 14
36.24
341. 55
6022. 78
Esistenti in Cassa al 31 dicembre i88l..<...L.
275. 50
326. 80
126.80
118.—
315.91
III.ÓO
300.—
146. 55
300.—
60.25
250. 50
2331.91
1509. 30
3841.21
6022. 78
782. 64
10646. 63
re 1881
L.
L.
900. —
120.—
. . . . L.
474. «5
228.—
1020. —
102. —
• • •
L.
»
H Presidente
A. CORRADI
782. 64
702. 25
918.—
500.—
651.—
3553. 89
Il Segretari
CONSIGLIO DI DIREZIONE
dell»
SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE.
pel 1882.
I*^i siderite
Corradi prof Alf«>nsc)
ViU' Presidi f ih
ZuccHi dott. Carlo — Str ambio prof. Gaetan >
Segretario
Pini dott. Gaetano
Vice* Segretari
Caporau dott, Vincenzo — Grandi dott. Ed-oardo
Economo- Cassiere
Sapolini dott. Giuseppe
Bibliotecario
Berla ìng. Riccardo
Mefìtòri
Casarini prof. Giuseppe — De-Giovanni prof. Achille
Fagliami prof. Luigi — Pavesi prof. Angelo.
— 473 —
ELENCO
dei Mtenbrì Onorai Estort eorrispondentt, Perpetni ed SIMtlTl
della Società Italiana dlgieBèb
AMemèri onorari.
Barellai i/oft. Giuseppe, Firenze
Beitillon éhit» Giacomo, Parigi
Bouchardat prof. A., Parigi
Bowditch prof, H. F., Bostom
Chadwick dott, Edwin, Londra
Fair dott, Guglielmo, Londra
Finkeinbarg prof, Carlo Maria, Biriin^
Hirsch prcf. Augusto, Berlino
Mantegazza prof Paolo, senatore^ Firenze
Patteakofiir p9of, Massimiliano, Monaco
Richardson dott. W. Beniamino, Londra
Vircbow prof, Rodolfo, Berlino.
Membri Eiteri Corrispondenti.
Belva! prof, Teodoro, Bru,xelles
Blrth (Winter) dott. Alessandro, Londra
Bonnafont Gian Pietro, Parigi
Boulej prof, H., Parigi
Cannignac Desoombea ing.^ Bordeaux
Colin prof, Leone, Parigi
Ciocq prof, senatore Giovanni, Bruxelles
Dobroslawine prof A. P., Pietroburgo
Donders prof. F., Utrecht
Drasche prof. Antonio, Vienna
Dunant prof P. Luigi, Ginevra
Dwand-Fardel, Parigi
Eassie ing, Guglielmo, Londra
Enlenburg dott. Arminio, Berlino
Fabre dott. Paolo, Commentry
Faavel dott, Adolfo, Parigi
Felix prof, Giacomo, Bukarest
FoBSsagrives prof G. B., Montpellier i
Gibcrt dott., Ilàvre
Góngora dott. Luigi, Barcellona
Hirt prof. Lodovico, Breslavia
Hoffmann prof Francesco, Lipsia
ibaocs C. De Aldecoa, Madrid
Jaossens dott, Eugenio, Bruxelles
Javal dott, Emilio, Parigi
Kordsi dott. Giuseppe, Budapest
Kabom prof, H., Seraing {Belgio)
Lacassagne prof, Parigi
I^ayet prof, A , Bordeaux
X^KOf de Mérìconrt dott. Alfredo, Parigi
Lionville prof, deputato Enrico, Parigi
Lombard dott. H. C, Ginevra
Marié-Davy, Pttrigi
Martin doH. A. J , Parigi
Meudez Alvaro dott, Francesco, Madrid
Montejo y Robledo dott. B., Madrid
Moutard-Martin dott., Parigi
Mailer prof E., Parigi
Napias dott. Enrico, Parigi
Pasteur prof Luigi, Parigi
Proust prof Adriano, Parigi
Rauchfùss dott. Carlo, Pietroburgo
Reclam prof Carlo Enrico, Lipsia
Rochard dott. J , Parigi
Roth dott. Guglielmo, generale, Dresda
Roth dott. M., Londra
Sigmund prof Carlo. Vienna
Silva prof Amado, Lisbona
Simon dott. Giovanni, Londra
Skrzeczka prof Carlo, Berlino
Testelin dott., senatore, Parigi
Thiemesse prof. A., Bruxelles
Trélat ing. prof Emilio, Parigi
Uffelmann dott, Giulio, Rostock
Vallin ^//.Emilio, Parigi
Van Cappelle dott., Aia
Van Overbeek De Meijer prof, Utrecht
Varrentrapp dott, Giorgio, Pramcoforte
Wasserfuhr dott, Arminio, Strasburgo,
— 474 —
Membri Perpetui,
S. M. il Re Umberto I.
Annoni conte Aldo, senatore, Milana
Amaboldi Gazzaniga conte Bernardo, Milano
Belinzaghi conte Giulio, senatore, Milano
Biffi chimico Antonio, Milano
Boncinelli aw, Eugenio, Venezia
Brot Carlo, Milano
Candiani chimico Giuseppe, Milano
Corradi prof. Alfonso, Pavia
Correnti Cesare, deputato^ Poma
De-Cristoforis dott. Malachia, Milano
Delfìnoni oz^. Gottardo, Milano
Gariboldi in^. Giuseppe, Milano
Hennedy Aithen Cora, Milana
Loria P. M. , Milano
Massarani dott. Tulio, senatore, Milanp
Pessani dott. Paolo, Milano
Prandina dott. G. Battista, Milano
Richard Giulio, Milano
Ritter Paolo. Lugano
Rossi dott, Filippo, Milano
Sapolini dott. Gìnseppc/ Afilano
Scanzi azrv, Giuseppe, Milano
Todeschini dott. Cesare, Milcmo
Zienckowicz ing. A. Vittorio, Torino
SEDE CENTRALE DI MILANO
MEMBRI.
Adriani dott, Roberto, Perugia
Ageno prof. Luigi, Genova
Agosti dott. Giuseppe, Bergamo
Agostini dott, Antonio, Verona
Airaghi ing, Francesco, Milano
Ambrosoli dott, Pietro, Milano
A porti aw, Pirro, deputato, Milano
Arcangeli ^i9//. Adriano, Chiaravaìle (Afarche)
Arcari dott. Angelo, Afilano
Arrigoni Luigi, Afilano
Ascoli prof, Graziadio, Milano
Baccelli /r^/". Guido, Afin, della P, Istr,, Roma
Badaloni dott, Giuseppe, San Leo {Pesaro)
Baldinelli Ferdinando, Afilano
Baldini dott, Francesco, Venezia
Baldissera dott, Giuseppe, Udine
Balestra dott. Pietro, Poma
Ballori dott. Achille, Pisa
Bardelli prof, Giuseppe, Afilano
Basile csw. Achille, prefetto. Afilano
Bazzoni dott, Carlo, Milano
Beisso prof, Torquato, Genova
Berla ing, Riccardo, Milano
Berretta dott, Ambrogio, Milano
Bertani dott. Agostino, Genova
Bertarelli dott. Ambrogio, Milano
Betocchi prof Alessandro, Poma
Bianchì dott, Giacomo, Saronno {Afiland)
Bifani dott. Achille, Torraca {Princip. Cit.)
Biffi dott. Serafino, Milano
Bignami Sorniani, ing. Emilio, Milano ^
Billi dott. Luigi, Firenze
Bizio prof Giovanni, Venezia
Bodio prof Luigi, Poma
Bomba dott, Domenico, Genova
Bona dott, G. B., Biella
Bonamici dott, Diomede, Livorno
Bonfigli dott, Clodomiro, Ferrara
Bono dott. Luigi, Milano
Bonomi dott. Serafino^ Como
Borelli prof David, deputato, Napoli
Borghese principe Paolo, Poma
Borromeo conte Carlo, Afilano
Borromeo conte Emilio, Afilano
Bosi prof. Luigi, Livorno
Bosia dott, Giuseppe, prefetto^ Pavia
Bottini prof Enrico, Pavia
Brambilla nobile Camillo, Pavia
Brera dott, Lorenzo, Afilano
Brioschi prof Francesco, senatore^ Afilan^
Briziano dott, Pompeo, Milano
Brocca dott. Giovanni, Milano
Brugnatelli prof. Tullio, Pavia
Brugnoli prof Giovanni, Bologna
Brunati dott. Agostino, Mombello {Milano
Brunetti dott. Augusto Bologna
Brunelli dott. Cesare, Poma
Burresi prof. Pietro, Firenze
Buzzi dott. Emilio, Milano
Cadenazzi ing, prof, G. B. , Como
Caggiati prof. Luigi, Parma
Calastri dott. Luigi, Milano
Calderìni prof Giovanni, Parma
Camelli EnrÌQO^ farmacista, Milano
Caminiti dott, Antonio, Messina
Camozzi nobile G. B., senatore, Btrgomo
— 473 —
na prtf. Roberto, Genova
LTO prof, Stanislao, senatore, Roma
i prof, GioTanni, senatore^ Pavia
1 prof. Gaetano, Milano
Luigi, deputato, Milano
li doti Vincenzo, Milano
■ictt. Circolano, Tr edossi {^Provincia di
nona)
Hi dott. Cristoforo, Milano
ci li prof.y A deputato^ Napoli
". Ciò falò, dott, Giuseppe, Palermo \
nle doti. Agazio, Squillace {Calao.)
li doti. Luigi, Milano
doìl. Amilcare, Precotto (Milano)
\ Zanotli doti. Luigi, Camogli
prof. Adolfo, Bologna
)va Giuseppe, Roma
:o farmaeista Cesare, Milano
a off. Gaetano, Milano
dote. Luigi, Fori)
prof. Azzio, Genova
di dvtt. Ezio, Milano
nis dott. Vittorio, Desio (Milano)
ri dott, Antonio, Milano
li dott. Cesare, Pavia
rei dott. Alessandro, yesi
el dott. Matteo, Fenezia
:i dott. Fabio, Udine
anelli ing. Paolo, Milano
prof. Giuseppe, Messina
dote. Giuseppe, Udine
. prof Domenico, Firenze
toni dott. Giuseppe, Vercelli
nel li dott. Luigi, Passano Veneto
raj^. Carlo, Milano
»lini ing, Girolamo, Milano
ini Alessandro, Roma
Àfarmy T)agohi.'no,Dicomano (Firenze)
. Antonio, Milano
. Carlo, Roma
ni prof. Girolamo, Bologna
ibo dott. Giuseppe, Milano
dote. Pietro, Milano
prof Francesco, Firenze
dott. Linneo, Sondrio
li prof I>orenzo, Afilano
ti dott. Petronio, colon, mcd.^ Firenze
i nobile ing. Luigi, Milano
aux dott, Alberto, Milano
i dott. Paolo, Milano
i dott. Pietro, Milano
la nobile Carlo, senatore, Milano
inezia dote, Pietro, Venezia
abrosio aw. Vincenzo, Sansevero
irolis dote, Nicolò, Oneglia
axa dott, Vincenzo, Trieste
orgi prof Cosimo, Lecce
Del Monte prof. Michele, Napoli
Dell'Acqua dott. Felice^ Milano
De-Meis prof Camillo, Bologna
De* Renzi prof, Errico, Napoli
De-Rossi doti, Girolamo, Perledo (Como)
Della Beffa Luigi, Milano
Di Bagno march. Galeazzo, senat., Mantovtt
Donarelli dott, Attilio, Roma
Du-Jardìn prof, Giovanni, Genova
Ercolani prof. G. B , deputato^ Bologna
l-rba farmacista Carlo, Milano
Faino Alessandro, Milano
Fano dott. Enrico, deputato, Milano
Fantina dott. Emilio, Somma Lombarda
Faralli dott. Giovanni, Firenze
Fasce prof. Luigi, Palermo
P'azio prof Eugenio, Napoli
Fedeli prof F'edcle senatore, Pisa
Fedeli dott. Gregorio, Ro/na
Federici dott. Alessandro, Genova
Federici prof Cesare, Palermo
Felici dott. Luigi, Jesi
Fenoglio dott, Stefano, Venezia
Feroci dott, Antonio, Pisa
Ferraresi dott, Leopoldo, Ferrara
Ferrarlo dott, Antonio, Milano
Ferrarlo Giuseppe di A., Milano
Ferrario prof Luigi, Milano
P'erraris aw. prof, Carlo Francesco, Palici
Ferrerò prof Luigi Ottavio, Caserta
Ferretti dott. Gisberto, Imola
Ferretti dott, chimico Francesco, Pavia
Fichera ing. Filadclfio, Catania
Ferrini prof, Rinaldo, ^ filano
Filippini-Fantoni dott, Domenico, Bergamo
Filonardi ing. Angel«j, Roma
Finali aw. Gaspare senatore^ Rema
Fiori dott. Cesare, colon n. mcd., Alessandria
Forlanini dott, Carlo, ^Milano
Fornasini dott. Luigi, Brescia
Fortis dote, Leone, Milano
Fossati prof Antonio, A filano
Franceschi prof, Giovanni, Bologna
Franchini dote, Eugenio, capitano med,, Roma
Franzini dott. Carlo, Pavia
Franzolini dott, Ferdinando, Udine
Erigerlo dott. Luigi, Pesaro
Frizzoni Teodoro, Bergamo
Frosini dote, AldohraindOy colonn,med,^ Verona
Frua dote. Giovanni, Milano
Fumagalli dote. Cesare, Milano
Funaioli dote. Paolo, Siena
Fumerò doet. Fulvio, Cesena
Gabba prof Luigi, Milano
Calassi prof Luigi, Roma
Galli dote, Giuseppe, Piacenza
Galli dote. Paolo, Milano
— 476 —
Oallico ing, Arturo, Milano
Oatti dott, Francesco, idilano
Giachi ing, Giovanni, Milano
Giacobbe aw, Giovanni, Milano
Giani dott. Paolo, Afilano
Gianni dott, Carlo, Lucca
Gianotti dott. Carlo, Milano
Gibelli prof, Giuseppe, Bologna •
Giordano dott. Alfonso, Lercctra (Palermo)
Giorgio dott, Filippo, Altamura
Giulini avv„ Ferdinando, Afilano
Golgi prof, Camillo, Pavia
Gonzales dott. Edoardo, MomMlo {Milano)
Gonzales farmacista Enrico, Afflano
Grandi dott, Edoardo, Alilatto
Grandi atnj, Giovanni, Milano
Graziosi nobile Francesco, Milano
Grazzi dott. Vittorio, Firenze
Grifoni dott, Romolo, Milano
Grìllenzoni prof. Carlo, Ferrara
Gritti dott. Rocco, Milano
Grossi ing, Giuseppe, Milano
Guaita dott, Raimondo, Milano
<}uastalla dott. Eugenio, Trieste
Guelmi dott. Antonio, Pavia
Guidini ing. Augusto, Alitano
■Guzzi ing, Palamede, Afilano
Hajech dott, Camillo, Milano
Honorati marchese Luciano, Jesi
Inzani prof Giovanni, Parma
Labus dott. Carlo, Milano
Lampertico Fedele, senatore, Vicenza
Lanzillotti-Buonsanti prof Nicola, Milano
Leopardi prof. Gaetano, Siena
Levia dott. Giuseppe, Milano
Licata dott. Giuseppe, Sciacca
Lindner dott. Edoardo, Milano
Longhi dott. Giovanni, Afilano
Lucente dott. Raffaele, Cotrone
Luciani prof. Luigi, Firenze
Machiavelli dott. Paolo, colonn. med., Piacenza
Maciachini ing. Augusto, Milano
Madaschi dott. G. B., maggiore med.y Brescia
Madruzza prof Giuseppe, Perugia
Maestri Rainieri, Alitano
Maggioli dott. Vincenzo, Roma
Maggiorani prof. Carlo, senatore, Roma
Magni prof. Francesco, senatore, Bologna
Maineri Gaspare, Milano
Maironi da Ponte dott. Federico, Bergamo
Manayra dott. Paolo, generale med,^ Roma
Manasse! prof Casimiro, Roma
Mangiagalli dott. Luigi, Milano
Maragliano dott. Dario, Catanzaro
Marcacci prof Giosuè, Siena
Maroni Alessandro, Mantova
Maroni dott, Arrigo, Milano
Marroni pref» Giuseppe, Ptmpa
Martari dbtt^ Giovanili, AfUam
Masini dott, Gi«Ko, CartùUh {Firtmii)
Massara Fedele^ MiUn^
Mauro dott, Miobele, TrimitopoU
Mazzoni prof Costanzo, lòoma
Masaotti «hit, Luigt, BoUgmm
Mazzucchelli prof Angiolo, Paxia
Medini dott. Luigi, Bologna
Mezzini dott, AugvstOj Bologna
Miehelaoci prof. Augusto, Firttme
Michetti dott. Antonio, Posaro
Milesi ing. Angelo, AfiUmo
Minati prof, Carlo, Pita
Minghetti Mìarco, cteputato, Bologma
Minich dott. Angelo, V«me9Ìa
Mocenigo conte Alvisa, Vemoùa
Mogliazza dott. Luigi, Gaggiamo (AfUm
Moleschott prof Jacopo, senatore.^ Rom
Mondinarì dott, Ernesto, Cattellacckio
Montalti dott. Ciro, Ravenna
Monteverdi dott. Angelo, Cremoma
Monti dott. C. F., Milano
Morandi dot^. Luigi, Mitano
Moretti dott, Gaetano, Crema
Mori dott. Robusto, Cesena
Morì dott, Giovanni, Brescia
Moriggia prof AUprando. Roma
Mosca dott Giuseppe, Casalmaggiore
Murri prof Augusto, Botola
Musatti dott. Cesare, Venezia
MUller Trenk Ignazio, Milano
Murnigotti ing. Giuseppe, Milano
Mussi chtt, Giuseppe, deputato, Af itami
Negri aw. G. B., Milano
Nicoli ni dott, Teodoro, Milano
Nizzoli dott. Achille, Cremona
Norsa Adolfo, Milano
Nosotti dott. Innocente, Pavia
Occhini prof Francesco, Roma
Omboni dott. Vincenzo, Cremona
Orsi prof Francesco, Pavia
Orsi dott, Girolamo, Ancona
Orsi prof. Romeo, Alitano
Ottavi dott, Francesco, Reggio £milia
Ottolenghi aw. Salvatore, Milano
Pacini prof Filippo, Firenze
Padova dott. Carlo, Pavia
Pagello dott, Pietro, Belluno
Palazzini dott. Aristide, Bergamo
Pantaleoni dott, Diomede senatore, Roì
Panzeri dott. Pietro, Milano
Pasqualini dott. Alessandro, Forti
Pavesi prof Angelo, Milano
Pavesi Carlo, chimico. Martora
Pavesi aw. Riccardo, Afilano
Pecco dott. Giacomo, colonnello medico, R
— 477
Tini é^H, EmiUo, Milano
ra dott, Francesco, Comiso {Siracusa)
Emrì praf, Giorgio, Firenze
ili auv, Pietro, Roma
xy doti, Carlo, Brescia
Houy datt. Angusto, Milano
bini prof. Saverio, Macerata
dott. Gaetano, Milano
i /WiT- G. B , Afilano
0 dott, G. B., Genova
\ prof. Edoardo, Milano
1 Jott. Edoardo, Cremona
► Lambertengbi Giulio, senatore, Milano
tli Carlo, senatore, Milano
Kccini dott. Ettore, Montesamfito
ialti prof, Giuseppe, Messina
ioli dott. Giovanni, Ravenna
jlino prof. Antonio, Milano
;i prof. Antigono, Vo^qkera
azzotli dott. Pietro, Bosisio (Como)
, prof. Francesco, Roma
.gli dott. Gaetano, yesi
onico dott. Antonio, Milano
rdi dott. Amilcare, Milano
Idini dott, Gaetano, Milano
prof Alberto, Berti già
ìlotli dott. Francesco, Cremona
andini dott. Alessandro, .Apiro (Marche)
:alli dott, Antonio, Bergamo
rati prof. Francesco, Bologna
nini avv. Enrico, Milano
nini dott. Giovanni, Milano
i prof. Guglielmo, Milano
\ dott (^XxqXtcoìo^ maggiore med.y Milano
i dott. Elia, Cairo
er prof Giorgio, Firenze
;i prof. Giuseppe, Bologna
oli dott. Lazzaro, Legnano
ini dott. Giuseppe, Recoaro
ani dott. Giuliano, Milano
hi ing. Archimede, Milano
hi prof Giuseppe, Afilano
in^. Luigi, A fila no
one dott. Carlo, Roma
oli prof. Gaetano, Genova
agata prof. Domenico, Bologna
\\ prof. Francesco, Roma
;nzio prof Angelo, Pavia
stai Leopoldo, Milano
;i aw, Giuseppe, Afilano
ini dott. Pietro, Pavia
i dott. Pio, Cesena
>lini rag, Carlo, Afilano
herd ing, James, Afilano
;le CKJV, Gualtiero, Afilano
prof, Andrea, Firenze
Solari dott. Achille, AIUcmo
Solerà prof. Luigi, Siena
Soresina dott, G. B., Afilano
Sormani prof Giuseppe, Pavia
Sozzani dott. Erminio, Afilano
Spatuzzì prof Achille, Napoli
Sperotti dott. Ferdinando, Verona
Springmuhl dott, Ferdinando, Londra
Squadrelli dott, Emilio, Pavia
Strambio prof, Gaetano, .Milano
Superchi dott. Vincenzo, capit. med., Mantova
Taruffi prof Cesare, Bologna
Talini farmacista Giuseppe, Afilano
-Tamassia prof Arrigo, Pavia
Tarchini Bonfauti barone, dott, Antonio,
Milano
Tassani dott. Alessandro, Como
Tccchio dott. Vincenzo, Venezia
Tenchini prof. Lorenzo, Parma
Tenderini dott. Giuseppe, Carrara
Terzi dott, Ernesto, Afilano
Tibaldi dott, Aribcrto, Milano
Tirinanzi dott. Ernesto, Afilano
Tizzoni prof Guido, Bologna
TomaselH prof Salvatore, Catania
Tommasi dott, Tommaso, Firenze
Tommasi prof Salvatore, senatore, A'apoli
Tommasi Crudeli prof Corrado, Roma
Torelli conte Luigi, senatore, Firenze
Toscani prof Davide, f\oma
Turchi P^of. Marino, Napoli
Turchi dott. Ferdinando, Ancona
Ughetti dott. G. B., Catania
Valerani dott Fulvi<), Casale A fcnf errato
Valsecchi doti. Gabriele, Afilano
Veratli ing. Girolamo, Afilano
Verga prof Andrea, senatore^ Afilano
Verga dott. G. B., Afomòcllo (Afilano)
Vigna dott, Ce«ire, l'cnezia
Vimercati dott. Francesco, Bagnolo (Crema)
Violini dott, Marc'Antonio, maggiore med..
Verona
Visconti dott. Achille, Afilano
Vitali abate I*uigi, Afilano
Vittorangeli dott. Augusto, Afonie Carottc-
Voghera dott. Achilie, Cà de' Stefani
Volpe dott. Luigi, Agordo [Belluno]
"Winderling dott. Gustavo, Milano
Zambelletti farmacista Lodovico, Afilano
Zambianchi dott. Antonio, Roma
Zawerthal prof Wladimiro, Roma
2^rsi dott. Silvio, Chiesa (Sondrio)
Zoccoli prof Francesco, Afilano
Zoja prof, Giovanni, Pavia
Zucchi dott. Augusto, Milano
Zucchi dott. Carlo, Milano
— 478 —
SEDE PARTICOLARE DI MODENA
Presidente^ prof. Giuseppe Casarini
Vice- Presidente, dott. Teobaldo Malagoli
Segretario, dott. Antonio Razzaboni
Economo-Cassiere, ing, Giovanni Messori-Roncaglia.
MEMBRI.
Baccarani rag. Pio, Modena
Boccolarì dott, Antonio, Modena
Casarini prof, Giuseppe, Modena
Foà prof. Pio, Modena
Friedmann avv. Angelo, Modena
<}enerali dott, Francesco, Modena
Oenerali prof. Giovanni, Modena
Ghiselli dolt, Emerenzio, Modena
Guaitoli dott, Lnigi, Modena
Guzzoni degli Ancarani dott, Arturo, Mo-
dena
Malagoli prof. Teobaldo, Modena
Marchi dott, Vittorio, Modena
Menafoglio Paolo, Modena
Messori-Roncaglia ìng, Giovanni, Modmei
Nasi dott. Luigi, Modena
Razzaboni dott, Antonio, Modena
Ricchi dott. Teobaldo, Ancona
Tamburini prof. Augusto, Reggio Emilia
Tampeliini prof, Giuseppe, Modena
Triani otw, Giuseppe, Modena
Vacca prof. Luigi, Modena
Vecchi aw. Pio, Modena
Zanoli dott, Carlo, Modena
SEDE DI PADOVA
Presidente, prof. Achille De-Giovanni
Vice-Presidente, prof. Bernardino Panizza
Segretario, dott. Napoleone D'Ancona
Economo- Cassiere, dott. Massimo Sacerdoti
Consiglieri, prof. Carlo Rosanelli — Dott. Giovanni Berselu —
Avv. Emiliano Barbaro — Ingegn. Luigi Aita
: — Ing. Giovanni Brillo.
MEMBRI.
Andreasi prof. Achille, Padova
Aita ing. Luigi, Padova
Alessio dott. Giovanni, Padova
Baufìchi ing, Simeone, Padova
Barbaro avv. Emiliano, Padova
Barbò-Soncin dott. Antonio, Padova
Bellini dott, Costantino, Saonara
Beggiato aw, Tullio, Padova
Benvenisti ing. Gabriele, Padova
Berselli dott, Giovanni, Padova
Biaggini Vincenzo, Padova
Bianchetti dott, Gualtiero, Veroni
Bianchini ing. Giorgio, Padova
Borgonzolli dott. Pietro, Padova
— 479 —
daiim Gaetano, Tioh {Prov, di Padove^
prof. Achille, Padova
ing. Giovanni, Padova
ini Angelo chimico-farmacista f Padova
la dott. Salvatore, Padova
>rese doti, Andrea, Padova
Ji Antonio, Padova
trini prof, Giovanni, Padova
0 Venceslao, Padova
li doti, Giuseppe, Padova
ich dott, Giovanni, Padova
sato doit. Dante, Padova
» prof, Francesco, Padova
ella conte Giovanni, senatore, J'adova
Iella Vigodarzcre conte Gino, Padova
aldi Treves contessa Emma, Padova
oa Giuseppe, Padova
cona dott. Napoleone, Padova
uà Giuseppe, Padova
ira Marco, Padova
iovanni prof. Achille, Padova
iovanni Traversi Rosina, Padova
ìse ing. Pietro, Padova
icco Alberto presidente dell* Orfanotro-
io delle Grazie, Padova
1 Boldù conte ing. Leonardo, Padova
d Boldù conte Girolamo, Padova
0 dott. Giovanni, Tribano (Padova)
3 azn/. Paolo Francesco, Padova
io ing. S. O. , Padova
igo doti, Francesco, Padova
0 dott. Morando, Padova
tto Giovanni Andrea, Padova
1 dott, Francesco Saverio, Padova
)uzzi prof, Francesco, Padova
prof. Michele, Padova
olo dott, Nicolò, Padova
Gasparotto dott. Achille, Padova
Gradenigo prof Pietro, Padova
Grasselli ing. Vincenzo, Padova
Kofler Emilio, Padova
Leoni Luigi, Padova
Luzzato dott. Beniamino, Padova
Maluta Carlo, Padova
Manzoni dott, Giovanni, Padova
Marcon dott. Felice, Padova
Mauro Gaetano, Padova
Menegazzi Giovanni, sindaco di Conselve
Morelli aw, Alberto, Padova
Moro dott, Ettore, S. Giorgio delle Pertiche
Nichetti Maffeo, Padova
Omboni prof Giovanni, Padova
Pani zza prof. Bernardino, Padova
Pasquale dott, Ferdinando, Padova
Pennato dott, Papinio, Padova
Perin dott. Sante, Grantorto
Piovene Sartori contessa Adele, Padova
Povoleri dott. Luigi, Stanghetta (Padova)
Komanìn-Jacur ing. Leone, deputato, Padoia
Rosanelli prof. Carlo, Padova
Rossi dott. Luigi, Agna
Sacerdoti ing. Emilio, Padova
Sacerdoti dott. Massimo, Padova
Sotti dott, hc&ndro/ Padova
Squarcina az/v, Ferruccio, Padova
Taboga Giuseppe, Padova
Tebaldi prof Augusto, Padova
Tedeschi dott. Alfonso, Verona
Tolomei prof. Giampaolo, Padova
Treves De-Bonfili Giuseppe, Padova
Vanzi chimico Ferdinando, Monselice
Varisco (eredi) Stab, Termale di Monteortone
Viterbi aw, Giuseppe, Padova
Zambelli Luigi, farmacista^ Padova
SEDE PARTICOLARE PIEMONTESE (Torino)
Presidente^ prof. Luigi Pagliani
Vice- Presidente^ prof. Alfonso Cossa
Segretario^ prof. Enrico Morselli
Vice-Segretario^ dott. Giovanni Bono
Economo-Cassiere^ dott. Carlo Alberto Valle.
M E M B R I.
>tti dott, Giuseppe, Torino
dott. Francesco, Torino
\ dott, Daniele, Torino
ni Veglio aw. Giuseppe, Torino
Baretti prof. Martino, Torino
lìellini dott. Francesco, Torino
Beltrame dott, Vincenzo, Casalmonferrato
Berg<esio dott. Libero, Torino
— 4^0 —
Berruti doti, Giuseppe, Torino
Bertinaria ing, Giuseppe, Torino
Bianco dott, Nicolò, Torino
Bizzozero prof, Giulio, Torino
Bogino dott. Leonardo, Torino
Bonino dott, Giuseppe, Torino
Bono dotL Giovanni, Inorino
Borgna cav, Giuseppe, Torino
Bozzolo prof, Camillo, Torino
Calozzo dott. Michele, Castiglione Tintila
Caponotto dott, Amedeo, Torino
Carcnzi dott. Jieniamino, Torino
Carrera ing, Pietro, Torino
Cerruti dott. Giov. Batt. , Torino
Cirioili doti, Giuseppe, S, Stefano Belbo
Civallcri dott. Giuseppe, Torino
Colliex dott. Jacopo, Torino
Concato prof Luigi, Torino
Curradini ing. F. , Torino
Cossa prof. Alfonso, Torino ^
Cougnet dott. Ippolito, Torino
Couvert dott. Gustavo, Susa
D'Ancona prof. Luigi, Torino
Dcnza padre Francesco, Afoncalieri
De-Matheis dott. Giuseppe, Demonte
Delfino dott. Pietro, Cuneo
De- Paoli dott. Erasmo, Torino
Dionisio dott, Flaminio, Torino
D'Ovidio f^f Enrico, Torino
Fano dott. Giulio, Firenze
Falchi dott. Francesco, Torino
Fenoglio dott. Ignazio, Torino
Ferraris prof, ing, Galileo, Torino
Ferrerò dott. Luigi. Xoi-ara
Fiori dott. Giovanni Maria, Cagliari
Fubini prof. Sinionc, Palermo
Gallenga dott, Antonio. Alòiano di Ivrea
Gamba dott. Alberto, Torino
Garrone dott. Luigi, Torino
Gazzera dott, Giuscnpo, Torino
Giacomini prof, Carlo, Torino
Giacosa dott, Piero, Torino
Gilodi ing. Costantino, Inorino
Giorcelli dott. Giuseppe, Casalmonf errato
Giordano prof, Scipione, Torino
Gitti rag, Vincenzo, Torino
Gnocchi dott. Giuseppe, Romcntinc
Graziadei dott Bonaventura, Tarine
Gribodo ing. Giovanni, Torino
Goareschi/^. IciKo, Tarmo
Hutchinson dott, Thoinas, Torimo
Inverardi dott. Giovanni, Dormo
Lmnra dott. Secondo, Torino
Lombroso prof. Cesare, Torino
Margary dott. Fedele, Torino
Marro dott, Antonio, Limone
Mattirolo dott, Oreste, Torino
Morra dott, Emilio, Torino
Morselli /r<2/i Enrico, Torino
Mossa dott, Andrea, MonctUieri
Mosso prof. Angelo, Torino
Naccari prof, Andrea, Torino
Norlenghi dott, Aroldo, Torino
Novaro-Mascarello dott. Nicolò, Torino
Pagliani prof. Luigi, Torino
Pagliani prof. Stefano, Torino
Palazzolo dott. Eugenio, Torino
Parola dctt. Giuseppe, Cuneo
Pasquali at/v, Ernesto, deputato, Torino
Percival dott. Francesco, Torino
Pérroncito prof. Edoardo, Torino
Peschel dott. Massimiliano, Torino
Piccinini dott. Ettore, Asti
Picena dott. Felice, Canelli
Piolti dott. Giuseppe, Torino
Rey dott. Eugenio, Torino
Reycend ing. prof. Angelo, Torino
Reymond prof. Carlo, Torino
Riccardi Di-Nctro conte Ernesto, Tcrth
Rodano dott. Paolo Adolfo, Torino
Ruschena dott. vet, Bartolomeo, Ugnali
Sanquirico doft. Carlo, Torino
Schiapparelli dott. Cesare, Torino
Squarini dott. David, Novara
Spantigati dott, Giovanni, Toiino
Tibone prof, Domenico, Torino
Torre dott, Alessandro, Torino
Tose! li dott, Enrico, Torino
Traversa A. ing, Emanuele, Torino
Ubertis dott. Ambrogio, Casale
Valle dott, Carlo Alberto
Vaschctti dott, Francesco Gius., Vignai
Vignai dott, G. S. , Torino
Villavécchìa dott, Francesco, Alessandrù
Vinardi dott. (ìiuscppe, LanzO' Torinese
Zanna dott, Piero, Torino
Zienkowìcz ing. A. Vittorio, Torino
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Dott. Gaktano Pimi, Gerentr.
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Milano. iSSa. — Scab. G. CivclI
PARTE PRIMA.
MEMORIE ORIGINALI.
TOPOGRAFIA
E STATISTICA MEDICA DEL COMUNE DI RAPOLANO
del Dott. Vittorio Rovini
(Continuazione e fine)
CAPITOLO Vili.
Stabilimenti incomodi, pericolosi e nocivi.
Mancando affatto nel nostro territorio stabilimenti industriali, se si eccettua
b oliviere dove si macinano le olive e si estrae l'olio, e i mulini da fru-
Dento, si può dire che nessun stabilimento pericoloso o nocivo alla pub-
bGca e privata igiene esista in questo Comune. Esiste però una non lieve
pigione di pericolo in un largo sprofondamento di terreno quasi circolare
e tatto a guisa di un cratere vulcanico, conosciuto col nome di mofctay e
Ae si trova 'nell'andare da Rapolano ai bagni termo-sulfurei del medesimo
tome.
Ecco come la descrive il prof. Targioni-Tozzetti :
H diametro a bocca di questa mofeta è di circa 232 piedi parigini e la
ofondità è di quasi tre uomini. Dalla rottura irregolare di quel travertino
tto airintomo dell'orlo, potrebbesi ragionevolmente supporre, come d'altra
rte vuole anche un' antica tradizione, che quella buca fosse stata pro-
tta da un avvallamento della crosta cavernosa del travertino medesimo
i una volta formava tutto un ripieno, e che mancatole il sostegno sia
mto a sprofondare. Che poi quello spazio di travertino all'intorno sia
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— 483 —
CAPITOLO IX.
Cimiteri.
Sei sono i cimiteri esistenti in questo Comune, dei quali due più grandi
stinati al Capoluogo delle due Frazioni comunali, e gli altri quattro per
villaggi di Poggio Santa Cecilia, Armajolo, San Gemignanello e Modanella.
lello di Rapolano sia per Tampiezza, per la sua posizione topografica,
me pure per la distanza dall'abitato, è intieramente a seconda delle pre-
rizioni della legge: quello delle Serre, se per tutto il resto corrisponde
^rettamente come il primo, lascia qualcosa a desiderare per la sua posi-
one, essendo situato alquanto a levante del Castello delle Serre. In essi,
)me in tutti gli altri, i cadaveri vengono inumati in fosse separate e della
)lata profondità, ed il terreno essendo fognato per la deviazione delle
:qae, è in buone condizioni idrauliche. Dotati di una pulita e ben aereata
anza mortuaria, sono altresì in uno stato molto decente (parlo sempre
si due principali) i muri che li circondano, anzi non raramente adomati
i epigrafi e modesti monumenti, mentre attestano la pietà dei superstiti
^0 gli estinti, fanno fede altresì della loro civiltà, essendo famoso il detto
le la civiltà di un popolo si misura dal rispetto verso gli estinti.
Sovrastante alla camera mortuaria è nel cimitero di Rapolano la casa
d beccamorti, nella camera del quale è situato un campanello che per
ezzo di un filo viene posto in comunicazione colle braccia dell'estinto,
ide qualora si tratti di una morte apparente, ninno ostacolo vi sia alla
)era manifestazione della vita. A questo proposito però mi si permetta
l' osservazione. Se si è creduto bene ricorrere ad un tanto savio prov-
ìdimento per il cimitero di Rapolano, come mai è stato ciò trascurato
:r gli altri cimiteri ? Io non pretendo no che in ciascun cimitero si eriga
la casa per il custode, ma ricordiamoci però che l'articolo 6i, Cap. IV,
el Regolamento sulla Sanità pubblica dice :
< Non si potrà procedere alla sepoltura dei cadaveri se non sieno tra-
^rse 24 ore dalla morte nei casi ordinari e 48 nei casi di morte im-
rowisa, ecc.
< In tale frattempo non sarà lecito abbandonare il cadavere, né coprirgli
^ faccia, né di porlo in condizione qualunque che possa essere di osta-
rlo alla libera manifestazione della vita, quando la morte non fosse che
Pparente ».
y?
_ 48s —
CAPITOLO X.
Mezzi di comunicazione.
EO di comunicazione per eccellenza fra i diversi popoli quale si
^▼ia, non manca a Rapolano, situato come è a forse cento passi
ico ferroviario Asciano-Chiusi e dove è situata una comoda e pu-
ione, che prende nome dal paese medesimo, con relativo ufficio
per i bisogni della popolazione. Questo mezzo di comunicazione
grandissimo vantaggio per Rapolano, inquantochè il poter accedere
lente fino al luogo dei Bagni (a parte la bontà delle acque) è un
coefficiente per decidere i bagnanti a recarsi qui piuttosto che
:; adesso poi che di stabilimenti balneari, ne sorgono ogni pie so-
nelle diverse regioni d'Italia, molti dei quali, benché per bontà di
non possano neppure in minima parte competere con quelli nostri,
Ite è tanta la reclame che si fa ad essi, e si svariati i passatempi
d circondano, che fanno una terribile concorrenza a quelli che
»no siffatti vantaggi, benché migliori terapeuticamente parlando.
fttibilimenti balneari essendo ad una certa distanza, benché piccolis-
paese, ad ogni arrivo, di treni si trova un servizio inappuntabile
ed omnibus che vi trasportano mediante un tenue compenso,
lo a questo servizio, mi si permetta un' osservazione. Non poche
bagnanti che vengono a Rapolano senza un indirizzo certo dello
Ito balneario a cui recarsi, si lasciano ancor essi guidare da que-
ledenti, i quali con una certa pratica che da tanto tempo hanno
cose, saputa la malattia, giudicano senz' altro dove trasportare i
viaggiatori. Questa é una abitudine molto dannosa sia per coloro
le acque salutari vengono a trovare un conforto alle singole malattie,
la fama e la reputazione delle acque medesime. Non tutte le ma-
r ho già detto altra volta, possono curarsi ad un dato stabilimento,
ks nelle stesse affezioni cutanee bisogna tener conto della forma e
il delia malattia, dello stadio a cui é giunta, delle controindicazioni
idnali, ecc., tantoché é sempre bene consultare le persone dell'arte
, di recarsi ad uno stabilimento piuttosto che ad un altro, e ciò ripeto,
evitare il caso di incolpare le acque quando invece non dovrebbesi
are che il difetto di discernimento.
stazione ferroviaria non solo é di una grandissima utilità per Rapo-
— 486 —
lano in tempo delle bagnaturei ma il commercio stesso dei travertini, quello
del manganese ricevono un valido impulso da questo facile mezzo di tra
sporto.
In quanto al servizio di posta, accennerò che la distribuzione delle cor-
rispondenze si fa air ufficio postale ad ogni arrivo di treni, mentre un pedone
postale si reca ogni giorno nella mattina a distribuirle nella Frazione delle
Serre, ed altro pedone nell' interno della Frazione di Rapolano e ai diversi
stabilimenti balneari.
Di strade pure fra provinciali e comunali non havvi penuria in questa
territorio ; e già vediamo consultando la tavola qui annessa come sopra una
superficie di Ettari 8,194.28, quanto è la superfìcie dell'intiero Comune,
sieno aperti al transito chilometri 36 e 300 metri, e più in costruzione un
chilometro e mezzo di strada comunale.
La strada provinciale è quella che da Siena passa attraverso il piano del
Sentino e mette in comunicazione il territorio rapolanese colla Val di Chiana
e quindi coi numerosi paesi che vi sono situati. Questi paesi sono frequen-
tatissimi in tempo di mercato e di fìera, specialmente Fojano, Sinalunga e
Monte San Savino, e con questi principalmente e colla città di Siena fa
scambio di prodotti il commercio di Rapolano.
Le strade comunali poi sono state tracciate per mettere in comunicazione
le due Frazioni fra di loro e coi vari villaggi, come pure per mettere in
comunicazione Rapolano con Asciano e Lucignano che sono i paesi cir-
convicini.
Queste strade sono ordinariamente date in accollo per la loro manuten-
zione, e veramente a questo proposito non trovo nulla da ridire se si eccettua
una certa poca attenzione nella frantumazione della breccia che talvolta è
cosi grossolana da essere di non lieve impedimento al transito dei diversi
veicoli , molto più che da qualunque parte voglia accedersi a Rapolano ,
Serre ed agli altri villaggi, è necessario fare un buon tratto di salita ed il
più spesso non tanto agevole.
Le strade interne dei paesi sono lastricate con travertino o con pietra
serena ; anzi si spera che con il tempo verranno completati certi piccoli
tratti di esse che tuttora sono a sterro; i quali benché poco frequentati,
si riducono neir inverno in tanti incomodi pantani.
La pubblica illuminazione viene fatta con lumi a petrolio cosi detti olla
prussiana o a calza tonda; e questa illuminazione se generalmente è suffi-
ciente ai bisogni della popolazione nelle strade le più frequentate, non è
cosi in alcune di secondaria importanza che lasciano alquanto a desiderare.
Tavcìa XXXÌir.
delle strade comunali di Rapolano.
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CAPITOLO XI.
;ico> ostetrico, farmaceuiico e veterinario.
;ico viene disimpegnato da due inedìco-chirurghi
IP, r altro alle Serre, i quali messi in rapporto colla
Iti al disimpegno 'delle loro attribuzioni: non è cosi
colle malattie; che talvolta si sono verificate tali
necessario ricorrere a degli aiuti. Le condotte sono
retribuite ciascuna con L. 2300, compreso l'ob-
delle visite necroscopiche, della compilazione delle
i' l'obbligo della cavalcatura,
ak del disbrigo del servizio sanitario debbo prima di
- pianeggianti essendo le strade che conducono alla ge-
i:oloniche, facilmente riesce l'accedervi anche con veicolo
■i diverse però situate in luoghi montuosi ed alquanto sco-
•^ sarebbe l'accedervi co] mezzo di trasporto suddetto, quindi
rtconere alla cavalcatura o eccezionalmente al carro tirato
dd medici nei due predetti paesi situati molto in alto oflre
pei la salubrità dell'aria, benché con frequenti vana-
— 488 —
zioni di atmosfera. Qualche raro caso di febbre periodica si osserva ancora
in questi paesi, ma raramente ed in persone che frequentano spesso la cam-
pagna senza le debite precauzioni igieniche. Il caro dei viveri non è esa-
gerato : anzi certi generi di consumo domestico essendo piuttosto vili di
prezzo e le pubbliche botteghe fomite di tutto ciò che può concernere ima
buona e sana alimentazione, ne consegue che meno peggio trascorresi la
vita materiale in queste residenze.
Moralmente parlando, un certo rispetto circonda il medico condotto il
quale colla buona volontà e coli' intervenire sollecitamente alle chiamate ,
sappia procurarsi la simpatia e la stima degli abitanti. Sicuro in tutte le
regole vi è la sua eccezione, per cui non sarebbe male che per queste ec-
cezioni, l'Associazione nazionale dei Medici condotti si prendesse l'incarico
di far stampare, il Saggio di Galateo per i malati del prof. Giordano che
incomincia :
< Onora il medico ed il chirurgo acciocché tu viva lungamente sulla terra.
< Ed anche un po' l'ostetrico e la levatrice che t' ha aiutato a venire in
questa valle non tutta di lagrime >.
Ad ogni modo il medico condotto bisogna che si consoli pensando che :
€ La vita del pratico è faticosa ; essa ha nondimeno il compenso di
una coscienza soddisfatta, della stima e dell'affetto dei propri concittadini > .
La vita del pratico è l' esercizio continuo del bene e, come dice Beranger :
€ Aimer, aimer c'est ètre utile a soi,
€ Se /aire aimer c^est ètre utile aux autres,
< Il pratico del contado arricchisce raramente.
€ Per arrivare alls^ fortuna v' hanno mezzi più facili, la Borsa. Esso ha in-
vece per sé le ricchezze del sapere e dell'intelletto che gli procurano con-
tenti ineffabili. Se talora incontra degli ingrati, si consola pensando che la
gratitudine richiede esercizio di memoria, e per certuni questo esercizio riesce
faticoso > (0.
Ritornando all' argomento dirò come vi sieno due farmacie nel territorio
di Rapolano, una delle quali posta a Rapolano, l' altra alle Serre, ben cor-
redate di ogni medicamento e montate con una certa eleganza : le quali far-
macie riescono abbastanza sufficienti per i bisogni della popolazione sia per
i rimedi che vi si trovano^ come per la distanza da tutte la case coloniche.
(l) Vedi Urgentiora óf frequentiora artis, del prof. Giordano.
— 489 —
n servizio ostetrico viene disimpegnato da due levatrici debitamente pa-
tentate e che vengono retribuite dal Comune per la residenza con L. 200
dascana. A proposito di questo ramo di servizio sanitario, debbo dire come
io non so abbastanza stigmatizzare Y operato di quelle madri che pure di non
spendere quella tenue retribuzione colla quale viene compensata la levatrice,
ricorrono a certe donnicciuole prive di ogni sapere e gonfie di ignoranza,
per l'assistenza nei parti. Da questa mala pratica ne deriva che sia la le-
vatrice che il medico, nei casi complicati, vengono chiamati quando è già
passato il tempo utile, esponendosi cosi alle più critiche situazioni, con gran
danno pure delle stesse partorienti. Il ciarlatanismo va combattuto sotto
latri gli aspetti si presenti, per cui sarebbe bene che l'Autorità amministra-
tiva se ne occupasse alquanto , rifiutando di inscrivere nei registri dello
.Stato civile, tutte quelle creature che venissero presentate senza un docu-
mento comprovante l'assistenza della levatrice.
L'arte veterinaria pure è rappresentata da due medici veterinari debita-
mente patentati e liberi esercenti, i quali oltre al disimpegno del loro esercizio
presso i privati, vengono pure richiesti dall'Autorità comunale nei casi di
epizoozie, ed ogni qualvolta i bisogni della pubblica igiene lo richiedano.
— 490 —
PARTE QUINTA
CAPITOLO I.
Letteratura medica.
Non molto scarso è il numero di autori che hanno scrìtto di cose me-
diche attinenti a questo Comune: di autori paesani però, non è a mia no-
tizia che vi sia stato alcuno. Né è da far meraviglia se questo Comune^
per altre cose ignorato, ha avuto degli scrittori sulle cose paesane, giacché
le sue antichissime e reputatissime acque termali non potevano fare a meno
di attirare l'attenzione degli studiosi. Già, secondo che ne dice il Pecci,
aveva questo Bagno caldo nell'anno 1309 acquistato un credito tale, che
anche da parti remote vi concorrevano i malati per curarsi da varie infer-
mità. Nella Relazione sullo Stato ^di Siena^ fatta da Simone di Messer Jacopo
Tondi, riportata dal Tommasi, si rammenta questo Bagno come molto si-
mile per le sue acque a quello di Macereto. Più tardi è stato pure citato
dall'Auditore Bartolommeo Gherardini nella Relazione sullo Stato senese,
presentata al Granduca Cosimo III l'anno 1676. Il Gigli ancora parla di
questo Bagno : diversi autori antichi parlano delle acqud termali di Rapolano
in vari trattati riuniti nella collezione stampata a Venezia, dai Giunti, nel
1553. Questi autori sono Gentile da Foligno nel suo De Balneis iractatus
secunduSf Ugolino da Montecatini nella sua operetta De Balneis et thermis
e Bartolomeo da Clivolo torinese nel suo opuscolo De Balneorum naturalium
virièus. Ne parla pure di queste acque, secondo che cita il Pecci, Antonio
Maynero, come pure Andrea Bacci nella sua opera De Thermis,
Nel 1639 venne in luce un trattato su questi Bagni scritto dal Medico
e Filosofo Leonardo Tenucci. Ma il primo che facesse conoscere m^lio
la chimica composizione delle acque termali e sulfuree di Rapolano, fu il
prof. Domenico Battini nelle sue Ricerche intorno alle acque minerali ed^"
epatiche ed alla analisi chimica di diverse acque minerali dello Stato di Siena.
— 491 —
In seguito ne parlò il prof. Giorgio Santi nel 1801 nei suoi Viaggi nella
pravifuia ài Siena, riportandone Tanalisi del Battini.
Il prof. Giuli pubblicò nel 1831 la sua analisi sulle dette acque, e quasi
contemporaneamente il dott. Antonio Targioni-Tozzetti, illustre chimico e
naturalista fiorentino, pubblicava la sua Analisi chimica delle acque di Ra-
pelano che unitamente a quella del Giuli porta il vanto su tutte le descri-
zioni fatte di queste acque, per l'estensione e la precisione dell'analisi. Nel
1856 il prof. Enrico Buonamici di Firenze, allievo del Targioni, scriveva
pure un'accurata analisi chimica e le indicazioni terapeutiche del Bagno
temperato di San Giacomo a Pelacane ; nel 1 863 il dott. Caifassi scriveva
un opuscolo intorno alle virtù terapeutiche del Bagno caldo, e recentemente
nel 1875, ^ Bagno termo-sulfureo della Querciolaia veniva illustrato chimica-
mente dal professor Giovanni Campani di Siena, e terapeuticamente dal
prof. Salvadore Gabbrielli della stessa città, in una medesima memoria stampata.
Tranne dei precedenti, non è a mia notizia che vi sieno stati autori si
paesani che forestieri, che abbiano lasciato scritti su cose mediche riferentisi
al Comune di Rapolano.
CAPITOLO II.
Storia dell'igiene riguardante il Comune di Rapolano.
U bisogno universalmente sentito di migliorare le condizioni igieniche
della maggior parte dei Comuni, finalmente si è fatto strada ancora in seno
del Governo Italiano, e a questo proposito il Ministro Villa nel suo di-
scorso pronunziato , uno degli anni decorsi , ai suoi elettori di Villanova
<l'Asti, pronunciava delle parole incoraggiantissime a favore dell'igiene, della
pubblica sanità e dei medici condotti. < L'Italia, cosi si esprìmeva, questo
Paese benedetto da tanto sorriso di cielo, è pure in questa parte in con-
<liaoiii inferiori a quelle di molte altre regioni che non hanno lo stesso
^efizio di terra e di sole. Le tavole di mortalità fanno testimonianza crudele
di questa verità. Quale ne è la causa ? Egli è che nelle grandi città e più
ancora nei Comuni rurali la pubblica igiene è grandemente trascurata, »
Quindi dopo avere accennato all'obbligo che incombe al Governo di in-
^^'^nire colla sua tutela a sollecitare l'opera delle pubbliche amministra-
*ow, cosi si esprimeva a riguardo dei medici condotti: e Io trovo dispersa
•
^ tutti i Comuni, per tutti i villaggi una classe di persone altamente be-
'^^erite della società, i cui sforzi finora inceppati da mille ostacoli, pos-
— 492 —
sono utilmente rivolgersi a queste opere di pubblica utilità. Per questa classe
di persone, la società fu sinora matrigna, mentre poteva ottenere per loro
mezzo un prezioso concorso di opere. Voglio parlare dei medici condotti.
È assolutamente necessario rialzare le condizioni di questo povero paria, a
quelle di un vero magistrato della pubblica salute ; dobbiamo dare alla sua
intelligenza ed al suo cuore un campo d'azione nel quale e Tuna e l'altro
possano esplicarsi > , e cosi di seguito. Santi concetti questi ; ed io umile
gregario mi permetto far voti affinchè nella prossima discussione della legge
comunale e provinciale vengano presi in considerazione: adesso poi che da
un valoroso ed illustre Collega, vero apostolo di progresso, potrebbero ve-
nire appoggiati e strenuamente difesi. Ma ritorniamo all'argomento.
Non poche sono le sorgenti di infezione che ostacolano il regolare svi-
luppo della pubblica igiene in questo Comune. Prima di tutto si sorvegli
con ogni mezzo la prima infanzia che è sommamente trascurata. A questo
scopo, da parte delle madri si cessi dal brutto vezzo di prolungare di troppo
il divezzamento dei loro piccini onde evitare i danni che ho accennato a
])roposito dell'allattamento, e non preparare cosi il substrato a quella piaga
sociale che si denomina scrofola. Da parte poi delle Autorità comunali, si
ricordi che se gli adulti in istato di malattia vengono inviati all' ospedale,
non è cosi dei poveri bambini che in caso di malattia o di debolezza con-
genita, debbono essi soli subire più di tutti i tristi effetti della miseria.
Questi effetti si potrebbero in gran parte diminuire, cercando di sussidiare
maggiormente delle balie mercenarie, onde togliere l'allattamento a quelle
madri che non sono in condizione di poterlo fare favorevolmente , come
pure stanziando nei bilanci una certa somma perchè venga erogata in tanto
olio di fegato di merluzzo ed altri ricostituenti , per venire in soccorso di
tanti bambini scrofolosi che non si possono da soli inviare all'ospedale, e
che pure hanno diritto come gli adulti alla carità cittadina. Certamente
miglior cosa sarebbe poter costituire un asilo infantile, o scuole modello,
ma nelle condizioni economiche attuali, vedendo che non potrebbesi ciò
fare senza un grave sacrifizio, contentiamoci di chiedere quei provvedimenti
che sono meno dispendiosi e reputati efficaci.
Le condizioni delle strade interne dei centri lasciano anche queste molto
a desiderare, verificandosi non poche volte il caso che il getto degli acquai
e degli escrementi venga fatto nelle medesime, specialmente in certune più
nascoste ed appartate.
Anche il numero stragrande di stalle, delle quali ogni abitazione è cor-
redata, sarebbe bene venisse grandemente diminuito, o almeno venissero
— 493 —
tutte provviste di ripari, onde evitare il caso dell' emanazione continua di
patrìdi elementi. U rimescolamento stesso del letame non dovrebbe essere
permesso che in certe ore notturnei quando già tutti gli abitanti si sono
ritirati nelle abitazioni: lo stesso dicasi della vuotatura dei bottini, a meno
che non si adottasse il sistema della vuotatura inodora. Nella stagione della
bachicoltura alcuni hanno per abitudine di gettare nelFinterno delle stalle
i cosi detti letticci dei bachi : non è a dirsi quale pestilenziale fetore abbia
sviluppo da questi centri d'infezione. Non poche case pure sprovviste di
cessi, costringono gli abitanti a portare ad una certa lontananza nelle stalle
i loro escrementi.
Anche le private cisterne d'acqua dovrebbero grandemente prendersi di
mira, impedendo che venissero escavate in prossimità delle stalle, ed evitare
cosi i tristi effetti dell'infiltrazione di putridi elementi.
Che dire di quelle macerine delle canapi, molte delle quali sono situate
lungo le strade comunali e che nell'estate danno luogo ad uno sviluppo
insopportabile di fetore? Intorno a queste il provvedimento da darsi sarebbe
dì rimuoverle da tutti i luoghi di transito e confinarle in luoghi affatto di-
sabitati e lontani dalle case coloniche e dalle pubbliche strade.
Le tristi condizioni pure del Sentino avrebbero un immenso bisogno di
essere migliorate, concorrendo a questo scopo oltre il Comune, la Provincia,
e sviluppando un sistema di fossature che permettesse il libero sgorgo delle
acque nel fiumiciattolo, che pur esso dovrebbe essere modificato nel livello
del suo letto.
Intorno alle case coloniche si tolgano quelli strati di avanzi vegetali che
costituiscono dei veri e propri letamai, si chiudano tutte le comunicazioni
fra le stalle e le camere, e si provvedano queste case di pozzi con acqua
piovana, per non ricorrere come fanno ì contadini in tempo di siccità alle
^cque semi-stagnanti ed infette. Anche quei laghetti artificiali che sono in
Prossimità di queste medesime case coloniche, nell'estate si cambiano in tanti
pantani che permettono l'esalazione del miasma palustre; per conseguenza
'^on potendo avere dell'acqua piovana o corrente per l' abbeveramento del
^^^stiame, si trasportino più lontano possibile dall'abitato.
Una certa precauzione non sarebbe male che venisse usata dai coloni,
specialmente da chi tiene i propri campi nel Sentino, vale a dire di evitare
^'^ria fresca dell'alba, e non trattenersi a prendere il fresco nelle ore della
»^otte.
Con questi provvedimenti io non credo che si toglieranno affatto le febbri
intermittenti e le altre malattie, ma siccome l'esperienza c'insegna 5
— 478 —
SEDE PARTICOLARE DI MODENA
Presidente^ prof. Giuseppe Casarini
Vice- Presidente, dott. Teobaldo Malagoli
Segretario, dott. Antonio Razzaboni
Economo-Cassiere, ing, Giovanni Messori-Roncaglia.
MEMBRI.
Baccarani rag. Pio, Modena
Boccolari doti. Antonio, Modena
Camrini prof, Giuseppe, Modena
Foà prof. Pio, Modena
Friedmann airu. Angelo, Modena
Generali dott, Francesco, Modena
-Generali prof. Giovanni, Modena
Ghiselli doti, Emerenzio, Modena
Guaitoli dott. Luigi, Modena
Guzzoni degli Ancarani dott, Arturo, Mo-
dena
Malagoli prof. Teobaldo, Modena
Marchi dott, Vittorio, Modena
Menafoglio Paolo, Modena
Messori-Roncaglia ing, Giovanni, Mode
Nasi dott. Luigi, Modena
Razzaboni dott, Antonio, Modena
Ricchi dott. Teobaldo, Ancona
Tamburini prof. Augusto, Reggio Emiì
Tampellini prof, Giuseppe, Modena
Triani aw, Giuseppe, Modena
Vacca prof. Luigi, Modena
Vecchi aw. Pio, Modena
Zanoli dott. Carlo, Modena
SEDE DI PADOVA
Presidente, prof. Achille De-Giovanni
Vice-Presidente, prof. Bernardino Panizza
Segretario, dott. Napoleone D'Ancona
Economo- Cassiere, dott. Massimo Sacerdoti
Consiglieri, prof. Carlo Rosanelu — Dott. Giovanni Berselli —
Aw. Emiliano Barbaro — Ingegn. Luigi Aita
— Ing. Giovanni Brillo.
membri.
Andreasi prof. Achille, Padova
Aita ing. Luigi, Padova
Alessio dott. Giovanni, Padova
Banfichi ing. Simeone, Padova
Barbaro aw. Emiliano, Padova
Barbò-Soncin dott. Antonio, Padova
Bellini dott, Costantino, Saonara
Beggiato OTW, Tullio, Padova
Benvenisti ing. Gabriele, Padova
Berselli dott, Giovanni, Padova
Biaggini Vincenzo, Padova
Bianchetti doit, Gualtiero, Verona
Bianchini ing. Giorgio, Padova
BorgonzoUi dott, Pietro, Padova
— 495 —
IL LATTE CONSIDERATO DAL PUNTO DI VISTA DELLA
DIETETICA E DELL'IGIENE, CON SPECIALE RIGUARDO
ALLE POSSIBILI ADULTERAZIONI ED AI MODI PIÙ OP-
PORTUNI PER RICONOSCERLE.
Memoria ^
del Dott. Raimondi e M Pietra.
Lac et prò cibo et prò medicamento est
(Aretaei, De curatione acutorum morborum^
LiB. II, Gap. VII).
(Continuazione e fine).
CAPITOLO III.
Delle modificazioni ed alterazioni del latte per quanto riguarda f igiene»
Abbiamo compiuta la parte che strettamente riguarda la Dietetica : ora
vogliamo dire di alcuni fatti di spettanza più strettamente dell'Igiene.
Vogliamo anzi tutto studiare le alterazioni fisiche e chimiche del latte
per influsso di agenti esterni o determinate dal modo di conservazione ,
dalla qualità dei recipienti, da intimi mutamenti, dal passaggio in esso di
materie coloranti e di altri principi innocui, ovvero nocivi, provenienti dal
pascolo o da sostanze in qualsiasi modo introdottevi , e per ultimo , delle
alterazioni del latte causate da malattie locali e generali dell'animale pro-
duttore del latte medesimo.
Il latte fresco lasciato in quiete alla temperatura di 8® a 15^, si divide
in due strati : i globuli butirrosi di peso specifico minore del liquido , in
cui trovansi sospesi, salgono alla superficie e costituiscono lo strato della
cosi detta panna : il liquido sottostante ad essa contiene lo zucchero, il ca-
cio, le materie estrattive e minerali , ed una piccola porzione dei globuli
grassi che danno al liquido un color bianco azzurrognolo. La reazione del
latte è in generale alcalina, acida per gli animali esclusivamente carnivori :
però anche il latte di vacca e quello di asina ponno dare reazione neutra
o debolmente acida, quando l'animale è stato in forzato riposo; ma ba-
disi che il fatto non ne è una conseguenza costante od almeno frequente :
— 480 —
Berruti doti, Giuseppe, Tonino
Bertinaria ing. Giuseppe, Torino
Bianco dott Nicolò, Torino
Bizzozero prof, Giulio, Torino
Bogino doti. Leonardo, Torino
Bonino doti. Giuseppe, Torino
Bono doU, Giovanni, Torino
Borgna cav, Giuseppe, Torino
Bozzolo prof, Camillo, Torino
Calozzo dotf. Michele, Castiglione Tintila
Caponotto doU, Amedeo, Torino
Carenzi doti. Beniamino, lorino
Cairera ing, Pietro, Torino
Cerniti dott, Giov. Batt. , Torino
Ciriolti dott, Giuseppe, S, Stefano Belbc
Civalleri dott, Giuseppe, Torino
Colliex dott. Jacopo, Torino
Concato prof. Luigi, Torino
Corradini ing, F. , Torino
Cossa prof. Alfonso, Torino ^
Cougnet dott. Ippolito, Torino
Couvert dott. Gustavo, Susa
D'Ancona prof. Luigi, Torino
Denza padre Francesco, Moncalieri
De-Matheis dott. Giuseppe, Demonte
Delfino dott. Pietro, Cuneo
De- Paoli dott, Erasmo, Torino
Dionisio dott, Flaminio, Torino
D'Ovidio prof Enrico, Torino
Fano dott. Giulio, Firenze
Falchi dott. Francesco, Torino
Fenoglio dott. Ignazio, Torino
Ferraris prof ing. Galileo, Torino
Ferrerò dott. Luigi, Novara
Fiori dott. Giovanni Maria, Cagliari
Fubini prof Simone, Palermo
Gallenga dott, Antonio, Albiano di Ivrea
Gamba dott. Alberto, Torino
Garrone dott. Luigi, Torino
Cazzerà dott, Giuseppe, Torino
Giacomini prof Carlo, Torino
Giacosa dott, Piero, Torino
Gilodi ing. Costantino, Torino
Giorcelli dott. Giuseppe, Casalmonferrato
Giordano prof Scipione, Torino
Gitti rag, Vincenzo, Torino
Gnocchi dott, Giuseppe, Romentino
Graziadei dott. Bonaventura, Torino
Gribodo ing, Giovanni, Torino
Guaresdii prof, Icilio,
Hutchinson dott. Thooias,
Inverardi dott, Gioranni, TWùrr
Lavra dott. Secondo, Torino
Lombroso prof Cesare, Torino
Margary dott. Fedele, Torino
Marro dott, Antonio, Limone
Mattirolo dott, Oreste, Torino
Morra dott, Emilio, Torino
Morselli /r<2/i Enrico, Torino
Mossa dott, Andrea, Moncalieri
Mosso prof Angelo, Torino
Naccari prof, Andrea, Torino
Norlenghi dott, Aroldo, Torino
Kovaro-Mascarello dott, Nicolò, Torino
Pagliani prof Luigi, Torino
Pagliani prof Stefano, Torino
Palazzolo dott, Eugenio, Torino
Parola dctt, Giuseppe, Cuneo
Pasquali aiw, Ernesto, deputato, Torino
Percival dott, Francesco, Inorino
Pèrroncito prof Edoardo, Torino
Peschel dott, Massimiliano, Torino
Piccinini dott, Ettore, Asti
Picena dott. Felice, Canelli
Piolti dott. Giuseppe, Torino
Rey dott. Eugenio, Torino
Reycend ing. prof. Angelo, Torino
Reymond prof Carlo, Torino
Riccardi Di-Netro conte Ernesto, Torin
Rodano dott. Paolo Adolfo, Torino
Ruschena dott. vet. Bartolomeo, Vignale
Sanquirico dott. Carlo, Torino
Schiapparelli dott. Cesare, Torino
Squarini dott. David, Novara
Spanligati dott. Giovanni, Torino
Tibone prof, Domenico, Torino
Torre dott. Alessandro, Torino
Toselli dott, Enrico, Torino
Traversa A. ing. Emanuele, Torino
Ubertis dott. Ambrogio, Casale
Valle dott, Carlo Alberto
Vaschetti dott. Francesco Gius., Vignale
Vignai dott, G. S. . Torino
Villavécchia dott, Francesco, Alessandria
Vinardi dott. (ìiuseppe, LantO' Torinese
Zanna dott, Piero, Torino
Zienkowicz ing, A. Vittorio, Torino
» 'v«/\/' A'^A^^^yt/* ^^^ '*i^>^^^^^^^^^V^«K/\^.^^L^h^^^S^^\/*^j- e\ *_/N^'\^^^.»W^rfVy>^«"s *V^ '
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" «v A M^,^^^h^^^Al
Dott. Gaetano Pimi, Gerente,
Milano, i88a. — Slab. G. CiveUi
PARTE PRIMA.
MEMORIE ORIGINALI.
TOPOGRAFIA
E STATISTICA MEDICA DEL COMUNE DI RAPOLANO
del Dott. Vittorio Rovini
(Continuazione e fine)
CAPITOLO Vili.
Stabilimenti incomodi, pericolosi e nocivi.
Mancando affatto nel nostro territorio stabilimenti industriali, se si eccettua
le oliviere dove si macinano le olive e si estrae Folio, e i mulini da fru-
mento, si può dire che nessun stabilimento pericoloso o nocivo alla pub-
Mica e privata igiene esista in questo Comune. Esiste però una non lieve
cagione di pericolo in un largo sprofondamento di terreno quasi circolare
t hxto a guisa di un cratere vulcanico, conosciuto col nome di mofeta^ e
die si trova ^nell'andare da Rapolano ai bagni termo-sulfurei del medesimo
Bome.
Ecco come la descrive il prof. Targioni-Tozzetti :
H diametro a bocca di questa mofeta è di circa 232 piedi parigini e la
profondità è di quasi tre uomini. Dalla rottura irregolare di quel travertino
'tutto all'intorno dell'orlo, potrebbesi ragionevolmente supporre, come d'altra
parte vuole anche un' antica tradizione, che quella buca fosse stata pro-
dotta da un avvallamento della crosta cavernosa del travertino medesimo
±e una volta formava tutto un ripieno, e che mancatole il sostegno sia
'emito a sprofondare. Che poi quello spazio di travertino all'intorno sia
31
— 49» —
3.^ La temperatura prossima a o^ è più favorevole delle alte temperature;
4.^ U latte bollito separa meno facilmente la sua panna che il latti
normale ;
5.^ L'aggiunta di sai comune al latte rallenta il salire della paoni
(Mosler).
Sull'argomento dei modi di ritardare la naturale acidificazione del latte;
dovremo più avanti ritornare, quando si parlerà dei modi di conservan
buono ed usabile il latte per un tempo più o men lungo. Ora passiamo 1
dire brevemente dell'influenza del pascolo sulla natura del latte.
A condizioni normali di salute le vacche alla stalla in forzato assolute
riposo, forniscono maggior copia di latte che se obbligate a molto moto:
il fieno, se buono, accresce la copia del burro : più confacente del fienc
solo, il Roncati ritiene il seguente foraggio :
Fieno IO p. — Paglia 6 p.
Rape 32 p. — Semola di frumento 2 p. ;
i pascoli erbosi aumentano il quantitativo di produzione e l'acquosità dei
latte. Se in un campo trovansi il trifoglio^ la lojardla^ la lupinella^ le vacche
daranno miglior latte che non pascolando in un prato acquitrinoso dove
trovino le bubule^ la moreila. Negli Annali d'Agricoltura abbondano le osser-
vazioni in proposito all'influenza dei foraggi sulla qualità del latte, e oe|^
basterà citare quelle di Manetti (0, di SchUbler (2), Ockel (3). ]
Dancet osservò che bevendo molt'acqua le vacche pascolate a fieno danno i
più latte del solito. Il sale (cloruro di sodio) che si dà a spizzico, prodor- -
rebbe indirettamente l'identico risultato.
n latte di vacca è di norma di color bianco traente lievemente al ceruleo.
Si è notato che esso riesce anche più perfettamente bianco, quando le gio-
venche hanno pascolato foglie e sommità fiorite dei fusti di Zea mais» Cotesto
latte è anche più butirroso e più ricco di zucchero del solito (4). Del latte
buono e sano può avere un colore azzurrognolo quando le giovenche troviao
nel pascolo alcuni generi di Myosotis, la Mercurialis perennisi il fagopiro
(1) Manetti: Il foraggio per U vacche da latte [Bottett. ctAgrtc, — Milano, l874,n.5l).
(2) Schttbler: Untersuchungen Uber d, Afilch {Landw Bl'dtter von HokueU — 1817,
pag. 124).
(3) Ockel : PrUfung versehiedener Futtermittel durch Verfutterung mii Kukin {Serickt
iìber das Versuchsfeld %u Frankenfeld, — Berlin, 1854, pag. 21 1).
(4) Notiamo per incidenza che quest' ultimo effetto dell' aumento nella proporzione dello
zucchero, si ha pure per le barbabietole, rape, zucche a corona, trifoglio rosso montano.
— 483 —
CAPITOLO IX.
Cimiteri.
sono i dmiterì esistenti in questo Comune, dei eguali due più grandi
al Capoluogo delle due Frazioni comunali, e gli altri quattro per
;i di Poggio Santa Cecilia, Armajolo, San Gemignanello e Modanella.
di Rapokno sia per Tampiezza, per la sua posizione topografica,
pure per la distanza dall'abitato, è intieramente a seconda delle pre-
ioni della legge: quello delle Serre, se per tutto il resto corrisponde
imente come il primo, lascia qualcosa a desiderare per la sua posi-
essendo situato alquanto a levante del Castello delle Serre. In essi,
in tutti gli altri, i cadaveri vengono inumati in fosse separate e della
profondità, ed il terreno essendo fognato per la deviazione delle
, è in buone condizioni idrauliche. Dotati di una pulita e ben aereata
mortuaria, sono altresì in uno stato molto decente (parlo sempre
due principali) i muri che li circondano, anzi non raramente adomati
qugrafi e modesti monumenti, mentre attestano la pietà dei superstiti
gli estinti, fanno fede altresì della loro civiltà, essendo famoso il detto
la civiltà di un popolo si misura dal rispetto verso gli estinti.
Sovrastante alla camera mortuaria è nel cimitero di Rapolano la casa
beccamorti, nella camera del quale è situato un campanello che per
;o di nn filo viene posto in comunicazione colle braccia dell'estinto,
qualora si tratti di una morte apparente, niuno ostacolo vi sia alla
manifestazione della vita. A questo proposito però mi si permetta
osservazione. Se si è creduto bene ricorrere ad un tanto savio prov-
imento per il cimitero di Rapolano, come mai è stato ciò trascurato
gli altri cimiteri ? Io non pretendo no che in ciascun cimitero si eriga
casa per il custode, ma ricordiamoci però che l'articolo 61, Cap. IV,
Regolamento sulla Sanità pubblica dice :
« Non si potrà procedere alla sepoltura dei cadaveri se non sieno tra-
24 ore dalla morte nei casi ordinari e 48 nei casi di morte im-
I^Dvrisa, ecc.
< /n tale frattempo non sarà lecito abbandonare il cadavere, né coprirgli
ft £accia, né di porlo in condizione qualunque che possa essere di osta-
90I0 alla libera manifestazione della vita, quando la morte non fosse che
pparente >.
— 500 —
{Sonchus aipinus (0), i virgulti di cardo senza spine {Cinara scolimus). Il lat
di capra invece riesce amaro quando questa siasi cibata di virgulti di san
buco {Sambucus nigrd) o di foglie appassite della patata {Soianum tuberosa
Il latte prodotto amaro per effetto di tali erbe non riesce nocivo e si prìv
del disaggradevole gusto facendolo riscaldare a bagno-maria entro vaso <
stagno; la crema che poi si raccoglie, dà un burro perfettamente dolce.
Il latte di vacca e capra può avere caratteri normali eppure riuscir
violentemei^te drastico, e produrre tale fenomenologia da simulare un a¥
velen amento per uno dei così detti tossici coler if or mi. È duopo ricordar)
che alcune titimale od euforbie {E, heiioscopica, E. laihyris. E, exigua
E, peplus. E, cyparissias)y sono mangiate allo stato fresco dalle capre, noi
così dalle vacche, che però non le rifiutano in foraggio (2). A Malta nd
1861 alcuni ufficiali inglesi ed il medico Mackey (che ha dato relazioni
del caso) dopo aver bevuto del latte di capra , ne ebbero fenomeni ,di
cholerina. Indagando sulle cause probabili del dispiacevole fatto, si risepjx
che la mandria di capre aveva trovato un* erba spesseggiante in talun luogc
e nota nel dialetto dell' isola sotto il nome di tenhuta (3) e riconosciuta dagl
isolani come nociva; detta erba non altro era che V Euphorbia helioscopica
di cui la virtù irritante drastica, è ben nota. L'autorità locale proibì ii
seguito che i mandriani conducessero a pascolare le capre nei luoghi ov(
abbondava tale erba.
È noto il caso avvenuto ad Aurillac (dipartimento di Cantal) di un in
dividuo che ebbe sintomi di veneficio dopo qualche ora che aveva prese
del latte di capra nutrita con papaveri e ranuncoli. — Bouarden ricorda di
una donna e cinque suoi figliuoletti gravemente incomodati per avere Citta
colazione con latte di una capra che aveva mangiato molt'erba della spe-
cie nota in botanica sotto il nome di Adhusa cynapium, — Pochi anni f'
si verificarono a Roma parecchi casi di avvelenamento per latte di capra
affini per fenomenologia a quelli di Malta. Ecco alcune notizie raccolto
(i) Il sonchus aipinus conferisce il gusto amaro, mentre in pianura sono buone forag
giere le specie di sonchus oleraceus, S, palustris,
(2) Anche le cavalle danno un latte drastico per i loro poppanti quando trovano d<
pascolo molta erba graziola. Notisi però che il principio irritante dell'erba agisce anch
sull'intestino della cavalla; e diffatti la ^raZ/Wa o/ficinalis {c\ie cxe%CJt nei prati umidi del
penisola e dell'isola di Sardegna) è volgarmente denominata erba stanca cavallo, perei
i cavalli che ne mangiano hanno profuse scariche alvine e dimagrano sensibilmente.
(3) Gli isolani assicurano di poter riconoscere dal latte della capra se questa abbia mai
giato erba tenhuta; il latte avrebbe questo di particolare che preso nel palmo della mai
e lasciato scolare poco a poco, depone dei filamenti giallastri.
— 50I —
fitL ma relazione fatta all'accademia medica di detta dita. Il giorno 7 giù-
1S75 ^ medico Marino Stipa e taluni membri di sua famiglia, presero
1% lefeaone del latte di capra corretto con caffè. Non tardò molto che fu-
presi da vomito, da abbattimento, da ambascia, dolori di ventre vi<
li e diarrea profusa, crampi e raffreddamento delle estremità inferiori.
dottori Seganti e Pisanelli chiamati in ajuto, parve, ed a ragione, trat-
n di avvelenamento per sostanze acri-irritanti. Nello stesso di giungevano
l'afficio di Pubblica Sicurezza dello stesso Rione, altre sedici denuncie di
me prese dallo stesso malore dopo aver fatto uso di latte di capra
astato dallo stesso caprajo. Dovevansi dunque al latte tutti i verificatisi
di avvelenamento. A controprova avevasi il fatto che nella famiglia
e nelle altre che contarono delle vittime di quel latte attossicato, si
verificò perfetta immunità in chi non bevette latte. Venne dall* instituita in-
chiesta subito escluso che il fatto dipendesse dai recipienti in cui era stato
tenuto il latte (i), e parimenti che l' alterazione del latte dipendesse da ma-
lattìa epidemica delle capre, non avendone prima d'allora avuto sentore
■Icuno. Conoscendosi inoltre come in alcune malattie del bestiame usano
talvolta i campagnuoli come mezzi curativi Tacido arsenioso ed il sublimato
corrosivo, sorse naturalmente il dubbio che adoperate quelle sostanze eroi-
che dal caprajo, avessero accidentalmente o per disattenzione potuto inquinare
il latte. Prescindendo dalla forma morbosa non del tutto propria dei succi-
tati veleni, ogni dubbio intorno a ciò venne eliminato dall'analisi chimica
tf quello. Escluso trattarsi di veleni minerali, prendeva fondamento il sospetto
■die si trattasse di un principio vegetale venefico, ma quali piante avevano
nel caso concreto reso venefico il latte ? Si seppe che la mandria aveva
pascolato nel giorno precedente a quello dell* infortunio in una tenuta detta
di Porcareccia quattro o cinque miglia fuori di Porta Cavalleggieri. Ivi si
' trovarono pochi esemplari di Conium maculaium, di Clematis vitalba^ molta
Fhimbago tur opaca e discreta quantità di Colchicum autumnaU, La Com-
missione (2) ebbe a rilevare poco o punto danneggiata la cicuta e la vitalba^
hrgamente consumata la Phumbago e mangiate le foglie del colchico,
(i) Non solamente a cagione dei recipienti in cui è mantenuto il latte, ma anche si
cicordano casi di avvelenamento dell'animale e del latte da questo prodotto a cagione del
Tedpiente in cui veniva porto il pascolo all'animale medesimo. Cosi Grognier ha riferito
ti caso di dieci a dodici persone avvelenate per aver usato di latte di una capra alla quale
«ra stato dato l'alimento entro recipiente di rame. Le persone scamparono da morte, men-
tre periva la capra, nel di cui stomaco fu trovato l'ossido di rame.
(2) Composta dei professori Ratti, Rolli, Scalzi, De-Cesaris.
— S02 —
Il professore Ratti che ci ha dato relazione del caso (>) e fece in pro-
posito le indagini chimiche, avrebbe isolato una sostanza con i caratteri
della colchicina, ed a questa riferiva i casi d'avvelenamento xiarrati pib
sopra (2).
Proseguendo a dire delle alterazioni del latte per effetto del mangime «
abbiamo che la Menta {M. arvensis, M. sylvestris , M. rotundifobd) coaiis-
risce al latte sapore piccante, canforato ; i baccelli dei piselli, mangiati in
copia, fanno si che il latte non sia coagulabile e di sapore disgustoso.
I navoni comunicano al latte ed al burro il loro sapore piccante. Se mi&j
vacca mangia dei funghi in discreta copia, il latte diventa nauseoso (Baj
Barelle). Le crocifere in genere trasmettono al latte il sapore acre, le piasi
marine il gusto salato.
Nelle pasture di monte e di pianura vi hanno molte erbe di sapoK
di odore agliaceo , e che appetite da vacche e da capre , conferiscono
latte i loro caratteri d'odore e gusto speciale (3). L'ebollizione vale a sce-]
mare il difetto del latte, ma il burro ha un odore e gusto d'aglio. |
i
(i) Ratti : Relazione et avvelenamento fortuito per latte di capra (Atti deWAceademk^
Medica di Roma, Anno I, 1875-76). ~
(2) Aggiungiamo in nota che circa la causa vera dei casi occorsi in Roma, ossia qnuit»*-:
alla specie botanica del veleno oi^anico, rimasero dei dubbi. Il prof. Toscani, seduta stistfr l
dell* Accademia, impugnava trattarsi di avvelenamento per colchico : diceva risultare inTeot;,
a lui che le capre avevano il giorno precedente all' infortunio soggiornato in luogo dove
si trovò molto abbondante la Momordica Elaterium, erba il cui potere eroico bene si rilefi
dal fatto di un tale che per aver portato l'erba fresca sulla testa entro il cappello, dopa
mezz'ora fu preso da mal di capo, dolori di stomaco, di ventre, vomito bilioso, flassih
alvino siero-mucoso, febbre. — L'osservazione del prof. Toscani suscitò una viva discoi-
sione all'Accademia, e si costituì in seno ad essa una Commissione per giudicire se la
sintomatologia dei casi morbosi occorsi in Roma fossero da addebitarsi piuttosto ad afn-
lenamento per colchico o per momordica. Ma non si ebbe poi da detta Commissione ift
responso netto, avendo concluso che avrebbesi potuto trattare ^tanto d'un'erba, quanto ddr
l'altra, stante che secondo la dose diversa possono produrre fenomeni morbosi consimfi:
ma poi essere sorto il dubbio (per alcuni sintomi notati ed altri mancati) , che non »
trattasse delle due erbe in quistione, ma di altra di ignota specie. E l' incertezza del gin<>
dizio stava in relazione coli' oscurità che ancor regna sull'argomento delle erbe pascolate e
di queUe rifiutate dal bestiame: in massima sta che i colchici e gli elateri sono rifìntiti
aUo stato fresco dal bestiame, e dunque come spiegare la cosa?
Dovevansi istituire esperimenti ; la Commissione prima costituitasi cedette ad altrui il
suo mandato : ci spiace di non aver potuto sapere a quale risultato abbiano approdato
le ultime indagini.
(3) Del genere Allium sono gli esemplari della sezione Chamaemoly, gli agli che cre«
scono nei prati di collina e sulle coste del Mediterraneo, al centro e al sud della peni-
— 48? —
Temala XXX III.
Qiiidro statittico delle strade comunali di Rapolano.
SUP£RFiaS
ddrintiero Comiue
Tronchi
sistemati
ed aperti al
carr^^gìo
Tronchi
in corso di costruzione
0 sistemazione
Tronchi
in progetto
di costruzione
0 sistemazione
Lun-
ghezza
in
metri
Costo
annuo di
manuten-
zione
Lun-
ghezza
in
metri
Spesa
sostenuta
Spesa
da
farsi
Lun-
ghezza
in
metri
Importo
della
spesa
secondo il
progetto
bAm Ect. 8185.08
facoltà • 9. 20
36300
Lire
3200
1464
Lirg
8000
1840
Lir§
15000
rotale Ett. 8194.28
CAPITOLO XI.
Esercizio medico, chirurgico^ ostetrico, farmaceutico e veterinario.
L'esercizio medico-chirurgico viene disimpegnato da due medico-chirurghi
inti uno a Rapolano, T altro alle Serre, i quali messi in rapporto colla
ilazione sono sufficienti al disimpegno 'delle loro attribuzioni: non è cosi
n mettono in relazione colle malattie; che talvolta si sono verificate tali
Unte, da essere stato necessario ricorrere a degli aiuti. Le condotte sono
tutta cura e vengono retribuite ciascuna con L. 2300, compreso Tob*
della vaccinazione, delle visite necroscopiche, della compilazione delle
[che trimestrali e l'obbligo della cavalcatura.
Per la parte materiale del disbrigo del servizio sanitario debbo prima di
osservare come pianeggianti essendo le strade che conducono alla ge-
ità delle case coloniche, facilmente riesce Taccedervi anche con veicolo
quattro ruote : a diverse però situate in luoghi montuosi ed alquanto sco-
[, malagevole sarebbe l'accedervi col mezzo di trasporto suddetto, quindi
i necessità di ricorrere alla cavalcatura o eccezionalmente al carro tirato
hi bovi*
La residenza dei medici nei due predetti paesi situati molto in alto offre
Da buona condizione per la salubrità dell'aria, benché con firequenti varia-
— 504 —
verdastra: lo si ritiene di cattiva qualità ed espressione di disturbata firn
zione del sistema economico dell'animale.
E parimente non si sa bene se da condizioni speciali intrìnseche del pi
scolo o da quale altra causa dipenda il fatto di avere da vacche sane
di bell'aspetto, un latte avente caratteri fisici normali, ma che presto ina
cidisce, coagulasi e spannato e cotto per fame formaggio di grana, riesc
a male, si rigonfia ed alterasi per fermentazione ammoniacale. In termin*
volgare i nostri casari lo denominano latte rabbioso (i). Senza alterazion
rilevabili ai sensi, ma pure dannoso ai bambini se a lungo propinato è i
latte fornito da una nutrice che abusi di bibite alcooliche, od anche s
fornito da mucche pasciute con i cascami di distillerie. Si è notato che i
modico uso della birra accresce nella donna nutrice la produzione del latte
Nella Germania del Sud dove si beve più birra che in tutte le altre par!
d'Europa, la mortalità dei bambini al di sotto di un anno si eleva a pii
del 54 Vo ^ ^^ P^^ parte soccombono a malattie intestinali.
Ed in America si è verificato (2) che alle vacche di una cascina annessa
ad una distilleria di spiriti, venivano dati da mangiare i cascami vegetali
che avevano subito la fermentazione alcoolica (maiz, pomi di terra, ecc.).
Le vacche nutrite con tali sostanze fornivano maggior copia di latte del
solito, ma parecchie presto ammalarono e qualcuna anche mori, come ebbero
pure a patire i bambini alimentati con quel latte. Risulterebbe invece che
il vino bianco in dose un po' alta fa scemare la secrezione del latte : i bam-
bini che sono nutriti da donna avvezza a tale abuso , perdono il sonno,
sono sempre irrequieti e dimagrano.
A dar fine a questa succinta rassegna dei casi che dimostrarono la in-
fluenza malefica della qualità di alimento sulla secrezione del latte, ricor-
diamo ancora i casi di Commarmond (3) di avvenuta soppressione della
secrezione lattea in donne nutrici che usavano di pane inquinato di segale
cornuta. La pronta sostituzione di buon pane di fi-umento bastò a metter
fine al triste accidente ed a ripristinare la sospesa secrezione.
Il discorso ci portò a dire della modificata secrezione lattea della donna
nutrice, vogliamo anche dire dell'influenza che esercitano la mestruazione
(i) A tutto rigore questo latte dovrebbe essere sempre rifiutato per la fabbricazione d<
formaggio : ma se le circostanze non permettono tale esclusione , conviene cuocerlo ad<}
zionato che sia di un pò di magnesia carbonata e scemare all'uopo la dose di cagl
richiesto per la coagulazione.
(2) DUtionnaire des Selene, Med. — 2.* Serie, T. I., pag. 160.
(3) Tnfiutnza dell'ergotismo sulla seereuone del latte. — Igea, 1864.
— 489 —
n servizio ostetrico viene disimpegnato da due levatrici debitamente pa-
tentate e che vengono retribuite dal Comune per la residenza con L. 200
dascnna. A proposito di questo ramo di servizio sanitario, debbo dire come
io non so abbastanza stigmatizzare V operato di quelle madri che pure di non
^pendere quella tenue retribuzione colla quale viene compensata la levatrice,
riooirono a certe donnicciuole prive di ogni sapere e gonfie di ignoranza,
per l'assistenza nei parti. Da questa mala pratica ne deriva che sia la le-
vatrice che il medico, nei casi complicati, vengono chiamati quando è già
passato il tempo utile, esponendosi cosi alle più critiche situazioni, con gran
danno pure delle stesse partorienti. Il ciarlatanismo va combattuto sotto
tatti, gli aspetti si presenti, per cui sarebbe bene che l'Autorità amministra-
tiva se ne occupasse alquanto , rifiutando di inscrivere nei registri dello
Stato civile, tutte quelle creature che venissero presentate senza un docu-
mento comprovante l'assistenza della levatrice.
L'arte veterinaria pure è rappresentata da due medici veterinari debita-
mente patentati e liberi esercenti, i quali oltre al disimpegno del loro esercizio
presso i privati, vengono pure richiesti doir Autorità comunale nei casi di
epizoozie, ed ogni qualvolta i bisogni della pubblica igiene lo richiedano.
— 5o6 —
latte : quello di pecora astrìngente, lassativo invece il caprino, nn po' meno
il latte di vacca, laddove tquinum et asimnum per ahum magis demiiiiimr,
Galeno non vedeva migliore né più adatto rimedio del latte nel marasmo.
n Redi che ha dato le norme per istituire la dieta lattea (i), alle sue dame
tormentate dalla gastralgia e dai vapori isterici, prescriveva il latte d'asina
per 50-60 giorni, dormendovi sopra un' ora o due almeno , consiglio que-
sto dato già, come ben nota il Corradi (2), cento anni addietro dal ICat-
tìoli ne' Commenti a Dioscoride.
Non è detto nel nostro tema di trattare particolareggiatamente delle in-
dicazioni tutte del latte come medicamento: vogliamo però dire qualche
parola sui criteri che guidano il medico nell' usare al letto dell' ammalato
di questo alimento-medicamento, tanto apprezzato dall' argutissimo e genti-
lissimo Redi che tanto adoprossi per rendere semplice la terapeutica e
provvederla di rimedi piacevoli ^ gentili^ delicati. Oggidì la cura del latte pare
torni di voga e non contenti di somministrarlo per bocca, lo si vuol an-
che portare direttamente nel sangue : ma di ciò parleremo anche più avanti.
Ora prendiamo a dire in quali malattie e come possa giovare il latte, dato
in aggiunta ad altri rimedi, od anche da solo in esclusiva dieta.
Anzitutto Tesperienza lo trovò utile nel corso di affezioni acute febbrili,.
in molte afìfezioni del tubo gastro-enterico, sieno esse acute o croniche, ca-
tarrali semplici o ulcerative (infettive, tossiche, ecc.), nei casi di cancro, di
stenosi intestinale.
£ qui, non volendo pur ammettere che il latte possa riuscire medica*
mentoso in grazia di virtù sue speciali o di taluno de' suoi componenti, se
ne può spiegare l'azione benefica con ciò che esso vale a sostenere le forze
e non affatica il tubo digerente: gli dà quindi agio di riparare spontanea-
mente ai guasti prodotti dalla malattia o almeno per il momento ne com-
batte gli effetti o questi non si aggravano. Cosi, nella dotinenterite la dieta
lattea può valere a premunire dalle possibili perforazioni intestinali. Ed è
pure in riguardo all'agevole digestione che la dieta lattea è raccomandata
nel principio di convalescenza di lunghe e gravi malattie.
Il dott. Maurel di Cherbourg ha veduto applicata con vantaggio la
dieta lattea negli ospitali della marina nei casi di diarrea e dissenterìa
cronica (3).
(i) Redi: Consulti ed Opuscoli minori.
(2) Corradi: Rivista di Terapeutica e Farmacologia. Anno 1881, pag. 136.
(3) Manrel: Annali UmversaU di Medicina^ 1880, CCLIV, pag. 329.
— so? —
n latte trova un indicazione in quei casi in cui rìchicdesi con una dieta
tenue d'impoverire il sangue ovvero far si che questo si liberi da' principi
peccanti che hanno creato una discrasia. Ed appunto verso la metà de)
seicento la dieta lattea s* introdusse nella cura della gotta e dell' artritide
per la sagacia ed esperienza di un medico gottoso di Parigi (i), ed il Coc-
chi ricorda più recenti esperienze fatte in proposito in Inghilterra ed in
Toscana (2). Cosi pure fu trovata vantaggiosa la dieta lattea nel reumati-
smo articolare acuto (3), nella furuncolosi, contro l'obesità, nei vizi di cuore :
e riguardo a questi Potain fa notare che la dieta lattea giova paxticolar-
mente nelle malattie secondarie del cuore , ipertrofia o dilatazioni semplici
d'origine renale o gastrica : è pure utile ne' casi di semplici palpitazioni
riflesse quando l'origine sia gastrica (4).
Negli stessi vizi cardiaci, nei disordini del circolo sanguigno ed in altre
contingenze morbose il latte presta buon servizio in grazia della potente
sua azione diuretica.
Moutard-Martin e Richet credono che l'azione diuretica del latte sia al-
meno in parte dovuta allo zucchero (5)» con che non emisero un' idea
nuova ma ripeterono quello che fin dal 1700 aveva detto il veneziano
Lodovico Testi, ed anche prima dal Bartoletti, che aveva denominato lo
zucchero di latte manna seu niirum seri laetis (6). Approfittando di que-
sta virtù diuretica parecchi medici presero a curare le idropisie e con buon
esito specialmente quando queste sono la conseguenza d' un disordine se-
condario dei reni o di flogosi intercorrenti delle sierose. Bergesio ha riferita
le osservazioni fatte nella Clinica ostetrica di Torino (1878) di fugare iè
latte col latte, Jaccoud (7), Ottoni e Gallico (8), Curci, Balestrieri (7), cura-
(i) Grebel G. : De cura laetis in artritide» Vienna, 1620 {^Annali di Medicina, 1881»
VoL 256, pag. 134).
(2) Cocchi A.: Discorsi e Lettere (Op. Milano, 1824. I, 230).
(3) Biot: De la diète lactée dans le rhumatisme articulare aigu {Reime mensuelle de
Medecine^ 1879).
(4) Potain: Annali Universali di Medicina, 1880. P. Rev. Vgl 254, pag. 328.
(5) Annali di Medicina, 1881, 1. e
(6) Il dott Pecholier aU' incontro sostiene che il latte non vale tanto come diuretico-
quanto perche eccita Tassorbimento {Montpellier med, 1866).
(7) Jaccoud: Legons de clinique medicale — Paris, 1873.
(8) Gallico : Effetti terapeutici della esclusiva dieta lattea in alcune affezioni morbose
{Ganetta medica delle Provincie venete, 1873 e 1879).
(9) Balestrieri : Della dieta lattea nelle malattie giudicate incuraòili (Vedi Annali uni"
versali di Medicina, 187 1, pag. 485 del Voi. CCXX).
— 5o8 —
rono con la dieta lattea non pochi casi di anasarca da idremia e versa
menti pleurici, Tarnier e Jaccoud casi di nefrite albuminosa, nella qual
ultima affezione riesce vantaggioso il latte anche perciò che stimola 1
funzione renale, senza produrre irritazione negli elementi parenchimatosi. £
è importante a notarsi, dice Jaccoud, che il latte non porta i suoi buoc
effetti se non produce un' azione diuretica rigorosamente proporzionata ali
quantità di esso ingerita. Neil' urolitrasi la dieta lattea come era stai
raccomandata da Sydenham e da Cullen, cosi oggigiorno la consiglia 1<
Jaccoud : in questa malattia si può sperare vantaggio dal latte quando sias
convinti che l'ostruzione renale non è dipendente da incuneamenti di cai
coli, ma da infarcimenti dei canalicoli uriniferi per sabbia urica (Aphel).
£ quando sarà indicata l'esclusiva dieta lattea? Quando invece dovrà
esser dato in aggiunta ai cibi comuni?
Quest'ultima maniera risponde ai casi nei quali si vuole col latte aumen-
tare semplicemente la nutrizione del corpo : l'altra maniera è invece volata
dalle malattie ulcerose ed infiammatorie del tubo digerente, oppure da ma-
lattie costituzionali o discrasiche quale la furuncolosi e cosi via.
Quanto alla forma per istituire la dieta lattea, il Redi ordinava di pren-
dere il latte 4 volte al giorno dalle 6 alle io oncie al più per volta; eoa
questo che la bevuta a desinare ed a cena fosse maggiore che a colazione
e a merenda.
Tarnier consiglia d'iniziare la cura lattea, come segue: un litro di latte al i.*
giorno con 2 porzioni di altri alimenti opportuni : i>er il 2.** giorno due
litri di latte con una sola porzione di altro cibo: al 3.** dì tre litri di latte
ed una porzione di alimento diverso : al 4.** giorno e nei successivi fino 4
litri di latte e nessun altro alimento. In massima per adulti che non ab-
biano febbre e non sieno obbligati a letto in media la dose di latte quo-
tidiana è da ritenersi 4 litri di latte.
£ questa dose totale va presa a bicchieri d' ora in ora , secondo taloni,
tiepido in genere, fresco d'estate : altri consigliano di dare il latte di tratto
in tratto a cucchiajate staccate sì che ogni porzioncella abbia tempo di
coagulare separatamente.
Il dott. Gallico e l'Ottoni nelle cure istituite nell' Ospedale di Mantova
non s'attennero alle rigorose prescrizioni del Karell, né alle altre del Rea
e dello Jaccoud, ma invece tenendo conto della difficoltà che moltissin^
volte si trova ad indurre gli ammalati alla dieta esclusivamente lattea
più ancora a farveli perseverare, lasciarono sempre che quelli prendesse <
la quantità di latte che occorreva quando meglio loro piaceva, freddo p
— 509 —
di sovente, ma anche talora caldo; e ciò senza verun inconveniente^
nemmeno la tanto temuta diarrea. Ammalati i quali avevano una febbre
ardentissima giunsero in questo modo a berne 405 litri al di. La dieta
del latte mitigata o mista, consentita in qualche caso dal Redi, commen-
data dallo Jaccoud non venne permessa se non a guarigione completa , nel
timore di sfruttare i vantaggi ottenuti (0.
La durata della cura lattea è subordinata alla natura e gravità delle ma-
lattie, alla tolleranza individuale. £ talvolta appunto una speciale contra-
rietà impedisce a bel principio la presa del latte: il medico avanti di di-
mettere affatto il proposito suo, proverà l'aggiunta degli alcalini , i quali
giovano specialmente in que* casi in cui il latte torna indigesto per il suo
troppo rapido e fitto coagulare nello stomaco^ Se si manifesta la diarrea si
sospenderà o si scemerà l'uso del latte, come in proposito consiglieranno
le circostanze o crederà opportuno il medico giudizioso^ prudente^ discreto e
non pauroso.
Quando il latte è ben tollerato può occorrere che il paziente ne abbia
stitichezza e qui il Redi appunto avvertiva come l'esperienza insegnava es-
ser necessario applicare di quando in quando qualche piacevole serviziale (2).
Ancora dobbiamo notare che il latte riesce rimedio immediato nei ve-
nefici per sostanze corrosive; e quando il paziente riesca a scampare, la
dieta lattea è nei primi tempi la miglior cura possibile.
Ancora a proposito di avvelenamenti ricorderemo che il largo uso di
latte venne recentemente trovato giovevole nei lavoranti in preparati di
piombo, ad impedire i fenomeni morbosi dell'intossicamento saturnino (Di-
dierjean).
Finalmente ricordiamo i tentativi di trasfusioni di latte nelle vene a sur-
rogare quelle di sangue. Hodder nel 1850 le provò in 3 casi di cholera
ed ebbe due guarigioni: How (1877) ne fece l'esperimento in un tuber-
coloso (?!), Gaillard in una donna anemica (?!). Fino ad ora sono tutte
prove isolate e di poco interesse. Quello che è certo si è che dagli espe-
rimenti sugli animali di Brown-Séquard e Labord vien accertato che non
si può introdurre nel sangue, a scanso di accidenti gravi, che una piccola
quantità di latte per volta. Moutard-Martin e Richet notarono per iniezioni
di grandi quantità di latte nelle vene fenomeni di eccitamento bulbare e
poliuria: la morte avviene per anemia bulbare, che può dipendere dal-
(i) Vedi: Annali Unhersali di Medicina, Anno, 1881. VoL 256, pag. 138.
(2) Redi: Opere citate , pag. 314, 333.
— 5IO —
l'obliterazione dei capillari del bulbo per globuli grassosi e per la dili
zione ed alterazione del sangue.
Donde logico è indurre che le iniezioni di latte nelle vene non ayrani
mai un valore terapeutico.
Certamente meno pericolosa sarebbe la trasfusione di latte nel peritone
(noi la vedemmo nel Laboratorio di Farmacologia sperimentale dell* Univei
sita di Pavia riuscire sempre innocua nei cani, non cosi nei conigli), ma anch
dell'importanza ternpeutica di questa trasfusione crediamo lecito di dubitare
In una sana pratica medica il latte usato all'interno come alimento-rimedi
può rendere grandi servigi e ben a ragione Boucbardat ha detto e Le mi
decin qui saura prescrire convenabhment les iaits differents sous ies forme,
le mieux appropriées dam les maladies et les convalescences sera un mediai
qui rendra des grands services et un grand médecin (0.
Importa all'igienista il sapere che alcune epidemie di malattie infettive fu-
rono procurate dal latte non di cattiva qualità per sé, ma per acqua putriàt
che si aggiungeva od altro che lo inquinava. Ma se in questi casi i nocivi
effetti erano da attribuirsi non al latte, ma alle sostanze che gli si mescola-
vano, in altri parve che il latte nuocesse per un'alterazione tutta sua proprii.
Non molti anni fa ad Islington in Inghilterra si verificarono 1 68 casi di
febbre a carattere tifoideo e si ebbero 30 casi di morte, tutti donne e fan-
ciulli che consumavano del latte fornito da una stessa latteria. Un'inchiesta
riuscì a determinare che l'acqua, la quale serviva alle bisogne della latteria,
proveniva da una cisterna il cui recipiente di legno era fracido. Parimente
a Klington ne* mesi di luglio ed agosto 1870, si ebbe un' epidemia di
tifo che invase 67 famiglie e diede 26 casi di morte. Il dott. Ballard
riusci a sapere che 1*87 Y^ delle famiglie infette avevano preso il latte
tutte da uno stesso lattivendolo, che per lavare i recipienti ed anche pro-
babilmente per annacquare il latte, prendeva l'acqua da un pozzo in coi
filtravano gli umori d'una contigua cloaca. Nel maggio 1878 si sviluppò
nelle parrocchie di Hampstead e di Marvlebone (regione nordica della città
di Londra al nord-est del Regent-Park) un'epidemia di difterite: vi furono
268 casi in 118 famiglie. DalFinchiesta fatta risultò che nelle zone infette
su 473 famiglie che prendevano il latte da uno stesso ed unico negozio,
si ebbero 88 casi di difterite (i8, 2 YJ, mentre fra le altre 2227 famiglie
che non prendevano di quel latte, non si ebbe che l'i, 3 ^/^ di casi (2).
(i) Boucbardat: Traiti d'Hygiène^ 1882, pag. 144,
(2) Power : Report to the Locai Gauemement Board on Epidemie prevale/tee of diphtke-
ria in north London. (^Annali di Medicina, Rivista, giugno 1880).
— 5" —
In onfiae di hxtì passiamo a tener parola di quei processi morbosi, sia
[locali die generali che come alterano l'armonia delle funzioni, fanno si che
[i prodotti di secresione sieno guasti : e fra questi primi a risentirne è
dubbio la produzione del latte.
Non è di nostra spettanza, ma sibbene de' trattati speciali di Patologia
di parlare di tutte le svariate affezioni che si localizzano alla
Ila: a noi basta di accennare ai cangiamenti di qualche impor-
dal panto di vista fisio-patologico che può subire il latte, epperò ri-
io che la secrezione può scemare o cessare anche del tutto per ef-
di forme morbose tossiche; altre volte esce viscoso, contiene elementi
«Dgue, pus, forme cellulari o detritus di tumori di neoformazione. Per
ione ed infiammazioni della mammella si sarebbe notato un aumento
l'albumina nel latte.
Ma a proposto dell'igiene del latte , hanno maggiore importanza le al-
Boni sue prodotte da processi generali.
Filhol e Joly hanno veduto aumentare nella febbre il burro e la caseina:
^cniois e Becquerel (i) hanno fatto una serie di osservazioni di confronto
ptn malattie acute e croniche. Hanno infatti notato che in entrambe le
i di malattie scema l'acqua ed aumentano le parti solide. Ma qui cessa
ogni analogia: nelle malattie di decorso acuto diminuisce lo zucchero, cre-
«e il burro e la caseina; nelle forme croniche il burro ed i sali aumen-
|tno, scema il cacio, lo zucchero resta nelle proporzioni normali : nelle
:|niDe si ha dunque perdita di elementi respiratori ed un eccesso di nu-
[<ritiz3, nelle seconde scemano queste e si ha relativo aumento dei primi,
lucasi di tisi perlacea e di cachessia ossifraga è stato osservato un au-
QCDto de' sali calcari.
Anche istiologicamente talvolta si trovano delle variazioni nel latte : Che*
valKer nella malattia detta Cocotte trovò globuli agglutinati, moriformi,
[{lobiili mucosi, purulenti. Se a questo latte alterato messo in un vetrino da
otologia si aggiungeva qualche goccia di ammoniaca concentrata e si agitava»
> vedevano dei grumi di materia filante viscosa. Herberger prese in esame
i latte di vacche affette da zoppina ; il latte aveva i globuli suoi a con-
dona irregolari, era fortemente alcalino, viscoso, di sapore ed odore di-
saggradevole.
Un btto meritevole di nota è che le glandole mammarie come le la-
(0 Vernois et Becquerel : Composition du lait che* la ftmmt dans retai de maladie ou
^ Santi {GatutU mtd, de Paris, 1853 pag. 69 et suiv.).
— 51» —
giimali risentono Tinfluenza delle perturbazioni morali. In qualche caso
snaturata la secrezione del latte, in altri sospesa affatto. Krummacher i
corda d'una nutrice che per un furto occorso a suo danno, si commost
ed incollerì a tal grado che Tinfante suo per aver preso latte poche oi
dopo,, ne ebbe convulsioni e mori. Petit-Radel ricorda di un bambino pres
da convulsioni per aver succhiato latte dalla madre che era stata poc
tempo prima percossa dal marito. Una donna nutrice del proprio bambin
vide il marito minacciato da un soldato: rimase si profondamente con
mossa da quella brutta scena, che il bambino a cui porse la mammeli
poche ore dopo mori in preda ad accessi convulsivi.
D dott. Contesse ricorda di due sposi che ebbero undici figli : la donni
era collerica d'indole e vuoisi addebitare alle psichiche perturbazioni a od
andava di frequente soggetta, se di undici figli, uno solo sopravvisse e fa
l'unico affidato a nutrice, mentre gli altri dieci allattati dalla madre mori*
rono in fascie. Parmentier e Dejeux hanno veduto in una donna presa da
attacchi di nervi, il latte divenire in meno di due ore quasi affatto tra-
sparente e non riprese le sue qualità che dopo alquante ore cessati gli
accessi convulsivi. Merita poi singolare ricordo il fatto di bambini che po-
terono succhiare senza verun danno il latte di nutrici prese da tifo o da
cholera, del che non pochi e persuadenti esempi sono riferiti negli Annali
delle epidemie e sopratutto in quella di tifo petecchiale che fu in tutta Ita
lia nel 1816 e 181 7 e nella prima invasione del cholera cioè dal 1835
«
a^ ^ ^3 7 ( ^^' Corradi negli Annali delle Epidemie negli anni citati). Par-
rebbe adunque che i germi infettivi o quella qualsiasi sostanza per cui
que* morbi si trasmettono, non si eliminino per la via delle glandole mam-
marie o eliminandosi subiscono successivamente nello stomaco e negli in*
testini tali mutazioni da riuscire senz'effetto.
Non è certo che in ogni caso di malattia delle giovenche, il latte loro
sia nocivo a chi lo prenda per cibo. Cosi vediamo ricordato ad esempio
da Fox (i) che nel grande Macello pubblico di Lilla, venne usato come
alimento il latte di vacche malate senza inconvenienti. Vuoisi per altro
stare guardinghi quando trattasi di processi generali infettivi: rammentiamo
a proposito le osservazioni del Moroni (2) in una Epidemia di zoppina ve-
silocosa occorsa or sono pochi anni presso Abbiategrasso. Il latte delle
vacche aflose durante il periodo febbrile rendeva grami e faceva morire '■
(i) Fox: Sanitary Examinations of Water ^ Air and Food^ pag. 469.
(2) Igea, 1875.
— 513 —
vitelli ed i suini lattanti, producendo agli uomini ed alle donne che ne
nuigiarono, mal di capo, debolezza delle membra e febbre. In parecchi
caà di vacche ammalate il cui latte conteneva globuli di sangue e di pus,
ì dott. Paine de Cardiff vide sopravvenire ai bambini un'affezione ulcerosa
Uè fauci e diarrea (i).
L'Husson che ebbe in osservazione un'epidemia svoltasi nelle giovenche
più stalle, ha tratto dall'esperienza sua le seguenti conclusioni : x .^ Quando
tifo compare in una stalla, tutti gli animali che vi si trovano, ne risen-
in diverso grado; 2.** Né il latte, né la carne possono trasmettere il
all'uomo od agli animali che non siano ruminanti. Per altro anche nel
periodo della malattia, quando ancora la quantità del latte non é
ta, non deve servire di alimento ai bambini, perchè la sua compo-
è già alterata. Ed infatti sin dall' inizio della malattia , gli idrocar-
buri diminuiscono in proporzione ed aumentano invece gli azotati, che tro-
^msi commisti ad elementi del sangue, a globuli mucosi e purulenti (2).
I Nei distretti occidentali degli Stati Uniti di America svolgesi di tanto in
^to una malattia nelle giovenche descritta da GrafT sotto il nome di
■JOìk Disease 0 Trembies che con carattere d'infezione tifica trasmettereb-
[beà per il latte agli uomini : la malattia sarebbe grave , spesso mortale o
di convalescenza lunghissima {Gazzetta Medica. Paris 1841, pag. 451).
A chiusa di questo argomento, ci piace aggiungere poche parole sulla pre-
trasmissione della tisi polmonare per mezzo del latte di vacche tubercolose,
n Vallin già nel 1878 (3) ed anche recentemente (4) toccava questo
argomento, esponendo gli esperimenti e le opinioni de' più rinomati cul-
tori della Veterinaria: Gerlach, Klebs, Fleming, Bòllinger e le più recenti
^prove di Peuch e Toussaint Professori della scuola veterinaria di Tolosa.
Qaesti esperimentatori nutricarono due porcelletti e parecchi conigli con
M latte fornito da vacca tisica all'estremo grado: quegli animali deperirono
pnsto e presentarono all'autopsia la tubercolosi. Si noti però che un por-
cdletto tenuto con gli altri, ma alimentato diversamente, divenne pur esso
tabercoloso. Peuch e Toussaint spiegano il caso col dire che:
(l) Paine : Le lati des vaches malades et la diarrhie infantile {Journal dHygiìne^ 24
t"^ 18S0. Annali di Medicina, Rivista, giugno).
W Cùtnptes Rend, de VAcadémie des Sciences de Paris. Voi. 73.
(3) Le iati des vaches phthisiques peut'il transmettre la tubercolose ? (^Annales d* Hy-
l««. Juillct 1878 pag. 15-50).
(4) ì^angtr du lait des vaches phthisitjues (Revue dHygiìne, 1880, N. 7).
33
— su —
ce porceUt n* avait pas iti assez
sevèretneni sipari des animaux inoculi.
Gli esperimenti succitati non ci sembrano bastevoli a risolvere in moda
assoluto il quesito. Altri ne occorrono condotti non solo in più larga scala.,
ma con le debite cautele, fra le quali è pur quella della scelta degli ani-
mali che si sottopongono airesperimento, nel che ci deve essere di ammae-
stramento quanto accadde, rispetto all'innesto della materia tubercolare ado-. i
prando conigli, animali che hanno debolissima resistenza e che si videro a 4^
cadere con la massima facilità nella tubercolosi, anche quando venivamo
loro injettate sostanze minerali e in fuori anche di queste, per semplice
cons^^enza di scarso o cattivo alimento, ovvero tenendoli in ambiente
antigienico.
In ogni modo poi non è da dimenticare che il latte può riuscire nocivo
non perchè contenga verun principio morboso specifico, ma unicamente
per l'alterata sua composizione provenendo da animale ammalato.
— 515 —
PARTE SECONDA.
Della conservazione del latte e delle sue più frequenti adulterazioni.
Considerato il latte nel campo suo principale che è quello della broma-
lologia, veniamo a toccare alcuni argomenti che dav vicino interessano Ti-
(iene pubblica, dappoiché il latte non solo è alimento, ma anche medica»
iDento; epperò la polizia medica deve invigilarne la purezza e la buona
[pulita, siccome è debito suo per tutte le sostanze che valgono a conser-
tale ed a restituire la salute : lac et prò cibo et prò medicamento est.
Pertanto noi in questa seconda parte parleremo:
i.^ Dei modi di conservare il maggior tempo possibile inalterato il
latte allo stato liquido;
2.^ Dei procedimenti per ridurre il latte in preparato commerciale di
lunga durata; e dell'intrinseco e relativo valore di siffatti prodotti;
3.^ Delle più comuni adulterazioni del latte e de' modi più acconci
a riconoscerle.
CAPITOLO I.
Dei modi di conservare per il maggior tempo possibile inalterato il latte
allo stato liquido.
Abbiamo già in altro capitolo ricordato le alterazioni a cui va incontro
il latte per effetto degli agenti esterni e specialmente a causa della qualità
dei redpienti in cui è posto. In aggiunta a que' fatti sta il dire brevemente
delle misure volgarmente adottate per serbare buono il latte naturale e
liquido per il maggior tempo possibile.
I lattivendoli, i formaggiarì, i fabbricatori di latticini hanno cura di
travasare il meno possibile il latte da un recipiente all'altro e tanto meno
«sano recipienti di qualità diversa. Appena munto il latte lo versano in
ampi bacini di rame accuratamente tersi ed asciutti, e questi tengono in
ambienti ben ventilati, freschi, di solito al pian terreno, in posizione di
tramontana od in cantine ad alte* volte, asciutte e ventilate. In alcuni luo*
^hi de' Pirenei si usa costrurre apposite baracche, dove di sotto passa una
:orTente d'acqua ed in questa sono posti a galleggiare (sostenuti da appo-
- 5i6 —
siti congegni) i recipienti del latte ricoperti da tavole di pietra: la tempe
ratura alla quale si trovano cosi esposti è molto biissa.
È stato anche proposto di tenere il latte entro ghiacciaje, mezzo incon
modo e di troppo costo.
Gay*Lussac ha consigliato allo scopo di conservare il latte per più gtorr
di riscaldarlo quotidianamente fino airebollizione per qualche minuto. Que
sto procedimento è a danno del gusto e del prezzo. Altri poi usano au
mentare la naturale alcalinità del latte, addizionandolo di un grammo d
bicarbonato di potassa o di soda per ogni litro (Darcet et Petit). Cosi li-
nacidimento spontaneo del latte viene ritardato d*alquante ore: abbiamo
noi pure provato che quantità maggiori di sale alcalino prolungano la re-
sistenza del latte, ma questo prende sapore ingrato. Hirscberg ha notato
che si riesce a conservare il latte per qualche tempo, mercè raggiunta di
un millesimo d'acido borico, ma con ciò si viene ad impedire la separa-
zione della panna. Soltanto dopo 96 ore il latte con acido borico mani-
festò una leggiera reazione acida. Dopo 120 ore questa era fatta più sen-
sibile. Il latte senza acido borico manifestò invece dopo ^6 ore una forte
reazione acida. La Ditta P. Tannetti in Amburgo fa commercio di latte
conservato con l'aggiunta ad ogni litro di esso di due grammi di biborato
(li soda e d'un po' di borato di soda.
Da una serie di esperimenti (da noi fatti tempo addietro) sulle sostanze
antizimotiche, ricordiamo fra gli altri questo a proposito del latte. In una
boccetta contenente 300 *^*=' di latte puro si versò una mezza goccia di
olio essenziale di senape: il latte si mantenne inalterato per più di due
anni, ma ebbe persistentemente l'odore caratteristico della senape (0.
Un latte d'odore e sapore ingrato per quanto ritenga ancora le proprietà
nutrienti, pure viene rifiutato e cessa il movente di quell'industria che ci
dà un prodotto se non inservibile affatto, certo non appetito. È del latte
come dei funghi, che nessuno appetirà dopo lunghe e rinnovate macera-
zioni nell'aceto, perchè così facendo ogni fungo anche di quelli comune-
mente noti per velenosi, è reso mangereccio. Si schiva è vero un grave
pericolo, ma d'altra parte si perde sapore ed aroma delicatissimo , né più
rimane che una sostanza coriacea e per nulla appetitosa né nutriente. Tanto
e meglio varrebbe bandire affatto i funghi dalla cucina.
(i) Se si potesse con adatto menstruo fare una soluzione titolata dell'olio essenziale di
senape e raggiungere la voluta resistenza del latte, con un minimo d' odore, avrebbesi
forse modo di farne un'applicazione industriale. Ma questa mancherà se l'effetto voluto e
raggiunto di conservare inalterato il latte sia a scapito del gusto. .
— 517 —
Pertanto volendo concludere quale sia il modo più conveniente e mi-
gliore fra quelli finora proposti per la conservazione del latte nello stato
liquido e naturale, diremo che lasciando da parte i processi fondati sul-
l'aggiunta di sostanze antifermentative, perchè di quelli fino ad oggi noti,
nessuno è al tutto indifferente al latte e dal più al meno ne alterano qual-
die sua qualità, in massima è da consigliarsi, e quando non occorra troppo
hmga conservazione, di aggiungere lievissima dose di bicarbonato di soda
4d latte, di sottoporlo mediante modico 'riscaldamento ad evaporazione di
farere durata e poi tenerlo in luogo fresco in vasi di terra invetriata.
CAPITOLO IL
Dd procedimenti per ridurre il latte a preparato commerciale di lunga durata
e deir intrinseco e relativo valore di siffatti prodotti.
Distinti chimici studiarono il modo di condensare il latte per ridurlo a"
preparato di lunga durata. I processi fin qui usati consistono nell* evapo-
razione prolungata e nell'aggiunta di zucchero: con lievi modificazioni di
procedimento, cosi si fa in tutte le fabbriche di latte condensato: una sola
&bbrica ungherese sappiamo tenere un processo che fa a meno dell* addi-
zione di zucchero, ma a scapito della durata del preparato.
Appert applicò il suo metodo di conservazione delle sostanze alimentari
e riasci a conservare il latte per un tempo discretamente lungo, chiudendolo
in bottiglie e sottoponendo queste al riscaldamento mediante bagnomaria.
liabru segui un procedimento analogo, servendosi di scattole in luogo
<fi bottiglie.
Bethel propose di saturare il latte bollito con acido carbonico e di cosi
<»nservarlo; è mezzo però costoso e di poca applicazione,
Martin De-Lignac ha proposto di evaporare il latte, al quale venne ag-
|innto un decimo di zucchero, in recipienti di rame accuratamente stagnati,
mediante il vapore acquoso alla temperatura di x 1 2° corrispondente quindi
^ un'atmosfera e mezza. L'evaporazione colla contemporanea agitazione è
protratta fino a tanto che il latte abbia assunto la consistenza del miele,
^po di che lo si versa in scattole di latta che devono essere postia chiuse
^nncticamente, onde sia impedito l' accesso dell' aria. Per usarne è duopo
aggiungere ad ogni parte di latte condensato tre quarti d'acqua ; si ottiene in
^ «nodo un liquido che ha tutte le proprietà del latte normale zuccherato.
Grimewade e Keppel perfezionarono il metodo di conservazione del latte.
- SiS —
spìngendone rapidamente Tevaporazione, dopo avervi aggiunto zacchero e<
un po' di bicarbonato sodico, fino ad ottenerne una pasta dura , la qual
essiccata mediante opportuni procedimenti, è poi ridotta in polvere e smei
ciata sotto questa forma. Con una parte di questa conserva ed otto (
acqua, si ottiene un liquido che ha tutte le prerogative del latte fresco.
Prospetto delle Analisi istituite sul Latte condensato delle principali Fabbrich
Acqua
Sali
Grassi
Albu-
minoidi
Zuc-
chero
Autore
dell'AnaUsi
Anno
Fabbrica Aoglo-STinera
26,14
2,05
9.92
11,90
50,80
D.'Gerbert
1875-76 e 77
io Chao
24,70
2,11
6,02
9.77
57,40
D/Soxhlet
4
1878
fabbrica Srinera
io Freibsr^
25,75
2.15
10,66
13.41
48,02
Gerber
1879
Fabbrica Gerber « C
26,10
2,12
9.46
".73
50.59
»
1878
in TboB
25,10
1,94
6.83
10,46
55.67
Fellenbcrg
1878
Fabbrica H. Nestleia
Terej
25,28
2,03
8,62
10,25
53.82
Soxhlet
1878
Fabbrica Ronegieie
32,80
3.01
9,80
I3."3
41,25
Cerberi
1877
in Chriitiania
30,08
2,01
7.54
9,02
51.35
Soxhlet
1878
Fabbrica Barare»
in Keopten
3i»3o
2,56
10,19
12,53
43.42
Gerber
1879
Fabbrica Tiennese
Aibrecbt
24,26
2,16
9,63
10,82
53.13
Soxhlet
1878
Fabbrica Italiana
di Milano
26,88
2,26
8,67
11,07
51,12
»
>
Fabbrica Dóbreo^er
..3^3|
MjIiis e G.
Locate
23,486
11,036
11,392
51.773
Bignamini
1881
(proTincia di lilano)
•
Fabbrica Gail-Bordcn
New-Jork
27,72
1,81
8.61
. 0
9.92
51.84
Gerber
1877
Fabbrica Americana
Alderoej
23*38
".56
9.23
10,22
51.57
1877
Fabbrica Hooken-Cream
London
26,45
1,76
9.84
10,56
51,38
>
1879
Fabbrica Weitolf Ingiand
SweiloB
28.89
1,62
10,45
12,56
46,48
»
>
— 519 —
Ma sebbene lo si affermi tuttodì nei giornali, non si ha da queste pre-
panazioni, solute che siano nelVacqua, un liquido per composizione^ quan-
tità e proporzione dei principi e per valore fisiologico , perfettamente pari
li latte naturale. Invece non si ha che un latte molto più zuccherato e
con una proporzione di albumina e di grasso sempre inferiore a quella del
htte di vacca e vi ha in luogo un eccesso di idrocarburi. La viscosità della
Bissa ne rende la diluzione irregolare e se trattasi di darlo a bambini, è
ài ricordare che la gran quantità di zucchero contenuto, cagiona col lungo
ISO dei disturbi digestivi.
Le farine lattee ed il latte Liebig hanno pur esse il peccato capitale di
lovrabbondare in idrocarburi, ma ancora il latte condensato, le farine lattee
non rappresentano l'insieme e la giusta proporzione di sostanze nutritive
proprie del latte naturale. Non basta perchè sieno accettabili come pari due
alimenti, che siano affini dal punto di vista chimico e che contengano quan-
tità pari di prìncipi plastici e respiratori; bisogna che posseggano il me-
desimo grado di digeribilità.
Nel latte artificiale di Liebig (0 le materie proteiche sono rappresentate
dal glutine di cui la funzione può senza dubbio ritenersi analoga a quelle
dell'albumina e della caseina, ma ne differisce nella digeribilità, che è senza
dubbio minore.
Nella pratica quando necessità porti ad usare d'un succedaneo del latte,
si preferisca nel caso il latte condensato alla farina Nestley (2) e questa al
latte Liebig.
In breve non vanno prese queste preparazioni che come espedienti di
necessità» dappoiché non ritengono, ripetiamo, che assai imperfettamente le
qualità del latte naturale, del quale non sono, come dice il Mantegazza,
che mummie. Non mentano il nome di succedanei al latte quelle prepara-
zioni che da Dubrunfaut e da altri vennero proposte nel tempo dell'ultimo
(l) n latte artificiale Liebig è preparato nel seguente modo: Grammi 16 di farina di
framento sono faUi bollire in 160 grammi di buon latte di vacca. Reso omogeneo il mi>
scaglio si fa raffreddare aggiungendovi 16 grammi d'orzo germogliato pesto al momento
e dilavato in 12 grammi d'acqua tiepida alcalinizzata col iS ^/^ di bicarbonato di potassa.
L'orzo germogliato alla temperatura di 30^-40^ opera per la diastasi sull'amido del grano,
lo trasforma e cosi modifica la consistenza del prodotto, che riscaldato fino all' ebollizione
po qualche minato, si fa passare per imo staccio fino.
(2) È un miscuglio, che si fa seccare nel vuoto, di latte di vacca, zucchero e crosta di
P>oe porfirizzata. Analizzata da Poinsot ha dato 1,66 ^/^ d'azoto e di materie amilacee
iosolubil].
— 520 —
assedio di Parigi, come latte artificiale. Non sono che emulsioni di ol! i
di grassi poco piacevoli se non nauseose (i).
CAPITOLO III.
Delle pia comuni adulterazioni del latte e de* modi pili acconci per riconoscerle
Oggetto d'un commercio su larga scala, il latte sia venduto ali* ingrosso
per la fabbrkazione del formaggio, che smerciato al minuto, come ogni
altra sostanza alibile, va soggetto facilmente a frodi: ma è l'abitante delk
città che più spesso resta vittima di quelle, perchè la merce avanti di giun-
gere al consumatore deve passare per tre o quattro mani e se non è il
fornitore primo del latte, certo il conduttore e meglio ancora il lattifen-
dolo che ha lo spaccio al minuto del latte, lo battezzano. È questo tm
vizio capitale delle vendite private di tale sostanza alimentare, e sono quindi
da encomiare e da incoraggiare le istituzioni di Latterie Sociali sotto sor-
veglianza di speciali Commissioni cittadine, che a maggior sviluppo dd
commercio e a vantaggio anche dell'equità, facciano una sana concorrenza
all'industria privata : in tal modo quest'ultima per sorreggersi sarà costretti
ad intimamente rimutarsi nell'organamento, procurando di togliere a(&tto i
modi per cui sono inevitabili le frodi.
A Parigi un tale Nicolas ha dato il buon esempio. Proprietario d'una.
grossa tenuta con stalle in Brie (dipartimento di Senna e Marna), di li
esso manda a Parigi il suo latte genuino entro bottiglie di cristallo suggel-
late e con la marca del produttore. Il deposito centrale distribuisce il latte
a 34 vendite succursali tutte proprietà del signor Nicolas, al quale meri-
tamente fu conferito un premio per il modo col quale ha organizzato il
suo commercio.
La maggior parte delle volte trattasi di addizione di acqua per aumen-
tare la quantità assoluta della merce o di spannatura per avere separato
un principio di maggior costo; non di rado poi sono le due frodi combi-
nate, anche perchè la prima vale sotto un certo punto di vista a velare
la seconda. L'addizione d'acqua ricompensa la scemata quantità d'un laUe
(l) Dabrnnfaut : Sur la composiiion du lati et sur la préparation dum lait éòsiSonai
{Comptes rendus de tAcadémie, T. 72. pag. 84. 187 1).
Fua: Sur la substitution de la graisse de cheval à rhuile dolioe dans la préparation
du lait obsidional proposi par M, Dubrunfaut (Comptes id, T. id. pag. 108).
Gaudin : Sur la préparation dun lait artificiel applicable pendant rimnstisstment.
Note {^Comptes rendus, luogo dt.)
— 521 —
scremato, e se per vedere se vi sieno firodi o no, ci accontentassimo della
dmsimetria, facilmente potremmo essere tratti in errore.
Un latte spannato (e noi qui ci riferiamo al latte di vacca come quello
che per la massima parte ci serve d'alimento), ma più ancora quello span-
Dito e annacquato, ha una tenuità ed un color azzurrognolo visto per tra-
sparenza che non ha il latte normale. Si è quindi dai frodatori pensato di
tangere sostanze capaci di correggere il difetto; ma sostanze inodore,
insipide, non palesabili ad occhio nudo, che traggano in. errore il con-
tore del latte, son rare a trovarsi e nel caso non convenienti per il
jvezzo; e quelle di cui concedesi la spesa, sono troppo facilmente riconosci-
M ad occhio nudo o coi mezzi più volgari d'indagine chimica, senza ri-
correre proprio ad analisi delicata, alle quali non v' è frode che possa
? staggire.
i Più innanzi faremo parola di queste sofisticazioni complementari ; ora
\ ddamo dell'addizione d'acqua e della spannatura che rappresentano lo scopo
primo d'ogni frodatore.
A riconoscere le adulterazioni del latte il modo più sicuro e rigoroso è
l'analisi chimica eseguita con uno de' vari processi, che Peligpt, Haidlen,
. Sdmltze, Joly, Vemois e Becquerel ed altri ancora vennero man mano pro-
ponendo. Noi riferiamo qui per debito quella di Millon e Commaille, che
fra i tanti è dei più commende voli.
Si prendano 20 ce. di latte, vi si aggiungano quattro volumi d'acqua ,
[ poche goccie di acido acetico e si agiti per qualche minuto. Si ottiene cosi
un coagulo formato dalla caseina e dal burro , e questo vien gettato su
Otre. Si lava la materia prima con acqua distillata e poi con acqua al-
coolizzata, cercando di raccogliere tutti i liquidi di lavatura. Il coagulo cosi
trattato viene poi asciugato fra carta bibula , e ripreso con alcool anidro
▼a poi gettato di nuovo su filtro.
Si esaurisce allora con etere alcoolizzato , continuando l'operazione fino
a che si giudica esportato tutto il burro. Il residuo rimasto sul filtro, si fa
eariccare e si pesa : esso rappresenta la quantità di caseina : il liquido etereo
^Icoolico evaporato ci darà la quantità di burro.
n siero separato con la prima filtrazione, aggiunto ai liquidi di lavatura,
▼a diviso in tre parti e serve alla determinazione dell'albumina, della lat-
^ e delle ceneri o materie minerali. La porzione destinata alla dosatura
^'albumina, si introduce in un palloncino e vien fatta bollire fino a com-
pleta coagulazione dell'albumina medesima , poi seccata e pesata. La se-
conda porzione è trattata col reattivo cupropotassico di Fehling per la va-
— 526 —
Notisi che per brevità sulla scala non sono segnate le. prime due dfire
a sinistra poiché costanti, le altre due a destra variando soltanto a norma
della qualità del latte; cosi a modo d'esempio un latte che marchi 1032
di densità, segnerà 32 sulla scala.
Siccome per altro le indicazioni dell'areometro di Quevenne, come an-
che (^i tutti gli altri, sono variabili a seconda della temperatura del liquido
in cui viene immerso, ed essendo quello di Quevenne costruito a 15^, si
farà in modo coli' ajuto di im termometro che nel momento in cui viene
fatta la lettura, quella sia di 15.^ Del resto sono redatte delle tavole di
correzione tanto per il latte intiero o normale, come per quello a cui sia
stata tolta la panna {Vedi infine Tav. I e li); mediante le quali si può de-
sumere a colpo d'occhio la densità del latte a qualunque temperatura. E
quand'anche non si volesse o non fosse possibile consultare le tavole, giova
aver presente che le variazioni della densità corrispondono ad un grado per
ogni 5** di temperatura, vale a dire che le indicazioni dello strumento de-
vono essere accresciute o diminuite di un grado per ogni variazione cor-
rispondente a 5^ in più o in meno della temperatura del liquido. Cosi, per
esempio, se un latte ci indicasse una densità di 103 1 a 20^, oppure 1033
a xo^, vuol intendersi che lo stesso latte a 15° ci darebbe 1032.
Secondo Quevenne il minimo di densità del latte normale sarebbe di 1028,8
e per conseguenza dovremo sospettare che il latte è allungato con acqua
se ha una densità inferiore.
Si passa quindi alla seconda operazione, che è la misura della quantità
di crema o panna. A quest'uopo si fa uso di un semplicissimo apparecchio
che sempre accompagna in un col termometro il latto-densimetro di Que-
venne e chiamasi cremometro di Bank e di Chevallier. Consiste in im'al-
berella o vaso cilindrico di vetro alto o°*,i4 e del diametro interno di ©",038
diviso in 100 parti o gradi dal tratto superiore segnato con O, In esso si
versa il latte e lo si porta in luogo tranquillo e fresco per 24 ore. La
crema pel riposo si porta alla superfìcie e vi forma uno strato giallastro che
si misura leggendo il numero delle graduazioni corrìspondentL
Lo stesso Quevenne dice che un latte genuino di buona qualità non deve
dare meno di io gradi di panna; quindi con questa esperienza e colla de-
terminazione fatta antecedentemente, si hanno dati sufficienti per poter pro-
nunciare un giudizio sulla bontà del latte il cui campione venne sottoposto
alla prova.
La terza operazione è diretta a constatare la densità del latte spannato.
Per cui dopo che il latte medesimo venne lasciato a sé per 24 ore, coix
— 5^3 —
Si è trovato che la densità del latte genuino di vacca sta a quella del-
Tacqua come 277: 261 (Haller) ossia varia nei limiti da 1026-102 9-
1032-1035.
Qaevenne, competentissimo in materia, ha trovato in una gran serie di
joservazioni, le seguenti medie:
Minimum 1028,8
Maximum 1036,4
Medium 1032,2
E cosi ancora, secondo Vernois e Becquerel, il peso specifico del latte
wìa tra 1028 e 1042. Reveil e Dirr (0 ritengono che un buon latte debba
tfere una densità di 1031,5 e questa media fu tratta dai risultati di più che
«Ile prove istituite nelle diverse parti della Francia e nelle varie stagioni.
n principio del latte che più di tutti influisce sulla sua densità , è la
puma o crema , la quale essendo specificatamente più leggiera degli altri ,
tenderà a seconda che è in quantità maggiore o minore, a diminuirne od
aumentarne la densità stessa. Per conseguenza questa aumenterà togliendo
h panna , e potrà essere ricondotta al grado di prima per l'aggiunta di
acqua; diminuirà invece quando al latte sia aggiunta l'acqua senza to-
gliervi prima la crema o panna.
Per la determinazione della densità del latte si usano areometri parti-
colari che diconsi pesa-latte (2).
Essi portano sulla loro asta diverse linee corrispondenti al punto d'af-
fioramento per il latte puro, genuino, e per il latte addizionato di quantità
variabili di acqua. Ma ognuno vede, per quanto abbiamo detto sopra, che
questo istrumento non ci può dare delle indicazioni attendibili, anzi ci può
condurre facilmente in errore e farci ritenere un latte come falsificato con
acqua, nel mentre non lo è ; all'opposto può indicarci come puro un latte
addizionato di acqua.
Per colleganza di fatti noi dovremmo qui esporre il processo di densi-
nutria e cremometria del Quevenne; ma siccome con tale processo non
richiedonsi meno di 24 ore di tempo per riconoscere le due frodi dell'ag-
gnmta d'acqua al latte e della spannatura, così vogliamo far precedere un
€cnno d^li altri mezzi suggeriti come più pronti.
(0 Din Francois : Guide pratique pour consiaier les falsifications du lait.
(2) Banrnhawer ha dimostrato che i pesa-latte con bulbo a forma di pera sono meno
'"^bili di quelli in forma di doppi coni.
— 528 —
Troviamo conveniente di far osservare come in certi campioni di latte
con la sola proporzione di 2'*^ di soluzione alcoolica di acido tartarico per
150^' di latte, non si riesce a rendere abbastanza limpido il siero, ed in
tal caso ]a determinazione della sua densità non può essere precisa. L'Autore,
che pure ha fatto una simile osservazione, suggerisce di aggiungere qualche
goccia di più della soluzione di acido tartarico, e noi ci siamo convinti
dietro ripetuti esperimenti, che si consegue meglio l'intento impiegando la
indicata proporzione di acido tartarico nell'alcool addizionata di una o due
goccie di acido acetico concentrato.
Questo processo è veramente commendevole per la semplicità, per la
esattezza dei risultati e per il poco tempo richiesto. Ma esso non ci fornisce
la prova che d'una sola frode, dell'annacquamento e non della spannatura.
A completamento dell'opera fatta la densimetria del latte, indi quella del
suo siero, si vorrà passare alla cr emometria: ma perchè questa richiede,
come dicemmo già molte ore, così è preferibile istituire la butirromeiria.
Sapendosi che un latte buono e genuino deve fornire SS^*"" di burro per
litro, si sono immaginati vari processi per riuscire facilmente e presto a
determinare il quanto di burro contenuto in un latte.
Ommettiamo di esporre particolareggiatamente i meno raccomandati pro-
cessi di Loyscl, di Leconte, di Daubrawa per ricordare invece i metodi di
Marchand, d'Adam e di Brunner.
Il processo Marchand è fondato, su questi tre principi:
i.^ Le piccole quantità d'alcali caustico mentre impediscono che U
caseina precipiti, non hanno azione sui corpi grassi in presenza del glucosio,
e della lattina;
2^ Sulla facile solubilità del burro nell'etere, anche in presenza del-
l' acqua ;
3.* Sulla debole solubilità del burro in una miscela di volumi ^;uali
d'etere e d'alcool e di soluzione acquosa di lattina e caseina.
Per tale determinazione Marchand ha proposto il suo latte butirrometro^
che fu poi modificato da Salleron.
Il butirrometro è un tubo di vetro chiuso da una parte, del diametro intern
di io""- circa, della lunghezza di 35 a 4o''''* e diviso in tre parti dell
capacità ciascuna di io^°' cubi, delle quali la superficie divisa in decimi
L'esperienza va condotta nel modo seguente: si versano nel tubo io"' d
latte tolto dal campione, preventivamente agitato per avere la crema il pi
che sia possibile uniformemente distribuita, vi si aggiungono 2 goccie
liscivio de' saponai (soluzione di soda a 36" B) per tenere in soluzione
f
fan tfi à tog^e la crema e vi si immerge il lattoKlensimetro. È naturale
he ayendo privato il latte della panna che è il principio più leggiero, la
fea densità dovrà risultare superiore a quella trovata prima della spanna-
■n. In generale quella del latte puro spannato oscilla tra 1032.5 e 1036.5
t per conseguenza si avrà in quest' ultima lettura un controllo alle prece-
lenti operazioni. Certo che sarà sempre conveniente, quando sia possibile,
ipetere le accennate esperienze al luogo della niimgitura, aspettando ben
iteso che il latte abbia raggiunto la temperatura ordinaria.
Se però il procedimento di Quevenne non presenta difficoltà nella sua
ttuazione e dà risultati abbastanza precisi, tuttavia occorrendo un tempo
Km minore di 24 ore per la determinazione della crema , non si può se
Km in capo a questo tempo rispondere al quesito se al latte venne ag-
pmta l'acqua.
n dott. Sambuc (0 recentemente ha proposto un nuovo metodo che è
BCfX)mandabile per la sua semplicità, per l'esattezza dei risultati e per il
bere tempo richiesto per effettuarlo.
n principio su cui si fonda il metodo in parola, consiste nel determinare
k densità del siero del latte da sottoporre all'esame poiché l'Autore ha os*
lerrato che il siero di latte genuino ha una densità che varia fra limiti
liKttissimi, cioè tra 1027 e 1030. Il densimetro che si usa in quest' espe-
ttnza può essere quello stesso di Quevenne o qualimque altro che dia creile
bdicazioni esatte e il modo di operare è il seguente:
Si riscalda in una capsula ad ima temperatura non superiore ai 40^ il
campione di latte da esaminare, versandovi 2^' per 150^* di latte di una
RÌhzione satura di acido tartarico nell' alcool a 80° ed agitando con tma
piccola scopetta di vimini. Immediatamente la caseina si coagula e si riu-
Bsce in una massa spugnosa immagliando il burro. Si filtra il siero attra-
verso una tela fina e lo si raccoglie in ima provetta che si immerge in un
recipiente di acqua fredda al fine di far discendere la temperatura a 15^
per introdurvi il densimetro. Il prof. Sambuc ha trovato a modo d'esempio,
che m un campione di latte puro il di cui siero presentava una densità di
1030,2 addizionato di -^d'acqua dava un siero della densità di 1023,6; al-
lagato invece con -^d'acqua il siero aveva una densità di 1020,2; con-^
d'acqua la stessa densità del siero discendeva a 1016,4; e noi in analoghe
esperienze abbiamo trovato che un latte genuino il cui siero aveva una den-
ota di 1027,6 addizionato di -^ — ^ e -^ d'acqua, ci forniva un siero
' ' IO » zo , 10 zo ^ '
à cui densità era rispettivamente rappresentata da 1023, 1020, 10x7 e 1014.
(l) ArcJUves de Mcdecine Navale (ParU, 1879 XXXII-84).
— 528 —
Troviamo conveniente di far osservare come in certi campioni di latte
con la sola proporzione di 2*""^ di soluzione alcoolica di acido tartarico per
150^ di latte, non si riesce a rendere abbastanza limpido il siero, ed m
tal caso la determinazione della sua densità non può essere precisa. L'Autore,-
che pure ha fatto una simile osservazione, suggerisce di aggiungere qualcbe'r
goccia di più della soluzione di acido tartarico, e noi ci siamo convinti^
dietro ripetuti esperimenti, che si consegue meglio l'intento impiegando lai
indicata proporzione di acido tartarico nell'alcool addizionata di una o due :
goccie di acido acetico concentrato.
Questo processo è veramente commendevole per la semplicità, per la
esattezza dei risultati e. per il poco tempo richiesto. Ma esso non ci fornisce'
la prova che d'una sola frode, dell'annacquamento e non della spannatura. -
A completamento dell'opera fatta la densimetria del latte, indi quella del
suo siero, si vorrà passare alla cr emometria : ma perchè questa richiede,
come dicemmo già molte ore, così è preferibile istituire la butirrometria.
Sapendosi che un latte buono e genuino deve fornire 35^°' di burro per
litro, si sono immaginati vari processi per riuscire facilmente e presto a
determinare il quanto di burro contenuto in un latte.
Ommettiamo di esporre particolareggiatamente i meno raccomandati pro-
cessi di Loyscl, di Leconte, di Daubrawa per ricordare invece i metodi di
Marchand, d'Adam e di Brunner.
Il processo Marchand è fondato, su questi tre principi:
i.^ Le piccole quantità d'alcali caustico mentre impediscono che la
caseina precipiti, non hanno azione sui corpi grassi in presenza del glucosio,
e della lattina;
2.^ Sulla facile solubilità del burro nell'etere, anche in presenza del-
l' acqua ;
3.^ Sulla debole solubilità del burro in una miscela di volumi eguali
d'etere e d'alcool e di soluzione acquosa di lattina e caseina.
Per tale determinazione Marchand ha proposto il suo latte butirrometro,
che fu poi modificato da Salleron.
Il butirrometro è un tubo di vetro chiuso da una parte, del diametro intemo
di io""' circa, della lunghezza di 35 a 40"* e diviso in tre parti della
capacità ciascuna di io^°' cubi, delle quali la superficie divisa in decimi.
L'esperienza va condotta nel modo seguente: si versano nel tubo io**' dì
latte tolto dal campione, preventivamente agitato per avere la crema il più
che sia possibile uniformemente distribuita, vi si aggiungono 2 goccie di
liscivio de' saponai (soluzione di soda a 36" B) per tenere in soluzione la-
— 531 —
di burro se si volesse giudicare della bontà del latte dal solo dato delift
butirrometria saremmo tratti a credere il latte come non assoggettato a
frode, perchè la proporzione del burro è nei limiti della normalità. Invece
praticando la densimetria del latte anzidetto si troverebbe che certo ha un
peso specifico da 1024 ^ 1027, il che ci indica l'annacquamento: e quindi
associate le operazioni non solo si riconosce la frode commessa, ma et
capacitiamo del fatto che se il latte in questione malgrado l'aggiunta sve»
lata dell'acqua contiene una proporzione di burro che sta ancora nei limiti
della norma, si è perchè allo stato genuino doveva contenerne un po' di più.
Riassumendo diremo che parecchi degli anzi descritti procedimenti per
riconoscere l'annacquamento e la scrematura del latte, sono di pregio indi-
scutibile ; ed a parte i vari processi d'analisi chimica di Haidlen, Schultze,
Wicke, Brunner e Baumhauer, hanno molto pregio i metodi dosimetrici dei
principali componenti del latte come il processo di Marchand, di Adam,
di Brunner, di Vogel per la determinazione del burro ; i procedimenti sac-
carìmetrico di Poggiale, di Boussingault e di Soleil. Quando si abbia tempo
a discrezione, per lo meno 24 ore, nulla di meglio del metodo composto
densimetrìco e cremometrico di Quevenne; in luogo del cremometro di
questo Autore si può usare la campana di Kraker.
Abbastanza spiccio e di risultato attendibilissimo è il processo Sambuc
(densimetria del siero di latte, metodo che vale però solo a determinare se
vi fu addizione d'acqua e non la spannatura); come invece il lattoscopio
di Donne e il galattometro ottico di Vogel richiedono una certa pratica
e danno fallaci responsi quando il latte sia addizionato di materie estranee
che ne alterano l'opacità.
Ecco in un caso pratico come ci conducemmo nella perizia:
Un tizio che per fabbricare formaggio aveva preso a contratto il latte
di quattro o cinque piccoli affìttaiuoli, entrato in sospetto della bontà e
purezza del latte di taluno de' suoi contribuenti, ci portava alcuni campioni
di latte cui desiderava sapere il più presto possibile e meglio in giornata,
se erano di latte puro o annacquato. Ogni bottiglia di latte venne dibat-
tuta perchè la. densità fosse uniforme in tutti gli strati del liquido: prò
vando a versare un po' di latte da ogni bottiglia , si vide subito che dei
cinque assaggi, due erano di latte un po' più tenue e per trasparenza un
. po' più azzurrognolo degli altri. Il latte dei campioni sospetti produceva nel
Versarlo un rumore a tono più chiaro degli altri: un ago da calza perfet-
^^naente terso introdotto nel latte ed estratto dopo qualche secondo, pei
due assaggi indicati non riteneva aderente quasi nessuna traccia di vela-
— 532 —
mento bianco, mentre per gli altri campioni usciva ricoperto d'mio stiate-
lello opalino.
Messo il latte in un'alberella, anzi nello stesso cremometro di Quevenne^
se ne determinò il grado densimetrico tenendo conto in pari tempo della
temperatura. Alla tavola di correzioni Quevenne per il latte non spannato (i>
si ebbero i seguenti dati : campione di latte segnato A : temperatura -\- 9^^
grado densimetrico 34: la correzione dà 1032,7, dunque latte buono (Altri
due campioni segnati D tà E ci risultano, almeno per quanto stava al densi-
metro, latte genuino).
Veniamo poi ai due campioni che al formaggiaio parvero sospetti e per
Tappaienza e peichè un pesa-latte comune gli aveva segnato 1* indice del-
l'annacquamento. Noi tiovammo quanto segue: campione B temper.* -^ 9®,
grado di densità 1027; la tavola di correzione ci dà 102(^^1 \ dunque latte
annacquato. Il campione C esperimentato in egual modo, segna alla tavola
di correzione 1027; dunque latte pur esso annacquato.
Ma tale responso poteva essere assoluto? Noi avevamo bensì la convin-
zione del . vero, perchè anche il portatore del latte ci aveva assicurato che
i suoi fornitori non potevano avere né il tempo né l'agio di spannare i)
latte; ma pure trattandosi di dare un giudizio sul quale il formaggiaro
potesse intentar lite ai sospetti frodatori, potevamo noi essere soddisfatti
di quanto si era trovato? È inutile che qui ripetiamo quanto già addietro
dicemmo sulla insufficienza della densimetria Quevenne quando non sia
corroborata dalla determinazione della crema. Ma richiedendosi pronta
risposta e non concedendoci le 24 ore di tempo indispensabili per proce*
dere alla cremometria col metodo Quevenne, noi soddisfacemmo all'obbUgo
nostro come segue : per i campioni di latte ^ e C si dosò il burro secondo
i descritti metodi di Marchand e di Adam : al butinometio B segnò 7 mm.
C 7 y, mm. invece di io- 11 mm. che é la media noimale (la quale
indica che un litio di latte buono, deve daie dica 35 grammi di burro,
mentre un litro del latte degli anzidetti campioni, fornirebbero 27 grammi
circa di burro).
Ma questa scemata proporzione del burro poteva esprimere tanto una
spannatura fatta in tenue grado, quanto la conseguenza di un' addizione di
acqua al totale del latte che viene quindi ad avere una quantità di buiro
minore in una data misura del liquido menstruo. Non era adunque suffi*
(i) Qui aggiungiamo detta tavola togliendola dal : Traiti dAnalyse Zoochimiqui £
Gorup-Besanez, che la dà più completa e minuziosa di quella che trovasi annessa all'tp-
parecchio Quevenne.
— 531 —
|i burro se si volesse giudicare della bontà del latte dal solo dato della
imetria saremmo tratti a credere il latte come non assoggettato a
V perchè la proporzione del burro è nei lìmiti della normalità. Invece
icando la densimetrìa del latte anzidetto si troverebbe che certo ha un
specifico da 1024 9 1027, il che ci indica l'annacquamento: e quindi
late le operazioni non solo si riconosce la frode commessa, ma ci
icitiamo del fatto che se il latte in questione malgrado l'aggiunta sve*
dell'acqua contiene una proporzione di burro che sta ancora nei limiti
norma, si è perchè allo stato genuino doveva contenerne un po' di più.
Riassumendo diremo che parecchi degli anzi descritti procedimenti per
losccre l'annacquamento e la scrematura del latte, sono di pregio indi-
cibile ; ed a parte i vari processi d'analisi chimica di Haidlen, Schultze,
Vkt, Brunner e Baumhauer, hanno molto pregio i metodi dosimetrici dei
ancipali componenti del latte come il processo di Marchand, di Adam,
Brunner, di Vogel per la determinazione del burro ; i procedimenti sac-
itrico di Poggiale, di Boussingault e di Soleil. Quando si abbia tempo
discrezione, per lo meno 24 ore, nulla di meglio del metodo composto
tetrico e cremometrico di Quevenne; in luogo del cremometro di
;to Autore si può usare la campana di Kraker.
Abbastanza spiccio e di risultato attendibilissimo è il processo Sambuc
imetria del siero di latte, metodo che vale però solo a determinare se
il fu addizione d'acqua e non la spannatura); come invece il lattoscopio
Donne e il galattometro ottico di Vogel richiedono una certa pratica
danno fallaci responsi quando il latte sia addizionato di materie estranee
ne alterano l'opacità.
Ecco in un caso pratico come ci conducemmo nella perizia:
Un tizio che per fabbricare formaggio aveva preso a contratto il latte
quattro o cinque piccoli affìttaiuoli, entrato in sospetto della bontà e
del latte di taluno de* suoi contribuenti, ci portava alcuni campioni
latte cui desiderava sapere il più presto possibile e meglio in giornata,
erano di latte puro o annacquato. Ogni bottiglia di latte venne dibat—
perchè la . densità fosse uniforme in tutti gli strati del liquido : prò
'^do a versare un po' di latte da ogni bottiglia , si vide subito che dei
inque assaggi, due erano di latte un po' più tenue e per trasparenza un
o' più azzurrognolo degli altri. Il latte dei campioni sospetti produceva nel
efsarlo un rumore a tono più chiaro degli altri: un ago da calza perfet-
jnente terso introdotto nel latte ed estratto dopo qualche secondo, pei
le assaggi indicati non riteneva aderente quasi nessuna traccia di vela-
— 532 —
mento bianco, mentre per gli altri campioni usciva ricoperto d'uno strale
rello opalino.
Messo il latte in un*alberella, anzi nello stesso cremometro di Quevenne^
se ne determinò il grado densimetrìco tenendo conto in pari tempo delk
temperatura. Alla tavola di correzioni Quevenne per il latte non spannato (i>f
si ebbero i seguenti dati: campione di latte segnato A\ temperatura 4~ 9^*
grado densimetrìco 34: la correzione dà 1032,7, dunque latte buono (Alto*
due campioni segnati D tà E ci risultano, almeno per quanto stava al densi»]
metro, latte genuino). ^
Veniamo poi ai due campioni che al formaggiaio parvero sospetti e pei^
Tapparenza e perchè im pesa-latte comune gli aveva segnato l' indice dd-l
l'annacquamento. Noi trovammo quanto segue : campione B temper.* -|- 9^»^
grado di densità 1027; la tavola di correzione ci dà 1026,1: dunque latìi^
annacquato. Il campione C esperimentato in egual modo, segna alla tavdir
di correzione 1027; dunque latte pur esso annacquato. \
Ma tale responso poteva essere assoluto? Noi avevamo bensì la convin*-
zione del . vero, perchè anche il portatore del latte ci aveva assicurato che
i suoi fornitori non potevano avere né il tempo né l'agio di spannare 3
latte; ma pure trattandosi di dare un giudizio sul quale il formaggiaro
potesse intentar lite ai sospetti frodatori, potevamo noi essere soddisfatti
di quanto si era trovato? È inutile che qui ripetiamo quanto già addietro
dicemmo sulla insufficienza della densimetria Quevenne quando non sia
corroborata dalla determinazione della crema. Ma richiedendosi pronta
risposta e non concedendoci le 24 ore di tempo indispensabili per proce-
dere alla cremometria col metodo Quevenne, noi soddisfacemmo all'obbligo
nostro come segue : per i campioni di latte ^ e C si dosò il burro secondo
i descritti metodi di Marchand e di Adam : al butirrometro B segnò 7 mm.
C 7 y, mm. invece di io- 11 mm. che è la media normale (la quale
indica che un litro di latte buono , deve dare circa 3 5 grammi di burro j
mentre un litro del latte degli anzidetti campioni, fornirebbero 27 grammi
circa di burro).
Ma questa scemata proporzione del burro poteva esprimere tanto aoa
spannatura fatta in tenue grado, quanto la conseguenza di un'addizione di
acqua al totale del latte che viene quindi ad avere una quantità di bona
minore in una data misura del liquido menstruo. Non era adunque suffi*
(i) Qui aggiungiamo detta tavola togliendola dal : Traiti dAnalyse Zoochimique £
Gorup-Besanez, che la dà più completa e minuziosa di quella che trovasi aT»n^ffft airap-
parecchio Quevenne.
— 535 —
leico (prodotto dall'industria per la tintura del cotone), sostanza che pro-
duce una specie di sapone molto solubile e che dà un liquido lattescente,
suscettibile di emulsionare gli oli.
Quando al microscopio si vedesse un gran numero di globuli più volu-
minosi del normale, sarà utile ricercare nel latte la presenza degli oli o
del solfooleato. Scaldando il latte, che contenga ol) emulsionati. Folio si
raccoglie alla superficie in grosse goccie.
Un' ultima adulterazione che viene dagli Autori ricordata, ma della quale
i più negano che ne siano avvenuti dei casi, si è l'aggiunta al latte annac-
quato di un po' di materia cerebrale spappolata e spremuta. Notizie meri-
tevoli di fede a proposito di tale frode non ne abbiamo. Ricordasi che a
Parigi verso il 1840 s'era sparsa la voce che taluni lattivendoli commet-
tessero questa adulterazione adoprando i cervelli di quegli animali di scarto
che per causa di malattia od altro vengono uccisi a Montfaucon. Nulla
venne accertato in proposito, ma tanto valse a radicare nel popolo l'idea
che fra le altre frodi anche questa si commetta.
Noi abbiamo fatto degli esperimenti per determinare: i.® Se la frode
sia possibile; 3.^ Se raggiunga lo scopo di velare l'annacquamento del latte
e la spannatura; e nello stesso tempo non sia per sé medesima facilmente
riconoscibile.
Escludemmo anzitutto come inammissibile che siasi mai preteso di com-
porre un facsimile del latte con sostanza cerebrale spappolata e ben divisa
nel siero di latte. A parte anche il difetto totale dei caratteri di gusto e
sapore, non è possibile di ottenere alcuna somiglianza coi caratteri organo-
lettici del latte: e difatti noi trovammo nelle sospensioni di sostanza cere-
brale nel siero di latte ancora distinto il color citrino proprio di quest'ultimo.
Ma questa era una prova per soprappiù; che del resto in pratica nes-
suno ha la pretesa di contraffare il latte con tutte materie estranee; trat-
tavasi piuttosto di vedere quale aspetto assuma un latte annacquato a cui
poscia aggiungasi sostanza cerebrale. A 250^' di latte diluiti con- loo®** di
acqua, commescolando nella miglior possibile sospensione grammi 25 di cer-
vello di vitello privo della meninge, ben dilavato, espresso, si ebbe un li-
quido di aspetto di latte cremoso e di tinta lievemente rosea. Se non vi fosse
altro lato debole, la frode sotto questo punto di vista, sarebbe non male
riuscita, perchè per l'aspetto, era (^ latte ben ricco di crema e pel colore
rassomigliava al latte con lieve sfumatura rosea di alcuni nostri pascoli
di terreni ghiajosi (Gera d'Adda) o di montagna.
Ammettendo anche che con adatti pressoi si possa ottenere si finamente
— 536 —
divisa la sostanza cerebrale da riuscire all'occhio impossibile il rilevare la
frode, resta però sempre l'odore ed il gusto che per quantità anche minori
di quella adoperata nel miscuglio nostro, vengono alterati ed inducono in
sospetto se non proprio della fattispecie di frode, ma certo d'una perpetrata
adulterazione qualsiasi : l'odore abnorme è anche meglio manifesto facendo
scaldare il latte fino all'ebollizione.
L'addizione di sostanza cerebrale come influisce sulla densità del latte ?
Ricordiamo che la sostanza grìgia cerebrale (che è quella che dà il color
roseo) è in buona parte costituita da grassi , i quali hanno peso specifico
basso. Ora se il latte a cui va addizionata la sostanza nervosa , non fu
annacquato o di ben poco ed invece spannato, allora si potrà ottenere il
pareggio della densità, stantechè i grassi del cervello vanno a sostituire gli
adipi della panna levata via ; che se il latte fii molto annacquato , non
si riesce più a velare la frode, perchè il peso specifico del latte non gua-
dagna che di 3 a 4 gradi per l'aggiunta della maggior compatibile quan-
tità di cervello. Nel caso da noi prodotto ad esempio, il latte («So"* addi-
zionato di ioo^°* d'acqua) segnava alla tavola di correzione un peso specifico
di 1017,9: dopo l'amalgama coi 25 gi^mmi dicervello, la densità raggiunse
appena la cifra di 1022, e con un peso specifico cosi basso, aveva, come
dicemmo, l'aspetto di latte molto ricco di adipi.
Abbiamo poi provato che un latte annacquato di poco e che aveva la
densità di 1026 circa con 25 grammi di cervello toccò bensì la media
fisiologica, ma l'aspetto suo era non poco compromettente.
Si desume da ciò che la frode è piuttosto grossolana e per non poche
cause facile ad indurre in sospetto: quando un latte sembri cremoso ed
abbia una tinta lievemente rosea, segnando una densità relativamente molto
bassa, sospetteremo l'annacquamento con ulteriore adulterazione mediante
sostanza cerebrale.
Ulteriori indagini accerterebbero la complessa frode: e per riguardo a
scoprire la sostanza cerebrale, più presto d'una analisi chimica riesce l'esame
microscopico.
Su questo argomento delle adulterazioni del latte, riassumiamo cod il
nostro concetto. Vi hanno frodi di cui vale appena V opera di ricordarle ,
perchè pochissimo probabile che siano attuate ; il latte è una sostanza
troppo delicata perchè impunemente sopporti delle materie estranee senza
tradime la presenza. L'interesse stesso obbliga il frodatore ad essere discreto
si nell'aggiungere acqua al latte, come nel levarne la panna. Non è però infre-
quente l'addizione di fecola, ma non propriamente al latte quanto alla panna.
— 535 —
kico (prodotto dall'industria per la tintura del cotone), sostanza che pro-
duce una specie di sapone molto solubile e che dà un liquido lattescente,
jQScetdbfle di emulsionare gli olì.
Quando al microscopio si vedesse un gran numero di globuli più volu-
minosi del normale, sarà utile ricercare nel latte la presenza degli oli o
dd solfooleato. Scaldando il latte, che contenga ol) emulsionati, l'olio si
nccoglie alla superficie in grosse goccie.
' Un' ultima adulterazione che viene dagli Autori ricordata, ma della quale
''i più negano che ne siano avvenuti dei casi, si è l'aggiunta al latte annac-
' «inalo di un po' di materia cerebrale spappolata e spremuta. Notizie meri-
tefoli di fede a proposito di tale frode non ne abbiamo. Ricordasi che a
fangi verso il 1840 s'era sparsa la voce che taluni lattivendoli commet-
to questa adulterazione adoprando i cervelli di quegli animali di scarto
^•die per causa di malattia od altro vengono uccisi a Montfaucon. Nulla
le accertato in proposito, ma tanto valse a radicare nel popolo l'idea
cbe fra le altre frodi anche questa si commetta.
Noi abbiamo fatto degli esperimenti per determinare: i.^ Se la frode
possibile; 2.^ Se raggiunga lo scopo di velare l'annacquamento del latte
e k spannatura; e nello stesso tempo non sia per sé medesima facilmente
riconoscibile.
Escludemmo anzitutto come inammissibile che siasi mai preteso di com-
porre un facsimile del latte con sostanza cerebrale spappolata e ben divisa
Dd saero di latte. A parte anche il difetto totale dei caratteri di gusto e
■pore, non è possibile di ottenere alcuna somiglianza coi caratteri organo-
lettici del latte: e difatti noi trovammo nelle sospensioni di sostanza cere-
bnle nel siero di latte ancora distinto il color citrino proprio di quest'ultimo.
Bfia questa era una prova per soprappiù; che del resto in pratica nes-
nno ha la pretesa di contraffare il latte con tutte materie estranee; trat-
tirasi piuttosto di vedere quale aspetto assuma un latte annacquato a cui
poscia aggiungasi sostanza cerebrale. A 250''''' di latte diluiti con- loo"^ di
acqua, commescolando nella miglior possibile sospensione grammi 25 di cer-
vdk) di vitello privo della meninge, ben dilavato, espresso, si ebbe un li-
fiido di aspetto di latte cremoso e di tinta lievemente rosea. Se non vi fosse
altro lato debole, la frode sotto questo punto di vista, sarebbe non male
fioscita, perchè per l'aspetto, era (^ latte ben ricco di crema e pel colore
rassomigliava al latte con lieve sfumatura rosea di alcuni nostri pascoli
di terreni ghiajosi (Gera d'Adda) o di montagna.
Ammettendo anche che con adatti pressoi si possa ottenere si finamente
— 536 —
divisa la sostanza cerebrale da riuscire all'occhio impossibile il rilevare 1
frode, resta però sempre l'odore ed il gusto che per quantità anche minoi
di quella adoperata nel miscuglio nostro, vengono alterati ed inducono U
sospetto se non proprio della fattispecie di frode, ma certo d'una perpetrata
adulterazione qualsiasi : l'odore abnorme è anche meglio manifesto facendo
scaldare il latte fino all'ebollizione.
L'addizione di sostanza cerebrale come influisce sulla densità del latte?
Ricordiamo che la sostanza grigia cerebrale (che è quella che dà il color
roseo) è in buona parte costituita da grassi , i quali hanno peso specifico
basso. Ora se il latte a cui va addizionata la sostanza nervosa , non fìt
annacquato o di ben poco ed invece spannato, allora si potrà ottenere il
pareggio della densità, stantechè i grassi del cervello vanno a sostituire gli
adipi della panna levata via ; che se il latte fu molto annacquato , non
si riesce più a velare la frode, perchè il peso specifico del latte non gua-
dagna che di 3 a 4 gradi per l'aggiunta della maggior compatibile quan-
tità di cervello. Nel caso da noi prodotto ad esempio, il latte (250^^ addi-
zionato di 100^^' d'acqua) segnava alla tavola di correzione un peso specifico
di 1017,9: dopo l'amalgama coi 25 gi'ammi dicervello, la densità raggiunse
appena la cifra di 1022, e con un peso specifico cosi basso, aveva, come
dicemmo, l'aspetto di latte molto ricco di adipi.
Abbiamo poi provato che un latte annacquato di poco e che aveva la
densità di 1026 circa con 35 grammi di cervello toccò bensì la media,
fisiologica, ma l'aspetto suo era non poco compromettente.
Si desume da ciò che la frode è piuttosto grossolana e per non poche
cause facile ad indurre in sospetto: quando un latte sembri cremoso ed
abbia una tinta lievemente rosea, segnando una densità relativamente molto
bassa, sospetteremo l'annacquamento con ulteriore adulterazione mediante
sostanza cerebrale.
Ulteriori indagini accerterebbero la complessa frode: e per riguardo a
scoprire la sostanza cerebrale, più presto d'una analisi chimica riesce l'esame
microscopico.
Su questo argomento delle adulterazioni del latte, riassumiamo cosi il
nostro concetto. Vi hanno frodi di cui vale appena l'opera di ricordarle,
perchè pochissimo probabile che siano attuate ; il latte è una sostanzr
troppo delicata perchè impunemente sopporti delle materie estranee senz£
tradirne la presenza. L'interesse stesso obbliga il frodatore ad essere discrete
si nell'aggiungere acqua al latte, come nel levarne la panna. Non è però infre-
quente l'addizione di fecola, ma non propriamente al latte quanto alla panna.
— 537 —
Per le prime due frodi elementari converrebbe che i commissari di
poUzia fossero incaricati nella città di sperimentare di volta in volta come
misara precauzionale con il latto-densimetro di Quevenne il latte presso il
fcrnitore, o presso il conduttore od anche presso il lattivendolo. Se i dati
attenuti alla tavola di correzione segnano un grado inferiore alla norma,
procedasi di conseguenza a sequestrare il latte.
Ma abbiamo già detto che essendo accompagnati l'annacquamento e la
I ^Kumatura, può darsi che il latte-densimetro tragga in errore e indichi per
htte genuino, il latte doppiamente alterato. In simile caso il dubbio può
1 essere avvalorato da altre circostanze , dall' aspetto cioè del latte , il quale
malgrado l'alto peso specifico appare più tenue del normale e più azzur-
rognolo. Può anche servire la prova d'immergere nel latte sospetto un ferro
, di calza ben terso ; se estratto questo porta con sé un velamento opalino,
I credasi piuttosto buono il latte ; si diffidi invece se il ferro non tiene che
\ pochissima o ninna traccia del liquido.
Noi abbiamo voluto sperimentare questo espediente in latte annacquato
' € per sopraggiunta adulterato con fecola o con gomma o con sostanza
cerebrale. Ci siam convinti che il latte con sostanza cerebrale si comporta
come se fosse piuamente addizionato d'acqua : ma lo stesso espediente ha
! £d]ito per il latte in cui l'aggiunta d'acqua fu corretta con gomma o farina ;
' il ferro immerso portò via uno straterello di velamento come ottenemmo
col latte genuino.
Ove non si possa o non si creda indispensabile fare una completa ana-
fisi basta per avere risultati attendibilissimi in proposito all'annacquamento
ed alla spannatura , far seguire alla densimetrìa la determinazione della
crema col metodo di Quevenne : e se si voglia procedere anche più presto ,
si può per constatare l'addizione di acqua , seguire il metodo Sambuc , e
ngoardo alla spannatura, dosare il burro nel modo che insegna Marchand
0 Adam e che precedentemente venne esposto. Questi procedimenti se non
portano con sé tutta l'esattezza di rigorosa analisi chimica, sono nondimeno»
sufficienti per accertare del valore e della purezza del latte, e per soddi-
^fce insieme ai vari quesiti che possono essere presentati nell'interesse del-
11* *
*^ene, della polizia medica e dell'onesto commercio.
TAVOLE
di correzione per il latte-densimetro di Quevenne
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— 544 —
LA FOGNATURA DELLA CITTA DI MEMFI NEL TENNESSEE
(Stati Uniti' d'America).
Note
deiring. Emilio Bignami Sormanl
Nella Prima Riunione degli Igienisti Italiani, tenuta nello scorso anno i88x
in Milano, si discusse fra gli altri argomenti l'importante questione dello
smaltimento delle dejezioni animali dai centri di popolazione. In questa
discussione accanto a coloro che sostenevano essere raccomandabili soltanto
le fogne mobili, quale il migliore e più igienico sistema di trasporto delle
materie fecali, sorsero quelli che propugnarono il principio, che i vari si-
stemi applicati in questi ultimi tempi in molte città, fra cui anche quello
della canalizzazione, erano buoni.
Infatti ogni città ha speciali condizioni di ubicazione, di altitudine, di
costruzione, di clima, ecc., le quali influiscono a rendere in ogni caso spe-
ciale un sistema meglio rispondente dell'altro. La Riunione in massima
entrò in questo ordine di idee, e però a mostrare che male non si appo-
neva a deliberare in questo senso, credo opportuno far conoscere un altro
fatto , e recentissimo, di una città che, studiato uno speciale sistema di
fognatura adatto alle sue condizioni, ebbe soddisfacentissimi risultati.
Questa città è quella di Memfi nello stato di Tennessee degli Stati Uniti
d'America.
Memfi alcuni anni or sono era in imo stato deplorabilissimo, rispetto al
modo con cui provvedevasi a liberarla dei suoi rifiuti. Ed era perciò un
facile centro di infezioni, talché malattie epidemiche spesso v'infierivano.
Nel 1880 si mise mano all'opera e costruendo tutta una rete di nuovi canali
sotterranei si ottennero risultati migliori degli sperati, sicché, chi ora dirige
quei lavori, non esita a confessare che quel sistema di fognatura incontrò la
soddisfazione generale^ sia dell'amministrazione della città^ sia dei cittadini.
£ poiché la nuova sistemazione é ancora poco nota, essendosi comple-
tata soltanto nello scorso 1881, ed io ho potuto ottenere una copia del
— 545 —
itlatìvo progetto colle principali indicazioni, così colla scorta di qaeste in-
Lcazioni e di questo progetto cercherò di darne una breve idea.
Premetto che non intendo di sostenere che il sistema di Memfi sia così
ile ed efficace per altre città, come lo è colà; ma ripeto che intendo di
lostrare, con un esempio, che è buono per una città quel sistema che
^lio risponde alle sue speciali condizioni
La città di Memfi conta ora una popolazione di 35,000 abitanti ed oc-
le alture ed i pendi da ambe le parti di una valle, in cui scorre con
le diramazioni un fiumicello detto Bayou Gajoso, Questo fìumicello sca-
in un più grosso corso d'acqua, che presso la stessa città mette foce
il gran fiume il Mississipì.
In questo caso si ha dunque una città che per i pendi, su cui sorge, ha
Euuli e rapidi gli scoli nei canali, e facili e senza inconvenienti i loro sca-
lìchi nel grosso fiume, che la lambe. Si costrussero pertanto ad ambo i lati
e quanto più vicino si poteva al fìumicello i principali condotti collettori,
che per ora provvisoriamente sboccano nel corso d'acqua tributario al Mis-
rissìpi, ma che secondo il definitivo progetto devono condursi fino a questo
fiume, e si innestarono a questi collettori le tubazioni secondarie. Cosi si
eseguirono 34 miglia (chilom. 63) di canali di fognatura, dei quali quattro
miglia (chilom. 7,400) costituiscono i collettori laterali alle diramazioni
del fiumicello.
Ciò però che forma la specialità della fognatura di Memfi è :
I .** Che i suoi canali sono tubulari, e di piccolo diametro ;
2.^ Che questi canali ricevono soltanto le dejezioni animali delle case,
e non le pluviali, che si scaricano con altri canali ;
3.^ Che alla estremità superiore di ogni tubazione secondaria avvi una
cisterna automatica d'affiusso secondo il sistema Rogers Field.
4.^ Che fra i condotti stradali e la tubazione delle case sta un poz-
ietto di deposito per ricevere ed estrarre le sostanze pesanti.
I condotti principali o collettori hanno il diametro di io, 12, 15, e 20
pollici (Metri 0,25 - 0,30 - 0,38 - 0,50) (0.
I secondari per circa 1*85 per cento hanno il diametro di sei pollici
(m. o,iS) ed il resto di otto (m. o, 20), ad eccezione di poche brevi tratte
(i) Piede = metri 0,3048.
Pollice «= » 0,0254.
Miglio = • 1854.
Gallone = ^tri 4,54.
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1
— 546 —
per le quali si ha un diametro di dieci pollici (m. 0,25). La minima e
più generale pendenza dei condotti principali è di due pollici per ogni
cento piedi (m. 0,05 per m. 30). Quella dei condotti secondari del dia-
metro di sei pollici, è di sei pollici ogni cento piedi (m. 0,15 per m. 30).
Questo sistema fu proporzionato a ricevere i soli rifiuti immondi delle
case, e però in questi condotti non è permesso di introdurre né le aque
delle strade, né quelle dei tetti delle case. Queste invece sono smaltite col
mezzo di fistole (tubi di drenaggio agricolo), le quali sono collocate nella
stessa trincea dei condotti brutti, sia allo stesso livello, sia al disotto, e sa-
ricano nel fiumicello ; cosi il sistema dei condotti brutti é senza bocche di
spurgo ad eccezione di poche distribuite sui condotti principali. Alla estx^ .
mità superiore invece di ogni condotto secondario é posta una cisterna '
automatica d'afflusso {automatic fiush tank^ figura i.* e 2.*) secondo il si- :
stema di Rogers Field, la quale si giudica sufficiente per 24 ore, ed
appena piena può scaricare 112 galloni in 40 secondi (litri 507 in 40" 0
litri 12 Ya al minuto secondo).
La tubazione delle case é tutta del diametro di quattro pollici (m. 0,10)
ed ogni attacco di casa é provveduto di separate valvole non essendo per-
messo alcuna valvola sul condotto. I tubi sotterranei sono di ghisa con
raccordi fuori terra in piombo, e perché questa tubazione delle case possa
fungere anche da ventilatore per il pubblico condotto di fognatura, dessa
si eleva sempre col diametro di quattro pollici (m. 0,10) fino al disopra
dei tetti. La posa dei condotti incominciò il 20 gennajo 1880 ed al i.^ loglio
dello stesso anno ne erano già collocati per una lunghezza di venti miglia
(chil. 37) essendosi fatto il primo attacco alle case il i.^ marzo i88o.
Dai rapporti che accompagnano il progetto si può rilevare anche la
spesa distinta per i vari lavori che si ebbero ad eseguire, ma parendod
che queste notizie non possano riuscire di grande giovamento per noi, dove
i prezzi della mano d'opera, e delle tubazioni differiscono sensibilmente da
quelli degli Stati Uniti d'America, crediamo di non entrare in tali particolari.
Piuttosto noteremo che l'Autore del progetto fji T ingegnere Waring, e che
dopo di lui i direttori della fognatura a lui succeduti, fira cui l'attuale
sig. ingegnere Niles Meriwether, raccolsero già sotto la data dello scorso
marzo 1882 i seguenti risultati.
Le immissioni deUe case nei nuovi condotti si distinguono in
Gabinetti di decenza {Waier^closets) N. 3579
Latrine 1 2408
\-
— 547 —
Orinatoi N. 133
Bagni » 267
Lavatoi » 200
Cloache private » 17
Scarichi di cantine » 14.
I condotti di sei pollici di diametro benché servano allo scarico delle
case da ambo i lati di una via ed in alcuni casi per percorrenze di tre-
mila piedi (circa un chilometro), non soffrirono mai ingombro e raramente
si trovarono caricati per più della metà della loro sezione ; soltanto qual-
che tratto di tubo fu ostruito da pezzi di legno, ossa, ecc., incastratisi tras-
versalmente, ma i casi di queste ostruzioni non furono che 21, e pronta-
mente furono rimossi con pochissima spesa.
Qualche deposito è stato trovato nei collettori principali, ma fu rimosso
rapidamente e senza spesa col mezzo di una palla di metallo fatta passare
nei condotti. Queste palle hanno un diametro di tre pollici minore di quello
dei condotti, e sono più leggiere dell'acqua; introdotte alla cima dei con-
dotti vi scorrono dentro per forza della corrente, ma con una velocità
minore di questa, sicché le acque spinte nel loro passaggio all'estremità ed
ai lati dei condotti li puliscono facilmente. Cosi dopo la sua costruzione
fu pulita due volte una parte della conduttura maggiore, ma i condotti
secondari non richiesero ancora alcuna pulitura.
Osservazioni fatte ad ogni ora in un collettore di venti pollici (m. 0,50)
il 30 aprile 1881, diedero per risultato, che la maggiore altezza della cor-
rente era alle ore io ant. di pollici 12 */a (m. 0,32), la minore alle ore 2
pom. di pollici 8 (m. 0,20). Il 23 giugno 1881 si trovò invece la mag-
giore altezza di pollici 14 (m, 0,35) alle ore 11 ant, e la minore di pol-
lici IO Y^ (m. 0,26) alle 4 pom.
Posti dei galleggianti negli stessi condotti, diedero la velocità superficiale
della corrente di piedi 2 Y^o (m. 0,80) al minuto secondo coir acqua alta
pollici 12 Y4 (m. 0,30).
Dai dati surriferiti si evince che la pendenza dei condotti stante la in-
clinazione del suolo, su cui sorge la città, è tale da imprimere alla corrente
una velocità sufficiente da convogliare le materie, che vi entrano, senza la-
sciare depositi ostruenti. A questo sistema però, onde funzioni bene, occorre
molta acqua, e quindi desso può essere utile là dove una città dispone di
acqua sotto pressione per gli usi domestici.
In ogni modo per concludere rispetto alla città di Memfi, riportiamo un
— 548 —
brano del rapporto del i.° dicembre 1880, diretto dal signor D. T. Por-
ter, Presidente deirUfficio per gl'incendi e per la pulizia al Governatore
dello Stato.
In esso, dopo altre notizie e ragguagli è detto : e La popolazione è stata di
€ grande giovamento al Governo non soltanto coU'obbedire alle leggi, ma
€ col pagare prontamente le tasse , e col fare liberali sottoscrizioni per le
e opere di pavimentazione e sanitarie. Gli abitanti , oltre le tasse , sosten-
e nero una spesa durante l'anno, di dollari 150,000 a 200,000 per spur-
c gare, disinfettare e riempire le cisterne private, eseguire gli attacchi coi
e canali di fognatura ed altre opere sanitarie di vero profitto, e ciò dopo
e due successive epidemie di febbre gialla, che avevano arrenato gli affari,
€ e ridotto sensibilmente i valori delle proprietà > (0.
(l) Biennal report of the President of firt and police Commissioners of the Taxing dUtrict
{Memphis), Shalby County, Tennessee, to the Governator of the State, — Memphis, 1881..
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rUDRAIUKADaiAllllADiintlIMNEGLiSIAII 0HI1I D AMtKiUA
Se z i o ne
Ciaicma. dhffÌms*o.
— 549 —
IL HEDJAZ, IL PELLEGRINAGGIO E IL CHOLERA.
Note
del Dott. Comm. Elia Rossi Bey.
Scopo del Legislatore deve esser quello di sopprimere il morbo alla sua
sorgente od almeno, quando tanto non fosse possibile, quello di circoscri-
vedo. Ciò premesso, siccome è una verità di fatto che il pellegrinaggio
islamico è causa di dispersione di gravissima malattia, ne viene di necessità
che sieno sciolti i seguenti quesiti, l'importanza dei quali sarà da ognuno
agevolmente apprezzata,
i.^ Il cholera è desso un resultato delle condizioni geo-dimatiche
deUo Hedjaz? ' -.
2.^ È desso una conseguenza dei disagi di un lungo, penoso e ferì-
^ coJoso viaggio, deiragglomeramento di tante migliaia, di' persone^, oppure
delle cerimonie religiose che lo accompagnano? *" •--/...
3.^ E se non dipende né dall'una né dalle altre cause suaccennate,
dove se ne dovrà cercare la vera sorgente?
Donde, prima d'ogni altra cosa , il bisogno di farsi un' idea chiara ed
esatta tanto delle condizioni geo-climatiche del Hedjaz, che del modo con
cui viene effettuato il pellegrinaggio del quale in Europa si ha idea o
incompleta o alterata.
Un soggiorno di due anni e nove mesi in quella contrada, e l'averla
percorsa in tutti i sensi, mi permettono di parlarne con qualche cognizione
di causa, come pure di dare del pellegrinaggio un rapporto sufficientemente
' dettagliato.
Nel 1866, quando l'Europa smagata dalla recente invasione cholerìca
' mosse la crociata contro il fanatismo islamico — che tale essa qualificava
questo convegno devoto — > e si radunava a Congresso allo scopo d'inten-
i dersi sulle misure da adottarsi per prevenire nuove invasioni, io alzava
; la voce per mezzo d'un periodico locale onde ottenere una giustizia
distributiva e dare ad ognuno il suo. Ma essa non trovò eco, e si presero
al solito delle mezze misure che giustamente il Machiavelli qualificava
mine di Stato. Ora, in questa nuova occasione, non credo ozioso di ritor-
— 550 —
nare su questo argomento, e in mezzo a questo dotto Consesso spero se
non altro di ottenere generoso compatimento.
L'Arabia è una vasta penisola di 2,800,000 kilom. quadrati di superficie^
posta fra il 12° 30^ e 34° lat. Nord, e il 30** 15^ e 57° 30^ long; Ha
la Soria al Nord, l'Irak Arabi al Nord-Est, il Golfo Persico all'Est, il Golfo
d'Aden al Sud, e il Mar Rosso all'Ovest; l'Agaba è il punto di frontiera
al Nord e Konfuda è il suo limite al Sud.
Consiste in un vasto altipiano di 1000 a 1300 metri d'altezza, circon-
dato da una catena montagnosa che va dal Nord-Est al Sud-Ovest, alta
fino a 3000 piedi; alla base di queste sommità montagnose si trovano
fertili pianure e tratti deserti, divisi dal mare da montagne basse e sterili
e da una striscia litorale.
Su queste elevazioni trovansi dei depositi cretacei; la terra calcarea poi
vi abbonda e nell'interno della penisola essa si mostra come sollevata da
forza ignea centrifuga, giacché le sue montagne tutte endogene, hanno alle
loro sommità depositi dell'epoca nettuniana.
Di queste montagne, alcune attirano le nubi, lascian spillare fili perenni
d'acqua, servienti alla magra cultura delle sottoposte vallate, ed all'epoct
delle pioggie, spesso dirottissime, scolano abbondanti, si fanno torrenziali
e inondano vaste pianure per lo più argillose. Queste acque scorrenti fra
le roccie, mantengono dei ruscelletti che sparsi quasi dappertutto rendono
il viaggio per questa contrada meno pericoloso e meno duro. Abbondano
le Oasi, vaste pianure si presentano per quelle solitudini quai giardini
incantevoli che oltre ad abbondanti raccolte di datteri, danno fintti e
legumi e messi di orzo e di grano.
L'Arabia è divisa in tre parti, la Petrea, la Deserta e la Felice.
L'Arabia Deserta dei geografi è il Hedjaz degli Arabi ed è questa parte
sola della penisola che c'interessa adesso e della quale ci occuperemo.
Trovasi all'Est del Mar Rosso, va a Nord- Est fino a Gebel Sciomer e al
Sud fino all'Assir. Quasi tutta deserta, conta pure qualche Oasi ed è inter-
secata da numerose montagne aride e sterili.
È qui, dove a 80 kilom. da Gedda, trovasi l'aspirazione d'ogni devoto
musulmano, la Casa di Dio, il Bett Allah, dove a una distanza di 5 — 7
giorni da Jambo, sta la città per eccellenza, la città del Profeta, Medioet
el rassul — qua la Sacra Montagna dove, scacciati dal paradiso tenestrc
Adamo ed Eva, dopo lunga peregrinazione s'incontrarono, e dove sull'altura
del Monte Cara sta la vezzosa Taif ricca della Tomba di Abubeker, 2Ì0
del Profeta.
— 55» —
Alla visita di questi sacri luoghi, accorrono annualmente da tutte le
i del mondo, stuoli numerosi di devoti. Una di queste visite ha un
' epoca fissa e cioè quella di Mecca e di Arafat è un pellegrinaggio di
i^ore e fissato al io della Luna di Zelheggie; le altre, sono meritorie ma
non obbligatorie e fattibili in qualunque momento dell'anno. Però per
lisparmiare viaggi tanto faticosi, quelli che intendono fare anche i viaggi
fflerìtorl, aspettano di compiere quello obbligatorio per completare con un
leggero aumento di fatica gli altri pellegrinaggi.
Diceva, che al giorno fissato dalla legge, i devoti accorrevano da ogni parte
del mondo. Una carovana parte da Damasco, dove ai Soriani s'uniscono i
deroti Aleppini, attraversa il Negd e in trenta giorni di cammino arriva a
Medina ove compie le cerimonie d'obbligo e prosegue poi per la Mecca,
gioDgendovi io giorni appresso. Il viaggio di codesta carovana si compie
qoasi sempre in mezzo a verdi pianure ove l'acqua non manca mai.
Un' altra carovana parte dal Yemen ; da Sada grande centro dell'Arabia
felice dove ebbe nascimento Jehia capo della setta dei Zeiditi, arriva a
Taif a pochissima distanza da Mecca.
ìioìtì. pellegrini indiani partono da Mascat e attraversano il Negd per
«rivar alla Mecca.
A queste carovane, che da lontane contrade convergono al medesimo
ponto, s'aggiungono orde numerose di Beduini che si staccano dai vari
ponti della penisola, quelle di Sudaniani che arrivano da Savokin e da
Cosser, ed altre che da Bassora arrivano a Mokka e a Gedda.
Fra questa folla di devoti che abbandona patria, agi e famiglia e che
in mezzo a pericoli, fatiche e privazioni, accorrono chiamati da religioso
precetto alla visita della Santa Casa, non seguiremo con occhio attento
che la sola carovana egiziana, come quella che più direttamente c'interessa.
Dall'Egitto partono pel Hedjaz non già i soli Egiziani, ma ben anco
Q& contingente numeroso di devoti che qui approda dalla Trìpolitania,
^a Tunisia, dall'Algeria, dal Marocco, dalla Circassia, dalla Turchia di
£aropa e da altri punti ai quali l'Egitto serve di scalo.
Alla loro partenza due vie sono loro aperte : — quella di terra e quella
4' mare. I più devoti prendon la via di terra.
Fochi giorni prima della partenza, accampano all'Abassia, a un' ora dal
Suro. Là imballano il tappeto destinato a coprire la Caaba. Questo è il
ributo che l'Egitto paga annualmente alla Santa Casa e che consiste in
na decina di pezze di seta ricamate in oro e che viene designato col
tolo di Kessua.
— 552 —
Due giorni prima della definitiva partenza, si trasportano a 4 ore di
distanza in un accampamento denominato Birket el Hag.
Il 24 Sciaaual finalmente, prendono le mosse per la Terra Santa del-
rislam, ed arrivano alla Mecca in 40 giorni circa di cammino, viaggiando
dalle 4 pom. fino all'alba. Essi hanno 32 stazioni e non si concedono che
708 giorni di riposo. Di queste 32 stazioni, io o sono prive di acqui
o ne hanno di pessima qualità ; le altre offrono acqua più o meno polir
bile e qualcuna altre cose necessarie al viaggio. La strada è tutta monta-
gnosa o rocciosa o arenosa, ovunque infestata dai briganti che derubano
e massacrano i poveri pellegrini; la stanchezza, il cattivo vitto, la sete,
il caldo diurno e il freddo notturno, ambo eccessivi, ne ammala un numero
ragguardevole.
Ecco ritinerario seguito da questa carovana.
Da Birket el Hag, in 4 giorni arriva a Suez, e donde fornitasi dd
necessario, parte alla volta deirAgaba dove pervengono in 6 giorni.
L'Agaba è alla frontiera della Soria, dà fine all'Arabia Petrea e principio
alla Deserta o Hedjaz. Trovasi questa stazione a 300 metri dal Golfo
Arabico, ha molti dattolieri, conta un centinaio di abitanti, delle casupole
e un forte guardato da pochi soldati.
Da Agaba in io giorni la carovana è a Uésce, stazione che oggi ofire
interesse per la quarantena alla quale vennero quest'anno sottomessi i
pellegrini al ritomo dalla Mecca.
Uésce (faccia) così denominata da una sommità montagnosa sulla quale
credono vedere scolpita la faccia di Maometto > è una stazione contornata
da montagne e distante dal Golfo Arabico due ore di cammino. Ha tin
forte munito di cannoni con poca guarnigione; i contorni sono privi di
abitato e di vegetazione.; conta sette pozzi d'acqua salmastra. Al porto peiò
si trovano case, un bazar, una moschea, un altro forte, e vi si contano
500 abitanti.
In vicinanza a questa stazione, un bivio conduce da una parte a Medina
e dall'altra alla Mecca.
Noi ora seguiremo la carovana che va alla Mecca , e tralasceremo la
visita di Medina finché quella di Mecca non sia compita, perchè la prima,
facoltativa, si può fare in qualsiasi momento , mentre questa ha il suo
giorno rigorosamente fisso.
Da Uésce in sette giorni di cammino la carovana arriva a Jambo dove
non si ferma che 24 ore per far le provviste necessarie , dirig^ido poi il
suo cammino verso la Mecca e in 4 giorni arriva a Raboc.
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A Raboc devono approdare tanto i pellegrini egiziani quanto quelli
soriani — tanto gli egiziani che fanno il viaggio colla carovana quanto
quelli che prendono la via di mare per sbarcare a Gedda.
È un villaggio distante un' ora dal mare ; ha pozzi d* acqua salmastra ,
Àteme d*acqua di ottima qualità e vi si trovano abbondanti provvigioni.
È qui dove comincia la prima cerimonia del pellegrinaggio quella deno-
mata Ehram.
Al levar del sole, i pellegrini si fanno rader la barba, e tutti i peli del
npo; quindi fanno un bagno. Levato ogni vestimento e ridotti a completa
udita, si avvolgono in tele non cucite lunghe 2 metri, e cosi acconciati,
)lla testa scoperta e i sandali ai piedi , fanno un' apposita preghiera. Da
aesto momento debbono restare cosi fino a che il santo pellegrinaggio
on sia compiuto, e fino a questo momento non posson grattarsi, né uc-
ider qualsiasi insetto e molto meno cacciare.
In quattro giorni di cammino da Raboc pervengono a Vadi Mecca,
usi contemporaneamente alla carovana di Sona e alle turbe di pellegrini
:he YCDgon da Gedda e da Taif.
n Mahmel (il carico del Kessua) resta a Sceh Mahmud, stazione vicina
Illa Santa Città.
Dobbiamo adesso fermarci alquanto per dir qualche cosa di Gedda.
Questa è un porto di grande importanza commerciale in tutto il tempo
lell'anno e maggiormente poi in questo solenne perìodo di pellegrinaggio.
Posta sulla spiaggia del Mar Rosso, trovasi sotto al 21^ lat. a 80 chi-
oznetri da Mecca. Sorge su un terreno di piccolissima elevazione ed il
oare che la bagna nella sua parte^ più bassa forma attorno di essa nume-
ose e vaste lagune. La città spiega la sua maggiore larghezza sul mare
due porte chiudon di notte l'accesso alle piccole barchette che trasportan
alla rada uomini e merci. È nella parte della città in vicinanza al mare
he abita la popolazione agiata. Le case vi sono di un bell'aspetto , sono
rìose e solidamente fabbricate e la loro disposizione è quella delle case
lei Cairo. Vi si trovano numerosi J^an che ospitano i viaggiatorì e rac-
olgono i più ricchi prodotti della China, dell'Indie, del Yemen e dell'Egitto.
^ sua prosperità commerciale si riflette sugli abitanti di cui molti sono
inalati per le loro immense ricchezze ; una modesta costumanza vieta al
negoziante di mettersi il Fez se non possiede per lo meno 500 mila
^chi. I pochi artigiani sono tutti egiziani.
I suoi abitanti sono calcolati da 15 — 20 mila ed appartengono a tutte
^c nazioni.
— 554 —
La parte della città più intema , ha due porte principali , V una detta
Bab Mecca, l'altra Bab Medina. La via che conduce a quest'ultima è m
ridosso di miserabili e sudici tuguri abitati da poveri negri venditori di Boza
e da lenoni. La via che conduce alla prima, era interdetta all'infedde
prima dell'occupazione egiziana; fuori di questa porta si trovano le capanne;
dei cammellieri, dei pellegrini poveri e dei taglialegna. Distante un migfej
verso il Nord trovasi l'ospedale militare, in vicinanza del quale è la tond»
della Madre Eva, tomba, che, lunga com' è da 7 — 8 metri , occupa b ]
spazio dell'ombellico della Madre Comune. I
A Gedda affluiscono i prodotti dell' intemo e specialmente quelli deb i
vicina Vadi Fatma e di Taif che la forniscono d' ogni sorta di frutti e (fi ì
erbaggi.
I contomi della città sono aridi per la prossimità delle sabbie del dcNttol
e pei raggi cocenti del sole cui sono esposti. Le pioggie vi cadono abboo* '.
danti nella stagione vernale ; per esse si riempiono le cisterne che bastano
appena a dissetare nel corso dell'anno la parte più agiata della popolazione,
costretta cosi la povera a bere l'acqua salmastrosa dei pozzi, che dopo
pQche ore messa in vaso, formicola di vermi. Ad onta che le pioggie non
capitino che l'inverno , l'umidità atmosferica vi è cosi costante e abbon-
dante, che non v'ha metallo che non deteriori dopo pochi giorni, per
quanto si faccia p^r guarentirlo dal contatto dell'aria. In settembre e otto-
bre vi sono nebbie cosi fitte da offuscare il cielo.
I venti predominanti sono quelli di Est e di Sud che vi arrivano in-
fuocati; solo in settembre comincia il soffio dei venti di Nord e vi per-
durano durante la breve stagione vernale.
L'azione continua d'un calore eccessivo combinata a quella della sover-
chia umidità, induce nell'organismo una disastrosa rilassatezza della fibra,
un deterioramento nei prodotti delle secrezioni e una passività vitale che
si traduce nel dominio patologico in policolia e in processi dissolutivi. I
miasmi che s'innalzano da una grande estensione di mare della costa di
poca profondità, le esalazioni di sterminato numero di esseri viventi che
restando esposti all' aria nelle giornaliere vicende del flusso e riflusso,
vi subiscono morte e putrefazione, aumentano ancora la patologica cospi-
razione che rende cosi insalubre il clima di Gedda, destandovi dissenteria
gravissime, feBbri biliose e putride ed altre forme morbose d' indole ma-
ligna.
A Gedda non pervengono che i pellegrini che fanno il viaggio di mare,
sia dal Yemen o dalle Indie, tanto Indiani che Malesi, Cascemiriani, Per-
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Sttii, reogano da Bassora, da Mascat, da Oman, dal Hadramot, siano So-
fihli, Abissiniesi o Negri, partano da Massaua, da Savokin o da Cosser.
Del pellegrinaggio e dei pellegrini provenienti dal Sud non dobbiamo oc-
aparci. Dal Nord vi pervengono da Suez e quindi dall'Egitto.
Molti arrivano a Mecca ben prima del momento del pellegrinaggio. Mer-
cuti, rengonvi colla loro mercanzia per farne spaccio e vi restano per
fendere cosi lucrosa la loro visita alla Sacra Casa.
Molti partono da Suez mettendosi a centinaia su barcaccie chiamate
Sambuc. Comandate da capitani che ignorano fin l'esistenza della bussola,
oon vele latine le cui manovre si fanno a forza di braccia, costeggiano il
goMo fermandosi ogni notte in un punto qualunque della costa. Bisogna
come me aver viaggiato in queste imbarcazioni per comprendere i tormenti
d'una simile traversata ; a ridosso gli uni degli altri, forzati dalla mancanza
di spSLzìo ad un' immobilità assoluta, e cosi stivati, giorno e notte, si può
m mala pena piegare le braccia per grattarsi dalle punture dei mille pi-
docchi che vi trovate addosso ; costretti a nutrirsi d'un po' d'olive, formaggio
e biscotto che coll'accompagnamento dell'eccessivo calore vi obbligano a bere
più di frequente, e non trovar a bere che un' acqua mucilaginosa, nera,
puzzolente e piena di vermi. . . Ecco la prospettiva che aspetta il pel-
legrino che s'appiglia a questo mezzo di trasporto.
Oggidì però, un tal viaggio si rese agevole coi piroscafi delle molte ban-
&re che percorrono il Golfo Arabico e che in tre o quattro giorni vi tra-
iportano da Suez a Gedda.
I pellegrini non restano che pochi giorni a Gedda ; solo il tempo di ri-
storare le forze e provvedersi del necessario, e via per la Santa Città.
Da Gedda a Mecca vi sono 25 miglia e si arriva in 18 ore di cam-
aino che generalmente si compie in due notti di viaggio. Lungo questa
toda, ad ogni due ore di cammino, trovansi baracche ad uso dei vian-
dianti i quali vi trovano riposo, buon' acqua, una buona tazza di caffè con
ona Narghilla, mediante una minima retribuzione. A mezza strada, dove si
perriene colla prima notte di viaggio, nella stazione di Ada, v'ha un ba-
zar; è a questa stazione, che i pellegrini provenienti da Gedda, fanno la
cerimonia dell'Ehram. Da Ada l'indomani si entra alla Mecca.
Usciti dalla pianura salina che circonda Gedda, per una successione di
strette gole, di profonde vallate, di vaste pianure sabbioso-argillose, s'arriva
^ stretta vallata sabbiosa, Vadi Mecca, dove sorge la Santa Città.
Vadi Mecca è una lunga e stretta vallata sabbiosa diretta dal Nord al
^d, contornata da montagne che arrivano fino all'altezza di 300 metri, ha
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due uscite, una al Nord che va a Vadi Fatma, l'altra all'Est che conduce
ad un sobborgo della Mecca detto Moabeda dal quale si transita per ar-
rivare al Gebel Cara. Le pioggie torrenziali calano spesso in questa vaDe
e la inondano, È in questa valle che sorge maestosa la Città di Mecca,
centro della terra e allo zenith della quale sta il Trono ,di Dio.
Prima di entrare nella Città, v'hanno alcuni punti da visitare con com-
punzione.
n Gebel Cobésce all'Est della città, è la prima montagna sortita dalle
mani di Dio; in essa si trova una roccia sporgente Mecan el Kagar, dorè
Abramo prima e poi Omar predicarono il monoteismo — una cavità entro
la quale gli angioli depositarono la pietra nera al momento del diluvio, per
salvarla dal gran cataclisma — e una sommità detta Megam Scià el Ga-
mar dove il Profeta compi il gran miracolo del taglio della luna in dne.
Il Gebel Nur, montagna al Sud della città, dove trovasi una caverna
dove Maometto e il suo amico Abu Bekker si nascosero prima di fuggir
da Medina e dove un ragnatele miracolosamente li nascose e li salvò.
El Homra, a un' ora e mezzo dalla città sulla strada di Vadi Fatma ed
è in questo sacro luogo dove soleva il Profeta far le sue preghiere.
Altri punti, fuori e dentro la città, offronsi alla venerazione dei fedeli.
Tali sono il colle di Safa, la piattaforma di Mervan, la casa dove vide la
luce Maometto, quella che vide nascere Fatima sua figlia, non che quelle
che furon la culla di Ali, di Abu Taleb e la tomba di Hadigia sua moglie.
Entriamo adesso in Mecca. Essa conta 30 mila abitanti. Ha le case
ben fabbricate e alcune strade larghe ma non selciate. Ha poche cisterne
di buon' acqua e pozzi d'acqua salmastra; quella dell'acquedotto di AxshX
potrà divenire potabile dopo che le riparazioni occorrenti verranno eseguite.
Non merita menzione che la grande Moschea, il Bett Allah, la Casa di
Dio, che ha 19 porte e 7 minareti. Essa sorge in mezzo a un grande
piazzale, e in essa i pellegrini non entrano che da una sola porta detti
della salvezza Bab el Salam. Essa è contornata da 589 colonne poste sa
quattro file unite da 152 cupole. Nel centro della corte vi è laCaabache
si apre solo tre volte all' anno — il 20 Ramadan, il 1 5 Zelcadi e al io
Muharem, e alla quale conducono dalla galleria sette vie selciate.
La Caaba resta coperta tutto l'anno colla Kessua giunta dall'Egitto, ma
il 25 Zelcadi questa coperta viene levata e la Caaba resta scoperta per
15 giorni fino al ritorno cioè dei pellegrini dall'Arafat.
Faremo prima un po' di storia di questo monumento quale ce la dà la
tradizione islamica.
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AdamOy abitando il Paradiso terrestre, vi aveva trovato un tempio de-
dicato all'adorazione di Dio, che aveva preceduto la creazione del mondo
A' due mila anni. Scacciato dal paradiso e caduto sulla terra innalzò preci
a Dio perchè gli venisse accordato un tempio simile a quello dell' Eden.
La pietosa domanda venne soddisfatta e dal Cielo calò in Vadi Mecca un
tempio vaporoso sul disegno dell'altro, attorno al quale Adamo fece sette
giri giornalieri. Morto Adamo il tempio svani, ma suo figlio Set raccogliendo
pietre dai monti Libano, Sinai, Hor e Tor Zed, ne fabbricò un altro, co-
pa esatta e al medesimo posto del primo.
Ma i peccati degli uomini attirarono il diluvio, e il tempio subì la sorte
comune; però gli angeli salvarono la pietra nera in una spaccatura del
Gebel Abu Cobèsce. Abramo in unione a suo figlio Ismaele riedificò il
tiempio distrutto, e gli angeli riportaronvi la pietra nera incassandola in
im angolo del muro. £ questo tempio d' Abramo è quello che resistè a
tinti secoli e vicende/ e che è conosciuto sotto il nome di Caaba.
Tribù beduine fecero la guardia al tempio. Amer ebn Labe introdusse
r idolatria in Arabia, portando l' idolo Hobal da Mesopotamia e ponendolo
sulla Caaba. In seguito ogni tribù si scelse un idolo ad adorare, dandogli
im posto nella Caaba, a tal punto che questa ricettò 360 idoli, fra' quali
flava pure la Vergine col suo Figlio in braccio. Tutti questi idoli vivevan
il questo Panteon in buon'armonia : due Kessue ne coprivano il tempio,
una l'estate, l'altra il verno, e ogni anno ad un giorno fisso tutte le tribù
acconevano a pio pellegrinaggio in questo tempio per adorarvi il Dio di
loro preferenza. Per quattro mesi tutte le tribù deponevano le armi e pace
e concordia eran proclamate per tutta l'Arabia. Prima di entrare nel tempio
compivano la cerimonia dell' Ehram , facevano sette giri attorno di esso ;
oa obbligatoria la preghiera tre volte al giorno ; obbligatoria la visita ad
Arafat e a Homra, e obbligatori tre digiuni all'anno, uno di 7, uno di 9
t uno di 30 giorni. Maometto abbattè tutta questa serie d* idoli e con-
servò il tempio, distrusse il politeismo e lo rimpiazzò col monoteismo, ma
conservò tutte le cerimonie che il paganesimo aveva troppo radicato per
l'Arabia.
La Caaba contiene molti oggetti d'adorazione.
Al suo Nord-est vedesi la pietra nera, al Sud-est un'altra pietra alta dal
salolo 5 piedi, al nord una fossa dove Abramo preparava la calcina per
b fabbrica , detta £1 Maagien , all'Est il Mizhab , el Hatim e il Hegier
^smail, parapetto che conduce al sepolcro d' Ismaele. Ad ogni angolo della
Caaba v'è un pulpito dedicato ai capi dei quattro riti islamici; dov'è il
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pulpito del rito Hambali v'è un fabbricato nel quale trovasi il pozzo Zem-
zem, sorgente fatta comparire da Dio a preghiera di Agar" per dissetare
Ismaele. Un arco isolato vicino alla Caaba è il Bab el Salame vicino al
Macam Ibrahim dov'è sepolta la pietra che montava e scendeva a volontà
d* Abramo quando fabbricava la Caaba e che conserva Y impronta del suo
piede. A fianco di questo v'è il Mamber della moschea.
Fatto cosi breve cenno della Mecca monumentale, torniamo al nostro
assunto e parliamone sotto l'aspetto igienico.
La città che non conta che 30,000 abitanti, ricetta ben più di 100,000
anime nei pochi giorni del pellegrinaggio, ma nel resto dell'anno ben pochi
nativi e poveri vi fanno soggiorno, i ricchi sfuggendo gli ardenti calori
per rinfrescarsi a Taif.
Contornata da vasti ed aridi deserti infuocati da un sole tropicale, im-
prigionata e soffocata da alte ed arìde montagne, e posta in bassa e stretta
vallea, soggetta a inondazioni, l'abitare a lungo questa città, non è né
può essere favorevole alla salute. Aggiungasi, le strade non lastricate che
si fanno in autunno fangose , un impasto d' immondizie e d* ogni rigetto
copre allora le vie. Le strade, specialmente le strette e tortuose, rese in
autunno per le pioggie e lo scolo torrentoso delle acque dall'altopiano del
Cara, vere pozzanghere, ne rendono il clima insalubre.
Le febbri biliose, le diarree, il Gordius Medinensis, le piaghe dell'Yemen,
la lebbra, l'elefantiasi ed i calcoli orinari, sono le malattie che più fre*
quentemente vi si riscontrano.
I pellegrini arrivati alla Mecca non compiscono la visita dei suoi luoghi
santi, se non dopo aver effettuato il pellegrinaggio, montando nel giorno
e nel modo consacrato il Gebel Arafat e sagrificando a Muna.
II giorno 7 della luna di Zelheggie, il Mahmel (baldacchino che con-
tiene il tappeto) è portato in processione per la città. Il giorno 8 gli abi-
tanti di Mecca, colle prescritte cerimonie vestono l'Ehram nelle loro case
e in questo giorno partono i pellegrini da Vadi Mecca, passano per Kas-
sania e Vadi Musab , a piedi nudi , scalzi , a testa scoperta , involti nel-
l'Ehram, e arrivano in due ore a Vadi Muna.
Qui devono fermarsi per far le cinque preghiere, cominciando da quella
del mezzogiorno, e l' indomani, 9 Zelheggie , dopo la preghiera del mattino
s'incamminano verso il sacro monte Arafat o Gebel el Rahma. Questo
monte della Misericordia, è un masso granitico dell'altezza di 200 piedi al
massimo ; è in questo colle, dove dopo lungo e incerto peregrinare, final-
mente Adamo ed Eva s'incontrarono dopo la loro espulsione dall'Eden.
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LÀ si vede Toratorio così detto d* Adamo, e dove Maometto soleva pre-
gare quando saliva il sacro colle.
La giornata del 9 passa tutta in abluzioni e preghiere. La preghiera del
mezzogiorno dev' esser fatta alla Moschea Sidna Ibrahim ; quindi le ablu-
zioni si ripetono complete alla preghiera delle 3 Ya pom., fatta la quale,
il Cadi dall'alto del sacro colle fa una predica che si prolunga fino al
tramonto e finita la quale, i pellegrini corrono sulla piattaforma gridando
Libec, ecc., e quindi ne discendono per pernottare alla vicina Medzeliff.
La mattina del io, allo spuntar dell'aurora, un'altra predica vien fatta
dal Cadi sulla piattaforma che contorna la Moschea di Medzeliff denomi-
nata Mosciar el Haram ; questa predica dura fino allo spuntare del sole, e
questa finita ha luogo una generale e fervida preghiera dopo la quale si
fa ritorno a Vadi Muna.
È questa una vallata che tira dall'Est all'Ovest ed è lunga incirca da
800 a 1000 m. Offre una strada lastricata, fiancheggiata da due ali di
case molte delle quali in rovina e da due file di sottostanti botteghe vuote
tutto l'anno e che in questi giorni 'sono tutte locate da barbieri. Il suo
aspetto è relativamente gajo; a distanza si vedono montagne granitiche e
il sorprendente panorama del Cara sta dinanzi ad abbellirne la vista.
Qui dove prima dell'Islam si adoravano 7 idoli, Ora i pellegrini si fer-
mano i tre giorni di festa per compiervi i sagrifìzi richiesti.
È qui, lungo questa vallata, dove Eblis incontrato Abramo in mossa per
compier il sagrificio del proprio figlio, per tre volte lo tentò in tre punti
diversi e cercò di ribellarlo al volere dell'Eterno; ma Abramo tre volte
trionfò di esso gettandogli sassi, sicché alla fine lo rese prigione. Su questi
tre punti indicati da tre colonne, il pellegrino getta sette sassi in ricordo
di questa leggenda. Vicino a questa sacra stazione, vedesi una roccia gra-
nitica del Monte Tobèr, una larga spaccatura prodotta da un colpo di col-
tello portato da Abramo sul montone che si presentò a sostituzione del
suo figlio Isacco. È vicino a questo punto tradizionale che vedesi una ca-
verna dentro la quale Agar diede la luce a Ismaele.
Qui arrivati ha luogo il sagrifizio obbligatorio. A diecine di migliaja si
contano i montoni che vengono in questi giorni sgozzati. Questi non si
debbon già contare solo a seconda del numero dei pellegrini, perchè al
montone che ciascun d'essi è in obbligo di sagrificare, bisogna aggiungere
questo, che ogni pellegrino ha naturalmente una famiglia, per ogni membro
della quale e ai propri nomi, vengono devoluti al coltello altrettanti mon-
toni, senza contare che buon numero di essi incaricati da vicini e da amici,
sagrificano montoni a loro nome.
— S<5o —
I pellegrini, Tu Zelheggie a mezzogiorno, gett^o sulle tre colonne d
Eblis altri sette sassi, la medesima cerimonia la ripetono il 12 e questa
compita, a mezzo il corso della giornata si dirìgono di nuovo verso la
Mecca, ove appena arrivati vanno a visitare la Moschea e la Caaba rico-
perta del nuovo tappeto e compiono le dovute visite colla più grande so-
lennità e colle formalità richieste, a compier le quali occorrono loggioni,
dopo i quali i pellegrini abbandonano la Sacra Città, dirigendosi, chi t ■*
Gedda per imbarcarsi e far ritomo in Egitto, chi più devoto ancora intra»;
prende il viaggio di Taif per visitare la tomba d*Abu el Abbass zio dd;
Profeta, e chi quello di Medina per visitare quella del Profeta e della sul
famiglia. i
La gita a Taif per quanto possa stancare è un aggradevole e salabre
viaggio; fra elevazioni montagnose, ridenti e fertili pianure, aria salubre
vitto ristorante, acqua squisita e abbondanza d'ogni cosa, può dirsi una
passeggiata veramente igienica.
Da Alamin, comincia a spiegarsi un panorama incantevole. Una serie di'
montagne alzandosi a gradinata, hanno alla loro sommità il Monte Can,;
l'ascensione del quale si fa abbastanza facilmente.
Le montagne che al litorale sono calcaree e verso Mecca sono dr gneiss,
al parallelo di Gebel Neer si fanno granitiche con predominanza basaltica;
il granito che a Vadi Mecca è rosso, si fa grigio al Gebel Cara. Qui, al
granito grigio è sovrapposto lo schisto porfirico e a questo il granito rossob
e per quest'ultimo appaiono vene di bellissimo marmo bianco. Numerose
sorgenti spillano qua e là fra le sue roccie, e pervenuti alla sommità, tro-
vate la vista cosi amena e nello stesso tempo grandiosa, l'aria cosi pura,
che dimenticando ogni stanchezza, e sollevato da ogni sofferenza, vi sentite
ravvivare. Sull'altopiano poi trovate ogni sorta di ristoro; ogni sorta d'al-
beri delle zone temperate fanno gradevole contrasto coli' aridità delle per
corse vie e coi gruppi frequenti di dattolieri che ti si paran dinanzi.
Scendendo l'opposto declivio, si trova alle vicinanze di Taif una ferti-
lissima pianura chiamata Vadi Mahram, dove i pellegrini provenienti dal<
l'Est, quali i Yeminesi, compiono la cerimonia dell'Ehram.
Taif trovasi all'Est della Mecca; sorge in mezzo ad una pianura sabbios
racchiusa da basse colline; è circondata da mura e da un fossato. L
strade vi sono relativamente larghe e le case fabbricate in pietre; vi s
trova una piazza circondata da botteghe e l'acqua che vi si attinge di
pozzi è di buonissima qualità. A distanza d'un'ora vi sono giardini co
casini per villeggiatura dei ricchi abitanti di Taif e di Mecca.
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Le vicine Vadi Lamun, Vadi Medie e Vadi Fatma, ricche e amene val-
late, forniscono questa città d'abbondanti prodotti.
Le pioggie vi cadono ad epoche fisse, e sono frequenti e torrenziali.
L'aria vi è di una purezza e salubrità eccezionali ed io ebbi a provarne
i benefìci effetti. Il caldo vi è moderato, rare perciò le maligne malattie e
franche le convalescenze. Quivi dimorai due mesi per ristorare le mie forze
esauste dalle lunghe sofiferenze, privazioni e malattie sofferte nei piani de-
serti.
Molti credenti schivano visitare questa città per quanto essa vanti il se-
polcro d'Abu el Abbas zio del Profeta, e questo ricordando la poco ospi-
tale accoglienza che vi ricevè Maometto salutato a sassate e della lunga
preferenza che essa diede per l'idolo El Latt.
Quei pellegrini che vogliono compiere il loro voto col salutare la tomba
del Profeta, dopo aver preso il riposo che loro è necessario, riprendono il
faticoso e scabroso viaggio che deve condurli a Medina, partendo da Mecca
e arrivandovi in 12-14 giorni. Passano per Vadi Fatma, Vadi Lamun, Cara
e Colleja ; ripassano per Raboc, si dirigono a Mastura e Bir Sceh. A que-
st'ultima stazione incontrano la carovana di Soria, colla quale s' uniscono
e assieme attraversano Saflffa, Nazhìa, Hamra, passano il pericoloso stretto
montagnoso di Gideida, poi a Ferèsce a Vadi Sciohada e quindi a Me-
dina. Questo viaggio si fa tra roccie e terreni primitivi, sormontati quelle
da calcarea e questi da strati cretosi, finché sotto Medina predomina il
granito rosso.
Medina, la città per eccellenza, Medinet el Rassul, la città del Profeta,
è l'antica Jatrib. Situata al di là del versante orientale della gran catena
montagnosa, dovrebbe geograficamente appartenere al Negd, ma è accettata
come facente parte del Hedjaz e cosi sia.
Essa conta all'incirca una popolazione di 16 mila anime. Posta in mezzo
al deserto, è distante da Jambo 5-7 giorni e da Mecca il doppio. È cir-
condata da alte montagne granitiche, e tutt' il terreno al di là di essa è
roccioso e sterile. Lontano un'ora si vedono tracce del torrente di lava che
sgorgò e percorse un tratto di 12 miglia, in seguito del memorabile terre-
moto e della violenta eruzione vulcanica che minacciarono Medina dalle
sue fondamenta l'anno 655 dell'Egira.
Circondata com' è di alte montagne, nella sua parte più bassa raccol-
gonsi le acque di tutt' i torrenti, che riversandosi dalle loro vette, formano
laghi stagnanti che se propizi all'irrigazione dei numerosi campi e giardini
che l'attorniano, restano pur sempre quali fonti di miasmi e di malaria.
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I pellegrini d'Egitto non vanno a Medina che dopo compiuto il pellegri-
naggio della Mecca; la visita a Medina essendo come si disse meritoria ma non
obbligatoria, un terzo appena dei pellegrini la compie. Però qui la visita non
avendo un'epoca fissa come quella del Bet Allah, i devoti vi arrivano in
qualunque epoca dell'anno, ma preferiscono trovarvisi per il 1 2 della luna di
Rabiaker che è la festa del Profeta, e vi restano generalmente 15-30 giorni.
La tomba di Maometto, è visitata dai devoti con la massima compun-
zione e col massimo fervore; ma una volta date le primizie al Profeta, re-
stano ai pellegrini altri doveri a compiere. Essi andar devono al Bekia^ Ci-
mitero dove riposan le ceneri di Ibrahim e di Fatma figli del Profeta, quelle
delle sue mogli, del suo padre adottivo , di Osman ebn Afan, e di tanti
martiri della fede islamica. Andranno poscia a visitar la tomba di ELamza zio
del Profeta, e di 75 discepoli, che trovansi a 3 ore distanti al Gebel Ohad.
Per via troveranno una pietra che indica ai credenti il punto dove fermossi
il Profeta per indossar la corazza onde combattere i nemici, e più lontano
la gran pietra alla quale egli s'appoggiò. Questa montagna tutta granitica,
tira per 4 miglia da Ovest ad Est, ed i Medinesi vanno a passarvi tre
giorni dell'anno in onore e devozione di Hamza. Questa è la valle di Gio-
safatle dei Mussulmani, dove i morti saranno un dì giudicati. Il devoto
deve pure visitare due informi colonne chiamate Kebletten; nel luogo dove
s'erge una di esse il Profeta pregava voltandosi verso Gerusalemme, e nel
luogo ove s'erge l'altra cambiò modo e si volse alla Mecca.
Andando a deliziarsi nei ridenti giardini di Koba, il pellegrino si ferma
a tre quarti d'ora da Medina a pregare in un oratorio innalzato per or-
dine del Profeta, allo scopo di santificare il punto ove il dromedario che
lo portava fuggente piegò sulle sue ginocchia ed arrestò la sua corsa, quasi
indicandogli il luogo dove doveva por termine alla sua vita errante.
Fu a Koba che io dimorai sei mesi essendo medico particolare dello
Scerifo della Mecca Muhamed Ebn Aon, uomo di fermo volere, di co-
raggio indomito, d'intelligenza rara, amico agli Europei, dei Turchi nemico
acerrimo. Certo, dopo aver per tanto tempo errato per aridi deserti fra
tante privazioni, la vista qui si dilettava alla contemplazione d'una natura
lussureggiante e d'un ameno orizzonte; il corpo riprese lena con abbon-
danti cibi e di scelta qualità; ma Tana non favoriva tanta generosità. Il
suolo argilloso e cretaceo della vallea, gli stagni che vi sono numerosi, ne
rendono malsano il soggiorno, cagionando piressie gravi ed ostinate, pro-
ducendo febbri biliose d'eccezionale intensità che pei miasmi ed i calori
eccessivi divengono in estate la forma patologica predominante.
•— 563 —
Esaurite le visite e le cerimonie doverose a Medina, si parte alla volta dì
Jambo dove si arriva in sei giorni passando per Vadi Akik, Vadi el Sciohada»
Vadi Medie, Gideida, Safra, Bir Sceh, Bedr Honein» e Jambo el Nahle.
Jambo, posta sulla costa settentrionale arabica, è una città di 4-5 mila
anime; ha approdò comodo e sicuro, difesa com'è all'entrata da un'isola
che la ripara dai venti. Vi sbarcano i pellegrini diretti a Medina; quelli
diretti per Gedda la toccano per far provvista di acqua e di viveri , e
s'imbarcano al ritorno da Medina per Cosser o Suez.
Un forte ricinto murato la circonda e conta due porte. Le case vi sono
in pietra, a pian terreno e qualcuna ha un piano. Gli abitanti fissi sono
beduini della tribù di Geheni che hanno conservato nel farsi cittadini tutt'i
' vizi e tutte le virtù della vita nomade e si occupano di commercio e di
navigazione.
Vi sono vari negozi che vendono oggetti di vestiario e pochi accessori,
vi sono mercati di grano e di datteri. Le mosche vi abbondano cosi che
entrano nella gola assieme all' aria inspirata, il cibo è subito coperto da
esse e la tazza d'acqua che vi apprestate a bere dovete più volte allonta-
narla dalla bocca per levarne le mosche cadutevi.
La città è provvista di buonissima acqua. È circondata da acqua salata
che le maree giornalmente vi gettano ; ma l'efifetto dannoso di questo fatto
non è di grand'importanza eziologica, giacché quell'acqua entrata col flusso
sorte in gran parte al momento del riflusso, e quella che vi resta col nuovo
flusso viene a diluirsi ancora. È certo però che queste paludi litorali, le
pianure saline , la posizione bassa della città, 1' aridità completa del vasto
spazio circostante, l'umidità atmosferica, il calore eccessivo, il sudiciume
delle strade e delle case, ne rendon il soggiorno malsano e ingenerante
dissenterie, e febbri di pessimo carattere.
I Jambesi agiati, hanno a 7-8 ore di distanza, a Jambo el Nahle, delle
case di campagna in una vasta pianura posta ai piedi della montagna, con
tratti di terra coltivabile bagnati da abbondanti ruscelli, che vengono uti-
lizzati e coltivati a giardini.
Compito cosi il santo pellegrinaggio e le visite di devozione, viene il
momento di far ritorno.
II ritorno in Egitto si fa a scelta per via di terra e per via di mare.
L'una o l'altra via si prenda, o si rimpatri da Mecca o da Medina, si deve
sempre toccare Uèsce; quelli che viaggiano per mare, quivi arrivati pos-
sono attraversare il golfo e sbarcare a Cosser o percorrerlo in tutta la sua
lunghezza e sbarcare a Suez.
— 564 — '
La scelta fatta della stazione di Uèsce per fermare i pellegrini e far loro
subire una quarantena, fu dunque saggio provvedimento e diremo di buona
strategia igienica. Ma non bisogna perder di vista che la natura ribelle ri-
fiutò ogni risorsa a questa stazione e per soprappiù la fece nido di orde le
più selvaggie, ladre ed assassine che infestano il He'djaz. Ricordiamoci,
che al porto si trova un forte con 2 cannoni e una guarnigione di 30
uomini con un capo che ha qualità di governatore, che a due ore airin-
temo v*ha un altro forte con un cannone e 8 soldati, e che vicino a que-
st'ultimo si trovano 7 pozzi che quando venissero costantemente spurgati
fornirebbero buon* acqua potabile, mentre oggi per la mala fede del capo
stazione e per la negligenza del Governo che pyr paga una somma annuale
a questo scopo, questi pozzi trascurati tutto l'anno danno acqua salmastra
e non potabile. Le privazioni ivi sofferte quest'anno dai pellegrini, hanno
dovuto essere una lezione per l'avvenire.
Qualche tempo prima del pellegrinaggio, dovrebbe il Governo fornire il
forte di tutto quanto potrebbe occorrere ai pellegrini di passaggio e prov-
vederlo pur anco pel caso che dovesse servire di stazione sanitaria — sor-
vegliare rigorosamente lo spurgo dei pozzi — aumentare la guarnigione
del forte per protegger la sicurezza dei pellegrini — e metter, pel buon
andamento del servizio sanitario, un personale al di sopra d'ogni sospetto
onde non si ripetano le indegne accuse avanzate in occasione dell'ultimo
pellegrinaggio.
Quando l'Egitto avrà perfezionato le disposizioni prese quest'anno, col-
l'applicazione delle suenunciate misure, e per soprappiù collo spurgo conse-
cutivo a Cosser e a Tor, l'Egitto e l'Europa non avran più a temere da
questa parte un'invasione cholerica.
V'ha però chi chiese e chiede misure preventive da applicarsi al Hedjaz,
tendenti a migliorare le condizioni igieniche delle principali stazioni e v'ha
anche chi, viste le difficoltà ad arrivar a tanto, suggerisce a dirittura l'abo-
lizione totale del pellegrinaggio cui viene attribuita la causa delle epidemie
choleriche.
Donde per noi la necessità della soluzione dei quesiti che ci siam pro-
posti fin da principio a soggetto di studio.
Ci ò d'uopo esaminare con sana critica il complesso delle condizioni geo-
climatiche dello Hedjaz onde poter giudicare della loro importanza e ve-
dere se posson condurci a ritenerle atte o no a creare per quella con-
trada e trattenervi endemico il morbo cholera, e quando il criterio non si
potesse adattare a dar loro tanta importanza, vedere, se pur non atte a
— 565 -
crearvi endemia permanente, possano alFoccasione del pellegrinaggio tro-
varsi moltiplicate e accresciute così da dar luogo a sviluppo ricorrente di
piccole o grandi epidemie.
n fatto inappellabile, sovrano, che schiarisce d'un colpo la questione è
da noi subito chiamato a soccorso onde non perderci in inutili discussioni.
Là dove cause cotali si trovano riunite a cospirare su un punto del globo,
ne verrebbe necessariamente colà il loro effetto, e la malattia vi appari-
rebbe endemica, talora sporadica e altra fiata epidemica. Ebbene. Una
dimora di circa tre anni per questa contrada, che percorremmo per intiero,
stazionando ne* suoi punti più importanti e frequentati, ci fa dichiarare,
che mai avemmo ad osservarvi forme patologiche tali da potersi assimilare
al cholera; e, si noti, che le nostre osservazioni potemmo farle su vastis-
sima scala, attesoché la nostra pratica si esercitò su tre reggimenti di
linea e vari corpi di truppe irregolari, senza contar quella sugli indigeni.
Quanto veniamo asserendo, ci permette dunque di escludere dal Hedjaz la
endemicità cholerosa e stabilire per assioma che il Hedjaz non è sorgente
di cholera.
Non è per questo a dedurne che questa penisola sia il paese il più sa-
lubre del mondo; anzi, diremo, che le forme cliniche che vi si osservano
sono gravi perchè tessute su trame organiche affralite ; ma sono forme e
nature morbose tali, che comunque gravissime non possono confondersi col
cholera.
L'altipiano colle sue fertili e amene pianure ed anche co* suoi aridi de-
serti, è d'una salubrità rara; vero però che la pianura delle sottostanti
elevazioni calcaree che approssimando al litorale s'abbassa fino a livello
del mare, sia pe* suoi vasti desolati deserti, sia per le sue ridenti oasi, offre
sovente un'ospitalità pericolosa. L'acqua, all'epoca delle pioggie, scola a tor •
renti dalle montagne e incanalandosi in parte lungo i numerosi tracciati
inonda col soverchio le sottostanti pianure; la prima porzione viene uti-
lizzata alla fertilizzazione delle numerose oasi, la seconda resta per la pia-
nura, vien assorbita dalle aride sabbie ed evapora sotto i dardi del sole co-
cente del tropico, sicché di ben lieve e passaggera malsania può dirsi
cagione.
Al litorale vedemmo Jambo e Gedda, poco salubri invero, offrire con-
dizioni non atte a favorevole clima e per la bassezza del livello del mare
e per le lagune salate e i deserti infuocati onde sono circondate ; ma anche
qui, il danno non é tanto grave come si potrebbe supporre ; quei depositi
lacustri venendo giornalmente quasi per totalità rinnovati, pel fenomeno del
— 566 —
flusso e riflusso e prevenendo cosi la formazione di troppo maligne ema-
nazioni.
Vedemmo all'interno della penisola, le due principali città Mecca e Me-
dina. Per parlare della prima vi notammo la tortuosità e ristrettezza delle
strade, che se favoriscono un ristorante abbassamento di temperatura, im-
pediscono però la libera circolazione dell'aria che spazzerebbe e torrebbe
via ogni morbosa emanazione. Al momento poi delle pioggie, l'acqna si
riversa a torrenti dall'altura dell'Arafat e copre il letto che le offre la
bassa vallata della Mecca, sicché la città si converte in una vera pozzan-
ghera per l'impasto della terra delle strade con ogni genere d'iuimoDdizìe,
condizione che è tanto più maligna, soffocata com'è dal cerchio d'infuocate
montagne e percossa da sole cosi ardente. Quest'innegabile tristezza, si
converte in condizione del tutto indifferente, osservando come la città così
popolata da tanto concorso di gente al momento del pellegrinaggio, il
resto dell'anno è quasi afflitto abbandonata, la maggior parte degli abitanti
portandosi alla campagna e più che altrove a Taif e non restandovi che i
pochi guardiani e inservienti del Tempio e i poveri che non sono nume-
rosi. Potrebbe bene addivenire fatale se le pioggie cadessero al momento
del pellegrinaggio, che allora l'aggi omeramento di tanti devoti ne accresce-
rebbe ancora la malignità; ma un tale avvenimento non potrebbe verifl-
carsi che ogni 30 anni (0, né è questo un periodo fisso per lo sviluppo
del cholera.
In Medina dicemmo sussistere la malsania ad un'epoca fìssa deiranno»
quella delle pioggie che cadono cosi abbondanti da inondare la pianura
circostante. Ma ne vedemmo pure il risultato clinico — la forma paludosa
aumentata di gravezza per l'azione estenuante dell'eccessiva temperatura.
Come vedesi, queste cause morbose non sono sommamente maligne. Non
si presentano che a periodi. Sono precarie. Non è quindi ammissibile che
abbiano tempo né modo di subirvi quelle continue trasformazioni che pos-
sono aver agio di trasmutar elementi e dar nascimento a quello specifico
quid ingeneratore del cholera. Le tribù che popolano questa penisola, se
si eccettuano Jambo, Gedda, Mecca e Medina, sono tutte erranti, sono quasi
viaggiatori di passaggio sui quali gli elementi morbosi di un luogo han poca
presa perchè non hanno il tempo d'agire come su abitanti sedentari.
(i) Le pioggie qui sono autunnali e il pellegrinaggio è invariabilmente fissato il io
della luna di Zelheggie. Ora, col calendario lunare Tanno non essendo che di 354 giorni»
la data del pellegrinaggio anticipa ogni anno di 11-12 giorni sul calcolo solare, sicché:
ne viene che ogni trent'anni il pellegrinaggio ritorna allo stesso periodo astronomico.
— 5^7 —
Da quanto si è detto emerge dunque la conferma dell'assioma da noi
premesso che il Hedjaz non è sorgente di cholera.
Si può dir altrettanto del pellegrinaggio?
Vediamolo.
Le cause morbose che il pellegrinaggio accumula, si riassumerebbero, al
dire d'alcuno, — nei disagi e nelle fatiche di un lungo viaggio in un clima
torrido e sotto i dardi dei raggi urenti di un sole tropicale — nell'espo-
sizione sensibile e frequente a brusche vicende di temperatura, specie dopo
la cerimonia delFEbram — spesso mancanza di acqua potabile, e di nu-
trimento sano e riparatore — affollamento di masse cotanto travagliate e
malmenate — umidità di suolo e ondulazione dell'acqua del sottosuolo —
8tazk)namento per luoghi insalubri e specialmente a Muna, causa le ema-
nazioni di tante lordure gettate senza cura e di tanto sangue che scorre da
migliaja d'animali sgozzati pel cruento sagrìfizio.
Questa è la serie delle colpe che si fa pesare sul pellegrinaggio islamico.
Tutti questi capi d'accusa che a suo carico si muovono e dai quali si fan
derivare le epidemie cholerose che da quando in quando decimano quei
devoti e minacciano l'Europa, hanno vera importanza eziologica in questo
senso ?
Vediamolo.
I disagi e le fatiche di sì lungo viaggio sono innegabili; lo spossamento
che ne* è la conseguenza è cosi forte da seguirne anche tal fiata perfino
la sincope e la morte : più spesso febbri, anemia, adinamia. Ma né i disagi,
né le fatiche, varranno giammai a dar nascimento al principio choleroso.
Gli urenti dardi d'un sole tropicale infuocati ancor più dal riflesso d'im-
mense superfìci sabbiose, sono indubbiamente condizioni assai nocive ed i
loro effetti nella clinica sono gravi ; ma la causa di sincopi, di colpi di sole,
di causus e di altri tali malanni, non sarà mai la produttrice di cholera.
Le vicissitudini atmosferiche cosi frequenti e forti, specialmente dopo
TEhram, produrranno dissenterie, pleuriti, pneumoniti, affezioni e febbri reu-
matiche, ma non daranno mai nascimento ad un principio cosi specifico
di natura come il cholerigeno.
L'acqua salmastra di cui sovente é forzato a far uso il viandante, sa-
rebbe senza eccezione causa di sregolamenti funzionali se per avventura
l'uso di tali acque fosse di lunga durata; ma in verità, non é solo che
]per una decina di stazioni che si é sottoposti all'inconveniente uso di acque
nialsane, alle quali se si é potuto attribuire l'origine della Filaria meditunsis^
non si é mai dato colpa del cholera né di altri gravi morbi.
— 568 —
In questo lungo e faticoso tragitto i pasti non possono essere regolari,
né la cucina delle più scelte, e spesso le provvisioni difettando, il ricco
deve adattarsi al parco regime del povero : — un pò* di biscotto, un pezzo di
cattivo formaggio, una cipolla, e per lusso una minestra di lenticchie o di
riso e dei datteri. Siflfatto regime non è per vero favorevole alla salute;
i suoi effetti sono prevedibili, indigestioni, coliche, diarree, e diciamo pure
febbri; ma l'ingenerazione d*un principio cosi deleterio come il cholerigeno,
non è mai ammissibile.
La mas^a dei pellegrini che si contano a più migliaja, costituisce un af
follamento incomodo si, ma non mai morbigeno ; un numero sia pur ster-
minato di persone che viaggiano per immense pianure a cavallo o a piedi,
e buona parte dei quali dorme sotto la volta stellata dei cieli e il njsto
sotto tende a distanza l'una dall'altra, questa folla di gente respira un'aria
libera, non corrotta da emanazioni corporee, né difettosa per consumo di
ossigeno e abbondanza di carbonio.
Gli effetti delle ondulazioni acquose del sottosuolo, sono appena da as-
similarsi a quelli della semplice umidità del suolo o deiratmosfera, non
circolando pel sottosuolo acque contaminate da principi di putrefazione
animale né vegetale, ma solo, forse, appena impregnate da principi mine-
rali di nessuna importanza che possono incontrare lungo il loro percorso.
Resta ad esaminare l'influenza della stazione di Muna e della cerimonia
del sagrifizio di tanti migliaja di montoni. Questo sagrifìzio, compito con
tanta condannevole negligenza pel sangue delle vittime che scorre per ogni
dove, per le interiora col loro ributtante contenuto gettate a vanvera e per
le feci che restano attorno all'accampamento, é reputata la stazione malsana
per eccellenza, tanto più che, a differenza delle altre stazioni nelle quali i
pellegrini si fermano al massimo 24 ore, la fermata vi si protrae fino a
tre giorni. Ma l'esagerazione ha pur la sua gran parte in questa condanna !
La natura previdente sembra aver preparato le cose in modo da dare a
questa negligenza il minimo danno possibile , colle nuvole d'avoltoi e di
corvi che in poche ore consumano materie fecali ed interiora, colle turbe
di cani e di jene affamate che divorano quanto non consumarono gli uc-
celli di rapina e con un sole che in brev'ora tutto dissecca e rende perciò
innocuo.
Dobbiamo per altro considerare cne se ciascuno degli accusati inconve*
nienti non è causa determinante dell'epidemia cbolerica, rimane dubbio se
tale non sìa il complesso di essi. Questo dubbio, pensiamo verrà tolto dalla
logica considerazione, che, dato che questo complesso di condizioni nocive
— 5^9 —
fosse causa ingenerante cholera, reffetto dovrebbe inevitabilmente conseguire
ogni volta che quel complesso si realizzasse ; e già che tal complesso è an-
niulmente inevitabile, ogni turno di pellegrinaggio dovrebb'essere segnalato
da un risveglio choleroso. Una tale concatenazione è ben lungi dall'essere
(Id dominio deirepidemiologia, dacché negli ultimi sessanta anni che l'at-
tenzione dei medici si è portata su quest'argomento, non si poterono regi-
? strar per l'Arabia che cinque sole epidemie cholerose (1823, 31, 47, 65, 81,
nna ogni 12 anni).
Egli è oramai per noi acquisito che non è nello Hedjaz, né nel pellegri-
■ Mggio che dee ricercarsi l'origine del cholera, e che, esagerando pur anco
. la possibile azione morbosa del clima di quello e il male di questo, possono
mire tutt' al più considerati come offerenti un complesso di concause eoa-
; djavanti l'azione d'un principio maligno e specifico ingenerato per altra
I contrada e da questa importatavi comunque.
Dobbiamo adunque volger altrove il nostro sguardo per trovare l'origine
vera del principio choleroso.
E dove ricercarla, se non nella contrada dove in modo incontestabile il
dìokra é endemico ?
È da secoli, che ha la sua culla nelle Indie, che in modo costante vi com-
i parisce ora sporadico, e ora a piccole e grandi epidemie. Gargia dall'Orto
i l'aveva colà osservato fin dal XV secolo, e cosi grave che notò esseme
limasta spopolata Sumatra. Nel 1600 ve lo osservò Zacuto Lusitano enei
1629 ^^ni^e d^ Bonzio denunciato a Java. Nel 1756 truppe e bengalesi ne
vennero decimati — nel 1770 Thomson lo vide a Ceylan e lungo U
costa di Coromandel — nel 1774 Paisley lo denunciò a Madras — nel 1781
Sonneret lo osservò a Calcutta — nel 1783 si sviluppò a Kudwot e dal
1790 93 la malattia si estese cosi da decimare l'intera penisola.
Se in questo periodo di 190 anni la storia medica non potè registrare
maggior numero d'epidemie, gli è non già che queste vi fossero cosi rare
(i ogni 19 anni), ma bensì, più probabilmente perchè i mezzi di trasporto
essendo pericolosi e tardivi, gli osservatori mancarono per prendere registro.
Infatti dappoiché i viaggi lontani addivennero meno penosi ed i rapporti
à fecero più facili e frequenti, il numero delle epidemie e sopratutto Ten-
licita di questo morbo, venne quello registrato in numero superiore
^ questa definitivamente constatata.
Fin dal 18 16, inondazioni e fenomeni meteorologici straordinari con
^^istaroQo quella contrada coU'aggiungersi alla sua naturale malsania, sicché
^ malattìa v'infierì così da spandersi su vasta ed immensa superficie assu-
I
— 570 —
mendo le proporzioni di grande epidemia. Nel 1817 flagellò Jessora, Ma
lacca, Java, Benares e Borneo, Calcutta e Bombay, e nel 181 8 si estes
alle isole Molucche, di Francia e di Borbone. Colla falce inesorabile
sparse quindi per tutte le direzioni, al Sud, all'Est, al Sud-est e al Norc
est della penisola, menando ovunque desolazione e stragi e cosi continuandi
per un lustro, nel 182 1 si estese al Nord. Nel 1823, fece ripetuti tenta
tivi di emigrazione che non si spinsero troppo lontano; ma nel 1830 de
finitivamente spatriando, come torrente invase il mondo, sorpassando l'osta-
colo che parevano imporgli le più alte montagne del globo, e attraversando
pur anco TOceano, decimò l'Europa, l'Asia, l'Africa e TAmerica, portando
ovunque spavento e morte.
Dal 18 16 ad oggi, l'attenzione dei medici portata su questa penisola,
consacrò la verità di questo fatto che la vera sorgente del cholera è l'India.
Né v'ha luogo a maravigliarsene se si considera che l'endemicità di questa
flagello nelle Indie, sia necessaria conseguenza dello stato cosi triste del-
rigiene; stato eccezionale, anzi unico per la sua malignità, e tale, che in-
vano se ne cercherebbe altrove l'eguale. Basta leggere il quadro che ne fa
il Julius per trovarvi subito il legame causale coll'endemia.
Il Delta del Gange tutto coperto di vaste e corrotte maremme è inon-
dato dalla piena dal mese di giugno al settembre. Questo fiume per 180
miglia forma numerosissimi canali scorrenti per una regione piena d'arbusti,
giunchi, e popolata da ogni sorta d'animali ; l'acqua vi s'impregna di nitro,
di potassa e di rame. Al Gange s'unisce un altro fiume le cui acque sono
verdastre. Nei fiumi, specie nel Gange, vengon gettati i rimasugli dei ca-
daveri semibruciati, che portati dalla corrente vengono buttati alla sponda
e vi si putrefanno; per le località lontane da fiumi, i cadaveri vengon get-
tati nelle cisterne dalle quali poi attingono l'acqua per bere. Perovimque,
terra e fiumi, gì' Indiani scaricano le loro feci. Arrogi la temperatura medis
di 93° F. — le pioggie che allagano le pianure e vi formano impaludamenti
che pregni di vegetali ed animali in putrefazione, si fanno eminentemente
venefìci ; pioggie, che cessate, lascian per tutto una terra carica di emana-
zioni letali. Il nutrimento consiste in una perpetua polenta di riso e il su-
diciume nel quale sono immersi è schifoso e ributtante.
Non è quindi a meravigliarsi se a queste perpetue cause e si maligne
corrisponda una perpetua apparizione cholerosa; tanto è vero che dal 181;
al 1830, in 13 anni vi furono 13 epidemie cholerose, e che la statistica
ebbe a fornirci il dato che dal 1825 al 1844, fra le truppe europee i
cholera entrò per Ys come causa di morte e fra quelle indìgene vi con-
— 571 —
corse per "/j. Né è certo a fkr meraviglia, se pel 1830 la forza esten -
Sfa ed intensiva del morbo sotto il giganteggiare delle cospirazioni mega-
.locosmiche, giganteggiasse cosi da spingerlo oltre i suoi limiti geografici e
stendesse un nero lenzuolo sull'Europa intera, traversando mari e valicando
monti.
Ecco, come quivi, ben meglio che al Hedjaz, causa ed effetto si colle-
gano così, da non lasciare il minimo dubbio sulla provenienza di questo
morbo.
Questo flagello ovunque fece comparsa, fu sempre essenzialmente il me-
desimo — non cangiò mai di natura — conservò sempre i suoi caratteri
tipici — fu sempre l'uno e invariabile morbo che regnava e regna all'Indie,
sa che sotto il corso relativamente regolare del megalocosmo vi apparisca
^)oradico, sia che sotto cospirazioni straordinarie di natura vi si sviluppi
epidemico. Questo fatto dimostra ad evidenza come essendo una e invaria-
bile la malattia, una ed invariabile debba esserne la causa — come questa
consista in un quid specifico, probabile risultato massimo di lenti e secolari
evoluzioni e trasformazioni o deterioramenti organici, generato da quell'in-
seme geo-idraulico-sociale esclusivo delle Indie.
Questo quid fin qui rimasto ignoto, a' suoi deleteri effetti, aggiunge il
naturale potere di riprodursi identico sotto il funzionamento patologico
da esso determinato, e quindi quello di moltiplicarsi e propagarsi ad orga-
nismi sani e rinnovar su di questi all'infinito il medesimo fenomeno. Questa
riproduzione del principio choleroso, può venir soffocata dal concorso di
circostanze antagonistiche e quindi non aver luogo la ripetizione del morbo^
0 ridurne la ripetizione alla minima cifra e alla minima forza: ma se
circostanze coadiuvanti cospirano a favorirne l' esagerata elaborazione , si
avranno delle epidemie più ' o meno gravi secondo l'intensità delle suddette
concause, e, le cospirazioni sorvenendo straordinariamente nocive acquisterà
il morbo tal forza intensiva ed estensiva, da trasmettersi colla sua malignità
acquisita alle più lontane contrade.
È questa la teoria la più accettata pel mondo medico ed è su di essa
che si riposano la fede dei Governi civili e la Legislazione sanitaria. Noi
l'abbiamo qui abbracciata senza osservazioni, qualunque possa essere la no-
stra maniera di vedere in proposito.
Né s'intenda infirmarne l'origine indiana, né la data recente di sua appa-
naione per l'Europa, oppugnando l'uniformità di nome col quale era bat-
teaata una malattìa a forma cholerosa, che si osservò e si osserva tuttodì
in Europa. Imperocché sia cosa ben naturale che alla prima invasione fra
— 572 —
noi di questa pestilenza indiana, i medici, colpiti dalla sua somiglianxs
nosografìca colla malattia conosciuta da tempo sotto il nome di Cholera
sdegnando di onorare, adottandolo, il suo nome indiano di Mordocrìi
(morte di cane) si poco scientifico e decoroso, chiamassero col medesime
nome la nuova venuta, e se quindi per distinguerla dall'altra, chiamassero
runa Cholera nostras o Europeo, e l'altra Cholera Asiatico o Indiano.
Grande è pertanto la differenza fra l'una e l'altra malattia, giacché ì
cholera asiatico è malattia particolare dell'India e la sua apparizione io
Europa è di data recente; il nostras trovasi da secoli ovunque: —
quello si sviluppa indififerentemente in qualunque stagione e colpisce ogni
età: questo si mostra di preferenza nell'estate e sui teneri fanciulli: — il
primo ha per unica causa il trasporto e la trasmissione d* un principio
deleterio speciale; nel secondo quel principio non si riscontra in alcun
caso: — nell'indiano, il principio trasmesso ingenera un catarro intestinale
acuto d'indole specifico che determina l'elaborazione d'un principio identico
e capace pure di trasmettersi; nel nostrale, il catarro intestinale è semplice
e di legittima natura: — nell'uno, questo catarro intestinale è idiopatico;
simpatico nell'altro : — nell'uno, il catarro suddetto è la malattia in tutta
la sua interezza; nell'altro un sintomo.
Riteniamo , dopo tutto quanto si disse fin qui , non vi sia chi possa
impugnare i due sommi fatti che seguono :
i.° Il cholera nel Hedjaz è sempre importato.
2.° Il cholera è endemico alle Indie.
Ciò valga di risposta a taluni i quali pretenderebbero che i Musulnaani
abbiano a rinunciare al pellegrinaggio tanto essenziale alla loro credenza-
Questo sarebbe sott' altra forma ripetere la pretensione di voler civilizzare
popoli che dichiariamo barbari perchè ignoranti, colle fucilate, i saccheggi
e le imposte mostruose.
Possiamo pure arguirne, che, cercare di migliorare le condizioni igieniche
del Hedjaz, è non solamente tentativo scabroso e privo di risultato, m^
una vera utopia, perchè, come vedemmo, il cholera non vi alligna endemico
Pur riconoscendo la provenienza originaria del cholera dall'Indie e nox
dando importanza al pellegrinaggio che come occasione d' importazione <
d'esportazione del morbo, si credette aver fatto tutto , quando si decreta
poter salvarsi l'Europa col sequestro rigoroso delle provenienze dal Hedjaz
Ma non si riflette che con tale suggerimento si predica l'attuazione d
una mezza misura; imperocché se per tal modo si potrà riuscire ad imp^'
dire l'esportazione del cholera dallo Hedjaz, non si potrà perciò impedirà*^
— 573 —
rimportaxione per questa penisola, né prevenire la dolorosa fine di migliaia
dipellegnni che alla perfine appartengono alla grande famiglia umana; e, ar-
rogi, che cosi non si garantisce la via della Persia, via, che più di frequente
venne presa dal cholera per gettarsi col suo soffio mortifero sull'Europa civile.
Egli è d'uopo che venga presa una misura radicale atta a tranquillizzare
fl mondo e questa (unica) è l'isolamento assoluto dal resto del mondo della
penisola indiana. È da questa possessione inglese che parte la scintilla che
porta ovunque Tincendio ? È da qui che colla falce avvelenata in mano ,
protetta da prepotente bandiera e sotto l'egida di false patenti nette, si
Kagb'a sul mondo esterrefatto questo germe omicida che apporta ovunque
pianto e lutto ? Ebbene. Ogni sua provenienza, uomini e cose, sieno ineso-
zabilmente sottoposte alle misure sanitarie prescrìtte, lo siano diciamo, tanto
nomini che cose e lo siano in qualunque momento dell'anno, e per ovunque
sano dirette.
Anziché pensare in via primaria a garantire l'Europa dall'Egitto e l'Egitto
dal Hedjaz, si faccia completa la bisogna e si garantisca il Hedjaz dalla
peste indiana. Le misure di precauzione a favore del solo Hedjaz non sono
però neppur sufficienti, che, per essere completamente rassicuranti, bisogna
che siano applicate tutt'attorno la penisola indiana perchè non si diffonda
come già ripetutamente si diffuse per altre vie. Occorre sequestrare questo
paese impestato, isolarlo e renderlo innocuo così al restante del mondo : —
e ciò, fin a quando corrette le condizioni insalubri del suo territorio, l'igiene
vi sarà migliorata così da aver spento per esso ogni germe d'endemia.
L'Egitto, già focolare perenne di peste, fu condannato a cotale ostra-
cismo — e fu giustizia — e fu fortuna per esso e per la civiltà.
Le mezze misure dovrebbero oramai essere rigettate. Correggere l' insa-
lubrità dell' India sicché possa, senza dare apprensioni, comunicare col resto
del mondo, o nel caso di rifiuto o di promesse vane, tutte le provenienze sue
sieno sottoposte alle osservanze quarantenarie , senza che la presentazione
di patente netta debba influire ad attutirne i rigori.
Oramai la storia di quest'ultima epidemia deve aver aperto gli occhi di
tutti sulla fede che meritano le patenti d'origine inglese.
E valga il vero. Un bastimento parte da Bombay e si ferma a Aden;
^cl tragitto esso aveva perduto cinque uomini di cholera ; il governatore
^uglese di Aden, non solo non sottopone la mal venuta nave a misure qua-
^Qtenarie , ma le rilascia una patente netta , perchè una folla d* innocenti
Pellegrini venga miseramente decimata, il resto subisca privazioni inaspet-
^K e l'Egitto e l'Europa vengano minacciati da spaventevole flagello.
— 574 —
Del poco rispetto addimostrato ai patti intemaaonali , fra tanti esempì
scegb'ererao i seguenti di recentissima data. Due bastimenti inglesi arriyano
in quarantena a Suez, e trovano il canale ingombrato ; intanto che T im-
barazzo venga tòlto, i passeggieri ed i, marinai scendono a terra e comu-
nicano cogli indigeni. Un terzo arriva pure in quarantena a Suez; vari
morti ebbe lungo il viaggio, ed uno si ammala quivi e muore; il basti-
mento prende allora il largo, getta il cadavere in mare , e poi , come se
niente fosse, se ne torna in porto I 1 1
È noto come nel 1831 , quando il Governo inglese promulgava la sua
legge sanitaria, Mancester protestasse contro di essa per la ragione che eia
{P impaccio al commercio. Ben più del 1831 la reazione si scapigliò rifa
in questo 1882, e in qual modo 1 1 contro il troppo limitato e parzialis- !
simo provvedimento preso dal Consiglio sanitario marittimo di Alessandrìai
quello cioè di limitare i provvedimenti sanitari alle sole provenienze da
Bombay ; in questa occasione , lord Granville ebbe a ricevere una deputa-
zione di proprietari di battelli a vapoVe che energicamente protestò contro
le vessazioni del regolamento quarantenario al canale di Suez. Ciò poi che
è grandemente caratteristico si è, che lord Granville promise il suo valido
appoggio , e lo diede di fatto , ordinando al suo agente , di fare che sia
messo un termine alla capricciosa Amministrazione sanitaria che impedisce
le comunicazioni inglesi coli' India.
Come se i su denunciati abusi e le accusate proteste non bastassero, il
Times of India, in un suo virulento articolo, asserisce che da sei mesi sui
bastimenti partiti da Bombay non si manifestò nessun caso di cholera: che
il periodo corto d'incubazione della malattia rende impossibile la trasmis-
sione di essa quando nei primi otto giorni di viaggio non vi ebbe nessun
caso a bordo — che commercio e comunicazione vengono interrotti dalla
gelosia e dal capriccio del Consiglio composto di 24 membri tolti da ogni
nazionalità, con un presidente che è medico e per sopra più arabo, impo-
tente a dirigere le discussioni, ed i cui membri sono tutti anglofobi — cbe
le discussioni si fanno in lingua francese, non compresa dai membri inglesi
Ma, si noti, il console inglese che tanto fece per far annullare questo d^
creto, non trovò che un solo membro inglese che l'appoggiasse l È oramai
tempo, prosegue il giornale, di elegger membri che abbiano senso comune,
ed è veramente mostruoso che un corpo così composto s'ingerisca del co-
lossale commercio del canale di Suez, le azioni del quale appartengono
quasi tutte all'Inghilterra. Se non si trova un efftace rimedio, Bombay
resterà in perpetua quarantena, mentre non vi è colà il cholera. normale,
— 575 —
e mentre quel porto sr trova alle stesse condizioni igieniche di Madras
e Calcntta, che vennero emancipate. Tutte le altre nazioni detestano gì' in-
glesr perchè hanno il monopolio del canale, dacché su 2727 bastimenti
che traversarono nel 1S81 il canale, 2256 erano, di bandiera inglese. E
quanti danni, quante perdite con questa legge tirannica I Fra questi si
nota che il pilota non potendo montare a bordo, deve servirsi di barca
propria, che vien pagata a prezzi esorbitanti 1 1 1
Questi capi d'accusa si risolvono in due categorie. Nella prima si con-
tengono tre punti : i .^ l'asserzione che nessun caso di cholera, da sei mesi,
comparve su bastimenti di provenienza indiana; 2,^ che non comparendo
a bordo il cholera dopo otto giorni di viaggio, la trasmissione del morbo
si rende impossibile; 3.° che a Bombay non v'è cholera normale trovandosi
questo porto alle medesime condizioni igieniche di Madras e Calcutta che
vennero esentate dalla quarantena. Pesando il valore della prima di queste
tre asserzioni, dopo il triste esempio avuto in quest'ultimo periodo del basti-
mento partito da Bombay infetto da cholera con patente netta e che dopo
aver perduto cinque persone in viaggio, arrivato a Aden nevparte fornito
i\\ patente netta, non si è forse autorizzati a dubitare d'ogni analoga di-
chiarazione? Un tale dubbio viene alimentato dal seguente fatto. La di-
chiarazione del Times of Jndia^ veniva riportata A2Ì}X^ Egyptian Gazzette
il 15 marzo 1882 ; questo ci induce a ritenere che la pubblicazione del
Tempo indiano rimonti alla fine di febbrajo. Adunque mentre questo gior-
nale dell' India della fine febbrajo s' approfittava col dire che fin dal
settembre 1881 nessun caso di cholera si era manifestato a bordo di
provenienze indiane, nel 21 marzo 1882 un telegramma da Bombay del-
l'Agente della Compagnia Peninsolare, notificava che dal i marzo 1882 si
ebbero sette casi di cholera. — Per la seconda objezione, egli è lecito
domandare se il limite fissato al periodo d'incubazione, sia poi tal verità
apodittica da poter tirarne una conseguenza, per applicarla alla regola qua-
rantenaria, e se, pur ammettendone l'esattezza, gli oggetti contaminati di
bordo possano essere tranquillamente ammessi a libera circolazione senza
tema che il cholera possa spargersi cosi per ovunque? Quanto alla terza
asserzione, che Bombay sia attualmente esente da cholera normale, e che
< questo porto si trovi al livello igienico di Madras e Calcutta, a quale con-
seguenza può essa rigorosamente condurre, altro che a quella di doversi
metter questi due porti al medesimo regime di Bombay, non solo, ma anche
tutte quante le provenienze dell'India, per qualsiasi punto sien esse dirette?
Cattivissimi appoggi a pessima causa sono le objezioni della seconda
— 576 —
categoria. Ed invero, puossi condannare la composizione d*un Consigli
riunito per scioglier una questione internazionale, perchè desso si componi
di persone appartenenti ad ogni nazionalità? £ poiché questo Consigl/o
siede in Egitto, non è giustizia che il Preside suo sia nominato dal Governo
egiziano ? Accusare poi i membri che lo compongono di mancare di senso
comune, e di non èssere inspirati che da sentimenti di gelosia verso l'In-
ghilterra, è tale ingiuria, alla quale non vale la pena neppure di rispon-
dere. L'uso d'altra lingua che T inglese, nelle discussioni, non è già imposto,
ma è il solo fatto della maggiore popolarità che la lingua usata ha saputo
acquistare. Il fatto che il Console inglese non trovò che uno solo fra i
membri suoi connazionali che appoggiasse le sue strane pretese, prova la
moralità degli altri che restarono staccati da lui e T ingiustizia della causa
che esso perorava. Che dire della qualificazione di mostruosa, la missione
di proteggere la salute dei popoli contro il venale interesse pecuniario, pel
quale non si farebbe scrupolo di decimare popolazioni ? Voler poi soppri
mere ogni misura di precauzione, perchè i bastimenti inglesi che traversane
il canale sono di ^/s superiori in numero a quelli degli altri Stati, è cosi
assurda pretesa, che il fatto sul quale s'appoggia non fa che provare il
maggior pericolo che offre la bandiera inglese e il dovere appunto di sor*
vegliarla.
Dopo le tante argomentazioni dei fautori del libero passaggio delle pro-
venienze indiane, si potrebbe mai credere ad un intervento diplomatico
del Governo inglese e ad una condannevole condiscendenza dalla parte
della Commissione sanitaria internazionale ?
Eppure si deve registrare anche questo fatto negli annali dei nostri
giorni.
La capricciosa Amministrazione sanitaria d'Egitto, volle dar prova chci
rimproveri della stampa inglese erano da essa meritati. Essa decretò la à-
mediata libera circolazione delle provenienze indiane. Per stigmatizzare co-
scienziosamente una tale decisione, bisogna osservare che questa triste legge
venne decretata il 21 marzo dopo un telegramma di sorgente officiale in
data del 20, che annunciava che fino alla settimana scorsa (sarebbe a dire
fino al 12) si ebbero nel corso di 8 giorni a deplorare 4 morti di cho-
lera in Bombay. Ora, il viaggio impiegando 15 giorni, i bastimenti arri-
vati il 2 1 han dovuto partire il 6, cioè quando — poco o molto — il
cholera era sempre per Bombay, e ad onta di questo si sono trovati liben
di sparpagliare per ovunque i germi cholerosi.
Dovrebbe ritenersi, dietro tutto questo, che l'Inghilterra abbia dovuto
— 577 —
trovarsi soddisfatta di tanto trionfo ; ma chi credesse questo s' ingannerebbe
di molto e conoscerebbe ben poco la politica inglese.
Il 2 1 marzo, essa strappava l'assurdo decreto all'Amministrazione sanita-
ria; il 25, quattro giorni dopo, il Sotto-Segretario di Stato del Foreing
Office, il signor Dilke, avvisava il Segretario della Camera di Commercio
di Londra, che il conte Granville aveva fatto conoscere al Governo egi-
ziano che r Inghilterra non era disposta a trovarsi nel caso di veder ripe-
tersi quegli atti capricciosi ed arbitrari della Commissione sanitaria, che
tante perdite cagionarono alla marina britannica — ch'essa non può sop-
portare che un corpo irresponsabile faccia leggi a danno del commercio orien-
tale inglese — che come i poteri di questa Commissione basano sul diritto
dell'Egitto di proteggersi contro malattie contagiose e come l'Egitto è lar-
gamente rappresentato nella Commissione — il Governo inglese deve fare
che il Kedeuì prenda l'iniziativa di rimediare a questo stato di cose com-
pilando un nuovo Codice sanitario, da distribuirsi a tutt' i Governi interessati,
per esser obbligatorio e da applicarsi- occorrendo anche colla forza armata.
Cosicché, l'Inghilterra, a parte il poco riguardo che prodiga verso la
Commissione internazionale, nega ad essa il carattere essenziale, di inter-
nazionalità, per ridurla ad una istituzione tutta locale; in conseguenza di
che, domanda, anzi impone al Kedeucì la compilazione d'un Codice, da
essere semplicemente comunicato alle Potenze e che — piaccia o no —
basta che piaccia ali* Inghilterra — abbia esecuzione sia pure colla forza
armata.
Simili fatti han dessi bisogno di commento?
Dal canto nostro concludiamo col dire : si faccia pure un nuovo Codice,
nja che sia il complemento di quello formulato nel 1866, che sia fatto
obbligatorio il desideratum del francese governo, anzi che questo abbia,
allargandone 1' azione , l' applicazione su tutte le provenienze dall'Indie e
^^n sulla sola Bombay. Insomma sia decretata: i.° una quarantena per tutte
^^ provenienze indiane, sia per via di terra che di mare , 2 .® Questa legge
^''^. applicata in qualunque momento dell'anno; 3.* La presentazione di
^^-"^enti nette di fonte inglese sia riguardata come non avvenuta e non abbia
^^^suna influenza sulle misure da prendersi; 4.** Ogni bastimento inglese
^■^1)ia a bordo un medico che si assuma la responsabilità della dichiara-
^^^^ne che sarà per fare sulla salute dell'equipaggio e su quella del porto
^^J quale ha salpato; 5.** Che a bordo vi sien pur anco guardie di sanità,
^*^e sotto gli ordini e la responsabilità del medico, eseguiscano gli spogli
^^Ue mercanzie e oggetti di bordo e dei passeggeri; 6.® Che all'arrivo a
37
- 578 -
Gedda di bastimenti provenienti da qualunque punto dal Sud, qualunque ne
sia la bandiera e in qualsiasi momento dell'anno , vengano sottoposti a
rigorosa osservazione; 7.^ Che a Gedda venga organizzato un sistema £
tende ad uso Lazzaretto ; 8.° Che a Uésce sia applicato il medesimo
sistema che a Gedda per (come quest'anno) servir di Lazzaretto in caso
di bisogno ; 9.^ Che la vigilanza di queste stazioni quarantenarie sia esclu>
sivamente affidata dalla Commissione internazionale ad impiegati europei,
i quali assumeranno la responsabilità del servizio dinanzi all' Europa ;
10.^ Che al momento del pellegrinaggio una Commissione invigili Muna,
Gedda e Jambo, luoghi dove i cristiani possono restare; 11.** Che, caso
sorgano sospetti di cholera, od altra epidemia, le quarantene vengano attivate
a Cosser, Savochin , Uesce , e Tor , affidate egualmente ad impiegati eu-
ropei responsabili dinanzi l'Europa.
PARTE SECONDA.
RIVISTA.
IGIENE GENERALE.
SutTeziologia della tubercolosi. — I giornali di Berlino ci hanno porUto
na notizia che avrà di certo un grande eco nel mondo medico. Il 24
corrente anno, il dott. Roberto Koch, in una conferenza suWEzio/o^
della tubercolosi tenuta alla Società fisiologica di Berlino, annunciò
aver fatto la scoperta del bacillo che è causa di questo terribile processo
tboso.
Già altri, prima di Koch, hanno parlato di raicrofìti trovati nelle pro-
ioni tubercolari, e li hanno messi in un rapporto eziologico colla ma-
a. Noi non abbiamo che a citare Schliller, Klebs, Aufrecht, e, fra noi,
olta. Dopo che era stata data la dimostrazione per mezzo di tanti
rimenti e da tanti esperimentatori che la tubercolosi è una malattia
iva, anzi una malattia inoculabile e contagiosa, nulla di più naturale
informandosi alle idee presentemente prevalenti sulla natura delle in-
ioni, anche per la tubercolosi si vagheggiasse la ipotesi che il suo prin-
o virulento fosse rappresentato da un microfìto. Ad onta di ciò, le
he in proposito degli anzicitati e di altri osservatori non ebbero
de accoglienza, sia per lo scetticismo al quale ci hanno abituato le
nenti disillusioni che ci vennero procurate da non pochi studi sulla
parassitaria, sia perchè le ricerche in proposito non ci arrivavano
nanzi accompagnate da tutte quelle garanzie che in un argomento cosi
difficile son necessarie.
Ben diverso è il caso invece delle presenti ricerche di Koch. Esse si
tnpongono all'attenzione nostra non solo pel nome dell'autore, già reso
Jifaro dagli importanti studi sul carbonchio e sulla setticemia, ma eziandip,
d assai più, per le cautele di cui egli seppe circondarsi nell* istituirle.
)ueste cautele, frutto dei numerosi studi fatti in questi ultimi tempi sulle
— s8o —
malattie d'infezione, sono di due specie : le une riguardano la dimostraziom
del microfito nei tessuti dell'organismo ammalato, le altre si riferiscono aj
metodi con cui si cerca di inoculare i materiali provenienti dall'organismo
già ammalato in un organismo sano, per tentare la riproduzione in que-
st'ultimo della malattia.
Riguardo al primo punto, mentre precedentemente non si riusdva s.
sfuggire airobjezione che quelli che si descrivevano come microfiti fossero
invece granuli prodottisi naturalmente nei tessuti, e non si aveva general-
mente modo di distinguere gli uni dagli altri i microfiti di diverse malattìe
infettive, oggidi i progressi della tecnica microscopica ci forniscorfo in motó
casi i mezzi per ribattere la objezione e sciogliere i dubbi. Si è trovato
che la più parte di questi microfiti hanno per molte materie coloranti una
affinità ben diversa da quella degli elementi dei tessuti del corpo; anzi^
che fra i microfiti delle diverse malattie d'infezione l'uno ha affinità per
una materia colorante, l'altro per l'altra; cosicché per esempio i micro-
cocchi della setticemia si colorano vivamente con una sostanza, supponiama
colla fucsina, i bacilli del tifo con un'altra, quelli del carbonchio con
un'altra ancora e cosi via; A questo modo, operando con adatto metodo,
si possono ottenere preparati durevoli in cui sono fortemente colorati i
microfiti, mentre sono incolori, o quasi, gli elementi dei tessuti e i granuB
con cui quelli potrebbero essere confusi. Con ciò s'accerta che quanto à
vede è proprio microfito e non altro, e s'arrivano a distinguere i microfiti
anche quando sono sparsi in pochi esemplari in un largo tratto di tessuto.
Riguardo al secondo punto, quello che riguarda l' inoculazione, è tvi-
dente, che quando per provare la facoltà virulenta di un microfito lo si
inocula in un animale sano iniettando in quest'ultimo qualche goccia de)
liquido (sangue, pus, ecc.) in cui il microfito è sospeso, è evidente dico
che, dato che all'inoculazione tengan dietro Sei fenomeni morbosi, non i
possa sfuggire all'objezione che questi non son dovuti al microfito stesso^
ma si bene agli elementi chimici sciolti nel pus o nel sangue inocuUtOk
— Anche a ciò presentemente si pone riparo col metodo che si potrebbe
chiamare delle culture d* isolamento. Una minima quantità della sostami
contenente microfili vien trasportata in un substrato che sia favorctote;
alla loro moltiplicazione, per esempio in una tenue soluzione di gelatint.
Quando essi vi si sono moltiplicati, una porzioncina di questo primo substrato
si coltiva una seconda volta in un substrato simile al primo. Ottenuta un»
nuova moltiplicazione dei microfiti, una porzioncina di questa seconda et-
tura si coltiva una terza volta in altra gelatina e, così di seguito fino alh
ottava, decima, ventesima cultura. Si comprende agevolmente che, giunti i
questo punto, gli elementi chimici che esistevano nel pus o nel sangue
primitivo riescono cosi straordinariamente diluiti che non è più ammissifai^
la possibilità di una loro azione quando il materiale della decima o tcb
tesima cultura venga inoculato. Pei microfiti è tutt'altro; poiché essi, ^
sendosi moltiplicati ad ogni cultura , conservano nell' ultima quella stesi
virulenza che avevano (quando l'avevano) nella prima. Sicché, se V'moc:
lazione dà degli effetti, questi sono indubbiamente dovuti ai microfiti s
— 58i —
non ai materiali organici con cui essi si trovavano originariamente me»
scolati.
Orbene, tutte queste cautele tanto nella dimostrazione dei bacilli, quanto
nella loro inoculazione usò, come vedremo, il Koch ne* suoi studi. Ed è
a ciò che si deve l'importanza che loro si attribuisce, già prima che ab-
biano avuto il necessario controllo per parte di altri sperimentatori.
Per la dimostrazione dei batteri Koch, dopo non pochi infruttuosi ten-
tativi, riusci ad un metodo che gli diede costanti risultati. Le parti tuber-
colose, sia fresche che indurite nell'alcool, vengono dapprima sottoposte
all'azione di una soluzione alcalina di azzurro di metilene, poi a quella di
una soluzione di vesuvina. Con questo metodo tutti i costituenti dei tessuti
animali e tutti gli altri batteri (ad eccezione dei bacilli della lebbra), as-
sumono un colore bruno; mentre i batteri del tubercolo acquistano un
colore azzurro cosi intenso, che spiccano nel tessuto anche quando vi
stanno in piccolo numero o del tutto isolati.
I batteri del tubercolo hanno la forma di bastoncino, epperò spetta a
loro più precisamente il nome di bacilli. Sono assai sottili, lunghi un
<|uarto, la metà, od anche al pari di un globulo rosso, sicché presentano
molta somiglianza coi bacilli della lebbra, se si prescinde dalla sottigliezza
^n po' maggiore e dalle estremità un po' puntute.
1 bacilli tubercolari si trovan sempre là dove il processo tubercoloso è
«ni principio od in via di rapido sviluppo; essi vi stanno isolati o vi for-
^nano dei piccoli gruppi che spesso giacciono nel protoplasma delle cellule,
all'orlo dei focolai caseosi si riscontrano di solito grandi ammassi di ba-
cili che non son racchiusi nelle cellule. — Nei tubercoli in via di regres-
sione i bacilli diventan più rari, e vi si trovano soltanto a piccoli gruppi
^d isolati, e commisti ad altri bacilli che, essendo poco colorati ed appena
riconoscibili, son forse da considerarsi come esseri sul morire o già morti.
Finalmente essi possono del tutto scomparire ; ben di rado, però, mancano
■completamente, e se ciò avviene, gli è solo in quei punti in cui il processo
tubercolare è del tutto spento. — Se nel tessuto tubercoloso si trovano
cellule giganti, è nell'interno di queste che preferibilmente giacciono i ba-
cilli. Anzi nelle tubercolosi lente sono le cellule giganti l'unico elemento
in cui i bacilli possano dimostrarsi.
Non si creda che il summenzionato metodo di colorazione sia l'unica
via per vedere i bacilli del tubercolo. Si può ottenere, benché meno com-
pleto, lo stesso scopo sia con materiali altrimenti colorati, sia con materiali
freschi e non colorati del tutto. In quest'ultimo caso i bacilli sono certa-
niente ancora viventi, ed appaiono come finissimi bastoncini, che presentano
^ensi il movimento browniano, ma che mancano affatto di ogni movimento
spontaneo.
I bacilli del tubercolo vennero da Koch dimostrati: i° neWuofrto in un-
'etici casi di tubercolosi miliare, in dodici casi di bronchite caseosa e di
pneumonite, in un caso di tubercolo solitario del cervello, in due di tu-
bercolosi intestinale, in due di ghiandole scrofolose; 2° negli anima/i, in
tredici casi di tubercolosi bovina, in una ghiandola caseosa di un maiale,
— 582 —
nella tubercolosi diffusa di una gallina, in tre casi di tubercolosi sponts
nella scimmia, e nella tubercolosi parimente spontanea di nove cavie i
sette conigli, e finalmente in più di duecento animali (cavie, conig
gatti) in cui la tubercolosi era stata prodotta per inoculazione.
Considerata la regolarità con cui i bacilli si riscontrano nelle afiez
tubercolari, deve sembrar strano ch'essi non siano stati veduti, in mi
indubbio, prima d'ora. Il fatto però si può spiegare quando si pensa
i bacilli sono assai piccoli, che non di raro sono scarsi, e che con ti
^cilità possono essere nascosti dal detrito finamente granuloso con cu
trovano commisti.
L'aver accertato che i bacilli sono un componente costante della n
formazione tubercolare, benché potesse rendere molto verosimile che
fosse l'espressione di un nesso eziologico fra la presenza dei bacilli e
sviluppo della neoformazione, non poteva tuttavia da solo dimostrare
questo rapporto causale veramente esiste.
A dimostrare che la tubercolosi è una malattia parassitaria prod
dalla penetrazione e dalla successiva moltiplicazione dei bacilli nel tesj
dell'organismo, era necessario che i bacilli fossero assoggettati a cui
per isolamento cosi continuate, che si potesse esser certi che ad essi
non aderisse alcun prodotto dell'organismo da cui eran stati tolti; e
poi si dimostrasse che, inoculandoli in un animale sano, produconc
quest'ultimo il caratteristico quadro della tubercolosi. — Anche a qu
compito soddisfece il Koch con una ricca serie di esperimenti.
Egli prese dei pezzetti di sostanza tubercolare tolta da uomini o
animali con tutte le cautele per preservarli da un possibile inquinane
con batteri d'altra natura, e li trasportò in provette contenenti siero !
gnigno leggermente coagulato, e previamente sterilizzato (cioè riscaldate
modo da uccidere tutti i microfiti che per avventura vi fossero conteni
Conservando tali provette alla temperatura di 37^-38° C, nella pr
settimana non si nota alcun mutamento; più tardi, invece (di solito d
il decimo giorno) si vedono ad occhio nudo comparire al dintorno d
masse tuberculari dei punticcini o delle scagliette, che, esadiinate al mie
scopio, si mostrano costituite dai già descritti bacilli tubercolari. Per tr(
quattro settimane continua il crescere di queste colonie di bacilli, che
grossano fino a diventare una massa appiattita della grossezza di un gra
di papavero, la quale è abbastanza compatta da non poter essere spca
tata se non con una certa pressione. — Un pezzetto di questa sostai
venne da Koch trasportato in un nuovo siero coagulato e sterilizzato, e
esso dopo lo stesso tempo produsse di nuovo delle masse secche, scaglio
Dei pezzetti di queste vennero trasportati in nuovo siero sempre al sol
sterilizzato. E a questo modo si ripeterono le culture. Coi prodotti de
ultime culture vennero innestati parecchi animali di diversa specie (cav
conigli, ratti, gatti, cani), ed in tutti ah* inoculazione tenne dietro lo sviluf,
di una tubercolosi generalizzata. Non è necessario d'aggiungere, che
questi esperimenti Koch tenne sempre animali di controllo, cioè anim
non inoculati, e che in essi non gli accadde mai di osservare lo svilo?
della tubercolosi.
— 583 -
Tutti questi fatti autorizzano Koch ad asserire: e che i bacilli che si
trovano nelle sostanze tubercolose non accompagnano soltanto il processo
tubercolare, ma ne sono la causa, sicché si può asserire che nei bacilli
Doi abbiamo rappresentato il vero virus tubercolare ».
Seguendo questa via diventerà possibile di determinare quali siano ve-
imente le malattie che hanno diritto di essere designate come tubercolari.
•Ino ad ora ci mancava un deciso criterio diagnostico della tubercolosi,
into che, a seconda degli autori, vi venivano escluse od incluse la tu-
lercolosi miliare, la scrofolosi, la tisi bovina, ecc. In avvenire, secondo
ioch, nella diagnosi perderanno d'importanza sia la struttura degli ele-
oenti, sia la mancanza di vasi, sia la presenza di cellule giganti ; la deci-
ione spetterà alla presenza od alla assenza dei bacilli tubercolari.
A norma di questo criterio Koch ha già potuto accertare come di na-
ora tubercolare la tubercolosi miliare, la pneumonite e la bronchite caseosa,
i tubercolosi intestinale e ghiandolare, la tubercolosi spontanea dei bovini
quella spontanea ed inoculata degli altri animali. Per la scrofolosi e le
ffezioni fungose delle articolazioni le sue osservazioni sono troppo scarse
ncora per darne un giudizio; può però asserire che buona parte delle
oalattie scrofolose delle ghiandole e delle articolazioni sono di vera natura
ubcrcolare.
Ammessa, per le esperienze che precedono, la natura parassitaria della
tubercolosi, acquistano una grandissima importanza eziologica i quesiti che
iguardano la provenienza dei parassiti ed il modo con cui essi entrano
icl corpo.
Per quanto spetta alla provenienza, il bacillo tubercolare differisce essen-
ialmente dal bacillo del carbonchio per ciò, che questo può svilupparsi
odipendentemente dall'organismo animale in un punto qualunque della
ibera natura, mentre quello difficilmente può trovare condizioni favorevoli
Ila sua vegetazione fuori dell'organismo animale.
Infatti, l'esperienza ha dimostrato che il bacillo tubercolare vegeta sol-
into in temperature che oscillano fra 3o**-4i® C. Ora, nei climi temperati
Dori del corpo animale di regola non si può avere una temperatura che
iscilli dentro questi limiti per lo meno per un paio di settimane, per quel
empo cioè che è richiesto per la moltiplicazione dei parassiti. Ne segue
ile questi debbono limitare il loro sviluppo all'organismo animale, epperò
lebbono essere considerati come parassiti veri.
È anche facile supporre in qual modo essi penetrino nel corpo. Nella
>iù parte dei casi la tubercolosi ha principio nelle vie respiratorie, e di
xmseguenza è più che probabile che i bacilli tubercolari vengano inspirati
:olla polvere che è sempre sospesa nell'aria. Non vi può poi esser dubbio
mi come essi anivino nell'aria, quando si pensi alla quantità dei bacilli
che, trovandosi nelle caverne polmonari, vengon cacciati fuori dai malati
collo sputo. Koch, infatti, avendo esaminato una grande quantità di sputi
di tisici trovò che presso a poco nella metà dei casi vi esisteva una copia
^ordinaria di bacilli, mentre li vide sempre mancare negli sputi di malati
Qon tisici. Non sarà superfluo notare, che l'inoculazione di tdi sputi con
— 582 —
nella tubercolosi diffusa di una gallina, in tre casi di tubercolosi spontanea
nella scimmia, e nella tubercolosi parimente spontanea di nove cavie e di
sette conigli, e finalmente in più di duecento animali (cavie, conigli e
gatti) in cui la tubercolosi era stata prodotta per inoculazione.
Considerata la regolarità con cui i bacilli si riscontrano nelle affezioni
tubercolari, deve sembrar strano ch'essi non siano stati veduti, in modo
indubbio, prima d'ora. Il fatto però si può spiegare quando si pensa che
i bacilli sono assai piccoli, che non di raro sono scarsi, e che con tutta
^cilità possono essere nascosti dal detrito finamente granuloso con cui si
trovano commisti.
L'aver accertato che i bacilli sono un componente costante della neo-
formazione tubercolare, benché potesse rendere molto verosimile che ciò
fosse l'espressione di un nesso eziologico fra la presenza dei bacilli e lo
sviluppo della neoformazione, non poteva tuttavia da solo dimostrare che
questo rapporto causale veramente esiste.
A dimostrare che la tubercolosi è una malattia parassitaria prodotta
dalla penetrazione e dalla successiva moltiplicazione dei bacilli nel tessuto
dell'organismo, era necessario che i bacilli fossero assoggettati a culture
per isolamento cosi continuate, che si potesse esser certi che ad essi piì»
non aderisse alcun prodotto dell'organismo da cui eran stati tolti; e che
poi si dimostrasse che, inoculandoli in un animale sano, producono in
quest'ultimo il caratteristico quadro della tubercolosi. — Anche a quesu-
compito soddisfece il Koch con una ricca serie di esperimenti.
Egli prese dei pezzetti di sostanza tubercolare tolta da uomini o da
animali con tutte le cautele per preservarli da un possibile inquinamento^
con batteri d'altra natura, e li trasportò in provette contenenti siero san-
guigno leggermente coagulato, e previamente sterilizzato (cioè riscaldato in
modo da uccidere tutti i microfiti che per avventura vi fossero contenuti).
Conservando tali provette alla temperatura di 37^-38** C, nella prima
settimana non si nota alcun mutamento; più tardi, invece (di solito dopo
il decimo giorno) si vedono ad occhio nudo comparire al dintorno delle
masse tuberculari dei punticcini o delle scagliette, che, esartiinate al micro-
scopio, si mostrano costituite dai già descritti bacilli tubercolari. Per tre o
quattro settimane continua il crescere di queste colonie di bacilli, che in-
grossano fino a diventare una massa appiattita della grossezza di un grano
di papavero, la quale è abbastanza compatta da non poter essere spezzet-
tata se non con una certa pressione. — Un pezzetto di questa sostanza
venne da Koch trasportato in un nuovo siero coagulato e sterilizzato, ove
esso dopo lo stesso tempo produsse di nuovo delle masse secche, scagliose.
Dei pezzetti di queste vennero trasportati in nuovo siero sempre al solito
sterilizzato. E a questo modo si ripeterono le culture. Coi prodotti delle
ultime culture vennero innestati parecchi animali di diversa specie (cavie,
conigli, ratti, gatti, cani), ed in tutti al i' inoculazione tenne dietro lo sviluppo-
di una tubercolosi generalizzata. Non è necessario d'aggiungere, che in
questi esperimenti Koch tenne sempre animali di controllo, cioè animali
non inoculati, e che in essi non gli accadde mai di osservare lo sviluppo
della tubercolosi.
— 583 -
Tutti questi fatti autorizzano Koch ad asserire: e che i bacilli che si
trovano nelle sostanze tubercolose non accompagnano soltanto il processo
tubercolare, ma ne sono la causa, sicché si può asserire che nei bacilli
noi abbiamo rappresentato il vero virus tubercolare t.
Seguendo questa via diventerà possibile di determinare quali siano ve-
ramente le malattie che hanno diritto di essere designate come tubercolari.
Fino ad ora ci mancava un deciso criterio diagnostico della tubercolosi,
tanto che, a seconda degli autori, vi venivano escluse od incluse la tu-
bercolosi miliare, la scrofolosi, la tisi bovina, ecc. In avvenire, secondo
Koch, nella diagnosi perderanno d'importanza sia la struttura degli ele-
menti, sia la mancanza di vasi, sia la presenza di cellule giganti ; la deci-
sione spetterà alla presenza od alla assenza dei bacilli tubercolari.
A norma di questo criterio Koch ha già potuto accertare come di na-
tura tubercolare la tubercolosi miliare, la pneumonite e la bronchite caseosa,
la tubercolosi intestinale e ghiandolare, la tubercolosi spontanea dei bovini
e quella spontanea ed inoculata degli altri animali. Per la scrofolosi e le
affezioni fungose delle articolazioni le sue osservazioni sono troppo scarse
ancora per darne un giudizio; può però asserire che buona parte delle
malattie scrofolose delle ghiandole e delle articolazioni sono di vera natura
tubercolare.
Ammessa, per le esperienze che precedono, la natura parassitaria della
tubercolosi, acquistano una grandissima importanza eziologica i quesiti che
riguardano la provenienza dei parassiti ed il modo con cui essi entrano
nel corpo.
Per quanto spetta alla provenienza, il bacillo tubercolare differisce essen-
zialmente dal bacillo del carbonchio per ciò, che questo può svilupparsi
indipendentemente dall'organismo animale in un punto qualunque della
libera natura, mentre quello difficilmente può trovare condizioni favorevoli
alla sua vegetazione fuori dell'organismo animale.
Infatti, l'esperienza ha dimostrato che il bacillo tubercolare vegeta sol-
tanto in temperature che oscillano fra 30*^-41® C. Ora, nei climi temperati
fuori del corpo animale di regola non si può avere una temperatura che
oscilli dentro questi limiti per lo meno per un paio di settimane, per quel
tempo cioè che è richiesto per la moltiplicazione dei parassiti. Ne segue
che questi debbono limitare il loro sviluppo all'organismo animale, epperò
debbono essere considerati come parassiti veri,
È anche facile supporre in qual modo essi penetrino nel corpo. Nella
più parte dei casi la tubercolosi ha principio nelle vie respiratorie, e di
conseguenza è più che probabile che i bacilli tubercolari vengano inspirati
colla polvere che è sempre sospesa nell'aria. Non vi può poi esser dubbio
sul come essi arrivino nell'aria, quando si pensi alla quantità dei bacilli
che, trovandosi nelle caverne polmonari, vengon cacciati fuori dai malati
collo sputo. Koch, infatti, avendo esaminato una grande quantità di sputi
di tisici trovò che presso a poco nella metà dei casi vi esisteva una copia
straordinaria di bacilli, mentre li vide sempre mancare negli sputi di malati
non tisici. Non sarà superfluo notare, che l'inoculazione di t^ sputi con
_ S84 —
bacilli cagiona la tubercolosi negli animali come, ad un dipresso , la ino-
culazione del vero tubercolo. — E s* aggiunga che V essiccamento non
estingue la loro virulenza, poiché le inoculazioni producono tubercolosi
anche se fatte con sputi essiccati da parecchie settimane.
Degno di considerazione è il fatto che i bacilli si sviluppano con grande
lentezza. Esso infatti è forse cagione che i bacilli non infettino cosi facil-
mente, per qualunque piccola lesione, il corpo umano, come possono invece
fare i bacilli carbonchiosi. Per innestare la tubercolosi in un animale biso-
gna introdurre la sostanza infettiva in una parte profonda, ove essa possa
rimanere tutto quel tempo che le è necessario per svilupparvisi ; al con-
trario l'innesto sopra ferite aperte non riesce, poiché i bacilli vengono eli-
minati prima di aver potuto attecchire. — Si é probabilmente per ciò, che
le ferite cadaveriche, anche che si tratti di cadaveri tubercolosi, non danno
luogo alla infezione specifica. Si é probabilmente per ciò , che i casi di
infezione polmonare non sono così frequenti come dovrebbero essere, con-
siderata la diffusione straordinaria che i bacilli devono avere nell'arìa. Per-
ché essa abbia luogo si richiedono condizioni favorevoli, come sarebbero
secreti stagnanti, depitelizzazione della mucosa e via dicendo.
Fino ad ora si era abituati a considerare la tubercolosi come la espres-
sione della miseria sociale, e ad aspettare da un miglioramento di questa
una diminuzione della malattia. Per l'avvenire , secondo Koch , si saprà
meglio ciò che si deve combattere ; non é un ^uitf ignotOy ma si un pa- ,
rassita le cui condizioni di vita si conoscono, e meglio ancora si conosce-
ranno. E il combattere la diffusione di questo parassita sarà reso meno
difficile dalla circostanza, ch'esso trova le condizioni della sua esistenza
soltanto nel corpo animale. Innanzi tutto si dovranno distruggere, per
quanto si può, i focolai dai quali si svolge la sostanza infettiva e, a questo
riguardo, si dovrà con cura neutralizzare la proprietà infettante degli sputi
dei tisici, e di quanto viene An contatto di questi ultimi.
Tanto le ricerche di Koch quanto antecedenti esperimenti fatti da altri
molti hanno dimostrato che la tubercolosi bovina è identica alla umana;
epperò non si può escludere che dagli animali la tubercolosi possa essere
comunicata all'uomo. Per quanto non sia fino ad ora deciso che la tras-
missione possa aver luogo per l'uso di carne o di latte di animali amma-
lati, tuttavia il precetto e nei dubbio astienti » ci insegnerà a schivare
anche questa sorgente della malattia.
Ci sarebbero ancora a discutere moite questioni, per esempio sulFeredità,
sulla predisposizione e via dicendo, ma ciò ci trarrebbe troppo lungi nel
campo delle ipotesi. Quanto però ho esposto fino ad ora basterà a dimo-
strare l'importanza di questi studi, sia dal lato della scienza pura che da
quello delle applicazioni pratiche. Ciò che importa é che la loro esattezza
venga comprovata da altri osservatori, giacché , fatto questo primo passo ,
sarà assai più agevole fare i successivi. Ciò che importa é che le ricerche
vengano istituite col maggior rigore esperimentale, affinché possano sfuggire
alle critiche che vennero rivolte a quelle che, già prima di Koch, avevano
istituito Klebs, Schiiller, e Toussaint. — Del resto una conferma dell* csi-
— 587 —
con quelle che l'esperimento aveva dato, provano che ciò che è verità al
a qua delle porte del laboratorio non diventa errore al dì là, come pro-
pendevano ad ammettere òerti critici.
Anche a Nevers sono state fatte nuove esperienze sulla vaccinazione
carbonchiosa. Gli animali adoperati erano costituiti da 3 giumente, io bo-
vini e 17 ovini, di cui 2 giumente, 5 bovini e io ovini erano stati assog-
gettati alla vaccinazione secondo il metodo* Pasteur.
Noi riportiamo dal Eecueil de Médecine Véterinaire la relazione di queste
esperienze :
e II 20 aprile è stata fatta Tinoculazione virulenta col sangue carbon-
dìioso sulle 2 giumente vaccinate, su 3 bovini vaccinati e 3 non vacci-
nati e su 6 pecore e 2 agnelli, di cui la metà è stata vaccinata e Taltra
no. Nel medesimo giorno è stata fatta l'inoculazione del virus di cultura
molto virulento sulla giumenta non vaccinata, su 2 bovini vaccinati e i
Qon vaccinato, e finalmente su 6 pecore vaccinate e 3 non vaccinate.
€ Un bovino e 2 pecore non vaccinate servivano da testimoni.
< I risultati di queste esperienze sono stati i seguenti:
€ Tutti gli animali vaccinati, giumente, vacche e pecore, sono usciti
immuni dalla prova.
Una vacca ed un vitello non vaccinati sono morti ; gli altri individui
di questa specie hanno avuto la febbre e degli edemi, ma hanno resistito
all'inoculazione virulenta sia col sangue, sia col virus coltivato.
€ La giumenta non vaccinata è morta.
« Sono morti del pari le 6 pecore e l'agnello non vaccinati.
€ Anche a Nevers, come nelle esperienze precedenti fatte altrove, l'ino-
cnlazione preventiva è stata fedele a tutte le sue promesse; resistenza al-
l'inoculazione molto virulenta di tutti gli animali vaccinati, giumente, vacche
0 pecore; morte pel fatto di questa inoculazione di tutti gli animali non
vaccinati della specie ovina, di una giumenta e di due bovini su quattro
non vaccinati. >
Nel N. 5 degli Archives Vétérinaires troviamo i risultati delle vaccina-
zioni carbonchiose praticate durante i mesi di luglio, agosto e settembre
1881, comunicati da Pasteur alla Società d'Agricoltura di Melun il 26
gennajo 1882.
Nei mesi di luglio, agosto e settembre 1881 furono vaccinati 32,550
montoni e 25,160 non vaccinati sono serviti come testimoni.
Dopo la vaccinazione, sino alla fine di ottobre , è morto un numero di
montoni non vaccinati, dieci volte di più di quelli vaccinati. La vaccina-
zione ha preservato circa 400 montoni.
Sa 138 greggi 45 formanti un totale di 10,500 montoni, non hanno
*^to delle perdite nei vaccinati né durante né dopo la vaccinazione.
Su di alcuni greggi la mortalità che esisteva prima e durante la vacci-
'^one ha continuato in un modo sensibile sui non vaccinati.
Da una tabella dettagliata di 1 5 di questi greggi appare che questa mor-
_ S88 —
talità è stata la più manifesta, ed al contrario, dopo la vaccinazione, noj
si è avuto un sol morto :
Su questi 15 greggi comprendenti 2,867 non vaccinati si sono avuti
141 morti in due mesi. Invece sui 3,663 vaccinati la perdita è stata as-
solutamente nulla. Avrebbero dovuto morire 180.
Durante la vaccinazione sui vaccinati si sono avuti 58 morti e sui non
vaccinati 79, come se la prim^ vaccinazione avesse già preservato un certo
numero d'animali.
Se la vaccinazione fosse stata fatta al principio della stagione avrebbe
preservato per lo meno 500 montoni dipiù.
Sono state vaccinate 1,254 vacche, ed 888 sono servite da testimoni.
Durante i due mesi consecutivi alla vaccinazione si è avuta la morte di
I vacca vaccinata e di io vacche non vaccinate.
Si sono vaccinati 142, cavalli ed 81 non sono stati vaccinati per farli
servire da testimoni.
Durante la vaccinazione è morto un cavallo di setticemia. Era il cavalle
Nolleau^ la cui autopsia fu fatta da Bouvard.
Nessun caso di morte in tutti gli altri cavalli.
In seguito a questi fatti ne avvennero altri che qui giova del pari ri
cordare.
Il Ministero di Agricoltura e Commercio ungherese aveva invitato l'illustre
Pasteur a recarsi in Ungheria per eseguire delle esperienze d* inoculazione
preventiva in momenti in cui il carbonchio dominava piuttosto diffusamente.
Le esperienze furono fatte, nei mesi di settembre e di ottobre, a Kapuvàr
ed a Budapest dal dott. Thuillier , assistente di Pasteur , alla presenza di
rappresentanti del Governo e di una Commissione mandata appositamente
e composta di 4 professori di Veterinaria e 4 professori di Medicina. I
risultati delle esperienze di Kapuvàr e di Budapest sono stati riportati nella
Monatsschrtft des Vereines der Thieràrzte in Oesterreich (N. i e 2, 1882).
Gli animali per le esperienze erano rappresentati da 20 capi di bovini
e 100 capi di ovini. La prima inoculazione preventiva fu fatta il 28 set-
tembre su 14 bovini, di cui 7 erano di razza mista e 7 appartenevano alU
razza ungherese primitiva, e su 50 pecore. I 6 bovini ed i 50 montoni fu-
rono conservati per le ulteriori esperienze.
Nel medesimo tempo fu fatta T inoculazione su 267 e 489 montoni che
si trovavano al pascolo nella contea e Veszkény » e che avevano subito
gravi perdite pel carbonchio.
L'inoculazione si faceva con Tordinaria siringa di Pravaz (della capadtà
di I centimetro cubico), ed il liquido di inoculazione si spingeva nel tes-
suto connettivo sottocutaneo immediatamente dietro la spalla nei bovini, ^
nelle pecore sulla faccia intema della coscia sfornita di lana. La quantità
del liquido d* inoculazione era di "/^ di CC. per ogni capo bovino
di Y5 ce. per ogni ovino.
Fino alla seconda inoculazione, che fu stabilita il io ottobre, non si ^
— 5«9 —
iTQto né un caso di malattia né un caso di morte fra gli animali di espe-
rienza. Nel gregge di 489 capi uno era morto di carbonchio immediata-
mente dopo rinoculazione e due altri erano morti in pochi giorni. Secondo
le osservazioni fatte finora gli animali morti dovevano aver preso il conta-
do prima dell'inoculazione, giacché il periodo d'incubazione può estendersi
sino a IO giorni.
Dopo la seconda inoculazione, ad eccezione di una tumefazione infiam-
matoria nel punto inoculato in un capo, non si ebbe nei bovini alcun'altra
alterazione. Negli ovini invece si ebbero delle perdite, e infatti di 50 capi
inoculati fino al 18 ottobre 5 morirono; e del gregge di 489 morirono io,
quindi nel primo caso si ebbe la perdita del io ^/^ e nel secondo del 4 °/^^,
ed oltracciò divennero curvi 14 capi del numeroso gregge. Come causa
deir incurvamento fu ammessa ima tumefazione infiammatoria , che si era
manifestata attorno al punto inoculato ; nell' istesso punto di inoculazione
si notava la formazione di pustole. La causa probabile della perdita deve
essere ricercata neir aria impura che si aveva al tempo in cui fu intrapresa
l'inoculazione preventiva.
La terza inoculazione fu fatta il 22 ottobre su 20 capi bovini e 94
capi ovini.
I seguenti fenomeni morbosi riguardano i bovini non inoculati.. Tempe-
ratura del corpo elevata (40. 2^ C. fino a 41. 8** C); contrazione musco-
lare; abbondante secrezione di sudore; orina mucosa, sanguinolenta; man-
canza di appetito e di ruminazione ; in alcuni sintomi di colica. Tre animali
ammalarono in modo particolarmente grave, i fenomeni si notarono spe-
cialmente distinti nella razza mista; uno di questi anzi mori coi sintomi
dd carbonchio, per cui la razza ungarica presentò una resistenza al virus
carbonchioso. — I bovini inoculati rimasero tutti sani, ad eccezione di uno
che si mostrò per un giorno malinconico e senza appetito.
Nelle pecore si osservava per lo più il carbonchio apoplettico. Una forma
rara era la paralisi del treno posteriore, e la forma rarissima era la diarrea
mucosa-sanguinolenta con febbre alta (42. 5° C. fino a 42. 8^ C).
In 30 ore dopo l' inoculazione col virus carbonchioso si ebbe il primo
caso di morte, come risulta da questa tabella :
Giorno Ore dopo l' inoculazione Capi
23 ottobre 30-37 ore dopo l' inoculazione 13
24 • 61 » » » 19
V 25 » 85 » • » 14
26 * 109 » > » 2
Totale 48
11 28 ottobre degli ovini non inoculati se ne trovava vivo ancora un
ctpo; gli altri erano morti tutti per carbonchio. In ciascun animale si trovò
luui notevole tumefazione della milza. Sul collo e nel punto della inocu-
^one v'eiano delle emorragie; il sangue rassomigliava al catrame; rara-
mente lo stato congestivo dell'intestino era accompagnato da versamento
— 590 —
sanguigno. In quei casi, in cui era stata fatta T inoculazione, il cervello era
ricco di sangue ed infiltrato di siero.
Le osservazioni e le autopsie furono fatte da un veterinario.
Sommando i risultati, si ricavano le seguenti conclusioni:
1. Che dopo la seconda inoculazione preservativa si sono avute perdite
significanti; su 50 capi di bovini il io °/o' ^^ ^^ 4 Vo °^^^^ grandi mandre.
Queste perdite non devono essere ascritte solo al carbonchio, ma per la
più gran parte all' impurità con la quale fu eseguita V inoculazione ;
2. Che nell'ultima inoculazione gli animali inoculati due volte resistet-
tero al virus carbonchioso, ad eccezione di una pecora che mori di car-
bonchio il 2 5 ottobre nonostante l' inoculazione preservativa , mentre gli
ovini non inoculati erano tutti morti. Nei bovini la contagione accidentade
non è cosi devastatrice come nei piccoli animali ;
3. Che r esperienze fatte con l' inoculazione preservativa presentano
un risultato s})lendido, ma però dimostrano anche che bisogna farle conb
massima nettezza.
Anche a Budapest il Pasteur ebbe argomento di fare instituire delle esp^
rienze nell'Istituto Veterinario ungherese di Budapest dal suo assistente
signor Thuillier alla presenza di una Commissione composta di persone
competenti.
Furono preparati 20 bovini e 60 ovini (di cui 30 merinos), il cui stato
di salute fu giudicato buono e conveniente per le inoculazioni.
La metà degli animali fu assoggettata all'inoculazione preservativa col
vaccino N. i e N. 2. Nel primo liquido d'inoculazione, che Thuillier aveva già
pronto, si trovarono solo delle spore, e con esse furono inoculate 4 pecore.
Il liquido d'inoculazione N. 2, ch'era stato coltivato in Budapest col
N I, conteneva delle spore e dei filamenti di spore, e con esso furono
inoculati tutti gli altri animali.
L'uso delle due specie di liquidi d'inoculazione fece convincere, che
entrambi possedono la medesima azione e forza preservativa. — Secondo
ciò che si ammette il vaccino N. i deve conservare razione anche senza
il contatto dell'aria, e può essere trasportato facilmente in tubi chiusi alla
lampada, mentre il N. 2 ha bisogno dell'aria e quindi deve essere traspor-
tato in vasi aperti, .la qual cosa è difficilmente eseguibile.
Per ogni bovino fu adoperato '/^ di CC. e per ogni ovino */6 di CC.
di liquido d' inoculazione , e come punto d' inoculazione fu adoperata h
regione dietro la spalla nei bovini e la faccia intema delle cosce nelle pe-
core sprovviste di lana. La seconda inoculazione fu fatta negli stessi punti,
ma dal lato opposto.
La prima inoculazione preservativa ebbe luogo il 23 settembre i88x col
vaccino N. i, ed il giorno seguente gli inoculati si trovarono bene.
Il i.° ottobre, quindi 8 giorni dopo questa inoculazione, morì una pecora,
e l'autopsia, fatta 7 ore dopo la morte, dimostrò oltre un catarro delle vie
aeree, edema polmonale e catarro dell'intestino tenue.
— 5«9 —
avuto né un caso di malattia né un caso di morte fra gli animali di espe-
rienza. Nel gregge di 489 capi uno era morto di carbonchio immediata-
mente dopo l'inoculazione e due altri erano morti in pochi giorni. Secondo
le osservazioni fatte finora gli animali morti dovevano aver preso il conta-
gio prima dell'inoculazione, giacché il periodo d'incubazione può estendersi
sino a IO giorni.
Dopo la seconda inoculazione, ad eccezione di una tumefazione infiam-
matoria nel punto inoculato in un capo, non si ebbe nei bovini alcun'altra
alterazione. Negli ovini invece si ebbero delle perdite, e infatti di 50 capi
inoculati fino al 18 ottobre 5 morirono; e del gregge di 489 morirono io,
quindi nel primo caso si ebbe la perdita del io Vo ® °^^ secondo del 4 ^/^^
ed oltracciò divennero curvi 14 capi del numeroso gregge. Come causa
dell' incurvamento fu ammessa una tumefazione infiammatoria , che si era
manifestata attorno al punto inoculato ; nell' istesso punto di inoculazione
si notava la formazione di pustole. La causa probabile della perdita deve
essere ricercata nell' aria impura che si aveva al tempo in cui fu intrapresa
r inoculazione preventiva.
La terza inoculazione fu fatta il 22 ottobre su 20 capi bovini e 94
capi ovini.
I seguenti fenomeni morbosi riguardano i bovini non inoculati., Tempe-
ratura del corpo elevata (40. 2** C. fino a 41. 8** C); contrazione musco-
lare; abbondante secrezione di sudore; orina mucosa, sanguinolenta; man-
canza di appetito e di ruminazione ; in alcuni sintomi di colica. Tre animali
ammalarono in modo particolarmente grave, i fenomeni si notarono spe-
cialmente distinti nella razza mista; uno di questi anzi mori coi sintomi
del carbonchio, per cui la razza ungarica presentò una resistenza al virus
carbonchioso. — I bovini inoculati rimasero tutti sani, ad eccezione di uno
che si mostrò per un giorno malinconico e senza appetito.
Nelle pecore si osservava per lo più il carbonchio apoplettico. Una forma
rara era la paralisi del treno posteriore, e la forma rarissima era la diarrea
mucosa-sanguinolenta con febbre alta (42. 5° C. fino a 42. 8^ C).
In 30 ore dopo V inoculazione col virus carbonchioso si ebbe il primo
caso di morte, come risulta da questa tabella :
Giorno Ore dopo l' inoculazione Capi
23 ottobre 30-37 ore dopo l' inoculazione 13
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Totale 48
II 28 ottobre degli ovini non inoculati se ne trovava vivo ancora un
capo ; gli altri erano morti tutti per carbonchio. In ciascun animale si trovò
una notevole tumefazione della milza. Sul collo e nel punto della inocu-
lazione v'eiano delle emorragie; il sangue rassomigliava al catrame; rara-
mente lo stato congestivo dell'intestino era accompagnato da versamento
— 592 —
i.° Delle pecore inoculate morì una di catarro delle vie aeree e di
edema polmonale dopo la prima inoculazione ; dopo la seconda mori un'al-
tra per catarro gastro-enterico. Otto giorni dopo la contagione morì una
pecora per dìstomi epatici, ed al 19.** giorno morì un'altra per rogna.
2.^ Nelle pecore non inoculate non si ebbe alcun caso di morte prima
della contagione, dopo la quale morirono tutte le altre di carbonchio fino
a restarne due sole.
3.^ I bovini non inoculati presentarono delle alterazioni non essenziali
dopo la contagione; quelli inoculati rimasero sani.
La Commissione , composta di persone spécialiste , si pronunziò nel se-
guente modo intorno al valore scientifico e pratico di queste inoculazioni
preservative. Questa inoculazione, considerata dal punto di vista scientifico,
è molto interessante, perchè dimostra che i batteri propri del carbonehio
divengono di natura più mite per mezzo della cultura artificiale, e come
tali portati nelUorganismo animale, lo rendono meno suscettibile o lo pre-
servano completamente dalla pericolosa t:ontagione naturale. Nello stesso
tempo viene con ciò aperta la via, con la quale si può giungere a spie-
gare alcuni punti oscuri delle malattie contagiose degli animali continuando
ad investigare.
L' inoculazione preservativa, considerata anche sotto il punto di vista pra-
tico, sarebbe importante, perchè per mezzo suo vengono notevolmente di-
minuite le perdite che si hanno annualmente in alcune regioni ed in alami
paesi a causa del carbonchio.
I membri della Commissione però manifestano contefuporaneamente la
speranza, che in avvenire eseguendo rigorosamente le nontiè prescritte, possa
essere messo un limite alle perdite mercè il carbonchio , e che rimanga
aperto sempre un campo più vasto alla pratica obbligatoria dell'inoculazione
preservativa, perchè con quello che si è citato finora non si diminuisce la
frequenza e la ulteriore diffusione della malattia.
Sebbene l' inoculazione preservativa possa essere eseguita con poca spesa,
facilmente e nello spazio di breve tempo su di un gran numero di animali,
ed il liquiclo d'inoculazione possa essere provveduto in sufficiente quantità,
e tutta la manipolazione dia poca noja ai proprietari, pure ciò non ostante
la Commissione afferma che attualmente sarebbe ancora troppo arrischiato
raccomandare generalmente questa inoculazione preservativa com'è stata ese-
guita da Thuillier secondo gli ordini di Pasteur, imperocché i soggetti su
cui si è sperimentato finora sono stati troppo pochi ed i risultati non con-
cordanti.
* *
Nel N. 3 degli Archives Vétérinaires, i o febbrajo , Rossignol dà rela-
zione di nuove esperienze fatte a Melun circa la durata dell'immunità con-
secutiva alla vaccinazione carbonchiosa , di cui è importante conoscere i
risultati.
Le esperienze sono state fatte il 2 6 gennajo da Pasteur , assistito àkì
suoi ordinari collaboratori Chamberland, Roux e Thuillier, in una delle
— 591 —
Col sangue preso dalla vena crurale di questo cadavere fu inoculato un
coniglio, e con la polpa della milza se ne inoculò un secondo; entrambi i
conigli rimasero sani, ed il loro sangue non conteneva batteri carbonchiosi.
La seconda inoculazione preservativa fu fatta da Thuìllier il 5 ottobre 1881
col vaccino N. 2, che si distingueva dal N. i solo per la maggior forza,
giacché, secondo i dati di Thuillier, il N. i vien coltivato dal virus car-
bonchioso non indebolito in 24 ore alla temperatura di 42-43° C, men-
tre il N. 2 può essere coltivato in 12 ore. Il N. 2 però produce la morte
nella proporzione del 50 ^/^ negli animali non inoculati, e col N. i invece
sì ha o 7^.
Due giorni dopo T inoculazione né i bovini né gli ovini presentano sin-
tomi di malattia. Il giorno 8 ottobre una pecora di razza comune é morta,
e l'autopsia dimostrò meteorismo in seguito a catarro cronico dello stomaco
e dell'intestino. Il sangue conteneva dei batteri analoghi a quelli del li-
quido d'inoculazione. Quest'ultima circostanza fu la causa, che, essendosi
fatta l'inoculazione a due conigli col sangue, uno di questi mori per edema
polmonale, e nel sangue si trovarono parimente gli stessi batteri del liquido
d' inoculazione e l'altro coniglio rimase sano.
Per risolvere questa questione Thuillier inoculò due pecore col vaccino
N. I, e dopo 9 giorni col sangue della pecora morta sopra citata si ino-
culò una di queste due pecore ed un'altra pecora non inoctflata. Il primo
animale, che era stato inoculato due volte, rimase sano, mentre quello non
inoculato morì di carbonchio.
Le esperienze del dott. Rozsahoggyi dimostrarono che i bacilli contenuti
nel sangue delle pecore morte si sviluppano come i batteri del carbon-
chio mercè la cultura artificiale, e che l'inoculazione del liquido coltivato
in un coniglio produce il carbonchio.
Tutte queste esperienze non hanno spiegato il fatto citato prima, per
cui per una controesperienza furono assoggettati al carbonchio non inde-
bolito, il 17 ottobre, 5 bovini inoculati e 5 non inoculati, 25 ovini ino-
culati e 25 non inoculati. Thuillier adoperò un liquido d'inoculazione col-
tivato a Parigi fin da 5 anni, e l'inoculò nella quantità già indicata e nei
soliti punti del corpo. I bovini si mostrarono resistenti a questa contagione ;
solo i vitelli che avevano avuto l'inoculazione preservativa ammalarono di
febbre, che si moderò dopo 3-4 giorni. Tutti i bovini rimasero in vita.
Degli ovini che avevano avuto l'inoculazione preservativa non morì alcun
capo nei primi giorni. In quelli non inoculati si ebbe il primo caso di
morte dopo 36 ore. Al 2.** giorno ne morirono 8, al 3.° giorno 6, al 4.°
giorno 4, al 5.** giorno 3, al 6.® ed 8.° giorno un animale al giorno, in
tutto 23 capi. L'autopsia dimostrò l'esistenza del carbonchio, e nel sangue
si trovarono dei bastoncini e filamenti mobili.
Delle pecore inoculate morì una al 7.** giorno. Alla sezione si trovò anemia
con numerosi distomi nel fegato. Al 5 novembre, cioè 20 giorni dopo l'ino-
culazione, mori una seconda pecora , nella quale si trovarono molti vermi
nei polmoni ed un intenso catarro dei bronchi.
Dall'insieme di queste esperienze si desume quanto segue:
— 594 —
n i.^ febbrajo alcune temperature prese a caso fra i montoni indictiic
che tutto è rientrato nell'ordine; infatti si ha 38^5 — 38^3 — 38^,9 — 3^
Questi brillantissimi successi sono un nuovo trionfo per Ut vaccinazìo&i
carbonchiosa. Certamente V immunità dura al minimo 7 mesi, e tutto fa pre
sumere che potrà durare un anno. La morte dell'agnello dimostrerebbe du
la madre vaccinata e inoculata non trasmette l'immunità ai suoi prodotti,
ma con una esperienza isolata non si può formulare ancora una conclusione.
Le vaccinazioni eseguite nel giugno dettero del pari importanti resultati
Le vaccinazioni furono fatte dal Thuillier, assistente di Pasteur, nella t^
nuta demaniale di Packisch, in cui il carbonchio da alcuni anni non sii
manifestato. A 500 passi dal fabbricato trovasi una casa fatta in pm
parte di legno, nella quale non sono stati mai né animali affetti da e»
bonchio, né cadaveri, né alimenti di natura sospetta. La casa fu divisa HI
due metà mercè una tramezza. Nella prima metà furono messi 12 bovi»
(cioè 4 buoi da lavoro, 2 torelli, 2 vacche gravide, 2 giovenche che aw
vano partorito da poco, 2 giovani buoi), i quali, nd eccezione di quetfi
due buoi giovani appartenenti alle stalle di Packisch, provenivano da utf
tenuta rimasta finora immune dal carbonchio. Nella seconda metà si mi*
sero 50 pecore, di cui 30 erano state comjìrate da poco tempo in um
regione priva di carbonchio e 20 erano di Packisch.
Le esperienze vennero fatte con le più scrupolose precauzioni. Non i
vollero prendere tutti gli animali dalla tenuta di Packisch per evitare, come
ben dice Lydtin nelle Thieràrztlìchc Miithcilun,c^cn, o che gli animali foi*
sero già divenuti refrattari sotto l'influenza del contagio, o che, es'
già infetti, potessero ammalarsi di carbonchio durante le esperienze i
pendentemente dalla vaccinazione. Le due vacche gravide furono s
per constatare se la vaccinazione abbia qualche influenza sui prodotti
concepimento rendendoli o non refrattari. Gli animali erano mantenuti
alimento che giorno per giorno veniva trasportato con le debite cautele
un podere non infetto di carbonchio. Il personale speciale addetto
animali non abbandonò la stalla durante le esperienze. L'acqua
presa da un pozzo molto profondo, scavato appositamente, ed era qui
esente da ogni sospetto. In tutti gli animali fu constatata la perfetta
Nelle pecore la temperatura oscillava, prima dell'esperimento, fra 28^4
39°,4 C, e nei bovini fra 38® e 39** C.
La prima vaccinazione venne fatta il 5 aprile su 6 bovini e 25
la seconda il 19 aprile. Gli altri animali non vaccinati dovevano
come testimoni. Secondo la Ntue Zeitschrift filr Veterinair'Medicin^ da
rileviamo questa relazione, alcuni giorni dopo la seconda vaccinazione
rivano 3 pecore, mentre le altre 22 ed i 6 bovini presentarono solo
po' di aumento nella temperatura e poi stettero sempre bene.
La prova di controllo fu fatta il giorno 6 maggio col sangue di
pecora morta di carbonchio nella stalla di esperienze della Scuola Vt
naria di Berlino nella notte dal 4 al 5 maggio. Vennero inoculate le ti
pecore ed i 6 bovini vaccinati e le 25 pecore ed i 6 bovini non
nati con i centimetro cubico di sangue mediante la siringa di PravaiL
— 595 —
I testimoni risentirono subito l'azione del sangue carbonchioso injettato.
D 9 maggio, cioè 3 giorni dopo l'inoculazione, la Commissione trovò
Morte 34 pecore testimoni e 3 bovini testimoni; la 25* pecora e gli altri
bovini non vaccinati erano molto malati, mentre le 22 pecore vaccinate
i 6 bovini vaccinati erano completamente sani e vispi.
Degli animali morti furono sezionati 2 bovini ed x pecora. Nel sangue
trovarono numerosi batterli, come si potè constatare mediante esatte
vazioni microscopiche cui prese parte anche il prof. Virchow.
n Ministero d'Agricoltura ha ordinato che si facciano nuove esperienze
stabilire se il vaccino carbonchioso di Pasteur per rendere immuni le
►re preparato un pò* meno virulento abbia la proprietà di non produrre
morte durante l'inoculazione. Per le nuove esperienze saranno adoperate
150 pecore vaccinate e 250 testimoni. Gli animali si faranno pascolare
li prati di Packisch ove domina per lo più il carbonchio. Se gli animali
llon vaccinati muoiono di carbonchio spontaneo, mentre quelli vaccinati
ik)n muoiono né in seguito all'inoculazione del virus né pel carbonchio
Ipontaneo, la vaccinazione col metodo di Pasteur, deve ritenersi come un
liìexzo efficace e pratico contro il carbonchio degli animali domestici.
« *
Né r Italia è restata indifferente dinanzi a questi importante scoperta.
Nella Scuola superiore di Medicina Veterinaria di Milano ebbero luogo
interessanti esperimenti sulla questione. L'iniziativa di queste esperienze fu
^resa dalla solerte Direzione della Scuola e dalla benemerita Presidenza della
Bocietà Veterinaria Lombarda.
^ Il 26 febbrajo fu fatta la prima vaccinazione alla presenza delle Autorità,
dei rappresentanti vari municipi e molte Provincie, Accademie scientifiche,
itJnìversità, Sodalizi e Comizi agrari, ecc.
l II Direttore della Scuola egregio prof. Lanzillotti-Buonsanti, ringraziò gli
^tCTvenuti ch'erano accorsi numerosi a questa festa della scienza, ed in
j^oche parole spiegò lo scopo che si voleva ottenere con questi esperimenti
pdi vaccinazione carbonchiosa; poscia il dott. Griffini lesse una chiara ed
Sordinata esposizione della scoperta di Pasteur, di cui riferì i successi otte-
nuti finora in Francia ed in Ungheria, innestandovi con molto accorgimento
^tttte le questioni relative ai microbi ed alla loro cultura.
r Subito dopo il prof. Melchiorre Guzzoni, cui era stato dato l' incarico dei-
esecuzione delle inoculazioni, espose il seguente programma delle espe-
; già prestabilito di comune accordo :
e Gli esperimenti di vaccinazione carbonchiosa verranno eseguiti sopra
j vacche, 4 pecore, 4 conigli, un majale ed un cavallo. Un'ora prima di
l'operazione sarà stata misurata la temperatura e saranno state nume-
'Qte le battute del polso e le respirazioni di ciascun animale. Gli animali
^tono contraddistinti ciascuno da un numero progressivo che corrisponde a
"^llo di ima tabella su cui verranno registrati giornalmente i fenomeni
tonsectttivi all' innesto.
— 594 —
n i.^ febbrajo alcune temperature prese a caso fra i montoni imdicano
che tutto è rientrato nell'ordine; infatti si ha 38^5 — 38°,3 — 38^,9 — 39.
Questi brillantissimi successi sono un nuovo trionfo per la vacciaaaiooe
carbonchiosa. Certamente V immunità dura al minimo 7 mesi, e tutto fii pre-
sumere che potrà durare un anno. La morte dell'agnello dimostrerebbe che
la madre vaccinata e inoculata non trasmette l'immunità ai suoi prodotti;
ma con una esperienza isolata non si può formulare ancora una conclusione.
Le vaccinarioni eseguite nel giugno dettero del pari importanti resultati.
Le vaccinazioni furono fatte dal Thuillier, assistente di Pasteur, nella te-
nuta demaniale di Packisch, in cui il carbonchio da alcuni anni non si è
manifestato. A 500 passi dal fabbricato trovasi una casa fatta in gran
parte di legno, nella quale non sono stati mai né animali affetti da car-
bonchio, né cadaveri, né alimenti di natura sospetta. La casa fu divisa in
due metà mercè una tramezza. Nella prima metà furono messi 12 bovini
(cioè 4 buoi da lavoro, 2 torelli, 2 vacche gravide, 2 giovenche che ave-
vano partorito da poco, 2 giovani buoi), i quali, ad eccezione di questi
due buoi giovani appartenenti alle stalle di Packisch, provenivano da uni
tenuta rimasta finora immune dal carbonchio. Nella seconda metà si mi-
sero 50 pecore, di cui 30 erano state comprate da poco tempo in una
regione priva di carbonchio e 20 erano di Packisch.
Le esperienze vennero fatte con le più scrupolose precauzioni. Non si
vollero prendere tutti gli animali dalla tenuta di Packisch per evitare, come
ben dice Lydtin nelle Thieràrztliche Mitthàlun^c^cn, o che gli animali fos-
sero già divenuti refrattari sotto l'influenza del contagio, o che, essendo
già infetti, potessero ammalarsi di carbonchio durante le esperienze indi-
pendentemente dalla vaccinazione. Le due vacche gravide furono scelte
per constatare se la vaccinazione abbia qualche influenza sui prodotti d^^
concepimento rendendoli o non refrattari. Gli animali erano mantenuti co*^
alimento che giorno per giorno veniva trasportato con le debite cautele ci^
un podere non infetto di carbonchio. Il personale speciale addetto ag^^
animali non abbandonò la stalla durante le esperienze. L'acqua veniv^^,
presa da un pozzo molto profondo, scavato appositamente, ed era quinci'
esente da ogni sospetto. In tutti gli animali fu constatata la perfetta saniti
Nelle pecore la temperatura oscillava, prima dell'esperimento, fra 28^,4 ^
39^,4 C, e nei bovini fra 38® e 39** C.
La prima vaccinazione venne fatta il 5 aprile su 6 bovini 625 pecora
la seconda il 19 aprile. Gli altri animali non vaccinati dovevano servi. ^
come testimoni. Secondo la Ntue Zeitschrijt fur Vcterinair-Medicin^ da (^'•^
rileviamo questa relazione, alcuni giorni dopo la seconda vaccinazione vdl.O
rivano 3 pecore, mentre le altre 22 ed i 6 bovini presentarono solo «^^
po' di aumento nella temperatura e poi stettero sempre bene.
La prova di controllo fu fatta il giorno 6 maggio col sangue di u^^
Ijecora morta di carbonchio nella stalla di esperienze della Scuola Vete^^
naria di Berlino nella notte dal 4 al 5 maggio. Vennero inoculate le ^^\
pecore ed i 6 bovini vaccinati e le 25 pecore ed i 6 bovini non vac^^^
nati con i centimetro cubico di sangue mediante la siringa di Pravas.
— 595 —
I testimoni risentirono subito l'azione del sangue carbonchioso injettato.
Il 9 maggio, cioè 3 giorni dopo l'inoculazione, la Commissione trovò
Tìiorte 24 pecore testimoni e 3 bovini testimoni; la 25* pecora e gli altri
^ bovini non vaccinati erano molto malati, mentre le 22 pecore vaccinate
-ed i 6 bovini vaccinati erano completamente sani e vispi.
Degli animali moni furono sezionati 2 bovini ed i pecora. Nel sangue
"SÌ trovarono numerosi batterli, come si potè constatare mediante esatte
•osservazioni microscopiche cui prese parte anche il prof. Virchow.
II Ministero d'Agricoltura ha ordinato che si facciano nuove esperienze
per stabilire se il vaccino carbonchioso di Pasteur per rendere immuni le
pecore preparato un po' meno virulento abbia la proprietà di non produrre
la morte durante l'inoculazione. Per le nuove esperienze saranno adoperate
250 pecore vaccinate e 250 testimoni. Gli animali si faranno pascolare
«ui prati di Packisch ove domina per lo più il carbonchio. Se gli animali
non vaccinati muoiono di carbonchio spontaneo, mentre quelli vaccinati
non muoiono né in seguito all'inoculazione del virus né pel carbonchio
"Spontaneo, la vaccinazione col metodo di Pasteur, deve ritenersi come un
mezzo efficace e pratico contro il carbonchio degli animali domestici.
* *
Né l'Italia è restata indifferente dinanzi a questa importante scoperta.
Nella Scuola superiore di Medicina Veterinaria di Milano ebbero luogo
interessanti esperimenti sulla questione. L' iniziativa di queste esperienze fu
presa dalla solerte Direzione della Scuola e dalla benemerita Presidenza della
Società Veterinaria Lombarda.
Il 26 febbrajo fu fatta la prima vaccinazione alla presenza delle Autorità,
^ci rappresentanti vari municipi e molte Provincie, Accademie scientifiche,
università, Sodalizi e Comizi agrari, ecc.
Il Direttore della Scuola egregio prof. Lanzillotti-Buonsanti, ringraziò gli
'f^tervenuti ch'erano accorsi numerosi a questa festa della scienza, ed in
poche parole spiegò lo scopo che si voleva ottenere con questi esperimenti
^i vaccinazione carbonchiosa; poscia il dott. Griffini lesse una chiara ed
^^cìinata esposizione della scoperta di Pasteur, di cui riferi i successi otte-
^^ti finora in Francia ed in Ungheria, innestandovi con molto accorgimento
*^tte le questioni relative ai microbi ed alla loro cultura.
Subito dopo il prof. Melchiorre Guzzoni, cui era stato dato l' incarico del-
^^^secuzione delle inoculazioni, espose il seguente programma delle espe-
'^^nze, già prestabilito di comune accordo :
< Gli esperimenti di vaccinazione carbonchiosa verranno eseguiti sopra
S vacche, 4 pecore, 4 conigli, un uiajale ed un cavallo. Un'ora prima di
^^e l'operazione sarà stata misurata la temperatura e saranno state nume-
. '^te le battute del polso e le respirazioni di ciascun animale. Gli animali
^ono contraddistinti ciascuno da un numero progressivo che corrisponde a
Quello di una tabella su cui verranno registrati giornalmente i fenomeni
'Consecutivi all'innesto.
— 596 —
€ Per comunicare agli animali l'immunità a contrarre il carbonchio, si
debbono praticare due inoculazioni preservatrici : una col batterio molto
attenuato (primo vaccino), che induce negli animali una febbre molto leg-
giera, e talvolta neppur questa, e che prepara l' organismo a ricevere la se-
conda inoculazione, la quale viene praticata 12-15 giorni più tardi col
batterio più virulento (secondo vaccino), che ucciderebbe un certo numero
di animali se essi non fossero stati in parte preservati dalla precedente ino-
culazione. Anche dopo questa seconda inoculazione gli animali non provano
che una leggiera febbre. Allora gli animali sono interamente vaccinati, cioè
sono diventati refrattari alla malattia carbonchiosa.
€ Oggi, adunque, praticheremo l' inoculazione col primo vaccino^ facendo
rinjezione al di dietro della spalla destra nelle vacche, al lato destro drf
collo nel cavallo ed alla faccia interna della coscia destra negli altri ani-
mali. Due ore dopo si misurerà di nuovo la temperatura e si conteranno
il polso ed i respiri. Quest'esame verrà ripetuto poi nei giorni successivi,
mattina e sera , sempre alla stessa ora e mantenendo il termometro nel-
r intestino retto di ogni animale per dieci minuti. Il vaccino di cui ci ser-
viremo è pervenuto direttamente da Parigi. Esso è contenuto in due tubetti
ciascuno dei quali può servire per 50 montoni. Il liquido deve venire in-
trodotto sotto la pelle ad una determinata dose. A tale scopo si fa uso di
una siringa di Pravaz, costruita appositamente, che ci è giunta insieme al li-
quido, e che deve funzionare perfettamente.
< Quindici giorni dopo, cioè il 12 marzo, i)raticheremo la stessa opera-
zione col secondo vaccino^ ma faremo l'injezione sulla spalla sinistra e sulla
coscia sinistra, in quella parte cioè dove non è stata fatta la prima vacci-
nazione. — Allora gli animali sono completamente vaccinati. Per dimo-
strare poi che gli animali vaccinati hanno acquistata l'immunità e sono
divenuti refrattari alla malattia carbonchiosa, trascorsi circa 40 giorni dalU
seconda vaccinazione, cioè il 23 aprile, alcuni di essi verranno inoculati
col vero virus carbonchioso che procureremo di ottenere fresco, altri cer-
cheremo di mandarli possibilmente in località ove domina il carbonchio.
L' inoculazione del vero virus carbonchioso la faremo comparativamente sugli
animali vaccinati e sopra animali non vaccinati; questi dovranno soccom*
bere per carbonchio, quelli dovranno sopravvivere, anzi risentire per nuU^-
l'effetto dell'inoculazione. Passati altri due mesi circa (il 25 giugno) faren^»>
un'altra inoculazione sui vaccinati col vero virus carbonchioso, per vedere
se questo secondo innesto rimane senza effetto >.
Sciolta la seduta, si passò tosto nel gran salone chirurgico, ove, aU^
presenza di tutti gli intervenuti, il prof. Guzzoni eseguì le inoculazioni suU^
5 vacche, sulle 4 pecore, sul cavallo, sul majale e sui 4 conigli nel mod^
sopra indicato, aggiungendo ancora alcuni altri schiarimenti e rispondendo^
alle varie osservazioni fatte dai veterinari, dai medici e dagli agricoltore-
Alcuni potettero anche osservare al microscopio il primo vaccino che er^
stato adoperato.
Agli animali fu misurata la temperatura un'ora prima dell' inoculazion «2 •
Dal giorno dell' esperienza in poi questa misurazione si fa due volte al giorno >
la mattina alle 7 e nel pomeriggio alle 4 '/,.
— 599 —
La pecora pur essa di controllo alle 8 ant. del 25 aprile segnava la
temperatnra di 39^9 e mori nel giorno stesso alle 2. 30 pom«
Fatto Tesarne microscopico del sangue subito dopo avvenuta |a morte
si trovò in esso una considerevole quantità di bacillus anthraèis^ resta
quindi dimostrato che la morte avvenne per carbonchio.
' Delle vacche che servirono di controllo ne morì una il 30 aprile fra
le 2 e le 4 ant., nei giorni 26 e 27 la temperatura di questa vacca aveva
-oscillato fra 40^,5 e 41^2.
Le altre due vacche che pure servirono di controllo presentarono una
'discreta tumefazione calda, dolente e crepitante nel punto della inocula-
zione e la temperatura d'una di esse giunse fino a 40^,1, nel giorno 25
-aprile, e quella dell'altra fino a 39^,4 nello stesso giorno; quindi discese
e raggiunse il grado normale.
Gli animali quindi superarono la prova ritornando in perfetta salute.
Degli animali vaccinati morirono il vitello, una vacca ed il coniglio,
vaccinati tutti due volte.
Il vitello, nel giorno 25 aprile, segnava la temperatura di 4i**,2, pre-
sentava una tumefazione circoscritta, dura e dolente nel punto dell* inocu-
lazione, anorressia completa, cessazione della ruminazione, ecc.
Nel 26, alle 8 del mattino, la temperatura era a 39^5 e l'animale si
presentiva assai migliorato, quando verso le 5. 30 pom. di detto giorno
moriva.
Nel 27 dello stesso mese, alle 7 ant., moriva anche il coniglio con
una considerevolissima tumefazione della coscia, nella quale era stata fatta
l'inoculazione, e di tutto il treno posteriore.
E nel 30 verso l'i e 30 pom. mori anche la vacca N. 3 che era stata
vaccinata due volte, la quale aveva segnata la temperatura di 40^ nel 26
aprile e successivi.
Tutti questi animali sono morti indubitatamente di carbonchio, come
risultò dall'analisi microscopica del sangue e dall'autopsia.
Come si è detto, nell'intento di fare un confronto fra gli effetti dell'ino-
culazione del virus virulento preparato da Pasteur e quelli del sangue car-
bonchioso negli animali assoggettati alla vaccinazione carbonchiosa, si
stabili di fare un secondo esperimento di controllo sugli animali vaccinati
che superarono felicemente la prova del 23 aprile e su animali che servir
dovevano da testimoni.
L'esperimento ebbe luogo il 18 maggio alle 12. 30 pom. con sangue di
un agnellino morto di carbonchio alle 4 ant. dello stesso giorno, 34 ore
dopo che gli fu fatta l'inoculazione del virus virulento preparato da Pasteur.
n sangue carbonchioso dell'agnello venne inoculato su 12 animali e
doè: Le quattro vacche vaccinate, che avevano superato la prova del 23
aprile; le due vacche non vaccinate che servirono come testimoni il 23
aprile ma superarono la prova ; le due vacche nuove vergini che dovevano
servire come testimoni: le due pecore vaccinate che superarono la prova
del 23; due pecore nuove vergini che dovevano servire come testimoni.
Il risultato è stato il seguente:
— 6oo —
Le due pecore testimoni morirono in meno di 24 ore, cioè una mor
alle ore 10.45 ^^^' ^^^ ^9» dopo 22 ore e 45 minuti, e l'altra alle on
II. 15 ant., dopo 23 ore e 15 minuti.
Le due vacche testimoni presentarono per qualche giorno dei fenomeni
allarmanti e la temperatura molto elevata (41^1 e 41^2) da far credere,
almeno in una, che la morte dovesse avvenire da un momento all'altro;
ma poi tutto è cessato e le vacche in seguito stettero bene.
Le quattro vacche vaccinate, le due pecore vacdnate e le due vaccbe
testimoni che superarono la prova del 23 aprile sono sempre state be-
nissimo.
H risultato di questa seconda prova di controllo non è stato completa-
mente decisivo, poiché a parte le due pecore testimoni morte, hanno su-
perato felicemente la prova bovini vaccinati e non vaccinati.
La Commissione quindi venne nella determinazione di rifare l'inocala*
zione del sangue carbonchioso possibilmente di animale bovino a tutte le
vacche superstiti, appena si presentasse l'occasione propizia di avere del
sangue carbonchioso fresco.
Infatti, profittando delle esperienze di controllo fatte dalla Scuola di
Veterinaria di Torino, il 28 maggio, il prof. Guzzoni si recò colà e tornò
col sangue di un vitello testimonio morto di carbonchio, confermato, la
mezzanotte del 31 detto mese.
Nel i^ giugno, alle ore 3 pom., si fece dallo stesso prof. Guzzoni, alla
presenza di alcuni membri della Commissione la inoculazione di detto
sangue (riscontrato zeppo di bacilli al microscopio) alle 8 vacche.
L'esito di questa ultima prova di controllo fu completamente negativo
perchè, sia le vacche vaccinate, sia quelle che avevano servito di contrdlo»
una o due volte, non presentarono alcuna reazione.
Gli animali che avevano servito di controllo sono stati venduti dopo
12 giorni e le 4 vacche e le 2 pecore vaccinate sono state mandate nella
cascina del signor Ferrari a Tredossi presso Cremona in una località dove
domina con qualche frequenza il carbonchio, per vedere se ne rimangono
immuni.
Dalle esperienze e dai fatti qui sopra descritti potrebbe trarsi la concia-
sioe che Teffìcacia della vaccinazione carbonchiosa sarebbe da ammettersi
perrispetto agli animali ovini, e che per riguardo agli animali bovini sa-
rebbero necessarie ulteriori esperienze fatte su più vasta scala.
Considerando però lo scarso numero degh animali, le differenti condi-
zioni di età, di salute e di provenienza, anche per gli animali della stessa
specie, visti i risultati non sempre conformi all'aspettativa, malgrado la
inappuntabile esecuzione delle pratiche d'inoculazione, mancano sufficienti
criterii per poter dare un serio, perfetto, decisivo giudizio sopra un argo-
mento di tanta importanza.
Gli è appunto per l'importanza dell'argomento e nell'intento di evitare
uno sperpero di forze in prove su minima scala, i cui risultati non assu-
merebbero mai carattere di attendibilità, e all'intento pure di avere una
rigorosa sorveglianza allo scopo di ovviare ad ogni eventuale diffusione
— 599 —
La pecora pur essa di controllo alle 8 ant. del 25 aprile segnava la
temperatura di 39^,9 e mori nel giorno stesso alle 2. 30 pom.
Fatto l'esame microscopico del sangue subito dopo avvenuta la morte
si trovò in esso una considerevole quantità di bacillus anthraèis^ resta
quindi dimostrato che la morte avvenne per carbonchio.
Delle vacche che servirono di controllo ne mori una il 30 aprile fra
le 2 e le 4 ant., nei giorni 26 e 27 la temperatura di questa vacca aveva
oscillato fra 40°, 5 e 41^2.
Le altre due vacche che pure servirono di controllo presentarono una
discreta tumefazione calda, dolente e crepitante nel punto della inocula-
zione e la temperatura d'una di esse giunse fino a 40*^,1, nel giorno 25
aprile, e quella dell'altra fino a 39^4 nello stesso giorno; quindi discese
e raggiunse il grado normale.
Gli animali quindi superarono la prova ritornando in perfetta salute.
Degli animali vaccinati morirono il vitello, una vacca ed il coniglio,
vaccinati tutti due volte.
Il vitello, nel giorno 25 aprile, segnava la temperatura di 4i**,2, pre-
sentava una tumefazione circoscritta, dura e dolente nel punto dell'inocu-
lazione, anorressia completa, cessazione della ruminazione, ecc.
Nel 26, alle 8 del mattino, la temperatura era a 39^5 e Tanimale si
presentiva assai migliorato, quando verso le 5. 30 pom. di detto giorno
moriva.
Nel 27 dello stesso mese, alle 7 ant., moriva anche il coniglio con
una considerevolissima tumefazione della coscia, nella quale era stata fatta
l'inoculazione, e di tutto il treno posteriore.
E nel 30 verso l'i e 30 pom. mori anche la vacca N. 3 che era stata
vaccinata due volte, la quale aveva segnata la temperatura di 40° nel 26
aprile e successivi.
Tutti questi animali sono morti indubitatamente di carbonchio, come
risultò dall'analisi microscopica del sangue e dall'autopsia.
Come si è detto, nell'intento di fare un confronto fra gli effetti dell'ino-
culazione del virus virulento preparato da Pasteur e quelli del sangue car-
bonchioso negli animali assoggettati alla vaccinazione carbonchiosa, si
stabih di fare un secondo esperimento di controllo sugli animali vaccinati
che superarono felicemente la prova del 23 aprile e su animali che servir
dovevano da testimoni.
L'esperimento ebbe luogo il 18 maggio alle 12. 30 poni, con sangue di
un agnellino morto di carbonchio alle 4 ant. dello stesso giorno, 34 ore
dopo che gli fu fatta l'inoculazione del virus virulento preparato da Pasteur.
Il sangue carbonchioso dell'agnello venne inoculato su 12 animali e
cioè: Le quattro vacche vaccinate, che avevano superato la prova del 23
aprile; le due vacche non vaccinate che servirono come testimoni il 23
aprile ma superarono la prova ; le due vacche nuove vergini che dovevano
servire come testimoni: le due pecore vaccinate che superarono la prova
del 23; due pecore nuove vergini che dovevano servire come testimoni.
n risultato è stato il seguente:
— 6oo —
Le due pecore testimoni morirono in meno di 24 ore, cioè una mori
alle ore 10.45 ant. del 19, dopo 22 ore e 45 minuti, e l'altra alle ore
II. 15 ant., dopo 23 ore e 15 minuti.
Le due vacche testimoni presentarono per qualche giorno dei fenomeni
allarmanti e la temperatura molto elevata (41^1 e 41^2) da far credere,
almeno in una, che la morte dovesse avvenire da un momento all'altro;
ma poi tutto è cessato e le vacche in seguito stettero bene.
Le quattro vacche vaccinate, le due pecore vacdnate e le due vacche
testimoni che superarono la prova del 23 aprile sono sempre state be-
nissimo.
H risultato di questa seconda prova di controllo non è stato completa-
mente decisivo, poiché a parte le due pecore testimoni morte, hanno su-
perato felicemente la prova bovini vaccinati e non vaccinati.
La Commissione quindi venne nella determinazione di rifare l'inocula-
zione del sangue carbonchioso possibilmente di animale bovino a tutte le
vacche superstiti, appena si presentasse l'occasione propizia di avere del
sangue carbonchioso fresco.
Infatti, profittando delle esperienze di controllo fatte dalla Scuola di
Veterinaria di Torino, il 28 maggio, il prof. Guzzoni si recò colà e tornò
col sangue di un vitello testimonio morto di carbonchio, confermato, la
mezzanotte del 31 detto mese.
Nel i^ giugno, alle ore 3 pom., si fece dallo stesso prof. Guzzoni, alla
presenza di alcuni membri della Commissione la inoculazione di detto
sangue (riscontrato zeppo di bacilli al microscopio) alle 8 vacche.
L*esito di questa ultima prova di controllo fu completamente negativo
perchè, sia le vacche vaccinate, sia quelle che avevano servito di controllo»
una o due volte, non presentarono alcuna reazione.
Gli animali che avevano servito di controllo sono stati venduti dopo
12 giorni e le 4 vacche e le 2 pecore vaccinate sono state mandate nella
cascina del signor Ferrari a Tredossi presso Cremona in una località dove
domina con qualche frequenza il carbonchio, per vedere se ne rimangono
immuni.
Dalle esperienze e dai fatti qui sopra descritti potrebbe trarsi la conclu-
sioe che l'efficacia della vaccinazione carbonchiosa sarebbe da ammettersi
perrispetto agli animali ovini, e che per riguardo agli animali bovini sa-
rebbero necessarie ulteriori esperienze fatte su più vasta scala.
C!onsiderando però lo scarso numero degli animali, le differenti condi-
zioni di età, di salute e di provenienza, anche per gli animali della stessa
specie, visti i risultati non sempre conformi all'aspettativa, malgrado la
inappuntabile esecuzione delle pratiche d'inoculazione, mancano sufficienti
criterii per poter dare un serio, perfetto, decisivo giudizio sopra un argo-
mento di tanta importanza.
Gli è appunto per l'importanza dell'argomento e nell'intento di evitare
uno sperpero di forze in prove su minima scala, i cui risultati non assu-
merebbero mai carattere di attendibilità, e all'intento pure di avere una
rigorosa sorveglianza allo scopo di ovviare ad ogni eventuale diffusione
f
— 603 —
a. Nella seconda mata del setolo scorso questa credenza giunse al suo apice; proha-
hìhiente perchè la malattia ai mostrò con tale frequenza, quale non aveva giammai rag-
gianto nel passato. Lo Stato, in molti luoghi, fu obbligato d'intervenire e prendere dei
provvedimenti per tutelare la pubblica salute, ed allo scopo d'impedire la diffusione del
céiUogio tisico,
3. Nella prima metà del nostro secolo, al contrario, la dottrina del contagio perdette di
molto, le ricerche anatomico*patologiche essendo andate innanzi alle questioni eziologiche.
4. In questi ultimi anni la patologia sperimentale riprese a trattare la questione, cer-
cando di dare alla dottrina del contagio l'appoggio dei risultati ottenuti coll'inoculazione
ÒÀ prodotti tubercolari, E non si fermò solo a questo, che anzi si credette poter dimo-
strile come il prindpio virulento della malattia sia dovuto ad un microfito, ad un bacillus,
5. L'osservazione clinica deve dividere la questione si chiaramente posta dall'esperi-
mentazione: alla patologia toccherà di sciogliere ben altre questioni provocate dalla dot-
trina della natura parassitaria della tubercolosi, e di porre d'accordo questa dottrina col
latto della predisposizione e dell'eredità. ^
6. Quando il contagio o la trasmissione del medesimo sia possibile, ella non succederà
che ìq condizioni le quali sono ancora a determinarsi.
7. L'igiene intanto dovrà procedere dinanzi alla tisi come farebbe con una malattia so'
iptUtt, cioè capace di comunicarsi o di trasmettersi sotto date condizioni.
S. Si dovrà sopratutto aver riguardo ai rapporti che possono nascere dalla coabitazione :
proouando di renderli meno intimi e prolungati, si attenueranno gli effetti dei focolai
^iafezione, quando non si possa anche distruggerli; nel medesimo tempo si allontane-
fsiBO queste esalazioni che, all'infuori di qualunque azione specifica, rendendo debole
l'organismo, lo predispongono alla tisi.
9* Quantunque non sia ancora dimostrato sicuramente potere gli alimenti comunicare
"tubercolosi, pure sarà cosa prudente l'astenersi dalla carne e dal latte di animali tisici.
IO. Bisognerà per l'avvenire avere la più grande cura nella scelta della qualità della
^n£a vaccinica o umanizzata che si inocula nella profilassi del vainolo.
'I- L'istituzione di ospedcili speciali, o per lo meno di padiglioni separati pei tisici h
ttldamente raccomandata.
'2. I risultamenti che si attendono dai nuovi studi e dalle ricerche indirizzate allo
>copo di determinare in quali condizioni e per quali mezzi si trasmetta la tubercolosi, ci
'uberanno i provvedimenti profilattici pia speciali che bisognerà adottare.
U* Qualunque sia l'opinione professata circa la natura della tisi polmonare, ninno potrà
pero dubitare dei vantaggi che, nella lotta, può arrecare la resistenza organica; è per ciò
^ ano dei più grandi ostacoli alla diffusione di questo flagella della civiltà deve sorgere
^^ pratica dell'igiene, che assicura il benessere fisico e morale delle popolazioni.
SECONDA QUESTIONE.
^^^une riflessioni circa le colonie scotastiche nelle vacanze, — Dott. G. Varrentrapp,
***"8licre di sanità a Francoforte sul Meno.
^ * colonie scolastiche nelle vacanze » sono riconosciute da qualche tempo come un
'^ente agente per fortificare i fanciulli delicati ed ammalati.
^' >)ome di « colonie scolastiche nelle vacanze * s'intende l'invio di leolarì nialaticci
^^'^pagna dorante le loro vacanze, cioè per tre o quattro fcUimanCL
PARTE TERZA.
VARIETÀ ED ANNUNZI.
QUARTO CONGRESSO INTERNAZIONALE D'IGIENE E DI DEMOGRAFIA
a Ginevra dal 4 al 9 settembre 1882.
PROGRAMMA,
Ufficio Centrale provvisorio.
Pr esiliente — Dott. H.-Cl. Lombard;
Vice-Presidenti — Prof. Prevost, dott. V. Gautier, dott. Recordon (a Lo-
sanna) ;
Segretario generale — Prof. Dunant;
Segretari aggiunti — Prof. D'Espine, dott. Haltenhoff, dott. Picot.
SEDUTE GENERALI.
Lunedì 4 settembre (a 2 ore) — Seduta d'Apertura.
Discorsi del Presidente e di parecchi delegati.
Rapporto del dott Fauvel, Ispettore generale di sanità di Francia, Presidente della
Commissione nominata dal 3^ Congresso internazionale d'Igiene per formulare un piro-
gramma di concorso al premio di lire 2500, fondato dal Consiglio provinciale di Torino
per ricompensare yivì Opera utile all' Igiene delle popolazioni rurali.
Martedì o settembre — DelV attenuazione dei veleni settici, — Dott. prof. PASTElk
dell'Accademia delle Scienze di Parigi.
PRIMA QUESTIONE.
Mercoledì 6 settembre — Il contagio della tisi polmonare dal punto di vista storie
e deirigiene pubblica, — Dott prof. A. Corradi di Pavia.
CONCLUSIONI,
I. La credenza nel contagio della tisi o consunzione polmonare rimonta alla pili alta
antichità. Bissa si mantenne lungo i secoli non solo come opinione del volgo, ma anche
come dottrina scientifica.
— 6oS —
6. n soggiorno nelle altitudini rende più frequente le ispirazioni ed anche più profonde;
da ciò risulta un aumento nella capacità e nella circonferenza toracica.
7. Un soggiorno temporaneo o permanente nelle medie altitudini poste al disotto di
2000 metri, esercita un'azione stimolante su tutte le funzioni vitali.
8. Le alte e. medie altitudini hanno un' influenza profilattica e terapeutica sulla tisi
polmonare.
Ofitori inscritti: dott. Paolo Bert, di Parigi, professore alla Facoltà di Scienze —
^ott. W. Marcet, socio della Società Reale di Londra — dott. Meyer-HOni, privato
insegnante all'Università di Zurigo.
Stbbato 0 settembre — Seduta di chiusura — Dei mezzi pratici per prevenire la
'ttiik, — Dott. ^ALTENHOfF, insegnante privato d'Oftalmologia all'Università di Ginevra.
U Congresso determinerà il programma e nominerà il giuri intemazionale per un con-
dono circa questa questione. La Society far the Prcvention of Blindness di Londra, ha
depositato una somma di lire 2000, destinata a premiare l'autore della migliore memoria
'^^ in inglese, in tedesco, in francese od in italiano, e propone d'accordo col Comitato
^'ordinamento del Congresso il seguente programma :
x.^ Studio delle cause della cecità:
a) Cause ereditarie, malattie dei parenti, matrimoni consanguinei, ecc.;
^) Malattie degli occhi nell'infanzia. Oftalmie diverse;
r) Periodo scolastico e di tirocinio, miopia progressiva, ecc. ;
d) Malattie generali. Diatesi, febbri diverse, intossicazioni, ecc.;
r) Influenze delle professioni. Ferite ed altri accidenti. Oftalmia simpatica;
/) Influenze sociali e climateriche. Oftalmie contagiose. Ingombri. Alloggi insa-
lubri. Illuminazione difettosa;
g) Mancanza di cura o cura difettosa nelle malattie degli occhi.
2.^ Studiare per ciascuna di queste categorie di cause i mezzi più pratici per pre-
venirle:
a) Legislativi;
3) Igienici e professionali;
e) Educativi;
</) Medici e filantropici.
SEDUTE DELLE SEZIONL
Prima Sezione.
Igiene generale, internazionale ed amministrativa.
VFFICIO PROVVISORIO,
^^^sidente — Prof. dott. Revilliod;
^tce-Presidenti — Dott. Barde, dott. Roulet (di Neuchàtel), dott. Vin-
cent;
^^etarì — Dott. Goetz, dott. Ferriere.
— 6o4 —
L'invio viea fatto per gruppi di dieci a quindici, diretti da un maestro o da una maestra,
in una località salubre, e se è possibile in montagna, o alle rive del mare; la loro di-
mora dev'essere sana, spaziosa, arieggiata, e l'alimentazione copiosa e natriente.
I fanciulli faranno molto esercizio all'aria aperta.
II contrasto fra la vita che questi fanciulli passano nelle loro oscure ed umide abita-
zioni, con un'esistenza sana e principalmente all'aria aperta, fa, fino dal principio, presa-
gire favorevolmente del risultato. Ma il soggiorno è breve, è di due a quattro settimane
(400 a 750 ore), sorge quindi la domanda se l'utile ottenuto sarà durevole.
L'esperienza fatta su quattro a cinque colonie svizzere e circa una dozzina di colonie
tedesche dimostrò che i fanciulli avevano guadagnato non solo un'apparenza più sana,
ma era aumentato anche il loro peso (i a 3 libbre), e guadagnato in altezza da i a 2
centimetri. Questo aumento è più rilevante che non sia quello osservato in altri fandollì
della medesima età e durante il medesimo tempo. È difùcile il poter dire se vi ebbe uno
sviluppo anche nel petto di questi fanciulli; si cercò d'assicurarsene, ma senza giungere
ad alcun positivo risultato. Le e colonie scolastiche * ebbero, secondo la testimonianza di
professori, una buona influenza sull'aspetto dei fanciulli.
Bisogna ricordare come non si mandano a queste colonie che fanciulli malaticci, poveri
e non difettosi, che non si tratta qui di fanciulli veramente ammalati, o fanciulli ancora
sotto l'influenza di gravi malattie. Questi abbisognano di un particolare trattamento, e
non possono stare in compagnia cogli altri.
I fanciulli veramente ammalati abbisognano della sorveglianza medica, di rimedi appro-
priati al loro stato, di bagni, ecc. Nelle colonie scolastiche non può esservi una sonre-
glianza cosi speciale, i fanciulli non devono temere un mutamento un po' brusco di tem-
peratura ; abbisogna loro la ginnastica, i bagni e molto esercizio, e date queste condizioni,
i fanciulli ammalati non possono andare in campagna sotto la direzione d'un solo maestro.
Venerdì 8 settembre — Influenze igièniche, fisiologiche e terapeutiche delle alHiu'^
dini, — Dott. II.-CI. LOMBARD di Ginevra.
CONCLUSIONI.
1. L'insufficienza dell'ossigeno risultante dalla dilatazione dell'atmosfera nelle alte re-
gioni può recare l'asfissia, se non viene combattuta coU inalazioni di ossigeno.
2. Il male di montagna è dovuto principalmente alla diminuzione dell'ossigeno atmo-
sferico, ed anzi la diminuzione del medesimo ne è la causa essenziale, quando appunto
le straordinarie contrazioni muscolari ne richiedono una quantità maggiore, un supplemento.
£ l'insufficienza dell'ossigeno che dà origine ai dolori muscolari ed obbliga ad un im-
mediato riposo.
3. La respirazione e la circolazione diventano più rapide man mano che si innalza sul
livello del mare. Nel medesimo tempo, l'esalazione dell'acido carbonico aumenta fino ad
un certo limite, il quale può essere approssimativamente fissato fra 1500 e 2000 metri,
mentre passato questo limite diminuisce in diretto rapporto coll'altitudine.
4. Al di sopra di 2000 metri, quantunque la circolazione e la respirazione siano acce-
lerate, l'insufficienza dell'ossigeno contenuto in una atmosfera dilatata, sviluppa un'anemia
costituzionale, dal dott. Jourdannet chiamata col nome di Anossìemia»
5. Nelle altitudini, la digestione, l'esercizio muscolare e l'abbassamento della tempera-
tura aumentano ed accelerano l'esalazione dell'acido carbonico.
— 6oS —
6. n soggiorno nelle altitudini rende più frequente le ispirazioni ed anche più profonde;
da ciò risulta un aumento nella capacità e nella circonferenza toracica.
7. Un soggiorno temporaneo o permanente nelle medie altitudini poste al disotto di
2000 metri, esercita un'azione stimolante su tutte le funzioni vitali.
8. Le alte e. medie altitudini hanno un' influenza profilattica e terapeutica sulla tisi
polmonare.
Oratori inscritti: dott. Paolo Bert, di Parigi, professore alla Facoltà di Scienze —
dott W, Marcet, socio della Società Reale di Londra — dott. Meyer-HUni, privato
insegnante all'Università di Zurigo.
Sabbato 0 settembre — Seduta di chiusura — Dei mezzi pratici per prevenire la
ceciià, — Dott. Haltenhoff, insegnante privato d'Oftalmologia all'Università di Ginevra.
Il Congresso determinerà il programma e nominerà il giuri intemazionale per un con-
corso circa questa questione. La Society for the Prevention 0/ Blindness di Londra, ha
depositato una somma di lire 2000, destinata a prepiiare l'autore della migliore memoria
scritta in inglese, in tedesco, in francese od in italiano, e propone d'accordo col Comitato
d'ordinamento del Congresso il seguente programma :
i.^ Studio delle cause della cecità:
a) Cause ereditarie, malattie dei parenti, matrimoni consanguinei, ecc.;
^) Malattie degli occhi nell'infanzia. Oftalmie diverse;
e) Periodo scolastico e di tirocinio, miopia progressiva, ecc. ;
d) Malattie generali. Diatesi, febbri diverse, intossicazioni, ecc.;
è) Influenze delle professioni. Ferite ed altri accidenti. OAalmia simpatica;
/) Influenze sociali e climateriche. Oftalmie contagiose. Ingombri. Alloggi insa-
lubri. Illuminazione difettosa;
g) Mancanza di cura o cura difettosa nelle malattie degli occhi.
2.° Studiare per ciascuna di queste categorie di cause i mezzi più pratici per pre-
venirle:
a) Legislativi ;
b) Igienici e professionali;
e) Educativi;
d) Medici e filantropici.
SEDUTE DELLE SEZIONI.
Prima Sezione.
Igiene generale, internazionale ed amministrativa.
VFFICIO PROVVISORIO,
Presidente — Prof. dott. Revilliod;
Vice-Presidenii — Dott. Barde, dott. Roulet (di Neuchàtel), dott. Vin-
cent;
Segretari — Dott. Goetz, dott. Ferriere.
— 6o6 —
PRIMA QUESTIONE.
Eziologia e profilassi della febbre tifoidea. — DotL GIULIO Arnould, medico principale
di prima classe dell'armata, professore d'Igiene alla Facoltà medica di Lilla.
CONCLUSIONI.
A. Eziologia*
1. Questione sulla natura. — La febbre tifoide ha il procedere delle malattie
specifiche, per un certo numero delle quali è dimostrata la natura parassitaria. Quando ^
specifica, essa non è giammai né spontanea, né generata dall'azione comune degli agenti
esterni. £ razionale di comprenderla nel numero delle malattie parassitarie , ma non
si potrebbe, attualmente, riguardarla come un fatto completamente sicuro, dinanzi alle
differenti opinioni degli esperimentatori sul tipo del parassita presupposto, — all'incertezza
dei risultati clinici ottenuti dall'inoculazione agli animali, — e specialmente pei dubbi
legittimi dominanti fra i medici riguardo alla naturale disposizione alla febbre tifoide nelle
specie animali, l'uomo eccettuato.
2. Mezzi naturali. — I mezzi di conservazione e, in modo eventuale, di riproduzione
dell'algente tifogeno sono:
a) // terreno in certe condizioni di struttura, di umettazione e di saturazione infettiva ;
ma piuttosto alla superficie che nelle profondità; di modo che il terreno può essere
surrogato da un mezzo di tutt' altra natura, e non è punto un luogo di passaggio neces-
sario dell'agente patogeno ;
b) L'acqua; ma probabilmente durante poco tempo, ed a condizione d'un certo
grado di sporcizia organica;
e) Varia^ come lo provano i fatti di contagi diretti ( casi interni ) e come puossi
dedurre da questa nozione: l'aria delle strade contiene maggior numero di microbi che
quella dei campi, e l'aria delle abitazioni più di quella delle strade. Ma, i prodotti pa-
tologici della febbre tifoide, lasciando il malato in uno stato umido, non sono completa-
mente adattati ad infettare l'aria se non scorso il tempo necessario per la loro dissecca-
zione e quindi ridotti allo stato pulverulcnto. L'aria infatti non agisce specificamente che
come mezzo di trasporto di determinati corpuscoli infettivi, e non per le emanazioni delle
quali può essere penetrata, gaz, vapori, odori, anche se queste emanazioni provenissero
da cessi o da canali di scolo;
d) L'uomo e gli oggetti di suo uso, almeno come superfici indiffereuti e ricettacoli
eguali a quelli che si sa raccogliere i germi del vaiuolo o di altre malattie specifiche. —
Inoltre, il procedere di gran numero d'epidemie, che si vedono cominciare con disturbi
gastrici e diarree, — l'influenza decisiva di circostanze esterne, comuni, sullo sviluppo di
certi casi di febbre tifoide; le epidemie nate in distanza, pel tempo e per lo spazio, da
ogni focolaio, e senza un'apparente importazione, e' inducono a credere che anche Tuomo
medesimo può trasportare, nelle sue vie digestive e respiratorie, l'agente tifogeno allo stato
latente, senza un immediato sviluppo, ma conservando l'attitudine a moltiplicarsi ed a diTen-
tare invasore dopo un tempo abbastanza lungo, sotto l'influenza di condizioni deprìmenti ;
e) Gli alimenti come sostegni eventuali, ma senza che nulla provi a sufficienza che
possano essere un mezzo di moltiplicazione. Quale mezzo di trasporto non è dimostrato
che il latte, il quale, in tale caso, agisce come l'acqua e può essere se non che per essa.
La natura delle epidemie tifoidi attribuita all'uso di carni alterate è discutibile.
— 6o9 — :
r) Formazione di Società aventi per scopo di procurare degli alloggi sani ed a buon
aercato, di Società cooperative per la compera delle derrate alimentari, di forni e macelli
4)ciali, di cucine popolari e di fornelli economici;
d) Incoraggiamenti per la fabbricazione di bevande sane , economiche e di buona
egualità ;
e) Pubblicazione di opuscoli ed opere popolari che dimostrino tutti i funesti effetti
dell'abuso degli alcoolici, ed i vantaggi della temperanza ;
f) Ordinamento d' Istituzioni che possano surrogare gli spacci di bevande , e procu-
nre, specialmente agli operai, dei sollazzi che non siano quelli della bettola.
3. Nondimeno, la lotta contro l'alcoolismo non arriverà a dei rbultati seri se non quando
ù potrà escludere assolutamente dal commercio ogni alcool, eccettuato l'etilico.
A questo scopo è necessario :
a) di possedere un reagente chimico il quale ci permetta di dosare in modo esatto
e ripidamente, in un liquido alcooUco qualunque, la quantità d'alcool non etilico ivi con-
taiuto;
b) di proibire ogni fabbrica d'alcool che non assicuri una perfetta rettificazione dei
! prodotti ottenuti.
In conseguenza è dovere degli Stati e delle Società libere che combattono contro l'al-
coolismo, di promuovere la ricerca di un reagente speciale per gli alcool più elevati della
iene mono-atomica, e di favorire in ogni modo la ricerca e la messa in opera di proce-
diaeoti perfezionati per la fabbricazione dell'alcool.
(Nota, Queste conclusioni sono in parte tolte dalla Memoria suWAUoolismo in Sviz-
erà che presentai col consigliere di Stato Comtesse, alla Società Svizzera d'Utilità pubblica
aeliettembre 1881).
Oratori inscritti : dott. Chali^nd, medico-direttore dell'Asilo di Céry, vicino a Lo-
stimt.
I
TERZA QUESTIONE.
■ i^tUa parte che il pellegrinaggio della Mecca ha sulla propagazione del cholera in Europa,
t particolarmente deW epidemia cholerica del 1881. — Dott A, Proust, di Parigi,
socio dell'Accademia di Medicina e del Comitato d' Igiene pubblica di Francia.
CONCLUSIONI.
!• Il pellegrinaggio che si celebra ogni anno alla Mecca ha un'evidente influenza sulla
Propagazione del cholera in Europa.
2. Il cholera non nasce punto spontaneamente nell' Iledjaz ; non vi ha un focolajo ori-
SÙMiio. I viaggiatori Niebuhr, Burkhardt, i quali visitarono l'Arabia prima dell'invasione
^ 183 1, descrivono le malattie che abitualmente vi si osservano e non fanno menzione
^ cholera. Ma se l' Hedjaz non è un focolajo originario, se il cholera non vi si mostra se
^ quando vi è importato, la Mecca è un centro, ed un centro assai favorevole allo svi-
^^PPOi propagazione e disseminazione dell'epidemia.
3« Il pericolo dell' importazione si è fatto oggidì più considerabile dopo che la navi-
cane a vapore ha sostituito le navi a vela. I provvedimenti da impiegare contro le
. ^ove invasioni di cholera in Europa , vennero raccomandati dalla Conferenza di Costan-
"^poli ed approvati dalla Conferenza di Vieima. Essi hanno per scopo di preservare
ifioiopa dal ritomo del cholera per la via di mare.
39
— 6o8 —
d) All'uomo. — L' isolamento degli ammalati non è rigorosamente indicato, ma urà
sempre più sicuro che non la pratica Ubera. — Allontanare dagli ammalati quelle per-
sone che con certezza siano dotate di predisposizione a contrarre la malattia. — Allonta-
nare i focolaj della malattia.
Oratori inscrìtti : dott. de C^rknville, medico capo dell'Ospedale cantonale di J/^fm^nn»
SECONDA QUESTIONE.
SulV AUoolismo, — Dott. A. L. Roulet, consigliere di Stato a Neuchdtel.
CONCL U SION E,
1. L'abuso dell'alcool etilico o l'uso, anch^ moderato , d'alcool pia elevati della serie
mono-atomica, specialmente l'uso dell'alcool amilico, è causa di un avvelenamento acuto o-
cronico, di una malattia conósciuta col nome à*alcoolismo.
Gli effetti individuali e sociali dell'alcooltsmo sono ben conosciuti ; nondimeno sarebbe
a desiderarsi che si faccia una statistica esatta ed eguale nei vari paesi civilizzati per sta-
bilire :
a) la quantità che di ciascuna bevanda alcoolica, fermentata o distillata, si consuma
annualmente in ogni paese ;
b) la qUalit^i di queste varie bevande dal punto di vista alcoolico, cioè in quali prò-
porzioni esse contengono l'alcool etilico e gli alcool più elevati della sene mono-atomica;
e) la statistica annuale delle morti che si possono attribuire all'alcoolismo ed alle
diverse malattie speciali delle quali egli è causa ;
d) la statistica annuale dei casi d'alienazione mentale causati dall'alcoolismo ;
e) la statistica annuale dei crimini e delitti commessi da individui sotto l'influenra
alcoolica acuta o cronica;
f) la statistica annuale dei casi d'esenzione dal servizio militare attribuibili all'alcoo-
lismo, sia che agisca direttamente sul giovine escluso, sia indirettamente per l'ereditarietà.
2. La Società ha il dovere di combattere energicamente contro il flagello dell' alcoo-
lismo E^ssa deve farlo, sia coU'azione dello Stato, che con quella degli individui e delle
Associazioni libere.
I mezzi da impiegarsi dallo Stato sono essenzialmente i seguenti :
a) Imposte sulla fabbricazione e vendita delle bevande distillate , le quali saranno
tanto più elevate, quanto più queste bevande conterranno dell'alcool impuro;
b) Tassa di esercizio più alta per quei spacci che venderanno non solo bevande fer-
mentate, ma anche bevande distillate ;
e) Sorveglianza severa per le bevande, si fermentate che distillate, che sono vendute
al pubblico, e pene severe pei venditori di bevande alterate o falsificate ;
(f) Una legge severa relativa agli stabilimenti aperti al pubblico per la vendita delle
bevande fermentate o distillate;
e) Repressione dell'ubbriachezza pubblica abituale e volontaria.
L'azione degli individui e delle Associazioni libere si eserciterà principalmente nei se-
guenti modi :
a) Formazione di Società aventi per scopo di combattere l'abuso delle bevande alcoo-
liche, sia coll'esempio dato dai suoi soci, che colla propaganda in favore della tempe»
ranza ;
b) Formazione di Società di risparmio e di previdenza ;
— 6ii —
CONCLUSIONI.
1. La febbre gialla, senza essere una minaccia immediata per 1' Europa , tende, come
•qoahinque flagello epidemico internazionale, ad accrescere il tuo dominio , mercè il mol-
tiplicarsi sempre più grande delle vie di comunicazioi^ intemazionali.
2. Come il cholera invase 1' Europa dall'Oriente avanzando per fermate e colla succes-
sira creazione di focolai endemici asiatici, cosi la febbre gialla prelude alla sua invasione
dell'Europa per l'Occidente colla successiva creazione di focolai endemici americani e col-
Festendere continuamente i suoi limiti d' importazione.
3. Le condizioni di clima, di posizione geografica e di razza che, in principio, sembra-
vano essere essenziali alle manifestazioni della febbre gialla, cessarono d'essere dei fat-
tori inevitabili nella sua evoluzione progressiva. Cosi le latitudini elevate , l' intemo dei
continenti, le razze colorate non possedono più dinanzi alla febbre gialla l'immunità che
fesperìenza dei primi tempi aveva loro potuto far attribuire.
4. In America la febbre gialla segue nel suo cammino le principali vie di comunica-
acni marittime e fluviali. Come il cholera, la li vide attaccarsi all'uomo nei suoi viaggi,
Bei suoi movimenti ed avanzarsi coi trasporti militari e commerciali.
$. La febbre gialla ha già fatte varie comparse in Europa. Essa ha infierito nelle con-
trade meridionali di questo continente ; in parecchie riprese essa venne a perire, diremo, nei
lazzaretti dei porti di commercio o di guerra posti sull'intera distesa del littorale atlantico.
6. Nulla può autorizzarci ad affermare che la febbre gialla non possa un giorno inva-
dere l'Europa.
7< I provvedimenti òx preservatione anticipati arrecano sempre dei risultati più efficaci ed
iranno sempre un carattere meno vessatorio che non i provvedimenti di preservazione tardivi.
8. £ per questo che un Congresso internazionale d' igienisti europei ha il dovere d'oc«
Sparsi d'una questione si importante come quella dell'estendersi della febbre gialla, e di
^tcidere se non sia ancora venuto il tempo per V Europa d intendersi colf America per stw
^< e stabilire un servizio sanitario internazionale avente di mira specialmente il pro"
(tdire di questo flagello epidemico.
Oratori inscrìtti: dott. Formento, delegato del Board of Health of the State 0/ Louisiana
^i Nuova-Orléans. — Dott. Bourru, professore d' Igiene alla Scuola di Medicina navale
» Rochcfort.
SESTA QUESTIONE.
Ì>tlla profilassi internazionale, — Dott. Silva Amado, professore d* Igiene all' Università
di Lisbona.
L La base di qualunque sistema razionale di profilassi internazionale deve poggiare
'iiU'ordinamento di un corpo di medici sanitari internazionali, residente nelle località ove
^ saranno delle pestilenze, e che dovranno recarsi là ove un'epidemia di simile natura
•' «▼ilupperà.
^' Questi medici avranno per incarico :
') studiare queste malattie;
^) dare dei ragguagli eguali a tutti i Governi dei quali saranno gli incaricati ;
V ajutare i consoli durante la visita sanitaria che dev'esser fatta alle navi nei porti
^^^^i^i innanzi che si rilasci loro il brevetto di sanità.
3< Le quarantene, come attualmente sono stabilite, sono press'a poco inatUi per la pubr
— 6io —
Alcuni di questi provvedimenti tono anteriori alla partenza dei pellegrini, e coniistono
specialmente nell'applicazione nell'India del Native Pattenger Act; al momento della par-
tenza hawi una visita per verificare che a bordo della nave non lianvi ingombri, o pas-
seggierì colpiti dal cholera. La provvigione d'acqua e di vìveri dev'essere bastante pel viag-
gio, e ciascun individuo imbarcato dovrà possedere una somma sufficiente per provvedere
ai suoi bisogni durante il pellegrinaggio.
4. Se, malgrado le precauzioni prese innanzi la partenza e le prescrizioni igieniche ese-
guite alla Mecca, il cholera si sviluppasse , bisogna ordinare nel Mar Rosso tutto on si-
stema di sorveglianza e di difesa, il cui scopo principale sia la protezione dell'Egitto, con-
stderato come un ostacolo contro T importazione del cholera in Europa. I rapporti dell'Egitto
cogli Stati mediterranei sono tali, effettivamente , che se fosse invaso dal cholera, tutto il
bacino del Mediterraneo lo sarebbe in breve tempo ancor lui come nel 1865.
5. Queste misure non debbono essere eguali per tutti i battelli che navigano nel Mar
Rosso, e bisogna stabilire una grandissima differenza fra i grandi battelli che dall' India
arrivano a Suez in eccellenti condizioni igieniche , e con un medico incaricato a bordo ,
e le navi dei pellegrini, le quali sono in condizioni affatto opposte.
Queste misure non sarebbero quindi di pregiudizio che al colpevole traffico che specula
sugli sciagurati pellegrini dalla loro partenza da Djeddah fino a Suez.
6. Tali misure vennero sottoposte, dopo Tepidemia del 1865, a tre prove pratiche, che
tre volte vennero coronate da successo nel 1872, 1877 e l'anno scorso.
In principio d'agosto 1881, in effetto, il cholera compari ad Aden. Dopo la fine di set-
tembre si manifestò alla Mecca, importatovi dai pellegrini provenienti dalla medesima nave
che lo aveva sparso ad Aden. Da prima non si ebbe alla Mecca che qualche cholerico ;
ma quando i pellegrini si trovarono tutti riuniti per le feste , l'epidemia prese uno svi-
luppo considerevole. Dopo alcune tergiversazioni del Governo egiziano, una quarantena fu
stabilita a El O uedj ; gli accampamenti furono pronti verso la fine di novembre ; certi
arrivi vi portarono il cholera e la malattia non vi s' estinse se non dopo un mese circa. I
pellegrini poterono tosto partire per la loro definitiva destinazione, e nessun caso di cholera
fii segnalato nei porti ove approdarono.
Cosi, grazie alle misure prese dal Consiglio Sanitario intemazionale d'Alessandria, l'epide-
mia venne arrestata, e l'Europa preservata dal cholera.
7. L'Europa ha dunque interesse di mantenere l'ordinamento difensivo stabilito nel
Mar Rosso, insistendo sul punto che la quarantena dei pellegrini, al loro ritomo dalla
Mecca, si faccia a El Oucdj, posto a 350 miglia da Suez ; essa deve dar forza ed auto-
rità al Consiglio Sanitario internazionale di Alessandria , il quale ^ una Commissione in-
ternazionale composta di delegati dei differenti Stati d'Europa, e le cui decisioni sono
assai superiori a quelle d'un Governo che sovente ha passato delle crisi formidabili, e che
attualmente subilisce il regime dei Colonnelli,
QUARTA QUESTIONE.
Sulle Mucorinee, — Dott. LiCHTHEiM, professore di Clinica medica all'Università di Berna.
QUINTA QUESTIONE.
La febbre gialla dinanni all' Igiene intemazionale, — DotL Layet, professore d'Igiene alla
Facoltà medica di Bordeaux.
— 6ii —
CONCLUSIONI.
1. La febbre gialla, senza essere una minaccia immediata per l'Europa, tende, come
•qualunque flagello epidemico internazionale, ad accrescere il suo dominio , mercè il mol-
tiplicarsi sempre più grande delle vie di comunicazioi^ intemazionali.
2. Come il cholera invase 1' Europa dall'Oriente avanzando per fermate e colla succes-
'siva creazione di focolai endemici asiatici, cosi la febbre gialla prelude alla sua invasione
dell' Europa per l'Occidente colla successiva creazione di focolai endemici americani e col-
l'estendere continuamente i suoi limiti d' importazione.
3. Le condizioni di clima, di posizione geografica e di razza che, in principio, sembra-
vano essere essenziali alle manifestazioni della febbre gialla, cessarono d'essere dei fat-
tori inevitabili nella sua evoluzione progressiva. Cosi le latitudini elevate, l'interno dei
continenti, le razze colorate non possedono più dinanzi alla febbre gialla l'immunità che
l'esperienza dei primi tempi aveva loro potuto far attribuire.
4. In America la febbre gialla segue nel suo cammino le principali vie di comUnica-
xioni marittime e fluviali. Come il cholera, la si vide attaccarsi all'uomo nei suoi viaggi,
nei suoi movimenti ed avanzarsi coi trasporti militari e commerciaU.
5. La febbre gialla ha già fatte varie comparse in Europa. Essa ha infierito nelle con-
trade meridionali di questo continente ; in parecchie riprese essa venne a perire, diremo, nei
lazzaretti dei porti di commercio o di guerra posti sull'intera distesa del littorale atlantico.
6. Nulla può autorizzarci ad affermare che la febbre gialla non possa un giorno inva-
-dere l'Europa.
7* I provvedimenti di preservazione anticipati arrecano sempre dei risultati più efficaci ed
hanno sempre un carattere meno vessatorio che non i provvedimenti di preservazione tardivi,
8. £ per questo che un Congresso internazionale d' igienisti europei ha il dovere d'oc«
cuparsi d'una questione si importante come quella dell'estendersi della febbre gialla, e di
decidere se non sia ancora venuto il tempo per V Europa d intendersi colf America per stu-
diare e stabilire un servizio sanitario internatio naif avente di mira specialmente il pro"
•cedere di questo flagello epidemico.
Oratori inscritti : dott. Formento, delegato del Board of Health of the State 0/ Louisiana
di Nuova -Orléans. — Dott. Bourru, professore d' Igiene alla Scuola di Medicina navale
a Rochefort.
SESTA QUESTIONE.
Isella profilassi internazionale. — Dott. Silva Amado, professore d' Igiene all' Università
di Lisbona.
1. La base di qualunque sistema razionale di profilassi intemazionale deve poggiare
sull'ordinamento di un corpo di medici sanitari internazionali, residente nelle località ove
vi saranno delle pestilenze, e che dovranno recarsi là ove un'epidemia di simile natura
si svilupperà.
2. Questi medici avranno per incarico :
a) studiare queste malattie;
^) dare dei ragguagli eguali a tutti i Governi dei quali saranno gli incaricati ;
e) ajutare i consoli durante la visita sanitaria che dev'esser fatta alle navi nei porti
fax partenza, innanzi che si rilasci loro il brevetto di sanità.
3. Le quarantene, come attualmente sono stabilite, sono press'a poco inutili per la pubr
— 6i4 —
dura profonda. Quando fossero obbligati di abbandonare momentaneamente la camer
essi dovranno spogliarsi di questa veste ed appenderla nell'intemo. Ogni visitatore sa
obbligato di lavarsi le mani con una soluzione di tbymol al 2 per mille, o altra.
7. La biancheria pel corpo e pel Ietto insudiciato dall'ammalato, le fascie, ecc., de
vranno tosto essere immerse in una piccola vasca, la quale starà in permanenza nelJ
camera o nei luoghi da lei dipendenti, e che conterrà una soluzione disinfettante: il de
Turo di zinco alla dose di io grammi per litro, conviene assai a questo scopo; ma 1
sale medesimo dovranno aggiungersi alcuni grammi d'acido fenico impuro per toglier
qualunque pericolo d'avvelenamento. Dopo qualche ora d' immersione, la biancheria saj-
spremuta ed inviata tosto al bucato. Anche gli oggetti di fasciatura (spugne, stramenti
cannule, ecc.) dovranno venir disinfettati nel medesimo modo.
8. Le deiezioni dell'ammalato dovranno farsi in vasi nei quali vi sarà sempre e àt
prima una data quantità di liquido disinfettante: soluzione di cloruro di zinco al 2 per
cento, di solfato di ferro, di cloruro di calce, d'acido solforico o cloridrico al 5 p. cento.
9. Bisogna togliere ogni giorno la polvere che ricopre il pavimento gettandovi sopra,
prima della spazzatura, dell'arena umida. Nei casi di malattia a disquamazione (vainolo,
scarlattina), è cosa utile lasciar sempre sul pavimento della camera un leggero strato di
arena mantenuta umida per mezzo di un sale antisettico ed insieme igrometrico come il
cloruro di zinco od il cloruro di calcio pirolegnoso.
Ogni giorno i prodotti della spazzatura verranno bruciati in un fuoco acceso nelli
camera stessa dell'ammalato.
10. Si dovrà evitare di battere e di scuotere di sovente le coperte, cuscini, materassi
dell'ammalato; è cosa assai preferibile di cambiare di quando in quando la biancheria
del letto e di sottoporla ad un'accurata disinfezione. Dei sacchi riempiti di pula d'avena
possono rendere in queste contingenze dei grandi servizi; essi costituiscono un baon
materasso, ed è facile il distruggerli col fuoco tosto insudiciati.
11. E utile il mantenere sempre nella camera dell'ammalato un fuoco vivo per rìnno'
vare l'aria, impedire il diffondersi dei miasmi al di fuori, e purificare in parte l'aria in-
fettata dell'interno : una ventilazione continuata per mezzo di una valvola o di un quadrato
aperto nella parte più elevata della camera, contribuerà anch'essa al risanamento ed all^
disinfezione.
12. In dati casi sarà utile il getto sulle pareti e nell'atmosfera della camera di no^
nuvola di una soluzione disinfettante polverizzata (soluzione di thymol leggermente alcoo-
lizzato al 2 per mille; d'acido fenico all'i per cento, ecc.).
13. I muri dovrebbero, almeno due volte pfer settimana, essere puliti con una spago*
od un pannolino inumiditi colla medesima soluzione.
14. L'esperienza non ha ancora dimostrato abbastanza l'efficacia e la innocuità ddl<
sviluppo, nella camera dell'ammalato, del gaz ossigeno, dell'ozono, dell'etere azotato ^
azotito d'etile, dell'acido solforoso e dell'acido azotato a dosi deboli e continuate. Tattavi'
questi mezzi sembrano presentemente capaci di rendere dei servizi per ciò che riguarda
la disinfezione e la distruzione dei miasmi.
15. In caso di morte, il cadavere verrà lavato con una forte soluzione di cloruro d
zinco (5 a IO per cento) e involto in un panno bagnato nel medesimo liquido. Il corp<
verrà coperto di segatura di legno fortemente fenicata, e la bara chiusa ermeticamcnt«
resterà nella camera fino al trasporto del cadavere.
— 6i5 —
B. ProTTedimenti a prendersi allorché la camera è Tuota.
i6. Ogni camera stata occupata da un ammalato attaccato da una delle malattie più
sopri annoverate, dovrà essere sottomessa alla disìnfezione*
17. Le fumigazioni costituiscono il metodo di disinfezione più pratico e più efficace.
18. Lo sviluppo rapido di grandi quantità d'acido ipoazotico (frammenti di rame 300
{iiinmi, acido azotico 1500 grammi, acqua 2 litri per 50 metri cubi) è un mezzo assai
potente, ma dannoso alle persone ed agli oggetti; esso non può venir adoperato che in
locali completamente vuoti ed in caso che i medesimi sieno di molto infettati.
19. Lo sviluppo lento e continuato d'ossido nitroso e d'acido azotico propriamente
detto per mezzo di cristalli di piombo (solfato di nitrosilo), sembra avere dei grandi van-
taggi, ma una più lunga esperienza è necessaria a provare la sua efficacia e la sua in-
Docnità.
20. Al presente l'acido solforoso è ancora il mezzo più pratico, più sicuro, il meno
offensivo per il mobilio, il più economico per ottenere la disinfezione degli appartamenti
infettati.
L'operazione dovrà eseguirsi sviluppando nell'aria molto umida della camera, ben
chiosa, il prodotto della combustione di trenta grammi di solfo per ogni metro cubo.
L'operazione h terminata entro 24 ore.
21. Dopo questa fumigazione, i muri, se nudi, verranno raspati ed imbiancati coll'acqua
<Ii calce semplice, senza aggiungervi né creta né colla ; le pitture saranno lavate coll'acqua
seconda; le tappezzerìe in carta verranno possibilmente levate via e scambiate.
2U La maggior parte delle stoffe di lana e di seta sopportano senza alterarsi apprez-
abilmente le fumigazioni d'acido solforoso fatte alla dose suddetta, che porta il titolo di
dilazione dell'acido nell'aria a i volume per 50.
23. Queste stoffe e tessuti (cortine, vestiti, tappeti) verranno sospesi nella camera, di
modo che sia loro facile l'accesso dell'acido solforoso. I materassi e le coperte verranno
essi pure disposti su cavalietti o sedie; i materassi verranno disfatti, la lana ed il crine
saranno largamente battuti ed aereati.
24. I tessuti tinti di tela e cotone, certe stoffe mal tinte di seta e di lana potranno
essere alterate dall'acido solforoso. In tal caso è necessario di fare con questi oggetti dei
piccoli pacchi poco chiusi, involgerli in una tela per trasportarli, e sottometterli all'aria
riscaldata -f-iio" C.
25. Numerose esperienze dimostrarono che questa temperatura prolungata per 2 ore, e
^pra tutto che il vapore a -f- 100° C. non alterano punto i tessuti e distruggono la
^lusi totalità dei germi infettivi. Le spore solamente resistono alla temperatura di -j- 130^,
come anche all'acido solforoso assai concentrato.
26. £ a desiderarsi che s'introducano in tutti i grandi centri di popolazione delle stufe
^ di disinfezione, come se ne vedono parecchi modelli a Londra, Berlino, Brusselles,
^'rigi. In attesa si possono improvvisare ovunque delle stufe depurative, seguendo il mo-
^llo ingegnoso in opera a Marsiglia, e coll'aiuto del quale gli agenti si recano a domicilio
* disinfettarvi qualunque oggetto sospetto.
27* I materassi, che molto di sovente sono il ricettacolo di dannosi contagi, dovranno
^*ser trattati sia col vapore che coll'arìa calda e secca a + no^, prima della volgare
^^^^Atora e dell'illusoria depurazione delle quali troppo di sovente ci accontentiamo.
\
— 6i6 —
28. n oonteonto dei paglierìcci verrà distratto col fuoco, e la tela verrà messa in ba-
cato con aeqna boHente.
39. I vestiti senza valore od assai infettati saranno pure distratti col fìioco ; ma è quasi
sempre più vantaggioso, più economico e quasi altrettanto sicuro l'esporti al vapore od
al calore.
30. Gli agenti dovranno assicurarsi che nessun oggetto infettato sia stato nascosto o
sottratto alla disinfezione.
31. Delle indennità potranno accordarsi a quelle persone cui saranno stati distrutti i
vestiti od altri oggetti in vista della disinfezione.
32. La camera disinfettata dovrà per 8 giorni almeno restare disoccupata; dorante
questo tempo le finestre staranno aperte notte e giorno.
33. Le latnne dell'appartamento verranno disinfettate col getto attraverso il tubo di
caduta di una soluzione concentrata di solfato di ferro (5 chiL per 50 cbil. d'acqua), 0
meglio da 5 a 25 litri d'olio impuro di carbon fossile per una latrina di media grandesa.
I camerini delle latrine verranno disinfettati facendovi braciare una data quantità di solfo.
34. Per meglio assicurare la disinfezione, è a desiderarsi che negli uffici di Polizia vi
siano dei depositi delle materie disinfettanti più necessarie, le quali potranno essere ce-
'iute gratuitamente agli indigenti nei casi d'urgenza.
()r:L\nTK inscritto: M. V. Fatio, di Ginevra, dottore in Scienze.
SECONDA QUESTIONE.
/j£//a dhin/ttione delle persone, — Dott Sonderegger, di Saint-Gali, Presidente della
'Jomirtifsione medica svizzera.
TERZA QUESTIONE.
/JelU erematione, — Dott. G. Pini, di Milano, Relatore della Commissione inteiaaakmale
nominata dal 3^ Congresso intemazionale d'Igiene.
QUARTA QUESTIONE.
/ulta ttelta di un terreno per un cimitero. — Dott. GossE, professore di Medicina legale
atriJniversità di Ginevra.
QUINTA QUESTIONE.
V////// /// statistica medica sulla mortalità negli eserciti, — Dott. J. Sormani, professore dì
ìgìvwt nell'Università di Pavia.
CONCLUSIONI.
J;jilc ricerche sulla mortalità e sulle cause delle morti negli eserciti europei si può
<.'>!,»•! u'icTc che:
i. ì/é. curva della mortalità negli eserciti segue con un certo parallelismo la cnrva ddla
ii«ojUi!iLsi generale della popolazione del medesimo paese.
j. La mortalità nei militari deve essere inferiore alla mortalità della popolazione ma-
.:lr.. ;.lla medesima età. Quando la prima è superiore od eguale alla seconda, dò verrà
•. >i....':.i É.sLo o^me un fatto anormale e che richiede l'adozione di provvedimenti nrgentL
■. !a: autorità militari hanno il dovere di accettare e prescrivere tutti i provvedimenti
t.vn:i.^;l.a<.ì dali'lj^iene, affine di tutelare e custodire la salute e la vita degli nomini in*
berilli uè lì cM:rcilo effettivo.
— 6i7 —
4« La statisticm medica degli eserciti, compilata con ordine é verità, deve servire ad
iOmmnare le autorità mediche ed amministrative snlle misnre dMgiene militare e d'igiene
pabblica che converrà accettare. La medesima statistica, quando sia giastamertte interpre-
tiata, à pure utile per constatare l'influenza dei provvedimenti accettati, i loro effetti ed
il grado d'utilità.
5. Quando una statistica delle malattie e delle cause di morte deve servire ad uno
«opo igienico, i suoi elementi verranno raccolti con un criterio eziologico. Sarà di
grmde ntiiità che tutte le statistiche sanitaiie degli eserciti abbiano a seguire la mede-
sima classificazione delle malattie basate sull'eziologia.
6. Le statistiche sanitarie degli eserciti stese durante questi ultimi anni, hanno avuto
per le prime il merito di attirare l'attenzione dei legislatori sull'eccessiva mortalità degli
eserciti. Sotto l'impressione dei fatti dalle medesime rivelati, si adottarono provvedimenti,
i <|iudi diminuirono il contingente della mortalità.
7. Le statistiche recenti dimostrano come le malattie, che predominano in ciascun
esercito, sono le seguenti:
a) Nell'esercito italiano le malattie acute e croniche degli organi della respirazione
e la tubercolosi ; in seguito vengono la febbre tifoide, la rosolia, le febbri e la cachessia
palustre, le malattie del sistema chilopoìetico ;
èi) Nell'esercito francese in primo luogo la febbre tifoide, poi la tisi tubercolare e lo.
mabittie acute degli organi della respirazione ;
r) Nell'esercito austriaco le malattie acute degli organi respiratori, in seguito le ma-
Isittie croniche degli stessi organi, la tisi tubercolare, la febbre tifoide ; finalmente il vajuolo
ed il suicidio;
d) Nell'esercito inglese le malattie scrofolose e tubercolose ; poi le malattie degli or-
li della respirazione e le malattie di cuore ; le affezioni degli organi uropoietici e le
i in seguito ad accidenti ;
e) Nell'esercito germanico le morti in seguito ad accidenti e per suicidi hanno delle
òfire elevate in paragone alla mortalità negli altri eserciti. Ma le morti per malattia sono
meno frequenti nell'esercito prussiano che in qualunque altro esercito.
,8. L'Amministrazione ed i medici militari devono sempre procurare innanzi tutto di
«ttenere una diminuzione in quelle malattie le quali sono causa del maggior numero di
aortì in un esercito. Non è un'utopia il credere che molte e molte cause di morte, come
le manifestazioni della scrofola, il vajuolo, la rosolia, la scarlattina, le infezioni palustri,
lo scorbuto, l'alcoolismo, la sifilide , ecc., possano totalmente o quasi scomparire dagli
I signori componenti il Congresso i quali fanno parte di qualche esercito europeo, sono
invitati di voler far noti alla Sezione quali sono i provvedimenti adottati dai rispettivi
Governi per tutelare la salute delle truppe e diminuire la mortalità negli eserciti.
SESTA QUESTIONE.
OU effetti della calz aiura difettosa ed i mezzi per prevenirli. — Colonnello dott. Ziegler,
di Berna, medico in capo dell'esercito federale.
CONCLUSIONI.
I. Le calzature ordinarie , pari o dispari che siano , sono costrutte in modo contrario
all'architettura del piede umano.
\
I
— 6i8 —
2. L'oso di queste calzature è causa necessaria e diretta dello spostamento dei pollici ;
indirettamente produce o favorisce lo sviluppo di molte infermità le quali alterano il be-
nessere dell'uomo ed abbassano il suo valore fisico.
3. Queste infermità sono causa di un ammanco annuo del 5 al 6 ^/^ nei coscritti.
4. Per ovviare a queste infermità, l'igiene dei piedi deve essere osservata comindaiMk
dalla prima calzatura portata dal bambino.
5. La base di qualunque igiene razionale del piede, ^, oltre l'uso dell'acqua fredda per
lavare e fortificare i piedi, una calcatura la quale conservi la forma naturale del piede,
all'opposto di guastarla. La calza dovrà soddisfare all' istessa condizione.
6. Affine di sostituire nell'uso generale alla calzatura difettosa la calzatura raziomle,
sarà più utile l'adottare i seguenti mezzi :
r) Istruzione, sia del pubblico che dei calzolai, su gli effetti della calzatura ordimrii
e sui segni che distinguono una calzatura igienica o razionale;
ò) Un insegnamento speciale ai calzolai in proposito, cominciando dai calzolai mtlitan;
e) Introduzione della calzatura razionale in tufti quegli stabilimenti ai quali le cal-
zature vengono somministrate dallo Stato, dai Comuni o con fondi pubblici (esercito, or
fanotrofi, convitti, ospizi, case di pena, ecc.);
d) Incoraggiamento morale e finanziario per quelle manifatture di calzature le qnaH
4)rovvederanno al pubblico delle calzature buone e razionali ; costringimento degli altri,
colla concorrenza a seguire la medesima via.
Oratore inscritto: dott. J. Reverdin, professore nell'Università di Ginevra.
SETTIMA QUESTIONE.
Oli ospizi marini pei bambini scrofolosi e pei rachitici, — Dott. Armaingaud, profeswre
aggregato alla Facoltà medica di Bordeaux.
CONCLUSIONI,
1 . Pel numero grande di vittime ch'essa fa in tutte le regioni del globo, la scrofola e
uno dei maggiori flagelli che affliggono l'umanità. Perciò la distruzione di questa malattia
e una delle questioni che più meritino di fermare l'attenzione dell' igienista.
2. Oggidì è un fatto accertato dalla Medicina che il soggiorno prolungato sulle rive de)
mare, e l'uso di acque cloruro -sodiche costituiscono dei mezzi di cura e preventivi di
un'efficacia cosi potente contro la scrofola, che, laddove molti potessero usarne, si vedrd>-
bero diminuire in tali proporzioni le differenti manifestazioni di questa malattia e le altie
delle quali essa può essere considerata come la generatrice, che la validità delle popola-
zioni ne sarebbe accresciuta.
3. Gli stabilimenti marini istituiti da qualche anno in parecchi luoghi dell' Europa
non bastano allo scopo cui debbono raggiungere.
4. Dinanzi a questa sproporzione fra lo scopo ed i mezzi attualmente in opera, nulla
deve essere trascuralo per far conoscere i risultati ottenuti negli stabilimenti che sono
di già in opera : la sicurezza e semplicità dei mezzi da impiegarsi e la necessità di accrescere
gli ospizi marini. In conseguenza , il relatore richiama l'attenzione dei componenti il
Congresso sui mezzi migliori di suscitare l'opinione pubblica e di eccitare la beneficenza
pubblica e privata.
5. Il relatore richiama la loro attenzione in vista delle discussioni del Congresso:
— 6x9 —
«) Sui mexii per avere una statistica esatta od abbastanza approssimativa della scro-
fola (mortalità e morbosità), colla sua distribuzione geografica , e , per ogni paese , una
ilatiitìca comparata secondo le regioni, le provincie, le circoscrizioni più limitate. Si do-
uada particolarmente la cooperazione dei medici e dei componenti i Consigli d' Igiene
la paesi maggiormente aggravati dalla scrofola , per ottenere dei documenti relativi alle
caise speciali, sia d'ordine economico e sociale, sia d'ordine mesologico e professionale,
le quali possano spiegare la frequenza eccessiva della malattia in queste località.
è) Lo studio delle indicazioni e contro-indicazioni della cura marina non h stato finora
fttfeo con sufficiente precisione; qualcuna delle contro-indicazioni già stabilite , non sono
abbastanza conosciute dai medici pratici. Si possono però distinguere i modi di palesarsi
ddla scrofola che richiedono ad un tempo l'aereoterapia e l'idroterapia marine, da quelli
àte non comportano che un'atmosfera marittima , l' idroterapia esclusa. Si possono para-
le differenti zone del littorale europeo dal punto di vista della differenza del loro
d'agire sulle medesime forme di scrofola, indicare le stazioni da proibirsi ai tisici,
scrofolosi, da quelle che possono venire utilizzate come ospizi pei tisici, come per
^ scrofolosi, sia come residenza d'estate solamente, sia per l'inverno esclusivamente, sia
come residenza stabile.
6. n paragone del metodo italiano (soggiorno ridotto da sei settimane a tre mesi al
massimo) col metodo francese (da un anno a parecchi anni) sarebbe uno dei punti più
utili a trattare. Si fa perciò domanda di documenti statistici italiani , che permetteranno
di paragonare nelle loro particolarità i due metodi.
7. Fa d'uopo, dopo la guarigione del bambino, per completare l'opera degli ospizi
marini, e per evitare le recidive, e cosi pure il ritorno della diatesi trasformata in tu-
bercolosi all'epoca dell'adolescenza, di non restituire ^lle abitazioni ed agli opifici che il
minor numero possibile delle loro vittime, e di cercare dei mezzi pratici di occuparne il
più gran numero nelle professioni marittime ed agricole.
Oratori inscritti: dott. G. Pini, direttore dell'Istituto dei Rachitici di Milano; dottor
D^SPINE, professore ^i Patologia interna alla Facoltà medica di Ginevra.
OTTAVA QUESTIONE.
Baraethe MpiialUre, — Dott. G. Julliard, professore di Clinica chirurgica all' Università
di Ginevra.
NONA QUESTIONE.
DtitinfniofU ospitaliera € particolarmente negli ospedali per bambini, — Dott. Oscar
Wyss, professore d'Igiene all'Università di Zurigo.
CONCLUSIONI. .
N^Ii ospedali per bambini bisogna procurare d'applicare il più rigoroso isolamento e
nella misura più estesa per tutti i malati presi da malattie contagiose, per noa creare agli
spedali la riputazione d'essere focolai d'epidemia.
DECIMA QUESTIONE.
r
Jhrùfilmssi dilla difterite. — Dott. H. Henrot, professore a Reims.
— 620 —
CONCLUSIONI.
1. La mortalità causata dalla difterite aumenta in proporzioni inquietanti in Francia ed
in parecchie contrade dell'Europa.
2. Esiste un mezzo scientifico per impedire il contagio delle malattie da infezione , e
particolarmente della difterite per le vie respiratorie, ed ^ il respiratore a ovatta antiset*
tica; esso arresta all'entrata delle fosse nasali e della bocca gli dementi del contagio,
stacciando e purgando l'aria, come un filtro di carbone purifica l'acqaa. Il medico ha il
dovere d'imporre l'uso di un apparecchio protettore, agli scolari, agli infermieri ed a tutte
le persone che per necessità di professione, è obbligato di mettere al posto in Inog»
pericoloso, in una sala ad esempio in cui vi siano dei difterici.
3. La difterite è divenuta cosi mortale in questi ultimi anni, perchè è curata male, e
si trascurano le pennellature antisettiche della faringe ripetute di sovente , a cansa an-
che della gravità che offrono per l'operatore.
Con un apparecchio protettore, il respiratore ad ovatta o qualunque altro appareoduo
utile allo stesso scopo :
a) La cura locale della difterite ripiglierà il posto prevalente che deve avere^; per-
metterà la guarigione d'un numero molto maggiore di ammalati ;
^) I capi di servizio n^li ospedali preverranno le morti premature che cosi di so-
vente e dolorosamente colpiscono il corpo medico ;
e) La medicazione antisettica delle vie respiratorie porterà in medicina un progreno,
cosi notevole, come la medicazione di Lister in chirurgia.
UNDICESIMA QUESTIONE.
Le Scuole per gC infermieri, — Dott. Bourneville, redattore del Progres Medicai, a Pa-
rigi, medico dell'Ospizio di Bicétre.
In conseguenza alla proposta che noi abbiamo avuto l'onore di fare in una delle sedute
del Congresso internazionale d'Igiene in Torino nel 1880, venne deciso, che il proa-
Simo Congresso, la cui riunione avrà luogo in Ginevra nel 1882, inscrìverebbe fra le que-
stioni riguardanti l'Igiene ospitaliera, l'esame àxXì ordinamento di scuole per gli infermieri
dei due sessi.
Si tratta qui d'istituzioni già antiche in certuni paesi, la Svizzera, per esempio, ■•
d'istituzione recente in altri, fra i quali la Francia, il Belgio, l' Italia. Vi sarà dunque tta
.grande interesse a conoscere gli ordinamenti di queste scuole ed avere d^U insegnamenti
precisi sui punti seguenti:
Storia delle scuole per gl'infermieri. — Programma d'insegnamento. — Condizioai
per l'ammissione degli scolari. — Diplomi. — Quali sono i professori ? — Vantaggi con-
cessi agli scolari. — Degli infermieri e delle infermiere. — Trattamenti , pensioni di ri-
poso. — Guardammalati di città, ecc.
L'ufficio degli infermieri e delle infermiere negli ospedali , negli ospizi e negli asili i
assai importante per meritare l'attenzione dei componenti il Congresso. Sono essi effetti-
vamente incaricati d'eseguire non solo le prescrizioni mediche, di porgere le cure pia di-
rette agli ammalati, ma ancora di eseguire tutte le prescrizioni domandate dall'igiene.
Noi siamo convinti che dalla discussione dei documenti recati da tutte le parti, si pò*
tranno prendere delle risoluzioni pratiche le quali saranno di un'utilità incontestabile pff
le amministrazioni ospitaliere.
— 6x9 —
d) Sai mezzi per avere una statistica esatta od abbastanza approssimativa della scro-
fola (mortalità e morbosità), colla sua distribuzione geografica , e , per ogni paese , una
statistica comparata secondo le regioni, le provincie, le circoscrizioni più limitate. Si do-
manda particolarmente la cooperazione dei medici e dei componenti i Consigli d' Igiene
dei paesi maggiormente aggravati dalla scrofola, per ottenere dei documenti relativi alle
cause speciali, sia d'ordine economico e sociale, sia d'ordine mesologico e professionale,
le quali possano spiegare la frequenza eccessiva della malattia in queste località.
ò) Lo studio delle indicazioni e contro-indicazioni della cura marina non è stato finora
fatto con sufficiente precisione; qualcuna delle contro-indicazioni già stabilite , non sono
abbastanza conosciute dai medici pratici. Si possono però distinguere i modi di palesarsi
della scrofola che richiedono ad un tempo Taereoterapia e l'idroterapia marine, da quelli
che non comportano che un'atmosfera marittima , l' idroterapia esclusa. Si possono para-
gonare le differenti zone del littorale europeo dal punto di vista della differenza del loro
modo d'agire sulle medesime forme di scrofola, indicare le stazioni da proibirsi ai tisici,
anche scrofolosi, da quelle che possono venire utilizzate come ospizi pei tisici, come per
gli scrofolosi, sia come residenza d'estate solamente, sia per l'inverno esclusivamente, sia
come residenza stabile.
6. n paragone del metodo italiano (soggiorno ridotto da sei settimane a tre mesi al
massimo) col metodo francese (da un anno a parecchi anni) sarebbe uno dei punti più
utili a trattare. Si fa perciò domanda di documenti statistici italiani , che permetteranno
di paragonare nelle loro particolarità i due metodi.
7. Fa d'uopo, dopo la guarigione del bambino, per completare l'opera degli ospizi
marini, e per evitare le recidive, e cosi pure il ritorno della diatesi trasformata in tu-
bercolosi all'epoca dell'adolescenza, di non restituire ^Ue abitazioni ed agli opifici che il
minor numero possibile delle loro vittime, e di cercare dei mezzi pratici di occuparne il
più gran numero nelle professioni marittime ed agricole.
Oratori inscritti: dott. G. Pini, direttore dell'Istituto dei Rachitici di Milano; dottor
D'Espine, professore ^i Patologia interna alla Facoltà medica di Ginevra.
OTTAVA QUESTIONE.
Baracche ospitaliere, — Dott. G. Julliard, professore di Clinica chirurgica all' Università
di Ginevra.
NONA QUESTIONE.
Deltinfeùone ospitaliera e particolarmente negli ospedali per bambini, — Dott. Oscar
Wyss, professore d'Igiene all'Università di Zurìgo.
CONCLUSIONI. .
Negli ospedali per bambini bisogna procurare d'applicare il più rigoroso isolamento e
nella misura più estesa per tutti i malati presi da malattie contagiose, per noa creare agli
spedali la riputazione d'essere focolai d'epidemia.
DECIMA QUESTIONE.
*
J^ojilassi della difterite, — Dott. H. Henrot, professore a Reims.
-rr 622 —
SETTIMA QUESTIONE.
Della putrefazione delle materie animali e dei prodotti che ne derìvamo» — Dott Armamd
Gautier.
OTTAVA QUESTIONE.
/ vantaggi e gli inconvenienti della permeabilità delle pareti negli enfici obitatL — EMILIA
Trélat, architetto, professore al Consenratorio d'Arti e Mestieri, direttore deOa
Scuola di Architettura.
NONA QUESTIONE.
Le ricerche meteorologiche e l'igiene, — Dott. Pagliani, professore d* Igiene all' Univer*
sita di Turino.
Quarta Sezione.
Igiene dell'infanzia. Igiene privata. Igiene veterinaria.
UFFICIO PROVVISORIO.
Presidente — Dott. Duval.
Vice-Presidenti — Prof. dott. Olivet; prof. dott. Pflììger (a Berna);;
A. BouviER, segretario dell* Istruzione pubblica; Henrv, veteiinazip
cantonale.
Segretari — Dott. Golay ; dott. Girard.
PRIMA QUESTIONE.
Deir influenza dei programmi scolastici sulla salute dei fanciulli, — Dott. H. KUBOU,'
professore di Fisiologia e di Igiene alla Scuola normale dello Stato, a Liegi, presi'
dente della Società reale di Medicina pubblica nel Belgio.
1. Prima dell'età di 6 o 7 anni l'educazione è intieramente intuitiva. La memorìatJ
siccome nel periodo seguente, ha una decisa prevalenza. Il bambino non deve essere ob* -
bligato ad alcuna disciplina scolastica, ed a fatica si può dare questo nome ai metodi:
educativi usati negli Asili d^ Infanzia, La sua salute non vi patisce altri attacchi che queOL ^
risultanti dal periodo di vita che attraversa. È l'età più favorevole per imparare colla leai-.
plice udizione le lingue straniere.
2. L'età d'entrata alla Scuola primaria deve essere fissata a 7 anni. I progressi de&e
facoltà intellettuali del fanciullo, messi in rapporto col suo sviluppo fisico, ci snggeriià
l'ordine successivo con cui dovranno venirgli insegnate le varie materie.
3. La Fisiologia e l' Igiene impongono all'educatore durante il periodo di vita dù
7 ai 13 o 14 anni del fanciullo, una trìplice direzione dello sviluppo armonico del coipOi
dello spinto e dei sentimenti. Qualunque programma educativo il quale trascurasse o prea-
desse in minima considerazione uno di questi elementi principali dell'organiaiasione nmaaa,
deve essere riputato insufficiente o pericoloso.
4. L'ossigeno è lo stimolante vitale delle funzioni del cervello. Non solo la forti.
— 623 —
l'energia e l'intelligenza sono tanto pi& Indebolite quanto il conti ibuto d'ossìgeno
l oeiirello, cioè d'aria pura trasmessa per la via dei polmoni h in minima quantità o qualità.
5. L*a KOTraeccitazione cerebrale prodotta dall'attenzione o da lavori troppo continuati
wsce, dopo un tempo variabile secondo la costituzione e l'età del fìmciullo, per produrre
no stato d'Miemia del cervello o dell'intiera economia animale.
6. Gli eflTettl dell'allettamento intellettuale, durante il perìodo in considerazione, sono
fuai sempre senza rimedio.
7. Il bisogno incessante ed accelerato d'ossigeno per la nutrizione di un cervello a
iBigo sollecitato e l'atto medesimo della sollecitazione, non possono compiersi che a danno
Idia nutrizione generale e colla perdita delle funzioni organiche.
8. Le siterazioni nell'azione vaso-motoria prodotte da questo movimento, finiscono
ftr produire l'anemia cerebrale ed alla perdita delle facoltà intellettuali; frequentemente
dl'sneinla ed alla clorosi; alla suscettibilità nervosa, alle nevrosi, specialmente alla corea,
e aèUe fanciulle, ad un difficile cominciamento della funzione catameniale.
9. n sedere a lungo sui banchi favorisce specialmente i depositi tubercolari alla som-
Mità dei polmoni.
10. Le esperienze instituite hanno dimostrato fisicamente come la sianchetsa intelUt'
itÈmle è in relazione colla debolezza della facoltà di distinguere delle piccole differenze psico-
, coir indebolimento della memoria e la comparsa di una sovraeccitazione psichica.
11. L'influenza patologica delle stagioni sul lavoro scolastico è dimostrata dal fatto
le affezioni infiammatorie febbrili si sviluppano di preferenza nei bambini e nei fan-
ciolfi durante i grandi calori di giugno e luglio, piuttosto che durante il mese d'agosto
epoca della cessazione delle scuole e del rallentamento degli studi.
13. Gli inconvenienti dei compiti da farsi a casa, dovrebbero bastare per farli abolire
;pcr gli scolari delle classi inferiori e ridurli a un'ora per gli altri.
13. Al di fuori del sonno, la bilancia delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale
e tenuta nel seguente rapporto: 7 e 8 anni, 4 ore di scuola, 9 di riposo ed
izio — 9 e IO anni, 506 ore di scuola, 8 o 9 di riposo ed esercizio — 11 e 12
i, 6 o 7 ore di scuola, 8 2/a a 9 >/a di riposo ed esercizio.
14. L'attenzione nella scuola non potendo essere mantenuta, al massimo, più di un'ora
per gli scolari più in età, ed il mezzo migliore per risvegliarla essendo l'esercizio,
necessario sospendere la scuola dopo questo spazio di tempo.
15. I giuochi e gli esercizi ginnastici costituiscono il mezzo più proprio per utilizzare
i riposi. Poiché non solo la ginnastica fortifica il sistema muscolare ed il sistema osseo
combatte quei difetti che risultano dall'atteggiamento della persona, ma fortifica il sistema
, infonde lo spirito di disciplina, la fermezza e la presenza di spirito. Essa h indi-
ile tanto alle fanciulle quanto ai fanciulli. £ un mezzo potente per combattere la
ita nervosa, le condizioni nevropatiche , clorosi e corea, la tendenza alla tisi, i
't^ai della scrofola, insomma tutti questi imminenti pericoli di malattie che affliggono di
^Diente i fanciulli delle scuole.
• La ginnastica genercile, educativa, non acrobatica, deve avere il suo posto nel programma
^Issdco, come materia obbligatoria.
Dae lezioni, di 15 minuti ciascuna, al giorno pei più giovani, una sola lezione di 25
alinoti per quelli di maggior età, sono bastanti per raggiungere lo scopo che si è proposto.
16. L'igiene della vista, dell'udito, delle facoltà estetiche, quella della voce, richiedono
the lo studio del canto e del disegno formino parte dell' insegnamento scolastico.
— r 622
SETTIMA QUESTIONE.
Della putrefattone delle materie animali e dei prodoiH che ne derhamo, — Dott AuiASD
Gautier.
OTTAVA QUESTIONE.
/ vantaggi e gli inconvenienti della permeabilità delle pareti negli edifici abitati, — Emilio
Trélat, architetto, professore al Coasenratorìo d'Arti e Mestieri, direttore ddla
Scuola di Architettura.
NONA QUESTIONE.
Le ricerche meteorologiche e l'igiene. — Dott. Pagliani, professore d* Igiene alT Uoirer^
sita di Torino.
Quarta Sezione.
Igiene dell'infanzia. Igiene privata. Igiene veterinaria.
UFFICIO PROVVISORIO.
Presidente — Dott. Duval.
Vice-Presidenti — Prof. dott. Olivet; prof. dott. Pflììger (a Berna);
A. BouviER, segretario dell'Istruzione pubblica; Henry, vetcrinirio
cantonale.
Segretari — Dott. Golay; dott. Girard.
PRIMA QUESTIONE.
Deir influenza dei programmi scolastici sulla salute dei fanciulli. — Dott. H. KUBOKK»
professore di Fisiologia e di Igiene alla Scuola normale dello Stato, a Liegi, presi-
dente della Società reale di Medicina pubblica nel Belgio.
1. Prima dell'età di 6 o 7 anni l'educazione ^ intieramente intuitiva. La memorii*
siccome nel perìodo seguente, ha una decisa prevalenza. Il bambino non deve essere ob-
bligato ad alcuna disciplina scolastica, ed a fatica si può dare questo nome ai metodi-
educativi usati negli Asili cTInfansia. La sua salute non vi patisce altri attacchi che quelli
risultanti dal periodo di vita che attraversa. E l'età più favorevole per imparare colla sem-
plice udizione le lingue straniere.
2. L'età d'entrata alla Scuola primaria deve essere fissata a 7 anni. I progressi delle
facoltà intellettuali del fanciullo, messi in rapporto col suo sviluppo fisico, d suggerirà
l'ordine successivo con cui dovranno venirgli insegnate le vane materie.
3. La Fisiologia e l' Igiene impongono all'educatore durante il perìodo di vita dai
7 ai 13 o 14 anni del fanciullo, una trìplice direzione dello sviluppo armonico del corpo,
dello spirìto e dei sentimenti. Qualunque programma educativo il quale trascurasse o pren-
desse in minima considerazione uno di questi elementi prìncipali dell'organizzazione nouna,
deve essere riputato insufficiente o pericoloso.
4. L'ossigeno è lo stimolante vitale delle funzioni del cervello. Non solo la forza.
— 625 —
10. n medico scoUstico deve misurare al principio di ciascun semestre gli scolari , ed
ieginare loro il posto secondo la relativa grandezza.
11. £gli dorrà determinare ciascun anno lo stato di rifrazione degli occhi di tutti gli
oUrì.
12. n medico scolastico dovrà diminuire il numero degli scolari nelle classi ove vi siano
» posti oscuri ; dovrà pure far cambiare tutti i banchi^leggì difettosi che possono esser
iosa di una positura dannosa per lo scolaro, come pure i libri sc^iéutìci mal stampati.
13. n medico scolastico ha il diritto di intervenire a tutte le lezioni ; egli deve visi-
one tutte le classi almeno una volta al mese durante l'insegnamento , ed osservare spe-
almente Y illuminazione, la ventilazione ed il riscaldamento dei locali, come pure la po-
tm degli scolari.
14. Egli dovrà essere consultato nella compilazione dei programmi di insegnamento.
15. Qualunque malattia contagiosa di uno scolaro deve essere notificata al medico sco-
■dco , il quale non concederà il permesso di ritornare alla scuola se non dopo essersi
BÌcnrmto lui stesso che ogni pericolo di contagio è scomparso e che gli oggetti dello
«laro (libri, scartafacci, vesti, ecc.) sono stati pienamente disinfettati.
t6. Quando la quarta parte degli scolari di una classe fosse attaccata da una malattia
Mìtagiosa, il medico deve ordinare la chiusura della classe.
17. Ciascun medico scolastico prenderà nota in un registro di tutti quei (atti che pos-
mo interessare l'Igiene della scuola, e particolarmente i cambiamenti osservati nella vista
egjU scolari. Questo registro verrà ogni anno consegnato al medico scolastico provinciale
er la relativa approvazione.
iS. I rapporti dei medici scolastici provinciali saranno mandati al medico scolastico su*
erìore, il quale pubblicherà ogni anno una Relazione generale sull'Igiene delle Scuole
i tatto il paese.
TERZA QUESTIONE.
iella cura delle malattie parassitiche della pelle come corollario della visita medica delle
scuole. — DotL J. Gibert, all'Havre.
QUARTA QUESTIONE.
itile eause che rendono i fanciulli difficili nella loro educazione, — Dott. J. De Skor-
', a S. Pietroburgo, privato insegnante di Psichiatria.
QUINTA QUESTIONE.
IcMtu osservaaioni sull'Igiene scolastica : A. Scuole del Cantone di Berna, — Dott. Pflì)-
GKR, professore d'Oftalmologia all'Università di Berna; — B. Scuole della città di
Jjosanna, — Dott. Joel, medico dell'Ospedale pei fanciulli a Losanna.
• SESTA QUESTIONE.
U£ deformoMiom del corpo durante il periodo scolastico, — Dott. Dally, di Parigi,
professore alla Scuola di Antropologia, socio della Commissione d'Igiene scolastica.
SETTIMA QUESTIONE.
orlassi ImtemoMionale della rabbia, — Dott. G. van Overbeek Db Meyer, professore
d'Igiene e di Medicina legale all'Università d'Utrecht.
40
— 626 —
CO^rCLUSIONI,
Per combattere efficacemente il propagarsi della rabbia bisogna:
1. Diminuire il più che sia possibile il numero dei cani vagabondi^ gravando i pa-
droni dei cani di una tassa abbastanza elevata e facendo uccidere tutti i cani non inscrìtti ;
questo provvedimento agevola la revisione, risparmia molte spese e diminuisce il numero
dei cani domestici non destinati al lavoro.
2. Rendere inoffensivo qualunque cane che si trovi in una strada pubblica, ndle
vetture od in altri mezzi pubblici di trasporto, e nei luoghi pubblici di adunanza col-
l'imporre l'obbligo del porto permanente d'un modello sicuro di museruola.
3. Separare subito e completamente qualunque cane arrabbiato o sospetto, che non
venga ucciso sul sito, colla proibizione assoluta di poterlo riprendere dopo la sua cattura ;
fare constatare la malattia da un veterinario o da un medico; indicare al pubblico il
luogo di cattura con un segnale; fissare la durata della cattura del cane sospetto a non
meno di quattro mesi; uccidere tosto il cane, la cui rabbia sia constatata; disinfettare nel
miglior modo possibile i luoghi infetti o sospetti ; raccomandare, per l'utile della persona
morsicata, di non uccidere subito il cane sospetto, ma di tenerlo separato ed in osserra-
zione, se è possibile.
4. Dare facoltà agli agenti di polizia di uccidere sul sito i cani in contravvenzione,
dei quali non possano impadronirsi senza correre il pericolo d'esser morsicati.
5. Dare facoltà a ciascuno di uccidere qualunque cane straniero che si trovi senza
museruola sul suo terreno.
6. Decretare tutti questi provvedimenti in un modo eguale ed in tutti i paesi
civilizzati, con una convenzione internazionale, permettendo: ci) una dispensa temporanea
e individuale del porto obbligatorio della museruola pei cani da pastore e da t^re\%^
fmchè non vi sia caso alcuno di rabbia nei dintorni; b) una diminuzione di tassa in fa-
vore di certe qualità di cani da lavoro.
OTTAVA QUESTIONE.
Eziologìa del moccio. — Galtier, professore di Polizia sanitaria alla Scuola veterinaria
di Lione.
NONA QUESTIONE.
Del latte di vacca come succedaneo del latte di donna, — Dott. Albrecht, di Neuchitd,
privato insegnante all'Università di Berna.
CONCLUSIONI,
1. Il latte di vacca fresco è il solo succedaneo del latte materno il quale possa essere
di un impiego generale nell'allattamento artificiale.
2. Qualunque prodotto ottenuto col latte, di qualunque provenienza e composizione
sia, non potrà che imperfettamente sostituire il latte di vacca fresco.
3. Quest'ultimo, per corrispondere ai bisogni dell'alimentazione dei bambini di tenera
età, deve essere di una composizione costante ed invariabile ne* suoi principii costitutivi
ed esente da qualunque alterazione.
4. Per giungere a questo risultato, è indispensabile l'adempiere certe Condixioni, jndiff**^
dalle mandre modello:
— 627 —
tf) La scelta scrupolosa delle Tacche;
^) Il foraggio secco;
r) Una buona igiene della stalla;
d) Le cure da aversi pel latte dopo la mungitura.
6. Il latte prodotto secondo questi precetti essendo da preferirsi, ma più costoso del-
l'ordinario, bisogna aiutare le famiglie povere a procurarselo.
7. Venne dimostrato dalla statistica come nelle località ove si trovano delle mandrc
«nodello, la mortalità dei bambini in tenera età è assai diminuita.
Quinta Sezione.
Demografia e Statistica sanitaria.
UFFICIO PROVVISORIO.
J^residenie — Kummer, di Berna;
\ Vice-Presidenti — Prof. De Candolle; prof. Dameth; prof. Kinkeun,
di Basilea; dott. Chervin, di Parigi ;
Segretari — Cussat; G. Cellérier.
PRIMA QUESTIONE.
Ji'a/ara e Untiti della Demografia, — KòRòsi, direttore dell' Ufficio comunale di Statistica
dì Biida-Pest.
SECONDA QUESTIONE.
jyp^amma per t insegnamento della Demografia, — Bertillon, professore alla Scuola di
Antropologia, capo della Statistica municipale della città di Parigi.
TERZA QUESTIONE.
J^issatione delle unita di tempo per la coordinazione dei lavori demografici. — KiNKELIN»
professore all'Università di Basilea, presidente della Società svizzera di Statistica.
QUARTA QUESTIONE.
Annuario demografico internazionale, — Dott. Chervin, direttore degli Annali di Demo-
grafìa di Parigi.
QUINTA QUESTIONE.
\-^taiistica delt emigrazione. — BODIO, direttore della Statistica nel Regno d'Italia, a
I Roma.
f SESTA QUESTIONE.
'Comstotamione medica delle morti. Mezzi e modi per generalizzarla e perfezionarla. —
Dott. LoTZ, di Basilea, socio della Commissione sanitaria federale.
SETTIMA QUESTIONE.
SulUiiinó di Statistica sanitaria eguale per tutte le nazioni, — Dott. Janssens, ispettore
capo del senrisio di sanità della città di Brusselles, direttore del BuUettino di Sta-
tistica sanitaria comparata.
— 626 —
CO^rCLUSIOh-L
Per combattere efficacemente il propagarsi della rabbia bisogna:
1. Diminuire il più che sia possibile il numero dei cani vagabondi^ gravando i pa-
droni dei cani di una tassa abbastanza elevata e facendo uccidere tutti i cani non imcrìtti ;
questo provvedimento agevola la revisione, rbparmia molte spese e diminuisce il numero
dei cani domestici non destinati al lavoro.
2. Rendere inoffensivo qualunque cane che si trovi in una strada pubblica, ndle
vetture od in altri mezzi pubblici di trasporto, e nei luoghi pubblici di adunanza col-
l'imporre l'obbligo del porto permanente d'un modello sicuro di museruola.
3. Separare subito e completamente qualunque cane arrabbiato o sospetto, che non
venga ucciso sul sito, colla proibizione assoluta di poterlo riprendere dopo la sua cattnn ;
fare constatare la malattia da un veterinario o da un medico; indicare al pubblico il
luogo di cattura con un segnale; fissare la durata della cattura del cane sospetto a non
meno di quattro mesi ; uccidere tosto il cane, la cui rabbia sia constatata ; disinfettare nel
miglior modo possibile i luoghi infetti o sospetti ; raccomandare, per l'utile della persona
morsicata, di non uccidere subito il cane sospetto, ma di tenerlo separato ed in osserva»
zione, se è possibile.
4. Dare facoltà agli agenti di polizia di uccidere sul sito i cani in contra^Teniione,
dei quali non possano impadronirsi senza correre il pericolo d'esser morsicati.
5. Dare facoltà a ciascuno di uccidere qualunque cane straniero che si trovi senza
museruola sul suo terreno.
6. Decretare tutti questi provvedimenti in un modo eguale ed in tutti i paesi
civilizzati, con una convenzione internazionale, permettendo: ci) una dispensa temporanea
e individuale del porto obbligatorio della museruola pei cani da pastore e da caccia,
finché non vi sia caso alcuno di rabbia nei dintorni; b) una diminuzione di tassa in fa-
vore di certe qualità di cani da lavoro.
OTTAVA QUESTIONE.
Eziologia del moccio. — Galtier, professore di Polizia sanitaria alla Scuola veterinaria
di Lione.
NONA QUESTIONE.
Del latte di vacca come succedaneo del latte di donna, — Dott. Albrecht, di Neuchfitcl,
privato insegnante all'Università di Berna.
CONCLUSIOÌ^I,
1. Il latte di vacca fresco è il solo succedaneo del latte materno il quale possa essere
di un impiego generale nell'allattamento artificiale.
2. Qualunque prodotto ottenuto col latte, di qualunque provenienza e composizione
sia, non potrà che imperfettamente sostituire il latte di vacca fresco.
3. Quest'ultimo, per corrispondere ai bisogni dell'alimentazione dei bambini di tenera
età, deve essere di una composizione costante ed invariabile ne' suoi principii costitutivi
ed esente da qualunque alterazione.
4. Per giungere a questo risultato, è indispensabile l'adempiere certe condizioni, indicate
dalle mandre modello:
I
— 627 —
tt) La scelta scrupolosa delle vacche;
^) Il foraggio secco;
r) Una buona igiene della stalla;
if) Le cure da aversi pel latte dopo la mungitura.
6. 11 latte prodotto secondo questi precetti essendo da preferirsi, ma più costoso del-
Drdinario, bisogna aiutare le famiglie povere a procurarselo.
7. Venne dimostrato dalla statistica come nelle località ove si trovano delle mandre
lodello, la mortalità dei bambini in tenera età è assai diminuita.
Quinta Sezione.
Demografia e Statistica sanitaria.
UFFICIO PROVVISORIO.
J^residente — Kummer, di Berna;
VkC'Fresidenti — Prof. De Candolle; prof. Dameth; prof. Kinkelin,
di Basilea; dott. Chervin, di Parigi ;
Segretari — Cussat ; G. Cellérier.
PRIMA QUESTIONE.
Xatura e limiti della Demografia. — KòRòsi, direttore dell'Ufficio comunale di Statistica
di Biida-Pest.
SECONDA QUESTIONE.
•Programma per l'insegnamento della Demografia, — Bertillon, professore alla Scuola di
Antropologia, capo della Statistica municipale della città di Parigi.
TERZA QUESTIONE.
Pissatióne delle unità di tempo per la coordinazione dei lavori demografici. — KiNKELIN,
professore all'Università di Basilea, presidente della Società svizzera di Statistica.
QUARTA QUESTIONE.
Annuario demografico internazionale, — Dott. Chervin, direttore degli Annali di Demo-
grafìa di Parigi.
QUINTA QUESTIONE.
Statistica dell* emigrazione, — BoDio, direttore della Statistica nel Regno d'Italia, a
Roma.
SESTA QUESTIONE.
Constatazione medica delle morti. Mezzi e modi per generalizzarla e perfezionarla, —
Dott. LoTZy di Basilea, socio della Commissione sanitaria federale.
SETTIMA QUESTIONE.
Bullettino di Statistica sanitaria eguale per tutte le nazioni, — Dott. Janssens, ispettore
capo del servizio di sanità della città di Brusselles, direttore del Bullettino di Sta-
tistica sanitaria comparata.
— 6^8 —
OTTAVA QUESTIONE.
La mortalità in Svizura: A. Tabella della mortalità generale; — B. Mortalità seconda
le arti e mestieri, — Kummer, direttore dell' Ufficio federale di Statistica, a Berna,
NONA QUESTIONE.
Calcolo di mortalità sulle morti nella prima infanzia, — DURRKR, revisore dell' Uffido^
Federale di Statistica a Berna.
DECIMA QUESTIONE.
Del movimento della popolazione in relazione col prezzo dei viveri, — HuBER, direttore
deirUfficio cantonale di Statistica a Zurigo, e MUhlemann, direttore dell'Ufficio can*
tonale di Statistica a Berna.'
UNDICESIMA QUESTIONE.
Dello spoglio uniforme dei dati forniti dai censimenti della popolazioni, — Kòrosi, d
Buda-Pest.
DODICESIMA QUESTIONE.
Dei figli illegittimi in Svizzera, — Dott. Ladame, direttore dell'Orfanotrofio cantonale fc
Dombresson, presso Neuchàtel.
La Società spagnUOla d'Igiene. — Il giorno 23 dello scorso aprile fu con grande
solennità celebrata l'inaugurazione della Società spagnuola d'Igiene nel magnifico salone
del Paraninfo alla Universidad Central.
Erano state invitate le alte Autorità politiche, consultive, scientifiche e più partioo*
larmente medici, letterati ed amministratori.
Al tocco aprironsi le porte del Paraninfo, che si andò riempiendo senza interruzione,
si che vedevansi le molte centinaia di sedie occupate da un pubblico scéltissimo e ds
una rispettabile maggioranza di distinte signore. Erano presenti i ministri dell' intemo e
del commercio, il direttore della pubblica istruzione.
Alle due meno un quarto Ai annunciato l'arrivo di S. M., che si presentò in fona
officiale, con accompagnamento della sua Corte. Fu ricevuto dai detti ministri e dai s
gnori Mendez Alvaro, Munoz de Luna, Benavente Aldecoa, e dagli altri individui pl^|
senti della Giunta direttiva che l'accompagnarono fino al banco della Presidenza, mea&t
echeggiavano nella gran sala le note della marcia reale.
II sig. Cortezo, segretario nel perìodo di formazione della Società, fece nd suo di^j
scorso una rapida esposizione di ciò che rappresenta la Società d'Igiene, degli elemeoti
che deve possedere e delle sue aspirazioni.
In seguito passò a leggere il suo discorso il dott. Francesco Mendez Alvaro, che
fu giudicato un lavoro coscienzioso, di una brillante erudizione e di pensamenti profondi;
essendo poi stato letto per una quarta o quinta parte lasciò negli uditori un vivisàmo
desiderio dell'intiera lettura.
Levossi in seguito S. M. il Re e con esso tutto il suo seguito, i soci ohe sedevano •(
banco della Presidenza fino alle rispettabili signore delle ultime file di sedie, e con molta
sicurezza di frase, intonazione e mimica di oratore, accennò ai fini patrìottiei della Società.
— 629 —
Essendo questo il primo discorso che sia stato pronunciato da un sovrano sull'alta
•missione sociale della Igiene pubblica, ne riportiamo qui per intiero la versione italiana*
« Signori, mi alzo unicamente per rendere grazie al signor Don Carlo Maria Cortezo
per la Memoria che fini di leggere rispetto all'origine ed oggetto benefico e patriottico
di questa Società, e per lodare parimente il discorso letto dal presidente Don Francesco
Mendez Alvaro, al quale debbo manifestare i sensi della mia profonda gratitudine per le
benevoli frasi, quantunque immeritate, che mi ha indirizzato, e dire con quanto interesse
ho udito dalle sue labbra la storia e Tutilità dell'Igiene pubblica e l'entusiasmo con cui
egli accolse l'oggetto di questa Associazione, le grandi migliorie che si propone realizzare
nel nostro paese, le indispensabili riforme che la salute pubblica esige, e l'appoggio
infine che reclama da tutti i buoni spagnuoli che possono prestarlo, e che, a non dubitare,
lutti senza eccezione lo daremo di completa buona fede e pieno di patrio amore.
< Già l'ho udito a dire, signori: non si tratta di procurarsi egoisticamente l'allevia*
mento delle sofferenze individuali; si tratta dello sviluppo della ricchezza pubblica; si
tratta di migliorare la nostra società, migliorando la costituzione di ciascuno degli indi-
vidui che la compongono; si tratta, infine, di procurare per quanto è possibile la supe-
riorità fisica della nostra razza, che potrà produrre in tal modo soldati più robusti per la
difesa della nostra bandiera , e lavoratori più utili ed intelligenti, a non dubitarne, per
contribuire allo sviluppo ed ingrandimento della nostra industria e della nostra agricoltura.
< Il giorno in cui tutte le nostre classi agiate comprenderanno che sono venute a
questo mondo per compiere grandi doveri, e che il principale di tutti è l'aver cura di
-cotesto eroe anonimo, che col sudore del suo viso è il primo a contribuire all'ingrandi-
mento e prosperità della patria, — che è il primo elemento per innalzare alla realizza-
j:ione pratica le grandi idee dell'intelligenza umana, delle scienze e delle arti; il giorno
«he cotesto giovine, che cotesto lavoratore — che è sempre grato — a dispetto di tutti
quelli che lo accarezzano con idee e con predicazioni utopistiche, che sarebbero la sua
disgrazia, la sua rovina, la sua morte, la sua fine, comprenderà i suoi doveri, questo
giorno, ripeto, il lavoratore benedirà gli sforzi che s'impiegano nel migliorare la sua
salute e il suo benessere.
« Quanto angoscioso non è egli il contemplare il quadro che offrono cotesti esseri,
•qualunque sia la classe cui appartengono , che portano l' impronta di una vecchiaia pre-
.matura, quando appena sono usciti dall'adolescenza, senza avere attraversato l'età virile,
questa età in cui giunto all'apogeo lo spirito, deve ogni cittadino impiegarlo nel bene
•della sua patria! Quanto triste è il vedere questa traccia nelle classi agiate, talvolta per
l'apatia di cui parlava il sig. Cortezo, tal fiata per confondere l'igiene col sibarìtismo,
•tal fiata per l'incapacità verso i rudi combattimenti del mondo moderno, e vederla pari-
mente nei popoli pel mancare dei mezzi indispei\;sabili alla vita, pel nascere e vivere nei
luoghi meno salubri alle popolazioni, in cui si trovano agglomerate numerose famiglie,
•enza giardini, senza piante che loro misurino l'ossigeno indispensabile alla vita, e man-
cando la madre degli alimenti necessari per allevare i suoi figli robusti ed avendo il
loro padre costantemente respirato nell'ambiente mortifero, per mancanza di ventilazione,
saturato di nitrogeno e di acido carbonico, nelle fabbriche e nelle officine in cui si lavorai
« A lato di questo quadro, cosi commovente, troviamo pure i mezzi di cui dispone
-la Spagna per sovvenire a cotesta mancanza d'igiene, alla quale, tal fiata, si possono
attribuire altri mali di maggiore importanza. Ed allora avanzeremo a passo sicuro.
« L'iniziativa di questa Associazione troverà mezzi sufficienti per opporsi a tali pe-
irìcoh ed elevarsi alla gloria che produce la realizzazione di tutto l'ideale.
— 630 —
« Bella h per altra patte la muaione di chi dedica tutte le soe vc^fic a
e mì^ioraie la salate degli tpagnooli, perchè possano con maggìoie euefgia e
degli altri popoli d'Europa, dedicarsi al lavoro, e grazie al medesimo^ auiwaie ad
più prosperi che nian altro. LaTorìamo tutti senza posa sa questa TÌa : io sapplìeo i
Kpagnaoli che cosi agiscano entro la loro sfera d'azione, delle loro funglìe, coi loro
figli; che io, da parte mia, ecciterò sempre il Governo ed i Mmicipl petchè veglilo
senza riposo per la salute ed il benessere della grande famiglia spagnoc^ »
11 discorso fu più volte interrotto da applausi e seguito alla fine da calatoie
acclamazioni.
Noi diamo il benvenuto alla Società d'Igiene di Spagna die sorti i sooi natali sotto
regali auspici. Se la nobile nazione spagnuola, guidata da suoi valenti igienisti che ao*
rono il festeggiato sodalìzio, ascolterà la voce del suo Re, di lavorare in masn nel
campo dell'Igiene, dessa vedrà sorgere in breve un'era novella di forza, di attività e di
ricchezza (A/ Si^/c Mèdico^ 30 aprile 1882).
La Vaooinaadone obbligatoria ìb Svizzera. — La giornata andò ^sdlìta. La legge
Svizzera sull'obbligatorietà della vaccinazione, sottoposta al verdetto popolare domeaica
30 luglio p. p., ebbe 62,554 voti favorevoli, e 225,730 contrari, con circa 250,000 astensiaBi.
'l'ale risultato si deve al grave errore di sottoporre al giudizio popolare questioni scteo-
tifiche. Il partito ultramontano fece della questione vaccinica una questione politica e di
partito, e per far dispetto al Consiglio Federale (Ministero) che talvolta lo tiene in fieno,
in gran parte dei Cantoni votò contro la legge. L'apatìa, e fors' anche la contrarietà dd
yityAfi alle leggi sanitarie specialmente quando non vede vicino il pericolo; il veesieste
t-A \ut\r.Ur\-kf3 agitarsi della microscopica ma attivissima Lega antivaccinica han fatto si, che
ta provvida legge sia stata a grandissima maggioranza rejetta, ad onta che la più gran
parte dei medici svizzeri la favorisse. Forse può aver contribuito in parte a questo rinl-
lato anche il modo un po' draconiano con cui la legge si volle imporre, e le soverdiie
e sproporzionate penalità che si misero a tutela della stessa (multa sino a L. 2,000, e
prigionia).
Gli avversari della vaccinazione non hanno risparmiato, né fatiche, né spese, né violenza
del linguaggio, per toccare il loro scopo e ci sono riusciti.
A fronte di questo voto però, la scienza sta tranquilla al suo posto, ed il responso pò-
|x>larc sortito dalle urne del 30 luglio in Svizzera, non varrà mai a distruggere H lin-
guaggio dei fatti, e i resultati di un'esperienza quasi secolare.
La Società Italiana anche in questa circostanza non ha mancato al proprio dovere, e
qualunque sia stato il resultato del voto, le sue deliberazioni (Vedi pag. 647-53) hanno
il^vantaggio di essere conformi alle tradizioni scientifiche e di avere avuto il plauso delle
persone competenti in materia.
•
L'igiene dei lavoratori della terra ed il Consiglio proyinoiale di IDlano. — Neii&
Seduta del 29 giugno p. p. il Consiglio Provinciale di Milano adottava a grande maggio'
ranza le seguenti deliberazioni:
I. Che a cura dell'onorevole Deputazione provinciale e in concorso del Consiglio
sanitario provinciale siano provocate dalle Autorità comunali le misure e le nonne pia
«opportune a regolare nell'interesse della pubblica alimentazione ed igiene la coltirasoi^
del grano turco quarantino ;
— 631 —
IL Che a cura ddrooortvole DepuUiione provUoMle sia pcoiaosM presto le Ani-
miUtstrazioiii di Opere Pie da esse tiitelate> sui fondi tarali di proporicti delle stesse Fie
Opere, l'attuazione dei proTredimeiiti pi& idonei a combattere la pellagra nelle sue caase
e in particolare siano introdotti degli essiccatoi e dei forai cooperativi ;
III. Che a cura dell'onorevole Deputazione provinciale siano provocate dalle Auto-
rità comunali e di pubblica sicurezza le misure di vigilanza più opportune a impedire lo
spaccio e la distribuzione di sostanze alimentari cosi avariate da rendersi pericolose alla
pubblica salute;
IV. Che sui fondi disponibili dell'Esercizio l8Si2 sia stanziata la somma di lire tren-
tamila, da essere a cura dell'onorevole Deputazione provinciale erogata all'uopo d'incorag-
giare e favorire nel territorio della Provincia la fondazione di essiccatoi e di forni coope-
rativi dovunque ne sia più sentita la necessità, non meno che sul grave problema della
cura dei pellagrosi, avuto particolarmente riguardo all'eventuale fondazione di speciali Isti-
tuti sanitari, cui potessero concorrere le forze delle già esistenti Opere di pubblica pre-
videnza e mutualità;
V. Che entro il prossimo anno sia presentata, a cura dell'onorevole Deputazione
provinciale, una circostanziata relazione sui provvedimenti adottati o promossi, sugli ul-
teriori bisogni dell'igiene rurale, e sui mezzi di provvedervi.
Croee Boisa Italiana. — n Governo del Re è stato autorizzato dalla Camera dei De-
putati e dal Senato a concedere la personalità giuridica alla Società della Croce Rossa
Italiana ed altri privilegi inerenti all'alta missione che la Società deve compiere nello
Stato, e a fine di pubblico e generale interesse.
Di quale e quanta importanza sarà per l'avvenire della Croce Rossa Italiana il con-
seguimento della personalità giuridica, h difficile il misurarlo. Abbiamo fatto un gran
passo. Il pensiero di Dunant e dei congregati di Ginevra si fece larga strada nella coscienza
pubblica in Europa e divenne l'ideale di molti animi eletti e di grandi filantropi. Tutto
ciò non bastava. La Croce Rossa era destinata a prender posto fra le Istituzioni dello Statol
Le Società di Soccorso ai malati e feriti in guerra sorsero ovunque per iniziativa
privata, ma pur troppo senza leggi e senza misura. Fu solamente dopo la guerra del 1866,
e più ancora dopo quella del 1 870-71, che la questione dei soccorsi ai feriti s' impose
imperiosamente ai Governi degli Stati che mantengono grandi eserciti.
In Italia si imprese ad organizzare la Croce Rossa nel momento appunto in cui la
questione dei soccorsi ai feriti in guerra si agitava ovunque, e la Croce Rossa entra nel-
l'orbita delle Istituzioni Militari.
I più forti Governi l'hanno già di fatto circondata di tutti quei privilegi, tutele e
sostegni che solo possono assicurarne in modo stabile ed efficace la benefica missione
presso le armate.
Ecco ora le parole del progetto di legge quale fu approvato dalla Camera dei De-
putati nella Seduta del 24 marzo 1882:
« Il Governo del Re è autorizzato ad erigere in corpo morale l'Associazione Italiana
della Croce Rossa, rappresentata dal Comitato Centrale residente in Roma, e costituitasi
in seguito alle deliberazioni della Conferenza Intemazionale di Ginevra 26-29 ottobre
1863, e di dispensarla dalla tutela ordinaria delle Op^re Pie, assoggettandola all'unica
tutela e sorveglianza dei Ministri della Guerra e della Marina, ai quali appi^tterrà di ap-
provarne lo Statuto. >
— 632 —
e Alla detta Associazione Italiana della Croce Rossa il Governo del Re potrìL con-
cedere Taso esclusivo dei distintivi e titoli che sono previsti dall'art. 7 della Conveniioae
Internazionale di Ginevra 22 agosto 1864 e potrà pure, in tempo di guerra, accordarle
l'uso delle poste, dei telegrafi e delle ferrovie dello Stato, come faciente parte dell'esercito. »
Emergono chiaramente dal contesto di questa legge gl'immensi vantaggi che ne
ritrarrà la Croce Rossa Italiana :
Avrà una posizione giuridica nello Stato.
I.a sua unità sarà assicurata anche per l'avvenire.
Farà parte dell'Esercito in tempo di guerra.
La sua bandiera e i distintivi saranno sotto la tutela delle leggi e della fede pubblica.
L'Italia sarà la prima ad avere una legge speciale per provvedere alla seria costitu-
zione della Croce Rossa, ed a sanzionare i diritti ed i doveri che emanano dall'articolo 7
della Convenzione Intemazionale di Ginevra del 22 agosto 1864.
Il secondo comma della nuova legge avrà poi per effetto di far entrare nella coscienza
pubblica la persuasione: che tradirebbe la buona fede nazionale, a danno dei cittadioi
malati e feriti in guerra, chiunque usasse i distintivi della Croce Rossa per la momentanea
tutela di particolari interessa
Altri Stati lasciarono sorgere molteplici Società di soccorso ai feriti in guerra, come
fossero opere isolate di beneficenza, senza tenere giusto conto delle deliberazioni stipulate
a Ginevra, le quali stabiliscono l'assoluta unità della Croce Rossa in ciascuno Stato.
Essi hanno poi dovuto con fatica, e non senza turbamenti, e imperfezioni nella com-
pagine organica delle loro Società di soccorso, procurarne l'unificazione e coordinarne
l'azione a quella delle armate.
La Croce Rossa Italiana che mantenne sempre la sua unità, serbando fede inconcussa
al patto intemazionale di Ginevra del 1863 ha ora con la legge Baratieri prevenuti i pe-
ricoli di divisione per l'avvenire ; ed ha fatto anche di più, poiché per iniziativa dell'ono-
revole Presidente del Consiglio, che nella Seduta del 21 marzo rappresentava anche il
Ministro della Guerra, e per volontà della Camera elettiva, furono introdotte ed approvate
nella legge le parole « come faciente parte delt Esercito ».
Con questo, il Governo del Re, troncate d'un tratto le incertezze che hanno regnato
quasi fino ad oggi, e affermando il largo concetto che informò le deliberazioni della
Conferenza Intemazionale di Ginevra, si è messo francamente sulla via indicata dall'espe-
rienza e dalla nuova scienza militare, confermando il principio : che sul teatro della guerra
è incompatibile ogni elemento, che non faccia parte integrale dell'Esercito, o ne dipenda
in modo assoluto.
Con la legge per la Croce Rossa, e particolarmente per il secondo comma, si è latto
un primo passo verso le invocate leggi della guerra, che il diritto intemazionale redama.
ed è raggiunto l'ideale che il Comitato Centrale, fino dal principio dei suoi lavori, si era
proposto, e pel quale ha combattuto alacremente.
La Croce Rossa Italiana ha ora fermata la base del suo programma.
Conseguenza della legge sarà la riforma dello Statuto ; e il Comitato già si occupa
di questo, preparando un progetto di riforme da sottoporre alla sanzione dei Ministri della
Guerra e della Marina.
Del resto noi con questo non faremo niente più che applicare i prìncipi che di nostra
iniziativa ci eravamo imposti con gli articoli 16 e 19 dell'attuale nostro Statuto.
Assai grave è il compito che ora incombe sopra di noi, ma se non sono ancora
— 633 —
f>arì ad esso le nostre forze economiche, lo è la nostra ferma volontà di sostener la lotta
« di vìncere.
Compiata oramai la prima parte del suo programma , il Comitato ha già votati i
provvedimenti e tracciata al Consiglio la linea da percorrere per adempiere ai suoi nnovi
impegni.
Per riuscire, bisogna : accrescere le rendite ed acquistare una forte posizione finan-
ziaria ; organizzare i soccorsi in tutto il Regno ; preparare i quadri del personale sanitario.
Intanto abbiamo ragione di credere che il Ministero della Guerra abbia intenzione
di attribuire alla Croce Rossa alcuni determinati incarichi , e che sarebbero probabilmente
quelli annunziati dall'onor. Baratieri, nella relazione che precede il progetto di legge, cioè :
i.^ Fornire il personale pel trasporto dei malati e feriti dall'interno della zona delle
tappe agli ospedali esistenti nella zona stessa o all'interno del paese ;
2.^ Somministrare medici ed infermieri agli ospedali che sorgeranno presso le stazioni
ferroviarie e sostituire in parte il personale negli ospedali da campo, specie se da mobili
la ragione dell'allontanarsi delle operazioni, divenissero stabili;
3.^ Fondare propri ospedali fissi, di preferenza nelle piazze forti, e costituire depositi
•di convalescenza;
4.^ Raccogliere e distribuire i doni somministrati dalla carità cittadina a prò' degli
ammalati e dei feriti ; istituire uffici di corrispondenza per dare notizia dei malati e feriti
alle loro famiglie ;
5.^ Formare coi suoi mezzi treni-ospedali , assumendone il servizio secondo i bisogni
•e le circostanze ;
6P Inviare pure al teatro delle operazioni speciali ambulanze, naturalmente annesse,
dirette e dipendenti dalla autorità medica militare rispettiva.
Xitruiloai contro la diffusione di morbi oontagiosi fra i bambini.
I.^ La difterite e la scarlattina specialmente sono malattie contagiose che colpiscono
•ed attaccano specialmente l'età infantile, e tanto più sono pericolose quanto più giovine
è l'individuo. Possibilmente quindi devesi collocare l'ammalato in camera separata e ben
ventilata assistito da persone che non abbiano contatto con altri membri della famiglia,
od almeno assai di rado.
Deve assolutamente interdirsi la visita agli ammalati, o il vedere i morti.
11.^ Fratelli e sorelle degli ammalati non devono frequentare la scuola, se non siano
questi ultimi perfettamente separati, il che deve essere dichiarato con certificato medico.
m.^ Qualora non sia possibile l'isolamento in camera separata, si dovrà quella dove
sta il piccolo paziente, tenerla ben ventilata, aprendo le finestre, imperocché la materia
-contagiosa emana continuamente dai corpi, sia dalla cute che per esalazione, e quindi
-quanto meno spesso si rinnova l'aria tanta più materia si accumula nell'ambiente.
La stanza, il corpo dell'ammalato, la biancheria saran tenute con estrema pulizia. Si
laveranno giornalmente la faccia e le mani. La biancheria che si cambia non dev* essere
esposta. Gli ammalati si terranno moderatamente caldi e non si deve obbligarli a sudare.
La materia contagiosa si trova anche negli spurghi del naso e della tosse; devono
quindi raccogliersi in recipienti appositi contenenti dell'acqua fenicata uno per cento. Si
.potranno anche astergere con pannilini, sovra dei quali si verserà la detta soluzione, e
.aiano lavati a parte.
Loochè sia detto anche per le biancherie del corpo e del letto, da lavarsi poi con li-
— 634 —
scÌTÌa bollente subito lerate, e da non tenersi colla biancheria degli altri nenbn dcUa
famiglia.
IV.^ Fanciulli che abbiane soflerto o che siano inclini a sofTrire mali di bocca, deW
l'esofago, delle tonsille, del naso (raffreddorì) sono specialmente esposti a contrarre k dtfie>
rite e perciò su tali malattie ritenute di poco rilievo, fa d'uopo fare speciale ossenraaionc.
V.^ Avuto un esito la malattia, tutto quanto servi all' ammalato si atre lavare con
acqua bollente, suffumigare per varie ore i vestiti avuti in principio del male» e ciò deotro
un cassone vuoto, dove ci abbia una scodella da cui si sviluppi del cloro, o vapore di loUb.
I letti di legno, i pavimenti sono da lavarsi con acqua di cloruro di calce (i KiL per
ettolitro) ovvero con liscivia bollente.
La camera prima che venga riabilitata, bisognerà ventilarla per lungo tempo.
Nei casi gravi si raccomanda di rinnovare l'intonaco delle pareti*
VI.^ I fanciulli risanati devono prendere possibilmente un bagno, vestire biancheria
ed indumenti netti.
II medico deciderà quando potranno rientrare in famiglia ed alla scuola. — (Z' //;ììm^
Infantile),
Cadaveri adoperati nelle Sonole anatomiohe di Parigi. — 10,114 cadaveri nei
triennio 1878- 1880 sono stati adoperati per gli studi anatomici nella scuola pratica e nel-
l'anfiteatro Clamart : e quantunque nell'ultimo anno la somma (3666) sia stata minofe del
1879 (374^)1 nondimeno quella è d'un terzo superiore alla somma del primo anno (2730). II
dott. Boumeville, che riferiva questo fatto al Consiglio municipale di Parigi, otteneva fosse
rinnovato il voto d'incenerire gli avanzi dei cadaveri che hanno servito agli stndt anato-
mici, con che sarebbesi fatto il primo passo sulla via d'un provvedimento che almeno £a-
cullati vamente, dice la Gautte medicale de Paris (N. io) dovrebbesi concedere. Tanta ab-
bondanza di mezzi per lo studio anatomico per singolare contrasto ci conduce a peniaxe,
dice il prof. A. Corradi, a' tempi del Vesalio, quando cio^ il grande anatomico per poter
comodamente aprire cadaveri era costretto a passare in Italia, che a Parigi l'anatomin era
per una parte chiassosa palestra di futili questioni, per l' altra non più che un rozzo h-
cerare di carni, una specie di macello, sicché dei visceri non altro vedevasi che quanto-
li ventre sconciamente aperto lasciava scorgere. E a quali pericoli e molestie non andava
egli incontro per pur avere un cadavere?
Ed avutolo quanta fatica, quanto indefesso lavoro per trame il maggior frutto possi-
bile ! A Pisa invece quando i cadaveri mancavano, li riceveva da Firenze e lo stesso Duca
Cosimo I.^ glieli mandava per barca valendosi dell'Arno.
Colonie marine. — Il dott. G. Pavesio di Torino ha avuto la bella idea di fondare
per la classe agiata un Istituto per bagni marini, ove condurre colonie di bambini dai <>
ai 12 anni e di bambine dai 6 ai 18, in squadre separate, sotto la continua e diretta
sorveglianza di un medico.
A tale intento ha scelto una villa in amena e ridente posizione appena fuori la città
di Savona con spiaggia sabbiosa e sicura, con ombroso e ampio giardino. Torino, Milano
ed Alessandria saranno i centri di riunione delle Colonie in partenza e di ritorno. \jx
permanenza al mare non sarà minore di 20 giorni. La quota giornaliera di L. 5, tutto
compreso, senza eccezione alcuna , meno il viaggio. L' apertura della stagione balnemria
verso il 25 giugno.
— 635 —
A» flUkUttU ICOmparM. — È noto come a San Remo 1' Ordine dei Ss. Manrisio e
Lttaro avene fondato un Leprosario, cioè un apposito Ospedale pei Leprosi che abbon-
dnaao sulla ligure riviera. Quell'Ospedale speciale, l'unico forse nel mondo, era visitato
à tutti quelli che si recavano a S. Remo.
Ora lo si chiude, e scompare.
L'onorevole Correnti, primo segretario dell'Ordine Mauriziano e il barone Cova, primo
■(fidale, stabilirono le basi per cedere al Municipio di San Remo il Leprosario, valutato
I Uie 300,000. n Municipio in compenso del vasto locale manterrà venti letti per la cura
ed leprosi, quando la malattia ritornasse a comparire.
I motivi che consigliarono l'Ordine a fare la cessione sono due: i.^ Il numero dei
leprosi andò talmente diminuendo, che ora non ve n' è più alcuno ; 2.^ La cessione of-
fre all'Ordine il mezzo di destinare all'Ospedale, che sta per erigere in Torino, la rendita
nnnia di lire 26,000 della commenda di Montenero, che nel 1848 Carlo Alberto desti-
un alla manutenzione del Leprosario. — {Gatteiia digli Ospedali),
Un'epldomia di oholera nostrale dietro raso di acque putride. — L'influenza no-
àn di un'acqua potabile corrotta sull'organismo umano, già prima generalmente ricono<>
Anta ed ultimamente messa in dubbio da alcune autorità, come Pettenkofer, Dodel-Port,
▼iene comprovata dalla seguente osservazione dall'autore. Nei primi giorni del gennaio 1876
in Hilver, nello spazio di 1-2 settimane, ammalarono circa 60 persone di copiosissima
teea coi caratteri di acqua di riso, con vomiti, dolori colici al ventre. La durata e l'in-
tesiità dell'affezione fu assai varia; giacché molti malati guarirono dopo otto giorni dt
diurea abbondante che li disturbò ben poco dalle loro occupazioni, molti ammalarono
tan gravemente e dovettero restare in letto ed in cura da 3 a 4 settimane. La malattia
bcolse quasi tutti gl'inquilini di 14 case, che attingevano 1' acqua da un pozzo in cui si
potè riconoscere la presenza di prodotti di putrefazione, e dopo svuotato scoprirvi alcune
fiaccature attraverso cui filtravano i prodotti putridi provenienti da un letamaio posto in
vicinanza del pozzo.
Dietro consiglio del dott. Goutermann si chiuse il pozzo, si traslocò il letamaio e
^ presto l'epidemìa cessò d'estendersi. Il fatto più sorprendente fu, che rimasero inte>
mwnte risparmiati tutti gli inquilini delle case che non attingevano l'acqua dal detto
pouo, sebbene queste si trovassero frammezzo a quelle infette, e gl'inquilini di quelle
tTcssero stretti rapporti e comunicazioni cogli inquilini delle case infette. In questo caso
^lÙBdi l'agente infettivo non si deve cercare nell'inalazione di prodotti di putrefazione
ielle deiezioni come si deve spesso ammettere che avvenga per la dissenteria, pel tifo^
"^ bensì nell'uso dell'acqua potabile infetta. — (Gazzetta degli Ospedali),
BittaamentO delle caserme con acido solforoso. — Questo metodo di risanamento
^"Bnne testé adottato dall'Amministrazione militare francese, emanando apposita istruziotte
'^lamentare.
In questa venne prescritto la disinfezione coll'acido solforoso sia praticata per tutti
SH oggetti di corredo, di biancheria, deg)i arnesi da letto che hanno appartenuto a sol-
^ Itati affetti da malattie contagiose o da febbre tifoidea, nonché per i locali delle ca»
'^nae e degli ospedali militari.
Gli oggetti di vestiario e di arredamento dovranno innanzi tutto essere prontamente
^^portati dalle infermerie o dalle camerate evitando di sbatterli all' aria libera e riposti
— 636 —
nella camera di disinfezione, la quale dovrà trovarsi in un sito appartato, ed avere le
imposte della porta e della finestra e gli sportelli a vetri disposti in modo da potersi
aprire dall'esterno.
Durante la disinfezione le dette imposte dovranno essere ben chiuse riempiendone le
commessure con stoppa, o ricoprendole con strisce di carta incollatevi sopra.
Nella stessa istruzione si prescrive di porre lo zolfo in recipienti di terra aventi da
1 5 a 20 cent, di diametro e 4 cent, al più di profondità e di ripartirlo in modo che cii*
scuno ne contenga non più di 250 gr. Il numero dei recipienti deve essere determinato ia
base al dato che occorrono non oltre 30 gr., né meno di 20 gr., di zolfo per metro cubo
dell'ambiente di fumigazione. Questi recipienti saranno distribuiti egualmente su tutti la
superficie del pavimento, e se questo è in tavolato, si porrà sotto a quelli uno strato di
25 cent, di sabbia. Per l'accensione dello zolfo occorrono almeno due uomini; questi avranno
l'avvertenza d'incominciare dai recipienti più lontani dalla uscita e di ritirarsi prontamente
per non respirare i dannosi vapori dell'acido solforoso.
Gli oggetti di biancheria, le vestimento, gli arnesi da letto sottoposti alla fumigazione,
saranno sospesi su corde disposte attraverso alla camera assegnata per tale ufficio, co-
rando di sovrapporre un oggetto ad un altro.
La durata della disinfezione sarà di 24 ore, a meno che gli oggetti corrano risdùo
■di alterarsi ; dopo di che saranno dati al bucato o deposti all'aria libera per 203 gionl
Per ultimo, in quella istruzione si avverte che, compiuta la fumigazione, e prima di en-
trare nella camera si dovrà provvedere per la sua ventilazione almeno per un' ora, scIiìb-
dendo dall'esterno le aperture contrapposte onde promuovervi una rapida corrente d'arìL
La disinfezione dei locali dovrà, secondo 1' istruzione succitata, procedere in modo
analogo a quello menzionato per gli effetti degli ammalati ; avvertendo di asportare gS
oggetti in ferro, in rame, od almeno spalmarli di olio o grasso , acciocché non siano al*
terati dall'azione dello zolfo. Però per la fumigazione degli ambienti, si avverte che dopo
la chiusura delle imposte della porta e della finestra e prima di accendere lo zolfo, è utile
saturare di umidità l'aria della camera, facendovi bollire, per un quarto d'ora circa, vM
sufficiente quantità d'acqua e ciò perchè, essendo l'acido solforoso solubile nell'acqua, pow
fissarsi sulle pareti del locale da disinfettarsi. In fine nell'istruzione di cui sopra è stabt'
lito che i locali disinfettati non potranno essere occupati dai soldati che dopo 12 orse
previa una grande ventilazione, tenendo aperte tutte le finestre degli ambienti, (y^mutl
militaire officiet)»
La luce elettrica e Tigiene. — Nelk seduta del 26 ottobre 1881 , Javal intralteose
la Società francese di Medicina pubblica sull' innocuità della luce elettrica dal punto di
vista dell'igiene oculare. Si parla, è vero, di congiuntiviti ed iriti, ma questi accidenti,
puramente passeggieri, non accaddero che a persone tecniche, le quali osservavano la luce
elettrica in condizioni del tutto anormali Per il pubblico la questione sta in questi ter
mini : se v' ha o meno possibilità di qualche inconveniente nel riguardare gli oggetti il*
luminati a luce elettrica — al che Javal risponde risolutamente di no ; che anzi egli ^
del parere che la luce elettrica condurrà ad una illuminazione ordinaria più abbondante,
e quindi ad una diminuzione dei casi di astenopia. Noi non si dubita ancora della estrema
insufficienza dei nostri mezzi di illuminazione, e della terribile influenza esercitata da tal
difetto sull'organo visivo. Oramai anche la luce elettrica è diventata maneggiabile, e le
piccole lampade Edison, Swan, Maxim, ecc., forniscono una luce meno vacillante e costola
— 637 —
dì quella del gaz. Quanto ai raggi chimici, di cui la luce dell'avvenire abbonda, FienzaT
suggerisce l'uso di vetri protettori di color giallo, i quali arrestano i raggi violetti e ultra
▼ioletti.
Sul medesimo argomento, Trélat fa risaltare la condizione igienica di allontanare la
KMgente luminosa dal nostro sguardo : essa dovrebbesi esigere da qualunque mezzo d' il-
sminazione ; invece la sola luce elettrica può soddisfarvi, perchè i becchi elettrici potenti
ODO poco costosi, e si possono allontanare a sufficienza dal campo che deve essere illu-
ÙDAto senza perdere gran che nell'intensità d'illuminazione. Essa dunque può ben dirsi
I luce dell'avvenire, che fin d'ora promette di illuminarci senza farsi vedere, di soppri-
nere i moderatori, i vetri colorati, di lasciarci guardare a noi d'intorno dopo il tramonta
Id sole cosi bene e cosi sanamente come di pieno giorno (^Ann. eThyg.publ., 1881, 36).
Fondazione di un Ospedale d'isolamento pei oontagiosi a Nizza [Revue ttffygiène,
10 luglio 1882, N. 7). — L'esperienza ed il ragionamento fanno conoscere i danni e gli
inconvenienti del soggiorno di un ammalato d'affezione contagiosa negli alberghi di Nizza;
tatti ne soffrono : l'ammalato, che è mal curato perchè si cerca di nascondere la sua pre-
senza, che potrebbe far si rimanga l'albergo deserto per la partenza degli altri clienti ; gli
ihrì abitanti l'albergo, l'albergatore stesso, ecc. Charles West ha proposto alla Società di
Medicina di Nizza la fondazione di un Ospedale d'isolamento pei contagiosi paganti. Si
interessarono i proprietari d'albergo, che promisero il loro contributo pecuniario; si (a as-
Mgno su elargizioni volontarie ; ma ciò non basta ancora. Il signor West propose ai prò-
prietirt d'albergo di far pagare a questo scopo una tassa di una lira a qualunque viag-
{istore, qualunque sia la durata del suo soggiorno all'albergo. Siccome alloggiano circa
50,000 visitatori annualmente negli alberghi di Nizza, si potrebbero cosi raccogliere 50,000
lire ogni anno. La compera dei terreni e le spese di costruzione vennero calcolate in
L 500,000; la predetta tassa basterebbe a pagare la rendita al 5 ^/q della somma e ad
lauDortizzare questa di 25,000 lire annualmente. Qualunque persona attaccata da malattia
contagiosa potrà allora, dietro dichiarazione medica, essere ammessa in questo Ospedale^
euervi curato dal medico di sua scelta; la spesa sarà regolata da una tariffa. Il dottor
Charles West ha proposto un progetto di costruzione, che permetterebbe di isolare indi-
vidoalmente o per gruppi tutti i casi di malattia contagiosa; ogni camera sarebbe della
pandezza di 80 metri cubi; delle vetture speciali si recherebbero a prendere i contagiosi
Mgli alberghi, ecc.
Speriamo che l'interesse e l'iniziativa privata riusciranno a fondare in una delle nostre
ptindpali stazioni d'inverno, uno di questi Ospedali d'isolamento per le persone agiate
[ospitai for the well io do\ che si vedono in un gran numero di città aristocratiche del-
l'Inghilterra. Sono le classi ricche ed istruite che devono dare l'esempio e l'impulso in
iQello che tocca la polizia sanitaria ; è in questo modo che si meriteranno veramente il
lome di classi dirigenti.
— 638 —
LIBRI NUOVI
La Nouvelle Oasema dea reomas de Skeppsholm au point de Tne Igianiqne; p
dott. Frédéric Eklund. — Stockolm, 1881. — L' Autore nell' intento di offirire u
contributo alla geografìa medica ne porge un accurata descrizione della nuova caserma eh
le autorità della stazione navale di Stoccolma fecero adattare pei soldati della nuuioai
sostituzione della vecchia antigienica caserma in legno. Il nuovo quartiere venne per circ
la metà eretto di nuovo, per l'altra parte si impiegò un vasto magazzino di cereali a di-
versi piani. Esso ora consta di un fabbricato della lunghezza di 60 metri, della laighezu
di pressoché 26 metri e dell'altezza di 20. È composto di un piano terreno, di due piani
superiori e di un granajo, e deve servire a circa 300 uomini di bassa forza coi loro oc-
correnti ufficiali, sotto-ufficiali ed annessi. L' Autore passa in minuta analisi il suolo, la
posizione, l'arientazione e le diverse parti di cui consta l'edifizio facendone rilevare i pregi
ed i difetti. Egli aggiunge ancora un quadro del vitto che in ogni giorno della settinuma
viene fornito ai militari. Da questo si scorge come ogni giorno venga somministrato ima
sufficiente quantità di carne ora fresca ed ora salata, unitamente a buona copia di so*
stanze grasse e di idrati di carbonio, vitto che riesce adatto in quel freddo ed amido
clima. Non possiamo seguire l'Autore nella descrizione che egli fa delle singole parti del*
l'edificio in discorso, ci contenteremo, per legge di brevità, di riassumerne le conclusioai.
L'Autore anzitutto constata che il nuovo quartiere offro notevoli vantaggi sull'antico,
fra cui l'accurato drenaggio, la spaziosa cantina abbastanza secca ed aereata , la sala di
lettura e da scrivere, la sala di lavoro e quella grande da pranzo. I dormitoi restano eoa
liberi nella maggior parte del giorno con guadagno dell'Igiene. La cubatura d' aria indi-
viduale nella vecchia caserma era di circa 5 metri , nella nuova si è di io. Ma dessi
non e ancora sufficiente e nel giorno conviene sempre tenere ^e finestre aperte e nella
notte ricorrere a mezzi artificiali per rinnovare I' aria. Essendo ora insufficiente in ogni
scompartimento la ventilazione, l'Autore propone un metodo di aereazlone di richiamo
bene ordinato. Un altro grave inconveniente cui portar rimedio si è quello dei contagi
che si trovano nei muri , come i germi della scarlattina , della rosolia, della difterite e
della tisi. Converrà perciò disinfettare le pareti di tutte le località abitate, intonacarle di
un cemento vetrificato, ecc., nonché isolare passabilmente i piani gli uni dagli altri per
mezzo di un completo riempimento con sostanze impermeabili all' aria degli intermezzi
dei volti, ecc., ecc.
L'Autore osserva che malgrado l'aria pura e vivificante di quella stazione navale i
marinai anziani presentano in generale un misero aspetto, e le reclute una fisonolnia lof-
ferente ed un color pallido. A suo avviso le cause antigieniche che producono si deplo-
rabili effetti devono ridursi a cinque fattori principali, di cui ciascuno per sé e tutti as*
sieme in molto maggiori proporzioni nuocciono alla sanità dei marinai, vale a dire, Tana
viziata dei dormitoi delle caserme e dei bastimenti, i germi infettanti contenuti nei muri
di quelle, di più l'uso dell'acquavita e di masticar tabacco, infine il disprezzo della reli*
gione. Alla miseria l'Autore non attribuisce che una parte secondaria, giacché nessuno a
lui mai si lagnò di aver sofferto la fame. Egli riconobbe che i casi frequenti di ileo-tifo
che si riscontravano nella vecchia caserma ripetevano la causa predisponente dall'aria
stagnante e corrotta dei dormitoi , e la causa determinante essenziale da germi specifici
provenienti dalle fetenti e mal costrutte e tenute latrine. Nella nuova stagione divennero
rari i casi di ileo-tifo, ma non pertanto si osservano quando i marinai che rifuggono
dalla ventilazione tengono i dormitoi chiusi per alcuni giorni di seguito. In sullo scorcio
del 1879 avvenne una piccola epidemia di scarlattina e di rosolia , altri casi avvennero
nei mesi di novembre e dicembre del 1880. Un' energica e continuata aereazione ii°'
pedi il manifestarsi di altri casi. L'Autore afferma di avere trovato costantemente nell'o-
rina degli scarlattinosi una massa prodigiosa di piccolissimi corpuscoli microscopici (Pl^^
scindens) che egli descrive e riferisce alle mucedinee e dice probabilmente essere ^^
— 639 —
vero schizomiceto. La scarlattina sarebbe perciò una malattia miasmatica propriamente
detta. 11 detto parassita vegetale s' incontrerebbe di frequente nel suolo , nelle acque di
fondo, nei muri e tappezzeria anmiuffite , e Y Autore ne trovò V ultima primavera delle
masse innumerevoli nel suolo e nell'acqua dei fossati scavati a Stoccolma per la con-
dotta dell'acqua ed in alcuni muri. La piccola epidemia sarebbe stata cagionata da questi
microfiti che da colonne di aria e dai venti dai muri sarebbero stati portati nei dormitoi ?
L'Autore ìndica perciò norme profilattiche per la disinfezione ed intonaco dei muri,
ecc., ma a dir vero, se in fatto l'acqua, l'aria delle fondamenta delle case, i loro muri,
l'acqua fangosa, ecc., fossero si frequente e copiosa sede di questi microfiti , se essi fos-
sero veramente la causa della scarlattina, questa, ne pare, dovrebbe essere ben più fre-
qneate e generale. L'Autore pretende altresì di avere riscontrato nelle espettorazioni, nel
sangue delle papale e nelle orine dei morbillosi buona quantità d'una specie di Torula,
« che in questo risiede la natura essenziale del contagio del morbillo, come la febbre pa-
Inttre non insorgerebbe già in seguito ad assorbimento del òacitlus malaria (a detta del-
TAntore capaci di provocare soltanto febbri pseudo-intermittenti) ma sarebbe cagionata
dàlia Limnopkysalis hyalina da lui pure descritta.
A mo' d' appendice l'Autore aggiunge che 1' acqua potabile generalmente usata a
Stoccolma viene tratta dalla baja d'Arsta; dessa contiene materie oiganiche dlsciolte e
materie vegetali organizzate fra cui principalmente il miasma palustre da lui descrìtto e
che è causa di febbri intermittenti ; onde il bisogno di numerosi filtrù Insiste sui danni
prodotti dall'abuso delle bevande alcooliche, da quello di masticar tabacco , ed accenna
alle disparate malattie che nelle truppe e neUa cittadinanza in quelle regioni derivano dal
generalizzato abuso di tali sostanze fino a produrre notevole deterioramento sugli orga-
nismi.
Dott. Giuseppe Parola.
n Caxl)onohio e le Vaccinazioni carbonchiose. — Conferenza del prof. E. Perron-
CITO. — Un opuscolo. Torino, 1882.
Diflcorso del dott. Domenico Bomba nella qtdnta premiazione della Società Ligure
^ Salvamento. — Un opuscolo. Genova, 1882.
2)isegni di SCtlcle; dell' ing. Emilio Sporsi — Un opuscolo con tavole. Livorno. —
Chiara descrizione di una scuola elementare costrutta dall'Autore in Livorno secondo le
norme della igiene e i dettami della pedagogia. Alla prima parte fanno seguito i progetti
per la costruzione di una scuola elementare di 700 alunni e per l' impianto di una scuola
rurale modello. Scopo precipuo dell'Autore è quello di dimostrare che si possono innal*
zare edifici scolastici corrispondenti alle esigenze igieniche, stando nei limiti di una pru-
dente economia. £ lavoro pregevole che può essere opportunamente consultato.
L'Igiene rurale; pel dott. Antonio Marro. — Un opuscolo. Milano, 1882.
H Kanicomio d'Imola. — Relazione del dott. Luigi Lolli. — Un opuscolo, 1882.
Sul personale sanitario dello Spedale civile di Padova. — Relazione del dott. Fran-
cesco Fanzago. — Un opuscolo. Padova.
Annuaire Sómographique et tableauz statistiques des causes de décès de la ville
de Bruxelles ; pel dott. E. Janssens — 20.^ annata. — Un opuscolo con tavole. —
Brusselles, 1882.
— 640
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI MAGGIO 1882.
Lo stato climatologico del mese di maggio trascorse normale anzi che no per totta
Italia ; né accaddero in esso alcuno di quegli sconcerti atmosferici, che di tratto in tratto
si sogliono avvicendare in questo mese con danno, talora notevole, dei prodotti agrìcoli.
Le pioggie caddero dovunque più scarse che d'ordinario, ed in modo specialissimo nel
mezzodì ed in Sardegna, dove furono scarsissime. I temporali non fecero difetto, ma ndU
più gran parte delle contrade Italiane riuscirono al tutto innocui, e le grandinate non fu-
rono frequenti nh di troppo estese. La temperatura fu oscillante, ma si mantenne nel suo
regolare andamento per questa stagione. Un raffreddamento, alquanto sentito, accadde dopo
la metà del mese, che arrecò brine non guari dannose e nevi sulle montagne; e fa
seguito da un proporzionato aumento di calore. Le condizioni igieniche ed agricole del
paese furono per tutto il mese soddisfacenti, salvo in alcune località, di cai si dirà ap-
presso.
Prima Decade.
Le pioggie caddero in questa prima decade di maggio, copiose e frequenti nelle re-
gioni alpine e prealpine ; in quella che furono moderate nel versante mediterraneo, scarse
sull'Adriatico, e scarsissime e nulle al mezzodì. Due principali periodi piovosi si ebbero
nel corso della decade; uno dall'i al 6, il quale fu ristretto quasi alla sola Italia del
Nord; l'altro dal 7 al 9, che si allargò sull'alta e media Italia, con qualche eco leggera
nel mezzodL II prìmo periodo fu arrecato dai movimenti ciclonici, i quali da un lato si
avvicendavano all'Ovest ed al Nord, e nell'i -2 si trovavano sull'Inghilterra, il 3 sul Golfo-
di Guascogna, il 4 sul Mare del Nord, il 5 sulla Scandinavia, il 6 sul Baltico ; dall' altro
lato si propagavano dal Sud e nel primo di erano sulle coste Algerine ed i due giorni
appresso verso la Sardegna e la Corsica. Il secondo periodo derivò da un altro movi-
mento consimile, il quale nel 6 era sull'Africa occidentale, e nei giorni appresso traversò
dapprima le nostre regioni e poi quelle oltre Alpi dal Sud al Nord, pel Mare Siculo e
Toscano, per l'Italia, l'alto Adriatico, la Boemia e la Polonia, disperdendosi il io nella
Russia. Da ultimo, una debole depressione sulla Campania, per causa di leggere pioggie
e di venti forti nel io, con danno di qualche luogo alpino. Alcuni temporali andarono
congiunti al secondo perìodo del 7-9, con grandini in diverse località, soprattutto delle
Provincie Venete e di Salerno; e gravi furono i disastrì in quel di Brìndisi.
La temperatura fu in questa decade regolare e quale si addice alla stagione. Essa andò
aumentando sin verso la metà delia decade, in cui accadde il massimo di calore per tutta
Italia; mentre il minimo si ebbe nei prìmi giorni al Nord, ed al centro, e negli ultimi
nel mezzodì.
I^ pioggia ed il calore furono di vantaggio ai lavori agrìcoli ; specialmente nei luoghi
che meglio ne sentirono gli effetti.
— 641 —
Seconda Decade.
/
La seconda decade fu più anonnale e più fredda della prima.
L'aumentare della pressione sulla più gran parte d'Europa e specialmente all'Occidente,
mantenne in tutta Italia la stagione bella e calda per i primi tre o quattro giorni, tanto
che il massimo calore decadico avvenne dappertutto dal 13 al 14,
Nei giorni appresso le cose cangiarono interamei^e, per causa di burrasche, le quali,
incominciate sino dal 12 al Nord-Ovest sulla Scandinavia, si propagarono poi dal Nord
al Sud della nostra Penisola, restringendosi nel 14-15 sull'Alta Italia e sul Golfo di Lione ;
nel 16 sul Tirreno, e nel 17 sulla bassa Italia.
Mentre quest'onda depressa si avanzava verso Est e Sud-Est, un'altra di alte pressioni
veniva da Nord-Ovest attraversando l'Arcipelago Brittannico, la Scandinavia, la Danimarca,
i Paesi Bassi e la Francia.
Un tal dislivello barometrico tra l'Est e Sud-Est da una parte e il Nord-Ovest dall'al-
tra, cagionava nel 14 una forte corrente di tramontana e di greco sui paesi del Nord; la
quale il 15 si propagava sino all'Alta Italia, il 16 alla media, il 17 alla bassa: e si rin-
forzò ancora nei giorni appresso per nuove depressioni che arrivarono sul Mediterraneo
dalle regioni Atlantiche attraverso la Penisola Iberica. Fu perciò che un minimo piutto-
sto intenso di temperatura si ebbe in tutto il nostro paese nel 18 e 19. Nei quali due
giorni, ed anche prima, le brinate coprirono le campagne dell'alta e media Italia.
Durante il passaggio della descritta burrasca, caddero pioggie in gran parte d'Italia, le
quali, incominciate il 14 nei paesi del Nord, finirono col 20 in quelli del Sud. Intanto
la neve riveste le Alpi, e parte dell'Appennino settentrionale, ed in alcuni luoghi, come
in quelli della provincia di Cuneo, si abbassa sino ad 800 metri, cioè al disotto del li-
mite superiore della zona dei castagni. Alcuni temporali con grandine scoppiarono qua e
li massime nel 17-18, i quali apportarono danni in alcuni luoghi delle provincie di No-
vara, di Pavia, di Bologna e di Catanzaro.
Tolti questi danni, relativamente ristretti ed un ritardo generale sulla vegetazione , le
campagne procedettero be»e, nel loro complesso, quasi dovunque.
Terza Decade.
In quest'ultima decade ritornò il tempo calmo e regolare, interrotto nella decade pre-
cedente.
Nei primi giorni la temperatura persisteva ancora bassa ; epperò il minimo termico de-
cadico si ebbe in tutte le stazioni dal 21 al 22. Continuarono anche le burrasche all'O-
vest ed al Nord-Ovest del Continente; le quali avanzandosi sino a' nostri mari nel 20*21
e nel 23-24, apportarono pioggie leggerissime nel mezzodì del Mediterraneo, e temporali
con pioggia, grandine nell'Italia del Nord e del centro e neve sulle Alpi.
Però dopo il 24 il barometro si alza su tutta Europa, cominciando dal Sud. Quindi an-
che la stagione cangia, e si mantiene calma e serena sino al 30, cioè sin che durano le
alte pressioni ; solo nel 31, al sopravvenire di nuove depressioni dal Nord-Est, si altera
alquanto il bel tempo nelle contrade poste al Nord-Est della Penisola, ed alcuni tempo-
rali scoppiano in queste nel giorno anzidetto, soprattutto nel Bellunese.
n lento progredire delle onde di alta pressione dal Sud sn tutta Europa, ne arrecava
41
— 642 —
i repentini eccessivi calori tropicali dell' Africa, i quali andavano di continuo aumenta:
favoriti dal persìstente equilibrio e dalla calma conseguente dell'aria, non che dal e
sempre sereno e caliginoso. I massimi calori si ebbero per ciò nel 30 quasi in tut
luoghi; e al Nord rimasero più intensi che al Sud, sul Mediterraneo di più che sull
drìatico, come risulta dal quadro che poniamo appresso.
Questi calori, sebbene improvvisi ed insoliti, riuscirono tuttavia di vantaggio alle e
pagne, e specialmente ai frumenti ; però la pioggia faceva difetto in diverse provincie,
che dell'Alta Italia. ^
Temperature estreme notate in Italia nei maggio 1S82,
Città
Temperatura
Città
Temperatura
Massima
Minima
Massioia
Minima
Udine
34^ 4
1
2°.. i
1 Livorno ....
30^0
80.O
Belluno . . . ,
30**. 0
o^.s 1
Firenze
34^7
4».o
Venezia . . . ,
28^ 6
8». 3 :
60.0 '
Perugia
31^6
4°. 8
Brescia
32^o
Roma
31^0
7°.o
Bergamo. . . .
30^0
3°. 9
Aquila
30^9
'".5
Milano
32^6
5°. 8
Foggia
34^6
6^3
Novara
29^8
5°.»
Caserta
31^8
80.8
Torino
30^1
50. 8
Napoli
30^2
7°. 3
Alessandria. .
31^5
4^.5
Potenza ....
27^9
2». 2
Genova
30°. 0
8^8
Lecce
30^0
7"». 7
Piacenza. . . .
31^0
4^3
Cosenza ....
30^2
8». 3
Modena . . . .
32^9
6^.1
Reggio Cai.
260.S
12". 6
Bologna . . . .
31^0
7^o
1 Palermo ....
34^5
6». 8
Urbino
27^.5
4^3
Siracusa ....
28<>.5
n».o
Ancona
31^7
9^7
Cagliari ....
30^5
IO». 9
Dalt Osservatorio di Moncalieri, luglio i88a.
Padre F. Denza.
— 643 —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI GIUGNO 1882.
La stxigione del giugno dell'anno corrente fu variabile e temporalesca anzi che no, so-
attntto per l'Italia settentrionale, non però oltre il consueto, giacché per queste regioni
mese di giugno suole esser quello, in cui le meteore elettriche si avvicendano con mag-
n-e frequenza. Tuttavia diversi paesi della Penisola riportarono danni non lievi dallo
perversare di tali meteore, e soprattutto per le grandinate a cui esse andarono con-
inte. I calori incominciati nel maggio passato continuarono in parte solamente nel giù-
o, la cui seconda metà trascorse anzi mite, e forse anche troppo fresca per diversi
esi. L.' abbassamento di temperatura però non fu tale da arrecar nocumento alle opera-
bili agricole; e le pioggie, che in molti luoghi caddero in qualche copia, contribuirono
ch'esse a favorirle ; per modo che si può affermare che tolti gli accennati danni appor-
i qua e là dalla grandine, gli interessi agrìcoli del nostro paese procedettero felice-
^nte nel mese di cui ci occupiamo, \nassime per ciò che riguarda la maturazione e la
etitnra delle messi.
Prima Decade.
Le temperature elevate e la bella stagione degli ultimi giorni del passato mese di mag-
,ìo, continuarono ancora tra noi nei primi quattro giorni del corrente giugno, che risul-
arono per tutte le nostre contrade i più caldi del mese intero, per modo che in questi
Cloml accaddero dovunque i massimi termici non solo della decade, ma anche del mese.
Causa di ciò si furono le pressioni elevate che nei giorni medesimi perduravano sul Con-
dente , progredendo dall' i al 4 , dall' Inghilterra alla Grecia , attraversando l' Europa
■«entrale.
Nei giorni appressò, la stagione cangiò quasi interamente. Una prima onda depressa,
^^inciata sin dal 3 nei pressi dell'Arcipelago Brittannico arriva nel 5 nella valle del Po,
* nel 6 al Danubio, e poco dopo, nel 5-6, una seconda ondata appare sulle coste fran-
ai ed iberiche, la quale si avanza nei giorni appresso da una parte verso il Nord-Esl e
^t, e dall'altra verso il Mediterraneo, fermandosi sull'Italia dall'S al io, formando una
^ta area ciclonica sulla valle del Po, con venti fortissimi tutto intorno. Pioggie diversa,
^te copiose andarono congiunte al passaggio di codeste onde atmosferiche, e temporali
^ o meno violenti scoppiarono in non poche località, arrecando cadute di grandine,
^e riuscirono dannose in modo speciale nel Veneto e nella Terra di Lavoro.
H calore andò man mano decrescendo, e la diminuzione addivenne ancora più intensa
>gli ultimi due giorni della decade, nei quali si ebbero i minimi termici decadici.
Se si fa eccezione di danni arrecati dalle ricordate grandini, le campagne riportarono
staggio grandissimo dalle pioggie cadute nella seconda metà della decade.
— 644 —
Seconda Decade.
Nella seconda decade fu un continuo alternarsi di alte e di basse pressioni, e qnind^
ancora di pioggie, di temporali e di bel tempo.
La depressione degli ultimi giorni della decade precedente, perdurava ancora in Ittlia
nei primi tre giorni della decade corrente, avendo il suo centro sulla valle del Po. Quindi
le pioggie che caddero in gran parte d'Italia in questi tre giorni ; ed i temporali che le
accompagnarono, specialtnente nel giorno 1 1 ; i quali , per le grandini apportate, nasci-
rono di grave nocumento in modo speciale alle provincie di Mantova, Alessandria, Mo-
dena e Perugia.
Codeste intemperie andarono pur congiunte a note vole abbassamento di temperatura so-
prattutto nell'Italia del Nord, dove la brina copri in diversi luoghi le campagne, arrecando-
qualche danno qua e là, specialmente al granturco.
Dispersasi finalmente la descritta bufèra verso oriente, le pressioni si accrescono in Italia,
il cielo si mantiene per lo pia sereno, e l'aria calma sino al giorno i8, salvo qualche
leggiera pioggia con temporali nell'alta e media Italia, cagionata da una depressione se-
condaria proveniente da burrasche del Nord.
Nei tre ultimi giorni della decade, ritornano altre depressioni , le quali, partendo il iS
dalle Isole Brittanniche, passano nel 19 sul Mare del Nord, e si allargano su gxmn parte
d'Europa, con un centro secondario sulla Sardegna . Dall' influsso di codesto movimento
atmosferico, derivarono le pioggie leggiere, che nel 18 e 19 caddero sulla Sardegna, sulla
Sicilia, non che sulla Terra d'Otranto. E ne nacque ancora il risveglio della corrente
equatoriale, che in sul finire della decade accrebbe dappertutto la temperatura.
La decade perciò in complesso riusci bella e soleggiata, quantunque la temperatura sia
stata troppo fresca, ed in molti luoghi al disotto della normale. La pioggia non troppo
copiosa, riusci tuttavia sufficiente ai bisogni attuali delle campagne ; in alcuni luc^hi perà
mancò affatto; mentre il vento arrecò qua e là qualche danno parziale.
Terza Decade.
In tutto il corso di quest'ultima decade il barometro andò in Italia soggetto a legge-
rissime fluttuazioni , e si mantenne press' a poco sempre alla stessa altezza , sentendo ap-
pena nel 23-24, nel 27 e nel 29-30 l'influsso delle ondate di depressione anch' esse di
poca intensità, che si succedevano all'Ovest ed al Sud del Continente Europeo.
Fu perciò che la stagione offri quasi le stesse parvenze in tutti i giorni della decade.
Al mattino il cielo si addimostrava, in pressoché tutta Italia, sereno o nuvoloso, ed al
pomeriggio si succedevano or qua or là temporali, per ordinario di non gran momento ed
innocui; talvolta, massime negli ultimi giorni, accompagnati da grandine, che arrecò qual-
che danno in alcuni luoghi del Piemonte. L'aria fu quasi sempre calma dovunque.
La maggior quantità di pioggia cadde nei luoghi alpini e prealpini, mentre nella più
gran parte delle regioni appennine la pioggia o fu scarsissima, o fece del tutto difetto.
La temperatura andò man mano aumentando sino alla metà della decade, e poi rimase
stazionaria, per modo che il minimo di calore si ebbe nelle stazioni italiane il 21, il
massimo, dove al 25 dove al 29. I paesi più caldi si furono quelli posti nel bacino ceB«>
trale del Po, i più freschi gli altri intomo alle Alpi marittime.
— 645 —
^el complesso la decade riuscì propizia alle cose agricole, specialmente nell'Alta Italia.
ielo in gran parte sereno, mantenne le campagne ben soleggiate; epperò progredì
;giamentc la maturazione delle messi, la cui mietitura era alla fine in sul terminar del
e. Le vegetazioni d'ogni maniera, guadagnarono non poco per il duplice influsso delle
;gie e dei calori. Meno propizie furono le condizioni dell'agricoltura in diversi luoghi
:entro e del mezzodì, per il difetto di pioggia benefica.
Temperature estreme notate in Italia nel giugno 18S2.
Città
Temperatura
1
Città
Temperatura
Massima
1
Minima
Massima
Minima
Udine
33". 6
so.s
i
: Livorno ....
3I^2
13°. 0
Belluno
27^7
4". 7 1
F'irenze
34^5
9^o
Venezia ....
29^8
11°. 6 j
Perugia .....
31^.7
8^9
Brescia .....
33''. 0
80.S
Roma
31^5
11^6
Como
29<>.8
7».i I
Aquila
30^6
6^9
Milano
32^.9
g^.o
, Foggia
1
34^7
10°. 3
Novara
32^0
9"- 3
Caserta
33**. 4
11^9
Torino
29^.9
8". 4
Napoli
30^.2
13^8
Alessandria. .
32^0
8°. 5 !
Avellino ....
30^6
6^4
Genova
30''. 2
15". 0
Potenza ....
28^3
6^8
Perugia. ....
30^4
9". 9
Cosenza ....
33"*. 0
11°. 8
Modena ....
31^4
11°. I
Catanzaro . . •
300.0
15^2
Bologna ....
29^.4
I2^0
Palermo ....
35^8
I2^0
Urbino
29^9
9°.o
< Messina ....
32^1
17"*. 3
Ancona. ....
32^2
14^5
< Siracusa ....
1
36^3
i6*>.6
DalT Osservatorio di Moncalieriy luglio i88a.
Padre F. Denza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D IGIENE
Il Museo d'Igiene.
La Società ha iniziato la fondazione di un Museo d'Igiene in Milano.
Già importanti collezioni figurano in una vasta sala nella quale verranno
a poco a poco ordinate secondo il programma che la Presidenza sta com-
pilando. Fin qui si sono distinti per doni cospicui: il Cav. Paolo Ritter, la
Società di Soccorso agli Asfittici di Livorno e di Roma, i Prof. Sorniani,
Bodio e Pagliani ; il Municipio di Venezia ; la Cucina Economica di Tre-
viglio; il Senatore Torelli; il sig. Toninetti; il dott. Bazzoni; il dottor
Pini ; il Manicomio di San Clemente a Venezia ; la Deputazione Provinciale
di Pavia ed altri molti.
Noi facciamo vivissimo appello ai membri della Società, ai direttori dei
pubblici stabilimenti, industriali, ecc., perchè vogliano cooperare all'incre-
mento di questa nuova istituzione che sorge sotto gli auspici della Società
Italiana d'Igiene.
— 647 —
SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE.
SEDE CENTRALE DI MILANO
PROCESSO VERBALE
della Seduta del dt 4 luglio 1882
Presidenza dott C. ZuccHi.
ORDINE DEGLI OGGETTI DA TRATTARSI :
Bott Lazzaro Ru violi. — L* obbligatorietà della vaccinazione in Sviziera.
Dott. Antonio Tarchini Bonfanti. — Della abitabilità delle case recen-
temente costrutte '^
Presidente. — La seduta è aperta. Dò la parola al socio dott. Ravioli
per la sua comunicazione.
Dott. RuviOLi. — Mentre la scienza va sempre più studiando i mezzi per
prevenire e frenare i morbi epidemici, e premunire la Società dai mali che ponno
muoverle insidia ; mentre rispettabili Congressi medici e riputate Accademie
ossequiando ad una quasi secolare esperienza, ad una voce proclamano
l'utilità della vaccinazione, e fanno voti perchè questa sia resa obbligatoria,
non mancano tra i cultori dell' arte nostra uomini d'altronde stimabili, ì
quali di quando in quando se non con nuovi argomenti, almeno sotto nuove
parvenze, torturando le cifre statistiche, ed a lor modo interpretando i fatti
muovono accanita crociata contro la profilassi vaccinica, e tentano ogni
siezzo per scalzare dalle fondamenta una pratica alla quale e per potere
^ scienza, e per logica di fatti è pur d'uopo inchinarsi.
La levata di scudi contro la vaccinazione questa volta ha suo campo nella
Sozzerà, dove un microscopico, ma irrequieto gruppo di medici alla testa
^ci quali sta il prof. Wogt, da qualche anno va spargendo infondate accuse
contro la vaccinazione, tacciandola qual pratica inutile, barbara, e pericolosa.
La cosa fece qualche chiasso. Le Autorità Federali Svizzere se ne inte-
ressarono, e dietro l'accurato ed erudito lavoro del dott. Lotz che fu di
— 648 —
un risultato schiacciante per i detrattori della vaccinazione, le Camere Fe-
derali con legge 31 gennaio 1882 stabilirono obbligatoria la vaccinazione
in tutti i Cantoni della Svizzera.
La questione pareva chiusa definitivamente ; ma cosi non la intendeva il
gruppo di medici di cui sopra. Questo valendosi delFart. 89 della Costi-
tuzione Federale Svizzera, che fa obbligo di sottoporre una legge qualunque
alla sanzione popolare prima che questa entri in vigore, quando 30,000 cit-
tadini ne facciano dimanda, cominciò nei decorsi mesi ad agitarsi, e su-
scitando le superstizioni popolari, costituitosi in Comitato con a capo il
dott. Schenermann di Basilea, ha diramato al popolo Svizzero un apposito
proclama, col quale in mancanza di serie ragioni, fa specialmente appello
airinviolabilità personale !
Ed eccovi il proclama:
Ommissis etc, < Secondo la nostra convinzione intima la vaccinazione
< obbligatoria è inaccettabile, perchè è in contraddizione colla nozione na-
< turale del diritto, coi nostri costumi, abitudini, e soprattutto colla scienza.
« i.° È in opposizione ad ogni nozione di diritto, perchè l'obbligo
< della vaccinazione sopprime Tinviolabilità personale, diritto iraj)erscTUtta-
* bile airuomo, e base d'ogni organizzazione sociale.
< 2.** È contraria ai nostri costumi perchè porta sfregio alla libertà
< individuale delle persone, le quali convinte per tristi e dolorose espe-
< rienze deirineffiracia assoluta del vaccino e delle sue conseguenze disa-
< strose, veggonsi nulla meno costrette a compromettere la salute dei lor'^
< figli per soddisfare a certe fantasie patologiche.
< 3.^ È in flagrante opposizione coi progetti di un'igiene ben intesa.
< e basata in principii razionali: Per conseguenza è in nessuna armonia
< colla scienza, come che capace di comunicare e provocare delle ma*
-: lattie in un corpo sano. Col vaccino inoculato da un organismo infetto
->^ ad uno sano, altro risultato non si ottiene se non quello di trasmettere
e dall'uno all'altro un infezione che può essere perniciosa. Tale è il corso
< naturale delle cose. Difatti la vaccinazione eseguita in simili condizioni
< non può avere risultati efficaci, anzi è seguita da risultati nocivi. Lo
< prova il fatto che nei paesi dove l'obbligo della vaccinazione è qunto
< all'estremo limite come nell'Inghilterra, Svezia, o Baviera, il vajoolo cui
< la vaccinazione dovrebbe servire di antidoto o di preservativo, ha fatto
« negli ultimi io anni maggior numero di vittime che non nei paesi do¥c
•< la vaccinazione obbligatoria non è in vigore.
< Inoltre è fatto constatato che nei paesi dove la vaccinazione è ob-
-^ 649 —
-« bligatorìa, lo stato della popolazione peggiora d*anno in anno, i fianciulli
« vi crescono deboli e malatticci, e la mortalità più grande. L' esperienza
< e la statistica provano altresì che buon numero di malattie mortali de-
< rìvano dalla vaccinazione.
< Nessuno dimentichi i diritti imperscrutabili dell'uomo, la di lui invio-
« labilità, la coscienza ed ì doveri dei genitori, e che al disopra di una
« misura vessatoria, e di effetto problematico, v'ha una franchigia, la li-
« berta del cittadino.
€ Cari Confederati affrettatevi a firmare la dimanda di referendum (vo-
% tazione popolare). Non tollerate che una legge imprudente diventi fomite
< di discordie e di recriminazioni, e Voi proverete per tal modo che la
< libertà e la giustizia non sono nomi vani nella nostra patria. >
Questo Comitato per tal modo affannandosi per ogni dove con un'insi-
stenza e con un' attività degne di miglior causa, ha non solo raggiunte le
30,000 firme volute dalla Costituzione, ma ha ottenuto nei diversi Can-
toni, toltone quello di Ginevra e del Ticino, ben 80,208 adesioni perchè
la questione venga sottoposta al giudizio popolare, in conseguenza di che
il Consiglio Federale Svizzero ha ordinato che il 30 prossimo luglio in tutti
i Comuni della Svizzera sieno adunati i comizii popolari per votare sul
rifiuto o sull'accettazione della provvida legge 31 gennaio' 1882, per la
quale kt vaccinazione è resa obbligatoria.
Per tal modo chiamato il popolo per mezzo del suffragio universale a
risolvere sull'utilità o meno della vaccinazione, si potrebbe verificare il doloroso
spettacolo, che un illetterato, un idiota potrà dare il suo voto sull'argo-
mento concorrendo cosi a risolvere alla cieca sopra una questione capi-
tale d'igiene, e a condannare all'ostracismo una delle più belle conquiste
della scienza medica, e dell'umanità, una legge che figura tra le più belle
e proficue risoluzioni che abbia mai fatto l'Assemblea Federale Svizzera.
Ad allontanare un sì grave pericolo ed a stornare il popolo da una vo-
tazione scandalosa che potrebbe gettare il ridicolo universale sulle istituzioni
politiche della Svizzera, come cittadino di questo paese, ho messo a con-
tributo le mie deboli forze, e del meglio che ho potuto, valendomi dei
giornali del Cantone Ticino, cercai di chiarire al popolo la questione, di
premunirlo contro i sofismi addo tti dalla lega antivaccinica, ed ebbi la sod-
disfazione di vedere come gli oppositori della vaccinazione non han potuto
ottenere in questo Cantone una sol firma d'adesione al loro programma.
In questo frattempo però un grosso nerbo di medici vaccinofìli della
Svìzzera tedesca e francese non è rimasto colle mani alla cintola , ed in
— 648 —
un risultato schiacciante per i detrattori della vaccinazione, le Camere Fe-
derali con legge 31 gennaio 1882 stabilirono obbligatoria la vaccinazione
in tutti i Cantoni della Svizzera.
La questione pareva chiusa defìnitivamente ; ma cosi non la intendeva il
gruppo di medici di cui sopra. Questo valendosi dell'art. 89 della Costi*
tuzione Federale Svizzera, che fa obbligo di sottoporre una legge qualunque
alla sanzione popolare prima che questa entri in vigore, quando 30,000 dt-
tadini ne facciano dimanda, cominciò nei decorsi mesi ad agitarsi, e su-
scitando le superstizioni popolari, costituitosi in Comitato con a capo il
dott. Schenermann di Basilea, ha diramato al popolo Svizzero un apposito
proclama, col quale in mancanza di serie ragioni, fa specialmente appello
airinviolabilità personale I
Ed eccovi il proclama:
Ommissis etc, « Secondo la nostra convinzione intima la vaccinazione
< obbligatoria è inaccettabile, perchè è in contraddizione colla nozione na-
< turale del diritto, coi nostri costumi, abitudini, e soprattutto colla scienza.
« i.° È in opposizione ad ogni nozione di diritto, perchè l'obbligo
< della vaccinazione sopprime l'inviolabilità personale, diritto imperscrutta-
< bile all'uomo, e base d'ogni organizzazione sociale.
< 2.° È contraria ai nostri costumi perchè porta sfregio alla libertà
< individuale delle persone, le quali convinte per tristi e dolorose cspe-
< rienze dell'ineffiracia assoluta del vaccino e delle sue conseguenze disa-
< strose, veggonsi nulla meno costrette a compromettere la salute dei loro
< figli per soddisfare a certe fantasie patologiche.
« 3.** È in flagrante opposizione coi progetti di un'igiene ben intesa.
< e basata in principìi razionali: Per conseguenza è in nessuna armonia
^ colla scienza, come che capace di comunicare e provocare delle nw-
> lattie in un corpo sano. Col vaccino inoculato da .un organismo infetto
< ad uno sauo, altro risultato non si ottiene se non quello di trasroett&e
« dall'uno all'altro un infezione che può essere perniciosa. Tale è il cono
< naturale delle cose. Difatti la vaccinazione eseguita in simili condizioD>
< non può avere risultati efficaci, anzi è seguita da risultati nocivi. Lo
< prova il fatto che nei paesi dove l'obbligo della vaccinazione è ^to
< all'estremo limite come nell'Inghilterra, Svezia, o Baviera, il vajuolo coi
< la vaccinazione dovrebbe servire di antidoto o di preservativo, ha fotto
< negli ultimi io anni maggior numero di vittime che non nei paesi dove
« la vaccinazione obbligatoria non è in vigore.
< Inoltre è fatto constatato che nei paesi dove la vaccinazione è ob-
— 651 —
Accademia, o di un Congresso, ma si tratta di una vera battaglia che ci
si vuol dare sul campo del suffragio popolare.
Egli è in forza del principio della solidarietà della scienza, e del bene
pubblico, egli è in ossequio ai principii da Voi reiteratamente e strenua-
mente sostenuti, che io mi permetto far appello al vostro buon volere, per-
chè come la lega antivaccinica belga è corsa in aiuto dei vaccinofobi Sviz-
zeri, cosi Voi vogliate correre alleati in favore dei sostenitori della vacci-
nazione, e nel modo che crederete il più conveniente , vogliate far sentire'
la vostra autorevole voce per sostenere un principio ed una legge che se-
gnano un vero progresso sociale, concorrendo cosi ad impedire, dirò col-
l'egregio dott. Parola, che sia abbattuto dal piedestallo il solo, il vero pro-
filattico che noi possediamo, la più importante conquista forse della scienza
medica che ha costato veglie e fatiche immense ad uomini insigni che noi
veneriamo. Voi concorrerete, io lo spero, a sostenere un'istituzione che va
scritta a caratteri d*oro,-e messa a capo di tutti i provvedimenti igienico-
sanitarii d'ogni paese. Jenner e Sacco vi guardano.
Presidente. — È aperta la discussione sull'argomento.
Dott. Rosmini. — Propone che a confutare le asserzioni delle leghe na-
tivacciniche si abbia a compilare un articolo sintetico corredato di dati sta-
tistici atti a provare i vantaggi incontestabili della vaccinazione. Quest'ar-
ticolo dovrebbe pubblicarsi nel Giornale della Società e dovrebbe essere
largamente diffuso in Svizzera fra le Associazioni e i cittadini.
Dott. LoNGHi. — Osserva che dovendo i Comizi Svizzeri pronunciarsi
sulla obbligatorietà della vaccinazione il 30 luglio corr. ed essendo quindi
troppo ristretto il tempo per effettuare la proposta Rosmini, sarebbe più
conveniente eccitare i propugnatori della vaccinazione in Svizzera ad op-
porre propaganda attiva ed efficace all'opera degli avversari,
Dott. Pini. — Non si meraviglia della guerra che viene mossa alla vac-
cinazione. Vi sono i pregiudizi degli scienziati come vi sono i pregiudizi
del volgo. I primi però riescono più esiziali alla Società e quindi vogliono-
essere combattuti con. maggiore energia. Ringrazia il Socio dott. Ru violi di
aver richiamato l'attenzione della Società sopra un gravissimo argomento,,
ma dubita che per la ristrettezza del tempo, la Società possa conveniente-
mente adoprarsi in favore della legge Svizzera. Da questo punto di vista
non potrebbe quindi accettare la proposta del dott. Rosmini ad attuare la
quale occorre tempo non poco. I Comizi sono imminenti e non è possi-
bile preparare lavori seri in pochi giorni.
Entrando poi ad esaminare la questione il dott. Pini dimostra che forse
— 652 —
la Le^e sulle epidemìe che si vorrebbe applicare in Svizzera è di sover-
chio vessatoria e che la obbligatorietà della vaccinazione si può cons^;iiire
meglio con mezzi indiretti, anziché con leggi restrittive e punitive.
In Milano, oramai può dirsi che la vaccinazione è obbligatoria per tutti
senza che ordinanza alcuna sia stata fatta in argomento. Chi vuole essere
ammesso negli asili, negli ospizi, nelle scuole deve essere vaccinato. Chi
domanda i soccorsi della beneficenza e della provvidenza deve avere il suo
certificato di subita vaccinazione. Cosi V interesse spinge i cittadini all' a*
dem pimento di una misura igienica, alla quale, se imposta loro tassativa-
mente, cercherebbero invece sottrarsi.
Al punto però cui sono giunte le cose in Svizzera, è obbligo degli igie-
nisti sostenere la Legge proposta.
Astenersi, sarebbe lo stesso che dare aiuto agli avversari della vaccina-
zione che nel nostro silenzio troverebbero occasione di meglio combattere
la Legge. Ritiene che la Società si debba esplicitamente pronunziare in
favore della Legge.
Dott. Conti. — Fa notare che la resistenza che si vuol fare in Svizzera alla
Legge sulla vaccinazione non è scientifica, non è speciale, ma 1* effetto di
una opposizione politica, pel fatto che il popolo ravvisa in questa Legge
una violazione del principio della libertà personale , e quest* argomento è
quello che serve a tener viva l'agitazione ed a avere avversar! alla Legge
anche nelle persone che non sono contrarie alla vaccinazione.
Dott. RuviOLi. — Crede manchi il tempo per far tutto quello che pro-
pone il dott. Rosmini, e avverte inoltre che la sua idea è già stata attuati:
egli opina però che nello stadio della questione non giovi rivolgersi al po-
polo, ma piuttosto convenga che la Società Italiana di Igiene mandi il suo
voto alle Autorità Federali e alle Società Mediche Svizzere. Non divide in
tutto il concetto del dott. Conti. La Legge non è combattuta solamente per
scopo politico. In questo caso anche il Canton Ticino dove il partito oscu-
rantista è forte, parteciperebbe alla lotta, mentre gli avversari della vacci-
nazione non v'hanno fatto proseliti. Egli ritiene che l'opposizione sia fatta
in nome della scienza e che quindi dalla scienza debba essere combattuta.
Il dott. Rosmini insiste nella sua proposta perchè confida che le cifre
statistiche valgano a persuadere più che le parole. Se il tempo fa difetto si
cerchi almeno di condensare queste cifre nella mozione che voterà la Società^
Dott. Giani. — Non ammette che la Legge possa essere combattuta in
omaggio al principio di libertà individuale e ne dimostra le ragioni.
Dott. Ruviou. — Propone la seguente mozione:
l
— 651 —
Accademia, o di un Congresso, ma si tratta di una vera battaglia che ci
si vuol dare sul campa del suffragio popolare.
Egli è in forza del principio della solidarietà della scienza, e del bene
pubblico, egli è in ossequio ai principii da Voi reiteratamente e strenua-
nente sostenuti, che io mi permetto far appello al vostro buon volere, per-
chè come la lega anti vaccinica belga è corsa in aiuto dei vacci no fobi Sviz-
ieri, cosi Voi vogliate correre alleati in favore dei sostenitori della vacci-
nazione, e nel modo che crederete il più conveniente, vogliate far sentire
la vostra autorevole voce per sostenere un principio ed una legge che se-
gnano un vero progresso sociale, concorrendo cosi ad impedire, dirò col-
l'egregio dott. Parola, che sia abbattuto dal piedestallo il solo, il vero pro-
filattico che noi possediamo, la più importante conquista forse della scienza
medica che ha costato veglie e fatiche immense ad uomini insigni che noi
veneriamo. Voi concorrerete, io lo spero, a sostenere un'istituzione che va
scrìtta a caratteri d*oro, - e messa a capo di tutti i provvedimenti igienico-
sanitarii d'ogni paese. Jenner e Sacco vi guardano.
Presidente. — È aperta la discussione suirargomento.
Dott. Rosmini. — Propone che a confutare le asserzioni delle leghe na-
tivacciniche si abbia a compilare un articolo sintetico corredato di dati sta-
tistici atti a provare i vantaggi incontestabili della vaccinazione. Quest'ar-
ticolo dovrebbe pubblicarsi nel Giornale della Società e dovrebbe essere
largamente diffuso in Svizzera fra le Associazioni e i cittadini.
Dott. LoNGHi. — Osserva che dovendo i Comizi Svizzeri pronunciarsi
«olla obbligatorietà della vaccinazione il 30 luglio corr. ed essendo quindi
troppo ristretto il tempo per effettuare la proposta Rosmini, sarebbe più
conveniente eccitare i propugnatori della vaccinazione in Svizzera ad op-
pone propaganda attiva ed efficace all'opera degli avversari.
Dott. Pini. — Non si meraviglia della guerra che viene mossa alla vac-
cinazione. Vi sono i pregiudizi degli scienziati come vi sono i pregiudizi
del volgo. I primi però riescono più esiziali alla Società e quindi vogliono-
essere combattuti con. maggiore energia. Ringrazia il Socio dott. Ru violi di
^ver richiamato l'attenzione della Società sopra un gravissimo argomento,.
^ dubita che per la ristrettezza del tempo, la Società possa conveniente-
mente adoprarsi in favore della legge Svizzera. Da questo punto di vista
Qon potrebbe quindi accettare la proposta del dott. Rosmini ad attuare la
^e occorre tempo non poco. I Comizi sono imminenti e non è possi-
bile preparare lavori seri in pochi giorni.
Entrando poi ad esaminare la questione il dott. Pini dimostra che forse
— 652 —
la Le^ge sulle epidemie che si vorrebbe applicare in Svizzera è di sover
chio vessatoria e che la obbligatorietà della vaccinazione si può conseguire
meglio con mezzi indiretti, anziché con leggi restrittive e punitive.
In Milano, oramai può dirsi che la vaccinazione è obbligatoria per tutti
senza che ordinanza alcuna sia stata fatta in argomento. Chi vuole essere
ammesso negli asili, negli ospizi, nelle scuole deve essere vaccinato. Chi
domanda i soccorsi della beneficenza e della provvidenza deve avere il suo
certificato di subita vaccinazione. Cosi 1* interesse spinge i cittadini all' a-
dem pimento di una misura igienica, alla quale, se imposta loro tassativa-
mente, cercherebbero invece sottrarsi.
Al punto però cui sono giunte le cose in Svizzera, è obbligo degli igie-
nisti sostenere la Legge proposta.
Astenersi, sarebbe lo stesso che dare aiuto agli avversari della vacdna-
zione che nel nostro silenzio troverebbero occasione di meglio combattere
la Legge. Ritiene che la Società si debba esplicitamente pronunziare in
favore della Legge.
Dott. Conti. — Fa notare che la resistenza che si vuol fare in Svizzera alla
Legge sulla vaccinazione non è scientifica, non è speciale, ma V effetto di
una opposizione politica, pel fatto che il popolo ravvisa in questa Legge
una violazione del principio della libertà personale , e quest* argomento è
quello che serve a tener viva l'agitazione ed a avere avversar! alla Legge
anche nelle persone che non sono contrarie alla vaccinazione.
Dott. RuviOLi. — Crede manchi il tempo per far tutto quello che pro-
pone il dott. Rosmini, e avverte inoltre che la sua idea è già stata attuata:
egli opina però che nello stadio della questione non giovi rivolgersi al po-
polo, ma piuttosto convenga che la Società Italiana di Igiene mandi il suo
voto alle Autorità Federali e alle Società Mediche Svizzere. Non divide ia
tutto il concetto del dott. Conti. La Legge non è combattuta solamente per
scopo politico. In questo caso anche il Canton Ticino dove il partito oscu-
rantista è forte, parteciperebbe alla lotta, mentre gli avversari della vacci-
nazione non v'hanno fatto proseliti. Egli ritiene che l'opposizione sia fatta
in nome della scienza e che quindi dalla scienza debba essere combattuta.
Il dott. Rosmini insiste nella sua proposta perchè confida che le dire
statistiche valgano a persuadere più che le parole. Se il tempo ia difetto si
cerchi almeno di condensare queste cifre nella mozione che voterà la Sodetà.
Dott. Giani. — Non ammette che la Legge possa essere combattuta in
omaggio al principio di libertà individuale e ne dimostra le ragioni.
Dott. Ruviou. — Propone la seguente mozione :
— 653 —
< La Società Italiana d'Igiene udita la relazione del socio dott. Ruvioli
Rdla legge della vaccinazione obbligatoria in Svizzera;
Ricordando i voti precedentemente espressi circa la utilità e la necessità
della vaccinazione;
Considerando che questo princìpio è stato ammesso nei Congressi me-
dici ed igienici, dalle Accademie, dalle Commissioni sanitarie, e dalla maggior
parte dei medici pratici ;
Considerando che mentre il Consiglio Federale della Svizzera, ad esempio
della Inghilterra e della Germania, con legge 21 gennaio 1882 ha decre-
tato obbligatoria la vaccinazione, un gruppo di medici svizzeri ha mosso
opposizione a questo lodevolissimo provvedimento facendo appello al suf-
fragio popolare;
Considerando che alcuni medici del Belgio hanno dato alla questione un
carattere internazionale associandosi alla lega antivaccinica Svizzera, inol-
trando al Consiglio Federale una istanza perchè dalla nuova legge sulle epi-
demie sia soppresso tutto quanto riguarda l'obbligo della vaccinazione ;
Considerando che la pratica della vaccinazione è di supremo interesse
per tutte le nazioni e quindi ha carattere internazionale, né può conside-
nzsi misura lesiva alla libertà individuale;
La Società Italiana d'Igiene fa voti perchè, a tutela della pubblica sa-
hte, il Consiglio federale e la popolazione Svizzera sanzionino col loro suf-
Cngio la necessità della vaccinazione. >
Il Presidente. — Riassume brevemente la discussione avvenuta ; esa-
nùna le proposte fatte e dimostra esistere pieno accordo fra i vari oratori.
Crede che la mozione del dott. Ruvioli comprenda tutte le altre proposte
t quindi la pone ai voti.
È approvata.
Presidente. — Il dott. Tarchini Bonfanti, non potendo intervenire alla
nrmione ha inviato alla Presidenza una sua comunicazione che prega il
Vice Segretario dott. Caporali di leggere.
Dott Caporali {legge). — e La Presidenza accogliendo il mio pensiero
iQtorno ai danni che vengono dall'abitare case di troppo recente costruzione ,
^olle onorarlo col metterlo allo studio della nostra Società, del che le porgo
' iQiei ringraziamenti ; e quindi mi permetto di esporre le riflessioni che
^* guidarono in quel concetto.
< Che dall'abitar case di troppo recente costruzione in modo che i muri
^lìcora non sieno bene rasciutti, ne debbano derivar danni alla salute, è
^osa intorno alla quale non giova spender parole, tanto è evidente.
— 656 —
rere a mezzi di prosciugamento artificiale i quali danno ottimi risultati Ri-
tiene poco conveniente che la Società pubblichi dati sopra questa questione;
che il dott. Tarchiui dovrebbe meglio approfondire e dimostrare con latti
specificati e dati statistici la entità del male e del pericolo cui egli ha ac-
cennato.
Sorge vivace la discussione alla quale prendono parte il dott. Pini, il
dott. Rosmini, gli ing. Gallico e Perelli, i dott. Longhi, Berretta e Zucchi,
il quale ultimo dimostra come il determinare 1* abitabilità di una casa do-
vrebbe essere di spettanza della Commissione Sanitaria Municipale e non
deirUffìcio Medico e quindi trova poco corretto il procedimento usato dal
Municipio di Milano.
Dopo alcuni schiarimenti dati dal dott. Berretta si approva la proposta
del dott Pini di incaricare cioè la Presidenza di raccogliere gli elementi
sufficienti per giudicare con cognizione di causa se e come funzioni questi
parte del servizio pubblico, e se la salute dei cittadini abbia veramente danno
dall'abitare precocemente le case da poco costrutte.
// Presidente
C. Z U C C H I
// Segrtlario
E. Grandi,
Dott. Gaetano Pini, G treni*, Milano, 1882. ~ Sub. G. QvtUi.
PARTE PRIMA,
MEMORIE ORIGINALI.
LA RAZIONE ALIMENTARE.
Appunti
del Dott. Rossi Federico Gerolamo
Maggiore-Medico.
La condizione assoluta per la diminuzione
della mortalità generale e per l'aumento della
popolazione risiede essensiafmente nel simuN
taneo aumento delle risorse alimentari.
A. Laveran.
Traiti des maladUs et cpidcmies des
armées,
"Lai fisiologia sperimentale, per potere interpretare colle leggi della mec-
canica i fenomeni della economia animale, paragonò felicemente la macchina
umana ad ima macchina a vapore.
Tuttavia, se, per l'interpretazione delle suaccennate leggi applicate al
nostro organismo, può reggere un tale confronto, non pertanto non possono
sparire disparità assolute da tenersi nel massimo conto, le quali non hanno
ragione di esistere nell'apprezzamento di una macchina inanimata.
Ed infatti la macchina a vapore non è suscettibile di agire se prima non
fu completata in tutti i suoi ordigni e quindi fornita di carbone il quale
colla combustione svolgerà calorico atto a ridurre in forza motrice (vapore)
l'acqua posta nella caldaja.
Non cosi avviene per il nostro organismo nel quale vi concorrono ben
altri coefficienti di azione.
Lo sviluppo progressivo e graduato delle varie parti componenti l'intiero
organismo : la viUi stessa che per sé medesima è una forza naturale, insita e
recondita; finalmente la volontà^ altra forza misteriosa, capace di incalcolabili
42
— 656 —
rere a mezzi di prosciugamento artificiale i quali danno ottimi risultati. Ri-
tiene poco conveniente che la Società pubblichi dati sopra questa questione;
che il dott. Tarchiui dovrebbe meglio approfondire e dimostrare con fatti
specificati e dati statistici la entità del male e del pericolo cui egli ha ac-
cennato.
Sorge vivace la discussione alla quale prendono parte il dott. Pini, il
dott. Rosmini, gli ing. Gallico e Perelli, i dott. Longhi, Berretta e Zucchi,
il quale ultimo dimostra come il determinare 1' abitabilità di una casa do-
vrebbe essere di spettanza della Commissione Sanitela Municipale e non
deirUfficio Medico e quindi trova poco corretto il procedimento usato dal
Municipio di Milano.
Dopo alcuni schiarimenti dati dal dott. Berretta si approva la proposta
del dott. Pini di incaricare cioè la Presidenza di raccogliere gli elementi
sufficienti per giudicare con cognizione di causa se e come funzioni questa
parte del servizio pubblico, e se la salute dei cittadini abbia veramente danno
dall'abitare precocemente le case da poco costrutte.
// Presidente
C. Z U C C H I
// Segirtiariù
E. Grandi.
Dott. Gaetano Pini, Ctrent*^ Milano, i88a. — Sub. G. Gt^ÌIL
PARTE PRIMA,
MEMORIE ORIGINALI.
LA RAZIONE ALIMENTARE.
Appunti
del Dott. Rossi Federico Gerolamo
Maggiore-Medico.
La condizione assoluta per la diminuzione
della mortalità generale e per l'aumento della
popolazione risiede essenziafmcnte nel simul-
taneo aumento delle risorse alimentari.
A. Laveran.
Tratte des maladUs et épidéniies des
armées.
La fisiologia sperimentale, per potere interpretare colle leggi della mec-
canica i fenomeni della economia animale, paragonò felicemente la macchina
i^^^^^ ad una macchina a vapore.
Tattavia, se, per Tinterpretazione delle suaccennate leggi appHcate al
nostro oiganismo, può reggere un tale confronto, non pertanto non possono
sparire disparità assolute da tenersi nel massimo conto, le quali non hanno
ragione di esistere nell'apprezzamento di una macchina inanimata.
Ed infatti la macchina a vapore non è suscettibile di agire se prima non
fu completata in tutti i suoi ordigni e quindi fornita di carbone il quale
colla combustione svolgerà calorico atto a ridurre in forza motrice (vapore)
l'acqua posta nella caldaja.
Non cosi avviene per il nostro organismo nel quale vi concorrono ben
altri coefficienti di azione.
Lo sviluppo progressivo e graduato delle varie parti componenti l'intiero
organismo : la viUi stessa che per sé medesima è una forza naturale, insita e
recondita; finalmente la volontà^ altra forza misteriosa, capace di incalcolabili
42
— 6s8^
sforzi, costituiscono altrettanti fattori importantissimi i quali influiscono poten-
temente sul nostro organismo, senza sottrarlo per ciò alle dianzi citate leggi.
Non sarebbe forse meglio considerare il corpo umano alla maniera di
L. Hermann? il quale lo vuole costituito da: ««' agglomerazione di mole-
cole, le farti costitutive delle quali producono, per la loro ossidazione^ delle
forze ; ovverossia, trasformano le forze di tensione delV organismo in forze
vive, espressione dell'azione vitale.
Nell'azione vitale avviene la ossidazione dei materiali accumulati nell'or-
ganismo sotto forma di forze di tensione, per lo che ne succede una vera
combustione chimica degli elementi primi ricavati dagli alimenti.
Siffatte combustioni si effettuano svolgendo del calorico, il quale serve
a mantenere in tutto l'organismo la temperatura costante, indispensabile alla
vita ed al lavoro funzionale degli organi tutti del corpo.
n consumo del calorico animale è in rapporto diretto ed immediato colla
produzione delle forze vive svolte nella macchina umana, le quali nella vita
sociale dell'individuo vengono trasformati in proporzionato lavoro produttore.
Nell'organismo umano un quinto del calorico vien trasformato in forza
produttrice, i rimanenti quattro quinti vengono consumati per una parte,
(un quarto) a mantenere la temperatura vitale, per altra parte il^rimanente
del calorico ("/xoo) rappresenterebbe gli attriti della macchina in funzione.
Oltre al lavoro o fatica concorre pur anche la temperatura dell'ambiente
atmosferico, in cui vive l'organismo, a cagionare le perdite organiche.
L'esperienza giornaliera s'accorda colla scienza nello spiegare e provare
questo fenomeno vitale.
La temperatura dell'ambiente in cui l'uomo vive suggerisce la neces-
sità di variare i suoi alimenti , poiché in un clima freddo con atmo-
sfera rarefatta, come per lo più succede in montagna, oltre alle quantità
di azoto indispensabili in tutti i climi per il mantenimento della vita, negli
elementi della nutrizione organica l'organismo dovrà assimilare eziandio le
necessarie quantità di carbonico indispensabili anch'esse per produrre il ca-
lorico animale in quantità maggiore di quanto si richiegga nei climi caldi,
nei quali l' uomo , oltre alla voluta quantità di azoto , bisogna di mi-
nor calorico , vale a dire , consuma minor carbonio nell'azione vitale:
perciò dovrà limitare nella sua nutrizione il consumo delle sostanze grasse,
degli idro-carburi ; onde non assoggettare il suo ventricolo ad inutile lavorìo di
digestione che produrrebbe un esuberante accumulo di adipe nella macchina
umana e che, non consumato ^dall'azione vitale, produce pinguedine che può
giungere al grado della obesità.
— 6S9 —
Gli abitanti delle terre meridionali sono per questo dotati di sobrietà,
h quale anziché virtù vorrà piuttosto essere considerata quale espressione
di una necessità imposta dal clima in cui vivono.
£ se le popolazioni delle terre del settentrione del nostro globo usano
copiose quantità di alimenti, si è appunto per accumulare le necessarie
qoantità di carburi valevoli a produrre incessantemente il calorico prece-
dentemente sviluppato e prontamente disperso nell'ambiente a temperatura
abbassata, onde mantenere quella temperatura costante nell'interno dell'or-
ginismo (37^ C), la quale è indispensabile alla conservazione della vita.
È dunque necessario lo stabilire il bilancio dell' alimentazione della mac-
china vivente coli' indicare con precisione il rigoroso equilibrio fra il con-
some e l'incasso dei materiali nutritivi, aflìnchè possa funzionare costan-
temente in egual modo nelle varie circostanze di clima e di lavoro o fatica
in cui debba trovarsi.
Il ricambio dei materiali logorati dall' azione vitale, e quindi resi inservibili,
consiste neir introdurre nell'economia animale delle nvLovt /(?rze di tensioni
capaci delle identiche trasformazioni sostenute dalle precedenti, che esse ven-
gono a surrogare, e di mantenere la continua produzione di forze vive»
\a forze di tensione sono rappresentate dagli alimenti ingesti e digeriti,
e dall'ossigeno assorbito per mezzo della respirazione.
\jt forze vive risultano dalle multiple combinazioni di queste varie so-
stanze durante l'azione vitale : combinazioni rese manifeste da sviluppo di
calorico proporzionale alla intensità dell'azione chimico-fisiologica ottenuta.
Dallo sviluppo delle forze vive ne risulta sempre la produzione di so-
stanze alterate che costituiscono materiali da scarto, eliminati dall'organismo
sotto forma di vapore acqueo, acido carbonico, urea, urati, ecc.
La incessante assimilazione di materiali alimentari destinati a riparare le
continue perdite prodotte dall'azione vitale costituisce la condizione essenziale
della vita.
A tal' uopo occorrono materiali di alimentazione i quali somministrino all'or-
ganismo vivente tutti i principi elementari di composizione dei vari suoi organi.
La carne ed il latte costituiscono, da per sé soli, alimenti complessi con-
tenenti tutti i principi elementari di composizione dei vari tessuti dell'or-
ganismo umano, e sono quindi alimenti perfetti con un valore nutritivo as-
soluto, adatti a reggere la vita dell'individuo che di essi si ciba: non cosi si
può dire delle altre sostanze alimentari, le quali, considerate isolatamente
ciascuna da sé, contengono alcuni prìncipi elementari, ma non tutti, fra
quelli che si richiedono per l'azione vitale.
— 66o —
Sr 'Ieri va per conseguenza la necessità della promiscua associazione dell
^vin^re sostanze alimentari per àrie concorrere efficacemente alla compier:
nurri/ione -ieil 'jrjamsmo.
N*eir:ui mentacene 'ieiI'indÌTÌduo, oltre allo scopo di conservare il pese
costante iet mo isrpo, onde mantenerlo nello stato permanente di inalte-
rata ioiiite razione alimentare di conservazione della vita), si dovrà eziandio
*eners a micol: li iccedenza di alimentazione che si richiede per riparare
oilVìccr*»! ii periicL prodotta da anormale svolgimento di forze vive e delie
ozzcni orzamene ruali naturali conseguenze inevitabili (razione di fatica a
.avaiQ .
ZevcsL pure anche nell' alimentatone dell'individuo considerare in par-
-zczizr meco :ua:e sia la predominanza del regime, quasi esclusivamente
^r^rr-i'-r^m ?ppure sc esso sia essenrialmente composto di sostanze vege-
:ii. ptr arrivai: a poter spiegare le conseguenze inevitabili di forza, di
^:r:.::r:: e ii jorattere, proprie agli individui senza che ne avvenga per-
nir!ra2ae:::t? nella Icro salute.
>*-ll*:ic22v? l'olfnr.enazione troppo esclusivamente vegetale non ne accresce
^ fcrsi zi-iferLir^. che anzi la diminuisce, e quando sia troppo prolungata,
,-?n i^us:-*iK ieì'^ altre scstinze alimentari, ingenera prostrazione delle
"crss i::.:::-*:. ::t:si n^iaifesa ia deperimento dell'organismo e segnatamente
-.iile ^ususi le: ìiuijcue ìmgcveriEO per Tavrenuta diminuzione della sua
'■j;ii:\r':x tcs^ì ; scura rutta per Ibl denoeoza dei globuli rossi.
*»?.•- . .r-;-,rr.:r-- : t^ta inimale nrcresoe forza organica coir aumentare
i .•:.:■ 1 tv.rv; .-: ^a^sTit ^àe àora ia sostanze ricche di azoto i ma-
,.. — ;.• --•: i riasccrtii ? rirorare al consumo incessante dei
\'', "...1 >i^•■
i£Sfc ir^'y-.a dei due regimi alimentari, ani-
V....- r ^ -. •^-^.^ i K$ine il più conveniente nella normale
'».^^vw
o medio di oltre 60 chilogrammi ed in
v-siix. rscìn sili suoi alimenti quantità inferiori ad n
• -^'tt; r^^ ^S carbonio vi è insufficienza di alimenta-
vNvV ^^^«icà riconosciute indispensabili alla vita organica
A.jk .:,v,.-Kc»ì*A 'à?! aSmoito lo rende facilmente preda e vittimi
u.\ ^^K^ > 7is*v4ga» e per la quale trovasi di già prcdispo*
ì «i^fvr»m^t<^ ààìt sue forze non adeguatamente riparate.
i;on^ ^i »te iuctele riscontrasi pur anche presso taluni
— 66i —
quali, benché in seno airabbondanza, hanno visceri incapaci di produrre
aa buona digestione ed assimilazione degli alimenti : a questi tali accadrà
i dover soggiacere a tutte le funeste conseguenze deirinsuffìcienza nell'ali-
tentazione.
Né basta, limitare la razione alimentare quotidiana al puro e stretto
ecessarìo ; si dovrà bensì provvedere ad un' eccedente quantità di alimenti
ade riparare totalmente all'eventuale consumo di forze in quantità mi|ggiore
i quanto si fosse preveduto.
£ non devono essere poste in non cale le influenze esercitate suU' ali-
entazione dell'individuo dal suo normale stato di salute , dall' abituale
tica alla quale esso è assoggettato: poiché ciò che costituisce per alcuni
l'alimentazione copiosa e gradita, diventa talvolta insufficiente per altri
idividui.
Nella varietà del vitto ossia regime alimentare misto, le sostanze ter*
irie cedono all'organismo i materiali occorrenti ai fenomeni della respi-
izione; le sostanze quaternarie forniscono i materiali richiesti per la ripa-
i2Ìone dei tessuti dell'organismo, i quali sotto l'azione vitale (sviluppo di
irze vive) subiscono la perdita di porzione delle sostanze albuminate (azoto)
i loro composizione, la quale è costantemente eliminata nelle varie escre-
oni e secrezioni sotto forma di urea od urati nelle orine e nei sudori.
II regime alimentare misto, composto cioè di sostanze ternarie e quater-
arie è quello che meglio si addice all'uomo che vuole nutrirsi bene.
Egli è ben vero che le prime di queste sostanze si ritrovano nelle seconde,
:r il grasso e la sostanza zuccherina che entrano nella composizione della
'roe e del latte, ma si esigerebbero considerevoli quantità di queste sostanze
notate per produrre i materiali richiesti dalla ossidazione nell'azione vitale,
entre con minore quantità di sostanze idrocarburate e grasse (ternarie) si
terrebbero questi elementi di nutrizione.
La sostanza azotata (quaternaria), di cui il prototipo è la carne, rappre-
nta un alimento nutritivo di valore commerciale superiore a quello delle
stanze grasse e farinose, non solamente per le copiose ed eccessive quan-
^ che di essa si dovrebbero consumare, ma per il maggior prezzo di acquisto
e essa ha in paragone di quello delle altre sostanze delle quali il valore
Qimerciale è di molto inferiore.
In questa diversità di valore commerciale ed economico, fra le sostanze
Qarie e quaternarie , consiste tutta intiera la gravissima e non sempre
vivibile questione che nell'ordinamento sociale si impone giornalmente, e
w non potrà essere completamente risolta finché ad ogni membro del-
— 662 —
l'umano consorzio non sia devoluta ed assicurata la razione alimentare
indispensabile alla sua perfetta nutrizione (I?).
Nel computo delle varie quantità di sostanze alimentari occorrenti alla
nutrizione dell'individuo si debbono tenere in conto le proprietà di cui sooo
dotati i cosi detti alimenti di risparmio, od alimenti nervosi, di agire dop-
piamente per le loro virtù alimentari e maggiormente ancora per le loro
proprietà moderatrici della ossidazione della sostanza prima dell 'organismo.
Dal loro uso l'individuo può, con dosi relativamente minori di alimento^
compiere un lavoro o sopportare fatiche di gran lunga superiori a quelle
che l'individuo potrebbe compiere senza il loro prezioso concorso.
All' igiene spetta lo studiare e formulare le condizioni che si richieggono
dall'individuo onde sovvenire, nel modo il più completo ed il più facile»
alle esigenze dell'incessante ricambio della materia e per assicurare a cia-
scuno il possedimento di tutte quelle forze di tensione che si richiedono
dall'azione vitale per trasformarle in altrettante forze vive.
Giova ricordare che la nutrizione organica dell' uomo non solamente è
in diretto rapporto colla digeribilità degli alimenti ingesti, ma eziandio colla,
varietà di questi alimenti e colla composizione dei principi alimentari di
cui sono dotati. ■
Dall'esperienze fisiologiche risulta che l'uomo adulto impiega una media
di quattro ore, all'incirca, di tempo per digerire la maggior parte degli
alimenti accumulati nel suo ventricolo.
La digestione del bolo alimentare vien facilitata notevolmente dalla mi-
scela delle varie sostanze alimentari che lo compongono.
Le sostanze animali vengono digerite più prontamente delle sostanze
vegetali.
La carne vien meglio digerita quando vi si unisca un poco di grasso.
Le carni salate esigono un tempo maggiore per essere ben digerite.
Ultima osservazione alle precedenti si è che 1* abitudine e le individuali
tendenze influiscono superlativamente sul potere digestivo dell'apparecchio
digerente di ciascun individuo.
La necessità di stabilire il bilancio fra l'incasso ed il consumo degli ali-
menti indispensabili alla riparazione organica esige che l' adulto , affinchè
riceva una nutrizione in correlazione colle perdite causate dal consumo di
forze, consumi quantità di alimenti maggiore della razione alimentare indi-
spensabile alla vita organica.
E non basta procurare all'individuo, sotto proporzioni prestabilite gir
elementi organici e minerali di composizione dei suoi tessuti; bisogna
— 663 —
Gaandio unire ai suoi alimenti tutto ciò che può renderne il sapore gradito
colTeccitargliene l'appetenza e facilitargliene la digestione.
Nei momenti di maggior consumo di forze l'uomo consuma maggior
I quantità di alimenti ai quali ricorre in allora con certa quale avidità che
TQole essere irremissibilmente soddisfatta.
Questa osservazione ovvia e giornaliera comprova materialmente Tapprez-
amento teorico che induce a stabilire una razione alimentare di conser-
vazione della vita organica ed un'altra razione alimentare, da aggiungersi alla
precedente, di fatica o di lavoro, cioè per riparare all'eccessivo consumo di forze.
Nello stabilire queste due razioni non devesi dimenticare il principio
assoluto della varietà delle sostanze alimentari neiralimentazione.
La varia e promiscua associazione di diverse sostanze nell'alimentazione
potrebbe non infrequentemente suggerire la sostituzione di alcuni alimenti
ad altri di più diffìcile ricerca o di valore troppo elevato.
Le osservazioni e le esperienze chimiche permisero di ottenere la cono-
scenza della composizione chimica delle più importanti sostanze alimentari,
di cui venne tracciato uno specchio, la cui conoscenza ha un valore
pratico troppo importante perchè se ne trascurì la divulgazione.
Però si dovrà pur sempre tener conto, nella pratica applicazione, delle
tendenze individuali che influiscono potentemente sulla digeribilità degli
Cimenti, per cui, essi sono variamente elaborati nei ventricoli di ciascun
individuo.
La conoscenza del seguente specchio dei principi chimici di composi-
ione delle varie sostanze alimentari non sarà inutile :
— 664 —
Specchio delle quantità di azoto, di carbonio, di materia grassa e di acqua
contenute in 100 parti delle varie sostanze alimentarL
Carni e prodotti degli animali da macello.
Carne di bue (senz'ossa) (3)
Bue arrostito
Cuore di bue
Fegato di vitello
Fegato grasso (d'oca) •
Polmone di vitello
Arnioni di montone
Pesci di mare.
Rata (pretta carne senza lische ne testa) . . .
Anguilla di mare (grongo)
Merluzzo salato
Sardine (alKolio in scatola)
Aringhe salate
Aringhe fresche •
Asello
Sgombro
Sogliola .,,,
Salmone
Pesci d'acqua dolce.
Luccio
Carpione
Barbio
Ghiozzo
Anguilla
Argentino
Prodotti vari esanimali.
Nidi di rondini
Uova di gallina (bianco e tuorlo)
Latte di vacca \
Latte di capra
Caviale di Russia
Molluschi,
Lumache cotte, sostanza carnosa ,
Seppie, sostanza carnosa
» ■ seccate di Siam (carne)
Ostriche fresche (carne)
Acqua delle ostriche
Crostacei,
Aragosta (carne cruda)
» sostanza molle intema
Uova di aragoste
Azoto
(«}
Carbomo
Grasso
3,000
zx,ooo
2,000(3)
3,528
17,760
5,190
2.831
x6,i6
6.»5S
3,093
15,68
5,58
2.1 15
65,58
54,57
3.458
14.5
2,54
5.655
12,15
2,125
3,85
12,25
0,47
3,95
12,60
5.02
5,02
16
0.38
6
29
9.36
3."
23
12,72
1,83
21
10,03
2,41
9
0.38
3,74
19,26
6,76
1,91
12,25
0,25
2,09
16
4,85
3,25
",S
0,6
3,49
12,1
1,09
1,57
5,5
0,21
2,77
13,5
2,67
2,00
30,05
23,86
2,79
17
8,03
8,87
28
tracde
1,90
13,5
7
0,66
8
3,7
0,69
8,6
4,1
4,49
27,41
16,26
2,50
9.28
0,952
1,804
9
2,42
10,93
".74
7,5 '
2,13
7.18
1.51
0,086
o,C45
»
2,93
10,96
1.17
2,87
7,3
1,44
3,37
17,55
8.23
Acqua
78,000
69,890
74,674
72,33
22,7
73,52
78.2
75.49
79,91
47,02
46,04
49
70
82,95
68,28
86,14
75.70
77.53
76,97
89.35
76,89
62,07
72,89
8ó
86.S
83.6
37.5
76,17
75,74
80,38
95.75
76,61
84,31
62,98
Fermaggi.
Cglo dì Brìe
di Groyère (Gritera)
kl1a crema
dì Chester ,
parmigEano •■•...
alla doppia creioa ........
dì Roquefort.
dì Olanda
fVesco dì NeachAtel
idem vecchio
di Camembeit
Grani e Upimmast.
(i) ,
*etdt teeche
i freichl ,
verdi conquassati lecchi
Ctriali I farint, fatti i tuttri
:nto duro det meuogiomo ,
bianca dì Parigi
l' inverno (mariaiolo) ,
mondata . . .
1U5 degli ^rabi ,
bianco di r'arìgi
» nuovo
di farina di frumento duro ....
bianche ,......,
e baiala dell'Algeria
Funghi, tartufi,
ì comuni
ola. ,
bianchi
Frulli icecht td eUfginfti.
»,37S
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6.997
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36.58
34,57
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0.30
0,30
0,1 s
79.64
67,50
5r
0,396
O.S6
0,56
0.44'
91,01
go
7a
72,34
— 666 —
Castagne secche
Ribes
Fichi freschi
» secchi
Prugne
Mandorle dolci fresche
Pignoli
Ca/fè, thè, cioccolatta,
Cafl^ (in infusione di loo grammi).
Thè (infusione di 20 grammi)
Cioccolatta (per 100 grammi)
Alimenti grassi.
Lardo
Burro comune (fresco)
Olio di olive
Bevande alcooliche»
Birra forte
Alcool puro (100® dell'Alcool) . . • ,
Acquavite comune
Vino
Zuccaro
Azoto
(«)
Carbonio
Grasso
1,04
48
6
0,14
7,79
(6)
0,41
15.50
(6)
0,92
34
(6)
0,73
28
(6)
2,677
40
24,28
6,44
68,15
42,50
1,10
9
0,50
0,2
2,1
0,04
1,52
58
26
1,18
71,14
71
treccie
98
96
0,08
4.50
»
»
52
»
»
27
»
0,01 s
4
»
■»
40,4
»
Acqua
IO
81,3
66
25
26
424^
5,7»
97,5
99.5
8
20
2
90
1
49
90
]
(zi I numeri di questa colonna, moltiplicati per 6,5 danno il peso della sostanza azotata.
(3) Le ossa formano un quinto del peso totale, bisogna contare 125 di carne colle ossa per 100
di carne senz'ossa e di scelta qualità.
(3) La quantità di grasso varia da a a ao per zoo.
Lj Ceneri «= 14.
(5) La composizione dei ^rani delle leguminose, dei cereali e del tuberi varia secondo ! ter-
reni, le esposizioni, le stagioni ed i concimi; però le cifre medie che noi presentiamo bastereb-
bero generalmente per formare la base di calcoli sempre approssimativi della determinazione del!e
razioni alimentari. D'altronde il paragone è più esatto quando ha luogo fra sostanze simili, ad
esempio, dei pesci fra loro, dei formaggi fra loro, ecc.
(6) Proporzione di sostanze grasse non dosate.
#
(Estratto dal Précis thiorique et pratique des substances alimentaires de Payen,
Paris, librairìe E. Hachette).
n suesposto specchio potrebbe indurre a credere nell'assoluta equivalenza
nutriente delle sostanze alimentari, che contengano in quantità determinate
quantità eguali di azoto e carbonio, per stabilire quindi indifferentemente
la sostituzione di un genere alimentare ad un altro.
Questa maniera di sostituzione assoluta non è ammissibile, poiché pei
stabilire una reale equivalenza di nutrizione fra due sostanze alimentari, sì
richiede che esse abbiano lo stesso grado di digeribilità e sieno egualmente
assimilabili nell'organismo.
— 667 —
Ciò non può essere, perchè le sostanze alimentari, benché dotate degli
itesd equivalenti chimici, hanno però varia composizione e costituzione mo-
lecolare, dipendente dal loro grado di coesione, di idratazione, nonché dalla
quantità di materiale da scarto, perché resistente alle elaborazioni fisio-chi-
iniche della nutrizione.
Vi è inoltre la cottura, alla quale sono sottoposte alcune sostanze ali-
mentari, la quale diminuisce materialmente la loro coesione per la mag-
giore idratazione molecolare subita sotto la duplice azione combinata della
temperatura elevata e della umidità. Vi é inoltre l'azione chimica, la quale
dorante la cottura trasforma alcuni principi elementari col renderli più so-
labili e sprigionando aromi che solleticano il palato, stimolano l'appetito e
Eunlitano la digestione del bolo alimentare.
Agli alimenti aggiungere si deve l'acqua senza la quale sarebbe impos-
sibile la vita stessa. L'acqua che entra per i tre quarti nella composizione
del corpo viene emessa colle varie escrezioni e secrezioni in quantità va-
Intanile da grammi 2500 a 3000 grammi nelle 24 ore.
L'uomo adulto perde giornalmente 15 grammi di azoto (Dumas) nel-
razione vitale, cifra che sale a 20 grammi quando esso sia assoggettato a
moderata fatica.
' n consumo di carbonio all'atto della respirazione, durante 24 ore nel-
Tadulto, raggiunge la cifra di 250 grammi (Andrai e Gavarret).
: L'adulto, considerato in media del peso di chilogr. 6^, perde nelle 24 ore
m diciottesimo del suo peso per la consumazione della materia prima di sua
organica tessitura, avvenuta durante l'azione vitale e che si ripartisce in:
Acqua grammi 2800
Carbonio > 280
Azoto > 18
Ossigeno > 650
Idrogeno > 6
Totale grammi 3754
Questa perdita considerata quale prodotto delle varie escrezioni, vien ri-
dal Vierordt in questo modo:
Secrezione polmonale e cutanea grammi 1900
Secrezione renale > 1766
Secrezione intestinale > 172
Totale grammi 3838
— 668 —
Dalle analisi istituite, coi mezzi della chimica, sulle secrezioni ed
fomite dall^adulto assoggettato a moderata fatica giornaliera si oo
seguente risultato (Payen):
SECREZIONI VARIE
1450 grammi di orina emessa nelle 24 ore, con-
tenevano sotto forma di urati e sali
Escrementi solidi nelle 24 ore, macoìità varie,
esalazioni cutanee, ecc., contenevano
Totale , , .
COMPOSIZIONE
A20T0
ffranmu
14,5
5>5
20,00
Aggiungendo di carbonio grammi 250 consumati nella respirazione,
avrà il consumo giornaliero dell'adulto in elementi chimici rappresenta
dalla seguente formola:
Azoto grammi 20 — Carbonio grammi 310
che servi a Payen per stabilire la seguente:
_, . ,. ,1 Pane grammi 1000
Razione aumentare normale { ^ ^ ,. ,
( Carne nresca di bue > 286
In questa razione il pane fornisce eguale quantità di sostanza azc
neutra come la carne.
Il prof. Moleschott dichiara essere necessario all'adulto del peso t
di chilogrammi 66 e mezzo, assoggettato a moderata fatica nelle 24
la seguente razione:
Sostanze albuminate grammi 130
> grasse > 84
Idrocarburi > 404
Sali > 30
Totale grammi 648
ossia I Yq del peso dell'individuo; sarà necessario aggiungere uno
per cento d'acqua per completare la intiera razione.
L'inglese A. Parkes assegna al militare in campagna la seguent
alimentare, per la considerazione che esso deve sopportare le ma
tiche alle quali possa essere assoggettato l'uomo nello stato socia
— 669 —
Sostanze albuminate grammi da i8o a 210
> grasse > > 105 > 135
Idrocarburi > > 480 > 540
Sali > > 35 > 45
Totale grammi 800 in 930
La spiccata differenza fra queste due ultime razioni di regime alimentare
trova sua ragione di essere nelle condizioni di maggior consumo di forze
in cui trovasi T individuo contemplato dal Parkes.
n Gauthier formola nel seguente modo la sua razione per l'adulto:
Razione ordinaria Azoto gr. 20 — Carbonio gr. 280
Razione supplementare di lavoro > > 8,74 — > > 170
Razione completa per resistenza
alla fatica o lavoro giornaliero
sostenuto Azoto gr. 28,74 — Carbonio gr. 450
n Letheby ridurrebbe al seguente valore, in elementi indispensabili, le
sue tre razioni alimentari:
IVita disoccupata Azoto gr. 12,1 — Carbonio gr. 249,7
Fatica moderata > > 20,7 — > > 373iO
Fatica sostenuta > > 25,9 — > » 378,2
L* importante questione deiralimentazione , ai giorni nostri , preoccupa
m special modo la mente degli igienisti coadiuvati nelle loro ricerche dai
chimici, dai fisiologi e dai bromatologi. Oltre ai già citati autori Voigt,.
^ettenkoffer , Vierordt concordarono tutti nel raccomandare una razione
Cimentare praticamente sufficiente ; per cui poche o nulle sono le differenze
^e offrono le razioni alimentari proposte dai più autorevoli in siffatta
dateria.
Si dovrà pur sempre, per il computo delle quantità delle sostanze alimen-
^H svariate, le quali concorrono a fornire la razione alimentare d'ogni
^dividuo, tenere a calcolo, nelle agglomerazioni di numerosi individui, il
disperdimento di porzioni benché minime dei generi alimentari, facile a
verificarsi nella divisione delle razioni individuali, nel loro peso, nella loro
distribuzione, nella loro cottura, e nella qualità non sempre costante al tipo
Semiale dal quale si partì per dedurne le quantità costituenti la razione
alimentare dell'individuo.
Da quanto fu sin ora esposto non vi può essere difficoltà per concre-^
— 670 —
tare la forinola della razione alimentare la più confacente all'uomo a
assoggettato a fatica o lavoro ; razione che dovrà essere sempre accres
in proporzione dell^aumentato consumo di forze fuori delle normali occupa;
Tenendo conto delle osservazioni più sopra riferite , la razione
naria per lavoro moderato giornaliero dovrà fornire azoto grammi 20,
bonio grammi 360, ovverossia la seguente:
Razione alimentare per T adulto assoggettato a moderata fatica.
Sostanza Alimentare
Pane grammi
Carne »
Pasta >
Lardo >
Sale »
Totale grammi .
Peso
Valore in
ia
(grammi)
grammi
AZOTO
CARBONIO
850
10,20
255.00
250
7.50
27,50
150
1,80
45,00
50
0,59
35.57
2$
—"
—
1325
20,09
363,07
Dessa da è ritenersi come la più adatta a restituire all'organismo le qua
di azoto e di carbonio consumati nelle 24 ore dall' adulto con svolgim
di azione vitale sufficientemente intensa; e ciò in base alle osserva:
sperimentali dei più autorevoli fisiologi moderni ed antichi.
Nelle circostanze di maggior consumo organico per azione vitale s
tata con maggiore intensità elevata al di là della normale si dovrà evi
temente aumentare i materiali di riparazione in ricambio a quelli consu:
Le nozioni suesposte suggeriscono la seguente:
Razione alimentare per V adulto assoggettato a fatica eccessiva non comi
Sostanza Alimentare
Pane grammi
Carne
Pasta
Lardo
Cafft
Zuccaro
Sale
Totale grammi .
Peso
ia
graimmi
II50
350
150
80
15
22
35
1800
AZOTO
Valore in
(grammi)
CARBONIO
13.80
10,50
1,80
0,95
0,16
27,21
345,00
38,50
45.00
56.90
ii3S
8.88
495.63
— 671 —
In queste due razioni, che si ponno ritenere quali fondamentalmente
tipiche, vi si possono sostituire alcune sostanze alimentari con altre purché in
dosi tali da poterne conseguire invariabilmente le quantità d'azoto e di
carbonio in esse indicate, adattando in tale maniera queste due formole di
razione alimentare colle esigenze varie che potessero influire sulla sua pra-
tica applicazione.
A similitudine di Parkes, e degli altri più autorevoli fisiologi ed igienisti,
è da ritenersi che il militare sia l'individuo che, allo stato sociale, durante
la guerra o per prepararvisi, è assoggettato alle più grandi fatiche le quali
comportano un'eccessivo consumo di forze che necessariamente devono
essere prontamente riparate con proporzionato nutrimento.
Epperciò attenendoci a quanto fu finora esposto non crediamo andare
errati nell'asserire che : egualmente che per l'operaio adulto valgano eziandio
per il soldato queste due razioni alimentari nelle varie circostanze di fatica
moderata (vita di presidio), o di fatica eccessiva (vita ai campi, ed in guerra).
Ne si può temere che coU'accordare tale quantità di viveri ai soldati ne
avvenga spreco inutile di materiali di alimentazione: che anzi, ove si pon-
derino ben bene le ragioni sommariamente esposte in base ai dettami deUa
scienza, ed avvalorate dalla sanzione della pratica sperimentale, facilmente
ne verrà al lettore la persuasione della convenienza delle due razioni proposte*
A maggiore conferma della nostra esposizione uniamo il seguente :
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— 674 —
IL DIBOSCAMENTO E LA METEOROLOGIA d).
Note
del Prof. Eugenio Fazio.
• La civiltà ponendo piede in un paese
• dirada le foreste, e giunta a ma-
« turità di nuovo le crea >.
Boschi primitivi ' — Cause del diboscamento — Danni che ne seguirono — Voti per
il rimboschimento.
I.
Non ha guarì un giovine autore , trattando del diboscamento con V a-
nimo rattristato e pieno di sconforto, scriveva : e Se V uomo fu degno di
biasimo quando iniziò l'opera distruggitrice, muove davvero compassione
ora che, pur vedendone gli effetti immani, ciecamente persevera nel lavoro
iniquo I Invano gli uomini della scienza gridarono alla rovina, il cinismo dei
privati e dei preposti alla cosa pubblica fa venire meno la parola anche ai
più volonterosi! >
Cotesto sentimento di disperazione, condiviso dall' universale pare abbia
trovato eco sicura in una mente eletta ed in un cuore generoso, nel Mini-
stro Berti, il quale si accinge ad una riforma radicale, che varrà a scon-
giurare una grave e non lontana iattura.
n culto per gli alberi si perde nella più remota antichità: le selve co-
stituirono il primo tempio sacro ai numi ed alla patria; esse furono feconde *
ispiratrici ai dolci poeti, i quali le popolarono di miti e di leggende, che
a noi pervennero attraverso i canti di Anacreonte, di Teocrito, di Stesicore
d'Imera, di Diano di Siracusa, di Virgilio, di Tibullo, di Catullo, di Ora-
zio, di Ovidio, di Lucrezio e di tanti altri. Ed ai nostri tempi chi non ri-
corda gì' idilli del Petrarca, i canti dell'Arici e di tanti arcadici, e le note
(i) La presente memoria, scritta in occasione del Concesso Meteorologo tenutosi testé
in Napoli, venne detta innanzi a numeroso ed eletto pubblico il iP ottobre corrente nella
sala di Materia Medica della Università. La Direnane,
— 675 —
melodiose che furono ispirate al Bellini ed al Verdi dalle sacre antiche
\ piante e dalle foreste imbalsamate f (i).
Il vecchio nome di Druido deriverebbe da Derwid, quercia^ albero sa-
CIO al QelOi secondo quei riti. Se ne distribuivano al popolo i ramoscelli ;
e dì quelle fronde si coronavano le are. I saoerdoti ad ogni sesto giorno
di luna, accompagnati da numerosa turba, andavano a raccòrre con gioia
la gomma dall'albero sacro, nominato Mislatoe^ la quale reputavano pregna
di efficacia divina. Il Druido Massimo ascendeva suU* albero, ne troncava
con una falce d*oro un ramo, quindi sagrificava due bovi bianchi, invo-
cava le Deità propizie alla patria, e con pari solennità se ne tornava fra
i canti del popolo esultante. I Druidi abitavano grotte e recessi solinghi,
ove, lontani dal rumore del mondo, instillavano nei giovani la loro austera
sapienza. Avevano boschetti cinti di pietra; la custodia n*era commessa ai
Druidi minori, i quali ne vietavano Tadito agli stranieri, e sovra ogni cosa
vietavano a che ninno esplorasse le loro mistiche cerimonie. Cotesti bo-
schetti avevano forma circolare. Nel bosco maggiore ardeva perpetuo ed
inviolabile il fuoco sacro. I Druidi avevano grande venerazione per la quercia,
sicché può dirsi che ne facessero nel tempo stesso il loro altare ed il loro
Dio: ed i Galli primitivi tenevano per loro Dio una quercia altissima. La
quercia presso i Druidi era simbolo di ordine. I Druidi presedevano alle
radici ed al tronco; i Bardi alla cima ed ai rami; e gli Ovadi ai teneri
tampolli. E quando Paolino, dopo accanita e sterminatrice lotta, con le
legioni romane penetrò nei paesi dei Druidi, i sacerdoti si rifuggiarono nel-
l'isola di Mona, oggi detta Anglesey. — Ed ecco il senso di un*Ode: e I
Druidi sedevano muti nelle foreste, ed aspettavano tranquillamente la morte :
eccitati dalle ombre dei loro avi s'alzano impetuosamente , e prorompono
"ci campo romano, facendo lampeggiare nelle tenebre della notte i loro
orandi sanguinosi. Ma le aquile dello straniero strideano fameliche, e le
^pade degli usurpatori trucidavano sulle tombe dei nostri padri gl'inteme-
^^^ messaggieri del Cielo. Il fuoco portato dalle regioni di Oriente vi di-
^orò, o selve sacre di Mona, ultimo asilo della libertà! > — E quando
^^^ VI secolo il furore della indipendenza armò vari paesi della Brettagna
^^ixtro i Romani, le istituzioni dei Bardi ridivennero religiose: celebravano
^ ^) e Gli artisti di tempi inciviliti hanno sentita frequentemente la importanza etica
^^ boschi, quali elementi benefìci della natura, che completano la civiltà, quali resti del
^^o-evo che abbelliscono i tempi attuali. Cosi Prassitele fra i Greci, Silvano fra i Ro-
^*^i; e fra i moderni Salvator Rosa, Everdingen e Ruysdael. » — Delabergerie, Hist, de
^^rieult. Frane, 1815.
— 676 —
essi le antiche cerimonie nei loro templi silvestri, ove animavano la gio-
ventù airamore della patria ed al valore guerresco, come dai poemi di Os-
sian e di W. Scott ci viene tramandato. La riverenza per le selve si serbò
viva nella Scozia sino agli ultimi tempi : e Shakspeare ci ricorda Beone luogo
ove i re di Scozia venivano incoronati sul trono di quercia. H medesimo
accenna alla classica selva di Bimam, che servì a nascondere l'esercito di
Macolmo, e la quale doveva essere fatale a Macbeth, a cui il fantasma
aveva predetto: Tu non sarai vinto che quando la vasta selva di Bimam
ti si farà incontro, — Famosa era la selva Nera , la quale, secondo ri-
ferivano quei naturali ai romani per attraversarla bisognavano 7 giorni.
E tutti ricorderanno la immensa foresta sacra che Cesare fece tagliare al
tempo dell'assedio di Marsiglia, e la quale si estendeva fitta per tutta la
Provenza, tanto da meritarsi la brillante descrizione che ne fece Lucano.
Diodoro Siculo ci ricorda i celebri giardini pensili in Babilonia, attribuiti
erroneamente a Semiramide, ma fatti da un re Siriaco posteriore, il quale
li costruì per far cosa grata ad una sua cortigiana originaria di Persia,
la quale rimpiangeva le belle selve delle sue native contrade.
Magnifiche selve s'incontravano nel Libano, e nella maggior parte della
Grecia, e nell'isola di Zante. E celebre rimase la sterminatrice guena di
I o anni, detta per ironia sacra^ istigata da Filippo il Macedone, per cui i
Focesi si ribellarono ai decreti degli Anfizioni, i quali li dichiararono pro-
fanatori perchè avevano messo a coltura i boschi sacri ad Apollo.
L'antica Italia, al dire di Virgilio, era tutta ricoperta di foreste vergini;
e Teofrasto scrive che l'Italia era uno dei pochi paesi che produceva le-
gname per costruire navi.
Era costumanza dei popoli italici di consacrare agli Dei alcuni alberi nel
mezzo dei campi nuovamente dissodati. La salvaguardia degli Dei, sotto i
quali erano posti, li garantiva da ogni sfregio, così che gli alberi avevano
per l'ordinario proporzioni grandissime. Da ciò, cioè dall'essere questi
dedicati agli Dei, ne venne Irt venerazione attribuita ad ogni grande al
bero. Tradizione che si serbò fedele presso i Longobardi , sicché famosa ri-
mase il noce di Benevento (0. Macrobio (2) accenna al rispetto non pure, ma
alle cure che dai privati e dal nascente Stato in Roma si aveva per gli alberi-
Sicché fin dai tempi dei primi re troviamo disposizioni legislative, che
(i) Stefanoni: Storta critica della superstizione ; — e Bianchi Giovini: Storta dei Lo r^
gobardi.
(2) Macrobio: De Satur, IJbro II.
— 677 —
regolano la disposizione dei boschi, e la scelta degli alberi ritenuti salutari,
e bruciando quelli reputati spanditori di miasmi. — Lucrezio (i) cantò degli
alberi la cui ombra insalubre cagionava malattie, perchè diffondevano le-
tali esalazioni. — Ennio (2) fra gli alberi boschivi a grosso fusto, più co-
muni da noi, nominava il bosso, il cipresso, il pino, la quercia, l'elee,
il frassino, Tabete, attribuendo anche a ciascuno di essi particolari virtù me-
dicamentose.
Era tale l'attaccamento dei latini per le loro selve indigene, che le ave-
vano sacrate al vecchio Nume Silvano, auspice della salute :
Silvano Salutari
L, Manilius Satxjrninus
Ex viso POSUIT.
Il mito riferisce la quercia diletta a Giove e sacra a Cibele; essa fu
simbolo di forza, onde di quercia era la clava di Ercole, ed un ramoscello
di quercia formava la corona civica, come il lauro, sacro a Febo, serviva
a ricingere la fronte del vate; laonde una quercia colpita dalla folgore ri-
tenevasi per sinistro presagio. — Parimente Tulivo fu sacro a Minerva, il
niirto a Venere, il pino a Cibele, il pioppo ad Ercole. — Ovidio loda la
sterilità del platano, perchè apportatore di ombra benefica, ed il noce per-
chè generoso di frutti.
La poesia ispirandosi alle selve le popolava di Dei, di Fauni, di
Ninfe, di Satiri; infine le piante erano anche occasione d'inspirazione
XI gli Auspici, mentre sulle foglie le Sibille scrivevano i loro misteriosi re-
sponsi. — Seneca assicura che i boschi erano tenuti con scrupolosa
diligenza, sia per il sentimento religioso cui erano attaccati ì cittadini,
sia per disposizioni legislative. Infatti i Romani avevano un gran culto
per il bosco sacro delle Camene, frequentato da Numa nelle sue segrete
conferenze con Egeria. — Erano cosi abbondanti le selve sui colli romani,
che questi presero nome dagli alberi di cui erano popolati ; laonde il monte
Celio era nominato querque-tulano dalle querce che ne vestivano la vetta e
la pendice. E l'Aventino, perchè aveva la cima e la pendice ricoperte di
lauri, prese il nome di coUis Laureniinus, presso le cui falde, secondo Ovi-
dio, si trovava il bosco d'Ilema {locus Hylerna), — Sull'alto dell'Esquilino
abbondavano i faggi, e sotto sorgeva il bosco sacro a Giunone Lucina, Nel
{i) De rerum nat. Libro VI.
(2) Fragmenta, Libro VI.
— 678 —
medesimo colle sorgeva la reggia di S. Tullio, circondata dal bosco della
Dea Mefite, appresso il quale, e nelle prossimità del tempio di Minerva me-
dica, trovavasi il bosco di Cajo e Lucio. Sicché il delizioso Esquilino era
reso salubre da ben cinque boschi: i Lari o dell'Esquilino, il Fagutale, il
Pesti] ino, il Lucina, il Mefite. Ai piedi del Palatino, sul declivio prospi-
ciente alla infesta convalle del Velabro, narra Cicerone , sorgeva il bosco
sacro di Vesta. — La vasta distesa del Campo di Marte, che movendo dalle
falde del Campidoglio si spandeva sulla riva sinistra del Tevere, era tutta
popolata di boschi, capaci di tener bonificata la vasta bassura, ove la balda
gioventù si esercitava alle armi. — Nei pressi del Gianicolo Varrone pone
il bosco della Dea Furina, Altri ricorda la selva della Dea Rubigine, che
si stendeva dalle falde del Pincio verso la via Flamminia; e vi ha molti
i quali opinano che Porta del Popolo si origini dalla voce latina popuim,
(pioppo) albero che popolava quella selva.
Infine rinomato era il bosco dedicato ad Anna Perenna, V instancabile
vecchietta, somministratrice di alimenti agli ammutinati del Monte Sacro.
Lasciando agli storici la investigazione degli altri boschi sacri, come quello
di Ercole, il Vaticanense, quello dei Platani, l'Ostiliano, il Capulatorio, quelli
di Semele maggiore e minore, di Saturno, della Vittoria , di Bellona, di
Venere Libitina, ecc., e lasciando ai medesimi di precisare la ubicazione
dei cennati boschi, resta il fatto che i sette colli di Roma dalle cime ai
loro fianchi, fino alle bassure erano popolati di selve. Queste erano sacre
ai numi ed alla patria, e lo Stato le teneva a sue spese e le proteggeva
rigorosamente , poiché mentre le selve serbavano purificata l' aria dai
■ miasmi esalanti dalle bassure, e proteggevano la contrada dalle correnti
sciroccali, valevano a tenere il vecchio Tevere sempre disciplinato nel suo
alveo, regolavano le sorgenti, e sorreggevano il fragile terriccio tendente di
continuo a riversarsi nei piani. E mentre gli avanzi' dei boschi servirono
da rozzi istrumenti agricoli e guerreschi, le selve facevano da naturali trin-
cee e da baluardi, ove spesso un manipolo di militi, consapevole dei luoghi,
bastava ad annientare poderose coorti inimiche.
I boschi sacri erano distribuiti tanto nello intemo che allo esterno della
città. Essi, al dire di Ampère (i), erano spesso avanzi scrupolosamente conser-
vati delle foreste antiche, per le quali si aveva una superstizione rispettosa.
e che il ricordo di vecchie divinità del paese consacrava , poiché i
boschi erano stati i templi primitivi. Presso i romani il rispetto pei boschi
(i) Hisloìre ro inaine a Rome. 1871, tom. I.
— 679 —
era un culto : bisognava un sacrifìcio per espiare 1' abbattimento di un al-
bero, anche se di un albero caduto per vetustà : abbattere un albero in un
bosco sacro era un crimine. £kl Ovidio , nelle Metamorfosi^ parla di Eri-
sittone, il quale fu invaso dalla fame perchè empiamente recise una quercia
sacra a Cerere.
Tutto il Lazio era popolato di selve, e di selve erano ricchi i popoli
finitimi. — Vuoisi che i Vejenti possedessero al sud-ovest di Roma una
foresta vastissima, chiamata Mesia,' di una estensione di 6320 rubbie (11,630
ettari). Gli antichi storici quante volte trattano di fatti bellici, o di con-
quiste, parlano di selve. Livio paragona le montagne Ciminie (nel Viter-
bese) alle selve inesplorate dei Germani. Virgilio mette nei Bruzii la Sila,
selva estesa per 700 stadi; Vitruvio ricorda i paesi degli Osci folti di bo-
schi; infine Dionigi magnifica le foreste della Cisalpina, e della Liguria,
che davano prezioso legname per costruzione.
Giustamente il Finto (0, tanto competente nei fatti di Roma antica, ri-
chiama la nostra attenzione sul buon senso che moveva i primi popoli
italici nella scelta degli alberi da rivestire le loro selve, diligendo quelli di
natura resinosa, ritenuti antimiasmatici epperò salutari: e fra questi pri-
meggiano i frassini, gli abeti, i pini, i cipressi, il lauro, il mirto, ecc., ecc.,
ricchi più o meno di principi volatili aromatici e balsamici, capaci a pu-
rificare Taria da forme organiche e parassitarie ; e poi il pioppo, la quercia,
il platano, i salici, i vimini erano impiegati colà ove il suolo era umido;
infine il faggio e la quercia rivestivano i fianchi e le vette delle montagne
quali saldi baluardi, che valessero a contenere il terreno, a regolare il corso
delle acque filtranti, ed a scaricare le tensioni elettriche.
Cotesto stato di cose si serbò fino a che si mantennero pure le ri-
gide e salutari costumanze tradizionali di Roma, né gli storici latini accen-
nano a miasmi del vasto agro, ed appena rare volte ricordano procelle de-
vastatrici, fattesi così frequenti nei giorni nostri. Soltanto verso l'epoca della
corruzione imperiale , in cui ogni libito era legge , e l'arricchito patrizio
sprezzando la povertà dei Cincinnati e dei Catoni, comperò ed utilizzò a
proprio vantaggio quei latifondi, che, secondo la severa sentenza di Plinio:
perderoìio T Italia, allora soltanto cominciò a parlarsi di malaria.
IL
Col decadimento della società romana, fin dai bassi tempi dell'Impero,
quando il lusso e la smodata ricchezza furono la meta dei magnati, e il la-
(i) Storia dilla Medicina in Roma al tempo dei Re e della Repubblica, Roma, 1879,
— 68o —
tifondo deserto (0 si sostitui al campicello primitivo, s'iniziò dunque Topera
del dissodamento, epperò del diboscamento. Venute le incursioni barbariche
tale lavoro non trovò limiti, meno per opera dei barbari, quanto per la cod-
versione al Cristianesimo, il quale trasformò i boschi sacri in selve bandite.
Infatti il Cristianesimo col togliere la sacra inviolabilità che gli antichi Ger-
mani, secondo ne assicura Tacito, annettevano alle selve, apri un adito
al dissodamento. Le foreste parlavano di fatto al sentimento dei Pagani con
(juei raggi di luce interrotta attraverso i fogliami delle querde rigogliose,
colle ombre misteriose che sr^liavano la fervida fantasia di quei popoli
giovani, colle forme manirigliose delle annose piante di quelle vergini fo-
reste, col mormorio mistico delle ondulanti foglie. La selva dunque fu cara
ai primi popoli perchè sorgente di vita e di poesia. Il Cristianesimo, rcpu-
gnante dalle divinità pagane, le volle snidate anche dalle selve, che cercò
di distruggere, perchè, più libero da incubi terreni, lo spirito ascetico po-
tesse alzarsi verso ideali fantastici o celestiali. Sicché per dichiarata oppo-
sizione alle idee |xag:iue, volendo attribuire un carattere demoniaco a tatti i
costumi classici» ft.HX di cotesti boschi il ritrovo delle streghe (2).
i) I GemìAni rìi\>noscevano un diritto di privata proprietà sulle selve, sp^
cialmente in C\n\trade nelle quali prima dei tempi romani non era pe-
netrata traivi;^ di civiltà; e appresso i Franchi si concedevano tanto le sdrc
comunali q\^i»\U> le private. Nei paesi del Reno le selve rimasero comu-
nali fin i^\ \n secolo, quindi s*incominciarono a dividere quelle più pros-
sime ai xn^«K>i'* ^^^ criterio che nella utilizzazione comune era consentito
eli tagli.11>' soltanto il legname dolce, e non le piante di quercia e di faggio,
ndoporA^^ |H*r sropo di alimentazione dei maiali e per costruzione. Infatti en
inibì!'» di tci|ilÌ4io loijna per vendita, ed i carbonai, i carpentieri, i bottai
noti )M«(r\auo laudare che per i comunisti. Il legname per costruzione, al
din» di M'Uiin lO, fu assoggettato alla martellatura fino ai secoli XV, XVI,
V {\\\v\\s* I'*'» i\hKO soltanto nei secoli XV, XVIII. Quando la popolazioBC
itrMM^ «t luduhuouic» e d^altra parte diminuì la superficie boschiva non tar
drttt«tt(i »i iii.iuiù- .starsi gli inevitabili inconvenienti nella comunità dei !x>*
■ti'hi , MH I lu*' Li |u\vprietà Cv>munale cadde nelle mani dello Stato.
I (iiImvìwi il Vio ;miu:llv> tutte le usurpazioni delle proprietà boschive,
|i I \ «f h.»»ivlli .•/ \*M.';t\afi:m/if il*.Vtf^fv romax^. Kelatwtu (xUa Carun én Dt^
\éi «H^l'iiiM»»! . * '..V •..". \^»1. l.
— 68i —
commesse senza Tautorizzazione dello Stato. Crebbero sempre più i diritti
dello Stato sotto gli Ottoni, i quali usurparono, senza né anche consultare i
diritti dei proprietari comunisti. I principi s'incaricarono di sorvegliare le
proprietà forestali, e stabilirono all'uopo delle leggi punitive, massime sotto
i Normanni, in cui le selve addivennero pei magnati il teatro ai piaceri
della caccia.
La istituzione del maiorascato causando il latifondo deserto, e la vita ec-
cessivamente opulenta, concentrata in pochi privilegiati dal caso, fece si che
questi diguazzando nelVozio obliarono di guardare le terre, le quali cad-
dero in mano dei terzi non possidenti. Inoltre la vita cortigiana, astutamente
inaugurata dalle Monarchie assolute negli ultimi tempi, massime appresso ì
popoli latini (Spagna, Francia e Italia), la quale obbligava l'aristocrazia a gravi
dispendi , lusingandola ed attirandola nelle metropoli sotto insidiosi infìn-
gimenti, epperò distogliendola dal presenziare le proprietà campestri, eser-
citò un influsso oltremodo dannoso anche nell'amministrazione delle selve.
Sulle rovine delle proprietà comunali , già usurpate dallo Stato , e dai
primi conquistatori, sorta la casta così detta delle famiglie di origine (di-
venuta dei signorotti) f la medesima assunse una specie di privilegio sui
contadini o montanari, i quali vantavano il diritto di sussistenza sul fondo
comunale. Cotesto privilegio fu fatale alle foreste, poiché, mentre da
una parte influì alla decadenza del ceto dei contadini, creò quell'antago-
nismo, quell'odio cosi radicato nella coscienza popolare, che esplose di con-
tinuo in atti di reciproca violenza. E tutti ricordiamo che anche negli ultimi
tempi (1799, 1820, 1848, 1860), quando l'ordine politico fu scosso, i
vecchi e tradizionali diritti si affacciarono di nuovo, e Tira contadinesca si
spiegò efferata sotto l'ombra delle pacifiche selve.
L'antica civriltà del nostro paese, scrive l' illustre Jacini (0 , diradò le
querce dalla pianura per sostituirvi campi di biade; essa spogliò anche i
monti più accessibili degli alberi richiesti dalla nautica; ma la decadenza
dell'agricoltura richiamò la invasione delle boscaglie nelle grandi vallate del
Po, e presto abbandonò sulle cime dei monti il taglio dei legnami i quali
a nessuno servivano. Col risorgere poi della civiltà medioevale in Italia,
incominciò a rifiorire l'arte agricola nella pianura, ma si riprese l'abban-
donata devastazione delle alpestri selve, giacché l'industria ed il commercio
avevano bisogno di molto legname. Allettati i montanari da un lucro fa-
cile ed immediato, poco o nulla si curavano del futuro, e distruggevano le
(l) La questione dei boschi e quella delle proprietà comunali.
— 682 —
vrUr» pvìiìto pensando che siffatta dissipazione sarebbe stata di non breve
\UuAt», e che i danni suss^niti forse sarebbero stati irreparabili. E eoa
>uAriva sempre più il magnifico ornamento degli alberi resinosi, che erano
lAUto ricercati, per non più comparire. Furonvi leggi forestali, severe repres-
sive» ma queste a nulla valsero, e soltanto fu fortuna che in quei tempi
difettassero i mezzi di viabilità. Ma era riservato ali* epoca del gran pro-
gresso civile eii economico del nostro paese, il periodo trascorso fra Maria
Teresa ed il Regno Italico, di recare un colpo mortale ai boschi , comunque
fm d'allora si ri(K*tesse fra gli economisti il motto: la civiltà ponendo puà
in un ^.K\if *àraifa ie foreste , e giunta a maturità di nuovo le crea e U
c^4ti:\9. Inf.iui abolite le comunali franchigie e le restrizioni alia libertà dello
interno cv^uìmercio, introdotti nuovi mezzi di comunicazione nelle valli,
e )H'rtiintv> allettata dalla ricerca Tavidità del guadagno, anche nei luoghi
niù if moti si fece man bassa sul legname, e si rese vana la debole so^^
^lÌAiua, 1^1 tentazione dei comuni era quasi irresistibile. A questi in gran
|\ute. aggravati di debiti, era diffìcile di sottrarsi al dilemma per soddisfarli:
o iìiH»rrcre al privato peculio dei singoli abitanti, o intaccare la ricchezza,
il salvadanaio del Comune. È ben naturale che si attenessero a quest'ultimo
e*t)H*(lirnte. Si misero in vendita i boschi, imponendo bensì agli acquirenti
ivttt* condizioni, ma che a nulla giovarono: la valanga era per la china e
hrHNuno potè frenare l'opera della distruzione. L' aspetto dei nostri monti,
t'hrluma Jacini, è per tal modo cangiato, che un montanaro di alcuni secoli
Ih, he potesse rivivere, appena li ravviserebbe, perciocché le sempre verdi
holve resinose, che si estendevano dalle nevi perpetue fin quasi alla collina,
hanno fatto luogo agli spazi brulli, alle rupi cespugliose, ad una stentata
vrgetnzione cedua (0.
i) La civiltà nel corso del suo svolgimento fu causa precipua del dibo-
hittiuento. L'aumento progressivo della popolazione indusse la necessità di
(l) Il viaggiatore che giunge in Lombardia da alcuno dei passaggi delle Alpi, dopo di
MVcre incontrato i boschi di prezzo (abete, larice, pino zimbro) che coprono fino alTal*
liì//a di 6ooo p. sul livello del mare il versante settentrionale di quelli alti giogbi,
it:»ia compreso di penosa maraviglia nello scorgere il nostro versante meridionale, dote
[twv regna un clima temperato, quasi sfornito di alberi; nel trovare le sommità dei monti,
i^iidiido appena sieno alti 4-5,000 piedi, e perfino le loro chine, brulle e coperte solo da
iiic^rolAri macchie, ultimi miseri avanzi di una magnifica vegetazione forestale di cni ci
i(v<:va fatto dono la natura. Gli stranieri ci hanno spesse volte rinfacciato le mine à^
iiKiitri antichi monumenti architettonici, quasiché li avessero distrutti gli Italiani ; se df^
Mikiissero invece di aver distrutto quelli altri monumenti della natura, ci riuscirebbe cosa
«i*»4Ì più difficile il giustificarci. — Jacini: Op, cit.
\^
— 683 —
acquistare maggiore spazio, sia per estendere o ripetere Tabitato, sia per allar-
gare la produzione agricola, rispondente ai bisogni immediati degli abitatori,
e sia per opporre dei baluardi contro le fiere. Col progresso dell'agricoltura
si venne a constatare un gran mutamento nei climi, poiché colla coltura
di un paese parve di poterne migliorare il clima, rendendo il suolo più ac-
cessibile ai raggi solari, mentre i boschi contribuirebbero a conservare la fri-
gidità dei luoghi, interponendo sempre delle nubi e delle nebbie fra il sole
ed il suolo. Nei paesi scoperti, dice Storch (i), l'acqua cadendo sulla superficie
della terra trova dei piani inclinati sui quali essa scorre rapidamente per im-
mettersi nei fossati, nei canali, nei torrenti, nei fiumi. Per lo contrario quando
essa cade sulle foreste si distribuisce sui rami e sulle fronde degli alberi, di-
videndosi sopra una immensa superficie, in condizione di una perpetua eva-
porazione. D'altra parte l'acqua pervenuta ai piedi degli alberi, sparsa fra
sterpi e rovi, non essendo esposta al sole né al vento non si dissipa quasi
mai, donde la frequenza delle nebbie e delle nubi, ed un grado eccessiva
di umidità del suolo. Gli è col progresso dell'agricoltura, soggiunge Storch,
che si può rendere ragione del gran mutamento che si è operato nel clima
di molti paesi di Europa. Paragonate l'Alemagna di oggi con quella de-
scritta da Tacito, e voi non riconoscerete lo stesso paese. Secondo l'abate
Dubos il clima di Roma era ai tempi, in cui fiorivano le selve, assai più
freddo di quello che non sia ai giorni nostri. L'Hume (2) riporta la notizia
riferita da Diodoro Siculo, nel quale questo autore discorrendo delle Gallio
primitive, fa una descrizione che potrebbe oggidì appena applicarsi alla
Norvegia. Il mutamento dunque che si operò nel clima di quei paesi, si volle
spiegare facilmente coi progressi della coltura e della disparizione delle fo-
reste che anticamente le ricoprivano (3).
3) Secondo G. Roscher (4), i rapporti quantitativi nella domanda di legna-
(1) Carso di Economia Politica, Gap. II.
(2) Discorso sulle antiche popolazioni, nei Saggi politici,
(3) Nei miti Greci più di un fatto eroico accenna ad una repressione dei torrenti bo-
schivi o ad un prosciugamento deUe paludi (Gurtius, Peloponn, , I) — intorno agli uc-
celli stinfalici ed al cinghiale di Erimanto. Ed ecco la descrizione che Tacito fa della
Germania {Germ.., 2, 5) : informem terris, asperam coelo, tris lem cui tu aspectuque ... in
umversum aut silvis horrida, aut paludibus fceda, . . frugiferarum arborum impatiens, —
£ dimostrato che gli alberi abbassano la temperatura dei climi, come Humboldt ebbe a
constatare ampiamente nell'Asia Australe. Un campo situato in seno ad un bosco dà rade
volte più che metà della rendita comune ai terreni della medesima feracità (Pfòil : Prin-
cipi fondamentali. I.) — In certe località una selva primitiva può attraversare per sem-
pre i progressi dell'agricoltura (Pòppig).
(4) Economia dell'Agricoltura, trad. L. Luzzatti.
— 684 —
me dipendono non solo dal clima, dal numero degli abitanti, dall'abbondanza
o scarsezza degli altri combustibili, ma eziandio e principalmente dall*abi-
tudine della popolazione di consumarlo con prodigalità o con parsimonia.
Quanto minore è il prezzo del legname, altrettanta maggior profusione saol
farsi del medesimo; mentre il risparmio del legname può essere la conse-
guenza di una salutare scarsezza, la quale si manifesta nella cessazione del-
l'abituale profusione, nello sviluppo della divisione o della concentrazione
del consumo, nella sostituzione, anche in rapporto al legname, della econo-
mia in danaro a quella in natura, nella studiosa utilizzazione di tatti i sur-
rogati del legname e nella introduzione di una coltura boschiva più intensa.
Naturalmente nei paesi freddi il consumo del legname è maggiore che non
nei temperati e caldi; nei paesi ove si dispone anche di carbon fossile si
fa minor consumo di legna ; nei paesi più innanzi in civiltà il consumo di
legna è maggiore che non in quelli ove la civiltà non è progredita, potendo
il legname servire in quelli per infiniti scopi industriali, massime per co-
struzioni di abitazioni, per il naviglio, per i carriaggi, per le ferrovie ed i
tramways, ecc. Nei piccoli villaggi e nelle cittadette della Russia è regola
anche attualmente di costruire le case in legno.
Secondo Brommy (0 deve calcolarsi per ogni cannone delle navi da
guerra una massa di legname di looo p. e, di cui il 90 ^/^ di quercia
ed il IO Yq di faggio. Nei vascelli mercantili si calcola per ogni tonnel-
lata I m. e. di legname. Secondo i calcoli di Geyer (2) le 2267 leghe di
ferrovie germaniche avevano nel 1862 quasi 75,000,000 di p. e. di tra-
verse. La ferrovia di Lipsia-Dresda consuma annualmente in traverse da
13,000 p. e. di legname (3).
4) A misura che l'agricoltura fece dei progressi i boschi si diradarono, in
parte per lo estendersi della lavorazione, in parte per effetto della moltipli-
cazione del bestiame (4). H taglio esteso contemporaneamente a tutte le parti
(1) La marina^ 1848.
(2) Revue des deux mondes, 15 maggio 1862.
(3) Utilizzazione delle foreste,
(4) Sotto il rapporto della vegetazione la natura ha per cosi dire divise le montagne
alpestri in tre zone distinte: suUe sommità, presso le rocce ed i ghiacci, il pascolo; sai
decliv}, le foreste; nelle valli, le coltivazioni ed i villaggi. Sventuratamente cotesta di-
visione naturale di frequente è stata perturbata; troppo spesso gli abitanti, abbandonando
le valli, si sono installati nelle regioni elevate, hanno dissodate le foreste attorno le loro
dimore, e messo a coltura terre, che, sminuzzate dall'aratro, sono incessantemente franate
dalle pioggie; più spesso la zona del pascolo si è distesa su quella deUe foreste, e si è
— 685 —
bosco, ed il trasporto del legname da una estremità air altra richieggono
Ito tempo, danneggiano la giovane e crescente vegetazione, impediscono
ìvigilare sui lavoratori, e rendono impossibile una esatta tassazione del
jco. Perciò se forte è il bisogno di legname, e molto esteso T esercizio
pascolo, il bosco corre incontro al perìcolo della devastazione; dacché
giovani pianticelle crescono contemporaneamente per tutto il bosco, esse
1 possonsi in nessun modo proteggere contro il bestiame che impedisce le
scenze dei polloni e dei rimetticci (0, massime in quei luoghi, nei quali
la inclemenza del clima e per la pochezza e sterilità del terriccio il bosco
1 può più risorgere. Nel medioevo l'importanza dei boschi era frequen-
lente stimata sulla base del numero dei maiali che vi si potevano ingrassare.
l Brandeburgo vi furono divieti per arrestare i frequenti incendi fatti
l'interesse dei pascoli, E nella Prussia occidentale si abbruciavano grandi
andita per le devastazioni giornaliere dei pastori. Estendendo ciascun anno i suoi li*
. più bassi nelle montagne essa è finita coli* invadere pendi perfettamente spogli dei
• boschi.
I ) « La causa più rilevante e persistente che ha distrutti i boschi in lontananza dell' a-
to e che tende continuamente a rovinare i rimanenti è, senza dubbio, il mal regolato
;olo degli animali. Sia per uso civico, sia per affitto o fide^ si sono ammessi gli ani*
i a liberamente pascolare nei boschi, senza restrizione di sorta. Non si volle giammai
olare che, durante il pascolo, non vi può essere riproduzione di alberi perchè il dente
'animale è più distruttivo di cento scuri e che distrugge, assieme alle erbe pratensi,
tissime pianticelle nate dai semi caduti dagli alberi vicini; pianticelle che, lasciate in
ire del terreno, avrebbero ben presto rivestito il suolo. Anche i teneri getti che spun-
3 dai vecchi ceppi sono ròsi dall'animale il quale porta sempre la bava velenosa e di-
ggitrice dei germogli colà dove mette bocca. Gli stessi arboscelli che offrono buona
ranza non vanno esenti dalla distruzione, poiché il bue, la vacca, il cavallo e la gin-
ita addentano anche in alto e fin dove le labbra possono giungere. £ delle capre cosa
mo ? È noto che, per rosicchiare i ramoscelli, questi animali si arrampicano fin sopra
rossi alberi e neanche risparmiano il limitare dei più pericolosi precipizi, purché la loro
srdigia resti soddisfatta. Adunque, impedita per tal guisa la riproduzione degli alberi,,
consegue che il bosco finisce col perdere tutti i suoi mezzi di conservazione. Un esem*^
molto chiaro dell'effetto del libero pascolo si osserva nel Tavoliere di Puglia. Non
ena Alfonso d'Aragona volle favorire la pastorizia, destinando la maggior parte della
!a pianura della Capitanata ad uso di pascolo, ben presto sparirono i boschi colà esi-
iti, ed in quelle bellissime pianure invano ora l'occhio scorge un albero. Sparirono gli
chi alberi, né mai di novelli potettero riprodursi in quelle contrade. Nella maggior
te degli Abbruzzi, che pure forniscono il pascolo estivo, osservasi ancora il medesimo
tto, ed i monti destinati a questo scopo tono interamente nudi ed offrono solamente
(ose giogaie, burroni aridi, scoscendimenti e smottamenti, lavine chine, brulle e franose. >
Mancini, Rimboschimento in Italia^ Studi e proposte, 1879).
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tratti di boschi allo scopo di promuovere l'apicoltura. Fu deplorato altresì
il taglio del legname nell'epoca della vegetazione come in Vallachia ove si
atterrano delle piante al solo scopo di porgerne alle capre le foglie.
5) Frequenti cause del diboscamento furono gl'incendi fortuiti, come
quelli causati dallo accendi mento delle stoppie, degli sterpi o delle piote
erbose sui monti, o del feltro esistente in fondo ai laghi disseccati; cosi
pure gl'incendi avveratisi per incuria dei carbonai nel non attendere con
diligenza alle carbonaie, o per i pastori i quali sovente accendono vasti
fuochi all'aperto per premunirsi dalle frescure mattutine, oppure perchè av-
vamparono le loro capanne fatte di legna o di paglia; quelli dolosi perpe-
trati per vilissime vendette ; o quelli fatti per facilitare i dissodamenti come
anche oggidì suol praticarsi inconsideratamente nelle foreste vergini d'Ame-
rica (0.
6) Infine diremo che cause del diboscamento furono gli avvenimenti
guerreschi. La selva riusci in ogni tempo facile e sicuro luogo di ricovero
o di sorpresa per gli eserciti tanto nelle loro misure strategiche di difesa
o di offesa, come nei casi di sbaragliamento o di sconfìtta, massime da
parte delle armate indigene, perchè conoscitrici dei luoghi. Le selve poi
furono sempre il ricettacolo di banditi; sicché famose restarono le selve
di Boemia, ove Schiller raccolse i suoi masnadieri; e memorabili rimarranno
le selve che univano gli antichi Stati della Chiesa al Napoletano, e quelle
della Sila per fasti briganteschi.
Tutti i conquistatori, entrando in nuovi paesi, per garantirsi dalle sor-
prese degli indigeni, ebbero in mira di distruggere le selve, massime quelle
poste lungo le vie militari e sui valichi angusti e strategici. Infatti Cesare
distiusse la famosa selva di Marsiglia, per spaziare liberamente nella Pro-
venza. L'Irlanda èra ricchissima di selve non solo ai tempi di Giraldus
(i) Sarebbe impossibile, ben dice l'Orlandini (Trattato di Boschicoltura\ di negare che
in passato i maggiori danni sono derivati ai boschi per fatto di coloro che li possederà-
no. A preferenza ne soffrirono i boschi di alto fusto, i quali offrivano legname da con-
vertire in danaro, il quale legname si credeva inesauribile quando esistevano molti di
questi boschi. Spesso i distruttori vedendo che per tagliare le grosse piante ci occorreva
troppo tempo e troppa spesa, e che per la grande quantità di legname da combustione
i prezzi di smercio erano divenuti molto tenui, e che il guadagno in gran parte rimaneva
assorbito dalle spese dei trasporti, affidarono in molti luoghi .al fuoco l'opera deUa distru-
zione dei boschi, sorpresi dei primi felici ed effìmeri risultati, ed atterriti poscia dai pro-
fondi baratri scavati. Talvolta i proprietari dei boschi commbero ad uomini prezzolati la
clandestina distruzione delle foreste, per non trovarsi direttamente esposti alle multe ed
al rigore della legge.
— 687 —
Cambrensis (1171), ma eziandio a quelli di Elisabetta, e persino al prin-
cipio del secolo XVIII (0. Ma quasi in ogni guerra contro gl'Inglesi si
eseguirono grandiosi dissodamenti per motivi politico-strategici; altri disso-
damenti si operarono sotto Guglielmo ni a causa della poca sicurezza della
proprietà fondiaria. Ora l'isola è quasi interamente denudata, le piante sono
articolo di lusso dei parchi, ecc., ed i cadaveri si seppelliscono in una stuoia
anziché nelle casse (2). In seguito alle guerre dei 30 anni in Germania la
politica del dissodamento e della colonizzazione si applicò su larghe basi.
Nel 1796 un generale francese "propose di distruggere le foreste della
Francia del mezzodì, perchè erano diventate il rifugio ed il covo dei rea-
listi (3). Vari generali francesi proposero le stesse misure pel mezzodì
d'Italia, ed in ispecie per le Calabrie. E per ultimo diremo Che si ebbe
bisogno di estesi diboscamenti, sia per la formazione di grandi campi per
esercitazioni militari, sia per scoprire, a perdita d'occhio, intomo alle for-
tezze, vasta zona di terreno raso, nello scopo di preservarle da sorprese
di eserciti nemici; infine si praticarono in fretta larghissimi diboscamenti
quando si ebbe bisogno di costituire subito campi trincerati (4).
Ed ecco accennato brevemente le molteplici cause del diboscamento.
in.
Quel brillante e dotto scrittore che è Paolo Lioy, discorrendo delle
Armonie della vita (s), scrive : L'uomo giustamente considerasi quale agente
geologico, e che tale ei sia provano le opere grandiose : perforazioni di
montagne, tagli d'ismi, serragli coi quali rintuzza la irruenza dell'Oceano, ecc.
In via ordinaria, ei soggiunge, l'azione dell'uomo ha per effetto lo impo-
verimento del suolo, la degenerazione della natura, lo inasprimento dei
climi. L'uomo ha ridotto sterili deserti e inospite steppe molte contrade
della Persia, della Mesopotamia, dell'Idumea, dell'Asia minore, un tempo
(1) Spencer, verso il 1652, e Boate, Naturai History of Treland,
(2) Mac-Culloch: Statisi,
(3) Delabergerie : Hist, de VAgricuU Frane, 181 5.
(4) Le vicende guerresche, che lungamente imperversarono in Italia, contribuirono a
distruggere i boschi di alto fusto, per fare navi da guerra e da commercio, per fare trin-
cee degli eserciti, e per le altre operazioni guerresche. Molti boschi alpini, che erano ri-
masti intatti, vennero distrutti nelle emergenze delle grandi guerre Napoleoniche (Orlan-
dini, Op, eit.),
(5) Escursione sotterra.
— 688 —
floride e ricche. Vasti e pingui paesi furono immiseriti dai Siculi e dagli
Etruschi ; già nella Carolina e nell* Alabama i recenti colti cominciano ad
■
esaurirsi. I^e pianure, spogliate dalle primitive foreste, cagionano ardenti siccità:
gli argini fra cui si rinserrano i fiumi ne rendono a lungo andare più indo-
mito e pericoloso l'impeto. E che dire delle montagne denudate dì bòschi?
Dei più crudeli inverni, che ora in confronto del passato secolo affliggono
la Svezia, reputarsi cagione le selve abbattute ; il fierissimo vento che imper-
versa frequente sulla Provenza moriva un tempo fra le antiche foreste delle
Cevenne. Gli alberi erano fortezze delle Alpi ; questi grandi edifizi sono
in lenta, ma continua rovina, accelerata dalla scure devastatrice che afGretta
repoca in cui quei diroccati monumenti saranno spianati, ed allora i venti
sciroccali correranno infuocati sulle nostre pianure, la temperatura salirà
novellamente senza che la esuberante vegetazione del mioceno e plioceoo
abbellisca la terra, le stagioni si succederanno aride ; invece delle selve a foglie
larghe e sempre verdi dei di terziari questi luoghi saranno coperti daDe
esili gramigne delle steppe. L*uomo dunque lavora a distruggere i colossi
organici delle gigantesche conifere , e tendendo a far diminuire sulla tem
le piante fanerogame arboree, fatalmente apparecchia il trionfo delle fene-
rogarne erbacee, delle crittogame, ecc.
i) Le località dunque divennero asciutte perchè le montagne denudate
non potettero assorbire dall'aria tanta umidjfà, come quando erano rivestite
di selve, e se pure la intensità ed il numero delle piogge non diminuì,
queste tuttavia si ripartirono meno favorevolmente. Ormai è assodato che
uno stretto rapporto esista fra gli alberi ed il vapore acqueo sparso nelU
atmosfera. Gli alberi attraggono le nubi e discaricano il vapore acquoso.
Nelle alture le nebbie sono più frequenti per l'umidità che serbano le
foreste, le praterie delle montagne (0. Mathieu calcola che la quantità &
pioggia che si versa in una regione boschiva è del 6 °/o superiore a quella
che cade in una regione spoglia di vegetazione. Secondo Masure le foreste
riducono in pioggia le nubi che il vento sud-ovest fa scorrere sopra di esse:
all'oriente dei boschi si avvera il massimo di precipitazione acquosa. Sicché
il genere di coltura basta a modificare il numero dei giorni piovosi, infatti
un suolo boschivo o ricoperto di una vegetazione fitta contribuisce a ren-
dere la pioggia più frequente che non i luoghi rocciosi ed incoltivati. Secondo I
i calcoli di Sartiaux e Fautral quando su di un suolo nudo si versano 421 miQi* I
metri di pioggia, in mezzo al bosco ne cadono 455 millimetri. Nel bosco Yenr
(i) Lombardi Climatolo^e medicale.
— 689 —
porazione è più lenta anziché nell'aperta campagna (70 YJ. Ebermayer calcolò
che la evaporazione nel bosco era in media 2-3 volte minore che nei campi
liberi ; che l'umidità assoluta era appena modificata, la relativa sempre
elevata, cioè nel massimo caldo (luglio) era del io Y^, nel massimo freddo
(gennaio) del 3,77 Vo — naedia 6 ^J^, Tali condizioni variano in ragione della
estensione della superficie boschiva, ed a seconda che i terreni vicini sono
incolti ed asciutti, o umidi ed erbosi. I luoghi situati più in alto (vette e
pendici di monti) presentano differenze più pronunciate che non quelli nei
siti bassi. Le foglie degli alberi evaporano immediatamente una parte del-
l'acqua che cade, come le piante coltivate nelle colture agricole : acqua
evaporata che raggiunge il 20-30 Y^. Grande eziandio è la evaporazione
dell'acqua che le piante assorbono dal terreno, dopo aver riparato ai bisogni
della loro nutrizione. Schleiden calcolava che la quantità d'acqua evaporata
dagli alberi di un bosco equivaleva a dieci volte quella che cade sopra una
superficie di uguale dimensione. Pettenkofer calcolò che la evaporazione
prodotta dalle querce rappresenta più di 8 volte l'acqua caduta su di una
superficie uguale a quella che le querce ricoprono. Naturalmente nelle foreste
a foglie caduche nello inverno coteste differenze non si avverano più (0. Ora
la natura coprendo le montagne di alberi coniferi promuove per mezzo di
essi non solo un grado costante di umidità, ma favorisce altresì lo sviluppo
di piccoli suffrutici, i quali amano il rezzo degli alberi medesimi. Le dafne,
i rododendri, le mirtille, le eriche crescono copiose nelle selve resinose ;
essi colle estese e robuste radici legano la superficie del terreno, tratten-
gono le acque, e per mezzo della putrefazione accrescono il terreno vege-
tale, il quale a sua volta è sustrato ed alimento per le piante (2). Trattenute
in cotal guisa le acque nelle sommità o sulle pendici delle montagne vi
filtrano lentamente, e, raccogliendosi in vaste escavazioni o serbatoi, alimen-
tano di continuo le sorgenti. All'opposto le acque cadendo su arido suolo
sia pure coperto di molli erbette, non potendo essere assorbite dal terreno,
né trovando nelle foglie degli alberi protezione contro una evaporazione
(1) E. Fazio: Trattato di Climatologia e d^ Igiene,
(2) Per gli ostacoli che gli alberi oppongono alla pioggia che scorre alla superfìcie
del suolo, essi ne rallentano il corso e ne scemano la forza d'erosione. Coll'intrecciarsi
delle radici si ferma il suolo sui declivi, e se ne impedisce il franamento : infìne con il
riparo che la cappa del fogliame dà al terreno, si estingue l'urto delle ondate , e se ne
attenua la violenza. Gli alberi s'impadroniscono del suolo con una violenza di cui appena
possiamo farci un'idea : essi disgregano le roccie le più dure e le trasformano in terra
vegetale. Cosi J. Clave {Revue des Deux Mondes, Févr. 1881).
44
— 6go —
istantanea, né nelle radici e nelle incespugliate zolle una resistenza, venendo
dirotte dalFatmosfera, scorrono libere sugli screpolati declivi delle monta-
gne, sciolgono gli strati superficiali del terreno, ed impregnate di quelli
irrompono periodicamente in masse torbide e furiose nelle sottoposte valli
e nelle pianure. Spogliati cosi della terra, che li sosteneva e li alimen-
tava, molti alpestri boschi trassero sempre più languida vita o perirono
affatto, lasciando le nude roccie esposte di continuo all'azione libera delle
procelle. Schiuso una volta il varco alla ruina le acque crearono poco a
poco larghi e profondi solchi ; e raccogliendosi in masse, e con impeto mag*
giore, travolsero nel loro corso le ghiaie, sempre più divallando quei luoghi,
ed aprendo frane e burroni. Gli sgretolati ammassi di rocce, i disciolti
cementi che li tenevano collegati, rotolarono dai fianchi delle montagne (m
i torbidi flutti, sicché andò sempre crescendo l'estensione degli spazi isteriliti
I torrenti (0 acquistarono una sterminata potenza malefica, una squallida e nera
celebrità, che le cronache dei secoli trascorsi non avevano mai menzionato.
È nelle Alpi francesi e sul versante italiano delle Alpi svizzere che i tor-
renti producono specialmente i loro effetti disastrosi, perché queste montagne
completamente diboscate sono direttamente esposte al soffio del foehn^ vento
caldo che fonde subitamente le nevi, e provoca, in quel clima secco, ura-
gani violenti, che scrosciano istantaneamente su cotesti friabili declivi Le
Alpi centrali, che sono bagnate da pioggie più frequenti, e che hanno con-
servata una vegetazione legnosa ed erbacea sufficiente a proteggere il suolo^ :
vi sono molto meno esposte. L'illustre geologo Stoppani, giorni or sono,
in una sua dotta comunicazione sulle ghiacciaie delle Alpi, ricordava come .
le ascensioni alpine siensi fatte oggi agevolissime, dacché vanno colasse
scomparendo ed attenuandosi le ghiacciaie, meraviglia un di, non remoto^
di più arditi alpinisti. Egli aveva potuto rilevare una stretta corrispondena
fra la disposizione delle ghiacciaie sulle Alpi, con il disseccamento delle so^
give di acqua potabile, un di sgorganti copiose e continuamente ai piedi
(i) « Quando si esaminano, dice Surell, i terreni in mezzo dei quali sono gettati ì tof
rentl di origine recente, ognuno si avvede chs essi sono sempre spogliati di alberi e I
ogni specie di vegetazione fronzuta. Quando si esaminano pel contrario le parti postt*
riori, i fianchi di cui sono stati di recente diboscati , quelle si veggono corrosi da ^
infinità di torrenti, i quali non si sono potuti formare evidentemente che in questi ultót
tempi. Dovunque sono torrenti recenti non vi sono foreste, e dovunque si è diboscatoli
suolo si sono formati dei torrenti ; in guisa che gli stessi occhi i quali hanno veduto ci*
dere le foreste sul declivio di una montagna, subito vi hanno veduto apparire una Tsàit
tudine di torrenti ».
— 691 —
<ii quelle. Inoltre il dotto professore rilevava una corrispondenza fra le
:ghiacciaie alpine e le marine, oggi fattesi anch' esse meno resistenti, donde
le non disperate navigazioni polari.
L' illustre nostro De Gasperis mi faceva riflettere che ciò poteva rianno-
<larsi a certe leggi di ordine generale, universale, pertanto conveniva meco
<:he Tuomo può col suo lavorio cieco influire a produrre certe deviazioni
nel corso di alcuni fenomeni naturali. £, senza avere la pretesa del natu-
ralista, io posso concepire che il diboscamento esteso su una vastissima
superficie terrestre, perturbando gli scambi incessanti che vi si avverano, ha
potuto influire a spostare certe leggi costanti nei rapporti della temperatura
^ delle correnti aeree, epperò anche nelle formazioni delle ghiacciaie alpine
« polari. I fiumi, sopraccarichi nella loro massa, straripando dai loro letti, in-
vasero pianure, abbatterono dighe, allagarono paesi, travolsero edifici, do-
vunque disseminando miseria e squallore. Humboldt (0 ricorda che in Francia
ripetevasi anticamente il proverbio che la Saona usciva dal letto soltanto
nove giorni dopo che aveva incominciato a crescere, ora essa straripa nel se-
condo o nel terzo giorno. Gli argini di Grenoble dovettero dal 1840 in poi
continuamente rialzarsi con un dispendio di 600,000 franchi (2). Simili osser-
vazioni si fecero in Ungheria. — E che cosa diremo dello spettacolo miserando
che ne offrirono giorni addietro i nostri fiumi nel nord d'Italia? Il Po, T Adige,
l'Adda, il Bacchiglione, il Brenta, il Panaro, il Reno, il Ticino, il Chiese,
il Tanaro, il Piave, il Motta, il Tartaro, ecc., gonfiando enormemente,
ed usciti dai loro letti, ruppero argini, crollarono ponti, invasero pianure,
franarono colline, inondarono Verona, Rovigo, Ferrara, Cremona, Pavia,
Como, Treviso, Vicenza, Belfiore, Acquate, Comelico , Cenzenighe , ecc. ;
ruppero le vie di comunicazione, travolsero masserizie, abbatterono case,
Tnieterono vittime. Incalcolabili sono i danni (3) di tali inondazioni, ed
incommensurabile sarà lo squallore e la miseria che ne seguiranno fra
quelle laboriose e pacifiche popolazioni 1 Lo Stato era appena sulla via per
riparare il vuoto che nel bilancio produssero le non lontane inondazioni
-del Tevere, del Po, e di Reggio-Calabro, e gli altri danni prodotti dalla
(i) Nuova Spagna^ II.
(2) Gauetta Universale d'Augusta^. 1843.
(3) I danni prodotti nella provincia di Belluno soltanto nel momento che scrivo si cal-
colano a IO milioni. Crollarono 18 ponti. Si calcola a 60,000 la popolazione priva affatto
<li tetto. Da Vienna si ha che le inondazióni hanno interrotto la linea del Brennero, in
Callizia, per circa 80 chilometri. Notizie consimili pervengono ogni giorno dal Mezzodì
<della Spagna, della Francia, e da molti paesi danubiani.
— 692 —
grandine, quando sopraggiunge sififatta jattura. Ecco di quali danni irreparabili
fu causa il cieco diboscamento operatosi nel Trentino, nel Cadore, nel Bel-
lunese, e nelle Alpi Gamiche, ecco gli effetti che seguirono all'opera van-
dalica dell'uomo incivilito 1
I fiumi dei paesi diboscati mentre ingrossano nella primavera e nell'an-
tunno, rapporto al servizio di navigazione impoveriscono di acqua. Ai tempi di
Vespasiano l'Ebro era navigabile (0, ai tempi dei Mori esso era navigabile per
sole 87 leghe, ed al principio del secolo XVII soltanto da Tortosa in poi.
Al tempo di Pietro il Gru dele si poteva risalire il Guadalquivir sino a Cor-
dova. A Saragozza costruivansi numerose navi. Il Manzanaro (*) fu naviga-
bile fino al secolo XV. Il diboscamento lungo la vasta vallata del Tevere,
mentre fu causa di continue inondazioni, vuoi per la decresciuta massa
d'acqua, in tempi ordinari, vuoi per il continuo riempimento di terreno,
trasportato dalle alluvioni, si è reso poco o nulla a gevole per la navigazione
Anche il taglio delle piante, cresciute in sulle rive, contribuisce al dissecca-
mento dei fiumi. Boussingault (3) ricorda quel lago isolato della Venezuela,
il cui specchio, dietro il taglio delle selve adiacenti, abbuiò, ma rialzossi noa
appena le medesime furono ristabilite. La bellissima cascata di Gaserta og-
gidì è divenuta un simulacro da quella che era pochi anni addietro, e ciò
dopo che fu diboscato il Taburno. A Telese in ragione che si operarono
i diboscamenti sul vasto Matese difettarono le sorgenti minerali, ed altre
potabili, come lo stesso potremo dire di tante altre, alcune delle quali ora
sono estinte affatto, perdendosi in cotal guisa non pure l'acqua per gli usi
domestici ma quella impiegata per forza motrice.
Adunque il diboscamento come primo fatto. arreca un solenne perturba-
mento nei rapporti meteorologici relativi allo stato igrometrico : da una parte
estrema siccità, dall'altra pioggie impetuose e perdite delle sorgive.
2) Si disse innanzi che coi progressi dell'agricoltura ebbe ad osservarsi un
cambiamento nei climi, e come questi si facessero più caldi e più dolci;
ciò, non bene inteso ed esagerato, fu causa di più largo diboscamento. L'in-
fluenza dei boschi sulla temperatura dell'aria e del terreno fu studiata se-
curatamente da Erbermayer (4). La media temperatura annuale, la quale va
decrescendo dalla superficie alla profondità, e che discende di mezzo grado
da 1-4 piedi, è ancora minore nel suolo boschivo: a parità di condirioni
(i) Plinio: H, N. ITI,
(2) Minutolì: La Spagna.
(3) Annales de Chini, et de Phys. Voi. LXIV.
(4) Die pkysikalischen Eimuirhungen des ìValdes auf Luft und Boden, ecc. l%1l*
— 693 —
il grado osservato nella profondità di quest'ultimo è in generale di 2 1 Yo più
basso di un suolo nudo. In primavera il suolo della foresta è di i Ys grado
R. più freddo del suolo dei campi; in estate la differenza in meno rag-
:giunge 3,49 g* R*; in autunno essa torna ad 1,22; in inverno è quasi
nulla. Adunque la media temperatura nel suolo boschivo è di i Y^ R. più
debole che nel suolo nudo. Erbermayer osservò eziandio che Taria del bosco
presenta ima media di temperatura annuale alquanto più fresca che nei campi
aperti a parità di sito: ciò varierebbe secondo le specie degli alberi e se-
condo la elevazione del suolo (in media circa il io %). In inverno di
giorno è minore, mentre di notte l'aria della foresta è alquanto più calda,
in primavera è in media più fresca di oltre i.° C. In estate l'abbassamento
-della temperatura è massimo, ed ascende in media da 2.^ fino a 2, 5.^ C,
nelle ore alte del giorno arriva fino a 5.^ e 6.^ C, minore nella sera e
nella notte, in cui ciascuno avrà provato che la temperatura nello interno del
bosco era più alta di quella dei campi aperti. In autunno l'aria dei boschi
<li giorno è più fresca (o, 5,® C), e di notte più calda (o, 2.^-0, 3.° C). Si
può dunque ritenere che il clima della foresta presenti una maggiore uni-
formità riguardo alla differenza fra il giorno e la notte ; che l'azione solare
riesca più moderata e la si avverta nelle ore alte della giornata ; che la pre-
cipitazione del vapore acquoso sia più cospicua, donde un grado maggiore
di umidità relativa, poiché le correnti d'aria, sature di quello, pene-
trando nell'ambiente più fresco del bosco, vengono in parte a condensarsi.
Cotesti rapporti sarebbero quasi costanti per tutto l'anno nelle foreste a foglie
verdi e perenni, ma nelle boscaglie a foglie caduche si limitano gli effetti al
tempo della durata delle foglie verdi. A tutto questo si aggiunga che il clima del
bosco in estate' riesce gradito, perchè la luce viene ad essere moderata, ed
il caldo assai più sopportabile. Ne segue che specialmente nei paesi caldi
bisogna conservare le foreste, e che converrà crearne delle nuove quando
esse siano sparite, perchè da una parte esse abbassano la temperatura, e
dall'altra provocano le pioggie, senza le quali non vi ha possibilità di vege-
tazione. La salute delle colonie francesi in Algeria è a cotesto prezzo. L' Egitto
fu sempre indicato quale paese ove non pioveva mai, ed il quale senza le
periodiche inondazioni del Nilo sarebbe stato arido e deserto. Ebbene, dopo
che furono eseguite vaste distese di alberatura in varie località di quel paese
(vicinanze del Cairo) di frequente la pioggia si è fatta conoscere. Certa-
mente le immense pianure della Russia non erano inospiti steppe quando
^rano popolate di foreste.
3) Bene spesso le foreste si sono opposte a correnti generali fredde ed
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umide; infatti il Weber (0 ricorda che in Inghilterra nelle fredde giornate
d'inverno, tra i teneri arbusti esotici, le persone che si trovavano al disotto
delle boscaglie di abeti rimanevano illese, mentre quelle che si trovavano
ai piedi di una rasa pendice si sentivano gelate. £ ciò perchè la corrente di
aria fredda durante la notte, discendeva dalla collina lungo le sue pendici,
e veniva trattenuta e temperata nel bosco di abeti, mentre la porzione rasa di
questo non esercitava alcun'azione protettrice e moderatrice.
Le foreste dunque esercitano una influenza come di riparo contro alcune
correnti, perchè le infrangono e le obbligano ad elevarsi sopra la macchia;
ma i loro effetti dipendono dall' altezza in cui soffiano queste ultime. Se
l'altezza delle medesime non raggiunge quella della foresta il vento è ar-
restato; se la foresta ha imo spessore sufficiente, la corrente pervenuta al
limite di quella cessa del tutto, ed è cosi che si spiega come il taglio di
una foresta o di un punto di questa è stato sufficiente perchè dei miasmi,
sviluppati al lato opposto, irrompessero in paesi ove giammai avevano do-
minato. Se il vento soffia ad un'altezza superiore a quella degli alberi la
foresta non spiega la sua azione che sopra lo strato inferiore della corrente;
al di là della foresta la massa d'aria superiore, che non incontrò ostacolo
alcuno, prosegue nella sua corsa con la stessa velocità. Da ciò rilevasi che
l'azione riparatrice di una foresta è limitata. Nella vallata del Rodano, ove
soffia il mistrale, una siepe alta 2 metri non preserva i coltivatori che ad
una distanza di 22 metri soltanto (2). Intanto, riferisce il Clave, in Pro-
venza delle siepi di cipressi garantiscono le terre coltivate ; ed in Nor-
mandia dei filari di alberi piantati sui pendi, che circondano le praterie,
permettono ai meli di fiorire e di fruttificare (3).
(1) Terapia climatica,
(2) Boudin: Traiti de Geogr. et de Stat, Mid,
(3) « Le foreste che ricoprono gli alti monti, ammansiscono la violenza dei venti, e ser-
vono quasi a trasformare in meglio il clima degli altipiani e delle valli tenute a coltura
domestica, con grandissimo vantaggio deiragricoltura. Le foreste in questo caso rappre-
sentano i vegetali robusti della montagna, che proteggono quelli delicati della collina e
della pianura, e li proteggono in modi svariati e sempre utilissimi ... Se i rimboschi-
menti dei luoghi elevati , altro vantaggio non producessero che quello di rendere meno
aspro il clima delle campagne coltivate che stanno sotto alle maggiori alture, soltanto
per tal cagione dovrebbero essere quei boschi con instancabile perseveranza attivati. Al-
lorché rimarrà frenata la violenza dei venti gelati sulle maggiori eminenze delle Alpi e
degli Appennini, che sono suscettibili di essere rivestiti di alberatura, potrà essere colti-
vato l'ulivo nonché la vite nelle molte colline che stanno inferiori agli alti monti , o\t
ora il clima troppo rigido non permette tali colture, e ne avverrà grandissimo incre-
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4) Gli alberi come per le radici, facendo ufficio di fognatura, assorbono
Tacqua terrena e rendono in certi limiti bonificato il suolo , grazie all'atti-
vità respiratoria delle foglie danno una continua produzione di ossigeno,
il quale, massime nei boschi a piante resinose, si trova nello stato di ozono.
Il Kosmann (i) comprovando gli esperimenti del nostro chiarissimo chimico
prof. Zinno sull'azione ozonogenica che il potere luminoso spiega sull'ossi-
geno nascente dalle piante, constatò che le piante dalle loro foglie e da
tutte le parti verdi sviluppano ozono durante il giorno, mentre l'interno
delle corolle e dei fiori si bianchi che colorati non ne emettano. Il Kos-
mann si assicurò eziandio che le piante in campagna sviluppino più ozono
di quello che, a parità di condizioni, forniscano le piante che vegetano
nell'interno delle città; e come gli alberi resinosi (pino, abete, eucalyp-
tus, ecc.) ne offrano a preferenza, avvegnaché i medesimi emanino di
continuo prìncipi aromatici ed essenze, le quali da loro medesime e per
sola virtù chimica son capaci di produrre ozono. Ed è per siffatta sor-
gente, dice il Bellucci, che ci diamo convincente spiegazione del perchè
sia tanto vivificante e salubre l'aria dei giardini e quella attigua ai boschi
di piante resinose. Il dottor Schreiber di Vienna osservò che la trementina.
mento alla generale produzione agricola. Rilevasi da sicure memorie che in passato erano
coltivate le pendici abruzzesi airallitudine di oltre 700 metri sul livello del mare , con
belle e vegete ulivete, quando quelle più alte erano boscose. L'effetto del raddolcimento
del clima per l'azione delle foreste alpine, venne asserito con recenti dotte Memorie, fra
le quali, a titolo di onorificenza noveriamo quella del senatore Torelli ». Orlandini ,
Op, cit. — Mentre rivediamo questa stampa ci capita sotto gli occhi la importantissima
Carta della Afalaria del senatore Torelli. L'illustre Uomo addita i ristagni prodotti per
trascuratezza dei costruttori ferroviari, e la vandalica spogliazione delle montagne^ che pro-
vocò pure le frequenti alluvioni, quali cause principali che fecero crescere il dominio
della malaria dal 60 in poi. Massime nelle provincie meridionali ai proprietari dei boschi
si lasciava piena libertà sui tagli col libito dei costruttori di regolare i corsi delle acque.
Calcoliamo i 3000 altri chilometri ferroviari da farsi ed altri milioni di piante dovranno
ancora essere abbattute ; né sarà facile infrenare le cattive abitudini dei proprietari e dei
costruttori. Secondo i calcoli del Torelli su 60 provincie appena quelle di Genova, di
Porto-Maurizio, di Firenze, di Massa e Carrara, Pesaro e Piacenza sono esenti dalla ma-
laria. La malaria in Italia impone alle amministrazioni ferroviarie per soprassoldo e per
medicinali un capitale vincolato di 39,000,000 annui. L'orribile flagello appresso noi uccide
annualmente migliaia di lavoratori, in buona parte agricoli, altre migliaia li rende inabili :
infatti la malaria sottrae annualmente 600 uomini all'esercito, fra morti e riformati, te-
nendone 12,000 all'ospedale.
(i) Observmiions sur la prcsence dans VatmospKcre de Vosygme actif ou ozonc, — Acad.
des Sciences, 1868.
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esalata dalle foreste di pini, possiedai a preferenza d'altra sostanza, la pro-
prietà di convertire l'ossigeno dell'aria in ozono, ossigeno elettrizzato il
quale, godendo un gran potere ossidante, è uno dei più importanti agenti
naturali di disinfezione. Or riflettendo per poco alla influita miriade di al-
beri che possono popolare una regione, epperò alla maggiore o minore
produzione di ozono, potremo elevare un giudizio intorno alla purezza mag-
giore o minore dell'aria medesima. Ecco come si potrebbe spiegare l'inco-
lumità alle infezioni che godono alcune contrade alberate, e la pullulazione
di fermenti e di germi-fermenti che si desta nei luoghi diboscati. È faorì
dubbio che il mondo parassitario od il microbismo , è andato sempre
mai allargandosi non solo nella variabilità delle forme, ma ancora nella
quantità delle medesime. E ciò deve attribuirsi alle mutate condizioni del-
l'ambiente, deve riferirsi ai perturbamenti nei rapporti meteorologici causati
dall'uomo con il lavorio sciagurato del diboscamento. Basterebbe f>ensare
che l'uomo è pervenuto a perturbare i naturali e costanti rapporti negli
scambi gassosi fra il regno animale e vegetale, e come distruggendo la sor-
gente diretta dell'elemento vitale, tanto universalmente e copiosamente diffuso
in natura, quale è l'ossigeno (massime nello stato di ozono), ha colpito
il pabulum per la sua esistenza.
5) È fuori dubbio che le foreste abbiano una certa influenza sugli uragani
e sull'elettricismo terrestre. Gli uragani sono meno frequenti, e sopratutto
meno violenti, nelle regioni boschive anziché in quelle diboscate. Pare che
le foreste, provocando delle pioggie più frequenti, discaricano all'atmosfera
l'elettricità che essa contiene, e che nelle regioni denudate si accumula
sopra un medesimo punto e si scarica di un sol colpo. Gli è specialmente
sulla formazione della grandine che le foreste pare abbiano un'azione decisiva.
Becquerel, notando sulla carta i punti ove gli uragani a grandine sono scop-
piati, ha riconosciuto che le foreste n'erano generalmente preservate, e che
gli uragani di questa natura sembrano scostarsi dalle macchie boschive.
Cantègril osservò 1' 8 giugno 1874 che un uragano spaventevole attraversò
la parte Sud del dipartimento dell'Ande, coperta di abeti. Esso procedeva
come il solito dal N-0 al S-E, ed aveva rovinato il dipartimento dell'Ariège
prima di arrivare nell'Aude. Dal momento che la procella fu pervenuta al
di sopra delle foreste la grandine cessò di cadere; ma come ebbe rag-
giunto i Pirenei orientali, ove i boschi sono quasi scomparsi del tutto, la
grandine ricominciò, e devastò i 5 o 6 primi comuni che si trovavano
sul suo cammino. E frattanto al di sopra delle foreste l'aria era carica di
elettricità, perchè durante il passaggio della procella sugli abeti, otto di essi
\
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furono fulminati e ridotti a brani. La grandine, dice J. Clave, è dovuta alla
evaporazione rapidissima che subisce la pioggia attraversando strati secchis-
simi d'aria, e che le toglie una grande quantità di calore latente per con-
gelarla. Essa deve dunque formarsi più frequentemente nelle regioni denu-
date, ove Taria riscaldata dal suolo non contiene umidità, anziché nelle regioni
boscose ove, Varia essendo sempre umida, l'evaporazione della pioggia sì fa
molto più lentamente.
Arago paragonava gli alberi a tanti parafulmini, perchè buoni conduttori
<lello elettrico. Ed il Flammarion dalle i66 notizie di fulminazioni raccolte
deduce non essere l'altezza degli alberi la causa principale della loro più
o meno frequente fulminazione. Parrebbe che una certa influenza ve l'abbia
la natura stessa dell'albero : le querce, i pioppi, gli olivi, i noci, gli abeti
verrebbero in prima categoria, poscia seguirebbero il gelso, l'acacia, il fico,
il melarancio, l'ulivo, la betula, l'acero.
6) In conclusione il diboscamento dopo di aver solennemente perturbati
i rapporti naturali nella distribuzione economica della temperatura e della
timidità (epperò il regime delle pioggie, donde gli uragani, la grandine, ecc.),
andandosi incontro ad estremi eccessivi di secchezza e di umidità, di freddi
e di caldi, e dopo di aver alterato lo stato elettrico dell'aria, e distrutte
le sorgenti dell'ossigeno, anche le condizioni del suolo si fecero anormali,
dacché le acque errando nelle bassure e non trovando scolo, l'impaludismo
andò giorno per giorno allargandosi, espandendo smisuratamente il suo soffio
deleterio. Il diboscamento adunque dal punto di vista metereologico e sa-
nitario costituisce una incommensurabile sciagura sociale.
E che cosa diremo dei danni di ordine economico? Sarebbe allargare
di troppo la tela del mio quadro se mi volessi diffondere ulteriormente
nell'argomento. Accennerò soltanto che effetto primo del diboscamento é la
perdita graduata del legname non pure per scopi di costruzione, ma come
combustibile. I boschi forniscono il combustibile di fastella , di legna e di
carbone, e procacciano le fustaie di sostegno alle piante domestiche ado-
lescenti ed a quelle a fusto debole. Se una mano provvida e decisa non
pone un freno a cotesto efferato vandalismo, non so se da qui a 50 anni
niolti paesi, massime la centrale e bassa Italia, saranno in grado di disporre
^i legna, che anche oggi inconsultamente, e solo per sete di facili guadagni,
•
SI vende a vilissimo prezzo a quello straniero a cui forse un giorno si ricorrerà
richiedendola a prezzo esorbitante. Smith (i) dice che nella nuova città di
(0 Voi
X.
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Edimburgo, fabbricata or son 50 anni, non si trova un sol pezzo di legno
cresciuto in Scozia, un di rinomata per le sue famose foreste, e che ora
deve mendicare legname allo straniero, come succede in vari punti d'Italia
ove arriva il legname dalla Dalmazia. Un paese povero di legname 0
mancante di carbon fossile , dice G. Boccardo, versa in tristissime con-
dizioni. In Capitanata la popolazione oggidì non possiede altro combu-
stibile, per cuocere il pane, che il fieno degli animali, il quale è raccolto,
per tal fine, tosto che viene disseccato sul suolo da quell'ardente clima (0.
Nella parte meridionale della Ungheria (2) e nelle regioni del Volga,
nelle quali, come ad esempio nel Casan , Vendesi il legname a libbra (3}|
s' impiega per combustibile lo sterco animale misto alla paglia, provocando
un fetore insalubre, e privando l'agricoltura di concime. Nell'Asia Minore
impiegasi lo sterco unito al fango (4), nella Mesopotamia lo sterco di vacca
bagnato nel petrolio (5), nella Russia meridionale fasci di malerbe, come era
usanza nella Giudea antica. Se gli abitatori delle Ebridi vogliono costruire
un aratro devono intraprendere, per difetto di legname, un viaggio di 30-40
miglia (6). Infine diremo che nei boschi trovano pastura e nutrimento gli
armenti d'ogni specie. Non potrebbesi estesamente coltivare l'industria dei
maiali, di cui si fa tanto consumo, venendo a difettare le vaste foreste
ghiandifere. La distruzione dei boschi, dice Beccaria (7\ non è così facilmente
riparabile come la distruzione di molti altri generi di coltura. La lenta ripro-
duzione, che non si fa che nel periodo di 30-40 anni, è ben diversa dalla
rapida riproduzione delle altre derrate. Dunque in questo tempo possono suc-
cedere gravissimi danni, ed una considerevole mancanza di una materia prima
tanto necessaria per la consumazione e per le arti tutte. L'opera del di-
boscamento avendo spogliato man mano le montagne del terreno vegetale,
e ridottele nude roccie, crivellate sempre più da profondi solchi, oggidì a
voler ripristinare la suscettibilità perduta, ci troviamo innanzi ad una impresa
così gigantesca, che sgomenta la mente più ardimentosa.
E non solo sulle montagne disparve col terreno vegetale la possibilità
della coltura boschiva, ma ne soffrirono i piani, alcuni dei quali subirono
(i) Mancini: Il Rimboschimento. Napoli, i88x.
(2) Esaplovics: Quadri ddV Ungheria, II.
(3) Pallas: Viaggio per varie Provincie, I. — Haxthanser: Studi, I.
(4) Hamilton.
(5) Olivier: Voyage, II.
(6) Sincair.
(7) Della coltura di vari generi di derrate.
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Vira delle acque straripanti dai letti dei fiumi o precipitanti dai gonfi bur-
roni, sicché si videro bellissime ed ubertose pianure ridotte aridi deserti,
micidiali paludi. Tempo addietro si citava per esempio la Palestina, che
alimentava un di molti popoli, ora divenuta sterile terra dopoché sparì,
per la distruzione delle foreste, la naturale umidità. I fiumi della Grecia e
della Spagna, inariditi per molti mesi dell'anno , quando ricevono acqua ,
divagano nel loro corso apportando dovunque miseria e sterilità. Ranch (0
si lamenta in modo speciale che siasi rialzato il letto dei fiumi, che le valli
fertilissime sieno coperte di ciottoli, ecc. Nei Pirenei la popolazione ha dovuto
dal 1800 in poi portare le proprie dimore sempre più in basso. Blanqui (2)
vaticina che in 50 anni fra il Piemonte e la Provenza non s'incontrerà più
che un deserto. I due dipartimenti delle Alte e Basse Alpi dal lato della
Liguria offrono un lugubre spettacolo. Avevano nel 1790 una popolazione di
circa 400,000 anime, oggi non ne contano che 280,000, sicché hanno in-
dietreggiato in luogo di progredire. È questa la parte men ricca e meno
popolosa del territorio ; non contiene che 2 2 abitanti per y^ ettare, mentre
fino la Corsica ne ha 27. De Lavergne studiando le cause varie di tale
spopolazione, mette fra le predominanti quella del diboscamento, il quale
ha condannato alla sterilità quei paesi. Una volta quelle località erano po-
polate di selve, fra le quali sempre celebrata era quella dr Marsiglia, ove
fino al secolo XV re Renato vi andava a cacfcia. Ora fra Aix e Marsiglia
non esistono più boschi ; ed il Rodano erra furioso trascinandosi appresso
enormi masse di materie terrose, le quali vanno ad ingombrare le coste.
Cosicché, soggiunge De Lavergne (3), le Alpi cadenti sminuzzate nel mare,
(i) Rcgéneration de la nature vegetale, 181 8.
(2) yournal des Economistes, Mars 1854.
(3) Economia rurale della Francia, — Il sig. de Bouville, prefetto delle Basse Alpi, in
un rapporto (17 marzo 1863) diretto al Ministro, scriveva: « Se misure pronte ed ener-
giche non saranno prese, quasi è permesso di precisare il momento quando le Alpi fran-
cesi non saranno più che un deserto. Il periodo dal 1851 al 1S56 apporterà una no-
vella diminuzione nella cifra della popolazione. Nel 1862 il ministro constaterà una novella
riduzione continua e progressiva nella cifra degl'ettari consacrati alla coltura, ciascun anno
il male aggraverà, ed in mezzo secolo la Francia conterà delle ruine di più ed un dipar*
mento di meno ». Predizioni coteste che si sono avverate alla lettera. La cifra della po-
polazione, che per la popolazione delle Basse ed Alte Alpi nel 1S51 eradi 285,108 abi-
tanti, discese nel 1856 a 279,226; nel 1862 a 271,468; nel 1866 a 265,11?; nel 1872
a 258,230; nel 1876 a 255,260. Con una progressione continua, che prova una dimi-
nuzione costante dei mezzi d'esistenza, la popolazione di cotesti due dipartimenti ti h
ridotta in 25 anni di 30,000 abitanti, di 1/9 circa dalla cifra primitiva.
yOO
hanno finito col chiudere dei porti - che una volta erano floridi. In facda a
simili interessi che significa mai un piccolo numero di capre e di montoni
a cui si sopprimerebbero i pascoli? E come pel diboscamento infierì la
malaria nell'Agro romano, cosi, secondo Keppler (i), la sanità della paludosa
Ravenna fu favorita fin dai tempi di Dante^ dalla grandiosa foresta della
costa. In Sologna le piantagioni di pini hanno fatto scomparire la malaria;
nelle dune di Gascogna esse hanno prosciugato le acque palustri che si accu-
mulavano nel fondo dei valloni ; nelle foreste di Saint- Amand (Nord) la
sostituzione del pino alle essenze fogliacee ebbe per effetto di disseccare le
paludi che vi si trovavano, di bonificare il terreno, ed anche di far ina-
ridire le sorgenti alla prossimità delle quali le piantagioni erano state fatte.
Dopo la disposizione dei pini le paludi ricomparvero, le sorgenti si rimesselo
a colare. Medesimi effetti si constatarono nell'Agro romano (alle 4 Fontane)
dopo le larghe piantagioni fatte da quei frati.
Esaminiamo un poco le montagne dell'Appennino pistoiese in Toscana, le
quali in gran parte sono ancora rivestite di boschi, e troviamo che ivi vive
una popolazione sana e laboriosa. Guardiamo invece quella vasta distesa che
si espànde fra Civitavecchia, Grosseto ed Orbetello, posta a' pie delle nude
colline e della rasa pianura, ove la deliziosa contrada è avvelenata dai miasmi
maremmani. Ivi la razza umana è degenerata, la popolazione è povera e
va facendosi sempre più rara ; colà fugge rapida la vaporiera, quasi per
sottrarsi dall'immane moria, mentre l'eco lamentosa, che move da quella
dolcissima gorga toscana, si ripercuote dolorosa nei nostri animi, e ne strugge
il rimorso di una civiltà affatto egoista ! . . . Schweiz (2) protestò altamente
contro la introduzione del sistema diboscatore francese nelle contrade renane,
nelle quali la scioltezza e la poca profondità del terreno, nonché l'asprezza
del clima mostravano l'imperioso bisogno di una difesa contro i geli e la
siccità. La Francia meridionale, la parte S-0 della Spagna, tutto il bacino
del Po, la vallata del Tevere, e quasi tutte le province meridionali diboscate,
lamentano annuali disgrazie. Sarebbe una cosa utile quella di raccogliere
le notizie riguardanti la frequenza della grandine ed i danni che questa anecò
all'agricoltura ; certamente da noi si tratterà di molti milioni di perdite an-
nuali.
E per ultimo diremo che col diboscamento molte specie di quadrupedi
e di uccelli vanno disparendo, con grave nocumento dell' agricoltura, non
(i) V agricoltura in West/alia,
(2) Viaggio II.
— 70I —
tenendo noi conto della caccia; giacché gran parte di quelli, come usi-
gnoli, càpiverdi, pettirossi, cingallegre e le rondini stesse potrebbero ren-
dere all'agricoltura utilissimi servigi, distruggendo gì' insetti di cui abitual-
mente si nutriscono, e Ospite cara e prediletta sulle casupole olandesi,
dalle cui finestre affacciasi la vaga fanciulla che rende seducenti le tele di
Rubens, è la cicogna che vi si appollaja la notte, ed il giorno purga le
psduli dal lezzo dei batraci, rettili, insetti che calando le acque infradiciano.
Sulle comici delle nostre case chi non ama e tutela il nido delle rondini
che ridestandosi la primavera arrivano, alati difensori, a rintuzzare la insa-
ziabile ingordigia delle infinite famiglie d msetti che minacciano le inermi
famiglie delle piante? Senza peccare di soverchio barocchismo, scrive
Michelet, corrispondere la celere ala delFuccello alla ubiquità dello insetto ;
questo quanto preponderante nel numero e riparato dietro i suoi covi, al-
trettanto pigro, assonnato, impotente, quello inferiore nel numero, ma dai
rapidi moti, dall'occhio linceo. Se al pari dei mammiferi Tuccello allattasse,
se in primavera non gli occorresse una preda vivente per imbeccare i suoi
nati, il mondo sarebbe ogni anno in isbaraglio per la propagazione senza
argine degli insetti. Una coppia di passeri porge alla sua nidiata 400 e
più bruchi ogni giorno (0. » Incute terrore il pensare alla immensa ma-
snada di piccoli animali che nella quantità infiniti vivono sotto il dominio
severo degli uccelli, e che emancipandosene saccheggerebbero la terra. Si
tratta di nugoli di ditteri, di zanzare, di muscidi; sono punteruoli, zabri,
trogosite, tomici, scoliti, cossi, bombici ; oppure grillotalpe, bruchi di me-
lolonte e di agriotidi, silofagi, longicorni, e poi cicale , gallinsetti, afidi; in-
fine cloropsi, agromize, cefi, saperde, bruchi delle pieridi e delle ociptere;
la carpocapsa dei pomi, la carpocapsa splendana, Tortalide, lo strofonomo,
le sifonelle, il daco ed altri ancora. E di costoro alcuni distruggono i semi
dei grani, altri rodono la scorza delle giovani radici, facendo inaspettata-
niente perire molte piante adolescenti, oppure distaccano dai grossi alberi
la scorza dal legno, ischeletrendo la pianta; oppure divorano le foglie de-
gli alberi, i teneri germogli, ed anco i bottoni delle vegetazioni da svilup-
parsi Tanno susseguente. Altri colpiscono le erbette dei prati, altri le or-
^^glie, altri le frutta. Togliete le foreste, distruggete gli uccelli, ed aprirete
^rghissimo campo al parassitismo d*ogni sorta.
Iq conclusione il fatto del diboscamento sia che lo si guardi da un
P^nto di vista puramente economico, sia che lo si consideri da un punto
(0 y. Paolo Lioy: O/. cit.
y02
di vista meteorologico e sanitario, costituisce una delle più gravi e pro-
gredienti calamità che, perdurando ancora, a lungo andare finirebbe col com-
promettere positivamente Tesercizio della vita, rendendosi sempre più diffi-
cili i mezzi nella lotta per la esistenza; e l'uomo lungi dall'essere la gioia
deiruomo, come dice V Edda, appena potrà aspirare al vanto umiliante di
essere stato un potente agente distruttore (nel senso geologico), capace di
tramutare la faccia della terra in squallida e bruma landa, dopo aver per-
turbati i rapporti meteorologici, sorgenti di vita; ed al cui paragone la iena,
la pantera, la tigre riescono animali graziosi e benigni.
Quanto è invidiabile, esclama Tottimo Jacini, a questo riguardo, rEuropa
settentrionale, la Germania specialmente, dove la scienza forestale giunse
a tempo per prevenire il male. Essa ha sciolto il problema: ridurre i bo-
schi agii spazi per essi adattati, e cavarne il massimo prodotto salvando in-
tatto il capitale. Tocca a noi di scioglierlo, e se una parte del male, come si
è detto innanzi, è irreparabile, siamo ancora in tempo per ridurlo ai più brevi
confini rianimando appresso noi di vita vegetativa anche parte dei 345,000
ettari di superfìcie diboscata. I disastri accaduti nei giorni passati nel Lom-
bardo-Veneto , ed in vari altri punti del mezzodì d* Italia, e quelli che in
ogni anno si vanno ripetendo, mentre rivelano la progressione del male,
mettono a serio repentaglio il bilancio dello Stato, il quale finirà dal di-
chiararsi insufficiente a riparare tanta jattura. Considerate i milioni che do-
vranno servire a palliare gli effetti più urgenti di quei disastri, ed una grave
ferita colpisce la nostra vita economica : certamente V irrompenza di quei
flutti inghiottì r oro per vari Duilii od arrestò molti chilometri di vie fer-
rate. Il governo, auspice il ministro Berti, ha presentato un progetto di
legge pel rimboschimento, e noi facendo plauso alla generosa iniziativa,
insistiamo a che i comuni ed i possessori di beni fondiari, a gara concor-
rano e perseverantemente per la felice riuscita dell'opera gigantesca, la
quale mentre sarà una smentita alla accidiosa insipienza delle tramontate
signorie, sarà degna di un paese che, conscio dei suoi alti destini e della
sua missione civilizzatrice, si faccia iniziatore di una grande riforma, I&
quale onorerà non una nazione ma un Evo intero. Ed in cotal guisa avrà
sua soluzione la frase ripetuta dagli economisti : La civiltà ponendo fudi
in un paese dirada le foreste^ giunta a maturità di nuovo le crea.
PARTE SECONDA.
RIVISTA.
RIUNIONI E CONGRESSI.
LA COMMISSIONE INTERNAZIONALE PER LA CREMAZIONE
A GINEVRA.
In occasione del Congresso intemazionale d'Igiene tenuto a Ginevra, era
stata convocata la Commissione intemazionale per la Cremazione dei ca-
daveri la quale tenne la sua adunanza nella gran sala di prima classe del
Moni Blatte^ magnifico battello a vapore che conduceva gli igienisti sul
lago Lemano ad una escursione ai bagni di Évian e al castello di ChDlon.
Quasi tutti i delegati delle varie nazioni erano presenti. Teneva il posto
d'onore il prof. Lombard, presidente del Congresso d'Igiene ; il dottor De-
Cristoforis presiedeva la riunione che fu da lui aperta con brillante ora-
zione. Il dottor Pini fece la relazione dei progressi fatti dalla riforma presso
le varie nazioni e dimostrò il lungo cammino percorso in due anni. Egli
disse che l'opinione pubblica si era favorevolmente pronunciata da per tutto
per la cremazione e che già aveva prevenuto l'opera del legislatore cui
spetta oramai togliere ogni ostacolo alla pratica attuazione della cremazione
facoltativa. Poi parlarono i singoli delegati : Koechlin-Schwartz e Trélat per
la Francia, Janssens pel Belgio, Axel Lamm e Lindell per la Svezia e Nor-
vegia, Beaujon per l'Olanda, Gabello per la Spagna, Levison per la Da-
nimarca, Silva pel Portogallo, Korosi per l'Ungheria, Wasserfuhr per la Ger-
mania, Jacob per la Rumania, ed altri molti i quali dimostrarono il favore
che la cremazione incontra ogni giorno più fra le varie popolazioni e le
disposizioni dei Governi per assecondare le richieste delle diverse Società.
Dopo qualche discussione, si decise accogliere nel seno della Commis-
sione internazionale nuovi rappresentanti di diverse nazionalità e quindi fu-
— 704 —
rono confermati in carica per un altro biennio i dottori De Cristoforis e
Pini presidente l'uno e segretario l'altro, e Milano fu di nuovo scelta a
sede della Commissione stessa. Finalmente furono presi gli accordi neces-
sari per determinare la linea di condotta dei delegati nelle discussioni che
avrebbero avuto luogo in seno del Congresso. Queste durarono infatti due
giorni nella Sezione II, la quale trattò ampiamente il grave argomento. Il
dottor Gaetano Pini lesse un lungo rapporto intomo alla storia ed ai pro-
gressi della cremazione in Europa ed in America e in seguito a questa let-
tura, fu di nuovo ripresa in esame l'importante questione e in vario modo
trattata dai diversi oratori fra i quali ebbero larghissima parte il Vallin, il
De Cristoforis, il Pini, il Bourneville, il Salomon, il Koechlin-Schwartz, il
Trélat, il Lamm, il Lindell, il Levison, il Gabello e moltissimi altri. Un
fatto notevolissimo si ebbe a constatare, ed è, che sebbene fossero presenti
alla riunione parecchi illustri medici-legisti, le obbiezioni dal punto di vista
giuridico, furono questa volta pochissime.
Tutti riconobbero che, mediante il sistema di constatazione dei decessi,
e le precauzioni usate a Milano, la giustizia non ha da temere nulla dalla
cremazione. Lo stesso presidente della Sezione, dottor Gosse, professore
di medicina legale a Ginevra, votò in favore della mozione proposta dai
delegati francesi e sottoscritta da oltre i66 membri del Congresso la quale
ebbe un solo voto contrario.
Questa mozione fu portata dipoi dai sigg. Koechlin-Schwartz e Pini in
seno dell'Assemblea generale, che l'approvò ad unanimità e in mezzo a
replicate approvazioni.
Qual differenza dal Congresso di Soccorso ai feriti in guerra tenuto a
Parigi nel 1867 il quale non volle neppure discutere la proposta Bertani-
Castiglioni riguardante la cremazione sui campi di battaglia 1 Quanto cammino
è stato fatto in meno di 15 anni!
L'ordine del giorno votato dal Congresso Internazionale a Ginevra suona
così:
f II Quarto Congresso internazionale d'Igiene, confermando i voti dei
precedenti Congressi internazionali d'Igiene esprime di nuovo il voto che
tutti i Governi, rendendo omaggio ai principii di libertà e conformandosi
alle leggi della igiene, tolgano gli ostacoli legislativi che presso certe na-
zioni si oppongono tuttavia alla cremazione facoltativa dei cadaveri.
e Inoltre il Congresso richiama l'attenzione dei Governi sui vantaggi che
può avere la cremazione in caso di gravi epidemie. »
Così ebbero termine i lavori della Commissione internazionale per la
cremazione, la quale posta ora nuovamente all'opera attende con fede e
con pertinace costanza a diffondere per ogni dove il principio civile ed
igienico deirincinerimento dei morti.
— 705
MEMBRI DELLA COMMISSIONE INTERNAZIONALE.
De Cristoforis dott. Malachia^ , ..
Pini dott. Gaetano ) '
Trélat prof. ing. Emilio . . . . j
Mailer ing. Emilio [ Francia^
Koechlin Schwartz A )
Janssens dott. Eugenio ) ^ . .
Crocq prof. sen. Giovanni. . ) * *
Finkelnburg dott. Carlo Maria j
Herzberg dott. Ph > Germania ^
Wasserfuhr dott. Arminio. . . ;
Frobèn dott. Luid \ ^
^ , ^ , % \ \ Russta.
Rauchfuss dott. Carlo \
Thompson prof Sir Enrico . ) j f^uf,,^^^
Eassie mg. Guglielmo )
Kinchel Prof. ,
Wegmann Ercolani
Wyttenbach dott. A , Svizzera
Moynier Gustavo '
Dunant prof. Pietro Luigi . .
Ritter Paolo
Bambas dott. prof. Jean Christ. i
Maccas prof. G. A / Grecia^
Zinnis prof. A ;
Gabello dott. Vincenzo \
Ibanes D* Aldecoa Castor . . . > Spagna^
Giner dott. Alberto )
Abbate Bey dott. Mutemais. Egitto^
Kòròsi dott. Giuseppe Ungheria^
Sigmund prof Carlo ì ^^^^^.^^
Schiff dott. Edoardo \
Overbeek prof. De Meyer. . . > nianda
Beaujon A \
FeUx prof. Jacob ) Runiania,
Petresco dott. Z. colon, med. )
Silva Amado prof. J. J PartogaUo,
Da Cunha Bellem dott. deput. \
Storer Cobb I \
Beuglcss rev. dott. Francesco. / Stati Uniti cPAm.,
Tormento dott. F /
Levison dott. F j Danimarca.
Goos Prof,
Milano,
Presidente
Segretario
Parigi
Bruxelles
Bonn
Berlino
Strasburgo
Pietroburgo
Londra
Zurìgo
>
Berna
Ginevra
>
Lugano
Atene
Madrid
Cairo
Budapest
Vienna
Utrecht
Aia
Bucharest
Lisbona
New-York
New- Orléans
Copenaghen
45
— yoó
Axel Lamm dott i « • o. i
T . j 1, . -o { Svezia^ Stocolma
Lmdell mg. Per \
Covernton dott. C. W Canada^ Ontario
Jordanoff dott. S Bulgaria^ Sofia
Plijary Haro dott. J. B Messico,
PRIMO CONGRESSO DELLE SOCIETÀ ITALIANE
DI CREMAZIONE.
L' INAUGURAZIONE.
Questo Congresso fu solennemente inaugurato a Modena il 2 1 settembre.
Assistevano alla cerimonia il prefetto comm. Berti, il sindaco di Modena avvo-
cato Triani, i delegati di 26 Società italiane di cremazione, i rappresen-
tanti dei municipi di Milano, di Torino, di Bologna, di Padova, di Brescia,
di Cremona, di Lodi, di Genova e della Deputazione provinciale di Reggio
Emilia; numerosi membri del X Congresso dell'Associazione medica italiana;
moltissime signore.
Dopo breve orazione del presidente della Società di cremazione di Mo-
dena ing. Amici-Grossi, il sindaco comm. Triani salutò i congressisti a nome
della città che gli ospitava. Constatò l'importanza della riunione, e ricordò
il voto recente del Consiglio comunale di Modena col quale venne asse-
gnata a quella Società di cremazione un' area nel civico cimitero ed un
sussidio di lire mille per erigervi un crematoio. Disse che questo voto non
fii una concessione, ma atto di franca , esplicita e doverosa adesione ad
una riforma reclamata dalla scienza imposta dalla civiltà.
Continuò dicendo: e Se la Scienza afferma che la inumazione è fomite
di miasmi esiziali per la pubblica salute, è pietà verso i vivi consacrare
alle fiamme le salme dei morti.
e Ma ne sarà ofifesa la religione dei morti? ne sarà offeso il sentimento
del cuore? Il cimitero oggidì offre il contrasto degli sfarzosi marmi da una
parte e della fossa comune dall' altra. E per far posto alle nuove prede
della morte la mano rimescola terra, ossa e putredine !
e Si usa nei nostri cimiteri coprire di aiuole le fosse; ma i fiori bal-
danzosi e le erbe rigogliose — è triste il pensarlo! — vi crescono paras-
siti sulla nostra decomposizione.
e Soffrirà il cuore ad abbandonare le costumanze degli avi; ma è pro-
prio della civiltà il far sì che il sentimento ceda al dominio della ragione.
e Lungo è il cammino , ma non si compie il viaggio se non lo si im-
prende.
e È di buon augurio però il vedere molti dei maggiori Municipi d'Italia
qui rappresentati per dar valore a questa civile istituzione , e Modena è
lieta di essere la sede del primo Congresso delle Società italiane di cre-
mazione. > (^Acclamazioni^
— 707 —
Il segretario dott. Gaetano Pini die poscia lettura di una lunga e dili-
;ente relazione intorno alle 26 Società di cremazione esistenti in Italia.
Lgli fece la storia minuziosa dei principali avvenimenti svoltisi dal 1876
il 1882 relativamente alla cremazione e dimostrò i rapidi progressi fatti,
e concessioni ottenute, i successi conseguiti.
La relazione del Segretario terminava nel seguente modo :
€ Dai lavori e dalle deliberazioni dell'attuale Congresso, il Governo ita-
liano prenderà argomento a nuove concessioni in favore del 4)rincipio da
noi propugnato; i Governi stranieri riceveranno fecondo impulso per istu-
diare meglio questa riforma che si inspira ad un concetto eminentemente
scientifico e umanitario. All'opra dunque senza jattanza e senza timori, colla
fede nell'anima, colla volontà decisamente votata a riuscire, colla coscienza
di provvedere al decoro della patria, alla tutela della pubblica igiene.
€ Agli scettici e agli intolleranti che ci dileggiano chiamandoci i crema-
tori delP avvenire , rispondiamo loro che l'opera nostra è già cominciata e
che r opera nostra non si limita solamente ad ardere i morti , ma brucia
e distrugge inesorabilmente la superstizione purificando la religione delle
urne dai pregiudizi nei quali è stata avvolta fin qui da coloro cui spetta
la triste prerogativa di essere stati i crematori dei passato, > {Applausi vi-
vissimi.)
La Lega delle Società.
Nella Seduta pomeridiana l'Assemblea confermava nell'ufficio presidenziale
l'ing. Amici-Grossi e acclamava a Presidente onorario il dott. G. Pini. Poscia,
sopra relazione del prof. Luigi Pagliani discuteva ed approvava il seguente
Statuto della Lega Italiana delle Società di Cremazione:
i.° Le Società e i Comitati di cremazione ora esistenti e quelli che sor-
geranno in Italia, federandosi fra loro costituiscono : la Lega Italiana delle
Società di Cremazione,
2.^ Scopo precìpuo della Lega è quello di riunire in un fascio tutte le
forze delle diverse Società, conservando però a ciascun sodalizio la mag-
giore autonomia morale ed amministrativa, nell'intento:
a) di favorire e di diffondere il principio della cremazione ;
b) dì studiare, di proporre e di attuare mezzi e modi riconosciuti
^Jall'esperienza atti a conseguire l'incinerimento dei cadaveri secondo le leggi
della igiene, della economia, della civiltà e del sentimento ;
e) di tutelare la riforma invocando dal Governo e dalle Autorità Co-
"^unali la rimozione di ogni ostacolo che si opponga alla cremazione fa-
<^oltativa e l'adozione di leggi e norme regolamentarie atte a disciplinare
1 incinerimento dei morti e la conservazione delle ceneri in modo che la
^S^ene, la religione delle urne, le ricerche medico-legali non abbiano a ri-
ceverne nocumento;
d) di mantenere rapporti colla Commissione internazionale nell'intento
^y conseguire anche all'estero i benefici di una propaganda attiva ed efficace,
^^ favore della cremazione.
— 7oS —
3.^ La Lega si compone delle Società e dei Comitati dì cremazione ita-
liani che avranno dichiarato o dichiareranno di aderirvi.
4.^ Patto fondamentale della Lega è che i membri regolarmente ascrìtti
ad una Società o Comitato abbiano diritto, in caso di morte, di essere cre-
mati gratuitamente in tutti i luoghi ove esistano apparecchi di cremazione,
ricorrendo ai crematoi più vicini quando il decesso avvenga in comuni sprov-
visti 'di questi mezzi, salvo il rimborso della spesa relativa da parte delia
Società cui apparteneva il defunto.
5.^ Le Società e i Comitati pagheranno alla Lega una tassa unica, an-
nuale, che verrà determinata di volta in volta dai Congressi, secondo il nu-
mero delle Società e l'importanza dei lavori che la Lega avrà T incarico
di compiere.
6.** La rappresentanza della Lega è affidata ad un Comitato centrale
la cui residenza verrà determinata di volta in volta dai Congressi.
Il Comitato è composto di 9 membri, rimane in carica due anni e sarà
eletto nei Congressi delle Società di cremazione.
Tutti i membri del Comitato sono rieleggibili. Esso sceglie nel proprio
seno un Presidente, un Vice-presidente, un Segretario ed un Cassiere.
7.** Il Comitato avrà l'alta direzione in Italia del movimento in favore
della cremazione secondo il disposto dell'art. 2 ed al Comitato medesimo
faranno capo tutte le Società e i Comitati che avranno aderito alla Lega.
8.** Il Comitato dovrà convocare in via ordinaria, ogni due anni, le So-
cietà e i Comitati a Congresso, da tenersi possibilmente in coincidenza coi
Congressi delle Associazioni mediche nazionali o colle Riunioni degli Igienisti
italiani.
Straordinariamente e per ragioni di supremo interesse, le Società e i
Comitati potranno essere convocati a Congresso.
9.° Ciascuna Società e ciascun Comitato costituente la Lega, sarà rap-
presentato al Congresso da due delegati.
Tasse governative e municipali sulla cremazione.
Il dott. Gaetano Pini espose come in difetto di disposizioni relative alla
cremazione, l'applicazione e l'interpretazione fiscale del Regolamento Sani-
tario costituiscano un serio ostacolo ed impedimento allo sviluppo della
cremazione. Notò che i cadaveri provenienti dall'estero entrando nel Regno
sono assoggettati alla gravosissima tassa di lire 360 ; e per l'interno ad una
tassa di lire 1 20 pel passaggio dall'uno all'altro comune. Ma non basta. Se,
operata la cremazione, voglionsi trasportare le ceneri, vengono ad esse appli-
cate le tasse medesime, che già colpirono il cadavere ; senza parlare poi
delle tasse per suggellamento della cassa ed altre cautele, che, se riscon-
transi necessarie per i cadaveri, sono certo oziose ed inutili per le ceneri.
Anche le Società ferroviarie considerano le ceneri come cadaveri e qm'ndì
le vogliono sottoposte alle tasse e prescrizioni relative ai feretri. Un tale
stato di cose, aggiunse il dott. Pini, non può essere che dannoso e le
Società devono tentare la rimozione di questi ostacoli.
\
— 709 —
Laonde propose il seguente ordine del giorno che fu votato ad unanimità.
f II Congresso esprime il voto che il Governo armonizzi Tart. 67 del
Regolamento Sanitario colle altre disposizioni del Regolamento stesso rìguar-
ianti i Cimiteri, le Sepolture, le Inumazioni e le Esumazioni trovando modo
il abrogare o ridurre i balzelli che ora gravitano direttamente od indiretta-
nente sulla cremazione, ed affida Tesaurìmento di queste pratiche al Comi-
ato Centrale della Lega >.
GU APPARECCHI CREMATORÌ.
In seguito a diligente ed imparziale relazione del dott. Pini intorno ai
nezzi di cremazione esperimentati fin qui, dopo breve discussione il Con-
jrcsso votava la seguente mozione :
< Il primo Congresso delle Società italiane di cremazione, riconoscendo
:he gli apparecchi crematori Siemens ^ Gorini e Venini corrispondono com-
;)letamente al loro scopo, ne raccomanda la costruzione e l'applicazione,
lasciando libere le singole Società ed i Municipi di scegliere, fra i sopra-
indicati sistemi, quello che meglio parrà rispondere alle condizioni locali.
Q Congresso inoltre delibera che nessuna Società della Lega possa adottare
Duovi apparecchi di cremazione senza che prima essi siano stati riconosciuti,
dal Comitato Centrale della Lega stessa, atti a conseguire l' indnerimento
secondo le leggi dell' igiene, della civiltà e del sentimento > .
La volontà del generale Garibaldi.
Anche sopra questo argomento ebbe a riferire il Segretario della Società
^i cremazione di Milano. Egli ricordò come la volontà dell' Eroe non potè
•ssere osservata perchè i congiunti e gli amici del Generale se ne dispu-
^ono il cadavere come i generali di Alessandro si contesero, dopo di lui,
^ regno del conquistatore. Disse essere obbligo di ogni italiano e sopra-
^tto dei fautori della cremazione, di non cessar dall'agitazione finché non
iia eseguita la volontà di quel Grande, che votando il proprio corpo alle
^mme purificatrici del rogo, volle accrescere autorità alla civile ed igienica
iforma.
Avendo altri oratori espresso sentimenti conformi, fu all'unanimità e con
)Iauso approvato un ordine del giorno concepito in questi termini :
€ Il primo Congresso delle Società italiane di cremazione, confermando
olennemente le proteste formulate dai vari Sodalizi per la violazione delle
isposizioni testamentarie del Generale Giuseppe Garibaldi, esprime il voto
he in ricorrenza del primo anniversario della morte del Gran Capitano,
i salma di Lui venga incineri ta a Caprera. Il Congresso affida a tutte le
ocietà l'incarico di tener viva nei singoli centri l'agitazione perchè le
Lssodazioni e i cittadini tutti chiedano al Governo e alla famiglia Garibaldi
i scrupolosa osservanza della volontà espressa dal Generale in ordine alla
la salma e alle sue ceneri ».
— 7IO —
I Cimiteri.
Fra i mezzi che il Congresso decise d'usare per diffondere il prindpio
della cremazione , fu adottato quello di instituire una specie di inchiesta
intomo alle condizioni dei cimiteri.
Molti Delegati espressero come in centri ricchi e popolosi esistano cin.i
teri indegni della civiltà moderna e del cullo che si deve agli estinti. In
alcune località il cimitero è nel mezzo dell'abitato ; in altri ogni cinque o
sei anni si aprono le fosse per dar posto a nuovi venuti prima ancora eh:
la terra abbia compiuto la sua azione dissolvitrice. A Napoli, a Palermo,
in altri numerosi comuni il camajo, l'immondo carnajo, condannato dalla
civiltà, dalla scienza, dal regolamento sanitario, accoglie ogni giorno un
mucchio di cadaveri gettati l'uno sull'altro nelle orribili fosse entro le qua!
i meticolosi legisti cercherebbero indarno le traccie dei delitti.
In seguito a queste dichiarazioni il Congresso deliberò che il Comitato
centrale della Lega debba raccogliere il maggior contingente di fatti simiii
e di inviarne relazione esatta al Governo chiedendo la severa applicazione
tlelle disposizioni sanitarie relativamente ai cimiteri che si trovano in con
travvcnzione alla legge ed al regolamento.
La sede del ftturo Congresso.
Dietro proposta del prof. Luigi Pagliani, venne deciso che il second»:
Congresso delle Società italiane di cremazione, debba aver luogo a Torin.
nel 18S4 in coincidenza della seconda Riunione degli Igienisti italiani.
La sede del CoMrTifrro Centrale della Lega.
Pel biennio 18S3-84 il Congresso acclamò la città di Milano a sede àc
Comitato centrale della Lega delle Società di cremazione.
Il Co^nTATO Centrale.
Il Comitato centrale della Lega riusci composto dei signori: BergolJ
avv. Nicolò di Modena ; Bertani dott. Agostino di Genova ; Berselli dott. Gic
vanni di Padova; Cantoni prof. Giovanni senatore, di Pavia ; De-Cristoforis
dott. Malachia di ^liìano; Fano dott. Enrico di Milano; Panizza prof. ^larij
di Roma; Pini dott. Gaetano di Milano; Villa avv. Tommaso di Torino.
Il Comitato stesso si è regolarmente costituito nel seguente modo : Prof.
Giovanni Cantoni, prcsUente; Dott. Malachia De-Cristoforis, vìce-presidcnU]
Dott. Gaetano Pini, segretario.
— TU —
\\ E COMITATI DI CREMAZIONE ESISTENTI IN ITALIA.
A Dott. Ferdinando Turchi,
Dott. Ettore Piccinini,
•ìa Dott. Matteiicci,
A Dott. Giovanni Mori,
Dott. Giustiniano Grosolì,
NO Avv. Roberto Pollaioli,
Avv. Alfredo Tassani,
NA Sig. A. Mandelli,
•OSSOLA .... Cav. Avv. Giacomo Trabucchi,
E Dott. Mosè Uzielli,
A Dott. Alessandro Federici,
Avv. Riccardo Boccardi,
ro Sig. Giuseppe Costa,
^s/it Munte) Sig. Sindaco di Lodi,
D Dott. Gaetano Pini,
A Ing. Agostino Amici Grossi,
A Cav. Giuseppe Peroni,
V Dott. Giovanni Berselli,
Dott. Arnaldo Longhena,
Prof. Comm. Senatore Giovanni
A Dott. Pubblio Angeloni,
ZA Prof. Dioscoride Vitali,
Dott. Giuseppe Collodi,
Avv. Felice Giamarioli,
) Sig. Cesare Goldmann,
Prof. Cav. Francesco Poletti,
:: Cav. Cesare Ve ratti,
A Dott. Cesare Musatti,
A Dott. Cav. Luigi Zerlotto,
Presidente
>
Segretario
Presidente
>
Vice-Pres,
Presidente
Segretario
Presidente
Segretario
Presidente
>
Segretario
Presidente
Cantoni, >
Segretario
Presidente
Segretario
Presidente
>
Segretario
Presidente
CONGRESSO GENERALE DELL'ASSOCIAZIONE
MEDICA ITALIANA A MODENA.
Congresso ebbe risultato assai soddisfacente, e maggiore sarebbe
ncorso degli intervenuti se la sciagura della inondazione che colpì
;lmcnte tanta parte d'Italia non avesse tolto a molti colleghi il mezzo
viaggiare obbligandoli invece a rimanere, soldati del dovere, là dove
era il periglio e più reclamata l'opera pietosa e intelligente del medico.
a la Sezione di Medicina, di Chirurgia e di Anatomia e Fisiologia
patologiche furono assai frequentate e i più noti cultori di queste
aveano risposto all'invito del benemerito Comitato Milanese che
mori di casa con cuore e con zelo.
— 7^2 —
Tralasciando di riferire intorno ai lavori del Congresso che non toccano
la nostra specialità, diremo brevemente di quelle Sezioni nelle quali vennero
discussi argomenti che hanno relazione colla Medicina pubblica nella cui
Sezione a vero dire, non si inscrissero che pochissimi congressisti.
La Sezione d'Igiene.
La Sezione d'Igiene ebbe a presidente il prof. Vacca, il dott. Gamba di
Torino a vice-presidente, e i dottori Cesari e Astegiano a segretari.
Nella prima seduta il dott. Alberto Gamba svolse il suo tema e SuiU
Scuole dei rachitici > sul quale argomento prese successivamente la parola
il dott. Ripa, il prof. Orsolato, il prof. Rezzara, il dott. Falconi e il dottor
Galli, in ordine ai risultati sanitari ed economici che il dott. Gamba dimo-
strò aversi dalle Scuole dei rachitici di Torino.
Il dòtt. Giani Paolo raccomandò che dalle Società d'Igiene e dai Sani-
tari tutti si insista per l'allattamento materno come cura eminentemente
profilattica contro il rachitismo.
H dott. Ripa indicò al dott. Gamba, alcune cause di rachitismo ed in-
sistè perchè vengano fatte le pratiche necessarie onde sia abbandonata la
pratica della fasciatura dei bambini, e inoltre vengano i Municipi indotti
a negare la firma alle balie che volessero protrarre l'allattamento con danno
dei bambini. Il dott. Bellini mettendo in rilievo la benemerenza del Gamba
per l'opera utilissima prestata ai rachitici, propose la istituzione della Scuola
dei rachitici di Torino sia proclamata italiana, il che venne approvato dalla
Sezione che tributò un voto di lode al dott. Gamba.
n capitano dott. Giovanni Astegiano trattò e Delie relazioni ira le meteeri
e le malattUf e particolarmente di quelle tra il clima di Modena e le ma'
lattie in esso dominanti.
A questo proposito il dott. Veratti propose che le stazioni meteoriche siano
in relazione coi medici condotti e che gli ospedali siano muniti d'istrumenti
appositi, n dott. Ripa chiese al dott. Astegiano come si può estendere questo
studio. Noi sappiamo, egli dice, che vi sono loo stazioni meteoriche italiane
delle quali 56 provinciali. Aggiunte a queste le stazioni d'osservazione perii
servizio temporali, a molte delle quali s'è aggiunto il servizio termopluviome-
trico, si hanno in Italia 587 stazioni. Per estendere queste osservazioni
proporrebbe che a vantaggio delle statistiche che si fanno, tali stazioni
venissero afìBdate ai medici condotti piuttosto che a persone profane. —
n prof. Sormani stima necessario coordinare le ricerche mediche e le meteo-
rologiche in riguardo al tempo, e crede non praticabile che le osservazioni
siano fatte dai medici condotti, già distratti da altre cure; di più, bastano
pochi osservatòri per dare notizie dello stato atmosferico di vaste regioni;
il medico deve limitarsi allo studio dell'andamento della morbosità e deUa
mortalità, affine di conoscere e studiare le cause delle malattie e basare sa
di questo, miglioramenti d'igiene pubblica.
Il dott. Giuseppe Veratti lesse dipoi una serie di sue osservazioni e pro-
poste e Intorno alla Medicina carceraria in relazione colle malattie dei vari
apparati >.
— 713 —
n prof. Rezzara trattò Targomento e Deltepcra delle Cucine economiche »
in un'accurata relazione intorno ai modi coi quali sono amministrate e re-
golate le cucine economiche ed in ispecie quelle di Bergamo. Le cucine
economiche ivi sono due, e due gli spacci di minestre; vengono distribuite
per mezzo d'un nuovissimo e ingegnoso sistema di buoni pel quale non
sopravvanza mai, né manca mai una razione di minestra. Dal io gennajo
al i6 settembre 1882 furono distribuite 49,000 razioni di minestra. Le
cucine di Bergamo bastano a sé stesse, non hanno mai avuto bisogno di
soccorso e sono state prese per modello da altre città. Il relatore termina
€ol proporre il seguente ordine del giorno: e La Sezione d'Igiene udita la
IRdazione sulle Cucine economiche di Bergamo, fa voti che questa istituzione
si diffonda nelle città e nelle campagne secondo il metodo e il sistema adot-
tato dal Comitato di Bergamo >. Messo ai voti, è approvato all'unanimità.
Sullo stesso argomento ebbe pure a parlare il prof. Pagliani. Fatta una
succinta rivista del modo col quale funzionano le diverse cucine economiche
anche in altre nazioni, si ferma particolarmente a rilevare quelle di Lipsia
che egli reputa per molte considerazioni che espone , le migliori di tutte quelle
che ha visitato. Encomia nondimeno quelle di Bergamo sebbene queste
fimàonino con concetto diverso. Un vero esempio delle migliori da lui vi-
sitate all'Estero si ha però anche in Italia, e va lieto di poter dire che è
appunto a Modena dove potè vedere una buona cucina economica sorta per
iniziativa di persona benemerita e col concorso di pochi privati. Il prof. Pagliani
informa minutamente l'adunanza sullo svolgimento di questa cucina in ogni suo
particolare, e conchiude col dire che essa funziona in modo perfettamente
consimile a quelle di Lipsia, soddisfacendo ad un tempo non solo ai bi-
sogni del povero e deiroperajo, ma ancora alla classe più elevata, ma tuttavia
scarsa di mezzi. Vorrebbe quindi che la cucina economica di Modena fosse
i^eglio conosciuta cosi in questa città che altrove : e propone quindi che
sia votato il seguente Ordine del giorno.
< La Sezione d'Igiene del X Congresso dell'Associazione Medica Italiana,
^dita la relazione del prof. Pagliani intomo alla Cucina economica popolare
^ Modena, istituita e diretta dal signor Massimigliano Bigotti, fa plauso al
giusto concetto filantropico ed igienico che informa tale istituzione, e fa voti
che un cosi pregevole esempio sia seguito nelle altre città d'Italia a digni-
^0 profìtto delle classi meno favorite dalla fortuna >. Per acclamazione è
approvato.
Il dott. Ripa propone che si facciano risultare nel processo verbale le
Considerazioni sulle quali è basato l'Ordine del giorno Pagliani, e cioè che
^tlla Cucina popolare di Modena: i.^ è esclusa l'idea della carità; 2.^
^'operajo ha il risparmio di far cucina in casa, utilizzando la moglie in
^tri lavori; 3.** l'operajo è garantito dalle sofisticazioni; 4.° l'operajo
Ila una direzione nella scelta di un buon alimento; 5.^ che questa cucina
può servire alla classe operaja e al medio ceto; 6.^ che questa cucina
ajuta la concordia della famiglia anziché guastarla, perchè ne diminuisce
k strettezze che sono le più frequenti cause dell' insorgere di questioni
domestiche.
— 7U —
Il signor G. B. Bontà espone una serie di fatti pei quali viene a dimo-
strare la necessità che il Governo sorvegli le sostanze alimentari e istituisa
in ogni comune un Laboratorio chimico per le sostanze suddette. Dietro
considerazioni analoghe del prof. Orsolato. e del dott. Ripa, il prof. Paglioni
vedrebbe la necessità di raccomandare anzitutto al Governo di sollecitare il
Codice sanitario.
Il prof. Sormani fa la proposta deirOrdine del giorno seguente :
e La Sezione d'Igiene del X Congresso medico italiano, considerando:
€ i.° Che le sostanze alimentari avariate, sofisticate e falsificate en-
trano in scala sempre più vasta sui pubblici mercati, con danno manifesto
nella salute delle popolazioni;
e 2,** Che il privato cittadino non ha i mezzi per scoprire tali frodi,
a mascherare le quali il disonesto fabbricante ha saputo trarre profitto dai
più recenti progressi della meccanica e della chimica;
< 3." Che dalla pubblica amministrazione deve essere severamente,
come è prescritto dalle leggi, tutelata la salute dei cittadini in quanto ri-
flette la pubblica igiene :
e La Sezione fa voti : che almeno nelle città capoluoghi di provinda e
di circondario si instituisca, come necessario complemento dei rispettivi uffici
d'igiene, un laboratorio di indagini chimiche e microscopiche, affine di sot-
toporre a rigoroso esame le bevande e gli alimenti che trovansi in com-
mercio ». Messo ai voti, è approvato all'unanimità.
Il dott. Giani ha in seguito la parola per discorrere e Intorno al sistema
della Cremazione > e nella sua lettura espone una serie di considerazioni
contrarie a questa pratica, concludendo che sia la cremazione liberamente
permessa agli individui che la desiderano; che nessuna legge la imponga
ad alcuno, e che, per conseguenza, non venga forzatamente generalizzata;
che sia rispettata la santità e la pace dell'ultima dimora.
H dott. Grosoli Giustiniano di Carpi ha in seguito la parola per discor»
rere e Della necessità di rendere obbligatoria per legge la Cremazione dei ca-
daveri >. Termina le sue considerazioni con altrettante proposte formulate
in un Ordine del giorno cosi concepito :
€ Il Congresso Medico di Modena, Sezione d'Igiene :
€ A, Afferma anco una volta la propria convinzione scientifica che gli
attuali cimiteri sieno contrari alla pubblica igiene, e che ad essi sia a de-
siderarsi vengano sostituite le are crematorie^ e i pubblici cinerari;
< B, Nomina nel proprio seno una commissione col mandato di redigere
una Memoria, da inviarsi al Parlamento, corredata di fatti e ragionamenti
idonei a dimostrare la necessità di regolarizzare, mediante apposita legge,
le cose risguardanti la cremazione dei cadaveri , impegnando i Comuni a
completare mercè codesta pratica, la loro legale ingerenza nelle materie
funerarie; e preparando, con misure decisive, le popolazioni a veder pas-
sare, in un certo lasso di tempo, da facoltativo ad obbligatorio il sistema
dell'in cinerimento dei cadaveri in tutto il Regno, salvo ben inteso, le pre-
cauzioni nell'interesse della Giustizia, e le debite eccezioni a favore degfi
uomini illustri e benemeriti per scienza, per arte, o per virtù cittadine, in
— 715 —
ordine ai quali possono considerarsi preferibili alla detta pratica T imbalsa-
mazione o la pietrificazione >.
Il dott. Berselli fa osservare al dott. Giani che il suo timore di veder
disperdere i resti mortali, quasi facendone scempio, è prevenuto da dispo-
sizioni di legge per le quali non è permesso a tenere gli avanzi cinerari
in casa, ma bensì collocati in luoghi appositi.
Il prof. Sormani dice argutamente vedere la questione della Cremazione
agitarsi tra due poli opposti; il dott. Grosoli la vorrebbe, col tempo, ob-
bligatoria ; il dott. Giani, non potendola combattere recisamente ed oppor-
visi, raccomanda almeno che sia largamente facoltativa. L'oratore sì propone
di toccare spassionatamente la questione, trovando il mezzo termine fra i
due dissenzienti. Trova prematura l'idea di renderla obbligatoria; e ne espone
molte considerazioni in proposito ; la propugna poi come pratica facoltativa,
mentre alle ragioni in favore aggiunge una serie di considerazioni igieniche,
per le quali la Cremazione deve oggi essere accettata.
n dott. Galli osserva che in massima egli vede d'accordo i tre oratori
precedenti in ordine alla Cremazione, e per conseguenza, giacché il dottor
Grosoli non ha insistito sull'idea della obbligatorietà, ritiene che tutti siano
d'avviso nella pratica facoltativa. Il prof. Calassi dice che anche tìel recente
Congresso di Ginevra non s'è parlato di obbligatorietà, ma solo quel Con-
gresso s'è pronunciato con un voto perchè i- Governi rimuovano gli ostacoli
che si oppongono alla Cremazione facoltativa.
Il dott. Ripa vorrebbe che a vincere anche il ribrezzo che predomina
nelle popolazioni, si pensasse a non fare spettacolo della cremazione (??).
H presidente riassumendo la questione, fa osservare che si hanno tre pro-
poste in proposito, e per opportune considerazioni viene data la preferenza
a quella del prof. Sormani con aggiunta del dott. Galli, stantechè il dott.
Grosoli ritira la propria così concepita e La Sezione di Igiene del Congresso
Medico di Modena approva che la Cremazione dei cadaveri umani sia facol-
tativa; e fa voti che in ogni città italiana si istituiscano Società che favori-
scano l'erezione dei cremato], e diffondano le idee per cui venga la Crema-
zione sempre più accetta alle popolazioni. La sezione poi fa voti che le
principali città d'Italia, almeno, costruiscano un crematojo allo scopo di
poter servire nei casi di epidemia ed in ogni altra contingenza in cui venga
reclamato >. È approvata a grande maggioranza.
II Giovedì (2 1 settembre) alle ore 8 ant. molti Congressisti, e specialmente
quelli inscritti alla Sezione d'Igiene si recarono a visitare la Scuola Militare.
L'egregio dott. Astegiano fece apprezzare agli intervenuti la salubrità del
locale, la nettezza, la ricchezza d'aria, di luce , dì spazio , l'abbondanza di
acqua, la eccellente dìsposi^'one dell'infermeria e l'ampiezza dei mezzi scien-
tifici, di cui è riccamente provvisto, con molto lodevole indirizzo il servizio
medico della Scuola.
Terminata la visita, i Congressisti e gli Ufficiali della Scuola si aduna-
rono in un'Aula, ove il prof. Sormani tenne una conferenza e Sulla Igiene
militare, »
Egli incominciò coll'accennare alla mortalità nei vari eserciti europei, di-
mostrando che le truppe francesi, prussiane ed inglesi soffrono annualmente
un minor numero di perdite che le truppe italiane.
Analizzò partitamente a quali malattie si debba l'eccedenza della mor-
talità nel nostro esercito. £ dai confronti internazionali risultò che essa è
dovuta specialmente alle malattie acute e croniche degli organi respiratori,
alla febbre tifoidea, al morbillo, alle infezioni palustri, alle malattie del tubo
gastro-enterico.
Il prof. Sormani a diminuire la mortalità nel nostro Esercito propose
l'adozione delle misure seguenti:
i.^ Chiamata delle reclute in autunno;
2.^ Istruzione delle reclute per alcuni mesi ai distretti;
3.^ Isolamento delle reclute appartenenti a distretti ove serpeggiano
malattie epidemiche; ^
4.^ Miglioramento nella costruzione delle latrine nei quartieri, e sor-
veglianza sui pozzi delle acque potabili ;
5.^ Concedere almeno 40 metri cubi di spazio per uomo nelle ca-
merate e servirsi della illuminazione notturna per favorire la' ventiU^zione
delle medesime;
6.^ Trasportare le truppe lungi dai luoghi palustri durante Testate ;
7.^ Risparmiare il maggior numero possibile di posti di sentinella;
8.^ Concedere la camicia di flanella alle truppe, ed alla fanteria il cap-
pello degli alpini ;
9.^ Migliorare la preparazione del rancio, per modo che riesca più
sapido ;
10.^ Risparmiare, più di quello che ora non si faccia, le forze delle
reclute.
Con tali misure, che impegnano poco il bilancio, il prof. Sormani spera
che si salverà la vita a parecchie centinaia di uomini ogni anno.
La Sezione di Chimica e Farmacia.
Il prof. Prota-Giurleo trattò in questa Sezione, del e Libero esercizio
della Farmacia, >
Dopo alcune considerazioni intomo alla storia delle discussioni tenute in
vari congressi sul libero esercizio della farmacia, accenna come questo ar-
gomento sia stato lungamente discusso alla Camera e al Senato e da tutto
il giornalismo politico e professionale. Dice ancora come in Napoli nel 1877
si fosse costituito un Comitato promotore del libero esercizio farmaceutico
nelle persone dei signori Prota-Giurleo, Arena e D* Emilio e come dagli
stessi fossero state raccolte più di un migliajo di firme di farmacisti ade-
renti. Ora non volendo risollevare una discussione che potrebbe sembrare
intempestiva propone il seguente ordine del giorno che viene approvato al-
l'unanimità.
€ La Sezione di Chimica e Farmacia del X Congresso Medico fa cai-
< dissimi voti al Governo onde con una legge unica pareggi in tutto il Regno
< l'esercizio farmaceutico abrogando i vari e differentissimi regolamenti finora
— 717 —
« in vigore e scegliendo nella sua sapienza e giustizia il sistema più adatto
< per l'esercizio farmaceutico. >
11 prof. D'Emilio sebbene proclive all'Ordine del giorno emesso dal pro-
fessore Prota-Giurleo in quanto riguarda l'unificazione dei regolamenti far-
maceutici, cercò dimostrare come l'esercizio limitato corrisponda maggior-
mente al benessere della classe farmaceutica.
Il prof. Arena accennò ad alcuni seri sconci che attualmente avvengono
con alcuni farmacisti i quali sono costretti a servirsi del nome di droghieri
per poter esercitare la loro professione, appunto perchè devono osservare
i regolamenti vigenti a Napoli.
n prof. D'Emilio parlò quindi dell'importanza della istituzione delle e As-
socituioni farmaceutiche » e propone il seguente Ordine del giorno, il quale
dopo alcune osservazioni dei dott. Pievani, prof. Missaghi, Sedati, Bontà
Bonavera e Zoboli viene approvato:
€ La Sezione di Chimica e Farmacia Scendo plauso ai voti emessi dal
€ Congresso Medico di Genova, invita i farmacisti italiani a costituirsi in
€ Società generale, onde poter meglio far valere i propri diritti. >
n sig. Zoboli Emilio propose alla Sezione di invitare i farmacisti italiani
a valersi dei mezzi concessi loro dalla legge, per combattere la vendita il-
lecita dei medicinali per parte dei droghieri, erborai, ciarlatani e peggio, se-
guendo l'esempio dei farmacisti di Modena, Genova, Milano, ecc.
Tale proposta fu approvata all'unanimità.
H dott. Pievani accennando ai provvedimenti attualmente presi dal Go-
verno per gli esercenti abusivi le scienze sanitarie invitò l'assemblea a mandare
un dispaccio al Ministro Depretis del seguente tenore che fu approvato.
€ La Sezione Farmacia del Congresso plaudendo Voi strenuo riforma-
< tore, ringrazia provvedimenti presi per esercizio illegale farmacia, faveti
e unificazione regolamenti farmaceutici per tutto il Regno. >
In questa stessa Sezione il prof. Prota-Giurleo espose di poi le sue opi-
nioni suU' € Autorizzazione alt esercizio farmcteeutico dei vecchi esercenti > .
Diversi Membri della Sezione presero parte alla discussione sollevata a
questo proposito, sicché tutti ad unanimità concorsero ad approvare il se-
guente Ordine del giorno proposto dal prof. Prota-Giurleo ed emendato dal
dott Becchini.
€ La Sezione di Chimica e Farmacia fa voti al Governo perchè non
€ conceda, neppure transitoriamente, l'ammissione all'esame di diploma in
€ Farmacia ai cosi detti vecchi esercenti >.
Dopo di che il dott. Pievani prese la parola per svolgere alcune sue con-
siderazioni sulla Farmacopea Italiana, Diversi Membri appoggiarono le opi-
nioni emesse sul proposito dal prelodato dott. Pievani , e l'intera Sezione vi
diede unanime il suo assenso approvando il voto seguente dal medesimo
proposto :
e La Sezione di Chimica e Farmacia fa voti perchè la Commissione per
€ la Farmacopea Italiana solleciti i suoi lavori, essendo urgente il bisogna
« di un codice farmaceutico per tutto il Regno >.
Il dott. G. B. Bontà trattò molto acconciamente degli e Studi far maceu-
— 7i8 —
tici » e deir importanza dell' istituzione di laboratori chimici per V esame
delle sostanze alimentari.
Dopo l'approvazione espressa da parecchi dei presenti, vengono proposti \
ed approvati i seguenti Ordini del giorno : !
i.^ La Sezione di Chimica e Farmacia del X Congresso fa voti onde ì
venga aggiunto agli studi farmaceutici un corso completo di chimica ana- "
litica;
2.° La Sezione di Chimica e Farmacia, appoggiando il voto emesso dalla i
Sezione d'Igiene sulla proposta dello stesso sig. Bontà, invita il Governo '
alla stretta sorveglianza delle sostanze alimentari, propugnando come mcao
r istituzione di laboratori di chimica analitica delle dette sostanze.
Sezione di Medicina legale e Psichiatria.
Il prof. A. Tamburini fa la sua comunicazione e Sui Feriti medici in Tri- ;
bunalc > e formula e svolge un Ordine del giorno accettato dai dottori SepiDi ;
e Virgilio.
La proposta Tamburini suscita un'interessante e viva discussione ad
prendono parte: Raffaele, Tamassia, Cugini, Toscani, Morselli, Sena e
Ravaglia tutti concordando sull'opportunità di istituire per le perizie me-
dico-legali, un collegio unico peritale, pure convenendo sulle difficoltà pia,
ti che della istituzione della proposta Tamburini. Infine dopo ben matura
discussione il Presidente propone che sia nominata una commissione la
(juale formuli la proposta che racchiude le idee svolte nella discussione,
la quale commissione risulta costituita dei signori :
Prof. Tamburini — Prof. Tamassia — Prof. Cugini — Prof. Raffaele -
Prof. Morselli.
Il prof. Tamassia parlò < Suir obbligo del Codice penale al medico di dem-
dare entro le 24 ore le lesioni violente che e chiamato a curare, > e dimostrò
l'opportunità che venga cassato, come obbligo che lede la dignità dell'uomo
e snatura la posizione del medico curante; propone quindi che la Sezione
esprima il desiderio che vengano aboliti gli articoli in discorso.
11 prof. Toscani appoggia la proposta Tamassia e fa osservare inoltre
che quando venissero definitivamente adottate le proposte riforme del Co-
dice penale , verrebbe ristretto il detto obbligo ai soli casi nei quali il
medico non abbia a temere di compromettere il suo cliente, e cod viene
Il rendersi frustaneo l'obbligo della legge, e si apre larga la via a potala
eludere.
In seguito a ciò la Sezione votava ad unanimità le seguenti proposte:
« La Sezione di Medicina legale e Psichiatria del X Congresso dell'As-
sociazione Medica ItaHana, considerando che gli art. 102 del cod. di proc.
penale, 308 del codice penale sanzionano un obbligo nel medico curante
incompatibile col carattere e colla dignità del suo ufficio, e che forma un
dovere che non si esige da nessun altro cittadino, fuori del medico;
" Considerando che tali articoli costituiscono un* eccezionalità rispetto i
codici delle nazioni più civili ;
— 719 —
< Considerando che questi articoli non sono neppure reclamati da un
soluto bisogno della sicurezza sociale:
< Riferendosi ai voti emessi ripetutamente da altri Congressi medici ,
prime il suo voto che i detti articoli siano cassati dalla nostra legislazione,
ufficia la Presidenza del Congresso perchè faccia conoscere tale voto a
£. il Ministro Guardasigilli e ne raccomandi il compimento. >
In seguito a bella ed ordinata relazione il prof. Tamassia propose dipoi
Drdine del giorno seguente, che dopo alcune osservazioni dei prof. Grilli
Toscani, è accettato ali* unanimità.
« La Sezione di Medicina legale e Psichiatria del X Congresso dell*As-
ciazione Medica Italiana , considerando che gV inconvenienti lamentati
:ir esercizio pubblico della Medicina forense in Italia , derivano in gran
irte dalla deficienza e dall'abbandono in cui si lascia Tinsegnamento uni-
irsitario di questa, e dalla scelta inopportuna dei periti che viene fatta
iir Autorità, insiste perchè:
e I .° L* insegnamento medico-legale nell* Università nostre sia fornito di
lei mezzi che lo possono rendere sperimentale e pratico, come è prescritto
li regolamenti ;
< 2.° Che la scelta dei periti debba cadere di preferenza su quei medici
le abbiano compiuti studi speciali di medicina forense, ed abbiano, dopo
jame, conseguita l'idoneità a fungere da periti.
< £ raccomanda alla Presidenza dell'Associazione Medica Italiana di far
oto questo suo voto al Ministro dell' Istruzione pubblica e a quello di
razia e Giustizia.
Sottosezione di Idrologia e Climatologia.
Dalla Sottosezione di Idrologia e Climatologia fu proclamata l'utilità di
istituire una Società Italiana di Idrologia e Climatologia medica :
Il dott. Abbamondi lesse dipoi una memoria, per dimostrare la necessità che
Ac^ue minerali vengano protette dalle continue aggressioni dell'industria
ìi proprietari dei fondi vicini alle sorgenti: desume questa necessità dalle
oprie osservazioni sulle acque di Telese e di quelle di altri stabilimenti
Italia e all' estero. Conchiuse sulla necessità di una legge che protegga
l assicuri l'esistenza delle acque minerali in Italia e propose la seguente
lozione :
e La sottosezione di Idrologia e Climatologia del X Congresso del-
Associazione Medica Italiana riunito in Modena, udita la relazione del
3tt. Abbamondi, fa voti affinchè nella formazione del nuovo Codice sani-
irio non si trascurino quelle disposizioni legislative che valgano a conser-
are le sorgenti di acque minerali e regolarne la loro medica amministrazione > .
Sezione di Medicina.
Xella Sezione di Medicina il prof. Perroncito trattò e Del! anemia dei
ìnatori >. Dal 1880 ad oggi l'anemia del Gottardo ha fatto rapidi pro-
essi e si vide come dipendesse dagli anchilostomi e in seguito anche
— 720 —
dalle anguillule, ecc. Quest' anemia è di natura puramente parassitaria, e
Testratto etereo di felce maschio, Tacido timico od altre sostanze, eliminano
gli elminti e mettono l' ammalato in condizioni tali che dopo, con un mese
o poco più della cura delle comuni anemie , si rimette completamente.
Penetrata la quistione del Gottardo persino in Parlamento dove si mosse
un'interpellanza, i deputati Boselli e Compans di Brichenteau sollevarono
un incidente al quale rispose il Ministro della Pubb. Istruz., onorevole Baccelli,
dichiarando che l'anemia del Gottardo altro non era se non l'anemia dei
minatori. In seguito a ciò fece un'inchiesta e diligenti ricerche nelle mi»
niere d' Italia e all' estero , in ispecie in Ungheria. In queste contrade , in
ispede nelle miniere di Sednitz, si constatò la presenza di anchiiostomi e
di anguillule, i primi in grande quantità. Eccitò ad adottare la cura d^li
anemici del Gottardo e si ottennero gli stessi identici risultati degli ammi-
lati del Gottardo. Anzi il medico capo di Sednitz dott. Sillingher, che gli
inviava continui e dettagliati rapporti, a 70 anni si ritirò dalla direzione
di quel servizio medico scrivendo una commovente lettera al Perroncito,
nella quale si mostrava lieto che fosse finalmente sciolta la gran quistione,
e che si fosse trovato un mezzo per combattere radicalmente la malattìa, j
Ed oggi nelle miniere ungheresi vigono leggi che rendono impossibile 0
estremamente difficile il propagarsi di questa malattia che da secoli e secoli'
era permanente e mieteva a centinaja le vittime. Ha pure fatto delle escnr-
sioni nelle miniere di Saint-Etienne e nelle solfatare di Lercara, e in en-
trambe trovò gli anchiiostomi. Non nega che altre cause possono coinci-
dervi, ma è certo ed indubitato che gli anchiiostomi sono quelli che pro-
ducono l'anemia.
Il dott. Arturo Guzzoni Degli Ancarani prendendo occasione dalla pre*
senza del prof. Perroncito si fa un dovere di dichiarare come nella Clinica
Medica Modenese nell'anno scolastico 1880-81 furono accolti due operai
provenienti dal Gottardo ed affetti da anemia. In uno di questi la scar-
sezza dell'emoglobina era tanta che non si potè misurare col cromocitoraetro
di Bizzozero , giacché anche a tutto spessore dello strumento , la fiamma
si conservava trasparentissima. Sottoposti a cure ricostituenti si mantennero
nello stato di prima: assoggettati alle cure proposte dal Perroncito, coUV
stratto etereo di felce maschio , eliminarono una quantità stragrande di
anchiiostomi e guarirono completamente. Altri due Gottardisti nell'anno
corrente hanno abbandonato V Ospedale guariti , dopo essere stati trattati
col felce maschio. Questi quattro casi, appoggiano, se pure ve ne è il bi-
sogno, la cura del Perroncito come la migliore che si conosca per com-
battere l'anemia del Gottardo.
Il dott. Falconi osserva come nelle miniere di Sardegna non vi siano
anchiiostomi e solamente si notò qualche caso proveniente dal Gottardo:
domanda al prof. Perroncito se crede l'anemia esclusiva dei minatori.
Il prof. Perroncito rispose che l'anemia dei minatori vi è importata. In
quanto alle regole igieniche, in Sardegna gli operai sono condotti milita^
mente: fanno bagni assai spesso, e osservano certe norme fisse acciò le
feci non vengano espulse e lasciate lungo le gallerie. In Sardegna non esi-
721
stono anchilostomi , e ciò trova una ragione nel sistema igienico da anni
adottato. — Mostra alcune larve d' anchilostomi.
Finalmente in (luesta stessa Sezione il j)rof. Perroncito ebbe argomento
di esporre i suoi studi e i suoi risultati intorno all' Innesto preventivo del
carbonchio.
Le Assemblee generau.
Nelle Assemblee plenarie il Congresso ebbe a trattare principalmente argo-
menti d'interesse generale e quelli relativi all'Associazione Medica Italiana,
n dott. Simoncini dette lettura della Relazione predisposta dal prof. Ma-
druzza sul tema « Dei desiderabili rapporti fra le Società diverse di speda--
iità mediche e l Associazione Medica Italiana ».
D prof. Madruzza nella lunga ed elaborata relazione, premesso un cenno
storico dell' Associazione Medica Italiana e dei Congressi sin qui tenuti ,
viene a dire di altre Società costituitesi qualche tempo dipoi, e special-
mente di (juella d* Igiene e di quella dei Medici comunali. Lo scopo che
queste diverse Società si propongono è in fondo il medesimo : a queste
membra sparse, scrive il Relatore, abbisogna il nesso logico che le colle-
ghi, per ricostituire il corpo e la sintesi della scienza intera e complessiva.
Dalle molte considerazioni intorno a questa tesi, il Madruzza trae le con-
clusioni seguenti ;
i.° Tutti i Medici Italiani possono far parte della Associazione Medica
generale.
2.** Vi appartengono di diritto quelli che si iscrissero nelle Società
già costituite o si costituiranno per lo studio e perfezionamento delle disci-
pline speciali mediche ;
3.® Le sezioni nei Congressi dell'Associazione generale saranno rap-
presentate dalle Presidenze delle Società speciali, che ne preordineranno il
lavoro e dirigeranno le discussioni ;
4.® Nella Commissione esecutiva e nella Presidenza dei suoi Congressi
dovranno le Società speciali essere rappresentate ;
5.® La Commissione esecutiva dell'Associazione Medica e i Presidenti
delle Associazioni speciali, le quante volte il Congresso funzioni, avviseranno
alla pratica esecuzione di queste massime generali, e presenteranno alla
sanzione di un Congresso generale, da convocarsi all'uopo , le opportune
disposizioni statuarie e regolamentari.
Il Segretario poscia dà lettura del seguente ordine del giorno proposto
dal Comitato Medico di Lucca :
< Considerando che la proposta di fusione dell'Associazione Medica Italiana
coll'altra nazionale dei Medici Condotti tende a confermare la fratellanza
• la solidarietà fra i Colleghi riunendo in un solo fascio i Medici Italiani ;
e Considerando che il voto emesso per tale fusione dal nostro Presidente
prof. Toscani in occasione del Congresso dei Medici comunali tenuto in
koma nel 1882 fu accolto favorevolmente da moltissimi Colleghi e Comitati ;
€ Considerando che numerosissimi saranno i nuovi medici che si inscri-
ireranno nell'albo del sodalizio che sarà per formarsi, perchè non solo
46
y22
diretto ali* incremento della scienza, ma a tutelare eziandio gV interessi ma-
teriali di tutti gli esercenti indistintamente :
e I Medici convocati in Modena al X Congresso dell* Associazione Medica
Italiana fanno voti per la fusione delle predette due Società, e conferiscono
mandato al Presidente Generale e Consiglio Direttivo di stabilire insieme alla
Direzione dei Medici comunali i mezzi da seguirsi per raggiungere lo scopo >.
Il dott. Bartolozzi espone le ragioni che hanno indotto il Comitato di
Lucca alla presentazione di quest* Ordine del giorno, e comunica le pratiche
da lui fatte per la fusione dei due Comitati. Si apre viva discussione intorno
all'accettazione di quest* Ordine del giorno, alla quale prendono parte Petrilli,
Simoncini, Ripa, Brugnoli e Carruccio ; il quale ultimo propone il seguente
Ordine del giorno nella fiducia di mettere non solo d'accordo gli egregi
preopinanti, ma anche di abbreviare la discussione :
e II Congresso — apprezzando le ottime intenzioni tanto del Comitato
Medico di Lucca, quanto del Comitato Medico di Perugia, e sentita la
importante Relazione del suo Presidente prof. Madruzza, tendente a stabi-
lire i più desiderabili rapporti fra le diverse Società mediche, — affida alla
Commissione Esecutiva della nostra Associazione il mandato di mettersi
d'accordo colla Presidenza dell'Associazione Nazionale de' Medici Condotti
e di studiare tutti i mezzi migliori per ottenere che le due Associaziou
abbiano a fondersi in una sola grande e potente Società , collo scopo di
sempre meglio provvedere ai comuni interessi scientifici e professionali)
Dopo poche osservazioni in appoggio del dott. Simoncini e del dott R^
r Ordine del giorno del prof. Carruccio viene a unanimità approvato.
Il prof. Siciliani lesse poscia la sua relazione intorno alla istituzione di un
Consiglio (V ordine fra i Medici e i Chirurghi d^ Italia,
La relazione del Siciliani die origine a viva e prolungata discussione alia
quale presero parte il dott. Pergami, il prof. Riva, il dott. Ripa, il dottor
Olivetti : infine il prof. Toscani pose ai voti il seguente Ordine del giorno:
e II X Congresso dell'Associazione Medica Italiana, riunito in generale
adunanza, fa voti perchè la legge affidi alla classe medica la tutela e la
vigilanza di tutto ciò che si riferisce alla parte disciplinare dell' esercizio
dei veri rami dell'arte salutare, mediante una istituzione quale è quella dd
Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, od altra più adatta all'uopo e più con-
forme al carattere e ai bisogni dei sanitari ».
Dopo alcune osservazioni del dottor Olivetti, del dott Barduzzi e del
dott. Ripa viene messo ai voti l'Ordine del giorno Toscani che viene
unanimemente approvato.
Viene quindi fatta per schede segrete la votazione per la nomina delU
nuova Commissione esecutiva dell'Associazione Medica Italiana la quale riesce
cosi composta:
Presidente, prof. Toscani — Vice-presidenti, prof. Mazzoni e dott Donardt
Consiglieri: Bizzozero — Golgi — Bastianelli — Raffaele — Brugnotì
— Zucchi — Baccelli — Marchiafava — Calza — Madruzza — Ballon
— Carruccio — Dujardin — Raseri — Calassi — Gameri — Ratti — _
Ripa, e venne scelta Perugia a sede del futuro Congresso.
— 723 —
L* Esposizione.
Al Congresso andava unita una Esposizione assai bene ordinata nelle sale
del Collegio San Carlo. Da parte nostra non v'era molto che potesse inte-
ressare essendo che la maggior parte degli oggetti esposti si riferiva alla
medicina, alla chirurgia, alla fisuinacologia.
Sopra ogni altra cosa ci parvero degni di ammirazione i preparati del
prof. Carlo Giacomini. Quelle sezioni del cervello umano tanto bene esposte
rivelano un grande progresso e furono giudicate degne della medaglia
•d'argento.
Degno di spedale diploma di onore fu il Manicomio di Reggio Emilia
per rimpianto generale, per i lavori scientifici, per il suo materiale, per i
lavori dei malati, ecc., ecc., le quali cose tutte fanno di questo Stabilimento
UDO dei più insigni di tal genere.
Al progetto del nuovo Ospedale di Lugo in Romagne fu dato la meda-
gHa d'argento per la sapiente distribuzione dei febbricati, rispondenti alle
['^genze igieniche ed il Giuri non fu certo troppo generoso.
" Una medaglia di bronzo fu conferita al sig. Lusvardi Alessandro di Mo-
dena per il suo ingegnoso letto degli asmatici che era la miglior cosa delle
moltissime esposte da questo ingegnoso industriale.
Fu pure creduta degna di medaglia di bronzo la Direzione deU Ospedale
di Santa Maria Nuova in Reggio Emilia per i documenti medici ed am-
ministrativi da lei presentati, insieme a numerosi diagrammi. Questa ammi-
nistrazione merita inoltre i più grandi encomi per i segnalati progressi e
miglioramenti che ha saputo introdurre nel suo ospedale.
Una quarta medaglia di bronzo fu accordata al sig. Eligio Manzini e Fi-
glio di Modena per il loro apparecchio d'allarme ad uso delle camere mor-
tuarie che a noi parve bellissimo, ingegnoso, semplice ed economico, ecc.
L'ESPOSIZIONE D'IGIENE AL CONGRESSO INTERNAZIONALE
DI GINEVRA.
Riserbandoci di dare nel prossimo fascicolo un largo riassunto dei lavori
del Congresso internazionale d'Igiene che fu tenuto a Ginevra nel mese
di settembre p. p. riassumiamo intanto da una bella relazione del dottor
J. A. Martin, i fatti principali riguardanti l'Esposizione d'Igiene organizzata
in occasione del Congresso stesso. Questa Mostra ebbe un'impronta quasi
esclusivamente francese anziché importanza e forma di vera Esposizione in-
temazionale. E di ciò si deve attribuire la colpa alla Esposizione tedesca
d' Igiene e salvamento precedentemente organizzata a Berlino e che ebbe di
poi il tremendo resultato di cui non si è per anco dileguata la dolorosa im-
pressione , di guisa che i tedeschi e gli italiani non figuravano quasi alla
Mostra Ginevrina pel fatto che gli oggetti esposti a Berlino furono distrutti
o in guisa deteriorati da non permettere una nuova esposizione dei medesimi.
Senza volere diminuire la importanza che aveva la raccolta dei materiali
— 724 —
esposti a Ginevra, noi facciamo voti però che nelle Mostre future si tenga
maggiore ordine nella distribuzione degli oggetti e si scartino addirittura
tutte quelle cose le quali presentandosi sotto l'egida della Igiene, tentano
invano nascondere il solo movente per cui vengono esibite, vale a dire la
speculazione e l'interesse privato.
La Commissione incaricata di riferire intorno all'Esposizione fu costituita
dai signori Briquet, Bourrit, Demaurex, Dunant e Rapin, componenti la Sotto-
Commissione dell'Esposizione, ai quali vennero aggiunti, per speciali indica-
zioni, i signori Pagliani, Vallin, Van Overbeek de Meyer, Wasserfuhre A.-J.
Martin coll'incarico di presentare al Congresso un rapporto sommario.
Il dott. Martin Relatore incomincia col ricordare che l'Esposizione venne
[.reparata in circostanze assai diffìcib', e che non poteva offrire al maggior nu-
mero degli espositori quelle soddisfazioni materiali alle quali sono general-
mente assuefatti, ed era importante il far loro comprendere l'utile, certa-
uiLiite per essi più grande, che ne sarebbe loro derivato dall'esame degli og-
getti esposti, fatto da scienziati distinti in tante diverse specialità. A questi
difficoltà altre se ne aggiungevano, quali lo stato della legislazione snzzera
sui brevetti d'invenzione, il poco tempo concesso alla preparazione delle
spi^dizioni, ecc.
11 Relatore ricorda inoltre che nel 1880 un'Esposizione nazionale a Brus-
selles riuniva un gran numero d'oggetti riferentisi all'igiene, e così pure a
Milano nel 1881; a Zurigo nel 1883 ^^ a Torino nel 1884 le Esposizioni
nazionali daranno argomento a nuove Mostre d'Igiene.
Le circostanze non sembravano dunque favorevoli all'ordinamento d'una
Esposizione, anche piccola, dedicata all'Igiene in occasione del Congresso ;
il Comitato ordinatore, confidando nei progressi dell'Igiene pubblica, non ebbe
timore di chiedere da diverse parti la cooperazionc di tutti coloro i cui og-
getti ed i cui lavori rientrassero nel programma tracciato.
Il Relatore riconosce che anco questa volta, non era l'igiene sola, che
bi faceva rappresentare alla Esposizione; ma i vari espositori ^on mancarono
di far comi:)arire nei locali di un'Esposizione speciale prodotti più commer-
ciali che igienici ; ciò nondimeno, essa offriva questa particolarità, alla quale
accrescono valore molti esempi anche recenti, cioè che la maggior parte
degli oggetti esposti aveva per scopo esclusivo la salute.
L'insieme dell'Esposizione della Città di Parigi e del Dipartimento delia
Senna occupava il primo posto. Essa venne disposta dai signori Durand-
Clave, Masson e Corot, e a tutti parvero chiari i progressi considerevoli, con-
seguiti negli ultimi anni dalla città di Parigi, per assicurare a* suoi abitanti,
di ogni età e condizione, quei miglioramenti sanitari che formano oggetto
della costante sollecitudine della sua Amministrazione.
U Igiene del bambino presa fino dal suo nascere, trarrà profitto, di un sin-
golare apparecchio, costrutto da Odile Martin dietro proposta del professor
Tarnier, affine di porre i neonati, non giunti a termine o troppo deboli, in
mezzo ad una temperatura costante; questa madre artificiale ^ come venne
chiamata con qualche esagerazione, ha dato già dei risultati soddisfacenti,
e troverà probabilmente applicazione anche durante i periodi difficili della
— 725 —
prima età. Sarebbe pure ingiusto non citare i successi ottenuti dal professor
Parrot coW alimentazione, diretta al capezzolo delPasina, dei bambini sifilitici
nella nuova sezione per l'allattamento nell'Ospizio degli Esposti a Parigi, come
pure va menzionata la giudiziosa installazione di una Latteria modello a Lancy,
nel circondario di Ginevra che per l'alimentazione degli animali mediante un
nutrimento speciale e costante, per le condizioni saluberrime dello stabilimento,
per il suo accurato mantenimento, permettono di ottenere l'integrità asso-
luta del latte, di questo liquido prezioso cosi suscettibile di alterazione e
dì cui non sarà mai troppo vigilato il commercio. Gli interessanti saggi
presentati dal Direttore dello stabilimento signor Haccius, sulla coagulazione
di differenti specie di latte, sollevarono molteplici questioni che mostrano di
quante oscurità sia ancora circondato, dal punto di vista dell'igiene, il pro-
blema dell'alimentazione artificiale, nei casi in cui questa dovrà surrogare
l'allattamento materno. Tra le sostanze ah'mentari finalmente vogliono essere
annoverate il pane-carne del dott. Bazzoni di Milano, e il pane igienico del
signor Schumacher di Stocolma.
I Dispensorì pei fanciulli ammalati instituiti all'Havre dal dottor Giberte,
a Meulhouse dal sig. Blondel erano del pari fra le cose che maggiormente
interessavano il visitatore.
Uigiene scolastica^ se se ne eccettuino i piani e i modelli di scuole delle
città di Parigi e di Ginevra, e i piani più o meno uniformi di qualche
città di minore importanza, era appena rappresentata da vari modelli di
banchi e di tavoli che in generale si può dire costrutti secondo le regole
speciali date dagl'igienisti. E questo merito vuoisi effettivamente riconoscere
nei leggt dell'Ha vre, in quelli del dottor Daily, e nei banchi di Lilla ; non-
ché nell'interessante mobilio scolastico del signor Elsaesser, le diverse parti
del quale parvero un po' complicate, mentre il mobilio scolastico del signor
0. André si raccomanda per la razionale disposizione delle sue parti, per
la semplicità della costruzione e per le facilità di poterle pulire completa-
mente. E dappoiché siamo a parlare di scuole gioverà del pari ricordare
con lode i piani esposti dal professor Emilio Trélat, in appoggio all'opinione
da lui sostenuta con profonda convinzione e con un'autorità speciale, sul-
{' illuminazione unilaterale delle scuole. Questi piani ci rivelavano l'ingegno del-
l'autore e il lungo studio impiegato alla soluzione del non facile quesito.
Finalmente nella medesima sezione erano assai ammirati i due ingegnosi
arganetti^ esposti dal sig. Schròter mediante i quali i vari muscoli del braccio
e dell'avambraccio possono essere facilmente sottomessi ad un'azione salu-
tare, e la Società inglese per la prevenzione della cecità dimostrò, coi suoi
modelli di ginnastica pei ciechi, quanta sia la sua sollecitudine a vantaggio
di questi infelici.
\! Igiene edilizia non presentava nulla di nuovo alla Mostra di Ginevra
ove si eccettuino i modelli di coperture in cemento del sig. Weber, come
pure l'impiego dì lane di scoria proposto dal sig. Brenner per difendere
le abitazioni dalla perdita di calore. Al contrario parve degna di biasimo
la disposizione data ad un progetto di case operaje a Verviers, case aggnip-
[>ate in un arco di circolo, senza alcuna separazione fra loro.
— 726 —
Fra i piani di grandi stabilimenti pubblici, si possono con sicurezza ad*
ditare fra i più importanti quelli dei signori Bourrit e Simmler per la Scuola
di Chimica di Ginevra^ lo stabilimento dei Bagni pubblici delia città di
Breme costrutto dai signori Rietschcl e Henneberg, ed i Bagni gratuiti ddla
fabbrica Suchard a Neuchàtel.
Tra gli apparecchi di riscaldamento e di ventilcuUone, emergevano quelli
già collocati in un gran numero di ospizi, scuole e teatri, e specialmente
nel magnifico teatro di Ginevra, ecc., dai signori Geneste e Herscher, quello
situato nell'Ospedale del Cantone di Ginevra, dai signori Weibel e Briquct
e il sistema di riscaldamento immaginato dal professor Emilio Trélat per le
pareti delle scuole»
Mirabile per semplicità era pure il mezzo impiegato dai signori Weibel
e Briquet per riscaldare il bagno-maria ambulante che la Società di tem-
peranza di Ginevra trasporta direttamente nelle officine d'operaj, per offrir
loro a un prezzo ridotto caffè, thè, cioccolata, e per impedire cosi, che vadano
a cercare questi alimenti nelle bettole delle vicinanze ; e gli apparecchi por-
tatili di riscaldamento ideati dai signori Ancelin e Gillet per utilizzare il ca-
lore latente che si sprigiona da una soluzione satura di acetato di soda;
cristallizzandosi pel raffreddamento. Si comprende come questo mezzo di ri-
scaldamento, comodo, di poco costo e senza alcun danno per gli oggetti
vicini, né in modo alcuno insalubre, sia già stato adottato, specialmente da
numerose compagnie di strade ferrate.
Le costruzioni ospedaliere erano rappresentate quasi unicamente da'piaiii,
eccettuato il modello del Padiglione Tarnier della città di Parigi, che fi-
gurò già a varie Esposizioni, e che dal 1876 ha già accolto 1223 parto-
rienti con una mortalità di 0,5 per 100. Dal 29 maggio 1880 sino al i
luglio 1S82 vi furono registrati 743 parti senza un solo caso di morte!
Gli Ospedali di cui si vedevano esposti i piani , seguivano quasi tutti il
sistema dell'ing. ToUet, del quale si vedeva la più completa applicazione
nel nuovo ospedale in costruzione a Montpellier, dove su di una superficie
di nove ettari si troveranno sparse sale per 600 ammalati, elevate abba-
stanza al disopra del suolo, da poter disporre nel sotterraneo larghi pas-
seggi coperti, e degli apparecchi di riscaldamento; inoltre questo st2j)ili-
mento comprende tre sale isolate, una sala ed una infermeria di maternità,
ed una stufa di disinfezione.
Il sistema Tollet, segna una data nella storia dei progressi fatti dall'igiene
ospedaliera, poiché permette di disseminare e d'isolare gli ammalati e so-
stituisce agli antichi edifici monumentali e costosi, costruzioni economiche
aereate e salubri. Altrettanto può dirsi del tipo presentato dal Tollet stesso
per la costruzione di una Caserma di cavalleria, tipo già sanzionato dall'e-
sperienza in diverse costruzioni eseguite in Francia ed airestero. Al mede-
simo sistema appartengono i progetti di ospedali si bene ideati dal dottor
Ballotta e dall'architetto Piana per la città di Lugo in Romagna, e l'ospe-
dale dell'Havre, in Francia. Facciamo pure cenno dei bellissimi Fadìglùnd
presentati dall'Amministrazione dell'ospedale del Cantone di Ginevra, e dei
modelli e disegni di un Ambulanza mobile smontabile presentati dalla So-
cietà delle dame della Charente-Inférieure.
— 727 —
Inoltre si ammiravano airEsposizione, alcune particolarità d'igiene ospe-
daliera di grande importanza, quali il Tavolo per le operazioni del dottor
Jolliard, notevole per la facilità della sua pulitura ; la stufa per la disinfezione
dei signori Geneste e Herscher, ecc., nonché le due Vetture pel trasporto
àgli ammalati^ una delle quali pei contagiosi che Parigi ha fatto ultima-
mente costruire sul modello di quella di Brusselles della quale era esposta
la fotografia, e l'altra presentata dal sig. Keller.
Le vetture esposte, dimostravano ima diligente ricerca delle condizioni,
alle quali devono specialmente rispondere i veicoli di questo genere. Quella
esposta dal sig. Keller è più grande senza che il peso sembri aumentato;
il modello esposto dalla città di Parigi ha un apparecchio dì riscaldamento
di grande importanza pratica. Tuttavia sarebbe desiderabile che le vet-
ture pel trasporto di ammalati affetti da malattie contagiose, dovrebbero
venir costrutte con più semplicità, senza che manchino quei comodi ne-
cessari, e costruirle poi in modo da poter essere facilmente fatte passare
nella stufa di disinfezione.
Negli annessi dell'Esposizione si vedeva altresì un Ambulanza completa
esposta dal Dipartimento militare federale svizzero, con molta cura co-
stratta a vantaggio dei soldati in campagna.
Il medico-capo dottor Ziegler avea esposto un'importante Collezione di
Calzature delle varie armate deU^ Europa e di esemplari d'impronte e pro-
fili di piedi di reclute, al cui proposito una disctissione assai interessante
avvenne nelle sezioni del Congresso. Questa quistione è veramente di
molta importanza, non solo per ciò che riguarda la deambulazione del
soldato, ma anche per quanto si riferisce all'integrità del principale punto
d'appoggio dello scheletro che è il piede. Egli è perciò che la riforma della
calzatura dovrà essere posta all'ordine del giorno di tutti i Congressi d'I-
giene affinchè possa contrastare con prospero successo contro la potenza e
la prepotenza della moda.
Fra gli Apparecchi di soccorso, emergeva per l'importanza la Cassa dt
soccorso pei feriti esposta dalla nuova e Unione delle donne di Francia >
e degni di menzione sono pure il nuovo Forno per la cottura del pane per
le truppe in campagna dei signori Geneste e Herscher, i Respiratori del
dottor Regnard e del sig. Galibert e Y Apparecchio del dottor Michel per
prevenire le disgrazie fra gli operai che lavorano nell'aria compressa, come
pure i numerosi Apparecchi di salvataggio, fra i quali la notabile Collezione
del sig. Lieb (di Biberach), le varie Scale portatili, fra le quali bellissima
quella del Porta di Milano, un Porta-gomena assai ingegnoso del sig. Gi^
ron; le Fiaccole inestinguibili del sig. Hedmann, ecc. Questi apparecdii
vennero sperimentati innanzi ai Congressisti dal Corpo dei Pompieri.
Inoltre si ebbe a rimarcare l'importanza delle fasciature antisettiche, per
sempre più conseguire la salubrità degli Ospedali, come pure i numerosi
istrumenti ideati dal dottor Burq per lo studio deUa respirazione, e per
assicurare alLi pratica della vaccinazione, col mezzo delle sue nuove vacci-
natrici, maggiore diffusione e sicurezza.
L'Esposizione offriva finalmente, riguardo all'igiene ed alla salubrità delle
— 728 —
città, una particolare importanza, mercè le notevoli collezioni inviate dalla città
di Parigi, ai piani completi presentati dalla città di Lilla e ad un certo numero
di piani inviati da qualche altra città, specialmente da Praga e da Milano.
L'Igiene cittadina, per ciò che si riferisce all'evacuazione delle acque di
rifiuto e delle materie escrementizie, diede luogo ad una discussione splen-
dida e dotta in una sezione del Congresso e i vari apparecchi esposti sia
dal sig. Amoudruz per la pratica del vuotamento idraulico secondo un pro-
cedimento particolare alla città di Ginevra, sia dal sig. Fatio, dai signori
Meyer-Buette per la disinfezione delle fosse, i sifoni a serbatojo di Gui-
nier, ecc., dimostrarono tutti l'importanza dell' argomento e la difficoltà di
risolverlo. Ma, ciò che meritava particolare disanima era la collezione
della città di Parigi, dei molteplici mezzi che una città può possedere per
procurarsi e per assicurarsi la sua salubrità. L'analisi dell'aria e delle acque,
lo studio dei cangiamenti atmosferici, effettuati, per così dire ogni minuto,
nell'Osservatorio di Montsouris con tanto zelo e sagacità dai signori Marie-
Davy e Miquel; gli apparecchi d'elevazione, di riserva e di distribuzione
pubblica delle acque potabili e delle acque per l'innaffiamento; gli appar-
recchi di puh'zia ; i vari modelli di orinatoi pubblici ; gli apparecchi di vuo-
tamento ; le fogne e ì iiumerosi utensili necessari alla loro conservazione ;
costituivano un insieme degno di lungo studio e di esame paziente; Do-
rand-Claye é giunto a dimostrare con un importante modello com'egli in-
tenda la trasformazione di una fossa fissa in colatojo diretto alla fogna, e
fece pure conoscere, con vari apparecchi e con esempi tanto concludenti
alla vista che al tatto, i risultati indiscutibili ottenuti nello spurgo delle
acque di fogna mediante il terreno nella penisola di Gennevilliers.
La profilassi trovò pure materia a preziosi studi nell' Esposizione degli
istrumenti usati, sotto la direzione attiva ed intelligente del sig. Carlo Gi-
rard, nel Laboratorio municipale di Chimica della Prefettura di Polizia per
le ricerche delle falsificazioni delle sostanze alimentari^ come nei progetti (ì:
posti di soccorso, di casotti avvisatori presentati dalla raedesinia Amministra-
zione e negli apparecchi refrigeranti dei signori Carré, Mignon e Renard
posti alla Morgue, per iniziativa del dottor Brouardel e messi al posto sotto
la sua abile e sapiente direzione, apparecchi refrigeranti pei quali disparve
qualunque odore putrido da questo stabilimento.
Finalmente, il Thi^XXoxt à.Q\\ Assistenza pubblica a /Vzr/^^/ espose vari piani,
modelli e documenti di grande importanza, circa i vari spedienti che la sua
Amministrazione possiede per recare soccorso ai malati e sugli sforzi da lui
fatti in favore dell'igiene ospedaliera; a questo riguardo era rimarchevole,
la nuova sala per X Allattamento al deposito dei bambini e la cavatrice della
Maternità di cui abbiamo tenuto parola.
L'Esposizione della città di Parigi, corroborata dai piani dei lavori pub-
blici intrapresi a Lilla, da quelli dello scolo -diretto alla fogna con irriga-
zione, recentemente attuato in una piccola città della Slesia, a Buntzlau,
era senza dubbio di grande importanza e di alto insegnamento.
Per rendere innocua la morte, si richiede innanzi tutto, TÌguardo alli-
giene, la distrazione, la più pronta che sia possibile, degli avanzi dei ca-
— 729 —
daveri sia colla cremazione, sia col seppellimento in terreni adattati, e an-
che di ciò si è occupata TEsposizione nella quale si ammiravano alcuni
piani di crematoi, specialmente quelli inviati dairing. Siemens di Dresda e
dall'ing. Guidini di Milano; la casa mortuaria di Lucca e i piani dei ci-
miteri che il prof. Cosse ha predisposto nell'intento speciale di stabilire i
criteri per la scelta di un terreno da destinarsi a quest'uso.
L'Igiene, e questo sicuramente è dovuto all'istituzione dei Congressi in-
temazionali, ha ormai il suo posto assicurato nel nostro ordinamento so-
ciale, e tutti rimasero maravigliati delle numerose applicazioni che i pro-
gressi delle varie scienze le permettono già di attuare. E di ciò si ebbe
prova nei numerosi documenti che ornavano le lunghe tavole all' Esposi-
zione e dove si ammiravano i lavori di Demografia ^ delle Direzioni di Brus-
selles, di Buda-Pesth, di Parigi, di Roma, di Torino, di Berlino, di Berna,
di Copenaghen, di Nuova- York, ecc., e rifulgevano i nomi di Janssens, di
Bertillon, di Kòròsi, di Lombard, di. Dunant, di Kummer, di Eulenberg, di
Bodio, di Pagliani, di Sormani, di Toscani, di Parola, di Hauser, di Bla-
sins, di Felix, ecc.
Né alli sguardi investigatori poteva sfuggire la importanza delle tavole
della Criminalità in Francia^ dovute ai dottori Lacassagne e Clouette, ta-
vole che aprono una nuova via di ricerche feconde nella quale s'è messo
il dotto professore di Medicina legale della facoltà di Lione.
È impossibile citare i lavori numerosi presentati sulla Geografia medica
relativamente alle epidemie dai signori Janssens, Sormani, Bourru, Parola,
Declominète, ecc.; ma non sarebbe possibile tacere intorno all'opera che venne
distribuita a tutti i membri del Congresso riguardante lo studio e i pro-
gressi dell'Igiene in Francia negli ultimi quattro anni, opera pubblicata dalla
Società di Medicina pubblica e d^ Igiene professionale di Parigi. Una consimile
pubblicazione doveva essere presentata al Congresso dalla Società Italiana
d*Igiene se imprevedute difficoltà non vi si fossero opposte.
Finalmente ci piace constatare come ogni giorno nuove Amministrazioni
sanitarie si vadano istituendo in diversi paesi di Europa e subito queste Am-
ministrazioni, forti dei lavori de' loro predecessori, possono rendere numerosi
servizi. Dopo il Congresso di Torino, dobbiamo menzionare l'ordinamento
definitivo degli Uffici d'Igiene a Berlino per l'Impero tedesco, a Washington
]>er gli Stati Uniti, a Roma, all'Havre, a Nancy e a Riens, secondo il mo-
dello ed i risultati cosi favorevoli degli Uffici d'Igiene di Brusselles, di To-
rino, di Milano, come dell'Ufficio di statistica municipale a Parigi.
Da questa specie di esposizioni la scienza e la pratica riceveranno non
pochi vantaggi e sarà con tali mezzi di gran lunga facilitata la istituzione
delle Cattedre d'Igiene e dei Musei nei quali gli istrumenti esposti dal dot-
tor Bertin-Sans da lui ideati pel Museo d'Igiene istituito a Montpellier, tro-
verebbero sicuramente il loro posto, come le casse del Museo pedagogico
per l'insegnamento del sig. dottor Saffray, specie di piccolo museo d'igiene
proprio a svegliare l'intelligenza del fanciullo e ad eccitare in proposito lo
zelo degli insegnanti.
— 730 —
IGIENE PUBBLICA.
VAJOLO E VACCINAZIONE.
Rivista
del Dott. P. Conti.
Sommario: — La legge sulle epidemie in Isviuera — Misure preventive prese igli
Stati Uniti riguardo agli immigranti — Sorte attuale della vaccinazione obbligs-
toria — Il Congresso della Lega intemazionale antivaccinica in Colonia — Dunti
dell'isolamento nelle malattie contagiose — Vaccino e vajuolo, ossia inoculazione
del virus vajoloso sui bovini — Il Censimento vaccinico della Città di Napoli per
Tanno 1881 ^ Ufficio vaccinico centrale nel Belgio — L'istituto vaccinogeno niili-
tare di Anversa — Epidemia di vajuolo in una fabbrica di carta — Vaccinaziooe
. e Vajuolo.
Un avvenimento che ha determinato le più sincere manifestazioni di gioia
nel campo dei vaccinofobi, è la sorte incontrata dalla legge federale sulle
epidemie in Svizzera. Una legge che, riconoscendo l'importanza profilattica
della vaccinazione, ne rendeva obbligatoria l'esecuzione nei due primi anni
di vita, venne sottoposta al voto di un'intera popolazione. Ultima espressione
della volontà popolare questa di affidare la risoluzione di tanto problema
ai capricci della moltitudine! Ideale della democrazia, deplorabile aberra-
zione della vita pratica I Dobbiamo forse aspettarci fra poco di vedere sot-
tomessi al voto del popolo anche 1 metodi curativi un po' disputati delle
malattie tutte?
La legge sulle epidemie venne respinta il 30 luglio ultimo scorso da circa
250 mila voti su poco più di 300 mila. Bissa rendeva obbligatoria diretta-
mente ed indirettamente la vaccinazione nei primi due anni di vita, la ri-
vaccinazione dopo IO anni; ne caricava le spese per Ys ai Cantoni; impo-
neva lire 1000 di multa per ogni contravvenzione, coll'aggiunta di sei mesi
di prigione' nei casi più gravi ; il doppio nei casi di recidiva. Del rifiuto si
rallegrano assai i membri della lega antivaccinica, attribuendosene il me-
rito: eppure questo voto merita speciale attenzione. Egli è necessario co-
noscere quali motivi concorsero a dare una cosi compatta falange di op-
positori, per ridurre alle vere proporzioni gli osanna dei vaccinofobi, e le
lamentazioni di coloro che vi intravvedono la mano terribile dell' oscuran-
tismo.
La questione ha sua origine nell'elasticità della Costituzione federale sviz-
zera, rivista e corretta nel 1874. L'articolo 69 di questa dichiara di compe-
tenza federale tutte le misure di polizia sanitaria contro le epidemie. Quest' ar-
ticolo, restato per un po' lettera morta, venne ad un tratto tradotto in unp
schema di legge, allo -scopo di tentare una delle solite vittorie di partito. Di
\
— 731 —
fronte agli interessi generali esistono oggi due correnti in Svizzera: Tuna tende
a centralizzare tutti i poteri in mano di un'autorità unica (centralisti); l'altra,
ricordando su quali prìncipi è sorta l'unità svizzera, e su quali si man-
tenne finora forte e rispettata, non vuol saperne di unificare i poteri (can-
tonàlisti). Il potere federale, che, per cosi dire, non ha substrato, tende ad
assorbire i poteri dei Cantoni; anzi per quanto riguarda l'armata, le poste^
le banche, le foreste, ecc., è già riuscito ad assicurarsene la privativa. Ogni
anno poi dà battaglia su qualche articolo, elastico come il suddetto, e tenta
a poco a poco di atrofizzare i governi cantonali a proprio vantaggio. È
risaputo che la Svizzera è costituita da 25 Stati, obbedienti ad un'unica
voce, ma aventi ciascuno un proprio potere esecutivo, non solo, ma anche
un potere legislativo. Epperò leggi sanitarie sulle epidemie esistono in ogni
Cantone in conformità dei propri usi e costumi : perchè dunque tanta smania
nei centralisti di avocare al potere federale anche questa bisogna? La
nuova legge (che a dirlo tra parentesi non risguarda solo il vajuolo, ma
tutte le epidemie che fanno temere un pericolo generale, quindi anche il
choléra asiatico, il tifo petecchiale e la peste) è così generosa che concede
al potere federale la supremazia su tutto il dominio della polizia sanitaria
in tutte le località abitate, e in ogni tempo. Tanto intervento sarebbe ap-
pena giustificabile nell'imminenza di un pericolo grave.
I Cantonalisti, difensori delle glorie avite, non potevano naturalmente
piegare il capo ed accettare una simile condizione di cose; bensì organiz-
zarono una resistenza ardita, e seppero raggiungere la vittoria.
L'opposizione adunque alla legge sulle epidemie si risolve in realtà in
una guerra, che nessuno può dire irragionevole, contro le tendenze dei cen-
tralisti; non si vuole che la Svizzera diventi uno Stato unitario, non si
vuole che i singoli Cantoni siano ridotti a prefetture dipendenti per ogni
atto dal potere federale — potere che non può conoscere i bisogni dei
singoli Cantoni, così diversi fra loro per lingua, religione, costumi, ecc., e
che quindi non potrebbe soddisfarvi nemmeno colla miglior volontà del
mondo.
Di fronte a questo movente politico, l'agitazione provocata dalla Lega
antivaccinica non ha assolutamente alcuna importanza: sebbene essa possa
aver recato il suo sassolino alla causa comune, egli è certo, certissimo che
la giornata del 30 luglio fu una sconfitta per i legislatori , non già per
il ceto medico vaccinofilp. I signori della Lega internazionale non hanno
proprio diritto di menarne rumore.
Non mancavano inoltre diversi motivi secondari a procacciare oppositori
alla legge in genere, senza che per questo fosse in causa il valore della
vaccinazione medesima. A cagion d'esempio, mentre l'articolo i.° assicura
che la legge riguarda soltanto il vajuolo, il choléra, il tifo europeo, la peste
(epidemie insieme poco comuni e terribilissime), l'articolo 19.° prende di
mira anche le malattie infettive comuni, la scarlattina, la difterite, la ti-
foide, la dissenteria, la febbre puerperale. Per queste malattie, disgraziata-
mente quasi endemiche, bisognerà isolare il malato, stabilire il cordone sa-
nitario intorno alle persone curanti, ecc., tutto come per le malattie epi-
— 732 —
<iemiche suddette. Non è un pò* troppo? Né può passare inosservata la
gravosità delle multe da applicarsi ai renitenti, non solo quando è immi-
nente un'epidemia, ma anche quando le condizioni sanitarie generali non
lasciano a desiderar nulla. E l'obbligo imposto al medico di far la spia,
di denunciare i casi di malattìa? e via — non è meraviglia che la legge
eccitasse tanta ripugnanza popolare !
Perchè non si creda che siano queste nostre opinioni personali, riporte-
remo alcune parole di giornali del paese: < Ciò che mette tanto di ma-
lumore il corpo elettorale svizzero è la continua tutela in cui lo si vuol
tenere; le leggi federali piovono sul nostro capo come le granate inglesi
sopra Alessandria {Giornaie Vodese), > e Gli è ben più contro lo Stato
inferriiiere, maestro, catechista, istruttore, delatore e beccamorto, contro lo
Stato gendarme — che non contro la vaccinazione, che domenica 250 mila
Svizzeri hanno votato. Colui che non vede questo è cieco {Gazzetta di
Losanna^, » e II popolo svizzero detesta tutto che gli si vuol imporre e
quasi per forza, e reagisce contro l'eccesso dei regolamenti che domina al
palazzo federale (// Reveil). »
A dirla breve, ebbe ragione quel bello spirito che fece osservare essere
la crociata diretta non contro la legge federale delle epidemie, ma contro
r epidemia delle leggi federali !
Non si può però fare a meno di stimmatizzare i mezzi sleali, per non dir
peggio, che i nemici della vaccinazione non hanno avuto vergogna di ado-
perare, pur di guadagnare qualche voto alla loro causa disperata. Molti an-
cora si limitarono a caricare le tinte dell'intrigo federale, facendo credere
quasi che le misure d'isolamento dei colpiti da malattia epidemica arieggias-
sero ad un ritorno dei tempi della tirannide inquisitoriale. Ma che dire di
quelle pubblicazioni popolari, di quei fogli volanti che vorrebbero essere appor-
tatori di luce e sono seminatori di zizzania? Che dire di certe vignette, dove
sono riprodotti e ingigantiti i rari accidenti della vaccinazione, spauracchi
che basterebbero da soli a mettere i brividi? Una madre tiene il suo bimbo
sul braccio : un gendarme federale le addita un cartello su cui si legge
« due mila franchi di multa, un anno di prigione. > Dal lato opposto si
avanza la morte, afferra il braccio del bambino, e con un colpo di lan-
cetta vi inocula il vaccino. In basso altra scena: sei anni dopo: è il me-
desimo fanciullo, ma impotente, il dorso curvo, le gambe e le braccia en-
fiate, e l'iscrizione : Conseguenze di una legge barbara.
Eccoli i Gesuiti, che trovano buoni tutti i mezzi per arrivare al fine !
« «
Respinta la legge un po' draconiana delle epidemie, non cessano però
di essere in vigore le leggi cantonali, e molte di queste, se non tutte, fanno
la debita parte alla vaccinazione. Non cessa nemmeno d'essere in vigore
la legge federale che esige la vaccinazione e rivaccinazione di tutti gli in-
dividui atti alle armi, ossia si può dire di quasi tutta la popolazione ma-
schile.
— 733 —
A questa apparente sconfitta della vaccinazione obbligatoria in Svizzera^
dobbiamo contrapporre le severe misure che si prendono agli Stati Uniti,
altro paese repubblicano, contro la diffusione del vajuolo, che da due anni
serpeggia qua e là in quegli Stati. La nuova apparizione del morbo arabo
spaventa quella popolazione che da anni parecchi non ne sentiva più a par-
lare — ragione fors'anche per cui la pratica della vaccinazione era caduta
in negligenza. Nel 1880 si ebbero:
morti di vajuolo
a Chicago con 503.354 abitanti 42
New-York» 1.206.577 > 30
Brooklyn > 566 689 > 3
Filadelfia > 846 980 » 424
Nel luglio 1881 queste medesime città ebbero. rispettivamente 45, 29, 5, 52^
morti per vajuolo. **
In vista del pericolo, una conferenza di delegati dei vari Stati dell'U-
nione si riunì a Chicago sotto la presidenza di J. Fregory il luglio 1881,
per studiare le cause della nuova epidemia, e le misure da prendersi. Venne
riconosciuto che la causa principale è l'immigrazione, tanto per via di
terra che di mare; e che pertanto si dovrebbe usare con maggiore seve-
rità delle misure quarantenarie, nonché sottoporre ad una nuova vaccinazione
tutti gli immigranti appena arrivati, se non sono già protetti da una pre-
cedente vaccinazione o vajuolazione.
Orbene, leggiamo ora che il dottor Smith, medico sanitario del porto di
New- York, ha indirizzato a tutte le compagnie dì navigazione una circolare,
di cui ecco le disposizioni principali: Ogni immigrante, arrivando alla qua-
rantena di New- York, sarà esaminato in quanto sia o meno protetto
contro il vajuolo. I medici di vascello avranno visitato i viaggiatori entro
le prime 24 ore d'imbarco, e vaccinato quelli che non presentano trarcie
evidenti di protezione vajuolosa o vaccinica; allora rilascieranno dei certi-
ficati firmati a quanti sono ormai sufficientemente protetti; e la presen-
tazione di questo certificato potrà dispensare da un'altra verifica. Ogni in-
dividuo che non atra tale biglietto sarà rivaccinato, e se non vuole, subirà
una quarantena d'osservazione.
Inoltre in certi punti, lungo le grandi linee ferroviarie, verranno stabiliti
dei posti d'ispezione medica ; nessun immigrante potrà continuare il viaggio
se non presenta il suo biglietto d'immunità, o se non si sottomette alla ri-
vaccinazione. Se mai un viaggiatore avesse il vajuolo in evoluzione, verrà
trattenuto ed isolato, e i suoi effetti verranno disinfettati. Tutto è combi-
nato in modo da non cagionare dei ritardi di viaggio.
Ecco come in un paese repubblicano si cerca di prevenire e di arrestare
le epidemie di vajuolo {Revuc d'hygilney 1882. 8).
I tempi non volgono favorevoli all'obbligatorietà della vaccinazione. Lo
spirito odierno si ribella ad ogni prescrizione troppo formale, mentre alle
— 732 —
demiche suddette. Non è un po' troppo? Né può passare inosservata la
gravosità delle multe da applicarsi ai renitenti, non solo quando è immi-
nente un'epidemia, ma anche quando le condizioni sanitarie generali non
lasciano a desiderar nulla. E l'obbligo imposto al medico di far la spia,
di denunciare i casi di malattia? e via — non è meraviglia che la legge
eccitasse tanta ripugnanza popolare!
Perchè non si creda che siano queste nostre opinioni personali, riporte-
remo alcune parole di giornali del paese: < Ciò che mette tanto di ma-
lumore il corpo elettorale svizzero è la continua tutela in cui lo sì vuol
tenere; le leggi federali piovono sul nostro capo come le granate inglesi
sopra Alessandria {Giornaie Vodese), > e Gli è ben più contro lo Stato
inferriiiere, maestro, catechista, istruttore, delatore e beccamorto, contro lo
Stato gendarme — che non contro la vaccinazione, che domenica 250 mila
Svizzeri hanno votato. Colui che non vede questo è cieco {Gazzetta di
Losanna), » e II popolo svizzero detesta tutto che gli si vuol imporre e
quasi per forza, e reagisce contro l'eccesso dei regolamenti che domina al
palazzo federale (// Reveil), >
A dirla breve, ebbe ragione quel bello spirito che fece osservare essere
la crociata diretta non contro la legge federale delle epidemie, ma contro
r epidemia delle leggi federali !
Non si può però fare a meno di stimmatizzare i mezzi sleali, per non dir
peggio, che i nemici della vaccinazione non hanno avuto vergogna di ado-
perare, pur di guadagnare qualche voto alla loro causa disperata. Molti an-
cora si limitarono a caricare le tinte dell'intrigo federale, facendo credere
quasi che le misure d'isolamento dei colpiti da malattia epidemica arieggias-
sero ad un ritorno dei tempi della tirannide inquisitoriale. Ma che dire di
quelle pubblicazioni popolari, di quei fogli volanti che vorrebbero essere appor-
tatori di luce e sono seminatori di zizzania? Che dire di certe vignette, dove
sono riprodotti e ingigantiti i rari accidenti della vaccinazione, spauracchi
che basterebbero da soli a mettere i brividi ? Una madre tiene il suo bimbo
sul braccio : un gendarme federale le addita un cartello su cui si legge
« due mila franchi di multa, un anno di prigione. > Dal lato opposto si
avanza la morte, afferra il braccio del bambino, e con un colpo di lan-
cetta vi inocula il vaccino. In basso altra scena: sei anni dopo: è il me-
desimo fanciullo, ma impotente, il dorso curvo, le gambe e le braccia en-
fiate, e riscrizione : Conseguenze di una legge barbara.
Eccoli i Gesuiti, che trovano buoni tutti i mezzi per arrivare al fine!
« «
Respinta la legge un po' draconiana delle epidemie, non cessano però
di essere in vigore le leggi cantonali, e molte di queste, se non tutte, fanno
la debita parte alla vaccinazione. Non cessa nemmeno d'essere in vigore
la legge federale che esige la vaccinazione e rivaccinazione di tutti gli in-
dividui atti alle armi, ossia si può dire di quasi tutta la popolazione ma-
schile.
— 735 —
vaccino) ucciae il 15 Yo ^^' vaccinati \ e la vaccine ne faif que deplcuer la
mort (sic I) » ; le febbri tifoidi ^avi sano 6 volte piti fatali nei vaccinati che
nei non vaccinati ; e plus une population est vctccinée, plus, toutes choses égales
éPcùlleurs, Ics fitvres continues et les epidemies cholériques y font de victimes! »
€ La vaccine augmente d'année en année le nombre des sujets ùnpropres au
service miiitaire, >
Nel 1855 anche Boéns comincia la sua crociata: // est permis de mettre
en doute Vefficacité preservative des vaccinations. Ma non si osò molto fino
al 1879, quando apparvero le statistiche della Svezia, dell'Inghilterra, della
Germania. Allora si ripetono le medesime asserzioni dei predecessori, e si
accumulano tutti i più piccoli fatterelli che sembrano parlare in contrario della
vaccinazione, per usarli senz'alcun discernimento a combattere una pratica
che d'altra i)arte offre le più sicure garanzie della sua efficacia. Del resto
già allora si trovano negli scritti di questi agitatori le stesse contraddizioni
che continuano a formare oggidì l'argomento delle loro elucubrazioni. Dal
1864 al 1879 infatti Boéns si agita terribilmente per far accettare dagli ac-
coliti l'ipotesi che la moderna benignità del vajuolo, per il momento inne-
gabile (sic), dipenda da una naturale spontanea evoluzione benigna del vi-
rus vajuoloso: ciò che si potrebbe ammettere se non si vedesse per l'appunto
che anche oggi laddove la vaccinazione è trascurata, ivi la natura del virus
non dimostra di aver perduto alcunché nella forza originaria. Né ciò può so-
stenersi quando si pensi che la benigna evoluzione avrebbe dovuto com-
piersi rapidissimamente in pochi anni; giacché sulla fine del secolo 18.^ si
avevano ancora epidemie terribili, mentre sul principio del 19.** si vedono
già lampanti i frutti della vaccinazione. Un altro fatto valido di preserva-
zione secondo Boéns sarebbe l'abitudine fatta dopo tanto tempo dall'orga-
nismo umano al virus vajuoloso, abitudine che però deve parere molto dub-
bia a chi pensa alle molte vittime che il vajuolo mietè tra i non vaccinati
anche negli ultimi anni.
Ciò vien dichiarato nel primo attacco davanti ad un corpo scientifico ,
l'Accademia di Medicina del Belgio, e sostenuto accanitamente da Boéns
con una sua memoria e Plus de vaccin, plus de vaccine >. Nella discussione
però egli fece una concessione di portata immensa : concedette cioè che
e um foulc de maladies générales on généralisées s*excluent plus ou moins dans
Peconomie humaine > Ed affermò, p. es., che la febbre tifoide é un modi-
ficatore costituzionale che preserva l'organismo dagli attacchi del vajuolo
più a lungo e più sicuramente del vaccino, nelle stesse circostanze e con-
dizioni. Ovverosia Boéns riconosce la possibilità di una profilassi vaj noiosa
mediante un elemento nosologico, principio su cui basa appimto la vac-
cinazione, e del quale si dimentica dopo poche pagine.
1 fatti citati allora contro il valore della vaccinazione erano parziali, e
molti fra essi tutt'altro che concludenti ; ma per dichiarazione dei capi
della lega basta un solo fatto positivo per annientare le migliaia dei fatti negativi ;
ossia basta un caso di vajuolo in un vaccinato perchè tutte le migliaia di
vaccinati rispettati non possano avere alcun significato. Ma se il perno della
questione è per l'appunto quello di portare il vajuolo al silenzio 1 Eppoi
— 736 —
se in un già vajuolato si ripete l' infezione, vorreste forse smentire il principio
ben stabilito, che la vajuolazione crea generalmente l'immunità ?
La negazione di Boèns riprese forza quando nel 1879 apparvero le stati-
stiche inglesi, tedesche, svedesi, svizzere per opera di altri antivacdnaton
che combattevano negli altri Stati d* Europa : Oidtmann, Lohnert, Siljestrom,
Tebb, Vogt, etc. Questi agitatori si misero alacremente all'opera, e costms-
sero delle tavole dalle quali appariva provato all'evidenza : i ® Che la dimi-
nuzione delle epidemie vajuolose sul principio del 19.** secolo non può essere
attribuita al vaccino, imperocché questo non era che poco usato prima
del i€i2, 18 16, 1820; 2.° Che dappertutto i vaccinati sono sempre stati
i primi ad essere colpiti nelle epidemie vajuolose ; che sono essi i propa-
gatori della malattia ai non vaccinati, e che sono essi che vi soccombono
ancora in maggior numero, a pari condizioni di età e di luogo ; 3.° Che
dopo il 181 6, il numero dei casi di vajuolo è tanto più grande nelle popo-
lazioni civili e nelle armate quanto maggiore vi è il numero di vaccinati,
4.° Che il vaccino è causa di disgrazie e di malattie, al punto di aver
aumentato la mortalità dei bambini di 25,000 all'anno nella Gran Bretagna:
in egual proporzione negli altri paesi ; 5.® Che il vaccino è un prodotto
patologico che agisce più o meno gravemente secondo il suo periodo à"
evoluzione, fino a produrre l'infezione putrida e purulenta quando è vecchio;
6.® Che le misure igieniche basterebbero a spegnere i focolaj epidemici di
vajuolo , se la malattia non fosse sostenuta dall' inoculazione del vaccino
umano ed animale.
L'insussistenza di tali accuse venne già dimostrata da numerosi lavori
statistici, e ora non toma conto di ritornarvi sopra ( V. Giornale delia Società,
1881, luglio e dicembre).
L'agitazione si dichiarò anche in America, dove pure si costituì una lega
contro la vaccinazione obbligatoria. Il presidente né è Alessandro Wilder,
professore di fisiologia a New-York. Egli pensa che la vaccinazione è un
male, tanto dal punto di vista fisiologico che dal punto di vista morale I
Intorno a Bocns, Vogt, Oidtmann, ecc. si raggrupparono naturalmente altri
dissidenti minori, cui una ristretta esperienza personale aveva eccitati ad inda-
gini meno favorevoli per la vaccinazione. Cosicché nel 1880 parve a Boens
giunto il momento opportuno di raccogliere in un fascio queste forze un po'
troppo disperse ; e in breve la sua Associazione internazionale antivaccinica
divenne una realtà, collo scopo di combattere la pratica di Jenner e di isri-
tuire la vera medicina preventiva su delle basi razionali. Essa si affermò
tpso'facto in un'assemblea, che si prese il nome di Conventi tenuta a Parigi
nel dicembre 1880. In tal guisa venne destata anche l'attenzione del pub-
blico intomo ad un argomento che fino allora non l'avea molto impressionato.
Vi erano presenti 18 delegati, rappresentanti la Francia, il Belgio, la Svizzera,
la Prussia, il Wurtemberg, l'Olanda, l'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America.
Per un Congresso generale venne poi sceltala città di Colonia, dove nel 1881
si raccolsero 40 delegati delle varie Leghe e Società formatesi negli Stati sud-
detti allo scopo di combattere la vaccinazione. Notiamo fra le adesioni al
congresso quelle della Contessa di Noailles (alla quale è pur dedicata la re-
— 737 —
lazione del dott. Boèns, che vorrebbe farne un'eroina da contraporre alla
Montagne), del dott. Ancelon dì Nancy, del dott. Jackson, del dott. Spinzig
(che promette, quando sarà guarito, di dimostrare l'assurdità dei teoremi di
Pasteur), dei prof. Browne e Coderre ; di Siljestrom , ecc. , ecc. Vennero
tenuti quattro giorni di sessioni, durante le quaJi i caporioni lessero una ven-
tina di discorsi aggirantisi tutti su quella infamia della vaccinazione, consi-
derata sotto i più diversi punti di vista, e il meno che dicessero dei vacci-
nofìli si fu che meriterebbero di essere rinchiusi a Charenton.
Sarebbe troppo lungo l'occuparci di tutto e di tutti in particolare. Qualche
fiore qua e là raccolto deve bastare. H dott. Carlo Pigeon sostiene e riesce
a dimostrare :
ij* Che il vajuolo non è una malattia relativamente grave ; che bisogno
e* è di com moversene ?
2,^ Che la vaccinazione anche ripetuta non preserva dal vajuolo: esempio
le epidemie in Baviera, Svezia;
j.* Che la vaccinasione predispone al vajuolo e contribuisce a renderlo
piii grave : esempio i casi riferiti qua e là di vajuolo sopraggiunto a breve
periodo dalla vaccinazione ;
4,^ Che la vaccinazione può originare la sifilide (casi rari in verità !) ;
j.* Che la vaccinazione può produrre altre malattie piti pericolose del
vajuolo (accidenti della vaccinazione, fortunatamente rari);
6,^ Che la vaccinazione è una potente causa di degenerazione delTumana
specie.
Dunque è preferibile il vajuolo alla vaccinazione. Dunque la vaccinazione
non ha proprio fatto altro che arricchire la patologia umana. Ma come
diamine vi sono ancora tra questi vaccinofobi di quelli che ammettono un
periodo di preservazione, come Vogt e Boèns ? Come si combina questa
concessione colle altre che assolutamente il vaccino non possiede alcuna
virtù preservativa, che anzi esso non fa che propagare il vajuolo (Taylor,
Tebb, ecc.)? Evidentemente tra Vogt e i suoi gregari passa una notevole
distanza, tale che basta a spiegare quali siano i veri moventi di simili
agitatori.
Collins mette poi in evidenza il rapporto tra la vaccinazione e le malattie
scrofolose aumentate in proporzione diretta : questo fatto però, checché ne
dicano i signori della Lega, sottintende l'altro, esser vero che la mortalità
per vajuolo nei bambini è discesa ai nostri tempi ad un minimum.
Collins asserisce che l'effetto sommato ed ereditato di tutte le vaccina-
zioni eseguite dalla scoperta del vaccino ad oggi sarebbe quello di aver fatto
degenerare la specie umana, attalchè anche l'accrescimento della popolazione
si è rallentato. La febbre tifoide medesima potrebbe ben essere una forma in-
testinale del vajuolo! Risum teneatis amici? E poi chiamano òetises e àne-
ries le asserzioni dei vaccinofili. E dire che quelli che fanno più fracasso
sono i profani ad ogni studio di medicina, e credono di imporsi con quella
frase : — Ce fCes pius le médecin qui peut et qui doit decider de cette question
importante, mais uniquement le don scns. — È forse per avviare il senso
comune che in Svizzera si combattè la vaccinazione obbligatoria colle più in-
47
— 736 —
se in un già vajuolato si ripete l' infezione, vorreste forse smentire il principio
ben stabilito, che la vajuolazione crea generalmente l'immunità?
La negazione di Boèns riprese forza quando nel 1879 apparvero le stati-
stiche inglesi, tedesche, svedesi, svizzere per opera di altri antivaccinatori
che combattevano negli altri Stati d* Europa : Oidtmann, Lohnert, Siljestrom,
Tebb, Vogt, etc. Questi agitatori si mìsero alacremente all'opera, e costnis-
sero delle tavole dalle quali appariva provato all'evidenza : i .® Che la dimi-
nuzione delle epidemie vajuolose sul principio del 19.° secolo non può essere
attribuita al vaccino, imperocché questo non era che poco usato prima
del i€i2, 1816, 1820; 2.° Che dappertutto i vaccinati sono sempre stati
i primi ad essere colpiti nelle epidemie vajuolose ; che sono essi i propa-
gatori della malattia ai non vaccinati, e che sono essi che vi soccombono
ancora in maggior numero, a pari condizioni di età e di luogo ; 3.° Che
dopo il 1816, il numero dei casi di vajuolo è tanto più grande nelle popo-
lazioni civili e nelle armate quanto maggiore vi è il numero di vaccinati,
4.** Che il vaccino è causa di disgrazie e di malattie, al punto di aver
aumentato la mortalità dei bambini di 25,000 all'anno nella Gran Bretagna;
in egual proporzione negli altri paesi ; 5.® Che il vaccino è un prodotto
patologico che agisce più o meno gravemente secondo il suo periodo à'
evoluzione, fino a produrre l'infezione putrida e purulenta quando è vecchio;
6.° Che le misure igieniche basterebbero a spegnere i focolaj epidemici &
vajuolo , se la malattia non fosse sostenuta dall' inoculazione del vaccino
umano ed animale.
L'insussistenza di tali accuse venne già dimostrata da numerosi lavori
statistici, e ora non toma conto di ritornarvi sopra ( K Giornale della SocUà,
1881, luglio e dicembre).
L'agitazione si dichiarò anche in America, dove pure si costituì una lega
contro la vaccinazione obbligatoria. Il presidente né è Alessandro Wilder,
professore di fisiologia a New-York. Egli pensa che la vaccinazione è nn
male, tanto dal punto di vista fisiologico che dal punto di vista morale I
Intorno a Boens, Vogt, Oidtmann, ecc. si raggrupparono naturalmente altri
dissidenti minori, cui una ristretta esperienza personale aveva eccitati ad inda*
gini meno favorevoli per la vaccinazione. Cosicché nel 1880 parve a Boeos
giunto il momento opportuno di raccogliere in un fascio queste forze un po'
troppo disperse ; e in breve la sua Associazione internazionale antìvacciim
divenne una realtà, collo scopo di combattere la pratica di Jenner e di isd»
tuire la vera medicina preventiva su delle basi razionali. Essa si affemd
ipso'facto in un'assemblea, che si prese il nome di Conventi tenuta a Parigi
nel dicembre 1880. In tal guisa venne destata anche l'attenzione del pub-
blico intorno ad un argomento che fino allora non l'avea molto impressionato.
Vi erano presenti 18 delegati, rappresentanti la Francia, il Belgio, la Sviaeni»
la Prussia, il Wurtemberg, l'Olanda, l'Inghilterra, gli Stati Uniti d'America.
Per un Congresso generale venne poi scelta la città di Colonia, dove nel 1S81
si raccolsero 40 delegati delle varie Leghe e Società formatesi negli Stati sud-
detti allo scopo di combattere la vaccinazione. Notiamo fra le adesioni al
congresso quelle della Contessa di Noailles (alla quale è pur dedicata la re-
— 737 —
lazione del dott. Boens, che vorrebbe farne un'eroina da contraporre alla
Montague), del dott. Ancelon di Nancy, del dott. Jackson, del dott. Spinzig
(che promette, quando sarà guarito, di dimostrare l'assurdità dei teoremi di
Pasteur), dei prof. Browne e Coderre ; di Siljestrom , ecc. , ecc. Vennero
tenuti quattro giorni di sessioni, durante le quali i caporioni lessero una ven-
tina di discorsi aggirantisi tutti su quella infamia della vaccinazione, consi-
derata sotto i più diversi punti di vista, e il meno che dicessero dei vacci-
Dofili si fu che meriterebbero di essere rinchiusi a Charenton.
Sarebbe troppo lungo l'occuparci di tutto e di tutti in particolare. Qualche
fiore qua e là raccolto deve bastare. H dott. Carlo Pigeon sostiene e riesce
a dimostrare :
jS Che il vajuolo non è una malattia relativamente grave ; che bisogno
ce di commoversene?
2.^ Che la vaccinazione anche ripetuta non preserva dal vajuolo: esempio
le epidemie in Baviera, Svezia;
j.* Che la vaccinatione predispone al vajuolo e contribuisce a renderlo
piò grave : esempio i casi riferiti qua e là di vajuolo sopraggiunto a breve
perìodo dalla vaccinazione ;
4.^ Che la vaccinazione può originare la sifilide (casi rari in verità !) ;
5.* Che la vaccinazione può produrre altre malattie piti pericolose del
ifajuolo (accidenti della vaccinazione, fortunatamente rari);
6,^ Che la vaccinazione è una potente causa di degenerazione delTumana
Ipecie.
Dunque è preferibile il vajuolo alla vaccinazione. Dunque la vaccinazione
non ha proprio fatto altro che arricchire la patologia umana. Ma come
diamine vi sono ancora tra questi vaccinofobi di quelli che ammettono un
perìodo di preservazione, come Vogt e Boens ? Come si combina questa
concessione colle altre che assolutamente il vaccino non possiede alcuna
virtù preservativa, che anzi esso non fa che propagare il vajuolo (Taylor,
Tcbb, ecc.)? Evidentemente tra Vogt e i suoi gregari passa una notevole
distanza, tale che basta a spiegare quali siano i veri moventi di simili
agitatori.
Collins mette poi in evidenza il rapporto tra la vaccinazione e le malattie
scrofolose aumentate in proporzione diretta : questo fatto però, checché ne
dicano 1 signori della Lega, sottintende l'altro, esser vero che la mortalità
per vajuolo nei bambini è discesa ai nostri tempi ad un minimum.
Collins asserisce che l'effetto sommato ed ereditato di tutte le vaccina-
àoni eseguite dalla scoperta del vaccino ad oggi sarebbe quello di aver fatto
<legenerare la specie umana, attalchè anche Taccrescimento della popolazione
8i è rallentato. La febbre tifoide medesima potrebbe ben essere una forma in-
testinale del vajuolo! Risum teneatis amici? E poi chiamano betises e àne-
rrVj le asserzioni dei vaccinofili. E dire che quelli che fanno più fracasso
«ono i profani ad ogni studio di medicina, e credono di imporsi con quella
frase : — Ce n'es pius le médecin qui peut et quidoit decider de ceite question
importante, mais uniquement le bon scns. — È forse per avviare il senso
<iomune che in Svizzera si combattè la vaccinazione obbligatoria colle più in-
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— 740 —
dove le peggiori condizioni igieniche sono favorevoli allo sviluppo di qua-
lunque sorta di germi, dove la vaccinazione per soprappiù è trascurata, qua?
meraviglia, ripetiamo, che le epidemie vajuolose menino stragi orribili ?
È appunto di fronte alla trascuranza proverbiale di queste classi che noi
troviamo sommamente necessario di rendere obbligatorie quelle misure de-
stinate a scemare la gravezza dei fattori antigienici; e nel mentre se ne
deve curare la igiene generale non va dimenticata la vaccinazione. Coloro che
hanno a cuore sé stessi e la propria famiglia (e sono appunto i benestanti ed ì
ricchi) non usano far del chiasso contro una misura provvidenziale, anclie
se imposta per legge.
£ ciò per Tigiene come profilassi delle epidemie imminenti.
Viene poi l'igiene considerata come mezzo per combattere l'epidemia una
volta scoppiata. E qui bisognerebbe discutere anzitutto l'eziologia delle ma-
lattie infettive secundum Boéns: in certe condizioni climateriche, ancora mal
determfnate, un raffreddore subitaneo o prolungato, dei disordini die-
tetici o degli eccessi funzionali diversi, provocano, sopratutto negli individui
poco curanti di lor persona, Mnz.feòòre infiammatoria piìi o meno intensa,
che è seguita, secondo i tempi e gli individui, dal morbillo, dalla scarlat-
tina, da un'angina, da una febbre mucosa o tifoide, o dal vajuolo. È per
lo meno un'ipotesi assai azzardata questa patogenesi comune di tante malattie
diverse, questa trasformabilità dell'una nell'altra, questa metemsicosi di un
unico germe morboso. Non contenti di contraddire alle cifre, questi signori
vogliono travolgere anche le basi della Patologia. Le malattie infettive non
hanno più niente di specifico, esse dipendono semplicemente dalle cattive
condizioni igieniche generali dell'ambiente e dell' individuo ; le malattie disc*
rasiche costituzionali derivano invece dal vaccino 1 II vajuolo va curato
esclusivamente coli' igiene; la scrofola, la tubercolosi cesseranno coll'aboUre
la vaccinazione. Il 20.** secolo è quello destinato a vedere un tanto mira-
colo, se i nostri figli si affretteranno a convertirsi al Vangelo di Boéns.
Ma noi sappiamo invece che le modificazioni dei virus si manifestano sol-
tanto con una varia intensità di effetto, non con una varia forma del mede-
simo: l'epidemia di vajuolo si manifesta sempre come tale, e se insieme
concomitano altre malattie infettive, bisogna ricordare che queste sono da
noi endemiche, a differenza del vajuolo. Invece dominano per anni ed anni
delle epidemie anche gravi di scarlattina, morbillo, difterite, senza che mai
si dichiari, come vorrebbe la teoria evoluzionista, un caso di vajuolo. E que-
sto per affermare che il virus vajuoloso è veramente specifico ; onde se noi
possiamo opporgli, come non v'ha dubbio, un me^^o specifico, va data la
preferenza a questo — pur non dimenticando i mezzi di profilassi gene-
rale insegnati dalla moderna igiene, isolamento e disinfezione.
Boéns non teme di inoltrarsi anche nello studio del processo morboso
vaccinico, per concludere che la vaccinazione non è che un'infezione set-
tica, la quale viceversa poi ha la massima analogia colla sifilide. Per cui,
allant au fond des choses (sic), invece di ammettere il fatto quasi accertato
che il cow pox e l'horsepox sono il risultato della comunicazione del va-
juolo umano al capezzolo della vacca ed alla gamba del cavallo, gli sembra
— 739 —
Il valore modifìcatore del genio epidemico è innegabile; né mai nes-
suno l'ha negato.
Quanto ai progressi dell* igiene, su cui battono forte e gridano più del bi-
sogno quei della Lega, abbiamo qualche osservazione da fare. È indubitabile che
le misure igieniche quali le conosciamo noi oggigiorno hanno un vero valore
preventivo , ma d'ordine generale ; esse si applicano indistintamente a tutte
le malattie non meno infettive che reumatiche, discrasiche, ecc. Ma perciò
appunto esse non hanno né possono avere un valore profilattico speciale
piuttosto per questa che per quella malattia. Se le affezioni tifoidee nel senso
il più lato si possono credere dovute all'impurità dell'aria, alla putrefazione
di certi depositi stagnanti, alla trascuranza delle fognature in generale e della
pulizia stradale, all' impurità dell'acqua, ai prodotti di rifiuto imprudentemente
ammassati nei luoghi abitati e fin nelle camere da letto, imperocché moltissime
circostanze concorrono a persuaderci che cosi sia, non altrettanto é finora
permesso di dire per certe malattie infettive gravissime, il vajuolo, iWcholéra,
la peste. Queste appajono ad intervalli anche lontani, ma sempre sotto iden-
tiche circostanze e sempre si può risalire alla loro orìgine, che sarà
qualche caso d' importazione da altre regioni contagiate dal morbo. Se
quindi l'igiene generale si può credere buon mezzo profilattico di tutte
le forme tifoidee , essa non lo può essere che indirettamente per le
malattie che evidentemente hanno un germe specifico. Coli* igiene ben
inteso si può sperar di aumentare la resistenza individuale all'infezione,
nonché di diminuire quelle condizioni che essendo favorevoli allo sviluppo
dei germi in genere, si può ragionevolmente supporre lo siano anche dei
germi speciali del vajuolo. Lo ripetiamo, l'igiene non é un preservativo speci-
fico come tutto dimostra che lo é il vaccino ; non lo è nemmeno per quelle
malattie infettive che sono più comuni ed endemiche, la scarlattina, il mor-
billo. Anzi il contrasto moderno tra la gravezza di queste malattie endemiche
in confronto di quella delle epidemie di vajuolo, é un'altra prova che l'igiene
non ha molta parte nella benignità attuale del vajuolo. Guy in una sua rela-
zione importante sulle epidemie vajuolose di Londra da 250 anni a questa
parte fa appunto rilevare che, mentre nel nostro secolo é innegabile la forte
diminuzione della mortalità vaj noiosa, la mortalità per morbillo e simili ha
subito invece un rilevante aumento.
n fatto su cui insistono molto i partigiani della Lega si é che le epidemie
vajuolose anche oggi, anzi oggi più che mai, avvengono tra le popolazioni
povere, mal nutrite, intemperanti, per le quali la pulizia personale e quella
dell'ambiente sono un'incognita, che vivono quindi dentro catapecchie in
rovina, in mezzo ad un'atmosfera impestata. £ che cosi sia gran meraviglia :
ma per essere giusti e logici bisogna ricordare altresì che é appunto in mezzo
1 queste popolazioni, renitenti ad ogni legge, ad ogni buon costume, che
5Ì reclutano i non vaccinati, quali refrattari per volontà propria, quali tra-
scuranti della loro persona e di quella della numerosa prole, quali dispensati
n causa delle gravi affezioni costituzionali (malattie scrofolose, cutanee,
rachitismo) che sono il retaggio delle popolazioni miserabili delle nostre
;ittà. Quale meraviglia che fra loro, dove la resistenza personale é minima.
— 740 —
dove le peggiori condizioni igieniche sono favorevoli allo sviluppo di qua-
lunque sorta di germi, dove la vaccinazione per soprappiù è trascurata, qua!
meraviglia, ripetiamo, che le epidemie vajuolose menino stragi orribili ?
È appunto di fronte alla trascuranza proverbiale di queste classi che noi
troviamo sommamente necessario di rendere obbligatorie quelle misure de-
stinate a scemare la gravezza dei fattori antigienici; e nel mentre se ne
deve curare la igiene generale non va dimenticata la vaccinazione. Coloro che
hanno a cuore sé stessi e la propria famiglia (e sono appunto i benestanti ed i
ricchi) non usano far del chiasso contro una misura provvidenziale, anclie
se imposta per legge.
E ciò per Tigiene come profilassi delle epidemie imminenti.
Viene poi Tigiene considerata come mezzo per combattere Tepidemia una
volta scoppiata. E qui bisognerebbe discutere anzitutto l'eziologia delle dm-
lattie infettive secundum Boéns: in certe condizioni climateriche, ancora mtl
determhiate, un raffreddore subitaneo o prolungato, dei disordini die-
tetici o degli eccessi funzionali diversi, provocano, sopratutto negli individui
poco curanti di lor persona, Mrìz.feòbre infiammatoria più o meno intensa,
che è seguita, secondo i tempi e gli individui, dal morbillo, dalla scarlat-
tina, da un'angina, da una febbre mucosa o tifoide, o dal vajuolo. È per
lo meno un'ipotesi assai azzardata questa patogenesi comune di tante malattie
diverse, questa trasformabilità dell'una nell'altra, questa metemsicosi di mi
unico germe morboso. Non contenti di contraddire alle cifre, questi signori
vogliono travolgere anche le basi della Patologia. Le malattie infettive non
hanno più niente di specifico, esse dipendono semplicemente dalle cattive
condizioni igieniche generali dell'ambiente e dell' individuo ; le malattie disc-
rasiche costituzionali derivano invece dal vaccino 1 II vajuolo va curato
esclusivamente coli' igiene; la scrofola, la tubercolosi cesseranno coU'abolirc
la vaccinazione. Il 20.^ secolo è quello destinato a vedere un tanto mira-
colo, se i nostri figli si affretteranno a convertirsi al Vangelo di Boéns.
Ma noi sappiamo invece che le modificazioni dei virus si manifestano sol-
tanto con una varia intensità di effetto, non con una varia forma del mede-
simo: l'epidemia di vajuolo si knanifesta sempre come tale, e se insieme
concomitano altre malattie infettive, bisogna ricordare che queste sono da
noi endemiche, a differenza del vajuolo. Invece dominano per anni ed anni
delle epidemie anche gravi di scarlattina, morbillo, difterite, senza che mai
si dichiari, come vorrebbe la teoria evoluzionista, un caso di vajuolo. E que-
sto per affermare che il virus vajuoloso è veramente specifico ; onde se noi
possiamo opporgli, come non v'ha dubbio, un me^^o specifico, va data la
preferenza a questo — pur non dimenticando i mezzi di profilassi gcn^
rale insegnati dalla moderna igiene, isolamento e disinfezione.
Boèns non teme di inoltrarsi anche nello studio del processo morboso
vaccinico, per concludere che la vaccinazione non è che un'infezione set-
tica, la quale viceversa poi ha la massima analogia colla sifilide. Per cui»
allant au fond de 5 choses (sic), invece di ammettere il fatto quasi accertata
che il cow pox e l'horsepox sono il risultato della comunicazione del va-
juolo umano al capezzolo della vacca ed alla gamba del carallo, gli sembni
— 743 —
rente fu scelta Berlino. Da ultimo il professore Vogt diede lettura della se-
guente proposta:
€ Essendo la vaccinazione destinata a prevenire una malattia e venendo
essa applicata a degli individui non ammalati; gli è ragionevole di far su-
bire ai vaccinatori la responsabilità degli accidenti e delle malattie che
conseguono a questa pratica. Cosi deve essere concesso a qualunque indi-
viduo che sia caduto ammalato in causa della vaccinazione, o che sia
stato preso da vajuolo dopo un tempo più o meno lungo dalla vaccina-
zione, di reclamare per i danni — interessi, dal pratico che l'ha vaccinato
nei paesi dove la vaccinazione è facoltativa, e dallo Stato laddove la vaccina*
zione è obbligatoria. >
Questa proposta, firmata da Boèns e Pigeon, viene adottata per accla-
mazione I
£ cosi sial
Durata delPisolamenfo nelle malattie contagiose. — n dottor Hillairet,
a nome d*una Commissione di cui faceva parte, risponde ad analoga do-
manda del Ministero della pubblica istruzione, colle seguenti conclusioni:
i.^ Gli scolari affetti da varicella, vajuolo, scarlattina, morbillo, orec-
chioni o difterite, saranno rigorosamente isolati dai loro condiscepoli;
2.^ La durata dell'isolamento sarà di 40 giorni per il vajuolo, il mor-
billo, la scarlattina e la difterite, di 25 giorni per la varicella e gli orec-
chioni ;
3.** L'isolamento non cesserà che previo un bagno;
4.^ Gli abiti che Tallievo portava al momento in cui cadde ammalato
verraimo sottoposti ad una temperatura di oltre 90° ed a fumigazioni selfo-
rose, poi ben puliti;
5.® La biancheria tutta della camera d'isolamento, il mobilio, le pareti
stesse della casa verranno generosamente disinfettati, lavati ed esposti all'aria;
6.^ Lo scolaro che fosse stato colpito da una delle dette malattie fuori
d'uno stabilimento d'istruzione • pubblica , non potrà venir riaccettato che
dietro presentazione di un certificato medico, il quale attesti che il porta-
tore ha soddisfatto alle precedenti ordinanze.
Queste conclusioni saranno prima oggetto di una discussione dell' Acca-
demia di Medicina. Noi riteniamo pure grande l'importanza dell'isolamento
in queste malattie epidemico-contagiose ; ma non possiamo a meno di fare
nostra la giusta osservazione di De Pietra Santa, che, invece di fissare cosi
recisamente dei periodi di tempo che in moltissimi casi, per non dire in
tutti, stante la benignità e brevità della malattia, potrebbero venir ridotti
d'assai — sarebbe meglio lasciare all'arbitrio saggio e coscienzioso del me-
dico curante l'apprezzamento della durata dell'isolamento. Gli è a furia di
leggiferare troppo facilmente che si eccita la resistenza anche alle leggi più
necessarie.
Vaccine und Variola ; del dottor L. Voigt {Deutsch. Vierteijahrschr. f.
off. Gesundh, 1882, voi. 14.® fase. 3.^ — Fin dai primi tempi che venne
\
— 742 —
afferma il nostro dottor Bassi della scuola veterinaria di Torino, è innega-
bile che gli animali vaccinati in generale provano minori sconcerti di sa-
lute dei non vaccinati in seguito allo innesto di sangue carbonchioso, seb-
bene Tefficacia preservativa sia minore che non di fronte al solo virus vi-
rulento di Pasteur. Del resto le esperienze in complesso, se non si possono
ritenere come definitive, permettono però intanto la illazione che il periodo
di preservazione esiste in realtà, e, si estende a circa un anno: e dò ne
avverte anche della necessità in cui siamo di fissare sperimentahnente, o in
base a leali statistiche, il periodo di durata della protezione vaccinica. Per
notizie più particolarizzate in proposito veggansi i numeri 7 e 8 del nostro
Giornale della Società Italiana (Tlgiene^ 1882.
Boèns, più avveduto di Pigeon, cerca di combattere Pasteur sul terreno
teorico, valendosi delle stesse affermazioni dell'eminente osservatore francese,
cui vorrebbe far credere uno stupido ripetitore di viete sentenze. Il metodo
di coltivazione dei virus ad uso vaccinico non fa altro che attenuare l'at-
tività dei germi contagiosi sotto Fazione dell'ossigeno atmosferico; mentre
se poi si riportano quei medesimi germi attenuati, indeboliti in un'ambiente
favorevole alla loro nutrizione, al loro sviluppo, essi riprendono rapidamente
le loro qualità originarie. Boéns ne vuol dedurre che l'ossigeno atmosferico
è il solo vero mezzo di distruggere e miasmi e virus, e microbi e vibrioni
e bacteri, — ciò che in fondo è il tema prediletto dei vaccinofobi. Men-
tre nell'altra affermazione che i germi attenuati riportati nel loro ambiente
di vita riprendono le primitive qualità malefiche, Boéns vede la causa della
ripetizione autoctona delle grandi epidemie. È il vaccino che diffonde in
tutte le società umane la bacteridia del vajuolol Ed eccoci daccapo alla
continua contraddizione di questi caporioni che il vaccino preserva (per
poco tempo sì, ma pur preserva) dal vajuolo, mentre in pari tempo sene
a aumentare i focolaj epidemici, a determinarli dove non esistono.
Ancora molto ci resterebbe da fare per riassumere i lavori del Congresso
in quanto a cifre e a tabelle statistiche; ma esse tutt'al più provano che
la vaccinazione non è un mezzo profilattico infallibile, e che specialmente
concorrono a frustrarne l'efficacia la mancanza delle più comuni misure igie-
niche e l'addensamento della popolazione: circostanze però che non hanno
nulla di speci fìcp, come vogliono invece sostenere Boèns, Vogt e C.
Né, come era da aspettarsi, mancò le mot de ia fin: nella sua concia-
sione Boèns getta la vigliacchissima accusa che i vaccinofobi, anche per-
suasi della verità delle affermazioni della Lega, hanno généraiemeni rechine
asseg soupie et la conscience asses élastique pour renier leur passe et ieurs
convietions, a/in de se maintenir sur les marges des hudgetsl Citiamo per
debito di cronisti, e diciamo col poeta
Non ti curar di loro, ma guarda e passa.
Finalmente il Congresso decise di continuare vivamente nell'impresa, per
opera della quale vennero già messi a dormire la Legge Liouville e quella
Svizzera sulle epidemie (j/V). A sede del futuro Congresso nell'anno cor-
— 745 —
cente. Le generazioni successive parvero più deboli, e rispondevano meno
fedelmente all'aspettativa. Finalmente , visto svanire ogni pericolo di acci-
denti secondari, provò a far un'inoculazione diretta dall'animale all'uomo
con una linfa alla 15.* generazione. La prova ebbe esito brillante. Alla
fine della prima settimana si era manifestata una viva reazione locale e
generale, senza nulla di straordinario. Però il processo di pustulazione fu
più intenso dell'ordinario, e durò non meno di 25 giorni.
L'importanza di questi studi è evidente: oltre ad insegnarci il modo di
procurarci del cow pox energico, essi ci danno la chiave della natura del
cow pox medesimo. Ma, ciò che è più, essi ci assicurano che la coltiva-
zione successiva di una linfa vaccinica importa una diminuzione della sua
attività. È un fatto deducibile dalla generalità delle statistiche vacciniche,
che il virus vaccinico attuale deve essere assai più debole di quello usato
ai tempi di Jenner ; i fenomeni generali e locali di reazione sono assai meno
rilevanti, ed anche il periodo di protezione si direbbe ridotto. Di qui la
voga del vaccino animale , che ha ormai preso il posto del vaccino umano.
Ma anche il vaccino animale spontaneo può ben essere di diversa forza se-
condo la sua origine : questa non è di cosi facil determinazione, ma è pro-
babile che spesso consista nell'inoculazione da parte del boaro che sia per caso
in corso di vaccinazione o di vajuolo : nel i .^ caso quel cow pox sarà debole,
come lo sarebbe il retro vaccino ; nel 2.^ sarebbe invece assai energico, ed è
forse quel medesimo che Jenner usava a* suoi tempi. Un altro criterio della
degenerazione della linfa vaccinica sta in questo : che nella prima genera-
zione di un cow pox spontaneo, che venga per caso sotto osservazione, il
periodo di maturazione della pustola e quello di contagiosità della linfa sono
sempre notevolmente più lunghi che nelle generazioni successive. È verbi
grazia constatato che mentre le pustole di Jenner non si essiccavano che in
17 giorni, come altrettanti ne esigevano le pustole d'innesto accidentale di
cow pox spontaneo osservato a Passy nel 1836 — nel 1844 le pustole di
Jenner essiccavano in 12 giorni, quelle di Passy in 14; ossia in 39 anni
quelle di Jenner avevano affrettato di 5 giorni la loro evoluzione, quelle
di Passy in 8 anni l'avevano affrettata di 3 giorni. Come non ritenere
quindi che tali linfe avessero perduto della loro attività?
Voigt ha constatato lo stesso pel vaccino animale ottenuto dall'innesto
di cow pox spontaneo apparso a Beaugency nel 1865; mentre sulle prime,
in confronto di un vaccino più vecchio derivante dalla coltivazione di un
cow pox spontaneo apparso 8 anni prima a Napoli, esso produceva effetti
addirittura imponenti, e le pustole non cadevano prima di 1 7 giorni (quello
di Napoli dava allora delle pustole che duravano appena 14 giorni) — dopo
16 anni questo stesso vaccino prese un decorso assai più rapido, vario da
I a a 1 6 giorni — attualmente poi esso non attecchisce più cosi regolarmente
e sicuramente, in ispecie se si fa l'innesto colla semplice puntura. £ la con
tagiosità della linfa che prima perdurava il 5.^ 6.^ e 7.^ giorno, ora è ap-
pena sicura al 4.^ e 5.^ giorno. Queste modificazioni nel decorso non pos-
sono non accennare ad una diminuzione della forza infettiva, e in pari tempo
preservativa del vaccino.
— 744 —
in uso la vaccinazione, la questione della provenienza del virus vaccino fu
fatta oggetto di non poche discussioni, ma non venne mai stabilito niente
di sicuro, nemmeno colla determinazione dei vibrioni e bacilli in esso con-
tenuti {Peniciliium olivactum di Tschamer). Jenner riteneva che il virus vac-
cino fosse una modificazione del virus cavallino; donde si passò all'ipotesi
che si il vajuolo, quanto il vaccino di tutti gli animali, avessero un'origine
comune. Quindi cow pox ed borse pox sarebbero ancora del vajuolo mo-
dificatosi per la qualità del substrato. Se questa ipotesi è facile e ragione-
vole, non manca però di oppositori; in Francia ed in Inghilterra si am-
mette da molti che esiste bensì una certa parentela fra vajuolo e vaccino,
ma si objetta che dal vajuolo non si può ottenere vaccino di sorta.
Una apposita Commissione francese, che aveva preso di mira la soluzione
di tale quesito, tentò le inoculazioni di virus vajuoloso, sulla vacca e sul
cavallo : ma non ottenne alcun risultato, e Chauveau nella relazione (Lione
1865) concluse in termini recisi che è fatica sprecata quella di voler pro-
vocare la vaccina sulle giovenche mediante il virus vajuoloso dell'uomo. In
conseguenza egli poneva fra gli errori d'osservazione quei casi riferiti nella
letteratura medica, dai quali appare invece evidente la possibilità di tale
trasformazione. Eppure le relazioni di Ceely (1839), ^^ Reiter (1866), di
Senfl (1872), di Badcok (1880) sono superiori ad ogni critica; e bisogna
dedurne che la trasformazione del vajuolo umano in cow pox è possibile
in date condizioni, le quali si offrono di rado e non sappiamo ancora se-
condo quale legge.
La lotta ferve tuttavia, e nell'estate del 1880 in una seduta dell'Acca-
demia di Medicina a Parigi la discussione si fece tanto accalorata che ii
Presidente dovette chiudere la seduta. Orbene, il dottor Voigt volle a sua
volta studiare il problema della coltivazione del virus vajuoloso nei bovini,
e i suoi risultati furono in parte positivi. Cioè egli trovò che d' ordinario
l'inoculazione dà luogo ad un'esantema nodoso, che decorre senza grandi feno-
meni generali, e che dà una linfa la quale non attecchisce più oltre sui bo-
vini. Tale esantema dura 14-17 giorni, e rappresenta la forma abortiva del
vajuolo bovino. In qualche caso invece si ha un vero vajuolo, con pro-
duzione di pustole che durano tre settimane e più, e la cui linfa si può
coltivare per molte generazioni successive. Quali siano le circostanze che
favoriscono tale evoluzione, non fu ancora possibile di afferrare. In gene-
rale tutti gli sperimentatori si sono limitati a fare una sola inoculazione sul-
l'animale bovino, e poi assaggiarono subito la prima linfa sull'uomo: essi
videro (come è confermato dalla relazione di Chauveau) che si manifestano
i sintomi generali e cutanei della vajoloide. È dunque prudenza il far pas-
sare quel virus più volte attraverso al corpo bovino prima di servirsene
come vaccino. £ ciò fece Voigt innestando il medesimo virus per cinque,
sei e più generazioni di seguito nei vitelli. Servendosi poi del prodotto delle
pustole come vaccino per vaccinare alcuni fanciulli, si persuase che il virus
delle prime generazioni era ancora troppo forte; fece quindi delle vaccina-
zioni con linfa dell'ottava generazione, e ne diede anche ad altri colleghi
da esperimentare, e non venne rilevato alcun fenomeno successivo dispis-
— 747 —
verse infermità che possono minacciare o colpire i bambini^ ma ancora
perchè è consuetudine del popolo napoletano di non esporli alla vaccina-
zione prima che abbiano tre mesi di vita.
Ciò posto, sottraendo i 409 1 nati negli ultimi tre mesi dalla totalità dei
nati neiranno in discorso ; sottratti i morti in vaccinati nei primi nove mesi,
calcolati a 1072; e sottratti ancora gli sloggiati, in numero di 690 per
quei primi nove mesi, la massa vaccinabile si riduce effettivamente a 10358.
E siccome di essa furono vaccinati 7688, cosi la massa vaccinabile residua
è realmente ridotta a 2670. Ossia, fatte le riduzioni procentuali, si avrà
che sopra 100 vaccinabili i vaccinati dell'anno sono 74,22, i non vacci-
nati 25,78.
I risultati poi ottenuti nelle vaccinazioni si riassumono cosi per cento:
vaccinazioni felici 93,81, spurie 0,13, nulle, 4,60, non verificate 1,46 ; ov-
vero, ciò che torna lo stesso, 94 circa lo sono stati con esito regolare,
quasi nessuna con esito spurio : circa 5 con esito nullo.
Da uno specchietto del Relatore si rileva che la massa vaccinabile resi-
duata dal 1877 a tutto il 1880 ammonta a 6017 persone, delle quali non
si ha poi più nessuna notizia sebbene questo censimento sembri il più com-
pleto e rigoroso. Notiamo il fatto appena per ricordare che quindi a Na-
poli, la città dove la vaccinazione si direbbe applicata nel modo il più ri-
goroso, sul principio del 1882 dovevano trovarsi ì 6017 non vaccinati del
periodo 1877-80 e i 3000 circa residui non vaccinati del i88i; ossia circa
9000 individui non vaccinati.
Quanto all'andamento del vajuolo nella città di Napoli, anno 1881, ecco
i dati forniti dal dottor Serafino. Si ebbero 15 decessi: di questi 9 erano
nativi del Comune e tutti invaccinati: essi appartenevano 6 dalla nascita
ad un anno, 2 da un anno a cinque anni, ed uno dai 5 ai io. Degli al-
tri 6 non nativi di Napoli tre erano stati vaccinati con linfa umanizzata,
mentre gli altri 3 erano invaccinali. Fatto quindi un confi-onto colle altre
principali città d'Italia e d'Europa appare come Napoli primeggi insieme
con Milano fra tutte le altre per riguardo alla pochissima mortalità vajuolosa,
la quale è il 0,09 ^ 1^ della mortalità generale, mentre è quasi del 2 ^j^ per
Parigi, del 3 V^ per Londra, del 3 1/2 Y^ per Buda-Pest, del 4,22 J ^ per
Vienna.
In base a tutto ciò l'autore propugna la vaccinazione animale, che offre mag.
gior sicurezza di risultato e va esente dal pericolo di trasmettere la sifilide.
Ufficio vaccinico centrale nel Belgio. — Lo Stato belga possedeva già
un Istituto, il cui scopo era di ripetere la vaccinazione mediante il vaccino
animale. Questa Istituzione però, quantunque rendesse molti servizi, non
poteva soddisfare a tutte le domande che le pervenivano, e la materia pel
vaccino non si cedeva se non in seguito a pagamento di un prezzo di
rivendita. Un regolamento reale del 1 5 febbraio ha riordinato questo Ufficio
vaccinico centrale, coli' unirlo alla Scuola di Medicina Veterinaria, in appo-
sito locale. H servizio dovrà essere disimpegnato in modo, che di ogni tempo
e gratuitamente si possa far pervenire del vaccino animale alle Commissioni
— 746 —
Invece il vajuolo vaccino ottenuto da Voigt possiede esattamente le pro-
prietà del primo cow pox spontaneo: la linfa è attiva e sicura dal 5.° al
7.** e fin airs." giorno, la pustola non dissecca che dopo 17-18 giorni; il
decorso dell'affezione recata all'animale è identico a quello del cow pox.
Il cow pox è dunque un vero vajuolo bovino, che si può ottenere coU'in-
nesto di virus vajuoloso umano: ed è altrettanto certo che esso col tempo
perde della propria efficacia. Voigt è d'avviso che la degenerazione avviene
più rapidamente pel vaccino animale che per l'umanizzato; quindi insiste
perchè laddove si fa molto uso del primo si pensi a rigenerarlo di fre-
quente ; avvertendo però che la vaccinazione col virus di cow pox spenta*
neo non va fatta senza aver prima provata la forza sua, e se è troppo
energico sarà prudente fargli subire qualche coltivazione sull'animale bovino.
•
Il Censimento Vaccinico della città di Napoli per l'anno 1881; del dot-
tor R. Serafino. — Relazione al Sindaco Giusso. — Il solerte dottor Se-
rafino ci manda copia anche quest'anno della bellissima sua relazione sul
censimento vaccinico di Napoli. I nostri lettori lo conoscono già e sapranno
che oltre alle lodi su pei Giornali, il Congresso dei Medici Comunali, te-
nuto a Roma l'ottobre dell'anno scorso, votò per acclamazione la proposta
dell'egregio dottor Zevi e che in tutte le città del Regno, e specialmente
in Roma capitale d'Italia, venga adottato un regolare censimento vaccinico
basato sulle norme dello stato civile, come funziona nella città di Napoli
da molti anni. > Invero se questo modo di censimento venisse adottato
generalmente, fornirebbe nel volgere di pochi anni un'importantissimo ma-
teriale statistico, il quale per la sua rigorosa esattezza, permetterebbe di
troncare definitivamente l'agitazione antivaccinica. Sotto questo punto di
vista ogni buon amico della salute pubblica deve far voto, non solo, ma
cooperare affinchè la proposta Zevi abbia finalmente a realizzarsi.
Ecco ora i risultati proporzionali del Censimento vaccinico di Napoli.
I nati iscritti vivi nei registri dello stato civile del Comune di Napoli,
durante l'anno 1881, furono 16 211, di cui 8200 maschi ed 80 11 femmine.
I vaccinati nello stesso anno furono 12625, distinti in 6579 maschi e 6046
femmine; però in 16 casi l'esito fu spiuìo, in 581 nullo. Orbene:
i.^ Sopra 100 nati i maschi sono 50,58, e le femmine 49,42. Quindi
i maschi superano le femmine del 2,36 ^/^ ;
2.° Sopra 100 vaccinati, i maschi rappresentano 52,11 e le femmine
47,89. Cosi i primi superano le seconde di 8,82 ^/^\
3.^ Sopra 100 nati dell'anno, i vaccinati nello stesso anno, apparte-
nenti a diverse epoche di nascita, sono 77,88;
4.^ Sopra 100 nati, i vaccinati nati nello stesso anno sono 47,43; i
morti invaccinati 8,82; gli sloggiati 5,69; e gli invaccinati di risulta 38,07.
Insomma si può conchiudere che sopra 100 nati nell'anno 1881, 47
sono stati vaccinati nello stesso anno di nascita, 9 sono morti invaccinati,
6 sono sloggiati e 38 restano a vaccinarsi. Giustizia vuole però che si ri-
peta Tosservazione degli anni precedenti circa il fatto che non tutti i nati
dell'anno sono vaccinabili nell'anno medesimo: e ciò non solo per le di-
— 749 —
Epidemia di vajuolo in una fabbrica di carta. — Rapporto del dottor
Parson {Revuc dhygitne, 1882. 8). — Nel mese di aprile del 188 1, scop-
piava una grave epidemia di vajuolo in vicinanza a S. Mary Cray (West
Kent), tra le donne impiegate in una fabbrica di carta. Il medico locale^
dottor Baylis, indicò come causa d'infezione il contagio per via degli stracci.
Un'inchiesta venne ordinata dal Locai Governemeni Board e questo rapporta
del dottor Parson, incaricato, riesci molto interessante perchè prese in con-
siderazione i fatti di altre epidemie consimili già consegnate alla storia.
Sono circa 160 le donne che nella detta cartiera si occupano a prepa*
rare e tagliare gli stracci: due terzi non hanno ancora 30 anni: da 20 anni
non si era verificato alcun caso di vajuolo nella fabbrica. Ebbene dal 16 al 23,
aprile, 25 di quelle operaje caddero ammalate di vajuolo; T inchiesta af-
fermò essere l'infezione dovuta alla polvere svolta da una balla di cenci
sudici. Dopo 12 giorni altra recrudescenza dell'epidemia con 9 ammalati,.
recrudescenza che sembra provocata dai precedenti casi di vajuolo.
Quasi alla stessa epoca un'eguale epidemia si dichiarava a Maidstone, in
lina cartiera; qualche caso di vajuolo fu segnalato anche in altre cartiere.
Al qual proposito Parson raccolse documenti di altre 8 epidemie analoghe
in Inghilterra dal 1875 ^ 1881, dei fatti avvenuti a Marsiglia, Anversa,
Maestricht, ecc. Sembra che fra le cartiere siano più minacciate quelle che
preparano la carta più fina, appunto perchè queste consumano il vero cencio ;.
le altre lavorano piuttosto paglia, legno, avanzi di cordami, ecc.
La questione non è dunque nuova, e provvedimenti vennero già sugge-
riti nel 1880 dall'Assemblea nazionale scientifica d'igiene e di medicina pub-
blica del Belgio: raccomandare al pubblico di non vendere i cenci della
biancheria usata dai vajuolosi; obbligare gli ospedali a bruciare quei me-
desimi cenci; classificare i depositi di cenci fra gli stabilimenti pericolosi,
sottomettendoli ad una regolamentazione severa; obbligare le fabbriche di
carta a disinfettare prima i cenci, specie quelle che operano a secco.
Parson raccomanda come preventivi la vaccinazione degli addetti al la-
voro, la ventilazione dei locali, l'allontanamento delle polveri sollevate dal
lavoro, e la disinfezione dei cenci. Quest'ultima raccomandazione è però
essenziale di fronte alle altre; e quindi Parson esamina i mezzi applicabili
ad hoc nell'industria. L'esposizione prolungata all'aria è infida e dispendiosa;
il trattamento dei cenci con polveri disinfettanti è pur dispendioso; l'uso
dell'acido solforoso danneggia la materia prima. Preferibile a tutti questi
mezzi è la disinfezione col calore: venne dimostrato coli' esperimento che
il vapor d'acqua a 1 20^ C. disinfetta benissimo gli stracci in balle, purché
non siano stati compressi sotto al torchio idraulico : la qualità degli stracci
non si altera, la spesa è minima, di franchi 2. 60 per tonnellata, la mano
d'opera pronta e facile. Quanto poi alla questione di sapere se certi stracci
esigono delle cautele speciali, Parson distingue 4 classi di cenci: i.* stracci
provenienti da focolai epidemici; 2.^ stracci di provenienza estera; 3.° stracci
d'ospitale; 4.^ stracci molto sudici. I primi esigono certamente la disinfe-
zione per i pericoli gravissimi di trasporto dei germi; i secondi vennero in
molti paesi sottomessi a disinfezione obbligatoria; i terzi non dovrebbero
— 748 —
mediche provinciali, locali, e generalmente a tutte quelle Anuninistrazioni ,
ai Medici privati, ecc., che ne facessero domanda. Un veterinario sarà inca-
ricato di dirigere l'operazione dell'inoculazione sulle giovenche e della cul-
tura del vaccino. Esso non dovrà cedere materia vaccinica per uso pubblico
o privato, se non si è prima assicurato che l'animale, sul quale venne
raccolta, era esente da qualunque malattia contagiosa.
L'Istituto vaccinogeno militare di Anversa — {Rame dhygilne 1882. 8).—
L"armata belga perde ancora oggi in media 22 soldati per vajuolo all'anno:
l'armata francese ne perde circa 200; mentre l'armata tedesca ha avato
dopo il 1873 e fino a tutto il 1879 ^PP^i^a 98 casi di vajuolo senza im
^ol decesso. Perchè quest'esercito è privilegiato di fronte agli altri? Il dot-
tor Riemslagh, medico principale di prima classe dell'esercito belga, in un
suo rapporto, attribuisce la maggiore mortalità all' insufficienza del vaccino
e ad una cattiva pratica della vaccinazione. Quando l'innesto del vaccino
non ha dato risultato, si crede l'individuo refirattario al virus, e non si
pensa a rinnovare più tardi la prova. È invece di regola nell'esercito prus-
siano di ripetere fin quattro e cinque volte di seguito la vaccinazione quando
non è riuscita la prima volta ; alla seconda, alla terza volta trovasi poi il
soggetto suscettibile, di guisa che il risultato può aumentare del io e più 7s*
Ma onde poter moltiplicare cosi le vacdnazioni, occorre aver costantemente
sotto mano una buona scorta del virus attivo. E nella difficoltà di ottenerne in
copia dai bambini o dagli adulti vacdniferi, Riemslagh ebbe la bella idea
d'improvvisare degli istituti vaccinogeni militari : e Noi possediamo, dic'egS,
di che creare, colle nostre proprie risorse e senza grandi spese, un istituto
vaccinico che funzionerebbe in ogni città di guarnigione un po' importante.
Noi abbiamo invero da qualche tempo i nostri macelli militari, e le relt*
tive stalle dove trovansi delle vacche preparate alla mattatone. Perchè non
le faremmo servire alla coltivazione del pus vaccinico ? » Questa idea, messa
là cosi per inciso in un rapporto, non restò sterile: pochi mesi dopo il
Ministro della guerra, con decisione del 19 agosto 1881 autorizzò la crea-
zione d'un istituto vaccinogeno all'ospitale militare d'Anversa, e l'inaugura-
zione di esso avveniva il 13 novembre dello stesso anno. Warlomont tì
inoculò la prima vacca colla linfa proveniente dal cow pox coltivato all'I-
stituto nazionale, e dopo 6 giorni si poteva fare la seconda inoculazione
del nuovo virus, e cosi via. L'esperienza ha dimostrato che gli animali (fi*
magrano alquanto, ma la carne resta sempre buona. I risultati per quanto
concerne la vaccinazione furono soddisfacenti: si ebbero 37,8 successi per
cento, ed anche i refrattari sottoposti a successive vaccinazioni diedero an-
cora il IO ^1^ di esiti favorevoli. L'esempio parrebbe meritevole di veni
seguito, o quanto meno la proposta si può dire meritevole di considerazione
potendo la sua attuazione giovare in certe circostanze speciali. La spesa ne
è affatto insignificante, il locale richiesto non è straordinario, i medici e i
veterinari dell'esercito potrebbero occuparsene.
— 751 —
questo novello strato, qualunque sia la forza impiegata nella pressione. La
filtrazione rimane quindi sospesa fino a quando non sia tolto via il de-
posito melmoso formatosi.
Queste sospensioni che si ripetono a brevi intervalli, domandano un la-
voro manuale, dei ricambi d' apparecchi e di materie filtranti per operare
la purificazione delle acque di fogna, anche in una piccola città, e rendono
il costo della filtrazione sproporzionato a' suoi vantaggi.
Ne succede quindi che perchè un sistema possa essere applicato economi-
camente alla filtrazione delle acque di fogna, è assolutamente necessario ehc
sieno evitate le sospensioni di funzionamento troppo frequenti nell'apparecchio.
Il principio del filtro Farquhar-Oldham poggia sulla continua rimozione
delle materie estranee che stanno in sospensione nell'acqua da filtrarsi, via
via che si depositano alla superficie dello strato filtrante. Questa superficie
cosi tenuta libera da qualsiasi ostruzione lascia che la filtrazione sia rapida
e continuata.
Descrizione delP apparecchio e del modo con cui opera.
Lo strato filtrante composto di segatura, di sabbia, di cenere o di qua-
lunque altra consimile materia è contenuto in un cilindro chiuso W t poggia
su di una tela grossa sostenuta da una piastra perforata che si allunga fino
ad una griglia U,
Il liquido è respinto nel filtro per una tubulatura A; passa nell'interno
dell'albero scanalato B e giunge al disopra del disco a coltello 5, di là è
distribuito pei canali C uniformemente su tutta la superficie dello strato fil-
trante; questo è allora attraversato dal liquido, che deposita alla superficie
tutte le impurità solide, e cola finalmente pel tubo X.
Durante il lavoro si fa girare il disco a coltello 5 per mezzo d'una car-
rucobi L che mette in opera due rocchetti d'angolo, e si può farlo discen-
dere alla velocità richiesta, indipendentemente dalla velocità di rotazione,
coll'aiuto dell'ingranaggio FG.
Qualche volta succede che le materie in sospensione nel liquido sono di
natuia calcare; esse formano allora uno strato sottile il quale viene a for-
mare esso stesso un filtro eccellente. In questo caso, necessita solamente di
far girare il disco a coltello sulla superficie di detto strato nel cilindro \V,
senza farlo discendere. Il deposito accumulatosi verrà cosi continuamente
raschiato e forzato, per l'inclinazione del coltello K^ di passare alla super-
fìcie del disco la cui parte inferiore sarà cosi sempre e totalmente libera,
l'arrivo del liquido restando sempre in diretto contatto colla superfìcie della
materia fìltrante.
Talvolta, le materie in sospensione sono di natura melmosa e, quando si
lasci accumulare un poco di questo deposito, si sospende la filtrazione. È
allora necessario far discendere il coltello nel medesimo tempo che gira,
di modo che ad ogni giro, egli tolga via una piccola fetta di materia fil-
trante insieme all'accumulatovi deposito; si forma cosi, ad ogni giro di
coltello, una superfìcie polita sullo strato filtrante il quale forma, quasi, un
nuovo filtro.
— 752 —
La velocità di rotazione e di discesa del disco a coltello sono detenni-
nate dalla quantità di deposito da togliersi dal filtro, in un dato tempo.
Quando il disco a coltello è disceso fino a 5 o 060 millimetri dal fondo,
il movimento di discesa s'arresta automaticamente. L'operazione è allora al
suo fine, e la materia filtrante, la quale al principio era sotto il disco, si
trova al disopra intieramente frammista ai residui solidi che sono stati trat-
tenuti. Quando lo si desideri, il liquido che resta nella materia filtrante al
termine dell'operazione può essere espulso pel tubo X mediante l'aria com-
pressa mandata nel filtro pel tubo B.
Per estrarre la materia filtrante ed i residui è necessario di dischiavare
il coperchio Q e d' innalzarlo fino al punto indicato dal punteggia-
mento. Allora, mediante un cangiamento dell'ingranaggio J?, il disco a col-
tello, che può impiegare alcune ore ed anche parecchi giorni per discendere
in fondo del tino, può girare rapidamente in senso contrario, e risalire ad
ogni giro della lunghezza totale di un giro di vite; in tal modo, solamente
in pochi minuti, questi residui sono automaticamente gettati sopra il margine
del cilindro W, Il disco ed il coperchio Q sono allora innalzati insieme
ad una conveniente altezza sopra del cilindro W^ altezza indicata dal
punteggiamento, si che si possa pulire questo cilindro ed empirlo di ma-
teria filtrante per una nuova operazione. Il tempo richiesto per tale lavoro
non oltrepassa un'ora.
Da tutto questo chiaramente risulta come ogni volta che il coltello tolga
via le impurità solide e quindi pulirà la superficie del filtro, coU'impedire
al filtro di ostruirsi, ed al filtramento di arrestarsi, un nuovo filtro verrà,
per modo di dire, a costituirsi, è quindi evidente come il toglier via mille
strati resi impermeabili dai depositi, corrisponderà alla formazione di mille
filtri in una buona condizione di esercizio.
Risultati delle esperienze.
La durata del tempo durante il quale un filtro può operare, è dipen-
dente dalla quantità e dalla natura delle impurità contenute nel liquido e
dalla spessezza dello strato filtrante. La pressione da esercitarsi sul liquido
è dipendente pure dalla sua natura e dalla velocità di filtrazione che de-
siderasi ottenere. I seguenti resoconti di esperienze fatte in Francia ed in
Italia potranno servire di fondamento.
Le dimensioni dello strato filtrante impiegato durante queste esperienze
erano solo di 25 centimetri di diametro, su 25 centimetri di spessezza.
I .** Ai Giardini di saggio dei lavori di Parigi a Asnières, vennero fatte
alcune esperienze il 27 agosto 1880 dinanzi il signor Buffet, ingegnere
in capo dei ponti e strade, e dei signori Durand-Claye e Locquet. Le acque
di fogna vennero filtrate e rese perfettamente limpide ed in modo continuo
con una media di litri 6.25 al minuto, e con una pressione sul liquido
eguale ad una atmosfera. Elevata la pressione ad i 1/2 atmosfera la me-
dia fu di 8 litri al minuto.
2.® Al deposito dei lavori di Parigi a La Villette, delle esperienze
— 751 —
[uesto novello strato, qualunque sia la forza impiegata nella pressione. La
iltrazione rimane quindi sospesa fino a quando non sia tolto via il de*
X)sito melmoso formatosi.
Queste sospensioni che si ripetono a brevi intervalli, domandano un la-
voro manuale, dei ricambi d' apparecchi e di materie filtranti per operare
a purificazione delle acque di fogna, anche in una piccola città, e rendono
1 costo della filtrazione sproporzionato a' suoi vantaggi.
Ne succede quindi che perchè un sistema possa essere applicato economi-
ramante alla filtrazione delle acque di fogna, è assolutamente necessario ehc
ùeno evitate le sospensioni di funzionamento troppo frequenti nell'apparecchio.
Il principio del filtro Farquhar-Oldham poggia sulla continua rimozione
ielle materie estranee che stanno in sospensione nell'acqua da filtrarsi, via
m che si depositano alla superficie dello strato filtrante. Questa superficie
:osi tenuta libera da qualsiasi ostruzione lascia che la filtrazione sia rapida
t continuata.
Descrizione delV apparecchio e del modo con cui opera.
Lo strato filtrante composto di segatura, di sabbia, di cenere o di qua-
lunque altra consimile materia è contenuto in un cilindro chiuso W t poggia
su di una tela grossa sostenuta da una piastra perforata che si allunga fino
ad una griglia U,
Il liquido è respinto nel filtro per una tubulatura A; passa nell'interno
dell'albero scanalato B e giunge al disopra del disco a coltello 5, di là è
distribuito pei canali C uniformemente su tutta la superficie dello strato fil-
trante; questo è allora attraversato dal liquido, che deposita alla superficie
tutte le impurità solide, e cola finalmente pel tubo X,
Durante il lavoro si fa girare il disco a coltello 5 per mezzo d'una car-
rucola L che mette in opera due rocchetti d'angolo, e si può farlo discen-
dere alla velocità richiesta, indipendentemente dalla velocità di rotazione,
coll'aiuto dell'ingranaggio FG.
Qualche volta succede che le materie in sospensione nel liquido sono di
natuia calcare; esse formano allora uno strato sottile il quale viene a for-
mare esso stesso un filtro eccellente. In questo caso, necessita solamente di
far girare il disco a coltello sulla superficie di detto strato nel cilindro \V,
senza farlo discendere. Il deposito accumulatosi verrà cosi continuamente
raschiato e forzato, per l'inclinazione del coltello K^ di passare alla super-
bie del disco la cui parte inferiore sarà cosi sempre e totalmente libera,
arrivo del liquido restando sempre in diretto contatto colla superfìcie della
nateria filtrante.
Talvolta, le materie in sospensione sono di natura melmosa e, quando si
asci accumulare un poco di questo deposito, si sospende la filtrazione. È
llora necessario far discendere il coltello nel medesimo tempo che gira,
li modo che ad ogni giro, egli tolga via una piccola fetta di materia fil-
rante insieme all'accumulatovi deposito; si forma cosi, ad ogni giro di
citello, una superficie polita sullo strato filtrante il quale forma, quasi, un
luovo filtro.
\
— 752 —
La velocità di rotazione e di discesa del disco a coltello sono determi-
nate dalla quantità di deposito da togliersi dal filtro, in un dato tempo.
Quando il disco a coltello è disceso fino aso o 60 millimetri dal fiondo,
il movimento di discesa s'arresta automaticamente. L'operazione è allora al
suo fine, e la materia filtrante, la quale al principio era sotto il disco, si
trova al disopra intieramente frammista ai residui solidi che sono stati trat-
tenuti. Quando lo si desideri, il liquido che resta nella materia filtrante al
termine dell'operazione può essere espulso pel tubo X mediante l'aria com-
pressa mandata nel filtro pel tubo B.
Per estrarre la materia filtrante ed i residui è necessario di dischiavare
il coperchio Q e d' innalzarlo fino al punto indicato dal punteggia-
mento. Allora, mediante un cangiamento dell'ingranaggio J?, il disco a col-
tello, che può impiegare alcune ore ed anche parecchi giorni per discendere
in fondo del tino, può girare rapidamente in senso contrario, e risalire ad
ogni giro della lunghezza totale di un giro di vite; in tal modo, solamente
in pochi minuti, questi residui sono automaticamente gettati sopra il margine
del cilindro W, Il disco ed il coperchio Q sono allora innalzati insieme
ad una conveniente altezza sopra del cilindro W^ altezza indicata dal
punteggiamento, si che si possa pulire questo cilindro ed empirlo di ma-
teria filtrante per una nuova operazione. Il tempo richiesto per tale lavoro
non oltrepassa un'ora.
Da tutto questo chiaramente risulta come ogni volta che il coltello tolga
via le impurità solide e quindi pulirà la superficie del filtro, coU'impedire
al filtro di ostruirsi, ed al filtramento di arrestarsi, un nuovo filtro verrà,
per modo di dire, a costituirsi, è quindi evidente come il toglier via mille
strati resi impermeabili dai depositi, corrisponderà alla formazione di mille
filtri in una buona condizione di esercizio.
Risultati delle esperienze.
La durata del tempo durante il quale un filtro può operare, è dipen-
dente dalla quantità e dalla natura delle impurità contenute nel liquido e
dalla spessezza dello strato filtrante. La pressione da esercitarsi sul liquido
è dipendente pure dalla sua natura e dalla velocità di filtrazione che de-
siderasi ottenere. I seguenti resoconti di esperienze fatte in Francia ed in
Italia potranno servire di fondamento.
Le dimensioni dello strato filtrante impiegato durante queste esperienze
erano solo di 25 centimetri di diametro, su 25 centimetri di spessezza.
I .** Ai Giardini di saggio dei lavori di Parigi a Asnières, vennero fatte
alcune esperienze il 27 agosto 1880 dinanzi il signor Buffet, ingegnere
in capo dei ponti e strade, e dei signori Durand-Claye e Locquet. Le acque
di fogna vennero filtrate e rese perfettamente limpide ed in modo continuo
con una media di litri 6. 25 al minuto, e con una pressione sul liquido
eguale ad una atmosfera. Elevata la pressione ad i 1/2 atmosfera la me*
dia fu di 8 litri al minuto.
2.** Al deposito dei lavori di Parigi a La Villette, delle esperiesxe
— 753 —
rennero fatte il 7 ottobre 1880 dinanzi al direttore del sito signor Duval ed
al personale. In questo caso le acque piovane vennero completamente fil-
trate e rese limpide ed in un modo continuo, nella quantità di litri i. 50
ogni minuto con una pressione sul liquido eguale ad i atmosfera.
È riconosciuto che questo liquido è il più difficile a filtrarsi. Innanzi la
citata esperienza non si era mai riusciti a filtrarlo in modo continuo, ed è
ma delle questioni più importanti che si agitano in questo momento. Venne
provato, con soddisfazione degli ingegneri e delle persone incaricate dal-
l Amministrazione di assistere alle esperienze, che la macchina era capace
di separare i solidi dai fluidi e che una filtrazione soddisfacente si era otte-
nuta, come lo dimostrano i saggi conservati e che vennero depositati al
Laboratorio di ponti e strade.
Di più, i signori Duval e Durand-Claye fanno sapere, riferendosi all' e-
sperienza sulle acque piovane che, al principio dell* operazione , lo strato
filtrante aveva 2 5 centimetri di spessore e che al termine questo era ridotto
a 75 millimetri e nondimeno // liquido ne sortiva ancora limpido.
Per dimostrare praticamente, dinanzi gli incaricati officiali, il grande van-
taggio di potere di continuo portar via le superfici ostruite, il movimento
di rotazione del disco a coltello venne fermato durante l'esperienza pre-
cedente; il coltello cessò, in conseguenza, di toglier via le impurità. Tosto
la filtrazione diminuì di velocità ed in pochi minuti si arrestò totalmente,
quantunque la stessa pressione fosse stata mantenuta sul liquido. Rimesso in
movimento il disco a coltello, e tosto che il deposito venne tolto via dal
coltello e passò alla parte superiore del disco, la filtrazione ritornò cosi
rapida come al principio dell'esperienza.
3.° Alla fabbrica di zucchero della Compagnia di Fives-Lille, a Cou-
lommìers, delle esperienze vennero fatte dinanzi' il signor H. Pellet, chi-
mico della Compagnia, ed agli ingegneri dell'opificio. Del succo di barba-
bietola venne completamente filtrato senza interruzione del modello di
macchina a strato filtrante di 25 centimetri di diametro nella proporzione
di 8 litri al minuto, la pressione sul liquido essendo eguale a 2 atmosfere;
la filtrazione venne continuata durante due ore e si sarebbe potuta pro-
seguirla anche quattro ore senza cambiare la materia filtrante, se ciò si
fosse desiderato.
n liquido filtrato venne dichiarato dal chimico Pellet perfettamente puro,
-osi puro come se il succo fosse passato attraverso carta da filtro, e molto
migliore che non se fosse stato ottenuto cogli ordinari filtri a strettoio. D si-
|nor Pellet aggiunse non trovare ragioni che possano impedire la costruzione
[i una macchina che stia in moto per 4 giorni (I loro filtri a strettoio or-
linarì stanno in moto solamente per 2 ore e mezza, dopo di che bisogna
isfarli).
La Compagnia di Fives-Lille, che comperò il privilegio di fabbricare
neste macchine in Francia, attualmente sta costruendone una di grandi
imensioni.
4.^ L'acqua di fiume contenente materie argillose e melmose in so-
>ensione, che ostruiscono i filtri ordinari , è filtrata e resa perfettamente
48
— 754 —
limpida col modello di macchina avente nna superfìcie filtrante di 25 cen-
timetri di diametro, e filtrando una quantità di liquido che sorpassa i 10
litri al minuto sotto una pressione di i atmosfera ; con una pressione di
2 atmosfere, la velocità di filtrazione verrebbe considerevolmente aumentata.
5.® Dinanzi alla Società Italiana d'Igiene furono del pari eseguiti e^
rimcnti di filtrazione, introducendo nell'apparecchio acqua contenente larga
copia di argilla tanto da avere il colore e l'aspetto di una vera melona. Il
pubblico che assisteva all'esperienza, potè constatare come si estraesse dal
filtro un'acqua limpida e pura, inodora e di buon sapore.
Applicazioni.
Fogne, — Vi sono, come si sa, pochi liquidi cosi difficili a filtrare come
le acque che, secondo i rapporti officiali, contengono il 100 per 100 in più
rli materie solide che non le acque di fogna.
Per questo liquido, come per le acque di fogna, la segatura ordinaria è
la materia più vantaggiosa per formare i filtri. Per la sua l^;gerezza, ela-
sticità e la sua natura assorbente, essa può ritenere circa otto volte di {uè
del suo peso di materie impure in sospensione. Costa poco , è facile ad
aversi in quantità, e quando è satura di materie organiche forma un om*
cime di valore. Nondimeno vi sono altre materie che possono essere im-
piegate utilmente anch'esse come la segatura: le ceneri polverizzate, U
sabbia fine convengono benissimo a questa applicazione e formano in se-
guito dei buoni concimi.
Nell'esperienza fatta ad Asnières, si prese l'acqua da filtrare quale venini
dal collettore; ma si venne a conoscere come innanzi di operare sulle acque
era utile aggiungervi una piccola quantità (3 per 100 circa) di calce,
con che si ottiene di precipitare la filtrazione.
Un grande vantaggio di questo procedimento applicato alle acque di
fogna è lo stato compatto dei residui assorbiti dallo strato filtrante. Se al
termine dell'operazione, quello che può rimanere di liquido nel filtro è espulso
mediante l'aria compressa introdotta nel cilindro per l'albero cavo , come
già si disse , si ottengono direttamente dei veri pezzi di concime che si
possono trasportare senza che bisogni prima disseccarli, ciò che è impor-
tante sia per l'economia, sia per la salubrità ; se poi si tien conto del pro-
fitto che puossi ricavare da questi avanzi, si vedrà che la filtrazione delle
acque di fogna, si può eseguire senza alcuna spesa.
La velocità di filtrazione ottenuta col modello di cui si è parlato, es-
sendo di 8 litri per un diametro di 250 millimetri, un apparecchio di 5
metri di diametro, per esempio, potrebbe filtrare 11 80 litri al minuto, 0
circa 17 co metri cubi ogni 24 ore e, siccome il tempo necessario per rin-
novare lo strato filtrante è di un'ora al massimo dalla sospensione al ter-
mine di un'operazione fino al principio della seguente , è facile il calco-
lare il numero delle macchine che bisognerà impiegare nella filtrazione di
una data quantità d'acqua di fogna.
Dniriìmzione iT acqua. — Per questo impiego T apparecchio ha provato
— 757 —
ficienteraente i granelli di sabbia, anche sotto la più grande pressione.
Infatti, le particelle di segatura si coprono cosi ermeticamente Tuna colPal-
tra sotto la pressione, che possono paragonarsi a parecchi strati di tele fine
o di carta da filtro, ed il fondo, o letto di segatura di legno , non è più
permeabile che al liquido puro.
La questione che naturalmente viene a galla è questa:
La segatura di legno comunica qualche sapore al liquido filtrato, ciò
che, pel zucchero, ecc., sarebbe dannoso? La risposta è che, dopo Tespul-
sione del liquido il quale ha saturato la segatura innanzi la filtrazione, nessun
sapore proveniente dalla segatura può sussistere nel liquido filtrato. La ra-
gione è che il liquido del quale sarebbe saturato lo strato, è totalmente
assorbito dalle J)articelle di segatura, come da una spugna, e che tutto que-
sto liquido è sotto alla pressione, cacciato fuori dai granelli di segatura,
recando così con sé la più gran parte del sapore della medesima. Lo strato
filtrante essendo allora compresso, il liquido filtrato non può penetrare nel-
rintemo dei granelli e, nel suo rapido passaggio fira questi granelli, egli
non può contrarre alcun gusto di segatura.
In ogni caso la segatura deve essere imbevuta di liquido chiaro per for-
mare il letto del filtro e formare così un'attrazione capillare eguale in tutti
i sensi, in modo che il liquido possa colare egualmente attraverso il letto
intiero.
Sperimenti ripetuti vennero fatti allo scopo di sapere se il liquido da
filtrarsi cacci dinanzi a sé la totalità del liquido impiegato per saturare il
letto al principio della filtrazione , come accadde sempre e come lo pro-
vano i saggi successivi. La quantità d'acqua impiegata per saturare il letto
fu misurata con cura; tosto che questa quantità venne estratta e non prima,
l'acqua di fogna filtrata o il succo zuccherato passò attraverso l'apparecchio.
\Bulietin de la Société des Ingénieurs civili),
H. Chapman.
— 7S6 —
Minvlibc minimo in paragone alla produzione di lavoro. — La velocità di
r\ltr;uionc di questa macchina è sempre costante e non si prova alcuna dif-
t\coUJi a filtrare delle acque contenenti uova di pesci o materie argillose
in sospensione; mentre nei filtri ordinari a sabbia la filtrazione diminuisce
giornalmente avuto riguardo all'otturamento della superficie, specialmente coi
depositi fangosi.
La lavatura della superficie del letto può esser fatta secondo il medesimo
proredimento impiegato per gli altri sistemi.
Sictx^nìe questi calcoli poggiano sui risultati ottenuti con una pressione
sul liquido eguale ad i sola atmosfera, è manifesto che se si impiegherà
una pressione più grande, in limiti però giusti, si otterrà una velocità di
filtrazione superiore, e questo senza che la purezza della filtrazione sia al-
terata, cosa provata dalle esperienze di Coulommiers, nelle quali fu impi^
gata una pressione di 2 atmosfere.
Opifici, — Facilmente si potrà vedere come, ali* infiiori delle distriba-
zioni d'accjua e delle fogne, questo procedimento di purificazione automa-
tira è chiamato ad operare una rivoluzione in tutti i procedimenti di fil-
trazione, e procurerà una grande economia ai fabbricatori di zucchero, ai
birrai, ai fabbricatori di aceto ed altri, i quali tutti abbisognano d'una fil-
trazione efficace, rapida, continua e di poco costo. — Esso sopprime l'oso
dei sacchi o tele, che richiedono annualmente una spesa considerevole e
non danno una filtrazione sufficiente. Pei birrai e pei distillatori quest'ap-
parecchio sarà specialmente utile per filtrare gli avanzi, che contengono at-
tualmente una grande quantità di liquido utilizzabile, il quale, in pratica,
è perduto per l'inefficacia dei procedimenti attuali di filtrazione continua.
Vantaggi della segatura di legno come materia filtrante.
Ad uguale volume venne provato come i vantaggi seguenti siano in fa-
vore della segatura di legno in paragone colla sabbia, ecc.:
i.° Essa si trova a minor prezzo;
2.^ La spesa di trasporto è minima, paragonata a quella della sabbia;
3.** Essa richiede minor lavoro manuale per la sua lavatura, special-
mente per la sua leggerezza e la facilità di conservazione;
4.^ Essa produce una filtrazione assai più efficace perchè i granelli
di segatiu-a allorché sono saturati aderiscono insieme, e più la pressione im-
piegata è grande, più i granelli si stringono o s'uniscono fra loro, ciò che
non può accadere colla sabbia;
5.° Si filtra colla segatiura, in un dato tempo, una quantità di liquido
tre volte più grande che non si ottenga collo stesso volume di sabbia fine
e con questo procedimento.
La ragione di ciò si è che le impurità solide sono fermate tosto alla
superficie superiore della segatura e conseguentemente sono subito tolte via
dal coltello, si che ne risulta una filtrazione rapida e continua ; mentre colla
le impurità penetrano sempre ad una certa profondità al di sotto
icie superiore, considerando Timpossibilità di ammucchiare suf-
— 759 —
DIRITTO SANITARIO.
Ordinanza relativa all'impiego dei colori velenosi in Germania. — Il
Governo tedesco ha presentato al Reichstag U seguente ordinanza, in data
I maggio 1882, relativa alla proibizione dei colori velenosi per la colora-
zione di talune sostanze alimentari ed oggetti di consumazione.
€ Noi, Guglielmo , nel nome dell'Impero, nei termini dell'articolo
5 della legge del 14 maggio 1879, relativa al commercio delle derrate ali-
mentari, degli oggetti di consumazione e d'uso, ed in seguito a consenti-
mento del Consiglio Federale, ordiniamo quanto segue:
Art. I. — È vietato l'impiego dei colori velenosi nella fabbricazione
delle derrate alimentari o degli oggetti di consumazione destinati alla ven-
dita; sono considerati come colorì velenosi, nel senso di questa ordinanza,
quelli che contengono le materie o le composizioni seguenti:
e Antimonio (ossido d'antimonio), arsenico, bario (eccettuato il solfato
di barite), piombo, cromo (eccettuato l'ossido di cromo puro), cadmio, rame,
mercurio (eccettuato il cinabro), zinco, stagno, gomma gotta, acido picrico.
Art. 2 . — È proibita la conservazione e 1* impacchettare le derrate
alimentari e gli oggetti di consumazione destinati alla vendita in coperte
colorate coi colori velenosi succitati, o in botti nella fabbricazione delle quali
il colore velenoso sia stato impiegato in modo tale che la materia vele-
nosa colorante possa penetrare nell'interno della botte.
Art. 3. — È proibito l'impiego dei colori velenosi citati al § i, per
la fabbricazione dei giuocattoli, eccettuate le vernici, i colori all'olio, al
bianco di zinco ed al giallo di cromo (cromato di piombo).
Art. 4. — È proibito l'impiego dei colori preparati all'arsenico per
la fabbricazione delle tinture, come l'impiego dei colori al rame preparati
all'arsenico e delle materie che contengono simili colori per la fabbricazione
d'oggetti di vestimento.
Art. 5. — Sono proibite la messa in vendita e la vendita all'ingrosso
od al minuto delle derrate alimentari ed oggetti di consumazione fabbricati,
conservati, o impacchettati contrariamente alle prescrizioni degli articoli i
e 2, cosi che dei giuocattoli, tinture ed oggetti di vestimento fabbricati in
modo contrario alle prescrizioni degli articoli 3 e 4.
Art. 6. — Quest'ordinanza entrerà in esecuzione al i aprile 1883.
Il burro artificiale. — Da qualche anno la fabbricazione del burro ar-
tificiale, acquistò tale sviluppo, i procedimenti di falsificazione si sono cosi
moltiplicati, che non saranno mai abbastanza lodati i provvedimenti presi
dal Prefetto di Polizia di Parigi per impedire che continui un simile stato
di cose.
Il Prefetto diede fuori in proposito l'ordinanza seguente, la quale venne
affissa sulle muraglie delle piazze e mercati di Parigi:
A. Bocca d'arrivo del liquido di
filtrani eiwdotto da ni tgbii
Aeuibilc.
B, Albero cavo a vite canduatc
il liquido alto «trato filinUc.
W. Glindro del filtro.
U. Fondo perforato del meteÌBa.
— X Tubo di scolo.
C &pola che ricopre a cili»to.
la linea punteggiata india il
punto di rialiamento pa il
cambio dello itrato.
.S'. Piatta finato all'eatremitl Inl'-
riore dell'albero B.
C. Canali tagliati al ditotiD dd
piatto per la diffiuione iA li-
K. Lama di guaraiiione del kUoi
intagliato nel piatto.
L. Puleggia dì comando dell' In-
granaggio FG, cbe fa |ini'
e discendere l'albero B t^
piallo S.
R. Ingranaggio di inTeitimeitlo di
niarda dell'albero f per il »l-
tevamento del piatto.
— 759 —
DIRUTO SANITARIO.
Ordinanza relativa all'impiego dei colori velenosi in Germania. — II
Goyerno tedesco ha presentato al Reichstag U seguente ordinanza, in data
z maggio 1882, relativa alla proibizione dei colori velenosi per la colora-
zione di talune sostanze alimentari ed oggetti di consumazione.
< Noi, Guglielmo , nel nome deirimpcro, nei termini dell'articolo
5 della legge del T4 maggio 1879, relativa al commercio delle derrate ali-
mentari, degli oggetti di consumazione e d'uso, ed in seguito a consenti-
mento del Consiglio Federale, ordiniamo quanto segue:
Art. I. — È vietato l'impiego dei colori velenosi nella fabbricazione
delle derrate alimentari o degli oggetti di consumazione destinati alla ven-
dita; sono considerati come colori velenosi, nel senso di questa ordinanza,
quelli che contengono le materie o le composizioni seguenti:
< Antimonio (ossido d'antimonio), arsenico, bario (eccettuato il solfato
di barite), piombo, cromo (eccettuato l'ossido di cromo puro), cadmio, rame,
mercurio (eccettuato il cinabro), zinco^ stagno, gomma gotta, acido picrico.
Art. 2 . — È proibita la conservazione e l' impacchettare le derrate
alimentari e gli oggetti di consumazione destinati alla vendita in coperte
colorate coi colori velenosi succitati, o in botti nella fabbricazione delle quali
il colore velenoso sia stato impiegato in modo tale che la materia vele-
nosa colorante possa penetrare nell'interno della botte.
Art. 3. — È proibito l'impiego dei colori velenosi citati al § i, per
la fabbricazione dei giuocattoli, eccettuate le vernici, i colori all'olio, al
bianco di zinco ed al giallo di cromo (cromato di piombo).
Art. 4. — È proibito l'impiego dei colori preparati all'arsenico per
I4 fabbricazione delle tinture, come l'impiego dei colori al rame preparati
^'arsenico e delle materie che contengono simili colorì per la fabbricazione
d'oggetti di vestimento.
Art. 5. — Sono proibite la messa in vendita e la vendita all'ingrosso
od al minuto delle derrate alimentari ed oggetti di consumazione fabbricati,
Conservati, o impacchettati contrariamente alle prescrizioni degli articoli i
e 2, cosi che dei giuocattoli, tinture ed oggetti di vestimento fabbricati in
tnodo contrario alle prescrizioni degli articoli 3 e 4.
Art. 6. — Quest'ordinanza entrerà in esecuzione al i aprile 1883.
il burro artificiale. — Da qualche anno la fabbricazione del burro ar-
ificiale, acquistò tale sviluppo, i procedimenti di falsificazione si sono cosi
noltiplicati, che non saranno mai abbastanza lodati i provvedimenti presi
lai Prefetto di Polizia di Parigi per impedire che continui un simile stato
li cose.
Il Prefetto diede fuori in proposito l'ordinanza seguente, la quale venne
iffissa sulle muraglie delle piazze e mercati di Parigi:
^
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Art. I .** — L.1 Margarina e simili prodotti messi in vendita nella giu-
risdizione della Prefettura di Polizia, dovranno, su ogni pezzo, recare un
cartellino, sul quale vi sarà, in caratteri abbastanza visibili, un'indicazione
di conformità alla vera natura del prodotto.
Art. 2.^ — È proibita l'introduzione nei mercati delle piazze centrali
del burro artificiale.
Son due anni, che in conseguenza di un rapporto letto dal sig. Riche
per incarico dell'Accademia di Medicina, la Margarina venne, poco ap-
presso la domanda del dott. Bourneville, omessa nella preparazione degli
alimenti destinati agli ammalati ed al personale degli asili pubblici d* alie-
nati della Senna. Da quest'epoca gli Igienisti fissarono la lora attenzione
su le varie preparazioni conosciute col nome di Margarina, e sui danni
che potevano arrecare nell* alimentazione. La Margarina di Mège-Mouriés,
che in dati momenti rese degli incontrastabili servigi, venne assoggettata
nella sua preparazione a tali cambiamenti, che ben si può considerare
come non esistente più. La Margarina attualmente in commercio è un
prodotto industriale, che si presta a molte frodi: fabbricata con sevo
vecchio, spedito dalla provincia, vi si rinvengono delle quantità più 0
meno considerabili d'olio di palma, d'olio di arachide, ecc.; questo pro-
dotto viene anche spedito dal circondario di Parigi sia in provincia, àa
direttamente alle piazze, ed ivi mescolato con burro di mediocre qualità,
il tutto viene di poi venduto sfrontatamente col nome di burro di Breta-
gna e di Normandia.
Nel Journal d'Hy glene abbiamo trovato in proposito qualche interessante
ragguaglio che crediamo bene rapportare: e quando il burro arriva sul
mercato, lo si porta ne* sotterranei ove è mescolato con la Margarina, e
di poi rimandato sopra ed ivi tale mescolanza viene venduta come burro.
Altre manipolazioni si compiono sul burro vecchio in questi sotterranei,
luoghi ove la pulizia lascia molto a desiderare. Riscaldato il burro, i vec-
chi pani di burro sono sottomessi ad una lavatura al bicarbonato di soda,
poi mescolati una seconda volta si che il burro assorba il 30 Y^ d'acqua,
così rinfrescato a tutto danno del consumatore, è rinviato sul mercato, ove
è venduto come burro fresco. »
e Gli avanzi lasciati dagli impiegati incaricati di saggiare il burro, ven-
gono anch'essi raccolti e lavati per essere venduti. Ecco come si pratica
il saggio del burro : L'impiegato o ispettore toglie da un pane destinato alla
vendita, un'unghiata di burro, che preme fra le dita per assicurarsi che
non contenga della Margarina (se ne contiene il burro scricchiola legger-
mente sotto la pressione). Dopo quest* operazione preparatoria 1* impiegato
assaggia il burro coU'estremità delle labbra, e getta l'avanzo in un vaso ad
hoc. Quando questo vaso è pieno, i garzoni del mercato del burro, lavano
il contenuto, lo rimescolano e lo vendono, a loro profitto, al consumatore
col nome di burro fresco 1 »
Evidentemente queste mescolanze e manipolazioni cadono sotto le dispo-
sizioni di legge, e costituiscono da una parte un inganno circa la qualità
della merce in vendita, dall'altra parte una falsificazione, la quale può es»
— 7^1 —
sere nociva alla pubblica salute. Spetta dunque al Tribunale di punire se-
ireramente i frodatori che venissero scoperti dai periti del Laboratorio mu-
nicipale {Le Progrls Me dicala 24 giugno 1882, N, 25).
Progetto d'ordinamento della professione di dentista in Francia. — In
Dna delle ultime sue sedute, l'Assemblea dei professori della Facoltà di Me-
dicina di Parigi, ha votato, secondo il rapporto del prof. Leon Le Fort,
un progetto d'ordinamento della professione di dentista. Ecco il testo
del progetto :
Art. I.® — Cominciando dal i** gennaio 18... nessuno potrà eserci-
Iwe l'arte del dentista o portarne il titolo, se non avrà un diploma che
^i conceda il diritto di esercitare la medicina, o un diploma speciale di
dentista.
Programma degli studi, — Art. 2.<* Gli aspiranti al diploma speciale di
dentista dovranno: i.*^ Farsi inscrivere appresso una Facoltà o ima Scuola
di medicina; 2? Presentare all'inscrizione un certificato di licenza ginna*
nie o un diploma per l'insegnamento secondario speciale; 3.^ Frequentare
per due anni, appresso una Facoltà o una Scuola di medicina, le lezioni
li anatomia, di fisiologia, di patologia interna ed estema; 4 *^ adempiere
imante due semestri, le funzioni di assistente in una clinica chirurgica;
J.* compiere due anni di pratica, sia appresso un dentista, sia in una
icnola di odontologia. Il principio della pratica, il quale non può comin"
ive che terminati i due anni di studi di cui al paragrafo 3°, è stabilito
JOU'inscrizione del candidato in un registro speciale, sia in una Facoltà, sia
R una Scuola di medicina. Qualunque cambiamento del luogo ove lo stu-
Icnte fa la pratica, dovrà essere preceduto da una dichiarazione fatta alla
facoltà od alla Scuola di medicina appresso la quale sta il registro d'in-
icrizione.
Programma degli esami. — Art. 3.** Gli esami si faranno al termine dei
hie anni di pratica.
Art. 4.<> — Le prove dell'esame sono in numero di tre: i.** Una
^ava orale sull'anatomia, l'istologia, la fisiologia della bocca e sue dipen-
Icnze; sulla patologia interna ed esterna, la materia medica e terapeutica
"bpetto alle malattie della bocca; 2.° Una prova clinica su di un amma-
tto di affezione alla bocca e sue dipendenze. Il candidato, dopo averne
Milito chiaramente la diagnosi, dovrà compilare, senz' ajuto di libri, di
lote o di consigli, una composizione scritta sulla natura, etiologia e la cura
Iella malattia da lui esaminata; 3.** Una prova pralica, consìsttntt in ope-
izioni fatte sul vivente, sul cadavere o sullo scheletro; estrazione, ottura-
lento dei denti, ecc., ecc., esecuzione in casa di un apparecchio di pro-
!ri intiero o parziale, coll'applicazione di questo apparecchio. In seguito a
Desta prova il candidato verrà interrogato sulle operazioni odontologiche,
lUa fisica, la chimica, la meccanica e la metallurgia nelle loro applica-
bili all'arte del dentista.
Art. 5.^ — Il diploma speciale non potrà essere conferito che a quei
indidati i quali abbiano compiuto i venticinque anni d'età.
— 764 —
Llgiene e gli Igienisti in Parlamento. — Per quanto abbiamo cercato di ic^gttt i
uumcrosi programmi stati fatti dai numerosissimi candidati in occasione delle possale ele-
zioni politiche, non ci è stato fatto di raccogliere molti argomenti atti a persuaderà che
i nuovi Icgisbtori avranno più a cuore dei vecchi la pubblica sanità e tutte le questioni
che alla medesima si riferiscono.
In generale si h pensato molto all'anima, pochissimo al corpo che dopo tutto è quello
cui è affidata la difesa della patria, la fiondila delle industrie, dei commerci, l'aumen»)
della popolazione, che è la forza precipua della ricchezza nazionale.
Tuttavia giova ricordare che l'onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri ha accen»
nato nel discorso pronunciato a Stradella, alla inchiesta da lui iniziata amministrativamente
sulla Igiene pubblica che « valse già al Grovemo preziosi materiali di studio e gitta nnovi
« sprazzi di luce sopra un vitale argomento che in al/ri paesi affatica da lungo tempo
« scienziati e legislatori. La pianta Uomo, come la chiamava Alfieri, non è abbastanu
<c bene allevata in molte parti d'Italia, non lo è come vorrebbero la convenienza e l'a-
« tilità sociale: eppure h la più produttiva del mondo 1
« Nelle città e nelle campagne intere famiglie vivono agglomerate in squallide tane;
< ogni principio d'igiene è loro ignoto ed impossibile ; non buone le acque potabili, non
•. aria sana, nessuna applicazione, insomma di quelle discipline che sono destinate a di*
^ miuuire la mortalità, o a far si che l'uomo cresca sano e robusto secondo le leggi di
« natura. »
L'onorevole Depretis ricordò altresì le leggi che dal 1876 al 1882 furono votate dal
Parlamento e che colla sanità pubblica hanno diretti rapporti, e fra queste ci piace enu-
merare l'abolizione della tassa sul macinato, la legge delle bonifiche, la legge sulla ginna-
stica, i provvedimenti atti a migliorare ed a incoraggiare la costruzione degli edifici sco-
lastici, le disposizioni penali per l'esecuzione della l^ge sulla pubblica sanità, e finalmente
l'inchiesta agraria e l'inchiesta sulle Opere Pie, che darà, si spera, argomento ad una radi-
cale trasformazione degli istituti ospitalieri.
Ciò per quanto riguarda il passato. All'avvenire l'onorevole Presidente del Consiglio dei
Ministri affida la graduale abolizione della tassa sul sale e il miglioramento morale e ma-
teriale dei medici condotti.
Della Legislazione sanitaria che va rifatta da capo e riordinata su basi molto differenti
da quelle su cui ha poggiato fin qui ; della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli ;
dei regolamenti che disciplinano la prostituzione ; della legge sui Manicomi e sugli Esposti
l'onorevole Depretis non ha parlato ; ma ciò, speriamo, non toglierà che mercè gli studi ini-
ziati, il Governo abbia occasione propizia per presentare presto alla nuova Camera provve-
dimenti atti a dare alla sanità pubblica assetto definitivo nell'intento di combattere effi-
cacemente i mali gravissimi ai quali il Ministro dell'Interno prudentemente accennava nel
suo discorso di Stradella.
E a ciò la spingeranno senza dubbio gli uomini di scienza e di cuore che non solo in
altri paesi ^ ma anche in Italia, pur troppo inascoltati, si affaticano da molto tempo alli
soluzione dei non facili quesiti. A ciò la spingeranno, giova almeno sperarlo, i medici egregi
entrati nella nuova Camera ai quali, più che agli altri loro colleghi, spetta l'obbligo di pro-
porre leggi e provvedimenti di natura sanitaria, leggi e provvedimenti che tendano a tu-
tchu-e sul serio, efficacemente, continuamente la salute pubblica, la vita dei cittadini.
Gli onorevoli Bertoni, Sperino, Secondi, Giudici, Basetti, Tommasi-Crudeli, Baccelli t
— 765 —
Cardarelli, Umana, De Crecchio, Semmola, Bonomo, Panizza, Parona ed altri^ molti che la
Società Italiana d'Igiene^ si onora di annoverare fra i suoi membri autorevoli, potranno,
senza distinzione di partito, intendersi facilmente sopra un programma comune intorno a
queste grandi questioni che interessano la nazione tutta, perchè mirano a migliorare le con-
«lizioni materiali e morali del popolo, a preparare alla patria cittadini forti di mente e di
crirpo, operai laboriosi e valorosi soldati.
Questo è l'augurio che facciamo loro, questa è l'opera precipua che noi ci ripromet-
tiamo dai deputati medici nella prossima legislatura che vorremmo alla Igiene, più della
])assata profìcua.
G. Pini.
I
ftuestionario per T inchiesta sulle condizioni igienico-sanitarie dei Comuni del
Begno. — Il Ministero dell'Interno diramerà fra breve ai Comuni del Regno il seguente
questionario, predisposto dal Consiglio superiore di Sanità, nell'intento precipuo di cono-
scere le condizioni igieniche dei medesimi :
Questione I. - — Sitiiatione del Comune,
I P Se in luogo aperto, in valle ampia od angusta, oppure fra gole ;
2p Altezza sul livello del mare riferita possibilmente alla soglia della Casa Comunale (x) ;
3.^ Distanza dal mare o dai ghiacciai misurata in linea retta e riferita sempre alla Casa
Comunale, quando questa distanza non ecceda 5 chilometri.
Questione II. — Clima.
iP Se la temperatura presenti spesso brusche e notevoli variazioni diurne;
2.^ Se siano frequenti le nebbie, le pioggie e le nevi;
3.^ Se in genere il Comune sia dominato da venti impetuosi, e quali venti predomi-
nino nelle diverse stagioni;
4.^ Se e quante volte abbia grandinato nell'ultimo quinquennio con danno grave delle
campagne o dell'abitato;
5.^ Altre indicazioni, che potessero essere fomite dalle stazioni meteorologiche o da
privati, circa specialmente le medie temperature mensili, l'umidità relativa e le quantità
mensili di pioggia.
Questione III. — Acque correnti.
i.^ Denominazione dei laghi, dei fiumi e dei principali torrenti, che bagnano il Comune;
2.^ Se i fiumi o i torrenti attraversino l'abitato, o passino a piccola distanza da esso;
3.^ Estensione almeno approssimativa dei laghi, quando superi 100 ettari; loro distanza
in linea retta dalla Casa Comunale, quando non ecceda 3 chilometri;
4.^ Se i laghi e i fiumi variino considerevolmente di livello nelle diverse stagioni, e se
sogliano produrre inondazioni. Se i torrenti sogliano seccare nell'estate ;
5.^ Se, come e in quale misura i corsi d'acqua servano a maceratoi, o ad altri usi sia
agricoli sia industriali.
(z) L'altitudine pu& desumersi dalle carte topografiche e da parecchie pubblicazioni, fra le quali spe-
cialmente quelle del CÌuò Alpino e delle stazioni meteorologiche: ma in difetto di altri dati si confida
che potrà essere determinata col barometro o anche col soccorso di qualche semplice operazione geo-
detica da persona competente dietro preghiera del sindaco. In ogni caso si dovrà citare la fonte della
notìzia o menzionare la persona, che fu incaricata dell'osservazione.
— 764 —
Llgiene e gli Igienisti in Parlamento. — Per quanto abbiamo cercato dì leggere i
liumcrosi programmi stati fatti dai numerosissimi candidati in occasione delle passate elo-
zioni politiche, non ci è stato fatto di raccogliere molti argomenti atti a persuaderci che
i nuovi legislatori avranno più a cuore dei vecchi la pubblica sanità e tutte le questioni
che alla medesima si riferiscono.
In generale si ò pensato molto all'anima, pochissimo al corpo che dopo tutto è qndlo
cui h affidata la difesa della patria, la floridità delle industrie, dei commerci, l'aumento
della popolazione, che ò la forza precipua della ricchezza nazionale.
Tuttavia giova ricordare che l'onorevole Presidente del Consiglio dei Ministri ha accen-
nato nel discorso pronunciato a Stradella, alla inchiesta da lui iniziata amministrativameote
sulla Igiene pubblica che « valse già al Grovemo preziosi materiali di studio e gitta nooW
« sprazzi di luce sopra un vitale argomento che in alfri paesi affatica da lungo tempo
« scienziati e legislatori. La pianta Uomo, come la chiamava Alfieri, non è abbastanza
« bene allevata in molte parti d'Italia, non lo è come vorrebbero la convenienza e l'u-
« tilità sociale: eppure è la più produttiva del mondo 1
e Nelle città e nelle campagne intere famiglie vivono agglomerate in squallide tane;
< ogni principio d'igiene è loro ignoto ed impossibile ; non buone le acque potabili, non
<x aria sana, nessuna applicazione, insomma di quelle discipline che sono destinate a di-
« minuire la mortalità, o a far si che l'uomo cresca sano e robusto secondo le leggi di
< natura. »
L'onorevole Depretis ricordò altresì le leggi che dal 1876 al 1882 furono votate dal
Parlamento e che colla sanità pubblica hanno diretti rapporti, e fra queste ci piace enu-
merare l'abolizione della tassa sul macinato, la legge delle bonifiche, la legge sulla ginna-
stica, i provvedimenti atti a migliorare ed a incoraggiare la costruzione degli edifìci sco-
lastici, le disposizioni penali per l'esecuzione della legge sulla pubblica sanità, e finalmente
l'inchiesta agraria e l'inchiesta sulle Opere Pie, che darà, si spera, argomento ad una radi-
cale trasformazione degli istituti ospitalieri.
Ciò per quanto riguarda il passato. All'avvenire l'onorevole Presidente del Consiglio dei
Ministri affida la graduale abolizione della tassa sul sale e il miglioramento morale e ma*
teriale dei medici condotti.
Della Legislazione sanitaria che va rifatta da capo e riordinata su basi molto differenti
da quelle su cui ha poggiato fin qui ; della legge sul lavoro delle donne e dei fanciulli;
dei regolamenti che disciplinano la prostituzione ; della legge sui Manicomi e sugli Esposti
l'onorevole Depretis non ha parlato ; ma ciò, speriamo, non toglierà che mercè gli studi ini-
ziati, il Governo abbia occasione propizia per presentare presto alla nuova Camera progre-
dimenti atti a dare alla sanità pubblica assetto definitivo nell'intento di combattere effi-
cacemente i mali gpravissimi ai quali il Ministro dell'Interno prudentemente accennava nd
suo discorso di Stradella.
£ a ciò la spingeranno senza dubbio gli uomini di scienza e di cuore che non solo in
altri paesi^ ma anche in Italia, pur troppo inascoltati, si affaticano da molto tempo aSi
soluzione dei non facili quesiti. A ciò la spingeranno, giova almeno sperarlo, i medici egregi
entrati nella nuova Camera ai quali, più che agli altri loro colleghi, spetta l'obbligo di pro-
porre leggi e pro\'vedimenti di natura sanitaria, leggi e provvedimenti che tendano a tu-
telare sul serio, efficacemente, continuamente la salute pubblica, la vita dei cittadini.
Gli onorevoli Bcrtani, Sperino, Secondi, Giudici, Basetti, Tommasi-Crudeli, Bacodli-
— 765 —
Cardarelli, Umana, De Crecchio, Scmmola, Bonomo, Panizza, Parona ed altri' molti che l.i
SacUtà Italiana d'Igiene^ si onora di annoverare fra i suoi membri autorevoli, potranno,
senza distinzione di partito, intendersi facilmente sopra un programma comune intorno a
•;aeste grandi questioni che interessano la nazione tutta, perchè mirano a migliorare le con-
•lizioni materiali e morali del popolo, a preparare alla patria cittadini forti di mente e di
v.irpo, operai laboriosi e valorosi soldati.
(Juesto è l'augurio che facciamo loro, questa è l'opera precipua che noi ci ripromet-
lìimo dai deputati medici nella prossima legislatura che vorremmo alla Igiene, più della
1 ansata proficua.
G. Pini.
Questionario per T inchiesta sulle condizioni igienico-sanitarie dei Comuni del
^g&O. — II Ministero dell'Interno diramerà fra breve ai Comuni del Regno il seguente
questionario, predisposto dal Consiglio superiore di Sanità, nell'intento precipuo di cono-
scere le condizioni igieniche dei medesimi :
Questione I. — Siiuazione del Comune,
I .^ Se in luogo aperto, in valle ampia od angusta, oppure fra gole ;
2.^ Altezza sul livello del mare riferita possibilmente alla soglia della Casa Comunale (>; ;
3.® Distanza dal mare o dai ghiacciai misurata in linea retta e riferita sempre alla Casa
Comunale, quando questa distanza non ecceda 5 chilometri.
Questione II. — Clima,
iP Se la temperatura presenti spesso brusche e notevoli variazioni diurne;
2.^ Se siano frequenti le nebbie, le pioggie e le nevi;
3.^ Se in genere il Comune sia dominato da venti impetuosi, e quali venti predomi-
nino nelle diverse stagioni;
4.^ Se e quante volte abbia grandinato nell'ultimo quinquennio con danno grave delle
Compagne o dell'abitato;
5.^ Altre indicazioni, che potessero essere fomite dalle stazioni meteorologiche o da
privati, circa specialmente le medie temperature mensili, l'umidità relativa e le quantità
Tiensili di pioggia.
Questione III, — Acque correnti,
i° Denominazione dei laghi, dei fiumi e dei principali torrenti, che bagnano il Comune ;
2.^ Se i fiumi o i torrenti attraversino l'abitato, o passino a piccola distanza da esso;
3.° Estensione almeno approssimativa dei laghi, quando superi 100 ettari; loro distanza
in linea retta dalla Casa Comunale, quando non ecceda 3 chilometri;
4.^ Se i laghi e i fiumi variino considerevolmente di livello nelle diverse stagioni, e se
sogliano produrre inondazioni. Se i torrenti sogliano seccare nell'estate ;
5.^ Se, come e in quale misura i corsi d'acqua servano a maceratoi, o ad altri usi sia
agricoli sia industritdi.
(x) L'altitudine può desumersi dalle carte topografiche e da parecchie pubblicazioni, fra le quali spe-
cialmente quelle del Cluò Alpino e delle staiioni meteorologiche : ma in difetto di altri dati si confida
che potrà essere determinata col barometro o anche col soccorso di qualche semplice operazione geo-
fletica da persona competente dietro preghiera del sindaco. In ogni caso si dovrà citare la fonte della
notìzia o menzionare la persona, che fu incaricata dell'osservazione.
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Questione IV. — Acque stagnanti,
i.'^ Loro denominazione ed estensione approssimativa;
2.0 Se dolci, salate o miste;
x.^ Se prossime all'abitato ;
4.** Se secchino in estate, e se diano luogo ad emanaxioni putride;
5.** Se e in quale misura servano a maceratoi;
6.° Se sia possibile di prosciugarle e se in proposito esistano studi pubblicati o non
pubblicati, e per opera di chi (0.
Questione V. — Acque potabili,
i.<> Se di buona qualità e sufficienti ai bisogni della popolazione. Se ne esistano analisi
chimiche pubblicate o non pubblicate, e per opera di chi (») ;
2 ® Se attinte a laghi od a fiumi ; se avviate al Comune per tubi o condotti chiusi, o
per canali aperti ; oppure trasportate e da quale distanza ;
-1 0 Se di pozzo o di sorgente, oppure se piovane raccolte in cisterne ; e in tutti questi
casi se sollevale con pompe;
o Se alla condotta delle acque potabili servano tubi di piombo;
^ 0 Se pozzi o fontane siano situati in luogo pubblico (piaxze o vie), oppure genenl*
mente nel recinto delle case.
Questione VI. — Acque minerali e termali,
1.0 Loro denominazione e qualità prevalente; se ne esistano analisi chimiche pubbli-
ette o non pubblicate, e per opera di chi (3);
S.O St siano sfruttate da appositi stabilimenti, oppure se vengano altrimenti usate e io
quale misura.
Questione VII. — Coltivazioni,
x^ Se abbondino i boschi cedui e le foreste di alto fusto ; se in queste predominino
le piante conifere (pini, larici, abeti, cipressi, ecc.) e quali; e se le abitazioni siano pros*
time «He foreste;
3,^ Se sia diffusa la coltura dei prati a marcita, del riso e della canape ; se le risije
^ le marcite siano prossime all'abitato, e quale ne sia l'estensione approssimativa;
^^ Se sia estesa nel Comune la bachicoltura, e se vi esistano importanti coltivaziom
«l^ecinli, sospettate capaci di influire sfavorevolmente sulla salute dei contadini.
Questione VIIL — Attizita e oecupasioni principali degli abitanti,
l,** Se predomìni la pastorizia, l'agricoltura o l'industria;
4." Miniere e torbiere ; loro natura ed importanza ;
3.0 Stabilimenti metallurgici; fabbriche di biacca, di fiammiferi e di materie esplodenti;
Inboratorl o depositi generalmente reputati insalubri od incomodi;
^1) Itegli studi, che occorresse di menzionare, si procurerà di produrre il testo o copia accurata.
( i) Alla risposta, se afferinativa, si allegherà possibilmente testo o copia accurata delie singole ajialisi-
finche quando i risultati ne siano discordi.
{;) Alla risposta, se affermativa, si allegherà po'^sibilmente testo o copia accurata delle siscole ana-
kdo i riiultati ne siano discordi.
— 7^9 —
2p Quante farmacie siano aperte nel Comune;
3/' Numero dei medici-chirurghi, dei semplici medici e dei semplici chirurghi;
4.'^ Numero dei flebotomi, dei dentisti e delle levatrici ;
5.** Numero dei veterinari ;
òP Quanti esercitino la loro arte liberamente, e quanti a stipendio del Comune, cioè
'm condotta;
7.'^ Se e quante persone, uomini o donne, esercitino notoriamente in qualsiasi modo
*iite salutare, senza poter dimostrare di esservi abilitate da nna delle scuole universitarie
iel Regno.
Questione XVI. — Vaccinazione,
\P Come si eseguisca la vaccinazione nelle bestie bovine;
2.*^ Quante volte all'anno si sogliano praticare le vaccinazioni e rivaccinazioni nell'uomo;
le con pus umanizzato od animale, ovvero con entrambi e in quali proporzioni ;
3.'^ Quante vaccinazioni e quante rivaccinazioni siansi praticate in ciascun anno del
■ininquennio 1 877-1 881 e con quale risultato ;
4.^ Come siano retribuiti i medici vaccinatori, cioè se cumulativamente collo stipendio
ddla condotta, o con una retribuzione annuale, ovvero in ragione del numero delle vac-
(illazioni praticate.
(Questione XVII. — Malattie del f uomo,
iP Se siano frequenti le febbri periodiche (da malaria) ;
2.'* Se sÌ2ino frequenti i casi di tigna e di scabbia;
Z'^ Se siano frequenti le malattie d'occhi e specialmente le congiuntiviti granulari ;
4.^ Se occorra un numero straordinario di pleuro-polmonie e di tisi polmonari, di reu-
vismi articolari, di vizi organici del cuore, di infiammazioni intestinali, di tenia (verme
itario) e di pellagra;
5.*^ Se e quando nell'ultimo ventennio abbiano infierito epidemie di scarlattina, di mor-
Uo, di angina difterica, di vajuolo e di tifo petecchiale o addominale ;
6.'^ Se e quale delle singole epidemie di cholèra asiatico occorse in questo secolo abbia
destato il Comune; quale vi abbia fatto molte e quale soltanto poche vittime;
7.^ Se domini la sifilide e se vi siano dispensari gratuiti o a pagamento ;
8.^ Se esistano nel Comune case di tolleranza e con quante prostitute ;
9.'^ Se delle malattie predominanti o delle epidemie del Comune esistano relazioni pub-
Licate o non pubblicate e per opera di chi (>).
< Questione XVIII. — Malattie del bestiame,
\P Se e quali epizoozie gravi siansi verificate nell'ultimo ventennio, in quali specie di
[limali, e se abbiano cagionato molta o poca perdita di bestiame;
2/' Se e quanti casi di carbonchio e di moccio (morva, farcino) siansi verificati nel-
aomo in ciascun anno del quinquennio 187 7-1 881, e quante persone nello stesso pe-
odo di tempo siano morte per idrofobia trasmessa specialmente dal cane o dal gatto ;
3.'* Se delle epizoozie occorse nel Comune esistano relazioni pubblicate o non pubbli*
ile e per opera di chi (^).
(1) Alla risposLi, se afTermativa, si allc.^herà possibilmente testo o copia accurata delle relazioni.
(3} Alla risposta, s: afTermativa, si allegherà possibilmente testo o coiia accurata delle relaxiooi.
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Questione XIX. — Brefotrofio ospizi di trovatelli e asili cT infànzia,
i.^ Quanti e quali siano gli istituti di questo genere privati, comunali o eretti ìb
Opera Pia ;
2.^ Numero dei ricoverati presenti alla fine di gennajo di ciascun anno del quinquen-
nio 1877-1S81 per ciascuno degli istituti menzionati;
3.^ Se i locali siano sufficientemente spaziosi e soleggiati;
4.^ Se nei brefotrofi si provveda al mantenimento dei bambini con balie, con allaìti-
niento artificiale ed in qual modo, oppure anche con surrogati del latte e in qule
misura.
Questione XX. — Ospedali e ricoveri,
i.^ Se e quali ospedali, manicomi, sifilicomi, case di maternità, ecc., esistano nd Co-
mune, siano essi privati, comunali, provinciali, governativi od opere pie;
2P Se e quali ricoveri od ospizi per la vecchiaia, per la mendicità, pei dechi, pei
sordo-muti, ecc., esistano nel Comune siano pure essi privati, comunali, provinciali, fy
vernativi od Opere Pie ;
3.^ Numero dei letti, di cui dispongono i singoli stabilimenti menzionati, e noBOO
dei ricoverati presenti alla fine di gennajo di ciascun anno del quinquennio 1877-1881.
Questione XXI. — Carceri,
I." Quante e quali siano e come denominate, distinguendo le carceri giudiziarie (cir-
condariali, loro succursali e mandamentali) dalle case di pena, dalle case di custodii e
dai bagni penali;
2.^ Se i fabbricati siano situati in località salubri ; se dentro o fuori dell'abitato ;
3.^ Se siano provveduti di acqua a sufficienza;
4.^ Se i dormitori e i laboratori abbiano luce ed aria sufficiente ;
5.^ Se la popolazione media delle singole carceri superi la loro capacità normale W,
li% respirazione artificiale nelle asfissie. — Ammesso il princìpio scientifico, basato
su le più castigate nozioni anatomo'fisiologiche , che il mezzo efficace per soccorrere e
curare le asfissie sia quello che vale:i.^ a dilatare il torace al di qua del limite naturalt
per ottenere con questa dilatazione l'ingresso dell'aria nel polmone: 2P che facilita l'esa-
lazione dell'acido carbonico: 3.^ che mette ad un tempo in movimento il sangue nelle
cavità del cuore e nei vasi polmonari, è chiaro che la sola respirazione artificiale rag-
giunge questo triplice intento. Per la introduzione di notevole e sufficiente quantità di
aria nei polmoni e per l'espandimento del viscere respiratorio, è necessario l'ampliameoto
dei diametri della cassa toracica. L'esalazione dell'acido carbonico prodotta dalle esosmo<^i
dei capillari avviene nella ispirazione ; comunque sia emesso dalla bocca nella espirazione.
Il nuovo impulso ad un lento movimento nel sangue, che nella asfissia è completamele
cessato per la inerzia del cuore, lichiede che diminuisca la pressione intra- toracica sulle
cavità cardiache e su i polmoni. Ora queste tre condizioni si ottengono solo con la di-
ti) Sì iudichi la capacità normale giù dichiarata neirultima statistica inviata al Ministero, e si dica
'luale fu il numero massimo e quale il medio dei detenuti nell'anno z33x.
— 771 —
latazione del torace eseguita con il meccanismo della respirazione artificiale e non si ot-
tengono punto con altri metodi che diminuiscono la capacità del toracico anziché am-
pliarla ed aumentano la pressione intra-toracica anziché diminuirla. Il Marhall-Hall
ha proposto la compressione esercitata comprimendo .con le mani alternativamente il
bassoventre ed il torace. Questo metodo har modificato e semplicizzato l'apparecchio a
fascia del Leroy d'EtioIIes, con la quale questo illustre chirurgo stringendo e rilasciando
alternativamente il torace, credette imitare i moti respiratori naturali. Ambedue questi me-
todi principiando dalla fine della respirazione naturale^ cioè dalla espirazione, e perciò
tendendo a diminuire la capacità del torace al di là del limite naturale, invece di accre-
scerla al di qua, non può meritare la fiducia che gli è tuttora da taluni accordata; tanto
più se si aggiunge che la compressione del bassoventre facendo rigurgitare le materie
liquide, contenute a caso, dallo stomaco nel faringe, può riuscire nociva anco per questo
solo riguardo. La compressione, per quanto esercitata con metodo e regolarità di mano-
vra, restringe sempre la cavità del torace e perciò invece di provocare il movimento ed
il passaggio del sangue per il cuore e per il polmone, lo respinge dall' uno e dall' altro
ed impedisce in egual tempo l'esalazione dell'acido carbonico, che ha bisogno, onde av-
venga, del moto del sangue nei capillari polmonari e della espansione degli alveoli poi-'
monarì. La elasticità delle coste, con la quale si pretende di produrre la ispirazione dopo
la compressione delle pareti toraciche; 1' abbassamento del diaframma che tiene dietro
allo innalzamento prodotto dalla compressione del ventre, lasciano costantemente il torace
nella condizione, in cui si trova nello stato di morte.
Anche con la insufflazione l'atto naturale della respirazione è preso a rovescio : inoltre
o l'impulsione del soffietto è debole e moderata ed in tale ipotesi l'aria entra in tenuis-
sima ed insufficiente quantità ; ovvero l'impulsione è forte, e si espone l'asfittico al peri-
colo della rottura delle vescichette polmonari. Quand'anco con la insufflazione si potesse
fare penetrare nel polmone una maggiore quantità di aria di quella, che naturalmente vi
entra, si hanno sempre i medesimi risultati del metodo compressivo; vale a dire si au-
menta la pressione sul lume dei capillari polmonari e si impedisce la esalazione dell'a-
cido carbonico. Nella respirazione artificiale l'aria aspirata distende il polmone, che non
trova alla sua dilatazione resistenza nelle pareti toraciche, rese mobili e dilatate dalla
trazione e contemporaneo sollevamento del moncone delle spalle. Questo movimento si
trasmette per mezzo delle clavicole allo stemo, il quale a sua volta eleva le coste corri-
spondenti e si accrescono in tal guisa i tre diametri del torace; ancorché il diaframma
non vi partecipi restando fermo.
Al prof, Pacini di Firenze si dovrà sempre il merito di avere attuato per il primo
« richiamato l'attenzione dei medici sulla respirazione artificiale, quale mezzo fondamentale
aella cura delle asfissie, da qualsiasi causa provengano.
Dott. Bomba.
Le Trichine dinanzi al Senato. — H freddo alla Xorgne. — Dietro proposta del Mi-
nistro del Commercio un Decreto del l8 febbrajo i88i proibiva l'importazione in Francia
delle carni porcine d'America si frequentemente infette da trichine. Innanzi di abbandonare
alla consumazione l'enorme quantità di lardo salato fermato nei porti francesi, venne
istituito all'I lavre un servizio d' inspezione microscopica, che occupò sei mesi ad esami-
nare i 20 milioni di chilogrammi di prosciutto e di lardo che stavano in quel porto.
Dinanzi alle diffìcoIt\ di quest'esame, e prima di ordinare in tutti i porti ed ai con-
— 772 —
fìni un esercito di esperti microscopisti, il Governo interrogò il Comitato consultatÌTo d'I-
giene di Francia e l'Accademia di Medicina. Ambedue questi corpi dichiararono non o-
sere necessaria l' ispezione microscopica all'entrata di queste carni in Francia, sembmdo
sufficiente l'esame fatto dalle Autorità locali nel luogo di vendita, e il divieto dell'impcv-
tazione delle carni salate d'America era un poovvedimento eccessivo ed inutile.
In considerazione di che e di altri fatti, il Governo presentò alle Camere, il i6 gen-
najo 1882, un progetto di legge, che sopprime questa proibizione del 18 febbrajo 18S1,
impone certe garanzie per la verificazione e per la sorveglianza all'entrata nei porti franceà
e fissa delle pene per le infrazioni e le violazioni di. essa ; adottato a debole maggionaa
(229 voti contro 219) nell'aprile scorso dalla Camera dei Deputati. Un paragrafo aoeo-
sono all'Art. 2, dichiara che gli esperti incaricati di constatare la buona qualità {JwStf
curect) della carne, verranno nominati dal Ministro di commercio « che avrà il diritto di
prescrivere il modo d'esame che a lui parrà necessario », la maggioranza della CanMit
avendo dichiarato non sembrarle cosa punto indispensabile l'esame microscopico.
La legge votata dalla Camera venne discussa il 21 e 23 giugno scorso al Seaato.
Il Senatore Wurtz quale Presidente del Comitato consultativo d'Igiene , venne incaricato
del Rapporto nel presentare la Legge. Egli ripetè gli argomenti e le conclusioni a cai
erano già pervenuti il Comitato suddetto e l'Accademia di Medicina, mostrando come il
timore avesse esagerato il pericolo, che in Francia non si era ancora osservato un cuo
di trichinosi, la qual cosa era dovuta all'usanza igienica di far ben cuocere la cane dd
porco, che il divieto d'importazione diminuiva la quantità di carne necessaria alla popo>
lazione, e che l'obbligo dell'esame microscopico di ogni pezzo, al luogo d'arrivo, era u
provvedimento di diffìcile applicazione, e la cui necessità non era dimostrata.
La discussione che ne segui al Senato, mostrò il danno di recare delle qnestiooi
scientifiche innanzi ad Assemblee incompetenti. Vari senatori risposero inooncludentemcBte
al rapporto del Senatore Wurtz, accusando igienisti e medici di voler appestare la Francia
con quel progetto di legge e di difendere solamente gli interessi del commercio. Rara-
mente si vide una tale diversione di parti. Si asserirono fatti e prove errate per vere,
nomi di località americane per nomi di medici. II Senatore Testelin citò un'epidemia ac*
caduta sul naviglio-scuola il Cornwall per uso di carne americana trìchinata, ma, nelTa-
nico caso di morte Bastian riconobbe che si trattava di un nematode sconosciuto, af&tto
differente dalla trichina. Disse pure che la temperatura di -f- 118^ non distrugge le tri-
chine, confondendo, senza dubbio, i germi dei batter! colle trichine.
Dinanzi a queste asserzioni il Senatore Wurtz non si scoraggiò e ne dimostrò viva-
mente gli errori e le esagerazioni. Ma a nulla servi la sua valida replica, ed il Senato
dopo aver votato stentatamente il i.^ ed il 2.^ articolo, respinse la Legge nel suo insieme.
Cosi è mantenuto il divieto d'importazione delle carni salate d'America per fatto del
Decreto 28 febbrajo 1881 ; ma le carni che non potranno entrare per l'Havre, entreranno
pel Belgio, per l'Inghilterra e la Germania con nuova etichetta; la sorveglianza è assai
più difficile ai confini di terra che non in due o tre porti d'importazione. Dov' è il be-
neficio per l'igiene? Facciamo sempre dunque cuocere i nostri prosciutti, attendendo di
farli gelare, per uccidere le trichine ancora viventi che potessero contenere.
I signori Bouley e Gibier dimostrarono come una temperatura di — 12P C, uccide
in poche ore le trichine senza danneggiare affatto la conservazione della carne al suo di-
sgelo. Le esperienze fatte in grande saranno oramai facili con apparecchi frigoriferi così
perfezionati come quelli ora stabiliti alla Morgue.
— 773 —
Si sa quale odore infetto possieda questo Stabilimento. Devetgie credette rimediarvi
:aspergendo i cadaveri d'acqua fenicata; Brouardei vi rinunziò e diede la preferenza alla
<x>iìservazione dei cadaveri pel freddo. Gli apparecchi costrutti dai signori Carré — Mi-
gnon — Rouart, funzionano già da parecchi mesi.
In una camera havvi tutto l'apparecchio frigorifero: l'ammoniaca distilla pel calore
in nn recipiente cilindrico; in un altro il gaz liquefatto sotto la sua pressione ritorna allo
-stato gassoso assorbendo un'enorme quantità di calorico al liquido nel quale si bagna il
•recipiente cilindrico in cui circola. Ordinariamente il liquido è dell' acqua la quale gela;
alla Morgue invece è una soluzione di cloruro di calcio , pressoché incongelabile, della
<)aale si abbassa la temperatura a — 20^, o — 30^ C. Questo liquido vien condotto da
4.iibi alla sommità della sala d'esposizione della Morgue, ed ivi cola in cascatelle su stec-
•che disposte a forma di tetto o di persiana e munite inferiormente di un canaletto. L'aria
•calda che trovasi accumulata ideila parte superiore della sala si raffredda a questo con-
tatto e ridiscende quindi negli strati inferiori. Il cloruro di calcio che è avidissimo di
acqua assorbe tutti i vapori contenuti nell'aria, la quale è perciò d'un estrema secchezza
« quindi eccellente per la conservazione dei corpi. Con questo apparecchio, che risparmia
molti degli inconvenienti dei locali raffreddati artificialmente, la gran sala della Morgue,
che misura 500 metri cubi, è mantenuta notte e giorno facilmente a o^ gradi; i corpi si
•conservano a lungo e non si sente entrandovi alcun odore disaggradevole.
In altra sala vicina vi sono nei muri una quindicina di caselle su tre ranghi per ri-
porr! i cadaveri putrefatti o da conservarsi a lungo, e ciò mediante tubi metallici che si
trovano soprapposti alle pareti delle caselle, nei quali tubi circola la soluzione raffreddata
di cloniro di calcio, e si può ottenere quella temperatura che si desidera da o a — 30^.
I cadaveri acquistano rapidamente la durezza del ghiaccio, ed anche, se già putrefatti, non
esalano più alcun odore cattivo, conservandosi indefinitamente. Mercè quest' apparecchio
l'odore infetto è scomparso dalla Morgue, cosa che mai sin'oggi si potè ottenere.
La spesa per la messa in opera dell'apparecchio fu assai forte, avendo quasi rag-
^nnto le 100,000 lire, ma le spese di mantenimento sono minime; bruciando un chilo-
l^ramma di carbone si ottengono 8 a 20 chilogrammi di ghiaccio, secondo le dimensioni
dell'apparecchio; il cloruro di calcio costa poco e la quantità impiegata dura per un tempo
assai lungo, come quella dell'ammoniaca.
Da tutto ciò sembra dunque possibile l'utilizzare degli apparecchi frigoriferi di que-
sto genere per la conservazione nei sotterranei dei mercati del pesce, carne, butirro, ecc. ,
durante l'estate ; avendo l'esperienza mostrato come allo sgelo la carne possiede ancora la
soa freschezza ed il suo odore. Sarà un prezioso trovato per le scuole d'anatomia, un be-
nefizio sommo per l'igiene ritardando le decomposizioni organiche nella calda stagione, e
come nell'inverno si scaldano le stanze, cosi si potrà nell'estate rinfrescare la temperatura
delle stanze ove sono ammalati.
A noi pare che gli ingegneri abbiano risolto il quesito della produzione del freddo,
in quantità e durata indefinite; rimane a sapersi se, dal lato economico, sono stati cosi
fortunati. — {Revue tTHygiene, N. 7).
Prof. Valun.
La XoBtra di disegni e modelli di edifisii icolaiUci. — L'igiene delle scuole è pei
medici un tema interessante di studi; un tema da coltivarsi dal medico non solo piatoni"
<ameutey ma seriamente allo scopo di poter dire un giorno la sua opinione, se domandato
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e dimostrare il suo sapere e la sua competenza nella materia, poi che oggigiorno fl sio
giudizio in proposito comincia ad essere cercato ed ascoltato dalle autorità scolastiche.
Noi diremo qui brevemente della Mostra aperta al Trocadero, alla quale si Tedefu»
39 progetti di licei e collegi, 22 di scuole primarie superiori, 29 di scuole norinali, iij
di scuole elementari cittadine, 99 di scuole rurali e 23 asili d'infanzia.
Il visitatore rimaneva colpito della somiglianza che hanno tra loro i vart progetti,
somiglianza dovuta al Programma del Ministro dell'Istruzione pubblica; ▼edremo come n
seppe trame vantaggio.
Nei piccoli comuni generalmente la riunione degli edifici scolastico e municipale of-
fre degli utili speciali, per lo meno dal lato economico. In un progetto pel oomuae di
Tremblay-le-Vicomte del signor Leloup di Chartres, il Municipio si trova nella parte del-
l'edificio che sta di prospetto alla strada e comprende a pianterreno oltre i locali neces-
sari al servizio municipale di un piccolo comune, la sala da pranzo e la cucina del mae-
stro e della maestra poste ai due lati e dalle quali per mezzo di una scala distinta si sale
al primo piano ove si trova, pure divisa in due parti separate, la loro abitazione.
L'edificio scolastico è aHatto isolato dall* edificio municipale per una gran corte di-
visa in due da un muro che prolungandosi nell' edificio scolastico separa la scuola òà
fanciulli da quella delle fanciulle. Ogni scuola è al pianterreno e disposta in simmetria:
la classe si trova fra la biblioteca ed il lavabo-vestiario, in modo che le due biblioteche
si trovino appoggiate al muro divisorio. L'illuminazione delle classi è bilaterale.
In Parigi maggiori sono le difficoltà per la costruzione di una scuola primaria co»
classi poste soltanto a pianterreno, e specialmente per l'enorme prezzo dei terreni, per U
forma sovente irregolare dei medesimi e per la quantità delle scuole, sebbene la città tic-
eia tutto il possibile per rimediare ai difetti ed alle condizioni insalubri di molte di esse.
Ma queste condizioni speriamo saranno temporanee e nuovi edifici scolastici costrutti se-
condo le regole dell'Igiene verranno a prendere il posto di vecchi edifici accomodati a
uso di scuole.
Nella scuola laica maschile posta in Parigi, viale Duquesne, N. 42, costrutta dall'ar-
chitetto Leroux, guardando la facciata, si vede a sinistra l'entrata della scuola; un comodo
vestibolo conduce alla stanza del portiere, al parlatorio, alle corti coperta e scoperta ed
alla cantina. Questo vestibolo serve pure come sala d' aspetto pei parenti venuti a pren-
dere i loro figli. Nella cantina della scuola l'incomodo apparecchio di riscaldamento col
carbone è stato surrogato da quello a gaz molto più proprio ed economico. La corte co*
perta non ò utile solamente per la ricreazione nei giorni di pioggia o di freddo, ma serve
anche di refettorio agli scolari, ponendovi perciò dei tavoli mobili e leggeri coperti da
un sottile strato di zinco. Le latrine son poste nella corte scoperta e con un appropriato-
sistema di aereazione.
L'architetto Pennequin di Lille espone un progetto di edificio per Municipio e scuola
rurale riuniti. In questo progetto le parti dell'edificio ed i cortili coperti sono disposti in
modo d'offrire un riparo agli scolari che vanno dalle classi ai luoghi di ricreazione ed alle la-
trine. Quest'ultime sono poste ai due angoli della corte, disimpegnate dal restante edificio
e munite di apparecchi per la ventilazione e per togliere ogni cattivo odore.
Le corti sono lastricate con uno smalto composto di scorie di carbon fossile e ca>
trame di gaz illuminante; genere di lastricatura poco conosciuto ed eccellente.
Il regolamento per la costruzione degli edifici scolastici prescrive che il livello deV
suolo delle classi sia più elevato del livello esterno di 60-70 centim. L'architetto Penne-
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qain pensa che con una sufficiente pendenza perchè^le acqne possano ben colare, basterebbero
dne scalini al massimo, ossia un'elevazione di 32 a 36 centim. , e si eviterebbero cosi
vart inconvenienti in relazione con una maggiore altezza.
Il riscaldamento delle classi è fatto mediante un gran calorìfero sotterraneo, che
prende l'aria pura del giardino; i condotti in terraglia verniciata possono nell'estate far
circolare arìa fresca.
L'architetto Degeorge, architetto della EcoU Monge^ ammirata dai componenti il Con-
gresso d'Igiene di Parigi nel 1878, espose fra vari progetti un rìmarchevole tipo di scuola
cittadina per fanciulle e fanciulli.
La necessità della separazione dei due sessi ha fatto scegliere all'architetto una dispo-
sixione che ìsola gli edifici scolastici dalla strada per la corte coperta laterale, che serve pure
a congiuogere le masse d'aria delle corti e permette, nel centro, u^ abbondante aereazione.
Queste grandi corti coperte a livello delle sommità dell'edificio avrebbero potuto ispi-
rare dei timori i>er l'elevazione della temperatura nell' estate. Ma ciò non accadde, e la
temperatura delle corti non è mai superiore, sembra, a quella estema durante l'estate.
Nelle classi la luce del giorno giunge da due parti, ma è maggiore alla sinistra
dello scolaro.
E qui terminando queste note ripeteremo come il programma ministeriale abbia reso
difficile l'originalità fra i concorrenti. I progetti di scuole di Laynaud, Tollet, O. André,
interessanti tutti, non potevano trovar posto in una Esposizione di progetti, i quali neces-
sariamente, secondo il programma, dovevano avere il soffitto orizzontale. — Noi ci limi-
tiamo ad additare il fatto senza aggiungervi né esame né critica, e solo constatiamo che,
qual'è, l'Esposizione del Trocadero offre un vero interesse a tutti che s'occupano dei seri
quesiti dell'Igiene scolastica. — {Rame (tllygiene, N. 7).
Dott. Naptas.
Nuoto processo per conservare la carne. — il signor Suillìot ha comunicato al dot-
tor Quesneville una Nota relativa alla conservazione delle carni coU'acido borico. Noi ri-
produciamo, secondo il Afoniteur scientifique^ la parte più interessante di questa Nota.
La dimostrazione del nuovo metodo di conservazione della carne fu fatta al York
terrace Regent' s Park di Londra. Ciò che avvi di particolare in questo metodo può dirsi
in poche parole. Invece di preparare la carne dell' animale morto con un antisettico, il
preservativo è introdotto nell'animale ancora in vita, e, per 1' azione del cuore, è sparso
a traverso i vasi sanguigni capillari in tutte le parti del corpo. La scoperta richiederà un
totale mutamento nel modo d'uccidere gli animali, principalmente i montoni, che, per
umanità, dovranno essere trattati come i buoi. L'operazione ebbe luogo alla presenza dei
signori Strong, Hardwicke e del colonnello Harger. Il montone fu alla prima abbattuto
con un forte colpo sulla testa col mazzapicchio, e non diede più alcun segno di sensibi-
lità durante il rimanente dell'operazione.
Un veterinario, sig. Hauting, con un istrumento tolse all'animale, per la vena giugu-
lare sinistra circa una pinta di sangue. Il preservativo, acido borico, sciolto in acqua calda
alla temperatura del sangue ed a saturazione, venne introdotto per mezzo di un tubo di
caoutchouc unito allo strumento, e due pinte del medesimo vennero assorbite. Tosto venne
tolto lo strumento, e due minuti dopo, quando le vene ebbero sparso il preservativo per
tatto il corpo dell'animale, esso venne ucciso col metodo ordinario dello scannamento. Molti
montoni vennero cosi trattati, il che non richiede più di cinque minuti per ciascun animale.
— 776 —
L'antisettico impiegato è qaello oggidì riconosciuto il migliore, cioè Tacido borico;
esso non cangia affatto l'aspetto, nh la qualità della carne, ed i risaltati dimostrano come
la carne preparata in tal modo con una piccola proporzione d'acido borico, assai poco so-
lubile nell'acqua, anche alla temperatura del corpo, può conservarsi per due o tre settimane
in estate e per due o tre mesi in inverno, senza che si abbia ricorso al rinfrescamento
col ghiaccio. La spesa pel preservativo non sorpasserebbe i 40 a 50 centesimi per moo*
tone e il solo oggetto richiesto, se se ne eccettui la piccola tromba aspirante per toglieie
il sangue ed iniettare la soluzione d'acido borico, è un semplice vaso contenente una so-
luzione d'acido borico sempre scaldato ad una temperatura di 35^ a 40^ centigrada
Questo modo di preparazione eviterebbe l'impiego in grandi quantità del borace, come
succede quand'è sparso sopra la carne allo stesso scopo di conservarla. Sarebbe anche un
notevole progresso dal punto di vista della sicurezza del consumatore, nel medesimo tempo
che è un mezzo sicuro per poter trasportare da regioni lontane la quantità di carne, sem-
pre più enorme, che abbisogna, per l'alimentazione nelle grandi città. — (Le Progrh Mi'
dicala 17 giugno 1882, N. 24).
SispcBizioni sanitarie adottate per Tarmata ingleie in Egitto. — n docomento
seguente venne indirizzato ai Corpi saniUirì dell'armata di spedizione in Egitto dal Consi-
glio di sanità delle armate inglesi.
Precauzioni a prendersi. — I. Terreno e posizione del campo, — Il campo dovrà
essere, più che sia possibile, formato su di im terreno che non sia stato recentemente in-
nondato e non abbia servito come ricettacolo ad escrementi od altre materie organiche;
si dovrà esaminare accuratamente il sotto-suolo, onde assicurarsi che l'umidità non appa-
risca alla superfìcie e che l'acqua è ad una sufficiente altezza. — Il suolo sarà smosso il
meno possibile, e solamente pei necessari lavori di fognatura. Né scavi, né buchi ter-
ranno tollerati intomo alle tende. — L'occupazione di un terreno, riputato insalubre, do-
,vrà evitarsi. — Cosi pure deve dirsi dei luoghi di sepoltura, dei quali si dovrà innanzi
tutto guardarsi. I Maomettani seppelliscono i loro morti in tombe assai poco profonde, e
le emanazioni organiche di queste fosse sono particolarmente a temersi. — I Campi sa-
ranno rivolti verso il Nord, in modo di ricevere poco sole;
II. Provvista d'acqua. — Questa parte importante domanda delle cure particolari. —
Nessun acqua torbida verrà utilizzata come bevanda se non sarà stata prima accuratamente
esaminata. Perchè possa rispondere a quest'uso, essa dovrà chiarificarsi da sola deposi-
tando, o aggiungendovi una piccola quantità d'allume (6 grani per gallone, una cuccfaia*
jata da thè per io galloni). — Si dovrà sempre filtrare l'acqua, quando ciò sia possibile
È un' utile precauzione di farla bollire, lasciaiAola raffreddare' innanzi d'adoperarla, qua-
lunque acqua potrà usarsi senza pericolo dopo questa operazione la quale dovrà essere
posta in pratica quando si sviluppassero il choléra, o la febbre enterica. Quando la distil-
lazione si possa facilmente praticare, ciò sarà ancora meglio. Riassumendo, l'acqua éavà
bollire fin quando diventi un poco salmastra, cosi da diventare bevibile ed innocua. — H
ghiaccio verrà distribuito in abbondanza.
III. Case — Latrine, — Le latrine dovranno sempre essere scavate sotto Tento. L*
terra verrà rovesciata due volte al giorno, vi saranno deposti dei disinfettanti; di prefe-
renza si useranno polveri fenicate. La calce verrà impiegata al medesimo scopo quando
sia possibile procurarsela. I luoghi al coperto dal sole e dalla pioggia saranno particolar-
mente ricercati. — Durante le epidemie supposte di diarrea e di chol&«, i soldati ver-
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ranno ntLentaiuente sorvegliati e mandati senz'indugio all'ospedale, quando questo isola-
mento divenga necessario. — Nei casi di febbre enterica, di choléra o di dissenteria, tutti
gli escrementi dovranno, dopo la loro disinfezione, venire seppelliti o bruciati.
IV. Alinuntazione, — Tutte le provviste dovranno esser sottoposte, niuna eccettuata
ad una visita sanitaria, la quale fermerà specialmente la sua attenzione alla carne sospetta
di malattia parassitaria. — Tutta la carne dovrà essere ben cotta. L'uso di far cuocere i
legumi, le frutta, ecc., verrà promosso ; in mancanza di legumi freschi, le conserve, le pa-
tate seccate al forno, il sugo di limone, l'acido citrico potranno essere con vantaggio usati;
nondimeno l'uso degli stimolanti verrà diminuito il più che sia possibile. — Il thè, il
cafiè, la cioccolata verranno pienamente tollerati. H thè è particolarmente raccomandato,
quando si abbia qualche dubbio sulla qualità dell'acqua. Il thè freddo, leggermente zuc-
cherato, coU'aggiunta anche di sugo di limone, è una bevanda rinfrescante e nel mede-
simo tempo antiscorbutica. — La farina d'avena bollita e passata pel filtro, come l'acqua
di riso, sono molto salubri. L'estratto di carne Liebig (una cucchiajata da thè per una
mezza pinta d'acqua) è un eccellente ristorante in caso di fatica. Il vino rosso sarà pre-
ferito al rhum e ad ogni altra bevanda alcoolica, quando sia distribuito nella razione gior-
naliera come stimolante. I vini di Sicilia e di Grecia sono i migliori, e siccome i vini
rossi sono buoni antiscorbutici, si dovrà ammetterli ampiamente come eccellenti mezzi di
nutrizione e non dimenticare mai di procurarsene, quando lo si potrà.
V. Tende — Quartieri^ ecc. — La tenda a campana è un assai tenue riparo nei climi
caldi, quindi, potrà venir aggiunta alla medesima senza esitazione, una seconda copertura,
per difendersi dal calore intenso del sole. I ehicks indiani dovranno essere di preferenza ado-
perati per gli Ospedali posti sottoitende. Si porrà grande attenzione all'aereazione delle tende:
tutte dovranno essere innalzate separatamente, ad una certa distanza le une dalle altre. — £
imprudente l'occupare le case del paese : quando però questa occupazione divenga, in certi
casi, necessaria, le case verranno sottoposte anticipatamente ad una completa fumigazione.
VI. Igiene personale delle truppe. — La maggior pulizia dovrà essere raccomandata.
Tutte le volte che sarà possibile il farlo, dovranno essere stabiliti dei bagni. — La testa
dei soldati sarà accuratamente coperta e mantenuta sempre in ambiente fresco. Le vesti-
menta non dovranno tenersi strette, specialmente al collo — I militari non dovranno mai
dormire su la nuda terra, ma sempre su di una copertura impermeabile, sollevata il più
che sia possibile dalla terra. — Nessun lavoro dovrà essere intrapreso collo stomaco di-
giuno ; ima tazza di thè, di cioccolata o di caffè verrà distribuita, quando la colazione non
sia pronta di buon mattino. — Nessun stimolante verrà distribuito durante la giornata,
avanti o durante im esercizio qualunque. Nulla dovrà esser dato alla truppe durante le
marcie, se non a titolo di confortante e dietro ordine del medico militare. In caso di sve-
nimento di un soldato, un po' di carne di Liebig nell'acqua riscaldata ed alla quale sia
aggiunto del vino o del brandy^ sarà specialmente raccomandata. -^ Dopo una marcia
fonata qualunque, i soldati verranno avvisati che non bisogna rinfrescarsi prima di cam-
biare le loro vestimenta, se ciò è possibile, o per lo meno prima di essersi riposati un
poco ; questa precauzione è di massima importanza come preservativo dell'oftalmia. — Bi-
sogna lavarsi accuratamente i piedi e insaponare l'interno degli stivali per evitare le ve-
sciche. — I medici dovranno visitare frequentemente e periodicamente la bocca dei sol-
dati, per prevenire qualunque attacco, anche benigno, di scorbuto. — In caso di appari-
zione d'insetti parassiti su la testa, una semplice lozione fenicata basterà a distruggerli. —
Accadendo casi di oftalmia, si dovrà adottare il più rigoroso isolamento. Se la peste ca-
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gionasse sterminio le più severe misure quarantenarie dovranno essere adottate, e le ve»
stimenta, tende, ed oggetti degli ammalati parificate immediatamente col fuoco ; e se si
sviluppasse nelle case, la fumigazione ordinaria verrà del pari con sollecitudine prescrìtta.
-^ Riassumendo, in tutti i luoghi ove saranno stabiliti Corpi d'armata, di Sanità dovrà es-
sere istituito un Consìglio, il cui scopo sarà di vigilare attentamente la stretta osservazione
dei regolamenti che riflettono la salute dell'esercito. — (yóurnal cTHygitne).
Xia fàlsifiCftZio&d dei fonnaggi. — il formaggio americano di supposta orìgine legittima
è ima derrata d'importazione perfettamente stabilita in Inghilterra la quale ne riceve per
l'importo di 125 milioni, metà dei quali vengono dagli Stati Uniti. American Cheddar^ Ame-
rican CheshirCy American Siilton, sono i nomi ben conosciuti dei formaggi venduti in In-
ghilterra dai mercanti al minuto ; essi non tarderanno a scomparire innanzi ad altri prodotti
consimili d'imitazione. Il sig. Jenkins ci assicura che la vendita di questi prodotti prenderà
uno sviluppo considerabile, quando la loro quantità sia sufficiente pel mercato inglese.
Il dott. Voelcker, chimico della Società Reale d'Agricoltura di Londra, ha esaminato
i saggi di questo formaggio d'imitazione ed ha riconosciuto che essi costituiscono dei prò*
dotti alimentari perfettamente sani. Quando l'oleo-margarina, che entra nella composixione
di questi formaggi, provenga da grassi sani, non hawi ragione, effettivamente, per dubi-
tare della loro salubrità o del loro valore alimentare. »
Quando le proporzioni di latte spannato e di oleo-margarina siano giuste i formaggi
d'imitazione non differirebbero che assai poco, rapporto alla composizione, dai migliori
formaggi inglesi ; e quanto al valore nutritivo, sarebbero probabilmente da preferirsi ai for-
maggi ordinari di latte spannato del paese, ed anche alle varietà le piìt stimate di Gru'
yère e di Parmigiano. Nel formaggio di fattura d'imitazione^ come vien chiamato dagli
Americani il nuovo prodotto, i corpi grassi caratteristici del latte, quali la butirrina, la
caprina, la caproina mancherebbero quasi totalmente, ed è alla decomposizione di questi
corpi che si deve principalmente la maturazione e il sapore dei buoni formaggi. Comesi
vede, il formaggio sodo, duro, nel quale la quantità dei corpi grassi è in proporzione mi-
nima, si fa lentamente, non ha altro sapore che quello datogli artificialmente, come suc-
cede nel Parmigiano, ed acquista poco o punto di piccante. D'altra parte un formaggio
grasso perde ben presto là reazione acida ch'ei possiede quando è fresco ; la caseina e il
grasso subiscono una trasformazione, e gli acidi grassi cosi formati combinandosi coi prò*
dotti di decomposizione* degli alimenti azotati, danno origine a dei composti che, quando
siano mescolati in proporzione conveniente con muffa verde di Aspergillus glaucus^ o
muffa rossa di Sporendomena caseiy acquistano il gusto piccante e l'aroma delle più sti-
mate varietà di formaggi. Tali formaggi nondimeno, vanno soggetti ad una rapida pu-
trefazione; essi diventano alcalini e possono anche dar origine alla formazione di prodotti
velenosi. I grassi dell'oleo-margarina consistono nella massima parte di oleina, stearina e
loro afHni, e sono composti molto più durevoli ; da ciò ne segue che i formaggi in coi
trovansi questi corpi matureranno più lentamente in paragone degli altri, ed essi non ac-
quisteranno già mai per sé soli il sapore dei formaggi grassi quali lo Stelton e il doppio
Gloucester.
Ma l'industria può molto, e sarebbe temerario l'assegnare un limite all'ingegno ameri-
cano. Nondimeno speriamo che l'aspergillus e il sporendomena si mostreranno al di sotto
nel raggiungere il potere imitatore dei negozianti dei formaggi transatlantici.
I
/
— 779 —
LIBRI NUOVI.
Carta della Vaiarla dellltalia illustrata da Luigi Torelli Senatore del Regno. —
Firenze, 1882, in-4.^ — H Conte Luigi Torelli, aatore jdt questo pregiato lavoro, è uno
di quei generosi patrizi, che onorano altamente il loro casato dedicando la vita e le so-
stanze allo studio di tutte le questioni che interessano la salute e l'utilità pubblica.
In questo suo lavoro l'Autore con dotta ed eloquente parola , prende occasione della
Carta della Malaria dell'Italia compilata a cura dell'Ufficio centrale del Senato , di cui
egli è uno dei componenti, Ufficio incaricato dell'esame della legge intomo alla malaria,
per trattare colla competenza sua propria^ in questa questione, dell'estensione del male e
della necessità del rimedio.
La carta è redatta in base ai rapporti e carte topografiche dei Consigli Sanitari del»
Regno, e vi sono marcate in colore, con segni convenzionali per le tre gradazioni di
malaria leggerai ^ave e gravissima^ le località affette dalla medesima.
L'Autore comincia col fare la storia di questa carta, ne descrive I' origine, dice quali
furono i collaboratori e parlando del suo valore, quantunque dica che non possa chia-
marsi perfetta, perchè una carta perfetta della malaria d'un glande paese, non si farà mai,,
e se pur fosse possibile non potrebbe considerarsi tale che per breve tempo, pure ne
constata l'utilità ed il merito relativo, poiché si è per lei che ora potrà dirsi come è di-
stribuito questo male nelle diverse regioni, dove imperversa maggiormente, ecc. , e termina
il capitolo col dire, sia pur imperfetta la carta, ma il passo dal nulla a quella fu grande,,
il suo merito sia pur relativo, non si può negare.
Dopo aver parlato della carta, l'Autore entra nei particolari e si pone a trattare della
malaria, d« questo flagello, che, com'egli dice, non solo è di danno alla pubblica salute^
ma riesce di enorme danno anche finanziariamente allo stato ed ai privati.
L'Autore segue in questo la Relazione dell' Ufficio Centrale del Senato, presentata al
medesimo il 30 giugno 1882.
Innanzi tutto egli prova l'esistenza della malaria deducendola dalle condizioni delle
strade ferrate ; per ciò si serve del lavoro fatto per appoggiare la proposta di legge in-
tomo al Bonificamento delle regioni di malaria lungo le ferrovie ttaliane.
Da questo lavoro risulta che al i gennajo 1879 ^ complesso delle strade ferrate in eser*
cizio si elevava a chilometri 833 1 , escluse le private esercitate da privati ; e qui noi credia-
mo bene riportare a maggior chiarezza, lo specchietto in cui l'Autore riassunse i vari dati
che si trovano nel colossale rendiconto della Commissione d'inchiesta ferroviaria che percorse
nel 1879- 1880 tutte le linee delle strade ferrate, occupandosi anche della questione igienica.
In aggiunta a queste cifre assai chiare ed evidenti, l'Autore cita varie spiegazioni date
da persone interrogate dalla Commissione d' inchiesta. Ecco ad esempio, senza riportare
tutta la risposta come fece l'Autore, cosa disse il cav. Fedrìghini delegato per l'esercizio
delle ferrovie sicule, interrogato il io ottobre 1879:
« Quanto agli ammalati noi ne abbiamo avuti, sulla sola linea da Porto Empedocle a
Palermo, nello scorso anno 600, colla media di io giorni di malattia per ciascuno.
« In tutta l'isola, su 2200 impiegati, abbiamo avuto nello scorso anno 2782 casi di
malattia, colla media di 9 giorni per ammalato, e fra essi gli ammalati di febbre furono-
1455, con la media di 11 giorni di malattia.»
Il dottor Ricchi, Ispettore Sanitario delle ferrovie meridionali, interrogato ad Ancona
il 20 novembre 1879, rispondeva :
— 7So —
< La linea deUJonio è in condiiioni saaiUrìe al tutta ecceuonali pei causa della mi-
laru), con itaiioni (valendo tacere della case cuntonìete) io mezio & ioUludÌLÌ
lenzB abitazioni, senza alberi, senza coltivazione, manchevoli dì tutto, peifino del pane e
dell'acqua potabile •
D Commendatore G. B. Rombanx, ingegnere capo del mantenimento e della sorregliama
delle ferrovie romane, intenogato a Firenze il EÌoino 8 gennajo 1880, rispose coate ol-
tre all'influenza della malaria dominante, buona parte soprattutto della mucmmana, feue
io condiiioni igieniche infelici.
Per mostrare poi fino a qua! grado può essere spinta la mortalitl, l'Autore, cita fra i
documenti prodotti dal commendatore Rombaui, uno, nel quale il medesimo paragaiUQilo la
linea Empoli- Asciano collo, linea Roma-Chiarone e Ponte- Galera-FiumiciDO, Iiotb che li
prima dì una perdita annoa del 4,18 per 1000, la seconda del 36,08 per looo e ti badi
che la gente impiegata è tutta robusta.
La seconda prova l'Autore la desume dalla Relazione medico-statistica sulle contUnou
sanitarie dell'esercito italiano, che gii da un decennio si pubblica regolarmente.
L'Autore presenta due prospetti: nel primo che <ùu.ami gimJra dtgìi ammalati dìtntfft
tmlrali ntgU iftdali mililari nel guinqutnmia rSjj-'Sjg per feiòri di maiaria e taehttiii
faluitrì, troviamo che in cinque anni vennero curati negli spedali militari 58,701 amma-
lati, e fra le Divisioni militari che diedero il maggior contingente vediamo Roma (9964),
Padova (75gz), Napoli (5918), Verona (49S0), non citando quelle inrerìoriai 4000 ammalalL
In nota poi l'Autore dice che oltre ai 58,701 ammalati dì cui ^ caso in questo quadro, n
può ritenere che aitretlanti ne sono stati carati, pure per febbri intermittenti (ma di grado
pii> l'gg"o)i nelle diverse infermerie reggimentali. Di modo che ti numero d« febbrid-
tanti e degli affetti da cachessie palustri, si può valutate per Jl qainqueimìo ■ tlS mila
órca, cioè a 33,000 per anno, senza contare quelli (iS a ao.ooo ammalati) a
curati negli spedali dvili.
Nel secondo quadro col titolo Mililari Ji truppa marti t riformati par ftbiri
e tachtsiit paluitri nel quinqucnitÌB iSjs-79, divìso in due tabelle troriamo ndla piiatf
il numero di 353 morti nel quinquennio, e nella seconda troviamo la cifra di 41S riformati.
Conploio
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Chilgm.
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Chilo».
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37U
I7S7
3S
406
990
497
903
III. Strade ferrale meridionali
aS86
700
9.4
i6t4
246
90
130
2»
Totale in esercizio il i." gennajo 1879.
8331
"3'
2531
376.
— 78i ~
L'Autore dalle cifre esposte conchiude col dire che le febbri di malaria, cachessie pa-
lustri, ecc. , danno un contingente annuo in cifra tonda di 42,000 ammalati, ed aggiunge
come questo contingente sia fornito dalla classe la più sana, la più robusta, dai soldati
nel fiore dell'età ossia dai 20 ai 25 anni, ed h di persone ben nutrite, certo sanamente,
eppure si grande è il suo numero! Che sarà dunque di quella parte della popolazione
male alloggiata, peggio nutrita e che vive dove reg^a la malaria grave ? Vale la pena di
occuparsene seriamente, diremo coli' Autore.
Dalle prove poi desunte dalle Relazioni dei Consigli di Sanità, ecco come va divisa
la malaria nelle sue gradazioni di debole^ grave, gravissima fra le 69 provincie del Regno :
Le Provincie immuni dal flagello sono 6 ;
Le Provincie con territori di malaria debole, ossia di prima categoria, sono 13 ;
Le Provincie con territori di malaria debole e grave, ossia di seconda categoria,
sono 29;
Le Provincie con territori di malaria debole, grave e gravissima, ossia di terza ca-
tegoria, sono 21.
Giunto a questo punto l'Autore passa a trattare della diffusione della malaria in Italia
nelle epoche passate e nell'epoca presente, ed alle cause naturali aggiungendo le artifi-
ciali esclama : agli agenti distruttori della natura si aggiunse la nequizia dell'uomo e così
avvenne che tante floridissime regioni si convertirono in luoghi desolati vero soggiorno
di morte.
La malaria in Italia sarebbe notevolmente aumentata dal 1860 in poi. Le cause prin-
cipali di questo aumento sarebbero due: la prima i ristagni prodotti dagli scavi laterali
alle strade ferrate per la costruzione dei terrapieni, la seconda la distruzione dei boschi.
Nel mezzogiorno infatti fu un furore per avere immediatamente le strade ferrate, i la-
vori vennero fatti in fretta e furia, i milioni di piante che occorsero per la costruzione di
3240 chilometri di strade, causarono i tagli inconsulti di boschi e foreste. La costruzione
delle strade ferrate nelle provincie meridionali fu una delle cause d'aumento di malaria da
circa 20 anni in poi.
Da quanto si ò detto si vede di quanto danno sia la malaria alla salute pubblica in
Italia. Ma, dice l'Autore, la malaria è di danno anche finanziariamente, e noi riassumendo
qui quanto egli espone anche con prospetti e tabelle, troviamo che le spese sostenute
dalle Amministrazioni delle strade ferrate per soprassoldi in causa della malaria, per chi-
nino e medicine raggiungono un milione e mezzo ; che il deficit delle varie linee pas-
sive, specialmente per la malaria , sale a tre milioni di lire ; aggiungendo le spese per
l'esercito il quale solo figura con 42,000 entrate annue negli spedali per febbri miasma-
tiche, nella somma minima di L. 756,000, si ha in complesso da queste tre somme la
cifra di L. 5,256,000. Se poi si aggiungono la Marina militare. Carabinieri, Guardie di
Pubblica sicurezza, Guardie di finanza, ed altre cagioni, tutto sommato si e certi di pro-
nunciare una cifra al disotto dal vero, dicendo che l'erario pubblico ogni anno per la
malaria deve sostenere, sotto una forma o sotto l'altra, una spesa di oltre S milioni I Che
cosa perderà il paese intero? L'Autore, non si sente di pronunciare una cifra, ma crede
che raggiunga le centinaja di milioni ; certo è una cifra enorme.
L'Autore parla poi dell'emigrazione trattando diffusamente delle cause e degli effetti.
Deplora le infelici condizioni degli emigranti italiani, dà alcune tabelle statistiche circa
l'emigrazione in Italia, confrontandola con. quella d'altri paesi dell'Europa e trattando poi
della relazione che può avere colla questione della malaria, dice che fra i provvedimenti
— 7^2 —
reclamati dairemigrazione, avvi quello di migliorare le condizioni inteme e qui come ri-
medio principale entra in scena il risanamento di territori dalla malaria.
L'Autore passa ora a trattare dei rimedi. Fino al 1882 è un fatto che nessun provve-
dimento legislativo venne preso per combattere la malaria. E solo nel corrente anno si
ebbe la legge sul bonificamento delle paludi e dei terreni paludosi^ della quale 1' Autore
mostra i pregi e i difetti, e, com'egli creda abbia- bisogno di essere completata sia per vin-
cere gli ostacoli che incontrerà nel Mezzogiorno^ sia perchè si possano adottare i provve-
dimenti necessari anche contro le altre cause di malaria/ che non siano le paludi o terreni
paludosi. La legge quindi redatta dall'Ufficio centrale del Senato è un'ausiliaria dellt pre-
cedente ed ha per titolo: Progetto di legge intorno al Bonificamento delle regioni di ma-
laria in ftaliaf che l'Autore riproduce per intiero, facendola seguire da brevi commeatì.
Dopo aver spiegato la legge che deve completare quella sulle Bonifiche del Ministero
l'Autore, parla dei mezzi che si adoperano ; dei possibili rimedi per combattere la mala-
ria. I mezzi sono :
I.** Le arginature ai fiumi ed ai torrenti; — 2.° La sistemoMione delle foci\ — 3.** /
canali ossia il regolar bene il corso delle acque; — 4.*^ Le colmate \ — 5.° // drena^gi^
o^ìz fognatura limpida\ — 6.** Cateratte automatiche con porte a bilico dette anche cate-
ratte con portelli mercè le quali facilmente si opera la separazione delle acque dolci dalie
salse; — 7.® Le briglie ^ serre o traverse destinate a combattere i disastri prodotti dalJc
acque sui monti quali le frane, gli scoscendimenti, le valanghe di terra, ecc.; — 8.^ t^^
macchine idrovore\ — 9." /pozzi che l'Autore pone fra i mezzi più rari, ma anch'esso od
mezzo; — 10.^ Le piantagioni^ a proposito delle quali dice che quanti mezzi ha ename'
rato fin'ora, tutti richiedono spese ed il loro beneficio può essere grandissimo ma è in-
diretto, solo la piantagione ha il privilegio di riunire il vantaggio diretto ed indiretto.
Egli si ferma a parlare lungamente delle piantagioni e specialmente di quelle di Enea*
lyptus e riporta per intero l'allegato col titolo : Le piantagioni di Eucalyptus in Italia,
col quale l'Ufficio Centrale del Senato volle addurre le prove essere la scelta di questa
pianta felice e tanto da promuoverne la diffusione anche con premi.
Nella relazione dell'Ufficio centrale del Senato unita al Progetto di Legge già citato,
avvi nella chiusa un articolo col titolo : La Magna Grecia. L'Autore dice che il tema t
bello e non può esser più opportuno perchè non lo tratti ancor lui, avvegnaché sia fn gli
esempi possibili che dimostrano fin dove possono giungere gli effetti della malaria, a
quali estremi di prosperità e miseria si può giungere sulla medesima terra. Discorre per
ciò dei popoli e Stati della Magna Grecia, tratta del suo periodo ascendente e discen-
dente, della sua prosperità, e giunto al termine della breve sua scorsa storica dice: Agii
Stati disfatti, alle città decadute ma pur sempre esistenti, si presentò un altro nemico più
(risto delle tristissime guerre fratricide, più crudele del crudele Romano e questo nemico
fu la Maiw\ria.
E qui eccoci giunti alla fine del lavoro, del quale noi consigliamo caldamente la lettura
e lo studio a tutti coloro che si occupano di una questione di tanta gravità sia igienica
che economica quale è la malaria, poiché, diremo ancor noi coli' Autore, la questione ^
finanziaria ed umanitaria ad un tempo, e termineremo questo cenno colle stesse parok
colle quali l'Autore, per cui ogni lode sarebbe minore al merito, chiude il pregevole
suo lavoro.
« Il male è grande, l'Italia è oppressa dalla malaria ci vuol guerra grossa, energica,
risoluta. Ma il compenso sarà largo, può andare assai più in là di quanto ora si crede.
Qual'opera più santa ed utile ad un tempo ? Qual modo più degno di onorar la memoria
dei grandi che fecero l'Italia ?
« Si| la guerra si farà. La malaria non sparirà per intero, cliiuderemmo con un'utopia,
ma sparirà la grave e gravissima, si diminuirà la leggera; sono le due prime che fanno
le stragi, che creano i deserti. In io o 12 anni di buona guerra, l'Italia potrebbe aver
vinto il suo gran nemico ed aver risanata sé stessa. »
Dott. G. Pini.
Étude tur la Kor^pie au point de Tme adminUtratif et medicai; pel dott. j.-c.
Gavinzei» — Paris, J. B, Baillière, 188^2, in-8^. — Crediamo far cosa utile e grata ai
nostri lettori col dar loro un sunto di questo pregevole studio su uno dei principali sta-
bilimenti di utilità pubblica di Parigi. Il dott. Gavinzel divide il suo lavoro in nove ca-
pitoli che noi qui verremo riassumencìo:
i.° Sommano storico, — L'Autore dice essere suo scopo studiare la Morgue sotto il
trìplice aspetto umanitario, amministrativo e medico, e per ciò sorpasserà alle ricerche
storiche sulla medesima, lasciandole a penna più autorevole della sua. Egli si chiamerà
contento se riuscirà a scemare nei lettori l'orrore che ispira la sinistra parola : la Morgttc,
La Morgue fu da prima posta nella bassa prigione del Chatelet :
« Era un luogo umido e tetro, un ridotto infetto dal quale continuamente sfuggivano
le più puzzolenti esalazioni; i cadaveri gettati là, gli uni su gli altri, aspettavano che i
parenti, colla lanterna in mano, venissero a riconoscerli ».
La Morgue andò man mano migliorando, fìnchè nel 1864, vicino a Notre-Dame, si
costruì la Morgue presente, che descriveremo in questo studio.
2.° Descrittone della Morgue, — La Morgue è costrutta in modo semplicissimo ; un
quadrato centrale abbastanza grande, fiancheggiato da due ale; la facciata principale sta
di prospetto al magnifico giardino dell'arcivescovado ; l'edificio è tutto circondato da can-
celli in ferro. Alle estremità di sinistra e di destra si trovano due cancelli mobili per
l'entrata delle vetture. Tre larghe porte s'aprono nella sala d'esposizione.
Dopo aver fatto qualche gradino il pubblico si trova dinanzi ad un grande pcilaucato
che nasconde ai passanti i corpi degli esposti.
Su questa specie di paravento si vedono affissi vari quadri contenenti fotografie, indi-
cazioni su i connotali, ecc. per facilitare il riconoscimento dei cadaveri rimasti sconosciuti.
A destra e sinistra del palancato due porte danno accesso alla sala d'esposizione.
Al lato destro di questa sala si vede una porta sulla quale leggesi : Sorveglianti ; sulla
porta parallela del lato sinistro leggesi: Cancelleria (Greffe).
Questa grande sala è divisa per tutta la sua larghezza da un' invetriata. Di qua circola
il pubblico che giornalmente viene al riconoscitojo e di là, dietro l'invetriata, si trovano
due file di lastre di marmo nero in numero di dodici, per l'esposizione dei cadaveri, in-
clinate verso il pubblico; ciascuna di esse all'estremità superiore ha una specie di guan-
ciale in ferro annerito, su cui poggia la testa del cadavere.
Di sopra ogni guanciale trovasi una chiave di rame terminante in un annaffiatojo a
palla, con cui, in caso di bisogno, si fa colare sul cadavere un'acqua limpida, fresca,
qualche volta fcnicala, per arrestare la decomposizione nella calda stagione.
Degli attaccapanni in ferro si vedono fissi al muro, ai quali stanno sospese le vesti
degli individui sconosciuti, per molto tempo ancora dopo il loro seppellimento.
In fondo del riconoscitojo trovasi una porta comunicante colla sala d'arrivo o di ri-
— 784 —
cevimento, dove i cadaveri souo svestiti e lavati prima di metterli nel riconoficìto)o se
sconosciuti, nella sala mortuaria se già noti.
Entriamo nella sala mortuaria, ove sono posti i cadaveri degli individui riconosciuti,
fino al loro seppellimento, o quelli il cui stato di putrefazione è già si avanzato da noa
permetterne più l'esposizione al pubblico nel riconoscitojo.
I cadaveri son posti su tavoli bassi, di marmo nero, leggermente inclinati, alla coi Use
si trova un canaletto per lo scolo dei liquidi sanguinolenti. Su di ogni tavolo è posto qd
copri-corpo in zinco, alle due estremità del quale si trova un'apertura con grata che per-
mette la circolazione dell'aria.
In seguito troviamo la sala d'autopsia quadrata, lastricata ed illaminata come la sala
mortuaria ; nel mezzo vi si vede una tavola in piombo con un sol piede in ferro ; vi è
praticata un'apertura per lo scolo dei liquidi, che cadono in un vaso mobile, posto di sotto.
In un'angolo, a destra v'è una tavola in legno con due cassetti, sulla quale si vedono
oggetti per le autopsie; a sinistra un calorifero ad acqua calda; al centro una fontana
con vasca al di sotto. Su di una specie di banco dal lato opposto son posti vari istm-
menti chirurgici, e per ultimo un armadio contenente dei pezzi d'anatomia ed apparecchi
chirurgici compisce il mobilio di questa sala, dove il dott. Brouardel tiene, tre volte per
settimana Conferenze di medicina legale.
Contigua a questa sala è una piccola stanza triangolare ove si trovano dei vasi di vetro
destinati a contenere gli organi dei quali si deve far Tanalisi chimica, nonché altri og-
getti pure per l'analisi chimica, ecc., e bilancie di precisione per pesare gl'infanti appeni
nati ed i feti.
Uscendo dalla sala d'autopsia, si entra in un largo andito, a sinistra del quale una
porta conduce ad una piccola corte lastricata ove vedesi una fontana ed in un angolo una
camera di sgombero. L'andito continua sino alla porta a due battenti per cui entrano gli
accusati nei casi di confronto colle loro vittime. Un'altra porta posta pure nell'andito ci
conduce alla sala detta dei Magistrati, che è un gran salone tappezzato in verde, eoo
tende di damasco verde alle due finestre, un grandissimo tavolo rotondo con tappeto di
drappo verde e dodici sedie coperte di velluto verde.
Nella corte a sinistra si trova un locale contenente il combustibile, in quella di destri
si trovano: i.^ il deposito dei cataletti; 2.^ la stalla; 3.^ la rimessa per la vettura desti-
nata al trasporto dei cadaveri al cimitero, ed un piccolo deposito provvisorio costrutto iu
palancato di legno pei morti.
Da questa corte si passa al lavatojo, vasto locale lastricato, per la lavatura dei vestiti
degli individui esposti. Vicino avvi il locale per l'asciugatura dei medesimi.
Nel lato di destra dell'edifìcio si trovano due sale. Una, la più grande, serve qual ma-
gazzino per depositarvi i vestiti non ancora richiesti o appartenenti a sconosciuti. L'altr-
sala serve quale camera da letto per gli inservienti.
3.^ La Cancelleria, — I.a cancelleria è una sala quadrata, simile alla sala dei Magi-
strati, mobiliata con semplicità e convenienza.
Essa è divisa in due da uno steccato. Nella parte di fondo sta il cancelliere ; in quella
dinanzi il commesso-cancelliere e l'inserviente d'ufficio.
La cancelleria è aperta dalle io ant. alle 5 pom., eccettuate le domeniche ed altre feste.
Benché la sala non contenga più di 12 persone, non si esagera dicendo come più di
100 persone vi entreranno giornalmente, chi per fare dichiarazione di sparizione, chi pw"
le formalità che si esigono nei riconoscimenti, ecc.
— 785 —
Il servizio amministrativo della Morgue dipende dal i.® Ufficio della i.* Divitione della Pre*
fettura di Polizia e la vigilanza dello Stabilimento dipende dal 4.^ Ufficio della 2.* DÌTiiione.
Il personale si compone di: i.® Un medico-ispettore; a.® Due medici vio^itpettori ;
3.^ Un cancelliere; 4.^ Un commesso-cancelliere; 5,® Un inserviente d'officio; 6.^ Un
guardiano; 7.^ Tre inservienti.
Alla cancelleria sono inscritti in un doppio registro i morti, annotando tutte le più
minute particolarità relative ai medesimi. Per i corpi sconosciuti, gli infanti appena nati
o i feti, le colonne del registro rimangono in bianco; esse si riempiono più tardi, se
accade il rioonoscìmento, che può farsi in dififerenti modi: coll'esposizione dei cadaveri,
con quella dei vestiti, delle fotografie e colle informazioni scritte che si trovano nei quadri
affissi nel riconoscitojo.
4.^ La staiùtica. — Il cancelliere Ha fra suoi obblighi d' ufficio quello della statistica
annuale della Morgue.
Questa statistica esiste, si dice, dall'anno 1836. 11 dott Devergie ha pubblicato nna
curiosa statistica pel decennio 1836- 1846. Durante questi -dieci anni 3438 cadaveri o
resti di cadaveri vennero ricevuti alla Morgue.
Per gli anni seguenti troviamo:
1846 a 1856 4235 cadaveri
1856 a 1866 5367
1866 a 1876 7091
1876 614
1877 629
1878 718
1879 710
1880 807
1881 920
Da queste cifre si può vedere come il numero dei corpi ricevuti alla Morgue segua
anno per anno un andamento ascendente.
Dal giornale La Ville de Paris togliamo le cifre seguenti che mostrano le medie dì
aumento decennale dei corpi deposti:
1830 a 1839 3*5 cadaveri
1840 a 1849 3^5 *
1850 a 1859 435
1860 a 1869 650 »
1870 a 1879 675 »
Per chi amasse conoscere più a fondo la statistica della Morgue, noi consiglieremo loro
la lettura delle opere su la statistica della Morgue dei dottori Devergie e Foley.
5.® La Morgui sotto t aspetto medico-legale, — In questo capitolo rAutore tratta delle
modificazioDi che si potrebbero portare negli ordinamenti intemi della Morgue e special-
mente su quanto riguarda il servizio per le autopsie.
Il servizio delle autopsie alla Morgue lascia assai a desiderare sia per rbtruzione degli
scolari, sia per le perizie. Il perito non ha che una sala e una tavola.
Dopo aver fatto una rapida scorsa per gli Stabilimenti dedicnti alla medicina legale nei
SO
— 736 —
vari Stati d'Europa per vederne le differenze, l'Autore dice che per soddisfare alle varie
necessità inerenti al servizio delle autopsie alla Morgue, bisognerebbe:
i.° Ottenere una conservazione reale dei corpi deposti;
3.^ Migliorare la sala d'autopsia;
3.^ Costruire una stanza di microscopia;
4.^ Costruire una stanza di chimica;
5.*^ Costruire ima stanza per le esperienze fisiologiche, con un piccolo canile e un
luogo per mantenervi vìve delle rane;
6.^ Avere una sala per disporvi le preparazioni anatomiche da conservarsi e pei
modelli ;
7.^ Avere un locale per la collezione dei pezzi d'anatomia, dei veleni e di libri
speciali alla materia (medicina legale, anatomia);
8.^ Avere un anfiteatro a scalinata per le lezioni e una stanza particolare per il pro-
fessore.
Quanto al riconoscitojo , sala di ricevimento dei cadaveri, locali destinati all'Ammini-
strazione. dice solo che avrebbero bisogno di un maggior spazio.
6.^ Conservatione dei cadaveri, — In una Morgue bene ordinata, scopo prindptle si
è la conservazione dei cadaveri per un tempo quasi indeterminato preservandoli dalla pa-
Irefazione.
Non staremo qui a citare esempi per dimostrare di quanto interesse sia per la giustizia
in certi crimini, il poter conservare cadaveri o porzioni di cadaveri in tale stato da poter
esporli al pubblico, e senza dire come la conservazione dei cadaveri sia utile di sovente
non solo alla giustizia, ma anche nell'interesse della famiglia.
Senza passare in rivista tutti i mezzi impiegati fino ad oggi, osserviamo se ne esista
uno capace di conservare i cadaveri esposti alla Morgue.
Noi pensiamo che il miglior mezzo di conservazione pei cadaveri sia il porli in un im-
biente freddo e secco, e siamo contenti di vedere la questione già risolta per le prove £itte
alla Morgue coU'appareccbio frigorifico Carré, costrutto da Mignon e Roiuut.
7.® Alcune riforme da attuarsi, — In questo capitolo l'Autore propone le seguenti
riforme :
I. Sala dautopsia, — Prima dote di una sala d'autopsia è di essere abbondante!
mente illuminata, e per ottenere questo noi vorrenmio una finestra larga ed alta fino al
soffitto, dove si unirebbe a^ un'invetriata della medesima grandezza a forma di tetto.
La tavola per le autopsie deve essere di marmo e specie di ardesia; se è girante dò
sarà meglio. Deve essere leggermente convessa ' e circondata da un canaletto circolare per
il trasporto dei liquidL L'acqua deve giungere in abbondanza su questa tavola.
Sarà poi cosa utile porre dinanzi alla finestra un'altra tavola per lavori di dissezione
che richiedano maggior cura e tempo.
Nella sala vi saranno dei lavatoi con chiavi per le frequenti pulizie, come pure vi sari
un serbatoio per l'acqua distillata, per la lavatura degli organi, contenente non meno di
200 litri d'acqua.
Alcune vetrine sarebbero pure necessarie : una per gli strumenti necessari alle autopsie,
dei quali l'Autore dà un elenco; un'altra per riporvi i vasi destinati a conteaere pcfà
anatomici o liquidi conservatori.
Ultima questione è quella del posto degli scolari. Affinchè i medesimi possano asstitere
alle autopsie comodamente e senza circondare e disturbare il professore ne' suoi mo^'
/
— 787 —
Ynend, basterebbe costruire un piccolo anfiteatro a ferro di cavallo intorno alla sala, con
quattro o cinque file di banchi assai strette, dell'altezza di circa un metro e mezzo nel-
l'nltima fila ; più due posti distinti, uno pel rappresentante dell'Autorità, l'altro pel segre-
tario del professore.
II. La stanza di microscopia, — L'esame microscopico deve naturalmente seguire
le autopsie medico*legali. Esso ha per scopo di esaminare i liquidi dell'organismo, il
-sangue, il contenuto dello stomaco, il muco di varie cavità, i visceri ancora freschi, le
macchie di sperma e di meconio, come pure le macchie che vi fossero sulle camicie, sui
vestiti, ecc.
Una stanza di microscopia alla Morgue è quindi necessaria; in essa vi dovrà essere or-
•dinatamente disposto tutto il materiale necessario alle osservazioni microscopiche,
III. La starna di elàmica. — Ajuto e compimento delle osservazioni microscopiche
sono le ricerche chimiche; questa stanza è dunque cosi necessaria, come lo è la stanza
-di microscopia.
Vi si faranno le analisi delle orine, delle materie estratte dallo stomaco, ecc., ecc.
n materiale per questa stanza dovrà essere il più che è possibile completo per permet-
tere di poter tosto eseguire quelle ricerche che non si potrebbero ritardare senza danno.
Un'analisi di troppo ritardata può alle volte lasciar perdere le traccie del veleno, spe-
zialmente se volatile.
IV. Stanza per li esperienze medico-legali, — In questa stanza ogni perito dovrà
avere la sua vetrina a chiave dove conservare i pezzi che deve esaminare.
Alla medesima saranno aggiunti tre o quattro canili, altrettante conigliere ed un piccolo
acquario contenente una ventina di rane. Questi animali permetterebbero di fare direttamente
bielle esperienze per la ricerca dei veleni, come gli alcaloidi, la digitalina, la morfina, ecc.
VI dovranno essere pure tutti gli strumenti necessari alle esperienze tossicologiche, fisio-
logiche, ecc.
V. Locale per la preparazione dei pezzi anatomici e dei modelli, — Collezioni, — Sarà
assai ntile pure l'avere un locale per la preparazione dei pezzi anatomici e dei modelli.
Come pure sarà di grande utilità l'avere: una piccola biblioteca di opere speciali, utili a
•consultarsi nelle autopsie; una collezione di pezzi anatomici; una collezione di veleni mi'
nenli e vegetali, sia allo stato di purezza che nella forma adoperata per compiere il de-
litto; una collezione di fotografie sia delle vittime, che dei pezzi anatomici; un erbario,
•dei vati, ecc.
9.^ Utilità della Morgue, •» Scopo principale della Morgue è il riconoscimento dei
«orpi ivi deposti.
Una società bene ordi nata risponde dei suoi componenti. Lo Stato Civile ne tiene uno
stretto conto: le entrate e le uscite, cioè le nascite e le morti vi sono accuratamente re-
astrate. La Morgue è un indispensabile compimento dello Stato Civile, utile come lui
h fl riscontro delle uscite irregolari; essa è utile specialmente in due specie di morti, le
molti per accidente e le morti per delitto.
Nelle morti per accidente la Morgue semplifica una condizione di sovente complicata;
irende fiicile la trasmissione di un'eredità, la filiazione; sostituisce alla parola scompetrso^
-/omite di contestazioni e processi la parola più dura si, ma precisa : morto.
Ma quando lo sconosciuto che giunge nel triste carrettone è stato spinto nella tomba
•da OH delitto, allora la Morgue diventa la giustizia. Non si tratta più di rendere un ca-
davere alla famiglia, si tratta di cercare un colpevole.
— 788 —
Qui termina il lavoro e noi ringraziamo l'Autore dell'averci li bene dimostrato come
kia ordinato questo Stabilimento.
Dott. a Pini.
Beoueil dM Travaux du Cernite oonsultaiif d'Qygiène pnbliqut de Tranee ti dei
Aotes offloiels de TAdminiitaration sanitaire. — Tome Dixième, Paris, 1881. - u
quantità e l'importanza delle materie trattate in questo volume non ci permeUono, cose
sarebbe nostro desiderio, una rìviita crìtica del medesimo; anche limitandoci ad un bitre
cenno di ognuno dei lavori che vi si trovano, essa sorpasserebbe sempre i limiti di uà
Rivista bibliografica. Ci limiteremo quindi a citarne solo alcuni pia importanti.
I vari lavori compresi in questo volume sono separati in otto sezioni :
I. Servizi sanitari estemi ;
II. Consigli d' Igiene e di salubrità dei Dipartimenti ;
III. Epidemie, endemie, malattie contagiose ;
IV. Salubrità, policia sanitaria ;
V. Igiene professionale e industriale ;
VI. Alimenti e bevande;
VII. Esercizio della fannacia e medicina ;
Vili. Acque minerali.
La seconda sezione contiene un esteso rapporto dei dottori Legouest, Gavarret, Ber-
j^eron e Vallin sui lavori dei Consigli d'Igiene e di salubrità dei Dipartimenti nel 187S
e proposte di ricompense ad alcuni dei componenti questi Consigli.
In questo Rapporto vengono passati in rassegna numerosi lavori circa l'Igiene munici-
pale, le acque potabili e i corsi d'acqua, e qui sono citati parecchi fatti di acque fOt
dannose o inservibili dai prodotti di stabilimenti industriali, sulle industrie dannose, sàh
lontananza dei cimiteri dall'abitato, sull'igiene scolastica, rurale e alimentare, sulle epide-
mie, sulle epizoozie, sull'assistenza medica e sulla vaccinazione.
Importanti sono pure le sezioni terza (epidemie, endemie e malattie contagiose) e sestt
(alimenti e bevande). In queste come nella suddetta sono citati molti fatti, assai istruttivi
anche per gl'igienisti e per tutti coloro che occupandosi del miglioramento della pubblici
igiene, troveranno in essi prove assai convincenti dei danni che ne possono venire tlk
salute pubblica e privata.
Noi ne consigliamo la lettura agli igienisti certi che, giunti al termine della medesim
essi si troveranno soddisfatti dell'utile ricavatone e si chiameranno contenti di tvcr
seguito il nostro consiglio.
Dott. G. Pini.
i
— 789 —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI LUGLIO i882.
Lo stato meteorologico del mese di luglio fu diverso nelle varie regioni d'Italia, come
suole non di rado avvenire; e sopratutto per quanto si riferisce alla distribuzione dell<a
pioggia e della temperatura. Quella infatti, mentre fece interamente difetto o quasi in tutto
il mezzodì della penisola, dalla Basilicata in giù, e nella Sicilia, cadde invece copiosa in
-diverse contrade del Nord, e specialmente nel Friuli, nel Bellunese e nel Trevigiano, non
•che nei paesi intorno ai nostri maggiori laghi; e nella mezza Italia dove fu moderata,
dove fu abbondante anziché no. La temperatura andò soggetta a non lievi oscillazioni, e
toccò i massimi valori dell' anno al Nord durante la prima metà del mese, al Sud nella
seconda. Né mancarono temporali ed acquazzoni, ed anche nevi, parziali però e ristretti
a non gran tratto di terreno; i qnali arrecarono guasti qua e là. Causa di queste varia-
zioni atmosferiche, furono le fluttuazioni sofferte dalla pressione dell'aria nel corso del
mese.
Prima Dbcadb.
E per vero, le basse pressioni ed i centri ciclonici che nella prima decade persistettero
nel mediterraneo settentrionale per l'influsso delle onde depresse provenienti dal Nord e
dal Nord'CSt, cagionarono una serie di pioggie e di temporali, che si estesero in gran
parte della penisola, congiunti a shaki di temperature.
Un primo perìodo temporalesco si aveva in sul cominciar del mese, dall' i al 3. Nei
primi due giorni in temporali e le pioggie sono più frequenti ncll' alta e media Italia ;
nel 3 si trasportano al mezzodì insieme colla depressione barometrica. Un secondo periodo
incomincia il 4, al sopravvenire di un'altra onda di depressione dalle coste Oceaniche; e
nuovi temporali si hanno sopratutto in Piemonte e nella Liguria nel 4-5.
Intanto, col dominio dei venti di Nord-ovest e di Nord, il calore decrebbe nei giorni
anzidetti, ed un minimo di calore si ha dal 3 al 6 in tutta Italia, il quale per non pochi
luoghi fu il più intenso del mese.
Dopo il giorno 5, sino all'S vi ha tregua in Italia, ed al soffiar di venti da libeccio e
di scirocco, la temperatura si accresce dovunque notevolmente, per modo che in molti
luoghi del centro e del Sud si ha nel 9 il massimo termico non solo del mese, ma della
intera stagione. Questi forti calori, richiamando le basse pressioni verso il Sud, sono causa
di violenti temporali, nei giorni medesimi 5-10 con acquazzoni in alcuni luoghi presso
«Ile Alpi, e specialmente in Piemonte dal Canavese al Lago Maggiore, dove si ebbero
straripamenti di flumi, allagamenti e scoscendimenti di terreno.
Tolti questi danni ristretti^ ed altri pure, non guari estesi, cagionati dai venti caldi e
forti nel mezzodì, e dalle grandini in alcune poche province, la stagione riesci favorevole
alle campagne, e sopratutto al frumento, al mais ed alle viti.
Sbconda Decade.
L« pioggie caddero in questa seeonda decade meao copiose che nella precedente, ed
t temporali si succedettero anch'essi con minore impeto e violenaa. Uba prima cmdàta di
— 790 —
<1 epressione, incominciata il primo di della decade dappresso alla Scandinavia ed all'Arci-
pelago inglese, si protende il giorno appresso verso la Germania da una parte e sul no-
stro Mediterraneo dall'altra, passando il 15 sulla Turchia. Essa arreca pioggie e tempo-
rali sul suo passaggio, dapprima nell'alta Italia occidentale, sopratutto in Piemonte e nella
Liguria, con neve sulle Alpi marittime ; poi nell'alta Italia occidentde e nella media; in
ultimo, nel 13, al mezzodì.
Dopo il 13 le più alte pressioni che si trovano all'Ovest del Continente si avanamo
verso Sud-est ed occupano la Penisola Iberica, l'Africa e parte del Mediterraneo, dove si
mantengono sino al terminar della decade, mentre le più basse si fissano sali' Arcipelago
inglese. Fu perciò che in tutto il rimanente della decade, il tempo si mantenne bello e
sereno su tutta Italia; con una passaggera interruzione nel 16 e 17, cagionata da ima
leggera depressione venuta dall'Ovest, la quale apportò temporali con pioggia dapprìin»
in alcuni luoghi dell'alta e della media Penisola, e poi nella bassa.
La temperatura, dopo il 13, andò man mano aumentando sino al terminar della decade,
e continuò a crescere nel primo e nei primi due giorni, dal 20 al 22, si ebbe in tatt»
l'Italia settentrionale, ed in alcune stazioni del centro, del pari che in Sardegna, il mas-
simo termico mensuale, che fu pure quello di tutta l'estate; come il massimo del 9 era
stato per il resto del paese.
Per causa della poca pioggia in molti luoghi le campagne si mostravano sofferenti,
massima pei forti calori sopraggiunti. Tuttavia il raccolto del frumento fu copioso piii che
d'ordinario; il maiz, gli olivi e le viti prosperavano nella maggior parte dei luoghi, ed i
pascoli ed i prati erano belli sulle Alpi.
Terza Decade.
Mentre il calore cresceva nei primi giorni della decade, il barometro si abbassava n
tutta Europa, e specialmente all'Ovest; e si mantenne basso sino al 24 al Nord ed il
Nord-ovest. Codesta depressione fu causa dei temporali che nei primi quattro giorni ddli
decade infestarono non poche località dell'alta e media Italia, sopratutto all'Ovest ; e cbc
in alcuni luoghi dell'Appennino settentrionale andarono congiunti a grandine devastatrice.
Dopo il 25, le pressioni persistono sempre basse sulla Scandinavia e sull'Europa d
mezzo ; ma si accrescono man mano dal Sud-ovest nella Spagna a tutto l'Ovest del Con-
tinente, mantenendosi in tale stato sino al terminar del mese, con qualche leggero abbas*
samento il 29 e 30. Per contro, all'Est le basse pressioni si trovano nel 27 sulla Peni*
sola Slavo-Greca e nel Mar Nero, e vi rimangono fino al 29 ; avanzanzandosi nei dnc
giorni appresso, 30 e 31, dal Mar Nero alla Scandinavia.
Per tale disposizione della pressione atmosferica si manifesta su tutta l'Europa ocddea-
tale la corrente di maestro e di tramontana ; e la temperatura si rinfresca in Italia, come
altrove, nella seconda metà della decade. Le leggere depressioni del 29 e 30, apporta-
rono gli ultimi temporali del mese in diversi paesi del Nord e del centro d'Italia, eoa
pioggia nei luoghi meno alti, e con neve sui monti. Negli altri giorni tatta la stagiooe
fu buona e piacevole.
La pioggia cadde abbondante in alcuni luoghi del Veneto e della Lombardia; del pan
che negli Abruzzi. Fu pure sufficiente nell'Emilia occidentale ; ma negli altri paesi tatti
fu scarsa, epperò desiderata per il vantaggio della campagna; sebbene le viti proqMi***
aero quasi dovunque. Le grandinate furono rare, e non riuscirono funeste che in pocbis^
sime località, come in alcune della Basilicata.
— 79» —
Temperature estreme notate in Italia nel luglio 1882.
Città
Temperatura
Città
Temperatura
Massima
Minima
Massima
Minima
Belluno
Udine
Venezia ....
Bergamo. . . .
Como
Milano
Novara
Torino
Alessandria. .
Genova
Perugia. ....
Modena ....
Bologna ....
Urbino
Ancona.
30°. 9
35°. 4
34°. »
31°. 6
30°. 5
34°. 0
34°. 0
33°. 5
33°. 8
30°. 2
32°. I
34°. 0
33°. 4
30°. 2
35°. 5
8^2
9°. 2
15°. 5
13°. 6
12^.2
14°. 7
ii^i
14°. I
14°. 3
I6^o
12^9
15^6
150.6 1
14°. 0 j
17°. 6
Livorno ....
Firenze
Perugia
Roma
Aquila . • • . .
Foggia
Caserta
Avellino ....
Napoli
Potenza ....
Lecce
Cosenza ....
Palermo ....
Siracusa ....
Cagliari
31°. 0
35°. 2
32°. I
34°. 0
33°. 0
41°. 2
35°. 5
32°. 6
32°. 9
34°. 7
41°. 4
37°. 4
38°. I
32°. 7
35°. 2
i5°.o
14°. 0
12^.9
15°. 2
lO^l
14°. 5
12^9
7°. 8
16O.6
9°.o
15°. 2
14°. 0
14°. 4
19°. 5
15°. 3
DtUr Osservatorio di Moncalieri^ luglio 1882.
Padre F. Dknza.
— 79« —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI AGOSTO 1882.
La stagione trascorre nel mese di agosto alquanto migliore che in luglio. I temporali
furono meno frequenti e meno intensi ; e le grandini furono rare, ed innocue nella mig- <
gior parte de' luoghi. Le pioggie caddero meno abbondanti e rimasero meglio distribuite
sulla superfìcie della Penisola, essendo però sempre scarsissime o nulle nella terra d' 0-
tranto ed in Sicilia, ed anche nella Sardegna. Dove si ebbero in maggior copia fa sem-
pre nel Friuli e nel Bellunese, non che in quel di Milano. La temperatura andò anch'essa
soggetta a minime variazioni che nel mese passato ; e tanto i massimi quanto i minimi
suoi calori rimasero nella maggior parte delle contrade italiane meno intensi. Le flattaa-
zioni della colonna barometrica, fattori principali delle meteore temporalesche e delle ?a-
riazioni termiche, riescirono solo di poco maggiori che in luglio, ma meno frequenti e di
minore influenza. Lo stato igienico dei nostri paesi non ebbe quindi a soffrir di aovercliio
in questo mese ; e quello delle campagne fu diverso a seconda della pioggia e del ca-
lore. Le stazioni climatiche e di ritrovo nei nostri monti si lamentarono della soverchia
pioggia, della temperatura relativamente bassa; epperò della non grande frequenza di
frequentatori.
Prima Decade.
Nella prima metà della decade, fin quasi al 5. mentre le più alte pressioni persistevano
su quasi tutto l'Ovest del Continente, dall'Africa e dalla Spagna, sino al mezzodì d'In-
ghilterra ; le più basse si trovano invece al Nord sulla Scozia e sulla Scandinavia, al Sud
dell'Arcipelago greco all'Asia Minore e poi sul Mediterraneo orientale. Codesto leggero
squilibrio ddla pressione atmosferica cagionò nelle nostre regioni deboli correnti di mae-
stro; ma il calore si accrebbe ed il tempo fu bello e sereno. In diversi luoghi si ebbe
in questi giorni il massimo termico di tutto il mese.
Nella feconda metà della decade, dal 5 al io, le pressioni elevate continuano sull'Oc-
cidente, basae ad Oriente del meridiano Roma-Monaco-Berlino-Copenaghen, protendendosi
dalla Russia al Mar Nero. All'Ovest il massimo barometrico oscillò intorno 770 mm. , al-
l'Est il minimo fu compreso tra 752 e 748 mm. Nelle nostre contrade il dislivello del
barometro fu anche minore, epperò non si ebbero in tutto questo tempo rilevanti squili-
bri atmosferici; la tranquilla corrente di Nord, che ne risultò in tutta Europa, abbassò la
temperatura, malgrado la serenità quasi costante del cielo ; ed in alcune stazioni della
Riviera Ligure, e della Terra d'Otranto, non che in quasi tutta la Sicilia, avvenne in que-
sti giorni il minimo mensuale di temperatura.
Alcune leggere depressioni vennero prima dal Sud, e poi dall' Ovest, conturbarono di
tratto in tratto, ma per breve tempo, le stazioni specialmente a' piedi delle Alpi; e tem-
porali o pioggie accaddero nel 5 sulla media; che sul 6 si estesero anche al mezzodì, e
nel 7, 8 e IO, a molte stazioni di tutta Italia; limitandosi nel 9 al solo estremo Sud.
Le pioggie furono scarse quasi dappertutto nel settentrione e nel mezzodì d'Italia, ed
in diversi paesi mancarono del tutto ; caddero invece a sufficienza nelle regioni del centra
Perciò nelle prime regioni le condizioni agricole non erano soddisfocenti salvo quelle àà
vigneti ; alcuni dei quali , posti nell' Astigiano e Monferrato, ebbero nocumenti dalU
grandine.
— 793 —
Seconda Deoldk.
Nei primi cinque o sei giorni della decade, il calore si accrebbe di nuovo od in moke
stazioni italiane si ebbe il massimo termico del mese; al Nord ed al centro dal 12 al 14,
al Snd ed in Sardegna dal 15 al 16; e pia tardi ancora, dal iS al 19, in Sicilia. De-
vesi ciò alle alte pressioni che sino al 16 perdurarono sul nostro paese, le quali fin al 14
si estendevano dall'Arcipelago inglese e dalla Finlandia, sino ai Balcani ed alle penisole
iberica ed italiana; donde i venti di mezzodì, che ci apportarono i suddetti calori.
Dal 15 al 17 una zona di basse pressioni si protende nell'Europa dall'Atlantico al Mar
Nero, e dal Baltico all'Africa, producendo un minimo secondario sul golfo di Genova. Ma
nel iS il barometro si alza di nuovo all'Ovest, e l'aumento si propaga sino a noi, per-
durando sino al terminar della decade, dando il nuovo aumento di calore, specialmente
in Sicilia, innanzi accennato.
Per codesto stato della pressione atmosferica, le giornate si mantennero per lo più belle
ed il cielo rimase sereno dovunque per buona parte della decade; ed i maggiori e più
estesi temporali si propagavano dal 14 al 16 sulFAlta e media Italia. Qualche pioggia
più o meno leggera cadde il 17 nelle regioni Alpine, e nel 18 in Toscana; ed alcuni
temporali con pioggie si ebbero nell'Alta Italia al primo ed all'ultimo di della decade.
Col temporale del 14 cadde grandine, con vento impetuoso e con fiihnini in alcuni
luoghi del Canavese e della provincia di Cuneo, con danno delle vigne e delle piante
fìmttifere.
La pioggia fu nulla e quasi nell'estremo Sud della Penisola, in Sicilia ed in Sardegna,
scarsa altrove, salvo in alcuni luoghi del Veneto, del Piemonte, della Toscana, dell' Um-
bria, delle Marche e degli Abruzzi ; epperò gli agricoltori ne desideravano maggior copia,
pel buon andamento delle campagne.
Terza Decade.
In questo ultimo periodo del mese gli squilibri della pressione atmosferica addivennero
più frequenti e più intensi che nei due precedenti ; e quindi ancora le pioggie ed i tem-
porali; che si avvicendarono quasi ogni giorno, sino al 28.
Difatti dal cominciar della decade sino al 27 una serie non interrotta di onda depressa,
proveniente dal Nord e dal Nord-ovest, attraversò il Continente, generando nelle stazioni
italiane i minimi barometrici più basai del mese nei giorni 31-22, 26-27. Quindi la serie
dì pioggie con temporali che, si ebbero dal 21 al 26 nell'Italia del Nord e del mezzo^
salvo il giorno 25 in cui vi fu breve tregua; e gli altri che seguirono nel centro e nel
mezzodì il 27.
Le grandini riuscirono di danno ad alcune località, specialmente nel Veneto, in To-
scana ed in quel di Benevento, ed un furioso uragano danneggiò pure alcuni paesi della ^
Capitanata.
Nd 28, al crescere delle pressioni, la stagione diviene migliore in tutte le nostre re- '
gioni; l'aria calflM^ ed il cielo sereno, solo poca pioggia si urta il 28 ed il 30 sui ver-
santi alpini ; avanzò la prima delle precedenti depressioni ; e di effetto la seconda di una
leggiera depressione arrivataci dalle Isole Britanniche,
Nei primi tre giorni della decade, colle pressioni molto basse a Nord-ovest predominò
la corrente equatoriale, e la temperatura si mantenne elevata ansi che no. Ma dal 24 in
— 794 —
poi i centri ciclonici arriyati tulla Penisola, risvegliarono correnti di tramontana, e d
maestro, che abbassarono la temperatura, specialmente dopo il 25 ; epperò dal 26 al 3
avvenne nella più gran parte delle nostre stazioni il minimo termometrico di tutto il mes
che riesci basso relativamente alla stagione. A San Remy, a' piedi del San Bernardo,
termometro segnava appena un grado sopra cero.
Salvo sempre le province meridionali e molti luoghi del Piemonte e della Liguria, doTi
la pioggia fu scarsa o nulla ; nel resto d'Italia questa cadde a sufficienza, ed anzi fa co
piosa nelle regioni poste a pie delle Alpi. Nelle prime contrade la prolungata siccità i
nocevole ad ogni sorta di coltura, non escluse le viti, e riesciva di disagio anche all'eoe
nomia domestica; mentre altrove le cose andavano più prospere sotto ogni aspetto.
Temperature estreme notate in Italia nelTagosto 1882.
Città
Temperatura
tv
I CrTTÀ
Temperatura
Massima
Minima
Massima
Minima
Belluno ....
27^.9
9^5
1 Livorno ....
31^0
17^0
Udine
32<».2
11®. 0
Firenze. ....
33^8
13^5
Venezia ....
29<>.8
14^6
Perugia
31^2
15^0
Bergamo. . . .
29^.6
I2<^.0
Roma
31^7
15^7
Como
29*^.2
io^6
Aquila
30^0
io^9
Milano
32^3
14^.5
Foggia
35^2
15^9
Novara
31°. 8
9^2
Caserta
32^6
15^8
Torino
29^0
13*^.6
Avellino... .
29^9
9^3
Alessandria. .
32^.0
14^0
Napoli
29°. 7
iS^.o
Genova
31^.2
i8^6
Potenza ....
28^5
io^9
Piacenza. . . .
31^2
13^0
1 Lecce
35^7
i6^o
Modena ....
32^.9
13^2
Cosenza ....
31^0
15®. 0
Bologna ....
30°. 9
15^5
Palermo ....
33^8
14^8
Urbino
30°. 0
15^.5
Siracusa ....
32^3
20<^.0
Ancona
30^8
17^8
Cagliari ....
34^1
16O.7
Dalf Osurtmtorio di Moneaìiiri, agosto 1882,
Padre F. Dbnza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
Il Museo d'igiene della Società.
Come già è stato annunciato il Consiglio di Direzione dette opera in \
questi ultimi tempi a raccogliere una certa quantità d'oggetti che potessero
essere nucleo ad un primo Museo d'Igiene in Italia. Alla ardita iniziativa
però sarebbero stati sicuramente insufficienti i mezzi dei quali la Società no-
stra, giovane troppo e in molte opere impegnata, poteva all'uopo disporre,
se la munificenza di un collega modesto quanto benemerito non fosse su-
bito venuta in soccorso della nuova Istituzione cui la Società Italiana d'I-
giene ha il merito di aver dato vita. Il dott. Giuseppe Sapolini che fino
dalla fondazione della Società ha coperto con zelo superiore ad ogni elogio
la carica di Economato-Cassiere e ha voluto perpetuare la ricordanza dei
segnalati servigi prestati al nostro sodalizio, con uno di quegli atti che le
parole non valgono a qualificare e pei quali non si prova che un sentimento :
quello dell'ammirazione.
L'egregio Collega ha fatto dono alla Società Italiana d'Igiene della cospicua
somma di L. 10,000 in rendita italiana 5 V^ coll'intendimento che la So-
cietà stessa venga dal Regio Governo riconosciuta quale Ente morale de-
stinando la rendita di detta somma all'incremento del Museo d'Igiene.
n Consiglio di Direzione appena avuta partecipazione del nobilissimo atto
determinava :
i.^ di accettare la splendida elargizione;
2.^ di lasciare alla Società l'ufficio gradito di esprìmere nel modo che
parrà migliore la propria riconoscenza al dott. Sapolini;
— 796 —
3-** di avviare pratiche col Regio Governo pel pronto riconoscimento
in Jinte morale della Società;
4.^ di ordinare subito le collezioni raccolte in apposito locale e di in-
titolare col nome del benemerito donatore il Museo d'Igiene che sorge sotto i
suoi auspici e del quale egli conserverà la Direzione sua vita naturai durante.
Abbiamo intanto il piacere di potere annunziare che il Museo è già stato
iniziato in ampio e ben adatto recinto, e che le pratiche per ottenere il
riconoscimento giuridico della Società sono favorevolmente avviate e non
tarderanno di essere coronate da completo successo.
Questi fatti valgono più di ogni altra considerazione a dimostrare come la
Società nostra vada acquistando sempre nuova importanza e volga felicemente
verso quegli alti e generosi scopi che si propone conseguire mercè Tattività
e l'autorità dei suoi membri i quali crescendo ogni giorno di numero assi-
curano alla medesima forza ed espansione.
«
L'escursione alpina di alcuni membri della Società.
In occasione del Congresso Intemazionale d'Igiene che è stato tenuto a
Ginevra nel p. p. settembre alcuni membri della Società decisero di es^[ime
una escursione che sollevando lo spirito rin>ìgorisse al tempo stesso il corpo.
La Comitiva composta di 16 persone, fra le quali erano i professori Corradi
e Pagliani, i dottori Pini, Parola, Marro, Morra, Colliex, Portis, Raserì, Mon-
teverdi. De Paoli, Maggioli, Faw. Boncinelli ed alcuni altri, mosse da Ivrea
percorse la Valle d'Aosta, visitando alcuni antichi castelli e lo stabilimento
idroterapico di Saint Vincent, prosegui per Aosta d'onde prese a salire il Gran
San Bernardo ove sostò per circa 24 ore eseguendo l'ascensione della Che-
naletta (2900 metri sul livello del mare). Poscia discendendo ad Orsières e &far-
tigny proseguiva per Losanna e Ginevra ove tutti giunsero in buonissimo stato
•di salute e lieti di avere con lungo e faticoso cammino ritemprate le forze.
Una cattedra d* Igiene in perìcolo.
Nell'Istituto di marina mercantile di Venezia esiste già da molti anni una
cattedra d'Igiene navale che per motivi di economia minaccia di essere
soppressa.
La Società Itaìiana d* Igiene preoccupandosi di questo fatto, ha ioiriato
pratiche attivissime per mezzo della Sede particolare di Padova, aflmchè la
cattedra di Igiene navale sia mantenuta nell'Istituto reputatissimo di Venezia.
— 797 —
CENNI NECROLOGICI.
GIUSEPPE LAZZARETTI.
Il 23 agosto spirava in Padova dopo lunga malattia il dottor Giuseppe Laz-
zaretti, professore ordinario in quella Università di Medicina Legale e Polizia
Medica. Era nato a San Quirìco d'Orda nel Senese nel 181 2. Rivolse gran parte
della sua operosità scientifica agli studi medico-legali. Guadagnatasi fama assai
distinta in Toscana come perito e come scrittore, ebbe nel 1864 l'invito onore-
volissimo dall' Università di Padova di occuparvi la cattedra di Medicina legale
e Polizia medica lasciata dal prof. Giannelli. In questo suo nuovo arringo si cat-
tivò subito la stima dei colleghi, dei giovani, e della Magistratura, che non man-
cava mai di sentirne in ogni caso importante l'autorevole consiglio. Nelle sue
lezioni brillava la conoscenza profonda delle dottrine mediche, congiunta ad una
critica acuta, sagacissima, a larga cultura giurìdica. Frutto dei suoi studi e della
sua pratica fu il suo Corso teorico pratico di Medicina legale, che vide in questi
ultimi mesi la sua terza edizione. Questo trattato, per quanto includa argo-
menti di carattere meramente giuridico che non dovrebbero a rigor di materia
trovar posto in un'opera di vera Medecina l^ale, sarà sempre consultato con
profitto per la chiarezza della esposizione, per la sottigliezza della critica,
per la opportunità con cui certi punti di vedere giurìdico sono illustrati con
i dati medici. Noi dobbiamo ancora ammirare nell'Autore la franchezza leale
con cui, anche dissentendo dalle scuole moderne, sosteneva i proprì principi ;
la fermezza del suo carattere che gli fé' sopportare con filosofia serena sce-
vra d'ogni rancore, indegne persecuzioni. Morendo die nuova prova del suo
grande amore agli studi, giacché legò gran parte del suo patrimonio in sus-
sidio a studenti privi di fortuna, e all'incremento degli studi medico forensi.
I^ scienza nostra perde nel Lazzaretti un illustre suo rappresentante e ne
<:ustodirà con affettuosa venerazione la rìcordanza.
LUIGI CONCATO.
Nato a Padova, da quel!' Università passò a perfezionarsi negli studi medico-
chirurgici a Vienna. Parve che dapprima si volesse dedicare all'ostetricia;
— 79^ —
poscia insegnò per breve tempo patologia generale nell'Università di Pavia,
per indi passare alla Clinica Medica di Bologna e successivamente nell'altra
di Padova e Torino.
Quantunque apparisse nuovo fra i Clinici e quasi inaspettato, presto s'e-
levò fra i maggiori, specialmente per la parte che riguarda la diagnosi fisica.
Negli ultimi anni si volse di preferenza allo studio delle cause morbose con
che affermava la grande importanza della Medicina preventiva e dell'Igiene.
Qui non è a dire delle opere di lui, le quali se gli procurarono fama,
maggiore ancora gliela procurò l'insegnamento. Ebbe discepoli devotissimi.
Le sventure della famiglia gl'inacerbirono l'animo : l'irrequietudine, quando
appunto il riposo dopo le lunghe lotte è necessità, gli abbreviò forse la vita.
A Riolo in Romagna, dov'era Direttore di quelle terme, quasi improvvi-
samente, si rapida corse la malattia, moriva nello scorso agosto.
GAETANO RINALDINI.
Il dott. Gaetano Rinaldini, ascritto alla nostra Società e già Diretttore dei
Manicomi provinciali di Milano, della Setiavra e di MornhellOf cessò di vivere
in questa città la sera del giorno r i settembre scorso, dopo lunga e penosa
malattia nell'età di 69 anni.
Non ancora insignito della laurea dottorale, iniziò la sua carriera di me-
dico in mezzo alle stragi ed ai lutti della prima pandemia colerica, che nel
1836 infestò la Lombardia ed il Veneto, e prestando 1* opera sua a van*
taggio dei colerosi del Comune di San Rocco al Porto in questa provincia,
ne ebbe lode di medico zelante e coraggioso.
Conseguita la laurea nel settembre del 1837 presso l'Università di Pavia,
entrò in servizio all'Ospitale Maggiore di Milano ed annessi Pii Istituti. Se-
parati il Manicomio e la Pia Casa degli Esposti dall' Ospitale Maggiore, il
dott. Rinaldini dal 1 5 gennajo 1 844 rimase esclusivamente addetto alla cura
dei pazzi. Per 38 anni di seguito, continuò l'opera sua benefica e feconda
ossia fino al gennajo di questo anno, epoca in cui, sopra sua domanda, fu
collocato a ben meritato riposo. In questa lunga serie di anni nella quale
dai minori gradi della gerarchia raggiunse quello massimo di effettivo Di-
rettore dei due Manicomi provinciali, concentrati dappoi nell'unico Manicomio
di Mombello, ampliato ed ordinato sotto la sua direzione secondo le esigenze
— 799 —
scientìfiche ed amministrative, egli potè largamente esplicare le sue generose
tendenze, prodigando ai poveri pazzi affettuose cure di amico e /di padre.
La stessa sua morte fu l'ultima espressione di una vita esemplare di sa-
crificio.
Altra delle cause della malattia che lo trasse al sepolcro è stata una le-
sione traumatica alla regione addominale, arrecatagli da un ricoverato. (0
GAETANO MORETTI.
È morto a Crema nelVetà di anni 54 il dottore Gaetano Moretti, membro
della nostra Società.
D'animo gentile e generoso, d'ingegno aperto e vivace, ricco di varia e
soda cultura, il compianto Collega fu dotto medico e non meno abile chi-
rurgo. Dopo un servizio non breve nelle Condotte Mediche di Bolzone e
Rappello (circondario di Crema) e di Romano (provincia di Bergamo) dalla
stima, dalla fiducia dei suoi concittadini venne chiamato a coprire la carica
prima di Direttore e poi di Chirurgo primario del patrio Nosocomio. Nella
sua nuova posizione, egli parve moltiplicarsi; son là ad attestarlo le varie
Monografie sparse nei Giornali medici ed i molti articoli d'igiene pubblica,
massime sulla Cremazione dei cadaveri scritti nei Giornali locali.
(i) Gazzetta del Manicomio della prorincia di Milano in Mombello. Anno III N. 2.
— 8oo —
ELENCO
dei Membri Effettivi della Booi«tà Italiana d'Igiene
ammessi nel settembre ed ottobre 18S2.
SEDE CENTRALE
Ballotta dotLG. , Lugo
Brunelli dott. Augusto, Bologna
Cordara doti, Giovanni, Milano
Piana ing. Pellegrino, Lttgo.
SEDE DI PADOVA
Brombini Angelo farnuuista^ Padova.
SEDE PARTICOLARE DI FIRENZE
Andreucci azw. Ottavio
Astrua Carlo farmacista
Biagiottì FenUnando dentista
Bargioni dott. Gustavo
Boncinelli dott, Francesco
Bosi dott, Pietro
Ceccherelli dott, Andrea
Cresci Carbonai dott. Paolo
Conte azw, Lorenzo
Corsini principe Tommaso
Domengè prof, J.
Dunn dott, Carlo
Fenzi comm, Sebastiano
Giovannetti Leonida
Goutierez Stefanino
Mannini ing. Ferruccio
Margarolo chimico Giovanni
Mahotti dott, Ezio
Mazzei Del Drago Giovanni
Pardo dott, Enrico
Quattro Ciocchi dott. Giovanni
Rosi dott, Enrico
Rombau ing, Giovanni
Signorini dott. Mario
Sommier Stefano
Stacchini dott. Carlo
Tafani dott, Alessandro
Uzielli dott, Mosè
Zannetti dott. Raffaello.
Dott. Gaetano Pini, Gerente,
^^/V/»^i^S.« .^^^V^A.'
Milano, i88a. — Sub. G. Cìtc!
PARTE PRIMA,
MEMORIE ORIGINALI.
L SONNO SOTTO IL RISPETTO FISIOLOGICO ED IGIENICO (0
P^ Prof. Angelo Mosso.
Nello stato attuale della scienza un lavoro sulla fisiologia del sonno non
uò essere che assai incompleto, perchè ci mancano le esperienze in pro-
osito. Prima che si faccia un lavoro sintetico nel quale si parli con
ertezza della natura del sonno, creJo siano ancora necessari parecchi anni
i studi analitici indefessi, sui mutarnenii che subiscono le funzioni dei-
organismo durante il sonno. Questo studio rimase fino ad oggi così
'oscurato dai fisiologi, che noi vediamo in trattati pregevolissimi tralasciato
t^l tutto il capitolo liei sonno per mancanza iìì fatti positivi.
Credo fra i fisioloi^! moderni essere uno di quelli che si è fino ad ora
-Cupato con mag.;iur predilezione e forse con profitto di questo argo-
^nto : per ragione di brevità non acci'nncrò in questa memoria che i
Ui i quali hanno più diretta:ìienLe rela/-ionc coll'igiene e più facilmente si
'estano ad applicazioni pratiche.
Appena sarà ultimaLi una serie di esperienze siila respirazione e sul
>iìsumo dell'organismo che sto ora facendo, e.)!!' apparecchio di Petten-
^fifer, e siano terminate le mie indagini rigiiar I') alle percezioni dei sensi
-ir uomo che dorme, raccoglierà in un volume tutte le mie esperienze
^Ua fisiologia del sonno.
(i) Memoria premi:ita dalla Reale Società Italiana d'Igiene col premio di istituzione
51
— 8o2
Mutamenti che succedono nella circolazione del sangue
durante il sonno.
Ho fatto in questo riguardo due serie molto estese di indagini : colla
prima studiai i mutamenti che succedono nell* avambraccio, servendomi dd
pletismografo e del idrosfigmografo ; colla seconda studiai i mutamenti che
si osservano nella circolazione sanguigna dentro il cervello.
Studiando primieramente le modificazioni che subisce la quantità di san-
gue contenuta nell* antibraccio, ho potuto dimostrare che durante il sonno
succede una dilatazione dei vasi sanguigni alla superficie del orpo, per cui
il volume delle estremità diventa maggiore. Questo fenomeno die ho potuto
analizzare con esattezza in tutte le sue particolarità per me.:zo del metodo
grafico venne a dimostrarci il valore che hanno per la fisiologfa del sonno
alcuni fatti, che-si erano già prima osservati, senza dar loro il valore che
si. meritano: tali sono la secrezione più abbondante del sudore, il rossore
del volto, r iniezione dei vasi nella congiuntiva dell' occhio , la secrezione
più abbondante del pus ed altri fenomeni proprio del sonno, su cui avrò
più tardi occasione d'insistere.
Ogni eccitazione proveniente dall'esterno genera una contrazione dei vasi
nell'antibraccio dell'uomo che dorme. Questa contrazione come vedremo piii
tardi è destinata ad aumentare la pressione del sangue e produrre un afflusso
più copioso di sangue al cervello, quando si passa dal sonno alla veglia.
Quanto più il sonno è profondo altrettanto è maggiore la dilatazione
dei vasi. Osservando il decorso dei tracciati e vedendo sopravvenire una
forte contrazione dei vasi potemmo spesso predire che era imminente Y i-
stante del risveglio nella persona che si stava studiando.
Tutto ciò che dilata i vasi facilita e promove la sonnolenza ; quegli agenti
che li restringono valgono invece ad impedire il sonno. Vedremo in seguito
più estesamente le applicazioni di questi fatti da me stabiliti definitiva-
mente nella scienza.
Un' altra prova della dilatazione che i vasi subiscono alla superficie del
corpo, la trovai studiando le modificazioni che subisce la forma del polso
nelle estremità.
Servendosi dell'idrosfigraografo o dello sfigmografo ad aria, si può facil-
mente vedere che durante il sonno i vasi si lasciano più facilmente dila-
tare dall'onda sanguigna ; e che risvegliandosi si modifica la forma del polso
perchè aumenta la tonicità dei vasi.
— 8o3 —
In antagonismo con i fenomeni del polso osservati nel sonno, stanno quelli
<ieir attività cerebrale, dove succede sempre una diminuzione di volume
delle estremità causata dalla contrazione dei vasi sanguigni. Le modifica-
zioni che subisce il polso nella sua forma sono talmente cospicue —
quando si passa dalla veglia al sonno — che si puj senz' altro riconoscere il
tracciato di una persona che dorme da quello di una persona che si sveglia.
La contrazione dei vasi che si produce durante V attività cerebrale nel-
l'uomo che viene svegliato, è* talmente forte nei vasi dell' antibraccio, che
il polso rimane più piccolo, quantunque divenga più forte l' impulso del
cuore.
Questo aumento di tonicità delle pareti vasali alla superficie del corpo,
che notai nelle gambe e nelle braccia, vedremo più lardi essere causa di
un aumento del volume del cervello.
L' importanza somma che ha la quiete per studiare i rapporti che pas-
sano fra la circolazione del sangue, le emozioni dell'animo e le sensazioni
incoscienti, si manifesta meglio che altrove nel sonno, dove ogni stimolo
che colpisca i nostri sensi produce una profonda modificazione del polso;
anche quando la sensazione che ne risulta è così debole, che non riesce
a rompere il sonno ed a lasciare una traccia nella memoria. È in questo
modo che gli studi da me fatti sulla fisiologia del sonno poterono gettare
an po' di luce sulla natura di alcuni processi psicologici ed in particolar
modo sulle condizioni fisiche della coscienza.
Questi studi vennero completati da quelli che ebbi occasione di eseguire
sopra tre persone che avevano il cervello scoperto.
Lo studio del polso è assai più difficile nel cervello che nell'antibraccio,
perchè il cervello è un organo che si sottrae alla nostra volontà ed al
quale non possiamo col nostro arbitrio imporre un riposo assoluto. Nes-
suna parte del corpo presenta un polso tanto variabile nella sua forma
quanto il cervello.
Le variazioni che può subire in esso il movimento del sangue durante
la veglia si riferiscono assai più spesso ad una variazione nell'energia del
lavoro intellettuale, anziché ad un reale passaggio delle funzioni di que-
st' organo dallo stato di riposo assoluto a quello della sua completa attività.
Il cervello può lavorare con tanta maggiore energia quanto più cerchiamo
di forzarlo al riposo: ed io potei dimostrare coi tracciati del polso cere-
brale che la circolazione si modifica profondamente nel cervello anche
mentre ci manca la coscienza del suo lavoro. I tracciati che pubblicai sul-
J' influenza che le emozioni morali esercitano sulla circolazione del cervello^
— 8o4 —
hanno messo fuori di dubbio che queste modificano assai più profondamente
la circolazione cerebrale che qualsiasi lavoro dell'intelletto per quanto ne
sia grande la sua energìa.
Questo fatto ci spiega perchè dopo un lavoro mentale protratto e dopo
una forte emozione, debbasi aspettare lungamente prima che i vasi sanguigni,
riprendano la loro tonicità normale e possa il cervello ritornare allo stata
di riposo.
Sono dolente di non poter riprodurre alcuni tracciati dove appare zn
modo evidenilsFÌnìo V aumento di volume del cervello e la dilatazione dd
suoi vasi per un latto psichico e per una emozione.
Per dimostrare con un esempio quanto siano visibili questi muta-
menti nella circolazicne del sangue dentro gli emisferi cerebrali ricorderò
una delle esperienze c'ie ho fatto con un mio collega sopra una donni
che aveva ima apcr.ara nel cranio. Un giorno mentre eravamo intenti ad
osservare i moviiiKiìi del cervello senza regisirarli, perchè stavamo prepa-
randoci ad v:ì esperienza, tutto ad un tratto e senza causa esterna si au-
menta r altezza delle pulsazioni ed il volume del cervello. Il fatto ))aren-
doci strano domandiamo alla donna come si sentisse: eisa ci risponde che
sta bene. Vedendo che questa grande modifìcaz:». ne ncn cessava, interrom-
piamo l'esperienza, Ciiaminiamo l'apparecchio se tutto è in ordine e quindi la
preghiamo di «lirci per filo e per segno a che cosa pensava da circa due
minila. Es^a ci disse die mentre era distratta e guanlava ijeirr.riria^.iio che
le stava di fronte v'de un cranio, e soggiunse c!;e quella /rsfci ì:ì //.vr.Vle
aveva messo un poco di paura.
Dai miei studi sulla circolazione del sangue nel ccrvcr.D dS/.\:o'r.o risaltò
che (juesto è datato di tre differenti specie di incvimcnti, cIjc : frìrj
ic f'ulsazioul cìiC sono prodjttc dalie sìstole cardtjr.::: s:r. -::.:'• /' rs-'.'J'-jziont
che dhc/ìdj.'io ti'.i: hi :i imenti respiratori: terzo ir ./:. ;'/.'/.; r:.\;". S:::d questo
nome generico ho Cj/.Tpreso tutta una categoria, di vzrr.zly.v, ne! volume
del cervello cho cl'-.?n lono da cause affatto «"'iVcrenti :'ra -ero.
Per qv.anto fj-- j vw'o desiderio classificnrc le cn '.v.lr/ioni in vari gmppi
secondo la 1: : » t...>;;;iià, fu solo oer unr serie relativamente jicccla che
ho potuto si:.>' *. j l'origine. Quando una persona dorme no: -.s ^:viaT.-">
che il polso d-: e :* jllo è meno cLvato che n'.m sia nella vc-^Ma. Scri-
vendo il pol.>>o <l.' r.rvjlio per delie ore consecutive ottenni il tracciato
delle graduate e succ;^s=;ive trasformazioni che presenta il medesimo ; r.;;!
maggior nu:nero dei cisi il polso del cervello che presenta delle forti on-
dulazioni nella ve i\h in causa dell' attività cerebrale mostrasi nel sonno
— 8o5 —
»iù regolare ed uniforme. — Basta però che si tocchi leggermente la per-
ona che dorme, perchè subito succeda una elevazione del tracciato ed una
erie di pulsazioni più alte.
L'afflusso più copioso di sangue che producesi nel cervello in questa
ìrcostanza è prodotto dalla contrazione dei vasi che ha luogo alla super-
icie del corpo, che io dimostrai esistere contemporaneamente nell'antibraccio
nella gamba. Il suono della campana che batteva le ore in distanza, il
umore che producevasi involontariamente movendo una seggiola, o quello
frodotto battendo colla nocca delle dita sul tavolo, V azione di una luce
iù intensa, l'impressione del caldo o del freddo, tutto insomma ciò che
gisce sui nervi sensibili di una persona che dorme, tutto produce un au-
lento della pressione sanguigna, la quale si rileva con un aumento di
Glume del cervello. Anche quando le azioni del mondo esterno non sono
bbastanza energiche per svegliarci, o lasciare per mezzo di sogni o di ri-
lembranze una traccia nella memoria, sussistono egualmente visibili queste
Qodificazioni del circolo.
L'ipotesi che faceva dipendere il sonno da una anemia del cervello non
: più sostenibile dopo gli studi recenti da me fatti sopra tre persone che
.vevano un' apertura nel cranio dove mi fu possibile l' applicazione di
trumenti registratori esattissimi. Questi studi dimostrarono che la quantità
li sangue contenuta nel cervello non è la causa unica del sonno.
Assai più influente che non questi mutamenti, del resto assai piccoli,
^ invece la pressione sotto cui circola il sangue; ed io ritengo che una
ielle cause più importanti af&nchè possano ristabilirsi le condizioni fisiche
Iella coscienza deve riporsi anzi tutto nella contrazione dei vasi, che irri-
dano la pelle in tutta la superficie del corpo. È questa contrazione che
iiminuendo il letto della corrente sanguigna caccia il sangue verso gli
argani più profondi e particolarmente verso il cervello dove si fa più attiva
a circolazione e la nutrizione.
Mutamenti della respirazione nel sonno.
Gli studi che ho fatto sulla respirazione si possono dividere in due serie:
^Ua prima ricercai le modificazioni che subiscono il ritmo e la forma delle
spirazioni quando si passa dalla veglia al sonno e viceversa : colla se-
inda ho misurato direttamente la dififerente quantità d'aria che si intro-
ice nei polmoni, nel sonno e nella veglia.
— 8o6 —
Dalle ricerche esistenti prima nella fisiologia risultava che la inspirazione
nello stato normale è più breve della espirazione. Le mie esperienze dimo-
strarono che nel sonno succede una inversione completa nel rapporto dei
movimenti inspiratori ed espiratori, per cui la inspirazione diventa più lunga
e più breve la durata della espirazione. Questo fatto della inversione nella
durata del movimento insplratorio ed espiratorio è di tale importanza che
basta di prestare attenzione al ritmo del respiro per conoscere se una per-
sona è sveglia oppure addormentata.
Un fatto caratteristico nella respirazione del sonno è il predominio della
respirazione toracica sulla respirazione addominale. Ho potuto osservare
spessissimo in persone le quali dormivano profondamente, che nell'istante
in cui il torace si dilatava per la inspirazione, si affondava invece rapida-
mente l'addome.
Ora noi sai T)i:mio che questo fenomeno si trova in completa opposi-
zione coi n'0^.■lnfnti rcsp'rat'.ri diH'uomo desto.
Nella veglici l'addome si eleva contemporaner.mcnte alla dilatazione de?
torace, pcrc'ic il diaframma si abbassa con movimen'o sin rono a quello
degli altri musv o'i inspir.itori. Ho potu'o acc.:L.. .ni che durante il sonno
diventano più deboli le contrazioni del diaframma. Siccoino questo muscolo
non presenta niù colla sua coni razione la resistenza di prima, ne viene di
necessità che dilatandosi il torace nel principio della in>p:razione, si affondi
Taddome, perchè il diaframma viene tirato in alto dalla pressione negativa
che si stabilisce nella cavità toracica durante T inspirazione.
Fino ad ora erasi generalmente ammesso che negli uomini predomini la
respirazione addominale, e che nelle donne prevalga la toracica. Le espe-
rienze che feci in tale riguardo dimostrano che tanto nella donna quanta
nell'uomo il sonno modifica profondamente il tipo del respiro, per cui esso
diviene in entrambi toracico.
Assai importante per le applicazioni cliniche furono le osservazioni (atte
nello stato fisiologico della respirazione Cheyne-Stockes. I clinici che ave-
vano già dimostrato come la respirazione di Cheyne-Stockes si presenu
nelle malattie le più disparate, come ad esempio nella degenerazione grassa
del cuore, nei vizi valvolari, nelle affezioni delle meningi e del cervello^
non avevano però mai dubitato che tale forma di respirazione potesse es-
sere fisiologica. Il fatto della comparsa di lunghe pause e di perìodi di
attività respiratoria nel sonno è degno di ulteriori ricerche.
Ritengo probabile che, secondo Traube, si produca quando noi ci addor-
mentiamo una diminuzione tale nella eccitabilità del centro respiratorio che
— 8o7 —
il nostro organismo, reso meno sensibile per lo stimolo dell'acido carbo-
nico, può rimanere alcuni istanti senza rinnovare Taria nei polmoni.
Ben presto però si accumula tanta copia di acido carbonico nel sangue
che vengono eccitati i nervi sensibili del corpo ed il centro respiratorio
produce una serie di inspirazioni successivamente più forti, finché sia eli-
minato l'eccesso di acido carbonico. A questa serie di inspirazioni sempre
più profonde, che nell'uomo osservai essere in numero da due a sette od
otto, succede un'altra serie uguale di movimenti respiratori successivamente
più piccoli e quindi una pausa.
Lo studio dei mutamenti che subisce la circolazione del sangue nel cer-
vello e nell'antibraccio durante il sonno, non può separarsi da quello dei
mutamenti che vi corrispondono nella funzione del respiro, e viceversa i
movimenti respiratori esercitano un'influenza sulla circolazione cerebrale. Ciò
perchè le varie parti del nostro corpo sono cosi strettamente collegate tra
loro, che sempre il mutamento nelle funzioni di una di esse, tira con sé
un mutamento nelle funzioni delle altre.
Nell'uomo che dorme si osserva spessissimo che una inspirazione invo-
lontaria, ma profonda, produce una diminuzione nel volume del cervello e
dell'antibraccio ; e l'esame dei tracciati ottenuti in questo istante dimostrano
tanto per il cervello quanto per l'antibraccio, una profonda modificazione nella
forma del polso dovuta alla contrazione dei vasi sanguigni.
Queste modificazioni del respiro si producono nel sonno indipendente-
mente dalla nostra coscienza.
Come nell'uomo immerso profondamente in un lavoro dell' intelletto o
preoccupato profondamente da un pensiero triste o piacevole, si osservano
di quando in quando delle respirazioni più profonde colle quali l'organismo
automaticamente ristabilisce l'equilibrio nel gaz del sangue, disturbato da
una modificazione nel ritmo ordinario della respirazione , cosi compajono
nel sonno di quando in quando delle inspirazioni più profonde che non
sono avvertite da chi dorme.
Una modificazione notevolissima nella forma del polso cerebrale in rap-
porto col respiro venne da me osservata sopra Caterina X nel russare.
Il polso cerebrale di questa donna che nel sonno era assai piccolo
ed uniforme, diventava, appena essa incominciava a russare, tre o quat-
tro volte più elevato. Le oscillazioni respiratorie nel tracciato del cervello
divenivano visibilissime in rapporto coll'aumentata profondità dei movimenti
respiratori. Ma quello che si impone maggiormente nell'esame di questi
tracciati è l'ampiezza delle ondulazioni. Si direbbe quasi che l'impedita re-
— 8o8 —
spirazione neiratto del russare producesse un accumulo di acido carbomco,
il quale ad intervalli obbligava la dormiente a riprendere il ritmo normale
della respirazione. Tutte le volte che cessava in questo modo di russare
profondamente succedeva una contrazione dei vasi , e la persona benché
non si svegliasse presentava nei tracciati del respiro e del cervello i mu-
tamenti che sono propri di chi è prossimo a destarsi.
Quando queste trasformazioni nel respiro e nel polso cerebrale raggiun
gevano un grado maggiore, succedeva coli* interruzione spontanea del nis«
saraento un reale passaggio alla veglia.
È assai interessante di vedere le trasformazioni profondissime che sue*
cedono nei tracciati scritti contemporaneamente sull'addome e sul torace,
quando chi dorme viene toccato leggermente, o si fa vicino a lui un ru-
more. In questi casi ho veduto che non è necessaria la partecipazione dcUa '
coscienza perchè si cambi il ritmo e la forma della respirazione. Quando
noi dormiamo, qualun<iue causa agisca sopra i nervi sensibili, basta a riat-
tivare la respirazione diaframmatica, per cui immediatamente succede una
inversione nei tracciati. Se noi svegliamo la .persona i movimenti del dia-
framma diventano ancora più forti e meno ampi quelli del torace, mala
persona interrogata non conserva nella sua memoria alcuna traccia della
influenza, la quale un momento prima aveva bastato per modificare pro-
fondamente il respiro.
Ho già accennato precedentemente un fatto al quale diedi il nome di
alternazione nei movimenti respiratori , per cui alla prevalente respirazione
addominale della veglia succede nel sonno un riposo del diaframma con
un corrispondente aumento nell'attività del torace. La compensazione che
dovrebbe prodursi per il sollevamento maggiore delle coste, non essendo
completa, ne deriva che mentre dormiamo passa nell'unità di tempo un
volume d'aria assai minore a traverso i polmoni anche quando rimane co-
stante la frequenza del respiro.
Per misurare la quantità d'aria introdotta nei polmoni mi servii di un
<X)ntatore a gas molto sensibile. Una maschera di guttaperca modellata sulla
faccia della persona che voleva assoggettarsi all'esperienza , ed un sistema
di valvole di Miiller permettevano di dare alla corrente dell'aria respirata
una direzione costante dal contatore verso i polmoni, e da questi all'estemo.
Con questo metodo la respirazione rimane cosi poco inceppata che io potei
studiare per molte ore di seguito, e spesso durante tutta la notte, sopra
persone che dormivano, i cambiamenti che subisce il volume dell'aria respi-
rata. Un fenomeno degno di attenzione per le applicazioni che si possono
k
— 8o9 —
&re alla clinica ed all'igiene è la diminuzione grandissima che appare nel
ricambio delFaria quando il sonno diventa molto profondo. Anche quando
la frequenza dei movimenti respiratori rimaneva di circa 14 al minuto
osservai una forte diminuzione nel valore della inspirazione : essa divenne
in alcuni casi dieci volte minore di quanto era nella veglia. Talora dopo
essere trascorsi io o 15 minuti in questo sommo indebolimento dell'atti-
vità respiratoria, per cui era minima la quantità d'aria introdotta nei pol-
moni, osservai che senza interrompersi il sonno le inspirazioni diventavano
man mano più profonde in modo da stabilirsi automaticamente un com-
penso per supplire al difetto succeduto nella ventilazione dei polmoni.
Queste oscillazioni periodiche nella profondità della respirazione che cor-
rispondono in molti riguardi a quelli di Cheyne e Stockes sono però molto
più lunghe perchè un intero periodo di aumento e di decremento dei mo-
vimenti respiratori abbraccia parecchi minuti.
Mutamenti neireccitabilità dei centri nervosi e particolarmente
nei centri dei riflessi vasomotori.
Le esperienze precedenti avendomi convinto che i mutamenti nella cir-
colazione sanguigna non possono per sé soli spiegarci tutti i fenomeni del
sonno, ma che devono esistervi contemporaneamente delle variazioni nella
vita delle cellule e dei filamenti nervosi, per cui diminuisce rapidamente
la loro eccitabilità od aumentano le resistenze sulle vie di comunicazione,
aflfrontai lo studio diretto dell'influenza che il sonno esercita sulle funzioni
dei centri nervosi e ricercai, primo: quali mutamenti succedano nel tempo
dei movimenti riflessi nei vasi sanguigni; secondo: quali mutamenti succe
dano nella rapidità e nel modo di esecuzione dei movimenti riflessi delle
estremità del corpo ; terzo : come si modifichino le percezioni dei sensi du-
rante il sonno; quarto: quali modificazioni succedano nella conduzione degli
eccitamenti lungo i nervi di moto.
Il primo e il secondo gruppo di queste ricerche vennero fatte nel mio
laboratorio dal dott. Fano.
Nella prima serie di esperienze osservai costantemente che nel sonno è
più lungo il tempo che intercede fra un eccitamento e la consecutiva con-
trazione dei vasi sanguigni.
n metodo dr noi adoperato era assai semplice consistendo in due sfigmo-
grafi ad aria di cui uno era applicato alla mano e l'altro al piede. L'ap-
parecchio per la mano consisteva in una semplice bottiglia cui aveva ta-
— 8io —
gliato il fondo. Introdottavi dentro la mano si chiudeva ermeticamente intorno
in corrispondenza dell'articolazione del corpo con mastice da vetraio. Si
metteva la mano sopra una tavoletta sospesa alla volta della camera come
pel pletismografo onde evitare 1* influenza dei movimenti involontari dd
corpo. Un timpano di Marey, che aveva una membrana sottilissima, registrala
per mezzo della sua leva le pulsazioni della mano ed i cambiamenti di vo-
lume maggiori che si producono per una contrazione, od un rilassamento
delle pareti vasali. I movimenti dei vasi nel piede vennero registrati con
uno strumento analogo il quale consiste in una scarpa di guttaperca de
abbraccia la parte anteriore del piede fino in vicinanza del calcagno. Que*
sto apparecchio si chiude esso pure con mastice da vetrai ed ha interior-
mente un tubo di vetro che fa comunicare l'aria che circonda il piede con
un timpano a leva di Marey. Ad ogni sistole si dilatano i vasi e l'uia
compressa innalza la leva e scrive il polso. La contrazione dei vasi san-
guigni tanto nel piede come nella mano produce una rarefazione dell' aria
contenuta nell'apparecchio ed un abbassamento notevolissimo del tracciato.
Un diapason messo in movimento dall'elettricità segna sul cilindro ro-
tante il tempo in decimi di secondo.
Due elettrodi applicati in un punto qualsiasi del corpo come la mano,
il piede, la fronte, sono cosi disposti che nel momento istesso in cui si
apre una corrente e passa attraverso di esse una scossa di apertura, un s^
gnale mosso da un' elettro-calamita segna sul cilindro l'istante preciso in cui
successe l'eccitamento.
Sul medesimo cilindro e nel medesimo istante le due penne dei timpani
a leva di Marey segnano il polso della mano e del piede.
Nello stato di profonda tranquillità vedesi che nella veglia i due trac-
ciati decorrono paralleli. In essi sono appena accennate le oscillazioni r^
spiratone; se in queste condizioni si apre la corrente e si produce un ec-
citazione, vedesi che dopo parecchi secondi compare una contrazione dei
vasi prima nella mano e poscia nel piede.
Questo tempo oscilla fra 3 secondi e 3,5 nella veglia e fra 4 secondi e
4,5 nel sonno.
In tutte le esperienze fatte in proposito sopra varie persone, si constatò
sempre che il tempp il quale intercede fra l'istante in cui si irrita un punto
del corpo e quello nel quale compare una contrazione tanto nella mino
come nel piede è assai più lungo nel sonno di quanto non sia nella veglia.
È singolare il fatto che in opposizione a questo ritardo si mostri dopo
più forte e più lunga la contrazione dei rasi nel sonno che non nella veglia.
i
— 8ii —
La diminuzione di volume della mano e del piede nel sonno compare
più tardi per un eccitamento qualsiasi, ma è più grande e dura più lungo
tempo. Non è dunque un difetto dell'eccitabilità dei centri, perchè il me-
desimo eccitamento produce effetto maggiore nel sonno ; ma è piuttosto una
resistenza più grande che l'eccitamento incontrò a percorrere i nervi ed a
trasmettersi da cellula a cellula.
Quanto alla durata del tempo che impiegano gli eccitamenti per tra-
smettersi lungo le vie dei nervi e delle cellule nervose le presenti ricerche
furono assai dimostrative perchè dalle medesime risultò che l'incrociamento
stesso è causa di un ritardo maggiore. Cioè se noi irritiamo a destra il
braccio od il piede, la contrazione dei vasi comparisce alcuni decimi di
secondo prima nella mano e nel piede del medesimo lato e poscia si ma-
nifesta nella mano e nel piede del lato opposto.
Anche questo tempo di reazione che va perduto nell' incrociamento è
più grande nel sonno di quello che non sia nella veglia.
Un' ultima esperienza la quale dimostra come realmente le vie di trasmis-
sione tanto dei nervi sensibili quanto dei nervi di moto presentino una re-
sistenza maggiore al passaggio degli eccitamenti è quella di determinare il
tempo che impiega un eccitamento per produrre una contrazione muscolare
Qella veglia e nel sonno.
Abbiamo studiato prima il tempo dei movimenti riflessi quali si producono
QeUa mano o nel piede e poscia studiammo la velocità della trasmissione
degli eccitamenti lungo i nervi di moto.
Noi sappiamo che una persona profondamente tranquilla quando viene
sorpresa da un eccitamento termico, meccanico od elettrico fa un sopras-
salto, movendo talora solo le mani ed altre volte anche le gambe.
Determinando il tempo che intercede fra l'istante in cui si produce un
rumore vicino all'orecchio e quello in cui una persona distratta reagisce
con un movimento involontario del corpo, trovammo che questo tempo è
più breve nella veglia, è più lungo nel sonno. E lo stesso fatto si verificò
per eccitamenti eguali prodotti meccanicamente toccando una parte del
corpo, od irritando con una corrente elettrica, o servendosi di acqua ghiac-
ciata. In tutti i casi era più lungo il tempo che intercedeva prima che si
producesse il movimento riflesso nel sonno; e questo movimento era più
grande nel sonno che nella veglia.
Finalmente un' ultima serie di indagini venne fatta per studiare la rapi-
dità della conduzione lungo i nervi.
Ripetendo le esperienze di Helmholtz su persone prima sveglie e poscia
8l2
addoruientate, si trovò che nei nervi del braccio è minore il tempo che
impiega l'eccitamento nervoso a trasmettersi nella veglia: e più lungo nel
sonno cioè : se noi determiniamo il tempo che intercede fra l' istante in cui
eccitiamo il nervo mediano vicino al margine del muscolo bicipite e quello
in cui compare la contrazione nei muscoli del pollice e poscia portiamo
gli elettrodi in vicinanza del pollice e produciamo un'altra volta 1' eccita-
mento del nervo, noi vediamo che la differenza fra queste due determina-
zioni dà un tempo più lungo nel sonno, che non nella veglia.
Conchiudiamo perciò che nei nervi si produce duraute il sonno una
resistenza più grande, ossia una difficoltà maggiore per la trasmissione dei
processi che costituiscono gli eccitamenti nervosi.
Ricerche sui muscoli lisci e sui muscoli striati nel sonno.
Lo studio dei mutamenti che possono subire nella loro eccitabilità e
nella loro contrazione i muscoli striati ed i muscoli lisci non era fino ad
ora stato intrapreso dai fisiologi.
Per indagare i mutamenti che subiscono nella loro tonicità e nelle loro
funzioni i muscoli lisci ricorsi alla vescica e pensai di introdurre per mezzo
dell'uretra un catetere nella medesima; applicando il pletismografo al ca-
tetere potei riempire facilmente la vescica con acqua tiepida e studiarne i
suoi movimenti sotto quella pressione che mi pareva più opportuna nella
veglia e nel sonno.
In questa serie di esperienze osservai il fatto interessantissimo che la
pressione in vescica non può oltrepassare una colonna d'acqua di i6 a 20
centimetri senza che insorga un bisogno irresistibile di orinare.
Siccome però la tonicità delle pareti vescicali presenta tanto nell'uomo
quanto nel cane delle variazioni molto considerevoli così, ne avviene che
sentiamo il bisogno di mingere per delle quantità di orina affatto diffe-
renti.
Tutte le emozioni morali producono una forte contrazione della vescica.
La stessa attività cerebrale, come potemmo dimostrare nella donna facendo
eseguire una moltiplicazione a mente, produce una contrazione nella vescica
che fa uscire una determinata quantità di acqua dalla medesima.
£ ciò indipendentemente dalla respirazione ; perchè noi scrivevamo con-
temporaneamente i movimenti della vescica e quelli delle pareti addomi-
nali soprastanti per mezzo di un pneumografo di Marey.
Il bisogno di mingere come risultò dalle nostre esperienze non nasce in
— 813 —
quest'organo per una distensione delle pareti, ma è prodotto dalla sensazione
di pressione che generasi quando aumenta la tonicità delle medesime. Se
per una emozione morale compare improvvisamente, o si stabilisce graduata-
mente una tonicità maggiore delle pareti vescicali, malgrado che si abbia
una quantità relativamente piccola di orina nella vescica, si ha la sensa-
zione di un forte bisogno di mingere.
Se noi invece introduciamo nella vescica dell'acqua calda tra i 40** ed ,
i 42* si diminuisce la tonicità delle pareti vescicali e possiamo accumulare
nella vescica, prima che insorga il bisogno di orinare delle quantità di
acqua tre ed anche quattro volte maggiori, che non servendoci di acqua
fredda alla temperatura, di 6® a 7°. Nelle ricerche rhe facemmo sulla ve-
scica durante il sonno risultò che nella donna e nella cagna si produce
una diminuzione notevolissima nella tonicità delle pareti vescicali per cui
si può introdurre nella medesima una quantità molto più grande di acqua
senza che si produca un aumento proporzionale della pressione.
In altre parole la v(. -cica si lascia distendere più facilmente durante il
sonno e meno nella veglia.
Così si spiega perchè al mntt'no svegliandoci ed alzandoci compaia la
sensazione di pienezza della ves<:ica la quale sarebbe certo mancata, ove
noi avessimo continuato a dor'iii: j ; e così si spiega ancora come l'impres-
sione del fredtlo e di tutte le cause le quali producono un aumento di
tonicità nella vescica, siano ueLo s:cì :o tempo capaci di ridestare in noi il
bisogno di min'.:-.TC.
Nelle nostre cs ■.-l'ciìze ri>:ul'.ò in modo cos'.ante che indipendentemente
dall'azione d^^^li .s.'int'jri, qu:;T).lo la pr-^.s-ione dell'orina in vescica raggiunge
un certo gr:i lo, hi d.v: impii"/j.rj :ino sfurzo notevole, se si vuole trattenere
collo sfintere estimo l'oiir. l i;i vts ica.
Un fatto si]:'.v;lr:ro da noi o s -^ .'«) in queste indagini sulle funzioni
della vcscira è la toi.icit.i va:iil»iL: della vescica durante il sonno. Nei
tracciati s::iui p-.v -.vj/z/j del ]»l-jii^:nografo si osservano delle oscillazioni
respiratorie che s .»n'.) djv::tj ai ti!)vi:ticnti del diaframma, ed Oure a ciò si
vedono delle rs-iìla/^ijni [>"à arn;/i-' le quali sono dovute ad una irrec^uie-
tezza cor.riiìiin. 'i.i nr.:s':c:;i v-Jociccdi.
Nei cajii ai qu.ili si anirninistrò una dose di cloralio cajtace di f:irli dor-
mire prufond.'imente si o.ìsjrva clic la vescica presenta una ccjntra^ijne no-
tevole tutte le vol'j che noi tocchiamo l'animide o produciamo un rumore
od un grido n-.'.la sua vicinanza. Si ripete qui nella vescica, quanto ab-
biamo già osservato nei vasi sanguigni che cioè, tutti gli agenti esterni sono
— 8i4 —
capaci di produrre una contrazione dei muscoli lisci: e che tale contrazione
persiste e si produce senza la partecipazione della coscienza.
Oltre a questa categoria di movimenti della vescica dei quali riconosciamo
Torigine negli agenti del mondo esterno, vi è ancora un' altra categoria di
movimenti dei quali non ci fu possibile di afferrare le cause e che perciò
chiamiamo spontanei^ e sui quali torneremo in appresso parlando dei fe-
nomeni che si svolgono nelForganismo durante il sonno i quali non lasciano
traccia nella coscienza e nella memoria.
Studiando la contrazione dei muscoli striati nella veglia e nel sonno, os-
servammo una curva differente : nella veglia pei medesimi eccitamenti è più
rapida, è più elevata la parte ascendente della curva, e più breve la du-
rata della parte discendente. Questi studi dei processi che hanno luogo nel
muscolo durante il sonno, devono essere associati a quelli non meno inte-
ressanti sulla tonicilà ed elasticità dei muscoli striati, dei quali sto attualmente
occupandomi in relazione coi processi riparatori del sonno.
Lo scopo supremo del sonno essendo quello di riparare per mezzo di
una funzione alla fatica ed al consumo che subisce l'organismo nel lavoro
del giorno, era naturale che in uno studio analitico di questa funzione do-
vessi occuparmi dei processi di riabilitazione che produconsi durante il sonno
nei vari organi del corpo.
Il metodo che ho seguito per studiare la fatica nei muscoli lisci e il de-
corso che essi seguono nella loro reintegrazione durante il sonno è il se«
guente: Una persona si corica in posizione orizzontale sopra una tavola
lunga quanto un letto, imbottita e mobile sopra di un asse orizzontale che
sta nel mezzo; si introduce il piede in una scarpa di guttaperca come
quella accennata precedentemente che serve per studiare il polso: e si
chiude ermeticamente intorno con mastice da vetraio. Un pletismografo
speciale ed assai più sensibile dell'ordinario, di cui per brevità non do qui
la descrizione, scrive sopra un cilindro affumicato che gira con moto uni-
forme l'aumento che subisce il volume del piede quando si fa passare una
persona dalla posizione orizzontale alla posizione verticale.
La curva che si ottiene rappresenta 1' accumularsi del sangue nei vasi
del piede ed il modo più o meno rapido con cui esso passa nei capiDari
e nelle vene. Siccome però tutte le condizioni dell' esperienza rimangono
eguali, il decorso di queste curve ci rappresenta lo stato di tonicità delle
pareti vasali , poiché quanto minore sarà il tono delle medesime, altret-
tanto più grande sarà la quantità di sangue che vi si accumula per effetto
della gravità; e viceversa quanto sarà maggiore la resistenza delle pa-
reti vasali alla pressione della corrente sanguigna e della gravità che nella
posizione verticale cerca di sfiancarli, altrettanto minore sarà 1' aumento
di volume, e l'elevazione corrispondente della causa pletismografica.
Uno dei primi fatti che colpì la nostra attenzione in questa serie di
indagini sulla tonicità dei vasi sanguigni nel piede dell' uomo, si è che i
muscoli lisci delle estremità si affaticano nel lavoro che fanno durante l'in-
tera giornata per opporsi per mezzo della loro contrazione alla forza della
gravità che cerca di sfiancare le pareti dei vasi sanguigni nelle parti più
basse del corpo.
In una persona che abbia fatto una lunga passeggiata, o sia rimasta tutto
il giorno in piedi si osserva alla sera, quando essa passa dalla posizione
verticale all'orizzontale, una dilatazione considerevolmente maggiore dei vasi
nel piede.
Evidentemente noi abbiamo preso nel ripetere queste indagini tutte le
precauzioni che erano necessarie affinchè l'applicazione dello strumento fosse
identica prima e dopo.
Quando si trattò di studiare 1' influenza riparatrice del sonno abbiamo
preferito, onde eliminare ogni errore, di tenere durante tutta la notte l'ap-
parecchio in posto e le persone che si assoggettarono all' esperienze dor-
i^iroQO sulla tavola imbottita in posizione tale che potessero a piacimento
^arsi passare dalla posizione orizzontale alla posizione verticale, senza che
^seguissero il più piccolo sforzo muscolare e spostassero 1' apparecchio.
Da queste esperienze fatte sull' uomo risultò, che il sonno ha un'influenza
prontamente ristoratrice : che cioè i vasi sanguigni i quali per mezza della
fatica erano divenuti incapaci di tenere contratte le pareti dei vasi san-
guigni lasciandosi distendere dalla pressione del sangue a della gravità con
danno della circolazione sanguigna, riacquistano quando ci mettiamo in
posizione orizzontale per mezzo del sonno la loro tonicità.
Non è duopo di insistere sui vantaggi che questo aumento del tono ar-
reca all'organismo perchè la fatica dilatando i vasi viene a diminuire in
certo modo la quantità di sangue disponibile per i nostri bisogni.
Tutto il sangue che rimane ingorgato nei vasi capillari, nelle piccole ar-
terie e nelle vene si può considerare come sottratto alla circolazione utile
pel ricambio materiale. Perchè si ristabiliscano efficacemente le funzioni
dei muscoli e dei nervi e si ottenga la maggior energìa possibile nel la-
voro di questi organi è necessario che il sangue possa circolare sotto una
pressione maggiore. Questa pressione può solo ristabilirsi per 1* opera ri-
paratrice del sonno, il quale dà tempo e modo di rimuovere dai muscoli
— 8i6 —
le scorie della fatica che li inquinano e permette di riparare al consumo
dei materiali fattosi durante la fatica coli' accumulo di nuove sostanze.
Svegliando una persona, la quale d(9po una lunga passeggiata aveva nelk
veglia mostrato un forte aumento di volume nel piede quando passava
dalla posizione orizzontale alla verticale, e ripetendo la medesima esperienza
dopo un riposo di quattro o cinque ore, noi osservammo che la tonicità
dei vasi era già di molto aumentata.
Lasciando 1* apparecchio in posto e riprendendo la persona il sonno in
posizione orizzontale si osservò costantemente che la tonicità dei vasi di-
veniva ancora maggiore, cosichè al mattino quando si svegliava spontanea-
mente, facendo passare questa persona alla posizione verticale, si ossene
che il volume del piede presentava un aumento tre o quattro volte minore
di quanto avevamo osservato nella sera precedente.
Il paragone dei tracciati ottenuti in simili condizioni prima e dopo il
sonno, non lascia alcun dubbio sulla differenza grandissima che presentano
i vasi nella loro tonicità.
In questo studio abbiamo cercato di sceverare la pnrte che è dovuti
semplicemente alla posizione del corpo da quella che deve riferirsi all' o-
pera riparatrice del sonno.
I fenomeni sono in ([uesto riguardo assai con-j|;licnti. Scaricando i vi^i
delle gambe dell' azione della gravità, ossia prendeiulo la posizione oriz-
zontale, che è istintivamente la più efficace pel riposo , noi otteniamo un
beneficio per la circolazione sanguigna ed i muscoli dei vasi possono per
questo solo fatto riposarsi ed aumentare successivamente la loro tonicità.
Ma indipendentoinente da questa azione, direi quasi meccanica, della po-
sizione orizzontale, succe.le nel sonno un'opera rii-toratrice ed un :iumen'.c
nella tonicità djlle increti vasali.
Perchè anche nelle persone che dormono dopo h fatica del giorno se-
dute sopra di una pclfrona colle gambe ])enzoloni potei osservare una di-
minuzione di volume delle estremità quando si svegliarono nel ii\"'.ttiri >
successivo.
Considerazioni intorno alla natura del sonno
e doi fenomeni che V accompagnano.
Nei precedenti capitoli abbiamo dimostrato che passando dalla veglia alla
quiete profonda e da questa al sonno, si modifica successivamente la circo-
lazione del sangtie nel cervello e nelle estremità.
— 8i7 —
Volgiamo ora uno sguardo sintetico ai fatti osservati e cerchiamo di
coordinarli fra loro. Nel sonno succede una dilatazione dei vasi nelle
estremità che potemmo studiare nell' uomo misurando le variazioni di vo-
lume dell' antibraccio col pletlsmografo.
Le ricerche fatte successivamente sulla forma del polso coli' idrosfigmo-
grafo hanno confermato un corrispondente rilasciamento delle pareti vasali.
Ogni eccitazione proveniente dall' esterno genera una contrazione dei vasi
nell'antibraccio ed un aumento successivo della pressione sanguigna che
produce un afflusso maggiore di sangue al cervello. Quest' aumento della
pressione che produce una velocità maggiore del sangue negli emisferi ce-
rebrali è, secondo me, la causa più importante, benché non unica del ri-
stabilirsi dell' attività cerebrale e della coscienza.
I mutamenti che subiscono le funzioni dello spirito quando aumenta, o
diminuisce l'afflusso del sangue al cervello, costituiscono uno degli studi i
più interessanti di cui possa occuparsi la psicologìa sperimentale , perchè
in nessuna altra maniera si rende meglio evidente lo stretto legame che
unisce le funzioni psichiche alle materiali dell'organismo.
Basta che diminuisca di poco l' afflusso di sangue al cervello perchè im-
mediatamente cessi la coscienza.
Se mi si dimandasse quali di tutte le funzioni dell' organismo sia più
strettamente collegata coi mutamenti che succedono nel ricambio della
materia, non esiterei punto di affermare che sia la coscienza.
Le esperienze che ho fatto in proposito sono di non lieve importanza
per la fisiologìa del sonno perchè dimostrano come Y equilibrio molecolare
negli organi che sono sede dell'intelligenza venga profondamente scosso da
influenze le quali non manifestano un' azione sensibile in altre parti del
corpo. E ciò perchè è più attivo nel cervello il ricambio della materia e
più instabile la sua composizione.
In una serie di esperienze che ho fatto sulla compressione delle caro-
tidi, ebbi un caso in cui essa durò solo 14 secondi e vi produsse già un
mutamento nella nutrizione del cervello capace di abolire la coscienza ;
ora noi sappiamo da esperienze fatte suU' ischemia che i nervi dell' anti-
braccio anche quando tutto il sangue è cacciato per mezzo di una fascia-
tura di Esmarch conservano ancora la loro eccitabilità per 20 o 30 minuti.
Studiando, sopra due persone che avevano un' apertura nel cranio, la
dilatazione che succede alla compressione delle carotidi nei vasi cerebrali
e paragonandola a quella che succede nei vasi dell' antibraccio in condi-
zioni analoghe, potei stabilire che, i vasi del cervello sono assai più sensi-
52
— 8i8 —
bili per ogni fugace interruzione o diminuzione della circolazione sanguigna
di quello che non siano i vasi dell' antibraccio.
È interessante per spiegarci V insonni© che succede ad alcune emozioni
morali ed ai lavori protratti della mente di prendere in esame i tracciati
dove si vede susseguire alle emozioni una forte dilatazione dei vasi.
Questo fatto ci dimostra che le emozioni dell'anima ed il lavoro dell'in-
telletto devono essere accompagnate da un consumo della materia ; e che
i vasi si dilatano non solo nello scopo di permettere un afflusso più co-
pioso di sangue indispensabile al lavoro, ma che cessato questo si conser-
vano dilatati per riparare alle perdite subite.
La grande vulnerabilità dei vasi sanguigni e la loro tendenza a dilatarsi,
sempre quando succede uno squilibrio nel ricambio materiale, costituisce
uno dei meccanismi i più meravigliosi con cui viene assicurata la conser-
vazione degli organi per mezzo di funzioni automatiche. Tale è almeno il
concetto che io mi fo di questi fenomeni riflessi.
È egualmente probabile che l'attività cerebrale troppo spinta, o le pro-
fonde emozioni diano luogo a dei prodotti di trasformazione i quali pos-
sano per sé stessi produrre una paralisi dei vasi e quindi un afBusso mag-
giore di sangue indipendentemente dai centri vaso-motori. Solo quando
questi prodotti siano stati rimossi in un modo qualsiasi si ristabiliscono
nuovamente le condizioni del nposo e diventa possibile il sonno.
Il cuore nel passaggio dalla veglia al sonno rallenta alquanto la frequenza
delle sistoli, questo è però il fenomeno meno apparente di quanti possono
vedersi nei tracciati. In media la diminuzione è solo di 6 ad 8 pulsazioni
per minuto quando si passa dalla veglia al sonno. Se prendesi come unità di
misura un tempo più breve il risultato può essere assai più cospicuo perchè
nel sonno abbiamo constatato spesso dei notevolissimi rallentamenti nella
frequenza del cuore.
A queste diminuzioni della frequenza dei battiti cardiaci di cui non ci è
nota la causa, corrisponde una diminuzione nel volume del cervello la quale
è però accompagnata da un' altezza maggiore delle pulsazioni.
La frequenza minore delle sistoli cardiache viene in parte compensata da
una diastole e da una sistole più ampia e più forte.
Gli stessi cambiamenti che si producono nel nostro organismo per Fat-
tività cerebrale durante la veglia si riproducono nel sonno per azioni esteme
le quali non riescono a svegliarci.
Noi abbiamo veduto che una voce, un rumore, un toccamento, l'azione
della luce od un'impressione esterna qualsiasi sono capaci di modificare il
— 8i9 —
ritmo della respirazione, di far contrarre i vasi deirantibraccio, di aumen-
tare la pressione e V afflusso di sangue al cervello, e di mutare la fre-
quenza dei battiti cardiaci accelerandone il ritmo.
Se nell'istante in cui abbiamo avvertito questi mutamenti nelle funzioni
deir organismo aggiungiamo una seconda azione esterna, tale da svegliare
-l'individuo soggetto alle nostre osservazioni, e lo interroghiamo subito in-
torno allo stato della sua coscienza, egli ci risponde nel maggior numero
dei casi, che dormiva profondamente: e non serba alcuna memoria dei fe-
nomeni che passarono intorno a lui.
Altre volte le impressioni esterne vengono percepite e destano dei sogni
od entrano a far parte di sogni già prima esistenti, come potei osservare
in ripetuti casi, dei quali per brevità non riferisco né la storia nò i tracciati.
In questi casi manca una cognizione esatta dell' agente esterno: le im-
pressioni fatte alla superficie del corpo, o gli eccitamenti dei sensi assopiti
cadono nel dominio dei sogni e vengono tosto cosi snaturate, che anche
svegliandosi immediatamente non è più possibile a chi dorme riconoscerne
r origine e V entità.
Quanto ai movimenti dei vasi sanguigni nel cervello e nell' antibraccio
cui diedi il nome di spontanei, escluse le cause esterne, si doveva ricercare
la loro origine neir attività propria dei centri nervosi. Sospettai dapprima
che questi mutamenti della circolazione dipendessero da sogni che si svol-
gevano nel dormiente. Provai a destare le persone che si prestavano alle
mie esperienze ed alcune volte m'accertai che realmente sognavano : ma nella
maggior parte dei casi, anche quando veniva interrotto il sonno nell' istante
medesimo che appariva la contrazione dei vasi, non ebbi una risposta che
accennasse 1' esistenza di un sogno, o di una sensazione.
Dopo i fatti osservati precedentemente si può ammettere per analogia,
che simili variazioni nel movimento del sangue dipendano da processi che
si svolgono nei centri nervosi, senza lasciare alcuna traccia nella memoria.
Le indagini che ho fatto sulla circolazione del sangue nel cervello di due
persone, confermarono pienamente questa ipotesi; e potei osservare che
indipendentemente dalle cause esterne, possono comparire nel sonno forti
variazioni nello stato dei vasi cerebrali senza che il dormiente svegliato
sull' istante accusi la presenza di un sogno.
Che tanto nel sonno, come nella veglia, vi siano dei fenomeni psichici
incoscienti è cosa ammessa da lungo tempo da parecchi psicologi. Le mie
osservazioni non hanno in questo riguardo altro interesse, se non di aver
trovato nel campo dei fenomeni obbiettivi, degli argomenti per analogia, i
820
quali rendono probabile che 1* attività del cervello si continui nel sonno^
senza che la coscienza abbia sentore di questo lavoro delle idee. Questi.
dottrina venne sostenuta dal Carpenter e poi dal Maudsley il quale am-
mette che < quando un' idea scompare dalla coscienzai non è necessario
che vi scompaja completamente; essa può rimanere latente sotto l'orizzonte
della coscienza; le correnti del movimento molecolare diminuendo gradua*
tamente prima che cessi per intero >.
tt Di più esso può produrre un effetto sopra il movimento, o sopra altre
idee mentre rimane attiva sotto l' orizzonte della coscienza. Imperocché
quando troviamo essersi prodotto inconsciamente il medesimo effetto, che
noi sappiamo essersi prodotto altre volte in noi per opera di un' idea, ne
inferiamo giustamente V attività della medesima causa ; tanto più che tal-
volta, quando la nostra coscienza è distratta inaspettatamente dalle soe
operazioni, a richiamata da qualche cosa di cui prima era occupato il suo
campo, sorprendiamo V idea incosciente sul fatto. La persistenza di un
certo grado di energia e di intensità del circuito di ideazione apparirà
certamente essere la condizione della coscienza. >
Questa dottrina dell' operare inconsapevole degli emisferi cerebrali, che
a primo aspetto sembra inaccettabile, come se includesse il concetto di uno
spreco di lavoro ed un consumo inutile di energìa, quando l'attività delle
idee si svolge senza che esista la coscienza, ha il vantaggio di spiegare
molti fatti psicologici cui manca fino ad ora una interpretazione migliore.
Non insisterò su questo argomento e soggiungerò solo, che mentre le
mie indagini sul sonno ammettono una interpretazione conforme alla dottrina
sostenuta pure dal Maudsley, lasciano però sospettare che nel sonno vi esista
un periodo di riposo talmente profondo degli emisferi cerebrali da sospen-
dere ogni lavoro delle idee.
Tale sarebbe il periodo in cui i tracciati del cervello presi nel sonno
diventano regolari ed uniformi.
I mutamenti che durante il sonno succedono nell'organismo senza che vi
abbia partecipazione la coscienza e la volontà costituiscono uno dei più meravi-
gliosi congegni che si possano osservare fra le perfezioni della nostra macchina.
La natura, quando cessa la coscienza, non poteva abbandonare il nostro
corpo alle azioni del mondo esterno, o lasciarlo inerme nel pericolo di
essera preda dei suoi nemici.
Era necessario che anche nel sonno, e senza partecipazione della volontà
vi fosse una parte dei centri nervosi che vigilasse sul mondo esterno e che
a tempo preparasse le condizioni materiali per il risveglio della coscienza.
821
Ora se noi pensiamo ai fenomeni incoscienti che abbiamo veduto svpl-
!gersi nel sonno per cause esterne, ci apparirà evidente che tutti sono coor-
•dinati ad uno scopo : e che tutti convergono ad aumentare la circolazione
del sangue nel cervello per risvegliarne nel pericolo la sua. attività.
Io non credo di allontanarmi dal vero, se asserisco che tutto Tassieme
dei movimenti riflessi osservati nel sonno, costituisce un vero apparecchio
di difesa per 1* organismo. Giacché ci troviamo in un capitolo poco esplo-
rato della fisiologìa, mi sia permesso di risalire, coli' aiuto delle moderne
<lottrine, all' origine di questa alternativa del riposo e dell' attività dei
centri nervosi che costituisce la veglia ed il sonno.
Spencer fa notare giustamente nei suoi principi di psicologìa « che se
la vita avesse un tono uniforme, e se le condizioni terrestri fossero tali che
delle azioni di qualunque specie potessero essere egualmente prodotte in
un'epoca, od in tm' altra, la riparazione ed il consumo di tutti gli organi,
compresi i centri nervosi, si compirebbe in una maniera presso a poco
uniforme in tutti. Ma la successione del giorno e della notte, porta con sé
una successione di attitudini più o meno grandi all' azione che ha il suo
effetto nel deperimento e nella riparazione successiva degli organismi, che
si adattano a questa successione. Questo adattamento è dovuto manifesta-
mente a ciò che sopravvive il più atto. Un animale costituito in modo che
il consumo e la riparazione siano controbilanciati ad ogni istante nelle 24
ore, sarebbe a parità di circostanze vinto da un competitore che potesse
sviluppare una energìa maggiore nel tempo in cui il giorno ne facilita l'azione,
quantunque abbia un grado minore di energìa durante le ore della notte
in cui sta ritirato. Fu così che venne a stabilirsi necessariamente questa
variazione ritmica dell' azione nervosa che noi chiamiamo sonno e veglia. >
Ora noi sappiamo per propria esperienza che il sonno ripara tanto più
rapidamente le nostre forze, quanto più esso è profondo ; e che viceversa
le apprensioni dell' animo mettono ostacolo ad un sonno riparatore.
Accettata 1' opinione di Spencer intorno all' origine del sonno, ne risulta
che il tipo più perfetto di un animale, il quale deve tirare il maggior
partito delle sue forze, sarà quello, che nella notte può riabilitarsi più ra-
pidamente a nuove fatiche, abbandonandosi senza alcuna apprensione ad un
sonno profondo.
Nel nostro organismo troviamo realizzate queste condizioni con mirabile
semplicità. L' uomo dopo le fatiche del giorno, cerca un riparo e si ad-
dormenta. I muscoli delle estremità del tronco e del collo si rilasciano
<ompletamente. Le palpebre si abbassano e chiudono gli occhi. La respi-
822
razione cambia di ritmo e mentre nella veglia era principalmente diafram-
matica, nel sonno diventa per contrario quasi esclusivamente toracica.
Il rilasciamento del diaframma può essere così grande da crederlo inerte.
I processi della combustione sono talmente scemati nell' organismo, che i
movimenti della respirazione, che prima introducevano quasi 7 litri di aria
nei polmoni, hanno ridotto la ventilazione a solo i litro per minuto. Il
cuore esso pure rallenta 1' energia e la frequenza delle sue contrazioni : i
vasi si dilatano, diminuisce la pressione del sangue ed il corpo si raffredda
sensibilmente.
In questo profondo assopimento vi è però tutto un sistema di nervi e
di cellule nervose che conservano inalterate le loro funzioni e stanno
vigilanti sul mondo esterno. Basta una voce, un nimore lontano, un raggio
di luce che attraversi le palpebre, un toccamento leggero, od un'impressione
qualsiasi, perchè tosto si attivi la respirazione, perchè i vasi delle estremità
si contraggano, il cuore aumenti V energìa e la frequenza dei battiti, si
accresca la pressione sanguigna e scorra più copioso il sangue al cen'ello.
Ristabilite in questo modo le condizioni materiali della coscienza, si com-
prende che nella lotta per la vita, avrà maggior facilità di sottrarsi ai
danni del mondo esterno l'organismo in cui sarà più completa e perfetta
la vigilanza incosciente, e che potrà passare più rapidamente dallo stato di
profondo riposo a quello della sua completa attività, prima che sia troppo
vicino il pericolo ed inevitabile il danno.
Considerazioni intorno all' igiene del sonno.
Nella ricerca delle regole igieniche del sonno noi dobbiamo innanzitutto
prendere in esame le condizioni che riteniamo più favorevoli alla produ-
zione del medesimo. Una di queste consiste essenzialmente nel rimuovere
tutte le cause che possono eccitare gli organi dei sensi.
Le mie indagini dimostrarono il meccanismo con cui V eccitamento dei
nervi di senso, mette ostacolo alla comparsa del sonno. Esiste nell'organismo
un centro indipendente dalla volontà e dalla coscienza, da cui partono i
nervi vaso-motori e col quale si trovano in comunicazioni tutti i nervi af-
ferenti e senzienti del corpo. Questo centro regola e modifica la pressione
del sangue, dilatando e restringendo i vasi.
Quando vi è nel mondo esterno una causa, come un suono, una luce
troppo viva, od un eccitamento che produce dolore in una parte qualunque
del corpo, riesce inutile lo sforzo della volontà per combattere gli effetti
— 823 —
che questa causa esercita sul centro vaso-motore. È necessaria un* azione
persistente e continuata, così a lungo da essere divenuta abituale, per im-
pedire questi effetti disturbatori. L'organismo vi si adatta dopo una lotta
ed una resistenza più o meno duratura : perchè il bisogno del sonno è
tanto potente da imporsi alla sensibilità più squisita dei centri nervosi.
Ma ancora qui si presenta il fatto che la percezione dei rumori deve
divenire impercettibile alla coscienza. Noi sappiamo infatti che molti operai
possono dormire nel rumore assordante di un' officina, o presso la cascata
dell' acqua che fa girare le ruote d' un mulino, o sul carro che si muove
a scosse sulla via sassosa. Ma cessando il frastuono, arrestandosi le ruote
del mulino, o fermandosi il carro sulla via, ne nasce una causa di risveglio.
r rumori erano divenuti come una parte intrinseca dell'ambiente nel quale
i centri nervosi avevano potuto trovare 1' assopimento del sonno; l'improv-
visa scomparsa dei medesimi turba l' equilibrio, e risveglia l' attività del
cervello.
Noi dobbiamo distinguere due fatti nell' azione che hanno i suoni, le
impressioni luminose, gli odori e gli eccitamenti dei nervi di senso per
impedire il sonno.
Il primo, consiste nell' afflusso più copioso e nella pressione maggiore
con cui il sangue può circolare nel cervello. Tutte le azioni esterne che
valgano ad agire sul centro vaso-motore producono una contrazione dei
vasi che impedisce 1' abbassamento della pressione generale ed il rallenta-
mento del circolo indispensabile alla comparsa del sonno.
n secondo consiste nell'azione che le cause esterne hanno direttamente
sulle cellule del cervello, indipendentemente dai fenomeni della circolazione.
Le impressioni del mondo esterno, quando non siano prolungate troppo a
lungo, in modo che le cellule nervose abbiano tempo di adattarsi come ad
un mezzo abituale di esistenza, costituiscono uno stimolo che aumenta la
loro eccitabilità.
Noi abbiamo nei nervi molti fenomeni i quali ci dimostrano, come, dentro
certi limiti, uno stimolo lasci dietro di sé delle condizioni tali, per cui l'ec-
citamento che verrà dopo avrà un effetto maggiore. Nel modo con cui si
comporta il cervello nella produzione del sonno si osserva un fenomeno
analogo. L'impressione d'una causa che nella veglia sarebbe stata impercet-
tibile, diventa nell'assopimento che precede il sonno talmente sentita che i
centri nervosi non trovano per essa il modo di passare al riposo.
La temperatura della pelle e del corpo ha una grande influenza, perchè
si tratta qui dell'ambiente che abbraccia tutte le terminazioni nervose.
— 824 —
Quando vogliamo produrre facilmente il sonno dobbiamo cercare che la
temperatura della pelle si conservi nelle condizioni più vicine alle normali,
favorendo una dilatazione moderata dei capillari.
Il freddo producendo una contrazione dei vasi tiene elevata la pres-
sione, e rendendo più attivo il movimento del sangue accresce l'attività dei
centri nervosi. È questo il meccanismo col quale dobbiamo spiegarci l'im-
possibilità di dormire quando si abbiano i piedi freddi, e quando non ci è
permesso col tepore delle coltri di conservare nei limiti normali la temp^
ratura della pelle.
Il bisogno di lavarsi nell'acqua fredda quando ci svegliamo , V influenza
benefica che esercita sull'attività cerebrale una brezza mattutina, o l'am
fredda dei monti nella state, ci dimostrano come la temperatura della pelle
sia profondamente collegata colla circolazione del sangue e coU'attività de-
gli emisferi cerebrali. Tutte le cause che tendono a dilatare i vasi produ-
cono entro certi limiti il sonno. Il calore agisce direttamente sulla fibra
muscolare che riveste i piccoli vasi e fa sentire un'azione locale più po-
tente di quella che esso può per mezzo dei nervi sensibili avere sui centri
vaso -motori.
Tutti sanno che molte persone eccitabili, le quali non hanno il bene-
ficio del sonno riescono a procurarselo per mezzo di un bagno tiepido o
con pediluvi nell'acqua riscaldata.
L'azione terapeutica del calore deve riporsi in simili casi nell'afflusso
più copioso di sangue alla pelle, che sottrae ai centri nervosi una parte del
liquido nutritivo da cui dipende l'aumentata eccitabilità.
Se i bagni freddi possono produrre il medesimo effetto, la causa è però
identica, perchè noi sappiamo come durante la reazione si produca un al-
largamento dei vasi alla periferìa, quando fu intensa l'azione del freddo.
Pensando alla paralisi dei vasi che segue ogni grande abbassamento della
temperatura , noi possiamo spiegarci la voglia irresistibile di dormire che
soffrono i viaggiatori sopra le montagne, o nei paesi più freddi del set-
tentrione.
Dalle esperienze che feci intorno all'influenza che la temperatura esercita
sui vasi dell'antibraccio, risultò che la contrazione dei medesimi si produce
prima rapidamente scendendo da36ai5oi6 gradi, poscia succede no
periodo in cui si restringono meno visibilmente fino a 7 gradi. La pelle
diventa azzurrognola perchè il sangue scorre più difficilmente nelle piccole
vene sfiancate : poi tutto d'un tratto si arrossa, malgrado che la tempera-
tura persista, o si abbassi di più.
à
— 825 —
È questo Testremo limite in cui si conserva la tonicità dei vasi ; è qui,
verso i 7 gradi, dove il freddo produce gli stessi efifetti del caldo, cioè la
paralisi. È questo il meccanismo con cui la bufera dell'Alpi e il rigore
del verno, producono il sonno spesso mortale negli sventurati cui manca
un rifugio od i mezzi per conservare elevata la temperatura della pelle.
Nelle condizioni fisiologiche si ha bisogno per dormire di mettere il
corpo nella posizione orizzontale. Analizziamo le cause di questo fatto cono-
sciuto da tutti. Primieramente si ha neirassopimento una diminuzione nella
tonicità dei muscoli ed una interruzione del lavoro che essi fanno regolar-
mente nella veglia anche senza la partecipazione della coscienza. È carat-
teristico in chi si addormenta il rilassamento dei muscoli delle braccia e
delle mani , e il cadere che fa il capo verso il petto, o le spalle ; e tutti
sappiamo che bisogna dare un sostegno ai muscoli della colonna vertebrale,
perchè succeda un periodo di riposo alla fatica del giorno.
Fin qui era giunta la scienza.
Le indagini che ho fatto sulla circolazione del sangue e sul tono dei
vasi nella gamba e nel piede mi dimostrarono che la necessità della posi-
zione orizzontale dipende ancora da altre cause. Incomincierò con un fatto
che tutti conoscono. Molte persone dopo essere rimaste lungamente nel
letto provano nel riprendere la posizione verticale una specie di vertigine.
I convalescenti di lunghe malattie, le persone deboli ed anemiche in simili
condizioni possono avere una sincope pel semplice fatto di passare dalla
posizione orizzontale a quella verticale. Le cause di questi improvvisi ac-
cidenti devono riporsi in un disturbo della circolazione cerebrale. I vasi
sanguigni delle estremità inferiori adattatisi ad una pressione minore riman-
gono come sopraffatti dalla colonna di sangue che posa sopra di essi per
tutta l'altezza del corpo, quando si passa alla posizione eretta.
Il sangue che scende alle estremità inferiori vi si accumula e per breve
spazio di tempo non ritoma al cuore ; questa rapida sottrazione del liquido
nutritivo ai centri nervosi produce nelle persone indebolite un disturbo della
coscienza e delle funzioni cerebrali che si risente, benché in grado assai
minore, anche nello stato fisiologico.
Riconosciuta con questo esempio V influenza che ha il tono dei vasi sulla
circolazione del sangue nel cervello, noi dobbiamo ora rivolgere la nostra
attenzione ai mutamenti che succedono ogni giorno nel medesimo. I mu-
scoli dei vasi si stancano come tutti gli altri muscoli del corpo. In questa
asserzione è riposto uno dei fatti più importanti che abbia a parer mio
acquistato ultimamente la fisiologìa della tonicità muscolare.
— 826 —
Ecco come lo dimostrai in un lavoro che feci col mio amico il dott. Bi-
jardi e che non venne ancora stampato. Noi misuravamo l'aumento di volume
che subisce il piede quando 1* intero corpo coricato sopra di una tavola passa
senza alcun sforzo dei muscoli dalla posizione orizzontale a quella verti-
cale. Ripetendo questo esperimento nelle varie ore della giornata, ed eli-
minando per quanto era possibile le cause perturbatrici, osservammo che
verso la sera è costantemente più grande l'aumento di volume del piede
nelle medesime condizioni. In altre parole noi osservammo che rimanendo
in piedi un determinato tempo diveniva più grande la dilatazione dei vasi
nelle estremità inferiori.
Rimettendo la persona nella posizione orizzontale, sopravvenendo il sonno
o lasciando un periodo di riposo sufficiente, si accresceva la tonicità dei
vasi. Le esperienze che noi facevamo al mattino dimostrarono sempre che
i vasi del piede si lasciavano dilatare assai meno per la pressione del san-
gue, che corrisponde all'altezza del corpo. La posizione eretta cosi comune
nelle occupazioni del giorno e la fatica di una lunga passeggiata produce-
vano una dilatazione maggiore delle piccole arterie dei capillari e delle
vene del piede. In base a questi fatti dobbiamo ammettere che i muscoli
lisci i quali rivestono le parti dei vasi si stancano come tutti gli altri ma-
scoli del corpo sotto l'influenza di un lavoro costante.
La necessità di prendere una posizione ori'^ontale si rende ora più ma-
nifesta. La mente del medico non deve più rivolgersi solo al bisogno di
riposo dei muscoli che portarono in giro tutto il peso del corpo durante
la giornata; il medico deve pure pensare al sistema di irrigazione del san-
gue ed ai disturbi che la diminuzione di tono dei vasi delle estremità in-
feriori può recare agli ammalati. Gli edemi e la gonfiezza dei piedi cosi
comuni nei convalescenti, riconoscono come causa precipua questo cam-
biamento nella tonicità dei vasi sanguigni. Anche nello stato fisiologico noi
dobbiamo lasciar tempo e comodo ai muscoli dei vasi perchè si riabilitino
alla funzione cui sono destinati nella veglia col riposo del sonno.
Non è del tutto improbabile che lo squilibrio, il quale nasce nella cir^
colazione quando il sangue dopo una lunga fatica si accumula nei vasi per
la diminuzione del loro tono, diventi a sua volta una causa produttrice del
sonno.
Noi vediamo infatti riconosciuto come un fatto generale e costante la
sonnolenza che ci assale dopo un pasto abbondante. Il meccanismo con
cui si produce questo fenomeno è identico a quello testé accennato quando
parlammo del freddo, del caldo e della fatica. Lo stomaco e le intestina
— 827 —
durante la digestione sottraggono alla massa generale del sangue una quan-
tità di questo liquido perchè i loro vasi si dilatano per provvedere alla se-
crezione più abbondante dei succhi digerenti. Airipereraia delle intestina,
dello stomaco, del fegato e del pancreas e delle ghiandole salivari deve cor-
rispondere una relativa anemia ed un rallentamento nella circolazione san-
guigna del cervello che ci predispone al sonno.
I cultori dell* Igiene si occuparono con grande successo in questi ultimi
tempi della forma più conveniente che devono avere i banchi delle scuole,
le seggiole e tutte le innumerevoli forme di sostegno necessarie al corpo
per riposarsi. L'esperienza dei secoli aveva mostrato all'uomo che il letto
deve essere soffice. Ricerchiamo le condizioni più favorevoli ed indispensa-
bili alla costruzione ài un letto igienico.
La forma ideale di un letto sarebbe quello di un sostegno che si adatti
in tutte le condizioni alle varie sporgenze del corpo sostenendolo con
eguale pressione in tutte le parti. Giacché si deve rinunciare alla speranza
che si possa trovare un congegno capace di sostenere il corpo nella posi-
zione orizzontale senza esercitare una pressione sulla pelle, noi dobbiamo
adottare fra i metodi conosciuti quelli che rendono tale pressione più uniforme.
L'esperienza dimostra continuamente al medico Tinfluenza letale che eser-
cita sui tessuti una pressione troppo forte o troppo prolungata. Ricorde-
remo, per dare un esempio fra i più temuti, le ulceri di decubito dovute
alla mancanza di circolazione in quelle regioni dove preme troppo a lungo
il peso del corpo. Basta toccare leggermente la pelle in vicinanza delle
unghie nelle dita della mano, per vedere la grande facilità con cui le pres-
sioni debolissime fanno impallidire la pelle e mettono ostacolo alla circo-
lazione del sangue nei capillari. Quando noi riposiamo nel letto la circo-
lazione diventa più difficile e spesso rimane impedita in tutte le parti del
lato su cui riposiamo.
Per quanto il letto sia soffice e si avvalli in corrispondenza delle parti
più sporgenti, le materassa ed i guanciali non corrispondono mai al desi-
derio del medico di avere una pressione generale ed uniforme su tutto un
lato del corpo. È da ciò che nasce il bisogno involontario ed il movimento
incosciente di voltarsi e cambiare posizione nel sonno. Sono specialmente
i guanciali che non permettono di riposarsi ai muscoli del collo e danno
frequentemente, anche nello stato fisiologico, occasione di svegliarsi. Le per-
sone che dormirono sul nudo terreno o sulle tavole di legno conoscono
quanto sia difficile il sonno per l'eccitamento doloroso che producono le
parti a lungo compresse della pelle.
— 828 —
Il formicolio di cui soffrono molte persone svegliandosi, è dovuto più
che tutto ad un arresto della circolazione in qualche parte del corpo per
compressione dei vasi.
L'introduzione nell'uso domestico e negli ospedali delle materassa piene
di liquido fu una innovazione benefica che corrisponde ai dati fisiologici, e
sono troppo noti i vantaggi che si traggono nella pratica senza che faccia
bisogno di insistervi.
Uno dei mezzi per produrre il sonno, che spesso mi diede buoni risul-
tati senza ricorrere alla amministrazione di rimedi ipnotici è l'apnea. Ho
provato molte volte su di me, e ne ebbi la conferma da parecchi amici,
che una serie ripetuta di profonde inspirazioni può far comparire più £i-
cilmente il sonno, quando non siano troppo gravi le cause che lo impedi-
scono. Le esperienze da me fatte sulla respirazione polmonare mi avevano
dimostrato, che noi possiamo con una serie di profonde inspirazioni pro-
durre un afflusso più copioso di sangue ai polmoni e diminuire la pres-
sione del sangue. In alcune persone nelle quali potei studiare la circola-
zione sanguigna nel cervello constatai una diminuzione di volume di questo
organo prodotto dall'afflusso meno abbondante di sangue. Fu in seguito a
tali studi, e in forza dell'analogia che simile disturbo della circolazione ha
colle condizioni più favorevoli alla produzione del sonno che ne ho pro-
vato l'efficacia e ne ebbi favorevoli risultati.
Tutti i rimedi che dilatano i vasi sanguigni servono come ipnotici.
Il medico nell'uso di questi farmaci deve però tener mente ad un'alta
legge non meno generale, che cioè i narcotici producono sempre, a piccole
dosi un eccitamento dei nervi. Ogni diminuzione della sensibilità è preceduta
da un periodo in cui V eccitabilità diventa maggiore. Questo fatto è pure
vero nella fisiologia dei medicamenti dove sempre vediamo che le cause
le quali valgono a diminuire l'eccitabilità dei nervi incominciano la loro
azione coU'aumentarla. Ed è assai frequente nella pratica il trovare amma-
lati nei quali l'oppio, la morfina ed il cloralio produssero effetti contrari a
quelli che il medico si aspettava ; invece del sonno, le piccole dosi valsero
a produrre un eccitabilità maggiore ed accrebbero l' insonnio. La dose in
questi casi era troppo piccola. L' azione fisiologica si arrestò al suo primo
periodo e mancarono gli efi'etti benefici dell'azione ipnotica che si otterrà
solamente con una dose maggiore.
Le esperienze che feci sull'azione del cloralio e del cloroformio dimo-
strarono che questi farmaci hanno un'azione sui vasi sanguigni indipendea*
temente dai nervi vaso -motori.
— 829 —
Quando si stacca un organo dal corpo e si fa circolare in esso una cor-
rente di sangue defìbrinato, o dello siero sanguigno, si vede che T aggiunta
del cloralio rende più abbondante refHusso. I muscoli dei vasi sanguigni
toccati da questo rimedio sciolto nel sangue perdono della loro tonicità e
si dilatano sotto la pressione intema.
In questo modo ho spiegato l'abbassarsi della pressione sanguigna ed il
rallentamento del circolo che succede dopo l'amministrazione del cloralio,
della morfina, del cloroformio e degli altri narcotici.
Nei casi di avvelenamento per T amministrazione troppo abbondante di
una qualunque di queste sostanze, fra i mezzi che il fisiologo consiglia come
più efficaci per evitare delle conseguenze fatali, debbono mettersi in prima
linea tutti quegli agenti che valgono a rendere più attiva la circolazione nei
centri nervosi resa insufficiente dalla eccessiva dilatazione dei vasi sangui-
gni. L'aria fresca, le abluzioni con acqua firedda sono i sussidi divenuti po-
polari in ogni sincope.
L'ammalato non solo deve mettersi in posizione orizzontale, ma le gambe
e le braccia debbono sollevarsi dagli astanti, onde il sangue ricada per pro-
prio peso sul cuore e non resti accumulato nei vasi. Uno dei pericoli più
gravi che si presenta nell'avvelenamento col cloralio e coi narcotici, quando
non si riesce a svegliare la persona, è la perdita continua che subisce la
temperatura del corpo per la dilatazione dei vasi nella pelle. Il medico può
evitare un rapido abbassamento della temperatura provvedendovi per mezzo
di coperture o riscaldando l'ambiente per impedire una fatale dispersione
del calore.
Così pure tutti i rimedt e le sostanze che fanno contrarre i vasi met-
tono ostacolo alla produzione del sonno.
Fu per mezzo di uno strumento, che misura il volume degli organi, che
dimostrai come una tazza di caffè produca una contrazione notevole e du-
ratura dei vasi. Le indagini che ho fatto più tardi con altri strumenti sulla
forma del polso, dimostrarono pure un aumento della tonicità dei vasi san-
guigni per effetto del cafifò. Non meno evidenti in questo riguardo furono
le esperienze che ho fatto coU'alcool a piccole dosi in una persona che
aveva aperto il cranio.
Amministrando il vino di Marsala trovai che le piccole dosi producevano
un aumento nel volume del cervello ed una diminuzione nel volume delle
estremità. Scrivendo il polso del cervello, trovai pure che i rimedi ecci-
tanti producono un polso più elevato e più forte, quando è maggiore Tec-
citabilità del cervello e più intenso il lavoro intellettuale. Questi fatti os-
— 830 —
servati ripetutamente in varie persone che avevano una apertura neloamo
ci conducono a ritenere come dimostrato che i rimedi eccitanti valgono ad
impedire il sonno perchè tengono elevata la pressione. È cosi rapido il
movimento del sangue negli emisferi cerebrali da non permettere a questi
per l'esuberanza della nutrizione di arrestarsi nel lavoro e pasi>:ire al ri-
poso. Le ultime indagini che ho fatto sul cloroformio dimostrarono un ab-
bassamento tale del polso, in una persona che aveva una apertura nel aaoio,
da non lasciare più alcun dubbio sul rapporto che passa fra la pressione
del sangue e l'attività dei centri nervosi.
La respirazione subisce nel sonno un mutamento profondo, i muscoli del
diaframma che durante la veglia avevano preso nell' uomo una parte più
attiva di quelli del torace, alla respirazione passano nel sonno ad uno stato
di relativo riposo. Questo fenomeno è accompagnato da un mutamento nel
rapporto fra Tinspirazione e la espirazione. Chiunque ascolti il respiro di
una persona che dorma si accorge che l'espirazione succede più rapida-
mente che nella veglia.
Ho misurato con appositi apparecchi la quantità di aria che noi respi-
riamo durante la veglia ed il sonno e trovai che questa va diminuendo
quanto più il sonno diventa profondo. Per evitare che la nutrizione dei
tessuti ne soffri quando il centro della respù-azione non è più capace di
provvedere normalmente al ricambio dell' aria nei polmoni incombe all'igi^
nista il dovere di amministrare un' aria pura alle persone che dormono.
L'influenza che l'aria impura e povera di ossigeno esercita sulla nutrizione
appare evidente dal fatto che durante il sonno gli ammalati affetti da le-
sioni polmonali subiscono spesso un aggravamento. U medico deve pure
essere avvertito che la suppurazione diventa nel sonno più abbondante per
effetto della dilatazione dei vasi. Non è raro di vedere nella notte so-
praggiungere delle emorragie le quali non si sarebbero prodotte nella v^
glia per la tonicità maggiore delle pareti dei vasi.
Il senso di pienezza che si ha negli occhi ed il bisogno di stroppicciaisi
le palpebre, la secrezione più abbondante del muco, cosi caratteristica àà
sonno, sono fatti generalmente conosciuti, di cui dobbiamo cercare la ^le-
gazione nella dilatazione dei vasi ; ed è ancora la stessa causa quella che
produce un legger grado di edema nelle palpebre e la gonfiezza degli oc-
chi di chi si sveglia dopo un sonno profondo.
n sudore profuso che si osserva nel sonno e che in molte malattie co-
stituisce un fenomeno molesto e dannoso, dipende esso pure dalla drcob*
zione più abbondante nella pelle. La medicina trovò nell'atropina ed in
— 831 —
in altri rimedi che restringono i vasi sanguigni ed agiscono sui nervi se-
cretori i mezzi efficaci per combattere e far cessare completamente parecchi
di questi fenomeni che spesso minacciano la salute.
È scopo dell'Igiene di trovare il modo di prevenire tutto quanto può
riuscire nocivo all'organismo servendosi dei mezzi fisiologici più opportuni,
ma in questo capitolo pieno di tante tenebre e dove i fisiologi lavorano tut-
tora attivamente per ricercare le cause del sonno, non può l'igienista avan-
zarsi con passo sicuro fino a che non siano più salde e più larghe le fonda-
menta della scienza.
PARTE SECONDA.
RIVISTA.
OSPIZI ED OSPEDALI NUOVI.
IL NUOVO OSPEDALE DI LUGO IN ROMAGNA.
Progettato dall' ing. Piana e dal dott. Ballotta.
Anche in Italia da qualche tempo va sempre più diffondendosi la per-
suasione che agli antichi monumentali ospedali sia necessario sostituire nuovi
edifici eretti con altri criteri e meglio rispondenti alle moderne esigenit
della carità e della scienza.
L'igiene edilizia ospitaliera ha già avuto fra noi qualche pratica e for-
tunata applicazione nei molti manicomi che sono sorti negli ultimi tempi.
Reggio e Milano hanno in gran parte rinnovato e rifatti i vecchi ospizi:
Voghera, Como, Novara, Imola ne hanno eretti dei nuovi che possono es-
sere citati a modello per nuovo indirizzo dato alla cura delle frenopatie e
per le larghe, felicissime applicazioni igieniche che vi sono state introdotte
Catania e Carrara costnissero recentemente nuovi ospedali; a Genova si
sta erigendo quello monumentale della duchessa Galliera; a Torino si la-
vora alacremente intomo all'ospedale Mauriziano, opera egregia del dottor
Spantigati, e nello stesso tempo il Ministro della guerra provvede alla co-
struzione di un nuovo ospedale militare in quella città.
Fra gli ospedali speciali meritano particolare menzione, ristituto dei Ra-
chitici di Milano, lavoro lodatissimo dell'Architetto Giachi, l'Ospedale pei Bam-
bini di Roma, già condotto a termine ; il Sifilicomio di Roma e V Istituto
oftalmico di Milano e l'Istituto ortopedico Rizzoli a Bologna, che si stanno
fabbricando.
In tutti questi stabilimenti medici ed architetti hanno gareggiato per at-
tuare quella radicale e provvida riforma ospitaliera della quale si sente da
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per tutto il bisogno, iniziando, un sistema di costruzioni semplice, econo-
mico, inspirato solo ai bisogni degli ammalati, alla necessità delle cure
svariatissirae che si compiono negli ospedali, alle separazioni indispensa-
bili, ecc., ecc., poco curando (ad eccezione dell'ospedale Galliera) la parte
decorativa, inutile e dispendioso ornamento di cui vanno ricchi gli Ospizi
del medio evo.
Questo risveglio, quest'esempio nobilissimo che provincie, coifiuni e pri-
vate istituzioni hanno dato, ha non poco contribuito ad indirizzare inge-
gneri e medici igienisti allo studio della igiene edilizia applicata agli ospe-
dali, agli ospizi, alle scuole o grandi stabilimenti in genere, cosicché lad-
dove prima i vecchi architetti credevano poter da soli erigere un nosoco-
mio, oggi vediamo uniti medici ed ingegneri preoccupati a risolvere in-
sieme le questioni più gravi e a costrurre quegli edifici ai quali, non può
far difetto l'opera degli uni e degli altri senza gravissimo nocumento.
E che in Italia si vada a poco a poco formando questa scuola, desti-
nata a trasformare rapidamente tutto il nostro decrepito ordinamento ospi-
taliero, lo dimostrano, oltre i sopra citati esempi, i vari concorsi indetti in
questi ultimi tempi da parecchi corpi morali.
Basti fra tutti citare la gara aperta recentemente in Torino per un pro-
getto di edificio ad uso di Ospizio di Carità, gara intorno alla quale do-
vremo a lungo parlare in un prossimo articolo ed a cui parteciparono nu-
merosi concorrenti con opere pregevolissime e degne di studio.
Desiderosi di consacrare d'ora innanzi a questa parte della Igiene edi-
lizia sufficiente spazio nel nostro Giornale, stimiamo bene di esporre, quasi
come saggio, con alquanta ampiezza una bella Memoria testé pubblicata dai
signori Piana e Ballotta intorno ad un progetto di ospedale da erigersi a
Lugo di Romagna per le malattie comuni.
E a ciò ci inducono due motivi: primo, il pregio intrinseco dell'opera
che fu riconosciuta dalla Commissione esaminatrice composta di persone
autorevoli e competenti, degna del premio e meritevole di essere scelta fra
tutte le altre presentate al concorso (0; secondo, perchè l'ospedale di Lugo,
così come è stato ideato dai valenti autori, segna un grandissimo passo
nella via di quella radicale riforma di cui abbisognano tanto i nostri no-
socomi. E il pregio sta appunto in ciò, di avere abbandonato assoluta-
mente ogni idea di costrurre edifici architettonici, e di avere data la pre-
ferenza ad un tipo di costruzione che per la sua semplicità, per la sua
solidità e per la economia è oramai giudicato superiore ad ogni altro.
Questo sistema che si distingue col nome del suo autore, l'ing. Tol-
let, è stato dai signori Ballotta e Piana opportunamente adattato alle con-
dizioni speciali e della città in cui il nuovo Ospedale deve sorgere, e alle
abitudini, alle esigenze delle nostre popolazioni , cosicché pur conservando
l'impronta tutta particolare delle costruzioni Tollet, l'Ospedale di Lugo avrà
tuttavia un carattere proprio.
(i) Meritava pure il primo premio di medaglia d'argento all'Esposiiione che si tenne
in Modena durante il X Congresso dell'Associazione Medica Italiana.
53
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ogni padiglione-infermeria capace di 25 letti, TOspizio appena posto in fun-
zione avrà un totale di 150 letti; e quando vorrà portarsi il numero dd
letti a 200 , basterà aggiungere una costruzione ai lati della Gallerìa e a
ridosso del Corpo di Fabbrica posteriore, come indicano le linee punteggiate
nelle Tavole I e II.
Con tale aggiunta si ottengono otto tmovi ambienti^ quattro al pianter-
reno destinati a dormitorio-infermieri , e camere per alienati in osserva-
zione : quattro al piano superiore , due per malattie contagiose e due da
destinarsi al bisogno per qualche malattia speciale.
A questo piano si deve abbattere, nel tratto sporgente sul giardino, al-
restremo del fabbricato, il muro divisorio situato fra quelle due sale (Tav. II,
N. 45-46 e 52-53) che avrebbero servito fino a quel giorno per le affe-
zioni veneree e per alienati ; di quattro sale formandone due soltanto, non
che l'altro muro divisorio che si trova fra le sale di fronte, alla parte po-
steriore, di là dal corridojo.
Cosi si ottengono due vasti ambienti in ogni ala di questo fabbricato,
ove, colla solita distinzione di sesso, si possono collocare 25 infermi per
parte, 50 in tutto, a complemento dei letti fino a 200. Questi ambienti
offrirebbero una cubicità complessiva in ogni ala del fabbricato di 1335"*", 27;
quindi per ogni letto un volume d'aria di 53"*', 41. Aria e luce avreb-
bero in esuberanza attraverso 1 2 finestre di dimensioni eguali a quelle delle
infermerie comuni.
Queste ultime sale dovrebbero servire per infermità croniche , con sol-
lievo notevole dei malati acuti, ai quali riesce molesto il va e vieni ed il
vocìo continuo dei cronici e dei valetudinari, che per la maggior parte del
giorno stanno alzati.
•
Sotterraneo.
Il locale sottostante al pianterreno dell' intero fabbricato , se si eccet-
tuino la cantina, la tinaja, la dispensa e il magazzino di deposito del
.carbone nel fabbricato posteriore ; non che le costruzioni della lavanderia»
delle camere mortuarie e della legnaja ; avrà un'altezza di metri 2,33, dei
quali 1,50 sopra, e 0,80 sotto il suolo. Sarà in comunicazione coli' aria
estema per mezzo di aperture situate sotto le finestre, della larghezza delle
finestre stesse e dell'altezza di metri 0,40. Ognuna di queste aperture sarà
munita d'inferriata.
Questo ambiente ove si trovano i voltini che sostengono Tedifizio , non
deve avere altra destinazione che di accogliere i caloriferi pel riscaldamento
delle sale soprastanti, nel mezzo di ogni ala dei due grandi corpi di fab-
brica, e nel mezzo di ciascun padiglione-infermeria ; ed in fondo a ciascun
isolato i vasi mobili del rifiuto dei cessi e degli orinatoi, non che le casse
che ricevono le spazzature, la biancheria sudicia e gli avanzi delle medi-
cature.
— 837 —
Piazzale — Cortili — Giardini — Viali.
La parte fabbricata occupa un quarto circa dell'area di terreno concessa:
il restante spazio consiste in giardini e cortili interposti alle fabbriche, nel
piazzale davanti alla facciata principale e nei viali che fiancheggiano lo
Stabilimento. Il piazzale e i cortili interni, eccettuato il posteriore , che è
destinato ai servizi di lavanderia, per la legnaja, ecc., saranno trasformati
in giardinetti per passeggio e ricreazione.
Lo spazio che rimane da una parte e dall'altra, fra il limite dell'area e
le estremità dei fabbricati costituisce un doppio viale a comodo dei ser-
vizi ospitalieri.
Galleria e Corridoi.
La Galleria è l'arteria principale dello Stabilimento: dal vestibolo si
estende fino all'Oratorio. Si staccano ad angolo retto dalla galleria sei cor^
ridai, pei quali si accede ai padiglioni-infermerie. La prima è lunga 120",
— e larga 3", — i secondi si prolungano soltanto 6", 30 con una lar-
ghezza di 2°*, — ; tanto la galleria che i corridoi hanno un'altezza di 4", — .
Le loro finestre sono le stesse delle infermerie comuni e del fabbricato
posteriore, la descrizione quindi di una, vale quella di tutte. Sono rettan-
golari di forma, alte 3",4o e larghe i"',So, con un vano quindi di 5°'- 10,
e si compongono di tre parti, un telaio superiore a vetri, che occupa o°,95
in altezza e si apre a piano inclinato dall'esterno all'interno, girando sopra
un asse orizzontale, a base di apertura superiore, per mezzo di un conge-
gno meccanico a contrappeso. Gli altri due telai, divisi verticalmente nel
mezzo della finestra, che si aprono sui lati, girando sopra un asse verticale,
sono alti 2°,5S dei quali i'",7o a superficie vetrata superiormente, mentre
la parte inferiore alta ©",85 è tutta in legno e provveduta di una bugna
<:on una riquadratura di ©'",35 per ©",45, e quindi di una superficie di
Q«4. igyg per Qgj^i telajo, e per ogni finestra di o"'',3i5. Questa bugna o
sfiatatoio si apre in senso inverso del telajo superiore, vale a dire dal basso
all'alto, con base di apertura inferiore.
Da queste finestre diversificano quelle del Corpo di Fabbrica anteriore,
le quali misurano in altezza soli 2^,40 e in larghezza i'°,2o, in superficie
quindi 2°''<',88. I loro telai sono simili ai già descritti: manca soltanto la
parte inferiore in legno coi relativi sfiatatoi, non essendo queste finestre
«stese come le altre fino al pavimento. Le sole finestre della facciata avranno
imposte esterne in persiane comuni^ le altre le cosi dette griglie^ ossia quella
specie di persiane di un sol pezzo, ed a stecche mobili.
La galleria è quasi sempre in comunicazione coi giardini per mezzo di
questi grandi finestroni, che mancano solamente in principio , per l' esten-
sione di 8*°, — in corrispondenza della scala e delle stanze del portiere,
e in seguito laddove si staccano i corridoi, per l'estensione, in ognuno di
e^^óo, in tutto di iS'",8o, poca cosa a confronto della totale larghezza
della galleria di 120'".
— 838 —
La gaHeria e i corridoi, per tutta la loro estensione, hanno sopra una
terrazza a ringhiera di ferro.
Per tal modo queste costruzioni si elevano poco più di 5 ",50 sopra il
suolo, il che non si avrebbe col tetto comune inclinato o adottando la
forma ogivale alla Tollet. Così all'eleganza è congiunto il beneficio di una
migliore ventilazione dei padiglioni , i quali in altezza superano di 4" i
corridoi.
Nella Tav. IV è designata in piccolo la pianta di qualcuno dei princi-
pali ospedali già costrutti e progettati, che sono in maggior fama fra i mo-
derni, e in ultimo la pianta del nuovo di Lugo, dal cui confronto si può
di un subito rilevare la preminenza di quest* ultima sulle altre, per la ven-
tilazione in tutte le direzioni e l'isolamento, per quanto è possibile, dei
padiglioni ad uso infermerie comuni.
Ognuno di questi padiglioni si compone di una sala per 24 letti, di due
camere prima e di tre al di là della sala stessa. In fondo al padigliorie,
trovansi le latrine, allontanate da un corridojo. Descriveremo prima gli an-
nessi, quindi il corpo delle latrine, e per ultimo la sala degl'infermi.
Camere contigue od Annessi dell* infermeria.
Per la lunghezza di 5'",2o un corridoio in continuazione di quello che
precede il padiglione, largo i"",5o, ha una camera a àcstm^tiV infermiere
di guardia od anche per deposito di biancheria, ed un'altra a sinistra per
un malato da segregare temporaneamente. Questa è provveduta di caminetto
a focolare aperto. Calcolando la lunghezza di questi corridoi, abbiamo che
le porte d'ingresso alle infermerie di ogni padiglione saranno l'una dall'al-
tra discoste 2 6'",6o. Per tale distanza si rende ben difficile, per non dire
impossibile, la mala influenza dell'una sull'altra.
Al di là della sala comune si trova un altro corridojo, che continua fino
in fondo al padiglione, per la lunghezza di S^jyo, e colla stessa larghezza
di i'",5o. La camera a sinistra è destinata ad uso ^i refettorio e di ricrea-
zione. Anche qua un caminetto, chiamerà a sé d'intorno gl'infermi che ab-
bandonano il letto, rendendo loro meno incresciosa la dimora all'ospedale,
e servirà, nella fredda stagione, quando non si possono aprire le finestre,
come ausiliario della ventilazione, a depurare l'ambiente. La luce si avrà
per mezzo di due finestre, una delle quali, cioè quella del Iato corto del
padiglione, darà accesso al viale esterno, mediante gradinata. A destra poi
del corridojo si veggono due porte, la prima delle quali conduce ad una
cameretta che deve contenere una bagneruola colle rotelle , perchè possa
al bisogno trasportarsi nelle infermerie pei malati che non possono abban-
donare il letto." Qui deve trovarsi un lavacro per uso comune. La seconda
porta mette ad uno stanzino, ove potrà collocai si un fornello per riscal-
dare il brodo, le bevande, ecc., e riporvi qualche oggetto necessario alLi
sala. La sua finestra è in comunicazione col viale per mezzo di un'altra
gradinata, e senirà pel trasporto dei cadaveri alle camere anatomiche o
all'Oratorio, evitando il passaggio della galleria.
V — 839 —
La parte superiore di ognuno di questi ambienti avrà la forma ogivale,
per utilizzare il maggior spazio possibile.
Latrine.
In fondo ai padiglioni delle comuni infermerie, come anche ai due estremi
dei corpi di fabbrica anteriore e posteriore, in ambedue i loro piani e da
loro separati mediante corridojo lungo 3", — sono situati il camerino delle
latrine e quello di scarico della roba sporca.
Un ultimo tratto di corridoio — lungo esso pure 3", — sta fra questi
camerini. Tre finestre, ampie come al solito, due nel corridojo di separa-
zione, ed una in fondo del corridojo finale, provveggono ad una generosa
ventilazione. Queste finestre non debbono essere chiuse altro che in poche
circostanze; o al soffiare di un vento sgarbato o nelle giornate burrascose
e troppo fredde.
Sotto l'ultima finestra deve trovarsi una botola o caditoja che serve a
smaltire le spazzature degli ambienti in una cassa apposita situata nel sot-
terraneo.
Per arrivare ai cessi bisogna aprire quattro porte che sono: la prima fra
l'infermeria e le camere, la seconda fra il loro corridojo e quello di se-
parazione, la terza fra questo e il corridojo finale, ove sta la quarta, vale
a dire la porta che direttamente immette alle latrine. Tutte si chiudono
automaticamente e cosi è assicurata meglio la salubrità degli ambienti.
In faccia agli usci delle latrine v*è quello di un camerino, ove per mezzo
di due botole %i getta nel sotterraneo, entro due casse, che vi corrispondono
la biancheria sudicia da una parte, e gli avanzi delle medicature chirurgi-
che, pezze, filacce, fascie, ecc. , dall'altra.
Lo stanzino dei cessi ha il pavimento a piano alquanto inclinato per lo
scolo dei liquidi nei condotti di scarico, che finiscono nelle chiaviche. Le
sue pareti non debbono presentare angoli, come nelle infermerie, e sono
impermeabili perchè vestite di cemento.
La illuminazione notturna deve contribuire alla ventilazione del piccolo
ambiente. In una parte qualsiasi del muro si lascia ad arte un vuoto, che
s'estende dal pavimento fino al di sopra dei tetti. Questo vano convertito
in condotto tubulare della sezione di o""* ,10, aperto in basso per mezzo di
un foro circolare munito di fitta rete metallica, ha un finestrino all'altezza
di i'",8o con vetro colorato in verde chiaro, che corrisponde al posto ove
si colloca il lume. Il calore svolto dalla fiamma, colla rarefazione dell'aria
nel condotto, deve effettuare il richiamo dell'aria viziata dal camerino e la
sua dispersione nell'atmosfera.
Il sedile sarà in marmo, con tavoletta di legno.
Il vaso o canale di porcellana, munito di valvola come nelle comuni
latrine inglesi, riceve acqua in modo automatico^ ed una data quantità di
acqua ogni volta, e non piti.
Quanto agli urinatoi la cosa è semplice. Chi vuole spander acqua è co-
stretto a poggiare i piedi sopra un piano mobile di metallo, che s'abbassa
— 840 —
sotto il peso della persona; aprendo mediante un altro congegno a lera, ima
valvola, la quale permette aU*acqua di fluire cadendo sopra il bacino di por-
cellana, ove si raccoglie nel tempo stesso l'orina. Bene inteso che l'acqui
manca, al mancare della pressione sul soppedaneo.
Con tale artificio la nettezza dei vasi delle latrine e dei pisciatoi è sot»
tratta alla volontà dei malati^ che per la maggior parte se ne darebbero
poca cura, e non di rado lascierebbero precipitare T acqua in soverchia
quantità.
Per la raccolta delle materie escrementizie saranno usate le fogne mo-
bili ed il sistema divisore.
Sistema di Costruzione Tollet.
Prima di passare alla descrizione delle infermerie comuni dell'Ospedale
di Lugo, esporremo brevemente in che consiste il sistema di costruzione
dell'ingegnere Tollet.
Ogni padiglione, secondo questo sistema, è costruito sopra uno scheletro
composto di tanti ferri a doppio T, rettilinei da una parte e dall'altra corvi
a forma ogivale. Questi ferri sono distanti l'uno dall'altro i°',5o, disposti
sopra piani verticalmente congiunti con aste di ferro, fermate con bulloni
a madrevite, e longitudinalmente da una spranga a doppio T, posta alla
sommità dell'ogiva.
Fra questi ferri, e nel senso della loro altezza, si costruiscono i muri Q
semplici o doppi, e in quest'ultimo caso rimane fra i due muri uno strato
d'aria, che varia fra o^^joS e €",20 {mafelas cTair) e che serve a riparare
i locali dal caldo e dal freddo troppo intensi.
Ogni fabbrica, secondo questo sistema, ha la prerogativa di terminare in
una volta ogivale^ che sulle altre curve offre il vantaggio di esercitare il
minimo di spinta laterale e di pertruttere la diretta applicazione di una co-
pertura senza travi, senza tiranti, ecc.
La fabbrica riposa o sopra travi di ferro od anche semplicemente sopra
i voltini di un sotterraneo, che non si eleva dal suolo meno di o",5o.
I pavimenti e le interne pareti sono coperte di materiali impermeabili»
mentre la superfìcie esterna resta accessibile all'aria.
Infermerie Principali.
Le infermerie principali, in numero di sei, corrispondentemente a ciascun
padiglione, hanno il pavimento sopra il sistema di volte già accennato de-
scrivendo il sotterraneo; le quali volte assicurano la solidità della fabbrica,
e impediscono quelle scosse e quelle oscillazioni che riescono fastidiose ai
malati e sono causa di deterioramento dei pavimenti stessi e dei muri. Que-
sti poi saranno preservati dall'umidità mediante due strati di mattoni con-
giunti insieme col cemento idrofugo Fonti, e mediante arricciatura generale
dello stesso cemento all'estradosso delle volte.
Ognuna di queste sale collettive, di figura rettangolare, lunga 3 i",8o.
— 839 —
La parte superiore di ognuno di questi ambienti avrà la forma ogivale,
per utilizzare il maggior spazio possibile.
Latrine.
In fondo ai padiglioni delle comuni infermerie, come anche ai due estremi
dei corpi di fabbrica anteriore e posteriore, in ambedue i loro piani e da
loro separati mediante corridojo lungo 3", — sono situati il camerino delle
latrine e quello di scarico della roba sporca.
Un ultimo tratto di corridoio — lungo esso pure 3", — sta fra questi
camerini. Tre finestre, ampie come al solito, due nel corridojo di separa-
zione, ed una in fondo del corridojo finale, provveggono ad una generosa
ventilazione. Queste finestre non debbono essere chiuse altro che in poche
circostanze; o al soffiare di un vento sgarbato o nelle giornate burrascose
e troppo fredde.
Sotto l'ultima finestra deve trovarsi una botola o caditoja che serve a
smaltire le spazzature degli ambienti in una cassa apposita situata nel sot-
terraneo.
Per arrivare ai cessi bisogna aprire quattro porte che sono : la prima fra
rinfermeria e le camere, la seconda fra il loro corridojo e quello di se-
parazione, la terza fra questo e il corridojo finale, ove sta la quarta, vale
a dire la porta che direttamente immette alle latrine. Tutte si chiudono
automaticamente e cosi è assicurata meglio la salubrità degli ambienti.
In faccia agli usci delle latrine v'è quello di un camerino, ove per mezzo
di due botole %i getta nel sotterraneo, entro due casse, che vi corrispondono
la biancheria sudicia da una parte, e gli avanzi delle medicature chirurgi-
che, pezze, filacce, fascie, ecc. , dall'altra.
Lo stanzino dei cessi ha il pavimento a piano alquanto inclinato per lo
scolo dei liquidi nei condotti di scarico, che finiscono nelle chiaviche. Le
sue pareti non debbono presentare angoli, come nelle infermerie, e sono
impermeabili perchè vestite di cemento.
La illuminazione notturna deve contribuire alla ventilazione del piccolo
ambiente. In una parte qualsiasi del muro si lascia ad arte un vuoto, che
s'estende dal pavimento fino al di sopra dei tetti. Questo vano convertito
in condotto tubulare della sezione di o"** ,10, aperto in basso per mezzo di
un foro circolare munito di fitta rete metallica, ha un finestrino all'altezza
di i",8o con vetro colorato in verde chiaro, che corrisponde al posto ove
si colloca il lume. Il calore svolto dalla fiamma, colla rarefazione dell'aria
nel condotto, deve effettuare il richiamo dell'aria viziata dal camerino e la
sua dispersione nell'atmosfera.
n sedile sarà in marmo, con tavoletta di legno.
Il vaso o canale di porcellana, munito di valvola come nelle comuni
latrine inglesi, riceve acqua in modo automatico, ed una data quantità di
acqua ogni volta, e non più.
Quanto agli urinatoi la cosa è semplice. Chi vuole spander acqua èco-
stretto a poggiare i piedi sopra un piano mobile di metallo, che s'abbassa
— 840 —
sotto il peso della persona; aprendo mediante un altro congegno a leva, una
valvola, la quale permette all'acqua di fluire cadendo sopra il bacino di por-
cellana, ove si raccoglie nel tempo stesso l'orina. Bene inteso che l'acqua
manca, al mancare della pressione sul soppedaneo.
Con tale artificio la nettezza dei vasi delle latrine e dei pisciatoi è sot-
tratta alla volontà dei malati^ che per la maggior parte se ne darebbero
poca cura, e non di rado lascierebbero precipitare T acqua in soverchia
quantità.
Per la raccolta delle materie escrementizie saranno usate le fogne mo-
bili ed il sistema divisore.
SiSTEBiA DI Costruzione Tollet.
Prima di passare alla descrizione delle infermerie comuni dell'Ospedale
di Lugo, esporremo brevemente in che consiste il sistema di costruzione
dell'ingegnere Tollet.
Ogni padiglione, secondo questo sistema, è costruito sopra uno scheletro
composto di tanti ferri a doppio T, rettilinei da una parte e dall'altra carri
a forma ogivale. Questi ferri sono distanti l'uno dall'altro i",5o, disposti
sopra piani verticalmente congiunti con aste di ferro, fermate con bulloni
a madrevite, e longitudinalmente da una spranga a doppio T, posta alla
sommità dell'ogiva.
Fra questi ferri, e nel senso della loro altezza, si costruiscono i muri 0
semplici o doppi, e in quest'ultimo caso rimane fra i due muri uno strato
d'aria, che varia fra o^.oS e ©",20 {matelas cPair) e che serve a riparare
i locali dal caldo e dal freddo troppo intensi.
Ogni fabbrica, secondo questo sistema, ha la prerogativa di terminare in
una volta ogivale^ che sulle altre curve offre il vantaggio di esercitare il
minimo di spinta laterale e di permettere la diretta applicazione di una co-
pertura senza travi, senza tiranti, ecc.
La fabbrica riposa o sopra travi di ferro od anche semplicemente sopra
i voltini di un sotterraneo, che non si eleva dal suolo meno di o",50.
I pavimenti e le interne pareti sono coperte di materiali impenneabili,
mentre la superficie esterna resta accessibile all'aria.
Infermerie Principali.
Le infermerie principali, in numero di sei, corrispondentemente a dascun
padiglione, hanno il pavimento sopra il sistema di volte già accennato de-
scrìvendo il sotterraneo; le quali volte assicurano la solidità della fabbrica,
e impediscono quelle scosse e quelle oscillazioni che riescono fastidiose ai
malati e sono causa di deterioramento dei pavimenti stessi e dei muri. Que-
sti poi saranno preservati dall'umidità mediante due strati di mattoni con-
giunti insieme col cemento idrofugo Ponti, e mediante arricciatura generale
dello stesso cemento all'estradosso delle volte.
Ognuna di queste sale collettive, di figura rettangolare, lunga 31 ",80,
— 843 —
scopo. Le camere 13 e 14 potranno utilizzarsi dall' Amministrazione per
qualcuno dei molteplici bisogni dell'Ospedale, come locali di sgombro, o a
deposito d'oggetti di proprietà dei malati civili e militari.
Nell'ala sinistra della fabbrica, il 35 è destinato alla camera del Medico-
Chirurgo addetto all'Ospedale.
Gli ambienti che si veggono segnati dal 22 al 33 sono riservati alla
cura dei bagni e delle doccie; il 23, il 24 e il 25 per bagni semplici ^ il
26 per bagno a vapore ^ il 28 e il 29 pei bagni medicati^ il 30 è la saia
delle doccie idroterapiche. Vi si accede per lo spogliatoio che è il 31.
Piano Superiore, — All'altezza di 5"", — dal pavimento del piano ter-
reno trovasi il pavimento del piano superiore, che alla sua volta per altri
5", — s'innalza prima del tetto. Gli ambienti a questo piano (V. Tav. IL)
sono destinati come segue : Il 3 è un andito che mette in comunicazione
il corridojo 2 colla Terrazza della Galleria.
Le tre sale spaziose 4, 4, 4 sono riservate alla Guardaroba per l'intero
Stabilimento.
Destinata alle operazioni di chirurgia è la sala 8 che riceve luce dal-
l'alto, per mezzo d'un'ampia lanterna vetrata, e lateralmente da tre finestre.
Il camerino di passaggio 9 sarà munito di un doppio lavacro a comodo degli
operatori e degli assistenti. Prossime si trovano una camera io per V ar-
mamentario e un gabinetto 11 pel Chirurgo Primario. Le camere 12 e 13,
25 e 26 sono destinate a malati che sostennero un'operazione, gli uomini a
destra, le donne a sinistra.
Tre camere per paganti uomini sono quelle segnate 15, 16 e 17, e tre
per donne, nell'ala sinistra, quelle che portano i numeri 22, 23 e 24.
Le camere 18 e 21 sono destinate agl'infermieri di guardia. Le due ca-
mere 27 e 28 sono per uso della Direzione esterna e per ufficio di JEco-
nomato; finalmente gli ambienti dal 29 al 35 costituiscono V appartamento
della Direzione interna^ sei camere ed una cucina.
Corpo di Fabbrica posteriore.
Anche questo fabbricato ha due piani, ognuno di 5'", — d'altezza, per-
corsi in tutta la loro lunghezza da due corridoi, in fondo ai quali si tro-
vano, come al solito, le latrine.
In capo alla galleria e nel centro della fabbrica è situata la piccola Chiesa
che occupa l'altezza dei due piani.
Piano Inferiore, — V, Tav, L — La camera attigua alla Chiesa , se-
gnata 50, è la sagristia. La sala 55 è la cucina dello Stabilimento. Pavi-
mentata coi soliti pietrini di cemento, con muri a stucco silicatato fino al-
l'altezza di 2", — . Al 56 trovasi racquajo;al 57 un ascensore per trasporto
delle vivande, e degli oggetti di Guardaroba, al piano superiore.
La dispensa 60 è doppia, Tuna sotterranea, alla quale si scende per la
piccola scala situata al 58, l'altra poco sopra al piano della cucina e a
cui si giunge per una seconda scaletta segnata 59.
Il 61 è un ambiente per uso da destinarsi nel servizio di cucina, e quello
— «44 —
segnato 62 è il refettorio degrinfermieri. Il 53 serve per deposito di lumi,
di petrolio ed altro che si voglia.
I corridoi 54, 54 mettono in comunicazione questo Fabbricato colle tet-
toje che menano alla Lavanderia e alle Camere mortuarie.
Gli ambienti spaziosi 63, 63 nell' una e nelF altr' ala di questa fabbrìa
sono destinati a sale di lettura e di lavoro, a vantaggio dei convalescenti
e dei cronici, colla solita distinzione di sesso.
II 65 è la cantina, vasto locale volto a tramontana-ponente, difeso qmndi
abbastanza dai raggi del sole: il 66 è la tinaja. Il 67 serve per deposito
di carbone, comunica colFesterno ed anche col sotterraneo, ove si trovano
i caloriferi pel riscaldamento invernale.
Piano Superiore, — In questo piano si trovano gli ambienti richiesti per
le malattie speciali, ripartiti come segue:
Nella costruzione sporgente anteriormente il 4$ e il 52 sono le sale per
morbi venerei; il 46 e il 53 le stanze per alienati in osservazione ; il 44 e
il 51 per malattie contagiose straordinarie.
Serviranno per ordinari malati d'occhi il 41 e il 49, e per oftalmie grof
nulose il 40 e il 48.
Tutte queste sale avranno il pavimento e le pareti, come le infermerie,
ad angoli arrotondati, egualmente stuccate con silicato per 2", — di altezza,
e con soffitto a volta semplice.
In mezzo ai malati d'occhi e ai contagiosi vi sono le sale che devono
servire di dormitorio degl'infermieri.
Mancando la città di Lugo del gaz illuminante provvederanno alla illa-
minazione notturna, e nello stesso tempo alla ventilazione di tutte queste
sale, i lumi a petrolio, o incassati nel muro, o sospesi al soffitto.
Le vaste sale 41 e 45 sono senza destinazione; e finché il numero dei
malati non richieda Tampliamento della Fabbrica, potranno servire come in*
fermerie di ricambio, quando s'abbia ad evacuare una delle infermerie prin-
cipali per lavatura e pittura delle pareti, o bisognandovi qualche ristauro.
Lavanderia e Camere Mortuarie.
Questa costruzione, a doppio piano, al terreno è costituita di un porti-
calo largo 2 ",9 5 e lungo quanto la fronte della facciata di 49*,— e di
otto ambienti: il primo, segnato in Pianta 69, T. I, è destinato alle bi-
sezioni cadaveriche. Ha nel mezzo un tavolo di marmo, lungo i",9o e largo
o",9o, sostenuto da apposito apparecchio di ghisa, che s' impernia in una
colonna pure di marmo, entro alla quale il tavolo può girare. È provve-
duta di un lavacro, di un caminetto, ed ha il pavimento in pietrini e a
piano declive per lo smaltimento dei liquidi nella fogna sottostante. Il se-
condo ambiente, 70, contiguo a quello descritto, serve al deposito dei ca-
daveri. Vi si trova una tavola di marmo di maggiori dimensioni, e cioè di
2"' , — disposta a piano alquanto inclinato, con sostegno in muratura, ele-
vata dal suolo all'altezza media di o'",8o. Il terzo ambiente è destinato a
deposito di barelle, di cataletti, ecc.
— 845 —
La camera 7 2 è la prima della lavanderìa e in essa viene depositata la
lingerìa sudicia. L'altra che segue il 73, è il lavatojo o vivajo, nel mezzo
del quale si trova un capace bacino, acconcio per lavare il bucato, lungo
5", — largo 2°,7o e profondo o",88. Il pavimento di questo locale, lastri-
cato a jnattoni in coltello è declive verso i bottini , provveduti di chiusini
traforati, per mezzo dei quali l'acqua, che di continuo si spande, dev'es-
sere presto e completamente smaltita nei condotti di fognatura. Il 74 è la
stanza del purgo ove saranno collocati i tini ed il fornello per fare il li-
scivio. Deve essere pavimentato come il locale precedente. Segue Vessicca-
toio o stufa, il 76 è un ambiente di sussidio alla lavanderìa, nel quale,
oltre il fornello produttore delParia calda per l'essiccatoio, trovasi una pic-
cola scala a chiocciola per salire al piano superiore, ed un ascensore per
trasportarvi la biancheria.
n vasto locale al piano di sopra deve servire di asciugatojo coperto.
Acqua potabile e pei servizi Ospedalieri.
Per l'acqua potabile si deve scavare pertanto nel sotterraneo della Chiesa
un pozzo di 2",5o di diametro e profondo 7", — almeno; che conserverà
un'altezza d'acqua valutabile, in media a 5"", — ed un volume di litrì 24550;
quantità sufficiente per i servizi dell'Ospedale.
Una tromba aspirante e premente, con movimento a corso variabile, col-
locata sopra il pozzo servirà, mediante una triplice chiavetta, a riempire i
seguenti serbatoi; uno capace di litri 2t)oo, che trovasi al di sopra della
Chiesa all'altezza di 14", 50; altrì sei nei padiglioni-infermerie, della capa-
cità ognuno di litri 500 per uso dei lavacro e dei cessi ; un altro serbatojo
della tenuta di litri 1500 nel reparto balneoterapico da servire come ali-
mentatore della caldaja e per uso dei bagni; e finalmente due serbatoi
nella cucina per acqua fredda e calda, ognuno della capacità di 1000 li-
tri. Un tubo speciale che parte dalla stessa tromba serve a- riempire il truo-
golo e gli altri recipienti della lavanderìa.
Oltre a questo pozzo riservato esclusivamente pei servizi generali saranno
costruiti altri pozzi nei centrì dei giardini, per attingerne l'acqua potabile,
e per poter sopperire a qualche bisogno, se dovesse fare difetto, in caso di
grande siccità, l'acqua nel pozzo principale.
Conserva del ghiaccio.
All'angolo sud-ovest è situata la costruzione che deve conservare il ghiac-
cio per gli usi dell'Ospedale non solo, ma anche pel consumo dei malati
nella città. Per questa ragione abbiamo pensato di renderla capace di
loo"*', — che, in ragione di kg. 500 per ogni metro cubo di ghiaccio am-
mucchiato fittamente, corrispondono ad un cumulo del peso di kg. 50,000.
Ventilazione e riscaldamento.
La ventilazione è la naturale : mercè alle grandi superfici vetrate gli au-
K
— 846 —
tori si ripromettono avere sufficiente ventilazione nelle infermerie, e senza
punto ricorrere ai grandi e costosi apparati messi in pratica in molti
ospedali.
Essi hanno chiamato la illuminazione notturna in soccorso per la depu-
razione deirarìa nelle sale. Due lumi a petrolio si trovano ai due terzi del-
rinfermeria pendenti dall'alto. La fiamma è circondata da una palla di cri-
stallo colorata in verde chiaro. Sulla fiamma è posta una campana metal-
lica con un foro nel mezzo, che comunica con un tubo, il quale si elera
al di sopra del tetto. Cosi i prodotti della combustione non si spargono
nella sala e salgono direttamente, insieme con l'aria viziata, che la comba-
stione attira costantemente, per essere evacuati e dispersi nell'atmosfera.
Oltre i due lumi anzidetti ne avremo altri quattro, da accendersi quando
si creda necessario, che serviranno ad illuminare e in pari tempo a venti-
lare la sala. Il condotto tubulare si trova nella grossezza dei muri trasver-
sali, alla distanza di un metro dallo spigolo delle due porte.
I camini che si vedono nella Tav. Ili sporgere dalla cima dei padiglioni,
in corrispondenza dei due muri che dividono l'infermeria dagli annessi, non
sono altro che l'estremità di scarico di due di questi condotti tubularì non
che della cappa di uno dei caminetti che si trovano nella camera desti-
nata ad infermo da segregare temporaneamente, o in quello ad oso re-
fettorio.
Di questi lumi ventilatori saranno provvedute le sale speciali dei venerei,
dei contagiosi e degli oftalmici, non che quelle che serviranno ai cronid
ed ai convalescenti, in seguito all'ampliamento dell'Ospedale.
Fra le varie specie di lumi ventilatori quello da preferirsi sarebbe quello
americano di Enrico Gouge di New -York (0 {Vedi la figura i.* Lanterna
ventilatrice qui contro).
Si tratta di una lampada che ha un tubo sottostante, il quale comunica,
a livello del pavimento, colla sala che si vuol ventilare, e un altro tubo
largo circa il doppio al di sopra e che ascende fino al di là del tetto, ed
ha un' apertura rasente il soffitto , per la quale in forza della rarefazione
effettuata dal calorico della lampada l'aria viziata . della sala viene di con-
tinuo aspirata e dispersa nell'atmosfera. H segreto della potenza ventilatrice
della lampada Gouge è riposto nel principio che una corrente passando da
un certo calibro in uno maggiore vale ad indurre una seconda corrente
collaterale nel senso stesso della prima. Così l'aria che penetra nel condotto
a livello del pavimento alimenta la fiamma e costituisce la prima corrente;
poscia al disopra della fiamma, allargandosi il condotto, per la seconda
apertura si stabilisce una seconda corrente di induzione assai energica e
che serve a richiamare verso il soffitto, l'aria viziata, che tende ad occu-
pare la parte superiore della sala.
Per il riscaldamento gli autori hanno accordata la preferenza al riscal-
damento mediante l'aria calda, installando un buon calorifero nel sotter-
(ij Gouge : Nr.o System 0/ VentUation, iMch has been thorou^hly tesUJ tifi.rW fi
^trona^e of many dìstinsaished pcrsons. ^ Third Edit. New-Vork 1870.
— 847 -
raaeo e nella parte centrale di dasctin padiglione-infcrmerìa, come per
ognuna delle due ali dei due corpi di fabbrica, l'anteriore e il posteriore'.
Il calorifero prescelto è quello del sistema Staib che dalla Ditta Edoardo
Lehmann è costruito a Milano.
Questo calorifero sì compone di quattro lastre di ghisa ondulate, unite
iu isquadro; d'un cappello di ghisa egualmente ondulato, e di una lamina
orizzontale che forma lo zoccolo inferiore.
A, Lanterna ventilitrìce, con un lume a petrolio.
B. Tabo pel quKle paisà l'aria ch« alimenta la fianuoR
del lume.
C, Apertura del tabo a livello o poco lopra del pRTÌ-
mento, per l'entrata dell'aria.
D. Diaframma che regola l'entrata dell'ina nella lanterna.
G. Apertura inferiore del condotto per cui ascende l' aria
calda e rarefatta.
H. Porzione ascendente del condotto più ampio, che ter-
mina nel tetto e comunica all'ettemo per nn comi-
gnolo di un camino,
/. Apertnra per cai l'aria calda e viziata alla parte nipe-
riore dell'ambiente, è aspirata per induzione.
J. Funicella per aprire o chiudere il registro dell' aper-
Nello'spazio compreso fra queste lastre trovasi il focolajo, formato da
una cassa grossa di lamiera di ferro, rivestiti internamente con mattoni
refrattari. Una tubatura in ghisa mette il focolajo in comunicazione col-
l'esterno ; altri tre tubi, uno pel cinerario, e due per l'evacuazione del fumo,
i quali ultimi sboccano nella faccia anteriore del calorifero.
L'apparecchio poggia agli angoli sopra quattro dadi in muratura, fra due
dei quali passa il canale della presa d'aria.
Sezione longitudiiiak.
Sezione irasvi.rsale
:. Canale per presa d'aria estenu.
. Fa-isaggio dell'aria InDgo la sapofidc
</, Graticola de] focolare.
^. Focolare,
I Fondo del calonfero
l Cinetalono del focolare,
/ Tubi del fumo
m Tubo generale i
dei due tubi /
« Sostegno mobile di graticola
e Facciata esterna del calorifero
q Apertura inferiore per la mnononc
della cenere
r. Traversa delle porte, mobile.
t. Apertura per la ripulitura del calori-
fero e la rimozione della fuliggine.
I, Fondazione del calorifero.
. Inviluppo il
X. Copertura dell'inviluppa.
y. Piissaggio del fumo nel canale del
I. Pilastri di sostegno del calorifero.
CALORIFERO STAIB
costrntto dalla Ditta Edoasdo Lehmann.
— 847 —
leo e nella parte centrale di ciascun padiglione-inrennerìa, come per
luna delle due ali dei due corpi di fabbrica, l'anteriore e il posteriore;
n calorìfero prescelto è quello del sistema Staib che dalla Ditta Edoardo
hniann è costruito a Milano,
Questo calorìfero si compone di quattro lastre dì ghisa ondulate, unite
isquadro; d'un cappello di ghisa egualmente ondulato, e di una lamina
izontale che forma lo zoccolo inferiore.
A. Ltmtema TCntUatrice, con ud lume a petrolio.
B. Tubo pel quale pusa I'iuìb che aliaenU la fiamnia
del litmc
C Aperlun del tubo * livello o poco topn del pin-»
meato, per l'entrata dell'aria.
D. Diaframma che regola l'entrata dell'ori* nella lantcnia.
C. Apertura inferiore del condotto per cui ascende l' aria
calda e rarefatta.
//. Fonione ascendente del condotto pììi ampio, che ter-
mina nel letto e comunica all'esterno per nn cond-
gnolo di un camino.
/. Apertura per cui l'aria calda e viiiata alla parte tap»-
riore dell'ambiente, è aipirata per Induzione.
y. Funicella per aprire o chiudere ÌI registro dell' aper-
tura /.
■{elio spazio compreso fra queste lastre trovasi il focolajo, formato da
. cassa grossa di lamiera dì ferro, rivestiti internamente con mattoni
attori. Una tubatura in ghisa mette il focolajo in comunicazione col-
terno ; altri tre tubi, uno pel cinerario, e due per l'evacuazione del filmo,
ualì ultimi sboccano nella faccia anteriore del calorifero.
■^'apparecchio poggia agli angoli sopra quattro dadi in muratura, fra due
quali passa il canale della presa d'aria.
— 8so —
Una mitrìa a parete doppia concentrica, che sta sopra il padiglione, serve
a smaltire nelFatmosfera i prodotti della combustione , non che V aria vi-
ziata proveniente dalle sale.
LEGGENDE
Tavola I. — Planimttria del piano terreno
A. Piazzale davanti alla facciata dello Stabilimento.
B. Corpo di Fabbrica anteriore.
C C, Galleria unica centrale.
D. D, Corridoi precedenti i Padiglioni — infermerie.
E, E, Padiglioni — infermerie.
F, Corpo di Fabbrica posteriore.
G. Lavanderia, Camere mortuarie, ecc.
H. Tettoja fra il Corpo di Fabbrica posteriore e la Lavanderia.
/. Conserva del ghiaccio.
A". Capannone per la legna da ardere.
L. Buca per le sole spazzature.
M. Costruzione separata per le latrine.
N, Muro in continuazione della facciata principale.
O. O, Cancelli per Taccesso ai viali che conducono alla parte posteriore
dello Stabilimento.
F. Giardinetto destinato al Riparto idroterapico.
F', Giardinetto per infermi situati nel Corpo di Fabbrica anteriore.
Q. Q. Giardino pel passeggio e la ricreazione dei malati della prima
fila dei Padiglioni — infermerie.
^. Q^. Idem, per quelli della seconda fila,
^'. Q^\ Idem, per . quelli della terza fila.
Q"\Q'", Giardino pel passaggio e la ricreazione degl* infermi di
malattie speciali nel Corpo di Fabbrica posteriore.
F, Ultimo cortile a comodo dei servizi spedalierì di cucina,
lavanderia, cantina, ecc.
^. Porta che mette in comunicazione l'Ospedale colla strada
confinante a ponente.
2\ Altra porta che sbocca nella stessa strada per l'evacuazione
delle immondezze e pel trasporto dei cadaveri.
U. U, Viali a due filari d'alberi pel passaggio dei rotabili che si
recano in fondo allo Stabilimento.
F. V. Siepe divisoria dei giardini coi viali.
X, X\ X". X'", Perimetro concesso per la costruzione del Nuovo Ospedale.
- 851 -
B. I.
Vestibolo.
> 2. 2.
Corridoi interni.
» 3.
Scala.
> 4 al 6.
Porteria.
4. Spogliato] >, deposito d'ombrelli, bastoni, ecc. Ivi ascensore per
far salire le vivande al piano- di sopra ed abbassare gli oggetti
di guardaroba. — 5, 6. Camere del portiere.
> 7 al 9. Ambulatorio Chirurgico.
7, Camera d'aspetto; — 8. Camera per visite ordinarie; — 9.
Camera per visite riservate.
> IO e II. Ambulatorio Medico.
IO. Camera d'aspetto; — 11. Camera per visite.
» 12. Crande ascensore idraulico per innalzare gli operandi entro il
loro letto fino alla sala delle operazioni, e ricondurre gli
operati.
^ 13. 14. Locali di sgombro.
» 15 al 20. Riparto Farmaceutico.
15. Farmacia; — 16. Gabinetto del Farmacista; — 17. Camera
da letto del Farmacista; — 18. Laboratorio ; — 19. 20. Magazzeni.
> 21. Ambienti per uso da destinarsi.
> 22 al 33. Riparto dei bagni ed idroterapia.
22. Vestibolo; — 23. 24, 25. Bajjni semplici; — 26. Bagno 11
vapore; — 27. Camera della caldaja e del serbatojo d'acqua pel
servizio dei bagni; — 28 e 29. Bagni medicali; — 30. Sala
per doccio idrolcrapiche ; — - 31. Spogliatojo; — 32. Sudatorio;
— 33. Piccola guardaroba pel servizio dei bagni.
> 34. Camera per Tapplicazione delle correnti elettriche e per l'ae-
roterapia collapparecchio di Waldenburg.
> 35- Camera del Medico-Chirurgo Astante.
» '^(i, Corridojo che separa le latrine dai fabbricati.
» 37. Due cessi e, nelle sezioni degli uomini, orinatoio.
38. Camerino con due botole per far cadere, coll'una la bian-
cheria sudicia, e coll'altra gli avanzi delle medicature in
casse apposite che sono nel sotterraneo.
39. Ultimo tratto di corridojo, in fondo al quale trovasi una ca-
dìtoja per smaltire le spazzature in altra cassetta sottostante.
•»
D* 40. Corridojo fra le due camere che precedono la infermeria.
> 41. Camera per infermiere o suora e deposito di biancheria.
> 42. Camera per malato da isolare temporaneamente.
» 43. Infermeria comune con 24 letti e 12 finestre e corrispondenti fi-
nestrini.
— 852 —
D, 44. Corridojo di mezzo ai tre ambienti che sono al di là della infermeria.
» 45. Refettorio del padiglione.
> 46. Stanza per bagno, lavacro, ecc.
» 47. Camerino per fornello, per sgombero, ecc., ecc.
F, 48.48.
» 49-
•>
50'
53
54.
55 al 62.
63- 63-
64.
65.
66.
67.
77 al 80.
Corridoi intemi.
Oratorio con ballatojo a ringhiera corrispondente al piano
superiore, a comodo dei malati che stentano a far la scala.
Sagristia.
Scala.
Stanza per uso da destinarsi.
Deposito dei lumi.
Corridoi che continuano colle tettoje situate nell'ultimo conile.
Servizi di cucina.
55, Cucina; — 56. Acquajo; — 57. Ascensore per far salire ai
piano superiore gli alimenti e gli oggetti di guardaroba; — 5S.
Scaletta per scendere nella dispensa sotterranea; — 59. Scaletta per
salire nella dispensa soprastante; — 60. Dispensa a due pi.ini;
— 61, Camera annessa al servizio di cucina; — 62. Camera an-
nessa alla cucina che può ser\-ire di refettorio per gli infermieri.
Sale per lettura, ricreazione e lavoro dei cronici e convalescenti.
Magazzeno per comodo dei vari servizi ospedalieri.
Cantina.
Imaja.-
Deposito di carbone.
Camere da costruirsi quando si vorrà ampliare T ospedale.
G. 68. Porticato.
> 69 al 71. Camere anatomiche.
69. Camera settoria ; — 70. Camera di custodia dei cadaveri; —
7 1 . Deposito di barelle, ecc.
> 72 al 76. Lavanderia.
72. Deposito di biancheria sporca; — 73. I^avatojo; — 74. Purgo:
— 75.Essiccatojo ad aria calda; — 76. Camera ove si trova una
scala a chiocciola per salire nell'asciugatojo coperto, un lift per
trasportare la biancheria, non che il fornello dell'cssiccatojo.
A.
B.
Tavola II. — Planimetria del piaìw superiore.
Corpo di Fabbrica anteriore.
» > > posteriore.
- 851 -
£. I.
Vestibolo.
» 2. 2.
Corridoi interni.
» 3.
Scala.
> 4 ^1 ^*
Porteria.
4. Spogliato; \ deposito d'ombrelli, bastoni, ecc. Ivi ascensore per
far salire le vivande al piano- di sopra ed abbassare gli oggetti
di guardaroba. — 5. 6. Camere del portiere.
1 7 al 9. Ambulatorio Chirurgico.
7. Camera d' aspetto ; — 8. Camera per visite ordinarie ; — 9.
Camera per visite riservate.
» I o e 1 1 . Ambulatorio Medico.
IO. Camera d'aspetto; — 11. Camera per visite.
> 12. Crande ascensore idraulico per innalzare gli operandi entro il
loro letto fino alla sala delle operazioni, e ricondurre gli
operati.
> 13. 14. Locali di sgombro.
» 15 al 20. Riparto Farmaceutico.
15. Farmacia; — 16. Gabinetto del Farmacista; — 17. Camera
da letto del Farmacista; — 18. Laboratorio ; — 19, 20, Magazzeni.
> 21. Ambienti per uso da destinarsi.
> 22 al 33. Riparto dei bagni ed idroterapia.
22. Vestibolo; — 23. 24. 25. Bafjui semplici; — 26. Bagno a
vapore; — 27. Camera della caldaja e del serbatoio d'acqua pel
servizio dei baj^ni ; — 28 e 29. Bagni medicali; — 30. Sala
per doccio idroicrapiche ; — 31. Spogliatojo; — 32. Sudatorio:
— 33. Piccola guardaroba pel servizio dei bagni.
» 34. Camera per Tapplicazione delle correnti elettriche e peri* ae-
roterapia col l'apparecchio di Waldenburg.
> 35. Camera del Medico-Chirurgo Astante.
» 36. Corridojo che separa le latrine dai fabbricati.
» 37. Due cessi e, nelle sezioni degli uomini, orinatoio.
> 38. (^lamerino con due botole per far cadere, coll'una la bian-
cheria sudicia, e coU'altra gli avanzi delle medicature in
casse apposite che sono nel sotterraneo.
» 39. Ultimo tratto di corridojo, in fondo al quale trovasi una ca-
ditoja per smaltire le spazzature in altra cassetta sottostante.
Z>. 40. Corridojo fra le due camere che precedono la infermeria.
> 41. Camera per infermiere o suora e deposito di biancheria.
> 42. Camera per malato da isolare temporaneamente.
> 43. Infermeria comune con 24 letti e 12 finestre e corrispondenti fi-
nestrini.
— 834 —
B. 50. Dormitorio degrinfermieri (Uomini).
> 51. Sala per malattie contagiose. >
> 52. > » > veneree. »
> 53. Camera per agitati in osservazione. »
> 54. Camera per uso da destinarsi.
* 55 21I 59* Camere da costruirsi quando si vorrà ampliare rOspedale, da
140 letti a 200.
C, 55. Scala a chiocciola.
» 56. Ascensore.
t/. tf.
^. ^.
^. e.
d.d.
e, e.
/./
//. //.
• •
k.k
/. /.
///.
n, fi.
0. 0,
Tavola in. — PadigUont-Infcrmeria.
Tubi per la ventilazione sottostanti al pavimento.
Bocche di richiamo dell'aria viziata.
Camera d'aria per la ventilazione.
Camino per l'aspirazione dell'aria viziata, entro il quale passa quello
a fumo del calorifero.
Camino a fumo del calorifero.
1**. vano fra i due muri.
2°. vano aerato fra l'estradosso della volta e le tegole.
Sfiatatoi di comunicazione fra lo strato d'aria interposta e l'esterno.
Lanterne ventilatrici per l'infermeria.
Cuffia in rame che copre le lanterne suddette.
Stufe per le quali sbocca l'aria calda nella sala.
Comunicazione del materazzo d'aria col sotterraneo.
Camini per l'evacuazione dei prodotti della combustione dei lumi.
Camini a fumo dei caminetti posti nel refettorio e nella camera del-
l'infermo isolato.
Piano ìtiodificato in seguito alle osservazioni del Giurì.
\.^ Il Corpo di Fabbrica posteriore si appoggia al lato ovest dell'area
spcdalier.1. Il i".^i:^ì:d delle ]h rsoiic e dei rotabili sarà mantenuto per mezzo
di un cunir )lo al di sotto dell'altare dell'Oratorio.
2p All'anìpliainento dell'Ospedale si provvedere quando da 140 si vo-
glia portare a 200 il numero dei letti, coll'aggiunta di altri due padiglioni
che ncll-i fi r: 'ira f: vedono punteggiati.
3.° I giardini interposti ai padiglioni in luogo di 18 si estenderanno
20 metri.
4.° Se la Commissione Cassa Fabbrica il consente, verrà compresa nel-
l'area spedaliera la zona rettangolare a, b, e , d^ che misura 3096 "'*, ri-
nunziando all'altra segnata e, f, g, h ampia di I748'''»-
— 853 —
C. Asciugatojo e Lavanderia.
D. Terrazza soprapposta alla Galleria.
K. > » ai corridoi.
I . Scala.
2. 2. Corridoi interni.
3. Tratto di corri«!)jo che conduce alla terrazza.
4. 4. 4. Sale della Guardaroba.
5. Ascensore che comunica colla Guardaroba e in pari tempo
col corridojo N. 3 pel trasporto della biancheria e delle
vivande.
6. Scala a chiocciola per salire al solajo.
7. Grande ascensore idraulico per gli operandi e gli operati.
8. Sala delle operazioni chirurgiche illuminata da tre finestre e
dall'alto per mezzo di una lanterna.
9. Passaggio dalla sala di operazione all'armamentario.
10. Armamentario.
11. Gabinetto del Chirurgo Primario.
12. 13. Camere per operati uomini.
14. Sala per uso da destinarsi.
15.16. 17. Camere per dozzinanti uomini.
18. Camera per infermiere di guardia.
19. 20. Ambienti per uso da destinarsi.
21. Camera per infermiera di guardia.
22.23.24. Camere per d:ìzzinanti donne.
25. 26. Camere per operate.
27. 28. Ambienti per la Direzione esterna, ed Economato.
29 al 34. Appartamento della Direzione.
35. Sua cucina.
36. Oratorio.
37. 37- Corridoi.
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
48
49
Scala .
Camera del Capellano.
Camera per Oftalmie granulose. ( Donne ).
Sala per Oftalmie comuni.
Dormitorio delle infermiere.
Ascensore.
Sala per malattie contagiose.
> » » veneree.
Camera per agitati in osservazione.
Sala per uso da destinarsi.
Camera per Oftalmie granulose. (Uomini).
Sala per Oftalmie comuni. >
— 834 —
B. 50. Dormitorio degrinfermieri (Uomini).
» 51
> 53
> 54
Sala per malattie contagiose. >
> > » veneree. »
Camera per agitati in osservazione. »
Camera per uso da destinarsi.
> 55 al 59. Camere da costruirsi quando si vorrà ampliare TOspedale, da
140 letti a 200.
C 55. Scala a chiocciola.
» 56. Ascensore.
a.
a.
b.
b.
e.
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d.d.
e.
e.
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0.
0.
Tavola III. — Padiglione-Infermeria,
Tubi per la ventilazione sottostanti al pavimento.
Bocche di richiamo deiraria viziata.
Camera d'aria per la ventilazione.
Camino per l'aspirazione dell'aria viziata, entro il quale passa quello
a fumo del calorifero.
Camino a fumo del calorifero.
1^ vano fra i due muri.
2°. vano aerato fra l'estradosso della volta e le tegole.
Sfiatatoi di comunicazione fra lo strato d'aria interposta e Testemo.
Lanterne ventilatrici per l'infermeria.
Cuffia in rame che copre le lanterne suddette.
Stufe per le quali sbocca l'aria calda nella sala.
Comunicazione del materazzo d'aria col sotterraneo.
Camini per l'evacuazione dei prodotti della combustione dei lumi.
Camini a fumo dei caminetti posti nel refettorio e nella camera del*
l'infermo isolato.
Piano modificato in seguilo alle osservazioni del Giurì»
\,^ Il Corpo di Fabbrica posteriore si appoggia al lato ovest dell'area
spedaliera. Il transito delle persone e dei rotabili sarà mantenuto per mezzo
di un cunicolo al di sotto dell'altare dell'Oratorio.
2.® All'ampliamento dell'Ospedale si provvederà quando da 140 si vo-
glia portare a 200 il numero dei letti, coll'aggiunta di altri due padiglioni
che nella figura si vedono punteggiati.
3.** I giardini interposti ai padiglioni in luogo di 18 si estenderanno
20 metri.
4.° Se la Commissione Cassa-Fabbrica il consente, verrà compresa nel-
l'area spedaliera la zona rettangolare ^, ^, e, d^ che misura 3096 "'•, ri-
nunziando all'altra segnata e, f. g, h ampia di i748"'^-
- 857 -
cace nelle varie parti dello Stato, che dà luogo a tanta discrepanza di giu-
risprudenza, e che non raggiunge lo scopo per cui fu promulgata.
Esponendovi le considerazioni che indussero la vostra Giunta a proporr
unanime Vadozione del presente disegno di legge, se ne è in pari tempo
dimostrata l'utilità e l'opportunità. Esso soddisfa ad un voto della pubblica
opinione ed è invocato dai nostri tribunali, come ne è prova la sentenza
15 marzo 1881 della Corte di Cassazione di Palermo, la quale, accennando
alla incertezza della giurisprudenza , afferma : e Che se dopo più anni ad
< iniziativa di un deputato è sorto un progetto per convertire in legge l'ac-
< cennato articolo 141 del Regolamento in parola, è stata questa una felice
< iniziativa a fine di evitare pell'avvenire ogni divergenza delle Corti sopra
€ una questione fin oggi agitata vivamente >.
Ma nell'accogliere il concetto della presente proposta legislativa è sem-
brato conveniente, traducendola in apposito articolo di legge, di meglio pre-
cisarla ad evitare incertezze alle quali potrebbe dar luogo il testo del pro-
getto presentato nella tornata dei 18 giugno 1881. In vero, non tutte le
prescrizioni del Regolamento sono di natura tale da doversene reprimere la
violazione con pene di polizia. Ed a questa conseguenza si verrebbe se fosse
mantenuto tale e quale fu proposto l'articolo i.°, essendo detto in esso che
quelle pene si applicano ai contravventori ai Regolamenti.
La Commissione inoltre non credette di mantenere la disposizione con la
quale si vorrebbe estendere la sanzione penale alla violazione ai Regolamenti
<che venissero pubblicati, È sembrato che non si potrebbe abbandonare una
essenziale attribuzione del potere legislativo a Regolamenti da farsi, e sui
quali potrebbe di nuovo sollevarsi la stessa controversia di cui si sono vo-
lute col disegno di legge togliere le cagioni. Laonde si è modificato Tarti-
•colo determinando quali tra le disposizioni ordinate per la tutela della sa-
nità pubblica, meritano per la loro importanza, di sortire la necessaria effi-
cacia mercè una sanzione penale, e possono averla per la loro speciale in-
dole e natura. Esse sono le contravvenzioni alle norme sanitarie in vigore
intomo ai cimiteri, alle inumazioni ed alle esumazioni. Poi vengono quelle
relative all'esercizio dell'arte salutare, della farmacia, per i flebotomi, le le-
vatrici ed i veterinari. In tal guisa si procederà in modo efficace alla tu-
tela dell' igiene e della salute pubblica.
La vostra Commissione vi propone perciò di approvare il presente dise-
gno di legge e confida che gli darete il voto favorevole.
Proposta di legge del Deputato Toaldi.
Art.** i.^ Sono soggetti alle pene di polizia, sancite dal Codice penale, i
contravventori ai Regolamenti vigenti per l'esecuzione delle leggi sanitarie
20 marzo 1865, allegato C, n.^ 2248, e 22 giugno 1874, n.^ 1964.
Art.** 2.** Restano abrogate tutte le altre disposizioni che fossero contrarie
^lla presente legge.
— SsS —
Disegno della Commissione.
Art.^ I.** Le contravvenzioni alle disposizioni contenute nella legge 20
marzo 1865, allegato C, n.® 2248, nel capitolo IV del titolo III e nei
capitoli IV, V e VI del titolo IV del Regolamento approvato con Regio
Decreto 22 giugno 1874 in esecuzione della stessa legge saranno punite
con pene di polizia salvo le pene maggiori contro coloro che si rendessero
colpevoli di reati previsti dal Codice penale.
Art.° 2.** Sono abrogate tutte le disposizioni contrarie alla presente legge.
Nella seduta del 2 1 giugno la questione fu portata dinanzi alla Camera
e dette luogo alla seguente discussione:
Alli Maccarani. — Questo articolo di legge è necessario perchè riem-
pie una lacuna, che ha dato luogo a disparità di giurisprudenza per vedete
se le disposizioni di cui si tratta, erano sostenute da sanzioni penali. Per6
v'è un fatto, del quale conviene tener conto. Vi sono taluni esercenti non
matricolati, i quali da molti anni funzionano senza molestia. Più special-
mente intendo quanto alle provine ie toscane alludere ai veterinàri. Essi, non
essendovi sanzione penale contro l'esercizio non autorizzato, hanno potuto
continuare tale esercizio senza molestie ed hanno continuato anche dopo
del 1871.
Or bene cosi sonosi costiiti ntuno stato ed un mezzo di guadagno; ed
altronde rendono anche dei servizi utili. Sappiamo quanto sia scarso il no-
merò dei veterinari ih varie province nelle quali tardi venne provveduto a
studi speciali per cotali sanitari, quindi in alcune località dove vi sono questi
pràtici pur troppo se ne valgono tutti, e con un certo risultato.
Allorché nel 1874 fu emanato il Regolamento sulla legge sanitaria, venne
stabilito che questi pratici i quali avessero dato buoni saggi della loro at-
titudine per avere esercitato da vari anni fino a queir epoca, potessero es-
sere autorizzati a continuare Tesercizio dell'arte loro con patente straordinarit.
Io domando al Ministro dell'Interno se nell'applicare la legge attuale vorrà
ritornare su quel Regolamento e vedere se ad alcuno di quei pratici, che
allora non poterono ottenere la patente straordinaria di esercizio, perchè
ancora non contavano tanto tempo di esercizio quanto richiedeva il Rego-
lamento, ma che pure hanno esercitato la loro professione utilmente di
quell'epoca ad oggi, si possa concedere una facoltà eccezionale.
Cosi facendo, oltre che si evita di porre alla disperazione vari individui
quasi tutti gravati di famiglie, provvederemo alle imprescindibili necessità
di questo servizio eccezionale, in cui trovansi varie località. E di tali lo-
calità se ne hanno in più provincie, non esclusa la Toscana, ove, toltigli
esercenti pratici, si rimarrebbe senza servizio veterinario.
Da poco tempo i giovani seguono, nelle Università, i corsi di veteri-
naria, quindi è insufficientissimo il numero di coloro che esercitano questa
professione con preparazione scientifica.
Ricorrono pertanto motivi di generale interesse per giustificare la mia
— 859 —
proposta, oltre poi l'interesse di molti padri di famiglia che, sia pure per
una tolleranza casuale, pure da 14 o 15 anni esercitano ed hanno clientela.
Se il signor Ministro mi dà assicurazioni a questo proposito, io non avrei
altro da osservare.
Soltanto aggiungo che, non provvedendo con misura eccezionale, si da-
rebbe luogo a rappresaglie fra i pochi matricolati e i pratici che loro fanno
concorrenza, rendendo la legge, anziché mezzo di tutela generale, strumento
a guerre personali ed a sfoghi di antipatie.
FiLì AsTOLFONE. — La questione sollevata dall'onorevole Alli Maccarani,
sotto le modeste parvenze di voler tener conto della condizione di taluni
pratici, cosi li ha chiamati, della veterinaria, pare a me che sia di una
seria importanza. Invece di tagliar corto contro l'empirismo che si vale
dell'ignoranza per intromettersi nelle varie professioni, a pregiudizio di molti,
egli viene qui a difendere ed a proporre di tollerare una condizione di cose
affatto dannosa ed abbastanza anormale. Noi sappiamo, per esempio, quanta
importanza abbia la branca che. si riferisce all'ostetricia, ramo delicato, ep-
pure abbiamo tollerato e tolleriamo che di fronte alle levatrici patentate, a
coloro che per le cognizioni tecniche offrono certo migliore garanzia per
la sanità pubblica e per 1 privati, si sostituiscano quelli che, affatto ignari
d'ogni teoria e male esercitati nella pratica, sono spesso causa di funeste
conseguenze alle povere partorienti. Ora, se oggi, che siamo nel caso di
rimuovere o limitare questi inconvenienti, non ne approfittiamo neH* in-
teresse della pubblica salute, noi non faremo, o signori, né opera savia,
né opera umanitaria. Oltrecché verremmo indirettamente a ferire l'esercizio
Scientifico e legale delle professioni pel solo timore di affrontare l'impostura
legalizzata d'una pratica, ed una tolleranza, che rasentano la colpa.
E l'onorevole Alli Maccarani mi permetterà di dirgli che io non com-
prendo l'interesse ch'egli possa avere a mantenere una condizione di cose
ranto dannosa chiedendo d'introdurre disposizioni che formano giusto la con-
danna del principio al quale la legge intende provvedere.
Da questo punto di vista dunque sembra che l'articolo dovrebbe lasciarsi
:ale quale sta; e conseguentemente si potrebbe votarlo senza ulteriore di-
scussione.
Alli Maccarani. — Io non ho nessun interesse in questa questione,
mentre me ne preoccupo per il lato della equità. O volere o non volere,
sia per omissione legislativa, sia per interpretazione troppo benigna dei tri-
bunali, è un fatto che fino ad oggi i pratici, e ripeto che io intendo di
alludere principalmente ai veterinari, fino a qui l'hanno scampata pulita, e
bene spesso le popolazioni, specialmente quelle rurali, sono state soddisfatte
della avvenuta tolleranza. Onde io credo si debba procedere con quelle
vedute di riguardo agli interessi costituiti, le quali hanno influenzato sempre
le disposizioni transitorie congiunte alle leggi nuove.
Io sono al pari d'ogni altro penetrato della necessità di porre un termine
igli empirismi ; ma son d'avviso però che il termine cominci a fissarsi senza
niideltà. Da oggi in avanti nessuno pretenda di esercitare una professione
» non presenta quelle guarentigie che la legge vuole stabilite da studi or-
— 86o —
dinati precedentemente compiuti ; ma quanto a coloro, i quali l'hanno eser-
citata per il passato, rendendo dei buoni servizi, non posso piegarmi a ri-
cusare un qualche riguardo.
Notate, o signori, che sovente è avvenuto che alcune domande di pia?
tici i quali avrebbero desiderato di venire autorizzati all' esercizio, sono state
raccomandate dalle autorità comunali per mancanza in quei luoghi di per-
sona matricolata che potesse o volesse assumere l'esercizio.
Le Università per i veterinari, e gli istituti per le levatrici si sono aperti
da non molti anni e non si è quindi potuto formare quel personale chea
richiede, per servire tutti i nostri comuni, che sono oltre 8200; ma dove
abbiamo noi 8000 levatrici, 8000 veterinari? Ricorre un fatto eccezionale
ed a questo deve provvedersi in modo eccezionale. Fu provveduto nel 1874;
ma giacché dal 1874 in poi la legge non ha potuto avere efficace appli-
cazione, né il bisogno di un provvedimento transitorio non si è del tutto
dileguato, così può farsi ancora una volta quello che si fece nel 1874.
Non intendo qual mai inconveniente possa derivare se si autorizzi all'e-
sercizio della veterinaria qualche pratico che da vari anni esercita l'arte sua,
e la Giunta assicuri aver servito utilmente il pubblico, tenendo buona co»
dotta. Si vuole maggior garanzia? Ebbene questi esercenti, che impediti i
continuare nell'esercizio della loro professione sarebbero rovinati, si ammcl*
tano ad evitare un tanto male sottoponendoli ad un esame pratico.
Quando essi corrispondono alle necessarie condizioni di moralità, di buoni
condotta, e di buoni servizi resi al paese, se avranno di più dato un esame
pratico, in prova della loro attitudine, perché mai non dovranno continuare
un esercizio di cui si sono giovati per molti anni? Imperocché sappiamo
che in materia di veterinaria e simili professioni la scienza vale, ma la pratia
•ha pure la sua parte importantissima.
In sostanza non intendo tutelare l'empirismo; voglio soltanto chea
proceda con equità ; non voglio che tante famìglie rimangano rovinate, t
non voglio neppure che tante località, specialmente nelle campagne, rima»
gano senza uno che abbia qualche cognizione pratica per curare un
mento. Questo é il mio intendimento.
Alvisi. — Mi pare che esista una circolare dell'onorevole Nicotera, quando
era Ministro dell'Interno, colla quale aveva provveduto a vantaggio di qoe^
sti empirici accennati dall'onorevole Alli Maccarani. Tanto è vero, cbe ti
era ammessa solo la condizione di avere un esercizio pratico di qualdic
anno, e di constatare i loro titoli pratici. Dimodoché mi pare che qufi<»
circolare abbia supplito, per quanto è possibile, ai bisogni, dirò m^o, i
sentimenti di pietà, di misericordia a favore di questi empirici.
Riguardo alle considerazioni dell'onorevole Fili Astolfone 10 mi vi assoa»
di gran cuore, perchè in un'assemblea dei farmacisti radunatasi appunto li
Toscana si propugnarono queste disposizioni : i .^ Che sia tolta la facoltà 4 J
tenere aperte le farmacie da chi non possiede diploma; 2.® che sia rigow
samente vietato ai droghieri di vendere medicinali al minuto, tranne qo»
che servono alle arti; 3.® che una Commissione di farmacisti compili u*
tariffa col prezzo dei singoli medicinali per togliere l'abuso nei piezzL
— 86i —
Dunque nella regione ove ebbe i natali l'onorevole AIU Maccarani si pro-
pugnavano disposizioni contrarie ai desideri ch'egli ha espressi poco fa. Ma
■non basta che siasi verificato il fatto della riunione di un'assemblea di far-
macisti in Toscana; un caso simile si è verificato anche a Roma, dove dal
Comitato farmaceutico si presero a un dipresso le stesse deliberazioni, che
mi permetto di leggervi:
i.*^ Che sia garantita la società con rigorosa sorveglianza sull'adempi-
mento dei doveri di farmacista;
2.*^ Che i farmacisti sieno tutelati nell'esercizio dei loro diritti perchè
sia applicato rigorosamente l'articolo 99 dell'S giugno 1S65 della legge sulla
sanità pubblica;
3.** Perchè sia fatta più ampia ragione ai diritti acquisiti sia, in un
nuovo ordinamento, proclamato il libero esercizio, sia coli' ordinamento at-
tuale.
Però opinerei che si dovesse aggiungere a questa proposta di legge un
altro articolo più radicale. Per la dignità dell'esercizio farmaceutico cioè,
sarebbe bene che si fosse riservata una parte più larga ai farmacisti nella
composizione dei Consigli sanitari circondariali e provinciali, ed una parte
più larga anche nel Consiglio superiore di sanità. Difatti attualmente esiste
a questo riguardo una grande sproporzione. In certe materie d'igiene i far-
niacisti sono talvolta più competenti che i medici. Essi, sia per le cogni-
zioni pratiche inerenti all'esercizio della loro professione, sia per le cogni-
zioni acquisite nelle discussioni che si agitano nelle farmacie fra i medici
ivi convenuti, acquistano una speciale competenza. Mi pare perciò che la
u>roporzionalità che si potrebbe introdurre nei Consigli da me indicati, ol-
ire di rialzare la dignità ed il credito dei farmacisti, gioverebbe alla pub-
blica igiene.
Se potessi parlare a lungo, vi sarebbe molto a dire sul ciarlatanismo, ef-
fetto forse del carattere industriale di qualche nazione, che dobbiamo subire
importandone i prodotti in forza di quel capzioso protezionismo di quei do-
cumenti, che si chiamano trattati, ma m'astengo dal farlo perchè siamo spinti
dall'onda del tempo che c'incalza; quindi mi limito a queste poche osser-
vazioni espresse nel desiderio di mettere in chiaro la questione, e nell'inte-
resse della giustizia.
Cardarelli. — (Segni d'attenzione). Credo che sulla questione sollevata
dall'onorevole Alli Maccarani, occorra fare una distinzione importantissima,
altrimenti non ci potremo intendere mai su ciò che riguarda l'esercizio il-
legale della professione. C'è un doppio esercizio illegale: uno è esercizio
illegale innanzi allo Stato. Diluciderò bene questo concetto. Vi ha una quan-
tità di giovani i quali per condizioni di famiglia o per altro, non hanno po-
tuto o anche non hanno saputo provvedersi di diploma: tutti costoro sono
esercenti illegali in faccia allo Stato, e per essi il Governo ha provvisto be-
nissimo e largamente. Imperocché ha detto loro: vi dispenso da tutti gli
esami, purché vi assoggettiate ad una sola prova chimica, purché sappiate
rendermi ragione del modo come sapete condurvi dinanzi al letto di un
infermo. E questo stesso esame pratico finale si è dimandato ai farmacisti.
— 862 —
ai veterani. Ed hanno avuto le più grandi agevolazioni, non solo dai vari
Ministri di pubblica istruzione, ma anche dalle Commissioni esaminatrici Io
che ho fatto parte molte volte di queste Commissioni esaminatrici posso
dire che, quando vedevano uno di questi vecchi esercenti, chiudevano pro-
prio gli occhi sui gravi loro errori. Di questi esercenti, tanto in veterinaria,
quanto in medicina, se ne sono ammessi a infornate, E ancora si seguita a
far lo stesso, poiché si ammettono tuttavia questi vecchi esercenti a fornirsi dì
laurea.
Che cosa si può fare di più ? Vogliamo continuare a dir loro : esercitate
senza prendervi il diploma ? Una volta che il Governo ha fatto ad essi k
grande agevolezza di dispensarli da 2 5 e più esami e di ammetterli ad una
sola prova, e superficialissima, mi pare che basti e non si possa fare di pia.
Ma vi sono poi altri esercenti illegali, che sono tali dinanzi alla sciena
e dinanzi allo Stato. Questi non meriterebbero il nome di esercenti, ma di
veri ciurmatori, impostori della peggiore genìa. Questi sgambettano i me-
dici, discreditano la scienza. Bisogna essere al contatto con questi taU, per
saperlo. Io capisco che l'onorevole Alli Maccarani parla così perchè non si
è trovato mai a contatto con questa genia e non ha veduto quanta immo-
ralità essi hanno. Se noi continuiamo a tollerarli, ma, mio Diol non so
che faremo. Quindi io credo che questo articolo non si possa neppur di-
scutere. L'onorevole collega Alli Maccarani, nella sua ingenuità, nella sua
bontà e, mi permetta anche di dire, nell'ignoranza dei fatti, vorrebbe essere
indulgente, ma se si trovasse nella mia posizione, sarebbe molto, ma molto
più severo di quello che non sia stato l'onorevole relatore.
Forse si dovrebbe fare qualche cosa di più ; non solo non si dovrebbe per-
mettere l'esercizio illegale delle professioni, ma non si dovrebbe permettere
neppure di tener vicino alla porta il cartello di medico, di chirurgo e che
so io; non si dovTebbe neppure permettere che sulle quarte pagine dei gior-
nali si annunciassero le cure fatte o i metodi curativi di questo o quel dur-
matore magnificati sempre in modo da essere pania ai gonzi non pure, ma
spesso anche a gente colta.
Per queste ragioni io credo che l'articolo stia benissimo come è redatto,
e non doversi accettare le considerazioni dell'onorevole Alli Maccarani.
Fili Astolfone. — Io sono lieto di vedermi confortato dall' autorevole
parola di un uomo competentissimo, qual'è l'onorevole Cardarelli, il quale
mi si è associato propugnando il concetto da me esposto alla Camera. Del
resto io risponderò all'onorevole Alli Maccarani, che le disposizioni che vor-
rebbe introdurre in quest'articolo, troverebbero meglio la loro sede nel Co-
dice sanitario, e ciò per la semplice ragione che colla legge in discussione
non s'intende provvedere che ad una sanzione penale, che mancava, perle
contravvenzioni alla legge sanitaria ; tanto più necessaria ; quanto più dubbia
sì è mostrata la giurisprudenza sulla costituzionalità dell'articolo 141 del re-
lativo Regolamento. Ora egli comprenderà di leggieri che il resto essendo
affatto estraneo alla materia in discussione può e debbe formare argomento
delle disposizioni del Codice sanitario già in studio.
Si tratta, ripeto, di riempire una lacuna riferibile alla sanzione penale per
— 863 —
contravvenzioni alla legge esìstente, ma non già di provvedere al caso del-
l'esercizio illegale di una professione o d'un mestiere.
Io comprendo che la proposta dell* onorevole AUi Maccarani troverebbe
la sua ragione in un principio di equità, ma la legge può riguardare que-
sto principio d'equità, sino al punto in cui gl'interessi che si vogliono tu-
telare non ledano quelli collettivi della generalità. E quando si vogliono pre-
venire dei gravi inconvenienti, che io ho solo accennato, ma che con pa-
role più eloquenti e più autorevoli sono stati rilevati dall'onorevole Cardarelli,
l'onorevole mio amico Alli Maccarani dovrà convenire che quello che si di-
spone con l'articolo i sta perfettamente in regola, ed alla Camera logica-
mente non rimane che votarlo quale è stato redatto dalla Commissione.
Ma^cora. — Non è mio proposito di entrare nella questione testé sol-
levata dall'onorevole Alli Maccarani, perchè, come ha benissimo osservato
l'onorevole Fili Astolfone, e tutti coloro che hanno pratica della materia
possono facilmente riconoscere, non ha alcun rapporto col disegno di legge
in esame.
È questione, infatti, che si collega alle maggiori riforme del Codice sa-
nitario. L'attuale disegno di legge, invece, ha uno scopo modesto, semplice,
sebbene importantissimo, quello cioè di risolvere un lungo conflitto che ha
tormentato per tanti anni gli esercenti dell'arte farmaceutica, le autorità che
dovevano occuparsi dell'applicazione della legge nel caso di contrav\^enzioni ;
e lo stesso Governo il quale dal 1876 in poi ha invano cercato di prov-
vedere ai giusti lagni che gli per\^enivano.
Mi si permettano poche parole al riguardo.
L'articolo 141 del Regolamento sanitario che stabilisce la punibilità delle
contravvenzioni per spaccio abusivo di medicinali, fu da parecchie autorità
giudiziarie ritenuto incostituzionale ed inapplicabile; da altre costituzionale
ed applicabile. Da questo conflitto d'interpretazione, durato fino a questi
ultimi tempi, derivò l'impunità ai contravventori dovunque, per l'indifferenza
venuta nelle autorità locali, e non scossa dalle insistenti e replicate racco-
mandazioni dei Ministri dell'Interno. La legge che discutiamo toglie di mezzo
ogni dubbio ; sull'applicabilità dell'articolo 141 del Regolamento non sarà più
luogo a discutere d'ora in poi. Ma ciò forse non basta ad impedire ogni
danno. Non è mia intenzione di presentare una proposta formale ; l'accenno
solamente, e se il Governo e la Commissione l'accetteranno ne sarò lietis-
simo; altrimenti io non vi insisterò.
Perchè i contravventori non abbiano scampo, occorre che le autorità po-
litiche e giudiziarie siano tenute egualmente obbligate coi sindaci all'accer-
tamento delle contravvenzioni. La legge sulla sanità pubblica ha dato ai sin-
daci la missione di vegliare nei loro comuni all'osservanza delle leggi e Re-
golamenti sanitari. Ma che cosa avviene in pratica?
Molti dei sindaci, forse per cagioni elettorali, per non mettersi in con-
flitto con professionisti più numerosi, a difesa di altri meno numerosi, fanno
le finte di nulla vedere e non tengono in alcun conto i reclami dei dan-
neggiati. Lo stesso onorevole Depretis che ha dovuto suU' argomento dira-
mare parecchie circolari potrebbe rendermene testimonianza.
— 864 —
Simile sconcio deve cessare e cesserebbe quando, con apposita aggiunta,
fosse tolto ogni dubbio che le contravvenzioni alle quali accenno sono ve-
ramente d'azione pubblica e perseguibili d'ufficio dal pubblico Ministero.
NociTO. — Nessuna difficoltà di colpire di pene i contravventori ai R^
golamenti sanitari : nessuna difficoltà che a queste contravvenzioni si assog-
getti l'abusivo esercizio di una detcrminata prof^^ssione, per la quale si ri-
chiede uno speciale diploma; se nonché mi parrebbe opportuno di ridiia-
mare l'attenzione del Ministro dell' Interno sopra una grave questione che
egli potrebbe risolvere per mezzo di un Regolamento, il quale potrebbe es-
sere fatto in esecuzione di questa legge, e nel quale fossero determinati i
medicinali, che possono uscire dalla privativa della professione farmaceutica.
Molte cose infatti che si adoperano come medicinali sono cose innocue
Il fiore di tiglio, il fiore di malva, la magnesia, il cremor di tartaro, il sol-
fato di soda e tante altre cose simili non so perchè non possano entrare
nel commercio pubblico e debbano per forza venire acquistate in una Éir-
macia.
La loro vendita non può mettere in pericolo la salute di nessuno, né
c'è bisogno di speciale scienza per vendere. Ora, fino a tanto che si do-
manda il diploma del farmacista per la vendita di quelle sostanze, che ri-
chiedono una scienza, ed una cognizione profonda di materia farmaceutica,
io comprenderei il disegno di legge interpretato largamente, ma non lo com-
prendo in ogni altro caso. Qui si tratta della libertà del commercio e della
libertà dell'industria, alla quale non deve farsi alcuna eccezione o ferita, se
non quando è ciò richiesto dal supremo interesse della società.
Questa è la prima osservazione che io debbo fare. La seconda è la se-
guente. Sta benissimo che la flebotomia, 1' arte ostetrica sieno professioni
garantite da un diploma dato da persone competenti, giacché queste pro-
fessioni richiedono una scienza speciale ; ma io posso assicurare che coloro
i quali frequentano le scuole di flebotomia per fare i flebotomi, e le scuole
di ostetricia per fare le levatrici sono pochissimi, e questi appartengono alle
Università dello Stato che sono nei centri maggiori ; di modo che tutto l'e-
sercizio dell'ostetricia e tutto l'esercizio della flebotomia nella gran parte
delle Provincie italiane, almeno nelle meridionali, è abbandonato a persone
che non hanno altri requisiti che quelli di una lunga pratica fatta e che per
essa hanno ottenuto una patente. Ora, il giorno in cui voi avrete impasto
che nessuno possa esercitare né la flebotomia, né 1* ostetricia senza un di-
ploma universitario, quel giorno due terze parti delle provincie italiane, parlo
delle Provincie meridionali, rimarranno senza levatrici e senza flebotomi
Questa è una circostanza sulla quale l'onorevole Ministro dell* Interno deve
seriamente riflettere, perché non si deve in sostanza rinunziare al bene quanà»
si va in cerca del meglio. Ed è per questo che io sarei di parere che al-
meno fin tanto che non si provvedesse ad un regolare impianto dei flebo-
tomi e delle levatrici in ogni comune, a coloro che hanno un esercizio lo-
devole, e che possono dare un pìccolo esame davanti alla Commissione pro-
vinciale, si desse senz'altro un attestato, e questo valesse come se fosse un
diploma rilasciato dall'Università.
— 865 —
VoLLARO. — Io parlo nell* interesse degli esercenti farmacie, perchè di
<)uesti, nelle nostre provincie del mezzogiorno, quando furono applicate le
leggi di pubblica sanità, ve ne erano molti.
Nel passato, a Napoli, per una cedola che veniva emanata dai Licei, si
era autorizzati ad esercitare farmacia; e molti ve ne sono ora che da 20
o 30 anni la esercitano; però all'emanazione della legge di pubblica sanità
non si trovarono più nella condizione di poter esercitare, ed allora il Mini-
stro dell'Interno vedendo che vi era un certo diritto di esercizio, fece un
Decreto ministeriale col quale abilitava gli esercenti farmacia con cedola e
non aventi né laurea, né autorizzazione, ad esercitare scienze fìsiche e chi-
miche. Permise inoltre che coloro i quali avessero subito un esame pratico
davanti certe Università designate ed avessero riportato l'autorizzazione, con-
tinuassero nell'esercizio della farmacia. Ora questa legge, parlando generalmente,
toma a colpire questa gente la quale ha l'autorizzazione dell' esercizio da
nna disposizione ministeriale in seguito di un esame pratico, ma coi titoli
accademici non in regola.
Io domanderei quindi che nella legge si spiegasse che essa non si estende
a quelli già autorizzati, ed in questo^ senso proporrei un'aggiunta all'articolo,
se ima dichiarazione dell'onorevole Ministro non mi assicurerà che questa
legge non si estende ai farmacisti autorizzati, in virtù dell'esame pratico fatto
davanti alle Università, all'esercizio della loro professione.
Cardarelli. — Ho domandato di parlare soltano per togliere talimi
dubbi nei quali parmi si trovi l'onorevole Nocito.
Innanzi tutto, non bisogna confondere nella stessa categoria il flebotomo
e l'ostetrica (meglio che dire levatrice). E non si dovrebbe qui parlare di
droghieri perchè essi non debbono fare nessun esame ; i venditori di droghe,
per esercitare il loro mestiere, non domandano che il solo permesso, e si
trovano in regola. L'esercizio illegale del droghiere, onorevole Nocito, sa in
che sta? Glielo dico io : essi non si limitano a spacciar droghe, ma si per-
mettono spedire, invadendo il campo dai farmacisti, le prescrizioni dei me-
dici ; e questo è illegale, è un esercizio abusivo di professione e come tale
deve essere punito. Ella dice che si limitano a dare il solfato di soda, e
il solfato di magnesia? Niente affatto: il droghiere può dar ben altro! per-
chè nelle drogherie si hanno ben anche medicinali pericolosissimi. Per e-
sempio, che dirà 1' onorevole Nocito quando io gli dica : ( e 1' onorevole
Ministro dell'Interno è là, e può smentirmi se il fatto non è avvenuto) che
in un bagno penale un giovine non autorizzato all'esercizio di farmacia, in-
vece di spedire l'olio di fegato di merluzzo, spedi l'acido solforico, ed uc-
cise cosi un povero condannato alla gallerà?
L'importante dunque è questo: che chi deve spedire medicinali al mi-
nuto sotto la prescrizione del medico deve avere un diploma; il droghiere
non può spedire le prescrizioni del medico.
Quanto poi all'esercizio levatrici, che non devono esser confuse con le
ostetriche, esse devono essere autorizzate, perchè sono quelle che preparano
il campo all'ostetrico. Quando la levatrice non sa quel che deve fare; non
sa se un parto sia regolare, o no; quando sta là e guarda indiflferentemente;
55
à
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pecca per negligenza o per ignoranza, perchè non fa intervenir Y ostetHcu
che deve intervenire. Onorevole Nocito, su questo io potrei citarle fatti brut-
tissimi. E poi non è esatto quello che ha detto, che nelle provincie meri-
dionali ci sieno molte levatrici non autorizzate. No; i comuni delle nostre
Provincie si sono messi quasi tutti in regola. Ci sono tuttavia vecchie
esercenti, e non autorizzate; ma i municipi, che non hanno le levatrici au-
torizzate, se ne provvedono.
E giova anche sapere che esse, oggi danno esami abbastanza rigorosi e
proprio pratici; quindi per me sta che l'articolo di legge debba estendersi a
tutti senza eccezione: veterinari, droghieri, farmacisti, levatrici, pseudo-me-
dici, ecc.
Capo. — Io aveva domandato di parlare quando Tonorevole Nocito af
fermava, da una parte che quasi tutte le provincie meridionali non avevano
levatrici, e dall'altra parte pretendeva (in nome credo deUa libertà) che ì
droghieri avessero seguitato a far da farmacisti. Oltre l'esempio citato dal-
l'onorevole Cardarelli, io potrei citare quello di un droghiere che ha fatto
morire un individuo nello spedire un medicinale. Potrei citare perfino il nome
del droghiere; anzi potrei citare una serqua di casi consimili. Ora questi
droghieri, i quali con un semplice permesso, mettono in vendita tutti questi
prodotti chimici sotto forma di medicamenti, io credo non debbano più
farlo. Inflitti, se da una parte voi pretendete da un disgraziato gio\-ine che
stia per cinque anni alla Università, che vi paghi le sue brave tasse, mentre
poi, dopo avuto il diploma, si debba trovar di fronte un droghiere il quale,
senza aver studiato, senza aver pagato tasse possa spedire i medicinali, io
non capisco quale giustizia sia questa.
Da una parte la Stato pretende la tassa, dall'altra parte esso non garanti-
sce l'esercizio della professione. Diciamolo chiaramente. Vogliamo la Ubertà
per gli esercizi ? Allora non pigliamo una tassa dai giovani i quali vogliono
incamminarsi f)er la via delle professioni salutari, sia come medici, sia come
esercenti di farmacia. Se, dall'altra parte, intendiamo di percepire questa
tassa, trovo strana tutta questa discussione, che si fa stamane alla Camera,
sia per proteggere gli esercenti veterinari, come vorrebbe Tanuco .\lli Mac-
carani, sia per proteggere le levatrici non autorizzate, i flebotomi, i droghieri,
ecc. Francamente, io non comprendo come vogliamo organizzare questo in-
conveniente.
Lo Stato piglia da una parte le tasse e pretende gli esami; dall' altra
parte non garantisce nulla. Una delle due : o si vuole che Y esercizio
della farmacia, come tutte quante queste altre professioni, sia garantito dallo
Stato, perchè lo Stato qualche cosa piglia da costoro? E allora la sanzione
penale è una necessità. Se noi dichiariamo libero l'esercizio di tutte le pro-
fessioni, e ognuno provveda ai casi suoi.
Ministro dell'Interno. — Pare a me che la questione sia uscita dal
suo campo naturale. (Benissimo) ! Qui non si tratta di toccare nessuna delle
leggi organiche sull'esercizio di nessuna professione. Le leggi sono come sono.
Il Ministero terrà conto delle osservazioni dell'onorevole Maccarani sulle con-
dizioni di alcune provincie, le quali mancano di veterinari laureati e che sono
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■costrette dalla necessità delle cose a servirsi di veterinari pratici, vecchi
'esercenti del mestiere. Io sono vissuto in un'epoca in cui i veterinari paten-
tati erano rari come le mosche bianche, ed il maniscalco era anche il vete-
rinario. Ma adesso le istituzioni nostre sono quelle che sono, e le leggi
organiche sulle varie arti salutari con questa legge non si tratta di cambiarle.
Questa legge non fa altro che stabilire sanzioni per le contravvenzioni
alle leggi vigenti, sanzioni che presentemente mancano e che l'esperienza
di ogni giorno ha dimostrato necessarie. Ecco in che consiste questa legge ;
e per tanto non conviene divagare dal soggetto in discussione, e giova
lasciare che il Ministro veda poi, quando proporrà alla Camera il Codice
sanitario, che si sta studiando, se convenga adottare qualche temperamento per
mitigare le sorti di alcuni esercenti pratici di veterinaria, dei quali ha parlato
l'onorevole Maccarani. Ma adesso non tocchiamo le nostre leggi organiche.
L'onorevole Marcerà ha detto che crede necessario di esprimere in questa
legge che anche queste contravvenzioni sono d'azione pubblico ; ma io credo
che sia assolutamente inutile.
Qui si tratta della difesa sociale ed è perciò la sanzione stabilita in questa
legge. Egli dice che manca anche l'autorità che veglia sul buon andamento
dei diversi esercizi.
Il Ministero veglierà per essere informato se in qualche parte del Regno
avvengano di quei casi che l'onorevole Marcora ha accennato, ed avrà cura
di richiamare i sindaci all'esercizio del loro dovere ; ed in loro mancanza,
siccome c'è sempre l'autorità centrale, l'autorità politica, questa farà quello
che non avranno fatto i sindaci, giusta la disposizione della legge comunale.
ToALDi {reiatorè). Io dirò soltanto all'onorevole Nocito che l'art. 99 del
Regolamento determina i casi di vendila abusiva di medicinali : ricordo al-
l'onorevole AUi Maccarani che la Cassazione di Firenze, con savia giurispru-
denza, condanna i contravventori alle leggi sanitarie nelle provincie toscane,
ove sono in vigore speciali disposizioni penali, mentre assolve per le stesse
contravvenzioni nelle provincie venete, perchè dopo la unificazione del Co-
dice, queste mancano assolutamente di sanzione penale in materia di sanità
pubblica. Sono anch' io di parere cogli onorevoli Alvisi e Marcora che molto
resti ancora da farsi in fatto di sanità pubblica; ma non è qui il luogo d'oc-
cuparsi di questo, cui deve provvedere l'invocato Codice sanitario. Il mo-
desto disegno di legge, che la Commissione raccomanda ai voti della Ca-
mera, non modifica né altera leggi di sorta.
In seguito a questa discussione la Camera approva i due articoli seguenti :
€ Art. i.° Le contravvenzioni alle disposizioni contenute nella legge
■20 marzo 1865, allegato C. n.'^ 2248, nel capitolo IV del titolo III e nei
capitoli IV, V e VI del titolo IV del Regolamento approvato con Regio
Decreto 22 giugno 1874 in esecuzione della stessa legge saranno punite con
pene di polizia salvo le pene maggiori contro coloro che si rendessero col-
pevoli di reati previsti dal Codice penale ».
€ Art. 2.** Sono abrogate tutte le disposizioni contrarie alla presente legge >.
Il di 5 luglio 1882 la Gazzetta UfficiaU registrava il Decreto col quale
U nuova Legge veniva sanzionata.
PARTE TERZA.
VARIETÀ ED ANNUNZI.
I CoSlUni Burali. — Intorno alle condizioni dei contadini lombardi , molti hanno
scritto e a quest'ora parrebbe che qualche cosa si dovesse aver fatto per porre rimedio ad
uno stato di cose che da oltre vent'anni appare gravissimo. Viceversa poi i miglioramenti
sono stati lentissimi e si potrebbero contar sulle dita, tanto sono pochi, i previdenti pro-
prietari che hanno dato l'esempio di costrurre nuove case per assicurare ai coloni con-
dizioni di vita meno dura.
Per le stalle e per tutto ciò che ha rapporto diretto colla industria agricola, qualche
cosa si è fatto, cosichè non h raro vedere vasti ed eleganti fabbricati destinati ad uso di
stalle, di caseifìci, ecc., accanto a luride catapecchie nelle quali stanno agglomerati i con-
tadini.
lo ho udito più volte gridare contro gli abituri dei poveri agricoltori mantovani e
non ha guari i giornali riferivano con senso di orrore come il dott. Agostino Bertani ab-
bia trovato nella campagna rcmana, intere famiglie che dimorano per mesi e mesi io
grotte scavate nel tufo. Ma qualunque descrizione si possa fare di questi antri nei qoali
hanno stanza esseri umani, a me pare proprio impossibile che le capanne del Mantovano
e le caverne dell'agro romano possano essere peggiori d^li abituri colonici di gran parte
della opulenta pianura lombarda. Io ne ho viste tante di queste case, e le ho girate tette
dall'umido piano terreno al tetto scoperchiato. Molte volte mi sono arrampiccato sa, per
quelle scale di legno dai gradini logori e sconnessi che ad ogni passo che muovi ti scric-
chiolano sotto i piedi quasi per avvisarti che la tua vita è in pericolo ; molte volte mi
sono appoggiato alle sbarre dei ballatoi logorati dai tarli e rosicchiati dai topi che met-
tono da una stanza all' altra delle famiglie coloniche, e di là muoveva a me stesso mille
domande e faceva certi paragoni per persuadermi che uomini, donne e fanciulli potessero
abitare in luoghi anco peggiori di quelli alla vista dei quali io mi sentiva cosi profonda-
mente contristato.
Io le ho vedute le case dei contadini mantovani; ho passato una notte ijLtiera in una
grotta di tufo della campagna romana, ma per quanto i ricordi delle subite impressioni
sien vivi tuttavia nella mente , non credo punto che i coloni lombardi possano chiamani
più fortunati dei confratelli che vivono sulle rive del Po o a pie delle colline romane. A
taluno potrà sembrare esagerato l'asserto; ma chi volesse per avventura convincersi della
— 869 —
verità, basta solo che cammini cinque o sei miglia intorno a Milano, per trovarsi subito
■di fronte ai cascinali che da tanti anni sono la vergogna dell'agricoltura lombarda.
Chi volesse prendersi questo disturbo dovrebbe andare per esempio fuori di Porta
Vittoria e poi percorrere la strada che conduce a Melzo. Dopo sette o otto chilometri sì
giunge a Liscate, comune di circa 1200 abitanti con una cinquantina di case che sorgono
ai lati della strada maestra e si protendono per la campagna. Una bella, una ricca cam-
pagna, dai prati ubertosi sui quali la falce miete più volte ogni anno un grasso ricolto;
una vasta distesa di risaje che assicurano al padrone e al fittajuolo una messe relativa-
mente sicura.
Ma alla ricchezza della natura fa subito triste contrasto la miseranda condizione delle
case che si presentano anche all'esterno sudice, rovinate, cadenti ; dai serramenti sconnessi
dalle finestre strette, sicché hanno piuttosto l'aspetto di certe catapecchie nelle quali i mon-
tanari sogliono rifugiare gli armenti quando la procella li assale, anziché abitazioni si-
tuate in comune poco distante da ricca e popolosa città.
Cento luridi scoli che escono dai cortili delle case, fanno capo ad un rigagnolo largo,
verdastro, puzzolente il quale scorre nel bel mezzo della via principale che anche a prima
vista, dà subito un concetto esatto del come sia curata l' igiene a Liscate. Seguendo il
corso di uno di questi scoli vi trovate nell'interno di qualche casa colonica nel cui cor-
tile si vede una specie di palude costituita da acqua stagnante insozzata dal letame am-
monticchiato nel mezzo e da ogni sorta di immondizie provenienti dalle stalle e dai por-
cili vicini che costituiscono un insieme colle cosi dette case coloniche.
Provatevi a visitare una di quelle case, incominciando dal piano terreno. State bene
attenti dove ponete il piede, scendete uso scalino in più parti spezzato, appoggiatevi agli
stipiti della porta per non scivolare, mettete la testa dentro e vedrete. . . cioè no, sulle
prime non vedrete nulla perchè il fumo che esce dal camino vi accieca ; poi stropiccia-
tevi gli occhi e date un' occhiata intorno ; basta un' occhiata per vedere tutta quella
miseria.
Una stanza angusta, bassa, oscurissima. Il soffitto screpolato ; le travi piegate e scon-
nesse minacciano cadere sul capo, le pareti scrostate, umide, nere, piene di ragnateli ; una
finestra sgr.ngherata , tappata con pezzi di carta rotta che disimpegnano le funzioni dei
vetri, un pavimento pieno di fango sul quale ogni tanto si vede galleggiare un mattone
consumato dal tempo, e poi più in là una buca che pare una voragine, poi un rialzo con-
tro il quale inciampando si ha tutto il comodo di rompersi il collo.
Su quel pavimento si potrebbe studiare geologia, vi sono tutti gli strali e tutte le va-
rie conformazioni della terra.
Uno, due, talvolta tre miseri giacigli, qualche cuna da bimbi, un par di seggiole, un
tavolo a tre gambe, il pollajo pieno di animali da corte, gli istrumenti rustici, zoccoli,
scarpe vecchie, abiti sdruscili, mezza dozzina di cappelli di paglia attaccati ai chiodi,* due
quadri rotti rappresentanti la Madonna e il Patrono del Comune, un pajuolo lucido come
Toro, quattro scodelle rotte, mezzo sacco di grano turco in un canto, un po' di patate
sotto il letto, costituiscono il mobilio e la ricchezza di quella stanza ove dimorano almeno
7 persone quando non sono di più. E questi sono i fortunati.
I pitocchi stanno al piano di sopra e per montare bisogna che vi raccomandiate prima
l'anima a Dio, perchè di quelle scale è impossibile avere un'idea. Quando siete sopra, vi
parrà di essere in legnaja tanto è l'accumulo di fascine che ingombrano il ballatoio stretto
« cadente. Se per caso una favilla desse fuoco a tutta quella materia quando i poveri
^
— 870 —
coloni dormono la grossa, non ci sarebbe più scampo per loro; distrutta la scala, lin-
ciato il ballatojo di legno, non avrebbero altro scampo che buttarsi dalla finestra , il die
mi diceva una povera vecchia alla quale muovevo qualche osservazione in proposito, e tutf
sarebbe poi la peggiore delle disgrazie. Bella vita che si fa ; la morte e una fortuna. »
E di queste case a Liscate ce ne sono parecchie, e molte appartenenti a proprietari
ricchi che forse non si ricordano nemmeno di averle. Ho domandato a molti contadini il
nome del proprietario e non lo sapevano neppure.
Easi conoscono solo l'affi itajuolo ; la maggior parte dimorano da pochi mesi in quelli
abituri, poiché oramai molti dei nostri coloni traggono vita raminga, emigrano da un co-
mune all'altro, cambiano di fondo ogni anno, come il malato che voltandosi e rivoltan-
dosi spera trovare men incomoda posizione e poi. . . poi se ne vanno in America colla fi-
ducia di trovare al di là dèi mari una matrigna più amorevole della madre patria. Ebbene,
tutti questi fatti non sono nuovi, sono noti ai ricchi, alle Autorità, alle numerose Com-
missioni che hanno rincarico di girare e riferire per non essere ascoltate mai, ma le con*
dizioni di molti nostri comuni rurali rimangono sempre le stesse, in balia dei Sindaci che,
proprietari ed affìttajuoli alla loro volta, sono i primi a trasgredire i regolamenti sanitari e
far tacere il medico condotto se per caso si permette una modesta osservazione a prò deDa
pubblica salute.
Una volta, ispezionando un grosso comune della provincia di Milano, m'accadde ve"
dere, proprio lungo la strada maestra di fronte alle case, una vasta risaja. Interrogato i
segretario comunale come fosse tollerata cosi evidente trasgressione alla Legge, il poveretto
si strinse nelle spalle e mi fece capire, con molta circospezione, che la risaja appartenera
al Sindaco. Dopo pochi passi ne vedo un'altra e ripeto la stessa domanda, < Quella^
di proprietà dell'Assessore anziano » mi rispose il segretario e ci portammo difilati al Md-
nicipio.
Avendo mosso appunto al Sindaco di colali violazioni, il buon uomo sorpreso della
mia serietà, mi disse colla maggiore bonomia che, lui la Legge sulle Risaje non l'ap*
provava perchè era di danno all'agricoltura.
Io feci la mia relazione, e dopo un mese, incontrato per caso il bnDii Sindaco gli
domandai se avesse avuta qualche ramanzina, in seguito al rapporto da me fatto alF au-
torità superiore.
« M'hanno dato ordine, rispose, di deferire subito al Pretore i contravventori alla
Legge sulla risicoltura, ma siccome incominciando da me, siamo tutti in contravvenzione,
cosi ho pensato bene di lasciare la pratica in sospeso. » E se ne andò ridendo.
Cosi si osservano Leggi e Regolamenti : cosi ò tutelata l'Igiene I !
Dott. G. Pini.
Un Asilo per la notte a Ginevra. — L'Asilo ha sede in una casetta, recentemente
costrutta, che s'erge d'un piano dal suolo.
Un'ajuola tutta coperta di verde e di fiori ne cinge la fronte principale sulla quale
sta scritto : A site de nuit. Due porte conducono nell'interno della casa ; ad una bussano
gli uomini, all'altra picchiano le donne. Tutto l'Asilo si compone di alcune stanze lunghe
e strette nelle quali sono disposti in bell'ordine circa 32 letti. A ciascuna stanza va annesso
uno stambugio destinato all'ufficio di lavacro; poi un porticato, un piccolo giardino, la cu-
cina e alcune camere per l'alloggio del direttore.
Cosi disposto, l'edificio ha tutto l'aspetto di una casa privata; dappertutto si ammir»
— 871 —
xaiSL pnlizia che difficilmente si trova nelle migliori locande ; le pareti sono bianche, gli
zoccoli vemiciatii i pavimenti lucidi, gli apparecchi del gaz lustri, i lavacri ricchi di acqua
e muniti di specchi, di pettini, di spazzole, di sapone, di quanto infine può occorrere alla
pnlizia personale degli ospiti.
Se poi la curiosità ci spinge a visitare i sacrari della Dea Cloacina, non si ha cer-
tamente bisogno della boccetta dei sali.
L'Asilo si apre la sera alle 5 o alle 7, secondo le stagioni, e fino ad ora tarda riceve
i viaggiatori, i quali non hanno altr'obbligo che di dire il nome loro e sborsare la tenue
somma di trenta centesimi, mediante la quale hanno diritto ad un letto per una notte ed
alla zuppa che viene distribuita la sera ed allo spuntare del giorno. Al mattino, gli ospiti
disfanno il proprio letto, mettono in ordine gli oggetti ricevuti in consegna, si puliscono,
mangiano ed abbandonano l'Asilo, ove non possono ritornare che all'imbrunire, per una
serie di giorni determinata dalle facoltà discrezionali del direttore.
Ma nell'Asilo non si dorme solamente. In ogni camera y'h una piccola collezione di
buoni libri francesi, italiani e tedeschi; v'è carta e gli occorrenti necessari per scrivere;
aghi, filo e bottoni per raccomodare gli abiti; vi sono i giornali della giornata e se il
freddo o la pioggia obbligano gli ospiti a rimettersi in casa per tempo, essi hanno modo
di riscaldarsi alla stufa e di passare la sera conversando allegramente fra loro. I letti sono di
ferro con una tela metallica che li rende elastici e li mantiene puliti ; un cuscino di crine
▼egetale, un lenzuolo piuttosto grande ed una buona coperta di lana completano il mo-
desto giaciglio che per le donne è arricchito di un materasso.
All'Asilo bussano in generale gli opera! che vanno a Ginevra in cerca di lavoro e
vi rimangono fino a tanto che abbiano trovata onesta occupazione. La Polizia provvede
non di rado al loro ricovero con carte speciali, le quali sono altresì largamente distri-
buite in città dai Benefattori che sussidiano l'Istituzione. In questo modo l'Asilo vive
quasi del suo prodotto, e in sette anni non è costato troppo ai generosi iniziatori, fra'
quali vogliono essere specialmente ricordati i signori : De Bude e Murisier. La spesa d'im*
pianto, il terreno e il fabbricato ha superato di poco le L. 35,000.
Il Direttore, il signor Steck, che è un uomo di cuore, attende da solo a tutta 1* a-
zienda domestica e raramente si trova obbligato a chiedere l'aiuto della Polizia per man-
tenere il buon ordine nell'Asilo, che è vero modello di una locanda popolare nella quale
parecchi dei nostri albergatori potrebbero andare ad imparare che cosa siano l'ordine e la
decenza.
Io sono rimasto a lungo in quell'Asilo che mi richiamava alle tristi condizioni delle
luride locande nelle quali la plebe delle nostre città è abituata a passare la notte. Chi
ha visto per una volta sola gli sconci giacigli dei nostri affitta-letti, chi è entrato in quelle
tane umide, sudicie, oscure, ammorbate e ammorbanti ove uomini, donne e fanciulli, dor-
mono alla rinfusa, dove il lenocinio, il furto, la prostituzione hanno stabilmente i loro pe-
nati, non può far a meno di desiderare che anche in Italia si istituiscano presto Asili
per la notte come quelli di Ginevra, ,di Londra e di Parigi, che hanno per insegna Tlgiene
e per scopo la moralità.
Dott. G. Pini.
Disinfezione dei vagoni pel trasporto del bestiame. — Fin dal 1879, il Governo
Belga, vista l'importanza del commercio del bestiame e il pericolo incessante della pro-
pagazione delle malattie contagiose per mezzo delle strade ferrate, accolta la proposta dei
— 872 —
Ufinistri dei Lavori Pubblici e degli Affari interni, emanò 'un decreto col quale renderà
obbligatoria la pulizia, la salubrità e la disinfezione dei vagoni ogni qualvolta essi eraao
stati adoperati pel trasporto dei solipedi, ruminanti e porci. Con altri due decreti dello stesso
anno fu regolato il servizio di pulizia e di disinfezione. Furono designate le stazioni ove
queste operazioni debbono aver luogo, affidando la sorveglianza dei lavori di disinfezione a
un certo numero di medici veterinari del Governo, i quali hanno da visitare, almeno due
volte al mese, le stazioni di disinfezione che si trovano sotto la loro giurisdizione ed indi*
rizzare ogni trimestre al Ministro degli Affari interni un rapporto sopra i fatti osservali nelle
loro visite.
Le misure di disinfezione sono state definitivamente messe in pratica con una ordi-
nanza deirS maggio 1880, e oggi esse vengono applicate tanto per le ferrovie dello Stato,
quanto per le private.
Tutte le proposte fatte dai veterinari nei loro rapporti, circa i miglioramenti di questo
servizio, vengono dall'Amministrazione tenute in conto, nei limiti del possibile.
Per far risaltare l'importanza di queste disinfezioni, basterà far notare che il numer»
dei vagoni visitati nel corso del primo trimestre 1882 è stato di quasi io mila.
E facile desumere da questa considerevole cifra il numero degli animali che h stato
sottratto alle malattie trasmissibili per mezzo di contagio, dopo l'organizzazione di questo
servizio, che oggi funziona con la maggior regolarità. {La Clinica Veterinaria),
Nuovo giornale d'igiene. — A Brescia ha cominciato a veder la luce nella prima
metà di maggio, un giornale intitolato La Vita, il quale si propone di rendere popolare
l'igiene e trattare tutte le questioni igieniche della città e provincia di Brescia sotto fbraìa
attraente e variata. Auguriamo che La Vita sia prospera e lunga.
H nuovo ventilatore Kolinari. — Il signor Pietro Molinarì di Cremona ha immagi-
nato un ventilatore a pompa d' aria che presenta in molti casi dei vantaggi assai no-
tevoli.
Tutti sanno che le numerosissime officine fabbrili minori, ed anche talune delle mag-
giori, hanno tuttora le loro fucine provviste dei vecchi mantici in pelle, essendoché i ven-
tilatori centrifughi non sempre corrispondono specialmente ove non si possa disporre di
una potente forza motrice.
Ma i mantici in pelle si logorano ben presto e ad accelerarne il consumo concor-
rono i topi ed il calore stesso delle fucine, sicché la spesa di manutenzione diviene gra-
vissima.
A ciascun mantice poi è applicato come forza motrice un garzone pel quale quell'im-
probo lavoro riesce faticosissimo e nocivo alla salute.
Ora il ventilatore Molinarì, il quale non ò altro che una tromba d'arìa a guamizionc
idraulica, è disposto in modo che un solo di quei congegni può dare alimento a più fa-
cine con un grandissimo risparmio di forza motrice ; e quando vi si applichi quella del-
l'uomo il lavoro riesce per lui assai comodo ed affatto innocuo, si che un sol garzone
può agevolmente bastare a mantenere il movimento di un ventilatore per sei fucine, e
fino a dodici fucine non occorre maggior forza che quella di un sol manuale.
La spesa di manutenzione, essendo pochissimi gli attriti, riesce quasi nulla, e questo
risparmio aggiunto a quello ragguardevolissimo della mano d'opera conferisce a questo
nuovo meccanismo un grandissimo pregio.
— 873 —
L'effetto del veutilatore Molinari h poi completo, per modo che le officine le quali
ogg^ ne sono provviste vi scorgono anche altri vantaggi nei rapporti colla economia e
buona riuscita dei lavori.
Questo nuovo ventilatore, essendo atto ad aspirare ed a soffiare aria, prendendola e
spingendola a distanza, si presenta indicato a servire in molte circostanze a diverse altre
applicazioni che non sia quella dell'alimentazione dei fuochi di fucina. Non mancano al-
tre industrie alle quali può riuscire assai utile un congegno semplice e di gran durata, il
quale al momento del bisogno determini una corrente od un soffio d'aria. La stessa Agri-
coltura colle industrie sue complementari ha spesso bisogno di imprimere movimento al-
l'aria, e l'opportunità di applicarvi il ventilatore Molinari merita certamente di essere stu-
diata. — L'Igiene infine potrà senza dubbio valersene per la ventilazione di ambienti, e
già se ne ha un saggio nelle miniere carbonifere di Spoleto ove il ventilatore Molinari ha
sostituito con grandissimo vantagg^io i vecchi sistemi a prò della salute di quei lavoratori.
Premio Fossati. — Nell'adunanza ordinaria del 23 corrente novembre il Regio Isti-
tuto Lombardo di Scienze e Lettere, accogliendo la proposta della Commissione incari-
cata di esaminare i lavori dei concorrenti al premio di ifondazione Fossati sul tema; /^i-
schiarare con nuove indagini V eziologia del cretinismo e della idiozia ; non deliberava di
accordare un assegno d'incoraggiamento alla memoria contraddistinta coll'epigrafe ; Mute
d* accento e di pensiero. Di questa memoria sono autori il dott. G. B. Verga e il dott. A.
Brunati, medici nel Manicomio di Mombello. •
Nuova Società. — È sorta in alcuni l'idea di fondare in Milano un'istituzione igienica
per l'allevamento e la vigilanza dei bambini affidati alle nutrici mercenarie.
Tale istituzione avrebbe principalmente questi intendimenti:
Stabilire un'efficace sorveglianza medica sui bambini affidati alle nutrici mercenarie,
« sulle nutrici stesse; '
Istruire le nutrici per mezzo di pubblicazioni popolari, di conferenze e con ogni al»
tro mezzo atto all'uopo ;
Incoraggiare le nutrici allo scrupoloso adempimento dei propri doveri con premi an-
nuali e con ogni altro mezzo che l'esperienza sia per dimostrare conveniente;
Impedire la diffusione delle malattie contagiose eventualmente contratta sia dei bam-
bini che dalle nutrici, e proporre i modi più convenienti a riparare al male;
Procurare alle famiglie delle nutrici idonee, e di provata moralità.
L'idea è buona e merita lode; ma noi opiniamo che in luogo di fondare una nuova
Società, i promotori farebbero meglio a valersi dell'opera e dei mezzi dì quelle istituzioni
cui spetterebbe proprio l'ufficio di invigilare i bambini lattanti. Gli istituti di maternità,
il brefotrofio , l'opera pia del Baliatico , la Società di protezione dei fanciulli potreb-
bero di comune accordo cooperare più efficacemente di quanto abbiano fatto fin qui, allo
scopo pel quale ora si vorrebbe fondare un' altra Società che dividendo le forze ed i mezzi
avrà essa per la prima vita breve ed incerta. È solamente dalla coordinazione di tutti
gli elementi che entro una certa sfera d'azione, tendono a conseguire uno scopo deter-
minato, che potrà derivare vera e potente influenza; discordi, sconnessi, isolati difficil-
mente si tocca la meta. Ad ogni modo noi ci compiaciamo vedere questo risveglio in
favore delle istituzioni sanitarie.
— 874 —
LIBRI NUOVI.
Belazione stisli stnd! del terreno proposto pel nuovo cimitero eomnaale di Tre-
«
7Ì80y eseguita dalla Commissione nominata dal Prefetto. — Un opuscolo, Treviso. — £ im
pregevole lavoro dei dottori Ferrari, Bravo, Veronese e Mandruzzato intomo il ter-
reno stato proposto per erigervi un nuovo cimitero ad uso della città di Treviso.
Le cucine economiche di Bergamo al Z Congresso medico in ICodena. Relazione del
prof. Nicola Rezzara. — Un opuscolo, Modena. — Ne abbiamo parlato nel preécdentfr
fascicolo dando conto del Congresso dell'Associazione medica italiana.
Las detiz premières années d'nn dispensaire ponr les maladies desenfants; parlt
prof. D'Espine. — Un opuscolo, Ginevra.
L'Ospizio provinciale degli Esposti in Como nel triennio 1879-80-81. Cenni del Dott
A. Tassani. — Un opuscolo , Como. — È un' altra diligente e dotta relazione sopn
l'Ospizio di Como tanto bene illustrato dal suo Presidente dott. Tassani.
Hygiène et maladies des Paysans. — Étude sur la vìe materielle des campagnnd>
en Europe par le prof. Alexandre Layet. — Paris, Masson 1S82. — Il Consiglio pro-
vinciale di Torino, preoccupandosi delle tristi condizioni nelle quali sogliono trovarsi i coa-
tadini, de'cretò nel 1880 un premio di L. 2000 al miglior lavoro che avesse per ispeciile
oggetto Vintene delle popolazioni delle campagne.
Questo premio doveva venir conferito nel Congresso Internazionale d'Igiene di Ginem
nel 1SS2. Però poca pubblicità venne data a questo concorso, e forse è da attribuirsi t
tale motivo se tre lavori soltanto furono presentati al Congresso di Ginevra. Comunque
il giuri decretò il premio alla memoria del prof. Layet, encomiandola assai.
Dopo un tale autorevole giudizio ogni elogio toma ora superfluo; noi non faremo altro
cbe sinceramente rallegrarci coll'egregio autore del premio ottenuto e della occasione cbe
gli fu porta di compilare un libro ricco di utilissime nozioni , e che mira a riempiere un
vuoto lamentato nella biblioteca medica.
Dopo una breve prefazione del prof. Dechambre circa l'opportunità dello studio delle
condizioni dei contadini, l'Autore entra tosto in materia dividendo il suo lavoro in otto
parti.
Nella prima parte viene studiato l'ambiente rurale; l'aria cioè, il suolo e le abitazioni
fra cui vivono i contadini. L'Autore accenna anzi tutto all'estensione della popolazione rurale
ed offre un quadro della rispettiva popolazione cittadina e rurale nelle varie regioni del-
l'Europa ad eccezione della Sassonia e dell' Inghilterra dove il coefficiente ^ alcunché più
elevato per le città, gli abitanti di esse toccando le proporzioni di 66. 15 per la primi
^53 per la seconda su 100 abitanti, in tutti gli altri paesi la popolazione rurale , inco-
minciando dal Belgio dove tocca il 54.95 su 100 abitanti raggiunge sempre maggiori
proporzioni fino ad elevarsi air89. io nella Russia Europea ed al 94 nella Finlandia. In
un'altra colonna viene indicata la mortalità media annua ogni 100 abitanti
— 875 —
In generale la mortalità nelle campagne è minore che nelle città, come chiaramente si
può rilevare dal seguente quadro :
Mortalità annua generale Mortalità annua generale
per xooo abitanti per looo abitanti
nella città nelle campagne
Francia 26.1 3i>5
Belgio 25.1 21. I
Inghilterra 25 18
Prussia 30 4S 28. 02
Italia 31.60 27.60
Sassonia 32. 15 27. 5
Danimarca 23. 38 19. 68
Svezia 26.5 *9. 65
Scozia 27. I 16. 9
L'Autore attribuisce questo risultato soprattutto all'agglomerazione urbana, la quale fa s3
che in occasione di epidemie, nelle città ne vengano affetti molti più individui che non
nelle campagne, e cita in appoggio statistiche di CEsterlen per l'Inghilterra ed altre per
la Svezia; dalle quali risulterebbe che le città forniscono una mortalità doppia di quella
delle campagne relativamente alle malattie epidemiche e contagiose.
Vi contribuiranno però altresì non poco le affezioni diatesiche più comuni nelle città
come tisi, scrofola, clorosi, ecc.
L'igiene può tuttavia ovviare alla funesta influenza dell' agglomerazione e l' Autore ad-
duce in proposito parecchi esempi dai quali appare come alcune nazioni ad agglomera-
zione urbana più pronunziata offrono una mortalità minore di altre dove h in preponde-
ranza la popolazione rurale. La divisione poi delle proprietà rende il contadino più la-
borioso, più morale, e riesce in generale più adatta alla prosperità dell'agricoltura.
Né meno grande h la differenza che passa fra gli abitanti delle montagne a suolo più
sodo, più secco, ad aria più eccitante, e gli abitanti delle basse regioni delle vallate,
delle pianure dove 1' argilla, l' umidità, un' aria meno pura regnano. L' Autore passa in
rapida rassegna gli elementi delle accennate differenze e studia quindi le nocive influenze
dei terreni palustri, di certe coltivazioni, come ad esempio quelle del riso, della canapa,
del lino.
Importantissimo è il capitolo relativo alle abitazioni rurali. L'Autore non si limita a
tracdame un quadro generale, ma in modo conciso e chiaro riassume le condizioni delle
abitazioni rurali nelle diverse parti della Francia, nell'Inghilterra, in Olanda, in Danimarca,
nella Rumania, in Grecia, in Russia, in Boemia, in diverse regioni dell'Italia, in dispa-
rati Cantoni della Svizzera, in diverse parti della Germania, in Spagna, nella Norvegia e
nella Svezia, e nel Belgio. Non possiamo, per legge di brevità, seguire l'Autore nei det-
tagli che ci porge, ma pur troppo dobbiamo dedurne che, in generale, dove più dove meno,
son ben tristi le condizioni nelle quali trovansi le abitazioni dei contadini, sia per insuf-
ficienza di mezzi pecuniari, sia per avarizia dei proprietari, e sia per incuria ed ignoranza
dei contadini stessi. Le influenze deleterie che dappertutto si trovano e che se non vol-
gono a totalmente controbilanciare gli effetti di una buona costituzione, di una vita la-
boriosa menata sotto il benefìco influsso del sole , di un'aria pura e libera, sono però
— 876 —
sufficienti a notevolmente scemare le salutari conseguenze, queste influenze deleterie si
possono riassumere in una umidità continua, nell'insufficienza del rinnovamento di un'aria
respirabile, nella riunione di troppi individui, nelle malsane esalazioni.
Premesso quindi che i progressi dell' agricoltura e dell' incivilimento oggidì fecero già
che qua e là nuove e pia salubri abitazioni si siano costrutte, l'Autore si fa a suggerire
i mezzi igienici atti ad ovviare alle lamentate tristi condizioni. Contro l'umidità snggerì-
sce una buona costruzione in muratura, ima copertura in tegole od ardesie con una con-
veniente inclinazione per lo scolo delle acque, l'elevazione sopra il livello del suolo del
piano terreno, la costruzione dei pavimenti in legno, pianelle ben cotte o con lastre ài
pietra. Contro le abitudini d'ingombro dei contadini, sarebbe, a suo avviso, opportuno di
elevare al doppio i 15 o 20 metri cubi d'aria necessari per individuo e per ciascun' on.
e che soprattutto si costruiscano ampie e ben disposte aperture di ventilazione. A questo
proposito l'Autore cita una statistica dei Dipartimenti della Francia dimostrante che quelli
che sono segnalati per un numero minore di aperture nelle abitazioni inferiore alla mediai
sono pure in maggiori proporzioni quelli che forniscono una mortalità superiore alla me-
dia generale.
Le case dovrebbero essere esposte a mezzodì od a levante, con camere ampie, bea ri-
schiarate e di facile pulizia.
L'Autore suggerisce altresì i migliori mezzi di riscaldamento variabili a seconda dei di-
versi climi, una accurata nettezza ; il modo di costrurre i letti, e porge in fine un modulo
di costruzione delle abitazioni rurali.
Né vengono dimenticate la nociva influenza della contigaità delle stalle colle abitazioni
rurali, l'insalubrità delle medesime stalle, e buoni precetti vengono porti' anche per la co-
stmzione delle medesime, la loro aereazione, il modo di rendere meno nocivo il letame
che vi si trattiene. L'Autore accenna altresì alle malattie parassitarie trasmissibili dagli ani-
mali all'uomo, come le varie specie di tigna, alle affezioni contagiose, quali il moccio, ÌI
farcino, il carbonchio ed ai mezzi di ovviarvi.
Un ultimo punto relativo alle abitazioni rurali e di non poco rilievo, n'è quello delle
vicinanze. Cosi le immondizie che nei villaggi si accumulano intorno alle case, i letamai,
il getto libero delle materie fecali, le raccolte d'acqua stagnante, la vicinanza dei cimiteri
ne sono tutte condizioni antiigieniche che possono favorire lo sviluppo e la diffusione di
malattie da infezione, ed anche a quest'oggetto sono suggerite acconcie misure igieniche
e tali da potere facilmente venire applicate.
La seconda parte del libro è destinata allo studio di un altro non meno importante ar-
gomento, cioè del regime alimentare dei contadini. Malgrado che la facilità degli scambi
abbia. oggidì reso possibile anche agli agricoltori l'acquisto dei più convenienti mezzi di
sussistenza, la poca istruzione, l'avarizia, l'ingordigia di trarre qualche utile dai loro prò*
dotti fanno sì che in generale i contadini si privino dei migliori raccolti e con una in-
sufficiente alimentazione porgano un non congruo riparo al consumo dello forze.
L'Autore accenna ai diversi cereali impiegati per far il pane il quale costituisce la parte
fondamentale dell'alimentazione del contadino, lamenta come sia cattiva l'abitudine di fame
una soverchia quantità per volta e di non dargli una sufficiente cottura, e passa quindi
ad enumerare i danni che derivano dall'ammuffirsi del pane ed a suggerire i mezzi per evi-
tare simile inconveniente. I cereali però vengono altresì usati cotti sotto forma di minestra,
polenta, ad esempio e secondo i diversi paesi vi si impiegano il grano turco, il miglio»
l'avena, il grano saraceno.
— 877 —
Talvolta i cereali impiegati sono alterati nella loro qualità, tal'altra volta vi si trovano
frammisti altri grani con la conseguenza di gravi disturbi nella sanità ed a sintomi di av-
velenamento. Ma il maggiore disastro che una cattiva alimentazione produca n'è la pel-
lagra, di cui l'Autore brevemente accenna alla sua distribuzione in Europa e trova special-
mente diffusa in Italia. Circa la sua causa egli la ritrova nell'alterazione del mais. L'Au-
tore suggerisce altresì come conservare bene non solo il grano turco, ma altresì i cereali
in genere. Né viene trascurato lo studio di altri alimenti pure in uso come le patate, i
legumi, le frutta, nonché degli inconvenienti che possono produrre. Lamenta il poco con-
sumo delle carni, ed il modo difettoso con che viene impiegata la carne di majale, e passa
quindi a rapida rassegna il diverso modo di nutrirsi del contadino nelle varie regioni
dell'Europa.
Chiudono il capitolo alcune considerazioni sul valore fisiologico del regime alimentare
del contadino e delle quali crediamo opportuno far breve cenno. Per intrattenere la vita
e le forze d'un Uomo adulto, i fisiologi stabilirono che gli alimenti presi nelle 24 ore
debbono contenere 310 grammi di carbonio, 150 grammi di sostanze azotate racchiudenti
20 grammi d'azoto. Payen calcolò che una razione rlimentare non eccedente una congrua
proporzione di carne e di pane potrebbe essere composta di un chilogramma di pane e
286 grammi di carne, ora i contadini non facendo quasi uso di carne, debbono cibarsi di
una quantità d'alimento tanto maggiore quanto è minore la sua ricchezza in azoto. Laonde
«ssi aumentano il numero dei pasti e si rimpinzano con un volume spesso considerevole
di alimenti. Questa quantità deve naturalmente variare, dove si fa grande uso di legumi
farinacei ricchi in azoto come i fagiuoli, le fave, le lenticchie, la quantità d' alimenti ve-
getali sarà minore che dove si consumano principalmente castagne e patate.
Venendo ad una applicazione pratica, giusta Payen, nella razione normale fisiologica
per un'annata, su un peso di 469 chilogrammi di sostanze alimentari ingerite vi si tro-
verebbero 365 chilogrammi di alimenti vegetali e 104 provenienti dal regno animale;
nel rapporto fra loro di queste quantità di 100 a 28. L'Autore trova che le razioni del
soldato di cavalleria e di marineria francesi si accostano alla predetta razione normale, il
rapporto tra gli alimenti vegetali ed animali essendo di 100 a 22. Ma la cosa è ben di-
versa riguardo al vitto anche delle più fortunate regioni rurali della Francia, dove la quan-
tità di alimenti ingerita dà 518 chilogrammi all'anno fino a 853, ma dove pure le pro-
porzioni fra gli alimenti vegetali ed animali variano da 100 a 15. 5, fino a 100 e 3.3.
Un po' migliori sono le condizioni del contadino svizzero del Vaud, dove i rapporti stanno
come 100 a 17. Per riguardo all'Italia, giusta i dati forniti circa il Friuli, il Ferrarese e
la Lombardia, i rapporti variano da 100 a 8. 9 fino a 100 e 2. In Irlanda e nelle re-
gioni dove non si consumano che patate, il peso degli alimenti consumati annualmente
tocca proporzioni enormi fino a 2,239 chilogrammi, ed il rapporto fra gli alimenti vege-
tali e gli animali non è più che come ioo::i.
Gli è però giusto avvertire che in molte regioni nel tempo dei maggiori lavori si hanno
alimenti più nutrienti e più riparatori.
Circa alle bevande in uso nelle campagne, l'Autore accenna ai vinelli fatti colle vinacce
dove si coltiva l'uva, e coi pomi, prugnole, bacche di ginepro, ecc., alle loro facili
alterazioni in ispecie per l'acqua impura che si impiega. E qui fa passo alle cattive con-
dizioni in cui si trovano specialmente le acque degli stagni, dei pozzi e delle cisterne sug-
gerendo poi adatti mezzi igienici per andarvi al riparo. S'intrattiene quindi sul vino, sul
sidro, sulla birra e su altre bevande fermentate, facendovi seguire uno studio sulla diC-
— 878 —
fusione dell' alcoolismo in diverse regioni dell' Europa. Due specie d' inflaenze, scrìre
ben a proposito l'Autore, traggono all'uso ed all'abuso 'delle bevande. alcooUche, climate-
riche e sociali ; le une per reagire contro il freddo e mantenere il corpo in un certo stato
di calorifìcazione ; le altre sono attinenti alla deficienza di una conveniente alimentazione.
Ora queste due condizioni trovansi in alto grado nei paesi settentrionali, e quivi invoo
l'alcoolismo raggiunge le più alte proporzioni, pur non tenendo ancora conto della de-
gradazione morale che spinge a bere per pigrizia e depravazione. L'Autore descrìve quindi
ì funesti effetti dell'alcoolismo e dimostra come per esso si aumentino la mortalità, la cri-
minalità, le alienazioni mentali e la miseria.
Nella terza parte vien fatta menzione delle vestimenta dei contadini. L'Autore vorrebbe
che alla camicia di tela grossolana si sostituisse un'altra di cotone e soprattutto che la si
cambiasse ben più di sovente di quello non si soglia. Raccomanda i vestiti di lana, ac-
cenna ai migliori mezzi di copertura del capo e calzatura dei piedi. Lamenta poi la spot-
cizia cosi abituale dei contadini, la nessuna cura della persona, ed accenna alle malattie
parassitarie che ne derivano.
La quarta parte del libro s'aggira intomo ai lavori propri dei contadini. Accenna ai h-
vorì coll'aratro, colla vanga e colla zappa, agli inconvenienti che producono, s* intrattiene
sulla falciatura del fieno, sulla mietitura del frumento, sugli altri lavori relativi e sulle mi-
lattie cui sono esposti coloro che vi attendono, sulle morsicature delle vipere ed altri ani'
mali. Non vengono neppure dimenticati i lavori dei viticuUori, dei taglialegna, le lesiocì
che possono indurre le macchine agricole, ecc. Dando uno sguardo alla natura, alla gn-
vita e alla proporzione delle disgrazie che avvengono nelle campagne, l'Autore col sue*
dio di due statistiche del Belgio e della Svezia, trova che esse concordano nei seguenti
risultati : i.^ gli accidenti mortali sono più frequenti nelle città che nelle campagne; 2.^
le donne di campagna sono più soggette che quelle della città alle morti accidentali:
3.^ le suesposte differenze sono tanto più sensibili quanto più il coefficiente d'agglome-
razione urbana del paese s'allontana di più dal suo coefficiente d'agglomerazione rurale.
Un'altra statistica della Svezia relativa alle cause delle morti .accidentali proverebbe eh?
nelle campagne sono relativamente più frequenti le morti accidentali per soffocazione, per
scottatura, per fulgorazione e per avvelenamento. Un documento statistico della Prussia,
ma relativo ad un' annata soltanto, accennerebbe che se le disgrazie nelle campagne noa
sono tanto frequenti vi sono però più gravi e più spesso mortali. L'influenza generale che
le fatiche campestri spesso, in date stagioni soprattutto eccessive, esercitano sui contadini
si traducono in speciali malattie in date epoche, in frequenti ernie, varici, nlcere alle
gambe, in una vecchiaja precoce specialmente riguardo alle donne, la mortalità delle quali
è altresì maggiore nelle campagne che nella città.
L'Autore porta eziandio la sua attenzione sui figli del contadino e ad essi dedica la
quinta parte del suo lavoro. Trova anzitutto che la mortalità della prima infanzia, nei primi
mesi ed in ispecie nei primi quindici giorni dalla nascita, è maggiore nelle campagne che
non nelle città. Attribuisce in gran parte alle poche cure nei parti, all'i nterventp solo di
inesperte levatrici, la proporzione dei nati morti, sebbene valendosi dei lavori statistici del
nostro Bodio riconosca che, in generale, la proporzione dei nati morti sia maggiore nelle
città che nelle campagne. Insiste a ragione, sulla perniciosa influenza del freddo sui neonati,
in ispecie nel portarli al fonte battesimale in chiese fredde ed umide. Principalmente nei
paesi nordici e fra le vallate alpestri le vicissitudini atmosferiche tornano esisiali alla pri-
ma infanzia dei contadini : di fatti l'inverno è la stagione più ferace di morti nei bambini
— 879 —
nelle campagne, mentre nelle città lo stesso effetto si osserva maggiormente nelle stagioni
calde. Altra influenza nociva è l'alimentazione precoce; la necessità talvolta di rimpin-
zare i bambini per parte delle madri prima di recarsi ai lavori campestri. L' Autore la-
menta altresì i danni che provengono dall'uso delle fasce, dai pregiudizi inveterati nelle
campagne. Quanto la stagione dei ìavori risulti esiziale pei bambini si ricava ancora da una
tavola del Bertillon. L'Autore riporta altre statistiche relative alla mortalità relativa fra i
fanciulli legittimi e gli illegittimi, e poscia fa notare come oltrepassato il primo anno di
età il fanciullo che ha potuto resistere alle predette nocive influenze, alla campagna si fa
pia robusto che nelle città, ed in queste si fa in progresso più notevole la mortalità re-
lativa. Assennati precetti d'igiene scolastica chiudono questa parte del libro.
Gli elementi della statistica demografica ed igienica applicati alle popolazioni rurali for-
mano l'importante oggetto della parte sesta. Da dati statistici relativi a diverse regioni
d' Europa si rileva in primo luogo che il numero dei matrimoni è maggiore nelle città
che nelle campagne, nelle prime sono le donne che più frequeutemente contraggono ma-
trimonio, nelle seconde invece sono i maschi; in queste inoltre benché in lievi propor-
zioni, si passa più per tempo alle nozze. La natalità poi è maggiore nelle città che nelle
campagne, è maggiore nei villaggi rurali dove vi interviene X industria^ che non in quelli
esclusivamente agricoli. E qui l'Autore s'intrattiene sulla restrizione volontaria che fra i
contadini agiati limita il numero dei figli. Nelle campagne è minore il numero dei figli
legittimi, è più rilevante la proporzione delle nascite mascoline sulle femmine. Altri van-
taggi delle popolazioni rurali consistono in una minore criminalità, minor numero di alie-
nazioni mentali, e di suicidi. Ma d'altro lato l'ignoranza espone i contadini a sinistre
conseguenze. In essi regnano ancora i pregiudizi circa gli spiriti, i talismani, fira essi fanno
ancora buoni affari i cerretani d'ogni specie, i tocca sana , i racconciatori, ecc. L' istru-
zione varrà col tempo ad ovviare a tutti questi mali, frattanto la distribuzione dell'istru-
zione in Francia nei suoi rapporti colla mortalità dimostra già che questa è minore nei
dipartimenti nei quali l'istruzione è più diffusa.
Dopo queste ricerche era naturale il passo ad uno studio riassuntivo della patologia
rurale, ed è ciò che l'Autore fece nella settima parte della sua opera. Nei capitoli
precedenti però avendo già accennato a diverse affezioni morbose, l'Autore limita ora
lo studio ad alcune, ed in primo luogo richiama l'attenzione sulla frequenza delle ma-
lattie di petto nei campagnoli dovuta alle continue influenze del freddo e dell'umidità; a
queste in gran parte, alla copiosa ingestione di acqua non sempre pura, all'incongrua ali-
mentazione attribuisce poi il dominio delle dissenterie nell' estate e nell'autunno ; assai
frequenti trova altresì le febbri intermittenti. Vi segue una rapida rassegna delle regioni
soggette a gozzo e cretinismo, che sono detti in diretto rapporto fra loro. Circa alle cause,
dopo l'enumerazione delle cause generali, l'Autore accenna ad una causa speciale, occa-
sionale, cioè al raffreddamento si frequente nei paesi di montagna ; l'azione, ad esempio,
dei venti freddi e forti sul corpo estuante e sul collo in i specie, l'ingestione subitanea di
acqua ghiacciata, ecc. Ci sia però permesso il dire che se queste cause possono avere una
certa influenza non ispiegano però come il gozzo ed il cretinismo regni piuttosto in una
più che in un' altra vallata, in un paese piuttosto che in un altro ed a pari condizioni
di una stessa vallata, ecc. Parimente non si potranno senza riserve accogliere le conclusioni
dell'Autore circa la maggiore frequenza della febbre tifoidea e della tisi nelle campagne
che non nelle città, e le cause di queste malattie. Giusta le ricerche dell'Autore la difte-
rite sarebbe pure molto diffusa in alcune regioni rurali dell'Europa. L'Autore riferisce al-
— 88o —
tresì statistiche, però parziali per qualche regione, relative alla frequenza delle malattie dt
infezione e contagiose nelle città e nelle campagne e porta specialmente la soa attenzioDC
sul vajuolo che forse fa maggiori stragi nelle campagne che nelle città ed invoca a prO'
posilo la vaccinazione obbligatoria. Chiudesi questo capitolo con alcune riflessioni sulle
malattie veneree nelle campagne.
L' ultima parte del volume tratta della diminuzione della popolazione nirale, della su
emigrazione verso le città e dei mezzi di prevenire le tristi conseguenze di questa emi-
grazione. Questa questione che trova la sua ragione di essere in cause di origine sodile,
può tuttavia influire sulla sanità delle popolazioni e quindi interessa anche l' igiene.
L'Autore non crede che si possa assolutamente dire che le campagne si spopolino, l'ac*
cresctmento annuo della popolazione si manifesta si nelle campagne come nelle città, ma
in queste è più considerevole a detrimento delle prime. Da certi dati statistici relativi a
diverse nazioni si rileva un aumento progressivo regolare del rapporto della popolazione
urbana alla popolazione rurale. Una parte però di questo risultato è dovuto a nuove ag-
glomerazioni urbane per parte della popolazione rurale. La causa principale dell' accresci-
mento delle popolazioni urbane dipende dalle emigrazioni rurali ; e queste trovano la
loro ragione di essere nei progressi della civiltà, nello sviluppo delle industrie; la miseria
dei contadini h poi la cagione principale della loro emigrazione. A ciò si potrebbe rime-
diare colle istituzioni d'insegnamento professionale e di credito agricolo ; favorendo l'agri-
coltura come si favoriscono le industrie, si manterranno alle campagne le braccia neces-
sarie con grandi vantaggi economico-igienici.
Per ultimo l'Autore insiste, ben a proposito, su una conveniente organizzazione del ser-
vizio sanitario delle campagne, servizio che dovrebbe far capo al Governo, e dovrebbe
essere disimpegnato da un apposito personale da quello dipendente. La Serbia of&e a
questo riguardo un esempio che, coll'egregio Autore, facciamo voti venga imitato.
Di questo modo ha termine l'opera del dottor Layet, di cui noi abbiamo cercato di
dare un'idea succinta, ma che sarebbe a desiderarsi corresse per le mani di tutti per le
larghe nozioni di cui è fornita, pei dati statistici di cui è ricca, e per le saggie consid^
razioni che vi sono svolte.
Dott. Giuseppe Parola.
Bnlletin de la Société d'Hygiène pabUqae de Bordeaux. Tome l, 1881. - Coe
piacere annunciamo la pubblicazione di questo primo volume del Bullettino della nnon
Società d'Igiene sorta a Bordeaux l'anno scorso ; essa conta già molti Soci, e noi le Au-
guriamo una vita attiva e feconda pel bene della salute pubblica e privata*
Noi accenneremo le questioni che si discussero nelle varie adunanze.
Dallo Statuto vediamo come la Società sia suddivisa in sette sezioni :
L Sezione: Igiene amministrativa;
II. > Igiene regionale e intemazionale;
III. » Igiene scolastica e pedagogica;
IV. » Igiene privata;
V. » Igiene industriale e professionale;
VI. » Demografia e statistica medica;
VII. » Igiene veterinaria.
Nell'adunanza del 23 marzo 1881 il segretario della Società dott. Layet, professore d'I-
giene, proponeva alla Società un Programma nel quale si trova compendiato lo scopo prìt-
— 88i —
cìpale della medesima, 9I compimento del quale ogni Socio deve concorrere secondo i suoi
mezzi e i suoi studi ; è lo studio della città di Bordeaux e del suo circondario considerati
rispetto all'Igiene si pubblica come privata e distinto ne' seguenti capi :
I. Storia della città nel passato, igienica, medica, ed epidemica ;
II. La città nel suo stato presente: i.^ Topografia; 2 ** Geologia, Idrologia; 3.^ Canali,
condotte d'acque, innondazioni ; 4.*^ Le strade ; 5.^ Le case ; 6.° Le fogne ; 7.*^ La popo-
lazione; 8.*^ Conservazione generale della città; 9.^ Illuminazione a gaz; 10.^ I quartieri
della città; 1 1 .^ Stabilimenti pubblici ; 12.° Industrie dannose alla salute; 13.® L'atmosfera.
HI. n Circondario: 14.** Configurazione e stato del terreno; 15.* Gli alimenti.
IV. Malattie e Mortalità:
Malattie endemiche, sporadiche, epidemiche ed epizootiche.
Mortalità assoluta. MortaUtà per le malattie suddette.
V. Istituzioni igieniche:
Igiene intemazionale e marittima ; ^
Igiene della regione e del dipartimento ;
Igiene municipale;
Assistenza pubblica.
Letto il Programma, dopo breve discussione la Società decide sia pubblicato ed inviato
a tutti i Soci.
Nelle snccessive adunanze si discussero e si trattarono varie questioni.
n socio Descombes descrìve sommariamente i mezzi adoperati fin' oggi per avere del-
l'acqua potabile nelle Lande e dà il disegno di uno dei pozzi d'acqua potabile del comune
di Belin.
n farmacista Dannecy prende occasione da un accidente successo in una farmacia per
trattare delle precauzioni da prendersi per diminuire le conseguenze degli errorì in far-
maceutica e conclude col proporre :
« Esigere che in ogni farmacia vi siano degli scaffali speciali, detti scaffali pei veleni,
nei quali i medicamenti dannosi non si troverebbero che nello stato di attenuazione. »
In Italia questo sistema h già in vigore da moltissimi anni.
.11 dott. Layet tratta della porosità dei materiali da costruzione, considerata rispetto al-
l'Igiene e dimostra con due esperienze una sul passaggio dell'aria attraverso un pezzo di
arenaria, e coll'altra il vario grado di porosità di alcune pietre specialmente impiegate nelle
costruzioni.
Il dott. Armaingaud discorre degli inconvenienti che possono risultare dall'accumularsi
della polvere nelle latrine; racconta come fu chiamato presso una famiglia, cinque per-
sone della quale presentavano intomo all'ano delle ulcerazioni, differenti però dalle sifili-
tiche, che scomparvero presto e facilmente mediante una cura locale. Avendo fatta ricerca
quale ne potesse esser la causa egli crede averla trovata nella carta usata nella latrina.
Questa carta, posta in quantità sotto una finestrella era coperta da una polvere, e quindi
egli crede come le ulcerazioni osservate siano dovute all'azione locale di questa polvere.
Il dott. Rondot parla dei provvedimenti necessari ad impedire la circolazione degli og-
getti che hanno servito ai vajuolosi, e dei mezzi di disinfezione d'adottarsi per assicurare,
nel miglior modo possibile, l'innocuità dei vestiti, biancheria, letti, locali, ecc., infettati
dal virus vacuoloso. Discorre quindi dei mezzi chimici e fisici che possono dare un risul-
tato soddisfacente e sicuro per ottenere il triplice scopo :
i.^ Di neutralizzare i germi d'infezione;
56
— 882 —
2.° Di non danneggiare e rendere inservibili le stoffe, gli oggetti della camera, ex ;
3.** Facile ad adoperarsi in pratica ed economico.
Fra i mezzi chimici egli trova primeggiare V acido solforoso ; fra i mezzi fisici distingce
il calore, sia secco che umido, e parlando degli apparecchi, li divide in varie categorie;
I.® Camere riscaldate ad aria calda ;
2.^ Le medesime camere coll'aggiunta dello sviluppo di vapori, ad esempio di irido
solforoso e di acido fenico ;
3.® Camere riscaldate con vapore acqueo.
Infìne gli apparecchi destinati a mandare direttamente il vapore negli appartamenti, nelle
navi, ecc. , adoperando per porli in opera quei mezzi di riscaldamento dei quali si dispone;
Il dott. Layet presenta alla Società uno studio di Demografia patologica della città £
Bordeaux da lui fatto durante il quinquennio XS76-1SS0. Dal medesimo risalta la media
annuale di mortalità per Bordeaux essere di 24,2 per looo, dalla quale cifra appare es-
sere Bordeaux una delle città d'Europa meno colpite dalla mortalità, poiché su od gnndi
città delle quali egli cercò la media annuale della mortalità, Bordeaux sarebbe la 67.*
11 dott. Lefour fa conoscere alla Società un accidente occorsogli di avvelenamento per
rame coll'estratto attenuato di chinachtna. Egli aveva prescritto ad una giovine sigaora
affetta da malattia all'utero il detto estratto alle dosi crescenti di 4, 6 e 8 grammi il
giorno. L'ammalata bentosto fu colta da nausee e vomiti che crescendo di forza e fre-
quenza presero un carattere allarmante. Ogni cura energica fu vana; 1' ammalata dima-
grava rapidamente, comparve la febbre e vomitava sangue. Assai inquieto, avvisò la fa-
miglia di un esito che poteva essere prontamente fatale, ed applicò, ultimo espedien:e.
alla cavità epigastrica diversi cauteri con polvere di Vienna. I vomiti , cominciando dalla
sera stessa, cessarono e l'ammalata migliorò. Essa da due giorni non prendeva piti estrano
di chinachina.
Egli non pensando punto che la causa fosse da cercare nel medicamento suddetto, noe
sapeva come spiegarsi questi seri accidenti, che si sarebbero rinnovati se il caso non Io
avesse illuminato. Noi non narreremo come venne alla conoscenza della cosa, solo diremo
che fatto analizzare il medicamento si trovò che conteneva 11 milligrammi di rame m^
tallico ogni grammo di estratto, e l'ammalata prendendo 8 grammi al giorno del mede-
simo introduceva insieme nello stomaco 88 milligrammi di rame metallico giornalmente.
Ora ecco come accadeva la cosa. Il farmacista Mouchon per ottenere una maggior
quantità di estratto e con minor spesa, pensò di adoperare 1' acido idroclorìco nella pro-
porzione bastante per neutralizzare gli alcaloidi, e la quantità di estratto di chinachina
ottenuto era maggiore quanto più elevata era la dose dell' acido, che essendo in abb-:>n-
danza intaccava le pareti della caldaja di rame ove si preparava l'estratto.
Il dott. Lefour spera che il fatto da lui narrato debba essere d' insegnamento, e «do-
manda alla Società dei provvedimenti per evitare si rinnovino accidenti le cui conseguenze
potrebbero essere fatali.
Il Socio Chambrelent legge una proposta sull'opportunità di fondare a Bordeaux an
Istituto speciale pei fanciulli rachitici o deformi. Dopo aver parlato del rachitismo, degli
stabilimenti che attualmente in Bordeaux possono raccogliere i fanciulli rachitici, come i
mezzi di cura siano insufficienti allo scopo speciale cui dovrebbero servire, e infine il
grave pericolo del contagio per malattie quali la difterite, la rosoUa, U scarlattina^ il w
juolo, ecc., in ospedali ove sono raccolte ogni sorta di fanciulli e di malattie , passa a
discorrere di un suo viaggio nell'AIU Italia. Parla degli ospedali per fanciulli di TorinD,
— 883 —
Milano, Venezia, fermandosi specialmente a discorrere dell'Istituto dei Rachitici di Milano,
che loda per T ordinamento, per il mobilio, ecc.; termina col dire come in Italia in
questa parte dell'Igiene infantile si sia assai pia avanti e i risultati più felici, che non in
Francia, ed emettendo insieme ad altri Soci un voto in proposito per la fondazione di
istituti-scuole per rachitici, propone a modelli le scuole pei rachitici fondate a Torino dal
dott. Gamba e l'Istituto fondato a Milano dal dott. Pini.
Il dott. Giorgio Martin tratta delle malattie degli occhi nei contadini. Parla in prima
del pterìgio , che, raro presso gli abitanti della città, si fa frequente nei contadini per la
polvere, che in maggior quantità nelle campagne, irrita loro il globo oculare nella sua
parte meno difesa, e dopo aver discorso della malattia consiglia delle specie d' occhiali
che impediscano alla polvere di giungere all'occhio. Parla poi delle malattie delle vie la-
grimali, anch'esse più frequenti nei contadini, e per ultimo discorre della Cheratite dei
mietitori^ la chiama una malattia grave e che unita alle malattie delle vie lagrimali ò
causa sovente di cecità.
L'architetto Goujon legge un suo lavoro sugli incendi nei teatri, e il dott. Drouineau
discorre dell'importazione del vajuolo per la via di mare e dei mezzi per combatterla;
conclude col dimostrare come gli Uffici municipali d'Igiene, i Consigli o Commissioni sa-
nitarie attualmente in esercizio siano insufficienti allo scopo.
Il segretario dott. Layet infine dimostra come fra le condizioni poco favorevoli alla sa-
lute delle popolazioni agricole, sia il piccolo numero di finestre delle loro abitazioni, che
non permette all'aria di circolare liberamente e nella quantità dovuta.
Dott. G. Pini.
— 884 —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI SETTEMBRE 1882.
Lo stato meteorico del mese di settembre fu quest'anno più che in qualunque altro
mese diverso oltremodo nelle diverse regioni d'Italia; per quanto riguarda la distribuzione
sia della pressione atmosferica, come, e molto più, quella delle pioggie.
Mentre sulle sponde adriatiche, del pari che in Sicilia, queste si mantennero od iiife>
riori al loro valor normale, od a questo non guari superiori, sul versante del Mediterraneo,
ed in tutte le regioni prealpine ed alpine, in modo specialissimo poi in quelle prossime
alle Alpi Lepontine, Retiche, Gamiche e Giulie, l'acqua caduta oltrepassò ogni misua, e
nelle regioni del veneto arrecò quei danni gravissimi che a tutti son noti.
Questi danni e queste mine vennero senza fallo accresciuti non poco dal difetto dei bo-
schi, in gran parte abbattuti in quelle infelici regioni; per cui le acque derivanti daDe
piogge e dalle nevi copiose cadute su quei monti, non rattenute da alcun ostacolo bene-
fico, si scaricarono furiose ed abbondanti nelle vicine fertilissime pianure, arrecando do-
vunque sgomento e dolore. Se la carità pubblica, destatasi in modo mirabile, dovunque
tra noi ed all'estero, per sovvenire a tanta sventura, merita lode ed encomio grandissimo,
opera più lodevole e proficua sarebbe certamente quella di prevenire almeno in parte ai
danni futuri, col rimboscare quei monti, che stanno sul capo di tanti nostri fratelli!
Prima Decade.
Quasi tutta la prima decade trascorse colle sue fasi normali per questa stagione, con
piogge cioè e temporali qua e là nelle diverse contrade della penisola. Una prima serie
di queste meteore si ebbe dall'i al 2, soprattutto nella bassa e media Italia, per causa di
una depressione barometrica apparsa sul Jonio. Una seconda serie accadde dal 4 al 7, per
una nuova e larga depressione, la quale, avanzandosi dall'Algeria, invase la penisola Slavo-
greca e la nostra, e parte dell'Iberica, protendendosi su tutto TAdriatico ed il Mediter-
raneo. Le piogge ed i temporali cominciarono il 4 dal Nord, mentre al Sud il cielo era se-
reno; si estesero nei giorni appresso al centro, ed in ultimo al Sud neir8-9, qiuLndo in-
vece al settentrione la stagione era divenuta bella.
Dal 9 al IO una forte depressione sopraggiunse sull'Irlanda, la quale si estende eoa
minore energia sul Gontinente e su tutta Italia, dando nel io cominciamento sulle nostre
contrade ai temporali e più ancora alle piogge, che inaugurarono il disastroso periodo cli-
materico, di cui diremo appresso.
Il flusso equatoriale alimentato nella prima metà della decade dalle basse pressioni al
Nord-Ovest ed al Nord, e dalle alte all'Ovest ed al Sud-Ovest, mantenne l'aria calda in
tutto il nostro paese; per cui nei primi cinque o sei giorni si ebbe il massimo termico
di tutto il mese, il quale ritardò di qualche giorno al Sud ed in Sicilia. Per contrario, pro-
gredite le alte pressioni al Nord nella seconda metà della decade, e diminuite al Sud del
45° parallelo, acquistò vigore la corrente polare, e la temperatura si rinfresca alquanto.
Le condizioni meteoriche di questa prima decade si mostravano sotto ogni aspetto pro-
pizie alla campagna; epperò facevano concepire ottime speranze per le medesime; caldo al
mezzodì, dove si lamentava soverchia secchezza.
Seconda Decade.
Durante tutta questa decade i movimenti ciclonici furono continui e persistenti, come
in pressoché tutta 1' Europa centrale, cosi, e molto più, sulla nostra Italia. Grandi avval-
lamenti barometrici si mantennero da una parte e dall'altra del meridiano Copenaghen-^
Roma; essi avevano orìgine dal Nord-Ovest del Continente, e talvolta anche dall'Ovest.
I centri delle due depressioni al Nord-Est ed al Sud-Ovest si trovavano, uno al Nord,
Taltro al Sud delle Alpi ; il primo è stazionario sulla Baviera, il secondo oscilla dal golf»
di Genova a quello di Venezia , descrivendo una trajettoria cicloidale sulla pianura pa-
dana. Da una parte e dall'altra di codesto avvallamento atmosferico, il barometro si man-
tenne alto anzi che no.
Per cosiffatta disposizione della pressione, continuarono per tutta la decade i venti au-
strali, i quali arrecarono sulla Penisola continuo e copioso vapore ; in quella che per le
pressioni d'Ovest, sempre superiori a quelle dell' Europa media, perduravano, specialmente
all'Occidente, i venti freddi di maestro e di tramontana, i quali precipitavano incessante-
mente i vapori giunti dalle regioni australi, e producevano per quasi tutta Italia piogge
continuate ed abbondanti.
Dove queste furono insolite del tutto per la copia e per la durata, si fu nella regione
che dal Lago Maggiore si estende sulle pianure venete, cioè sui versanti e sulle vette
stesse delle Alpi Lepontine, Retiche, Gamiche e Giulie. Nelle regioni dei laghi, l'altezza
della pioggia caduta in questa decade oltrepassa il mezzo metro, e tale si fu pure quella
dell'acqua raccolta al Nord-Est dell'anzidetta catena.
A ciò si aggiunsero le nevi cadute sulle zone più alte dei monti suddetti, le quali lique-
fatte dalle accennate correnti d'aria tiepida, e non trattenute da' boschi, insieme colla enorme
quantità di pioggia, cagionarono nel Veneto , e soprattutto nelle provincie di Padova e
<li Rovigo e nella città di Verona quelle rovine che a tutti son note.
I straripamenti di fiumi e di torrenti, comechè in minori proporzioni, si estesero anche
alla Lombardia sino alle pianure della Lomellina. In Piemonte invece ed in Liguria la
pioggia fu intorno ai io centimetri ; epperò non vi fu nulla di sinistro.
L'acqua si raccolse copiosa non poco anche nelle regioni appennine, massime sul ver-
sante del Mediterraneo ; a Genova ne caddero 376 mm. !
La temperatura si mantenne bassa per tutta la decade relativamente alla stagione.
Codesti tempi cattivi, oltre ai luttuosi disastri arrecati nelle regioni venete, riuscirono
dannosi agli interessi agricoli di gran parte della rimanente Italia, e specialmente del Nord,
arrecando nocumento alle uve, impedendo il raccolto del mais nei luoghi più freddi, e
non permettendo i consueti lavori delle campagne.
Terza Decade.
La depressione che, venuta dalla Spagna sul Tirreno, chiudeva la decade precedente,
continuò ancora nei primi due giorni della decade corrente e continuano pure le piogge»
specialmente al Nord e nel mezzo della Penisola ; queste sono più rimesse il 23 e 24 e
ricominciano il 25 , al sopravvenire di una nuova onda depressa dall' Algeria , con una
brezza sopravvenuta sulle coste Francesi, e si protraggono sino al 27. Esse yanno con-
giunte a temporali e grandini nelle contrade di mezzo.
— 886 —
Dopo il 27 la pressione cresce da Sud-Ovest e da Sud (76S a 770 minimetri), menat
si mantiene bassa al Nord-Ovest ed al Nord (745 a 750 millimetri), perdo si STilnppt
alquanto la corrente equatoriale ; e sebbene il cielo rimanga piuttosto nuToIoso e qualche
po' piovoso qua e là , tuttavia la temperatura aumenta di qualche grado, per modo che
il massimo termico accade in sul finire della decade , mentre il minimo era occorso ia
sul cominciar della medesima, ed era stato insolitamente basso, dai 2 ai 4 gradi, in di-
verse stazioni alpine e subalpine.
La pioggia, sebbene non sia stata cosi straordinari.i come nella decade scorsa, ricfd
tuttavia copiosa per gran parte d'Italia, ed in alcuni luoghi copiosissima. Minore ne cadde
nella bassa Italia e specialmente nella Sicilia; nelle quali regioni perciò riusci nrilÌTOmi
ai raccolti; mentre che nelle altre furono quasi dovunque avverse alle operazioni agricole.
N. B. La quantità di pioggia caduta in tutto il mese di settembre in alcune delle no-
stre stazioni, poste nelle regioni citate, oltrepassò il metro. La maggiore di cui finoca ab-
biamo notizia, si e quella di Santa Maria Maggiore in Val Vegezzo (Ossola), dove toccò
la enorme altezza di 1 205'"^ 1 1
Temperature estreme notate in Italia nel settembre 1882.
Città
Temperatura j
\
Città
Temperatura
Massima
Minima !
1
Massima
Belluno
28^5
5". 6 !
Livorno .
29O.0
I2^0
Treviso
3o^9
8». 9 ;
\ Firenze
30^.2
II^.O
Venezia ....
28^3
12° 2 I
Perugia
28^5
9^7
Bergamo. . . .
27«.o
6^.4 '
Roma
29^.5
12^5
Pavia
27^5
lO^ I '
' Aquila
28°. 3
80. 3
Milano
27^8
90.6 :
Foggia
32^.2
11°. 3
Novara
27^0
60. 5 ;
Caserta
32°. 0
120. 5
Torino
25^.3
S^.o i
■ Avellino ....
29<>.2
IlO. I
Alessandria. .
28*>.7
9^4
Salerno
29^5
n^'^z
Genova
28^8
I2^0
. Potenza ....
27^4
S^o
Piacenza. . . .
28^2
9^8
, Lecce
31^7
14^. s
Modena ....
30**. 0
11^.9 i
•
Cosenza ....
31**. 5
I2^0
Bologna ....
28^^.7
fio.6
Palermo ....
1
35*^.6
110.7
Urbino
270.6
110.6 I
Siracusa ....
31^0
160.0
Ancona. ....
26^2
1
Girgcnti
i
29^8
14". 2
Dair Osservatorio ài Moncalieri^ noz*: rubre 1882,
Padre F. DENrA.
— ooy —
RIVISTA METEOROLOGICA DEL MESE DI OTTOBRE 1882.
Sebbene il mese di ottobre non sia stato cosi piovoso e cosi triste come lo scorso settembre,
tuttavia la pioggia e le nevi in esso cadute furono per gran parte dei nostri paesi copiose
ed anche copiosissime. Quasi dapertutto non riuscirono superiori al loro valore normale.
Nell'alta e bassa Italia, ne cadde il doppio del consueto ; meno nella media, e solamente
in Sicilia rimase scarsa ed inferiore al detto valore. Continuarono perciò i straripamenti
dei fiumi e torrenti e gli allagamenti delle campagne qua e là nel Veneto, nella Lom-
bardia e nel Piemonte, e con essi i danni per le campagne, meno tristi però che nel
mese passato. La temperatura andò diminuendo man mano, e non fu certamente di troppo
elevata riguardo alla stagione.
Causa delle accennate vicende si fu l'avvicendarsi dei cicloni atmosferici che non cessa»
reno in questo mese di percorrere il Continente, comechè meno funesti per l'Italia.
Prima Decade.
Le alte pressioni che per quasi tutta questa prima decade di ottobre perdurarono al Nord
ed al Nord-Est del Continente, fecero sentire alquanto la loro azione nelle nostre contrade,
temperando alquanto i tempi cattivi e funesti del mese passato; e nei primi tre giorni
le piogge cessarono in gran parte d' Italia, dove il cielo si mantenne sereno o nuvoloso.
Nei giorni appresso, dal 4 al 9; mentre il barometro addiviene ancora più alto nel
Settentrione (775), nei nostri paesi si avvicendano nuove depressioni, meno intense però
di quelle di settembre. Queste trascorrono dall'Adriatico al Mediterraneo, colmandosi poi
man mano al terminar della decade. Fu perciò che in tutto questo tempo, sino all'8, le
piogge caddero di nu ove in abbondanza in tutta l'Alta Italia e nell' Emilia ; ed in alcun!
luoghi abbondantissime. Meno copiose si ebbero nel mezzodì, e furono invece scarse in
Sicilia. La neve cadde sulle vette ed in diverse valli alpine.
La temperatura persiste bassa anzi che no, avuto riguardo alla stagione; e presso a*
versanti delle Alpi si avvicinò allo zero.
La sovrabbondanza delle pioggie nell'Alta Italia e nell'Emilia, comechè non abbiano
arrecato gli immensi danni del Veneto, riuscirono tuttavia sinistre non poco all'agricoltura ;
<lnnneggiando i raccolti, ed essendo di ostacolo alle seminagioni autunnali. Migliori furono
le notizie della Bassa Italia, e specialmente degli Abruzzi e della terra d' Otranto ; nella
Sicilia si desiderava pioggia.
Seconda Decade.
Poco diverso da quello della decade precedente, si è il regime atmosferico di questa.
Mentre le pressioni persistono sempre alte al Nord ed al Nord-Est per quasi tutta la decade,
crescendo ancora nella seconda metà, ed addivenendo altissime negli ultimi tre giorni, in cm
il barometro arriva sino a 785 mm. sulle pianure russe; nelle regioni occidentali e del
mezzodì esso è relativamente basso nei primi sette giorni.
E perciò che, sotto V influsso delle burrasche di Nord-Ovest, il cielo fino al 17 si man-
tiene ancora coperto e molto nuvoloso, con nebbie nelle valli dell'Alta Italia ; e la pioggia
— 888 —
continaa a cadere in tutta la Penisola ed in Sicilia, e spesso copiosa, meno però che nelle
decadi precedenti, raggiungendo ed oltrepassando 1 loo mm. in diverse località sparse in
tutte le regioni, come ad Udine, Porto Maurizio nel Nord; Perugia nel Centro; Casena,
Napoli ed Avellino al Sud: negli ultimi due otre giorni invece, al giungere tra noi delle
altissime pressioni del Nord*Est, la stagione diviene migliore, ed il cielo si rasserena in
molti luoghi.
Questo deflusso atmosferico da Nord-Est influisce eziandio sullo stato termico d' Italia,
e ne abbassa la temperatura al finir della decade; ed in parecchie stazioni delle valli
alpine questa scende sotto zero.
Le nuove piogge di questa seconda decade, per causa delle precedenti condizioni idrome-
triche del terreno, non furono certamente propizie alle vicende agrìcole del Nord e del
Centro d'Italia; mentre tornarono di giovamento al Sud, dove quest'anno lo stato delle
campagne e dei raccolti riuscì quasi dappertutto prospero e rigoglioso.
Terza Decade.
La stagione, che sembrava continuar migliore nel prìmo di quest'ultima decade, riprese
di nuovo il primitivo sinistro andamento ; e la pioggia cadde un'altra volta sovrabbondante
sull'alta e media Italia; i giorni trascorsero assai spesso coperti o nebbiosi, e l'umidità
dell'atmosfera fu eccessiva. Per contro in Sicilia l'acqua era desiderata, e l'aria di soverchio
asciutta !
La maggior quantità di pioggia cadde il 27, apportatavi da una violentissima ed ampia
bufera giunta al mattino sulle coste oceaniche francesi; la quale, protendendosi al Sud
su tutta la Penisola Iberìca e sul Mediterraneo, giungeva più tardi sul Nord d' Italia.
Come oltr'Alpi cosi in queste ultime regioni, già si fieramente flagellate dalle precedenti
inondazioni, avvenivano nuovi allagamenti e devastazioni di campi, rotture d'argini e di
strade. E questa volta l'infortunio si propagò sino al Piemonte, nel territorio soprattutto
tra il Pavese e l'Alessandrino. NelU stazione di Garbagna, nel Torinese, in sole tre ore
caddero oltre a 1 20 mill. d'acqua !
Sull'opposto versante dell'Appennino verso mezzodì, cadevano pure enormi e repentine
quantità d'acqua con allagamenti e disastri. Se peggio non avvenne, si fu perchè la me-
teora si converti sulle Alpi in neve copiosa, la quale scese pure al basso in diverse valli.
Temporali avvengono nel 29 in non poche località.
Codesta burrasca arrecò pure una notevole diminuzione di temperatura; per modo che
in varie stazioni dappresso a' monti, il termometro si abbassa sotto zero, ed in molte altre
si mantiene appena al disopra; né mancano le brine qua e là nel Settentrione.
Finalmente la burrasca nei dì seguenti si porta nel mezzo d'Europa; e nel 30 le pres-
sioni cresciute da Ovest la dividono in due, una sulla Scandinavia di Sud, l'altra sull'Adria-
tico. Quindi negli ultimi due giorni del mese, decresce l'umidità, i venti si abbonacciano,
ed il cielo diviene sereno, massime al . Nord.
Le descrìtte condizioni meteorìche, furono anche in questa decade, come nelle prece-
denti, avverse alle campagne specialmente nell'alta e media Italia. Le cose agricole con-
tinuarono invece sotto ogni aspetto migliori nel mezzodì, e sarebbero riuscite eccellenti in
Sicilia, se non fosse mancata la pioggia. È questa una prova evidente della notevole di-
versità di clima nelle differenti contrade del nostro paese.
— 889 —
Temperature estreme notate in ItaUa mlT ottobre 1SS2.
Temperatura |
1
Temperatura |
Città
1 Città
IfAssima
Minima
Massima
Minima
Belluno ....
20°. 8
3°.i
Livorno ....
25° 0
9°.o
Udine
23^4
3». 4
Firenze
25°. 2
7^5
Venezia . . • •
21°. 7
5°. 3
Perugia
22°. 4
7^2
Bergamo. • . .
19'. 4
5». 4
Roma
25». 8
9^6
Como
19^5
«».s
1 Aquila
23°. I
4^8
Milano
20°. 9
S°.8
Chieti
25°. 2
8°.i
Novara
21°. 4
3°. 4
Benevento...
30°. 0
7^7
Torino
21°. 0
4°. 6
Avellino ....
24^1
4°. 8
Alessandria..
22°. 7
4°.i
Napoli
25O. I
11°. 6
Genova
23^7
I2*.0
Potenza ....
23^3
5^o
Piacenza. . . .
21°. 6
5».S
Lecce
Cosenza ....
26°. 7
11°. 4
Modena ....
22°. 9
8».o
27°. 0
9°. 8
Bologna ....
25°. 3
9°.o
Palermo ....
31°. 2
10°. 7
Urbino
19°. 8
8°. 8
1 Siracusa ....
26^0
14°. I
Ancona
22®. 0
11°. 0
Catania
28°. 0
12°. 0
Dalt Osservatorio di ^foncalieri, dicembre 1882,
Padre F. Denza.
PARTE QUARTA.
ATTI
DELLA
REALE SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE
Siamo lieti di poter annunciare che S. M. il Re, sopra parere di S. E.
il Ministro dell'Interno, con ordinanza del 26 novembre p. p. si è degnato
insignire del titolo di Reale la Società Italiana cC Igiene,
S. E. il Ministro Visone, nel partecipare questa notizia al Presidente della
nostra Società prof. A, Corradi, dice e che S. M. il Re, che aveva già fatto
€ palese il più vivo interessamento per la Società Italiana d'Igiene, amando
< dimostrare il grandissimo pregio in cui tiene 1* opera sua benemerita e
€ gli utilissimi risultati ' finora conseguiti e volendo cooperare al suo incre-
c mento, si è determinato concedere che la Società stessa possa denominarsi
« Reale Società Italiana d'Igiene >.
Questo atto torna di grandissimo on ore per la Società e la pone in con-
dizione di poter trarre nuova lena nella sua civile e filantropica missione a
beneficio della prosperità nazionale (0.
H riconoscimento in Ente Morale della Società da parte del Governo, fi-
nirà coU'assicurare le sorti del. Sodalizio nostro che, sorto sotto auspici mo-
desti e per opera di pochi, sarà d'ora innanzi annoverato fra le Istituzioni
nazionali.
(i) Lettera citata.
— 891 —
REALE SOCIETÀ ITALIANA D'IGIENE.
SEDE CENTRALE DI MILANO
PROCESSO VERBALE
della Seduta del 18 novembre 1882
Presidenza dott. C. Zuccui.
ORDINE DEGLI OGGETTI DA TRATTARSI :
1.® Comunicazioni delia Presidenza,
2.** Dott. Enrico Cappi. — • La bachicoltura studiata nei suoi rapporti col-
r Igiene,
3.® Dott. Carlo Franzini, — Su/Paweienamento dei funghi e dei mezzi re-
lativi per prevenirlo.
4.® Dott. Alessandro Giletti. — V allattamento dei bambini sifilitici.
Presidente. — La Seduta è aperta : ha la parola il Segretario per alcune
comunicazioni della Presidenza.
Dott. Pini {Segretario), — Partecipa una lettera della Società Beniamino
Franklin (di mutuo soccorso fra gli operai verniciatori) in cui sono indicati
i gravi danni che derivano agli operai dall'uso di talune vernici, ed è
espresso il voto che la Reale Società Italiana d'Igiene prenda in considerazione
tale questione e proponga quei rimedi che stimerà del caso, per tutelare la
salute di tanti operai.
Presidente. — Invita il sig. Secchi, rappresentante la Società Beniamino
Franklin, a voler fornire quelle notizie che credesse convenienti a conva-
lidare la domanda presentata dagli operai verniciatori.
Secchi. — Accenna all'aumento notato in quest'ultimi tempi, nel numero
degli operai verniciatori sofferenti per avvelenamento saturnino e soggiunge
che oltre il maggior numero di malati, è a considerarsi la gravezza dei
sintomi che essi presentano, espressione molte volte di lesioni insanabili.
Avverte ad alcune sostanze, il cui uso più specialmente riesce di dannò, e
dichiara che la Società dei verniciatori si tiene pronta a fornire alla So-
cietà d'Igiene quei campioni di sostanze coloranti che desiderasse prendere
in esame.
— 892 —
Dott. Pini. — In vista della importanza della questione proposta dilli
Società Beniamino Franklin, dopo d'aver ringraziato per 1' onore fatto alla So-
cietà d'Igiene, chiamandola a giudicare e por rimedio a si gran male, pro-
pone che la Presidenza della Società d'Igiene nomini una Commissione com-
posta di persone competenti, la quale studi gli ammalati per avvelenamento
saturnino che le verranno indicati dalla Società dei verniciatori ; analizzi le
diverse sostanze coloranti, e proponga i rimedi che stimerà opportuni a
tutela della salute di questa classe di operai.
Presidente. — Mette ai voti la proposta fatta dal dott. Pini, che viene
approvata all'unanimità dall'assemblea.
Segretario. — Comunica il recente invio alla Biblioteca deUa Società
di nuovi libti, quali sono :
i.° Manuale (T Igiene rurale (specialmente pel contadino bresciano),
del dott. Vitaliano Galli ;
2,^ Jì Tnanicomio (Timo/a^ pel dott. Luigi LoUi ;
3.** Traile des disinfeclants et de la disinfection, del prof. E. Vallin;
4.° Fognatura ed acqua in Palertno^ dei sig. dottori Chiara e Ricca;
5.^ Censimento della popolazione in Italia (31 dicembre 1881), del
prof. Bodio ;
6.° La difterite, del dott. R. Guaita;
7.° L anchilostoma e ranchilostomoanemia, del dott. Annibale Salomone;
8.^ Documents sur les falsifications des niatières alimentaires et sur às
travaux du laboratoire municipal (Paris) ;
9.^ EsposizioìU Universale del i8j8 in Parigi; relazione dei Giurati
italiani, dottori Bertani e Pini.
Di tutti questi lavori sarà tenuta speciale parola nel Giornale della Società.
Presidente. — Invita il Vicesegretario dott. Grandi a leggere la me-
moria inviata alla Presidenza dal dott. Ercolano Cappi.
Dott. Grandi. — Legge la comunicazione inviata dal dott. Cappi sulla
Bachicoltura studiata nei suoi rapporti colf igietu. Tale comunicazione è ba-
sata sopra osservazioni fatte nei comuni di Castel verde e Tredossi (Cremona),
su d'una popolazione complessiva di 3576 abitanti, di cui circa 2000 sono
allevatori di bachi. Il dott. Cappi ritiene che l'allevamento dei bachi possa
essere causa di malattie varie, sia mediche che chirurgiche: per le prime
trova le cause nella differenza di temperatura, talvolta assai considerevole
tra l'interno delle case dove si coltivano i bachi, e l'atmosfera estema:
nella negligenza di ogni precetto igienico, nella trascuratezza dell' adempi-
mento d'ogni funzione, di qualunque ufficio e per ultimo nella infezione che
— «93 —
produce il così detto lettiecic dei bacili, che d' ordinario si raccoglie in
prossimità dell'abitato. Delle lesioni chirurgiche sarebbero causa il lavoro di
sfrondatura dei gelsi, quello di tagliuzzamento della foglia e l'impianto dei
tavolati pei bachi. Per evitare i pericoli accennati il dott. Cappi vorrebbe si
rtccomandasse: i.^ Di evitare, per quanto è possibile, il passaggio rapido
dalla temperatura interna delle case alla esterna, modificando conveniente-
niente gli indumenti: 2.^ Di procurare un sufficiente riposo e buona ali-
ii^ntazione ai contadini bachicultori: 3.^ Di allontanare dalle abitazioni sol-
lecitamente e di un buon tratto il letticcio dei bachi. Riflettendo poi che dei
^^^i chirurgici osservati dal dott. Cappi pel lavoro di sfrondatura il maggior
numero si riferisce a donne, vorrebbe si proibisse alle donne questo gehere
di lavoro, come non adatto alla fisica costituzione loro ; come lo vorrebbe
Proibito ai vecchi e ai deboli. Per ultimo, a rendere meno malagevole la sfron-
datura, il dott. Cappi vorrebbe si coltivasse il gelso cosi da non crescere
^olto in altezza.
Presidente. — È aperta la discussione sulla memoria presentata dal
^ott. Cappi.
Dott. Pini. — Conviene sulla insalubrità delle abitazioni dei contadini
inassime durante la stagione dei bachi, in cui il povero contadino cede in
^ran parte la abitazione sua per la bachicoltura. Propone che la Società
trovi modo di far compilare un manualetto sull' Igiene del bachicoltore, da
aggiungersi ai molti pubblicati fin qui nella Collezione popolare della Società
e da diffondersi specialmente nelle campagne per mezzo dei medici condotti.
Dott. ZuccHi. — Ricorda che fino dal secolo passato furono emanate
delle gride che provvedevano in qualche guisa ai danni che ora si la-
mentano : crede che anche nei regolamenti municipali attuali vi sia qualche
disposizione in proposito; ma nota che i regolamenti poco o punto si os-
servano, egli quindi vorrebbe che l'Autorità provvedesse per una esatta e
rigorosa osservanza delle norme già date.
Dott. NicoLiNi T. — Crede esagerate le conclusioni del dott. Cappi, e
dedotte da osservazioni troppo ristrette pel tempo e per estensione di luogo :
lamenta che non si pensi a guai molto più gravi, quali, a cagion dì
esempio, quelli che derivano dalle risaje.
Dott. Pini. — Assicura che per porre rimedio ai danni cui sono causa
le risaje s' è fatto e si fa molto : ritiene che ai piccoli mali come ai più gravi
si debba cercare di porre riparo e insiste nella fatta proposta.
Presidente. — Mette ai voti la proposta del dott. Pini che viene ap-
provata a grande maggioranza.
— 894 —
Assente il dott. Carlo Franzini, è invitato il Vice-segretario dott. Capo-
rali a leggere la relazione Sult awtlenamento dei funghi e dei messi rek"
/ivi per prevenirlo,
Dott. Caporali. — Legge la comunicazione del dott. Franzini, a dettare
la quale 1' Autore fu eccitato dai dolorosi fatti occorsi in quel di Vigalfo
e che gettarono nel lutto una intera famiglia.
Ricorda le diverse specie di funghi e come facile sia il confondere le
nocive colle innocue; crede conveniente per evitare i lamentati pericoli
impartire una pratica istruzione al popolo. Accenna ai bellissimi preparati
in cera, lavoro dell* egregio dott. Maestri, in cui sono riprodotte le varie
specie di funghi ; preparati che vennero acquistati dal municipio di Pavia
ad istruzione di chi deve invigilare alla vendita dei funghi sui pubblici
mercati. Dice una parola di lode pel medico municipale di Pavia, Fregio
dott. Cesare Cazzani, che a diffondere la desiderata istruzione su questo
argomento tenne pubbliche conferenze. Conchiude il dott. Franzini propo-
nendo che s'abbia a cercare di persuadere il popolo della necessità di saper
distinguere le diverse specie di funghi, al quale scopo si dovrebbe impar-
tire, per opera specialmente dei medici condotti e dei maestri comunali,
una apposita istruzione convalidata dalla dimostrazione di ben compilate
tavole illustrative. I naturalisti che precipuamente si occup ano di .questo
ramo di studi dovrebbero essere invitati a compilare un trattatello fadle,
che potesse valere anche pel popolo.
A ottenere buon risultato dalle fatte proposte, il dott. Franzini domanda
l'interessamento di tutte le Autorità, alle quali è devoluto di curare la
pubblica salute.
Presidente. — È aperta la discussione sulla comunicazione inviata dal
dott. Franzini.
Dott. NicouNi T. — Lamenta coU'onorevole Relatore i pericoli accennati,
e ricorda esservi già disposizioni di legge a tutela della pubblica salute
contro il pericolo di avvelenamento da funghi.
Dott. ZuccHi. — Avverte che fin da tempi remoti furono dettate regole
per evitare l'avvelenamento per funghi, e crede che nelle città siano queste
regole perfettamente osservate, non avvertendosi che raramente il caso nelle
città di avvelenamento per funghi stati comperati sui pubblici mercati.
L' assemblea dichiara di prender atto della comunicazione del dott. Franzini.
Presidente. — Invita il Segretario dott. Pini a leggere la comunicazione
del dott. Alessandro Giletti.
Dott. Pini. — Legge la Memoria %x^ Allattamento dei bambini sifilitici
— 895 —
del dott. Giletti. L'Autore prende a considerare una modificazione portata
nell'allattamento dei bambini sifilitici dal prof. Parrot all'Ospizio dei trovatelli
di Parigi: accenna alle dannose conseguenze derivanti dall'uso del biberofi
e altri mezzi consimili e nota che la mortalità dei bambini nel primo anno
di vita raggiunge il doppio nei bambini allevati artificialmente, di quello
che pei bambini allattati naturalmente. Si rileva da una statistica di Berlino
che nel 1878 :
di bambini allattati dalla madre perirono 4 9 Yo P^*" atrofia e marasmo.
> > » > 20 ^ I ^^ per gastro-enterite.
> allevati col biberon io 8 "/^ per la prima causa.
» » » > 46 I °/jj per la seconda.
Dal 1870 al 1876 nel Brefotrofio romano su 984 bambini sifilitici, 47
guarirono, 927 perirono e io erano ancora in cura al termine del 1876:
si ebbe cioè una mortalità del 94 8 Yy
S'accorda il dott. Giletti col Lafabrègue, direttore del Brefotrofio di Parigi,
nell'ammettere che il bambino sifilitico non presenta differenza dal sano
al momento della nascita, e crede che se la sifilide è pure a considerarsi
seriamente come causa di mortalità nei bambini, egli è altresì provato che
molta parte si deve attribuire alla insufficienza dell'allattamento col biberon,
sia pure il biberon Charrière e usato con tutte le norme che detta la scienza,
in bambini che appunto perchè malati abbisognano di buona nutrizione.
Parrot asserisce che i bambini allevati col biberon morivano e morirebbero
quasi tutti; dello stesso avviso è il Lafabrègue nella sua relazione del-
l'anno 1878.
In vista dei risultati accennati, il Parrot, il 24 giugno 1 881, insti tuiva il
sistema di allattamento dei bambini sifilitici per mezzo di un'asina e di diverse
capre, che il 24 febbraio 1882 sostituiva con altrettante asine, atteso i risul-
tati poco soddisfacenti ottenuti colle capre a causa della diffìcile loro nutri-
zione perchè rinchiuse nelle stalle. Il dott. Giletti cosi descrive i locali desti-
nati a tal modo d'allattamento : e II locale sorge in mezzo al vasto giar-
dino del Brefotrofio : si compone di due padiglioni di costruzione leggiera,
semplice, moderna: il rinnovamento dell'aria vi è continuo per mezzo di
lampade a gaz fisse alla volta. I padiglioni liberi per tre lati comunicano
pel quarto con due camerini destinati al bagno, a ripostiglio, e infine si
entra nella stalla tenuta con tutta proprietà. Un praticello posto a ponente
è destinato a sollazzo giornaliero dei piccoli asinelli, che si conservano
presso alla madre per trattenerne il latte : solo due volte al giorno si lasciano
parcamente poppare e mai nella notte. Le asine restano continuamente
— 896 —
nella stalla e loro vengono somministrate in più barbabietole d'inverno
e carote d'estate per favorire la secrezione lattea ; ciascuna di esse può cosi
nutrire efficacemente due o tre bambini dell'età media di due a sei mesi >.
Il bambino poppa da 15 a 20 minuti, 6 a 8 volte nelle 24 ore a secondi
dell'età, lo si pesa 3 volte la settimana per determinare i risultati che si
ottengono.
A provare i vantaggi di questo modo di allevamento dei bambini valgano
le cifre seguenti date dal prof. Parrot all'Accademia di medicina di Parigi
il 25 luglio 1882: di 86 bambini sifilitici 6 furono nutriti al bibercn con
latte di vacca, ne morirono 5. Uno solo guari: si ebbe cioè una mortalitìi
del 83 3 Y^,: 42 furono allattati alla mammella delle capre; 34 sono morti,
8 guarirono, la mortalità fu del 809°/^: 38 finalmente succhiarono 3
latte dalle asine, io sono morti e 28 guarirono, la mortalità io questi è
discesa al 26 3 V^. Confermano queste cifre i risultati ottenuti dal febbraio
in poi, risultati che si accordano colla mortalità dei bambini in genere in
Italia, oscillando questa appunto dal 26 al 27.
Conchiude il dott Giletti che causa principale di morte dei bambini sifi-
litici nei Brefotrofi, non è la sifìlide, ma l'allattamento col biberon o con
altri mezzi consimili, e ripete che e l'allattamento diretto alla mammella del-
l'asina, gode sugli altri mezzi una assoluta superiorità, perchè il latte di
asina è quello che più si avvicina al latte della donna, sia per prindpi
nutritivi, che per facilità di digestione. A ciò s'aggiunga che con questo
metodo noi abbiamo la temperatura del latte sempre costante e la certezza
di non averlo alterato >.
€ Dans la thirapeuthique de renfance, dice Parrot, ie ìait et ànesse doti
tenir utie piace importante > . Siccome poi la mammella d'asina potrà sempre
con vantaggio sostituire il miglior biberon anche pei bambini sani, il Parrot
conchiudeva all'Accademia di medicina : — e Toutes ies maisons hospitaiières
destinées à Tassistance des nouveau-nés et des enfants du premier àge, sains
ou maiades, devront èire pourvues d'une nourricerie^ ou Poti entretiendra ài
lìncsses ».
Nessuno domandando la parola, la Seduta è levata.
// Vice'Presidente
C. ZUCCHL
// Vice-Segretarù
£• Grandi.
'*'* ^•^y's^^'N.^v^ ^^'^^NA^^N.^^^s^«.yv\^^^'^l
Dott Gaetano Pini, Geremie. Milano, xSSa. — Stab. G. CireliL
INDICE PROGRESSIVO DELLE MATERIE.
PARTE PRIMA.
Memorie originali.
Pagine
Cura climatica gratuita ai fanciulli gracili alunni delle Scuole
Elementari Comunali A. TlBALDl 5
lo stato sanitario della Provincia di Cuneo in rapporto colla
Pellagra G, Parola 20
. Asili-scuole per idioti ed imbecilli E. Morselli 28
Case mortuarie C. Gianni e L. Galli 161
Ha Pellagra nella Provincia di Milano E. Gonzales 175
aisturbi dell'udito C. Musatti 182
Alimentazione del soldato italiano V. Superbii 225
apografìa e Statistica medica del Comune di Rapolano V. Rovini 241, 321, 4S1
Latte considerato dal punto di vista della Dietetica e dell' Igiene,
con speciale riguardo alle possibili adulterazioni ed ai modi
più opportuni per riconoscerle Raimondi e Pietra 375, 495
i una nuova falsificazione del Caffè G. Sormani 401
m. fognatura della città di Memfì nel Tennessee E. Bignami Sormani 544
Hedjaz, il pellegrinaggio e il choléra E. Rossi 549
a razione alimentare del soldato italiano F, G. Rossi 657
dil)oscamento e la meteorologia E. Fazio Ó74
Sonno sotto il rispetto fisiologico ed igienico A. Mosso 801
PARTE SECONDA.
Rivista.
itiuale d'igiene privata e pubblica dell'infanzia V. De-Giaxa 6i
Istituto dei Rachitici in Milano 68
Istituto Ortopedico Rizzoli a Bologna. , , 73
L coltivazione del riA> dinanzi ai tribunali G. Pini 79
Ile condizioni sanitarie dei carcerati in Italia A. Corradi 185
apporto sull'ordinamento della Medicina pubblica in Francia 193
I Vaccinazione obbligatoria in Svizzera ivi
esistenza pubblica internazionale , ivi
edici dello Stato civile 194
D stregone di Saint-Aubin , , ivi
ono Congresso della Società l'edesca di Medicina pubblica. . . P. Conti 280
accolta di lavori dell' Uffizio sanitario imperiale tedesco. 291
— 896 —
nella stalla e loro vengono somministrate in più barbabietole d'inverno
e carote d'estate per favorire la secrezione lattea ; ciascuna di esse può cosi
nutrire efficacemente due o tre bambini dell'età media di due a sei mesi >.
Il bambino poppa da 15 a 20 minuti, 6 a 8 volte nelle 24 ore a seconda
dell'età, lo si pesa 3 volte la settimana per determinare i risultati che si
ottengono.
A provare i vantaggi di questo modo di allevamento dei bambini valgano
le cifre seguenti date dal prof. Parrot all'Accademia di medicina di Parigi
il 25 luglio 1882: di S6 bambini sifilitici 6 furono nutriti al biberon con
latte di vacca, ne morirono 5 . Uno solo guarì : si ebbe cioè una mortalità
del 83 3 Y^: 42 furono allattati alla mammella delle capre: 34 sono morti,
8 guarirono, la mortalità fu del 809**/^: 38 finalmente succhiarono il
latte dalle asine, io sono morti e 28 guarirono, la mortalità in questi è
discesa al 26 3 °/o- Confermano queste cifire i risultati ottenuti dal febbraio
in poi, risultati che si accordano colla mortalità dei bambini in genere in
Italia, oscillando questa appunto dal 26 al 27.
Conchiude il dott. Giletti che causa principale di morte dei bambini sifi-
litici nei Brefotrofi, non è la sifilide, ma Tallattamento col biberon o con
altri mezzi consimili, e ripete che e l'allattamento diretto alla mammella del-
l'asina, gode sugli altri mezzi una assoluta superiorità, perchè il latte di
asina è quello che più si avvicina al latte della donna, sia per principi
nutritivi, che per facilità di digestione. A ciò s'aggiunga che con questo
metodo noi abbiamo la temperatura del latte sempre costante e la certezza
di non averlo alterato >.
€ Dans la thérapeuthique de Tenfance^ dice Parrot, le lait d* ànesse ami
lenir une place importante i^, Siccome poi la mammella d'asina potrà sempre
con vantaggio sostituire il miglior biberon anche pei bambini sani, il Parrot
conchiudeva all'Accademia di medicina : — e Toutes les maisons hospitaiOres
destinées à Vassistance des nouveau-nés et des enfants du premier àge, sains
ou maladeSf devront Hre pourvues d*une nourricerie, ou Pon entretiendra des
ànesses i.
Nessuno domandando la parola, la Seduta è levata.
// Vice-Fresidente
C. ZUCCHI.
li Vic€'S€gntttru
E. Grandi.
»>^^l>^/^/^^.»
Dott Gaetano Pini, Gerente, Milano, xSSa. — Stab. G. CÌTelll
INDICE PROGRESSIVO DELLE MATERIE.
PARTE PRIMA.
Memorie originali.
Pagine
Cura climatica gratuita ai fanciulli gracili alunni delle Scuole
Elementari Comunali A. TiBALDi 5
lo stato sanitario della Provincia di Cuneo in rapporto colla
Pellagra G. Parola 20
Asili-scuole per idioti ed imbecilli E. Morselli 28
Case mortuarie C. Gianni e L. Galli 161
Da Pellagra nella Provincia di Milano E. Gonzales 175
fistnrbi dell'udito C. Musatti 182
Uìmentazione del soldato italiano V. Superchi 225
ipografìa e Statistica medica del Comune di Rapolano V. Rovini 241, 321, 481
latte considerato dal punto di vista della Dietetica e dell' Igiene,
con speciale riguardo alle possibili adulterazioni ed ai modi
più opportuni per riconoscerle Raimondi e Pietra 375, 495
Iona nuova falsificazione del Caffè G. Sormani 401
i fognatara della città di Memfì nel Tennessee E. Hignami Sormani 544
ledjaz, il pellegrinaggio e il choléra E. Rossi 549
razione alimentare del soldato italiano V, G. Rossi 657
diboscamento e la meteorologia E. Fazio 674
onno sotto il rispetto fisiologico ed igienico A. Mosso 801
PARTE SECONDA.
Rivista.
nuale d'igiene privata e pubblica dell'infanzia V. De-Giaxa 61
stituto dei Rachitici in Milano 68
stituto Ortopedico Rizzoli a Bologna 73
coltivazione del riA> dinanzi ai tribunali G. Pini 79
le condizioni sanitarie dei carcerati in Italia A. Corradi 185
pporto sull'ordinamento della Medicina pubblica in Francia 193
Vaccinazione obbligatoria in Svizzera ivi
MStenza pubblica internazionale ivi
dici dello Stato civile 194
stregone di Saint-Aubin ivi
no Congresso della Società Tedesca di Medicina pubblica. . . P. Conti 280
ccolta di lavori dell' Uffizio sanitario imperiale tedesco 291
— 898 —
Norme per l'allattamento e Tallevamento dei bambini F. Galli
L'esponente più corretto della capacità vitale
Trattato d'Igiene pubblica e privata, basato sulla etiologia .... G. Sormani
Materie di rifiuto dell'uomo e loro impiego nell'agricoltura .... P. Conti
Memoria storico-statistica sulla casa degli esposti di Rovigo dalla
sua fondazione a tutto l'anno 1880 G. Sormani
Sull'eziologia della tubercolosi G. Bizzozzero
La vaccinazione carbonchiosa
La Commissione internazionale per la Cremazione a Ginevra
Primo Congresso delle Società Italiane di cremazione
X Congresso generale dell'Associazione Medica-Italiana a Modena
L'Esposizione d' Igiene al Congresso intemazionale di Ginevra
Vajaolo e vaccinazione P. Conti
I filtri meccanici Farbuar-Oldham
Ordinanza relativa all' impiego dei colori velenosi in Germania
II burro artificiale
Progetto d'ordinamento della professione di dentista in Francia
Il nuovo Ospedale di Lugo G. Pini
Disposizioni penali per l'esecuzione della Legge sulla Sanità
pubblica. ••.....
PARTE TERZA.
Varietà ed annunzi.
Palane
IV Congresso Internazionale d'Igiene a
Ginevra 87
Esposizione di edifìci scolastici 89
Associazione Meteorologica Italiana 90
Fulmini e Telefoni ivi
I Funghi velenosi resi innocui 9 1
Avviso di Concorso ivi
Programma del Comitato internazionale
della Croce Rossa sedente in Ginevra
pel Concorso di tre studi sull'Arte di
improvvisare dei mezzi di soccorso pei
feriti e malati ivi
Concorso per una prima serie di Manua-
letti popolari di cognizioni scientifìche
ad uso degli operai 93
Premi istituiti dal Reale Istituto Lombardo
di Scienze e Lettere. ivi
Monumento a Giovanni Polli 94
Congresso medico di Siviglia 197
Cattedre d' Igiene , ivi
Proposta del dott. Fiorani per prevenire
le lesioni cagionate dai tramway ivi
Terzo censimento dei Manicomi d' Italia. . . 1 98
L'alcoolismo in Italia ivi
Sulla mestruazione negli istituti femminili. 200
Corso libero di pellagrologia ivi
Beneficenza
Società di Medicina pubblica di Parig
Onoranze al prof. Coletti
Medaglia d'oro
Conferenze sulla Cremazione
Istituzione d'un deposito mortuario a hi
selles
La Sala per le autopsie nel Cimitero Moi
mentale di Milano
Conservazione delle ceneri dei cadav
cremati ,
L' inumazione dei cadaveri
Concorso a premio della Società pron
trice di esplorazioni scientihche
Concorso a premi della ^ocietà frane
d' Igiene
Epidemia di febbre tifoide consecutivi
dei lavori in un Cimitero da poco :
bandonato
Un'epidemia di febbre tifoide all'Havn
Un'epidemia tifìca prodotta da aria iof<
Sulla conservazione dei cadaveri media
il disseccamento artificiale
L' industria del latte
L' inchiesta sull' Igiene rurale
Premio Bonacossa
— 899 —
Pagino
dio della Esposizione d' Igiene e
nento a Berlino 422
426
er una escursione alpina da farsi
iasione del Congresso internazio-
l' Igiene in Ginevra 426
tento della Esposizione d' Igiene e
lografia a Ginevra 427
i sulle Epidemie in Svizzera 428
ssi della cremazione ivi
ul bonificamento delle regioni di
a lungo le ferrovie d' Italia 43 1
) milanese dell'Associazione me-
taliana 433
Congresso internazionale d' Igiene
Demografia a Cìincvra 602
età spagnuola d' Igiene 628
inazione obbligatoria in Svizzera. 630
t dei lavoratori della terra ed il
glio provinciale di Milano ivi
ossa Italiana 631
li contro la diffusione di morbi
'iosi fra i bambini 633
i a(l«ipcrati nelle Scuole anato-
di Parigi 634
marine ivi
lattia scomparsa 635
;niia di cholera nostrale dietro
di acque putride ivi
lento delle caserme con acido sol-
IVI
elettrica e l' igiene 636
one di un Ospedale d'isolamento
jntagiosi a Nizza 637
presso internazionale d* Igiene a
ra e gli Igienisti Italiani 763
gè sulle penalità per le contrav-
)ni al Regolamento sanitario ivi
e e gli Igienisti in Parlamento. . ivi
lario per l' inchiesta sulle condizioni
co-sanitarie dei Comuni del Regno 765
irazione artificiale nelle asfissie. , . 770
line dinanzi al Senato francese... 771
o alla Morgue ivi
tra di disegni e modelli di cdi-
:olastici a Parigi 773
processo per conservare la carne 775
:ioni sanitarie adottate dall'armata
e in Egitto 776
ficazione dei formaggi 778
ni rurali 868
lo per la notte a Ginevra 870
ione dei vagoni pel trasporto del
me 871
giornale d' Igiene 872
Pagine
Il nuovo ventilatore Molinari 872
Premio Fossati 873
Nuova Società ivi
UlTÌ Nuovi.
D'Arpe. — Intorno ai mezzi per impedire
la propagazione del vajuolo 95
Eklund, — Contribuzione alla geografia
medica ivi
Durand-Claye. — Risanamento di Parigi 96
Raccolta dei lavori del Comitato Con-
sultivo d'Igiene pubblica in Francia Pini 97
e 7S8
Guaita, — Sulla terapia della difterite . , ivi
Giordano, — Il progetto di legge sul la-
voro delle donne e dei fanciulli in rap-
porto all'industria sol fi fera ivi
Riga, — La Glossofrenulite membranosa loi
Licata Sciacca e le terme Selinuntìne ... ivi
Sacheri, — Lo stabilimento delle Acque
Albule presso Tivoli ivi
Atti della Società di statistica di Man-
chester 102
Rapporto annuale dell' L'fficio sanitario
nazionale di Washington 104
Bignami-Sormani. — Milano idrografica 105
Rendiconto dell' Istituto oftalmico di
Milano 106
Noietti, — Percentuale di perdita fra il
peso vivo ed il peso morto e netto negli
animali da macello 107
I.amanna. — L'Igiene dei bambini 207
Winderling, — Denti decidui e denti [)er-
manenti ivi
Fazio, — Trattato di Climatologia e d'I-
giene medica Parola . 434
Dc' Giara, — Teoria generale dell'Igiene
pubblica 435
Guaita. — Igiene pediatrica e malattie
dei bambini , 439
Eklund, — La nuova caserma delle reclute
di Skeppsholm dal punto di vista igie-
nico Parola 63S
Torelli, — Carta della malaria dell' Italia
illustrata Pini 779
Gavinzel, — Studio sulla Morgue dal punto
di vista amministrativo e medico../'//»/ 783
Layet, — Igiene e malattie dei contadini
Parola 874
Rollettino della Società d'Igiene pub-
blica di Bordeaux Pini 880
Riviste Meteorologiche 109, 208, 310,442, 640
789, 884, 887
QOO —
PARTE QUARTA.
Atti della Reale Società Italiana d'Igiene.
Pagine
Seconda Riunione d' Igienisti Italiani .... 112
Esposizione generale Tedesca d'Igiene e Sal-
vamento a Berlino ivi
L'Articolo 371 del Codice civile 127
Bazzoni: Igiene della Danza 128
Una nuova Sede delia Società. 129
Processi Verbali della Sede centrale 130
Relazioni sui Concorsi a premi Ritter e Ta-
lini sul Sonno e sul Sale 132
Processi verbali della Sede particolare per il
Piemonte in Torino 142
Pagliani e Bavero: Sull'importazione e tras-
missione dell'infezione tifica in una Villa
isolata 144
Processi verbali della Sede centrale di Milano 146
Pini: Una sentenza della Corte di Cassa-
zione di Torino riguardante la legge 12
giugno 1866 sulla coltivazione del rìso 149
Pini: Progetto degli ingegneri Erotti e Maz-
zocchi di un nuovo Cimitero per la città
di Milano 149
La Sede di Padova 158, 160, 224
Esposizione generale tedesca di Igiene e
Salvamento di Berlino 214
Il Commissario italiano all'Esposizione di
Berlino 215
Il disegno della Legge Comunale e Pro-
vinciale e l'Amministrazione sanitaria. . 216
Conferenze della Società 220
Processo verbale della Sede particolare
del Piemonte in Torino 221
Morselli: Intorno a un letto pei maniaci
sudici proposto dal dott. Perotti. 223
Bono: Dei pericoli dell'uso delle lenti troppo
divergenti nei miopi 224
Relazione sul premio d'istituzione Ritter. 313
Elenco degli Espositori italiani alla Mostra
generale Tedesca d'Igiene e Salvamento
a Berlino 31
A, Corradi: Il terzo anno della Società
Italiana d'Igiene. — L'Igiene rimpetto
alle scoperte ed alle nuove quistioni
della Patologia 34.
Relazione della Commissione nominata dalls
Società Italiana d'Igiene per esaminare
i metodi Toninttti per la conservazione
delle carni e dei cadaveri 45
Nuova pubblicazione della Società 44
Relazione sullo stato economico della So-
cietà 4$
Bilancio Consuntivo della Società Italiana
d'Igiene, gestione 188 1 4}!
Membri Onorari, Esteri corrispondenti, Per- ,
petui ed Effettivi della Società Italiana i
d' Igiene 4I
Il Museo d'Igiene 646, *^
Processo verbale della Sede Centrale . . . 6<
L, Ravioli: L'obbligatorietà della vaccina-
zione in Svizzera i
A, Tar chini Bonfanti : Della abitabilità
delle case recentemente costrutte ^
L'escursione alpina di alcuni membri dellt
Società
Una Cattedra d'Igiene in pericolo
Cenni necrologici ^
Conferimento del titolo di Reale alla So-
cietà
Processo verbale della Sede Centrale....
Cappi: La bachicoltura studiata in rapporto
all'Igiene
Franzini: Sull'avvelenamento dei funghi
Giletli: Sull'allattamento dei bambini sifi-
litici
INDICE ALFABETICO DEGLI AUTORI.
un' i>. 6i8.
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, p. 832.
I. ':2S.
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iOKMANNI, p.
0. p. 585.
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3. p. 207.
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63
p. •)$. CJS-
750.
p. (ioi.
( OU.TAS., p.
75
434. <i74.
612.
p. 874-
, P. 107.
FlORANI, p. 197.
Fischer, p. 411.
Fossati, p. 873.
Franzini, p. S94.
Gapfky, p, 301.
Galli L. , p, 161.
Galli P. , p, 30^-
Galtibr, p. fiz6.
Gautier, p. 621, 627.
Gavinzel, p. 783.
Gianni, p. 161.
GiBERT, p. 307, tì25.
GlLETTI, p. 895,
Giordano, p. 97-
Gonzales, p. I75'
GOSSE, p, 616.
Guaita, p. 439.
GuzzoNi, p. 595-
Haeglek, p. 612.
Haltekhoff, p, 605,
Hesrot, p. 619.
lllLLAIRET, p. 743-
HOFFMAMN, p. 280.
HUBER, p. 6zS.
JULLIARD, p. 6iy.
jAECiER, p. 621.
JANSSEtJS, p. 627, 6J9.
Javal, p. 636.
KiNKÉLIN, p. 6S7-
KOCH, p, 292, 297.
KoKfisi, p. 627, tjiS.
KUBORH, p, 622.
KUMMER, p, 628.
Lacassaone, p. 207.
Ladame, p. 6a8,
Lamanna, p. 207.
Lanullotti, p. 595.
Lasius, p. 621.
Laziarbttt, p. 797.
Lavet, p. 610, S74.
LlL-ATA, p. IOI.
LiCKTHEIM, p. 610.
LOEFFLBR, p. 301.
LOLLI, p. 639.
LOMRARD. p. 604.
LORIA, p. 302.
I.OTZ, p. 627.
Maestkelli, p. 4OJ.
Maogiorani, p. 127.
JlANORUiiATÙ p. 874.
Marro, p. 639.
Martin, p. 612.
Mazzocchi, p. 149.
MOCENIGO, p. 207.
MOLINARI, p. 872.
Moretti, p. 799.
MORSF.LLT, p. 28, 143, 223.
Mosso, p. 139, 801.
Musatti, p. 182.
Mussi, p. 207.
Napias, p. 441, 775.
NosoTTi, p. 107.
Novak, p. 290.
OVERBEEK De MeYER, p. 625.
Pagliani, p. i44t 146, 622.
Parola, p. 20, 435, 439, 441, C39, 874.
Parrot, p. 895.
Parson, p. 749.
Pasteur, p. 585, 587.
Pelloggio, p. 466.
Perroncito, p. 639.
PflOger, p. 625.
Piana, p. 832.
Pietra, p. 140, 375. 495-
Pini, p. 68, 74, 147» '49. 201, 616, 765,
783, 788, 832, 868, 869, S80.
Predieri, p. 207.
PROSDOCIMI, p. 418.
Proust, p. 609
Raimondi, p. 140, 375. 495-
Kaseri, p. 1S5.
Riga, p. loi.
KiNALDiNi, p. 798,
Rezzara, p. 874.
ROLLET, p. 621.
Rossi E., p. 549.
Rossi F. G. , p. 657.
RossiGNOL, p. 592.
Rovini, p. 241, 321, 4S1.
ROZSAHEGVI, p. 286.
904 —
RULET, p. 608.
RuviOLi, p. 647.
Sacheri, p. lOI.
Sapolini, p. 466.
SCHMIEDT, p. 30Ì;.
Serafino, p. 746.
Sforzi, p. 639
SiKORSKY, p. 625.
Silva Ama do, p. 611.
SONDERECr.ER, p. 6l6.
SORMANI, p. 401, 411, 42 J.
SOVKA, p. 284.
Staib, p. 848.
SlRUCK, p. 291.
Superchi, p. 225.
Tarchini Bonfanti, \\ 653.
Tassani, p. 874.
Tebaldi, p. 158.
TllìALDI, p. 5.
TOALDI, p. 855.
TONINETTI, p. 459.
Torelli, p. 779*
Trélat, p. 622.
Uffelmann, p. 61.
Vallin, p. 613, 773-
Varrentrap, p. 003.
Verga, p. 139.
Veronese, p. 874.
Visconti, p. 4^6,
Vogt, p. 743.
VoiGT, p. 743.
WlNDERLING, p. 207.
Wvss, p. 619.
Zampa, p. 441.
ZiEGLEK, p. 617.
Zoccoli, p. 466.
ZuccHi, p. 147, 4<^*^-
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FINE DEL QUARTO VOLUME.
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MOCENIGO, p. 207.
MOLINARI, p. 872.
Moretti, p. 799.
MoRSF.LLi, p. 28, 143, 223.
Mosso, p. 139, 801.
Musatti, p. 182.
Mussi, p. 207.
Napias, p. 441, 775.
NosoTTi, p. 107.
Parola, p. 20. 435, 439, 441, 639, 874.
Parrot, p. 895.
Parson, p. 749.
Pasteur, p. 585, 587.
Pelloggio, p. 466.
Perroncito, p. 639.
PFLtìGER, p. 625.
Piana, p. 832.
Pietra, p. 140, 375. 495-
Pini, p. 68, 74, 147. i49. 201, O16, 765,
783. 788, 832, 868, 869, S80.
Predieri, p. 207.
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Rozsaiiegvi, p. 286.
Ri:let, p. 608.
Ruvioli, p. 647.
Sacheri, p. lOI.
Sapolini, p. 466.
SCHMIEDT, p. 308.
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SOYKA, p. 284.
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Tarchini Bonfanti, p. 653.
Tassant, p. 874.
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TllIALDI, p. 5.
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Torelli, p. 779.
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Veronese, p. 874.
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Zampa, p. 441.
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Zoccoli, p. 466.
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FINE DEL QUARTO VOLUME.
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