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Full text of "Iconologia di Cesare Ripa perugino, cavre. de sti. Mauritio, e Lazzaro : nella quale si descriuono diuerse imagini di virtù, vitij, affetti, passioni humane, arti, discipline, humori, elementi, corpi celesti, prouincie d'Italia, fiumi, tutte le parti del mondo, ed altere infinite materie : opera vtile ad oratori, predicatori, poeti, pittori, scultori, disegnatori, e ad ogni studioso .."

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ICONOLOGIA 

DI  CESARE  RIPA  PERVGINO 

CAV/=  DE'  S/^  MAVRITIO,  E  LAZZARO, 

2^EIL^  Qj^^LE  SI  DESCB^irO'hlO  DIFEFJE  IM^GI^J 

di  yirtùìyitij  tuffetti  i  Vajfionihumamy  ^rti,  Difcipline,  HumoritEUmenti, 

Corpi  Cele^ìfTrouincie  d'Italia,  Fiumi  t 

Tutte  le  parti  del  Mondo  ,  ed  altre  infinite  materie . 

OPERA 

VTILE  AD  ORATORI,  PREDICATORI,  POETI,  PITTORI,  XCVLTORI, 

Difegaatoti  ,  e  ad  ogni  itudiofo,  per  inucntar  Concetti ,  Emblemi  ,  ed  Imprcfc, 
«,  per  diuifarc  qualfjuoglìa  apparato  nutciale,  funeralc^trionfale . 

Per  rappicfentar  poemi  drammatici  ,  e  per  figurate  co'  fuoipropij  iìmboti 
ciò,  che  può  cadere  in  penderò  humano. 

AMPLIATA 

rJCTlM^MEVJE   D^LLO   STESSO   ^  yT  0  V^E   Di 

XCimaginiy  e  arricchita  di  molti  difcorfi  pieni  di  varia  ernditionei 

€0n  nuoui  intagli,  e  con  Indici  copioft  nel  fine, 

DEDICATA 

ALL'ILLVSTRISSIMO   SIGNOR 

FILIPPO  SALVI  ATI. 


IN  SIENA,  Appreffo  gli  Heredi  di  Matteo  Fiorimi 31^13, 

Con  lic€n':^a  de*  Superiori . 


Ad  inftan:^a  di  Banolomeo  Ruoti  libraio  in  Fioren^^a , 


LO  STAMPATORE 

A'  LETTORI. 

VA  K  D  O  VAu  tore  della  prefente  Opera  fu  qui 
iti  Fiorenza  yfi  dolfe  meco  vn  giorno  ^  che  da  gli 
Stampatóri  di  Roma  gli  fofie  ftata  lacerata^  tra* 
fcorrendo  effi  la  ftampa  fenza  Correttore ,  e  mi 
/coprì  r  animo  fuc  di  volerla  far  riftampare  con 
aggiunta  di  dugento  Imagini  da  lui  di  nuouo  in* 
lientate  con  difcorlì  molto  copiofì ,  a  fine  che  riufciflc  maggiorCjC 
più  douitiofa .  Sapen<k)  io  la  fama  dell'operaie  vedendo  si  ampio 
accrefcimento ,  prefi  già  quattro  anni  fono  l'opera  fopra  di  me ,  e 
diedi  principio  a  ftamparla,  ma  per  varij  miei  impedimenti  non  ho 
potuto  prima^  che  hora  fpedirk;,  anzi  per  isbrigarla  più  tofto ,  vna 
parte  ne  mandai  alla  Stampa  di  Siena.  Mentre  che  fi  ftauaquafl 
circa  il  fine  3  viddi  comparire  vn  Iconologia  vfcira  del  1611.  dalla 
flamparia  del  Pafquati  di  Padoua  ;  nella  quak  fappiafi ,  che  non  è 
«ccrefcìuta  cofa  alcuna^  ancorché  nella  Dedicatoria  dica  lo  Stam- 
patore 3  che  per  coTifiglio  di  Perfona  dotta  fi  mife  a  riftampareil 
prefente  volume  con  aggiunte  3  &  miglioramenti  tali  ^  che  fi  pud 
dir  più  tofto  nuouo ,  che  rinouato .  Mofiò  da  tali  parole  crederti , 
che  qualche  nobik  intelletto  l'haueffe  veramente accrefciuto  ^SLt- 
tefoche  fi  vedono  molti  ingegni  efferfi  facilmente  foJleuati  ad  ac- 
crefcere  opere  difpoftcjcome  queil:a5per  gradi  elementari  ;  ciò  ap- 
parifcenellePoliantheej  ne'Thefori^  ed  in  altre  opere  fimilipiu 
volte  accrefciure  .  Laonde  volfi  confrontare  il  fudetto  volume  di 
Padoua  con  quello  di  Roma  per  veder  raccrefcimento  5  nevi  tro- 
uai  aggiunto  pure  vn  iota  .  Trouaifi  bene  mancami  il  Proemio, 
che  certo  tralafiarnonfi  doueua,  percioche  in  quello  l'Autore 
fcuopre  il  fuo  final  difcgno ,  e  difcorre  circa  le  forme  delle  Imagi- 
ne  fondatamente  ^  ed  è  come  vn  difcorfo  in  genere  d' imagini ,  il 
qualeènecefiarioj  chefimettaauantilefuefpetie.  Ogni  Autore 
per  l'ordinario  prepone  il  fuo  Proemio  5  l'Oratore  ad  Attico  dìccy 
che  in  ciafchedun  libro  vfaua  Procmij^Plinio  nel  3  7.hbro  fa  altret- 
tanti proemij  ^  Quante  volte  è  flato  riframpato  Plinio,  non  iì  fono 
mai  gettati  via  lì  Proemij  j  in  fomma  non  è  bene  defraudar  l'opera 


del  Tuo  premeditato^  e  compodo  dal  propio  Autore.  Non  douc- 
uaneanchoiidetfoStarapatordi  Padoua  tralalTar  la  dedicatoria 
dell'Autore,  per  dedicarla  ad  altro  Sigrxorc,  qucfto  èvn  voler  do- 
nar ad  altrui  quel,  che  non  è  Tuo*  Celio  Rodigino  dedicò  le  Tue 
pretiofc  fatiche  a  Giouanni  Grotieri  Segretario  del  Rè  Chriftianif- 
fiiiioj  ed  in  quel  tempo  fuo  Theforiere  dello  Stato  di  Milano; 
quelli  j  che  le  hanno  riftampate  dipoi,  benché  habbiano  dedica- 
te le  loro  ftampe  ad  altri ,  non  hanno  però  rifiutata  la  dedicatoria 
dell'Autore.  E  così  vedefi  in  più  antichi  Autori .  Valerio  Malli- 
mo  dedicò  1*  opera  fua  a  Tiberio  Imperadore,  Plinio  a  Vefpefiano, 
Polieno  ad  Antonino  e  a  Vcro«  Vegetio  a  Vakntinianojne  moder- 
no alcuno  lena  il  prologo  dcdicatorio  de*  detti  Autori  ,  ancorché 
dedichi  la  fua  cditione  ad  altri  .  IlCauaher  Ripa  come  quel,  che 
compofe  la  fua  Iconologìa  in  Corte  del  Cardinal  Saluiati,la  dedi- 
cò la  prima  volta  all'  iftefTo  Cardinal  fuo  Signore,  la  feconda,mor- 
to  effo  Card,  h  dedicò  aH'illuftrifs.  Marchefe  Saluiati,  come  here- 
de  del  detto  Cardinale,quefta  terzajClTendo  ancho  morto  elio  Sig. 
Marchcfe,rha  voluta  dedicare  all' lUuftrifsimo  Signor  Filippo  fuo 
ftrettiflìmo  parente. 

La  tardanza  noftra  in  iftamparla  hauerà  glouato  per  auuertire  i 
librari,  ed  altri, che  non  pighno  errore  dalla  Dedicatoria, e  frontif- 
pitio  del  volume  di  Padoua,oue  dice  di  nuouo  in  queft'vltima  edi- 
tione  corretta  diligentemente,  &  accrefciuta  ^  attefochenon  è  ac- 
crefciuta  d'imagini  imaginate  di  nuouo,  ma  di  60.  intagli  più  con- 
forme al  teftoftampato  in  Roma:  ciò  non  fi  chiama  accrcfcere,  an- 
corché fi  fufiero  intagliate  tutte  le  ottocento  imagini ,  che  Ci  con- 
tengono in  detto  tefto  di  Roma  .  Accrefciuta  fi  deue  dire  la  pre- 
fente,  perche  oltre  le  800.  imagini  flampate  in  Roma,e  riftampatc 
in  Padoua ,  n'ha  prodotte  l'Autore  dugcnto  altre  con  rare  efpofi- 
tioni,  ftampate  hora  da  me  con  nuoui  intagli  in  maggior  numero 
di  prima  ,  fi  che  quella  è  la  più  copiofa  d' ogn  altra  Iconologia  fia 
qui  ftampata,  la  quale,  accioche  fiain  tutto,e  per  tutto  gradita  5 
ho  anchor  io  hauuta  auuertenza  alle  corrcttioni ,  ed  alla  difpofi- 
tione  di  più  Tauole ,  come  nel  fine  deli'  Opera  potrete  vedere,,^ 
E  viuete  telici. 


AL- 


A  L  U I  L  L  V  S  T  R  I  S  SIMO 

SIC.  E  PADRON  MIO  COLENDISS.  ' 

IL  SIGNOR  FILIPPO  D'AVERARDO 

pf|K^^^I  -£  pr/we  fatiche  ,  ffe  /(7/^f/  tntorno  au4 

^Sl^'-'S/ii       "tnatcriA  delie  jigure  ^terogppche  ijHron9 
^^^^1      da  me\dedicate  all'  Illufirijsmo  Signor 
v^3^^i      Cardinale  Antonìomana  Salutati ,  cow^ 
^/-v.^y^^:.      a  Signore  e  padrone  mto  ^vnico  >  ^  uhe'» 
'^^'^y^^è^M      ralijjtmo  hcnefattore ,  che  fta  in  gloria , 
Doppoiaft/a  morte  y  katfeyjdole  io  di  numero  aj^at  maggiore  ac^ 
crefcitite ,  le  dedicai  aW  lllufìrtjjimo  Signor  A4archefe  Lor€n^9 
Salutati  Ji  iuona  memoria .   Hora  j  che  colfauor  Dluino  t  ho 
mcpliorate  y  e  ^per  cjuanto  ha  potuto  la  deifole^^a  deWin(regno  in 
^uefìa  mìagrat/eeta,  ridotte  aperfettione,  non  ho  hauuto  a  dui'» 
iitare  a  cui  thaueffi  a  dedicare  ì  perche , fatte  cofa  provia  deU 
t  Iliujlri/Jtma  Qafa  Salutati ,  non  conuenìua ,  che  'vfcif^ero  fuora 
fatto  altra  prorettione .  Ho  doluto  duìique  la  ter^a  ^olta  ,  chg 
elle  comparifcono  nelcofpetto  del  M ondo  ^  che  portino  in  front g 
il  nol^dtjjtmo  nome  di  V.  S.  lllujirifji ma,  dalla  quale ,  come  ope- 
ra d'-z/nfuo  deuotiljtmoferuitore  m'afsìcuro,  che  faranno  diFefè, 
da  chiunque  'v  ole  fé  calunniarle  ;  Sperando  infieme,  che  £da  fidi 
per  conifere  inquefo  la  continuattone  dell'antica  yeraJeruttU 
mia  'ì^erfo  di  Lei, e  dcu  lllu^rifsima  Cajafia  ;  e  quanta  f  ima 
hofattafmpre ,  ed  hoggi  più,  che  mai  io  faccia  del  ^alrre.e  del 
mento ,  che  rtjjlemono  in  KS.Idufrifiwa.  La  quale fupplt^ 

t      :>  co^ 


,r  chepcrfu^ tonta  .grdìrc^qucflam.^aua  ^uMaJ^J!^ , 

TdeLarelte forze  m^Siiori  fermanfclìarlejuanto  ,ole  y. 
JLuJfmofirunorc ,  merci  delie  Uoraufmeaudna,che 

"he lun^^memLjerui felice.  Vil<m.dò  lyéSemm-, 


trcy   1  6  I  3- 

Dt  V.  S.  Illujlnfsìma 


tìumilifs.  ed  Ohlligdvfs.  Scruitori 


JlCaualìm  Cefarcpf^* 


(L. 


ICONOLOGIA 

DEL  CAV'^^  CESARE  RIPA 

P  E  R  V  G  I  N  O, 

P  R  O  E  M  I  O^ 

Nclquale  fi  difcorre genericamente  divario  forme 
d'imagini  con  le  lor  regole. 

!?rv?R,9?^,uJ?3^  ^  Jmagmì  fatte  per  fignìflcare  yna  diuerfa  co  fa  da 
&2  ' iSi  A  A  »  à?^  ^«tf//<j  > che  fi  vede  con  l'occhio ,  non  hanno  altra  pia 
l^^i^S^SiS.Si'f^^r^  certay  ne  più  vniuerjale  regola ,  che  l'imitatìone  delle 
C^^^     w       ^^  memorie  y  che  fi  trouano  ne'  Libri  y  nelle  Medaglie  y  e 
^\^     J_^     ^^L^  ne' Marmi  intagliate  per  indurrla  de' Latini, &  de* 
^-^.       «       ^1^^  Cred  ,0  di  quei  più  antichi  y  che  furono  imtentori  dì 
fe^  ^"^^  •? ^Si^^^  ^«^^0  artifìtio  .   Terò  communemente  pare ,  che  chi 
JW*à?W  W  W^T»   5  affatica  fuori  di  queìia  imitatione  ,  eni .  o  per  igno^ 
v3f■^^3c5^3c^^3c;f^  ranT^Uy  o  per  troppo  prefumere  ,  le  quali  due  macchie 
fono  molto  abborrite  da  quelli ,  che  attendono  con  le  propie  fatiche  alTacquiHo  di 
gualche  lode .   Ver  fuggire  adunque  ilfofpetto  dì  quefla  colpa,  ho  giudicata  buona 
€ojay  (  hauendo  io  voluto  di  tutte  quefle  Imaginifare  vn  fafcio  maggiore  dì  quello» 
che  fi  poteua  raccorre  dall' offeruationì  delle  cofe  più  antiche  ,  &  però  bìfognando 
fingerne  molte,  &  molte  prenderne  delle  moderne  Jichiar andò  verifimilmente  eia.  • 
/cuna)  trattare  alcune  cofe  interno  al  modo  di  formar  e^e  dichiarare  i  concetti  firn» 
boliciynelprincipio  diquefl' opera  ,  la  quale  forfè  con  troppa  diligen':(a  di  molti 
amici  fi  follecita,efi  afpetta  liqualifono  io  in  principal  obbligo  di  contentare .  La» 
/riandò  dunque  da  parte  queW  Imagine,  della  quale  fi  feruel  Oratore  i&  della 
quale  tratta  ^riflotele  nel  ter'Xo  libro  della  fua  [[ettorica,  dirò  fola  di  quella,  che 
appartiene  a'  Dipintori,  ouero  a  quelli ,  che  per  mezzo  di  coloriy  o  d'altra  cofa  vi* 
fibìle  pofiono  rappreféntare  qualche  cjofa  differente  da  effa  ,  &  ha  conformità  con 
Valtr ai  perche,fi  come  queftaperfuade  molte  volte  per  mezzo  deU^occhio,cofi  quel" 
la  per  mezzo  delle  parole  muoue  la  volontà  :&per  che  ancho  quefla  guarda  le  me^ 
tcfore  delle  cofe ,  che  fi  anno  fuori  dell' huomo,&  quelle ,  che  con  effofono  congiun- 
te ,  C^  che  fi  dicono  tffenttali.  T^el  primo  modo  furono  trattate  da  molti  antichi, 
fngendo  l' Imagini  delle  Deità  Je  quali  non  jono  altro ,  che  veli  y  o  veHimentida 
tenere  ru  operta  quella  parte  di  filo/o  fi  a,  che  riguarda  la  generatione,  &  la  corrut* 
itone  delle  cofe  naturali ,  o  la  difpofitione  de'  Cieli ,  o  l'ir.fluin'^a  dtlie  Stelle ,  o  la 
f(  )  mi  :^ti  della  7  tnai  q  altre  Jmili  cofe ,  le  quali  con  vn  lungo  (ìudio  ritrouarono 

per 


fératéxitxareìnq'ie^^^  co^ihmela  Vlehe  ,  &  acclochs  non  eguxlmente  ì  dotti  % 
tr  l'ignoranti  potfjfcro  inteniereì&  penetrare  le  cagioni  delle  cofe^fe  le  andauX' 
nocopertaynente  coìnmunìc znio  fra  loro  r.  &  coperte  aneora  per  mezio  di  quelle 
imagini  Jela(ciauano  ai  Tofìerì  y  che  doneu zio  a  gli  altri  efìere  [uperìon  di  di- 
gnità, &  di  fapien\tz.   Di  qtì  è  nata  la  miltitttiine  delle  Fattole  degli  antichi 
Scrittori,  le  qu  ili  hanno  Vvtìle  ielU  fcienx^t  per  li  d'itti  ,  &  il  dolce  delle  curiofe 
narrationi  per  gì'  ignoranti.  Vero  molti  ancora  degli  huomini  di  gran  conto  han  - 
no  limato  loro  degna  fatica  lo  [piegare  quelle  co  fé,  che  troUamno  in  quefle  FauO" 
le  occultate,  lafciandocifcritto,che  per  l'ìma^^ine  di  Saturno  intendeuano  il  Tem* 
pò ,  //  qitule  a  <ìli  anni,  a  meft ,  ed  a  giorni  d.ty  &  togVe  l'ejfere..  come  e(ìo  diuora- 
uà  quei  medefimi  fanciulli ,  che  era  no  fuoj  fìglimli .  'E  per  quella  di  Gtone  fulm  i- 
vante ,  la  parte  del  Cielo  piìi  pwa,  donde  vengono  qua  fi  tutti  gli  effetti  Meteorolo- 
gici .  Ter  l  Im  igine  ancora  di  tenere  d''eHr(ma  bclle:^-^'^,  l* appetito  della  mate- 
ria prima,  come  dicono  i  Filofo[ì,alhforma,che  le  da  il  compimento.  E  che  quelli, 
che  credenano  il  Mondo  ejfere  corpo  mobile,  ed  ogni  cofa  fuccedere  per  lo  predomi- 
nio dille  Stel'e  {JtcondOiChe  racconta  nei  Vimandro  Mercurio  Trif/negiflo)  fin  fero 
^rgo  Vajìorale ,  che  con  molti  occhij  da  tutte  le  bande  riguarda/fé .  Qn^lto  ifìefio 
molìrarmo  in  Giunone,  fofp? fa  maria  dalla  mano  di  Gìoue.iCtnn?  iifje  Homeró'.; 
ed  infinite  altre  imagini,  le  quali  hanno  già  ripieni  imiti  volumi,  ó^sìancati  mot- 
ti  Scrittori ,  ma  con  profitto  di  dottrina  ,  &  dì  fapìenja  .   il  fecondamodo  delle 
Jmagini  .abbraccia  quelle  cofe  ,  che  fono  nell'hitorno  medffimo  ,  o  cì}e  hanno  gran 
yìcinani^a  con  efio ,  come  ì  concetti,  <&  gli  hahfti,  che  da'  concetti  ne  na(cono,coit 
lafrequen:^a  dimolte  attionì  particclari  ;  &  concetti  dimandiamo  fen'^a  più  fat- 
tile ìnue^igatione, tutto  quello ,  che  puh  efìerfìgnifìcato  con  le  parole  ',  il  qual  tut- 
to vien  commodamente  in  due  parti  diuìfo  . 

Lvna  parte  è  ,  che  afferma ,  o  nega  qualche  cofa  d'alcuno  ;  F altra  ,  che  nò  . 
Con  q't^lla  formano  f  artificio  loro  qut'.li,  che  compongono  Tl'nprefe ,  nelle  quali 
€on  occhi  e  or  pi  t'ir  poche  parole  vn  fot  concetto  s' accenna  >  <&  quelli  ancora  ,  che 
fanno  gli  Emblemi  nue  rn-i.iqjor  conretto  con  più  quantità  di  parole,  <&  di  corpi  fi 
rnanifesìa  .   Con  qnefia  poi  fi  forma  l'arte  deli'  altre  Imagini ,  k  quali  apparten- 
gono al  nofìro  difc^rlo ,  per  la  conformità ,  che  hanno  con  le  defìnnioni  ;  le  qn  ,U 
fclo  abbracciano  le  virtù  ,  ed  i  Vitti ,  o  tutte  quelle  co f:  ,  che  hanno  conuenicn':^a, 
€on  qucfìi ,  0  con  quelle ,  fen\a  affermare ,  o  neiare  alcuna  cofa  ,  e  per  effere  ò  fole 
priuationi,  o  hahitipU'i,fi  tfprimono  con  la  figura  hamana  conuenientemente  . 
Tercioche  ,  fi  cornei  huomò  tutto  è  mifura  di  tutte  le  cofe ,  fecondo  la  commune 
cpinione  de'  Fil  fofì ,  &  d'^riHotile  m  particolare ,  quaft  come  la  d 'fìiitione  è 
mfura  del  ìefinito   cofi  medefimamente  la  forma  accidentale, che  apparifce  efìe- 
rrormente  d't[fo,può  s'fer  mifura  iccidcntale  delle  qulitàdtf 'libili,  qualunque 
fi  fiar.o,  ò  dell'  anuna  nofir  a  fola  ,o  di  tutto  il  rompono .  ^dunque  vedia.noiche 
Jmagine  non  fi  può  àimaniare  in  propofito  noflro  quella .  che  non  nà  la  forma  del  • 
l  hiiomo ,  6"  che  e  imagine  malamente  difìinta  ,  quando  il  corpo  principale  nonfA 
in  qu  ilche  modo  l'offìtio  ,  che  fa  nella  iefinitione  il  fuo  gC'-;  :  re . 

IS^;/  num'.ro  dell'altre  cuje  da  auHert  ire  fono  nttf^kp-nti  effentiali  della  cofa 

ìjhfia; 


ifìf/fa;  e  di  queHe  fari  neceflarìn  guardar  minutamente  le  dìfpofitionUele  qualità, 

Difpofttìone  nella  tejia  farà  la  pofitura  altay  o  baffa  ,  allegra ,  o  malinconica  » 

&  diuerfé  altre  pajjìoni  ^chefi  fatoprono ,  come  in  Teatro  neH'  apparenza  della. 

faccia  deWhuomo .  Donerà  ancora  nelle bracciaynclle  manìinclle gambe, ne*  piedìg 

nelle  treccie^  ne"  veUìtìiCd  in  ogni  altra  cofa  notarfi  la  difpofttioneiOueropofitionC 

diflinta,  e  regolata,  lacuale  ciafcuno  potrà  da  fé  medefimo  facilmente  conofcere  • 

fenii^a  che  ne  parliamo  altramente ,  pigliandone  efjcmpio  da'  Bimani  antichi ,  che 

ojferuarono  tali  difpofitioni^particolarmence  nelle  medaglie  di  Adriano  Imperada 

re,  V^Uegre^J^a  del  Topolo [otto  nome  d'Hilaritì  publica/ia  figurata  con  le  ma' 

ni  pofle  all'  orecchie  ;  il  Foto  publico  con  ambe  le  mani  aliate  al  Cielo  in  atto  di 

fupplicare  ;  veggonft  altre  figure  pur  in  medaglie  conia  mano  alla  bocca  ;  altre 

ftedono  col  capo  appoggiato  alla  deHra  ;  altre  Hanno  inginocchiate  ;  altre  in  pie* 

di  ;  altre  difpoHe  a  ca  minare  ;  altre  con  vn  piede  al^to ,  e  con  altre  varie  difpo» 

fitioni  deferiti  e  da  Adolfo  Occone. 

Le  qualità  poi  faranno ,  l'effere  bianca,  o  nera  ;  proport tonata,  o  fproportionam 
ta  i  graffa ,  o  magra .  glouane ,  o  vecchia ,  ofimìli  cofe,  che  non  facilmente  fi  pof- 
fono  fé  par  are  dalla  cofa,  nella  quale  fono  fondate,  auuertendo,che  tutte  qnefle  par^ 
ti  facciano  infteme  vn  armonìa  talmente  concorde  ;  che  nel  dichiararla  renda  fo^ 
disf attiene  il  conofcere  le  conformità  delle  cofe  >  ed  il  buon  giuiitio  di  colui,  che 
l  ha  fjpute  ordinare  infitme  in  modo ,  che  ne  rifuUi  vna  cofa  fola ,  ma  perfetta  » 
&  diletteuole  . 

Tuli  fono  qiiafi  vnmerfalmente  tutte  quelle  de  gli  ,Antichii&  quelle  ancora  eie* 
Moderni  che  non  fi  gouemano  a  cafo ,  E  perche  la  fifionomia,  ed  i  colori  fono  con' 
fiderati  dagli  Antichi  ,  /;  potrà  ciaf cuno guidare  in  ciò  conforme  alV auttorità  di 
*Aiifìo:ile  «  il  quale  fi  dette  credere  t  fecondo  l'opinione  de'  Dotti ,  chefupplifcafolo 
in  ciò  ,  come  nel  vefìo  a  quel ,  che  molti  ne  dicono  -.  efpeffo  lafciaremo  di  dichiarar» 
li,  haHando  dire  vna,  o  due  volte  fra  tante  cofe  poHe  in/teme  quello,  che ,  fefoffero 
dipinte,  bijognarebbe  ma  uftflare  in  ciafcuia,  majjimamente  che  poffono gli  jiU' 
dioftYÌcorreie  ad  ^leffandro  d'^leffandro  nel  libro  2.  a  cap.  19.  oue  in  dotto 
compendio  egli  mawfnfla  molti  fimboli  con  fiie  dichiarationi  attinenti  a  tutte  le 
membra^  e  'oro  colori. 

La  de  fìnitio'ìe  fa  itta, benché  fi  faccia  di  poche  parole,e  di  poche  parole  par, che 
debbia  efier  'fuefia  in  pittura  ad  imitatione  dì  qtiella  ;  non  è  però  male  l'ojferuatio' 
ne  di  molte  cofe  propo  He ,  accioche  0  dalle  molte  fi  poffano  eleggere  le  poche ,  che 
fanno  più  a  propofito,  0  tutte  infieme  facciano  vna  compofitione ,  chefia  più  fimi' 
le  alla  dejcrittione ,  che  adoperinogli  Oratori,  ed  i  Voeti ,  che  alla  propia  difini" 
tione  de'  Dialettici,  il  che  fai  fé  tanto  più  conuenientemente  vien  farto  ,quanto 
nel  reflo  perjefleffa  la  Vittura  più  fi  confà  con  queHe  arti  pia  facili ,  &  più  dilet' 
teuoli ,  che  con  qu-flapiù  occulta ,  &  più  difficile .  Chiara  cofa  è ,  che  delle  anti- 
the  (e  ne  vedono,  z  ieU  vna,  e  dell'altra  maniera  molto  belle ,  e  molto giuditìofa* 
mente  compoHe.  .       ' 

Hora  vedendofi  ^  che  quefìa  forte  d^imagmi  fi  riduce  facilmente  allafimilrtu  » 
dine  dslla  definitione  >  diremo,  che  sì  di  quejìe,  come  di  quelle ,  quattro  fono  i  capi, 

sle 


*ìe  fe^krììfrhcìf>Afìyilaìte/;ffa!ifìpuòp!S.^ìarercrdìre  di  fornì  art  e  t  &  fi  dU 
tnanàano  ccn  ncmiyfitatimht  Scuole ,  ài  Materia ,  Efficiente y  Forma  >&  Vinti 
ia  Ha  diutrjitè  de*  eguali  capi  nafce  la  àiurìfità ,  che  tergono  gli  Ruttori  molte 
y  C'Ite  in  dì  finire  rna  medefiina  coja ,  e  la  diucrfità  mede  firn  amente  di  molte  Ima- 
^ini  f  ttc  pfi- {igni  f  care  yna  coja  fila  .  llche  ciaf  uno  p(  r  fé  fìifo  potrà  notare 
in -qutìie  ifi'jfe  >  che noihclhicrnc-da  diuerfi  antichi princìpalwent eraccolte ,  e 
ti4tte  quattro  adoperate  iifcme  perwf  fìrare  ma  fola  cofa ,  je  bene  fi  trouano  in 
alcuni  luoghi  ;  con  tutte  ciò  ,  d( uendcfi  hauer riguardo  prim  ipalminte  ad  infegna- 
re  cofa  occulta  con  mode  non  orcinario ,  per  dilettare  con  lingegnofa  it.uentione  » 
è  lodeuoUfa)  lo  ccn  ma  fola  ,  per  ncr  generare  ofcmitài  efafiidw  in  ordinari  JpiC' 
gare  »  <&  mandare  a  memoria  le  molte . 

Tacile  ecfe  adunque  ^r.e'ie  qualìppcffa  dimcfirare  i'vltima dijferenl^a ,  fé  al' 
Cfinafe  ne  truoua  ,  qucfìafola  bafìa  per  fare  Hmagine  Icdemle^  &  difomma  per- 
fettione  ,  in  m.aixanT^a  della  quale  ,  cheìvnitafi  mprecon  la  ccfa  medefma ,  ne 
fi  difcerre  ifi  adoperano  le  generali,  conce  fano^uefie  yche  pofie  infememoflra' 
no  quello  ifìcffo  >  che  conterrebbe  fff a  fola . 

Dapoi  iquajido fappìamo per  qucfìa fìrada' difìintamentt  le  qualità  v  le  ta^ 
poni ,  le  propietà ,  J&gH  aaidenti  d'vna  cofa  definibile ,  accicche  fé  ne  faccia 
r  imagine  yhi fogna  cercare  taftmiiitudine  ,  come  habbiamc  detto  nelle  lofemd' 
feriali ,  la  quale  terrà  in  luogr.  delle  parole  dell'  Imagine  yO  dtfiniticne  dt  Retto- 
ri ;  di  quelle j  checpnfiP^ono  nell  egual  pufortiane  ,  che  hanno  due  coft  diHmte 
fra  fé  Heffe  ad  vna  fola  diuerfa  da  arrlyedm ,  prendendo f  crucila  ,  che  è  meno  ;  cO' 
tneyfe.ptrfirnilitudined.  Forte'^yifi  dipinge  la  Colonna  ,  perche  ne  gV  edi fi cij 
fofliene  tutti  ifaffi ,  e  tutto  l  edificio ,  che  le  ììàfopra  ifen^a  mucmrfi  j  o  vacilla  - 
re  ì  dicendo ,  che  tale  è  laforte^J^a  nelV  huomo  ,  perfoHenere  lagraue^a  di  tutti 
ifaHidij  i'&  di  tutte  k  difficoltà  i che  gli  vengano  addcffo ,  &  per  fmilìtudine 
delia  l(ettorica  la  Spada  ,  e  lo  Scudo  ^perche  ,  cofrif  con  qucfli  in^rumenti  il  Sol- 
iate difende  la  rita  propia ,  &  offende  l'altrui ,  cofi  il  B^thore ,  e  l'Oratore ,  co* 
fuoiargomaiti^  onero  entimci  mantiene  le  £ofe  fauoreuoli  3  &  ribatte  indietro 

ie  contrarie. 

Seme  anchm-a ,  vltre  à  queHa  ,y>n  altra  forte  di  fimilìiudìne  ,  che  è  quando 
due  cofe  difììnte  conuengono  in  ma  fola  differente  da  efie  i  come ,  fé ,  per  notare 
iti  magnanimità  ,  Vrendfffìmo  il  leone ,  nel  quale  rffa  in  gran  parte  fi  fcuopre  -, 
il  qual  modo  e  menolodeuole ,  ma  più  vfato  per  la  maggior  facilità  della  inuen • 
tìone  y  &  della  dichiaratione  ;  <!:  fono  quefle  due  forti  di  fimilitudine  il  neruo ,  & 
laforTo.  della  im,agine  ben  formata  ;  fen\a  le  quali ,  come  efìa  non  ha  molta  dif- 
f  colta  ,  cofi  rimane  infrpida ,  &fciocca . 

Ciò  non  è  auuertito  molto  da  alcuni  moderni ,  i  quali  rapprefentano  gUeffet' 
ti  *cont  ingenti,  permofharel'rfentiali  qualità ,  come  fanno ,  dipingendo  perU 

ifìfperatioremo  ,  che  s'appicca  per  la  gola  :  per  l'^micitiadue  perfone  ^che 
ft  abbracciano  :  ofimilìcofe  di  poco  ingegno ,  &  di  poca,  lode.  E  ben  vero  ,  co- 
.  ^y^bo  detto ,  che  quelli  accidenti ,  che  feguitano  neceffari  amente  la  cofa  fignifi- 

fkì a  veW imagine yfaràlode iporli in  alcnniluoghi disìinti  ,  &  nudi,  come  in 

far;- 


partìcotafe  queUìiche  appartengono  aUa  ftftonòìnU ,  ei  althahìtuime  del  corpt-9 
che  danno  inditio  del  predominio  ,  che  hanno  le  prime  fedita  nella  compofttione 
deWhufomo ,  le  quali  dispongono  gli  accidenti  eHeriori  d'ejfo  ,  &  lo  inclinano  alle 
dette  pafJìoniyO  a  quelle  t  che  hanno  con  e(ìe  conformità.  Come  ^fedouendodi^ 
fingere  la  Malinconìa ,  il  Venfiero ,  la  TenitenT^a ,  ed  altre  ftmili ,  farà  benfatto 
ilvifo  afciuttO)  macilento ,  le  chiome  rabbuffate ,  la  barba  incolta ,  &  le  carni  non 
motto  gìouenilì  ;ma  bella,  lafciua  ,frcJcairubiconda  »  &  ridente.  Si  donerà  fare  t 
il  Tiacere ,  il  Diletto ,  rMlegre':^a ,  ed  ogn  altra  cofafmile  a  quefie ,.  &  ,fe  be- 
ne tal  cognìtion  e  non  ha  molto  luogo  nella  numeratione  de'  ftmili  y  nondimeno  è 
vfata  affai  ;  &  queHa  regola  degli  accidenti,  &  degli  effetti  già  detti  >  non  fem* 
prefeguitarà  j  come  nel  dipingere  la  BeUe^^aM  quale  è  vna  cofa  fuori  della  com- 
pr  enfiane  de*  predicabili  ,&  ,fe  bene  neW  huomo  è  vna  proportione  di  linee  ^  &  di. 
colori,  non  è  per  quefloben  efpreffa  Vimagine ,  che  fia  fouercbiamente  b-ella ,  & 
proportionata  ;  perche  farebbe  tm  dichiarare  idem  per  idem,  ouero  piàtoiìo  vnz 
cofa  incognita  con  vn  altra  meno  conofciuta ,  &  quafi  vn  volere  con  vna  candela. 
far  vedere  diHint amente  il  Sole ,  &  non  haurebbelaftmilitudine ,  che  è  V anima  } 
ne  potrebbe  dilettare,  per  non  bauere  varietà  in  propofito  di  tanto  momento  :  // 
€he  principalmente  ft  guarda . 

Terò  noi  fhabbiamo  dipinta  a  fuo  luogo  col  capo  fra  le  nuuole ,  &  con  al'' 
tre  conuenìenti  particolarità  .  Ter  hauere  poi  le  fimilitudini ,  atte ,  &  con^ 
tteneuoli  in  ogni  propofìto  ,  è  bene  d'auuertire  quel  ,  che  auuertifcono  i  Fletto  \ 
ri ,  cioè  \  che  per  le  cofe  conofcibili  ft  cercano  cofe  alte  ;  per  le  lodabili ,  fplen-' 
dide;per  le  vituperabili  »  vili  ;  per  le  commendabili ,  magnifiche.  Dalle  quali 
cofe  fentirà  ciafcuno  germogliare  tanta  quantità  di  concetti  neW  ingegno  fuo  , 
fé  non  è  più ,  che  aerile ,  che  per  fé  Hefio  con  vna  cofa ,  che  ft  proponga ,  farà  ba^ 
ftanteadaregufio , & fodisfattione  all'appetito  dì  molti,  &  diiterft  ingegni,  di» 
pingendone  /'  ìmagine  in  diuerfe  maniere,  &  fempre  bene. 

J{e  io  oltre  a  quefìi  auuertimenti  y  li  quali  fi  potrebbono  veramente  fpie^ 
gare  con  affai  maggior  dilìgen'^a ,  fo  vederne  quafi  alcuno  altro  degno  difcrp» 
uerfiìper  cognitione  di  quefie  Imagini ,  le  quali  fono  in  vero  ammaejlrameth' 
to  nato  prima  dall'  abbondan':^a  della  dottrina  Egittiaca  ,  come  fa  teHima- 
nio  Cornelio  Tacito,  poi  ribellito  ,  ed  acconcio  col  tempo,  come  racconta  Gio- 
ttanni  Gorocopio  ne'  fuoi  Gìeroglifichi  ;  talmente  ,  che  potremo  quefia  cogni- 
t  ione  affi  migli  ari  a  ad  vna  perjona  fapiente  ,  ma  verfata  nelle  folìtuiini  ,  & 
nuda  per  molti  anni ,  la  quale  per  andare  doue  è  la  conmrfatione  ft  riuefìe  , 
accioche  gli  altri  allettati  dalla  vaghe:(x.^  efieriore  del  corpo  ,  che  è  rimagi' 
ne  ,  defiderino  d'intendere  minutamente  quelle  qualità  ,  che  danno  fplendi' 
de'T^j^a  alt  anima  ,  che  è  la  cofa  ftgnificata  ,  &  fola  era  mentre  Haua  nelle 
folitudini  accarcT^to  da  pochi  Hranieri .  E  foto  fi  legge  ,  che  Tittagora  > 
per  vero  defiderio  di  fapien:^a  psnetraffe  in  Egitto  con  iranàiffima  fatica  > 
cue  apprefe  i  fecreti  delle  cofe,  che  occu  tauano  in  quefìi  Enigmi,  e  peròtor' 
natcfene  a  cafa  carico  d'anii ,  e  di  f^pisiT^z  ,  meritò  che  doppo  morte  della 

fua 


fuaeafaft  facete  mTempIOiConfacràto  al  merito  del  fuofapere.   ■ 
■  Trouafi  ancora,cbe  Viatorie  gran  parte  della  ftia  dottrina  cauò  fuor  a  deUe  /«e 
fecretc7;7;e,  mlie  quali  ancora  i  fanti  TrofetiV afcojero .  E  ChrìHcycheful' aderri' 
pimento  delle  Trofetie ,  occultò  gran  parte  de*  jecreti  dìumi  folto  C  of  urità  delle 
fue  parabole^ 

Fu  adunque  Ufapien\a  degli  tghtij  come  huomo  horrìdo ,  e  mal  veHìto  ador- 
nato  dal  tempo  per  conjeglio  deU'efperienT^ajche  moftraua  efer  male  celar  gl'indi- 
eli  de  luogbi,ne'  quali  fono  i  Tefori  >  accioche  tutte  affaticandoft  arriuino  per  qne- 
fio  mezzo  a  qualche  grado  di  felicità,  Quefìovefìirefuil  comporrei  corpi  del- 
l'imagini  diftinte  di  colori  alleproportiovi  di  molte  varietà  con  belle  attitudini ■<Ù' 
con  ejquiftta  delicatura ,  e  dell'altre,  &  delle  cofe  iHtjfe ,  dalle  quali  non  è  alcuno, 
che  alla  prima  rìHa  non  fi  fentamuouere  vn  certo  defiderio  d*  inutfìigare  a  che 
fine  fieno  con  tale  dijpofttioneyed  ordini  rapprefentate.  Quefìa  curiofità  viene  an- 
cora accrcjciuta  dal  vedere i  nomi  delle  cofefottofcrìtte  ali'  ifi(j]e  imaginì .  E  mi 
par  cofa  da  offcruaifi  il fcttofcriuere  inomì ,  eccetto  quando  deuono  efftre  informa 
A*  Enigma  ,  per  che  fendala  oognìtione  del  nome  non  fi  può  penetrare  allacogni- 
tione  della  cofa  fignificata ,  fé  non  fono  Imagìni  triuiali ,  che  per  l  vfo  alla  prima 
"pifla  da  tutti  ordinariamente  fi  ricorwfcono  ;  s'appoggia  il  mio  parere  al  co  fiume 
degli  antichi ,  i  quali  nelle  medaglie  loro  ìmprimcuano  anche  i  nomi  delle  Imagi' 
ni  rapprefentate ,  onde  leggiamo  in  e(ie ,  ^huniantia ,  Concordia,  Fcttitudoy  Fé- 
licitasy  Tax,  Trouidentia,  Tietas,  Salus,  SecuritaSiVi^oria^Virtus,  e  mille  altri 
fiomiintorno  alle  loro  figure. 
£  quello  è  quanto  mi  è  paruto  conueneuolefcriuere  per  fodisfattione  dì  quelli  % 
^he fi  compiacciono  delle noflre fatiche  :  7^1  che  t  come  in  tutto 
il  reHo  dell'  opera  ,  [e  l' ignoranza  fi  tira  addofio  qualche 
biafimo  ,  hauerò  caro,  che  venga  in  parte Jgraua» 
ta  dalla  diligen^aydaUaquale  principal- 
mente ho  afpettata  lode  ,edbo 
tolto  volentieri  il  tempo 
agliocchijper 
darlo 
Mila  penna ,  accioche  venendo  l'opera ,  benigni  Let* 
tori ,  in  mano  vojira  »  io  conofca  da  qual- 
che applaufo  delle  voHre  lingue 
di  non  hauer  perduto 
il  tempo,  feri- 
uendo» 


ABBON. 


< 


A  B  B  O  UmA  N  Z  A. 


Trr 


O  N  N  A  gratiofajchc  hauendod'vna  bella  ghirlanda  di  vagTii 
fiori  cinta  Ja  fronte,  5^  il  veftimento  di  color  vei'de ,  ricama- 
to d'oro,  con  la  deftra  mano  tenga  il  corno  della  douitia  pie- 
nodi  molti  &  diuerfi  frutti, vue,ol lue, 6c  altri;  &(^  col fi- 
nirtro  braccio-ftringa  vufafcio  dt  fpighe  di  grano ,  di. miglio- 
panico,  legumi,  &C.  foniig^ianti,<ial  quale  fi  vederanno  molte  di  dette, 
ipighc  vfcite  cadere,  &  fparfeanco  per  terra . 

Bella ,&  gratiofa  fi  debbe  dipingere  rAbbondan2a,fi  comecofabuo- 
na,  <5^  defiderata  da  ciascheduno  ,  quarjto  brutta ,  &  abomineuolc  à  ripu- 
tata hcareftia.,  che  di  quella  è  contraria. 

Ha   la  ghirlanda  de' fiori,  percioche  fono  i  fori  dei  frutti  che  fanno 
l'Abbondanza  meflaggicri,  &  autori.;  pofìbno  anco  fi gniii care  l'allegrez- 
za ,  &:_  le  delitie  di  quella  vere  compagne . 
11  color  verde,&  i  fregi  <ieirciro^ei  fwo  vefiimento/ono  colori  propriì 

A        effendo 


i'  ICONOLOGIA 

cflendo  che  H  bel  verdeggiar  deJ'Iacampagnà-mónri  fertile- produttio  ne; 

&i^  l'ingiallire,  la  maturatione  delle  biade,  &  dei  frutti,che  fanno  i'abbori  l 

danza_/ .  -^^,«.«        I  fr 

11  corno  della  douitia  perla  fauola  della  Capra  A  maltea,  raccontataci  pi 

da  Hermogenenel  lib. della  VngiZfCx  come  refenfce  Natale  Cornile  nel  j\  n 

Jibro  delle  lue  Meteologie  al  cap.i.di  Acheloo,  &  per  quello  che  Guidici  ri 

fcriue  del  detto  Acheloo  lòtto  figura  di  Toro,  nel  lib.p.  delle  Trasfor  li 

mationi ,  e  mani  fello  fegno  dell'abbondanza ,  dicendo  cosi . 

Naiadcs  hocpomis,6^florisodO'rcrepletum_,. 

Sacrarunt,  diuefq;  meo  bona  copia  co^rnu  eft. 

Et  perche  l'Abbondanza  d  dice  Copia,  per  rao ararla  la  rapprefcntiamc 

checon  il  braccio  fi  nifiro  habbia,come  ildeftrola  fua  carica ,  6^  d'auaa 

Wggio ,  elTcndo  che  parte  di  quelle  fpighe  Ci  fpargono  per  terra . 

Jn  prcfcriptam  Abundantis  lìguram  ,  Dóminieus  Ancaianus 

Àfpice  terrarum  flauentes  vndiq;  campos 

Multiplici  complet  melTe  benigna  Ceres. 
Pomorum  vario  curuantur  pondere  rami. 

Et  bromio  vitis  piena  liquore  rubet . 
Cerne  boum  pra:cudu<mq;gregcshincla^eu$  humojr 

Hincpingui-fudantviraina  vin«5la  lacu. 
Sylua  feras  nutrit  ,producunt  ^quora  pifces , 

Acrijs  campis  Jsta  u^gaturauis . 
Quid  iam  depofcas  proprios  mortalis  in  vfus  ' 

Nec  caelum  quicquam ,  n^c  tibi  terra  negat . 
Abbondanza, 

DONNA  in  piedi,veftita  d*oro,con  le  braccia  aperte,tenendo  ?vna, 
l'altra  mano  lopra  alcuni  cenoni  di  fpighe  di  grano,  i  quali  ftanncj' 
dalle  bande  di  detti  figura,  &(_  e  cauata. dalla  medaglia  di  Antonino  Pio'! 
conletrerechedicono;  ANNONA  A  VG.  COS.  1111.  &  S.  Cf 

Abbondanza  Mantima. 

CERERE  Ci  rapprefcntacon  iefpighe  nella  deftra  manoyftcfafopr; 
la  prora  dVna  naue ,  &  a  piedi  vi  farà  vna  mifuradi  g^rano  con  le  ipi 
ghedentro>con>e  l'altra  di  Ibpra . 

Abbondanza  Marittima . 

DOnna  che  con  la  delira  mano  tiene  vn  umonc  ,  &  conia  finiftra_ 
Jeipighe. 

Abbondanza. 

DOnna  con  la  ghirlanda  di  fpighe  di  grano ,  nella  delira  mano  vn  maz 
zo  di  canape,con  le  foglie,(!k  con  la  linlllra  il  corno  della  douitia,& 
vn  ramo  di  gineftra,  fopra  del  quale  faranno  molte  boccette  di  feta . 

ACCADEMIA. 

DOnnavcrtita  di  cangiante,  d'alpetto,  &  di  età  virile,  coronata  d'<* 
ro,  nella  man  delira  terra  vna  lima,  intorno  al  cui  manico  vifia_i 
fcntto  DETRAHIT  ATQYE  POLIT,  neilaman  finilUa  hauerà  yn^ 

ghirlanda 


•D  1    CES  ^  RE     R  IP  A       5 

ghirlanda  tefluta d'Alloro ,  Hedcra,  e  Mirto,  da  la  mede/ima  mano,  pen- 
dino vn  paio  di  pomi  granati ,  federa  in  vna.  iedia  fregiata  di  fogliami,  e-», 
frutti  diCedro ,  Ciprelfo ,  e  Quercia,  com'anco  ramid'Oliua ,  in  quella-, 
parte oue  lì  appoggia  il gombitovluogo^iùprofllmo  a  la  tìgura.  Starà  in 
mezzo  d'vn  cortile  ombro fo ,  luògo-  bofcareccio  di  villa  ;  alli  piedi  haue- 
rà  buona  quantità  di  libri  >  tra  quali  rifieda  vn  Cinocefalo,o  vero  Babu ino, 
faràveftitadi  cangiante  di  vara  colori , per  le  varie  iciemie,chein  vna 
«iotu  Academu  fi  trattano , 


aiLiiCi. 


e!  '■ 


Si<3ipinge d'età  virile,per la  perfetta,  e  matura  cognitione de  le  cofe,' 
the  fi  polieggono,  e  difcorrono  in  quella  età,  che  none  fottopoflaalle 
Jeggerezzegiouanile,nca  dilirameijti  fenili ,  ma  e  dotata  di  laidamente» 
f  diafano  giuditio. 

Si  corona d'orojvolendo  fignificare,che  quando  l'ingegno  dell'Acca- 
«lemicobà da  màdar .fuori  gh  iuoi .pcniieri,che  in  capo  confi flono  oue  è  la 

A    a.        parte 


jf:      ^   '7  C  O'  N  O  L  0  G  I  J   r  ■ 

parte  intellettiua  dell'animono/lro  (fecondo  Platone  nel  Timeo)  bifo« 
gna  ch'egli  11  affini,  come  l'oro,  accioche  poffinoftarc  ad'ogniproua_*, 
e  paragone.  Damandeftratienevna lima,  col  motto  intorno  [  Detrahit, 
atque  polir]  perche, fi  come  con  la  lima, inftrumento  fabnie, liman- 
doli il  t'erro ,  o  altro ,  Ci  pollice ,  e  leuanJofi  la  ruggine  diuiene  lucido ,  e 
rifplendente  ,  cofi  nell' Accademia  leuandofi  le  coi'e  iuperflue,  &  emen- 
dandofì  li  componimenti , fi  poliibono  »6^  illuftrano  l'opere, e  però  è 
necellario  ponerie  (otto  la  lima  de  feuerigiuditij  de  gli  accademici,  e  fare 
come  dice  Ouidionellib.  pr.dePonto.acciòfi  emendino,  e  poUrchinOv 

Sci  licetincipiam  lima  mordaciusvti, 

Vt  fubiudicium  fingala  verbauocem. 
Onde  Qu^intilianolib.x.cap.iij.opuspoliatliiiia,  &  non  fenza  ragione 
fi  Idegna  Horatio  ne  la  Poetica  de  i  latini ,  che  non  poneuono  al  par  de  i 
Grici  curaj^,e.fatica',  in  Jimare,  e  pulire  l'opere  loro . 

Nec  virtù  te  fbret  clarisq;  potentius  armis, 

Q£àm  lingua  latium, fi  non  offenderet  vnum^ . 

Quenq;  poetarum  lima  labor,&  mora  voso 

Pompiliuslanguis  Carmen  rcprachenditc ,  quod  non 

Multa  dies.,6t multa  licuracoerunt» 
Et  il  Petrarca!  Sonetto  18. 

Ma  trouopefonondelemiebraccic. 

Ne  opra  di  polir  con  la  mia  ItiHa_/ . 
QiHndiè,  chcmolto  accortamente  dicefi  ,  che  ad'  vn' opera  gli  manca 
IVltimaIima,quandonon  è  a  baldanza  teria,e_> pulita, veggiafi  ne  gli 
Adagii.  Limamaddsre.  Da  quali  habbiamo  cauato  il  motto,  ouc  legge* 
fi,  circa  l'emendatione  de  l'opere.   Limadetrahitur ,  atq;  expoJitur,  quod 
redundat,quodq;incultameil,&liinacadicuncur  expolita  .  La  ghirlan-i 
da  C\  tefTe  d'Alloro ,  Hedera ,  e  Mirto ,  perche  ibno  cutc'e  tre  piante  pocv 
tiche,per  le  varie  fpetiedi  poefia,che  ne  l'academie  liorifcono , imper«:i 
Cloche  il  Mirto  è  pertinente  al  Poeta  melico  amorolb,  che  con  fuauità,  <i 
piacere  cantagli  fuoi amori ,  perche  il  Mirto  ,tecondo  Pieno  ValerianoJ 
è  fimbolodjl  piacere,  &  Venere  madre  de  gli  amori  ,anzi  riferifcc  Ni- 
candro,  che  Venere  fti  prefencealgiuditiodi  Paride  lacoronata  di  Mir* 
to,  tanto  gli  era  grato,  e  però  Virgilio  m  Meliaco. 

Pjpulus  Alcid.e  griti  fi  ni,  vi:ii  Ii:chi,  ] 

Formof^  Myrtus  Veneri,  Tua  laurea  Phoebo.  i 

EtOuidionelprmripiJ  del  4.  Iib.  de  Palti,  voi  en  incantar  de  le  fcfU, 

d'Aprile,  mefe  di  Venere,  muoci  Venere,  la.]uale  dice,  che  gli  toccò  1» 

tempie  con  il  Mirto,  acciò  meglio  poteiTe  cantare  cole  attenenti  a  lei. 

Venimus  ad  quartum ,  quo  tu  celeberriina  menie.ii-*  » 

Et  vatcm  ,  &:  menrein  luis  Venus  elle  luos , 

Mota  Cytherea  elt,leui  mea  uai^ju  Myao 

Contigli,  &  cieptUiH  pcrfice  dixit  opus. 
TDi  Hedera,  &  Alloro  li  coronauano  indiiierencemente  tutti  lipf>etf,. 

i*uia- 


D  I    e  E  S  Ji  R  E    R  I  P  J.     r 

Horatio  poeta  Lirico ,  fi  glòriàua  deli'hedera . 
Me  doftarum  hederaepraerniafrontium 

Dii*  mifcent'fuperis, 
E  riftcflb  vuole  il  Lauro  neli'vltima  odedel  j.  lib.diuerfi. 
Qu9iitam  mentis, 6^  nuhidelphica 

Lauro  cinge  volens  Melpomene  comam  » 
E  lo  giudica  atto^^che  ne  fulfe  coronato  Pmdaro  pur  lirico  nel  4.  lib.ode  x. 

Pindarus  ore .  Laurea  donandus  Apollmari . 

Nondimeno  l*hedera  particularmcnte  era  di  poeti  elegi  allegri,  fi  come 
nou  11  Merola  nell'elegia  tf.de  Tnfiibusioue  dice  Ouidio. 

i)i  quishabesnoftrisfimilesmimagine  vultus, 

Dememeishederas  bacchica  fertacomis 

Irta  decent  Istos  foelicia  figna  pòetas  : 

Temporibus  non  eli  apta  corona  meis , 
E  Propertio  poeta  Eligiaco  .' 

Ennius  hirfuta  cingat  Tua  d  i<fla  corona 

M3  folla  ex  hedera  porrige  Bacche  tua  ^ 
E  con  la  medefima  Ouidio  auuertifce  Catullo,  che  vadi  incontro  a  Tibul* 

10  Eligiaco  .^ 

Obuius  huic  venies  hcdera  iuuenilia  cin<flus. 
Tempora  cumcaluo  dofte  Catùlle  tuo . 
Conuienfi  anco  a'  poeti  Dithiramboci^^eflendo  li  Dithirambi,  vcr/i,chc  fi 
cantauanoin  honore  di  Bacco  a  cui  era  conlacratal'h edera.  Quid.  ?.fa(lr 
Hediira  gratini  ma  Baccho. 
Hoc  quoque  verità  fi t  dicere parua  eft. 
Ny^ades  Isymphaspuerum  guarente  nouerca 
Hancfrondemcunisappofuiflfeferunt.         Encl<5.dcfaftf. 
Bacche  racemiferos  hcdera  redimite  capillos. 

11  Lauro  poi  è  più  conueniente  a  gli  Epici ,  che  cantano  i  fatti  d'Impera* 
tori,  e  de  gli  Hcrol,  li  quali  vincitori  d'alloro  fono  ftati  incornati ,  epe* 
rò  Apollo  nel  pr.  de  le  Metamorfofi  lo  delibra  per  corona  a  gloriofi ,  e^ 
Yittoriofi  Duci,  e  lo  conlacra  à  fé  ftelfo  padre  de  Poeti,come  pianta,  che  li 
deuealpiù  alto  ftile  grato ,  e  fonoro ,  e  per  finire  di  ragionare ,  circa  di 
quefte  tre  piante  poetiche,  balli  adire,  che  il  Petrarca  fu  coronato  in  Ro- 
ma di  tre  corone,di  Lauro,  d'H  edera,  e  di  Mirto, sì  come  rifcrilce  d'ha- 
uer  uilco  Sennuccio  Fiorentino,coetaneo  »  i^  amico  del  Petrarca. 

Lipomi  granati,  fono  figura  dell' vnione,dL^g  li  Academici,pigIiando- 
iìtaUpomiddPienolib.  :4.  per  fimbolo  dVn  popò  lo  collegio,  èdVna_. 
compagnia  di  molte  genti  congregate  invn  luogo, per  la  cui  vnione  fi 
conleruano ,  e  però  erano  dedicati  a  Giunone,  la  quale  hcbbe  epiteto  di 
conlcruatrice,  lì  come  fi  uede  ne  la  medaglia  di  Maramca,  contdle  paro- 
le 1  y  N  O  C  O  N  S  E  R  V  A  T  R  1  X.  E  per  quello  anco  Giunone  era 
riputata  prendente  de  li  Pvegrii,epingeuaiì  con  vn  melo  gninato  muna 
mano,comeco.iUfuatncedcii'vnionedj popoli.  Szdcri  i'Academia  per- 
che 


6  I  C  O  N  O  L  0  G  I  A     '- 

,che  gli  eHerciti;  de  gli  accademici  fi  fanno  fedendo  in  ordinanza  tra  di  lo- 
ro ,  ui  fari  incagliato  il  cedro  ne  la  fedia,  per  elfere  il  cedro  fimbolo  dell'e- 
ternità. Ante  alias  eniin  arbores  cedrus  eternitatis  hieroglyphicumeft, 
Dice  Pierio, poi  che  non  fi  putrefa,  ne  meno  fi  tarla, ala qual  eternità 
dcuono  hauere  la  mira  gli  accademici,  procurando  dfmandar  fuora  l'ope- 
re loro  limate,  e  terfe,  acciò  fieno  degne  di  cedro, attefo che  Plinio lib. 
i^.capw^p.dice,  che  una  materia  bagnata  di  fucco,o  uerounta  di  olio  ca- 
drino,  non  fi  roiica  da  le  tignuolc,fi  come  nel  capitolo,e  libro  ij. afferma 
^.e.  i  libri  di  Numa  Pompilio  ritrouati  dopò.  5^  5. anni  nel  colle  Gianicoio, 
da  Gneo  Terentio  fcriba  ,  mentre  riuangaua  ,  ÒT  affoflaua  il  luo  campo, 
onde,  cedro dign^a  locutus  .  dicefi  d'uno,  che habbia parlato,  ecompofto 
cofa degna  di  memoria,  detto  vfato  da  Perfio  ne  la  prima  Satira,  veggia- 
riTeofraftolib,5.e  Diofcoridclib.  pr.  cap.  8p.  e  l'Adagio .  Digna  cedro, 
per  il  che  Horatio  ne  la  .poetica  difle. 

fperaraus  carmina  fingi.  ^qo^i^l 

Polle  linenda  cedro,  &  leu i  feruanda  cupreflb  .^ 
E  però  vi  fi  intaglierà  anco  il  cipreflo  elfendo  incorruttibile ,  come  il  ce- 
dro,epigliafi  da  Pieno  per  la  perpetuità,  la  quercia  parimente  è  fimborlo 
della  diuturnità ,  appreffo  l'iftcffo  Pierio ,  e  de  la  virtù ,  sì  che  anch'efla  vi 
SI  conuerrà,tantopiu  che  negli  Agonali  capitolini  inftituitida  Domitia- 
no  Imperadore  li  virtuofi,  che  vinceuano  in  detti  giuochi ,  fi  coronauano 
di,quercia,cpmegli  Hiftrioni ,  i  Citharedi ,  e  li  poeti .  Giouenalc. 

Ancapitolinam  fperaret,  Pollio  quercum,        E  Marciale.' 

O  cui  Tarpeias  licuit  contingere  quercus  . 
Di  che  più  difufamente  Scaligero  nel  pri.  lib.  cap.  x.  fopra  Aufonio  poeta. 
i'Oliua  per  eflere  ferapre  verdeggiante  ponefi  pure  perl'efernità.  de  la 
quale  Plut.nc,Ia  i.queft.del  j.Simpofio,cofi  ne  ragiona  01eam,laurum»ac 
cupreifum  fempcr  virentera ,  conferuatping^iedo,  6i  calor  ficut,&  ederam: 
ponefi  poi  nelpiù  profsimo  luogo  al  corpo  de  l'Academia ,  come  pianta»» 
dedicata  dapoetiaPallade  Minerua  nata  dal  capo  di  Gioue,  che  per  ciò  è 
^guratadela  naturalità,&  viuacità de  l'ingegno  de  Iafapienza,e  fcienza, 
ihìZàÌQ  quali  iieceirarie  doti  non  fi  può  elfere accademico,  perchechin'c 
priuo  dice/i  di  lui,  tratta,  e  parla  Grada  Minerua,ciò  è  groflblanamentc 
da  ignorante  fenza  fcienza:ondetra  latini  denuafi  ,quel  detto  inulta  Mi" 
nerua,pjù  volte  vùto  da  M.  Tulio, e  da  Horatio  in  quel  verfo  de  la  poetica» 

Tu  nihil  inulta dices  faciefq;  Minerua  . 
Tu  non  dirai,  ne  f^irai  niente  in  quello  che  ripugna  la  natura  del  tuoin- 
gegi;o,c'lfauordel  cielo,  fi  come  fanno  certi  belìi  humoriche  uoglion3 
lare  de  l'accademico,  e  del  poeta  con  quattro  uerfi  bufcati  di  qua  ,  e  di  là 
fenza  naturale  inclioationc  ,  e  fcienza,  nes'accorgono,  che  quanto  più 
parlano,  più  palclano  l'ignoranza  loro,  bifogna  adunque  a  chi  defidera 
numortal  nome  di  làggio  accademico  pafcerii  deifrutco  de  l'oliua,cioè  af- 
faticarfiperi'acquifiodela  lcicnza,elapicn2acon  li  notturni  fiudii,&  ui« 
^ilie,dequaU.ciìnibolo  l'oiiua,  onde  tra  itudiofi  iène  forma  quel  detto. 

Plus 


DI    CESARE    RIPA     "f 

plus  olei  quam  uini,  cioè  più  indruftrla,e  fatica  di  mente,  che  (ì3affi,crapo» 
le,  e  delitie  ci  vuole  per  ottenere  le  fcienzcjequell'aJtro  detto  Oleum  ,& 
operam perdere  ,  quelli,  che  perdono  ia  fatica,e'i  tempo  in  cofa,  che  non 

.  tìeponnoriufcire convtile, e honore^^eperò San  Girolamo  difle a  Pam- 
macchio.  Oleum perditj&impenfas, qui bouem  mittit ad Ceroma.  Cioè 

-  perdel'olia,  eia  Ipeia,  il  tt:mpo,  &  l'opera,  chi  mandailbouea  ia  Cero- 
ma  vnguentocompofto  d'olio,  e  di  certa  lorte  di  terra,  iichc  ^\  dicedi 
qiielU,  che  vogliono  ammaeftrare  perfone  àx  groflb  ingegno  incapaci 
d'-ognifcienzajiaquale  lì  apprende  con  indù  ftria,  e  fatica,  figniiìcata  in.* 
quello  luogo  per  ilramod'oiiua,la'CUÌ  fronde  è  aipra,  &  amara,  com'anco 
i\  frutto  prima  che  fia  coito ,  &  maturato ,  che  fé  diuenta  dolce ,  e  foaue 
e  fé  ne  caua  fcauilsimo  liquore,  Gieroglifico  de  la  fatica,  &  anco  dell'c- 

.  ternità  ,  come  quello,  checonferuai  corpi  da  la  corruttione,  epotrefat- 

.  none  :  coli  laicienza  èafpra  ,^ amara  perla  fatica,  & induftria  ,che  fi  ci 

.  mette  pe^confeguirla:  colta,  e  maturata  che  s'è, cioè  confeguita  ia_» 
Icienza ,  fé  ne  fente  frutto ,  e  contento  grandiflìmo  con  eternità  del  pro- 
prio nome,  la  quale  porta  in  mente  d'vnofludiofoglialleggerifce  la  fati- 
ca, fi  come  anco  ilfrutto,e'i  contento,  che  fpera  raccogliere  da  le  fcienzc. 
Sederà  in  mezzo  d'vn  cortile  ombrofb,  o  ucro  luogo  bofcareccio  di 
villa  per  raemoriajdella  prima  h  ccademia,  che  fu  principiata  in  villa  da  vn 
nobilperfonaggio, chiamato  Academo ,  nella  cui  amena  uiHainon  lungi 
d'Atene  ^\  radunauano  i  Platonici,  con  i\  lor  diuin  Platone,  a  decorrere  de 
fludii  diletteuoli  Platonici,  fi  come  narra  Diogene  Là«rtio , nella  vita  di 
piatone,  onde  Horatio  iib.i.cap.  %. 

Atque  intcr  fiiuas  Academiqusrcr^verum. 
E  Carlofiefano  H»rtoricodice,ehetal  villa,  ofeiua  folTc  lontana  d'Atene 

,  mille  pafsi ,  sì  che  ia  prima  Accademia  hébbe  origine  nella  viHa,  eprefe  il 
nome  da  Academo  nome  proprio ,  perche  è  da  faperfi>che  le  fette,  6cf 

.adunanze  di  virtuofi',  preffo  gli  antichi  fono  fiate  denominate  in  tremo- 
di,da  cofiumi,daiuoghi,&  da  nomi  proprii  diperfone^da  cofiumi  ignomi 

,niofi  furno  detti  i  feguacid'Antiftene  Cinici,o  vero  perche  haueuano  per 
cofiume  di  lacerare  l'opera,e  la  vita  altrui  con  dente  canino,  e  mordace ,  o 

"uero perche  à  guiia  de  cani  non  (\  uergognafl"ero  ài  ufar  palefemente,  co- 
me i  cani  l'atto  venereo,si  comedi  Grate ,  &  Hiparchia  tilofofèfia  foreila 
di  Metrocle  cinico,  narra  Laertio.  Elegit  continuo  puella  ,  fumptoq;  ii- 
lius  habitu  vna  cum  uiro  circuibat , &  congrediebantur  in  aperto,atque ad 
coenasproficii'cebatur.  Da  cofiume  honefio  fumo  chiamati  i  leguacidi 
Arifiotilo  Peripatetici  [apo  tu  penpatin.]  Quod  eft  deambular^, 
perche  hebbero  per  cofiume  difputarecaminando^da  luoghi  publici  prefe- 
ro il  nome  quelli,  che  fumo  nomati  da  le  città .  Vt  Elienfes ,  Megaren- 
'fes,&  Cyrenaici,e  da  luogo  priuato  gli  Stoicijli  quali  prima  fi  chiamauano 
Zcnonii ,  da  Zenone  lor  Principe .  JVla  da  che  detto  Zenone  per  render  ii- 

'curoda  misfatti  quel  portico  d'Atene, doue  fumo  vccifi  1450.  cittadini 
.cominciò  iui  adifcorrere  Radunare lai'ua fctta,fomo  chiamati Sd  ici,per- 

che 


«  ICONOLOGIA 

-che[Stoa]fl^^nifica il  portico,  onde  Stoici  fumo  quelli ,  che  frequétauanò 
detto  1  ortico ,  che  fu  poi  ornato  di  beUiflìme  figure,  da  Polignoto,famo- 
fo  piti  )re  da  peilbne  fono  ftati  nominati  i  Socratici ,  gli  Epicurei,  Scal- 
tri da  li  loro  maeftri,  e  come  detto  habbiarHO,quefto  ifléfTo  nome  d'Ac- 
caHemiJ  SI  deriua  dal  nome  proprio  di  quello  Heroe  platonico,detto  Aca- 
deiiiOjiieJa  cui  villa  fi  radunauano  iPJatonici,  laquale  adunanza  fu  la_. 
prima,  che  fi  chiamafi'e  Accademia ,  indi  poi  tutte  le  adunanze  de  uirtuofi, 
inno  fiate  chiamate  Accademie,  per  fino  a'  tempi  nofiri,  ne  quali  s'vfa_, 
ù  quarto  modo  di  nominare  per  lo  più  l'Accademie  dalladlettione  di  qual 
cnc  nomeJruperbo,&ambitiofo,  dagraue,  emodefio,  da  faceto,  capric- 
ciofo,  &  ironico ,  e  quefio  vltimo  è  aflai  frequentato  da'  moderni  :  e  per 
l'cguitare  i'efpofitione  della noftra  figura  diciamo, che  la  quantità  de  li- 
bri ,  chegli  lono  alli  piedi ,  fi  ricercono  in  buon  numero ,  elfendo  il  prin- 
cipal  intento  de  gli  Accademici  di  volgere  diuerfe  forti  di  libri  per  acqui- 
ilodi  varie  fcienzc.  llCinocefalo,oueroBabuino  lo  facciamo  afiìfien- 
tc  dell'Accademia ,  per  efler«  egli  (iato  tenuto  da  gli  Egittii  ieroglifico  de 
le  lettere ,  &  però  lo  confecrauano  a  Mercurio  ripu  tato  inuentore ,  &  au- 
tore di  tutte  le  lettere,  fi  comeriferifcePieriovakriano  lib.  <^.  epònefi  tra 
libri,  perche  uno  che  vuole  far  profefiìone  d'Accademico  litterato,deue 
ilare afiTiduo  ne  gli ftudii ,  quali  uengono  molto  accrefciuti  da  la  frequcn- 
*a  de  le  Accademie.  -'-'• 

A  C  G  r  D  I  A. 

DOnna  uecchia,  brutta,  mal  uefiita  ,  che  ftia  à  federe,e  che  itti" 
ghila  guancia  appoggiata  fopra  alla  finiftra.mano  ,  dalla  quale 
penda  vna  cartella  con  un  motto, che  dichi:  TORPET  INERS, 
&il  gomito  di  detta  mano  fiapofaio  fopra  li  ginocchio,  tenendo  li  capo 
chino,  e  chefia  cmto  con  un  panno  di  color  nero,  e  nella  deftra  mano 
unpeice  detto  Torpedine. 

Accidia  ,  fecondo  ò'.-Giouanni  Damafceno  1. 1.  cuna  triftitia ,  che ag- 
graua  la  mente,chenon  permette,  che  fi  facci  opera  buona . 

Vecchiafi  dipinge,  perche  ne  gl'anni  fenili  celfano  le  forze,  &  manca 
la uirtù d'operare,  come  dimoftra  Dauid  nel  Salmo 70. doue  dice:  I\c 
proiicias  me  in  tempore  fene(flutis,cuni  defccent  uirtusmeancdere- 
imquasme.  vino-)^  ^.c. 

Mal  uefiita  fi  rapprefenta,  perche  l'Accìdia  non  operando  cofa  uerana, 
induce  pouerta,e  inif^ria,  come  narra  Salomone  neiProuerbiial  28.  Qui 
operaturterram  iliamfatiabiturpanibus,quiautem'i'e(f>aturotiumreplcbi- 
tur  aegefiate .   E  Seneca  nel  Iib.de  benef.  Pigritia  efl  nutrix  asgeftatis. 

11  <tare  a  federe  nella  guifa,  che  dicemmo  fignifica,  che  l'accidia  rende 
Thuonio  oriolo ,  e  pigro,  come  bene  lo  dimofira  i  1  motto  fopradctto,c  S. 
Bernardo nell'Epifioleriprcndendogi'accidiol]  coli  dice:  O  homo  im- 
prudens  millia  milHum  minifirantei,  &:  dccies  centena  milhaatìlfiuni  ti, 
&  tu  federe  prasfumis? 

La  tefia circondata  col  panno  nero,dimonra  Ja  mente  dell'accidiofb 

occu- 


D  I    e  E  S  J  R  E    R  1  P  J      y 

^;Oecupata  dal  torpore,  e  che  rende  rhuomo  ftupido,&  inlenfatOjCcme  nar- 
ra Kìdoro  ne'  IbJiloquii  lib.  X-  Per  torpj)i*em  vires,&:  ingenium  d^fiuunt. 
11  pefce,che  tiene  nella  deftr^  manofigniiìca  Accidia,  percioche  fi  co- 

.^equeftopéfce  (come  dicono  molti  Scrittori , e  particolarmente  Pli- 
nio hb.  51.  cap.  pi".  Athaneohb.  7.  e  PlutarcodcToJertia  Ammalmm.)  per 
la  natura  ,  e  proprietà  fua,  ©hi  lo  tocca  con  le  proprie  mani ,  o  vero  con 
qualfiuoglia  iftrumento,corda^rete,o  altro,lo  réde.talmetite  lupid*  jche  nò 
può  operar  cola  niliunajcosi  l'accidia  hauend'egli  l'iftclTcmale  qualità, 
prcnde,rupera,  &  vmce,  di  maniera  quelli  che  a  quello  vitio  fi  danno ,  che 
li  fende  mhabili , infenrati ,  e  lontani  da  opera  lodeuole,  5(^  virtuoia. 


Accidia^ 


DOnna vecchia, brutta,  che  flia  à  federe, con  la  defìra  mano  tenghi  vna 
corda  ,  e  con  la  finillra  vna  lumaca ,  o  uero  vnz  tartaruca, 
^-  La  corda  denota,  che  l'accidia  lega,  &C.  vince  gi'auomini,  e  li  rende 
inhabili  ad  operare. 

B  Eia 


D 


H 


01  1C0N0L0G1J1 

E  ia lumaca,  o  tartaruca  ,dimoftrano  la  proprie  tà  degl'àccidio/i ,  che 
fono  otiofi,  e  pigri. 

Accidia. 
Onnaehe  Hia  a  giacere  per  terra,  &  a  canto  ftarà  vna^no  umilmen- 
te a  giacere,  il  cjual  animale  fi  foleua  adoperar  da  gJ'E^ittiiper  mo- 
fìrare  la  Jontanan7a  del  penfiero  dalle  cole  lacre,ereligiore,con  occu- 
pationc  continua  nelle  vili ,  &  in  penfien  biafimeuoli ,  come  racconta  Pie* 
no  Valeriano. 

ACVTEZZA   DE    L'INGEGNO. 

LA  sfinge  {come  narra  Pieno  Valeriano  nel  lib.vj.  fotto  la  punta  del- 
la zagaglia  di  Pallade,  fi  come  fi  vedeuain  qudlaftarua  di  Minerua, 
che  Plinio  dice  elTere  anticamente  ftata  drizzata  in  Atene  )  ci  può  fignifi- 
care  l'acutezza  de  l'ingegno,  percioche  non  è  al  mondo  colà  sì  coperta, 
etantonal'cofta,  che  l'acutezza  dell'humano  ingegno  Tcopriré, e  diuulga* 
re  non  polla,  sì  come  detto  habbiamoinaliro  luogo  nella  figura  de  l'in- 
gegno, però  fi  potrà  dipingere  per  tal  dimoftrazioneMinerua  in  quella 
guifa, che  fi. luole  rapprelentare,mache  però' lotto  a  la  zagaglia  vifia 
vjia  sfinge  ,  come  habbiamo  detto . 

ACQVISTO  CATTIVO. 
VOMO  veftitodel  color  dellefoglie dell'albero  quando  ftannoper 
cafcare;ftara  detta  figura  in  atto  di  camminare ,  &  vn  lembo  della  ve 
ftei>ia  attaccato  ad  vnlpino,  tirando  vn  grande  fquarcio,  acheriuolta 
ttioftri  il  difpiacere  che.  ne  lente  ^^e  nella  delira  mano  terrà  vn  nibbio 
cherece. 

Veftefi  del  detto  colore ,  perche  fi  come  facilmente  cafcano  le  foglie 
dell'albero ,  cofi  anco  cafcano ,  &  vanno  a  male  le  cole  non  bene  acquilìa-  \ 
te;  il  mcdtfimo  dimoftralofpino,  percioche  quando  l'huomo  menpen- 
fa  alle  cofe  di  mal'acquifto ,  all'hora  ne  riceue  danno  ,  e  vergogna . 

Tiene  conia  delira  mano  il  nibbio,  per  dimofirare  quello  chea  ^uc» 
Ilo  propofito  difieTAlciato, tradotto  mnoftralingua. 

L'edace  N  ibbio  mentre 

Kecelbuerchio  cibo ,  che  ràpio. 

Con  la  madre  i\  duol  del  fatto  rio  : 

Dicendo ,  Ahi»  che  del  ventre 

M'elcon  l'interiora  ,  e  in  gran  periglio 

Mifento,&(^el)aa  lui. 

Non  ti  doler ò  figlio, 

Che'l  tuo  non  perdi  nò,  ma  quel  d'altrui . 
ADOLESCENZA. 

VN  giouinetto  veftitopompofamente,con  la  delira  mano  fiapog- 
gei  à  ad'vn'arpada  fonare.e  con  la  finiftra  terra  vno  fp^cchio,  in  capo 
Vna  ghirlanda  di  fiori ,  pofcrà  vn  piede  Ibpra  d'vn'orologgio  da  poluere, 
che  mollri  chc/ìa  calata  alquanto  più  polucredii^uelladeliapuentu,& 
da  l'altra  parte  vi  fiavnpagone. 

Ado- 


DI    CESARE    R  I  P  J    ti 

Adolefcenza . 

VE'RG  IN  E  L  X  A  di  bello  afpctto,  coronata  di  fiori,  moftri  rifo,djf 
aHegJ:e22a,,  con  la  verte  di  varii  colori . 

Adolelcenzai  quella  età  deU'huomo ,  che  tiene  dal  decimo  fino  al  vcn^ 
lefiino  anno  ,Jiella  quale  i'huomo  comincia  col  mezzo  de' l'enfi  admt^n- 
dere,&  imparare  ,  ma  non  operare  le  non  confulamente:  comincia  bene 
ad  acquifiare  vigore  ne*  lenii  percuidefta  la  ragione  ad  e  leggere,  ò(^  vo- 
lere, e  quefto  a  chiama augumento , 

La  verte  di  varii  colon  è  antica  inuentione  ,  perche  gli  Egittii,quand{ 
voleuano  mortrare  nelle  lor  pitture  l'Adolefcenza  (  fecondo  che  raccon 
ta  Pieno)  laceuano.vnavertedivariicolori,fignificandola  volubilità  de. 
la  natura  giouenile,eJa  varietà  de'defiderii,  che fogiiono  venire  àgio- 
uani ,  mentre  fono  nella  più  frefca  età  ,  e  negli  anni  più  teneri  :  però  dicefi 
che  la  via  dell'Aquila  in  cielo,  del  ferpe  interra,  della  naue  in  acqua,  e 
deU'huomo  nell'adolercenzaiono  difficili  da  conofcere,c  ciò  iì  troua 
nelii  Prouerbi  al  5. 

La  corona  de* fiori ,  e  la  dimoflrationc  del  rifo^  fignificano  allegrezza 
il  che  luole  regnare  a(raiinqueftaetà.,-che  perciòfi  rapprefenta  allegra 
e  di  belio  appetto,  dicendofi  nei  Prouerbi  al  xv.  Che  i'animo  allegro  ren- 
de l'età  florida. 

ADVLATIONE. 
Onna  allegracon  fronte  raccolta,  farà  ueftita  di  cangiante ,  con  !a 
dertra  mano  terrà  un  mantice  d'accendere  il  fuoco ,  e  coniafiniiira 
vna  corda ,  &  al  li  piedi  vi  farà  vn  ca>naleonte, 

Adulatione,fecondo  Cicerone  nel  x.liLdelicqueftioni  Tufculane  e  vn 
peccato  fatto  da  un  ragionamento  d'vnalode^ata  ad  alcuno  con  animo 
&intentionedi  compiacere,  o  nero  e  falfaperfuafione,  e  bugiardo  con- 
fentimeuto,  che  ufa  il  tinto  amico  nella  conuerfatione d'alcuno ,  per  farlo 
credere  di  fé  ftcfi:o,e  delle  cofe  proprie  quello  che  iion  è^  e  farti  perpiace- 
re,ò  perauaritia. 

Veftefi  di  cangiante,  perche  l'adulatore  è  facilirtìmoad  ogni  occafione 
acangiaruolto,eparole,&diresì,enò,fecondoilgurto  di  ciafcuna«, 
perlòna,comedimoftra  Terentio  nell'Eunuco. 

Quicquiddicunt  laudo,  idrurfum  Ci  negant laudo, 
Idquoque  negatquis,  nego  :ait, aio . 

Il  Camaleonte  Ci  pone  per  lo  troppo  fecondare  g l'appetiti, <5<ri'ope- 
nione altrui r  perciochequefto  animale,  fecondo  che  dice  Anfcotile  li 
irafmuta  l'econdo  lemutationi  de  tempi,  come  l'adulatore  fi  rtima  p'-r- 
fetto  nella fuaprofeJione, quandi  meglio  conforma  fé  ftefibad  appUu- 
derperluointererteaglialcruicortumi,ancorchebiafimeuoli.  Oiceiì  an- 
cora, chepereifereil  Camaleonte  timidillimo  ,  hauendo  in  fé  fteilo  pò- 


D 


B    X        do 


IZ 


/ co  N  0  L  0  G  I  A 


rfo  Ancorile  ne]  4.  dell'Ethioa,  che,  Omnes  adulatores  funt  feruiles,  ^ 
abicftihoniines. 

IJ  inantice^che  è  attiffimo  inftrumento  ad  accenderei!  fuoco,  &  ad'am- 
mozarc  ilumiacce/ì,rolocol  vento,  ci  fa  conofcere,  che  gl'adulatori  col 
Vento  delle  parole  vane,  ouero  accendono  il  fuoco  delle  paflioni,in  chi  vo 
Jontien  gl'afcolta,uuero  ammorzano  il  lume  della  verità^  che  altrui  mau- 
teneuaper  la  coguitione  di  fé  fte/To . 


La  corda,  che  tiene  con  la /ìniiìra  mano,  dlmoflra,  come  teflinca^.  Ago- 
fìin  ),fopra  il  Sahnop.che  l'adulatione  lega  gl'huomini  ne  1  peccati,dicen- 
do:  Adulantium  lingua;  ligant  homines  inpeccatis,dele<5tatenimeaface« 
re  in  quibus  non  f^Uim  non  metuiturreprashenlbr,  led  etiani  laudaturope- 
rator .  E  nell'irtefTo  Salmo  ^\  \z2Jiz  :  In  la^uea  iflo ,  queiii  abi'condcrunt, 
compraSiicniub  cu  pei  coruiii-. . 

L'ha- 


D  I    V  E  S  A  R  E    R  IP  A.      ry 

.     L'haueiela  fronte  raccolta  fecondo  Ariftotile  de  Fifonomia  cip.  p.  iì- 
»gnifica  aduJat:onc. 

Vi\a donna  ueflita  d'habito  artifitiofo  ,&^vago,chefuonila  tibia, 
onero  il  fliiuto ,  con  vn  ctriio ,  che  li  fìia  dormendo  vicino  à  piedi: 
'COSI  la  dtpinge  Ciò  cipolline ,  e  Pieno  Valenano  nel  7.  lib.  de  ifuoi  le- 
troglifici ,  elciiuonoaicuni,cheil  certo  di  fua  natura  allettato  dai  fuono 
■  del  flauto  ,  quali  fi  dimentica  di  fé  lìcito ,  e  fi  lafcia  pigliare.  Inconfor- 
mationediciò  èlapreiènte  immagine,nella  qualefi  dichiarala  dolcezza 
de  ile  parole  con  la  melodia  del  fuono ,  e  la  natura  di  chi  uolcntieri  fi  Cen- 
ate adulare  con  l'infelice  naturale  inflintodel  ceruo,  il  quale  moftràan- 
-cora  ,  che  è  timido^  e  d'animo  debole  ,  chi  volentieri  porge  gli  orecchia 
.gl'adulatori. 

Adulatione. 

DOnnacon  duefaccie  l'vnadi  giouanebella,e  l'alrradi  vecchiama^ 
Cliente;  dalle  mani  gl'efcono  molte  Api,che  volino  in  diuerfe  parti,& 
^a  canto  VI  li  a  vn  cane. 

'.  La  faccia  bella  è  indlcio  della  prima  apparenza  delle  parole  adulatri- 
ci  ;&  l'altra  faccia  brutta  moilrai difetti  difiìmulati,  e  mandati  dietro 
aliefpalle, 

L'Api,  fecondo  Eucherio,  fono  proprio fimulacro  dell'adulatore, per- 
che nella  bocca  portano  il  mele,  e  nell'occulto  tengano  il  pungente  acu- 
leo, col  qual  fenfcono  molte  volte  l'huomo  che  non  fé  ne  auuede . 

11  canccon  luiingh^  accarezza  chi  glidailpane  ,  lenza  alcuna  diftin- 
;tionc  di  menti,  ò  demeri  ti,  &  alcune  volte  ancora  morde  chi  non  lo  meri- 
ta, e  quello  ilellò  cheli  daua  il  pane,s'auiene,  che  tralafci  :  però  fiaffi- 
miglia  alfai  all'adulatore,  &  a  quello  propoiito  lo  pigliò  Marc'Antonio 
^ataldi  Romano  in  quel  ionetto . 
,  Ibernico  al  vero,  e  delle  cofehumane, 

Corrutror ,  cecità  dell'intelletto , 
Venenofa  beuanda,  ecibo  infetto 
E)igulfi,ed'alme  fobrie,  e  menti  fané. 
Di  lodi,  di  lulinghe,  e  glorie  vane. 
Vallo  albergo ,  alto  nido ,  ampio  ricetto 
D'opre  di  rintion',  di  vano  afpetto, 
Sfinge,  Camaleonte,  e  Circe  immane. 
Can  che  luiìnga ,  e  morde ,  acuto  ftrale , 
C  le  non  piaga ,  e  che  induce  a  ftrane  morti 
Lingua,  che  dolce  appar  mentre  e  più  fella . 
In  fomma  e  piacer  no  ,  gioia  mortale , 
i  Dolce  tolco  »  afpro  mei ,  morbo  di  corti , 

Qiìel  che  Adular  l'errante  volgo  appella . 
ADVLTERiO. 

VN  Giouane  pompofamente  veftico  ,che  ftiaa  federe, e  Zìa  graffo 
con  la  ddtra  mano  tcnghi  vna  Murena ,  &  vn  Serpe  nuolti  ambi-- 


*4  l  C  0  N  O  IO  G  I  J 

•Suiiii bei  giri  fn  atto  diefferfi  congiunti  infieme,  econ  la  /iniTtra  vn'a» 
nello, o  fede  d'oro  chedir  uogliamo,(j^Liairiruol  dare  allefpoi'ce  chs^ 
iìa  viiìbile  i  ma  che  ila  rotta ,  &  aperta  da  quella  parte,oue  fi  congiungono 
ambe  le  mani.  Cicerone  nei  pr.  delli  offitii  dice  che  nel  principio  dicia- 
Icun  ragionamento  di  qual  fi  voglia  coia>deue  incommciariì  dalla  difini* 
tionedielfa,  acciòiì  lappia di  quello, che  fitratta  l'adulterioè  adunque 
vno  illecito  concubito  d'vn  manto ,  o  uero  d' vna  maritata ,  San  Thoma- 
fo.  Secunda,recunda;,  queft.  i54.arti.S.  proibitogli  nel  Leuiticoalcap. 
xxagiuntouipenadi  morte,  coineancora  nel  Deuteronomio  al  cap.  ix. 
^è  egualmente  biafimeuole,  è  punito  ,  Te  dal  marito  vien  commeflo, 
quanto  dalla  moglie,  ancor  che  gl'huom ini  <ì  attribuifconoingiurtamen- 
te  maggior  licenza  delle  femine,  e  Santo  Ambrogio  regiftrato  al  cap. 
Kemo  libi  ji.q.^.Nec  viro  licet,  quod  mulierinon  licet.  Onde  auuer- 
tifce  Ariftotile  nel  lib.  dell'Economia,  che  il  manto' non  faccia  torto  al- 
la moglie,  acciò  elfa  non  habbiaa  ricompenfarlo  d'akratanta  ingiuria. 
Giouane,  epompofamentefe  dipinge  enendocheil  giouanefi  dimoitra 
vagho  nell'apparenza ,  e dilpofto  più  d'ogn'altra  età  all'atto  venereo ,  6C 
acommettereadulterii, 

Si  rapprefenta  che  ftiaà  federe  per  ciò  ch^  la  caufad3nde  nafce  quefto 
ccceflb,il  più  delle  voltei  rotio,produttoredi  pètìen ilieciti,quidi  lobi» 
al  cap.  2,  tacendo  nel  Jetto,che  denota  l'otiolità,  dal  caldo  Iterco  dell$ 
rondine  fu  accecato ,  ciò  è  dalli  caldi  affetti  de*  penfien  illeciti,  e  Dauitper 
l'intemperanza  incorfe  nell'adulterio  i.  Reg.cap.  i. 

Graflb  lo  figuriamo,  effendo  che  i'otio  ha  per  lorella  la  gola,  la  quale 
anch'clla  concorre  a  far  il  medefimo  effetto  deli'otio^,  onde  Ezechi ,  a  i^. 
Soroes  gula,  6^  occ  io  fi  tas  quafi  duo  lignaincendunt  ignem  luxunas. 
La  qual  fententia  comprende  l'adulterio  come  comprelo  lòtto  lì  gene- 
re della  luiùria,,  &;«  il  Petrarca  nel  Trionfa)  della  CaiUtà ,  fopra  di  ci» 
cosi  dico/ 

La  gola, il  fonno,crotiofepiumc 
Hanno  d^\  mondo  ogni  virtù  sbandita . 

Di  maniera  che,  volendo  noi  fuggir  quello  errore  co  fi  grande,  conuic- 
ne  di  Ilare  con  ogni  prontezza  occupato  nell'atcìoni  nobili,  &  virtuofe, 
cicacciar  con  ogni  diligenza  i  peniieri,che  ci  vengono  aucinti,i  quali 
fono  molto  dannofi,  non  Iblo  al  corpo  ,maquelciiepiù  importa  all'ani- 
ma, e  però  fi  uede  feguitaril  bellifiìmo  documento  di  Santo  A^oitino  lib. 
de  Vcrb.  Dom.  Sermone  zi.che  dice ,  Ne  oltra  al  tuo  biiogno  latiar  il  ven- 
tre, perche  il  iòprabbondante,  è  caufa  materiale  di  quello  vitio,esaogn'v- 
no,  che  fenza  la  materia  non  fi  produce  cola  niifuna. 

X;ene  con  la  delira  mano  la  Murena  congiunta  con  il  ferpe ,  perche  da 
quello  congiungimento  pare  cheB-iiìlio  ne  interpreti  l'adulterio  ,  eifen- 
clo  che  auucrtilce  gl'adulteri,  che  guardino  aqualfieraii  rendono  fimili, 
poiciache  gJi pare  che  quefto  co.igiongiaiento  d jila  Vipera,  e  della  Mj  - 
lena  iìa  vn  cerco  adulterio  delia  natura,  e  qaedo  è  quello  che  gli  Egitcì; 

per 


DI    C  E  S  J  RE    K  IT  A    >» 

per  quefto  fiinulacro  ci  vogJiOtìo  dare  ad  intendere.  La  fede  d'oro  rotta," 
&  aperta,  comedicemmo,  altro  non  fignifica,che  rompere,  8^  violare 
re  le  (ante  leggi ,  il  matrimonio ,  &  in  lomma  la  fedeltà  ,  che  deue  eflerc 
fra  manto,  e  moglie,  e  perciò  è  biafimeuole  quefto  mancamento  ,  perche 
è  contro  alla  fede  maritale ,  che  fi  dinota  per  l'anello ,  che  per  quefto  fi  pò- 

,  ne  in  quel  dito,che  ha  vna  vena,  che  ariua  infino  al  cuore .  Lap.  allegatio- 
ne57.num.4  dcueallegailCfemin.jo.  q.  5.  dimoftrandoci  da  la  più  cara 
parte  del  corpo ,  che  è  il  cuore  s'impegnaperl'ofTeruanza  della  hàt  pro- 
melfa ,  e  pero  tutti  gl'altri  errori  fi  poUono  ricorreggere,  ma  quefto  non-. 

;inai,  come  atìerma  Q^Curtio  nobiliilìmo  fcrittore,  nel  lib.  6.  degeilis 
Al«xandn  Magni,  fed  nullismeritis  perfìdia  mitigari  poteft. 

(  i^   F  F  A  N  N  O. 

HVO  MO  vt  fiito  di  bt  tettino,  vicino  alnegroyco'l  capo  chino,  & 
volto  mefto,&  in  ambe  le  mani  tenga  dell'aflentio . 
Il  capo  ehino,e  l'aipetio  di  mala  ve  glia,  CI  dimoftra,  che  l'affanno  è  v- 
-nalpetiedi  maIenconia,edifpiacere,  che  chiude  la  via  al  cuore, per  o« 
.  gni  forte  di  confolatione  ,  e  di  dolcezza ,  e  per  dare  ad  intendere,  che  l'af» 
fanno  è  vn  difpiacere  più  intenfo  de  gl'altri;,  vi  fi  dipinge  l'alfentio  per  fc* 
gno  d'amaritudine  dtl  dolore,  che  per  fignificare  queft'ifteflò  dille  il Pe- 
■  trarca,  Lagnmar  fempre è  il  mio  fommo diletto,  ^"  ' 

1 1  rider  doglia ,  il  cibo  afientio ,  e  tolco. 
AFFANNO,  CORDOGLIO,  RAMMARICO. 

HVomomello,  malincorofo,  e  tutto  rabbuffato,  con  ambe  le  mani 
s'apre  i\  petto ,  e  fi  mira  il  cuore  circondato  da  diu  erfi  ferpi .  Sarà 
.veltito  di  berettino  vicino  al  negro  ,  il  detto  veftimentofarà  tracciato, 
folo  per  dimoftrare  il  difpregio  di  fé  fteflb ,  &  che  quando  vno  è  in  traua«» 
;gli  dell'animo ,  non  può  attendere  alla  coltura  del  còrpo;  &  il  color  negro 
.lignifica  l'vltima  roui  na,&  le  tenebre  della  morte,  alla  quale  conduconoi 
irammarichi ,  6^  1  cordogli . 

11  petto  aperto,  &  il  cuore  dalle  ferpi  cinto ,  dinotano  i  faftidii^,  e  traua- 
gli  mondani,che  fempre  mordendo  il  cuore  infondono  in  noi  fteffi  vele- 
,110  di  rabbia ,  e  di  rancore . 

AFFABILITÀ,  PIACEVOLEZZA,  AMABILITÀ, 

GIOVANE  veftitad'vnvelo  bianco,  e  fottile,e  con  faccia  alle- 
gra,  nella  deftra  mano  terrà  vna  rofa,&  in  capo  vna  ghirlanda  di 
ifiori  :  Afiabilità  è  habito  fatto  nella  difcretione  del  conuerfar  dolcemen- 
te, con  dcfiderio di giouare, e  dilettare  ogn' vno  fecondo  il  grado. 

Giouane  fi  dipinge  percioche  eflendo  la  giouentù  ancor  nuoua  ne  idi* . 
letti,  e  piaceri  mondani,  grata,  e  piaceuo  le  ogn'horfi  dimoftra. 
.  11  \z\Oy  che  la  ricuopre,  fignifica  che  gl'huomini  affabili  fono  poco  me- 
glio che  nudi  nelle  parole  ie  nell'opere  loro,  e  perciò  amabili,  e  piace- 
uóli  li  dimandono  quelli,  che  à  luogo ,  e  tempo ,  lecondo  la  propria  con- 
.ditione,e  l'altrui,  quanto,  e  quando  fi  conuiene,  ianno  gratiolamentc 
ragionare  fcnza  otìendere  alcuno,  gentilaiente ,  e  con  garbo  fcoprendo 

le 


j-^  "Te  O  'N  0  L  O  V  1  A    1 

■feftefTì.  Sì  dimoftra  ancora,  che  l'animo  fi  deuefol  tanto  ricoprirò» 
quanto  non  nereftipaleie  la  vergogna,  &c]iedigrandifIìmo  aiuto  alla 
piaceuolezzaè  i'effere  d'animo  lib^:ro  ,  efincero. 

La  rolk  denota  quella  gratia,  per  la  quale  ogn'vno  volentieri  ^\  appref- 
-faall'huomopiaeetìole,  edellalua  conuerfatione  riccuegufto, fuggendo 
•Ja  piaceuolezza  di  cofìumij  che  è  congiuri  ta  con  la  leueruà,  allàquale^ 
•iìgnific^tioiic  fi  refcrilce  accora  la  giiirlanda  di  fiori , 

AGILITÀ. 
Del  Reucrendifiìmo  P.  Fr,  Ignatio  Danti. 

DONNA   che  voli  con  Je  braccia  ftefe_i,m  modo  di  nuotaro  per 
raria_>.  Abilità. 

C^  Iguane  ignuda,  e  fnella,con  due  ali  fopra  gl'homeri,  non  molto 
J  grandi,in  modo<:hemoftrinopiLj  torto  d'aiutare  l'agilita,che'l  volo: 
deue  ilare  in  pi\:di ,  in  cima  d'vna  rupe  lòfienendofi  a  pena  cofllapunca^ 
"  del  pi  è  iilaneo,  e  col  pie  dritto  ibll-juatoin  attodi  voler  leggiadramente 
falcar  dà  queila-invn'altra  rupe,  e  però  fi  dipingeranno  l'alitele.    -E  ignu- 
da per  non  kauercofa,  che  l'unpediica'  in  piedi  per  moftrarc  dilpofitio- 
ne  al  moto:  in  luogo  difficile,  e  pericololb,  perche  in<]uello  più  l'agilità 
{i  manifefta  \  col  piede  a  pena  tocca  la  tei-ra  aiutata  dall'ali,perche  l'agilità 
humana,che  quefia  intendiamo,fi  folleua  col  vigor  deg-li  Ipiriti  lignificati 
per  l'ali;&  alleggcrjfce  ingran  parte  in  noi, il  p.^lb  della  loma  terrena. 
'      ■  :  STADIO  Yi^LU ^C^  R1COLT7KA/-  ^  " 
'^   "  ■:  ■  ■  '■  '  fJ-.  "C!D  t  ■    nella  medagliadiGordiano .  '■■  -.ii txuoV  |"  T 

VN  A  donna  in  piedi ,  che  fta  con  le  braccia  aperte ,  &  moftrà  à\it  am'^ 
mali  »  che  le  ftanno  a  piedi^  cioè  vn  toro  da  vna  banda ,  e  dall'altra^ 
vn  leone.  '^■'  •-  ^^^  «-ior/:;f>  ik- 

11  leone  fignifica  la  terra ,  percioche  finfero  gI*aritic1it,c'heiT carro  della 
dea  Cibele  fufie  tirato  da  due  leoni, e  per  quelli  intendeuano  l'agricoltura. 
11  toro  ci  mortra  lo  ftudio  dell'arare  la  ,cerrày'e  ci  diclwara  h  còmmodi 
■dellebiade^conftudio  raccolte.  ' 

*  A  G  R  I   C  O  L  T  V  R  A . 

DOnna  vefiita  di  verde ,  con  vna  ghirlanda  di  fpi^he  à^i  grano  in  capo, 
nella  finiftra  mano  tenga  il  circolo  de  i  dodici  legni  celeftì ,  abbrac 
ciando  con  la  delira  vn'arbuicello^che  fioriica,  mirandolo  fi  fio ,  a  piedi  vi 
farà  vn'aratro.  ;  "-"' 

11  vefiimento  verde  fignifica  la  rperanza,ren2a  la  qualch'on  farebbe,  chi 
fi  defi'egiamai  alla  fatica  del  lauora.re,ecoltiuar  la  t^rra.  - 

La  corona  di  lpighe,(ì  dipinge  per  lo  prineipal  fine  di  quefl'arte,  ch'c  di 
far  moltiplicar  le  biade,che  fon  necelfarie  a  mantenerla  vita  dell'huomo. 

L'abbracciar  l'arbufceilo  fiorito,&  il  riguardarlo  fiifo ,  fignifica  l'amor 
dell'agricoltore  verlb  le  piante,  che  fono  quafifuc  figlie,  attendendone  il 
defiato  frutto,che  nel  fiorir  gli  promettono. 

1  dodici  ftgni  fono  i  vara  tempi  dell'anno,  &  le  Cagioni,  che  da  efia 
agricpJtura  fi  confiderano 

L'ara- 


DI    C  E  S  J  R  E     RIPA        17 

L'Aratro  li  dipinge  coiae  ialtrumcnto  principalilììaio  per  queft'artc 

Agriculcura. 

DOnna  con  veftimento  conccfto  di  vane  piante,  con  vna  bella  ghir 
landadiipigfì.digraiio  ,  balere  biade,  e  di  panipane  con  IVut:;  por 
tcru  in  IpaiU  con  beila  grafia  vna  2iippa,ecoa  l'aitra  *aaiio  vn  roncet- 
co  ,  e  per  terra  vi  ùra  vn  aratro . 


^PO 


n  legnare 

1  di  Cof^. 

teda  ctù 
ricchez- 


A^ricoltura  è  art"  dì  lauorare  la  terra ,  feminare ,  piantare ,  61 1 
o^2-ni  iorte  d'herbe,&  arbon,có  cóferuatione  di  tempOjdi  lua.<^.'ii, 

Si  dipinge  di  vede  concefìa  di  varie  piante,  e  con  la  coroni  in 
futa  di  ipigliedi  grano  ,  balere  biade ,  per  elTer  tutte  queflecofj 
.  e  dei  l'agri  co  Uu-a,  fi  com-!  re  f'.'n  (ce  Prop-rt:olib.  5.  dicendo. 
Felix  agrcdum  quondam  parata  iuuentus , 
;  I^iuitijequorum  mdiìs ,  ò<^  ai  bor  cT?,r,x. 

i  Glifi  di  la  zappa  in  Ipa Ila ,  il  roncio  di) 'altra  mano,^  I'.rat"oc!a 
baiid.a  per  éiler  ^u:ili  frumenti  riwCeilarii  ail'agricoJtura , 


iS  ICONOLOGIA 

Agricoltura,  <iìh  \\  t 

DOnna  vertita  di  giallo,  con  vna  ghirlandai»  capocci  fpighe  dìgra* 
no,nelladeftramano  terrà  vna  falce,  e  nell'altra  vn  cornucopia  pie- 
no di  diuerfì  frutti ,  fiori,  e  fronde . 

11  color  giallo  del  velìimento /ìpone  perfimilitudine  del  color  delle 
biade, quando  hanno  bifogno  che  l'agricoltore  le  raccolga  in  premio 
delle  fue  fatiche ,  che  però  gialla  fi  dimanda  Cerere  da  gl'antichi  Poeti. 
ALLEGREZZA^ 

GIOVA  NETTA  con  fronte  camola,  lilcia,  e  grande,  farà  vc- 
llita  di  bianco,  e  detto  vef^imcnto  dipinto  diuerdi  fronde,  e  fio- 
ri rofsi,  e  gialli  ,  con  vna  ghirlanda  in  capo  di  varii  fiori ,  nella  mano  de 
Ara  tenga  vn  vafo  di  cniiallo  pieno  di  vino  rubicondo,  e  nella  finiftra 
vna  gran  tazza  d'oro.  Sia d'alpetto  gratiofo,  e  bello,  e  prontamente  mo- 
fin  di  ballare  in  vn  prato  pieno  di  fiori. 

Allegrezza  è  pafsione  d'animo  volto  al  piacere  di  cofa  cheintri  nfica» 
mente  contempli  fopranaturalmente  ,  òchegUfiauo  portate  eflnniica* 
mente  dal  fenfo  per  natura ,  ò  per  accidente . 

Hauerà  Ja  fronte  carnofa,  grande  ,  &  lifcia  per  lo  detto  d'Arillotile 
de  FifonomiaaM.cap.I  fiori  fignificano  per  fé  ftefsi  allegrezza,  e  fi  fuol 
dire,  che  i  prati  ridono,  quando  fono  coperti  di  fiori;  però  Virgiho  gli 
dimandòpiaceuoli  nella  4.  Egloga  dicendo  : 

Ipfa  tibi  blandos  fundent  cunabul  a  flores .. 

Il  vafo  di  chriftallo  pieno  di  vino  vermiglio,  conia  tazza  d*^oro,  dimo* 
l!ra  che  l'allegrezza  per  lo  più  non  fi  cela,&  volentieri  fi  communica  co- 
me teftifica  San  Gregorio  nel  lib.  28.  de  Morali,cosi  dicendo:  Soletlasti- 
tia  arcana  mentis  aperire»  Et  il  Profeta  dice  :  11  vino  rallegra  il  cuore  del- 
l'huomo,  e  l'oro  parimente  ha  virtù  di  confortare  gli  fpiriti  :  E  quefto 
conforto  è  cagione  dell'allegrezza.  La  difpolìtione  del  corpose  ladi- 
moftratione  del  ballo  è  manifefto  inditio  dell'allegrezza  ^ 

Allegrezza- 

Glouanetta conghirlanda  difiori  incapo,  nella deflra mano  terrà yir 
Tirfo  coronato  tutto  con  molti  gin  di  fronde,e  ghirlande  di  diuer- 
fì fiori ,  nella  fimftra  hauerà  il  corno  di  donitia ,  e  Ci  potrà  veftire  di  verde. 

Allegrezza  d'amore. 

Glouaneuertitacondiucrfitidi  colori  piaceuoli,  con  vna  pianta  di 
fiori  di  borraginefopra  i  capelli,  in  mano  porterà  faette  d'oro,  e  di 
piombo ,  o  uero  fonerà  l'Arpa , 

Allegrezza ,  Letitia ,  e  Giubilo.. 

VNa  giouane  appoggiata  ad  vn  olmo  ben  fornito  di  viti  ,  &  calchi 
leggiermente  vn  cauolo  lòdo ,  allarghi  le  mani ,  come  fé  volefle 
donar  prcfenti ,  e  nel  petto  hauerà  vn  libro  di  ÌMufica  aperto.  L'olmo 
circondato  di  viti,  fignificaallegrezza  del  cuore,  cagionata  in  gran  par- 
ie dal  vino  ,  come  dille  Dauid:e  l'vnione  di  le  Hello  ,  e  delle  proprie 
forme,  e  pafi;ioni,,  accennate  col  cauoio;  e  lauiebdia  di  cofe  grate  àgli 

orecchi 


DL  CESARE    RIPA.        19 

orecchi,  come  la  Murica,ch'è  cagione  delia  Ita  tia,ia  quale  fa  parte  deJle 
fu  e  facoltà  à  chi  n*è  bifognofo,  per  arriuareà  più  perfetto  grado  di  con- 
tentezza. Allegrezza^:!; 

VNa  giouanetta  con  ghirlanda  di  fiori' m  capo  ,  perche  W  fanciulli 
fcanno  iWnpre  allegri  :  e_»  perche  nelle  fefte  publiche  antiche^ 
tutti  fi  coronauano,  e  loro,  e  le  porte  delle  loro  caie,  e  tempi),  &r 
animali, come  fa  mentione Tertull.  nel  lib.  de  corona  M'ilitis,e  conia 
deftra  mano  tiene  vn  ramo  di  palma ,  6^.  di  oliua ,  per  memoria  delia  Do- 
menica delle  Palme ,  e  l'allegrezza  con  che  fu  riceuuto  Chnl'to  M,ò\  con 
molti  rami  di  palme ,  e  d'oliue . 


•-.      "  Allegrezza», . 

NSlIa  medaglia  di  Fauftina  è  vna  figura ,  laquale  con  la  deftra  tiene  vn 
Cornucopia  pieno  di  varii  fiori ,  fronde ,  e  frutti ,  e  con  la  finiftra 
vn'afta  ornata  da  terra  fino  alla  cima  di  I-ronde,e  di  ghirlande,  onde  fu  prc- 
ia  i'occafione  dalla  iafcazzione ,  che  cofi  dice,HiLAR  iTAif. 

C    X        Alle- 


so         ICONOLOGIA 

Allegrezza-. . 

VN  A  bcIliUìma  gio.uiactta  vclhu  di  verde ,  porta  in  capo  vna  beìfa, 
&  vagha  ghirlanda  di  role  ,  &(_  altri  fiori ,  con  la  dcftr4  mano  ten- 
ghi  vn  ra:nodi  Mirco  inarco  gratiolo  ,c  bello  ,moftrando  di  porgerlo  al- 
trui. Bella giouanetca  ,  ìSl  vefhca  di  verde  fi  dipinge,  ellendo  che  Ja_» 
Allegrezza  conr^ruagi'huominigiouani ,  &c_  vigoroli ,  lì  corona  con  la 
ghirlanda  d\  rofe  ,  &  altri  fiori  »  perche  anticamente  era  inditio  di  fedi-», 
e  di  allegrezza  ,  pcrciochc  gl'antichi  celebrando  i  conuiti  coflumorno 
adornar.ì  di  corone  diroic,  ócaltri  fiori, di  quale  corone  veggiafi  copio- 
famente  in  Achen?o  lib.ij.  Tiene  con  la, delira  mano  il  ramo  di  Mirto  el- 
icndo  ch^appreflpj  gl'antichi  era  legno  di  allegrezza,  &'era  coflumcnei 
conuiti  che  quel  ramo  portato  intorno  cialcuno  de  gli  fedenti  a  tauola 
inuitaffe  Taltro  a  cantare  ,  penlche  vnauolta  per  vno  prcib  il  ramo  canta- 
uà  la  lua  volca^delqual  coQunie  Plutarco  ne  i  iboi  Simpofiaci,cioè  con» 
uiti  largamente  n'ha  dilputato  nella  prima  quilhone  in  tal  maniera. 
Deinde  vnufquifque  prop/iam  cancilenam  accepta  myrto,quam  ex  e» 
Araronappellabant,quod  cantiret  iscui  tradita  eaefiet,(S/'  Horatiodi- 
ceche  venendo  la  Primauera  nel  qual  tempo  da  ogni  parte  Ci  fa  allegrez- 
za venere  ,  mentre  che  menale  lue  danze ,  di  v^rdc  Mirto  circonda  il  capo 
douunquc  egli  celebra  l'allegrezza. 

Allegrezza  da  le  medaglie. 

DOnni  in  piede,  nella  deftra  mano  tiene  dui  ipighc»o  vero  vna  plc- 
ciola  corona,  nella  finillra  vn  timone  con  parola  L  A  ET  t  T  1 A- 
c  medaglia  di  Giulia  Augufla  moglie  di  Seuero  defcntta da  Occone  ;  fé 
b?ncco»ianco  èdeicritta  la  tranquiliti nella  medagliadi  Antonino  Pio, 
ne  fia  merauiglia,  perche  la  tranquillità  de  popoli,  e  la  vera  aHegrezza. 
delle  genti: dopo quefta  ra^tte  Occone.  Abvrbe  condica po^.  vn'ald'a 
medagiia  nella  quale  fi  elprime  l*alleg rezzi  con  daefi;^ure  togate»  vna  tic 
nedue  lpighec:)n  la  d.-fcra  »  inalerà  vn  globi,  Invn'alti^a  medaglia  pur 
della  med-'fimaGKiIiaconforc^  di  Squero  con  la  parola  H  l  LA  R  ITAS 
vien  figurata  per  l^alìcgrezza  vna  donna  che  porca  nella  mandeftra  vn 
ramo,  nella  finil'cra  viicorn)Copia,  alla  quale  aiìifteno  dui  ùnciulli.  In 
vna  medaglia  di  Adi-ian>.  Vna  Donna  che  nella  destra  tiene  vna  palma, 
nella  fioifcrapure  vn  corno copia,alli  piedi  vn  putiad^ogni  binda  con  cju  •- 
fte  miiui'cole  H  l  L  A  R  l  T  A  S.  P.  R.  cos.  lU.  S\  C  clie  fu  battuti 
l*aniio  del  Signore  lio  In  vn'altra  m^^dagliadi  Adnano.  ab  rcbz  on- 
dita  874.  con  leparole  H  l  L  A  R  1  T  A  S,  PopuU  Romani .  Figurafi.  vaa. 
donna  in  picd  i  con  ambi  le  man i  oalte  al  l'orecchie. 

AMARITUDINE. 

PS  R  raniarirn-iine  i\  dipinge  à\  alcuni  vni  doani  velcita  <Sì  nero, 
che  teng.a  con  ambe  le  mani  vn  fauo  di  m:le ,  iil  quii  *  ù  U::ii  ^zc- 
Moglure  unapianu  d'aifentio , forlc  pjrcie  qai.ilj  lu  n)  m  mi^^ior 
telin  Ita  della  Ulta, allora  ci  trouianiJ  inmaggiorpericolo  de  dua-.t.i  à.d» 
^:\  Fortuna, oueroperchccO'iolCwnJji  cacc^ijqiaha  Jtiiaoj.i'tCì^xii 
del  contrario,  ali'ajraii  piò  haUvi"**  p;i\,;c.ùa  l'ci-ai-i  d:ila  daiw-iC^  ^, 

qtiandvì 


D  I    e  E  SA  R  E     RIPA, 


li 


quando  fi  ègurtiuun*ercrej)iaainaritudiiie>pwf  j  diirel'Ariofto» 
Noaconofc:  la  pace,  e  non  la  ùnua 
Chi  prouato  non  ha  la  guerra  prima. 
E  parche  quella  mede;» ma  amaritudine  >  che  è  nell'aflcntio,  fi  dice  a  icora 
per  metafora  efl"erenegi*huominiapparsionati  . 
A  M  B  I   r  1  O  N  E. 

i 


V>4  A  donna  giouaue  veflita  di  verde  con  fregi  d'^h  e  fiera,  marco  di 
f ilire  vn*afpril>ima  rupe  ,  la  quale  m  cima  haW>Ì3  alcuni  fcettri , 
e  corone  di  più  Ìl>rte,&C^ÌQ  fua  compagnia  vi  iìa  va  ieo.i^  conia  tciìà 

alca-.. 

L' Ambitane,  come  la  defcriue  AlefTandro  Afrodifeo  ♦  e  vn'app..-tiro  di 
fìg.ioria,ou2ro  come  dice  S.  Tom  naio,è  vn'appetKoujorduacod'no^io- 
rei  la  o.ide  il  rapprelenta per  vaa  donna  vclt ita  di  verde,  parche lico^jre 
deliViuo.no  am!>.tioib  non  lì  paicc  mai  d  alerà,  ciie  duperaniidig-ai'j 
«J'iionor^  ,  epcrj  fi  dipinge  ,hv  ù^  u  U  rape. 

i  regi 


xt  I  e  O  N  O  L  O  G  I  A y.^ 

I  fregi  dell'hellera  ci  fanno  conofcere,  checome  quefla  pianta  Tempre 
vaialendo  inailo,  e  rompe  TpelTo  le  mura,  che  ia  fofientano;  cosi  l'ambi- 
tiolb  non  perdona  alla  patria ,  ne  a  i  parenti ,  ne  alia  religione,  ne  a  chi  gli 
porge  aiuto,©  configliOj  che  non  venga  continouamcnte  tormentando 
con  l'ingordo  defiderio  d'elìer  reputato  lempre  magg.iordeg l'altri. 

II  leone  con  la  tefta  alta  dimoltra>  che  l'Ambinone  none  mai  fenza 
fuperbia.  Da  Chriftoloro  Landino  è  pofto  il  Leone  per  l'Ambitione, 
percioche  non  fa  empito  contro  chi  non  gli  refifte  ,  così  l'ambitiofo 
cerca  d'efler  fuperiore ,  faccetta  chi  cede,  onde  Plauto  dille:  Superbus 
minoresdefpicit,  maioribus  inuidet,  &Boetio:  Ira  intemperantis  fre- 
mit,  vtLeonisanimum  geftarecredant.  Et  aquefto  propolito,  poiché 
i'hò  alle  mani,aggiungerò  per  foddisfationedeiLetton  vn  Ibnetto  di  Alar 
CoAntonioCataldi,  chcdicecofi. 

ODi  difcordia,eriire  altricevera,  ^ 
Rapina  di  virtù  ladra  d'honori , 

Che  di  farti ,  di  pompe ,  e  di  fplendori 

Soura'l  corlò  morrai  ti  pregi  altera: 
Tu  Tei  di  glorie  altrui  nemica  fiera 

Madre  d'hippocrifia  fonte  d'errori. 

Tu  gl'animi  auueleni ,  e  infetti  i  cuori 

Via  più  di  Tififon ,  più  di  Megera . 
Tufeftivn  nuouo  Dio  flimarfi  Annone, 

D'Etna  Empedocle  eiporfi  al  foco  eterno  J 

O'  di  morte  miniftra  Ambitione . 
Tu  dunque  a  Tonde  Stigc,  al  lago  Auerno 

Torna,  che  fenza  te  langue  Plutone, 

L'alme  non  ientonduol,  nulla  è  l'Inferno.' 
Ambitione. 

DOnna  giouane,veftita  di  verde,con  habito  fuccinto,  e  con  li  piedi  nu- 
di;hauera  a gl'homeri l'ali,  &  con  ambe  lemanimoftri  di  metterfi 
confufamente  in  capo  più  forte  di  Corone,  &  hauerà  gl'occhi  bendati . 

Ambitione,iecondo  $.  Tommaib  x.x,  q.  i5i.art.2.è  vn'appetito  difordi  ì 
xiatodi  farfi  grande,  edi  peruenirea Gradi,i>tati,Signorie,  Magiftrati,5^ 
Oificii,perqual  fi  uoglia giuda, òingiuflaoccail one,  virtuofo,ovitiofo 
inezo,onde  auuiene  che  quello  fi  dica  eirereambitiaib,  comedice  Arifto- 
tilene)  quarto  delTEthica,ilqualepiùche  non  faccia meftiere,&(^oue-» 
j7on  bifognijcerchi  honori . 

Ridipinge giouaneucftita di  uerde, percioche i  giouani  fon  quelli  che 
inoltoriprefumono,e  molto  Iperano,  eflendo  lor  proprio  uitio ,  come 
dice  Seneca  in  Troade ,  per  non  poter  reggere  l'impeto  dell'animo  ,  che 
perciò  le  gli  fanno  l'ali  a  gl'homeri,dimollrando  anco,  che  appetifcono 
iS:  arditamente  defiderano  quelle  cofe,che  nonconuengono  loro,  cioè 
Ufilàrc  lopra  gl'altri ,  &  elicre  fuperiore  a  tutti . 

L'habico  luccmto  »  òt  i  piedi  nudi  figmficano  le  fatiche,  idifagi,i  dan- 
ni 


D  I    e  E  S  A  R  E    RIFA.       25 

lJi,eleuergogne,cherambitioiò  Ibftiene,  per  confcguir  quelli  honorì 
che  fieramente  ama,  poiché  per  efsi  ogni  cola ardifce di  fare , & loffrirc 
coapacienza ,  come  ben  dimoftra  Claudian.  lib.  i.  inStilicon^lauaem. 
Trudisauaritiam  ,cuius  fedifsimanutrix 
Ambitio  ,qux  ueftibulis  ,.fonbusqj  potentum , 
Excubat,  àprasciis  commercia poicithonorum^ 
PulfaiimuL 
Si  rapprefenta  ,  ch'ella  medefìma  fiponghile  fopradettccofeincapo 
per  dimoftrare  che  l'ambitiofo  opera  temerariamente  >effendo  Icritco  in 
S.  Paolo  ad  Hebr.  cap.  5.  Nemo  ilbifumat  honorem,  kd  qui  uocatarà 
Deotamquam  Aron,   rvJonfapendofèeglinefiadegno. 

Si  dipinge  con  gl'occhi  benclati,percheellahaqueTto  uitio,chenon  fa  di 
fcernere,  come  dice  Seneca  neir£pift.  105.  Tantuseftambitionis  furor 
Vt  nemo  tibi  poli  te  uideatur  Si  aliquis  ante  te  fuerit . 

Lequalità  delle  corone  dimoftranoychel'ambitioneéundifordinato 
appetito,  fecondo  il  detto  di  Senecaneli.de  ira. 

Non  eft  contenta  hononbus  Annuis  fi  fieri  poteft  une  nomine  VulC 
faftos  occupare,  &  per  omnem  Orbem  titulos  difponere. 

Etàquefto  proplìto  non  voglio  Jafciare  difcriuerevn'AgrammafaC^ 
to  fopra  Ja  prelènte  figura  da  Taddeo  Donnola ,  che  cosi  dice 
Ambitic  ,.,x,7|>       Amo  tibi. 
Grammaticam  falfam  quid  ndes  ?  define  namq; 

Ex  vitio  vit  ium  nil  nifi  colligitur . 
Tu  laude  hinc  homines ,  quos  ambitiofa cupido, 
Ccccos,  de  mcntes,  ridiculofque  facit. 
AMPIEZZA     DELLA     GLORIA. 

SI  dipinge  per  tale  effetto  Jafigura  d'Alefi!aiidro  Magno  con  vnfolgo» 
re  in  mano ,  e  con  la  corona  in  capo. 
•Gl'antichi  Egittiiintendeuano  per  il  folgore  l'ampiezza  della  gloria,  e 
Ja  fama  per  tutto  il  mondo  dirtela  efl^endo  ,  che  niun'altra  cofa  rende_^ 
maggior  fuono,chei  tuoni  dell'aere,  de  quali  efceil  folgore,  onde  per 
lai  cagione  fcriuono  gl'Hifiorici  ch'Appelle  Pittore  Eccellentifiìmo  ,  vo- 
*  lendo  dipingere  l'etì^igie  del  Magno  Aleflandro  gli  pofein  mano  ù  folgo- 
re, accioche  per  quello  fignificalTe  la  chiarezza  del  fuo  nome,  dalJecole 
da  lui  fatte  in  lontani  paefi  portata,  <S<r  celebre  per  eterna  memoria.  Di- 
cefi anco ,  che.  ad  Olimpia  madre  d'Alefl!andro ,  apparue  in  fogno yn  fol- 
gore ,  il  quale  gli  daua  inditio  dell'ampiezza ,  efania  futura  nel  figliuolo.. 
"'  A  M  1  C  1  T  I  A. 

"J' i  TA  O  N  N  A  veflita  di  bianco ,  ma  rozzamente  ,  moftri  quàfi  la  flnìrt'r* 
w|  JL^  fpalla,  &  il  petto  ignudo,con  la  deftra  mano  moftri  il  cuore,nel  qux- 
i«»;  le  ui  fari  un  motto  in  lettere  d'oro  così,  LOi\  GÈ  ^T  PROP£:&(_ 
nell'efiremodellaueiieuifarafcritto,MORS,  ET  VITA.  Sara  Ica- 
pigliata,  &  in  capo  terrà  una  ghirlanda  di  mortèlla,  &  di  fiori  di  pomi 
granati  intrecciau  infieme  >  nella  fronte  ui  fari  icritto- 

BYEMS 


"^ 


^4        ICONOLOGIA 

HY.EMS,  EA^TAS- 
Sarà  fcapìgliata  ,&  con  il  braccio  finiftro  terrà  un'olmo  fecce,  il  quale 
farà  chcoiidato  da  una  uite  uerde.  Amicitia  Itcondo  A  nftotile  è  uua 
Ibaiiibicuole,  elprclla,  e  reciproca  bcntuolcxiza  guidata  peruirtù ,  e  per 
ragione  tra  gli  hiiomini,  che  hanno  conformità  di  infJuiòi,  &  Ai  compiei'- 
lioni.  Uueltiniento  bianco,  e  rozzo,  è  Ja  iemplice  candidezza  «/eli' a- 
nimo ,  onde  il  ucro  amore  iì  Icorgeionuno  da  ogni  iòne  diiinuoni,6c 
di  Jjfci  artifitioiì . 


Monralafpallafìnfcra,  &  il  petti  ignudo,  additando  il  cuore  col  mot 
to  ,  Longe,  OC  piope,  perche  i)  ucro  aniico,  o  prelentc,  o  lontano  cheiìa 
dalia pcrlonaaoiuta,  col  cuore  non  fi  kpara  gian:aij6t  b  ncheitempi  ,'5i 
lafortuna  ii  a.utKiO  ,  .gli  è  l'cmpre  il  mcdciìmo  preparato  a  viuerc,  e  mo- 
rire per  i'int.rclicd'jli' Jinicitia  ,  cquefio  fignihcail  motto,  che  ha  nel 
kmtiwdciidvUu^  &  quello dcUa  fronte.  Ma  Te  e  £nta,  ad  vn  minmio 


DI  CES  J RE  RIVA,  %f  ' 

volgimento  di  fortuna  ,veddi  fubitamcnte,  quafi  fottiliTsima  nebbiaal 
Soie  dileguare.  L'efferc  fcapigJiata  ,&  l'iiauerc  ia  ghirlanda  di  mirto  eoa 
i  fiori  di  pomi  granati,  moltra,  cheli  frutto  deiratnor  concordc,&deH 
vnione  interna  fparge  fuori  l'odor  fuaue  de  gl'cfempii ,  &  dell'honoreuoli 
a«ioni,  &L<iòfenza vanità  di  pompofa apparenza, lotto  Ja  quale  fina- 
icondc  bene  IpefTo  l'adulatione  nemica  ài  qucfta  YÌxtìxtà^  ciò  fi  può  vedere 
Democrito ,  come  rcfenfcc  Pieno  VaJeriano  lib.  cinquantacmqjefimo 
Dipingcfi  parimente fcalza, per  dimofìrarc  foliecitudine,  ouero  prc- 
fiezza ,  &  che  per  lo  feruigio  dell'amico  non  ^\  deuono  prezzare  gli  fconi 
modi:  ComcdimoflraOuidiode  Arte  amandi:  Sirotadefuerit,tupedc 
carpe  viam  .  Abbraccia  finaJmente  vn  olmo  fecco  circondato  da  vna  vite 
verde ,  accioche  fi  conofca ,  che  l'amicitia  fatta  nelle  proiperità ,  deuedu- 
wr.ferapre,  &  ne  i  maggior  bifogni  deue  cflerpiàchemaiamicitia,ricQr« 
dandofi  ,  che  non  e  mai  amico  tanto  inutile,  che  non  fappia  trouar  ftrada 
in  qualche  modo  di  pagare  gl'obbUghideiramicitia.         Amicitia 

DOnna  veftit.adi  biancojper  Jamedefima  ragione  detta  dilbpra,  ha» 
uerà  i  capelli  fparfi  ;  fotto  il  braccio  finiftro  terrà  vn  cagnolino  bian 
co  abbracciato,  &  ft retto,  nellji  deflra.mano  vn. mazzo  di  fiori,  &  fatto  al 
jjpiede  deftro  vna  tefta  ^i  mwto. 

I  capelli  fparfi  fono  per  Je  ragioni  già  dette.  H  cagnolino  bianco  mo- 
:ftra,  che  fi  deue  conferuarenejttad*ogni  macchia  all'amico  la  pura  fidel- 
ità ,  peri  fiori  s'intende  l'odore  del  buon'ordine,  càe  cagiona  l'amicitia  nel 
con!ÌGrtio,&  nella  communcvfanzadc  gl'huomini .  Sotto  al  pie  deftro  fi 
dipingeJa  tcfìa  di  morto  calpeftata,  perche  la  vera  amicitia  gcncrafpef»- 
iè  volte  per  feruigio  dell'amico  il  difpregjo  della  morte .  Però  ^i/Te  Qui» 
dio  ,  lodando  due  cari  amici  nel  5-  hb.dc  Ponto. 

Ire  iubet  PyJades ,  carum  periturus  Oreften 
i  iiic  ncg^i ,  in  quc  viccm  pugnai  vterque  mori,  * 

Amicitia. 

tE  tre  ^tie  ignude,  ad  vna  delle  quali  fi  vedrà  Ie(j3aIIe  ,  &  all'aìere 
due  il  vifo  congiungendo fi  con  le  braccia  infieme .  Vna  d'elfe  hauc» 
jràin  mano  una  rofa  ,  l'altra  vn  dado ,  e  la  terza  vn  mazzo  di  miito,  dallo 
imagini  di  queftc  tre  gratie ,  fenza  dubbio  C\  regola  la  buona ,  &  perfetta 
•micitia>  fecondo]  ciic  gl'antichi  penfauano,  imperoche  l'amicitia  non 
ha  altro  per  fuo  fine,  che  il  giouare ,  <S<f  far  benefitio  altrui ,  &  non  laflar* 
fi  Tupcrarc  in  bcncuolenza;  &  come  tre  fono  le  gratie  degl'antichi ,  co»l 
ti'e  gradi  i  benefitii  tengono  nell'amicitia. 

II  primo  ,  cdi  dir  Je  cofe.  U  fecondo  Ai  riceuer  l'altrui .  Il  terzo  ò\  ren- 
der il  contraccambio..  Et  delle  tre  gratie  l'vna  flringe  la  mano,  ouero  il 
traccio  dell'altra , perche  l'ordine  di  far  benefi  tio  altru  i  è ,  che  debbia^ 
f  affare  di  mano  in  mano ,  &  ritornare  in  vtiledi  chi  io  fece  prima  ,  &  \\\ 
guefta  maniera iJjìododeiramicitia  ticac  ftrctt^tnentegl'iiuomini  vnm 
&i  di  loro. 


ig      Iconologia 

i>i  rapprcfcntano  que/Te  tre  gratie  ignude ,  perche  gl'huominì  in(icm4' 
JVni'-itro  debbano  effcrd*anuiio  libero,  &(_  IcioJto  da  ogni  inganno, vna 
foia  volge  le  rpalle,&  due  volgono  il  vifo^per  raoilrare,  che  Tempre  dupli» 
caco  fi  deue  rendere  il  beneficio  all'amico. 

Si  rapprelVntano  allegre  neli'afpetto,  perche  tale  fi  deue  dimofirartj 
chi  fa  benefitio  altrui,&  tali  ancora  coloro ,  che  lo  riceuono .  Hanno  l'ap- 
parenza virginale,  perche  i'amicitia  non  vuolelTer  coHtaminata  dalla  vil- 
tà d'alcuno  mterefie  particolare. 

La  Rofa  lignifica  la  piaceuolezza,quaIe  Tempre  deueeffcre  tra  gl'amici, 
cffendo  fra  di  loro  continua  vnione  di  uolonta . 

11  dado  figmfica  i'andare,&  ritornare  alternamente  deibenefitii/  come 
fanno  I  dudi, quando  fi  giucca  con  effi  . 

il  Mirto^che  è  Tempre  verde,è  Tegno,  che  l'amicitia  deue riflcfla  conTer* 
warfi,nc  mai  per  alcuno  accidente  £arfi  minore  • 

Amicitia. 
^J  N  ciecojche  porti  TopraalIeTpalle vno,  che  non  poiTa  flarc  in  piedi^ 
^  'V    come  i  Teguenti  ver(i  deli'/\l ciato  dichiarano . 
Porta  il  cieco  li  ritratto  insù  le  Tpalle, 
Et  per  voce  di  lui  ritrotta  il  calle/ 
Così  l'intera  di  due  mezzi  faflì,  .;'•;'; 
L'vn  predando  la  vifta  ,  e  l'altra  i  pailf^ 
Amicitia  Tenza  giouamento.^ 

DOnna  rozzamente  veftita,  che  tenga  con  la  mano  vn  nido,  con  alcH* 
ni  rondinini  dentro,  &  d'intorno  a  detto  nido  volino  due,  o  tre  ron- 
dini i  Queft'vccello  è  all'huomodoraeftico,  &  familiare,  &(_  più  de  gl'al- 
tri prende  ficurtà  delle  cafe  di  ciaTcuno ,  ma  Tenza  vtile,  non  fi  domeftican- 
do  giamai,&  auuicinandofi  il  tempo  di  Primaacra  y  entra  iti  caTa  per  pro- 
prio in  terelTe,co  me  i  finti  amici,  che  Tolo  nella  Primaoera  delle  proTperiti 
s'riuuicinano  ,  &  Toprauenendo  l'inuerno  de'  faftidii  abbandonano  gl'ami- 
ci, fuggendo  in  parte  di  qQÌete,con  tal  fimilitudine  volendo  Pittagora  md- 
firare,  che  d  haucffero  a  tener  lontani  gl'amici  finti,  &  ingrati , fece  leuar« 
da  i  tetti  della  cafa  tutti  i  nidi  delle  rondini  » 

AMMAESTRAMENTO. 

HVO  MO  d'afpetto  magnifico,  &  venerabile,  con  habito  lungo ,  flif 
ripieno  di  magnanima  graaita,con  vn  Tpecchio  in  mano,  intorno  stU 
^ualeTara  vna  cartella  con  quelle  parole.  lNSPiCE,CAVTVS  ERIS. 

L'Amniaefiramento  è  TelfercitiOjche  (\  fa  per  l'acquifto  d'habiti  virtuoi 
fi,ò  di  qualità  lodeuoli,per  mezoò  di  voce,  òdi  Tcrittura,  6^  fi  fa  di  afpci- 
to  magnifico,  perche  gl'animi  nobili  Toh  facilmente  s'impiegano  a  i  fa* 
flidii , che  vanno  auanti  alla  virtù .  U  veftimcnto  lungo ,  &  continuato, 
moftra ,  che  al  buon  habito  fi  ricerca  continuatp  eflcrcitio,c  lo  Tpecchio  ci 
daadintendcrc,che  ogni  nofiraattione  deue  efirercalcolata,&  comparata 
con  l'attioni  de  gi'akri ,  che  in  quella  ftcffa  q^U  fiamo  vaiueriàlmente  !«• 
dati^comedickiaraùffiotto  meieiìiAO  *  AMOR. 


DI  CESARE  RIPA, 

AMOR    DI    VIRTV. 


«7 


VN  fanciullo  i?^nudo  ,  alato  ,  in  capo  tiene  una  ghirlanda  d'aTIort»' 
&trc.altrenelle  mani ,  perche  tra  tutti  g^aitri  amoi»  ^ quali  uaru- 
ffli'^ntedai  Poeti  lì  dipingonoj'queJlo  della  virtù  tuttigìi  altri  ib pera  di  no- 
biltà,come  la  uirtù  ifìelfa  è  più  nobile  di  ogn*^ltra  cola  ,5<riì  dipinge  eoa 
la  ghirlanda  d*aiiòro,per  fegno  deli'honore  che  fi  deue  ad  effa  uircù,Etpsc 
inoftrare  che  l'amor  d^effa  non  è  corrut.ibile,  anzi-come  l'alloro  icinpr© 
uerdeggia,  Siccome  corona.^,  ò  gh!rJ2ndac!i'«  di  figura  sfeiJca  noi2  kA 
giaHiai  alcun  termine.  Si  può  ancordire,c--e  la  ghirlanda  della  tefta  iigx?i- 
fichi  la  Prudenza,  '&(^  l'altre  uirtù  Morali,  ò  Ca^rdijialNche  iònoGJui^  sia» 
Prudenza ,  Forte22a,c  Temperanza ,  «?<"  per  motli  are  dof  piamenìc  U.  -lur- 
tìi  or»  la  figufa  circolare,  &  coìì  liiiUiiery  tefi^i-io,  clic  è  •gztkzt^éd" 
Is  'joione. 


Mg        I  C  0  n  0  l  0  G  1  A 

Amore  VERSO   IDDIO 

HV  O  M  O  che  ftia  riuercnte  con  la  faccia  riiiolra  vcrlb  il  Ciclo/qua^' 
le  additi  con  la  flniftra  raano,e  con  la  delira  moftri  il  petto  aperto. 
Amor  del  proillmo. 

HVomo  veftitonobilmente,chegli  ftia  a  caro  vn  pellicano  con  li  fuoi 
fìgliaolini,  li  quali  ftieno  in  atto  di  pigliare  con  ilbecco  ilfangue-* 
ch'cfce dVna  piaga,che  detto  Pel licano  fi  fa  con  ilproprio  beccò  in  mezza 
il  petto,  &  con  vna  mano  moftri  di  folleuar  da  terra  vn  poUero,&  con  l'al- 
tra ^li  porga  denari ,  fecondo  il  detto  di  Chriftò  noftro  Signore  nell'Éuan' 
gelio.  Amordifefteffo. 

SI  dipingerà  fecondo  l'antico  \io  Narcifo  ,  che  fi  fpeccfiia  xti  vn  fónte,- 
perche  amar  fé  fle/To  non  è  aJtro,che  vaghcggiarfi  tutto  nell'opere  pro- 
prie con  foddisfattione&,  con  applaufo .  Et  ciò  è  cofa  infelice ,  e  degna  dr 
rifo,quanto infelice, &  ridicolofafu  da  Poeti  antichi fiftta  lafauola di Nar- 
dTo^peròdiffePAlciato.  , 

Si  come  rimirando  il  bel  Narcifo 

Nelle  chiar'onde  il  vago  fuofembiante 
Lodando  hor  i  i^eg l'occhi ,  hor  il  bel  vifo  J* 
F6  à^i  fé  ftcffo  micidiale  amante, 
Cosi  foiiente  auuien  che  fia  derifo 
L'huom ,  che  fprezzandb  altrui  fi  ponga  inantc 
'  Con  lodi  amor  fouerchio  ^\  fé  fteffo , 

E  vanitade>e  danno ,  e  biafimo  efprelfo . 
Amor  di  fé ft elfo, 

DOnna  incoronata  di  Ve  fi  cari  a,  por  ti  addoflb  vnafaccoccia  grofla,ScJ 
ripiena,  firettà  dinanzi  dalla  mano  finiftra,  con  iaquale  anco  ten<» 
gafopra  vna  verga  vna  cartella  con  quefia  parola  greca.  *MAYTIA  nella^ 
mano  dnttahabbiail  fior  Narcifo ,  al  li  piedi  vnPauone. 

Niuna  cofa  è  più  difficilcjche  fé  fleffo  conofcere .  L'Oracolo  Dclfico,cf- 
fendo  addimadato  da  vno,che  via  tener  doueua^perarriuare  alla  felicita  gli 
rifpofe,fe  eonofcerai  te  ftellbiCome  diflìcil  cofa,fu  per  ordine  del  publico 
.  configJio  di  tutta  Grecia  fatto  intagliare  fopra  la  porta  del  Tempio  Deifi- 
•  coquefto  ricordo.   Fn^OIZE  ayton  .  Nofce  te  ipfum,voce  da  Socrate^ 
attribuita  ali'iflelftf  Apollo. Qu^efta  difficolta  di  conofcerfi  è' cagionata  dal 
■  J'amordi  fé  fieiro,i]qi!a]eacciccaognuno.C9cus  Amor  fui.    D'fic  Horatro, 
cffendo  cicco  fu  che  noi  ficilì  non  ci  conofciamo ,  &  che  ciafcno  ^\  reputi 
efiere  gaibato,elegarit2,  &  fapientc;  Varrò  ne  nella  Menippea  .     Omnes 
vidcmurnobisclfcbclluli,  &fcl]iui,  &  iàpcre.  Socrate  diccuachcfe  in 
vn  Theatro ,  ^\  commandalfe  che  ^\  icualfero  in  piedi  \\  Sartori,  o  altri  d'al- 
tra profcfsione,  che  folo  i  Sartori  fi  Icuerebbero,  ma  fé  fi  comandafle  che 
fi  alzaCero  iliipienci, tutti ialtercbbano in  piedi,  perche ciafcuno  prefumc 
lipcre.  ^riflotele  nel  primo  delia  Rct.  tiene  che  ciafcuno  (per  cficraaian. 
tedi  fc  ftclio)  neccifariaiiaente  tutte  le cofe fuc  gli  fieno  gioc  ondc,edcitij, 

e  fatti 


ùi  CES  jRt  rifa:       tf 

è  fetti:  òl  qui  è  quel  prouerbìo .  Suum  curq;  pulchrum .  A  tutti pfaccion»' 
ic cofe  fue i  figli ,  la  patria  ,  i  cofiunii,  i  Jibn  ,  l'arte ,  l'opinione ,  l'inuem» 
tione ,  &  le  compofitioni  loro  :  Però  Cicerone  ad  Attico  dice,  che  mai 
nmn  Poeta,  ne  Oratore  è  flato,  che  riputalle  migliore  altro  che  fe,daj 
Poetilo  conferma  Catullo,  come  difetto  commiine^  ancorché  di  5uf< 
feno  parli* 

Ncque  idem  vnqoam 

Aqiieeft  b'eatus,ac  poema  cum  fcribit 

Tarn  gaudet  in  fé,  tamquè  fé  ipfc  miratur >= 

Nimirum  id  omnes  fallimur. 
Arift.neli'Ethicalib.p.  cap.  S.  mette  due  forti  d'Amanti  di  fc  ftcfn,vnt-p 
fòrte  vitiofa ,  vituperabile ,  fecondo  il  fenfo ,  &  l'appetito ,  l'altra  lodal^i- 
le  fecondo  la  ragione  :  Gli  Amanti  di  fcftefli  fecondo  la  ragione  cercano 
d'auanzare  gli  altri  nella  virtù,  nell'honeftà ,  &  nelli  beni  interni  dell'A- 
nimo. Tutto  quefto  fta  bene  :ii  procurare  d'auanzare  gli  altri  nelle  virti» 
fenzadubioch'èlodubilifsimo .  Maciévna  forte  devirtuofi»e  fapienti 
non  troppo  commendabili ,  i  quali  accecati  dall'Amor  proprio  arrogan- 
temente,  fi  prefumono  faperepiù  de  gli  altri ,  innalzano  le  cofe  proprie» 
ammirano  lo  ftile ,  la  fcienza ,  &  le  opere  loro ,  difprezzano ,  &  opprimo- 
no con  parole  indegne  quelle  de  gli  altri ,  &  quanto  ad  altri  fuor  di  ragio- 
ne togliono  di  lode ,  fuor  di  merito  a  fé  atrnbiìifcono  :  perciò  Thaleteil 
primo  fauio  della  Grecia  diife,  che  niuna  cofa  è  più  difficile  che  conofce- 
re  fé  ftcfTo ,  &  niuna  più  facile,  che  riprendere  altri  :  ilche  faino  gJi  afFót- 
lionati  di  fé  ftefsi,  perche  quello  che  riprende,  Scaltri  biafima,  da  fegnor 
d'effere  inTj'amoratodifefiefib,6^  d'elTerc  auaro  di  lode,  fi  come  accen- 
na Plutarco  nel  trattato  dell'adulatore,  e  dell'Amico  dicendo.  R epreh en- 
fio. &Amorem  fui,  &  animi  illlber^lltatcm  aliquam  arguit.  Auaro  dì 
Jode,  &  innamorato  di  fé  ftelfo  in  più  luoghi  GfcuopreGiufio  lipfio  yli- 
Aerale  de  biafimi ,  il  quale  non  per  dire  il  parer  fuo,  ma  per  difprezzò  del- 
le altrui  opere  a  bella  pofia  morde  grauifsimi  Autori/petial mente  ri  Bem^ 
bo  nella  feconda  Centuria  Epift.(5i.  nellaqualeauuililcclo  /^ile  del  Bem- 
bo ,  che  fé  berle  in  qualche  particolare  paflb  ii  come  ogni  altro  può  eiferc 
caduto,  nontiimeno  torto  efprefibha  Giufio  lipfio  di  riprendere  generi- 
camente lo /lile  fuo  ,&d'a]tndcl  fecondo  Tempo  di  Leone  X.  i  quali  fo- 
no (lati  tanto  in  profa  >  quanto  in  poefia  terll,  puri ,  culti ,  Ò^T  eleganti  af- 
fatto nella  Romana  eloquenza,  egli  reputa  il  loro  Attrco  iìiìo.  conosciu- 
to ,  &  confeiTato  dalui  Ciceroniano ,  languido,  puerile ,  &affettata>  qua- 
fi  ch'egli  più  graue  toglia  il  uanto  all'Oratore,  accecato  fenza  dubbio  dal- 
l'amor di  fé  ftelTo  ,coraequeilo,che  è  di  ftilediuerfo  da  quelli  che  lòno  di 
ftiic  Attico ,  de  quali  dice  egli ,  che  le  loro  compofi  tioni  fcno  aftcttatc,  & 
formate  ad  ufo  antico,  &;_  non  fi  accorge,  che  il  fuo  ftile  vano,  turgido, 
o  per  dir  meglio  torbido,  è  quello  che  Ci  chiama  antiquario,  afì'ettaco, 
mendicato  dalle ofcurc  tenebre  de  comici,  &  Autori  più  antichi,  teL^ut» 

cca 


ifo  rCONOLOGl  A 

«OD  periodi  9  tronchi  ,  intercifi,  ne  quali  failogna  intendere  inolfé 
jiiù  di  quello,  che  dice  ,&  comporto  con  parole  aiìrufe,  recondite,  ran- 
ce,  &  non  intefe  ,  flile  odiato  da  Auguro  Imperadore  fi  come  atcefta 
Suetonio  cap.  8(^.  il  quale  amaua  l'eleganza, il  candore,  &  la  chiarezza 
del  dire  Attico  qual'e  in  quelli  ,^lie  sbiaiimaGiuftoliplioj&odiaual'A- 
ilaticoftile,  la  vanita  delle  lentenze  ,  l'apparato  luperbo  delle  parole  of. 
•ure.,iiiaudite,5<:' fetide, quali  lòno  in  Giuilolipiio  :  Genus  eioquendi 
fecutus  eft  ,  Auguftus,  elegans,  U  tcmperatum  ,vitatis  fententiarum  in- 
cptiis,atque  inconcinnitate,&  reconditoruin  ucrborum foetoribus, di- 
ce Suetonio  ,  &^  più  abballo  Cacozelos  ,  &antiquarios  ,  vtdiuerlò  gc« 
nere  vijtiofos  pan  faftidio  ipreuit:  le  niuno  ,perdir  cosi,«  cacoTclo,iSi  an« 
tiquario  certo  cheè  Giuftolipfìo  imitatore  di  elocuiionc  gonfia,  anticì-» 
€ÌitaQena,che  cerca  più  torto  d'efTere  tenuto  in  ammirationc,per  il  ibo  inuli* 
tato,  &ofcurortile, che  intcfo  con  chiarezza, ò^  purità  Attica, malsi- 
waraeHte  nelle  Tue  Cencurie,le  quali  come  Epirtolecfiiarirsnne^e  pure  af- 
fetto dousriano  eirere,nel  che  a  ragione  li  può  ripi  edere,!!  come  era  M.  Aa 
tonioriprefo  da  Augurto.  Marcum  quidem  Antonium,vc  inianum  na 
«repat ,  quafi  ea  fcribentem,  quas  mirentur  potius  hom  iiies,v]uà  intelligant. 
Vaglia  a  dire  il  vero,  in^iufto  è  colui  che  reputa lolo  ben  fatcoquelio  che 

I> iacea  Te,  e  rtranifono  coloro, che  vorrebbero  tutti  rcriuc(I;:ro,  ò^  par- 
alTcro  come  fcrtuono,  &:"  parlano  elsi ,  &  che  ibJo  il  loro  rtile  tuff,  legui- 
tato ,  abborrendo  ogni  altro  ancor  e  Jie  con  giuditio,  con  buona,  Srego- 
lata fcelta  di  parole  comporta  fia  :  si  che  falla ,  &  erra  chi  ftima  ,  &  ama  i*?}- 
|)ere,&levirtùl'ue,  fi  comeraccogliefi  dalli  lud.  tri  verfi  di  Catullo,  &da 
quelli  che  più  a  ballo  porremo  .  yVa  lappino  pure  quelli  Satrapi, e  lapi.n- 
ti,  che  folo  le  loro  opere  apprezzano,  &  kaitreduprezzanojchechi  lo- 
da fé  fteifo,  e  biafiraacp  à.A  altri ,  chi  ameri  le  rtcìio,  è  ichernito  da  aiui, 
&  chiama  troppo  fé  rteffo  è  molto  da  altri  O-liato. 

Neiijo  erit  AmicuSjiple  lì  tcamcsniinis. 
Perche  l'arroganza  concilia  odio:  la  Modertia  amore,gratia , i5^  bene* 
«olenra.  Diifero  le  Ninfea  N  arci  io  (per  quanto  narra  Suida)  mentre^ 
•ontemplaua le  fue bellezze neila  fonte.  »j^>..  Vj^ro-  a/ t'a/trxuroK ,$<>»< 
Multi  teoderint/ì  teipiumaiLaris.lselj'amor  diie  rteljo  reltauogji  nuo- 
Eiini  gabbati  nella  maniera  che  iì  gabbano  gli  animali  irratiunali  ,  pò- 
iciacbc  a  cufcuno  animale  diletu più  la  fCrma  fua,che  quella  degli  a  tri 
di  fpetiediU(;rù:  circadiche  l'iatoneallerilce,  che  le  Galline  a  le  rtcffc 
piacciono,  &  clic  par  loro  d'elfcre  nate  con  belle  fattezze,  il  Cane  part_# 
bellifshiioalcane,il  Bone  al  tìoue,  l'Alino  all'Alino,  &^  al  Porco  pare, 
che  il  Porco  auanzi  di  bellezza  .  Marco  Tullio  in  ogni  coia  i'iatonic'»  nel 
primo  lib.de  natura  Deo /u.n  ,  allude  all'irtcHo.An  putas  ullam  elic  terra 
mariq;belluaai,  quc  non  fui  generis  bellua  maxime  deiedetur?  >oggmngc 
appreliO,  Ert  exiiin  ^^ììs  tanta  natu ras,  vt  homo  ncmo  velitniii  Domini  n- 
^iiis  eiic,  ò(^  <iuj4au  /oììììicu  ioruiic^.  Ala  l'ùiaoi'  di  le  Itgiig  ha  ocii'iui  j- 

ifiO 


jaoquc/^ddipiìj,  che  egli  fi  reputa  più  gaiantc  di  ciafcu no  dellt  fuafptd^ 
stcke  non  vorrebbe  eli  ere  altr'iiomo  ,  che  le  fteflb ,  ancorché  deiìderi  ki 
fortuna  d'altri  più  potenti ,  &  felici  ^ 

L'Amor  di  h  itelìo  lo  raprerètiamo  fotte  figura  femmiAile,percheè  pil» 
radicato  nelle  Donne ,  attefo  che  ciafcuna  quafi  per  brutta ,  e  fciocca  che 
fiat  bella,&  laccente  fi  reputa: oltre  ciò  appre/To  Greci  pafsa  fotto  nome  di 
;  femina  porto  nella  cartella  >  ehe  anco  da  latini  d i ceffi  Philautia. 

L'incoroniamo  co  la  Vefiearia  della  Quale  Plinio  lib.  ^.  cap.  ^i.  in  altr* 
jnodochiamafi  Trichno,Stnchno,  Periiro,Thriono,&  tìalicacibo,  cr» 
in  Egitto  adoperata  da  quelli  chefaceuano  Je  corone  inuitatidgUa  fimili* 
tudine  del  fiore  d'  Edt:ra ,  ha  gli  acini  che  porporeggiano ,  la  radice  candì* 
ila»  lunga  vn  cubito,  eM  fu  fio  quattro,  come  defcriuc  Rucllio  lib.  j.  cap." 
1 10.  la  poniamo  per  fimbolo  dell'Amor  di  fé  fiefi>op,erchc  i  Greci,  Ipetial- 
mente  Theofrafto  lib.  p.  cap.  il,  vogliono  ch'vna  dramma  di  radica  dì 
qucfta  pianta  data  a  beucre,  fa  che  vno  s'abbagli  credendofi  d'efsere  bcl- 
Jjfsimo.  Dabitureiusradicis.,drachm9pondus,vt  fibi  quis  illudat,pla« 
Ceatque, feque  pulcherrimum  putet .  Diralsi per  ifcherzo  di  quelli  ch« 
fono  inuaghitidi  fé  fiefsi,ch'habbino  beuuto  laradicadella  Vefiearia,  &C^ 
che  fi  abbaglino  ,&  burlino  le  ftefsi. 

La  cagione  che  porti  nella  defira  il  Narcifo ,  é  in  pronto,  nota  è  la  me* 
tamorfofi  di  quello  che  inuaghitofidell'imagine  fua  m  fiore  di  Narcifo, 
fi  conuerfe,  il  qual  fiore  genera  ftupore ,  egli  amanti  di  fc  ftefsi  maraui- 
gìÌ3,nlì  con  iftupore  di  loro  .medefimi,  &  non  ci  mancano  di  quelli ,  chc«« 
trafportati  dell'Amor  proprio  fi  pcnfano  di  efl^ere  unti  Narcifi  compiti,  6c 
perfetti  in  ogni  cofa  «  , 

Maquefiitalinon  veggono  il  grofso  facco  pieno  d'imperfetioni  cht« 
tddoflb  portanOjCome  Suflfenojilquale  fi  teneua  per  bello ,  gratiofo ,  face- 
to, &  elegante  poeta,  e  non  s'accorgcua,  ch'era  dilgratiato  ,infipido,  e 
fgarbato ,  per  lo  che  conclude  Catullo ,  che  ciafcuno  efl^ndo  inuaghitodl 
fé  fteflb ,  in  qualche  parte  s'alsimiglia  a  Suffeno ,  &  che  ognVno  ha  qual- 
che difetto ,  ma  che  non  conofciamo  la  mantice,  cioè  il £cco de  vitii  che 
éi^tco  le  ipalle  habbiamo. 

ISequcefìquifquC. 
Qucm  non  ìb  aliquarcvidere  Suffenum» 
Pofsis  fuus  cuique  attributus  eft  error , 
Scd  non  videmus  manticae  quid  in  tergo  cft  • 

Cioauuicne  dall'amor  proprio  che  il  lenno  otì^ufca  >  talché  inM»nara§ 
A  noi  medefimi  fcorgiamo  iì  bene  i  mancamenti  de  gli  altri  per  leggieri, 
che  fieno,  ma  non  conofciamo  linoftri,ancorehegraui,  ilchecidimoltrè 
Elopo,  quando  figurò  ogni  huomo  con  due  facchi,  uno  auanti  il  ftxXQ, 
l'altro  di  dietro ,  in  quello  dauanti  poniamo  imancaaicntid'altri,inqucli» 
ài  dietro  i  noftri ,  perche  dall'amor  di  am  medimi  «oji  li  rzàitmo,  iì  o«* 

Fediamo  quelli  de  gl'altri 

il 


-^ 


ji  ICO  NO  L  O  G  I  J 

Jl  Pauonc  i5gura  J'Amor  di  fé  rtcfso ,  perche  è  Augelio  che  fi  compia; 
^  iella  fua  colorita  ,  &:  occhiuta  coda,  la  quale  in  giro  fpiega ,  &  rotando 
intorno  la.rimira  :  ond'c  quello  Adagio,  tanquam  Pauo  circunfpeftans  fc. 
«he  fi  fuoldiredVno  innamorato  di  fé  flelfo,  che  fi  pauoucggia  intorno, 
che  fi  diletta,  e  guica  della  fua  pcrlbna,&  che  d'ogni  Uia  cola ,  òC.  attio- 
JQC  fi  compiace. 

Amore  fciitto  da  Seneca  nella  Tragedia  d'Ottauia"»  e  trafpom»         , 
in  lingua  no ftraco»i. 

L Errordcciechi, e  miferi  mortali 
Per  coprir  il  fuo  ftolto,  e  ran  defio  ^ 
iPinge  che  amor  fia  Dio  ; 
Si  par  che  del  fuo  inganno  Ci  dìlzttì  » 
In  vi^a  affai  piaceuole,  mario 
Tanto ,  che  gode  fol  de  gl'altrui  mali 
C'habbiaàgrhomeri  l'ali 
X.e  mani  armate  d'arco  I  e  di  faettc, 
E  in  breue  face  aftrettc 
Porti  le  fiamme ,  che  per  rvnfuerfo 
Va  poi  fpargendo  (ì ,  eh  e  del  fuo  ardore 
Kefta  accefq  ogni  core , 
E  che  dall*vfo  human  poco  diuerfo  i  j 

ÌDi  Volcan'è  di  Venere  fia  nato 
•  E  del  Ciel  tenga  il  più  fiiblimefiator 
Amor  e  vicio  «ièlla  mente  infana  ; 
Quando  fi  muoue  dal  fuo  proprio  loco  i 
inanimo  fcalda,  e  nafce  ne  vcrd'anni 
All'età  jchcafsai  può,  ma  vede  poco 
L'otio  il  nodrifce ,  e  la  lafciuia  humana  p 
Mentre ,  che  uà  lontana 
La  ria  fortuna  con  fuoi  graui  danni  » 
Spiegando  i  tri/li  vanni , 

E  la  buona ,  e  felice  ftà  prefentc  -> 

Porgendo  ciò  che  tien  nel  ricco  feno  : 
^a  fé  quefta  vien  meno , 
Onde  il  cicco  defio  al  mal  confentc 
11  fuoco ,  che  arde  pria  tutto  s'ammorzai 
E  tofto  perde  amor  ogni  fua  forza. 

A  M  O  R    D  O  M  A  T  O. 

C Vpido a  federe,  tenga fotto  li  piedi  l'arco, 5ria  faretra, con  la  face 
fpenta,  ne  la  mano  dritta  habbia  vno  horologio  da  poluerc,  ne  la  Ci* 
pìiftra  yn'augclJctto  magro ,  &  macilente  nominato  Cinclo . 
•  Tiene  fotio  h  pied;  l'arco ,  &  la  faretra  con  la  face  fpenta  per  fegno  A't(*^ 
ferp  domato ,  efseodo  che  l'abb^isarc,  &  dcporrs  le  irmi  fue,fignifica  fog^ 

jgetaofis 


7)7  CESARE  RJPJ.  SI 

gettion  e ,  '5c  lommeflìonc .  Non  ci  è  coia  che  domi  più  l'amore ,  e  i^tA  - 
g.iJ'amoroiaface,cheil  tCinpo,&:  la  poucrùiro  o]ogic),cl:c  por:i  ìil* 
•jiìano  è  llmbolo  del  teiT3pc3;,i]qL:alc è iiiodcr.itorc d'ogni  humiinoatiCU"  ), 
6C^  d'ogni  pcrturbationed animo, ipetialmcnted'AniorCjj il  cui  fine  ci- 
fendo  poflo  in  delidcriodi  fruir  l'amaca  bellezza  caducale  fralcjèror- 
«a  che  cangiata  dai  tempo  la  bellezza,  iì  cangi  anco  l'amore  in  al  cri  pca- 


:^^'»fe 


f5cn  .  JllamamabamoHm^nunciam  alla  cv/rd  impendet perori .  Diflc  Plauto 
ne  rEFÌdico,&  i'iileflb  ne  la  Muftellaria .  Stulta  espiane.  S^hc  Uhm  ubi  (ter- 
nttm  pi'itijsfore  amiaitn^  cir  bcncuohntem  Moneo  ego ,  te  deferit  ille aìtafeyet  jhtie- 
tate'  Et  pili  a  bafib  mortiti  che  ccfliita  la  cagionc.ccffi  anco  l'amorolb  effet- 
to, mutato  dal  tempo  il  bello  giouenil  colore.  Vhì  frate  hoc  caput,  colo- 
reìYi  commutai'.ìt  I{eliquit  defcrMÌtq;  me  :  tibi  idem  futuriiin .  Credo  fu  detto 
di  Bemoflene  che  1  amorofo  foco  dentro  òc\  petto  acccib,  no  il  può  fpe- 
gnere  con  U  diheenza ,  ma  nella  negligenza  ifleila  per  mezzo  del  tempo 


54  ICONOLOGA 

8'e^iaguc,'3:  fcriibiuc.  Ringratiail  Coppetta,  mio  compatriota  il  tem 
yo ,  ciic  l'nabbid  fciolio  da  gli  amorofi  lacci  in  quello  S^i 


»  inetto. 


Teìch:ifacrdr  non  pojjb  i^hurJyS  TempiyTÙ  q:'.dlo  horpuoiyche  la  ragion  no  ralfe. 
'  ''^f^^, i>egUoya  l'opre  ts-te  si  grandi^  ?{jn  amico  rkordoycrteyo  conftglio, 
Ih  già  le  fa  rze  in  qncl  b-cl  vìjo  [pandi ,  Ti^n  ginjìo  [degno  d'infinite  offe[e  . 
thejù  di  ìioi  si  dolo ìo[i  [empi .  Tu  L  abna  aajnijiiychc  tanto  ar[ey  ^  alfe. 

Tu  de  la  ?tjia  vendetta  i  -voti  adempì  La  qual  ho  r  tolta  da  mortai  periglio-, 

t'altcrerz^y  e  Gorgoglio  a  terra  mandiy     Tcco  al-:^ail  yolo  a  più  leggiadre  Iprefi, 
Tà[olo  s[on^i^rnore ,  egli  comandi , 
the  di[i  i  ogUa  i  miei  lacci  indegniyCt  empi, 
lì  tempo  dunque  è  doinatoi'c  d'amore,  che  Ci  conucrte  al  fine  in pcn- 
fiaicnto  dQÌ  periato  tempo  ne  le  vanità  d'Amore . 

L'AugeJetto nominato Cinclo  magro  ,&  macilente, figniiìcachc  l'a- 
Hiante  iograto  che  ha  le  lue  follanze  negli  amori  Tuoi  alcmtto,  &  nu-' 
do  rimane  domatodalapoucrd,dalafame  ,&dalmileroftato  in  che  fi 
ritroua.  Delapouertà  ne  ilmboloil detto Cinclo,  del  quale  cficeSmdar 
Qnclus aiiicHla  tennis yc^r  macilenta.  'Prouerbiiim pauperior leberidc y  &  Cinclo, 
E  quella  augello  marino  cofi  fiacco  ,  che  non  può  farìl  il  nido  ,  pero  co- 
lia nel  nido  d'ai  tii,  onde  CincIo  ne  gli  Adagitchiamafl  vn'huomo  po^» 
uero ,  &  mendico  y  ih  bene  da  Suida ,  qucll®  marino  augello  è  chiama- 
to (Kink los)£^  (juo  Cigelus  propaufere  dicitur .  Grate  Tebano  Filorofo  dil- 
le ,  che  tre  cole  domano  l'Amore ,  la  fame ,  il  tempo ,  &  il  laccio  ,  cioè 
Ja  diipe/atione ,  a^^fmorem  redat  [ameiy[tn  minui  tempus  y  eis  vero/ì  rti  non 
ralesy  laqueus  >  Et  per  tal  conto  fi  potrebbe  aggiugncre  vn  laccio  al  col^ 
lo  di  Cupido ,  ciTeado  coftame  de  gli  amanti  per  dirperationc  dciìd'erar 
la  morce ,  che  in  effetto  alcuni  d..ta  li  ÌLon.?>  ;  Fedi-a  ne  l'Hippolito  di  Eu- 
ripide non  potendo  lòpporcarvL-/  U  fiero  impeto  d'amore  ,  pcala—  dar» 
^  ia  mortC . 

Ex  quo  me  atnor  -vulìierauit yconftderaham  >  vt 
{omm:yd;fiime  [errem  eum ,  inccepi  itaque 
ixinde  re  tic  ere  buìic  >  c^  occultare  morbum 
UìiguA  enim  nulla  fides  ,  qua  extrema  quidem 
^onfilia  hominuìn  corrigere  nouitf 
^^ [e  ip[i  vero  plurima  pogidet  ìymIa^ 
Secundo  amentiu?»  bene  [errc^  > 
ìp[aìnodcJlia  vinces  yflatiti, 
Tertio  cum  bis  e^ci  non  po[fet 
Venerem  vincere  tJlfori  vi[um  tfì  mìhi 
Optinuiìn .  7\lc?no  controdicat  meo  decreto. 
Ma  noi  habbiamorapprefenuto  Amore  domato  rolamehtc  dal  tcmpQ$ 
Ic^da  la  pouer:à ,  come  cole  più  ordinane  :  &  habbiamo  da  parte  lafilaia 
la  diiperationc  ,  occon*«ndo  ra:e  volte  a  gli  amanti  dar/ì  morte  :  poich« 
«iafcunoama  la  vita  propria,  &  fc  bene  tutti  gli  amanti  ncorrono  col 
j^ftficro  alla  xttorìc ,  non  per  qudìo  fé  la  daaHo ,  e  però  ù  Caualicr  Gua^ 

hxù 


jlmfntro^uccMiitillochc  dica  nercccclsiuoamoriuo. 
7v(o«  ha  rimedio  alcun  [enonlarno  r(c^ 
|«|  g  cui  riìponde  Amanlli  4 

La  morte  hor  tu m'afcolta^efà  che  Ugge 
Tiftan  quefie  parole ,  ancore  Jy  io  fappia 
Che 7  nio rir  degli  amanti  è  pia  tofi ovf<f 
X>' innamorata  lingua ,  che  de  fio 
If  animo  in  ciò  deiiberatoyn^fermd  » 
E  Torquato  Taflò  prima  di  lui  nella  fua  elegante  Paftoralc  d'AminJ 
la  dilTe  *  é  yfoy  &arte 

Di  ciafcun  ch'ama  minacciarfi  morte,     t^Ka  rade  volte  poifegue  l'è  fetta, 
BaOi  dunque  a  noi  hauer  moftrato,  come  Amore  rcftì  pniici|^aiinca-. 
te  domato  da  l'infelice  pouertà  A  dal  tempo . 

t^mor  difama^ . 

VN  fanciullo  nudo  coronato  di  J^uro  con  i  fuoi  rami,  &  bacche,  ha* 
ucrà  nella  deftra  mano  in  atto  di  porgere  la  corona  Ciuica ,  &  nel- 
la liniera  la  corona  Obfìdionale,  &  fopra  vn  piedeftallo  vicino  a  detta  fi- 
gura, vi  faranno  diftintamente  quelle  coixDne,che  vfauano  i  Romani  in  fc' 
gno  di  valore,cioè  la  Murale,la  Caftrenfe,&  la  Nauale . 

Racconta  A-  Gellio ,  che  la  corona  trionfale  d  oro ,  laquale  fi  daua  inj 
honore  del  trionfo  al  Capitano,  ò  all'Imperatore  fu  anticamente  di  lau« 
roj&f^'obfìdionalc  di  Gramigna,  &  fi  daua  a  c^uoMi  folan,  ente ,  che  in 
jqualcheefiremo  pericolo  hauefierofaiuato  tutto  refercito,ò  s'haLe/Icit> 
ieuato  lefcrcito  dattorno .  La  corona  Cinica  era  di  quercia ,  &  gl'antichi 
coix)nauano  di  quercia  quafi  tutte  le  fiatue  dì  Giouc,  quafi  che  quefia_j 
fulTe  légno  di  vita,  &^^i  Romanifolcuanodare  la  ghirlanda  di  quercia  a 
chi  hauefie  in  euerra  difefo  da  morte  vn  Cittadino  Romano, voleiìdo  da- 
re l'infegna  della  vita  à  chi  era  altrui  cagione  di  viuere,^.  Solcuano  an- 
cora fare  quella  ghirlanda  di  Leccio }  cr  la  fimilitudine  di  detti  ai  bori .  La 
corona  Murale  era  quella,che  iì  daua  ai  Capitano,  cuero  al  Soìdato ,  che.* 
era  fiato  ilprimiO  a  montare  fu  le  mura  dò.  nemico .  Là  corona  Cafiren- 
fc  fi  daua  a  chi  fulle  prima  d'cgn'altro  montato  dentro  i  bafiioni,&  allog 
giamenti  de'  nim.ici .  La  Nauale  fi  daua  a  colui,  che  era  il  primo  a  mon- 
tai*e  iu  l'armata  nemica ,  &  quefie  tre  (i  faceiiano  d'oro,  &  la  Murale  era 
con  certi  ir.erli  fatti  a  fimiglianza  dQ.Ì\t  mura ,  oue  era  afcefo.    Ijì  Ca- 
ftrenfe  era  fatta  nella  cim.a  a  guifa  d'vn  bafiiono .  La  Naua -e  haueua_* 
per  ornamenti  i  fegni  de'  rofiri  deììe  naui,  e  quefie  è  quanto  biibgnaua_^ 
icriucrein  tal  propofitoper  coirmxditade'  Pittori . 

e^»;  or  della  Tatria ,  del  Sig.  Cj'.ouanni  Zaratino  QJlellini . 

GIOVANE  vigorofo pofio  tra  vna  elfalatione  di  fumo ,  &c  vna_* 
gran  fiamma  di  foco  ,  ma  che  egli  guardi  con  lieto  ciglio  verlo  il 
fumo,  porti  nella  nianodeftra  viiaccronadi  gramigna,  neiia  finifiiu.. 
vn'altra  di  quercia  ,  aJJi  piedi  da  vn  canto  vi  Ija  vn  profondo  prc-  ipitib, 
da  l'altro  canto  in  trepidarne:,  te  cene  u'chi  fcm:itarre,ar;be  iaa(l;-,c  iui:n- 

E     2        iiLix: 


j^  ICONOLOGIA 

nar-e  :  e  perche  corrifpondaa  funiU  circoftanze ,  6i  per  la  cagione  clic  dì- 
remo,  lì  veiliràd'habito  militare  antico-  E  giouanc  vigaroib  ,  perche 
l'Amore  della  patria  più  che  s'inuecchia  più  e  vigorolb ,  non  li  debilita, 
ne  mai  perde  le  forze:  tutti  gli 'altri  amori  celiano.  Vn  Caualierc  do- 
po ,  che  hauerà  feruito  in  amore  vn  tempo  ad  Vna  Dama ,  Ipeato  Tamo- 
rofo  foco  dal  freddo  tempo  ,&  da  l'età  men  frefca,  ch'altri  penfieri  ap- 
portala  poco  a  poco  fc  ne  fcorda,ma  della  patria  nonmau  Vn  Mercante 
allcttato  da  l'amore  dcUa  robba,  &  del  guadagno  non  iflimera  pcacolo 


^J 


alcuno  per  nauigationi  difficilirsimc ,  e  tcmpeftofe,  alIVltimo  C\  ritim 
&i  porto  della  paterna  nua  .  Vn  Cortigiano  adefcatodall'ambitione  vi- 
te baldanzofo  nella  fuperba  Corte,  nutrito  dalle  fallaci  fperanze , non» 
dimeno  fouente  penfa  ai  fuonaduo  nido .  Vn  Capitano  dopo,  che  ha«^ 
Leià molti  anni  guerreggiato  per  acquiftar  fama  ,  e  gloria,  al  fine  fé  ne-» 
toraci  aIU  patru  ^  npoiiàhì  ;  EfcjBpio  a<  %iJi  iàg;gio  ViiUcj  càc  haueno 

49 


DI  CESJRE  RIPJ,  // 

tfo praticato  come  Capitano  gloriofo  nelle  più  nobili  pam  (fella  Grecia»' 
grato, anzi  gratilsimo  aJia  Ipiendida  Corte  Imperiale, defideraua  tutta-' 
uta  far  ritorno  in  Ithaca  fua  patria  ofcura,  brutta,  &  laliola  /q  uè  fio  amo- 
re della  Patria  è  perpetuo  per  l'eterno  obligo,  &  honore  che  a  quella  di 
natura  ciafcun  le  deue^  come  il  figliuolo  ai  Padre, eiìèndo  noi  in  quella 
generati y  &  hauendoin  ClTa  riceuuto  lofpinto>&  l'aura  Vitale  :  anzi  Per 
tguanto  aflenfce  Piatone  in  Critone/&  Hierocle,  è  maggior  l'obbligo, 
&  l'honorc  che  fi  dtuealla  Patria,  che  alla  Madre,  ck  al  Padre,  dal  qua- 
Jc  prende  il  nome  la  Patria  =•  Qui  nomen  TatrU  impofuit  fDicc  Hierocle^ 
d  re  ipfa  non  temere  'JPati'iamnominauitfPOcabulo  quidem  a  Tatre  dcduóìo ,-  prò- 
muntiato  tamcn  femmina,  terminathne  ^yt  ex  ytrocfue' parente  mixtum  efieu 
^tque  hicc  ratio  infimiat  pafriam  vnam  ex  a^fuo  duobus  parentibui  colenda  efìc. 
*Praferenda  igitur  omnino  cjì  T'atria  yttiuis  pafenfum  fearfim  :<^rie  fimul  qui-- 
4em  pàrcntes  ambós  maioris  fieri  ffed  equali  honore  digndri  :  ejì  autem  ,•  (jr  alia 
taf  io  j  que  no7i  tantum  acquali  ffed  maioriy  etiam  quam  fimul  ambos  parente  $  ho" 
nore  patriam  affcere  monet ,-  ncque folum  ip/ts  eam  prefertffcd  etiam  yXùriy&' 
liberis  f  c5"  amicls  >  c^  abfoluto  feinnone  rebui  alijf  omnibus  pojì  Deos .  Dello 
ftcfflo  parere  è  Piutarcho  ne  li  Moràli..<z^r  enim  patria  y<^  rt  Cretenfium^ 
more  loquar  f  «JT  ùitria  plus  in  te  y  quam  pàrcntes  tui  ius  habet .  Da  tale  obli- 
lo, &  affetto  naturale  nafcc  chef  ciafcuuò  ama  la  patria  fua ,  ancorch* 
minima  ne  fa  cccéttioneda  loco  a  loco  per  kumile^  o  fublime  che  fiì,,. 
Flyjìesad  Ithacafuefaxa/tc  properaty  quemadmodum  z^gamemnon ad Mycena'* 
fum  nobiles  muros  .  7<(nno  enim  patriam  >  quia  magna  ejl  amati fed  quiafuau. 
Dice  Seneca  Filofofo ,  cioè  VlifTe  s'affretta  andare  tra  i  fàfsi  d'ithaca  fua 
patria/cOn  quel  medefimo amore, &  defiderio,che  Agamennone  Im- 
peratore tra  le  nobili  mura  di  Micena  rpercioche  ninno  ama  la  patria.., 
perche  Zìa  grande,  ma  perche  é  fua  ^^amandofi  naturalmentcper  fuacrc- 
icc  tanto  oltre  l'amor  della  Patria  nel  cuore  de  fuoi  Cittadini,  che  acce- 
cati da  quello,  non  fcorgono  lo  fplendore  dell'altrui  patrie,  &  più  a  tal'v» 
no  deietterà  la  fua  valle ,  montagna, &  bicocca ,  la  fua  deferta ,  &  barbara 
tcrm ,  che  la  nobil  Roma  :  Voigato  è  q  ucl  prouerbio .  Matrix  fumus  igne 
iUieno  luculentiory  lì  fumo  della  patria  è  più  rilucente,  che  il  fuoco  de  gli 
altri  paefi  ,e  però  l'habbiamo  figurato  verfo  il  fumo  voltando  le  fpaiie  al 
foco.  Hi  quello  motto  origine  da  Homero  nel  principio  della  primis 
Odifl'ea.  C^terum  Vliffes . 

C^piens)Vel  fumuni  exeuntem  ridere        Tatri^fuay  mori  deftderat  » 
L'ifteflb  replica  Ouidio  nei  primo  de  Ponto,eon  altri  vedi ,  che  laoItQ 
kcne  efprimouo  il  dolce  amore  delia  Patria. 
■     2^n  dubia  ejì  fthacipfudentia  yfed  tamcn  opta$ 
Fumum  de  Tatrijs  pofie  yidere  focis 

Js[efcio  quod  natale  folum  dulcedine  cun&os 
Ducit  &  immemore s  non  fmit  efie  fui: 

fluid  mclius  I{pma  f*  Scitico s  quid  frigo  rcs  peiui  è 
Umc  tamtB  ei  Ola  Markarm  Vrktfngk, 


>y  tCONòLòGl  J 

Luciano  ancora  nello  Encomio  dclJa  Patria  inrerilcc  il  mecIc/!mo,cTcf 
to  .  Tatri^  fumus luculmtior  homini  videtury  quam  ignis  alibi.  Ali'huomcj 
parepiù  lucente  il  fumo  della  patria,  che  il  foco  d'altroue  :  dal  che  non 
fia  marauiglia ,  chcquafi  tutti  li  forcflieiibiafimino  Roma,;chi  in  vna  co- 
là ,  chi  in  vn'altra  lodando  cialcuno  più  la  patria  Tua ,  perche  l'amor  dzììi, 
patna ,  che  U  lor  vedere  appanna ,  impcdiicc  che  non  poflbno  difccrnerc 
la  grandezza  fba,  &  però  non  hanno  riguardo  di  tenerla  fraudata  <ì€iì^^ 
iuc  meritate  lodi ,  nel  che  moflrano  di  poco  fapcrc,  ancorché  Euripi- 
de dica ,  che  non  ha  retto  faperc  colui,  che  loda  più  la  patna  de  gl'alta 
che  la  fua . 

tJ^f^o  quidem  iudkio  non  retie  fafit 

Qui  fpretis  Tania  terrxfinibus  ''^ 

t^licnam  laudai  y^  moribits  gaudet  alienis. 
Anzi  a  mio  giuditio  molto  più  moftra  fapere  colui,  che  conofcc  la  qua- 
lità de  coilumi,<5.'.  la  differenza,  che  ci  è  da  vn  luogo  all'altro.  Onde  chi 
ii  Icuerà  il  velo  della  patria afiettionedauanti  gl'occhi, chc.bendati  tie- 
ne ,  &  chi  vonà  dire  li  vero  fcnza  pafsionc,  confermerà  il  parere  d'A- 
theneo,ilqu'ale  ancorché  Greco,&  Gentile  Autore  nel  pnmo)iibro,chia- 
jna  RomaPatna  celcfte,  compendio  di  tutto  il  mondo.  Ceicfle  in  vero 
con  tantoper  la  bellezza,  &  amenità  dei  fito,&  la  ibauità  dz\  Cielo, 
quanto  perche  in  quella  ha  voluto  fondare  la  iua  Santa  Ciiie.a  il  Ci^ator 
dpi  Cielo ^  &  elTa  e  re/Idenza  d^ì  fuo  Vicario,  che  tiene  le  chiaui  del 
Cielo ,  &  vi  diipenlà  li  tefori  celeftì ,  compendio  è  poi  del  Mondo ,  poi- 
che  in  quella  non  folamente  concorrono  n^oltitudme  di  genti  da  Fran- 
cia, e  Spagna ,  ma  anco  vi  fi  vcggiono  Greci ,  Armeni ,  Gern^ani,  Ingle- 
fi,01andefi  ,Elueti;,  Mofcouiti,  Maroniti,  Pcrìiani,  Afi'icani,  Traci, 
Moti ,  Giaponnefi,  Indiani ,  Tranfiluani,  Vngari,  &  Sciti,  appunto,  co- 
me dice  il  Indetto  Athene3  .  Qnandoquidem  in  ea  Vrbe gentes  etkm  totd  ha-- 
titani  y  yt  Cap^doces  Scytha  Tonti  nationesy  vjr-  al!ie  complures  quarurn  cGnmrfks 
babitabilis  totius  terrx  popidus cjl .  In  qncila  guilà  tutte  ie  parti  della  teri"* 
vengono  ad  cfferc  volontariamente  tributane  d^ì  fuo  fangue , de fuoi  fi- 
gli ,  &:  Cittadini  a  Roma,come  capo  dei  Mondo ,  per  lo  che  con  molta  ra- 
fionetuttauia  chiamar  fi  può  Afiio,  l'catro,  Tempio,  &  compendio  del- 
'vniucrib,&  potiamo  confermare,  quello  che  aherma  il  Petrarca  con  tali 
parole  .  Hoc  affirmo ,  quod  totius  humcna  ma^nificcntiiC  [npremum  I^onàcilium 
ì{oma  eflynec  eji  vllus  tam  remotus  t^rrarum  angi/Ans^quikoc  neget .  Et  ie  il  me- 
dcfimo  Petrarca  in  alcuni  Sonetci  nedice  male;  emenda  anco  tale  erro- 
re con  foprabondante  lode  nelle  fue  opere  lacine,in  quella  copiofa_. 
Ìnuettiua,chQ  tu  conti-a  Gallum,  ncllaqualeèdalui  celebrata  con  sì  no- 
bile encomio  ,  I{pma  Mundi  caput  ,  Vrbium  F^egincy  Sedes  Jrnpeìij  z^rx  fi- 
dei  (/itholica  fons  om?wm^  ?ne-/no:\iLl!:ir/n  ^xeìnpion.-^/u  ,  Etfei'hauefic  ve- 
duta nello  amplifsimo  ilato  la  cliehoja  fi  troua  acci'elciuta,6£  oÌtra_* 
i:uGdo  abbellita,  non  hauvgbbe  meno  de  reo .  Muri  quidam  y  &  ^Talatia  ce- 
iidsrunt  i  glona  nominif  immortalif  cjì  f  Ma  più  tcilo  dcuu  haurcbbeaiU 

gloria 


dicesjreèipj:      /> 

j|!omc!cirimniorcal  nome  corrifponde  l'eterna, Sccccelfa  Mcicrta  dell* 
Cittì  poiché  in  eli'a  rifplende  io  fplendorc  de  gii  edifitt;  moderni,  e  inolÉi 
rfeil'anhca  magnificenza,  le  cui  vefìigie  danno  marauiglia  ,&  norma  ai- 
Tare  liittetura  ,  in  ella  li  gode  ia  ampiezza  delle  fì:i'ade,in  cih  vedelì  i'altcz'* 
ta  de' iuperbi  palazzi ,  obclllclii ,  Colonne ,  archi  >  e  trofei ,  in  ciia  coni'er- 
lianlì  ftatuc  mre  d  antichi/lìmi  fcultori  nominati  da  Plinio ,  la  IMiobe  con  i 
figli ,  li  Laocoonte,  Dircelegataal  toro,&  altre  molte,  alle  quali  s'aggiu» 
gonooperemodernediScoltui'a,c  Pittura, che  hoggidi  alla  faii.a  degli 
antichi  non  cede ,  oltre  il  corlb  conlbeto  dei  l'ebro  Re  de'  Fiumi,vi  abon^ 
dano  copiofì  aquidotti ,  e  icorreno  diuerfì  capi  d  acque ,  &  fionicono  de- 
Jitiofì  giardini  per  li  fuperbi>  e  Ipatiofi  colli,  ò^  queiio  che  importa  piii 
flanno  in  piedi  infiniti  Monaileri;>  lochi  pi;>  CoiJeg.j  ,  e  Tenìpij  ve* 
raiiiente  Diuini ,  e  Sacrofìmti  *  In  quanto  a  la  Corie  di  Roma  ai^ìmigliat 
fi  può  alia  Hierarchia  ccleftc,  fi  come  Pio  Secondo  pratico  nelle  corti  Re 
gali,&  Imperiali  l'afiomiglia  nella  Apologia,  che  icriue  a  Martino.  • 
Jnfiar  Ca,lefiis  Hieranhia  diceres  I{orminam  curiamyntuc^  (jr  circue  Mundum-,^ 
^  perii  fi  ra  'PrinciPum  atrk)  &  \egum  auLis  introfpkito  y  &  fi  qii<i  efi  curitt 
fimilis  9^poflolic<£  refer  nobis  .  In  quanto  a  nobiliisimi  ingegni ,  che  conti-» 
nuamentevifiorifconoèiuperfio  il  ragionarne;  poiché  in  cfia>&  nalco- 
no  feiicimmi ,  &:  venuti  di  foia  H  affinano ,  come  l'oro  nella  fucina:  quin- 
di è  che  molti  gi  ungono  m  Roma  gonfi; ,  &  pieni  di  luperbia ,  $£  preiòn- 
tionedi  fopra  lòjpra,chc  poi  fi  partono  h  umiliati  pieni  di  flupo  re,  ne-» 
mette lor conto  ildimorai"ui,pei*che  vi  perdonoil nome, come  li  fiumi^ 
che  entrano  nel  mare;  Concetto  di  Pio  Secóndo  nel  libro XI. dellifuoÀ' 
Comcntanj .  Q^i^e/nadìnodum  terme  flitmina  quantumuis  ampia  ^  (£f  prof undx^ 
iiomen amittunt  Ingreffamare^  ita<s^  do6iores  domi clari  j  ^  inter  fuos  illufiret 
l{oma?tam  adeuntei  curiam Ì7iter  malora  lumina ^nomeny^  lucem  amittunt. 
Taccia  GiufioLipfio ,  che  nella  prima.Centuria,  Epifiola  vigefimatcrza,! 
reputa  Roma  citta  confula,  e  turbolenta, e  rutta  Italia  incuita  difama^ 
&difcritti,quafiGheiliuoiapcfe  non  fia  fondato ibpra  fcrittori  ajitichr 
Romani,appreK),&  imparato  anco  da  moderni  Italiani- Da4Ii  Bcroaidi  di 
M. Antonio  Sabelicojdrtl  Mei'óla,dal  Calderino,&  da  altri  cóiiiétaron,:'cd* 
Oratori,Pocti,&  Hiftorici  Romani^dal  Biódo,da  Póponio  Leto,daAnge'» 
lo  Polifiano  Marcilo  Ficino,da  Gio.Battifia  Egnatio,dal  Mcrliano,da  Avk 
.dreaFuluioj  da  Celio  Rhodigino,  dà  Polidoro  Virgilio,  da  Pietro  Crini- 
to, da  Lilio Giraldi,  dal  Panuino,dal  Sigonio,dal  Gucchio,da  Pietro  Vit* 
lorio,dalliManucci,da  FuIuioOriini  Romane, &  da  altn  Italiani ofier- 
uaton  della  Romana  antichità,  Ipetialmen te  da  Aleflandroab  Alexan- 
diX).  Macome  puòchiamare  Italia  incultadifcritti,  fetuttele  altre  rC'=- 
-gioni  doppiamente  di  fcritti  lupera, poiché  è  abondante,&  eulta  non_# 
lolo  nell'antica  fua  lingua  latina,  ma  anco  nella  materna  volgare,ncca  di 
Yani  componimenti ,  &  di  poefie  terk,  cukc,  &  diictteuoli  al  paro  ài  an^ 
v^ichi  Gi^ci  ,6c  Latini,  &  per  non  andar  vagando  per  lo  tempo  palfatc^ 
àoggidi  ia  Roma  fòU i\éx  ^^crQliujjt?  |\pi;*JiaQ  ScjaasQdi  Caitluiah,  Ti  r<^ 

'  ""'      m 


46  ICONOLOGIA 

-no  i-Iiftonci,Or.itori,  lunrconlulti^Filorolì^e  Teologi. tanto  culti, <5<^ 
Copio/]  di  rcritti,  che  tutte  i'altrc  iiationi  di  Icritti  poUono  confondeie, 
JBeilarminioneliaJb'iJolòlìa, e  Teologia,  Mantica,c  Tolco  fi.ngoianrsimi 
jiclla  legge ,  Alcamo  Colonna  nell'oratoria  faculta  di  naciua  f^rcondia  Ro- 
»iana,6c  il  Baromonell'Hiltoria,  di  cui  fi  può  dire,  quello  che  dei  Ro- 
a:aijoV".arronediflèS-Agoflinolib.6.cap.2.della  Citta  di  Dio.  Tarn  multa 
iegit ,  yt  aiiquid  et  fcribere  yacajje  miremur^tam  multa  fcrlpjìt ,  juam  milita  rix 
^Hcm/juam  legercpotuij^e  credamas  .  Se  fi  volelle  poi  niJinefdre  altri  Auto- 
lori  Italiani,  6^  Romani ,  che  al  predente  per  Roma  Hanno  nelle  Religio- 
ni,nelli  Collegij,  nelle  Cortina  cale  priuate,  lenza  dubbio  andaremo 
ininliuito,&  tanto  pili  fé  voletsimovlcir  di  Roma,  &  dilatarciper  tutta  I 
Italia,  laquaie  per  ogni  tempo  è  ftata  ripiena  d'huomini  li tterati,  e  vaio- 
rofi ,  fi  come  in  fpetie  Roma.  Onde  con  molta  ragioue  il  Pec--arca fi  tie- 
jie  buono, d'elicre  Italiano , 6^:  fi  gloria  deilere  Cittadino  Pvom.ano,  nel-  ', 
la  fudetta inuettiua .  Sum vero Italus 'Catione, c-r  I\pmanus  Clnis effeglorior: 
de  quo  non  modo  TrmipesyMundicj;  Domini  gloriati  funtffsd  y  Vaidus  ^pojìolasf 
is  qui  dixit  non  habcmds  Ine  mancntem  Ciuitatcm ,  Vrbsrn  ì\om.im  pat  ric-m^ 
fucmfacit .  Ma  torniamo  alla  figura,  &  (cramordella  Romana  Patna  la- 
cerata da  certi  lunidiofi  Autori  oltramontani  poco  a  \qi  d^uotl  ,  m'ha 
trafportato  alle  fuc  difeie ,  &  lodi ,  non^  deue  a  niuno  rincrefceiC  ,  per  el- 
fere  ella  patria  communc  e 

La  corona  di  Gramignaè  fimbolo  dell'Amor  della  Patria ,  laquaie  dai*fi 
Xoleua  a  quel  Cittadino  >  che  hauefib  liberata  la  Tatria  dallo  aflediode  ne- 
mici ,  &  taceuafi  di Gramigna,pcrche  fu  olferuato,  che  ei-a  nata  nel  luo- 
go douc  fi  trouauano  ilnchiufi  gliaffediati  :  fu  dal  Senato  Romano  data 
SI  Fabio  Mafsimo,  che  nella  feconda  gueiva  Cartaginefe  liberò  Roma  dal- 
lo afledio:  6c  era  li  più  nobile,  òc.  honorato  premio, che  dar  iì  potelfcu 
.jid'vn guerriero, conforme  all'opera, che  maggiore  non  Ci  puòfare3per- 
che  chi  gioua  a  tutto  il  corpo  della  Patria,gioua  a  ciafcun  Cittadino  mem- 
bix)  della  Patria.  Dirò  più  che  chi  da  ialutead  v;i  men  :t)ro,  da  ialute  a 
tutto  il  corpo, e  pero  chi  gioua  ad  vn  Cittadino, gioua  anco  alla  Patria, 
perche  vtil colà  èallaCitta, & eipediente la  Ialute  d Vn'ottirao,  òé gioue- , 
uoie  Cittadino ,  per  tal  cai^ione ,  dauafi  ancor  vn'al  tra  Co.-ona  a  chi  hauef» , 
ie  faluata  la  vita  in  battaglia  ad  vn  Cittadino ,  &  faceuafi  di  quercia,  per- 
che da  q  uell  a  i  più  antichi  il  cibo  prendcuano ,  &  in  vita  W  man  tencuano,  ■ 
Comepiacead'AuloGellio,  con  tuttoché  nelle  quiftioni  Romane  altrC' 
ragioni  Plutarco  arrechi  j  Sì  che  l'Amor  della  Patria  dcuc  primieramente 
jn'genere  abbracciare  tutta  la  Patria, &  fecondariamcntc in  Ipetie  ognii 
Cittadino  per  maggior  utile^conlòlatione ,  &  quiete  della  Citta . 

J.1  precipitio  vicino  alli  piedi ,  con  qu^Ii  conculca  intrepidamente  le  ar-»! 
ani,  fignifica,  e  he  non  fi  prezza  niun  pencolo  di  vita  per  amor  della  pa-' 
ma ,  come  Anchuro  figlio  di  Mida  Rè  di  Frigia ,  &  Marco  Curtio  Roma- 
no, che  ipontancamente  per  dar  iàlutc  alla  patria  loro  ^i  toliero  di  vua^ 
prccipituidolincllapcfliicraapercura delia  tej,v»i^'2c  uuJi'altrc  che  rngc- 

jierjfe 


'DI  CESARE  RIPJ.  4^ 

iicrofe  imprefe  hanno  fparfo  il  ianguc  per  la  Patria  .  Neflorc  famolo  Ca- 
pitano nella  15. Iliade  dJriomero,  volendo  dar  animo  a  Troiani  per  com- 
battere contra  Greci,  propone  che  il  morir  per  la  patria  è  cola  bella . 
augnate  contra  naues  frequcntcs  y  qui  autem  refi  rum    ^ 
VuineratHs  >  vel percu/Jus  mortem  y  &■  fatum  fecittus  fuh'ìf 
cJH'Corù'.tur ,  non  eni?nmdeconim  pugnanti  prò  TatriaMori. 
Onde Horatio  nella  a.  Odedelj.lib. diiie. 
Dulcey  e^  decorum  e/i  prò  Tatria  inori . 
Et  Luciano  nellEnconomio  della  patria  fcrifTc ,  che  ncUc  cflbrtatfoni 
lailitari  vale  aflai/e  11  dice  che  la  guerra  fi  piglia  per  la  patria ,  ni  uno  farà 
che  vdita  quefia  voce  fia  per  hauer  terrore  di  morte,  &  di  pericolo  alcuno 
imcercioche  ha  efficacia  il  nome,  &  la  cómemoratione  delia  Patria,  di  far 
diuentarevn animo  timido,  forte, &  valorofo,per  robJigochefìdeuc, 
&  per  l'amor ,  che  fé  le  porta .;  incitando  anco  dallo  flimoio  della  glona, 
che  fi  acqui  ila  al  proprio  nome ,  alla  fua  flirpe  in  vita,  &  dopò  morte ,  li 
come  con  dolce  canto  copiofamente  efprimePindaro  nel  Iflhmi; ,  Ode 
7.ropra  la  vittoria  di  St^fìade  Tebano,  il  cui  Zio  Materno  combatten- 
do mori  per  la  patria  . 

e^nimculo  cognomini  dedit  comrfiune  oìuusycui  mortem  zJ^ars  ^reo  clypeo  in^ 
pgnis  attulit  :  [ed  honor  pnsclaris  eius  fa6iis  ex  aduerfo  refpondety  fciat  enim  cer- 
tOy  quicunque in  hac  nube grandinem  fanguinis  a  cara  "Patria  propklfat  exitium  a 
citiibus  depdlens  per  contrarium  exerciticm  yjìirpi  fé  max  imam  gloria-m  accumu^ 
larey<&  dum  viu^t ,  e^  cum  obierit .     Ma  per  mio  auuifo ,  poco  accrefci- 
mento  di  gloriapotè  arrecare  Sterpfìade ,  alla  memoria ,  &  nome  di  fuo 
Zio,  perche  fenza  comparationc  alcuna,  molto  iiiaggior gloria  è  morir 
peramordella  patria  ,  che  VLuerenelirfeAeuoli  combattimenti  Iilhmi;» 
Nemei ,  Pithii ,  <&  Olimpici  cantati  da  Pindaro ,  Per  qual  cagione  pen- 
iamo noi  che  Licurgo  legislatore  y&cRèàc  Lacedemomelì  ordma/lcj  che 
non  fiicolpiffenomedi  morto niunom  ièpoicri,fe  nondi quelli  corag- 
gioll huommi ,  6l donne,  che  fufìero  honoratair.cnte  m  battaglia  morti 
perla  Patria  ?  Saluo  perche  riputaua  eifere  folamente  degni  di  memoria 
quelli  che  fuflero  gloriofamente  morti  per  la  Patria.  Turboffi  alquanto 
Senofonte  Filofofo  Atheniefe,  mentre  faceua  Sacrifìtio,  quando  gli  fu 
dato  nuoua ,  che  Grillo  fuo  figliuolo  era  morto ,  &  però  leuoilì  la  corona 
di  tefta,  haucndopoi  dimandc(toinche  modo  era  morto,  elìendogliri- 
fpoflo  ,chcera  morto  animofamente  in  battaglia  per  la  Patria,  in  telo  ciò 
di  nuouo  fi  pofe  la  corona  in  capo ,  &  moflrò  di  fenrire  pm  allcgi-ezzaper 
lagloria,&  valoredel  Figliuolo,  che  dolore  perla  mortejepci-dita  di 
elio»  quando  nfpofe  achigii  dièlafuneda  noua.  DEOSprecatus  Jumyvt 
litf      mibifìlius  non  immortalis ,  ac  longeuus  ejìet^  cum  inccrtum  fit  anhoc  expediat, 
,p^  j!    fed  vtprobMs  e/set acTatrie amator.     Tcflo  di  Plutarco  ad  Appollonio. 
0\       .  Da  quelli  pait:co]ari  \\  può  gitdicare  -,  che  l'habito  miiicarc ,  molto  b-en 
i-ib^    conucnga  all'amor  de'ia  Patria,  frando  fempre  ogni  buon  Ciiuldmoallc 
mi]   'Decorrenze  pronto  ;  &  arparecchiato  di  morire  con  ramic  in  mr-iorcr 

.    '  F  la 


4-? 


I  CON  0  LOGIA 


Ja  fua  Patria,  opponendoil  a  qualfiuoglia  Tuo  publico  nemico  :  &  in  ver» 
/;  come  l'amico  li  conofce  a  li  biibgni,così  l'amor  della  patria.-» non  il 
fcorge meglio > che  negli  vrgenti  biibgnidiguerra,oue  chi  l'amaante- 
pone  la  falute  della  Patria  >  alia  propria  vita ,  &  ialute .  Antico  diffi ,  per- 
che gli  antichi  hanno  dato  fingoiare  effempio  in  amar  la  Patria,  cmo- 
/Irato  fegni  euidenti  d'amo  e  ,  come  gli  Horatii ,  li  Decii ,  &  li  trecento, 
&  fei  Fabii  fegultati  da  mille  clienti ,  che  tutti  generolamente  con  fama,' 
e  gloria  loromeiTerola  vita  perlofuiicerato  amore,  cheportornoaRo;* 
Jnapatria  loro . 


V 


•yfT^MO  TIi^CFrOl£  TI{jt^TT^BILE  rV  ^MOl{EVOLE» 

N  Delfino  che  porti  a  cauallo  un  fanciullo.  Se  bene  Pierio  Valeria-  i 
no  per  autorità  di  Paufania-.  attnbuifce  al  Delfino  il  /imbolo  d'ani- 
mo 


«I 


DI  CESJRE  RIPJ.  4/ 

'  ^to  pecche  in  PfofeJene  Cittàde  Ja  Ionia,  eflendo  chiamato  un  Deitìna 
per  nome  Simone  da  un  fanciulJo,  lòJeua  accoftarfi  ai  li:o  uerfo  quello,  &: 
accomodarfeglifottoper  portarlo  a  Ilo  piaceie,  perche  fu  da  quei  fan- 
ciullo tolto  da  le  man  de  Pefcatonj&  medicato  d'una  ferita  che  gii  fecero,, 
non  dimeno  noi  l'attribuiremo  ud'animoplaceuole,  &  trattabLile>  turche 
ildelfinoepiaceuoie  lierib  l'huomo  non  per  in terefle  alcuno  de  benefi- 
ti;  riceuuti  j  o  da  riceuerfi,  ma  di  fua  propria  natura,  fi  come  l'ifteiìo  Vale* 
nano  con  fue  proprieparoie  conferma  citando  Plutarco  in  cotalguilà 
tAdmiraturTlutarchus tantamanimalis ijiius  humamtateni)  sìquidemnon  educa-- 
tioneyveliiti  canes  ,  6"  equi  ^  non  y Ila  alia  neeeffitatcy  y eluti  eie fbantifanthc" 
raq;  c^hones  ab  hominibus  liberati  fed genuino  quodam  affe6iu [fonte  funt  hu- 
mani  generis  amatore  s ,  Dunque  fé  fpontaneamente  di  naturale  affetto 
fonoamatoh  del  genere  h  umano,  non  Ibno  per  gratitudine  de  benefitii 
riceuuti,&  che  iìa  il  ueroleggelipreflb altri  autori  che  li  deliini  hanno 
fatto  l'ifteifo,  che  narra  Pauiania  con  altri,  da  quali  non  hanno  mai  riceu« 
to  bene/ìtio alcuno,  ne  beneiìtio chiamerò  il  buttargli  delle  miche  di  pa- 
ne, che  per  fcherzo  fi  buttano,  enonperalimento, perche  il  delfino noiB 
ha  bifogno  di  quello,  fapendofi  procacciare  nell'ampio  Mare  il  uitto  da  fc 
ftefib ,  e  fé  ha  portato  perfone ,  non  l'ha  portate  per  gratitudine ,  ma  per 
piaceuole  domeftichezzaj  il  deliino  ha  portato  uarie  perfone  indiiieren- 
temente, folo perche  è  dijiatura  piaceuoJe,  &  trattabile, &  amoreuole 
uerfo  l'huomo.  Perii  che  "fi  referifce  da  Solino  Gap.  17.  ouerosi.chc 
nel  iito  Africano apprcHb  Hippone  Diarrhita,un  delfino  fi  laflàua  toccare 
con  le  mani ,  e  fpelie  uolte  portaua  fopra  delia  fchiena  tutti  coloro ,  che  ci 
uolcuano  caualcare ,  tra  gli  altri  Hauiano  Proconlòie  de  l'Africa  egli  pro- 
prio io  toccò,  &runfe  d'unguenti  odoriferi,  ma  da  la  nouitadc  gli  odo- 
ri fi  fiordi  ,  e  flette  fopra  acqua  ,  come  mezzo  morto,  &per  molti  mefl 
s'ailenne  da  la  folitaconuerlatione,  dal  che  fi  comprende,  che  non  per  in- 
terefìedi  cibarli ,  ma  ioloper  piaceuole  conuerliitione  gh  guflaua  tratti- 
te  con  gli  Hipponeii .  Di  più  referifce  Solino,  &  Plinio  inlien.e  nel  lib» 
5>.  cap.  8-  che  nel  tempo  di  Auguflo  Imperatore  vn  fanciullo  nel  Kcgno 
di  Campania  ad  efcò  vn  delfino  con  pezzi  di  pane, e  tanto  con  quello  H 
domefticò ,  che  fìcuranriente  ne  le  mani  gli  pafceua,  pigliando  da  que- 
lla fìcurtà ardire  il  fanciullo,  il  delfino  lo  portò  dentro  doì  Laco  Luc-i- 
no  >  &;^  non  folamenie  fece  quello,  ma  lo  couduflca  cauaiJo  da  JBaia 
per  fino  à  Pozzuolo,  &  ciò  perfeuerò  per  tanti  anni ,  che  n'era  giudica- 
to miracolo,  ma  morendo  il  fanciullo ,  il  delfino  per  noppo  deluderlo  in- 
nanzi a  gl'occhi  di  ciafcLHo  morì  di  dolore  ,  &r  q Lello  li  conferma  per 
lettere  di  Mecenate ,  &(_  Fabiano  .    Egcfiderio  pei  fcriue,  che  vn'akro 

.  fanciullo  chiamato  Hermia  portato  medefìmamente  a  cauallo  per  alto 
mare  da  vn  Delfino,  fu  da  vna  repentina  tempella  lòmmerfoj&  coli  mor- 
to, lì  Delfino  lo  riportò  a  terra ,  conofcendo  efiere  flato  egli  cagione  di 
quella  iViOrte  ,  non  volile  più  ritornare  in  mare,  niaperpuiiitioi.e  volfe 
ancU'e^ii  inoiirc  Tpiraado  ai  fecce,  poiclic  h  delfini  iubito  che  tccco- 

f     a         no 


44 


ICONOLOGIA 


fio  ia  terra  muoiono  i  Segno  in  vero  di  natura  piaceuole,trattabiIc,3^ 

ii^ioreuoie  . 


DONZELLA  gratiofiflima ,  haucrà  il  uolto  coperto  cori  un  finifsl- 
mo  ,e  tralparente  uelo  ,il  ueftimento  chiaro,  &  lucente,  a  gl'ho* 
iKcri  vn  paroxi'alc  5  &  nelJa  cima  del  capo  vna  ilella  =• 

Benché  l'anima ,  come  fi  dice  da  Teologi ,  fia  fuftanzà  incorporea,  & 
immortale,  fi  rapprefenta  nondimeno  in  quel  miglior  modo ,  che  l'htio- 
jno  legato  a  quei  lenii  corporei  con  l'imaginatione ,  la  può  comprendere, 
fcc^  non  altrimenti ,  che  fi  fogli  rapprelentare  Iddio,  &  gì' Angeli,  ancor 
che  fiano  pure  fuOanze  incorporee. 

Si  dipinge  donzella  gratiolìflima ,  per  cflcr  fatta  dal  Creatore,  che  ^ 
foxìtz  d'ogni  bellezza,  &  perfcttione ,  à  fua  fimilitudine. 

Se  gli  farrelato  il  Vifo  per  dinotare,  che  ella  è,  come  dice  S.  Agofiina 

nei 


DI  CESJRE  RIPJ:        4f 

jicllib.  (^e  (Jefìnit. anim.  luftanza inuifibilé agl'occhi  humanì, e  forma  fijH- 
ftantiale  del  corpo  nel  q,uale  ella  non  è  euidente,  faluo  che  pct  certe  at- 
tion  1  e  (tenori  il  eomprend  e  » 

Il  veflimento  chiaro ,  &  lucente  e  per  dinotare  la  purità,  &  perfettio^ 
He  della  fua  ellenza . 

.  St  le  pone  la  Itella  fopra  il  capo ,  eflendo  che  gl'Egittiii  fignificalTcm 
con^laflella  l'immortalità  dell'anima, come  referilce  Pierio  Valeriano 
jicl  lib.  44.  de'  Tuoi  leroglifìci . 

L'ali  a  gl'homeri  denotano  così  l'agilità,  e  fpiritualità  fua/ come  anco; 
k  due  potenze  intelletto ,  e  volontà . 

^nima  dannata. 

Occorrendo fpelTe  volte  nello  tragedie;,  6C  rapprcfcntatiotìi  dica- 
fi  feguiti  ,&  finti ,  fi  fpiruuali ,  come  profani ,  introdurre  nel  palco 
l'anima  di  alcuna  perfona,  fa  meftiero  hauerluce ,  come  ella  il  debba  vi- 
abilmente introd  urre .  Per  tanto  fi  dourà  rapprefentare  in  forma,  &  figa 
rahumana,  ritenendo  l'effigie  del  fuo  corpo  .  Sarà  nuda,  &da  fottiliisi- 
jno,  &  trafparente  velo,  coperta ,  come  anco fcapigliata , 5;^ iicolor« 
della  carnvigione  di  lionato  fcuro,  &  il  velo  di  color  negro  » 

L'anima  dal  corpo  feparata ,  eflendo  fpirituale,  &  incorporea ,  non  ha 
dubbio ,  che  non  gii  conuieneper  fé  fieflà  figura ,  &  formatione ,  &  altre 
qualità,  che  alla  materia  folainen te ftanno  attaccate,  tuttauia  douendo 
queila  rapprclentationefarfi  obietto  de  fenfi  corporali ,  fiamo  aftretti  di 
proporcela  auanti  fotto  forma  medefimamente  corporea  ,  &  accomò« 
dare  ancora  la  cofa  intefa  al  noftro  concetto  :  Dunque  fé  gli  dà  la  figura 
-humana  con  quella  licenza^ con  la  quale  ordinariamente  fi  dipingono  an- 
cora gl'Angioli,  &  perche  l'anima  da  forma  al  corpo ,  non  fi  può  imagina- 
re,  che  fia  d'altra  figura  ;  fé  bene  fappiamo  ella,  come  fi  è  detto  di  fopra^^pf 
non  effere  da  quelli  termini  materiali  circonfcritta  .  Riterrà  dunque  l'ef- 
figie del  fuo  corpo  per  elfere  riconofciuta ,  &:  per  accoftarfi  a  quello,  che 
fcriuono  diuerfi  Poeti,  tra  gl'ai  tri  Virgilio  nel  6.  Quando  fa  ch'Enea  uà- 
di  nell'Inferno ,  e  riconofca  molti  di  quelli ,  c'hauea  cognitione  m  quefta 
Hita,&  Dante  nel  Gap.^.  dell'in  ferno. 

Vofcia  yciy  io  yihebhi  alcun  riconofciutOo 
^\:n  Dicefi  anco  meglio  conofcérla,  fé  gli  habbia  a  dare  altri  fegnali  delli 
fua conditionc,  perche  taluolta  occorrerà  rapprefentarla  con  diuerfi  ac- 
cidenti, come  per  efempio,  feritalo  in  gloria,  ò  tormentata ,  &c.  Et  in-» 
tal  cafo  fi  qualificherà  in  quella  maniera,  che  fi  conuiene  allo  flato,  &  con* 
ditionefua. 

Dipmgcfi  ignuda  per  efière  cfl'a  per  fua  natura  fciolta  daogni  impedì- 
XJlento  corporeo ,  onde  il  Petrarca  nella  canzone  Italia  mia,  così  dille . 
(le  l'alma  ignuda^  e  fola.      Et  in  altra  canzone  il  principio  della  quale,-. 
QKmdoilfuajiemiofidoconforto^     Seguitale  dice.  Spnoignudoy&c.  Etnei 
trionfo  della  morte  cap.r.  Ch'hoggimtdofpirtoeìrc, 

Li  capelli  fparfi  giù  per  gl'homeri  non  folo  dimoilrano  l'infelicità  ^  & 

jniiena 


46  ÌCONO  lOGIJi 

tniieria  dcH'anime  dannate ,  ma  la  perditadel  ben  della  ragione ,  &dellQ 
in  ieiietto .  onde  Dante  nel  cap.  ^.dell'Inferno,  coli  dice . 

2(jifem  venuti  al  luog  o  ,  ou'io  t'ho  detto  j 

Chevederai  le  genti  dolor ofe  ) 

(^h' anno  perduto  il  ben  dell  intelletto  • 
II  colore  della  carnagione ,  &  del  velo  che  la  circonda ,  lignifica  la  prl* 
wationc  della  luce ,  &  gratia  diuina .  Però  dilfe  Dante  nel  cap.  ^ .  parlan- 
do delia  forma ,  &  lìto  dell'Inferno  >  che  alla  porca  di  quello  vi  ila  icritto* 

lajpite  ognifferani^  >  ò  voi  ch'entrate 

HV  O  M  O  di  mezza  età  con  l'ale  a  gl'omeri ,  col  capo,  il  collo,  la  bar- 
ba ,  &  i  capelli  pieni  di  neue ,  e  giaccio ,  il  petto  >  iU  i  lìanchi  rofli,  & 
adorni  di  varie  Ipighe  di  grano  ,le  braccia  verdi  >&  piene  di  più  iòrti  di 
iìorij  le  cofcie,  OC  le  gambe  con  gratia  coperte  di  grappi ,  &  frondi  d'vue. 
Invnamano  terrà  vn  ferpe  riuolto  in  giro  ,]cheii  tenga  la  coda  in  boc- 
ca, &  nell'altra  hauerà  vn  chiodo . 

~   Si  dipinge  alato  con  l'autorità  del  Petrarca  nel  trionfo  del  tempo ,  ouc 
dice .  Che  volanlhore ,  i  giorni  y  gl'anni  y  e  i  meft . 

L'anno,  fecondo  Vviò  communoj comincia  di  Gennaio', quando  il 
giaccio,  6c^  le  neuifoii-,  grandiflime,  6^  perciò  gli  fi  pone  laneue_i  in 
capo,  éc  perche  la  Pnmauera  è  adorna  d'ogni  force  di  fiori ,  &  dheib^<> 
&;  le  cofe  in  quel  tempo  fatte  cominciano  in  vn  certo  modo  a  fuegliarfi> 
&  tutti  fanno  più  viuacemente  le  loro  operationi ,  però  fi  gl'adornanolc 
braccia  nel  modo  fopradetto  « 

L'Eflate  per  effere  caldi  grandiflìmi,  &^le  biade  tutte  mature,  fi  rapprc- 
fenta  col  petto,  &  i  fianchi  roffi ,  &  con  le  Ipighe  . 

L'vuc  nelle  gambe  >  mofli'ano  l'Autunno,  che  è  l'ultima  parte  dell'an- 
fio.  Il  ferpe  pofìo  in  circolo,  che  morde  la  coda  è  antichiflima  figura 
dell'anno ,  percioche  l'anno  fi  riuolge  in  fé  fleflb ,  &  il  principio  di  un'an- 
no confuma  il  fine  dell'altro,  fi  come  per  quel  ferpe  ridotto  in  forma  di 
circolo  fi  rode  la  coda  ;  onde  Virg.  nel  2 .  della  Georg,  così  diiìe . 
Fronde  nemus  redit  ag ricolis  labo r  a^us  in  orbem^ 
9^tq;  in  fejuaper  vefligi-a  voluitur  unnus  , 

Scriue  Fefto  Pompeo,  che  gl'antichi  Romani  ficcauano  ogn*anno  nel- 
•  le  mura  de  i  tempii  un  chiodo ,  &  dal  numero  di  quei  chiodi  poi  numera- 
uano  gl'anni ,  6«:  però  fegno  dell'anno  fi  potrà  dire  che  fiano  1  chiodi . 

zy^nno 

HV  O  M  O  maturo ,  alato ,  per  la  ragione  detta  di  fopra ,  fopra  un  car* 
ro  con  quattro  caualli  bianchi,  guidato  dalle  quattro  flap  ioni ,  che 
fono  parte  dell'anno ,  le  quali  fi  dipingeanno  canche  di  frutti ,  fecondo 
la  diueriita  de'  tempi . 

ay^T  rP  E  T  1  T  e, 

EV  R I D I C  E ,  che  caminando ,  vn  ferpe  gVi  morfìchi  vn  piede,  (igni" 
fica,(come  nana  Pieno  Valenano  nei  liL p 5  <?  .^ i  xi minano  appe  ti co^il .j  ua- 

ic 


DI  CESARE  KIT  a:         47 

le  gì  affetti  dell'animo  ferifcono,&  impiagauo  >  imperoclie  i  piedi,  &  mar» 
fìnie  il  calcagno  lono  gierogliiìco  delle  nollre  terrene  cupidità^  &  però  ii 
na/lro  Saluatore  uolle  lauare  1  piedi  de  fuoi  difcepoli,accioche  da  gli  affet- 
ti terreni  li  mondalìb3&  punncafle^&aPietrochenon  voleuache|lo  la-» 
uafie ,  dille,  le  10  non  ti  kuarò  non  haurai parte  meco,  &  nella  Sacra  Gè- 
nefì  il  legge  che  Dio  dille  al  ferpente  tu  tenderai  infidie  al  fuo  calcagno . 
Li  Greci  ancora  q|uandofinfero,che  Achille  da  fanciullo  attuffato  nell'ac- 
que della  palude  Suge  ,  non  poteua  in  partealcuna  elìère  ferito,  fuor  che 
nei  piedi,  1  quali  non  erano  flati  lauati,  io  finfero  per  manifellare  che^ 
egli  farebbe  fiuto  perfettamente  forte,&  ualoroib,fe  da  propri;  affetti  non 
fulfe  fuperato,  &  uinto,  ne  da  quello  fentimento  è  lontano  quello  che  di- 
conoche  Giafone,  quando  andaua  a  torre  il  uelo  d'oro  perde  una  calza_j 
iin  un  fiume ,  ilquale  folo  tra  tutti  i  fiumi  del  mondo  da  niuno  uento  eof- 
ifefo,  che  uuoi  dire,  che  mentre  che  feguitaua  la  virtù ,  &  l'immortalità 
ifu^di  qualche  parte  de  fuoi  affetti  priuo,  &  Virgilio  fcriue ,  che  Didone, 
quando  era  per  morire ,  fi  ÌQ2\zb  d'una  calza^  con  quelle  parole , 

l^fa  mola-i  manibusqi  pijs  ,  aitarla  iuxta 

Vnum  exKta  pedem  vinclis ,  in  rejìe  recin^a^ 

Teftatur  moritura  deos  ?  c^  confcià  fati, 

Sidera  ....;;...,  r  .  *  .  . 
Et  quello  fìgnifica,che  ella  era  fpog;liata,  e  libera  del  timore  della  morte/ 
[che  è  uno  affetto  lignificato  per  il  piede  fcalzo . 
f  ^  PiT  I  F  I  Z  I  0. 

HVOAIO  con  habito  ricamato  ,  &  con  molto artifitio  fatto  terrà 
la  delira  mano  pofata  fopra  vn'Argano>&  con  il  dito  indice  delia 
jiiniflramano  moflri  un  copello  che  gli  flia  a  canto  pieno  d'api,  de  quali 
fé  ne  vedrà  fopra  detta  fabrica,  &  molti  volare  per  aria . 
Si  velie  d'abito  nobile,  6^  artifitiofo  perche  l'arte  e  per  fé  nobilesche 
'  f  feconda  Natura  lì  può  chiamare . 

'  !     Si  dipinge  che  tenghi  pofata  la  delira  mano  fopra  l'argano^elfendo  quel^ 

io  peni  quale  dimoflriamo  l'artilìtio  con  humana  induflria  ritrouato,il 

quale  vince  di  gran  lunga  la  natura,  &  le  faccende  difficilifsime  con  poco 

^  ,  sforzo 'mandate  a  fine  ^dell'argano,  &  altre  machine;  Antifone  Poeta  in 

■  f  quelverfoilqual  cita  Arifloteie  nelle  Meccaniche  cijinfegna,  che  noi 
?' pervia  dell'arte  fuperiamo  quelle  cofe  alle  quali  parcherepugnila  fleffa 

i  natura  della  cola,  imperò  che  mouiamo  del  fuo  luogo  Edifitij  grandlfsi- 
;  mi  adoperando  l'Argano  .  Moflra_,il  copello  dell'api ,  come_;  dicemmo, 
•   ellendo,che  quelli*  animali  fono  il  leroglifico  dell'artifitio,  &  della  di- 
1   ligenza,  e  però  ben diffe Salomone. 

I  ,Vade  ad  apem ,  &  dlfce  ab  ea  cjuam  lahoriofa  fit  operatrix  .     E  Virgilio  anche 

egh  elegantemente defcriuel'artifitio  ,&  induflria de  l'api  nel  prim.o  del* 

le  Eneide   &  pm  copiofamente  nel  4.  della  Georgica ,  cominciando  dal 

'  principio  a  cui  rimeltoal  Lettore,  perche  anderei  trcppo  a  lungo,  balli 

■  \  clire^.che  volendo  cantare  de  i'arcifitio,cinduflrja  naturale  de  l'api  Vir- 
^1  gilio 


U 


4^      ^ICONOLOGIA 


gilio  inulta  Mecenate  advdire  cantare  di  tal  materia,  come  di  cofe  gmnde 
&  mirabile. 

€^dmirandi  tihi  leuU'imfpc^acuU  rerum 
M^tgnanimosq;  duces  totw.fque  ordine gcntis 
iJH'oresy&fiiidiayC^Topidos  j  <^Trdia dicami 
^  I^C  H  I  T  E  T  T  f\  ^^. 

DONNA  di  matura  età  con  ic  braccia  ignude ,  &  con  la  verte  di  co^ 
lor  cajigiantCjtcnga  in  vna  mano  l'arch  i pendolo,  &  \ì  com palio  con 
vn  fquadro ,  nell'altra  tenga  vna  carta ,  doui?  fìà  diiegnata  la  pianta  d  vn 
palazzo  con  alcuni  «umcri  attorno  . 

Dice  Viti  uuio  nel  principio  deliupera  Tua,  che  l'Architettura  è  fcien- 
2a,cioc  cognitione  àa  vane  cognitioni  onivita;,  per  mezzo  della  qualo 
tutte  l'opere  delle  altre  arci  lì  perfeccionano .  £t  Piatone  ^dczw^  ,  che  gli 

?.rchitetci 


DI  CESARE  RIPJ.  4^ 

architetti  fono  jbpraf^anti  a  quelli ,  che  l'efercitano  negrarti/ìtij ,  talch-e 
iè  fuo  proprio joffitio fra  l'arti  d'infegnare  ,dano;lrarc ,  diftinguc.e,  deicri- 
iiere ,  limi  tare ,  gì  udicare ,  ò^T  apprendere  l'altre  il  luodo  .da  efla .  Però  è 
fola  partecipe  di  documenti  d'Aritmetica,  &  di  Gcometna,  dalle  quali, 
come  ancor  dille  Daniel  ne  luoi  Comn.entarii,cpn'artificio  prende  la 
fua  nobiltà.  Per  quefla  cagione  tiene  laiquadra,,&  il  ccmpalfojiflro- 
jixnti.della  Geometria ,  &  iniimeri  ,  che  aprartengoBO  aH'Aritmeticaj.fi 
fanno  intorno  allapianta d'Architettura,  che  efla  tiene  nell'ai tm  mano. 
L'archipendolo,  ouero  per}  endicolo  ci  dichiara  ,<:lie  il  buono  Architet- 
to deue  haL:er  lempre  l'occhio  alla  conlìderatione del  centro, ndaLqua.'c 
iì  regola  la pofìticnedurabile.di  tutLelcccfe ,  che  hanno  granita,  come  fi 
Vede  chiaro  iji  tal  prcfpflione  per  libello  mgegnodel  Sig.  Caiialicro  Do- 
jTiCnico  Fontana,e  di  Cario  Maderno,  huomiim  di  gran  •giudj.tio,&  di  va- 
Jore,lalìando  da  parte  molt'altri,che  ion  degni  di  mag-gjcr  lode  della  mia» 
Et  fi  dipinge  d  £tà  matura ,  per  moflrare  i'efperienza  della  virilità  con  l'al- 
tezza dell'opere  difficili,  &la_,  ve/ledi  cangiante  è  la  concorde  varietà 
<delJc  cofe,<he  diletta  in  q ueft'arte  all'occhio ,  come  airorecchio^iletta- 
jio  le  voci  Ipnore  .nell'arte  mulìcale. 

Le  braccia  ignLde  moflrano  l'attione^  che  fa  all'A rcJiltcttura  ritenere 
il  nome  d'arac ,  o  d'artificio- 

^  I^D  I  B,  E    4iSì€  e<f  g  ^t^  2V1,  ?  M  ^9 
^■generofo. 

VNGiouancdif!aturarofcufta,  e  fiera  in  vifo,li2iierà  il  de'^rotee^ 
cioarmatocol  quale  cacci  per  forza <roji_. gagliarda  .attituf^ine  M_a 
lingua  ad  vn  granLeone,cfcegli  fìiafotto  le  ginocchia..  Il  reflanre  4ÌeS 
icorpo  làrà  diiàrmato ,  &  in  molte  parti  ignudo.  Il  che  allude  al  genero- 
ibardiredi  Lifimacofiglmolo.d'A^atock  nobile  di  Macedonia ,  &  vn  de 
fucceflbri  d'Alefiandro  Magno,  che  per  hai  cr  datoli  velenoal  fuo  M?e- 
ftroCalliftene  iìlofofo,  dimandatoli  da  lui  per  Jcuarfi  dalla  miferla  del- 
la'prigionia  ,in  cui  rh,aue,ua_^  confinato  AlelTandx-o  ;  fu  datoadiiion  « 
sid  vn  leone ,  ma  con  l'ingegno  fuperò  la  fiera ,  &:  cmfidatofì  nella  fua  for 
za,  il  deliro  braccio  , che egli  fegretamente  s'eraarmato ,  crocciò  inboc- 
ca al  leone ,  &  dalla  gola  li  ti-afie  per  forza  la  li.nrua^  rcf^ardcne  la  f  c:a^ 
{Ibitamente  morta-  Per  lociiale  fatto  fu  da  indi  inroinel  nuncrdc 
p;ù  cari  del  He  AlefTandro  ,&:  ciògli  fufcalaper  Cali  eri  roie^TodelM 
flati,  &airetcrnità  della  ^.lor'a.  Volendo  rapprelèntareqi'efa  fp  rsi  à 
caL.allom<iiialchcmarcherata,  o  inaltro,  fé  gli  farà  lalinguain  n:^^o^^ 
3Ì  leone  morto  fopi-a  il  cimiero.» 

H^'o.mo  :armato  Al  tutte  le  a/mi ,  ò  fia  a  c'auallo ,  ò  a  ple^I  con  la  C^iAz 
XielU  deflramano,  intornoalcuale  vi  farà qLelo motto- 
P  £  R    T  E  L  A    P  E  R    H  O  S  T  E  S  - 
Kela  ij.J<Tra  mano  vno  feudo,  oLCi'lia  icolpito,  od.pinto  vnC_.  3- 
]iero,checo*.aaLut,a  brigUa  cont/o  ii,-x  lanciere d*i£  ncnici  eoo  a* 

G        n^ino 


so 


I  CON  0  LOGIA 


nimoò  di  fcamparc  combatiendoyO  di  reiiar  morto  valorofamcntc  fri 
i  nemici .  Ei  lacorno all'orlo  di  detto  feudo  viiàra  fcritco  quel  veriodi* 
Vi .giiic)  :  rmfalus  vifiis ,  nullam  fperare  fulutern . 

Quello,  che  noi  dtCìamo  vltimo ,  e  necej.ario  ardire ,  è  vna  certa  fpc* 


fkcfi  tortezza  impròpria  co/i  detta  da  A  risotele?  perche  può  cfrcrc, 
fuol  CiTe/e  porto  in  ope.a  ordinariamente ,  o  pe:  acquiilo  d  honore ,  o  per 
timore  di  ma'e  auuenirCjO  per  opera  dell'irajO  della  iperanza ,  o  per  la  po- 
ca confider^zione  dell'imminente  pencolo  >  nonpcr  amordi  quello  uc-» 
rO)  e  beilo  >che  è  fine  delia  virtù. rarmatur25&  laipadacol  motto,mortia- 
jio, che  gran  reiflenza  è  necelikriisima  in  ogni  pericolo.  -Et. o feudo 
colGaualiero,  che  corre  conti-a  i  nemici,  mofira quello,  chehabbiama 
dc:r-j,)a  dii'peratione  efie;  molte  uoiie  cagione  dk  faiute^  ma  ikì;i  ucra ,  & 
pcifctu  for;c22a,  QÓiìità  è  detto , 


* 


DICESJRERIPJ.  ji 

ARTE, 

MATRONA  con  vna  manouelIa,&  vna  licua  nella  mano  defìra ,  fic 
nella  tìiiirtra  con  una  liaiiima  ài  fuocc. 

Tutte  l'urti  che  ulano  inOrumenti,  &  machine  (che  fonomoJtc)  ridu- 
cono la  forza  deiJe  loro  proue  alk  d.nioflratiorie  àz\  circolo ,  e  du  efio  ri- 
ceuono  >e  loro  ng.oni ,  &  il  loro  fì*;bilin.eiito ,  &  \  ero  li  dipinge  1 A  rtc_4 
con  la  n:c.nc  Lelìa__. ,  &  con_.  la  liei  a ,  le  quali  h;;nno  Ja  for^a  loro  d;;]la  bi- 
lancia, &  ciucila  Thu  dui  cuccio ,  cerne  icfiue  Anfloieienel  iib;'o  delie-i 
Meccaniche . 

La  fiamma  àiL\  fuoco  fi  pone ,  come  iftrumcnto  pnncipa'e  delle  cofc 
irtificiole  :  perche  confoiidando,o  UiOiL^Icando  le  nia:ene>  le  la  i^ab  .*  -d 
cfie/e  adopei-aie  dali'hucn-o  m  molti  cf.£rcinj  indufìnciì, 

DOnna  vefìita  à\  verde,  nella  mano  dritta  tiene  vn  pennello, -Si  vn  xar 
pello,&  con  la  finiftra  vn  palo  htto  in  terra ,  alc^u^le  vi  fia  legata  vn* 
f  iantar.ncora  nouella,  &  tencia , 

^  W  pennello,  &  Jo  fcarpello  fignificano  l'imitationc  della  natura^chc  par 
ticolani.enie  fi  vede  efpreflà  nei  dipingere ,  &  nello  Scolpire;  ilchc  fi  mc« 
ftra  nel  pennello ,  &  nello  fcarpello ,  &  perche  in  alcune  altre  non  imita» 
ma  fupplifce ai  difetti  dcfia,come  nel! Agricoltura  particnlare,peròvi 
8 -ggiugne  il  palo  fitto  in  terra ,  quale  con  U  ÌXì^  drittua  fa  che  per  vigof 
dall'arte  crefca  li  iorto,&  tenero  arbufcello , 

ARME. 
fome  depìnte  in  Tirenxe  dal  Cjran  Duca  Terdwando .         ! 

HV  O  M  Ò  arniato,d  afpetto  tremendo,ccn  1  elmo  in  capo,con  la  de- 
lira mano  tiene  vn  tronco  ài  lancia  pofato  alia  cofcia ,  6:  con  la  fini* 
fìia  vno  icudo,in  mezzo  del  quale  vi  è  depinuvnatei^adiJupo. 

Eilendo  quefta  f  gura  CnTiiÌQ  a  quella  di  Mane  fi  potru  intendere  per  eC» 
fa  ranne ,  come  Dio  d  efib. 

^^  KK.0  Cj  ^  1^,2  ^, 

DONNA  veflita  del  color  di  verderi-ii.e,  h::uerà  Ib^'ecchie  d'afono, 
terrà  lotto  il  bi*accio  finiftro  vn  pauoix  ,  &  con  la  defìra  mano  alta 
mofirera  il  dito  indice . 

LArroganzaè  vitiodxcoloro,chcfe  bene  fi  conolcono di  poco  vaio* 
re,  nondimeno  per  parere  afiai  prellò  a  gli  altri,  pighanoil  carico  d  mi- 
prefe  difficili ,  &  d  importanza ,  &  ciò  d.ce  S.  Tomiiirdò 2-?.  ou.  r  1 2.  art. i. 


dono  in  poco  giud  itio . 

Il  raucne  fignifica  l'arroganza  efierc  vna  fp etie  di  fuperbin ,  5:  il  dito 
altoicflinatioiie  di  manteucrc la  propna  opinione qu^iiLuiique  l^Hx,^ 
d..icon:mun  parer  lontana,  J>nr.iij.d  lii' ojlo  j6.  iprc^-ca  doaitiui.  Et 
c(  s"  ancora  dipingciiano  gli  antichi  la  Pemnacia,  che  è  ..ur.fi  vaa  co^à 
fi.cclc.l.:.-coiii'^r;noran2a.  ij    2  '     UB^.X^ 


jz  ICONOLOGIA 

e^  i^  ^€  0  7(^1  (t^. 

VN  Ji  vaga ,  e  beila  donna  ,con.vna  ura  doppiadi  quindici  corde  inu- 
mano ,  in  capo  hauera  vna  coronacon  lette  gioie  tutte  vguali,il 
vellimento  è  di  ièctecolori ,  guarnito  d  oro ,  &  di  diuerie  gioie . 
e^  i^  /  T  M  E  T  I  C  e^«- 

DONNA  di  bello arpettoynella-dblliTunano  tiene  vn:  vncino  di  fer 
ro ,  nella-fiinili-a  vna  tauoia  imbiancata ,.-&  neliellrenio  del  velli-' 
mentovifai-àfcrittoPAR.&IMPAR.- 

Labellezzaiàra  indi tio  della  perfettione  de  i numeri, dei  quali  ere- 
©euanoalcuni  Filorofì,  che  tutte  le  cole  fi  componelFero  ,&  Dio  dal  qua- 
le non  può  proceder  col3,-che  non  iia^perfetta,;  il  tutto  fece  in  numero ,  in 
jcib  r  S:  in  miìuta ,  &  quello  è  li  vero  l'oggetto  dell'Aritmetica . 

L! vncino  di  ferro, &  la  tauola  imbiancata  dimoftrano,-  che  con  quelli 
flVomenti-  li-  sàia:  cagioneiadiueril  generi  d'elTe.eV  &  le  coie  coinpoil&rf 
per  lo  numero ,  pelò ,  &  miiura-  de  gii  Elementi  .- 

Ilmotto  P^r,  c^  impar  àicWid^tò.  che  corafia  quella  che  da  tutta- la  di*- 
uiei-iitade  gli  accidenti  a  quell'arte ,  &  tutte  le  diaiolìrationi  .- 

QL^ritmetica.- 
p  N  N  A ,  che  in  amSedue  le  mani  tengavnaTauola  da  numeri /&^ 
vn'altra.viano  ai  piedi  per  terra  e- 

e;^  S  T  I  2^  E  7^  Z  e^.'- 

O  N  N  A  ,  che  con- la  delira  iiiuno  h  icrri  la  bocca ,  &  con  l'altra  mo*' 
fili  alcuneviuandè  delicate,  con  vn  mott),  chedicao- 
NON  VTOR  NE.AJBVTARc 
Vèr  mofti^re",.che  il  mangiare  cole  delicate  fa  fpeiro,  &  facilmente  pre*- 
c^ipitare  in_,' qualche  errore',  come  ralLeneriene  fa  la^meiite  più  atta  alla 
<33ntemplatione,  &  il  corpo  più  pronto  all'opere  della  virtù,,&  per^j  di- 
«efi  eircr l'aftinenzavna regolata moderationé de' cibi ,. quanto  sappartic- 
neallafanita  ^  necelsità ,  qualitàdeile  penòne ,  che-  porca  airaiumo-  eie- 
uatione  di  mente,  viuacita  d'in  belletto,.  &>  fermezza  di  memoria,  &  al 
(Eorpo  lànita ,  come  bene  inoltra  Horatio  nella  Sat.-2 .  lib.  2\  cosi  diceìido» 
•>fuipe  nunc  y  ictus  tewiisyquie.quantaq,fecum     of^^erat  in  primis  yyakasbeney 
nam  varia  res     Vt  noceanthommi  e redas  memor  illiks  efc<&     O^a  ftmplex  oli?n 
mbi  fedèrity^t/imnl  a/Jfs     tJ^fcueris'elixa'frmidconchyliamrdis:'    Ùulciafe 
■in  hilcm  vertent  jìomai  hooj.ti^multum     lenta  feret  piti- it'.i  rides  vf  fallidus  ontnis 
((lanadefurgat' diibia f*  riuin corpus onkfium     HeHerìiii VitijS'a?iimnm quoqìpr^" 
j ranatvna     ^tq;.  affigit  hurno  ditiin<£  pitrticuiam  aune     o^iter  vbi  di£io  citius 
mirata fopori    tJ^VCernbra dedit:  vegetus  prxfcriptaad  mumajìirgit.- 

t^  S  S  T  D  F  I  T  z^ 
Come  dipìnta  nella  [ala  de  SgiuT^ri  nelTalai^  di  7\(;5'. 
"^  J^A  Vecchia ,  la  quale  tiene  con  ambe  le  mani  vn  tempo  d'horolo* 
;  %'    gio  >  Si  a  canto  vi  à  un  ico^ìio  circondato  da  un  ramo  d'edera  » 

ASTRO- 


DI  CESARE  RIVA.  s^ 

^  S  T  B^O  L  0  g  1  t^. 

DONNA  ueftita  di  color  celdtecon  una  corona  di  ftelle  in  capo,' 
porterà  alle  Ipalle  l'ali  j  nella  delira  mano  terrà  un  fcettro ,  nella  lì- 
Jjiitra  una  sfera ,  &  a  canto  un'Aquila . 

Aicrologiacheè  parola  uenuta  dal  Greco rfuona'  nella  noftra  lingua 
ragionamento  di  Itelle ,  le  quali  fi  confìderano  in  queiVarte ,  come  cagio- 
ni de  gl'cflecti  contingenti  deiriiuomo,  o  della  natura . 

Et  dipingeiì  di  color  celefte,  perche  nel  Cielo  itanno  tìfle  le  ftelle,  &  dì 
la  SII  eiercitano  la  forza  loro ,  &  permoftrare  difficultà  dell'apprenfioni 
per  la  tanta  lontananza  le  fi  fanno  l'ali,- le  quali  ancora  fouente  non  ba- 
llano, &  per  quel  to  mede  fimo  ui  fi  fa  l'Aquila. 

Lo  Scettro  dimoftra,  che  le  ftelle  in  un  certo  modo  hanno  fpetie  di  do- 
minio ibpra  li  corpi  fublunan  ,  &c^  cpn  quello  rifpetto  fono  confiderator 
dall' Aftrologo. 

DOnna  veflita  di  color  ceruleo,  con  i'Aflrolabio,  Sc  con  vn  libro  pie- 
no di  a^Wc ,  &  ligure  Aftronomiche ,  &  vn  quadrante,  &  altri  ftro- 
menti  appartenenti  alì'Afirologia,a  gl'homeri  haurà  l'ali,  per  dimoftrare> 
che  ella  fta  fcrnprc  con  ilpeiiiieroleuato  in  alto  per  faperc,  &  intender  le 
cofe  cclefii . 

éy^rologia^  .• 

DOnna  veilita  di  color  ceruleo,  haurà  l'ali  à  gl'homeri ,  nella  deflra.»^ 
mano  terrà  vn  compalfo ,  &  nella  finiflra  vn  globo  celelle . 
Vqìì(iìì  di  color  ceruleo,  per  dimaflrare ,  che  quefli^  fcienza  è  polla 
nella  contemplati one  de'  corpi  celélli. 

Le  Ci  dipinge  in  mano  il  globo  celefte ,  con  il  compaflb,  per  effer  pro- 
prio fuo  iì  miiurarc  i  Cieli ,  &  confiderare  le  mifure  de'  loro  mouimcnti, 
&  le  ali  a  gl'homeri  Ci  pongono  per  la  ragìonegià  detta  ^ 

i^  S  T  V  T  1  ^     I  Ti^g  e^  2\CX  ^  V  0  L  E, 

DONNA  veftita  di  pelle  di  volpe ,  e  farad!  carnagione  molto  roflà," 
tenendo  vna  fcimia  fotto  il  braccio* 

L'Aftutia  come  dice  S.Tommafo  2.2.qu.^5.  art.^.  è  vn  vitiodi  coloro, 
che  per  confeguire  quel  che  defiderano,fi  vagliano  de' mezzi  non  conuc- 
neuoli,  però  fi  dipingerà  veftita  di  pelle  di  volpe,  cflendo  quell'animale 
allutifiìmo,  &  per  tale  ancora  è  conofciuto  da  Efopo  nelle  lue  fauole ,  a- 
doprato  in  queftopropofito  molte  volte.  Della  fcimia  fcriue  Ariftotile 
neli'hiftorie  de  gl'animali  è  allutifsima . 

La  carnagione  rofla  per  detto  dei  medefimo  AriftJib.  4.  de  Fifonomia 
cap.io.  Significa  aflutia,  perche  il  bollimento  di  fangue  iempre  genera-# 
nuoui  mollri  nell'anima ,  facendo  nell'huomo  il  fangue  quello ,  che  fa  il 
fuoco  nel  mondo,ilquale  fcmpre  flando  in  moto,  confuma  tutte  k  cof;;^ 
combuftibili ^  auuicmandofi  ad  elio . 

G    I       AVA- 


J-4- 


ICONOLOGIA 


'iy^  V  ^  B^I  r  l  ex/. 

DONNA  pallida,8<f  bf utu  con  capelli  negri ,  farà  macilente ,  &  Ì0 
liabito  di  ierua,&  le  (i  legga  in  fronte  la  parala  (Thtos)  cioè  Pluto 
ilquale  fu  creduta  Dio  delle  ricchezze.  Sarà  cinta  di  vna  catena  d'oro, 
irahendofene  dietro  per  teT/a  gran  parte.  Mollrera  le  mammelle  ignu- 
de piemie  di  iac.C;6^  iuuerÀ  vn  fanciuJlino  quali  dt  dietro ,  magra,  éi  di 


firaccinon  abaf!an2ave/ìito,chccon  la  dcftramoftri  di  fcacciarlo ,  per 
non  dargiiii  latte  delie  inammelie,alie  quali  haucra  la  man  /ìniilra  in  it- 
to  di  tenerle  ftrctte. 

Pallida  fi  dipinge ,  perche H'impallidifcc  il  continuo  penderò  Ai  accu- 
mular teibro  con  appetito  infatiabilc  di  fare  fuo  tutto  quello,  che  è  di  al- 
tri fenza  liaucrrigiiardo,o  a  forza  di  leggi,  o  a  conucnienza  di  fort^ 
alcuna^ 

E  axicoi^  la  psllidczsa  effetto  di  umore  ^  ilguak  flà  femprc  abondAii*; 


1:>ICESJRERIPJ.  SJ- 

tlfslmb  nelle  v-^tlcere  dcilhLomoauaro,  non  fi  e  dando  d'aie  uno,  &  Hiolté 
volte  a  pena  di  le  mcdeJimo  per  la  gelofia ,  che  ha  di  non  perdere  vna  mi- 
jinna  pitrticelia  d.  queiiojcitc poii.ede . 

L'habito  feruiie,o<:  iòzzo,^^  la  catena  d'oro  acconcia  nella  maniera  che 
tJicemmO;è  legno  manifellv.  deii'ignobiÌ€,&  yilieruiiù  dcll'auaro. 

La  feruta  della  frontc,ci  dichiara,  chel'huonioauarointuttele  Tue  at* 
tioni  fi  fcuGpr-epcr<;jLeilo,clic  è^ne  fi  sa  celare  m  aìciips.  colà  .E, per  ofTcr- 
uarll  quello  coftiiuie  i^e  gli  Ichiaui,!]  moftra  la  coiididcrÀC  de  gl'au^dinae- 
«Jclìmamente  ichiaui  della  ricchezza . 

La  catena  dbrojche  lì  iirad.eiro^ci  mGflra,chc  i  teibri,&  le  gran  facoJ- 
tà,  a  chi  ben  confiderà  >  fono  pcio  faticofilhaiO  >  &  in.prccio  n.ojio  noio- 
l0j&  il  fanciullo  fcacciaco  moiliuj  ciie  non  è  alcuno  veraji.ente  auaro,chc 
non  Ila  mlìcaic  crudele .  £c  ciiendo  la  Alaefta<li  Eiofolita  d  arricchire 
più rvno, che  1  altro, acciò  non  n^anchi  j'occaiìone  d operare  viituofa- 
mente in  tutti  li  lìatijiecoiidù  la  vocutioiie  di  cialcuno,  l'auaro  preucrten- 
doqucftOi:dmc,i.iùxQftoiafcia  marcire  coxi  ingordi  difegni quello  che 
,Jià>che  l'adopci-arlo^  lòuuenifficufodc'i/ifogiioll- 

DOnnamal  veftita,fcapigliatay&  icalza,nella  de/Ira  mano  terrà  vn  fo^ 
fyo,6^'  con  la  CmiHu  yna  borfa  ferrata . 
L'Auaritia  è  vno  sficnato appetito  d'huuerejcome  dice  S^  Agoftino.  lihj 
5  .de  lib.  Arbitrio ,  che  non  celia  mai  di  coprire  con  grofib  velo  il  vifo  alla 
j:agionej&  con  diiiiiàta  forza  Ipezzail  freno  della  temperanza,  &  non  ha- 
iiendo  riguardo  a  virxù  alcuna ,  tranfmuta  i  cuori  pietofi  in  crudeli ,  6^  li 
fa  vniuerlal  g.uaflatnce  deile  virtù- 

Coulì/le  lAuaritia  principalmente  in  tre  cofe?  prima  in  defìderare  più 
4Jel  conueneuole  la  roba  d'altri  >  perche  la  propna  ftia  intiera ,  SxT  però  le 
ii  dipinge  il  rofpo,nella  delira  mano,ilquale,tutto  che  habbia  grandifsima 
copiadeila  teiTa,deiia  quale  lì  paice,, nondimeno  fempretemcj  &il  alie- 
ne di  q.uelIa,deiìdsrandone"fempre  più. 

Coniilìeiecondariaffienteinacquiftarc  per  vie  indirette  più  di  quello 
che  liconuieae,non  hauendo  nguardononlbioa  difagi  ,&  inccn.n-odi 
(ancorché  grandilTimi  fieno)  ma  alla  propria  vita,  ch^  però  fi  rappreienta 
mal  velli lajfcapigliata ,  6c_.  fcalza,onde  il  Pctrarcha  nel  Sonetto  1 58.  co/ì 
difie.         (Jamelauaro^  che n cercar teforo     (on  diletto  tuff ::nno  difacerba. 

Vitimamenteconfiìle  in  ritenere  tenacemciite  le  colè  fue,&  perciò  li 
rappreienta  nella  borfa  ferrata  - 

t^tiarltìiL 

DCnna  vecchia  pallida ,  &  magra,  che  ncIFalpctto  molìri  affanno ,  5^ 
maiiiicoma,a  canto  haurà  vn  lupo  magri/ììmo,  &  a  guila  d'idropico 
hauera  il  corpo  molto  graride,&:  1-òpni  vi  xerra  vna  m.ino ,  per  legr.o  d.  d  > 
loxe^Ckc^.n  l'altra  tenga  vna  boria  legata^  &  llretta^  ncihquaiC  uAn  coix^ 
^iviid^isi  il.  a  alien  tiene  , 

iliupo ,  cerne  liccojua  ChriUoilmo  Limdinoj  è  aniiì:ale  auido ,  e  vena» 


sg  ICONOLOGIA 

ce }  li  quale  non  folamentc  fa  preda  aperta  dell'altrui ,  ma  ancora  con  ag 
guatij&infidiefurtiuamente^ò.:  fé  none  fcoperto  da  pallori, oda  cani 
non  cella  iino  a  tanto ,  che  tutto  ù  gregge  rimanga  morto,  dubitando  fem« 
pre  di  non  hauere  preda  a  bafìanza ,  cosi  i'auaro  hora  con  fraude,&  ingan- 
no, hora  con  aperte  rapine  toglie  l'altrui ,  ne  peròpuò  .accumular  tanto* 
che  la  voglia  fi  fatii. 

Dipingefi  a  guifa  dell'idropico;  perche,  il  come  quefto  non  ammorza 
mai  la  fete  per  lo  bere ,  ma  l'accrefce ,  così  l'auaritia  tanto  crefce  iieli'huo* 
mo,  quanto  crefcano  i  tefori ,  però diffe  Oratio nell'Ode.  2.  lib.2. 
(/refcit  indulgens  fili  dirus  hydrops         Fiigerit  venis ,  dr  aqiiofus  albo 
2^c  fitim  pellit  :,  nifi  caufa  morbi  (0  rpo  re  languo  r . 

'£t  San_,  Gregorio  nelli  Morali  14.  cosi  dice  anch'egli  fopra_.  di  ciòf 
Omnis  anarus  expotufttim  multiplicat  qui  curri  euy  qua  appetit  adeptus  fuerit^ad  oh 
tinenda  alia  amplius  anhelat .  Et  Seneca  ancora  ;  n^uaro  decH)  tam  quodhahetf 
qt'.amquod  non  habet , 

La  magrezza»,  del  lupo  nota  Tinfatiabile  appetito  delfauaro  ,  &rin- 
conueniente  tenacità  della  roba ,  che  pofsiede .  Onde  Dante  nel  primo 
capitolo  parlando  dell'Inferno  così  dice  :  Et  ha  natura  fi  maluagiay  e  ria. 
Che  mainon  empie  labramofa  voglia        Et  doppopafio  hapiùfamey  chepria-^ . 

Si  fa  con  la  borfa  ferrata,  godendo  più  nei  guardarci  panari,  come> 
cofadipintaperdiletto,chein_, adoperarli  come  vtile  per  necfsità,  6^ 
molto  a  propofitomi  pare  in  queftaoccafione  l'Epigramma  di  Monfignor 
Barberino  Chierico  di  Camera,  &  hora  meri  tifsimo  Cardinale  di  nobiltà^ 
valore ,  fpecchio,  &  ornamentoal  fecolnoftro . 

Vt parcas opihus ,  tibi  quid  nonparcis  ;  an  vnquam     v^ugendi  cenfus  terminui 
•pìlus  erit?     De  fine  diuitias  fuluo  cumulare  metallo     Tam  tibi  deejì ,  quod  habesj 
ijuam  quod  habere  nequisy      Quid  tamobduras  toties-y  quid  *Tontice  ta£Ìas^ 
'^on  nifi  quifrugi  ejì ,  pofsidet  ullus  opes     Tu  mihi  diues  eris  )  qui  nequo  tempore 
fartis     biuitijs  egeas  p  Tontice  femper  eges , 

i^uaritia, 

Sldipingeda  gli  antichi  Tantalo  in  vn  fiume  coperto  dall'acqua_>  fino 
alla  gola,  al  qual  fopra  la  tella  pende  vn'albero  carico  di  frutti,  in^ 
modo  ch'egli  non  pofla  arriuare  con  le  mani  à  i  frutti  per  fatiar  la  famc^^ 
jie  al  fiume  per  fmorzarfi  la  fete ,  fecondo  il  detto  d'Oratio . 
Tantalus  ,à  labris  fitiens  fugientia  captat-y  Flumina  ;  con  q  ut\  che  feguc,&  fi- 
mi 1  mente  Petronio  Poeta, come  referifce  Pierio  Valeriano  nellibro55<. 
n  ella  parola  pcdes  così  dice 

'ì^ec  bibìt  inter  aquasy  nec  poma  patentia  carpii .  Tantalus  infelixyquemfua  vota 
fr.'^munt.  Diuitis  hac  magni  facies  erit  omnia  latèy  S^ritenet  (^  ficco  concth 
^uit  orefamem» 

9^uarltia .. 

DONNA  vecchia  yefli'a  dliabito  rotto,  6i  flracciato  in  più  hio^hi,  fi- 
nì magra,  &  di  colorpallido,teiT;i  con  la  man  deflra  vna  tenaglia 
&4li'Fnadcliegambe  hauerayafejrroiìiiiil^a^Lidio  degli  rdiiaiiijcon^ 


DI  CESARE  RIP  J,  S7 

ia  catena  in  modo ,  che  Ja  ilrafcini  per  terra ,  &  con  la  finift  2  mano  s'ap- 
poggia ad  vna  Arpia ,  Ja  quale  ftia  in  atto  di  lanciar/i . 

Auaritiaè  immoderata  cupidigia, &  fete di hauere ,  la  quale  genera_j. 
Jiell'auaro  crudeltà, inganno,  dilcordia, ingratitudine,  tradimcnro  ,& 
lo  toglie  in  tu  Ito  dalla  Giuflitia,  Carità ,  f  ede^.  Pietà,  &:  da  ogni  virxù 
morale,  &  Chrilliana  o 

Vecchia  iì  dipinge ,  perche  non  foJo  regna  più  l'Auaritia  ne  ^vecchi  : 
ma  fi  chiama  madre  di  tu  tte  le  fcelleratezze ,  e  Claudiano  nel  iibroiè^pn* 
do  Stiliconis ,  di  lei  così  dice . 

jtt^rìmum  fcelerum  mater^  &c. 

Ilveftimento  rotto,  &  tracciato  ne  dimoflra,chc  tanto  ne  gli  animi 

auari  pofTa  quefla  diabolica  peftc_^,  chequelloche  l'Auaritia  ruba  a  gli 

altri,  lo  toglie  anco  a  fé  fleflà,  onde nell'iflefla abbondanza  rimane  piìg 

pouero  d'ogni mendicojperciò  Oratio  nel  primo  libro  dell'Epillole  dice,*. 

Semperauarus  egct. 

L'efler  magra  >&  pallida  altro  non  dinota  che  la  contìnua,  &infatiabi£ 
fame  j  per  laquale  gl'infelici  inclinati  aH'auaritia  continuamente  fono) 
tormentati , 

La  tenaglia,che  tiene  con  la  deftra  manomoflra5che  si  come  detto  iftra> 
mento  Hringe^e  tira  fempre  a  sé ,  coli  è  la  peruerfa  natura  dell'empio  aua«» 
jrojilquale  non  iafciamaioccafione?  che  non  facci  il  medellmo  effetto^ 
non  guardandone  flato,ncconditionedi  guai  fi  voglia  perfona. 

Gli  a  dipinge  a  canto  I!arpiajeflendo  il  vera  /Imbolo  dell'auaritia,  per- 
cioche  arpia  in  greco  volgarmente  fuona  rapire . 

lì  ferro,6i  la  catena  alla  gamba  nella  guii^^-icht  hauiam  detto,  denota  l*a 
liaritiaeffèrfchiaua  non  folo  della  roba,  ma  ancora  de' demoni;,  come 
tefiifica  S.Paclo  ad  Ephef  cap.5  .&  ad  Coloff.cap.  _j .  dicendo  :  z^uarìtk ejè 
.idolo  rum  fé  ruttus . 

^^  F  D  «^  C  7  <L^, 

DONNA  veflita  di  roirc,&  verde^haurà  la  fronte  torbida,  flando  m 
atto  di  gettare  a  terra  vna  gran  colonna  di  marmo,  fòpra  alla  quale 
iipofivn'edifitio. 

L'audacia  è  contraria  alla  timidità,6:c  vitiodi  coloro,  che  pococonil- 
derano  la  diffìcultà  d'alcune  grandi  attioni,^  troppodelk  loro  forze  prc 
fumendofì,  s'auuilìmo  di  recarleageuol mente  a  iìne^  Però  è  figurata  per 
vna  gio  uiine,che  tenti  con  le  fue  forze  di  mandare  a  terra  vna  ben  fonda- 
ta colon  na<. 

Il  vefiimento  rolToj^  verde  fignifica  audacia,  come  anco  la  fronte  £or- 
bida,cofi  dice  Arifiotele  de  phificgnomoniaal  nono  Capitolo ^ 
U    V    g    V    I^    I    O       B    V    O    ^   0 
Secondo  l'opinion  de  (jentili. 

VN  GiouanettOj  c'habbia  vna  (iella  in  cimadelc3po,in  braccio tcii' 
gàVYì  ciglio,^  fia  veflito  di  verde  colore,  che  figniiìcaaugunojpcr- 
€Ìocli€  xhQìù  w; -quando  veidcggano,pix)ni£t£oiiO  bnona  copia  di  frotrj- 


ìtS  ì  C  0  N  0  L  0  G  1 .4 

Pierio  ValcrIanonel44.  libro  diccoche  quelli  che  uiuicamcn te  adopera* 
nano  gli  Auguri!,  confcxinauaiio^-  chela  ftei  la  è  Icmp  re  legno  di  prolpe- 
nca,  &difeijice  lucceiio.  Dei  Ci^nodii^eVi/giiio nei prjmo deli Encida 
'ì^frnfta^y^ugunumvanidociitrefarcntes  t^jpicebls  fenos Utantes  agmine 
lygnos.  Però  il  noi  Clinftiani  non  è  lecito  credere  alie  vaxiitu  degl'auguni^ 
augurio  cat tìu o .  Scc ondo  Uir.t:dtjrùia oplalone , 

HVOMO  vecchio,  veftito  del  coleriche  hanno  le  iogììt  > quando 
l'albero  da  legno  di  feccaelì ,  in  mano  terra  vna  doimoia ,  od  per 
Tana  dalla  fìiiifii-a  banda  vna  cornacchia . 

II  color  del  veftitodimoflra,  ch£  il  c;.ttiuo  augurio  fi  Aima,  che  venga 
j>er  la  viciaanza  di  qualche  mal  (òpraftante  :,  come  le  foglie  de  gJi  alberi, 
che  perdon'il  colore  q.Làdo  il  £ì;óco  pcide  le  virtù^  della  dónola  d.he  1  Aie. 
Hukquid  agis mujielatibifi  oc.c:urrat;,omittCi  Signa  mainine Jortis  bejlia  praua 
gerit.  Il niCdeiìiTiO  fig;n;lìca  la  cornacchia>perj  d.He  Virgilio  riciia  Buc- 
colica .  S£pe  finiftra  caua p •a.diXit  ah  ilice  Cornix , 

Si  potria  ancora  porre  in  luogo  di  quefla  il  barbagianni,  quale  feconda 
puidio  )  è  vccello  apportatore  in  ogni  luogo  <ìi  tr,/tifs>imo  augunu . 

^^ F  g  y  III  0. 

"T^ìl'.t  tSifidaglia  d'Adriano  ,  fecondo  i  Ccntlli .        ' 

HVOMO  lii  piedi ,  che  i-nguardi  vnVcc-clio  =,  che  voli  peraria,  Sr  con 
vna  mano  tenga  il  lituo  augurale,  il  quale  era  vna  verga  curua,  delia 
quaiecosì  dice  Celilo  al  cap.  8-  àtì  lib.  5.  Utuustfl  yirga  breuis yiupa.rte 
qua ì-abv-^ior  cfl  incurp.us^  qiM^ugures  ytuntur .  ■ , 

£con  elfo  gl'augun  fedenti  difegnauano  i  tempii  a  gl'vccdlij  ài  cui  Ci- 
cerone fa  mcntioiienel  lib.  2.  de  Diuinatione  :  Oifjd  lituus  ijìevcjìer,  quoi 
clarifsimum  eH  infigne auguratus  ,  ynde  yobis  cjì  fraduusp  h^mpe  £0  l^mi.lks  rg 
ligiones  direxit ,  ti^m cum F'rbem.condidlty  &c* 

LVccel'-Oj  che  vola  p^r  l'aria  dinota,  comcgl'augiiri ,  &  l'ofHtio  deli'au 
gurato,apprclIbi  Konvani  riceLetteroi nomi  da' gcfli  degli  vccelli,  con- 
ciofia  coia,che  dal  canto,  &geiìi,  nel  volar  loro  olìeruati  horain  queda, 
choi-a  in  cueiraltra_,  parte  d^a  coloro  ,  che  erano  deputati  a  cotal  fa- 
ce;dotio ,  erano  foliti  d'indouinare  ,  cioè  quelli  che  iì  prepamuano  ad 
alcnnsL-.coia  pub]ica,odi  partire  fuoi*a  della  Citta, ouero,  che  volei- 
lero  eficrcitare  bene  ;  &  dirutamente  alcun  Magifirato,  al  quale  ^ffi  era- 
no deputati . 

*^  V  1^0  B^f^. 
^  TN  A  fanciulla  a?ata  di  color  incarnato  convn  manto  giallo  in  dof^ 

V  fo  jhaueram  mano  viiakccrna  fatta  all'antica  acceca..,  flarà  a  fe- 
dero lo  pra  il  PegafocauaJlo  alato,  perche  da  Homerom  più  luoghi  ella 
èchiamau(Krckop//7/oj)  che  vuol  due  velata  di  giallc,fì  come  nota  Eufta- 
tio  Coniiiicntiitore  didomeix)  nelj.Iib.dcli'odiCea^&ViigiiioriCiiùoi 
iLpigrammidice. 

i^HYorA  Oceanum  crocco  velamìne  fulgsns  Lìquit . 

Ed 


2)7  CESARE  RIPJl 

Ed Ouidionelj. lib.de arie amandi  notali  colore  incarnato, diccndoJ 
T^c  cephatus  rofca  prada  pudenda  Z)c^  . 
Ed  il  mede  fimo  Eaiiatio  nel  luogo  Ibpradctto  dice,  che  ella  Va  in  fui  ra 
ualloPcgaleo  per  la  velocita,  &  perche  l'aurora  è  molto  amica  dc'pociì^ 
&  defta  gli  ipiriti  a'  capricci  ingegnofi ,  &  piaceuoli . 

Glouinetta alata  per  la  velocità  delluo  moto, che  toflo  rparifcc,  di 
color  mcarnato  con  manto  giallo,  nel  braccio  fìniftro  vn  cedclla 
pie  no  di  vani  tìori ,  &  nella  ileiia  maao  tiene  vna  iìaccoletta  accera,&  tou 
la  delira  fparge  fiori  - 


-rie 


€^ y  r  0  ^i  t  a  ó  T  0  T  É  s  T  Q^. 


VN  A  Matrona,chc  redcndo,foprVna  nobil  ledia,  fia  verità d'hablt» 
riCco,  &  lòntuolo  fregiato  tutto  di  varie  gioie  di  grande  flima,  con 
'kddlri mano aJ;ijii*itenghi duo cliiaui  deuatc peonia  fmiiLìivn  icetcr» 


66  ICONOLOGIA 

&  da  viia  banda  vi  iicao  libri,  &  dcill'alcra  diuerle  armi . 

Si  rapprelenta  Matrona ,  perche  Teca  matura  ha  inTe  prop  ìamentc  au* 
tonta  f  onde  Cicerone  nel  libro  de  Seneftute  dice  :  z^pex  autem  Sene^u- 
tis  cjì  aiiCiontasy  6c^  poco  dopo  foggiunge  j  Hahet  fenetìus  bonorata  prafer^ 
tim  tantam  auHoritatemyPt  ea  pliirisjìt ,  quam  omncs  voluptates  >  6c^  ciò  pnn* 
cipahneate  perlapradenza ,  &  molto  iapere>  che  in  cfTa  fi  ritroua >  dicen- 
do la  Sacra  Scrittura  in  lob > al  cap.  12.  In  antiquis  ejì  fapiie-ntiayi^'in  multo 
tempore  pmdemia  5  onde  auuienCjche.'^i/  parendum  muenes  yad  imperandumjc^ 
nss  flint  accommodati^comediceVliit. in  ToL 

Si  dipinge  fedendo,  perche  il  federe  è  proprio  de'  PrincipijC  Magiftrati, 
per  ilqualattofi  moftraautLorità,&  infieme quiete,  e  tranquillità  d'ani- 
mo,percioche  lecofe,che  ricercano  grauitcà>non  fi  deuono  trattare,  le  non 
con  matura  feifionc,  cofi  auuiene  ne' Giudici,  i  quali  hauendo  potedà, 
ó^auttorità  di  decidere, aflbluere,e  condennare,  ciò  non  poflono  legitti- 
mamente efleguire  per  fenteiiza,fc  non  fiedono^-come  dicela  legge  i.lT.in 
honorum  ff.q uis  ordo  in  bon.polF.feru. 

Si  verte  d'habito  pompofo ,  e  rifplendentc,  perche  tale  è  chi  ha  poteflà 
fopragj'altri  nel  confpetto  de  gl'h uomini,  oltre  che  le  velli ,  e  pietre  pre- 
tiofe  per  fé  dimoHrano  autorità,  &  honore  in  chi  le  porta . 

Lechiaui  denotano  l'autorità,  epoteftà  fpirituale ,  come  beninìmo  Io 
dimortraChriiloNoUro  Signore,  &  Redentore,  quando  per  mezzo  d'ef- 
fé  diede  quella  fuprema  auttorità  a  San  Pietro  dicendo  :  Sttibi  dabo  daues 
regni  (/slorum^^:^  quodcumque  ligaHeris  fuper  terramyerit  ligatumy<^  in  (/lelisyc^ 
quodcumque  folueris  fupcr  tenam'^eritfolutumyi^  inCcelis.Mattk^-  cap.  1 6. 

Tiene  dette'  chiaut  nella  deflra,perche  la  poterti  fpirituale  è  la  princi- 
pale, epiù  nobile  di  tutte  l'altre,  quanto  è  più  nobile  Tanima  del  corpo, 
^  non  è  alcuno,  che  nonlìafuddito  a  quella  del  Sommo  Pontefice  Vi- 
cario diChrirtointerra,ilquale:  Diciturhabereplenitudinempotefiatisy  S^-- 
condo  il  Canone  al  cap. ///«yèyc/^^.6^. 

Tiene  alzata  la  de.rtra  coil,  le  chiaui  efcuate  al  Cielo ,  per  dimortrarc> 
che:  Omnis  potcftas a Deo ejìy  Secondo  l'Aportolo San  Paolo  ad  Romanos 
cap.^  i^.  Però  gl'ammonifce ,  che  :  Omnis  anima  'potefiatibus  fablimioribus 
fubditaftt , 

Lo  Scetro nella finirtra,  moflra l'auttotità ,  e poteftà  temporale  ;  comtj 

per  le  rtcfla  e  cola  nota  a  tutti ,  &  i  libri ,  &^  l'arme ,  che  gli  fono  dalle  ban 

de(  per  farqnert'imaginepiù  ^niuerfale)  l'vn  fignificato  dimortral'autto- 

rità  dcllefcntture^e  di  dottori  >  e  l'altro  dciramii,  le  quali  fi  pongono  alla 

iìniftra  per  il  detto  di  Cicerone  :  (edam  arma  togcc . 

BEATITVDINI  INSEGNATECI  DA  CHRISTO  N.S. 

T  P^l  iJK  e^    BEti^TlTyDIlSl^E. 

E  la  pouertà  di  Spirito . 

Beati paaperesfpirituy  San  Matteo  al  5. 

SI  fari  vna  fanciulla  d'habito  corto,  ftracciato  c^m  la  faccia  alquanto 
curua,&che  riguarda  il  Cielo  con  qucrto  motto:  B^gnumCalorum  p-a::-* 

portate 


DI  CES  ARE  RIPA.  6t 

feriate  r  enaie -y  parole  di  ò.  AgoOi  no  .- 

Si  U  fanciulla  jcoine  di  icilo^  più  dedito  alla  religione  >&:  piii  alieno 
dall'ai Levezzadeii'aniiiiojclieiion  cq.uello  degriiaoiiiini>&  anco  più  in-*^ 
cliiiaco  a  dar  fede  alla  dotuma  della,  viriù-  iniegnittaci  da  N.  S.  &poco 
credu4:a  d'aqyelliy  che  iidandoil  ndla^  iapienza  mondana >  non  vogliano 
•aujaieicel'e  per  uirtù  quelle ,  che  non  deriuano  ni  qualche  modo, aiiiie- 
no  dalle  quattro  moraji  (  intcfe)&  conofcìute  ancora  da'  Filolòii  )  è 
proprietà  feniinue  piegarli  ancora  alle  cofe>  che  vengono' dette  da  aJtii 
che  portano  leco-  rnuauita^ói  conipafsione ,  fenza*  molto  apparato  di  111- 
logiiiiii.- 

Si  fa  in  habito  corto  j  per  mofìrare  la  poca  prctenfione  nelle  cofe  del 
Sfiondo;  perche  la  verte  lunga?  feinpre  ha  mollrato  dignità)  &fupremi- 
nehza  a  gl'altri,  &  perciò  rRoniani  non  uoleuano>che  i  loro  Gittadini  ve 
ftilìero  di  luugo ,  tinche  queft'haBito  per  1,'eta non  potéfle  far  teftimónio 
della;  virilità  dell'animo ,&  depenlìeriatti  a  reggere  la  Republica.  Ec 
però  con  l-habito  corto  fi  viene  a  moftrare,  che  i  poueridi  fpirito  tengo- 
no poco  conto  de  gl'hónon ,  &  delle  grandezze  mondane,  le  quali  bene 
fpeflbattrauei-iàndotial^  peiilìero,  come  le  velli  lunghe Ibgliono intricar- 
fi  fra  Icganibe  ,-fono-cagione  che  diftìcilmentefi  può  camiiiàre' dietro  a 
Chrifto  ,  effeudbcl  neceliario  elìere  Ipeditiirimi  dalle  cole  deimondb,  per 
feguire  la;uià  del  Cielo  «^  Si  dice  anco  uolgarmente^cheT^iwri'oworey  owér<?. 
non  altro  che  pefoMlfente  dalle  uefte>chearfiuana  fino  a  terra  a  chi 
Jeporta.. 

W  ueftimento /tracciato,  &  la  faccia  curuata,moftranorh  umiltà,  che  è 
propriamenteildètinitoperla  pouertadifpirito,&  è  grado  più  baflbdà 
queilo,Ghediinandano humanità,& cortefia  i Morali  o- 

Rimirali Gicio^per moftrare,che  il preimo di quefia uirtiì non  fi  afpet-» 
tafragrhuomini,ma  foloda  DioGreatorNoftro,  chehale  uie  lue  (come 
dice  il  Profeta  )  digerenti  dalle  uie  de  gl'h  uomini ,  &  il  gefto  colmottQ 
iòtcofcritto  di  S. Agofiino  fignilìcà  quello  {kd^o.- 

BEA  T  I  T  V  D  INE    SEC  O  N  D  A 

Eia  Marìfuetudine. 

ieatimites'y  quoniam  ipft  pojjidebtint  terram.  Importa  d'efìercmanfuctOj^  ,  | 

&  humanoy  &  ad  altri  nel  bene,  6.'.  ne  gli  honeili 

feruitii  confentireò- 

FAnciuIÌa,cIie  tenga  fra  le  braccia  in  atto  di  accarezzare  un  picciolop 
&manfueto  Agnello^  co'l motto  eauato  dal  Salmo  :  Maìifueù  b^redi'» 
tahunt  terram'  .■ 

Per  la  medefima  ragione  detta  di  fopra  quella  figura  fi  farà  fanciulla  aa 
cor'  ella  .• 

ILAgnello  fignifica  purità,  fé  mplicità,-&:  manfuctudinc ,  non  folarrtcn- 


Giou^a 


6i  ICONOLOGIA 

Giouan  Battila  >  fi ngolar  tcfliir.onio  de'  iecrcti  Celcfti,  per  manifeftar^ 
lotto  femplice  velame  la maniueiLcline  di  Chnfto  Signor  Noftro)dific  'Ui 
Icilcr  vn'Agnelio>  che  placò  s.  noi  con  il  proprio  fanguc  facniicatoi'ira«# 
ài  Dio . 

Et  il  motto  dichiara,chc  il  premio  di  quefta  virtù  farà  d'hcrcditarc  la  ter 
fa,non  queOa ,  che  viuendo  habbiamo  con  trauaglij&  faftida,  ma  quella  di 
f  romifsione,douc  lara  perpetua  quiete. 

B  E  A  T  I  T  V  D  1  N  E    TERZA 

E  il  pianto. 

Beati  quilugentyqmniam  ifft  canfoUbuntur.  Importa  piangere  i  peccati  prO'» 

pru,  &  quelli  del  prolsimojcon  le  nollre>6d  loro  miicrie. 

FAnciulla  inginocchionijcon  le  mani  giunte>&  che  largaii.ente  pianga, 
il  motto  dice  coi!  ;  Tmfms  lu^ns^Utuiam^eneratfempiternam  >  Oc  è  col" 
to  da  S.  Agoftino . 

Ilpianto,comequì  fi  piglia,  è  il  di  fpiacerc,  che  per  carità  fi  può  pigliar 
'daciafcuno  il  delle  lÌJe,come  dell'altrui  colpe,  &  danni  ancora.  EceliCn- 
dolo  fiato  d Vna fanciulla, quafi meno colpeuolcj  che  polla  cfiere,non  è 
dubbio  ;  che  facilmente  Tara  conolciuta  per  fcgno  di  quel  che  làrebbe  ne- 
cciTariQ  a  dire  a  chi  con  parole  uolelìb  eiprimCi-e  il  concetto  di  queda  i^Cw- 
titudiriC ,  nella  quale  co'l  motto  fi  manifefia,  che  il  premio  di  quefia  forte 
dipianto,iarù  vna  perpetua  allegrezza  dell'alrra  vita . 

Loftarc  inginocchioni,&conle  manigiunte,mofira,chcqucfio  pian- 
to,&  quefto  dolore  vuol  efiere  mofib  da  cagione  piri,e  religiOià  >  accioche 
fi  pofla  dire  atto  di  vera  virtù ,  non  com.e  il  pianto  di  Democrito ,  il  quale 
nacque  dairambitionc,&  dal  deiideao  di  parer  il  più  fapicnte^Sc  il  più  me 
iritcuoledi  tutti  gì  altri, 

Q^A  RTA    BEATITVDINE    E    LA 

famc,&  la  fete  della  Giufiitia. 

J    Meati  >  7«/  efuriunt ,  c^ fìtiunt  lufìitiam.  Cioè,ch e  lòno  mol to  de  fìdcroii 

del  viuere  virtuofo,&:  à(^\  ben  oprare,di  minifirarcGiuilitia 

a  ciafcuno,  facemlo  opera^che  gli  empij  fiano 

puniti,  &  cfaltati  i  buoni. 

SI  farà  don2e11a,chc  tenga  vn  paio  di  bilancic ,  &  vguaimcntc  pcfancfr»» 
&  vi  fia  vn  diauolo  in  atto  di  volerle  prendere ,  &  ella  con  vna  Ipada, 
«he  tiene  dall'altra  mano  lo  fcaccia,il  motto  farà  :  EfuricHtes  im^lctut  bonis^ 
parole  di  Maria  Vergine  nella  fua  canzone. 

LaGiufiitia  e  vna  cofiantc,&:  perpetua  volontà  di  rendere  a  ciafcuno 
iguello.che  gli  fidcue.  Però  appartiene  a  cuefta  beatitud  ne  tanto  la  le- 
te della  Giufiitia  legale,  che  èbenceuidentiisimo,  &che  abbraccia  tutti 
gl'altri  beni;  quanto  il  desiderio  di  vedere  eficgiiita  quella  , che  s'afvetta  ^ 
dalegittimi  Tribuna!i,&cofirinfegna  JSofiro  Signore, per virLÙ  degna  il 
della  beacitudme  ecerna.  j 

Le  biJancic  notano  per  fé  fiefic  metaforicamente  lap^iu^itin-,  rcrchc, 
cgiiiccircaggiuflajio  le  colcgraui,<5:matep.rtli,cQÌì  cITa^ciiC  è  virtù,a.t^j^iu- 


DI  CES  ARE  RIPJ.         ^j 

Hai  beni  deiranimo,&  pon  rego'aalJ'dttioni  deii'iiL'omo . 

Nelìa  donzellali  nounoie^ualiw  di  quella  gì  uflitia>  dellaquareil  de-» 
Ue  haucre  faiiie,ó<:  lete. 

^  Et  il  ta  giouancper  moftrare ,  che  non  fi  dzut  molto  tardare ,  ma  mcN 
teda  in  eibcLitionc ,  oue ,  &  colile  biiogna.Il  diauolo  ii  figura  |.e/  lo  vitio 
che  ci  fliiiiOla  continuamente  per  farci  torcere  dalla  uia  della  giuf!itia_>, 
ma  facilmente  fi  i'caccia  con  la  tagl,iente  fpada  del  Zelo  di  Dio,  &  il  pre- 
mio  di  quefri ,  iecondo  che  ci  eiprime  il  motto  ,  è  i  ellere  fatiati  di  cibi, 
che  fono  molto  migliori  delle  Vi  uandc  di  quefta  vita. 

BEATI  TVDINE    QJ/  I  N  T  A . 
Eia  mondezza  di  cuore,  cioè  hauere  il  cuore  libero  dalle  palsioni,5t  dal* 

le  diiòrdinate  ..ftettioni . 
Bciiti mundo  corde  5 qi-:oniam  ipfi Dekm u'dehufit . 

VN  A|  donna ,  che  iparga  lagriiiie  ài  pianto ,  fopra  vn  cuore,  che  tiene 
in  ir^ano . 
La  mondezza  del  cuore  fuprefa  da  ChrifloN.S*  per  l'innocenza ,  la 
ìquale  è  mondezza  dell'anima  >  &  fi  dice  elfer  nel  cuore,  quando  eho  non  è 
occupato  da  mali  penfien  5  ouero  dx  effetti  contranj  alia  viriù ,  &  fi  mo-» 
lira ,  che.  non  poiii  intendere  della  mondezza  ertcriore  con  le  lagrime,  le 
quali  fono  la  vera  medicina  de  gi'vlcen  dch'anima ,  come  fi  ha  per  mol-» 
ti  luoghi  della  Sixra  Scrittura  ^  11  premio  della  mondezza  del  cuore  fa-, 
rivedere  Dio  inuifibileagli  cechi  corporali,  li  quali  quando  fono  ben-* 
f)urgati  Vedono  iòlo  gl'acGidcnci  fenfibili,  oue  quelli  delia  mente  s'»bbai* 
iano,  come  nel  motto  s'accenna . 

BEATITTDINE    SESTA. 
E  la  Mifericordia  r 
teati  tSKiferkordes  .  Cioè  quelli  che  hanno  compaffionc alle  mifcric  de* 
proflimi  y  &  potendo  le  iblleuano. 

DONNA  chelpezzando  vn  pane,  ne  porge  vna  parte  per  vno  a  duc^ 
o  tre  puttini',  che  gii  fianno  d'intorno ,  con  il  motto  di  S»  Girolamo. 
JmfoJJìbile  est  hominem  mifericordem  iram  na?i  placare  diuinam  . 

La Mifencordia è  virtù ,  per  la  quale  lentiamo  dolore  delle miferical- 
trui,  &  ibuueniamo  feconda  il  pollibile  alle  loro  necersita  .- 

Si  dice  miiencordiofo  Iddio  perche  difsimula  1  peccati  de  gl'hucmins 
perla  penitenza.  Si  dice  mifcncordioib  fn  uoino,  che  faciìiiiCnte  fi  pie- 
gaàdolerfi  dtììt  mifenc  altrui,  &  equafi  la  medei'in.a  cola  con  la  pietà, 
Non  ^\  efercita ,  fé  non  verfo  peribne  bifognofe ,  afditte ,  6i  diip'en  te  peJf 
qualche  gi'andifgi-atia,©  per  gl'errori  commefTì  per  propria  colpa,  deJlì 
«juali  ^\  fenta  dolore,  6(_  pentiiriCnto  .  Tale  fu  N.S.  co'l  ladrone ,  che  era 
infidele ,  &  li  diede  il  Cielo  ^  con  la  donna  San.aritana ,  che  era  iramer.aL* 
.jiclle  laici  UIC  ,&  la  fece  calla  i  con  quella  che  era  adultei-a ,  &  gii  rcie  l'ho» 
jicre  ;  con  Maddaiena,che  era  peccatricej&  la  fece  Santa  ;  con  San  Pierre, 
il  quàknmcfle  il  peccato  d'hauerlo  negato,  ^  ancora  gh  diede  le  e  hi^ 

ij4dc4 


6^  ICONOLOGIA 

uj  del  Cielo  gluflificando  o.  Oltre  a  molt'altri  elcmpjij  ,.chc  fi  leggoné 
jiell'hiftoria  del  Santo  Buangelo  voue  non  par  che  fi  dipinga  N.  S.  le  non 
per  uero  fonte  di  mifericordia^ad  imitatione  del  qnale  dobbiamo  noi  com 
patire  ai  mali  altrui,  &  fopporcare  uolentieri  le  proprie  tribulationi,(5uan 
do  yengonOjO  per  colpa  propria,o  per  fuo  uolere . 

Sono  quattordici  ropere,&  etìetti  di  qucfta  .uirt  ii  aflegna  te  diftinta-- 
mente  dai  Teologi,  delle  quali  la  principale  è. di  lòuuenirc  albuita  :  Itrui 
col  mangiare 5  «5^. col  bere ,  &  pero  fi  fa  la  donna,  che  tiene  in  niano  il 
pane  ,&.nefa  partca  i  fanciulli  per  fé  ftelTi  impotenciaprocurarfelo  per 
^Itra  via,  &  fecondo  che  dice  il  motto  con  quello  mezo  facilifsimattica» 
se  Ci  placa  l'i  i-a  di  Dio , 

B  E  A  T  I  T  y  D  I  N  E    .SETTIMA 

E  l'efier  pacifico. 

Beati  pacifici',  quoniamfilvi  Dei  vocabuntur  ^ 

DONNA,  che  fotto  a  i  piedi  tenga  alcune  fpade ,  elmi ,  feudi ,  Mai- 
tre armi  rotte ,  con  vna  mano  tiene  vnraaiodpliuo  col  motto: 
Confregit  arcum  yfcuttm  ^gladii^m ,  c^  bellum  o 

Grado  di  Beatitudine  affai  grande  è  di  coloro,  che  nonpurcfi  diletta* 
fio  di  yiuere  nella  pace  ,&  nella  quiete (  ilchepare  appetito  vniueriàlc 
di  tutti  gli  huomini ,  &  fin'onde  viene  commendata  la  guerra  per  fé  fteilii 
bia 'meuole) ma  pci-mezo  delle  tribulationi  fanno riftorarla  ,<]uando  fiji" 
perfa,&,p€r  fé  ,  &p€r  gl'altri ,  non  folo  nel  corpo  con  gl'inimici cO^rio ri;? 
ii'ia  nell'anima,  che  maggiormente  importa  ;  con  le  potenze  deirinfcino^ 
Et  fi  fa  la  pace  con  rarmi  fotto  à  i  piedi ,  per  mofirare,che  deue  efier  ac- 
ouiftata ,  &  mantenuta  per  uirtù  propna,  per  eflere  tanto  più  inpriteuole, 
&L  commendabile. 

L'oliuafidain  fcgnodi race, per  vnita  tefiimonianzade  grntichi,o 
moderni  così  leggiamo  ch'Enea  effondo  per  fmontare  nelle  terre  Ai  Euaq 
tìroln  Italia,  per  afsicurare  il  figliuolo  del  Rè, che  fofpettoiogli  veniuji  j 
incontro ,  fi  ftrt  fuora  con  vn  ramo  d'oliuo  in  mano ,  &  il  giouane  fubi co 
fi  quietò  ,o]tre  nd  infinitilf^imi  altri  cfcmpii,  per  li  quali  tutti  baftiquef^o. 
Il  premio  di  cofioro  è  leffere  del  numero  de'  figliuoli  di  Dio,  eletti  ali'e* 
terna  Beatitudine. 

B  E  A  T  I  T  V  D  I  N  E    OTTAVA. 
Beati  qui  ferfecutionejn  fatiimtur  propter  luflitiam  quoniam  ipforum         • 
ejì  P, cgnum (celo n.m  . 

VN  A  donna>che  puardi  il  crudo  fii-atio  di  tre  figIiuoIini,che  le  ftan- 
noinnanzi  ai  piedi  in  uario  modo  crudelmente  ammazzati  col  mo{ 
f o  pref > dairApoftolo .  Sicutfocvipafjìonvm ejìis/ic eritisp(<rcorf,Iatiori-,}i:iii 
iinz  mano  tenga  una  Crocc,rerefIcr'lddio nobili Isimo  fopra  tutte  le  cofe; 
pe/N  più  flobil  fpetie  di  giufijtia ,  fra  l'altre ,  farà  quella ,  che  s'occupa  inj 
Tendere  ajui  idouuti  honon  di  ìoài,^ói  lucri ficii,c[uando  hQnc  f^fiè  con 
pericolo  mAmfefioj:6/coinr4?.-friruijnrt  di  fé  ftefio,g<_deiU  propria  uita,6f  , 
5iò  fi  mofira  perla  donna ciie  Lcn  U Croce  in  ììuho^qoìì.  k^tirvie  lì  n  ta«.  l  ■: 


ne  ic 


DJ  CESARE  RI? A.  ^j 

no  le  pcrfecutioni  perselo  delia  Religione,  die  è  la  pm  nobii  parte  dell* 
giuflitia,come  fi  è  detto  <. 

Si  dipingono  i'una  donna,&  gl'altri  fanciulli  >  come  più  alieni  da  i  pen- 
fieri  dannolì ,  per  i  quali  polla  appanix;  il  n*cnto  per  proprio  erroi-c  de  gli 
ftratii  Ibpportati , 

S  E  i^T  IT  y  D  l'Ì^S.    ^yfCjVlS^    D'EMBLEMA    DEU 

I\euere}ido  Tadre  F.  Fakrio  Diodati  d^it^rw^^ 

tJ^Cinore  C/feruantc^ 

QVantunque  vna  fia la  Beatitudine,  &c  la. felicità  per  ef getto,  per  ef!e- 
re  uno  lo  Itato  perfetto  con  l'aggreg^tione  d'ogni bci.e  fccci.do  lice 
f\  tiouel  te.zodelle  coniolauoni,prouerbioterzo,&  uno  rqgetto clìentml- 
I  HiCnte diuino  nel  quaie  tutti gl'intelìeui capaci,  &  ragiciicuoii  le  beatìfi- 
cahO,6«:  apfaganojccnie  tengono  comuneniente  i  Sacri  licciogi^ncndiii.e 
co  il  Sig.  Noliiro  Gielu Chriltc n^l  5 .  d:  San  Matieo  dilie ,  k beatitudini 
cfie.e otto, cioè  Pouertàdi  fpmto>  Maniuetudine ,  Meftitia,Fan.e;6c 
fe.e  d.Giuititia, Mondezza dicuOx'ejMiiCxicoKlia,  Pac^^e  P« ri c<:u tiene, 
Jequali  propnan>entc  non  fono  Beatitudine  per  oggecto,  ma  più  tofto  mo 
d.;e  mezzi  perpeii-enirui,  imperò  che  il  Sig.iui  parla  per  figura  di  meta- 
forajponendo  vna  cofa  per  un'altra,  cioè  il  mezzo  p^r  il  termine  ultimo  ac 
tingibue,&  per  uenire a  formar  detta  figura  la  faremo. 

Donna giouanevefti cadi  vellimcntocorco,conla  faccia  curuaverlb 
il  Cieio,convnagnellinoa  canto  trafitto  5  &:  trapalato  da  banda,  a  banda 
da  vna  acuta  Ipada,  con  gli  occhi  lacrimeuoii  >^  piangenti ,  col  volto 
cflenuato,  e  macilente ,  terra  con  vna  mano  vn  ramo  di  olmo  ,■&  vn  cuo- 
re humano,  che  gitti  fuoco, e  famme,  con  ilquale  raccolghi  le  dette  la- 
..  j  crime,  vi  faiunnodui  fanciuiiini  a'  piedi  ,a'  quali  mollncon  l'altra  ma- 
,j.  I  no  di  porgeread'ambidui  vn  pane  partito  in  dui  pam ,  acciò  fi  veda ,  che 
^0  ciafcuno  habbia  hauere  la  parte  fua ,  vi  faranno  anco  molti  altri  fanciulli- 
-1 1  ci  auanti  gettati  in  terra  ottefi,vilip£fi,  vccifi,  &  mal  trattati ,  &  per  vltimo 
,j   iòpra  il  capo  vi  faranno  due  palme  intrecciate ,  vna  di.  Lauro ,  &  l'altra  dì 
'    Olino  annodate  infiemc ,  &  vnite  in  Croce  óa  vna  tefifiita  di  ti^  varie  cofe, 
come  Gigli,Miru,e  Roie^con  tre  motti,di  quefia  forte ,  alla  palma  di  Lau- 
,;l*o.  Solaperfcuerantlacoronatur.  A  quella  di  olmo.  Ci:ni palma  ed  regna pev' 
\  ueneruntfcn^i .  Alia  corona.  7^nco7cnabitur  nijìcjui  certap;erit.     C  ve^'o 
altiimente  fecondo  gl'antichi  a  quel  la  di  L^uro<iy£t£ìmtasya.  quella  di  Oli 
uo,  jfr^pafsihilitasy  Alla  Corona,  Seucritcs. 
Si  dipinge  donna  per  raprcfentare  fé  fio  dcuoto^^"  pietofo,  come  appro- 
"J  \  uà  Santo AmbiT)fio nel  Kefponforio  dtì  picciolo  offìtio  deJia  Verginei-, 
1  j  t<3n  9  i^  che  parole.  Ovate  prò  demro  fcmineo  fexu.  Per  d..rci  z^d  mleiiuerc, 
^j.  I  che  chi  Lol  ad  ella  beautudine  dilponcrfi ,  (V  prepararli ,  \i  f^  bilvogno  ci; 
I  fCiC  diuoto  verfo  le  Sacre  Sanie,e  fpiruuaii  coie,  il  che  è  legno  n  «mfen^o 
di  vera  religicneil-  ['0.0.0. .  Si  dipinge  gicuai.  e  ■  er  denoc:.rc..€.:e  d..i\d.  lerc- 
rejza  de  nolb-i  nnni  ,  dcueinn  <jiircpera  :.L'accLifio  di  dctial  canti  d.- 
ncj^eivleiìcoiìic  Jipnnu£cn  ibno  queiji,  chciic'iaPrimaue;-s  o-lo  ^^ 

H        fio» 


6^  ICONOLOGIA 

o^,d.ic:cono>e  pia:cio.ioagi'iiuoiniai,coli  ic  pniixC  noflre  vie  Tono  quelle 
c.icpiiidnc:c;jiioa  Dio, il  jjiuCiUj  lìprcadc  da  Gio.  Bacufta^cnc;  di  cr^ 
aa;i  i/c  liizzzo  ir^l  dCiCi  e  j  li  diede  ahc  diUiiie  cofe ,  come  accenna.  xÌLiiib^o 
a  )  .lei  Tu  j  iliiiiu  ibcCJ  quelle  parole .  a^*  ^r^  deferti  tenerlsfub  aryiisyC^c, 

S.  dipinge  donzella  per  la  punta  interiore,  &  eitenorCyCioè  dinicme 
&C^  di  corpo  y  non  eilcadocorrotca ,  e  liiaccniaca ,  ne  da  opre  ;,  ne  dacogi^ 
tatoai  per  iìgnilicarci  cne chi  vuol  entrare  aiJabeata  vitali  tabiibgno  Ja 
pulitezza,  &  limpidezza  d\)gni  nurcal  difeccojCOiiie  vuol  Gio.  a.  21. 
deil'Apocalr  feco.ido  .jueile  parole»  'ìNJj'»  intmhiv la ecim aliquod coìnqiiin:i~ 
tura  5  il  che  anco  coiiferma  Ilaia  a  ■> ór  con  queL'aitro  detto .  jN^j^z  tranfibit 
per  eam pUatus ,  Sì.  rapprex^-ica  con  il  v eftimento  corto ,  e-vile,  e  lacerato 
perdi, nolrare  la  pouc/ca  di  Ipmto  >poi  che  così  ii  dice  Beati  pauperes Cpi- 
r.tiiy  Et  CI .')  per  di  notare  cacchi  vuole  conléguir  la  beatitudine  gii  ta  bill;* 
gno  ipogiiar.ì  di  tuLtiHuperfiuicoiiiodi  terreni  >&  laiciarii  volontaria- 
menx  i^icerareda  ogniparteda  bir^gnincpropru  beni  di  Fortuna,  &c^ 
d.ce  aotabilmcate  pouero  di  rpirito>  e  non  folo  di  cofe,pcr  dimoflrarci ,  & 
darci  lperanza,cheanco  1  ricchi  a  quali  pare,che  venga d  4  Sig,  dilHculcato 
Lileacquifto  spollono y le  vogliono  conieguir.a  eiibndo  ime  regolati,  e 
parchi,  e  neipoueri  magnanimi,  e  liberali  facendo  poco  conto  di  lu'^.^ 
cole,  &  per  Jipoueri ancora, che  lenza  Ipargimeaco  d'i  ricchezze  in  altri 
bilbgaoilpoflonoacquiflariO  con  la  potenza  d^Wd.  buona  volontà,  de  ric- 
chi d. cena  Mu^a ,  Ep-.r^eates  repleuit  boms ;  diu:tes  dimittit  inortcs'. 

Si  dipinge  con  la  facciacurua  per  denotarci  rhumilta,la  quale  fé  bene,  fi 
inchina  veriò  la  teri^a  s  erge,  &  e»àlta  verlb  ri  ciclo ,  ciò  fignifica  ;  che  chi 
vuole  beaLÌficar.ì,de jbe  ibpponeriì  in  terraa  proprii  Superiori , 6:  in  Cxclo 
reterirelobbed.eazaa  Dio,  ic  alla  lua  lanta  legge  che  così  Ci  adempio 
quello  di  Piciro  nella  Canonica  i-  a.  ^.  HiimiU>imiui  fub  potentiraann  Dei  ^vt 
cxuhet  vos  in  tempore  lufit.itionis . 

Sì.  dipingecon  rAgnellina  tiMiìtto  dalla  fpada  per  denotarci  l'innocen- 
te^&patieaLe  manluetudine  ,  che  però  lì  dice  Beati  mites.  efiendo  che 
chi  vuole  e.ìe:e  bca.o,  debba  far  poco  contode  danni  riceuuti  nei  beni 
di  fortuna,  honore ,  e  fama  dz\  monda,  che quefto  accennauaDauitnel 
Salmo  -^  6.  Beati  mites  quoaiam  ipfi  hcreditahirnt  tcrram  , 

Si  rappi-efeata  con  gl'occiìi  lacrimanti,&  piangenti  per  dinotarci  latri- 
fìezza  e  meflitia,  Ipi  rituale ,  peixhe  fi  dice  nel  Vangelo ,  Beati  qui  hgent 
ijiioniam  ipfi  confoLibim'.Hr.  per  dirci,che  quelli  lì  beatiHcheranno,  che  pian- 
gead  )  il  tempo  male  Ipefo,  li  doni  di  Dio  naturali,  e  gratuiti,li  frutti  del- 
le vir-ù  .noi-ali  lalìati,  la  mal  palfaui  vita,  e  peccati  comefsi ,  mediante  pe- 
rò il.perfccto  dolore  detto  conti'itiuo,  parte  neccil'aria  di  penitentia,  Iccon 
do  va  jle  la  co^n  :nc  cat:oiica  Scuola .  Tcehtcntia  cfl  prjcterita  mala  plangerey  ■ 
^  plangcnda  iteriim  non  conia  ttere .  Si  dipinge  ancora  con  gl'occ  hi  lacri- 
man  .i,e  piangenti  perche  ci  )  debba  foi'li  per  coaipafsioiie  di  ChriftoNo- 
/!ro  patieiite  compatendo  al  dolore,pafsione,&  atroce  morte  di  lui,checo-' 
fi  ciinlegiu  HiCrem.a  a.ó.paiiando  dcii'viiigeaito  di  Dio  con  tali  parole^ 


I'  DICES'JRERIPJ.  €7 

tuBum  ynigenui  jùc  tibi/^Uncti.maiuaìkm.  Si  raj  lelciitaccniluclLo  Qì.x- 
jiuac<j,einucneate,per deuearcilbiiogno^e  liecc^MU  ipintuaiCiACgato- 
ci  tal  uolca dd peruciii  Jiuoiiiiai , oiidc  ^  g.c~j  a  d^cc .  Beati  qui  efuriuit ,  eir 
fitiuntii.hitcùm  ,  Per  ò^ixi ad  iiiteiidcc,  cl.c chi  uuui  ehcrc  beat  ,  deDL.a_. 
ieiiipre cercare  (jLcilociie  è  vaiC ,  e  ueceiiarxo  alia  lalute  ,  &  anco  hauei* 
lcte,cioè  armi.o  proli to  di  i-endeie  a  ciaicuno  cjLeilo  che  è  teniito.  Si  rap- 
preieiuaco'i  ciiorehuii.aiioci.e  geaa  ftcco 5 e  lan.a.a, e ci-crv.cc( glie  .e 
proprie  xaciMiiC,  }er  denotare  ili  cLorìxCndc^ci  c}  ero  Etcti  nane  ot  unte. 
per  dirci,  ciiecni  vuo.einCeio  Leat.i.caio  vtde.eidd.O;deLI:;a  haterc  il 
cuore  mondo ,  e  lontano  da  cpni  ii.aJigna  ]  ais.oi.e^e  \  ert  e/l(/cf.ettc  u.lh 
dano,  che  di  c^ueflo  d.he  il  ]'a  teca  Lai  ^nuìi'.^c^  t.uì^dujiote.  Getta  fLCcOjC 
fiaiLii.a,]  erche  li  c(.ii.e  A  fuoco  ]  urga,  e  ii.oi.da  i'o/o, coii  Ja  d.u.na  graaa 
ilcontriiocLore^e  coi:  e  l'actjia  puJiice  iJ  LaIO;Ccli  le  kc.in.e  J'i.niiia_j. 
dalie  colpe  mortali ,  onde  li  iiaimo  dice  t^ffergcs  me  Doraine  hififo-,^  n:i.K 
daborlauabis  me  ^  Ji-per  niuLn^  Ce,  Et  con  l'antecede  te .  Cor  na'.ndu  crea  ìit 
me  Deus.  Vifìi-apreibntanoidui  fanciullinia}.iediaqLaji  vien  diuifo  tn 
pane ,  per  denotare  la  ni^fer^cordia ,  pecche  Beati  mìferitordes-jCìrc.  Ehcndo 
che  qLclloiara  beato,  che  con  pietà  louuenira  alJe  i.e  elsi.a  di  pcrfcne-» 
miie.'abili  coniL.eiuflanze,coii.e  miegnaE.ajaa  i8-  Frcnge  ejiirìentipa" 
nem  tkt.m^ .  Si  dipinge  con  il  nuno  deii  oiiuc,}  er  fìgniiicare  .'a  pace,  tran- 
^uiliitay&Ierenit^dei  cLore j onde}  ere  d.ce.  leatifadfiiiyc^c.  Fe^  dirci 
che  per  cllere  beato  lì  debbano  hauercietre  jacijC  iranqLilità  fpinua'e, 
cioè  iuperna  con  Dio^inLeina  con  li-  coic.entia  ,&  efìerna  ccn  lì  pi'clbin.o, 
cI-ccLeftc  fecondo  nei  hbj.daLalap'éza^ciuiene  11. legnato  T.-:a;Cy  ch^is 
r>ei.Sì  dip.ge  con  molti  fanciLllini  (  fieli, uiiij  e/ì,Lccilì,6:n.ai  trat^ti,Ler 
dciiotire  le  perfecutioni  ingiufte de'  tiranni,e  perL  Ciil  nof^ri  inin.icj,&  p e 
rò  lì  dice  Beati  qui  per fecutiones  patiiitur  propter  ii^ftitlay  ^c.  Ciò  ne  iìgnihca, 
che  chi  uuole  efiere  beato  debL  a  renderi'ì  \  eratto  di  jaticza  m.pc  teiere  de 
bole  alla  uendetta ancorché Lciidicar fi  poceisijpicnto  al  rin.eti.e:e  crni 
Jefione,&otiela,peiiiando  che  la  periecutione  Ib/ue  a  bucniper  clerci- 
tiodiuirtù,  che  peròdiheilSi^.Dio  inc;LellacciKentJone  ^ra  illoi  Ajro- 
floli .  I^ifi  efjìciiminiyficut  parLhlsyVon  inrrclitis  m  Hcgm  m  Ccélor:  m  .  Le  ,di:e 
palme  incrociate  giunte,&  annoda,  te  da  una  corona  teli,  ta  di  Gigli ,  /vL^- 
tijC  Rofejfopia  il  capo  per  imprei;.,ne  figmibca  Je  tre  uiriii  Teologiche,  co- 
ji-e  Fede^Speran^a,  &  Canta,  la  fede  peni  Gigho,  Ja  S|  e  anza  jcri.'  Aiu- 
to,&  JaRofa  perla  Canta, feiiza  le.: ^ali  Lir:ù  la/ìuno  potrà  gian.ai  beati- 
£carfi,&  quello  baftì  per  hora  intorno  a  tal  mateAa . 
BELLEZZA. 

DONNA  che  habbiaalcoia  la  lef^a  fra  ie  nuuoJe  ?  ^  il  rcf!o  /la  reco 
vifibilejperloipìendorcjche  la  circe  nd..,  porga  vna  iTr.nofuoi  dc- 
Jo  fplendore>con  :a  quale  terra  vn  giglio ,  fpr.gcndo  ccn  fai  tra  ir  i,n'  V-.a 
palla  5  &:  vn  compalio  .  Si  dipinge  la  Lene^'za  con  la  icf  a  aicoia  fa  le_j 
nLUoJe,peixheiiOnècofa,  dcija  qLa.epiù  dif-Ciin  Ci.uc  li  polia p.afarc 
con  mortai  lingua,  &  clic  menoiìpoha  conofce.e  ccn  fu  tciicttohn  a- 

ki     2         ne. 


dS 


ICONOLOGIA 


no,^u.ìnto  la  bellezza ,  laquale ,  nelle  cofe  create ,  non  è  altro  >  mctaforf*  : 
ca.ue:i:e parlando,  ciie  vìl-,  ipicndoi-e,  che  deriua dalia  luce  della  faccaj 
dxDio^oaiediffÌMilconoi  Platonici  >ellcndo  la  prima  beilezza  vnacu-i 
la  coii  eiiOjlaqiialepoi  cQ^i-iiiiunieaadofi  Jn  qualche  iiiodo  d  Idea  perbe-: 
nignicaduui  alleile  creature,  è  cagione,  eh  e  clTe  intendano  in  qualcii^l 
puitc kbelle^iia: a^a  coi**e quelJi> che  guardano i"e ile.ii nciio  lpecciiiot| 


l^ab'to  fi  fcordano,  come  dlfle  SarL*  Giacomo  nelì'Epiilola  Canohica^T 
co:i  noi  guardando  Ja  bellezza  nelle  cole  mortali,  non  innìto  p»>ì4aiiiO  •-• 
aa;ci  a  vedere  quella  parade  leàìolice  chiarezza,  dalla  quale  tutte  le  chiù* 
xciz^  hamioor.g4ne,comediUcDaatenel  i^. del  Par. 
Ciò  che  non  mAore^  &  ciò  che  pm  morìrs     '^.i  è  fé  non  Jplendor  di  quella  idex^^ 

fhe  partorifce  amando  il  nojl  ro  Sire . 

Si  dipingerà  dunque  nella  iudetta  maniera  >  fìgnificandoil  per  la  manOji 
€iic  li  flé.idc  coi  GigiiOj  ia  beli wza  de  lineameli  u  ^  6c  de'  golori  dei  corpo 


2)7  GESJRE  RIPJ,  éf 

fcmìnilc^nd  quaieparc ,  che  Ila  riporta  gran  parte  ài  quella  piccola  mu'um 
di  bellezza,  che  è  parncipata  >  5C-  £oduu  ixi  terra, coiue  habbiamo  gii 
detto  di  iòpra. 

Nell'altra  mano  terrà  ]apalJa,colcompairo,pcrdimoftrarcchcogni  bel 
lezza  conhile  in  miiurc,^proporrioni ,  le  quali  s'aggiu/lano  col  tempop 
6c  col  luogo.  Il  luogo  detcrniina  Ja  bellezza  nella  dilpofitione  éziì^z^ 
Prouincic, delle  Citta, de' l'empii, delle  Piazze, dcll'h uomo ^ e  ài  tut- 
te le  cofe  luggette  airocchio,come  colori  ben  difliiiti  >  &  con  proportio- 
nata  quantità ,  &  niilura ,  &  con  altre  cole  limili  ;  col  tempo  lì  determina- 
no l'armonie ,  i  Tuoni,  le  voci,  Ibrationi,  gli  abbattimenti,  6(^  altre-» 
core,  le  quali  con  mifura  aggiullandofì ,  dilettano ,  &  fono  meritamente 
chiamate  belle.  Et  come  il  Giglio  per  l'acutezza  dell  odoi-emuoue  ilfen- 
fo,&delìagli  fpiriti  ,cofì  medelimamente  Ja  bellezza muoue^&defia»/. 
gl'animi  ad  amare,  &  dcfìdeiarc  di  godere,  (per  dar  perfettione  a  fé  fiCflò} 
Jacolàjche  fi  conofce  per  la  molta  bellezzadegna  di  conlìdcratione ,  fi^ 
di  prezzoj  fopra  di  che  vn  vì.q\>\\^ì  e  gentililsimo  ipirito  fece  ilprelea^ 
te  Sonetto* 
£  luce  la  helta-i  che  dal  primiero  SperìfSi  "pince  ogrCopra  opiìper.fierOn 

Splendor  nafcendo  in  mille  raifipartey  Quegli cheU  ncflro  y  e  taltrc  "Polo  erc^e 

£  fede  fa  mentre  gli  vibra ,  e  parte         Quafi  tempii  a  luifacriy  ot:e  il  profonda  . 

t)i  quel  che  in  Cielo  fpléde  eterno  vero.  Saper  s'adopri-^e la poteni^^e  il^^elo^ 
XJaria  color fouenteihor bianco^  horneroVnafcintillafolmoJìronne  al  monda 

€  luce  in  vna  men,  t  he  in  altra  parte       €  di  cióy  ch'egli  imaginundo  efp  reffe 
•  5\(j  dotta  mano  di  ritrarla  in  carte         Tiotefuron  lefiellcye  eana  il  Cielo» 
BELLEZZA    FEMINILE. 

DONNA  ign uda ,  con  vna  ghirlanda  di  Gigli , 6c  Liguf^J^i^  in  tefta ,  iti 
vna  mano  haurà  vn  dardo,nell'altra  vn  Ipecchio,  porgendolo  in  fuo 
jri  fenza  fpccchiar/ì  dentro,federà  fopra  vn  drago  molco  feroce. 
•:  I  Gigli  fono  l'antico  leroglifico  della  bellezza,  come  racconta  il  Pierio 
ValerianOj forfè  perche  il  Giglio  tra  gl'altri  iìori ,  ha  quelle  tre  nobili  qua- 
iitàjche  riconobbe  una  gentildonna  Fiorentina  nella  ftatua  fatta  daiculto- 
re  poco  pratico,  perche  clTendo  ella  dimandata  quelche  giudicale  di  tal 
ftatua  5  ella  con  grandillìma  accortezza  di  ile  fcoprendo  le  bellezze  d'una 
donna compita>&  la  goffezza  tacitamente  di  quell'opera,  che  era  bianca, 
morbida,&  foda,per  eflbr  quelle  qualità  del  marmo  fteiìo  neceilarillìmc 
in  una  donna  bella,coiiie  racconta  Giorgio  Vaian,  <5^  quelle  tre  qualità  ha 
particolarmente  tra  gl'altri  fiori  il  Giglio. 

Il  dardo  facendo  la  piaga,nel  principio  è  quafi  infenfibile,IaquaIepoà 
crcfcca  poco  a  poco,&  penetrando  molto  dentro,  è  difiicilea  pcierii  ca- 
uare ,  &  ci  dimoftra ,  che  cominciando  alcuno  ad  amare  la  bellezza  delle 
donne,non  fubitoproua  la  ferita  mortale,  maa  pocoapococreicendo  la 
pia?a,fcntealla  fine,che  per  allentar  d'arco  non  lana. 

lo  fpecchio  dimoftraeiìere  la  be  lezza  faiiimie  medefimamcnte  uno 
fpccchio,  iielquaie ucde^do  ciiicunoielleiiò  m  miglior  peifcLtione  per 


7»  te  ON  0  LOCI  A 

i'amor  della  fpccie  s'incita  ad  amarli  in  quella  coiìi,  oue  li  è  usduto  più  pei^ 
fcccc!,&  poi  a  deiìderar/ì,&  fruirli . 

11  dr^go  iiioitra  che  lion  è  da  lidurfi^ouc  è  belle2za;,perche  ui  è  uelcno  di 
palsione,&  di  gdo/ìa  ^ 

ElguLdù^ycrchcnon  uuolefler  coperta  di  liscio,  come  anco  lì  può  dir 
che  liu.  iiaic,  òi  Caduca,  <Si  peiXiJ  le  lì  pongono  i  \vgvSin  nella ghirianda^^ 
conforaic  ai  dccto  di  Virgilio  nell'Egloga  leconda. 

OJornioft' pner  mmiu  ne  crede  colori    ^tua li^ujìra  caduntyvacma nigra  legutur. 
Et  OuidxO de  arte  aniandi .  {fuo^ 

J^'n-ma  bonìi fragile  efl-,q!i:intHq; accedit ad annos  Fit  minory^ [patio caYptUY\iWt 
7^  ■  fe?nper  vioLynccjemper  liliuflji-enty    St  rigetyamijjcy  fpina  reUóìay  i^o^ 


■a^  • 


del  Sig .  CJiouanm  Zar at ino  Ccijicllini . 

DONNA  che  tenga  in  certa  vna  corona  di  vite'  intrecciata,  con  un  n.- 
ino  d'olmo  in  mano,  verioil  l'eno  vn  Alcione  augello  marittimo» 
Cgii'vno  inquanto  la  vite  ami  l'olmo,  &  l'olmo  la  vite,  Ouidio. 

ylmus  amai  vitesy  vitem  non  deferii  vlmos. 
Per  tale  amorofa  Beneuolenza,&  vnioneTolino  fi  chiama  marito  della 
Vite,  &  vedaua  li  eiiiania  la  ulte  quando  non  e  appoggiau a  rolmo ,  Ca- 
tullo ne  gJi  eiiàn.etri  nuptiali  »  Ft  ridica  in  nudo  vitis  qua nafcitur  aruQ 
7'lirntj/um  fu  extolit .  pi  u  a  bailo  poi  dice . 

•^t  fi  forte  eadcm  cji  vlmo  conim&a  man  to ,     Et  Martiale  nel  4.  libro  ne  le 
nozze  di  Pudendo,  &:Clauia,  volendo  mofìrare  rvmone,&la  Bexieuo» 
lenza  di  queftì  ipoii  dille .  7{^c  melici teneris  iunguntur  ritibusulmi» 
9  fi  Tatti  penfien  pensò  li  Taiio  quando  dille,   cimano  ancora 
ijU  arhon ,  leder  puoi  i  on  quanto  cjj  ettop     tt  i  on  quanti  iterati  ahbracckmenttf 
la  vite  sauuiticcbia  alfuo  marito, 

Cioc  a  ToluiO,  Te  bene  fi  potrebbe  anco  intendere,  al  pioppo,  o  al  frafsina 
a»bon  tutti  amici  ailauitc  come  dice  Coiun.elialib.  XVI.  yitem  maxi^ 
tìif^ popi'.i'.s dit deinde  ulmus , deinde fraxinus ,  &  di  quefii; arbori  uolie  mtcn" 
derc  Horutio  nel  4.  lib.  Ode  V.  chiamaci  uedoui  lenza  la  uite .  Et  rìtem^ 
yiduas  ducit  ad  arboresy  Et  nelle  lodi  de  la  ulta  ruftica  conciali  manu, 
%^dulta  ttitiLtìi  fropagne yilt.^s  mantafT optilo s .  Da queftì  i'oeci  latini ieg- 
giadx-araeiKe  prefe  il  Beiiiboilluo  concetto  mafsunaiaeuieda  Catullo  per 
cilortareiedaiiie  adamare.  CiafcimaFae.  (p^^^'^9 

tjìa  naccyelgiardin  non  fc  ìf  adorna         Ma  quando  a  lohnofO  al  Tioppo  alta  s'a^ 
'Hclfruttofi-oyneltombre  fon  gradite .     Crefe  feconda  per  Sole  y  e  per  pioggia 
Ouc alcuni  1  efli  più  moderni  leggono 

Ma  quando  a  lolnio  c.mico  alta  s'appóggia<, 
Etdiqucftòhnoci  fiamo  uolutifcruirc  noi  laflando gl'altri  per clic.*c pili 
frequcnie  in  becca  de  poeti,  &  per  non  confondere  conpiudiuera  4«i/it 
lacv)rona,Xiie  p;ùgcnt;iie  comparirà  icmphccmence  la  uiteauui.icchii»i4 


DI  CESARE  RIPJ.  // 

monìale  >  l'Alcione  che  tiene  in  mano  è  vn'augcllo  poco  più  grande  d'va 
pailaro  ,  quafi  tutto  di  color  ceruleo  ,lc  non  che  ha  mcfhcate  alcu- 
ne penne  porporine^e  bianche,ha  il  collo  Ibctile,  &  lungo,  va  fuolazzan- 
éo  ,&f>ndendointornoallitodelmare>con  voce  lamenteuoIe>oueanco 
fa  il  fuonidojóc  vi  coua  lètte  glorniji  quali  per  cflèrc  felici>chiamanfi  t^l- 
cyonij  dU's,  Perche  in  tal  tempo  il  mare  ila  tutto  tranguiUo ,  coii*c  dice  Pl> 


iiiìo  lib.decimo  cap.^  2.5^  liìdoro  lib.  12.  &  il  Sannazaro  cofi  cantò  nell'E* 
gloga  quinta. 

Cantere  )  &  Halcyonis  nidmn  mihi  pellere  ventos     Dkitur,  ^fxms  feiagi  mi:l^ 
(ere procelùrs     Forfitanhìcnofiros  fedabit peBorls  aifcus . 

A  queflo  hcbbe  mirai'Vngaro  nella  prima  Scena  del  quarto  atto  d'Al- 
ceo ,  iuperflua  in  vero,  ma  grat.ola^llnuje  a  la  de-cima  EgJoga  de  Rota. 
7urb.tto  el  mar  d'amor  ma  forfi  vn  giorno     Ter  me  faranno  t^^lcio.i  il  m  io. 
Cioè  iperovn  giorno  d'hauere  in  amore  ti'anquillo  ilato,&  Bernardin  Ro 
^a  più  cl;iiiriiu*eate.  li    4        ^q.-.i.ì 


^- 


fz  ICONOLOGIA 

Soay.e  vdirgti  dugei  >  che  per  la  riua  Tre/idonful  nidojinflebil  voce,  <&  ViUS 
Cantar  piangendo  (efìjonanco  amici)  ^^cqmtan  t onda j^ fanno  ititi  aprici  » 
Loyjìdi  aìitoriy  &  mentre  al  tempo  rio     ■ 

Chiainufi  anco  Maone,  ia  moglie  di  Ceice  Re  di  Tracia  ,  la  quale  amcr 
cordialiikmamcntcìl  luo  manco, onde  i'Vngaro  volendo  mortrareia-c 
Alceo  vnabencuolenza,  (Si  vnione grande  con  Eurilla,fa  che  egli  dica^ 

t^fu  tra  noi 
«J^ntre  fummo  fanciulli  7{jn  so  fé  foffe  tale 

Sifnifcerato  affetto  Sempre  ella  flaua  mecOy(&  io  con  leiy 

Che  tra  figli  di  Leda,  hor  chiare  flette      Si  che  rado    o  non  mai  ci  vide  il  Sole 
iì  tra  Ceice  ycìr  la  fida  alcione  y  Vvnda  l'altro  difgiunto. 

Amò  tantoqueftaAlcioneil  fuo  marito >  che  hauendoin  fogno  veduto^ 
ch'egli  m  vn  turbulento  naufragio  era  morto,  (1  come  auuenne,  buttofsi 
«fai  dolore  in  mare ,  onde  i  Poeti  fìngono  >  che  fufie  trasformata  in  taloi 
augello  del  fuo  nome,  &  che  fé  ne  volafìe  fopra  il  morto  cadauero  del 
manto ,  che  era  portato  da  l'onde  manne,  &  però  fanno  che  quefto  augel- 
lo fi  vadi  tuttavia  lamentando  nel  lito  del  mare,  come  tra  glialtriBemaf 
afino  Rota  ne  l'Egloga  XIIL- 

£)eh  perche  non  fon  ioy  come  colei  Sommerfo  in  mare  y<::^  per  fauor  de"  T>ei 

€he  vide  in  fanno ,  c^  poi  trono  lo  f^ofo    Horpia?^ge  augello  il  fuo  fiato  dogliofoe 
E  nell'ottauaieguentev 

guanto  finuidioy  a  ben  coppia  felice         Comunfùfèmprey  a  cui  cantando  lìce 
wi  cui  fpofly  (jr  augelli  vn  letto,  vn  nido  L'onda  quetar,  quando  pia  batte  il  tidoy 
Et  il  Petrarca  anch'egli  canto  della  beneuolenza,  ó^  vnioue  di  q^ucfti  idi-* 
ci  conforti  nel  fecondo  Trionfo  d  Amore . 

^.e/  duo  che  fece  amor  compagni  eterni  Far  i  lar  nidi  a  più  foaui  verni  ' 

m^tcioney&'  Ceiccyin  ritta  alrnare' 

Con  molto giuditio  Ouidio nel lib.  decimo  delle  Metamórfòfi  lia  trasfó  « 
jnato  detta  moglie  amante  del  fuo  manto  in  Alcione,  perche  veramente 
qneflo- augello  di  fua  natura  porta  al  fuo  manto  tanta  beneuolenza,chc 
«on  per  iipatio  di  tempo ,  ma  per  fempre  cerca  di  ftare  vnita  coi  manto, 
Sion  per  lafciuia,  ma  per  amica  beneUolenza,che  tener  deue  la  moglie  ver^ 
io  il  manto ,  ne  mai  altri  riceue ,  anzi  feper  vecchiezza, egli  rfiuenta  fìac* 
«co ,  e  tardo  a  feguitarla  nel  volare,  dia  lo  piglia  fopra  di  le ,  lo  nutnicoy 
mai  lo  abandona ,  mai  lo  lalfa  folo,  ma  poftofelo  fu  gi'homen,  lo  porta ,  lo 
gouerna ,  &  fla  feco  vnita  per  fino  alla  morte ,  Ci  come  refenice  Plutarco, 
^folertiaani  -.aUum.  In  coca!  guifa  parlando  de]lAlclone,.^'^M«/(?w/f«(?- 
U^us  tnaremimhecill:imy<;:^adfc£iandmn  tardum  reddidity  ipfa  eumfuflipiens'ge-^ 
j^at y  atque nutrir y  nwiqiiamdcfiituensyuunqiiamfoluìn'rctiquens  yfedin  humeros 
Jiiblatum  vfqucqìiaqiieportat}atqucfoì'.etyeiq;ad  inortcm  vfqueadefi.- 

Pongafi  ad  imitare  li  conibrti  l'amabile  natura  deirAleione,  &fticn(j 
Ira  di  loro  uniti  con  amore,&  bcneuolenza,  tcnghino  m  dui  corpi  vn'ani« 
sno,&  vn  volere,  i'vno fi  trasfonnineiraltro>giOjlca,&  refiilietoj&coa» 
V^^Q  dcìÌ4  coinpa^iua  datagli  di  Dìo  :  uleait'etto>-&  vaione^seiprimcj» 


hi  q  Mal  pane  del  Ciclo  >  in  qualidea 
Scolpi  Islaturasi  leggiadra  forma  j 
i^nlm-a  di  virtute  cjjhnpio,  e  norma 
teat.i  al  par  d'ogni  fuprema  Dea  . 

SUaco'l  juo  fptendor  rallegragli  bea 
Lo  Spofo  fiio  diletto,e  in  sci  trasforma 


DI  CES J RE  RIEJ.  yf 

fa  quel  nóflro  Sonetto  acroflicho  fatco  nelle  nozze  del  Sig.  GIo.  Batilìa^ 
Gai'2oni,&  della  Tua  riobililsima  Spolà,il  cui  pregiato  nenie  nei  capo  d^ 
Verfi  per  ordine  fi  pone . 

^y^mando  lei  nona  celejle  ly^Jìrea  . 
(j^t{Z C2{^  inuitto  )  e  fagg io  a  leifrmiU 
Le  fu  prejcritto  dell'empireo  Coro'g^ 
Onde  ben  lieta  uà  i  o'I  cor  giocondo . 
B^ma  per  uoi  già  gode  eterno  (aprile  ^' 
Indi  verrà  pet  roi  l*età  dell' Oro  y 
L'aftringe  a  fcguirfol  lafua  bell'orma^  E  B^I{^  prole  ad'abbellire  il  mondo  » 
Et  certo,che  niuna  maggior  felicita  può  eflcrc  tra  dui  conlòrti  che  iVnio*»* 
lle,&  Beneuolenza:  degno  è  d'elfere  impreflb  nella  mente  dbgni  per-- 
fona  legata  in  nodo  matrimoniale  i\\  precetto  di  Focilide  Poeca  Greco 
ty^'ma  tuam  coniugeni)  quid  enimfuauius  ejr  procfìantius     Quam  cum  iJHaritum 
diligit  yxor  vfquead  fene^am   \Et<J^aritUsfmmyxorem ineque  inter  eos 
incidiùontentio  ì    Cioè  ama  la:  tua  moglie ,  che  cofa  può  éflere  piir  loaue 
&pmconueneuole,chequandola  moglieama  il  marito  per  line  alla>* 
Vecchiezza,  &  il  marito  la  fua  moglie,  ne  tra  lóro  c'interuicne  rilTa,&  eoa 
tefaalcuna.  Quindi  è  che  li  Romani  antichi  hanno  làilato  niolte  uiCma* 
re  di  quelli  che  lorto  vifsi  in  matrimonio  vnitamcnte  Con  beneuolfrnza^ 
iènza  contraflo ,  de  quali  noi  ne  peneremo  per  eilèmpio  qaatro  Stampate 
éàìÌQ  Smecio  due  verJfe^U  marito>  e  due  altre  verfo  la  moglie . 


DM. 
Jb.  imió  primigenia 
Qu^ivix  ann  XXXVo 
fu  aia*  T alias,  fedi  o"* 

(})nÌHgÌK.ariJjima 
et  pientijfimo 
Jbefi  benemerenti 
(um  quo  vixit  annis 
^V,  Mens.  VL  .% 

Sfulciter.  fme  Querela  » 

r.  Flauto,  ^y4'yCj.  Uh.  Chryfogom 

lesbiano .  z^diiitor  Tabular  ior 
É^tion.  UereditatCaesl^ 
FÌauiaTs(lca  cóninx.  cum  quo 
yixit  anU'  Xiy'fm§  ulla  offenfoc 


DI 5  Ma^T^IBrS^ 
lufiae^laphyrae 
Vixit  Q^nnis  XXXIIX. 
Ti  Claudius  favflus 
Coniugi,  cptime^&bem 
De  fé  merita  cum  qua 
Vixit  iy^nn.  xiix  menfe  i 
Diehus  XXIIIl.  fme  rlU 
Querela  fecit)  ^fibii 


DIS  MAlSr  S, 
CALPVRNIAE 
XL,HOMEAE 
MXALPVRNIVS 
M.L=  PARIS 

CON.SVAESANCnSS. 
CVM.QYA.V.A.XXV. 
SINECi^^EN.El  iìbi. 


Simile  modo  di  dire  vfa  Plinio  fecondo  ncflib.g.  fcrìucndo  a  Gcminio, 
I  Sraue  yubm  Mairitius  nofier  accepit*  amifit  yxorsmftngukrk  sxemph  >  etiax^ 


74  ICONOLOGIA 

fi  olmi fui^ct .  Vix'it  cum  hac  triginutnouem  anni s  fine  iurgioyfine  Ojfenpt.  Et 
xielia  iriicrittionc  di  Lucio  Siiuio  Paccmo  fi  -legge  e  Sine  ylla  animi  Ltefurcu 
Et  in  quella  di  Giulio  Mjrciano'.  S ine  ylla  animi  lefione,  Vn 'altra  in- 
icrittione  ponerc  vogliamo  trouata  poco  tempo  fa  nella  prima  vigna  fuor 
tli  porta  latina  a  man  dritta  >  nella  quale  dice  al  Lettore,  che  sa  d'elicre  in* 
uiduto ,  per  tre  cagioni ,  vna  perche  mentre  ville  flette  femprc  fano,  la 
feconda  perche  hebbe  commodamcntcbene  da  viuerCila  terza  perche 
^ebbe  vna  moglie  a  lui  amorcuoliisima . 

CLLOLLIO.Q.L. 
CONDITO 

SCIO  TE  INVIDERE,  QVI  LEGIS 
;  TITVLVM  MEVM  DVM  VIXI 

VALVI.  ET  HABVI  BENE.  QVET  SIC 

VIVEP.EM.  ET.  CONIVGEM 

HABVI.  MIHL  AMANTIStìlMAM  SIC 
Hora  fc  da  gentili  è  ftato  fatto  conto  di  viuere  fenza  quercla,r?rn2a  offcfa,' 
^lefione  alcunatraMogiie>  &  Marito .  ma  con  reciproco,  6i  fcambieuo-» 
Je  amore,  canto  più  da  Chriftiani  fideue  procurare  di  viuerc  nel  Sacro 
patrimonio  in  Santa  Pace  con  unione,  5(_  Ben  euolenza,  acciò  a^entia- 
«10  poi  d'etère  vniti  ncH'altra  vita  in  Ifjmpiterna  gloria . 

B  E  N  I  G  N  I  T  A. 

DONNA  uc^ita  d'azurro  ftellato  d  oro  con  ambe  due  le  mani  C  prc-i. 
male  mammelle  ,  dalJequalin'eica  copia  di  latte  >  che  diuerll  alli- 
gnali lo  beone ,  alla  finiflra  banda  ui  farà  un'Altare  col  fuoco  accelb . 

La  benigniti  non  è  molto  differente  dall-afìàbilità,  clemenza»  &  hu* 
amanita  »  ,6cL  principalmente  fi  ef^rcita  uerfoi'  fudditi ,  &  è  comparsionc 
hauutacon  ragione , interpretando  la  Jeege  fenzarigore,&è  quafi quel- 
la che  i  Greci  dimandano,  (/■p^(r/;/^/cioc  piace uolc  intcrpieuicuL/ne  del- 
la ^cggc. 

Si  vefle  d'azuro  ftellatoa  fìmilitudinc  del  Cielo;  ilquale quanto  pi^è 
difter;eiIluflrato,&abbcllito,tantopiù  fi  dicccirei-  benigno  verlb  di  noi, 
coiì  benigno  iì  dice  anco  rhuomo,cne  con  fereno  volto  cortefemcni-e  fa 
gratic  alt/ui  fenza  intercfTe,  o  nconoilimenwO  mondano,  &  che  cfieguiicc 
pietofagiuftitia. 

Preme  dalle  mammelle  jl  lattCjdel  quale  beuono  molti  animali,  perei  e 
è  effetto  di  benignita,^&  dicK-^irita  ÌLficme  fp;  rgere  amorcuolirente  quel- 
lo che  s'h.?  dalla  natura  ailudcn-dofi  al  detto  di  ^un  Paolo,  che  congibn- 
tamentcdice.'  Charitas benigna ejì.  Simoflra  però  ancora qucfì'atto>  che 
«fercitandofi  la  benignità  Lcrib  i  ludditi ,  come  fi  è  detto ,  ella  deuc  cilere 
^r  tepofla  al  rigore  delia  giufiitia,  fecondo  Papiniano  Iure  Conlulio.ci^ 
fendo  la  benignità  compagna  d'eila  giufi:itia/cGme  ben  dice  Cicerone 
Pefjnibi.s^  Cheperòiia  tuticdue  dcue  ellèr  iodata,  &(_  abbracciata,  ah  er- 
ri andò  Piut.  .  .' .  ,  vr.!,C';p.3ò»che:  Q^inon  lai.dai; b(;nignitattmyis prò* 
UV>Q  cor  bdst  adurMutlmmi  ii:iifeìrQi.uufjlnLj  «^ 

-'  .,  L'altare 


DI  CESJRE  RIPJ.  yj. 

L'altare  co']  fuoco,  denota,  che  U  iQuigmu  h  deue  ulàre,o  per  Cugio^' 
ned.  religione, lag uaie  principaluienic  sciercica  coii.  h  i^cnLCij  y  o  al- 
liieno  lioa icn^a  ella ,  uli*.ente cJie  Lciiga  la  j. encoJo  d  cLci-e  ritardata > o 
impedita  Jagiaftiaaperiiniui'e  Dio  /leao,  ^ic^uaie  e  vguaiineiue  giuitc,  (Ss 
benigno. 

AL   SIC  C  A  V  A  L  I  E  R 

e  E  ò  A  R  E     RIPA, 

PER  L'IMAGINE  DELLA  BENIGNITÀ  FIGURATA 

Jj*  iui  nella  perlona  den'lilultniljiina  ,  ed  EcceJienjiisirùa^ 

Signora  Marcii eiana  Saiuiau  ■> 

^^yùf,  e  pregio  ac^uIflùCJf  eco  Tlttor^ 
(^ia  ritraendo  e  on  Maeji ra  mano 
La  BeUffima  ty^rgiua ,  onde'l  Troiam 
Cjiudiee  Ideo  Sentì  l  /  Ino  ardore  : 
tìortii  (E  S<i^B^  gtntUd' Italia honorep 
ty^'nimo  efprìmi  genero fo  humano 
DifaggiaStrufca  D  OT^H^t^  yal  cutfounom 
Lume  s'accende  l'z^rno  ai  lafio  amore  : 
7^  In  yan  con  Zeufi  a  gareggiar  t'accingi-f 
Che  Tu  lofphto  /  Sila  corporea falma^ 
fi  la  Beltà;  Tu  la  -virtù  difingi  i 
^k^nzi  gloria  ma'jgior  guadagni  >  e  palma  % 

Qoebel  tanto  più  grande  in  carte  ftringi  ^  ^ 

QMato  -viapiu ,  chel  corpo  %  è  nobil  l'^s^lm^t^  ó- 

lo  Spapàrato  s^ccademico  Fllomat9Ò 


B  E  N  I  G  N  I  T  Ao 

DONNA  giGuane,  bella,  &  radente ,  con  uaga  acconciatura  di  bioiH 
di  ca;  egli,coronata  di  corona  d'oro,con  il  Sole  in  capo,  ueftita  di  ha» 
bito  leggiadro  in  color  d'oro  >■  con  Clamide  fregiata  di  color  pui'ptirco, 
oue  il  uedono  re  Lune  d'argento  j  lequali  fieno  creicentì,&  riuoite  a  inaa 
deft  ra,iìia  alquanto  china,  con  le  braccia  aperse,  &  con  la  deftra  mano 
tenga  un  ramo  di  pino  ?  moflrando  d  eflerli  ieuata  su  d'una  nccha  leggia^ 
&  a  canto  ui  fia  un'Elefante. 

La  benignità  non  è  altro  per  quanto  Ci  può  raccorre  da  la  dottrina  d'A« 
Trf!Jib.4.Etica,che  uno  affetto  naturale  di  periòna  magnanima  m  moiìra* 
re  fcgni  di  ftimarc  gl'honori  dati  dalle  pedone  inferiori ,  talché  è  uirtk 
fregna liclic^Ciibuegraadiuijju^ So  iono  lud^nuLiUàt^^  magnan  m» 


75 


7C0N  OLOGI J 


non  uuol  àit  altro  che  huomo  di  ipJendorc,  &  ornamento  di  perfetta  mfi 
tu ,  tal  che  quanto  è  difficile  d'elfer  magnanimo  per  haucr  bifolgno  di  tut- 
ti griiabiti  buoni ,  tanto  è  nobile  efTere  benigno*  Quattro  fono  gli  affeu»  ^^ 
ti  del  magnanimo  >  che  aff'ctà  fi  deuono  chiamare  quelle  cole,  che  noiL#| 
hanno  Elettione,  Beneficenza,  Magnificenza,  Clemenza,&  Benignità ,  a  *>' 
i  quali  li  riducano  tutti  gl'altri,  percioche  il  magnammo  nonftima,nc 
diiprezia,  come  Quello  che  non  teme  j  aererà:  inquanto  nondiiprcixj 


l  Benc/Ico,in  quanto  non  ftlma  Magnifico,in  quanto  non  teme  Clemen- 
te, i'nc^uanto  non  fpera,  Benigno,  &  perche  la  benigniti  haperog.^etto 
IminediatamentcrhonoiC&Jhonoi'aie,  però ^fi può  dire, che 'ia  Beni- 
gnità fia  ilpiudi^no  allctto, che  poflì  nalceic  in  principe generoib, il 
che  è  conforme  alla  dottrina  dciriftefiò  Arirt.  nel  2.  delln  Rectorica  al 
€«^0  jto.  dicsiido,  che  k  ^aude^iia  ììcjU'ììuojbo  hoc  è  aitxo  ;  che  vna  r  er* 


ÙICESJKERIPJ,     ^    rr 

la'pincc'uoiC  5  &  nobile grauua .  La  oiide  icopi-cndoli  queAa  virtù  lu.^ó- 
L.'i..eiUe  neiU  lìluiìiaò.  S.g.  M  xi  D  D  A  L  £  i\  A  S  irozzi  maritatù  nei- 
Ì'iìcceii.iiiulh'iiS.dcii>xg..vit.rcheièSaluiati, uaè  parlo  cheli  vcdu  quclra 
figura  con  particuiar  liiCMCione  di  queila  bagnerà,  nella  quale  01  ere  u  ^ìc.i- 
tri  rpiCudoì\,chele  danno  la  patna  felice ,  la  Cuia  lliu{isii'siina>  igeiUto- 
■f.  di  iomixia  virtù  >  niplende  can?o  l'ifleiia  benignità  mentre  acceuu  gi'no- 
luridcneperibneinierioricon  Uecovolto,  Oc  con  la  benignità  fua,chcL» 
òi:cra  n.egjio  cne  gi'altn  con  l'alterezza,  &  ben  fi  può  dire  di  lei  quelcuc 
Icriuc  Ciaudiano  in  Coniuiata  Manilij .  Teragit tranquilla ptcjias, 
il^od niolentiinequit  :  mandataq;  fort'u^.s  urget Imperiofa quics . 

l,e  tre  Lune,che  lòno  intorno  al  fregiodella  Clamide,  raprefentano  l'ini 
iegaa  deu'iliiillniiinja  Cala  Sirozzi,nellaquale  il  contiene  con  molta  ra- 
gione il  lìinbolo  della  Benignità  ,  percioche  ,come  iliume  della  Lunal» 
lion  e  alc.-o  che  i'irtellò  luinc  del  Sijlc ,  cóli  la  benignità  non  ha  altra  luce 
éhcqueuà^  deli'iftelìà magnanimità Soitj  delle  virtù, come  habbiamc^ 
tuuftrato ,  &  pci*ò  la  forma  del  Sole  lì  fcuopre  in  teila  della  figura,  cioè  in-» 
luoco  più  superiore,  &  più  nobile  kÒQ  de-irintciletto,onde  fi  cauano  le 
^ir.ù  inieilettiue,&i  gi'organi  fenfitiui ,  ne  qliali  fi  fondino  le  moi"aii . 

Il  nuniCrò  ternario deue  Lune  ,fìgnificala  perfettione  di  oucfia emi- 
nente virtà ,  perche liternai'io  Tempre  lignifica perfettione,come inlegna 
Arilinei  primo  del  Cielo  Cai-i-priiiioA'  èprimo  numero  impari ,  &  princi- 
pio d'unpar.tàdeiiii  quale  dicelianoi  Gentili  ibdisfarfi  Dio,  come  di  ce  fa 
j)erfetta,ondeVirgillD'neir£gloga8.dice.  TSlumcro  Deus  ìmpare gaudet. 

Et  1  PitragOiiCi  diiieroU  tre  triplicato  nclquale  fi  contiene  il  dua,  effe* 

fé  di  potenza  infinita ,  con  quali  concorda  anco  Platone ,  che  dice  nel  T:« 

ii.eo,  daqueflonumexO  friplicato  hauere  origine  la  perfettione  dell'an.-^ 

ma ,  &  l'iflelfa  Luna  fi  dimanda  da  1  Poeti  Triforme ,  come  fi  vede  in  Aù- 

fonionel  libretto  intitolato  Grifo,  nei  quale  dell'idefib  numero  ternari^*' 

«Jilcorre ,  ne  deao  lalìare  d.  dire^che  dbtte  Lune  fono  nuoltea  man  delirai, 

cioè  vedo  l'Oliente ,  ilche  è  legno  , che  la  Luna  ila  in  iiiocrcfcimento,ie- 

-guitando  il  Sole,  &  coil  lilluftriiV.  Cala  Strozzi'  fcguitando  gli  fplendc  rii 

della  magnanimitujfì  va  dontmouamente'auanzando  nella  glória,&  negli 

fplendon  della  fama  con  l'if^clla  benignità,  &  è  la  Luna  detta  Lucina,  per 

tiiereeìla  tenuta  da  gli  antichi  apportatrice  delia  lucè  ai  nafcenti  fanciul 

li ,  perche  porge  loro  aiuto  ad  vlcire  del  Ventre  della  madre ,  6:  p^r  elicre 

el;a benigna, &  pianeta humido  afi'retta  talhoracon  il  fuoinflLfloilp-ar» 

to  ioccori-endo  le  donne  ne  1  lor  dolori ,  rendendole  più  facile  al  partorì- 

«ccome  d.ffe  Horatio  lib.5  .Ode  22. 

Montiumcujìos  nemorumq;  uirgo  ^         TeruCcata  audis  ademìsq;lctbo<,- 
^,£  labomnteis  utcfo putUas  Diuatrifoìmis. 

Et  benigna  fi  può  du-e  la  Luna ,  perche  rifplendcndb  neirofciirità  dtìl» 
uotiC ,  alsicura ,  &  inanimifce col  luo  lume  1  poueri  viandanti ,  &  i  pafiori 
alla' guardia  delle' loro  mandrc,&  perciò  è  fiata  chiamata  dagli  Antiche 
icorca^Si  dwte,  &  ^li  E^uij/cofì  il  ^icroglifico  dei  Sok>S:  d^UuLUili  s'in.'- 


«r*.i;,'.u?v- 


78 


ICONOLOGIA 

jt.aginauano  che  quefli  dui  pianeti  folicro  Eicirieiiti  delJc  cofc^coire  quel 
li  ciie  con  Ja viitìi  propna gciiCi-liCro,  &  conlerualìero, &:perpccuaheio, 
tutte  Jc  cole  infeiiori,  oltre  a  quello  Ja  Vitanoilra  cliere  retta  dal  goueriio 
loro  per  elierc  lòllenta^  da  l'iiuiiior  de  l'vna,  ck  dA  Cuior  dell'altro . 

Si  hi  detta  ligur..di  fuccia  lieLa,&  giocondu,rideaLe,dial]:ectQ  giouiaJc, 
leggiadro,&inodefto,percnenon  è  colapiùgrai;uj  6dal..autdclaDeiilgiu- 
t.c,Oilde  dille  1  ercntio  ne  gii  /ideili.  i^-  /pp  reperì, 
facilitate  nibil  effe  homini  mcLius  neque  clcment  'a. 

EtperfignitcareloftatoligiioriJecheè  liCcelTario  all'vlodi  efla  beni'» 
gnita,lìlavefl:ita>  &  coronata  d'oro . 

Il  drizzarli  in  piedi,  chinarli,  &  aprir  le  braccia ,  fono  fegni  proprii  ne  i 
Principi  della  ior  benignità,  lontani  daiiulterezza  de.i an.n.o, 6;^  dA 
rigore . 

Tiene  con  la  delira  mano  il  i-amo  di  Pino,efiendo  detto  arbore  lìn-bolo 
della  benignità ,  \  erche  il  pino  i.ncorche  i.a  lAu.j  Òl  iaccia  ombra  gand^i- 
liina^noii  uuocca  niuna pianta  cne  vi  lia  lòtto,  inu  cialcunavi  gerii.cgaa 
Jietanicnte ,  i-d'che  e.ia  è  benigna  a  tutte,  cou.e  refei>lce  1  i.eoirufto  l:ilo- 
fofo  lib.j.cap.  I  ) .  de  Piantis . 

Tlnus  quoq;  btriLgnao  i.nbi-s  poftcrea  cjfe  pitatt.r,  qi  od  ridice  fimfllcl,  altari 
pt: Seritur tniinfuh e^m ,  Cv" My-iti'.s > ci^^ Laurus  , d^ <*/ ♦?/ lciaqi:e :  net  qidt qi.^m 
frohihet  radix  y  quo  mini,  s  b<ic  Lieve  augc-fi-e  te  i  aieant  :  ix  qi.o  lì.t  cilici  fotcff 
radicem plus  infcftare quam  ymbr?. ;quippc  curri  l' mi. s  ir/.hu^rru.mpl  JJì/:  itn  red" 
daty&  reliqua  q:oq;  paiuis  altisq;  natntiaradicìbksad  fortion^ru  j'oiictat  ìti^ 
non  negar.  Oueèda  notare,  che  il  p. no  arbore  nobiLlsuiiO  di  rad.ce  ci- 
ta, &  le.Aiplice  raccoglie  benignaniente  lotto  Ja  luaou.bra  le  niinon  pian- 
te, fi  con.e  ^anno  aUri  arbon  di  aita  r^dice ,  che  non  negano  ncei  e/e  iti 
compagnia  loro  altre  piante  ,  ilchccilcri  e  yer  figura  >chevna  ffifona 
jnobii<v  ^ ''^^^1'^-'  radice,  c^oè  diftirpe,  &(^  ongme  iubiin.ericei.ef.t-. 
toi'ombrade  Jalua  protettione  con  ogni  benignità  aJtr.  di  minor  ccndx- 
tione  >  &  con  portione  h  an.ecte  nelhamicizia ,  &'  compagnia  lua  ,  iJ  che 
non  fanno  gl'animi  nati  vilmente,  ancor  c.ieperfor.una  l..bhmati  fieno,  :, 
cheperro.d.na;io  reftono  rozzi, 6:  come  doppi;  ,cnon  hemplici  vLi.o  ;( 
\erio  aJtri  più  luftonjahgnita ,  che  benignità , 

L'Elefante  aniniaJe  nobiie,&  più  d'ogn altro  gràde,  lo  }X)nemo  in cue 
fio  luogo  perlimbolo  deha  Kémgnita  de  Principi,  ik  S.gnon  gi\  nd.,  c^e  ia 
fua  benigna  natura  ne  Uiene  a  far  teftimcnianza  Ani,  lib.p.  cap.4'^.ne  l'hi- 
iloria  de  gli  animali .  Jkphas  ormiiiim  ferari'm  mitifilmts  y&placidij^  rni  s* 
EtBartoion.eo  Anglico  de  Ja  proprietà  dcJiecclclib.  i8.cap.42,diceche- 
gli  Eiephantilbnodi  natu  a  ben. gin  [■^erche  non  hanno  fe:e .  Sune  autem 
£lefhantes  nati'.rallter  benigni  ,  qi:od  careant  felle -^  Ma  noi  diremo  eh  eg  i 
Jiabenignonon  lòlo,perche  iia  priuo  di  fciefattefo  che  il  cammello  anco- 
ra è  priuo  di  fcie,&:  riO:.d.meno  non  arriuaa  cjjuelJagentiJe  benigni. à, 
C'-ena  l'e^e.^ame^u-a  perche  ia  natura  lo  l.a  dotalo  d  vi.  ce.-:o  iuniedm- 
teikwCo  prudcnce  e  iei.Uii.ento  eguali  cnciiuiuano.  Piinio  Jib.  g.  ca^  .i. 


DI  CESARE  RIPJ.         79 

é^mmatliim  maximum Skphas  > proximamq;  bumanls fcnfibus ^^c,  quciìo  ani- 
male le  uivU  iieiiduurci  aicoacra  c]u:iiciic  periòiu  cii'habbia  linarnta  la 
hrada pei- non  ipaueauDa coi  mjiti|->ctco>  lì  ruuuin  bel  modo  al  quanta 
Jonuaodaqueiia,^:  perdarluinunoiéle  mollra  tutto  cortcfe,  6;^  man-. 
ÌJCCo>  &  le  precede  uuaati  nel  G.inmiino>tanto,  che  apocoa pocolo  rimct-» 
te  perla  iìi^dd  ,-'-SiiL'Ofj^;iies iiomincm errarttc'/ti  Cibi  obiùurn  uidermt  infoUtu- 
dine  y  prmio  >  ne mpetu  terrea.-it  >  aliqtiantidimi  de  uiafefnbtrahunt >  cir  tutte grct" 
dtimjigunty  &'  p.ndatim  ipjum  pri^icdentcs  uiam  eioliendunt.  dice  il  mede- 
iìmo  iiarcolomeo  Anglico  nel  luogo  citato,&  Plinio  nel  liidetto  lib,  cap.4, 
JElepIxis  bomine  obiuo  forte  folltudine  y  <^  fimpliciter  aberrante  clemens  y  placi- 
4ufq;etia?nde7?iojìntre  uiam  traditur.  Atto  veramente  benigno  ,  minibilc, 
in  vno  Animale,  ch'habbia  forza  di  nuocere  >  6c  non  voglia ,  ma  più  torto 
di  gioua.e:  dela  nobile,  e  benigna  conditionedi  quello  animale  11  poi- 
iòno  riputar  partecipi  quelli  Signori,  1  quali  molli  dalla  loro  innata  be- 
«iigna  natura  rimettono  1  inditi ,  o  ieruitori  nella  via  del  felice  contenta, 
ibccorrendoli  ne  1  loro  ertremi  bifogni  »  Klunc  fibifinem  propoìiit  Honeytusi 
'Princeps  ,  ut  fubiitos  feliccs  efficiat.  Il  line  de  Ihoneflo  Principe  è  di  far  fe- 
lici 1  lud.iiti  d  Jie  Anapacro  :  di  più  gli  honefli>&  benigni  Principi,  &  Sx- 
g;iori ,  acco;gen-io  i  di  elfere  m.ig'Jion  tenuti  ,&  nueriti,  porgono  ani- 
m;)a  mmondt  parlare, &  chiedere  vdxn2e,&iòccorfa, fi  come  hanno 
fatto  gì:  otaniL  Principi  ,&  Lnperatori,  che  hanno  lallato  buori  nome  di 
fé.  Aleilàndro  Severo  di  nome,  Ok  benigno  di  natura  a  chi  non  s'ami- 
Ch^aua  di  chiedc;e  nÌ2ncc,lochiamaua,  dicendo  perche  non  chiedi  nien* 
te  ì  Vuoi  for/e  ch'io  ti  re 'li  debitore?  chiedi ,  acciò  non  ti  lamenti  di  me: 
ConofceuaAlcflandro cheli  Principeè  obLgato  dar  benigna  vdienza,& 
fbccodb  a  pcriòne  minori, &  priuate,&:  perciò s'ofteri uà  benignamene 
tea  loro ,  daiiandundo  e  bifogni  pernon  rimanere  a  loro  debitore,  &  pt.re 
era  gè. itile  Imi  erato re^conforidan'l  quelli  Signori alperi  di  natura,C/lie  ne- 
gano l'vdxnza,  e  fé  pur  la  danno  a  le  prime  pai'ole  mfafliditi  dilcaòciano 
da  le  con  mgiuna  ie  perfone,  &  le  C'auentano  con  la  loro  feuera ,  &  bru- 
fca ciera  j  preadmo  eflempio  di  Tito  tìglio  di  Vefpafiano  Imperatore,  che  ■ 
fempre  benig:no  fi  mollro  al  popolo,  onde  per  tal  benignità  fu  chiamato 
Amore  ,  &f"delitie  del  genere  humano  ,niai  licentiò  alcuno  da  fé  fenza 
dargli  buona  fperanza ,  anzi  auiiato  da'  familiari ,  come  ch'egli  promettef- 
fepiù  di  quello  che  poteiìe  mantenere,  lolcuadire  che  bifognaua  auerti» 
re  che  niuno  li  partilfe  mcflo,&  dilgufiato  diì  parlare  del  Principe. 
7^n  oportere ,  ait  quemquam  a  fermane  Trincipis  trijiem  difcedere  :  Soggi  unge 
Suetonio,  che  trattò  il  popolo  in  ogni  occafione  con  tanta  piaceuolczza, 
6^  benignità ,  che  iblea  far  preparare  le  felle  pubhche  de  Gladiatori  non 
a  gufio  luo ,  ma  ad'arbitrio  de  gli  aipettatori ,  &^  mai  negò  niente  a  niuno 
che  gli  dimandafle ,  anzi  l'eflbrtauaa  dimandare  di  più  :  j^7n  ìieque  negauis 
quicquam  petentibus  :  &  ut  qua  uellent  peteren^y  ultra  adhortatus  tjì.  Stando  vna 
fera  a  cena  gli  uenne  in  mente,  che  m  quei  giorno  non  haueta  uiata  iafo- 
lita  benignità  con  nmao,di  chcpcnccndolì,  mando  fuori  queliamemora- 


to'  ì  e  ON  0  LOÙ  I  J 

èli  \ocQ^y^micidk?riperdidimus ,  Amici  habbiamo  perduta  lagiorfìata  >  ri- 
putò come  pnncipc  efl'ere  debito  Ilio  eilercitare  ogni  giorno  l'offitio  de  Ja 
benignità.  Non  fu  men  benigno  quel  buono  Imperatore, dico  Marco 
Aurciiodi  CUI  Heit)diano  Ibnue ^  che  a  qual  fi  voglia  che  ui  andaua  auaiiti 
porgcua  benignamente  la  mano,  e  non  comportaua,  chedala  fua  guardia 
ìufle  impedito  l'ingreflb  a  niuno .  Quefli  fono  Principi  amati  in  vita ,  6^ 
dopòjmorte  bramati ,  che  li  fanno  fchiaue  le  genti  con  iabenignitaj&  cer- 
xo  per  quattro  giorni ,  che  in  quefla  vita  vno  lignorcggia,  deue  procurare 
jdi  iaflar  memoria  benigna  di  je ,  perche  la  lua  iìgnona  tofto  11  perde ,  &  ia 
i"uabenignita,come  virtù  eternamente  dura i  Detto  degno  di  generoiò 
Principe  t'u quellodi  Filippo  Ke  di  Macedonia  Padre  dei  grande  Aieiian- 
dro .  Malo  diu  benignus^quam  breui  tempore  Domtnus  appellavi  ^ 
vogUopiù  torto  elle  re  chiamato  lungo  tempo  benigno,  che  breue  tempo 
Signore>  onde  io  confiderando  il  cortefe  ammodi  quelli  iniiirti ,  &  beni- 
gni Principi ,  &  la  nobil  natura  de  l'Elefante  animai  maggiore  d  ognaltro 
congiunta  con  tanta  benignita,(l  concludera,chec.LanLopm  vna  pedona 
è  nobilé-5  &  grande ,  tanto  più  deue  cli'ere  cortefe,  &  benigna ,  ma  quei- 
losche  più  importa  lì  conforma  con  Ja  benigna  natura  di  Dio,  di  cui  è 
proprio  ì'efler  benigno>  cflendo  j  che  non  ci  .è  chi  più  di  lui  gierciti  la  be- 
jiignità  per  il  bene  >  che  ogni  giorno  fa  a  tutte  le  lue  creatLre  ^  fi  che  vn 
Signore,  &  vn  Principe  p^rquanto  comporta  la  morul  condmone  in  co- 
fa  ni.una  può  più  accoftarlì  a  la  natura  diuina ,  che  co«  la  benignità  ,  &C^ 
fenza  dubbio?  che;  Iddio  ama  più  vn  Signor  bcnign©,  che  Ibpeibo,^;^ 
altcroj  anzi  l'odia,  licom€  il  moral  Filoiofo Plutarco  chiaramente dii:o- 
flra  nel  difcorfojtche  fa  al  Principe  ignorante,  dicendo,  che  fixrome.;  Id- 
dio ha  .collocato  nel  Cielo  il  Sole,  &  la  Luna ,  iegni  doX  fuo  Iplendore,  co 
fi  è  l'imagine ,  &  il  lume  del  Principe  ne  la  P.epublica ,  che  porta  la  men- 
te ,&.  Ja  ragione  giufla,  U  retta,  e  non  il  fulmine,  e'I  tridente  ,  come  lò- 
glionTarfi  dipingere  alcuni  per  parere  tremendi ,  6:  fublimi  più  che  non 
lòno  rdirpiacciono a  Dio  quelli, che  fanno em.ulatione con  li  tuoni,  ful- 
mini ,  &  raggi,  &  Ci  compiace  d:  quelli , che  imitano  la  fua  virtù,  &  fi  ren- 
dono fimili.a  luincll'honella,  humanità,&  benigniti  ,&  quelli  più  inai- 
la facendoli  partecipi  della  fua  equità,  Giuftiti.a ,  Verità ,  Manfuetudine, 
&  benigniti,  mediante  le  quah  virtù  rifpJendino,  comcilSoJc,  &  la  Luna 
iion  tanto  appreilogl'hiiomini,  quanto apprelìb Iddio  padre  di  ogni  be- 
inanità. 

BIASIMO  Vinoso, 

VECCHIO  magro ,  pallido ,  con  bocca  aperta ,  &  chinnto  vcrfo  la 
terra ,  Jaquale  ei  va percotcndo  con  vn  ballone, che  ha  in  mano,crli 
^ngeuanograntich.i  Mo;t!0  Dio  della  riprensione,  e  dv-l  biafinio;  il  mc^A" 
piento  farà  pienodi  lingue^d'orecchic,  &:  d'occhi . 

èi  dipinge  vecchio,  perche  è  proprietà  dc'veccìii  d\  biasimare  femprele 
^',ied  alcn,o perche  fi  ccnojr.a  la  loro  prud^za  impai-ata  eoa  l'eirerxCZci  r'i 
Oiula  iiin-ppe/  iod.'ii'l  ctii  ;>iU.4tipO]>e'"poriV  f;ciìo^Jial:ce.}^.2  eiouem-'C. 


DI  CESARE  R.IPJ.  Zi 

Si  fa  ancora  vecchio^eilendo  la  vecchiezza  iìauie  al  verno,  che  fpoglia  i 
#ampi  d  ogni  occalìone  di  piacere,  &  di  guiìo . 

E  lecco,  &  pallido,  perche  tale  diuienefpeifo,  chi  biafimapcrrinuidia* 
«he  quali  iemprc  muoue  il  biafìmo . 

Su  con  la  bocca  aperta,  &  iì  vede ,  come  habbiamo  detto  con  le  lingue^ 
rorecchi,&  occhi  perche  il  bialìmo  è  iempre  pronto  d'vdire ,  6i  vedere  per 
icemar  la  lode  di  qual  li  voglia  periòna . 

Mira  la  terra,perche  il  irne  di  chi  bi,afima  non  può  ciTcr  fc  non  YÌÌt ,  ap^ 
poggiandoli  malsime  all'arido  leene  della  maledicenza . 

BONTÀ. 

DONNA  bella ,  vcflita  doro ,  con  ghirlanda  di  ruta  in  capo,  e  fta^ 
ra  con  gli  ©echi  nuolti  verlò  ì\  Cielo,  in  braccio  tenga  vn pellica- 
no c©n  il  iìgliuoimi,^a  canto  vi  iU  vn  verde  arbolcciio  alla  riua». 
di  vji  jiume. 

Bontà  neirhuomoècompolltioncdipartibuoac,coiiie  fedele, verace^ 
integro,giufto,&  patiente. 

Beila  fi  dipinge ,  percioche  la  bontà  fi  conofce  dAU,  bellezza^  clTcnd* 
4hc  la  mente  acquifta  cognitione  de'  fenfi  * 

livelli  LO  dell  oro  fignilica  bontà ,  per  elTer  l'oro  fiiprem  amen  te  buon© 
/ra  tutti  1  metalli .  Horaao  dimanda  aurea  la  mediocri u,d alia  quale  deri» 
uà  la  bontà  illciìà  in  tutte  le  cole . 

L'Albero  alla  riua  del  lìump  è  conforme  alk  parole  di  Daui<l  nel  fuoi. 
Salmo ,  che  dice  :  rhuomo  che  kg\:i^  la  legge  di  Dio  elìex  fimile  ad  vi/al- 
bero piantato  alla  riua  d  vn  ruilelio  chir,  'o,  belio ,  &  corrente,e  per  non 
CiTer  altro  ia  bontà,  della  quale  parliamo ,  che  il  conformarli  con  la  voloji- 
ta  di  Dio,  però  ii  dipinge  in  tal  modo ,  Òcl  li  pellicano  medeiìmainente ,  il 
quale  è  vccello^<:he,  fecondo  che  luccoatano  nioiti  autori ,  per  iòuuenirc 
iproprii  figliuoli  poftì  in  necefsiC4,luena iè fielio  col  rollro ,  e d^ì pròprio 
Sangue  li  nodiifcc ,  come  dice  dntulàmeute  Pieno  Va^eriano  ai  luo  iuogo> 
ti  de'  più  moderni  nella  aoftra  lingua . 

IlRiiiceiU  iicil imp/^ià  del Cardiaal d'Augufia non  mofira  altro, cho 
riftciìàbonca. 

Sta  con  gl'occhi  riuolti  al  Cielo ,  per  clTer  intenta  alla  contcmplatìo- 
ne  diurna ,  &  per  ica^ciar  i  penfieti  cattiui ,  che  di  continuo  tanno  gueiva. 
'  iPcr quello  ancora  ^\  pone  ;a  ghirlanda  di  ruca,haLe^id  j  dect'herba  pro- 
prietà d'efier  fuggita  da  i  Ipirici  maligni,  &iie  iiubbiam o  auceatichi  ccfti- 
, ,  monii ,  Ha  ancora  propriet  i  di  iminuir  l'amor  v  eiiereo ,  il  che  ci  manife- 
.  |fta ,  che  la  vera  bontà  laicia  d..  bar.da  tutti  lintereisi,  &  l'amor  proprio ,  il- 
■  Iqualc  ibio  iconcercu,  &  guifià  tutta  l'armoma  di  quefl'orgaao,  cne  fuai.a^ 
'''  [eoa  i'aroioma di  tutce  le  vucù , 
.,.[  B  V  G  I  A. 

DO  NN  A  inuol;a,&  ricoperta  neilhabitofuo  quanto  fiapofsibi  te, 
^  .  il  ve^tiiiierico  da  vaa  parte  iara  b  anco ,  6i  d^^^i'ak.à  i.£io,ce.va  i  i^ 

''•  l«fO  vna^aza.,  Se  a\  ììì^ìì^ì  Vx*a  >ìej)pia^acc^ 

I.       La 


ti  ICOHOLOGIA 

La  parte  del  vcilimento  del  color  bianco  moftra,chegrhuominibugK 
di  primieramente  dicono  qualche  venta  per  nalconderui  lòtto  la  bugi 
imitando  il  diauolojilquaie^come  dice  San-Giouan  Chnioflomo  l'up 
Alatth.  Concejjum  e/I  interdum  uevti  di,, ere y  ut  mendacium fiium  rara  ueritatt 
commcndent  ,■ 

L'altra  parte  di  dietro  del  veflimento  nero  >  fi  fa  inquellal.  fentenza  i 
Trifone  Grammatico  Grecojaqualediceua  yche  le  bugie  hanno  la  coda 
nera,&:  per  quefla  medclìoia  ragione  a  quedlmagine  fi  pone  in  capo  la 
Gaza ,  che  è  di  color  vano,  5^  la  Seppia  ,laquale ,  fecondo  che  racconta 
Pierio  Valei'ianonel  libro  28. quando  ìì  fente  preia,  manda  fuori  dalla  et 
da  vn  certo  humore  nerojuelquale  Ci  nafconde^flimando  con  tale  ingann 
fuggire  dal  pefcatore.  Con  il  bugiardo ofcura; le lielTo conia iin tiene  deli 
bugiep&  non  viene  mai  a  luce  di  buona  fama  .•  '\ 

B  V  G  I  A.  ;| 

DOnna  giouane  bruttarma:  artifitiofamente  \^eflita  ài  color  cangiane 
dipinto  tuttodì  mafcaredipiù  foi-ti,&di  molte  lingue,  farà  zopp 
cioè  con  \^na  gamba  di  legno ,  tenendo  nella  fini  (Ira  mano  vn  falcetto 
paglia  acceia .  Sant'Agoftino  dipinge  la  bugia,dicendo,che  è  falfa  fignìl 
catione  della  v"oce  di  coloro,che  con  mala  intentione  negano  >  ouero  a 
fermano  vna  cofa  falfa  .- 

Et  però  iì  rappréfenta  in  vna  donna  giouine,  ma  Sruttajcfiendo  vitio  fi 
uile,&: fuggito  fommamente  nelle  conuerfationi  de'  nobili,  in  modo  c^ 
è  v^en^ito  in  vfo  hoggidì ,  che  attefiandofi  la  fua  nobiltà  >come  pcrgiur 
mento  nel  parlare  fi  ffima  per'còfa  certa,  che  il  ragionamento  fia  vero  .- 

YQ.9it^ì  artificiofamen  te,  perche  con  l'arte  fua  eJlas'induftria  di  dare; 
intendei"e  le  cofe ,  che  non  fono*. 

La  verte  dì  cangiante  dipinta  di  varie  forti  dì  mafcare,  &C  ^i  lingue  e 
mofi:rarincon/lan2adel  bugiardo,  ilqualedilungandofi  dal  vero  nel  fau 
lare,da  diuerfa  apparenza  di  elfere  a  tutte  le  cofc,&  di  qui  è  nato  il  proue 
bio  che  dice:  Mendacemoportet  effemernorem'. 

Il  fifcetto  della  paglia  accefa  altro  non  fignifica,fe  nonché  fi  come 
detto  fuoco  predo  s'appicci aj&prefio  s'ammorza,  cofi  la  bugia  prefio  n 
Ice,  &  prefio  muore  . • 

L'cfi'erzoppadanotitiadiquelchc  fi  dice  triuialmente',  che  la  bugia  i 
le  gambe  corte . 

B    V    I    Ó\ 

GrOVANN  ETTO"  moro,  vefiitod'azurro  iellato  d'oro,  &fof 
il  capo  hauera  vn  Gufo ,  nella  defira  mano  vn  velo  nero ,  &  con  la 
liifira  tetra  vn  feudo  dì  color  d'oro,  in  mezo  dei  quale  ui  fia  dipinta  v 
targa  con  motto  che  dxcc.  A  V  D  E  N  D  L 

CALA  M  ITA. 

DONNA  mcfla ,  veRita  dì  nero ,  &  marin  arhéfe',  moftVandofi.x' 
bolei'l  regga  fopra  vnacanna,tehédoin  mano  vn  mazzo  di  fpighe, 
grano  rottele  fracafiatc^coine quelle,  che  vengono  abbattute  dalla  tépel' 


ì 


131 


r>7  CESARE  RIPA.  8| 

Il  veftimento  nero  iìgnifica  malinconia ,  ch'c  compagna  perpetua  doì- 
a  calamità. 

S'appoggia  alla  canna  >  perche  non  il  truoua  maggior  calamità  ,chej 
[uella  di  colui ,  che  ila  in  pencolo  di  rouinare ,  il  quale  i\  cond uce  mol  te_i 
''plteadqflderarela  ;iiorte  per  rimedio,  &  la  canna  per  eircrcvacua,&f 
)oco  denià>  facilmente  fìlpezza  al  lopraucnimcnto del  pelò,  come  fa- 
:ilmente  mancano  le  Iperanze-^di  quello  mondo,  perche  ogni  iòne  di 
^ento  ancorché  debole  è  ballante  a  mandare  in  ruma,  &  la  fabrica,  ^  li 
bnc(amenti  dtììo.  noflre  fperanze,  &  per  quello ii, domanda  calamità  da  i 
•alami  dt\\&  Canne . 

Il  mazzo  del  grano  acconcio  ,comc  detto  habbiamo,iìgnilicaJa  per* 
ìiitione,&  rouina  dtWt  biade ,  che  è  il  principio  della  jioitra  calamità . 
CALAMlTi\,  O  MISERIA. 

DONNA  .afciutta ,  tutta  piena  di  lebbra  con  pochiflìmi  panni,  che 
le  cuoprono  le  parti  vergognofe ,  &  con  alcuni  cagnucli,  che  li  ftia- 
10  lambendo  le  piaghe  delle  gambe,  terrà  .le  .mani  in  atto  ,di  dimandare 
ilemólìna. 

€a'ta?nka  )  ^  <t.ylfiferia .. 

DÒNNA  rneiìajignuda, a  federe fopra vn fafciodi  canne  rotte, e ìpez 
zate  in  molti  pezzi  in  mezo  a  vn  canneto . 
>i  dipinge  mefta , percioche  la  miferia rende i'h uomo  mefto,& ancor- 
:he  la  Fortuna  fé  gli  moftri  alquanto  benigna^  nondiineuo  non  iiiallegra 
nai  5  come  dimoftra  Seneca  in  Thyefte . 

Tropmm  hocmiferos  fequituruitium         "Hjjmquam  rèbus  credere Utis 
^ideatfcclixFo rtirna  lUet  Tamen  affll£ios gaudere pigei . 

Si  fa  a  federe,  permoftrare,che  le fuelperanze  fono  andate  a  terra  ,& 
illa  in/ìeine  con  eflè ,  perche  dice  S.  AgoUmo  nel  lib.  de  fin.  Ja  miferia  h 
ibondanza  di  tribulatione . 

Xe  canne  fracaflàte  furono  femprc  pofle  anticamente  per  lignificare  la 
palamita, da  che  i  Romani pigliorno  poi  ilnome di  calamita ,  dimandaja-. 
io  calami,  le  canne. 

Q  AL  V  N  N  I  A, 

DON  NA,  chemolìri  elfere  fdegnata ,  nella  iìniftra  mano  tenga  vìe 
torchio  accelò,&  con  la  delira  prenda  peri  capegli  vngiouanett» 
Qudo,&loftringa,  ilquale  alzi  le  manigiuntcal  Cielo ,«& da  vna  parte 
^ifaràvnBafalifco. 

Dipingefi  con  vifo  iracondo:,  perphe  è  cagionata  dall'iacondia,  &dal- 
loldegno.  ' 

Il  torchio  accefo,-dinioftra ,  che  làcalunnia  è  inllrumento  atti/fimo  ai 


^  Gh  fi  dipinge  a  canto  il  b^falifco.^percioche,  come  narra  Pieno  Vaie- 
nano  nelUb.  14. 1  Sacerdoti  Jlginj  poneuano  queilo  .animale  per  la  ca- 

1  a        lunaia 


/^  ICONOLOGIA 

Juiiriia>pcrchc fìcomcil baialifco  lenza laordcre dalontano %  pcrnitloA 
aii'nuuaio coi  rguardj> coii  iiCu-iunniatOie ipuri^ndo di naice/lo aU'orec- 
ciuc  d;:' PnacOi ,  Ócjìwr» ,  induce  fVa u<à  itaicii-c.iiic  iav.cuxi.cO,  che  nce- 
na  damii  >  diiagi/,  toruieaii ,  e  odi  x'""ciio  iu  iiiorie,  e  ieiiz'oiide  potCì'ii  aiu- 
tare,iioii  ia*  cudù  li  tofio,^^.crche  gh  v.cn  ì'acco  iii  ^oieiiz-a  couiC  lì  vede  au-"; 
LCMii'e  Ai  Uioi  te  corti, &  j.i.eiv.d^i.^  i\>pra  iùcaiLaii.anel  iiL.  7.  cosi  dice; 
C.dumnUtor  ifUurUiu  jul u  ac ci.fitoy  non  p'étjtnttni  ai.i.uJAt . 

CAPRICCIO. 

GIoLincLto  vcfHtodi  v^ni  coion,  ai  capoporierà  vn  cappelletto  fimi* 
jcal  veilii-xuco  ,iC'prailqu».le  vi  iarunno  penne diuerie,iieiJa delira 
mano  terra  va  mancice ,  6:  nella  iìuillra  vn  iperonc. 

Capricciod  iì  adiikandano  queiii,  che  con  iato,  dall'ordinarie  de  gl'altri 
huoiiiJni  diuerle  fanno  r  endciC  .e  pi-opne  attioni ,  ma  con  la  ii.obutadal 
l'vna  all'ai  tra  pur  dei  n.edelimo  genere,  &perinodo  d'Analogia  li  dicona 
capricci  le  idee,che  inpitturj>oni  rnLÌìca,o  in  altro  modo  li  manifeliano 
lontane  dal  nicdo  ordinario:i'inconftanza  li  diUiOiìra  nell'età  fanciuiieic% 
lav^anetà  nella  diuerlit..  dei  colori . 

Il  cappello  con  le  vane  penne,  nioUra  che  principalmente  nella  fantafìjk 
fono  polle  quefle  diuerfitad  attioni  non  ordinane. 

Lo  l'perone,&  ù  niantice  moftrano  il  capncciofo  pronto  all'adulare  l'aèr 
fruì  virtù ,  o  al  pungere  i  vitii . 

CARRI     DEI      SETTE    PIANETI» 
Ci^KA  ^  HELLi^  LV  ISlj^, 
Còme  è  defcritto  dal  Boccaccio  lib.  4.  nella  (j eneologia  de  gli  Del* 

VN  A  donna  di  verginale  alletto  Ibpra  d  vn  carro  di  due  ruote  tiraÉft 
da  die  cai  alli  j  vn  bianco ,  &  l'altro  nero  per  mofirare ,  che  la  Luna, 
faifuoicorfi  di  giorno,  e  di  notte,  è  anco  tiratoi!  Tuo  carro,  come  dice  li 
iopradetto  Boccaccio  nel  ^.libro  da' cerni,  elfendo  cheilcainmino,che  ta 
la  Luna  vien  fornito  più  velocenicnte  di  tutti  gl'altri  pianetiycome  quei- 
la,chc  ha  rorbeminore,&  Claudiano,&  Fedo  Pompeo  dicano,  che  è  gui« 
dato  da  muli ,  per  eller  la  Luna  fterilc,  &  fredda  di  lua  natura ,  come  pari- 
mente è  il  mulo,  &  A  ulònio  Gallo  fa  guidare  il  detto  carro  da  giouenchi^ 
credefi  che  follerò  dati  quell'animali  alia  Luna  per  la  lìrniglianza ,  che  è  fra 
di  loro  delle  corna,chc  perciò  lì  niectano  due  piccioli  cornetti  in  capo  dei-* 
4a  Luna,  cemeanco  per  eller  quell'animali  làcrifìcati  a  quella  Dea . 
Piudcntio  velie  la  Lunadvn  bianco,  &lòtul  velo  dicendo. 
Di  bel  lucido  ueloa  noi  ueftita 
Quando  fuccinta  [piega  le  quadrelÌA 
e  la  Vergine  figlia  di  Latona, 
Si  potrà  anco  veflire  don  la  nelle  bianca,rofra ,  (S<r  fofca  (!alla  cìnta  iiL* 
jù  j  5j^  li  reflante  dtl  ueflnnento  làra  negro,  mollrando,  che  ia  Luna  non 
haiuiTiC  da  sè,miadaakrilo  riceue5&:  ed  auuertire,che  per  bellezza  di  que- 
lla figura  fieno  efsi  colori  podi  con  gratia,  1  quali  mofti-ano  >  che  la  Luiia_.> 
Spello  fi  muta  di  coìoac^ài  da  eiiu  mola  ladouinano  le  mutattoru  de  tempi. 

Onde 


DI  CESARE  KIVA.  Sj- 

■Onde  Apuleo racconta,  che  Ja roflbzza  nella  Luna  figniiìca  ventigli i:olor 
folco  pioggia,6d  il  lucido,e  chiaro  aere  fereno,&  Phniojicl  iib.  iZ>  cap. j^. 
idice  il  med  elìmo. 

Fuda  gl'antichi  dipinta,  che portafsi a glhomeri una  faretra  piena ;di 
:ilralij&  con  la  delira  mano  vna  facella  acceia,  &  con  la  llninra  un'arco»     - 

Moftra  la  facella  ardente,come  apportatrice  della  luce  alli  nafccni:^  ^^ 
■ciullijpercioche  porge  loro  aiuto,  ad  vlcire  dal  nentre  delia  madre. 

Moftra  ancor  il  lume,che  fa  aili  pafiori,i  quali  amano  aliai  la  Luna,  per- 
cioche  da  lei  .riceuonocommodita  grande,  elìendo  che  lanotte  guardano 
ifuoi  armenti  dall'infìdie  delle  here.. 

.  Oltre  CIÒ  sintende  ancor  per  il  lume  l'humidità  fua,cheprefla  fauore  al 
Ìcpianie,che  germinano  fopra  la  terra,  &  alle  radici  difetto  dona.aiuto. 

Ladipinlerograntichi,come  habbiamodetto,con  rarco,&  con  la  fare- 
tra,pcrche  intendeuano  la  Luna  eflere  arciera  de'  fuoi raggi ,  \i  quali  fono 
alle  uol te  nociui  a  imorta]i,&  per  dimofti-areancora  le  punture,  chefentCH 
jio  le  donne  nel  partorì re,efl'endo  quefta  Dea  fopra  il  partodelle  donne- 
C  A  R  R  O    D  I    M  E  R  C  V  R  I  O. 

VN  giouine  ignudo  con  vnfol  panno  ad  armacollo,  haueràicapegli 
doro5&  hi  eili  vi  faranno  penne  parimente  d'oro  congiunte  inlTc- 
jne,o  uero  vn  cappelletto  con  duealcrte,cioè  vna  per  banda,in  manopcr- 
tei*àil  Caduceoj&  alli  piedi  i  Talari,che  cofi  lì  trucua  dipinto  da  i  pittori, 
&  defcritto  jn  molti  libri  da'Poeti^  &  in  particolare  nelle  irasformatio- 
jii  d'Apuleo. 

Saradetta  Imagine  fopra  d'vn  carro,  6^ vi  faranno jnol ti faflì  ,perac-' 
cennare  il  co/lume  de  gr.antichi,  che  quando  pafìauano  vicino, alle  flatuc 
-di  Mercurio,ciafcun  li  gittaua  vn  fallò  aipiedijdi  maniera, eie  fempreal- 
Ji  piedi  della  flatua  di  Mercurio  erano  molti  .monti  di  fallì ,  e  ciò  nfenfcc 
Phornuto  nel  libro  della  natura  de  gli  Dei . 

Sara  quello  carro  tirato  da  due  Cicogne  vcelliconfecrati  a  Mercurio, 
Hperche  quello  vcello,ch'èchiam.ato  Ibide,  è  vnafpetie  di  Cicogna,  laqua-! 
li-  le  nafce  in  Egitto,  come  ferme  Arinotele  nel  libro  della  naturade  gi'ani- 
f  !  mali, doue  che  Mercurio  (fecondo  che  narrano  grifionci)  regnò,dando 
^j^  la  quei  popoli  le  leggi ,  &:infegnò  loro  le  lettCìe ,  ccn.e  fc ri l e  Aiarco Tul- 
lio nel  terzo  libro  della  natura  de  gli  Dei,&  volie,che  .'a  priira  lettera  c'el- 
l'Alfabeto  folle  1  Ibi,  fi  come  dice  Plutarco  nel  libro  de  \M^,  &  Oiiride,'& 
Ouidionel  fecondo  libro  delle  trasfcrmationi  lcriLe,che  Mercurio  fug- 
gendo infieme  con  gli  altri  Lei  limpeto  diTipheo  gigante  fi  conuerfe  fa^ 
vna  Cicogna  .  .  ■   -v^t 

Potrebbefi  in  luogo  ancora  delie  Cicogne  dipingere  àvz  galli  ^  per  la-* 
conuenienza,che  ha  Mercurio  Diodeila  facondia,  oc"  del p'r.r]are,cCiQÌa 
'"^"  i  vigilan^,]aq uale  fi  dinota  con  il  gallo . 

''  '  I     Con  il  Cad  uc  eo  fi  d  ice  che  Al  ere  urio(fecondo  i  GentilQfufcitaii^  i  mor- 
^  jti^comci'eloquenzaiuicita  le  memorie  de  gr::LiOi::ini-  ^■■'- 

^^      I  raLari,e  kp-enne? modraao  la  velocità  dell^paroies  k  q  uali  inVn  £rat-' 
«  ,  -  I    i         jo 


^(j  ICONOLOGIA 

t'jffwnfcanojperò  Hoaicro  chiaaia^uiii^  ie  parole,  veloci,aiULe,5v''c*lian  Jc 
rejinc:,  e  clu  vuol  vedere  ^ih.  diflu(uii:Ciitc  quciic^e  (imili  altre  ragioni  del-' 
ic  penne  di  Mcicuno  ,6c^  dcgiuiCri  iu<.'i  pOiLCiui,  pQù-a]eggere(  oltre 
;<:/;€  moki  ne  icriuono nella  lingua  LatinaJ  il  Bocc»iCcio,che  nella  nollr* 
non  iDuiica  con  dthgenza . 

CARRO     DI     VENERE. 

VENERE  (i  dipinge  gicuane  >  ignuda ,  &  beila ,  con  vna  ghirlanda 
di  roie,  &  di  morceiia ,  6<r"  in  v^^a  mano  tiene  Viia  conca  marina . 

Fu  Venere  rapprcfcntata  ni.dapcr  l'appetito  de  gli  laiciui  abbraccia*, 
nienti, o  Lero,pC;che  chi  vi^d.ctro  ieinpreajli  lalciui  piaceri  rimane 
fpeUb  fpogliato ,  «Sd  pnuo  d'ogni  bene ,  percioche  le  ricchezze  iono  dalie" 
]a.ciue  donne  diuoratc,6cJì<^cbilua  il  corpo,  Smacchia  l'anima  di  tal 
bruttura  ,  che  niente  refla  più  d.  beilo . 

Il  mirto  ,  &  le  roie  fono  confecrate  a  quefla  Dea,  per  la  conformità,chc 
lìanno  gl'odor  con  Vei.ere,&  per  l'incitamento,  òcf"  vigore ,  che  porge  il 
mirto  alla  lufluria,  che  però  Fut-urio  poeta  Comico  meutre  fìnge  Digo- 
iieir.ercti-icc,  cosi  dice . 
^  me  forti  del  mirto  acciò  ch'io  pofja         Con  pia  uigor  ,  di  Venere  oprar  l'armi 

La  conca  marina  ,  che  tiene  in  mano ,  modra,  che  Venere  ila  nata  del 
mare  >  come  diftulàmence  fi  racconta  da  molti  * 

lì luo carro, fecondo  Apuleoè  tirato  dalle  colombe, le  quali (  come  ft 
feri  uè)  fono  oltre  modo  lalciue,  ne  è  tempo  alcuno  dell'anno  ,nel  quale 
non  fileno  m  leme  ne  i  lor  gufii  amorofi . 

Et  Oratio,  Ouidio,  &  Statio,  dicono,  che  Venere  è  tirata  da  i  cigni ,  per 
(dimofìrare  ,  che  i  guftì  de  gl'ainanti  fono  fimili  al  canto  del  cigno ,  il  qua- 
le è  tan  o  più  dolce,  quanto  quello  animale  è  più  yicino^ì  morire,  perche 
tanto  più  gode  l'innamorato  quanto  più  pena  in  amore  . 

Per  fare  alquanto  difleren  te  quefta  figura  il  Giraldifcriue,  che  Vene- 
re fi  rapprefenta ,  come  ho  detto ,  fopra  d'un  Carro  tirato  da  due  cigni ,  è 
due  colombe ,  nuda ,  col  capo  cinto  di  mortella,  &:  con  vna  fiamma  al  pct-' 
to,  nella  dedra  mano  tiene  vna  palla,  o  vero  vn  globo,  in  forma  del  mori 
do ,  &  con  la  finifìi-a  tre  pomi  d'oro ,  &  dietro  gli  fono  le  tre  gratic ,  eoa. 
le  braccia  auuiticchiatc . 

Il  globo  mofli-acfler  Venere  dominatrice,econreruatriccdeirvniucrlcw'. 

Li  tre  pomi  fono  in  memoria  del  giuditio  di  Paride  a  lode  della  fua-» 
/ìnf^ularbellezza. 

Le  grafie  fono  le  damigelle  di  Venere,  che  allettano,  &  corrompono 
facilmente  grammi  non  bene  (labiliti  nella  virtù  . 
CARRO  DEL  SOLE. 

ILSoJcfi  dourà  rapprefentare  configura  di  g:ouanetto ardito  ,  ignu* 
do  ,  ornato  con  chioma  dorata ,  fparfa  di  raggi ,  con  il  bracciodeflro 
dinefo,&  con  la  mano  aperta  terrà  tre  figurine,  che  rapprefentano  \<Ld 
tre  gràt^C  :  r^^^^^  Uniftra  mano  hauera  l'arco ,  &  le laettC; &  fouo  il  piedi 
i^n  fcrpente  vccifo  con  u  *J1^ . 

Si 


r>/  CESJRE  RIPJ:  // 

Sifagìoulnc  con  l'auttorita  dei  Poeti  fra i  quali  Tibullo  con  dice. 
Che  Bacco  iolo,  e  r eoo  eternamente  giouaniiòoo,&c. 

Ecperiagiouinezza  voliero  iignuicare  la  virtù  dei  Sole,  produttore^' 
fcinpre  in  vigore  del  Tuo  calore  di  colè  nuoue,  &  beile . 

Sofhene  con  la  ànidra  mano  le  trc  granfie  perdxmo/lrarc ,  che  ciò  chc^ 
iiibelio ,  edi  buonoc  in  quefto  mondo,  tutto  appanicepcr  la  iua  luce ,  e 
<Ja  q uelio  in  gran  pax-te  è  prodotto . 

Con  iiferpe  morto,  Ò£  con  le  frecce  fi  dipinge  per  accennare  la  favola 
'di  Pitone  vccilbda  Apollo  hnto Iblo per  diuiofh-are  i  gioueuoii  eiìcutj^chc 
liclla  tcna  opera  la  forza  dei  Soie  alciugundo  le  mperiluita  degl'humon, 
&  i'xloluendo  le  corruttioni . 

6\ara  detta  iìgura  con  bella  difpofitionc ,  fopra  d'vn  Carro ,  ii  ^uale  da 
Ouidionei  iecondo  libro  dcilQ  Metarnorfolì  eoli  lì  dipinge. 
Di  ricche  gemme  è  quel  bel  Carro  adorno    I  raggi  fon  che  fan  pia  e  hìaro  lìgio  ma 
St  ha  d'oro  il  timone  ^^  tajfed'oro.         D'argentone  gemme  in  un  fottìi  Uuoro 
Jjc  curuature  delle  rote  intoì  no  Sttato  infieme  sigran  lime  porge 

Xia  falda  fafda  d'or  cerchiate  foro  Ch'in  del  da  terra  il  Carro  non  fi  forge,' 

Quello  Carro ,  come  racconta  il  Boccaccio  nel  4.  libro  della  Geiieoro- 
^ia  de  gii  D^i ,  ha  quattro  ruote  ,  perche  nei  fuo  corfo  d'i^'n  anno  cagio- 
na quattro  mutationide'tempi,&.è  tir;;to  da  quattro  Caualli ,  dzlh  qua- 
li il  pruno  da  gli  Poeti,  e  chiamato  Piroo;  il  fecondo  Eoo;  il  terzo  Etheo- 
Jie,  &  li  quarto  Phegone ,  &  con  qucftì  iiarino  moftrato  la  qualità  ,  6c  il 
camino  dei  giorno;  percioch e  Piroo,cheè  il  primo  ,  fi  dipinge,^  rc/To,' 
efieado  che  nei  principio  della  mattina ,  oflandoi  vapori  che  fi  leuano 
dalla  terra  ,  i\  Sole  nzì  lenariì  e  roilò  ;  Eoo ,  che  è  il  lècondo  ,  fi  dimo- 
erà bianco  perche,  elTendofi  fparfo  iiSoì^j  ó^hauendo  cacciatoi  vapo- 
ri è  fpledentc,  Schiaro  ;  lì  terzo  è  Etheoiie,&  fi  rapprelcnta_^roffoin- 
tiLimmato  ,  tirando  al  giallo  ,  percheu  il  Sole  (  feru:ato  nel  terzo  del 
Cielo  )  mofii*apiù  r.lplendente  le  ftefib  ;  L'vltimo  è  Phegone ,  &  iì  figu- 
ra di  color  giallo  ,  ma  che  porgo-,  al  nero  ,  per  dimofirarc^  la  decli- 
iiationedcfio  verio  la  terra  al  tempo  ,  che  tramontando  fa.^  ofcuraro 
laterra^..  CARRO  DI  MARTE. 

FV  rapprefentato  Marte  dairantichita  ,  per  huomo  feroce  ,  &  terri- 
bile neìl'afpetto  ,6r  Statio  nel  7.  libro  delia  IhebaidcTaiiia^.  di 
corazza  tutta  piena  di  ipaucnieuolimoftrijcon  l'elmo  in  lefla,  ^  ccn^ 
rVccelio  Pico  per  cuiaero  ,  con  la  deflta  iranopona  v^nj.f!a,<l'ccnii 
braccio nnifiro  tiene  con  ardita  attitudine  v^  no  icudodi  lylcndo.e  ii'n- 
guigno^&con  U  fpada  al  ilaaco ,  lòpra  dvn  Carro  tirato  da  àa^Lu^i 
rapaci , 

Si  mofti-a  terribile,  6^  fpauentcuole  nell'affetto  per  dur  terrore ,  6:  fpa-r 
licntar  inimici. 

J  mofiri ,  che  fono  nell'armatura ,  moflrano  efiere  apprefio  di  Marte  ii 
girare ,  l'im piéca ,  ^  uiue  .xììuìì  '^^ìuoul  . 
;  I    4  CU 


Sf  IC  ON  0  LOCI  A'\ 

GJi  n  pone  il  Pico  per  cimiero  per  efevcceHo  dedicato  à  MarÈé  per  IV 
cutezzii  dei  rolh'Ojncl  qual  Iblo  conlìda  contro  gi'altri  animali . 

L'Alia  iignitica  Impeiio,perche  tutti  quelli,clie attendono  all'armi,  vo 
gliono  eflet-e  luperiori  ,&  dominare  altrui  .•  • 

£o  feudo  denota  la  pugna/S:  la  fpada  la  crudeltà . 

^i  fa  che  llia  foprailcarrojpcrchc  anticaméte  i  combattenti  vfauano  le^ 
carrct'te^edi  ciò  famétione  il  Boccaccio lib.p.dcllaGeneologia  de  gliDei. . 
'  Gli  fi  danno  i  lupi ,  per  efler  c]uelli  ammali  dedicati  a  Marie ,  &  per  mo- 
Orare rinfatiabile  ingordigia  d'i  quelli, che: fèguono  gl'cfercitijche  mai- 
non  fono'^'^cii  ^l'^'^^^i  ^^^^  ^"P^  •  ^^  -domerò  fli  tirare  il  carro  di  Mane  da^- 
diic  caualli,  come  animali  atti  per  combattere ,  5c^.a  fua  imitationo 
Virgilio  diffe.- 

Edio  aYìmntuY eqidyheìlum  hec  armenti  mìnantur .  .   ' 

C  A  R  KO    DI    G  I  O  V  E. 

SI  dipinge  Gioue  allegrone  benignojdecà  di  quarant'annij  è  nelle  Medatl 
p-lie  antiche  d'Antonino  Plo,edi  Gordiano  il  fa.nudo,ma  per  darli  al*., 
quanto  piti  gratia,  &  per  coprire  le  parti  vini  ,li^ metteremo  ad  armacollo, 
vn  panno  azzurro  conteso  di  varijlìori. • 

Nella  deflra  mano  tiene  vn'hafta,  &  nella  finiftra  vn  fulmine,  dando  ia 
piedi  fnpra  vn  carro  tirato  da  due  Aquile;- 

Nudo  fi  dipinge,  percioche,  come  racconta  AleirandroAfròdifeo,anti<. 
camentel'imagini  de  gli  Dei,&  de  gli  Re,furono  fatte  nude,  per  moltrare. 
ehc  la  portanza  loro  ad' ognVno  era  manlfefta.- 

I  vani  fiori,  fopra  il  panno  fìgnificano  Tallegrezza,  &  benignità  di  quc-»- 
ftbpiancta,&  d'efsi  fiori  Virgilio  nell'Egloga  2.  coli  dice.- 

Ipfa  tibi  bìandosfundent  vcnabidaflores  .. 
Gl'antichi  foleuano dare  l'hafta  per  fegno  di  maggioranza  ,  &  perciò^' 
iTcirimaginediGiouefignificaqi.eft'ifielfo.- 

II  folgore  nota  cafligo,  ma  per  elTer  quello  pianeta  benigno  lotien  con'> 
la'  (ìniflra  mano,per  non  eifcre  rigoroib,  il  che  fi  moflrerebbe  quando  lo  te 
lìefìe  con  la  delira  mano  in  atto  di  lanciarlo  .- 

11  carro  è  tirato  dvi  due  Aquile ,  non  folo  per  moflrare',  come:  fono  dedi- . 
cntea  Gioue,ma  anco  per  dinotare  gl'alti,&  nobili  fiioi  penfieri,&  la  libe- 
Falità,&  finalmente efTere  gioueuole  altrui ,  &(_  perciò  dal  giouare  dicefi 
che  ci  fu  chiamato  Gioue. 

Glifi  danno  anco  l'Aquile,  per  il  buono  augurio,  che  hebbe  mentre  an- 
cTaua  a  far  guerra  contra  Saturno  fuo  Padre,  della  quale  rimale  vittoriofo. 
Come  anco,  perche  interpretandoli  Gioue  per  l'aria  più  pura  d'onde  na- 
fcono  i  fulmini  folo  fi  dimoflra  coii  l'Aquila,  che  tra  tutti  gl'vccelii  fola-, 
s'inalza  a  ^rand'altezza  lontana  da  terra. 

CARRO    DI    S  A  T  V  R  N  O. 
(omcfi  dipinge  dal  Boccaccio  . 

VEcchio ,  brutto,  fporcc,  &  lcnto,con  il  capo  inuolto  in  vn  panno  pa* 
rimente  brutto ,  6c  nel  fembiante  vcdrafsi.oieflo ,  <Sc  di  malinconica 

com- 


DI  CESJRE  RIFJ^.         %9 

Complèlsìdne ,  &  conhabito  tracciato, nel  Ja  delira  mano  tiene  vna  falce, 
&con  Ja  llniftra  vn  picciol  fanciullo,  quale  moiìri  con  bocca  aperta  vo- 
ler di  uora  re  . 

Stara  quella  fìgurain  piedi  fopTa  d'vji.carro  tirato  da  due  boui  negri,ouc 
ro  da  d  uè  gran  ferpenti,&  ibpra  del  carro  vi  fìa  vn  Tritone^  con  la  Buccina 
alla  bocca,moftrando  di  fonarla,  ma  che  fi  veda ,  che  le  code  d'eflò  Tritone 
iìano  lèpolte  nel  piano  del  carro,  come  le  fodero  fitte  in  terra. 

Dipingeii, fecondo  la  mentione^che  failBoc'caciolib.g-dclla  Geneolo- 
già  de  gli  Dei ,  niello  per  moftrarla  malenconica  complefsione  di  quefto 
Pianeta,&  perche  Saturno  appreljò  gl'antichi  figniiìcauail  tempoyloface- 
uano  vecchio,allaqualetà  conuienelamalinconia. 

11  capo  inuolto,&  i'afpetto  tardo,dimoftrano  il  finiflro  afpetto  della  ftcl 
la  di  Saturno,  &  la  fua  tardanza ..';''     ^ 

•  Sporco  fi  dipinge,  perche  è  proprio  di  Saturno  il  concedere  i  coflumt 
difonelli.-  - 

-  Sf  rapprefenta  con  la  falce  in  mano,  perche  il  tempo  mietere  taglia  tutte 
le'cofe,come  anco  potremo  dire,che  perla  Falce  sintenda  la  coltiuatione 
de'  campi,ch'egli  infcgnò  à  glltaliani,  cheprima  era  incognita . 

Il  fanciullo.che  elio  diuora,dimo{lra,che  il  tempo  diflrugge  quei  mede-» 
fimi  giorni  de  1  quali  è  pad  re,  e  genitore . 

'  Si  danno  i n'eri boui alfuo  carro,perche  talialui  facrifìcauario,come  rac 
conta  Fello  Pompeo.      '  -i-pvvyv^'l 

Si  può  anco  dire,che  hauendo  effo  infegnato  l'agricoltura  perafarff;  &' 
coltiuare  i  campi,non  lì  potefìe ,  fé  non  con  fcommodità  far  fenza  queftf 
animali,e  però  i  boui  Ci  pongono,come  inditio  d*agricoltura . , 

Il  Tritone  fopra  il  carro  con  le  code  fepolte  iigniiìca  >  che  l'hifloria  co* 
minciò  nel  tempi  di  Saturno,  6c  che  da  lui  indietro  tuttelecofe  erano  in- 
certe,&ofcure,  il  che  IJgnilicanolecodedi  Tritone  fitte,  ócnafcofteiiL* 
terra,perche  innanzi  al  tempo  non  v  era  materia  d'hiiloria. 
C  A  R  R  O     D  I    M  I  N  E  R  V  A. 

DA  Paufania  è  defcritta  Minerua  nell'Attica  fopra  vn  carro  in  forma,-*' 
di  triangolo  da  tutti  tre  i  lati  vguali,tirato  dadueciuette,è  armata  al- 
rantica,con  vna  velie  fotto  larmatura  longa  finoai  piedi,  nel  petto  ha_-» 
fcolpitalatefladiMedufa,in  capo  porta  vna  celata,  che  per  cimiero  ha 
vna  sfinge,&  da  ciafcun  de'  lati  vn  grifFo,  in  mano  tiene  vn'hafta ,  che  nel- 
l'vltima  parte  vi  è  auuolto  vn  drago ,  &  a  i  piedi  di  detta  figura  è  vno  fcuda 
di  criftallo>fopra  del  quale  ha  appoggiata  la  finiilra  mano . 

Il  carro  in  forma  triangolare  fignifica(fecondograntichi)che  a  Minerua 

s'attribuifce  rinuentionedeirarmi,deirartedi  teflere, ricamare,  &rAr- 
chitetura .  ' 

Dipingcil  armata,  perche  l'animo  del  fapicntc  f^a  ben  preparato  contro 
i  colpi  di  fortyna. 

La  lancia  fignifica  l'acutezza  dell'ingegno . 

Lo  feudo  il  molilo ,  ilquale  con  la  (apienza  fi  regge. 


99  ICONOLOGIA 

Il  drago  auuoltoai]a  lancia,  denotala  vigilanza,  che  nelle  dlfclplinc 
lid>oprar  ailbgna,  o  pure  chz  le  vergini  fi  dcaoiia  bea  gaardare,coaie  rife^ 
A-ifcc  Ibpra  di  ciò  i'Aiciato  ne  i  fuoi  Emblemi . 

La  Gorgona  dipinta  nella  corazza  >  dioioUra  Io  fpauento ,  che  rhuomo 
fàpicnte  rende  a  i  maluagi . 

IgrilH,  &  la  s/ìnge  ibpra  l'elmo  dinotano  >  che  la  fapicnza  ogni  ambi- 
guità niolue  . 

Le  ciucttCjche  tirano  il  carro,  non  folo  vi  fi  mettono  come  vccelli  con- 
iccrati  aMinerua,ina  perche  gl'occhi  di  quefìa  Deaibnod'vninedefìmo 
colore  di  quelli  della  emetta ,  la  quale  vede  oenirsimj  la  notte ,  inteaden" 
doiì  che  l'h uomo  iàggio  vede, &coaoicelecore, quantunque  ixziio  dif* 
ficili,  &c^ occulte, 

CARE.  ODIPLVTONE. 

HVOMO  ignudo ,  fpauentofo  in  Vifla ,  con  vna  ghirlanda  di  ciprcfTo 
m  capo ,  tiene  in  mano  vn  picciolo  Icettro ,  6:  vna  chiaue ,  ftand  j  lo- 
j>ra  vn  carro  da  tre  ruote,&  è  tirato  da  tre  ferocirsinii  caual]i,de  i  quali  (ìt- 
condo,  che  diceij  Boccaccio lib,  S-deliaGeneoiogia  delli  Dei) /"no  il 
chiama  Metheo ,  il  fecondo  Ad;iftro ,  &  il  terzo  I\clìo,6:  per  far  meglio, 
che  fia  conofciutaqucfta  lìguradi  Plutone,  li  n.etieiemoaili piedi  Cerbe- 
ro ,  nel  modo ,  che  H  fuok  dipingere  . 

Dipiugc/ì  nudo ,  per  dimoilrare ,  che  l'anime  de'  morti ,  che  vanno  nel 
Kegnodi  Plutone  5 cioè  nell'inferno,  fono  pnuedi  ogni  bene, &  di  ogni 
commo.do,ondeilPeti*arcamvna  lua  canzone,  cosi  dice  a  cjUefto  prg- 
pofito. 
Che  Calma  ignuda-j  e  fola  fonuien  che  arrtui  a  quel  dubbio  fo  calle , 

Spauentofo  fi  dipinge ,  percioche  cosi  conulene  cfè.e  a  quelli  che  han* 
no  da  caligare  U  fcelerati ,  iècondo ,  che  mentano  gl'errori  commeflì . 

Glifi  da_>  la  ghirlanda  di  cipr£iio,pereilere  que'Vc.i-borc  confccrato 
aPlutone>  come  d.ce  Plinio  nel  libro  i6.  dell'hlftoria  naturale,'  '  gii 
antichi ,  di  detto  arbore  gli  fecero  ghirlande  per  eiier  pian  a  trilla ,  &  me-» 
ila,cfl"endo  che, come  v^iia  vol:a è  tagliata,  più  non gcrjioglia. 

11  picciolo  fcettro ,  che  tiene  in  manodunofira  ,  eh  egli  è  RedellVlti» 
tna.e  più  baflà  parte  dei  i'vniuerio.  ( 

La  chiaue  è  infcgna di  Plutone,  percioche  il  regnofLjoc  di  mr;nicra_» 
ferrato,  che  nelfuno può  ritornare  di  la;  onde  Virgilio  nel  6.  dell'Eneide  • 

€OSl  dlCCf 

Sed  reiiocarc  gradum ,  fnferaftj;  cttaderp  ad  auras ,  Hoc  opus ,  hic  Ubar  efr,  pau- 
€Ì  )  quQs  £(]ut'.s  amxKit     Jappiter ,  c3?'f  • 

La  cai'recta  dunoflra  i  gir.  di  quei ,  che  defiderano  d'arricchire,  pcra/fer 
Plutoncda  gl'antichi  ic.iuio per  DiO  delle  ricchezze. 

E  guidata  da  tre  rpote  >  !^er  dinotare  la  fatica ,  ^  il  pericolo  di  chi  vi  va 
d  nitorn(^  >  6f  i'inccrte/:zu  de. le  cole  fuLurc , 

Le  itrecaua;.i,cOiùc  N.bni.huvj,  dctioa  prmo  Ci  chiama  Metheo,  vie-. 
Xic  i  COftip  du;e  li  iofCrtf^iO  iìci  iyo^o  cavato;  iiHCrpreu^o  ofvuiX>,  uinnrhc 

ù 


DI  CES  ARE  RIPA.  pt 

a  comprlcfa  Ja  pazza  dcliberadone  d  ucquiftare  cjueJ  che  poco  fa  meuier-a, 
coii  la  quale  ^^  g.  idaano  vero  cacciato  l'ingordo ,  li  iècondo  è  detto  A- 
dulh*'j  ,  che  ùiona  1'iilertb.j  clie  i'a riero, ucciocheiìconoicaii  nieiored'i 
quello,  che  diitorre ,  &(^  la  tniTezza,  &  la  paura  circa  i  pencoli  >  che  tiua^» 
a  ieuipre  vi  ftuniivo  iniorno  .  Il  terzo  vien  detto  Nouio ,  il  quale  voglia- 
no che  iìgiiiiichi  ccpido,  acciocheper  iui  confideriaiiiO  ,  che  per  lo  lc- 
jnerede'  pencoli  alle  voile  li  ferueatilllnio  ardore  di  actjuifìare  s'impc- 
duce . 

G.i  fi  mette  a  canto  il  Can  Cci-bcm  con  tre  fauci  >  per  elTcre  guardiano 
deiriiiferno,  elì'endo  d'incredibile  fierezza,  oc  diuoratore  del  tucco,di  cui 
Seneca  Tragico,  ncha  commedia  d'iiercole  furioib  coii  d.ce  < 
1    Oltre  di  qtieflo  appare  (onfpai^enteuolfuono 

Del  reo  Dite  la  e  afa  Lapo)  ta  difendendo  colg  ran  B^gnB 

DoiieilgraM  Stkio  cane  Vigiranferpi  al  collo 

Con  crìidiiiàfhiarrifL  e  l'ombre  ^  e  talme        tìorridi  da  vedere 
Sta  que^i  dibattendo  €  con  la  lunga  coda 

Treftnifii  rati  capi  Figiacefìbillando  vn  fiero  dra?9  » 

CARRI  DE  I  QVATTRO  ELEMENTI. 
F  f^  0  C  0. 

VVLC  AN  O  dagrantichi  era  porto  pcf  ilfuoco,  &ficof!umau» 
dipingerlo  nudo,  brutto,  aiTumicato,  zoppo,  con  vn  cappello  di  co- 
lor celelle  incapo  ,&  con  vnamano  tenelTe  v^n  martello,  <Si  conla-«i 
fini  lira  viia  tanaglia . 

Stara quertlmagine  fopradiun'ifola,a'pic  della  quale  vi  fiavnagraa* 
£ainina  di  fuoco,  &  in  mezo  d'eiTa  vane  forte  d'armi ,  e  dett'ifolaliapo- 
Ùa  con  bella  gratia  fopra  d  vn  carro  tirato  da  due  cani . 

lì  Boccaccio  nel  libro  della  G  en  eoi  ogia  degli  Dei,  dice,  che  il  fuoc» 
è  di  d  uè  forti,  il  primo  è  Tclemento  dei  fuoco ,  che  non  vedemo,  &  qucfto 
molte  volte  i  Poeti  chiamano  Gioue ,  <&  l'altro  è  il  fuoco  elementato,  del 
quale  noi  CI  feruiamom  terra,  &  per  queflo  s'intende  la  figura  di  Vulca- 
no. Il  priuìo  s'accende  nell'aere,  per  il  velociflìmo  circolar  moto  delle 
nubi,  &:  genera  tuoni:  per  il  fecondo  e  il  fuoco,  che  noi  accendiamo  di 
Icgne ,  &  altre  cofe ,  che  fi  abbruciano  * 

Brutto  fi  dipinge,  percioche  così  nacque,  &  dal  Padre,  il  quale  dice- 
dcflere  Gioué ,  &  la  madre  Giunone ,  fu  eia  loro  precipitato  dal  Cielo  ,  ii 
che  andò  a  cadere  ncU'Ifola  di  Lennonel  mare  Egeo ,  che  però  fi  dipin-» 
gè  a  canto  la  fopradetta  Ifola,  dalla  qual  calcata  reftò  zoppo  ,  6l  fcian«  ^ 
cato.  OndegU  viene  beffeggiato  da  gliDei,nclConuiuio  ,  che  finger 
iiomero  nel  fine  della  pnma  Iliade ,  oue  dice  in  fuo  idioma  * 
Jmmenfus  autem  ortus  eflrifus  beatisDijSy 
Vt  yiderunt  Vidcanum  per  domum  miniflrantem  i 

Kon  pti*  altro,  fé  non  perche  zoppicaua ,  imperfettionc  ridicolofa  laj 
fnaperfona  ,  qC^ndo  fi  muoue,efaqualcheattionedi  cficrcitio,con«, 
tuciociò  ,  da  quella  iHcfia  impC:ft^^c>^'«^  •  Pr«ic  ^rag^  aaiteria^dilodf 


InK 


^i  ICONOLOGIA 

(Ciò  uan  Zara  tino  Cartellini ,  mio  amico,. veramente  gentil  huomo  d'in- 
gegno ,  &  di  belle  lettere ,  in  quello  Tuo  epigramma . 

9^d  Vene  rem  de  Tityro  Taflore  C laudo . 
€rras non tuus eji natus Cythoaa Cupido  TytlruseH oculis fimilis tibitotu5,et ore^ 

Stulta  tibi  mat ri,  nilq;  patri  eft  fimilisy     Vtq;  tuus  coniux  claudicat  ipfe  pcde  : 
Js  nempe  efi  cacus,nitido  tu  lumine fulgeslSIntus  hic  eflo  tuusy  cmu  iam  defere  natuy  ; 

Volcanusq;  pater  daudiart,  ille  yolat.     Eft  claudus  caco pukhrior  ifte  tuo . 
La  quale  imperfettione  appreflb  Vulcano  lìgniiica,  che  la  iiamma  òq.\  fuo- 
co tende  allo  in  sii  inegualmente  ,o  ueroper  dir  come  Plutarco.  Vulca- 
no fu  cognominato  zoppo ,  perche  il  fuoco  fenza  ìzgno.  non  camina  più  di  j 
onello  che  faccia  vn  zoppo  fenza  baftone,le  parole  de  l'autore  nel  diicor-  • 
lo  de  la  faccia  della  Luna  fono  quelle .  ^i^ukiberum  Vulcanum  dictmt  clau- 
dum ideo  cognominatum  fuijfe  j  quod  ignisfineVgno non  magis progreditur ,  quam 
flaudus  finefcipione . 

Nudo,e  co  il  cappello  turchino  fi  dipinge^per  dimoftrare^che  il  fuoco  è 
puroj&  (incero. 

Il  martello,&c  la  tanaglia,che  tiene  con  ambi  le  mani  fìgnifìca  il  fer- 
to  fatto  con  il  fuoco. 

Gii  fi  danno  i  canijpercioche  credeuafi  anticamente ,  che  i  cani  guardai 
fero  ù  tempio  di  Vulcano^che  era  in  Mongibello,  &  abbaiailcro  folamèntc 
a  grempij&:  cattiui ,  &  gli  mordeiìero ,  &  faceiìero  fella  a  quclli,clie  anda- 
wanodiuotamentea  vifitarlo  . 

Gli  a  mette  a  canto  la  gran  fiamma  dì  fuoco  ,:&  l'armi  diuerfejche  vi  fo- 
ino  dentro ,  per  fegno  della  Vittoria  di  quelli ,  che. anticamente  reftauano 
vincitori  di  qualche  guerra,  i  quali  foleuano  raccorre  l'arme  de  gl'inimici^ 
&  di  quelle  farne  un  monte  j  &  abruciandole  farne  faciiiìtio  a  Vulcano. 
CARRO     D  E  L  L'  A  RI  A.   • 

FV  dipinta  da Martiano  Cappella  Giunone  per  Tana, per  vna  matrona 
a  federe  fopra  di  una  (edia  nobilmente  ornata,con  vn  velo  bianco;,  clie 
gli  cuopre  il  capO)ilqua]e  è  circondato  da  vna  fafcia  a  vfo  di  corona  antica, 
e  reale,piena  di  gioie  uerde^rolie:)^  az2 urrc^il  color  della  faccia  niplèdète 
La  uefledel  color  àt\  uetrOj&:  fopra  a  quella  vn'altra  di  lielooicuro,  ha 
intorno  alle  ginocchia  una  falcia  di  diucrfi  colori.  -i 

Nella  delira  mano  tiene  vn  fulmine,  . 6^  nella  jfìmflra  ci  iiauerà  vn_#.  \ 
tamburino..  ^k'-^;;^*  ;i- 

■  Il  carro  è  tirato  da  d uè  bellifsimi  pauonijVccelli  confecratf  a  q uefla  Dea^^  I 
^  Ouidio  nel  primo  de  arte  amandi  coli  d  ice .  ^! 

Laudantes oficnditauis  lunon'a pcnnjs  n 

Sitdcìtusfpc^ìcs yilhrccoyidct  opes. 
I  uarii  colori ,  &  hili.e  cofe  sopradette  lignificano  le  m,utationi  dell'a- 
ria ,  per  gl'accidenti  ch'appaiono  in  ella,  come  pioggia ,  ferenita  ,  nr.peto 
lie'  iienti  ;  nebbia ,  teinocHa ,  nci:e  >  rugiada ,  f/jgon  /tuoni ,  &  quello  li- 
gnificali tamburino,  che  tiene  in  mano^  oltre  ciò  comeic^iridovappri, . 
Iiihaiiunati  baleni ,  ^/i uuoli .  .  ■(:  ;  ;. ..; . 

CAR- 


DI  CESARE  RIPA.  ^3 

CARRO     D  £  L  L'  A  C  i^y  A. 

E  Da  Phornutouei  pnaioJibro  delia  natura  de  gii  Dei  dipinto  Nctu» 
no  per  i  viCi-j  ua  . 
Vii  L-ecchio  ^.  Olila  barba,  &  i  capei  Ji  del  colore  dell'acqua  marina  :,5iC^ 
▼n  panno  indolìb  dei  Riedeiimo  color€,neiia  delira  mano  tiene  un  1  ridea 
te,6:  Ita  deLca  figura  Ibpra  d'vna  conca  manna  con  ie  ruote  tirata  da  due  ba 
lcne,o  uero  duduecaualli  marmi  in  mezzo  il  mare,oue  lì  vedano  diuer'» 
iìpeici. 

.^j      fu  Nettuno  vno  de  i  tre  fratclli,alqua]e  toccò  per  forte  l'acqua ,  Se  per* 
Pi  ciò  fu  detto  Dio  del  mare,&  grantichi  io  loleuano  dipingere  hora  tran* 
ij  quiiloj&  quieto ,  &  bora  turbato . 

j      lì  color  delia  barba,delli  capelli,  come  anco  quello  dò  panno,  che  por- 
ta in  doliO,iìgnitica  (cobìC  nferifce  il  ludetto  Phornuto)  il  color  del  mare. 
Il  Tridente  dmioflra  le  tre  nature  deli'acquajperche  quelle  de  i  fonti,6c 
fiumi  fono  doiCi,'c  manne  iono  lalle,&:  amare,  &  quelle  de  i  laghi  non  fo 
no  aniare,ne  anco  grate  al  guflo . 

Gi'è  attribuito  il  carro,  perdimoHrarcilfuo  mouimcnto  nella Tupcrfi- 
cie,  ilquaie  il  fa  con  vna  nuolutione,  &  rumore,  come  proprio  fanno  le^. 
ruetc dvn  carro. 

E  tirato  detto  carro  da  ferocifsimi  caualli ,  per  dimoflrarc,chc  Nettun- 
no  è  ftato  il  ritrouatore  d'elsi  >  come  dicono  i  Poeti,  pcrcotendo  la  terra^ 
con  li  tndente>ne  fece  vfcire  vn  cauallo,  &  carne  racconta  Diodoro,  fu  il 
prmio,che  li  doiralTe . 

CARRO    DELLA    TERRA. 

NEL  ?.lib.dellaGcneologiadegli  Dei,  il  Boccaccio  delcriuc la  terra 
vna  Matrona ,  con  vna  acconciatura  in  capo  d'vna  corona  di  corre, 
che  perciò  dapoeti  ii  dice  Turrita,  come  da  Virgilio  nel  6.  hb.  deli'Eneidt 
■ricn  detto. 

Felix  prole  vimfn ,  qmhs  Berecynthta  màter 
fnuehitur  curru  Thrygias  turrita  per  Vrbes  * 
E  veftita  d'vna  verte  ricantata  di  vane  foglie  d'aìbori,5^  ài  verdi  hcrbt 
%i  lìorijcon  la  delira  mano  tiene  vn  Scetro,  &  con  la  finiflra  vna  chiaue. 

Sta  a  federe  ibpra  d'vn  carro  quadrato  da  quattro  ruote ,  &  ibpra  dei  me 
Idefimo  carro  vi  fono  parecchie  fed;e  voteA  e  tirato  da  due  leoni . 

La  corona  in  forma  di  torre  dimoUra  douer  efl'er  intefa  perla  terra,eireii 
do  il  circuito  della  terra  a  guiia  di  Diadema  ornato  di  Citca,  Tom,  Callel- 
li,&  Ville. 

Laye(leconiricami,rherbe,5^ilìorl,dcnotano  le  felue,6c  infinite  fpc* 
!|ie  delle  cole ,  delle  quali  la  iuperficie  delia  terra  è  coperra. 

Lo  Scetrojche  tiene  con  la  delira  mano,rigiiifica  i  Reami ,  le  ricchezze, 
.&  la  potenza  de  Stgnon  della  terra . 

I  ^  Le  chiaue,iecondo  che  racconta  Ifìdoro ,  è  per  mollrare  j  c'è  la  tena  al 
tépo dell  Inuerno fi  ferra,e  fi  naicóde il  feme  ioora  \^i  '.parl>>  qurJe  peniio- 
f^do  Vie  i\.ora  poi  ai  tèpo  della  PnmaueraA  iiliora  fi  d.ce ..  ^  ^    ù  la  ter.a, 

1  Lcùni 


^2  ICONOLOGIA 

ILconi,che  guidano  il  carro  dimoftrano  J'vfanza  della  agricoltura  n.ei 
feminar  Ja  terra^perchc  i  Leoni  (come  dice  Solino  nel  libro  delle  cole  ma- 
rauigliol'e  )  fono  auezzi  le  tanno  il  lor  viaggio  per  la  polucre ,  con  la  coda 
guaftano  le  ueftigie  de  llioi  picdi,accioclie  i  cacciatori  da  quell'orme  non 
pollino  hauere  iiiditio  delluocannno. 

11  che  fanno  anco  gl'agjicol  tori  del  terreno,!  quali  gettato  che  hanno 
in  terra  i  femi/ubito  cuoprono  i  folchi^afiinche  gì' vccelli  non  mangino  le 
lemente . 

Le  fedie,come  dicemmo ,  altro  non  vogliono  inferire ,  che  dimoftraro 
non  iblamente  le  caie,ma  anco  le  Citta ,  che  fono  Itantie  de  gl'habitatori, 
rimangono  molte  volte  vacue  per  guerra ,  o  per  pelle ,  o  uero  che  nella  fu- 
perficie  della  terra  molte  fedie  lieno  vote,molti  luoghi  difabitat^o  che  ef- 
ìa  terra  fempre  tenga  molte  fcdie  uote  per  quelli,  che  hanno  a  nafcere. 
CARRO    DELLA    NOTTE. 

Come  dipinto  da  dinerfi  Toetiy  ^  in  particolare  dal  Boccaccio^  nel  primo  libro 
della  Cjeneologia  de  gli  pei.' 

VN  A  donna5Comc  matrona  fopra  d'vn  carro  di  quattro  ruote,per  mo 
ftrare  le  quattro  vigihe  della  notte.  Tibullo  gli  da  due  cauaUi  ne^ 
gri ,  fignificando  con  efìì  l'ofcurita  della  notte ,  &  alcuni  altri  fanno  tirare 
ria  due  gufi ,  come  uccelli  notturni .  Virgilio  li  da  due  grand  ali  nere  di- 
ftefe  in  guifa,che  paia,che  voli^  &:_  che  moflri  con  qì^^^  ingombrar  la  terra^ 
&Ouidioglicinee  il  capo  con  vna  ghirlanda  di  papauero  ilgnilìcante  il 
ibnno.  C  A  R  R  O     D  I     B  A  C  C  O. 

VN  giouane  allegro,  nudo,  ma  che  ad  armacollo  porti  vna  pelle  di  lu- 
po ceruierojfara  coronato  d'hedera,tenendo  con  la  delira  niano  va 
Tirfo  parimente  circondato  dalla  medeiìma  piantarflara  detta  Immagine 
fopra  dyn  carro  adorno  di  ogni  intorno  di  viti  con  vue  bianche,  &  negre, 
&  farà  tirato  detto  Carro  da  Pantere,  &  Tigri .  I  Poeti  dicono  che  Bacco 
folTe  il  ritrouatore  del  vino,&  eiler  Dio  di  quello . 

iGiouane  fi  dipinge,  &rapprefenta con  la  ghirlanda  d'hedei-ajpcrilchc 
l'Edera  è  dedicata  a  lui,&  è  fempre  verde,  perlaquale  fi  uiene  a  denotare  U 
vigor  del  vino  pollo  per  Bacco ,  ilquale  mai  s'inuecchia^  anzi  quanto  è  di 
più  tempo,  tan t'ha  maggior  polfanza,. 

Allegro  fi  dipinge,perche  il  vino  rallegrali  cuore  de  grhuomini,&  an- 
co beuendolo  moderatamente  da  vigore,  S^crefce  le  forze- 

Dipingefinudo,perchequelli,chebcuonofuordi  mifura  diuengono 
cbrij ,  &  manifeftano  il  tutto,  oueio  perche  il  bere  fuor  de  i  termini,  con- 
duce molto  in  pouertà.&  reftano  ignudi,  o  perche  il  bere  fuor  dei  termini 
genera  calidezza . 

il  Cirio  circondato dairhedera,dinota  che  quella  pianta,!!  come  lega  tut 
to  queilo,al  che  sappiglia,cotì  il  vino  lega  l'huinane  menti. 

Il  carro  flgnifica  la  volubilezza  de  gl'Ebnj ,  percioche  il  troppo  vino  ^ 
fpcllo  aggirare  ilperuelloa  grhuomini,comc  s'aggirano  le  ruote  de' carri^ 

La  peiic.dci  Lupo  Ceruicro,che  porca  ad  arii>a  collo,  dmioUra  che  que* 


DI  CES JRE  RIPA.  9J- 

/i'anìmale  è  attribuito  a  Baccojcome  anco  per  dare  ad  intendere,  che  li  Vi- 
no pigliato  moderatamente  creice  l'ardire^  &  Ja  uifta,dicendolì,che  illu* 
pò  ceruiero  ha  la uifta acutilsima. 

Le  tigre  che  tirano  ilcarro^dimoftranola  crudeltà  de  gl'imbriachij  per- 
che il  carico  del  Vino  non  perdona  ad  alcuno . 

C  A  K  R  O     D  E  L  L'  A  V  R  O   R  A. 

VN  A  Fanciulla  di  quella  bellezza^che  i  Poeti  s'ingegnano  d'efprime- 
re  con  parole,componendola  di  rofeyd^'orO;,di  porpoiu^di  rugiada ,  & 
limili  vaghe2ze,&  quefto  farà  quanto  a  i  colon,  &  carnagione.' 

Quant'airhabito,s'ha  daconriderare,cheella,comehatreflati,&ha  tre 
colori  diftintiiCofi  ha  tre  nomijAlba, Vermigliai  Rancia,  fi  che  per  que- 
fio  gli  farei  una  uefte  fino  alla  cintura,candida,fottile,  e  come  tralparente, 
dalla  cintura  fino  alle' ginocchia  una  ibprauefie  di  fcarlatto,con  certi  trin- 
ci, &  gruppi^cheimitalferoquéi  reuerberi nelle  nuuole,  quando  è  uermi- 
glia,dalleginocchia  fino  a  i  piedi  di  color  d'oro,  per  rapprefentarla ,  quan- 
do è  ranciayauertendo,chcquefla  uefiedeueefferefefla,  cominciando  da' 
le  cofcie  per  fargli  mofi:rare  le  gambe  ignude ,  &  cofi  la  uefie;  >  come  la  fa 
prauefte  fieno  molTe  dal  uento,&  faccino  pieghe,&  fuolazzi. 

Le  braccia  uogliano  eflete  nude  ancor  efl'e,  di  carnagione  di  rofeA  fpai 
gerà  con  l'una  delle  mani  diuerfi  fiori^perehe  al  fuo  apparire  s'approno  tut 
ti,che  per  la  notte  erano  ferrati.- 

Hauerà  a  gl'omeri  l'ali  di  ùarii  colori ,  dimofirando  con  effe  la  uelocicà 
del  fuo  moto ,  percioche  ipirita  da  i  raggi  folari  torto  fparifce. 

In  capo  porterà  una  ghirlanda  di  rofe,&  con  la  finirtra  mano  una  facel- 
la  accefvlaquale  fignifica  quello  fplcndore  matutino ,  per  lo  quale  ueggia- 
moauanti,  che  fi  leui  il  Sole  ,il  Cielo  biancheggiare  ;ouero  glifi  mandi 
iluanti  un*Amore,chc  porti  una  face>&  un'altro  dopò,che  con  un'altra  fue- 
gli  Titone'. 

Sia  porta  a  federe  con  una  fedia  indorata ,  fopra  d'un  carro  tirato  dal  ca- 
ùallo  Pegafeo  >  per  effer  l'Aurora  amica  de  i  Poeti ,  &  di  tutti  gli  fi udiofi, 
oucro  da  due  caualli,  l'uno  de  quali  farà  di  colore  fplendente  in  bianco,  & 
l'altro  fplendentéin  roflb^il  bianco  (  fecondo ,  che  racconta  il  Boccaccio 
Ìib.4.della  Ge'neologia  de  gli  Dei  )  denota,che  nafcendo  l'Aurora  dal  Sole 
procede  quella  chiarezza  del  Cielo,che  fi  chiama  Auiora,^:  il  cauallo  ròf- 
fo  il  principio  della  mattina,che  ortando  i  uapori,che  fi  leuano  dalla  terra, 
mediante  la  uenuta del  Sole^l'Aurora  parte,fiche  dalla  uenuta'del  Sole,<Sc 
la  partenza  dell'Aurora  il  Ciel  rolfeggia  .• 

CARRO    DEL    GIORNONATVItALE. 

Bei  B^i'.erendiCs.  Danti  Perugino  Fefcoùo  d'^Alatri. 

HVomo  in  un  circolo  fopra  d'vn  Carro  con  Ja  fìice  accefa  in  mano ,  ti- 
rato da  quattro  caualli,figninc?.nti  le  quattro  fucipaitic'elrO/to ,  & 
deirOccafo,&  Ìi  dui  crcpulculijouero  il  mezzo  giornoA  mez<:anoLte,che 
àiìC-o  erta  corre  auanti  il  Sole. 

CAR- 


f6  ICONOLOGIA 

CARRO  DEL  GIORNO  ARTIFIZIALB 

Del Jopradetto  cantore . 

HVomo  fopra  vn  carro  inaco  da  quattro  caualli  ,  per  la  ragione  dcw 
u  di  Ibpra,  con  Ja  face  in  mano,  per  lì lume ,  che  apporu^  6i  è  guig 
i^tod.ai' Aurora, 

CARRO    DELL'    ANNO 
Dellifiefio  Vefcouo . 

HVOMO  fopra  vn  carro  con  quattro  caualli  •  bianchi  guidati  dall^ 
quattro  ftagioni . 

CARRO    DI    CERERE. 

DA  L  Boccaccio  nella  Geneologia  de  gli  Dei  Jib.  8-  è  fatta  la  dcfcriw 
tione  di  Cerere  per  vna  Donna  l'opra  d  vn  carro  tirato  da  d  uc  fcro- 
cilHnii  draghi,  in  capo  tiene  vna  ghirlanda  di  ipighe  di  gl'ano,  come  dict 
OuidiO  nei  Farti. 

fmpojuitquefua:  [picea  ferta  coma  Et  in  vn*altro  luogo.  ^ .  ilegiarnm  • 

flana  Cercs  tenue  s  [pie  Is  redimita  capiUos 

Tiene  con  la  delira  mano  vnmaziiQtto  dì  papaue/o  ,  &con]aiInifir«i^ 
?na  facella  accula . 

I^e  ii  danno  li  fopradctti  animali ,  per  dimoflrare  li  torti  folchi,  che  faa 
noi  buoi  >  mentre  arano  la  terra,  che  per  tale  s  intende  Cerere,  ouerc^pef 
^inotareil fcacciato  ferpe  da  Eunlicodeli'ilòlaSalainma, il  quale  falua- 
tofi  nel  tempiQ  cfi  Cerere ,  iui  le  ne  flette  iènipre ,  come  iuo  nuaiftro ,  5;^ 
(cruente . 

La  ghirlanda  delle  fpighc  del  grano  Hgnifica ,  che  Cerere  fia  Ja  terra  pii 
^a,  &  larga  produttrice  di  grano ,  &  per  il  papauero  la  fertilità  d'eilà . 

Per  l'ardente  facella,  credo,che  lì  d^bba  intendeteli  teaipodell'E  fiate, 
<|uando  più  ardono  i  raggi  dclSjle ,  iquali  fanno  maturare  le  biade, &iiii 
coquando  s  abbruciano  gli  iìerpi,&  ftoppiede  ;  campi, ondei  contrarli 
It umori ,  che  lòno  d'intorno  alla  fupcOcie  della  tc/ra  elàiano ,  5(5^  pupe? 
I^lp  effetto  diuiene  galla ,  &  rende  abbondanza  grandiilima . 
CARRO     DE  LL*    O  C  £  A  N   O . 

VN  vecchio  Ignudo  di  venerando  afpetco,&  del  colore  deirac^ua^ 
manna ,  con  la  barba ,  &•  capelli  lunghi  pieni  d'alega ,  &  chioccio- 
lette,  &  altre  cofc  (ìmigìlanti  aqueiic,  chcnaiconoin  mare,  flara  lòpra 
d'vn  carro  fatto  a  guiià  d'y^o  fcoglio  pieno  di  tutte  quelle  cole,  che  na^- 
fcono  m  fu  gli  fcogli ,  &  come  narrai!  Boccaccio  iib,  7.  della  G^neologia 
4le  gli  Dei ,  è  tirato  da  due  g.-andi (lime  balene ,  nelle  iuaiii  iiauera  va  vec«» 
dhio  marino. 

Vecchio,  &  di  venerando  afpe  to  lì  dipinge^pcrciochc  f  fccondo,che  ài 
«e  li  Boccaccio nclioprddectolib.)rOce«.ao è  Padt-edeglì  :J£v>  &di  tt.t- 
j3C  le  eofe,  &  Homero  nell'iliade,  d  juc  ind  uce  Giuaiouc,  dice,  che  I'Oq^iì 
fio  è  la  natione  di  tutti  gli  Dei . 

Il  carro  dunoflra ,  che  TOceano  va  intorno  alla  tcfi*a ,  la  rotondità  dcl-r 
U  tjMi^k  e  moHiaca  per  le  nioie  dei  cììto  ,  &  lo  cu'aao  ieò^ucne ,  perch^u 

<|ùefte 


DI  CES  ARE  RI?  J.  92^ 

\\  quelle  corcfcorrqno  tutto  li  mare,  come  l'acqua  del  mare  circonda  tuta 

'1  hi  terra ,  -      ■    ' 

jl^ie.ìe  il  vccchip  mai?in,o,  per dimofìrare,  ch'Q0bndo  rOceano  condot- 
'1  to  dalle  balene  perii  gi'iiiì' mare,  fofie  ricco  di  ujóitiboui  njanni ,  &  dì 
moire  fchicrc  di I\ mie,  clic  i'vjjO)&i,'u]crodìirj,oflraiioii;  inolcc proprie-^ 
tadcii'acQue,  ÒCLdiucrìiàccideiUi^cKclbeilò  fì^'eggonodi  cjuei.c. 
"'  "^"-^      C  A  R  B.  O     D'  A  M  O  R  £. 
Come  dipinto  dal  Tetrana . 
I^ ATT i\ 0  dcjìrlcr vie piàyi he nene bianchi 
Sopra,  vn  Carro  di  fuoco  yn  garjoti  crudo 
Con  Ureo  in  mano  >  e  con  Jlecte  a  i  fianchi 
(oìitro  del  qt-ial  non,  valebùo  j  ne^ feudo 
Sopra  gl^hcnicrihauea  fot  due  grandmali 
Di  color  mil'ty  e  tutto  l  altro  ip/mdo . 
CARRO     D  E  I.  L  A     CASTITÀ. 
Coì/ie  dipinto  dal  Tetrarca  . 

VNA  bella  donna,  vedi:.,  di  bianco,  ibp  rad  Vn  carro  tirato  daduej 
le.Dncorni  ,  ce  )  hdzjìp.  niaiio  tieuc  va  nano  di  Palma  ,  6c^con  la 
fìai/rra  vii  lirudad^ criiiiUc.m  iiie^odel  quale  vi  e  vna  colonna  d;  diaipro, 
'"  è:-  aLi  piedi  vn  Cupic  i  kgato  con  le  man  dietro,  &  con  arcoje  flrali  rotti. 
Ahccrche  iopraci.ertairi'àiei'ia  fi  potrebbe  dire  inoitccoié,  nondimeno 
péreiier  opnid'vnhuòaiO  ùintc  famoio  fcnii'aitranoftra  dichiaratione 
hauera  liit)go . 

C  A  R  Pv.  O    DELLA    MORTE. 
iJci  Tetrarca . 

VN  A  morte  con  vna  falce  fienali  in  mano,  fta  fonra  vn  carro  tirato 
dad^icboui  neri,  lotto  del  quale  Ibno  dmerfe peribne  morte  ,  co- 
li' l  lixC  Papi,  Inipciui-ori,  Rè,  Cardinali,  6c^  altri  Prencipi,  e  Signori  >  &  Ho- 
rajCio  conforme  a  Ciò ,  così  dice . 

"Tall^da  TKors  xqnopi^lfatpede ,  paupcr:<7ìi  tahernas ,  "F^gumque  turres  , 
Et  Statioin  Thcbaide . 

fj^lfiìi'^ ':-}:odis Uthimifero^ ymors  vnafatigat 
Ferro  5  pefie  yfime ,  yluclis  y  ardore  j  calore  y     tJldle  modis  miferos  mors  capis 
vna  homines . 

-,:!nv  -f.vi.C  A. .1^4  O,    D  E  LL  A-,   FAMA. 
,.1  ■;■.....  ;■.•   y  ^ -/:.'■■..  ^      Dcl Tetrarca .  _  '  ■'■  '     • 

LA  Fama  nel  li  guifa  ^  che  halibiamò  dipinta  Ul'  fuo  luogo  :  ma  che  ftia 
ibpuid^.;nrai:rotiratoda  due  E-eianti,  hauendoJa  dichiarataaltro- 
■^e,  qui  non  ii^i  n-enderò  a  dirne  altro.       ' 
lib  C  A  R  R  O     D  E  L    T  E  M  P  O. 

t"  hw  .     ,    .         .3,;  ^  .  ;      -Qorne dipinto dalTetrarca .. 
3  XrN  Vecchio  con  due  giVild'ali  aliC'palk,appoggiato  à  due  ?*roccio^ 
.; y ,  le,  6'  tiene  in  cima  u eìcapo  yn'hòrologió  da  pokicrc ,  e  frar.:  fopra  vn 

:!<  |€^ro tjraco  da d uè  vei jcììì.ìiiìi  cerai.  '      •    ' 

'A  X         C..R- 


>S  ICONOLOGIA 

CARRO    DELLA    DIVINITÀ 

dz\  Petrarca. 
r  L  padre,  Figliuolo,  &  fopra  d'cfTì  lo  Spirito  Santo  in  vn  carro  tirato 
L  da  i  quattro  Euangclirti . 

CARESTIA. 


^«5^:1!:^^ 


-^jjipsìr' 


DONNA  macilcntc,5^  mal  vcftita ,  nella  de/ìra  mano  tenga  vn  f»- 
nio  di  falce  >  nella  iiniflravna pietra  pomice,  &  a  canto  haueràvna 
▼acca  magra . 

Dipingefi  la  cai cflia  magra  >  perdimoftrare  l'effetto  del  mancamento 
delle  cole  alia  vita  h  umana  neceilarie  ,  perche  A  danaro  folito  a  fpendere 
Jargamentc  in  più  felici  tcmpi,nelle  Aerili  ftagioni,poco  meno,  che  tutto 
fi  trasferifce  nel  dominio  di  pochi,di  modo,cne  facilmente  i  poueri  riman 
gono  macilenti,  &  mal  vefliti  per  careflia  di  psne,  &  di  danari.  '^ 

la  pietra  poniicc,6;^il  falice  pianta  fono  lièrili,  6:  la  ftenlità  é  principal 

cagione 


DI  CESJRE  RlPJy  9jr 

•àgionc  della  care/lia,  ma  alcune  Lolte  nafce  ancora  per  J'infatiabilc  cupi- 
digia d'alcuni  Mercanti,Ii  quali  ibgliono  (  fraudando  la  natura  )  affligger© 
la  pouera  gente  coni  loro  inganni. 

Dipingefi  appreflo  la  vacca  raagra,per  fcgno  di  care  Aia,  &qucftofigni- 
iczto  io  moflrò  Giolcfib  nelle  iàcre  lettere  ,  quando  dichiarò  il  iogno  4i 
Faraone . 


CARITÀ.' 

DONNA  vcilfta  d'habito  rofl'u,  che  nella  mano  deftra  tenga  vn co 
re  ardente,  &  con  Li  finiflra  abbracci  vn  fanciullo. 
La  canta  è  habiio  della  volontà  infulb  da  Dio ,  che  ci  inclina  ad  am^ar 
Iui,come  nortro  vltimofine,&  il  prolsimo  come  noi  fieisi,  coli  la  deferì- 
vono  1  Sacri  Thèologi . 

Eciidipi.igc  co'ieuore  ardente  in  mano,  &  co'l  fanciullo  in  bi-accio, 
'  jjcr  notai'c ,  ciiC  ia  carità  è  vno  effetto,^:  puro,  &  ardente  neiraniino  ver- 
io  DÌO76:  veriQ  ic  ciCiiture .     li  cuore  lì  dice  ardere  quando  ^iiixw ,  perche 

"  ÌX       i  UiO- 


loo  I  e  0  M  0  LO  G  I  J 

moueiidofi  gli  rpiriti  di  qualche  oggetto  degiK),  fanno  re/lrijigereii  hn- 
guc  al  cilore,  ilquale  per  iacaiidita  d'cilb  alterandjfi,  fi  dice  che  arde 
pcrliiiiilitudinc  .  Pero ià^(z  Diicepoli  di Chriilo S.  I\.  diceuano ,  che aif- 
deua  loro  il  cuore>mentrc  egli  pàrJaua,  &  fi  èpoi  communemente  viurpa- 
ta  quella  translaiione  da*  Poeci  nell'amor  laiciuo . 

11  fancmlio  h  dipinge  a  coiiforuntadei  detto  di  Chriflo  :  Oupdrni  ex 
mininiis  mei^fccijt:symihifeci/ìis. 

1 1  veftiii.enco  rolib,pcr  Ja  iìmiglianza che  ha  co'l  colore  d(^l  fangue,  ma 
flra  che  iìno  aii'eiìb/ìonc  d'eiìò  lì  fieude  Ir.  vera  canta ,  fecondo  il  tcfliino- 
nio  di  San  Paolo.  Carità^ 

DOnna  vefhta  di  rofib,che  in  cima  del  capo  habbia  vna  £amma  di  Ìlo 
co  ardcijLCjterra  nei  braccio  fin  Jbc;  vn  fauci uilo,alquaie  dia  il  latie> 
&duealcrigii  daranno  icherzando  apiedì>vnod'cJsi  terra  alla  detta  f;g li- 
ra abbracciatala  dcfli-amano. 

Senza  cari  u  vn  fcguace  di  Ghriflojè  come  vn 'armonia  diffonante  d'un 
Cimbalo  diiCGrde,&:  vna  fproporuoncj  (con.e  d.ce  San  Paolo)  pero  la  ca- 
rità fi  dice  eiier  cara  vijita,percì:e  con  L'io,  &  con  grhuoiiiini  ci  vnixce  :.i 
amore,6:  in  afì'etcionc,chc  accrcfccudo  poi  i  meriti  j  col  tempo  ci  fa  deg::i 
del  Paradifo. 

La  uede  rolla  fìgnifica  carità,  per  la  ragione  tacca  di  fopra  :  per  j  la  Spo* 
ù.  nella  Cantica  aniaua  quef>o  colore  nelTuo  diletto . 
_  La  fiamma  di  fuoco  perla  viuacita  fua  è  infegria ,  che  la  carità  non  mai 
rimane d'operare/econdo il  folitofuo  amuiido ,  ancora  pcrJa  caH:a  volle, 
che  s  mterpretaffe  il  fuoco  Chnflo  Ì\S.  in  quelle  parole  :  f^^ncm  ycnìmlt^; 
fere  in  terratn ,  cr  quid  ■poloyiiifi  >r  urdeat  ^ 

I  tre  fanciulli  dimolirano,  che  fc  benela  carirà  è  vna  fola  virtù^ha  non* 
almeno  triplicata  potenza ,  e/fendo  fe/izeiia ,  &  ia  fo-dc,^  la  iperanza  di 
•■  •  rr^.i  momento .  \ì  che  molto  hzno:  efprelle  il  S: .;nor  Giouan  Buondel* 
monte  nei  Sonetto  fatto  da  lui  in  cucfto  propoiito,  ad  nrntatione  delle  pa 
rolediSanPaolo>edicecori.  ^      ,  ,,     r    r-.-    -a.  .f  n  r 

Lih  dogn^altro  raro.e  frcùojo  Ve  dcbcnjarjl:  umido,  ofaHofo. 

Cefi haucfsio  lofiilc alto , cfourano,       ^or^ Pffi Mdi vcr.afapune 
cLe fondi  lodirn  defiofo.  In  uahe^^nlonornovpm aletta. 

Tnm  orfuvcrhormiyneamhitioro       0  dokc c.r^ra, che niaivivn meno 
T^hJJalbc rgo,rna  in hcmgno.e hu  Del. col  j;.cco t b^finmapenfien 
Tupamutefci,  non  opri  in  rano  (mano  Sa^xcia^  d,  tejol  mi  rijcalda  d petto. 

VN  ACantàviddi al Sig. liMoraRubcrti  Auditordd  Cardinal  Sa^- 
uiati,-cnni'huomo  di  molta  bont^iA  di  varia  erudiuonc  ornatoci 


31  CESARE  RIPJ.  toh 

%\   parte  de  quali. ufcftuano  dàlie  radici  dell'àrbor  grand»^  psrte  d'c.si  più  di 

djl   Jontano .  Ccedo  uogii  figniiìcai-e,  che  li  canta,  &  C'jiùi,clie  la  uuul  uiàrc 

rfeue  toglier  del  uodrimento  a  le ,  per  canapa  nv:r  )  ad  altri  >  e  *>£iii;a  u  i-t» 

proisimi , cpoi apiù  lontani .    Quelìherbccte  creda  rit,;iihciiLioalcuia 

a!uti,chedaainaricarZitelleiecoado  incci3d:>>&gi'albi;rccu  qc  co  fon» 

àicLUìi Giouani. chea  lue  Ipele  ticncqui  uiKumaaftLdiO,  era  4ìj:;u lonf) 

I/3douico,&Marc'AatoiiioRubct'i:i,v no  iSiDoce del  Sigilo/ GiO.\ lattea 

,(, ,  Ruberei ,  clic  fii  Secretano  di  Paolo  IV.  e  poi  di  Pio  V.l'4l:ro  ÌNi}:ute  del 

lo.  I  Sig.Francelco  Rubercì,che  fu  Secretano  di  SiÙo  V.  mentre  erano  Cardia 

I  nali,i  quaii  reftaci  poco  coinmodi  ibno  dal  dwtLoSig.i/ìdorojin  tutco  ao- 

^;j  I  dnti.Ec  perche  l'opra  l'arbore  ui  è  vn  iuotco,che  dice .  :J^lforh?is  rt:^:MÌjliTf 

|)ar che incherogJia dire, eh? mentre  egli  inuecciiia,&yaaila  iine,nu^ 

drcndo  quelli  giouani  in  clii  nnafca, 

CASTITÀ, 

DONNA  Ycftitadibiancos'appoggijad  una colonrta,fopra]a qua- 
le Vi  f;iii  un  criucllo  pieno  d'acqua,in  vjiamano  tiene  uà  ramo  di 
«iiinamomD,nciraitra  un  uaf  j  pieno  d'anelia,  lotto  alli  piedi  un  feipente 
iuorto,6:  per  terra  vi  faranno  danarijC  gioie, 

Vcfìdì  siicfta  dcnna  di  bianco  per  rappreiéntare  la  purit  deli'animo> 
che  maiiiicac  qucita  virtù,  5<_  s'appoggia  alla  colonna,  perche  non  è  fin- 
to,&  appàrente,ma durabile,  oc  vero. 

Il  cnueilo  fopra  detta  colonna  per  lo  gran  cafo ,  che  fucceffe  alla  Ver- 
L^inc  Vciiaic è :iiditio,òl1mbolo  dicacità  . 

Il  cinnamorrvO  odorifciO,e  pretiofo  dimo/lra  >  che  non  è  cola  della  ca- 
ijità  più  precioià,  &  i'uaue ,  5<fnaiccndo  quell'albero  nelle  rupi ,  &  nelle-» 
-lpine,mofìra,che  fra  le  Ipme  della  mortiiìcatione  di  noi  llcisi  nalcc  laca^ 
iVita,&.  particciarmenteJa  verginale 

L'aneila  fono  inditio  delia  caOità  matrimoniale . 
Il  lerpcnte  è  la  concupifcenza,che continuamente. ci  ftimola  per  mcz» 
iil'amcrc. 

Leraon£tc,che/ltienerottC3a'  piedi  danno  fegnó,  che  il  fuggir  i'auari- 
tìiè  conueniente  nrezo  per  confei-uar  la cailita . 

CaftitÀ, 

DOnna  bella >d'honefta  faccia  ,  nella  delira  mano  terrà  vna  sferza^ 
alzata  inatto  di  batterli,  &  un  Cupido  con  gl'occhi  bendatigli  flia 
fotto  a  1  piedi, iara  vedita  di  lungo,  come  una  Vergine  Vedale ,  &:  cinta-» 
iìcl  n;e2o  d'una  faicia,come  hoggi  in  Roma  ufaiio  le  uedoue,fopra  la  qw 
Jc  ui  fìa  icntio  il  detto  di  San  Paolo  :  Qìfti^Q  corpus  meum . 

Castità  Matrimoniale 

VNA  Donna  ncftita  di  bianco,  in_,  capo  haueri  una  ghirlanda  dì 
rL  ta ,  nella  deftra  mano  tenga  vn  ranao'd 'alloro ,  <V"  nella  finiflra., 
ujia  Tortora . 

La  ruta  ha  proprietà  di  raffrenare  la  libidine,  per  l'acutezza  del  fuo 
I  «dorè ,  liquale  ciìcndo  compoflo4i  parti  Ibttiiiperia  fua  calidità  nfolu« 
i  "*  iv    5.        ia 


/oa  ICONOLOGIA 

3a  veiiLo/ìtà ,  e  fpegne  ie  iiuiiiiiie  di  Venere ,  co.ne  dice  il  Mattìolo  ne!  ^. 
libro  de  Tuoi  Coir.mcntiiò^ra  DiOiboridij. 

Tieiicil  ramo  d'Alloro,  perche  qucfl'albcr©  higrandirsima  fimiglian* 
2acon  Jacaftita,douendoclìacfier  perpetua, coiììC è  perpetuo  il  verd;i> 
Azi  Lauro,&  ftndere,  Ó^T"  tare  ieri  (lenza  alle  tìamir.e  d'amore,  coiue  lìri- 
«iono,&  reiiftono  Je  i'ut  foglie ,  &  i  luoi  rami  gettati  fopra  il  fuoco .  Pciò 
Ouid.o  nel  i. delle  Metamorfoà  iìnge>  che  Dafne  donna  cafta  iì  trasfor- 
mafie m  Lauro. 

La  Tortora  c'ingegna  co'l  proprio  eflempio  i  non  contaminare  già  mai 
rhoaore,5.:  la  fede  del  Matrimonio  conuerlàndo  lòJaii*ente  icmprc  eoa 
quella,  che  da  principio  s'eieile  per  compagna. 

Si  puòancoradipignerei'A  niellino  per  la  gran  cura,  che  badi  non^ 
imbrattare  la  fua  bianchezza,  lìuulca  quella  d'una  pcriona  calla, 
CASTITÀ. 

DO  N  N  A  >  che  habbia  uelato  1 1  vifo,  ueftita  di  bianco ,  ff  ia  in  atto  di 
camminare, con  iadc.iia.ai:aio  tc.xga  unj  icetro,  &  con  la  finiflra 
due  Tortore . 

La caftita,comc  afferma  S.Tommalb  in  2  i.queu.  r^r.artic  i.è  nome 
di  virtù,detta  dalia  caftigatione  delia  carne;':)  concupì Tcenza,  che  re.idc 
l'huomo  in  tutto  puro ,  &  ienza  Àicuna  macchia  camaie . 

Gli  fi  fa  velatoli  vifoper  cilcr proprio  dd  ca^io  raffrenargli  occhi  per 
CÌoche,come narra  S. Gregorio  ne  i  Moraiill  deuono reprimere  gli  occhi 
come  ratton  alla  colpa . 

Il  veftimento  bianco  denota ,  che  la  caflità  deue  efler  pur.'' ,  &  netta  di 
ogni macchia,come dice  i ibuilo n^ì a.iib. Epifiola prima, 

QijìapUcétfupens,pHracH  vesì^yvenite  Et  manbus  pnris  fumite  fo^tisaqiia4 

Lo  ftarein  atto  di  camiiiare  dimoflra ,  che  non  bifogna  (lare  in  olio 
«a u fa, ii  origine  d'ogni  male^  Oc  però  ben  dille  Quid,  de  rcmedio  amori*. 
Otiafs  tollas  periere  cupidinis  arcus . 

Le  tortori  fono,  come  nfeiiicc  Pieno  Valeriano  nel  lib.  22.  de  gli  fùol 
ierogIilìchi,il  (imbolo della caflità,perciochc  la  rortora,perdutochchà 
la  compagna,non  fi  congiunge  mai  più . 

Lo  icetro  lignifica  il  dominio  ,chc  ha  fopra  di  fc  il  caf!o  ,  pcrciochc  fc 
«benda carne  è  principalmente  nemica  deiio  fpirito,  nondimeno  quan- 
-do egli  y  uole  non  può  eficr  mai  abbattu tOjiie  vin to  da  qucllo,&  fé  bene i 
icruto.  Continua ptigrut^rara  yiQoria,  nondimeno  fi  è  detto  di  fopra,quan» 
do  l'huomo  ha  faldo  proponimento ,  in  contrario  non  pu  >  elìer  fuperato 
in  alcun  modo,&  prima  lì  deue  mettere  in  elfecuzione  quei  vcrlò  d'Oui- 
dio  nei  terzo  libro  delie  Meumorfofì,  quando  dice.  i 

9y^nte  ait  mo  ria  r  quamfìt  tibi  e  opia  noHri . 

Chemifcramcntc  traboccare  nel  Vitio  delie  carnali  concupifcenzer 
CECITÀ     DELLA     MENTE. 

DONNA   vcftitadi  verdc,ft.a  in  pi-ato pieno  di  vari;  fiori,  col  C2p«; 
chino,  6i  con  vna  talpa  apprcflò  -  Ceci  tà 


Dì  CESARE  RIPA.        /oj 

Cecità  fi  dice  la  pnuationc  della  luce  degl'occhi ,  &  per  /imilitudini^ 
©uero  per  analogia,  fi  domanda  ancora  roftufcationc  della  mente  >  peri 
Tviia  fi  dimoerà  con  la  talpa  per  antico  co!iumede  gl'Eric;,  come  rac* 
conta  Oro  Apolline  il'aUra  conia  tefta  china  ucriò li  caduchi  fiori  dell» 
tcrra,che  fono  le  delitie  mondane.chc  allettano  l'anuDa^e  la  tengono  oc- 
cupata icn^a  protitto,perche  quanto  di  bene  il  niofido  lufin^,hiero  ci  pr» 
nicttCjtutto  è  vn  poco  di  terra  non  pur  fotto  falla  Ipcrarira  dabreuc  pia-» 
cere  ricoperta,  ma  con  grandifs  mi  pencoli  di  tutta  lanoftrauitajCom^ 
ben  dice  Lucretio  lib.2.dc  natura rerunL-,. 

C  mifsras  hominum  mcntcsy  &  pe6iora  cAca  Ue^ifurlu  ani  ^uodcknque  efi 
Slualibu%  in  tenrbris  yiteqùantifqy  pcr(clis . 
Et  Ouidio nel  lib.  6.  delle Metamorfofi . 
^r9b  funeri  ^tuntum  mtrtalia  pecora  c(ca  7^£lis  habent* 

CIELO, 


VN  Giouane  dafpetto  nobilifsimo> Venite  d'hzbito  Imperiale  ài 
color  turchino  atio  iki];;co  coliiianto  detto  paludamento,  5^^ 

^    4         eoo 


ro4         ìùonoLociA 

ton  io  icetro  nella  dcftra  manoAncJia  fìniftra  tenga  vn  vafo  nel  cuale  /fe 
▼na  fiamma  di  fuoc(),6(^  m  mezzo  di  ella  un  cuore,  che  nconllimi  j  fu  la 
poppa  Slittavi  iìa  figurato  il  Sole,  ili  la  Jìniftrala  Luna,  fia  cinto  conia 
Zona  del  Zod.aco,  nella  quale  fi  Icorghino  \i  luoi  dodici  legni,  por- 
ti in  capovnariccacoronapienadiuaricgcminc,&nelli  piedi  il  cocuìh 
ni  d'oro. 

il  Ciclo  da  Bartolomeo  Anglico  lib.  8.  cap.  x.  è  diftinto  in  fette  parti, 
/ereo,  Eteico,01iinpo,lgneo,Firmamento,Aqueo,6<:  Empirco,maa  noi 
oion  accade  repetcrc  ciò  che  egli  ha  detto,  u  cui  rimetto  il  Lettore,  &^ 
parimente  circa  il  numero  de  Cieli,a  Plutarco,  al  Pereno  nelaGencn> 
al  Giamo  lòpra  la  sfera  del  Sacrobofco ,  la  Sintalì  de  l'arte  mirabile ,  a  la 
Margarita  Filofofica,  &ad  altri  autori  :  a  noi  balii  dire,  che  il  Cielo  è  tut- 
to l'anibito ,  &  circuito  ch'è  da  la  terra  per  iino  al  Cielo  Fmpireo  ouc  n- 
iiedono  l'anime  beate .  Hefìodo  Poeta  Greco  nella  fua  Theogonia  jp 
€a%liuolodcla  terra  in  quedo  modo. 

TcìXus  -vero  prmum  iquidemgenuitparemfìhi 
[jèlnm  Steliis  o  rnAturuy  rt  ipjam  totam  obtegaty 
Vtq;  effet  beatis  dijsfedis  tuta,  fcmper .     cioè. 
Primieramente mgencròUTerr^  £t perche fia delle  beatemene 

Il  Citi  di  SteUs  ornato  Scmfrc  ficura  fedc^ . 

e^cciò  la  copra  tutta , 

Etpertil  cagione  gl'habbiamo  fatto  il  manto  flellato  turchino  perciò 
fere  colore  ceruleo  coi!  detto  dai  Cielo ,  &  quando  uolcmo  dire  vn  Cid 
chiaro  ,5i  fé  reno ,  diciamo  vn  Ciel  turchino .  Regale  poi ,  &  con  lo  Scc« 
troin  manojper dinotare  il  dominio, che  ha  ne  le cofe inferiori,  fi  comi 
■vuole  Ario,  nel pr.lib.de la  Meteora ,  teflo  2.  anzi  Apoilodoro  fa  cheli 
primo  che  habbia  ottenuto  il  dominio  di  tutto  il  mondo.  Ila  flato  Vn:.no 
da  noi  chiamato  Ciclo .  Vranes  protos  tu  Tandos  edi?ufcufej^QKon.  ideji  (»- 
ium  prima s  orbis  yniuerfts  imperio  p  rxfuip. 

Si  dipinge  giouane  per  molìrare  che  fé  bene  hi  hauuto  principio,ne  ri*- 
fleffo  termine  fi  rltroua  5  &  per  lunghezza  di  tempo  non  haura  fir.cpei" 
cfferc  incorruttibile ,  come  dice  Arif^.  lib.  pri.  Coeii  tcllo.  ao.  onde  è  ch^e 
gli  Egitij  per  dinotare  la  perpetuità  del  Cielo,cheniai  s'inuecchia  dipjn- 
geuano  vn  core  in  mezo  le  fiamm«,  fi  come  habbiam©  da  Plutarco  4Aj 
lfi<Ie,6iOfinde  con  tali  parole . 

"i  (^<rliimjqiiia  oh  pi  rpetuitatem  m^q;  fenrfcaf^ 
(erde  piclo  rtgnijicant,ci:i  fot  ut  ardsns . 
fuhie&us  fit^  Etperfigiiiiabbiamopoflo  nella  £niftra  mano  il  fudetto 
uafò  con  licore  in  mcza  die  la  fiamma,  &  per  che  in  tutto  il  corpo  cs- 
Jefle  non  uedemo  lumi  più  belli ,  che  il  Sole ,  &  la  Luna ,  ponemo  nella^ 
più  nobil  parte  àz\  fuo  petto  fopra  la  poppa  dritta  il  Sole,  cerne  pnncift 
depianeti,del  quale  riceae  il  fuo  iplendore  I2  Luna  pofja  fopra  la  poppa 
Jìi4i/lra,  unto  piii  cÀc  «juefte  d  uè  iuia^ini  dei  Soìe,&  à^à-^  Luna  gi'Egirtj 


15/  CESARE  RIPA. 


f#3f 


fignificauano  il  Cielo;  locingemocon  la  Zona  dei  Zodiaco  per  cflcrtJB» 
pnncipalcuigol»  cclcflc .  Gii  (ì  pone  vna  ricca  corona  in  tcfla  di  rar^ 
gemme  per  moltrarc,  che  da  lui  (ì  producano  qua  giù  in  vanj  modi  mole*, 
&  diuenl  preuofi  doni  di  natura .  i>i  rapprcientajchs  po.ti  Li  coturni  d'p- 
^  ,  metallo  Ibpra  tuta  incorruttibile  per  confcimationc  de  i'moj.*- 
xuttibiiita  iua . 

CELERITÀ. 

DONNA  che  nella  deflra  mano  tiene  va  folgore,  come  narm  PilK 
no  Valenano  nzì  Jib.4? .de  liioi  leroglifichi,acanto  hauera  vn  dei- 
fino,  e  per  lana  vnfparuiero  ancor'egli  porto  dal  fopradetto  Pierio  nel 
lib.2i.perJa  celerità,  cialcuno  di  quelli  è  uelocifsimo  nel  fuo  motod^i^ji 
«ogfiuiene  dei  q^^ualc  in  elsi  iì  la  facilmente ,  che  cola  fia  celerità. 

C  H  I  A  R  E  Z  Z  A. 


J^  /  N  A  giouane  ignuda^  circondata  di  molto  fplendore  da  tutte  IsL^ 
Y  .  ba;icle,<Si:  che  tenga  in  mano  li  -Soie .  ^ 

ChiaiK) 


ioa  tCONOLOGlJ 

Qh  iaiT)  fi  dice  quelìo,che  fi  può  ben  vedere  per  mczo  della  Iucc>c?ic  II! 
I;.uiiina5&  fa  la  chiarczzajlaqualedimaiidaremo  quella  fama, che  i'huo 
taOfO  con  ja  nobiJta,ocon  ia  virtù  s'accjuirta,com€  dimortra  Pieno  Vale- 
ri ano  ne)  iib.44.&  ^'.  Aiubrogio  chiama chunfsinii  quelli,!  qnaJi  fon  fiati 
ai  mondo  uiuiiri  di  Sanata  ,&  di  dottrina,  fi  dice  ancora  Chiarezza  vn» 
dciiC  quattro  doti  de*  Beaci  in  Ciei(>,&in  ciafcunodiqueftì  fignìfìcati» 

5i di^  ingc giocane, perche  ncJiìorirc  de'fuoi meriti ,  cialcuaolì  dice- 
«lìcrc  chiaro  per  la  fiaiiiicudinc  del  Solc,che  ià  uifibilc  ù  tutto. 

CLEMENZA. 

DONNA  fedendo  fopra  vn  Lcone^  nella  finiftra  mano  tiene  vn'afta* 
e  jaella  dcftra  vna  faetta,iaquale  molìri  di  non  lanciarla  :  ma  di  git- 
Carla  uia,  cofi  è  fcolpita  in  ma  medaglia  di  vSeucro Imperatore  con  queftof 
Jewicrc  INDVLGENTIA  AVG.  INCAR. 

liLeoneè  fimboiodèllà  cieiiienza ,  perche  come  raccontano  i  Natura* 
li  fc  egli  per  forza  Ìupera,<5i  gitta  a  terra  vn'huomo,fe  non  ila  ferito  da  luì 
jioji  io  lacera  ne  l'otiendefc  non  con  Icggerifsima  fcolTa . 

La  faceta  nel  modo  che  dicemmo  t  fcgno  di  Clemen2a,non  operando- 
H'ìri  prcg.uditio  di  queili,clef(  nu  degni  di^calhgc;oi.de  fo|radi  cioSt 
aiccanei  libro  de  Clemcntia  cofi  dice .  Cltmemia  ejt  lenitas  ftperioris  ad"* 
fic^ff^s  inferioremin  confiituendis  panis  .  Qemtnxa 

DO.'ina  che  calchi  vn  monwed'armì>&con  la  delira  mano  porga  vn-# 
ntmod'ojiuo^appcggiandofi  con  libraccio  finiftro  ad  vn  tronco 
dei  mf defimo  albero  ,  daiquale  pendano  i  fafci  conlblari . 

La  Clemenza  no  è  altro,  che  vn'aftinenza  da  correggere  i  rei  col  debi* 

jtoc«iftigo,&:  eflbndo  vn  temperamento  della  ieruitù,uiene a  còporre  vna 

pcrfeua  maniera  di  giuftitia,&  a  quelli  che  goucrnano,è  molto  necciiana 

Appoggiafi  ai  tronco  deil'oJiuo, per mo^rarc,  che  nonéaltrola  Clc» 

fl[ienza  ,  che  inclinatione  dcH'animo  alla  mifericordia . 

Porge  il  ramo  della  medefima  pianta  per  dar  fegno  di  paceje  l'armi  git* 
ja  .e  per  terra  co'  fafci  conioiari  fofpefi,,  nota  \\  non  volere  contra  i  colpe- 
liohellercitar  la  forza  fecondo  che  ^\  potrebbe,per  rigor  di  giuftitia,perà 
fi  dice,  che  propriamente  è  Clemenza  l'Indulgenza  di  Dioanofiri  pecca 
«1 ,  però  il  Vida  Poeta  religiofo  in  cambio  di  iMercurio  >  finge  che  do- 
te della  Clemenza  fi  ferua  nell'ambafciaria ,  nel  lib.  5.  delia  Chrjfiia«. 
lic  .  E  .Seneca  in  Ottauia  ben'cfpnme  quanto  s'è  detto  di  lopra  della-# 
Cliemenza,cofi  dicendo. 

Tukhru  eft  cmmcre  inter  iOuftres  viros  TJac  suma  uirtus y  petìturhac  Ccelu  vU 
Csnfulsre  Tatri^yparccre  affiiBisyfcre  Sic  ilU  Tatria  pnmf^s  ^uguftus  pArét 
Ctd(  ahftincrtfUmpuSfdt^;  tr^  dare  Coplexus  aftra  sftjcolitur^  et  téplis  Dgns, 
trhi  ^uìttenii^^cHlo  paccmfuo . 

Clemenxa . 

DOnnn  che  con  la  fimfira  mano  tenga  vn  'proccfTo ,  &  con  la  de/lra  I^ 
calti  vOi*  V  jia  peana  »  6^  lotto  ^  1  ^icdi  ti  iàr;mno  ale  uni  libri . 


DI  CESARE  RIPA.  tof 

CicmyriT^a,  e  fJ^Voderationc  nella,  medaglia  di  yitelUo. 

DOnna  a  federe,  con  vn  ramo  di  lauro  in  vna  mano>&  coaTaltra  eie* 
ne  vn  baione  vn  poco loatanoi 
L:i  Clemenza  è  vna  uucù  d  anuno,che  miroue  rhucmo  àcompartione 
&lofa  tacile  a  perdonare,  <S<:proiito  a  louucnire. 

Si  dipinge  chetìedaperiìgniucare  maniuetudine,  e  quiete»  ■ 
Il  bafìone  moftni,che  puo,&  non  vuole  ulare  il  rigore;pcj:ò  ben  fi  può 
dii^  alludendoli  alprei'ente  Pontificato. 
Cedati  mille  Se  neri  ad  vn  Clemente . 
Et  potrebi-je  ì  anco  dire  quel  che  dice  OuidioncIIib.  5.  de  Ponto. 
iP/inclpc  nec  nofl ro  ^eus  ejì  moderatior  yllus    luRitia  vires  temperai ille  faaf» 

li  ramo  del  lauro  moftra,  che  con  eiTo  li  purificauano  quelli  c'haucano 
•ffeligii  Dì] . 

COM'B^TTIMETQ'O  DELL^  I{y4C107{J, 
con  l'appetite . 

LA  flatua,o  figura  d  Hercole,chc  uccide  Anteo ,  fi  uede  in  molte  me» 
dagjic  au  Ciche  l'clplicatione  del  quale  diceii,  cheHercoleè  vna  li- 
mi licudine,&vn  ritratto  dell'anima  di  ragione  partecipe,  &  dello  rpiri- 
tohuinano,&  A.nteodel  corpo,ilpectod'Hcrcoleèla  lede  della  fàpien- 
2a,&  della  prLdcnza,  lequali  hanno  vna  perpetua  guerra  con  Tappetito 
&  con  la  voIonti,imperò  che  l'appetito  Tempre  contradice>  e  repugna  al- 
la ragione,nc  può  h  ragione  eiTere  lupenorc,  &  uincitrice ,  le  non  Jeua  il 
corpo  cofi  in alto,&  lonrano  dallo  fguardo  delle  cofe  terrene,  che  1  piedj^, 
cioè  gli  aftetti  non  prendano  più  della  terra  fomento  aIcuflo,an2i  tutt* 
Jecupidicà,&  gli  afiecti  che  della  terra  fon  figliuoli,  al  tutto  vccido*. 
COMMEFJTIO  DELL^  V IT U  HFki^T^j^. 

HVOMO  che  con  il  dito  indice  della  dc/!ra  mano  accenni  ad'vnt 
macine  doppia,  che  gli  fta  a  canto;  eoa  la  fini/ìra  mano  tenga  m* 
Cicogna ,  &  alli  piedi  vn  Cerno . 

Si  dipinge  in  quella  guifa ,  perche  la  macina  haiìmbolo  delle  attioni, 
&  conjLaertij  della  humana  vita,  polciachc  le  macine  fono  femprc  daci-^ 
&  vna  ha  biiogno  dell'altra ,  &  fole  mai  non  polìòno  fare  l'opera  di  ma* 
cinare,cofìancovn'huomoperfeftcffononpuòogni  coia,&:"  però  io 
aiuicitie  noflre  fi  chiamano  nccelsitudini ,  perche  ad'ognVno  è  nccefla-^ 
no  hauere  qualche  amico  con  ilquale  pofla  conferire  1  fuoi  difegni ,  & 
con-,  fcambicuoli  benefitij  iVn  l'altro  folleuarfi  ,6c^  aiutarfi  ,  cu.iìcj 
fanno  le  Cicogne ,  le  quali  perche  fono  di  colio  alto  ,  a  lon^o  an* 
dare  fi  ftraccano  nel  uolare,  ne  pofiòno  foftenere  la  tefta ,  sì  che  vna  ap* 
poggia  il  collo  dietro  l'altra,  &  la  guida  quando  è  ftracca  palla  dietro  l'ul- 
tima a  cui  ella  s'appoggia  ,cofi  dice  Plinio  hb.10.cap.2z.  &  illdoronrc* 
race  vn  fimilccoftumcde  Ceruij  ,liquali  peni  pelo  de  le  corna  in  brcue 
tempo  fi  !iraccano,ncpoilbno  reggere  la  tefta  quando  nuotano  per  marc^ 
9^cr;ji.alche  gran  fiumc>^  j>erò  uno  appoggiali  capo  fopraia  groppa  df 


^*t 


ÌCONOLOGl  A 


Talti  o,3i..I  primo  quando  c  flraccopairaadictro^si  che  in  ta!manicra_» 
ijucfli  animali  ii  danno  J'vn  laicro  aiuto.  Cofi  anco  gii  liuomini  iòno 
kftrecu  traloroavalerfi  dei  opra, &  aiuto  vincendcuole.  per lichc  mol- 
to rcctaniCuCc  è  (lato  detto  quel  prouerbio  toJto  da  Orca ,  vna  mano  Ja- 
fja  i'aJtra ,  tJ^^Cunus  inaihm  laiMt  >  eir  digitus  digitum  >  Homo  hominem  feruatf 
ciuitas  liuitatem,  Vnhuonio  coiilerua  i'a]tro,<lk  Vi^iaCittà  l'altra  Citta, 
^t^ueftoii  ii  non  con  altni  mezzo, che  col  coinmertio>&;  però  Arili, 
ira  le  cinque  cole  per  leqiiaJi  ii  ii  coniglio, mette  nei  quarto  luogo,£>e  tjs 
t^Htie  import. mtuTyZj-  exportanfur  )Xioc<ii  qucìie  cole ,  che  il  portano  dentro 


Cfj:")-»       <^à»       ^IC^'^       &Y*^ 


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ÉsmmA 


kMmmw 


*^s^- 


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ft  /bora  della  Città  ne  le  quali  due  attimi  confine  il  comertio,perche  fa- 
remo portare  dentro  la  noftra  Citta  di  quelle  cole,  che  nome  lìamopn- 
ui ,  &:chcn'hiSbi;inio  failbfTno  fuora,poi  faremo  portare  cofe  de  iequali 
»'3buadw;upiilCu^clicn'habiibgLiq:  perche  li  GranMaeflic  di  que- 
lito 


DI  CESARE  RIPA. 


lop 


tfto  mondo  molto  la ggiari.cn te  ha  fatto  ,  che  non  ha  dato  ogni  cofaad'vB 
JuogOjUiiperòche  hauoliitoche  tutta  quefìa  vniuerlìta  li  corrifponda 
coii  proportione  j  che  liabbia  bilogno  de  l'opra  de  l'altro,  &  per  tal  biio- 
gno  vna  natione  habbia  occaiìonc  di  trattarCj  &  accompagnarfi  con  l'al- 
tra ,  onde  n'è  deriuatala  peniiUtanone  dei  vendeecj  òc  del  comprare ,  & 
s'è  tatto  tra  tutti  il  commcrtio.delia  vita  humana. 


COGNITIONE. 


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^^f^  *^3^  ''^^F^^^:/^'"  ^-^ 


e\:^i^5 


e-\Ì5^.5     e/^ 


DOnna  che  Zzando  a  federe  tenghi  vna  torcia  accefa,&  appreffo  haui^ 
vn  libi-o  aperto,crie  con  il  dito  indice  della  deftra  mano  l'accenni. 
La  torcia  Pcccfa^^fìgninca,  che  come  a  i  nofìri  occhi  corpo rali ,  fa  bifo- 
gno  delia  luce  per  uederejcofi  all'occhio  noflro  intemojche  è  l'mtf  Detto 
per  riceKere  lacognitione  delle  fpetie  intelligibili,  fa  meftierodeiri/lru- 
mento  efìrinfeco  de'  fenfi ,  iS<f  particolarmente  dì  quello  del  vedere,  che 
dimoilfdil  col  lume  della  torcia,perciochecome  dice  Aniì.ls^hil efi  in  hi^ 

tdkcìH 


ne  ICONOLOGIA 

ietie^ujijeiod priuf  non  fuerit  infenfu ,  ciò  moArando  ancora  il  libro  aperto^ 
perche, opcr  vederìo,o  per  udirlo  Jcggcrefi  fa  in; noi  la  cognitiono 
d  e  1  i  e  e  o  ic  .  Cagni  t  ione  dei!  e  co  fé. 

DOnna,chc  nclJa  de/ira  mano  tiCne  vna  uerga,oucro  vn  Scetro,<5«:  nel 
la  iìniiira  vn  libroyda  che  fi  comprende,  che  la  cogninon  delle  cole 
s'acquiAa  per  mczo  da  l'attenta  Iccnonc  de'  libri,ilcheè  vn  dominio  deN 
i'anima,  COMMEDIA. 

DOnna  in  habito  di  zingaraima  li  fuo  veiìimentu  farà  di  uarij  colori, 
iieliadeftra  mano  terrà  vn  cornetto  da  fonarla  mulìca,nella^finiftra 
vna  iiiaichera,6i  ne' piedi  1  focchi.  LadiueriÌM  de' colori,  nota  le  uario, 
&  diucdc  atuoni,che  s'eipnmono  in  tjuefta  forte  di  poefia,Iaquale  dilet- 
ta a  l'occhio  dell'intelletto,  non  meno,  chela  varietà  de' colon  diletti  i 
l'occhio  corporeo, per  efprimefc  gl'accidenti  dell'humana  vita,  virtù, 
uit;j,6i  conditioni  iiìondcinc ,  in  ogni  ftato ,  &:  qualità  di  genti,  fuorché 
nel  (iato  Reale .  Et  cuefto  fi  moftra  con  li  focchi ,  i  quali  furono  da  gli  an- 
tichi :.doprati  in  recitar  Comedic,  per  moftrare  la  mediocrità  delio  ftile> 
5;_delicpenonc,ches'introduchonoanegotiare. 

La  Córaedia  ha  propofi  tioni  facili,&  attioni  difficili,  &  però  fi  dipinge 
in  habito  di  zingara,  pereiTerequeda  forte  di  gente  la  rghifsima  in  pro- 
mettere altrui  beni  di  fortuna ,  li  quali  diffidi Oicnte,  per  la  pouerta pro- 
pria pclfanocominunicare  . 

Il  cornetto,  &  la  liialchera  s'adoprauano  ncIlw.Comcdic  degl'antichi^ 
&  notano  l'vno  rarmonia ,  &  l'altro  i'nnitatione . 

1  focchi  fono  calcia  menti  comici ,  come  habbiamo  detto. 
C  O  xVI  MEDIA. 

DOnna  ctTtà  raatura,d 'appetto  nobile,  in  mano  terri  I/t^ibia,  in  piedi 
1  iocchi,  nell'acconciatura  della  tefia  ui  faranno  molti  trauolgimcn 
li,&  con  grande  intrigo  di  nodÌ5Con  quefio  motto:  Dcfcribo  mores  homini, 
COMMEDIA    VECCHIA. 

DONNA  ridcntc,vecchia,ma  con  volto grinzo,&fpiaceuole,ha- 
uera  il  capo  canuto,  e  fcarmigliato,  le  uefli  bracciate,  &  rappczza- 
te,&c_  di  più  colon  uariate,  con  la  man  defila  terrà  alcune  faet  te,  ouero 
f  nasferza,auanti  à  lei  uifarà  vnalcimia,  che  gii  porge  vna  ceficUa  co- 
perta, la  quale  fcoprendo  davo  canto  la  detta  donna, conia  finifira ma- 
no faccia  mofira  di  diuerfi  brutti,6c^  ucnenofi animaJi^cioè,  uipere, alpi- 
di,  rolpi,&  fimili. 

Si dice,della  Commedia  riccchia a difiintioncdella nuoua,  laquale  fuc 
ecfiealeiin  a/fai  cofc  differente,  perciochc  li  Poeti  nelle  fcuoledella_j 
uecchia  Comcdia  dJettauano  il  popolo  (apprefio  del  quale  ali'hora  era 
lalomma  deigoLcrno)  col  dire,  &r  raccontare  cofe  fucece,  ridiculoloi 
acute,  mordaci  ,inbi?.fmo,&jrrif:onedciringiLfiitiadci  GÌLdici,del-- 
J>jiaritia,&(_  corruttdc.de'Fretori,dc'  catcìui cofiumi, &:difgratiede  i 
Cit.udini,&  limili  aitre  cole,  la qual  hcenzapoi  riformando^  &  le  fcioc* 

che^ze 


DI  CESARE  RIPA.  m 

f^tzzt  del  riib ,  &  buffonerie ,  s  facto  togliendo  la  Comcdia  nuoua  'f  ri* 
chiedendo  cofi  altra  fortuna  di  flato,  e  di  gouerno ,  &  altra  ingegnoià,& 
làuiainuentionede  gì  huomini)s'aftnnfe  a  certe  leggi,  &honeiU  più  cj- 
uili  >  per  le  quali  il  fuggetto ,  ia  locutione ,  &(^  ancora  la  diipojìtione  di 
élla  è  fatta  mol-ro  diuerfa  da  quello  che  folleua  cilère  della  fopradetta^ 
Comcdia  uecchia,  come  può  il  Lettore  uedere  a  pieno  le  differenze,  tr^ 
Tvna,  e  l'alta  nella  Poetica  dello  Scaligero,  nel  primo  libro  de.to  l'Ilio- 
ria  al  cap.  7.  L'offìtio  dunque  della  vecchia  Com€dia,effendo  di  tirare 
]i  vitij ,  &f  attioni  de  grhuomini  in  rifb,&  fciocchezza^  perciò  li  è 
fatta  la  detta  figura  di  tal  yìÌo  ,  &  forma ,  che  le.  andrà  di  mano  in  mano 
dichiarando. 

Le  ueftì  (tracciate,  &  rappezzate  ,  co/ì  per  il  foggetto  che  haueua  alle 
jnanijcome  per  le  perfoneche  faceuano coH  fatta  rapprefentatione,  non 
v'interuenendo,come  nella  Tragedia  pedone  Regali;nè  come  nella  Co- 
media  togata,o  preteftata  de'  Romani  Cittadini  di  conto. 

Per  li  uarij  colori  del  fuo  uertimento  fi  dimoflra  ladiuerfità ,  &  incon- 
ftanza  di  più  cofe,  clicponeua  infieme  in  una  compoiìtione,  S^^ancoil 
uario  ftile.inefchiandoini'iemcdjuerfi  generi  di  cole. 

Lafcimiacheli  porge  lacefì-elia,  moflralafozzaimitationc  permezo 
Jaquale  faceua  palefì  li  uitij ,  &  le  bruttezze  altrui ,  che  fi  dimofìrano],  o 
perii  fozzijv'v  venenofi  animali,  che  ella  con  rilb,&:  fciocchezza  icuoprc 
al  popolo^  diche  vn'ciempio  fi  può  uedere  nel  Gurguglione  di  Plauto. 
Tmn  ifligraci  palliati i  capite  aperto  qui  ambulant 
Qui  incedant  fiiffarcinati-i  cum  librisy  cum  fportulìs 
Conflunt-i  conferuntyfermones  inter  fé  tamquam  drapeta 
Ojlant^ohfiftuntyincedunt  cumfuis  fententi^s 
Quos  femper  bbentes  vidcas  cjje  in  a?iopolio 
Vbi  qu,d  Jarripi'!ere\operto  capitalo ,  caldum  bibant 
Triftes ,  atque  ebrioli  incidunt. 
Le  làctte  nella  dcfira  fignificano  gl'acuti  dctti,&  Tafpre  maledicenzc, 
con  le  quali  licentiolàmente  ferma  5&uccideua  la  fama,&:  riputationc 
de  particolari  h  uomini  3  onde  Ho  ratio  nella  Poetica  parlando  della  Ipc- 
tiedi poefia  uiene  a  dire  dellaComedia  uecchia  in  tal  modo . 
Succefiit  vetiis bis  coin^diayìw  ftrie multa; Digna  Icge  regi  lex  eft  acctptaychorufq; 
laudeyfedin  yìtiumlibertas  exc^dit><jr  yitn  Turpiter  obticuit fublato  iure  nQce?idf. 
Et.il detto Horatio ancora  nel  iib.  i.de*  iermoiii,  nella  Satira quarta,cO 
fi  parlò  delli  Scrittori  della  Comcdia . 
.  E.v,polisyatqi{eCratiniiiSy^riftophnnefq;TQetA 

^tque  alu  > qmrum  Conucdia  prifca  yirorum 
Si  quis  erat  dignus  defcribi-,qMod  malus%au!  fur 
Q^.pd  muhus  fo rct ,  aut  ficanus ,  aia  aUoqui 
Famofus  multa  cum  libsrtate  notabant . 

COM- 


Ili         ICONOLOGIA 

COMPASSIONE. 

DONNA  che  con  la  fiainra  mano  tenghi  vn  nido  dentro  del  qua- 
le ui  (ìa  yn  AuoIcor€,chc  pizzicandoli  ie coTcìe, iliain attodi  dare 
aiuggereiJ  proprio  fangue  ailLoi  fìgliuolini, quali  larann:)  auch^c'il 
nel  nido  in  atto  di  prendere  il  languc ,  &  con  la  delira  mano  ftcia  por^a 
in  atto  di  coinparsione  qualche  cola  per  fouuenimenLo  a  gl'ai  trui  bnc- 
g;ii.  S;  dipinge  con  Tauoltore  nella  guifajche  habbiamodcuto  ,pcrc.o- 
thegli  Egitti;  perloAuolcorcycjuando  coi  becco  il  rompe  iecorcie,ra- 


4  ;#^«:n:ì 


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Q^S^^ii^/"^^ 


f:V-f3    W 


prcfe.-tau?.nola  coni pafsirncpc. clic  egli  in  cuci  centoucnti  giorni,che 
rlm^ora ndi'al'euare  1  rgliuoli ,  non  n-ai  troppo  Jcntano  Lolaalla preda.^ 


^P^  ^.  ... 

re  coi 


nrCESARE  RIPA. 


l'rj 


re  col  quale  ha  cura, che  per  mancamento  di  cibo  non  gii  manchiiio  ,  il 
porgere  con  Ja  deftra  mano  in  atto pietolo  qualche  clono  dimoftra  cojt_^ 
«ak  atietto  il  uero  legno  deli'huomo  compalsioncuolc ,  i  .'quale  per  chari- 
tafoccorre  con  prontezza  i  poueri  bilognoiìcon  le  proprie  facoltà. 
oiC.D  a.):.    CO  M  P  V  N   1    I  O  N   E. 


ij  ;>' 


DONNA  veflita  d;  cilitio^addclorata,  con  la  becca  apena  in  att» 
;,(;lirV;^fiisi*ejC9n  gl'occhi  riuolti  al  Cielcjche  Lei-lìnocopioièkgnme, 
ccayna  corona  di  pungenti  ipine  in  capo ,  tenendo  con  la  lìmflra  n  ano 
Vii  cuo^èj^^nmente  coronato  di  fpine ,  terra  la  delira  mano  aka,&  lì  dito 
jj.diccdnttoi-Vrlò  li  Cielo.   '  '   "" 

Siti  Lcfliiadi cj,liuo , &f  lagriir.euole, p'^rchc dice S., GicGrifciìomo, 
nel  iuo  libro  de  ccm^uhòxoid.SoUic^r.pjiBwfocit'Ijorren'pi'r,^^^^^ 
di'Ycre  cilitiuth:^7ìiaì  e  Ucrm^as^ifi^^trc  rijin.jis!  ih.n:  rr.atn  f.Lius. 

Se  li  fanno  due  corone  di  Ipine,}  QXQ:he.  i^er  lalpina  nel  laln:c>  j  i.in  quel 
vcri'vrcQ,  (gie  dice;D;rW;  uh^i^au.  J}  na^  Vicn  der.ciataia  c(J]^.c(.i)Lrv,L.a^ 
dal  peccato  jLcuale  dei  coiitmuo  moide,6c  pLii^e  lacokicr.iiafignin^ 

L  Luta 


1 14-  I  e  0  N  OL  0  VI  '4^^ 

cata  perla  corona,chc  tiene  in  capotò,:  nonbaftandoqueftacompuntiov 
nc,comeintVutcuoia,  naiccndoper  i'ordinano  dai  timore  della  pena,  6<^^' 
conoicimentodel  male.  Però  fé  gli  aggiunge  la  corona  dcilp;ipi.nealcuo 
re,denotando.perqueil'altra  lauera  conipuncione  dei  cuore  >  die  nalcc^ 
da  quello  imi.sciiio  dolore,  &  cpnpicimentp  d'naujsr  Qftefò  iddio  iomnio 
bene3&  perla  Ja  gratiarua5&  perche  la  perfetta  compuntione  deuehauc- 
re  quattroconditioni,cioèche  habbia  quel  fommo  dolore  eia detto.però 
iiniaadolorataje  lagnmcuole.  "■ 

Secondo5che  habbia  fermo  propofito  di  non  commettere  più  peccato, 
che  lì  dimoftra  per i'indice  aJzatodellamano  delira. 

Terzo, che iìmilmentehabbia  faldo proponimento  di  confelTarfene, 
ilcheuien  lignificato  per  la  bocca  aperta.  ,  - 

Vitimojc'habbia  a  lòdisfare ,  come  parimente  Ci\  promette  per  la  deftra 
altane  pronta  m  operare  bene,con forme  alla  iuabona,è  Unta  reibiutione. 

C  OM  P  L  ES  s  \  oKi.: 
e  O  L  L  E  R  I  e  O  '  P  E  R  \I  L     F  V  O  C  O . 

VN  giouane  magro  di  color  gialìiccio,&  con  fguardo  fiero,che  effen 
do  quafinudo,  tenghicon  la  efedra  maijo  una  fpada  nuda,ftando 
con  prontezza  di  uoler  combattere . 

Da  un  latofcioè  per  terraj  farà  ujfio  feudi)  in  mezodel  quale  fia  dipin* 
ta  lina  gran  fiamma  di  fuoco,  &  dairàitro  lato  un  feroce  L^one . 

Dipiugefi  magro,perche  (  coipe  dice  Galeno  nel  ^.delli  Attbrifmi  nel 
commento.6.  )  ni  elio  predomina  molto  il  calore ,  ilqual.eiTendo  cagioitc 
dellaficc:ta  lì  rapprefcnta  con  la  fiamma  nello  feudo  . 

Ilcolor  gialliccio,  lignifica,  cheli  predominio  dell'h  umore  del  corpo 
fpcflb  lì  uiene  a  manii'eitare  n^ì  color  della  pelle  ;  d'onde  nafce,che  per  il 
color  bianco  fi  dimoftra  la  flemma  ;  per  il  pallido ,  ouero  flauo  la  collera;" 
per  li  rubicondo  mulo  con  bianco  la  complclsione  fanguigna,&  per  il  fo- 
Icoja  malenconia,  iecondp  Galeno  nel  4.  de  fanitate  tuenda  ai  cap.  7.  & 
nel  I  .deli'Aphorifmi  nel- commento  2 . 

Si  dipinge  con  fiero  iguardo,eiiendo  ciò  fuo  proprio ,  come  ben  dimo- 
ftra Ouidio  nel  lib.:?.  de  arte  amandi. 
Cm tumentjia nigrefc unt fangu'me ye7u    Lumina gorgonep f£uius an^ue micAtff» 

Et  Perfio  nella  j.  Sacira. 
Ì1uncf.-ice  fif^pop.tajcrupfcit fanguis,(^  ira     Sàntillantoculh&c^  ^ 

La  Ibadanuda  ,  e  la  prontezza  di  uoler  combattere ,  dinota  nonTolb  il 
collerico  efler  pronto  alla  rrUa:  ma  anco  preftoa  tutte  l'altre  operationi/ 
et  m.c  un'ara  !rgnifica  la  fopfa^ctta  fiammadi  fuòco ,  eflendo  fuo  proprio^ 
di  riiblucre .  «       .  •.  *" 

•  Si  dipinge  giouane,  quàfì  nudo,  &  con  Io  feudo  per  tefra;perciochc 
^uuiuo  dail'impetuolapafsione  dell'animo  non  fi  prouede  di  riparo  :  mà^ 
fcii/ia  giudKÌo,S^  confìgl.o  s'efpone  ad  ogni  pericolo ,  fecondo  il  detto  di' 
Seneca  in  Troade:  luuenileyitiuìn  efl  rcgcrenon  poJJ e impetrr/n.EtpQrJ btnc 
dii;cAv.icen.nanei'2 .dei  I. della  dittionej.  alcap.^.  che  quandòTopcrc 

-■'-■••••  '"■  foiip    •' 


DI  CESARE  RIPA.       vi5„ 

fono  fané  co  maturità  danno  fegno  di  vn  téperamentoperfetto:mar,ua  ^ 
do  fi  fanno  co  impeto,&  con  poco  configUo  dàno  fegno  di  molto  calore* 


-I 


e    : 


Gli  f\  dipinge* l'i  £eòitG  itafitoipferyi^ofttareia  fierezza ,  &  animo/Ita 
dell'animo  nalcente  dilla  già  detta  cagione .  Oltre  di  ciò  metteùifi  que- 
Ao  animaJe  per  eude  il-Collerico  iànvlcai-ira$:ondo^,eone,deliguale coli 
I  ìbafl^Jr;Alcia|o:n^i'(iiòi^mB;eim^^     !vVt;"  '"^^  '''''J''  \"'''    ^^f  '''^ 

;  ^u'-^ JìimkhntèHras  concipit^ille ^fàùesy'  ■  ' FèHè'iiolùr ftmas  'fXchat  indómitds.'\ 
I  ^  Jr^enota  .anco  ilXeone^eiTen'l  tòllei|icódi  hatiira rrìagnanimaje  iiberaìe, 
'ì^nzicife=puifiandòri  tierrìiini  i  dmi'eTi'e'  prodigo ,  come  gl'infralcritti  vcr/i 
:  della^^Sdi'nla  Salernitana  ,Jion  Iplo  di  «^uefla  :  ma  di  tutte  Hìiì-q  qualità  fo- 
i pradeLtc dicono.    '    '  '    ;    '• '■    ,'''■'," 

il   (ixx'^l'^^^'rà(^y.'^lJ^  citcrcrejctìnt  .      "^ ^  , 

1  fCiV- 


C  O^N  S  V  E  T  V  D  I  N  E.  ' 

HV  O  M  O  vcc:iiio-,-iii-*t:to  di  andare  >  con  barba  canuta  >  &capp,ag. 
giucj  ad  Vii  ball  )ììc  co  i  vna  mano,  neJJa  quale  terra  ancora  viia  cai 
là  eoa  va  more  ),  eh  .•  dicci  :  Vrcsacquirit  cundo .  Porterà  in  Ipalla  vn  tu- 
Ibio d'iitroaienti ,  co'.cjuaii  ^'eiercitano  l'arci ,  &  vicino  haura  vna  ruota 
d'arrotare  coicelli. 

L'vlo  imprime  ne! ia  mente  noflra  gl'habiti  di  tutte  Je  cofe,  li conferua 
a'  pollen>li  fa  decenti ,  5(^  a  Tua  uogJia  fi  fabrica  moke  leggi  nei  viuere, 
&  nella conuerla none. 

£t  lì  dipinge  vecchio,  perche  nella  lunga  efperienza  confifle  lafua_j 
auttorita,&  quan  to  più  è  uecchio,tanto  meglio  fta  in  piedi ,  il  che  s'acen- 
jia  col  motto,che  tiene  in  mano,  ilqualeè  conueniente  ancora  alla  ruo- 
ta ,  perche  le  ella  non  fi  muoue  in  giro ,  non  ha  forza  di  confumare  il  fcr- 
ro>ne  di  arrottarlo,come  non  mouendofi  l'ufo  con  efercitio  dei  con- 
fenfocommunenonacquilta  auttorità,  ma  uol^^endofi  in  giro  vnifce  tal- 
mente la  uolontain  vn  uoJere>che  lenza faperalfegna rei  termini  di  ra- 
gione tiene  gl'animi  vniti  rn  vna  medefimaoGCupatione,6^  confante- 
mente  le  gli  conferua .  Però  Ci  dice,che  le  leggi  della  confuetudine  fono 
iialide,come  quelle  delllgiperacore  ifieiro,&  in  tutte  l'arti ,  à^  in  tutte  le 
profeilloni ,  per  prouarvnàcofa  dubbia,  fi  pone  in  confideratione  l'vlò 
nato  dal  confenfo  vniuerfale,quàfi  che  fia  imponibile  eifer  le  cole  diuer- 
fedaquello,che  elfo  approua.  Però  diireHoratio,che  le  buone  parole 
òtì  Poeta  a  deuono  prendere  dall'vfo  ,  &  in  fommafinota  ,àL(i  oiferua 
in  tutte  le  cofe ,  accioché  non  venga  violato  il„4ecoro  tanto  neceifario 
nel  corfo  della  ciuile  conueriatiòne,-^!  *  ;  *' 

Et  però  porterà  m  ipalla  vn  falciò  ^Ih'ltromenti  artifitiali ,  fecondo 
il  capriccio  del  Pittore  >  non-,  ci  curando  noi  dargli  in_,  quello  altra 

SANGVIGNO  PER  L'ARIA. 

^\T  -^  giouane  allegro,  ridente,  con  vna  ghirlanda  di  vari;  fiori  in  capo 
^  V  eli  corpo  carnoiò ,  &  oltre  i  capelli  biondi  hauerà  il  color  della  fac- 
cia rubicondo  mirto  con  bianco,  &  che  fonandovnliutodia  legno  con 
riuolgere  gl'occhi  al  Cielo,chegh  piacciali  fuono,&  il  canto,da  vna  par- 
te d'ella  figura  ui  farà  vn  montone ,  tenendo  in  bocca  vn  grappo  d'vua./ 
($(_  da  l'altra  banda  vi  farà  vn  libro  di  mufica  aperto . 
•  Giouane,allegro,con  la  giiirlanda  di  fiori>  &  ridente ,  R  dipinge  il  làn- 
guigno,perche(  fecondo  Hippocrate)in  quelli  che  abbondano  di  fanguc 
temperato ,  &  perfetto ,  (i  generano  fpiriti  uitali  puri ,  &  lottili ,  da  quali 
nafce  il  rilo,&  l'allegrezza;  onde  quelli  fono piaceuoli,  faceti,  ^  amano 
ifuoni,&i  canti. 

L'eilerdi  corpo  carnofo  >  fecondo  Galeno  nel  z.lib.  del  tcmpcrament» 
al  cap.p.&  Auicenna  n^l  lib.i.ilgnifica,che dalla  uirtìi  afsLnulatiua,chc 
ne  i  faii^uigm  è  molto  pocente,iulce  l'habico  del  :,orpo  carnofo . 

Dipia- 


DI  CESARE  RIPA.         i\7 

Dìpingc/ì  rubicondo  miflo  con  biaiìco,perche(rccondo  Auicenna  n^I 
i.  del  I.)  qucflo  colore  denota  abbondanza  di  fangtie5cperò  dice  Galeno 
nel  2. de  gli  AforiTmi  nel  commento  2. che  rhumore,ciie  nei  corpo  prc- 
doniina,da  il  colore  aJla  carne .  " 


Il  Montone  con  il  grappo  ^dVua,  lignifica  il  fanguigno  cflcr  dedito  i 
Veneie,&à  Baccoi  per  Venere  s'intende  la  natura  del  Montone,effendo 
quefto  animale  affai  inclinato  alla  luffuria^icome  narra  Pieno  Valeriano 
lib.  10.&  per  Bacco  il  grappo  d'vua  \  onde  Arifiotile  nel  Problema  j  i.  di- 
ce,che  ciò  auuiene  nel  languigno^pcrche  in  elio  abbonda  molto  reme,il- 
quale  è  cagione  degl'appetiti  venerei,  come  anco  fi  piiò  vedere  per  Jade- 
fcritùone  della  Scuola;  Salernitana . 

Tintura  pingues  'Jlifuntyatq;  rocajites 

J\umoYefq\  nouos  cu^iunt  alidi  ve  frequenter 

Uos  ì'entis  ,&Baccbus  dtU6iat  f enula  rifus 

Et  fiicit  hos  hiUres  ,  ^  duUia  ycihaloqutntes. 

L     ^         Omnibus 


///  ICONOLOGIA^ 

Omnibus  bifludijs  habiks  funt^i^  magis  apti 
Qualibet ex caufa  non  hos  facile'exciiat ira 
L^rgus >  amans  >  hilaris ,  ridens ,  rubeiq;  coloris 
Cautus  i  carnofus  )fatis  andax }  atque  benignus . 


w 


-ID 


FLEMMATICO   PER  L'ACQVA 

HV  O  M  O  di  corpo  graffo  A  di  color  blanco,che  dando  à  federe  fia 
vcflico  di  pelle  di  tulio, tenendo  ambe  Je  mani  in  ieno,  &  la  te(la_* 
china,  lacuale  lì^ cinta  d'vn  panno  negro, che  gli  cuop^a  quafi gl'occhi, 
&  a  canto  vilìa  vnataicariiga. 

Dipingcfi  graff  ) ,  rcrchc  iì  come  la  flccità  del  corpo  procede  da  calidi- 
tà.coll  fa  grailezza  derma  da  fx-igiditcì,&  liumidita,come  dice  Galeno  nel 
lecondj  del  tempc-ameato  al  cap.6. 

Si  uefledi  pelle  di  tuno^perche  ii  come  quello  animale  è  fonnacchiofo 
cpigrojcoiiè.l  fle.nmatico  per  hauer  egli  pochi  fpiriti,&  quelli  oppredì 
da  molta  rr.grJiLa,  che  ni  eiio  predomuia  ;  onde  uuuiene  che  iiaco  poco 

awi'j 


Bl  CESARE  RIPA.  J19 

«Ittoigli  ftudi;  haucndo l'ingegno  otcufoj&addormentatoA'non  liabi- 
Ì€  a  meditare  quello  che  farebbe  cagione  di  Ibllcuarlo  dalle  cofc  vili  >  ^ 
baflè,clie  peròlificingeilcapodi  pan  no  negro. 

Si  rapprefenta  con  ]\  capo  chino ,  perche  egh  è  pigro,negIigente  è  tar-, 
do  SI  nell  operationi  dell'in telletto,coiTie  in  tutte  l'altre  del  corpo ,  ilmi. 
le  alla  tartaruga,  che  ^\  gli  la  a  lato ,  il  che  tutto  vien  ottimamente  erprei^ 
(ò  dalla  Scuoia  Salcrnitanane  i  ver/ì  chcleguono. 

Thlegma  dabit  v  res  modicns  >  latofc[;  breuefq; 

1  hlegma  facit  pingue S)  fungids  reddlt  mediocres^ 

0tianon^udiotrc!duntfcdcorforafomn9 

Seyifus  habet ,  tardus  n^otusy  pigritiafomnus 

Vie  fomnolentiisy  piger  (jT  fpi^t^'nime  plenum 

i^fthuicfenfkshebespinguisyfacietoloralbiis.  ■■, 


MALINCONICO.  PER  LA  TERRA 

HV  0  Al  O  di  color  foicQ,  tenghi  con  laiìniilra  ui«;.o  vu  libro  aper- 
to moArai.do  di  Itudiàre. 

L    4        H. 


e:a 


126  ICONOLOGIA 

Hauerà  cinta  la  bocca  davna  benda, &  con  la  man  deftra  terrà  vni_* 
borfaJegata,&:  in  capo  vn  paflero  uccello  foliiario. 

La  béda  cheglicuoprciabocca^figniiicail  lllentio,  chcnclmalincont 
co  fuol  regnare ,  elTendo  egli  di  natura  fredda,  e  fecca ,  &  il  come  la  cali- 
«iità  fa  loquace,cofì  per  lo  contrario  la  frigidità  è  cagione  del  filentio. 

\\  libro  aperto,&  l'attentione  del  ftudiare,  dimoflra  il  malinconico  ef- 
fer  dedito  alli  fludij>&in  cffi  far  progreflb; fuggendo  1  altrui  conuerfatio 
aejonde  Horatio  nell'ultima  Epiftola  del  2.1ib.dice: 

Scriptorum  chorus  omnis  amai  ncmus»     Etfugit  Frhcs* 
Che  però  gli  fi  dipinge  il  pafTero  folitario  fopra  il  capo,  c/Tendo  uccello 
che  habita  in  luochi  folitariÌ3&  non  conuerfa  con  gli  altri  uccelli . 

La  borfa  ferrata  fignificaTauara  natura',  che  fuole  perlopiù  regnare  ne 
i  malinconici>come  dicono  i  feguenti  verfi  della  Scuola  Salernitana. 
KeHatadhuc  triHis cboler<e  fi'.bfìantia  nigr^ 
Qm  reddit  prau9s,per  trifles  panca  loquentesr 
Hi  vigilantfiudijs  :  nec  meni  e  fi  dedita  fomno, 
SeruantpYopofiti'.m  fibinilrcputantforetutum* 
Inuidiis  y  c^  triSìis  cupidus  dextnq;  tenacii 
'hlon  expers  fraudis ,  timidus  luteiq;  t qIoyìs  . 

Di  Ticr  Leone  C a  fella . 

VN'huomoà  man  dritta  di  vnadonnajambi  vediti  ài  porpora',  &  che 
vna  fola  catena  d'oro  incateni  il  collo  ad  ambiduc  ,&  chela  detia_^ 
catena  habbia  per  pendete  vn  cuore,ilijuale  venghi  fofleatato  da  vna  ma- 
no per  vna  di  detti  huomo,e  donna. 

La  collana  nella  guifa  che  dicemmo >dimonra',  che  il  Matrimonioè 
comporto  di  amore,di  amicitia,&  dibeneuolcnza  trài'huomo^&ladon- 
jia,ordinato  dalla  natura ,  &  dalle  diuine  leggi ,  le  quali  vogliono ,  che  il 
marito,  &  la  moglie  fìano  due  in  vna  carne,  che  non  poilino  eHerediuiiì 
ic  non  per  morte . 

CONCORDIA. 

VNA  donna  in  piedi,  che  tiene  due  ipighe  di  grano  in  vna  mano,& 
con  Taltra  vna  tazza  piena  d'uccelletti  uiui  >  òuero  di  cuori . 
La  tazza  piena  di  uccelletti,  ouero  di  cuori,  lignifica  conformità  di 
più  perfone>  per  le  quali  ne  fegue  l'abbondanza ,  fignificata  per  le  Ipighc 
celgi-ano. 

C  0  2^C  0  T^D  I  c^    tJlf  1  L  I  T  ^  Ì^K^ 
Isella  d^'Ccdaglia  di  J^  riui . 

DONNA  che  tcnghi  con  la  deftta  mano  vn  roflro  di  nauc.fbpra  dei 
quale  ui  è  vn'infegna  militare,  6d  in  iiìezo  d'ella ,  cioè  in  mezo  del» 
3'afta  vi  fono  due  mani  giunte,coine  quando  fi  da  la  fede,  con  lettere^  che 
dicono.    CONCORDfA  EXERCITVVM. 

Le  due  mani  nella  guifa,che,diceimxLOjdiiiiollrano  la  concordia  l'info;' 
pn.i,òiil:rolirogrEfcrciti. 

CON- 


DI  CESARE  RIPA.  ìép 

CONCORDIA. 

DONNA,[che  tiene  in  mano  vn  fafcio  di  uerghe  flrettamcntc  legati» 
La  Concordia  è  vna  vnione  di  uolere,&  non  uolercdi  molti,chc 
uiuono5&  conuerfano  infieme .  Però  fi  rapprefentacon  vn  falcio  di  uer- 
ghe,delle  quali  cialcuna  per  le  llefla  è  debole,  ma  tutte  infieme  ióno  for- 
tij&  dure,onde  difie  Salamone.  Funiculus tripkx,  difficile  rumpitur.  Et  me- 
diante l'vnionc  fi  ilabilifce  maggior  forza  nell'opera tioni  de  gli  huomi- 
lii,comedimoflraSalulìioin  beilo  lugurtino.  Concordia paruc  res  crefcmty 
difcordia  maxinuc  dilabuntur  .Alla  quale  i'entenza  riferifce  Seneca  Filofo- 
foneirepifto]ap4  che M.Agrippaconfeflauad'eflere molto  obbligato, e 
che  per  lei  s'era  fatto  ottimo  fratello,&  amicojdi  che  veggafi  più  diflfufa- 
mente  Franceico  Petrarca  nell'opere  latine  lib.^.tratt.2.Cap.  il, 

Concordia-I . 

DOnnabeIla,chemofìrigrauità,  nella  deftra  mano  tcnghi  vna  tazza, 
nellaquale  ui  farà  vn  pomo  granato,nella  finiiira  vno  fcetro,che  in 
cima  habbia  fiori,&  frutti  di  varie  forti,  in  capo  ancora  hauerà  vna  ghir- 
landa di  mele  granate,con  le  fog]ie,&  con  frutti,infiemecon  la  ghirlan- 
da,per  acconciatura  Vi  farà  vna  mulachia  ,&  cofi  nelle  medaghe  antiche 
fi  uede  fcolpita.  Concordia^. 

DOnnajche  nella  delira  mano  tiene  vn  pomo  granato,&  nella  finiflri 
vn  mazzo  di  mortella,e  Ci  fabrica  in  tal  maniera,  fecondo  il  detto  di 
Pieno  Valenano,con  l'autorità  di  Democrito,  dicendo> che  la  mortella^ 
6^  i  pomigranati  s'amano  tanto,  che  fé  bene  le  radici  di  dette  piante  io 
no  porte  alquanto  lontane  l'vna  dall'altra ,  fi  auuicinano  nondimeno  i  6c 
s'mtrccciano  infieme .  Concordia^ . 

DOnna  coronata  d'oIiuo,che  tenga  con  la  man  deflra  vn  falcio  ài  fres 
ze,legato  con  una  benda  bianca  da  vn  capo  d'eilìip  &  con  vna  roiìa 
daU'altrajnella  mano  finiflra  tenga  vn  Cornucopia  • 

Si  corona  ddiuo,per  fegno  di  pace,  effetto  della  Concordia . 
11  fafcio  di  frezze  legato  al  modo  detto,  figriifica  la  moltitudine  de* 
gl'animi  vniti  infieme  co'l  uincolo  della  carità,&  della  fincerita,  che  dif- 
tìcilmente  (i  polfano  fpezzareifomminifirandofi  fra  fé  fieflc  il  vigore ,  & 
la  gagliardezza,  onde  poi  è  la  cócordia  produttrice  di  frutti  piaceuoli,cQ 
«le dall'altra  banda  la  difcordia  non  sa  fé  non  produrre  fpine ,  &r'  triboli 
di  maledicenza3&  litiche  turbano  la  compagnia,  &  l'amorcuole  confoj- 
tio  degrhuomininel  uiuere  politico,  &  ragioneuole. 
Concordia,  nella  Medaglia  diT^apieno^ 

DOnnafedente,che  nella  deilra  ha  vna  Patena ,  &  nella  finifira  duej 
corni  di  douitia  con  lettere  :  CONCORDIA  AVGG.  ik  S.C.  Vedi 
Seballiano  Erizzo.  • 

La  Patena  lignifica  cfler  cofa  fanta  la  Concordia,  allaquale  iì  debbe  rea 
derehonore,e  lacrifitio. 

Li  due  corni  didouitia ^  moflrano ,  mcdiaatela  concordia  dupiicata^ 
abt)ondaaza . 

Ce;;- 


lii  ICONOLOGIA 

Concordia  Militare. 

DOnnaarmaM,con  le  mani  tenga  vn  gran  uiluppodi  lei'pi,  perche  è 
preparata  ;  er  d  fendere  le  ftcna  eoa  l'armi,  od  per  nuocere  aicrui  col 
veleno,  che  lon  miaiUra  l'ira. 

concordia  di  pace. 

DOnna,  che  tiene  due  corna  d'abbondanza  ritorte  infiemc,chefono 
l'vnione  dc'pcn!ien,e  delle  uoionta  di  diucrièperibne,  &  con  i'aJ- 
tra  mano  vn  ualo  di  fuoco, perche  Ja  concordia  naice  dall'amore  fcambic 
uole^ilquale  s'allbmiglia  al  fuoco  iiiatenale,per  efiere  efietto  di  calore  in- 
teriore dell'anima. 

(oncordia  de  gt  antichi . 

DOnna,che  nella  mano  dertra  tienealcuni  pomi  granati ,  &  nella  fini* 
/ira  un. cornucopia,  con  una  cornacchia  jlaquaie  (i  uede  in  molte 
Medaglie  di  Fauftina  A  ugufta  Icolpita  co'l  morto  :  CONCORDIA ,  per 
l'eterna  fcdelià^ch'ufa  quello  animale  co  la  lua  compagnia,  però  ciiliè  l'Ai 
cmo'.Coynicum  mira  intei [e e  ncordia  vitxy  Mutua flatq;  dlis  iaterr.eratafidef, 
Ipomi  granati  preflb  agl'antichi  llgniiicauano  concordia ,  perche  tali 
deuono  ellere gl'animi concordi,^&  in  tale  unione  ui  fé  ftclii,  come lono 
le  granella  di  queAi  pomiydalla  quale  unione,  iìaice  poi  l'ubbondanza^chc 
ciineruo  di  uiuere politico^  &  concorde. 

Concordia  in fufer abile . 

PE  R  la  concordia  infuperabile  fi  rappreiènta  Gerionc  huomoarmatOj 
con  tre  uifijco'l  capo  cinto  d'una  corona  d  oro,lèi  bruccia,&  altre  taa 
tegambe,che  tenga m  una  mano  deftra  una  lancia, con  l'altra  una  ipada 
nud.a,«S:  nella  terza  unofcetro.  Et  l'alce  tre  n^ani  de  la  parte  fimftiujfipo 
fanoioprad'un.o  Icudo. 

Dicelì,cheGcrioiiefuRe  di  Spagna,  ilquale perche  haueua  tre  Regni 
fu  detto  tricorporexioèjche  haueua  tre  corpi;  fu  ammazzato  da  Hercolej 
al  tri  dicano  ellere  flati  tre  fratelli,  coli  concordi ,  che  erano  giudicati  iìjd 
iblo. 

CONFIDENZA. 

DONNA  con  i  capelli  fparlì ,  con  ambedue  le  mani  foflenti  una  naue. 
La  Confidenza  porca  fcco  la  cognition-c  delfimminente  pericolo, 
^  la  falda  credenza  di  ciouerne  fcampare  libero,  &:  lenza  cucile  due  qua- 
lità uanarebbe  nome ,  &cangiarebbe  i'effere  fuo .  Però  Q.  dipinge  con  la 
naLe,che  è  fegno  di  confidenza,  con  la  naue  i  nauip^anti  ardilcono  di  prat 
ticare  l'ojnde  del  mare,  le  quali  lòlo  con  la  facilità  del  perpetuo  moto,  par 
che  minaccino  rouina,morte,&:clleniiinio  ali'huoiì)0,c]ie  quando  paiià 
la  terra,elce  fuora  de  fuoi  conlini .  A  queflo  propolito  dille i^oratio  nel- 
la j. Ode  del  primo  libro. 

Vii  rQh({ry(^  es  triplcx  TrÌT^ius ,  &  poi. 

Circa  pc&y.s  era t^quifragilcm  trtìci       Q^crìr>  ma ìtis  timait  gradum? 
fymnjifit pelago  rat em  »         Coiijquel,che  ic^ue. 

CON' 


DI  CESARE  RIPA.  7-rf 

e  O  N  F  V  S  i  O  NE. 

DONNA  giouaneconfuliimente  veftitadi  diucrfi  colori,  che  ha-' 
uendo  i  CapeJJi  mai  comporti,  pofi  Jadeftra  mano  fopra  quattro  eis 
menti  confafamente  vniti ,  &  ìa  ilniftra  Ibpra  la  torre  di  Babel  co'l  motto 
chedicaB  ABILONIA,    ViNDlQJ^E. 

Giouane  fi  dipmge,  come  età  più  atta  alla  confuflone,  non  hauendo  e* 
fperienziji'eazala  i]ualenonpu)  terminare, elfendotralportata  da  di- 
ucrfi appecici,  quali  neiropcrc  rendono  confuiìone . 

Li  capelli  lunghi,  &  corti,  e  mal  comporti  denotano  imolti,&  vari/ 
penfieri,  ciiC  conlbiidano  rintellctto . 

Li  diuerfi  colon  del  vcrtimenco  figniiìcanolevanej&difordinateat- 
tioniconfuiàmer.te  opcnicc  :  Ftvbiìriidtitudojibiconfupo. 

La  torre  di  Babel  è  porta,come  cofamoltoconofciutapcrfegnodicoa 
fufione:  poiché  nel  fab bacare  d'eira,Iddio  yCi  come  confufe  il  linguaggio 
de  i  fabricatoa,  con  fare,  che  cialcuno  di  loro  diuerlamente  parlalle ,  co- 
sì anco  confufe  la  mente  loro ,  facendo  ,  che  l'opra  rimaneffe  imperfetta 
percartigo  di  quelle  fuperbc ,  &  empie  gena ,  che  prouorno  di  fare  quel-» 
i'imprelà  contro  la  fua  onnipotenza,  &  per  maggior  chiarezza  per  rap- 
prefentarelaconfufione,  vi  fi  dipinge  il  Chaos,  in  quel  modo,  che  rap- 
prefenta  Ouidio  nel  primo  libro  delle  Metamorfoli ,  oue  dice. 
Fnus erat  toto  naturai  ynltus  in  orbe  Quem  dixcre  chaos  rudis^ìndigejlaqj  moleu 
Et  l'Anguillara  nella  tradutrione  . 

Tra  che'l  ciel/uffc)  il  mar,  la  terra  j  e' l  foco 
~  j  Era  il  foco ,  la  terra ,  il  del ,  e'I  mare: 

'  '  tJ^'Ca  il  mar  reìideua  il  del ,  e  la  terr  a ,  e'I  f oc» 

deforme  il  foco  y  il  del ,  la  terra ,  e  'ì  rr^are 
Che  vi  era ,  e  terra ,  e  cielo ,  e  mare ,  e  foco 
^  Doue  era  e  cielo  yeterra,e  fuoco ,  e  raarcy 

la  terra  y  e'I  foco  f  e'I  mare  era  nel  cido 
'  '  Tldmar^nelfuocoye  nella  terra  il  cielo . 

ConfermationcyCome  dipinta nelTalax^^o  dil-^^  S.  a  monte  e at: allo . 

DONNA  con  due  chiaui  nella  dertra  mano,  &  tien  con  a  finiHra-» 
vna  piramide  ,  nella  quale  è fcritto  :  5'/.'/'e^-/?<2/if /?f/?'^??i . 

*"l  '\J^  ^  gioL3ne,chefia  coronata  d'vna  ghirlandadi  varijiìori,  farà 
*'  V^veftitad'habitovago,  &:  di  color  verde,  te  ni  con  la  dell  la  n^ano 
i  1  vna  Tazza  di  crirtailo  piena  di  rubicondo  vino-,  la  quale  porgerà  coaj 
\  \  ieinbiante  allegro,  òr  in  atto  gratiofo,6£  beilo. 

i  Si  dipinge  giouane,  con  la  ghirlanda  di  fiori,  6<:  conThabiio  dicoloi? 
j  I  verde  per  iegào  di  allegrezza,  che  cosi  conuiene  che  !Ìen(o&  moiìnno 
queili,i  quali  a  vnifcanojò:  confcrmono nelì'amicitia.Si  i-apprcienutjche 
porghi  la  1  azza'picna  di  vino  per  ciò  che  le  Tazze ,  o  calici ,  chcfcarn- 
bieuolmente  lì  porgono  nei  coniati,  &in  quelii  muui  chea  fanno  al 
bere>  e  cortu.iie  co^:  ile  no^ri  'iCi/ipi  jCOQa'aiia)  ì:  vlanza  ^.vmc-ì,..  -ci 


/24 


t  CON  O  LO  Gì J 


^ual  atto  fi  vengono  advnirc  plifpiritidegJiamici,&  a  confermar/i  le 
amicitie ,  te  per  fegno  di  ciò  Achilie  ne  la  nona  Iliade  d'Homero  ordi 
iiaaPatroclointimofuo amico,  che  pigli  il  più  gran  bicchiere,  che  hab- 
i)ia  ,  &che  dia  bere  ad'VJiire,&  ad' altri  Greci,  del  vino  più  gagliarde 
«lon  per  altro,  fé  non  per  dar  ad'iatendere,che  elio  li  teneua  per  canlTimi 

ILTUICI  . 


WMm 


Vkerìùs  dNXÌtl>{ohiles^^chilles 
Sederci];  fccit  in  fedilihus  j  tapetibus^;  purpureìs 
Statim  autem  Tatroclv.nijallocutHs  cji  prope  cxijiétern 
Maio  rem  iam  craterern  Menoetij  fiLifi::ttiito 
Meraciiisq;  fì'.ridlto  poculum  autem  para  vnicmcj; 
Hi  cnìm  carijjiwi  viri  mca  fnnt  in  domo 
più  abbafib  poi  Aiace  accenna  ;:d  V'JììUó  che  fùcla  vnbrindi/j  ad  Acchillc 
&i^  Vhlìc  gi  i  Io  fa  in  tal  modo. 

Innuit 


DI  CES . 4  RE  RIPA.         izs 

uji.  b b '2  j c 2rii{)ij/,it  .Aiax Scenici:  intdUxitautem  nobilis  Flijjes  ' 

I-nplcnsf;  v'rno^ocHlum  ,  pYOVin.mit  a^cbille 
':.  Salue  '^-  -f chili" s  -,  &:  quella,  che  Icguita de  quali  br.ndifl,  n'è  pieno  Home- 
.  ro ,  a  pa/ìò,  a  paflb  legno  d'vnione,  ÌS<^  confermatione  d'ainicitia. 


COSCIENZA. 

DONNA  con  vn  cuore  in  mano  dinanzi  a  gl'occhi  con  que/{ofcrif» 
co  in  lettera  d'oro  oiKeiafmeftsy  cioè  la  propria  colcienza,  ftan» 
do  in  piedi  in  mezo  vn  prato  di  fiori ,  &  vn  campo  di  fpine . 

Lacofcienza  èlacognitione,  che  ha  ciafc uno  dell'opere,  &  de  penficW 
ri  nafcoftì  ,5^  celati  agl'ai  tri  huomm  i . 

Però  fi  dipinge  in  atto  di  riguarda  re  il  proprio  cuore ,  nel  quale  ciafiru- 
jio  tiene  occultatele  lue  lecretezze ,  le  quali  Iblo  a  lui  medefimofonoa 
viua  forza  palefi . 

Sta  con  piedi  ignudi  nel  luogo  fopradetto,  per  dimofirare  la  buona,e 
eattiua  via,per  le  quidi  ciai'cuno  camannando ,  ò  con  ie  virtù,  o  co'  vitijj 

catso 


it<J-  ICONOLOGIA'  I 

è  atto  a  ftntire  rafpre  ponture  del  peccato,  come  lifiiauc  ©doredelJa^ 
^'lA'tu .  Cofcieni^a. 

DOnna  di  Icmbiante  bclliGimo,  veftica di  bianco,  con  Ja  fopraùcrte 
ncra,neiJadcftra  mano  terrà  vna  luna  di  ferro,  hauera  Icoperto  il! 
petto  dalia  parte  del  cuore  >  donde  la  morderà  vn  ferpe ,  o  vero  vn  verme,' 
che  Iciwpre ftiffioJa3'&  rode  l^'afiima del  p'eccatorc ,  p^rò  bene^iiTe  Luca- 1 
no  nei  iettimo  libro .         Heu  quantum  tnifero  pce'/ioc  mens  tonfcM donàt.  '■ 

C  O  N  S  E  R  V  A  T  1  O  N  E.  "^ 

DO  N  N-A  Veftita d'oro ,  nella  mano  deftra  terra  vn  ramo d'oliuo ,  3^ 
nella  liniftra' vn  ceithio  d'oro. 
L'orò,  &  roliliofigniiìcano  conferuationc,  queflo, perche conferua li 
corpi  dalla  corruttiqne ,  &  quello,  perche  difficilmente  lì  corrompe.    * 

Il  cerchio,  com^  quello,  che  nelle  figure  non  ha  principio,  ne  fino» 
può  fignificare  la  duratione  delle  cole,  che  per  mezod'vna  circolare  tra« 
Imutationell  confcruano. 

C  O  JN  S  I  D  E  R  A  T  1  O  N  E. 

DON*NA  chetiella  finifìfa  mano  tiene  vn  regolo, nella  dcHravii 
compairo,&  ha  a  canto  vm.  grue  volante  con  vn  laflò  in  vn  piede.. 
Sara  detta  figura  teista  di  color  perfo.         >. 

Tiene  il  regolo  in  raano,&ilcompalTo  per\limoftrare,  che  fìcom^y 
fono  quelli  inftromènti  mezani  per  confeguire  con  l'opera  quella  drittu- 
ra  i  che  l'intelletto  dell'artefice  lì  forma ,  cosi  li  buoni  efempij ,  tV  i  laui; 
ammaeUramenti  guidano  altrui  per  dritta  via  del.  vero  line,  al  quale  ge- 
neralmente tutti  afpirano  ,  &(^  pochi  arriuano  ,  perche  molti  per  torte 
vie  quali  ciechi,!!  lalciano  dal  cieco  fenfo  alla  loro  mala  ventura  iralportare. 
Lagruefi'può  adop rare  in  quello  pro^olìto  Jccitamente,&^  per  noi^ 
portare  altre  auttòntà ,  ch£  pollino  infaflidirc^.h;ifh_q delia  deu'Alciat'o,  ■ 
che  dipe  in  lingua  nolìiacosL_--^^_  ■  ■      :.         .*^       ! 

^P logora  ìnjegnò  dje-Hrttom-douejJe^ _£  quelktj  chrthrfarfrètermeHéffei;  ^    ' 

Co^.pderiTf'cvnognrfvmma  mrif--  -"  ~  Ciò  fa  la  gruey  tìw'i-v&lojìéo-  mifUfd       | 
Vopha  y  cìj^gli  fatta  il^JoiMoJiaueffe      Onde  ne. piedi fuGÌ.portare  vnfiffo 
S'ella  eccVtteiia  il  dritto^  e  la  mifnnf,         T^i-  non  ccffar  e  gir  troppo  altOy  ò  bajjo,  \ 
C  O  M  SI  G  L  1  b 
V  OAIO  vecchio  vefiì't-o  :4'h'dbika"liirì^ó  di'color  rollo  ,  haurà  una 
collana d'Oi\)'àl!a quale fìa perpendente  un cnoi'&ìrre là dcfI-n(iTiiffi0  ; 
tengavn  libro  chiuibcon  viia  ciucctiribpra,  nella  lini^iumano  tretcdevafc 
taccate  ad  vn  collo ,  vna  telìa  làra  di  cane,  che  g«afdera  vcrlo  la  pa^iTce  diril  : 
taj  vérlòià  pancini  Ora  VM  tcf^adulupo  7  in  mc:^i:o  una  teHadilionc;' Jbt- 
to  il  piede deiìio  tenga  vna  tefta d'orlo  ,  &  un  delfino .  ;. 

•11  Confìglioèun  diicorlb,  &dclibcrationc  ,che(i  fa  intorno  alle  ccfc 
incerte, &  dLtbbiofcs<:he fòno^djfai-fiji-l-qtóacton  ragix^ne  je  ie^c^  &  n« 
foiuc  f:iò che  f]  reputa  niu  eli  edicn te ,  &  che  in  per  j  artoriic  il pi-ù  virtao- 
fc,iip;ù  vtiie,&  il  Mig]iòreeiltftL\').!'';(^e[l'J'ur<^ajii:itop:ijmlb^ 
cinque  c<òìe-lpeda<lmeiitc  il  JtU'C'iytììigliO^c  ÌJ(idui«f,4^€^■i■frA'teJ|)vè]ick■e^iiti• 
la 


I>  l 'CE  SAR  B./m  PA.  'i^T' 

Ja  gtieri'a,  <5^  delia  page,  do  iaguardia^  della  prouincia,deIagrafcia,&uet- 
touaglia,  che  !i  ha  dà  portar  dentro ,  &C  iriandar  fuori ,  delie  ìtggi ,  SC- 
fldtuci ,  éi  Ciò  Iccondo  liafti'uttioiie  d'Aniìotile  nel  primo  de  la  rethorica. 
Suataiitem  quinquef^re  nume^ro  tnaximayac  precipua  eorum,qi^£  in  confiHjs^gitari 
fok^t^y/ì giK''^v  ermn  de  veSigalibus,^  redditibus  puUicisyDc  bellO)(jr  pace^De cu- 
ftodui  rc^ionis,  Diiijs..qn^imfortantMty&  exportantur,  c^  De  legumfonftimtkn^ 


TTirr 


:  Lo  figuriamo  vecchio  perche  riiuomo  vecchio  dimoftra  configlioco^ 
me  dice  S.  Ambrofio  in  Hexanieron .  Sene^lus  efi  in  cmfdijs  ytiliory  perche 
,  l'età  matura  è  quella  "che  parconice  laperfettionedeilap^re,&:deirintfen- 
,  dere  perrefpenenza  delecofe  che  ha  vedute,  &  praticate,  non  potendo 
I  ne  la  giouentìi  effere  per  lo  poco  tempo  maturità  di  giuditio ,  &"  però  i  gio- 
'  nani  fi  deuono  rimettere  al  conliglio  de  vecchi .  11  conllgliero  di  Agame- 
nonne  Imperatore  de' Greci  uiene  da  Homeroin  peribna  di  N^Hore  iigu^ 
j  wco  vecchio  di  joo.  anni  ne  la  prima  Illude, ^o.uc  io  iìelio>Ncftore  eliorta^ 

ì  Greci 


/^8t  ieX>'WO~LOC  I  J^ 

.  t^reci  giouani  rpctiaJmente  Agamenonne,  &  Acchilk  tra  loro  adii*ati, 
ad  obbedire  al  Tuo  conilglio,  come  vecchio. 

Sed  auiite  me  ambo  autem  mniores  ejlis  me, 
Jam  enim  diquando  &  cv.m  fortioribus  quam  vos 
Firis  confitctudinem  habui ,  &  nunquam  me  ip/ì  paru:  pendcrmt, 
T^q;  tales  ridi  yiros ,  nec  videba  più  a  balio     . 

RtUmen  meaconfilix  audlehanty  obediehantq;  recalo^ 
Quare  ohcdìtej  &  vcs  :  q^a  obcdire  meUus . 
Cx^  nella  quarta  iJiade  fi  ofienfce  di  giouarea  i  caualieri Greci  col  confl- 
giip ,  non  potendo  con  Je  forze,  elfendo  le  forze  proprie  de  Giouani,  fo ; 
praie  quali  efllmoito  fi  confidano. 

.Atridc  vnkleqiiidem  e^o vellem ,  (jr ipfe 
Sic  effe,  Tt  quando  diuum  Crmthalionem  interfcciy 
Sedìion  fimiil  omnia  Dpj  dederunt  hominibus. 
si  tunc  iuuenisfui ^  nmc  rurfus  me  feneClus  premiti 
\  yeruntamen/ìcetiameqiiitibus  interero  ,i<^  hortàbor  *' 

CO'hlSIZIOys:^  verbisjhoc  e  nim  muni^sefi  SEl^M 
Ha(las  auteintra^iabunt  iimenes ,  qui  me 
^JM^inores  natifunty  confi  duntque  uirihus . 
Cj^indi  è  che  Plutarco  aft"erma,chc  quella  Città  é  ficuramente  falua  che 
tiene  il  configlio  de  vecchi,  Oc  l'arme  degiouani;  pér-ciò  che  l'età gio- 
uen-ile  è  proportionara  ad'obbedire,&  l'età  fenile  al  cdmandare,  lodali  ol- 
tra  modo  que.Uo  di  Homero  ne  Ja  2.  Iliade  ne  la  quale  Agamennone  Im- 
peratore fa  radunare  yn  configlio  ne  la  naue  di  ISJcftore  diiuomim  pri- 
mieramente vecchi, 

\         Bis'vero  praconihusdamofìs  ii^Jfit        ,.  i 

Cvnuocaread comiliumcomantes  ^chiuos  ;         \      ' 
i  .       El  qmdc7n  conuocarunt ,  illi  frtquent es  affUerunt  celcriter^ 
j    '    .  ConciUu7n  amemprlmum  valde  potentinm  confiitUit  fenum 
'  7i^(lonamapud  naucmTyltj  I{egis  \ 

i>t<oshic  (i'.mcoegi(fetpri4dentemJiru€bat  cGnfultationem 
*tGli  Spartani  dauano  ?  1  loro  JRc  vu  magitì-'àto  de  vecchi  nobiliti  quali' 
fono  flati  chiamati  da  Licurgo  Gcronres ,  cioè  vecctu  venerandi ,  &  h  Se- 
nato de  Romani  fu  detto  Senato  per  li  vfc^hi,  che  vi  configliau^no.  Oui, 
d10ncl5.de  fafi.  -i-^x^-'  ! 

^  fcnibj's  nomcn  mite  fenati'.!  hahct.^ 
Canpiolca  prudenza  Agc-im'ennoné  imperatore  apreflb  Homei'onelJIia 
de2»/agrandeftimadcl  configliodi  Ncfioie,&  difidcrahauerdieci'coii-i 
figlieri  pan  fuoi ,  &  lo  chi^nia  vecchio  ,chc  di  corifiglio  fu  pera  tutti  gìii 
altri  Greci. 

Huncvicijfim  allocutusefì  1\cx  ^gcmcnnon 

(irteiterumionfliofipemsc7hncs/ii!os<:^/chii{ornmy 
'^  ^  Vtina7neni?n  iKpiUYq'iTPater-,  cjj-  Minerva  ^  cir  <t^ypollo 

TaleideiemmihtconjultortseJJentiy^chiUorf.m» 

L'habito 


DI  CESARE  RIPA.  irf 

L'habito  lungo  conuienfi  al  configlio ,  poiché  canto  ne  gli  antichi  tempi, 
quanto  ne' moderni  ogni  Senato  per  maggior  grau  iti  s'è  addornatocon 
la  toga ,  &  uefte  lunga .  Gli  li  da  il  color  rollò ,  si  perche  la  porpora  è  de* 
gnade  Senatori  ,&  iSenatori  Ibndegni  di  porpora, sì  perche  queflo  co- 
lore lignifica  canti  ^  per  laquale  fi  deuecon  ardente  zelo  muouereilfag' 
gio a  conlìgliare i  dubbiofi , ilche  è  vna  dzWz  Tette  opere  della  mifericor- 
dia  Spirituali .    Gii  fi  mette  al  collo  il  cuore,percioche,  come  narra  Pieno 
nel  lib.54.  <^^  ^  ^"^^  loroglifici,  gli  Egitij  metteuono  per  /imbolo  del  cóli- 
glio  il  cuore^elsédo  che  il  vero,e  perfetto  cóllglio  viene  dal  cuore,  che  pu- 
ro è  sicero  elfer  dcue  i  dare  buó  cófiglio,comc  cofa  facra  ieron  1  eubugli  di 
ce  Suidaiiclia  lua >iilloria,cioè  Res  Sacra confiliumjdcnuzfi  dal  greco quc^ 
fio  verfetto ,   I{es  eft  profeto  Sacra  confultatio.  Cola  anco  facra  è  flato  det- 
to il  Conlultors ,  che  religioiamente  conflglia ,  lo  referifce  Zenodoto  da 
Epicharmo,6^  Platone  per  autoriti  di  Deiiiodoce  chiamò  il  Confultorc 
coiìi  facra.  Il  libro  nella  man  delira  fignifica,  che  il  configlio  nafcc  da  lo 
fludio  di  fapienza ,  &  per  piìi  efficace  fìmbolo  de  la  fapienza  vi  fi  aggiun- 
ge ibpra  la  GiuecM  augello  dedicato  a  Minerua  tenuta  da  Gentili  Dea_» 
della  Sapienza,  (Si  dtì  confìglio .  Quello  animale  e  notturno,  uà  in  uol- 
Xalanottea  procacciarli  il  cibo  ,&  uede  di  notte,  come  feri  uonoijiatu- 
rali  5  fpeaaluiente  Bartolomeo  Anglico  lib.  ii.cap. zj.  Dicitur  no£}ua  qHci- 
ft  deno6ie  acute  tuensyde  no6ie  autem  videe ,  la  cui  figuraci  rapreCenta  io  flu« 
.dio,&  penfiero  notturno  de  la  mente  douendo  uncon'igiiero,&  vn  Prin 
.cipc,chehada  configliare,&prouuederei  popoli, peniare,  &trauagliare 
jcon  la  mente,  meditando  la  notte,  quello  che  ha  dariiòluere  il  giorno, 
cfTendo  l'imaginatiua  dell'animo  piìi  peripicace>&  in  maggior  vigore  nel 
filentio  de  l'ole  unta  della  notte;  diche  necgieroglificolaCiuettajchc 
difcernc  meglio  la  notte,  che  xì giorno  .   Onde  Homero  nella  feconda 
iliade  diifc. 

Tslon  oportetper  totam  noBem  dormire  conflUarium 

V  ir  um^cuiT  apuli  funt  commi  [si  y  &tot  curafunt. 
Nonbilbgna  advnconfigllero,  o  Principe  che  ha  popoli  lòtto  Ja  fua 
Cuftodia,enegoti;dapenfarcifopra,dormir  tutta  la  notte,  perche  chi  eoa 
figlia  deue  uedere  lume  quando  anco  a  gli  altri  è  ofcuro,gi  udì  care,  edifcer 
nere  il  bene  dal  male,&  il  bianco  dal  nerofenzapafiione,&caffetto>attcfQ 
che  per  lo  consìglio  libero  d'ogni  affetto  fi  uedano  ancorale  cofequantun 
quc  difficili,^  occulte,e  leuato  dall'Animo  il  tenebrofo  velo  de  le  menzo 
gne,fi  penetra  conia  uifta  de  l'intellet  o  la  verità.Con  l'impronto  d'una  Ci 
uetta  battuto  ad  honoredi  Domitiano  Impera tore,uolfc  il  Senato  Roma- 
no'fignificare,cheil  detto  Imperatore  fuffe  Principe  di  ottimo  configlio,c 
fapiéza,*che  tale  Ci  moflrò  nel  principio  del  fuo  Imperio,fe{bene  degenerò 
^01  da  SI  bel  pnncipio ,  &C.  da  la  mente  del  fuo  buon  genitore ,  &:  fratello 
fuoi  antecefìon  nell'imperio.  In  oltre  la  Ciuetta  che  uede ,  &  ui  inuefli- 
gando  coie  a  fé  neceffanc  nel  tempo  de  la  Icura  notte  polla  iòpra  il  libro 
chiufo,può  ancodenotarejcheilconfìglioiRueiìigato-Gonlludionottur- 

M         no 


rio          ICONOLOGI J 

nodeucrarsi  tenere  occulto  >&  che  non  lì  dcuaaopaJcfarei  iecrcti>c^he 
coiiibltanO)  &(.^vcgiflraaoiie  li  configli  ;  ^  pernii  iloinani  antichi  uer- 
io  li  Circa  inaiiuno  a  le  radici  d;;!  colle  Palatino  dcdicorno  a  Coniò  Dio 
del  confìgho  vn  tempio  fottcrranco, per  iigaiticare,  come  dice  Scruio ne 
i'ottauo  de  l'Eneide  lopra  quei  uerlò  .  CoìifcJ'u  caux  magnis  arcenfibus  a5iisy 
che  li  configlio  dcue  eilcx-c  coperto,  &  fecreto,  di  che  ueggiall  piìi a  lun- 
go Lilio  GiraidiSyntagmatc  quinta  .  Le  t;etcitechc  nella  il  ni  lira  ma.» 
no  tiene  di  canc^di  LioneA'  di  Lupo  nella  guifa  detta  di  Ibpra,  fono  figu- 
ra de  tre  principali  tempi  del  pairato,  del  picicnte  ,  &(^  dd.  futuro ,  come 
cip one  Marrobio  ne  li  Saturnali  Ub,  r.  Gap.  zo.  perche  la  telia  di  Lione 
pofta  in  mezzo ,  dimodra  il  tempo. prelente ,  eiicndo  la  natura>iSi  condì* 
none  Ina  gagliarda  ne  l'ateo,  prclcnte ,  e  he  è  poOo  tra  il  paflàto  ,  &  l'auuc- 
nirc,il  capo  di  Lupo,  denotali  tCuipopaliato>  come  anunale  di  pochiflì- 
ma  memoria ,  lagnale  fi  rctcnlce  a  ie  cole paiiace .  La  cefta  di  Cane  iìgni- 
fica  il  tempo  auucnire  j^che  ci  facarezzc,  iS^  fella  per  ia  iperanza  di  ricc- 
ucre  qualche  vtiic  da  noi  ^iaqual  fper-inza  riguarda  iempre  le  cofe  aue- 
nirc.  i^one  aio  quelle  tre  te  ile  figura  dei  li  tre  ce;npi  in  luaiio  alconligiio 
pcrchcilconiìglioc  di  trsparti,  altro  con  ìglio^pigliaidaJ  tempo  paUa- 
to,  altro  dal  futuro  >&  altro  dai  prerenteiauucrtiinento  di  Piaconechc 
in  Diogene  Lacrtio  co;i  dice  .  (hiCilmm  tnpMtUum  eji,.aliud  quippc  a pra^ 
terlto ,  £-nd a  fi*turo<)  -lUud  a  p'rejhiti  te~//ip'xre  j^/niiur  .  Li  tciìipa  paifa^-o  ci 
foramtniflra  gli elTempi ,  mentre  à  atcende con  la mcRtc ci,>  che  habbia 
patito  guai  li  vogUnio^ione,  5:  penona  ,  Si  per  qual  cagione;acciochc  ce 
neguardiaiuo,  inipcrciLOche  da  li  cali  altrui  s'impara  quello  che  fi  ha  da 
fuggire  >,6i  da  gli  accidenti  pahaa  iì  caua  nonna,  <Si  regola  di  confuitare 
bene  ic  cofc  prima  che  à  eireiuiicano,ponendo  mencea  quaato-aitri  haa. 
noopcratocon  pruden2a,accioch.elifeguitiamo,&imitiaiao  .  II  preiei> 
te  CI  ricerca  a  coniìderare  quello  che  per  ie  mani  habbiamo,  rifoluendo  i 
di  pigliare  non  quel  e  he  piace  >&  diletta  al  ien  io,,  ma  quello  e  he  fccon-  : 
dola  ragione  giudichiamo  ne  poiìà  cagionare  coJ  tempo  bene,  &  non_*  j 
male .  2{jyn  tantum  videnduìn  quid  hi  prcfenth  bUndUtur^i  quam  quid  deinceps  \ 
fit  e  re futurum .  Diife  Demoflhcne  :  onde  il  futuro  ci  perfuade  di  antiuc- 
dcrcjchc  non  fi  comcttacoià  c^ntemenii .  nu  con  maturo  dii'corib ,  ac- 
ciò non  perdiamo  poi  la  buona  fama,Ò^  opinione  di  noi.>  <S:  la  glo- 
rila del  nortro  nome .  Quindi  è  che  le  tre  tefle  di  Cane ,  Leone ,  &  Lupo 
piglianfi  da  Picrio  per  limbolo  de  la  Prudenza ,  la  quale  n  fguarda  a  li  tre 
detti  tempi,come  li  raccoglie  da  Seneca  Filofofo  morale  nel  trattato  di 
quattro uirtìi, oue-dice  Si  prudsm  cji.a.m/nHs twts  trlhus  temporibus  difpenfe- 
turyprffantia  ordina^  fu tum  prouide,pr£terita  recordare,  n^im  qifinihilde  prtetC' 
ritis  cogitai  vitampcrdit  yqui  nìhil de  futuro  prayneditatur  i(i  omnia  incautus  in^ 
€idit  >  llche  tutto  fi  comprende  da  le  tre  tclìe  figura  de  li  tre  temrij&  /im- 
bolo della  prudenza  fenzala  q^uale  non  fi  può.  fare  buon  conliglio.  Con^ 
filiaperfe^^monfnntabfqaeprudciitia  j  D.iTeS.  Bernardo  ne  le  Epiilolc,5t 
Ariftotik  nei  primo  de  U  Rectaaca  difiiufcc>ch£  la  prudenza  è  virtà; 

de  la 


li 


DI  CESA  RE  RIPA.  ijt 

^e  la  mente  Juquale  fachefi  polli  con/]gliarc,  6i.  deliberare  bene  de  le 
cofc  .biioriC>&  de  ie  male,  che  appartengano  a  la  beata,  &  felice  vita, si  che 
al  configko  o.'tic  la  lapicnza  figurata  con  ia  ciuett^i  ibpra  il  libro,  è  ncccf- 
lana  la  pi  udcnz^a  figurata  con  le  tre  tefte  fopradctte  . 

Latcftad'OfibjS^  il  delfino  che  tiene  (otto  il  piede  denota  che  ne  li 
coniìgli  deudì  porre  da  parte  l'ira) oc" ia  velocita  artcfochc  pcfsima^ 
colà  è  correre  ih  furia  ,&  i«  collera  a  deliberane  ,  &  confultarc  vn  parti- 
to : madeuelì  il  coiiiìgho  £irelén2'jra,& fcnza  fretM,6c  velocità,!  Orfo 
è  Ijiiìbolo  de  l'ira,  6(:^della  rabbia, come  animale  iracondo, onde U Car- 
dinale Egidio  ne  le  lue  llanze  dille . 

Cli'Crfi  rcbhiufiion  feroci  artigli.       Fanno  battagtie  (ÌifpfcUitty(^  dire, 
él  il  Petcìrca.  VOrfit  rabbioja  per  gli  'Orfacchifuoi . 

Ma  di  quello  llmbolo  le  ne  diraalfuo  luogo  ne  la  figura  de  l'Ira.  Il 
IDelhno ,  cofi.e  peice  al  n-LOEo  v-elocilsinioè  figura  de  la  Irettolola  veloci- 
ca,dcfetti  che  neJli  oonlìgli  tanto publici,  quatopriuati  Ichifar fi  deuono. 
Duo  maxime  contraria  futa  e  onfUio  ,  tra  fcihcet ,  c^fe/ì^ttatiodiHQ  Biante  fauia 
de  la  Gi'ecia,&  San  Gregorio  nella  Epi/lola  5.  diiì'c,  che  il  conliglioin  co» 
fed.fHciii  non  deue  ellere  pi-ecipitoio.    (onfilium  in  rebus  arduis  non  debet 
tffe  praccps  .  La  ragioue  è  in  pronto,^e.i-che  le  iuc  fcellerate/zejcon  l'im 
peto,&  conlù  furia  at;uillariO»vigore)n.a  libroni  configli  con  la  matu- 
ra tardanza  fecondo  il  pareie  di  1  aciio,  nel  lib.delle  HiHotie,  Sederà im- 
petti ,  Iona  corifliamora  yak  fiere .   Si  dece  bene  con  celerità,  &  preHczza, 
coiLedilk  AriT^.feUèguire  u  configiio,  maeon  tardanza  s'I  à  da  rifoluerc, 
scciò  li  poiiaprin.a  Icieglierecon  più  fano  giurino  il  miglior  partito, 
bellillìmo  è.quel  detto,  DrUberandi  m  ejl  din , quod fccienàum c/r  ftmel . 
Lungo  tempo  con fulrar fi  deue,  quello  che  vna  volta  fi  ha  da  fare  .'  Pa* 
troclo Capitano elIendogJi  detto  da  Demetrio  fuoRò  ,chccolàbadaua, 
&  a  chei'indugiaua  tanto-ad  attaccare  la  zuffa ,  6^  far  impeto  contro  Ic- 
fercito  di  Tolomeo  fuo  nimico, che  era  all'hora  inferiore  di  forze,  rifpo- 
fc  .  In  quibusp(smt  enfia  non  habct  hcum ,  magno  pondcre  attentandomeli  . 
Mellecofc,nc  Icquali  non  ha  luo^  il  pentimento, andar  fi  deue  con  il 
pie  di  piombo ,  perche  dopo  il  fatto  il  ^<:ntirfi  nulla  gioua,u(.ce  veramen 
te  d  accorto  Capitano^  non  men  foggio  AgeniiD  Capitano  de  L  cioni,  il 
'quale  follecitaiodagli  Aobalciatori  Thd^ani  a  rifpondere  preftoad  vna 
ambarciatacrpofiagli ,  rifpoie  loro  .  t^n  nefcitis ,  cjuodad  ytiùa  deliberane 
di:m  mora  eH  Uitifsima?  Quafi  che  diccffc,  non  fapete  voi  o  Tebanl,che  ne 
gliaixlui  ncgoti)  perdifcernere,&  deliberare  quello  che  è  più  vtile,6c^ 
cipedientc,  non  ci  è  cofa  più  ficura  della -tardanza  ?oude  fi  può  confide 
rare  quanto  ch'errino  coloro,  che  cómendono  il  parere  de  l'Ariofio  in^ 
quella  ottauanella  quale  loda  il  configiio  de  le  donne  fatto  in  vn  fubito. 
tJ^oltieotjfi^M  delle  donne  fono  Ma  può  malcjuti  d^gChiicmin*ef[er  buonf 

Meglio  improu  forche  à  penfarui  vfcitiy  Che  maturo  difcorjo  non  a.tt  ;  ' 
Che quefìo  t  ffetialc^  e  propim  donoy.      Oitt  non  s'habbia  r-nm:narui  fopra 
Fra  tamiy  e  t-ùnti  ylordM  del  largiti        Spefo  alcun  tépo,  e  ?noltofludioy€t  opra, 

M     2         Et 


f.*r  ICONOLOGIA 

L:  e  rarjo  doppir.mcntc  ,priniu  pc;.-chc  lodoiioil  coniìgJiO  fatto  inflet- 
ta, iccondan.aiìcntc  ,  perche  innalzano  il  configiio  •AzWt  donne>poi 
che  in  vna  donna  non  vi  è  configlio  di  vigore^òi  pollò,  ma  debile,  &  fiac- 
co, Iccondoil  parere  d'Arift.  che  fprczza  il  coniìglio  de  le  donneai  paro 
dclli  putti ,  dicendo  nel  primo  lib.  de  la  Politica  Conftlium  mulieris  e/I  inua- 
Ldutnypueri  vero  ejì  imperfc6lum ,  Il  Senato  Romano  prohibi  per  legge,chc 
niuna  donna  per  qualunque  negotio  non  doueflc  entrare  in  con  figlio, 
fu  tenuta  per  cofa  inconueniente,  che  Heliogabalo  Imperatore  vi  fa- 
ccflc  entrare  fua  madre  a  dare  d  voto^come  referifce  Lampridio>  &  ma- 
lamente C\  comportò,che  Nerone  Vi  mtrodueefle  Agrippina  fua  madre, 
e  però  il  Scnr.to  volle  che  ftefle  dietro  feparata  co  vn  velo  coperta>poichc 
pareualoro  indecenza^chc  vna  donna  folle  veduta  fra  tanupadri  con-^ 
Icrittia  confultarcr 

CASTIGO, 


D 


IPINGEREMO  perii  cafligovn'huomo  matto  feroce,  arc- 
uerò ,  che  tcnghj  con  la  dcftra  mano  vna  fcure,ò  accetta,che  dir  vo 

gliaino 


DI  CESARE  RIPA.  tu 

•gllamo  >  in  maniera  che  mofln  di  uolcr  con  cfla  feuerirsimamente  da'-C 
tu  (o\  coJpo ,  &:  a  canto  vi  ila  vn  Leone  m  atto  di  sbranare  vn'oria. 

Non  ioJamente  apprefio  de  Komani  ynu-  ancora  apprcflc^di  alcuni  po- 
poli della  Grecia ,  la  icure  fu  gierogJiiìco  di  leuenfsimo  caftigojfi  come  fi 
può  vedere  nelle  nicdaglie  del  popolo  di  Tencdo ,  del  qual  tratta  Pollu- 
ce, percheilRe  diTencdo  liaucua  fatta  q  uefìa  legge,  che  chi  fufle  flato 
trouato  m  adulterio,cofi  mafchio,  come  femmina ,  fuflè  decapitato  con  la 
fcurc,&  non  hauendo  egli  perdonato  al  proprio  figliuolo ,  volle  ancor  che 
ne  fuii'e  fatta  memoria,coirie  fi  ucde  nelle  Medaghc  di  Tcnedo)  che  da^ 
vna  banda  vie  la  fcure,&  da  l'altra  due  tefìe. 

Perche  il  Leone  nella  guifa  ibpradetta  fignifichi  lì  cafJigo,  ne  feruirc- 
modiquelloche  cica  Eiiano,  fcritto  da  Eudomio,  cicè,che  vn  Leone 
vn'Orla,&  vnCane  nutriti, iV.  alleuatidavn  certo maeltro  ad'vname- 
defima  vita,  Viflero  lungvi  tempo  infìeme  pacificainente  >  fenzaotfcn- 
derfi  punto  rvnlaltro,cc)mefufieroliatidomc(}ici,  &  ammali  d  vna  ftei-» 
fìi  fpecie,  ma  l'Orla  mofia  da  vn  certo  impeto,  sbranato  il  cane,  coi  quale 
haueua comune  la  ft^nza,  &  il  vitto i  il  Leone  coiivoiìo  perla  fcellera:ez* 
2a  d'hauer  l'otte  le  leggi  del  viuere  lotto  ;^d  vn  mcdei^mo  tetto ,  corfc  ad« 
dolio  al?Orla,&  sbranatola  parimente  le  fece  per  io  Cane  pagare  la  me  ^ 
n  tata  pena. 

CAREZZE    À  M.  AT  OR  I  E. 

VN  A  bel]a,e  grati  o  fa  giouanetta,  veftita  d'habito  di  color  vagho  >  ri- 
camato di  vani,  &  ieggiadretti  intrccciamenti ,  coronata  d'vna__# 
ghirlanda  d'hedcra,  &  che  con  ambi  le  mani  tenghi  con  beliifsima  gra- 
na dui  colombi  vn'  mafchio,  &  l'altra  femmina,  clic  con iafciuiamoftri- 
no  di  balciarij . 

Effendo  le  carezze  amatorie  figliuole  della  giouentìj,5c  della  bellezza, 
perciò giouane,  &  bella  rapreientiamoilfuggctto  di  quefta  figura. 

Il  ueiiimcnto  di  color  vagho,  ricamato  di  vari;,  &leggiadretti  intrec- 
ciamenti»iìgniiìcagli  fcherzi>i  vani,  6c  di  uerfi  incitamenti  dai  quali  ne 
gli  amanti  nafce  il  defìdcrio  della  congi  un tione  amorofa . 

La  ghirlanda  d'hedera  è  vero  fignificato  amorofo,perciochcdetta_» 

pianta ,  come  dicono  diuerfi  poeti ,  abbraccia ,  &c  ftringe  ouunque  ella  fi 

accofta,ondeiopradiciòcon  ifeguenti  verfi  coli  dice  Catullo . 

Mentem  amore  reuitieiensytit tenax  [    Hedera  hac-,<&  illac  arborcm  implìrat erram 

Tiene  con  ambe  le  mani  li'diii  colombi ,  come  di  fopra  habbiamo  det-i 

tò,  peraò  chegli  Egitij  per  la  figura  dì  queflianimali  fìgnifrcauano  le 

;    carenze  amatone  ,  elìendo  che  ^ììo.  non  vengono  alla  copula  venerea  tra 

di  loro ,  prima ,  cheinfiemenon  fieno  baciate ,  &  perche  le  colombe  tra 

ioro  vfino  allettamenti  de  i  baci  molti ,  li  Autori  Greci  hanno  affermato 

cflere  a  Venere  dedicate  >  efiendo ,  che  fpontaneamcnce  fi  eccitano  fra  di 

Joroall'itto venereo  .Molto  più  fopra  diciò  fi  potrebbe  dire ,  ma  peref^ 

1   fere  {\  de'k  colombe,  com'anco  de  i'hedera  apprello  tanti  Autori  di  con> 

i  iìderauone ,  Òcaiai<li -beilo ingegno >  xolà  .nota,e  ji':anifeit<i ,  i'vno  per  i 

M      ^  Ì)«C4 


SS4-  ICONOLOCIJ 

baci,  Gl'altre  per  gli  abbracciamenti  j(iJ  che  tutto  conmeac  alle  carezze 
amatoricjsion  foJo  mi  emenderò  più  oltre  per  autorità',  ne  per  dichiara- 
tione ,  che  conuenghi  a  detta  figura ,  ma  anco  per  non  trattenere  1  auuno 
dgl  lettore  in  cofe  lafciuc ,  &^ericolo(e^ 


CONGIVNTIONE     D'ETf.T?    COSE    HVMA  NE 

Con  ]e  Diuinc^ 

SI  dipingerà  vn'huomo  gi.nocchu.iu  eoa  gl'occhi  riuoJtiaJ  Ciclone  che 
h.uiDilmcntc  tenghicoa-  ambe  Je  inani  vna  catena  d'oro  pendente  daX 

Cielo  ,&  da  vnajtelJa, 

Non  e  ale  u  li  dubbio ,  che  con  il  te/?imonio  di  Macrobio  ,  &  di  Luciar 
Bo>cffceJaibpr.d'etta  catena  non  figmfìchi  un  congiungimento  dei^t  co 
leh-uraanecoji  je.diukie,&  unccrtL.  Vuicuiocoi..uncconii  cLak  iddio 
jLuan.daglipiai.cei  tiraa  ie,.(!^  leua  le  menti  nollreal  CjeJo,.doue  aoi  crn 
leprapxicforie^  Ck.  tutta  il  poter  ujIL-o  i^^n  ijotremo  uiu-e;,  di  iiiodi^  co^  '• 


DI  CES  ARE  RIPA.        ns 

lui,  clie  vuole  lignificare ,  die  la  mente  in^à  li^oueraa  co'I  voler  diurna, 
àttameiire  cofiui  potrà  di^nn^cic  detta  catena  pendentciial  Cieio  ,  òi.  da 
voa  SteJJa,  imi  ercioche citieiu  il'  queiJa  forza,  d'vnà  diurna  ii.ipiratxo.ie, 
&  di  q-ucJ  fuoco  dei  quaie  fiatone  iia  voluto  cii'ogni  huomo  fìa^partecipe 
a  fin  clie  dnz^-i  U  me. uè  alCreacore, St  erga  al  Cielo,  pero  coriUieiie,clic 
CI  connrmia.no con  la  voJontudel  S.  Dio  in  tutte ie  cole.  epregj.ieiua 
Diurna  Maeui,  che  ne  faccia  degni  delia  Tua  limi:;  hi  ma  gracia. 
C  O  M   r  R  A  R  I  E  T  A. 

DONNA  brutta  icapjgiiata,&:chedetticapeg li  fieno  dJordinata-» 
meace  i'par.ì  giù  ^c  gl'omeri,  iàra  velti  la  dalia  parte  delira  da  ai  co, 
^  abailodicoior  buino,  ik  dalla  finisca  di  nero,  mache  per  j  detto  uzdi 
iiìentQfiamaJcompofto,&  diicintJjemoftri,chediicoixliint:ut£eÌcpar 
ti  del  corpo .  Terra  con  Ja  delira  mano  un  uafo  pieno  d^cqna ,  alq.uant3 
pendente  acciò  ucrfidi  deLtaac<jua,&<:on  lafiniiha  vn  vaio  di  fiioc-oac- 
cei(),6c  per  terra  da  vna  parte  di  detta  figuravi  làraanodue  lu  jCc  vaa  con 
traprofiaa  i'Jt.a,&: che toccandofi  faccino contranj giri. 

Si  dipinge brtitta^pcr ciòcli.e  biuttilsima  coU èd'ciicxc  continonamcn 
tecQatrarioallc  vcirc,  &  buone  opmioni ,  6i  chiare  djnijftrationi  altriii 

Li  capcgii  nella guila,cne  habbiaraodettOjdan  )lìran0idiruuitl,'(5r 
rcip.e£ifieri,che  aprano  la  itrada  ah'imeiie^GOjalla  memoria,  àra-Ua  vt  J  xn 
tujacciò  concorriuo  a]ii-contraticiiiL<^^/C .  li  *  eilimcnLO  bi.nico ,  e  nero, 
3i;a3  GOinpofloj^diicinto,  dinota  la  contrarivts  3,che  è  traiaJuce,  eie  te- 
Jicb  e, aiioiiiigliando coloro  1  quali  fuggano  la  .c^iiuerlucione  alìruijper 
non  .vnLT.'i  alJe ragioni  probabili ,  &  naturali-  T.enc  con  la  deflra  iiiaijo 
il  vaio.deli*acqiia,&cDi2!aiài3iflra  li  fuocoperciocheque/^iduieleiiien- 
ti  hannolc  d.ilerenzc contrarie, c;:ldos£freddvj,6i  perselo  quello, cfic 
opeia  IVoo,  r^on  può  oprar  l'altro,  &  ilaìimoper  qucHo  in  contuiuacoii- 
trarict2,diiCordia,.&  guerra. 

Vi  fidipiogie  acantokdueruote  nell:  gU!tà,clicK;>bbir.n^Ddctt05pcr 
CIÒ  che  narra  Pieno  Valeriano  nel  libro  trcntanou^iup.o ,  die  confidera- 
tà  la  natura  demotijche  fotóo  ne  i  circoli  ,fu  cagione  ,€he  i  inattcmatci 
Volendo  fi-gnificarcgierogliiìcamonte  la  contrarietà,  dclcriucfieroid4.ic 
ciicoii  j-zh^{\  toccaijcro5co.mcvcdiaino£u*fi  m certe macl^riejchc^pcr 
i:  girar  de  l'uno,  l'altro  fi  volgecon  un  moco  coJUniru),onde  per  tai  dimo- 
ilratione  polliamo  dire,  che  fipoisibenifstnio  rapreientare  la  concarietà 

CREDITO, 

HV  O  M  O  di  eri  virile,  ve^ito  nobilmente  d'habito  lungo,  crn  una 
collana  d'oro  ai  colio ,  fieda  ,  con  un  libro  in  una  ruam)  da  niCrcan- 
ti  dett  "  il  maggiore  ,  nella  cui  coperta  ,o  dietro  Icriuafi  x^l'c/ìo  motto. 
S  O  L  V  T  V  S^  b  M  N  I  f  O  E  N  O  R  E,  -&  a  piedi  u\  fia  un  Grifone  io- 
prad'uii  monricello. 

Perche  pili  a  baifo figureremo  il  rebit03eragÌDnieuolc,chcprimaì^p-' 
prcleiitiaiiio  li  Credito. 

LhaDD^amo  figurato  di  età  vinlcperche  nelia  virilità  s'acquifi.;  il  Gre* 

M    4        dito 


ijó  TCONOLOGI A 

^tojl'habito  lungo  arreca  credito ,  &  però  li  Romani  Senatori  andauan* 
togati:  tal  habi  o  porti)  Craff),  &  LucuUo  Senatori  di  gran  credi  Co,li  qua* 
lipiùd'ògn'alcropoiredeuano  facuJtà,  &  ricchezze. 

Porta  vna  collana  d'oro, Ja  ragione  è  impronto,  perche  l'apparenza  fo- 
la dc.l'oro  da  credito,  fopra  dei  quale  è  fondato . 


Siede  perche  colui,chc  ha  credito  fla  in  ripofo  con  la  mente  tranquilla» 
SI  libro  maggiore  intendiamo,che  (la  folo  de  l'hauere  haucie,il  che  s'efpri 
Mie  con  quel  verfetto  d'Horatio.  Solutus  omnifoenore,  cioè  libero  d  ogni 
debito,  talché  nel  libro  non  fi  comprenda  partita  alcuna  del  dare,  ma_» 
foJamente  1  hauere,  poiché  quello  è  il  ucro  creditore ,  che  non  bada  dare 
sna  foloha  da  hauere,  ne  confiftc  il  credito  in  trafficare,  &  farfi  nominare 
collii  danaio  d'altri ,  come  fanno  alcuni  mcrcanci  per  nondir  tutti  ,  che 
perciò  facilmente  falIifcono,maconfiiìe  in  polledere  totalmente  dei  fuo 
gropriuiexizaiiiiuerexli-dareiiicnteadalcuiiOA  li  Grifone  fu  ni  gran  cre- 
dito 


DI  CESARE  RIPA.  r^-f. 

dito  prcfib  granticlù ,  6i  però  fé  ne  feruiuano  per  fiir<bo!o  di  cuftode ,  &'- 
che  ila  vero,  vedali  polio  acuitele  co  le  facrc,&:  profane  de  gl'Antichi,  a 
l'Are;  alifepolcri,al'urne,aiTemplj  publici,&  pnuatiedihuj,  come  cor 
pò  compoflo  d'animali  Vigilanti  ,&:gcnerolì ,  quali  fono  l'aquila,  ó^Til 
leone,lì  che  il  Grifone  fopra  quel  monciccllo  lignifica  la  cuftodia,chc  de- 
lie hauere  uno  del  cumulo  delle  fue  faculta  le  lì  uuole  maiitcnerc  in  cre- 
dito, &  delie  fare  a  punto,  come  li  Grifoni  i  quali  parcicularmente  cufto- 
ducono  certi  monti  Scithi,  (5<f  Hiperborei,  ouc  fonopietre  pretiofe ,  6;;^ 
vene  d  oro,  vS.-  perciò  non  permettono ,  che  niuno  vi  lì  accofÌÌ,fi  come  rc- 
ferifce  Solino,  onde  Bartolomeo  Anglico  .  De pròprictatibus  rerumlib.iì» 
Cap.  z^.  diCe  CuflodUint  (jrypbes  montes  in  quibusftmt  gem?n(  pr^ciofcC)  vtfma^ 
riigdh&'  l'^fpehnec permittunt  eas  aufcrriXi^ìelXo  conferma  Plinio  iib.  7.  cap. 
Z.  ragionando  de  Scithi .  Quibus  affiducbellumejfe  circa  metalla  cum  (jrifhis 
ferarum  volucri  genere, quile  vulgo tradituT'^eruente ex cuniculis aummyrnira e» 
pìditate  5  ^feris coflodientibiis  >  i&\Arìmafpis  rapicntibus .  Il  mcdelìmo  CO- 
ftume  hanno i  Grifoni  ne  l'india j come  aifeiiice  Filoftrato  lib.  (^.  cap. i. 
Indorum  autem  (Jriphcs  >  (^^r^cthiopum  formic£  cjHanquamfint  forma  difìimiles^ 
Eadem  tamen  agere  ^ìudeat^j  7^m  aurum  vtrobique  cpfiodire  perhibentar)  &  ter 
ramauriferace?n adamare .  Così  quelli, che hannocredito  non deuono ial^ 
fare  accodare  al  monte  deiadouitia  loro  perfone,  che  fieno  per  diftrug- 
gerlo>comeruifian/,buffoni,adulatori,  che  i'aggrauano  col  tempo  in  qual 
che  ficuruì,  o  aero  in  una  preftanza,che  mai  più  fi  rende ,  ne  parailìti>  che 
lifanno  iprecare  la  robba  in  con  Ulti,  ne  Giocatori,  Meretrici,&  altre  gea 
te  infame ,  che  darebbono  fondo  a  qual  fi  voglia  monte  d'oro,  Ci  che  fug- 
gendo quelli  tali,  fiaranno  in  perpetuo  credilo,  &uiuerannocon  riputa^ 
tione  loro ,  altrimenti  le  non  Icaccieranno  fimili  trafcurate,  &  vitiofe  per- 
fone, perderannola  robba,  el  credito, &and^ranno  raminghi  conifcor- 
fio,&  ignomìnia  loro.  COSTANZA 

DO  N  N  A  che  tiene  la  delira  mano  alta,  con  la  finiiìra  rn'afta  ,5c^  fi 
pofa  co' piedi  fopra  vna bafe  quadra. 

Coilanzaèunadifpoùtione  fermadi  non  cedere  a  dolori  corporali, 
iielafciarfiuincerea  triiìez2a,o  fatica ,  ne  a  trauaglio  alcuno  per  lauia 
della  uircù,  m  tutte  l'attioni.- 

La  mano  alta  è  inditiodicofianzane  fatti  proponimenti. 

Labafe  quadrata  fignifica  fermezza ,  perche  da  qualfiuoglia banda  l! 
poi!  Ila  falda ,  &  contrapefata  egualmente  dalle  fue  parti ,  il  che  non  han« 
no  in  tanta  perfettione  i  cor  M  d'altra  figura. 

L'afta  parimente  è  conforme  al  detto  uolgarc,  che  dice .  Chi  ben  fi  ap 
poggia  cade  di  rado. 

Etefferco!iantenonèaItro,che  fiarcappoggiato,6C-  faldo  nelle  ra-^ 
gioni ,  che  muouono  l'intelletto  a  qualche  cola.  • 

CoftanT^ay&Intrepiditd.' 

GIOVANE  uigorofo,  ueilìto  di  bianco,  &  roffojche  moftri  le  braccir- 
•  igiiudc^e  (Iaraia4tto4'attendcre,e"iolleaei:c-riinpeco  di  untoro.- 


t^f 


ICONOLOGl/f 

Incrc^piditàè  l'ccceflo  della  fortezza,  oppo^oallàuilti,  6c.<^^^3'*(^Ì3» 
&*ilJ'hora  il  dice  un'haoino intrepido,  quaado  aon  teme, eziandio  quel 
cbe  rnuomQcortanceè  fol ito  temere. 

Sano  le  braccia  igflude,  per  moftrarc  confidenza  del  v^roprio  ualorcc 
eoaibattercol  toro,i!  quale circndoiiK^leftato  diuicne  fer-ociisiuio>  &hi 
biio^ao,  per  rc/ilìere  folo delle p:-o uè  d'uaadifperati  fortci^a. 

Cojian^a 


VNA  do-nnacl  «con  il  Zefiro  braccio  tenghi  abbracciata  ina  co» 
luniìa,6^  con  la  >im(lra  mano  liiia  ibuda  ignuda  lopra  d  un  ^i.ut  ^uiO 
di  fuoco  acce  io ,  iScuioil/j  uoIoiUai:iaii;entcdi  uoicrà  abi)ruci^ic  Jania-, 
fio,  6c  a  braccio, 

CONTENTO 

C"^  loyane  in  habitobiiiiicO;&gjaJJo,ni()(}.akbi3ccìa,egiìniSe  ignu- 
ji  de^^  ii>>edi.;iùu,  iei^vi»do.uft|;ojiiod  uro  iieli«rii£iiod:rtr.,6C 


DI  CESARE  RIP  A. 


/|P 


nella  fìniflra  un  mazzo  di  fìon/u coronat©  d'o]iuo>  egli  rifpienda  la  uie- 
20  al  petto  un  rubino, 

Coìaentof^rnorofo.- 

Glouanetto  di  bello  afpecto  con,  fa-,  cianciente,  con  lauerte  dipinta,, 
di  non  ,  in  capo  cena  una  ghnLndadi  mivlo y6i.  di- fiori  in-iìcnit:-» 
intelTuti,  n.e  lafmiilramano-uiVUxbro  pi^no-  ài  rol'e,  conuucuorcychej- 
il  ned  a  tra  e  ire  .  Scia  con  l'altra  nwno  i-n  atto  di  Icuarfi  i  fiori  di  capo  per 
fiorirne  il  detto  cuore,  efleado  proprietàdegl'amamicercar  ienipredi 
far  partecipe  altrui  della  propria  allegrezza , 


R&tò^^^JI^^^*^^  9^5)^(>jj^(j£,^qF^  %i^(J^^J^M'?;  ^^^  ^^^5^ 


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)*^i*S?'^^%;e^**'^'*ji^''  <**%'  5Ji!l^^?  <^fcl»2P  ^t&i^  «ii^>  ^^*|^-  „ 


/à, a£S\  - -».'S^  y:^.£~A ^  / r^i:^^  ^TiO^ %   - .it^A  rriCSx -'ìTìì-ìv   -L^rsv . . ^r>;^  ^-^^-^  ^-^^zJ-y 


Cb/?- 


ICONOLOGIA' 

Contento. 

VN  giouanc  pompofamcnte  ueflito,con  fpadaa  Iato,  hauri  gioie, 
&  penne  per  ornamento  della  lefìa,  &  nella  dcftra  mano  unoipec- 
chio>&eonla  iìnirtra  un  bacile  d'argento  appoggiato  alla  cofcia,  il  qua- 
le lara  pieno  di  monete,  &  gioie. 

Il  contento)  dal  cjuale  pende  quel  poco  di  felicità,  die  fi  gode  in  qucfla 
Ulta 5  nalce  principalmente  dalla  cognitione  del  bene  polTeduto,  perche 
chi  non  conoiceii  propri®  bene (  ancorché  lìagrandiisimo^  non  ne  può 
Mentire  contento ,  &:  cosi  reftano  li  luoi  menti  fraudati  dentro  di  fé  H^iìo. 

Però  il  dipinge  limagine  del  contento  >  che  guarda  fé  medefima  nello 
ijpecchio^  &  cosi  fi  contempla ,  &  il  gode  ricca,  bella,  e  pompofa.di  corpo, 
èi. d  anima, il.chc  dimoflrano le  monete , ài  i ueftimenti. 


J^^r  JS.  w  M&.  ^mrjm. 


G 


CONTRASTO 

•  louanc armato, con  una  trauerfina  roffaXotto  il  corfaletto. tenga 
1    un?,  ipadi  igmidà  in  àao  di  uoJcrla  ipmgcre  contro  ale  un  nemico, 
^  eoa 


DI  CES  ARE  niP  A.  ijr 

eóvnagattaapiedi da vnapartCjcdai^i'a.tiavnc.'.ne  laatto  di  còbuiicitv 
Il  contrafta  è  vna  forza  di  contrari;,  de"  quali  vno  cerca  premiere  ai- 
J'altro,  e  però  fi  dipinge  armato,  &  prefto  a  difeiidcriì,6c  offendere  il  ne- 
mico. 

Il  colorroffo  ci  dimoftra  l'alterezza  dell'animo,  6c  il  dominio  delle  pai* 
/ioni ,  che  ftanno  in  moto ,  &  muo uono  il  fang-uc. 

Si  fa  in  mezzo  d'vn  cane  >  &  d  Vna  gatta ,  perche  da  difiimili,  e  contri" 
ne  nature  prende  eftb  i'onginc . 

Contrago. 

C^  louancttojchc  fotto  all'armatura  habbia  vna  veflc  ói  color  rolTo, 
J  nella  delira  mano  tenga  vn  pugnale  ignudo  con  fiero  fguardo ,  con 
vn'altro  pugnale  nella  finiura ,  tirando  la  mano  in  dietro ,  in  atto  di  vo- 
ler ferire . 

C  0  1^  T  B^I  T  1  0  T^E. 

DONNA  d'afpento  gratiofo ,  &  bello ,  ftia  in  piedi  co'l  pugno  della 
mano  dri ita lèrrato in  atto  di  percuoterfi  il  petto  nudo,  dalia  fini- 
ftra  banda,  co'l  braccio  finiftroftefo  alquanto  in  giù,  &  la  mano  aperta, 
gl'occhi  pieni  di  lacrime ,  riuolii  vcrlbil  Cielo  , con  fembiante  mefto  ,  6c 
dolente. 

Laconrritionc,è  il  dolore grandifsimo, che  havn  peccatore  d'haucr 
cffefo  la  diurna  Maef  à;ondefopra  di  ciò  l'auttore  de  i  fegucnti  verlì 

di^C. 

roL  e?  ddor,  che  da  rndicc  amara        (lo  (^he  ben  fei  tu  d'ogni  gioir  più  cara . 
7^t*jci,  e  de  '  falli  all'ho  r^c'hai  inaggio  r  de  Séb  ri  afp  ra  alt  rui^pu  rmeco  è  tuo  foggio  Y 
T/;/  gioui  ali  almaythe  conforto  ha  filo     SuauC)  e  per  te  fuor  d'abiffo  ofcuro    («» 
Quanto  Joierfiye  lag  rimar  impara .         Erto  camin  poggiando  al  del  ritorno  >. 

^Doglia  felice^  auuenturofa^  e  rara.y  Cosi dopp  calle  fpinofo  y  e  duro 

Che  oon  opprimi  il  cuor:  ma  l'al'2^i  al  volo   "Prato  fi  fior  gè  di  bei  fiorì  adorno  » 
*ì<lel  tuo  dolce  languir  io  mi  confalo         Che  rende  fianco  pie  lieto,  eftcuro . 

Etil  Petrarca  nel  Sonetto  Sé.  doue  dice. 
V  vs  piangendo  i  miei  pafiati  tempi . 
Contritione, 

DOnna  bella  in  piedi,  con  capelli  fparli',  veftita  di  bianco,  con  il  petto 
icoperto,  moftrando  di  percuoterlo  con  il  pugno  dritto  ,  5c  con  Ja 
fìniftra  mano  fi  fpogli  della  fua  veftej  la  quale  farà  bracciata ,  &c.  di  co- 
lore berrettino,  in  attodiuoto>  &  fupplicheuole,  calchi  coni  piedi  vna 
mafchera. 

Dipingefi  la  contritione  di  faccia  bella,  per  dimoff  rare,  che  il  cuoro 
contrito ,  &  h umiliato  non  è  fprezzato  da  Dio ,  anzi  è  mezano  a  placarlo 
nell'ira ,  come  dice  Dauid  nel  Salmo  L.  &  è  quefta  vna  difpofi  tione  con- 
traria al  peccato ,  ouero ,  come  difinifcono  i  Thcologi ,  vn  dolore  prefo 
de  proprij  peccati,  con  inten tione  di  confeffarli,&  di  foddisfare  :  il  nome 
ifteflb  non  fignifica  altro,  come  dice  San  Tommafo  nell'additione  ikiJa 
terza  parte  della  fua  fomma  al  pruno  articolo  :  che  -v-na  confrattionc ,  & 

fini- 


f4i  ICONOLOGIA 

fniinuzzamcnto d'ogni  prcC€nlionc,chccipotcll"c  dare  la  fupcibia ,  pcf 
qualche bciiein  noiconoiciLiCO . 

Lamalchcralottoai  piedi,  fignificaildifprcgiodeJlccofc  mondane  , 
le  quali  Iorio  beni  apparenti  lolo,chc  ili iiiigano,  ingannano,  e  riurdano 
la  vera  cognitione  in  noi  ftciii . 

Sta m  arto  di  IpogJiarri  de  veftimcnti  tracciati ,  perche^  la  contritio- 

neviuf  aiie  dcila  penitenza,  pcriiiCzzo  della  quale  ci  ipoglianio  de  ve- 

ilimentidell'hiiomo  vecchio,  nLedeiidoci  di  Chriftoiftcflo,& della  Tua 

grd:ia,cheidoina,6v^;usicLra  i  anima noftra  daognicattiuo  incontro. 

C  0  J^T  I  2(^  E  'X^Z  ^. 

DONNA  d'età  virile,  che  ftanuo in  piedi  Ha  vcftita  d'habito  fem- 
plicc,  come  ancor  cinta  da  vnazona,  ò  cintola,  terra  con  l'vna  del- 
le mani  con  òciià  gracia  un  candido  armellino . 

Continenza ,  è  un'alietio  deil  cinin  o  >  che  lì  muoue  con  la  ragione , a 
contraflarc  eoa  il  ienfo,  \  fuperarei'iippetitode  i  difetti  corporei,  &  per 
ciò  lì  dipinge  in  piedi,  &  d'età  uirile,  coinè  quella  più  perfetta  dell'altre 
ctudi ,  operandoli  con  li  giuditio ,  coHie  anco  con  le  fo.ze  al  contrago  di 
ogni  incontro ,  che  Te  gli  rapprelenta  . 

L'habito  fempiice,  &lazonafigni!ìcano  il  riftringimento  de  gM  sfre- 
nati appetiti . 

l\  candido armeJlino dimoftra  clTere  il  ucro  fimbolo  ^^Wi.  continenza, 
pccioche  non  lòlo  mangia  una  Lolta  il  giorno,  muanco  per  non  iiiìbrar- 
tarlì ,  più  torto  confented'eii'erprefo  da  i  cacciacori ,  li  quali  per  pigliare 
quelloanimaletto,  gli  circondano  la  Tua  tana  con  il  fango. 

C  0  7{_T^  I  7^E  7^Z  ^       tJM  I  L  1  T  ^  n^E 

(ome  JH  rcpirejtntata  nella  Tompafi^neraU  del  Duca  di  Tarma 

KAleffundro  Farnefe  >  in  T^ma  . 

DONNA  con  una  celata  in  capo  ,&  con  la  de'lra  mano  tiene  una 
ip^kdaconlapuntaiiig  ùnei  fodero  ,&  libraccio  lìnirtroftefo,coil 
la  mano  aperta  5  wcltandopcròia  palma  di  efi'a  mano  in  fu  . 

fOTsiriTO. 

GIOVANE  ridente ,  &  bello  di  prima  lanugine ,  rtando  dritto  in 
piedi  .  con  una  uagaghir'anda  di  fiori  in  capo,  nella  dertra  mano 
Liu  faccr.aaccela>& nella finirtra con  un'arta,&iàra  ucrtito  idi  uerde, 
cv  :.i  1.1  dipmle  Filolìrato . 

£c:ì  fa^cioi.ar.cpcrcircrc  tale  età  più  ded;ta  alle  ferte,&  a'folazzi» 
chei'altre  non  fono. 

IcoHi.'iti  lì  rÌMinoa  iìnedi  communeallegrezza  tm  gl'amici,  però  fi  di- 
pinge bello,  6f  ridente  con  una  ghirlanda  di  fiori,  che  inolìra  relaliation 
d  animo  in  delicature,  per  cagione  diconucriare,&4>_accrCicereramici- 
t;C>cnc  fuolc  il  conuuogencrare. 

i^i  iucc  acccia  lì  dipingeua  d.i  gl'antichi  in  manod'Himieneo  Dio  del- 
le nozze,  perche  tiene  granimi,  &  gì  ingegni  ll.egliati  &:  aUcgri  il  conui- 
r.) ,  ^  ci  readc  Ipiccdidi ,  &  inagnaiumi  m  fapcrc  egualmente  fare , 6i  ri- 

ccueic 


DI  CESARE  RIPJ.  i-f5 

ccucrccongramicioiHaj  di  gratitudiue . 

(;o  F^D  0  q  L  I  0. 

HV  O  M  O  mello ,  malinconiolò,  &  tutto  rabbuffato ,  con  ambe  lo 
mani  s'apre  il  petto,  e  fi  mira  il  cuore,  circoadato  da  diuerii  i'erpéti. 

iiarà  ueflitodi  berretcìno  uicmoalnero,  U decto uefliinento  laràftrac- 
ciaco,  foioperdimofttarc  il  dhpicgiodi  ie  itelioy&chequando  unoè  in-* 
trauagli  dcli'anuno  >  non  può  attendere  aìla  coltura  del  corpo, &  il  color 
negro  fignilicaruiama  rouina,  &  le  tenebre  della  morte,  alla  filale  con- 
ducono 1  rammarichi  >  6i  i  cordogli . 

Il  petto  aperto,  &  li  cuore  dal! e i'erpe  cinto,  dinotino i  faftidij,&i  tra 
uagh  mondani, che  Iciupre  mordendo  il  cuore, infondano  innoiftelfi 
ucicuo  di  rabbia ,  &  di  rancore  .  « 

CO  R^R^E  T  T  I  O  X.^' 

DONNA  à'tii  matura  >  che  nella  mano  deftra  tenga  un  lituo  co» 
un  falcetto  di  fcritture,&  lalìniftra  in  atto  di  ammonire. 
Qaipcrlacorrec.ione  mtciidiamo  l'atto  del  drizzare  la  torta  attiene 
huniana,&  che  fi  dilunga  dalla  uir.  della  ragione .  li  che  deue  farfi  da  per 
fone ,  che  habbino  autrorità ,  Ói  dominio  iopra coloro ,  che  dcuono  cirer 
corretti, &  però  il  faco'l  )«tuo  in  mano  iiiato,fegnodi  fignoria preflb  gli 
Jintichi  Re  Lxnm  ,  '^:  iiuperaton  R  jmani . 

ilfarcettodiicnci.urw'  lignjtìca  le  c]ucre!e,quafl  materia  di  corrcttionc. 
r  0  ly^-p  O     H  F  M  ^  J^O. 

OC  C  O  R.  R  E  N  DO  ipeile  volte  di  rapprcientare  in  atto  sii  le  fcc* 
ne  il  corjx.  h umano ,  e  1  anima,  ciafcuno  da  le ,  habbiamo  formate 
le  prefenti  figure  dell'una,  e  deJl'aJ  ra,  come  fi  potrà  uedere  al  luo  luogo, 
maèdauuernreprima,c;ieperiicoi*po  humano  noi  non  intendiamo  il 
corpo  realmente  ieparato  dall  anima,  pcrciòche  così  W  defcriuerebbc  un 
cadauero,  ma  i\  bene  il  corpo  airanima  collegato ,  che  ambe  due  fanno  il 
compofitodcirhuomot  jtto,che  per  certa  fignific:;tionepoetica5&  aftrat 
tionc  mentale  fi  preiupponghinojcome  fé  ciaicuna  di  quelle  parti  ftefle 
per  fc  fola  ;  lo  rappreienteremo  dunque  huomo  coronato  di  fiori  liguftri  » 
ueftito  pompo iàmea te,  terrà  in  mano  una  lanterna  dx  tela ,  di  quella ,  che 
inalza,  &  abbafla,  fenza  lume  con  quefio  motto;  A  LVMINE  VITA. 

Si  corona  di  liguftn,pereflerda  grauifsimihuominiafiìmigliatala  ui* 
u  deii'huomo ,  n ipctto  alla  fragilità ,  &f  caducità  di  quefio  noflro  corpo 
alii  fiori  ,de'  quali  non  fo>che  altra  cofa  fia  più  fugace,  onde  ii  Saimiila 
cantò  nel  Salmo  I02. 

Ti^iordatp.s  efi ,  quoninm  puluisfitmus  :  homafìcnt  fomum ,  diss  eius  tamquam 
fios  agrifie  ef^onbit .     Ft  nel  Sai mo  89. 

tJHanèfìait  berba  tranfeatyjmnè  flanaty  ^  tranfeat  ;  ycfpere  decidati  ini»^ 
ret ,  c^  arefcAt , 

Et  fimilmeme  il  paticntrfsimo  Job . 

i^afiflos  egreditur ,  &  conteritur  . 

^  uefiunento  delitiofo ,  dimoftra  quello  , che  èproprio  del  corpo ,  cioè 

lamar 


t44-  ICONOLOGIA 

l'amare,  &  abbracciarci  piaceri,  (Vdelcttationi  fcnfuali^ficomc  per  lo 
con  era  rioabborri  re  li  difagi,afpfe«zc,&  le  molcftie. 

La  lanterna ,  nella  gMilà  >  che  dicemmo,  dimoftra ,  che  il  corpo  non  ha 
operationi  fenza  l'anima,  iì  come  la  lanterna fcnza  il  lume  non  fa  l'ofliti» 
fuo ,  come  il  motto  molto  bene  dichiara . 

CO  !{,  tiE  T  T  l  0  ^i^Em 


^1  fi 


rrf  ■■ '•■i^rM,  «fetali  V=-   I     .  <^>T>T7~ii^/'i'^'->^^      ^ 

m  ip^nlp-z?^     "ì^^ìp»sz^:ì^  ^^^i^ 


DONNA  vccchia,grinzi  >  che  fedendo  nella  finiftra  mano  tenga 
vna  ferula,  o  vero  vno  ftaflilc,  6:  nell'altra  con  la  penna  emendi  vna 
fcrittura>  aggiungendo,  &  togliendo  vane  parole. 

Si  dipinge  vecchia,&:  grinza,  perche,  come  è  effetto  di  prudenza  la  cor 
rcttione  in  chi  la  fa ,  cosi  è  cagione  di  rammarico  m  q  uello,  che  da  occa- 
iìone  di  farla,  perche  non  fuole  molto  piacere  altrui  fen tir  corregge re,& 
emendare  l'opere  lue  :  &  perche  lacorrettiones'eiTercita  nel  mancamen- 
to, che  facciaaio  nella  via  o  dcU'atcìoni ,  o delle  contemplationi  . 

Si  dipinge  c-on. lo  llaitile>6icuii  ia  penna,  che  corregge  le  fcritturej 

pruine- 


£)/  CESARE  RIPJ.  i^j^ 

woutàtndo  iVna  co'l  difpiaccre  del  corpo  alla  conuerfatione  pohuu> 
lUltra  con  \i  termini  di  cognitionc  alia  beatitudine  Filofofica . 

CO  B^li^y  T  T  E  LL  U     7^  E'     GIP"  VI  CI, 

DÒNNA,  che  ftia  a  federe  per  trauerfo  in  Tribunale  >  con  vn  me» 
morule,  &  rna  catena  d'oro  nella  mano  dritta ,  con  vna  volpe  a  pi« 
ài ,  &  farà  veftita  di  verde . 

Dipingefi  a  federe  m  Tribunale  nella  guifa ,  che  dicemmo ,  perche  U 
corruttela  cade  m.coloro,chc  fententiano  in  giuditio,effendo  eifa  vno 
ftorcimcnto  della  volontà  del  giudice  a  giudicare  ingi usamente  per  for- 
aade'  doni.  :  H'O  l- 

II  memoriale  in  mano ,  &f"la  collana  fono  indicio>  che  ò  con  parole,^ 
fon  danari  lagiuftitiail  corrompe, 

'  La  volpe  per  lo  più  fi  pone  per  l'aftutia ,  6^  perciò  è  conueni'Cnrc  a  qim 
fto  vitio ,  eflbndo  che  s'ellercita  con  aflutia,  per  impadronirfi  de  denari, 
&  delle  volontà  degli  altri  huomini.  . 

Veftefl  di  verde  per  li  fondamenti  della  fperanza ,  che  ftanno  ncirau€« 
fC,come  detto  habbiamo  di  fopra.  »  i 

CO'KTE,  -^ 

DONNA  giouinc ,  con  bella  acconciatura  dì  tcfta>.  ve/lita  di  vcrdc^ 
&  di  cangiante ,  con  ambe  le  mani,  s'alzi  li  ieuibo  della  vefte  dinan 
ei ,  in  modo  che  Icuopra  le  ginocchia,  portando  nella  vefte  alzata  molte 
ghirlàde  di  vane  forti  di  fiori,  &: con  vnudi  dette  mani  terrà  anco  de  gli 
ami  legati  in  filo  dì  Icta  verde,  haueri  à  piedi  unu  ftatuetta-  di  Mercurio,  ^ 
alla  quale  ò'appoggiera  alquanto,  àrdali  altra  banda  un  paro  di  ceppi  di 
oro,  o  ucro  i  ferri,  che  (ì  iògliono  mettere  ad  ambi  li  piedi, &  che  ui  fieno  ; 
con  efiì  le  caccne  parimente  d'oro:  larà  la  terra,  oue  fi  pofa  fafibfa ,  ina  ; 
{paria  di  molti  fiori  >  che  dalla  ueUe  le  cadano  ;  ne  piedi  hauerì  le  fcarpc  ,; 
^i  piombo . 
La  corte  è  una  unione  di  huoraini  ài  qualità  alla  feruitù  di  perlbna  le», 

fnalata.,  &  principale,,  &(^ fé  bencio  d'eèapoiIòparJare con  qualche  fon 
amento,  per  lo  temp.o,che  vi  ho  confum?4o  dal  principio  della  mia  fa»-; 
ciuUezza  fino  a  qucfl'hofa-)  nondimeno  racconterò  ibio  l'^acomio  d'ai- 
I  cuni ,  che  dicono>la  pQrte  eiler gran  maefira del^  vi^er^'h umano, foficgnq 
'  della  politezza,  fcala  dell'eioquenzaj  teatro  d^gl'honori,  icala  delle  gran  \ 
dcz2e,&  campo  aperto  delle  conuerfationi  ,&deli!li'micitie:  che  impara 
inj  ì  d'obcdirc ,  &  di  comandare ,  d'efler  libero ,  &  feruoj^ di  parlare,&  di  ta* 
IMI  I  cere ,  ài  iecondar  le  voghe  altrui ,  di  dilsimuiar  le  proprie ,  d'occultar  gli 
-|  odi),che.non  nuocano,d'4iconJere  j'irc,  chcjion  c)ffcndono,che  mfegn^ 
jco.  I  cfler  grauc^,  &  affabile ,. liberale ,  &  parco ,  isucro^,  Se  faceto ,  dclicato,6£^ 
)ca  ;paticn:e,che  ognicofafa,&i;_  ognicofa^nteiide  dc'ìccr<:a  dc-Pnncipi, 
:fe,5  'delie  forze  de  Regni,  de'prouuedimcncidclla  .Citta,  deli'eJcctìonrde  par, 
0  ■  titi,  della  conferuatione  delle  fortune,  &  per  dirla  in  vna  parola  Ibla^jdj 
i  ?""^J.^,  ^9^"^  P^"  honoratc,  &  dQgntz  m  tutta  la  fabbrica  dei  mondo,  nel 
;tii,t  S^uaie  fi  fonda,  &  afienna  ogni  noitro  opfvtre,  à:  niicndcre . 

iNi  Perj     ' 


i^s  iconologìa 

Però  fi  dipinge  con  varie  foradighiriuDde  ncJIa  vefle  alzata,  le  quali 
(ìgnificanoqueft' odorifere qualit»!  ,ciiecfla  [xirconrcc,  icbenc  veramen- 
te moke  volte  a  molti  |con  mtereflc  delle  proprie  facohi ,  6^  cuafi  con 
certo  pencolo  dcll'honorej  per  lo  roiÌ3etto  continouo  della  perdita  della 
gi-atia  >  5Cw  ^^^  tempo  pa/Tato ,  il  che  fi  moOra  nelle  ginocchia  igniide>  iSc^ 
vicine  a  moftrarele  vergogne,  &  ne' ceppi,  che  io  raffrenano,  <&  limpc- 
difcono,  oiKÌe  l'Alciati  nelle  iuecmbleme  così  dice . 
Fatu  palaiinos  (jnos  educai  aula  dientesy  Dicitur  auratis  neBert  compedibus . 

1  fiori  fpar/ì  per  terra  in  luogo  fìerile ,  &  fa/lòlo ,  moftrano  l'apparenza 
nobile  del  cortigiano,  la  quale  è  più  artifitiola  per  compiacere  il  luo  Si^    ( 
gnore,  che  naturale  per  appagare  fc  medefimo. 

L'acconciatura  della  tefta  mae (Ire uol mente  fatta,è  fegno  di  dclicatura>    ■ 
&  dimoftratione  d'alti ,  &  nobili  pcnficn . 

La  vefte di  cangiante,  mollrache  tale  è  la  corte,  dando,  e  togliendo 
a  fuo  piacere  m  poco  tempo  la  bcneuolenza  de'  Principi,  e  con  ella  gl'ho* 
iìori,efacultà% 

Ticn  con  vna  mano  gl'hami  legati  co  filo  ài  color  verde,  per  dimoftra- 
re,  che  la  corte  prende  gl'h uomini  con  la  l'peranza ,  com'hanio  il  peicc . 

Le  fcarpe  di  piombo  moftrano ,  che  nel  feruigio  fi  dee  eHèrgraue,  e  no 
facilmentemuouerfìai  venti  delle  parole,  o  vero  delle  vnioni  altrui,  per 
cócepirne  odio,  rdcgno,rancore,&  inuidia,con  appetito  d'altra  perfona. 

5egli  poneapprciTo la  ftacua  di  Mercu*-io,  la  quale  dagl'antichi  fu  pò-   1 
<Ja  per  l'eloquenza,  che  fi  vede  e/Ter  perpetua  compagna  rfei  cortigiano.    ' 

E  fiata  da  molte  perfonc  in  diuerfi  modi  dipinta,  fecondo  la  varietà 

della  Fortuna ,  che  da  lei  riconofcono  ;  fra  gl'altri  il  Sig.  Cefare  Caporale 

Perugino,  huomo  di  bellifsimo  ingcgno,di  lettere,  &  di  valore  la  dipin- 

fc ,  come  fi  può  vedere  nei  fcgucnti  luoi  terfi ,  che  cosi  dice . 

la  Co  rte  fi  dipinge  ma  matrona  Seco  il  tempo  perduto  alberga ,  eflan':^^ 

Con  vifo  afciuttOy  e  chioma  profumata.     Che  yede  incanutir  hpromiffionc 

Dura  di  fchtena^  e  molle  di  perfona ,         Di  fargli  vn  di  del  ben  fé  gli  n'auan^ 

la  qualfe*»  vÀ  d'vn  drappo  verde  ornata  Toì  nel  rouefiio  y'é  l'adulatione  « 

"Benché  à  trauerfo àguifa d'Hercol tiene  Chefacol  "pento de It sberrettate . 

Vnagran  pelle  d'afìno  ammarttata ,  Cl'arabitiofi  gonfiar  >  come  rn  pallone» 

le  pendon  poi  dal  collo  afpre  Cirene  Fi  fon  anco  le  mufe  affaticate , 

^er  poca  dapocaggine  fatale >  TerfoUeuar  la  mifera  ,  e  mendica 

Chefciorfe  le  potrebbe  >  e  vfcir  di  pene .  Virtute  opprejfa  da  lapouertate . 

Ha  di  fpecchi ,  efcopette  ma  reale  Ma  figittano  al  vento  ognifaticha  , 

Co  rona  ;  tienfedeìido  fu  la  paglia  Ch'ha  fu*l  co  rpo  una  macina  da  guatOp 

Vn  pie  in  bordelley  e  l'altro  4  lofpcdate .  E  Fortuna  ad  ogn'bor  troppo  nimica . 

SoHitn  con  la  man  dejì  ra  ma  medaglu     Tienpoi  nell'alt  ra  man  l'hara'indo  ratoy 

OuefcultandmeT^élaJperani^ay  Con  efcapretiofa  cruda  y  e  cotta , 

Cbefajicntar  la  mifera  canngtia  »  Che  per  lo  pia  diuenta  pan  muffato. 

Ne  lafcierò  di  fcriuerc  il  Soncrto  del  Sig.  Marc'Antonio  Cataldi,ii 

cjualc  dice  a  qucH'iftciTo  propoli to  » 


1 


DI  CESARE  RITA:  '0/t7, 

yj^yario fiaio,yna  yolubil forte y 

Fn  guadagno  dubbio fo ,  yn  danno  aperto  , 

Vn  Iterar  non  ficuro  >  v»  penar  certo  > 

Vn  con  ìa  yita  amminifirar  la  morte . 
Fna  frigion  di  fenft  >  yn  laccio  forte  ^ 

Vn  vender  libertade  >  i  pre:^o  incerto^ 

Vn  affettar  mercè  contraria  al merto 

E  quefioycbe  il  yil  yolgo  appella  Corte» 
Qhìhì  han  gl'adulatori  albergo  fido 

Tenebre  il  be»*oprarylajraude lume 

Sede  ^arnhition^Cinuidia  nido* 
Vordire  infidie  >  ilfarfi  idolo  ^  e  nume 

Vn  huom  mortai ,  tejfer  di  fede  infido  i 

jtpparqui  gloria  :  ahifecolo  <*  ahi  coflumc  f 
C  0  F^T  E  S  I  oi . 

DONNA  vcflita  d'orojcqronata  aguifa  di  ReginajC  che  fpargé  col* 
Line,danari,  &  gioie . 
'l  \      La  CortelJa  è  vutù,chc  ferra  fp^flb gl'occhi  ne  demeriti  altrui,per  no» 
i  1  ferrarli paflb alla  propria  benignai. 
j.|  CREPVSCVLO  DELLA  MATTINA. 

FANCIVLLO  nudo>  di  carnagione  bruna5ch'habbia  l'ali  a  gli  ho-~ 
meri  del  medeiìmo  celore,ftando  in  atto  dj  volare  in  alto,  hauerà  in 
5  \  cima  del  capo  vna  grande,&  rilucente  ftella5&chc  con  la  fini/ira  mano 
,j  i  tcnghi  vn'vrnariuoltaali'ingiù  verfandocon  cflaminutifsime  gocciole 
|j.  !  d'4cqua5&  con  Ja  deOra  vna  facella  ac;cefa ,  riuòlta  da  la  parte  di  dietro,  e 
j,  '  per  l'aria  viia  rondinella . 

Crepufculo  (  per  quello  che  referifce  il  Boccaccio  nel  primo  libro  del- 
la Geneologia  de  gli  Dei )  viene  detto  da  c|«pero, che  fìgniflca  dubbio, 
'  I  conciofia che  pare  li  d ubiti  >  fc  quello  fpatio di  tempo  fia  da  concedere  al- 
^  i  la  notte  paflacajO  al  giorno  venente,eirendo  ne  li  confini  tra  rvno,&  l'al- 
■  .  tro.Onde  per  tal  cagione  dipingeremo  il  crepufculo  di  color  bruno . 

Fanciullo  alato  lo  rapprefentiaffio ,  come  parte  del  tempo,e per  %ni< 
„    fìcàreh  velocità  di  quefto  interuallochepreftopaflà .  .:n^r— —„-:;:-■  ' 
Iluolarcaìrinsìi  d  uno  fi  ni,  e  he  il  crepufculo  della  mattinàValzafpin^ 
to  dall'alba  che  appare  in  Oriente.'        -    —     -*.«.-,.-     .^        .    .. 

La  grande  >  &  rilucente  (Iella,  che  ha  fopra  il  capo.,  fi  chiama  Lucifer, 
ciocapportatorc  della  luce ,  &  per  effa  gli  Egitti;.,  (  come  riferifce  Pierio 
^^  :  ValenanoneUibro  46.de fuoi  leroglificijfignificauano  il  crepufculo  del-^ 
la  ma  tina,&  il  Petrarca  nel  trionfo  della  Fama ,  uolendomoflrare ,  ch^ 
cucflaftclJaapparc  nel  tempodclcrepufculocofi dice. 
'    Qlifll  infitl  giorvo  l'amorofa  fiella         Suol  venire  dV  ri  ente  innanzi  al  Sole,     .  '. 
Lo  ipargcre  con  ìVrna  le  nunutifsimc  gocciole  d'acqua  ,  dimoerà ,  che 
;    Bel  tempo d'Eflate  cade  ia  ruggiada,e:  l'iaucrno  peni  gieio  la  brma,on- 
'    'del  AiioiiO  lopv^  di  ciò  coi!  d.hc  . 
.    ,  •  N      2  'B^naje 


4* 


.'^'RCONdLOGTJ 


1{mafe  adietro  il  Udo ,  e  la  mejlhina.        Fin  che  i^Jiurora  la  gelata  brina 
Olimpia  che  dormÌAfènT^M  diflarfi  Dalle  dorate  ruòte  iti  terra  Jparft 

E  Giulio  Camillo  in  vn-fuD  Sonetto . 

^igiadofe  dohe'^e  in  matutini  Bor  tra  ^Nfcuri,  e  lucidi  coti  fini 

felfjìi  humoryche  i  hofchi  irnargentate       Della  notte ,  cr  del  di ,  (<rc. 
La  facellaardenLeriUoltanellaguira,chcdiccmmo,nedimoftra>ch€ 

il  crepufc  ulo  delia  mattina  è  mcfiaggiero  del  "giorno .     >^ 


la  rondinella  Tuoi  cominciare  a  cantare  auanti  giorno  nel  crcpufcuk^ 
«omc  dimofìra  Dante  nel  cap.25.  del  Paradifo,  coli  dicendo  . 

j^Whora >  che  comincia  i  triHi  lai  . 

La'RQndincUafrepòO  alla  mattina.  Forfè  à  memoria  de  fuoìtrìfii  ^uai^ 

£t  Anacreonte  Poeta  GfÈco,in  quel  fuo  liricoycoli  diflc  m  fua  fentenza. 

iyifd  Hirundimm . 
j^ihus  lo^uax^qmÌHifnaxfu         Tibi ,  cjuod  ille  Tereus 
Te  pleilam  hirundo  pcsnis  i        Fuijfe  fc  rinr  olim  i 

rtrum 


B7  CESJKE  RIPA; 


^^f. 


P^trum  ne  v/j  yolucres  J^^m  tu  quid  ante  Iment» 

^las  tibt  recidami  tJlfeas  ìirepeas  ad  aurei 

Intamfecemuelinguanu^  JLfomni^s  beatis 

t^ibi  rapìs  hatbyllHnu.  Ilchc  fu  imiuto  dal  Sig.  Filippo  Aiben»  Isk  qoolì 
Il  ruoiquadernali. 

Venhc-  io  pianga  al  tuo  pianto  J>a  U  delcf:^  mic^ 

S^ndiìidU'.  impo  rtuna  inanTj  al  die       Th  pi^r  cantando  mi  richiami  al  piante. 

Aqucfli  li  confanno  quegli  altri  verli,  di  JNattaPinano>citauda  Sene? 
•a ne  i'EpiiloIa  ni. 

Incipit  ardcntes  Thcebus producere  flammas 
Spargere  fed  rubicunda  dies^iam  trìjìis  hirundo^ 
fL^rgutis  yeditnra  cìbos  immittere  nidis y 
Incipit  y  c^  tnoUipanitos  ore  mniifìrat . 

C^  EPVSCVLO  DELLA  SERA. 


A  N  C I V  L  L  O  ancoi^cgli,ep.arimcntc  alato, &:  di  carniigionc  bru* 
flà,  darà  infitto  di  volare  airiDgiìì  veriolCccidente,  iii'capohauw» 


'ISO  ICONOLOGIA 

r  1  viia  grandc,&  rilucente  rtclia ,  con  la  dertr<4  mano  cem  vna  Frezza  tru 
attedi  lanciarla,  &  li  veda  pci- l'aria ,  che  nhabbia  gettate  dell  altrc,5^ 
checulchino  airingiù  ,&  con  la  iìaiflra  mano  tenghi  fvna  nottola  coru 
J'aJi  aperte  .  j 

11  uolare  all'ingiù  verfo  l'Occidente ,  dimoftra  per  tale  effetto  eficre  il  j 
•repufculo  della  Icra .  J 

La  ideila  che  ha  in  cima  del  capo  fi  chiama  Helpero,  la  quale  apparifcc 
«ci  tramontar  del  Sole  >  apprelTo  gli  Egittij ,  come  dice  Pieno  Valeriano 
nel  luogo  citato  di  fopra,  iìgnificauail  crepufculo  della  fera. 

Le  frezze  nella  guiia,che  dicemmo,  fignificano  i  vapori  della  terra  tiri' 
ti  in  alto  dalla  potenza  del  Sole,  ilquale  allontanandofi  da  noi ,  e  non  ha* 
uendo  detti  vapori,chi  li  foftenghi,yengono  a  cadcre,&  per  eflerc  hurao-' 
ri  grofsi,  nuocono  più  ,o  meno ,  fecondo  il  tempo ,  e->  luoghi  humidi,pit(; 
freddi,o  piii  caldi,più  alti,'o  più  bafsi .  [ 

Tiene  la  Nottola  con  l'ali  aperte,  come  animale  proprio ,  &  fi  vede  V(v5 
lare  in  quello  tempo . 

C  R  A  P  V  L  A. 

DO  N^N  A  gf  afla,brutta  hell'afpetto,  &  mal  veftita,  cofì  tutto  lo  fto- 
maco  ignudo,haueri  il  capo  fafciato  fino  a  gl'occhi,  nelle  mani  ter-: 
cà  vna  teftadi  Leone ,  che  ftia  con  la  bocca  aperta >  &  per  terra  ui  faranno; 
de  gIVccclli  morti,&  de'  pafticci ,  o  fimili  cofe . 

Si  fa  donna  brutta>perchc  la  Crapula  non  lafcia  molto  ahare  rhuoraf 
f[a'  pcnficri  fcminili,  &  dall'opere  di  cucina. 

Si  ucftc  poueramcntc>  per  mofirare,  che  lì  crapuloni , b  per  lo  più  fonc  i 
liuomini  lpre2zatoridcHapolitezza,cfolo  attendono  ad  ingraflare,&  et»  j 
f>irc  il  vcntrc,o  perche  fono  poucri  di  virtù,&  non  fi  Itendono  con  il  pcor 
<ier  loro  fuor  di  qucfti  confini . 

Lo  ftomaco  fcoperto  moftra  che  la  crapula  ha  bifogno  di  buona  com-j 
plcfsione,  per  fmaltirc  la  varietà  de'  cibi ,  &  però  fi  fa  con  la  tefta  fafciataj 
doue  i  fumi  afcendono,  5c^  Foffcndono .  La  graflezza  è  eftctto  prodotto 
dalla  crapula ,  che  non  lafcia  pcnfarc  a  cofe  failidiofc ,  che  fanno  la  faccia 
jnacilente^. 

La  tcfia  del  Leone  è  antico  fimbolo  della  crapula ,  perche  qucfto  ani* 
male  s'empie  tanto  fouerchio,  che  fàcilmente  poi  fopporta  per  due ,  o  tif 
giorni  il  digiuno,&  per  indigeftionc il  fiato  continuamente  li  pute,comif 
dice  Picrio  Valeriano  al  fuo  luogo . 

Gl'vccelli  morti,2e  i  pafticci,fi  pongono»  comecofc;  intorno  alle  quali 
•*efercita  la  crapula .  i 

CrapuléLj .  i , 

DOnna  mal  vcfiita,c  dì  color  uerde,  farà  grafJà  >  di  carnagione  rofTa,  I  ; 
appoggieràconlaman  deftrafopra  vno  feudo, dentro  delquale  vi  > 
farà  dipinta  vna  uuola  apparecchiata  con  diuerfe  viuande  con  vn  motte  ' 
nella  touaglia,€he  diczif^erafelicitas.  l'altra  mano  la  terri  fopra  vn  porco 
L^  Crapula  è  vn'cffetto  di  gola^  coafific  nella  quaiità,c  quantità  de*  ci 

b;#c 


t>l  CESARE  RIPA.  mfm 

Bi  y  e  fuolc  communcmente  regnare  in  pcrfonc  ignoranti  >  6&di  groifa  p^ 
<fa>chc  non  fanno  pcnfar  cofc,chc  non  tocchino  il  fcnfo . 

Vcftcll  la  crapula  di  verde ,  pcrcioclic  del  continuo  ha  fpcranxa  di  mu- 
Cr  vari;  ctbi>&  palTar  di  tempo  in  tempo  con  allegrezza . 

Lo  feudo  nel  fopradetto  modo  è  per  dimoftrarc  il  fine  di  quci>  che  attea 
dono  alla  crapula»  cioè  iX  gufto  y  ù  quale  credono ,  che  porti  feco  la  izìi- 
cita  di  quefto  mondo,  come  voleua  Epicuro. 

Il  porco  da  mola  fcrittori  è  pofto  per  la  crapula,  pcrcìoche  ad  altro  no« 
tttendech'a  mangiare  >  e  mentre  dimorale  Iporcitie  nel  fango  non  alzala 
teflai  ne  mai  il  volge  indietro^  ma  del  continuo  feguita  auanti  ]^tt  trouac 
migliox  riho* 

CRVDELTA. 

DONNA  4i  color  roflb  nelvifo,enel  ve/limcnto,di  fpauentofa  guai 
datura,  in  cima  del  capo  habfaia  vn  rofìgniuoJo ,  e  con  ambi  le  mani 
affoghi  vn  fanciullo  nelle  fafcc ,  perche  grandifs.  effetto  di  crudeltà  è  l'oe- 
ciderc,  chi  non  nuoce  altrui;  ma  è  innocente  in  ogni  minima  forte  di  delil 
to ,  però  fi  dicc;,chc  Li  crudeltl  è  infatiabil  appetito  di  male  nel  punir  gl'in- 
iioccnn,rapiri  benid'altri,offendere,enon  difendere  ibuoni,e  la  giuftltia. 
Il  vefì  iniento  rollb dimoftra,  che  i  fuoi  pcnfieri  fono  tutti  fanguigni. 
Per  Io  loiignuolo  fi  viene  accennando  la  fauola  di  Progne,  e  di  f  iioms» 
Ila,  vero indicio  di  crudeltà ,  onde  dilfel'Alciatò . 
Ecquid  Colchipudet ,  yel  te  Trogne  improba  ì  mortem» 
Cura  yoiucrisfroprif  frolìs amore  fubit, 

CruddtA» 

DOnna  ridente  veftìta  di  ferruggine ,  con  vn  groffo  diamante  in  mtTo 
al  petto,  che  flia  ridendo  in  piedi ,  con  le  mani  appoggiatea  i  fianchi 
<  miri  vn'incendio  di  cafc,e'occifion  di  fanciulli  rinuolti  neJ  proprio  sàguc* 
La  crudeltà  è  viia  durezza  d'animo,che  fa  gioire  delle  calamita  de  gl'al- 
!  tri,  &  però  le  fi  fa  il  diamante ,  che  è  pietra  durifsima ,  e  per  la  fua  durezza 
è  molto  celebrata  da  Poeti  in  propofitodella  crudelti  delle  donne. 

L-incendio ,  e  Toccifionc  rimirante  col  vifballegro,  fono  i  maggior  fc-' 

gni  di  crudeltà ,  di  qual  fi  uoglia  altro ,  &  pur  di  quella  forte  d^huomini  ha 

yoluto  poter  gloriarfi  il  mondo  a'  tempi  paflati  nella  perfona  di  più  di  uà 

f!Nerone,&  di  molti  Herodi^  accioche  non  fia  forte  alcuna  di  fceleragginc, 

i  che  non  fi  conferma  perpetua  memorianellccofepubliehe,che  Xon  i'hi^ 

fioric  fabbricate  per  efempio  depoftèri. 

C  V  P  I  D  I  T  A. 

DONNA  ignuda ,  c'habbia  bendati  gl'occhi  con  l'ali  alle  fysììc. 
La  cupidità  è  vn'appctito  fbor  della  debita  mifura ,  ch'inCtgnti  la 
ragione,  però  gl'occhi  bendati  fono  fegno ,  che  non  fi  fcrue  dtì  lume  dello 
jlntelletto.  Lucretio  lib.  4.  de  natura  rerum . 

"ì^am  faciunt  homines  fìertdmque  cupidine  ceci, 
F^  ty-ihuunt  eajqtta  nonfunt  tibi  commoda  vere. 
L'ali  mofirano  velocita ,  con  le  quali  cfia  fegue , ciò  che  fotto  fpetìc  M 


/j-a  ICONOL  OGI A 

buono  f  &  di  piaceuolc  Je  /ì  rapprciciua . 

Si  fa  Ignuda  perche  con  gniiidirsima'  facilità  fcuopre  l'cffer  fuo» 
C  V^  R  1  O  S  1  T  A. 

DONNA  con  i'eflmientorolio,&  azu'rro,  iòpr*!!  quale  vi  ITano  fpa^ 
fé  inok'oiecchie ,  &  rane,  hauera  i  capelli  daiu,  con  le  mani  alte,  col 
capo  che  fporga  in  fuora  ,  &  tara  aiata. 

La  curiofita  è  defiderio  sfrenato  di  coloro,  che  cercano  faperc più  di 
quello,  chedeuono. 

Gl'orecchi  nioftrano,  che  il  curiofo  ha  folo  dwiìdcrio  d  intendere ,  &  di 
faperecofe  riferite  da  altri.  ES.  Bernardo  de  grudib.  l'uperb.  volendo  di- 
mortrare  vn  Monaco  curiolo,  lo  defcnue  con  cjuefìi  fegm cosi  dicendo.5/ 
yideris  Monacu  cnagarijcaput  ere^lmuyaures  portare f  (pe  ps,(uriofiim  cognofcas* 
Le  rane,per  haucr  gi'occ'ii  groilì>  ibn'indicio  di  Curiali tà>e  per  :al  figui 
ficatolònprefe da gi'anticiii>pcrciochegi'Egi£ij, quando  voleuano  {igni- 
ficare  vn'huomo  curiofo  rappreientauano  vna  rana,  e  Pieno  Valeriano 
dice,  che  g/occhi  di  rana,Jegati  in  peiie  di  ce/uo  iniìen»e  con  carne  di  r'jti- 
gHUolo,  fanno  i'huomo  deiìo,&.  lucgliato ,  dal  che  nafce  i'eiier  curioio; 

Ticn  alte  le  mani , con  la  te !>a  infuora,  perche  A  curiof  fempre  ^a  defìo 
&  uiuace  perrapere,(S^  incendere  da  tutte  ic  bande  lenouita  .  Il  che  di- 
moftrano  ancora  l'ali ,  &  i  capdii  dr.iti,  che  fono  i  penlìeri  viravi ,  oc  i  co* 
loridel  veftiinento  lignificano dciidenodifai^ere . 

G  V^  i>    1   O   D  i  A. 

DONNA  armata ,  che  nella  delira  mano  tenga  vna  fpad..  ignud-i ,  & 
a  canto  haura  Vii  drai^o. 
Perla  buona  cuftcdiaduecoic  rieceirarulsiuie  fi  ricercano,  vna  e  il  prc-^ 
«edere  i  j;encoli,e  lo  Itardeftc, ci'ieiion  i=eiighiiioairinjprouiio,j'a.ti\.  eia 
polenta  di  rellfterealle  forze  citeriori,  quaudi»  per  .a  vicinanza  ncn  fi  può 
cui  con.'ìglu^e co'diicorfì  sfuggire,-  pero  n  dipinge  leu.plu. cu-ciue coidii 
go,  con.c  beiiC  dimoftra  l'Ale  iati  nelle  Jue  £ii.b*ei.-.i  dicendo . 
Ve ra  h^^c  effigu  x  imu-.-ptu  ejì  Talladis  eirs  Hhu  dutayfu  tifc os  JJc  r^que  tempia  e oHtf 
J^U  draco  qui  dominai  conHititantepedcs-  Innuptcrs  opus  eji  i  ura  ajjeritarc puclUt 
tur  dìuacomcs  hoc  animai  cp.flodia  rerum  TeruigiL  loé^ueos  -pnàiqi.e  tendU  i^mor* 
£t  con  l'armature  ,  che  difendano,  e  danno  ardire  ne*  vicini  pciiColi. 
DAPPOCAGGINE. 

DONNA  con  capelli  fparfì,  vefìita  di  berrettino  ,  che  tiri  più  al  bian* 
co  ,  che  ai  nero,  la  qual  uefle  farà  (tracciata,  ftia  a  ledere  con  >e  ina- 
ni lòpra  le  ginocchia ,  col  capo  baffo,  &  a  canto  li  fia  vn*  pecora . 

Dipingeil  la  dappocaggine  con  capelli  Ijparfi  ,fC/iiiO(ìj"a.c  ia  tarditi» 
«  pigri tia  nell'operare ,  cne  è  difetto  cagionato  da  elia  mtdefiu  a_, ,  elfen- 
do  I'huomo  dappoco,  lento ,  e  pigro  uciic  lue  attioni ,  e  però  con.e  incc- 
io  a  tutti  gli  elercitii  d'induftria,(la  con  le  mani  pofacc  fopra  alle  ginocchia 
.  La  vciie  rotta  ci  rapprcfcnta  la  poucrtà ,  &c_  il  diiàgioioprauencniel 
«cloro,ehc  per  dappocaggine  non  C\  fanno  gouernarc  . 

$uili  a^  federe  coi  capo  chino  ^pci che  I'huomo  dappoco  non  ardifce  ài 

aizààt 


\ 


DI  CESARE  RIPA.  <5> 

^zare  la  teflaupaiagoue  de  gl'altri  huoniini^e  dicammrnarcpcrlaviiidife 
laiode,  la  i^uiiiecoiiiillenciloperatione  delie  cole  difficili. 

La  recorajè  ii.clio  ii(.ìi&^i  lc  la  pigliare^  arato  in  alcuno  auucnimcttrf 
lo.  Ferodi  Le  Dante  iieiluo  Inferno. 

Huomini  fiate  j  e  non  pecore  mattCy 

DERISIONE. 

DONNA  con  la  lingua  fuori  della  bocca ,  ueftita  di  pelle  d'iftrkti* 
con  bruCC:a,&  piedi  Ignudi,  col  dito  indice  dciiaDiano  dcfirafteio, 
te.icado  nella  lìniltra  vn  ììVuzzq  di  penne  di  pauonc,  appoggiando  la  de£« 
tamano  ibpra  vu 'alino,  ilquale  ftara  co'i  capo  alto  iw  atto  di  Igrignare^ 
liioitrar.doi  denti. 

Derilioncjiccondo  S.  Tómafo  in  2.2.qixft  75.  è  quando  rhuomo prende 
infcherzo  il  male  ,&  il  difetto  altrui ,  per  proprio  diletto  lodisfacendolì^ 

che  ildciinqueiite  ne  lenta  vergogna. 

11  cauar  la  lingua  fuori  della  bocca  Cpcrche  è  atto  deformc>raccndofi  al- 
la prcfen/a  d'alcuno  e  Icgncóche  le  i.e  tiene  poco  conto,  imperò  la  natu^ 
ralinlegiia  a  fare  a'  fanciulli  in  quefto  propolìto  . 

La  pei  le  d  Uhue  >  clic  è  Ipinoia ,  moilra  che  fcnz'armc  il  deriforc  e  co- 
n.e  i'lllr!ce,.lquaìepuiigcclnglis'auuicina,  fi>c_  perche  il  principale  j  en- 
fiero  del  dcriiorc ,  e  nocure  l'iivipcrfetticni  altrui  ;  però  fi  lara  co'i  dito  nel 
liiC'dr- decio. 

Le  penne  del  pauonc  ^  dipingono  ,  pcrnicmoria  della  fupcrbiadi  c^uc* 
0(:.uìin.i.it.,C'  e  «fiii.a  fra  Lucugi'«itri  le  ireiobciiilìmo,  f  eicherioneal- 
cunoiv.lic  wdu  de  li  ùii  co  fi  Uii^t  altrui ,  che  quelli  flci»i  non  riconoica  loa* 
to.T  d„  II-  li.c  Ic.iiiìo. 

L'Alino  nCi  mode  detto  fu  adoperato  da  gl'antichi  in  queflopropoiiMJI 
COfi.cnefj  ceiliIiionlan^.rt  li  Fieno  Vaieriano,&  altri. 

JDESiDEk  10  VERSO  IDDIO. 

C"^IOVANE1TO  veflito  di  rollo,  6:  giallo,!  quali  colori  Ugniftr 
J  cano  deiìdcno.Sw  i  .ilaio,  per  fignihcare  ìa  prcficzza  con  cui  l'anh- 
ino  inreruoruto  iubitan.cntc  voiaapenficricc.cfìi>dal  jettogl'efca  vn* 
£>  ii2ma,pcrcheèG(.cila  fiamiiia,  che  ChriftoN.S. venne  a  portar  in  terra» 
ierra  la  nniflia  mano  ai  petto, &  il  braccio  dertro  dif}cfo,il  vilbriuol»- 
toal  C.cioj&haueràa  canto  vnceruo,  che bcua  l'acqua d'vn  rufcciio,  fa- 
condo il  detto  di  Dauid  nel  Salmo  4 1 .  doue  afiomigliò  il  dcfìdcrio  dciiV 
Duiia  fua  vcrib  Iddio ,  al  dcwderio ,  che  ha  vn  ccruo  a£etato  d'auuicmaiJ 
a  qualche  limpida  fontana . 

La  fìmftraiTiano  al  j:ctto,6cil  braccio deftro  diftefo,  &  il  vifo  ri uolt# 
al  Cieloè  per  d]mofirarc,chc  deuono  i'operc,grccchijilcuorc>&:o£CÌco» 
ia  eflere  mnoi  riuohc  verfo  Iddio. 

DESIDERIO. 

DONNA  ignuda, che  habbia  ad  armacollo  rnrelodi  rari) colobi 
larà  alataj&chc  mandi fuora  dal  cuore  vna  fiamma  ardente, 
il  dcfideao  è  Vfl'iiitciiiò  uokfc  d'^uxu  coM^chc^'iUiicii^tto  pcrbuf 

^Jioé 


/rf  tCONOLOGIA 

ca  li  rappfcfcnti  >  &  però  tale  opcratione  ha  aflai  dell'imperfetto ,  e  alTsrt- 
tcllctto  della  materia  prima  s'ailòmiglia,  laqualc  dice  Anftotiicdclìdcra- 
rclaformanelraodojchclafeminadefideiail  mafchio  ,  &f  con  ragione* 
eifendo  l'appetito  di  cofe  future,  &  che  non  fi  poflcggono,  pcròil  dciidc- 
rio  lòtto  forma'di  donna  fi  rapprefenta . 

Si  può  anco  dire,chc  il  defidcrio  è  moto  fpiritale  d'anirao>  che  non  pò- 
fa  mai,fin  che  la-cofa  a  che  lo  muoue  la  inelinatione,  vicn  conleguita ,  (V 
«gita  fcmprc  intorno  le  cofe  >  che  mancano ,  fic«  co'lpofieflb  dì  quello. 
fcAinguc. 


^ 


II  velo  di  varij  colori  flgnifìca,  che  l'oggetto  del  deflderioèil  bcnc_>» 
«come  fi  trouanodiucffe  forte  di  bcni>co!i  Ibno  di uerfe  forte  di]defideri;* 
L*ali  notano  la  fua  vclocitàchc  .11  vn  fubito  viene,  e  fpariicc  _ 

La  fiamma  ci  dimofira  ildefdcao  circrcvn  fuoco  del'cuore,^'  dcllsL*  I 
wcace,chcquafi  a  maceria  fecca  s'appiglia ,  lofio  che  gli  fi  prcfcuiu  e  % 
c4ichabbia apparenza  di  bene* 


DI  CESARE  RIPA.  ^SS 

D  1  V  O  T  I  O  -N  E. 

DONNA   inginocchione  con  gl'occhi  nuoiti  al  Cielo ,  5:  che  con  la 
delira  mano  tenghi  vn  Jumc  %icceiò . 
Diuoiioncè  vn  particolaracto  della  volontà,  che  rende  rhuomo  pron- 
to a  dar/ì  tutto  a  JiaraiHmaau  di  l.Jit.,conafFetti,&:^operc,  che  però  ricn 
ben  mollrato  coi  lumc ,  e  con  le  ginocchia  in  terr^ ,  6l con  gl'ocelli  riuol* 
ti  al  Cielo. 

D  I  A  L  E  T  I  C  A. 

DONNA  giouanc,  ciic  porti  vn'elnio  in  capo  con  due  penne,  iVii» 
bianca  A  i  altra  nera,&  per  cimiero  vna  Luna,  &  con  vn  flocco  nel* 
la  man  dritta,che  d'ambedue  Jc  parti  punga,  &  tagli,  pigliando/i  con  la«. 
mano  in  mezzo  fra  r7na,&  l'altra  punta*,  terra  la  finiftra  mano  ferrata  ^  fa- 
cendo vn  pugno  di  el1a,ftando  in  piedi  con  prontezza,  &  ardire. 

L'Elmo  iigmlìca  vigor  d'intelletto  aguale  nella  Dialeticaparticolais 
jnente  li  richiede . 

Le  due  penne  moftranOjche  cafi  il  vero,  come  il  falfocon  probabili  ra*> 
gioni  quella  facoltà  difende  ,  e  l'vno,  e  l'altro  iàcilmentcfolleua,come  ft 
cilmente  il  vcrito  folieua  le  pcnne;&  le  ragioni,eftctti  d'intelletto  gagliaf 
do,  fono  come  le  penne  mantenute  fu  la  durezza  de  l'elmo,  che  li  moflra- 
no  dritte,  e  beile  egualmente  ncll'occafione.  La  Luna  che  porta  per  cimit 
ro  iìgniiìcail  mede  imo ,  pere*oche  (  come  rifenfce Pieno  Valerianonel 
Iib.44.  di  i..:.;  Icio^jinc .)  Clitomaco  iimigliaua la  Dialettica  alla Luna> 
perla  vai /era  delle  formt:,  che  piglia. 

ihi  cdeiìmoci.moilrj-lo  flocco  da  due  punteria  finiftra  maiio  nella  gu: 
fa  che  dicemmo  dimoftra  ehe  quando  Zenone  voleua  moftrare  la  Dialeti- 
tica ,  fu  folito  dipingere  la  mano  con  le  dita  riftrette  ntì  pugno ,  uolcndc^ 
per  q  ue/lo  moftrare  1  ftretti  luoghi,&  la  breuità  de  gli  argomenti ,  da  q  uà- 
Ji  eilac  retta.  DIGNITÀ. 

DONNA  bcn*ornata,ma  c'habbia  vn  grandifsimo  faflb  fojpralc  fpai- 
le,  ilqual  faiìb  fia  ornato  di  molli  fregi  d'oro,e  di  gemmerftiacon  la 
tefta,e  le  fpalle  alquanto  curuate.Dal  che  fi  comprende  chiaro  qucllo,Ghc 
molto  più  chiaro  vede  chi  lo  proua  ,che  gl'honori  nò  fono  altro  che  pefì, 
e  carichi,e  però  fi  prende  molte  volte  quella  parola  carichi  in  lingua  no- 
lira  in  cambio  d'honori ,  &  è  felice  colui  che  fa  portarli  fcaza  guallarfi  ìa 
Schiena,  &  firacaflarfi  l'oflà , 

DILIGENZA. 

DONNA  ueflita  di  roflb,  che  nella  max)o  deflra  tcnghi  uno  Ipcronc, 
&  nella  fìniflra  un'horologio . 
Diligenza  è  un  defiderio  efficace  di  far  qualche  cofa  per  ucdern*  il  fine. 
L'horologio,  &  lo  fpronc  moftrano  i  due  effetti  della  diligenea,l'uiidc' 
iguahè  il  tempo  auanzato,  l'altro  è  lo  flimolo,  dal  quale  uengono  incitati 
gl'altri  ^ fare  il  mcdefimo ,  &  perche  il  tempo  e  quello ,  che  mifura  la  diJj 
genza,  &  lo  fperone  quello  ch«  la  fa  iiafccrc>  fi  dipinge  detta  figura  coa. 
ifluciteduegofc. 

Dì 


Èf^ 


tCONOLOGIA 

DIGNITÀ. 


«^ 


:ì 


DISCORDIA. 

DONNA  in  forma  di  furia  liifcmaie,  ucliuu  di  varij  colori,  farà  Ica- 
pigliata,  li  capelli  faranno  di  più  colon  ,  &  vi  faranno  raelcolati  dì 
molti  ferpi^hauera  .cinta  laYronte^^'alcunc  bende  infanguinate,  ntlJad©» 
ft«"a  mano  terra  vn  fucile  d'accendere  il  fuoco,  &  vna  pietra  focaia,&  neU 
1 1  Hnirtra  vn  fafcio  di  fcntturcfopra  le  quali  vi  fiano  Icrltte  citationi  >cfa* 
lujpi, p4"oc UIC,  &  cole  tali. 

Difcordia  è  vn  moCv>alrcraciuodeiranimo,&de*  fcnfi,  chenafcedail» 
Vane  opcrationi  d^ gl'k uomini,  &  gl'induce  aninìicicia:lc  caufe  ffno  am* 
b:tioac,rctcd'hauerc,difliinilitudinedi  nature,  (lati,  profeilìoni,compleft 
l5oni,  5c  nationi  .  I  varij  colon  della uefte  fonoi  uari;  pareri  degli  huo- 
illini,  da'  quali  nafce  la  difcordia ,  &  come  non  fi  trouano  due  pcrlonc  del 
,inedc  fimo  parere  in  tutte  le  colè,  coli  ne  anche  è  luogo  tanto  folitario> 
a-icorche  da  pochiijima  gente  habitaco,  che  in eLò  ivùh  ù  laici  ucderc  la-» 
iiu£oid.a ,  però  dilìj^io  aicuoi  Fiiofoii ,  ch'ella  era  vn  principio  di  tutte  li 

cofe 


DI  CESA  RE  RIPA.  131 

eofe  natumli,  chiara  cola  è, che  fc  fra  gl'hucmirii  folTé  vn'intiera  concor- 
dia, e  he  gì'cicmeiiti  fcguilTcro  lì  medelimo  tenore ,  che  faremmo  pnui  ci t 
c]uanto  lia  di  buono,e  di  belio  li  mondo,e  ia  natura .  Ma  quella  diicordia, 
che  tendealladidruttione,  e 'non  alla  conferuatione  d^i  ben  publico,  iì 
dee  riputar  cofa  molto  aboauncuole .  Però  li  dipingono  Je  ierpi  a  qLicfU 
fìgura,percioche  ion  1  cattiui  pen fienai  quali  partoriti  dalla  difcòrdia,  iòn 
fempre  cintile  circondati  dallamortedegrhuommi)e  dalla diflrution^ 
delle  famiglie,per  via  di  rangue,c  di  ferite,  &  per  quella  medclima  ragit>-» 
negli  fi  bendala  fronte,  però  Virgilio  dilTe. 
^nnodaye'§tririge alla diftordia pai^a         II crin  vipereo fanguinofa benda . 

Et  TAnofto  del  fucile^pari-ando  della  dilcordia . 
Dilli  che  tefcayeHfuciljliO  prenda  ,         E  ne!  campo  de'  fJ^ori  il fnoc^  accenda^ 
e  quel  che  legue  :  :  Diceli  ancorché  la  Dilcordia  è  vn  fuoco,  che  arde  ogni 
buon'vfo,perche  come  fregandoli  infiemeil  fucile,&  la  pietra>fànno  fuo- 
coycoficontraftandogi'animi  pertinaci ,  accendono  l'ira. 

Le  Icritture  nel  modo  ,che  dicemmo,  lignificano  gli  animi  difcordi  di 
coloro,  che  litigano  >  che  bene  fpelìb  per  tale  etfetto  coiifumano  la  roba* 
&  la  vita . 

Difcordia . 

DOnna  vcfTita,comc  di  fopra,con  capelli  di  uarii  colori>con  la  mano  de 
ftra  tenga  vn  mantice ,  oc  con  la  finiftra  vna  facella  acceia. 
La  varietà  de'  colon  lignifica  la  diucrfita  de  gl'animi ,  come  s'è  detta» 
però  rArioflolcriirc  . 

Jjt  conobbe  al  refi  ir  dicolor  cento       I  crin  hauea  qual  d' orOfC  qual  d'argento  f 
Fatto  a  lijis  ineguali ,  e  infinite j       E  neriy  e  bigi  hauer  pareano  lite  (colti 

Chor  la  copranoyhsrnoych'ipafìi^e'l  vétOy  ^Itri  in  treci  ia, altri  in  nafiro  era.  rat- 
teggiero  aprendo^ch^e  ranofdrttfàtey  ^J^tolti  die  [palle  ,  alcuni  al  petto  fciolti. 

11  iiknticcjche  tiene,  con  il  vafo  di  fuoco,  mofìrano,  ch'ella  deriua  dal 
foffio delle  male  lingue, 6c dall'ira  fomentatane'  petti  iumani. 

^1  ^  Difcordia, 

Qnna  con  il  capo  aitale  labbra  liuide,  fmortc,  gli  occhi  biechi ,  gua- 
'iìi,&  pieni  di  .lagrime,Ie  mani  in  attodimuouerledicontinouocca 
Irncoltello  cacciato  nel  petto, con  le  gambe,  e  piedi  fottili,&  inHoltSL.» 
in  foltifsimanebbiijche  a  guifa  di  rete  la  circondi ,0;^  cofi  la  dipin^ 
A.rilìide.  .  :    : 

*  "   '  Difcordia, 

I  (eme  é'defcrittada Tetronio  i^rbitro  Satìrico  con  li  feguentirerfi, 

IT^remuere  tuba ,  acfciffo  difcordia  crine 
Extulit ad fuperosflygium  caput yhuius more 
[oncretus  fanguis  ,  contufaqy  ^'^»«^»^)?«^^«^_^^,^-;;    , 
Stahant  irati  fcabra  rubigine  dentes   "  .--—«-. 

Tabo  lingua  fluensyobfej]  a  draconìbus  ara 

•^tque  intertoto  Uceratam  pepiere  vrsìemy   '^9^^  \ 

SanguimamtremuiaqiMtiebiitlafnpadedextra,''^^^^'»^^'^''  -^^    - 

BISPE- 


/j^S  ICONOLOGIA 

DISPERATIONE. 

DONNA  vcftitadi  berrettino, che  tiri  al  bianco,  nella  fini/ìra  ma» 
no  tenga  vn  ramo  di  ciprclìo,con  vn  pugnale  dentro  del  petto, 
oucro  vn  coltello ,  ftari  in  atto  quafi  di  cadere ,  &  in  terra  vi  farà  vn  com* 
palfo  rotto. 

li  color  berrcttinofignifìca  difpcratione. 

Jlramo  del  ciprcfìo  ne  dimofira,che  si  come  il  detto  albero  tagliato 
tìon  riforge, oda  virgulti ,  co/i i'huomo  datofi in  preda  alla  diiperatione, 
cftinguein  fé  ogni  fcmedi  virtù,& di  operationi  degne,  &illu5ri. 

Il  CompaHo  rotto, ilqualeèper  terra,  moftra  la  ragione  del  difperato 
cfTcre  venuta  m.eno,nchauerpiùrvfo  retto,  &  giufto,  <S:  perciò  il  rappre- 
senta col  coltello  nel  petto . 

DISPEGIO     DEL    MONDO. 


HVOMO  d'eti  virile,  armato,  con  vn  ramo  di  palma  nella  flniftra 
mano, &  n^lU deftra  con  vn'afla,  tenendoli  capohuoJto  verfo ii 

Cicla 


\iA 


DI  CESARE  RITA  %s^ 

Cieb  dirà  coronato  d'aiioro,  e  calchi  co  i  piedi  vna  corona  d'oro  coxl* 

viiScetro. 

lì  diipregio  del  mondo  altro  non  è ,  che  haucr  a  noia ,  &  ftimar  uile  Jc 
ricchezze,  &  gli  honori  di  quella  Ulta  mortaJe>perconi'cguirJi  beni  della 
Ulta  cterna.Ilche  j]  moftra  nello  Scetro ,  &  nella  Corona  calpeftata. 

Ticn  la  te/la  volta  uerfo  il  Ciclo ,  perche  tal  diipregio  nalcc  dapcnficri 
e  filinoli  lìintijC  dirizzati  in  Dio  folo. 

Si  dipinge  armato  5  perche  non  s'arriua  a  tanta  pcrfettionc  fenza  ìtl^ 
guerra ,  che  ra  con  la  ragione  il  fenfo  aiutato  dalle  potenze  infernalijC  da 
gl'h uomini  fccleriiti  lor  ininillri ,  de' quali  al  fine  rcllando  vittoriolò  me- 
ritamente lì  corona  d'alloro,  hauendo  lafciato  addietro  di  gran  lunga  co- 
loro,che  pcruie  torte  s'afi'rettanoa  peruenireallafelicità,fallamente  cre- 
detido^che  ella  ila  polla  in,  vna  breue>  e  vana  rapprefentatione  di  cofe  pia- 
ce uoli  a guftì  loro ,  onde  Ti^pofloio  ben  difle .  I^n  coronabitur  mfi ^ui  le* 
gittime  e  rtaue  rit . 

DISPEGIO  DELLA  VIRTV. 

HVO  MO  vellitodicolordiuerderame, nella finiilra  manoticn*vn 
ardiolo>e  con  la  delira  li  fa  carezze>a  canto  vifarà  un  porco>iIquale 
jcalpelli  role5&  tiori . 

Il  color  del  veflimento  Cgnifica  malignità  deliamente,  laqual'è radice 
del  diipregio  della  virtù,  &  di  amare  il  vitio ,  il  che  chiaro  lidimo/lra  per 
Jc  carezze,  che  fli  all'ai  diolo,  ilquale  è  vccello  colmo  d'inganno ,  &  d'in  fi- 
niti vitij>come  \\z  fa  tcllimonio  J'Alciato  ne l'emblemi^da  noi  fpcHb  cita- 
toperla  diagcnza  deirAutore,&  per  refquiiltezza  delle  colè  a  no/lro 
propo/ìto  .  Fu  vianza  prefioagrEgittii,  quando  voleuanorapprcfen tare 
vn  malcoftumato  dipingere  vnporco,che calpeflafTe  lerofe»Al  che  ii  con 
formala  Sacra  Scnttura  in  molti  luoghi, ponendo  le  rofe,&  altri  odori 
perla  fincerità  della  vita,&  de'  coflumi.  Però  laSpofanella  Cantica di- 
ceua5cherodoredelSpofo,cioèdell*^liuomo  uirtuofo,che  viue  feconda 
Dio,  era  limile  all'odarc  d'vn  campo  pieno  di  fiori . 

DISEGNO. 

SI  potrà  dipingere  il  Difegno  ('per  eifer  padre  della  Scultura,  Pittura^ 
&  Architettura  J  con  tre  tefte  vguali ,  e  fìmil  i ,  Òi  che  con  le  mani  ten- 
ghidiuerfiiftromenti  conueneuoJi  alle  fopradette  arti,  &  perche  que* 
Ita  pittura  per  fé  fiefla  è  chiara,  mi  pare  iòpra  di  ella  non  farci  altra  di- 
chiarationc. 

DIVINITÀ, 
"p^ONNA  ueflita  di  bianco  >  con  vna  fiamma  di  fuoco  in  cima  il  ca- 
-*-^  pò,  &  con  ambi  le  mani  tenga  due  globi  azurri,&  da  ciafcui^o  cica 
una  fiamma,o  uero,chc  fopra  il  capo  habbia  unafiamma,che  fidiuidu  la 
tre  fiamme  vguuli . 

La  candidezza  del  ucflimento  moflra  la  purità  dcll'elTcnza,  che  è  rei- 
le  tre  pedone  diurne, oggetto  della  fcienza  de'  facri  Teologi, &  n.oilr.ittii 
ti^l^  tre  fiamme  vguall,per  dinotare  l'vgualità delle  tre  pcrlonc ,  o  in  vna 

i'.uu.iiia 


i<fo 


•tVONO  LOGIA 


fe.iiaaia  partitain  tre,  per  fignificarc  anco  l'vniti  della  natura  con  la  di- 
il  ;  Il  Clone  delle  pcrfone . 

Il  color  bianco  è  proprio  della  diuinitàjpcrchcfifa  fenzacompofitioa 
di  colori,comc  nelle  cofe diurne  non  ui  è  compofitione  di  forte  alcuna . 

Però  Chrifto  N.S.nel monte  Tabor  trasfigurandofi  apparuc  col  vefti- 
to  come  di  neuc . 

I  due  globi  di  figura  sferica, moftranorctcrnità,  che  alla  diuinitàè 
infcparabile ,  6i  fi  occupala  mano  dritta,  &  la  manca  con  efle,  perche-^ 
l'huomo  ancoi-a ,  per  lV)pere  meritorie  fatte  tali  per  i  menti  di  Chrifloi 
partecipa  deireterniticelefìe. 

DIVINITÀ. 


•   EtqLcflobafìihauerde^to.ialcianCQ  luogo  di  p^ù  lungo  diicorio  alÌ9 
pe.-ione  pili  dotte. 

^  DIVIN  ATIONE  SECONDQ  I  GENTILI. 
^^^^^«^»'V.  con  vn  iitup  ìj)  *u-ì.ìo>  l'iruuicntoprupno degl'auguri,  le  if 
^•^  vcd.aiinoibpraaUx  tcila  -/ar*/  vccei^i^  &  vna  /tciia. 

Coii 


DI  CESARE  RIPA. 


l'6  f 


Cofiladipinfe  Gio.Battifia  Giraldi, perche  Cicerone  fa  rncnnonedi 
due  maniere  didiuinatione,  vna  delia  natura,  l'altra  dell'arte .  Al.'apn- 
uà  ap;:  ariengono  i  rogni>«.\;  la  commotione  delia  mente,  il  che  /ìgnl^ica- 
lioi  vanj  vcceili  d'iniornoalia  tcfla;alia'tra  fi  riferilconorintei-prctatio 
.'ni  de  grOracoli>degrauguri;dc'  iblgori,dellc  ftelle,dell'interiori  degi'a 
''riiiiiau,&  de  prodigi), le  qualifoie  accennano  ia  ftelJa>&  il  Jituo.La  Diui 
jiU,tione  lù  attribuitaad  Apolli ncperche il  òoleillLftragli  Ipiriti  >  &  li  fa 
"^tti  a  preuedere  ìecofe  future  con  Ja  contempJationedeglìncorruttibili, 
(COi.-e  ftiuiorno  i  gentili,  però  noi  ChrifUam  cidouemo  con  ogni  diligen- 
za guardare  da  quelle  fuperftitioni . 

DOLORE 


O  V  O  M  O  m^zzp  ignudo  con  le  m,ani,&  piedi  incatenati,5<:  circ.oij- 
J.  -L  dato  da  vn  lerptri(&,  che'  fieramente  gli  mordali  lato  iiianco ,  lari 
in  V  -na  molto  lualinconoib . 


i62  ICONOLOGIA 

I  e  u.aiìij'S:  i  piedi  incateiiaci,(òno  Ì'intel]etto,con  cui  fi  caminajdifcor 
K  ciò  i'o^'CiC,cne danno  cìiècto^e  dircoriojtk  vengono  Jegati  dall'acerbi- 
i.i  dt.  doiorc,non  fi  potendo  le  non  difiicilmence  actcndere  alle  lolite  opc 

jilcr}cnte,che  cinge  la  perfona  in  molte  maniere,  fignifica  prdiìna- 
rien.cnie  Tempre  male,  \-  limale,  cheècagionedidifiruttione,c  princi- 
più  di  doJore  nelle  colejche  hanno  l'eflere.       -,  .!..;^j;  jJn: 

IScileTacre  lettere  fi  prende  ancora  alcune  volteilferpenteperlo  dia- 
uojo  infernale  con  l'autorità  di  S.  Girolamo,  e  di  S.  Cipriano ,  liquali ,  di- 
chiarando quelle  parole  del  Paternofierl/Z'e?<i;^pjrt»?^o.dicono,che  elio  e 
i\  mr.ggior  nofiro  male ,  come  cagione  di  tutte  i'imperfettioni  deli'huo- 
iiiO intcriore,  &  efleriore. 

Dolore  di  Zeuji. 

HVOMO  mefto,pa!lido,ue/lito  di  nero,  con  vn  torchio  fpentoin  ma 
no,  che  ancora  renda  vn  poco  di  fumo  ;  gl'inditi)  del  dolore ,  fono 
ueceflariamente  alcuni, fegni,  che  fi  fcoprano  neila  fi-onte,  come  invna 
piazza  dell'anima, doue  elfo, come  dille  vn  poeta, difcuopre  tutte  \<i^ 
Uìt  meicantie,&  lono  le  crefpe,  le  lagrime,  la  mefiitia  ,  la  pallidezza ,  ^ 
altre  fimihcofe,  che  per  tale  effetto  fi  faranno  nella  faccia  della  prelen- 
te  figura . 

l\  vefiimento  nero  fu  fcmprefegno  di  meftitia,&  di  dolore,  come  quel 
lojchefi-miglia  le  tenebre,  che  fono  priuatione  della  Iuce,cirendo  elfa 
principio,&  cagione  della  nofira  allegrezza,come  diflc  Tobia  cieco,  rac- 
contando le  fue  difgratie  al  figliuolo. 

II  torchio  fpcnto,mQftra,che  ranima(fecondo  alcuni  iìlofofijnon  è  al« 
troche  fucco,&ne  continui  dolori,&fafìidij,ò  s'ammorza,  ò  non  da  tan 
to  lume,chepofla  di(cernerel'vtile,&  il  bene  neirattioni,e  chel'hLomo 
addolorato  è  fimile  ad  vn  torchio  ammorzato  difrefco,ilquaJenonhà 
iìairim^,ma  folo  tanto  caldo,  che  bafia  a  dar  il  fumo  che  puote,feruendofi 
della  vita  l'addolorato, per  nodrire  il  dolore  illefib,&  s'attribuifcerin- 
uentione  di  quella  figura  a  Zeufi  antichifsimo  dipintore . 

DOTTRINA. 

De NN A  vefìita  d*oro,che  nella  finiftra  mano  tega  vna  fiaramaarden 
te  alquanto  ba(fa>  si  che  vn  fanciulloignudo  accenda  vna  candela, 
e  detta  donna  mofiri  al  flmciullo  vna  ftrada  dritta  in  mezzo  d'vna  grande 
ofcufiti.  11  vefiimcnio  d'oro  fen^bra  la  punta  della  dottrina,  in  cui  fi 
cerca  la  nuda  verità,  mofirandofi  infieme  il  prezzo  fuo . 

:La  fiamma  nella  mano,alquanto  bafia,onde  vn  fanciullo  n'accenda  vna 
cande.'ajè  il  lume  del  fapere,communicato  all'intelletto  più  debole,e  men 
capace,lnLoko  ancora  nelle  cofe  fenfibili,&  materiali^&accomGdandofi 
alla  bkiiczza,  mofiraai  fanciullo  la  buona  Vi^  della  venia.»  wniouendolo 


DI  CESARE  RIVA.  jó^ 

d'ai  precipitio  dell'errore  ,  che  (la  Eeile  tenebre  ofcure  della coninu  ne.^ 
ignoranza  del  vulgo,  fralaqualeè  lo!  beato  colui,  che  tanto  può  ucdc.e, 
Cile  balhpernon  inciampare  caminando. Et  rngioneuoimenceia  Do  tri- 
na ii  aliòmiglia  alla  tiainiTia,perche  inlegna  la  ilrada  airanima,la  viuiiìca, 
'  &(^  non  perde  la  fualuce,in  accendere  altro  fuoco. 


I 


Dottrina, 

DOnna  d'età  matura,vcftitadipagonazzo,chefta  a  federe  col:  brace  "a 
,  aper teicoiiie  voleiJe  abbracciare  altrui,  con  la  delira  mano le/ru  v  a  > 
rcetrojiiicima  del  quale  vi  fìa  vn  Sole,  hauerà  in  grembo  vn  libro  aperta, 
^  a  ueda  dal  Cielo  fereno  cadere  gran  quantità  di  rugiada . 
■:  /L'età maturamofira,che non fenzà molto  temptis'apprendjno  le  do> 
trine .  "■    •  •■  ''-       -- 

11  color pagonazzo fi gniiica  graulta  ,  che  è  ornamento  della  Dot- 
tfuia.  '   '    •     •"■-  ■-"  ■ 


O 


Il  li 


D.O 


7#4  ICONOLOGIJ 

il  Aoio  aperto,  6i  le  bracciu  aperse  pariiiiCiKc  dcnocana  eir^rc la  dottrif. 
ha  JiocraiiisLiiKi  da  le  lidia. 

Lo  Icctro  con  il  Sole  è  inditio  del  dominio ,  che  ha  'a  dottrina  fopra  M 
ho;roi'i  della  nocce  delTignoraiìza. 

il  cadere  dai  Cielo,  gran  ^.juuatiu  di  rugiada,  nota  fecondo  l'autorità 
de  gì'EgitiÌ5Come  racconta  (Jro  Apoiline,  la  d jctnna,  percLe,  cDiììc elTa" 
1  .ccncnlce  le  pianregiQuani  ,6<:le  veccnie  indura,  così  la  doccnna gl'in- 
gegni piegheuoli  ,con  il  proprio  conieniò  àiwcelaibe  di  ielìcLa  /ói  altri 
ignoranti  di  natura  iaibia  in  diiparte* 

D    V    B     E     I     O. 

GIOVANETTO  fenza  barba, in  mezzo  alle  tenebre  vefiito  dican- 
giante,in  vnamano  tciiga  vn  baitui.c,neH altra  vnalanierna  jcflia 
coi  pie  iìniftro  in  fuora^peflcgiio  di  cainirunare . 

Dubbio  è  vn'anibig Ulta  dej l'ani nio  intorno  al  raperC;i&  per  confegueii 
2a ancora  del  corpo  intorno  wili'op'crare^  \ 

Si  dipinge  giouane,percherjiuomo  in  queii'e:à>per'non  efibr  babitua 
to  ancora  bene  nella  pura,e  feinplice  verità,  ogni  cola  facilmeiiieriuoca 
in  dubbio,  &  facilmente  da  fede  egualmente  a  diucriè  cofe  i 
Per  lo  baftone,e  la  lanterna  n  notano  l'eipenenza  >  6i  la  ragione,  conio 
aluto  delle  quali  due  cofe  il  dubbio  facilmente,  o  cammina,  ofi  ferma. 

Le  tenebre  fono  i  campi  di  difcorfi  iiumani ,  ond'egli;,  che  non  fa  fìare 
in  otio,  Tempre  con  nuoui  luodi  cammina,  e  però  fi  dipinge  col  pie  fini- 
ftro  in  fuora 

buhblo. 

HVomoche  tenga  vn  lupo  per  rorecchie,pcrciochég'*antichi  haue- 
uano  inprouerbiodire,di  teneri! iupoperiurecclue,  quando  non 
fiipeuano  come  ^\  rifoluere  in  qualche  cola  dubbrofa,  co.ne  iì  legge  in  per 
iona  di  Demifone  nel  ^.atto  della  Coinedia  di  Terencio,detta  l^'ormione^ 
e  la  ragione  è  tanto  chiara,  che  non  ha  bilògno  d  altro  comùientvj* 

Dubbio, 

HVomo  ignudo ,  tutto  pénfofo,  incontratofì  in  ducj  o  vero  tre  ftradc» 
moftri  elferconfuio,  pcrnonfaperriioiuerequaldi  dette  vie  deb- 
ba pigi larc.Et  quello  è  dubbio  con  fperanzadi  bene,  coine  l'altro  con  lU 
more  di  cattiuo  fuccelfo,&  fi  fa  ignudo ,  per  eiicre  irrcloluto . 

DANNÒ. 

H'  V  O  M  O  brutto,  ilfùo  ueftimento  farà  del  colore  della  ruggine^ 
che  tenghiconlemani  delirfopi,o  Sorzi,  che  dir  vogliamo,  che 
iìeao  vifibiliperquanto  fi  afpetta  alla  grandezza  loro,  per  terra  uifla.vnr*  1 
ocham  atto  di  pafcere,& che  dal  Cielo  piouagran  quantità  di  grandine  .] 
la  quale  fracafsi ,  (k  fminuzzi  vna  verdeggiante ,  &  fecondifsima  vite ,  &   ' 
delle  Ipighe  del  grano  che  fieno  in  va  bei  campo  a  canto, a  detta  'figura. 

Si 


DI  CBSJRS  RIP^.  1^5-* 

Si  ueflèdel  color  della  ruggine  per  cflere  còdnouamcnte  dannolàjcoinc 
habbiamo  detto  in  alm  luoghi.  Tiene  i  Topi,  come  diccmraa  per  di- 
KiOilrare  che  tali  animali  lìciiò  il  veragicrogìilico  del  danno ,  &  delia,* 
re  ulna,  &  trouafi  apprello  Cieci'one(come  refcrilce  Picrio  Vaieriano  iib. 
trediceiìmo  )  che  i  Sorxi  giorno > e  notte  femprc  r€>dano,&  talmente  im-  ' 
brattano  iecofeda  loro  fofe^chciión  fcruoRo  più  a  colà  alcuna,  gli  li 
dipinge  acanto  l'ocha  efl'endodcitoanimaledannofifsimo,  imperò cho 
in  qualunque  luogo fpargcilùoicfcrcmentijfuolc  abbruciare  ognico- 
ia,ne  cola  alcuaa  più  nuoce  alii  prati»oalii  reminati>che  quando  in  quel* 
li  vanno  l'oche  a  pafcere ,  anzi  più  che  fc  il  lor  flcrco  iarà  liquefatto  con 
la  falamoia ,  &  poi  /ì  Tpargerà  fopra  gl'hcrbaggi ,  tutti  fi  guafteranno ,  & 
fi  corromperanno  .  Il  cadèix  dal  ciclo  gran  copia  di  grandiné,è  tanto  ma* 
tìifefto,  il  nocumento  che  lì  riccuedaqucllasincl  grano,  come  nel  vinOf/ 
&  altri  frutti  che  ben  Io  sa  quanto  ila  grande  il  danno  ehi  loproua,,  &  iaì'' 
particuhreiapoucrti.  .   •  on  j.,, .  •    ;> 

s>^Tjo^o  rR%g  g^sELLtyf  rei  sJG.^iovjié^TQ  ,. 

Zitrattin9  (alìellinu 


o 


VN 


t66  I^.C'ON%)  LsCy.QJAr^, 

VK  Paftore  giouane ,  robuAocome  fi  dipingc;^ercoJe >  con  mufccH 
Il  ;  &  nerbi  eminenti ,  lari  mcoxonato  di  quercia  j  nella  man  de/tr»^^ 
hauera  vna  tanag]ia,o  forbice  da  Jan.aujalo,aJ  piede  deflro  vnapecora,d3», 
man  iimftra  terra  fpigkc di grano^raim  d'oJa3io,^,e  painpanid  vua,che  pea. 
«iinojiara  ftracciaco ,  e  ical2o,con  braccia,<5d  gimbei?,ud'e,  &puin.eperii-i, 
r.oaJJiipi«ntadclpiedeparim<;nte,murc4iloiCr&  nerbute.  li  Datio  fii< 
in  EFittoprimieramerite  linpp/lpda^dpilre; primo  Re  degli  Egitti;  lov 
pia  terrea! ,  a  guiia  di  taglione  con  tiijiuoper;  quanto  iì  raccoglie  da  He  ro- 
do co  lib-2. Nel  primo  lib.  degli  Auerrarij  ài  ^Iiirnebo  cap.  5.  habbiamojjj 
che  anche  li  Romani  riicoiicroDatio,&  decima  de  frumenti  dei  campi.» 
Caligv^la  po.i^^u.inaétore  de  dati;  lòrdidi  uiaudAi:iy&  nuom  :  impofe  gabelt 
le-fopraq^ii  voglia <:oia  da  mangiaj^cc;ieiìporcai/a}in  Roina;  Dalie  Ji-. 
fi,^&^',uditij  vpleaa.  ia  qparantCiWiaparce;  Da  fac(;hini  J'oaaua  parte-». 
cfgl  gugflagno,,  ci?ie/ac?iiano,  ogni  giqrnfi,  cofì  anco  clLlle  Meretrici  la  pa^ 
gad'vna  uo  ta,  di  che  Suetonio  iic  la  vita  di  detto  Imperatore  cap.40.     ^ 
^  na  da  hg u fare: roteilo ,  perche,  la  renda td  dei  datio  dà  gran  polfo  al" 
Pfnicipe,  6:^aLe  Coinmunita.,onde  Ivlarca  Tultio  Pro  Pompeo  di  tì*e. 
f" tci :gaiia.nemos ejfe  l\eip.Scmper duximus  ..Si  eipriuiC  maggiormente  que- 
lla robuftezza  conlacafronadei  rouerc,poicl.c  l'canioiogia  della  robu- 
tìczzaiì  derma  dalla  voce  latina  /(()i'«/",chcfignifica  ia  Rouere,e  Quercia, 
comcarboredunrsimo,  gagliardo5fòrte,e  durabile, cònuienfi di  più  tal 
corona  al  Datiojcome  che  iìa  corona.  Cii»c«  ,cofì  chiamata  da  Aulo  Ge- 
lio,che  dar  il  folcna  a  chi  làluato  haueffe  qualche  Cittadino,  eflendo  cne 
l'effetto  del  Datio  è  di  conferuare>e  mantenere  tutti  li  Cittadini ,  Ck  lì  co- 
ccia Quercia  era  confecratà  a  Gioue,  perche  nella  fua  tutcJa  tennero  i 
Gentili  lu  fiero  le  Città>cofi,d'cuafidareai  Datio,  comequcilo  che  accrc» 
ice  forza  alliPrmcipi  in  tutela  de  quali  ftannoie  Città. 

Latar,ag'ia.j[la.toùrlalanàa  le  pecore  allude  a  quello  che  difle  Tibe- 
rio Impej^core,cheneÌ  prtlicipio  del luo'lff  peno  difliniulò  i'ambitiònc, 
éc  rauar.l^a,nclla  quakivtnoftròpi^i  eiTeretotilmente  fommerfo^  uolen- 
do  cgU  c^unquc  d-ar  bu^no  iìggio  di  sé",  mpcfc  a  certi  ^relidciitirche  lo 
perfuadeuan^i  ad  imponere  nuoui  aggraui  allcprouiucie  .  BoniTafloris- 
t  Te  tond^rcpcHs  ;  non  deglubercy  Cioè  che  il  buon  Paiipre  deue  tofar 
Je| pecore,  ma  non  Icorticark:  ilche  fi  confa  col  detto' d'Alcamcne-» 
iigiiuolo  di  Tclecro,  ilqualc  dimandato,  m  che  modo  vii*  potcilècon- 
(eruare  b<;n<eil*  Regno,  rirpofc>fe: non  ^ara tròppo' conto del^guada^n cu. 
Apofien;n:aLa'i9nicodi  PI utatico, ^nell'altra  mano  ^li  fi mettonole Ipi- 
^he  di  granojraali  d'oliue,  epampani  cTuua  >  perche  lopsa  qudti  tre-frutd 
delia  terrs, di^rjino,farinajoiio^&  vino ,  s'inipongonG^iiicipaia|.eme  le 
gabelle.  '    '         '  ^;  f  liit"'^     \ 

Xelfaltra  mano  gli  fi  mettono  Te  ipighe  di  granO)raTiii  tf  oliue,  &  pam- 
pini d'vua,  perche  iòpra  quelli  trefrutti.  delia  te  via  ,  di  grano,fa_^uia,oriOy 
&  vino  s'impongono  principalmente  Ìegabelle;,j3rmGipttlmciue  ?!iC(>>  ei- 
ft.idd'ceiio-chcioptàuiol;euitj;e-coiedauo  iiìnponèi  ;^^ 


DI  CESjÌRÉ  RI?'^.  '»«r 

fertueche  Aureliano  Imperatore  con ftitui  ìa  gabella  dei  vet«>,delìapi^ 
ta,dd  Jino,&  della  ftoppa  ,lapcino  anco  per  relaciorie<!cl  Boterò ,  che  il 
^ile  della  China  calla  Fanno  cento  ottantamila  Iciidi  per  dati» ^dei  faJiu 
•«ìalla  Città  di  Cantone ,  &  cento  a-lti'i  iiu  la  icudi  per  la  dcciuia  del  nlb  da 
vna  te  r  radei  là  mede  fi  ma  Ci  tt<t,  '^'  ,     y  • 

Lebfaccia,cgambc'nrudé,epUlite,poi'chéc'*uef!e  membra  fono  in  mnh 
delle mani,&  de'  piedij-inniftredelleoperationi,&:  andamenti  hum^ifli». 
4:eliecucrici  dellrnoflri  penfieri,  fignificanojcheil  d.iti#  deuecffercirn- 
poflodal  Principecon  animo  lincerò,  e  puro  agretto  dà:\  biio^ao ,  ci'J_*. 
il  tempo>  &  roccafioiiearreca,conandamento,e  dxibgno  icbjet^o,  eie^ifi 
^digiouarcnótantoasèquantoal  pubblico,&:  aili  popoli  luoi,  &  iioa  per 
«ieraauaiitia,i&  penliero  di  proprio  intercfle:  nedeuono  cQiaporc*re, 
che  gii  fuoi  vffitiah  uadino  inuciitando,  .:ome  volgarméte  li  dice  nuoui 
.arcigv>goli,&:  angherie  di  gabelle  foprs.  cofe  vili,  Ibzze  ,  &  poco  honcite, 
come  fece  Veipefiano  Imperatorie,  iiqualeau  do  del  danaio  impolci-r 
gabelle  per  fino  all'orina ,  di  che  liè  iii  nprelò  da  Tito  l^uo  primo  geni  .'3 
£gliuolo,  6?^  ancorché  il  pcidre  gli  rifpondeilè,  che  li  danar  ntco^ 
<4i  cotai  datto  noii-»  pu^z.  uano  d'orina, ncm  reftapero  chei'»niinc>'fuo 
non  rendelTc -catti uo  od^  redi  uilta  j&i_  ford.dezza  contraria  all'aninivi 
d'vn  Principe,  che  deuc  -eiìere  generofo,  e  Magnanimo  :  Ma  rinter^lie 
racciecò,&gli  fecculciredi  niente  ii  riccrdi  chcgli  diede Apolionicfia 
Aiellandna  per  reggere  bene  i  Inipe:  io ,  tra  quali  eii  che  noii  iftiinaflìi  le 
ricchezze  de  tnbVci  raccolti  dalli  lolpiri  del  popiilo ,  fi  coipe  Fiiofti-alto 
Jafiiò  icritto  nei  y.  iib.  Cap.  i^ .  ^irumemmfordidumq;  fut-undum  efi  aurhni 
quodex lai,rimis  oritur .  Onde  fu  parimente  biafimato  DomitiaCno  Imjie'' 
ratore,  fecondo  genito  di  detto  Vefpafiano,che  impoie  tributo  infoppor- 
it;abiie  a* Giudei,con  ordine  che  chi  dtflìmulaua  di  non  eflcre|jiudeopei: 
inoripagare  li  tributo  fuireaftretto  a  moli  rare  le  fecfete,e  vergognóls_j 
parti  per  chianrfi  s'erano circoncifi)0  nò,tributo,  &  ordine  indegno  /re- 
ferito  da  Suetonio  in  Domitiano  al  cap.  12.  Interfuijfe  me  adolofcentult^m 
meminijcum  aTrocuratoreyfrequentifsimoei;  conjìlioinfpicereturnonaze^^rit^  fé 
Ticx  an  cinumfedius  effet .     Sopra  di  ciie  Icherza  Marciale  contra  Ghreflo 
nel  7.  libro. 

'Séd  quiZ  de  folymis  veìiit  peru]ìh  -       ' 

*Damnatam  modomentulam  trihutìs . 
lì  qual  tributo  quanj^o  lia.  m^r.teyole  di  bialìmo ,  e. vergogna  chni'3- 
1meatcrrcoÀiprend"é,pdi.cheogni,^£l;m^^^  ad  'arÌitH(>dei  f  mcVra- 

tore'^fìfcalc  totetra  efifére  eccuifitb/^  incòl]>a'tb'di4e^a'gmdaicp^-ér 
agretto  a  n/offrafe#'.^epUti'ó,l5'uandó  leriz^  répliea  tìóri  haueife  ùck 
luto  pagare  il  datfb';  eyiròM^H'altro  canto  lèdati  tìtefnè-ilYuoiùcceflórè 
Nerua  Cocchio  Imperato  re,  ^he  leuòsi  uituperolotribiitò,  perilcn€-'''& 
feattutaad'honorrùo,perdec-.^tòffe}-  Senato  Rom¥novna'medagi 
geilto,Gon li  fuo  rftractr^e Ttom'éàdaH'ti  ca#-i t>^  &  ^l^'l-alcre f  er  riUeicib i'a^- 
feorc  della  palaia  in  jnezzo  a  quclte  due  Intere  S.C.  &  d'«^iHÌrK:o4-ni*> 
^^  O         4         fifa 


T^8  ICONOLOGIA 

FiCr.ij  if^/«><f/«w«i4y«^/4?4, Circadellcqualicaiunnic>accufe)&  ingiu/1'i 
dati;  leuati)&  vietati  da  Nerualmperacore  ;  leggafi  Dione  nella  fua  vita, 
ad  cicmpio  diquetio  ottimo  Imperatore, deuono  li  Principi  i'grauarei 
popoii  d'ogni  indebita.  impofìtione,noache  aggrauadicottnuoue>6^ 
aipre  gabelle* 

^  B    E    B    I    T    O. 


GIOVANE  penfofo  ,.&ineffo,  «Thabito  /Iracciata,  portcrila  Bersi 
retta  verde iivtefìay  in  ambiduili piedi /&  nel  collo  va  legame  di  i 
fcr:  o  in  forma  d Vn  cerchio  rotondo  groflb ,  terri  vn  paniere  ia bocca  >  & 
in  mano/  vna  fruna^dbe incima  ddle corde  habibi^  palle  xli piombo  >  5(^ 
vna  lepre  alli  piedu 

Quefta  figura  parte  è  rapreftntata  da  cofc  nattirilt,partc  dacolTumi  p« 
fenii,&  parte  da  varie  pene  antiche^  &  i^nofiiimc^coftic^ualiiiipuaiu»^ 
«oidebicoà. 


D I  CESA  RE  RI P- A.  xg9 

«  Si  dipinge  giouiine  ^perche  li  gioLani  per  lo  più  fano  trarcurati,&  auii 
*Ìanno uiao;c  alJà  roba ,  Òileiiiun6cpejifolò,eme(lo>certocoJuìèche 
*  ha  da  pagare  1  debiti.  '. 

E  ftràcciaco,  perche  fprecato  che  ha  la  fua  roba,  non  trouando  più  cre- 
dito, va  conie  vn  pèzzente^Porta  la  berretta  verde  in  terta  per  Jo  coflumt, 
"che svia  h oggidì  in  molti pae fi,  ne  quaJi  a  perpetua  infaniiai  dcbitojci> 
che  non  hanapil  Ai'f.dodi  liberarfi  dal  debito,  Ibnforzati a  portarla,^ 
;però  diCe  ì  d'vn  faHito ,  il  tale  è  ridotto  al  verde . 

Si  rappreienta  incatenato  per  li  piedi,3c  per  il  collo, perche  anticamen- 
te erano  cofiaflrc:ti  da  le  leggi  Romane,  le  ciii  parole  Tono  <^ueflenfénté 
da  AuloGeiliolib.2  0  cap.pr. 

'  JfSris  iOfifefsì j  r:bi^sq;  iure iudicatis  triginta dies  iuJìifHnto ^Tofi  deinde  ntanus 
mie^h  efloyin  iusduc itc-,ni iudicatumfaatyaut qui  pfeudo  eo  iniufe ,  'rim  dìcit,  fe- 
ruta diicitOyVintittt^  y\mtmfHo ,  aùtcffmfedibus  quindetiv^  fiondo  ^ne  minor ^yM^fi 
yolet  maiore vincito  ^  SiyvUt  fuo  iriutto,T{i^Ho  viuit , quieum vinSum  habebit 
libram-favr-f^n  diefdatnt^Si'Volétpluridafo'.-      ■' "  "  -     •  .^ 

C  Le  lono  d  auuertireper  la  Boilra  iigura  quelle  parole ,  FimìtOy  autnert 
moyaat  compedibtis ,  Cioè  legali  il  debitore  con  il  neruo,  o  con  li  ceppi  ;  dir- 
cadi  che  è  da  iapere  che  cóli  iìa  Neruo,  cofi  dichiarato  da  Fefto  . 
if^^ruum  appellamus  etiamferreum  vinculum^quo  pedes  y.  yel  etiam  ceruices  impe* 
dmntur. 

Cioè  chiamai  anco  neruo  vn  legame  di  ferro  ,  col  quale  ff  tengono» 
impediti  li  piedi,ài  anco  il  collo,  livjuai  neruo  di  l'erro  lecondo  il  tefto  fo- 
pracitàto)non  poicuaeiiere  minore  dtquindici  libbre,matì  bene  maggia 
re  perii  debitori, i quali  anco  tal  uaJtafi  puniuario  capitaimente,OLeEo  ii 
Bendeuono  fuordi  TraftcuerccomediCe  nel  medefiiiio  luogo  Aulo  Gel- 
ilo .  Tertvjs  autetn  nundinli  capite  pcenas  dabant ,  aut  T  ranflybenm  pereg  re  Te— 
ntim  ihant.  Et  fé  li  creditori  eiano  più,  ad  arbitrio  loro  ù  tagliaua  a  pez- 
zi il  debitore  .  'ìslair'  fi  pluresforejit  quibus  reus  ejfet  iudicatus  yftcarefi  yeUent 
arque  partivi  corpus  addiÉii  [ibi  hominis  permiferunt  irerbflipfa  legir  hac  Jitntm, 
Tcrtijs  nundinìs  partes  Jecanto,  ftphs  minujtie feiuerunt fn^ fraude  eHo. 

Il  che  però  elfendo  troppo  atrocità ,  &  inh  urbanità',  non  flefìeguì  m-ai 
fimil  pena ,  anzi  dice  l'ifteflo  Gelilo  antic  o  autore  ,  che  non  ha  mai  ne  ler- 
to,  ne  V  di  codiale  uno  debitore  chefìa  fiato  diuiiò  in  più  parti  ,'TrDÙafi 
bene  in  Tito  Liuio  Deci^deprima  lib.pr.  che  li  debitori  fi  dauanoin  lerur» 
tic  a  li  creditori,  &  che  erano  da  loro  legati,  &  flagellati,  fi  come  fi  ieggc 
ài  Lucio  Papirio,ehe  venne  legato  Publio  giouanett9,e  lo  fruflio  eilendo- 
gli  debitore, noa  ha-uendo  egli  voluto  compiacere  a  gìi  apeti.j^ijilleciti 
di  Papir.o,  per  quanto  narra  li  Tciiore .  L.Tapìrius  inquit  Tublium  adok^ 
fcetìtem  ininncitlis-  tenui  fé  ,.plagisq;y  eJr  conìumeliJjs  afeùffe  dicitur ,  qued  fiu- 
frum  pati  noiuiffety  cum TnhUvt eidem  ^ff'et  dehitor *  ta niedenma  pw:a  affer- 
ma Dionifio  Alicamafico  lib.  6.  &  aggmgnc  di  più  che  non  folo  i  debito- 
ri,m3  ancoi  loro  figliuoli  fi  dauano  in  icruitio  a  li  creditori,  &  ciò  s'è  detto 
j^i  ftudio  de  curiofi  terra  :  in  bocca  vn  panici c>  ^na  tciba,  Tn  cantftrcy* 

=  1         ■  ccito 


>7o  ICONOLOGIA 

tréfto  ,  che  dir  vogliamo,  perche  trouafi  ne  h  Geniali  d'AIc(Tandfó  lib.  ffl 
cap.  ro.  cheapprcfTo  li  Boetij  ne' confini  de  Ja  Grecia,  non  vi  eralaraag- 
^iorinfamia  di  quella  del  debitorejcke  era  sforzato  federein  piazza  ,ftc^ 
in  prcfcnza  de  la  plebe  pigliare  in  mano  la  frufta  con  le  palLc  dì  piombo^ 
perche  li  debitori  in  Roma  furono  battuti  con  palle  "di  pìonibo  fi^  al  terti- 
pò  di  Coftantino,  ilquale  come  pio.,  &  Chrifliano  Imperatore  fti  il  primo 
«he  liberò  i  debitori  da  coli  empia  pcna>co{à  annotata  dal  Cardinal  Barò- 
nionel  volume  de  gli  Annali,neiranno  del  Signore  ^^.  ciap.i4.  PonefiaC 
piedi  il  lepre  per  timidità ,  fi  come  il  lepre  pauenta  d'ogni  ftrepito,  e  tcnio 
d'efler  giunto  da  cani  cofi  il  debitore  ha  paura  del  fracalfo  de  le  caationì, 
£ntimatioHÌ^&mandate,&  ogni  giorno  teme  d'e&rcprcfo  da  birri,  &pc-» 
tò,*'èpratico,a  guifa  di  lepre  fi  mette  in  fuga . 

f>£COB^  D£L  S,  giOr^'>Qll  Z^:^Bc^TJ2U  C^STMUmt» 


:  dì 


G 


>  !  (ii'> 


louane  di  bello  3,&  honefto  afpetto,  porti  adoflbvn^.pene  di  Leo 
uenellapalruu  delia  kian  dritta  lenga  vn  quadrato, nei  cui  mezzo 

ii4 


DI  CESJRERJPJ.  t)(i, 

fia  piantata  la  iìgura  del  Mercurio,  di  man  finiftm  tenga  vnramo,d'Aaia 
ranto  volgarmente  detto  lior  di  velluto  con  quefìo  motto  iBtorno ,  Sl^ 
^tLORET  DECORO  DEC  VS.  del  medeiìmo  fi  potriaanco  in- 
coronare ,  &  fregiare  l'habito  >  che  iara  vn  iaio  lungo  fino  al  ginocctiio^' 
aeJ  piede  dritto  tenga  vn  coturno,  nei  iìniftro  vn  loeco . 
.   ÌE  giouane  belli»  perche  il  decoro ,  e  ornamento  de  la  vita  humana  >  ^^ 
honeiio,  perche  il  decoro  fla  fempre  vnito  con  l'honcrto'  rimpercioché 
il  decoro  fi  come  dottamente  diicorre  Marco  T&llio  nei  primo  de  gli  o^ 
itijgeaeralmen'ie  li  piglia  per  quello  jchc  m  ogni  honefia  eonfifte  r&T 
€  di  dua  tòrti ,  perciie  a  ^ueito  decoro  generico  ve  n  è  Ibggetto  vn'aitro, 
che  appartiene  a  ciafcuna  partv  dei'honeltà .  11  primo  cosi  difinir  fi  fuo*'-* 
]e_.  11  Decorò,  e  cjuello,  che  è. e onu eniente  a  recccllenza  delj'huomqV 
jji  qnello  y  che  lanatura  iua  da  gh  altri  animali  differilce  ;.  L'altra  partev 
elìcè  loggetta  al  genere  >  coli  la  difinifcono.  li  Decoro  è  quello,  il  qua-' 
te  è  cofi  conueniènte  alla  natura ,  che  in  eiTo  apparilca  la  moderazione,  é 
temperanza, con vna  certa  maniera  nobile, ciuile, e  libera.  Si  chQ  iì: 
decòro  dittulàinente  il  dilata  in  ogni  cofa ,  che  appartiene  a  Thoneflo  gc- 
ceralmente ,  &  particolarmente ,  in  ogni  forte  di  virtù  i  impercioche  ,  ^ 
come  la  bellezza  del  corpo  con  proportionata  compofitione  de  membri-^ 
allctta,  &  muoue  ^h  occhi,&  pérquefto  fiefio  diletta,  perche  fra  fé  tutte 
Je  parti  con  vna  certa  grazia  conuengono  ,  j&  corrifpondono,  cpfi  ilde-' 
coro ,  che  ne  la  vita  riluce  muoue  i*Upprobatione  d'i  cóloro'co  qUàti  fi  vi-^ 
;  uè  con  ordine ,  coftanza ,  '&  modcrationé  d*ògni  detto ,  &  iatto  ;  dal  che" 
£  raccoglie ,  che  il  decoro  fi ò'flerua  nel  parlare,  &  operare  honeH.vmcn- 
te,&confiderare  Cloche  fi  conuenga  feguire, 5^ sfuggire,  feguenfi  ler 
colegiufi€>&  honefte,  come buone,&  conuementi,  sfijggonfi  le  ingia- 
ile  ,&  disnonefie^.come  cattiue,  5<_  inconuenieritì  >  contrarie  ai  d§^' 
còro ,  &  a  l'honeilo ,  il  quai  naice ,  da  vna  di  quefie  parti  i  O  d'ai  riiguar- 
doj&  diligente oheruamza del  vero,o  dal  mantenere  la  eonueriatioa* 
h  umana  ,  &  il  commertio  dando  il  liio  à  ciafc uno ,  fecondo  la  data  fcdei 
fie  le  cole  contranc  >o  daJa  grandezza ,  &  fortezza  d^inimo  eccelfo,  & 
iriuittò  in  ogni  caia ,  che  fi  ia  > &  fi  dice  con  ordine ,  &  modo ,  nei q uale 
Vi  è  la  inodelha  5  la  ceiiìperanza ,  &  ogni  mitigatione  di  pertufbatiòne  di 
ani mo,ndÌe quali cofc  fi coia tiene  il  decorojla cuiforza  e,chenon fi  pols]^' 
Separare  dairhòiieilc), perche  quello, che  è  cònucnienté è honeftò , &(;^ 
gjielk),chc  è  koriièftò  è  conueniènte.  Onde  Marco  Tulliadifle .  Hoc  io^* 
fo  continetur  id  qnóà:  dici latim Decomhi  fotejl  jx^r^c'è énim  (  to*fre^Qn  )  dict^ 
tur)  hvius yisefi-vt  ab Ijonefix^mH qutat [eparavi  ; 7ium-^/j[.'f6d  detet  hònefiunr 
tji'>&  qiiod  honefiume^ì  decst .  Pi  ila  baifo  foggi  ungél  '  EtiuHaómnia.  dtcò^ 
ìrafunt  iniufiu cohtrayvt  turpafic  indecora  ►  Smidis  efl  ratiò'Jortitudimf  r  (fuo^ 
enim  yiriliter  arumoq;  magno  fit ,  fd  iignum  viro^^  decàrum^idefur  .-^fuod  ecm 
traidrtt^.rpe  ,fic indecorum .  Per dunoflrare quefta grandezza, fortezi:a, 
èc  eccella  v:rtù  d'animo ,  che  li  decoro  richiede ,  i'habbiàiiio  figurato  cOj» 
)k  pciie  dileone  adodb»  attefo  che  gli  ìntichi  prelero  la  ^elle  di  leone  per 

1  "  ....  feilikiofo- 


kl: 


tix  ÌCONOLOGI À 

fimboio  del  valore  de  la  virtù ,  òl  forcczza  d'animo ,  la  quale  affegnar  fo*  ' 
Icano  a  quelli,  che  haucliero  olieruato  il  debito  decoro ,  &  Il  foiiero  ino 
Ératigenerofi)  forti)  &  magnaaiUU ,  perciocché  tutto  quello  che  ii  fa  vi- 
filmcnte,  &  con  animo  grande,  queiio  pare  degno  d'iiiiomo  che  ofi'eruì 
il  dccoru ,  per  il  contrario  priuo  di  decoro  è  colui  che  viuc  cftcminacaii.c 
te ,  fcnzacoflanza^  &  grandezza  d'amino .  Bucco  teniito  da  Orfeo  per 
Èmbolo  del  diuijJointeiietLo,in  Arillo^ne  porta  addoifo  la  peiicdcl  leo 
«cHcrcolciI  più  Virile  ,&  virtuolo  de  gii  Argonauticij  vi  iemprc  iu* 
lioko  nella  pelle  dei  leone ,  A^ce  primo  Capitano  di  Greci  dopo  Achille, 
|>r€ie  ancii'cgli  pcrfuo  decoro  la  pelle  del  icone  ,óf  dicono ,  che  in  quella' 
parte  ch'era  coperto  di  detta  pelle  j  non  poteua  ellcr  fienco>  dout  era  ico-' 
pcrro  poteua  clier  ferito  >  ai  che  li  può  dare  queftobeiiirsimo  fignihcato, 
iene  i'ii  uokao  in  q  uelie  ataoiii  nelle  quali  li  porta  con  decoro,nó  può  cileir 
tijtco  da  punture  di  biafìmo,&  ignoininia,mane  le  attiom  nelle  quali  len^ 
za  decoro  11  porta,  patifce  punture  di  biaiìniO,  <Si  ignoiiiinia ,  che  per  linci 
al  cuore  gli  penetrano ,  come  ad  Aiace^il  quale  fin  che  fi  portò  virilmenc* 
con  decoro >  ne  le  l'uc  iinprele  ,  non  venne  mai  a  lantire  biaùno  alcuno  » 
ma  a  riportar  lode. grande;  biarmograndifsimopoigli  fu  dato,  quando 
buttò  giù  la  pelle  del  leone ,  cioè  la  forte2;Za  de  i'auiaio  dandoii  \n  p^eda 
alla  dilperatiòneienza  decoro .  Oltre  di  ciò  habbiamo  muoito  il  decorof 
ncllapciie  di  leone ,  perche  fi  come  quello  animale  inquanto  al' còr^o  èr 
a  più  bea  coHipoflo,  &c^  perfetto  de  gli  altri,  co/ì  ia  quantoà l'animò,' 
non  ci  è  chi  oflcrui.piu  li  decorò  di  lui ,  perche  è  liberale  ,  magnani  .no  jf 
amator  di  Vittoria, 'raanfucto,giulio,  Se,  amante  di  quelli  con  quali  eòa 
ucria  >  fi  come  dice  Ariftorele iie  la  liìugnomica  cap  S.  &  liCi  iù).  p.  càp. 
4^de  gl'animali  diccyche  no  <^  fofpcttofo,ma  piaceuole,  felfeuoJe,'5^  amò 
reuple  coii  Uioi  compagni,  &  famigJiah. Non  s'i- dira  riiai  con  i'htiomó  lei 
nònèoftefo,  eragi(>JÌcuoxeneIpiinire,  fc  piglia  vno  che  gli  habbia  dittò i 
òoiajeggiera ,  non  \o  lacera jCpn  rvhghic , loicoiTa  folaniente ,  6,rcoiìip! 
gli  ha  meflò  paura  lo  la/fa'anaarc:'jVla  cere  ili  bene  punire  grauementcì' 
c"hi  lo  ha  percoilò  ,^  ferito  con  dardi,  o  fpiedi .  Da  Eliano  per  au cónti 
di Eudomo  fi  comprende,  che  gli  diipiaceno gli  oltraggi^Ó^  pariniCntc 
fi  punilce;  poiché  narra  Eliano,  che  furono  da  vno  alienati  infiemc  vn 
Leone ,  vn'Or  la ,  &vn  Cane ,  i  quali  villero  lungo  tempo  fenza  alcun  co- 
ltra fio  domeflicaiiiei?  té:  Ma  l'orla  vh  giorno  adiratafi  lacero  il  canei  iriéb  i 
ne  veduta  ring:urià  !iuta  a  là  compagnia  ,  non  potè  patire  fimile'  òitragi 
gio>onde eg/i  fece  impetocontra l'orla , la  lacerò ,  &  come  giuTlo  PvC  Ì 
Oiorr»  la  punì  -  Plinio  riferirce ,  che  eahimale  graco ,  &  n  cord  e  u  ole  de* 
benefici) ,  che  è  clemente ,  à  {'>erdona  à  chi  gli  il  huiiuiia ,  moftra  i'cmprc 
nobiltà  ,ct^eiicròfita d'animo ,  &  fé  mai  è  coftrctto  da  moltitudine  d^ 
cani,&  cacciatori  a  cedere,  non  ii  mette  fubito  auantigli  occhi  loro  inftl 
g'i,  parendoli  drrimettercidi  repu tadorne, come  cola  fuord"tJgnidecorc 
i.nconuenieatcad  vn  gcnei-olò  H  è  par  luo,  ma  in  bel  modo  a  p»iiiu,a  palli, 
fi  ricira,  &:di  quaiidoin  quando  pei*  raanucnciC  il  decoro  lìedc  m  ii.eizc 

dei    , 


DI  CES  ARE  RIF^.  i7j 

dei  campo  s'ariii.i,coau"0  40i.'o,  p^iuo irradi  i"prcz^;;irii  iin  tantvi^ciic  cr  * 
uuijdo  «quìichc  iijacciiia  non  veduto  óà ihuiio  coa  veloce  luga  s'alcond.  t 
6i  s'iiiibolbauiJe  vokej  coiiiediicrecos'occuicanoa  peichcteaia,  ina  per 
iioanieLvCre  thnoi-e,  e  tciroic  ad  aicn,&in  iouiiiia  oiieruaii  decoro  da 
Principe,  6i  Rè  m  ogni  parte  ,•  Eci^ùclio lìa  dc^co circa  lì  decoro  deJrope- 
rare;veiighiaiiiohoraai  decoro  del  parlare. 

lì  quadrare  col  legno  di  Mercuno  tìgiiitìca  la  graniti ,  ftabilicà ,  t^  co- 
,     ftanza  del  parla,  e  Go.i/oriiie  ai  decoro^òi  per  tal  coiito  Mercurio  tu  da  Gre 
I     GÌ  cognominato  Fetragonos^  cioè  quadracp  lodo ,  {labile ,  prudente >  per- 
I    che  non  fi  deuc  efl  ere  imprudeace,  vano ,  e  iiiuiabile ,  nel  parlare  fuor  de 
.    termini  dei  decoro ,  ne  lì  deuccon  leggierezza  correre  a  mordere ,  e  biall- 
mare  coi  parlare  le  penbne  j  &dirprezzar6  ciò  c!ie  eiiì  fentono  ellèndo  co 
f    ^à  da  arrogante)  oc  d.Ubluto  ma  lì  deue  portare  vna  certa  riuerenza  a  cialcu 
j    BOjCome  n'camnonitce  M.  Tullio  parland.j  del  decoro  circa  la  moderatio- 
(j  j  Bede'fviCti,'&  detti;;  ^dìjdhendu  ejt  i;c,itur  qMi&dam  r^iierrentiaaduerfus  homines^^ 
.j  i  ^  optimi  c'ihipì;  v(:Uq:ior:un.  >  j^^im  na^ligerc^  quid  de  fé  quifq'jfeniiat  non  folurri 
\  arrogantis cjip:d ctiam om:iin'j  dijfoluti .  Dimodoché  deueii  elTere  confide- 
[j  I  rato  nel  ragionare  pcirlaiid.^  h.^noraramente  d'altri:  perche  chi  parla  bene, 
|ji  &  honoracanicnte  d'altri  è  fcgno,  che  è  perlbxia  benigna,  &honorata,chi 
parla  male  è  iegno>  che  e  perioaa  caitiua,  maligna ,  iuuidiofa ,  &  poco  ho- 
j[iorata,qua]cèappreuo  HomeroTherilte  di  lingua  fcrpentina,  volubile^ 
&projjtaiJchiuCchiararepeirnnanie.itc>  &  dir  u.aì  del  ino  Rè> per  il  con- 
trario Viifle,  e  taciturno,  &  penlblb  prima  che  parli ,  nel  parlar  poi  t  qua* 
d rato  eloquente ,  e  prudciue,  conofcendoegli ,  comelàggioj  &  accòrto, 
che  per  oiièruar  11  decoro  d'.  11  iiuomolauio,  la  lingua  non  deue  efiere  piìi 
veloce  delia  men.e,  douendolì  penfare  molto  bene, come  lì  h..bbiaarar- 
jgionaic  .  Linguam  praire animo  non  pcrmittendam,  Diu'e  Chilone  Lucede- 
inonicfe,  &  n^Oitoben  peniareci  \  deue  pére  ti 'il  parlare  è  mditio  deìlani- 
imo  diciaicuno.  i'^rondo,  rome  parla  con  decoro,  &  però  da  Greci  fu  chià 
inato  il  parla  e  \yt^oc  x^^ourtf^   Homims  charp6ier .  Merco  de  l'h uomo^cO 
HiC  riferiice  Pieuu  v  .te -nOiie  .e  varielettioai  lib.  9.  Gap.  6.  pei'che  fi  co- 
me le  beftie  lì  conolcono  dal  merco  di  qual  raz2a  ilanò)  cofi  leperfone  dal 
)  jparlare  li  Gonofcono  di  qual  natura, &condiaone  iìano  .  Epitétto  fìlofo* 
J  ìfo  morale,  come  Greco  dilTe  neirEnchindio  *  Tr<£fige  ubi  certum  modumy 
^  (hara^eror,  quem  obfemesy  tumfolus  tecum-^  tum  alijs  conuerfans ,  operam  d4 
^^^'  ne  in  colloquia  plei  eia.  defcendas  jedy/ìquidetn  fieri  potefiy  orationemtranfeir  ad  ali" 
'  ^uid  decorumypn minns,filentii-m  age  -.  Cioè  formati  vn  certo  modo  ò  cha rat- 
iere da  ofler  jarJo  teco  fteilb  priuata mente ,  &  in  paléfe  conuedando  con- 
ili altri,proccura  di  non  incorrere,!!!  dilcorfi  pIebei,maperquanto  fi  puA 
cranferiici  il  parlare  in  qualche  cofach'habbia  del  decoro ,  altrimenti  fli 
Diùtoilo  cheto.  Olieruerafil  dunqueil  decoro  nel  parlare  col  ragiona-' 
-e  diicretarnente   d'altri,  col  non  vituperare  alcuno, ma  più  tollo lo- 
:! are ,  &  col  non  taflare  l'opere  altrui  mairimamente  in  cole ,  che  non  fono 
i  ella  fua  profeiììone .  Auefo  che  molti  fanno  de  grvniuerlali  ;  ^-  in  eia- 

•  "fcuna 

Il    ■    ■  -v 


\i  > 


174  ICONOLOGIA 

fcuna  cofa  vogliono  intcrponere  il  giuditio  loro,  i  quali  poi  nel  parlare  fi 
dàiinoaconjiLe.-c  p':r  igaoranti  eoa  poco  lor decoro,  come  il  Principe 
Aiegdbizo ,  c'no.  volic  tailare  alcune  figa ;e  in  cala  di  Zcuxide ,  &  diicorre- 
recon  gli  icolari  iuoi ,  dell'arce  del  dipingere  ,  a  cui  Zeuxide  diiiequeft 
gioaani  meatre  taccui  ti  aminirauano  come  Principe  ornato  di  porpora 
Jiora  fi  ridono  di  te,  che  vuoi  ragionare  d'vna  profeiTione,cae  non  lai 
dipm  oileruerafll  principalmente  il  decòro  nel  parlare  le  dando  bando 
parole  brutte  ,  6c  dishonefle ,  fi  ragionerà  di  cole  honefle ,  &  honorate ,  ) 
che  fi  cóuicne  mafiimamenìea'giouani  di  bello  alpctcojperche  alla  belle 
za  loro  del  corpo  deue  corrilpondere  la  bellezza  dell'animo,  che  Ci  man 
feda  da  vn  parlare  dicofe  honeAe.  Vedendo  Diogene  filofofovngiou* 
ne  bello,ciie  parUua  lenza  decoro,difiegli  nò  ti  vergogni  tu  di  cauar  da  vr 
bella  guaina  d'auoriojvn  coltello  dipiòbo?  pigliando  la  guaina  d'auork 
per  la  bellezza  del  corpo,&  il  coltello  di  pióbo,per  lo  parlare  di  cofa  bri 
ta,vile,&  infima,come  il  piombo  tra  metalli,  veggafi  Laertio  nella  vi  taf 
Diogene,  oue  dice.  Videns  decorum  adolefcentem  iudecorè  loquentem  >  non  e 
befcis  alt  ex  eburnea  vagina  plumbciim  editcens gUdlum  ^  L'Amaranto ,  eh  e  i 
Ja  finiftra  mano  porta,  è  tìoreched'ogai  tempo  iiorifce,  &  mantiene  il  Ui 
decoro  della  bellezza , con quedo ìGtzziin  Telìàglia incoronauano il  1  • 
polcro  d'Achille  vnicolordecoro,  perdimoftrare^  che  fi  comequel  fio: 
mai  perifce  >  così  la  iua  fama  farla  per  femore  durare,  H  come  dice  Ant  • 
nio  Thilefio ,  nel  fuo  trattato  delle  corone .  Tbe'fdi  ^chillis  fui  monumt  ■ 
tum  ^marantho  coronahant  >  yt  ojìend^rent'éjurmadmodum  jìos  lllc  nunquam  in  • 
rityfw  eius  fama  perpetuo  daraturam.   E  de  Lto  Amaranto  perche  mai  m'jr-     *. 
Tee,  &  le  ne  i  tempi  afpri  del  turbolento  jnuernoaiquanto  viene  manca  - 
do>  rinfreicato  con  l'acqua  baldanzolb  torna  nel  primiero  fiato ,  &  vig(  3 
tanto,  che  di  lui  le  ne  può  far  corona,  ancor  d'inuerno,  fi  come  dice  Pino 
lib.  IO.  cap.  8-  CÒSI  l'h uomo  fé  dagliafpri,  e  turbuienii  cafi  di  quello inu- 
bil  Mondo  offcfo  viene  a  mancar  d'animo ,  ri nfreicato fi.  con  i  acqua  c.'I 
d^ecoro ,  cioè  riducendofi  ne  la  mente  quello  j  che  ft conuiene  farein  itó;;  (i^^^^ 
accidenti  rilòrge  nel  fiorito  fiato  d'animo  di  prima,  &c  fi  corone  di  <- 
de ,  &  eli  honori  ne  torbidi  tempia  fé  ilefib ,  nxediante  lì  decoro  ,perc  a 
incoronato,  &  ricamato  d'Amaranto,  &r  tiene  il  motto  intórno  alfieri   | 
che  dice.   Sic Floretl)  ECOB^O  DECVS  Cioèche  l'honore  perildec  0 
iiorifce  d'ogni  teinpo,come  TAmaranto: perciiel'hnomo fi  rende fcc 
mediante  il  decoro,&  fi  mantiene  condeceritemente  in  ogni  tempo:  « 
vi  uc  con  decoro  ne  i  tempi  buoni,  &  felici,  non  fiinfuperbifce,.tielià'i* 
ui>  &  infelici  non  {\  perde  vilmente  d'animo  ,  Diim  fecunda  fortuna  anif 
[nperbire  ttoli,  aduerfa  perUrepente  noli  frangi  Difie  Ckobolo  Filofofo,n: i" 
tre  la  profpera  fortuna  ti  fauorifce  non  ti  volere  infupcrbire,  facendo  -i- 
cafiblapcruerfa  fortuna ,  non  ti  volere  sbigottire,  e  rompere,:  mìiciò  ^n 
può  volere  chi  figouerna  fcnza  decoro,  che  h  l'huomo  i:orce,&  magn'i- 
mo:  come  Scipione  Africano,  il  quale  n.ai  s'inluperbì  ancorché  viete o- 
fo  per  la  profperica  delia  fortuna,  ne  per  i'auerlà  Ji  perde  d'animo  ,i  e 


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Eocn 


1 


DI  CESARE  RIPA,  775 

larauigliafcquedo  honeilOi  S^  generalo  Capitan  Romano,  non  tanto 

er  Jo  ualor  Tuo ,  quanto  peni  decoro  de  buoni,  &f  honefli  cofluini  uiene 

1  quel  dialogo  di  Luciano,  da  Minosgiuflo  giudice  giudicato  degno  dii 

.  recedere  ad  Aleirandro  il  Magno ,  &  ad  Annibale  Cartaginefe  Capitani 

olto  altieri,  iuperbi,  iracondi,  inconllanti,. &  poco  honellijfenza  decoro 

animo  ueramente forte 5 &  magnanimo.  Et queiloè quello, che uolfe 

ferire  M.  Tullio  nel  primo  de  gli  offiti;  ►  Cmnino  fort'u animus-,  e^  magnus 

abus  rebus  maxime  cernituryquarum  vna  in  rerum  externarum  defpicientiapO" 

.  ur cum perfuafìmi  fit  nihil hominem  nifi ^quod  Honejium decorumq; fìt yaut ad 

-4  rari y  'Xut optare i aut expe^ere.  oportercy  nulUque  nequehomini  neque per tur- 

•  itioni animi  >  nec  fortuna  fuccumbere .   dal  cheli  raccoglie ,  che  uno ,  chp  fia 
Imamente  h  uomo  non  appetifce  fé  non  l'honefìo  con  forme  al  decoro,  & 

•  '  j  r  tal  conto,  come  di  grande ,  &  forte  animo  non  ccdealeperturbationi 
■'  <  a  li  colpi  di  fortuna:  Onde  più  akbalTo  volendo.  TuUioragionare  del  de 
'    e  ro,  eflbrtaj.che  nelle  cofe  profpere,  &  ne  gli  auuenimenti ,  che  fuccedo- 

I  fecódo  il  noilro  uolere  grandemente  li  fugga  la  fuperbia,  e  l'arroganza 
■;  i:  percioche  il  portarh  unmoderatamente  ne  le  cofe  auuerfe,  &  ne  le  fauo 
I?  noli , è  fegnadiieggiei'ezzaxdalaquareè  lontano  il  decoro  perche  ildc- 
'^  tC  ;^o  contiene  ui  fé  unahoneflà,  temperanza,  modeftia,  &  ogni  modera* 
0'  ti  ne  di  perturbarione  d*^animo  imoderatione  dico  perche  l'huomo  il  può 
^!  'f<  za  biaiino  perturbare ,  ma  moderatamente,  che  fé  bene  la  mente  lua_rf 
K  -u  ne  alle  uoite  in  parte  commoilà da  qualche  moto,&  perturbatane  d'a- 
'■■  n  10  >  non  per  quello  perde  il  decoro,  con  ueniente  ad  huomofauio.  Sa- 
'■■  pus  non  omninoperturbationihus^  vacat  yVerumperturbaturmodice  fecondo 
t  -w4 ifl.  in  Laert .  Anzi  è cofa  propria  da  huomo  il  dolerli,  & rallegrar/ì ,  il 
;  n*  1  dolerlTj  6c  non  rallegrarli  e  cofa  da  uno  ftipito ,  ò  falTo  .  7^n  dolercj^ 
■:■  Jì  'tis  ejì 3 nonhominis,.  difle  S.  Ago/lino lib. 4.  Cap.  9.  de  Ciuitate  Dei,& 
ti  pi  lio  leconda  nel  lib.  g .  deirEpiftole  ferine  a  Paterno  addolorato  della_<» 
ì  m  te  de  fuoi  figliuoli  >oue  non  tiene  perh  uomini  grandi,  &  fauij  quelli, 
!^  cb  li  reputano  d'effer  fauij ,  6^  grandi  col  nputare  fimili  cai!  un  leggier 
e  da  Qo,  anzi  non  li  reputa  huomini  così  dicendo.  Qui  an  magni  fapientesq^ 
%  fin  nefciojhomines  non  fiintyhominis  efi  enim  affici  dolore  ^fentireyve fi  fiere  tamen 
1 .  ^  ^atiaadmittereynonfolatijs  nonegere .  E  dunque  cofa  dahuomo,dar  luo 
.:  gc  1  dolore,  &  all'allegrezza ,  ne  ci  fia  contraria  la  durezza  di  Socrate, 
:::.ch  maimoflrò  fegno  ditnllezza,  &  d'allegrezza, ne  la  feueritàd'Anaf- 
-:  faf  ra,  &  d'Ariftoflene,che  mai  riiero,perche  quefti  eccederono  il  termi» 
.  ne  ildouere,  tanto  meri  tabiafìmo  chi  niente  liduole  ò  rallegra  >  quan- 
to iello,che  troppo,ogni  eftremo  è  vitiofo  come  il  continuo  rifo  di  De- 
•  me  rito,&il  continuo  pianto  di  Heraclito,iI  decoro  ci  mette  perla  via  di 
.  me  20,  (S^  ci  moftra  quello  che  comporta  il  douere,rhoneflo,&  il  conue- 
me  te:  conuenienteèche  nelle  cofe  publiche,  &  priuate  de  parenti  ,pa- 
tre  i,  6c^ amici  prendiamo  allegrezza, ò  triftezza,  piacere  ,ò  difpiacc- 
re)  :ondo  11  cali,  che  alla  giornata  occorrono,  &  che  ne  facciamo  dimo- 
ila onc  eileriorc  di  congratulatione ,  o  condoglienza  :  ma  come  detto 


\Ji 


ICONOLOGIA 


habbiamoncli  nodn  Lhctti,6c  moii  d'aiini;o  ,dobbismoraI]egrarcicon 
Ix  moderata  Honefta  ,òicofiucnienza  de! decoro,  in  tal  mi.nieraJa  uirtti 
dell  aiUiiio,  li  \cdc:i  leinpre  iioraa  d'ugni  tcniyocoi-r.e  i'Ariiaranto. 

iiabòm^iio  d iicurlo  circa  li  decoro  dell'operare,  &  dei  parlare,  refta,chc 
tracciamo  anco  dei  apparo  circa  i  uiidare,  caininar,&:  comparir  fuora  tra  Je  \ 
gciiti,che  perciò  alia  gamba  dcf-ha.»  habbiauio  dato  il  graue  coturno, 
Òraiiu  liaiìlraiilc.nplicc  Aucco,ie  bcneHercole  lì  ride  inAriltofane  di 
B-*-cho  che  poituLuia  mazza  ,  &:iu  pei^e  del  Leone, con  li  coturni  alle,* 
g.imbc,  come  coleiproportiunate,  e.lieiido  la  pelle  del  Leone  Ipoglia  di 
j  erioiia  rbricnputandu  il  coturno,  molle-  ,&  delicata  ^crfona^pero dille 
gixHci'Qoic,  che  ha  da  fare  il  coturno  con  la  mazza.       ^  - 

sèdnon  potcns  fitm,arcere  nfum  '■ 

yìdcns  peliem  Lconìs in  croceo  fofit:;m, 
Ql'tì  mms  ì  quid  coturni.s ,  Cr  i loMaconuenlunt  ? 

Ma  molto  Dcne  a  Bacco  lì  conuicne  il  coturno,  che  da  molle  >&de]M 
cato  reputar  non  \i  dc;ue ,  perche  li  coturni  erano  portati  da  Heroi ,  come 
afieriiceliìdoro  la  cui  autorità  più  a  balio  difenderemo,  quindi  è  che  nel* 
li  tr.'gici  fpcciacoli  s'adoperauano,attefbche  nelle  tragedie  v'mterLengo- 
no  perlonaggi  grandi,  Heroi',  &  trincipi ,  per  tal  cagione  da  Poeti  viene- 
/timaio  dcgiJod'Heroijò^Plutarcho  nelòlmpofiò^.  q.  5.  riferircevche 
era  pr  rrato  dalli  Pcn telici  Ebrei .  'Friwim  en:n.  ar^rii  hoc  Vont.jcx  Max.  qui 
fejiis  dukp^sraltratus ingreditur  ìmnuli  pellcm auro  C0fit:5i,vn  indutus^  tunicamf; 
Ad  tcilos  fr }  tlnehter.ì gcjlans ,  c^"  cothurnos ,  niulta  aut^m  tiyitmciitda  dcferdefit cft 
-pejie^qm  piter fLmlubndim  fiìeyaum  edunt, rt (jr ^fud ncs . ;  Per  iiu;il : tLdii;'< 
di  e  uello  habito  gabbando-i  Piutarcho  iì  come  anco  Taci  ro  rcioccamcnu 
.irgur.ce  che  fullc  face  !  dote  di  Bacco  j^ortaro  daPicioi  j/J<_  Pontefici  ni  ' 
ijuel  iciijpo  con  molto  Ibo  decoro ,  Bacco  tenuto _da  Poeti  i.mboJo  di  ipi-    ^^ 
rito  d.uino  ,Pielìdentc  ancor  eflbdellcMufej  &pnmrllcrce, eh  habbiii 
trionfato  |  onar  potcLa  inlìcme  con  la  Mazza ,  &  felle  di  Lcr  ne  l'Heroi-l 
cocothurnojd:  pe.ò  in  poenejelcoltuie  antiche  vicriecol  coihLrno  iigu-] 
i-ato.  Virgilio  nel  fecondo  della  Gcorgica,  inulta  Bacco  alle  vendemiaici 
iJ.cendc gli,  die  tinga  lizco  le  grmbe  nude  nel  mollo,  leuuti'fì  li  coturni-  :, 
Jlrc  pater  0  Icìi^c  rcnfy  yudataq;  mi.fio  '  'I  , 

7  ìrige  mio  mccnm ,  due',  tiscrura  i  òthnrnis .  f  " 

Kelqual  palio  Pnbo  diccche  li  coturni  foni^certa  forte  di  calzarrentiat 
"tialcàt^cK.torCjpeich^  con  cfliancole  g^mbe circondano, &  fortificaiK 
la  forma  de  OLiaiiii  ve  :Ìe  nelle  ftutue  di  Bacco,&  di  Diana,taie  autori  tàd 
Vii-gilioA  di  [""robo  Ilio antichilsimoelpofltore,  ari eccano non  tanto pc 
iiioftrar  cheli  coturno  da  Poeti  fi  d..ua  a  Bacco  Iblito  a  portarli  li  come; 
baffo  più  a  lungo  iraLtcremo, quanto  per  notitia^che  il  coturno  era  fot 
lp>comx:  vno  itujàiecco  ,&  bcjrzachino,  che  cingeua-^  intorno  la  gain  i 
b^  ,  per  iìijo  la  polpa  ,]i  corife  nclf Ègloga  fcttin.aatrerma  V*i-giJionei  ; 
]d  quale  proinetCeu  Di^na.Cacciàtricc  vna  Statura  di  pulito  marmio  colcc 
tuVnp rollo. ■    ■'•"    *  ■""       "^      .......     ^.  .-..•,;....-. 

lenì 


DI  CEfJRE  RIP^.  ty>, 

Lemdemarmoretota 
Tuniceo  flabis  fu  ras  euin6ia  cothu  rno, 
EtqucftQdico  perche  molti  Autori  di  pezza,  tengono  che  il  coturno 
iblito  porrarfì  da  Heroi ,  Principi  >  oc  pcrlònaggi  grandi  ne  le  Tragedie 
fuflc  alto  come  hoggidi  le  pianelle  di  legno  da  donna  allVfanza  Roma- 
Iia,Spagnuola,  Venetiana,  Napoli  tana,  o  d'altra  natione ,  marsimamente 
d'ItaIia,come  tiene  Garloftefano  fopra  Baiiìo,de  ic  vefliari^  ilq^uaJc  att 
quelli  verfi  di  Virgilio  nel  primo  dell'Eneide . 

yirginibus  Tyrijsmos  efi  gefiare  pharetram  * 
^Parpureoq;  alte  furas  vincire  cothurno. 
Ouc  legger  vorrebbe  Turpureasq;  Epiteto  che  norji  /I<ronuicnc  alla  ro» 
ce  furas,poJpe  di  gamba  roire,per  bcììty  percioche  in  quefto  luogo  non  ii 
può  pigliare  in  quel  fentimentOjche  piglia  Horatio  nel  lib.4.  Ode  prima 
Turpureis  ales  olorihus  :  Et  il  Poetadell'Elegia  in  morte  di  Mecenate. 

,  *Bracchia purpurea  candidiora  nme ,  Perche  Tintentionc  di  Virgilio  è  ài  da« 

,  re  l'epitteto  purpureo  al  coturnojenóalla  polpa  della  gamba,  e  che  fila  i|^ 
vero  nell'Egloga  iettima  dic€,  Puniceo  coturno  «  Color  grato  a  Diana» 
sì  cornea  tutte,  le  donne,dice  il Turnebo  lib. 28. cap.  16.  dei  fuogiornak: 
vorcbbe  poi  Carlofiefano  leggere  ^Ito,  in  vece  di  w^/re,immaginandoiij> 
che  il  coturno  fuile  alto  di  terra  ,fotto il  piede,  ma  il  coturno  è  alto  dal 
piede  per  fine  alia  polpa  della  gamba ,  però  dice  Virgilio  ^hé furas  -vinci 

,  re  coturno  ì  sì  conferma  da  Turnebo  nel  luogo  fopra  citato,  confidenn» 
do,  che  Diana  cflendocacciatrice andana fuccinta con  la  vefta alzata  fo- 
pra il  ginocchio,  per  io  che  hauendo  detto  Virgilio, che  Venere  haucua 
raccoltala  veHa  fopra  li  ginocchio,  pensò  Enea  chefuffe  Diana  caccia-* 
tnce,  però  le  addimando  fc  era  forelia  di  Febo .  e^«  7^  b  osi  i  far  or .  E  per- 
che la  verta  era  alzata  fopra  leginocchiaportaua  gli  alti  coturni  ;  acciò 
non  fi  vedefiTero  k  gambe  nude .  Cum  autem  fapr-agenua  ejfet  fublata  vt-Jils^ 
ideo  altos gerebat  cothurnos ,  ne  cruribus  nudis  cerneretur  :  Ecco  dunq uè ,  che 
li  coturno  era  come  vno  fliualctto,  che  copriuala  gamba,  non  altrimenti 

,alto,  &grofix)jComc  tiene  lo  Scaligero  nella  poetica  hbro  primo  cap.i^* 

!  dicendo  che  il  coturno  era  grolfodi  tal  maniera,  che  con  la  luaaccefiio-j 

ne  d'altezza ,  s'vguagliaua  la  grandezza  de  gli  Eroi ,  &  foggiunge  fé  tale 

lèiUto  il  coturno,  m  che  modo  Virgilio  di  quello  calza  la  cacciatrice» 

[laquale  deue  efière  Ipedrdfsima ,  Si talls fusvit cothmnus ,  quomodo  yen  ttri- 

ron^eo calceat  P'irgiliiLSy  quanidecet efje  e.xftditifsimami  Quafì  che  Virgilio 

non  iapeiTe  di  qual  fatta  fuficro  li  coturni ,  che  a  fuo  tempo  fi  viàuano,  &• 

nelii  Teatri,&  Cerci,  fpefio  (ì  adopera ;«:ano  in  lapprcfentando  gli  atei  pu 

iblicidi  efquifite  Tragedie,  &  pure  Virgilio  non  (òiamente  noiiiinailco- 

•turno,  malodcfcriue  nelli  fudecti  tre  luoghi, &  chiar.:mciitelod.iaIic 

cacciatrici,  di  modo  che  non  potcua  efi^e^e  alto  come  le  pianelle  di  le^nj 

lì  donna,  ma  con";  e  egli  diceveft!ua,&  cingeua  la  gamba  per  fino  aha 

.x>lpa  .•  che  iitirufie  il  coturno  in  forma  di  iiiualetco  pigliafcue  ind.cio 

t        nci^ 


t^t  ICONOLOGIA 

rcli'Elcgia  fuddctta/m  mercedi  Mecenate  attribuita  da  alcuni  à  Caio  Pc 
done,  neiiaaualc  il  coturno  di  Bacco  è  chiamato  iiandalio  fatto  ancor  ei- 
IbaguiladiDorzaciiino. 

•argentata  tuos  etiam  fandalia  talos 

yinxerunt  certe  :  necputo ,  "Bacche  negas . 
EtFilortratone  l'imagine  9. de  gl'Amori  daaCupidoilSandaJioind* 
rato  in  vece  di  coturno  .  L  Autore  degli  Adagi;  in  quel  prouerbio.  (/)' 
turno  verfatilior .  Diaiofira  che  fufle  alto  da  donna ,  &  per  pofaruifi  bene 
fufle  di  quattro  angolijina  non  so  che  maeftro  di  pianelle  gle  Thabbia  det 
to ,  non  adducendo  niuno  autore  antico  per  teftimonio  non  è  da  predar- 
gli credenza ,  tanto  p:ù  che el'plica  quel  prouerbio  con  friuola  ragiono» 
che  il  coturno  fiaveriatiie  per  dir  coli  ageuoie  a  uoltarii,*r,riuoltar- 
a  i  perche  fi  accommoda  ad  ogni  piede  finiliro,  &  deflro ,  tanto  di  don- 
na coiue  d  huomo .  E  uero  che  il  coturno  è  atto  ad  ogni  piede ,  comt  di- 
ce Seruio  nel  pr.dell'Encide,fi  accomoda  al  piede,  vll'huomo  ,  &  del- 
ia donna>  come  nferiibe  Suida,ma  none  vero  che  per  quella  cagione 
d.cafi  Qthurno  verfatilior ,  che  fé  quello  fulle  tanto  fi  potrebbe  dire  Socco 
rerfatilior  y  perche  anco  il  zoccolo  s'accommoda  ad  ogni  piede  dritto,  e 
fìnijflro ,  &  lo  poflano  portare  huomini,  &  donne .  Che  fufii  da  donna  li 
ibcco  )  è  notilsimo  poiché  da  gh  Autori  fc  gli  da  epiteto  muliebro  . 
Apuleio  dice  d' vno  che  per  parere  donna  portaua  vna  velie  di  feta ,  i  ca- 
pelli lunghi,e'l foccolo  mdorato .  Vitellio  Imperatore  fcalzò  MefTalina 
togliendoli  vn  zoccholo ,  che  feco  lo  portaua ,  &  fpeflb  baciaua .  Plinio 
talia  il  luflb  delie  femmme  nel  Jib.p.  cap.  3  5 .  che  portalTero  le  gioie  nelle 
pianelle, &nellilòccoli,& nel lib.57.cap.i.  Super ommamuliebria focculot 
irdiicbat  è  margaritis .  Che  lo  portaflero  anco  gli  huomini ,  raccogliefi  da 
Sei.eca  narrando  di  Ceiare,che  porge  il  piede  finiftro  a  Pompco,Perfo 
acciò  lo  bacialTe  per  moftrare  il  zoccolo  doro  che  porta  uà  ornato  di 
gemme;  EcSuetonionei  cap.5i.riferifcediCaligola,che portaua hor  il 
coturno,horail  zoccoiojl'iftell'o  Autore  nella  vita  di  Claudio  cap.  8. oue 
racconta  de  gli  linacchi  Fatti  a  quello  Imperatore  per  ifcherzo  da  conui- 
tati  giouani  impudichi  >  fecondo  il  Sabellico  >  dice,  che  mentre  dormiua 
il  giorno  foJeuano  mectcrgii  nelle  mani  li  zoccoli ,  accioche  in  vn  fubito 
ftegliato  fi  firogoJafie  la  faccia  con  quelli  :  sì  che  portandolo  huomini,  C 
donne  tanto  dir  \\  poma  ,  Socco  verjatil/or ,  ma  dicefi    Coturno  yerfatilior^ 
cioè  ageuoie  più  che  vn  coturno,  s'accommoda per  ogni  verfo  piùchc» 
vno  ftiualetto,  perche  i\  coturno  come  ftiualetto  fi  calza  in  ogni  gam- 
ba, fi  volta, &  C\  riuolta,&  fi  riuerfa  ageuolmente^come  pianella  da  don- 
ra  non  fi  potria  riuerfarc  ne  accommodare  al  piede  dellhuomo ,  ma  folo 
à  cjLello.della  donna,  perche  veggiamoche  gli  huomini  non  fanno  cam- 
ni  rare  con  le  panelle  alce  da  donna,  alle  quali  pianelle  H  come  non  fc  le 
può  applicare  quella  voce .  Verfatiiior  .  Ancorché  saccommodiad  ogni 
p  r^e  firjifiro5&  deflrojche  ciò  lana  parlare  improprio, &  communc* 
iid  cgni  pianella^  ancorché  balìa  ,  perche  quelle  ancora  s'uccommodi 

no 


i 


DI  CESARE  RIPJ.  />(> 

Bo  ad  Ogni  piede,  meglio  che  le  altc,&  più  ageuolmentcrcnza  pencolo 
di  cadere:  co  fi  meno  fi  potrebbe  quella  voce  verfatilior  applicare  al  co- 
turno Te  fuile  altOj&  groflb,  come  la  pianella  da  Donna  >  è  vero  che  vaa 
volu  Giuuenale  nella  Satira  fefladicc. 
Brcuiorq;  yidetur 

yirgineTygmeanullis  adiutacothuYTiis , 
Ma  non  per  quefto  ne  feguccheil  coturno  tragico  fuflc  flato  alto, 
comevna  pianella  da  donna  ,  perche  li  poeti  erano  tanto  auezzi  à  pi- 
gliar mimicamente,  con^  parlar  figurato  il  coturno  portato  da  perlò^^ 
naggi  grandi,  &  fupremi,  per  l'ai  te22a&  grandezza,  che  Giuuenale  la 
quello  luogo  l'ha  prelb  per  l'altezza  materiale  ,  intendendo  che  la^ 
Donna  pare  più  piccola  d'vna  pigmea  ,  fenza  aiuto  di  qualche  altez* 
«a_>.  Per  prouare  che  non  fuile  materialmente  il  coturno  alto  ,  co- 
me la  pianella  da  donna  douriano  baftare  ,  Vi  tre  luoghi  di  Virgilio, 
aggiunta  l'autorità  di  «Probo  ,  che  nel  fecondo  della  Gcorgica  dic^ 
(otburni  funt  calciamentorum  genera    Fenatori  afta  ,  qmbus  crura  etiam^ 
muniuntttr  y  cuius  cale  lamenti  effigies  efl  infimulacris  Liberi  >  c^*  Intana, 
Et  Seruio  ,  che  nel  primo  dell'Eneide  afferma, che  fono  iliuaJctti  di 
caccia-, .    [othurni  funt  calciamenta  venaiori/t^  .    Ilche  dichiara  ,  ch^ 
non  fuflero  alti  come  le  pianelle  da  donna,  perche  con  fimile  altéz- 
za non  lì  può  correre  fopra  colline  ,  luoghi  làfìòiì,  6<^  fpmofì,  Coa- 
tuccQciò  voglio  che  lo  prouiamo  con  altre  autorità.  Da  Plinio  libro 
feccmio  Cap.  20. /i  comprende  pure  che  non  fuflero  alti  come  le  pia- 
nelle da  donna, oue  egli  racconta  d'hauer  veduto,  Athanato  Hiilrio' 
ne  huomodi  cinquanta  anni  comparire  in  Scena  per  fare  oftentatio- 
ne  delia  lua  gagliardia,con  vn  corfaletto  di  piombo,  &  con  li  coturni 
di  cinquccen co  libre,  brutta  viUahaueriàno  fatto  li  coturni  di  cofi  gran 
pefo  fé  fuflero  flati  grofsi,  &f  alti  ,come  le  pianelle  da  donna  Icon- 
ciamente  aflettati ,  ma  perche^  doueuano  efl^ere  a  guila  di  ftiualetto» 
\  aperto,  chefl  cinge  lino  alla  polpa  della  gamba,  doteuano  cflere  aflet- 
'  tati,  &  più  ageuoli  aliagamba,6i  doueuano  comparire  ccn  proportio- 
'  re  ,maflimamentecolcorfaletto,col  quale  molto  bene  veggiamo  nel- 
,  le  llatuc  antiche  d'Eroi,  &c^  Principi  h  coturni à  foggia  di  fliualetto, 
'  a  foggia  di  pianella  alto,  CS:^  quadrato  in  angoli,  come  dice  Aleflandro, 
ab  Alexandro,non  le  n'è  mai  veduto  niuno ,  nell'altra  lòrte-»  veggo.i/i 
!  tuttauia  mfimte  fcoJture  d  Imperadori ,  di  Mule,  di  Diana , &  di  ii.tc- 
'  co,  del  quale  coturno  di  Bacco, oltre  gii  Autori  citati  ne  fa  mentioni^ 
_Veìleio  Patercolo  nell'vltimo  libro,  ouenarradi  M.  Antonio, che  vo- 
leua  eflere  tenuto  vn'altro  Bacco  ,  &  perciò  portaua  tra  le  altre  cofc 
attinenti  a  Bacco,  li  coturni.  Cumautan  nouurn  c(fe  Iberumfatrem  ap^ 
fellari  ii^f/ijet y  cum  redimitus  hedera ,  coronaq;  veLtP.s  aurea y<^  Thyrfuf?t^ 
tenensyCOthuYtùsq;  fi'ccintus  jcuyru  velia  Iter  futer  vcdus  tjt  ^Jexanirt^, 
£t  Cornelio  Tacito  neli'vndccimo  de  gli  Annali ,  dice  di  MeiiaLna-^ 
^'-  t     2         mo- 


0»  t 


f«o  ICONOLOGIA 

«loglic  dì  Claudio  Imperatore ,  che  celebraua  in  caia  la  fcfta  dclJa  vcn- 
dcnimia>&  chea  guilà  di  Baccante,  col  cnnelparlb^  Icollando  il  tirib 
apprelio  Silio  incoronato  d'edera  ,  portauai  coturni,  &  aggiraua  lutc- 
fla  facendogli  flrepico  intorno  vn  coro  di  Baccanti.    Ipfa  crine  fluxo^ 
Thyrfum  quatiensy  iuxtaq;  SyliusHedcra  yin6Ìus  jgerere  cothurnos  ,  iacerc^ 
taput  ferpente  circuin y procaci  ,choro  .      Simili  Baccanti  con_,  coturni, 
Tcggonfì  nelli  marmi  antichi  di  Ro-ma  ,  quali  non  hauenano  potu- 
to laltare  ,  &  correre  funolamente  negli  giuochi  baccanali ,  Ib  il  co-" 
turno  fullb  flato  alto  come  le  pianelle  da  Donna  ,  rileuato  aliai ,  co- 
me dicono  alcuni  col  luuero  ,  e  con  altra  materia  di  legno.  Dican- 
mi  vn  poco  quelli  tali,lalIhndo  da  parte  le  Cacciatricì ,  &  le  Baccanti; 
jfc  il  coturno  folle  Itato  alto,  &  folleuato  alFai ,  come  hauenano  potu- 
to combattCìe  per  monti,  campagne,  o  forertc ,  le  Amazoni,  lequa* 
liportanano  in  guerra  gli  feudi, come  me^ze  Lune,&  li  coturni, co- 
me racconta  Plutarco  nella  vita  di  Pompeo.    In  hac  fnzna  ^mar^oncs  à 
%S^€ontihus    Thermodonti  fluuio  acci'.b.mtibtis  profcCi^  auxilio  yenijfe  perhi^ 
bcntitr  'Barharis  ,  qi'ippe  à  pralio  ,  dpm^  fpoLi:i  Barbaronim  legunt  I{o'mmi 
*Peltns  <t^maxonicas's  cotburnosq;  repericre  .    Certo  e  he  con  le  ftampellc 
fotte  li  piedi  non_,  poiTono  andare  a_  combattere ,  ne  hiionini  ,  nt-r 
donne,  lequali  ne  i  loro  giuochi  della  cieca,  nei  palsi  alquanto  dit«   J 
iìcili>c-»  nel  voler  elle  camminare  in  fletta,  noii^  che  correre,  fi  he- 
nano  le  pianelle  ,  ancorché  balle  di  fuuero  :    Onde  apparifce  che  il 
coturno  bifogna  che  foUc  fatto  a_»  guifa  di  lliuaietto,  6^  borzacchi- 
Tio  fenza  alcuno  folleuamento  fotco  la  pianta  ,  nzì  piede  ,  &c^  fé  Ifi- 
doro  nel  i^.  libro' Capitolo  ^4.  dice  che  erano  fatti  a  guiia  di  pianel- 
le ,  ha  torto  in  quello, hi  ben  nel  rello  ragione,  che  ivlàiferoi  Tra- 
gici  nelli  Teatri ,  6cf  gli  Heroi  ,  come  elio  afferma»».     Cothurni  funi 
tjuibi^s  cdciabantur  Tragadiyqui in  Tbeatro  difiuri  erantyct  alta  intonantifj'f  voce  ' 
tantaturi  y  eflenim  calciamentum  inmodum  crepìdamm)  quo  Heroes  vtebantHr.  \ 
Nel  qual  teflo  parla  in  tempo  ^2iX^io  ,Calciabantur  y  vtebantur .  Come^  j 
chea  fuo  tempo  non  li hauelle  veduti  inTheatri  .    Vfati dunque  da  Tra-  ! 
gici  fotto  pedbnaggi  d'Erroi,  ne'  Theatri  ,  è  da  credere  che  Virgilio 
piìi  uolteli  vcdclfe,  &fapeire  molto  meglio  de  gli  Autori  più  moderni, 
con.e  fu/fero  fatti  ,  <5,f  che  non  fu  lì  ero  in  altra  foggia  che  mqueikJ 
daluidcfcritta,a  guifa  di  lliualetto  , S,^  borzachino,  onde  commune^' 
mente  apprellò  gli  Autori  vulgari  ,  palfa  lo  lliualerto  lotto  nome  di'.  , 
coturno,  delia  CUI  forma  habbiamonoi  fatto  difiegnarc la  nodra  tigu- J  jl 
ra  del  decoro,  contentandoci,  quandoci  fiano  altri  di  contrario  parere; 
d'errare  con  Probo,  Seruio,&c^  con  Virgilio  iHellc)  ,chc  fopra  iaperoi 
con  Autori  modci-ni,  che  non  hanno  veduto  li  coturni  ne  tempi  che  fi' 
vfauano,  conle  vidderoSeruio,  Probo, &  Virgilio,  ilquale  dice  che  li  co- 
turni di  Diana ,  erano  di  roub  colore .  e  tal  coioreanco  è  molto  prooor- 
tibr.a£o  a  Trirgici  rappref cntamcati ,  sì  perche  ui  eiìì  vengono  eipofti 

faa- 


i 


DI  CESARE  RIPA,     ^       »0/r 

{àxiguinofi  cafì  ,sì  perche  vi  s'introducono  Imperatori,  Re,  Principi ,  o 
pedone  fublimi  a'quaii  conuienc  la  porpora,  6^  però  il  coturno  e  ibcu  ai'- 
legnato  da  Poeti  >  a  penonaggi  grandi ,  si  come  il  focco  aperroac  poii  a- 
ue,ciuili,  &  di  minor  quali  ti . 

La  onde  per  venir  ai  lìgnifieato  de  la  noilra  figura  ;-porcaiid9  il  deco-  -, 
ro  ne  la  gamba  dritta,il  grauc  coturno ,  denota  ciie  i'iiuomo  più  p^tcarc,, 
Bobile,&  ricco  per  Tuo  decoro  deuc  andarecon  habito  nobile ,  conuciiC" 
uolead  vn  par  Tuo,  portando  n»  la  iSniftra  ù  femplice  Tocco,  denota  clic^ 
rhuomodiminorforza>&di  bafla  condì tione  deue  andare  pofitiuamcn-' 
tc,^non  fpacciare  del  nobile,-6c  del  Principe  >&  ciafcuno circa  l'iiabi- 
to  deuehauerriiguardo  per  olTeruanza del  decoro, à  l'età,  &:"  al  g.ado»- 
che  uene,fuggeiido  Tempre  reftremo  tanto  di  quelli  che  fprezzauo  il  cui 
to  de  la  lor  perfona  ,  i  quali  non  fi  curano  d'efièr  rcduti  con  habiti  vili> 
lQrdi,mal  Jegati,quantodi  quclli,chefc l'allacciano  troppo, adoperando 
particolare  ftudio  in  pulirli ,  &  farli  vedere  ogni  di  con  habiti  nuo  jì  ,  &: 
attillati  .  Catone  vticenfe  diede  nei  primo  eftrenio,chc  non  ofleruò  puii 
to  li  decoro  da  Senator  Romano;  poiché  fé  n'andaua  troppo  a  la  carlona, 
camminando  con  gli  amici  in  pubiico  fcalzato  con  vnaiòlavclle,difo-. 
pramalcintacon  vna cordella, si  come  dice M.  Antonio  Sabellica^libv- 
fecondo ,  &  Afconio  Pediano,&  Plutarco  riferilce,chc  andaua  per  STforo 
cinto  in  vna  toga  da  campagna,&:  in  tal  guifafenz'altravefta  fotto,  tene- 
ra ragione  in  tribunale  ;  Siila  è  anco  nprefo  5  che  eflendo  Imperatonsj^ 
d'eflerciticon  poco  decoro  del  luo  grado  fpall'cggiaua  per  Napoli  con** 
vnmantello,e in  pianelle.  Ne  l'altro  eftremo  diedero  Caligola  Nerone, 
&Heliogabalo  Imperatori  >  liquali  compariuano  con  habiti  figurati  di 
varii  colori  conueneuoli  più  ad  vna  lafciua  doHna  ,che  ad'vn  maclieuo- 
Ic  Imperatore;  ne  mai  gli  due  vltimi  portarono  vn  vefiimento  più  dVaa- 
volta ,  &  Pompeo  Magno  ancor  cflb  viene  da  M.  Tullio  ad  Attico  lib.^ 
'  Epifj. notato  pervano,&lafciuodalecalzette,dallefafciebianche,&  da 
la  veilicciola dipinta, che  con  poco  decoro  d'vn  fupremo  capitano  par 
fuo  portar  folca , de  lacui  verta,  fé  ne  burla  ne  la  16.  Epiftola .  Tompeiuj^ 
togulàm  illam  pi6iatnfilentio  tuetur  fr.am-, .  Publio  Clodio  parimente  da  Ci-- 
cerone  vien  biafiraato,  perche- portaua  le  calzette  roife  ch'i  lui  non  li 
conueniuanG>come  Senato  re,  elfendo  quello  colo  re  da  giouaai  ,a'quali 
perche  fono  in  età  più  frefca,fenz'alcun  gradone  lecito  portare  veflimea- 
ti  belli ,  &  colori  allegri ,  &  vaghf ,  ma  però  anch'efsi  non  deueno  trapaf- 
fare  i  termini  della  modefiia,  in  pulirfi  ,afiìmigliandofi,con  ricci,&  ciuf-* 
fi,5c habiti  troppo  lafciui  a  fcmine,douendofi  ricordare,  che  fono  di  n.v 
turapiù  nobile.  Diogene  vedendo  vn  giouane  dedito  a  fimile  vaniti 
d'habiti delicati  ,&  abbellimenti  feminili,gli  dilfe .  "ìslon  puda  decermi, 
luam  naturar»  ipfam ,  de  te  ipjo  fiatuere  ì  Se  quella  vanità  d'habiti ,  vicn  n- 
:ìrefaingiouani,inCapitani,&  Principi,tanto  più  anco  faranno  ripre'ì  i 
t^ilofoii^6tX)QUpri,.ciiecoiihabUQ  conforme,  al  decoro  de  Ufapicn^a. 

P    ^/        lua 


i«*  ICONOLOGIA 

lionanderanQ«,aftencndc)!ì  però  da  ]a  Ibrdidezza  di  Diogene  Cinic»j 
oc  d'Eyaminonda  lordi  Filolòii,  che  rciii};.rejX)rtauanoviia  mcdeiìmà 
vefla,  de  quali  non  fu  piìi  pulito  Socrate,  clie  icalzoie  n'andaua  muoko 
in  vna  vefÌaditela,opiù  :oflolacco_,dena\^del  quale  tal  volta  dormi  uà 
Ja  notte  ne  le  ftrade  per  li  banchi^  o  lopi'a  qualche  poggiuolo  co  poco  de- 
coro .  Ke  folamente deuefi  oh'erua.-e  il  decoro^nc l'andare  fuorajcirca l'ha 
b-Lon^a  anco  circa  il  moto,  Icruendofi  con  bel  modo  del  coturno,  cioè 
de  la  grauità,  abhorrcndo  rcftrema  granita  di  coloro ,  che  portano  la  vita 
loro  alta,  tclà^tirata,  tutta  d'vn  pezzo,  che  a  pena  fi  muouono,  &  paiono, 
a  punto  ch'haboino  la  telìaconliccata  in  vn  palo,  tanto  che  fenza decoro 
muouono  a  nlb  chi  li  vede,  ne  meno  prender  fi  detiein  tutto  il  Tocco, 
cicè il paflò di  perfone  balievilijda  Jachè,6L"ftafiere,ma  (ì  deueportar 
vgua!n.ente  il  ibcco,  &(^  il  coturno,  cioè  temperare  la  granita  col  palio 
ordinano  di  pcrlbnc  pou  tiue .  Horatio  ne  la  Satira  5 .  del  primo  hbrojcon 
dente  latirico,morde  Tigellio  Sardo ,  che  non  haueua  modo  nel  cammi". 
narcj  horacamminauapian  piano,  che  pareuafullevn  Sacerdote  di  Giu- 
none, &f  horacamminaua  tanto  veloce,  che  parca  fuggilTc  dalinimici» 

"hlil  (qiaU  homini  fuit  illi^fxpe  velia  qui 

fumbat  j  fugiens  hoflem  cperficpe yelut  qui 

lunonis  facra  ferrc, 
'A  le  donne  s  i ,  che  fi  conuiene  la  grauità  ne  l'andar e,e'l  pafTo  tardo  pe^ 
maggior  lor  decoro ,  &  per  quello  molta  ragione  hano  a  portare  le  pianel 
leaite,che  ritardano  il  pafTo,  ne  lall'ano  caminare  m  fretta  ,mai'huomo 
deue  Geminare  virilincnte  col  paflò  maggiore  de  le  donne  :  M. Tullio  (  sì 
come  nferifce  il  Petrarca,ne  le  opere  latine  Iib.2. trattato  ^.cap,^  .^vederi 
do  che  1  Lilia  Tua  figliuola  camminaua  vn  poco  più  forte  che  non  (ì  con- 
weniua  al  decoro  d'vna donna,  &  per  lo  contrario  Fifone  luo  manto  pili 
Jentauient-c  che  non  fi  conueniua  adVn  huomo,tafsòambedùi  con-j. 
vn  medelìmo  motto,  dicendo  in  prefenza  di  Fifone  fuo  gcneroà  la  fi- 
gliuola, ò  coli  cammina  <i,x  homo,  d^mbulart  yir ,  Volendo  inferire 
che  cifa  doucua  caniinar  piano  dafemina  ,  6(^  Pilone  più  pielio  da^ 
il  uomo . 

Ckre  di  ciò  il  coturno,  &  il  foccd  molto  bene(ì  conuiene  allafìgrra 
del  decoro,  come  fimbolodel  decoro  poetico,  poi  che  li  poeti  non  han- 
no con  altri  flromcnti  fatta  diffintione  da  vna  ibrtedipoelia  ali'aicra,chc  j 
col  coturno,  3i  col  locco,  da  vnagrauead'vna  men  grane  attionerperchc  j 
il  coturno  fi  come  habbiamo  detto  crada  Tragici  poemi ,  ne  quali  v'm-- 
tcruengono  per  fondamento  principale,Principi,e  pcribnaggifupremi, 
dico  principale,  perche  v*interuengonoancofcrui,lchiaui,baiie>&  Peda- 
gogia :  £t  il  foccocia  de  comici  poemi,  ne  quali  v'interuengonoper-ì 
Iòne  p.iuatCi& infime,  &  j^rcheinqueftì  iì  tratta  dicole balie,  dome-I 
/l;ch!.',6  n.iTiilian  con  flile  parimenti  balio,  pigliafi  il  focco  per  figai'»,' 
iicatod  \n  parlane  balio;   Et  in  quelli  perche  fi  trdtwdauucnimciiit  oc-J 

ccrii    1 


hi. 


DI  CES ^ RE  RIT^:        iSs 

tord  tri  Heroi,  &(_  Principi  con  ftiJe  più  graue,  pigliafi  il  coturno  per 

ÌQ  parlare  lònoro,  perfetto, 6^  fubJimc,Qnde  chiamali  da  Poeti  grande 

&aito. 

Ouidio .         ^Ita  meofcepno decorata alto^ycothurno  . 

Horatio  nella  Poetica  .  Uunc  foca  coefere  -pedemigrandesq;  cothurni. 

Intendendo  de  Ce  mici,  &  Trag)ci>  &  iJ  Petrarca  nel  medefimo  figni 
ficaio  Ji  piglia  per  bafli,  &  lublimnngegni,  inquei  verfo. 
tJ^ateria  da  coturni ,  e  non  da  [occhi . 

Di  modo  che  \i  coturni,&  \i  locchi  applicando^;  non  tanto  a  Thabi- 
to^quantoa  la  figura  del  parlare, vengono  ad  effere  doppiamente  limbo 
]o  del  decoro  poetico,&  vn  compendio  d'ogni  decoro,  perche  li  Poe- 
ti eccellenti  ofleruauo  il  decoro,  ne  le  poefie  loro,  in  qual  fi  voglia  cofa» 
nel  coftume  de  le  opere,deI  parlare,  &  de  l'habit  o,&  procurano  di  mai 
partire  dal  decoro  debito  a  ciafcuna  perfona,che  fé  per  errore  dal  debito 
decoro pariono,fono  notatii  loropcrfonaggi  di  imptrfettione,fi  come 
nota  Arifiotile  ne  la  fiia  Poetica,  il  pianto ,  3^  i  lamento  d'V^hrfe  nella 
Sciila,perchead'Vlifl^e,comeprudenic,e  faggio  nonconueniua  piange 
re,6i  lamentarli  vilmente:  E  però  dice  Arifiotile.  Indecoriatque  inconue" 
mentis  moris  f^ly/sis-emlatioin  cylla.  Viett  notato  parimente  Homero  da 
M.  Tullio,pcrcheattribuircaa'Deiattioni,che  macchiarebbero  anco 
gli  huomini,come-rifl"e,ire,di(renfioni,im>idie,&  difonefti  affettijdiche 
ne  vien  anco  biafimato  da  Empedocle,^  da  Senofane,  ne  è  marauiglia , 
che  Eraclito  Filofofo giudicale  Homero  degno  d'ellere  fcacciatoda* 
Teatri,&  meriteuole,chegli  fufiTero  dati  de'pugni ,  &  fchiaffi,come  ri 
ferifce  Lzcrtio.  Homerumq;  dicebat  dignum  qui  ex  certaìninihus  etfceretur,co 
laphisq;  cederetur.  Non  peraltrojche  per  lo  mancaniétodel  decoro,che 
nel  reftoè  mirabile  più  d'ogn'altro  d'intelletto,  &:  d'eloquenza /Manca 
/ìmilmenteneldecoroa  mio  parere  Sofocle  m  Aiace,  oue  introduce 
ITeucrofigliod'vnalchiaua  fratello  naturale  d'Aiace  a  contendere  con 
Menelao  Re  fratello  germano  d'Agamennone  Imperatore  fenza  rifpet 
to  e  timore,rifpódendogli,come  fi  dice>atupertu,e  febenfacheMenc 
lao  partendo  al  fine  dica,che  è  brutta  cbfa  à  dirli^contendere-con  vno  di 
parole>che  Ci  pofia  domar  per  forza, 
*  ^beo,nam  turpe  auditu  fue  rit 

Verbis  cum  eo'rixariyquem  yi  coereeve  pojfis . 

Non  perquefto  fi  sgrauadital  bruttezza  perle  molte  ingiurie  rice- 
uute  già  dal  ludctto  TeucrOjmafs'.mamente  che  gli  rilpofe  co  maggior 
arroganza dicédo,&  a  me  ècofabruttiiiimaad  vdire  vn^huGmoftofido 
^pagete-^nafìì  e>^  mìhittirpifsimum  efi  aiidlre 
tìomimmfloiidum  inania  vcrba  cffutientem . 

Nelle  quaH  parole-non  vie  decoro,  nedal canto  di  Menelao  Rea 
contendere  aJungacoaTcecH)  IbWato  ptiuatofenzagrado  alcuno;nc 
dal  canto  di  Teucro  é  verifimile,  ch'egli  d'ordine  infimo  nella  greca  mi 
litia^  leniplice  fagittàrio  (cooìcfi  racc.oghe  da  Homero,  &  dal  medcmo  • 
L  P    ^-       Sofocle- 


iS4  ICONOLOGIA 

Sofoclc^priuo  di  for2c,&di  icguito  haueflc  ardire  di  contraftarc  con  vn 
Re  fratello  dcirimperadore,e  fulTc  tato  sfacciato  che  gli  dicclTe  fenza 
nTpetto  mille  ingiurie>e  tanto  più  manca  Sofocle  nel  decoro  quàto  che 
poco  dopo  replica  Teucro  orgogliofamentc  all'i  fteflblrapcradore  uan- 
tando/ìd'eflernatonobile,rinfacciaad  Agamennone  che  fia  nato  diPa 
dre  empio ,  &  di  madre  aduJtera,&  di  più  gii  minaccia  fenza  conuene- 
uolecoftumedi  rifpcttofo  vaflallo,có  poco  decoro  derimperatore,ckc 
con  la  fua  imperiale  autorità  giuftaméte  per  l'ingiurie  &  minaccie  lo  pò 
teua  far  prendere,e  gafti^arc,lè  ben  Teucro  fuffc  flato  fupremo,e  titola 
tononchepriuatoluddito,comeera. Hora  ficomeil  giuditiofo  Poeta 
cerca  dare  a  li  perfonaggi  de'fuoi  poemi  il  coftume  conueniente,con  ha 
uercuradinou  attribuire  aquelli  cofafuor  deldccorojcofinoicon  giù 
ditio  doueniD  guardar  bene  a  quanto  ci  fi  conuiene  fare ,  acciò  non  re- 
itiamo  bla  fi  mati  nelle  noftre  attioni,come  quelli  Poeti)Chc  volendo  in- 
trodurre perfonaggi  ad  eflempio  delle  attioni  humanc,  li  rapprcfenta» 
no  iCiiZa  il  debito  coftume  con  poco  decoro. 

DOMINIO    DI    SE    STESSO. 


■«^i^P* 


DI  CESARE  RIPA.       i/j- 

HV  O  M  O  i  federe  fopra  vn  leone,che  habbia  il  freno  in  bocca,  & 
regga  con  vna  mano  detto  freno,&  con  l'altra  punga  cflb  Leone 
con  vnoftimolo. 

Il  Leone  prcffo  gl'antichi  Egf  tti  j,f  u  figurato  per  ranimo,c  per  le  fua  for 
a:e,pcrò  il  PierioValerianodice  veder/i  in  alcuni  luoghi  antichi  vn  huo 
mo  figurato  nel  modo  detto,per  moflrare,che  Ja  ragione  deue  tenere  il 
freno  ali'animo,oue  troppoardilca,  e  pungerlo  oue  fi  inoftri  tardo ,  e 
Sonnolento. 
DIFESA  CONTRA  NUMICI,  MALEFICI,  ET  VENEFICI* 


DONNA  che  porti  in  tefta  vn'ornamcntocontefto  di  queflc  pie 
tr€pretiofe,d'Amatide,di  Gagate,d'Agata,&  Diamante,  porti  al 
collo  li  coralli,  in  mano  vna  pianta>  che  habbia  la  cipolla  bianca ,  detta 
Scilla,o  vero  Squilla,a  piede  vi  fia  vna  Donnola,  che  tenga  in  bocca  vn 
ramodiruta.  Dcl'Amatidepietrafimiital'alume  ScifiJlo,dice Ifidoro 
lib.  1 5.  Gap.  lo.ehcè  buono,&  refifte  cótro  ogni  malia  di  maghi,  del  Ga 
gate  dice  Bartolomeo  Anglico  lib.  j6.  cap.4p.che  vaie  cótra  le  fàntafmc 
éc  iontr^  T^Hrias  Demonumvexadones:  Ut  n^ì  lib.ia.cap.  pr.  dice  che 

l'Aquila 


iStf 


ICONOLOGIA 


l'Aquila  oltre  la  pietra  Etite  )  pone  anco  nel  fuo  nido  l'Agata  per  c'o^ 
ftodirlo  dal  v^nenofo  morfo  deT;;rpenti.  Ma  io  ho  oppenione,  che  equi 
uochi,  ponendo  il  nome  d'Acathe  in  Juogo  di  Gagate,  impercioche  Ja 
pietra  Etite  Aquilina  è  anco  da  PJinio  chiaiBara  Gagate  neldecimo  Jib. 
cap.^  .  Lapis  <t^±tite  qnem  aliqui dixen  Cjagat e w.'N òdi mtno  V  habbiamo  pò 
fta,pcrchel'Achate,o  Agatha,chedirvogliaroo,vale  centra  il  veleno  aa 
cor  eira..&  contra  il  morlodeJi  icorpioni,come  dice  Plinio  Jib.j 7.  cap. 
decimo. Del  diamante,iliudcttolfidorolib.i6.nel  cap. oue  tratta de'cri 
iìalli>dice,  che  Icaccia  variepaure,&refiftea  l'atti  m^kàchc,  Mctus-va- 
rios  expellit,&  maltficis artdus  ohuiat.  Del  corallo  Bartolomeo  Anglica 
llb.  1o.cap.5_J  dice  Contra  diaboHca,&  varia  monjira  T<?/e?,yale contra  va* 
rij  &  diabolici  moftrijdeirherba  Scilla  Plinio  Jib.20.  cap.  9.  Tythagorat 
Scillam  in  limine  quoque  ianux  fufpcnfam  malorum  mcdicamentorum  introitum 
fellcre  tradityDictchc  Pitagora  riferifce,  chela  Scilla  attaccata  fopralc 
porte  non  lallaentiare  alcuna  malia.  De  la  Donnola,  che  porta  la  ruta 
in  bocca  l'criuono  tutti  li  naturali,  cheleneprouedeperluadiffdacoiii 
,tro  il  balaiiico,  &c.  ogni  velenofo  ferpcnte- 

DIFESA   GONTKA  PERICOLI- 


DONNA 


DI  CESARE  RIPA. 


f// 


DONNA  giouancjanuata,  tenga  con  ia  deflra  ninno  vna  fpada  ign« 
da,\  col  braccio  fini  (Irò  vna  roteila  in  mezzo  delia  quale  vi  /ìa  di- 
pìnto vn  riccio  rpinofo  .  Giouane  fi  dipinge  per  cilcic  'u\  gioucntù  per  la 
ifigore  atta  a  difender/ì  ad  ogni  incórro,  l'armaturajC  la  Tpada^dimortrano 
jattioninon  roiodifenfiue,njaanco  d'offendere  altrui  bifognan«io.  Gli 
fi  da  la  roteila  per  fegno  didifera,come  narra  Pieno  ValerìanoJib.quaran 
tunefìmo ,  &c^  il  riccio  ,  gli  Egiti;  1l>  metteuono  pergierogliiìco  della_» 
difefaj&dimoftrauanoper  elio  vn'huomoche  fiaiìcuro  dall'infidi  e,  Ó^ 
pericoli ,  &  da  tutti  j  caiì  di  fortuna ,  imperòche  q ueAo  animale  torto  cht 
iènee  l'odore  delle  lìcre  che  lo  cercone,  o  il  latrar  de  cani  fi  raccoglie  tut- 
to m  vn  gruppo  tondOj,e  ritiratofi  i\  mufo,&  li  piedi  da  la  parte  di  dentro 
a  guifa,  clie  fanno  le  tefludine ,  &  tutta  la  fua  fchiena  a  modo  d'vna  palk 
ridotta  in  vn  globo ràtondo,  &  perfua  difefa,&  laiuezza  hauendo  drizza 
te  le  fpine  delle  quali  egli  è  da  ogni  parte  ripieno,  £  fé  ne /la  iìcurg  rea- 
dendoil  formidabile  a  qualunque  tosTcar  lo  volefsi  • 

DIGESTIONE. 


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DONNA 


i«8  ICONOLOGIA 

DO  N  N  A  di  robuila  complcfsionc ,  tenga  la  mano  dritta  fopra  vn6 
Struz2o,ria  incoronata  di  pulcggio,6i  porti  ne  la  manp  fìnillra  vna 
pianta  di  Condrillo .  Senza  dubbio  le  coinplefsioni  robufte  fono  più  fa- 
cili a  digcrirc,che  le  delicate,  onde  io  Struzzo  per  lafua  robuftezza,  &(^ 
eJflidita  digerifcc  anco  il  ferro,  il  puleggio  dice  Santo  Ilìdorocheda  gli 
Indiani  è  più  (limato  del  pepe ,  attefo  che  rifcalda,  purga ,  &  fa  digerire. 
11  Condrillo  è  vna  pianta  che  ha  il  furto  minore  d' vn  piede  >  &C  le  foglie 
che  paiono  dentro  rofigate  intorno,&  hi  la  radice  iìmik  a  la  faua)  quella 
vale  a  la  digcftione ,  fecondo  riferifce  Plinio,  per  autorità  di  Dfroteo 
Poeta  nel  lib.  2X.  cap.  zz.  ouedice .  Doritbtus  Sthomaco,^  cma^imibus. 
y!tflffm,carminìhusjkts  protmrHiauit . 

'Z        DILIGENZA. 


DO  N  N  A  di  viuace  afpettOjtenga  nella  mano  deOra  vn  ramo  di  Tht- 
mo ,  fopra  ilquale  voli  ra'ape,.ne  la  maalìniilra  tenga  vn- tronco  di 

Aman* 


. 


DI  CESARE  KI?A. 

Amandola  vnito  con  vn  di  jMoro  celio,  alli  piedi  ft:a  vn  gallo  che  rufpij: 
La  diligenza  è  detta  fecondo  alcuni,  a  Diligendo yz\\Q  lignifica  amarcy 
perche  le  cole ,  che  amiamo  ci  fono  dilette ,  che  però  poniamo  ogni  dili- 
genza in  confcguirle  >  proportionaca  etimologia ,  ma  non  germana,  poi- 
che  la  diligenza  è  deriuaca  da  la  voce  Lego -yO  vero  Z)f/e^0,inquel  [quìo 
che  fignihca  iccgliere.  Marco  Varrone  nel  quinto  de  la  lingua latini_r 
e^b legendo  tegiOii:^  dilige-ns-i  &  dele£ius  y  II  medesimo  afìerma  Marco  Tul- 
lio nei  fecondo  ^De  natura  Deorum  ^  delegendo diligentes-,p^iLchch  diligenti 
fcegliono  pCi  loro  il  meglio,sì  che*  la  diligenza  è  rinduflrja5che  poniamo 
in  eleggere,  efciegJiere quello  checi  èpm  efpedientene  le  no/lreattioni,- 
la  quale  d.ligentc  indultria  leggci'ì  apprelìo  Stobeoche  èpiù  vtile  che-i 
vn  buono  ingegno.  Diltgens  ind.',Jiria  vtilior  quarn  honuìn  ingcnnium .  £  anco 
più  commendabile ,  quello  che  n  acquifta  con  indulìria ,  e  diligenza ,  che 
per  fortuna >  6^  a  calo,  fcnza  Audio,  induftria,&,  diligenza  >laquale  va- 
le molto  mogni  cola, e  nulla  ci  è  che  per  lei  non  li  confeguifca,attelb 
cheda  lei  loia  tutte  le  altre  virtù  (ì  con  tengono  j  come  nel  fecondo  de_j 
l'Oratore  aiferifce  Cicerone.    Diligentia  in  omnibus  rebus  plurimum  yalety 
b£c pracipuc colenda ejì  nobis  ;  hacfsmper  adhibenda,  h£c  nihil  eJì,<juodnon  afie- 
quatur :  quiavnarirtute reUq;'.£  omnes  virtutcs  continentur .hz  diligente  in-' 
dartria,o  vero  finduilrioia  diligenza,  in  eleggere,  fciegliere,e  capparc 
il  migliore  vien  figurata  da  l'Ape  che  vola  lòpra  il  Timo,  ilqualec  di 
due  forte,  fecondo  fautoriti  di  Plinio,  vno che  nafce  ne  i  colli  bianco 
di  radice  legnolà,  l'altro  è  poco  più   negretto  di  fior  nero  :  Plutarco  nel, 
trattato  della  tranquillità  dell'animo  rifcnfce  che  èherba  Lvrufchifsima 
&aridii'sima,&  nondimeno  da  quella  prendono  l'Api  il  mele,  l'applica 
egli  à  gliiiuojiiinjgencrofi  dicuoreched  i  rauuerfita  necauano  vti!e  . 
Hsmiiics  cordati y  f.cut  z^pibus  melprebet  thymHs,ace)rimay  c^  arìdifìima  ber* 
basita  e  rebus  aduerfifìim's  f£pe  fiumero  con:,  enicns  aliquidy  ^  commodirm  dccer- 
funt.  Ma  noi  lapplichiamo  a  gl'huomini  diligenti,  che  con  diligenza, 
&  induftria  nei  loro  negouj  traggono  da  cole  aride,  e  diflic  ulto  le  quello 
chec  più  vtiie,  &  meglio  per  loro, come  l'ape  induftriolà,  &diligente, 
che  dai  Thimo  brufco ,  &  arido  raccoglie  dolce  liquore  :  del  Thimo  a 
le  Api  grato,  veggalì  in  più  luoghi  Plinio, e Theofraflo.  La  diligenza 
pigliai]  anca  per  i'aiiid Ulta,  'S:  folecitudinG)  come  da  S.Tommaiòm  i.  2.^ 
queilione  54.art.primo .  Efl autem  diligentia  idem quod fgUcitudo-y  ideo  requi- 
ritur  in  omni  yirtuteyficut  ctiam  folicitudo .  Et  perche  alcuni  per  voler  cC- 
fere  diligenti, &  Ìbleciti,fono  troppo  all!dui,&  frcttololì  vogliamo  auucr 
tireche  la  diligenza  iouerchia  è  vitiolà,  perche  a  gli  huominiènecef- 
fanoilripofo,  &  la  refolutibne  d'animo,  laquale  rinforzale  forze,  &ri- 
auoua  la  ftanca  memoria.  Ouidio nella  quarta  Epifiola. 

Haìc  reparatviresyfejjaqj  membra  leuat 

<i^rcus  ,  cp"  arma  tu  t ibi  funi  imitaìida  Diaria  y 

Sinunquam  cejjes  tendere,  niollis  erit. 
Ilqual  ripofo  negli  ftudij ,  mafsimamente  è  necellario , poiché  k  Piinca 

jT.cias* 


tfo  ICONOLOGIA 

«ente  nonpuò'difcernerc  il  meglio  per  eflere  confura,c  perturbata. 
Protogene  pittore  famofodi  Rodijfe  non  fufle  ftato  tanto  alilduo,&  trop 
jjo  diligente  nello  ftudio  del  dipingere ,  farebbe  flato  in  ogni  parte  più 
eccellente,  &  vgualcad  Apclle,ilqiialeriprendeua  detto  Protogene  che 
non  iapeua  leuar  la  mano  di  tauola  del  dipingere ,  onde  la  troppa  diligen- 
za è  nociua,coine  dice  Plinio  I1b.j5.cap.  io.  ragionando d'Apelle. 
Dixit  enim  omnia  fibi  cum  ilio  paria  ejic  >  aut  illi  meliora ,  fed  vno  fé  prd^fiarc^, 
^jnod  manum  ille  de  tabula  ncfciret  collere  >  memorabili  proicepto  ynecere  fa:pe 
nimiam  diligentiam .  Et  però  non  li  deue  eiferc  frettololo  nelli  luoi  negoti; 
&  ftudij ,  ne  fi  deue  niuno  laflar  tralportardal  defiderio  di  vedere  la  fine 
della intentione  Tua, ma  deue  eiìere  conilderato, cauto,  &  foUecito  m* 
iieme,sìche  la  diligenza  deue  eflere  con  maturità  mifta,t-»  porta  tra  la 
tardanza,  &  la  preftezza,da  le  quali  fi  forma  vna  lodata,  &  matura  dili- 
genza .  Onde  benifsimo  dice  Aulo  Gelilo  lib.  i  o.  cap.  1 1 .  ,Ad  rem  agen* 
4lamfimuladhibeaturyCjrindi:Jìrieceleritasy<&-diligentiatarditas  .  Quella  sì 
fatta  diligenza  la  figurò  Augufto  col  granchio,  &  la  farfalla ,  hauend^ 
fempre  in  bocca  quel  decto  vulgato,  Frjlim  lente  .  Tito  Vefpafiano  la  fi- 
gurò col  del  fino  auuolto  intorno  a  l'ancora,  Paolo  Terzo ,  con  vn  tardo 
camaleonte  annell'o  col  veloce  Delfino,  il  Gran  Duca  Cofimo  con. vna 
Telludine ,  o  Tartaruca  che  dir  vogliam;),  con  vna  vela  lopra  :  &  noi  col 
tronco  d'Amandola  vnito  con  vno  di  Moro  celfjrperche  l'Amandolo  è  il 
primo  a  fiorire  Plinio  Floret  prima  omnium  amigdala  menfe  lanuavio  >  Sì  che 
cpiìifollecitodegliaItri,&coine  fre  toloih,  &  flolto  manda  fuorai  fiori 
nell'inuernojonde  torto  pnuo  ne  rimane  daii'afperitadeJ  tempo,  Oppe- 
rò bifognavmre  la  ibllecica  diligenza  conia  tarcianza,delaqualen'è  firn- 
bolo  U  Moro,  perche  più  cardi  degl'altri  tìorifce,eper  querto  è  riputato 
il  Moro  più  fauio  degl'altri  arbori .    Plinio  Iib.  16. cap.  7.<^ .  tj^torus  noiufìi'^ 
me  vrhanarum  gcrminat ,  nec  n^fi  cxa&o  /rigore,  ab  id  diUa  fapientijsima  arbo' 
rum:  Cofi  iapientiirimo  làra  riputato  colui  che  vnira  la  piefiezza  con  la 
tardanza  tra  le  quali  confilìe  la  diligenza.  11  gallo  è  animale  follccito,& 
diligente, per  le  rtellò,in  atcopoi  di  rufpare  dimoerà  l'attionede  ladil.• 
llgenza,p^rchellGilio  tanto  rutpa  per  terra,  fin  che  truouaqucl  cheu 
defidera  ,  6c  difcerne  da  gì  uutili  grani  de  la  poluere  gli  vtili  grani  del 
lùocibo.  Aufonio  Poeta  'icriucndoaSimraacho  lòprail  ternano  nume- 
ro, diffe  come  per  prouerbio  il  Gallo  d'Euchione, volendo  fignitìcare 
yn'cfatta  diligciiza,  ilqual  prouerbio  leggefi  ne  gli  Adagi;  Cjalinaceunu 
Euchionis  prouerbio  dixit^qm  folct  omni.i  ddigentijftme  perquircre  yft  inuejligarep 
ne  puluifculo  qtiidem  rcli^oydonec  id  inuenerityqmd  exquifita  curaconquifierat, 

D  E  L  I  T  1  O  S  O. 

VOLENDO  dipingere  vn'huomo  delitiolb  ,  Io  raprcrentcrcmo, 
co  ..enarra  Pieno  Valeriano  nel  lib. 56. porto  con  grandifsimacom- 
Diodit.i  a  lèdere,  5»r  co'i  cubito  i\  appoggia  ud'vn  cufcino.  Aduinantio 
diiie  che  era  legno  di  voluttà,  &  di  laiciuiùjhauere  il  culcino  lòtto  licu- 
b-cjdci  a  ui.invj,6^^ueltoèpreiQ  da  Ezechiele ,  che  dilicguaiaa  l\uqì\\ 

che 


DI  CESARE  RIPA.  t^t 

gJic  accf)ncieranno  il  guanciale  forco  il  cubito  della  mano,  intcndend» 
per  quefto  q  uelli  che  slontanati  da  viia  vini  forLe2za,per  le  moiliuc  dol- 
ranimo,  &  dei  corpo  bruitamente  s'cfteminano  . 

D  E  T  R  A  T  r  I  O  N  E . 

DONNA  di  bruttiflìmo  afpetco ,  che  ftia  a  federe,  &  che  tcnghi  la 
bocca  aperca,in  capo  vn  panno  nero  in  modo  tale,che  gli  cuopri,& 
faccia  ombra  a  parte  dei  vifo,  il  veftimento  farà  rotto  in  più  luoghi ,  & 
del  coloi-e  della  ruggine  tutto  conteftodi  lingua  fimile  a  quelle  del  fer- 
pe ,  al  collo  terrà  vna  corda  in  cambio  di  collana ,  &  per  pendente  vna 
ftrcgl  la,  eoa  la  delira  mano  tenghi  vn  coltello  in  atto  di  ferire  ,&  con-, 
lafìniftra  vn  topo,  o  forze  che  dir  voghamo^  ma  che  ila  grande  ,&r 
▼ifìbilo. 

Brutta  fi  dipinge  percioche  non  folo  è  brutto  il  pefllmo  vitio  della  de- 
trattione  perelfer  egli  fempre  pronto  a  i  danni,&  alla  rouina  del  profll- 
mo ,  ma  molto  più  bruttiflìma  cofa  è  di  quelli  i  quali  fi  fanno  famigliari, 
&  porgono  orecchie ,  &  danno  credenza  aUiniqua,&  peruerfa  natura  de 
i  detrattori ,  i  quali  portano  il  dianolo  nella  lingua  come  dice  S.  Bernar» 
do  ne' fua  fermoni .  Detra&or  dubolum  portar  in  lingua . 

Si  rapprefenta  che  rtiaa  federe  percioche  Totio  è  potentifsimacaufii 
della detrattione,&  fi  fuol dire,  che  chi  ben  fiede  mal  penfa , la  bocca 
aperta,  &  le  lingue  limili  a  quelle  del  ferpe  fopra  il  veftimentodimoftra- 
no  la  prontezza  del  mal  dicente  indir  mal  di  ciafcuno,  alludendo  al 
detto  del  profeta,nel  Salmo  ijp.  che  dice  ^cnerunt Imguam  ftcut  ferpentes 
Venenum  afpidumfuh  labpjs  corum  f  Et  S.  Bernardo  ne  i  fuoi  Sermoni  narra 
che  la  lingua  del  detrattore  è  vna  vipera ,  che  facilmente  infetta  con  viL» 
iblfiato,&:  vna  lancia accutifsima  che  penetr  con  vn  fol colpo. 
T^w  quid  non  vipera  eji  lingua  detra^ioris 
Feroci/sima  ?  piane  nimirum  >  cjUi£  tam  letbaliter 
Inficiai  flatu  vnOfUunquid  non  lancea 
£  lingua  ijìj  profezia  acutifsimay  quxtres 
'Penetrat  i6ÌQ  rno. 
Et  a  quello  propofito  benifsimo  efplica'queilo  concetto  il  Sig.  GiiJikOil 
à  ^o  Saati  con  i  feguenti  Sonetti  cofi  dicendo. 
^^'\  !  'BOCC^  crudely  che  mentre  intenta  [nodi 

^^,  I  Tua  lingua  a  danni  altrui ,  [cocchi  jaettA 

■>"*  I  2{/  petti  de  mortai  ditofco  infetta 

J"^  [  Chi  mai  fihiuar  poteo  lempie  tue  frodi  » 

i^'\  Serpente  rio^  che  ftbillando  rodi 

eli  humani  coY^trifauce  can  che* n*  fretta 
Cittì  I  Latrando  ,  ogn  alma  ^  ancor  che  al  del  eretta 

COI*  ?  ^J^ordi ,  efol  di  ferir  ti  pafci ,  e  godi . 

iiDtt  ì  i^cn  Mofiro  là  v'el  T^/o  il  corfo  ftende 

^'  ■  2\^  belua  mai  su  monti  afpri  B^ei 

Teco  di  par  à  l'altrui  m^rte  intende  i 


«pz  ICONOLOGIA 

^nx}  è  d' duerno  [ancor  più  cruda  feiy 
Chegtempij  fol  j  fola  i  frefenti  offende  » 
Tu  i  vicini  5  e  lontani  j  e  giujliy  e  rei. 
f  F^Elsl^^y  deh  frena  homai  lingua  feruerpt 
T uà  imgna  nel  ferir  cotanto  audace 
Ch'ogn'vn  che  t'ode  >  e  perfida,  e  mendace 
Tcjìima  5  e  di  mortai  veleno  afperja, 
^n7^  non  t'arrefiar  ;  ma  cruda  verfa 
Il  rio  liqiwr  t  che  prima  te  disface  i 
Che  n  peixa  del  fallir  tua  propria  pace 

{Folle)  conturbi  a  danni  tuoi  conuerfa^  ' 

Cofi  grauida  ilfen  l'immobil  terra 
Di  focofi  vapor ,  da  loro  opprejfa 
Si  fciiote  y  e  pri?na  à  fé  muou'afpra  guerrdl 
Tal  ne  l'fgeo  cruccio  fa  l'onda ,  efpcffa 
Qual'hor  l'vfcita  a'  ventiEoldifferra 
(jli  fcogli  in  affrontar  y  rompe  fé  ^effa  . 
"   W  panno  nero  fopra  il  capo ,  che  fa  ombra  a  parte  dclJa  faccia,  fignifica 
la  proprietà  del  detrat.ore ,  che  è  dir  male  occultamente,  & 'però  beru 
dure  S.Tommafo  z.2.quef.7j.art.4.Altrononèladetrattioneche  vnaoc 
eulta maledicenza  contro  la  fama,&  reputationc altrui,  coin'anco  l'effet- 
to di  efla è d'offufcare",  opprimere, &  occultare  Thonorate attionialtruij 
,o  col  dir  male  >  o  col  tacere  l'opere  buone .  Terentio  nel  Phormione  At- 
to^^.Scena  4  rN^hil  eli  ^ntipho. 

QuimrÀe narrando  pofìlt  deprauari  at 
Tv.id  quod boni cjì  cxcerpisy  dicis  qi-od malieSh 
II  Teilimento  rotto  in  pm luoghi, &  del  colore  della  ruggine  ne  di- 
moerà che  la  derrattione  regna  in  huomini  baffi, &:  vili,  traquali  vi  fo- 
no di  quegli  che  il  più  delle  uolte  più  tofto  dalla  gentilezza  .òicorte/ìa, 
^1  qualcjic  Signore,- che  dalla  buona  fortuna,  o  altri  mezzi  virtuofi, 
afcendono  a  qualche  grado,  del  che  iniuperbjti,  pernon  degenerar  pun- 
toda  la  loro  mala  ci^anza ,  &:  federati  coHumi  fono  fimili  alla  ruggine, 
laquale  fi  come  ella  rode)&  confuma  il  ferro,o  altri  meìaJli.cofì  la  furfaa- 
tcfca  natura  di  quefli  taliconladetrattioneconfumano  h  buon  a  efli  ca- 
tione, 6<:  fama  altrui .  La  collana  di  corda  con  il  pendente  della  ftreglia 
che  tiene  al  collopotiamo dire, che  fi  come  gli  antichi  faccuonodiltin* 
tioneda  perfona,  apeiibna  (come  narra  Plerio  Valeriano  lib.  trcnti- 
ijuatrefimo,  &  quarantunciìmo)  in  portar  collane  d'oro,  &  d'argento, 
chi  per  pendente  la  bolla ,  &  chi  vn  cuoi-e ,  vna  per  fogno  di  nobiiti  >  & 
l'altro  per  yn'h uomo  vendico ,  e  chenóTapeflemcntirCjO  ingannare^maj 
<]U€lloche  teneua  nel  cuore, quel  medefimo  haueffe  nella  lingua  lonta' 
no  daognifìnt]one,&  d'ogni  bugia:  Cofi  noi  per  lignificare  quanto  fie- 
no abbiette,^:  vili  le  qualità  del  detrattore,  lo  raprclcntiarao  con  la  cor 
dij^òi  con  ia  ftrcgiia  al  collo,come  dimoftratione  diperfoAa  baira,iafansc, 

male-    ' 


I 


DT  CESARE  RIPA.  zn 

Iflalcdica  ,&  vituperala .  Tiene  con  la  deftra  mano  il  coltello  in  atto  di 

i  ferire,  perciochc  il  detrattore  è  homicidiaIe>&  per  quanto  s'afpcttaal- 

\  laperuerfità  fua  fpoglia l'anima  di  quella  virtù  della  quale  ella  viue,  ondo 

il  Profeta  nel  Salmo  5  ó.fopra  di  ciò  dice  .  Fìlijhominum  dentes  eorum  arma^ 

\  ^fagittàij  lingua  eorum  gladius  acutus . 

Il  Topo,o  Sorze  che  dir  vogliamo,chc  tiene  con  Ja  finiftra  mano,  PIau, 
tncap.Atto  pr.Scena  prima  alTomiglia  i  detrattori  a' detto  animale,  per- 
Cloche  fi  come  egli  cerca  ferapre  di  rodere  l'altrui  cibo,&  altre  cofc ,  cofi 
il  detrattore  rode,diflrugge,&:  confuma  l'honorc  >  &  quanto  di  buono,^ 
di  bello  nell'humano  genere  fé  ri truoua. 

Qj^.aft  mures  femper  edimtis  alienum  cihunu 
ybi  res  prolat^  Junt  efuum  ms  homines  cunt 
Simul  prolata  funt  noftrii  dentibus . 

DISPREZZO,  ET  DISTR  VZ  ZI  ONE 

De  i  Tiaceri ,  &  cattim  affetti . 


?'i .  fev<^^*?à^  I    r'T  >#■  Lu^     /^èj>^ 


••*«•■•■"* 


Q_       KVo.ViO 


r<>4         tCONOLOCIJ 

HV  O  M  O  armato ,  &  coronato  d Vna  ghirlanda  di  lauro ,  che  ftiai 
in  atto  di  combattei  e  con  vn  rerpcntc>&  acanto  vi  iìa  vna  Cico- 
gna) ai  piedi  deiJa  quale  TI  fieno  diLcrfcicrpc  che  rtijijo  in  atto  di  com- 
battere con  detta  Cicogna,machc  ii  vedadueiia  reftinooflfefe  comi  bcc* 
co, Oc  con  Ji  piedi.  '^       > 

Sì  dipinge  annato,&  con  il  ferpcnte,  |-crcicche  chi  è  difprezzatorc,  & 
di^rurtOicdcipiace.i/S^cacnui  anetti,conuicne  ciie  riad'annnofortc>& 
virtiiofo  .  Gli  lì  dipinge  la  Cicogna, con.c  diccranjOj  elkndo ch'ella^; 
continuamente  fa  guerra  coni  ierpiji  quali  animali  fono  talmente  terre-* 
m  jchefcmpre  varno  colco.pofcr  re,  ra>&lcnipi-efl6nno  a  quella  con- 
giunti, o  vero  lìafcondono  nelle  più  iVcreieipelorichedi  quella ^  ondo 
peri  imQiagine  di  quefìo  vccti  o  chediuori  i  ierpi  ,ri  mcflra  1  animo  il« 
^ualcdilprczza  ledelicie  dei  mondo, 6:  chedaferimuoue  ,&a  fat:oto« 
glie  via  idcfìdcnj  sfrenati, 6(^  gli  aCcui  tcireni  figni£catij:crlivccOi 
coli  fé -pi. 

DI^TINTIONE  DEL  BENE,  ET  DEL  MALE. 


DI  CESJRE  RITA.  "i^r 

DONNA  d  età  Tinlc ,  veftiu  eoa  habico  gr^uc ,  con  la  de  -Ira  mano 
ceri4  vn  criueiio,  6^  coii  U  iìmiUi  vn  raftrcila  da  villa  » 
iii'apprclencad'ecà  vinle,6£  veihtacon  kabuo  graue,  perciochè detta 
età  è  più  capace»  eretta  da  ia  ragione  a  distinguere  il  bene  datiiialeiciie 
4a  giouentà>  oc,  la  veccinezz;i ,  per  eifcrc  neli'vna  gli  eccelsi  de  le  fer- 
iicai:i  coricupiicenze,  &  pàilìo«H,&  iieli'akra  le  deliracionedcii'iniellcc- 
to.  AcLO  ftroaièdcoe  iicrIiiel]o,perdiaio!lfufc  Jadiihncionedei  òeae, 
&  dei  laaie ,  à^i  cjuale  le  ae  ieruc  per  «.al  liiubo-o  Cuadio  Parodino  coii_« 
Trt  iiiOtto ;  Ecquis  difctrritt  vtrumq;  ì  Ciii  è <jueli  j  Cile  diftingue ,  diuid ', 
o relega  i'vao,&  l'altro  (  Cioe  iJ  \:>^ì\q, d^l  a^le ^  eonie  il  criucllo , cne  di* 
uuicii  buon  gra.io dal  catCiUcj  logliOjeJai'valeucccia,  il-heiìoiaiinola 
inique pcriòae, che  ica^u  udo/crvire  ilcnuellodc  la  ragione  ogni  coi* 
infieaie  radunano,  jSc  per  .>?iei*io  pre/e  uCriuelJo  perG.ert»giilico  d-ij 
1  ùu  JuiO  di  per.ec;a  lap.eazu ,  perche  va  lloJto  non  è  attoa  lapcre  difcer- 
iiwrcil  beaedal  aiule,ae  iaiuueftigarelilecreìi  della  natura,  cndc;  era 
quello  prouerjio  appreilo  Galeno  Siulti  aderibuat ,  Li  rucerdoti  £giti| 
perappienderc  con  Tagace  coniettura  il  vaticmii ,  fqleuon.:»  pigliare  Viij 
cnuciloin  maao^  iopra  che  vcggial]  gli  adagij  in  que-  detto  prdo  da  Gre* 
Ci  xo(rx_fy<^<xy9t/*  Cribra  diutnare ,  li  raftrelio  che  tiene  da  l'altra  mano, 
hi  la  aijSC^.^^  proprietà ,  perche  di  tal  firouicnto  feruei]  l'agricoltore 
p:r  purgarci  canapi  da  i'tierbe  aociue,&  radere  via  le  felìuchejik  ftoppic 
riaprati,  imperciociieil  raftjo,  &raltrello  hd^aK)  a  radeado^comed.GS 
Varrone  iit).  4.  Da  LiiguaUtirtayeofeSiUcHs  homo  abraditi  quo abrafu  rajì sili 
dì^li'  B^.Jiriffuibus  dental-buspenitus  eradmt  terram ,  a  quo  &  rutabridì&i, 
Ec  nel  p/.'ino iib.d-ere ratìiCÀyCÀp.^^,  d.ce  Ticu  defnitlsjìify.larn  rafidlì  ent 
diyitquc Oddere fceti/h i-x  cumttlì4m .   Hora  C\  coiac  /agricoltore  con  il  ra  'tel- 
ìo  ièpara  dai  campo  i'iierbuccie  cuttiuc: ,  5c  raduwa  con  l'iiìeiib  il  fieno 
buoaouliaucciiiOj&aitre vtiii  racc©itc,coiirhuoniodeuediilinguerq 
Cvolriilellode  l\netiiettoilbeaedaiaiàie,6ccoa  l'iueffo  radunare  a  iL» 
il  beac,  altraaiCi"! te  fc  in  ciò  iara  pigro ,  6c  incauto  ic  ne  dolerà ,  però  tea-* 
ghi  a  men:e  il  ricordo  di  V^irgiiio  nei  prirìio  della  Georgica. 

Qupi nip,  )&>  ciì'idms herbam  infici ^ber^  ìasiris 

Etfonìcti  trrvhts  a-'ies  :  (y^  ncrls  oppici  , 

Falrf  premes  vnibras  ;  v-)::ui;  roca.fcris  imhyem  : 

Beti  m,.tgnt4m  alte  rius  jr.  jì  ra  [pcB^bis  acz ruum , 

())iKHfJlicj-,f2nii.:m  ra  fyiuisjo:as>:r£  qi-.^riti.  ■ 

Se  di  coaaaouo  co  Ji  raitcìii  no  i.-)arb;rai,c  icparerai  l'herba  cattiua  dei 

e^uaco ,  fc  non  mettei-ai  terr jre a  gh'au^^^iJi ,  ie  non  lederai  l'oaibra ,  'i{^ 

xijapre^iier>.iDio  perU  pioggia,  eoa  tuo  dolore,  vcd/ai  il  mucchio  de 

.oai  raccolta  di  qaeii'altro,ch"  è  flaco  diligente,  &giL>d.tioio  in  ar- 


l 


il,,  oc  aiitii^hcnii  la  fjinecon  le  g:i;aadc: ,  ilciC  woi  pot  eaioapphcar 
mo  uhncntearhuoiTio^ii^Liaie  i'euo  1  1  a 'i:he.\tda  U  ìc  maic  piante as 
c:^ajui;3ftct£:j, -S:  dcdd^aj  j&  col  r«Hreii>)  de]  f^iudit.o  hom  l- r' rad a';cr- 
^crei]  ^Ciied,ìu*u.c>(Sc  leiioniCaccieJ  daiecoabrauatc  g/vccell;^:  ^ 

QL»        de 


r>^  ICÓNOLOGI A 

de  buffoni,  pafafiltr,  adulatori  ,&  altri  cattiui  huomini,&:  <!onla  falce 
de  l'operationi  non  opprimerà  l'ombra  dei'otio,&fe  non  riccorerà  a_» 
Dioconleorationi,  con  dolor  fuo  vedrà  il  buon  profitto  d'altri,  6r  fi 
|)afccrà  di  ghiande  cibo  di  porci ,  cioè  reflcrà  fozzo^ftomacheuokj  ignc^ 
unte,vilc,6c  ab̀tto,come  vn  porco. 

DISEGNO. 


VN  Giouaned'afpettojiobilifsimOjVeftitodVnvago,  5:  ricco  drap- 
po ,  che  con  la  dertra  mano  tenghi  vn  compaflb,  6,f  con  la  lìniflra 
Yno  fpecchio . 

Dilegnofìpuòdirc  cheeflbfìavna  notitia  proportionalc  di  tutte  ìu 
cofeviribili,&  termmate  in  grandezza  con  la  potenza  di  pori?  invio. 
Si  fàgiouaned'afpetto  nobile  >  perche  è  ilneruo  di  tutte  le  cofe  fattibili» 
&  piaceuoli  per  via  di  bellezza  ,percioche  tutte  lecrfe  fatte  dall'arte  fi 
dicono  più  ,  &  meno  bei)e>recondochc  hanno  più, &  menodifegno,^^, 
Ja  bellezza  della  forma  humana  nella  gioucntu  fiorifcc  principalmente' 

iii 


I 


BICESAKEKIVA.  f^7 

Si  può  ancora  fare  d'età  virile ,  come  età  perfetta ,  quanto  al  dircorfo^chc 
non  precipita  Je  cofe,come  lagiouentù,&  non  Jc  tiene  come  la  vecchiez* 
zainrcfolute  .  Potrebbe/i  anco  far  vecchio ,  &canuto  come  padre  della 
Pittura,Scoltura,&  Architettura,  com'anco  perche  non  fi  acquifla  giam- 
mai il  difegno  perfettamente  fino  airvJtimo  dell'età,  &  perche  è  l'hono- 
re  di  tutti  gli  artifici  manuali ,  e  i'honore  alla  uecchiezza  più  che  all'al- 
tre età  di  ragione  pare  che  conuenga:  Si  fa  il  difegno  vefiito,  perche  po^ 
chi  fono  che  lo  vedano  ignudo,  cioè  che  fappiano  intieramenLe  le  fue  ra- 
gioni, fé  non  quanto  liiifegna  refpcricnza,laqualeè  come  vn  drappo 
ventilato  da  i  venti ,  perche  fecondo  diuerfe  opcrationi ,  &.  diucrfi  coltu- 
j»i  di  tempi,e  luochi  H  muoue .  11  compafib  dimollra  che  il  difegno  con* 
lìfte  nelle  inifure,le  quali  fono  affiora  lodeuoli,  quando  fra  loro  fono  prò 
porti onali  fecondo  le  ragioni  del  doppio ,  metà ,  terzo ,  e  quarto ,  che  fo» 
no  cómenfurabilid'v^nojdue,  tre,  -S:  quattro,nel  quale  numero  fi  riftrin- 
gono tutte  le  proportioni,come  fi  dimoftra  nell'Aritmetica,  &nclla_* 
Mufica,&  per  con feguenza  tutto  il  difegno,  onde  confifte  necelfaria- 
mente  indiuerfj  linee  didiuerfa  grandezza ,  o  lontananza .  Lo  fpecchio 
fignifica  come  il  difegno  appartiene  a  quell'organo  in  tenore  dell'anima, 
quale  fan cafia fi dice,quafiluocodeirimmagini,perciocheneirimmagina 
;tiuafi  ferfaono  tutte  le  forme  delle  cofc,&  fecondo  la  fua  apprenfionc  li 
dicono  belie,&  non  belle  come  hi  dimofiratoil  Sig.Fuluio  Mariotelli 
in  alcuni  fuoi  difcorfi ,  onde  quello  che  vuole  perfettamente  poiCcderc 
il  difegno,è  neccflario  ch'habbia  Timmaginatiua  perfetta,  non  maculata, 
non  dipinta ,  non  ofcurata ,  ma  netta,  chiara,&  capace  rettamente  di  tut- 
te kcofè  fecondo  la  fua  natura,  onde  perchcfignificahuomobene  orga- 
nizzato in^juella  parte,  dalla  quale  pende  ancora  l'opera  dell'intelletto, 
però  ragioneuolmente  a  gii  huomini  che  pofsiedonoii  difegno  fi  fuol e 
dar  molta  lode,  &  riiklla  lode  conueneuolinence  fi  cerca  per  queila_* 
via,  come  ancora  perche  la  natura  ha  poche  coie  perfette ,  pochi  fo- 
no quelli  che  arriuano  a  toccarejil  fcgnom  quella  ainplifsima  profei^ 
fìone  ,  che  p^rò  forfi  nella  noflra  lingua  vizn  efprefià  con  quella  vo- 
ce Difegno .  Molte  più  cofe  H  porrebbono  dire,  ma  per  tenerla  folita  bre- 
uità  queflo  balli,  &  chi  vorrà  vederne  più ,  potrà  leggere  il  libro  intito- 
lato l'Eilafi  del  Sig.  Fuluio  Mariotelli ,  che  iàrà  di  giorno  in  giorno  alle 
ftampe,opei'a  veramente  di  grandilsima  conlìderatione . 

DO  M  I  N  I  O, 

HVOMO  connobiJe,&  riccovefiiniento,haL]erà  cintoli  capo  da 
vn  fcrpe,òc_  con  lafiniflramano  tenghi  vno  Scetro,  in  cima  del 
quale  vi  fia  vn'occhio,  &  U  braccio,  òT  il  duo  indice  della  defira  mano 
difiefo,come  fogliono  far<|uelli  che  hanno  dominio,  &  comandano. 

Gli  fi  cinipe  il  capoaguiladi  corona  con  il  ferpe,  percioche  (conie  nar- 

jra  Pieno  Valeruno  nel  lib.  15.  Jèfegnojiotabjie  di  donumo,  dicendo 

con  vna  (ìiniic  dimoft^atione  lu  piedcctoi  linpeno  a  ic^cro ,  ix  coiiicaf- 

,  ferma  ^pariu^o^a  cui  eiJbndo  cfe^ii  ka  va.  aibe^-^o,  clinic- ii  capo  vn  icrpe, 

'      0^3         ^ 


irjt 


ICÒNÓ  L GCIJ 


fic^  cflèndo  fucgliati ,  &  gridando  tutti  i  fuoi  fàmili3ri ,  &  amici  chcft» 
co  erano,  egli  lenza  hauergli  fatta  offefa  alcuna  lene  partì  .'anzi  pihi 
che  dormendo  Maflìmino  iJ  giouane,  ilqual  fu  dal  padre  dichiarato  in- 
ikaic  fceo  Imperatore ,  va  ferpc  gli  fi  nuoJfe  intorno  al  capo ,  dando  k^ 


fino  della  Aia  futura  dignità .  Laffcrcmo  qui  di  riportare  gl'altri  aacicfit 
«flcmpij ,  che  neli'iftelTo  luogo  Pierió  racconta  ,&  in  vece  di  quelli)  ni 
produrremo  vno  di  piùfrefca  hiOoria  efpofìo  dal  Petrarca  nelcopcre, 
Jationedellib.4,trattatorf.de  Portenti  cap.i^.ouc narra  choAzoncVi 
fconte  giouane  vittoriofo,  per  comaiidamento  del  padre  pafsàiJCO'i  ^'cf 
fercitol'Apennino,  &  hauendo ottenuta vna  vittoria  preflo  .^topafcio 
con  vguale  ardire, &fortuna,fì  riuoltò  centra  iCoIogne/ìn;In  tal  fpcdi 
tionc,  cfleniJo  fcefo  da  cauallò  per  ripofarfi ,  Icuatoft  la  cclara  che  vici» 
fcia pofe  idi  tcrrs;  vi  eauò  vaa  yipca  fcoza  che  niuno  k a'uccorgeni^l 

-  quale 


DI  CEfJRE  RIP^.  :f/> 

ìpìtle,  mettendo^  Azonc  di  nuouo  in  tefta  la  celata,  con  hombilc,  &  fu- 
moia  /Crepito  fc  ne  caio  giù  per  Jc  guancic  de  l'intrepido ,  &  valorofo» 
Capiiano,rcn2aa]cunafualefìone:ne  voife  però  che  fufl'e  daniunofcr 
«Ulta:  mainducendo  ciò  a  buono  augurio  vsò  per  Aia  imprcfa  miliure 
la  vipera:  Augurio  non  tanto  per  Je  due  vittorie  che  ali'hor  riportò,quan'. 
to  per  lo  Dominio  che  dipoi  ottenne  dtì  Ducato  di  Milano ,  6^  tuttd 
ciò  afferma  il  Petrarca  d'hauere  vdito  dire  in  Bologna  mentre  viftauaa 

10  ftudio:quefto  foggi  ungo  perche  altri  autori  vanno  con  finte  chime- 
re arrecando  vana  cagione,  per  iaqualei  Vifconti  portino  per  imprcfi-» 
la  bilcia  ;  Che  a  niuno  più  creder  fi  deucche  al  Petrarca,  che  per  rclatio- 
ne  pochi  anni  dopo  il  calo  feg uito  nei'iftcuo  luogo  ouc  icguì  lo  feppc, 
Qupdcum  Bononùeadolefcens  in  fiudifs  yerfarem  audieham  ^  dice  il  Petrarca^ 
oc  più  ìhniìOyHinc precipue  y  quod  fpfe  prò  ftgM  bellico  vipera  vtcretur* 

11  giouanetto  polene  elee  di  bocca  del  lerpc,  non  è  altro  che  figura 
d^ì  giouinctto  Azonc ,  che  fcumpò  da  la  bocca  de  la  Vipera ,  che  non  Jo 
morde  i  ma  torniamo  alia  noAra  tìgura»  Lo  Scetro  con  l'occhio  in  cima 
di  eflb ,  che  tiene  con  U  Hnirtra ,  ST  lì  gcfto  del  braccio ,  &  delira  mano» 
e  fcnz'altra  dichiara tione  legno  di  Dominio,come  d  vede  per  molli  Aut- 
tori,&inparticulare  Pitagora  che  lotto  midiche  figure  raprefenta  la-# 
fua  fiiolbha ,  eiprcH'e  Ofìri  Rè,  &  Signore  con  vn'occhio,5:  vno  Scetro, 
chiamato  da  alcuni  mo]t'occhio>come  narra  Plutarco  de  Ilide,&  Oiiridc 
I{t^cm emm  >  c^  Dominum Ofirin  oculo ,  &fc£ptro  pi6iis  exprtmunty  ^  nomCfL» 
q.ùdciìuiatfirpretantur Muitioctdum  ,ìà<:\udA  figura  noi  potiamo  applicare  al 
Dominio ,  perche  vn  Signore  per  reggere  bene  io  Sceiro  del  luo  Dooù-^ 
iiio,deuc<licrì'4gilante,&  aprire  bene  l'occhio. 

E  C  O /^^O  M  I  ^. 

VN  A  matrona d*afpetto  venerando ,  coronata  d'oliuo  > che  tcnghi 
con  la  fifiiftra  mano  vn  compafib,  6i  con  la  deftra  vna  bacchetta,  6c 
à  canto  vi  ila  vn  Liinonc  . 

PerchealJa  feiicita  del coraunviucrc  politico  ii  richiede  IVaionc  di 
molte  famiglie^che  lotto  le  medefimc  leggi  viuino,&  per  quelle  fi  gouef 
nino,  &  per  mantenerli  eia  le  una  famiglia  con  ordine  conuenìente,  hi  bi 
fogno  di  leggi  particoian,  &  più  riftrctte  dcirvniuerfali,  però  queft(j 
^ruiatoorduie  di  goucrnarc  iafamiglia fi  dimandada*  nofiri  con  paro- 
a  vcnutada i  Greci  Economia,  &  haucndo  ogni  cafa,  ò  famiglia commu 
,  fien.ccc  in  le  ere  nfpetri  per  efiere  ella  pertinéte  alla  "vita,  come  fuo  mem^ 
bro,rii  p.u1  icMic,  6i  di  lerui,di  padre,&  di  f  gliuoli,di  maruo,&  di  mop-hc, 
pcrcrà  qu'^i.l-a  figura  fi  dipingerà  con  la  bacchetriyche  fignifica  l'iinp?riQ 
;  che  Là  li  padrone  fopra  i  iboi  iei*ui,  &  li  UKionc  diinoilra  la  cura,  &  il  reo- 
:  gimenro,  chedeiie  tenere  il  padre  dei  figliuoli,  perche  nei  niure  d^ììtdl 

■  riCiegiDuenili  c^i*.ij  no^i  torcano  ilcorlo  delie  virtù ,  nelle  quali  fi  dcuo 
'  no aLeijare  con  ^^m  vigilanza  ,  e  ftadio . 

■  L;ig^.  iand^deii'oiiuo  diiii.>/irà,  che  il  buono  Economo  deuc  ^ecef- 
("ariiiiiiCuvC  iiitiuteiiCic  lu pace  .n  caia  iua  , 


f. 


y<5»  ICONOLOGIA 

II  compafTo  infegna quanto  ciafcuno debba  mifurarc  le  fue  forzc,^  f^ 
tondo  quelle  gouernaré  tanto  nello  Ipcndere  5  come  nell'altir  cofe,pcr 
.tnantenimcnto  della  fua  famiglia ,  &  perpetuità  di  quella,  per  mczodcl-» 


\ 


'■HUgj^W 


la  mifurajchc  perciò  fi  dipinge  matrona ,  quafi  che  a  quella  età  conuen-l  i 

fa  il  gouerno della  cala,  per  i'elferien2a,che  ha  delle  cofe del  mondo.' 

ciò  ^  può  '  edere  nel  fcgucte  Epigramma  fatto  da  vn  bellifsimo  ingegno»  \ 

'         JlU  domusfdix  )  ceri  s  quam  frenai  habenis 

.    'Prod:^a  non  aris  mater  >  c^  ipfa  vìgil 

Qi^c  cai'cct  nati  fcopidis  ne  forte  iuuentus 

t^lidat  fa.i!Ìs  ,  nec  f/perctur  aquis  , 
Vtbene  toncordes  y  lUi  cti  fua  ÌKJ]'a  capcffunt 

Fnaq;  fit  varia  gente  cca&a  domus 
Si  capi:t  aucUas  migrauit  torpore  vita , 
Sic  fine  matre  proba  t^uanta  rniìia  domus» 


\ri 


DI  CESARE  RITA.         t&i 

ELEMOSINA. 

DONNA  di  bello  alpetto,  con  habito  lungo,  &  graue ,  con  la  fac- 
cia coperta  d'vn  velo,  perche  quello  che  fa  e]emorina,deiie  ve- 
der i  chi  la  fa,e  quello  che  la  nceue  non  deue  ipiar  da  chi  vengalo  doiuie, 

Habbia  ambe  le  mani  nalcoile  lòtto  alJe  velie,  porge»  do  cosi  danari  vi 
due  fanciulli,  che  llianoafpcttando  dalle  bande,  liaucra  incapo  vna^ 
lucerna  accela  circondata  da  vna  ghirlanda  di  oliua,  con  le  fue  foglio  , 
&  flutti . 

Elcmofìna  è  opera  caritstiua,  con  la  quale  l'huomo  foccorreal  pouero 
in  alloggiarlo,  cibarlo,  veftirio,  vifitarlo,  redimerlo,  &  feppellirlo . 

Le  mani  fra  i  panni  nafcofc  lignificano  quel  che  dice  S.  Alatteo  eap.  6. 
'hlefciat  finiflra  tua  ejràd pcìat  dcxtcrayài  quell'altro  precetto,  che  dice  t  yt  Ut 
Lle?nofina  tua  in  ah' candito,  qj;- pater  tuus,  qui  yidet  in  abfcondite  reddattibi . 

La  lucerna  accefadinioli l'acche  come  da'  vn  lume  s'accede  l'altro,  izw- 
za  diminutione  di  luce>cosi  nell'efercitio  dell'eleinofìna  Iddio  non  paté, 
che  alcuno  rerti  con  le  lue  facoltà  diminuite,  anzi  chegli  promette ,  e  do 
na  realmente  centuplicato  guadagno . 

Oliuapercorona  del  capo, diinollraquella  mifericordia,  che  ir.uoue 
l'huomo  a  farcJemofina ,  quando  vede,  che  un  pouero  n'habbia  hi  fogno, 
però  diffe  Dauid  nel  Salmo  5  i .  Oliua  frugifera.  eil  in  domo  Uomini .  Et  ridi 
chio  Gierofolimitanojinterprctandonel  Leuitico  ;  Superfufum  oleumy  dice 
lignificare  Elemofina_j . 

ELEMENTI.        EVOCO. 

DONNA  che  con  ambe  le  mani  tenga  vn  bel  vafo  pieno  di  focc,da 
vna  parte  vi  làrà  vna  falamandrain  inezo  d'vn  fucco,e  dall'altra  vna 
fenice  parimente  in  vna  fiamma,  fopra  la  quale  fia  vn  nlpJendente  Soie , 
©nero  m  cambio  della  fenice  il  pirale,  che  è  animale  con  le  penne,i  1  quale 
(come  ferme  Plinio,6:  riferifceii  Thomai  nella  fua  idea  del  Giardino  dei 
mondoalcap.5i.)viue  tanto,  quanto  fia  nei  fuocoj&fpengendofi  quello, 
vola  poco  lontano ,  &  fubitofi  muore . 

Della  filamandra  Plinio  nel  lib.  io.  cap.  67.  dice,  che  èanimale  fimilc 
analucertola,pieno  di  (ìtlÌQ,  il  quale  non  vien  mai,fe  non  à  tempo  di  Iub. 
ghe  pioggie  ,  &  perfereno  manca . 

Quelto  animale  è  tanto  freddo,  che  fpegne  il  fuoco  tocco  non  altri- 
menti, che  farebbe  il  ghiaccio,  &dicefi  anco,  che  quefi  animale  fia,  & 
viuenelfueco,  &più  tofiol'efiinguc,  che  da  quello  riceua  nocumento 
alcuno  ,.come  dicono  Arifiotile,  <&  altri  fcrittori  dtìÌQ  cofe  naturali . 

ARIA. 

DO  N  N  A  con  i  capelli  folleuati,&  fparfì  al  vento ,  che  fedendo  fo' 
pra  le  nuuole,  tenga  in  mano  vn  bclpauone,  come[an  male  confe- 
crato  a  Giunone  Dea  deli  rtria,&  fi  vedranno  volare  per  l'aria  vani  vccel- 
li,&  a  ipiedi  di  detta  figura  vi  farà  vn  camaleonte,  come  animale,  che 
non  mangia  cofa  alcuna,  ne  beue  :  ma  Ibio  d'aria  fi  pafc  e,  &  viue.  Oò 
riferice  Plinio  nei  lib.  g.  cap.  ?_?. 

ACQVA 


Z02  ICONOLOGIA 

A  C  CLV  A. 

DONNA  nuda,  ma  che  ]e  para  vergognofc  fieno  coperte  con  belle 
gracia  da  vn  panno  ceruleo,  6i  che  ledendo  a  pie  di  vno  fcogh»  cir* 
cjoiidaco  dai  mare,  la  mezo  del  quale  lìano  vno,ò  due  moftri  marini ,  tea 
j^hi  con  la  delira  mano  vno  icetcro  ,&  appoggiandofi  con  il  gomito  (ini- 
ilroroprjd'vn'vrna,(S:che  da  detta  vrna  elea  copia  d  acqua,  &  vari/  pe- 
lei, in  eapo  hauera  vna  gh  Irlanda  di  canne  paiultre ,  ma  meglio  (ara ,  che 
porti  vna  bella  corona  d  oro . 

A  quell'elemento  dell'acqua  Ci  da  lo  fcettro,&  la  corona,  perche  non  fi 
troua  demento  alla  vita  huniana,eal  compimento  del  mondo  piò  ncccl]^ 
Uno  dciracqua,della quale IcrmendoHeiiodo  Poeta,  &Talete  Milefio, 
diilerojche  ella  non  folamentc  era  principio  di  tutte  le  cole ,  ma  Signor* 
di  tutti  gli  Elementi,  percioche  quella  conluma  la  terra,  Ipcgne  il  ruoco, 
jàgl iclopra l'aria, &  cadendo  dal  Cielo  quigiùè  cagione,clietiittcic-^ 
cofe  neccliàrieairhuomonafcano  m  terra.  Oude  fu  anticamente  appref- 
jo  i  Gentili  in  tanta  ftima,&  vcncratione,che  t-^meuano giurare  per  quel* 
Ja,  &  quandogiurauano,  era  fegno(  come  dice  Virgilio  nel  ó.lib.dcii'E- 
ncidej  d'infallibile  giuramento» come  anco  nierirce,&  approua  Tomma* 
lo  lo^iai  nell'idea  dei  Giardino  dei  mondo,  al  cap  44. 

TERRA. 
"^  TN  A  Matrona  a  federe ,  veflita  d  liabito  pieno  di  varie  herbe ,  e  fio- 
V  II  >  con  la  deftra  mano  tcnghi  vn  globo ,  in  capo  vna  ghirlanda  di 
f  ondejliori,  e  frutti ,  &de  1  medeiimi  ne  lara  pieno  vn  corno  di  douitia, 
il-] uaie  tiene  con  la  dcitra  mano ,  &  a  canto  vi  l'ara  vn  Leone ,  &  altri  ani* 
liiuii  tcrreiiri . 

Si  fa  matrona  >  per  clTerc  ella  da  i  Poeti  chiamata  gran  Madre  di  tutti 
granimali  ,come  bene  tra  gl'altri  dnkOuidionei  i.  della  Mctauiorfoii 
crii .  Oficiq;  poji  terghm  mugn^  kéfata^areritis .  Et  in  altro  luogo dd  mo^ 
tìefimoi  .hb.difleanco. 

<J^Cug)ia  piirctjs  terra  rjl ,  lapidei^;  in  corpore  Terra > 
OjJ'.z  reor  dicijiaierc  hos pajì  tcr^A  iubemur^ , 
Et  riftelìo  anco  replicò  nel  2.  iib.  de  f  adi  ,come  anco  meglio  Io  dice 
Lucretioìib.2.  denatura  rerum. 

Si  dipinge  con  il  globo,&:chcfliaa  fcf!ere,percfi*erla  terra  sferica,  & 
immobile,comedimoftra  Manilio  nel  i.iib.Allronom.  doue  dice. 

Vltima  fubfedit  glomerato  pondcre  tclius .  Et  poco  dipoi,  ffi  igitur  tellus 
lìtediam fonila cauerrumaeris.     Et  conquclloche  legue apprellb. 

Si  ucftc  con  habito  pieno  di  vani  fiori,  6:  herbe,  éi  con  il  cornucopia 
pieno  di  più  forte  di  frutti,  &  con  la  ghirlanda  fopradettam  capo,  per-- 
eioche  la  terra  rende  ogni  lòrtedi  frutti ,  come  bea  dimodra  Ouidio  nel 
Jib.  I .  de  arte amandi  oue  dice. 

Uoìc  tellus  eadé  pam  omnia  ritibus  ilta    Conuenityhac alcisyhic  hcnefarrx  virenti 
EtStationciiuI'liebaide, conic  riferilcc il  iJoccJCCionelJib.  i.deila^ 
j^cntoJogia dc^h  jJei,  con  dicc  daU  »crù. 

0  eterna. 


D I  CE  SA  RE  RIP  J.  zo  3 


0itef7f4  madre  d'htiornhii ,  e  di  *Dei 
€èìe  ^Htri le  frlue^i  fiumi,  e  tutti , 
*Pel  mondo  ifemi  -^gl'itnim'^li^e  fiere 
t>i  'Prometeo  le  maniy  <  infìcrne  ifajjì 
t>i  tH^MieiftielU  fofìi ,  liqi^d  diede 
^rimd  d'ogn' altra  gì' elementi  f  rimi, 
£  gthuomini  cangi^ifliy  &  che  camini 
^l nureguidiyonde  a  te  intorno fìide 
L*  eiuitta  gente  de  gl'.innentiy  e  l'ira 


Stahdeye  fcrma-ye  del  CieirOccìdt'jfVy 
La  macchina  yeloce,e  l'vno,  e  l altro 
Carro  circonda  te,  che  in  aerev6to 
Tendente  fiat .  Ode  le  co  fé  mer^B 
t.t  inditfifa  a  i grandi  tuoi  fratelli  j 
^dunqne  infiemefola  a  tante  genti  > 
Et  vna  balli  a  tante  alte  Cittàdiy 
F.t  popoli  di  fopra ,  anco  difetto  , 
Che  fen-^a  fopportar fatica  alcuna 


Pelle  fere^  c'I  ripofo  de  gi'vccelli ,  |  ^ithmte  guidi ,  ila ualpu r  affatica 

Mt  afprcffQ  del  mondo,  \a  fortei;^.      \  Il  CieUfofiener  k  ìlelUy  e  i  Dei. 

E  L  E  M  E  N  T  L 

I  Quattro  Elementi,pcr  compofitione  dei  quali  fi  fanno  legéneiationi 
naturali,participano  in  fomnio  grado  delie  quattro  prime  qualità ,  & 
«on  tal  rifpetto  il  trouano  ncli'huomo  quattro  complcfsioni,  quattro  vir 
tùjquatcrolcicnze  pnncipali^quattroani  le  più  nobili  nel  mondo,  quat» 
tro  tempi  dell'anno,  quattro  fui,  quattro  venti,  quattro  differenze  locali, 
(k  quattro  caufco  cagioni  delle  humane  icicnzc.  Et  verranno  qucfìi 
quattro  Elementi  bene,  &  piaceuolmcntc  rapprcfentati  co  i  loro  vifibili 
effetti,  fcnza  hieroglifico  metaforico ,  hauendo  fatto  coli  per  rappfcfen» 
tare  alla  viftariftefrecofevilìbiii, molte  volte  ancora  gli  antichi,  &  perù 
conl'aiutofolo  della  definitione  materiale  fi  farà  prima  la  terra. 

T  E  11  Pv  A  . 

DONNA  vecchia  >  vcHita  di  manto  lungo,  &  folcO)  fi  foftcnti  i/L» 
aria  fopra  vn  baftoncjilquale  pendendo  egualmente  alia  figm^ 
dallVna ,  &  dall'altra  parte ,  habbia  ncirvna,&?^  nei  l'altra  fommiti  vna^ 
ftclla,  attrauer/ì  detto  bafione  la  figura  fin  doue  pollano  a rriuar  le  brac- 
cia ftefeall'ingiù,fiando  lafigufadricta,e  poiandofi  con  le  mani  in  det- 
to bafione,  la  tefta  alzata  in  alto,  &  a  foggia  di  treccie,  hawerà  vna  fclua 
d'arbori, &  nelle  fpàlJe  fi  vedranno  come  monili  ducpiramidi,  che  rar- 
prefentmo  Citta,&  tenendo  le  mammelle  fuori  del  petto ,  getti  fuoni  ac- 
qua) che  Ci  raccogJia  fopra  il  lembo  della  vefic,&:  fopra  al  detto  bafloiiC 
fi  vedano  pendere  grappi  d'vue ,  &  fpighedi  grano,  &  tenga  detta  figura 
ài  collo  vn  monile  di  fogiie  d'oliue . 

Cofi  fi  rapprefentano  1  tre  frutti  pnncipali  della  terra ,  il  derivar  che 
ia  il  mare  da  i  fonti ,  la  fiahilità  della  terra  librata  dal  picprio  pefo ,  &  lò- 
ftenuta , pcc dircofi,  dalle lationi  celefii,  mofirate  nelle  due  fielle 3 cho 
fignificano  anco  i  due  Poh  ,  il  baflone  mortra  Tafiedel  Cielo, i luoghi 
ijabitati,6i  fiiuefiri  fono  cfprefiì  nella  fclua ,  &^  nelle  pii-amidi. 

Jlcolordella  vefieècoior delia  terra,  6c  la  fàccia  di  vecchia  è, p€rcho 
di  lei  fi  dice  a  gl'h  uomini  tu  tti:Tornate  alla  gran  madre  aRtica. 

Rhca,  o  vero  Cibale  ancora  era  già  rapprefentata  per  la  terra  j  come  fi 
vede  appreso  gli  fcrittori  àQÌl^  Deio . 

ACCULA 


%o4  ICONOLOGIA 

A  C  CLV  A. 

DONNA  giouancyeftitadi  ue(lefottili,&cclico^o^cc'*"'c<^>^"  ^^ 
do  che  ne  crafpanlcano  Je  carne  ignude,  con  Jc  pieghe,  Ja  vede  per 
tutto  imiti  Tonda  dei  mare  >  moflri  detta  tìgura  di  iMener  con  fatica  vnJi 
jiaue  ibpra  la  tefta,ftia  con  i  piedi  ibpra  vn'ancora  in  forma  di  camminare 
.-iiringiù, habbia pendente  di  coralh,&r  d'altre  cofe  manne  ,  al  petto  fi 
Ledano  due  conchiglie  grandi,  che  raflembrino  la  forma  delle  mammel- 
le ,  s'appoggi  ad  vna  canna ,  o  remo ,  o  fcoglio  con  diuerfe  forte  di  pcfci 
d'intorno,  difpoftì  ai  giuditio  dzì  difcreto  pittore. 

Gli  antichi  per  l'acqua  faceuano  Nettuno  vecchio,  tirato  per  l'onde 
d;i  due  cauaili,con  tridente  in  mano,  di  che  fono  icritte  l'interpretauoni 
dagl'altri. 

Per  liftcfro  pigliauano  ancora  Dori,Galatea,Naiadi,&^  altri  nomi,  fe- 
condo che  voleuano  fignificare ,  o  fiume ,  o  mare ,  &r"  quefto ,  o  c'hauelìe 
caIina,o  fortuna . 

ARIA. 
"■^  O  N  N  A  giouanctta ,  &  d  i  vago  afpetto,  fia  ueftita  di  color  bianco, 
JLJ^  e  trafparentc  più  dell'altro  dell'acqua,  con  ambe  le  mani  moftri  di 
fomentare  vn  cerchio  di  nuuole,  che  la  circondi  d'intorno  alla  veft  e,  6(^ 
fopra  dette  nuuole  fi  ueda  la  forma  dell'arco  celelk . 

Tenga  fopra  la  tefta  il  Sole ,  quale  Ci  moli  ri ,  che  fi  ferua  per  raggi  fuoi 
delle  chiome  di  lei,tenga  l'ali  alle  fpalle,  e  fotto  a  i  piedi  ignudx  vna  uela, 
fi  potrà  dipingere  ancorali  Camaleonte  animale,  che  H  nudnfce  d'aria, 
fecondo  fi  fcriue,e  C\  credei  . 

E  di  facile  diehiaratione,  il  Sole  mofira  quell'elemento  efierdiafanedi* 
fua  natura,e  fentir  piìi  de  gl'altri, e  commnnicare  aaco  i  benefitij  del  Sole. 
La  vela  dimofira  il  naturai  /ito  lUo  eflere  Ibpra  l'acque  . 
Fi  nicro  gl'antichi  per  aria  Giouc,  oc  Giunone  ,Gioue  per  la  parte  più 
puiMiGiunone  perla  parte  più  mifia,econ  tutte  le  fauolea  loro  fpettanti, 
.  ciiclbnoqualì  iahnice,n  iiiiiboleggia  fopra  la  natura  dcUaria,  6^  delie  ua- 
rie  traimutationi  permczofuo. 

F  V  O  C  O. 

C"^  lOVA  NETTO  nudo  di  color  uiuace;  con  un  uelo  rofib  a  tra- 
J  Lcrfo,  li  qi;al  uelo  lì  piCf;,hi  diuerl^.mcntc  in  forma  di  fiamma.  Pór- 
tri.itertacalua,^con  un  Ibi  fiocco  di  cape  iii  ailinsu  ,  (i  uedalbpra  la  te- 
fhi  un  cerchio  co  l'immagine  della  Luna^pcr  moilrare  che  quello  frd.g\i 
ciemcnti  ha  luogo  lupen!)re  ,  tenga  un  piede  iof|:elb  m  aria,  per  mo- 
tiiarcla  fuaicggierezza,  &  Ibttoalle  piante  dei  piedi  fi  mofirino  i  utn- 
ti ,  che  foftiano  ;  lotto  alla  regione  del  fuoco . 

Vulcano,&la  Dea  Verta  furono  da  gli  antichi  creduti  Dei  dei  fuoco, 
&:  da  1  lapienti  conolciuti ,  che  l'uno  ci  fignificafie  i  carboni ,  e  laltra  lti> 
fiamme;  ma  in  quello  io  noaiiufiendo,  per  eiferui-aim,  che  ne  parlano 
luiìgamenìc . 

E  LE- 


DI  CESARE  RIFA.  ^o^ 

E  L  E  M  E  N  T  I     F  V^  O  e  O. 

DONNA  con  Ja  Fenice  incapo,  che  s'abbruci,  <Si  nella  man  delra 
tenga  li  fuiiiane  di  Gioue,  eoa  le  icintille  tutte  sfauillaiui,  &  iìa^ 
ueftita  di  rollo, 

AERE. 

DONNA  che  con  ambe  le  mani  tenga  l'iridc^ouero  arco  cdtfit ,  & 
habbia  incapo  una  calandra  con  l'ali  dirtefe,(&  col  becco  aperto^t 
{là  ueftita  detta  tìgura  di  turchino  aliai  illuminato . 

A  C  C^V  A. 

DO  N  N  A  che  habbia  un  pelce  in  capo  affai  grande,  nelle  mani  ten- 
ga una  naue  lenza  uela  :  ma  con  l'albero,  antenna>  e  larte,e  liano  nel 
ueftimento  fcolpite  l'onde  dei  mare  • 

TERRA. 

DONNA  con  un  Cafteilo  in  capo,  &  con  una  torrc,ncIle  mani  tea 
ga  diuerfe  piante ,  il  uelhmento  iara  di  tanè ,  con  una  loprauedo 
di  color  uerdo. 

T  E  R  R  A.    ^ 

LA  Tcrraèun'elementoilpiùinitmo,  il  più graue,& minimodi  tut 
ti,fìtuatoinme2odelmondotrai'uno,e  l'altro  Polo,  per  natura.^ 
graue.  &  immobile  foftenuta  della  propria grauezza.  reftringendod  uei*- 
lo  il  centrojil  quale  Ha  m  mezo  d'ella,  perche  tutte  le  cofe  graui  uanno  al 
centro,&:  pereiò  elFendo  graue,  hauendo  il  centro  in  fé,  fta  per  fé  ftelfa  in 
torno  al  fuo  centro. 

Hauendoil  a  far  figuta,che  ne  rapprefenti  la  terra,  farà  imponìbile  dal*- 
li  tutte  le  fue  qualità,  perche  fono  infinite:  fé  ne  piglicrà  dunque  dells^ 
più  proprie,  &:  più  a  ptopofito  noflro  con  farla . 

Doma  d'età  matura ,  non  molto  grande ,  con  vna  velie  berrettina  del 
color  della  terra,  nellaquale  vi  faranno  alcuni  rofpi,&fopra  la  detta  v?- 
,  fte  hauera  vn  manto  verde  con  diuerfe  herbette,fiori,  &  fpighc  di  grano. 
&  vue  bianche,e  negre,con  vna  mano  terra  vn  fanciullo  che  poppa,e  eoa 
l'altra  abbracciato  vn'huomo  morto,d ai  l'altra  poppa  ne  fcaturiri  vn  Ibn- 
te,qualeanderà  fottoli  piedi, nelquale  vi  faranno  diuerfi  fcrpcnti ,  foprft 
la  teda  terra  vna  città^  hauerà  al  collo  dell'oro ,  Òi  delle  gioie,allc  mam^ 
&  alli  piedi  ancora. 

Si  farà  donna  attempata,  per  elfer  come  madre  di  tutta  la  gcneratione, 
d'età  matura,per  elfer  creata  dal  principiodcl  mondo,e  da  durare  fi  ii'al  H 
ne,nò  molto grande,per  elleril  minimotra  gl'altri  elementi, la  veOc  ber- 
rettina lignifica  l'illelfa  terrajcó  i  rofpi  fopra,perchc  il  rofpo  viuc  di  tcrra^ 

li  manto  ucrde  con  herbe,fìori,  fpighe  di  grano,  &  vue  bianche,  e  ne^ 
gre,èil  proprio  ucllimento  della  terra, percioche, fecondo  le  flagiomcll* 
fi  uefte  ,  eoa  dare  abbondantemente  tutti  quei  beni,  che  fono  nccellarij  a 
tyttili  uiuenti. 

11  fanci uilo  che  tiene  nella  delira  poppando,  ci  moflra  9  cerne  lei  è  no» 
ftra  nutricc,lbmiiiia:fliandoci  il  uitto. 

iL'huo-- 


zoS  ICONOLOGIA 

L'auomo  morto,chc  tiene  abbracciato  dall'altro  l*to ,  n<!  fignifiea,  e* 
me  I  liiui  ioikiiU ,  6C i liioru  abbraccia ,  tenendoci  in dc^ofuo  lina aLH 
lldurfccQone. 

Li  poppa  che  fcaturifccacgua,  nerapprefentai  fonti,  &c^i  fiumi,  chi 
c^'lalcaturifcc'. 

L'acqua  che  ella  tiene  fotto  i  piedi  e  on  i  ferpcnti ,  fono  l'acque  fotter* 
ranee  nclli  meati  della  terra  conilcrpenti^cheiinncniudono  nelle  ca^ 
ucrne  d'efla. 

La  citta  che  tiene  in  tc(ìa,ne  dinota  come  la  terra  è  foftentanient^  no 
ù.iOy^  di  tutte  le  noftrc  habitacioni. 

Le  gioie ,  che  ftanno  al  colio ,  a  le  mani ,  &  a  i  piedi  >  fono  la  varietà  da 
l'orojargcnto,  &  altri  metalli ,  &  delie  gioie ,  che  ftanno  dcn  tro  ie  v  lice- 
re della  terra,apportaadolea  noi,  per  noUro  vaie,  (SìT"  diletta aoiu^òc  co- 
me racconta  Plinio  nel  primo  libro  e  benigna  madre  j  &  Ibiupre  giO'aa,ic 
mai  nuoce . 

Terra^  come  dipinta  nella  medaglia  di  Commodo . 

DOnnaa  giacere  in  cerra,mc^a  nudd,  come  colà  llabiie,  con  vnbrac* 
ciò  appoggiato  lopra  d'vn  vaiò,dal  quale  ei.,e  vna  vice ,  &coa  /al- 
tra ri  pò  la  Ibpra  vn  globo,  incorno alquaie  fono  quattro  picciole  hgurc> 
che  le  prefciitano  vnadeii'vuCi'altra  de.iei'pigiie  di  gran :);coii  vaa  coi*o 
Badihorijia  terza  vn  vafo  pieno  di  liquore,  e  la  quarta  è  la  Vi  toru  con^ 
vn  ramo  di  paiina  con  lettere.         1  liLLV'S  SlAiilLI^. 

ELEVI  ENTI  SECONDO  tìi\lP£  DOC  LE. 

1;^  Mpedocle  Filolòfo  dilfc  eiTcrei principi;  i  quattro  Hieùienti,cioèìl 
^  Fuoco,  l'Aere,  l'Acqua  ,&  la  lerra,.ma  con  due  pnncipa'i  p^/tcnze, 
ainicuia,&  diicordia,  l'vna  delie  quali  vnircc,l*akraiepara,daaiLri  dette 
coùibL-iacioni  po'ribili,&  iinpo  Jìb.ii ,  ie  lue  parole  grecije  tradotte  poi  ii| 
jacino  ibn  quelle  in  Oiocretie  Laertio. 

Zsuc  à^yptif  !!}:irs  qe^^'r.fi'oi^^  tiì  cu  Ìm&i'P 

Jfippiter  aibas,  o"  ('Imajoror  i..uù)  ^i.i:qi.:e potens Dii, 
1 1  l>{e}t\%  ,  i.icrl.rÀs  ho'/nimt  n  <[ua  lutnirui  compiei . 
r!he  fjr  )no  voigan.-^ati  da  Sehiag.^iD  ,  Accade. uico  Occulto  in  c^tal 
Euiia,iC  jc.ic  nel  icco.ido,»^-^  vÌLuno  ve;i  )  cu'quuiiio  lontano  dai  tcllo 
Greco  Sd  Latino.  Odi  jaittrc  yad:ci  dj.le  cole. 

Cji^.'.e  i-toyilfn  :  Gi/fionCye  Vinto  ricco ,      E  \ift:yhe  di  pianto  n'empie  if.umi, 

O.id'egli  Gì  'UC  par.iiieiicc  iiuende  per  lo  fuO'-o,chcè  lop;a l'acro» 
&:^  chiaiiialo  ri/icam  nte  Gioi.e  »  pcrcioche  niuno  mar:giore  g'oua- 
niento  alt  \m'h  à  rice  .e,  che  dal  fuoco.  Luigia  (  Giunone  intcìKk  pi;r  lo 
sere,  X^mqueflo  .aoicacvìncfi-)  lui  il  concoidi. io  i  Paeti,!  quali  ha  -  - 
xjo' Giunone  aioghe,  X^  jbrcl ludi cfibOiouej a.. celo  quai  l'iitellaqu-Ui- 
t-  opaciiisima  dirtizczn.  .a  deirvno,&  dell'ai. ra ,  onde  Hoiiicro  nei  fuo 
>j{iU.:ggioduìe. 

lunG-^Liti  ca?iQ  a^.  Ithronam}  q^utriifeperlt  Fjjen,  ■ 


DI  CESARE  RIPA.  xog 

Immonalem  regmamycxcclfamformamhahaittt»* 
Jouis  valdifom  fororem  j  vxoremque  > 
Inclytanttqiiamomnes  beati  ^er  longum  Olympum 
JUii  honorant  fimulcum  lou€  olle  5i  unte  fulminibus . 
Pigliafipoiil  padre  Dkc  per  la  terra,  &  è  chiamato  Plutone,  cioè  Rc> 
&  Signore  ricco  cfeiia  tcrra,perciochein€flarono  ripoiliipmpretiofi  te- 
fori,&  da  lei  fi  caiia  on>,argento,  &  ogn'aitro  metallo . 

iNclli  vltiinanientc  fi  luecte  per  li  fiumi ,  cioè  per  lo  generare  dcll'ac^ 
que.  Ne  voglio  ni  qbcfto  luogo  iralalcure  vii'cpigrammadi  Gio.  Zar^> 
tliioCufteliiiibalcra  volta  iiominato,nelqu3le  con  lenii  mulic  ,di  Eu;pe- 
docJe^in  for.na  d.  cnigaiuelpone,cOine  alia  morte  d'vn  rofignuolo  inccr- 
U:nriCr()  tL,£agrejeii.cnti,  liientreegh  fìaua  cantando  in  Cima4' va '-lUft- 
ro,apièdci  qua^e  Iconeua  va  riuo d'acqua. 

Dhtn  frifcum  tenera:,  Thilomela  in  vertice  Daphnes . 

Thraret  qup-ulo  gutture  mxjìa  dolum . 
Ttrciditimaitum crudeli  vulnereTluto^ 
Quaìn  luno  band  potuit  fi-JìinmJJe  din . 
In  lue nmas  3(j  // is  cecidit  m »  yibu nda  p ropinqui  j 

''JSliJìis ,  vjr  in  Ucrìmis  funditus  interijt , 
Extin^  im  lento  rombufìit  luppiter  ajìi4. 
In  vino  tumulo  fic  tumulata  juit . 

E  L  O  Q_V  ENZA. 

GIOVANE  bella,col  petto  armato,  &  con  le  braccia  ignude,in  ca- 
po hauerà  vn'Elmo  circondato  di  corona  d'oro ,  al  fianco  hauei  à  lo 
flocco,nella  raanodeflra  una  uerga,  nella  finiftra  un.  fulmine,  &  Tara  uc* 
ftita  di  porpora. 

Giouaiie,bella,  &:  armata  fi  dipinge ,  percioche  l'eloquenza  non  ha  al- 
tro iìiicnc  altro  intento,  che  pcrfuadere,  &  non  polendo  far  ciò  fenz'al- 
let  are,&  muouere,peròfidecrapprefentare  uaghifbimad'afp  tto,  e/Ten» 
do  l'ornamento, &  la  uaghezza  delle  parole ,  dellequali  dcue  clìcr  fecon- 
do cài  vuole  periuadere  altrui ,  però  ancora  gl'antichi  dipjnfero  Mercu- 
rio giouane,  piaceuole ,  &  fenza  barba ,  i  coftumi  della  quale  età  fono  an- 
cora conformi  allo  fiile  deli'eloqncnza,  che  è  piaceuole ,  audace,  akeia^ 
larciua,&  confidente. 

La  delicatura  delle  parole  s'infcgna  ancora  nelle  braccia  ignudc,  It^ 
«juali  efeono  fuora  dal  buffo  armato,  perche  fenza  i  fondamenti  di  ù\d^ 
d.  ttrina,  &  di  ragione  eflicace,i'eloquenza  farebbe  incrme,&  impotente 
aconfeguireilfuo  fine. Però  C\  dice,che  ladottrinacmadrcdell'eloqucn- 
23,^  delhi  perfuafione  ;  ma  perche  le  ragioni  della  dottrina  fono  per  Ja^ 
diffìcuìtà  mal  uolentieri  udite,&  poco  intefe,  però  adornandoficonpa*- 
roIe,fi  laiciano  intendere,  &  partonfcano  fpelfe  uolte  eSetti  di  perruafia- 
ni ,  &  cofi  li  iòuuiene  alla  capaciti,  &  a  gl'effetti  dell'animo  mal  compo^- 
fto,però  Ci  uedc,che,o  per  dichiarare  le  ragioni  diiilciii,  &f  dubbic,o  per 
ipronar  i'aniiiio  al  moto  delle pafliani,o per  r;iiii^n:irlo,  lononeceiiari)  i 

yaxKJ 


ìoS  ICONOLOGIA 

vj.-i;  ,&  artifitiofi  gin  di  parole  dell'oratore,  fra' quali  cglifappia  cclafò 
li  luo  artifìtio,&  coli  potrà  muouere,&  incitare  raltieroio  uero  fucglian- 
do  l'animo  addormentato  dell'huomo  baflò ,  &c_  pigro»  con  la  uerga  del- 
j'apiìibaflaj  &ccmmune  tramerà  di  parlare,  o con  la Ijpada della  mezza* 
uà,  &:  più  capace  d'ornamenti,  o  finalmente  col  folgore  della  fublimo^ 
che  ha  forza  d'atterrire,  &  di  fpauentare  ciafeuno . 

La  ucfte  di  porpora  con  la  corona  d'oro  in  capo,da  chiaro  fegno ,  come 

ella  rifplende  nelle  menti  di  chi  l'afcolta ,  &  tiene  il  dominio  de  gl'animi 

bumani,efrendo  che,come  dice  Plat.  in  Poi.  Oratoria  dignitas  cum  regia  di^ 

gnitate  coniun6la  efiydu  quod  iufium  ejlypcrfuadet^et  cu  ilU  B^fmhlicas  gubernat, 

£  L  O  Q_V  ENZA. 

DOnna  veftita  di  uarij  colon,  con  ghirlanda  in  capo  d'herba  chiama- 
ta Il i-k>  nella  manodeftra  uenevn  folgore, &f  nella  finiftra  urL. 
libro  aperto,  il  uellimento  fopradettodimoltra  che  iì  come  Ibnouani  i 
eolon ,  cofl  l'Oratione  deue  eflere  ueftita ,  &  di  più  concetti  ornata. 

La  ghirlanda  della  Ibpradet  ta  herba  lignifica  (  come  narra  Pierio  Vale- 
fianonel  lib.6o.)eirere  rimbolodellaeloquenza,percioche narra  Home* 
ro  che  gì  Oraton  de  Troiani,come  quelli  ch«  erano  eloquentifìimi ,  ha-     i 
uciìero  mangiato  l'Inde  fiorita,  &  quello  vuol  darci  ad'in tendere  il  poet-     ' 
ainquefto  iuo  modo  di  dire,  cioè  che  eglino  haueuano  con  ogni  diligen    • 
k\\ ,  &  Audio  imparato  i  precetti  dell'oriiato  parlaic ,  6i  di  ciò  quefta  e  la    j 
cagione  che  il  fiore  di  quefta  herba  per  la  fua  uanetà,&  ornamento  de  co    ; 
Jori ,  habbia  con  l'Inde  celefle  fimilitudine  grandilfima,  che  pure  era  an-* 
cor  lei  tenuta  per  Dea  dell'eloquenza , 

Perlolibrofimoftra,che  cola  fia  eloquenza,  che  è  l'effetto  di  moltc^ 
paiole  acconcie  infieme  con  artc,&:  è  in  gran  parte  Icruta,  perche  fi  con* 
lCi"ui  a'  poderi ,  ój  per  lo  fulmine  fi  moftia,come  narra  Pieno  Valer,  nel  f 
lib.  4^,  chenoncon  minore  forza  l'eloquenza  d'vn  h uomo  facondo,  6c  | 
tapientc,  batte  a  terra  la  pertinacia  fabbricata,  &:  fondata  dall'ignoranza  I 
nelle  menti  de  gli  fiolidi  profuntuofi,che  il  fulmine  percuote ,  &  abbatta  j 
le  torri ,  che  s'inalzano  fopra  gl'alti  edifitij .  • 

E  L  6  Q^V  ENZA.  ; 

DOnnavcftitadirofTojnellamandefiraticn  vnlibro, conia  Cnìftfa  ' 
mano  alzata  >&  con  l'indie  e,  e  he  è  il  fecondo  dito  dell'iAeffamano 
Cero,&  preflb  à  (noi  piedi  vi  ùvi  vn  hbro,&  fopra  efib  vi/orologio  da  poi  I 
uere,  vi  farà  ancora  vnagnbbia.^pvrca  con  vn  pappagallo  fopra.  \ 

11  libro,&  l'oroIogJOjCcme  fi  èdctfo  è  ;nd!cio,che  le  parole  fonorirtru  i 
amento  dell'eloquente:  le  c]uah  però  dcuonoeikrcadopratc  in  ordine,  &  ; 
mifura del  tempo, efi"cndo dai  ten  pò ib!oiiiifur.itai'orationej  &da  elio  i 
riceucndoinumeri,lo  (lik','a^^ratia,&p.:rt.'deìi'attitudinca  pcrfuadere.  ; 
il  pappagallo, e  firaboJodcl/cioqucnte,  perche  fi  rei.dc  marauighofo  ; 
con  la  lingua,  6: con  ic  parole,  iiiiitaruio  riiuomOjntf'a  cui  lingua  fola-  ! 
piente  confi fte  i'cliercitiQdci/JvJ^u.-f-.^'a  .  | 

■kt  u  d  pirite  li  pippagailo  fucia  dvl;^  ^cbbia.ycrche  i'c.'oquer  za  F.cn  è  ; 

i-iilivua     j. 


DI  CESARE  RIPA  iQf 

Jlftrcttt  à  termine  alcuno ,  cirendii  i'ofiizio  Tu  >  di  ùp^r  dire  probabile 
mente  di  qnallìuoglu  maceria  propoihjco.n^  dice  Cicerone  nella  Recto* 
fica,  e  gl'aitn,  che  hanno  icruto  prima,  6i  dipoi . 

li  ve/timenco  roilbdiaioflra,  ctie  i'orazioiud.'ue crTere concitata,  & 
afiettuofain  modo ,  ciie  ne  rifu  Iti  rolf^re  ael  vir:>  ,  acciochc  iia  eiu^uea* 
tKi,  (Scatta  alla  pcrluafionc,  conforme  ai  d»tto  d'/lo:  kio  . 
Si  vis  me  Fiere,  dokndum  ehprimhm  ip/i  tibi. 

Etqueftaaflertione  concitata (1  diaioOra ancoutlia aiano, &  nel  d'iti 
alto:pcrche  vna  buona  parte  deìiM  jquèza  cóiìfte  nel  gefto  dcli'orutioac. 
E  L  O  CXy  E  N  ZA. 

MAtronaveftitad'.ubicohonc(h>  ,mc4p)hiu:ra  vn  pjpnigillo,  & 
la  mar.odcftra aperta  in  luoraj  &  i'aara  li:rraia  aioftri  ci 'Ailuuder- 
laibttole  vefti- 

Que/ìa  figura  è  conferme ail*opir.io  :e  di  Zenone  Stoico,iI  qualcdice» 
uà,  che  la  Uiaktica  era  foaiigiiaare  a  v;ia  Cìxwx'J  chiuia,  pei'cfie  procedi 
aftutatnentc,&l\:loqaer.23.  li  migliantca  vna  mano  aperta  ,chc  £  allar- 
ga ,  &  ditionde  alfa:  più  -  Perdichiaratioue  del  Pappagallo  feruira  quaa» 
to  à  €  detto  di  lopra  . 

Eloquenza  n'Ha  Medaglia  di  Marc 'Antonio, 

ERa  da  gli  antichi  Orf^orappreientnco  per  l'eloquenza,  &  lo  dipinfe» 
IO  in  habito  fiioforico,  omato  dilla  tiara  Per/ìana,  fonando  ialira^ 
&auan:i  d'elfo  vi  ei-aijoLupi5Lconi,Oriì,Serpcnti,&  diuerlì  altri  anima- 
Ji,chcgli  kccauaao  i piedi,  ':k  non  f»lo  v'erano  anco diuerfi  vccelli,clj« 
Tolauan»,ma incora moati,& alberi,  chefegliiaehinauano, &parimca 
tei^ilsi  dalla  mugica  coaHnoisi,&  tirati. 

Per dichiarationedique*ta  bellaiigura  ci  feruiremodi  quello,  che  ht 
interpretato  l'Anguillaia  a  queiì:o,propofito  nelle  iMetamorfofid'Ouidio 
al  lib.  IO.  dicendo ,  che  Orfeo  ci  moftra  quanta  for2a ,  6l  vigore  habbia 
i'doquenza ,  come  quella,  che  e  figliuola  d'Apollo ,  che  non  é  altro  ,  che 
hiapicnza. 

La  lira  e  l'arte  del  fauci  laref  propriamente  la  quale  ha  fomiglianza  del- 
la lira,  che  va  mouendo  gl'affetti  coi  iuonohor  acuto  ,  hor  graue  della 
voce,  &  della  pronuiitir;. 

.    Le  fclue,  &  \  mcnti,che  H  iTiuouono,altro  non  fono,  chcquegl'huouf 

jiiiirsij&oflinati  nciicloroopiniOii!,&  chccongrandiisima  difficuiw  li 

laiiano  vincere  dalia  fu auità  dorile  voci ,  &  dalla  forza  del  parlare ,  percha 

«    gi'aibcri,  che  haniìo  le  loro  radici  fcr(riC,6:  piofoadc  notano  gi'huoaani^ 

:\    Chcfiilaao  nel  ceri  ero  dclroiìinatioaeie  loro  opinioni. 

iii  j    ^  Ferma  ancora  Oriv:o  i  fiumi,  che  alerò  non  foao,che  i  difone/li,&  lafci* 

r;-  uiiiuoniinijc'ie  quando  non  iono  ritenuti  dalia  forza  della  lingua  dalU 

loro  infame  vita,  icorrono  lenza  rircg  no  alcuno  na'al  mare,  co'èiì  penti- 

,    memo,  6:  i'a'mirczzajchefiiole  venire  lubico  dietro  al  piaceri  carnali. 

Iliade  i^i^niuete*  e  bvnigac  k  iisic ,  p-jr  ie  quUi  ^'lateudono  gi'auomir 


M' 


sto  I  e  0  N  0  L  OC  1  A 

tìi  crudcli,&  ingordi  del  Tangacaltrmi,  eflerc  ridotti  dil  giuditiofo  h\x^ 
latore  a  più  huinana,&  lodcnole  vita. 

E  L  O   CLV  ENZA. 

PER  lafigura  dell'Eloquenza  dipingcrcaio  Anfionc,  ilqualcconil 
Tuono  della  Citara,&  con  il  canto,{ì  ueda,chc  tiri  afcmolti  ralìl,che 
faranno  Tparfi  in  dmcrfi  luoghi , 

Ciò  fignifica  5  chela  dolce  armoniadel  parlare  dell'Eloquenza  pcrfua» 
de,&  tira  a  fé  gl'igHOrantijrozzi,  &  duri  huomini ,  che  qua ,  &  la  Iparfi  di»  \ 
morano,&  inlìeme  conuenghino ,  &  ciuilmente  viuino. 
EMV^LATIONE. 

DONNA  giouane,bella  con  braccia  ignude,&  capelli  biondijeri» 
ciuti,cheriuolti  in gratiofi  giri, facciano  vnauaga  acconciatura  ai 
capo, l'habito  farà  fuccintO}&  di  colore  uerde.Stard  in  atto  di  correre,ha- 
ìjendo  i  piedi  alati,  &  conladcftramanotenghi  con  bella  gratiavnofpro 
jie,o  ucro  vn  mazzo  di  fpine^ 

L'EmulatÌGne,fecondo  Ariftotile  nel  x.  lib.  della  Rettorica  è  vn  dolo- 
re, ilquale  fa  che  ci  paia  uedere  ne  i  fìmili  a  noi  di  natura  alcun  bene  hono^ 
rato,&  ancora  poffi  bile  da  confeguirfì,&  queflo  dolore  non  nafce  perche 
colui  non  habbia  quel  bene,  ma  perche  noi  ancora  vorrcisimohauerlo ,  & 
jionThabbiarao. 

Giouane  {\  dipinge,percioche  l'Emulatione  regna  in  età  gioueniIe,eC- 
fendo  in  quella  l'animo  più  ardito,e  generoib. 

1  capelli  biondi,  &  ricciuti,  fono  i'penfieri,  che  incitano  gl'emuli  alla 
gloria. 

L'habito  fuccinto,&  6i\  color  oerde,  lignifica  la  Iperanzadiconfeguir» 
«[uellochefidefidera. 

Le  braccia, &  i  piedi  ignudi  alati ,  e  la  dimoflratione  del  correre  dinota* 
no  la  pronte2zaj&:  la  uelocitad'appareggiare  almeno, fé  non  trapaffart 
Je  pcrfcne,chc  lono  adornate  di  uirtuole,  &  lodeuoli  conditioni , 

Glifi  da  lo  fprone,  come  racconta  il  Caualcante  nella  fuaRcttorica_,> 
nel  lib. 4  dicendo  che  TEmulationeè  vnofperone,chc  fortemente  punge 
&  incita  non  già  i  maluaggi  a  defiderare,  &  operare  contra  il  bened'altrut 
comeinuidioiì ,  mai  buoni,  e  genero  fi  a  procacciare  a  loro  fteffi  quello^ 
che  in  altrui  veggendo,conolcono  a  loro  flefsi  mancare,  &  a  quefto  prò» 
pofico  fi  dice  :  Stimidos  dcdit  umida  virtù s..  ' 

E  Qjy  ITA 
T^IU  medaglia  di  Cordiamo 

DONNA  ueflua  di  b'anco,che  nella  dcflra  tiene  le  bilancicf,&  ncllf 
finiffra  vn  Cornucopia. 
Si  dipinge ue/lita  di  bjaiico,  perche  con  candidezza  d'aHÌmo  fenza  la»' 
fciarfi  corrompere  da  gi'iiuercsfi  ,  qu;fta  giudica  i  meriti, &  dementi  al* 
trui,e  li  premia, 6:  condanna, ma  con  pi;'.ccuolczza,6c"  rcmilsioncngnifi*' 
condoli  Ciò  perle  bilancia,  (ìk'"  per  il  conmcc  pia. 

Equità 


X>I  ^EIJRE  ÌLÌfA  XIV    t| 

JEquità  in  molte  medaglie .  '■ 

VNA  donzella  difcinta,che  ftandoin  piedi ,  tenga  con  rna  mano  yì| 
paro  di  biiancic  pan,  &  con  Taltra  vn  braccioiarc . 
Equità,  del  l^euerendiji.  Tadre  Fr.  Ignatio. 

DOnna  con  vn  regolo  Lcsbiodi  piombo  in  mano,  perche  iLesbij  fa^ 
bricauano  dipietreabugnc^^lefpianauanofolo  difopra,&difot* 
to,&  per  elTere  quefto  regolo  di  piombo,!!  piega  fecondo  la  baUezza  del- 
le pietrc,ma  però  non  elee  mai  del  dritto:  co/ì  l'Equità  fi  piega ,  &  inchi'. 
na  all'imperfettione  liumana,  ma  però  noncfcemai  del  dritto  della  giu- 
(litia  .  Quella  figura  fu  fatta  dal  Reuerendifs.  Padre  Ignatio  Vcfcouo  di 
Alatri,&  Matematico  già  di  Gregorio  JCIIL  eHèndoficofintrouata  tra  le 
iucfcritture. 

E  Oy  ALITA. 
Cerne  dipinta  nella  Libraria  Vaticana. 

DONNA ,  che  tiene  in  elafe  una  mano  vna  torcia ,  accendendo  IViia 
con  l'altra. 

EQVINOTIO  DELLA  PRIMAVERA. 

GIOVANE  di  giufia  natura,  ueftito  dalla  parte  delira  daaIto,&j| 
baffo  di  color  bianco,&  dall'altro  lato  di  color  n€gro,cinto  in  mcz- 
S.O  con  vna  cintura  alquanto  larga,di  color  turchino, feguita  fenza  nodi 
con  alcune  flelle ,  a  vfo  di  circolo ,  terrà  fotto  il  braccio  deliro  con  bella 
gratia  vn'ArietCj6<:  con  la  finiflra  mano  vn  mazzo  di  varii  fiori>&alli  pio 
di  hauerà  due  alette  del  coler  del  vellimento ,  cioè  dal  lato  bianco  bian* 
che,&  dallato  negro  nere. 

Equinotio  è  quel  tempo,nel  quale  il  giorno  è  eguale  con  la  notte ,  ScJ 
«fueiìo  auuicne  due  uolte  l'anno,  vna  ài  Marzo  alli  21.  entrandoli  Sole^ 
nel  legno  dell'Ariete ,  portando  a  noi  la  Primauera ,  &  di  Settembre  alll 
jj. portando  l'Autunno  con  la  maturità  de'  frutti. 

Si  dice  Equinotiojcioè  egualej&equinottÌ3le>  cioèe.quidiale,&  anco 
equatorejcioè  cguagliatsre^del  giorno  con  la  notte,5i:  per  quello,  che  ne 
wioftra  il  Sacrobofco  nella  lua  sfera  :  equinotiale  è  vn  circolo,che  diuidc 
la  sfera  per  mezzojcingendo  il  pruno  mobile  >  lo  diuide  in  due  parti  >  S^T 
fimilmente  1  poli  del  mondo. 

Si  dipinge  giouane,  perche  venendo  Tequinotio  nel  principio  della 
Primauerajnel  mele  di  Marzo^gli  antichi  faceuano,che  in  detto  mefe  fof 
fé  prihcipio  dell'anno  .  Dicefi  anco  che  fofi'e  la  creatione  del  mondo,& 
anco  l'anno  della  Redentione ,  e  della  Pafiione  di  N.  S.  &anco  da  quello 
nel  primo  grado  dell'Ariete  eficre  (lato  creatoli  Sole,auttore  del  detto 
Equinotio;  onde  non  fuordipropofito  gl'antichi  fecero,  che  in  queflo 
mefe  fofi'e  principio  dell'anno,  eifendo che  egli  fia  priuilegiato  più  de 
gl'altri,  non  folo  per  le  ragioni  dette  di  fopra ,  ma  perche  da  queflo  li  pi- 
gliano rEpatte,le lettere  Doininicali^&  altri  copuli  celefli. Si  rapprefen* 
ta  di  £Ìuftaflatura,perefi"cre  eguagliatore,  che  uuol  dire  egualccioè  pari, 

lì  color  bianco  fignifica  il  giorno^  lì  negro  la  notte,la  metà  per  egua 

R.    2         glianza 


tiM  tCONOLOGt'^ 

fiQVlNOTTIO  DELLA  PRIMAVERA; 


_glian7arrn  (^c'riItro,iJ  bianco  dulia  dcf!ra,j:erchcil  giomoprcccdcaJit 
ì.  nnrre  pcelìcrpiù  ivhilc. 

Li  cintura  d.  e  )!(>•  c.leftc,riClla  quale  fono  alcune  (Ielle,  ne  rapprcfcé 
la  !!  circolo  ,  che  ù  '-ietìo  Equinocio,  che  cinge  il  primo  rarbjjc . 

Si  cin^'^c  are  )  il  cfcjto  ce/chio,per efier  egli  fenza  nodo,  & ^  crche  licif 
coli  non  hanno  principicene  fine,  ma  Inno  eguali . 

L*Ari  te,c'  eticne  l'ateo i]  braccio  dertro,nedimoftra,chc entrando  ili 
Sole  ne  detto  Ter  no,  lì  fal'EqLuiotio  di  Pri  inaLera,che  per  tale  dijDoftni 
tior.c  ae:;c  con  Jafiniflra  meno  il  ii;az2odeivarij  fiorijcomeancodimo'j 
/^ra,che  l'Ariete  rinicrno giace  nel  lato./Tnifìro,  &  laPrunaucrane]  de*] 
f-rojco'ìil  Soie  neii'Inuerno  f>adai  lato  finillro del fiiaiaiT.ento,& nel* 
]>q'ji':('t'o  To.nincia  a  .«giacere  nel  dcflro . 

L  u..  J  L-.c. -i  ile  d,i;j:^ilrdiìo  la  velocità  del  6.cmpo^&.  corfo  de  i  detti 

gni. 


|tì,nbiaBcodaljMcdcriro,pcrl4TclociiàdcJ^iornQ,&ilflcgmd4Ìl*^ 


JSQj/iNOTIO  DELL'AVIV^KO. 


I 


HVO  M  O  ^cta virile ircftitoncllaguifa^cIl'altro,«cintoparimc» 
r  A  f^T^T^'"'-  ^?"  ^'  ^'^'  ^  turchino,  terrà  con  Ja  dcft«^ano  ' 
fcgno  dcllaLibra,  cioc  vn  paio  di  bilancic  egualmente  pcndcnii,t:on  due 
globi.vnopcrJato  m  dette  bilance,  la  metà  di  riafcunéiobo  fari  bianco, 
^1  altra  meta  negro,voltando  JVno  al  rouerfcio  del raltro,5i con  la  /Ini. 
ftramanoalcunirami  dipm  fruttiA^ue,&alli  piedi  l'ali,  come  diccm, 
jnoaJlEquinotiodifopra.  *.  ' 

'  Per  baucr  noi  dcttojchccofa  fia  Equinotìo,&  dichiaratoli  color  del  vo 
«imcnto,coajc  anco  quello,chc  denota  i\  cerchio,  &  l'ali  alli  picdi/opm 
-di CIO  n^ parche  baftì  anco  per  dichiaratJoneaquefl'altra%ura,eflendo 
cncm  efla  lignifica  ilmcdefimo  di  quclladi  fopra;rolo  dirò  quello,  elio 
^^nifica  l'ciiere  d:  cttviriMico  dunque,  che  con  cifa/ì  diiLOflra  U  per. 
Ifettioac  au]ue:ro  ccmpo,percioche  in  elfo  molti  dicono,  cheii  noiiro  Si» 

il    3        gnoi« 


*Tjf  f  CONO  LOG  lyt  •*' 

•gnore  creaffe  il  mondo  a  noi  bufta  lapere,  che  nel.  mcie  ài  Settembre  al^ 
2^. fa  l'-Equinotio',  &  ne  porta  l'Autunno  con  la  maturità ,  e  perfectione^ 
de  1  frutti ,  ch'e  péótal  iignificàCQ Ifj iiioto,  che- con  l;i  iìaiftia mano  n« 
tcnghid;piìjlorte. 

La  libra,  o  Vero-bilancia  è  vno  de  i  dodici  fegni  del  ZodiacT5r,itetiqtia- 
lecntraj]  ioleil  mele  di  Settembre,  Ck^  faflì  in  queflo  tempo  lEquin'o- 
rio,  cioè  s'vgur.glia  il  gionìo  con  la  notte>dimoftrandon  con  li  due  globi, 
meta  bianchi  per  il  giorno,  (V  metanegri  perla  notte,  volti  per  vncon- 
tranoairaltro  vgualmente  pendenti  per  l'vg uauti  dell' vfo  del  giorna 
con  la  notte. 

ERRORE. 

HVOMO  quafìin  habitodi  viandante, c'habbia bendato  gl'occhi^ 
&  uada  con  vnbaflone  tcntonc,in  atto  di  cercare  il  viaggio,  per  an 
dare  a  licurando/ì ,  &  quefto  va  quali  Tempre  con  l'ignoranza. 

L'Errore(  lecondogli  Stoici}è  vn'vfciredi  ftrada,&  deuiarc  dalla  linea 
come  il  non  errare  è  vn  camminare  perla  via  di'  tta  lenza  inciampare  dal- 
l'vna,o dall'altra banda,tal  che  tutte lopec-e^ o dd  corpo,o  dell'in tclletto 
noftro  fi  potrà  dire ,  che  llano  in  viaggio ,  o  pellegrinaggio,  doo)  ilqualc 
non  ftorcendo/periamoarriuare alia  feliciti.  .  ^-   i 

QueflocimoftraChriftono(lioSignore,l'attionideIqu>*  ^p  tut* 

te  perinflruttionenoftra,  quando  appari  aTuoi  difccpoi'.  <  Sdipcl 
lcgrino,&  Iddio  nel  Leuitico  commandando  al  popol  cj^racl,  c\^  non-» 
Yoleffe,  camminando  torcere  da  vna  banda,  odall'al-^^*  -Pcrqifcdaca* 
gione  l'errore  fi  doucra  fare  in  habito  di  pellegrino,  juero  di  uiar^Ian re, 
non  potendo  efl'ere  l'errore  fenza  il  palio  delie  nofl-cattionijopc.^ficfi, 
con.cfiè  detto .  ^ 

Gl'occhi  bcndatifigniiic3no,che  quandoè^^curato'il  lum*c  dell'in- 
tcllctto  con  il  uelo  de  gl'intereflì  mondani,  facilmente  s'incrrre  ac  gli 
errori . 

l\  bafìone,con  ilqualc  uà  cercandola  flrada,  fi  pone  pcril-fenfo^co» 
me  l'occhio  per  l'intelletto ,  perche  come  quello  è  più  corporco,co£t  l'ai- 
to di  querto  è  meno  fenfibile,e  più  Ij3i rituale,  e  lì  notamlòmma,  chechi 
procede  pervia  d<:\  Il-nlò,  faciliuentepuòad  ogni paffo  errare,  fenzx-» 
1.'  dilcorlò  dcH'intelletto ,  Ó<f  fen7a  la  uera  ragione  di  qual  il  voglia  co- 
fa,  queftomedefimo,&  più  chiaramente  dimoflriirignoranza,  cheap* 
preHò  lì  dipinge. 

ESILIO. 
Come  dipinto  dal  \R^F.  Ignatio  'Pertugino  Vefcoat»  d*s^latri , 

HVOMO  in  habitodi  Pellegrino,  che  con  ladeftra  mano  tiene  vflu   ? 
b(^rdonc,&:  con  la  finiftra  vn  falcone  in  pugno.  tìÉ 

Die  Ei'iiij  fonojVn  publico,e  l'altro  pnuato,il  publico  è  quando  l'hua  || 
o,c  per  coIpa,o  rer  lòfnetto  è  bandito  dal  Prenci  oc  »o  dalla  Rcpublica,,  "f 


EQo,cper  coIpa,o  per  lòfpetto  è  bandito  dal  Picncipe,o  dalla Rcpublica,, 
oc  condannato  a  uiuere  fuor  di  patria  perpetuo,o  a  tempo . 
il  jt-nuato  è  quui^do  l'huonio  voiontanaiiieuce,  of^eir  qualche  accidcn- 


"DI  CESARE  RITA.         hrf 

ite  l'elegge  di  viucre,  e  morire  fuordi  patria,  lenza  cfTernc cacciato  ,  ck^ 
^iò  iìgnilca  i'habito  del  pellegrino,  &  t!  bordone . 

EtpcnlpublicoJodiXiotail  falcori  e  coni  getti  alJi  piedi. 

ETICA. 


D'  "ÓNN  A  di  a/i'crto^raiie,  terrà  con  Ja /Iniftra  mann  l'ift  omento 
detto  archiyendoi05&  dal  lato  deftro  h;;Uera  vn  Icore  nubi i^l  at>. 
L'etica  fìgnifica:  dotiriiia  ài  cofi  umi,  •:  un  te  v  nd  li  con  dia  il  cor.CLf  - 
fceaole, &  irafcei^oleappento  nella  nìed:ocùt3,c  lu  t  j  di  r]iCzo,rL:ec(?n- 
'Cfìe  la  virtù  ,per  ccnfinere  ne  gl'eflremiiivicio,  al  quale  deitu  appetito 
s^iccoila,  tutta  volta;  che  dalì'vna,òd.aii«Jtra}.arvC  declina  . 

Tiene  appicco  di  it  il  leene;  nobile^  feroce  aiiiiiclc,  iaibrig'iut^,|-er 
fìgnifìca.e,  ch'ella  rufirena  qucfta parte  aniiiialedcll  huoii.o  gì.. deità .   . 
-•     L'archi,]." e iiG ole  ne  da  per  ;;  uJ!;tudinc  ad  miciid^  re,  che  li  coilc  a  ii;ì-a 
viìù  eoia eiìbe btiiS  ««  piiiao  li  àiiu<jiìa,  qi<ai.do li  Lay  \  Ciidcuie  ;  ra  le-j 

il     4         d^G 


«  tCOMOLOGIA 

tucgtmbc  Sì  detto  iftrurucnto  nò  t'ranfgrcdirccverfo  rcfunotdc  gl'éftrt 
miinusaggiufta  con  la  linea  legnata  nella  parte  fuperiorc  y  ond'cgli  d,c- 
fccnde  i  cali  quella  dottrina  dell'Etica  inlcgna  rhuomo ,  che  alla  rcttittt 
dine,  U  vguaglianza  della  ragione  il  lenluale appetito  iì  conforma^quan 
tJo  non  pciide  à  ^redremi»  nu  nel  mezo  il  ritiene .. 

ETÀ    D  E  L  L'  O  R  O^      ,-. 

VNT A  bella  giouanetu all'ombra dVnfaggio,oucr  d*òIiuo,in  mezzf 
del  quale  lìa.va  Iciamo d'api , che habhiana fatto  la  fabbrica,  dell» 

^uaJefi  uedaftillarc  copia  di  mele.  Haueri  li  capelli  biondi  dom 'oro,  d^ 

\\  arilgiuper  le  TpaUc  reaz'arutìcio-alcunojma.  naturalmente  fi;  veda  1» 

ijaghezza  loro^ 
Sa  i  ueftita  d'oro  fcnz'altra  ornamento \,  con  la  deffra  mano  terrà  rn-r 

Corn  ucopia  pieno  di  uari;  fiori  ,pCor^9ole  ^Fragole  >  Caftagnc  >  More,  & 

Ghiande. 

)    Giouanetta  >  &  Teflita.  d'oro  fi  rapprefcnta:  per  moflrare  U  purità  di 

^uci  tempii 

Il  femplicc  uelìimentd'Jd'òro ,  3^  i  capelli  fcnz'artificro  fignificano^. 

che  nell'età  d'oro  la  ueriti  fu  apertale  maniferta  a  tutti ,  &  a  quefta  pro^ 

pofìto  Ouidionellibro  primo delJeMetanK)rfofl  tràdottojdairAnguilift- 

faco/idicCo.  \    ^ 

i^.efio  yn  fecola  fu  furgate,e  nett»  Tlon  if'^era  chi  temeffe  il  fiero  afpettm 

ì>^ognimaluaggio  y  e  perfido  fenfierw      Del  giudice  imflacabdeye  feuero 
yn  proceder  real,liberoyefchietto  àdagiuHi  e[fend(faU*horfemflici^fHri' 

Seruandoogn'yn  la  fé  dicendo  il  vero    Kiuean  fetn^  altrcr  giudice  ficuri  ,> 
Mortra  io  flar'ali'ombra  del  faggio,  che  in  quei  tempi  felici  d'altra-r 

iabitationc  non  fi  curauano  ,  ma  folo  di  ilar  lotto  gl'arbori  lì  con* 

fentauano. 

Il  Cornucopia  pieno  delle  fopradette  cofc,  &il  fauo  di  mclc>  perdf* 

chiara  tione  d'elfe  cofc ,  ne  feruircmo  dell'autorità  del  nominato  auttor# 

jiel  Ibpnidetto  libro  che  cofì  diccr 

ien'z^effer  rottoy  e  ìace rato  tutto  Febo  fempre  più  lieto  ilfuo  uiaggpt 

Dal  yomeroy  d^^l  rafìroy  e  dal  bidente       Waced girando  Icrfuprema.  sfera  , 
Cgnifoaucy  e  delicate  frutto  £  con  fecondo,  e  temperato  raggia 

Dalia  ilg  rato  nrren  liberatnentey  T^caua  al  mondo  eterna  primauera^ 

t:  quale  egli  yenia  daluiprodutf  Zefiro  ifiord'^priley  efiordildaggim 

Talfel  godea  la  fortunata  gente  T^utria  ccnaura  tepida,  e  leggiera 

'Chefy  rtggiàdo  condirle  lor  yiuade  (de  StiUauaitmiel' da  gl'elei  yc  dagVoliul 
ìdagiaua  corgneye  more,e  fragkeyc  ^hia  Covrean  nettare,  e  latte  i  finmi,e  i  riuL 
ETÀ  DELL'ARGENTO. 

VNA  giouanc,manon  tantobclla,comequdla  di  fopra  ,  flandai 
appieilb d'vna  capanna, fari  veflitad'argcnto,il quale  vcflimcnto  ij 
(ara  adorno  con  qualche  bel  ricamo .  &  anco  arnficiofiri.cntc  acconcia»" 
la  ccfia  co.n  beili  gin  di  perle  ^  eoa  U  delira  mano  i^appcggìe/à  fopra  d'vi  ' 

~     aratro 


DI  CESARE  RlPJt.  ■  €tr 

ifatr<5j'6t con ]a  finiftra manotcnghi  vn aiazzò di fpighc iì ^ftno,&i  j»al 
ii  piedi  porceràfti^aletti  d'argento.  ..;-'^Ì^-'  - 

L'elìer  queftagiouane  men  bclJadtquclJadell'cti  deirbfb ,  &?  tefti»' 
ficUa  guila  che  dicemmo  ;  &  con  la  conciatura  del  capo ,  moftra  la  vanc« 
tà  di  quefta  alla  prima  età  dell'oro,  onde  fopra  di  ciò  per  dichiaratione 
ieguitcrcmo  quanto  dice  il  fopradctto  Aiiguillarà  nel  libro  citato . 
poiché  al  pii  recchio  Dioymiofa,  e  lenl$  Egti^ueldoice  tempo,  ch'ere  eterna 
^  ^alfu9  maggior  figliuol  fu  toh' il  regtt<y  Fece  parte  deWannomok(f  brettcp 
fegui  il  fecondo  fecol  del  Inargento  ^ggmgendaui  efìate,  autunno  je  yern»^ 

Mébuù  del  primoy  e  del  terapia  degno  Foco  épiOf-actftf  morbide  fredde  neue  («*» 
€hefu  quel  viuer  lieto  in  parte ^enta      S'hebbergthemini  aìlhor  qualche  gouer 
€he  aThuom  couenne  vfar  larteye  finge  7>{el  magiarynel  vefiir,ho  rgraue,ho r  le 
Seruar  modtjcoftumije  legge  noue  (gno,  S'acccmodarén  al  uariar  del  giorno  (uè 
Sitome  piacque  al  fuo  tiranno  (jioue ,       Secondo  ch'era  in  C acromo  in  Capricor?iQ, 
L';iratro>  le  fpighe del  gran0>  comeanco la  capanna,  moftrano  la  coi- 
tiuationc  y  che  comincio  nell'età  dell'argento ,  &  rhabitatione ,  che  in-, 
quei  tempi  cominciorhoà  vfarc  »  come  appare  nella  fopra  detta  autori  t» 
^fiel libro  primo, doue dice. 

i^ia  Tirfije  Mopfa  ilfiergiouenco  atterra  J^lte  grotte  al  coperto  ogn'vn  si  ferra. 

Ter  porlo  al giogOyOnd*eiyi  muggeye  gè  Ouero  arboriye  frafche  intere  infierncy 

Cià  il  roT^agricoltorferela  terra  (me  E  que^iyC  quel  fi  fa  capanna  y  o  loggia 

l  Xél  crudo  aratro  f  e  poi  ui  fpargeilfemcy  Ter  fuggir  Sokye  neue  yC  uéti^e  pioggia 

ETÀ    DEL    RAM  E. 

DONNA  d'alpettoiìcro,arniata,econla  veflefuccinta  tutta  rica-- 
mata  in  vari;  modi>  in  capo  porterà  vn'elmo,  che  per  cimiero  yi  Zìa 
vna  tef!a  di  leone>  &  in  mano  terrà  vn'afla,{lando  in  atto  di  fierezza,  cosi 
la  dipinge  Ouidio  nel  libro  primo  della  Metamorfofi,  doue  dice . 
^al metallo y  che  f ufo  in  uarie  forme      \A.  Vhuom  che  già  uiuea  del  fuofudo re 
W^nde  ado  rno  il  Ta  rpeio  y  e'I  Faticano    S*agguinfe  noia,  incommodti,  &  affanm 
Sorti  la  terTa  età,  carne  conforme  Tericol  nella  uitOye  nell'honore^ 

nt^  quel  che  twuòpoi  ^ingegno  hufnana  Efpeffo  in  ambedue  uergognay  ediinn» 
-   Cbenacq;  al'huom  sì uarioye sf  diformcy  t^ltafe ben u*era  riffa^odio^e  rancore 
:  Che  li  fece  uenir  con  l'arme  in  man&        J^n  u'erafaljìtà  y  non  n'era  inganno 
Vyn  contra  l'altro  impetuofiye  fieri         (emefur  nella  quarta  età  più  dura  y 
i  lor  difcordiye  ofiinati  pareri.  Che  dal  ferro  pigliò  uome^e  natura^ , 

E  T  A    D  E  L    F  E  R  R  O, 

DONNA  d^afpctto  terribikjarmata,  &  il  veffimento  farà  del  color 
del  ferro,  h  uerà  in  capo  vn'elmo  con  vna  tefta  di  lupo ,  con  la  de- 
ffra  mano  terrà  vna  fpada  nuda  in  atto  di  combattere,  econlafiniflra  rnò 
icudo,inmc20'del  quale  villa  dipintaJafraude,  cioèconla  faccia  d'hucv- 
niogiuftoA'  il  redodel  corpo  di  ferpentc^con  dmcrfc  iTiacchie,^:  ce  iori,. 
oaero  inlucco  di  quefro  moftro  ui  {i  potrà  dipingere  una  iìren2,L\  i  cau- 
to della  fopradetta  figuri  lu  %i^amio dmerfe ^rmi ,  <Sc  iiilc^ac ,  traabun,. 
ucmbe>  ^  limiU . 


2,9  ICO  NO  LOG  IJ      1 

Jimoftrojovcfo  la (irena  J'vnoje  raltrofoniìrobolo, della fraude, co* 
M€  lì  può  vcdere,doue  in  altri  luoghi  io  ho  parlato  d  eila,c  per  gj'effetn,c 
patura  della  ibpradetta  eca  lèguiremo  per  dichiaraaoneil.piu  delle  volte 
nominato  Ouidio,che  di  ciò  coli  parla . 

.{U:cryla  fedcyOgni bontà  del  mondo        Fn  ciecoyc  uano  amor  d'honorìye  yegnt 
h uggirò jc  uc rsil  del  ^ legar on  l'ali         Cl'hmvilai  ind.  jie  a  diuentar  tiranni  f. 
E,ì  terra  yfiiron  dal  tartareo  fondo     \  feì  ie  nchev^j^  t  j^Ujhegliati  ingegni^: 
La  rncHT^ogna,  lafraudey  e  tutti  i  mali,     Dar  fi  ayfurtiyaiiefQtxeì  &  agimgennlt 
Ogn  infame  penfier  5  ogn'atto  immondo    t^  gtbomicidi/ji^am  iUattiindegm 
JLntrò  ne'  crudi  fotti  de  mortali  It  a  tante  dell' huontruiney  e  danni, 

£  le  pure  yirtà  candide  i  e  belle  Cheperoflar  in  parte  a  tanti  mdi 

(jir9  afplender  nel  del  fra  l'altre  ftelle,    it'iurgdufftr  le  leggile  i  tribunali, 

E  T  ^     D  F  L  V  0  E^O  y  ^  B^C  E  X.T  ^*   ^  'l^  ^  K.'^  ^ 
C^  Ferro  y  come  rapprefentate  in  Tarigi  in  vna  Cemnudìa  >  manti    ■ 
Fnrico  IL  Ej  diFranci^^ . 
ET  A    D  E  L  L'  O  R  O. 

VN  A  bcllifsima  giouanctta,vcftita  d'oro,  e  con  ftiuali  dd  nicdermo, 
in  vna  mano  porca  vn  fauo  di  mele ,  &;coa  l'ai  ira  .vii-rumo  di  e  uerca 
con  ghiande. 

ET  AD  E  L  V  A  R  GÈ  N  T  O.  • 

DONNA  ucftita d'argenio  con  bellifiimi  adornanj^entidi  pcrlc,&c^ 
veli  d'aigentO;Come  anco  con  gran  vaghezJza adorno  il  capo,  ncili 
piedi  porta  fliualetti  d'argento,  e  con  vna  delle  mani  vna  coppia  di  pane. 
ETÀ     DEL     BRONZO. 

DONNA  annata,&  con  vii'elmo  in  capo,che  per  cimiero  porta  vn»  i 
tclU  di  Leoneja  vcfte  è  iuccinta,  ^iì  i'uriiiature ,  come  anco  la  ve-  ; 
ile  >  fono  del  color  del  bron^o^in  vna  niaiio  :*  enc  vn  af:a,&  (la  in  atto  i'u-  j 
.pcrbo,&  aluero. 

E  T  A     D  E  L    F  £  R  R  O. 

DONNA  arnuUa,iS:ve(liui  del  color  dei  terrò,  incapo  ha  vna  ce-  1 
lata  con  vna  tclla  d»  lupo,  c»mì  la  bocca  aperta  ,&con  la  Uian  delira  1 
t;cnc  vn^cida  con  vna  iakc  in  curii  d  e^i.i,  &  con  l'altra  vn  raileJio,  S,'  ha  i 
piedi  d'auoltoio. 

ETERNITÀ. 

DONNA  con  tre  tede,  che  tci.g.:  nciùi  liniRra  mano  vn cerchiox  &  | 
la  d(.(lral;a  coi  dicoiia(<!vCalco  .  t  ! 

L'eternità pernonciiCiCoia lènfib:ie, non  può conofcerii d^ìll'intcUcti 
tohLmano,ched4xrndjd./il'n!ì,  ienonpcr  i;cgatione,dicendoJì,cheè' 
Juoco  lenza  varicca,ii;olo  lenza  iiiOlo  ,  hìuIu  rione,  e  tempo  knza  prima' 
ò  poi ,  tu,ò  lara  hnc,ò  principio, però  dilie  il  Petrarca  dcicriuendoiecif 
ccdanze  dell'eternità,  neirvitiniOdc'i  rionf^ . 

I^}-!  baui ti  luogo-,  fu  yfard,  ne  era         Ile  ì  fjio  in  •^■■'cfcntCy  '^'kórdy  &  boggi 
Fi  fola  eternità  rdccoU.i-i  e  y',iu. 

Te- 


I 


DI  CESARE  RIVA.  nKf 

•;  ì>ci'ò  le^tcrte  folio  le  tre  parci  del  tempo,  cioè,prefente, paffuto,  e  eia  \  s- 
fiifc,  le  quali  fono  riflrerte  in  vnu  loia  neireceniità . 
»  il ditomdice  akaco,è  periegnodi  ftabile  fermezza,  cheè neiretenv.- 
tó,  lontana  da  ogni  fortedi  mutatione^clfendo  fimile  ateo  folito  a  tarli  da 
•olorojche  vog  i  io  no  dar  feg  no  d'animo  collante,  e  dal  gu  fatto  proporli- 
mento  non  fi  mutano.  •    • 

11  cerchiò  è  fimbolo  dell'eternità,  pernon  haucrc  principio  ne  fine,  6i 
per  eùere  peifettiliima  fra  tutte  l'altre . 

ETERNITÀ. 
.  tìii  i  'a.  i  -  7s[tf//4  medaglia  di  Fauflina, 

DONNA  in  piedi,  &:in  habito  di  matrona,  tiene  nella  mano  dcfìra 
il  mondo,  &  incapo  vn. velo  chele  cuopra  le  Ipallc»' 
Lo  ftar  in  piedi  fenzaklcuiia  dimoftrationedi  mouimento,  ci  fa  com- 

f)ì-endere,che  nell'eternità  non  ui  è  moto,ne  mutatione  del  tempo,  o  del 
e  cofe  naturali,o  deli'intelJigibili .  Però  ben  dilfe  il  Petrarca  del  tempo 
dell'eternità.  i,  i 

Qual  marauiglia  hehb' ioyqnando  recare    Vidi  in  yn  pie  coluiyche  mai  nonjìettey 
iJHa  dijiorrendo  fuol  tutto  cangiarci. 

La  ragionc,perche  quefta  figura  non  Ci  faccia  a  federejcflendo  il  federe 
ìnditio di  maggior  ftabilita,e  che  il  federe  fi fuol notare  quafifempro 
nella  quiete ,  che  è  cofielatiua  del  moto ,  &  fenza  ilquale  non  iì  può  efio 
intendere,  &  non  ellendocomprefa  lotto  quefto  genere  la  quiete  deli'e- 
«tcrnita,  neanche  fi deueefprimere in quefta  maniera, ancorché  da  tutti 
quefto  non  fia  oiTeruato,  con.  e  fi  airi  qui  di  fotto . 

Si  fa  donna  per  la  conformità  dei  nome>  Matrona  per  l'etd  /labile . 
Tiene  il  mondo  in  mano,perchcil  mondo  produce  il  tempo,conla  Tua 
jnobilità,  &figniiìca,ciiere{:ernitàè  fuoradel  mondo. 
i    Ilvelo,cheambiduegrhoinerile  cuoprejinoftrachcqueltcmpo,ch£ 
»onc prcfente  neire:ernita,s'occulta,eilendoui  eminentemente . 
Eternità  nella  iJ^edaglia  di  Tito. 

DOnna  armata,chc  nella  defira  mano  tiene  vn*afta ,  &  nella  fini/lra_. 
vnCornncopia,  cfotcoa  i  piedi  vn  globo.  Per  la  detta  figura  eoa 
parola  eternità,  aon  fi  deue  in  tendere  dell'eternità  di  fopra  reale  :  ma  dì 
vna cena  durationc ciuile  lùghifsim:i,che  naice  dal  buon gouerno>  liq ua- 
leconfi'lc  principalmente  in  proucder  le  cole  alla  vita  neceflarie ,  pCiche 
ficonofcen:Ioi  Cittadini  i  abbondanza  dal  hi  beneficenza  del  Prencipo, 
hanno  con  :inouamcn  te  l'animo  volto  à  ricompeniar  l'obbligo  con  la  con 
cofdia,&:€on  la  fcdeLa^e  per  j  g.'ancichi  dipinièro  quefia  durationC;,e  per 
pctui  i  coi  cornucopia  pieno  di  frutti,  nafce  parimente  la  lunga  duracio- 
Bc  de  gli  fiati'^,  dal  mantenere  la  guerra  in  piedi  contro  le  nationi  barbare 
e  nemiche,&  per  due  cagionij'vna  èche  Ci  mantengono  i  popoli  belJicol^ 
&  cfperti,  per  refifiere  all'audacia,  &  all'impeto  daliri  popoli  ftranicn,; 
che  voleflèro  offendere  ;  l'altra  è,  che  fi  afiieura  la  pace,  &  la  concordia^ 
fra  i  Cittadini,  perche  tanto  maggioriiiCwie  il  tutto  fi  vnifcc  con  ie  par" 


,w«  ttONOlOGìJf 

-Ut  quanto  (  pH  tombìitutojdiì Tuo  contrario  >  & qucfto  ù  è  temuto ,  1% 
▼cdc  ruttauia  in  molte  Citta,  &  Rcgni,clic  fra  Joio  tanto  più^fono  difuni 
«  i  cittadini  t  quanto  meno  fono  da  gl'inimici  trauagliatijxSc  il  moUipli^ 
«anolcdiflentioni  ciuiH)  con  quiete,  ócrifodcll'inuaicOf  però  il  dipingi 
feurjuucoa  ì'h2Ù2,  oc  con  l'armatura^  •  -n 

ETERNITÀ.  .< 

DcfcritU  da  Trance fco  'Barberini  Fiorentine  nelfi49  trattai»  (Tamere  • 

FRANCESCO  Barberini  Fiorentino  nel  fuo  trattato,c*ha  fatto  41 
tmoie ,  quale  fi  troua  fcritto  a  pcnnain  mano  di  Monfig.MaiFcoBar^ 
oberimi  Cardinal  ài  S.  Chiefa,  6c  dell'iftelfa famiglia» ha defcrittorc«r* 
cita  con  inuentione  molto  bella:  &hauendolaioconparticolargufto  ve* 
4uta>li6  penato  di  rapprefcnurla  qui,  fecondo  la  copia,  chcdaii*originai| 
ie  detto  Monfignore  fi  è  compiaciuto  lafciarmi  cftrarxc . 

Eglilaiigura,  donna  di  forma  venerabile,  con  capelli  d'oro  àlquantq 
lunghi  >  &  ricadenti  ibpra  alJe  f^alle  >acuidalilni{lro,  e  deliro  iato,  dov 
tie  ifdouerebbero  fendere  le  coibie ,  in  cambio  di  cflc  fi  vanno  prolun» 
jgandodue  mezi. circoli^  chepiegando  quello  alla  delira ,  e  quello  alla^ 
finiilra  parte ,  vanno  circondando  detta  donna  iìno  fopra  alla  iella ,  do- 
•e  fi  vnifcono  ìnficmc,  ha  due  palle  d'oro  vnaper  mano.alzatc  in  su,&  è 
fedita  tutta  di  azurro  cele/le  (Iellato ,  ciafcuna  dcUt  qualixrofe  è  molto  i 
propofito  con.uenicnte  per  denotare  rEtcrnità,poi  che  la  forma  circolari 
jBon  haprincipio,ne  fine. 

L*oro  è  incorruttibile ,  e  fra  tutti  li  mttalli  il  più  perfetto ,  e  l'aiurro 
Hellato  ci  rapprefenta  il  Cielo,del  quale  cofa  non  appare  più  lontana  dal* 
kcorruttione. 

ETERNITÀ. 

DONNA  in  habito  di  matrona ,  che  nella  defirt  mano  hancrà  riLm 
ferpc  in  giro,  che  fi  tenga  la  coda  in  bocca,  e  terrà  detta  immagini 
^n  velo  in  icfia)che  le  ric.uopra  ambed  uè  le  fpaJle . 

Si  cuoprc  le  fpalle,pcrche  i\  jcejnpo  pallaio  neireterniti  non  fi  vede. 
11  ferpe  in  giro  dimofira,  che  l'eternità  fi  pafce  di  le  ftefia,ne  fi  fomenti 
di  cofa  alcuna  cfteriore,5c>appreflbagli  antichi  fignificaua  il  mondo» 
6l  l'Anno,  che  il  girano  perpetuamente  (fecondo  alcuni  Filofofi^  infc 
piedcfimi,però  fé  n'crinouata  pochi  anni  fono  la  memoria,&  l'occafion* 
dcU'infcgna  di  Papa  Gregorio  XIII. ^  dell'Anno  ritornato  al  fuo  fedo 
per  opera  di  lui ,  &  £iò  farà  ce  [limonio  degno  deirctcrnità  della  fama  di 
fi  gran  Prencipc.  .  I 

ETERNITÀ.  t 

DONNA  g,iouanc,veftitadi  uerde,perdimoftrarc,  ch'ella  non  è  fot 
topoftaal  icmpo,nc  confumata  dalle  fue  forze ,  ftarà  a  federe  foprt 
ynafcdujcon  vn'afia,nclla  mano  hnifira  pofata in  terra,  e  con  la  delira 
{■porga  vngcnio^cofi  fi  ucde  fcolpita  in  vna  medaglia  antica,  con  lettere, 
CJ^cdicono;  CLOU  SEPi\  ALB.  AVG. 

iiawera  ancora  in  capo  vn  bafalifco  d'oro  :  quell'animale  era  apprsfSi^ 

agi'£- 


DI  CESARE  RIPj4.  ì» 

à  grEgitlj  indiCio  deircterniC4>perchc  non  può  cfTerc  ammazzato  da  aii^ 
maie  alcuno,{ì  comedice  Oro  Eguiu),ne'  tuoi  Icroglifici,  anzi  facilmett* 
te  col  fiato  (bio  ammazza  Jc  iieie,e  gi'n uomini,  6i  lecca  rherbc,&  le  piani 
te.  Fingeiìdi  oro,perche  /oro  è  nicno  loggctto  alla  corruttìoac  de  gii 
tltn  mculli. 

eternità  nella  medaglia  d'Adriano. 

DOnna,chc  fo (tiene  due  tede  coronate,  vna  per  mano  con  queftc  Icttt 
rw/ai ERiNil  AS  AVGVSTI,^  S. C.  vedi ^ebaitiano Enzzcu 
Eternità  )0  Terfetuitd. 

DOnna,  che  ficde  fopra  vna  sfera  celcfte,  con  la  deftra  porga  rn  Sol^' 
coni  fuoi  raggi,  &  con  la  iiniftra  lòftenga  vna  Luna,  per  moftrart-Af 
come  ancora  nota  Pieno  Vaieriano  ne'  luoi  leroglilìci,cheii  Solc,cla  Li* 
fia  Tono  perpetui  genitori  deile  core,^^  per  propria  virtù  gencrano>« 
COiil'enjano,  &.  danno  il  nutrimento  a  tattili  corpi  inferiori ,  ilchc  fu 
moito  benecoiilìderato  da  gli  antichi  Egiti;, per  rapprefentare  l'etcr-» 
liità  ,  credendo  fermamente,  che  queftì  due  lumi  dd  mondo  fuflcro 
per  durare  infiniti  fecoli,&  che  full'ero  conferuatori ,  &  anco  nutrì* 
toridi  tutte  le  cofe  create  fotto  di  loro.Siede  lotto  la  sfera  celefle ,  com* 
cofa,  che  fiadurabile,&perpctua  ;  nelle  medaglie  di  Domitiano,  &  di 
Traiano  fi  uedc  l'eterni ti,chc  con  la  deftra  mano  tiene  vn  Sole,  &)cóa  1% 
Iiniftra  vna  Luna,col  veflimento  fcinto,  e  largo. 

EVENTO  BVONO. 
I O  V  A  N  E  lieto,&  uefiito  riccanaente ,  nella  mano  delha  haueft 
vna  tazza,  nella  fini fira  vnpapauero,&  vna  fpica  di  grano,  quefto 
buono  eucnto  teneuano coli  fcolpito anticamente  i  Komani  in  Campido 
gIio,infieme  con  quello  della  buona  fortuna,&  è  come  vna  forama  felici» 
u  di  buon  fuccefib in  tuttele  cofe,  però  lo  fingeuano in  quella  aianieia^ 
«olendo  intendere  per  Ja  tazra,  &  perla  fpica  la  lautezza  dcììt  viuandc^ 
&  del  bcre,perlagiouentì|  i  beni  dell'animo  ;  per  l'alpetto  lieto  i  piaceri, 
che  dilettano,&  rallegrano  il  corpo;per  lo  ueftimento  nobile  i  bcnideiU 
fortuna,  fenza  i  quali  rimanendo  ignudo  il  buono  eucnto  facilmente  vi* 
«a  nome,  e  natura. 

11  papauero  fi  prende  per  Io  Tonno  >  &  per  Ja  quietc,iicl  che  ancora  £ 
lcuopre,&  accrefce  il  buono  cuen  to . 

EMVLATIONE,  CONTESA,  E  STIMOLO  DI  GLORIA. 

DONNA,  che  tenga  vna  tromba  nella  defira  mano ,  nella  finiOra  rrm 
corona  di  quercia  con  vna  palma  ornata  di  fiocchi ,  &  d  ui  galli  alii 
piedi,  che  fi  azzuffino . 

Hefiodo  poeta  Greco  nel  principio  della  fua  pocila  intitolata  le  opere 
<c  li  giorni  con  più  fimilicudmc  mofira  che  lacontcfadigloriofa  fiima  e 
molto  laudabile,&  conueneuole,attefoche  per  tal  conicik  ii  virtuofi  fan- 
no a  gara  a  chi  può  più  auanzarei  concorrenti  loro,  il  fentimento  «lèi 
Vcrfi  di  H-;ì  )da  è  quefio  preio  dal  Grecoa  paroJaper  parola» 
tiy£mulatur  ipicinitm ,  yiciiuis 


G 


Ui  ICONOLOGIA 

^  \4ddmtiasfe]imantemyhonaycrohacc9ntentiQhmmhHfi 
£t  figulns  figulo  fuccenfet  >  &  fai  rofabe  r  , 
-^tf  mendicus  mendico  inuidetycantorq;  ^cantori . 
I  quali  uerfi  per  maggior  chiarezza  noitradurrcMOj^tcncndocipJUÌ- 
Bicatcaltefto  Greco. 

Il  vicino  al  yicin  emulfl  mojìra 
Che  con  ^  ran  fretta  le  rìccheT^e  acquila 
.       •J^abuonaè  tdcontcfaaìlimortalii 
llyafaio  s'adira  col  yafaioy 
il  canto  r  al  canto  r,  il  fab  ro  alfab  ro  » 
EH  mendico  al  mendico  inuidiaporta. 
Onde  n*è  deriuato  quel  trito  prouerbio  Figulus  figulum  edit ,  II  vafaio 
édia  il  vafaio,quando  (i  jfuol  dire,clie  vno artefice,  o  uirtuofo  odia  l'altro 
della  mcdefima  profefìione  :  però  uediamo  ogni  giorno  ftudiofi,  che  bia- 
fimano,  &  auilifcono  le  opere  d'altri,perche  odiano  la  fama  delli  uirtuo- 
a  coetanei  fuoi ,  non  fenza  inuidia  ;  fé  bene  fpeflb  occorre  che  quelIo,chc 
iiiuidiamo  viuo^morto  poi  lodiamo,  come  dilTeMimnerraio. 
Infigni cuipiayf'^yiro proni  fumus  omnes 
■'..■.       Jnuidereyiuo^mortuum  autem  laudare ,  "; .  •,  .        • 

.Moflblo  fludiofo  da  vna  certa  ambitiofa  inuidia  d*honòrc,inci tato  dal 
ftimolo  della  gloriola  fama ,  defiderofo  d'eflcrcglifolo  per  eccellenza^ 
nominato ,  e  tenuto  il  primo ,  G:  fuperiore  a  gli  altri ,  s'affatica ,  s'indu- 
ftria  ,  &.s'ingegna  di  arri uare,  anzi  trapalare  i  fegni  della  perfettionc, 

leroglifico  della  gloriofa  fama  n'è  la  tromba  Signifìcat  tuhafamam,  &  ce- 
' khritatem. Tìicc  Pieno ,  la  Tromba  eccita  gli  animi  de  Soldati,  &  gli  fuc» 
glia  dal  fonno  >  Claudiano^  Excitet  incesìos  turmdi  bucina  femnos . 

La  tromba  parimente  della  fama  cfci  tagli  ani  mi  de  virtuofi^  &  li  defìa 

dal  fonno  della  prigritia,&  fa  che  filano  in  continue  uigilie,  alle  qualcfsi 

volentieri  fi  danno  folo  per  far  progrclib  ne  gh  eflercitij  loro  a  perpetua 

failia,  6i  gloria .   Similmente  la  Tromba  incita  gli  animi  de  Soldati ,  & 

ch'infiamma  alla  militia  >  Virgilio  nel  Sclìa 

«yEre  cicrc  yiyGS)Martc?nq;  accendere  cantu. 

il  .CofLJa  tromba  delia  fiima,&:  della  gloria ,  infiamma  gli  animi  all'emù-* 

latione  della  virtù,  quindi  è  che  Plutarco  trattando  della  virtii  moraJfli 

dille ,  Legìifìì  tonditéres  in  cìuitate  ambitionem  /xmidationemq;  excitant-y  aduer- 

ififtts  hofies  autera  tubis  etiamyac  tihi^s  inHigarJtaugcìitq;  irarum  ardores,  &pH  ' 

rndndi' ciipiditatc?n .  Et  certo  che  niuna  cola  infiamma  più  gli  animi  allaj 

virtù  che  la  tromba  della  lode,mafiimamcnte  i  giouani,  perciò  fcguita  dij 

i dir  FìlitzvcOyLai:dando adolefcentes  excitet^  atqiie  propellat. 

-'■      Lacorona,&  la  palma  ornata  di  fiocchi  è  fimbolo  del  premio  della  ui, 

'tu  peni  quale i  ujrtuofi  lìanno  in  continua  emulatione,&contcfa  . 

■  -JLa  cojrona  di  quercia  fu  nel  teatro  di  Roma»  premio  d'ogni  cmulationo 

6:  n'erano  incoronafi  Qratoi;i  di  profa greca ,&:  latina ,  Mufici,  6c  Poetij 

ds.  Poeti  Marnale ,  O  cui  tàrpcias  licuit coìttingere quercus . 

Coa*« 


DI  CESARE  K1'?A;    "^    x^i 

Confcrmtr  fi  pu6  con  i'inicrittione  di  Lucio  Valerio,  che  di  tredici  art 
ci  tra  poeti  iitini  fu  in  Roma  incoronato  nel  certame  di  Giouc  Capitoli- 
nojinftituito  da  Domitiano,eomeriferifcc  Suttomo. InJìituU^&ifuinqHcn 
tsale  certamen  Capitolino  Ioni  triplexymufìcum.equejireigymniiumy  &  aliquanto 
fluriuntyquam  nunc  ejl  coronatorum ;  Nella  infcrittione  ,  ancorché  non  fi 
Ipecifichi  la  corona  di  quercia ,  nondimeno  d'altra  non  fi  deue  intendere, 
perche  nelle  contefc  di  Giouc  Capitolino  di  quercia  s'iacorouawjao* 
riacitori . 

L,  VALERIO.  L.  F. 
-^-  PVDENTI 

HIC.  C  VM.  ESSET.  ANNORVM 
Xin.  ROxMiE.  CERTAMINE 
lOVlS.  CAPITOLINL  LVSTRO 
SEXTO.  CLARITATE.  INGENII 
CORONATVS.  EST.  INTER 
POETAS,  LATINOS  OMNIBVS 
SENTENTIIS,  IVDICVM    . 
HVIC.  PLEBS.  VNTVERSA 
HISCONIENSIVM,  STATFAM. 
AERE.  COLLATO,  DECREVIT, 
Di  Sonatori  di  Citara  Giuiienale .  ^^h  Capitolinam  fperaretVollio  qucv^ 
€um ,  Etgli  Hiftrioni  ancorajfi  come  appanlce  in  quella infcrittione  fiam 
pata  dal  Panuino,da  AldoManutio,dalloSraetio,  &  daGiofeffoScalige-' 
Ko  fopra  A  u  fon  io. 

'  L.  SVRREDI.  L.  F.  CLY 
•>  FELICIS 

PROCVRATORL  AB 
SCAENA.  THEAT.  IMP. 
CAES.  DOMTIAN 

PRINCIPI 
CORONATO.  CONTRA 
OAINES.  SCAENICOS 
'    La  palma,  5r  la  corona  ornata  di  fiocchi  come  habbiamo  detto,  era  prt 
l'ini©  ancora  che  {\  daua  alli  primi  vincitori ,  perche  i  fecondi  non  riporta 
'  «ano  lecoiOnCj&  le  palme  con  li  fiocchi,fi  comeauucrufceiUudettofca 
I  ligeroin  AufonioPoeta. 

I  Et  qu^  iam  dudum  t  ibi  palma  poetica  poli  et 

■}(  I  Lemnifco  ornuta  estj  quo  rnea pdma  caret . 

^  Se  bene  propriamente  i  lemnifci  erano  falcie  picciok  di  lana  non  colo 
!  rita,come  dice  fc/lo,m.a  trouafi  anco  che  i  lemniici  da  moki  piglianfi  per 
fiocchi  d'oro,  &  di  ieta,  fecondo  ^li  a5PÌunti ,  onde  le^aiamo  in  Aleliun- 
ne  I  aro  d  A\ciid.ridro  Hetrufcis  ccrollis  Icmnifci tantum  aurei  daretitur^E tin  Srido 
ofl  inio  Poeta  Vdn^is  [erica  yCioh.  Palma  ornata  di  fafcie,o  fiocchi  di  lcta:vcg- 
gafilo  Sca-igeroin  detto  luogo, &  giornale  dei Turuebo  lib-  ig.cap.  j. 

daa- 


fli4  ICONOLOGIA 

bindoli  quelle  Pkimc ,  &  corone  ornate  di  fiocchi  alli  primi  vincitori ,  tt 
gabbiamo  porte  per  legno ,  che  remuiitioneci  flimola  alla  l'uprcma  glo- 
fia,&ai  deiideriodelii  pruni  premi;. 

I  GaWì  che  lì  az^ufikno  feruono  pcr[fimbolo  dell'emù lationc ,  &  della 
oontelk  di  gloria .  Certant  inter  fé  galli  ftudio  gloria ,  Dice  il  Tcltore: 
Cnrilìppo  con  i'emuiatione  dei  galli  ci  aggiunge  ftimolo  alla  forte^za^ 
Thcmiltocle  animò  1  foldati  contra  barbari,  con  mortrar  lorodui  Galli 
che  coinbatteuano>  non  per  altroché  per  la  vittoria  :  onde  gli  Atheniefi 
mecteuano  ogn'anno  dui  galli  a  contendere  in  publico  Ipectacolo ,  ad  cf- 
fempiodcll'Emulatione,  come  leggefi  in  Celio  Rodigino lib.p.cap.  ^6. 
Vfauano  anco  quello  in  Pcrgamo.li'liniolìb.io.cap.  21.  Tergami  omnibtu 
annis  fpcHaculum gallorunt  puùlice  editur  ceu  gUdiatorum  >  Et  Polluce  li  b.p. 
cap.^.  rifcrirce,  cne  i  Barbari  Icolpirno  d  ui  galli  combattenti  nelle  meda"» 
glic,(ìmbok  dell  emulatione,^onteia,e  ftimolo  di  gloria. 

EDIFITIO,  O  VERO  V.N  SITO. 

GL I  antichi  per  vn  fafl'o  attaccato  a  vn  filo  denotauano  l'edifìtio ,  o 
ucro  il  fito,&  l'opera  fatta, conciofiacofa che  in  niiTun  modo  fi  può 
drizzare  gh  edifitij  fé  non  fiterca  con  diligenza  la  drictura  de  1  canti,  per 
mezzo  de  gli  archipendoli:  onde  nel  fabbricare  fi  dcue  pri...a  ofieruarc 
tguerto>  che  tutti ghedifitijconfpondano  aU'archipeiidolOj&chenon^ 
liabbino  in  fé  (per  viare  il  uocabolo  di  Vetruuio)  parte  alcuna  d  inchina- 
tionc  all'ingiù .  Però  il  potrà  rapprelèntare  quella  figura  per  vn  huomo 
chetenghiinunamano  TArchipeadoio  in  ateo  di  adoprarlo  con  arte,  & 
con  giuditio . 

FALSITÀ  D'AiMORE,  O  VERO  INGANNO. 

DONNA  iuperbmnciue  ucllua  ,  terrà  con  le  maiu  vna  icrena ,  cht 
guardi  in  vn  ipccchio. 

II  fallo  amante  lotto  la  dclicatura  d'vna  leggiadra  apparenza,  &  fotto 
la  do.'cczzudeilc  finte  parole,  t:enepcr  ingannare  alcole  lepartifiù  de» 
formi  de  iuoi  pcniìcri  ma]ua?g!,chcpcr  1  piedi ,  &  per  rertreii;ità,coiiiC 
haòbiamo  detto  altre  voke,  li  prendono,  &  però  gl'antichi  dipingeuano 
Jaierena  m  qucfioproponto. 

Lo  rpccchio  è  ucro  /imbolo  di  falfità ,  pcrclie  fé  bene  pare ,  che  in  elfo 
Specchio  iìano  tutte  qi.QÌlc  cofc,che  Ji  fono  polle  innanzi ,  e  pero  vna  ioli 
fimiiitudinc,che  noii  ha  rcu]itj,6:  quello, che  gli  lì  apprcicnta  alia  lini- 
iìra,  uicncal!adcfl:-aiKano,<S:  n^cdcrimiìmcritc  quello,  che  è  dal  la  deliri 
vieueaJla  iinifha,il  che  ctutLoquelio,che  impoita  quello  nome  di  falfica, 
come  benillimo  raccoa:^  il  PiCno  nei  iib.42. 

F  AMA. 

DONNA  vcfli'ca  d  vn  uelo  lòuilc  fuccinto  a  traucrf'3,racco]toa  mc«  1 
za  gamba,  che  11. (Jtn  corrcie  .cg^^iermentchaueiM  duegrand'aiiji 
iaratutuipennauySr  percitcìovi  ur.:nno  lant'ccchijqiiiiritc  pc!iiiC;&  era 
TjLC'li  u]  lavando  )i;;,-jc;:  boc;: liCj^k  orccch.Cjncii^diiar.*  mano  ìcra  unaj 

croaiba 


DJ  CESARE  RITA  ms 

itfomCMiCi^  la  dcfcriuc  Virgilio ,  &  per  più  chiarezza  (criuercmo  le  Tue 
parole  medefime,ttadotte  lii  lingua  nolìra  cofì . 

La  rama  e  yn  malydi  cui  non  pia  veloce      TiccoU  al  tim9r  primo j^  pòi  s'inai:^ 
E  ruJfuH  altrove  di  volubilc^j^  Fino  alle  fiellcy  &  entra  ..ellaterraf 

Sol  yincy&  camminaTido  acquifla  forzSy    ^  ^^^  *  ntcaoli  anctratSìendc  il  capa. 

Et  poco  poi  loggiuiigc, 
E  veloce  dipiediyelèggier  d'ale  Sono  nel  ccrpof^mme,  Jon  tant'occbip 

Vh  mojiro  ho  rrédoyt  g  ràde,al(juale  quale  Di  [otto  vigiUntìy(:p-  tante  lingue 
(Marauiglia  da  dire  )  c^  tante  bocche       ^Allagnardia  del  colmo,  d'alcun  tettOf 
Suonan  in  leif  ^  tanfo  recchte  inalba ,       Ofop  ra  d'alte,  .(^  eminenti. torri, 
Tela  di  notte  in  mcT^o  il  del  fi  ridendo       Le  gran  città  fmarrendo^et  fi  ielfalfi 
Et  per  l'ombra  terrcna^ne  mai  china        Ccmedeluero.èmeJ'aggUr  tenace  • 
Gnocchi  per  dolce  fonno,&  fiede  il  giom» 

FAMABVONÀ. 

DONNA  con  rna  tromba  nella  mano  dritta,  &  nella  iìniftncoMu 
vn  ramo  d'oliua  ,  haueri  al  collo  vna  collana  d'oro  ,allaqualc  Zìa 
per  pendente  vn  cuore,  d:  hauerà  l'ali  bianche  a  gl'homeri. 

La  tromba  fignilica  il  grido  vjiiuerfale  iparfo  per  gl'orecchi  de  gl'liuo 
mini. 

Il  ramo  d'oliua  moftra  la  bontà  della  fama,  e  la  fincerit4  dell'hoorao 
famolb  per  opere  illuflrijpigJiando/ì  reniprc,&  rolLuo,&  il  frutto  fuo  in 
buona  parte  ^  però  nella  Sacra  Scrittura  lì  dice  dell'olio ,  parlandofl  éi 
Chnfto  N.Signore  in  figura,  Oleum  (fj)^fum  nomen  tuMUy  Et  dell'Oliua  di- 
ce il  SalnìO,  Oliua  fru&ifera in  domo  Domini .  Et  per  quella  cagione  fole- 
uano  gl'antichi  coronar  Gioue  d'01iua>  fìngendolo  ibmmamentcbuo* 
no,  &  lòmmamente  perfetto- 

Il  cuOi-c  pendente  al  collo,  lignifica ,  come  narra  Oro  Apollinc  ne 
Tuoi  Ieroglifici,la  fama  d'vn'h  uomo  da  bene- 

L'ali  di  color  bianco,notano  Ja  candidezza ,  &  Jt  velociti  della  fama 
buona. 

Fama  cattiua  di  Cìaudìano* 

DOnna  con  vn  ucftito  dipintod'alcunc immaginettc  ncre,comc  puf 
tini  con  l'ali  nere ,  &  con  vna  aomba  in  man«,  conforme  al  detto 
di  Claudianonel  lib. della  guerra  Get!ca,conrrOx\larico. 
Tùmaq;  nigrantes  fuccin^ipauonibus  ahi . 
Sono  Timmaginette  notate  per  qL-Hri  timori ,  che  fiaccrcfcono  nei  ere 
fcere  la  catt'ua  fama. 
L'ali  neixmoftranol'ofcurita  dcH'atrionij&hfordidezza. 
Fama  chiara  uelli  medaglia  di  n^ntonìno^ 

VNA  beliiffima  figura  nudad'vn  Mercurio  con  i  talari  a' piedi,  & 
al  capo,fopra  il  braccio  fi^^ftro  tcnghi  con  bella  gratfa  vn  panno,& 
in  mano  il  caducco,&  nella  delira  per  io  freno  vncauallo  Fegaf€o,chc 
s'erga  con  i  piedi  m  aito  per  volare. 
La  figura  di  Mercurio  eoa;  i^Uì:ìj^  cuducco^figniiìcala  chiara  fama 

i»         per- 


%T.e  ICONOLOGIA  ' 

perciochc  gli  antichi  Io  fìnfcro  nuntio  di  Giouc,'e  per  lui  s'intende  il 
parlare ,  cioè  l'efficacia  delia  voce  j  &  del  grido  >  che  per  tutto  il  ipandc 
«r  fi  diffonde. 
,    1  taJari,&:  l'ale  che  tiene  in  capo  fìgnificano  le  parole  veloci . 

Il  cauallo  Pegaieo  s'intende  per  la  chiara  fama  di  Antinoo  velocemen 
te  portat3,&  fnarla  per  l'vniuerlb . 

11  freno  d'elTo  cauallo  gouernato  da  Mercurio,  ci  dinota ,  che  la  fama 
è  portata  dalle  parole,  &  dalla  voce,  che fuona  dalle  virtù  degl'iUurtri 
fatti  de  gi'huomini,&  che  tanto  piìj,o  menocotsl  fama  peruiene  al  mou 
FAMA    CHIARA. 


1 


do,quant©  quella  dalle  lingue ,  &  dal  parlare  de  gl'hucmini  è  accrefciu- 
ta,&  (parfa . 

Et  il  popolo  Romano  per  honorare  Domitiano  fece  battere  in  vna  me 
djgJiaii  Cauallo  Pcgail.)  iìgn'ficantcia  fama,  che  perii  mondo  di  lui 
s'era  fparfa;  vedi  Seballiano  Enzzo . 

^  FAME 


*M 


I 


DI  CESARE  RITA.        à^f 

FAME. 

LA  Fame  vicn  dcferitca  da  Ouidio  nelle  Metamorfofl  al  lib.  5.  che  iti 
no ftra  lingua  cofi  dice . 
Ogn' occhio  infermo  fuo  fi  flàfepoltOy         De  le  ginocchia  il  nodo  infiwrfiflende 
Jn  yn'occultayi^  cauernofa  fojfa  E  per  lefecche  coffie  par  gonfiato. 

I{aro  ha  l'incidto  crin  ruuido^cfciolto         La  poppa  chea  la  coPra  appefa  pende 
Edifwgue  ogni  vena  ignuda  y  è  fcojfa       Sembraynapalla  a  uento  fcn'7;^.tfiat9 
^allidoyc  crefpOyrnagroye  ofcuro  ha  il  yol  yentreneluétrefiio  non  fi  comprende 
E  della  pelle Jbl  vestite  L'offa  (to  Ma  il  loco  par  che  fra  già  neutre  Hat9 

E  dcli'cfia congiunte  in  varij nodi  I{affevibra  in  fort.ma l'affamata  rabbia 

Trajjfaion  varie  forme,  e  varij  modi.       D'offa  vn'anotomia,che  l'anima  habbia 

FATICA. 

DOnna  giouanc  mal  vcrtita, di  color  verde,  in  mano  terrà  vn  libro 
aperto  ,  flaiìdo  in  atto  di  leggerlo ,  6^  a  canto  vi  làra  vn  uitcIlo,o 
giouenco . 

La  fatica/econdo  il  detto  di  Cicerone  nel  2.  ddleTufcuhncjC  vnuccr 
ta  operationedi  grand  attiene  d'animo  »  o  di  corpo,  &  Ci  rapprclenta  ve* 
fiita  di  vcrde,perehe  Ja  iperanza  la  ricuopre,&  la  mantiene . 

Si  dipinge  giouane,perciochc]agiouentù  e  atra  alla  fatica  più  d*ogn'al 
tractadeli'liuomo.EtOuidjo  nel  Jib.  2.  de  arte  Amandi  volendo  dano- 
ftrare,che  nella gioucntù  fi  deue  durar  fatica, co/ì  dice 
*Du  viresyVìimiq.fnunt  toUrate  labores  lam  veniet  tacito  curuafeneEiapede, 
Col  libro  fi  dimoftra  la  fatica  della  mente,  che  s'apprende  principal- 
mente per  mezzo  de  gl'occhi ,  come  ftrsdapiù  faciledi  cognitionc  in  o- 
gni  propofito  all'intelletto.  Quella  del  corpo  fi  rapprefenta  per  lo  fig ni* 
ficato  del  giouenco  conferme  al  detto  d'Ouidioneilife.  ij.  delle  Msu- 
mof fofi  doue  dice 

C&de  laboriferi  addimi  gauiere  inuenci. 
FATICA. 

D'Onna  robufìa,&veftita  di  pelle d'afino ,  in  maniera  che  la  tcf!a  del* 
i'afiiio  faecia  l'acconciatura  delli  capelli,eirendo  quell'animale  nato 
alla  fatica,  &  a  portare  pe/ì  :  s'aggiungeranno  ancora  alla  detta  acconcia- 
tura due  ali  di  Grue,&  in  mano  terrà  i  piedi  del  medefimo  vcceIlo,ilqua- 
le  Tenie  per  memoria  della  fatica ,  perche  è  antica  opinione,  che  inerui 
dell'ali,&  de  i  piedi  di  Grue  portati  adofTojfaccino  lòpporcare  ogni  fati- 
ca ageuolmentej&  fenza  alcun  diipiacere,come£uertilce  Fierio  Valeria- 
.ao  al  libro  17. 

FATICA     ESTIVA. 

VN  A  giouane  rcbufla ,  vefìita  d'habito  fuccinto ,  e  leggiero  eoa  le 
braccia  nude,che  con  la  deftra  mano  tenghi  vna  falce  da  mietere  i\ 

grano,&  con  la  finilìra  vno  fcorreggiato  frumento  da  batter  il  frumen- 
to,&  apprelfovi  fia  vn  bue. 

Giouane,  &  robufta  fi  dipinge,  per  cfler  in  quefia  età  le  forze  dt\  cor, 
pò  più  che  in  altra  vigorole,<i^  anco  più  atte  alle  fatiche,  come  bene  lo 
cnmoltraOuidiolib.  15.  Meiamorfoa. 

S     2        Fitq-^ 


»i$  JCOT^OlOGIA 

Titqr.€  yakns  iuucnis^neqtie  entm  r^bufìior  £tas 
yila-iTiec  ybcrioryficc qtid  magiiardeat  rlla, 
L*habito  luccinto,  6^^  leggiero  ^  e  le  braccia  nude  dimoftrano  ladU 
fpofi tionc,&prante22a,che il  richiede  aJi'cperatioa.c>riinoucDdori  tutti 
gl'imptdunemi,  come  lòii©  i  ve ft unenti  grauia.qucUichcin  tempo  di 
gran  caJdo  dcunso  eièrcilarfi  alJa  fatica . 

La  falccj&  il  leorreggiato  Tono  inllrumcnti  di  opere  di  molta  fatica». 
maifime  che  ii  fanno  nei  la  ftagionc  ardentilsuna  deli'Eftate ,  nella  quale: 
ogni  minima  fatica  è  grauii'sima,.&  fopra  di  ciò  ne  luuirtmo del  deico> 
éì  V^irgilio D'  !  4  delb  Gcorgica,oue  dice- 
*y£li(ite  l^horem  experiuntur  ... 
Il  bue,eflcndop»ftoda  molti  per  fimboJo  della  fatica,  farà  maggior- 
ncnt::  ne  ta  la  noflra  figura . 

FATO. 

HVon  o  vcffitOjCCi)  £mplilsimo  Ycftimpnr© di  panno  di  Iinojfìarà  ri- 
guardando nei  cielo  vna  Oeila  >  che  rifplcnda  in  mezzo  a  molta  lH' 
ce ,  laqua'e  Ha  tcrmmata  da  alcune  nuuoic  da  tutte  le  bande ,  dalle  qua- 
li cada  in  giro  fjQoa  lena  vna  catcra  d*oro,  cofi  e  deferite©  neli'bttauo 
Jibro  deli'lJ.ade,  &  fignifica, fecondo  cherifcrifconoMacrcbio,  &  Lu- 
ci-'ro,  la  congiunticne  ,  &  ligamcnto delie  cole  humane  con  lediuine^y 
&  vn  v.iacolti  deli'humanagenerationc  coi  fommo  fattore  fuo  ^liquale, 
quandf>)i  piace  tira  a  fe>  fic.  fainaJrarr  k  nofirc  menti  al<  più  alto  cielo, 
Gue  mai-ai  crimcnte  no  potremo  arrivare  coi  noUro  sforzo  terreno;  perC» 
il  din  in  Platone  volle,  che  qucfta  catena  futfc  la  forza  dello  fjrinto  diui 
iio,&  del  liioardorc c?le(te,dal  quale  fono  bene  fpefl'o  rapiti  gl'animi  di 
gran  valore  a  (!*gnaldtcimpreic  .. 

Sì  ueftedi  lino,  pcrchje,come  racconta  il  Picrio  Valeriano  nel  lib.4^. 
gl'a.icichi  Sacerderi  Egitti  poneuano  il  lino  per  io  fato ,  rendendone  ra* 
gione,cii^  come  il  Imo  è  fiutto,e  partodclia  Liina>co£  ancafono  Uiàior 
tali fog^gcitiallcmuiationi del  Ciclo.  ELqucftacomeancolà  Icgi'cntc 
immagine,  habbianw dcicritta confwnne alla fuperfimone  de gcniil}>tr'^ 
feudo  cofa  illecita  a  noi  Chri'iiani  credere  il  fato,  come  ditìfulamentc  io- 
U  gna  S.Xommalò  eoiittag(.nti'es  iib.s-cap.^j. 

F  A  T  O. 

rT  '"'onzo  vcHito  t^i  panno  «i  lino,  per  la  ragione  fopradettajhaucrii»- 
1  capo  vnafteiU,r.cli?.  man  deftra  il  Caduceo  di  Mcicurio,neliaiini' 
iìia  vr^Ccncccliscei  fu;r>nia  ciicil  filo  fia  tronco  nei  mezzo.. 

L-   rgi(M,cl:tri  r/ìcgi  ano KÌle dette crfc/oncqucfic  pi iniicraratn 
te,  yzickk  li  fato  n  litrne  per  diuclgata  opinione  de  isuii  della  gentiiirà, 
ihocejifir:anci'wdiip(  laioncdelJefi  Jle,&  ci:c  tulli  li  ncOrihumaniar 
jarijéi  JU.rort.ru  ncgcuit»*ap2irriO,lccondando  il  moto  d'cliw,pcrò  fo- 
pra i!  cap^sfe- mctl' mir;atriccii  uij-.iiigc  la.ft'dla  detta .. 

il  Cadiselo  denota  I2  pttt/iàcltifatr,C}Ucro  vnceri©diuinofpirito,o^ 
r/ioicypi  r  lo  c]  utile  non  Iciamcnte  Ig  uicntc  Jioflra,  ma  tu  tre  Iccolc  crea- 
te ari* 


i 


pi  CESARE  KIPAl  %t9 

te  ancora  diceuano  tifer  rao^C)  &goucrnace,  3:  credeuano  ài  più  1  gca« 
tilijchc  fuflc  vn  certo  vincoIo,co'l  quale  noi  vcniillmo  obbiigati,c  riftrct- 
ti  con  l'iftcflb  Dio,6£che  con  noi  la  ncccffità  di  qucfto  medc^inoadunaf» 
ic  tutte  Iccofc- 

Lodipingcuanocon  la  conocchia,  fl^  con  il  furo,pefchccofi  fi  moilr» 
il  dcboiifsimo  filo  de  noflri  giorni,  attaccato  alle  potenze  del  Cielo, 

FAVORE. 

GLI  antichi  fingeuano  vn  giouane  ignudo,allegro,con  l'ali  alle  fpa!* 
le,con  vna  benda  a  gl'occhi,c  co'piedi  tremanti,l}aua  fopra  vna  ru© 
ta.ionon  so  uedere,per  qual  altro  fine  coli  lo  dipingclTero,  fé  non  per  di* 
moftrare  i  tre  fon.ti,onde  Icaturifcono,  ^  deriuono  tutti  i  fauori .  Il  pri- 
mo èia  yirtìi,figmficata  per  l'ali  da  gl'antichi  Tpc/Te  uolte,  pcrman tenere 
la  metafora  del  uolo  dell'ingegno.  Il  fecondo  è  la  fortuna ,  dalla  quale 
diceuano  hauer  le  ricchezze ,  Sc  per  quelle  la  nobiltà ,  le  quali  due  cofc 
principalmente  danno,5d  mantengono  i\  fauore  viuo,  &  gagliardo,  &  \% 
fortuna  è  dimoftra  ta  con  la  ruota,  per  la  ragione  da  dirfi  a  fuo  luogo,  VzU 
tra  cagione  del  fauore  è  il  capriccio,  6^  mciinatione  di  chi  fàuorilco^ 
fenza  alcun  fine  ftabile,ofcnzafprone d'alcuna  cofaragioncuolc,  &  quc* 
fto  uien  lignificato  per  la  cecità  de  grocchicorporali,da  quali  s*impara  ci^ 
ici  corto  iJ  conofcimento  dell'intelletto,  &  quelle  fono  tre  cagioni. 

Si  polTono  ancora  con  queftc  medefitiie  cofe  fignificarc  tre  ciFctti  d'cC» 
fo^cioè  l'ali  l'ardire,  che  fi  ha  dal  fauore  per  impiegare  agrand'imprcic» 
la  fuperbla,che  toglie  la  uirtù ,  &  la  conolcenza  delle  perfonc  men  gran» 
di,il  che  C\  nota  nella  cecità,&  il  dominio  della  fortuna,  che  per  JopiM 
confcguifce  per  mezzo  dc'fauori,&  ciò  perla  ruota  fi  manifefta.  Però  quo 
fto  fi  dice  fecondo  il  vulgo,  non  douendo  noiattribuire  dominio  alcuna 

Illa  fortuna,dipcndcndo  tutto  dalla  diuina  prouidcnza.  Et  in  queflo  s'hé 
da  fcguitare  la  ueriiii,infegnataci  da  S.Tammaio contragentiles.  ?  e  oi 

FAVORE.  ^*  '^  * 

VN  Giouane  armato,  con  uno  feudo  grande  polito  in  terra ,  Ouc  ùlt^ 
dipinto  il  mare  con  vn  delfino,  che  porti  fopra  ì\  dorfo  vn  gioui- 
ne,  che  luoni  la  lira  ,&  con  la  raano^ritta  terrà  vno  fcctro  abba/Tato  uer« 
fo  la  terra.  ,, 

Si  dipinge  il  fauore  armato  per  l'audacia  di  fcoprirfi  vigorofo  nello" 
-tmprcfe  di  molta  difficukà ,  aik  quali  fpcfiTo  s'arrilchia ,  &f  ne  cfcc  facil* 
mente  con  honore. 

Lo  feudo  è  fegno,chc  i  fauori  fono  difefa  della  fama,  &  della  roba,co* 
-me  elfo  è  fatto  per  difefa  della  vita  corporale'. 

Il  Delfino  nel  modo  detto ,  accenna  ia  fauola  d'Arionc  nobile  fonato» 
,re,ilqua]eperinuidia  d'alcuni  marinari,  cfi'endo gettato  dalla  barca  nel* 
l'acque  fudaqucftopcfceamorcuolmence  portato  alla  riua,ilquul'offitio 
fi  può  prendere  in  quello  propofito,  perche  A  fauore  dcuc  eficr  fcnza  obli 
gc,& fenza  danno  di  chi  lo  fa, ma  con  utilc,&  honore  di  chi  loriceuc,  le- 
quali  qualità  fi  uedono  efprcllc  neli'ataoai  dei  Delhno,che  fcnza  fuo 

S    ^         fco- 


»5o  ICONOLOGICI^ 

Icomodopoitaillbnatorc  perJ'acque,òc^gli  f^iiualavita. 

Si  dice  ancora  eller  portato  vno  che  è  ioileuaco  da  fauore,  &  permez» 
20  d'edi  facilmente  mene  a  termmedc  Tuoi  deiidenj  In  cambio  dei  del- 
iÌ!\o  fi  potrebbe  ancora  fare  vna  iSiaue  in  alto  niare,  con  vn  vento,  che  le 
àpin  in  poppa,perdimoftrarc,chcillauoreèraiuto,cheshi  ^erio  com- 
pimento de  deiìderij. 

Lo  icetro  piegato  ucrfo  la  terra  è  il  fegno ,  che  dauano  i  Rè  di  Perfìa, 
per  Iduorire  1  uaiialli ,  toccandogli  la  teda  j  perciò  lì  legge  licJriflor.c  Sa-? 
cre,che  Alluero,  Ariaferle  detto  dagli  lcriitoriprofani,perfauorire  ìiiiief 
iua  moglie,  le  toccò  con  lo  Icetro  la  tefla.  (  ìiìv:^.'\.ri 

Gi'aij  tichi  ancora,  dipingeuono  il  fauore  col  dito  più  grofib  della  ma» 
no  piegato,  di  cheli  può  uedere  la  ragioiie  apprclio  lii^ieno?  6^  altri 
Scrii  tori» 

Fecondità  nella  Medaglia  di  ^fnmea,  \ 

DOnna,checon  lalìiiiftra  Lengu  vuConiucopia,&  con  la  delira  meni 
per  mano  vn  fanciullo .  • 

.  Si  fu  il  Corai^copia,per  udoprard  arcora_quef^a  parola  di  fecondità  me 
taforicainente  neiia  lerra, neg.'Aiberi, ne g:'iwgegni ,  CiC_ ^^^ ogaiaitia 
cuia  buona» 

Fcronditd  nella  Medaglia  di  Fan/lina-  ^ 

DOnna  fopra  vn  letto  gemale  ,  &  intorno  Je  licherzino  due  fi^nciulli. 
Fide  nella  Medaglia  diVLiUtiiU. 
T/  iNi'huomocon  vna  donna, che  li  dam^o  k  fede  A^nngendofi  la  de* 
1 V    lira  mano ,  3D  rX 

FEDECHJRISTIANA. 

DONNA  in  piedi  fopra  vna  bafc^uellita  di  bianco,neJa  finiftra  hauc*- 
ra  ViiaCroce,&  nella  delira  vn  calice . 

La  Fede  è  vna  ferma  crcd€nza,perraucoriiidi  Dio,  dicofe  che  per  ai*- 
gomento  lion  «ppanicono,  uqìW  .]uali  è  fondata  la  fperanza  Chrifiiana. 

Si  rapprcfentaiopra  vnabarejperdanoftrare,cheella5Coine  diceS.Am, 
brogioliD.i.dePacri  j  Abr.cap.r.  toni.  4.  ciabafe  Regina  di  tui. e  l'altre-* 
iiiriu, poiché  lenza  di  ella  è  impoliibue  piacere  a  Dio ,  come  dice  S.  Paolo= 
fldHebr.cap.il. 

Et  fi  fa  m  }'.edi,enona  federe,  con  vn  calice  nella  dellra,perfìgni£ca- 
re  leoperationi  corrifpondenti  ad  eija,eirendoche,  comeattefta  S,  Ago^- 
llinolib.de  hd,6c.oper.cap.i^  tom.4.&  S.lacomoal  cap.i.  Ter  fi  dem, firn- 
^peribus  nemo  potcjijalkar'ynec  ujiifiiany  namfides ftne  openbus mortua  cfl , c^ 
*A  openbus  confuniatur .  Si  che  con  l'opere  douemo  leguitarc  la  fede  no- 
ftra, poiché  quello  ueraiiienie  crede ,  ilquale  efercita  con  l'opere  ciò  che 
crede.-diceS.Agolln.o  Ibpra  S.  Matteo  ai  zà^.ii.ls{pneuimfaTistft  credere, 
fed  yidendum  efi,  vr  creda  tur. 

Et  perche  due  principali  capi  d'elTaFedejCorr.c  diceS.  Paoìo^fonocre- 
■derein  ChiiAo  Croc;iiiio,6«:  nei  Saciamento  dcii' Altare  :peiò  fi  dipinge  j 
■con  U  Croce,  e  col  Caiite. 

FEDE 


DJ  CES  ARE  RITA.  %it 

FEDE    CHRISTIAN  A. 

VNA  vergine  con  habito  bianchifsimo  fopra  una  pietra  quadrata»., 
con  la  delira  terrà  eleuata  vna  Croce ,  &  con  eiia  vn  libro  aperto, 
^^guardan^lolo  fif]aiTicnte,&  coJ  dito  indice  deJIa  finiOra,  additerà  toccari- 
doqiiafi  l'crecchio  fto;  Jaiciando  da  parte  J  elpJicatione  dell'altre  core 
'già dette  di  fopra.  •.",:!'.': 

Sì  rappreièntaco]  dito  a]roreccIiio,&: col  libro  aperto,  percioche  due 
-  fono  1  mezi  ^^rapprendere  la  Fede  iantajvncè  Tvoico,  6:  cjuefto  è  il  prin 
cipale,dicendo  S.Paoio  ad  Kcm.  cap.  io.  Fides  ex  ahdittiy  aud^tusautem  per 
rei bi'.nì  eh; ifti;L'aìtro  è  lì  ìcggcicihbn  Canonici)^'  quefìoènien  poten- 
te .-t/V/r/fj  e  i?.w./frwo  l>ef,c^  efficax-^^  fenet  >  abilior  omni  gladio  ancipiti-yfertin-^ 
gens  yfque  ad  diiùftonem  ar,Ì7);£,ar fpiritt'.sycomfagum  quoque^ac  medutlarum-i^ 
difcretor  cegniti<}nnm,<<r  intentionum  cordis .  I3icc  il  medefimo  Apertolo  ad 
Hii^br.cap  4.oltie  che  ne  fignifìcajchealla  Fede  la  pietra ,  come  a  fonda- 
n:ento  s'appoggiano  tutk  Taltre  uirtu,ne  può  anche dimollrare,  cheque 
fta  pietra  foiidamen  tale  fia  Chnfto,7^c^w  auttm  eratChriftusj  ilqualedouc 
mo  credere(^come  neramente  eglièj  vero  Dio^  ài.  Jicro  liuomo,  Redeu-- 
tore  del  mondo,  e  principio  d'ogni  bene  noftro . 

FEDECATTOLICA. 

DONNA  veftita  di  bianco,  che  fi  tenga  la  delira  mano  fopra  11  petto," 
&  con  la  finiftra  terrà  un  Calice,  &  attentamente  lo  guardi. 

Sono  tre  le  uirtùinfegnateci  nella  noua,&vltima  Itggo.  data  per  boc^» 
cadiChrifto  N.  S.  coire  ti^  snella  collegate  vn  dentro  all'altrormala.^ 
Fede  è  prima  alle  altre  d  Le,  non  potendo  alcuno  hauere  ,  ne  Speranza, 
ne  Carità  lenza  cflà,  dalla  quale  quelle  dependono  in  quella  uitaneceffa^ 
riamente .  Quella  dunque  fi  fi  uellitadi  bianco ,  &:  bella  di  faccia,per- 
che  come  il  color  bianco  ci  mollrala  fimilitudine  della  luce,  quale  èco- 
fa  efìftente,  &  perfetta  di  fua  natura ,  (V  il  color  negro  ci  moftra  le  tene- 
bre,che  fonofolo  priuationc  d'ell'a-eofi dobbiamo  noi  credei"e,chechi  hi 
fede  perfetta^&c.  fermata  con  la  carità ,  habbia  IciTere,  &  viua,6.:chi  di 
quella  ila  priuo,s'auuicini,o  ha  m  tutto  prolTimo alla priuatione,&  alla 
morte  eterna;  IVno  ci  di/Te  Chrillo  N.  S.  in  quelle  parole .  jQ///  credit m 
me  etiam  fi  mortuus  fuerit  riva  ;  L'altro  s'hà  del  iacro  llmbolo  di  Santa 
Athan:i[ìo  .  H^c  eftfides  O'.thoUca ,  quarn  nifi  qi-jfque  fidtliicr-ifirmiterqLe i:re'' 
diderit  jdi'.us  effe  no'n  fotcrit . 

Moftra  ancora  la  bianchezza  aiti  ucfimcnto,  che  queftauirtu,non  s'ac 
quiitacon  l'in  tre  durre  le  Icicnzc  nellanimajccmeil  color  biaKcoa'pan- 
ni  non  {"i  da  concolori  materiali >  ma  folo  s'acquilta purificandoli  panno 
da  graltri  colorijcoi";  la  fedequando  è  nctta,Sranima  con  lagratia,&  cari- 
tà in  modo  che  non  penda  troppo  all'i  nel  inaticni,  che  danno  diletto,  ne 
alle  fcienze, che  fanno  fuperbo^pm  efficaceiLcnte  opera ,  &  ha  la  fua  per- 
fettione-Nota  ancora  quefto  colore,  che  facil  cofa  è  deriar da  qucf  a  fan- 
ta  virtùjcc  --e  è  faciie  macchiare  vn  caudidilslmo  ucicin.ento ,  pero  diiìa 
l'Anefcoa  L^v. .     'propollto. 

S     4        j^n 


•  j*  ICONOLOGIA 

fi^n  par  che  dagtantichijì  dipinga  Che  d'vn  irei  bianco^  che  U  c^pra  tutta 
La  [anta  Fé  vejiita  in  altro  modo       Che  ynfol  put9,rn  fot  neo  la  può  far  brutta 
E  per  qucfta  cagione  molti  incorrendo,  in  vn  iolo  errore,  con  perlina* 

€Ìa,fono  a  ragione  ributtati  dalia  Santa  CAicfa,  Iapendofì,chc  .  Qtdinyn^ 

delinquitfaCius  eH  omnium  reus , 

La  mano/:he  tiene  fopra  il  petto ,  moftra  che  dentro  nel  cuore  fi  ripo* 

fa  la  ueia,5^  ui uà  fede ,  &  di  quella  faremo  premiati ,  della  quale  dice  S. 

Giouanni  ncU'Apocalifli  al  tz^.i.Ejlofidelis  vfj^ admortem^x^  dabo  ttbiy  di* 

€it  'DominuSfCoronam  yita ,  Non  dclkfinta,  che  molte  uolte  li  moftranel» 

2a  mortificau  apparenza  de'  corpi . 
Ncli'aJ tra  mano  tiene  il  calice >  fimbolo  della  Fcdc,douefifbftcnuno 

tutte  le  noftre  fperanze,&f  il  fincdc'noftri  defiderij*  eifendo  la  Fede  vna 

ferma  credenza,fuori  d'ogni  dubbio  confidatane!  certo  c^crc  di  DiO)  & 

yrouidcii2a^&  potenza  di  q  uello. 

FEDE    CATTOLICA. 


DI  CES/fRE  RIPA.  %fs 

DONNA  ucftiu di bianco>con l'elmo m capo^oclh mano defira t«r 
rà  rna candela  accefa ,  &(^  un  cuore, &  nella  fìniitra la  tauola deìì^ 
legge  uecchia  inlìeme  con  un  libro  aperto . 

La  Fede  come  una  delle  uirtìi  l'eoiogiche  tiene  in  capo  l'Elmo  per  di-- 
moftrarc,  che  per  hauerc  la  aera  Fede  li  deue  mantenere  l'ingegno  ficu- 
ro  da'  colpi  dell'armi  nemichcjche  lono  le  ragioni  naturali  de'  Filofofi,& 
Icloiìfuchc  ragioni  de  gl'Heretici ,  &  mali  Chrifìiani,ccnendo ferma  la 
Diente  alla  dottrina  Euangeiica,  dea' diami  comandamenti,  dicendo  San 
Gregorio  nell'Homiiia  26.  che:  Fides  non  babef  meritumyrbi  bum<ma  ratio 
frabct  experimcnCiim. 

11  libro  con  le  tanolcdi  Moifc,  fono  il  teftamcnto  riuouo,  5\_  vecchio 
Ìnficmc,come pnncipal  fomma  ui»ciò,chc  fi  deuc  credere , che  fono  li 
commandamenti  di  Chrillo  S.N.  inficme  con  quelli  della  vecchia  legge>. 
per  conformità  del  detto  fuo,  che  dice:  Non  fono  venuto  a  dillruggerr 
ja  legge  ma  adempirla. 

Il  cuore  in  mano  con  la  candela  accefa  moflra  rilluminationc  dzìl^ 
mente  nata  per  la  Fede ,  che  difcaccia  le  tenebre  dell'infìdeltà ,  &  dell'i»' 
gnoran2a,diccndo  S.  Agoftino  fòpra  S.Giouanni  al  capitolo  nono:  Cecitas- 
efi  infidelitas  r  ^  illuminatio  fides ,  Però  per  antica  eeremoma  nel  facrificio 
della  Mefla)&:  in  altri  atti  Ecclefiaftici ,  fi  vede  l'vfode'  lumi,&  delle  tor- 
cicaccefc,  delchedifFufamcnte  tratu  Stefano  Durante,  de  ritib.  Eccl» 
lib.i.cap.10. 

F  E  D  E    N  E  L  L'  A  M  I  C  I  T  I  A. 

DO  N  N]  A  vecchia,&  can  uta  coperta  di  velo  bianco,  col  braccio  de- 
ftrodiftefo,&  d'vn'àltro  velo  fari  coperta  lade/ìi-a  mano. 

Tiene  coperta  la  mano  deftra,fccondo  l'ordine  di  Numa  Pompilio  Rè 
de'Romani  nel  facrificio  da  farfi  alla  Fede)per  dare  ad  intcndere,che  fi  h* 
daferuarelaFedeconognifincerità  all'amico,  poiché  :F/(fe/(  come  dice 
Pitagora  )  £f?  atnorisfuìidamentum  ^  qua  ftihlata,  tota  amicitU  lex ,  ius ,  vis,  af 
tatto  peribit . 

Rapprcfentafi  canuta,  e  uecchia,  perche  cofi  la  chiamò  Virgilio,  Vlchr 
dichiara  vn'interprcte,  dicendo,  che  fi  troua  più  fede  ne  gl'h uomini ,  che' 
lianno  per  molti  anni  maggiore  efperienzai  Raggiunge  per  moftrarc^-,, 
che  non  bafta  conferuarc  la  fede  per  alcun  tempo  :  ma  bifogna  che  fia^. 
perpetua . 

Racconta  di  più  Acrone,  che  facrificando  alla  Fede  iJ  Sacerdote,  fi  co- 
priua  non  foloU  delira  mano  con  bianco  uelo,  ma  il  capo  ancora,  e  qua- 
fi  tutto  il  corpo,  per  «limoflrarc  la  candidezza  dell'animo,  che  deucciicr 
compagna  della  Fede  ndl'amicitia. 

FEDE    MARITALE. 

DONNA  ueftita  di  bianco,  con  le  prime  due  diU  della  defira  ma«o> 
tiene  vn'ancllo»  cioè  vaafcdcd'oj;©. 


1  Y 


x?^  ICONOLOGIA 

I'  O  R  T  V  N  A . 
jONNAcon  gl'occhi  bendati,lbpra  vii 'aJbero, con  vn'aflaalTailun^a 
percuota  1  rami  d'elio,  e  ne  cadano  vani  iftroa:enti  appartenenti  a 
vane profeliionijcome Icetnj-iibri, corone,  gioie,  armi,  ^cEtcofi  j'adi- 
])ingeil  Doni  .Alcuni  dimandano  Fortuna  quella  viriù  operatrice  dcJiej 
lìcJie,lequali  uariamente  dilpor.gono  le  nature  de  gl'hucruini ,  mouendo 
l'appetito  lenfitiuo,  e  permczo  di  quello  inchinando  anco  in  certo  modo 
ienza  sforzarlo  rappeciro  lagioncuoìe,  in  modo  che  non  ne  lenta  uiolen- 
za  neli'operare:  iiia  in  queital'.gura  lì  pigli  Iblo  per  quel  luccefio  cafuale, 
che  può  clicre  nelle  coie,che  lenza intcntlone  dell'agente  rarifiin.e  volte 
ii.ol  auuenire,ilqualc  per  apportare  ipcfie  uolte ,  o  gran  bene  ,  o  gran  ma»- 
]c,gli  huominiche  non  fanno  comprendere,  che  cola  alcuna  fi  pofl'a  fa- 
re lenza  l'intentione  di  qualche  agente,  hannoconrimaginatione  fabri- 
catacome  /ignora  di  quefl'opre  quella  che  dimandano  Fortuna,  &  è  per 
]e  bocche  degl'ignoranti  continuamente.  Si  dipingecieca  communcmen 
teda  turti gl'autori  gentili,per moflrarechenon  fauoriice  più  un'huomo 
che  un'altro5ma  tutti  indifferentemente  ama,  &odia,  moi'trandone  qut* 
legni  che'l  calo  le  apprei't;nta,quindi'è  ch'elìaltabenefpcifoa'  primi  hono 
ri  vnicelcrato,chelarcbbe  degno  di  iupplicio,&  un'altro  menteuole  la- 
Icia  cadere  in  mifcria,e  calniiiita.  Peròcjuelio  dico  Iccondo  l'opinione  de' 
^gcntili,echefuolereguiril  volgo  ignoiantejche non  fa  più  oltre;ma  lave 
ritàèjcheil  tuttodiipone  la  dminaprouidenza,comcinfegnaS.  loma- 
fo lib.j.contm gentescap.  92. citato  di  l'opra. Gli  huomini  che flanno  lO' 
torno  all'albero  danno  tedimonio  di  quel  detto  antico  che  dice  :  Fortuna 
fu£  quifqne  faher-i^tLchc  fé  bene  alcuno  potefle  cllèr(cóme  fi  dicc)ben  for- 
tunato, nondimeno  ^'egli  non  è  giuditioiò  in  di'izzare  il  camino  della_» 
vita fuapcrl:)coconucnientc,nonèpoiribiIe, che  uengaaquel fine, che 
deùderaua  nelle  fue  operationi. 

FEDELTÀ. 

DONNA  ueflitadi  bi<inco,con  due  dita  della  deftra  mano,tenga^ 
vn'aneliO)  ouer  figlilo,  &  a  canto  ui  fia  vn  cane  bianco. 

Sì  fall  i'.gìWo  in  mano,per  legno  di  ledei tà,perche con  elio  fi  ferrano, e 
Tiafcondonoli  fccreti.  ^ 

ilcftue  perche  è  fidclifsimohaucrà  luogo  appreffo quella  imsginepcr 
l'autorità  di  Plinio  nel  lib.S-  delThifiona  naturale,  dciie  racconta  in  par- 
ticolare òq\  cinedi  Tito  Labicno  uedutoin  Eomancl  ccnfolatod Appio 
i  ijnio,&  Publio  Siliojilqualc  efiendo  il  fopredctto  Tuo  in  prigione  non  fi 
parti  mai  da  giacere  per  quanto  poceua  vicino  a  lui  ,&:  cllendo  egli  final- 
mente come  reo  gettato  dalle  leale  gcmonie  rupplicio  che  fi  ulauamRo 
n"ia2qucllj,che  erano  ccndannati  dalla  giù  (luia,  fiauailcaneirtomoal 
corpo  dei  già  mono  padrone, mofirando  moltifsimi  efieiti  di  doJore|,& 
portando  tutto  ii  cibo,cheg]i  i\  (iau:i,a]lu  bocca  d'elio,  ef.cndo  alla  fine  il 


DI  CE  SA  RE  RI?  ^,  V        t/jr 

cailauero  gettato  nel  Teucre,  il  cane  ancora  di  propria  uoglia  ui  fi  geu^ 
reggendo  iopra  l'acque  per  buono  Ipatio  quel  corpo  con  infinita  nie.a  • 

Uiglia  de' ngaardanci . 

Si  legge  anco  in  Erallod'vnCaualierRomano,che  haucua  un  fgliuo* 
lo  vaico  neile  falce,  apprelTo  alqualedi  continuo  flaua  vn  cane  dome- 
Oicodi  caia,  OC  a"uenne,chetiiccndorivngiofiiO  nella  Città  alcuni  gio- 
chi militari ,  oue  il  Cauaiiere  doueua  inieruenire  ,  volle  la  cunola_, 
lua moglie interucnire  alla  fola,  &  hauendo  ferratoli  fanciullo  col  cane* 
in  vna  mededma  ftan2a,conduccndo  kco  tutte  le  lue  ierue,  le  ne  andò  io 
pra  vn  palco  deììaeaCa,  donde  lì  poteua  hauer  della  fefratrat:eniniento;. 
vici  in  quel  tempo  pe:  vna  feif'ura  della  muraglia  vn'horribil  lerpentc ,  6i 
andacoienealla  culla  per  ucciderli  bambino,  iù  dal  caneafiàHLo,&  ucci- 
fojreftando  elio  folo  inlanguinaco  per  alcuni  moriì:del  lerpe ,  acafoin^ 
quei  cooibattimeiito  del  cane , &  del  lèrpeia  culla  fi uoitò  iòttofopra ;  la 
Balia  alio  Ipettacolo  dei  iangue ,  &  della  culla  riuerfata ,  ritornata  che  fa 
conietturando  la  mone  del  fanciullo,  portò  con  lagrime  al  padìe  la  flilfa^ 
n liouarcgli  infunato  per  tali  parole coric  alla  ftanza,e  con  vn-  colpo  di  fpa 
d^  ]'inn:)cente  cane  per  incritodi  fedekidiuife  in^  due  parti,  poi  pian- 
ge ido  and  )  uerio  la  culla ,  &  credendo  vedere  le  tenere  membra  sbrana- 
te irouò  li  funciuiio  viuo,e  lano con  ilia grandtfsima allegre/ii^a , &:  mera- 
L'iglia,poi  aecorgendofi  del  lerpe  morto ,  uennein  cognitionc  della  ueri- 
tJ.3o:endoil  intìmtainented'hauerdato  all'innocente  animale  la  mone, 
in  ricompenfa della  ranisima  fedelLÌ  .  Molt'altri  elTempi , raccontano  di- 
ueriì  altri  auttori  in  quello  propotìto,a  noi  badano  quelli . 

FEDELTÀ. 

DONNA  veflita  di  bianeo,con  la  de>lra  mano  tiene  vnachiaue,&  alli 
piedi  vncane. 
La  chiaueè  indi tio  d\  fecretezza,  che  fi  deue  tenere  delle cofe  apparte- 
nenti alla  fedeltà  dell'amicitia,  ilche ancora  per  iìngolare  inflintodi  na-- 
tura  la  fedeltà  fi  ligniiìca  per  il  cane,come  fi  è  detto  m  altre  occafioni. 
F  clic  uà  nella  met^ci^lia  di  C^iulia  fj^ammea  con  quejìe  lettere . 
FOELÌCfTAS  PTBLICA. 

DONNA  ghirlandata  di  iìori,chc  fìede  in  vn  bel  fecrgio  regale  ,  nella 
delira  mano  tiene  il  Caduceo  >  &  nella  finiflrail  Cornucopia  pieno 
<li  frutti, e  fiori. 

.  La  felicita  è  vn  ripofo  dell'animo  in  vn  bene  fommamente  ccnòfciurp, 
&  deìderato,  &  defiderabile  >  però  fi  dipinge  a  federe,  coi  Caduceo  m  le- 
gno di  pace,&  dnapenza. 

li  Cornucopia  accennai!  frutto confeguito  delle  fatiche,  fenzalaqua- 
Je  è  impoffibiie  arriuare  alia  felicità ,  che  per  mezzo  d  efie  fi  ccnofcc ,  c4^, 
d-'ìder'a . 

1  fiori  iono  inditio  d'allegrezza ,  dalla  q-uale  il  felice  flato  non  fi  ('M;ide 
giamai;  lignifica ancora'il  Caduceo  ia  virtù  ,&ii  Cornueopiala  rxchcz- 
2;a,però  felici  ibno  tra  di  noi  coloro^che  hanno  tanti  beni  temperali,  die 

ì-^of- 


»j/       ICONOLOGIA 

foflbno  prouucdcrc  alle  neccffità  dd  corpo,&  unto  virtuofI,chc  polTon» 
-ailcj^gcrLT  quelle  dcli'aaima. 


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FELICITA    ETERNA. 

GIOVAN  E  ignuda,con  le  treccie  d'oro I  coronata  di  lauro, fiabcU 
la,&  rii'rlcndcntc,  lederà  iòpra  il  cielo  ftellato,  tenendo  vna  palma 
nella  finifl: a  n.ancJ,  &  nella  delira  vna  fianìma  di  fuoco , alzando  gi'occJii 
in  alto,  con  legni  d'allegrezza . 

Giouanc  fi  dipinge,  pcrcioche  la  felicità  eterna  non  ha  fcco,ic  non  al- 
legrezza perpetua ,  lanita  uera ,  bene  incorrotto  ,  ^^  tutte  le  gratic  parti- 
colari, che  ieguono  la  gtoucntù,  àC  delle  quali  l'altre  aa  fono  molt« 

difetto  le. 

Si  t'Ì!gnuda,pcrciicnon  hàbifognodi  veJarH  delle  cofe  caduche  della 
^;/.i,o  ].cr  icuiucnirc  alia  vita,o  perornar.':,  ;iia  tuLLO  ri  ben  lloj  6l  l'altrui 
/vuìkL  u>  i:;c.-d^ii.an.ciiLcdi  i£ijLi.cur..ina. 


DI  CESARE  RIPA.  tfr 

I ccpclii d'ji»  ToBOi  peiilicn  Ibaui di  fempitcrni pace»  &  ficuracon- 
4Dit!ia .  in  rjueftofigniiìcato  è  pigliato  l'oro  ancora  da  Poeti ,  che  e  ia-^ 
prima  età  iucoirotta  da  gl'h uomini  «quacdo fi  viucua  lenza contaain^ 
re  Jc  leggi . 

Poada  federe  fopra  il  Ciclo  fteJ]ato,per  dimof!rare,che  la  vera  fclici- 
ti,che  lòlo  in  Cielo]lgodc,nouc  lbggcttaalrapidQCorfodc)leflci]c,&r 
alio  ic^riibieiiole  inouinìento  de  teiiipi  - 

L?.  coion.idei  hiuio  eoa  lapaln;»  niofìrarcKc  non  fi  può  andare alu 
felicità  dal  Cielojlc  nonperiiiOlLctribulaiioni,  cflendo  vero  il dccto di 
S.PAOi'ojchediCC.  7{j» roron^rhitui'nirh^Ht h^itìmè certaucrit. 

Iji  lìaiiHii.iariicnLcd!niofka  l'amor  di  Dio,&!:  li  miraralto  la  contem- 
pla ti  )nc  d'i  lui ,  pciclic  iii  auìbcduc  tjuciie  parti. coiiiìftcia  bcati'tudii*C' 
&  la  compita  felici  li  - 

FELICITA  breve: 

DO  N  N  A.Lcriita  di  bianco>  &  giallo,  che  tenga  in  capo  rna  corona^ 
d'oro,?'»  cinta  di  vanegerniiìc,neiia  niaiio  deJtrahaueri  vn  Iccirur 
tenendoli  braccioako,alquaJcs'auuitichi  con  le  lue frondi  vna zuccha, 
ciiC  lorgadal  terreno  vicino  a'^^picdid'clla,con  la  lìniftra  tenga  vn  baci- 
le peno  di  monete,  &  di  gemme  ,- 

il  veflimcnto  bianco>e  giallo  è  indìtìo  di  contentc22a,là  corona,&  Io 
fcetro  diiìgnoria,&il  bacile  di  gran  ricchezze  >:nelle  quali  cefciabre- 
lie,&  vana  felicita  confifle  aflimigliandofi  alla  zucca,  laqualc  in  brcuiA 
£mofpatiodi  tcmpoaltillìmadiuentata,inpochifsimo  tempo  poi  perde 
©gni  ibo  vigore,  &  cade  atcrra^  il  che  èconformc  a  quclthcdificrAK 
«iato  tradotto  in  noftra  Jingua- 

Crebbe  la  ^i'cca  a  tanta  clteis^'^y  ch'elle 
^  vnaltiJJiìno  Tinfcfìè  la  cìnta  y 
JC  mentre  abbraccia  in  qutfta  farle  ,eÌM  putite 
/  rami  futi  fupeìba  oltre  cgm  Hima 
£l Tin  feti  rije  yca  lei  co/i  fauella- 
'Breuc  è  la  gloria  tua  yfen  he  ncn  prime 
Verrà  il  verno  dineue^  ^giaccio  cintt. 
Che  jia  ogni  tuo  rigor  del  tutto  tfimto, 
F  E  R  M  E  Z  Z  A. 

DONNA,  con  le  membra  groile,d  ai  petto  rob«ftc,iicf!ita  é'tzznf^ 
«5>  6^  ricamato  d'argento,come  di^flrlic,&con  ambe  le  nani  ter 
■a  vn  a  torre- 

Que»a  figura  è  formata  in  manicra,ch e  facilmente  fenwmoltidichia 
rationefipuo  intendcrc,peròpernonci  trattcriCiC^OLCFiOn  bifegna  ,di» 
co  folojchril  color  delb  verte  con  le  ftcik  fi  ile  ;coipiteui  lbpra;,Hi0lira- 
no  fermezzajper  iìmihtudine  della  felmcz^a  dei  eiclo^iiquaie per  Ja fu* 
perfettione,fecondo  il  tutto,  non  e  foggetto  a  muta  tiene  locaic ,  ne  cor» 
letiiua ,  &  non  può  in  niodo  alcuno  vacillare  m  alcuna  parte  ^ 

TKKr 


ita 


»58        ICONOLOGIA 

FERMEZZA  ,  ET  GRAVITA  DELL'ORATIONR 

SCB  iVE  il  Pieno  nel  primo  libro  de  Tuoi  HicrogJifici  >  che  qusndo  i 
Sacerdoti Egittiivolcuano  dinioftrarc in  pittura  la  fcrn:c22a,&Ja 
gi-auità  dell'orationc,  faceuàno  Mercurio  Ibpra  vna  baie  quadrata  lenza 
piedijilchedimoftraua la  fermezza,  &  forza  delle  parole cfiegu ite, le_i 
quali  fenza  l'aiuto  delle  mani ,  o  piedi  poiTono  per  ie  ftell'c  fare  i'oflitio, 
che  da  loro  s'afpetta. 

Fortex^  d'animo  )  ^  ài  co rpo . 

DOnna  armata  di  cora2za,elmo,fpada,e  lai-]cia,ncl  braccio  fìniftro,tc 
nendo  vno  feudo  con  vna  tefìa  di  leone  dipintaui,lòpra  allaqual  flà 
ma  ma2za,perquefto  s'intende  la  fortezzadel  corpo,e  per  il  capo  di  leo 
lic,lagenerofiti  deiranimo,e  il  vede  coli  in  vna  iried..giia  molto  antica. 
Forte:(7^)  ^  yalore  del  corpo  congiunto  con  la  priidcnT;^^ 
C^  virtù  dell'animo . 

DOnna  armata  di  corazza,  elmo,  &  fciido,&  nella  deftra  manohab- 
bia  vna  fpada  ignuda,  intorno  alla  quale  vi  fìa  con  bei  gin  auuol- 
to  vn  ferpc,efopra  l'elmo  habbia  vna  corona  di  lauro  co  oro  intrecciata, 
con  vn  motto  per  cimiero,che  dica  :  HIS  FR  VGIBVS.  La  fpada  lignifi- 
ca la  forte2za,&:  valor  del  corpo,e  la  ùr^^-t  la  prudenza,  &  virtù  dell'ani 
mo,con  le  quali  due  virtù  fpefle  volte  fi  vedono  falirc  gl'n uomini  di  vile 
conditionealla  tnonfdl  corona  dalloro,cioè  ad  alti  honoh  della  militia, 
Forte-:^  del  corpo  congiunta  con  la gener»fità  dell'animo, 

DOnna  arniata,come  s'è  decto,nelladeftra  tenga  la  Clauad  Hercolc, 
incapo  per  elmo  vna  tcfta  di  leone,  lì  come  fi  vede  nelle  ila  tue-» 
antiche. 

fortuna, 

DOnna  co'l  globo  cclcfte  in  capo,  &  in  mano  ì\  cornucopia.  II  globo 
celcfle  dimoftra ,  fi  come  egli  è  m  continuo  moto ,  coli  la  fortuna 
fcmpre  fi  miiouc/j  muta  faccia  a  ciafcuno  hor'innalzàdo,  e  hor'abbaflàn 
do,e  perchcparccheelJa  fia  ladilbenfatncedelle  ricchezze,  ideili bc* 
ni  di  quello  niondo;pcrò  fé  le  fa  anco  il  cornucopia,perdimofirare,  che 
non  altrimenti  quelli  girano  di  mano  in  mano,  che  faccia  il  globo  cele- 
fte,ondc  dific  Aufonio Gallo .  Fortuna  nknquum  fiflit  in  eodtmjiatUyfemper 
tnoifetHryyariaty(^  mutat  yiceS)  ^  fumma  in  imum  yertityac  verja  cngit .  Può 
anco  fignificare  il  globo,che  la  fortuna  vien  vinta,e  luperaca  dalla difpo 
iitione  celefie,laq  ualc  e  cagionata,  &  retta  dal  Signore  della  Fortuna,^ 
della  naturajlècondo  quello  ch'egh  ha  ordinato  ab  eterno. 
FERMEZZA     B'  A  MORE. 

DONNA  d'ornatifsimo  liabito  vefiita,  per  ncconciarura  del  capò 
hauerà  due  ancore,  die  in  mezzo  con  beila  ligatur.uengonovn_. 
cuore  humano,con  vn  motto  che  io  circondiA'  d;ca  Mtr.s  efi firmfjjfwta. 
F  1  V  M  I ,     E     P  R  I  M  A      TEVERE. 

SI  vede  il  Teucre  rapprcientato  in  mohi  luoghi  in  Roma,  6c  partico- 
larmente nel  Vaticano  ili  vna  bcliiiiiima  iiatua^diuùiim.oxhcita  già 

ccndu 


DI  CESARE  RIPA.         ^js» 

ccndo,&  fottoii  braccio  defiro  tiene  viu  lupa,{btco  la  quale  fi  veggio- 
DO  due  piccioli  fanciuiiini ,  che  con  la  bocca  prendono  il  latte  da  t^^ 
Sotto  li  mede/ìiiio  braccio  tiene  vn'Vrna  dalla  quale  efce  acqua  in  graii- 
difsima  copia,  ha  nella  lìniftra  mano  vn  cornucopia  pieno  di  variifrut- 
ti,e  con  la  dtdrJi  mano  tien' vn  remo,hà  la  barba ,  &  i  capelli  lunghi,5c^ 
è  coronato  da  vna  bella  ghirlanda  di  uarij  frutti, e  fiori. 

Il  Teucre  è  fiume  d'Italia,  ilqualeefce  dal  defiro  lato  dell'Apcnnino, 
&  diuide  la  Toicana  dall' Vmbria,  e  Campagna  >  come  anco  la  città  ^ 
Roma_> . 

Si  dipingono  i  fiumi  giaccndo,perdimoflrare,che  la  loro  proprietà  è 
l'andare  per  tena. 

I  due  piccioli  fanciulli,chc  prédono  il  latte  dalla  Iupa,fl  fanno  per  me» 
moria  di  Romolo,e  Remo  fratelli, fondatori  di  Roma,i  quali  furono  tro 
uatiallariua  del  Teucre  efpofli,chcpigIiauanoil  latte  da  vna  lupa* 

Si  corona  detta  figura  in  memoria  dzììt  vittorie  de'  Romani,  che  pejf 
ciò  fi  uede  il  ritratto  in  alcuni  luoghi,chc  detta  figura  fia  coronata  liouj 
iòlo  de'  fiorijC  frutti,  ma  di  lauro. 

11  cornucopia  con  la  diuerfiti  de'  frutti, fàgnifica  la  fertilità  del  pacrc> 
■  doue  pafifa . 

IlremodimoOra  effer  fiume  nauigabile,&  commodo  alle  mercanti»» 
Tenere  come  dipint»  da  Virgilio  nel  [ettimo  dell  Eneide . 
QMando  in  ripa  del  fiume  il  Tadre  Snea     Da  groppi  folti  tra  le  fpejje  fronde 
Sotto  l'aperto  del  poH^à  giacere         Taru.e  ch'vfci^e  dal  tranquillo  fi urncy 
Diede  alle  membra  al  fin  breue  ripofo,  Feflito  d'vn  fottìi  ceruleo  yeU 
It  ecco  il  Dio  del  luog Oyil  Teb ro  fieffo   E  di  frendofa  canna  cinto  il  crine. 
il ueflimento  At\  colore  ceruleo  fi  fa  per  dimoflrare  la  chiarezza  del- 
l'acque, effendo  ali'hora  più  chiara,  quando  meglio  riceue  il  colore  del 
cielo,&  però  fu  dimandato  il  Teucre  Albula  da  principio,che  poi  da  Ti-* 
bcrino  Re  de  gl'Albani  nel  Teucre  fommerfo ,  fu  chiamato  1  iberi ,  &C^ 
hoggi  Teucre. 

Potraflì  aiico  far  il  velo  di  color  flauo ,  perche  cofi  lo  dipinge  rirgili* 
nel  y.deil'Eneide. 
it  multa  jlauus  arena Tyheris .  ^t  Horatio.  Vìdimus flciHuni  Tyherim . 

La  ghirlanda  di  canna  che  gli  da  Virgilio  conuiene  à  tutti i  fiumi^pei- 
che  facilmente  nafcono  in  luoghi  acquofi» 

ARNO. 

VN  vecchio  con  barba ,  e  con  capelli  lunghi ,  che  giacendo  /la  pofar- 
to  convngomito  fopra  vn'Vrna,da!Ìa  quale  elea  acqua,  hauerà 
que  la  figura  cinto  il  capo  da  vna  ghirlanda  di  faggio,&  a  canto  vi  farà  à 
giacere  vn  Leone,  ilquale  tenghi  con  le  zampe  vn  giglio  roflb^chel'vno 
e  l'altro  dinotano  l'antica  arme  di  Fiorenza,  pnncipal  Città  di  Tofcana, 
per  mezo  della  quale  paffa  l'Arno . 

L)icefi  che  altre  uolre  i  Fiorentini  fi  eleffero  per  loro  infegna  fra  tutti 
1  fiori  ilg.'glio  bianco  in  campo  rolìb  :  ma  poi  per  ale  une  diieordie  naie 


i^0  ICONOLOGIA 

ri*a  di  lorojcomc  racconta  Cnftoforo  Landini ,  clclicro  il  Giglio roSb  ta 
<.;impo  bianco . 

Elcficro  parimente  fra  gl'animali  il  Leone,  fi  come  Rèdi  tutti  gl'ani* 
?ji*li,e  fra  gi'huoinJiiicccciJ enti  per  il  lor  maggior  figlilo  Hercoic. 

Gli  fi  da  la  ghirlanda  dei  faggio  }^er  dinourc,che  rArnojfecondo  cht 
racconta  Sti:abone,cfce  dai  iato  deliro  del  monte  Apennino  da  vn  Ilo- 
go.chiamato.Falteroiia,  oue  è  gran  copia  di  fuggi . 

Scende  qucfto  nuiucdal/opradctio  luogo,  da  principio ,  come  vn  ru* 
fceilod'acqua  fraftrani  balzi)eftrabocchcuoliluoghi,&  raili  vcnò  i'Oc 
cidenvc^cpoientrandom  wiolte  forgiued'acqua,  torrenti,^  fiumi  Ci  ia" 
grolfa,&  lafl'ando  alla  finiftra  Arczzo^entra  nel  Fiorentino,&:  paflci  d  ri- 
fcn2e,&  la  partifcc  in  due  parti ,  &<]uindi  fccndendo  a  Fiii  pariaiciuo 
<5uciia  diuide,c  poi  corre  alla  marina,  oue  iinifcc  il  fuo  corfo . 

Si  può  anco  dipingere  detta  %ura  con  il  cornucopia,atteIb,clie  douc 
agli  pafla  fono  J  uogbi  fcrcUi  di  Toica na. 

DA  diucr/i,&  in  particolare  da  Probo  è  ftato  dipinto  il  Pò,non  folo 
che  fi  appopgijcome  gl'altri  fiumi  alJ'vrna,c  che  habbja  cinto  il  ca- 
j^o  di  ghirlanda  di  canne,mac'habbia  ia  faccia  di  toro  con  le  corna. 

Dipingcfi  in  quenaguiia,percioche  Ccomc  racconta  Scruio,c  Probo) 
il  fuonocKe  fa  iì  cqrfo  di  qucfio fiume  è  firailc  al  rugitodcj  bue,comc  an 
co  le fuc  ripcfuno  incuruiitc  à  guiiadi  coma^ 

Perla  dichiaratione  delia  ghirlanda  di  canna.ciferuircmodcil'autto  ; 
jrità  de  gl'antichi ,  pcrciochc  loro  coronauano  li  fiumi  di  canne ,  perche,  i 
come  habbiamo  detto  nella  pittura  del  Teuere^  la  canna  nalcc  ,  e  crefce  i; 
jac^lione  i  luoghi  acquofi,  che  negl'aridi . 

Si  potrà  anco  .dipingere  qucfto  fiume  vecchio  con  capcJii,  e  barba  Jua 

^  canuta,&  come  Jiabbiamo  detto,  che  s'appoggi  all' Vrxia,  dalla  quale 

icfchi  copia  d*acqua,c  faccia  fette  rami,&  in  eifa  lia  vn  cigno ,  terrà  coji-« 

ma  delie  mani  il  corno  di  douitia,e  con  l'altra  vn  ramo  d'arbore^dal  qut 

le  fi  veda  lagrimarehumor  giallo. 

Hauera  incapo  vna:  ghirlanda  di  pioppo,  per  moftrarc  non  fo!o  che  jl 
cjucfto^ume  e  circondato  daqucfti arbori  ^  ma  per  memoria  di  quello'  ^ 
che  fi  racconta  fauolofam.entc  delle  forelle  di  Fe:onte,ilquale  fii  fulmi* 
naco.da  Gioue>&  fommerfo  nel  Pò,&  efic  trasformate  in  pioppc  alla  ri«« 
na  di  qucfto  fiume  ,  come  anco  Cigno  Redi  Liguria  inCigno,  ciie  per- 
ciò vi  fi  dipinge,ancoil  detto  vcceliovedendolenc  di  cfiì  in  detto  fi  urne 
gran  quantità. 

E  qucfto  fiume  notifsimo  in  Lorabardia,i!qualc  nafce  nel  grembo  del  ! 
3'altifiìmo  monte  Velalo  dalli  confini  di  Liguri  Gabienicon  chianfiìmo; 
Si  breuifsimo  principio  per  l'Alpi  fccnde ,  éc  poi  calando  fotto  terra_,| 
nforgej^C  entra  con  fette  bocche  ncll'liadnaticomarc^  onde  fi  dice 
far  fette  mari. 

PcriJ  cornucopia  raccon-ta  Plinio  nei  ter^o  lib-chcil  Pò  ingroffa  nel  ; 

naci- 


DI  CESARE  RIFA  '    2^\t 

nafcimento  della  canicula,  quàdo  ii  ftruggono  le  neui,  &  è  piò  rapido  per 
li<:ampi,chcperli  nauilii  ,ma  non  però  ii  appropria  nulla  di  quello  che 
t  Qglie,&  douc  pafla,  quiui  rimane  più  grailb  j  tV  diuitioiò. 

Per  dichiaracionc  del  ramO;,  che  filila  l'humor  lòprrtdcttOjil  Boccaccio 
nely.  lib.  della  Geneologia  deili  Dei  dice,  che  d'intorno  al  Pònaicono 
-diucrfc  fpeciedi  arbori  per  forza  del  Sole,  lenza  eflbr  piantati ,  onde  cir- 
ca il  fine  deirEftatc,m2ntrc  che  il  Sole  comincia  à  declinare  ,  ludanovn 
certo  humore  giallo  m  modo  di  lagrirac,ilqualc  fi  raccoglie  con  artificio, 
&  fi  compone  in  ambra. 

ADIGE. 

VN  vecchio ,  come  gli  altri  a  giacere ,  appoggiato  ad  vn^Vrna ,  dalla 
quale  eichi  copia  d'acqua ,  farà  coronato  di  vna  ghirlanda  di  dmcr- 
fi  fìorij'Si  frutti,&:con  la  delira  mano  tanghi  vn  remo. 
I-'x'ldige  ha  la  fua  fontana,  dalla  quale  efce  nell'Alpi  di  Trento  (  fccon* 
do  Plinio  )  &  mette  il  capo  nel  Mare  Adriatico  alli  Folfonijouc  è  zSaX 
bel  porto.  -  ^ì^^^ìv^^ 
I       CU  fi  dà  la'bcria  gliirlandadc  varii  fiori,  &  frutti ,  per  dimoflrace,  che 
•;  I  jicrdouc  egli  pafih  è  arreno-,  &  fruttifero,  come  benedimoflra  Virgilio 

I  ;  nella  BucxoJ'ca,  &  nel  nono  lib.  dclf  Eneide  quando  dice. 

II  SmeTadiripisy.AtberifnfeufropteramanHm, 

l'i*     II  remo,  che  tiene  con  la  deflra  mano,  dinota  efferqucilonoKil  fiume 
iiauigabiIe,perciochc  per  cifo  fi  cond ucono^ varie  cole ;ptcrrviò<Jc  gii 
)   huomini. 

NILO. 
li .  1{app  refentato  in  vna  Slatua  di  marmo  pofta  nel  Vaticano  di  1{oma, 

ST  A  à  giacere  con  chiome,  e  barba  lunga,  ha  il  capo  inghirlandato  dì 
fiori ,  frondi ,  e  frutti,  giace  con  il  braccio  finiflro  appoggiato  fopra^ 

vna  Sfinge,  quale  ha  la  faccia  fin'alle  marni  ile  di  giouanetta,  &  il  redo 
,  del  corpo  di  Icone,  fra  la  Siing^ ,  &  il  corpo  del  Nilo  fi  vede  vfcire  gratin 
I  i  quantità  d'acqua,  tiene  con  la  finiiira  mano  vn  corno  di  douitia  pieno  di 

frondi, nori,c  frutti, flan no  fopra la perfona  di  detto  fiume,  com'ancofo* 
i;i  ;pra d'vnTCoccodrillo  poflo a  cantoad  tKo fedici piccioli fanciuilini,  i qua 
i]iikcon  allegrezza  mofìrano  di  fcherzare  . 

:^\     IlNiio,cnmediceil  Boccaccio,  nel  7.1ib.delia  Geneologia delJi Dei, è 
j,  ,iiumc  mcridionalcche  òluìdo.  l'Egitto  d:i'r£tiopia,e  fecondo  la  comma 
,j, , ne  opinione  nafcc  nei  monti  di Maun.aniapreffo  all'Oceano  . 
,  j .     Quefio  fiume  fi  pofa  fopra  alla  Sfinge ,  come  moflro  famofo  dell'Egit» 

to,oue  pafla  quello  fiume  . 
j]     Metteuifi  anco  il  CoccodrillojpcreiTer'ancor'efiib animale  dell'Egitto,  e 
,.j  ipcr  il  più  folito  fìare  alla  riua  del  Nilo. 

^^     La  gran  quantità  d'acqnajch'efcc  nel  detto  modo,monra  l'innondatioa 
.jjdcl  Nilo  aella  regine  d'£gi£to,e  ne  graltri  paelì ,  oue  egli  pafia. 
'  \   Li  fedici. fanciulli  figniiìcanc  ledici  cubiti  di  altezza  dcli'innondatione 
^^jdcliSlilojchcù  fiata  la  maggiore  che lìabbia fatto,  e  ra].eg.cz?adeiput* 

T        tini 


M4ri  ICONOLOGl  A 

lini  molìra  l'rtile  ,che  di  taie  nionddtioiic  cauano  ic  perlbnediquei  iiio*« 
ghi  che  fono  aridi,  e  fecchi,  per  cfFcr  lòttopoRi  aJia  gran  forza:  dei  Solc^,; 
oiidc  per  tale  inondacione  il  fanno  Ji  terreni  fi;rtiJi,&  i  pacii  abboadami,.- j 
che  CIÒ  figniiica  il  cornucopia  y-3<:  Ja  ghirlanda. 

TIGRE. 
T^lla  Medaglia  di  Traiano.  . 

HVOiMO  vecchio , cJie come gi'aJtri  fta giacendo  eoa l'vrna daviL*. ; 
lato,  5^  dall'altra vna  Tigre..  m  ,  m  .,     , 

Nafccqueflo  fiume  nella  maggioreArmeniajnel  piano  di  vn.Juoco;de|'> 
IO  Elongorme>&  girando  in  diuerll  luoghi  con  dieci  bocche,  entra  nel 
mare  Perfìco.. 

Dicefi,  c'hebbequefto  nome  di  Tigre  per  la  velocità ,  come  anco  pcf" 
«he  nel  luogo,ouc  paira,(ì  dice  eflerui  quantità  di  queflc  fiere, 

D  A  N  V  B  I  O. 
T^j^lla  iJ^fed'aglia  di  Traiano. 

VJN  vecchio,  che  fi  appoggi>,come  gl'altri  ali*  Vrna,Ia  quale  yerfi  ac-^ 
qua  ,&  che  tenghi  coperta  la  tefta  con  vélo  ,. 
Coprefiilcapo  con  velo ,  perciòche  non  fi  fapeua  di  certo  ròrigine  del  : 
fuonafcimenio^onde  Aufonio.  . . . .così  dice:  Ì  ' 

Danubius perii,  caput  occultatusinore .. 
A  C  H  E  O  L  O. 

DA  Ouidio  nel  lib.  p.  delle  Metamorfofiviendefcritto  con  barba,  e 
capegli  lunghi, ha  da  vna  banda  delia  fronte  vn  corno,  .&dalJ'al- 
tra  banda  non  vi  eilendo  l'altro  ,  fi^veda.la  rottura  di  efi!b,  èghirlanda- 
to  di  falce ,  &  di  canne  ;,  Et  Ouidio  nel  luogo  detto  di  fopra  così  fa  men- 
tione  ,  quando  eflb  fiume  di  le  ftefiTo  dicedoppòl'eficr  Aato.abbattutodi 
Hercolo ..  • 

lo  mi  trouai  fcorriatOjC  Jen7a  moglie         *Ben  c^hoggicon  coroncye  canncy  e  foglie 
Con  doppio  dishonor,con  doppio  af^'cnno     'Di  falce  afcondo  à  la  rnia  fronte  il  danno,, 

Tiene  fottoall'vn  de  bracci  due  vrne,  da  vnì  delie  quali  efceacqua,  & 
dall'altra  nò.  ^ 

Acheoio  è  fiume  famofifiìmo  delia  Grecia,  e  nafce  nel  monte  Pindoj& 
diuidendo  Ja  Etolia  dall'Arcadia,  finalmente,  defcende  con  ilmarcin^.ji 
Ma]ia_..       .  ...  .  .     .       ^ 

Secondo  che  fauolofamente  elicono  i  Poeti  :  Oneo  promife  Deianira-»  ■ 
fua  figliuola  jbellulipi.UiOicuane,  per  móglie  ad  Hercoieccn  queÒa  con- 
diwcjrie,  che  riduceflc  le  acque  dei  fiume  Acheoio  in  vn  folletto, .perche; 
fcorrendo  con  due  allai.;.!ua  tutti  Vi  frutti,  &  le  biade  di  quei  paefij&fa-j 
ceua  grandilsi.ni  danni  ;  però  diccfi^,ehe  Hercoic  dopo  molte  faiiche,»» 
combattendo  con  Acheoio  cangiato  in  toro,  lo  vinfe  con  rompergli ,  6Li 
torgii  vn  coi-no  da)  cupo  >  che  fu  quando  raccoife  l'acque  in  vn  foi  iùcgo, 
&  1"  :  eie  ferriicj  e.  r.bfcoi2dantc,<lk  perciò  ii  rapprefenta  con  vn'vrna,.che-i  ì\ 
gctriacqiKt ,  d'altra  nò*. 

A  C    I. 


DI  CESARE  RIPA.  J43 

AGI. 

E  Deferì tto da  OuidioncI  trige/ìmo libro  delle  Mctarmorfofij&Ga- 
Iacea  di  iui  innamorata  cosi  dice  ; 
yn  bdgwuane  in  tanto  in  meiio  al  fonte    Io  riconobbi  a'ic  fatc^xs  conte 
Io  veggio  in/ino  al  petto  apparir  f/io  fé       <i^ci  ^  Jè  non  che  molto  era  maggiore 
Che  ornata  di  due  corna  haueata fronte    Lncidehauea  le  carni}  ecri§ia  lime, 
Di  maeHà  ripiena-,  e  dijplendore  ■  E  di  coronar,  e  cc^nnc^ornato  il  e  line  j 

Aci  è  fiume  della  Sicilia  procedente  dal  monte  Etna . 
rA  G  H  E  K  O  N  T  E,        Fiume  infernale. 

QV  E  S  TO  fiume  farà  di  color  tanè  flirtto  >  che  getta  per l'vrna  ac- 
qua ,  e  rena,percicche  Vu-gillo  nel  lib.  lo.dell'iiiieide  così  dice  ; 
Rine  via  Tartaei ,  qi<ffert  ^Acherqntis  adyndas 
Tiirbidus  hic  mno  ,  yafiaque  voragine  gurges  , 
'^'^^Ciefluat ,  atqne  omneiìyCocytieru6iat  arenam . 

Q     OC.    1     T     O      Fitme  infernale, 

SARA  quefto  fiume  di  color  tutto  nero,  &  che  per  l'vrna  getti  acqut 
.  delmedefimo  colore,perche  V-irgi  lio  nei  fedo  libro  nell'Enei  dcjcojl 
dice_^  :  CocytufPi/ie.fnii  labens  circumfluit atro  . 

ST'IGH.  palude  Infernale, 

VN  A  Ninfa  di  coVf  tanè  pfcuro,  &  che  verfi  coni' Vrna 'acquarci 
medefìnio  colore .  i         , 

{  ftM"5i»;?ii;iijr .  -F4ume Infernale. 

JP\  I  color  tu^to  rofib ,  con  rVrna  in  /palla  del  mcdciìmo  colore  ,'dalla^ 
4u/  quale  verfi  apqua ,  &  rofl*a,  &  bollente,per Seguitare  la fentenzadi 
jpantc  al  i4.canto dcirinferno,  quando  dice. 

in  tutte  tue  quiftion  certo  mi  piaci  ^pofe-,  ma  il  bollar  de  l'acqua  roffa 

,■     Doueabenfóluerlvììachetufaci, 
li  INDO. 

X\  I  afpetto  grane,  &_  gioucniJc,  con  vna  corona  di  fiori ,  &  frutti  ia 
JL/  capo,appoggiato  da  vna  vnà  parte  all' Vrna,  &  dall'altra  ut  fari  v/i^ 
4animelÌo.  ; 

^'  indo  è^umc  grandiffiiTio,ilquaIeric«uc  fcflànta fiumi  ,&c«piii  diccn- 
«Cotorrenti.   .-■.n':'  :"v.,  •  ^.i  cnh' -T 

«.Si  corona  di  fiori,&di  frutti,  in  fcgnoc  he  il  paefe  rigato  da  lui  è  fertile 
t)ltre  modo,  &i  i-uoih*bi tanti  vi uono politicamente. 

Gli  fi  mette  a  canto  il  CameIIo,Gomc  animale  molto  proprio  del  paefc^ 
-oucèquefio  fiume.  G  A  N  G  E, 

DI  afpctto  rigido,cQncoronadi  palma  in  telìa.s'appoggiada  vna  parte 
come  gl'altri  fiumi  all'yrna,e  dall'ai  tra  parie  vi  farà  vn  Rinocerótc 
Gange  gran  fiume  de  gVlnài  nafce  dal  foqtc  del  Paradifo.'. 
SiVapprefenu  d'afpetto  rigida  efiendoi  fuo^habitanti  poco  dediti  al- 
la cuUura,e  per  conlèquenzapoco  cruili. 
Gii  fipoae  a<;anto  i'aiimaic  ibpi:a<3cuo,  come  animale  del  paefe,ou€ 

X    i        paiia 


«4^  ICONOLOGIA 

palla  quclìoi^uire. 

GANGE. 
Fiume  come  dipinto  neWefcquie  di  M:chet<i^ng€lo  Buonarruoti  in  FirenT^e . 

VN  vecchio  inghirlandato  di  gemme,  come  gl'altri  fiumi,  con  i'Vr- 
iia,&  a  canto  l'vcccl  Grifone. 

N     I    G    E    R. 

HVOMO  moro,con  corona  di  raggi  intorno  alla  tcfta,  s'appoggi  al- 
l'7rna,&  da  vna  parte  vi  è  vn  Leone . 
A  v][uefta  fiume  per  ciler  fotto  la  zona  torrida  ^li  Ci  fanno  i  raggi  in  ca* 
po,di  carnagione  mora^come  fi  uedegl'habitantidouce^li  pafla,  che  fò«~ 
iiomori,equafial>bruciati  dal  Sole.  '        , 

Gli  (ì  mcctc  a  canto  il  Leone  >  come  animale  principalifsimo  del  pacfe 
ouc  riga  queAo  fiume^ 

Fiumi  defc  ritti  da  Fliano. 

EL I A  N  O  hif!orico  lib.a.cap.j^ .  De  imaginihusflHuiorrum .  Dice  che 
la  natura,  &ralueo  dei  fiumi  ci  fi  rapprefcnta  auanti  gl'occhi,  non* 
dimeno  alcuni  hauendoli  in  ueneratione  formorno  le  loro  immagmi,par 
te  con  figura  humana,e  pai-te  bouina/  Simileaibuoi  gliStinfahinel 
l'Arcadia  faceuono il  fiume  Erafino ,  &ri  Metopa  ;i  Lacedemoniefi  ì'Eu* 
rota,i  Sicioni  popoli  nel  Peloponefib  non  lungi  da  Corintho-,  &  i  Filiaiì; 
loro  vicini  l'Élopo,  gli  Argiuiil  Cefiflbiln  figura  humana  faccuanoi 
Pfofilij  popoli  nell'Arcadia  fErimantho,che fceondoPlinio  lib.  4.  cap.^. 
icorrc  neli'Alfeo; fiume , ilquale  dagli Hereenfi  Arcadi  medefimamentc 
fu  rapprclentato  in  forma  humana ,  i  Cherronefi  che  fono  da  la  parte  di 
Gnido  fimiJmcnte  loro  ancora  l'iftefTo*  fiume .  Gli  Atheniell  poi  riucri- 
liano  il  CefiiIb,comc  huomocomuto  Jn  Sicilia  i  Siracufani  afsimigliaua- 
nol'Anopo  adVn  huomo,  ma  honorauano  la  fonte  Ciana  come  ^mini. 
Gli  Egifiei,  onero  Egefiani  in  Sicilia  non  lungi  dal  promontorio  Lilibco 
riueriuano  in  forma  humana  quefìi  tre  fiumi  il  Propace',  il  Crimifib ,  &  il 
Tcimifto.Gli  Agrigentini  al  fiume  cognominato  da  la  lorcittà  gli  facri" 
f  cauana  fingendolo  in  forma  di  putto  gratÌGfo,i  quali  anco  in  Delfo  có/i 
cromo  vnafiatua  d'auorio  le riucndoglifopra  il  nome  del  fiume,  &  fece- 
ro detta]  ftatua  fimile  ad'vn  fanciullo,  &  per  maggior  vaghezza  di  quello 
iioftro  ragionamento  non  uoglio  mancare  di  mettere  in  con  fiderà  tionc 
il  bello  enigma  del S.Giouanni  Zaratino  Caftcllini  >  nel  quale  fotto  €oa<» 
tiaue allegorie  fi  defcriuono  diuerfi  effetti,  &  qualità  del  fiumc^ 

Terpetuo  claufum  tenuìt  me  tnater  in  alno, 
Et  nunquam  peperit  ;  fum  tamen  ipfefenex  • 

m/ifsictue  iacee  >  at^e  omni  tempore  curro^y 
Et  patte  is^h&rirntiltiamilte  yager 

Sum  penitusmoUis  yprindrtra  ^ pondera  gejÌ9- ^ 
Òl'.^  «ff  ^tias^pojfet  tdlere  ytraque  manti» 

Cs  ego  no>;  kahco,  clamoq;^clingtiis  ffd aurasf 
7^n  nkUis  yitf^m  ;  mottem  alijs  ttibuQ  » 


i 


DI  CESARE  RIPA.  z^j- 

FILOSOFIA. 
X^  ONNA  giouanc,e  bella  in  atto  d'ha  uer  gran  pcnfieri,ricoperta 
Jl^   con  vn  veftimento  {tracciato  in  di uer( e  parti,  talché  n'appariica  U 
carne  ignuda  in  molti  luoghi,  conforme  al  vedo  dei  Petrarca  vlurpato 
dalla  plebe ,  che  dice. 

Tonerà ,  e.nuda  vai  Filofofia  , 
Moflri  falire  vna  montagna  molto  malagcuolc,c  faflbra,tencndo  vn  li 
bro  ferrato  fotto  il  braccio . 

Filofofia  fecondo  Platone  è  vna  hotitia  di  tutte  le  cofe  diuinc,natura» 
Ji,&humanc. 

E  la  Filofofia  dctt*madrc,&  figliuola  della  virtù,  madre  perche  dalla 
cognitione  del  bene  nafce  l'amore  d'eflb,&il  defìderio  d'operare  in  foia 
ma  perfettione  cofe  lodcuoli,&  uirtuofc,  figlia,perche  fé  no  è  vn'animo 
ben  compoftocon  molte  attioni  Iodeuoli,fondato  nella  virtù,  non  fuolc 
(limare  la  Filofofia,  ne  tenere  in  conto  alcuno  i  £uoi  feguaci  ;  ma  perche 
pare  molto  ordinario,c  naturale,che  la  virtù,h3bito  della  volontà  gene-» 
ri  la  fetenza,  che  è  habito  dell'Intel letto(pefv^  eflendo  mafilmc  da  Cicc- 
rone,&  da  Alacrobio  dipinta  la  virtù  d'età  fenile,  che  caminando  per  uia 
fafìofa  fpera  alla  fine  ritrouarfì  in  luogo  di  ripofo  J  fi  dourà  fare  la  Filofo- 
fiagiouanc,comc  figlia ,  fuor  di  ftrada,  &  per  luogo  difabitato ,  per  mo- 
ftrare participatipne del  genio,  &  dell'inclinatione  materna. 

Si  da  poi  adiiicendere  per  lagiouentù ,  la  curiofitd'de'  fuoi  queliti  >  e 
che  è  non  men  grata  à  gl'intelletti  de' vjrtuofi,che  ila  a  gl'occhi  degl'ef- 
feminati vna  faccia  molle,e  lafciua,  moftra  ancora  ,che  fé  bene  alletta— 
molti  l'eti  bella, e  frefca, h  fa  nondimeno  tirare  indietro Ja difficulti 
della  via,  d'vf  la  poucrtà  mendica  de'  ueftimenti . 

J^tàpenfof^  perche  è  folitaria,  folitaria  per  cercare  fé  fteffa  nella  quie- 
te fuggendo  i  trauagli^che  trouaua  nelle  conuerfationi  mondane. 

■E  mal  uenita,perche  vn'huomo,che  fuor  de'luoghi  habitati  attende  it 
fé  fìcffo,  poca  cura  tiene  de  gl'adornamenti  óeì  corpo . 

E  anche  mal  ueftita ,  forfè  perche  non  ^uanza  tanto  a'  buffoni  nelle 

j  córti  de'  Principi,chc  ii  ne  poflano  ve/lirei  Filof  ^fi>&(_  virtuofi,tal  che 

fi  può  credere  j  che  da  quel  tempo  in  qua ,  che  il  Petrarca  l'vdì  chiamare 

.    pouera ,  e  nuda  >  ancora  non  habbia  cangiato  condì tione,  o  rifarcite  le 

ucflimcnta.  '  -  , 

li  libro  ferrato^chc  tiene  fotto  il  braccio<:imo/lra  i  fecreti  della  natu 

ra,che  difficilmente  fi  fannojC  le  loro  ca/^ioni,  che  difficilmente  fi  pofla- 

*'']fìq  caprrejfecol  penfiero  non  fi  fiàconfiderando,  e  contemplando  mini* 

'  tamente.  la  natnra  de'corpi  fòdi,e  liquidi, femplici,  &:^  compo(ìi,ofcuri, 

'  '■&bpachi,rari,&  fpeflì,le  qualità  e'irentiali,&  accidentali  di  tutte  lecofe, 

delle  piante,  delle  pietre,  deirherbe,'de*  fi umi^  delle  minere,de  gl'effetti 

ineteorologicfjdelladìfpofitione  de'Cieliidella  forma  del  moto,deirop* 

■'pdi1tionì;&infiué2e.deil'aniiiiahumana,eluo=p:incipio,dcl]a  fuaeficn- 

";  .gaie delie  iheparu,della fua nobiltà^e  feiieità>dclie fue operati oni^e {cn^ 

''■  ■ ,      '     '^    -         1-  .  ^    '         T    j        timend. 


%4^  ICONOLOGIA     -a 

(imcntijcon  altre  molti  fsime  corcnondiilìiiilida  que/lc  mcdcfinTfe. 

In  diucrfc altre  maniere  fi  poirebbe  rapprefcit^-re  la  Ti]'oro£à,àn;óli 
badi^hauerJa  fatta cofTpcr  ìa  1-acilitadi  chi  Je/^gc>  &e  per  noa  hr.uerea-» 
coafoaderci  con  gJi  enigmi  fiìon  della  chiarezza  di  quelle  ccfe,]equali 
porcr.no  confusione  ancora  a  gli  fcritti  de  inig.'iori  Au  tori:,  ÙC  però  moi- 
te  eoa  facilita  fé  ne  pofùno,&  fabncare^òv,  dichiarare ,  comprendendoli 


da  qucfta  fola  >  che  la  Filofofia  è  fcicnzs  nobilifsima ,  che  con  l'intcllctt» 
tuttauiafi  pcrfettionanell'huomo,chc è  poco ftimata dal  volgo,  &fprci» 
2sta  da  flgnori  ignoranti ,  s'efercita  in  cofe  difjdcili  godendo  al  fine  craa* 
quilità  di  mente,  &  quiete  deirintelletto. 

FLAGELLO     DI     DIO. 

HVO  M  O  vcftitodi  color  roffo, nella  mano  deftra tenga  vna  sfef" 
za,Sc„  nella  fìniftra  vn  fulmine ,  elTendo  l'aria  torbida,  &il  terreno 
doue  ita  pieno  di  locufteifi  prende  il  icflbpcr  lo  vigore^  &  per  la  pofianza 
lòpra  i  colpe uoli>\'  fcellerati .  U  . 


DI  CESARE  RITA  •^r 

Il  color  foflbjfignifica  ira.,&  vendetta,  la  sferza  èia  pena  à  gli  huomim 
fì\i  degni  dipcrdonojper.corregcrli,  &  liménarli  nella  buona  via, fecon- 
do il  detto.  ^osamojarguoyC^cafiige. 

Il  fulmine  è  fcgno  del  gafligo  di  coJoro,che  oftinatamcnteperfeuerano 
Ael  peccato,  credendcfì  alla  fine  della  vita  ageuolmentc  impetrare  d<L« 
Dio  perdono. 


Sigfiif5r5Ctiandio il  fulmine  la  caduta  d'alcuni,chc  perule  tortc,5;  in'- 
^gìufte  fona  ad  alcKsimi  gradi  della  gloria  peruenuti>oue  quando  più  fu»  . 
perbamcnte  (ledono  nonaltrimcntc,^chc  folgore  prccipitofi,cafcanóncI-| 
■  le miferie,Ji calamità.  ^  ,      "      '.'    '" 

Per  le  locufte,che  riempiono  l'aere,  6c  la  terra  s'intende  IVniucr'fctga- 
gigo ,  che  Iddio  manda  alle  uoltc  fopra  ipopoli,  accennandofi  l'iii/lona 


«c^ 


K 


■de  tìagclli  d  Egitto  »  mandaci  per  cagione  delia  pertinacia  >  ^  Oiliaata  7o« 
ifflia  di  Faraone. 

T    4       FOR. 


H^  ICONOLOGIA 

FORTEZZA. 

DONNA  armata,  &  ucftiiadi  color  lionato,  il  qual  color fignifics 
fortezza,  per  eflcr  fomigliantc  à  quello  del  Leone ,  s'appoggia  que* 
/la  donna  ad  una  colonna,  perche  delle  partidell'edilìtio,queftacla  pju 
fortc,che l'altre  foftiene , a  i  piedi  di  ella  ligura  vi  giacerà  vn  Leone  >  ani- 
male da  gli  Egitti;  adoperato  in  [queflo  propoiito ,  come  fi  legge  in  mol- 
ti Icfitti . 

FORTEZZA. 


1 


DONNA  armata,& vcflita di Iionato,& fc fi dcuc oflcruarc la^fifono^ 
mia,haucràil  corpo  largo,Iaftaturadriiu,roflagrandi,il  petto  car- 
rofo,  il  color  della  faccia  fofca ,  i  capelli  ricci  ,  &C^  duri  >  l'occhio  lucido^ 
r.on  molto  apcrto>nclla  dcftra  mano  terrà  vn'alla ,  con  vn  ramo  di  rouerc, 
&  nel  braccio  fìniflro  vno  feudo,  in  mczo  dclqualc  vi  Zìa  dipinto  vn  Icone 
eh  e  s'azzuffi  con  vn  cignale. 
L'eiìCiXicarfi  intorno  alle  cofc  difjficìlii  conuicnc  à  ^tuttc  le  virtb  parti«^ 


DI  CESARE  RITJ.  i^ji 

colari > nondimeno ]a Fortezza priiicipaJ mente  haqueiìa  riguard  o,c  tut 
toii  iuomfentoèdi  fopportar  ogni  auuenimcnto con  animo  in  uitto>  per 
iimordeJla  virtù.Si  fa  donna,  non  per  dichiarare,  che  acoftumi  ferainili 
debba  auuicinarfi  Ihuomo  forte  ••  ma  per  accommodare  la  figurasi  modo 
di  parlare,ouero  perche  efiendo  ogni  virtìi  fpccie  del  vero,  bello,  &  appc- 
tibilcjilquale  (ì  gode  con  rintelletLO,(&  attribuendoli  uolgarmcnte  il  bel- 
lo alle  clónne)fi  potrà  quello  con  quefteconucnientemente  rapprefentarc; 
o  più  toflcjperchc  come  le  donne  (priuandofì  di  quei  piaceri,  a'  quali  le  ha 
fatte  picgheuoli  la  natura)  s'acquiÀano,  e  conferuano  la  fama  di  un'honor 
fingo  la  re,  co  fi  i'huomo  forte,  co'  rifchi  del  proprio  corpo,in  pericoli  della 
iftcfla  uita,con  animo  accefo  di  virtù,fa  di  scnafcere  opinione ,  e  fama  di 
grande  ftima;non  deue  però  ad  ogni  pericolo  della  mia  elporfi,  perche  co 
intcntione  di  fortezza,  lì  può  facilmente  incorrere  nel  vitiodi  temerario, 
<i'arrogante,di  mentecatto,^  d'inimico  di  natura,  andando à  pericolo  di 
ftrugger  fé  (lcflb,nGbil  fattura  della  mano  di  Dio,  percofa  nonequiualétc 
alla  uita  donatagli  da  lui. Però  fi  dice ,  che  la  fortezza  è  mediocrità  detcr- 
minata ,  con  uera  ragione .  Ci  rea  la  temenza  >  &  confidenza  di  cofe  gra- 
iii,&  terribili  in  foftencrle,  come,  6i quando  conuiene)a  fine  di  non  faro 
cofa  brutta,&  per  far  cofa  bellifsima,per  amordeli'honcfto,fono  i  fuoi  ce- 
ccfsi  quclli,che  la  fan  troppo  audace,come  la  diceuamo  pur  hora,ó^  la  ti- 
midità Ja  quale,per  mancamento  di  uere  ragioni,  non  fi  cura  del  male  im- 
minentc,per sfuggire  quellojche  falfamente  crede,chcle  ftiafopra;&  co- 
me non  fi  può  dir  forte,  chi  ad  ogni  pericolo  indifferentemente  hadcfidc 
rio,&  uolonià  d'applicarfi,  con  pencolo ,  cofi  ne  anco  quefto ,  che  tutti  li 
fugge  per  timore  della  vita  corporale;  per  mcftrare  che  Thuomo  forte,  ià 
dominare  alle  pafsioni  dell'animo,come  anco  vincere ,  &  fupcrarc  g\i  op- 
preflbri  dt\ corpo,  quando n'habbiagiufta  cagione,  &  cflcndo  ambi  fpct- 
tanti  alla  felicità  della  vita  politica .  Si  fa  donna  armata  col  ramo  di  rouc-- 
re  in  mano,pcrche  l'armatura  mofirala  forte2za  del  corpo,  ^C^a  rouerc 
«uella  deiranimo,per  refi  (Icr  quella  alle  fpade ,  &  altre  armi  materiali ,  & 
iode;qucfta  al  foffiar  de*  venti  aerei,  &  ipirituaii,  che  fono  i  uitii,&  difetti 
che  ci  ftimolano  a  declinar  dalla  uirtii ,  e  fé  ben  molti  altri  alberi  potrcb- 
bono  fignificarc  quefto  medefimojfacendo  ancor'cffi  rcfiftenza  grandifii- 
ma  alla  forza  de'  tcmporali,nondimeno  fi  pone  quefto ,  come  più  noto,& 
adoperato  da  Poeti  in  tal  propofito,  forfè  anche  per  cflcr  lcgno,che  refific 
grandemente  alla  forza  dell'acqua,  ferue  peredifitijj,  &  refillea'  pcfìgraui 
per  lungo  tempo,&  maggiormente  perche  da  quefto  albero,da'Latinidctr 
to  robur.chiamiamo  gl'huomini  forti,e  robufti , 

Il  color  della  vefte  fimile  alla  pelle  At\  Leone,moftra,  che  deue  portarft 
nell'imprefe  l'huomoCche  da  quefta  virtù  vuol  che  l'honorfuo  deriui^co- 
me  il  leone,ilquale  fi  manifcfta  nell'apparenza  di  coIorlionato,&  è  anima 
le  che  da  fé  ftcfib  à  cofe  gradi  s'efponc,  e  le  vili  con  animo  fdegnofo  abbof 
rifcc,anzi  Ci  fdegneria  porfi  ad  efercitarie  fuc  forze  con  chi  fia  apparente- 
©ente  inferiore,  e  cofi  può  andare  a  pericolo  di  perder  li  nome  di  forte 

i'huomo 


»5o  ICONOLOGIA 

rhujaiochcconftratiididonnc,difanciulli,cl*auomini infermi)©  cffcmi 
nati  vuol  moftrarfipoderofodclcorpojncranimoèlodcuole,  ilqualcaco 
fi  uilipcnficri s'impiega) onde  vicn  damoJtiriprcib  Virgilio,  che  faccfl*  • 
a  £nca,fintopcr  huomo  force,  venir  pcnfìero  d'amazzarHclt^iiddonna-^;; 
iaibelle,a  cui  la  fpcranza  del  viuerc  venia  nodnta  dalle  lagnine,  che  n'ha-  . 
uca  in  abondanza,ói  non  dalla  fpada  che  forie  non  hauca.mai  tocca.  For«» 
ti  fi  dicono  Sanfone ,  e  Dauid  Rè  nelle  facre  lettere .    Forte  {i  dice  Hcr»  ; 
cole  nelle  fauole  de'  Ì?octij&  molt^alm  in  diucrfi  luoghi,  c'han  combatcu-  j 
toj  &^  vinti  i  leoni. 

L'afta  fignij5ca,che  non  folo  fi  de  uè  oprar  forza  in  ribattere  i  danni,chc 
poifojio  venire  da  al  tri,come  fi  moftra  co  l'armatura  di  dofib ,  e  col  feudo. 
Ria  anco  reprimendo  la  fupcrbia,&  arroganza  altrui  cori  ie  proprie  forze. 
L'afta  nota  maggioranza ,  e  fignoria,  la  quale  ,vicn  facilmente  ac^uiftata  ^ 
per  mczo della  fortezza.  Ifegnidj  Fifonomia fon  tratti  da  Ariftotile  per  . 
non  mancar  di  diligenza  in  quel  che  fi  può  fare  a  propoli  LO.  :  r} 

IlLeonc  azzuffato  con  il  cigniale,dicc  Pierio  Valeriane  lib.3.che  fighi- 
fica  la  fortezza  dell'animo,e  «quella  dèi  corpo  accompagnate,  percioche  il. 
Icone  uaconmodo^e  con miiura nelle attioni,&  il  cignak  lenza altrimea  , 
ti  penfare  fi  £i  innanzi  precipitofamente  ad  ogni  i  mpreia. 

JF  O  R  T  E  Z  Z  A. 

DOnnachccon  vna  mazza  fimile  a  quella  d'HercoIcfuffoghivn  gran.; 
lcone,&  a' piedi  vi  fiala  faretra  con  le  faette,&arcOj.  quella  figurale  , 
oauatada  vna  bellifsima  medaglia,  vedi  Pierio  nei  lib.f .  r,- 

Fortuna  buona,   l^lla  medaglia  di  9^nto7imoGeta. 

DOnna  a  federe  ,'che  fi  appoggia  con  il  braccio  deftro  fopra  vna  ruota» 
in  cambio  del  globo  celefte>5c^  conlafiniftra  mano  tiene  vn  cor- 
nucopia . 

Fortuna  inf dice* 

DOnna  fc^pra  vna  naucfenza  timone,  &i.con  raJbcro,&c^  lauda  rota 
daluento.  '     ,  .    ' 

La  naue è  la  uira  noftra  mortale,  laqualc  ogn'huomo  cerca  di condur-  •• 
rea  qualche  porto  tranquiilodi  ripolo  ;  la  vela,  e  l'albero  Ipcziiaco ,  Ói^  ., 
gl'altri  arnefi  rotti ,  moììiuno  la  priuationc  della  quiete  ,  efldidola  ma-  ■ 
Ufortuna  vn  l'ucceliò  infehcc,  fuor  dell'intendimento  di  colui  chcopc- 
raperelettionc.  ■; 

Fortuna gioi^euols ad  timore.  r 

DOnna  laqualc  con  la  mano  dcfira  tiene  il  cornucopia  ,&  lafiniftraie 
farà  poiàta  fopra  al  capo  di  vn  Cupido, che  le  ichcrzi  d'mtorno ., 
tllarcftc. 

Fortuna pitctfica,6uei^  clemente,     J\eiU  Medaglia  di  t^ntonino  Tio.  > 

VN  A  bella  donna  in  piedi ,  che  con  la  delira  mano  iì  appoggi  fopra 
vn  timone ,  &  con  la  fi  ni  (Ira  tiene  vn  cornucopia  con  lettere.  COS. 
mi.  &  altre  FORTVNA  OBSEQVEN.  EX  S.  C  fu  rapprefrnta- 
lacucfta  Fortuna inRoma  nel Confoiatoquartodi  Antonino  Pio,  non-# 
»d  al{r«  fiacche  a  gloria,&  honor  fuQ ,  dimofitandofi  per  quciìa  ^urì.* 

U 


DI  CES  ARE  RIPA         '.^ssi 

ìa  fila  profpcra ,  é. benigna.Forcuna, iiche  Je lettere intorno;id  cH'a  l'eipri- 
uiono>  hgriificandofi  per  quelle  ciiere  a  quefto  Prcncipe  Jà  Fortuna  obc- 
dicnte,&  compiac^uolcj  &  quantunque  uarii  (ìano  nel  mondo  gli  moui* 
Fiicnti  di  (iueJh,eficrjdo  la  Fortuna,  lecondo  i  Gentili ,  vna  Dea  mutatri- 
ce de'Rcc  ni,& fubitavolritrice delie ccHrmondane,  nondimeno pcrdi- 
Rio'l  IV; re'iatclic. ci  dell'Irni-Ci  io  di  qiicflo  Principe  gli  fegnorno  nel  riuer 
fo  delia  ibprridctta  n^edagh:;,  vna  buona,  &  lei-ena  Fortuna 'fì^cilica. 

La  Dea  Fortunaoltreraoki  altrixognomi ,  fu  anco  da  i Roman:  chia- 
mata Obrcqijens,cio'jindulj^ente,ouero  clemente,  fi  come  nelle  antiche 
inlcrictioiìi  fTlf ggc,  ^  pàruè'iilarmcntc  a  Coflió  fi  trijua'vn  fòflb ,  ì&  cui 
queflc  lettere  <;  Veggono  fcrittc.  Torturi^,  ohfequentiord.^  \" 

Comens  voto  prò  fM:c        Ciuium  fufcepto.    Vedi  Sabai^iano  Erizzo^ 

Fortuna . 

DOnna  clic  con  la  deflra  mano  tiene  vn  cornucopia ,  <5i  vn  ramo  d'al<» 
loi'o,cnn  la  finirira  mano  s'appoggia  ad  vn  timone ,  fignificando> 
ch'ella  fa  trionfare  cliiunque  vuole >& la  dimoflrationc  diciò  fi  rappr»» 
fenca  con  il  ramo  dell'alloro . 

Fortuna  ^nrea.     7{dl.ì  medaglia  d* Adrian», 

VN  A   bellifsima  donna ,  che  giace  in  letto  Aernio  coiivn  draoac  al- 
li  piedi.  *t    ;  .  >  '-^ 

-  Qucfta  è  quella  Fortuna  aurea ,  che  in  esmera  de  grimperadòri  :fe  4>lC' 
aaponere  mentre  viueuano,6<f  che  reggeuano l'Imperio, canjc^r  It 
loro  Fortuna.    ,  F  O  R  Z  a;.  ;L^^ 

tt^  ONNA  robufta ,  con  le  corna  di  toro  in  tefla ,  a  canto  terrJtrii'cIc» 
^  fantcjcon  la probofside  dritta';  perche vòlendogl'Egittii  fignificar» 
▼n'huomo  forte  io  dimollrano  con  queft'animalcjCcmefileegeinOr* 
Egitdo  nel  lib.fecondo  de'  fuoi  Icroglifìci  ,•  le  corna  ancora,c  Ipctialmétc 
di  tcro ,  moftrano  quefto  medefimo;onde  Catone  prèfTo  a  Cicerone  nel  ìi 
bro  della  vccchie22a  dice  che  quando  egli  era  giouanc  non''^efidcraualc 
forze  ne  df'vn  toro,nc  dVn'Elcfante,prendendo  quefli  due  animali  còme 
più  forti,  &  gagliardi  de  gl'altri.  ..\ 

Foy^Ai^mort ,         *      j  ^ 

CVpido  con  Tali  alle  fpallc ,  con  l'arco ,  &riciacttc in  mano ,  Srèon  la 
faretra  al  fìanco,la  mano  finiftra alzata  uerfo  il  Cielo,  donde  fccndo 
no  alcune  fiamme  di  fuoco  ,infieme  con  molte  faettc  fpèzzatc  5  che  gli 
piouauo  intorno  da  tutte  le  bande,moftrandofi  cofi,che  Amore  può  tan- 
to che  rompe  la  forza  di  Gioue,  &  incende  tutto  il  mondo,  cofi  è  dipinto 
dali'Alciato  in  vno  Emblema,  cofi  dicendo . 

^y^ìgerumfulmcnfregitjDeus^^igeryìgne 
DumdemonJìrafvtieJììforticrigTiist^mcr*  ' 

Per  fignificarc  qucAo  medefimo,rifte(ro  auttore  defcriuc  Amore  ifl>a 
carro  tirato  da  Leoni,come  f:  vede  neiriileflb  luogo. 

Forxa d'amore iineiracquaicome in  terra. 

FAnciulIo  ignudo,  con  l'ali  a  gl'omeri ,  con  h  ds^ftra  mano  tiene  vn  pe« 
fcc>e  co  la  finiilra  va  ma^zo  Si  fiori^cofi  i'Alciato  dal  greco  io  tradulft 

,     T^dis 


»5*  ICONOLOGIA 

y^Hius^Amor  vidert,  vt  ridet  pUcidumq',  tuiturf 

T^cfaculaSfnec  qux  co  rnmi  fieóiat  babet , 
%^lteraifcd  manuum  flores  geyit,alcera  pifcem% 

SciUcetvt  terra  uirny  dety  atque  mari 
f^udus u4morhlttndÌ5  iccirco  arridet  ocellis  ^ 

Jipnarcusy  aut  nunc  ignea  telagerit . 
^^ec  temere  manibus  Floremy  delphinaq;tra^a£ 

lUo  etsnim  tetris  >  hoc  valet  ipfe  mari . 


e:i 


FoìrxdmlnoYe'^dama^g'orfor:^fuper:ita,  ' 

PER  crpnmcre gl'antichi  quefto  conc€tto,iIquale  èpiìiconucniente 
all'cmblcma,chc  a  quello  che  C\  appartiene  a  noi  di  tratcare,dipingc- 
liano  vnapclh  d'Hiena ,  con  un'altra  di  Pantera  appreflb ,  per  refpericn- 
«  che  fi  vede  nella  contrarietà  di  qucfli  due  animali, 6^.  P^^*  IVfifetto  del^' 
le  loro  pel  li,  perche  iiando  vicine  quelle  della  Kiena  guada  >&  corrom' 
pc  quella  della  Panterajilchcauuicne  ancora  nelle  penne  dell'aquila,  le 
quali  auuicinate  al  le  penne  de  gl'altri  vccelli,  fanno  che  il  tarmano,&  van 
fio  in  pezzi .  11  tutto  racconta  difTufamente  Picrio  V^alenano .  Però  vo- 
lendo/i 


DI  CESARE  RITA.  255 

kncTofì  rapprefcntarc  vna  forza  dall'altra  fuperata,  fi  potrà  fare,  coii-- 
pone  dinanzi  i  gl'occhi  la  memoria  diqueftieffetti,inqucl  miglior  mo- 
do ,  che  al  pittore  parerà ,  chepofTa  dilettare .  e  ftar  bene . 

Forgia. 

DOnna  armata  di  corazza ,  &f  cimo  in  capo  >  con  la  de/Ira  mano  tcn- 
ghi  vna  ipada  ignuda  ,  &  con  la  iì  ni  lira  vna  face!  la  accefa ,  &  acan- 
to Vi  iia  vn  leone  che  Itia  in  atto  fiero ,  &  che  vccida  vn'agnello» 
FRAGILITÀ. 

DONNA  che  in  ciafcuna  mano  tenga  delia  cicuta,  la  quale  èdaVir*. 
gilio  nella  Buccolica  dimandata  fragile  dicendo  » 
Hae  te  nos  fragili  donahivius-  ante  cicuta .     Alla  q  uale  poi  fi  aflbmigliano 
tutte  lecofechemcno  hannanome  di  fragilità  > 

Fragilità . 

DOnna  ve  flitadVn  fottiliflìmo  velo>nelIa  dcrtra  mano  tiene  vn  ramo 
di  tiglio ,  &  con  la  fimftra  vn  gran  vafo  di  vetro  fofpefo  ad  vn  filo.Il 
velo  le  conuicne  perche  ageuolmente  fi  fquarcia .  lì  tiglio  da  Virgilio  nei 
libro  fecondo  della  Georgica  è  detto  fragile,  &i  il  vafo  di  vetro  fofpefo  dal 
filo  non  ha  bifogno  d'altra  dichiaratione,  per  eflcre  il  vetro  ageuolmente 
bello,  &  facile  à  Ipezzarfi V  fragile  medefimamente  t  il  feflb feminile,  &  fi 
dcue  dare  ancora  la  corriipondenza  di  quefto  » 

Fragilità  Euraarut , 

DOnna  con  faccia  macilente ,  &(_  afflitta,  nefiita  poucramcnte,tcngft 
con  ambe  le  mani  molti  dì  quei  bamboli  d'acqua  agghiacciata^chc 
pendono  il  verno  da'  tetti  delle  cafc ,  li  quali  bamboli  dice  il  Picrio  Valc- 
riano,  che  erano  da  gl'antichi  Egitti;  polli  per  la  fragilità  dcirhumana  vi- 
ta: non  farebbe  anco  difconucniente  farcjche  quella  figura  moftraiTc,  per 
Jagrauez2a  de  gl'anni  d'andare  raoltochina  appoggiàdofiad  vnafieuolc 
tmna,per  eflcieanch'eiTa  vero  fimbolo  della  fjragjliàjComc  la  Tecchiczza, 
alfa  quale  quando  vn  hùomoarnuafacilmétc  lente  ogni  minima  lefioncp 
&  focilmentene  rimane  opprefib .  Notarono  alcuni  ancora  la  fragilità 
humana,conquellebolle  che  fa  l'acqua,  che  paiono  in  yn  fubito  qualche 
cofa  .  ma  tofio  iparifcono ,  &  non  fcnza  ragione  . 

F  R  A  V  D  E. 

DANTE  dipinge  nel  fuo  inferno  la  fraudecon  la  faccia  di  huomo 
giufto,  &  con  tutto  il  refto  del  corpo  di  ferpente,  diftinto  con  diuer» 
Te  macchie,e  colori,e  la  fua  coda  ritirata  in  pianta  di  fcorpione,  ricoperta 
nell'onde  di  Cocito>  ouero  in  acqua  torbidajC  ncra^osì  dipinta  la  diman- 
da Gerione,e  per  la  faccia  d'huomo  giufto  fi  comprende  rcftrinfcco  degli 
huomini  fraudoléti,efl'cndo  di  voho,&  di  parole  bcmgnc,iieirhabito  mo* 
delli,  nel  paffb  graui,ne'cofiumi,&in  ogn'altra  cofa  piaceuoli;  nell'opere 
poi  nafcoftc  fotto  il  finto  zelo  di  religione,&  di  ehariti  ,  fono  armati  d'a- 
'ilutia,&  tinti  di  macchie  di  fccllcraggine,talmcntc,  che  ogni  loroopera- 
tione  alla  fine  Ci  fcuopre  piena  di  mortifero  ve]cno,&  fi  dice  eifcr  Gerione, 
perche  regnando  coltui  prcllb  à  ^.l'Ifolc  Baleari,con  benigno  volto,có  pa- 


1T4  ICONOLOGIA 

ole  carczzcuoll,  e  con  ogni  fani  ili  anta,  era  vfo  à  nceucrc  i  viandanti,  e  H 
amici,poi  fotto  color  di  quella  cortcfia,  quàdo  dormi  u^no  glVccideua,co 
mz  raccontano  molti  fcrittori  antichi ,  e  fra'modcrni  li  Boccaccio  nelli*j 
scneologia  de  gli  Dei. 

.  F  R  A  V  D  E. 


TiMpy# 


DOnna  co  due  faccie  vna  di  giouane  bella  l'altra  di  vecchia  brutta,  fit- 
ri  nuda  fino  alle  màmelle,  larà  vefhtadigiallohnofin'j  aiezagàba. 
hauerài piedi  fimili  all'aqiìila,c  ia  coda  di  Icorpioncjuedèdori  ai  par  delie 
gambe )nclladeftra  mano  terrà  duecuon,&  una  mafchcracon  lafinirtra. 
Fraudo  èvitioche  vuole  inferire  mancamètu  del  debito  cffirio  del  be- 
fie,6i  abbódanza  d'i  nuentioni  nel  male,  fingexido  Tempre  il  bene,&  s'eiìe- 
guifce  col  penfiero ,  con  Je  parole ,  &  con  l'opre  rotto  diuerfi  inganneuoli 
colori  di  bontà, &  ciò  fi  dimofira  con  le  due  faccie . 

Il gialloimo  iìgmfica  tradimento^  inganno^  mutauoncfraudoknte. 

-    Iduc 


DI  CESARE  RIFA.  sj-f 

1  ifuc  cuori  fignificano  le  due  apparenze,  del  rolere,  &non  volere  vn* 
cola  mcdefima  . 

La  mafciicra  dinota,  chela  Fraudc  fa  apparire  Iccofe  altrimenti  da^ 
quel  che  fono  per  compire  i  fuoi  defiderij . 

La  coda  di  Tcorpionc,  &C  i  piedi  dell'Aquila,  fignifìcano  il  veleno  a(^ 
€oro,che  fomenta  contmouamente,  come  Yccello  dipreda>pcr  rapire  al» 
trui ,  ò  la  roba  ,ò  l'honore .  Fraude . 

DOnna  che  tenga  m  mano  vna  canna  con  l*amo>col  quale  habbia-. 
prefovnperce,&  altri  pcfci  fi  vedano  in  vn  vafo  già  morti ,  perciò- 
che  Frauae,  ò  mganno  altro  non  è ,  che  fingere  difare  vna  cofa  buona_., 
&  fuori  dell'opinione  altrui  farne  vna cattiua, come fiilpefcatore> che 
porgendo  mangiare  a'  pefci ,  gli  prende  >  &  aramazza  ► 

F rande y  de  l' ^riofto  ,. 

Mauea yn  piaceuol  vifo  habito  honcHo         Era  hruttdyC  deforme  in  tutto  il  reHòt 

Vn  burnii  volger  d' occbi,vn'adar graucy  Manafcodea  qHffiefatteT^':!^  fraue 

Vn  parlar  si  benigno ,  e  si  wodcjio  Con  lungo  habitoyc  largp,eJotto  quelle 

Cbe  parca  Cabrieljche  dicejfe  sAue  ^yfttofficato  bauen  [empre  il  coltelld, 

-F  V  G  A . 

DOnna  con  habito  fpedito,  fcapigliata,  con  Tali  alle  IpalJe,  6(^  con  va 
fanciullo  in  braccio, &  che  fliain  atto  di  fuggire. 

F  V  G  A. 

DOana  vefiita  leggiermente,  alata,  in  atto  di  fuggircj  con  le  treccio 
fparfe,óc  che  volti  la  fchicna .. 
Dipingefi  alata,  perche  la  Fuga  non  è  Fuga  fé  non  con  prontezza. 
Li  capelli  fpariì  dinotano  la  pocacura,che  fi  tiene  diiefielTo  in  cafo  di 
fubitaFuga.  '.    ' 

Si  vefte  dliabito  leggiero,perche  non  deue  hauere  cofa  alcuna,  eh  e  gli 
dia  impedimento . 

Si  fa  con  la  fchiena  ri  uolta,  perche  in  latina  Iocutionc,yoltarfchiena 
non  vuol  dir  altro  che  fuggire . 

-  FVGA  POPOLARE. 

DOnna  che  fimilmentc  fugga,  ma  tenga  con  ambe  le  mani  vnofcia* 
nlo  d'api ,  fotte  il  quale  vi  fia  vn  grandifiìmo  fumo . 
Qu_e(lo  l.habbiamo  per  tal  fignificato  dagl'Egitti],  6l  Ci  vede  per  elpe- 
rienza ,  che  l'api  da  nell  un'altra  cofa ,  più  chedal  fumo  s'allontanano,  & 
confufimcnte  fi  mattono  in  fuga,  comealle  volte  fi  vede  vn  popolo  fojje- 
uarfi  per  leggieriilima ,  &  picciolifiìma  cagiono.^ 

FVRIE. 
TX  ANTE  nell'Inferno  dipinge  le  Furie ,  donne  di  bruttifilmo  afpet» 
J-^  to  >  con  verti  di  color  negro,  macchiate  di  fangue,  cinteconfer- 
pi,  con  capelli  ferpentini ,  con  vn  ramo  di  ciprèffo  in  vna  mano ,  nell'ai* 
tra  con  vna  tromba5da]]a  quale  efcc  fiamma,&  fumo  nero  ,&  fon^nte-»^ 
da  gli  antichi  Poeti, donne  defimatei tormentare  nell'inferno  l'anime-»' 
dt 'malfattori  .. 

FV- 


ijd  ICONOLOGIA 

F  V  R  I  E- 

fadend9  giù  fan  omhrn  mW  empio  yijk 
J  minor  Jerpi  del  vipereo  crine 
E  ginocchi  f§n  fitto  la  trift  a  fronte 
Cacciati  in  due  gran  caue ,  onde  vna  luet 
SpaMenteHolevien,fimileà  quella 
che  tal' ho  r  vinta  da  cantati  ver/i  ^ 

Quaft  piena  difdegnoy  e  di  vergogne 
^jifohra  la  vaga  Luna ,  di  veleno 
la  pelle  éfparfa,^  vn  color  di  foce 
Tinge  lafcura  faccia  >  dalla  quale 
l'arida  fete  ylavo  race  ferite  , 

Statiocofi  Jc  dipinge. 
1  tritìi  mali,e  lafpietata  morte 
Sopra  i  mortali  cade,  e  dalle  fpalle 
Scende  vnhorrido  panno ,  che  nelpett» 
Si  fi  ringCy  alla  e  rudel  fu  ria  rinoua 
Speffo  la  terxa  delle  treforelle  > 
Chela  vita  mortai  con  cui  lifiami 
'    %yì€lfurano^è'Proferpinaconlei,  • 

Et  ella,  ambe  le  manfcotendo  in  quejìa 

Laface  porta  con  funeree  fiamme , 

In  quella  ha  vn  fiero  ferpe,onde  percote 

L'aria^attriftàdo  ou;^nque  velge  il  piede, 

P  V  R  O  R  E. 

HVO  M  O  che  modri  rabbia  nel  \i(oi'tx^  agli  occhi  tenga  legata 
vnafafcia ,  ftia  in  gagliardo  mouimcnto,^in  atto  di  volere^ 
cittarc  di  lontano  vn  gran  fafciodi  vane  forte  di  armi  inhafta,  le  quali 
habbia  fra  le  braccia  rillrettc,&  jìa  ueftì  to  d'habito  corto . 

La  fafcia  legata  a  gl'occhi  moflra,  che  priuo  rcfta  l'intelletto  quan<io  il 
furore  prende  ildominio  nell'anima,  non  emendo  altro  il  furore,  che  ce- 
cità di  mente  del  tutto  priuadel  lume  inteilectuale,  che  porta  i'huomo  à 
fare  ogni  cofa  fuor  di  ragione . 

L'armi  che  ticn  fra  le  braccia  fon  inditiojche'l  Furore  da  fé  fteflo  porta 
inftrumenti  dà  vendicarli,  &  dd.  fomentar  fé  medeflmo . 

E  ucftitodicorto,perchc  non  guarda  ne  decenza,  ne  decoro. 

Furore. 

HVomod'afpetto  horribile,  ilquale  fedendo  fopra  varii  arne/ì  di  guer- 
ra, moflri  di  fremere,  hauendo  le  mam  legate  dietro  alle  Ipallecon 

molte 


r»/  CESARE  RlPyf.  is9 

moire  catene,  ^  iàccia  forza  di  rompcric'con  1  impeto  della  fuga . 

il  Furore  è  nuniftro  della  gtierra,coii5e  accenna  Virgilio  in  quel  vcrfb, 
itmt^lifaces,  Crfuxa  -polcint  furor  arma  mrnijìrnt. 

Et  perciò  il  mcicfìinoaltrouc  io  dipinfc  ledcatciopra  rn  monte  d'ar- 
mi di  pia  force,  quafl  Cile  in  tempo  di  gaerra  Jaibmrainiftn  a  coloro,  che 
^anno  rAnimo  acrefo  alla  vcii.letta . 

Si  lega  pcrduiiOilrare,che  li  Furox-c  è  vna  fpecie  dì  pazzia,  laquale  de* 
lic cirerjctìjaca,e  Vinta dcilU  ragiojie. 

Ehornbilcneli'afpei:io,;xrCiie  Vii'huomovfcito  di  fc  ^efTo,  pcrfubito 
Impeto  dell'ira^  piglia  natura ,  e  Iciiitx^nx;!  di  iicra ,  o  d'altra  cola  p.ù  fp4« 
^. Aiuole* 

furore* 


II 


Vomo lìorrfbile ,  c>!>n  capelli  rabbuffar!,  port? nella  mandc/ìrauat 
^ran  toxce  acccia,  iSduciia  nmiìraia  tc:la  ài  Mcdufa. 


^  rr  ^cjf^o  armato ,  con  uif!a  fpai/cnte'iole»  &  fiera,  hnucri  il  colore  de! 
•    \  uiio  rollo  jcon  k  Icada  ignuda  nella  dcftra  mano  ,ila-ndo  in  atto  ini» 
::cuc]e,nci  braccio  Anidro  haueraunoicudj,iuiiiC2odel<jnalcuiiìt 
Lu  icone ,  cosi  m  dricrmc  i*Alciato^ 

Furore  fuperho  i  &  indomito-^ 

Hv^omo  armato  di  cora2za,e  e'mo,  con  unito  fiero,  e  fanguìndfo, eoa 
la  fpada  nella  de /Ira  mano ,«  nella  finiftra  urto  feudo ,  nei  qua!  ui  ila 
dipinto,  ofcolpitonn  lcon«,  che  per  ira,  &  rabbia,  uccida,  (quarciando  1Ì 
propri)  fig'liuoi.:,c  per ciniicro dell'elrno  uiiìa  tjiiierpentc  uiuace,&auol 
toinuioiiigi.'!. 

Il  icone  nfJ  rar^ofopradcrto  fecondo  gl'Egitti;,  è  il  ucro ,  &  il  propri© 
Hieroglrnco  del  Furore  indomito,il  ierpcnt^-che  Ljbra  le  tre  lingue  dalle 
facre  lettere  è  tenuto  per  implacabile  y  z\  furore,ìa  ragione  è  che  il  ferpen- 
te  fubito  che  fi  icnte  in  q-LaicJ.eiiK  docifefo  (àie  in  tanta  rabbia,  &  furo- 
re, che  non  refta  maiiin  tanto ,  che  non  habbia  ucmitato  tutto'l  neleno  m 
pregi uditio di  quello,  che  rhaoftefo,cniolie  unite  nferiìconoeficrfiucdtt 
to  morire  di  rabbia  lolo  ^/cr  non  poter  uand icarii  ne)  fuo  furore . 

FVROR   POETICO 

Glouant  uiuact,  ^  rubicondo  con  l'ali  alla  tefta ,  coronato  ò\  lauro,' 
&  cinto  d'edera,  ftaado  ir  4x10  di fcauexe :  ma  ccn  la  faccia  riuoU 
ta  uerfo  il  Cielo . 

V  Lali 


tji 


ICONOLOGIA 


L'aJi/Tgniiìcana,  la  prcftezza  ,  &:  la  velocità dcirintellctta  Poetico». 
chenoa  s'immerge  :  ma  fi  lublima,  portando  feco  nobilmente  la  fama.* 


TK^HP^ 


rfefj'h-'jominì,  che  poi  /Imnntiene  ncrde,  e  bella  permeiti  fecoli^còme 
Ja  rionde  ilei  Janio ,  6.:deK'cdc:a  w  mantengono. 

Si  fa  uiuarcytv'  ru '-. co  r:do,  perche  è  jI  furor  poetico  una  fbprabbondàza 
di  uiuucita  di  ipi  Ìli  ,  c^e  arricchifce  l'anima  de  nuiiiCri,  5;^  de' concetti 
TL'.cr2Lii\ù<mt  iqu;:!-  '^.^ renda  l'ìipo^fibilc  che  fi  pofiTno  ha.iierc  foio  per 
r?...r]0'.{Cil?  i.utura,  foiio  fn::  .iti  dm»  •"Tiicola.i , (Se'' iingolar  grafia  del 
Cie.'.  ' ,  &  pJator.e  diflc  >  che  fi  niuouc  la  menie  de'Pced  per  dmin  furore , 
o>'.'V;iia.,'.  iorman'-  n.oltc  ':oJie  ncii'idc;-  ,n-r.cini  dicv^icforranaturali ,  Icj 
!'■•'''-'  ,,,.,iv:tcù;iùro  Ì3.ciirte,&  ri.ccvcdiporàpena  fonGintcie,  e  cono- 

iciuie  » 


DI  CESARE  RIPA.        aj-f  . 

fcfutc;  però /i  dimandano  i  Poeti  preliba' Gentili,  per  antico  cofìumo» 
Santi,  gcncrationc  dei  CicJo,  figJiuoii di  Giouc ,  intcì preci  dcJJe  Mufe^  » 
&  (acerdoti  d'Apollo  .  Per  Jo  fcnuerc  fi  modra  ancora  che  qucHo  furore 
fi  genera  col  molto  tiferei  tio,  &  che  Ja  natura  non  balta  le  non  viene  dal- 
J'arieaiutata  j  però-diHe  Horatio  : 

(ut  e^ojf  ncqueo  ,  igmroque poeta falutor . 
Accennando  Topcra  dell'arte  col  non  potere,  6:  quella  dell'ingegno  co* 
l'ignoranza. 

P  V  R  T,-p. 

GtG  VA  N  E  vcrtito  d'habito  fpedito,  con  Vn  cappuccio  in  tcfla,  & 
con  le  fcarpe  di  feltro,  ouero  di  pelle,  in  vna  mano  tenendo  vr.a  lan- 
terna ferrata,  &  nell'altra  vn  grimaldello,  &  vna  fcala  di  corda,  l'habito 
farà.^enp  di  pecchie  :  così  fi  vededipinto  in  molli  luoghi. 

Lé^cchie  fopra  il  vellimento  fi  fanno  >  for le ,  perche  effe  vanno  rub- 
fcandoa'fiorida  tuncle  bande  il  dolce,  per  congregario  poi  tutto  inficmc 
nella  propria  cafà,  ouero  per  accennare  vna  falla  lorte  d'api,  dimandati^ 
Fuco  daXatini,che  non  ta  fcnon  mangiar  il  mele  fatto  con  la  fatica  del- 
l'altre, come  i  ladri ,  che  confumano  la  robba  acquiftata  confudore,&c^ 
«on  Jc  miferie altrui;ne  fa  mcntione  Virg.ncl  primo  deli'Eneide,dicédo; 
,^  tyfut  onera,  accipiunt  venientium,  aut  agminefaQo 
Jgnauumfucos  pecus  d  pr^ftpihus  arcent. 
Furto, 

Glouanc  pallido,  veftito  di  pelle  di  lupo,  con  le  braccia,&  gambe  nu- 
de,  &  con  piedi  alati ,  in  mczo  d'vna  notte ,  nella  man  finiftra  tenga 
Yna  borfa ,  &  nella  deftra  vn  coltello, con  vn  grimaldello,  l'orecchie  la- 
fanno  fimili  à  quelle  del  lepre,  &  l'apparenza  molto  attonita . 

Giouanc  fi  dipinge  il  Furto ,  per  notare  l'imprudenza ,  &r*  Ja  tcmerftl , 
che  è  propria  de'  giouani ,  &c^  proprii/fima  de'ladri ,  i  quali  vedendo  ogni 
giorno  infiniti  fpettacoli  di  fucceflì  infelici  di  chi  toglie  con  mfidic  aitrui 
Urpbba,  non  però  s'cmcnc^ano,  pei:  dare  alla  fine  nelle  reti ,  ò  più  tofto  no 
»  lacci,  .    *;^i     -^  •  '-'     >  •    -     -    ■"■-'■ 

'  La  pallidezza  del  volto,  &  Toreccliie  del  lepre,  (ìgnificano,iI  continu» 
fofpctto,  ói  la  perpetua  paura,  con  la  quale  viueil  ladro,  temendo  fempre 
di  non  eflcr  fcopcrto,  e  però  fugge,  &  odiala  luce,  amico  delia  notte,  fa- 
«oreuolc  compagna  delie  fuedishonorateattioni , 

Ji  veftito  di  pelle  di  lupo,  perche  il  lupo  viue  folo  dell'altrui  robba,  Se, 
di  rapine,  come  il  ladro,  che  per  leggerezza  di  cerueJlo  crede  con  cue/h» 
i  «edefimopenficrodiibaucnireaTuoibifogni, 

llgrimaldello,  &  il  coltello  lion  hanno  bifognb  Ai  molta  erplicationc 

Le  braccia,'&  gambe  ignudc/dimòftrano  ladeftrezza,  &  l'ali a'picdi  la 
▼ciocità,cliecon  grande  indugia  fi  procura  dal  ladro,  per  timore  de'me- 
ouafupplicy. 


èf9  ICONOLOGIA  O 

FORZA  ALLA  GIVSTITIA  SOTTOPOSTA; 


RACCONTA  Picrio  Valcriapo  nel  primo  libro>haucr  veduto  vnt 
Medaglia  antica  al  fuo  tempo  r «rouara,  nella  quale  v'era  imprefla  v-  ^ 
n^  donna  veftita  rcgalment?,con  vna  corona  in  capo,à  federe  fopra'I  don.  ' 
io  d'vn  Leone,  &  che  iìaqa  in  atro  di  nietter  mano  ad  vnt  fpada;.la  <juat«  . 
dal  det.o  Picrio  fu  perla  Giuffitia  interpretata,  &  il  Leone  per  la  Fore^,"' 
fi  come  chiaramente  d  vede  elfcrc  il  fuo  vero  Giero^lifico^ 

F  E  C  O  N  D-I  T  A..,  .     .;    ': 

DONNA  i acoro nau  di  Sennpa  >  tenga  cpn  le  mani  verfo  iITcn*  » 
r  Acaniho,  da  alcuni  riputato  il  Cafdello.^on  li  figliuolini  dentro  it 
fiido>alli  piedi  da  vn  capto  vna  Galttna  con  ifuoi  pulcini  appena  nau  due 

£cr  vuoua,da  l'altro  c^^  vna  lepre  co  i  fpoi  parti  màdati  fuoradi  frefco"^.    j 
a  fecondità  è  la  maggior  felicità ,  eh?!  poflà  hauere  vna  donna  maritata':  }• 
poiché  per mezo  di  quella  produce!  frutti  >  da  lei  nel  Matrimonio  con.* 
^c^dcnoaCpetuiiuttefoche  per  antico  inflmto  di  natura  caeceifarià^ 


DI  CESARE  RIPA. 


€Sì 


«  gVhuomini  la  procrtddoncdc  i  figliuoli»  il  che  anco  è  co(a  maaifeft» 
tic  li  bruti.TuttigU  allibali  nacurahucatc  ccrcono  di  actiuiftariì  prole, 
«e  fucccfsioac,  ancorché  non  ncJìrcn.iovti  iu  alcuna  ;ia*6ac  maggior» 
wukUichc  miglior  ricchcz  ta  che  li  figliuoli  ? 

H<ec  c^t  è  fJMattr  poffefsÌ9  puliherrimé 

tf^tm  iimtiis  ^fi  cui  ftnt  Uberi  bini .  ' 


'  Diflc  Euripide  in  Mcleagro>fclicì  fono  riputati  quelli  padri  ,&  quelle 
3Hadri,chc  iaanno copia  di  molti  buoni  figliuoli, omafchi,o femmine-.» 
<che  f»ei3o,«ome  mantiene  Anftotilc  nel  primo  della  Rettgrica  «  Si  come 
^n'hjionio  che  poflìcdc  moliitudinediamici>hapiùpotefta  di  qucl^o,chc 
iioaha  niunoamicojcofi molto pii può Tn  Cittadino, che  habbianumc- 
jofa  prole,chc  quello,  che  non  ha  munajouero  poca  ;  Tra  Ji  rari  ellempi; 
vdi  felicita  hurnana ,  racconta  PIiìììo  lib.y.  cap,  44. di  Cecili©  Metello  Ma* 
<eJoiiicc.,cj.ehcDbc  quattro  lìghiicli,  vììo  jPn.tore,5^trcppn(4ili3dui 

ti'iOnraii> oc  Vi^o  Lcu*oiC,c  nciAiiedeiiii»ojiI>.ca]Mj-»*^^"*i'-^'^  «^  '"  i*-^'- 


itfi  ICONOIOGI 4 

te  iua  Jrtfció  rci.figlmolijFndici  nipoti ,  ò(^  che  tra  GencrijC  Nuore;, 'tut  ti 
<]uclIiche4oIa]utaijanoinoinedi  padre an'iuauano  xij.  Mecceanco  d'h^ 
uer  trouato  negli  atti  de'  tempi  d'Auguflo  nel  fuo  duodecipio  confo  k- 
to,ciie  Caio  CrilpinoHilare  dah"ieiblC)  con  lette  figliuoli mafchi^  ed  ue^ 
femmine,con  ^y-Nipoti  maichi,  nouefienimine>  &  2p.pronepoti>con  or- 
dinata pompa  lacrificòin  Campidoglio.  Per  ultima  felici  ti  >&c_  maggior  ' 
gloria  uien  chiamata  Anicia  Faltonia,  Madre  di  Confoli  in  quella  in» 
Icrittione  ftampat.t  malamente  daìo  Smetio^  con  duedillichi  dipiù,li 
quali  fono  fopra  vn'altra  infcrittione  pur  di  Anicia.Faltpiiia  Proba^  che  li 
uede  rRil  Palazzo  del  Cardinale  CeOs.  **ifl'rr  1 

^nitiiijFiìttofilafTrob^j  ^4mnios  T'indasyVfnfcios^;  devorantì , 
(^onfi/Tts  yxorl^Confidis  filii£,Canfulum  Matri.  ^nicius  Trobinus. 
V.C. Confai  ordinariiu^Q^'  s^nicim  TProbus  y.C^O^^aJior  CandidatHS* 
FiltjjdeimìóH  maternis  mcritis  jdedicamnt^ 
Valerio  Masfimo nel lib.  4.  cap.  4.  fententiofamente  c^cc ,  chegrandisfl* 
mo  ornamento  fono  a  le  Matrone  i  figliuoli;  d^  narra  di  Cornelia  Madre 
deGracchijche  1 2. figli  fece  fecódo  Plinio,appreiro  la  quale  eflendo  alloga 
giata  vna  Matrona  di  Capagna,che  le  fece  pópofa  moftra  de'fuoi  bellisfimi 
ornamentijche  portaua,ella  in  ragionando  la  trattenne  tanto  chc.tOfrnaflc 
IO  dafquola  i  figliuoli,  quali  ueduti  difle,&  quelli  fono  h  miei  ornamenti; 
Feconda  fi  puòBire  anco  quell'altri  Cornelia  de  la  gente  de  Scipioni  >  che 
di62-anni  partorì  VolufioSaturnino,che  fu Confule  con Domitiano  Im- 
peratore deirOttant*otto,&  del  nouantatre.  Quella  felicità  none  tanto 
priua:a,quanto  pubblica,eflendo  felicità  d'vna  Patria,abbondare  di  molte 
buone,  virtuofe,&  ualorofeproliiperòfecefi  vn  decretoin  quella  Città 
di  Roma,  chea  quello  fulTe  dato  il  primo  luogo,  &c^  maggior  honoran- 
zcjche  hauelTe  nonpiù  anni ,  ma  più  figliuoli ,  &  fuflè  preterito  in  piglia- 
re i  fafci  Confularl  al  Confu]e,che  haueua  minor  numero  di  figliuoli,  an- 
corché fufie  flato  più  vecchio  :  &  ciò  conila  ne  la  legge  Giulia,  citata  da 
Aulo  Gelliolib.2.cap.j5:.Si%<;oronata  di  Senape,  perche  il  minutifsimo 
fcme  di  quella  herba,kn2amolta  induflria,o  diligenza  del  coltiuatore, 
fra  tutte  l'hcrbediuiene  tale,  oidi  tanta  grandezza,  che  è  atta  a  foUenerc 
gli  augelli  ,che  ui  fi  pofanoTopra.  De  Ja  fecondità  de  l'Acantene  ragion 
na  Plinio  iib.io.cap  6^  .oue  dice,che  ognianimaie,  quanto  più  è  grandej 
di  corpo,  tanto  me.io  è  fecondo  ,.vn  figlio  alla  volta  partorì  (cono  gli  Ele- 
ÀiitJ,li  ChnimenjjA^Te  Caiia7ie,rAchante  minimo  A ugelétto  ne^arto- 
■   Ilice  dodi  CI.  la  f^nllina  poflaalli  piedlda  vn  canto  co  rvuoua,che  nàicrono 
duepulcinipcr^uouodimcUra  la  fecondità  di  quello  domellicovccello, 
■'   tal:  racconta  Pieno  hr.uerne  uéduri  inPcidoua,&  fi  legge  ne  gli  fcntti 
'"  d'Alberto,chein  vn  certo  luogc  della  Macedonia  couàdovni  gallina -a  2 
viit)ua,ncl  nafcere fumo  t>'ouat?"44.pulcini.xAdoperauan  ancora gl'àtichi 
in  cue'lo  pro;-o;:co  Ia-pec'irac(  n  dui  agnelli  infieme  legati ,  perche  le  an 
tic.'U  Matrcrtequciido^hatenono  panunto  due  figliuoli  adVn  rarto,lb 
■  leuanofuCJfificiife  vna  pecora  con  due  agnelli- a  Giunone  prelid cu  te  del 


DI  CES  ARE  RIP  A  ^65 

l'epuienza,  6^  de  regni ,  6<r  aiutacnce  delie  donne  ne'  parti ,  le  quali 
non  iolò  due  alla  uonalpeliO  partonicono  Jii  piìi  luoghi,  coniein  Egitto; 
ma  per  quanto  nar.uArir.hb.7.cap  4.degruniui.Ji  in  aicuni  luoghi  ^j.Òr  4. 
a  la  uc)lta,6i  più  e  piìmoke  cinque  j  Vua  donna  paiìicuu;rn:cnten(;  par- 
torì 20. m  quattro  parcijCinqiiea  Jayolta)&  la  maggior  parte  di  quelli  po- 
tè nucnrc5o:alleuare.  Aulo  Celilo  iib. io.  caj  .i.narra,chcal  Lenif'od'Au- 
gufto  Imperatore  vna  Icrua  di  deao  Aug.iiìo  nei  campo  Laureare  parto- 
rì cinque  putti ,  che  pocai  giorni  ca.uipt>!rno,'!5:  ia  aiadreanconon  molto 
dopo  mori,  a  la  quale  per  ordme  d'Auguftò,  fu  ratto  ne  la  via  Laurentia 
vn  fepolcio,  nel  qLUiC  lu  ieri  co  u  .arto  di  detta  donna.  Giuho  Capi- 
tolino anco  rifenlce ,  che  nell'imperio  d'Antonino  Pio,  cinque  putti  in 
vn  parto  nacquero ,  &  it  bene  Aratoule  tiene  clie  quello  nun:iero  Ila  fine 
deliamoltitudine  in  vn  parto,  &  che  non  lì  truoui  ederlene  infieme  par- 
tonti  più  ;  nondimeno  nuubuin'iO  i\Q.Ì\t  relationi  <^t\  Bocero,  chela  Con- 
tcJh  MargiiariìarAnno  i2  7.5.parLori  564. creature,  che  fumo  battezzate 
tutteibttoinomidiGiouanni,6idiEliiabetta,  come  appare  daU'cpicaf- 
fio  intagliato  nella  iepoltura  in  va  inonafleno  di  Monache  di  San  Ber- 
nardo pretlo  Lhaia,in  li  blanda:  ciò  auuenne,  perche  elìèndo  capitata»» 
innanzi  alla  Cóceaavuapouera  donna  con  duefigh.uoli  nàti  ad  vn  parto, 
a  domandare  lalimoiìna,eiiain  luogo  di  aiutarla,  l'incarico,  dicendo, 
che  non  fi  poteuanofardue  figli  ad  vn  tratto ,  fé  non  haueifero  parimen- 
te due  pad  ri  ,  di  cherifentendofi  fiarte  quella pouere.ta,pregò  Iddio, che 
per  manitefiar  la  fua  pudicitia  ,  permettene  che  la  Contefla  gii  grauida, 
partorire  tanti  figlmoli ,  quanti  giorni  ha  l'anno .  Martino  Cromerò  ve- 
ndico autore  nella  fija  Cronicafcnue ,  come  l'anno  ii.6g.  vn'altra  Mar- 
gherita, moglie  del  Conte  Virboslao  partorì  j6.  tìgnuoliin  Cracouia. 
De  la  lepre  fi  \f^gg'^  che  è  tanto  feconda,che  mentre  da  il  Uttz  partorifcc, 
^  pone  ira  l'vno,  e  l'altro  parto pochil^imo  interuallo ,  &  racconta  Vale- 
xio  Mifsimo  d'vn"  Ifola,  doue  furono  forzati  a  partirfi  gli  habitatori ,  per 
ja  gran  copia ,  che  vi  era  multiplicata  di  quefti  animali .  Però  non  fono 
mancati  alcuni,  che  hanno  detto ,  che  1  marchi  concepifcono ,  partorifco* 
iio,&  nutrifcono  1  parti  propri! ,  come  fanno  lefenmune  ilelìe . 

FEROCITÀ. 

DONNA  giouanc  arinataycon  fembiante  aliterò",  «  che  fpira  ira ,  ti 
minacele,  tenghi la ifìmftra  mano  Ibpra  il  capo  dVna  ferocifsima 
Tigre,  quafi  che  l>ia  in  atto  perauuentar.fi  altrui,  e  con  ladeftra  vnbafio^ 
•ne  diquercia;,ilqualepereifer  conoiciutohabbia  de  le  foglie,ede  le  ghia- 
nde ;ipa  che  loteaghi  m  atto  minaccieuole,  &:acceiini  per  colpire. 

Si  dipinge  giouane ,  percioche  ne  la  maggior  parte  de  1  gioaani  regna 
la  caldezza  del  langue.' la  quale  genera  in  loro  i'ardire,la  prontezza,  la 
brama  d'auuanta^giare  tutti:  oiide  lenza  timore  alcuno  intraprendono 
guai  a  uoglia  coia,quantunque ardua,  e  difficile  fia:  e  per  metterla  in  ei- 
fecucione  impiegano  ogni  iua  forza  Uiua,  e  ipiriLOlanAcnte ,  la  quale  pro- 

V    4       pric.à  ■ 


%64' 


ICONOLOGIJ 


J 


fritti  c!Icdcf Ji  Tullio  itu  Catonf  maggiore  quando  dillo  .  Infirmi^ 
tas  fxercrurnyferoeiusiuuenimiyet  grauitas  confi anus  animi.  Ne  la  tacque  Vir- 
jiJio  acigiouanc  Turxio,introduccjìclo  il  Re  Latino,  che cofi  gli  p ailo, 

Qprdfians  animi  tuaenij  ,  qmvtum  ipfeft  foci 
?r  -,  Virffite  exHftras ,  tantum  me  impenfius  fquum  e^ 

L'arme  poi,  perche'  Qc'foldati  regna  principalmente  Ja  ferocità  ;  Onde 
il  ftrcncire  de  Poeii  Ho.wro ,  Élui  mi  molitur  inepte .  Per  lodarlo  con  le 
parolediJ-loationonconJaitodifircUruo  Achille  tale,  quale  s'accear 

in cuci  vera.  .  y 

Honoratum  fi  forte  refms  t>fchtllem  f 

Jm^ger,  iracuniysy  inex oraiilisyacery 

hirancrctphin.ta^nihnnonar^ógetarr'it. 
Lo  receda  fàiiesulìoalleuareda  Chirone  Cencauvo ,  ne  monti  di  1  cita* 
glia ,  che  combattcua  ogni  giorxìQ  con 'Jra,LcoiU>  0^nia.i ,  an.;iia .  i  .e* 


DI  CESARE  RITA  zóf 

ri ,  e  feroci  ;  non  per  altro  >  fc  non  per  farci  credibile,  chcriguardmdoal 
maeftro,  &  Aio  Tuo,  al  luogo,  doue  fuallcuato,  agrcirercitji,a'quali 
attefe ,  non  poteua  non  eflere  dotato  di  gran  ferocità  militare .  Le  cui  pc- 
datCjfeguendo  Virgilio,  fa  allattai'c,c  nutrire  la  fua  guerriera  di  latte  di  ca 
ualla  indomita , la  fua  Clonnda  il  Ta/lb  da  vna  Tigre.  L'Ario fto  il  fuo 
Ruggieri  di  midolle  d'or/ì  ;,  e  di  Leoni ,  ne  quali  tutti  animali  appare ,  e-# 
fpicca  la  ferocità.  Conuiene  ancora  dargli  l'arme,  perche  non  fola- 
mente  e  proprio  del  feroce  l'offendere,  ma  pur  fi  moftra  al  pari  quefta  paf- 
fione  la  difender/ì,efitn<io  la  ferocità  il  fouerchio de  l'audacia,  che  l'vnos 
e  l'altro  abbraccia. 

Tiene  lade:]ramanofopravnaferocifsimaTigrc>pcrcioche  molti  Poeti 
per  la  natura,  e  ferocità  di  iquefto  animale ,  hanno  prcfo  occailone  di  mo- 
ftrare gli  animi  di  quclli,che  fono  crudeli,c  feroci,  e  perche  non  fi  piega- 
no per  preghi,  ocompafsionc',  gli  dicono,  che  daleTigreHircanehab- 
bino  hauto  il  latte  .  Mi  conrento dtì  te/lodi  Virgilio  nel  4.  dell'Eneide. 

7v(ft  tibi  diua  Tarens  ,  generis  nee  Dardanus  autor 

"Perfide  .  [ed  duris  genuit  te  cautibus  horrens 

Caucafus ,  hyrcaneq;  admorunt  vbera  Tygres* 
Ilqual  luogo  con  felicita  traportando  nel  fuo  poema  il  TaiTo ,  in  luo^^ 
di  Didone  introduce  Armida,  che  a  Rinaldo  dice.     16. Canto. 
3^  te  Sofia  p rodujfe  :  ne  fei  n::to  Del  marprodujjej  o'I  Caucafo  gelato, 

*Pe  i'i^ttiofiin^ue  tu .  te  l'onda  ìnfana,  Eie  mamme  allattar  di  Tigre  HircanM, 
Il  tenere  con  la  iìniftra  mano  libartene,  in  atto  minacieuole,èperfi- 
gniticarc  la  fierezza  de l'animordicendo  Pie. Val. nel  lib.5  i.che  non  man- 
cano Poeti  di  chiara  fama, che  dicano,  che  gl'h uomini  feluaggi>feroci,c 
crudeli, priui d'ogni  coHume,  e  gentilezza  hum&na,fìeno  nati  di4ur% 
quercia.  AHudendoaTotcauodi Vergilio. 

Ctnsq;  virum  truncis ,  ^  duro  robore  nétta. 

FEDE  CHRISTIANA  CATTOLICA: 
Secónda  Fulgentio ,  <<r  altri  autori . 

DIPINGEVANO  li  antichi  Chriftiani  la  Fede  Chriftiana  Cat^ 
tolica,vna  Giouanc  éi  uolto  ofcuro>  5;^  quafi coperto  d' va  uc- 
lo  intorno  al  petto,  &  le  fpalle  nude,  con  vna  corona  in  tefta  di  alloro, 
di  più  fàceuanoche  hauelTe  in  mano  uno  fcctro>  &  fottoa  li  piedi  due^ 
iiolpette,e  che  moftralfe  nell*attione  ,  &  nel  gefto  vna  gran  coftanza, 
&  generofità .  L'interpretationc  di  qucfta  figura  è  data  da  vn  certo  Dot- 
tore Parificnfe  «hiamato  per  nome  Holcot,  Allegato  da  Frate  Arcangelo 
da  Vercelli  Seìimcnum  Quadrtigefimalium  Sermone  2  5 . 

Si  dipinge  con  faccia  ofcura ,  perche  de  gl'articoli  della  Fede ,  che  noi 
crediamo,  non  habbiamo  qui  euidcnza  alcuna,  perche  come  diceSan^ 
Paolo  yidemushic  ferfpeculumy  ^  in  anigmate  > La  orde  dife  Chri  fio  a  Saia 
Tommafo  in  S.Giouanni  al  cap.io.  ^Beatiqui  notividerunty  ^  crediderunt. 
Si  può  anco  dire,  che  vadi  velata  ,  &  coperta ,  perche  l'habito  de  la  Fede_^ 
couie  dicono i Teologi,  procede  femplicemen te  da  vao oggetto ofc uro. e 

uclato 


i(5<f-  ICONOLOGIJ 

u'cl"t();,c''oè  da  vhoobiectoinuinbile,  Siinlenfìbile. 
E  Inveii  incornoiiiie  IjpaiJeyc'l  petto,  perche  la  picdirr.t'onè  Euafìgeìica 
non  dtiic  eiici-e  palliata  con  parole ,  6c  eaigaii ,  p  cori  pai OiCiolcurc >'  J^ 
d'ipp.e,  come  fanno  gli  Eretici ,  ma  lì  deae  i'Eaangelio  eipìicirtl  puf*a,é* 
chiaramente.  ;    -^  ■"'  ;     ^'^' '  •'       '■•»   ^ 

Pvjrca  ia  corona  d'alloro,  in  fegno  de  la  vittoria  ch'clJa  riporta  cdtfttra  ] 
gruuueriarij  de  la  Fede  Chiilhana,  6?^  nemici  noUri  j  cioè  iÌ-Détiibnio,"  . 
il  Móndo,  &  la  Carne,  per  queftogh  Impera:cri\ìiicichi  mohlanti  coi*'  . 
iiiiiilaaano  andare  coronati  di  laurj^edcjMirc.ri  cat>t.TFd'Ci:LSia-S.:n'Ca. 
lauH^S  ditantur  lene fi^.l già is.  / 

Lo  fceVro  cheeiia  porta  ne  la  mano,  non  dinota  àltn,  j'..-  uon  h.-gran'  ^ 
dezza,ela  maeftade  la  nO{lraFéde,coaieregina;,&  li\iperatncé,aiÌ2Ì  fi-  . 
gliuoladel  Rè  eterno  iddio,  ilqua le  ella  ha  per  orsétto  j&aU.ù^rc  co- 
me a fcetro  Ci  appoggia, per dimbftrare  la  fermezza , e ia  nlòlutioì  ce hej  ■. 
debbiamo  hauere  ne  le  colè  >  che  la  fede  ci  propone  di  et  ederc,:ac|ual  fc- 
dc,comediceS.  GiacomGÀpoflolonela  fua  EpiriolaCaaoaiCiiiticap.  i. 
^jìlhicfitat. 

JLe  volpctte  che  tiene' fottoi  piedi  fono  gli  Heretici,quà]i"eilaconiìin- 
ce ,  è  prende ,  ma  le  vogliano  reliàre  ne  la  loro  perfidia ,  calpefta,e  depri- 
me .  òono  chiamate  volpe£te,per  la  loro  malitia  j  perche  cercano  fcmprc  ' 
con  inganni,  &aftatie  di  pigliare4'anime  de  fedeli,  e  fé  ne  uanno  fem- 
pre  prouifli  d'argomenti  lottili ,  foii/lici  y  &  fallaci .  *.  )nde  molto  a  pro- 
pofito  S.Bernardo  nel  Sermone  fcflagelimo  quarto,  fopra  làXZ:iantica  efpo 
'ne  quelle  parole  del  cap.  i,  de  La  Cantica'.'  Capite  nobis  vtdpes  paruuks  qua 
■dcmoliimtur vineas  , dice  Capìie /perche gli -H'ef ètici  nori'^  deuòno  co'lì  fù- 
bitó  ammaf:2ai"e ,  mi  conuincct  li  con  gli  a'^gomcfiti  ji&'cdn  la  uèrita ,  & 
far  chiari ,  &  palefi  al  inondii  i  loro  inganni  ;  coni^  dice  S.  Paolo  nelli 
pr.inade  Corinti, al  cd^:^\Dthcnt  compH'hendiinaPutiafua/ÌJà  onde  que- 
lla figura  litiene  fotto'ii  pied.,perchela  noflra "fede  al  fine  li  sbatte ,  con-* 
limcc,ò^  conculca. 

Mo  Ira  fodczzanella  maniera,  e  nell'andare, attefeche  !a  Fede  CaN 

tolica  Romanadurcra  mentre  durerà  il  mondo  j  &  non  mancherà  mai  in 

iìnoaì  lin  de  iccoli,fecondorOrationeche  fece  Chrirtoauantila  fuapà^ 

fione',  quando  dilfe a  S.  Fietro,in  San  l'-uca  a I  cap. 2 x.'  'Simon  ego  rogaui  pr§ 

l'teiVthoH  dtficiàtfides  tua .  'Et  però  moltra  Coftanza  , e  gagliardia  /  perche 

•iderilce,6:  ha  ia  mira  ad'vnó  obiettò^  &  ad  Vna  uericà  increata. 


FILOSOFIA    S  E  C  O  N  D  O     B  O  E  T  I  O. 

Con  L'efpofitione di  Gio.  Zarattino  Caftellinit 


D 


ESGRIVE  Boetioconuaga,edotta  in  uentione  poetica  la  Filo- 
ibiÌ3jntàJguifa;Finge,chegii  appanfse  vna  Donna  di  venerando 

aù:etto' 


DI  CESARE  S^I^^A. 


i^7 


afpctto.  con  gli  occhi  fcintillanti,&  oltre  la  commune  potenza  de  gli 
hupmiiu acuti ,  &  perfpicaci ,  di  color  viuace,  &  di  ineflauito  vigore^^n- 
corche  fuife  tanto  attempata,  che  in  modo  ueruno  fi  farebbe  creduta  de 
l'età  lìoftra .  Era  di  ftatLra  ambigua,  impercioche  bora  ne  Ja  cGinmua^L,» 
niiiura'de gU  liuoitìini  iì  conteneua , taliiora  poi  parea  toccaceli  Gieio 
con  la  loaimica  delcapò,che  te  più  alto  lo  hauellc  alzato  nell'ifteiro  cic- 
lo ancoia  penetraua,  ^  ftancaua  la  vifta  de  gl'huominr ,  che  ^a niguar- 
daua.io .  H.iueale  ueftedilbttiijfsimo  filo  iauo-atc  con  raroa  tincio,di 
materia  indi/ìolubile,tcflute(  per  quanto  ella  dille)  di  Tua  mano,  leq-u&li 
pareuano,come  leiinmagiin  afTiìmicate,  ntF:.fcatedVna  cena  caligiriedi 
fpi-ezzutaànLichità  ,  Ne  l'cf!rcinità  deila.  uefla  ui  fi  leggera  vn  Fi , Gre- 
co, ne  la  fomuiita  vn Thita^trai'vxia,&  l'altra  lettera aguira;di  Icala  ui 


i68  ICONOLOGIA 

ii  Icorgcuano  fcolpi  ti  alcuni  gadùi ,  per  quali  di  iVitima  lettera  fl  afcea* 
dcua  a  la  prima»  la mcdcfiniauefta certi  h uomini  uiolenti  ftracciarono, 
€  toireto  ma  Jc particelle  che ciafcuno potè.  Coalamau  deftra  tcncut 
alcuni  libri ,  con  la  lìniftra  loiTccttia 

E  di  venerando  uolto  i  meritamente ,  perche  la  Filofofia  è  dègnad'ho- 
norc,  &  riucrenza  grande,  per  cflcr  ella  Madre  di  tutte  le  arte  liberali, 
Macftrade'coftumi ,  tt^  d'ogni  diiciplma ,  legge  de.  la  uita ,  &  difpenfa- 
trice  dclar-fanqmlhtàjDono  particiiiar  di  Dio.  ThiUfophU  honaruM^ 
artium  nihil  eH éiUud  nifi  (  vt  Tlato  ait  )  ionum  »  &  inuentum  'Dcemm.  Dice 
Marco  Tullio  nel  primo  de  la  fua  Filofofia,dctco  riportato  da  Santo  Ago 
fimo  de  Ciuitate  Dei  lib.  21.  cap.  22.  cofi  conci ulòragionandouifi  de  la 
Filofofia .  Sic  ut  autcm  hsc  >  ytfatentury  nuìlum  diuimm  matus  efi  donum  >  ftc  4 
nullo  Dea  dari  credendum  eft,  ni/tabillo  y^uo ,  c^  ipfi  qui  multos  Deos  colunt, 
nullum  dkunt  efie maiorem  ;  Volendo  inferire,  che  ia  Filorofia  fia  dono  del 
ijero,&  yno  Dio ,  per  tan te ^ccel lenii  X'ue  conditioni, Viene  ad  eflcre  uc 
fierabile ,  Superò  Scae^raiporal pijpfofoijccl'Epiftola  i^.diiìe,ì\iu7fquam 
in  tantum  conualefcet  nefHÌtici^nunqHiim  ftc  contri  virtutes  coniurabitur  >  yt  non 
Tbilefophif  nomen yenemhiUy^facrpjn maneat .  Mai  la  federa tczza,e'i  vi- 
tiopigljseri  tanto  vigore,  ni*i  fi iCongi ungerà  in  tal  uiodo  contro  le  vir- 
tù ,  che  li  nomtè  de  ia  Filofotia  non  rimanga  là<:ra,c  ueaej-abile . 
Ha  gli  occhi  Icintiilan  ti,  &  la  virtù  uifìua  più  acuta  de  la  potenza  degli  , 
huomimyperche  mediante  la  cognitionedi  lei  con  l'occhiode  lintellet- 
togliJà«oaiiiaiiiedono,&:  conoicono  molte  cofe  occulte  de  la  .^natura, 
tanto  della  terra^cjuanto  del  Ciclo  j  ficoiiìc  ciprime  Tullio  nei  fudett^ 
luogo ,  dicendo,che  ia  Filofofia  primieramente >  c'inftruifce  nel  culto  di 
Dio  ,€  poi  ne  la  nKxki^ia  ,<&:  grandezza  de  l'animo,  &  la  niedcfima  cixli- 
Tcaccia  da  l'animo ,  come  da  grocchi  la  caligine ,  acciò  potiamo  uederc^ 
tutte  le  cofe  fuperiori,inf€rioj*i,pricne,ijltime,&  mezzane. 

Edi  color iJiuace,ancorchc  attempata  fia,(S<f  fuperi  l'età noftra, si pcf' 
che  la  lapienza  fu  dalafomma,  6:  Eterna  Sapienza  di  Dio  conceduta  a 
l'huomo  lubitocreato^cioc  al  primo  nolìro  Padrc,-&:  ellada  primi  fecoli  è 
ftaD  limpre  maeilra  di:  tutte  le  creature  :  &  è  fempre  yjuace,6i  vigorofa,- 
éi  ila  di  continuo  la  piedi  fcacciando  co'l  fuo  fpkndore  le  tenebre  de  li* 
gnoranzada  la  mente  demortaJi  :  si  perche  la  fapienzaèftabik,&  inoor* 
iu.ttibile,Uaiialc  ad  ogni  .pcrlòna,  ancorché  colma  d'anni  dona  uigore, 
■fiC^fortezza.contrac.gmauuerfo^c  torbolcntccalò,&vguahta  di  niente.! 
ad  ogni moxQ*6t'  pcr^uibarionc d'animo  .si  comune  diicorrcSantoj^go-  | 
{\nìo  D^ Ciuk. luLÌjh.(^.iaf\^ .CiT 4-  Non  ùiciiio  in  quedo  luogo diifercnza,  1 
odrftiiiliojitC'djla  lapienzaa  la  Filcfofia polii  d.i Scacca  Epill.59.  cho  1 
Jaiàpienzaijavn  ^perfetto  bene  di-  h  i-ncntó;  hiimanà  :mal:i  Filolòfiafia  1 
amore, djLfid,crio^ 6^  fludio iicouleguirc qucik iàpienza: civ^c ucrpia.» 
guanto  a  Ja  fignijic^ixionc  del  nome ,  perche  ii'  Filoiotìa  ait-o  non  fignifi-  : 
ca  f  lììc  .iiii.ordi  Upicnza^e  di  virtù,  6:1  uoioiu  vuoi  da^  Àiiiico,Amatt  j 


©7  CESJRE  RIPA.        »^f 

^,  &  ftt  Jiofo  di  Tirtù>  &  fapienza ,  ma  fc  lì  confiderà  tutte  il  corpo  de  1a 
Filo/ofia  fccoado  i'intentione  di  fioetio,dircmojchefia  iJ  medefimojcfic 
TiOcfla  vircù^  &  fapienza ,  &  però  egli  la  chiama  nella  profa  ittz^  del  pri> 
aio  libro  ,OtnHium  magiara  yirttttum .  Nel  fecondo pro/a 4.  yirtutum  emuli 
uutrix.  Nel  (]uarco  profa  primai  ^tripr^uU  luminit .  Mae/Ira ,  6i  nutrico 
d'ogni  virtù  >  apporcauice  del  vero  lume  :  epithcn  >  ckt  fi  conueagono  a 
la  fapicn  za,  fi  come  e  veramente  tutto  i\  corpo  de  la  Filolbfia>cÀe  contic* 
ne  in  fé  tre  parti;  l'atti ua,clie  compone  l'animo  oe'buoni  coAomi»  la  cOA* 
tempia tiua,che  inueftigai  fecreti  de  la  naturarla  ratio»ale>in  cui  confifte 
la  ragione)Con  la  quale  difputandofi  difcerne  il  vero  da)  f^fo^fic  qnefla 
ricerca  la  Aruttura,&  propricti  de  le  parole,&  de  gli  argBmeati>parti  tua* 
le  uè  di  perfctn  fapieaza ,  che  fi  confanno  con  i'  alua  dcfiniiione  de  ItL^ 
ftpienza,  che  adduce  nel  medefimo  luogo  Seneca  a  differenia  della  filo- 
ibfia .  Sapicntia  efl  nofSe  dmn4  9  tir  bumana,  fjr  horum  cnufus .  la  quale  definii 
tione  a  mio  parere  contiene  le  xtt  parti  della  Filofofia .  la  fapitza  è  con*- 
fcert  k  coic  divine .  Ecco  la  contcplatiua  >  la  quale  non  folo  per  fifìca  in* 
■eRiga  le  cofe  naturali,  dette  dal  Pererio  nel  x.  della  Fifica  cap.  x  x.  efietà 
4elta  Diulna  mente  :  ma  anco  per  Mecafifìca  riputata  da  Ariiiotiie  diui* 
fti(fiaaa>  contempla  le  intelligenze  fofìanze  aflrattcì  &  la  natura  fìeifa  Id< 
^o .  Conofce  le  humane .  £cco  la  morale  actma .  Conofce  le  caufe  d'am- 
bedue .  Ecco  la  rationale ,  mediante  la  quale  fi  viene  in  cognitioae  de  !• 
«agioni  de  le  cofe  diuine>&  humane.  La  Filofofia  dunque  contenendo 
in  fff  la  definitionede  la  fapienza  >  viene  ad  efiere  vna  iileffa  cofa  »  che  la^ 
iàpienza,  mafììmamence  in  vigore  della  Metafifica  da  ìtì  contenuta,  la^ 
quale  per  autorità  d'Ariflotele  merita  ì\  proprio  nome  di  fapienza.  la  on* 
oe  Marco  Tullio  nel  quinto  deleTufculancragioaando  de  l'antichiti  de 
la  Filofofia,dice  ch'ella  è  antichifnma»macheil  nome  è  frcCco^Mi^aiffl* 
mam  cum  ridevnuj,H$tHen  tamen  effe  confitemur  recati.  Et  la  repu!^a  riÙeiiaf 
che  la  Capienza.  Imperaochcidicc  egli,chi  può  ncgarc>ehc  la  fapienza  né 
fta  antica  di  fatti,  &  di  nome  ?  Cioè  la  Filofofia,  la  quale  per  la  cognitio^ 
«ìsde  le  diuine,  &  humane cofe,.de  li  principiijÀ.  de  le caufe>  appresogli 
«Qtickrotteneua  quello  belliffimo  nome  di  fapienza,  &c^  li  fetce  ikui)  de 
la  Grecia  furono  chiamati  Filofofì  >  cioè  iàpieati  -,  ò^  molti  fecoli  auantt 
Xtcurgo,  Homero,Vlifie>&Neftorreiurono  tenuti  per  fapienti.  Simil- 
nente  Atlante,  Prometheo,Ccfeo,  per  la  cognitione  che  haucnanodcN 
lecofccelediffuronochiamati  fapiend^  Etutti  quelli  che poneuano  ilio* 
to  ftudio  nella  contemplatione  de  lecofc;  furono/cmpre  chiamati  fapié- 
ti>per  fino  al  tempo  di  Pithagora>al  quale  parendo  titolo  troppo  fupc.  bo, 
d'eflcr  chiamato  fapicntc,ri  fece  chiamarFilofofo,cioè  amico  de  )a  f:}pié- 
£a;  &  la  fapienza  fii  chiamata  Filofofia,  cioc  Amor  di  fapienza  >  tal  che  la 
Filofofia  è  quella  iftefla,che  più  anticamente  chiamauaft  fapienza.  Onde 
è^chc  in  Diogene  Lacrua nella  vita  di  Platoac  ìcgf^id^Vrc^rii  i^mfafien^ 


J7*  ICONOLOGIA  1 

tiam,  ^Thilofophiam  vocat  appetitioné  quandam,  ac  itfiderÌMnìiÌMÌnàft^ientÌ4t, 
'■  La  ftatura  ambigua horpiccoJa,  hor grande:  lignifica,  ch'ella  hor  s'oc- 
cupa nclacogmtioncdelccore  inferiori  d^  la  terra,  &c_  hoiancJciupc- 
rìori  del  Ciclo,  fiTàilc  voice  lòrmon  ta  tant'alto  ad  inueftigarc  le  matcrit 
iubliini,cli*c  l'inteihgenza  humana  noa  le  può  capire  ;  &  però  dice  Boe» 
tiOjchclaFiloibfia'ilcvoitcaizaua  tanto  alto  li  capo,  che  penetrando 
nel  Cielo>h  vifta  Ifé' rirguardanti  non  erahabik  y&  fufficicnte  arifguar- 
darla  >  S^lcorgcrla  j  atceio  che  Ji  mifterij  Diuini  lo  no  occulti,  &  l'cifcn- 
za  diuinaifi^ila,  cJwr  nel  Cielo  rificdè>  non  può  eflèré  da  l'humanodifcor- 
fo comprala.  Deus  humanj ratione comprehendi non  pote^j  diffe  San  Gre-? 
gorio  Nazianzenone  l'orttionedcl  Tanto  Battefimo  .  Che  merauiglu  ? 
Se  a  Simonide  Gentile  Poeta  Greco ,  addimandato  da Gierone  TirannOf 
che  cofa  fufl'c  Iddio,  dopo  hauer  prefo  vn  giorno,  &  due  di  tcmpoa  pcn- 
farci,  &  nchiedendodipiù  doppio  termine,  nlpofc  aii'trltimo  ?  Quanto 
più  confiderò  reffenz'a  di  Die ,  tanto  più  mi  pare  ofcura  cofa;  Quanta  diu^ 
tius  confiderò  Deum ,  tanto  mihi  res  videtur  obfcurior .  Riferifcc  GKciSoa^nci 
primo  de  natura 'Deorum,  ?      jì^*    r 

La  velia  di  fottiliffimo  filo,  fignifica  la  fottigliezza  de  gli  argomenti 
nel  difputare  la  materia  indilToIubile,  per  le  maceri  e  filofofiche,  che  Ibno 
per  fé  (teflc  leali ,  &c_falde,  maflìme  ne  l'atciua»  circa  li  buoni  coHumi. 
TciTutcdifuamanoi  perche  l'habito  dcla  fapienza  e  indiffol ubile /im- 
xnucabile ,  6l  faldo  di  fua  eflenza,  &  propria  qualità,  non  per  arbécio  hu- 
mano  :  £  ofcuro  in  quanto  a  l' iaueiligatione  de  le  cofe  occulte  de  la  na- 
tura, &  ciò  pare  comprefo  da  Tu  Ilio  nel  primo  de  Oratore .  T^bilofophk  /»  ' 
tres  partes  e  fi  di^ributay  in  natura  objcuritateniy  in  dijferendt  fuhtilitatemf  ite  >*• 
tantyatque  morts .  £t fé  g4iardiamo  al  collume  Filofofico>diremo>che  l'ha- 
bito fia  offufcato  da  vna  caligine  di  negletca  antichicà,perche  li  filofofi  fé 
ne  vanno  per  l'ordinario  negletti,  &  difprczzati,  a  la  filofofica,  con  pan- 
ni antichi,  vili,& imbrattati.  Pouera)& nuda vaiFilofofia.  nontantopct^; j 
neceflìii.quanto  per  volontà, come  Socratr,«V  Apollonio,  che  andauanflF* 
Tettiti  di  facco  brutto,fcalzi,&  col  capo  fcopcrtOj  &  Diogene  inugltoiar^, 
▼nafofca  fchiauina,lordo,&  fozzo,tiétro  vna  bottermaciò  fé  ben  e  vcrp^a 
Cadetto  più  tofto  perifcherzoidiciamo  vna  più  vera  ragione. Sono lc.vf«?[ 
(le  de  la  Filofofia  coperte  da  vna  antica  caligine ,  perche  li  Filofofi  fiada*J 
tempi  antichi  hanno  hauuto  coftume  di  adóbrarla  con  rofiUicheric  ofcurv 
re.  Gli  Egitti;  occultarono  la  Fiiofofia  ibtto  ofcuri  velimidifauole>de  ti 
Gieroglifici  fecreti .  Pithagora  la  veili  con  vn  drappello  d'ofcuri  fìmboU^I 
Pithagorici .  Empedocle  con  cnigmi.Protagora  con  intricati  commenti.^ 
Platone  con  fenfi  mimici .  Gorgia  con  bizzarri,  fallaci,  6c  contrari;  argo4^ 
aienti,che  tutte  le  cofe  fono,6e  non  fono.  Ztnone  Tiilefifo  cópoffibiliije^i 
impoITìbili  efperienae.  Arilìotile  oon  termini  ofcuri,&  difficile  teAura<|iH 
parole  :  oadc  e^U  ilc^o  chianaua  Acroaaatica  la  vdieoia  ckc  l'afcoltaun'f 


DI  CESARE  RITA  t/r 

la  mattina,nc  la  quale  trattaua  de  la  più  rcmota,J&  fottìi  filofofia  attinente 
a  Jacontemplationedele  coft  naturali,&diipute dialettiche:  &  mandò  in 
Juce  alcuni  libri  detti  da  lui  Acroamatici/che  contengono  la  recondita  di» 
fciplina  de  la  Tua  fetta  Peripatetica,  li  quali  hauendo  veduti  Aleffandro  Ma- 
gno fuo  Scolare  mentre  era  ne  l'AfiacontraDario/i  lamentò  fcco  per  iet- 
tereche  hauelTediuolgati  cefi  belli  fecreti di  natura,  a  cui  Ariftotile  con- 
fiderado  rofcurczzajne  la  quale  li  haueua  inuoIti,&  dati  fuora  nfpole.  li  ho 
dati  in  luce  tanto,  quanto  non  li  haueifi  dati .  il  tenore  di  dette  lettere ,  re* 
giftrate  da  Aulo  Gelilo  nel  vigefimo  libro  aJ  capitolo  quarto , non  voglio 

mancare  di  repeterlo  in  quefto  luogo  per  maggior  certezza  a  gufto  de 
Iifludio/l. 

Alexander  ^rifloteli  faltitem, 
tìaud  reBefeciUi  quod  aufcultatorios  lihros  edideris .  in  quaenìmreaceteris 
nos  item  pnjiabimus  ,  fi  difciplin£  in  quibus  eruditi  fumus  omnium  omninofint 
tommunes  ?  Equidem  malim  in  rerum  vfu  optimarum  quam  in  facultatibus  dìf 
tetre  •  Fale  * 

e^rijloteles  %egi  Alexandre  Salutem. 
Scripfijliadme  de  libris  aufcultdtorijs  inter  arcana  illos  condì  putans  oportere, 
fed  tu  eos  &  effe  editos  >  &  minime  editos  fcito\,  cognobiles  enim  ijs  tantum  erunt  p 
qui  nos  audierint ,  Vale, 

Quelli  libri  detti  Aufcultatori; ,  ne  quali  per  quanto  riferifce  Aulo  Gel 

lio  fi  conccneuano  fottili ,  6(^  ardue  fpeculationi  ài  natura  fono  gli  otto 

ofcuri  libri  de  la  tìfica  intitolati  da  Arifiotile  De phifico auditu,  cioè  de  IV- 

dircjoafcoltarecofefifj  che  di  natura  occulte  non  peraltro  f«  non  perche 

tiene  AriftotiIe,per  la  loro  ofcurità  che  non  fi  pofiinojintendere ,  &:capi* 

re  fé  non  Ci  odino  efplicarc  da  la  bocca  del  Maefiro .  Apparifce  di  qui  che  a 

bella  pofia  li  Filofofi  Antichi  palliauano  la  filofofica difciplina  con  ofcuri 

termini,  volendo  moftrarea  legentich'efllintendeuano,manon  voleuano^ 

fufi'e  intefo  da  altri  tutto  quello  che  publicauano ,  &r  ne  la  [mente  loro  te* 

neuano  :  &  alle  volte  diceuano  colcofcure  e  firauaganti  per  ciTer  tenuti  in 

maggior  credito,6^  con[ìderatione,come  accenna  Luciano  nel  Dialogo  ài 

Micillo  in  dilprezzo  di  Pithagora  :  quafi  che  non  baflalTe,  che  la  filofofi» 

ne  le  cofe  occulte  di  natura  fu  (Te  per  le  ftefla  ofcura,  fé  anco  non  le  aggiun 

''   geuano  maggior  ofcurità  con  difficile  teftura  di  parole ,  ediuerfità  di  fan*» 

"■  tattiche  opinioni.  Si  che Boetio figura  laFilofofia  con  <reile  fofca  perla 

'•  propria  difficulti  de  le  fué  materie ,  &  per  i'ofcuricà  de  termini  ne  la  quale 

^  l'hanno  inuolta  gli  antichi  Filofofi. 

JJ  Kc  l'eOremità  de  la  veftd  leggcuafi  inieiTuto  vn  Pi  5  greco,  dal  quale  pe0 
J  certi  grajii  fcqlpiti  a  guifa  difcala  iì  faiiua  à  la  fosimita ,  ne  la  quale  era  va 
,/Thita,  &  non  vn,T,  coine  hanno  tradotto  tutti  gli  efpofitori  vo^gar^ 


\\h 


U 


»r*  ICONOLOGIA 

la'vita,a  la  morte, perche  il  1  hita,apprtffoJi Greci,  come  il  C,appre/fol 
Ixjtinidàdofì  1  votijoidorti  ne  li  giudici;  cranoCad4códaiiuriynC)&  ilT, 
*nco  ippreffo  i  Latini  nota  d'alfoJutKnie,  iJ  Dciw,  poi  era  n^^tu  di  dilatio- 
uè  di  tépo,pcr  veder  b^nclacaula  ;come  appreflb  i  Latini  N.LT^on  liqueYt 
cioècficnonfui'ciec.to  pcrali'h<>ra  giud  care  .  OnPcS.GnoIamoin  Saa 
Marco  chiama  \\T.  ii.gno  de  la  (ù1uce,&  dt  la  Croce ,  perche  in  quella  peii* 
cJc  1*1  AclTa  vita  Cf  irto  iN.  Signore  per  dar  ialutc,  &  v.ta  al  genere  fumano,  ' 
&cft*torcmpreprci'op-rliinboìodela  vita,  per  fide  da  gli  E»ic;)\ilchc  Tu  ' 
da  molti  giud  catoal  tempo  di  Tcodofioliijperatorc.  quando  per  ordine  ; 
iao  furono  in  ^JclTand.ia  buttiti  a  terra  tutti  li  icmpij  de  gl'Idv>li,  tra  gli  - 
aitn  quello  di  Scrapidc ,  ne  J.*  cui  pietre  ,&  hiW  irouaronu  li.olpiti  parcc» 
chi  fimili  Caratteri  .T.  iicoaieaoco  hoggidi  iì  vcdcn?  la  guglia dtl  Po- 
polo piena  di  Gie.oclifici,mafiìmamenteiieJa  faccia  verfo'  ccident''.,nel 
laqualefi  vede  vna  croce  foi  mata,  più  maggiore  anco  m  quella  cli.S.  Gi<>*' 
«anni  Laterano  verio  la  -Scala  dama  d~  Itcu?  Gicrogliiici  Torquato  TaiiO 
comiijciò  ad  ordire  ià  iuo graue  DiJogo  de  i'uiprci.,.ippanfce  anco  in  vna* 
ftatua  Egittiaca  di  Scrapidc  Ciriopo,ctiC  ne  la  man  diKta  tiene  il  1  au,  ;iqua 
le  fi  vede  qui  inKi  mancJ]uò>iLdiodelSigH.  Antonio  Bo^o  :  i<*bcne£u 
ciano  nel  trattato  del  giuditio  dv:  le  vocali  lo  reputa  nocads  H(kr\^  pcrche-t 
erano  porti  in  croc;>l«  qua):  è  fìmu''.:  a  la  lettera  F.  ma  come  hab-iaoiodcC" 
to  cflendoci  m  quella  flato  p»9Ìio  Crifto  vera  vita,  &  hauendo  noi  riceuuto 
da  quella  l'Eterna  vita,è  itata  riputata  la  lettera  .T.  fìraile  a  lacrocc,Gie- 
rogiificodelivita  :  (ì  come  atte  itano  Rufino  ,  Suida,  &  Niceforopiùco- 
piolamente  di  tutti  lib.  12.  cap.  x6.  narrando  la  àiìuuzzwnt  dtl  detto  tcm» 
pio  à.i  S: rapide.  Ometiam HierffglyphUarum  literfiruni  interpretandamm  ^e* 
tit!)  c baraci eremfab  crucis  formai  ^it^m fMiurani  fignificare  dixerptit . 

Fu  anco  figurai!  .T.  d«  la  futura  vita  apprefio  il  Popolo  d'ilrael  quando 
]Mosé  fare aJUare  nel  dtpoiìto  quel  nmolacio  traile  al  Iau,c<)l  ùrgente  di 
Bionzo  iòpra^ilqualc  rilguardacoda  quelli  ch'erano  puntida  vcnenofi  ler- 
pencidaua  i«.ro  la  vita.  &t  Mese  iiìeffo  fin  canto  che  oraua  a  Dioricl  Mon 
te  proitrato  co  k^  braccia  aperte  m  croce  il  Popolo  d'IlracJ  vitroriolo  rima- 
ficua  in  Vita.  (1  Thita  poi  e  Oato  fìnibolo  de  la  morte  perche  e  ia  prima  1  tee- 
ra  de  la  parola  greca  1  iianatos,chefign!fica  morte,  &  però  gli  antithico* 
jneriferifcc  ilidoro  per  notare  ne  rfifemcfide  loro  1  morti ,  li  i  gnauano 
con  tal  carattere  Thita.  quali  trafifìòda  vn dardo:  iJcbr  vtdci'  in  vna  Ba- 
fc  di  marmo  dedicala  a  la  Pace  cten^dcl.tcaradiVefpanano  Iraprr.nelPa 
lazzo  de  'illultfUsiino  Cardinal  han.cfe,  ne  iaqciale  vi  Tono  otto  centurie 
col  nome  loro,&  de  li  Centurioni,  il  terze/  de  e  i.ali  chianatoGneo  Pom- 
peo Pelale  ha  il  Th^ta,  ^  il  limile  circa  dcdici  in  di  i  cric  centurie  rnorti.* 
per  tal  cagione  Marnale  d.i  a  qucfl-o  chataiterc  cpuheto  òi  mo'  ti^^ero . 
Pcrfio  ne  la  Satira  quarta,  lochiamo  ne^io  fcrloicuiua  delamorte, 
Et  potis  es  nig rum  Vftio  prafi^^^ n  Thetx,  . 

Tutto  Ciò  iÌ2  detto  per  paic^ait ,  i  auueruie  Terrore  delli  tefj  volgarìi 

non 


i 


DI  CESARE  'KIT J.  273 

ronchchabbia  talfignificato  nella  Filofofia  di  Boetio  ,  attefo  cKe  in  qiicPa_. 
figura  ii .  fn.  greco  fignifica  Prattica ,  òC  il  .^ .  Thcorica  ,  nclleqiiali  due  par- 
ti confifte  la  f  ilofofìa  ,  come  fi  raccoglie  da  Sani'  Agoftiro ,  De  Ciuit.  libr.  8. 
capir,  4.  Studium  fapientia  in  aSìionCì  &  cotiunflatione  rerfatur  ,ì>nde  pars 
eius  aàiua  ,  altera  contemplatìua  dici  fctefl  ,  ccnten.platiua  autem  ad  con^ 
fpìciendas  natura  caufas  ,  &  finctrijjìmam  ueritaUm  .  Ne  a  que{>«  due  par- 
ti è  diuerfa  la  tripartita  diftintionc  j^hedi /opra  fatta  habbiamo,  non  tara- 
to perche  la  terrea  detta  ratiorale  ,  che  inuePfga  le  cagioni  ,  aggiuntij  \ 
per  quanto  dice  Sant*Agoftino  ,  da  Platone  ,' fia  fuperfiua  y  come  vuole-. 
Seneca  cpifto).  28.   in  quella  definitionc  della  fapier:^a  ,  che  allega.-  fecon- 
do alcuni .,    Quidam  ita  finierunt  ,  fapientia  e  fi  nojjfdiuina ,  ■&  humanAf& 
horum  caufas  ,  Elfendo  la  rationale  circa  le  cagioni  parte  j  deilc  co(t  diuine  ,  8c 
humane;  quanto  perche  S.  Agoftino  nel  luogo  citato  affèima-che  non  è  contra- 
ria. Ideo  hcc  tripartitioTion  e^  contraria  illi  diflin6}ionjsqua  ivtelligitm  omneSìnt- 
iium  fapientia  in  aflione,  ^  (ontemplatione  ccìifiHen.  In  ionìma  la  Filofofia-* 
confifte  nella  Prattica jenellaTheorica, la  prattica^l'attma  morale  ;  laTheori- 
ca  è  la  contemplatiua  ,  che  è  fublime,  e  tiene  i'.primo  grado  in  dignità  ,  vltimo 
per  la  Tua  difficultà  in  confeguirla  ;  8c  però  da  Boetio  è  pofta  fbpra  la  fcala,  &  a* 
pie  della  fcala  la  prattica,comc  più  facilmente ,  cominciandofi  prima  a  mettere 
il  piede  in  quella  come  più  balfa  per  falire  di  grado  in  grado  più  ad  alto  :  atteso- 
ché il  principato  del  Filofofaie,  come  dice  Ariftotcle  nel  primo  della  Metafifica 
cap.  2.  hebbe  origine  dal  marauigliarfi  delle  cofè  minori ,  che  arrccauano  dub- 
bio, e  dipoi  paflando  più  oltre  cominciò  a  dubbitarfi  delle  cofe  maggiori:  &  per 
ia  cognitione,che  s'acquiftaua  delle  cofe  minori ,  dalla  prattica  loro  s'aprì  Tin- 
tellettOjsd  afcendere  a  poco,  a  poco  alla  cognitione  delie  maggiori  attinenti  al- 
la fpeculatiua  j  più  difficile,  perche  non  apparifce  a  niun  /ènio  corporeo,  come 
rattiua,ch'opera  attualmente,  e  vifibilmentejma  la  fpecolatiua  fi  palefa  al  fenfb 
intellctuale,  contemplando,  6^  meditando  con  l'inteHetto  la  cagione,&  la  ve- 
rità delle  cofe  naturali ,  ne'quali  confifte  la  Theorica ,  cioè  fpeculatiua ,  vocc^ 
deriuata  a  Theoreo  vcibo  greco,che  lìgnifica,infpicio,rigfuardare,  onde,Thea- 
trum,luogo  fatto  per  vedere,  &  riguardare,  &  quel  che  vede,&  rifguarda  ogni 
cofa,Dio,  dicefi  da  Greci  Theos  .  ElTendo  il ,  f  '  • ,  prima  lettera  di  quefta  voce, 
Theos,  cioè  Dio,  potremo  anco  dirc,che  è  pofto  a  capo  della  fcala,  come  fcopo, 
termine,  &  fine  d'afcenderc,&  arriuarc  a  lui,&  fé  guardiamo  bene  la  figura  sfe- 
rica di  detta  lettera  fi  ci  rapprefenta  apunto  vn  verfaglio  con  qqella  linea  in.* 
mezzo  per  trauerfo ,  come  fre:^za  fifta  nel  verfaglio,  volendo  infcrire,che  deue- 
mo  indri:(;^are  la  mente  noftra  verfo  Iddio,  e  tenerla  Tempre  fiila  in  lui,  ccme_> 
lommo  bene,  fcopo,  ScT  fine  della  fapienc^a  ;  perche  il  fine  della  fapien!^a ,  à^ 
della  Filofofia,c  il  fommo  bene,  che  è  Iddio  Philofophia  docet  hominem  cono- 
fcere  cteatorem  fuum,dice  ^riftctele  de  Moribus.  Et  Santo  Agoftino  de  Ciuit. 
lib.  S.cap.p.  dice,che  il  Filofofare  è  amare  Dio,  &  che  Platone  tiene  che  il  vero, 
fl^  fommo  bene  fia  Iddio, ^  vuole,che  il  Filolofo  fia  amatore ,  &  imitatore  di 
Dio  ,  &  più  fopra  nel  cap. 8.  dice,  che  nella  Filcrfofia  morale  fi  tratta  del  fuprc- 

X  mo 


274-  ICONO  LO  C  ItiA 

ino  bcne,fcn:^a  ilqualc  non  fi  può  clTere  beato:la  detta  Filofofia  morale  è  l'attiua 
cioè  prattica  la  cui  prima  lettera  è  il  .p| .  ficomc  habbiamo  detto,  ftando  nella 
parte  eftrema  della  fcalafìgnifica,  che  per  li  gradi  delle  Virtù  morali  di  Giufti- 
tia,  Force:^:^a,  Pruden:^a,  Temperan:^a,  Magnanimiii,  Magnificcn:^a,  Libera- 
lità, Benigniti,  Clemen^a,&  altre,  s'arriua  alla  fommità  della  fcala,  cioè  allVl- 
timo  fine,  al  fommo  bene,  che  è  Dio  noftro  Creatore ,  capo  di  tutte  le  virtù ,  & 
nel  lib.  iS^cap,  j^.  alTcrifcc  ^\  Agoftino,  che  la  Filofofia  (peculatiua  vai  più  pet 
edercitare  gl'ingcgniiche  ad  illuminare  la  mente  di  vera  Ck^icw^ ,  come  cht-. 
l'attiua  fia  quella,laquale  per  me:^^3  delli  buoni  coftumi  ci  faccia  confcguire  la 
vera  fapien:^a,  &  con  ragior.e,  perche  la  Theorica,che  è  la  contemplatiua ,  òC* 
Ipeculatiua  clfamina  la  verità  dcile  cofc  :  ma  la  prattfca  y  attiua ,  morale  mette 
in  opera  la  verità,  li  buoni  coftumi,  &  tutte  le  virtù ,  che  ci  feruono  per  fcala  d» 
(àlire  a  Dio  vltimo  ripofo'»  fine,  e  termine  della  beata  vita ,  come  benilUmo  tC* 
pone  £  oetio  nel  metro  nono  libro  ter:^o  parlando  a  Dio  • 

Turequtes  tranquilla  pijs ,  te  cernere  firn  st 
Trmipium ,  ^^6Ìor ,  Dux»  femita ,  terminus  idem» 

E  nella  profà  Acuente  • 

Terfe&um  honum  Veram  effe  heatitud'mem  conjìitumus  ] 

%4tqui,  &  Beatitudinem,  &  Deum,fummumbonum  effe  coUegirHUs  # 

Hora  fi  come  Dio  e  principio,  guida ,  termine ,  8^  fine  d*ogni  noftro  bene  ^ 
cofi  noi  dobbiamo  in  quefta  vita,mcttere  il  piede  nella  fcala  ds'  ouoni  coftumi. 
Se  virtù  dal  principio,che  cominciamo  a  carainare  per  fine  all'vltimo  palio  del- 
la vita  noftra ,  6^  non  celiar  mai  di  falire ,  finche  s'arriui  al  fommo  bene  • 
Semper  afjìduus eHo  y  &  quemadmodum  qui  fcalas  confcendere  coepemnt  no» 
frius  defijluntah  afcenfu  3  quamfupremum  attingerintgradumific  &  tu  in  bonìs 
femper  altius [candendo  affe&iimfis .  DilTe  Agapeto  Greco  a  Giuftino ,  Ma  cer- 
to, che  dalla  pratcica  delle  virtù  morali ,  6d^  cole  inferiori  fi  può  paftare  ,  fi^ 
afcendcre  alla  cognitione  delle  cole  fuperiori,  fi^  diuine,  per  fimilitudine,  <3c 
conformità  delle  cofe,  C\  come  leggiadramente  elprime  il  Petrarca  dicendo. 

^ncor  (  &  quefìo  è  quel ,  che  tutto  auam^a  ) 

Da  volar fopral del glihauea date  ali 

Ter  le  cofe  mortali , 

Che  fon  fcala  al  [attor ,  chìbenVefìima  ; 

Che  mirando  ei  ben[fOy  quante,  e  quali 

tran  rirtuti  in  quella  fuafperanT^a , 

D'yna  in  altra  fembianT^a 

Totea  lenarfi  all'  alta  cagion  priwu  • 

£  degno 


'Diens^iiB%ìT:i'.        ars 

1  degno  il  Gcfualdo  d'elTere  in  qucfto  luogo  vec^uto  :  ma  boi  tralaflàndo  ciò 
ch'egli  dottamente  dice,e  quel,che  replica  il  Cardinale  Egidio  nelle  fue  ftan^J* 
«d  imitatione del  Petrarca;  con  maggiore  autorità  confermaremo le cofe ho^ 
ftefte^S^  belle,  che  quaggiù  prattichiamoeffèrcifcala  a  Pio,  fé  ben  fi  confide^ 
cano,rolleuando  l'intelletto  alla  contcmplatione  di  lui  ,come  Autore  d'ogni 
bene  :  perche  ogni  cofa  creata  inxjueftoMondo  per  minima  ,  che  fia  manifefta 
la  Maeftà,  la  Prouiden:^a  ,e  lafommabontà  di  Dio  :  Sicome  Mercurio  Trime- 
gifto  in  Pimandro  c*p.  v.  Dtus  lane  totius  expers  imidì£  ferftngulas  Mundi 
fartìculas  "Ptìqìfplendet  :  Se  per  concluder  ciò  com  pitamente  cauiamo  fuora-. 
quella  gemma ,  che  fi  confèru*  nel  vafo  di  elettione  capit.  primo  a'  Romani  % 
cue  non  fono  fcufati  quelli  ingiufti  Gentili,  iquali  conofcendo  folo  fimuUcri  di 
legno,  di  faflo,  Augelli,animali  infiniti  per  loro  Dei,  non  hanno  'Voluto  hauere 
cotitia  del  '\ero  Iddio  :  imperciocheEgli  fi  è  manifefl:ato ,  &  lecofe  inuifibili 
fue  dalla  creatura  del  Mondo,  per  le  coS  fatte  fi  fcorgono ,  ^  la  fua  fempiter- 
ca'>rirtù,&  Diuinit<j.  ^ia quod notumeH Dei^manifejìtmijffiìn illis :  Decus 
enim  illis  manìfejìa uìt ,  huìfibilìa  enim  ìpfmsa  creatura  Mundi ,  per  ea  quafa^a 
funt  ìììtelleda  confpìcìuntur  ifempitema  quoqjmsyìrtus ,  &  Diuinitas ,  ita  "pi 
(int  ìnexcufabìUs , 

Ha  la  'vcfta  ftracciata  perniano  di  certi  h uomini  violenti ,  eh*  fé  ne  portor- 
co  'Via  le  particelle,  che  poterono .  Quefti,fi  come  Boetio  efplica  nella  profa  3. 
del  primo  lib.  fono  le  varie  fette  dc'Filofofi ,  che  per  la  varietà  delle  peruerfe^ 
opinioni,  checiafiiuno  tiene,  viene  la Filofòfia  ad  cfTerc  fi:rappata,e  ftracciata  in 
varie  parti,  eflèndoperfè  ftelTa  vnica, Ceretta ,  Pithagora  hebbe la  fua  partt-» 
nella  fpeculatìua,  Socrate  ncllattiua^che  fu  il  primo,  che  introducefie  la  mora- 
lità nelle  Città,  comedice  Tullio  de  Oratore,&:  nel  ^.  delle  Tufculane ,  il  che-» 
conferma  S.Agoftino  de Ciuit.  lib.  S.cap.  j-fèbenTiftefibS.  Agoftinolib.  i8, 
cap,  55?.  dice, -che  la  Filofòfia  morale  rifplendcua  viuente  Mercurio  Trimegi» 
ftoyche  fieri  molto  tempo  auanti  di  tutti  i  Saul]  della  Grecia ,  "blam  quod  atti' 
net  ad  Thìlofophìam,  qù^fe  decere  atiquìd  profìtctur  vnde  'fi ani  homiyies  beati ^ 
circa  tempora  Mercurij ,  quem  Trimégifìum  focauerunt ,  in  illìs  terrìs  huìujmodi 
Sìudia  claruerunt,  longè  quidem  anteJapient^s,qHos  Vhilofophos  habuit  Grecia . 
Platone  poi  fcolare  di  Socrate  hebbe  rattiua,e  la  contemplatiua  infieme  aggion 
gendo  la  rationale  di  più ,  6^  da  quefto  nacquero  molti  capi  di  fette  contrarie 
ciafcuno  per  moftrare  d*efi«re  d'ingegno  più  fpeculatiuo  diffcriua  dall'altro ,  e 
bene  fpeffò  dal  propio  Maeftro  inuentando  nuoue  opinioni,  6C  ragioni,  come 
Ariftotilc  Peripatetico ,  a  cui  fu  contrario  Senocrate  Academico ,  ambedue  di- 
fccpoli  di  Platone  ,  &  di  Senocrate  fii  fcolare  Zenone  Prencipe  della  Setta  ftoi- 
ca ,  della  Epicurea,  fu  Epicuro ,  che  di  diciotto  anni  capitò  in  Athene ,  mentre 
leggeuano  Ariftotele  in  Calcide ,  fl^  Senocrate  nell'Accademia  ,  fi^  molte 
altre  infinite  fette ,  che  ftracciarono  la  Filofòfia  -violentemente*  • 


X    i        li 


27<f . 


ICONOLOCltA 


■,fO  '■ìf 


Flcgmatico  per  TAcqua  ,  deuc  andare  io 
quello  à  Car.  1 1 8. 


DI  CESARE  RIPA.  '         277 

La  tracciò  Pithagoracon  i'opinioncchc  haueua  della  tnfmfgrazione  àz 
J'anima ,  ch'egli  fuile  (iato  Ethalide  ,  Euforbo ,  Hermotimo ,  Pirro  pel- 
catorcpnmachePi£hagora,&chevna  volta  dopo  la  £ia  morte  iarcbh,! 
palfato  in  vn  gallo  ,  che  egli  lo  prere  per /imbolo  de  l'anima ,  6^  però 
la  Ulta  prohibi  »  che  il  gallo  non  fi  deuclTc  vccidere,  onde  Luciano  filol'o 
fo  nel  Dialogo  ài  Mietilo  introduceiido  Pithagora  in  forma  di  gallo  a 
parlar  leco  ù  che  Pithagora  dica  d'eilcr  flato  Alpafìa  Meretrice ,  Cracc  Ci 
nilco.  Re  ,poucr'huomo,  Satrape>Caualio,Cornachia,Rana,&  alcrÌL 
animali  infiniti  prima  che  gallo ,  Nell'iftelfa  guifa  la  flracciò  Empedocle 
imitatore  di  Pithagora ,  fi  come  apparifce  in  ^uel  fuo  verfopofto  da  Filo- 
(Irato  >  nel  primo  libro . 

Et  puer  ipfefui ,  nec  non  quandoquc  T^ nella , 

Socrate  in  vn  colpo  fquarciò  la  metà  delia  verta,  poiché  le  tolfe  la  con 
tcmplatiua  de  le  cole  naturali  del  Mondo,  reputando  ilei  vO,  chi  ci  atten- 
d  \xà^1mo  "pero  illos  qui  in  huiufcemodt  contcmplandis  vcicant  Hi)lidos  e{f^monJlra 
bat ,  dice  il  Ho  diletto  Senofonte  nel  primo  lib;odegliattidiSocrate,dal 
^uale  hebbeoriginequelmottopoiìo  negli  Adagìi»  ^£ fupra ms nihil act 
tios .  Non  fiaro  a  cercare  s'egli  ftrappafie  la  filologa  ne  la  morale  iflcfia> 
s'era  dirprczxaiort  deia  Religione, 6;^  leggid'Athene,  &  corfattoxe  da 
lagiouentù;  so  bene  ch'cgluùcuriulodi  riiguardare^&i^  amare  il  ballai 
vn  poc  )  troppo  iicentiori.n^iit';  tu  >rd;:if.'uero,&gaueconume  filofofir 
co  j  ne  l'Amor ciViicibi.de, d. ce  Athentolib.  i_j.che  Socrate  fcappò  dzì 
manico  .  Socrates  ^hilofophuscum  omniadefpicaretur  yt^lcibiadis pi^lchritu- 
tlinisfuit  in>par ,  id  t  Si  cb  ca  upti.s  j  ^  de  [olita  magnitudine  >  canjlantiaq',  ani- 
mideieitus  .•  Daua  ben  configlio  ad  altri ,  che  fi  a/ìcnelleroda  Je  couuer- 
fa tioni  belle .  ^dmoncòat à  pulchrts  aljìinere  vehcmentet ,  tim  cntm  efie  farUc 
4ii€batjcum  tales  bomotangat  modcflu.  effe; Dice  il  fuo  Icolare  SenofQnte,m  :;d  t 
l'altro  canto  nel  5.  libio,eilendoglipropoftoda  vn  Socratico  d'andar:^, 
a  vili  tare  Theodata  belùifima  cortigiana ,  vi  andò  più  che  volentieri ,  &  i] 
trattenne  feco  a  motteggiare,  &iniegnarle  modo  da  ritenere  ce  la  rete 
gli  amanti. 

Piatone  la  ftrappò  ben  bene  in  molte  cofe,  tenne  anch'egli  la  trafm;- 
grationederanimectiamdio  nelebtftie)mail  fuo  Porfirio  Platonico,  ten 
ne_^,che  ii  rinouaflcro  folamente  ne  glihuomini,dichen'ètcfthnonio 
Sint'Agoftino,de  Ciuit.  lib. x.  cap. xxx,  laftrappò  di  più  tenendo  ,cÌ3e 
l'anima  fufl'e  coeterna  con  Dio  .  Sentenza  reprobata  da  Sant'Agoftin')  de 
Ciuu.  hb.  X.  cap.  xxxj-  la  ftrappò  nell'attiua ,  con  il  fuo  illecito  amor  Pla- 
tonico fehernito  ,  &  deteftato  da  Dicearcho  fiiofofo,  <S<f  da  Cicerone 
ancorché  platonico  nel  4.  de  le  Tufculane  .  Ariaotele  Iquarciò  la  ucfca  a 
la  filolofia  ,  ioftentando  che  il  Mondo  full'eab  Eterno,  che  Iddio  non  l'ab 
bla  fatto  ,  &c^  non  habbia  cura  ddk  cofe  del  Mondo ,  &  che  non  conofc  i 
le  non  fé  ftello  :  ehe  non  penfa  adaltro,che  a  le  medesimo,  &  che  il  beat-  ci 
nafced'alwfoue,  fi  come  icioccamente mantiene  nei  iz.de  la  metaliil-i  : 

X     ?  E: 


2  5  i  7  e  O  N  OLOG  tA    .:  .:.. 

LtRcJiMl/ì-alidegli  Éudeniij  Jib.'y.cap.  i5.oue  iìraccra'JaFilofona  wi 
niaJa  maniera .  Dci^sprofua  excellemia,  nihd  pf\iter  fé  ipfi-m  togitat  :  noiis 
i:utfiii  bonam  aliande  cnenlt .  Gli  rtoici  parimente  iaccrorono  la  ve  ita  fi  ioio 
iica  in  più  b.inde,dicédochc  il  Mondo  riaanimato,rationa;lc,&  inteJ'igibi: 
le, che  Je  dilapline  liberali  fi.no  inutili  jche  gU  errori,  e. peccati  fiano: 
vguali,  che  le  mogli  deueno  cflere  comunìcHendone  di  ciò  Autori,  Dio 
gene  Cinico,  &  Piatone,  comeriferilccLaertione  la  vita  di  Zenone  ca-t; 
podeJa  Setta floica,  ii  quale inucro  firacciò  Ja  veft*  affatto  ne  Ja  Fiipio 
liaattiua  con  la  mala, pratica  de  cofiunii,  concedendola  liberta  del  parla- 
le chiamando  cutt.  Je  cole  ancorché  dishoncfle  con  1  loro  proprij  nomi> 
mandando  ancó  fuora  la  ventofltà  per  ogni  parte  lenza  rifguaidoalcai.o^ 
come  icriue  i  uìiioa  Và]pn-\o  yTctotcRis  vtrbis  eaad  tefcrip/ì,  ejKaapert  jfi- 
mus  Agimt  ftoici  ,fcd  UH  eiiam  crtpitus  ciunt  £qu€  liberos  ac  nUtis  effe  oporter  e. 
Moda  da  tale  dishone/la  non  è  marauig  li  a ,  che  Ja  Filo  f  ^tìa  iì  lamenti  eoa 
Boctio  ne  la  prola  terza  degli  Stoici,  &  Epicurei  mlpetié,  il  capa  de  qua 
'jifracalsòla  vertaa  la  FiloiOiìa  ponendo  il /ine del  iomo  bene  nel  piacere 
&  riporo,coaie  ArilUppo  ancorché  fcoJare  di  Socrate,  pò  le  il  l^mmobe 
ne  nel  piacere  delcorpo,AnthiflenefuocóJiibepoIonel*animoiMa  Epicu 
ro  lo  polc  nel  piacere  del  corpo  ,  6i^  deli  animo ,  come  dice  Seneca .  Se 
bine  Epicuro  li  lamentò  ,  ch'era  malamente  intclo  dagl'ignoranti ,  dichia 
randoli  che  non  Inteadeuà  del  piacere  dishoneilo,larciuo,&  luliuriofo, 
'ma  la  quiete  del  corpo,  &  de  l'animo  libero  d'ogni  perturbazione,  dota- 
to dVna  fobria  ragione,  lì  comeatierma  Lacrtio  ne  lai  uà  vita,  ma  non  per 
quello  rappezzò  la  veda,  attefo  che  il  fine  Tuo  è  cattiuo  non  eflendopoi:© 
ne  lavirtù,&bontàde  l'animo  per  arriuare  aliommob'^ne  Iddio  vltimo 
noftro  fine ,  ma  pole  il  fine  in  bene  caduco ,  e  tranlitorio,  negando  l'im- 
mortalità dell'anima,  confermando  anch'cgli,  che  Iddio  non  tiene  cura 
de  le  cui'e  fiumane  jlquarci  brutti, &  deformi.  Stracciorono  di  più  gli 
£picurtilaFiloiofia  togliendole  la  rationale.  I  Cirenaici  doppiamente 
tugliendole  la  naturale ,  &  rationale,  ritenendofi  la  morale  come  Socra- 
te. Ariftochio  non  tanto  le  ftrappò  la  rationale,  Ó^f"  naturale,  m.i  llrac- 
ciò  anco  la  morale , che  lòla,hauea  la/fata ,  leuandogli  la  parte  de  la  corret 
tione, riputandola  parte  da'Pedantc,&i.on  da  Filofofoicome  nfsrifce 
Seneca  Epift.  8p.  Mora'.em  quoque  ,  quam  folam  reliquerat  àrcumcidit ,  nam 
€um  locum  ,  qui  monitiones  continet  ^fujìulit ,  &-  patdagogi  effe  dixit ,  non  'Thilo- 
f'phi  ■ytanquam  quicquam  aliud  fu  fapiens  ,quam  /mmani  generis  fndagogus. 
Alaqueftì  ritagli ,  &  fquarci  fono  aitai  iiiinori  de  le  peruerfe  Opinioni  cir- 
ca li  Mondo  ,  ìì  Cielo ,  l'anima  ,  &  Iddio  no/iro  Eterno  bene  :  Apprcflo  il 
quale  1  Sauij  di quefto  Mondo  lono  ftolti  .  Sapientes  huius  Mundi  funt  apud 
BeimHulti.  Mcrcca  leiciocche,.&  perfide  loro  opinioni  con  le  quali 
hinno  lacerata  la  veflaalaiàpienzaj  peni  che  meritano  nome  non  di  Sa- 
pienti, madiflolti,  coli  chiamati  da  San  Paolo  nel  primo  cap.  a  Romani. 
iuanuerunt in  cogitationibas  fuis  ,  e^  obfcuratum  efi  infiptiens  cor  eori.m  ;  dicentes 
€Himfe  effe  fapientcs yfiuUi  faUi  funt»  Et  mutauerura  ^hriam  morruptibtliS 


DI  CESARE  RIPA.  s6i 

peìy  in  ftmilitudinem  imaginis  corruptibdis  hommis)  &  yoUcrum  (jr  quadrHp:- 
!Ìum  5  &ferpentMm  . 

Tiene  con  la  iiidn  deflra  alcuni  libri .  Con  la  fuidta.  Io  scctra .  I  libri 
/igniticano  lo  ftLidio,che  tardeuc  quello,  che  vupJe acquifere  Ja  fjpien- 
gi,  pccupand  ',/ì  in  voJgcre  i  libri  profitteuoiial'o  acquuto  di  eila,  djftia 
^oii  dal  Tonno  della  pÌgritia,&d>:ro,tio,chcluglijno  indurreJdlciui  amo 
rijinuidic,  &  cùttm;  dtt';;tt! ,  clic  chiudono  Ja  via  per  arriujre  alia  ùpien^a, 
.&qucfto è  quello ,  che  vuole  inferire  Horatio  udia,  iecoadi  EpùloU  del 
pruno  libro.  ftni 

7ofces  ante  diemlibrum  cum  lumine: 

Si  non  intende s  cnimumjiudijs ,  e^  rebus  honejìis  : 

Inuidiavel amore  vigili  torquebf  re . 
Il  medsiiìmo  Poeta  nclia  poetica fua^pcr apprendere benc'la  fapIcnZi  ci 
cforcaa  rimeiticare  le  carte  ibcratiche  piene  di  Filolòfia  morale. 

Scribendi  recie  falere  eft  >  &  Trincipium  c^f^ns  : 

B^em  tibi  [oc  ratiere  potf  rum  oflende  re  e  ha  r  ta . 
Perlio  Poeta  latirico  nella  Satira  3.  tutto  idegnato  prorompe  contr®  i 
fonacchioiì ,  &  li  iueglid<&  incita ailo  Ttudio  della  fUoibfia. 

J^mpe  hocaJ]idue,yiamclarummanefeneJìras 

lai  rat  y  &  anguftas  extendit  lumine  rimas 

StretimMs  i^c.  piìiabalTo 

Stretis  adhiic  laxurnej'y  caput  compage  fallita 

Oftitat  htfternum  ydiffatis  vndiq;  malis  : 

£jl  aliqmd  quo  tendis ,  &  in  quod  dirigis  arcum  ? 
Fin  qui  efclama  contro  1  pigri ,  e  negligenti  nel  procurare  di  fap'irc ,  poco 
dopo  li  eflbrtaallàcognitioae  delle  cagioni  delle  col,i,cioc  ^Iji  jf  ilofo^ 
fia  naturale .  '......,,  -  ,, .  n^.  l^r  f 

Difciteqyòmiferi  j<;<!rcaufas  cognofcite  rerum  , 
Ideili  leguenti  poi  li  eibr.ta  alla  Filofoiìa  morale . 

Quid  fumus yaut  quid mmvi6iurigignimur^  orda      ,..  ,  , 

Qidsdatus  ,aut  metaquammollisflexus  y  c^  vnde; 

QmJs  modus  argento  y  quid  fas  optare  ,  quid  afper 

fatile  nummus  habetyVatritecharisque  propinquis 

Quantum  elargirideceat  :  Quem  te  Bcus  (jfe   , 
x,  >iuJJit,^hHmana  qua  parte  locatuses  in  ^e], 

'  'mei,.    jU:    *^  '..òii.ii^iPc'^"-    ''':i~u.^;/    .^ 

Fneceriario dunque fcacciarc il  roano ,  &l'otiò,riem|ci  .<felle  diTcìpHa^, 

,  ^  nocini  all'acquato  della  iapienza ,  che  col  volgere  i  libri  lì  conljguifce* 

elìendo  /vfo  de'  libri  iftrumento  della  dottrina .   Jnflrumentum  do£irin£  efi 

yftis  librorum  y  DilTePlutarcho  nella  educatione  de' figliuoli,  &  Ilìdqro 

•liei  libro  terzo  del  iommo  bene  afferma,  che  ogni  prolieto  procede  dal  kg 

gerì  J  libri  6c  dal  meditare  ciò  che  fi  legge.  Oìnnis profeti us  exitiìione ,& 

,  Picd natio  w procedìt ,  qu^  cnim  nefcimus ,  lei^horie  djjcimus  >  qu^e.  didicimusyrne^ 

,.Àitat4onc  conjeyiiaì/tfiì-i-  pOiiti'è'che  i  libri cliiainanli  muti maeftri .' 

■■     "■  ■  " '  '  '      ■"  X''4  ^-    Lo. 

/ 


2io         icor^ó'ùoGij  •■ 

Lokcn'olTgiìi/jciijciielaljpicn^i,  laqualeinquelta  opera  di  Boctiò' 
fci  /a  t- iloib  fiali  piglia  5  è  Regina  di  cucce  le  diùipiine,  &  arti  liberali,  & 
che  eia  eija  vengono  ordinate  ;  mipercioche  hauendo  la  lapienza>&  hlolu- 
t\à  nocmn_  ^à\z  cofc  diurne  7^  humancjr&couccntndofi  ella  nella  coit 
tcHiplaciua,  &  ncli'attuia,  vctTgonodaki-ardinate  tutte  le  dilcipline,  3c 
artij  le  quali ,  o  lonacojitenTplatiue,  o  attiue;  &  comca-tiiuas-'ordina  da 
Jcri anco  ìd  legge ciu ile,  la  -i^u^ìc. cade  ibcco i'Ec'iicaiiJ jfòfia  morale;  come 
^  lithica  in  genereciica  1  colcumi  imparharhoadarieg^ea  noi  Icelfi  ,  in  l'pe- 
Ile  con  l'Econoinica  alla  famiglia,  6C  allacafi  ;  con  la  Politica  a  1  Popoli. 
£c  le  la  legge  Ssidiuini,  & humaniiiiris  fcientia ;■  L^xizpicnzà  parimente  cji 
di/iinorumy  6"  bifmanorumfcicnthiy  coir,e  dfce Seneca epUc.  8'p.  &  M.Ta  Ilio, 
^  PiatonejiL*  luoghi  lopra  citati  :  ire.nverauiglia  cch^  liineddìmóTullio 
dica-iHa  Filolbfìa;:  Tu  imararix  legvtniyTH  mdgi^ra  morum  ^ &  difcìplime. 
jiiijìi ;  &  Seneca  nella  epirc.5;5r.  che  cola  è  altro  la  Filolbiìa,  che  legge  de 
Ja  vira  ì  Che  lia  Kcgina  deiiediicipiine,  &  arci  rtberali  nt^n  è  dubbi)  poi- 
che  da  lei  Ibn  J  prodocce  .  £jì  lap.datarum  artium  omnium  p-ocreatnx  qMxdairiy 
Xj-  qii'afi- pareri s  ca ,  quam  Thihfophiam  Grjeci  vocant .  Dille  Cicerone  nel-  pri- 
mo dell'Oratore,  &  nelle  Tuiculanela  chiama;  0  v;t£  Tpbtlofophia  dux y 
e  virtutis  indagatrix ,  expultrixq;  vitiorum  ^  quid  non  modonosyfed  omr.ino  vi* 
ta  hominum  fine  t>c  effe  potuifìet  ì  Tu  vrbes  peperijii  :tit  dijjipatos'homines  in  fo^ 
ciitatem  vit£conuocafli:  Nelle  quali  parole  fi  atcnbuìlcono  alla  Filolofia  , 
atlioni  Regie ,  e  titoli  da  Regina  ^  Ariftippo  volendo  inferire  ^che  le  di- 
fciplineliberali  vanno  dietro  alla  Fi  oibiìa  morale,  per  la  quale  cucce  Je 
altre  cofe  s'imparano  ,  &che  ella  è  Regina  di  cucce,  dilfe  che  quelli  che 
fono  ornau  di  liberali  difciplinej  e dilprezzano  la  Filofofìa,  fono  come  \i 
precidi  Penelopi,  i quali  faceuano  conco  di  Melanchon^,  &  Polidora  da- 
migel'e  >  e  non  fi  curauano  delie  nozze  di  Pencl'  »pc ,  ch'era  Signora ,  &(^ 
Pacrona;  fi  nule  cofa  diife  Arilto  d'Vìi(?"c,che  quando  andò  all'Inferno 
parlò  a  tutte  l'ombre  infernali  fuor  chea  Proferpma  Regina  :.il  primiero 
tìcttod'AnfJtippo  vjcn  riputato  da  Plutarcho  ne  l'educatione  di  Bione, 
©uè  chiama  la  Filofjfia  i.)mma ,  &  capo  di  tutti  gli  altri  ftudij .  Frlanutn 
tji  eiiam  Bionis  Thilofophidi6ium ,  efui  aiebat  yficut  Tendopes  Troci  cum  n  on  pof- 
ftnt  cum  Tenetopa  concumbere ,  rem  cum  eius  ancillis  habuiffentrita  qui  Thilofo" 
fhiam  nequeunt  iZppreheHdercyCOS  in  alpfs  nuUiuf  precij  difcipUnis  fefe  conterere  ». 
Jtaquereliqnorumfiudisrumquafi  caput  y  ^fummay  conflituenda  e  fi  Thilofophia» 
Se  e  degrada  e flerconftituita  fomma,  &  capo  dfe  gli  altri  ftudij  ,ficura» 
mente^di  tutti  lorochiamar  fi"  può  Regina:  linquanto  che  la  FiloibJia  tea 
g>:^dà  vna  mano  i  libri ,  e  dall'altra  lo  fcetro>spotemo  anco  dare  quefto  fi- 
gnificato;  chcad  vn  Rechcticnclo  fccttro<fcPbpoU,,è  nccefTario  anco 
tenere  libri  d'Ethica  iìlofofia ,  (S^  di  Politica  attinenti  ali  coftumc,&aÌ 
jnod'o  di  ben  regnare  e  trattare  il  militare  imperio ,  &  quelli  fpelfo  riual» 
jerejacciochevegghinofcritto  ne' libri  quello  che  gli  amici  >&  inferiori 
lorodeuoti  ;  non  hanno  ardire  di  auuifarli  ,&  ammonirli ,  &  però  Deme 
trio  Faicieoe/Tbriaua  Tolomeo  Re  a  ceoere  per  le  mani  non  arcalo  Icet^ 

\ 


DI  CESAR.E  RITA.  zS'i 

tro, che  libri  vciii,6: idonei  alla buoiKiaaiininiitratione del  Regno. 

Coiifidcrando ,  che  la  Fiioloiìa  tiene  i  libri  da  la  defira  >  &  Jo  icetro  da 
Ja  iìniilra ,  dh  erno  che  la  iapieniia  deuc  ciiere  preferita  al  dominio ,  &C^  al 
Regno,  pcrcue  lenza  ia  iapicn^a  ,  e  Gonlìglio  de'  lauij  non  fi  può  ben  reg- 
gere i-Òi- gpuerna  re  :  oftdc  nel  l'ccol  dora  regna  uà  no  lòJamente  lapicnti 
Fi  io  Ib-lì  ,,&  quelli  furono  Fnntipi,&  icgislaion  ,  come  dice  Pofìidonio 
in  Sen<;GA  epilt.  90.  Solone  iù  Principe,  &  legislatore  de  gli  Acheniefi, 
Licurgo  de*  Laced^r.noni  Zcleucodc'Locrcfì  i  Scriue  Pluiarchoin  Ifide, 
&  Ofindey.che^^li  Hgitij  icicghcuanoi  Re ,  ò  da  SuceidotiyO  da  Guerrie- 
ri perchequelh  lono  tenuti  in  conto  per  il  lor  valore,  (5^  quelli  per  la  la- 
pienza  .  Ma  quel  guerriere ,  che  lì  creai  a  Re  li  daua  alladilciplina  de'  Sa 
cerdoti ,  acciò iì  fotelìe  partecipe  cteiL  tilolofia  ,  à^  fapienza >  &  diuen- 
tali'c  atto  al  gouerno  ,  &C.  al  Regno  ronde  Ariftotcle  dilie  nel  primo  della 
Retcorica ,  che  il  lapeie  è  non  so  che  cofìi  atta  ad  imperare  ;  Sapere  (fi  quii 
dam  aftum  ad impenvÀum  :  h  Italo  Maefi  10  di  Seneca  aflermaua  ,.ehe  egli 
eiuRe;  maaSenecapareua,chefuiiepiù  che  Re, perche poteua  dar  nor 
ina  ai  Re  per  ben  regnare,  agl'era  lecito  far  ceniura  di  quelli,  che  re- 
gnùuano .  Ipfe  1\t'gctrt  cjje  dncbar.-jed  plusquam  ninnare  n.ihi  yidehatur culli* 
teretcenji.'.ram  agere  ]\egnamii:m.DìCQ.  Seneca  epift.  loS-  diremo  di  più,chc 
li  Reco^i/ìghandoll  con  pa-ionelauie  vengono  a  fare  ciò  che  vien  detti- 
todal  bu  Oli  conjgii  )  loro,&  per,)  Vefpalìano  Imper-tore  ftandovna vol- 
ta tra  Filofofipieao  di  giubilo  ,  &.  nierauigliae/cJamò dicendo.  O  Dio 
bu^MPo  ch'io  comandi  a'  iapienti,o^  1  fapienti  a  me  .  0  luppìter  incjv.ityvt ego 
fdpicntìbus  imperem  y(?^  mihijapicntcs  :  Et  per  il  buon-  profitto)  che  dalla 
conuerfatione  loro  ne  cauaua,  nò  voleuache  fi  ttnclie  portiera  a'fapieati^ 
Tunc  ]\exinqa!t  fapicntibus  r iris  fora  patere  femperroln  :  Narra  FiioftratO' 
lib.f.  cap.  10.  &v^u.  £tnonèdubbio,che  licon-figh  de*  laui/ijilfilofo- 
fare,  &  la  filoiofiaèdigioLanjentograndeaJ  Pancipcpcrben  gouernare^ 
ficome  ditìfuiainentediiiìoflira  PJuurcho  nei  trattato,  ch<?  fa  al  Principe 
ignorante ,  ^  ire  quell'ai  tro  doue  mantiene  ,  che  fi  debba  filofofare  con 
Principi ,  fede  ne  faccia  il  buono  &  h.dato  imperio  di  M.  Antonio  Impe- 
ratore ,  ilq  uale  hebbe  pien  di  fìiofofia  la  lingua  e*l  petto ,  e  fpellò  in  bocc^ 
Jiauer  iblea  quella  pretiofa  voce  d'i  Platone,  le  Città  fiorirebbero  fe  li  Filo 
fc)fi  imperallero,o  vero  iè gl'Imperatori  filofofafiero .  Florerent Ciuitatesyfi 
aut  Thilofophi  imperar  ent  y-aut  Imperato  fes  philofopharentur  :  Riferifce  Giulio 
Capitolino  n-lla  fuavii.a.11  che auuertendoTheodofio  Imperatore  diede 
Honorio,^'' Arcadiofuoi  figliuoli  alla  difciplina  d'Arfemo  huomo  fapiei» 
tiflimo  y  il  quale  eflendo  (lato  veduto  dall'Imperatore  ftarc  in  p'cdi  auanti 
li  figli ,  mentre quegh  ammacftraua ,  &f  cfll  fuperbamentc  federe ,  fi  adi- 
rò con  effoloro ,  &  ii  fece  ipogliare  degli  adornamenti  regali  ammonen- 
doli, ch'era  meglio  per  loroviuere  priuati,che  imperare  con  pericolo' 
lenza  dottrina  6^  fapienza ,  voce  affai  commendata  da  Niceforo  lib.ia- 
cap.*^.  Congiuft»  ragione dunquefi dà  lo  fcettro  alla  Filofofia  moln» 
coaiiciieugic  aiU  iapieji;sa,  la  ^uale u  che  li Prkcipi  lenza,  pencolo  fic» 
^" '  "  ramcfltr 


2KÓ  ICONOLOGIA 

ramente  regnino ,  tertimonio  ne  fia  l'illeilà  fapienza,  che  ncll'ottauo  pro- 
liCibiudi  ic  UiCdelinia  dice  ;  Te)  nu%e^es  reznant  .ó- legum  frodiions  iufta 
difcermnt.  Per  n.ezzo  miu  regnano  li  Re,  6<f'i  legis/aton  dilcernano  il 
giufloi&Hugone  dilJe  ,  che  la  Fi-olbiìaiiiregna giuda, &  rettamente  re; 
cnarejconolcendo  ciò  Filippo  Redi  Macedonia  eliorcaua  Alellandroil 
Magno  lue  fìghuolo  ad  apprendere  la  Filoiotìa^  l'otto  la  diicipJina  del 
Filoiofy,  dicendogli  accioche  tu  noii_,  commetti  iiiolti  errori  nel  re-- 
gnare,de' quali  mi  pento  hor  io d'hauer-commellò.  Ripoitaao  gloriof 
la  filmai  Re  medianto  la  Filolbiia,  non  tanto  per  goueruare  i  Popoli 
con  lapienza,  quanto  per  ikper  reggere  fé  ftelfi  y  dato  che  vn  Re  regga  be- 
ne le  Hello  ,  regge  anco  bene  i  Popoli  con  rodistattione>&:  applauioconi 
niune  :  ma  fi  come  è  diflìcile  ad  vn  nobile  >  6«:  gagliardo  deftrierc  rafrena- 
re  il  corlb  le  non  ha ,  chi  gli  loprallia ,  &  chi  lo  freni ,  coli  difficil  cofa  è  ad 
Vn  Principe  alibi  uto,  che  ninno  fuperlore  conofce  faper  e  regolare  fé  Qef- 
fo,&  raffrenare  l'impetuofocorfo  degli  affètti  fuoi >  la Filoiofia nondime- 
no ,&  fapienza  facilita  tutto  CIÒ  ,  perche  la  Filofofia  fecondo  Anflippo, 
&  altri  Fi lofofì  doma  gli  affetti  delranimo.  E  difficile  ad  vn  Principe  gio 
uanc  efiere  continente ,  nondimeno  Al.elfandro  Magno  mediante  la  Filo- 
fofiade'buonicoAumi  fùgiouaneconLinCiitii'simo,  poiché  portò  rifpetto 
alla  moglie,&alle  iìglic  di  Dano,chc  di  rara  bciiezza  erano  dotatejòc'  non 
le  tenne  da  fchiaue,  ma  Jehonorò  da  Madre,  &  Sorelle,  6(^  portò  anco 
rifpetto  a  Rollana  fua  bellilsima  fchiaua,  ciie  fé  la  fposò  per  non  fargli 
torto,&  violenza  :  conlufione  diquelli  Signori)  che  non  lat3ano  intatte 
non  dirò  fchiaue,oferue,  ma  non  la  perdonano  a  va  ifàlie  nobili,  <S<f  ho- 
norate  .  E  difficile  ad  ogn'u  no  il  perdonare,  a'nemici  marsimamentc  a' 
Principi,  nondimeno  Celare  Dittatore  inlìgnoriioii  della  Rep.  6<:deiliin 
perio  mediante  la  fua  fapienza  ,  re  ii'e  gl'i  ir  peti  dell'ira,  &  perdonò  a  tutti. 
Offendono  gli  animile  maldicenze  tanto  ,chcficommuouono  ad  odio 
mortale  contro  i  detrattori ,  S^  calunniatori ,  nondimeno  Augufto ,  Ve- 
padano,  &  altri  ottimi  Imperatori  non  vollero  fare  rifentimento  contro 
loro,  ne  incrudelirli  per  parole, ò  libellicontrogli  Autori,  &  con  pruden 
za  ,  perche  le  voci  del  Popolo  maldicente  nondan  forza  di  detrahcrelafa 
ma  ad  vn  gran  Principesche  con  prudenza  ,  fapienza,  &^giufiitia  goucr 
ni ,  elfendoche  le  buone  attioni  loro  fanno  per  fé  llefle  n.étire  i  maleuoli; 
&peròPio  Secondo  Pontefice  confìantemente  perdonò  a  chi  rhaueflcj 
prouocatocon  ingiurie,  e  detti  mordaci, de' quali  non  ne  fece  conto, S( 
voleuachein  vnaCittà  libera  come  Roma  liberamente  fi  parlalfe",  con? 
me  di  lui  diCe  il  Platina  ;  Male  de  [e  opinames  vel  loquentes  cohercutt  nunquài 
'  libere  enim  ìnlibera  Quitatt  locjuiomne  ipolebat  :  11  qualdetto  fu  di  Tiberio  Im 
pcratorc,&moflroancodinon  iftimare  lepelsimevocidel  volgo,  quan 
co  dilfe  ad  vno ,  che  fi  lamentaua ,  che  alcuni  di  lui  diceuano  male  ;  rifpo 
fé  fé  in  Campo  di  Fiore  anderai  ,  vedrai  molliche  di  me  fleffo  ancora  di^ 
ranno  male .  Anzi  dalle  maldicenze  Antonino  Filofoio  Imperatore,  mer 
cèJaFilolòiia,,ciiecosi  gii  .detta uà  j^rulittojpijcndcua:  poiclvQ.fpello  4i- 

man- 

j 
\  -   '. 

\         -  i 


mSnduua ,  une  coili  (i  dicelle  diluì,  icntcnd:-;3  iiiciic  >  le  dentro  di  Te  co-io-; 
Iceua  c/Icr  vero ,  le  n'emendaii/i  j  J: /-.tt  cnìrrifanux.  fniC  aa t'jfijiirnus  recjiuì em 
ad  verum  -,  quid  qutsqi'c  de  fé  diceret ,  ahcndansy  qux  bene  reprchcnfi  videren-r 
tur  .  Marra  Giulio  CapicoUnC)..  lutti  quelh  iono  frutti  delia  Filolbiìa, 
the  regge  gli  animi ,  6C  moderagli  alietti^on  lofcettro  della  iàpienz.a, 
coi  qua^e  {\  reggono  gh  huomini  prudenti  4n  ogniauuenimcnto  loro,  & 
fìgnoreggiano  imoti  dell'animo  ,  tanto  nell'auuerfita,  quanto  nella  prof- 
perita,  éc  Ibpraftanno  adorni  colpo  di  fortuna  .  Ompia  cjuxcaderein  ho-. 
niincin  pojfunty  jì-.bter  fc  babet  jca.-jue  dcfyic'ere  caftis  contemnit  loumanos. ,  . 
Dille  foratore  :  Cs^  t^iogeneFilolbfo  eiiendogliaddimandato,  checofa 
guadagnato hauelk dalla Filof(;da  :.fc  non,akfQ  nli)0.fQ,,  ho  guadagnato 
quefro,  che  ro  lonoapparccc'iiatoad  (;gni  fortuna :&  Dionillo  1  iranno 
Icacciato  dal  R  cgno  ad  vno ,  che  gli  dille ,  che  cofa  ti  ha  giouato  Platone, 
&  la  Filologa ,  rifpofe ,  ch'io  polii  quefia  graue  mtitation^  di  fortuna  coin 
portare:  percioche  non  svccne  come  hanno  fatto  altri,  ma  flette  laido  > 
relfe  le  flelìb,  &  imperò  alle  paliìoni  dell  animo .  Porta  dunque  lo  fcettro 
per  più  cagioni,  perche  la  Filofofìaè  Regina  di  tutteledifcipiine,  &  ar- 
ti liberali,  perche  è  necelìària  a'  Principi  per  ben  regnare,  &  perche  la  el^ 
fere  quelli  chela  polìeggono  Re,  elìendo  che  con  fìiofofìca  libertà  danno 
conligIio,6(r  comandano  ad  altri  che  faccino,  o  non  faccino  vna  cola: 
&  perche  mediante  la  Filolbfia  ,  &  fapienza  viuiamo  nel  pacifico  Regno 
della  tranquilluà ,  poiché  potiamo  in  ogni  tempo ,  luogo ,  &  muutione 
di  fortuna  imperare  a  gli  appetiti ,  affetti,  «S:  perturbationi  dell'animo,  & 
noi  m^'defimi  reggere,  &gouernare  con  prudenza,^  fùpicnza  :  onde  Ze- 
none alìerì ,  che  li  làpienti  Filolofi ,  non  lòlo  erano  liberi ,  ma  Re . 

FVRORE      IMPLACABILE. 

HV  O  M  O  armato  di  più  forte  d'arme ,  &:  ferito  in  molte  parti  della 
perfona ,  moliri  nel  fembiante  furore ,  &  rabbia ,  fari  cinto  con  rot 
te  catene ,  che  dalle  braccia  ,  S^  dalle  gambe  gli  pendino ,  terrà  con  la»* 
deftramano  vnferpe  detto  A Ipido, piegato  in  molti  gin, con  la  bocca 
ape:tach'abb/a  la  lingua  fuori  tripartita,  &  vedendoil  per]  la  perfona  infi- 
nito veleno,  moftri ,  &  ftia  in  atto  d'offendere  altrui ,  &  alli  piedi  di  detta 
figura  VI  farà  vn  Cocodrillo,che  moflri  di  percuotere  fé  flelTo. 

iJi  dipinge  armato ,  &c  ferito  in  molte  parti  della  perfona ,  con  la  dimo 
fl  razione  del  furore ,  &  rabbia ,  elfendo  che  il  furore  è  propria  alteratione 
dell'animo  irato ,  che  conduce  fh uomo  all'operare  contro  fé  fleÌfo>  Dio, 
Natura  ,h uomini ,  6?^  cofc,  &  luoghi . 

Le  rotte  catene  che  dalle  braccia,&  da  Je  gambe  gli  pcndono,dinotano 
che  li  furore  è  indomito ,  6^  poche  lono  quelle  cofcche  a  lui  faccmo 
refiflenza. 

Tiene  con  la  delira  mano  il  ferp^  nella  guifi,chc  habbiamo  detto,  pcf 
cio-c^c  le  *4crc  lei. ere  hanno  efpre/Io  il  furore  implacabile ,  per  vn  ferpc 

piegato 


a84  1  CON  O  L  OGiZi 

piegato  in  molti  gin,  &  che  ha  ia  lingua  fuora  ai  vedere  tripartita, 5^ 
diceli ,  che  ni:ilun  furare  lì  può  comparare  a  quello  deJrafpido,  il  quale 
iubito  che  fi  lente  tocco ,  coli  beftialmente  s'infuna,  che  non  fi  fatia  fin 
che  non  habbia  auuelenato  col  morib ,  chi  l'ha  oifefo ,  o  vero  di  rabbia  nò 
li  muoia  com2  dice  Euthimio - 

li  Coccodnlioin  anodi  percuotere  fé fteflb,voIcuano gli  Egitij  contt 
le  animale  nella  guifache  s'è  detto  ,  fìgnificarc  il  furore ,  perciò  che  quc- 
fto  animale  quando  è  riraaftogabbatodcila  preda,  contra  fc  Aeflb  s'acccn 
de  di  furore ,  &  fd  egno . 

FORZA    SOTTOPOSTA    ALL'ELOQVENZA; 


D 


Q  NN  A  vecchia,  veftitaeraucmcnte,checonladeftramano  tcft 

ghi  il  caduceo  di  Mercurio ,  &  fottoli  piedi  vn  leone . 
Ilo  flimo^rache  U  for^accdcnU'eioqucnza  de'  Sauij . 

G  A-  ' 


DI  CESALE  %IPA:  zjj, 

GAGLIARDEZZA. 

DONNA  di  maturo  afpetto  >  ma  vago  >  di  vifta  proportionata ,  e  Tuelti» 
farà  di  leggiadro  habito  veftita,  coronata  dì  amaranto ,  d<^^  tenga  con 
•mbc  le  mani  vn  ramo  dì  oliuo  con  li  Tuoi  frutti,  ^  fopra  a  detto  ramo  vi  fari 
'Nn  fauo  di  mele  con  alcune  api . 

L'amaranto  è  vna  fpica  perpetua  ,1aqualc  fuor  dellVIb  degl'altri  fiori,  fìgni- 
fica  (labilità,  gagliarde:^:^a,  e  conferuatione  ,  per  la  particolare  qualità  fua  di 
non  immarcirc  giamai,  &  di  ftar  fcm  prc  bella,  &  di  "verno  quando  fono  man- 
cati gl'altri  fiori,  folo  tenuta  nell'acqua  fi  rinuerdifcc,  però  li  popoli  di  Teiraglia 
affretti  dall'oracolo  Dodoneo  a  far  ogni  anno  refpiationi  al  fepolcrodi  »^chil» 
le ,  come  fi  fcriuc,  porcauano  dell'aaiaranto  ,  accioche  mancando  gl'altri  fiori 
qucfto ,  che  predo  fi  rinuerdifcc,fu(lè  in  difefa  della  loro  diligen^i^a ,  coronan- 
doli con  elfo  la  tefta  nel  fare  l'oblationi .  Per  qucflo  è  il  detto  fiore  immortale  , 
&  fi  dedica  alla  immortalit^ì  col  ramo  d  oliuo  ,  &  il  fauo  di  mele  allude  a  quel- 
la rifpofta,  che  fece  Diogene  Cinico  ad  alcuni,  che  gli  dimandarono  in  che  mo- 
do {\  potefiè  allungare  il  filo  delia  'Vita  humana .  Dicendo,che  le  parti  interio- 
ri fi  doueuano  irrigar  di  mele  ,  &  reftcriori  vngerle  con  l'olio ,  &  voleua  inten- 
dere cof^ui  fotto  ofcurit<ì ,  come  era  il  folito  fuo  ,  che  per  viuerc  fano,  6^  ga- 
gliardo bifogna  flare  con  il  core  allegro ,  &  pieno  di  dolci  ,  ò^  fuaui  penfieri 
continuamente ,  &  per  lo  corpo  hauer  la  commodiià  neceilaria  tenendolo  in_» 
eircrcitio,  accioche  non  fia  confumato  ,  e  guafta<o  dall'otio  :  ma  aiutato,  <& 
conlolidato  .  Dice  oltre  a  ciò  Atheneo  ,  che  chi  v^i,  lì  cibi  conditi  con  il  mele , 
viuc  molto  più  di  quelli ,  che  vfano  li  cibi  compofli  di  cofè  forti .  Et  in  qucfto 
propolìco  adduce  rcllcmpio  di  alcuni  popoli  detti  Cirnei ,  nell'Ifola  di  Corfi- 
ca ,  li  quaii  'viueuano  lunghiflìmo  tempo ,  perche  fi  pafceuano  di  cibi  dolci , 
e  comporti  di  mele.  EtDiaphc,  il  quale  icrilfe  dell' Agricoltura  ,  afferma-, 
che  il  cibo  di  mele  "vfato  di  continuo ,  non  folo  fa  giouamento  grandifììmo  al- 
la viuacità  dcirmtellcito  ;  ma  confcrua  ancora  li  fenfi  lani ,  &  interi  . 
GELOSIA. 

DONNA  con  vna  verte  di  turchino  a  onde,  dipinta  tutta  d'occhi)  e  d'o- 
recchie, con  Tali  alle  fpallejCon  vn  gallo  nel  braccio  finiftio,  &  nella  dc- 
ftra  mano  con  vn  ma^^i^o  di  fpine, 

Gciofia  è  "Vna  paffione ,  &  vn  timore  ,  che  fa  che  il  valore  della  virtù  ,  o  de* 
meriti  d'altrui/uperando  le  qualità  'Virtuofc  di  chi  ama,  non  le  tolga  la  polfef- 
(ione  della  cofa  amata . 

Dipingefi  la  Gelofia  col  gallo  in  braccio,  perche  qucft'animale  è  gelofiflimo  , 
tigilante.defto,  &  accorto . 

L'ali  fignificano  la  prertc:^:^a ,  &  velocità  de*  fuoi  variati  penfieri . 

^  Gh  occbij,  &  orecchi)  dipinte  nella  verte  fignificano  ralTidua  cura  del  gclofo 

di  'Vedere,  &  intendere  fertilmente  ogni  minimo  atto  ,  &  cenno  della  peri'ona 

amata  da  lui,  però  dille  il  Tarto  nuouo  lume  dell'età  noftra  in  vn  fonetto. 

Ce/o/b  amante^  apro  miWocchi.e  miro,         E  mìWorecchì,  ad  ognifuono  intento, 

li  ma^:^o  delle  fpine,  dimoftrai  faftidij  pungentiflìmi  del  gelofo  ,  che  di 

con- 


àn 


ICONOLOGÌA 
<:  £  L  o  s  I  a; 


contìnuo  lo  pungono rnon  altrimenti  jche  fc  fofTero /pincacuti/Iìme/lc quali 
per  tal  cagione  gli  fi  dipingono  in  mano . 

Celofta . 

DOnna^veftita  nel  modo  fopcadctto  ,  nelU  deftra  mano  terrà  vna|)Iantt 
di  helitropio. 
il  color  del  -ycrtimcnto  è  propio  fignificato  di  Gclofia,  per  haucr  il  color  del 
marcjÀlquale  mai  non  fi  moftra  così  tranquillo,  che  non  ne  forga  fofpetto ,  cosi 
«ra  li  fccgli  di  Gclofia  per  certo,  che  l'huomo  fia  dell*  altrui  fede  non  palFa  mai 
fcn:(^2  timore,  6^  faftidio . 

Si  fa  ancora  queft'  immagine',  che  in  'Vna  mano  tiene  il  fiore  helitropio  >  il-* 
quale  fi  gira  fempre  intorno ,  e  incontro  al  Sole  ,  fcguitando  il  fuo  moto  ,  co* 
nDcgclofojOo'paflì  ,  con  le  parole,  6^  col  penfiero,  fempre  fta  "Voi  lo  alla.» 
contemplatione  delle  belle:^:^e  da  lui  per  fouerchio  amore  ilimate  rare ,  Se  vni* 
eàea!  mondo. 

G& 


DICESA%E  "KIT A.  aSr 

GENIO    BVONO; 

Secondo  t  Gentili, 

VN  fanciulla  con  belliffimi  capelli ,  farà  coronato  di  Platano  i,  5;^  in 
mano  tiene  'yn  fcrpcntc- .    Cofi  fi  'Vede  fcolpito  in  alcune  Meda- 
glie antiche^  « 

GENIOCATTIVO; 
Secondo  i  Gentili» 

HVomo  grande,nero,  di  'volto  fpaucnteuolc,  con  barSa,  e  capelli  lunghi, 
e  neri ,  in  mano  tien  vngufo.  Scriuc  'Plutarco,  ch*apparuc  a  Marc* 
Bruto  occifor  di  Cefare  il  genio  cattiuo  inf  qnefta  forma  ,'e  il  gufo  come  ftiaaa- 
Oano  grantichi  e  vccello  di  trift'augurio  .'però  Vcrgìlio  nel  4.  dell'Eneide  • 
Solaque  culmntbus  ferali  Carmine  huho 
S Ape  querty&longaiinfletum  ducere  voce f» 
Molti  /òno  (  fi  racconta  )  i  Genij ,  fecondo  rapplicationi  dell*  ingegni ,  de 
quali  fi  prendono  ,  ma  a  noi  farebbe  diligenza  fbuerchia  dipingere  alcmo  ol- 
tre a  queftijche  fono  g'i  vniuerfàli  per  acconciar  tutto  il  refto,  che  fé  ne  potreb- 
be dire  a  i  luoghi  conucnienti ,  fecondo  l'ordine  ^  che  habbiamo  prefo  « 

C    É    N    f    O, 

Come  figurato  da,  gli  antichi. 

Molte  immagini  antiche  del  Genio  rapprcfcnta  VincentioCarrari;préfiBL. 
da  Lilio  Gir  \ldi  Syntagmate  1 5.  Faremo  noi  parte  d'^vna  figura  fcol- 
pita  in  marmo  di  baffo  rilicuo,  irouata  già  in  Roftia^nella  quale  era  vn  Fanciul- 
lo di  -volco  allegro ,  èC"  ridente ,  incoronato  di  papaueri ,  nella  man  deftra  te- 
neua  ^ighe  di  grano ,  nella  finiftra  pampani  d'vua  Con  quefto  epigramma  aT 
piedi,  il  quah  fu  -^erfò  Pr^ti  in  •vna  vigna  nel  tempo  di  Pio  IV^  diligentemen- 
te raccolto  da  Antonio  Caftellini  perdona  non  tanto  nella  fcien:^a  delle  leg- 
gi Iltterata ,  quanto  in  varie  difciplinc  erudita ,  commendato  da  Girolamo  Ca- 
tena ne  gli  fuoi  monumenti  latini  :  lo  ponemo  per  coià  fingolare,  non  effendoiì 
mai  Rampato  in  niun  libro  d  mfi:ri]:C!oni  antiche  « 

QyiS  TV  LAETE  PVER  ?  GENIVS.  CVR  DEXTERA  ARISTAM 
LAEVA  VVAS.  VERTEX  QVIDVE  PAPAVER  HABET? 

HAEC  TRiA  DOMA  DEVM  CERERIS  BACCHI  àTQVE  SOPORIS 
NAMQVE  HIS  MORTALES  VIVITIS,  EF  GENIO. 

Con  la  fpiga ,  &  col  papaUero  nella  man  (iniftra ,  B>C  tor\  la  patera  nella  deflra^ 
fu  anco  crpreflb  il  Bono  euento  in  'vna  medaglia  di  Traiano  ,  come  rifetifct-» 
Occone ,  il  quale  defcriue  il  Genio  pur  con  le  fpighc  in  altre  medaglie,  che  pili 
«baffo  fpecificaremo ,  Pigliauafi  apprcflo  gli  antichi  Gentili  psr  la  tutela,  àC 
confcruationc  delle  cofe,  però  J'affcgnauano  alle  Città,  a  i  'uO;  ai,aile  p!»nte.& 
ad  ogni  cofa,  infine  a  i  libri,che  da  gli  Autori  loro  li  defiderano  fiano  tenuti  ptf 
ogni  tempo  accetti;  con  applaufo  commune,  perciò  Marciale,  dille . 


2SS 


IC  0  NO  LO  CIA 


GENIO 


y'iBuYUs  Genìum  debet  habereliber . 
Nelle  infcrittioni  antiche  più  voice  (ì  troua  Genio  Colonia: ,  Centuria? ,  De- 
cuti«^,  Fontis,  Lcci>  e  dellWlcimo  n'era  figura  la  ferpc ,  nello  Smetio  a  catte  28 
num.4.  Uggefi  Genio  Horreorum  Senaiorum  per  la  conferuatione  del  Grana- 
rodi  Sciano,  cofi  anco  Genio  Conferuatori  Horreorum  Gaianorum  ,  Genio 
Thcfaurorum  j-vedefi  in  queft  alerà  infcrittione  non  più  ftampata ,  che  al  pre- 
fente  (là  in  vn'orticello  dietro  il  Monafterio  di  Santa  Sufanna  nel  colle  quirina- 
le 4  E'  vna  bafe,  che  dal  canto  deftro  ha  il  vafo  detto  Vrceo ,  6^  dal  finiftro  la 
patera,  fotto  la  quale  è  pofto  il  Confolato  di  Marco  Ciuica  Barbaro,&  non  Bar- 
bato, come  fcorretta mente  ftampafiin  tutti  iPaftifcn^^a  prenome  >&  nome  di 
tal  Confolato,  che  fu  del  1 5  8. 

lOVI  CVSTODI,  ET  GENIO  THESAVRORVM  C.  IVI.  AVG. 

LI3.  SATYRVS  D.  D.  DEDIC.  XIIT.  K.  FEBR.  M.  CIVICA. 

BARBARO.  M.  METILIO  REGVLO  COS. 

il  Geni© 


ntCESA'KE  %1VA.         2^9 

f  1  Gcnitjjche  noi  volgarmente  dicemo  per  rhumore,e  per  il  guflo,è  naturala 
inclinatione ,  che  ha  vno  ad  "vna  cofa ,  ed  elfercitio  :  fi  pub  figurare  Fanciullo 
tlato,  fimbolo  del  pcnfiero,  che  fèmpre  nella  men  te  vola  di  ciò,che  fi  ha  gufto, 
efantafia  rcengainmanoftromcnti  atti  a  dichiarare  quello,di  che  fi  diletta  ; 
fé  vno  ha  Genio  alle  lettere,gli  fi  ponga  in  mano  libri  ;  fé  a  Tuoni,  e  canti ,  inta- 
uolature  di  mufica,  lire,lcuti,  ed  altri  ftromenti  ;  fé  ad  armi, armi;  e  cofi  di  ma- 
no in  mano  d'altre  cofe,  in  fimili  occafioni  fi  potr^  incoronare  di  Platano  tenu- 
to dagli  antichi  Arbore  geniale,  perche  è  grato,  e  gufta  a  tutti  quelli,  che  lo 
mirano  per  la  fua  bclle:^^a,  e^rande  ampic:^:^a,  difende  TEftate  con  la  fua  om- 
bra dall'ardor  del  Sole ,  ed  il  Verno  riceue  il  Sole ,  pero  I* Academia  d'Athent^ 
intorno  alla  loggia  fi  compiacque  tenere  moki  Platani,  che  fiorirono,e  crebbe- 
ro airaltc:(^^a  di  ^ 6.  braccia,come  fcriue  Plinio  lib  12.  cap,  primo .  E  Serfe  Re 
s'inuaghì  di  quefta  pianta  genero/a  >  alli  cui  rami  fece  attaccare  collane ,  ed  ar- 
mille  d'oro ,  nella  guifa  ,  che  racconta  Eliano  lib.  2.  cap.  13.fi  può  anco  inco- 
ronare di  fiori ,  come  l'incorona  Tibullo  lib.  2.  elcg.  2.  li  Genio  del  Popolo 
Romano I  come  quello,ch'erafempre di  guerreggiare,  e  trionfare  ,  m'Vna.» 
medaglia  di  Antonino  Pio  è  figurato  con  vn  ramo  d'alloro ,  o  d'oliua  nella  de- 
ftra  ,  e  nella  finiftra  '^n*  afta ,  in  vn'altra  il  cornocopia  ,  per  la  foprabbondante 
ricchc:;^:^a  del  Mondo,  che  polledeua ,  al  cui  acquifto  era  intento ,  ouero  per  lo 
^ufto  dcll'abbondan^^a,  che  ha  communemente  ogni  popolo  .  In  altre  duc-* 
medaglie  di  Traiano,  e  di  M.  Aurelio  Antonino  Filofofo ,  nella  deftra  tiene  vna 
patera,  nella  finiftra  le  fpighe  ,  per  denotare,  che  quelli  Imperadori  premeuano 
neirabbondan:^a,  e  nella  loro  religione,di  cui  n'è  fimbolo  la  patera  :  in  vna  me- 
daglia di  Nerone  la  patera  nella  deftra,  nella  finiftra  il  cornucopia,  auanti  Tara, 
laquale  fen:(a  dubbio  fiì  battuta  per  adulatione,  poiché  il  Genio  di  Nerone,cioc 
l'humor  fuo  era  inclinato  al  male  ,  e  non  al  bene  ;  alla  impicca ,  non  alla  reli- 
gione ;  alla  deftru:^-^ione,  non  all'abbondani^a  :  molti  fimili ,  ma  fen:;^'ara  veg- 
gonfi  nelle  medaglie  di  Mailìmino  ,  tra  quali  vi  è  imprcfib  il  Genio ,  che  nella 
deftra  tiene  vna  patera  con  vna  ftella  fbpra,  nella  finiftra  il  cornucopia  .  In  più 
modi  anco  appreflb  il  fudetto  Occone  fi  figura  in  altre  medaglie  d'Imperado- 
ri ,  fecondo  gli  affetti ,  e  volontà  loro  :  li  quali  affetti ,  e  perturbationi  d'animo 

{)affauano  fotto  nome  di  Genio  I  comeapparifcein  Plutarchonel  trattato  del- 
a  tranquillità  non  lunghi  dal  fine  in  quclH  verfi,  ne'  quali  fono  infetti  dieci  no- 
mi inucntatì  da  Empedocle,  per  efprìmere  gli  affetti  ,  ed  inclinationi  d'animo  • 
Hic  ìnerant  Chthoniaj  &  cerpcns  procul  Heliopea , 
Et  vario  Harmonie  vultu  ,  Dtrìl'q;  cruenta , 
tAefchre ,  Calli^ocjNe  >  Thoofaque ,  Dynaeque 
T^mertes  ,  &  amoena ,  nìgro  (ru6luque  Ufapheia . 
Quorum  Geniorum  nominibus  varia  animi  perturbationes  exprìmmtur ,  dice 
Plutarco,  oue  chiama  nomi  di  Geni)  le  perturbationi  iftelfe  ,  àT  gh  affètti  del- 
l'animo tra  loro  contrarij ,  nominati  in  detti  verfi,  che  fono  terreftre  ,  &  folate 
per  la  vilt<i,  &  fublimità  dell'animo  , ouero  per  rignorai!:;^a ,  ed  intelligen-^a . 
Concordia,  e  contefa  per  la  difturbatione ,  e  quiete  d'animo .  brutta ,  e  bella- , 
per  la  bruttc^:^a ,  e  belie^:^a  d'animo .  Veloce ,  e  graue  per  la  leggierc^^^a ,  ^ 

Y  grauiti 


apt}  ICONOLOGÌA 

graulcàdeiranlmo.  Netncrtes  per  l'amabile,  ed  am€na  verità  .  Afaphciaper 
rofcuritàdciranimo,  che  produce  frutti  negri  di  tcnrbrofe  operationi  ,  con- 
trarie alla  chiare^:^a  della  verità ,  Sopra  che  non  accade  ftcndctfi  più  oltre,  po- 
tcndofì  vedere  «ìJo  Plutarcho  in  diuerlì  trattati  delji  Tuoi  morali  ,  il  detto  Car- 
tari ,  e  Lilio  Girai  Ji ,  la  Mithologiadi  Natal  de*Conti,ilTiraque;]o  fopra  i  Ge- 
niali d'AlefTandrolib.  5.  cap.  4  E  Adrian  Turncbo  ne  gli  fuoi  ^uuerfarij  in 
pi-^  laoi^hi,  fpetial  nente  lib  xiii.  cap.  xii.  iafso  infiniti  marmi,  ne* quali  fono 
fcolpici  Geni)  alati ,  nudi ,  che  tendono  au^elletti ,  fette  ,  ceftarelli  di  fiori ,  e  di 
frutta, alcuni  anco.che  dormono,  altri  veititi  con  vede  fuccinta  fimilmcnte  ala- 
tij  con  palme,  trofei,  corone,  faccllc,  ed  altre  varie  coiè  in  mano . 

GEOMETRIA. 

DO  N  M  A,  che  tenga  in  vna  mano  vn  perpendicolo,c  con  Taltra  vn  com- 
patlb  ;  nel  perpendicolo  fi  rapprefenta  il  moto  ,  11  tempo  ,  e  la  grauez:^a 
de*  corpi  :  nel  compafTo  la  linea,  la  Tuperfìcie ,  &  la  profondità  ,  nelle  quali  con- 
(ìftc  il  general  fuggctto  della  Geometria  . 

Geometria, 

DOnna ,  che  corsia  delira  mano  tiene  vn  coirpafTo  >  &  con  fa  finidra  'Vn 
triangolo. 

GlOaMONATVRALE. 

SI  dipinge  giouane  alato  ,  per  la  ragione  detta  nella  figura  dell'anno  »  cctu 
vn  cerchio  in  manofopra  vn  carro,  fopra  le  nauo'econ  vn  torchio  accelb 
in  mano,  edendo  tirato  il  detto  carro  da  quattro  cauaiii,  vno  di  color  bunco-Tal 
tro  nero  fcuro,  gl'altri  due  di  color  baio  >à  lignificano  le  quattro  lue  patti, cioè 
fi  nafcere,  e'I  tramontare  del  Sole  y  il  mezzo  giorno  dCT  la  mezza  notte ,  li  quali 
tutte  quattro  giunti  infierne  fanno  il  giorno  naturale  ,  che  è  tutto  quel  tempo, 
che  confuma  il  Sole  in  girare  "vna  volta  lòia  tutto*]  cielo  ,  il  che  lì  nota  col  cir- 
colo ,  che  la  detta  figura  tiene  in  mano . 

Giorno  artifì  fiate . 

Giouane  di  bello  afpctto  alato,  per  ellèr  parte  del  tempo  ,  tirato  da  due  ca- 
ualli  rolli,  e  guidato  dall'Aurora,  nel  retto  è  come  quello  di  fopra  . 
1  due  caualli  ralli  lono  i  due  crepufcoli, che  fanno  il  giorno  artificiale,  che  è 
tutto  quel  tempo,  che  l\  vede  lume  (òpra  la  terra  ,  &  li  dice  l'Aurora  guidare  il 
giorno,  perche  iempre  prcuiene  al  fuo  apparire  . 

Giorno  artifitiale, 

Glouinp  veflito  di  bianco,  <^  rifplendente,  alato,  &  coronato  di  Ornitho- 
galo  tiote  bianco,  che  comincia  ad  aprirfi  quando  il  Sole  lì  fcuopre,  &  fi 
chiude  quand  j  cilo  fi  naiconde,  fi  come  il  giorno  fi  dice  da'  l-'oeti  aprirfi  ancor 
elio  al  leuar  del  Sole  ,e  chiuderfi  al  tramontare . 

Terrà  in  mano  '\n  pauone  con  la  coda  balla ,  &  chiufadi  maniera,  che  cuo- 
pragli  occhi)  delle  penne,  percioche  di  giorno  fi  nafcondono  tutte  le  delle  ,lt-» 
quali  vengono  fignihcatensgli  occhia  della  coda  del  pauone,  per  efempiodegli 
»/f  ntichi,nquali  finlero Giunone,  fignific^ndo,  Tiria più  pura,&;  piùpeifetta> 
eiièrcnel  fuo  Carro  ti  rau  dalli  pauoni  medclimanicnic . 

C/or- 


m  CES  J'KE /RITA.  s^t 

Giorno  arti fcìaìf. 

GTcuane  alato  >  che  nella  dc(tra  mano  tenga  vn  tna:;^5;p  di  fiori ,  Si  nella  fi-^ 
niftra  mano  vna  torcia  accefa . 

G  I  O  V  E  N  T  V. 

FA  NC  I  V  L  L  A  coronata  di  corona  d'oro,  &  veftita  riccamente,  l!econdo 
il  detto  d'Hcfiodo  nella  Teogonia ,  &  con  vn  ramo  di  mandorlo  fiorito  in 
mano, per  moftrare,  come  narra  Picrio  Vaieriano  nel  libro  5  1.  dt'fuoi  Gido- 
glifici ,  che  come  il  mandorlo  è  il  primo  albero  ,  che  con  fiori  dia  Speranza  deU 
l'abbondanza  de  gl'altri  frutti  ;  così  i  giouani  danno  Taggio  di  che  pertcttionc^ 
debba  edere  la  -vita  loro  ne  gl'anni  maturi . 

La  corona  dell'oro,  moftra,  che  i  gradi  dell'età  deirhiiomo,auello  della  gio* 
uentùè  il  più  elcgibile  ,&:più  perfetto  in  fcrtcflo. 

Il  vcftimento  ricco  ,  dimoftra  ,  che  l'ollentationedc*  beni  e  propia  di  c]iicfta 
eri ,  &  gli  ant'chi  figurauano  la  giouentù  con  l'imagine  di  Bacco ,  &  d'apollo» 
che  1j  prendeuano  per  la  mano  j  auuertendo,  che  l'huomo  in  giouentù ,  SC^  pCK 
vigor  di  corpo ,  &:  per  forza  d'ingegno  è  potente,  &  lodeuolc* 

Ciouentit . 

DOnna  di  bella  età  inghirlandata  di  fiori ,  8c  nella  deftra  mano  tenga  vna-» 
coppa  d  oro,  perche  da' Poeti  e  detta  fior  degl'annijóc  cpreciofa,  come 
la  coppa  dell'oro  9  &  cofi  fu  dipinta  Hebc  Dea  della  giouentù . 

CiotientH . 

VN  gìouanc  altiero ,  veftito  di  vari]  colori ,  con  ghirlanda  di  /empiici  fio^ 
ri,  da  vna  parte  'vi  Cnvà  vn  cane  da  caccia  ,  &  dall'altra  vn  cauallo  bejw 
guarnito,  e  con  la  deftra  ftia  in  atto  di  fparger  denari . 

Giouentù  ,  e  quella  eri ,  che  tien  da  vent'anni  fin'i  trentacinque  ,  fecondo 
Ariflottle,  nellaquale  l'huomo  intende,  e  può  operarejftcondo  la  virtù  :  ma  per 
la  nou'ri,  &  caldezza  del  fanguc  è  tutto  intento  all'attieni  fcnfibili ,  ne  opera  U 
ragione  nel  gìouanc  fenza  gran  contrafto,o  della  concupifcenza,o  del  defio  dcl- 
rhonore,  &  quefto  ancora  fi  chiama  augumento,  altri  dicono  ftato . 

Si  dipi.'^e  a!tierc,e  che  gli  fi  no  a  lato  i  fopradetti  animali  con  la  dimoftra tìo 
ne  del  Ipargere  denari,  per  denotare  la  particolare  inclinatione  del  giouane,che 
«d'ellereaiterio,  amatore  della  caccia, (Se  prodigo  del  denaro,  cerne  dimoilra 
Horatio  nella  Poetica . 

Caudet  equis,  canìhufq;  &  aprici  gr amine  e arn  fi 
Cereus  in  vitiumfledt ,  monitoribus  a/per , 
ytilium  tardus  prouijory  prodìgus  aris 
^  Sublirnis  cupidufq;  tT  amata  relinqucre  pernix, 
^  l.a  -varietà  de  colori  fignifica  la  frequente  mutatione  de  i  penficri,  &  propo* 
pimenti  gjcuenili ,  &  fi  corona  di  fiori  fenza  frutti ,  per  din.ofuiire ,  che  li  gio- 
oani  fono  più  -vaghi  del  bello,  &  apparente ,  che  dello  -vtile ,  e  reale . 

Gioia  d;a  more. 

Vedi  Contento  ^morofo, 

Y     i         Gì  7. 


?9^ 


ICONO  LOG  I<^ 

G    I    V    B   r    L    o. 


G    I    V    D    I    T    I    O. 


HV  O  M  O  ignudo ,  attempato  a  federe  fopra  T  Iride  ,  oucro  arco  cele- 
fte,  tenendo  in  mano  la  (quadra,  il  regolo,  ilcompaflò,6<;^J  archi- 
pendolo. 

Non  cdcndo  altro  il  Giuditio, che "Nnacognitione  fatta  per  difcorfo  dellaj 
debita  mifura,sì  noli  attieni,  come  in  qualunque  altra  opera,chc  nafce  deirin- 
tellctto  ,  &  eficndofì  tali  iftromenti  ritrouati  da  gli  Artefici ,  perhauerefi- 
fnii  notitia  nell'opere  di  Geometria,  meritamente  adunque  per  quelli  fi  dimo- 
ftra il  difcorfo,&  ancora Telettione  ,  che  deucfarc  lo  ingegno  deirhuomo, 
per  conofcere,  &  giudicare  ogni  forte  di  cofe,  perciòche  non  dirittamente  giu- 
dica colui,  che  oel  medcfimo  modo  "^uol  mifurarc  tutte  l'attioni . 

Pct 


DJ  €ES<iAIiE  'KIPJ:  UPS 

Per  dichiaratlonedcjrirlde , diremo ,  die  cìafcuno,  chcfalc  agradidejrac* 
tìoni  humanc  ,  fìano  di  qual  forte  fi  'Vogliano,blfogna ,  che  da  molte  cfpericn- 
7^  apprenda  il  giudltio ,  il  quale  quindi  rifulti ,  come  l'iride  rifulta  dell'  appa» 
ren:^a  di  molti  diucrfi  colori  auuicinati  inficme  in  virtù  de'  raggi  Solari . 
eìudìtiOì  cuero  ìnditio  d'  ^more , 

HV  O  M  O  nobilmente  '^eftito  ,  con  il  c3po  pieno  di  papauerì  3  che  fi- 
gnificano  indlcio  d'»/f  more  preflb  a  quelli  antichi ,  i  quali  con  il  gettar 
delle  forti  prediceuano  le  co/e  d'auuenire ,  perche  volendo  far'cfpericrc^a  >  fc-» 
l'amante  fofle  riamato  plgliauano  le  foglie  del  papauero  fiorito  j  &  fé  le  pone^ 
uano  fui  pugno  ,  poi  con  la  palma  della  dcftra  mano  percotendo  con  ogni  for-» 
:^a  le  dette  foglie ,  dallo  Crepito ,  che  cllefaceuano  fotto  la  percoifajgiudicau*^ 
no  l'amore  da  e(Ii  dcfiderato , 

Quefto  racconta  il  Picrio  Valerlano  col  teftimonio  di  Taurifio  nel  lib.5  S.deJ 
fuoi  Gieroglifici,  fé  bene  è  cofa  fuperftitiofa,  &  ridicola . 

Cìudìtìo  gìujto . 

HVomo  veftito  d'habito  longo ,  ^5^  graue ,"  habbia  in  guifii  di  mcnlJc-^ ,' 
_  ^  che  gli  penda  dal  collo  'Vn  cuore  humano ,  nelquale  fìa  /colpita  *%  na.» 
immaginetta,cherapprefenti  la  Verità  ,  egli  ftia  con  il  capo  chino,  6^  coiu 
gli  occhi  bafli  a  contemplare  fidamente  'A  detto  moniIe,tenga  a'picdi  alcuni  li- 
bri di  Legge  aperti  ;  il  che  denota, che  il  '\ero,  6C  perfetto  giudice  deue  «flcr 
integro,  &  non  deue  mai  per  qualfiuoglia accidente  rimuouere  gli  occhi]  dal 
^iufto  delle  San  te  Leggi ,  &  dalla  contemplatione  della  pura ,  &  intera  verit<ì  : 
vedi  Picrio  Valeriano  nel  lib.  51. 

G     I     V     D     I     C     E. 

HVOMO  'vecchio ,  fedente ,  6^  veftito  d'habito  graue  ,  terrà  con  Ma 
dcftra  mano  ^na  bacchetta  5  intorno  alla  quale  fa  auuolta 'Nna  ferpe, 
da  -^n  lato  faranno  alcuni  libri  di  Legge  aperti ,  À^^  'Vn'aquila  ,  &  dall'altra 
parte  "vn'horclo^io ,  6^  vna  pietra  di  paragone  ,  cflTendcui  fopra  d'efla  'vna 
moneta  d'oro,  ^H^  vna  di  rame  ,  (Se  dell'vna  come  dell'altra  apparifca  il  fc* 
gno  del lor tocco. 

Giudice  è  detto  da  giudicare ,  reggere ,  &  elTcguire  la  Giuftitia ,  &  ènomt-i 
attribuito  ad  huomini  periti  di  elfa  Giuftitia  ,  oc  delle  leggi  poftc  da  Prencipi , 
o  Republiche  alla  miniftratione  di  quelle . 

Si  dipinge  vecchio ,  fedente  ,  &  veftito  grauemente  ,  dicendo  Atiftotele  nel 
ter!:^o  della  Topica,  che  non  fi  debba  eleggere  Giudici  giot!ani,non  eflendo  nel- 
l'età gioucnile  efperienii^a ,  ne  modcrationi  d'affètti . 

La  bacchetta, che  tiene  nella  man  deftra  ,  ne  fignifica  il  dominio  ,  ch*ha  il 
Giudice  fopra  i  rei . 

La  ferpe ,  che  intorno  ad  efla  fi  rfuolge ,  denota  la  Prudenc^a ,  che  fi  richie- 
de negli  huo  mini  porti  al  gouerno  .  Dicendo  la  sacra  Scrittura  :  Eftotc  pru- 
4entcs  ficut  fcrpentes . 

I  libri  aperti  dimoftrano,cheil  vero,  &  perfetto  Giudice  deue  elTere  molto 
ben  pento ,  circofpetto ,  integro ,  e  vigilante  ,  che  perciò  gli  fi  dipinge  a  canto 
rWol»gio ,  tcci^hcnon  mai  per  qualfiuoglia  accidente  non  rimuouagli  oc- 

Y     5  chi    ' 


i94-  ICONOLOGIA 

chi  dall'cquitJjC  dal  giufto,e  come  l'aquila  pofta  da  gl'ancichi  per  vccello  di  acu 
tilllma  villa ,  deue  il  giudice  vedere,  &  penetrar  fino  alla  nafcofta  ,  &  occulca 
veritii  rapprefentata  per  la  pietra  del  paragone ,  nella  gaifa ,  che  fi  è  detto  ,  la-- 
quale  ne  fignifica  la  cognitione  d«l  vero ,  &  del  falfb . 

GIVOCO    D/VLL*  ANTICO. 

VN  fanciullo  nudo  alato  ,con  ambedue  le  mani  diftefe  in  alto ,  prenden- 
do vna  di  due  treccie ,  che  pendono  da  vna  tefta  di  donna  ,  che  fia  po« 
fta  in  qualche  modo  alta  ,  che  il  fanciullo  non  vi  fi  poflTa  artiuar  a  fatto  .  Sia-, 
quefta  tefta  ornata  dVn  panno ,  che  difccnda  infino  al  mezzo  di  dette  treccie  , 
«^  vi  farà  fcritto  .   IO  CVS. 

Si  fa  alato,perche  il  giuoco  confiftc  nella  "Nclocità  nel  moto  con  fcheri^o . 
GIVRISDITIONE. 

H7  O  M  O  vcftito  di  porpora  ,  nella  deftra  mano  tenga  vno  fcettro  ,  qua- 
l'è -vero  inditio  di  naturai giurirdittione,&  nell'altra  i  fafci  confolari, 
che  fi  portauano  per  fegno  di  quello  medefimo  * 

GIVSTITIA 
Secondo  che  rìferìfcc  k/ÌhIìo  Gellìo , 

DONNA  in  forma  di  bella  vergine ,  coronata ,  &  vellica  d'oro ,  che  con 
honefta  fcuerit^  ,  fi  moflri  degna  di  riueren^^a  congrocchij  di  acucilTi- 
rna  vifta,  con  vn  monile  al  collo  ,  nelquale  fia  vn'occhio  fcolpito . 

Dice  Platone ,  che  la  Giufticia  vede  il  tutto  i  &  che  da  gl'antichi  facerdoti  fu 
chiamata  veditricc  di  tutte  le  cofe .  Onde  Apuleio  giura  per  l'occhio  del  Sole, 
&  della  Giuftitia  infieme ,  quafi  che  non  vegga  qucfto  mcn  di  quello ,  le  quali 
cofe  habbiamo  noi  ad  intendere  ^  che  deuono  edere  ne  miniftri  della  Giudi tia, 
perche  bifogna  ,  che  quefti  con  acutillimo  vedere  penetrino  fino  alla  nafcofta  » 
&  occulta  "ferità  ,  &  fieno  come  le  cafte  ver^i  ni  puri  d'ogni  pallìone,  fiche  né 
pretiofi  doni,  né  false  lufinghe,  wè  altra  cofà  li  po(Ta  corrompere  ;  ma  fi^no  fai. 
di ,  maturi ,  graui,  e  puri,  come  l'oro ,  che  auan;^i  gl'altri  metalli  in  doppio  pc- 
fo ,  &  valore  , 

E  perciò  potiamo  dire,  chelaGiuiVitiafiaqueU'habito  ,  fecondo  il  quale-, 
rhuomo  giufto  per  propia  elettione  ,  è  opetatorc,  e  dilpenlacore ,  così  del  be- 
ne, come  del  male  fra  fe,&  altri,  o  fra  altri,&  altri  fecondo  le  qualità,  o  di  pro- 
portione  Geometrica,  ouero  w^ritmetica,  per  fin  del  bello ,  e  dcll'vtile  accomor 
dato  alla  felicità  publica . 

Per  moftrate  la  Giuftitia,&:  l'integrità  della  mente  gli  antichi  foleuano  rap- 
prefentare  ancora  vn  boccale,  vn  bacile,  8^  vna  colonna  ,  come  fé  ne  vede  ef- 
prella  te(limonian:^A  in  moke  fepokure  di  marmo  ,  &  altre  antichità  ,  che  fi^ 
trcuano  tutta  via,  però  dille  l'Alciato  . 

lus  hxc  forma  monti  dì6lumfine  fordìhus  effe 
Jjefmóium  ,puras  atq;  habuiffemanus . 


D 


GìuHìtìa  dì  T  anfani  a  negli  Eliasit 
Onna  di  bella  faccia,  &molt*adorna,  la  quale  con  la  manofiniftrafuf-» 
foghi  vna  vecchia  brutta,percotendola  con  vn  baftone . 

Et 


DI  CES<iARE  'KJFJ:  29J 

Et  qucfta  vecchia  dice  Pau:aniaeller  l'ingiuria,  1*  quale  da  giufii  giudici, 
dcuc  fcmpre  tcncrfi  opprefla  ,  acciochenon  s'occulti  la'V^cjcà  ,  ik  dcuono  af- 
colcar  paticntemente  quel  ,chc  ciafcuno  dice  per  difcfa . 

Gin  siiti  a  Diuina. 

DOnna  di  (ingoiar  beìlec^^a ,  vcftita  d'oro  con  vra'ccrcna  d*oro  ir  tefla-  » 
fopra  allaqual  vi  fia  vna  colomba  circondata  di  rpltrdorc  ,  haue» Ài  ca- 
pelli fparfì  /òpra  le  fpallc,  che  con  ^li  occhi]  miri,  come  co/s  balla  il  mondo,  te- 
nendo nella  deftra  la  fpada  nuda,  &  nella  finiftra  le  bilancie . 

Quefta  figura  ragicneuolmentefi  dourebbe  figurare  bclliffìma, perche  quel- 
lo ,  che  è  in  Dio  ,  e  la  medcfima  e  Aererà  con  eflo  (  cerne  fan  beniflmo  i  facri 
Theologi  )  il  quale  è  tutto  perfettione,  ik  vnii^  di  bellc^^za  . 

Si  vefte  d'oro,  per  mcftrarc  con  la  nobiltà  del  fuo  metallo,?  con  il  Tuo  Splen- 
dore Teccellen^^a  ,  &  fublimità  della  detta  giuftitia . 

La  corona  d'oro  è  per  moftrarc ,  eh'  eli'  ha  poteiic^ji  fbpra  tutte  le  potente-, 
del  mondo  . 

Le  bilancie  fignificano,  che  la  giuftitia  diuina  da  regola  a  tutte  le  attieni,  e 
la  fpada  le  pene  de'  delinquenti  . 

La  colomba  moftra  io  Spirito  Tanto  ter^aperfona  della  fantiffìma  Trinità, 
&  vincolo  d'amore  trai!  Padre  ,  &  il  Figliuolo  ,  per  lo  quale  fpir  ito  la  Diuina 
giuftitia  fi  communica  a  tutti  i  Prencipi  del  mondo . 

Si  fa  la  detta  colomba  bianca,  e  rifplendente,  perche  fono  qucfte  fra  le  quali- 
tà vifibili ,  e  nobiliffime . 

Le  treccie  fparfemoftrano  le  gratie  ,che  fcendono  dalla  bontà  del  cielo  fèn- 
ica oftenfione  della  Diuina  giuftitia ,  an:^i  fono  propij  effetti  di  ella  . 

Rif^uarda  come  cofa  balla  il  mondo  ,  come  foggetto  a  lei ,  non  clTendo  niu- 
na  cofa  a  lei  /uperiote  . 

Si  comprende  anco  per  la  fpada,e  per  le  bilancie  (  toccando  l'uno  inftromen 
tc,'a  vitajcX  l'altro  la  robba  de  gli  huomini)  con  le  quali  due  cofe  l'honote  mon 
dano  fi  folleua ,  &  s'abballa  bene  /pedo,  che  fono  dati,e  tolti,  &  quefta,  e  quel- 
la per  giuftitia  diuina,  fecondo  i  meriti  de  gli  huomini,  &  conforme  a*  fcuerif- 
fimigiudicij  di  Dio. 

GìuHìtìa  . 
Onna  veftita  di  bianco,habbia  gli  occhi)  bendati  ;  nella  deftra  mano  ten- 
ga vn  fafcio  di  verghe  ,  con  vna  fcure  legata  infiemc  con  efle ,  nella  fi- 
niitra  vna  fiamma  di  fuoco ,  &  a  canto  hauerà  vno  ftru:^:^o ,  cuero  tenga  la  fpa- 
da,  &  le  bilancie . 

Quefta  è  quella  forte  di  giuftitia,  che  efercitano  ne*  Tribunali  i  Giudici ,  Se 
gli  ellecutori  fecolari . 

Si  vefte  di  bianco  ,  perche  il  giudice  deuclTerefen^a  macchia  di  propioin- 
terelle ,  o  d  altra  paOìone ,  che  poft'a  deformar  la  Giuftitia  ,  il  che  vien  fatto  te- 
ncndofi  gh  occhi)  bendati ,  cioè  non  guardando  cofa  alcuna  della  quale  s'ado- 
pri  per  giudice  il  /enfo  nemico  della  ragione . 

Il  falcio  di  verghe  con  la  fcure ,  era  portato  anticamente  in  Roma  da  littori 

Y     4         innai]:^i 


D 


29^  ICONOLOGIA 

innanzi  a*  Conroli,&  al  Tribuno  della  Plebe,  per  moflrar,che  non  fi  dcuc  rima- 
nere di  caftigarc  ,oue  richiede  la  Giuditia ,  ne  fi  dcue  eller  prccipitofb  :  ma  dar 
tempo  amatacareilgiadicionello  fciorrc  delle  verghe. 

La  fiamma  molira,  che  la  mente  del  giudice  deuc  elTer  Tempre  dri:^^ita  ver- 
Ìq  il  Cielo , 

Per  Io  ftru^^o  s'impara,  che  le  cofc ,  che  vengono  in  gluditio ,  per  intricate , 
che  fieno,non  'ì\  deue  mancare  di  ftrigarlc  ,  6^^  ifiiodarle  ,  fen:^!  perdonare  a-* 
fatica  alcuna ,  con  animo  patiente  ,  come  lo  ftru:^!^o  digerifcc  il  ferro,  ancorché 
£a  durillìma  materia ,  come  raccontano  molti  fcrittori . 

Ciuflìtia  retta ,  che  non  fi  pieghi  per  amicitia,  ne  per  odio. 

DOnnacon  lafpada  alta  ,  coronata  nel  mezzo  di  corona  rfgale  ,  6^  con 
la  bilancia  da^na  banda  le  farà  vn  cane  fignificatiuo  dcll'amicitia,6^ 
dall'altra  vna  ferpe  pofta  per  l'odio . 

La  fpada  alta  nota ,  che  la  Giuftitia  non  fi  deue  piegare  da  alcuna  banda ,  ne 
per  amicitia,  ne  per  odio  di  qualfiuoglia  pccfoua,  6:  ali'hora  è  lodcuole,&  man- 
tenimento dell'imperio  . 

Perlebilancie  ne  feruirà  quanto  per  dichiaratione  habbiamo  detto  nellai^ 
quarta  Beatitudine. 

Gìujìitìa  rigOYofa . 

VMo  Sceletro  ,  come  quelli ,  che  fi  dipingono ,  per  la  morte  in  vn  manto 
bianco,  che  la  cuopra  in  modo,  che  il  "vifo,  le  mani,  6^  i  piedi  fi  veda- 
no con  la  fpada  ignuda  ,  &  con  le  Wlancie  al  modo  detto  »  E  quella  figura  di- 
raoftra,  che  il  giudice  rigorcfo  non  perdona  ad  alcuno  fotto  qualfiuoglia  prete- 
fto  di  fcufe,che  pofiano  alleggerir  la  pena,come  la  morte,che  ne  ad  età,nc  à  fef- 
fo,  ne  a  qualiti  di  perfone  ha  riguardo  per  dare  efiecutione  al  debito  fuo. 

La  "viltà  fpauenteuole  di  quella  figura  moftra,  che  /pauenteuole  è  ancora  a* 
popoli  quefta  forte  di  Giuftitia  ,  che  non  fa  in  qualche  occafione  interpretar*^ 
leggiermente  la  leg^e . 

Ciulìitia  nelle  Medaglie  i'^  Iriano  ,  d'intonino  Tìo  % 
&  d\4lejfandro. 
Onna  a  federe  con  ^n  bracciolare  ,  e  fcctiroinmano,conraltratienft:* 
'Vna  patena . 
Siede  fignificando  la  grauità  conuenicnte  a  i  faui j  >  8;^  per  quefto  I  Giudici 
hanno  da  lententiare  fedendo . 

Lo  fcettro  fé  le  da  per  legno  di  comandare,  &.'gouernare  il  mondo. 
Il  bracciolare  fi  piglia  per  la  mifara ,  &C  la  patena ,  per  ellcr  la  giuftitia  c«^ 
fa  diuina.; . 

GLORIA     DE*      PRENCIPI. 
l<lelU  Medaglia  d'Adriano . 

DONNA  belliiTìma,  ciie  habbia  cinta  la  fronte  d'^n  cerchio  d'oro  con- 
certo di  diuerfe  gioie  di  grande  (lima .  I  capelli  faranno  ricciuti,e  bion- 
di ,  li  j;nificando  i  magnanimi ,  e  glorioll  psn'ìeri  ,  che  occupano  le  menti  àfì 
Prcncipi,  nell'opere  de*  quali  fommamcnte  rifplenic  la  gloria  loro  .  Terr<ì  con 
b  fìmftra  siano  vna  pinmide^Uquale  fignifica  la  chiaca^À  alca  glocia  de'  Pren- 

cipi> 


D 


GLORIA     DE'     PRENCIPI. 


àfit 


clpìjchc  con  ma^^nlfìcen:^a  fanno  fabbriche  funtuo/è,c  grandi,con  lequali  fi  mo 
ftra  cfla  gloria ,  E  Marciale,  benché  ad  altro  propofito  parlando,  dille. 
Barbara  Tyramidum  fikat  miracula  Memphis , 

"Et  a  fua  imitatione  il  diuino  Ariofto . 
Taccia  qualunque  le  mirabil  fette         Meli  del  mondo  in  tanta  [ama  mette . 

Et  fimilmente  gli  antichi  mettcuano  le  piramidi  per  (imbolo  della  gloriaJ  « 
che  però  s'al:^arono  le  grandi ,  &  magnifiche  piramidi  dell'Egitto ,  delle  quali 
fcriue  Plinio  nel  lib.  ^6.  cap.  i  z.  che  per  farne  vna  fola  fletterò  trecento  reflaa*- 
ta  mila  perfone  -vent'anni .  Cofe  veramente  degne  :  ma  di  più  ftima ,  A^  di 
maggior  gloria  fono  quelle  ,  che  hanno  riguardo  all'honor  di  Dio,  com'è  il  fii- 
bricar  Tempi] ,  Aitati ,  Collegi)  per  inftruttione  de'  giouani,  così  nelle  buone* 
arti ,  come  nella  Religione  .  Di  che  habbiamo  manifefto  cfempio  nelle  Fabri- 
che  della  buona  memoria  dellìllufliinìmoSig.  Cardinal  Saluiati ,  che  h^  edifir 
caig  in  Roma  il  bcllijjimo  Tempio  di  S.  lacomo  dcgl'uicurabilìA  nel  medef|r 


■2pS  ICONOLOGIA 

mo  luogo  ampli  5  &  nobilillimiedificij  percommodo  de  gl'Infermi,  e  loro  mi- 
rlftri  ,  Ec  per  non  enfere  in  Tua  Signoria  IllaftrilTima  altro  fine,  che  di  fare  ope- 
relodcuoli  jCvirtuofc  ,e(rendo  lui  Protctcore  de  gl'Orfani,  ha  di  detti  Orfani 
inftituico  'Vn  nobil  Collegio  dal  fuo  nome  detto  Saluiato ,  Se  con  grandidìma 
liberalità  dotatolo  da  potcrui  mantenere  molti  giouini  Orfani  di  bell'ingegno, 
che  per  pouertà  non  poteuano  oprarlo ,  ouc  s'inftruifcono  da  ottimi  Precettori 
nell'humane  lettere,  Snella  Religione.  Ha  fatto  ancora  vna  magnifica  Gap-  i 

pella  dedicata  alla  Beata  Vergine  nella  Chiefa  di  S.Gregorio  di  Roma  amplian-  I 

do  le  fcale  del  Tempio  ,  òC  fattogli  auanti  vna  fpatiofa  pia:^7.a  per  commodità         1 
del  Popolo,  che  a  grandillimo  numero  vi  concorre  ne  i  giorni  delie  Stationi,  & 
altri  tempi  in  detta  Chiefa  ,  oltre  altri  cdifitij  da  Tua  Signoria  Lluftriffinia  fatti 
per  ornamento  della  Citt^t,  òC  habitatione  della  Tua  famiglia  ,  come  il  nuouo 
pala:^^o,  che  fi  vede  nella  ^\z'7^^  dell'Arco  di  Camigliano,'3<:  l'altro  nel  fuo  Ca- 
ftello  di  Giuliano  nel  Latio ,  doue  non  meno  appare  la  magnificcn:^-!  di  quefto 
Principe  in  haucr  cinta  quella  Terra  di  muraglie,  &  refala  ficura  dall  incurfioni 
di  rei  huomini .  Onde  bora  da  molte  parti  vi  concorre  gran  gente  ad  habitare, 
tirata  ancora  dalla  benignità  ,  &  dalla  incorrotta  giufl-itia  ,  òC  dalla  (uà  ^era 
pietà  Chriftiana  fempre  riuolta  al  fouuenimento  de'  bifognofi  .   Ha  non  pure 
nel  filo  teftamentoordinato,che  fuc  propic  facoltà  non  lolo  fi  faccia  da'  fondi- 
menti  "vn'Hofpedale  per  le  poucrc,e  bi(ognofe  donne  in  San  Rocco  ,  accioche 
lìano  nelle  loro  infermiti  gouernate  di  tutto  quel,  che  faccia  lor  bifo^nonna  ha 
ancora  lafciato ,  che  nel  fuo  Caftello  di  Giuliano  fiano  ogn'anno  maritate  alcu- 
ne pouere  c^itelle  ,  hauendo  allegnato  perciò  tanti  luoghi  di  monti  non  va- 
cabili .  Haueua  anco  cominciato  da' fondamenti  con  bellilllma  architettura  la 
Chiefa  di  S.  Maria  in  Acquico,  &rhaurebbe  condotta  a  fine  con  quella  pron- 
te:5;^^a,&?^clo,  chefolcua  l'opere  dedicate  al  feruitio,  e  culto  d'iddio  :  maquafi 
nel  cominciare  detto  Edificio  è  (lato  chiamato  a  miglior  vitaja/ciando  fuo  He- 
rede  rUlurtrilTimo  Signor  Loren:^o  Saluiati ,  Signore  non  meno  herede  delle^ 
faculttì,  che  del  pretiofo  ,  e  liberale  animo  di  elfo  Cardinale,che  però  con  gran- 
dillìmaprontej^c^^a  ha  difpoftodi  finire  a  fua  fpcfa  la  detta  Chicli,  mofl:!  andò  la 
fua  gratitudine  verfo  la  memoria  del  dcfonto  ,  &  la  fua  Chriftiana  pietà  in  non 
lafciare  imperfetta  fi  fant'opera  .  Ma  con  quefta  occafione  non  deuo  tralafciare 
le  lodi  di  tanto  generofo  Cardinale  dette  da  più  felici  penne  della  mia,  che  fono 
le  fottoicrittc^ . 

Tyramidem  dextra  tollens  ad  Jyderj  palma 

Qux mulier  fidgcns  Ccfaris  xre  nìtet ? 
Gloria  qn.-c  B^ptm  cointnendat  nomina  fama 

iluimoles  cAfis  ì)as  Hatuere  iugis. 
Et  cjuid  Saluiati  potius  nonfuHinet  HU 

Gymnafia ,  hofpitìay  mcenia,  tempia ,  Cares  ? 
HiitnanxTionhcc  cijiiat  vis  pondera  laudis, 

Diuina  in  Calo  gloria  fola  manet 
Tyramidis  Vhari£  moles  operof^  VueU^ 
CtirffMi''ì3cm  toUit  ad  afira  manu  f 

GlcYia 


DJCESA'KE  %IPA,  f9f^ 

Gloria  fic  pingì  voluìt ,  qu^  vertice  Ccelum 
Contingens  magno  parta  labore  venit . 

Quadrato  latere ,  &  tenuatam  cuffide  acuiti 

Vyramidemyirgofertgenerofamanu 
Sic  fi  C<£fareo  ettari  iufjit  in  (ere 

Gloria  y  qua  P^gum  nomina  darà  vigent 
j^mpe  operum  Atèrnamfamam  monumenta  merentur 

Qu^  decorant  ripas  vndìq\  TS^ile  tuas  > 
Jlla  tamen  Vharijs  humanafuperbia fuaftt 

Solis  &  indigno  fecit  honore  coli 
S^uanto  ighur  melius  fulciret  dextera  vero 

QuASaluiate  Deo  tu  monumenta  Ice as  ; 
Seu  quas  in  Campo  caflc  dasVìrginis  ^edes 

Seu  qu(C  Flaminia  ^ant  regione  via 
Siue  lares  media  furgentes  Vrbefuperbos 

Sìue  procul  muris  oppida  cincia  modìs 
t/idde  etiam  bofpitijs  Sedes  magna  ^tria  Fulgì , 

^dde  &  Tierio  te6ìa  dicata  Choro . 
7{on  tamen  h.^c  forfan  maioriroboredigna 

Sufltnet  imbelli  gloria  vana  manu , 

Tone  manu  Tharìam  geHas  quam  Gloriam  molem 

Et  lege  Saliiiati  quiclibet  a6la  Tatris, 
Siue  placettélfafurgens  tefìudineTdmplum 

Flamim£  cérnis  quod  regione  P^ia , 
t/ìut  iignc  turbe  laxas  quas  condidit  ^edes 

^utgrata^oniote6ìa dicata  eboro 
SiuevbiB^muleus  fpeBauit  Equiriafanguls 

Vìrginis  ncthereanobilis ^ra placet 
Tonderibus  nimiumft  tantis  dextra  grauatur 

Forte geres  patrios  quos  nouat  ille  lares 
Quid  fi  cin6ìa  nouis  dentur  v  etera  oppida  muris , 

l>lon  indigna  tuafint  monumenta  manu  » 
QuicquìdSaluiati  furnss  i  illuHrius  iflo 

Jmpofuit  faxo }  quod  tibi  Cffar  ,  crit . 

GLORIA.  ; 

DONNA)  con  vna  Corona  d'oro  in  capo ,  6;^  nella  deftra  mano  con 
vna  tromba. 
La  Gloria,  come  dice  Cicerone  »  è  vna  fama  di  molti ,  òC  fcgnalati  bcncfitij 
fatti  a'  Tuoi ,  a  gli  amici ,  alla  Patria  ,  &  ad  ogni  forte  di  perfone . 

E  fi  dipinge  con  la  tromba  in  mano ,  pecche  con  ella  fi  publicano  a  popoli  i 
defidcrij  de'  Prcncipi , 

La 


gt»  JC  0  NO  LOG  lA 

La  corona  è  inditio  del  premio  ,  che  merita  ciafcun  huomo  famoro  >  &  \xj 
(ìgnoria,  che  ha  il  benefattore  fopra  di  coloro  ,che  hanno  da  lui  riceuuti  bcnc^ 
iitij,  rimanendo  cflì  con  obbligo  di  rendere  in  qualche  modo  il  guiderdone , 

Gloria  . 

DOnna  -veflita  d'oro  ,  tut»  rifplendente ,  nella  finiftra  con  vn  Cornucd» 
pia,  &  nella  dedra  con  vna  figurctta  d'oro,  che  rapprcfenti  la  vcriti. 
Gloria  i  &Honore. 

DOnna  riccamente  veftita  ,  che  tenga  molte  corone  d*oro  >  6^  ghirlande 
in  mano,  come  premio  di  molte  attieni  virtuofc . 

Gloria . 

DOnna  ,  che  con  la  deflra  mano  tiene  vn'  .^^ngioletto ,  8^  fotte  al  pie  da? 
ftro  'Vn  cornucopia  pieno  di  frondi,  fiori,  6c  frutti , 

Gloria , 

DOnna,  che  móflra  le  mammelle,  6q^  le  braccia  ignude,nella  deflra  maw 
no  tiene  vna  figuretta  fuccintamcnte  veftita,laquale  in  'Vna  mano  por- 
ta vna  ghirlanda,  8c  nell'altra  vna  palma ,  nella  finiftra  poi  della  gloria  farà  vna 
Sfera,  co'  fegni  del  Zodiaco.  Ed  in  quefti  quattro  modi  fi  vede  in  molte  mo- 
«Réte,  &  altre  memorie  de  gli  antichi . 

GOLA. 

DONNA  veftita  del  color  della  ruggine ,  col  collo  lungo ,  come  la  gruei 
6^  il  ventre  afTai  grande. 

La  Gola,  fecondo  che  narra  S.Tommaffb  2.  z.queftione  148.  ^/^rtic.  i.è 
vn  difordinato  appetito  delle  cofe,  che  al  gufto  s'appartengono,  6^  fi  dipinge 
col  collo  così  lungo,  per  la  memoria  di  f  iloftcnc  Ericinio,  tanto  golofo,che  de- 
iìderaua  d'haucre  il  colio  fimile  alle  gruc,  per  più  lungamente  godere  del  cibo, 
mentre  fccndcua  nel  ventre . 

La  grande:^:^a ,  8^  groirc::^:^a  del  ventre  fi  rifcrifcc  all'effetto  d'tfla  gola ,  & 
golofo  fi  dice  chi  ha  pofto  il  fommo  bene  nel  ventre ,  &  lo  vuota  per  empirlo , 
é<  l'empie  per  votarlo  col  fine  della  giottornia  ,  &  del  piacere  del  mangiare . 

L'habito  del  color  fopradetto,  all'ignobilità  dell'animo  vinto ,  ik  loggioga- 
to  da  quefto  brutto  vitio,  óc^_  fpogliato  di  virtù  ,  &  come  la  ruggine  diuora  il 
ferro,onde  nafce,  così  il  golofo  diuora  le  fue  fuftan^^e ,  de  ricchezze,  per  me:^:^o 
delle  quali  fi  era  nutrito,  &c  allenato. 

Gola. 

DOnna  à  federe  fopra  vn  Porco,  perche  i  porci,  come  racconta  il  Pierio  Va 
lerianolib.  9.  de  i  fuoi  Hicroglifìci,  fono  infinitamente  golofi . 
Nella  finiftra  mano  tiene  vna  Folica  Vcccllo  fimilmente  gololo ,  e  con  la  de- 
lira s'appoggia  (opra  d'vno  Stru:^:^o ,  del  quale  cosi  dice  l'Aiciato . 
Lo  StruT^ji^o  fcmhra  à  (juei  che  mai  non  tace 
7{e  con  la  gola  in  alcun  tempo  ha  pace, 
GOVERNO  DELLA  KEPVBLICA. 

DONNA  fimile  ì  Minerua];  nella  deftra  mano  tiene  rn  ramo  d'oIIuo,col 
braccio  finiftro  rno  feudo ,  5c  iielU  medefima  mano^n  dardo,  (5c  eoa 
V9  «trif  ne  in  capo . 

i 


DI  CES<iARE  %IP  J:        'sei 

Il  portamento  fimllc^  quello  di  Minerua  ci  dimoftra  ,  che  1»  fapient^a  e  il 
principio  del  buon  reggimento  • 

Il  MorJone ,  che  la  Republica,  deuc  cflcre  fortificata  ,*Q^  Sicura  dalla  for^ft 
di  fuora-i  . 

L'oliuo,  &  il  dardo fignificano  ,  chela  guerra , &  la  pacefono beni  della Re-^ 
publica,  T'vnajperche  da  efperien:^*,  valore,(5<:  ardire  ;  raltra,pcrche  fommini- 
ftra  Totio ,  per  mezzo  del  quale  acquiftiamo  fcientia ,  &  pruden:?^a  nel  gouer- 
nare  ,  &  fi  dà  l*oliuo  nella  mano  deftra ,  perche  la  pace  è  più  degna  della  guec» 
ra^come  fijo  fine ,  &  è  gran  parte  della  publica  felicità  . 
GRAMMATICA. 

DONNA  che  nella  deftra  mano  tiene  vn  breuc ,  fcritto  in  lettere  latine, 
lequali  dicono  :  roxlìtterata ,  &  artkulata  ;  debito  modo  pronuncia- 
ta, &  nella  finiltravna  sfera,  &  dalle  mammelle  verferi  molto  latte. 
Il  breue  fopradctto  dichiara,  &  definifce  TelTere  della  Grammatica. 
La  sfer^^a  climoftra,che  come  principio  s'infcgna  aTanciulli  le  più  volte  tdo* 
prandofi  il  caftigo,  che  li  difpone  ,  &  li  rende  capaci  di  difcipHna . 

Il  latte,che  gl'efce  dalle  mammelle  ,  fignifica ,  che  la  dolce:^^a  della  fcien  ;J4 
efce  dal  petto,  de  dalle  vifcere  della  grammatica  . 

Grammatica . 

DOnna  ,che  nella  deftra  mano  tiene  vna  rafpa  di  ferro^  6^  con  la  finiftr» 
vn  va(o,  che  fparge  acqua  fopra  vna  tenera  pianta . 
Grammatica  è  prima  tra  le  fétte  arti  liberali ,  &  chiamafi  regola,  &  ragione 
del  parlare  aperto  ,&  corretto . 

La  rafpa  dimoftra,  che  la  grammatica  defta ,  &  aftbttiglia  gl'intelletti, 
Edi!  vafo  dell'acqua  è  inditio  ,  che  con  efta  fi  fanno  crefcere  le  piante  ancot 
tencrellc  degl'ingegni  nuoui  al  Mondo  ,  perche  diano  a'  fuoi  tempi  frutti  di 
dottrina ,  &  di  faperejcome  l'acqua  fa  crefcere  le  piante  ftelle . 
G     V     A     R     D     I     A. 

DONNA  armata ,  con  "Vna  grue  per  cimiero,  nella  mano  deftra  con  li.» 
fpada,  &  nella  fintftra  con  vna  facella  acceia,  &  con  '\n  paparo  >  ouera 
ocha,  che  le  ftia  appreflfo  . 

La  facella  con  la  grue  fignifica  "vlgilan^^a,  per  le  ragioni ,  che  fi  fono  dette 
•Itroue  in  fimil  propofito  l'iftefib  fignifica  l'ocha  ,  la  quale  dodici  volte  fi  fue  * 
glia  in  tutta  la  notte,  dalche  credono  alcuni,  che  fi  prcndelTe  la  mifura  dell'ho«^ 
re ,  con  le  quali  mifuriamo  il  tempo  r  nello  fuegliarfi  quefto  animale  fa  molto 
ftrepito  con  la  voce,  fic^^.  tale,  che  narra  Tito  Liuio,  che  i  foldati  Romani,dor- 
itiendo  nella  guardia  di  Campidoglio  furono  fuegliati  per  bene fitiofoIodWti 
papero,  &  così  prohibirono  a*  Fran;^efi  l'entratai  Quefti  due  animali  adunque 
dinotanojche  la  vigilan:?ja,e  la  fedeki  fono  necellarijllìmealla  guardia,accom« 
pagnate  con  la  forila  da  rcfiftere>  il  che  fi  moftra  neU'armadura,e  nella  fpada. 


V 


GRANDEZZA,  E  ROBVSTEZZA  D'ANIMO. 

N  giouane  ardito,  che  cenga  la  deftra  mano  fopra  il  capo  d'vnferocif* 
fimo  Leone,  il  quale  ftia  in  at  co  fiero,  e  la  finiftra  mano  al  fianco . 

Jidi- 


fos  TCO  KO  LOG  IJ 

Si  dipinge !n  quefta  guifà,  petcioche gli  Fgitdj  haueuano  chiaramente  com» 
prefo,  niuno  altro  animale  di  quattro  piedi  hauer  maggior  animo  del  Leon*: 
é;^perniuna  propietà  naturale  è  (limato  il  Leone  più  degno  di  marauiglia, 
che.per  ìa  grandezza  dell*  animo  Tuo ,  nellaqualeegli  è  molto  eccellente ,  efpo- 
rendofi  ad  imprefc  magnanine,e  gcnerofeje  non  per  altra  cagione  dilìero  mol- 
ti edere  flato  il  Leone  figurato  nel  Ciclo,  fé  non  pcrcheil  Soie  quando  palla  pce 
quel  fcgno ,  è  più  che  mai  gagliardo,e  robuflo . 

G     K     A     T     I     ^. 

GIOVA  NETTA  ridente,  e  bella  di  vaghillìmo  habitovefrltajcorona- 
ta  di  diafpri,  pietre  pretibfe ,  e  nelle  mani  tenga  in  atto  di  gittire  piace» 
uolmcnte  rofe  di  molti  colori,  fcn:^a  fpine,  hauetit  al  collo  vn  vezzo  di  perle. 

Il  diafpro  u  pone  per  la  gratia  ,  conforme  a  quello  ,  che  li  naturali  dicono, 
cioè  ,  che  portandofi  adolTo  il  diafpro  fi  acquifla  la  gratia  degli  huomini . 

Queflo  medefìmo  fìgn'fica  la  rofa  icnza  fpine ,  &:  le  perle,  lequali  rifplendo» 
no,&  piacciono  ,  per  (ingoiare,  ó^occulto  dono  della  natUi  a,come  la  gratia, 
che  è  neg''  huomini  vna  cerca  venufta  particolare,  che  muoue,  e  rapifce  gl'ani- 
mi all'amore,  &  genera  occultamente  obbligo,e  beneuolcnza, 
GRATIN     D  I   V  i  N  A. 

DONNA  bella,  6^,^  ridente  con  la  faccia  riuolta  "Verfo  il  Cielo,doue  f?a 
lo  Spiritofànto  in  forma  di  colomba,  come  ordinariamente  fi  dipinge.  ^ 
Nella  delira  mano  tenga  vn  r»mo  d'ohuo  con  vn  libro  ,  fi<,^^<:on  la  iìnillta-» 
vna  tazza  . 

Guarda  il  Ciclo,  perche  la  gratia  non  vien  fé  non  da  Dio ,  il-quale  per  manw 
feflationefj  dice  eller  in  Cielo,  la  qual  gratia  per  confeguiredcniiamoconuer- 
lirci  a  lui  ,  &  dimandargli  con  tutto  il  cuore  perdono  delle «o(lT€graui  colpe» 
però  difle:  Comieytimhtì ad  m€i&  ego  cvntfertar  ad  vos . 

Si  d'pingc  lo  Spiritofànto  per  attribuitfi  meritamente  da  i  Sacri  Theologì  tu 
lui  Tinfiifione  della  diuina  gratia  ne*  petti  noflri ,  Oc  pc-rò  dicefi  ,  che  la  gratia  è 
vnben  propiodiDio  ,  che  fi  diffonde  in  tutte  le  creature  per  ptopi a  liberalità 
di  cflb  Iddio  ,  &  fenza  alcun  mento  di  quelle . 

U  ramo  di  Oliu  ^  fij^n.fìca  la  pace,:he  in  virtù  della  Gratia  il  peccatore  ricon- 
oonciliatofì  con  Iddio  Tente  nell'anima , 

La  tazza  ancora  denota  la  gratia,  fecondo  il  <ktto  del  Profeta .  CaUxmeus 
inehrìans  quàm  pr^clarui  eTl, 

Vi  fi  potranno  fcriuere  quelle  parole.  Bibite  y  &' inebriamtni .  Perche  chi  è 
in  gratia  di  Dio  fempre  fla  chào  delle  dolcezze  dclTan  or  fuo  ,  perciòche  que- 
fta imbriachezza  è  fi  gagliarda, &  potente,chefa  fcordar  la  f eie  delle  cole inon» 
dÀiìCjdi  fenza  alcun  diflurbo  da  perfetta,  &  compita  fatiet<f  • 

GRATIN     DI     DIO, 

VN  A  bellifllma,  e  gratiofa  giouanetta,  ignuda,  con  belliflìma,8^  ^aga«. 
acconciatuts  di  capo .  Li  capelli  faianno  biondi,  ik  ricciuti,  oc  faranno 
circrndar  di  vn  grande  fplendore,te  licoi  an.bc  le  mani  vn  corno  di  dcuitia, 
ohf  gli  cuoprira  d'auanti,  acciòchc  non  molti  i  le  paru  meno  honcfte,  e  con  dio 

ver- 


T 


DI  CES<!ARE  %IF  a:        s»S 

rerfer^  diuerfc  cofe  per  l'vfo  h umano  sì  Ecclcfiaftichc,  come  anco  d'akra  lortcj 
èc  nel  Ciclo  fia  vn  raggio,  il  qual  rifponda  fino  a  terra . 

G  R  A  T  I  £. 
R  E  fanciullettc  coperte  di  fottilifTimo  velo  ,  fotto  il  quale  apparifcan» 
_  i<'nude,  così  1  e  figurarono  gli  antichi  Greci ,  perche  le  Gratic  tanto  lon» 
pili  belle,  &  fi  Itimano,  quanto  più  fonofpoghate  d'intcrefli,  i  quali  fminuifco» 
ro  in  qran  parte  in  e(Te  la  decenza,^  la  purità  ;  Peróni' Antichi  figurauano  in 
«Ile  l'amicitia  vera ,  come  fi  vede  al  fiio  luogo  .  Ed  apprelìo  Seneca  de  beneS- 
cijs  lib.  primo,  cap.  5.  vicn  dichiarata  la;detta  figura  delle  tre  Giatie.comc  anco 
noi  nella  figura  dcirAmicitia . 

Grafìe. 

ALfre,  &  varie  figure  delle  G  ratie  fi  recano  da  molti  Autorijtna  io  non  n«J 
dirò  altro,  hauendone  trattato  difFufamente  il  Giraldi  Smtammate  xiij. 
éc  da  lui  Vinceremo  Carfaro,  dico  bene,  che  Ce  ne  veggono  anco  fi:o!pite  in  mar=. 
nio  in  più  luoghi  di  Roma  le  tre  Gratic  giousni,  allegre,  nude,  &c  abbracciate^ 
tra  di  loro ,  -vna  ha  la  faccia  volta  in  li  da  banda  finiftra  ;  l'altre  due  dalla  de- 
lira guardano  verfo  noi  ;  quelle  due  fignificano  ,  che  quel ,  che  riceuc  vna  gf  a- 
tia  ,  o  beneficio  ,  deue  procurare  di  rendere  al  Tuo  benefattore  duplicata gtatia  $ 
ricordandofcne  Tempre  :  Quella  fo'a  fignifica  jche  colui,chc  la  fa  ,  deue  fcor- 
darfcne  fubbito,  5;^  non  poner  mente  al  beneficio  facto:  Onde  TOiator  Gre- 
co in  Tuo  Irnguaggicdifièf  reirorstione,  De  Coronai  Equidemcenjeo  eumyquibtm 
nefic'mmaccefit  i  oportereomni  tempore  meminiffei  eum  autem  ejui dedit  con- 
tinuo ohliuifcr»  ad  imitatione  del  quale  TOrator  Latino  anch'cgli  dille.  Me* 
mniffe  debet  isj  in  quem  collatum  e  fi  beneficìum  ,  non  eommemorare  qui  contuUt  : 
pcichc  111  vero  brutta  cofa  è  rinfacciare  il  beneficio,  dice  lo  ftcllo  Cicerone. 
Odiofum  hominum  genus  officia  exprobantium . 

Sono  Vergini,  e  nude  ,  perche  la  grafia  deue  eficre  fincera  ,  fenica  fraude ,  in- 
ganno, &rper9n:^a  di  rimuneratiene.  Sono  abbracciate  ,Ó^  connclTc  tra  loro, 
perche  vn  beneficio  partorifcc  l'altro ,  &  perche  gli  amici  deuoiio  continuare  in 
farfi  le  gracie  :  ÒC  perciò  Crifippo  allimigliaua  quelli,  che  danno ,  &  ticeuono 
il  benefitio,  a  quelli ,  che  giuocano  alla  palla  ,  che  fanno  a  gara  >  a  chi  le  la  può 
più  volte  mandare,  &  rimandare  Tvno  a  l'altro . 

Sono  giouani,  perche  non  deue  mai  mancare  k  grati  tudinc,re  perire  la  me- 
moria della  gratis ,  ma  perpe  tuamcnte  fiorire ,  &  viuere .  Sono  allegre  ,  perche 
tali  dobbiamo  effere  cofi  nel  dare,come  nel  riceuere  il  benefitio .  Quindi  è,ch« 
la  prima  chiamafi  Ag'ia  dall'allcgi e:^::^aj  la  feconda  Thalia  dalla  -^iriditàila  tef • 
:(a  Eufrofina  dalla  dilettatione  , 

GRATITVDINE* 

DONNA  che  in  mano  tenga -vna  Cicogna  ,  S^T"  vn  ramo  di  lupini ,  o 
di  faoa ,  Oro  Apolline  dice,  che  quefto  animale  più  d'o^n*  altro  riftoraj» 
iiuoi  genitori  in  vecchie^^a,  8^  in  quel  luogo  medefimo  y  oue  daellièftato 
nutrito ,  apparecchia  loro  il  nido,  gli  /poglia  delle  penne  inut.li  e  àà  loro  man- 
giare fino,  che  fiano  nate  le  buone  ,  ÒC  che  da  fé  ftcfli  pofiano  trcuare  il  cibo  , 
pciògli  Egitti;  ornauano  gli  fccttri  con -quello  animale ,  e  lo  tcn:aano  in  molta 

confi- 


S94.  IC0N0L0€1J 

confidfrationt  Tcriue  Plinio  nel  llb.  \  8,  al  cap,  14.  che  come  il  lupino,*  Tt  Taù* 
ìngrafTano  il  campo,doue  fono  crcfciutCjCosì  noi  per  debito  di  grati  tudinc  dob 
biamo  Tempre  duplicare  la  buona  fortuna  a  quelli,  che  a  noi  la  megliorano  . 

Si  potrà  fare  ancora  a  canto  a  qucfta  figura  'vn*  Elefante  ,  il  quale  dal  Pierio 
Valeriane  nel  2.  lib.  vien  porto  per  )a  gratitudine,  òC  cortefia;  Ed  Eli  ano  fcri- 
ue  dWn'Elefante ,  che  hebbe  animo  d'entrare  a  combattere  per  vn  Tuo  Padro- 
ne ,  il  quale  elTcndo  finalmente  dalla  for^a  de  gl'inimici  fuperato,  5<^  morto, 
con  la  Tua  proboscide  lo  pre/è ,  &  lo  portò  alla  Tua  dalla ,  moftrandone  grandif- 
(imo cordoglio,  6^ amaritudine. 

GRAVITA. 

DONNA  'veftita  nobilmente  di  porpora  ,  con  'vna  fcrittura  figillati  al 
collo  infmo  al  petto  pendente ,  neli*  acconciatura  del  capo  farà  vna  Co- 
lonna con  'vna  piccola  ftatuetta  fcpra  :  &C  la  '>eftc  tutta  afperfa  d'occhij  di 
pauone, con "Vna lucerna accefa fatta  fecondo  T'vfan^a  de  gli  antichi  nella-» 
deftra  mano. 

La  porpora  è  -yertimcnto  communc  a  qucfta ,  òC  all'honore ,  come  a  qua- 
lità regali,  S^nobilifllme. 

11  brcue  è  autentico  fegno  di  nobiltà,  !a  quale,  e  vera  nudricc  di  granita  d'ai- 
terc:^::^a,  di  gloria ,  &  di  faufto . 

La  colonna  s'acconcierà  in  capo  per  le  mafcherate  a  piedi ,  o  a  cauallo  ;  ma 
per  ftatua  di  fcoltura,  ò  pittura  fi  potrà  fare  acanto  ,  ó^  che  col  bracci  fi- 
niftro  fi  pofifopra  d'ella  per  memoria  delle  gloriofc",  attieni  ,  che  fomentano 
la  grauità . 

Gli  occhi  di  pauone  iono  per  fegno,  che  la  grauità  fomminiftra  pompa,e  na- 
(ce  con  l'ambirionc . 

La  lucerna  dimoftra ,  che  gli  huomini  grani  fono  la  lucerna  della  plebe ,  5^ 
^el  Volgo . 

Granita  dcUlmomo  . 

DOnna  in  habito  di  Matrona  ,  tenga  con  ambe  le  mani  vn  gran  fafiTo  lega- 
to, &  fofpefo  ad  "Vna  corda  . 
L'habito  di  Matrona  moftra  ,  che  allo  ftato  dell'  età  matura  fi  conuienepiù 
la  grauità,  che  agli  altri,  perche  più  fi  conofce  in  clToThonore,  e  con  maggiore 
tnfietà  fi  procura  con  la  grauità,  e  tcmperan^^a  de*  coftumi . 

Il  falfo  moftra,  che  la  grauità  ne'  coftumi  dcU'huomo  fi  dice  fimilitudine  del 
la  grauità  ne' corpi  pcfanti,  6C  e  quel  decoro  ,che  egli  sa  tenere  nelle  Tue  at- 
tieni fen:^a  piegare  a  lcgglcre:^^a,^anità,  butfonarie ,  0  cofe  fimili,  lequali  non 
fono  atte  a  rimuouere  la  feucticà  dalla  fronte,  ò  dal  cuore  ;  come  alle  cofe  graui 
per  alcuno  accidente  non  fi  può  leuar  quella  natura  aii'inclinatione  ,  che  le  fa 
andare  al  luogo  conueniente . 

Grauità  dell' Oratione . 
Vedi  a  Fermc:^:^a,  e  grauità  deli'Oratione . 

G     V     E     R     R     A. 

DONNA  armata  di  cora:^^a,  elmo,  &  fpadajcon  le  chiome  fparfc,  6q^^ 
infanguinate,  come  faranno  ancora  ambedue  le  mani, folto  all'armatu- 
ra, ha* 


BtCESA'KE  'KITJ.         !^> 

fti,'haaer<3  vna  trauerfina  roda,  per  rapprcfcntarc  rira,&  il  furore,  ftari  la  dct?a 
figura  fbpra  vn  cauallo  armato  ;  nella  deftra  mano  tenendo  vn'  hafta  in  aito  di 
lanciarla,  &  nella  finiftra  vna  facella  accefa ,  con  vna  Colonna  appiciro . 
V        Rapprefentafi  quefta  Donna  col  cauallo  armato ,  fecondo  l'antico  coftumc^ 
Fgittio  ,  &  la  più  moderna  autorità  di  Virgilio,  che  dice . 

Bello  arntantur  equi,  beUum  bxc  armeni  a  minantur . 
cioè  i  caualli  s'armano  per  la  guerra,  ÒC"  minacciano  guerra . 

Leggefi  ,  che  già  innan:;^!  al  tempio  di  Bellona  fu  -^na  certa  Colonna  nrn-i 
molto^randc  ,  la  quale  i  Romani  chiamauano  Colonna  bellica ,  perche  delibe- 
rato, che  haueuano  di  fare  alcuna  guerra,  a  quella  andaua  IWno  de' Confoli 
dappoi ,  che  haueua  aperto  il  Tempio  di  Giano  ,  &  quindi  lanciaua  'vn'  hafta, 
verfo  la  parte,  oue  era  il  Popolo  nemico  ,  &  intendcuafi,  che  allora  folle  grida- 
ta ,  &  publicata  la  guerra  ,  6:  perciòqiiefta  figura  tiene  nella  deftra  mano  l'ha- 
fta  in  atto  di  lanciarla  prcllb  alla  Colonna  iòpradctta.  Onde  fopradiciò  Oui- 
«lionciFaftidifte^ 

Trofpicit  à  tergo  fimmtm  breuìs  area  cìrcum 

EHvbinon  parua  parua  columna  not£ 
ìììncfokt  bafta  manu  belli  pr^nuntia  mittì 
In  R^gem  ,  &gent.  m ,  ciim  placet  arma  capì. 
Tiene  poi  nella  finiftra  mano  vna  facella  acce(a,fecondo  il  detto  di  Silio  Italico. 
Scuote  l' accefa  face  ,  ci  biondo  crine 

Sparfo  di  molto  fangue ,  e  va  f correndo 
La  gran  Bellona  per  l'armate  fquadre. 
SoTeuano  ancora  gli  Antichi ,  prima  che  fuflero  trouate  le  trombe ,  quando 
erano  per  fare  battaglia,mandarc  innan^J^i  a  gl'eirerciti  alcuni  con  faci  accefe  in 
mano ,  le  quali  fi  gittauano  contro  dali*'>na  partc,&  dall'altrajà  cominciaua- 
»o  dipoi  ia  battaglia  col  ferro . 

GRASSEZZA. 

DONNA  corpu!enta,con  la  deftra  mano  tenga  vn  ramod'oIiuo,chc^ 
habbia  folo  i /rutti  fenica  fronde ,  nella  finiftra  tenga  vn  granchio  mari- 
no ,  ilqualc  è  foggetto  molto  alla  gra(re:^^a,  quando  la  Luna  creke,o  per  parti- 
colar  difpofitione  tirata  dalle  qualità  della  Luna ,  onero  ,  perche  quando  elfa  è 
piena,  &  luminofa  ,  gh  da  ccmmodità  di  procacciarfi  più  facilmente  il  cibo . 

L'oliuo  è  il  vero  hieroglifico  della  gra(Ic:^:^a  non  folo  tra'Pocti,  &  Hiftorici, 
ma  anco  nelle  facre  letteie,  come  in  più  luoghi  fi  può  '\ederc,  &i  l'Epiteto  pro- 
pio  dcll'oliuo,  è  relfer  graffo . 

G     V    E    R     R     A. 

DONNA  armata,  che  per  cimiero  porti  vn  Pico,  nella  mano  deftra  la-. 
fpadaignuda,&  nella  finiftra  Io  feudo  ,  con  vna  tefta  di  lupo  dipinta 
rei  mezzo  d'elfa  .  Guerra. 

DOnna  fpauenteuole  in  "Vifta ,  &  armata  con  vna  face  acce/à  in  mano  in-, 
atto  di  camminare,  hauerà  apprelfo  di  fc  molti  vafi  d'oro ,  e  d'argento,e 
gemme  gittate  confufamente  per  terra  ,  fra  le  quali  fia  vn'  imagine  di  Piuto , 
Bi9  delie  ncchc;^:^e  tutta  cotu ,  pec  dimeftiare,  che  la  guerra  di&pa,  ruina,  5: 

Z         con  • 


S4-'4-  ICONOLOGIA 

coiifama  tutte  le  ricche^^e  non  purc,doue  ella  fi  ferma  ,  ma  doiic  cammina  > 
àC  trafcortt^  . 

GVIDA     SICVRA 
deverìhonori. 

DONNA,  nel  modo,  che  la  virtù  al  fuo  lu  ogo  habbiarao  dcfcritta ,  con.» 
'vno  feudo  al  braccio  ,  nel  quale  (uno  fcolpiti  li  due  Tempi)  di  M.  Mar- 
cello jlVno  deli'Honore  ,  8^  l'altro  della  Virtù  ;  fieda  detta  Donna  fotto  vna-. 
quercia  ,  con  la  dedra  mano  in  alto  leuata  moftri  alcune  corone  militari ,  con 
fcetcrl ,  infcgne  [mpenali ,  Cappelli ,  Mitre,  &  altri  ornamenti  di  dignità  ,  che 
faranno  pofli  fopra  i  rami  del  detto  albf ro, oue  fia  vn  breue  con  il  motto  :  Hìnc 
omnia ,  Se  fopra  il  capo  deh'imagine  vi  farà  vn*altro  motto,  che  dica.  Afe  Duce. 
Il  tutto  dim  Oilierà  ,  che  da  Gioue  datore  delle  gratie  ,  al  quale  è  dedicato 
quell'albero,  o  per  dir  bene  dall'iftelTò  Dio  fi  potranno  hauerc  tutti  gli  hono- 
ri ,  &L  le  dignità  mondane ,  con  la  fcorta ,  &  guida  delle  virtù ,  ilche  infcgnano 
i  due  Tempi)  mimicamente  da  M.  Marcello  fabricati,  perche  l'vno  dedicato  al- 
l'Honorc  non  haueiia  l'entrata,  fc  non  per  quello  di  cfTa  Virtù . 


D 


HIPPOCRISIA. 

O  N  N  A  con  faccia ,  Se  mani  leprofe  j-veftita  di  pelle  di  pecora  b'ancj, 
con  "^na  Canna  verde  in  mano ,  la  quale  habbia  le  fue  foglie  ,  &  pennac- 
chi) :  I  piedi  medefimamente  faranno Icprofi,  &  nudi,con  vnlupo^Ghc  cfca  di 
fotto  alla  vede  di  e^Ta,  8c  con  vn  Cigno  vicino. 

QueIlo,che  dille  Chrifto  Signor  Noftroin  S.  Matteo  al  capit.  25.  bafta  per 
rintelligen^a  di  quefta  imaginc ,  perche  volendo  improucrarc  a  gh  Scribi,  òC 
Faiifci  la  loro  Hippocrifia,  difle  che  erano  fimili ,  a*  /epolcri ,  che  fono  belli  di 
fioii,  &  di  dentro  pieni  di  otla  d'huomini  morti ,  &  di  pu:^:^a;  Adunque  Hip- 
poctilla  non  fard  altra,  che  vna  fintione,  di  bontà,  &  fànt)t<ì  in  quelli,  che  foro 
maligni ,  &  fcellerati  ;  però  fi  dipinge  donna  leprofit ,  veftita  di  habito  bianco  , 
perche  il  color  della  vefte  fignifìca  i'habito  virtuofo,chc  artifitiofamente  ricuo- 
pre  la  lepre  dal  peccato,  che  ftà  radicato  nella  carne,  e  nell'anima. 

La  Canna  verde  ,è  fimbolo(  comediceHettorrePintoncl  cap.  40.  diEze- 
chiel'c  Piophcta  )  dell'Hippocrifia  ,  perche  nafccndo  con  abbondan:^a  di  foglie 
dritta ,  &  bella ,  non  fa  poi  frutto  alcuno ,  (è  non  piuma ,  &  dentro  è  vacua ,  & 
piena  di  vento  .  Dell'iftcllb  ancora  dice  il  medefimo  Autore,dare  inditio  il  Ci- 
gno, il  quale  ha  le  penne  candide  ,  &  la  carne  nera .  Il  lupo,che  fi  moftra  fotto 
alla  vefte  di  pelle  diuerfa  dalla  Tua ,  è  tanto  chiaro  per  le  parole  di  Chrifto  bcI- 
l 'Euangelio,  che  non  ci  bifogna  dirne  altro . 

Hippocrifia . 

DONNA  magra  ,  òC  pallida  ,  veftita  d'habito  di  mez?,*A«na ,)  di  coloi 
benino,  rotta  in  molti  luoghi ,  con  la  tcfta  china  verfo  la  fp|J[la  finiftra , 
haucrà  in  capo  vn  velo,  che  le  cuopra  quafi  tuttala  fronte  ;  terrà  conia  finiftra 
mano  vna  gcolfa,  &  lunga  corona  ,  &  vn'ofHtiuolo,  &  con  la  dcftra  mano,  con 
il  braccio  (coperto  porgere  in  atto  publico  vna  moneta  ad  vn  pouero>  batteri  le 
gambw*,  !k  li  piedi  fimiìe  al  lupo  , 

Hip«: 


VI  CESALE  %ITA. 


hippocrisia; 


2^1 


Hippocrcfia  apprcfl^?  S.  Thoma{ro  fecunda  fecundg,  quefl  ^  a'-t.  2.  è  vitfo,'clie 
induce l*hucmo  di  fimuliire,  &  fìrgetc quel,  ch«°, non  è  in  atti, parti  .,  S<.  opcie 
eitericfi,  con  ambitionc  vana  di  clkrc  tenuto  buono,rflcndr>  triflo . 

Magra,  e  pallida  fi  dpingcperciò  che  come  dice  S.  Ambrcfionel^.  dcYiioi 
iDcraii  ,gi*riippocriti  non  li  curano  di  eftcnuare  il  ccrpn  per  edere  tcrufi ,  &c 
ftimati  buoni ,  Se  S.  Matteo  al  cnp  6  Ci'.m  ìeiunatis  no!  ite  fi  eri  fi  e  ut  Hippocritie, 
tnfl€s;exterminant  enim  facies  fi4as,vt  vìdcantur  ab  hcminhus  ieiuKantt  s . 

Ji  vcfti  mento,  come  dicen^  ni'  dìl-ndocompolto  di  iino,&  di  lanadimcftra 
(  come  dice  il  i^.pradetto  S.  Amb  ogio,  ne)  cap.  8.  de  mera;?  )  A;pcra  dì  colo- 
ro ,  i  q'ja:i  con  parole ,  6c  attione  d'h  ppcciilìa  cU'  prono  k  Tutticil.'f  :^:^a  deila_» 
m^litia  interna  ,  6<^  mofìrano  d.  fuori  k  rerrp:  citi  dth'iLnoce: .-^a  j  qutP.o Ci 
moRra  per  fignificato  della  laaa  ,  &  la  malitia  per  il  lino . 

^  La  tefta  china ,  e on  il  velo,  cht  e  cur prt  h  fionte ,  la  corona ,  Se  Vcf^iìnolo  ' 
dinocanojchel  Hippocrito  moflra  d'elTetc lontano  dalle  cofe  moiid.ine,er:uol- 

2     2  toalU 


Ì4-4-  TCONOLOCIiA 

lo  alla  contemplationc  deiropcre  diuinc. 

Il  porgere  la  moneta  ad  vn  pouero,  nella  guifaiche  fi  è  detto,  dlmoflra  Ta  va- 
r'Jgloria  de  gli  hippocriti ,  i  quali  per  acquiftar  fama  ,  6^  gloria  del  Mondo 
fanno  elemoHna  pub'icamente,comeneQfeueS.  Matteo  al  16.  così  dicendo. 
Cum  ergofacìs  elemoftnam  noli  tuba  cauere  ante  tdficut  Hypocritefaciunttinfy' 
nagogis ,  &  in  vicìs ,  rt  honorificentur  ab  hominibuSi&c, 

Legambe,&i  piedi  fimili  al  lupo  fignificano,  come  dice  S.Matteo  7.  che-» 
gl'Hippocriti  nell'eftcriore  fono  agnelli,  &r  dentro  lupi  rapaci . 
H  O  M  I  C  I  D  1  O. 

HV  O  M  O  bruttiflTmo  armato,  col  manto  di  color  rofTci,per  cimiero  por- 
tare -vna  tcfta  di  tigre  ,  farà  pallido  ,  terr^  con  la  (ìniftra  mano  per  i  ca- 
pelli vna  tefta  humana  tronca  dal  bufto,  6C^  con  la  deftra  vna  fpada  ignuda  in- 
fanguinata  :  Bruttiflìmo  lì  rapprefenta  rhomicidio ,  pcrcioche  non  lolo  è  abo- 
rnincuofealle  perfone  ;  ma  quello  ,  che  molte  più  importa,  al  fcmmoDio,il- 
quale  tra  gli  altri  comandamenti,  che  ci  ha  dati,  ci  prohibifce  Thomicidio,  co- 
me cofa  molto  danno/a,  &  a  lui  tanto  odiofa,  che  come  fi  vedeneh*£xodo  21, 
comanda  che  non  fi  lafci  accodare  al  Tuo  altare  1*  homicida . 
Sì  quìs  perìnduHrìam  occiàerit  poxìmumfuum  t&per  infidìas ,  ah  altari  meo 
auelles  eum ,  &€» 

Si  dipinge  armato ,  perche  l'hornicid^o  genera  il  perìcolo  della  vendetta,  alla 
quale  fi  prouede  con  la  cuftodia  di  fé  ftcllo . 

La  Tigre  fignifica  fierc^^^a ,  5^^  crudeltà ,  le  qnali  danno  incitamento  ,  Se 
rpronand'homicida;  la  pali  dt!^:^aè  effetto  dell'ira  ,  che  conduce  all'homici- 
dio ,  6^.^  del  timore  ,che  chiama  a  peniten:<u  ;  Pero  fi  dice  nel  Genefi  ,  chc-# 
Cairn  haucndo 'vccifo  il  fratello  ,  andò  fuggendo  ,  temendo  il  caftigo  della^ 
giufi-itia  di  Dio. 

H  O  N  E  S  T  A. 

DONNA  con  gli  occhi)  bilFijVeftitanobilmentCjCon  vn  velóin  tefta,che 
lecuopra  gli  occhi). 
La  grauicà  deli'habito,  è  inditio  negli  huomini  d'animo  honefto  ,  &.'  pero  C\ 
honorano  ,  6C^  fi  tengono  in  conto  alcuni ,  che  non  fi  conofcono  per  lo  modo 
del  veflire,  elT<:ndo  le  cofe  elìeriori  dell'hucmo  tutte  iuditio  delle  interiori,  che 
riguardano  il  compimento  dell'anima  . 

Gli  occhi)  balTi  !cno  inditio  di  honeftà  ,  perche  ne  gli  occhi  fpirando  la  la- 
fciuiajCome  fi  dice, -Se  andando  l  amore  per  gli  occhi)  al  cuore,  fecondo  il  det- 
tode  Poeti;  Al  ballati  verfo  terra  danno /egno, che  ne  fpirtidi  lafciuia  ,nc-» 
for:^a  d'amore  pofla  penetrare  nel  petto . 

11  velo  in  telia  è  inditio  d'honeflà  ,  per  antico,  e  moderno  coftumejper  eflfcr 
'Volontario  impedimento  al  girar  lalciuo  de  gli  occhi) , 
H     O     N     O     R     E. 

GIOVANE  bello,  veflito  di  Porpora ,  &  coronato  d*  piloro ,  con  ^n* 
hafta  nella  mino  delira,  ^Sc  nella  finiftra  con  vn  Cornucopia  ,  pieno  di 
frutti ,fiori,cfrond5;Honorc  è  nome  di  polfcllìonc  libera,c  volontaria  degl'ani- 
mi virtù :)fi,  attribuita  ali'huomo  per  premio  d'ella  viuù>  e  cenata  coi  fine  del- 
l'ho-   " 


T^tCESA'KE  'KITA.         ut 

fhonefto  ,♦  &  S. Tommafo  2.2.q.  1 2^. ar.  4.  dice,  che, honor  (fi  cuìusUbtt  fir- 
tutis  premium. 

Si  fa  giouanc ,  &  bello,  perche  per  Ce  ftenTo  jfen^a  ragioni,  b  fillogifmi  alJct* 
ta  ciafcuno ,  6;^  fi  fa  de(iderare .  Si  verte  della  Porpora ,  perche  è  ocnamcnro 
Regale,  &  inditio  di  honor  fupremo , 

L*hafta>  &  il  Cornucopia,  6C^  la  Corona  d'Alloro,  fignificano  le  tre  cagioni 
principali,  onde  gl'huomini  foglionoeirere  honoraci,cioc,la  rcicn:^a,la  ricchej^- 
ra,  &  Tarmi,  6c  l'alloro  lignifica  la  rcien;;^a  ,  perche  comequcfto  albero  ha  le 
foglie  perpetuamente  verdi,  ma  amare  al  gufto,  così  la  rcien:^a,  fé  bene  fa  im»? 
mortale  la  fama  di  chi  la  polfiede ,  nondimeno  non  fi  acquila  fèn^^a  moka  fa- 
tica, &  fijdore .  Però  dilFc  Efiodo ,  che  le  Mufc  gli  haueuano  donato  vno  (cet- 
tro  di  lauto  ,e{rendo  egli  in  bada  fortuna ,  per  mezzo  delle  molte  fatiche  arci- 
uato  alla  fcien^^a  delle  cofe,  &  alla  immottaUtà  del  Tuo  nome, 

Honore, 

HVomo  d  afpetto  venerando,  de  coronato  di  palma, con  vn  collar  d'oro  al 
co!lo,&  manig  ic  medefimamente  d*oro  alle  braccia,  nella  man  deftra 
terr4  -vn'hafta ,  &  nella  finiitra  vno  feudo,  nel  quale  fiano  dipinti  due  Tempij 
col  molto .  Hic  termìnus  bcrct  9  alludendo  a*  Tempij  di  Marcello  detti  da  noi 
poco  innan:;?;i . 

Si  corona  di  Pilma ,  perche  queft'Albero,  come  ferine  Aulo  Gelilo  nel  ^.lib. 
delle  Notti  Atticheèfegnodi  Vittoria,  perche  ,  fé  fi  pone  fopra  il  filo  legno 
qualche  pefo  anchor  che  graue,  non  fòlo  non  cede,  ne  fi  piega,  ma  s'inalii^a ,  & 
eflendo  Thonore ,  figliuolo  della  Vittoria ,  come  fcriue  il  Boccaccio  nel  ^.  della 
Geneologia  dclli  Dei,  conuicn  che  fia  ornato  dall'indegne  della  Madre . 

L'hafta,  8c  \v  feudo  fuiono  indegna  degli  antichi  Re,  in  luogo  della  Corona , 
come  narra  Pierio  Valeriano  nel  lib  42.  Però  Virgilio  nel  6»  dcir£neidc,  de- 
fcriuendo  Enea  Siluio  Rè  di  Alba  difle . 

Jll€(  -pìdes  ?  )  pura  ìmenis ,  qui  nìtìtur  haBa . 

E  perche  nel  Tempio  dell'Honorc  non  fi  poteua  entrare,  fé  non  per  Io  Tem- 
pio della  Virtù ,  s'impara ,  che  quello  folamcnte  è  'Nero  honore ,  il  quale  nafce 
dalla  Virtù. 

Le  maniglie  alle  braccia,&  il  collaro  d*oro  al  collo,  erano  antichi  fegni  d'ho- 
nore  ,  &  dauanfi  da  Romani  per  premio ,  a  chi  s'era  portato  nelle  guerre  valo- 
Tamente,  come  fcriue  Plinio  nel  35.  lib.  dell'Hiftoria  naturale . 
HonOYe  nella  Medaglia  d'^ntcnino  Tio . 

VN  Giouane  veftito  di  verte  lunga ,  &  leg^)era,con  vna  ghirlanda  d'allo- 
ro in  'vna  mano,&  nell'altra  con  vn  Cornucopia  pieno  di  frondi,  fiori , 
«;^  frutti,  ^    ^ 

Honore  nella  Medaglia  di  ritellio  . 

Giouane  con  •>rn'hafta  nella  deftra  mano,  col  petto  mezzo  ignudo ,  &  col 
Cornucopia  nella  finiftra  ;  al  pie  manco  ha  vn'Elmo,a^  il  Tuo  capo  Cnià 
•rnato  con  bella  acconciatnra  de'fuoi  capelli  medcfimi . 

L'hafta,&  le  mammelle  fcopcrte  dimortrano,  che  con  la  for:^a  fi  deue  difen- 
der* 1  honwe  >&  con  la  candide:^:^a  confcruarc . 

Z     5  II  Cor- 


34'f  ICONOLOGIA 

Il  Cornucopia,  &  TElmo,  dimoftrano  dae  cofc ,  Icquali  facilmente  troaano 
credito  daeflTere  honorati;l''vnac  la  robba  i  l'altra  relTcrcitio  militare; quella 
genera  l'honore  con  la  benignità  ,qucfl:a  con  l'altere:^:^a  j  quella  con  la  pofli- 
bilità  di  far  del  bene  ;  quefta  col  pericolo  del  nocumento  ;  quella  perche  fa  fpe- 
rare  ;quefta  perche  fa  temere:  ma  Tvna  mena  l'honore  per  mano  piaceuol- 
mentej  l'altra  fé  lo  tira  dietro  per  for:^a  . 

HORE     DELGIORNO. 

MOLTE  -volte  può  venire  occafìonc  di  dipinger  rhore,&  ancorch«J 
fé  ne  polTa  pigliare  il  difcgno  da  quelli,chc  da  molti  fono  ftat«  defcrit- 
tc,  nondimeno  ho  uoluto  ancor'io  dipingerle  differente  da  quelle  ,  perche  la^ 
varietà  fuole  dilettare  alli  ftudiofi  . 

Dico  dunque  ,  che  l'hore  fono  miniftrc  del  Sole  diuife  in  24.  6^  ciafcuna  è 
guiJatrice  del  timone  del  carro  folate  ,  per  ilfuofpatio>ondeOuidio  nela» 
delle  Metamorfofi,  così  dice . 

^  dextra  Uuaq;  dies  >  &  menfls ,  &  annus , 
Sxculaq;  &  pofitnifpatijs  <&qudìbus  horA 
Et  il  medefimo,  più  a  balTo . 

lungere  eqms  Tkan  velocinus  imperai  borii 

luffa  De£  celeres  peragunt ,  ignemq;  vomentes 
^mbroftid  fuccofatmos  prxfepihus  altis 

Q^adrupedes  ducunt,  adduntq\fonantiafr^na . 
Et  il  boccaccio  nel  libro  quarto,  della  Geneologia  delli  Dei ,  dice  che  l'hore 
fono  figliuole  del  Sole ,  &  di  Croni ,  &C  quefto  da  i  Greci  vien  detto  il  tempo, 
percioche  per  Io  cammino  del  Sole  con  certo  fpatio  di  tempo  vengono  a  for- 
marfi  ,  Scf"  fucceflìuamente  IWna  doppo  Taltra,  fanno  che  la  notte  palla,  &  i( 
giorno  giunge ,  nel  quale  il  Sole  entra  dalla  fuccellione  di  efle ,  ellendo^li  dal- 
l'hore  del  giorno  aperte  le  porte  del  Cielo,  cioè  il  nafcimcnto  della  luce,  del 
quale  oftìtio  dell'hore  fa  mentione  Homero ,  &  dice  che  fono  fopraftanti  alle 
porte  del  Cielo,  &  che  ne  hanno  cura  con  quelli  verfi . 

Sponte  [ore s  patuerunt  coelìquasferuabant  hors 
S^ibus  cura  efl  magnum  ccelum  >  &  Olympus» 

Il  qual  luogo  Homero  imitando  Ouidio  ,  dice  che  Thorc  hanno  cura  dellt^ 
porte  del  Cielo  infieme  con  Giano  . 

Tnefideo  foribus cceli  cum  mìtibns  horìs . 
Volendo  noi  dunque  dar  principio  a  quefta  pittura,  faremo  che  la  prima-» 
hora  iìa  ncll'apparir  del  Sole . 

H  O  R  A     PRIMA. 

FANCIVLLA  bella,  ridente,con  ciuffo  di  capelli  biondi  com'oro  fparfi 
al  vento  dalla  parte  d'auanti,  &  quelli  di  dietro  fiano  ftcfì,  &  canuti , 
Sarà  veftita  d'habito  fuccinto  ,  &  di  color  incarnato  con  l'ali  agli  homeri  % 
ftando  però  in  atto  gratiofo  ,  e  bello  di  volare  . 

Terrà  con  la  deftra  mano  (oucro  doue  parerà  all'accorto  pittore ,  che  fia  il 

Tuo 


J 


Bf  CES A%E  'RITA.         3^7 

fuo luogo propio  )  il  fegnodcl  Solc> dritto,  &  «minente:  ma  che fìa grande, e 
vifibilc  ,  &  con  la  finiftra  vn  bel  ina:^:^o  di  fiori,  lolTi ,  ^;^  gialli  in  ftato  di  co- 
minciarfi  ad  aprire. 

Si  dipinge  giouane,  bella,  rìdente,  &  con  fiori  nella  guifa  che  dicemmo,per- 
ciocche  allo  fpuntar  de*  chiari ,  &  rifplcndenti  raggi  del  Sole ,  la  natura  tutta  (i 
rallegra  ,  &  gioifca  ,  ridono  i  prati  s'aprono  i  fioci ,  d<.^^  i  vaghi  augelli  fopra  i 
verdeggianti  rami,  con  ii  foauiflìnio  canto  fanno  fefta  ,  e  tutti  gl'altri  animali 
moftrano  piacere ,  òC  allegre:^:^a ,  il  che  benillìmo  defciiue  Seneca  nel  prima 
choro,  in  Hercole  furente  con  qucfti  'verfi  v 

lAm  camleis  eue£ius  equìs  T^ndum  rupta  fronte  ìumncui . 

Tìtan  tfummum  profpìcit  eotarit  Facux  reparant  vbera  matres  . 

JamCadmaìs  inclytabaccis  Err atcur fu  leuis  incerto 

^fperfa die,  dumeta rubent  Molli petuUnshadus in herba 

ThoshiquefHgìtYedituraforo^l  Teudet  fummo  fìridula  ramo 

taborexorìturdurusy&omnei  Tinnafquenouotraderefoli 

agitai  curas ,  aperitq,  domos  GeHit ,  quprulos  internidos 

Taftor gelida  cuna  pruina  Thracia  pellex ,  turbaq;  circunt 

Crege  dìmìfo  pabula  carpii  Confufafonat  murmurc  mixto 

Ludit  parato  liber  aperto  Teììata  dìem  • 

i  capelli  biondi  fparfi  al  "Vento  dalla  parte  dauanti  >  ^quelli  dietro  ftefi  ,  3f 
canuti,  fignificano,che  i'hore  in  breuc  fpatio  di  tempo  principiane^:  finifcono 
ritornando  però  al  (olito  corfb . 

Il  color  incarnato  del  veftimento  dinota  il  roffeggiare,  che  fanno  li  raggi  del 
Sole  in  Oriente  quando  cominciano  a  fpuntare  fopra  il  noftro  emifpero ,  come 
dimoftra  Virgilio  nel  fctcimo  dell'Eneide . 
lamqi  rubefcedatradijs  mare^&  <&there  ab  alto  aurora  in  rofeisfulgebat  lutea 

Et  Ouidio  nel  4.  de'Fafti»  (bigii 

'ì^ox  ybi  tranfierit  coslumque  rubefcere  primo     deperii 

Et  nel  2. 
Ecce  vigli  nitido  patefecìt  ab  ortu  Turpureas  aurora  fores,et  piena  rofarU  atria 

Et  nel  6.  delle  Metham. 
P'tfolet  aer  purpureus  fieriycum  primum  aurora  mouetm. 

Boctiolib.  2.metr.  5. 
Cum  polo  Th^bus  rofeis  quadrigis  lucemfpargere  aeperit, 

L'ifteflb  nel  metro  8. 
Sluod  Thoebus  rofeum  diem  Curru  prouehiti  aureo . 

EtStatìo  2.  Thcb. 
Et  iam  Mydonijs  elata  cubìlìbus  alto     B^rantes  excuffa,  comas  multuqifequetìt 
Impulerat  cclogelidas  aurora  tenebras     Sole  rubens .. 

Et  Silio  Italico  lib.  12. 
^tq;  vbi  nox  depulfa  polo  prìmaq;  rubefcit     Lampade  7{eptunus . 

L'habito  fuccinto.  Se  l'ali  a  gl'homeri  in  atto  di  volare ,  fignificano  la  velo- 
cità dell  hore  ,  come  nel  luogo  di  fopra  citato  dice  Ouidio  2.  Mctamorf. 
lungere  equos  Titam  yelocibus  imperai  horis    lufìa  D  ex  ceteres  peragunt . 

Z    4         Lefi 


34-S  ICONOLOGIA 

Le  fi  àà  il  fègno  del  Sole ,  perche  foleuano  gli  antichi  dare  al  giorno  dodici 
horc,  &  dodici  alla  notte,  lequali  fi  dicono  planetali,  fl^  fi  chiamano  così, per- 
che ciafcuna  di  efTe  vien  fignoregglata  da  vno  de*  fegni  de*  Pianeti,  come  fi  ve- 
de in  Gregorio  Giraldo  tom.  i.hTj.deannis,  &menfibus,  con  queftc  parole  : 
Traterea  quoniamfmguU  Vianet  a  ^ftngulis  horis  domìnari,  &  praeffe  ab  ^flrO' 
logìs  dicmtur ,  &  mortaliat  rt  aiunt ,  àifponere  ;  ideoplanetarum ,  hoc  eji  erran* 
tium  HeUarum  honeyqute  ab  tis  planetaria  vocantur,confiitutdifmt.Ouc  a  que- 
fto  chi  voleffe  maggiore  erplicatlonc  legga  Tolomeo,  &  Zeone>&  da  certi  verfi 
d*Ouidio  fi  raccoglie  il  medefimo  • 
l^on  Vmus  ajfulpt ,  non  illa  luppiter  bora  Lunaque  &e. 

G  ouanni  del  Sacrobofco  incorno  a  qu  (lo  ,  così  dice  nel  computo  Ecclefia- 
ftico  :  l<lotandum  etiatn  quod  dies]eptiman£ ,  fecundttm  diuerfos  ,  diuerfas  ha» 
beat  appelUtioues  ;  Thilofophi  enìmgentìles  quemlibet  diem  ftptimanA ,  ab  iU» 
planeta.qiti  domìnatur  in  prima  bora  illius  dici  denominant ,  dicunt  enim piane' 
tasfuccejfiue  domìnari  per  horas  diei , 

Et  le  bene  in  ogni  giorno  della  fettimana  ciafchedua*  hora  h^  psrtrcolar  fe- 
gno  differente  da  quelli  de  gli  altri  giorni  ,  tuttauia  noi  intendiamo  alToluta* 
mente  rapprefentare  dodici  hore  del  giorno ,  &  altrettante  della  notte  ren:^a> 
hauer  riguardo  a'  particolari  giorni ,  &  a  loro  fiicceflìone,  nel  circolo  della  fet 
timana ,  fi  che  per  dimoftratione ,  fi  darà  principio  alla  prima  hora  del  giorn» 
con  il  5"oIe ,  come  quello  ,  che  diftingue  Thore ,  &  e  miiura  del  tempo ,  e  quc* 
fto  bafter^  per  dichiaraiione  de  i  Tegni ,  fi  per  quefta  prima  hora  >  che  habbia* 
irto  defcricta,  come  anco  per  il  reftante  . 

HORA     SECONDA. 

FANCIVLLA  ancor*clla  con  l'ale  aperte  in  atto  di  volare,  hauerà  I  ca- 
pelli di  forma,  òC^  colore  come  la  prima  ;  ma  quelli  dauanti  non  faranno 
tanto  biondi,  Thabito  farà  fiiccinto,  di  color  d'oro,  ma  circondato  d'alcuni  pic- 
cioli niiuoletti,  &c  nebbia ,  eflcndo  che  in  quell'hora  il  Sole  ,  tira  a  fé  i  -vapori 
della  terra,  più,  o  meno,  fecondo  Thumidit^ì  del  tempo  palTato,  &  a  queft'hora 
volfe  alludere  Lucano  nel  5  della  guerra  di  Farfaglia . 
Sed  noEle  fugata  Ufum  nube  diem  iuhar  extulit.  Et  Sii.  Ttal.  lib.  5. 

Donec  flammifcrum  tollentes  cquore  cmru  Caligo  in  terras  nitido  refolutafereno 
Solis  equi fparf ere  diem  iamq;  orbe  renato  Mollis  erat  teUus  rorata  mane  pt  uìna 
Diluerat  nehulas  Titanfenfimque  (luebat 
CUud.  2.  derap.Prof. 

'ì<londum  pura  dìes  tremulìs  vìhratur  in  vndìt 
»Ardor ,  &  errantes  ludunt  pei  cxrula  fiamma» 
Dt*m  matutinis  prxfudat  folibus  aer , 
Diim  nouHS  humeóìatflauentes  lucifer  agros 
opranti  proue6ìus  equo . 
EtStat.i.^chill. 
lam  premit  afìra  dies  humìlifque  ex  aquore  Titan  Sublatum  curru  pelagus  cadit 
'Rorantes  euoluìt  equos ,  &  athere  magno . 

'icrtà  con  la  dtiira  mano  il  legno  di  Venere  in  bella  attitudine  >  Se  con  la  fi- 

lùflia 


DI  CES'iARE  %IPA^,      3^9 

liiftr»  vn  ma:(^o  d'elitropio ,  oucro  cicoria  con  i  fiori ,  »  quali  per  antica  o(Ter« 
uan:^a,  fi  sa,  &  fi  vede,  che  continuamente  feguitano  il  giro,  che  fa  il  Sole,  ÓQ^^ 
per  hauer*io  alla  prima  hora  dichiarato ,  che  fignificano  i  capelli ,  <&:  l'ali  mi  pa- 
re fuperfluo  fbpra  di  ciò  dic'altro ,  an:^i  la  detta  dichiaratione  >  feiuir^i  anco  allf 
altre  horc ,  che  ci  recano  a  dipingere . 

HORA    TERZA. 

FANCIVLLA  anch'ella  >  con  la  forma  de  i  capelli  gii  detti  :  ma  quelli 
d*auanti  faranno  tra  il  biondo ,  e*l  negro . 
Sari  alata ,  &  come  l'altre  in  atto  gratiofb  di  volare  ,  con  hablto  fuccinC»  -«e 
fpedito ,  di  color  cangiante ,  cioè  due  parti  di  bianco,  &  vna  di  roflb,  percibcho 
quanto  più  il  Sole  s'inal:^a  dall'Oriente,  la  luce  vien  maggiore ,  e  di  qued'hora 
intende  Ouidio  nel  6.  delle  Metam.  quando  dice  : 

y  tfolet  aer  Turpureus  peri,  cum  primum  aurora  mouctur  ; 

£t  breue  pofl  tempm  candefcere  Solis  ab  ortu 

Terrà  con  la  delira  mano  con  bellillìmo  gefto  il  fégno  di  Mercurio ,  e  con  la 
finiftra  vn'horiolo  folare,  l'óbra  del  qual deue  moftrar  l'hora  3.  Tinuentore  per 
quanto  narra  Plinio  nel  libro  fecondo,fu  */f  rtaximene  Milefio  difcepolo  di  Ta- 
Icte  :  di  quello  horologio  riferifcc  Gelilo ,  che  tratta  Plauto  nella  fauola  detta-* 
Beotio  :  yt  iUum  D ij  perdant,({uì  prìmus  horas  reperii ,  quique  adeo  primus  Sìa" 
tHit  hicfolariumj  qui  mihi  comrnìnuit  mìfero  articulaùm  dicm . 
HORA     Qjy  A  R  T  A.' 

FANCIVLLA  come  l'altre ,  con  l'ale ,  &  i  capelli  nella  guifa ,  che  hab^ 
biamo detto  di  (opra,  l'habito fuccinto,  &  di  color  bianco ,  perciòche  di'* 
ce  il  Boccaccio,nel  libr.  4.  della  Geneologia  delli  Dei,  eflèndofi  gii  fparfo  il  So- 
le ,  &  haaendo  cacciato  i  vapori  >  il  giorno  è  più  chiaro ,  dC^  Ouid.  dice  nel  4. 
delle  Metham .  cum  puro  nìtìdìffimus  orbe 

Oppofttafpeculi referitur ìmagìne  Vhaehus  Et  Sii.  Ita),  lib.  1  a. 

P^dditur  ex  tempio  flagrantiOY  ^therelampas 
Ut  tremula  infufo  refplendent  carula  Thabo . 
Terrà  con  la  deftra  mano  il  legno  della  Luna,  auuertendo  il  diligente  Pitto- 
re rapprefentarlo  in  modo ,  che  fi  conofca  il  fcgno  in  prima  vifta . 

Porgerà  con  !a  firlftra  mano,  in  atto  gratiofo,e  bello,vn  Giacinto  fiore  ilquail 
le  per  quanto  narri  Ouid.  nel  lib.  1  o.  fu  '^n  putto  amato  da  ApoUme,  fl^  ha- 
uendolo  egli  per  difgratia  "^ccifo,  lo  mutò  in  fiore . 

llchedimoftrajchela  virtù  del  Sole  la  mattina  va  purgando  neifcmplici 
la  fouerchia  humiditi  della  notte  ;  Onde  per  eflcrfi  con  queiV  hora  rifoluta ,  è 
propio  fuo  cogliere  i  femplici,  efiendo,  che  non  fono  troppo  morbidi  per  la  fo- 
uerchia humidità,  ne  troppo  afciutti  per  lo  fouerchio  ardore  de'  raggi  del  Sole, 
HORA     q.V  1  N  T  A. 

FANCIVLLA  alata  in  atto  di  volare,  con  i  capelli  nella  guifa  dell'altre, 
&  con  habito  luccinto  di  color  cangiante,in  bianco  ,  &  ranciato  ,eflendo 
che  il  Sole ,  quanto  più  s'auuicina  al  mezzo  goiTjO,più  rilplende  .  Terrà  con.» 
vna  delle  mani  i:  fcgno  di  Saturno ,  Oc  con  l'ai  tra  i'Élitropio ,  del  quale  Plinio 
nei  lib.  2.  cap.  così  dice . 

MirttUT 


3J0  ICONOLOGIA 

MìretUY  hoc  qui  non  obferuet  quotidiano  experimento ,  herbam  ynam  qua  re^ 
eaturEliotropium  aheuntemfolem  intueri  femper  omnibus  horis  cum  ea  rertivel 
nubilo  obumbrante;  Et  Varrone .  T^ec  minus  admirandum  quod  fit  in  fìoribut 
quosvocant  Eliotropia ,  ab  co  quodfolis  ortum  manefpe£lant,  &  eius  iter  itajc' 
quuntUY  ad  occafum ,  vt  ad  eumfemperfpe&ent^ 

Et  Ouidio  nel  quarto  delle  fiie  Metam.  dice  di  qucft'herba,  che  fiì  vna  Nin- 
fa chiamata  Ciitia  amata  dal  Sole ,  la  quale  per  vna  ingiuria  riceuuta  da  quello 
ì\  ramaricò,ralmcnte,che  fi  voltò  in  queft'herba9le  parole  del  Poeta  fon  quefte» 

^t  Clytien  quamuis  amor  excufare  dolorem  , 

Jndiciumq;  dclcr  poteratt  non  amplius  au6ìor 

Lucis  adit  y  yenerifq-y  modum  fibifecit  in  lUa 

Tabuit  ex  ilio  dementer  amoribus  vfa 

'^ymphorum  impatìens^  &fub  loue  no6le ,  dieque  § 

Sedit  humo  nuda ,  nudis  incompta  tapillis 

Terque  nouem  luces  expers  vndaquettibiquet 

I{pre  mero ,  l aerimi jque  fui s  ieiunìa  pauit 

J^cfe  mouit  humOi  tantumfpe6labat  euntìs 

Ora  Dei  ,vultHfq;fuos ,  fle^ebat  adilium. 

Membra  feruKt  haftfk  folo  ì  partemq;  colorì» 

Luridus  cxangues  paìlor  conuertit  in  herbas 

Efì  in  parte  ruhor  viol acque fimiUimus  ora 

flos  tegìt ,  illafuum  quamuis  radice  tenetur  > 

yertitur  ad  folem ,  mutataq;  feruat  amorent* 
HORASESTA. 

FANCI  VLL  A;  farà  queft'hora  di  afpetto  pi  A  fiero,  e  moftrerà  le  brac- 
cia,&  gambe  nude;  haucndo  però  ne*  piedi  ftiualetti  gratiofi,e  belli  il  co- 
lor del  'vefti mento  farà  rolTo  infiammatOjperche  dice  il  Boccac.  lib.4.della  Ge- 
ncologia  dcili  Dei,  ritrouandofi  il  Sole  in  mc:^:^o  del  Cielo, molto  più  rifplendc, 
oc  rende  maggior  ardore,  che  perciò  fi  rapprefenta  che  moftri  le  bracciale  gam- 
be nude ,  ilche  fignifica  anco  Virgilio  nel  libro  ottauo  dell'Eneide , 
Sol  medium  Caliconfcenderat  igneus  orhem . 
EtMartialcnellib.5. 
lam  prono  vhactontefudat  ^ethon  Interiungìt  equos  meridiana, 

Exarfitque  dies ,  &  hcra  fajfos . 
Et  Lucano  nel  lib.  i. 

^i£que dics  Mediusflagrantìhus  xHuathorìs  . 
Terri  con  la  deftra  mano  il  fegno  di  Gioue,e  con  la  finiftra  vn  mal^To  d'hef- 
ba  fiorita,chiamata  da  Greci,  e  La  tini  loto  ;  l'effetto  della  quale ,  fecondo  cht-. 
narra  Plinio  nel  lib.  13.  al  cap.  17.6:  18,  &Theofrafto  ;  èmarauigliofo,  percio- 
che  ritrouandofj  dett'  hetba  nel  fondo  del  fiume  Eufrate ,  la  mattina  allo  fpun- 
tsr  del  Sole  ,  anchor'ella  comincia  à  fpuntar  fuori  dell'acque,  &  fecondo  che  il 
Soldi  va  inalbando,  cosi  faquelt'hcrba,  in  modo,  che  quando  il  Sole  è  arriua- 
to  a  mc^:(o  il  Cielo,  ella  è  in  piedi  dritta ,  &  ha  predotto ,  &  aperti  i  fuoi  fiori  9 
&:  fecondo  poiché  il  Sole  dall'altra  parte  del  Cielo  vcrfo  i'occidcnte,va  calanda, 

così 


DI  CES<iARE  %IP  A.        3St 

così  il  lotOja  imitationc  dcll'horc  va  feguitando  fino  al  tramontare  del  Sole,tn- 
trando  nelle  fue  acque,  &c  fino  alla  mezza  notte  fi  va  profondando  .  La  forma 
didett*herba,&  fiori,  fecondo  che  fciiue  Plinio  nciluogo  citato  difopracfi- 
mile  alla  faua ,  &  è  folta  di  gambe ,  &  di  foglie  :  ma  più  corte ,  &  fottile ,  i  fiori 
fono  bianchi ,  &  il  frutto  fomiglia  al  papauero . 

HORA     SETTIMA. 

VESTITA  di  colore  ranciato ,  il  quale  dimoftra  ii  principio  della  dccli- 
natione  delKantecedcnte  hora, terrà  con  vna  delle  mani  il  fcgno  di  Mar- 
tCi  &  con  l'altra  vn  ramo  di  luperi,  con  li  bacelli,  attcfo  che  fi  riuolgc  al  Solc,& 
ancorché  nuuolo  fia,dimoftra  l'hore  a  i  Contadini,di  ciò  fa  fede  Plinio  nel  libre 
1 8.  al  cap.  1 4.  dicendo  :  'ì^c  vllius  quaferuntur  natura  afienfu  terne  mirabi" 
lìor  ejì  :  primum  omnium  cum  Sole  quotidie  circumagitur  horafque  agrkolis  nU' 
hilo  demon^rat» 

HORAOTTAVA. 

FA  N  CI  V  L  L  A ,  fari  veftita  di  cangiante  bianco,&  ranciato,terr4  il  fc- 
gno del  Sole ,  &  vn  horiolo  Sole  :  ma  con  gefto  differente  dell'hora  ter^a, 
non  per  fignificato  :  ma  per  rendere/vario  il  gefto,  e  bella  pittura,  &  che  l'om- 
bra di  eflb  moftri  eftere  quefta  l'ottaua  hora  ,  cflisndo  che  anche  la  prima ,  ha  il 
medefimo  /cgno  del  Sole ,  denota  anco  detto  horiolo  la  diftintione  dell'  hort-. 
del  giorno  da  quelle  della  notte . 

Il  color  del  veftimento,  dimoft;ra,che  quanto  più  crefcono  Thorc  tanto  più  il 
giorno  -^a  declinando,  e  va  perdendo  la  luce. 

Et  quefto  baderà  per  dichiarationc  de  i  colori  de  veftimenti ,  che  mancano 
•irhore  fcguenti  « 

HORA     NONA. 

FANCIVLLA  alata  ,  il  colore  propio  del  fuo  veftimento  farà  giallo  pa- 
gliato . 
Terrà  con  la  deftra  mano  il  Cegno  di  Venere,  &  con  l'altra  vn  ramo  ii  vVmo, 
pcrcioche  quefta  pianta  riuol^^e  le  fue  foglie  nel  /blftitio  >  come  fi  è  -vifto  per 
i'oftcruatione  da  molti  ,  di  che  ancora  ne  fa  fede  Plinio . 
HORA     DECIMA. 

FANCIVLL  A  alata, 'veftita  di  color  giallo;  ma  che  tiri  alquanto 
al  negro 
Tfcrri  con  la  deftra  mano  il /cgno  di  Mercurio,  8^  conia  finiftravn  ramo 
dipioppaperhauere  anco  quefta  pianta  il  medefimo  fignificato  dell* '^liuo , 
laonde  per  quefta  caufa  il  Pontano  ne*  fuoi  'vcrfi  la  chiama  arbore  del  Solo  s 
così  dicendo . 

Thaetontias  arhor .     Tundit  vare  nouoy  &c.  Intendendo  la  pioppia. 
HOR^     VNDECIM^. 

F'ANCIVLLA  alata ,  il  fuo  -veftimento  farà  cangiante  di  giallo,  8c  ne- 
gro, auuertendo  che  tenga  come  habbiam  detto  con  bella  gratia  il  fegno 
della  Luna ,  8c  vna  Clepfidra  horiolo  d'acqua ,  del  quale  fa  mention  Cicerone 
nel  2.deNatur.  Deor.  ^id igitur  i'inqnit ,  conuenit  cum  folarium ,  rei  deferi- 
ftum,aut  ex  aqua  contempkris ,  ÓT  nel  fine  della  iettimaTuiculana  :  Cras 

ergo  ai 


;/j  ICONOLOGIA 

ergo  aà  Clepfydratn  ;  perclòche  con  quefte  clepfidrc,  cioè  orioli  d'acqoa  ff  perffi 
niua  anticamente  il  tempo  a  gli  oratori,comc  bene  accenna  Cicerone,  nel  j.de 
«rat.  ^t  htmc  non  declamator  allquis  ad  cleffidram»  latrare  docuerat . 

£t  Martialc  nel  lib.  fcfto . 
Septem  clefpfydras  magna  tìbi  voce  petenti    ^rbiter  inuitust  Ciciliane  dedit . 

Et  ancorché  quefto  horioio  non  Ha  folate,  nondimeno  Scipione  Natica,l*an- 
no  5  95.  delia  cdificatione  di  Roma ,  con  l'acqua  diuife  Thorc  egualmente  dei- 
la  notte  ,  e  del  giorno  ,e(Iendo  che  moke  volte  l'horiolo  folarcquando  tra  nu- 
uolo,  non  reruiua,comene  fa  teftimonian:^a  Plinio  Hb.  7. 

L'inuentore  di  queft'horiolo,  come  dice  Vitruuio  libr.  p.  de  atchittetura  fa 
Ctcfibio  AleHandrino  figliuolo  d'vn  barbiere . 

HORv/f     DVODECIM^. 

FA  N  C  I  V  L  L  A  alata ,  -veftita  fuccintamente  ,  di  color  violato ,  e  pati- 
mente  con  i  capelli ,  come  habbiamo  detto  deira.ltrc  . 
Di  queft'hora  diflc  Silio  Italico  lib.  2, 

lamque  diern  ad  metas  defejjìs  Vhabus  olyntp^ . 
Taulatìm  infufa  properantem  ad  Uttora  currum . 
jmpellebat  equis,fufcabat,  &  hefperus  vmbra 
Et  nel  libro  decimo  fello . 
ebfcuro  iam  vefper  olympo ,         Fundere  xquam  trepidati  ceeperat^mhraml 

Terrà  con  la  deftra  mano  il  (cgno  di  Saturno  ,  3c  con  l'altra  vn  ramo  di  faN 
ce  elTendo  che  la  pioppa ,  Tvliuo ,  ÒC"  il  falce ,  riuolgono  le  foglie  nel  Solftitio  > 
eomcfcriue  Plinio^ 

HORE    DELLA    NOTTE. 

H  O  R  A    PRIMA, 

FANCIVLLA  alata ,  6^  parimente  con  capelli ,  come  le  altre  hore  del 
giorno,  ma  il  colore  di  quelli  dalla  parte  d'auanti  farà  negro  . 
L'habito  farà  fuccinto ,  &  di  vari)  colori ,  perciòche  elTendo  il  Sole  tramon- 
tato nell'Occidente  tale  fi  dimoftra  ,  per  la  ripercuflìone  de  i  fuoi  raggi  molti 
colori,  come  dice  Statio  2  .  Achille, 

Fratigebat  radios  humìli  iam  pronus  olympo .     Tromittebat  cquis,  i 

Thtebusj  &  Oceani  penetrabile  litus  anhelis 

Del  vario  colore  fa  teftimonian:^a  Seneca  in  Agamennone  così  dicendo  : 
Sufpeóìa  varius  Occidensfecitfreta . 
Terrà  con  la  deftra  mano  il  fcgno  di  Gioue ,  &  con  la  finiftra  "Vna  nottola,oue- 
ro  vefpertilione.così  detto  à  vefpertino  temporeycomc  dice  Beroaldo  commen- 
tatore d'Apuleio,  che  è  la  fera  quando  quefti  animali  cominciano  a  comparire, 
come  dottamente  dcfcriue  Ouidio  4.  Metam.  nella  fauola  dcU'ifteiro  animale  « 
così  dicendo. 

lamque  dies  exaHus  erst*  tempufque  jubìbat 
Quod  tu y  nec  tenebras , nec  pofìes  dicere  lucem » 
Sedcumluce  tamen  dubia  confnia  no£lis 
Te&a  repenti  quatì  pinguefque  ardere  yidentttr 

lantpéi    ' 


tampades  ,  &  rutilis  coHucentìgnibus  £des 
Falfacjue  [(cuarum  fimulacrum  vlulare  ferarum$ 
Tumida  iamdudum  letìtant  per  te6la  forores 
Diuerfx^uc  locis  ignes  ac  lumina  "pìtant 
Dumq;  petunt  tenebras  paruos  membrana  per  artt» 
*  Torrigitur  tetìuefque  includunt  brachici  pennf 

T^lec  qua  perdiderìnt  veterem  ratione  figuram 
Scire  finunt  tenebrai  non  illas  piuma  Uuauit 
Suflinuere  tamen  [e  perlucentibus  alis 
Conat£cjue  loqui  minimam  prò  corpore  vocem 
I.mittunt  :  peraguntque  leui  Hridore  quevelas 
Te6ìaquc  non  fyluas  celebrant ,  lucemque  perof^ 
7{p^e  volani  ,feroque  trahunt  a  Fefpere  nomen  . 
HORa     SECONDA. 

FA  N  C  I  V  l.  L  A  alata  ,  &  -veftita  di  color  bcrtino  ,  pcrcicche  «^Hant© 
più  il  Sole  s'allontaua  dal  noftro  emifpero  ,  e  palTa  per  l'Occidente  lan» 
lo  pili  per  lafucceffioncdeirhorc  l'aria  fi  ofcura,comc  dice  Virgilio  ncUccond© 
deli*  Eneide^  » 

fenìtur  intere  a  calum  ,  &  ruit  Oceano  nox 
Inuoluens  ymbra  magna  terramque  polumqut 
E  nel  tcr:^o  . 

Sol  ruit  ìnterea,  &  montes  rmbrantur  opaci» 
E  qucfto  bafter^  per  i  figmficati  de  i  colori  delli  vcltimenti  dell'  bore ,  ch«^ 
hanno  da  fuccedere.. 

Terrà  con  la  deftra  mano  ìITcgno  dì  \fartc,  8c  con  la  finiftra  vna  ciuetta  pei 
cfTer  {ignora  della  notte  ,  come  dice  Pierio  Valeriano  nel  libro  20.  6^  piglia  il 
nome  da  ella ,  cllcndo  che  il  latino  fi  dichiara  nodua ,  dalla  notte , 

HORA    TE  R  Z  A. 

FA  N  C  T  V  L  L  A  alata  ,  &  vcftita  dì  bertino ,  più  Tcuro  deirantecedente  » 
tcrr^  con  la  deftra  mano  il  ffgno  del  Solc_  ,  ma  però  che  tenga  la  mano 
balfa  quanto  più  fi  può,  moftrandocon  tal  atto,  che  il  Sole  fia  tramontato,  & 
con  la  finiftra  vn  bubone,  o  barbagianni ,  vccello  notturno ,  la  fauola  del  quale 
racconta  Ouidio  nel  lib.«> .  delle  Metam.  l'argomento  è  quefto .  Giouc  hauen* 
do  conceduto  a  Cerere,  che  nmena  ife  Profet  pina  lua  figliuola  dall'uiferno,  con 
quefto  patto,  che  ella  non  hauellc  guftato  cofa  alcuna  in  queliuogo  ,  fubbito 
Afcalafo  difle ,  che  gli  haueua  vifto  mangiare  delli  granati ,  d^  impeci  la  fua-» 
tornata,  la  onde  adirata  Cerere  lo  trafmuiò  in  quefto  animale,  il  quale  luole 
arrecare  fèmpre  male  nouelle . 

iepetet  Troferpina  Calum 

Lege  tamen  certa  ,  ft  nuUos  contigit  illìc 

Orbe  cibos  ;  nam  fic  Varcarum  fendere  fra&um  eH 

Dixerat  ,  at  Caeri  certum  e  fi  educere  natam, 

T^on  ita  fata  [inunt  quoniam  ieiunia  Virgo y 


:'f<f  ICONOLOGIA 

So!u(rat ,  e;*  cuìtìs  dum  fiwpkx  errat  in  hortis 
Tunìceum  cutua  decerpftrat  arhore  fomum 

Sumptaq!':e  pallenti  feptem  de  corticc  grana 

TrejferaT  ore  fuo  ,  folufque  ex  omnibus  illud 

^fcala^ì  •.'$  vidit-  quem quondam  dicitur  Crphne 

Inttr  ^uernales  haud  ignotìffìma  T^y wpbas 

F-t  Acheronte  fiic  furuis  peperiffe  fub  antris. 

Fiditi  &  ìndicio  reditum  crudeli s  ademit. 

Ingemuit  Fuegina  Èrebi ,  tefìemqite  prcf.xnum 

Tecit  auem  ifparfumq;  caput  phlegetomide  lymphx 

In  roHrum ,  &  piuma s ,  C2r  grandia  lumina  vertit, 

I Ile  Cibi  ahlatus  fuluis  arrìicìtur  in  aìis, 

Inqite  caput  crefcit ,  longofque  rft6litur  vngues  % 

Vixque  mmet  nata  per  incrina  brachi  a  pennas 

Tcedaque  fit  vqlucrìs  venturi  nuncia  lufìus 

Ignaftus  Bube  dirum  mortalìbus  omen. 
Di  quello  anirnilccosì  dice  Plinio,  nel  Ibro  decimo  al  capir.  12. 
Bubofunebris ,  &  maxime  abcminans  puliUcis  prducipue  aufpiLijs  deferta  in€&» 
Ut ,  nec  tantum  de  folata  fcd  dura  etiam^  &  inacce  fa ,  nc^is  monjìrum  neccant» 
aliquovocalì,ftdgemitu»  ■      " 

H  OR  A     Q_V  A  R  T  A. 

FA  N  C I  V  L  L  A  alata  In  ^tto  di  'volare  ,  farà  il  Tuo  veflimcnto  di  cojor 
lionato  . 
Con  la  dellta  mano  terrà  il  l'agno  di  Venere  >-5^  con  lalìnitlra  vn*  horiuola 
dapolacre. 

H  O  R   A     Q_V  I  N  T  A. 

FA  N  C  I V  L  L  A  alata,  come  i^'altie  ;  il  color  del  vcftimcnto  fàr^  dì  liona- 
nato  ,  eh-  tiri  al  negro  . 
Con  l'vna  delle  mani  terrà  il  fegno  di  Mercnrio ,  &:  con  l'altra  'Vn  msc^^^o  di 
pap::uero  ,  elTendo  che  di  quefta  pianta  fi  coronala  notte,  come  dice  O  nidi» 
ncllib.d.  fsft.^. 

Intereaplacidam  redimJta  papauere  frontem 
7^)X  vcnìtt  Ó"  fecum  [omnia  nigra  trabit . 
Ec  ha  propjetà  di  far  dormire,  ome  optratione  notturna,  laonde  Virgilio  Io 
chiama  loporif? ro  nel  4:  dcll'Ercide  . 

Sp.^genshnmida niella ,  foporiferumque papaner 
Et  Ouidio  ancora  nel  5,  de  Trifl. 

Quotque  p.porifiYum  grana  papauer  kahet, 
E  Politiano  pieno  di  fon  no  . 

Hic  gratum  cereri  plo.umque  foporc  papauer . 
HORA     SE^TA. 

FANCI  VL  LA  al  ra,evtftitadi  color  n^gro,  come  dice  Ouid.^.  farti. 
lam  cùloì  vr\us  inejì  rebus  tenebri sque  teguntur  omnia . 
Con  Ji  (ìctik  nuiio  tcn^a  il  fegno  della  Liiua,  ÒC  con  il  braccio  (inifìro  vna 

'.  gatta. 


DI  CES<tARE  %IP  a:        SS3 

gattai  perciò  che  (igni  fica  la  Luna ,  dicendo,che  i  Dei  fuggend     /    idi  Tifone, 

ìc  ne  andarono  in  Egitto,  ne  quiui  fi  teneuano  (ìcuri,  fé  non  p     ■  /    jano  forma 

chi  d'vno>  chi  d'vn'altro  animal.r  ;  fra  quali  la  Luna  fi  cangi'        '    ,ca,con!^e  di  ^ 

ce  Ouidioncl  iib.5. delie  Metamorfofi. 

Fele  foror  Thxbi,  ninea  Saturnia  "pacca  p'ifce  T  ^tulf , 

Perciochelagattaè  molto  varia,  vede  la  notte, e  la'    /;      i  fuoi  occhi]  cre- 

fce ,  o  diminuifce  ,  fecondo  che  cala  ,  o  crefce  il  lume  (         ,_(jna . 

Statio  lib.  1 2.Thcb.  di  qucft'hora  difTe . 

Modo  nox  magìs  ipfa  tacebat  Cumgraue  noBurna  cdufubtexìtur  rmhra . 

Solaque  nigrantes  laxahant  aflra  tenebras .  Et  nel  libro  fecondo  . 

^H  vbi  prona  dies  longos  fuper  tXtquora  fines 
Exigit,  atqne  ingens  medio  natatvmbra  profundo , 
H  O  R  A     SETTIMA. 

FANCIVI  LA  alata  ,  farà  il  fuo  veftimento  di  color  cangiante,ceruleo, 
&  negro  ^  Terrà  con  la  dcftra  mano  il  fegno  di  Saturno ,  e  con  il  braccio 
fìniftro  vn  Tallo,  per  moftrare,  ch'elTendo  qucft'hora  nel  profondo  della  notte, 
ad  altro  non  fi  attenda,  che  a  dormire,  come  fa  qucft'animale;,  il  che  dotta- 
mente dcfcriuono  i  poeti .  Virg .  4.  Eneid. 

T^x  creiti  &  pxcidam  carpehant  fejsa  joporera 
^equora  cum  medio  volumtur  Jydera  lapfn 
Corpora  ,  per  terras  fylu^que ,  er  f^ua  quterant 
Cum  tacìt  omnìsagery  pecudes  ,  pì5leque  volucres. 
Sii.  Ital.lib.  8.  Tacito  nox  atra  fopore 

Cun&aper  &  terras,  &  lati  ^agna  profmdi  Condiderat, 
Quid.  5.f«ft. 

7{px  vbi  iam  media  e/i,  fomnufquefikntia  pn&bet . 
Et  canis ,  &  varix  conticuiflps  aues . 
Stat.  i.Thcb. 

lamque  per  emeriti  furgens  confìnìa  ThM 

Iam  pecudes  volucrcfque  tacent ,  iam  fomntif  anaris 

Titanìs  late  mundo  fubue&a  filenti . 

Inferpit  curisy  pronufque  per  aera  nutat 

I{grifera  gelidum  tenuauerat  aera  biga 

Grata  laborata  referens  obliuia  vit^  . 

H  O  R  A     OTTAVA. 

FA  N  C  l  V  L  L  A  alata  ,'  in  atto  di  volare,  il  colore  del  veftlmcito  fari  ce- 
ruleo ofcuro  .   Lon  'Vna  delle  mani  terrà  il  fegno  di  Gioue ,  &  perche.* 
quefta  è  tra  Thore  del  più  profondo  fonno ,  con  Taltra  mano  gli  fi  f^rà  tenere , 
wn  bella  gratia  vn  Ghiro,  come  animak  fonnacchiofojdella  aual  cofa  ne  fa  te- 
ttimonian:^a  Martiale  nel  lib.  5 .  così  dicendo . 
Somnìculofos  iìle  porrigit  glires , 
E  nel  lib.  13.  parlando  il  ghiro . 

Tota  mihi  dormitur  hiems ,  ^  pìnguior  ///• 
Tempore  fum  quod  me  nil  nifi  fomnus  alit. 

HO- 


sjf       r e 0 NO L  oc lA 

HORANONA. 

FANCIVLLA  'veftita  di  pauona:^:?^^,&  come  l'altre  fari  alata ,  Se  Hadl 
in  atto  di  "volare .  Terrà  con  vna  mano  il  fcgno  di  Marte  ,  &  vn  Gufo,, 
come  'vcccllo  propio  della  notte . 

HORA     DECIMA. 

FANCIVLLA  alata,  &  il  color  del  vcftimento  far^ì  alquanto  pli) 
chiaro  di  quello  dcll'hora  fopradecta . 
Terrà  il  fcgno  del  Sole,  nella  guifa  che  habbiamo  detto  della  prima  bora-» 
della  notte,  per  la  medefima  ragione  ,  &  con  l'altra  mano  'Vn'lioriolo  in  forma 
di  vn  bel  tempietto  ,  con  la  sfera,che  moftri  l'hora  decima ,  &  fopra  la  campa- 
na da  fonare  l'horc,  circndo,  che  il  Tuono  difpone,  e  chiama  ognuno  al  fuo  efer- 
citio  ,  come  dice  Beroaldo  Commentatore  d'Apuleio,  lib.5.(5c  mairimc  all'ho- 
ra  decima  »  cllcndo  già  palTato  il  tempo  di  dormire  . 

H  O  R  ^     V  N  D  E  C  I  M  ^. 

FANCIVLLA  alata  ,  farà  vcftita  di  turchino.  Terrà  con  la  deftra  ma- 
no il  fegno  di  Venere  ,c  con  l'aitra  mano  'Vn'horiolo  da  polucrc,nel  qua-* 
le  fi  veda  la  diuifione  dell'hora ,  con  il  fcgno,  &  moflri,  che  la  poluere  fu  giun- 
ta alì'hora  'vndecima . 

H  O  R  A     D  V  O  D  E  C  I  M  A. 

FANCIVLLA  alata,  &  come  l'altre  in  atto  di  volare  ,  il  color  del  vefti- 
mento  farà  ceruleo,  &  bianco,  percioche  auuicinandofì  ilgiornojl'ofcuri- 
tà  della  notte  è  in  declinationc,  come  dice  Virg.8.  Eneide . 
Vbì  Oceani  perfufus  lucifer  vnda        .ExtuUt  os factum  cceloytenebrafqi  refoluit, 
iluem  Fems  ante  alìos  aHrorum  dilìgit  ignes,  Sil.lib,  j. 

Et  lam  curriculo  nigram  nox  rofcìda  metam 
Trotulerat  ,  (ìabatque  nitens  in  limine  prima 
Stringebat  nec  fé  thalawis  Tithonia  coniux 
Cum  minus  annuerit  no^em  defijfe  viator, 
Quam  ccepijfe  ditm  . 
Sttt.  1 .  Thcb. 
'^refcentibus  lambris  Longa  repercuffo  nituere  crepufcula  Thicho  l 

Terrà  con  la  delira  mano  il  fegno  di  Mercurio ,  e  fotto  il  braccio  finiftro  cofi 
bella  gratia  vn  Cigno,per  moftrare  i  primi  albori  della  mattina  ,  auanti  che  ar- 
dui il  Sole ,  il  quale  fa  il  dì  fimile  alla  bianche:^:^a  del  Cigno ,  quando  viene  a^ 
aoi,  e  partendofi,fa  parimente  la  notte  negra,  come  è  il  Coruo . 

H  V  M  I  L  T  A. 

DONNA  con  veftimento  bianco,  con  gli  occhi]  baffi,  &  in  braccio  tiene 
vno  Agnello.  pKL. 

LaHumiltàc  quella 'virtù  dell'animo  ,cndegli  huoirinìfiftimanoin«ìr>o«^ 
ri  a  gli  altri,  con  pronta,  8^  di/porta  volontà  di  vbbidire  altrui ,  con  intentio» 
ne  di  nafcondere  i  doni  di  Dio  ,  chepoflicdono ,  per  non  haucr  cagione  d'in* 
foperbire^ . 

Si  dipinge  donna  veftlta  di  bianco ,  perche  fi  conofca,  che  la  candidc:(:^a,e  la 
ìljuitì  della  mente  pactorifce  ncli'huomo  ben  diipodo ,  &  ordinato  alia  ragio* 

fte^^veiU 


jyi  CESALE  %!TA. 


3S7- 


ne,  quella  hnmiltiljciie  e  b.fteuolc  a  rendere  l*atdoni  ruepiaccuollaDio,  che 
da  la  gratla  Tua  a  ^rnumili ,  &  fi  ierin:cn:?^a  alla  volontà  de'  fuperbi . 

L'agnello  è  il  vero  licratto  delTliuomo  manfucto,  d<^  humile  :  pcrqucfta-i 
cagione  Chrido  Signor  noftro  è  detto  agnello  in  molti  luoghi  ,  e  dello  Euan- 
gelio,  &  de*  Profeti. 

H umiltà  . 

DOnna, che  nella  fpalla  deHrra  porti -vn  Tacchetto  pieno,  &conIafiniftfa 
mano  vna  fpotca  di  pane,  farà  vedila  di  lacco  ,  oc  caipcfter^  diuerfi  ve-* 
ftimenti  di  valore. 


«mor 


L'humiltàdrueeflTerc  vna  Volontaria  bafrc:^:^a  di  penfieri  di  Ce  ftelTo  per 
»or  di  Dio,  difprcgiando  gi'vtiii,  e  gl'honorì.  Ciò  (ì  moftra  con  Ja  prefentt-» 
figura, che  potendofi  -weftircriccamcQtejS'dcggci!  Tacco:  il  pane  è  inditio,chc 
fi  procura  miTeramente  il  vitto  Ten^a  eTquifite^^a  di  molte  dellcature  per  ri- 
putarli indegiu  dei  commodi  di  quefta'vita.  lì  Tacchetto, che  aggraua  ,  èia 

Aa 


memo« 


3SS  I  CON  0  LOG  I<>A 

memoria  de' peccaci,  jch'abbadi -lo  fplr Ito  de  gl'humili , 

Humìltà . 

DOnnaconlafiniftramanoal  pccto,  ccon  la  deftradiftefa,  &  aperta /farà' 
con  la  faccia  volta  verfo  il  Cielo,  e  con  vn  piede  calchi  vna  vipera  mezza 
morta,  aiiaiticchiata  intorno  a  vno  fpccchio  tutto  rotco,c  rpe:^^ico,(3c  con  vna 
tcfta  di  leone  ferito  pur  fotte  a' piedi . 

La  mano  ai  petto, moftra,che'l  core  e  larverà  ftanc^a  dcll'humiltà. 
La  deftra  aperta  è  Cegno,  che  l'humiltà  deue  eflerc  reale,  Se  patiente  ,  e  non 
fimile  a  quella  del  lupo  -vertito  di  pelle  pecorina,  per  diuorare  gli  agnelli . 

Per  la  vipera  s'interpreta  rodio,e  l'inuidia,  per  lo  fpecchio  l'amor  di  fé  ftelTo, 
e  pel  leone  la  fupci  bia  ;  l'amor  di  fé  fteflo  fa  poco  pregiar  l'humiltà  ;  l'odio ,  e 
l'ira  fon'effetti ,  che  tolgon  le  for:^e,  e  lafuperbia  l'eftingue  ;  però  fi  deuon  que-  ■ 
fte  cofe  tener/otto  i  piedi  con  falda,  efanta-rifolutionc .  - 

Humìltà  o 

DOnna  vefHta  di  colore  bertìao  a  con  le  braccia  in  croce  al  petto  ,  tenendo  ■ 
con  l'vna  delle  mani  vna  palla,&^na  cinta  al  collo, la  tella  china ,  6;^^ 
iotto  il  pie  deliro  h^ue  à  vna  corona  d'oro . 

Tutti  fegnidcir  interior  cognizione  della  ba(Ie:^:^a  de  ipropij  meriti,  nel 
che  confifte  principalmente  quefta  -^irtiì,  dcllaquale  trattando  Sant*  Agoftino 
così  dilVe.  Humilitasesìexintuìtuproprìi&cognitioniSì  &  fn£  coniitìoms  vo- 
luntarìa  mentis  inclinatio  ,  fuo  imo  ordinabili  adfuum  conditorem , 

La  palla  fi  può  dire ,  che  fia  (imbolo  dell'  humilca  ,  perciò  cherquanto  più  e 
pcrcolTa  in  terra,tanto  pili  s*inal:^a,c  però  S.  Luca  nel  14^^  ctiam  i  S.dille  così; . 
^ife  humiliat  exaltabitur  » 

11  tener  la  corona  d'oro  fotto  il  piede  dimoerà,  che  l'humiltà  non  pregiale 
grandc:^:^e  ,  e  ricche:^:^e,  an:^i  è  dilpregio  d'clfe  ,  come  S  Bernardo  dice  quan- 
do tratta  delli  gradi  deirhumikà,  &  pcr.dimoftracione  di  querta  rara  virtù  Bal- 
douino  primo  Kè  di  Hierufalem  lì  refe  humile  ,  dicendo  nel  rifiutare  la  corona 
d'oro  ;  tolga  Iddio  da  me  ,  che  io  porti  corona  d'oro  1^ ,  doue  il  mio  Redentore 
la  portò  di  fpine.  E  Dante  nel  fcctimodel  Paradifocosì  dille. 
£  tutti gC altri  modi  erano  fcarfi  7^n  fojje  humiltato  ai  incarnar ft . . 

v/f  la giu^itia,fe  l  figliuol  di  Dio . 

H  V  M  A  N  I  T  A. 

VN  A  bella  donna ,  che  porti  in  feno  vari)  fiori ,  ÒC  con  la  finiftra  mano 
tenga  vna  catena  d'oro  . 
Humanit^,  che  dimandiamo  volgarmente  cortcfia ,  è  'Vna  certa  inclinatio- 
ne  d'animo,  che  fi  moftra  per  compiacere  altrui . 

Però  fi  dipinge  con  i  fiori,  che  fono  lempre  di  villa  piaceuole ,  &  con  la  cate- 
na d'oro  allaccia  nobilmente  gli  animi  delle  perfone  ,  che  in  fé  lidie  fentono 
l'altrui  amichcuolc  corteiìa . 

HHmanìtà . 

DOnna  con  habito  di  Ninfa ,  8^  vilo  ridente  ,  tiene  vn  ca^^nolino  in  brac- 
cio, il  quale  con  molti  vc:^:^!  le  va  lambendo  la  faccia  con  la  lingua ,  &C, 
vicino  vi  farà  l'Elefants . 

L'hu- 


t)tCESA%E  "KIPA. 


3S9 


H  E  R  E  S  I  A. 


L'humanit^  coniìi^e  in  dillìmular  le  grandc:^^e ,  iSc  i  gradi  per  compiacen- 
:?^a>6<:  fodisfattione  delle  perfone  pili  bslfe . 

Si  fa  in  hah'co  di  Ninfa  per  !a  piaceuole:^:^a  ridente, per  applaufo  di  gentil;:^- 
c^a,  ilche  ancora  dimoftra  il  cagnolino,  al  quale  ella  fa  circ:^;^c ,  per  aggradire^ 
Tope  e  conforme  al  dcfiderio  dell'autor  loro . 

L'elefante  fi  (corda  della  Tua  grande:^:^a,per  fare  fèruìtio  ali'huonio,daIqua- 
le  defidera  cfTer  tenuto  in  conto,  ò(r  però  da  gl'antichi  fu  per  inditio  d'huma- 
nità  dimoftrato. 

H     E     R     E     S     I     A, 

VN  A  vecchia  eftenuata  di  fpauenteuole  afpcttOjgetteri  per  la  bocca  fìam 
ma  affum  cata,  haucrà  i  crini  difordinatamente  !pai fi  ,'  &  irti ,  il  petto 
fcopertojcomequafi  tutto  il  reflo  del  corpo,  le  mammelle  sfciutte,  e  alTài  pen- 
denti, terrà  con  la  finiftra  mano  vn  Lbro  (ucchiufo ,  donde  3pparilcGno  vfcirc^ 
fuorafcrpcnti,  &conU  dcftramanomofttidi  (pargerne  varie  fot  ti. 

Aa     2  L'Hcrcfia 


3^0  ICONO  LOG  l<tA 

L'Herelja,/ècondo  San  Tommado  fopra  il  libro  quarto  delle  fentert^c , 
altri  Dottori ,  è  errore  dell'I ntellctto ,  al  quale  la  -volontà  oftinatamente  adhe- 
rifcc  intorno  a  quello,  che /ì  deuc  credere  ,  fecondo  I*  Santa  Chiela  Cattoli- 
ca Romana-/. 

Si  fa -vecchia  ,pcr  denotare  IWItimo  grado  di  pcrucrfittf  inucterata  deU 
rrierecico. 

E  di  fpaucnteuoic  afpctto,  per  elTcrc  priua  della  belle^^a  ,  &  della  lucechia- 
rilllma  dèlia  Fede  ,  &  della  verit^ì  Chriftiana  ,  per  lo  cui  mancamentoi'huomo 
è  più  brutto  dell'  iftcllo  Demonio. 

■Spira  per  la  bocca  fiamma  affumicata ,  per  fignìficare  l'empie  perfuafioni,& 
rametto  prauo  di  conlumare  ogni  cofa,  che  a  lei  e  contraria  . 

I  crini  Iparfi  ,<S^irti,  fofto  i-r«i  penficri  ,  i  quali  fono  fcmpre  pronti  in 
fila  difefa.-  . 

II  corpo  quafi  nudo  ,  come  dicemmo ,  ne  dirfioftra  ,  che  ella  e  nuda  di 
ogni  'Virtù  . 

Le  mammelle  afcìutte,  &  affa»  pendenti  dimoflrano  aridità  di  vigore-*  ». 
fen^ailqualc  non  fi  podono  nutrire  opere,  che  fiai;o  degne  di  vita  eterna. 

Il  libro  /uccniufo  con  le  (erpi  fignlfica  la  falfa  dottcinii,  &  le  fcutcn:^c  più  no» 
cliie,  A^abominetìoli,chc  i  pia  "vtlenofi  ferpcnti  . 

illpargeie  le  ferpi  denota  Ì*rfFctto  di  feminate  falfc  opinionr» 
H  I  S  T  O  R   l   A.. 

DO  M  N  A  alata ,  &  vc.'liti  di  Iiwanco  ,  che  guardi  indietro  ,  tenga  con  \s^ 
fioillra  mano  vn'ouato,  odcro  vn  libro,  fopia  del  quale  moftri  di  fcriuc- 
re  ,  pofandofi  col  pie  finiftro  fopra  d'vn  fafio  quadrato,  ó^  a  canto  vi  fìa^nra 
Saturno  ,  fopiale  fpallc  del  quale  pofi  IVuaro  ,oufioil  libro,  oue  ella  fc-tiue. 

Hiltoriaè  arte, con  la  quale  rcriuendcs'efprimono  i'attioni  notabili  degli 
huomini ,  diuifion  de*  tempi,  ruture,  e  accidcuti  preteriti ,  e  prefcnti  delle  per- 
fone,edellecore,  la  qual  richiede  tre  co/e,  verità,  ordine,  et  conrcnan:^a. 

Si  fa  alata,  edendo  ella  vna  memoria  di  co/e /eguite,  degne  di  fapcrli,laqua- 
le  fi  dirtonde  per  le  parti  del  mondo  ,  t^c  /corre  di  tempo  in  tempo  sili  poderi . 

Il  volgere  io  Iguirdo  indietro  moltra  ,  che  i'Hiltoria  è  memoria  delle  co-'c-i 
pafiate  nata  per  la  poRerità  . 

Si  rapprelenta  ,  che  (criua  nella  guifa  «  che  fi  e  detto  jpcrciocVel'Hirtoric-* 
fcritteiono  memorie  de  gli  animi ,  ÒC^  le  Itatue  del  corpo,  onds  il  Peir-rca-» 
nel  òonetto  84. 

Tandolfo  imo  quefV  opere  fon  frali  Che  fa  per  fuma  gVhuomìnì  immcrtalu 

,A  lungo  andar:  ma  il  twjlrojìudio  è  quello 

Tiene  pofàto  il  piede  lopia  il  quadrato  ,  perche  TI  lifloria  d^sue  (l:ar  femprc-» 
falda, ne  lallath  corfon!pefe,o  Soggiogare  da  alcuna  bsìida  con  la  bugia  per  in* 
lerellè,  che  perciò  fi  vette  di  bianco . 

Se  le  mette  a  canto  Saturno  ,  perche  rHìfloria  e  detta  da  Marco TuIl'O ,  te- 
ftimonia  de  i  tempi ,  macftra  delia  nrita ,  luce  deìk  messoria ,  òC  ipinco  dcl- 
Tattioiii . 

HlSTO. 


Bl'CESJ^E  %1?A.         sii} 

H  I  S  T  O  R  I  A. 

SI  potrà  dipingere  vna  donna.chc  uolgendo  il  capo,^  guardi  dietro  t!;c  {^ 
le,  (5c  che  per  terra,  doue  ella  guardi»,  vi  fiano  alcuni  tafci  di  Icriuurff  mcx- 
«eauuoltatc.  Unga  vna  penna  in  mano,  ^ iixì  vcftita  di  verde, tflicndc  cfl© 
•vellimcnco  conteda  tutto  di  quei  fiori,  liquali  fi  chiamano  feinptcuiui  A  dal- 
l'altra parte  vi  fi  dipingerà  vn  Fiume  torto ,  fi  come  era  quello  chi.ìmato  Me- 
andro nclk  Fhtigia,  ilqualc  fi  riggiraua  in  (e  itcìfo , 

IATTANZA. 

DONNA  di  fuperba  appiren:^a,  veftita  di  penne  di  pauonc,  nella  finiftra 
mano  tenga  vna  tromba,  e^c  la  dedra  farà  al'^ita  in  aria . 
i^-i  lattan:^!,  fecondo  S,  Tomado  ,  e  vitio  di  coloro  ,  che  troppo  più  di  quel , 
che  fono  ina!:^indofi,  ouero  che  gl'huomini  ftelTi  credono,  con  le  parok  fi  glo* 
riano,  &  però  fi  finge  dont  a  con  fe  pent.e  di  pauone,pcrche  la  lattau^^a  è  com- 
pagna, o  come  dicono  alcuni  Teologi,  figliuola  della  Superbia,Uqualc  ì\  dimo- 
ftra  per  lo  pauone,  perche ,  come  elio  fi  icputa  aliai ,  per  k bella  varietà  dclt-. 
penne,  chclo  ricuoprono  fcn^a'vtilejCosì  ifupcibi  f(  mentano  TArr-^bitionc-» 
con  le  gratic  particolari  di  Dio,  chepolTiedonofirn^a  merco  propio,  &  come 
il  paujoncrpiegalafua  fuperbia  con  le  lodi  altrui ,  che  gli  danno  incitamento, 
così  la  lattaL^a  con  le  lodi  pi<}pic,le  quali  fono  fignificate  nella  tromba,che  ap. 
prende  fiao,  &  Tuono  dalla  bocca. medcfima .  La  mano  al|(ata  ancora  dimo  « 
itr^  allèitiiia  tcdimonian^a . 

idololatria; 

DONNA  cicca,  con  le  ginocchia  in  terra,  e  dia  incenfò  con  un  turribol© 
alla  ftatua  di  vn  toro  di  bronzo  . 

Idololatria, fecondo  San  TommafTo  2,  2.  qu^d.p^.  art.  £f?  fultus  Dee  dt» 
hitHs  creatura  exhibìtus . 

I  e  ginocchia  in  terra  fonovnVffetto  ,-&  fegno  di  religione ,  col  quale  fi  con- 
feda  fomm linone,  &  hamiltà  ,  in  rifpetto  alla  grande:(i(^a  di  Dio  ,il  quale  folo 
e  potentiilìmo  in  fé  ftefifo.  Se  folo  a  lui  conuiene  propiamente  l'adoratione,  per 
ia  ragione,  che  ne  daremo  fcriuendo  al  fuo  luogo  dell'oratione,  fc  bene  vi  è  an- 
co la  ^eneratione  de*  Santijne  pur  querta  bafta,feni^a  la  retta  intentione  di  dar 
grhonori  conuenientemcnte,  &:  quefta  intentione  fi  dichiara  col  Turibolo,che 
xranda  fumi  odoriferi,  li  quali  fignificano,  che  la  buona  intentione  drittamen- 
te piegata,  manda  odore  di  orationi  feruenti ,  &  accette  .  Però  ancora  i  noftri 
Sacerdoti  per  fanta  inftitutione  ,  danno  l*incenfo  nel  Santiffimo  Sacrifitio  del- 
ia Meda,  pregando  Dio,  che  come  il  fumo,  &  l*odoredeirincenfos'inal;^a;cosi 
•*ii  al^i  lorationi  loro  ^«rfo  di  lui .  £  il  toro  di  metallo ,  fi  prende  per  le  coio 
crcate,&  fatte  o  dalla  Naiura,o  dall'Ai  te, alle  quali  la  cecità  de  i  popcli  ha  dato 
molte  volte  do  tam.ente  quell'honore,che  a  Dio  folo  era  obligata  di  conleruarc, 
«laiche  e  nato  il  nome  d'iiiolcktiia ,  che  vu^ì  dire  adoratione  di  falla  Deità . 

Aa     }         IN- 


S<f2  ICONO  LOG  I^ 

INDVLGENTIA. 

T^lla  Medaglia  i* intonino  Th, 

VN  A  donna  a  federe  ,  con  vn  baftonc  nella  (ìniftra  mano ,  il  quale  tiene 
lontano  "Vn  poco  da  fé ,  &  nella  deftra  mano  vna  patera,  ouero  patenai 
che  dir  'Vogliamo  diftefà  per  porgere  con  cfla  qualche  cofa . 

Tiene  il  baftone  lontano ,  perche  l'indulgentia  allontana  il  rigore  della  Giù» 
ftitia  ,  e  porgejauanti  la  patena ,  per  la  liberalità  ,  che  fa  con  polfan^  quafi 
Diuina^  . 

INDVLGENTIA. 
T^Ua  Medaglia  di  Seuero . 

SI  dipinge  Cibele  torrita  ftando  fopra  d*'vn  Ieone,con  la  finiftra  mano  tie2 
ne  vii'hafta,  &  con  la  deftra  vn  folgore ,  il  quale  moftri  di  non  lanciarlo  ;. 
ma  di  gicraclo  via  con  lettere, che  dicono .         Indutgentìa^iigujiomm». 
INDVLGENTIA. 
Isella  Medaglia  di  Gordiano  ». 

VN  A  donna  in  mezzo  di  vn  leone ,  &  dVn  toro ,  perche  rindulgentitj 
addomeftica  granimali  y&c  gl'animi  ferociyOuero>perche  nndulgenùa 
addolcilfe  il  rigore . 

I    N     E     A     M     I     ^. 

DONNA  brutta ,  e  mal  'veftita  :  tenga  le  mani  l'vna  contro  Taltra,  con 
il  dito  di  mezzo  d'ambe  diie  le  mani  diftefo  ,  &  con  gl'altri  tutti  ftrettij 
*^  raccolti . 

Brutta ,  e  mal  'Veftira  fi  dipinge  ,  per  cloche  bruttifllma  è  -veramente  l'I  n« 
tamia ,  &  accoftandofi  ella  alla  pouertà  la  rende  brutta ,  &  mendica ,  come  di- 
ce Plauto  in  Perfa  con  i  fcguenti  verfì . 

Quamquam  res^  nojlnefunt  pater  paupercuU 
Modìc£ ,  &  modeJi<£ ,  melius  eB  tamen  ita  viusrt 
T^m  vbi  ad  paupertatem  acctfjit  infamia 
Crauior  paupertas  fit  fìdes  fublefìior  „ 

INFELICITÀ. 

DO  N  N  ^  pallida ,  &  macilente,  con  il  petto  nudo,  e  le  mammelle  lun- 
ghe, &  afciutte,  tenga  in  braccio  vn  fanciullo  magro,  moftr.mdo  dolore 
di  non  poterlo  alimentare ,  per  il  mancamento  di  latte,  &  ellendo  fen^^a  la  ma- 
no del  braccio  finifl:ro,lo  ftenda  in  atto  di  pietofa  compalfionc,  haucndo  il  ve- 
ftimenco  diacciato  in  molti  luoghi , 

Con  quanto  fi  e  detto ,  fi  dimoltra  il  mancamento  de  i  beni  della  Natura>  & 
della  Fortuna  ,  da  i  quali  la  quiete ,  &  la  tranquilliti  noilra  dipende  • 
INGEGNO. 

VN  giouaned'afpetto  feroce,  bardito,  farà  nudo,  hauerà  in  capo  vn  el- 
mo, «S<:  per  cimerò  vn*Aquila,  a  gl'homeri  Tali  di  d'uerfi  colori. 
Terrà  con  la  finiftra  mano  vn*arco,  &  con  la  deftra  vna  fre:^c^a ,  ftando  con-» 
tttentione  in  atto  di  tirare . 

Ingegno  è  quella  poten:^a  di  fpirito  ,  che  per  natura  rende  rhuomo  pronto  > 
capace  di  tutte  quelle  fcieij:^e ,  ou'egli  applica  il  volere  ,  e  l'opera , 

Gio- 


DICESA%E  %ITA. 


3^5 


INGEGNO. 


Giouane  fi  dipìnge ,  per  dimoflrare,  che  la  poterla  intelletciua  non  Inucc* 
chia  mai. 

Si  rapprefenta  con  la  teda  armata ,  &  in  '>ifta  fiero,  6c  ardito  per  dimoflra* 
re  il  vigore  »  e  la  forc^^a . 

L  Aquila  per  cimiero  denota  la  generofità ,  e  fubjira'td  fua  ;  perciòche  Pin- 
daro paragona  gli  huomini  di  alto  ingegno  a  quefto  'Vccello  ,  hauendo  egli  la 
irifta  acuti(nma,&  il  volo  di  gran  lunga  fuperiore  a  gli  altri  an  mah  volatili. 

Si  dipìnge  nudo  ,econ  l*ali  didiueifi  colori  ,pcr  lignificare  la/^ua  velocità» 
la  pronte^c^a  nel  Tuo  difcorfo  ,  e  la  'varietà  deirinuentioni . 

1  arco,  e  la  fre^c^a  in  atto  di  tirare,  moftra  l'inuertigatione,  e  Tacutei^^i^a . 

Egli  Egitti j,&  Greci,  per  Hieroglifico  dell'Ingegno ,  e  della  for:^a  dell'intel- 
ligen:^a  dipingeuanoHfrcolecon  Tarcoin  "Vna  mano,  &  nell'altra  vna  (xf:^ 
con  ire  punte,  per  dimoftrare,che  l'huomo  con  la  foi  :^a,&  acute^^a  dell'inge- 
gno va  inueftigando  le  cofe  celefti  ,  terrene ,  Oc  inferne,oucro,  le  naturali,diul- 
tie>c  maumacichc,  come  rifcrifce  Pietio  VaJeriano nell'aggiunta  de'  gierolifici. 

Aa     4        IGNQ. 


i^^  IC  UNO  LO  G  1^ 

IGNORANZA. 

DONNA  con  faccia  carnofa,  dit^ormc ,  òC"  cieca  >  In  capo  hauerà  'Vn«« 
ghirlanda  di  Papaucro,  caminando  fcal^a,  in  vn  campo  pieno  di  Pruni». 
&  triboli,  fuori  di  ftrada  ,  veftita  fontuoramente  d*oro,.&  di  gcmme,&  3  canta 
vi  farà  per  l'aria  vn  Pipiflrello  oucro  Nottola . 


fuor  di  via,  &  tra  le  fpinc  ;  fi  fa  rcn:^a  occhi),  pcrGhcTignoran^^a  è  vno  ftupore, 
&C  vna  ecciti  di  mente ,  nella  quale  rhuomo  fonda  vn'opinione  di  £t  ftello  ,  Se 
crede  edere  lucilo ,  che  non  è,  in  ogni  cofa ,  oucro  per  le  molte  difficultà ,  che 
l'ignorante  ,'trauiando  dal  dritto  (cntiero  della  'virtiì  per  le  male  apprenfioni 
dell'intelletto,  ttuoua  ncl-viuere». 

Si  dipinge  p  elfo  a  lei  il  Pipi/trello  ,  onero  Nottola  ,  perche  ,  come  diccPic- 
rio  Valeriano  lib.  25.  alla  luce  fimiglia la  fapien:^a,  &allc  tenebre , dallrquali 
non  cfce  mai  la  Nottola  ,  l'ignoran^^a . 

L'ignoranza  ^\  fa  poi  brutta  di  faccia ,  perche, quanto  nella  natura  human». 
il  hello  della  (apien:^a  riluce,,  tanto  il  brutto  dcli*ignoran:^a  appare  fo:^?5;p  >  6^,^_^ 
difpiaceuole^  , 

Il  pompofo  veftlto  è  trofeo  dcingnorani(a ,  StT  molti  i*;ndufl:riano  nei  bel: 
veftire,  for/c  perche  fòtto  i  belli  habiti  del  corpo  fi  tenga  Icpolto  al  megHo  ,ch» 
fi  può, il  cattiuo  odore  dell'ignoranza  dcli'ynima. 

La  ghirlanda  di  papauero  fignifica  il  miferibile  fimno  della  mrnte  ignorate.. 
IGNORANZA 
in  vtt  ricco  fenTji  lettere . 
V  O  M  O  a  caiìallo  fopra  vn  Montone  di  colorerf'oro,  in  mezzo  all'ac-^ 
que,  e  concetto, che i* w<flciaco  hebbe  da gr.^ncichi,(S: in  lingua  no* 
ftradicecosh 

Sopra  al  ricco  Monton  y  arcando  il  Mare        Ct^Wigno/An:^  fuafifa  portai  9  • 
fiifo ci  mojìra  ynbuom, che daljuoft nfo 

:  Ignoranl^a, 

Onnt ,  come  di  fopra  fi  è  detto,  alla  quale  fi  potrà  aggiungere,  che  la  vei 
fte  fa  contefta  di  fcaglie  di  pclcc,le  quali  fono  il  vero  fimbolo  dell'igno- 
rai'i^a,  come  fi  vedrin  Pierio  Valeriane  lib  5  i. 

La  ragione  è  ,  perche  i!  pefce  è  di  /uà  natura  ftolldo  ,  &  lontano  da  ogni  ca- 
pacita, eccetto  il  Delfino,  Se  alcuni  altri,  che  raccontano  per  marauigiia,  &  co- 
-  nic  le  fcaglie  con  facilita  fi  leuano  dal  corpo  de  pefci ,  così  con  gli  (ludi)  dello 
lettere  fi  pub  leuate  all'hiiomo  il  velo  dell'ignoranq^a. 

Ignoram^a  di  tutte  le  cofe . 

G  L'Antichi  Egittijjper  dimoftrare  -vn'ignorante  di  tutte  le  cofe,faceuan» 
vnt  imagine  col  capo  dell'afino,  che  guardalle  la  terra  ,  perche  al  fole.* 
della  virtù  non  s'alza  mai  l'occhio  de  gli  ignoranti ,  i  quali  fono  nell'amor  di 
fefleili  ,  6<^  delle  cofe  propie  molto  p  i5  icenti  fi  dcgi'iltri,  comcquerfa 
animale  più  tenerimtnte  de  gli  tliri  ima  »  fuoi  patti ,  coijìc  dice  Plinio  nel  IHk 


H 


D 


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DI  CESaARE  %l P  A^      iO 

Ignorai!':^, 

IGnorar!^a  dipìnta  da'  Greci,  come  dice  TomarTo  Garzoni . 
Vn  fanciullo  nudo  acauallo  fopra  dWn*afino ,  ha  bendato  gli  occl.ij ,  \ 
tiene  con  "Nna  mano  vna  canna . 

Fanciullo,  &  nudo  lì  dipinge,  per  dimoftrarc,  che  l'ignorante  è  fèmp'icf.'^c 
di  puerile  indegno,  &  nudo  d'ogni  bene. 

Si  mette  a  cauallo  fopra  deii'afino ,  per  elfer  efTo  animale  prino  di  ragione^  , 
^C^  indocile  *  &:  molto  fimile  a  lui , come  piace  a  Pierio  Valeriano  nel  lib.  fa. 
delle  Hieroglifice. 

La  benda,  che  li  cuopre  gli  occhlj,  denota^  che  e  cicco  affatto  dcirintellet*'©, 
^tC  non  sa,  che  fi  fare,&  pcrh  difTe  Ifiodoro  Soliloquiorum  lib.i.  cap.  1 7. 
Summa  mijeria  efl  nefcire  quo  tendas . 
Le  fi  da  la  Canna  in  mino  per  eflcre  cofa  fragile  ,  &  vana.  Se  molto  degna  \S 
lui,  fi  come  dice  Pierio  ValJib.  57.  delle  Hieroglifiche. 

IgnoranT^a  come  dipinta  dall'  fidati ,  nelle  f uè  Emblemi . 
Che  moflro  è  quejlo^ Sfinge-perche  jerba  0  da  vagheT^T^^a  de'  piacer  mondani 
Faccia  di  donna;  è  le  (uè  membra  vefie    0  dafuperbia,  che  virtù  corrompe 
Tiuma  à*^  ugello  y  è  di  (ione  ha  i  piedi  f*   Ma  l'buo,che  sa  per  ch'egli  è  naìo  a(^''ei- 
Dinota  l'ignora  n'Inai  che  procede ,  S'oppone,  e  vincìtor felice  yiuf,        (fi  a 

Da  trecagionii  oda  intelletto  lieue. 

F  M  l  T  A  T  T  O  N  E. 

DO  KM  A ,  che  nella  mano  dcftca,  tiene  vn  mazzo  di  pennelli,  nclk  finU 
f^ra  vn:'  maschera,  &  a'  piedi  vna  fcimia . 
l'irait-iricnc  fi  vede  in  qualfiuogIiaattione,ouero  opera  fatta  ad  alcun  al- 
tra fom  "gl'ante,  (5^,^  pero  fi  d'pingecon  vn  mazzo  di  pennelli  in  mano,  come 
ifttomeiKi  deli'arte,  imitatrice  de'  colon.  Se  delle  figure  dalla  natura  prodotte, 
'C  da  L'art.  :f>efft. 

La  mifchera,  Aria  fcimia  ci  dìmoftranol'imitationedeirattionl  humane; 
Cu«fta  per.eflcre  animale  atto  per  imitare  Thuomo  co'  Tuoi  gefti  ;  e  quella  p.T 
imitar  nelle  Commedie ,  &  fuori,  l'apparenc^a ,  &  il  portamento  di  diucrfi  per- 
sonaggi» 

rMMORTALrXA. 

DO  N  M  A  con  Tali  alle  fpalle,  òC  nella  man  deftra  -vn  cerchio  d'oro  l 
L'ali  fignificano  la  folleuatione  da  terra ,  la  quale  non  fodicne  fé  ncru 
cofe  mortali. 

Il  cerchio  dell'oro  rapprefenta  l'immortaliti  ,  per  elTere  tra  tutti  1  metalli  il 
mencorrottibile,  8^  per  hauer  la  forma  circolare ,  laqualc  non  ha  termine., 
doue  finifca.» . 

Immortalità. 

DOnna,  veftita  d'oro,1a  quale  tetri  con  la  deftra  mano  vna  pianta  d'Ama- 
ranto fiorita,e  nella  finiftra  vna  Fenice . 
Già  fi  è  data  la  ragione  dell'alloro,  la  pianta  dell'Amaranto  fignifica  immor- 
talitrfjpcfcioche  ella  non  muta  mai  il  colore,ne  fi  corrompe,ne  fi  marcifce  miì. 
La  Fenice  3* per  ritrouarfi  dalle  Tue  propie  cenncri  abbruciate  perpetuamen- 
te, ce  me 


s6(f  ICONOLOGIA 

te,  come  e  communc  oppiniont,  è  inditio  dell'im morta liU  medefimajlaj<juale 
■è  vna  eternici  col  rifpetto  fole  del  tempo  da  venire . 

IMMVTATIONE. 

DONNA  armata  ,vcflita  di  cangiante,  al  fianco  finlftro  porta  vna  fpa- 
da.&  con  ambedue  le  mani  fquarcia  -vn  panno  di  lino . 

L'intelligen!:^a  di  quella  figura  ha  bifogno  di  lungo  difcorfo,  ilquale  lafcian- 
<lb  in  gran  parte  alla  fotil^  ie:^<a  de'  belli  ingegni,  dirò  folo,  che  fi  dipinge  don 
na  armata,  per  dimoftrare ,  che  la  mutatione ,  alla  quale  fono  foggette  tutte  le 
cofe  create,  per  fé  fteira  è  forte ,  àC  fi  conferua  fotto  all'armatute,  cioè  (òtto  al 
mouimento  de'  Cieli ,  che  ellendo  di  diuerfa,  ik  più  falda  materia  di  ella.,  fono 
cagione  del  fuo  moto,  poi  del  calore,  poi  della  gcneratione,&  corruttione,ch« 
a  "Vicenda  procedono  j  fecondo  la  dottrina  d'Atiftotile ,  6^  la  conferuano  in 
quello  modo. 

Il  lino  è  pollo  da  Poeti  per  lo  Fato.dandofi  alle  Parche,  e  gl'interpreti  di  Teo 
crito ,  rendendone  la  ragione  ,  dicono, che  come  il  lino  nafce  nella  Terra ,  6;,^^ 
quindi  a  poco  tempo  vi  fi  corrompe ,  così  l'huomo  della  terra  medefimamcn» 
te  nato  in  eflà  per  necellìtà  di  natura  fi  ri  lolue . 

Le  mani, che,  tirando  in  contrario  luogo  ,  fquarciano  il  panno,  fono  le  con- 
trarie qualità  >  che  in  'vigore  del  moto  de'  Cieli  diftruggono ,  &  moltiplicano 
le  colè  terrene  :  ik  fi  nota  la  moltiplicatione  nelle  due  parti  del  panno. 
IMPASSIBILITÀ. 

QV  E  S  T  A  e  vna  delle  principali  doti  del  corpo  glorificato ,  come  fcriuo» 
no  j  facri  Theologi ,  Però  fi  dipinge  i^nuda,8^  bela ,  che  ftia  co*  piedi 
•leuati  fopra  i  quattro  Elementi  fuori  delle  cofe  corcottibili  • 
IMPERFETTIONE. 

DONNA  'Veftita  di  color  giallolino  ;  in  ambedue  le  mani  tenga  dellt* 
^  ^  Rane,  con  vn'Orfa  a  canto ,  laqualecon  la  lingua  dia  perfcttione  al 
filo  parto  . 

Il  color  del  giallolino  fi  fcuopre  in  molte  cofe  imperfette,  al  tempo,  che  s'in- 
cominciano a  corrompere  .   Però  fi  prende  in  quello  fignficato. 

Le  Rane  parimente ,  come  animali,  che  fi  generano  di  putredine ,  fono  d^^ 
Oro  Apolline  per  Timpcrfettione  alfcgnate .  imperfetto  è  ancora  il  parto  deU 
rOrfa ,  per  ellere  Iblo  vn  pe:^:^o  di  carne  fen:^a  forma  d'animale  ,  ma  con  la-i 
lingua ,  per  continua  diligen:^a  prence  poi  la  fua  forma  ,con  ogni  noftra  attio- 
ne  nel  principio  imperfetta  »  it  non  manca  la  diligenza,  in  vitcù  del  buon  pria* 
cipio  fi  compie^  • 

I  M  P  1  E  T  A. 

DONNA  -veftita  del  colore  del  verderame  ,  fari  in  villa  crudele,  ferri 
nel  braccio  finiftro  l'Hippopoiamo ,  àC  con  la  delira  mano  vna  facelU 
•cccfa  riuolta  in  giù  ,  con  la  quale  abbrucia  "vn  Pellicano  co*  iuoi  figli  :  che  fa* 
tanno  in  terra- . 

L'impieti  è  vitio  contrarlo  alla  pieti,  non  pure  alla  giuftitia,  &  fi  efercita  in 
danno  di  fc  flcllò,  della  Patria,di  Padre,  &  di  Madre ,  e  fi  rapprefenta  veftita  di 
4:olotc  éì  vcidcf amc  ^  che  e  indicio  di  natura  mal  i^na  ^  &  nociua ,  la  quale  fi  ri. 

auouA 


DI  CESSARE  'RFPJ:       3^7 

truoua'ìn  coloro,  che  dri^!^ano  le  proplc  operationi  a  danno  de*  benefattori . 

Nel  finiftro  braccio  tiene  l'Hippopotamo  ,  perche  come  eflb  >  quando  è  ere* 
fciuto  in  età  per  defiderio  di  congiungerfi  con  la  madre ,  vccìde  il  propio  geni- 
tore, che  gli  fa  rcfiften:^  ,  così  l'empio  per  fecondare  i  Tuoi  sfrenati  appetiti  » 
condefcente  (celleratamenae  alia  ruìna  de'  Tuoi  maggiori ,  e  benefattori  • 

Tiene  nella  deftra  mano  vna  facella  accefa  $  abbruciando  il  Pellicano ,  per- 
che Toperationi  dell'empio  non  fono  volte  altrouc,  che  al  diftruggimento  del- 
della  Carità  >  &  Pieri ,  la  quale  alfai  bene  per  lo  fìgnifìcato  del  Pellicano ,  fì  di<; 
chiara,  come  racconta  il  Rufcello  nel  fecondo  libro  delle  fue  imprefc,  8^  noi 
diremo  più  diEFufamente  in  altra  occafione . 

Jmpietà . 

DOnnabrutta,con  gli  occhi)  bendatile  con  le  orecchie  d'afino»  tenga  con 
il  braccio  deftro  vn  Gallo  yòC^  con  la  fìniftra  mano  vn  ramo  di  pungen» 
tidìmo  rouo. 

Impietà  è  affetto  humanc,  &  beftialc  dell'animo  fuperbo  contra  la  propietà 
de  i  buoni,  3c  della  virtù  :  la  qualità  fua  è  di  mancare  de  i  debiti  vfHci  j  alle  cole 
fsLCtc ,  a  parenti,  a'  profEmi^alle  leggi,  8c  alla  pania . 

Le  fi  bendano  gli  occhi) ,  e  le  fi  danno  Tcrecchic  dell'afìncperche  come  nar- 
ra Horatio  Rinaldi  nel  lib.  delle  fcien!(e,  QC^  compendio  delle  cofè,  dice,  cht-# 
J*impictà  nafce  talhora  da  ignoranii^a  non  foccorfà  ,  3i  foUcuati  dalla  gratia  di 
Dio  ,  perche  molti  non  illuminati  non  poflono  per  le  tenebre  mondane  icorge- 
te  il  vero  bene  del  Cielo,  amarlo,  e  honorarlo  . 

H  Gallo,che  tiene  nel  braccio  deftro,  vien  poflo  da  gli  Egitti)  per  fegno  d*im» 
pietà  ,come  teftifica  Pietio  Valeriano  lib.24,  cfl*"^<^  ^^^  queflo  animale  mon- 
ta la  propia  madre,  de  taluolta  fi  moflra  fiero,  &  crudele  vcrfo  il  Padre  ;  Si  che 
doue  regna  l'impfetà,  conuiene  anco,che  vi  fia  la  ciudchà,ch<  per  tal  fìgnifìca- 
to qucfta.fìgura  tiene  in  roano  il  pungcntiflìmo  rouo^,  il  quale  fu  pofto  dagli 
Egitti)  per  dimoftrarecon  cflb  vn  huomo  empio,  peruetfo ,  &  fuor  del  fuo  mo- 
do di  viucre  grandemente  hsuere  infaftidito  i  coftumi  di  tutti  gl'altri ,  perche 
qiieilo  così  fecco ,  p:iì  prefto  fi  fpc:^:^»,  che  punto  piegarlo , 
Impietàye  violenta  foggetta  alla  CiufliPìa , 

VN  O  Hippopotamo  cauajlo  del  fiume  Niloproflratoin  terra  >  fottopofto 
ad  vno  fccttro  fopra  il  quale  fìa  vna  Cicogna , 
L'Hippopotamo  è  vno  animale  ,  che  viuc  nel  fiume  Nilo ,  come  dice  Plinio 
Ib.  8.  cap.  2  5.halalchiena,  li  crini ,  e*l  nitrito, come  il  cauallo,  ma  ha  l'vn- 
ghic  fclTe  in  due  parti,  come  il  bouc ,  e1  mufo  eleuato  ;  &  ha  la  coda ,  e  li  denti 
ritorti  come  il  Cinghiale ,  è  di  natura  impio>  poiché  per  violare  la  madre ,  am- 
mac^^a  il  padrc^ , 

La  Cicogna  per  il  contrario  e  di  giufta  mente  ,  perche  ha  pietà  verfò  i  fiioi 
genitori, folleuandoli  nella  vecchiezza  ,come  riferifce  San  Bafilio,  Se  Plinio  lib, 
x.(Sc  2j.conqueftc  iftefle  parole  ,  GenìtritHm  f(ne£ìaminukevn  educant .  La 
natura  diuerfa  di  quefti  due  animali  a  queftonoftropropofito  molto  bene  ef- 
prime  Plutarco  nel  commentario ,  che  faj^e  gli  animali  terreftri  ,  o  gU  aquatili 
funopiù  callidi,  dice  e^li  ;  Si  cum  Ciconìjs  compar^sflmiales  equos»iUa  patres 

fuos 


sa  ICO  NOLO  CI  u4 

Jlws  àUtitt  hi  Tfttkin  matribus  coiti  poflint  »  tos  ntcant .  Dalche  Suida  roìenè) 
r<'oAi-ai«  l'iffipie««l  »  e  violenza  e(Ier  ioggetta  alla  Giul\icia ,  dice ,  che  (o'euano 
t.i'.u^rc  fopia  vpo  .Ritiro  la  Cicogna,  oc  da  ballo  l'Hippopocamo  :  CSc  per  fodis- 
i,  iiiont  dw  iludiofi  addurrò  il  tefto  iftcflo  di  Suida  nella  pjrola  greca  ^ntipe- 
li.;  gei  n  .  ^riUoteles  ea  qus.  de  Cicotiijsferantury  rera  effe  af(ìrmat,idemcj;face-^ 
re  etiani  veropadcii  ,  itaq; in  fceptrisfuperne  Ciconiam  e\fingunty  inferne  Hippo- 
f.:ji,ut/tum :  iftftgnifìcerunt , impietatem ,  &  violentìam\\ihk6iam t/fe iuflitìie . 
Ti^m  Ciconix  quidem  iuiìc  agunt,  &  parentes fenio  confc6ìos  m  alisgesìant.  Hijf 
fjpotumus  autem  animai  ejì  miuHifsimum . 

INCOSTANZA. 

DONNA,   die  p jH  con  un  piede  fopra  vn  Granchio  grande/atto  come 
quello ,  chea  dipinge  nel  Z:,o4iaco,,'  (ìa  ■settica  di  coior  torchino,  &  iru 
li  ano  t«iiga  la  luna^  . 

Il  Gi^iiichio  è  animale  ,  che  ca:"DÌna  innan:^i ,  &  in  dietro,  con  eguale  difpo- 
tlone,  come  fanno  cfuclli,  che  elUndo  irrcfoiuti,  hor  lodano  la  contemplationc, 
hora  l'arcione,  hora  h  guerra,  hora  la  pace,  hor  la  rcien:?^a,  hor  l'ignoranza, hot" 
L  conucrfaiionc,  &  hora  b  fohtudinc,  aceiochc  non  refti  cofa  alcuna  intentata 
ai  biafimo  nato  ,  &nudrito nelle  loro  lingue,  &  all'incoftarc^adifleminataia 
lutto  quello,che  fanno:  Quefta  forte  dihuomini  è  molto  dannata  daGiouanni 
Schoiaftico,  anzi  da  Chrifto  Noftro  òignote  ;  con  l*cllcmpio  di  quel ,  che  pone 
le  mani  airarato  ,&  Ci  pente , 

Il  veftimento  torchino ,  è  podo  per  la  fimilitudine  dell'onde  marine,  lequalì 
fonoinconftant  fIlTie,<?c  di  tempo  in  tempo  p^tono  altcratione,come  fi  vede. 
La  Luna  medefimamente  è  mutsbiiidìma  ,  per  quanto  ne  giudicano  gl'oc» 
thij  noftri}  però  fi  dice,  che  lo  ftolto  fi  cangia  ,come  la  Luna  ,  che  non  Oaraai 
vn  hora  nel  meùefimo  modo  ;  Vrfi  può  ancoia  dipingeievna  Nottola,  laqua- 
le  ^ola  irrefoluciLiìmaj  borda 'Nna  b»nda,  hot dali*«Kra,.cc^mc dice I*afiiio 
dit  i6nfì,monafl , 

1  N  COSTANZA.  *     ->-^. 

V<dilnftabilit4.  "     '       V 

l  N  D  I  T  IO     D'A  MORE.  ^*% 

Vedi  a  giuditio  d'Amore . 

INDOCILITA. 

DONNA  di  afpetto  rozzo  ,  che  Aia  a  giacere  in  terra  ,  ÌC  con  la  finiftraui 
mano  tenga  perla  briglia  vn'afino,  che  habbia'^n  freno  in  bocca,  fiap- 
joggiertf  con  il  gomito  del  braccio  deftro  lopra  d'vn  porco  anch'egli  profttato 
li*  irrra  ,  hauerà  in  capo  vn  velo  di  color  nero. 

S«dipinii«  in  tetra  ,  per  che  l'indocilità  non  catta  a  caminarcper  la  via  del- 
ta "vinij,  ma  a  ftar  Tempre  vilmente  con  l'ignoranza  moftrata  per  Tafìno,  come 
fcuconer  farmentione  ,oltieaciò,chegli  Egitti)  metieuano l'afino con  il  fie- 
no in  bocca  per  l'indocilita,  come  animale  intutto  di  iadatto  all'imparare ,r  per 
«lueOa  cagione  i  Matematici  dicono, che  quando  alcuno  nafcefotto  al  1 5. gra- 
do del  Leone,come  prefaghi  delliConuMnattiiuduieaii*in)pajai«»6ngonc.,the 


DI  CESaARE  %I P  A\ 

indocilita: 


/// 


Sì  appogs;raal  porco  ,  percioche,cofne  narra  Pìerio  Valeriane  li b.  p.  queflo 
•nlmale  è  più  d'ogni  altro  infenfato,  &  indocile,  &  non  come  l'altre  bcftie,  che 
mentre  viuono,  hanno  qualche  particolare  induftì  la . 

Il  velo  nero,  che  le  cuópre  la  icfta ,  dimoftra,che  fi  come  quefco  colore  noiw 
prende  mai  altro  colore,  cosi  chi  è  indocile  ,  non  è  atto,  nec^aceariceuerc-. 
di<cip'ina,  &  dottrina  alcuna,nc  quallìuoglia  ammacrtramento  ,chc  lo  potreb» 
be  fòUeuare  iallc  cofe  vili,  ik  balle . 

I  N  D   V  S  T  R  r  A. 

DONNA  giòuarie ,  5c^  ignuda  con  l'elmo  in  capo,  &  hauctido  Intorno 
al  braccio  finiftro  riuolto  vn  manto  bianco,dipinto  di  verdi  ftondi,vi  fia 
fctitto  per  motto  nel  lembo  :  Proprio  Marte  j  nella  mano  delira  terrà  vna Tpa- 
da  ignuda,  dime  llrandcfi  ardita ,  cS:  pronta  a  combattere . 

L'induftria  è  patte  del  valore  i6<^  però  i'imagine  Tua  alia  imsginc  di  elfo 
£  «ilo miglia.  • 

I  ^  Si  di* 

\ 


§79  fCO  NO  LOG  IJ 

Sì  dipinge  ignuda,  per  dimoftrarc,  che  ella  per  lo  più  nalce  da*  bifogni  >'5C^ 
dalle  fcommoditi. 

Tien  l'elmo  in  capo,  percibche  la  principal  parte  Tua  èringegno,  8^  la  pru- 
den^j^a ,  che  la  tiene  fortificata  j  ftà  con  la  /pada  ignuda  prontamente  per  com- 
battere ;  perche  induftria  è  ftar  dcfto>faperfi  difendere  con  auantaggio  ne*  duci 
li  della  Fortuna. 

Il  manto  bianco  dipinto  a  verdi  frondi  è  la  fperani^a  fondata  nella  candide:^- 
7^2  de'  coftumi,  &  della  dritta  intcntione,  non  potendo  effeie  induftria  lodeuo- 
le,  fc  non  doue  il  fine dcireffìcacia,& della  fagacità  humana (ìa reale,  honefto , 
&  vlrtuofo .'  fi  conosce  ancora  per  quella  figura  ,  che  l'indaftria  confifle  in  pro- 
ucderfi  del  bene  co' commodi  ;&  in  liberarfi  dal  male  co' pericoli  ;  pero  gran 
'Vantaggio  nella  vita  politica  fi  (limano  hauerccoloro,che  perpropia  virtO,con 
la  cappa,  e  con  la  fpada  fi  fono  acquiflati  lafama*%niucrfale  degli  hucmini,  & 
qualche  commodità  da  mantenerfenc  inpace . 

■  Jnduflr/a, 

DOnna  con  "veflimcnto  trapumo ,  &  ricimato  con  molto  artìfitio  j  nella.» 
delira  tenga  "^nfciame d'Api  ,  l'altra  mano  fia  pcfata  (opra  vn  argano, 
di  quellijche  s'adoperano  per  muouerc  i  ptfi  ;  fia  fca!:;^a ,  haucndo  in  capo  vna 
ilatuettadi  Pluco. 

Il'Veftimento,  lofciamc,&  l'argano  danno  facilmente  cognitione  di  quella 
figura,'&la  ftatuadi  Pluto  ,  tenuto  da' Gentili  Dio  delle  ricche:^5^c,dimoftra. , 
che  quelle  fono  principale  oggetto  deirinduftriadcli'hucrro  :  1  piedi  nudi  fo- 
no fegnojche  l'induftria  non  difcerne,fc  non  quanto  abbraccia  l'vtilej  né  fi  ali^a 
a  fine  di  cofa  più  nobile,  e  però  così  it^nudo  fi  pcfa  il  piede  fopta  la  Terra . 

Indufiria , 

DOnna  ,  che  nella  delira  mano  tiene  '%no  fcettro ,  in  cima  del  quale  è  vna 
mano-aperta,  &  in  mezzo  di  elTa  -^n  occhioj  al  fine  della  mano,  &  dello 
fcettro  vi  fonoduc  alette  ,  fimili  a  quelle  del  Caduceo . 

Lo  fcettro  è  fegno  di  grande:^:^a ,  &  di  pronte^:^j  ;  la  mano  d'induflrìa,  5<^^ 
d'artificio ,  peto  quella  loitcntandofi  fopra  di  quello  ,  dà  inditio  ,  che  i  Princi- 
pi, Oc  quei,  che  dominano  a  gli  altri ,  alenano  da  terra  l'induftria  humana,quan- 
do  piace  loro . 

E  oppinione  di  Artemidoro  ,  che  le  mani  fignifichino  artificio,  conforme  al- 
T'Vlo  de  gli  Egittij ,  perche  quafi  tutte  l'arci  con  l'aiuto  oelle  mini  fi  mettono 
in  opera-.  Onde  Ariftotile  chiamò  la  mano  flrumento  degli  ftrumenti . 

L'occhio  dimoftra,  la  Prudenza,  per  laqualc  l'induftria  fi  dcue  reggere  ;  6^ 
l'ali,  che  fignificano  velocità  ,  accrefcono  in  parte  i  meriti  dcli'inclultria . 

Jndu/ìrìa . 

NEH'  imagine  di  Mercurio,  che  nella  deftra  tiene  il  Caduceo, &  con  la  fini- 
ftra  vn  Flauto;  gli  Antichi  figurarono  le  due  cagioni ,  che  generano  l'in- 
duftria ,  cioè  l'vtile  per  fc ,  &:  il  diletto  per  altrui,quello  fi  moftr.a  nel  Caduceo , 
colquale  fingono  i  Poeti,  che  Mercurio  fulcitalTc  gli  huomini  i;\à  morti,  quello 
cel  Flauto  ifttumento  atto  per  addolcire  gli  animi,  &:  fminuitc  le  i»olcltic . 

IN 


B 


T>1  CESayìRE  %I P  Al        s^i 

INFAMIA. 

Dì  .0  N  N  A  brutta  con  Tali  negri  alle  fpallc,  &  ricoperta  di  piume  di  vccel-' 
^  lo  Ardiolo  infino  alla  cintola  ,  &  dalla  cintola  in  giù  fari  -veftica  d*  -yna-. 
tr^aerirna  di  giallolino  fregiata  del  colore  del  verderame,  ma  (tracciata ,  OC  in 
braccio  terrà  l'ibis  vccclloo 

L'infamia  è  il  concetto  cattiuo  ,  che  fi  ha  delle  pcrfòne  di  mala  vita  ;perb 
fi  dipi ngc  con  Pali  nere  i  notandofi ,  che  il  fuo  è  volo  di  fama,  ma  infelice ,  6;^^ 
cattiuo. 

Le  pìuTie  dell*  vccello  fudetto  moftrano ,  che  rinfamla  nafce  in  gran  parceJ 
dall'incoftan^^a ,-  perche  quefla  è  inditio  di  pa:(^ia,  6c  fi  vede  in  quello  vccello, 
che  è  incoftantiÒlmo,  Però  Martialc  dimandò  Ardiolo  vnoj  che  andaua  da  vna 
all'altra  arcione  fen^^a  far  cofa  buona  » 

li  color  giallo,  8c  il  verderame  C\  adoperano  per  l'inganno,  d^  per  l'infamia 
vniuerfalmente  ,  &  ancora  Tvccello  Ibis ,  il  quale  è  fordidillìmo ,  come  Icriuo- 
no  alcuni,  &  fi  adopera  in  fimil  propofito  ;  e  come  la  vede  ftracciata  infama  gli 
huomini  apprelTo  il  ^olgo  ;  così  i  viti)  dell'anima  tolgono  il  credito  apprelfo  à 
fapienti ,  6^'  rendono  l'huomo  difpiaceuole  a  Dio ,  douc  principalmente  fi  fo- 
menta la  noUra  buona  fama^  o  <> 

Infamia  ó  • 
Onna  ignuda,  &  Icprofa  per  tutta  la  vita  9  con  l'ali  nere,  con  capelli  fparfi, 
m  atto  di  fonare  vn  corno ,  habbia  fcritto  nella  fronte  la  parola  T  VRPE  » 
ò^,^  fi  fcuopra  "vn  fianco  con  vna  mano . 

La  lepra  nell'antico  teftamcnto  era  figura  del  peccato ,  il  quale  genera  prin- 
cipalmente l'infamia  « 

Il  cornojche  fuona  ,  moftra,  che  la  fua  è  notitia  infelice  prelTo  a  gli  huomini, 
come  quefto  è  fuono  rozzo,  &  ignobile o 

Il  motto  fcritto  in  fronte  ci  dichiara ,  che  l*infamia  da  tutti  è  meglio  veda- 
ta,che  da  quelli, che  la  portano  addofib,però  volontariamente  fi  fcuopre  il  fian- 
co, fcioglien  do  il  freno  a'  viti]  fen  za  vedere,  o  penfarc  il  dannofo  Tuccciro  della 
f  ropia  riputadoue^  <>  ■- 

IN  FÉ  R  M  I  T  A. 

DO  N  N  A  pallida  ,  &  magra  con  vn  lamo  d'Anemone  In  mano,  8^  vn* 
ghirlanda  della  medefima  hcrba;perchc  ferine  Oro  Egittio  ne*  fuoi  Hie- 
roglifici,  che  gì' Antichi  per  queft'herba  fignificauano  la  malattia  ,  6c  è  quella  , 
nella  quale  fingono  i  Poeti  eflerfi  tramutato  Adone ,  drudo  di  Venere ,  elfendo 
dal  Cignale  amma:^::^ato,  come  racconta  Teocrito, fa  il  fior  purpureo ,  &  bello* 
ma  poco  dura  il  fiore.  Se  l'herba,  &  forfè  per  quefto  fignifica  l'infcrmit^x . 

I  N  F  O  R  T  V  N  I  O. 

HV  O  M  O  con  vna  veftc  di  Tanè  fcuro  ,  5C  dipinta  di  rouinc  di  cafc  ,le 
giunga  fino  al  ginocchio,  con  le  braccia,  le  gambe,  de  i  piedi  nudi,  fent^a 
cola  alcuna  in  capo,  nella  dcftra  tenga  vn  Cornucopia  riuolco  vcifo  la  terra.» , 
che  Ila  voto,  ÒC  nella  fmiftra  vn  Cocuo , 

L'In- 


■f7i       '    IC  0  NOLOC.IJ 

L'InfortuniojCome  fi  raccoglie  d'Ariftotcle,  è  vneucnto  contrario  il  bene  J 
&'  d'ogni  contento  :  &  il  Coruo  non  per  cflèr  'vccello  di  male  augurio ,  ma  per 
ellere  celebrato  per  tale  da*  Poeti ,  ci  può  feruire  per  fegno  dell'infortunio  :  (ì 
come  fpedc  volte ,  vn  trillo  auuenimcnto  è  prefagio  di  qualche  maggior  male 
fopraftante ,  &  fi  deue  credere ,  che  vengano  gì*  infelici  iucceflì,  &  le  ruine  per 
Diuina  permiflìone,  come  gli  Auguri  antichi  credeuano,cheiloro  augurjjfuf- 
CèroinditiodelIa'Volontàdi  Gioue  .  Quindi  fiamo  ammoniti  a  riuolgerci  dal 
dal  torto  fentiero  dell'attioni  cattiuc ,  al  ficuro  della -viriù,  conia  gualcii  pla- 
ca l'ira  di  Dio ,  3^  cedano  griofortunij  « 

I    N    G    A    N    N    O. 

HV  O  M  O  vedito  d'oro  >  fl^  dal  mezzo  in  giù  finiranno  le  Tue  gamfeeJ 
in  due  code  di  ferpente  :  a  canto  hauerà  vna  Pantera  ,con  la  teftafrale 
gambe .  Ingannare  éfar  cola  fpiaceuole  ad  alcuno ,  (otto  contraria apparen:^a; 
però  haimagincdi  fembiantchurmino,'  &  vedito  d'oro,  ma  finifceincodadi 
ferpente,  moftrando  in  prima  faccia  Tin^annatore  bontà  ,  &:  ccrtefia,  pecaUct- 
tarci  femplicìj&inuilupparli  nell'orditura  delle  propieinfidic,  come  la  Pan-» 
Cera,  che  occultando  il  capo,  de  moftrando  il  doiib,  allctta  con  la  beile:^:^a della 
pelle  varie  fiere,  lequali  poi  con  fubbito  empito. prende,  &  diuora. 

.Inganno . 

DOnna,  con  vna  mafchera  di  bclliflìma  gicuane,  &  riccamente  ornatas'& 
fotto  fi  fcuopra  partedel  vifo  di  vecchia  molto  difforme,  8^  canuta. 
In  vna  mano  tiene  vn  vafo,  che  mcfce  dell'acqua,  &  con  l'altra  in  quel  cam- 
bio fporge  vn  vafb  di  fuoco .   La  Tua  verte  farà  dipinta  a  mafchere  di  più  forti , 
perche  in  o^ni  occafioncl'huomo  ,  che  per  habito  ,  o  per  natura  procede  dop- 
piamentCjla  £ua  fraude,  6^.^  l'inganno  apparecchia^ 

Inganno, 

HVoinocopertoda  vna -pelle  di  capra, in  modo»  chea-pena  gli  fi  veda  ilvi« 
fo .  In  mano  tenga  vna  rete  con  alcuni  Targhi  pcfci ,  in  forma  fimili  al* 
l'orata  dentro  di  eflà  . 

Così  fcriue  l'^lciato  ,  figlie  da  ragione  con 'Vctfi  latini  .  11  concetto 
dice  così  . 
^ma  il  [argo  la  c-apra;  et  Vefcatore»        Conuìen  che  prefo  alle  fue  ìnfidie  reSìs: 

che  ciò-  comprende,  lafua  pelle  vesìe;  Così  la  meretrice  con  inganni 
9nde  ingannato  il  mifero  amatore  Trcnde  l'amante  cieco  à  propij  danni* 

Inganno, 

HVomo  redito  di  giallo ,  nella  mano  dedra  tenga  molti  hami ,  fi^s^  nella 
finidra  vn  ma^^c^o  difiori,dal  quale  c(ca  vnalerpe, 
ili  dipinge  con  gli  hami  in  mano,  come  quelli  ,  che  coperti  dall*efca  pun- 
gono ,  òc.^  tirano  pungendo  la  preda  ,  come  l'ingannatore ,  tirane*©  gì*  animi 
icmplicidoueeidcfidcra  ,  li  ià  incautamente  precipitate  :  Onde  Horatio  de 
Cenipcta  così  dice, 

Qciultttm 


Occultum  y'ifH'S  decunnepifcisad  hamum . 
\\  rriQ.'Z^o  di  fiori  con  la  fèrpe  in  mezzo  ,  fignifìca  l' odor  finto  della  bonti  p 
tìondc  cfce  il  veleno  veio  de  gli  effetti  nociui . 

I  N  G  I  V  R  I  A. 

DONNA  gloujnejd'afpctto  terribile  ,ccn  gli  occhij  infiammati|Vertiu 
di  rolfo,  con  la  lingua  fuori  della  bocca,  la  cuale  far^ifmilc  a  quella  deli»? 
la  ferpe,  &  dalP'vna ,  &  dall'  altra  parte  haticrà  molta  faliua  .  In  mano  tenga-, 
vn  ma:^^odi  fpine,  &  fotto  i  piedi  vna  bilancia,  Arifìotile  nellafuaRcttcrica 
dice,  che  è  propiode*giouani ,  per  l'abbordai  ;^a  del  ranguei&  per  lo  calor  na- 
turale elTcr  arditi,  e  confidenti  neli'ingiuriare  alliui,  come  anco,  pcichc  aman- 
do ig'ouani  l'eccellen^^a  ,  vogliono  fopraflarc  a  gli  altri ,  nel  modo,  che  pcllo- 
no,  &  però giouane  l'Ingiuria  fi  rapprefenta  ,  col  bruito afpetto  ,  &gliocchij 
infiammati  moftrano,  che  l'ingiuria  nafce  da  perturbatione  d'animo  y  la  quale 
perturbatione  fi  mofira  particclarmentc  nel  'Nife;  la  lingua  fimile  a  quella  del- 
la ferpe  ,  è  fcgno  ,  che  l'ingiuria  confitte  in  gran  parte  nelle  parole,  lequali 
pungono ,  non  altrimenti ,  che  fé  fofliero  fpine  ;  fono  fegno  ancora  le  bilancici 
fotto  a  i  piedi,  che  l'ingiuria  è  atto  d'ingiufticia,dandofi  altrui  quei  biafimij  che 
ò  non  fi  meritano,ò  non  fi  fanno . 

I  M  G  I  V  S  T  I  T   I  A, 

DONNA  veftita  di  bianco  rutta  macchiata  ,  terjcndo  nella  deftra  mano 
vna  fpada,  &  vn  rofpo  nella  finillra  ;  per  terra  vi  faranno  le  tauole  della^ 
legge  rotte  in  pc:^^^i,  &  vn  libro, far^  cieca  dall'occhio  dcftto,  &  /otto  alli  piedi 
terrà  lebilancie. 

Il  veftimento  bianco  macchiato  dlmoflra  non  efiere  altro  l'ingiuflitia,  che-» 
corrottionc  ,  &  macchia  dell'anima  ,  per  la  inoficruanii^a  della  legge  ,  la  quale.^ 
"^iene  (prec<^:^ata,  &  fpe:^::^ata  dalli  malfattori  ,  &  però  fi  dipinge  con  le  tauole 
della  legge,  oc  con  le  bilancie  al  modo  detto  . 

Vede  l'ingiulìitia  folo  con  l'occhio  finiftro  >  perche  non  fi=fonda  fé  non  nelle 
■utilità  del  corpo ,  lalciando  da  banda  quelle,  che  fono  più  reali ,  ex'  perfette,  ik. 
che  fi  eftende  a'  beni  dell'anima,  la  quale  è  veramente  i  occhio  drittQ,&  la  ;ucc 
mcgliore  di  lutto  l'huomo . 

Il  roipo  ,il  quale  è  fegno  d'auaritia ,  per  la  ragione  detta  altroue  ,  c'infegna  , 
che  l'ingiuftitia  ha  l'origine  fua  fondata  ne  gl'intereffise  nel  defiderio  delle  com 
modica  terrene,  6^  però  non  è  vn  vitiofolo  ,  Se  particolare  nella  parte  del  'vi- 
tio  ,  ma  vna  maluagitiì ,  nella  quale  tutte  le  fccllcrsggini  fi  contengono ,  6^ 
tutti  i  "vitij  fi  raccolgono . 

Ingiufiitia  t 

DOnna  diftortrie,  veftlta  di  bianco,  fparfa  di  fanguCjCon  vn  turbante  in  ca« 
poall'yfodc'  Barbari  ;  nella  mano  finiftra  tiene  vna  gran  t2:(:^ad'oro,al- 
la  qu-le  terrai  gli  occhi)  tiuolti ,  nella  delira  haucrà  vna  fcimitarra ,  6c  per  tec- 
t*leb;lancierotte_ . 

Dirtormc  li  dipinge,  perche  l'ingiuftitia ,  onde  il  male  vniuerfale  de'  PopoK, 
Se  le  guerre  ciuili  foucnte  dcriuano,  biuttillìma  fi  dcuc  ftimare  . 

Bb  La 


'374- 


ICONO  L  O  C  laA 

I  N  G  I  V  S  T  I  T  I  A.. 


Lafcimitarrafignifìcailgiudìtiotorto  ,•  &  il  veftimcnto  Barbaro  la  crndel- 
tà,la  'vcftc  bianca  macchiata  di  fanguc  fìgnifica  la  purità  corrotta  della  giufti- 
tia,alla  quale  corruttela  appartiene  pure  la  ta;^5[a  d'acro,  haucndo  grocchij,cioè 
la  volontà  ,&  il  penfiero  Tingi  urto  Giudice  per  Tauaritia  riuolti  allavaghe:^:^» 
dell'oro  folamcntejperche  non  potendo  inficine  foftencrclebilancie,  e  la  ra- 
gione,cadono,  onde  vengono  caIpeftrate,come  fé  cofa  fodero  di  minor  prc:^!^o, 

'ingordigia. 

DONNA  vcftita  del  color  della  ruggine  >  nella  Iiniftra  mano  tenga "Vn 
Folpo ,  &  a  canto  vi  far<J  vno  ftru:^:^o . 
L'Ingordigia  propiamente  detta  è  vn  difordinato  appetito  delle  cofe,cht^ 
al  nutrimento  fi  appartengono  più  vitiofo  di  quello ,  che  dimandiamo  Gola ,  h 
Crapula,  fl^^  fi  dipinge  veftita  del  color  della  ruggine,  perche  diuora  qucfta  il 
ferro  fen:^a  fuo  vtile,  come  l'ingordo  ogni  cofa  trangugia  fen:^a  gufto  >  al  che-»  . 
appartiene  ancora  lo  (liu:^:^o ,  che  il  ferro  diuora}  &  djgciifce  • 


t) 


D 


DI  CESJi'%B  *R1TA.         37 y 

il  Polpo  in  Or  o  ApoUinc  fignifìca  il.in«défimo  i  perche  mancandogli  i  cibifi 
tiudcifce  della  carne  fila  medefìma. 

ingordigia. 
Onna  di  brutto  afpettOjveftita  del  color  della  ruggine,  cFie  vomiti  il  patto 
per  la  bocca  ;  tenganella  deftra  mano  il  pefce  detto  rcaro,&  nella finiftr» 
mano  vna  lampreda,  da  Latini-detta  Muftela  marina , ouero  Hebrias . 

Il  pefce  Scaro  a  noi  è  incognito;  p  ercbc  dicono,  che  non  fi  troua  fé  non  nel 
mareCarpafeo  ,&  nonefce  quafì  mai  dal  promontorio  di  Troade;  dalli  Scrit- 
tori ,  è  tenuto  pefce  ingordifsimo  ,  perche  folo  (fecondo  che  riferifcew^riftoti» 
le  )  tra* pe(ci  oflerua  l'vfo  di  caminare,ccme  gli  animali-quadrupedi,  &  fi  pafce 
dell'herbc ,  &  ancora  perche  con  molta  auidità  diuora  tutti  i  pefci  piccoli  «  che 
fé  gli  fanno  incontro  per  ingordigia^  Se  poi  li  vomita  perla  fatietà,  &  fomigli» 
il  fao  corpo  in  gran  parte  a  quello  dell'Orata . 

La  Lampreda  ,  come  dice  Oro  Egittio,  partorì fce  per  bocca, &  fubbito par^ 
lorito,  diuora  queirifteilì  fuoi  figliuoli,  fé  non  fono  prefli  a  ifuggire  : 

Ingordigia, 
Onna  col  ventre  groffo  , il  che  fignifica  ingordigia  parafìtica ,  &  tenga  in 
mano  vn  vafo  di  trafparente  vetro ,  dentro  al  quale  fiano  molte  fangui- 
lughe,  ouero  fanguattoie,  perche  come  la  fanguifugha  ,  porta  a  forbire  ilfan- 
guc  altrui  non  fi  (tacca  mai  per  fua  natura ,finche  non  crepajcosì  gl'ingordi  non 
cedano  mai>finche  ('ingordigia  iflelTa  non  gli  affoga  . 
Ingordigia  >  ouero  ^uidità . 

VNa  donna,  che  habbia  nella  mano  vn  ramo  di  quercia  pieno  di  gh'ande; 
con  la  deftra  moftri  d'hauerne  buttata  vna  ad  vn  porco  ,  il  quale  la  ten- 
ga in  bocca  in  modo ,  che  fi  vegga ,  e  flia  con  la  tefta  alta ,  e  con  gli  occhi)  fiflì 
'Vcrfo  la  figura-- . 

Habbiamo  figurata  l'Ingordigia  con  tale  animale,  che  mangi  vna  ghìanda,e 
guardi  all'altre,  perche  è  tanto  ingordo,  che  mentre  ne  tiene  vna  in  bocca ,  de- 
fiderà  di  pigliare  l'altra,ingordo  coftumc  fcoperto  da  Alceo  Poeta  Greco  quan- 
do  diffe .  Sus  tan  balanon  tan  mio  echi  tan  d'echtan  labin. 

Susglandem  aliam  quìdem  habet,  alìam  autem  optat  accipere. 
Pigliafi  il  porco  per  l'ingordigia,  come  animale,  ilquale  ingordamente  diuo- 
ra tutto  il  giorno,  e  mangia  d'ogni  cofa,  e  per  tal  conto  molto  s'ingrafiàjondt-» 
'Volgarmente  fi  fuol  dire  d'vno,che  fia  di  buona  boccatura  ;  diluuia,  come  'vn 
porco .  Horatio  Poeta  volendo  dare  auuifo  ad  Albio  TibulIo,ch'egli  attendcua 
a  far  buona  vita,  ed  ìngralfarfi,  conchiudc  l'Epiftola  con  qucfti  verfi , 
Me  pinguem ,  &  nitidum  bene  curata  cutevifes  : 
Cumviderevoles  Epicuri  de  grege  porcum  , 
Doue  fi^chiama  porco  della  greggia  d'Epicuro  :    E  porci  furono  chiamati  i 
Boeiij  nell'Arcadia  ,  perche  erano  molto  dediti  alla  ingordigia  :   Leggefi  ne  gli 
Adagi) ,  Vita  fuilla  ,  per  vna  vita  ingorda  da  porco,  e  quelli,che  menano  fi  brut 
ta,  e  fo^2^a  vita,  fono  poi  tenuti  ftolidi,  groflì,  e  indocili  fimili  a  gl'ingordi  por- 
ci .  Ma  ancorché  in  quefla  fi  rapprcfcnti  fpetialmcnte  l'ingordigia  della  Cra- 
pula, n©ndimeno  fi  può  applicare  all'ingordigia  di  qualfiuoglia  acquifto,e  gua- 

Bb     2         dagno 


ICONOLOGIA 

INGORDIGIA. 


tia^no  di  roboa,  Impercioche,fi  come  il  porco  fpento  daII*ìngordl.^ia,vJ  fempre 
fcaiundo  la  terra  co!  grugno  ,  e  con  le  :^ampc  per  ingrairarfi  ;  cofi  gli  l.uomini 
ingordi  delle  cofe  terrene,ccrcano  di  fcauare  i  denari  di  /otterrà;  cacciano  il  cr- 
po  etiandio  in  luoghi,  che  a  loro  non  appartengono ,  per  impadronirfi  di  quel- 
lc,ii  rimefcolano  di  qua,  e  di  là  sracciacamentc,  e  fanno  tanto  di  mano,e  di  pie- 
di,che  ottengono  cofe  indebite  per  fatiate  la  loro  ingorda  voglia.  Appena  ha- 
ucranno  tirati  li  frutti  maturi  dVna  'vfura,che  defiderano  gli  altri  non  maturi, 
tanto  fono  intenti  all'ingordigia,  Alceo  fuddetto  l'applico  all'  ingorda  auiditi  , 
che  haueua  delle  donnc,come  ghiotto  di  quelle , 

Susglandem  aliam  quìdem  habet ,  alìam  autem  optat  accipere  j  Ego  qtwqui 
puellampulcram  alìam  quidem  haheo ,  alìam  autem  cupio  accipere , 
INGRATITVDINE. 

DONNA  veft'ta  del  color  della  ruggine,  tenga  in  fcno  -vna  ferpe,  in  mo'' 
do  di  accare:^5^atla;in  capo  haucr^  la  tcfta  d'vn'Hippopotamoj&  il  reftan- 
u  della  pelle  de!  detto  animale  gli  feruirà  per  manto  .  Vedi  in  Oro  Apollinc  . 

Ingra- 


il 


DJ  CESALE  %1VA:         B?? 

Ingratitudine . 

DOnfta 'vecchia,  che  nella  man  deftra  tiene  due  'unghie  d*Hjppopota- 
itio  ,  altrimcnte  cauallo  del  Nilo,  per  moftrare  quanto  fia  cofa  abomi- 
lieuolc  l'ingratitudine  ;  In  Oro  Apolline  fi  legge,  che  gli  Antichi  adoperauano 
ancora  l'vnghie  dell'Hippopotamo ,  8^:già  la  ragione  fi  è  detta  neirimaginc^ 
dell*impictà  :  figurarono  ancora  gli  Antichi  l'ingratitudine  in  Atheone  di- 
uorato  dalli  propij  cani ,  onde  nacque  il  prouerbio  in  Teocrito  j  T^tri  canes , 
yt  te  sdant  j 

Ingratitudine, 

DOnna  veftita  di  edera,  tenendo  in  vna  mano  due  vipere,  IVnomafchio, 
e  l'altra  femina,  &  il  mafchio  tenga  la  teda  in  bocca  della  femina , 

Ingratitudine  è  propia  maligniti  ncH'animo  rezzo,  &  vile,  che  rende  I  huo- 
mo  fconofcente  de'bcncfitij  verfoDioje'i  prolIìmo,ficheÌcordandoÌlbenpre- 
fente,  brama  Tempre  il  futuro  con  appetito  difordinato . 

L*edcra  porta  il  fignificato  dell'ingratitudine ,  perche  quel  medefimo albe^ 
ro  ,o  muro  che  gli  è  ftatoToftcgnonell'andar  inaltoj&acrefcercjellaaìlafinc 
in  remuneratione  di  gratitudine  ,Ìo  fa  feccare,  &  cadere  a  terra , 

Significa  queftomcdefimo  la  vipera  ,  la  quale  per  merito  della  dolcei;^!^a,che 
rlceue  ne'  piaceri  di  Venere  col  compagno ,  bene  Tpclfo  tenendo  il  filo  capo  in 
bocca,  lo  fchiaccia,  &  elio  ne  rimane  morto  ;  E  poi  che  mi  fouuiene  vn  fonet' 
to  a  quefto  propofito  di  M.  Marco  Antonio  Gataldi ,  non  m'increfce  fcriucrlo, 
per  fodisfattionc  de'  Lettori- 

O  ài  coIpCi  e  d'errori  albergo ,  efede.       Che  non  curi  amiftàìneferuifedei 
I{ubel!a  a!gÌHfìo,a la  l^tura,à  Dio, Tu  lupot^rpiay  Crifon  d'oprey  e d*afpett0 
Tefle  infernale  morbo  perueifo,e  rio»     Tu  dì  virtù j  tu  d^ animò  honorato 
D'^letto,e  di  Satanfigliai&  herede.   Feccia,fchiuma  fetorimacchiay  e  difetto, 

O  dì  Vieta  nemicOi  e  dì  mercede ,  Tufei  con  V^uarìtìa  a  "pn  parto  nato  » 

Mo^ro  a  riceuer  pronto,  a  dar  rejlio,     Fuggi  dalpenfier  mio ,  non  che  dal  pettOy 
V  di  promeffe,  e  beneficij  oblio ,  Ch'è  de  vitij  il  peggior  l'ejjere  ingrato , 

l  N  I  M  T  C  I  T  I  A. 

DONNA  veftita  di  nero,  piena  di  fiamme  di  fuoco,  conia  deftra  mano 
in  atto  di  minacciare,  con  la  finiftra  tiene  '\na  anguilla,&  in  terra  fiana 
vn  cane, &  "Vna  gatta^che  fi  a!:^:^uffino  infieme . 

Il  'veftimento  nero  con  le  fiamme  fignifica  Tira  mcfcolata  con  la  malinco* 
nia,  che  infieme  fanno  l'inimicitia  durabile  ,  la  quale  non  è  folo  quell'ira  ,  chc^ 
ha  nel  profondo  del  cuore  ,  fatte  le  radice  con  appetito  di  vendetta  ,  in  pregiu- 
ditio  del  proflimo,  &  che  ciò  fi  moftri  per  lo  fuoco,  &  lo  manifefta  la  dcfinitio- 
ne,  oue  fi  dice,  l'ira  eficre  vn  feruor  del  fangue  intorno  al  cuore,  per  appetito  di 
vendetta  ,  SC  la  malinconia  è  addimandata  da  medici  ^trabilis  ,  però  fi  può 
lignificare  nel  color  nero  ,  &  fa  gli  haomini  ricordeuoli  dell'ingiurie. 

L'anguilla,  il  cane,  &  la  gatta  dimoftrano  il  mcdefimo  effetto,  elTendo  quel- 
la folita  d'andar  lontana  da  gli  altri  pefci,  per  inimicitia  ,  come  dice  Oro  Apol- 
line»  &  qucfti  infieme  efiendo  in  continuo  contrafto  naturalmente . 

Bb     5         INI- 


37S  IC  ONO  L  O  C  I<l4 

INIMICITIA     MORTALE. 


DONNA  armata,  farà  di  afpctto  fiero,  &  tremendo^  vcftita  di  color  ro(V 
fo, che  con  ladcftramano  tenga  due  faettcvgualmcnte  dittanti ,  &  che 
la  punti  dellWna  tocchi  fcambiedolmcnte  le  penne  dell'altra,  6^  con  la  finU 
ftra  -vna  canna  con  le  foglie,  e  delle  felci  , 

Si  dipinge  armata,  &  di  afpetto  fiero  ,  &  tremendo ,  percloche  rinimicitlaJ 
ftà  preparata  Tempre  con  l'arme ,  &  con  la  pronte:^:^a  deli*  animo  per  offende- 
re, 6^  abbattere  l'inimico. 

Il  color  rollo  del  'vcftimento  ne  fignifica  TefFetto  propio  deirinimicitìa  ,la-» 
quale  genera  nell'huomo  fdegno,  collera,  &  vendetta  . 

Tiene  con  la  delira  mano  le  faettc  nella  guìfajch'habbiamo  detto,  percloche 
gli  Egitti)  volcuano,  che  per  elTe  folle  il  vero  (imbolo  della  contrarietà,  elTendo 
che  ne  i  contrari)  non  può  edere  vnione,ma  continuamente  inimicitia  mortale. 

La  canna ,  e  la  felci ,  ne  denota  la  peruerfa,  &  iniqua  natura  di  coloro,  i  qua  • 
li  allontanaci  dai  comandamenti  del  Sign.  Dio  (  cuca  il  i.mstcerc  l'ingiurie) 

uafgcc* 


DI  eÉSA%È   *RIPJ:,        379 

■frafgredifcono  a  sì  alto  precetto,  dicendo  in  S.  Matteo,  tgoautewdìco'pobisi 
éiligiteìmmico,yeflros;benefacite  ijs,quioderunt  rcs,  &  orate  prò  prefecjuenti- 
hus ,  &  calumnìantihus  yos .  In  oltre  il  medefìmo  Euangelifta  a  1 8.  dice ,  Se 
perdonaremoai  nolhi  inimici,ch'egli  perdonare  a  noi  le  noftre  colpe.  Sic  pa- 
ter tneus  cdeSìisfacìet vohis^fi  non  remiferitis  vnufquijque f^tri  fuo  de  coràihus 
"pefìris  ,  qucftc  lono  parole  dei  Signore  Dio  ,  del  quale  chi  vuole  cllcre  an))ca 
bifogna  far  quello,  che  «gli  dice  ^Vcs  amici  mei  eftisyfifeceritis  qu^e  pr£cipio  vo» 
bis.  Ioan.  1 5  •  Però  conuienc  per  falute  dell'anima  noltra  non  elitre  intenti  alla 
vendetta,  &  efferc  oftinati,  &  inimici  fimile  alla  canna,&  la  felce.che  fono  tan- 
to fra  di  Joro contrari j, che vnaamma:^:^a l'altra,  ilche dice  Diofccride  libi. 4. 
cap,  85.  T€ribitfilix,quam  per  ambitum  copìofiorharundo  coronet  ,  &  contri 
tuanejcet  harundoy  quam  ohfepiens  multa  filix  in  orbem  cinxerit .  Er  Pieno  Va- 
Jeiiano  hb.  cinquantaottefimo  dice,  che  lono  tanto  inimici,  che  le  felci  tagliate 
con  laxannajoucro  Ce  arandoli  fi  mette  la  detta  canna  fopra  del  vomere,non  ri* 
rafcono  piùjC  parimétc  a  voler  tor  uia  le  canne  mctterui  le  felci,  fa  il  medcfimo 
effetto,  che  fa  Ja  canna,  tanto  fono  per  natura  mortalmente  nemici  :  Onde  fo- 
pra di  ciò  Aleflandto  Magno  (ancor  che  gentile  )  diede  efempio  , che  (ì  deua-. 
perdonare  ,&  non  perfeguitare  il  Tuo  inirnico  fino  alla  morte  ,  perche  hauendo 
^ellò  pcifccto  di  Battiia ,  doppo  hauer  tre  volte  rotto  Dario ,  com'anco  fattolo 
prigione  ,  così  kgzto  IVccifc  ,  &  per  dimoftrare  Alcflandro  quanto  errore  ha- 
ve^'e  commclTo  il  detto  Bcllbjddottolo  in  Tua  poteftà  lo  caftigò  della  fua  oftina- 
ta  pcrfecutlone,  6^  inimicitia ,  che  legati ,  &  raggiunti  per  for:;^a  infieme  due 
rami  d'arbore,  &  a  ciafcun  legata  vna  gamba  Beffo,  fece  fciorli  d'infieme,e  prc- 
cipitofamente  aprendofi  lo  sbranò  per  mezzo  per  memoria  ,&  efempio  del  fu® 
inimicheuolc,  &:  peflìmo  coftume . 

1  N  I  Q  V  I  T  A. 

DONNA  veftita  di  fiamme  di  fuoco,6^  f'Jgga  velocemente . 
Si  uipinge  in  fug2,perche  non  è  ficura  in  luogo  alcuno  y  ogni  cofa  le  fìij 
ombra,&  ogni  minimo  auuenimento  la  fpaucnta,  generando  il  timore,  ilquale 
con  la  fuga  fi  configlia  ,  &  fi  tifolue  perpetuamente .  E  veftita  di  fuoccperche 
l'iniquità  abbrucia  l'anime  peruerfe  ,  come  il  fuoco  abbrucia  i  legni  più  lecchi , 
I  N  Q^V  I  E  T  V  D  I  N  E. 

DONNA  giouane  veftita  di  cangiante, che  tenga  vna  girella  di  carta,co- 
me  quella,che/ogliono  renerei  fanciulli ,  che  girano  al 'vento,  perche- 
liii  fono  gl'huomini  inquieti ,  che  non  fi  fermano  mai  in  vn  propofito  con  fta- 
bilit<ì,  che  perciò  fi  verte  anco  di  color  cangiante . 

Inquietudine  d'animo . 

DOnna  mefta,  &  in  piedi, che  nel  a  deftra  mano  tenga  vn  cuore,  fopra  del 
quale  vi  fia  vn  tempo  d'horologio  ,  &  con  la  finifira  vna  banderuola  di 
cjuelle,  che  moftrano  i  venti . 

Si  rapprelenta  con  l'horologio  fopra  il  cuore ,  &  con  la  banderuola,come  di- 
cemmo, per  dunolkare,  che  fi  come  l'horologio ,  &  la  banderuola  di  continuo 
fono  in  moto,  così  chi  è  inquieto  dell'animo,  mai  non  ha  ripolo, &  gli  conuic- 
ne  clporfi  a  tutti  i  contrarij,  che  lo  moieftano . 

Bb    4        IRRE- 


jSe 


ICONO  LOG  I^ 

IRRESOLVTIONE. 


D 


O  N  N  A  vecchia  a  federe,  veftlta  di  cangiante,con  vn  panno  nero  anuol- 
toalla  teda  A  con  ciafcuna  delle  mani  tenga  vn  conio  in  atto  di  cantare, 

Irrefoluti  fi  dicono  gii  iiuomini,  che  conofcendola  diucrfità,  &  adifHcultà 
delle  cofe,  non  fi  rifoluono  a  deliberare  quelIo,chc  più  conuenga,&  però  lì  rap- 
prefcnta,  che  ftia  a  federe  . 

Vcfteft  di  cangiante,  che  moflri  diuerli  colori  ,comc  diucrfè  apparen:^e  del- 
le cofe,  che  fanno  gli  huomini  irrefoluti . 

Si  dipinge  vecchia  ,  perche  la  stcchìf^^j^  per  le  molte  e/perien:<^e  fa  gli  huo^ 
mini  irrefoluti  nell'attioni .  Onde  conofcendofi  molto  più  in  quefta  età  ,  cht-» 
nell'altre,  ragioncuolmente  fi  dubbiti  d'ogni  cofa,  &  però  non  i\  va  nell'attioni 
rifoluramente  come  in  giouentù  . 

Se  le  àà  i  Corui  per  ciafcuna  mano  in  atto  di  cantare  ^  il  qual  canto  è  fcmprc 
CrasjCras,  così  gli  huomini  irrefoluti  ditìferilcono  di  giorno  in  giorno ,  quanto 
debbono  con  ogni  diliger:^*  operare,  come  diceMaiifalc. 


DI  CES<iARE  %rPA:       jif 

Cras  te  vi&urumj  cras  dìcìs  VoHhttme  fempef 
Die  mihi  cras  ìHui  Vojììmme  quando  venite 
Quàm  longè  cras  ìflud,vb}  efl,aut  "Ptide  petendum  ì 

T^uncjuid  apud  Varthosy  ^rmeniosq,  Utet  ? 
Jam  cras  iflud  habet  Triami,vel  T^fìoris  anno» 

Cras  ifliid  quanti  die  ,  mihipoffet  emi» 
Cras  viuesy  hodie  iam  viuere  ToHhumeferum  efi 
lUefapitquisquis  VoHhume  vìxit  beri. 
II  panno  nero  auuoìco  alia  tcfta ,  moftra  rdcurit  J,  e  la  confiifìone  dellMnuU 
lecco,  per  la  "^ariet^  de*  penfieri ,  i  quali  lo  rendono  itrefoiuco . 
INNOCENZA. 

VERGINELLA,  vcftita  di  bianco ,  in  capo  tiene  ^na  ghirlanda  di 
fiors  con  vn'Agnello  in  braccio o' 
Con  vna  ghirlanda,  &  habico  di  Vergine  fi  dipinge ,  per  tffère  la  mente  deU 
rinnoccnceintatta,  (5<:  immaculata  :  Però  dicéfi,  che  l'Innocen^^a  è  vnalibera,e 
pura  mcnrcdeli'huomo,  che  fcn^i^a  ignoran:^*  penfi,&  operi  in  tutte  le  cofe  con 
candide:^:^^  dì  rpirito,&  fenica  puntura  di  coicien:^a . 

L'Agnello  fignifica  l'innocen^^a ,  perche  non  ha  ne  for^^a  ,  ne  intentionc  dì 
nuocere  ad  alcuno,  &:  cffcfb  non  s'adira , ne  s'accende  a  dcfiderio  di  vendetcai 
ma  tollera pitienccmente  fen^^a repugninc^a, chegli (1  tolga,e la lana,cla  vita y 
douendo  così  fare  chi  defidcra  d'aliìmigliarfi  a  Chrifto .  ' 

Qui  cor am  tondentefe  obmutuit .  come  li  dice  nelle  facre  lettere  per  eflferc  nobi* 
liliìmo  lui  Tivlca  deli'  innocen:^a . 

Jmocen':(ayòTutità^ 

Glouanetta  coronata  di  Palma,  6C  ftar<x  in  atto  di  lauarfi  ambe  le  mani  in 
'vn  bacile  pofato  fopra  vn  piedeftallo ,  vicino  al  quale  fia  vn*  Agnello  ^ 
onero  vna  pecora  j 

L'innocen:^a,  ouero  Purità  nelFanima  humana,  ècomelalimpìde^^anel-^ 
l'acqua  corrente  d'vn  viuo  fiume .  E  con  la  confiderationc  di  quefto  rilpetto  , 
molto  le  conuiene  il  nome  di  Furiti  .  Però  gli  Antichi ,  quando  voleuano  giù* 
rare  d'elTere  innocenti  di  qualche  fccleratc^^^a ,  dalla  quale  fi  fentiuano  incol- 
pati, ouero  voleuano  dimoftrare,  che  non  erano  macchiati  di  alcuna  bruttura  * 
foleuanonel  cofpetto  del  popolo  lauarfi  le  mani,  manifcftando  con  la  monde:^- 
^a  di  elTe ,  Se  con  la.  jpmìtà  dell'acqua  la  monde^^^a ,  e  la  purità  delia  mente. 

Dì  qui  nacque,  che  poi  ne'  Gieroglifici  furono  qucfte  due  mani ,  che  Ci  laua- 
uano  infieme,vratc  da  gli  Antichi, come  racconta  Pierio  Valcriano  nel  lib.tren 
tacinquefimo,  &  S.Cipriano  nel  hbro  de  Liuorc,ci  eforta  a  ricordatfi  icmprc_,, 
perche  chiami  Chrifto  la  fua  Plebe,  3c  nomini  il  Tuo  Popolo,  adoperando  il  no- 
me di  pecore ,  'volendo  così  auuertire  ,che  rinnocen:<;a ,  6c  la  purità  Chriftia?» 
ra,  fi  dcue  mantenere  intatta,  QC  inuiolabile . 

La  Corona  di  palma  da  S.  Ambrogio  in  quel  luogo  ,  Statura  tuafimilisfk^s 
efi  palrrne  ,  è  interpretata  per  l'in  noce  ni^a,  e  puricà,  che  ci  è  doiiata  da  Dio  Tub- 
bito ,  che  fiamo  rigenerati  pel  fantillìroo  battcumo .  j^ 

INV- 


D 


JCONOLOGlui 

INVBIDIENZA. 
O  N  N  A.  vcftita  di  rc0c,con  vn  freno  fotte  -i*  piedi,  òC  in  «pò  con  oc* 

ccnciarura  di  penne  di  Paucne,  tenga  la  deftra  mano  a!:^ata  permoftra- 
ic  iHbiJita  di  prrpofto  :  in  terra  vi  Ila  vii'A^pidc  jilquale  con  vn' orecchio  pre- 
ma la  terra,  &  l'altro  lo  ferri  con  la  coda . 

L'lnubidien:^anon  è  altro ,  che  vna  tra/greilìone  volontaria  dc'precetii  di- 
vini ,o  dcgl'humani . 

il  '^'eftito  rollo ,  e  la  mano  alta  conuengcno  alla  pertinacia,la  qusle  è  cagio- 
ne d'inubidien;;^a.;  il  fieno  dimcftrs,che  l'amore  delle  prop;epa(rioni  conduce-, 
altrui  a  volontario  difpregio  delle  leggi ,  &  de'  cc-majjdamenti ,  a* eguali  fjanio 
tenuti  obbedire  per  giuftitia,  6^  che  pere  fi  dimandano  metaforicamente,frc» 
no  de*  Popoli^ 

Ha  il  capo  adorno  di  penne  di  pauone,p€rcherinubidicn:^anafce  dalla  trop 
pa  prefontione,  èC  fuperbia- 

L'Afpide  fi  pone  per  l'inubidieni^a  ,  perche  fi  altura  gli  orecchi  per  non  fen- 
tìrc,  &  vbbidire  rincantatore^chcper  foi^adc'fuci  incanti  lo  chiama,  comc^ 
teftifica  Dauid  nel  Salmo  57.  à'\ctr\òoyfUYOY illisftcìéndttw fimilituàmrn  ferptn 
tis ,  fìcut  ^fpìiis  furd£,&  obturmùs  amesjuaSfi^uA  non  €^audit  rocem  incan» 
tantium ,  &  venefìci  mantantisfafienter, 

INSIDIA. 
O  N  N  A  armata^ con  vna  volpe  per  cimiero ,  cinta  intorno  di  folta  neb» 
bia,  terrà  vn  pugnai  nudo  nella  deftra,  e  nella  finiftra  ne  dardi,  farà  '\na 
fcrpe  in  terrà  fra  Therbc  verde  ,  che  porga  infuori  alquanto  la  tefta . 

L  Infidia  è  vn'attione  occulta  fatta  per  offender  il  proffìmo  ,  e  però  s'arma  » 
■loftrando  l'animo  apparecchiato  a  nuocer  col  pugnale,e  co'  dardi,  cioè  lonta- 
no ,  e  'vicino  >  ha  per  cimiero  vna  "^olpc ,  perche  Taftutic  fono  i  fuoi  principali 
penfieri ,  la  nebbia  è  la  fccrctc:^c^a  ,  dC'  gli  ociculci  andamenti ,  eh'  aflicurano  il 
paflb  all'Infidia . 

La  ferpe  fomiglia  l'infidiofo  ,  fecondo  quel  commun  detto  :  Latct  anguis  in 
herba  j  interpretato  da  tutti  gli  crpofitori.  in  tal  piopofito . 

Infidia , 

DOnna  armata  ,  nel  finiftro  braccio  tenga  vno  feudo  ,  &  con  la  deftra  vna 
rete,  la  quale  da  gl'antichi  fu  tenuta  per  fìgnificato  dell'infidia . 
E  Pittacovno  de' fette  lauij  della  Grecia  ,  doucndo  venir  a  battaglia  coiu 
arinone  huomo  di  gran  for^a,  6:  Capitano  de  gli  .^theniefi, portò  vna  rete  (ot- 
to vno  feudo ,  la  qualc,quando  gli  parue  hora  opportuna ,  gittò  adoflo  al  detto 
frinonc&lovinv. 

iNSTABiLITA,  OVERO  INCOSTANZA  D'AMORE, 
Ch'hoT  s*  attacca ,  horfi  Hacca» 
O  N  N  A  ,  che  tenga  nella  mano  deftra  vn  ramo  d'oliuo ,  Se  nella  finiftra 
vna  pianta  d'origano,  alli  pif  di  vn  pefce  Polipo . 
Il  Polipo  e  f.efcc  falacc,  che  incita  a  cole  Veneree,  come  dice  ^iheneo  lib.  8, 
&c  7.  ad  Venerero  confcrunt  piaccipuePolypodes ,  per  qutfìo  foifepcneuafi  al 
iiiticlacfo  di  Venere  ,  come  anco  per  Gieroglifìco  di  fcin-f^za  ,&  ccftai  !^a-# 

d'AoiOic 


D 


D 


DI  CES<ìARE   %IP  A)       }ff 

d'Amore ,  fecondo  Plerio  ,  perche  quefto  pefce  s'attacca  tanto  tenacemente  a* 
fafll ,  o  fcogli ,  che  più  tofto  fi  ladà  leuare  a  pe5^:(^ì,  che  ftaccarii .  L*ifte(lo  pefc« 
con  figura  però  dcll'oliuo  ,  &  dell'origano  lo  ponemo  per  inftabiliti  d'Amore  % 
poiché  fi  (ente  rùdere  dell'origano,  per  quanto  rifcrifcePierio  lib.  27.  8^  57» 
i'abborrifce  tanto,che  fi  ftacca ,  per  lo  contrario  l'odor  dell'oliuo  glie  tanto  gra* 
to,  che  l'abbraccia  .-tal  natura  dice  Atheneolibr.  7.  fi  Icorge  quando  metten* 
doh  "vn  ramo  d'oliuo  nel  mare  in  quella  parte,doue  ftanno  i  Polipi ,  in  breut^ 
fcn!?^a  ninna  fatica  fé  ne  tirano  fuora  attaccati  al  ramo,  quanti  Tene  vuole-.. 
oleum illos appeterehoc  etìam  documento efi yquod  eius  ramumft  quis  in  mare 
dimittat  vbì  polypì  habitant ,  ac  parum  iìlic  contineat ,  quotquot  volet  nullo  la  • 
bore  ramo  ìmpa6los  extrabct .  Ciò  auuienc,  perche  fono  d'odorato  leggiero.^ 
amano  odore  loaue,  come  quello  dell'olino  ,  &  odiano  l'origano  di  acuto  odo- 
re ;  però  il  ramo  di  queflo  sfuggono ,  òC  a  quellofi  attaccano .  Così  fanno  gli 
amanti  inftabili,  fc  la  co(à  amata  porgeloro  l'acuto  origano  della  gelofia ,  <k,^ 
fé  molli  da  qualche  rifpctto  moftra  iciegno,^:  afprc^^i^ijnon  potendo  efiì  com- 
portare così  fatto  rigore  fubbito  fi  (laccano  dall'amore  ,&  giurano  di  non  tor- 
narui  più  :  ma  fé  poi  l'amata  riuolga  vcrfo  loro  ciglio  fcreno ,  e  moftri  grata  pia* 
ceuolf!:^:^!  fubbico  ritornano  ,  &  di  nuouo  s'attaccano  al  ramo  dcll'oliuo  firn» 
bolo  delii  foaue  pace.  Maggiormente  fi  dimoftra  quefta  inftabiliti  con  la  figa- 
ra  del  Polipo ,  ilquale  è  pefce  mutabile ,  perche  varie  forti  di  colori  piglia  >  cosi 
gli  amanti  (\  mutano  di  colore,  hor  s'impallidifconoj  hor  s'arrodìfcono ,  varia* 
tao  propofi  to,  &<.  pigliano  diucrfi  atictiti ,  &  pacioni ,  per  il  che  l'animo  loro  fti 
(emprc  inftabilc- . 

Infìahilìtà, 

DOnna  veftita  di  moiri  colori ,  con  la  man  delira  s'appoggi  a  'Vna  cann» 
con  le  foglie,  e  fotto  i  piedi  tenga  vna  palla . 
Vcftcfi  di  vari)  coiori  l'inftabilità  y  per  la  frequente  mutation  di  penficri  del» 
Th  uomo  in  (labile. 

Si  appoggia  ad  vna  fragil  canna,  fopra' alla  palla  ,  percibchc  non  è  rlatodi 
condicione  alcuna  ,  doue  la  volubil  mente  fermandofi  li  alficuri , e  douc  nOQ fi 
appigli  conforme  allccofe  più  mobili,  e  meno  certe . 

JnJìabìlitàiOtisro  IncoJlan'S^a, 

T^  Onna  'vedita  di  vari  j  colori,  per  la  ragione  già  detta ,  (Ila  a  cauallo  (bpraJ 
•*~^  l'Hiena  ferpente,  onero  tenga  il  detto  animale  m  quel  miglior  modo ,  che 
parri  a  chi  lo  vuole  rapprefencarc . 

Inftabili  fi  dimandano  quei,ch'in  poco  tempo  fi  cangiano  d'opinione  fenc^^t 
cagione,  e  fen^^  fondamcnco,5^  però  fi  dipinge  con  l'Hiena  appreiro.animile, 
che  non  mai  (la  fcimo,e  (labile  nel  medcfimo  edere:  ma  hora  è  forte,  hora  è  dc- 
bo!e,hor  audace,  6c  hor  timido ,  moke  ^olte  fi  manifclla  per  mafchio,  e  talho- 
ra  per  femmina,  talché  fi  pu  j  ragioticuolmcnte  dire  , che  in  c:To  fi  truoui  la  ve- 
ra lallabiliti,  come  dice  Uro  Àpjiiine , 


J?# 


JCONOLOCi:^ 


INTELLETTO. 


HV  O'M  O  Armato  di  co':a:^:^a,  e  vcftito  d'oro j  in  C2po  tiene  vn*eImo  do- 
rato, e  nella  dcftravn'afta. 

Queft'huomo  di  qucftarruniera  dcfcritto  dimodra  la  pcrfettlone  dell'intel- 
letto, il  quale  armato  di  faggi  configli  facilmente  fi  difende  da  ciò  che  fia  per 
fargli  mile,e  così  rifplcnde  in  tutte  le  belle,  e  lodeuoli  opere,  che  egli  fa ,  ouero 
perche  in  guerra  ,  come  in  pace  e  necelTarijdìmo . 

Ha  Telmo  dorato  in  te(ta  ,  per  moftrare  ,  che  rintclletto  rende  l'huomo  ftv 
do,  e  fauio,  e  lo  fa  lodcuole,  epiaceuoleaglialtri,  che  loconofconodi  pre^^^o, 
come  è  di  pre:^^o  Toro ,  e  faldo,  com'è  faldo  racciaio;  l'afta  fi  pone,perche  dal- 
l'Intellctto  nafce  tutta  la  'virtù ,  che  può  'venir  in  difefa  dell*  huomo  ,  il  quafe 
come  Re  fiede  nella  più  nobil  parte  ,  fic^^  ha  carico  di  comandare  ,  Se  dì  dar 
legge  ad  "vn  popolo  di  paflìoni ,  che  in  noi  fcr:^a  elio  farebbe  tumulto ,  e  con- 
Oi»oui  folleuamenCÌ« 


IN. 


DI  CESSARE  %IP  A.       sSj 

Intelletto . 

GTouanetto  ardito,  veftltó  d*oro,  in  capo  terrà  vna  corona  mcdcfimamcn- 
te  di  oro,  ouero  vna  ghirlanda  di  fenapci  Tuoi  capelli  faran  biondi,e  ac- 
conci con  beli'  anellatare  ,  dalla  cima  del  capo  gl^fcirà  "vna  fiamma  di  fuoco  , 
«ella  dcttra  mano  terrà  -^no  fcectrce  con  la  fmiftra  moftreri  vn 'aquila,  che  gli 
fìa  vicina .  L'Intelletto  è  per  natura  incorruttibile,  &  non  inuecchia  giamai  ,(Si 
però  fi  dipinge  gioaane  . 

Il  veftimento  d'oro  fignlfica  la  pttrità ,  òC  fempliclt^  dell' clTer  fuo  ,  elTendd 
l'oro  purillì mo  fra  gli  altri  metalli,  come  s'è  detto . 

I  capelli  fon  conforme  alla  vaghe:^:^a  delle  fuc  operatlonl , 

La  corona,  e  lo  fcettro  fono  fe^gni  del  dominio ,  eh*  erto  ha  /opra  tutte  le  paf^ 
Coni  dell'anima  noftra ,  &  (opra  l'iftelfa  'volontà ,  la  quale  non  appetifcc  cofa , 
che  prima  da  ellb  non  venga  propofta . 

La  fiamma  è  il  naturai  defiderio  di  fapere  ,  nato  dalla  capacità  deila  virtù  in- 
tellettiua ,  la  quale  fempre  àfpira  alle  cole  altc,c  diuine ,  fc  daTenfi,  che  volen- 
tieri robedilcono,alla  confideratione  di  cofe  terrene, e  balTe  non  fi  lafcia  fiiiarc. 

li  moflrar  l'aquila  col  dito,  fignifica  l'atto  dell'intendere,  elfcndo  propio  del- 
Tintclietto  il  ripiegar  l'operatione  in  ic  flielfo,  vincendo  l'aquila  nel  volojlaquale 
fupera  tutti  gli  altri  vedili,  dC  animali  in  quefto,  come  anco  nel  "vedere. 

La  fenape  infiamma  la  bocca  ,  e  fcarica  la  tefta ,  &  per  qucfto  fignifica  l'ope- 
ratione grande  d'vn  intelletto  purificato  nel  tempo ,  che  non  l'offufcan  le  neb- 
bie delle  pallioni,  ole  tenebre  dcU'ignoran^^a.  VcdiPicr.lib.57. 


D 


INTELLIGENZA. 

O  N  N  A  vedita  d'oro,  che  nella  deftr a  mano  ten^i  vna  sfera  »  e  con  \*a 
finiftra  vna  rerpe,far<ì  inghirlandata  di  fiori . 

Jntelli^en:?^a  dimandiamo  noi  quella  vnione ,  che  fa  la  mente  ncftra  con  la^ 
cofa  intefa  da  lei j  &  fi  verte  d'oro,  perche  vuoPeirere  lucida,chiara,  àC  rifplen- 
dente,non  triuiale,  ma  nobile ,  &  lontana  dal  fapere  dal  vol^o,  e  delle  perfont-» 
plebee,  che  tutto  dirtin^ue  nelle  qualità  fin^olari  deiroro. 

Si  potrebbe  poco  diuei  famentc  ancora  mcftrare  la  figura  di  quel/a  intelli^en- 
:^a,  che  muoue  le  sfere  celcrti,  fecondo  iFilofofi:  ma  perche  principal  intento 
rortro  è  di  quelle  cofe,che  dipendono  dall'opere,e  dal  fapere  humano,parliamo 
di  quefta  fola,  la  qual  con  la  sfera,  e  con  la  ferpe ,  moftia  che  per  intendere  It-. 
cole  alte ,  e  lublimi ,  bifc^na  prima  andar  per  terra  come  fa  la  ferpe  ,  e  ncll'  in- 
tender noftro  andare  con  prmcipij  delle  cofe  terrene  ,  che  fono  meno  perfet- 
te delle  celcfti ,  però  fi  fa  nella  mano  finiftra  la  ferpe  ,  6^  nella  dcftra ,  ch*è 
più  nobile,  la  sfera. 

La  ghirlanda  di  fiori  in  capo ,  moftra  in  che  parte  del  corpo  fia  collocata  quel 
la  potenza,  con  la  quale  noi  inondiamo ,  &  i  fiori  moftrano ,  che  di  fua  natura 
l'intendere  è  pcrfctiione  dell'animose  dà  buon  odore,  per^encrar  buona  fama, 
e  buon  concetto  di  fé  Hello  nella  mente  de^li  altri . 

IN- 


sia 


ICONOLOGIA 


intelligenza: 


IntelltgenT^a . 

DOnna,  che  nella  deflra  tiene  vn  liuto ,  e  nella  finiftra  vna  tauola  fcritta  l 
Moftra  che  Tlntelligen^^a  nafce  per  lo  piiì ,  o  dairefperienii^a,  o  dallo  ftu* 
dio  de*  libri}  come  facilmente  fi  comprende  per  le  cofc  già  dette . 
INTREPIDITA,    E    COSTANZA. 

GIOVANE  vìgorofo,  vcftito  di  bianco ,  crolfo  ,che  moftri  le  braccia-» 
ignude,  e  ftarà  in  atto  d'attendere,  e  /bftenere  l'impeto  d'vn  toro . 
Intrepidità  è  l'eccedo  della  FoncT^it  oppofto  alla  viltà,  e  codardia,&  allho- 
fafi  dice'vn'huomointrepldo^quando  per  fine  conforme  alla  dritta  ragione-, 
non  teme  quello,  che  da  animi  ancor  ficuri  fi  fuol  temere . 

Sono  le  braccia  ignude,pcr  moftrare  confiden^^a  del  propio  'Valore  ;  e  com- 
batte col  toro,  il  quale  eflendo  molefliato  diuicne  ferociflimo,&  ha  bifogno  per 
refiftcrc  ,fulo  delle  prouc  d'-vna  di/pcrata  foite:^:^a, 

IH- 


DI  CES<^RE  %IP  A\       ìif, 

I  N  V  E  N  T  I  O  N  E, 

Come  rapprefentatn  in  FirenT^  dal  Gran  Due  a  Ferdinando . 

VN  A  bella  donna,  che  tiene  in  capo  vn  par  d'ale,  come  quelle  di  McrcU- 
rio,&  vn'orfa  a*  piedi,  e  lecca  vn'orfacchino,  che  moftra,che  di  poco  fia 
flato  da  la  dett'orfa  partorito  >  òC  leccando  moftra  ridurlo  a  perfcttionc  delia 
Tua  formai . 

I  N  V  E  S  T  I  G  A  T  I  O  N  E. 

DONNA  con  l'ali  alla  tefta ,  e  il  cui  veftimento  ila  tutto  fparfo  di  formi* 
che,  ten^a  il  braccio  deftro>e  il  dito  indice  della  medefima  mano  alto  » 
moftrando  con  elTo  -^na  Gruc,  chr  voli  per  aria ,  e  col  dito  indice  della  finiftra»  ■ 
vn  Cane,  ilquale  ftia  con  la  tefta  balfa  per  terra  in  atto  di  cercare  la  fiera . 

L'ale,che  porta  in  capo,fignificano  l'elenatione  deUìntelletto,perche  alian- 
doli e^H  per  Tacquifto  dcllaCIoria  >  deirHonore  ,c  delL'lmmortalit^i ,  vicnein 
cognitione  delle  cofe  alte ,  e  celefti  o- 

Diamo  a  quefta  figura  il  veltimento  pieno  di  formiche,  perche  gli  Egitti)  per 
elTe  fi^nificauano  Tinacfligatione ,  efifendoquefti  animali  diligentiflimi  inuf 
ftigatori  di  quanto  fa  bifbgno  al  viuer  loro  »- 

Moftra  la  Grue,  che  vola ,  perche  gli  Egitti]  (  come  dice  Pierio  nel  lib.  dicef- 
fettefimo  )  voleuano,  che  ciò  folle  dimoftrationc  d'huomo  curio(b,c  inuefti^a- 
toredelle  cofeaite,  e  rublimi,e  di  quelle,che  fono  remote  della  terra,  percioche 
quefto  vccllo  vola  molto  in  alto  con  velociti ,  e  fcorge  molto  da  lontano. 

Del  fignificato  del  Cane ,  Serto  Pirhonefe  Filofofo  nel  primo  lib.  cap.  14.  di- 
ce,che  il  cane  nella  guifajche  dicemmo,dénota  inueftig;itione,  percioche  quan- 
do feguita/vna  fiera» ed  arriuato  ad  '^n  luogo,  doue  fono  tre  ftrade ,  cnon  ha- 
uendò  veduto  per  qua!  via  fia  andata;  elio  odorata  ,  ch*habbìa  là  prima  ftrada  s. 
odora  la  feconda  ,c  le  in  ncfluna  di  elle  lènte  , che  lìa  andata ,  non  odora  la  ter- 
:^a>.ma  rifoluto  corre  argomentando,  che  necelTariamente  lìa  andata  per  clTa* 
r    N^    V    E    R^    N     OV 

SI  dipingere  per  rihuerno  »//donc  bellilTimo  giouanc ,  in  habito  di  caccia* 
tore,  la  ftatua  del  quale,  gii  era  nel  monte  Libano  col  capo  coperto ,  coru 
apparen:(à  mefta ,  tenendo  la  finiftra  mano  alla  faccia,  e  con  la  delira  foftenen* 
do  il  veftimento,  parcua,che  in  eflocadclferole  lagrime,  le  quali  cofc  tutte  de- 
fcriuono  la  figura  del  Verno,  che  cosi  racconta  Pierio  Valcriano  lib.  Nono»- 
1    N    V    1    D    r    A. 

DONNA  veccHiajmagrajbruttaJi  color  Iiuidò,hauerà  là  mammella  fi- 
niftra nuda,e  morficata  da  vna  ferpc,laqual  lìa  rauuolta  in  molti  giri  fo» 
pra  della  detta  mammella ,  Se  a  cantavi  lari  vn  Hidra  ,  fopra  della  quale  terrà 
appoggiata  la  mano , 

Inuidia  non  è  altro ,  che  allegrarli  del  male  altrui ,  &  attriftarli  del  bene  con 
vn  tormento,  che  ftr uggc,e  dluora  Thuomo  in  fé  fteftb, 

L'ellcr  magra, e  di  color  liuido,dimoftra,  che  il  liuore  nafce  communemen- 
le  da  freddo,  e  l'Inuidia  è  ftecida,ó(r  ha  fpento  in  fé  ogni  fuoco,  ó;^  ardore  di 
chariti  . 
La  ferpe,  che  motfica  la  finiftra  mammella,  nota  il  ramarico  ch'ha  fempre  al 

cuore 


ICONOLOGIA 

INVESTIGATI  ONE. 


•uore  riiruldlofo  del  bene  altrui,  come  di(Tc  Horatìo  ntl/EpiftoJe. 
Inuidus  alter'ms  maoYtfàtrehtts  opimis. 
Le  fi  dipinge  apprcUuTHidrarpciciochc  il  luopui^^jolente  fiato,  &  il  veleno 
infetta, &  vccidc  più  d'ogni  aItirov<ilctioro  animale;  così  i'inuidia  altro  non  pro- 
caccia fé  non  la  rouina  dc^ii  altrui  bèni,  sì. de  'animajcomedc!  corpo>  &  ellcn- 
<io  (come  dicono!  Poeti)  mo:^^o  vn  capo  a  l'Midra  più  nerina'cono,cosli'ln- 
uidia  quanto  più  l'iiuomo  con  la  forerà  della  virtù  cerca  di  eftin^ucrla,tanto  più 
crefce  contro  di  ella  virtù  .  Però  ben  dille  il  Petrarca  in  vn  (onecto . 
0  inuidia  nemica  di  virtute  Ch'à  bei  principij  volentier  contrari . 

Et  Ouidio  nel  lib.2.delle  Metamorfoli  • 
J£  tutto  f eie  amaro  il  corCy  e'I.petto ,  ^Uhorft  fìrtd^getfi  confuma,  e  pena 

La  lingua  è  infufa  d'vn  venettiCÌ/vccide  Chef  lice  qnat  ch'vnviucf  comprende 
Ciòcche  gli  efce  di  bocca,è  tutto  infette,  E  queHo  è  ilfuofupplicio,e  lafua  pena 
i^uenena  col  fiatone  mai  non  ride  Qhefe  non  nuoce  a  luiffs  sìefjo  offende; 


DICESA%E  'RIPA.  2S9 

Se  non  taVhor,  che  prsnde  in  gran  diletto     Sempre  cerca  por  maljempre  auenen€ 
S'vn  per  troppo  dolor  languifce,eflride,       Quakh'emulfuo^fin  cV infelice  il  rende 
L'occhio  non  dorme  mai:  mafempregeme   Tiene  per  non  veder  la  fronte  baffd 
Tanto  il  gioir  altrui  V  affligge,  e  preme .      Minerua,  e  toHo  la  rifolue,e  iajfa . 

1  nitidi  a . 

DOnna  -vecchia,  brutta,  e  pallida,  il  corpo  fia  afciattp  ,  con  gli  occhlj  bie- 
chi, -vcftirà  del  colore  della  ruggine,rariì  fcapigliata,*^  fra  i  capelli  -^ì 
daranno  mefcolati  con  alcune  fcrpi ,  (lia  mangiando  il  propio  cuore  ,  il  cjualc- 
terrà  in  mano. 

Si  dipinge  vecchia,  pcrche,pcr  dir  poco,  ha  hauuta  lunga,  &C^  antica  inimi- 
citiaconla'virtù  . 

Ha  pieno  il  capo  di  ferpi  ,  in  vece  di  capelli ,  per  fignificatione  de*  mali  pen- 
(ieri,  etiendo  ella  fempre  in  continua  riuolutione  de'  danni  altrui,  óC^  apparec- 
chiata Tempre  a  fpatgerc  il  veleno  ne  gli  animi  di  coloro  ,  con  i  quali  fèn:^a  mai 
quietare  fi  ripofajdiuorandofi  il  cuore  da  fé  medcfimajil  che  è  propia  pena  del- 
i    Hnuidia.   EperòdilTe  bcomo  Sannazzaro. 

i  V  inlidi  a  figlimi  mioje  flcfìa  macera     Che  non  gli  vale  ombra  di  c€rr$}ò  à*  acera» 
E  fi  dilegua  come  agnel  perfafcino 

Inuìdìa  • 

Pallido  hai  voltOiil  corpo  magro^e  afciut  Tìacer  alcun  ;fe  no  daW  altrui  lutto 
Gl'occhi  so  biechiiC  ruginofo,e'l  dete  (to,  ^Uor  ride  C inuidiaiCh' altrimente 
jl  petto  arde  d'amarofele,  e  brutto  Si  moHra  ognhor  adoloratase  meda, 

yenen  colma  la  lingua,  né  mai /ente  E  fempre  all' altrui  mal  vigila, e  dijìa, 

Jnuidia . 

DOnna  vecchia,  mal  veftita,  del  color  di  ruggine  ;  fi  tenga  vna  mano  alla^ 
bocca,  nel  modo  ,  che  fogliono  le  donne  sfaccendate  in  balla  fortuna-»  > 
guardi  con  occhio  torto  in  difpartc ,  haucrà  apprelFo  ^n  cane  magro,  il  quale-, 
j  "come  da  molti  effetti  fi  'vede  è  animale  inuidiofilllmo,  e  rutti  gli  beni  de  gl'al- 
tri vorrebbe  in  fcIolo,anq[i  racconta  Plinio  nel  lib.  25.  cap.  8.  che  fentendofiil 
:  cane  morfb  da  qualche  ferpc ,  per  non  rcftar  offefo  mangia  vna  certa  hcrba  in* 
regnatagli  dalla  natura ,  &  per  inuidia  nel  prenderla  guarda  di  non  eilerc  ore- 
liuto  da  gli  huomini . 

E  mal  veftita  ,  perche  qucfto  vitio  ha  luogo  particolarmente  fra  gli  huomi- 
lìi  badi ,  e  con  la  plebe  . 

La  mano  alla  bocca  e  per  fegno,  ch'ella  non  nuoce  ad  alttui:ma  a  fc  ftcffa,^ 
che  nafce  in  gran  par  ce  dall'otio . 

Inuidia, 

V7{yeleno,  è  l'inuìdia^che  diuora         Vn  pallido  color  tinge  la  faccia , 
Le  midolle,&  ilfangue  tutto  fugge  ,   ^al  da  del  duol  interno  certo  fegno. 
Onde  rinuido  nhà  debita  pena  Et  il  mi  fero  corpa  diuien  tale 

Terche  mentre  l'altrui  forte  l'accora       Cfce  par  che  fi  diHruggayefi  disfaccia; 
Sofpira.freme,  t  come  leon  rugge  Ciò  che  vede  gli  porge  odio,  e  difdegno 

M  oprando  ch'ha  la  mfera  alma  piena        Terò  fugge  la  luce,  e  tutto  a  male 
D  '  odio  cruUl  che  l  me.a  q.ì  torna,  e  con  eguale 

Ce  ,.4  veder 


5p'>  ICONOLOGIA 

kA  veder  raltrui  ben  con  occhio  torto     D 'Jpiaccrjchiua  II  cibo ,  annoia  ìlùtré 
1  ero  óintrcfifa  ghiacciotC furore  yuqua  non  dorme:  mai  non  ha  rip.ofos 

Bagna/i  difudoìe  y  Efemere  il  cor  gli  èrofo, 

che  altri!  p-iffar  delfuo  dolor  accorto ,   Da  qucll'inuida  rabbia ,  qual  hauere 
E  con  la  lingua  di  veleno  armata  ^o»  può  maifìnct  &al  cuigraue  male 

Ai ordCiC  bìajimafempre  cìòtche guata,       Rimedio  alcun  di  Meda  -j  ncnuak . 

1  nmdia,  deU\^  le  ia to . 

DOmafquaUida^  e  brutta ,  E  douunque  ella  uà,  prefìoy  o  lontano 

Che  di  carne  di  uipera  fi  pajce-j     Torta  dardi  fpinoft  nelle  mano; 
£  mangia  il prcpio  cuore  Che  nelfuofan'^ue  tinge , 

Cui  dolgongV occhi  liuidi  a  tuti'hore      In  queftn  hahitojtrano , 
ed  agra,  pallida,  tajciutta ,  E  in  tal  forma  Vlnuidiaft  dipìnge. 

INVOCATIONE. 

DONNA  veftita  di  rodb^  in  capo  hi  vna  fiamma  di  fuoco ,  &  vn*ahraj 
Hmile  le  n'efcc  di  bocca  .» 
L*fnuocatione  fi  fa  chiamando  >  5;.^  aipettando  con  gran  defiderio  il  diun 
no  aluto . 

Però  ù.  dipinge  conueneuolmcnte  con  due  fiamme ,  che  gli  efcono  vna  del- 
la bocca  ,  e  l'akca  dalla  cima  del  capo  ,  che  dimoftrano  la  -vera  ,  e  profittcuole 
inuocatione  confi  fiere  non  lolo  nella '^roce,  ma  anco  neirintentionc  della^ 
mente ,  con  che  chiedendofixofa  giufta .,  &  impediente  dalla  diuina  benignità 
facilmente  s*impetra , 

I    M    P    E    T    O. 

VN  giouane  HI  afiyJtto  feroce ,  &  ard-to,  che  fia  quafi  nudo>e  che  ftia  iru 
atto  di  affrontare  jmpetuofamente  rinimico,e  con  la  fpada  nuda  moltri 
di  tirare  vna  (toccata  ;  haueri  bendati  gli  occhi  j,  e  con  Tali  a  gli  homeri,a  can- 
to vi  lata  vn  Citnalc,  che  ftia  parimente  rabbuffato  ,  con  la  bauu  alla  bocca,  ed 
in  atto  di  operaruvnitamcnte  con  la  figura  a  chiunque  gli  fi  metta  auanti  per 
offenderlo . 

Giouane  ,  e  quafi  nudo,  di  afpetto  feroce,  e  ardito  fi  dipinge,  pcrnonefiere 
nella  gioucntiì  alcun  timore,ma  pronte:^:^a,e  audacia  ad  cfpotfi  coii  impeto  ad 
ogni  incontrojche  perciò  ftà  nell'atto  fopradetto,e  con  la  ipadajcomc  diccmo.    ; 

Gli  fi  bendano  gli  occhi). perche  chi  mette  in  e/ecutione  Topere  lue  con  im- 
peto ,  e  fiirorr,  dimoftra  d'elfcre  priuo  del  lume  deirintclletto»  che  è  regola,  o 
milura  delle  opcrationi  humane . 

L'ale  denotano  la  'Veloci;  i^  e  la  preflc<[^:^i,  della  qu.de  fi  feruc  con  poco  glu« 
ditioì'n-nperMofo  giouane,  e  dall'  mipeto  U  lilla  tralportare. 

Se  li  mette  a  canto  rimpctuofo  Cignale,  nella  guifa,  che  fi  è  detto,  percioche 
pf r  com.im  confenfo  di  tutti  i  poeti  il  pof co  Saluatico  è  porto  ptr  l'impeto ,  co- 
n)efi  j^uò'Vedercin  Picrio  V;(lerianolib.  j?.  ed  in  Arifiofane  nella  commedia 
detta  Lilìftratc  ,  il  coro  delle  donne  dice  per  le  Dee  ,{c  tu  hcggi  mi  fti.!^!^ichi, 
fciogliciòio  ilmioporco  ,  e  rclla  iftella  commedia  il  coro  delle  donne  Lacc- 
dcmonie  minaccia  Leonida  di  andari;li  adollo  ,  C'  me  Cignale,  percioche  1  in- 
cuiincione ,  ed  amor  del  combaticie  e  cofi  naca  raic  ai  Cignale  >  che  prcuocato    . 


DI  CESALE  'RIFA.  391 

rfaf  cacciatore,  non  fi  fu^g*  j  ma  rpontaneamcntc  pti^ndc  la  pugna  ;  e  di  niente 
duMtando  , corre  con  impeto  ("opragli  fpicdi,  e  altre  acmi  m  'ilratcgli ,  onde  fs 
n'è  fitto  prouerbio,  qvìando  palliamo,  che  gli  audaci ,  o  troppo  pronti  >  cht-# 
•Ncngono  alla  volta  noftra  contta  l'alia,  come  porco  f,iluacico . 

IRA. 

DONNA  ginuane,  di  carnagione  rolla ,  ofcura ,  &c  perche  appartiene  a 
l'iiabitLidine  del  corpo  de  gl'iracondi,  come  dice  Ariftotilc  nel  icfto,e  no- 
lio  Capitolo  della  Fifonomia,  hancr  le  fpalle  grandi ,  la  faccia  gonha  ,  i^ii  occhi) 
rodi ,  lafronte  rotonda ,  il  nafo  acuta,  6i  le  narici  apectc,ri  potrà  ollcruare  an- 
cora quello -,  far^ì  armata  ,  e  per  cimiero  portarà^na  teda  d'orfo  ,  dalia  quilc-* 
n'^ifca  fiamma ,  e  fumo  ;  tccri  nella  deftra  mano  vna  fpada  ignuda ,  di  nella  lì- 
niUra  h^ucri  vnafacellaaccefa,  &  farà  vcllitadi  rolTo. 

Giouane  fi  dipinge  l'Ira,  percioche  (  come  narra  Ariftotlle  nel  fecondo  libro 
delia  Retthoiica)  •  giouani  fono  iracondi,  6^  pronti  adadiiatfi,  &  atti  ad  efe- 
guire  l'impero  dell'iracondia  ,&"  da  clfa  fono  vinti  il  più  delle  volte  ,  &  quello 
intcrulenc,  pecche  cllendo  ambitiofi,ei1i  non  poliono  patire  di  clfer  difprcgia- 
ti  >  an:^i  fi  dolgono  acerbamente  quando  par  loro  di  clfere  ingiuriati . 

La  teda  dcll'orfo  fi  fa  ,  perche  quello  animale  è  all'Ira  inclinatiflìmo ,  e  pero 
nacque  il  Prouerbio:  Fumantem  viri  nafum  netetigcris  ,  quafi  cheiì  fumo, 
e'I  fuocojche  fi  dipinge  apprcITo,  fignifichino  Ira ,  e  contuibationc  dell'  animo . 
Vedi Pierio nel lib.  il. 

La  fpada  ic^nuda  fignifica ,  che  Tira  fubbito  porge  la  mano  al  ferro ,  ^  fi  fa 
fìrada  alia  "vendetta  « 

La  faceila  acecfà  è  il  cuore  dtirhucmo  irato  «  che  di  continuo  s*accendc ,  e 
confuma./  < 

flà  la  ucÓA  gonfia  ,  perche  Tira  fpelfo  Cx  muta ,  8c  cambia  il  corpo  per  lo  ri- 
bollimento del  fangue,  che  rende  ancora  gli  occhi]  infiammati* 

Jra* 

DOnna  'Veftita  di  rolfo  ricamato  di  nero",  farà  cieca  ,  con  la  fchiuma  alla^ 
bocca, haurà  in  capo  per  acconciatura  vna  tella  di  Rinoceronte,  e  appref 
io  vi  fari  -yn  cinoccphalo.  Stat.7.Theb.  defcriuendo  la  cafa  di  Marce  nei  pacfe 
de* Traci  dice,che  v'era  fra  moki  l'Ira,  &  la  chiama  rolla  dicendo. 
tfoYÌbus  cecumque  nefas  ir£que  rubentes , 
Perche  nalce  dal  moto  del  fangue ,  e  procura  femprc  la  vendetta  col  danno 
e  con  la  ftiorte  alti  ui ,  però  va  ricamato  il  -vcllimento  di  nero  . 

H  Rinoceronte  è  animile,  che  tardi  s'adira  >  e  bif:gna  irritarlo  innan^*.  gran 
pe^^o  :  ma  quando  è  adirato  diuiene  fcrocifllmo  ,•  però  Martialc  nel  i .  lib,  de 
furi  Epigrammi  dille . 
SoUicitant  pauìdi  rmcerota  magiHrt     Seque  din  magna  colligh  ha  fer£ . 

Gli  Eeùti)  Jukndo -volf  nano  rapprcfentar  l'ira  d;pingcuano  vn  cinocefalo 
per  eller  più  d'ogn'altro  aninji'c  iracondo .  Vedi  Pierio  Valer  l'ò.ó. 

Cieca  con  la  fchium  i  alla  bocca  fi  rapprcfcnta ,  percioche  «ilcndo  l'huomo 
vmto  dall'ira  p?rde  il  lume  delia  ragione  ,"c  cttca  con  fatti ,  è  con  pau4t  clien- 
dccc  altrui,  e  p.^rò  dictfi . 


39^ 


ICONOLOGliA 


ISTITVTIONE. 


Vn  crude!  moto  "ptolentc  t  l'Ira  Chcfpìnge  Ihuomo  a  furo?  en?piot  e  pre^0 

ch'in  fcfca  rubi  il  trisìo  animo  vela     Che  l  intelletto  infoile  ardir  accieca , 
h  alamaro  bollore  il  cor  circonda  E  o^ni  diuina  infpiration  rimoue 

Coprendo  i  labri  d' arrabbiata  fpumay     Dall'alma  t>ile,e  la  conduce  a  morte 
hfccofo  de  fio  nel  petto  accende  Trina  di  grafia  e  di  fallite  eterna . 

Virouina  dan'ioja,  e  di  vendetta. 

Et  jl  Petrarca  nel  Sonetto  197.  Efurorlongo  ;cKìl(uo  pofseffore 

Ira  è  hreut  furor ,  e  chi  no  l  frena         Spcffo  a  vergognai  e  a  morte  tJhor  mena» 
ISTITVTIONE.  v_ 

DONNA,  che  con  Ja  dclka  mano  ter^a  vn  panercttp,  o  ccftello,  che  dir 
vogliamojclie  dentro  vi  fi  vedano  delle  rondini.  Sono  alcuni,  iquali  ha- 
uendo  in  alcune  antira^^'ie  c'Teruato '>'n  cancdrfllo con  delle  rondini  dentro, 
'Vogliono,  chec]ue(lo  fia  il  gieroglifico  dciriftitutionc  ,  ó^  prendono  di 
«ucflorargumento  da' benefit)  j  di  Orifide  ,  Óc.^  di  Cerere  dati  a*  mortali  j 

pero 


H 


DI  CES<iARE  %IP  A".       spj 

pcrb  che  da  quefti  habbiamo  ticcuutì ,  e  le  leggi  dei  ben  'viuere ,  ed  i  precccci 
di  ben  lauorarei  campi  ;  imperòchci  Poeti  chiamano  Cerere  leggifera  ,  ed 
apprelfo  Diodoro  nelle  lettere  de  gli  Egittiani  Ofiri  è  detto  ,  e  tenuto  Gioue 
giuftoPadre,Duce,  eConfultoredi  tuttojlequali  cofc,  o  "vogliate  accomo- 
darle alla  Iftitutionc  ,  o alla  agguaglian:^a,  tutte  quadraranno  bcnillkno ,  6;^^ 
faranno  al  propofito . 

INTERESSE     PROPIO. 
VO  MO  vcccÌjìo  ,vcrtitodi  nero, che  tenga  con  vna  manovnaxranna 
con  rhamo  da  pe/carc ,«  con  l'altra  "^n  raftello,dairvn  canto  vi  (ia /vn 
gallo)&  dall'altro  vn  lupo  ^ 

Intereirc  è  "un'appetito  difordinato  del  propio  commodo,  e  fi  ftende  a  mol- 
ti, e  diuetfi  obietti  lecondogli  appetiti  de  gli  huomini  :  ma 'Volgarmente  al- 
Tacquifto ,  &c  conreruatione  della  robba  ,  che  però  fi  dipinge  vecchio  (  com  \_4 
dice  Ariftotile  nella  Poetica  )  elfcndoqucft'  età  naturalmente  rrolto  inclinata 
airAuaritia  capo  particolare  dell'intcreflè .  La  canna  con  l'hamo  moftra  ,  ch« 
TinterelTe  sloiq^a  fpclTe  volte  a  fai  beneficio  altrui  :  ma  con  intention  di  gioua- 
mcnto  propio ,  e  non  per  la  (ola  '^irtù ,  che  non  può  fiauer  fine  meno  nobile  di 
fé  (Iella,  perche  con  la  canna  i  pe(catori  porgono  il  cibo  al  pcfce ,  con  ìntcntio- 
ne  di  preriderlo,e  tirarlo  fuori  dell'acqua . 

Que(to  medcfimo  affetto  di  propia  atfettione  fi  dimoftra  nel  raftcllo  inftru- 
mento  di  Villa,  il  quale  non  ferue  per  altro, che per  tirare  "verro  colui, che 
lo  maneggia. 

Si  ve(tc  di  negro  per  moftrare ,  che  fi  come  e(ro  colore  non  C\  può  tramuta- 
re in  altri  colon,  COSI  l'interellàtofta  Tempre  fermo  ne'  fiioi  "vtilije  commodì, 
oltreché  rinlerclle  propio  è  macchia  ,  chetfa  ciafcuna  parte  ofcuia  il  bianco 
della  virtù  ,  e  perche  rintercllc  tiene  altrui  in  gelofia  del  propio  commodo  ,  Se 
in  continua  vigilanc?[a  ,  così  d'animo,  come  de*  fenfi  ;  fé  gli  accompagna  fece  il 
gallo  porto  nel  modo,  che  di  fopra  fi  è  detto . 

Se  li  mette  a  canto  ìì  lupo,  perciochc  l'mterelTe  ha  la  medefima  natura,  3^ 
prcpiec<ì  di  qucfto  animale  ,elÌcndo  che  del  continuo  è  auido  ,&  ingordo. 

Inter  effe. 

HVomobiUtto,  magro,  nudo  ,  ma  che  habbia  a  trauerfo'Vna  pelle  di  lu- 
po ,  &i  del  medcfimo  animale  habbia  l'orecchie  ,  &  che  abbracci ,  6c 
itiinga  con  auidit^'  con  ambe  le  mani  vn  globo ,  che  rapprefenti  il  mondo,  così 
vien  dipinto  da  Gieronimo  Maflei  Lucchefe  pittore ,  huomo  di  bello  ingegno» 
&  di  bonifTimo  giuditio . 

ITALIA    CON    LE    SVE    PROVINCIE, 

E     PARTE    DEL  L'   ISOLE. 
Come  rapprefentata  nelle  Medaglie  di  Commodo.TitOy  &  intonino. 

VNA  belhis.  donna  veltita  d'habito  fontuoToiC  ricco  con  vn  manto  fopra, 
ficda  Top  a  vn  globo,ha  coronata  la  teda  di  torri,e  di  muraglie,có  h  delira 
mano  tiene  vn  i.ettro,  oucro  vn'aiU,t he  con  l'vno,e  con  l'altra  vien  dimoftra- 
ta  nelle  lopr^dette  Medaglie,e  con  la  finiftra  mano  vn  cornucopia  pieno  di  dì- 
■€tii  fj:utti,c  oltre  ciò  faremo  anco,chc  habbia  fopra  la  terta  vna  bclliifima  ftclla. 

Ce     2         Italia 


i94^ 


ICONO  LOG  I<tA 


ITALIA    CON    LE    SVE    PROVINCIP; 
E    PARTE    DELL*   ISOLE, 


Italia  è  vna  p^rcc  dell'Europa ,  ÒC  fa  chiamata  prima  Hefperìa  di  Ue(ptx^ 
fratello  d'^danre,  il  quale  cacciato  dal  fratello,  die  il  nome,  &  alla  Spagna ,  & 
all'Italia  :ouerofj  detta  Hc/peria  f  fecondo  Macrobio  lib.  i.  cap.  2.  )  dalla  ftella 
di  Venere,  che  la  (èra  è  chiamata  HefperOjpcrclTcr  l'Italia  fottopolla  all' occafo 
di  qucfta  ftella .  S\  chiamò  etiandio  OenotrÌ3,o  dalla  bontà  del  vino,che  vi  ha- 
<ce,  perche  Aìn^n,  chi.- mano  li  Greci  il  vino,  o  da  Oenotriosche  fu  Rè  de' Sabi- 
ni .  Vitimamente  ?\i  detta  Italia  da  Italo  Rè  di  Sicilia ,  il  quale  infegnò  a  gl'Ita- 
liani ilmodo  dicoltiuarcla  terra,  & 'vi  diede  anco  le  leggi,  petcioche  egli  ven- 
ne a  quella  parte,  doae  poi  regnò  Turno,  di  la  ch.araò  così  dal  Tuo  nome,corat 
«tferma  Vergiho nel lib.i. dell'Eneide . 


EHtocus  ttìefperhm  Graij  cogmmÌneÌìctmt 


Òettotr^ 


DI  CES<iARE  'KIP  A\       3j>j 

t)emtYÌj  coluere  viri,  nuncfama,  minores 
Italiani  dixere,  Ducìs  de  nomine  gcntem. 
Horanoi  la  chiamiamo  Italia  dal  norr.e  di  co'ui,  chcvi  regnb;maTimco,d 
Varrone  vogliono,  che  fia  detta  così  da  i  buoi,  che  in  lingua  greca  anticamente 
fi  chiamauano  Itali,  per  elTerucn^  quanti  t^,c  belli . 

E  per  non  elTer^  io  tediofo  fopra  i  nomi, che  habbia  hauutoqueffta  nobiliflì- 
ira  parte  di  tutto  il  mondojfopra  di  ciò  non  dirò  altro  ;  ma  fòlo  con  breuità  at- 
tenderò alla  dichiaratione  di  quello,  che  appartiene  all'habito ,  e  all'  altic  cofc^ 
che  fono  nell'imagine  fopradetta  .  Dico  dunque,  che  bella  fi  dipinge  pei  la  di- 
gnità ,  &  grande  eccellen:^a  delle  cofe  ,  le  quali  in  efià  per  addietro  continua- 
mente ritrouate  fi  fono ,  &  alli  tempi  noftri  ancora  fi  truouanojondc  il  Petrarca 
ritornando  di  Prancia  j  6;,^  auuicinatofi  airitalia^  &  vedendola,  con grandiifi- 
ma  allegrc^^^a  diffc^ 

Salite  tara  Deo  tellus fan&ijjimai  fahe 
T^llus  tuta  bonìs ,  tellus  metuendafuperbìs 
Tellus  nohìlihus  multum generofior  oris , 
E  A^ergilio  nella  2.  delle  Georgiche ,  anch'egli  marauigliato  della  fua  granJ 
belle!:(:^a  dicc_ . 
Salite  Magna  Varensfrugum  Saturnia  tellus         Magna  virum^ 

E  Strabonc  nel  fijlto  libro  della  fi.ia  Geografia  ,  òC  Dionifio  AlicarnalTèo  nel 
principio  delThifloria  di  Roma  ,  ragionando  d'Italia  jmoftrano,  quanto  fia  de- 
gna di  lode,  percioche  in  quella  fclicilìlma  Prouincia  fi  ritruoua  per  la  maggior 
parte  l'aria  molto  temperata,  onde  ne  feguita  elferui  adagiato  viuere,e  con  allìa 
differentie  di  animali,  di  augelli  sì  domcftici,  come  anco  feluaggi  per  vfo  de  gK 
h uomini, non  tanto  per  la  lornecciììtà, quante  anco  pei  ipiaceri,etrafl:ulliloro. 
Se  le  mette  la  bella  fteila  fcpra  il  capo  per  la  ragione  detta  di  fopra . 
Si  vcfte  d'habito  ricco ,  8^  rontuofojcirendo  che  in  quella  nobili/lima  Pro- 
uincia fi  'Neggono  molti  fiumi  ,cupì,  e  Iaghi,diletteuoli  fontane ,'  vene  di  falu- 
beirime  acque  tanto  calde ,  quanto  frercbc  ,  piene  di  diuerfe  'virtù  talmente-, 
prodotte  dalla  Natura,  così  per  il  riftoro  ,e  conferuatione  della  fanita  dell'huo- 
mo,come  anche  per  i  piaceri  di  elio  .  Il  medefimo  Virgilio  nella  2.  della  Geoi-» 
gica  così  dice_  . 

uin  mare,  quod  fupra,rnernorem,  quodq;  àlhtit  infra 
^n  nelacus  tantos^  te  Lari  maxime^  neque 
Flu5ìibus,  &  fremitu  ajfmgens  Eenace  marino  f 
xAn  memortni  portusjLucrinoque  addita  clauHra 
*Atqueìndignatumr/;agnis^ridorihus  4cuor 
Julia  qua  Vanto  longtjonat  vnda  re/ufo, 
7yrrhenufq;fretisir}mdttiture(ìusauernisì 
Vi  fono  ancora  non  /olo  per  msgjjior  ricche^^^a,  Ó<;^  fontuofità  diuerfe  mi* 
nere  d»  r^etaHi^:  ma  ctiandio  varij ,  &  diuerfi  marmi,  &  altre  pietre  fine  ,  onde 
li  detto  Vergilio  a!  luogo  nominato  n2rr3,così  feguendo ^ 
Hce  e  eadem  argen  ti  riuos,  ierifq;  me  falla 
Olìendit  renis,  atque  auro  plurima fluxit . 

Ce     4         La 


fff  re  ONO  LO  e  I<iA 

La  corona  di  torri,  &  di  muraglie  dimoftrarornimcnto,  e  la  nobiltà  delle 
Città,  Terre,  Cartella,  &  Ville  ,  chefonoinqueftarifplendente,  oc  fingolac 
Pfouincia ,  onde  il  Poeta  nel  2.  delia  Georgica  hebbe  a  dire  . 
^die  tot  egregias  Frbes ,  operumque  laborem 
Tot  congeda  manu  prxruptis  oppidafaxis  : 
Fluminaque  antiquos fubter  labentia  muros. 
Lofceitro,  oueroi'halta  ,  clic  tiene  con  la  delira  mano,  Tvno,^  l'alerà  (i- 
fiificano  l'imperio  ,  &  il  dominio,  che  ha  (opia  tutte  l%Itrc  nati :.,i,i  ,  per  l'ec- 
cellen:^a  delle  fue  rare  virtù  non  folo  dell'  armi  :  ma  ancora  delie  lettere  .    La- 
fciacò  m"»k'altre  co/e  dignillìmedi  tal  lode  per  non  ellcr  lungo  :  ma.  lolo  met- 
terò in  conGderatione  quello,cheteftificalopradi  ciò  ilnollro  più  volte  allega» 
IX>  Poeta  nel  2,  della  fuaGeore. 

tlxc  ^enn;  acre  virum  Marfos^,  pubemq;  Sabeìlam 
^(ìnetumq;  malo  Ligurcm  yoljcofq;  verutos 
Extulit:  h£C  Decios ,  Marios ,  magnofq;  CamiUos 
Scipiaias  dar  os  bello,  &  te  maxi -ne  Cxfar, 
S^i  nunc  externis  ^fix  iam  vitior  in  ons 
Jmbeliem  auertis  l{pmanis arcibus Indurne 
ti  CornHi-opia  piedo  d  vanj  frutti  fignihca  ia  fertiliCì  maggiorrdi  tuttt^ 
1  altre  l'rouincie  del  mondo  .  ntrouiiidoti  in  cllatutic  ic  ouonc  qualità  clleiidcy 
che  hai  Tuoi  terreni  atti  a  produrre  tutte  ie  cofe,  h^  -^n  ncccllatic  aii  ha;nan» 
yloj come  ben  (\  veiet>er  Viigiiro  nel  mcu'cfimo  libro,' 
Std  ncque  MedommfylutS  ,  dhifjìrna  terra  , 
T^et  puUInr  Ganges^acq,  auro  tur Ijid'ts  Hermus 
Laudibus  Italia  certent:  non  BaSirat  ncque  Indi. 
Totaq;  tunfcris  Pancbaìapin^uis  areiìif. 
E  poco  dipoi, 

Scd  pauidafruges  ,  &  Bacchi majjlcus  humor 
Impkuere:  teneniole£q;armentaq;  Uta 
Urne  bellatOY  equus  campo  fé  fé  arduus  ìnfert  : 
liinc  albi  clitumnegreges  ;  &  maxima  tamus 
yióìima  jfxpe  tuoprofufifliiminefacro 
T^manos  ad  tempia  Deum  duxere  triumphos , 
Hic  ver  afjiduiim ,  atq;  alienis  menfWus  ^jìas  t 
Bisgraiiidx  pecudes ,  hispomìs  vtilis  arbos  » 
^icde  fopra  H  ulobo  (come  diceinmoj  per  dimoltrare,comcl  Italia  è  Slgno^ 
rr,  &  Re^Mna  di  tutto  il  iVlondo,come  hanno  dimoltiato  chiaro  gli  antichi  Ro- 
mani, oc  hora  più  che  mai  il  Sommo  Pontehcc  maggiore  >&  lupeciotc  a  qual- 
fiuoglia  Petlonaggio , 

Italia , 

NEI  ter:^o  confolato  di  Adriano  fu  in  vna  Medaglia  d'argento  efprefTa  tru 
piedi,  con  vn'hafta  nella  deltta,  ik  con  il  cornucopia  nella  (ìniitra, lì  co- 
me tifeiilce  Adolfo Occone  ab  Vtbe  condita  87Ó.   Se  bene  il  ter:^o  conlolato 
di  Adriano,  Iccondo  il  conto  del  Paumno  iù  acil'  b  7  2.  dalla  cdificatione  di  Ro- 
ma. 


T)ICBSA%E  'KJPJ:  397 

bel 

cjuì  la  hgura  di  K.orna»come  capo 
a  federe  ("opra  fp  iglic,  trofei,e  arme  di  ncmici.dallVna  mano  vn  ballonc,oucto 
haaa,dall'akra  vna  llaci)>cca  della  vittoria  alata,  che  tiene  vna  corona  di  lauro  : 
Roma  felice  in  viia  mc(UJglia  di  Adiiano  .  n    T' 

Donna  a  federe  nella  ^^-(ha  tiene  vn  ramo  d'alloro,  come  vlttorlofa, nella  iU 
niftra  vii'ha(h,c.  m  bfll.cofa  :  VnMtra  pur  d'Adriano.  Donna  a  federe  col 
murlone,  nella  dritta  vn  firmine, nella  finiftra  vn  baftone,  per  fegno  del  domi- 
nio d  catto  i(  mondo,  con  le  parole  ROMA  FELIX.  Fùancorapprefen- 
tataKoma  ecerna  nella  medaglia  di  Marco  Giulio  Filippo  Imperadore,  lopra-. 
vno  feudo,  nella  delira  la  folita  ftatuetta  della  -vittoria,  nella  finiftia  il  battone: 
Lo  feudo  cileni  ì  rorondo,  e  sferico,  pigliafj  per  (imbolo  della  Etemitrt  :  Nella 
nitU.igliad'  Muno  Cordo  ftampata  da  FuluioOrfini  ,  vedefi  in  vnmedelimo 
riuerfo  lt^lia,&  Koma  inficmc,  Italia  dal  canto  deliro  col  Caduceo  dcftro,«^ 
Col  cornucopia  nel  firiittro braccio^ 

R  om^  conicata  in  habito  fuccinto  ,  tiene  fotto  il  pie  deftro  vn  globo ,  nclla-i 
4ian  finiftia  v./hifta  ,  &  prrgc  la  man  delira  alla  deftra  d*  /calia  ;  Hoggidì  m 
cima  della  Torre  d.  Campidoglio  vi  è  polla  in  piedi  la  ftatua  di  R.onna  armata  , 
con  la  Croce  in  mano,  Trofeo;  fcettro,arme,&:  infegna  pai  nobile  &  mifteno- 
fa  di  tutti  gli  altri,  per  la  qual*  ella  è  bafcifondamcntoA  capo  della  Santa  Ma- 
die Chicf^,  che  Romana  s'appella ^ 

L  I  G  V  R  t  A . 

DONNA  magra,  dì  afpetto  virile,  &c  feroce  fopra  di  vno  rcoglio,o  falTò» 
haueri  vna  vette  fuccinta  con  ricamo  d'oro  in  dolfo,  vn  corfaletto,  A;^^ 
in  capo  vn'cimo .  Terri  la  deftra  mano  alta,  &  aperta,  in  mezzo  della  quale  vi 
farà  d  pinto  vn'occhio,  5^con  la  finiftra  mano  porgeri  con  bella  gr.*tia  vn  ra- 
mo di  palma,  <5^  appretto  al  fato  deftro  vi  farà  vn  timone,  e  dal  linittrornofcu^ 
do  con  due ,  ouero  con  tre  dardi . 

Li^tiria,  fecondo  il  Biondo,  è  prima  Regione  dell'I caiiadall*  A  pennino  fino 
al  mar  Tofco,&  Catone,  Sempronio,&  Berofo , dicono,  chela  Liguria  pigliaf- 
fe  tal  nome  da  l.igufto  figiuoio  di  Fetonte  Egittio ,  che  venne  in  quello  luogo 
ad  habicate  infieme  con  Tuo  padre  ,auunti  che  venittèroi  Greci  d'Attica ,  6^ 
Enotria  d'Arcadia  . 

Fiì  pv,i  quetto  luogo  chiamato  Gcnouclato  daGcnouaCittàprincipalc ,  8^^ 
nobililiim  >  di  quclh  Prouincia  . 

Magra,  &  fopra  vn  fallo  fi  dipinge, per  ctterc  la  maggior  parte  di  quefta  Pro- 
uincia tlcrile  ,(  lecondo  che  fcriue  il  Biondo)  dicendo,,  he  li  Romani  erano  fo- 
liti  di  mandate  pellò  Colonie  in  tante  parti  d'Italia  ,  &  non  mandarono  purt> 
vna  a  Gcnoiia,  ne  in  altro  luogo  di  ctta  Prouincia,  temendo,  che  i  foldati  pct 
detta  catiTone  non  vi  pordlero  habitare.  Onde  Strabone  nel  lib  oquinto,fcri- 
iie  il  Genouefatocllcr  pollo  fra  i  monti  Apcnnini ,  6^  checonuicnca'paelani, 
per  raccorie  qualche  cola  da  vmeie,;^appare  i  loro  fafibfi  ,  &  alpn  iuoghi ,  an^i 
^f  «^^*rc  ii  idlii  pct  acctc.ccic  la  coltmationc ,  il  mcdclimo  accenna  Cicerone 

in 


h^ 


ÌCO  KOLOG  lji 


L     I     G     V     R     1     A. 


in  'Nn'orationc  concia  Rullo,  dicendo. 

LìgUYCs  montani  ,Jurì,  &  agreUes. 

La  "Vcflc  col  ricamo  doro  d' nota  la  copia  grande  de*  danari,  oro,  argento^ 
€  alrrcricchc:5^:^c  infiriite,di  che  abbondano-queftì  Popoli,  ii  quali  con  induftria, 
e  Vilore  hanno  in  diueilì  temp  acqaillacc,  e  tutta  via  l'augumejitano  in  iiihni- 
Cq^comcGiGnan  Mai ia  Catanco  nella  fui^Genouaanjpi  niente  ne  Iciiue. 

Tiene  con  la  linillra  mano  il  ramo  della  palma,per  dimcltrarejchc  non  poco 
honoie  riccucogn'anno  da  qucfti  l'ianta  quella  Prouincia  ,  poiché  de  i  fuoi 
candidi  rami  il  Sommo  Pontefice  nella  Quadra^cfinubenedifce  ,  &c  diflribui- 
Ice  con  molta  'veneratione  a  tutti  grUluftiiflìrai  Signoii  Cardinali,a  Pic!ati,& 
ad  altri  principali  . 

La  delira  ruano  aperta  con  l'occhio  in  mezzo  di  cfTa  fi^nifica  i'induftria  di 

quciti 


DICESA'RE'KIPA.  sjf 

flueftl  popoli,  con  la  quale  fappllfcono  al  mancamcnco  naturale  del  paeic  in*, 
procacciarfi  con  varie  arci  tutce  le  cofe  »  che  fanno  al  ben  viucrc ,  ci^mc  ii  decce 
Caunco  denota  conlifeguenti  veifi. 

Jngenhhos  fublimihom'mes,  anìmofatf;  corde 
Viribusinui^is  peperit  durofque  Ucertos . 

ti  dipinge  la  detta  figura  d'a'pctto  ferocf «armata  di  corfalettOjd'elmo  con  !• 
feudo  ,  dardi  ,  3c  con  Thabico  fuccinto ,  perciochc  narra  Strabone  nel  quarto  U* 
bro,&  il  Biondo,  che  i  Liguri  fono  flati  fcmpi  e  ott  mi,  <&:  valorofi  Soldati,  6c,^ 
che  (oleuano  adoperare  gli  feudi  >  &  frano  buoni  lanciatori ,  &:  Giordano  mo- 
naco Scrittore  delle  cofe  Romane ,  dice ,  che  qucfti  popoli  ricufarono  molto  dì 
'Venire  fotto  il  giogo  de' Romani ,  &cheanimofaraente  ,&  oftinatamentc  fe- 
cero lor  gran  reriltcn:^a,e  LI  uio  ancora  rag'onando  della  loro  ferocità,  dice,chc 
parcua  che  folfero  a  punto  nati  qucfti  huomini,per  trattenere  li  Romani  nella-* 
militia,  che  Tpeiio  con  ingegno  bifognaua  eilere  con  loro  alle  mani,  &  che  non 
era  Prouincia  pi'i  atta  a  fare,  che  i  Soldati  Romani  diueniiTcro  forti ,  &  animofi 
di  quefta,  per  le  d.tiìco.tà  de*  luoghi  fra  quelle  alpie  montagne,  doue  era  necef- 
fario  allil  rgli ,  come  anco  per  la  deftre^i^a  ,  &  coraggio  de  i  detti ,  che  non  da- 
uanotempoa  i  Romani  diripofarc,»!  qual  valore  fé  ben  e  in  qurl  tempi  moftra- 
rono ,  fecondo  Liuio,  6^  altri  grauilTìmi  auttori ,  nondimeno  ogni  giorno  a^ 
maggiori  imprese  fi  fono  efpofti,  da'  quali  han  i  iportata  gloria, 6^  honore  ;fr» 
quali  imprele  non  tacerò  quella  "vittoria ,  che  Biagio  Afareco  hcbbe  contro  Al- 
foufo  Re  di  dragona ,  il  quale  fi  refe  prigione  In  mano  di  lacomo  Giuftinian© 
delli  Signori  dell'lfola  di  Scio  >  "Vno  delti  capi  dell'Armata,  elTicndo  chiariflìma 
la  fama  del  fuo  gran  ie  valore  .  Similmente  in  qucfta  gloriola  Vittoria  fa  prefo 
Giouanni  Rè  di  Nauarra,  &  l'Infante  Hcnrico  Tuo  fratello  ,  come  per  l'Hiftoric- 
di  Napoli  fi  vcde,e  nel  Compendio  di  c(^c  del  Collenuccio  nel  Ìib.6.fog.  I  2  8r 

Tralafcierò  di  dire  molt' altre  maraulgliofeimprefe,con  l'interuencodi  tanti 
Caualieri,  ìk  Capitani  famofi,chc  in  diuerfi  tempi  ibno  flati ,  ó^  hanno  fatti 
^loriofi  acquilti  per  1  lor  Signori . 

lltimone,chefe  le  dipinge  a  canto  così  ne  fignificarottlmogouerno  del- 
la nobili  (lima  Republica  di  quefta  Prouincia  ,  come  anco  il  maneggo  della  na« 
w.gktioncyche  per  ellcr  qucfto  paefe  marittimo  con  fingclar  macltria  fi  efercita 
4  diuerfi  vfi,  cosi  di  pacf ,  come  di  guerra,  per  hauer  hauuti,  &  hauendo  ancora 
hoggi  huomini  famofiflimi ,  li  quali  han  comandato  in  mare,  &  comandano 
tuttauia  ,  Gi^  fu  Chriftoforo  Colombo, la  chiara  fama  del  quale  perpetuamene 
mente  viuerà,  hauendo  egli  pervia  dcla  nauigationc  ,  con  ftupordcila  Natura 
con  animo  inuitto,  e  fingclar  piuden:^a  penetrato  a  luoghi  inacciribili,e  troua* 
li  nuoui  mondi,  ignoti  a  tanti  lecoli  palLti  .  Francefco  Maria  Duca  d'Vrbino, 
huomo  di  fingolate  -virtù,  &:  pruden:^a,  il  quale  rcfie  elcrcici  Papali,  e^  Veneti, 
Nicolò  Spinola  Generale  deil' Armata  di  Federigo  1  l.  Impcradorc .  ^nfaldo  ai 
Mare  Generale  drli'iltelTò .  Princifuale  Fiefco  Generale  VicatÌQ  dcll'lnipcrador» 
Greco,  che  hcbbc  in  do  .0  l'IfoU  di  Mitilcno . 

Chf 


■jl.00  ICONOLOGIA 

Che  dirò  dì  Glouan  Giuftmiano  delll  Signori  dell'ifoia  di  Scio,  che  per  la  ra^ 
ra  •virtù  ,  6c^  eccellente  valor  fuc  fu  General  di  Marc ,  e  di  Terra  di  Coftanti- 
ro  Imperadorc  di  Coftantinopoli .  Andrea  Doria  General  di  mare  per  il  Papa  » 
per  il  Rè  di  trancia  ,  per  Carlo  V.  Imperadorc ,  &  per  Filippo  Rè  di  Spagna  ,  & 
^Icimamcnie  Giouan'  Andrea  Doria  per  il  detto  Rè  di  Spagna  .  Ma  douc  ho 
lalciato  Elio  Pertinace ,  ilqnalc  (  mercè  delle  virtù,  &  delle  ottime  qualità  fuc) 
afcefc  all'Imperio  Romano  ?  Ma  qu«llo,che  maggior  gloria  porta  a  quefta  pro- 
uincia,c  rhauere  hauuti  anco  quanto  al  grado  Ecclefiaftico  infinito  numero  di 
Prelati  di  S.  Chiefa,  Vefcoui,  Cardinali ,  6^  Papi ,  come  fono  Innocentio  IV. 
Adriano  V.  Nicolò  V. Siilo  I  V.  Innocentio  IX.  &  Giulio  1 1. 

Molto  più  fi  potrebbe  dire ,  che  per  non  tilèrc  troppo  prohflo  tralafcicefiTen^ 
do  quella  fingolarifiima  puo.uincia  degna  di  molto  maggior  lode  della  mia,. 

TOSCANA. 

^7  ^A  belliffìma  donna  di  ricchi  panni  veftita,ropra  de*  quali  hauerà  H 
V  manto  del  Gran  Ducato  di  velluto  rodò  federato  di  armelllni  ,  in  capo 
hauerà  U  corona  del  Gran  Duca,  l'habito  di  fotto  al  m- nto  far^  finiile  ad  vn  ca- 
miclo  bianco  di  lino  fottiiiiTimo  ,  dalla  parte  finillra  vi  farinnodiuerfe  armi,  e 
l'Arnofiumcjcioèvn  vecchio  con  barba,  e  capell»  lunghi  ,  &  che  giacendo  Ha, 
pofato  con  vn  gomito  fopra  vn'vrna,  delU:  quale  cfca  acqua,hauer^  il  detto  fiu- 
me cinto  il  capo  di  -^na  ghirlanda  di  friggio ,  8^  a  canto  vi  farà  a  giacer  vn  ìeo- 
ne,&  dalla  delira  vi  farà  ra'ara  all'antica  , fopra  la  quale  vi  far^  il  fuoco,  <^  in- 
torno a  detta  ara  vi  faranno  fcolpiti  rVrceo,la  Patera,  &  il  Lituo  verga  augura- 
le, in  mezzo  fiano  vari) ,  cdiuerlì  in ftromentifacerdotali, fecondo  il  fallo,  8^^^ 
antico  vfo  de'Gentili,econlafiniftramano.tcnga  ,con  bella  gratia  '\n  giglio 
lo(lò,&vn  libro. 

Molti  nomi  ha  hauuti  quefta  ProuIncÌ3.,vno  de'quali  fu  Tircnnia,  comenar- 
ra  Berofo  Caldeo  nel  libro  i .  dell'  antichità ,  &  Trogo  nel  2.  dicendo  ellcr  flato 
nominato  così  quefto  paefe  da  Tirreno  figliuolo  di  Atio  ,  il  quale  per  quanto 
narra  Sttabone  lib.5.  dice.chc dell'Idia  mandò  quiui  habitaLoii,pcrcioche  Atio 
vno  difccndente  di  Heicole  ,  &  di  Omfale,  ellendo  dalla  fame,  &  careftia  sfor- 
:^ato  mandar  fuori  parte  del  fuo  Popolo ,  tratte  le  forti,  6<^^  dando  a  Tiireno  la. 
maggior  parte  delle  genti  il  madò  fuori,  ond'cgii  venuto  in  <^ucfto  pacle  lo  chix 
mòTirrenia.  Fu  poi  da*  Romani ,  fecondo  Dionifio  Alicainalleo  ,  chiamata-» 
Etcuria  diirintclligen:^2,&  efperienc^a  de!  minillrarc  il  culto  diuino,  nelqualt-» 
yinccuano  tutte  l'altre  nationi;  onde  quelli  popoli  ciano  perciò  in  tanta  ftima 
appreflb  li  Romani, che  (come  dice  Dionifio  inficme  con  Liuio  )  msndauanoi 
joro  figliuoli  in  quella  prouincia  ad  imparare  non  folo  Ictteie:  ma  anco  li  collu- 
mi ,  &  la  Religione.  Al  fine  pigliò  il  nome  di  1  u(cii,  odiTorcana,(  fecondo 
Fello  Pompeo  )  d?.  Tofcolor  prin^o  Rè,  figliuolo  d'Ht-rcole  ,òc  d'Aralla,  che..* 
venne  quiui  dalle  parte  del  Tanai  ,  e  fu  creato  Cofito  dalli  Gianigeni,&  poi  Rè, 
fu  pofcia  confirmato  quello  nome  per  l'eccellen:^a  del  modo  di  facrificarc ,  che 
vfuiano  quelli  popoli ,  come  habbiamo  detto  ,  &  di  ciò  fa  mentionc  Plinio  nel 
libro  3.  cap.  5. 

Bella 


DI  CESSARE  %ÌTA:       'fol. 

Bella  fi  dipinge,  percioche  queftanobiliflìma  Prouincla,gloia  d'Italia-,  è  luci- 
AfTIma  ,  &  vaghiffima  per  hauer  quella  tutte  le  doti  di  natura  ,  OC  arte,  che  fi 
può  dcfìdcrare,  come  di  Cielo  bcnigniflìmo,di  falubrità  d'aere,di  fcrtilit<ì  di  tee 
le  per  efTer  abbondante  di  Mari,  Porti,Fiumi,Fonti,Giardini,  ben  piena  di  Cit- 
tà ce!cbri,&  grandi,  àC  di  fontuoridìmi  edifitij,  così  publici,  come  priuati,e  di 
innumerabili  ricche!^:?^r,  8^  per  elFer  feconda  di  pellegrini  ingegni  in  ogni  ar- 
te, in  ogni  ftudio,  e  rcicn:^a,  così  di  guerra,come  di  pace  famofi . 

L'habito ,  e  corona  del  Gran  Ducato ,  è  per  denotare  quefta  celebre  Prouin- 
cìa  con  quella  prerogatiua  ,  che  più  Tadorna ,  hauendo  la  SercnifiTima  Caia  de* 
Medici  non  meno  con  opere  gloriofe,  che  con  famofi  titoli ,  «Scinncme  oltic-» 
modo  illuftrata  la  Tofcana ,  percioche  a  chi  non  fono  noti  li  norrii ,  &C^  attiont 
egregie^  &:  heroichc  de  i  Loren:^i,  de  i  Colmi ,  e  de*  loro  dignifi.mi  Succeflcri , 
per  lo  valore,  e  grandci^c^ajdc*  quali  le  più  illuftri,e  Regali  cafe  del  monoo  han- 
no voluto  hauer  con  elli  confanguinità,  &  affinità- 

Il  gighe  rolloife  gli  fa  tenete  in  mano  per  meglio  denotare  qoefta  Prouincia, 
con  Tinlègna  della  più  principal Città, che  è  Metropoli ,  e  gouernacrice  quafidi 
turtala  Tofcana. 

Il  libro  ne  denota,  chequcfta  nobiìi/Uma  Prouincia  è  molto  feconda  d'huo- 
mini  laterali,^  in  tutte  lelcien:^e  ,  tenendo  ella  fola  aperti  ere  celebri  Scudi]  > 
cioè  di  Perugia,  di  Sicn;5,  e  Pifa. 

L'habito  bianco,  che  detta  figura  tiene /òtto  ,  iignifica  la  lealt<z  de*coftu- 
mi,  putiti  di  mente  ,  ficde  (incera  conforme  a  quanto  d*abaflò  fi  dir <i  della^ 
Religione. 

Gli  fi  mette  a  carato  l'Amo,  come  fiume  principale,  che  pafia  per  mezzo  To- 
fcana ,  e  da  efiTo  ne  riceue  moki  commodi,  &  vtili  ,  come  fi  potrà  vedete  nella.» 
defcrittione  a/  Tuo  luogo  di  detto  fiume  . 

Le  armi ,  che  gli  fono  a  lato,  dimoftrano ,  che  nella  Tofcana  vi  fono,  &:  fono 
ftati  (empre  huomini  nella  profciTione  dell'armi  illuftri,  e  famofi,  tra' quali  non 
lafciatò  di  dire  in  particolare  de  i  Luccefi ,  come  huomini  valorofilTimi ,  &  in  - 
inuitti  in  tal  profeflione .  Onde  in  particolare  ,  &  in  vniuerlalc  in  tutta  la  Pro» 
uincia  di  maggior  lode  fon  degni,  che  della  mia . 

L'ara  a  l'antica  con  il  fuoco  ,  &  gli  fcpradetti  infirirmenti  è  fcgno  di  quella^ 
falfa  Religione  verfo  gli  antichi  De  ,  tanto  ccicbri  nelja  Tofcana,  the  (bla  ne  te- 
neua  cathedra,  ^  feda,  oue  i  Romani  con  tutto  il  Latio  Vf niuano  ad  impara- 
re le  cerimonie  ,  &  i  liti,  (Se  i  dottori  di  tifa  erano  in  tanto  creaito  ,  &:'"  venera- 
tione,  che  il  Senato,  e  Popolo  Romano  re  Ile  gtaui  diHcultà  dt*  pubiici  «raneg- 
g»  ,neireuenti,dr  accidenti  delle  cofe  richiedeua  il  lor  configlio,6^  inurpre- 
tatione  circa  la  legge  de  loro  profani  Dei  j  onde  fi  fa  chiaro  ,  che  a  tutti  i  tempi 
e  Oara  grande  la  piet  a  ,  &  Religione  di  quefto  popolo  .'^ 

Veggiafi  anco  nel  tempo  del -vero  culto  di  Chrifto  Noftro  Signore  ,  che  è 
fttta  quefta  Piouincia  famofa  ,  3<^  celebre  per  molti  Santi ,  che  vi  fono  flati 
trentalci  corpi  de'  cuali  nella  famofa ,  «<^  antica  Città  di  Lucca  '^ifibilmen- 
te  hoggi  fi  'Vedono  fen:(^a  gli  altri,che  Vi  altre  Città  di  detta  Prouincia  fi  potreb 
bono  raccontare  ,  è  fimjlmcnte  famofa  per  molti  gran  Prelati  di  Santa  Chiefa  , 

liquaii 


':foì  ICONOLOGIA 

li  quali  non  la /alfa:  ma  la  vera  Religione  fegucn  Jo  fono  ftati  (pecchlo,(!!c  c'erti* 
pio  di  carici ,  bont  J,  <5<:  di  luctc  i'alcre  'virtù  morali,  e  Chcilliane  ;  &  pure  hog- 
gi  ve  ne  fono  tali ,  che  di  molto  maggior  lode  fon  degni ,  che  non  può  dar  loro 
la  mia  lingua,  percioch»;  chi  poL.i  mii  dire  a  baftan:^a  le  iodi ,  iSc  heroiche  vir- 
tù deirilluitri/lìmo  Ftanccfco  Maria  Cardinal  del  Monte  ,  non  meno  da  tutti 
ammirato  ,  e  riucrito  per  la  mxzlà  del  Cardinalato ,  ciie  per  le  qualità  Regie 
del!.ifuaperrona  ,chebenlodl.Tio?lrAno  difcelo  jcomeegli  ^5  da  vna  dellt-» 
più  nobili  (lirpi  del  mondo.  A^a  non  (olo  quefta  nobil  Provincia  ha  in  S.  Chie- 
fa  hauuti  membri  principali,  ma  vi  fon  ftati  i  capi  ftciTi  di  valore ,  &  bontà  in- 
comparabile, come  fu  Lino>  che  meritò  di  fjccedere  immediatamente  al  Prin- 
cipe delli  Apertoli  nel  gou<rrno  di  S.  Chicfa ,  il  quale  fu  huomo  Tolcano  ,  e  di 
ianra  vie:, che  diede  grandiifimo  nome  a  quefta  Regione  .• 

Sono  più ,  tC'wOndo  i  feguenti  t^ mpi  ftati  altri ,  Si  per  Tantltà,  e  dottrina,  ^ 
eccellenti  artioni  molto  fegnalatijiqaali  per  breuità  fi  tràlafc-ano  ;  ma  non  (1 
può  già  pretermettere  ilgran  Leone  Piimo ,  percìoche  chi  di  quelo  nomr  non 
ammirerà  la  fantìtii,&  la  proPinda  dottrina  ,  pare  ne  gli  ferirti  Tuoi  lafciaticii 
&l  come  al  norric ,  il  coraggio,  &:  autoriii  in  lui  molro ben  coriirpou*; percioche 
con  la  prefèn:(^a,&'femplicc  parola  Ipauentò  ,  dk;^  raffrenò  la  rabbia  di  quel 
Arila guaftatore  d'Italia ,  detto  à  fna  confullonc  flagello  ai  Dio^ 

Del  prcfente  Pontefice  CLEMENTE  Vi  i  L  ognun  vede  chiaro  la  mi- 
rabil  pietà,  Sz  Totamo,  e  giufto  goacrno,  &  ognun  rtima ,  che  per  la  fanti llìmi 
niente  di  Su*  Beatitudine ,  òC  per  f  oracioni  ipar(è  di  lagtime  ,  che  molto  fre- 
quentemente fi,  &  per  quelle,  che  di  continuo  fa  fare  al  faatiliimo  Sacramen- 
to dal  fuo  popolo,  oltre  intìnite  altre  stctioni  di  fmgolar  C^uità  ,  e  di  raro  cftem- 
pio  della  Santità  fua,ogni  imprefa  gli  fia  Ibcco  il  (uo  feliciiiìmo  Poatincatc  fac- 
celfa  profperamente,  &  fauorito  di  Dio  a  tranquillità,  Sc,^  pace  vniuerfale  del 
popolo  Chtiftiano,ad  iugumento  dei  culto  diuino ,  &  dello  ftato  P-cclefiaftico  j 
onde  rimarranno  di  tanto  Pontefice  (che  piaccia  al  Signore  Dio  di  coafetuaiio 
lunghiliimo  tempo  )  memorie  glorio!  ilfime  ^ 

V     M     B     R     I     A. 

\7  N  A  'Vecchia  veftiii  all'antica,  con  elmo  in  ccfta,ftarà  in  mezzo  alle  ra- 
'  dici  di  più  monti  aliiflìmi ,  che  adombrino  parte  del  /uo  corpo ,  con  la^ 
<!cftra  mano  cleu^ca  loftcrià  *vn  tempio  fuor  dell'ombra  ,  con  alquanti  raggi  » 
quello  riguardando,  &  con  la  Hniftra  ftar^ì  appoggiata  ad  vna  rupe ,  dalia  quale 
precipitofamente  cada  gran  copia  d'acque  ;  àC  lopra  di  eifa  rupe  farà  vn'arco 
cel;ftc,davna  b^ndapoi  faranno  iG.-mini  ,  che  tengano  vn  coinucopia  pieno 
di  fiori ,  &  frutti,  e  dall'altra  vn  grande,  &c  bianco  toro  ,  con  vaiij  colU ,  &  fpa- 
liofe  pianure  intorno . 

Quella  Prouincia  fu  chiamata  Vmbrla  (  fecondo  alcuni  )  ab  Imbre,  cioè  dal- 
la pioggia ,  pncioche  hanno  creduto  i  Greci ,  che  gli  habitatori  d'eifa  rimanel- 
fero falui  dalle  pioggie  del  diluuiovniucrfalc  ,  il  che  è  mcrafauola,  percicche 
la  Sacra  Gcnefi  è  in  contrario .  Onde  mcgi  o  dicono  coloro  ,  che  Vn.bria  folfe 
detta  dall'ombra,  òC  che  quella  Regione  fia  ombrola,  per  i*altc:;^:^a,  ÒC  'vici- 
iui*74  dciii  monti  Apcnnini . 

Viti. 


DI  CESi^RE  %IF  a:       403 


V     M    B    R    I     A. 


Vlt'mamcnte  parte  di  cflTa  è  ftaca  chiamata  Ducato  di  Spoleto  ,  il  qual  nome 
liebbe  (  fecondo  che  narra  il  Biondo  )  da  Longino  primo  Efarco  di  Juh'a .  Ho 
detto,  parte  , perche  intendo  i!  defcriuerei'Vmbria ,  fecondo  'a  dcfcrittione  de 
gli  autori  antichi ,  nella  quale  fono  comprefi  anco^li  Vmbri  Sabini. 

Vecchia,  &  vcftita  all'antica  (]  d  pinge,  pcrcioche  gli  Vmbrj  fono  popoli  an- 
tichiflìmì d'Italia,  come  attefta  Plinio  lib  3.  cap.  [4.  intanto,  che  per  n.oftrare 
Tantichità  grande  di  elfi  alcuni  hanno  dtrto  de  gli  Vmbii  quello,  che  cicdeu- 
no  i  Greci  fiuolofamente,  come  fi  è  detto  di  fopra  .  Bene  è  vero ,  che  l' Vmbria 
è  antichiflima  ,  com-  dice  Plinio  nel  luogo  di  l'oprat  tato ,  òC'  altri  autori .  E 
Tropcrtio  fuo  alunno  nf Ila  prima  elepa  nt!  quatto  libro. 

fimbria  te  notis  ant'uiua  penatibus  edii , 
Fd  il  Mantuano  Poeta  fhnilmente  . 
0  memorande  fenex ,  quo  fé  vetus  ombria  tantum       U^at , 


,f.o4.  ICONOLOGIA 

Si  fa  con  Telmo  in  ceda,  perclochegli  Vmbri  furono  molti  potenti,  &  formi* 
dibili  nell'armi  fintanto  che,  come  dice  Tito  Liuionel  libr.  9.  minacciauano 
Roma,ancorchc  trionfantCjdifpofti  di  volerli  prendere,  il  che  viene  anco  aftcr- 
maco  da  Giouanni  Boterò  nel  primo  libro  delle  Tue  Relationi  Vniaerfali,  dicer>- 
d-»,  che  gli  Vmbri  fono  popoli  de*  più  .guerrieri  d'ftalia,  di  ciò  fa  fede  anco  Vir- 
gilio nel  7.  6;^  Silio  Italico  nel  4.  òC  8.  libro  de  belloPunico  »  &  il  ^Manto. 
uano,mpntre  dicr . 
Trìfcis  oriundrts  ab  lambris  Fortls  equus. 

Dì  vquefta  Proumca  ià  Q^  Sertorio ,  non  men  dotto ,  che  brauo,  8^  efpcrto 
Du.-cnelT  arte  militare,  comcatteftaSuida  ,  lafciando  da  banda  infiniti  altri 
guerrieri ,  Se  "valorofi  Capitani  de'  tempi  noftri ,  de*  quali  fono  piene  i'Iftoric  , 
come  fa  chi  fi  diletta  di  leggerle . 

Si  rapprefenta  in  mezzo  a  le  radici  di  più  monti  per  due  ragioni ,  Vvnz  è  per 
dimoftrare,  che  è  naturai  de'  monti  render  ombrofe  quelle  parti ,  alle  quali  fe- 
praftanno,  che  perciò  anche  parte  del  corpo  le  fi  fi  adombrato,  onde  poi  e  ftata 
chiamata  Vmbria ,  come  fi  è  detto  di  fopra .  L'altra  ragione  e  per  fignificare  » 
che  quefta  Prouincia  è  nel  mezzo  d'Italia ,  la  quale  efiendo  tramezzata  tutta^ 
da'  monti  Apcnnini,  fta  in  mezzo  a  tali  monti  i  pcrcioche  T  Vmbria  fi  chiama^ 
rvmbilico  d'Italia ,  come  dicono  M,  Varronc ,  Plinio ,  8^  altri .  Il  che  anco 
chiaro  dimoftra  Francefco  Mauro  da  Spello  nel  primo  libro  della  fua  opera  in- 
titolata Francifciadosjoue  defcriue  la  vita  del  Serafico  S. Francefco  mensre  dice» 

T^nne  idem  ItatiiC  monjìrabasfapius  oram 

Jn  medio  gleb£  l^tam  vbere  Tybris  am^no 

^mnefecat  qua  pingue  folum ,  lenijquefub  ^fì, 

jQua  luterà  excelfi  leuofacit  ardua  cornu  ? 

Hinc  Èrebi  excidio  regnis  narrare foUbxs 

VenturumHcroem» 
Softicne  con  la  dcflra  mano  vn  tempio  rifplendcnte ,  perclochc  nell*  Vmbria 
fon  due  gran  capi  di  Religroni  delle  maggiori, che  fian'al  mondoyl'vno  de'quali 
fu  il  gran  Padre  S.  Benedetto  da  Norcia  ,  lotto  il  quale  militano  ^o.  altre  Reli- 
gioni ,  6^  fono  ftati  di  quell'ordine  monadico  da  60.  Papi ,  molti  Impcradori 
d'Oriente,  &  d'Occidcnte,Rè,  Duchi,  Principi, Conti,  Imperatrici,Reine,Du- 
chefTej&altte donne,  pcrncbilrà  ,  doìtrina  , e  Tanta  vita  illuftri .  L'altro  capo 
è  il  Serafico  padre  S.  Francefco  d'Àflifi  fondatore  della  Religion  de'Frati  mino- 
ri, cioè  de' Capuccini,  degli  OlTcruinti,  dt'Conucntuali ,  del  ter:^o  ordine  de* 
Riformati,  de' Cordigeri,  e  mok'altti,  che  viuono,eviueranno  Tortola  regola,  e 
protcttione  di  S.  FranccTco,i  quali  il  Signore  Dio,pe*  meriti  di  quefto  gran  San- 
to a  Tua  imitatione  fa  Tempre  nuouamente  forgere  per  tutta  la  Chriftianità  con 
forme  all'oratione ,  che  di  lui  canta  la  Santa  Chiefa  dicendo  :  Deus  t  qui  EccU' 
fiam  tuam  Beati  Francijcimeritisfetu  noux  prolis  amplificasy&c.  LaTcio  da  par- 
te S.  Chiara  capo  d'infinite  Vergini. che  nelli  clauftri  ièruono  aH'altiflTimo  Dio , 
&  molti  altri  Santi, &  Sante,de'  quali  n'è  pieno  il  Catalogo.  E  che  anticamen- 
te r  Vmbria  fia  ftara  piena  di  Religione,  lo  accennò  Propertio  nei  iib,  ^, 

ymbria  te  notit,  mtiqua  pemdbus  edit , 

Lefi 


DI  CES(^RE  %ÌT  a:       4'J 


TOSCANA 


Le  fi  dipinge  apprefìroThorribilcaicatadellago  Velino  ,  hora  detto  Pie  di 
luco  ,  come  cofa ,  non  folo  in  quefta  prouincia  notabile  :  ma  anco  in  tutta  Ita- 
lia, perche  è  tale  la  quantità  dell'acqua,  &  il  prccipitio,nel  qual  impetuo/àmen- 
te  cafca,  che  lo  ftrepico ,  òC^  percolTa  d'elTa  fi  fènte  rimbombando  per  (patio  di 
IO. miglia,  dando  a* riguardanti  marauiglia,  e  fpaucnto, &  per  la  continua  ele- 
uationc  dcWapori  cagionati  dalla  gran  concuflion  dell'acqua  reflettendofi  i 
laggi  del  Sole,  vien  a  formarfi  'Vn'Arco  cclcftc  da'  Latini  chiamato  Iris*  Onde 
Plinio  nel  llb  2.cap.(52.  così  dice . 

Iniacu  Felino  nullo  non  die  app avere  arcus . 

Come  hoggi  anco  fi  vede;  e  fé  bene  l'arco  celefte  alle  volte  figniEca  pioggi* 
nondimeno  qucfto,  del  qual  fi  parla ,  non  può  cfFerprefo  in  tal  Snfo , perche^ 
qucfto  è  particolare  ,  e  non  fi  fa  fc  non  di  giorno  ,  quando  il  Cielo  è  più  fcreno  ,* 
onde  podi  il  sole  co'  fiioi  raggi  -Nerberar  quella  parte,  ou'è  maggiore  eleuatio- 
nc  de'  paperi  per  la  concuiUon  dell'acque ,  e  non  per  tanto  e  notabile  quello 

Dd  per 


'4^^  ICONOLOGl<iA 

pei  !a  ca^'v^ne  detta  di  fopra ,  quanto  percfse  è  in  mezzo  dell*  Italia  »  come  an« 
cou  Io  defcriue  Vergilio  nel  7.  dcirEncide . 

EU  loeus  ttal'u  in  mediofiib  montthus  attìs, 

7<(ohilis ,  &fama  multìsmemoYattis  in  orts 

^mfanéii  valles  tdenfishuncfrondibus  antrum' 

Viget  virirnqui  latus  nemorìs ,  medioq;  fragofoi 

Dai  fonìtumfaxì^t  &  torto  vertice  torrens  #■ 

Hìcfpèats  horrendttm  »  &f£iti[piracii[a  Dìtis 

MonHrantury  YHptoqì  ingens  Acheronte  vorago  l 

TeHiferas  aperitfauces,  queis  condita  Erinnys  ,- 

Inuifum  numen  terras  coelttmq;  leuahat . 
Non  fen^^  ragione  fc  le  conuicnc  il  cornucopia , perche  ,  come  dice  5traboJ 
ne  nel  7.  lib,  delU  Tua  geografia ,  f^niuerfa  regio fertilifsimA  efì,  delia  quale  anca 
Propcrtio  nell'Epigramma  ad  Tullum  de  patria  Tua  dice, 

"Proicima  fuppoftto  contingens  ombria  campo 

MegenAtterrisftrtilisvbenhuso 
Ed  e  di  maniera  fertile  qyefta  prouincia  ^  che  vi  fono  alcuni  luoghi ,  corno 
quelli  campi  chiamati  Rofea  Reatina,  che  da  Cefare  Vopifco ,  &  da  M.  Varro- 
ne /bno  chiamati  il  graflo  d'Italia  o 

Il  medcffmo  conferma  anco  il  Boterò  »  6^  gli  altri  fcrictorl  fi  antichi,  come" 
moderai,  <S«:  perche  tcfaio  d:  Vrbibus  dice ,  che  Vmbria  gli  animali  due  volte 
l'anno  partorifcono,  &  bene  fpefib  gemelli,  come  anco  le  donne,  8^  gli  arbori 
duplicatamente  producono  &  fiori ,  6^  frutti  ,  come  (1  ^ede  anco  ne*  rempi 
noftri ,  Però  mi  pare ,  che  le  conuengà  ,  che  il  cornocopia  (la  (bftenuto  da*  Ce* 
mini,  e  che  di  lei  meritamente  fi  poffa  dire  quel  verfo  di  Vergilio  dell'Italia  • 

Bìsgraiiida  pecudeiy  bis  pomis  vtilis  arbos . 
Si  pone  'vltimamente  il  Toro  bianco  a  lato  alla  detta  figura  /perche  in  que- 
fta  prouincia  nifconobcllifllmitori,  Se  per  lo  più  grandi,  &  bianchi,  i  quali  ap- 
prelfo  de' Romani  erano  in  grande  (lima,  percioche  di  quelli  fi  feruiuano  ì 
trionfanti  nclli  trionfi,  Scfacrificij ,  lauandcli  prima  nell'acqua  nel  fiume  Gli» 
Wnno.  Onde  Vergilio  nella  feconda  gcorgica  dice . 

Hinc  albi  Clitumne gregei  ,  &  ma  xima  Tamus        ~"  . 

Vi^im a ,  fjòpè  tuo  perfufi  fluminejacro 

I{pmanos  ad  tempia  Deum  duxere  triumphos . 
£  5*1110  Italico  ancora  nel  lib.  de  bello  Punico  di  quello  parlando^  dice* 

Meuanus  l^arrenns  erat  cui  diuitis  vber 

Campis  Fulginea ,  &  patulis  CUtumnus  in  aruls 

Candente s  gelido  perfundit  fluminc  Tauros . 
E  nel  llb.  8.  Et  lauat  ingentem  perfundens  fumine  facro» 

Clitumnus  Taurum . 
E  Franccfco  Miuro  nel  5 .  lib.  Franci'ciados . 

Et  latos  vicina  tuos  Mctiama  campos 

TrofpeBu  petit  admirans  ,  quos  litoyefacro 

Clitumnìpafcis  candenti  corpore  Tauros . 

E  deue 


D/  CPS^RJE  %IT  A"i       407 


L    A    T     I  '  O. 


E  dcue  hauer  intorno  colli ,  «C^  pianure ,  per  dimcftrarc  la  Natura  del  luo- 
go, «(Tendo  dotata  TVmbria  di  'valli,  colli ,  e  piani  bclliOìmi .  Onde ^ilio  Ita- 
lico ncliib,  6.  de  bel.  pun.  dille . 

Colles  vmbros,  atq\  arua  petebat 
^nnihal  excelfofummum  qua  rertke  montls 
Deuexum  lateri pendei Tudert  atq;vbilatis 
Torre&a  in  catnpis  nebulas  exalat  intrtes , 
Etjedet  ìngentem  pafceus  Meuania  Tamum  •  Vena  lem. 

L     A     T     I     O. 

VE  D  R  A  S  S  1  per  il  Latio  l'antico  Saturno ,  cioè  vn*  huomo  con  barba 
longa,  foIta,e  canuta,  fedendo  in  vna  grotta  ,  tenendo  in  mano  la Jfalcc, 
e  fopra  la  detta  grotta  f:  rapprefenta  vna  donna ^  (edere  fopra  dNn  mucchio  di 
diuerfcarmì.  6<^  armadure.  Terrà  in  capo  vn  celatone  guarnito  in  cima  di 
belle  penne ,  5c    nella  finiftra  mano  vna  corona ,  oucro  'vn  ramo  di  lauro ,  «* 

-  D'i     a         nella 


4of  TC  ONO  LOCI  <^ 

nella  dellia  i' parac^oniojilqualc  è  fpadacortajlarga,  efpuntata  . 

Il  Latio  per  la  (cdc,  che  tiene  il  Romano  Imperio  .  non  folo  è  la  più  r^mofa-» 
parte  dell'Italia  :  ma  di  tutto  il  mondo , 

Per  lo  i'aturno  nella  grotta  fi  difegna  quefta  prouincìa  ,  hauendo  acquiltato 
il  nome  di  Latio  dall'cireruifi  Saturno  nafcofto  ,  mentre  fuggiua  dal  figliuolo 
Gioae  ,chc  l'haucua  priuato  del  Tuo  Reame,come  racconta  Vergilio  ncli'otu» 
uoiibr. dell'Eneide, ouedicc^  . 

Trimus  ab  d:thereo  venir  SaturnusOlympa 
^rma  lovisfugiens ,  &  regnis  exul  ademptis . 
Js  genti s  indocile ,  ac  dijperjhm  montibus  altis 
Compofuit  ;  legefque  dedit  ,  Latiumqj  vocari 
Maliiit  :  bis  quoniam  latuiffet  tutusin  oris  • 
Ed  Ouidio  nel  primo  de'  Falli . 

Cauja  ratisfupere^  ;  Tufami  rate  venìl  in  amnem 

^ntepererratofalcifer orbe  Deus, 
Jìac  ego  Satmnum  memini  tellure  receptum  J 

Coelitibus  regnis  a  Ione  pulfus  erat . 
Jnde  din  genti  manfit  Saturnia  nome»  : 

Di&a  quoque  efì  Latium  terra  latente  De9 
t/it  bona  pofìeritas  puppimformamt  in  <£re 

Hofpitis  aduentum  tefìifìcata  Dei 
Ipfefolum  coluit ,  cuius  placidifsima  Uuum 
J{adit  arenofi  Tybridis  vnda  latus  » 
Tl«rtC!  la  falce ,  come  propio  inftrumento ,  oaero  infegna'»  con  cfie  da  Poeti 
'VÌÉn  defcitto,  da  ella  denominatOjfe  gli  attribuilce  la  detta  falce,  perche  dico- 
ro alcuni ,  che  egli  fu  l'inuentorc  ,  che  la  trouò  mentre  infegnò  a  gli  habitanrì 
d'Italia,  e'I  coltiuarede*campi,e  di  fare  il  raccolto  del  grano, e  di  tutte  ie  biade. 
^Itri  dicano ,  che  queft'arme  li  fiì  data  dalla  madre  ,  quando  fu  contro  del  pa- 
dre, &  fi  molle  a  liberare  i  fratelli  di  prigionia,  &  che  con  eifa  caliti  Cielo,  co- 
me racconta  Apollonio  nel  quarto  lib.  dclli  Aigonauti. 

Per  la  donna  fedente  (opra  della  grotta  fi  moftra  Romajiaqualeeirendo  pò* 
fta  fui  Latio  ,  non  (olo  come  cofa  famofilTima  fingularmcnte  dichiara  qucfto 
paefe,  ma  li  fa  commune  tuttoil  iuo  fplendore ,  &  la  fua  gloria  ,  oltre  che  per 
altro  vi  [\à  bene  la  detta  figura. percioche  Rom..  anticaméte  hcbbc  nome  Satur 
liia,iichc dim  ^rtra  Quid. nel  5.lib.dc'Fafti  intrcducéJo  Giunone,chc  di  fc  parla. 
Sigeniis  afpicitnr ,  Satunvim  prima  parente?» 

Feci ,  Saturni  fors  ego  prima  fui, 
%4  patYC  dì6la  meo  quondam  Saturnia  I\pma  e(i 

H^c  i'di à  calo proxirna  terra  fuit . 
Si  torui  in  prttio  eHydicor  Matrona  Tonantis 
Itm&aque  Tarpeiofunt  uiea  Tempia  loui . 
Nella  euifa ,  che  h  è  detto  i\  rap^^rcfcnta  Roma  ,  come  hogji  di  \c\  fi  -^ed* 
»vna  nobiliiTima  (tatua  di  marmo  antica  negl'  horti  dc^li  U^uaiiflimi  pignori 

Celi  nei  Vaticano  « 

Il  ramo 


DI  CESARE  'KÌFJ:       '4<>9 

11  ramo  del  lauro, nuero  la  corona  del  mcdcfimo,  oltre  il  Tuo  fignifìcato,  che 
I  vittoriofa ,  &  trionfi  ,  che  per  fcgno  di  cic^  fi  rap,.»rcrcnta  fopra  l'armi  già  det- 
te ,denota  anco  la  copia  di  lauri ,  di  che  abbonda  qucfta  Piouincia ,  &  quello  , 
che  Plinio  narra  nel  lib.  2  5. al  cap.  50.  cioè,  che  fu  vn' Aquila,  la  quale  hauendo 

rat 
bacch< 

di--„       ...  ^  .  .         , 

fcruar  la  gallina,  (Sj  i  polli,  che  di  lei  nafcellcto .  Che  il  r^imo  fi  piantalle  ,  il  che 

«flcn do  fatto  nella  villa  di  Cefare  prcllb  il  Teuerc  ,  ne  crebbe  di  que(ia  forte  di 
alberi  vnagran  (elua  ,  della  quale  trionfando  poi  gl'lrrperadori  portananc^^n 
ramo  in  mano,  «Si  vna  corona  in  tefta . 

Ne  fu  folamcnie  la  detta  fclua,  che  in  altri  luoghi  fé  ne  fecero  m.olt'altre,  che 
fono  durate  molto  tempo,  &  fi n'hora  frvcde  ,  che  in  quefta  regione  vi  è  mag- 
gior copia  di  lauri  ,  che  in  qualfiuoglia  altra  Prouinciad'italia, 

CAMPAGNA      FELICE, 
outro  Terra  dì  lauoro» 

DIPINGESI  quefta  felice  Prouincia  in  vn  florido  campo  con  la  figura 
di  Bacco,  &  di  Cerere,  li  quali  ftiano  in  at  to  fiero  di  fare  alla  lotta ,  6^ 
che  non  fi  di/cerna  auantaggio  di  for^^a  più  in  vno ,  che  nell'altra  . 

Haucrà  Bacco  in  capo  vna  ghirlanda  di  'vite,  con  pampani,&  vuei&  Cerere 
parimente  haueri  vna  ghirlanda  di  fpighe  di  grano . 

Dalla  parte  di  Bacco  faranno  olmi  grandiffimi  con  verdeggianti  viti,  che  /à- 
lifcano  fino  alla  cima  di  eilì  arbori  cariche  di  'vue ,  &  per  più  'Vaghc::^!:5^a  '^^i  Ci 
potrà  anco  mettere  a  canto  vna  tigre,  come  ani  male  dedicato  a  Bacco,  &C^  dal- 
l'altro lato  di  Cerere  vna  campagna  di  alti ,  &  fpigati  grani ,  &  vna  gran  ferpe, 
dedicato  animale  Cerere. 

Felice  veramente  fi  può  chiamare  qucfta  Prouincia  ,  poiché  ella  abbonda  di 
molti  beni,  8^  fpecialmente  di  quelli,  che  fono  alla  natura  humana  neceffarij, 
come  il  pane,  &  il  vino.  E  venendo  in  cognitione  i  Greci  antichi  della  felicità 
di  qucfta  fertilillima  Prouincia  con  appropiaca,  6^  gioconda  fauola  fin/cro,co- 
me  racconta  Plinio  nel  lib.^.che  quefta  campagna  folfe  lo  ftcccato  doue  di  con- 
tinuo combattano  CererejC  Bacco  alla  letta,  per  dimoftrare ,  che  Cerere  in  pro- 
dur  grani  non  ceda  alla  feconditi  di  Bacco  in  produr  "vini,  &c  alcrefi  Bacco ,  an- 
ch'cgli  non  ceda  airabbondan:^a  di  Cerere,  in  produr  grani  }  doue  che  per  quc- 
fta riffa  è  tanta  la  fcrtiht^ì  delt'vna  ,  e  dell'  altro ,  che  dal  tempo  de'  Greci  infino 
hora  ftanno  combattendo  ,  non  clTcndo  ancora  nellun  di  e(h  ftracchi ,  ne  chc^ 
voglia  cedere  per  honor  del  lor  frucro  per  vtilitiZ  del  genere  humano,ne  iafciano 
campo  di  poter  dare  giuditio  qual  di  cifa  fia  più  forte  ,  &  valorofa . 
Campi-^gna  Felice ,  onero  Terra  di  Lauoro  . 

PEr  far  diuerfa  pittura  di  qucfta  Prouincia,  rappicfentaremo  vna  bella ,  8^ 
gratiola  giouane  in  luogo  ameno,  con  ghirlanda  in  capo  tcfluta  di  'Nari) 
fiori,  ik  con  veftc  di  color  vcide,  parimente  dipinta  a  fieri  di  diuerfi  colori. 

Dd     3  Sotto 


^10  ICONOLOGIA 

CAMPAGNA  FELICE ,  OVERO  tERRA  DI  LAVORO  4 


Sotto  il  braccio  dfftro  tenga  vnfafclo  di  fpighe  di  grano  ,  &con  lafiniftra-» 
mano  con  bella  gratia  vna  -verdeggiante  vite,la  qual  moftri  di  eiTerc  fecondilli- 
ma  del  Tuo  fructo,&  a  canto  vi  fia  vna  fpelonca  ,  dalla  quale  cfcajfumoje  acqua. 

Fu  da  Plinio  nel  5.  hbr.  nominata  quefta  Prouincia,  Campagna  felice,  dalla 
felice  produttlone  de'  frutti ,  i  quali  d'eda  abbondeuolmentc  lì  cauano  . 

Al  fine  ftì  detta  terra  di  lauoro  dall'  ageuole:?;^^a  di  lauorare  quefto  paefe ,  per 
la  qual  coltura  >  &  lauorare  facilmente  s'apparecchia  a  riceuerc  la  femcnta>& 
pero  anco  fiì  chiamata  campi  laborini . 

Altri  dicono  ,che  pigliaire  nome  di  terra  di  lauoro  per  efler  molto  fruttifera , 
fi  come  diceffero  ella  è  buona  quefta  terra  da  lauorare  ,  perche  non  fi  perdo 
l'opera  ,  ne  la  fatica . 

Fu  anco  nominata  cosi  quefta  Prouincia  dalla  fatica,  ìaquale  hebbero  gli  an- 
tichi a  conquiftarla ,  8^  poi  a  ritenerla  foggetta,  come  narra  Liuio. 

Bella,  gratiofa,  veftita  nella  guifa,  che  dicemmoi  e  con  la  ghirlanda  di  fiori  11 

di- 


DI  CESaAKE  %l  P  Al        411 

dipinge  accìòchc  fi  conofca ,  come  la  Natura  ha  uojuto  moftrarc  quanto  quefta 
Prouincia  fia  amena,  &  fruttifera  ,  &  data  occafionc  agli  antichi  (  come  tiferi- 
fce  Plinio  nel  libro  ter:(0  )  di  chiamare  quefta  Regione  Campagna  felice ,  poi- 
che  quiui  è  aria  temperata  con  tanta  AoXcjfX^t  che  molti  Imperadori ,  &  Sena- 
tori Romani  infaftiditi  del  mondo  "Vi  fi  fono  ritirati  à  più  tranquilla  vita,  ÓC,^ 
maflime  a  Po^:^oli ,  &  a  Baia  ^òC  fimilmcnte  fecero  altri  grandi  hupmini  pec 
occuparfi  nclli  ftudi j  delle  lettere,tra'quali  fi)  Virgilio  eccellente  Poeta,Tito  Li- 
uio,  Orano  ,  Claudiano  ,  &  Francefco  Petrarca  molto  amico  di  Roberto  Rè  di 
Napoli ,  onde  fopra  di  cih  così  dice  Silio  Italico  . 

'ì^unc  mollesivbi  rìtui,4tq;ho/pita  Mufis  Otiaj&  exemftu  curis  gramoribus  ^uu, 
E  non  folo  quiui  è ,  come  habbiamo  detto,  aria  così  perfetta  :  ma  ^vi  fi  truo- 
uano  tutte  le  delitie  per  li  piaceri ,  Se  'Vtili  de  gli  huomini ,  eflendo che  da  ogni 
Iato  fi  -^rede  la  diuerfità  de  i  frutti ,  e  quello,  che  maggiormente  importa, copia 
grandi.lìma  di  grani ,  e  vini,  e  che  per  tal  fignificato  fi  rapprefenta  con  il  falcio 
delle  fpighe  di  grano, &  con  la  ■verdeggiante,  e  feconda  vite  carica  di  'Vuc;  on- 
de Martiale  nel  primo  libro  de*  fuoi  epigrammi  /pecialmente  parlando  del  mon 
te  Vcfuuio  luogo  compreio  in  quefta  parte,  così  dice . 

Hic  efìpamfineisi  rirìdis  modo  Vefuìus  vmbris» 

Trejferathic  madidos  nobilis  rua  laciis  . 
Jì'£c  ìuga  quàm  T^fiC  coUes,plm  Baccm  amauit 

Hoc  nuper  Satyri  monte  dedere  choros  ; 
ìì£c  Feneris fedesjLaceditmone gratior  iUi 
Hic  locus  Herculeo  nomine  clarus  erat  : 
Cunfia  iacent  flammis  :  &  tritìi  merfa  fauiUa{ 
T^ecfuperi  vellent  hoc  licuijfefibi . 
La  cauerna,del!a  quale  efcc,  e  fumo,<&:  acqua,  dimoftra  i  /aluberrimi  bagni 
tanto  nominati  di  quefta  Prouincia,i  quali  fono  molti,fe  bene  vn  folo  fi  rappre- 
fenta, &  per  la  parte  fi  deue  intender  il  tutto . 

CALABRIA. 

DONNA  di  carnag ione  fofca  'veftita  di  color  rodo ,  in  capo  haueri  vna 
bella  ghirlanda  di  fronde  d'ornello  fparfe  di  manna  ,  con  la  deftra  mano 
terrà  vn  cornucopia  pieno  dWue  di  diucrfe  fpctie  binnche ,  e  nere ,  con  la  fini- 
ftra  mano  tenga  vn  ramo  di  gincftra  carico  di  boccluoli  di  (età  ,  &  ^n  ramo  di 
bambagie  con  !e  foglie,e  frutto,  e  per  terra  vi  fia  anco  vn  falcio  di  canne  mele . 

Il  nome  di  Calabria  ,  psre  che  fia  voce  Greca  ,il  quale  habbia  riceuuto  quefto 
paele  da  Greci ,  che  Thanr^o  hab  tato  ,  perciochecllendo  nome  con^poftoda-. 
Calos,&Bnjo  (delle  quali  voci  i'vna  fignifica buono,  &C  l'altra  (caturirc)  fi 
viene  a  lodare  con  tal  nome  quefta  Prouincia  ,  elFendo  che  in  ella  fi  troua  il  fon- 
te di  tutti  i  beni ,  il  che  conferma  Pietro  Razzano,  òC  francefco  Berlinghieri 
nella  Tua  Geografia,  nelli  fuoi  verfi,che  cofi  dicono  . 

Calabria  è  detta  nel  prefente  giorno  , 
*-  -  -E  fignifica  il  nome,  che  produce 

Le  cofe  buone  ,  e  con  copio/o  corno  . 

Dd     4         Etili 


Jf-I2 


ICONO  L  OC  I<iA 


Et  iti  vero  qaeflo  pacfe  è  molto  fruttifero>  pieno  di  opportuni  monti ,  d'apri- 
cVii  collij  &  di  amenidìme  valli  :  ma  quel ,  che  più  irnporta,vi  è  aria  perfcttifli^ 
ma,  che  rende  gratirfimì  quei  bpni,chcla  N4tura  produce , 

li  C')!or  fc/co  dell  carnagione  >  àC^  l'hab  to  rollo  dinotano  l'operationi  del 
color  dei  Sole,  eh 2  le  è  molco  amico,  il  che  lignifica  Outio  ncll*  Ode  51.  del 
I.  libro  dandog"ir<rniteto  di  cdaof^i. 

La  ghirlanda  di  ornello  carico  di  manna  ,  che  tiene  in  capo,  è  per  dinotare , 
che  il  Cielo  in  quefto  (l'.ogo  è  bcnignifTimo  ,  &  vi  pioue  largamente  gioconda  s 
&  falutifera  rugiada  della  manna  ,  &  perche  quella  ,  che  fi  ricoglie  fopra  l'orno 
è  la  migliore ,  &  la  piti  perfetta,  perciò  di  qutfto  a  bcro  le  facciamo  la  ghirlan- 
da j  &  non  di  altra  niinta  . 

Con  le  diuerfc  ^ue  fi  dimoftra  la  copia  de  i  gene:  ofi  -vini ,  che  fi  fanno  ioj 
quefta  Pccuincia  ,  li  qu^li  portandofi  in  diuctfc  parti  d'itaha  fanno  memorabi- 
le il  pacfc ,  a^  il  fuo  nome . 


DI  CESA%E  %IPA:  4T3 

Il  ramo  cfi  gìneflra  co*  boccioli  di  feta  ,  la  bimbace ,  &  le  canne  mele  Iorio 
gli  altri  frutti  più  fpcciali ,  per  li  quali  fi  rapprefeata  maggiormente  la  Prouin- 
cia/accndouifi ,  come  ogni  vn  sa ,  grandiiiìma  quantici  di  feta ,  di  bambagia  > 
àC  di  i^uccaro . 

P     V    G    L     I     A. 

DO NM  A  dicarnìigione adufta, cJh* elTendo  veftìta dVn  fottìi  veio  , hab^^ 
bia  fopra  d'elfo  alcune  tarantole,  fimilì  a'  ragni  groffi  rigati  di  dìucrfi  co-* 
forijftarila  detta  figura  in  atto  di  ballare,  haucrà  in  capo  vna  bella  ghirlanda  di 
vliuo  con  il  fuo  fiutto,  &  con  la  delira  mano  terrà  con  bella  grada  vn  ma^:^o  di 
foighedigrano,  e  vnramodi  mandolo  con  foglie,  e  frutti,  hauerà  da  vna  par*- 
te  vna  Cicogna,  che  habbia  vna  ferpe  in  bocca ,  &i  da  l'altra  diuerfi  inftromcn- 
ti  da  fonare,  &  in  particolare  vn  tamburino,  &  "vn  pifFaro. 

Fu  da  gli  antichi  chiamata  quella  Pfouincia  Apulia  da  Apulo»  antichi iTìmo^ 
Rè  di  quefto  luogo ,  che quiui  venne  ad  habitare  molto  cempo  auanti  la  guer- 
re di  Troiai . 

Dipingefi  di  carnagione  adufta,  e  veftita  di  fotdl  Velo,  per  dimoHirarc  i!  gran 
calore ,  òC  ficciti,  che  nella  Puglia  per  lo  più  fi  truoua ,  per  la  qual  cola  fu.co- 
ftretto  Oratioa  dire  nell'Ode  5,  cpodon:  Siticulofe  Apuli:?,  nominandola  così 
piena  di  fece,  &:  parimente  Perho  nella  r.  Satira  . 

I^c lingua  quiintum fnìat eanìs,  ^ppul a  tantum: 

Le  tarantole  fopra  il  '\ertimento,  e  macchiate  di  diuerfi  colóri  il  rappreftn-^ 
tano,  come  animali  notifiimi,e  vnichi  a  qucftaProuincia,  come  xnco  per  di- 
moftrare  (  fecondo  che  nferifce  il  Mattiolo  fopra  Diofcoride  nel  libr.  2.  )  la  di^ 
ucifità  del  lorveneno  ;  pcrcJoche  mordendo  elle  alcuno  ne  fucccdono  diucrii, 
&  ftrani  accidenti  ;  alcuni  cantano,  alcuni  ridono,  alcuni  piangono ,  chi  grida  , 
chi  dorm^e,  chi  veglia^  chi  falta,  chi  ttema  ,  chi  fuda  ,  &  chi  patifcc  altri  diuerfi 
accidenti ,  Se  fanno  pa^:^ic,  come  fé  follerò  fpiritati,  &  ciò  da  altro  non  proce- 
de, fc  non  dille  diuerfc  nature  sì  di  quefti  animali,  come  ancora  di  quelli,  che 
fono  da  effi  morncati ,  S:  anco  fecondo  i  giorni,  e  l'hore , 

La  diuerfità  degli  inilcomenti  da  fonare,  dimoftra  ,che  il  veleno  di  qucfli 
animali  (_  come  narra  ii  Mattiolo  nel  luogo  fopradetto)  vniuerfalmente  fi  miti- 
ga,  &  fi  vince  con  la  mufica  de'  ftìoni ,  &  però  fi  coftuma  di  far  fcmprc  fonare, 
di, 5«:nottey finche  l'GfFefo  fiafanatOyimpcroche  il  lungo  it)ono,&il  lungo  bai^- 
lare  (  che  perciò  fi  rapprcfenta  qaefta  figura,  llia  in  atto  di.ballarc  )  prouocando 
il  fudore  gagliardamente  vince  alfine  la  malignità^ del  veleno,<S.:  ancorché  li  det- 
ti mftrumcnti  per  ogni  parte  fi  coftumino  'volontariamente  per  gulto,  ^T^di- 
lettatione,  nondimeno  in  quefta  Prouincia  fi  adoprano, non  folo  a  qucflofin*, 
maper  necenìtà,comefi  èdetto. 

Le  fi  dipinge  a  canto  la  Cicogna  con  la  ferpc  in  bocca,  perche  quefto  anima- 
.  la  in  niun*a!tra  patte  dell'ItaHa  fa  il  nido,  che  in  quefta ,  onde  fi  dice  eflerui  pe- 
na della  vita  a  chi  amma:^^a  le  Cicogne  ypcr  il  beneficio  ,  che  elle  apportano 
con  il  cenere  netto  il  pasic  ciaiic  irr'r , 

Le 


^/^ 


ICONO  LO  G  I<iA 


P     V     G     L     I     A. 


Lcfpighe  delirano  ,  la  ghirlanda  dell' 'vliuo,&:  11  ramo  de!  mandorlo  ne  di- 
moftrano,  come  in  qucfta  Prouincia  vi  è  tanta  abbondanc^a  di  grano,or:^o,olio  f 
mandorle  ,  che  facendo  paragone  di  eiraproii  nciaalrefto  d'Italia,  fi  può  dire, 
che  efTa  ne  proucda  più  d  ogn'altra  ,  doue,  che  non  folamcnte  quefta  regione^ 
ne  ha  quantità  per  fé,  ma  ne  abbonda  per  nrolti  altri  luoghi  ancora , 

A   B  R  V  Z  Z  O. 

DONNA  di  afpctto  virile,  &robuftoveftita  di  color  verde,  che  ftando 
in  luogo  erto,  &  montuofo  con  la  delira  mano  tenga  vn'afta,&  con  la 
finiftra  porga  con  bella  gratia  vna  ceftella  piena  di  :^affaiano,  &  appredò  lei  da 
vn  de  i  lati  fia  'vn  beilidimo  cauallo. 

I  Popoli  di  quefta  Prouincia  anticamente  fi  chiamarono  Sanniti ,  CaraccnI , 
Peligni,  Marucini  >  Precutini,  Vcftini,  Irpini,  &:  altri  nomi,  fecondo  i  luoghi,& 
le  Città  di  ella  Regione  :  ma  in  generale  traile  il  nome  de'  Sanniti  dalla  Citi^  di 
Sannio,  dalla  (^uale  anticamente  ha  riportato  il  nome  tutta  qucfta  Prouincia, 

come 


DI  CESA%E  'KIPA:  41  f 

come  quella,  che  di  tutti  quelli  popoli  fu  capo,  come  narra  Strabene  lib.  5. 

Fu  pofcia  chiamata  Aprutio,in  vece  di  Precutìo,cioè  da  quella  parte  de'  Pre- 
cutini,e  bora  haacquiftatoil  nome  di  Abrutioin  vece  di  PrccutiOjeflfendo  cor- 
rotto il  vocabulo  di  manicra,chc  qucfta  denominationc  fcambicuolmente  è  (la- 
ta ruccclTa  a  quella  de*  Sanniti ,  e  fatta  vniuerfalc  ,  come  ella  a  tutto  il  paefe . 

Si  dipinge  donna  in  luogo  erto  t  àC  montuofo ,  per  eflere  quefta  Prouincia 
così  fatta^  é 

Si  fi  'veftita  di  color  verde ,  !k.  di  afpetto  virile,  Se  robufto,  perciochc ,  come 
dice  Plinio  nel  libro  terzo ,  che  gli  huomini  habicanti  ne*  monti  fono  vigorofi  , 
robufti,  &  più  forti  di  quegli,  che  habitano  luoghi  piani  jcfercitando  più  quelli 
il  corpo,  che  non  fanno  quefti  < 

E  perche  produce  qucfta  Regione,  grandifllma  quantità  di  c^afferano  ,  del 
quale  non  foto  ne  participa  tutta  l'Italia ,  ma  molti  altri  paelì  ancora  >  fi  rappre- 
(cnta,  che  porga  la  bella  ccfta4)iena  di  quefti  frutti . 

Il  belliflimo  cauallo ,  che  le  fta  apprcflo ,  denota  J  generofi  ,  e  molto  nomi-' 
nati  caualli  di  Regno ,  de' quali  de'  più  forti  fono  in  quefto  pacfcjper  la  già  det- 
ta cagione  del  fito  ,  Te  bene  per  )a  bclle:^:^a ,  òC^  grandc:^:^a  di  corpo  ve  ne  fono 
in  Caiabria.e  in  Puglia  di  molta  ftima,  malTimc  quelli  della  ra3^:^a  del  Re,  del 
Prencipc  di  Bifignano  ,  d<^_^  altri , 

Sca  anche  bene  il  cauallo  a  qucfta  Prouincìa  ,  percioche  clTendo  animale  di 
fua  natura  gcnecofo ,  6<r^  feruendo  al  fatto  della  guerra  ,  C\  attribuifce  a*  San- 
niti huomini  bcllicofi  ,  che  (  come  appreflo  fi  dirà  )  ftettero  à  fronte  più  voltt^ 
con  l'eicccitio  de'  Romani . 

L'hafta,chc  tien  con  la  dcftrà  mano,è  per  fignlficato  del  lor  propio  nome, fi- 
gnificando  (  come  dice  Fefto  )  la  voce  Greca  Sannia  hafta . 

Oltre  di  ciò  l'hafta  le  fi  conuicne  in  legno  della  virtù ,  Si  del  grande  valore. 
Perciochc  i  Sanniti  cominciando  a  fare  conto  della  virtù  ,  Se  fra  di  loro  dellt-» 
perfone  virtuose  t  in  tutti  gli  atti  ciuili ,  come  di  pace ,  così  di  guerra  honora- 
uano  quelli ,  &  diucnnero  tanto  coraggiofi  ,  che  ardirono  di  farfi  fo^getti  tutti 
gli  conuicini  Popoli ,  fcorrendo  gran  paefi,  Se  di  farfi  inimici  i  Romani,  a*  quali 
(  come  dice  Strabene  nel  luogo  citato  )  fecero  più  volte  veder  la  proua  del  loro 
valore .  La  prima  volta  fu  quando  molFero  la  guerra  .  La  feconda  quando  fu  • 
rono  in  lega  con  eftb  loro.  La  ter:^a  quando  cercarono  d'clFere  liberi ,  &  Citta- 
dini Romani ,  e  non  Io  potendo  ottenere  mancarono  dell'ara icitia  de*  Romani, 
6;^  fé  ne  accefe  la^ucrra  chiamata  Marfica ,  la  quale  durò  due  anni  >  Se  final- 
mente ottennero  d'eftèr  fatti  partecipi  di  quello,  che  dcfidcrauano  » 

MARCA. 

SI  dipinge  in  forma  di  vna  donna  bella,  òC  di  virile  afpetto ,  che  con  la  de- 
ftra  mano  fi  appoggi  ad  vna  targa  attraucrfata  d'arme  d'hafta,con  l'elmo  in 
capo.  Se  per  cimiero  vn  pico ,  Se  con  la  finiftra  mano  ten^a  vn  ma;?^:(o  di  fpi^he 
di  grano,  in  atto  di  porgerle ,  Se  apprelFo  a  lei  vi  far^ì  vn  cane. 

Si  rapprefenta  beila  per  la  vaghe^^^^a  della  Prouincia  molto  bene  diftinta  dal- 
la natura  in  valli,  colli,  piani,  riui ,  òe  fiumi,  che  per  tutto  l'irridano,  Se  la  ren- 
dono oltre  modo  vaga,  &  beila. 

Si 


^r^ 


ICONOLOGIA 


A  B  R  V  Z  Z  O. 


"SI  diplnf^  di  virile  afpetto  con  vna  mano  appoggiata  alla  targa  ,  &  altre  ar- 
mi, per  moftrare  li  buoni  foldati,chc  d'ella  Proiiincia  efcono. 

Le  fi  li  mette  per  cimiero  il  pico  arme  di  qucfta  regione  ,  elTendo  che  il  pìco 
vcello  di  Marte  fulTe  guidato.  6C  andafli  ananti  le  legioni  de'  Sabini,  e  quelle^ 
nella  Maica  conducelTe  ad  eilere  colonia  di  quella  Prouincia  ,  ik  per  quefto  fil 
detto  a  tempo  de' Romani  la  N'arca  j  AgcrPicenus,  come  aliai  ben  defcriue 
in  vn  breue  elogio  il  Signor  Kìdoro  Ruberti  nella  bcllifTima ,  &  marauigliofa-» 
Ca"ilciia  di  Pala!:5^:^o  nel  Vaticano  fatta  ù  r  da  Papa  Gregorio  XIII.  di  fclicilTÌ- 
riTa  memoria  ,  nella  qual  fu  di  molto  aiuto  il  Rcuerendiflìmo  Padre  Ignatio 
Danti  Perugino,  &  Vefcouo  d'^/f  latri ,  che  n'hcbbe  fuprema  cura  da  Tua  Bca- 
trdinc ,  òC  l'clc^^io  fiì  qìjcfto 

^-^er  Vicenu: ,  ager  difìus  e/ì  propter  fcrtìlitatem  ,  Vkenus  a  Tico  Martis  t 
yt  Str aboni  placet > nam  annona  i&  milìtibus  ab'Andpt,quibusf.(pè  B^mam , f <«- 
UrapiHt  Italix^  Europ^que  parte  s  iuuit , 

Et  cer- 


BI  CBSA%E  %1?A: 


MARCA. 


4-rf 


Et  certamente  gli  huomlni  di  quefta  proitincia  non  (òlo  hanno  /buuenuta 
continuamente  di  grano  Roma,e  l*alrre  prouincie  :  ma  ancora  hanno  dato  aiu- 
to di  fortiilìmi  fbldati,  &  infi^me  Tegni  di  notabii  fedeltà ,  ne  i  maggior  bifogni 
loro,  &  della  Chriftianici,  contro  i  Turchi,e  gli  Eretici;&  a  tempo  de*  Romani 
antichi  fpctialmente  fecero,qn2ndo  congiurando  contro  di  efii  gran  parte  del- 
le Colonie  d'Italia  gli  molTero  guerra  folo  li  Marcheglani ,  de'  quali  i  Permani 
rcftorno  in  fede ,  &  combatterono  in  lor  ieruigio  ;  onde  quegli  prouincia ,  6^ 
quella  Città  ne  acqui ftò  lode  di  fedele  ,  &  per  loro  gloria  ne  i  luoghi  public!  il 
'vede  fcritto  .  Firmum firma  fìdes  Romanorum  Coloiria ,  Onde  ra^ioneuol- 
mentefelicmeflToacantoilcane  ,perdimoftrare  la  fide  tà  loro  ;  Oltre  di  cib 
per  dimoftrare,  che  in  quefla  prouincia  vi  fono  cani  di  gran  ftimajC  bontà,cdt 
clTi  ne  vanno  per  tutta  Tltalia,  e  ritornindo  al  valore,e  fcdeit  ^  di  qucfti  foldati, 
fi  dimoftra  da  VeHeioPatcrculo  quando  d'cr,  che  Pompeo  armò  per  la  Repu- 
blica  numero  gtaàiffimo  digeiuc':ma  Lhsjn  Cohorte  Tìccna^lmimucojìdthat, 

A  tempi 


A*  tempi  più  moderni ,  quando  P;ipa  Clemente  V 1 1.  fi  irouiua  affecìiatoìn 
Cartello S.  Angelo<Ial!iSpa^nuol;,&;  daiTcdcrchi,i  Marchegiaiji  qusfi  popu- 
larmcntcs'inuiorono  alla  volta  di  Roma,  de  i  quaiifpinj^endofifluantl  il  Con- 
te Nicolò  Mauritioda  Tolentino  con  alquanti  cìuìJ1ì,-c  con  cffo  Tullio  Rubcr- 
ti,  fi  rilcouarono  a  cauarlo  di  Cartello,  quando  fi  andò  a  fàluare  adOruieto. 

ROMAGNA. 

DONNA  con  bella  ghirlanda  in  capo  di  lino  con  le  Tue  fogl'c.,  e  fiorì ,  & 
di  rabbia:  con  la  deftra  manoterri  vn  ramo  di  pino. con  il  frutto,^  eoa 
la  fmiftra  panocchic  di  miglio,  dì  panico,  di  bacellj^di  faue  ,c  di  fagiuo'i . 

Hcbbc  quefta  Prouincia  diucrfi  nomi ,  vno  de'  quali  fu  Flamminia,  &  dicef!, 
che  habbia  ottenuto  quefto  nome  dalla  via  Salicata ,  &  raflettata  da  C  Flami- 
nio Confolc  Romano,  come  narra  Strabene  nel  hbr.  5.  &  P.  Liuio  nel.p.  dcllt-» 
guerre  de*  Macedoni  , dicendo,  che  Flaminio  haucndofo^gìcgAtii  Liguri,  6^ 
latta  pace  co' vicini  populi ,  non  potendo  patire,  che  i  vittoriofi  loldati  follerò 
otiofi,  vi  fece  filicare ,  e  raflettare  la  via  da  Roma  pec  Tofcana ,  &  perTVmbria 
fino  a  Rimino.  Fu  poi  detta  Emiliana  M.  Lepido  I:milio,ilqual  fece  vna  ftrada, 
che  veniua  da  Piacenza  a  congiungerfi  con  la  Flaminia  »  Fu  pofcia  chiamata-» 
Gallia  Cilalpinatper  altere  ftaca  hibitatalungotempo  daGalliBoij ,  Infubri, 
Ccnomani,&:  da  altre  fimili  generationi  (come  dimortra  Poljbio  nel  quarto  li- 
bto)diccndo,chehaucndoi  detti  GallrtrapartateT^'pi,^  fcsndendoin  quefto 
paei<L>- ,  fcacciati  i  Tofcani ,  che  quiui  haucuano  edificate  dodici  Citt4,  quiui  fi 
fermarono  ,&:dae(fij^alli  fu  poi  nominato  tutto  quefto  paefe  Gallia  Cifalpi- 
na.  Fu  pofcia  detta  Gallia  Cispadana  ,  &  Trafpadana 5  per  elTcre  da  gli  antichi 
partita  la  Cifalplna  in  due  parti  rcioCf  di  qua  ,  Àrdi  là  dal  Pò  Fiume.  Fu  pofcia 
nominata  Cillia  Togata  1  cerne  fi  raccoglie  anco  da  Martiale  nel  cer^o  libro  ^ 
che  Jui  lo  compofc^, . 

Hoc  tibi ,  quicquìd  ìdefì ,  longinqiùs  mìttìt  ab  oris . 

Gaia  a ,  l\pmana  nomine  dìBa  tog£ . 
E  più  a  baffo  dice  rpecificamcnte,chcera  nel  foro  Cornelio,  cioc  Imola, 

[{pmam  vade  liber  :  fi  veneris  vnde  ,  requiret  : 

^emilix  ,  dices ,  de  regione  yi£ , 

Sì  qu'ìlus in  Tetris , quafimus in  yrbe ,  rogahit » 

Cornelif  rcfera^St  me  licet  (Jfeforo . 
Tu  detta  Calila ,  dlendoui  i  Galli  Senoni  ^  &  parimente  i  BoljpartatI  neir/ta* 
lia,  &c  quiui  hauendonc  fcacciati  i  Tofcani  (  come  habbiamo  dcito)  &  habitan- 
douijccminciarono  a  poco,a  poco  a  pigliare  i  ciuiii  coftumi  de  Romani  non  fo« 
lamcnte  del  modo  del  viucie,ma  altrefi  del  conuerfarc ,  Se  --yertire  >  pcrcioche 
vedendo  quelli  cllèr  togati  ,anch'eglino  pigliarono  le  toghe, che  erano '^erti- 
menti  de' Romani. 

Ykimiamente  fu  ("come  narra  il  Biondo  )  chiamata  Romagna  da  Carlo  Ma* 
gno,  d< di.  Papa  ^/driano  prim.a  doppola  rouina  de' Longobardi,  per  ellèr fia- 
ta Raucnnacon  a'quante  altre  Città  ,&:  Terre  vicine  fempre  per  tutto  il  tempo 
de'  Longobardi  fedelilfimi  al  popolo  Romano  . 

Si  fa  a  querta  prcuincia  la  ghirlanda  di  lino  «hauendoPiinio  in  molta  ftìmi 

il  lino 


D/  CESA%E  'RIFA 


^rp, 


ROMAGNA. 


lì  lino  di  Faenza  nel  'iK.  i  g,  ponendolo  nel  ter^^b  grado  di  fottiglic^'S^a  >  &  dén^- 
fit<ì,&:  nel  fccondbgrado  di  biirchc^!5ja , 

Larubbii  -vicn  mclto  lodata  q?jftlla  di  Rauinna  da  Ùiofcòride ,  ctìrtie  co^ 
notabile .  Le  pannocchie  di  n^it'lic» ,  &r  dì  panico  denotano  la  fertilità  del  paerf 
fé ,  quanto  a  tutte  lé  fotti  di  biade  )  de  legumi,  6C  fpecialmentc  migli,  panichi,' 
faue  «  Se  fagiùoH  ,- 

11  ramo  di  pino  con  il  frutto  9  che  tiene  con  la  deftra  mano ,  è  per  dìmoftrartf 
lanobiliflirrafcluadipini  intorno  a  RàUcnnaj&Cefuia,  che  ècofa  tanto  pro- 
pia  di  qucftaprouincia  in  ItilJa,  che  ninna  cola  la  fa  tanto  differente  dall' altre, 
quanto  ella  .  Onde  Sifto  V.  di  felice  mco^oria  in  vha  fua  Bolla  circa  la  confer- 
uatione  di  quelle  pinete ,  la  chiama  decoro  d'Italia . 

Ma  per  non  laflat  di  dire  cofajthe  ftotabìl  lìa  ?  6<:^  per  dar  occafione  ad  altri 
porgendo  loro  materia  di  variate  à  modo  lóro  ■■  foima  di  qucfta  fi,:ura.  Io  tro- 
uo  apprello  Plinio  lodali  i  Rombi,cgli  ^(pu^aj^i  di  Raucnna,  onde  Martiale  di 
«ffi  così  dice  nel  ijjlib. 

liollis 


'420  ICONOLOGIA 

Moìììs  in  equorea  qt4£  creuitfpina  ^auenna 
*]>{on  erìt  inculti  sgrat'ior  ^fparagis. 

Racconta  anco  l'abbondanza  delle  rane ,  che  fi  trouano  qului  »  6^  di  brcì 
così  fauella^ . 

Cum  comparata  rìBihus  tuìs  ora . 
I^lìacm  habeat  crocodilus  angufìè 
l^diufqn€  P^nx  garrììtnt  J\amrìiiates , 

Vi  fono  ancaia  le  vici  fertili  di  Faen:(a,dellc  quali  ne  fa  mcntione  Marco  Var3 
ronc  lib.  I .  cap.  2.  de  re  ruftica . 

Et  gli  ottimi,  e  generofì  vini  di  Ccfcna,  fé  bene  poflTono  edere  fuperati  in  al- 
tri luoghi  prodotti ,  ina  gii  antichi  gli  ripofero  tra  'vini  generofi  ,  come  fi  legg€ 
«pprelTù  Plinio  nel  lib.  ^.  al  cap, 6  6:  Mecenate  ne  faceua  gran  ftima>  e  però  fu- 
rono chiamati  Mccenatini.  Onde  non  terrei  per  errore  far  nella  ghirlanda-» 
comparire  alcune  foglie  di  ^-ite. 

Potrailì  anco  dipingere  il  Sale ,  che  da  Platone  nel  Timeo  fu  detto  caro  >  &C* 
amico  a  Dio  ,  &  nel  p,  della  iliade  fu  da  Hcmero  chiamato  diuino,  6^  di  cui 
Plinio  fcrillc  quell'antico  prouerbio.  Sale  nihìlvtilius ,  il  qual-e  fi  fa  a  Ceruia  in 
tanta  copia  ,  chefi  partecipa  ad  altre  ptouincie  ,  &  mi  parrebbe  non  difdiceuo- 
le,  chciic  tenciTc  in  mano,  o  in  altro  luogo  in  vn  vafb  9  che  rapprefentalle  la^ 
maidica  j.chc  fi  fa  in  firgoiarlodeinFaen^^a. 

E  finalmtnie,  oltre  le  ^pradctte  cofè,  potrebbefi  anco  fare  armata  per  attry 
buirle  virtù  militare  ^^^ndo  prodotto  per  lo  tempo  pallato  s  &  al  prefent(L-» 
brauiflìmi  huomini,  &  famolì  Capitani) ,  come  Alberico  Barbiano  reftitutore 
dell'antica  diiciplina  militare  in  I  talia  ,  lo  S^oiT^  da  Cotignola, tanti  Malatefti 
daCefcna, e  Rimino,!  Pcl£ntani,i  Lunardi,&  Kafponi  da  Rauenna;  i Ciluoli, 
Ordclaffi  ,gli  Afti ,  de'  quali  il  Captan  Cofmo  Luogotenente  Generale  nella-» 
Imprefa  di  Famagofta  ;  oue  per  la  Santa  Fede  fìj  dal  Turco  decapitato ,  infieme 
con  Aftor  Baglionc  fuo  Generale . 

Ed  i  Brandolir  i  da  Forlì,'  Manfredi^  &  Martino  da  Faenza ,  Vincentio ,  5^ 
Dionifio  Naldi  da  Brefvchclla Generale  della  Inuittiflima  Rep.  di  Venetiaam- 
bedui  Guerrieri  f?.mofi  nominati  dal  Giauio,  &  dal  Bembo  de  Re  Veneta  :  6^ 
molti  generofi  Capitani  di  quella  bellicofa  Famiglia  ,  dalla  quale  anco  lono  di- 
fcefi  i  Signori  della  Bordigiera,gli  Alidofii  da  Imola,iContiguidi  hora  Marched 
di  Bagno,  dicefi  da  Guido  Nipote  d'Oihone  Magno,  primo  Imperadore  in  Ger- 
cnaniathuomini  di  grande  (limale  valoce,&  aUri>che  lafib  per  non  efler  tcdiofò, 

LOMBARDIA. 

VN  A  donna  bella,  grafia,  &  allegra ,  il  fuo  "^efiimento  fia  di  color  verde 
tutto  fregiato  d'oro ,  &  argento,  con  ricami ,  &  altri  ricchiflìmi ,  e  va- 
ghi adornamenti  ;  nella  deftra  mano  tenga  con  bella  gratia  l'Imperiai  Corona 
d'argento  ,  S^conlafiniftra  vn  bacile,  oue  fiano  molte  corone  d'oro  Ducali 
appoggiato  al  fianco,*  apprcfib  i  piedi  dal  deftro  lato  fia  il  Pò  fiume,cioè  vn'huo 
mo  ignudo ,  '^'Ccchio  ,  con  barba  lunga  .  &  longhi ,  e  ftefi  capelli ,  coronato  di 
Yfia  ccicT.a  d'oro  .   Oufro  pec  vsiriar  queda  figura  fìa  la  ulta  di  egro  con  'vna 

ghir- 


DI  CESaARE  "KÌP  J".         ^ir 

quale  efca  copia  d'acqua  ,  &:  che  fi  diuida  in  fette  rami ,  &.  con  la  finlftt^  nia..a 
tenga  con  bella  attitudine 'vn  cornucopia , 

Ha  hauuto  quefta  nobile  ,  &  bcllifi.ma  prouincia  diuerfi  remi  fecordo  la  di- 
IKrfir<i de' tempi,  5,:  il  primofiìBianora  GalliaCiralpln:^,^  arco  efìa  per  vnt 
parte  Gallia  Togata,  belfina  ,  Aurelia,  &  Emilia  ,  come  tifetiue  Catone  in  libro 
Originum  ,  pofcia  fu  detta  Longcbardia,  &  bota  Lombardia . 

Io  non  mi  eftendcrò  a  dichiarare  pei  qual  cagione  habbia  hitiuto  li  fopri- 
detti  nomi  per  non  effcr  tediofo ,  ma  ioio  dirò ,  perche  fi  chismallc  Bianora-.  ^ 
che  fu  il  primo  nome,  che  ella  hauelfe ,  come  anco ,  perche  fia  ftata  nominata-r 
Lombardia,  che'c  ftato  IWltimo  nome . 


pael 

CaUia  Cifpadana ,  oUm  Bianora  à  vigore  Ocno . 

Fu  finalmente  dettaLongobardìa  da  i  Longobardi  ,  che  longo  tempo  t«i» 
nero  la  Signoria  di  ella  Regione ,  hora  dicefi  Lombardia ,  per  m^iggior  dolce:^- 
^a  de'la  pronuntia« 

Bella,  graffa ,  allegra,  B^  ^eftita  di  color  verde  fi  rapprefenta  ,  per  «flètè  gli 
huomini  di  quefla  prouincia  amoreuoli ,  conuerfeuoli  ,  ic  molto  dediti  alli  Co* 
la:^:^i  de  Ila  *>  ita,  godendo  "^n  paefe  quarto  poflaclTere  ameno,  fertil<>abbon« 
dante  di  'viuere,  di  deliiie,&  di  tutte  le  co/ir,  che  fi  richiedono  al  felice  viuert-p 
de  gli  habitatori ,  oue  ione  molte  Città  grandi,  famofe  Terre ,  infiniti  Villaggi, 
&  foniuofi  Cartelli ,  magni<ìcent:fl;mi  tdifiiij  pub!ici,&  ptiuati,  dentio,&  fuo- 
ri della  Città,  fiumi  celebri,  fonti,  &  laghi  di  grandilT-ma  confideratione,  valli, 
piani,  &  monti  ricchi  di  tutte  le  gratie  della  natura,  &  dell'artjL^ . 

iJauori  doro,  &' argento,  ricami,  &  altri  vaghi  ornamenti  fignificano  It 
niagn'ficen:^a,  lo  fplendore,  &  la  pompa  de  popoli  di  quefta  prouincia ,  liqua- 
li  abbondano  di  ricche;5;;^e,  &  artifitij,  di  nobili  lauoii  confoijne  al  merito  della 
la  lor  molta  gran  nobiltà,  gran  'Nirtù,  6c  valore, 

L'Imperiai  corona  d'argento  dimortraTilludrc  dignità  ,  S^  honoran:^a  di 
ejuefta  prouincia,  riceuendo  il  Rè  de'  Romani  in  eflà  la  detta  corona  di  argenta 
quando  viene  in  Italia  per  incoronarfi  ,  percioche,come  riferiscono  i  dottori  nel 
e.  'Venerab.  de  eledb.&  la  glofà,nellaClementina,prima/uper  verbo  veftigijs  de 
ìurando  ;  di  tre  diuer/e  corone  la  Macftà  dell'Imperatore  fi  corona , 

Primieramente  quella  di  ferro  riccue  dall'  Arciuefcouo  di  Colonia  in  Aqulf^ 
grana  .poi  quefta  d'argento  gli  -vien  data  dall'Arciuefcouodi  Milano ,  dC  la-» 
ler^a  d'oro  gli  vien  data  dal  5ommo  Pontefice  nella  Chi«fa  di  S,  Pietro  di  Ro- 
ma ,  delle  quali  quella  di  ferro  fignifica  la  fort«:^:;^a  con  la  quale  deue  foggioga- 
rei  ribelli;  l'altra  d'argento  dinota  la  purità  de' coftumi  ,&  le  chiare  attioni, 
che  deuono  eflere  in  lutti  i  Principi  -l'-Nltima  d'oro  fignifica  la  fua  premincnc^a 
in  giuftitja,&  potent^a  fopra  lutti  gli  altri  Rc,&  Principi  temporali  del  mondo  , 
M  come  l'oro  di  molto  auanc^^a  tutti  gli  altri  metalli , 

Le  corone  d'oro  Ducali  nobilitano  anco ,  Se  inalbano  quefta  fopra  tutte  l'al- 

Ec  tre 


422 


IC  ONO  LOG  I^A 

LOMBARDIA. 


tre  prouincie  d*It  Jla,  dimoftrando,  ch'ella  abbraccia ,  &  in  Te  contiene  più  h^ 
mofi  Ducati, come  "di  Milano. 

Vi  è  anco  l'antico ,  &C  nobile  Ducato  di  Turino ,  doue  haueuano  il  Tuo  feg- 
gio  i  Duchi  de'  Longobarbi  (  fecondo  Paolo  Diacono,  Biondo ,  &  Sabellico  }  & 
hoggi  è  p-ilfedato  con  ottimo  ,  &giufti(Iimogouerno  dall' Alte!^:^a  vSercniflì- 
ma  di  Carlo  Emanuele  Duca  di  Sauoia,veram€ntc  Prencipe  meriteuole  di  mag 
giore,&qualfiuog!iaftato,  per  ellèr  egli  di  (ingoiar  valore,  &rirplendente di 
lutee  le  virtù,  come  anco  celebre  di  gloriola  fama,  per  la  grande:^':?;^»  ,  òC  anti- 
chiflìma  nobiltà  dcirorigin  fua . 

Vi  è  anco  di  Mantoua^di  Parma,di  Piacen::(a,di  Ferrara>5<:  hcggi  ha  quello  di 
Reg{»io,  f)C  Modena  i  de'  qiuli  quinto  (ìa  la  ma(^nificcr:^a ,  la  grandr^^^a,^ 
lorplcndorcnonfolodi^ucftaprouincia;  roadi  tutcariuiia  è  molo  a  tutto  il 

mondo* 

Le 


D7  CESARE  %ÌP  a:       423 

te  fi  dipinge  a  canto  il  Pò ,  come  cofa*  notabile  di  efla  prouincia  i  il  qiui  paf- 
fiindo  per  mezzo  di  eflTajgli  apporta  infiniti  commodi,  e  piaceri,  &  è  celebre  per 
lo  fulminato  Fetonte,  che  in  elfo  cadde,  &  fi  fommerfc,  come  diuinamente  la- 
ido ictiltoOuidio  ne!  fecondo  libro  delle  fue  Metsmoifoiìjn  quefti  vecfi% 

^t  TbaetOH  YNtUosflarr.n.-a  petulante  capilios  $ 

VoluìtttY  in  prxceps  lovgocjue  per  aera  tradii 

fertur  iVtint  erdum  de  Caloftella  fereno 
'  S^xft  non  cecidit ,  potuit  cecidijjevideri» 

!  ^em  procul  à  Tatria  dhftrjo  maxìmus  Orbe» 

Excipìt  Eridanus  fumantìaqtie  ahlitìt  ora . 
SI  fa  anche  coronato  il  detto  fiume  -,  per  ellerc  il  maggiore  d'Italia^ ,  racco* 
gliendo  nel  fuo  grembo  le  ricchc;^:?;e  di  molti  altri  fiumi^  perche  il  Petrarca  nel 
^^onetro  1 45.  così  lo  chiama . 

¥^  de  gli  altri  fuperho  -;  altero  fumé, 
w//n^i  per  edere  non  iblo  il  maggiore  d'icaiia^  come  {\  e  detto ,  ma  per  nooi 
cedere  punto  alla  grande:^:^i  de'  più  famoll  del  mondo  ,  cioè  dei  Nilo  ,  e.  dei* 
nilto»  Lucano  nel  lib  2.  cosi  dice  • 

QHoque  magrs  nulliim  teUmfefoluit  in  amnem, 

E"^'danus  ifraTtafque  euoluitin  squerefyluas, 

Hefperiamqueexhaurit aqui's»  Hurc fabula primum 

Topuleafuuium  ripas  vmhraffe  corona  : 

Cumque  diem  pronurn  tranfucrfo  limite  ducens  » 

Succendit  Thaetonflagrantibus  ^etheraloris  >  ^ 

Curgitibus  raptis  penitus  tellure perufìa , 

Uunc  habuì(]e  pares  Thfbeisignibus  vnda  • 

Tion  minor  hlc  T^lo,ft  non  per  plana  iacentìs 

t^egyptì  lylicas  i{jlusjiagnaret  arenas . 

^Ott  mirar  hic  iHro,  nifi  quod  dum  permeai  orbeni 
ìfler ,  cafuros  in  qu^libet  aquorafontes 

^ccipit ,  &  Schyt  cas  exit  non  folus  in  vndas  &c. 
E  come  fi  è  detto,  fi  potrà  dipingere  quefto  fiume  con  la  tefta  di  toro  con  Ic^ 
corna,percioche  (come narra  Seruio,&  Proba  )  il  fuon  ,chefd  il  corlb  di  que- 
fto fiume ,  è  fimììe  al  muggito  de'  buoi ,  come  anco  perche  le  fue  ripe  fono  in- 
curnate  a  guìfa  di  corna . 

Il  cornucopia  nella  guifajche  dicemmo ,  fignifica  rabbondan:^a  grande  cau- 
fata  da  quefto  celebre  fiume,  clfendo  che  nel  tempo  delia  Car.icola ,  come  nar- 
ra Plinio  nel  lib.  5.  cap.  i  <5.quando  fn  l'Alpi  fi  ftruggcno  le  neui/ingrolFandofi , 
oc  ipargendofi  da  torno,  lafcia  poi  quei  luoghi  tocchi  da  lui  fei  tiliflimi,  &  diui- 
dendo  la  prou  ncii  in  due  parti,con  fecce  bocche  entra  nel  mare  Adriatico  con 
tanta  copia  d'acqua,  che  (  come  dice  Plinio  nel  luogo  citato)  fa  fette  mari . 

VM  A  R  C   A     T  R  [    \    1   S  A  N   A. 
N  A  donna  Icggisdra  ,  &  bella  ,  che  hai:  bia  tre  ficcif ,  hauer<J  il  capo  or- 
nato a  guifa  di  Bf  rrcintia  rmadic  de  i^li  Dei  antichi ,  di  corona  turrita-* 
con  otto  torri  d  mtorno,  ik  ncj  mezzo  -vna  più  ernia,  ntc  dcli'altte ,  far^  veftita 

£e     2  fotco 


^7/  IC  ONO  LOG  1<U 

MARCA    TRIVIGIANA. 


fotto  di  color  azzurro  ,  hauerì  'Vna  fopraucfte,b  manto  di  oro  ricamato  di  Spi- 
ghe j&  fregiato  di  verdeggianti  ,&  fruttifere  "^iti . 

5tarà  a  federe  fopra  il  dorfo  di  vn*alato  leone,  tcrr4  la  deflra  manoappóg» 
giara  ad  'vna  quercia  ,  dalla  c]ua'e  penda  vn  roftro  di  naue  ,  ò  di  galea ,  %i  con 
la  finiftra  mano  lenqa  con  bella  gratia  vn  libro ,  &  anco  vn  ramo  d'oliuo , 

La  prouincia  di  Vehctia ,  che  da  Longobardi  Marca  TriuiTana  fu  detta ,  per 
hauer  eglino  porto  il  fcggio  del  Marchefato  nella  Città  di  Treuigi  j  è  prouin- 
cia nobiliUìma  al  pari  d  ogni  altra  ,chelìaneiritalia>habitatagiidagli  Euga» 
gei,  pòfcia  da  gli  Eneti ,  &  da  Troiani ,  che  doppo  la  rouina  di  Troia  con  Ante- 
nore in  Italia  padarono  * 

Ella  al  prefente  contiene  in  fc  noue  CittrJ  principali  >  le  quali  tutte  hanno 
il  loro  Velcouado  ,  oltre  le  molte  Terre  murate,  ÓC^Caftclla,  che 'vi  fono, 
6C^  oltre  il  gran  numero  di  -viilagoi  ,  nonlolamente  per  la  gralTe^za  del 
terreno ,  il  quale  e  fcitddlirao  :  ma  in  gran  parte  per  lo  ftto  ameni  (fimo ,  ti  che 

(ì  può 


D7  CESARE  %ÌT  J:       42f 

fi  pub  ragioncuolmentc  dire,  che  quella  bellc:^^a ,  che  ncU'altre  Regioni  d'Ita- 
lia fi  -vede  per  la  dclitiofa  coltura  de  gU  habitatori ,  in  quefta  folamentc  fi  veg- 
ga per  Topera  della  gran  macftra  Natura,  che  così  l'ha  voluta  fabr icare . 

Le  Città  fono  Vinegia  ,  la  quale  è  capo,  &  Signora  della  Prouincia  ,  Vero- 
na, Vicen:^a  ,  Padoua,  Treuigi,  Cencda,  Belluno ,  Feltro,  &  Trento,  che  e  porto 
alli  confini  di  Germania  neil'Alpijdelle  quali  Città  in  ogni  tempo,&  in  ogni  età 
riu/citi  fono  molti  huominiilluftri  in  lettere,  &  in  arme,  che  longo  farebbe  il 
farne  qui  mentione ,  pofcia  che  nelle  Hiftorie,che  ^ì  veggono  in  luce  delle  cofc 
(cguite  in  Italia  così  ne  gli  Antichi ,  come  anco  ne  i  moderni  tempi,  ritrouanfi 
in  più  luoghi  deferirti  i  loro  fatti  illuftri ,  Oc  copiofàmentc  raccontati,  tra*  quali 
li  può  -valorofo  nominare  E^^^elino  da  Romano ,  il  quale  fé  ben  fu  tiranno ,  fiì 
però  huomo  "Valorolo  nell'armi,  e  gran  Capitano . 

5ì  potrebbero  anco  annouerare  gli  i'caligeri,  che  gi<r  per  i  tempi  pafìTati  fu- 
rono ^Pignori  di  Verona ,  di  Vicenc^a  ,  àC  di  molte  altre  Città  fuori  di  quefta-» 
Prouincia,  i  Carrarefi  5"ignori  di  Padoua  ,  i  Caninefi  i'ignori  di  Treuifo,  di  Ce- 
neda,  di  Feltro,di  Belluno ,  &  tanti  altri  -^alorofi  Capitani  di  militia  ,  'Nfciti  di 
quefte  Città  :  ma  per  non  parere ,  che  fi  faccia  emulaiione  con  l'altre  prouin- 
cic  ,  qui  gli  tralafcierò ,  fi  come  anco  i  più  moderni  ,  che  nelle  guerre  fattc^  « 
^Q^  fòftenutedalla5ignoriade' Venetianiin  querta  •  ó^  in  altre  prouincic-» 
hanno  dato  manifefti  fegni  del  lor  nralore ,  3^  del  loro  nome  hanno  lafciato 
immortai  memoria. 

Quanto  al  fito ,  pofcia  che  ella  è  rinchiufa  tra  la  Lombardia ,  la  Romagna-»  » 
il  mare  Adriatico ,  il  Ducato  del  Friuli ,  òC  l'alpi  Treuifàne ,  che  dalla  Germa- 
nia la  feparano,  effa  è  dalle  parti  del  Settentrione  montuofa  :  ma  nel  rimanente 
piana  ,  fé  bene  ripiena  di  vaghi ,  &  ben  coki  colli,  da  quali  fi  cauano  delicatidl- 
mi  'Vini ,  &  faporitiflimi  frutti ,  Dal  piano  poi ,  che  ampliilimo  fi  fcuoprencl 
Padouano,  nel  Treuifauo,  6:  nel  Cenodefe  afiai  più ,  che  nel  Veronefe ,  é>C  nel 
Vicentino,  che  per  la  maggior  parte  fono  territori)  montuofi,&  nel  Belluncfè, 
Feltrino,  3^  Tridentino,  che  fono  pofti  tra  monti  afiai  annulli,  &  riflretti,6^ 
però  fono  più  feraci  di  vino,  che  di  grano . 

S\  rapprefcnra  bella  ,  &5^  leggiadra  con  tre  faccic  ,  percioche  "Veramente  e 
belliffima  quefta  prouincia ,  come  anco  per  alludere  al  nome  di  Treuifi,  ò  Tre- 
uigiana  Marcx^ . 

S\  può  ancora  dire ,  che  per  tale  fimilitudine  fia  fomigliante  all'imaginc  del- 
la Dea  Prudenza  ,che  così  da  gli  c/f  ntichi  era  figurata  ,  la  cui  "Virtùnel  i'cnato 
Venctiano  particolarmente  riluce. 

La  Corona  Turrita  nel  modo,  che  dicemmo  ,  dimoftra  per  le  otto  torri  It* 
otto  Citt<ì  foggette ,  ar"  la  Torre  nel  mezzo  più  eminente  dell'altre  rapprefcn- 
ta  la  Città  dominante , 

Il  colore  azzurro  del  -veftimento ,  denota  l'intimo  Golfo  deirAdriatico  ma- 
r«  ,che  la  ba^na,  &  che  da  i  medefimi  Pignori  è  dominato . 

La  fopraucfte,  ò  manto  d'oro  ricamato  di  fpighc ,  &  fregiato  dì  verdeggian- 
ti, &  fruttifere  -viti  dimoftra, che  nel  grano,  &  nel  vino,  che  effa  produce,ci  fo- 
no accumulate  gran  ricche:^^e . 

£e     3  5iedc 


4.2S  IC  ONO  LOG  I<!A 

S\tàt  fopra  il  dorfo  dell'alato  leone  per  alludere  ali*  infcgna  della  Republica 
di  Vcneg"a_» . 

Il  tener  la  delira  mano  appoggiata  alla  quercia ,  dalla  quale  penda  il  roftro 
di  naue,  ouero  di  galea  dimoftca  ,  che  queda  prouincia  è  forte ,  éc  potenti llima 
in  Italia,  &  per  terra,  &  per  mare  mantiene  in  Te  quella  grandc:^5^a,  che  da  tut- 
ti i  Prencipi  del  Chriniancfmo  vicn  molto  ftimsta,  &  infieme  temuta ,  8^  ilf- 
pettata  per  il  dominio,  che  ella  ha  di  quella  prouincia,  percioche  nell'armatt-. 
di  mare,  con  le  quali  efla  ha  ottenuto  vittorie  fegnalatiirime  in  ogni  tempo  per 
ilnumerograndcde'nauilij,&gaIcc,  che  può  fare;  &  (i  è  Tempre  leruita  di 
prouincia  così  d'huomini  di  battaglia  per  armarle  ,  traendone  Tempre  di  elFa-i 
quanti  gli  fono  ftati  a  baftan:^a  per  ogni  grand' armata  ;  come  anco  per  ogni 
forte  di  materia  neceffaria  per  il  fabricare,  &  armeggiare  i  legni,  eflcndo  in  elFa 
prouincia  molti  bofchi  d'arbori  a  cotal  fabrica  bene  appropiati,  ik.  fpccialmente 
nel  Treuifano,  doue  fi  vede  a  gran  commodo  delia  Republica  il  celebre  ,  &  fa- 
mof(3  bolco,  dalla  natura  prodotto,nc'  colli  del  Montello  tutto  di  altillime,grof 
fé.  Sa  dure  querele,  lungo  dieci  m'^lia,&  Tei  largo,  daTrcuifi  lontano  dieci  mi- 
glia, &  dalle  lacune  di  Vinegia  venti ,  fi  come  nel  Belluncre  altri  boTchi  di  altiCi 
fimi  abeti,  larici ,  &  faggi  per  fabbricare  antenne ,  arbori ,  e  remi  ;  èc  nel  Vero- 
nefe,  Vicentino,  &  nel  Padouano  grandilFima  copia  di  canapi  per  far  le  'Vele, 
le  gomonCj^^  ogni  altro  necelfario  arm'gio . 

Oltre  che  in  quefta  iftefia  regione  ne  i  monti  di  fopra  ,  che  fonone!  Vero- 
ncfe,  nel  Trentino ,  Se  nei  Bellunelc ,  fé  ne  caua  il  ferro  in  tanta  quantità, quan- 
to pub  badare  per  rendere  perfetta  tutta  la  fabbrica  dello  aimamenio  marina- 
reccio ,  ilquale  nell'^rfenale  di  Vinegia  con  grandillìma  copia  di  ecceiicntilli- 
mi  Macftri  del  continuo  fi  tratta  . 

Il  libro,  che  tiene  nella  finiftra  mino,  fignlfica  non  folo  gli  huomini  cele- 
bri nelle  lettere  :  ma  ancora  il  nobiliflimo  ftudio  di  Padoua  ,  fecondillìmo  S"e* 
rninario  di  ogni  virtù  ,  che  quiui  fiorifce  ,  dal  quale  fono  in  ogni  tempo  riufciti 
fapientilfimi  Theologi ,  Philofophi ,  Medici,  lurifconfulti ,  Oratori,  àC  infini- 
ti profelfori  delle  ^iti  Liberali  ,  che  hanno  apportato  feraprc  fplendorc  non.» 
pure  alla  prouincia  ,ma  a  tutta  l'Italia  infieme. 

Il  ramo  dell'  olino  ,  che  tiene  infiemc  con  il  libro  ,  fignifica  la  pace  ,  che  le 
conferua  il  fuo  Prencipe  ,  ik  Signore . 

P     R    I    V     L     I. 

DONNA  veftita  d'habito  fontuofò ,  &  vario ,  con  "Vn  caflello  turrito  in 
tefta,fi  come  fi  figura  Berecintia,haucr<i  il  braccio  deliro  armato  con  vna 
lancia  in  mano,  &  che  iufieme  tenga  alcuni  priuile^i  j  co*figilli  pendenti . 

i'tari  appoggiata  ad  vna  grande  ,  &  feconda  vite  ,  &  a  feder  fopra  due  corni 
di  douitla  incrocic  hiati,  l'vno  da -vna  banda  pieno  di  ogni  forte  di  fpighc^- , 
grani,  tifi  ,  migli ,  òC  fimili  j  l'altro  dall'  altra  parte  pieno  di  ogni  lotte  di  frut- 
ti di  arbori. 

Terrà  nella  finillra  mano  vn  libro ,  6^  ne* piedi  i  coturni  fimili  a  quelli  di 

Diana, 


DI  CESARE  %1Pjì:       427 

Diana)  5<r  appreflb  d'eflì  vi  faranno  cannuccic,  &  giunchi . 

5ono  tante,  &  sì  diucrfc  le  qualità,  &  conditioni  ,che  fi  fcorgono  nel  Friuli, 
che  fi  potrebbono  con  lon^o  diicorfb  dire:ma  con  'Vna  piccola  figura  in  disegno 
non  mai  bafteuoimcnte  elplicarc  ,percioche  nel  circuito  di  dugcnto ,  òC  cin- 
quanta miglia,  che  lo  comprende,  fi  £rouanoprimaaltifllmebal:^e  ^6^  diru- 
pate ;  poi  monti  men'afpri ,  &  più  vtili  per  gran  copia  di  legni ,  &  per  paftura-» 
d'animali;  indi  fertili,  &  ameni  colli,  &  finalmente  grandiflìma,  &:  ftmpijllima 
pianura,  che  fi  ftende  fin'al  mar  Adtiatico .  In  quefto  /patio  ionojd^  torrenti, 
&  fiumi,  &  laghi,  «Se  paludi, &  porti  di  mare  ,  &  di  fiumi ,  altri  fono  rapidi ,  t-» 
veloci,  come  il  Tagliamento,  il  Turro,  e*l  Naticene,  altri  quieti ,  &  nauigabili  , 
come  il  Timauo,  la  Narrila, il  Lifbn:^o,& altri:  ne* fiumi  ,&  ne' laghi,  Maitre 
acque  fi  pcfcano  varie  fpetie  di  pcfci,  de'  quali  vene  ha  molti,  &bonifIìmi,  co- 
me lamprede,  marfioni,  temoli, <J^  anco  trute,  &  di  queftc  pur'ancho  più  d  vna 
forte,  poiché  di  bianche,  trofie  fé  ne  trouanoaflai,  pcrlafciarci  gamberi,  che 
in  gran  quantit<ì  tutto  l'anno  fi  prendono  ,&  oltre  il  pefce  marittimo, che  da-» 
Marano ,  &  da  Monfalcone  luoghi  del  paefe  fi  conducono  a  Vdine,  &  altrout* 
per  l'vfo  dcgiihabitatori  ;  ne  minor  diuerfità  fi  troua  anco  nella  terra  iftefla» 
eirendoLicne  di  leggiera,  di  graue,  di  mezzana  di  più,  e  di  meno  fecondità  • 

L'habuofontuofo,  avario  denota  la  diuctfità  delle  qualità  de  Signori»  di 
che  qut  (ìa  prouincia  è  habitata,  come  fi  à.\à . 

Sfr\t  mette  la  corona  di  torri  in  capo,pcrche  in  quella  prouincia  vi  fono  moI« 
ti  cartelli,  8^  alcune  torri  fituate  d'ogn'intorno  fopra  i  monti ,  e'  colli  del  pac- 
fe^comf  ne  fa  fede  Virg.  nel  5.  della  Georg,  dicendo, 
Caflellain  tumulisy&  lapidis  arua  Tìmauì, 

Le  quali  polleggono  giuri/ditti  )iii  fepp. rate  con  nobili/lìmi  priuilegij,  fl^di 
Imperatori  antichi  ,6^  di  pariiarchi  d'Aquileia,  ch*vn  tempo  ne  furono  pa- 
droni, 8^  finalmente  anco  del  dominio  Veneto,  ch'hora  po(Iiede  quafi  tutta 
la  prouincia ,  e  certo  qucfta  qualit<i  è  molto  fingolar  in  lei  ,  poiché  fi  numera- 
no fin'^ìièttantaduegiurifdttioni  ,  le  quali  han'\oce  in  parlamento,  che  cvn 
configlio  'Vniuerfalc ,  il  quale  fi  fa  ogn'anno,  vna ,  e  più  volte  alla  prefcn:^a  del 
Luogotenente  generale  refidente  in  Vdine ,  oltre  a  molt'altrc ,  che  non  v'inter- 
ucngono ,  oue  per  tal'efìetto  fi  vede  chiaro,  che  le  fi  conuiene  la  detta  corona-* 
di  torri  in  capo, come  anco  ben  il  dimoftra  Virgilio  nel  6,  dell'Eneide,  volendo 
fomigliare  quefta  prouincia  a  Roma,  &  non  per  altro  ciò  fece,  fc  non  per  i  lette 
colli,  che  in  efia  Città  fi  rinchiudono,  onde  dille. 
Q^alìs  Berecynthìa  mattr 


Inuehìtur  cunu  Tbrygias  turrita  per  Frhes  l 
Il  che  tanto  più  conuienfi  ,  perche  cqs)  fi  viene  leggi 


.  ^  ,  ggiadramente  ad  efprimc* 

re  anco  la  Città  d' Vdine,  ch'hora  è  la  Metropoli,  8c  il  capo  del  Friuii,contenen- 
do  in  mezzo  di  fé  vn  erto  colle,&  fopra  d'elio  vn  grande,&  molto  riguardeuole 
cartello,  onde  fi  fcuopre  tutto  il  paelè  per  fino  alla  marina . 

^  Il  braccio  armato  con  la  lancia ,  e'  priuilegij  dimortrano ,  che  le  fopradette-. 
giunfdittioni  fono  in  obbligo  a  tempi  di  guerra  di  contribuire  alcuni  caualli 
cofi  iiuomini  armati  per  fer uigio  dei  Principe,  che  perciò  han  priuilegij,comc^ 

£e     4         haa 


428 


ICONO  LO  G  I<iA 


F  R  I  V  L  i; 


han  fauuto  anticamente  (  come  s*è  detto)  da  Imperidorl,&  altri . 

^ta  appoggiata  alla  verdeggiante,  e  feconda  vite  ,  perche  la  qualità  de*  'vira 
è  tanto  'bbon dante  inquefta  prouincia,  ch'in  efll  con fìftc  il  maggior  neruodel 
le  Tue  ricche^^e  ,  petciochf  oltre  U  quantità  fufnciente  non  folo  per  i  Tuoi  po- 
poli :  ma  per  gran  parte  ancora  dcll'Alcmagna ,  &  di  Vehetia  ,  fono  talmente 
nominati,  &  pretiolì ,  che  Plinio  nel  Tb.  decimo  quarto  al  capitolo  fefto  dilVc^  : 
^uguHa  Ixxxiì.  anwoT  vìt£  Lucilio  r.  tulit  acceptos  non  alio  vfu  gignitm  in  finn 
adriatici  maris  non  procul  à  Timauo  fonte  faxeo  colle  maritimo  àflatu  paucas 
toquente  amphoras,nec  aliud  aptius  medicamentis  indicatur.  Hoc  effecndidtrim 
quod  Gr^cicelebrantes  miris  laudibus  Vi&ano  appellmerunt  ex ,  Adriatico  finn. 
Nonmieftenderòafar  mentionede'Iuoghi  in  particolare  :  ma  folo  dirò, 
"^he  il  vino  de)  Vipaco  non  .'ontano  da  Gloritia  hi  virtù  di  ;  endere  le  donne  atte 
alla  gencradonc  %  onde  nella  >icina  Germania ,  che  cu(Co  qu^Ii  ve  i'aiiorbe ,  è 

nato 


DI  CESALE  %IPA:  42f 

nato  il  prouerbio .  Vipocher  chcnder  mocher . 

'  Siede  in  mezzo  a*  due  corriucoplj,  come  dicemmo, percìoche  è  communc-# 
conditìonc  di  produrre  tutte  le  forti  di  biade,  legumi ,  e  per  fino  a'  tifi ,  che  ft^ 
bene  non  rende  qucfta  terra  tanti  per  'vno  ,  quanto  le  fertiliOIme ,  tutta  'volta 
in  alcuna  parte  di  lei  non  cede  a  molt'altre  ;  ma  quefto  è  marauigliolo  ih  ella  » 
e  fé  le  può  afcriucre  a  (ingoiar  fertilità,  poiché  in  quei  mcdefimi  campi»  oue  It^ 
vigne  porgono  le  loro  vuc ,  fi  femina  il  fotmcnto>  e  doppo  quello  il  miglio,ouc- 
ro  formentone ,  doue  tutte  tre  quelle  raccolte  fi  fanno  in  vn*  anno  medefimo  ; 
di  maniera  che,  fé  in  altre  regioni  la  terra  produce  più  grano,  ha  bifogno  poi  di 
ripofarfi  ,  ne  fuole  in  qucll*  anno  iftcflb  d'altre  biade  caricar  i  granai  del  padro- 
ne ;  ma  quefta  con  tutto  che  rade  volte  le  (ì  dia  tregua ,  non  fuole  (  eflTendo  de- 
bitamente lauorata  )  defraudare  la  fpcran:^a  dell'agricoltore , 

Genera  parimente  tutte  le  forte  de*  frutti  d'alberi ,  &  fi  ad  ogni  artlfi  tio ,  che 
in  quefto  genere  vfar  fi  può ,  (\  ancora  alle  piante  peregrine  fi  proua  elTere  moU 
.  coarrendeuole ,  intanto  che  e  per  copia,  &  per  bontà  fi  può  agguagliare  a  qua* 
lunque  altra ,  X^  pur  di  fopra  a  molt'altre  ancora,  come  ne  rende  teftimonio 
Atheneo  nel  lib. j.chc  parlando  de'  pomi,  così  dice .  Ego  vero yviri amici,  ma'- 
Xime  omnium  ea  mala.  quA  F^mf  venduntHr,  Mutiana  di6Ìa,fum  admiratus,  qu^ 
ex  pago  quodam  in  Mpibus  sAquìleìéi  conHituto  asportavi  dicuntm . 

Il  libio,  che  tiene  con  la  deftra  mano ,  ne  dimoftra  ,  che  qucfta  prouincia  è 
feconda  di  belli  ingegni ,  li  quali ,  &  in  profii ,  &  in  vcrfo ,  8c  in  tutte  le  facolti 
fono  Itati  celebri ,  &c  ne  gli  ferirti  loro  hanno  lafciato  nobihllìma  teftimonian- 
t^a  della  loro  dottrina,  come  furono  i  Paoli  Veneti  ,  i  Diaconi ,  gii  Alberti  ,i 
Moronijgli  Amafei,i  Robertdli  ,i  Decianì,  i  G.atiani ,  i  Cortoni ,  i  Cindidi  ,i 
Sufani,  i  Luifini ,  gii  Aregoni ,  i  Rorai ,  gli  Aftcmij ,  i  Partheni j  >  i  Vaiuafoni ,  i 
frangipani ,  &  altri  infiniti,  per  lafciar  da  parte  quelli, che  fono  in  vita  . 

Et  per  elfere  opportuna  alle  cacciagioni,  le  fi  mettono  per  fue  dimoftratìonì 
i  coturni ,  come  quelli  di  Diana,  e  finalmente.,  perche  nella  parte  fua  Auftralc^ 
termina  in  acque,e  paludi,  fé  le  fingono  a'  piedi  le  cannuccic,  &  i  giunchi , 

CORSICA, 

DONNA  di  afpetto  rozzo  fopra  di  eminente  fafib  circondato  d*acqua  » 
in  capo  hauerà  vna  ghirlanda  di  foglie  di  vite ,  farà  armata ,  6^  con  la-, 
dcftra  mano  terrà  •na  corfcfca.  dalla  parte  dcftra  vi  farà  "vn  cane  corfo:machc 
fia  grande,  &  in  vifta feroce,  fecondo  che  narra  Plinio  lib.3.  capitolo  quinto. 

LaCorfica  è  Ifola  nel  mar  Liguftico  ,  *;^  fu  primieramente  nominata  da 
Greci  Cyrnus,  come  dimoftra  .Strabonc  libiO  quinto ,  ik  Virgilio  nell'egloga  9, 
quando  dicc^  : 

Sic  tua  Cymcasfugìant  examina  taxos . 
E  vogliono  alcuni,  cke  acquiftafic  qucfto  nome  da  Cimo  figliuolo  d'Herco-i 
le,  e  fi:atello  di  5ardo ,  il  quale  paflàndo  dalla  Libia  a  qucfto  luogo  ,  e  quini  fer- 
matofi  volfe ,  che  da  lui  folle  con  qucfto  nome  addimandato ,  ellèndo  che  pri- 
ma era  detta  Tetafii«,  come  narra  Nicolò  Perotto . 

Pofcia 


43^ 


ICONOLOGIA 

CORSICA. 


Pofcla  fu  d'mandara  Corfic?  da  vru  donna  così  chiamata  ,  la  quale  era  paf^ 
fata  in  quelVlfola  r  cercare  vn  Tuo  vitello  perduto,  &  ritrouatolo  quiul,  ó^  ag- 
gradendole il  luo(jo,  vi  fi  fermò,  e  tanto  piacquero  gli  Tuoi  coftumi  alii  rozzi  ha 
bitatori,  che  nominarono  rifola  dal  Tuo  nome ,  Altri  dicono,  che  ella  fulTe  così 
nominata  da  Cot  fo ,  quiui  fatto  da  Golfo  valentidimo  huomo  ,  il  quale  lungo 
tempo  tenne  la  fignoria  di  quel  paf  fé ,  <Sc  fra  molti,  che  fcriuono  di  queft'ifola, 
Dionifio  dice  ,  che  ella  acquiftalle  il  nome  di  Corllca  da'la  gran  moltitudine-» 
delle  cime  de' monti;  p<rciochequeftonomeCorfo  in  Greco  ,&  in  Latino  de^ 
notale  tempie  de*  capi,  come  le  dicelle  l'Iiola  delle  tempie  de'  monti. 

Dipingcfifopra  l'eminente  fallo  ,  perche  quefta  Ifolac  moltomal  difpofta  a 
coltiuarc,  fi  per  i  faQi,cornc  anco  per  elFerui  altiffimi  luoghi ,  come  dice  Rutilia 
nel  i.lib.  del  Tuo  Itinerario  così, 

Incipit  obfcuros  ofìendere  Cor  fi  e  a  monte  s 
7\iibifernmqu€  caput  concolor  vmbra  Uuat . 

5'irap- 


DI  CESALE  %IPA. 


43^ 


SARDEGNA. 


Si  rapprefènta  di  afpetto  rozzo ,  perciochc  gli  habìtatorì  di  quefta  Ifola  pec 
lo  più  fono  d4  coftumi  poco  ciuiii,  che  così  dice  Strabene  nel  lib.  5. 

La  ghirlanda  di  vite  dimoftra,  che  quefta  Itola  produce  delicati  vini  >  i  quali 
jn'Roma,6^  in  molti  altri  luoghi  d'Italia  fono  di  molta  /lima , 

Si  dipinge,  he  fia  armata,e  che' con  la  deftra  mano  tenga  vna  corfefcajper  ef- 
fer  tali  armi  molto  vfate  dalli  Corfi,liquali  fono  ftim.iti  buoni,e  valorofi  foldati. 

Le  fi  dipinge  a  canto  il  cane  nella  forma,che  dlcemmcpcrciochedciriralia, 
quiul  fono  li  maggiori ,  6c^^  più  feroci  contra  gli  animali ,  li  quali  ne  vanno  in 
molti  luoghi  {limati  affai  per  la  bontà,  6^  ferocità,  e  bcllc:<;:^a  loro. 

SARDEGNA. 

DONNA  di  corpo  robufto ,  &  di  color  gialliccio  fbpra  dWn  falFo  in  for- 
ma della  pianta  dWn  piede  humano  circondato  dall'acqua.  Hauerà  in 
capo  "Vna  ghirlandi  d'o'iuo .  Sir^  vellita  di  color  verde  .  Hauerà  a  canto  vn' 
animale  chiamato  MufaIo,il  quale,  come  dice  Fra  Leandro  Alberti  nella  defcrit- 

tione. 


^32  ICONOLOGÌA 

tioncjchc  fa  di  qiicft'I  loia  ha  la  pelle ,  &  i  piedi  come  i  cerai, 8^  le  corti*  rmili 
a  quelle  del  montone,  ma  riuohe  a  dietro  circonflcllè,  e  di  grande^^^^a  d'vn  me- 
diocre ceruo,  tcrr^  con  la  deftra  mano  vn  mi:^:^o  di  Tpighe  df  grano ,  &:  con  la^ 
finiftra  dell'herba  chiamata  dal  Mattiolo,  Sardonia,  o  Ranuncolo ,  che  è  fimile 
all'Appio  faiuatico  .  Plinio  nel  3.  lib.  cap.  7.  dimoftra  con  Tautorit^ì  (h  Timec, 
che  fuffc  chiamata  la  Sardicgna  Sandalioton  dalla  figura ,  &  fomiglian^^^a,  chc^ 
tiene  delia  fcarpajla  quale  da*  Greci  e  detta  5'andialonen,c  da  Marfilio  lehnufàj 
pex  eder  ella  fatta  a  fcmiglian^^a  del  veftlgio  del  piede  humano  ,  che  per  tal  di- 
ftratione  dipinghiamo  la  fudetta  imagine  fopra  il  falfo ,  nella  forma  del  piede, 
che  dicemmo,  &  per  denotare,  che  quefto  luogo  fia  Ifola,  la  circondiamo  eoa.» 
l'acqua,  come  hauemo  dimoftrato  di  fopra . 

Sardegna . 

Dlcefì  anco ,  che  ella  acquiftallc  nome  di  i'ardegna,  da  i'ardo ,  figliuolo  di 
Hercole,6^  di Thefpia,che  quiui  pafsò  dalia  Libia,con  molli  ce  mpa- 
gni,fi  dipinge  di  corpo  robufl:o,&  fopra  iUaflb,  perche  i  Sardi  fono  huomini  di 
corpo  robufto,&  di  coftumi  duri,&  rufticij&  alle  fatiche  molto  difpofti. 

Di  color  gialliccio  fi  dipinge ,  per  cagione  non  fole  delTardor  del  i'ole  ,  ma  % 
comcdice5"trabonenellib.  5.inqueft*lfolafempre'vl  fa  cattiua  aria  ,e  maffi- 
me  ne!  tempo dell'Eftate, nel  quale  fi  vede  fempre  roffa,  &  gro{Ià,ma  più  dout 
Ci  caua  il  grano,  &  altri  frutii,che  fono  luoghi  più  baffi . 

Se  le  da  la  ghirlanda  di  oliuo ,  percioche  viuono  tra  loro  molto  pacificamen- 
te .  Non  vfano  armi,  perciorhe  fra  di  loro  non  fanno  guerra,  ne  anco  niuno  ar- 
tefice è  ncirifola,  che  faccia  fpade,  pugnali ,  o  altre  armi  >  ma  fé  ne  nrogliono  » 
ne  pigliano  nella  5"pa^na,  o  in  ItaHa , 

11  color  'verde  dei  ■-veftito,  denota  (  cerne  moftra  Strabone  lib.5.  )  e(Ter  quC"» 
ùo  luogo  fertile  di  tutte  le  cofe , 

Tien  con  la  dcftra  mano  le  fpighe  del  grano,perch€  quluI  ne  abonda  in  quan 
tit^ ,  &  fé  i  Sardi  attendeflèro  meglio,  che  non  fanno  a  coltiuar  la  terra  f  racco- 
glierebbero tanto  granojchefupcrarebbequefl'irola  la  Sicilia. 

Se  le  da  l'hcrba  i^ardonia ,  o  Kanuncolo ,  che  dir  •vogliamo  ,  come  cofà  Ce» 
gnalata  ,  la  quale  (come  racconta  il  Mattiolo  )  chi  la  mangia  more  ,  come  ito 
attedi  ridere  per  caufadelli  ncrui ,  che  gli  ritirano  ,  6^  da  tale  effetto  e  tratto 
ilprouerbiodd  rifo  Sardonio. 

Le  fi  met^e  a  canto  il  fbpradetto  animale  ,  perche  (  come  racconta  il  fopra- 
detto  F,  Leandro  )  in  niun'altro  luogo  di  Europa  fi  troua  eccetto  ,  che  In  Cor- 
fica,  -Sì;;^^  in  qucd' Ifola-  ,  E  anticamente  li  Sardi  vfauano  le  pelli  di  tale  ani- 
male per  loro  atmadura,  &:  diefTì  ven'cin  tanta  copia,  cheglilfolanilVccido- 
no  per  trarne  le  pelli,Ac^  acconcie  che  l'hanno,  Se  fattone  cordouani,  ne  fanno 
Birrcantia  in  qua;  ik  in  la  per  tutta  l'Italia  con  gran  guadagno^  oltre  l'utile,  che 
fi«  cauano  per  l'vfo  ior  del  viuere,cIIéndo  efiì  animali  bonidimi  a  mangiare  • 


V 


SICILIA. 

N  A  beiliffìma  donna  vef^ita  d'habito  fontuofo,^:  ricco,  che  fieda  fopra 
d'vn  luogo  in  foima  triangolare,  circondato  dall'acqua,  haucri  adorna* 

to 


DI  CESA'KE  %IPAi 


SICILIA. 


4-33 


to  il  capo  ài  vnabclliflima  acconciatura  di  -varie  j  &  ricche  gemme ,  tetri  con 
la  dcftra  mano  vn  caduceo  >  con  la  finiftra  'vn  raa^:^o  di  vari  j  fiori ,  &  fra  cfli  vi 
faranno  mefcolati  alcuni  papaueri . 

Le  fiano  a  canto  due  gran  fafci  di  grano  I  St'^no  della  mirabil  canna  Endo- 
fia  hoggi  detta  canna  mele ,  di  cui  fi  fa  il  :^uccaro ,  »3c  da  vn  lato  vi  fia  il  monte 
Etna,  dal  quale  efca  fumo,  -Sc,^  fiamme  di  fuoco . 

La  Sicilia  (  come  fcriue  Strabone  nel  libro  fcfto  )  fu  chiamata  Trinacria ,  9C* 
il  medefimo  afferma  Trogo  da'  tre  promontorij,che  mirano  a  tre  parti  del  mon 
do,  che  fono  il  Peloro,  il  Pachino*  e'I  Lilibeo»  Ónde  fopra  di  ciò  Ouidio  nel  i  J. 
Kb.  delle  fue  Metamorfofi  cofi  dice. 

Sìcanìam  trihus  hxc  excurrìt  in  ^quora  lìngnìs  > 

£  quìbus imbrifcros  uerfa  ejt  Vachynos  ad  auftros 

MolUbus  expofttum  Zephyris  lilyb.aon  ai  ar6ìoi 

^€quoris(xp€rtes,fpeÌìatBoreatnqt4eTdonis, 

Fu 


'^3^^^  ICONOLOGIA^ 

Fiì  anco  per  maggior  confonan::^!  chiamara  f  rinacris,  di  cui  dict  Ouìdio  nel 
4.  de'  Fafti  • 

Ttna  trìbus/copulis  va  Hum  procurrit  in  £quor 
Trinacris  à  pofitu  nomen  adepta  loci . 
Poi  traHe  il  nome  di  Triquccra  ,  che  ciò  rifcrifcc  Plinio  nel  5.  lìhr,  della  fori 
»a  triangolare  «  che  perciò  rappccféntiamo la pitcuradiqueftaimagincropra 
il  luogo  criangol are-  ,J._,-,. 

Pigliò  anco  il  nome  di  Sicania,  come  narra  Dìodoro  con  Tautorità  di  Timeo, 
dicendo,  che  fuirc  così  dimandata  dalli  Sicani  antichifllmi  habitatoti  di  ella  j  li 
quali  dall']  fola  fi  partirono  per  le  continue  rulne,  che  faceuano  i  fuochi , 

alfine  fu  detta  Sicilia ,  come  moftra  Polibio  ,  6^  Dionifio dalli  Siculi  anti- 
cki{Iìmi,&  molto  potenti  popoli  d'Italia, 

Bella  fi  dipinge  con  habito  fontuofo,  &  ricco,  per  moftrare  lanobiltà ,  e  bel- 
le:^:^a  di  tutta  l'ifola ,  nella  quale  vi  fono  ricche  ,  Si  nobili  Città,  Terre  1  Villt-« 
Cailella,  &  altri  luoghi  di  marauiglia ,  che  ciò  così  dice  Ouidio. 
Grata  domus  Cereri  iWultas  ea  poffìdet  Frbes . 
La  bella  acconciatura  di  capocon  varie,  àc  ricche  gemme  fignificano,  come 
li  Siciliani  fiano  <i*acu.o  ingegno,  e  nobile  meli*  inucntioni . 

Tiene  con  la  deftra  manoilcaduceoiper  moftrare  la  facond''a,chc  hanno  nel 
parlare,^:  che  con  la  for^a  del  loro  ingegno  falferoinueiìtori  dell'arte  oratoria, 
de*  verfi  buccolici,paftorali,  &  di  moUeAltrc  cole  degne  di  memoria  j&  Silìo 
Italico  nel  1 4.  lib.  lopta  di  ciò  così  dice, 

Hìc  Th^bo  dìgnum ,  &  Mufisveter abile  Vatum 
Ora  excelientumfacrits  qui  Carmine  jyluas , 
S^uique  Syracufana  refon.-.nt Uditori i  Camana 
TrompTxgens  linguai  aH  tadem  cunt  bella  cieret 
Tortus ,  cifuoreisfueta  infigniì  t  tropheis . 
Ilfafclodclle  canncmeL-jche  le  iono  a  Uto,  8c  i  papaueri  co*  vari)  fior*  i 
che  tiene  con  .'a  finiftramano,  dimofìralagrandidìma  fertilità,  che  è  in  qu^ia 
felici ffìma  Ifo.a,  ilche  afferma  Sciabone  nel  fefto  libro,  dicendo,che  non  e  pun- 
to inferiore  a  qualfiuoglia  altra  Ifula  ,  &  prouiiicia  d'Italia ,  producendo  copio- 
Cflìmamente  tucto  quello  ,  che  fi  tonuiene  al  viuere  humano  ,    Ed  Homero 
dille  ,  che  ogni  cofa  'vi  nafceua  da  fc  della ,  6^  Claudiano l'afferma  a  qucft» 
propofito  cosi  dicendo . 

faine  gratiffìma  Tellus 
Q^uam  nos  prxtulimus  Cxlo  ubi  gaudìa  noHri 
Sangumis ,  &  caros  fieri  cerìwiendo  labores 
TmmiadignamanentinullospatiereligOHes 
Et  nullo  rigidi  verfabere  vomfris  iiitt , 
■^  Sponte  tUH'sficrcbii  agert  cejjanteiuuenco  ; 

Dìtior  oblatas  mirabitur  incola  meffes . 
Le  fi  mettono  li  due  gran  fafci  di  grano  a  cantccomc  dicemmo,percioche  \a 
qweft'Ifolaren'èin  tanta  copia, che  in  moki  luoghi  moltiplica  con  vfuragran- 
diilima;  onde  Cicerone  a  quclìo  fine  chiamò  qucH'llola,  granato  de' Romani. 

Le 


Df  CBS^AICE  "RIPA:         'jf.3S 

•  Le  fi  mette  a  c»nto  il  monte  £tna  «  come  cofa  notabile  di  qaeft*  Ffola ,  e  de. 
i^na  di  fatne  mcntione,  poiché  molti  illuftri  poeti  ne  parlano  %  tra'  quali  Ouidi» 
nel  4.  de'  Fafti  così  dice . 

^ItaìacetvaHItfuperoraTypheos^etna, 

Cuiìis  anhelatis  ìgnihm  arict  humiis 

jUic  accenditz^mmas  prò  lampade pintis  9  /'''■^ 

Uìnc  Cererisfacris  nunc  quoque  thicda  datur .  «èj^' 

EHfpecus  ex  ufi  fìm^ura  pumicis  ajper 

llon  hQmini  faci  ti  s  i  non  adeunda  fera , 
È  Lucano  nel  2. 

Oraferox  Sìcula lavaujt Mulciber ^etna 
Esilio  nel  14.  -  kfac  -  ^  ^  ^ 

^t  non  xquus  am  it  Trindcria  Mulcìher  antra 

7{am  Liparevafìisfubterdepa^acaminis 

Sulphmeum  romit  exafo  de  -pei lice fumum 

^ji  ^ttna  eru6ìat  tremefadis  cautihus  ignea 

Incluligemìtus  ipelagtque  imitata  furorem 

M-^rmure  per  atcos  tonai  irrequieta fragores 

7^'^e  dicqf4efimu[ fonte  è  Tlìle^etontisvt  atro  ,' 

TlammarumeXundattorrtns  pièemque  procella 

Sew,ican.buflarotatllqnefa6ìisfaxaCauernii  '  ' 

Turbine,  &  afsìduofubnafcemprof.mtlgnis  , 

Summo  Cana Ingo cohibet  (mirabile di&i))'  '  ,■ 

V'CÌnamfamnfisglacièm,aternoqi  rigore 

*Ardentes  borrenti  fopu'i  >  Hat  ytrticecclfi 

Collis  hiems  Colidane  niuem  tegit  atrafauilla. 

L    E    G    G    E. 

MATROM  A  attempata  di  'venerando  ? /petto  ,  i^cggain  tribunaleJ 
con  mae'U,  habbia  hi  teda  vna  Diadema>  tenga  nella  dcftra  mano  vno 
fccttro,  intorno  a!  quale  (A  vna  cartella  col  motto.  Jubet,  &  Vrobibet .  So- 
pra il  ginocchio  (ìrtiilrp  pnrjgiHì  Vn  Mbro  dritto»  ed  aperto,  nel  quale  ila  (critto. 
3n  legib^s  Salus .  Sopra  iliibro  appoggi  la  manfiniftra>  con  la  qualocnga  il 
Regno  papale,  eia  corona  In-perialc»  :i^ 

Qucfta  figura  è  fondata 'pTìnc'palmente  fopra  quella  definìtionc  prefa  dal 
Greco .  Lex  ef2  lancio fancìa  iubens  honeHa , prohibens contraria . 

l  a  ^cggc  fi  aQìmiglia  ad  vna  Matrona  venerabile  :  ficorae  la  Matrona  gouer- 
na,  e  conferua  la  famiglia ,  così  la  legge  gouerna,  e  conferaa  la  Rcpublica  . 
E  Matrona  attempata  per  eilcr  la  legge  antichiflima  fatta  nel  bei  principio  del 
Mondo  alli  primi  noftri  parenti ,  a'  quali  fubbi to  creati ,  Iddio  -vietò ,  che  non 
mangis.lTero  il  pomo  ;  Seguitò  poi  la  legge  Molaica  d«ta  pur  da  Dio ,  e  l'Euan- 
gclica  dettata  dal  Tuo  diletlo  figliuolo  vero  Dio,  e  vero  Huomo  .  Trai; irolaa- 
lichità  della  legge  impo/la  dà  Minoea*  Cretefi  ,da  Dragone  ,  e  da  Solone  a  gli 
Athcnicfi,  da  Ligurgo  a*  Laccdemoniefi,  da  Nuraa  Pompilio  a'  Romani,e  dAU 

Repu- 


'4-3<f  tCONOLOCrj     - 

i<<publlcaRomana  ne llr  Tue  xlj.Tsuclc  picfe  dalla  tegalata  RfpuK^tlienìerc. 
1  Siede  jn  Tribunale,  perche  nelli  Tiil:  unali  l«dcnclo,recondo  le  leggi  da*  dotti 
legifti  giudicar  fi  dr uè. 

Ha  la  diadema  in  teda  •  per  effer  ella  Tanta  determinatione  ;  e  con  ragione-» 
Tanta  dir  (ì  pub  la  legge ,  perche  t  cagione  ,  che  fi  eflerciti  il  bene  ,&  fi  fugga  il 
male  j  laonde  tiene  Demoftene  ,  che  la  le^gc  fia  vn  ritrouato  ,  e  dono  di  Dio, 
alla  quale  conuiene ,  thp  tutti  gli  hucmini  obbedifcano  ,  Lex  eft^ui  omnes  ho- 
mines  obtemperare  conuenìt ,  cum  ob  alta  multa  ,  tum  uel  eo  maxme ,  quod  kx 
omnis  inuentum  quidem ,  ac  Deìmunus  eji  .  Però  i'Orator  Romano  chiamò  le 
leggi .  S an elione sjacrat^ ,  &facraU  leges  ;  Le  q  uali  leggi ,  come  fantp ,  9C^^ 
/acre  non  fi  pollono  "Violare  Teni^^a  condegna  pena , 

Tiene  lo  Icettro  nella  deftra,  perche  comanda  cofe giuftc,  ed  hancfte,cprD« 
hibi/ce  le  contrarie, come  Regina  di  tutte  le  genti,riuerita  fin  dalli  Rè, che  lotto 
Io  fcettro  del  deminio  loro  la  fanno  riuerire,  ed  ofleruare  da  tutti  li  f  uoi  popoli. 

Il  libro  denota  la  legge  /fritta,  laquale  trai^redlrc  non  fi  deue,  cflendo  in  efià 
pofta  la  falutc  delie  Città  .  Inhgibus  pofita\eJt  Ciuitatis  Jalus ,  diflc  il  Prin* 
tipe  de' Filofcfi  nel  primo  libro  della  Rcttoricacap.  14.  fenonfijflela  legge-, 
che  lega  la  5fi:enata  licenza  >  il  mondo  farebbe  totalmente  difloluto  ,  e  ripieno 
d*  incanni ,  d'ir^iurie,  di  torti,  d  oltrs^^i ,  e  di  rnille  jtìisfaiti ,  per  li  quali  fi  tur- 
barebbe  r'Nniuerfal  quiete,  e  perirebbe  la  falute  dV^ni  Citr^ìjperb  il  medefimo 
f  jlofofonel  tet^o  della  Republicadice ,  Legempiteffe  Ciuitati  e  fi  optabile  , 

Il  Regno  Papale,  e  la  Corona  Imperiale  tenuti  dalla  man  finiftra  ìòpra  il  li- 
fcro  fono  fimbolo  deirvna,  e  dell'altra  le^^e, Canonica, e  Ciuile,  Pontificia ,  c# 
C<iar«a ,  nelle  quali  fi  comprende  ia  fcitni^a  della  Ic^e  diuina  >ed  humana  » 


Fwe  della  prima  ^artc . 


DELL  ICONOLOGIA 

DEL    CAtALIER 

CESAKE   RIPA- 

PARTE   SECONDA. 

Wr       LASCIVIA. 

i      «T^xfJ'^i^^^^^  giouane  riccamente  veftita ,  terriì  vn  fpecchio  con  !a 

'  •  -«J^* -L*  è^     finiftra  mano,  nel  quale  con  attencione  fi  fpecchij ,  con  la  de- 

**^   I   J  .^^C»     ftia  ftia  in  atto  di  Farfi  bello  iivifb  >  acanto  vi  faranno  alcu- 

c^%'inan-^^    nipalì«ri-vceUila(ciui>clulTmiofi,6^vnarmelIino,dclqua-- 

^  f  ¥  ¥  w  ■       ledicerAiciato.- 

Dinota  Tarmcllin  candido  t  e  netto 
yn  huom ,  che  per  parer  bello ,  e  lafciuo 
Si  coltiua  la  chioma ,  el  vifo  ,  e'I  petto. 
Lafcima, 

DOnna  con  ornamento  barbarojC  che  mortri  con  -^n  dito  di  fregarfi  leg- 
giermente la  tefta  . 
i  Così  k  dipingeuano  gl'antichi,  come  fi  ^ede  apprelfo  i!  Pierio  . 

I  L     A     &    S     I     T     V     D     i     N     E. 

"^  ò  languide':^  efliua. 

DONNA  magra,  farà  d'habito  fottile  aliai  leggiermente  veftita,mofl:ran 
do  il  petto  difcoperto  ;  conladniftramanos'apoggier^ad  vnbaftone  , 
e  con  la  delira  terrà  vn  ventaglio,  moftrando  di  farli  vento . 

Per  la  languidezza,  o  laflitudine  (  come  habbiamo  detto  )  intendiamo  quel 
la  debolezza,  che  elleriormentc  accade  al  corpo,e  che  l'annoia . 
,,  5i  dice  eftiua,  per  dimoftrare  non  la  languidezza  ,  o  lallitudine  cagionata.» 

'       da  malattiavo  d'altra  cola  :  ma  quella  caufata  da  ftagione  naturalmente  calda, 
ch'èTErtate. 

Si  dipinge  magra  ,  perche  efalando  la  foftanza  del  corpo  per  mezzo  del  ca- 
lore, che  la  dillolue,  viene  necelTariamentea  dimagrarli . 

L'habito,&  il  petto  nudo  fono  fegni  cofi  della  ftagione,  vfando  gl'huomini 
in  quella  veftimenti  aliai  leggieri  per  fcntite  men  caÌdo,che  fia  poflibil»,  come 
anco  fon  fegni  del  calore,  che  attualmente  li  troua  in  detta  languidezza  . 

Con  l'appoggiai  fr,moftriamo  hauer  bilogno  di  loftentamentOjC  chi  ha  blfo 
gno  di  (oftentamento,non  ha  forze  fufficienti  per  fé  ftelfo,  il  che  è  propijflTimo 
della  noftra  figura,che  li  è  detto  eil'ec  debolezza  di  forze  del  corpo  humano . 

A         11  ven- 


i  ICONOLOGIA 

\\  'ventaglio  moftra ,  che  mouendo  Tana  ptoflìma  già  rifcaldata  fa  luogo 
all'altra  più  frefcha,  il  che  è  di  molto  refr  gerì  o  al  corpo  ,  di  maniera,  che-, 
rvfo  del  ventaglio  eflendo  per  la  noia,<Sc  aftanno  del  caldo,  dimoftra  fufficien- 
tcmente ,  quello  che  propiamente  fi  troua  nella  languidezza  ,  che  è  la  detta-» 

moledia  del  caloic^ . 

LEALTÀ. 

DONNA  'veftita  di  bianco ,  tiene  la  mano  deftrà  al  petto,  3(s_  vn  ca-  . 
gnolìnoappreflb. 
La  man  deftra  fopra  il  pettoj  fignlfica  integrità  dell'animo,  &  il  cagnolino 
per  la  pcopia  indinatione  parimente  fideltà,  e  lealtà  « 

Ledtcu 

DOnna  'Veftita  di  fottilifHma  vede;  in  'Vna  mano  tenga  vna  lanterna  àc- 
cefa  nellaquale  ammiri  attentamente,  &  neiraltra  vna  mafchera  ipez- 
zata  in  più  luoghi,&  fia  in  atto  di  sbatterla  in  qualche  muro ,  h  fallo . 

La  velie  fottile  moftra  ,  che  nelle  paiole  dell'  huomo  reale  li  deue  fcoprirt.* 
l'animo  fincero,  òC  fcnza  impedimento  ellcndo  le  parole  à  concetti  dell'  ani- 
mo noftro,  come  la  vefte  ad  vn  corpo  ignudo . 

La  lanterna  medefimamente  fi  pone  per  l'anima,  &  per  lo  cor  noftro  ,  6c^' 
lo  fplendore  ,che  penetra  di  luori  col  'vetro ,  fono  le  parole,  òC  l'attioni  efte- 
riori ,  8^  come  la  lanterna  manda  fuori  quel  mcdefimo  lume  ,  che  nafce  den« 
tro  d:  lei ,  cofi  l'huomo  leale  deue  eller  dentro  ,  e  fuori  della  medefima  quali- 
tà  .  A  quefto  propofito  difte  Chrifto  Noftro  Signore ,  fia  tale  la  "Voftra  luce.-, 
preftb  à  gli  huomini  che  eflì  ne  tendano  gloria  à  Dio ,  che  alla  fama  de  meriti 
▼oftri  corri  fpondano  l'opre  . 

La  mafchera  che  getta  per  terra  ,  e  {pezza  ,  moftra  med^fìmamente  il  di- 
spregio della  fincione  y  e  della  doppiezza  dell'animo,  come  h  è  moftrato  in  al- 
tri propofiti .  Lealtà . 

DOnna  veftita  di  bianco  ,  che  apiendofi  il  petto ,  moftri  il  propio  core  per 
elVer 'el la  'vna  corri fpor denza  dell'animo ,  con  k  parole  ò  con  l'attioni, 
acciò  le  fia  intieramente  preftata  fede . 

iw  LEGGE     CANONICA, 

come  dipìnta  nella  libreria  Vaticana, 

DONNA,  che  ftà  a  federe ,  con  la  deftra  mano  tiene  vna  bilancia ,  nella 
quale  fon  pofte  da  vna  parte  corone  d'oro  circondate  di  fplendore,  &  da 
l'altra  parte  vn  calice  lu'nilmenteCTCond.ito  di  fplendore  ,  dentro  al  quale  (i 
vcdcynalcope,  e  nella  finiftra  tiene  vn  libro  aperto  ,fc'pra  il  quale  èpofta  vna 
mitra  da  Vc.couo  ,  ed  ha  dalia  banda  deftra  del  capo  la  Colomba  dello  Spi» 
ricofanto . 

Legge  della  Cratìa,  nel fcpradetto  luogo . 

DOnna  a  federe ,  che  con  la  mano  deftra  dà  la  benedittionc  ;  fopra  la  me- 
defima mano  vi  è  la  colomba  dello  .Sp'ritoianto,la  detta  dorrà  (eàe  fo- 
p'  «  "vn  gran  va(o  ,  dal  quale  eCce  gran  quantità  d'acqua  ,  e  iopra  il  va(o  fono 
più  Cornucopie,  nella  fomrriti  dellcquali  fono  figurati  gli  animali  de'  quattro 

Euaii- 


D I  CE S  A%E  %l? ^.  s    , 

Euangloliftijolcracciò  neila  man  finiftra  tiene  vn  libro  aperto  fctittouì  dcntrot 
In  priiiC  pio  erac  verbum  &c. 

Legge  del  Timore,  neifopradetto  luogo . 

DOnnacolvifoeleaato  ,  e  tiene  con  la  man  delttale  tauole  dell'antica 
legge,  e  con  la  finiflia  la  fpada  verfatile . 

Legge  Ciuiley  neifopradetto  luogo , 

VNa  donna  ,  che  lìede ,  e  tiene  con  la  deftra  mano  vna  bilancia  ,  ed  vno.* 
ipada ,  e  fopra  vna  parte  di  ella  bilancia  è  porto  "^m  de  fafci  de'  littori 
vfati  da  gli  antichi  ;  e  fopra  l'altra  parte  vna  corona  regale ,  e  con  la  finiftraj 
mano  tiene '>rn  libro  aperto  ,  fopra  il  quale  è  porta  vna  corona  Imperiale, ed 
in  elfo  è  icritto  Imperatoriam  maiertatem  non  foJum  armis  decoratam  ,  fcd 
eiiam  iegibus  armatanv^eile  oportcc . 

LEGA. 


DV  E  donne  abbrticciate  infieme  armate  d'elmo  ,  e  coifalet^'o»  con  vn*ha- 
rta  ^-cr  vna  in  n.ano ,  lopra  delle  cuali  fia  viaG  .'.. icr;  Cs  e  iopra  l*a  tra  vna 

A     2         cor- 


jf.  ICONOLOGIA 

6ornacchia ,  fotto  li  piedi  di  dette  donne  vna  volpe  diftela. 

Thefeo  ,  per  quanto  rifcrifce  Plinio  ,  fu  ijiuentore  della  Lega  detta  da'  La^ 
tini,  focdus,  che  più  anticamente  per  autorità  d'Ennio  fi  diceua  ,  hdus,  e  quel- 
li, elicne  haueuano  cura  ,  erano  chiamati  fctiales  ,  perche  alla  fede  public» 
tra' popoli  erano  propufti ,  come  piace  a  Varrone,  td  e(Iì  haueuano  cura, che 
j»iufta  guerra  fi  pi^liallè ,  e  quella  ceflàta  ,  con  la  Lega  ^  e  confcderanza  fi  con- 
hituifce  la  fede  della  pace  ,  di  che  pienamente  tratta  il  Panuinio  ;  Pe  Ciui- 
tate  Romana. 

Menalippo  legato  del  Re  Antioche  aflegna  tre  fòrti  di  lega  in  Tito  Liuio , 
Vna  quando  fi  fa  pace  co'  nemici  'vinti  ,  imponendofi  loro  legge  ed  aggrauij 
ad  arbitrio  de'  vencitori  ;  l'altra ,  quando  i  nemici  reftando  in  guerra  del  pari 
con  patti  eguali  di  rendere  cofe  tolte  ,  e  mal  polledutc  , fanno  pace;  terzo, 
quandofifaamicitiaed  amirta  con  natioiii  ,  che  non  nano  fiate  mai  nemi- 
chc_> .  Ma  la  pili  antica  confcderanza  nominata  da  Liuio  nel  primo  libro  fat- 
ta tra  Albani  >  e  Romani  non  cade  fotto  niuna  delle  tre  fudette  forti  ,  poiché 
fi  ftabilì  la  lega  con  patto  ,  che  fi  combattelle  prima  tra  li  tre  Horatij,  e  Cuira- 
tij ,  e  che  quella  patria  con  bona  pace  fignoreggiafl'e  l'altra ,  i  cui  Cittadini  ri- 
fnanclTero  vincitori  :  e  pur  quello  accordo  chiamafi  da  Liuio  Foedus ,  dicendo 
egli .  Triufq\  dimìcarent ,  foedm  Ì6lum  Inter  F^cwanos  ,  &  ^Ihanos  e  fi  bis  le- 
gibusy  "pt  cuius  populi  ciues  eo  ctrtaminc  vicijfent ,  is  alteri populocumbova 
pace  imperìtaret . 

Lafoima  vfàta  da*  Romani  di  giurare TopraTofferuanza  di  tali  patti  d'ami- 
fta,  e  confederanza  vedefi  in  Titoliuio  nella  medefima  lega  tra  gli  Albanie' 
Romani ,  ed  è  riportata  dal  Biondo  lib.  4.  de  Roma  trionfante  ,  dal  SigoniO 
lib.  primo  cap.  primo  de  antiquo  iure  Itali?  ,  e  dal  Brillcnio  nelle  formolo  . 
Vno  del  collegio  de'  Sacerdoti  fetiali ,  che  vinti  erano ,  dopo  molte  cerimo- 
nie diceua  .  Se  il  popolo  Romano  per  publico  configlio  far^  il  primo  a  man- 
care da  quefti  patti ,  e  leggi .  TuGioue  cofi  qucfto  Popolo,  come  io  ferifco 
hoggi  quefto  Porco ,  e  tan  to  più  ferifcilo,  quanto  più  puoi ,  detto  quello ,  per- 
coteua  vn  Porco  con  vn  felce  ;  la  qual  forma  è  da  Claudio  Paradino  riftretta-» 
in  qucfto  difticho . 

Vtfcrofx,  vobis  prxfentihus  accidit  ìHì , 
Sic  mihicontingat ,  faìkre  fi  hic  cupiam . 
Leggefi  altra  forma  vfata  da  Greci ,  apprdlo  Homero  nella  Terza  Iliade^  » 
oue  fi  pattuifce  i  ed  ami^itia  rim.ettendo  piima  la  lomma  della  guerra  nel  fin- 
gular  duello  tra  Alcfianùro  ,  e  Menelao  per  amor  d'HeIcna  in  quefta  manie- 
ra,  e  conditionc  ;  che  il  Vincitore  ottenga  le  ricf  hezze  ,  e  le  bellezze  d 'Hc- 
Icna ,  e  gli  altri  reftino  i n  ferma  confederata  pace . 

t/ilexander ,  &  bcllicofus  Menelaus, 
Longis  hajìis  pugnabunt  prò  rrmlìere  ; 
ViBorem  autem  mitlier ,  &  opesfequentur  t 
Cdèteri  veroamicitiam ,  &  federa  firma  ferientes , 

Tutto 


DI  CESARE  ■IKXrayl.  j 

Tutto  ciò  fi  (labililca  in  cotal  guiià^  pigliaiia  l'Imperatore  lauandofi  primis 
le  mani  con  l'acqua  vn  coltello ,  e  iradicaua  dal  capo  d'alcuni  Agnelli  i  peli ,  i 
cjuali  fi  diftribuiiiano  a' Principi  dcirvna,  e  l'altra  parte,  efponendo  poi  i  patti 
dello  accordo,  fcannaua  gli  Agnelli  porti  in  terra,,e  vi  fpargeua  fopra  dei  -vino, 
dicendo.  O  Gioue,a  quelli, che  prima  rompecarmo  i  patciacofi  fcorra  per  tccc» 
il  lor  cerucllo,  come  quello  vino . 

iHpiter  aHgufli(Jimè,maximè  &  immortale^  Dij  canteri 
Vtri  priores  fadera  -pjolatierìnti. 
Sic  ipforum  cerebrum  hmnifiuat  velutìhoc  y'mutn . 

Ma  noi  nella  prcfentc  figura ,  non  intenderne  rapprefentare  niuna  delle  fu- 
dcttc  forti  di  Lega ,  perche  cadono  fotto  la  figura  della  pace  ed  amicitia  :  poi* 
che  non  fignifica  altro  priì  propiamente  la  voce  latina ,  Fccdus,  che  la  pace,  c^ 
i'amicitia,  la  quale  (labilità ,  fi  formauacon  qucfto  principio  di  parole  AMI- 
CITIA ESTO.  di  che  n*è  particolare  Olleruatore  il  Biillbnio  nel  lib.4. del- 
le fue  fiamole ,  dicendo .  Liuiiis  lib.  3  S.  c-omprobat  Fadus  cum  ^Antìocho  in  hxc 
yerbaconfcriptufnfuìfic.  amicitia ^gi ^ntiocho  cumT.I{  hislegibus  ,  & 
conditionibm  efìo .  Si  che  noi  clprimereroo  vn'alcra  forte  di  Lega ,  ed  è  quella, 
quando  due,  o  più  parti  fanno  Lega  ,ed  accorda  di  vnirli  contro  vn  loro  com- 
mune  nemico  ;  tale  fu  la  Lega  di  Pio  Quinto  col  Re  Cattolico ,  e  con  la  Repu- 
blica  Vcnetiana  contro  il  Turco  ,  la  quale  fu  detta  Sacrum  foedus  ,  ed  il  monte 
eretto  in  fuflldio  per  tale  imprefa  chiamafi  luttauia  Mons  facri  fcederis ,  e  vc« 
defi  la  detta  Lega  dipinta  nella  fala  Regia  in  figura  di  tre  donne  abbracciate , 
•^rna  dalle  quali  rapprefcnta  I4  Santa  Chicfa ,  la  feconda  Spagna  >  la  terza  Vc- 
netia,  diftinte  con  le  loro  folite  imprefe,  ed  armi , 

Noi  habbiamo  figurate  due  donne  armate,ed  abbracciate  j  per  denotare  Tv* 
nione  ed  accordo  di  aiutarfi  con  Tarmi  contro  il  nemico  » 

L'Arione,e  la  Cornacchia  fono  fimbolo  della  Lega  contro  vno  commune  ne 
mìco,  perche  quefti  due  augelli  fono  nemici  alla  Volpe,  la  quale  è  ad'ambedue 
auuerlaria,onde  cffi  accordanfi  d'afcoltare  vnitamente  infieme  la  Volpe,  e  di  U 
ccrarlajC  fpelarla  col  becco  piu,che  po(Iono,però  habbiamo  pofta  la  Volpe  ftefii 
fotto  li  piedi  della  Lega  fimbolo  in  qucfto  luogo  del  commune  nemico,che  da* 
collegati  atterrar  fi  cerca  mediante  la  guerra  3  della  quale  è  gieroglifico  l'hafta, 
che  ciafcuna  delle  due  donne  tiene  in  mano .  Che  l'Arione,  e  la  Cornacchia-» 
pofti  fopra  l'afte  fieno  amici  ,  il  dice  Arifto»  lib.  p ,  cap»  primo  de  gli  animaU  ; 
»Amici  cornix ,  &  u^rdeola  ;  che  facciano  lega  contro  la  Volpe  fi  raccoglie  dt* 
Plinio  lib. X.  cap.  74.  Cernix  %  & ^rieoUcontravulpiumgems communibm 
ìnimicitijSi&c. 

LEGGIEREZZA. 


DONNA,  chehabbìa  Tali  alle  mani,  a*  piedi  agli  homcr!,&  alla  teftij 
far4  veftica  di  piuma  finilTima . 

Vedi  Allegrezza  ; 


piuma  : 

L    E    T    I    T    I    a; 

A     ?  TìtT. 


•  tCO  KTO  L  O  G  I A 

LETTERE. 
CO'iìit  rapprefentat€  in  Tiren^e)  in  vn  hdlijjimo  apparato. 

DONNA   velticad'l.ortftojegeiitirhabito,  checon  I.1  <ielì:ra  mano  tie- 
ne vn  libro, e  con  la  fniftra  due  Hauti ,  per  fignificare  concetti,  e  parole, 
cjucfte  come  diicttcuoli,qucllc  come  honorabili , 

LIBERALITÀ, 


DONNA  con!occhij  vn  pococoncaul ,  con  la  fronte  quadrata^  e  col  n*- 
fo  aquilino,  (-rà  veftita  di  bianco  con  vn'Aqaila  in  capo  ■$  e  nelli  dcftra 
mano  tenga  vn  compado,  ed  vn  cornucopia  alquanto  pcndentc,col  quale  vcrfì 
gioie,danari>collane,&:  altre  colè  di  prezzo,  e  nella  finidra  hauerà  vn'altuo  cor- 
nucopia pieno  di  frutti,  e  fiori . 

La  Liberalità  e  'vna  mediocrità  nello  /pendere  per  habito  'virtuofo  ,  6^,^ 
moderato. 

Si  dipinge  con  occhi)  concau-,  e  fronte  quadra  ,  per  fmilitudlne  del  leont> 
liberali iiimo  fra  gl'animali  irragioneuoli  ,  e  colnaroacijiliuoperlafimilitu- 

diiic 


DI  CESALE  %lP<iA.  r 

dine  dell'Aquila  libeialillìma  tra  tutciglVceili,  laqaal  fifaM fopralateftacìì 
detta  figura,  per  moltrare ,  che  ella  liberalità  non  confifleneir  atto  cafaalt-. 
di,  donare  altrui  le  cofc  propie:  ma  nell'habitOjC  nell'intcnt  Jone  della  mence^, 
come  ancora  tutte  l'altre  virtù.  Scriuc  Ph"nio,che  l'aquila,  fé  fa  preda  di  quaU 
che  animale  per  propia  induftria  >  non  attende  tato  a  fàtiare  l'appetito  fuojciie 
non  lì  ricordi  (èmpre  di  lafciarne  parte  a  gl'altri  eccelli ,  godendo ,  e  riputaii- 
dofi  d'aliai,  per  veder,  che  l'opera  Tua  fola  ila  baftante  a  mantenerne  la  vita  di 
molti  animali . 

I  due  corni  nel  modo  detto ,  dinotano ,  che  l'abbondanza  delle  rìccherrc* 
èconuencuol  mezzo  di  far 'Venir  a  luce  la  LiberaHtà ,  quando  è  accompagna- 
to con  la  Nobiltà  deiranimogeneroio  >  fecondo  il  potere^,  6;,^  la  forza  di 
chi  dona-.. 

Veltefi  di  bianco  la  1  iberalit<ì ,  perche ,  come  quelto  colore  è  /èmplice ,  e-» 
netto  ,  lenza  alcuno  artifitio  >  così  la  Liberalità  è  fenza  fpcranza  di 'Vile  in- 
terellc-. . 

II  compalFo  ci  dimoerà  la  liberalità  douerlT  mifurare  con  le  ricchezze ,  che 
iì  poflìedono,  e  col  merito  della  periona,  con  la  qua!  s'efèrcita  quella  virtù,  ne! 
che  (  fé  è  lecito  à  fcruitore  entrar  nelle  lodi  delluo  Signore)  merita  partico- 
larifllma  memoria rUlaftiilIìmo  Signor  Cardinale  Saluiati ,  patrone  mio, il 
c}ual  conforme  al  bifogno  ,  &  al  mèrito  di  ciafcuno  compirtele  propie  facol- 
tà con  sì  giufl-a  mifura,  &  con  animo  sì  benigno ,  che  facilita  in  vn'ifteilo  tem- 
po per  fé  la  flrada  del  Cielo ,  e  della  gloria  ,  e  per  gli  altri  quella  della  vita  pre* 
iinte,  e  della  virtù ,  con  applaufo  vniuerfale  di  faina  ilncera . 

Liher  alita., 

DOnna  veftita  di  bianco ,  nella  delira  tiene  vn  dado,e  con  la  finiftra  ipaf  » 
gc  gioie ,  e  danari . 
Il  dado  infegna^che  egualmente  è  liberale  chi  dona  poco  ,  hauendo  poco  i 
ik^  chi  dona  ailài  hauendo  molto ,  purché  fi  rcfti  in  piedi  da  tutte  le  bandt=» 
con  la  facultà  principale . 

Liberalità . 

Glouanetta  di  faccia  allegra ,  ò^  riccamente  'Vcllita,  con  la  finiftra  ma« 
no  tenga  appoggiato  al  fmiflro  fianco  vn  bacile  pieno  di  gemme,  e  di 
«nonete  d'oro ,  delle  quali  con  l'altra  aaano  habbia  prefo  vn  gran  pugno,  6^^^ 
le  fparga  ad  alcuni  puttini  ridenti,  fi<,^  allegri,  che  da  Ce  flefli  fé  ne  adornano  s 
&r  le  portano  in  moftra  per  la  gratitudine ,  6^  per  l'obbligo  ,  che  fi  deut-f 
alla  liberalità  del  benefattore ,  ouero  per  moflrare ,  che  ancora  il  riceuere  fa- 
iiori,  d<^^  ricchezze  con  debito  modo  è  parte  di  liberalità  ,  fecondo  Topi- 
mone  de'  Morali  j  (e  bene  è  puì  nobile  attione,  e  più  beata  ,  il  donar  altrui  It 
cofe  fu  e , 

Il  Pierio  Valerlano  alfegna  per  antico  leroglifico  di  liberalità ,  il  bacile  folo^ 
il  quale  noi  accompagniamo  con  l'altre  cofe  per  compimento  delia  figura ,  & 
per  dichiaratione  della  liberalità  figurata . 


A    4  Lt; 


IC  0  NO  L  0  C  I^ 


LIBERTA. 


DONN  A  vcftita  di  bianco,  nella  dcrt:ra  mano  tiene •^nofccttrc,  nella 
finiftra-vn  cappello,  di  in  terra  ri  fi  vede  vn  gatto. 

Lo  fcettro  fi«nifica  rautoriti  della  Liberti  ,  6^  rimperio,che  tiene  di  fc-# 
medefimi,  elTcndo  la  Libertà 'ynapoflèOìoneairoluta  d'animo,  &  di  corpo  , 
&  robba ,  che  per  diuerfi  mezzi  fi  muotiono  al  bene  ;  l'animo  con  la  gratia  di 
Dio  5  il  corpo  con  la  virtù  ;  la  robba  con  la  prudenza . 

Se  ledali  cappello  come  dicemmo  ,  perciochc  quando  voleuano  i  Romani 
dare  libertà  ad  vn  feruo  dopo  d'haucrgli  rafo  i  capelli  gli  faceuano  portare  il 
capello ,  &  fi  faceua  quefta  cerimonia  nel  tempio  di  'vna  D  a  creduta  protet- 
trice di  quellijch'acquiftauano  la  libertà,  6^  la  dimandauano  Feronia  pere  Ci 
dipinge  ragloneuolmcnte  col  cappello  . 

Il  gatto  ama  molto  la  Libertà,  de  perciò  gl'antichi  Alan',  i  Borgognoni ,  ic 
i  Sueuijfecondo  che  fcriue  Metodico  io  portauono  nelle  loro  infegne  dimo 
ftrando,che  come  il  detto  animale  non  può  comportare  di  circrc  riferrtco  nel» 
Talcrui  forza ,  così  eilì  erano  impaticntiiCmi  di  feruitiì . 

Li- 


DI  CESARE  %IFA:         9 

--  Libertà. 

DOnna,che  nella  finiftra  mano  tiene  vna  mazza*  corti*  quella  d'Hercole 
3c  nella  delira  mano  tiene  vn  cappello  con  lettere, 

LIBERTAS  AVGVSTI  ex  S.  C. 
Il  che  lignifica  iibertadeacquiftata  per  propio  valore  ,   6^  Virtii  confotr- 
ine  àquellojchefièdettodiropra  ,  ficT  fi  vede  così  fcolpita  nella  medaglia  di 
Antonino  Eliogabalo. 

liberta» 

DOnnajchc  nella  mano  deftra  tenga  vn  cappello  ,  àT  per  terra  YÌ  fàià  Ttt 
giogo  roteo , 

LIBIDINE. 

DONNA  bella,  8^  di  bianca  faccia ,  con  i  capelli  groflì ,  6^  neri ,  ri- 
buifati  all'insti,  8^  folti  nelle  tempie,  con  occhi  gra/Ti  ,  lucenti ,  6^ 
lafciui  ;  moftrano  quefti  fcgni  abbondanza  di  fangue ,  il  quale  in  buana  tem- 
peratura è  cagione  di  Libidine  ,  6c il  naforiuoltoinsù,c  fegnodi  quefto 

ifteifo  pcrfcgno  del  becco  animale  molto  libidinofb  ,  come  dille  AtiiVote- 
le  de  fCi  ^nomia  al  capitolo  fcIIàntanoue,hauerà  in  capo  'Vna  ghirlanda  di  ede- 
ra ,  GixÀ  lafciuamente  ornata  ,  porterà  a  trauerfo  vnapelledi  pardo,eper 
terra  à  canto  vi  fari -vna  pantera  tenendole  detta  figura  la  fmilha  mano  for 
pia  il  capo. 

L'hedcra  da*  Greci  è  chiamato  ciflTo ,  8^  ciliare  (  tirando  le  loro  parolitj 
al  noftropropofjto)  lignifica  edere  dato  alia  Libidine;  però  Euftathio  dict-» 
che  fiì  data  l'hedcra  à  Bacco  per  fcgno  di  Libidine,  cagionata  dal  vino. 

La  pelle  del  pardo  ,  che  porta  a  trauerfo  a  guila  di  banda  ,  come  dice  an- 
cora Chriftoforo  Landino  ,  parimente  lignifica  Libidine,eIIèndo  a  ciò  il  detto 
animale  molto  inclinato  ,  mefcolandofi  rion  iolamcnte  con  gli  animali  del- 
la Tua  /pecie  :  ma  ancora  (  come  riferisce  Plinio  )  col  leone. ,  e  come  la  pel- 
le del  pardo  è  macchiata  ,  così  iimilmcntc  è  macchiata  la  mente  deirhuom» 
libidinolb  di  penfìeri  cattiui ,  &  di  voglie,  lequali  tutte  fono  illecite , 

E  ancora  propio  di  qucfto  animale  sfuggire  quanto  può  di  ellere  veduto 
quando  il  pafce ,  6^  pafcendo  di  fuggerfi  il  propio  fangue  ,  il  che  è  propijf» 
fimo  della  libidine  ,  perche  più  d*ogni  altra  cola  le  fue 'toglie  procura  di  pa- 
fcerc  nafcoftamentc  ,  e  che  ninno  il  veda ,  dC"  di  fatiariì  cuacuando  il  propio 
fangue,  &  togliendofi  le  forze. 

Per  dichiaratione  della  pantera  il  medefi.mo  Landino  dice,  che  molti  la  fan^ 
no  diff.fcnte  dal  pardo  folamente  nel  colore ,  percioche  qucfto  ha  più  bianco  » 
&  vogliono  anco  che  fia  la  femina  del  pardo  ,  de  fc  crediamo  efler  vera  queft» 
cofa  ,  potemo  comprendere,  chela  libidine  principalmente,  cconmaggioc 
violentia  domina  nelle  fcmine  ,  che  ne*  mafchij ,  (  come  fi  crede  communc» 
mente  )  in  ciafcuna  fpeiie  d'animali. 

Afferma  Plinio  eflèr  la  pantera  tanto  bella,  che  tutte  le  fiere  la  defiderano  : 
ma  temono  della  fierezza  che  dimoftra  nella  teda  ,  onde  eflà  occultando  il 
capo ,  e  moftrando  il  dotfo  rallettaae  dipoi  cgn  fubito  empito  le  prende , e 
*iiuora-». 

li  che 


ro  ICONOLOCI<iA 

Il  che  è  molto  fimile  alla  libidine  ,  la  quale  con  la  bellezza  ,  e  lufìngha  ci 
tira  ,epoi  ci  diuora,  perche  ci  confumail  tempo  ,il  denaro,  la  fama  ,  il  cor- 
po ,  óc;^  l'anima  iftelta  ci  macchia  ,  e  ci  auuilirce^acendola  ferua  del  pecca- 
to, e  del  demonio. 

Libidine . 

DOnna  lafcluamente  ornata,fcdendo  appoggiata  fopra  il  gomito  fmidro, 
nella  man  deiha  terrà  vno  fcorpione,a.canto  vi  farà  vn  becco  acceib  al- 
la libidine,  &  vna  vite  con  alcuni  grappi  dVue  . 

Racconta  il  Pierio  Valeriano  nel  libro  decimofefto  ,che  lo  fcorplone  figni- 
fica  Libidine ,  ciò  può  edèr  ,  perche  le  pudende  parti  del  corpo  humano  fono 
dedicate  da  gl'aftrologl  allo  fcorpione . 

Medefimamente  s'intende  il  becco  per  la  libidine,e(rendo  ne  gli  atti  di  Ve- 
nere molto  potente ,  &  dedito  a  tale  inclinaiione  foiierchiamentc,corac  fi  ve- 
de nel  luogo  citato  nell'altra  figuro  a  quello  proposto. 
Sta  a  federe,  &  appoggiata  Tu  1  braccio  per  moftrar  i'otio  j  del  quale  fi  fomen- 
ta in  gran  parte  la  libidine ,  fecondo  il  detto . 

Otta  fi  tolUs  periere  cupidines  arctts. 
La  vite  è  chiaro  inditio  di  libidme,  fecondo  il  detto  di  Tcrentio . 

Sinc  Cerere,  &  Bauhofrìget  Vcnm . 
Et  ancora  perche  fi  dicono  lutluriare  le  viti,chc  crefcono  gagliardamente t 
come  gli  huomini  accecati  dalla  Libidine ,  che  non  quietano  rxui . 

Libidine ,  ò  Lnjòuria . 

D^pingeuano  per  la  lulTuria  anchora  gli  antichi  vn  Fauno  con  vna  corona 
d'eruca ,  &c  vn  grappo  d'vùa  in  mano  per  fingerfi  il  Fauno  libidinofo ,  e 
l'eruca  per  inuitare ,  3c  fpronare  adai  gl'atti  di  Venere . 

Et  propiamente  fono  luifuriofi  quelli  ,  li  quali  fono  (buerchi  ne  i  vez- 
2Ì  di  amore  cagionato  daWino,  che  rifcalda,  6^  da  molte  altre  lafciuc  coru' 
tnodità . 

^         Lujfuria, 

GL I  antichi  vfauano  dipingere  V^cnere  fopra  vn  montone  ,  per  la  lufTu- 
ria  )  moftrando  la  fogget  tiene  della  ragione  al  ienfo  ,  &  alle  concapi- 
fcenze  illecite^ . 

L  1  B  E  B^O     ^  I{B  I  T  F,  I  0. 

HVOMO  d'etrtgiouenilc  con  habito  Regio  di  diuerlì  colori,  in  capo 
habbia  vna  corona  d'oro,con  la  deftra  mano  tenga  vno  fccttro  9  in  ci- 
■la  del  quale  fìa  la  lettera  Greca  Y  . 

li  Libero  Arbitrio ,  fecondo  San  Thomaflò ,  €  libera  potcflà  attribuita  al- 
la natura  intelligente  per  maggior  gloria  di  Dia  di  eleggere  tra  più  cofe  ,le^ 
quali  conferilcono  al  nue  noftro  vna  più  tofto,che  vn*  altra  ,  oucro  data  vna-» 
(ola  cofa  di  accettarla ,  ò  di  rifiutarla  come  più  piace .  Et  w/f  riftotele  nel  terzo 
dcU'Ethica non  e  da  tale  definitione  difcordante,  dicendo  cflcre  vna  facultà 
di  poterfi  eleggere  diuerfc  cofe  per  arriuare  al  fine,  perciochc  non  ha  dubbio 
alcuno  ;  che  da  ciafcuno  lia  voluto  ,  e  deli  derato  il  fommo  bene ,  cioè ,  la  fe- 
licità eterna,  h  t]ualc  è  i'^Uimo  fine  «li  tutte  i'attioni  humane  :  ma  fono  gli 


DI  CESARE  RIPA. 

L  IBERO  ARBITRIO. 


// 


hiiomìnì  molto  perfetti  ,  6<^vari),  e  diuerfi  tradi  lorocircarelettionedc-* 
modi,e  vie  d'arriuare  a  quella  mera. 

Si  dipinge  giouancrichiedendofi  al  libero  arbitrio  IWfo  della  difcretlo- 
ne  ,  la  quale  torto  che  è  'venuta  nell'huomo  ,  fa  ch'egli  fi  difponga  a  confè- 

guire  il  fuo  fine  co'  mezzi ,  li  quali  fi  conuengono  allo  ftato ,  6; alla  condì- 

tiene  fua_. 

L'habito  Regio,  lo  fcettro ,  ^  la  corona  fono  per  fignificare  la  fuapoteftà 
di  voler  a(Iblutamentequellp,che  più  alfolutamente  gli  piace. 

Li  diueifi  colori  nclPhabito  fono  per  dimoftrarc  rindcteiminatione  rua,po* 
tendo  come  s*è  dettOjper  diuerfi  mezzi  operare . 

La  lettera  Creca  Y  fi  aggiunge  allo  icettro,per  dinotare  quella  fenrentia  di 
Pitagora  Filofofo  famofo,  che  co  effa  dichiarò,che  la  vita  humana  haueua  due 
'Vie  ,  come  la  (bpradetta  lettera  è  diuifa  in  due  rami ,  del  quale  il  deftro  è  co* 
me  la  via  della  virtù  ,  che  da  principio  è  angurta  ,  àC  erta  :  ma  nella  fom mi- 
ta  è  ipatio/i  >  &i  agiata  ,  ^  il  ramo  fmiftro  è  come  la  ftrada  dd  vitio,  la  qu*. 

Ice 


12  ICONOLOGIA 

le  è  larga,  &  commoda:  mafinifcc  in  angaftia,  &:  precipiti)  ,  fi  cone  molto 

bene  fpicgano  i  verfi,  i  quali  fi  attribuiicono  a  Virgilio . 

Per  h  qiial  cofà  attribuendo  noi  al  Libero  Arbitrio  quefta  letter-,  ragionf* 

uolmentefignificanoefferein  mano  (uà  eleggere  la  buona,larea,laficaca,  ò 

aaen  ficura.  via  da  potere  periienire  alla  telicirà  propoftaci . 
Littera  Tythagor^  dì [crimine  fé  Ba  bicorni, 
Human£  vìtas.  fpeciem  preferrevidetur, 
7{am  via  virtutis  dextrum  petit  ardua  callem 
Difficilemq;  aditumprimumfpeSìantihus  ojfert, 
Sed  requiem  pr^hetfejjìs  in  vertice  fummo 
Male  oUentatitev  via  lata  yfed  ultima  metn 
Tracipiat  captosyoluitque  per  érduafaxa         ''^ 
Quisquìs  enim  duros  calles  uirtutis  amore 
Vicerity  illefihi  iaudemqucdecufquepayahtt 
^t  qui  defidiam  luxumquefequetur  inertem 
Dumfugit  oppofitos  incauta  mente  labores 
Turpis,inopfquefimul  mirabile  tranfigit  Auum., 
LICENZA. 

DO*N  N  A  ignu  Ja ,  òC  fcapigliata,  con  la  bocca  aperta»  e  con  f  ni  gHir» 
landa  di  vite  in  capo. 
Licentiofi  fi  dimandano  gli  huomini>che  fanno  più  di  quello,  che  conuie- 
re  al  grado  loro  ,  riputando  in  fc  ftcfli  lode ,  far  q'ielie  attioni ,  che  ne  graltri 
fon  biafimcuoli  in  egual  fortuna  ,  e  perche  può  eller  queftaliccnj:*  nel  par- 
lare ,  pero  fi  fa  con  labocca  aperta  ,  6^  perche  può  eifere  anco  nella  libertà 
di  far  palcfe  le  parti ,  che  per  iftinto  naturale  dobbiamo  ricoprire,  la  qual  co- 
fa  fi  moftra  nella  nudità  i  nel  refto  dell' altre  opere  pigliandofi  libertà  di  far 
molte  cofe ,  che  non  e'  appartengono,  e  quello  fi  dinota  con  la  'vite ,  la  quale 
inchinando  con  il  frutto  mo  molte  volte  fa  fare  mol  te  co(c  inconuenienti ,  c^ 
difdiceuoli;  6<^^  come  li  capelli,  che  non  fono  legati  infieme  fcorrono  libera- 
mente, oue  il  vento  gli  trafpoita,  così  fcorrono  i  penfieri,  e  l'attioni  d'vn  huo- 
mo  licentiofo  da  fé  meiefimi  ♦ 

LITE. 

DONNA  vcflita  di  vari)  colori ,  nella  delira  mano  tiene  vn  vafo  di  ae- 
qua ,  il  quale  verfa  fopra  vn  gran  fuoco ,  che  a-  de  in  terra  *,  il  che  è  per 
ftgno  del  contrario.al  quale  1  altro  contrario  naturalmente  opponendofi,  e  cef 
cando  impadronirfi  della  materia ,  e  foftanza  dell'  altro,  dà  con  ftrepito  fegno 
dilitc,  ed'ii)imicitij,il  qual  effetto  imitano  gl'animi  difcotdl,(Sclitigofi, che 
non  quietano  per  fé  ftelli,  ne  danno  ripofo  a  gl'altri . 

LOGICA. 

DONNA  giouane  viuace,&  pronta,  vcflita  di  bianco  ,  tiene  vno  flocco 
nella  dedra  mano,  e^nella  finiflra  quattro  chiaui  con  Elmo  in  capo»  & 
per  cimiero  vn  falcone  pellegrino . 

La  logica  e  vna  fcieniìa ,  che  confiderà  la  natura  ,  e  proprietà  dell'operalio* 
si  dell'intelletto,  onde  fi  viene  ad  acquiftare  la  facilità  di  leparare  il  'vero  dal 

fnlfo 


DJ  CESARE  RITA.  ij 

falfo:  Adunque  come  quella  che-confiderarottiliOimij&^arij  modi  d'inten- 
dere, fi  dipinge  così  lo  itocco,ilquale  è  legno  .d'acutezza  d'ingegno,  &  l'elmo 
in  capo  molha  ftabilità,  e  verità  di  fcicnza  ,.&  come  il  falcone  s'inalza  à  'volo 
a  fin  di  preda,  così  il  logico  difputa  altamente  per  far  preda  del  difcorfo  altrui, 
che  volentieri  alle  fue  ragioni  fi  iottomette . 

Le  quattro  chiaui  fignificanoi  quattro  modi  d'aprire  la  verità  in  cìafcuna 
figura  fillogi(tica,in(cgnate  con  molta  diligenza  da  profcflori  di  queft'arte  . 

Veftefi  di  bianco  per  la  fimilitudine  ,  che  ha  la  bianchezza  con  la  'verità  , 
perche  ,  come  quello  fra  i  colori  è  il  più  perfetto  .^  cofi  quella  fra  le  perfctcioni 
dell'anima  è  la  migliore,  e  più  nobile ,  e  deue  elfef'il  fin  d'ogniuno ,  che  voglia 
cllcr  vero  logico,  oc  non  fofiita ,  oucro  gabbatore . 

'Logica , 
YX  Onna  con  la  faccia  velata,  veltita  di  bianco ,  con  vna  foprauefte  di  'varij 
U    colori,  moftri  con  gran  forza  delle  mani  di  ftringere  vn  nodo  in  'vna-. 
CUI  da  alfa'  ben  grofla,  5<^  ruuida ,  viiìa  per  terra  della  canape ,  ouero  altra- 
materia  da  far  corde_^ . 

La  faccia  velata  di  quella  figura  moftra  la  difficoIt^,6^  che  è  impedìbile-, 
à  conofcerfi  al  primo  afpetto  ,  come  penfano  alcuni ,  che  per  far  profìtto  in  ef- 
fa  ,  credono  elfer  fouctchi  al  loro  ingegno  fei  mefi  foli  ,  e  poi  in  lei  anni  ancor 
non  fanno  la  dcfinitione  d'cflà  .  Per  notar'il  primo  afpetto  fi  dimoft ra  il  vifo , 
perche  il  vifo  è  la  prima  cofa.che  fi  guardi  nell'huomo. 

Il  color  bianco  nel  veftimentofi  pone  per  la  fimiglianza  della  'verità,  come 
s*è  detto,  laquale  è  ricoperta  da  molte  cofe  verifimili  ,  oue  inolti  fetmando  la 
villa ,  fi  Icordano  d'ella,  che  fiotto  colori  di  elle  (là  ricoperta ,  perche  delle  cofe 
verifimili  tirare  con  debito  modo  ,  di  grado  in  grado  ,  ne  nafce  poi  finalmente 
la  dimoftratìone,  laquale  è  come'vna  calla,  oue  fia  ripofta  la'vciita,^'  fi  apre 
per  mezzo  delle  chiaue  gi^  dette  de'  fillogilmi  probabili ,  liquali  fi  notano  con 
'varij  colori ,  che  fehene  hanno  qualche  conformità  con  la  luce,  non  n'hanno 
pero  tanta  quanto  il  bianco  jcheèl'efletto  più  purod'elfa. 

La  corda  doue  fi  llringe  il  nodo  ,  moftra  che  la  conclufione  certa,  è  quella , 
che  Ha  principalmente  nell'intentione  del  logico  ,  de  dalla  fimilitudine  della-* 
corda,fidice  il  logico  legare  vn'huomo,  che  non  fappia  ,che  sì  dire  in  contra- 
rio alla  verità  moftratada  lui  ,  &  le  faeproue  fondate  con  la  iua  arte  fono  no- 
di indiUblubili  b  per  forza,  b  per  ingegno  di  qual  fi  voglia  altra  profeilìone ,  la 
ruuidczza  della  corda  ,  moftra  la  difhcultà  della  materia . 

La  canape  per  terra  moftra  ,  chenonloloè  offitio  della  logica  fare  il  nodo 
delle  corde  fatte  ,  ma  quelle  medefime  corde  ancora  prouedere  con  l'arte  fua 
propia  leruendofi  d'alcuni  principi)  della  natura ,  &  infegnando  di  conofccre  i 
nomijlc  propofitioni,  &  ogni  altra  parte,ouero  iftromcnto  deila  diicolliatione 
il  fuo  vero,ò:  reale  iftromento. 

Logica . 

Gì  5uane  pallida  con  capelli  intricati  ,'e  fparfi  di  conucneuole  longhezza  ; 
nella  mano  dcftra  tiene  vn  niazzo  di  fiori,  con  vn  motto  iòpra ,  che  di- 
chi 


>^  IC  0  NO  L  O  CI  <tA 

chi  ycrum  y&falfum,  &  nella  finiilra  vn  ferpente. 

Quella  donna  e  pallida  perche  il  molto  vegliare, &:  il  grande  fludio,  che  in- 
torno ad  elTa  è  necelIàrio,e  ordinariamente  cagione  di  pallidezza,  &  indifpofi- 
tione  della  vita. 

I.capelli  intricati,  &  fparfi  dimoflrano  che  Thucmo  il  quale  attende  alla  /pe 
culatione  delle  cofe  intelligibili,  fuole  ogni  altra  cofa  lafciar  da  parte,  e  dimen- 
ticarfi  della  cuftodia  del  corpo . 

I  fiori  fon  fegno ,  che  per  indurrla  di  quefta  profefsion*  fi  vede  il  ver6  ap- 
parire ,&  il  fallo  rimanere  opprelVo,  come  per  opra  della  natura  ,dairheiba 
nafcono  i  fiori,  che  poi  la  ricoprono . 

II  ferpente  c'infegna  la  prudentia  necedàrijdìma  a  profefIìonc:>'CGme  a  tut- 
te l'altre  non  s'affaticando  in  altro,  l'humanaindurtria  ,  che  indiftinguereil 
'Vero  dal  falfo ,  &c  fecondo  quella  diftintione  faper  poi  operare  con  propottio- 
nata  conformità  al  vero  conofciuto ,  &  amato .  Scuopre  ancora  il  ferpente^  , 
che  la  logica  è  ftimata  velenofa  materia ,  &  inaceilibìle  a  chi  non  ha  grande* 
ingegno ,  &  è  amara  a  chi  la  gufta  ^  &  morde,  &  vccide  quelli ,  che  con  teme- 
rità le  fi  oppongono . 

longanimità; 

VN  A  matrona  affai  attempata  ,  a  federe  fopra  dVn  faffo ,  con  grocc^i) 
verfo  il  cielo,  con  le  braccia  aperte,&  mani  alzate , 

La  longanimità  ,  è  annouerata  dall'Appoftolo  al  cap.  4.  de'  Calati  tra  li  do- 
dici frutti  dello  Spiritofanto,  S.  Tomafo  nella  2.2.q.  136.  art.  5.  è  'vna  virtù, 
mediante  ,  laquale  la  perfona  ha  in  animo  d'arriuare  a  qualche  cofa  aflai  ben-» 
difcofla,  ancorché  ci  andalfe  ogni  longo  tempo .  Et  S,  Anfelmo  fopra  il  detto 
C.5.  a  Calati ,  dice  la  longanimiti  clfere  vna  longhezza  d'animo ,  che  tollera-* 
patientcìnente  le  cofe  contrarie  ,  &;^^  che  fta  longo  tempo  afpettando  li  pre- 
mi) eterni,  &c  le  ben  pare  ^  che  fia  l'iftclfa  virtù  ,  che  la  patientia ,  tuttauia  lono 
diiferenti  tra  loro,  perche  co  ne  dicono  li  fudecti  Autori,  6^  Dionifio  Certo- 
fino  fopra  l'ideilo  cap.  5.  a  Calaci  la  longanimità  ,  è  accompagnata  dalla  fpe- 
ranza,  che  fa  che  diamo  afpettando  fino  alla  fine  li  beni  promeUici  da  Dio  No 
ftro  Signore, &  però  quefta  virtù  pare  che  guardi  più  la  fpcra'iza,  e'I  bene ,  che 
la  paura  ,  o  i'auclACÌa,o  la  malinconia  ,  ma  la  patienza  fopporta  li  mali, l'ingiu- 
rie ,  &  Tanuerfità  prefènci  a  fine  d'hauer  poi  bene  :  ma  perche  non  bafta  foffri- 
re  al  prefente  lolamente  fi;  ha  da  loppoctare  per  qualfiuogiirt  longhezza  di  tem 
pò ,  àC  per  quanto  piacerà  ai  Sig.  Iddio ,  che  però  fi  dipinge  matrona  attem- 
pata, ^  a  federe  fopra  d'vn  falfo . 

Si  dipinge  con  gl'occhi)  ver'ò  il  Cielo  que'ìa  "virtù  ,  acquale  s'appropia_j , 
come  colla  nel  Salmo  :  Deus  lonjanimis ,  &  mdtum  mifericors ,  per  il  fine  che 
fono  li  beni  eferni  promi.ficLd  i  Oli . 

Si  rapprefenca  con  le  mmi  alzite  per  la  Speranza  che  accompagna  ,  e  fa  pa- 
rer breueralpeccarei^^ueilD  mondo, 

LVS-    ; 


DI  CESARE  RIPJ. 


ij 


L  V  s  s  V  R  I  a; 


\^  N  A  gionane,  che  habbla  i  capelli  ricciuti ,  ed  attifitiofamente  accon- 
ci>  fata  quafi  Ignuda,  ma  che  il  drappo  ,che  coprire  le  parti ,  fia  di  più 
colori,  e  renda  vaghezza  all'occhio .  àCT  che  ledendo  lopra  vn  cocodrillo,fac* 
eia  carezze  ad  vna  pernice,  che  tiene  con  vna  mano . 

Lulliiria  è  vn  ardente,  e  sfrenato  appetito  nella  concupifccnza  carnale  /en- 
za  ofletuanza  di  legge,  di  natura,  ne  rifpctto  d'ordine,  o  di  fello . 

Si  dipinge  con  li  capegli  ricciuti ,  ed  artifitiofamente  acconci ,  e  col  drappo 
fudctto,  perche  la  lulfuria  incita,  ed  è  uia  deirinfernojc  fcuola  di  Iceleratezze. 

Si  rapprefentaquafi  ignuda,  perche  è  propio  della  lufiuria  il  d.lTìpare  ,edi- 
ftniggere  non  folo  i  beni  dell'animo ,  che  fono  viitiì ,  buona  fama  ,  Ittitia  ,  li- 
bertà, e  Ja  gratia  del  corpo,  che  fono  bellezza,  fortezza,  deftì  e  zza,  e  lanità,m» 
anco  i  beni  di  fortuna  che-fono  danari, gioie,  ponefljori,  e  giumtntj . 

Siede  (opra  il  cocodrillo,  perciochegli  Egitij  diceuaro,  che  il  coi  odi  ilio  era 
fegno  delia  lulluria,pcrche  egli  è  fecondiflimo,  e  genera  molti  figUuoli,e  come 

narri 


i<f  ICO  NO  L  O  Gì  9A 

narra  Pierio  Valeriano  nel  libro  29.  è  di  così  conc.jgio(a  libidine  ,  che  fi  crede  » 
che  della  Tua  dricta  mafcelJa  i  denti  legaci  al  biaccio  dricco  concitino  ,  e  com- 
miiouano  la  lalfaria . 

Leggefi  ancora  negli  fcrittori  di  Magia  ,  ed  ancora  appreffo  Diofcoride,  e 
Plinio,che  (e  il  roftro  del  cocodrillo  cerreftrcjil  quale  animale  è  da  alcuni  detto 
Scinco,  ed  i  piedi  fono  podi  nel  via  bianco,  e  coli  beuuti  infiammano  grande- 
mente alla  lafciaia. 

Tiene ,  e  fa  carer  ^  alla  pernice ,  perciochc  niuna  co(à  è  più  conueniente,  e 
pili  commoda  per  dimoftrare  vna  intcmperatiflima  libidine,  ed  vna  sfrenatif- 
(ìma  lulfuria,  che  la  pernice ,  laquale  ben-e  fpeilb  è  da  tanta  rabbia  agitata  ,  pel 
coito  ,  ed  è  acccfa  da  canta  intemperan:^a  di  libidine,  che  alle  volte  il  mafchio 
rompe  rvoua,che  la  feminacoua,  eirendo  ella  nel  couare  ritenuta,  ed  impedi- 
ta dal  congiungerfi  fcco  » 

MACHINA   DEL    MONDO, 

DONNA  ch^habbia  intorno  al  capo  i  giri  de*  fette  pianeti,  &;,^  in  luo-- 
go  di  capelli  faranno  fiamme  di  fuoco',  il  fuo  'vellimento  farà  compar- 
tito in  tre  parti ,  &  di  tre  colori . 

II  primo  che  cuopre  il  petto,  ^k,^^  parte  del  corpo  farà  a'.^urro  con  nuuoli  .• 

11  fecondo  ceruleo  con  onde  d'acqua . 

Il  terc^o  fin'a  piedi  farà  ■^erde  con  monti,  città,  ScT^  cartella ,  terrà  in  'Vna-. 
mano  la  ierpe  riuolta  in  circolo  che  fi  tenga  la  coda  in  bocca ,  il  clie  fignifica  ,.. 
che  il  mondo  da  (e  (lellb,5^  per  fé  ftello  fi  nutrifce,6<,^  in  le  medefimo^  ^ 
per  fé  medefimo  fi  riuolge  fempre  con  temperato,  6<,^  ordinato  moto  ,  &il 
principio  corre  dietro  al  fine,  6C  il  fine  citorna  al  fuo  ftellb  principio,  per  que- 
fto  ancora  vi  (\  dipingono  i  fette  pianeti  « 

Il  fuoco  che  ha  in  cima  del  capo  ,  6^  ilcolor  del  vefìrimento  ,  fignifìca  li 
quattro  Elementi,che  fono  le  parti  minori  della  grandiiTima  machina  vniuer- 
fale.  M   a'g  N   A  N   I  M   I   T   /\o 

DONNA  bella,con  fronte  quadrata,  Se  nafb  rotondo ,  veftita  di  oro  con 
la  corona  imperiale  in  capo,  ledendo  (opra  vn  leone  ,  nella  man  dertr;Lj 
tcri^  "vno  (cectro  ,  (S<^^  nella  finiftra  vn  cornucopia  ,  dal  quale  verfi  monete^ 
d'oro  .  La  Magnanimità  è  quella  virtù,  che  confifte  in  vna  nobile  moderatio- 
ne  d'atfertl ,  6^  ù.  troua  foto  in  quelli  che  conofcendofi  degni  d'eller  honora- 
ti  dagl'huomini  giudiciofi,e  ftimando  i  giudici)  del  volgo  contrari)  alla  verità 
fpelle  volte, ne  per  prospera  troppo  fortuna  s'mal:^a,  ne  per  contraria  fi  lafcia- 
no  foccomeccere  in  alcuna  parce  ,  ma  ogni  loro  mucacione  con  egual'  animo 
foftengono,&:  aborcifcono  far  cola  brutta  per  non  violar  la  legge  deH'honeftà. 

Si  rapprelenta  que'ta  donna  bella  ,  con  fronte  q  jadrata  ,  e  n^ifo  rotondo  à 
fomiglian^a  del  leone,  fecondo  il  detto  J'Ariftoceie  de  hlbn.al  cap.9. 

Veftefi  d'oro,  perche  qucfta  e  la  materia  atta  per  mandar  à  effetto  molti  no 
bili  penheri  dVn  animo  hbersle,  &c  magnanimo  . 

Pc^Ka  in  capo  la  corona,  &;^_^  in  mano  lo  !cectro,  perche  Tvno  dimoftra  no- 
biltà di  pen  fieri,  l'altro  poten:^.  d.Vlleguiili,per  notar  che  fcn:^a  quefte  due  co- 
fe  è  impoilibile  ellercitace  magna  unnica ,  clìendo  ogni  habito  elìetto  di  molte 

atcìoni 


T)I  CESJKE  RIFJ.         ty 

tttìoni  particolari  :  fi  dimoftra  la  magnanimità  efTer  vera  dominatrice  d«IIc-/ 
padioni  vili, e  larga  di^entàtrice  della  facoltà  per  altrui  benefitfo,e  non  per  ra 
nità,&  popolare  applaiito.  Al  l«one  da'Pocti  fonoalTomigliati  limagnanimi* 
perche  non  teme  di  quell'animale  le  forze  de  gl'animali  grandi ,  noji  degna-» 
eflò  i  pIccioli,i&irapaticnte,de'benefitij  altrui  largo  rimuneratore,^  non  mai 
fi  nafconde  da'  cacciatori,  fé  egli  s'auuede  d'cHer  fcoperto,  ch'altrimenti  fi  ri- 
tira ,  qaafi  non  volendo  coirrer  pericolo  fenza  nccefliti.  Quella  figura  vcrfa  le 
monete  iènza  guardarle,  perche  la  Magnanimità  nel  dare  altiui  fi  deueoller- 
uare  fenza  penfire  ad  alcuna  forte  di  rimuneratione,  e  di  qui  nacque  quel  det 
to.  Da  le  cofe  tue  con  occhi)  ferrati,c  con  occhi)  aperti  riceui  l'altrui.  Il  Doni 
dàpinge  queda  virtù  poco  diuerfamentc ,  dicendo  douerfi  fare  donna  bella  ,e 
cotonata  all'Imperiale , riccamente  veftita  con  lo  fcettro  in  mano ,  d'intorno 
con  palazzi  nobili ,  &  loggie  di  bella  proipettisa  ,  fedendo  fbpra  vn  leone  con 
doi  fanciulli  a  piedi  abbracciati  in fieme,  vno  di  quelle  fparge  molte  medaglie 
di  oro,  e  di  argento  ,  Paltro  tiene  le  giufte  bilancie ,  e  la  dritta  fpada  della  giu- 
11  ti  1  in  mano .  Le  loggie  ,  e  le  fabi  iclic  di^rande  fpefe  molto  più  conuengo- 
Bo  alla  magnificenza  ch'altra  virtù  àeroica  ^laquale  s^efercita  in  Ipefe  grandi» 
&:opiedi  molto  danaro^chc alla  Magnanimità  modera;  rice  degliaftetti,6<^^ 
in  quello  non  (o  (e  per  auuentura  habbia  errato  il  Doni,le  non  fi  dice,che  lèn- 
za la  magnanimità  la  Magnificenza  non  nafcer-ebbc. 

Il  kone,oltre  quello  ch'habbiamo  detto ,  fi  Icriue  ,  che  combattendo  nonu 
guarda  il  nimico  per  non  lo  fpaLientar«,&.accic)che  più  animofo  venga  all'af- 
fronto  nel  fcontrarfi  poi  con  lento  paflò,ò  con  falto  allegro  fi  rinlelua,con  fer- 
mo oiopofito  di  non  far  co/a  indecente  allaTua  nobiltà. 

I  Jue  fanciulli  moftrano  che  con  giuila  mifura  fi  deuon  abbracciar  tutte  le 
d.ifiicoltà  per  amor  dell'honeflojper  Japatria,per  l'honore,  per  li  parenti,e  per 
gf  amici  magnanimamente  /pendendo  il  denaro  in  tutte  l'impreie  iionorate. 

Magnanimità. 
Onna,che  per  elmo  portarà  vna  cella  di  leotve, ^pra  alla  qual  fi  vi  fieno 
doi  piccoli  corni  di  douitia,  con  veli,<S(:  adornamenti  d'oro,farà  veftita 
in  habito  di  guerriera,^  la  vefte  laià  di  color  £orcliino,&:  ne'  piedi  hauerà  IH- 
ualetti  d'oro . 

MAGNIFICENZA. 
ONN  A  veftita,&  coronata  d'oro  ,  hauerà  lafi/onomiafimileanaMa- 
gnanimiti,terrà  la  finiftra  mano  fopra  di  vn'ouato,  in  mezo  al  quale  vi 
farà  dipinto  vna  pianta  di  fbntuofa  fabrica . 

La  Magnificenza  è  vna  virtù,  laqusle  confifte  intorno  all'operar  cofe  gran- 
di, e  d'importanza, come  habbiamo  detro,e  però  lar^ì  veftita  d'oro. 

L'ouato,  (òpra  il  qual  pofa  la  finiftra  mano,  ci  da  d'intendere  ,  che  l'effetto 
della  Magnificéza  è  l'edificar  tempij,pala7Zi,&-  altve  cofe  di  marauiglia,  e  che 
riguardano  ò  fvtile  pub!ico,o  l'honor  dello  llato,deirimpei  io,e  molto  più  del- 
la Re!igione,&  non  haluogoqueft'habitofenon  ne  Prencipi  grandi,e  pero  fi 
dimanda  virtù  heroica  ,  della  quale  fi  glotiauaAugufto  quando  diceua  haueir 
trouato  Roma  fabricata  de'mattoni ,  &  doueria  lalciai  fabricata  di  marmo . 

B  Magni' 


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D 


D 


>/  ICONOLOGIA 

Magnificen':^. 
Onna  veft'ta  d'incarnato , portare  li  ftiuaiCltl  d'oro ,  hauerà  nella  dcftra 
mano  vn'imagine  di  PaJlade,  federa  /opra  vn  ricchillimo  feggio ,  &  fc 
n  rapprefcnter^ì  a  cauallo,  haueri  dettafcggta  a  canto . 

Gli  ftiuaietti  erano  vfati  da  gl'antichi  Rè ,  &pcr  fegno  di  fuggetro  Reale , 
l'adoperarono  per  i  tragici  Poeti  ne*  Jor  perfonaggi ,  ScT' fono  fegno  ancora  iti 
oueft'imagine  di  che  forte  d'huominifiapropia  la  Magnificenza  ,  che  habi- 
iogno  delle  forze  di  molta  ricchezza. 

L'imagine  di  Pallade  è  per  fegno  ^  che  l'opere  grandi  deuono  portar  feco 
l'amore  di  operare  'virtuolamente,  &  fecondoil  decoro ,  altrimenti  farebbo-- 
iio  opere  di  vanita,  e  mera  pazzia.  Le  flatuc^ncora,checonipeia  ,  &con 
poco  'vtile  f  riducono  a  nobil  termine  dalla  fatica  ,  &  dall'induftria  de'fud- 
diti ,  fon  effetti  della  Magnificenza  de*  Prencipi ,  Se  tutte  quefte  cofe  lefanno 
fblo  con  cenni,  comandando  fenza molto  fatica>  -però  appreflo  fi  dipinge  loj 
feggia,che  già  fu  il  leroglifico  dell'Imperio*^  ^ri'iinr 
MALIGNITÀ. 

DONNA  brutta,  pallida,  veftita  del  color  delia  ruggine  ,  Se  che  tenghi 
vna  coturnice  con  la  tefta  alta  "^erfo  il  cielo,&  con  l'ali  aperte . 

Brutta  fi  dipinge,  perciocheroperationi  del  maligno  fono  bructillìme  ,  di 
fuggite  da  ogni  conuerfationepolitica,  &  ciuile. 

La  pallider^za  fignifica  che  quando  ton^  infette  d'humor  maligno  ,Ie  parti 
interiori  fi  manifeftano  ne  gli  efteriori  del  corpo  » 

Il  colore  del  veftimento,dimofl:ra  che  fi  comela,rugg!necont'nuam.écc  con. 
fuma  ogni  meiallo,oue  ella  fi  pone»  così  il  maligno  non  cella  mai  con  la  pelli* 
itia  fua  natura  di  danneggiare  ogn'operalodeuole,&  virtuola. 

La  coturnice  nella  guifa che  dicemmo ,  fignifica  maligniti,  percheromc-* 
narra  PierioValeriano nel  lib.  24.  de'fuoi  leroglifi.i,  volendo  gl'Egi-tti)  mo- 
ftrarela  maligniti  ^dipingeuano'vnacoturi^e,  peiciochc  èdi  così  pcllima, 
&  maligna  natura,  eh'hauendo  beuutOjCon  le^ampeòc:  con  il  becco  intorbida 
il  rtfto  dell'acqua,  acciò  che  niun'altro  animale  ne  polli  bere ,  &:  a  qut  (lo  fine 
t^^ecliiele  Piofeta  nel  cap.  54.  rimprouerando  la  maligniti  degi  Hebrei  dice  : 
Et  cnm  pHriJ[Jì?nam  aquam  biberitis  reliquam  pedibus  reHris  turbatus . 
^  M   ^  L  E  n  l  C  E  N  Z   A. 

DONNA  con  gl'occhi)  concaui  ,  veftita  del  color  del  verderame  ,  coi 
cialcuna  mano  teng.l'vna  facella  acce/a  ,  'vibrando  fuoii  la  lingua.» 
fimile  alla  lingua  di  vna  ferpe  ,  &C^ À  trauerlo  del  vellimenco  terri  vna  pelle-» 
d'iftncc . 

Ucoloiedel  vc/limento,  &:gli  ocelli)  concaiii ,  fgnificano  m.aHgnlr<ì, co- 
me fi  legge  nella  Fiionomia  di  ^riftotele  ,  <Sc  il  dir  male  delle  buone  attioni 
altrui  non  nalccfe  non  da  maligniti  ,  la  quale  Qdcfideraie  l'altrui  dishonote 
fcnc^a  alcun  profitto  per  fé  medefimo,  dando  a  credere  che  la  gloria  altrui  re- 
ca alla  propia  h^de  imped'mento  . 

Le  due  lacelle  acceiedimoftrano  che  la  maledicéza  acc-ende  il  fuoco  fomc» 
taiado  facilmente  gli  odi) ,  6c  la  lingua  ancorché  humida  è  molte  voice  inftro- 

Ri  eneo 


mento  d'accendere  qucft-  fuochi  ineftinguibili  bene  fpellò  . 

La  pungente  pelle  dcll'iftrìce,  ci  dinota ,  che  è  propio  della  Maledicenza  il 
pungere  non  la  vita  come  ciucila  :  ma  l'honore  ,  &  la  riputacione  »  acquiftata 
con  fatiche ,  i5c  ftenti  . 

M  A  L  r  NT  C  O  N  I  Al. 

DONNA  vecchia,  mefta,&  dogliofa,  di  brutti  panni  vcflita  »  ^nza  a!- 
cun*ornamento,  ftari  a  federe  lopia  vnlaflò  ,  con  gomiti  poiati  lopra 
i  !occhi,<5d  ambe  le  mani  fotte  il  mento,  &r"  vi  lari  a  canto 'vn'albero  fen- 
ica fi  onde ,  &  fra  i  fallì ,  ^à  la  malinconia  neirhuomo  qnegh  effetti  iflefli  che 
fi  la  forza  dei  verno  ne  gl'aloeri  ,  &c  nelle  piante  ,  li  quali  agitati  da  diuerfì 
'venti,  tormentati  d-d  freddo ,  &  ricoperti  dalle  neui  i  apparileono  fccchi  > 
fterilijnudi .  &  di  viljilìmo  pre;^:^o ,  peiò  non  è  alcuno  che  i^on  fugga, come-» 
cofadifpiaceuolela  conuerlationc  degl'hucmini  malinconie i,vanno elfi  fcm- 
pre  col  penfiero  nelle  cole  dilrìcili,  le  quali  fé  gli  fingono  prefrnti  >  &  reali ,  il 
che  molhano  i  fcgni  della  medi tia,  e  del  doloce . 

Vecchia  fi  dipinge  ,  percicche  gl'è ordinario  de* giouaniftarc  allegri  ,&  i 
vecchi  m.ilenconici,  però  ben  dille  Virgilio  nel  6, 
Tallentes  habltant  morbi ,  triftifquefenectuf, 

E  mal  veft  ta  f"en:^a  ornamento  ,  p.^r  la  conformitiì  de  gralberi  fènza  foglie, 
&  fenza  frutti, non  alleando  mai  tanto  l'animo  il  malenconico'  ,  che  penfi  <t 
procuraifi  lecommoditiperftare  in  continua  cura  di  sfuggire  >  òprouedcr<« 
inali  ches^imagini  cfler  vicini . 

Il  fallò  mededmamente  oaefìpofà,  dimoflrachciImaIenconico>c  duro  , 
fterile  di  parole,  &  di  opere,  per  fé ,  6^ per  gli  altri,  come  ilfàlfo  ,  che  non 
produce  herba  ,  ne  lafcia  che  la  produca  la  terra  ,  che  gli  fta  (otto  :  ma  fé 
bene  pare  otiofa  al  tempo  del  fuo  "Verno  nelfattioni  Politiche  ,  al  tempo 
nondimeno  della  Primauera  ,  che  fi  Icuopre  nelle  necelTIr<ì  degl*  huomini  là- 
pienci ,  imalenconiofìfbnocrouati,  &  efperimentati  fapicntifTimi  ,  &  giu- 
■jiciofjfllmi , 

MALEVOLENZA. 

VECCHIA  con  occhij  concaui ,  brutta ,  Scapigliata ,  e  magra  ,  con  vn 
ma^zo  d'ortiche  in  mano,&vn  bafilifco  appcellb. 

Quefta  è  della  medcfìma  natura  deiraffettione  ,  dalla  quale  nalce,cheè 
Tedio  :  ma  per  eficr  meno  principale  ,  óc^  molto  riftretta  ,  è  dipinta  in  quer 
fto  luogo  donna'Vecchia ,  perche  Vetà  fenile  la  partorifce  ,  ellendocheli 
giouanl  nuoui  al  mondo ,  ftimano  parimente  nuoue  tutte  le  colè  ,  &c  pero  le 
amano:  ma  i  vecchi-come  fianchi  di  veder  gran  copiadi  cofe  hanno  a  noia  fa«» 
cilmentei!  tutto, 

■  E  fGapisliacaperdimoftrare  ,  cheli  maleuoli  non  allettano  gli  animi  a  bc- 
neuol  n'^  ,  anzi  fi  fanno  abhorrire  come  pelle  ,  che  infetti  le  dolci  conuerfa- 
lioni-,  .ilchedichi-ara  il  bafilifco  ,  chel'olocon  lofguardogl'huomini  auue» 
Iena.  Lamagre^-^a  è  edetto  del  continuo  ramarico  del  bene  conofciuto  in 
peiron:^  d^I  proflìmo. 

L'ortiche  come  a  quefta figura,  cosìancoconuengonoa  lama'ediccnra 

B     2  perche 


Za  IC  0  NO  LOCI  zA 

perche  come  l*ortlca  punge  lafciando  dolore  fenza  ferita,  cofi  il  maledfcen--- 
te  non  pregiudica  nella  vita,o  nella  robba,ma  ncll'honorc,che  a  pena  fi  (a  quel 
che  fia  fecondo  alcuni  Filofofi  ,  &  pur  cuoce ,  &  difpiace  a  tutti  lentirfi  oàclb 
dooe  n  fcuopra  pur  vn  poco  queftoparticolar  intercllc  ^ 

MANSVETVDINE. 

DO  M  N  A  coronata  d'oliuo^coa  vn  Elefante  accanto,  fopra  del  quale  po»^ 
fi  lamandeftra. 

La  manfuctudinc  /cconxio  Ariftotdc  nell'Eticha  lib.4.c  vrra  mediocrità  de 
terminata  corr  vna  ragione  circa  la padioficdeU'iramfaggirlaprincipalmen 
tc,&  in  ^uirla:  ancora  in  qucHecofr,  con  quelle  perfbne,comc,&  quando,& 
douc  conuiene  per  amor  del  buono,  &  bello>epacifko  viuerc, 

L'Elefante  nelle  lettere  de  gl'Antichi  Egitti}  ,  perche  ha  pcrnatura  di  non 
combattere  con  le  fiere  meno  portenti  di  cflo  r  ne  con  le  più  forti  fé  non  è 
grandemente  prouocato,  da  grande  inditio  di  manfuctudine  ,  6^  ancora 
perche  caminando  in  mezzo  d''vn  armento  di  pecore  ,  che  le  'vengono  in- 
contro a  tira  da  banda,  acci^ehe  imprudentemente  non  le  venillero  otfeft^  , 
6^  porta  tanta  olleruan-i^a  a  cofi  debili  animali  r  che  per  la  pre(èn;^a  loro 
quando  è  adirato  torna  piaceuoley  ó^cratra-bile  oltre  a  ciò  riferifce  Plutar- 
eho,  che  fé  qualche  Peregrino  caminando  per  diferti ,  habbia  perduta  la  ftra- 
da ,  5^  /'incontri  ncir£lcfajite,noa  lolamente  non  è  offero ,  ma  è  ridotto  al* 
la  viafmarrita. 

L*oliuoè  fegno  di  pace,  5^  di  manfuetudlne ,  e  però  1  Sacerdoti  de  gl'An- 
tichi ne'  primi  tempi  voleuano  ,  che  tutti  i  fimulachri  de'  Dei  loro  fuflèro  fa- 
bricaci  coUcgnodell'oliua interpretando  chea  Dio  conuierfeellcre  largo  do- 
nitore  delle  tracie  Tue  a*  mortali,  volgendofi  conben'gnirà  ,  6<^^  manfuctu- 
tudine  a  perdonare  loro  i  commelTì  peccati  ,  &  dargli  abbondanza  di  tutti  i 
beni  a  quefto  bel  Hieroglifico  paruc  > che  i  Dei  acconfenciirero  fecondo  chc^ 
riferifce  Herodoto  quando  fumo  pregati  da  gli  Spedauri:enfi  a  torre  la  fieri- 
liti? del  paefe  loro,  alche  furifpolto, chelagratiafarebbefeguica  quando ha- 
ttetlecofabricatoi  fimulachci  di  Damia,&  di  Aurelia,di  legno  d'oliua,&  paruc 
chedaindi  inpoi  fin'a  certatempo  prcllò  a  Mi  Ufi  j  ardeile  lenz'opra  di  fuox;o 
materiale  vn  tronco  di  detto  legno. 

S«  ehe  oltre  di  quefto,chc  l'olio  ha  tanta  forza  controil  furore ,  che  ancora 
fparfo  nel  mare  quando  è  turbato  fa  celiare  la  t<;mpelta>e  lo  fa  tornar  quieto»  e 
tranquillo. 

MARTIRIO.  :         r 

C'>  I O  V  A  N  E  bello,  S^  ridenr.e,ven:ito  di  rolado.con  cH  occhi  rinofti  al 
I  cielo,5:  le  carni  afperle  di  (angue  ,  hauer<f  per  le  membra  i  legni  dellt-* 
ferite  ,   le  quali  a  guifa  di  pretiofillime  gioie  rifplenderanno . 

N/fartirrn  è  propiamente  il  fupplicio ,.  che  fi  paté  per  amor  di  Dio ,  &  a  di» 
fcfa  della  fede  catthoMCa  ,  6^  della  Religione  ,    per  g.ratia  dello  Spirito  Tan- 
to, &  af'pettatione  deireterna  'xita  ,   le  quah  co  e  lo  faijHu  fi:ace  allegro,- &  ri- 
dente ,  còli  il  '\ellimcnto  di  fo/ado,  in  fc^no  di  quello  amore  ,  ik  con  le  cica- 
trici 


DI  CES A%3'  %IF e/f .         2*:^ 

trici ,  che  fono  auteiicici  figlili  de*  Sancì  Martiri. 

MAESTÀ       REGIA. 
l^llci  Medaglia  di  Antonio  TÌ0 . 

VN  A  donna  coronata ,  Se  fedente  moftri  nell'afpetto  grauità  fneì^z  de- 
lira mano  tiene  lo  fccttroi  Se  in  grembo  dalla  finifti'a  mano  vii'^quila  . 
Lo  fcettro  ,  la  corona  ,  <k^_^  lo  (lare  a  federe,  (ìgnifica  la  maeftà  Regia  >  & 
per  l'aquila  grEgitij  Sacerdoti ,  dinotauano  la  potenza  Regia,  perciochcGi»- 
ueaqueflafoladiedeil  Kegno  con  la  fignoria  (opra  tutti -gli  vccelii  ,  ellèndo 
fra  tutti  di  fort<.;?^2a,  &s^di  gagliarde:(^zapreftant>iTìma,  la  quale  cirendo  ve- 
ramente (tata  dotata  dalla  natura  de'  coilumi  Regali ,  imita  a  Utto  in  tutte  le 
cole  la  Regia  Maeftà , 

MARAVIGLIA. 

VN  A  glonanc  che  tenghi  libraccio  dcftro  alquanto  alto  con  la  mano 
aperta,  5s^  il  lìnlftfo  ftelo  a  baffo  con  la  mano  parimente  aperta  ;  ma 
che  la  palma  di  ella  mano  fia  riuolcata  "Verfo  la  terra  ,  6^  con  gamba  più  in- 
dietro che  f  altra ,  ftari  con  la  tefta  alquanto  china  vecfo  della  fpalla  ftniftra  , 
&:  con  gl'occhi  riuolci  in  alta. 

MarauigJia  è  -^n  certo  ftupore  dì  animo ,  'Ghe  viene  quando  fi  rapprefenta 
cofa  nuoiia  a  lenfi ,  li  quali  fofpefi  in  quella  rendono  l'huomo  ammiratiuo  ,  8c 
ftupldo,  che  perciò  fi  dipinge  con  Ugello  del  capo  ,  6^  delle  braccia  nelU 
guilache  fi  è  detto  , 

Giouane  fi  rapprefenta ,  pcrcioche  li  marauigllarfi  è  proplo  delli  giouani , 
non  elkndo  ancora  in  loro  efpeiicnza . 

MATRIMONIO. 

VN  giouane  dì  prin>a  barba  il  quale  tiene  nella  ma  no  finiftra  vn*  anello  s 
ouero  vna  fede  d'oro,  &:  con  la  delira  s'appoggi  ad  vh  giogo . 
Matrimonio  è  norne  di  quell'atto  che  fi  fa  nclf  accoppiare  l'huomo  ,  S^ 
la  donna. in  marito  ,  Se  moglie ,  legittimo ,  ilq^iale  apprelfo  a  noi  Chrilliani  è 
Sacramento;  vedi  S.  Mattheoal  ip. 

.  La  feded'orodirfioftra  la  fedeltà,  e  pariti  dell' animo  ,  che  dcue  ellèro 
tra  il  marito,  &^  la  moglie ,  &  il  primo  vfu  dell'anello  fu ,  (  fecondo  che  rac- 
conta il  Pierio  Valeriane  )  per  tener  a  memoria  di  mandare  ad  effetto  qual- 
che cofa  particolare ,  òC  fi  faccua  il  detto  anello  ,  ouero  ricordo  di  cofa  mol- 
to-^ile;  dapoicrefcendol'indu/lria,<iìC^  Tambitionedi  ^ana  pretendono 
di  pompa,  li  veqne  air  oro,  &  alle  gemme  ,  portate  per  ornamcHto  dello 
. inani ,  dall'intentione  di  quel  primo  'vfo  è  patopoi  ,  6^  riceuuto  come  per 
legge  ,  che  fi  debbano  portar  per  fegno  di  Matrimonio  ;  per  ricordanza  d'of- 
ieruare  in  perpetua  la  fede  promefla  vna  volta . 

Il  giogodimoftra  eh  e  il  Matrimonio  doma  gl'animi  glouenili ,  e  gli  rende 
.per  fei<S<^er,i'altrui  profittcuoli . 

'\-: ''>•'»  n  :> '-  Matrimoni»» 

TT'N  gbuane  pompofamente  'veftito,  con  -vn  giogo  fopra  il  collo ,  «C^^ 
.     \      con  1  ceppi  a  i  piedi ,  con  vn  anello  ,  ouero  voa  fède  d'oro  in  diro  ,  te- 

B     3  nendo 


i2 


IC  0  NO  LOGIA 

M  III  T  R  I  M  O  N  I  O. 


nendo  nella  medefima  mano  vn  cotogno ,  Se  /otto  a*piedl  hauerà  vna  vipera  • 
Per  lo  giogo,  deperii  ceppi  fi  dimofha  ,  che  il  Matrimonio  è  pc/oaHe^ 
forze  deiriìuomo  aliai  grane ,  éC^  e  impedimento  al  caminare  in  molte  attio- 
ni  di  libertà  ,  eilcndo  il  maritarli  'vn  'tendere  fé  fteilo  ,  Ó^  obiigarfi  à  legge 
perpetua  ,  cori  tutto  ciò  è  caro, 6^  dèfiderabile  per  molti  ri/j-)eiti ,  6<;,^  par-' 
ticolarmerite  per  lo  acquifto  de*  fucceirori  nelle  (wt  facoltà  j  le  quali  (ìano  ve» 
ri  heredi  della  lobba ,  6<^^  della  fortia ,  perriionore,  5<,^^  credito  che  s'ac- 
quifta  nella  Città  ,  prendendoli  quedo  carico  per  mantenimento  d'elTà,  ÒC^ 
per  lo  piacere  di  Venere ,  che  lecitamente  fé  ne  gode  ,  però  d  fà'coii  l'anello , 
il  qu  ile  è  fegno  di  preminenza  ,  &;^^  di  grado  honorato . 

li  cotogno, per cominandameuco di  Solone  ,  fi  prefentauaagli  (po^i  Iru 
Athene,  come  dedicato  a  Venerfr  per  la  fecioaditi^,  òC"  fi  vede  inrnolte  me- 
daglie icolpitò  in  queft'  ifteifo  propbfi^',  pc'fche  fono  iri'ditio  d'am.óre  fcalni- 
bfeuole  ;  cocne  dice  il  Pierio  y  git^ai^h  *;ic  Dwinc  nobili  in  alcuni  (uog^Hi , 
r      -  per 


►w 


DI  CESJ%^  RIPA,       ^,2j 

per  effetto  amorofo  «on  baciarrcnto  di  mani  dall' 'vna  ,  6C  dail  altra  partii 
è  pili  tofto,  perdio  fi  dice  i'huoroo  corre  il  frutto ,  quando  'viene  a  quel  fine, 
che  h  ccnfeguifce  Iccitanientc  per  mezzo  del  matpmonio,  cflendoaltriracft- 
ti  peccato  graue,&  che  ci  fa  alieni  dal  regno  di  Dio . 

La  vipera  fotto  i  pitdi ,  dimoftrache  fi  deue  calpcftare  ,  come  cofa  'Vi!«-« 
ogni  penfiero  ,  che  fia  con  danno  della  compagnia,  a  chi  è  congiunto  in  ma» 
ttimonio ,  fuggendo  il  coftumc  della  vipera  »  che  per  dilcttp  amorofo  ammaz- 
iia  il  marito,  come  s'è  dectoalcroue.  i 


MATHEMATICA. 

DONNA  di  me:^z*età,  'veftìta  di  velo  blanco,e  trafJ3arente,con  l'ali  al- 
la tefta ,  le  treccie  fiano  diftefegiiì per  le fpalle  ,  con  vn  conipalìb  nel- 
la delira  mano,  moftr  i  di  mifurare  vna  rauola  fegnata  d'alcune  figure,6<r"  nu- 
meri ,  6;^^  fomentata  da  vn  fanciullo ,  alquale  ella  moftri  di  parlare  infegnan  - 
dole,  con  l'altra  rcano  terr<ì  vna  palla  grande  figurata  per  la  terra  col  di/egno 

dell'hore ,  6c circoli  ccletli ,  dc    nel  lembo  della  verte  fià  vn  fregio  inteflùto 

di  figure  Mathematiche,  fiano  i  piedi  ignudi  fopra  vna  bafe , 

Il  veftimentotra^arcntedimoftra,che  ella  na  di  ape rte, 6;^^  chiare  dimo- 
llrationi,  nclche  auanza  facilmente  l'altre  fcienze , 

L'ali  alla  teftainfegnano,  che  ella  con  l'ingegno  s'inalza  al  volo  della  con* 
tcmplatione  delle  cole  aftratte.  4 

La  faccia  di  glouane  lafciua,  conuiene  alla  Poefia  i\^  all'altre  profefTìó- 
ni>  che  nell'età  giouanill  operano  la  forza  loro ,  &  fomminiftrano  allegrezza  , 
che  è  proprietà  della  giouentù.  Ma  alla  Mathematica  conuiene  Tafpetto  di 
donna  graue ,  6^  di  matrona  nobile ,  talché  ne  molte  grinze  la  guaftino,  né 
moka  fplendidezza  l'adorni,  perche  quelle  difdicono  oue  fia  piaceuole  nobil- 
tà, quella  perche  arguifcc  pochi  anni ,  ouero  poca  prudenza  ,  &  molta  lafci- 
uia ,  il  che  non  è  in  qucfta  fcienza  amata  da  tutti  gli  huomini  dottijche  non  fi 
fondano  nella  "vanità  delle  parole ,  o  de  concetti  plebei ,  de'  quali  prendono 
folo  materia  di  nudrirfi  l'orecchi  degl'hiiomini  più  delicati,  &  meno  fapienti; 
Quefto  iftelTo  moftrano  le  treccie  fparfe  fenza  arte  per  le  fpalle  ,  che  da  fé  fole 
danno  ornamento  a  fé  medefim e . 

Il  compalfo  è  Tidromento  propio ,  óc^  proportiònato  di  qucfla  profefllo- 
ne,6c  moftra  che  ella  di  tutte  le  cofe  dà  la  porpor  tione,  la  regola,  e  la  mi  fura. 
Sta  in  atto  di  tirare  il  circolo,  perche  fé  bene  la  Mathematica  è  fpeculatiua 
fcienza ,  denominandola  dal  fuo  più  vero ,  &  nobii  fine,  nondimeno  ancora^ 
i'rfo,  è  fine ,  fé  non  della  fcienza ,  almeno  di  chi  la  pollìede ,  elfendo  necella- 
rio  doppo  l'acquifto  dell'habico  d'effa  per  giouamento  d'altrui  manifeftarla  in 
qualche  modo  ,  e  di  qui  fono  nate  i'inuentioni  di  mufiche  ,  di  profpetti- 
ua  ,  di  Archittetura  ,  di  Geometria  ,  d'Aritmetica  ,  e  d'altre  piofeilìo- 
ni  .che  tutti  date  alle  Stampe  ,  ÓcT  cauate  da' principi)  di  quella  kienza.. 
c«atinaamcnte  recano  gufto  alli  ftudiofi  con  fodisfattione  de  gl'autori ,  iqua» 

A4  li  per 


^4 


ICO  NO  L  OCI  ^ 

M  A  T  H  e'm  A  T  I  C  A. 


Il  per  quelli  mezzi ,  come  per  a^npia  (cala  fagliono  alla  fama ,  6»;^^  ali'immor- 
■Kz\\ià. 

Tali  habbiamo  molti  de  gl'anticM  ,  Se  non  pochi  che  vinono  a  gloria  del- 
l'età noftra  ,  fra  i  quali  hanno  luogo  ChiiftoforoClauio  ,  Giouan  Paolo  Ver- 
ralionc  ,  Giouan  Battila  Raimondo,  Luca  Valerio  ,  Federico  Mctio  ,  Pietro 
Maillardi ,  Ce/arc  Ruida  ,  Omillo  Agrippa  ,  &  molti  altri  che  con  elquificaj 
icicnxa  ,&  con  fondamento  che  vjuamente  poliiedono  in  premio  delie  fati- 
che loro  in  dono  in  qutfta  prc)fefli(;iie  al  n(  (Irò  (ecolo  fama  (mariita  ,  mer- 
cè d'alcuni  ,  che  ptr  l'spplaufo  della  foi  tura  infuptrbiti  vogliono  elfer  te- 
nuti huomini  di  gran  (spere  in  qucfti  fìudi)  ,  (laudo  fra  la  calce ,  ó<f"  i  (alTì, 
non  (apendo  tflì ,  che  la  viitiì  i  tributari)  ama  ,  non  fcrua  della  fortuna.»  . 
Conuienc  aduiique  per  non  deuiar  molto  dAlnoftro  ptopodto  di  ritornar  a^ 
«quello  che  diceuam.o. 

il^compad©  alh  Mathematica  ,  Ócilficgio  di  triangoli  ,  e^d'altre  figure* 

ùuoino 


DI  CES^%E  RlPyt.        sj 

«torno alla -^crtc,  «loftraGhecoroeloHanci  lembo  i  rregi  d'ornamtiivO  ,  o 
di  foltezza,  cefi  nelle  proue  Mathematiche  quelle  iRtlle  lono  puncipij,^ 

fondamenti, 

Lapallaconladefcrittionedella  terra,  Peonie  zone  Celefìi  ,  dsnpc  in- 
dicio  ,  che  la  terra  ,  nel  mifurar  delle  quali  lì  va  fcan.bieuolmente  ,  non  l^auc- 
rcbbono  proue,  fé  non  di  poco  momento ,  quando  con  iì  iòftentaiìcro ,  H^.  ai- 
feiidcllero  con  le  ragioni  Matewiatiche  . 

IHanciiillo  ,  chefoftienlataaola,  <3«:  attende  per  capirle  di moftratlue  ri- 
gioni,  c'infegna,  che  non  fi  deue  diiferire  la  cognitione  di  qiiclti  piincipi j  a  al- 
tra età,  che  nella  puerile  ,  perche  oltre  che  l'ingegni  più  ru^ii ,  e  men'aiti ,  6<. 
con  quella  s'apre  come  vna  porta  di  bel  palazzo  ,  ò  giardino  ,  nel  quale  poi 
-s*entra  nell'anni  feguenti  deir<:tà,  fan  anche  viì'iflicmeiuo  da  fcgnai^  ntJi'in- 
tcllctto  noftro  ,  ch*è  come  carta  bianca  ,  ò  tauola  ra(a  ,  quafi  tutte  le  cole  schc 
ò  da  valent'huomini.,  b  da  libri  ci  verranno  melle  auanti  per  Taiiuenire  ,e  pcff 
quefto  forfè  principaimence  i  Greci  quel  tenipo  che  noi  conluman-o  a  appren 
der  lingue  ftranitre  ,  nell'età  puerile  ieruer.dc^lìefTì  della  propia  ,  enacuiale.^ 
l'adoperavano  nella  Mathematica  ;  onde  difficili  fi  ftimanohoj^'gi  moiri  di 
quelli  efempilch'elll  danno  per  chiarezza  delle  dottrine.  > 

I  piedi  nudi ,  &  ftabili  in  terra  >  fono  per  dimoftrationc  dola  flacuidcnza» 
e  (labilità  a  confermatione  di  quel  che  s'è  detto ♦ 

M  E  D  I  T  A  T  I  O  N  E. 

DONNA  d'cti  matura,  d'afpettograue  ,&  modello,  laqualepòfìaa 
federe  fopra  vn  monte  di  libri  ,  fopra  la  rpsno  del  f  niflro  brat'ci%>>  pie- 
gato su  la  colla  dei  lato  detto  ripoli  la  gota-in  atto  di  {lare  pen/ofà  j  <&:  fopra  il 
tieéèro  gì  nocchio  con  Taltra  mano  'vn  libco  lucchiufo ,  hauendoui  fra  me:^zo 
qualche  dito.  '         ' 

Eilendo  la  Medftatloncvna  ferma  conflderaiionc  riguardante  la  femplice 
"^irtiì  delle  cofe ,  par  che  conucngono  le  (ìidettc  qualità  ,  perche  lo  intelletlio 
in  quell'età  è  atto  a  dilcernere  il  vero.,.  .         .     : 

Lagrauicà,e  modeftia  non  lì  difcolla  dal conueneuole  dell* eti, ideilo 
ftudio. 

L'atto  di  /oftentarc  li  volto ,  ne  figriifìca  la  grauità  de  i  peniìéri ,  che  occu- 
pano la  mente  in  quelle  cole  ,  che  fi  hannoadeflèguiié  per  opcràre'pf  rierta- 
mente ,  <!'  non  a  calo,  come  ben  dille  Aulónio  de  ludo  leptemiàpiéfiuiin-» 
con  quelli  veifi  . 

^ih'il ef?  ,  <]noà ampliorem curam  pofìulet  quam  cogitare  quìdgerendnmfit de 
hmc  incogìtanttsJoYs  non  confiUumregit , 

Lo  Itale  ledendo  iopra  liibii,  ne  pub  dinotare  l'afTlduità  della  Tua  pro- 
pia  operatione  fondata  nelle  fcritture  ,  le  quali  contengono  i  principi  inci- 
.pij  naturali  ,  con  li  quali  principalmente  fi  procede  alla  inue/tigaiione  del 
'vero • 

li  tener  il  libro  fiicchlufo  è  per  accennare  .  eh' ella  fa  le  rcflelTìoni  fcpra^ 
la  co^'uitionc  delle  tefc  ,  pcrfeimarropinioni  buoii«u  ì  &  j^cifette,  duUc^ 

quali 


26^  ICONOLOGJfiA 

«^uali  Vi«n  honere  »  ti  anco  bene  «comeil  dioioflraper  ìj  feguente  Eplgctm. 
aia  irqual  dic^ . 

felix  qui  V  /f  <c  curas  exu  tus  inanes . 

Exercetmeditans  nobile  mentis  opus 
aie  potuti  certas  venturis  linquerejedes 

Vnie  homines  yo-um  difcere  vite  queant 
ff  «»r  ergo  merito  Atemo  dignatur  honore 
Et  celebri  cantufama  per  aUra,  vehit, 

MEDITATI  ONE     SPIRITVAL8» 

DONNA  pofta  con  le  ginocchia  in  terra  >  con  le  man  gioiTte ,  hauri  gli 
occhi chìufi,  6;^  vn  velo  la cuopra tutta j in  modo  che  crarpaùfca  lau 
forma  di  eda  donna . 

La  Medi  tatione  Spirituale  ,  non  è  altro  ch'vn*atiionc  interna ,  che  l'anima 
congiunta  per  carità  con  D'io  fa  coniìderando  le  cofc  ,  che  fanno  à  propofito 
per  la  perfettione,  &  falute  ,  perciò  loflar  con  le  ginocchia  in  Cerra,&  con  le 
mani  gionte  infiemej  lignifica  l^'etìEctto  di  deuotionc,&  humiU<ì,che  ha  la  per- 
fcna  ,  la  qual  continoua  j  &c  vfa  la  Meditatìon  Spirituale. 

L'hauer  chiufi  gli  occhi.,  dimoftra  Toperatione  interna  ,  attratta  dalle  cofc 
▼ìifìbili,  il  che  fi  nota  col  manto,chc  la  cuopre., 

11  detto  coprimento  puòfignifìcar  come  chi  medita,  fi  nafconde  in  luogo  ri 
tirato  )  &  flaffi  fòlitario,  fuggen<loi'occafioni^elU  didrattion  della  mente . 
Medìtatione della  morte., 

D^  N  N  A  fcapigliata  ,  con  ^efti lugubri ,  appoggiata  col  braccio  à  qual- 
'  che  fcpoltura,ienendo  ambi  gl'occhi  fifliinvna  tefta  i\  morto ,  che  fia 
loprala  detta  rcpoltura,&  che  alli  piedi  fia  vnapecorclla  con  U  tefta  alzata,te- 
«cndo  in  bocca  herba  in  fcgno  di  ruminare» 

MEDICI  V^>A, 

DONNA  attempata  1  in  capo  hauràvnaghidanèta  d'alloro,  nella  man 
dcftra  terr<i  'vn  gallo ,  àC  con  la  fimflra  vn  baftone  nodoiò  auuoltoui 
vna  ferpo  : 

Medicina  è  fciencia  per  la  quale  gl'affetti  vitali,  &  nutritiui  del  corpo  ,  per 
mettere  ,&  cauaic  fi  conofcono. 

Donna  di  tempo  fi  dipinge  ,  percioche  gli  Antichi  tennero,  che  fulTe  ver- 
gogna airhuomo ,  che  hauefle  palmato  quaranta  anni  chiamar  il  medico ,  pre- 
(upponendo  alla  Tua  compleflìone,  6^  col  fuggirò l'-vno,  &  feguir  l'altro 
potcflè  curar  fé  ftello  ,  però  il  Medico 'Vecchio  con  l'art©  ,  e  con  refpcrienza  » 
.    conferua  la  fanità  prefente ,  &  ricupera  la  perduta , 

Gli  fi  cinge  il  capo  di  vna  ghirlanda  di  alloro  ,  perche  quefto  albero gioua 

à  molte  infermità  ,  oc  foleuafi  alle  Kalende  di  Gennaro  da' Romani  dare  alli 

uuoui  Magiftratì  alcune  foglie  di  lauro  ,  in  fegnoche  haueflerodaeonferuarfi 

fani  turto  l'anno  ,   perche  fcl  creduto  il  lauro  conferire  aliai  alla  fàniti. 

La  ferpc,  d<.  il  gallo,  cerne  racconta  1  cfto  Pompeo  ,  fono  animali  vigilan- 

ciUìmi 


DI  CESATA  %IP^.        2T 

MEDICINA. 


tidìmi  ,  ^  tali  conu'ene  che  fiatili  quei  che  miniftrano  li  Medicina ,  furono 
anco  le  ierpi  apprelfo  a  gl'antichi  fegno  di  Tanica  ,  perche  fi  come  Ja  ferpe  po- 
(la  giù  !a  -^-ecchia  fpogiia  fi  rinuoua  ,  così  paiono  gli  huomini  rifanandofi  eC 


rinouati 


il  baltone  tutto  nodofo  ,  fignificala  diffieultà  della  Medicina  /&  la  fcrpc-. 
fuinfegnadi  EufculapiOi^Dio  della  Medicina, come  credettero  falfamento 
i  Gentili. 

Medicina, 

DOnna  che  fl:ia  in  atto  di  fcendere  vn  grado  di  fcala  ,  Cara  vefliita  di  ver«* 
de  a  foggia  di  Sibilla,  portare  nelle  mani  alcuni  femplici  Medicinali, 
haucrà  apprellb  -vn  Sole ,  ScT  vna  Cicogna ,  la  quale  tenga  in  bocca  vn  ram« 
d'origano, 

E  arte  le  medicina  nata  dall'erperienza  nell'altrui  infermiti ,  Si  alutata  con 
la  fcienza  delle  cofe  naturali,  lequali  fono  otferuate  diligentemente  da'  Medi«« 
CI  per  la  lanità  dell'haoitto,  fi  fa  che  fcende  lo  fcaliao ,  perche  dalla  contem- 

pULione, 


jg  ICONOLOGIA 

platìone ,  rhe  è  i^ofa  molto  nobile ,  &  moko  alca  (ceade  all'atcidne  della  cur.t.* 
per  merzo  di  cofe  particalari . 

E  veftica  di  verde  per  la  fperanza,  che  p^rta  feco  all'infermi ,  &  per  lo  Rigo- 
re che  rende  alla  vita  che  andana  mancando . 

Con  l'origano  la  cicogna  aiuta  la  debolezza  del  propio  ftomacho  ,  e  perb 
fu  da  gPEgitij  adoperata  nel  rnodo  detto,  per  Hieroglifico  di  medicina.,.  A 
c]iie(lo  propofìto  'vforno  ancora  l'vcccllo  Ibi  ,  il  quale  come  s'è  detto  altroue 
col  roftro  da  fé  ftellb  fi  purga  il  ventre ,  come  il  Ceruo ,  il  qua'e  doppo  che  ha 
▼ccifo  il  camaleonte  fmorza  il  veleno  maft-icando  le  fiondi  dell'alloro,  il  che  fa 
ancora  la  colomba  per  rifanarfi  ncll'inrermità . 

Il  Sole  moltra  ,  chela  virtù  naturale  dei  cuore,  è  faaoiita  dal  color  di  ePo 
Sole^  per  l'j  quale  lì  mantiene  ,  &  conierui  la  ianiri  in  tutte  le  me«nbia  del 
corpo,  S.<.  okre  acciò  molte  virtù ,  &  propietà  all'heibe  infonde  per  mezzo  d«4- 
Je  quali  la  medicina  s^cilcicita . 

MEDIOCRITÀ. 

DO  N  M  A  con  la  deftra  mano  tenga  vn  itone  tigato  con  vna  catena^  » 
òC  eoa  U  fin'.ftra  vn'agnello  ligaco  con  vn  debole ,  &  fottìi  laccio  ,  di- 
rrioftrandofi  per  clTi  due  eftrcmii!  troppo  rifentimerito,  &  la  troppo  ioffeten- 
:^a ,  5^  tenendo  detta  donna  il  luogho  di  mezzo,  tra  quefti  eftremi  di  ficrez- 
:;^a  ,  e  di  man!uetuditie  ,  per  li  quali  veniamo  in  cognitio(je*d*ogn*altro  eftrc- 
ino  in  ciafcun*  habito  dell'animo  ,  ci  può-elTer  vero  Hieroglifico  di  mediocri- 
tà ,  la  quale  fi  dcLie;ha\4ere  in  tutte  raccioni  >  acciòche  meritino  il  nome  ,  &  /^ 
lode  di  '\irtu , 

Mediocrità. 

DOnna  bella,  (^crìrplendehCe ,  con  Tali  alle  fpalle,  con  le  quali  fi  folleua  da 
terra  ,  additando  con  vna  mano  la  terra ,  Si  con  l'altra  il  cielo ,  con  ^n 
iiiotto  fcritto,^he  dica  Medio tutijjìmus ibis. 

M  E  M  O  R   I   A. 

DONNA  di  me:^z*  età ,  haueri  nell'  acconciatura  della  tcfla  vn  Gloil- 
liero,  ouero  -vn  Icrigno  pieno  di  varie  gemme,  ikfàià  veftitadi  nero, 
con  li  due  primi  diti  della  mano  delha  fi  tiri  la  punta  dell'orecchie  deliro  ,  Se 
con  la  fjnilira  terrà  vn  cane  nero . 

Dipingefi  la  Memoria  di  mc:<^^a  et.à  ,  perche  Ariftotcle  nel  librò  della  Me- 
moria ,  &  della  riCordan:(^a  dice  ,  che  gl'huomini  hanno  più  memoria  nell'età 
perfetta,  che  non  hamio  nella  vecchiaia,  per  la  kordanza ,  b  nella  pueritia  per 
non  hauer  imparato . 

L'acconciatura  del  capo ,  nel  modo  che  s*è  detto ,  dimoftra ,  che  la  memo- 
ria ,  è  fidelilFima  ritentrice  ,  &c  conferuairicc  di  tutte  le  cofé,  che  le  fono  rap- 
prefentatc  da  noilri  fenfi  ,  6:  dalla  fantafia  jperò  è  addimandataTarca  dello 
Scienze ,  «  de'  Iciori  dell'anima . 

Vcftefi  di  nero, il  qual  colore  Hgnif.ca  fermezza,  &r"  f!  abilita  per  la  raglo- 
"nedecta  altroue ,  clfcndo  propio  deila  memoria  ritener  fermamente  le  torme 
dei  ieijlo  ,  come  diccuamo  rvipprclènute  ,  àC  Aiiiiotclc  l'afferma  nel  luogo 
citato  di  iopra ,    . 

TiraÉ 


DI  CE S^%E  %IP '^',        29 

Tirafil  a  punca  dell'orecchio,  in  conformiti  di  quel  che  dice  Plinio  iib,  ii, 
dellMftoria  naturale  con  qucftc  parole  : 
JEflift  aure  ima  memorUlocusquenttangentesatteftamur» 
Et  Virgilio  nel  'Egloga  6,  dice, 

Cnm  canerem  ^ges ,  &  prxlia  Cynthius  atfrem 
yellit-,^  admonit. 
W  csne  nero  (ì  pone  per  la  mcd«fima  ragione  del  colore  del  ^eftimcntodi 
detta  figura  ,  come  anco  pecche  il  cane  è  animale  digran  memoria  ,  il  che  (i 
^ede  per  efpcrienza  continoua ,  che  condotto  in  paeiè  ftrartiero ,  &;^^  lonta- 
no per  ritornare  ,  onde  è  ftatoleuatodafc  (tellofcnzaditficukàritroua  la-, 
ftrada.  Dicefi  anco  che  ritornando  Vliilèirppatriadoppo  '\cntianni  nonfiì 
altro ,  che  'vn  cane  lafcìato  da  lui  aila  partenza ,  che  lo  riconoicelle ,  &  acca- 
re^^^^alfe  »  Onde  Socrate  apprclfo  Platone  nel  Fedro  ,  giura  per  lo  cane ,  che^ 
Fedro  haueua  imparato  temente  tutta  l'orationc  che  Lifiahaueua comporta. 

Minima, 

DOnnaconduefaccIe,  vcftitadinero,  ó^  che  tenga: nella  mano  deftra 
vna  penna, &:  nella  finiftravn  Ubro, 
La  memoria  e  vn  dono  particolare  della  natura-,  &C&.  mt)ltaconfideratio- 
ne  abbracciandofi  con  efTa  tutte  le  cofe  pallate  per  regola  dì  prudcn:^a  in  quel 
le  che  hanno  a  fiiccederc  per  l'o  ati*ien ire, però  fi  fa  con  due  faccic. 

Il  libro,  &  la  penna,  dimoftrano,  come  fi  fuol  dire,  che  la  memoria  con  Tv- 
fo  fi  peifettiona ,  il  quale  'vfo  principalmente  confille  >ò  nel  leggere  >  o  nello 
icriucrc-... 

MEMORIA    GRATA   DE*  BENEFITII   RICEVVTI, 

del  Signor  Giouanni  Zarattino  Caftellini  ► 

VM  A  gratlo/à  giouane  iticorónata  con  rimo  di  Ginepero  folto  di  gra* 
nelle;  tenga  in  mano  vn  gran  chiodo ,  ftia  in  me:^zo  dVn  leone,ed'vn^ 
aquila .  Incoronafi  con  gine pero,  per  tre  cagìonijl'vna,  perche  non  fi  tarla,nc 
s'inuecchia  mai .  Plinio  lib^.  cap.-^o.  Carì(m}&  mtuHattm  nonfentititinipe-^ 
rWjCofi  la  grata  memoria  per  tempo  alcuno  non  (ènte  il  tarlo  dell*  obli uioncg 
ne  mai  s'inuecchia,  pero  la  figuranogiouane ,  La  feconda  perche  al  ginepero 
non  cafcano  mai  le  fogHe,  come  narra  Plinio  hb.  i  d.cap.  2  ucofi  'Vna  perfona 
non  deu«  lafciarfi  cadere  di  mente  il  benefitio  riceuuto  ,  La  ter^^a  perche  It-» 
granella  del  gineperr  ftiilate  con  altri  ingredienti  >  giooano  alla  memoria ,  ed 
vna  lauanda  bollita  con  cennerc  di  ginepero,  parimente  conferifce  molto  alla 
memoria  ,come  tra  gli  altri  Fifici  infegna  il  Gaalthero  nel  trattato  latino  del- 
la memo  ia  arcificiale , 

Ceftore  Durante  medefimamente  conferma  ,  che  le  bacche  del  ginepero 
confortano  il  cernello,  e  fanno  bnon^  memoiia,  la  quale  confeinar  fi  deue  eie 
,ca  li  benefici)  riceuuti,  &  efTer  fempiterna  ,  epitheto  dato  dall'Oratore  dicen- 
do, cuifum  ohfirictm  memoria  bene^àifcmpiterna  i  di  cui  legi cinicamente  può 
•ellctc  iimbolo  il  ginepero  annouet«t  J  «a  le  piante  eterne. 

Il  chiodo, 


jo  ICO  NO  L  O  Gì  <iA 

MEMO:Ua  GUATA.  L>L'  BLNEiiCll  KlCEVVn 


li  eh  indo,,  he  tiene  in  mano,è  tolto  dagli  Adagi  j  in  quel  proucrbio,  Clauo 
trabaU  figere  be/ieficium,confìccare  il  beneficio  con  vn  chiodo  da  traue,per  de 
notare  la  tenace  memoria  del  bencfitio  riceuuto  ch'hauer  fi  deue . 

Ponelì  in  mezzo  al  Leone>ed  all'aquila  perche  qucfti  animali,, -ncor  che  prì 
ui  di  rag  onc  y  hanno  moftrato  di  tener  grata  memoria  de  beneficij  riceuuti  * 
Jjn  quanto  al  Leone  AuloGellio  nel  v.lib.cap.24iri/èrirce,che:  Appone  hifto- 
rico Greco  bfsò  fcritto  di  haue' e  ,  non  vdito,  ma  con  gli  oichij  propij  vedaro 
m  Roma  nel  Cerchio  madimo,  bcendod  li  giuochi  publici  delle  caccie  ,  ede- 
re flato  efpoilo  v.no'.Lchiauo  detto  per  nome  Androdoallefiere,  e  bcftic  che  vi 
erano,  tra  Icquili  vno  boti ibile  >  e  feroce  leone  iubito,  che  '^^idde  And^odo 
liteote  quafi  maratiig^  iato,e  dapoi  s'accvjlto  a  lui  ,  facendogli  fefta  con  la  coda , 
corneè^coflumed'a'rjoreuoli  cani,  e  leg-^iTmentegli  leccaua  le  gambe,  e  'e.^ 
minila  jAndrodojC  he  primiera  (lu  U  inort  ^  di  paura,  accarezzato  dalla  fiera, 
coiTainoiò.a  p.i^iaielQjtti  .uitolputo,  fiilando gracchi j-^erlo  il  icone,  ailbo- 
ra,come  foilc  Fatta  iCimbiCAiolc  ricogni';w*ie>  l'huuiuo,  e  la  fiera  allegi  i ,  pare- 

..'  '.'.     '".  ua,che 


DI'CESJRE  RTP^J.         sr 

ua  che  l'vno  fi  coaigraculaile  di  veder  faltro .  A  qiiefto  fpettacòlo  -cefi  mira-  ' 
biJe  il  popolo  mandò  fuora  'vocigrandillimedimarauiglia  :  }?crcbe  Andro-  > 
do  fu  condottoauantirimperadore,iI  qualegli  dimandò  iniqua  itìodo  <|'Uel''^ 
leone  cefi  acjocefulle'veirro  di  lui  mansueto,  Androdonfpole,chcgià}''hauei«  ' 
uà  conofci^^n  Africa  ,quandovi  era  Proconfole  il  /uopadtonfe',  «lai  <^u*léji 
per  le  gran  ^miturc,  che  da  lui  gli  erano  date ,  fé  ne  fuggì  per  flar  Ji'aiìroftò  -m^ 
lolitudini,  e  campi  deferti  ,  e  che  fi  ricouerò  nella  sferza  del  gran  <:alor  del  So- 
le in  "vna  fpilonca,  ne  lletic  molto  che  vi  arriuòquel  leone  aflai  addoiorato,e 
r>rertO'  di  lamrntiaicuia(pcttoAndrodo  temè,  ma  il  leone. con àtVòlìurnilcj^ 
aua.fi  dimandafle aiato> alzò  vn  piede ,« lo  porfè  verfo  lui.  Androdo  vedendo 
i|  piede  infanguinnatojcomprelcjche  vi  hauefle  male ,  sì  che  gli  pigiiòil  pie- 
ci? ,  dal  quale  traile  fuora  vno  acuto  (lecco ,  «  gli  nettò  la  piaga  ,  il  leonccon- 
(òlato  del  medicamento ,  gli  'ìtac  care:^:;^e,  «  fi  riposò  in  feno  a  lui ,  edaindrin 
poi  Androdo  per  tre  anni  continui  habitònellamedefima  fpelonca  col  leone  , 
e  vilì'edfUe  fieie  che  il  leone  pigliaua,dellequali  la  miglior  parte  per  manca- 
mento di  fuoco  al  Sol  gagliardo,  che  in  quelle  parti  di  continuo  arde  ,  ioleua 
cuocere  ,  -e  di  quelle  cefi  cotte  finutriua  ;  macol  tempo -cHèndogli  venuta  in 
faftidiocofi  fiera,  e  filucrtre  vita,  andato  il  leone  a  procacciare  il  (olito 'vitto» 
Androdo  iafsò  la  (pelonca,  ed  v^fcì  di  quel  deierto ,  hauendo  caminato  pre  tre 
giornironti'  ui , ^'abbattè  in  vn>a  fiquadradi  foldatijda'cjiiali  ricottotciuto,  fu 
mand.ìto  d'Africa,  a  Koma,  doue  il  padrone  gifl  era  tornato, il  quale  il  giudicò 
reo  dellamorte  ,  come  leruofuggitiuo  ,  cdordinòche  folle  condennatoallc 
beftie,ira  le. quali  era  iliudetto  leone,  che  ancor  eflo  fu  prefo,  e  condottaa^ 
Roma  ,  il  qua'e  ricordeuole  del  henefìtio  per  lo  riceuuto  medicamento  ,  non 
'Volfe  altamente  offendere  il  riconofciuto  benefattore^  ma  più  tofto  l'accarez 
,^ò  :  per  il  che  Androdo  fiì  dalla  pena  alloluto ,  €  per  decreto  del  Popolo  gli  fiV 
donato  il  grato,e  cortefe  leone  ,  col  quale  poi  legato  con  vn  delirato  vincolò 
andauaa  IpafTo  per  tutta  Roma,  e  le  genti  gli  corrcuano  incontro  ,  dicendo; 
Hic  eft  leo  hoipes  hominis,  hic  cft  homo  medicus  leonis . 

Ir  quanto  all'Aquila,  Grate  Pergameno  di  paele  vicino  al  fiume  CaicOnel- 
TAfia,  narra,  che  fedici  mietitori  alletati  mandarono  vno  decloro c-ompagni  a 
pigliar  dell'acqua  , il  quale  vicino  al  fonte  trouò  vn' aquila  ,  che  era  foftocata; 
da  vn  lungo  Serpente  ,  che  intorno  il  collo  con  vanj  giri  le  s'era  suuinchiato^ 
hauendo  egli  feco  kfua  falce  tagliò  a  \>t'ZJ^  il  detto  ferpente ,  e  lafciò  volarcJi 
Ubera  l'aquila }  Ellendo  pòi  ritornato  coi  "Vafb  pieno  d'acqua ,  diede  bere  aj». 
tiatti  li'compagn',  e  volendo  anch'elio  beuere  in  vn  tratto  l'aquila  fopragionfe 
e  coniale  gii  sbattè  dalla  bocca  il  '^afo  in  terra ,  il  mietitore  mentre  attribuì- 
fce  ciò  ad  ingratitudine  dell*  aquila  da  lui  liberata, -fedeli  funi  compagni , 
che  beuuco  haueuaiio  ,  cadere  immantenente  morti  :  onde  fubito  pensò ,  che 
l'acqua  folFe  auuelenato  ,  e  conobbe  ellète  in 'Vita  rimafto^  per  grata  ricom- 
pen/a  del  benefitio  fatto  all'aquila  . 

Degno  è  anco,che  fi  racconti  il  cafò,che  Plinio  nel  cap,  v.  del  x.  lib.  efpone, 
doue  leggefi  ,  che!  n  Serto  Città  della  Thracia  vna  Doi^eila  nutrì  vi/aq.uila, 
la  quale  per  rendeiegratia  de  gli  ahmc-nti,gl.vau^eliij  ch'cHa  pigliaua  ,  li  por- 


taua 


32.  ^.ICONOLOGIA 

taua  alladon55[_eìla  j^la^nuale  morrichc  fu ,  ncKa  mcdema  Pira  di  fuoco ,  doue 
ella  ardeua ,  l'Aquila  fpontancamente  volò  ,  ed  inii^me  con  la  donzella  s'ab- 
brugiò.  Hora  fé  c<i)0fideriamo .  che  il  Leone  è  Rè  de. gli  animali  cerreftt ,  e^ 
r  A,quila  Regina  dCjgliiaelEei ,  Concluderemo ,  che  quanto  pivi  'Vna  perCona  è 
nobile,  magnanima»*  gene^ofa  3  taptopiùconferua.gHrata  men^J^<ie'  benc- 

MERITO. 


fitij  ciceuutiv 


HV  OMO  fòpra  dWn  luogo  erto  ,  àC"  afpero  ,  il  'veftimento  (ari 
fontaolo,  òC  ricco  >  àC^  il  capo  ornato  dWna  ghirlanda  d'alloro,teL'- 
rà  con  la  deftra  mano  j  &  braccio  armato  vno  fccttro ,  &c  con  la  man  finiftra-» 
nuda  vji  libro. 

Il  Merito  fecondo  San  TomalTo  nella  ^.  parte  della  fomma  quertionc  45. 
artic.  6.  è  attione  virtuala  ,  alla  quale  lì  deue  qualche  cofa  pregiata  in  reco- 
gnitione^. 

Hi  dipinge  fopra  il  detto  luogo  afpro  ,  per  la  difficolta  ,  per  mezzo  della 

quale 


^uaIc rhuGmo permeile  a  nT^^iiare^q\jaÌféhfc,colà', pbrcìè) fidlcc'  ;  cK«  Hff ^ 
«■pfe' figurato  per  rhu'ofho"  ftadiiOffo'  dV  fama  »^<^  «fi  glótìi  làfdatk  la  via  pur 
^à,  &  dilecteuolè  incefà  per  qiTelfa  de*  piaceri ,  fi  elegefli  l'altra  difficile,  8^ 
alpelke  dei  nionte,cioè  quella, della  "virtù  ;  onde  per  cari'.c,Ok  così'cclebri  Tue 
faticheitierit^a'*e|Tcr  numeratoTrà  piùd^gniHeroi.  .  '*' 

,  Jl  ricco  veftimèhro  ,  fignificah  dirpofuiòne  >.c  l'habitto^delk  Virtù  i'mefd^ 
"i'cì  quale  Tlìuorno  fa  rattinni  rfcghé  d'honorè,&di*lode-.^^'  *  ,'i,i:u  ^^    !  ><- 

Haùendo  il  Merico  relati  o  n  t?  "à  t|ti'a  le  he  eofS  ,  gli  s'è  datò  Ili  coroBà  ì'tì^ 
'ìtettrò ,  pet  farlo  i> più  che  fi  pàb»  spettàbile ,  eiléndo  qutlli  premij  fegiiaUci 


Till'  i  oi 


douuti  a  gran  merito  , &  però  S.  Paòfó  Hellàcoiònt  così  dice; 

'ì^n  córonabitttr  nifi  qui legkimè  certauerit ,  ^  '    ';  .  * 

*'  La  deftra  maùo ,  &r'bfaccio  atmatò  Ì  3c  ljà'fiififti*a  con  iriìbro ,  dimoftran» 
^<lue  generi  di  meritacìane,rvnpdeirattione  diguenc  ,  &■  l*àl.tro  dello  ftu- 
^èiòyO<r  opere  delle  lettere ,  per  crafciino  dfc'  quali,rHaomo  fi  può  far  meri» 

teuole  dello  fcettfo ,  fignificante  la  poteftà  di  comandare  a  gli  altri  huòrìii- 

ni  j  ^  ajico  alla  corona  d'alloro'prerriio  non  meno  d'eccellente  nelle  lettc- 
,  «jche  d'inuittiCài^'itarii,  là  qu^lc  frgnifica  vero  hòriòre»^  perpetua  gloria  À 

Come  àipìnto  nella  faUde(taCancelUriadrI{óma, 

HVorao  ignudo, con  -vn  manto  regale,  tiene  vna  corona  in  capP>  6c_2 
'  con  la dcflra'vnorcettrof^'-"'-'"'  *-  '-■  '  . >av&ut ::■::->"- ^.-^^ 

^^a  perche  il  merito  è  eofa  che  aumza  le  noftre  parole  »  htTcittUìQ  chì'ì^gfi 
"iJìcciefimo a  m^ggio'r  efficacia  parli  di  fcilcirp . 

!"  ■    u't'^'fl^ 

MAR     Z    O. 

GIOVANE  di  arpetto  fiero  j  habbi'a  in  capo  •>rì*èIÌMo,  ye(!Ito  di  colw 
^ ,  tanè,  che  tiri  alnegrd,&  à  gl'omcfi  Tali  ,  con  la  deftra  mano  tenghi 

^con  bella  gratia  il  fegno  delfAriet^ ,  adorno  cfi  fiari  di  mandorle,  &  con  la  fi- 
fiifìra  mano  vna  bella  ta:^za  piena  di  prùgnuòli, Tparag1,8<:  lùpoli . 


._  ,    ,,  .cempc 

che  e  tutta  la  parte  infièrhe  To  faremo  vecchio . 

CtfTer  quefto  mefe  d^afpetto  ficro,&  che  texi'ga  in  capo  reImo,dìmoftra  ef  " 
Ter.  (bto  dedicato  da  Romolo  à  Mai  te  Tuo  genitorc,c  da  quello  cosi  chiamato 

Si  verte  del  fopradettò  colore  ,  eflendo  ikolor  tanè  CQmpofto  di  due  parti 
ficro^ì-óCroflo.    ,      .,,....,.•  .  ^^.p  --    .:  i^o^l^r.  ■  .„  .  f 

Per  le  due.parti  nero-cVv'?enc  à 'fignificarVif  coferc  ©^^^^  fa  parte 

roffala  -viiruì ,  &^  for^a  d'cfTa ,  la  quale  in'quefto  mcfc  col  tepdo  calor  dei 
Sole ,  incominciano  a  germogliar  le  piante,  aC^lahàtora  di  Vut^ti  gli  anima- 
li a  nrentjrfi.  ;■"'      •  '  "^i  •    -,  .  w,       . 

.     L'dièr  alato  ci  dimoerà  il  contìnoutì  Corjfo ,  che  fanno  i  mefi ,  6c  il  Pctrarl 
ca  nei  trionfo  del  tempo,così  dice .  •^..•--^  -    -.. 


.■j--i . 


Vdam 


34-         }J,^  Oy.N^M^6  J  méy, 

fi  tener*  con  l^cjldwa.  nuanoiJ  legno  de  liarwte-c  ire  ondato  .q^i  i  lopraaet' 
Il  fiori , ci  diinoftrii  principij.dcflas Primavera,,,,  ondc/réLriolVb  rpptadi  ciò» 
«osì<dicc_..  .  ^      /'        .   '      '    '•,  '    'V  '     •      :,i',-' 

ìia.  foì  che  tlSofneìtìxnim4iifcYetB. ..  ■ , .. £ 'S^e'ffiYotormfitiue, e  lieto 
%^por.tÒThriJsoiHuminòiasfer^[  ■^yi  rimenar  la  doìf  e 'P^tiwauera, 


ti  di  dettomcfcmafi  deueauucrtire,,cheiiriitti  così  dÌ£|uefto.h)ere,CQmt 
<ic  graltiì  fi  pofTpuo  dal  diligente  Pittare  variare ,  fecondojg  qualità  de  i  Ilio- 
ghi ,  perche  raci;c,d9i^e,c.piil.  caldo  j^gjjijìrcfto  vengo^9^^||)«a:  Jc>  f  ont^iioVit 

r^  I O  V  A  NE  con,^ina  g,h.irJan4a  di  mortella  jn  capo >,  :\ieltito,dI ioTòt 
vU  'Verde  ;  hauerà  a  gl'homeri  l'ali ycon  la  d,e,ftra  mano  terrà  il  fègno  iièl 
Tauro,  il  quale  farà  con  beli' attificio^dcrno  dipeli  forti  di  viole  ,  e  di  vari) 
fiori,  che  in  detto  mele  fi  trouino ,  &xon  la  iiniiira  'vna  bella  ciilella  piena-. 
^i'carciofì,baccelli,mandorlefrcfche  ,  fruttifiche  nel  mefc 4* Aprile  ,  comin- 
cianoà  venitevi:"    .,■;,.  -     .•   ^.  ,_i.^,    ,     ...  ■,'.', 

Chiamafiqueftòmele1\prile§coiidi9y?rrone,quafi  Apèrilc,  perciòche 
in  eflo  s*apre  la  terra;  e  fpande  fuori  le  fu  e  ricchezze,  6^  per  Ti  fteHà  ragione"  i 
Greci  chiamarono  Tiftello  mefe  aiitefteriana  ,perchein  quello  ogni  cofa  fio- 
rifce,  oucro  come  dice  Ouid.  dalli; chiarezza, eièrenit^ì  del  Cielo  ,  dicendo  : 
.^prìlemmemorant  ah  aperto  tempore  dióium .  „ 


pianta 

damehtc  Tamoré  nelle  piaRtc  »  come  hesf 
1042. c»si  dice. 

Varia,  l'accjua,  là  terra  è  (Camor  piena  Ogni  animai  (^.awàrfi  Yt'c^r;ftglìa . 
Sì  verte  di  cólpV  verde  ,  perche  in'quefto  mefe  la  teira  fivefte  di'qtiefto  bel 
colore.réndéridori  a  riguardanti  belliflìma  cofa  a  vedere  ,  per  eirerè  il  'Verde 
ài  fua  natura  grato  alla  villa  ,  maflìrrie,  che  tante  >  &;  "cofi  varie  fortjdi  -viai 
colori,  i  quali  fonò  i  bei  fióri 'dipinti ,  quafì  gemme  rilucenti  hel'^eVde  cam- 
po appaiilcono  fciritillando,  dKT  fingular  vaghezza  érappbrtaao  ,^  On4e  il 
Petrarcha  nel  SoAett042.  così  dice.  '    ..  *.-i;i>-_  ;c.  'ìv     ••-- 

Z^phiro tornaye'l beifmpo rimcna         E primaueracandidàìeHf'èhnìgUè,' '  ^ 
jE.  ifìori,enjèrbe..'fua  dolce  famiglia  j      Ridono  i  praih  ^'l  cieLfirafferen£  '. 
E  gioir  Vropìc\e  pianger  iFilemena ,       Cioue  s  aHegra  di  mirar  fua  figli  a* 

li  fcgno  del  Tauro,' ch'etirne  con  la  man  tfeftra,  é'per  fignihcàu,che  il  .<?«- 
Jc  va  camminando  ni  qwe(to  me:e  per  quello  jegno  ,  il  quale  tiitlauia  piglia-» 
mageior  forza, fi  cu'meil  TiJro,  «  più  forte  del  Montone ,  dicono  ancoia ,  che 

il  Sole 


il  Sole  regna  in  detto  legno ,  perche  net  itncfc  d'Aprile^  fi  cominciano  à  vede-' 
■  re  le  fatiche  de  i  "biioij,  ciee  le  bÌEde..   '  '  '      ■  <  » 

Gì  Oy  A'Nfe  vejHto  di  color  Vér^rit^mato-di  vari)  fiori ,  come  d'cni, 
paTiiTuentelTaitót'à  in  capo^na'ghìrlanda ,  terrr^  con  la  dcftra  mano'i 
Gcminijiquali  Tarano crr'èondai'i  idirofe'bianchejrollè  ,&  vermiglie,  con  laJ 
(ìniftra  vna  bella  tertellàpìena  dt  cerare,pireiii ,  fragolc,vuà  fpina,5i:  altri  frut- 
ti, che  in  d'etto  mefe  nalcona>  ouero  (ì  ritrouano  . 

,  E  chiamato  qucfto  mele  Maggio  dalli  Latini  a  Maìoribns  ,  perche  hauen- 
iìo  Romolo  diflrÌDÌtìto  il  Pòpolo  R'óhianointiue  parti  >  cioè  in  maggiore,6^ 
minore  ,ò  vogliamo  dire giouani,  e  vecchi ,  che  quelli  con  Talrmi  ,  &  quefli 
con  ;l  cor.flglioi^oncrnadéro'là'Rep.  ìn'honor  dell'vha  Maggio ,  &  il  /ègaente 
Giugno  in  hohdrd^eiraltry  ónde  Ouidffr.    i  '^  '     " 

tìincfua  Maiorestrìbuertvocabuta  Maio 
lunius  a  luuemirii  nomine  àiólus  adejì . 
Gli  n  dà  il  verde.  Se  ffdflfó  veftirnén'to,  &  la  ghirlanda  in  tefta  di  -^arij  fio- 
iì'y  per  moftrare la  bellezza  ,eti;ighezza'de  i  prati ,  eolli,  &  campagnejlequalì 
tiitte  ordinate ,  &:  m-natié  di  va^fion,&  vérdr herbe vréndonu  marauigiiai^ì 
allegrezza  alli  riguardaritì/&ihtìran'o'g}  augelli  a  càtìtatc.fuauementeje  tut- 
ta la  naxura  ^191  (ce .'  Onde héh  dille  i^-Samià^zarò'.    ;  '  "  '  '  l^"  -  '  ' 
r  '  "''  '  V  'yìÌhelfioi-iro,^dUttt&fo Mà^gw,     '     '  •;        ■"    ' 
":''flYegrt'ó;d(  Gemini"  cjriy^lftr^^'chcih'qué                                 Sole  fi  rai-' 
'  4op_pia ,  pcr<!he  cominciantfiaradéffèr  caldo',  6<^^  fècTco  elfendo  che  per  duei^ 
^ gradi  il  Soleìi'él^ìia dairacteft^,'6c, iircjUe^ftomefe  le c^e  fi  raddoppiano',  cioè 
fi  niplciplica^Oj"péf  ciòche  glViiimEli  partorifcono , 

«^-^Rlt^  VÌ'Ne;  ^feàfaCi^Ctfriip^gl -altri  rtie??',  «C'^éméidf 


"VS'T'O  V  ANE,  ^^i!a,tdCGfme-gl -altri  rtie??-,  «Cj^^Véffiò*  di  verde  chiaro, 
yj  cuéro  zótné  dicono'. Ve; 'cfe'gàio,  hàuerst-  in  capo  vna  ghiflarlda  di  IpigHe 
" 'd\  grano  non  matutei'con.faMeftra'ma'no  pb'rtarà  per  'infegria  il  Cancer ,  oue- 
ro Grane  h-o,i!  quale  farà -tjrcc^ndato  dallètòptàdetce/pighe ,  e  con  ìaflniftra-* 
-Vna ta^za/cuefò ■anatrila  cefta,  dentro  allaquale 'vi  faranno  vifciole,  fcafe , 
briccocole  ,  pere  m^ofcarple,  cocuzze,  c'troii,  brugne,  finocchio  fiefcoi  6c  altri 
i    flutti,  che fòglionó  èlitre  in  querto  tempo,  ■ 

Chiuman  Giugno  da' Latini  per  la  caulafdettà  di  fópra  rel'rti^fe  di  Mitg- 
gio  ,  benché  alcuni  lo  chiamano  da  Giunone  latinamente  7««o«;Am,  leua'to 
•  ,4"5^^5^5^^  !^i'^">€zzo  dicono  J«mw?,  perche-ai  primo  di  queftofùdcdjcatoil 
"t^i^'pìo  di  Giunone,  oùérb-dalunio  Bruto  ,-chc  icaccib  dai  Regno  il  ^ri^o 
'■jgioVnó'diqucftoTOefcTarqùftiio.i '■  •'- '■  '■  -  '  •  •■  '  '  ;  ^-^ 
"  ^  Si  vefte  di  color.vej-de  chiaro ,  pèrche  in  ciucile  vntCe  ptì:  il  calore  del  Sole» 
'  incomincia  ià  irgialiire  librano,  &  ancbdraarre'hérBéV'  :'"'•  - 

Il-(eg_nO:dcl Granchioidcnota ,^che  arriuando il  ,S<^Ie  a  quèfloTegno  ;  Jnco- 

"ir  vr.dfd  tornare  in  dietro  jfcoRahdofì  ^  tiòì  ia  guifà  di  "detto'amaialejilqua-^ 

le  camnaina,  aii'in2iétrO;'"i"'^  ojifiii^iJ  .->;.•  ih  ooir .tnn  .0  01  •  » <. rn  * 

'^'  Ci         LV- 


S^        si  e  ONO  L  Q€  I  it4 

L  V  GLI  O... 

GIOVANE»  farà  alato ,  he  'veftito  di  colore  ranciato ,  j5<^^  coronat© 
di  /pighe  di  grano ,  hauerà  ncU-vna  delle  mani  il  fcgno  del  Leone  an- 
•ch'ello  ornato  di  vaciè  forte  di  biade  mature ,  &  legumi ,  fc^con  r-ajtra  mano 
fcrtcrà  vna  bella  ceftclla  con  meloni ,  fichi pcimiticci,£erciiipi^4arce^  npc- 
■cbìe,&  altri  frutti,  che  quello  mefcfiioleappot.care..  ^,;^j^';  '\zìì\àX  muz- 

-Chjamafi  Luglio  in  honore  diGiiilio  Cefare  Dittatore  ^  pecche  in  quello 
•mefe  a  i  dodici  nacque ,  ic  ben  prima  fu  chiamato  Quintile  daLnunieto  co- 
minciando da  K-krzojeilendo  quinto  in  ordine»  _. 

Si  dipinge  con  veftir»ento  ranciatQ,pe,r<:hp,i)i^tiiEai^4?ft  ?P  Snello  mefr^^c 
.fciade  ingiallifcono .       ..,-'/.;  .- ^    ■  j    -  \  ;  ì -;  •  ;: 
.     .^1  Leone  è  animale  di  natura  caìida,  6c    ferociflìmo,  &  dimoftra  quella) 
tempo,  nel  i^uale  il  Sole  afceio  ailgrad^  di :gue^pyÌ^gna>prQduceiCaldo  cccaf- 
fiuojd^ficcitrt grande.       .'  i^-.-.r.-^y  -^     ■',„-.x 

GIOVANE  alato  di  fiero  afpettOjveftitQ^i-Coloriiamrtrcggiant*,  fa- 
rà coronato  d'vna  ghirlanda  di  rofè  d^mafchine,  gelfomini  di  Catalo- 
j;na,garofani  d*India,&  altri  fiori>chc  la  ftaaone  apporta ,  terrà  con  la  deftra 
mano  il  /ègno  della  Vergine  ,e  con  la  finiftfa  vna  ceftella  piena  direte,  di  più 
forti,prDgne, mofcatelìo,fichi,noci, &man .prie mature-,  j  .  ;^  .. ,j^,..,/. ;  ^^ 

E  quello  mcfe  fimilmente  in-honore  di  Augufto,ó^  dal  ScmVo'jfu  con{e- 
„  jrato,  perche  in  quefto  mefe  fu  la  prima  volta  Tatto  Confole,Trionfò  tre  vol- 
te in  Roma,&  foggiogò  fotto  la  podeftà  dei-Popolo  Romano  rEgitto,&  pof» 
fine  alleguerre  ciuili ,  prima  detto  mefe  fi  chiamAua  Seftile^^,  per  cller  il  Icfto 
in  ordinejcominciando,  come  s'è  detto  nel  mefe  di  Luglio,  da  Marzo .       _^ 

li  fiero  afpctto  ci  da  ad  intendere  quanto  quefto  mefe  ila  molcfto,  òC  co- 
wedi  molti  mali  pub  elfcr  cagione,  per  la  ftclla  canicuia  doue  il  Sole  A  troua, 
il  quale  a  guifa  dì  rabbiofò  cane  offende,  chi  non  fi  ha  buona  cura .  ■ 

l!  fegnoCclefte,  che  regna  in  quefto  mefe  ,  è  chiamato  Vergine-* ,  per  di- 
moftrare  ,  che  sì  come  la  Vergine  è  fterile  ,  né  da  fé  genera  >  così  il  Solc^ 
in  quefto  tempo  non  produce  cofa  alcuna  :  ma  folo  le  prodotte  matura ,  5^ 
perfettiora. 

Per  la  cefta  piena  de*  fopradetti  fruttile  la  ghirlanda  di  fiori  fi  dimoftra 
qucllojchc  qaefto  mefe  ptoduj^c. 


G 


SETTE  M  B  R  E. 
I O  V  A  N  E  alato ,  allegro ,  ridente ,  veftito  di.poipora  »  hauejr<t  in  ca- 
po Nna  ghirlanda  di  miglip  , e  di  panico  ,  nella  deftra  mano  il  fcgno 
della  Libra,  6^  con  l'altra  mano  il  cornucopia  pieno  di  '\ue  bianche, &  nfc- 
Ì:e,perfiche  ,  fichi,  pere, m€le,lazzaroIe, granati, ^^ altri  frutti >,che  fitro- 
,uaao  in  detto  mcfe  «  ,  ?•     , 

.,.,  Chiamali  Settembre^pcr  c(f?re,xornc  fi  è  dettoli  fettimo,  fé  bsnè  fi  chii- 
m^  qualche  tempo  germanico  da  Germanico  imperatore.  ,;   .r^-  - 

ÀI  vcfte  di  porpora ,  perche  fi  come  la  porpora  è  '^eftimento  Regale ,  oc,^ 


DI  CESA%E   %IP^.         37 

/blo  conuienfi  à  Rè  >Ó;,^  huomini  Illullri ,  &  grandi  ,  i  quali  abbondano  di 
Thefori,  &  grandec^^e .  Così  quefto  mele ,  come  Rè ,  &  Principe  di  tutti  gli 
altri  meli  dona  in  maggior  copia  tutte  quelle  cofe  >  che  lononeceflar'e  ai  vit- 
to humano . 

']  iene  il  legno  della  Libra,per  dimofl:r?re  che  in  quefto  tempo  'viene  il  So- 
le in  quefto,  &  Falli  l'Equinotioagguagliarvdofi  la  notte,  col  giorno,  comc-# 
d.llcauiioia  Virgilio. 

Lihra  dieSifomuique  pares  vbifecerit  horas^ 
O    1    r  O  B  R  £. 

GIOVANE  con  'vefti mento  di  color  incarnato ,  8^  con  Tali  come  li 
altri  meli  ;  porterà  in  capo  vna  ghiilaùda  dì  virgulti  di  quercia  con-, 
le  ghiande,  conia  deftra  mano  il  fegno  delio  Scorpione  »  &  con  la  fmiftrio 
'Vna  bella  ceftcUa  piena  di  Torbe ,  nclpolc  ,  fonghi  di  più  fotte ,  caftagne  coti 
ricci ,  oc  lenza  , 

Fiì  chiamato  quefto  mefe  Domitiano ,  da  Oomitiano  Imperatore  :  ma  pcc 
decreto  del  Senato ,  &:  à  quefto ,  6;^  a  quello  meritamente  furono  cancella- 
ti ,  fi  come  erano  ftati  tirannicamente  importi ,  ò<rgiì-  reftò  il  nome  antico 
d'Ottobre,  per  efter  l'ottauo  in  ordine , 

Gli  lì  da  il  veftimcnto  di  color  incarnato,  perche  declinando  il  So'c  ne'  '^o'» 
ftitio  hiemale  comincia  à  riftringerfi  l'humorc  nelle  piante,  onde  ie  loro  foghe 
diuentano  del  detto  colore. 

Dipmgelì  con  lo  fcorpione  ,  perche  in  quefto  mele  il  Sole  fi  ritroua  lotto 
detto  fegno ,  òiT  è  chiamato  Scorpione  dalla  figura  dalle  ftelle  ,  e  da  l'effetti, 
che  produce  in  quefte  parti,imperòche,come  lo  fcorpione  col  fuo  veleno  pun- 
gendo da  la  morte, le  prefto  non  fi  (occorre  à  quelli ,  che  fon  punti ,  cosi  men- 
tre il  Sole  in  quefto  legno  per  l'inequalità  del  tempo ,  apporta  malattie  molto 
pericolofe,  &  per  quefto  dille  Hippocrate  ne  gl'aphorilm-,  che  l'mequalità  del 
tempo  partorifce  infermità  ,  mallimc  quando  nell'ifteftò  giorno  ,  hora  regna 
il  fi:tddo,  ed  hora  caldo ,  il  che  fpelTo  auuiene  nell'autunno . 

La  cartella  lopradetta  contiene  i  frutti>  che  porta  fece  elio  mefe. 

N  O  V  E  M  B  R  E. 

C'>  I O  V  A.  N  E  "Veftito  di  colore  delle  foglie,  quando  incominciano  ì  feC" 
J  carfi  ,  6^  cadono  da  gli  albeii,  alato,  hauer^  cinto  il  capo  d'vna  ghir- 
landa d'oliuo  col  luo  frutto  ,  porterà  nella  deftra  mano  il  fegno  del  Sagitta- 
rio ,  &  con  la  finiftra  vna  lazza  piena  di  rape ,  radici ,  cauolij  ó^  altri  trutti , 
che  il  mele  di  Noucmbre  porta  feco. 

Il  tenere  il  Sagittario  nella  deftra  mano  ci  fignifìca  ,  che  il  Sole  in  quefto 
snefe  regna ,  ÓcT  palla  lotto  quefto  fegno ,  ilqualc  è  detto  Sagittario ,  sì  dalla-, 
figura  delle  ftelle  ,  come  anco  da  gli  affetti  che  produce  ,  poiché  in  quefto 
tempo  faettando  dal  Cielo  grandine,  pioggie  ,  folgori  >  ariecano  non  poco 
fpauento»  come  anco  in  quefto  mele  più  s'efercita  la  caccia,laquale  h  fa  per  li 
iaettatori . 

La  ghirlanda  di  oliuo  col  frutto  è  fegno  di  quefto  tempo,  nel  quale  l'o, 

C     3  Uuagià 


i<f  I  co  NO  LOG  I<tA 

liùa  già  maturi  fi  cogl:<  per  fame  l'olio ,  liquore  'vcililTimo  per  più  co/e  alia-* 
vita  humana. 

Si  chiama  Noucmbre  dal  numero  ,  ptr  cfler  il  nono,{ì  come  anco  il  (eguen- 
tc  per  eilcr  il  decimo  fi  chiama  Decembre . 

DECEMBRE. 

Gì  O  V  AN  E  di  a/petto  horrido,  come  anco  faranno  gli  altri  due  med 
feguenti ,  veftico  di  nero  ,  alaco ,  con  la  delira  mano  terrà  il  capricor-» 
no,&  con  la  finiftra  'Vna  ta:^za  piena  di  tartufi . 

Horrido,  &  veftito  di  nero  fi  dipinge ,  perche  in  qaefto  mefè  la  terra  è  Spo- 
gliata d'ogni  fuo  adornaméto,  che  perciò  anco  fi  rapprefenca  fcnza  ghirlanda. 

Per  il  capricorno  fegno  celefte ,  fi  dimoftra  quello  mefe  ,  nel  quale  il  Sole-, 
cammina  per  detto  fegno:  è  detto  capricorno,  perche  ,  fi  come  fi  capricorno  (i 
pafcenelli  precipiti)  ,6^  monti  altillimi,  così  in  quello  mele  il  Sole  e  in  al- 
tiflimo  grado  verfo'l  mezzo  giorno . 

Se  gli  dai  tartufi  ,  perche  queftijielmcfc  4i  Dicembre  fi  trouano  in  mag- 
gior quantità,  &  più  penfetci  * 

G  E  N  N  A  R  O. 

C"^  I O  V  A  N  E  alato,  &  vcftito  di  bianco ,  il  quale  terrà  coh  ambe  le  ma» 
J  ni  il  fegno  d'acquario . 
"Quefto  mefe,  6^ il  fecondo  furono  aggiunti  all'anno  di  Romolo  da  Nu- 
«a  P/jmpilio  ,&  chiamfipto  quefto  da  lano  lanuario  ,  perche  fi  come  lano  fi  fa 
oon  due  faccie,  così  quello  mefe  quafi  con  -^na  guarda  il  paffato ,  &  con  l'ai» 
tta  il  principio  di  quellojche  ha  da  venire,  fecondo  che  dicono  i  Moderni . 

Lo  dipingeuano  con  il  vcftimento  bianco,perche  in  quello  mefe, per  l'ordi- 
nario la  terra  è  coperta  di  neue,  che  fi  veggono  le  campagne  tutte  d'vn  colore . 
Tieneconambe  le  mani  il  fegno  d'acquario,  perche  fi  faccia  noto  quefto 
irefe  per  il  cor/o  del  Sole ,  il  qual'è  detto  acquario  ,  perche  abbondano  le  «e- 
ui,  e  pioggic  ;n  quefto  tempo . 

FEBBRARO. 

GIOVANE  il  quale  habbia  l'ali  ,  &  fari  vcflito  di  colore  berrettino» 
portando  con  bella  gratia  con  la  delira  mano  il  iegno  del  pefce  . 

Numa  Pompilio  chiamò  quello  mefe  Febraro  ,  ò  dille  febri  lequali  all'  bo- 
ra facilmente  vengono  ,oueio  da  quella  parola  Latina  ^ebruaSi  cioè  ,purga- 
tioni  febiue,  che  fignificauano  facnficij  fatti  per  li  morti ,  perche  i  Romani  in 
quello  mele  faceuanola  memn-ia  dell'anime  |&  quelle  inteudeuano  di  pur- 
gare con  celebrarei'cllequie de' morti. 

Si  velie  di  bcrret-no  ,  perciiein  quello  mele  regnano  molto  le  pioggle  on- 
de per  il  più  il  cielo  è  coperto  di  nuuuii ,  li  qiì.ili  fnpprefirntano  il  detto  color?. 

Porta'('come  dicemmo  )  il  pe'^ce,  pirrche  pallando  il  Sole  per  quefto  fcguo 
Celefte.ne  dinota  quefto  mefe ,  <!5<^_^  fi  come  il  pclce  è  animai  acquatile  >  così 
cjueft»  tempo  iter  le  molte  pioggie  è  aliai  humido  i  ouero  perche  efiendofi  ri- 
ioÌHLe  i'acqyc  ,  è  tcmpQ  di  pclcagione . 

ME  Si 


M    E    S     I 

fecondo  V^grìcoltma^ 

Gennaro: 


HV  O  M  O  dì  -mirile  a fpetto  ,  che  ftando  a  Iato  d'vna  ruota  d'arrota r€ 
ferramenti,  tenghi  con  la  deftra  mano  vn  rondo  ,  e  con  la  (ìnili^ra  mo- 
ftri  con  il  dito  indice  diucrfi  ferramenti  ncceirarij  airAgricolcura>  quali  fiano 
per  terra  da  vna  banda  ,  &.  dall'alrra  vn  gallo , 

Dipingcfi  di'vinleafpetro,  6<^  con  il  roncio  nella  deftra  mano  ,  pcrcio- 
chc  in  quefto  mefe  il  d  'igente  Padie  di  famiglia,  ò  altri  che  fanno  arte  di  csra 
pò  i  potranno  riuedere  tutti"  li  ferramenti  >  che  fi  fogliorio  adoperare  al- 
la foitiuatione  dell*  "vigne  ,  Geme  ronci  ,  ò  falcetti,  iquali  feruono  per 
potare^ , 

Si  moflra  ,che  ftla  accanto  ad  ^na  ruota  ,  perche  conuiene  haucre  in  que- 
fto  mele  ( efiendo  egli  fecondo  i  moderni  principio  dell'  anno  )  coti ,  pietre^  , 
ruote  per  arrotare  ,  àC  agu:(7-arc  detti  ferramenti  fottili,  Se  che  taglino  ben.e, 
come  dice  Colnmella  hb.  j.  cap.  24.  Duris  temijfimis^ue ferramenta  omne 
«pus  YtiUkum  exequerìdum . 

Moftra  con  la  iìniflra  mano  i  detti  ferramenti,  perche  hmilmente  indet- 
to mefe  ,  eh' fa  arte  di  Caaipodeuc  mettere  in  ordine  le  gemere  con  li  Tuoi 
aratri,  ricalzare  '^7anghe, bidenti ,  t^apponi,  ScT"  altri  ferramenti  nece(rarij,pei: 
hauerfcne  poi  a  feruire  nelfeguente  mele  ,  perche  dice  Marco  Catone  de  reJ 
ruftica  cap.  5.  Omnia  mature  cmfiàasy  nam  resrufìkaftc  eHftvnam  rem  fero 
feceris  omnia  opera  fero  facies . 

-  BKognadunq^ìe  chefia  molto  vigilante,  8v^_^  lì  negotij  non  vadino  tratte- 
lìendofi  di  giorno  in  giorr'o  ,  che  perciò  gli  fi  d'pinge  il  gallo  a  canto,  6<f^ 
a  quello  propofito  fari  bene ,  che  io  faccia  mentione  di  quello  che  narra  Pii- 
rìio  Jib,  I  (S.  cap.  6,  moftrando  quando (ìa  vtile  all'  Agricoloori  i'clTere  vigilan- 
ti,  ÓTlaboriofi . 

G.  Furio  Crefina  ,  dì  fchiauo  che  egli  era,  fatto  franco ,  rìcogl'cndo  in  vru^ 
cairpo  molto  piccolo,  molco  più  che  i  Tuoi  vicini  nelle  pofTeffioHi  grandi, 
era  molto  odiato  5  come  fé  per  incanti  egli  hauelTe  tirate  a  le  le  biade.., 
de  !  campi  vicini  .  Per  laqual  cofa  clfendo  citato  da  Spurio  Albinio  Edile.^ 
Curule ,  òC  accufato  al  Popolo  ,  ^  perciò  temendo  egli  d'eflèr  condannato 
pcrcioche  bil^.ìgnai;a  ,  che  'e  Tribù  mtttellcroii  partito  ,  comparue  in  giudi- 
t-io  ,  8v  portò  quitii  tutti  i  Tuoi  ferramenti,con  quali  egli  buoraua  ,  àT"  me- 
nò vsa  Tua  figliuola  ben  guarnita,  S^T' vertuta.  Ifsrramenti  erano  graui,  &;^ 
grandi ,  &  ben  fatti  zappe  grjindi ,  Rcn  piccoli  vomeri,  òC  boui  ben  pafciii« 
li ,  ÒC  diiie .      O  Cittadini  Romani ,  quelli  fono  i  miei  incantcfmi ,  ma  non 

C     4  vi  pel- 


40  ICO  NO  LOG  J<tA 

vi  polio  già,  come  lo  vi  moftro  1  mici  ferramenti ,  moflrate  le  'Viglile ,  le  fati- 
che,&  i  ludori  miei.  Et  ciò  detto  fa  alloluto. 

Febraro  . 

HVomo  d'età 'virile ,  che  ftando  in -vria  vigna  tnoflri  potar  quella^ I 
Sono  due  tempi  di  potare: ma  fecondo  Magon*  fi  pota  prima  che  ger- 
mini la  'Vice,  perche  ell'endo  piena  d'humori  pigHa  leggici  ferita ,  de  vguaic-i 
ne  reHde  al  coltello* 

VN  gloiiane  con  vna  vang*  in  mano  .,  5cmoftrI  di  rcal:^are  le  *viti,5^  da 
vn  Iato  fia  "Vn  canailo , 

Si  dipinge  glouane,  pcrcflèrroperadella'Minga  di  gran  fatica  ,  e  perche 
in  quefto  mele  f\  cominciai  fcalzarc  le  'viti ,  come  iì  dice  acauallo  ;  conuie- 
reauuertire,  che  non  fi  fcalzi  più  tardi  ,  perche  la 'vice  potrebbe  2:ermog!ia- 
re,  6^  perdere  alfai  fperanza  della  vendemmia,  buttando  gli  occhi  della  vi- 
te per  terr^j. 

Vifì  metteacantollcauallo  ,  pcrcioche  in  quefto  mefe  ,  comecinarra-i 
Plinio  hbro  8.  capitolo  quarantadue  ,yanno  in  an\ore  nello  Equlnuctiodcila 
Primaucra. 

PE  R  auucrtlmento ,  che  danno  moki ,  che  trattano  dell'  Agricoltura  per 
il  mefe  d*AprileIì  potrà  dipinger  vn  contadino  sbracciato  ,  che  metta  le 
cannealle  vici, cioè  che  tenda,  óv^non  molto  lontano  vi  fia  vna'^/icca  ,  che 
pafcoli  con  vn  vitello,  che  Leti  detta  vacca  3  percioche  Pslladio  al  lib.  5.  narra 
che  i  vitelli  foglioiionafceLe  inquedomefè  ,  &  per  l'abbondanza  de*  pafcoli 
Je  vacche TefifLono  alle  fatiche ,  &  al  lattare . 

Et  volendo  far  différ.tnce.quefta  pittura  con  accompagnarla  iniìcme  con  al- 
tri animali  « 

I!  medefimoPalIidionel  libro  5.  dice,  cTie  In  quefto  mefe  fi  tofanole  pe- 
core :  onde  in  luo:o  della  vacca  fi  potrà  mettere  vn*  huom.o  ,  che  tofì  Je  pe- 
core .  Dicefi  anco ,  che  in  quefto  tempo  è  la  prima,  ó<.^  più  potente  aprita- 
ra  de  i  montoni ,  ò<^_^  di  efli  fi  hanno  <i'Inuemo  gii  Agnelli  ,  che  già  fi  fono 
maturati,  e  fatti. 

Maggio. 

IN  quefto  mefe  (  fecondo  che  narra  Palladio  nel  libro  fèfto  de  re  ruftlca  ) 
fi  fegano  i  fieni  :  onde  ragioneuolmcnie  fi  potrà  dipingere  per  il  racft- 
di  Maggio. 

Vn  contadino  giouane,che  ftla  in  me:^zo  d'^vn  campo  pieno  di  verdura,  Se 
con  ambi  le  mani  tenghi  vna  falce  fenara  ,  6c^_  con  bella  difpofitione  moftri 
di  fegareil  fieno. 

Tagliafi  il  fieno  il  mefe  di  Maggio  ,  percioche  Columclla  7.  de  re  ruftica_-  « 
dice,  che  fi  debba  fegare  prima  che  fi  fecchi,  perche  non  folo  fé  ne  ha  maggior 
copia  :  ma  anco  agl'animali  è  più  grato  il  cibo,  cileado  che  non  è  al  cutt9 
decerne  verde, doueftia  nella  Tua  perfetti one. 

finirla 


DI  CESJ%E  RIFJ.        4t 

Giugno . 

NArra  P.^IladioLK  7.  che  in  qiiefto  mefe  fi  comincia  à  mietere  TorzojCj? 
poi  il  granojonde  fi  potrà  <Iipingere. 
Vn  conradino  gioaane  con  braccia  nude  ,  8^  che  tenghi  con  la  deftra  ma- 
no vm  tagliente  falce  ,  con  la  quai  i  tagli  i  couoni  delie  fpighe  di  grano  ,  lc-# 
cjuali  rnccoglie  ci»!-;  lafiniftra  mano:  onero  che  moftrid'hauermietutoi  6c  che 
di  elio  grano  faccia  vna  meta . 

Dciiefi  jcoine  racconta  Columella  libro  fecondo  de  Agricoltura  >  che  ìhl/ 
C|Uffl:o  mefe, Olle  faranno  mature  le  biade  mieterle  ,  prima  che  fi  abbrucine 
da  i  "Vapori  della  ftate ,  che  fono  nell'apparir  della  Canicula  grandifTimi.  Pe- 
rò fi  deuono  mietere  in  fretta  ,  perciòche  è  noiof©  ogni  tardare  ,  «iTendo  ch« 
gl'vccelli .  ik  altri  animali  fanno  danno ,  come  anco  cllcndo  fccche  Jegufcic, 
i  grani,  d<^lerpi^'hecadono,pe'.o,come  ho  detto  ,fi  dcue  mieceix  quaud» 
egualmente  Je  biade  ingialli/cono. 

Luglio . 

PErcheil  p!u  notabile  «ucito  di  quefto  mefe  è  la  ricolta  dcì^rani  dipìn- 
geremo per  Clio. 
Vn  contadino  robufto  in  vn*aia  ,  mezzo  nudo  ,  terrà  con  ambe  le  mani  vn 
■correggiato  ,  il  quale  è  ilT:romcnto  dabatttre  ilgrano,  S^T"  dando  con  bella 
attitudine  moftri  di  batcer  il  grano,  il  quale  farà  ftelb  nell'aiaja  canto  alla  qua- 
le vi  làrà  vna  pala,  vn  raItello>&  altri  iftrumenti  per  fimilecfcrcitio. 

^gofìo . 

VN  huomo,  che  dia  in  atto  di  acconciare  botti,  tini,  bigonzi,  e  barHi,ha«« 
uendo  appreflb  di  fé  tutti  quelli  indromentinecelTarij  a  fimilcvffìtio, 
che  eoa  narra  Palladio  Iib.9.  de  re  ruftica. 

Si  potr<;T  anco  dipingerfi  a  canto  vna  chioccia  con  i  pulcinijattefb  che  i  pol- 
ii, che  nafcono  di  quefto  mefè,fanno pili  vouaafiai  degli  altti,  i  quali  naicon» 
in  altri  mefi. 

Settembre» 

HVomo,  che  tenghi  vn  cefto  pieno  d'vue  ,  con  le  cofcie ,  e  gambe  nud'e 
.  come  quelli,che  s  *occupano  ne  greferciti j  di  cauar  il  mofto  da  Tvue  , 
é(r  a  canto  vi  farà  vn  tino  pieno  d'vue,  le  quali  moftrando  d'ciler  pelle  da  eli© 
tino  cichi  il  mofto,  Se  entri  in  vn*altro  vaio. 

E  per  clfer  anco  che  in  quefto  mele  fi  fa  il  mele  non  farà  fuor  di  propofit» 
di  metterui  a  canto  due,  ò  tre  copelle  d'api. 

Ottobre. 

HHiiorao  die  tenghi  con  la  man  finiftra  vn  cèdo  pieno  di  grano,6^  con 
la  dedva  pigliando  elio  grano  moftri  di  fpargerlo  in  terra,  &:^_  chc_* 
iienghi  coperto  da  vno  che  ftimoH  i  buo'  ,i  quali  tirano  vn' aratro  ,  <?<^  an- 
corché ,  fecondo  Hefiodo  ,  il  qual  fiì  il  primo  ,  che  Icriuelte  de  l'Agricoltu- 
ra (  come  narra  Plinio  libro  1 8.  )  fi  deuc  feminare  ahi  dieci  di  Nouembre_„ 
che  in  tal  giorno  tramontano  le  Vergllie  ,  fette  giorni  dipoi  logliono  per 
Io  pivi  feguir  le  pioggie ,  6^  eller  fauoreuoli  alle  biade  feminate ,  nondime- 
no pei  k  vaiictà  dclli  terreni  caldi ,  &:  freddi  C\  fcmina  più  predo,  o  più  tardi. 

Ma 


Tolo  per  mane;ace,ma 


\f.2  ICONOLOGIA 

Ma  per  non  confondere  le  noflre  pitture,  &  terminare  ciafcun  mefeì'or- 
ftcio  Tuo ,  faremo  che  in  quello  lì  femini  il  grano  ,  come  colà  principale  al  vi- 
gere humano.. 

T^uembre . 

ET  perche rdìo  è  molto necelìario airiraomo ,  non folo  per  mangii 
anco  per  molti  altri  commodi  ,  faremo  che  in  quefto  mefe ,  come  narra 
Palladio  lib .  1 2 .  de  re  ruftlca  fi  faccia  l'olio ,  per  eflère  ,  come  habbiamo  dec- 
10  ,  molto  neceUario  ,  come  fi  vede  in  tutte  le  kritture  facre ,  eilcndo ,  che  di 
«quefto  pretioio  liquore  non  Telo  fi  ferue  in  condire  i  cibi ,  ma  anco  in  confe» 
ciareli  miniftri  della  sVntaChiefa  ,&  l'altre  cole  a  lei  •pertin.enti . 

Dunque  dipingeremo  vn'huomo ,  che  tenghi  con  la  deftra  mano  ma  sfer- 
cai,&vadi  dietro  a  vn  cauallo  ,  il  quale  fiaactacato  ad  vna  ruota  da  molino, 
anicCi  macina  l'oliue,  8c  allato  di  ella  vi  fia  vn  monte  d'oliue  >  8c  'Vna  pala ,  vn 
torchio ,  ficlcoli,  de  quanto  farà  bifogno  a  taroflìcio . 

Decembre. 

HVomo  robufto,  che  con  ambi  le  mani  tenghi -vn'accettaA'  con  bc;Ila  di- 
tjiiohLoneraoftri  di  tagliar  vn*  arbore , 
Secondo  Palladio- lib,  13.  de  re  raftica,eiìènd-)  Decembre  principio  deTìn- 
uei''nc'i  &  l'aria  freddi,  la  virtù  de  gl'alberi  fi  concentra  in  elfi,  &  fono  più  du- 
rabrii  li-le:;nami  perle  fabbriche, &  per  far  ogn'altra  opera  ,  doue  che  in  oue- 
flo  mcCcCi  tagliono  non  folo  le  felue  per  far  kgnami  per  le  fabbriche,^'  per  fae 
ogn'ahra  opera,  come  habbiamo  detto  ^  ma  i  fouerchirami ,  6C^lefiepi  ver- 
di per  flu:  fuoco,  fi  taglionoancora  le  pertiche,  li  gionchi  perle  "vigne, &  anco 
d'elle  fé  i>c  ^ao  le  cefte,&  molc'akre  cofe5.che  fono  opportune  all'vfoiioftco» 

M    E    S    r.     ^ 
Comt  dipinti  da  EuflachioF il ofofo. 

IUyXP  principio  deW^nno  ,  fecondo  gl'antichi. 

VN  fold^itocutto  veititodi  fcrrojcon  la  lancia,  &  feudo  alludendo  ài  no- 
me del  mefe  formato  da  Marte,  perche  in  quello  mele,  come  dice  Eu- 
ftachio  fi  fini fconoi  ruernarmenti  della  MiUcia  ,  dC"  lì  ritorna  a  gU  eicrcitij 
della  guerra  vigorolamente , 

aprile . 

SI   dipinge  il  mefe  d'Aprile  In  forma  di  padore  con  le  braccia  ,  ^  gambe-» 
nude ,  hauendo  apprello  vna  capra  con  due  capretti  nucuan-rente  partori- 
ti ,  òC^  che  detto  paftoie  moftri  di  fonare  vna  fampogna . 

Così  fi  d'pinge  da  I-u(bcliio,C<c  dlchiarajchefi  nota  in  particolare,  che  Aprì 
le  moltiplica  con  il  parto gr;.rmcnti. 

Maggio. 

SI  dipinge  ^louanetto  con  faccia  belb,e  Iafciun,ha  i  capelli  ricciuti  circon- 
dati da  vna  ghirlanda  tcllutadi  role  bianche,  iSc  vermiglie,  il  vcPLÌmento 
lauorato  d'oro,  e  con  te  fto  di  fiori  éllcndo  mollo  dal  vento  con  leggiadriajhà  le 
mani  piene  di  rofc,  &:  di  viole  »  con  i  i  ledi  Icalzi  /opra  di  verde  htroctte  . 

11  the 


DI  CESA%E   RIPu4.        43 

li  che  dlmoftra,  che  in  quefto  mefe  la  terra  quafi  dal  Tonno  de  l'inuerno  %\ci 
nuda  fi  fueglia  ,  e  fi  riuelk  di  nuouc  pompe  conuenieuti  a  fé  ftclla ,  che  fonai 
Therbe,  le  foglie,  &  i  fio  ri . 

Ecperò  gii  hiiominiall'hora  facilmente  s'incitano  a!  piacere  con  le  appa- 
renze della  "Vaghezza  del  mondo  ,  &;^^  fi  gode  con  allegrezza  lutto  quello, 
che  la  terra  produce  lontano  dalla  malcnconia ,  ellendo  che  quello  me^ap* 
porca  allegrezza  infinita . 

Giugno . 

H  Vomovedito  da  contadino  con  "vna  ghirlanda  dì  fiori  di  lino,  fta  LfiJ 
mezzo  dVn  campo  pieno  di  verdure,  e  tiene  vna  falce  fenara , 
Si  dipinge  così,  perche  in  quefto  mcii  fecondo  Euftachio  il  Sole  prende  vi* 
gore,  Se  fi  fecca  il  ^tno ,  &  fi  miete . 

Luglio , 

HVomo  me:?[^zo  nudo  chinato,  che  con  !a  delira  mano  tiene  vna  taglien- 
te falce  ,  con  la  quale  taglia  i  coiioni  de  le  fpighe  di  grano ,  lequali  egli 
racccgHe-con  la  finiftra  mano,  tiene  in  capo  vn  capello  largo>col  quale  moftra 
«li  difndei  fi  da  facjefo  calor  del  Sole  . 

il  fignificaro  di  quanto  habbiamo  detto  di  quefta  ìrHagine  ,  &  ch'cflèndo  i 
grani  maturi  fi  fbglion  tagliar  quando  il  Sole  ha  più  'vigore , 

^goHo . 

HVomo  ignudo ,  il  qua!  moftra  di  elfer  'vfclto  da  -^n  fiume  è ,  elTerfi  la» 
uato  ,  6^  poftofi.  à  la  riua  di  quello,  a  federe,  fi  cuopre  con  vn  panno  di 
ImuJe  parti  meu'honefte,  &  moftta  per  reccdlìuo  caldo  k>ipirarc,^m€tc«rfi 
vna  tac^'^a alia  bocca  perbere . 

Qaeita  figura,  che  nel  bagno  fi  lana ,  8^  cliebeua  ,  altro  non  dinota > -ch'il 
fiafèimenco  della  canicula ,  da  cui  rardoppiato  il  caldo  gl'huomini  hanno  bilò» 
gno  di  bagnarfiper  vmettare  iUorpo,  e  bere  per /pegner  la  fete . 

Settembre . 

HVomo  anch'efib  in  habito  di  contadino ,  con  '^rna  ghirlanda  dì  pampa- 
ne  in  teda ,  tiene  in  mano  alcuni  grappi  di  vua  con  le  gambe ,  &  colcie 
nude ,  come  quelli  che  fi  occupano  nello  efercitio  di  cauare  il  mófto  da  IVue . 
Etacanto  vie  vn  tino  pieno  di  vuepefte,  ó<;^  da  elio  cinoefceìl  modo,  i£ 
entra  in  vn'altro  vafo . 

Altro  non  dimoftra  quefl:a  figura  fé  non  la  vendemmia^  lacuale  fi  fuol  far 
Bel  mefe  di  Settembre  quando  l'vue  fono  mature  0 

Ottobre, 

\J  NI  g'oùane  in  "Vn  prato,8^  in  elfo  moftri  di  haiitr  piantato  molte  fra- 
Iche,  &  in  quelle  fi  vede  hauerci  refi  fottiHdìmi  lacci,  &  reti ,  acciòche 
glVccelìi  non  pur  non  s'auuedano  dell'ingannò-,  ma  ancora  non  polfano  •^^e- 
der  quelli,  che  per  lo  prato  /parfi  dolcemente  cantano  ,  5^  hon  molto  lonta- 
no {la  il  detto  gìouanetto  nafCofto  in  cappanello,&:  ridente  moftia  di  ammaz 
zare  'Vn  prefo  "vcccllo  j  il  quale  farà  con  l'ali  aperte  per  tentare  di'%'9ler 
fuggire. 

Ciò 


'    '44-  IC  O  NO  LO  GIÀ 

Ciò  lignifica,  che  nel  mele  di  O  ttobf  e  fi  Ja  principio  alle  caccie  per  figliar 
gli  vccdli . 

HVaomo  ,  che  ftimola  i  buoi ,  i  quali  tirano  -vno  aratro  in  mezzo  di  va 
campo. 
Cedui,  il  quale  con  fatica  s'appoggia  alfaratro,  mcftra  la  Haglon  de  !a|-lit 
de,  lequali,come  dice  Euftachio,  e  molto  atto  a  l'eietcitio  de  l'arare. 

Decemhre^ 

HVomo,  che  tiene  con  la  man  fini  (Ira  vp  certo  pieno  di  femenrc  di  grano  ^ 
'a  quale  con  la  man  delira  moftra  di  ipargerlo  m  terra ,  laquale  vjen  co- 
llctta da  alcuni  lauoratori , 

Ciò  dimoltra  il  tempo  delle  (émente  ,le  quali  fi  fogliono  con  /autv;riti  c'el 
detto  Euftachio  (pargere  in  terra  il  mefc  di  Decembrc . 

Gennaro  ^ 

VN  glouane,  ilquale  moftra  d'andare  a  caccia  con  diucrfi  canl%  tiene  con 
vna  mano  vn  comoda  fonerei  &^in  Tpaiia  vn  Laftone  ,  col  quale 
toorta  vn  lepre  con  alcti  animali  „ 

Con  quefto  fi  moftra  il  tempo  d'andar  à  caccia ,  percioche  efièndo  ripaft» 
il  grano,  &c  il  vino.  Oc  raccolte  tutte  l'altre  cofe,  che  fono  vtili  alla  vita  huma- 
'na,  riiuomofe  ne  va  quello  mefe  di  Gennaro  a  caccia  « 

Febraro . 

\J  N  vecchio  crefpoi  canuto ,  veftito  di  pelle  fin'a  i  piedi ,  fta  a  federe  ap- 
'      predò  vn  gran  fuoco,  Se  moftra  fcaldarfi. 

Quefta  figura  moftra  non  pur  l'afprezza  de  I*lnuerno,  ma  il  freddo  is  l'iftef 
fa  vecchiezza,  fi  come  fi  filo!  dire. 

La  Jìagìon  fredda,  e  pi. i  ceri  amoroft         Condotto  Vhannojiar  vìe  in  al  fuoco . 
Dal  vigor  naturai  coHuifpogliando 

MESE     IN    GENE  P.  ALE. 

Gì  O  V  \  N  E  -veftito  di  bianco  ,  con  f^ne  cornetti  b'anc-ii ,  volti  vrr^ 
la  terra  ,  6<^^  terrà  la  mano  fcpri  vn  vitello  d'vn  corno  folo ,  òC  fa'  i 
coronato  di  palma . 

Et  il  mele  daGr^eo  domandato  Viceìlo  di  vn  corno,  (olo,  perche  in  quefto 
modo  fi  ha  la  dehnitione  del  Me  e  ,  il  quale  non  è  altro,che  il  corlo,che  fa  \x 
Luna  pei  li  dodici  Segni  del  Zodiaco ,  nel  quale  viaggio  ,  pare  à  gli  occhi  no- 
ftri,clic  parte  del  temj.^o  crefca,  ìk  parte  fccmi . 

Lo  Jcemure  fi  dimoftr  •.  col  corno  tagliato,  6c  col  crefcere  l*età  del  "vitello , 
il  quale  per  (e  ftelìo  (\  "viene  aumentaiido  col  crefcere ,  <!k^^  col  calare  drila^ 
Luna  ;perMaLunaèda  Apoilodoro  ,  oc  da  alcuni  altri  fcrittoti  dimandata 
'iauiionc_- , 

Le  due  corna  della  tefta,dimoftrano  l'apparenaa  che  fa  elTa  à  noi  altri,  quan 
do  è  nella  fine  del  mefe . 

Fuftachio  dimanda  il  mefe  bue,come  cagione  della  gcneratione, commen- 
tando il  primo  libro  dell'I liade. 

La  palma  ogni  nuoua  Luna  manda  fuori  "svi  nuouo  ramo ,  ^  quando  la..» 

Luna 


« 


Xunaha  'vent'otto  giorni  ,  ella  ha  T-vIcinaa  parte  di.  fuori  Illuminata  ,  in-, 
anodo  che,  l'cftrcme  par^i  della  Luna  riguardano  all'i ngii\  &:^  de'  Tuoi  frar» 
ti  quelli  pili  fi  (limano  >  per  alcune  medicine ,  i  quali  hanno  forma  più  fimili 

■lilla  Lu^a.   ;'  -  -;  • 

Si  potrà  fare  ancora  con  Therba  detta  Lunaria  ,  la  quale  fi  fcriuc  cfferedi 
^jjl  natura,  che  ogni  giorno  perde  vna  foglia  j  finche  la  Lut=ia  cala,  poi  al  crc- 
fcere  d'ella,  crefce  ogaijg,ioi;no  ali'hecba  vn'altra  foglia,  calchèii>  vaiòlI^lf- 
.fe  tuicelepecde,e  racquirta.  ,.;  )v  ...... ..il 

M  E'T  A  F  I  S  LC  A. 

DONNA  con  Vìi  globo  ,&'Vnharolo^o  folto  alli  piedi  ,  hauerà  gli 
occhi  bendati,  5C^  in  capo  'vna  corona,faccndo  con  la  deftra  mano^vn 
gefto  tale,  che  dia  fcgno  di  co;itemp!atio«e ,  ^  c©n  la  finilltra  tenga  vn  fèec- 
ii;o,pcrche  eilendo  ella  Regina  di  tutte  l'altre  fcienze  acquiftate  per  lume  na- 
turale, ò<r  fprczzando  lecofc  fo^gette  alla  mutatione ,  e  al  tempo  confiderà 
^Ic  coliiliperiorj  cojo  la  fola  forza  deirintellctto  ,  non  curando  del  fenfp . 
'      '  Metafifica. 

DOnna,  che  fotto  al  piede  'fìniftro  tenga  vn  glolio,  con  ladcftra  mano  ap- 
poggiata alla  guancia  >  &  che  ftia  penfofa ,  6C  con'lalìriiftramanp  dia 
in  atto  di  accennare.  . 

Per  la  palla  confiderà  il  mondo  tutto,  6^^^  le  cofe  corFutibili,che  fbggiac- 
•ciono  ,  comc-^rili  a  gucfta  icienza.  jla  quale  s'inalza  folo  alle  co&  celciji ,  C-» 

-j  .  ,':i/;on;;  ....  •  ;.         >..  chì-Ìì::.  '■ 

^^iBÌl'.^-lhoaoiih-t':       M  I  N  A  e  e  I  E-.    ,.  ,        uf;-5  i-a'-.-.u-?  :  vnirn  ^ 

DÒ  N  IfJ  A  con  la  bocca  aperta  ,  con  acconciatura  di  tcft^i ,  àe  rappcc- 
fenti  'vn  moftro/pauenteuole,veflita  di  bigio  ricamato  di  r.oflb,  àC 
.pero,  in  vna  man o terrà  vna  fpada,  6;^^  nell'altrtì^vn  baftonte in  atto  mina c- 
«UÌeuo.le_>.. .  ^iQjSiccìe  fon  le  dimoftrationi ,  che iì  ianno  per  ipaucntarc,  &  dar 

terrore  altrui  ,  d^  perche  in  quattromanierc  puc»  nafccre  lo  fpauentp ,  però 

quattro  cofe  principali  fi  notano  in  quefta  figura  defcritta  da  Euftachio,  d<,^ 

fono  la  tcfta,  il  vcftitò,  ia  ipada,  &  il  baftone  .    ?•  j 

Si  fa  con  la  bocca  aperta  ,  per  dimoftraue ,  che  Tirapeto  delle  minacele  fa 

tavoce,  il  quale  poi  accrefcefpaucnto  a  quelli  ,  perche  fi  grida  ,  <5c^  per- 
.chenel'gridareiìcommuouc  il  fàngue  ,  fi  porta  ie mpre  vn  non  fo  che  ipa- 

uenteuole  nella  faccia,  6v^_  fi  comeiavocccomrauotìel'oreccihie  ,  cosìili- 
^  neamenti  dcllafaccia  fpauentano  per  la  viil-a  difpiàceuole,  come  ancora  Iju 
'fiorribile  acconciatura  della  fuatelta,  ,    ,     ,- :. 

^ .    Il  veftìto  bigio  per  «(Ter  quefto  colore  comporlo  di  bianco,  Sc^  di  nero  ,  è 

raeilopet  iomigliarla  notte,ch'èrpauenteuole,nonqiiandoèofcuriflimà:u^Q 
^quatndo  ha  folo  tanta  luce  ,  che  ferua  per  veder  le  forme  fpauenteuoli,  che  fi 
,  penno  rapprcfèntar  confufamcnte  in  clfajper  quello  fi  dice  da'  Poeti  l'infern» 

ctìèr  pien  di  oi'cura  luce,  &  Virgilio  nel  6  .dell'incide  dille  ; 


4^       ■     IC  O  Nò  LOGIJ: 

Xltialé  per  mcertamlunamfnl^  luce  maligna 
LfinerinJylusybicalumcondidU^mbrA'-  .^        ..    ;,  ..-;.. ^or/r 
'•"     ìuppiter/é^c.  "'■■        '''   '      .  --:     iiìihù-riiW^vpi, 

Ilrìcamo  rollò»  &  nero,  moftra  che  il  minaccio  fi  ftcnde  per  fpaufefrtarè^^ 
'  ilfangiie, óueroallara'órce'.  '  '     :     .    <      •  -.^ 

il  baftone,  &  la  fpada,  fanno  conofcerc  qual  forte  di  mihaccìe  fi  dciicadc}. 
perare  con  nemici  valorofi,  tV  quale  con  feruitori  V-&  genti  plebee  ,  che  poco 
ianno,  ^  conolcono  delle  cole  d'iionore . 

MI'   s    È  il    r    A. 

Vedi  a  Calamità . ,  ,     ,  ...  ,   . 

DONN  A  che  tenga  la  tefta  déntro  ad  vrìapaM  di  vèfròi'^chlfiL 
trasparente,  Se  con  vrri  botfa  verii  denar i,&r  gioie .         ■  • 
"La  tefta:  oc  la  palla  di  vetro  facilmente  per  h'  còntihoua  e/pcrienza  de\^^ 
vanità  di  qu,efta  vita  >Ti  conipve ndé  quei  che  (ìgnifichi  ,'eciaTcttnper  fé  fteifo 
nel  pcrcgriftaggio  di  quertipcichi  giorni,  che  (liattro  /f>ptà  la  térra'iià^qiiarit© 


^'^  II  vétro  moffii  là  Wanità'd'ellè cofe-mordarte'per  là- rragrlftàf-l^^^  :,  tìtr^m 
pcrchela  mi/èrja  hiimana  confifte  in  'Vedere  in  qual  parte  rhuorfid'/I  "Volta 
alle cofe maggiori  di  quel'che fono, ftiUiardog.tkh cola gl'hortori, fé ricchez 

-^i  èc  cù(h  fìmili,  che  poi  fèn^a  il  vetro ,  fi  -\  ede  cFre  fano  Vifnicl>'&:  rnifcria , 
ouero,  che  come  il  vetro  non  termina  la  vifta  di  quello,  che  vi  guarda,per  eC-* 
ier  corpo  diafiino  ,  così  le  ricche:^/. -,S^  beni  del  mendonnn  danno  mai  tcr- 
Biine  anoftri  penfieri  ,  an:<^i',  chetutfainakcci?-e(cóno  il  defideiiodipalTare_- 
'^aiia>iti ,  e-con  qhèftomieiicé cohtìftdu^ ftimpiloxi conductm'o'miferàrrfeiVte 
àliamorté;  -d--"    •-i"';   '      >'     :•  ■     ■■•*'..' r.,       .-i      \..^ 

-^^"L'a  bòrfa,  che  ella  veri^,  mortravchccomevòlgàrmenté^fi  rtede  efferefèli- 
ceéhi  ha  gran  facoIt<t ,  dòsi  fi  vede  elle rpriuod»  grinComnaodi  chi  ne  è  fed- 
«asilch^facilmcntepiiòfuccedcrea'ciafcuno.  .  » 

^^  ^  «ìJTu&itija  x.t)  1  ...ii^:-;!»  t^rcy     '  .'  'i  n'oit;?"'!  il  iicrji>ftiif|  aloi  cijjj\; 

Vedi  alle  Beatitudini  V  '  ^"  '  •  '^  '■•'■^'  •  *^'^'  ■  '  !      ^  -     -  *>>o<^  *i  •'''''^  '-i<^' 

D"^'ONN  A- -cfiraVnagìoftcbiinKa.haueri'giròGaJlr^ 
quantoraquilinoj.con  vna^thiflanda  d*oliuain  capo  ìftando  con  lo 
bfacda'  apeVte,  ma  tenga  bòh  la  dritta  àìano  vnTamo  di  cedilo  con  il -fruttqi, 
,  4  Canto  vi  far^  i'vcceUo  Pol,a,onero  cornacchia . 

'  '     Mifericordia  è  vn  affettò "de^''aViìmoc'onhpa(IìoneUoIe  V6rfi)'l*àltrui  male, 

•^;ComediceS.  Giouantìl  Dai>ìaCcdhoKb.i.'cap.  24.-"^  ','  "'^'^■•?  ;"'-;''  f"!'  "^''"'^ 

La  cirnagione  bianc.i,  gV'^f^diì  groili ,  &  il  na{<5  Htjifiliito  fe'éBndoi''ii  'Hfetté 

'di  Ariilotelealcapofeltodefìronomia  ,  (ignificanò  iuclinitiòné  a  la  Mifi- 

^icoidia.  ,  .    '       ;,^...^iu^.o.ti>v.<p:ji'v- 

La 


^il  ^'P^s,j:^%^,_  r  ip-j  .      4^^, 


M  I  J^ER  IC  p  B.  D«I  A. 


\l  La  ghirlanda  d^òliuo,  che  tieiie  inxrapo-,  cjl  vero  (imbolo  della  Mi/er  ic0f| 
dia  nelle  facce  lèttere ,  a  le  qualtfi  dèTie T òtiUgo'dèlla  cognidone  vera  d>  «qùè- 
fta  (anta  vi^tà,  8^  il  ràrno  di  cedro  fignifìca  il  m,edeiìmo ,  com^  (*  J[ede  Pie- 
tip  Valeriane,  oue  tratta  del  tedro.';'"'^  "  °!'' ""'^^^'^^;^^  ■  \^  ■''  -  ■  C| 
Lo  ftare  con  le  braccia  apèrte.,  dinòta  cheli  Kliftricordra  8  a  guìfa  di  Gic- 
suChrlfto  Redcntor  noftro ,  ch^èla'vera  Mifèricòrdia,  con  piroriteiza'^'a- 
fpetta  fempre  con  le  braccia  aperte  ,  per  abbracciar  tutti,  e  fouuenir  a  le  mi- 
leric  noftrcjóv^    Dante  i^el  lib.^.del  !\if gatorio  fopra  di  ciò  così  dice . 
Horribilftiron  li  peccati  miei     •       •         ■ 
Ma  la  bontà  infinita  f?a  sì p-an'hy^ccic 

che  prende  ciò  che  fi  riUÒlge  a  lei .  ';  ' 

^   Gli  fi  dipinge  a  canto  iWccello  pola  ,  percioch^e'appì-éflo^l^tgidj  fignifi* 
c^dà  mifcricordia,  come'fi  può  vedere  in  Orò  A^pHih'é.'j '^-^  ^''  .^''  -  *"^^ 


Mt 


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ICO  nò'lò^cTj'^J^^ 


M     I     S     V     R     A  •     • 

BflSig'  G'wuannì  Zarattini  CaHelìim» 


PI  E  R  I  O  Valerlano,  tiene  cfie  la  mifara  figurata  fufTe  In  quella  mèJa- 
,  glia  d*argcnto  di  Caio  Mamilio  j  che  ha  per  riuerfo  vn  fimulacro  pilea- 
tOjCon  vna  canna  in  mano  (come  eglipcnfajalli  piedi  del  quale  vn  cane, ab- 
baia vcrfo  di  Jui  )  che  l'ierio  [o  piglia  per  fedeltà  ,  ìa  quale  deue  haueie  chi  ef- 
fcrcitasì  fatto  magiftero,,&  la  C;anna  Ipaitita  in  più  nodi ,  la  piglia  per  fegiio , 
^^^^iftromentoda  miurare  .  Maè  d'auuo  tire  ,  che  Pjcrio  in  quefto  luògo 
ciraall'ingrollò  ;  poiché  quel  fimulacronon  è  con  habito  Romano,  ne  meno 
tiene  vna  canna  diftinta  con  nodi, fi  con^e  più  abballo  fi  efporrà  .  Niuno  Au- 
tore fa  mencione,  che  C.  Mamilio  hiffe  mifuratore ,  né  meno  fi  troua  in  mo- 
numenta .  né  in  alcuno  fcrittore  ,  che  gì  Antichi  vlairero  la  canna  per  iftro- 
mento  da  mifurarejv/auano  bene  la  Decempenda,chc  era'mTura  di  X.  piedi,' 
chiamata  vna  volta  da  Plinio  aclU  2.  Epiilola  del  hb.  G.  pcitica;  Budeo  w^^ 

tratta 


DI  €ESA%E   RIP^.  4.9 

tTattadifflifamentenellepandettcexl.  vie.  fi  Menfor  falfum.  modum  dixit, 
^  TAutore  de  gli  Adagi)  in  qnel  proiierbio  .  Vtia  pertica  .  cue  la  periica  pc- 
iTcfi  in  '^ece  di  Decempeda,  fi  come  hoggidì  'vcJgai mente  pertica  fi  chiama  . 
]a  cagione  dell'errore  nacque  in  PierJo  ,  perche  egli  fi  confafe  in  quelle  lette- 
re, che  ftanno  abbreuuce  per  trauerfo  nella  medaglia  fopra  il  cane  ,  che  fono 
quefte  .  L  I  M  E T  A  N.  le  quali  Pieiio  diuife  in  due  parole.  LI.  METAN.  in- 
terpretandole egli  limiribus  merandis  ,  credendofi  ,  che  quella  abbreuiatura . 
TA.  che  è  pur  latina  ,  porta  in  vece  di .  TA.fuIIc  figura  di  lettera  greca  ,  &  che 
G.  iMamilio  fuilè  mifuratora  .  Ma  con  rifpetto  di  sì  pregiato  Autore  fia  detto, 
che  quella  Medaglia  non  è  fatta  per  denotatela  milura  ,  ne  che  C.  Mamilio 
fuflc  mifaratore,  attefoche  quella  parola,  l  1  METAN.  non  vuol  dir  ,limitiba» 
metandis  ,  ma  è  il  cognome  di  Caio  Mamilio  ,  che  fu  cognominato  .  LLVlE- 
TAN  VS .  ilqual  Caio  Mamilio  Limctano  ,  non  fu  altrimenti  mifuratore  ,  ma 
vno  de  tre  deputati  lopra  la  Zecca  infieme  con  Publio  Crepufio,  (S:  Lucio  Mar 
tioCenforino,  che  fu  Confole  con  Caio  Caluifio  Sabino  Tanno  dalla  Edifica- 
tione  di  Roma.  714.  nelqual  fiorì  anco  C.  Mamilio  Limetano,iì  comeolTcr- 
ua  il  Sig.FuIuio  Orlino  De  familijs  Romanorum  nella  Gente  Crepufia,  doue 
mette  vna  medaglia ,  nel  cui  diritto  Icggcfi  dietro  vna  tefta .  L.  CENSORIN. 
nel  riuerfo  vna  '^rirtoria  fopra  'vn  carro  tirato  da  dueCaualli  in  attp  di  corre- 
re jfotto  li  quali -vi  fono  quelli  nomi.  C.  LIMETA.  P.  CREPVSI .  ch't> 
fono  i  detti  deputati  fopra  la  zecca  ,  àA  qual  riuerfo  apparifce  ,  che  .  C.  LI- 
META.Jion  può  iìgnincare  altra ,  che  Caius  Limetanus ,  attefoche  farla  'vno 
fpropofito  a . flettere  C.  Limitibus  metandis  .  fbtto  due  cauallf.  la  medaglia 
di  Caio  Mamilio  Limetano  da  Pierio  non  conofciuta  '^'edefi  raprefentata  al 
'^iuoin  ifi:ampa  nella  medeftma  opera  deirOrfino,  doue  ìfatea  drlla  Gento 
Mamilia,(S^  pioua  per  autorità  di  Salufriojche  detto  C.  Mamilio  fu  anco  Tri- 
buno della  Plebe ,  iui  chiaramente  fi  viene  in  cognitione  ,  che  quel  Simolacro 
con  habito  palliato,  corto,  òC  foccinto  ,  col  cappelletto  in  tefta,  con  il  bafto- 
iieìnmano,  6^  con  il  cane  a  piedi  ,  che  ha  la  tefta  alzata,  6<^  bocca  aperta 
'Ver/b  lui ,  è  Vliftè ,  che  doppo  xx,  anni  fé  ne  ritorno  a  cafa  fua  incognito  fot- 
te mentito  habieo  di  mendico  ,  riconofciuto  per  patrone  da  Argo  fuo  cane, 
la  quale  imagine  fece  imprimere  Caio  Man^ilio  Limetano  per  memoria,  che^ 
la  iua  gente  Mamilia  difcendeua  da  Mamilia  figlia  di  Telogono  ,  che  fu  figli- 
uolo di  Vlide  nato  di  Circe ,  6c,^  è  quello  che  edificò  nel  Latio  Frafcaci  ,  co- 
me fcriue  Sefto  Pompeo ,  Plutarco ,  Acrone  ,  6<r  Porfirio  Interprete  d'Hora- 
tio  ,  però  i  pili  antichi  Marnili)  furono  cognominati  Tufculani ,  il  primo  chc^ 
Il  troui  è  Ottauio  Mamilio  Tufculano:  Cicerone  lib,  2.  de  Natur.  Deorum^i 
^pudl{egillu?n  bello  latinorum,  cum  ^ul.  Tofthumius  DiSìator  cum  OBauio 
Mamilio  Tufculano  prdio  dimicaret,  in  noftra  ade  Caftory&  Tollux  ex  equis  ptt 
gnare  nifi  funi  AlquAe  Ottauio  Mamilio  fiì  Genero  di  Tarquinio  Superbo  ,  co- 
me attefta  Liuio  nella  Decade  prima  del  terzo  libro,  quando  ragiona  di  Taiqui 
jaio  Re,che  fi  conciliaua  la  grstia  de  Principali  Latini  con  gli  alloggi ,  e  paren- 
tele. Odauio  Mamilio  Tufculano  (  is longèTrincep latini nomìnis  erat  ^  fi 
fame  credimusy  ab  Fiiffe  Deaa  :  Circe  oriundus)  ei  Mamilio  filiam  nuptam  dar  : 

D         km- 


jo          IC  O  NO  LO  G  IJ 

tacciato  dal  Regno  Tarquinio  Superbo  doppo  5  2.  anni  elTèndo  Confoll  Lu- 
cio Minucio  Carbcto ,  6c  Caio  Nautio  Rutilio ,  fu  Lucio  Mamilio  Tufculano 
fatto  Cittadino  Romano,  di  che  Liuio  Decide  primadib»^.  L.  Mamilio  Tufcu- 
lano approbantibus  cundis  Ciuitas  data  eft.  400.  anni  doppo  in  circa  Caio 
Mamilio  Liuetano  per  memoria  della  fuaftirpediicefa  da  VliiFe  ,  fece  impti- 
mcr  la  (udetta  medaglia , 

Il  cappeliettQjche  porta  in  tefta  fcnza  falda ,  è  di  quelli  fatti  à  guifa  di  mezz* 
ouo  di  Struzzo,  nella  forma  che  fi  vede  in  capo  alle  ftatue  di  Caftore.,  6^  Pol- 
luce guerrieri  la  conici ,  di  che  Pompeo  Fefto  .  Tìha.<:aHorìy&  ToUuci  deie» 
rtint  antiqui  i  quia  laconesfueruntyquihus  pileatis  pugnare  mos  efl.  l'-^faui- 
no  in  guerra  i  Iaconi ,  fuor  di  guerra  per  habito  conl'ueto  ,  i  Thellagli ,  i  Parthi, 
iDaci  ,gli  Armeni  ,&  altri  ftran ieri ,  come  fi  raccoglie  dalle  medaglie,  e  fta- 
tue  ;  i  Perfiani  anco  per  autorità  di  Celio  Rodigino  lib.  xvi.  cap.  x.  portarono 
il  cappello  o- i  Romani  noi  teneuano  per  habito  loro,  flì  ben  loro  permelfo  ,  Sc 
conceduto  di  tenere  il  cappello  fatto  alFvfànza  di  Thelìàglianclli 'Iheatri; 
per  ri  parar  l'ardor  del  sole,  come  rifcrifce  Dione,  fisgno  che  fuor  di  theatro 
noi  potcuano  portare, nelle medagliefoloper-fimbolo  della  Libertà  Thanno 
pofto, perloche  quando "^olcuano  darcla libertà  ad  vno fchiauo, lo  radcuano, 
&  gli  poneuano  in  t^fta  vn  cappello:  dalla  nobiltà  non  fi  portsuainKomajan- 
eorcheMàrtialelib.  xi.cpig.  7.  chiami  Roma  pileata, 
■Vn^ìi  sfalci  ferì  Senis  diebus , 
B^egnator  quibus  imperat  fritillus^ 
Ver  fu  ludere  non  laboriofo 
Termittis  puto  pileata  ^ma. 
Pileata  difie ,  perche  nelli  giorni ,  6;,^^.conmti  iaturnali ,  de  quali  ragiona-r 
Martiale  mutauano  i  Romani  habito^ pigliauano  il  cappello,  e  lalTauano  la  to- 
ga, mettendofi  la  Sinthefe  'vefte  di  minor  riputatlone,  più  vile  fecondo  Bai- 
fio  .  l'iftclTo  Poeta  nel  primo  de  gli  A.poforeti . 

Synthefibus  dumgaudet  eques ,  Domimfq;  senatus, 
Jìumque  decent  noftrum  Tileafumpta.louem . 
Cib  era  lecito  per  cinque  dì,  perche  tanti  dì  al  tempo.di  Martiale  doueuan 
durare  i  saturnali,  contro  Macrobiojche  non  'vuol  che  durallèro  più  dVn  gior 
BO  lolo,  il  decimonono  di  Decembre ,  il  detto  Poeta  nel  1 4  t  .apoforcto . 
Dunt  toga  per  quinas gaudcnt  requicfccreluces , 
Bos  poter  it  cultusfumereiure  tuo . 
Altrettanti  dì  fenza dubbio porcauano  il  cappello,  ne  gli  altri  dì  non  lo 
portauano  il  cappello  >ma,  ò  atidauanocon  la  teda  fcoperta,  òficopriuano 
con  vna  parte  della  toga,  fi  come  ncU'vno,  6^  Talco  modo  infinite  fta- 
tue  de  Senatori  fi  vedono  ,  col  cappello  niuna  fé  ne  'vede  j  di  quello  parere  è 
Adriano  Turncbo  nel  fuo  giornale  iib.otcauo,  cap.  4.  citando  l'autorità  d'Eu- 
ftachiofbprailprimodcirOdiilea,ilqualefagiudirio,  che  i  latini  p»gIiaflèro 
a  conluetudine  d'andare  fcopeiti  da  gU  antichi  Greci  ,  attefochc  Homero 
non  fa  mentione  alcuna  de  Cappelli:  non  haucndone  Horoero  fatta  men- 
tane raaflÌKianftCBte  neii'^Odilìca  compcfta  fopra  Vliire,non  so  cerne  il  Pierio 

polli 


DI  CESJ%E  AIFJ.  jT    ' 

pofll  nel  quarantefimo  libro  affermare  di  certo  che  il  cappello  fra  <Ja  Greci  te- 
nuto per  inditio  di  nobilt^z ,  òC  che  però  fi  daua  ad  Vlille  nobile  d'ogni  canto 
paterno ,  oc  materno  :  le  ciò  filile  vcderebbonfi  ancora  col  cappello  Achille^ , 
Aiace,  óc^akii  nobiiiffimi  Greci  :  ma  in  quello  non  fi^deue  parimente  pre- 
ftar  fede  al  Fierio,  fi  perche  non  ne  ragiona  Homero ,  fi  perche  non  arreca  te- 
ftimonìo alcuno a'Autore Antico:  Habbiamobennoi  in  fauci noftio Plinio 
lib.  3  5 .  cap.  X.  Nicomachus  primus  VlylTi  addidit  pileum.  St  Nicomaco  Pit- 
tore, che  dipinfe  Siila  fu  il  primo,  che  agglungelTe  il  cappello  ad  VlilTejìfegno 
che  Vllfe  à  Tuoi  dì  non  lo  portalTè  ;  6<^  Te  nella  medaglia  io  porta,  è  da  con- 
fìderare ,  che  noa  è  Ilio  habito ,  ma  finto  è  traueftito  da  mendÌGo,cola  che  non 
fi  conuertia  col  cappello ,  fis  fulle  da  nubile  ;  ^  ciò  tanto  più  manifella  la  veri- 
tà, poiché  le  Viille  fulIc  ftato  folito  a  portarlo ,  &  fé  il  cappello  folle  ftato  indi- 
tio di  Nobile ,  non  Thaueria  portato  alJ'hora ,  per  non  daifi  a  conofcere  :  ma-* 
nella  medaglia  vi  (là  impi  elfo ,  ouero  per  aggiunto,  nella  guifa,  che  lo  aggiun- 
fe  in  quelli  tempi  Nicomacho,  tanto  pili  che  nelli  verfi  d'Homcro  (  che  per  tal 
conto  più  aballb  peneremo  )  non  finomina  ;  ouero  perche  Vlille  ila  figurato 
per  viaggio,  pe  nlando  Caio  Mamilio,che  la  fece  battere  ali'vfo  di  Roma,atte- 
fo  che  i  Romani  per  viaggio  portauano  il  cappello  .  Tarquin-o  Pcifco  auunti 
fufie  K  è  andando  a  Roma  'vn'Aquilagli  tolleil  cappello,  6^  vn'alta  Aquila 
fece  il  firn, le  a  Diadumeno  figlio  di  Macrino  Imperatore  mentre  andaua  a  Ipaf 
Io  in  campagna  :  in  Citta  non  Tvfàuano  i  Romani  :  Giudo  Lipfio  lib.  primo 
eledorum  cap.  23.  atlerma  che  i  Romani  andauano  fcoperti ,  &  non  portaua- 
no airvfanzanodiai  capelli,  diche  promette  trattarne  a  pieno  nelli  Tuoi  Sa- 
turnali, a  quali  rimetto  il  lettore ,  non  hauendoli  io  veduti  ;  in  quanto  al  dub- 
bio, che  iui  muoue  fopra  autori  ,  che  fanno  mentione  di  feoprirfi  la  tefta  per 
honorar  altri ,  tra  quali  Seneca,  Saludio,  &  Plutarco ,  che  nelli  precetti  di  reg- 
gere la  Republica  ,&: nella  vita  di  Pompeo  ragionando  dell'honore  .  che  face- 
ua  Siila  a  Pompeo ,  dice  che  auanti  di  lai  ancorché  giouane  fi  leuaua  in  piedi  , 
e  fi  fcopriua  tefta:  fi  può  ri/pondere,  che  fé  vn  Cittadino  Romano  era  in  Citta 
fi  fcopriua  la  tella  con  quella  parte  di  toga ,  che  in  teda  rauuolgeua  ogni  Cit- 
tadino ,  s'era  per  viaggio  fi  If  uaua  il  cappello  .  il  mcderao  cap  pelio  da  viaggio 
detto  da  Giulio  Capitolino  Cucullione  portauafi  anco  di  notte ,  fi  come  riferi- 
fce  nella  vita  di  Vero  Imperatore,  il  quale  ad  imitatione  de'viìij  di  Caligola,(Sc 
di  Nerone  andaua  la  notte  in  volta  con  vn  cappello  in  tefta  per  le  tauerne,d^^ 
luoghi  publici  di  Donne  infami,oue  incognito  fi  raefchiaua  con  taglia  cantoni, 
e  sgherri  per  attaccar  rifie ,  dalle  quali  bene  Tpeffo  fé  ne  partiua  con  la  faccia*» 
ammaccata,&  liuida,  tornandofene  a Pal;*:^zo  tutto  afilitto  .  In  tantumuitio- 
rum  Caianorum ,  &  J^ronìanorum ,  ac  Vitellianorumfuiffe  amulum  , vt uaga- 
retur  noEìe  per  tahemas.ac  lupanarU  ohtecto  capite  Cucullione  uulgarì  uiatorio, 
&  commifceretur  cum  triconìus ,  <&  commhteret  rixas  difjìmulans  quìs  efìet , 
Jjcpeque  ajfìictum  liuida  facie  redii(^ei&  in  tahernis  agnìtHrfhcumfefe  abfcondC' 
le  .   Cui-ullo  Santonico  da  Giouuenale  nella  Satira  ottaua  chiamafi  il  capel- 
lo alla  Franzefe,  che  i  vagabondi  adulteri  di  notte  poxtiXuno.'N^cturnHS aditU 
ter.  Tempora  Santonico  ueUs  adoperta  cuculiai 

'^  Da         Nella 


j3         TCO  NO  LOGIA 

Ned  .1  rerza  Satira  dilFe  .  Veneto  duroque  Cuculio .  il  medefimo  .Satirico  né?- 
la  /cfta  bjifima  MelFalina  impudica  moglie  di  Claudio  Imperatore.laqualc  ad- 
dormentato il  marito  fé  n'andaua  fora  la  rotte  con  vn  cappello  in  tefta . 

dormire  virum  eumjenjerat  Fxor  ^ufa  T alatino  tegetent  pr sferre  cubHi 
Sumere  no&umos  Meretrix  ^ug.  cucullos,  Lìcjbat comite  ancilla  no  aplius  vna, 
Et  nigrumflauo  crinem  abfcondente galero .  Se  ben  forfè  legger  fi  potrebbe. 
Et  nìgrum  fi auum  crinem  abfcondente  galero  j  pili  verifimile  è ,  che  il  biondo  in 
quello  luogo  fia  epitheto  della  chioma..,  che  del  cappello  ,  Virgilio  nel  4/dell* 
Eneide  al  crine  da  pure  l'epitheto  di  biondo  .  Et crinesflauos  ,&  membra  de- 
cora iuuentx.Oiììdio  nel  lib.2,de  fa.(\:'r. Forma placet,niueufq;color,flauiq;capillì. 
Il  negro  poi  fia  epitheto  del  cappello,  perche  fé  Mcilàhna  tulle  (lata  /olita  3  po- 
ncrfiin  teda  vn  cappello  giallo  di  notte,  fariaftata  più  conoleiuta.  DaSueto- 
nio  dicefi  capllamento  in  vece  di  cappello.  »  come  piace  alSabellicocap.  xi, 
nella  vita  di  Caligola  Imperatore,  che  lo  portaua  con  vn  habito  lungo  di  notte 
per  non  e  (Ter  conofciuto .  G^neas ,  atfy  cdulatria  capillamento  celatus)  &  ve- 
He-longa  noctìhus  ambiret  ;  &  le  il  capillamento  s*ha  da  pigliare  per  vnacapt- 
]acura  porticela  portata  da  Caligola  per  trasformarfi  di  notte,e  coprir  la  caluez- 
za ,  &  deformità  della  Tua  tefta ,  diremo  che  Caligola. ,  ne  meno  di  notte  por- 
taflè  il  cappelle  ,  ma  folo  quella  capillatura ,  perche  Suetonio  non  lo  Ipecifica , 
fi  com«  lo  Ipecifica  in  Nerone  cap.  26»  Vofì  crepufculum  flatim  arrepto  pileo-, 
uel galero  pepìnasìnìbat  :  quefto  luogo  fa  palefe  ,che  di  giorno  in  Roma  non ii 
portaua  il  cappcllojattcfoche  Nerone  dopo  il  crepufcolo  fubito  pigliaua  il  cap- 
pello per  andare  alle  tauerne  :  à  dk  rpoficrepujcitlumfìatim  ;  infcrifcc,  che  in- 
nanzi il  crepufculo  non  fi  portaua  il  cappello  ;  onde  chiara  cofa  è  ,  che  non -fi 
vfaua  in  Roma,  fuor  di  Theatro,  fuor  de' giorni  satiirnali,  fuor  di  viaggio,  & 
ài  notte  ,  però  non  fi  conuiene  a  Caio  Mamilio  nobile  Romano  • 

L'habito  poi  foccinto,  &  palliato  ne  meno  è  da  nobili  Romani,fi  sà,che  an- 
dauano  togati .  anzi  come  detto  habbiamo  il  riucrfo  di  tal  medaglia  rapprc- 
fcnla  vn  pouero  mendico  vcftito  di  trifti ,  ìk  vili  panni  con  la  bifaccia  al  fianco, 
&  col  baftone  in  mano  d'appoggiai  fi ,  così  appunto  defcritto  neirOdillèa  i  7, 
da  Homero,  Vlifie  quando  parla  ad  Eummeo  Tuo  porcano ,  acciò  lo  ncondu- 
•hi>  come  guida  alla  patria  con  tal  ièntimento  di  parole. 

Hunc  autem  refpondens  allocutus  eft  prudens  Flyfies 

Cognojco,  mente  teneo  ,  h£c  ìam  intelligenti  iubes . 

Sed  eamusy  tu  autem  poftea  ajjidue  due  , 

Da  autem  mihificubibaculum  incifum  efty 

Vt  innitar ,  quoniam  d icitis  valde  Inbricam  efe  viafH . 

Dixit  y  &  circum  humeros  deturpem  impojuit  peram 

DenCisfcrutis  rimofam ,  tortilis  vero  eratfimis . 

EùmAHs  autem  ei  baculumgratum  dedit. 

Hiiuerunt  yftabulum  autem  canes ,  &  paftores  uìri.  Cntìodiebant  a  terga 

nianentes ,  hic  autem  in  ciuitatem  duxit  J{egem  Tauperi  trifti fimdem ,  &  Seni, 

^  Baculo innìtentem ,  hdic  autem  triftia  circum  corpus  vefìimenta  indutus  erat. 

Più  abaflb  riferikc  Homero,  quando  il  cane  Argo  lo  riconobbe  doppo  xx.anni. 

Cani* 


Canis  autem^  caputq;  y&  auresiacenseleuauit . 

^rgus  Flyfjii  laboriofì  ,  ejucm  ìant  quondam  ipfe 

Klutriuit .  ik  doppo  altri  lei  verfi . 

Jllic  canis  iacebat  ^r^ns  plenhs  ricinorunì , 

Jam  Urne  ^atìma^noì4ÌtVly(j'iw  pope  euTìttnii 

C alida  (juidi  m  hicadulatus  efl,  &  aures  deiecit  ambdi.     e  poco  f  iù  fott«. 

ergimi  auttm  cur(us  parca  accepit  nigrx  mortis. 

Curri  primum  vidi/Jet  Flyfjtm  vigefimo  in  amo . 
Dimodoché  il  Cane  in  quefta  medaglia  non  è  altramente  (imbolo  deUa  fe- 
deltà, come  dice  Picrio  ,  ma  figura  materiale  del  cane  Argo  .^  Secondariamen  • 
tequclfimo'acronon  èCaioMamilio  miluiatore  ,  ma  Vlillc  in  habitoda  po- 
iierello.  Terzo  non  tiene  in  mano  vna  canna  ditlinta  in  più  nodi  per  mifurs- 
re  ,  ma  vn  ballone  per  appoggiarfi  .  Tuarto  j  Pierio  piglia  Mercurio ,  fcolpit» 
nel  diiitto  di  detta  medaglia  per  fimbolo  della  Concordia  ,  che  ne  deue  fegui- 
re  dcppo  la  limitaiione  della  nr.ifura  ;  nel  che  parimenti  (  tra  ,  ellcndo  in  queft® 
impronto,  Mercuiicfit  lira  dell'eie  quenzaj&fapienzad'VliiTe,  al  quale  Mer- 
curio Tuo  protettore  diede  (  come  canta  Homcro  nella  X.  Oditlea  )  contro  gli 
incanti  di  Circe,  i'iifiba  Moli  difficile  a  fcauarfi  , della  cui  d  fficultà  PIin.lib.25. 
cap.4.  la  quale  Herba  è  gierolihco  della  lapienza ,  8^  eloquenza  ,  che  difficil- 
mente di  gli  huomir  i  s'acquifta  ,  con  la  quale  Vlille  potè  far  refiften^a  a  gl'in- 
canti di  Circe,  cioè  alli  piaceri ,  6^  alle  lenfualit^ì  mediante  il  dono  di  Mer- 
curio ,  dono  di  eloquenza ,  e  lapienza  ;  per  quefto  rifpetto  è  Mercurio  impref^ 
lo  in  detta  medaglia  ,  non  per  legno  della  Concordia ,  che  fegue  doppo  la  mi- 
sura :  efsendo  dunque  tale  errore  in  detta  figura  di  Pierio  3  ne  fotmaremo  noi 
quciV  altra-  . 

D  Onna di  graueafpetto,  nella  man  deftra  tenga  lamifuradel  piede  Ro- 
mano, nel  a  iiniftra  la  Quadra  con  il  compallo  ,fotto  li  piedi  la  decem- 
p-enda  ,  cioè  la  pertica  ,  che  contiene  x.  piedi ,  'vicino  alla  pedana  della  verta  il 
niucllo  diritto  col  perpendicolo, piombo  ftefojche  pende. 

La  Miiuraèciuchecol  pelo,  con  la  rapacità, con  lunghezza,  altezza, &  ani- 
mo fi  termina,  5cfii!Ìfce  ;ccfi  definita  da  Ifidoroj^c  da  altri  autori .  Menfuraefè 
^uidquìd  pendere,  capacitatCi  longitudine,  altitudine, animo  q:finitur . 

Vari)  inuentori  di  rniiurare  da  vari)  Autori  nom:r?ri  fi  trouano^  ,  ciò  auuie» 
ne  (  per  quanto  giudica  Polidoro  ,  Virgilio  }  perche  diuei fi  in diueifi  pacfi» 
ne  Icno  fiati  ptimiinue-ntoti  .  Eutropio  nel  libro  de' Gefii  de*  R»  mani  espite- 
lo terzo,  dice  che  Sidonio  fu  inuentoredelli  pefi  ,  &^  dtlle  n-iiure,mentre_> 
Procacetra gli  Aibanìj-Azanella Giudea,  &;^  Giercboam  in  Gicru'alemwe 
regnauano  ;  ma  è  facil  cela  ,  che  intenda  di  mifuie  di  cofe  licu  de ,  6^  minu- 
tc_  .  Gehio  citato  da  Plinio  libro  fèttimo,  capitolo  cinquartrfei  ,aitribuikc-# 
l'inueniione  delle  mifurea-  Pallrmede  ,  6^^  Plinioa- Fidore  ATgiuo,che-# 
fùildecim;o  Prii  C'pe  de  gli  Elei  ,  dòppo  Herccle  potertUlmo  fra  tutti  gli 
altri  di  fuo  tempo  ,  per  quanto  riferifce  5'trabone  libro  ottauo  ,  doue  nomi- 
na la  mifurì  f  ildonia  i  Ia<]ualc  fcr.za  dubbio  era  di  cofè  liquide,  8;^  minute  » 

D     3         ^P*^ 


S^  ICONOLOGIA 

fcponemo  mente  a  quel  palio  d.  1  heolraflo  nelLi  /^haratiieii  Ethici,  nel  tito- 
lo dcU'impuiità  de*co!lumÌ4  quindotocca  quelle  Tozze,  e  fpilorce  perfine  , 
che  con  la  mifura  fidoniafat«a  di  ftagno  ,  d'  ferro  ,  ò  d'altra  materia  ,  che  col 
martello  fi  polla  ammaccarCtC  p  eparc  in  dentro  fotte 'I  fondo,ac:ic)  tega  man 
co,miIui;anoa  quelli  di  cafa  il  vino,  ò  altro  liquore.  T*/;/(/o;;/^fwe/7/«r^//^?<7i 
wetiatuream  adhìbtttuiusfìtfundum  collifumi  &  introrJHs  ada^ìumi  domefii- 
cisfuis  demenfum  ipfe  per quam  Hudioje  rùdens  metitur  ,  dal  qual  tefto  ' ppj ri- 
fcc,  che  Fidone fulìc inuentorc  di  mifure  di  cofe  liquide,  8^minutc ;  non  di 
mlfurc  di  cofe  {labili  ,€  di  fpatij  locali  da  noi  figuratea'peròcondiftintioncri  è 
parfo  conueniente  Tagionarnes  attefoche  gii  ftromenci,  che  rappie/entano  la 
noftrafigura  ione  di  C'ometria-j  la  qualGeoraetria  altro  non  'vuolfiguifìca- 
tc,  che  mifura  di  terra.  Geometria  latine  dìcitur  terr^  demenfio ,  dice  Caflio- 
dcro  Senatorenel  capitolo  della  Geometria*  ouejiarra  ,  che  il  piimo,che  mi- 
furafl'e.,  .fi^.partillè  la  terra  fu  l'Egittìo .  Trimum  ^egiptius  ^iominìs  prò- 
prij'sfertur tffe  partìtus  genius  difciplinsmagiHrimenforesantedicebantun 
qual  fu^Te  quello  Eglttio ,  trouafi  in  Herodoto  lib.  2.  chiamato  Sefoflre  ,  da-, 
alcuni  Sefofe,  difcelo  dall'Arabia  ^  primo  Rè  di  Egitto  ,  il  quale  .diftribuì  ad 
ogni  dio  va0allovnaegual  porzione  di  tetra  ,6^  Vimpofe  vn  .datio da  pa- 
garli ogni  anno  ,  &  le  4  qualchuno^li  fullc  ilato  foiiruiitoil  terreno -dalie  in- 
nondationi,  il  Rè  mandauià  mifurarcil  danno  dato  j  acciò  fecondo  Ja  tallì 
fi  defaicalTeje  (rninuiire  il  datio,di  qui  la  Geometria,  8^  la  Midi  rahct^  ori- 
gine ,  la  quale  pafsò  poi ;nella  Grecia .  ^bhoc iB^geìn&mnes^egyptios  difpar» 
tìta  foli  quadrati  izqua  fortionevìrìtim  perjortem  data:  atqjm^^rotteìsusiu- 
fiitHtìiimpofit a  certa  perì fwne  quamilli  quotannisfoluer^nt-.'quodfi.cuiuspor' 
tìonem  alluuìoneflunien  decurtajjet  ,  4s aàiens ì^gem^reiqux  contrgerat  ^er- 
tioremfucìehat:  V^xadprMiuminfpicknàum  mittebat ,  qui  metirenturquart' 
to deteriusfa^lum effet :yt ex refiduo prò  porzione  taxatmn  ye^ìigal pendere- 
tUYiatq\hinc  Gt^metrìa  orto,  yidetur  in  Greci  amtranjundifìe.  Onde  il  Car- 
dano nell'Encomio  della  Geometria  trulaiciandod*inuefì.igar€  il  fuo  inuen- 
torc ,  dice,  <:he  fòlo  Thalete  Miltfio  pone  da  Egitto  in  A^  b-enc  la  G  om€tna, 
laquile  iècondoriftelIoCardano  ,  piglia  ilnurr.cda  la  Milur-a  dc-lla  te'cx- , 
Ceomctrianomenfuurn  Àterrx  ntenfurafufcepit ,  la  qual  mi  tur.;,  fecondo  Gio- 
(èppe  Wiftorica  nel  primo  dell' Anticliit4  cap.4.hebt)c  più  antica  origine;  poi- 
che  dinprim»  figliuolo  jch'Eua  paitoiiilediuifclaterra,  po!ei  termini ,  & 
«dific".  Enoch  Ciita^  nominata  nei  quarto  del!aGeneh,ia  quak  Tenia  Rego- 
li, mifure  ,  &  gcom' tria  cdihcar  noH  fi  dcbbe  ,  perciò  alcuni  applicano  a  lui 
^uci  veifo-d'Ouidio  nei  primo  delle  Metamorfofi. 

C^utus  humum  longo  fignauit  Imite  Metifor . 
E  la  mifura  figurata  da  noi  con  iftrcmeuti,  che  fcolpitl  fi  *Veggiono  nellcJ 
ftUtìche  infcritt:on\  de'  Romani,  d^  pi  im-cramcnte  fc  le  dà  nella  man  delira 
il  piede  Romano  pnncipal  mifura,  dalU  quale  tutte  le  altfc  fi  dciiumoi  co* 
Bic  la  futietta  Deccmpenda  ,  Vlna,  cub^tum  ,  Orgya  mifura  di  fci  piedi ,  6^ 
plethi:ufn  mifutadi  cento  piedi,  ócT"  altu,  che  nomiria  Bivdco  nel  luogo  ci la- 
Cg »  (3^  cun  qucUc  miiuie  de  piedi  fi  miluiauaBo  le  miglia ,  li  iugcii , éc  lo  fta» 

4Ìv|Cht; 


DI  QESA%E  %lP'ìA,         ss 

dio,  che  era  di  fei  cento  piedi,  Tottaua  parte  d'vn  miglio,  che  è  125.  palli,  & 
il  palio  contiene  cinque  piedi  ,•  ilpieucpoi/i  come  riferifce  Demetrio  Alabal- 
dode  Menfuiis  ,  Hermolao  Barbalo  in  Plinio  lib. 55. cap.  14  &  Pudeo  nel- 
la fiidctta  'egge  era  comporto  di  Tedici  dita  ,  la  grande:^za  li  vede  hoggidl  nel 
palazzo  dcli'Iiliilìriirimo  C;irdinal  Farnefe,  in  quella  intcrictione  <li  Caio  Già 
lio  Hermes  mifuratore ,  ndia  quale  .-pparifcc 'Vna  linea  concaua  alta  apunto 
xvi.  dica  ,  (ioueerala  mifura  di  metallo  ,che  poi  è  ftatalfuata  via  ,  mavedcfi 
ini!tampabendiftinianellein(criitioni  dello  Smecio,  con  gli  fpartimentì  del 
le  li-divi  dica  .  la  quadra  da  latini  detta  norma,  è  di  tal  forma.  "^  vi  è  'Vn'akra 
norma  emendata  inuentlone  di  Pithagora,  diche  Vitruuio  lib.y.  cap.2.  /opra 
il  compallo  a  tutti  uotv,  non  accade  far  dimora .  la  decempenda  ,  oue ro  per- 
tica è  porta  dallo  Smetio  a  carte  pj.num. 1 2.  in  forma  lunga>&  rotonda, fot- 
loi*infcrictione,checf!inincia, 

T.  SFAI  ìlio.  VOL.  apro.  MENSORI 

AEDIFICIGRVM.  VIXIT.  ANN.  XXII.  M.  VIIF.  2>.  XV. 

Era  kromento  di  Miiuratori  d'Edifici] ,  &  d'Architetti ,  che  ancor  ellì  eoa 

le  mifurc  ii  regulano .  Cicerone  nella  Oratione,  prò  Af/7d«ec«?»^rc^/fe^/j, 

f^  decependis  viUas  muìtfirum  ,  bortosq-y  peragrabat ,  Accone  fopra  quelli 

▼crfi  diHoracio  li b. 2. de  Ode.i  5 , 

nnlla  Decempendis 
Metata  priuatis:  opacam 
Torticus  excipiebat  ardori. 
La  defci  iue  in  querto  me  do .  Decempenda  regula  efl  decempedum ,  ad  quoi 
éb  ^rtificibus fabric£menfura  colligitur  .  Ccntuttociò  ron  lolo  raccoglie- 
uafi  ia  mifuia  delle  fabriche,  6^  edifici)  con  la  decempenda,  ma  anco  d'altrt 
cofe  ,  di  terreni ,  di  folli ,  &  campi  m:litari  ;  portauafi  con  altre  mifure  ne  gli 
«flerciti  per  ordinare  il  campo, &  diffegnare  i  luoghi  per  piantare  i  padiglioni^ 
a  quefto  affetto  andauano  vn  pc:^zoauanti  alla  foldatefca  i  MifuratorijcheaC. 
fcgnauano  gli  alloggiamenti ,  fopra  i  quali  bieuano  mettere  diftintamente  il 
nome  di  chi  vi  haueua  alleggiare  ,  contumace ,  &  reo  fi  teneua  colui ,  che  le» 
uato,  ò  mutato  hauelle  alcuno  di  quei  nomi  porti  dalli  Mifuratori  fecondo  la. 
conftitutione  Imperiale  .1.  prima  .  C.cc  metatis.Jib.  1 2.  Adriano  Turnebo lib 
t4.cap.16.nel  fuG  giornale  riporta  vn  tefio  di  Mauritio  autore  di  militia  Ro- 
mana ,  che  fa  mentione  di  tali  Mifuratori.  ^ntecejìores ,  qui  ante  agmen 
iunt ,  Iccaq;  caHris  metandis  idonea  deligtmt ,  &  rias  qua  duciexercituscom' 
mode  pejjìtj-p ideili .  Menfores  qui  loca  caHris  metandis  metiuntur .  Et^egc-* 
tìo  lib.  i.cap  7. Metatores  quipr^cedenteslocum  eligunt caftris.  l'irterto  abaffa. 
Menfores  qui  in  caHris  ad  podijmumdimetiuntUY  loca  y  quibusmilitestentoria 
figant  :  vel  hofpitia  in  ciuitatibus  pr.tHant .  oue  la  parola  Podiimum  è  mifusa 
di  piedi  fatta  con  la  decempeda  .  Augufto  la  fece  portare  a  foidati  ,  che  ha- 
U€ÌÌerocommcrto  qualche  errore  ,  com.e  narra  Siictoniocap.  24.  non  perche 
la  decempeda  fullc  rtromento  d'ignominia ,  ma  per  dare  ad  intendere  ,  chc-. 
quel  ic.ldi.to,com.e  indegno  di  portar  picche  ,armi  ,&  atte  r.ella  militij  ,  ap- 
pena eia  atto  a  portarla  pertica  dietto  alU  mifuratori .  Marco  rntonio  Sabel 

D     4         lieo 


j6  ICO  NO  L  OC  I<iA 

lieo  nel  detto  paffo  di  Sueconio  fuor  di  ragione  auuilifce  la  mifurad'ecempen- 
da,  riputandola  folamentc  da  artefice  »  non  da  Capitano, ócT^  Centurione, quad 
che  non  fia  co(a  d.i  Capitano  il  laper  d'Architettura,  per  foit;ficare  ,  &  di  geo- 
metiia  per  mifuraie  i  campi  della  militia  .  Adriano  Imperatore  fiì  nella  geo* 
/^nctria  peritKIimo,  come  attera  *spartiano  ;  &:  anco  fi  reputò  buono  /^irchitet- 
toie  ,  tanto  che  fece  morire  Artabano  prolcHore  d'Archirctcura ,  perche  auanti 
fuflè  Imperatore  interponendoli  /uo  parere  in  prefenza  di  Traiano,  gli  dillc^ 
l'Architetto  in  dilprezzo  del  luogiudÌLÌo  :  fta  cheto  ,  &  va  à  dipingere  delle 
yucche ,  fi  cerne  più  a  lungo  narra  Dione  :  Anzi  trouanfi  nelle  Hiftoiie  i  mag- 
giori ,  &  principali  Capitani  d'edèrciti  Mifuratori  intd.'igenti'Iìmi.  Appref- 
io  Liuio  neda  Decade  quarta  , libro  quinto.  Annibale  giudiiiofo  giudice  nel- 
la militare  difciplina  doppo  Alellandro  ilima  più  d'ogni  altro  Jmpcratort^ 
Pirro,  perche  full  primo, che infegnalle a  mifurarci  campi  dcToldati,  &niUno 
nieg'io  di  lui  teppe  (clcglierc  i  luoghi ,  e  d  fponere  i  prefìdij .  Similmente  Pro- 
de Cartagineie  in  Paulania  lib.  4.  vuole  che  Pirro  di  fortuna  fullè  più  elperto 
di  lui .  della  intelligen:^a  di  Pirro  in  mi(urare,&ordinarci  campi  militari  ne.-. 
Cocca  Pi utarcho nella  Tua  rita.  Habbiamopoi  in  Vegetio  lib.  3.  cap  .  8.  cheli 
Capitani, 5<r"  Centurioni  con  le  propie  mani  pigliauano  la  pertica,  6C  mifura- 
uano  le  folle  fatte  da  fòldari  intorno  al  campo  per  'N-endere  s'erano  laighe  a  ba- 
ftanza,  perche  haueuano  ad  elfere,  o di  noue,o  di  vndici,  o  di  credici,  o  dicilet- 
te  piedi ,  fecondo  che 'vcdeuano  far  biiogno  contro  le  f(irze  de*  nemici .  O^uì 
hoc  Centuriones  decempedis  metiuntur ,  nemims  fedtrìt ,  atiterrauerit  alicuius 
ignauia.  Il  Niiiello  con  il  perpendicolo  è  intagliato  nella  inltrittione  di  Gneo 
Collutio  in  forma  d'vn  .A.  grande  dal'a  cui  fornita  cala  per  lo  mezzo ,  fine  ab- 
ballo egualmente  il  piombo  attaccato  ad  vn  filo,  da  latini  dicefi  libella  ,  quali 
jiOTnc  deriuato  da  bilancetta,  fimbolo  di  giuftitia  ,  per  la  giuftezza',  che  deuc_^ 
©flcruarc  il  mifuratore,  non  tanto  in  mifurare  manualmente  gli  edeficij,  quan- 
to mifticamente  parlando  in  diftnbuirc  "vgualmente  il  ^uo  ad  ognuno  nel  mi- 
furare  i  campi  ,  óc,^  al  tre  co  le,  fi  come  giuftamcnte  fi  portò  Lucio  Antonio 
lodato  dairOratore  nella  decima  terza  Filippica  .  CoJiebat  etiam  L.  Antonio» 
é^nìfuerat dquiffimus  agrìprìuati  ,  &  publici  Decemfedator  :  laqualgiuftezza 
con  equit<ì  mantener  li  dcue  in  ogni  niiluia  di  terreni ,  di  campi  ,  d'edifici} , 
é^  in  altre  mifure ,  dc^^  pefi  attinenti  alla  grafcia ,  altrimenti  il  comeitio  noti 
•va  retto,  6c^_  tutte  le  cofe  fi  conturbano  ,  fé  nelle  mifure  la  fi  aude  corrom- 
pe l'integntd.  CalFiodoro libro pnmo capitolo X.  ConHet  fopulis  pondus  ,ac 
fnefura  probubìlis  ,  quia  curtHa  turbantur  ,  fi  integrìtas  cum  fraudibus  mi' 
fceatur  .  Accioche  fulfero  note  a  Popoli  le  m.iiure  ,  6;^_  i  peh  per  le  legge  di 
Gatiano  Imperatore  regidrata  nel  Codice  Theodofiano  libro  12.  titolo  .6.  fi 
pcfero  in  publico  le  mKure ,  6<,^  i  pefi  ,  perche  ciaicuno  faper  potefle  il  con- 
to fuoA  non  fi  potellè  commetter  fraude  .  JnfiHgulisJìationibus,  Ù"  menfurje 
tir  pondera  publicè  collocentur,  vt  fraudare  cupientibus  ,  fraudandi  adimant 
potcslatem  :  6<^^  nel  medehmo  libro,  titolo  fecondo,  la  cura  de*  pefi  ,  6C  dcK 
i^niifiirCi  acciocke  A  Pub.»co  non  patille  danno  >  fa  commefià  al  Prefetcj 

delle 


DJCESJ%JE   RIP^.      ^     >r 

della  Città  .  SaiiTommalIo  nel  fecondo  iibio  del  Regimento  de*  Principi  ca- 
pitolo quattordici ,  dice  che  li  pefi ,  6c,^le  milure  fono  neccflarij  alla  conrec- 
uationc  della  Repubiica  ,  pcrcioche  con  quelli  fi  conlema  la  fedeltà  nel  con- 
tiattare^  :  Onde  l'Eterno  Padre  Iddio  nel  Leuiiico  capitolo  dicianone  >  ordi- 
nando a  Mosè  ,  checflortalleil  Popolo  a  mantenetela  giuftiiia  ,  propofe  re- 
gole della  naturai  giultitia-.  ;  non  farete,  dille ,  «d'alcuna  iniqua  nel  pcfo  i 
^5<^^  nella  niifura  .  ']S(on  fucietis  iniquum  aliquid  in  iudicio ,  in  rcgula  ,  in  pon- 
tiere i&  menfura  si.:  ter  a  insìa  ,  <&  xqua  fint  pondera  ;  iuUi^s  n.odius  ,  ^quif- 
queftxtarius  .  Soggiunge  vSan  Tommalo.  Ergo  I{eg€s  pondera  y  &"  menfurai 
tradere  dehent popidisfibifubieólisvt  re^eftin  commercijs^habeant . 

La  prelencehgurapuòieiu're  non  folopcr  mi'uia  materiale  de  liti  ,  cam- 
pi ,  ScT"  edifici),  ma  anco  per  milura  morale  ,  6^  moderatione  di  le  mede- 
fimo  ;  òc^  certo  ,  che  ottima  cofa  e  faperfi  mifurare  ,  Menfuram  optimum 
alt  Ckohulus  ,  Lidins  in  re  ,  6<^^  Hefiodo ,  Menfuram  ferua ,  modus  in  re 
tH  optimus  omni  :  al  qual  propolìtofi  pollone  fi mbologicam erte  applicare* 
i  medelìmi  iftromenti,  e  fpciiaimcnte  il  piede  ^  fi.  come  l'applicò  Socadc  an- 
tichillinio  Poeta  Gieco. 

I.smode!lus  :  hoc  Dei  mtmus  puta 
Moderatio  auttm  vera  ,  tunc  crit  ubi 
Si  metiare  te  Tedej  ac  modulo  tuo, 

L'iftelTo  poi  fu  da  Horatio  nell*  'ultimo  della  (ettlma  Epiftola  j  libro  primo, 
tr^nsfe.eto. 

Metirije  quemquefuo  modulo ,  ac  Tede  rerum  efl , 
E  giufto  ,  che  cialcuno  lì  mifuri  con  la  propia  forma  ,  6C  modello  :  con. 
«iene  mifurar  bene  fé  flello ,  6^  le  forze ,  acciò  la  pcrlona  non  faccia  del  gran- 
eie,  più  chenon  è,  6<f^noniì  mettainimprefediJlicili  ,  da' quali  non  polla-» 
poi-vlcirne  con  honore  ,  ma  pofià  mandate  ad  effetto,  ciò  che  con  giuda-» 
milura  piglia  a  fare  . 

La  Decempeda  >  che  dal  piede  fi  forma  ,  elTendo  pertica ,  con  la  quale-, 
pertica  h  mifura  il  terreno ,  Ó^T"  fi  fij  lo  icandiglio  di  quanto 'vaglia^  ,  come, 
apparifce  in  quella  Commedia  deli'  Ariofto  ,  nella  quaU  Torbido  percic* 
tore,  dice. 

Toiche  io  Ihaurò  mifurata  ,  la  Tertica 
Mi  dirà  quanto  ella  yal yfino  a  vn  picciolo , 
E  molto  propoitionata  a  denotar  la  milura  del  proprio  '>ri-uere^,  6^ 
a  far  lo  l'candiglio  delle  Tue  facultà  ,  perche  contenendoli  tpultc  milure-. 
di  pertiche  nelli  terreni  ,  poUelFioni  ,  òC  'ville  ,  dalle  quali  le  ne  caiia^ 
il  -^itto  fignificarà.in  quello  luogo  il  /aper  mifurare  le  Ipele  ,  aftene^n- 
dofi  dalle  luperfluità  ,  vk^  gouernandofi  conforme^  ì'gatrata  lua  ,  (Se 
rendita  ,  che  danao-  le  raccolte  de  gli  Tuoi  tertcjii  . 

cnti'è 


sS  ICONOLOGIA 

#n4'i  quel  detto  dj  Peifio  poeta  p(Taro  in  prouerbio .  A/f/Tf  tenus  propria  fi- 
uc  .  fa  \f  Tpefe  fecondo  la  tua  raccolca,  >.\:  le  tue  facolcà  ;  mecafora  prela  da  gli 
>\^ricolitori ,  chcmiluianole  Tpcfe  con  iVritrate  ,  che caiiano  dalle  raccolte.^ 
delli  campi  loro,  altrimenti  non  ù  può  durare  ,  quando  la  Ipefa  fupera  il  gua- 
dagno .  Horatiolib.  2.  farira  5,  Defineeultummaioremcenfu.  lallà  la  fpclaj 
maggiore  dell* entrata  ,  non  ti  mettere  a  far  quel  che  non  puoi  ;  ma  datti  mi- 
fura  ,  &  norma  da  te  ftellb  ;  dalla  qua)  norma  farà  figura  la  quadra ,  da  latini 
detta  norma  ,con  la  quale  fi  mifurano  ,  &  aguagliano  gli  angoli ,  òC  perciò 
noi  con  la  quadra  della  ragione  dobbiamo  aguag'iare  l'angolo  de  la  fpela  con 
l'angolo  deÌl*entrata>&  dobbiamo  mifurar  bf^neTvno,  6<^i'aIt-o  cantone^ 
con  la  propria  mifura,  conforme  a  quel  detto  di  Luciano ,  Duudices dìmetia» 
tìscij  propria  ytiumq;  menfura.  fi  che  deuefì  ilare  in  ceruello,  &  viuere  a  (c^o, 
che  è  il  compaflb, col  qual  dobbiamo  mifurare  la  circonfeien^^-i ,  ócaptitu- 
ra  della  nortra  bocca .  Gioucnale  fatira  xi,     Bucde 

T^ofcenda  efi  menfuraju£fpe6iardaq;  rebus 

Jnjimmis ,  mìnimifq;  etiam-,  cum  Tifcis  emetur: 

K^e  cupìas  Mullum ,  cumfit  ti  Gobio  tantmn . 

Jn loculis  :   Qnis  enim  te  deficiente cumenta , 

Et  crefcentegiila  manetexitus  <ere paterno ì 
Ne*  quali  verfi  ci  fi  dà  ad  intendere,  che  non  fi  deue  mandare  ogn?  cofa  giù 
per  la  gola  con  parafiti,  in  pafti ,  in  banchetti ,  e  conuiri  ;  ma  che  cialcuno  de- 
lie conofcere  la  mifura  della  fua  bocca  ,  6<,^  che  ft  dtue  r  guardare  nelie  fpe- 
fé  grandi,  &  nelle  minime  ancora  ;  quando  fi  compra  il  Peice,fc  haiiolamen- 
te  modo  da  comperare  il  Gò ,  pefcc  da  mercato  ,  non  defiderart  il  Mullo  fe- 
condo alcuni  la  triglia ,  che  vai  più  ;  impercioche  (cemando  l:  borfi ,  S^T  cre- 
scendo la  gola  ,  non  fi  può  fperarefe  non  efirocaitiuo  ,Sc  infelice  de  l'heredi- 
tà  paterna  ;  riducendofi  poi  in  eftrema  miferia  il  diffi patere ,  e  lpregatorc>che 
fen:^a  milura  è  villiito  .  Il  '.Niucllo  col  perpendicolo  da'  latini  detto  Libellu» 
tiene  anco  il  fuo  miftico  fentimentOjattcfo  che  col  niuello  fi  bilancia,  per  dir 
cofi  ^  l'opera,  facendofi  proua  le  ella  è  retta, giafta  ,  òc"  vguale  :  coli  noi  p.iri- 
mentf  dobbiamo  ponere  il  niueilo  (opra  le  noftte  opere ,  6C^  con  gialla  mira-i 
bilanciare,  Se  mifurare  la  nodra  conditione  ,e  lo  (Vatonoftro  . 

Oportet  atitem  iurta  fuamcjuemq;  conditionern  , 

Fuiufcniufn;  rei  fpeóìare  modiim .  DilFe  Pindaro  ; 

Et  perche  col  perpendicolo ,  pelo  di  piombo  fi  mifuia  l'altezza ,  dobbiamo 
anco  noi  mifurare  l'altezza  de'  nollri  penlieri  col  perpendicolo  del  intelletto , 
&  del  giuditio,  :icciò  non  UcciaTio  cartelli  m  arii  . 

Ojjicquid  exceffi t  modum  Vendei  inUahili  loco  . 

Dice  Seneca  nell'Edipo .  Ci  òche  efcede  il  modo,  &  è  fjor  di  mifura  depen- 
de da  loco  i  ndabile  :  ma  la  mifura  rende  il  luogo  Itabile,^:  fermo,&  li  penlieri 
d'attioni graui,  mifurati  con  debita  mifura,fi  pollono comportare. 

Olii  fua  TKCtitur pondera ferrc potei} , 
Verfbdegin>di  Valerio  Martiale  .  Diue  dunque  ciafcuno portar  fecu  la-, 
mifura  d  ciU  ragione  per  naiiurateleluco^cracioui  ,  1Ó<^^  rcgoiarii  in  quelle 
4  con 


DI  CESJ%^E  RITA.        jp 

con  debiti  Ttsodi ,  acciò  polla  caminarc  in  quella  'Vita  per  la  "Via  diritta  ,  gitt- 
fta ,  6<,^«guale  (ènza  intoppo  alcuno . 

MODESTIA. 


VN  A  giouanetca,  che  tengha  ne  la  deftia  mano  vno  fcettro,in  cima  del 
quale  vi  fia  vn'occhio,  veftafi  di  bianco,  <S:  cinga  fi  con  vna  cinta  d*oro. 
ftia  con  il  capo  chino  ,  fen^a  ciuffo,  &  fenz^altto  ornamenio  dì  tcfta  . 

Santo  Agoftino  dicc,chc  la  modeftia  è  detta  dal  modo,Ó^  il  modo  è  padre 
che  Tordinc  :  di  modo  che,  la  modeftia  confifte,  in  ordinare,  &  moderare  ;c-# 
operationi  humane,  òC  per  far  ciò,  bifogna  collocare  lo  icopo  della  noftra  in-: 
tentione  fuor  d'ogni  termine  eftremo  dal  mancamento  ,  àC  deli'e.cedò,  tal 
che  ne  le  noflre  attioni  non  ci  teniamo  al  poco  .ne  al  troppo ,  ma  ne  la  'via  di 
mezzo  regolata  da  la  moderatione  ,  de  la  quale  n'c  fimbolo  l'occhio  in  cima-» 
it  io  Ietterò  , pcrcioche gl'antichi  facerdoti  'Volendo  congierodihco  lignifi- 
f e  il  moderatore ,  folcuano  fare  'vn'occhio,  6^  vno  fcectio,  coie  n-olto  con- 
«eaicnti  itili  modeftia  ,  perche  chi  ha  modeftia  ,  haocchiodinoncafcareia 

qualche 


<;s  IC  0  NOLOG  I A 

<^ualche  mancamento,  &:  chi  fi  lalTa  reggere  dallo  fcettro  della  modeflla,s.i  raf- 
frenare li  faoi  penfieri  ,  acciò  non  incorri  no  nelfouerchio.  Aioiefìiaerìim(^  ic- 
condo  fcriue  Hugone  autore  efemplare)  cjicultum ,  &  motum  ,  &  omnem  nO' 
iìram  occupationem  vltradefe£ium  ^&  cifra  exctjìum  fi  fiere. 

La  Modeftia  dunque  richiede  ,  che  Thuomo  (appia  moderare  fé  fleffojdon» 
paiticulare  di  Dio  ,come  Sotade  antichilTìmo  poeta  greco  lalsòfcrittò. 
Esmode^Hshoc  Dei  mantisputa. 
Modefiia  prompta  tunc  aderii  tibi,fi  moderabis  te  ipfttm. 
IWelìimenro  bianco,è  fegno  di  modeRia,&  d'anitrio,il  qual  contento  delle 
coreprefenti ,  par  che  niente  tenti  più  alianti ,  ciò  narra  Pierio  Valeriane  lib.^. 
Si  cinge  la  modefha  con  cinta  d'oro,  perciò  che  anco  le  diuine  lettere  me- 
diante la  ludetta  cinta  d-.moftrano  la  temperan:^a ,  &  la  modeftia  ,  per  la  quale 
i  larghi  .«&  lafciui  delìderij,  &  sfrenate  cupidità,  fi  i  ifl:rigono,&  fi  raffrenano  , 
informandofi  dentro  l'animo  vna  pura  modeftia,  come  fi  può  comprendere  dal 
Salmo  Rruól  .uit ,  in  quel  terzetto ,  Omnis gloria  eius filiti  I\egis  abintus  infibrij's 
aurcis  :  CircumamiCla.  T>arietatibus .   Et  TAppoftolo  dille  habbiate  i  lombi  vo- 
ftri  cinti  di  cintolo  d'oro,  il  che  alcuni  interpretano  per  la  modeftia,  &  fincieii- 
tà  di  cuore,  con  la  quale  fi  lartienano  le  patti  concupifcibilì  de  l'animo  fecon- 
do Euthimio . 

.Sta  con  il  capo  chino  per  fegno  di  modeftia  ^  come  fanno  le  lionertc  don:^cI- 
le,&  li  Rel'giofi  amatori  ds  la  modeftia,the  con  tal  legno  etiandio  nel  camina-r 
re,  &L  nelle ricreationi  la  dimoftranoper  obbedire  interamenteal  prcctttodiS. 
Paolo  é  Gaudete  modeWa  vefìraftt  nota  omnibus  i  ellendo  che  chi  è  dotato  di 
ouefta  virtù,  non  'V4  con  la  tefta  altiera  ,  va  bene  fenza  ciuffo ,  perche  la  mode- 
ftia non  ammette  cofe  fupcitlue,  come  habbiamo  detto  il  óutìo  certamente  è 
iupertìuo, (S^  è  fcgno  di  vna  vanafupeibia,percioche  con  tal  palefcakezzi  ,  f\ 
yfìcne  z  ma-nfcftare  l'alte^^i  ,che  ne  la  mente  occulta  rifiede,fegnomc:ni  .fto 
n<  danno  alcuni  animali  che  hanno  il  ciuffo,  onero  la  crcfta  in  tefta  »  i  quali  fo- 
no di  natura  imm:idefti,  &  però  Plauto  in  Captiuls  con  ragione  piglia  l'vpupa, 
che  è  sfacciata  ,&  porta  il  ciuffo  per  vna  meretrice,  cofi  anco  il  gallo  in  luogo 
di  ciufo  porta  lacrefta  ,è  lempre ardito,  pfiduta  lacreftadiuierchum  le  ,òc 
mo.lefto ,  onde  il  Petrarca  conti  a  gallum,  d  fte,  ^periat  nunc  auremgallus ,  & 
iriflam  infoienti J^  dimittat ,    Motto  imitato  da  Pio  Secondo  neili  (iioi  comen- 
laiij  lib.  xi.  ragionando  d'^n  FiLfofo  , Theologo  altiero  ,  che  refi ò  mortificato 
difputando,  di  cui  dille,  Criéij^-  cectderefuperbo .    Veggafi  iVdagio,  Tollere  cri- 
fìaSy  oue  l*Jutore  dice,  transìatum  ab  auibus  criflatis ,  in  quibus crifi<£  ere6ìioris 
alacritatis  )atq;  animorum  indie iafunt .  Si  clie  il  ciuffo  è  indicio  d'animo  fu- 
rnolo ,  Oc  però  U  modeftia  non  lo  comporta ,  &^^  rifiuta  ogn'  altro  ornamenta 
di  Ccfta^ . 

MONDO. 

Come  dipinto  dal  B  occ accio  net  primo  libro  della  Ceneoìogìa  j 

ddii  Dei,  con  le  quattro  fue  Tarti. 

PER  il  Mondo  dip'n;eiÌDOceae-io  nel  luogo  citato;  &  ne  i  commentii  le» 
roghtìci  di  Pierio  Valeriano ,  Paii  con  la  faccia  caprina  »  di  colorcjrofto  inw 

focaco 


'?ocato,  con  le  corna  nella  fronte ,  che  guardano  in  Cielo  ,  la  barba  Iur)ga,  60 
spendente  verfo  il  petto ,  &  ha  in  luogo  di  verte  vna  pelle  di  pantera,  che  ii  cin- 
-ge  il  petto,&  le  fpalle,  tiene  con  l'-vna  delle  mani  vna  bacchetta  ,  la  cima  delU 
'  quale  è  riuolta  in  guifa  di  paftorale,  &^  con  l'altra  la  fiftola  iftromento  di  iet- 
''te  canne  ,  dal  mec^zo  in  giù  è  in  forma  di  capra  pelofo ,  &  ifpido . 
El  Silio  Italico  lo  dipinge  ancor  egli  in  quefta  guifa  cofi  dicendo . 
Lieto  delle  fite  fefte  Tan  dimena 
La  picciolcoda  ,  &hàdi  acuto  pino 
Le  tempie  cinte  ,  e  dalla  rubiconda 
Fronte  ejcono  due  breui  corna  ,  e  fon9 
L'hifpida  barba  fcende  [opra  M  petto 
Dal  duro  meno,  f  porta  quefto  Dio 
Sempre  ma  uerga  paftorale  in  mano 
Cui  cinge  i  fianchi  di  timida  Dama 
Lamaculofa  pelle  il  petto ,  e  il  dorfo. 
Pan  è  Toce  Greca,  ÒC  in  noftra  lingua  fignifica  l'vniuerfo,  onde  gli  antichi 
Tolendo  lignificare  il  Mondo  per  quefta  figura  intendeuano  per  li  corni  nclla^ 
guifa  che  dicemmo,  il  Sole ,  é<^  la  Luna ,  Se  il  Boccaccio  nel  fopradetto  luo- 
go vuole,  che  li  detti  corni  riuolti  al  Ciclo  ,  moftrino  i  corpi  celelti,  &  gli  effet- 
ti loro  nelle  cofc  di  qua  giù . 

La  faccia  rolfa,  Se  infocata,  fignlfica  quel  fuoco  puro ,  che  fta  fopragli  altri 
Elementi ,  in  confine  delle  celefti  sfere , 

La  barba  lunga,  che  va  giù  per  lofctto,  moftra  che  i  due  Elementi  fuperlo- 
ri ,  cioè  l'aria ,  c'I  fuoco  fono  di  natura ,  e  forza^nafchilc ,  Se  mandano  le  loro 
iaipredìoni  di  natura  feminile . 

Ci  rappiefenta  la  macubfà  pelle,  che  gli  cuopre  ì\  petto ,  6<;^  le  fpalle,rot- 
taua  sfera  ,  tutta  dipinta  di  chiariffime  ftelle,  la  quale  parimente  copre  tutto 
•  quello  che  appartiene  alla  natura  delle  cofe . 

La  verga  dimoftra  il  gouerno  della  natura,  per  la  quale  tutte  le  cofe  (  maflì- 
'me  quelleche  mancano  di  ragione  )  fono  gouernatc ,  dC^  nelle  fue  operationi 
fono  anco  à  determinato  fine . 

Si  dimoftra  anco  per  la  '^erga  ritorta  l'anno ,  il  qual  fi  ritorce  in  fc  fteflb  l 
nell'altra  mano  tiene  lafiftula  delle  fette  canne  ,^ perche  fu  Pan  il  primo  ,  chc^ 
trcuaffeilmododi  comporre  più  canne  infieme  con  cera  ,  Se  il  primo  chela^ 
fbnaile  ancora,  come  dice  Virgilio  nell'egloga  2, 

Si  rapprefenta  dal  me:^zo  in  giù  in  forma  di  capra  pelofo, 8<^  ifpido,Inten- 
dendofi  per  ciò  la  terra,  la  qual'è  dura ,  afpra ,  Se  tutta  difuguale,  coperta  d'ar- 
,  bori  d'infinite  piante,  Se  dì  molt'herbe . 


'^Ji^W 


MON- 


<f2  ICO  NO  L  O  G  Ift4 

MONDO. 

Comt  dipinto  nel  primo  libro  </f  /  Commenti  HierogUfici, 
diVicriof^dlmano. 


HV  O  M  O  ,  che  tenghi  li  piedi  in  atto  di  forceiza  ,  con  'Vna  vefte  lon- 
ga  di  diucrfi  colori,porta  in  capo  vna  gran  paH3>  h  globo  sferico  di  oro. 
Si  dipinge  così  per  moftrar  la  force:^za  della  terra . 

La  "vede  di  diuerfi  colori,  dinotali  quattro  Elementi  ,&  le  co/è  daeflì  ge- 
■crate  , della  varietà  de' quali  la  terra  fi  vcfte  . 

La  palla  sferica  d'oro  fignifica  il  Cielo,  5<^^  il  /ilo  moto  circolare. 
Volendo  gl'Egitti)  (come  narra  Oro  Apolline)  Icriuer  il  Mondo,  pirigeuaf 
novnfcrpe,  chediuorallèlaiua  coda.e'l  detto  ferpe  era  figurato  di  varie  Squa- 
me per  lequaliintendeuano  le  ftelledel  Mondo  ,&;  ancora  per  tfièr  quefto ani- 
male grane  per  la  grandezza  Tua  intefero  la  terra  :  è  parimente  fdruccioloio, 
per  il  che  dillcro  ch'e  hmile  à  l'acqua  ;  muta  ogn*  anno  infieme  con  la  "vec- 
chiezza la  pelle  ,  per  la  qualcofa  facendo  ogu'anno  il  tempo  matatione  nel 
Moiid<> ,  diuien  giouane . 

Si 


Si  rapprefcHta  ch'adopri  il  fuo  corpo  per  cibo,  quefto  fignifica  tutte  le  cofé, 
le  quali  per  diuina  prouidcnza  fono  goucrnatc  nel  Mondo  . 


Vna  delle  farti  principali  del  Mondo . 


DONNA  ricchiflìmamente  "^eflita  di  habito  Regale  di  più  colori ,  con 
vna  corona  in  tcfla  ,  6^  che  fieda  in  me^zo  di  due  cornucopia  incro- 
cia tijl'vno  pieno  d  ogni  forte  di  frutti»  grani,migli,panichi,  rifi,&:  fìmili  ,e  l'al- 
tro d'vue  bianche,  &  negre,  con  la  deftra  mano  tiene  vn  belliflìmo  tempio,  & 
con  ii  dito  indice  della  finiflra  roano ,  moftri  Regni ,  Corone  diuerfe  ,  Scettri , 
ghirlande,  &  fimili  cofe ,  che  gli  ftaranno  da  vna  parte,  &  da  l'altra  vi  farà  'vn 
cauallo  con  trofei,  fcudr,&  più  forte  d'armi ,  'vi  farà  ancora  ^-n  libro,  &:  fopra 
di  elfo  vna  ciiietta  ,  &  à  canto  diuerfi  inftromoKti  muficali,  vna  fquadra ,  alcu- 
ni fcarpelli,  6^  vna  tauolctta ,  laquale  fogliono  adoperare  i  pittoii  con  diuetft 
'   [ilo         '     " 


colori  fopra ,  &  vi  fai  anno  anco  alquanti  pennelli . 


Europa 


«r^         IC  0  NO  LO  C  JaA 

Europa  è  prima,  &•  principale  parte  del  Mondo,  co  me  rifetifce  Plinio  ne]  ter 
zo  libro  al  capitolo  primo,  &  tolie  quefto  nome  da  Europa  fìgiuola  di  Anteno»» 
re  Rè  de*  Piienici ,  rubbata  ,  &  condotta  nell'i/ola  di  Candia  da  Gioue . 

Si  vefte  riccamente  d'habito  Reale ,  &:  di  più  colori ,  per  la  ricchezza ,  che  è 
in  e{ra,&  per  cfiere  (  come  dice  Strabene  nei  iècondo  libro  )  di  forma  più  varia 
de  l'altra  parte  del  Mondo . 

La  corona  che  porta  in  teda  e  per  moftrare  ,  che  l'Europa  è  ftata  femprciii. 
pcriore,  &  Regina  di  tutto  il  Mondo . 

Si  dipinge  ,  che  fieda  in  me:^zo  di  due  corni  di  doultia  pieni  d'ogni  forte  dì 
frutti ,  perciò  come  dimoftra  Strabene  nel  luogo  citato  di  fopra  ,  e  quefta  par- 
te fopra  tutte  l'altre  feconda ,  &  abondante  di  tutti  quei  beni,  chela  natura  ha 
/aputo  produrre  ,  come  fi  potrà  vedere  da  alcune  Tue  parti  da  noi  defcritte . 

Si  rapprefenta  che  tenghi  con  la  delira  mano  il  teiiìpio,  per  dinotare^  ch'in 
lei  al  prefente  ci  è  la  perfetta,  A^^  veriffima  Religione  ,,6<^  fupedore  à  tutte 
l'altri^  . 

Moftra^ol  dito  indice  dèlia  (ìniftra  mano  Regni,  Corone ,  Scettri,  Ghirlan- 
de, 8<r  altre  fimili  cofe,  elfendo  che  nell'Europa  vi  fono  i  maggiori,  e  più  po- 
tenti Prencipi  del  Mondo  ;  come  la  Maeftà  Cefarea  ,  ó<.^^  il  Sommo  Pontefice- 
Romano  ,  la  cui  auttorità  fi  ftende  per  tutto ,  doue  ha  luogo  la  SantilTima ,  5c 
Cattolica  Fede  Chriftiana,  laquale  per  gratia  del  Signor  Iddioj  hoggi  è  pcrue- 
nuta  fin  al  nuouo  mondo. 

Il  cauallo,  le  più  forti  d'armi,  la  ciuetta  fopra  il  libro ,  &  li  diuerfi  ftrumenti 
muficali,  dimoftrano  che  e  ftata  (empre  fuperiore  à  l'altre  parti  del  mondo,  ne 
l'armijnelle  lettere,  6c  in  tutte  l'arti  liberali . 

Le  fquadre,ì  pennelli, &  i  fcarpelli,  fignificaao  hauer  hauuti,&  hauere  huo» 
mini  illufl:ri,&  d'ingegni  preftantifTimi,  sì  de  Greci,  Latini,  ò^  altri  eccellen-^ 
tiflìmi  nella  pittura,  fcoltUfa,&  architettura . 

Nell'lfola  di  Candia  da  Gioue  in  forma  di  Toro,  come  fingono  i  poeti;  onde 
Europa  nella  Medaglia  di  Lucio  Volte©  Strabone,(3i  altr oue  è  figurata  Dcinzcl^ 
la,  fopra  "sn  Torojche  la  porta  via. 

A    s    r   A. 

DONNA  coronatadivnabellilTima  ghirlanda  di  vaghi  fiori, 6c^  dì  di- 
uerfi  frutti  contefta ,  farà  veftita  di  habito  ricchillìmo ,  tutto  ricamato 
d'oro,  di  perle,&:  altre  gioie  di  ftiina  ;  nella  mano  delira  hauerà  ramufcclli  con 
foglle,&  frutti  di  caflTia,  di  pepe,  &  garofani,  le  cui  forme  fi  potranno  vedere^ 
nel  Mattiolo,nella  finiftra  terrà  vn  beJhfllmo ,  &  artificiofo  incenfiero  dal  qual 
lì  veggia  efalare  alfai  fumo  . 

Appreflo  la  detta  donna  vi  ftarà  vn  camelo  ìJ  giacere  fu  le  ginocchia  ,.  o  irv 
altro  modo  ..come  meglio  parere  airaccorto,&  dilcreto  pittore  . 

L'Afia  è  la  metà  del  Mondo,  quanto  a  Teflicnfione  del  paefe,.  eh' ella,  com- 
prende :  ma  quanto  alla  diuifione  della  Cofmografia  è  folo  la.  terza  parte  di  ef- 
ìb  Mondo , 

E  detta 


DI  CESA%E  %lP<iA.        gj 


t  detta  A/ìa  da  Ada  Ninfa  figlfa  di  Thetià,5«:  de  TOceano  >  fa  qual  vogliono 
che  tenelfe  rimpcrio,  si  delI'Afìa  maggiore,come  de  la  minore , 

La  ghirlanda  di  fiori ,  &  frutti  è  per  fignificare  che  TAfia  ("  come  riferifcC-» 
Gio.  Boemo  )  ha  il  Cielo  molto  temperato,&  benigno .  Onde  produce  non  fò- 
le tutto  quel  che  fa  meftiero  al  viuere  humano  :  ma  ancora  ogni  forte  di  dcli- 
tie  >  perciò  il  Bembo  così  di  lei  cantò . 

Islell' odorato  ,  e  lucìa'  Odiente 

Là  [otto  il  vago  ,  e  temperato  Cielo, 
Fiue  vna  lieta  ,  e  ripofata. gente, 
Che  non  l'offende  mai  caldo  ,  né  gielo . 
L'habito  ricco  d'oro,&  di  gioie  conteso,  dimoftra  non  folo  la  copia  grande,' 
che  h,j  di  effe  quefta  felici  filma  parte  del  mondo.ma  anco  il  coftume  delle  gen 
ti  di  quei  patCe ,  perciòche  come  narra  il  fopradctto  Gio.  Boemo  non  folo  gì* 
huomini  :  ma  le  donne  ancora  portano  pretiofi  ornamenti ,  collane,  maniglicj 
pendenti,  6:  vfano  altri  diuerfi  abbigliamenti . 

E         Tien 


é(f        ICONOLOGIA       ^ 

Tien  con  la  deftra  mano  i  rami  di  diiaerfì  aromati  ,  perciò  è^Afia  di  cflì  co- 
si feconda  ,  che  liberamente  gli  diihibuifce^  tutte  l'altre  regioni . 

Il  fumigante  incenfiero,  dimoftra  li  laoui  j  &  odoriferi  liquori,  gomme ,  & 
/petie,che produccnodiuerfel^rouincie deTAlla:  laonde  Luigi  TanfiUodol 
cernente  cantb^ 

ìEt  fpirauan  foauì  ^rabì  odori . 

Et  particolarmente  dell'  incenfo.  ve^n'è  in  tanta  copia,  che  bada  abbondan- 
temente per  i  racrificij  a  tutto  il  mondo . 

IlCamcloèanimalmoltopropiodeirAfia,  6;,^dieffi  (ì  fcruono  più, cho 
dì  ogn'altro  animale. 

A     SIA. 

DONNA  In  piedi ,  che  nella  finlftra  tiene  tre  da^-di ,  in  vna  medaglia  di 
Adriano  di(ègnau  da  Occone  ab -Vrbe condita  8  75»vien  anco  disegna- 
la nell'i  fteffo  luogo . 

Donna  in  piedi,  nella  deftra  vn  ferpente>nella  finiilra  vn  limone  a  fottoi  pie*; 
ili  vna  Prora  con  la  parola  A(ìa« 

AFRICA. 

N  A  donna  mora,  quafi  nuda ,  hauerà  li  cappelli  creìpi ,  S^T  /j>arfì ,  te- 
nendo in  capò  come  per  cimiero  '^'na  tefta  di  elefante ,  al  collo  vn  filo 
di  coralli  iài^^  di  effì  a  Torecchietiue pendenti^,  con  la  deftra  mano  tenga  '\n 
fcorpione,  &  co  la  finiftra  vn  cornucopia  pien  di  fplghedi  grano  ;  da  vn  lato  ap 
preflTo  di  lei  vi  farà  rvnferociffimo  leone,  &  da  l^altro  vi  farannoalcune  vipere, 
éc  lerpenti  venenofi. 

Africa 'Vna  delle  quattro  parti  dei  Mondo  è  detta  Africa  ,  quafì  aprica,  cioè 
vaga  del  Sole,  perche  è  priua  del  freddo ,  onero  è-dettaxia  Afro  vno  de  di/c en- 
dcn ti  d'Abraham,  come  dice  Giofefo. 

Si  rapprefenta  mora ,  éirendo  l'Africa  iottcpofta  ài  vaep^o  dì  ,5^,^  parto 
di  ella  anco  alla  zona  torrida  j  onde  gli  Africani  vengono  ad.«{Tère  nacuralmea 
te  bruni,  &  modo 

Si  fa  nuda,  perche  non  abbonda  molto  di  ricchezze  quello  paefe . 

:Ln  tefta  dell'Elefante  Ti  pone,  perche  così  fta  fatta  nella  Medaglia  delTlm- 
peradore  Adriano icirendoquefti  animali  propi)  de  l'Africa,  quali  menati  da 
quei  popoli  inguerra,  diedero  non  folo  mer  auiglia  :  ma  da  principio  fpauen- 
to  a  Romani  loro  nemici . 

Li  capelli  neri ,  crefpi ,  coralli  al  collo,  5;.^^  orecchie,  fono  ornamenti  loro 
propijmorcfchi . 

;Ilferociffim6leone,il  rcorplone,<Si  gli  altri  'venenolì  fèrpenti,  dimóftranoj 
che  neh'Africa  di  tali  animali  ve  n'è  molta  copia ,  de  fono  infinitamente  vene- 
riofi,  ondciopra  di  ciò, così  dilfe  Claudirno . 
7^amq;feras aliis tellus maurufia donù  Tr^buìuhuicfolìiehet ccu vi^atributìi. 

Il  cornucopia  pieno  di  IpJglie  di  grano  denota  Tabbondar^a,  &  fertilità  fru- 
mcntaria  dell'Africa,  dellaquale  ci  fa  fede  Horatio. 
^ìcqHÌi  de  Libycìs  verrìtw  areìs. 

Et 


DI  CESA%E   RIVA.         ^r 

Et  Gio.  Boemo  anch'cgli  nella  detta  defcrittionc ,  che  fa  de  cofliumi ,  leggi  * 
6^  'vlanze  di  tutte  le  genti .  dice  che  due  "Volte  Tanno  gl'Africani  mietono  le 
biade,  haucndo  medefimamcnte  due  'volte  nell'annaredate  ,  Et  Ouidio  nel 
quarto  libro  delle  Mctamoifofì  anch'eglì . 

Cumquefuper  Libyras  hi61qy  pend'eret  arenas 

Gorgonei  capitisgutt.c  cecidere  cruentdi 

S^uas  humus  exceptas  uarios  anhnauit  in  angues  ; 

yndefrequens  iliaca ,  ìnfeHaque  terra  colubris . 

AFRICA. 


DONNA  che  con  la  finiftra  tiene  "Vn  leone  legato  con  vna  fune,  meda- 
glia di  Seuero  defcritta  da  Occoneab  Vrbe  condita.^48.&  960.  In  me- 
daglia dì  Adriano  tiene  vno  scorpione  nella  deftra,  affila  in  terra ,  nella  finiftra 
vn  cornucopia.  L'Africa  con  la  probofcide  in  tefta  de  elefante  vedafi  in  Ful- 
wio  Orfini  nella  gente  Ccftia ,  Eppia  ,Nocbana ,  &  nella  medaglia  di  Q^  Ceci- 
lio  Metello  Pio. 

E     2  AME- 


gs 


ICO  NO  L  O  G  I<t4 


AMERICA. 


DONNA  ignuda ,  di  carnagione  fo^a,dl  giallo  color  mifto,  di  volto  ter- 
ribile,  &:-che  vn  velo  rigato  di  più  colori  calandole  da  'Vna  fpalla  a  tra- 
uerfo  al  corpo,  le  copri  le  parti  vcrgognofe. 

Le  chiome  faranno  fparfe ,  &  à  corno  al  corpo  fia  'Vn  vago,&  artificiofo  or- 
namento di  penne  di  varij  colori . 

Tenga  con  la  finiftra  mano  "un'arco  ,  con  la  deftra  mano  vna  Frezza  ^  ^^ 
al  fianco  la  faretra  parimente  piena  di  fiezze ,  fotto  vn  piede  vna  refta  humana 
pallata  da  vna  frec^za,  &  per  terra  da  vna  parte  farà  vna  lucertola,  ouero  vn  li- 
guro  di  fmifurata  grandezza, 

Per  ell'ernoucllamentercopertaquefla  parte  del  Mondo  gli  Antichi  Scrit- 
tori non  pedono  hauei  ne  ferino  cofa  alcuna  ,  però  mi  è  (lato  meftieri  «^eder 
quello  che  i  migliori  Hitlorlci  moderni  ne  hanno  referto,  cioè  il  Padre  Glro- 
Jamo  Gigli ,  Ferrante  Goi  ;:^ales ,  il  Boterò ,  i  Padri  Giefuiti ,  &  ancora  di  mol- 
to pio^ìtcoaii  è  (lata  la '\jua  voce  del  SigtiOt  Faullo  Rughcfe  da  Montepul- 


DI  CESJ'KE  RIP^-      O 

•iino,alquaìc  per  Tua  benignità,  6;^  cortcfia  è  piaciuto  darmi  di  quefto  pati 
fé  pieno  ragguag'io,come  Genti  'iìuomo  periti ltìmo,chc  d'Hiftoria,&  d»  Co* 
fmo^rafia  nuouamente  ha  mandato  in  luce  le  Tauole  di  tutte  quattro  le  pal- 
li del  Mondo,  con  gli  elogi]  dottiflimi  aciafcuna  di  elle. 

Si  dipinge  fenza  habito,per  ellère  -vfanza  di  quei  popoli  di  andar  ignudi , 
ì  ben  -vero,  che  cuoprono  le  parti  vergognofc  con  d  uerd  -veli  di  bambacc*, 
è  d'altra  cofij . 

La  ghirlanda  di  arie  penne»  è  ornamento,  che  eglino  fogliotio  "v/jre;  an« 
21  di  più  fogliono  impennarli  il  corpo  in  certo  tempo ,  fecondo  che  vicn  rifc« 
rito  da  (bpradetti  autori , 

L'arco,  òC\t  Frezze  fono  propìe  armi ,  che  adoperano  continuamente ,  si 
gl'huominijcome  anco  le  donne  in  aliai  Prouincie. 

La  teda  humana  fotto  il  piede  apertamente  dimoftra  di  quefta  barbara* 
gente  edcr  la  maggior  parte  vfata  pafcerfìdi  carne  humana  ;  pcrcìochegli 
huomini  da  loro  -vinti  in  guerra  li  mangiano  >  cosi  gli  ft;hiaui  da  loro  com- 
prati ,5^  altri  per  diuerfe  altre  occafioni. 

La  lucerta,ou<ro  liguro  fono  animali  fra  gli  altri  molto  notabili  In  quei  pat 
C\ ,  perciochc  fono  così  grandi,  &  fieri ,  che  deuorano  non  folo  gl'altri  anima;^ 
li  :  magli  huomiai  ancora  « 

MORTE. 

DONNA  pallida ,  con  gli  occhi  (errati ,  veftlta  dì  nero ,  fecondo  11  par- 
lar de  Poeti,  liquali  per  lo  priuar  del  lume  intendono  il  rooiire^  conao 
Vitgilio  in  molti  luoghi,  &  nel  fecondo  lib. dell'Eneide» 

Demifereneci ,  mnc  cajfnm  lumintlugent* 
Et  Lucretio nel  5. libro. 

D  ulcia  linquehant  lamenti s  lumina  yit£ . 
Ouero,  perche,  come  il  fònno  è  vna  breue  morte,  cosi  fa  morte  e  vn  longo 
/bnno,&  nelle  facre  lettere  /pedo  fi  prende  per  la  Morte  il  ionno  medefimo . 

Morte, 

CAmillo  da  Ferrara  pittore  Intelligente  dipinfe  la  morte  con  ToITatura  » 
mufculi  ,  6^  nerui  tutti  fcolpiti ,  la  verte  d'vn  manto  d'oro  fatto  a^ 
broccato  riccio ,  perche  ipoglia  i  potenti ,  8c  altri  delle  ricchezze ,  come  i  mi- 
feri,  fi^  poueri  de  lo  ftento ,  8^  dolore  ;  fu  la  tefta  gli  fece  vna  delicata  ma- 
fchera  di  bellillima  fifonomia,  6^  colore,  perche  non  à  tutti  Ci  moftra  mede- 
fima:  ma  con  mille  faccic  continuamente  trafmutandofi,  ad  altri  (piace,  ad 
altri  è  cara,  altri  la  defiderano ,  altri  la  fuggono ,  3^  è  il  fine  di  vna  prigione-* 
ofcura  a  gl'animi  gentili,  a  gl'altri  è  noia  ,  &  così  l'opinione  de  gl'huomini  Ci 
potrà  dire,che  fiano  le  mafcherc  della  Aforte. 

E  perche  molto  ci  preme  nel  viuer  politito  la  Rcligione.Ia  Patria  ,  la  fama, 
&  la  conferuatione  delli  ftatijgiudichiamo  elTer  bello  il  morire  per  quelle  ca- 
gioni ,  6^  ce  la  fa  defiderare  il  perfuaderci  ,  che  rn  belio  morire  tutta  la  vita 
honora,  il  che  potrà  ancora  alludere  al  veftimento  . 

Corono  quello  pittore  l'olio  del  capo  d'elfa  di  "vna ghirlanda  di  'Verde  al-, 
loro,  per  moftrarc  l'imperio  fuo  lopra  tutti  li  mortali ,  &  la  leggp perpetua^,»- 

E     3  nella 


70  TCO  NO  LO  GI<iA 

nella  fipilìra  mano  It  pìnfe  vn  coltello  auuDlco  con  'vn  ramo  d'olìuo ,. perche 
non  fipuòauuicinarla  pace  ,  &  il  com  modo  mondano,  che  non  s*juiiicinr 
■ancor  lamorte ,  &  la  morte  per  le  ftcflaapporta  pace,  6c  quiete  ,6;  che  la.fua 
e  ferita  di  pace ,  &  non  di  goerra ,  non  hauendo  chi  gli  refifta , 

Lefii  tenere  vn  bordone  da  peregrino  insù  la  fpalla,  carico  di  corone,  di 
mitre,  di  cappelli ,  di  libri ,  ftrumcnti  muficali  ,  collane  daCauaiieri ,  aneila 
da  maritaggio ,  6^  gioie ,  tutti  iftromenti  dell'allegrezze  mondane ,  lequali 
fabricano  la  Natura  ,&  l'altre,  Osella  emula  ambedue,  -va  per  tutto  inquie- 
ta.peregrinando ,  per  furare,  òC  ri  corcare  jutto  cjuello,di  chcarmduftria,  óe 
airapctc  humano fecero donacionc . 

Morte,, 

SI  può  anco  figurare  con  'vna  fpada  in  mano  ih  atto  minaccieuore,&  net- 
r»ltra  con  vna  fiamma  di  fuoco  ,  fignificando  y  che  la  Motte  taglia  ,  6^ 
(Suide  il  mortale  dall'immortale  ,6^  con  la  fiamma  ..bbrucia  tutte  le  pò- 
tsntie  fenfitiue ,  togliendoii  n^igorc  a*  lenfi,  &  col  corpo  le  riduce  in  c«iine» 
re-}^  in  fummo. 

Morfei 

CO  N  gran  confideratióne  farebbe  fondato  all'autorità  della  fcrlttura  Sa* 
era  chi  volelTe  dipingere  la  mortejfecondo  fu  moftrito  in  fpirito  ad'A- 
mor  Profeta,  fi  come  è  regiftrato  nelle  fue  Prcfcrie,  al  cap.  ottauo  ,doue  dice9 
yncinumpomorum  ego  yideotcioè^chcvedtiìsLhmoneation  Colo  come  Ci  dip'm 
gè  ordinariamente  con  la  falce  nella  finiftra  mano,  ma  anche  con  'vn  vncinoi 
nella  delira ,pei che  sì  come  co  la  h\cc  fi  fega  il  fieno,&  Therbe  bafiejcheftano 
a  terra  per  le  quali  'vengono  fignificate  le  perfone  balTe,  e  pouerelle,così  con 
l'vnclno,  che  fi  adopera  per  tirare  abbafib  dall'albori  quelli  pomi  j  che  ftanno 
nelli  rami  alti,  &c  che  pare  ,cHe  fieno  ficuti  da  ogni  danno,vengono  fignifica- 
ti  ii  ricchi,  &  quclli,chefono  pofti  in  dignità,  &  che  ftanno  con  tutte  le com- 
modica  poflìbili .  Onde  dipingendofi  cofi  la  morte,  fi  verrà  a  fignificate  be- 
niflìrao  rvfficio  iuo ,  che  è  di  non  perdonare  ne  a'  grandi ,  ne  a*  p.ccoli ,  ne  a* 
licchi,  nea*  poueri ,  ne  a  pofti  in  degnità,  ctiam  fupreme,  ne  a*  vili,e  pcrfonc 
abiette,  e  di  ni  un  valore,  maquefticon  laf^lctfegandoper  ellèredi  maggior 
numero,  8c  quelli  con  l'vncino  piegando  tutti  a  la  fine  'vgualmente  manda  a 
Icrra  conforme  a  la  memorabil  fenten^-a  d^Horatio  nel  primo  lib.  Ode  4. 

"Pallida  mers  £quo  pulfat  pede  pauperumtabernas» 
Migumq;  turres:  ne  ia  ipar^gna  ad* alcuno,  sì  come  ne  l'Ode  28t  dcli'ifteftb  li- 
btvdicc,  mlium 

Saua  caput  Troferpinafugit . 

M  O  R,  M  O  R  A  T  l  O  N  E^ 
VediaDctrattiònc.. 

M    O    S    T    R    r. 

PE  R  C  HE  molte  rolte  occorre  di  rapprefentarcdiuerfi  Moftrl ,  sì  ter» 
reftri ,  come  acquatici ,  6^  aerei ,  ho  trouato  alcuni  Poeti ,  che  ne  fan- 
no mentione  j  onde  minare  a  propofito  di  meièolarii  infieme ,  per  chi  ut  ha- 
ueràbifogno. 

SCILLA 


D/  CESJ%E  KIT  A.       t^ 

SCILLA. 

Secondo  nomerò  nell'OdiJfe», 

VN  moftro  horrerdo  dentro  d'vna  fpelonca  marma,con  dodici  piedl,& 
Tei  colli,  con  aluetanti  capì.,  &  ogn'vn  di  quelli  haueii  vna  gran  boc- 
ca con  tre  ordini  di  denti,  da  i  quali  vedraflìcafcarc  mortifero 'vene  no. 

Sta  in  atto  di  fpoigere  in  fuori  dell*  antro  le  fpauenteuoli  tefte  ,  come  péc 
guardar  fé  potrfle  far  preda  de'Nauiganti  ,  come  già  fi  fece  de  compagni  di 
Vliire,.che  tanti  ne.furono  deaerati,  quante  erano  le  voraci  bocche  del  crudel 
fnoftro ,  ilqaale  abbaia  come  cane .  Et  Ouidio  lib.  14.  le  dipinge  in  vn  lag» 
auuel<nato  da  Circe ,  &  così  dice, 

Sciila  meglio  riguarda ,  e  ancor  no*l  crede 
Elpur  tocca,  e  la  pelle  irfiita,edura  : 
Ma  quando  chiaro  alfin  conofce ,  e  vede 
Che  tutto  è  can  dì  [otto  alla  cintura^ 
Si  braccia  il  crìny  e*l  volto,  e'ipettt^fiedc 
£  tale  ha  di  fé  Heffo  onta,  e  pamu , 
che  fugge  il  nuouo  can ,  feco  s'aditx 
Mafugg'ouunqne  yuolfecoftlgìra  • 
&  Virgi  nel  j.  dell'Eneide  dille. 

Scilla  ft  fìringe  nell' aguati  ofcurì, 

D'vna  fpelonca,  e'rfuor  porge  labocC€ 
Ei  legni  trahe  dentro  agVafcofifcogli 
Human  ha  il  volto ,  e  nel  leggiadro  ^afpetto 
Forgine  fembr  a,  elepoHremeparti 
DimarinmoHrofpauentofoyegrande 
Xongiuntefon  di  lupo  al  fiero  ventre 
Di  delfin  porta  alfin  r altere  code-, 
ScìIIa,c  CariddJ  fono  due  fcogli  porti  nel  mare  di  Sicilia ,  Se  Cono  ftati  fera* 
pre  pericolofiflìmi  alli  nauiganti,  però  i  Poeti  antichi  li  diedero  figura  di  mo- 
ftri  marini  oppreflolì  ài  tutti  que!li,che paflano  vicini  ad  cflì , 

SCILLA. 

M olirò  nella  Medaglia-di  Seflo  Vompeo . 

VN  A  donna  nuda  fino  al  bellico  ,  h  quale  con  ambi  le  mani  tiene  'Va 
timone  di  naue,  6;^_^  par  che  con  elfo  vogli  menare  vn  colpo ,  &c  dal 
be'Icoingi'j  èpefce,  &  fi  diuide  in  due  code  attorcigliate  ,&  fotto  al  bellico 
cfcono  come  tre  cani ,  &  tengono  mezzo  il  corpo  fuori,  ^  par  che  abbaino. 

Tiene  il  timone  in  atto  minaccieuole ,  &  nociuo  per  dinotare,  che  elFendo 
Scilla  vn  palTo  molto  pericolofo  a*  nauiganti ,  Tuoi  fpe^^zare  le  naui ,  3^  am- 
ina:(zarc  i  marinari . 

Si  dimoftra  per  i  cani  lo  ftrepito  grande  che  fa  il  mar  tempeftofò ,  quando 
batte  in  quei  fcogli.chc  s'aflomiglia  al  latrare  de  cani,  àC  il  danno ,  che  ricc- 
uono  dalla  fierezza  di  Scilla  quelli ,  che  danno  a  traucrfo  ,onde  Vergilio  cosi 


iicc  con  qucfli  'verfi  nella  fcfta  egloga , 


E    4         Can^ 


7x  ICO  NO  LO  Gì <iA 

Candida  fuccìn^ìanrlatrantìhus  ìnguìna  monfiris 
Dulkkias  rexaffe rates ,  &gurgìte  in  alto . 
%4h  tìmidos  J^utas  canihus  Lacerale  marinis ,. 
CariddL 

C  Ariddi  è  poi  Taltro  fcoglio  anch'edo  pcrìcolofìflimo ,  che  Tacqua  intor- 
ccndofi  d'intorno  forbifce  molte  volte  le  raui,  e  tarhcra  s'inalza  fopra 
ì  monti  di  maniera,che  grandiflìmo  rpaiienio  tende  a*  nauiganti , 

Però  fu  detto  da  i  Poctiyche  era  di  bEUCtifTinao  afpetlo  con  le  niani,&  piedi 
dVccello  rapace,  &  con  la  bocca  aperta. 

Scilla  e  Cariddi  fon  vicini  l'^n  l'altro, 8^  oue  ibn  porti  è  pericolofò  di  na- 
uigare  per  Tonde  di  due  contrari)  mari  4,  che  iui  incontrandofi  infieme  com- 
battono ,  6^  perciò  il  Petrarca  dille , 

Tajfa  la  nane  mìa  colma  d*obliù> 
Intra  Scilla  e  Cariddi,.  &c^ 

Chbnerit. 

LVcretio,  &  Homcro  dicorK>>che  la  Chimera  ha  il  capo  di  Leone,  il  ven- 
tre di  capra, 6<^_  la  coda  di  drago,  &  che  getta  fiamme  per  la  bocca, co 
me  racconta  anco  Virgilio  ,  che  la  finge  nella  prima  entrata  dell'  inferno  in- 
fleme  con  altri  moilri. 

Quello,che  dilfero  fauoleggiando  \  Poeti  della  Chimera  fij  fondata  nell'hi- 
ftoria  d'vn  monte  della  Licia  ,  dalla  cima  della  quale  continuamente  efcono 
fiamme ,  &c  ha  d'intorno  gran  quantità  di  leoni ,  elfcndo  poi  più  a  baffo  vcrfb 
il  me:^zo  della  fuaaltezza molt'abbondanza  d'arbori ,  e  pafcoli .. 

Griffo.. 

SI  dipinge  con  la  tefta,con  Tali.^  e  con  l'artigli  all'aquila  foraiglianti ,  6^ 
con  il  refto  del  corpo ,  e  co'  piedi  pofteriori  .&  con  la  coda  al  leone. 
Dicono  moki  ,che  quelli  animali  fitrouanonei  monti  dell'  Armenia-» .  è 
il  Griffo  inicgna  di  Perugia  mìa  patria  datali  già  da  gl'Armeui ,  li  quali  paffa- 
ti  quiui  con  figliuoli ,  8<,^  nepoti,6<^_  piacendoli  infinitamente  il  fito,ellèn» 
do  dotato  da  la  natura  di  tutti  i  beni ,  che  fono  necellarij  a  T-vfo  humano,  le-; 
citamente  v'habitarono  dando  principio  alla  prefente nobile  ,inuitta,  &  ge- 
nerofa  profperità  t 

LSpnge, 
A  Sfinge ,  come  racconta  Eliano  ha  la  faccia  fino  alle  mammelle  di  vna 
giouane,  oc  il  refto  del  corpo  di  leone,  ó^^Aufomo  Gallo  oltre  a  ciò 
dicc,cVella  ha  due  grand'ali . 

^  La  Sfinge,  fecondo  la  fauola , che  fi^ racconta,  ftaua 'vicino a Thebe  fopra 
d  vna  certa  rupe>d«;^  a  qualunque  perfona>che  palLua  di  \à  proponeua  que- 
fto enigma, cioè.  Qua Ifóffe quell'animale, c*ha  duepiedi,6:ilmedefimoha 
ire  piedi,  òC  quattro  piedi,&  quei  che  non  fapcuano  fciorre  qiiefto  detto,da 
lei  reftauano  miferamente  vccifi,&  diuorati  ;  lofcblfe  Edipo,  dicendo,ch'era 
Thuomo  ,il  qual  ne  la  fanciullezza  a  le  mani  ,  *^  ai  piedi  appoggiandofi  e 
di  quattro  piedi ,  quando  e  grande  cammina  con  due  piedi  :  ma  in  vecchiez- 
za feruendofi  del  baftonc  è  di  tre  piedi  ,•  Onde  fenttndo  il  moftro  dichiarato 

il  filo 


il  fuo  enigma ,  prcclpitofamcntegiù  del  monte>ouc  ftaua  fi  lanci >. 

P  Infero  li  poeti  Tarpic  in  forma  dWcceJli  fporchl,  &  fetidi  ,&:.diltero,  c1i« 
furono  mandate  al  Mondo  per  gailigo  di  Fineo  Rc.d*Arcadia,al  quale.,, 
perche  hauca  accecati  due  fi^oi  figliuplij  p^r  cQwaefccndcrca  la  -voglia  della 
moglie  midregna  di  efE>queIìi  vceelli,  elkndo  a^ciecatp  rimbrattauanojScT' 
toglieuano  le  viuande,mentre  mangiaùa  ,^à:  che  poi  furono  c^ueft'  arpie  fcac- 
ciate  da  gl'Argonauti  in  feruitio  di  detto  Re  nel  mare  Aonio  ncli'ifole  dette-» 
vSrrofadi',  come  racconta  Apollonio  difFu/amentc. racconta  Virgilio  u  -1  5.  de 
rEneidc^,chc  vna  di  quelle  predicefTe  a  i  Troiani  la  venuta  infelice ,  &  i  faftidij 
che  doueuano fopjjortate in  penad*hauerprouatodVccidcrlc,  & àfimigUa» 
aadi  Vtrgiiioledcfcciuel'Arioftocosì^      ,.        ,  '  * 

Ermo  fette  invnafchieray  e  tutte 

yolto  dì  donna  hauean  fa  Uide ,  e  [morte 
Ter  lunga  fame  attenuate  y  e  afciutte, 
Borrìbil  a  veder  pia  che  la  morte 
L'alaccìegrandihauean  difforme  brutte 
Le  man  rapaci:  e  fygne  incurue ,  e  torte 
Crand'e  fetido  il  ventre^  e  lunga  coda. 
Come  di  ftrpe, che  s  aggirale  fnoda^  "   % 

Furono  Tarpie  dimiandatc  cani  di  Giouc. ,  perche  fono  riftelTc ,  che  le  fune 
pinte  ne  l'inferno  con  faccia  di  caneicome  dille  Virgilio  nel  fcfto  dcirEncide. 
f^ifxquecanesylularepervmbram,  '  . 
i)icerLichc  quelli  -vccelli  hanno  perpetua  fame  a  fimilitudine  degrauari  • 

Hidra.       ;  .,,,rr,'.^.  .  •  "wu-  ; 

Dlpingcfì  rhidra  per  vn  /jjaucnteuole  /crpcnté,  il  quale  come  raccontai 
Ouidio  jib.  p.  Methamorf.  ha  più  capi  ,  ^5^  di  lei  Hercole  così  dille 
quando  combàttè  con  Acheloo  trasformato  in  ^rpcnte . 

Tuconvn  capo  fol  qui  meco gioflrì  ^ 

L'hidra  cento  nhauea ,  né  lafiimai , 
£  per  ogn'ipn,chUo  ne  troncai ,  divento 
7{e  viddi  nafcer  due  di  piàfpauento. 
Ci  fono  alcuni»  che  la  pingono  eoa fistte  capi  rapprcfcntati  per  i  fette  pce« 
cati  mortali . 

Cerbero, 

SEneca  lo^  defcriuc  in  quefto  modo. 
Il  terribile  cane,ch'aUa  guardia 
Sta  del  perduto  regno ,  e  con  tre  bocche 
Lo,fad'horribil  voce  rifonare 
Tergendo  graue  tema  a  le  triH'  ombre 
il  capo ,  el  collo  ha  cinto  diferpenti^ 
Et  è  la  coda  vn fiero  dragOyilquale 
FifchidiS  aggirate  tutto  fi  dibatte, 

Appol- 


i. 


74        ItO^OLOG  Il4 

Appollodoromedermamcntclodcfaiue  j.madipiùdic*  >  che  ì peli  dd 
«lorfo  (òn  tutti  ferpcntelli. 
fit  anco  Dante  così  diVe-, 

Cerhrofer4crudeljedIuerra  L 

Con  tre  gole  canihamentel.^tra 
SouraUgenteychtquiuièfommerfa 
{^  Cr  occhi  veirmiglhUbarbai:'ntai&  atra 

Il  ventre  largo  i  &  onghiate  le  mani 
Graffia  gli fpir  ti,  ^l'ingoia,  &  li  [quarta .' 
Alcuni  dicono^  che  Cerbero  fi  incenda  per  la  terra  »  la  quale  diuort  II  C9N 
»i  morti.  .       -> 

M    V    s  1  t:    A. 

DONNA  gÌQUane  a  federe  fbpra  Nna  palla  di  color  cclefte ,  con  -vni 
penna  in  mano ,  tenghi  gl'occhi  filli  in  vna  carta  di  mufica ,  ftefa  fo- 
pra  "vna  incudine,  coh  bilance  a'  piedi,  dentro  alle  quali  fiano  alcuni  raartel- 
li  di  ferro. 

Jl  federe  dimoftra^ffer  la  mufica  •^n  fingolar  ripofó  dell*  animo  traua* 
filato . 

La  palla  /cuopre ,  <ihe  tutta  Tarmonia  della  Mufica  fenfibile  d  ripofa,  ^8^^ 
fonda  nell  armonia  de  i  Cieli  conofciuta  da  Pittagorici  ,  della  quale  ancora 
■gì  per  '\irtììd*efllparticipiamo,&-per^  vobntieri  porgemo  gli  orecchi  alle 
confbnanze  armoniachc,  &  muficali .  Et  è  opinione  di  molti  antichi  gentili, 
«he  fenza  confonan^^e  muficali  non  fi  potefic  hauere  la  perfcttlone  del  lume 
^a  fitrouare  le  confonanzc  dell'anima  9  &  la  fimmetria ,  come  dicono  i  Gre« 
ci  delle  virtù . 

Per  qucfto  fi  fcriue  da  poeti ,  li  quali  fijrono  autentici  fccretarij  della  'Vera 
Fìlolbfia  ,  che  hauendo  li  Cureti  j  &  Coribanti  tolto  Gioue  ancora  fanciullo 
Jella  crudeltà  di  Saturno  hio  Padre ,  lo  conduflèro  in  Candia,  acciò  finu- 
drific  ,  &  alleuafie ,  &  perla  ftradaandorno  fonando  ièmpre  cimbali ,  te  al- 
tri inftromcnti  di  rame ,  interpretandofi  Gioue  moralmente  per  la  bontà ,  & 
iapienza  acqui ftata  ,  la  quale  non"iì  può  allenare  ,-nef  re/cere  in  noi  fenica-» 
Taiuco  dell'armonia  mufjcale  di  tutte  lecofe  ,  la  quale  occupando  d'intorno 
l'anima ,  non  polfono  penetrare  ad  hauernoftra  intelligcn:^a  gl'habiti  con- 
trari) alla  vi  rttì,  che  fono  padri  ,  per  eller  prima  in  noi  l'inclinatione  alpec- 
eato ,  che  a  gli  atti>  li  quali  fono  virtuofi,  &  lodcuoli . 

E  Gioue  fcampato  (ano  dalle  mani  di  Saturno,  quella  più  pura  parte  del 
Cielo  incorruttibile,  contro  la  quale  non  può  efercitate  ìt  fue  forze  A  tem- 
po diuoratore  di  tutti  gli  Elementi  j  &  confumator  di  tutte  le  compofitioni 
materiali. 

Furono  alcuni  de'  Gentili,  che  dfllèro  i  Dei  efTèr  comporti  di  numeri,&:  ar- 
monie, come  gl'hucminì  d'anima,  e  corpo ,  e  che  però  ne  i  loro  facrihci)  fen- 
tiuano  volentieri  la  mufica,  &  la  dolcezza  de'luoni,  &  di  quefto  tutto  dà  cen 
no,  &;^^  inditio  la  figura,  che  ficde ,  &  fi  foftenta  fopra  il  Cielo . 

\\  libro  di  mufica  mollta- la  regola  vera  da  far  partidpar  altrui  l'armonie  ia 

quei 


'      DI'  CE^^^  '^^'^'      7^ 

duetmotlcchefi  puòpermezzodegrocchf'.  — .  r      ,  ; 

,  Le  bilancie  moftrano  lagjqftczza  riccrcarfi  nc|le  voci  -per  giudicìo  dcf  <v 
rcccliij,non  meno  che  nel  pefo  per  giuditio  de  gl'altri  fcnfi . 

L'incudine  fi  pone,  perche  fi  iCtiue  ,  6;,^  crede  quindi  haucre  hauuto  orì- 
gine quelFarte  ,  òC  fi  dice  che  Aulpenna  con  quelto  mezzo  venne  in  cogni- 
tionc ,  &  diede  a  Icriuerc  della  conuenien:^a ,  bC  mifura  de*  tuonimuficali , 
&  delie  voci ,  6;^  così  vn  leggiadro  ornamento  accrebbe  al  coniòrtio ,  6C^^ 
alla  conuerfaiionc  degl'hucmini . 

Mufica, 

DOnna  ,  clic  con  ambedue  le  mani  tiene  la  lira  di  Appelline,  6;^  a*  pie- 
di ha  vari)  ftiomenti  muficali . 
Gli  Egitti)  per  la  Mufica  fingeuano  vna  lingua  con  quattro  denti ,  come  ha 
|taccoUo  PieriaValeiiano  diligente  olleruatorc  dell'antichità, 
\  Mufica, 

DOnna  con  'Vna  verte  piena  di  diuerfi  ftroraenti ,  &  dlucrfe  cartelle,nel- 
Ic  quali  fiano  (egnatc  le  note,e  tutti  i  tempi  di.ellè .  In  capo  terrà  vna 
Sianomuficale,  acconciata  fra  capelli  x  &  in  nuno  v>na  viola'da  gamba  >  b  al- 
tro indromento  muficale» 

Mtiftca. 

SI  dipingono  alla  riua  d*vn  chiaro  fonte  qtlafi  in  circolo  molti  cigni  t  ^ 
nel  mezzo  "vn  giouSneitocon  l'ali  alle  Tpaile ,  con  faccia  molle-/  ,  Se 
dclicata,t€nendoin  cajro  '\na  ghirlanda  di  fiori  ,  il  quale  r-appreicnta  Zefiro 
in  atto  di  gófiare  le  gote,  &;  d;  fpiegar  vn  leggiero  vento  verfoi  detti  cigni)p«C 
k  ripercusfion  di  quello  vento  parerà  che  le  piiime  di  eOTi  dolcemente  fi  muo 
nono  perche,comedicc  EIiano,quefti  vccelli  non  cantano  mai, fé  non  quaiìdo 
fyira Zefiro, cornei  Mufici, che non/ogliono volentieri  cantare,lè  nonfpira^ 
falche  vento  delle  loro  lodij&apprellb  perfonejche  guftino  la  loto  armonia*. 

Mufica . 

DOnna^he  /ùoni  lai  cetra,  laquale  habbJa  vna  corda  rotta  ,  SC  in  luogo 
della  corda  vi  fia  vna  cicala.  In  capo  habbia  vn  rufignuolo  vccellono* 
lilCmo,  a*  piedi  vngran  vafò  divino,  &  vna  Lira  eoi  Tuo  arco,. 

La^cicala  pofta  fopra  la  cetra,  fignifica  la  Mufica ,  per  vii  cafeauuenutsi  di 
▼n  certo  Eunomio ,  al  quale  fonando  vn  giorno  a  concorrenza  con  Ariftollc- 
no'Muficojnel  più  dolce  del  lònarc  fi  ruppe  vna  cor4a',&  fiibbito  fopra  quel- 
la cetera  andò  volando  vna  cicala  ,  la  quale  col  fuo  canto  fuppliua  al  man- 
camento della  corda,  cofi  fu  vincitore  della  concorrenza  muficale,.  Onde  pei: 
beneficio  della  cicala  ,.  di  tal  fatto  ,  li  Greci  drizzorno  vna  ftatua  al  detto  Eu- 
nomio con  vna  cetera  con  la  cicala  ibpra ,  ócla  pofero  per  Hieroglifico  delU 
mufica. 

Il  Kcfignuolo  era fimbolo  dell»  mufica. per  la  varia,ruaue,5i  dilettabile  me 
lodia  della  voce  i  perche  auucrtirnogli  antichi  nelLivoce  di  queftovccelio 
tutta  la  p  rfetta  i'cieni^a  della  mufica ,.  cioè  la  voce  hor  graue ,  oc  bora  acuta , 
cun  tutte  le  altrc,che  s'oileruano  per  dilettare  ..  » 

Il  vino  fi  pone  perche  la  mufica  fùtitrouata  per.  tenergli  animali  allegf  i^cor 

me  fi 


79        ICO  NO  LOG  IfiA 

file  fa  il  vino ,  &  incora  perche  molto  aiuto  dà  alla  melodia  dell  \  voce  il  -^I- 
Jiobuono,  S^dclicato , però  dlflero  gli  antichi  fcrittori  vadino  in  compa- 
gnia di  Bacche* 

M  V  $  e; 

FV  R  O  N  O  rapprefcntate  le  Mufe  da  gli  antichi  giouant ,  gratiofe,  3^ 
Vergini ,  quali  fi  dichiarano  neircpigramma  di  Piatone  referto  da  i>io- 
gene  Laertio  in  quefta  fcntenza , 

Uaq  Venus  ad  Mufas ,  Fenerem  exhorrefcite  l^ymph^t 

^rmatus  vobis  aut  amor  infìliet , 
Tunc  Mnfji  ad  Venerem.  Lepida  h^c  loca  toUeprecamur» 
^UgCY  huc  ad  nos  non  volat  ille  puer. 
Et  Eufebio  nel  lib.  della  prcparatione  Euangelica  dice  elTcr  chiamate  I«J 
Mufe  dalla  voce  Greca  muco  ,  che  fignifica  inftruire  di  honefta ,  Se  buona  di- 
fclplina;  onde  Orfeo  nelli  Tuoi  hinni  canta  come  le  Mufe  han  dimoftrata  U 
Religione,  &  ilben  viuer'a  gli  huomini .  Li  nomi  di  dette  Mufe  fono  queftj, 
Clio ,  Euterpe ,  Talia ,  Melpomene ,  Polimnia,  Ecato.,  Tteficotc ,  Vraniaa^ 
Calliope»  .>K..,..., 

c  -L-^^^ov^  '•■•■'■' 

RAPPRESENTAREMÒ  Clio  donzella  con  vna  ghirlanda  di  lau- 
ro, che  con  la  deftra  mano  tcnghivna  trombi  ,  &con  la  finiftra  vn 
libro,  che  di  fuorafiafcritto     TVCIDIDES, 

Quella  Mufa  è  detta  Clio,  dalla  voce  Greca  eleo ,  che  fignifica  lodare ,  h 
dall'altra  cleos  j  fignificante  gloria ,  Si  cclebratione  delle  cofe,  che  ella  can 
Uiouero  per  la  gloria,  che  hanno  li  Poeti  preflb  gli  huomini  dotti ,  come  di- 
•e  Cornuto,  come  anco  per  la  gloria  «  chericeuono  gl'huomini,  che  fono  ce- 
lebrati  da  Poeti, 

Si  dipinge  con  il  libro  Tucidides ,  perciochc  attribuendoli  a  quella  ÌAuCu 
l'hiftoria,  dicendo  Virg,  in  opufc.  de  Mufis. 

Clio  gefla  canens  tr^nfaSli  tempora  reddit . 

Conuien  che  ciò  fi  dimoftti  con  Toperc  di  famofo  Hiftorico,  qual  fa  il  det- 
toTucidideo 

La  corona  di  lauro  dimoftra>chc  fi  come  il  lauro  e  Tempre  vr rde,c  longhif^ 
fimo  tempo  fi  mantiene,  cofi  per  l'opere  dell'Hiftoria  peipetuamentc  nri- 
tìono  le  cofe  paffate,  come  ancor  ieprefenti , 

E  V  T  E  R  P  E, 

GIOVANETTA  bella ,  hauerà  cinta  la  teda  di  vna  ghirlanda  di  va- 
ri j  fiori,  terrà  con  ambi  le  mani  diuerfi  ftromenci  da  fiato, 
Euterpe ,  fecondo  la  voce  Greca  fignifica  gioconda ,  Se  dilctteuole  ,  per  il 
piacere ,  che  fi  piglia  dalla  buona  eruditione,  come  dice  Diodoro  lib.  5.cap.  i. 
^  dalli  Latini  fi  chiama  Euterpe  :  £f»f  tó^^>?/. 

Alcuni 


DI  C£SA%3  RIPJ.         77 

Alcuni  vogliono ,  che  quefta  Mufa  fia  fopra  la  Dialettica ,  ma  i  più  d icona, 
€he  fi  diletta  delle  tibie,  &  altri  inlìromenti  da  fiato ,  così  dicctido  Oratio  nel- 
la prima  ode  del  lib.  i. 

Sì  neque  tìhias  Euterpe  cohibet* 
Et  Virg,  in  opufc.  de  Mufis . 

3tilcilo^i4Ìs  calamos  Euterpe  fìatibusvrget. 
Se  le  da  ghirlar.da  di  fiori ,  perche  gl'antichi  dauano  i^ìle  Mufc  gh/rlan(JcJ 
di  fiori ,  per  efprifr  er  la  giocondità  del  propio  fignificato  per  il  Tuo  nome,  ÒC 
«fi'etto  del  Tuono,  che  tratta . 

T     A     L     I     A. 

C^  I  O  V  A  N  E  di  Isfciuo ,  Se  allegro  volto ,  in  capo  hauerà  ^na  ghirlan- 
I   da  d'hedcra ,  terrai  con  la  finiftra  mano  vna  mafchera  ridicolo(a,5^  ne 
i  piedi  i  Tocchi . 

Aquefta  Mufa  fi  attribuifceropera  della  Commedia,  dicendo  Virgilio  Itu 
9puic.de  M  ufi  s. 

Comka  lafciuo  gaudet fermane  ThalU, 
Pcrcib  le  (la  bsne  il  -^olto  allegro ,  &  lafciuo ,  come  anco  la  ghirlanda  di  he« 
■dcra  in  fegno  della  Taa  prcrogatuia  fopra  la  Poefia  Comica. 

La  ma(chara  ridicoloia ,  Ignifica  la  rapprefentationc  del  fuggcito  tideuole 
per  propio  della  Commedia . 

Li  Tocchi  eilèndo  calciamenti,  che  vfauano  anticamente  portarci  recitanti 
di  Commediajdichiarano  di  'vantaggio  la  noftra  figura. 

MELPOMENE. 

DONZELLA  d'afpctto ,  ó<^  veftito  grauc  ,  con  ricca,  6q^  '^'aga  ac- 
conciatura di  capo,  terrà  con  la  fmiftra  mano  fcettri,  &  corone  alzate  in 
alto ,  &  parimente  faranno  altri  fcettri ,  &^ ,  corone  auanti  lei  gittate  per  ter- 
ra ,  &;^    con  la  delira  mano  terrà  'vn  pugnale  nudo  ,  &  ne  i  piedi  i  coturni . 
Virgilio  at tribù i Tee  a. quella  Mufa  l'opera  della  Tragedia  cpn  quello  verfo. 
Melpomene  tragko  proclamat  m£fla  boatu . 
Benché  altri  la  facciano  inuentrice  del  canto,  donde  anco  ha  rlceuuto  il  no- 
me ,  peròche  vien  detta  dal  nome  Greco  Molpi ,  che  vuol  dir  Cantinela,  6^ 
melodia ,  per  la  quale  fono  addolciti  gli  auditori .     Di  qui  dic€  Horatio  ode 
24.  lib.  I. 

Cmliquidam  pater  uocem  cumcìthara  dedit. 
Sixapprefenta  di  afpettc,&<^_^  di  habito  graue,  perche  il  fuggctto  della  Tra- 
gedia è  cofa  tale ,  ellcndo  attiorie  nota  per  fama ,  ò  per  rhillorie,laqual  grauità 
gli  viene  attribuita  da  Gnidio . 

Omne  genusfcriptì  grauitate  Tragoedìa  uincit , 
Le  corone ,  6<,^  fcettri  parte  in  mano ,  6^  parte  in  terra,  Se  il  pugnale  nu- 
do, fignificano  il  cafo  della  felicità,  &  infelicità  mondana  de  gl'hucmini  per 
contenere  la  Tragedia  trapaflb  di  felicita  a  miferie  ,  ouero  il  contrario  da  mi- 
ferie  a  felicita  . 

Li  coturni,chc  tiene  ne  i  piedi  fono  iftrementì  di  cifa  Tragedia, 

'^  Onde 


7S         I  C  0  NO  LO  G  I<iA 

Onde  Horatio  nella  Poetica  dice  Efchilo  hauergll  dati  tali  inftrumenti  », 
Toflhuc  perfon£t.pall£tji{€  repertor  honeiì^ 
^efchylus ,  &  modici s  in^rauitpulpita  tignis : 
Et  docuìty  magmmque  loqiùy  nitique  cothmnOo 

P  O  L  I  N  N  I  À. 

STARA  in  atto  d*orare>tenendoa!zato  l'indice  della  deftra  mano. 
L'acconciatura  delia- tefta  farà  di  perle,  &  gioie  di  vari  j,  6^^  vaghi  co  tori 
▼agamente  ornata .   L*habico  far^tutto  bianco  ,  &  con  lafìniftramana  terri. 
vn  volume  fopra  del  quale  fìa  fcritto  S  V  A  D  E  R  E. 

11  ftare  in  atto  di  orare  ,&  il  tenere  in  alto  l'indice  della  deftra  mano  dimo- 
ftra,che  quefta  mufà  lopraftà  (  fecondo  ropinlone  d'alcuni  )  a  Retorici  dicen- 
do Virg,in  Opufc.de  Muds  . 

Signat  cm£la  manut  loquitur  Tolyhymnìa  gejtu. 
Et  Ouidiancl  y  deFafti  l'indice  che  parli  in  quella  guifa. 

Difìenfere  De<£,quamm  Volymnìa,  cepit . 
Le  pertev&  le- gioie,  che  tiene  attorno  le  chiome  j.denotano  le  doti  ,  &  virtù 
liie.  Seruendofila.Retorica'deH'inucntione.  della  difpofitione»  della  memo- 
ria, 6^  della  prQnuntiatione,ma/Iìme  ellèndn  il  nome  di  Polimnia  corapoft©' 
delle  voci,  polli,&  mniajche  lignificano  molta  memoria . 

L'habitobiancadenota  Iaparic^,&  fìncerit'a,  cofeche  fanno  all'Oratore  ficit 
ra  fede  intorno  aq^uellojf  he  dice  più  d'ogn'altra  cofa. 

2l  volume ,  col  motto  Suadere  è  per  dichiarare  compitamente  lafomma  del 
ia  Rhetorica,  hauendo  per  vltimafinc  il  petfuadere .. 

E     R     A     T     O. 

DONZELL  A  gratiofày&  fefleuoìe,harà  cintele  tempie  con 'Vna  co- 
rona di  mirto,  3c  di  rofe,,  con  la  finiftra  mano  terrà  'vna  lira,&  con  l'al- 
tra il  plettro ,  &  apprelfo  à  lei  farà  vn^'Amorino  alato  con rvna  facellain  mano». 
con  l'arco,  &  pharecra. 

Erato,  è  detta  dalla  voce  Greca  Eros  fignificante-amore,,il  che  moftraOui- 
dio  nel  2.  de  Arte  amandi  cofi  dicendo . 

T^mc  mìhìjì  quando  Tuer  ,  &Cithereafauore 
'ì<lunc  Erato  nam  tunomena'rnorisbabes. 
Le  fi  dà  corona  di  mirto,  &  di  rofe  percioche  trattando  quefta  mufa  di  cofc 
amorofè  ,  ^  le  conuien  a  canto  il  Cupido,  il  mirto  ,&  la  rofa  .   Elfendochc^ 
lìanoinrupte.'a  di  Venere  madre  delli  amori  onde  Oui^io4.  FaH;,cofidice. 
Leuiter  me  a  tempora  myrto 
'Puntano.  Beauit  l^enerìs fapora mìrtus , 
Et  Anachreonteneii'rcicdella  rofadice. 

B^fam  amori  bus  dìcatam. 
La  lira ,  6C  il  plettro  It  fi  da  per  l'auttorltà  del  Poeta,  che  cosi  dice  nell'o- 
pufc.de  Miifis . 

Tkctra  gerens  Erato  faltat  pede,  Carmine ,  unhu . 

TER- 


( 


T  E  R  P  S  I  e  O  R  E. 

SI   dipingerà  parimente  donzella  di  leggiadro ,  &^  vago  appetto ,  terrà  li^ 
cetera  modrando  di  fonarla,  hara  in  capo  vna  ghirlanda  di  penne  di  vatlj 
color  i,  tra  quali  faranno  quelli  di  Gazza ,  &  ftara  in  ateo  gvalioio  di  ballare . 

Se  le  da  la  cetera  per  Tauttorita  del  Poeta,che  nel  detto  opufcolo ,  dice  Tec- 
pficorc^ . 

^jft5lus  cith  arìs  mouetyimperat ,  augct . 
Le  fidalagbiilanda  ,  come  fi  è  detto  ,  fi  perche  foleuanogli  ant'chi  tt- 
"  J'hora  coronare  le  Mule  con  penne  di  diuerfi  colori , moftiando  con  elle  il  tro- 
feo della  vittoria  ,  che  hcbberolc  m.ufe  per  hauer  ^into  le  5ircneac;<ntare^ , 
come  icriue  Paufanianel  nono  lib.  d^lla  Grecia  ,  &  le  nouefigliuolc  di  Plerio, 
i5<^  di  Euippe ,  &  conuettite in Ga;(ze,  come  dice  Ouidio  nel  5. libro  dellc^ 

trasformationi. 
Significano  anco  le  dette  penne  Tagilitàj&inoto  di  detta  mufà  ,€flcndo  Ter- 

pficore  Ibpta  i  balli . 

V    R     A    N    I     A. 

HA  V  E  R  A  vna  ghirlanda  di  lucenti  ftellcjfara  vcfllta  di  azzurro^  ha^ 
uerà  in  mano  vn  globo  rapprcfèntante  le  sfere  celefti. 
La  prefente  Mufa  è  detta  da  Latini  celefte ,  fignifìcando  Vranos  ,  che  è  l'i- 
ftellb  che  il  Ciclo:  Vogliono  akuniche  ella  lìa  cofi  detta,  perche  inalza  al  Cie- 
lo gl'huomini  dotti  „ 

Se  le  da  la  corona  di  ftel!e,(?«:  il  veftimento  azzurro  in  conformiti  del  Tuo  fi- 
;5nificato,  &  globo  sferico  dicendo  così  Virg.  in  opufcde  Mufis. 
.  Vranìa  ecelimotusfcmtatur,  &  ajirtt, 
CALLIOPE. 

C"^  I O  V  A  N  E  ancor  el!a,&  haucra  cinta  la  fronte  di  vn  cerchio  d  oro,nel 
_J  braccio  finiftro  terràmolte  ghirlande  di  lauro,  &  con  ladeftra  mano  tre 
libri ,  in  ciafcun  de'quali  apparirà  il  pcopio  titolo,  cioè  in  vn  Odifiea ,  nell'al- 
trolliadcjòc  nel  terzo  Eneide, 

Callicpe  è  detta  dalla  beila  voce ,  quafì  appo  tis  ^ciiliftopos  donde  anco  Ho- 
mero  la  chiama'Deam  clamairtem. 

Se  le  cinge  la  fronte  con  il  cerchio  d'oro,  perche  fecondo  Hefiodo  è  la  più 
degna,  de  la  prima  tra  le  fue  compagnejcomeanco  di  molila  Ouidio  lib.  j.Faft, 

Tr ima  fot  capit  Callipp^a  borì. 
Et  Lucano,  ik  Luciecio  \io.6. 

Calliope  requieshomìnum  j  àiuumquè  uoluptas . 
Le  corone  -d'ai loro  dimolliano,  che  ella  fa  i  Poeti  tflendo  quelle  premio  lo- 
ro, d;  fimbolodellaPotfia . 

I  libri  fono ro|->€re  de'  più  Illuftri  Poeti  in  'Ver/ò  heroico,  il  qualverfbfi  at- 
tribuifce  a  quefta  mu/a  per  il  vctfo  di  Vergilio  in  opufc  . 
Carmina  Calliope  libris  heroica  manàat . 
A  quefti  veri!  di  Vcrgilio  ch'habbiamo  citali  fi  confanno  li  simulacri  delc-» 
mufe,chc  ftanno  imprellc  nel  libro  del  Sig.  Fuluio  Oifmo  de  Familijs  Romano- 
tum  nelle  medaglie  della  gente  Pomponia . 

Vcggafi 


So  ICONOLOGIA 

Veggafi  anco  il  nobile  trattato  ,  che  fa  Plutarco  nel  nono  Sirapofiaco  que- 
^ione  X  ili. 

M     V     S     E 

Canate  da  certe  Medaglie  antiche  dal  Sig.  Vìncenth  della  Torta 

eccellentijJìmoneir^Antichità, 

Clio . 

TIENE  vna  tromba  ,  per  moftrare  le  lodi,.chc  ella  fa  rifonare  per  li  fat- 
ti de  gli  huomini  illuftri . 

Euterpe, 
Con  due  tibie . 

Talia . 
Con  'vna  mafchara ,  petcioche  a  detta  Mufa  vogliono>  che  folle  k  Commedia 
dedicata)  ha  ne  i  piedi  i  iocchi . 

Melpomene  T 
Con  vn  mafeharone ,  in  fcgno  della  Tragedia ,  ha  ne  i  piedi  i  coturni  • 

Terpficore, 
Tiene  quella  Mula  'vna  citara .  ,^ 

Erato . 
Con  la  lira ,  6^  capelli  longhi,comc  datricc  de  TElcgia . 

Tolinnia. 
Con  il  barbito  da  vna  mano,  &  la  penna  da  l'altra  » 

Frania. 
Con  la  fefta  facendo  ^n  cerchio  :  ma  molto  meglio,  che  tenghi  vna  sfera  poi- 
che  a  lei  fi  attribuifce  TArtrologla . 

Calliope , 
Con  vn  volume,  per  fcriuer  i  fatti  de  gl'huomini  illuftri» 

M     V     S     E. 
Dipinte  congrandìfjìma  diligenza ,  &  le  pitture  di  effe  le  ha  il 
-  Signor Francefco  Bonauentura,  Gentilhuomo  Fio* 
Tentino ,  amatore  ,  &  molto  intelli- 
gente di  belle  lettere . 
Clio. 
Con  vna  tromba  In  mano. 

Euterpe» 
Con  vn  flauto  in  mano,  ^  con  molti  altri  ftromenti  da  fiato  alli  predi . 

Talìa . 
Con  vn  'Volume. 

Con  vna  mafchara  • 

Con  vn  arpa. 

Con  vnofquadro. 

Toliit- 

È   < 


Melpomene, 
Terpficore, 
£rat« . 


DI  CESJ%JE  RIPA.        //     , 

Tolinnia. 
Gon  vn  aria  prelTo  alla  bocca  in  fegno  della  'Vo;e  i  ^C^  vna  mano  alzata  ptff 
li  gcftijdc'  quali  fi  feruc  i'Oratore . 

Con  vn  globo  celcftc . 

Calliope, 

Con  vn  libro . 

M     V    S     E. 

Come  dipinte  dall'i  ti  uftrifsimo  Cardinal  di  Ferrara  a  Monte 

Cattallo  ndfm  giardino . 

Clio. 

COn  la  dcdra  mano  tiene  -vna  cromba ,  &  con  li  finidra  vn  'volume ,  c^ 
dalla  medefima  banda  vi  è  vn  puttinoj-hc  per  ciafcuna  mano  tiene  vn;i 
facelU  accefa,  àC  in  capo  vna  ghirlanda  . 

C  Euterpe . 

On  ambe  le  mani  tiene  vna  mafcha  a , 

Talia . 

COn  la  deftra  mano  tiene  -vna  mafchara  con  i  corni ,  8<^^  con  la  (ìni(lr4 
'Vti  cornucopia  pieno  di  foglie ,  3C^  di  fpighe  di  grano  :  ma  verdi  >  6^ 
per  terra  vn'aracto. 

Melpomene, 

C^n  la  deftra  mano  tiene  vna  mafchara,  &  con  la  finill:ra  vna  trombai  5^ 
per  terra  vi  è  'Vn  libro  di  mufica  aperto . 

CTerficore. 
On  la  finiftra  mano  tiene  vna  lira,  &:  con  la  deftra  il  plettro  . 

Erato, 

Tiene  con  la  deftra  mano  -vn  corno  di  douitìe  pieno  di  fronde  j  fiori ,  Se 
diaerfi  frutti ,  &  con  la  finiftra  mano  ^vn  flauto ,  6c,^  dalla  medefima 
banda  vi  è  Cupido ,  che  con  la  finiftra  mano  tiene  vna  mafchara  j  àC 
con  la  fmiltra  vn'arco  con  la  corda  fciclta . 

Tolinnia , 

TIen  con  la  deftra  mano  -vn  legno  fimile  ad  vna  mifura,  5c  con  la  finiftra 
viu  malcheraj  &  per  terra  vn'aratro . 

Callìope, 

COn  la  deftra  mano  tiene  vn  libro,  &  con  la  {iniftra  -vn  piffaroj  oc  per  ter- 
ra'vna  mafchara, 

Vranìa . 

TIen  con  la  deftra  mano  -vna  tauola  bianca,  appoggiata  alla  colcia  ,  8c.^ 
con  la  finiftra  vno  /pecchio  .  "^ 

V^    Jt     T     V    -p^    ^. 

DONNA  ignuda,  con  le  mammelle  cariche  di  latte,  ÒC  con  ^n'auol- 
tore  in  mano 5  come  fi  vede  in  vna  Medaglia  d'Adriano  Imperatore-, 
eliendo  la  Natura  5  come  diffinifccAriftotele  nei  2.  della  Fific^,  principio  in 

f  ciucila 


Sì  IC  0  NO  LO  GI<iA 

quella  cofi ,  oue  ella  fi  ritroua  del  moto ,  6^  della  mutatione,  per  la  quale  fi 
genera  <^gni  cofa  corruttibile , 

Si  faà  donna,  &  ignuda,  6^  diuidendofiqnefto  principio  inattiuo>5^ 
pafsiuo  ,  Tattiuo  dimandarono  con  il  nome  di  torma  »  &  con  nome  di  miCe- 
ria  di  paìiiuo. 

L'attiuo  fi  nota  con- le  mammelle  piene  di  latte,  perchela  forma  è  queHs, 
che  nutrifce  >  &  Toftenra  tutte  le  cofe  create  y  come  con  te  mammelle  la  don- 
na nutdfce ,  &:  foftenta  li  fanciulli . 

L'auoltore  vccelio  aiiidiilimo  di  preda,  dlmoftra  particolarmente  l'altro 
principio  dimandato  materia  ,  la  quale  per  l'appetito  della  forma  mouendoH  ^ 
ed  alcerandofi  ^  lltugge  a  poco- a  poco  tutte  le  cofe  corruttibili. 

N  A  V  I  G  A  T  I  a  N  E. 

DONNA,  la  qual  con  gratiofa  attitudine  tenga  vna  "Vela,  donde  penda- 
no le  /arte  fopra  vn  timone  da  naue  ,  &  ftia  in  atto  di  riguardare  con  at- 
tentione  vn  nibbio ,  che  vada  per  l'aria  volando  ,,&  di  lontano  per  mare  fi  ve- 
da vna  naue,  che  korra  a  pitna  vela . 

La  ^ela,  le  fatte  >j1  ti  mone  >,&  la  naue  fono  cofe  note  per  fé  ftelTe,  &  dan- 
no cognitione  della  figura  lenza  molta  diftìcolià  .. 

Il  nibbia  vccello  rapace  ,  &  ingordo  fi  ponecon  l'autorità  di  Plinio  nella-» 
naturale  hiftarìa ,  oue  dice , che  gl'antichi  impararono  d'acconclareil  timone 
alla  naue  dal  volare  del  nibbio,  oilèruando  che  come  qucftovccclloper  lofpa- 
tioio  campo  deiraria  .va  hor  qua  ,  &hor  là  ^mouendo  con  gratia  le  penne 
della  coda,  per  dar  a  (e  ftello  aiuto  nel  volgere,  &  aggirar  il  corpo >  accompa- 
gnando il  volo  con  l'ali ,  così  medeiimamente  fi  poteua  col  timone  pofto  die- 
tro alla  naue  y'vo'gtnJo  nel  modo,che  "volgeua  lacodaqueirvcce!ro,con  l'a- 
iuto della  vela  folcar  il  mare  ,  ancorché  fufle  turbato  ,.  de  liaeendo  fatto  di  ciò 
proua  di  felice  fuccciro ,  "Nollero,  che  quello  eccello  folle  il  Hieroghfico  della 
Nauigatione  >coroe  nel  Pierio  Valeriane  fi  legge  al  fuo  luogo  . 

J^awgatione  ^ 

VNA  donnai  ignuda  proftrata  in  terra^che  habbiah'capellilunghifll- 
mi  ,  che  'pargeadoli  per  terra  "^enghino  a  fare  onde ,  fìmili  a  quellt-. 
del  mare ,  cenendccoit  vna,  delie  mani  vn  remo  ,  6<,^^  con  l'altra  la  catta ,  e  1 
bollolo  da  nauigare . 

NINFE    IN    C  O  M  M  V  N  E. 

DALLE  fintioni  de  gl'anticki  non  è  dubbio  alcuno,chc  molte,  8c  diuer- 
fe  vrilità  fi  poilòno  raccorre  , dimostrando  la  potenza, 6^  prouidenza 
di  Uio  ;  perche  altri  ne  infegnanoprecetti  di  Religione  ,  moraliti ,  6;^^  aliti 
fjmili  benefici) ,  fi  come  bora  particolarmente  con  l'allegoria  delle  Ninfe  fi  di- 
nota l'opera  della  Natura,fignificandofi  per  elle  Ninfe  la  virtù  vcgetatiua  con- 
lìftente  nell'humor  preparato ,  per  la  quale  fi  fa  la  genetatione  ,nutritione,  & 
aumento  delie  cofe  ;  onde  fi  dice  le  Ninfe  effe  re  figliuole  dell'Oceano ,  madre 

del 


DI  CESJ%E   RIPJ.        Ì3 

Jel  fiume  , nutrice  di  Bacco,  fi  dicono frutcifere ,  &  vaghe  di  fiori,  che  pafcc- 
no  gh  armenti ,  mantengono  la  vita  de  mortali ,  &'  che  in  lor  tutela ,  oc  cura  i 
monti  ,Ie  vaUi,  i  piati,  iNorchi,6^gÌ'albcri,&  ciò  non  per  altra  cagione,che 
per  elVer  la  detta  virtù  deirhumorc  fparfa  in  tutte  le  fudette  Qo{t,U  operare  ^\.' 
mili  effetti  naturali ,  (\  come  intcfe  Oifco  celebrando  in  vn  fiio  hiniio  le  dette 
Ninfe,  in  qurfta  fentenza . 

"ì^utrices  B  acchì ,  quibtds  eft  oculta  domus 

Xlne  frt4ctifer£y  &  ìatx  pratorumfloribus  eftis , 

Tafcitìs ,  &  pecìidesy  &  opem  mortalibus  ipfdt 

Cum  Cer€rei&  Ba  eco  uìtani  portaftis  alumn<e. 
Le  quali  cofe  fiano  dette  qui  in  commune  delle  Nin-fe^pernon  hauere  a  re- 
plicare rilledècoie  nella  efpiicatione  delie  particolari  figure  ,  che  feguiran- 
«o  apprelfo , 

Hìnnediy&'Napee. 

SAranno  donzelle  gratiole ,  il  lor  habito  fiiccinto  ,  6^  come  dir  fi  fuolc-* 
Ninfale,  di  color  verde,  l'acconciatura  della  teda  adornaranno  varie  iòrti 
di  fiori  con  loro  mifchiati ,  &  varij  colori,  moftrarannoanco-gran  quantità  di 
herbette ,  e  fioii  ne!  grembo  raccolti  >  tenendolo  con  ambi  le  mani  di  qua ,  & 
di  là  con  bell'atto  Iparfo. 

Il  Boccaccio  nel  libro  della  Geneologia  delli  iDei  riferifce  le  Kinfe  de  prati , 
6^  de  fiori  chiamarfi  Hinnedi  :  ma  Natale  Comitc  lib.  5>  delle  mythologie  al 
cap.  I  2.  delle  Ninfe  ,  dice  tali  Ninfe  chiamarfi  Napee  voce  dcriuata  dalla  Gre- 
ca j  napos,  che  fignifica  collina,  Se  pafcolo. 

'     li  verde  colore  del  veftimento ,  le  tenere  herbette ,  &  fiori  dimoftrano  quel 
che  è  lor  naturale. 

Driadiy  &  Hamadrìadi , 

SI  dipingeranno  donne  rozze ,  fcnza  alcun  ornamento  di  teda,  anzi  inve- 
ce di  capelii  fi  poti  à  far  loro  vna  chioma  di  mufco  arboreo,©  Ianugine,chc 
fi  vede  pender  intorno  a  i  rami  degli  aibori. 

L'hahito  fia  di  verde  o/curo, li  ftiualerti  di  rcor:^a  d'arbori ,  in  ciafcuna  ma- 
co  terranno  vn  ramo  d'albero  filucftre  col  Tuo  frutto ,  cioè  chi  di  ginepro  ,  chi 
di  quercia ,  chi  di  cerro  ,  6:  altri  fimili . 

Le  Driadi,  &  Hamadriadi  fono  Ninfe  delle  fclue,  6^  delle  querele.  Mne- 
fimaco  vuole,che  fiano  nominate  Driadi ,  perche  nelle  querele  menano  lor  vi- 
ta $  6^  che  fiano  dette  Hamadriadi  ,  perche  infieme  con  le  querele  fon  pro- 
dotte, ouero,  come  dice  il  Commentatore  d'Apollonio ,  &  Ilàcio ,  perche  elle 
con  le  querele  perifcono . 

Il  mifterio  Filoiofico  contenuto  fotto  quefte  fintioni  ,  fi  è  dichiarato  di  fò- 
pra  ,  quando  s*è  detto  delle  Ninfe  in  commune  . 

'Hir.fe  di  Diana . 

TVtte  le  Ninfe  di  Diana  faranno  veftited'habitofuccinto,  5<^  à\  color 
bianco  in  fegno  della  lor  virginità . 
Haueranno  le  braccia ,  &  le  fpaile  quafi  nude ,  con  arco  in  mano ,  òC  fare- 
tra al  nancp, 

F     2         Cosi 


»f  ICO  NO  LO  GInA 

Così  le  dipinge  Cìaudiano  j.  libr.  de  lefaudl  di  StrUcone  quando  diee . 
£t  pharetra  tarum  comitum  inuìolahih  cogis^ 
Concìlium  ueniunt  humo'os,  &  brachia  nudf» 
Nel  palai^zadellìllurtriilimo  ,  ÓC^^Reucrcndifsimo  Signor  Cardinal  Far- 
jiefe  ve  n*è  vna  di  queftcNinfc  ,  molto  graciofa ,  Ó«s^  fatta  con  Je  mcdcfimo 
oflcruationi  ► 

Pocrebbefi  anco  oFtre  il  /ìiccinto  vefUmcato  adornare  di  pelle  di  'van  j  ani- 
mali per  fcgno>che  fieno  c^icciatricl . 

N     A^    I    A    D     r. 
J^nfe  de' fiumi. 

Siano  donzelle  leggiadre,  con  braccia  ,  e  gambe  nude,  con  capelli  lucidi  >  e 
chiari,  come  d'argento,,e  dì  criftallo  pergKomeri  /parfi, 
Ciafcuna  harà  in  capo  ^na  ghirlanda  di  foglie  di  canna ,  e  folto  il  braccio 
iìniftro  vn'vrna,dalla  qual  n'eica  acqua . 

Diceil  Boccaccio  nel  Hb.  della  Geneologla  delli  Dei  le  Naiadi  eflTer  dette  da 
vocefigniiìcante  flulfo,  &  quella  commotione  ,.che  fi  vede  nell'acque  mentre 
fcorrono. 

Sì  fan  con  braccia,  gambe,  e  piedi  nudi ,  per  fignidcare  le  /èmplicità  de  »'ac- 
que,  ellendo  elemento  fcnza  miflione . 

Li  capelli  chiari ,  lucenti ,  &fparfi  lignificano  l'acque  CfJrrenti. 
Il  vafo-,  fi^laghirlanda  di  canne  ion.  per  fegno  ddla  l.ro  poteftà  nel- 
le acque, 6^  per  quella. ragione^per  la  eguale  fi  danno r-vtne,ò^ le  ghirlan- 
de ai  fiumi. 

Quelto  ragionamento  di  Ninfe  mi  fa  louuenire  vna  fonte  bofcareccla  f  gu* 
rata  dal  Sig.  Gio.ZaiattinoCaftellini,alcui  mormorio  dorme  do aleusne  Nin- 
fe da  vna  parte  vn  Cupido-difcaeciadaJ  bofco  con  'vna  face  accela  !i  fauni.  Sa- 
tiri ,  &  Siluani  ,  dall'altra  parte  vn'altro  Cupido,  che  porta  adoflo  l'arco  ,  &  la 
faretra ,  e  tiene  vn  dardo  in  mano,con  h  punta  del  quale  moftra  d'imponerc_* 
fìlentio  a  certi  cacciatori ,  che  hanno  il  corno  alitato  in  atto  di  voler  fonare  (o- 
pra  la  fonte, leggefiqueRofuo  Epigramma>chcper  cflcre leggiadro,  e  bello» 
ne  voglio  far  parte  a  curiolì . 

J^aptores  Driadum  proculhìnc  difcedìte fauni  ì 

SylcUani  turpes  iVan  ^  Satyrij ;  rudes 
H  ic  T<ljmph<£  dulcì  deui^lx  lumnajomno 

Claudere  ne  timeant  ad  leuemurmur  aqu£. 
]{auc£  venatOT  clangorem  cxymprime  Bucc^» 

Qu^uigilescupiuntjomnianerapiasy 
Q^odft  de  fomno  fuYgent  refonante  fragori 
Tufies  ocnlis  pr^da  odiofa  fuis* 

MARE. 

VN  vecchio  con  crini  longhi,barba  folta,  inordinata ,  fari  nudo,  &  orri- 
do, ma  a  torno  fi  vedrà  cortina,che  fuola^zando  gli  copra  le  parti  dinan 
^i,  fotlo  '^n  piede  fi  vedrà  vn  delfino ,  e  lotto  i'altto  vna  conchiglia  marina,5f 

in  mano 


DI  CES^%E  RIPJ.       Ss 

in  mano  'Vn  tìmon  di  nauc,  h  d'altri  vafcelli  da  folcar  i!  mare. 

Si  dipinge  il  macc  huomo  vccchio,pec  effcr  egli  antichilIimo,6^  coetanea 
d*;  la  noftra  madre  terra . 

Si  fa  horrido,c  fpauentcuole  per  le  fuc  commotioni . 

Il  lenzuolo  d'attorno  gli  fa  vela,  &  il  timone ,  che  tiene  con  la  mano ,  emen- 
do iftromemifignificantiroperationidinauigarejdichiarano  la  conditionedi 
elfo  mare . 

Il  medefimo  effetto  f^  il  delfino ,  &  la  conchiglia,  circndo  aniraali,che  fi  gC" 
nerano,6c  viuono  in  quello  largo  campo , 

T  •  H     E     T     H     I. 
"ninfa  del  Mare, 

DONNA  dì  camagion  folca  ,  haucrd  i  capcgfi  fparfi  attorno  al  capo ,  le 
faranno  vna  ghirlanda  di  gongole,  &  chiocciole  marine,  hauerà  per  ve- 
Aimento'vn  velo  di  color  turchino  ,  Sterra  in  mano  vna  bella  pianta  ramo- 
sa di  coralli. 

Thethi  fu  finta  elTer  Dea  iiarina  ,  8^  fi  intende  per  ella  quella  maffà  d'ac- 
qua, o  vogliamo  dire  humore  apparecchiato ,  6;^^  con/parente  alla  generatio» 
ne ,  &  nutritione,  percioche  è  detta  Thethis ,  quafi  tithy),  cioè  nuttice,perche 
rhumore  nutrifce  ogni  cofà ,  o  pur  s'intende  rdemento  dell'acqua,  il  qualt^ 
abbondantiflìmamentefi  racchiude  dal  mare  ,  il  che  intefè  Vergiiio  «el  fuo 
Polioiie,  con  quelli  -^rerfi  . 

Tanca  tamen  fuherunt  prifc<e  veHìgia  fraudi: 
Qu{  tentare  Tethin  ratihus  qua  cingere  muris 
I  Oppiday  &c. 

Da  Theti  tiene  il  cognome  in  Perugia  mia  patria  l'anticha  famìglia  hono- 
rata  hoggi  nella  pei  fona  Signor  Girolamo  Theti  j  gentil'  huomo  di  rariilìmo 
qualità . 

Il  color  delle  carni,  e  del  -velo  di  Theti  dimoftrano  quel  dell'acque  marine. 
Le  gongole,  le  chiocciole ,  oc  la  pianta  de  coralli  fono  cofe  di  mare  atte  a  far 
più  manifeda  la  nodra  figura . 

Calatea , 

DOnna  g'ouane  bianchifllma,  le  chiome  faranno  /parre,riluccnti,quafi  fila 
d'argento,  terrà  all'orecchie  pendenti  di  chiariilime ,  6;^  finiilimt-» 
perle ,  delle  quali  hauerà  'vna  collana  ,  dC  per  veftimento  ^n  velo  candido  , 
come  latte,  parte  à  torno  il  corpo  rauuolto ,  &  all'aria  fpiegato  ,con  vna  mano 
terra  il  veIo,&  con  l'altra  vna  fpugna ,  i  piedi  fi  poferanno  iopra  vna  bianchif- 
fima  conchiglia . 

Galatca  è  detta  da  gada,  che  fignifica  latte ,  però  la  candidezza  della  carne, 
&  del  velo  rifpondono  al  fignificato  del  nome,  &  all'cller  fuo. 
Le  pcrle,&  le  conchiglie  fono  per  fegno  che  è  Deit^  del  mare . 
Quanto  alla  fpugna  narra  il  Boccaccio  nel  7. 1  b.  de  la  geneol.de  gli  DeJ,che 
per  Galatca  Dea  della  bianche^:^a  fi  dinota  lafchiuma,  che  dall'onde  marino 
sbattute  accogliente  fra  loro  l'acre  fi  genera  ,  laqualc  èbianchiflima  ,  dalla^ 
quki  poi  fi  generano  le  Ipugnc . 

F    }        NIN- 


^ 


gS  IC  0  NO  LO  GI^ 

N  I  N  F  E    D  E  L  L'    A  R  I  A. 

Irìàe . 

VN  k  fanciulla  con  l'ali  fpiegatc  in  forma  dWn  me;(^zo  cerchio ,  leqiiall 
fieno  di  diuerfl  ordini,  cioè  di  porpora,  paonazzo,  azzurro,  verde,  6^ 
iche  le  chiome  fieno  fparfe  auanti  il  '^oIeoj.ìI  petto  in  forma  di  nebbia,  &  goc- 
ciole minute  d'acqua  ,  che  cadono  per  laperfòna,  frale  quali  fi  -cedano  varij 
colori  mi 'chiari  del  veftimento^dìal  ginocchio  ingiù  da  nuuoIe>  &  aere  caligi- 
iiofo  coperta,  e  con  la  man  defi;Ta: tenga  vn  giglio  ceruleo . 
L'iride,  è  l'arco,  che.  volga  mente  chiamano  arco  baleno  o 
Si  fd  f-mciulla  alacajpeceifere  fecondo  che-  riferike  Phornutonel  primo  li- 
bro della  natura  delli  Dei,  chiamata  da'  Poeti. veloce, &  medàggierade  li  Dei, 
te  mallìme  di  Giunone  dì  cui  fi  dice  è  Ninfa ,  percioche  Vcrgiiionelquint©' 
libro  dell'Eneide  fa,  che  Giunone  la  mandi  per  ambafeiatrice . 
ìrim  deccelò  mifit  Saturnia  lunio 
jliacamad'claffem:  vento  fcjue  afpirat  eunti 
Multa  mouens  >.€c  dum  ant:quum  exhaiuratadolorem'. 
jlla  viatn  celerans  per  mille  coloribus  arcum 
'^lulli  vi/ay  cito  decunit  tramite  yirgo .. 
Ouero  ^^ngliamo  noi  dire^^che  èmtilaggiera  per  elTerpreniincia  dèlia  fu  tu» 
ra  pioggìa>.o  ferenitàv.     Le  fàfcie  di  colora  jiell'ali  fono  per  rapprefentar  quel- 
le ,  che  (ì  -^edonroneii'àrco  baleno  .     1  capelli  figurati  con  nebbia  ,  6<;^^  goc- 
ciole minute,  dimolkanoque'la  minuta  pioggia  >.fen:^a  la  quale  non  ì\  tareb- 
be  arco .     Non  fi  'Vede  detta  figura  da  le  ginocchia  a  bairo^perche  l'arco  ba- 
leno non  è  mai  circolò  perfetto  » 

Il  giglio  turchino,  che  tiene  in  mano ,  fé  le  conuiene  per  li  varij  colori>che 
tiene  l'arco  baleno  ;  onde  è  detto  Iris  ,  del  cui  arco,  &  Iride  apparifcono  bei- 
lillimederciittioninegli  opufcoli  di  Vergilio  ,  vna  delle  quali  è  quella. 
ThaumantisproksvariantiveJìefgNras , 
Multi  color  piBo  per  nuhìh  deuolat  arcu  : 
Ciim  Sol  ardentes  radios  ìnnuhilaiecìt» 
Et  pili  ab- Ilo. 

"Nuncia  lunonis  vario  decorata  colore 
\Aethera  nubificiim  compltBiturorbc  decoiOf 
Cum  vh^hus  radios  in  nubem  itcit  aquofam» 
Serenità  del  Giorno . 
'Hjnfa  dell'aria, 

VNa  giouanetta  In  habit&di  Ninfli ,  di  colore  giallo ,  con  bionde,  &  lon- 
ghe  treccie  ornare  di  perle,  &  di  -^eli  di  più  colori,  fopra  alla  chioma  Ci 
pofèrà  vn  '^'ole  cìiiaro ,  &  bellilfimo, a  pie  del  quale  penderà  vn  "^elo  d'oro, Se 
con  bella  gratia  cadcrà  fopra  le  fpalle  di  detta  figura  . 

Il  colore  del 'Veftimentolar^ì turchino i  6;^  nei  piedi  hauerà  li  ftiualctti 
d' oro  . 

Così  ho  oITeruato  efler  dipinta  la  ferenità  del  giorno  in  molti  luoghi  ;  onde 

potia«- 


DI  CESJ%E.RTPJ.       g/ 

potiamo  dire,  che  la  bellezza.^'&gfadofnam.  nti  di  quefta  figura  ,  fìgnificano- 
quaiuo  (la  vago ,  &  bello  il  giorno  chiaro,  Ò<.^fereno,  il  che  dimofha  anco  il 
coIordelveftin:^cnt0  5(Ìv'iln(plenJenteSole. 

Serenità  della  J^tte . 

ANccr'efTa  con  habito  alla  Ninfale  di  color  azzurroj'^uttocontpfto  di  chia 
rilTìmettelle  d'oro,  farà -di  carnagione  fofca,  i  capelli  faranno  alquanto 
ofcurerti ,  &C^  le  treccie  faranno  adorne  di  perle  ,  &  di  '^éli  paonazzi ,  fopra-» 
liquali  (ì  poleià  vna  luna  d'argento  con  vn  velo  di  argcncoj  oc  di  fcca  azzurra» 
che  le  cali  (opra  le  Ipaliecon  bella^gi  atio. 

Tio^gìa. 
Klmfa  dtll' aria, 

VNa  Fanciulla  veflita  di  bipio,  haucrà  in  capo  vna  gh'ilanda  di  fette  fte!- 
Ic,  delle  quali  farà  vna  fcura,  &  nel  petto  n'hauerà  ^Itre  r  7.dei!equali 
fette  faranno  ofcure^  6^^  dieci  chiare  ,  in  mano  terrà  vn  ragno,  che  faccia-» 
la  tela_  «. 

Le  fette  ftelle ,  clie  porta  in  capo,  fono  le  Pleiade  ,  le  quali  Ipeflè  volte  me^ 
tiano  pioggia  ;  onde  Statio  nel  4.  della  1  hebaide,  dice  così . 
JnacbaTerfa  ,•  nequeviolentiorexit 
^mnis  humo 

€um  Taumm^  aut  Tleìadas  Aufttaquofa. 
Et  per  le  dici  lette  ftel  le  del  petto  s'intende  l'Orion*,  ch'è  vna  figura  Jaqua- 
Ic  apparendo  ,  ù  pioggie,  e  tcmpcfte aliai  spero  Vergilio  nel  primo  dell'Enei- 
de, così  dice, 

Cum  fubìto  affurgerrsfluBo  nymbofus  0  rìon . 
Et  Propert  o  nel  2.  'ib.  delle  (uè  Elegie, 

7\lon  h£c  Tleìadesfacìunty  neqjte  aquofus  Orlon . 
Lc(ì  da  il  la^no,  come  dicemmo  ;  perche  quando  è  tempo  da  p'ouere  ,f| 
la  tela  fua  con  più  fretta,  &c  ailìduità  ,  che  quando  è  fei  eno,  feruendofi  dt\  be- 
nefìcio d<\  tempo ,  edcndo  all'  hora  più  opportuno  per  cagione  dell' humido  à 
f^rquell'opera,chc  nel  tempo  fereno  ,  6^  alciuttoi  onde  Plinio  nel  libro  i  i. 
dell'hillraja  naturale  parlandone  cofi  dicp. 

^edem  fereno  non  texmt, nubile  texunt-,ìdeoq:  multa  ^ranea  imbriufigna. 
Il  color  bigio  del  veftimento,  come  dicemmo  ;è  color  propio ,  ò:  fegno  del 
Cielo  dilpofto  à  pioucre  ;  onde  /opra  di  ciò  Tibullo  nei  2.  iib,  dice. 
Quamuis  prafens  pi6ìa  ferrugifie  cceìum 
Vtntura  admittat  imbrifer  arcus  aquam . 

R    V    G    I    A    D    A, 

Tlinfa  dell'aria, 

"pV  O  N  N  A  vcftita  di  verde,  in  capo  hanerà  vna  acconciatura  di  ccrpugli, 
X^  &:  tronchi  d'arbori  pieni  tutti  di  rugiada  ,  come  anco  tutto  il  reftance 
d»  lua  figura  ;  Haucrà  panmcntc  lopia  luuii  celpugh  vna  luna  piena  ,  fi  fa  il 

F     4         ^efti- 


ss  IC  O  NO  LO  GI^ 

vcftimento  di  color  verde,  per  lignificare  gli  hcrbofi  prati,  diC  verdeggianti 
campagne, doue  la  rugiadàfiripofà,  &  fi  mantiene  longo  tempo . 

La  Luna  piena,  denota  i)  tempo  opportuno  alla  fua  generationc  ,  fcriuen- 
doAriftotelenel  g.  lib.  delle  Meteore  della  rugiada,  &  della  brina  ,  cheillu- 
xne ,  6^^^  calor  dtlla  Luna  quanto  è  maggiore ,  ha  più  forza  di  alzare  mag- 
giore quantità  di  'vapori ,  8<;^  di  tenergli  fbfpelì  in  quefta  ter:^a  regione  deì- 
TAria ,  i  quali  poi  non  eflendo  da  forza  bafteuole  tirati  più  su  alla  feconda  Re- 
gione ,  ricadendo  a  baffo  fanno  molta  rugiada  fecondo  la  moltitudine  di  des- 
ìi'Vapori. 

COMETA. 
J^nfa.  dell'aria . 

VN  A  gtouanetta  d'afpetto  fiero,  di  carnagione,  (Si  veftimento  rcffo  coti 
chioma  fparfa,d^  parimente  accela,hauer<ìin  fronte  vna  llella<,con 
'Vna  mano  terrà  'Vn  ramo  d'alloro,  6^  "^no  di  vcrminaca,  «ScT  con  l'altra  vn 
pezzo  di  zolfo . 

Si  dipingedi  afpetto  terribile,  con  !é fiammeggianti  chioma  ,  &  col  vefli- 
mento  rollò.  Se  la  flella  in  fronte  ;  perciochc  la  Cometa  è  per  fé  fteffa  fpaucn  - 
teuole ,  minacciando  lempre  qualche  fìnift:ro,&  grauc  accidente  nel  mondo  ,• 
Ci  come  fìgnifìca  Silio  Italico  nel  primo  libro  doue  dille  . 

Crine  vt  fiammifero  terrei  fera  regna  Cometes 
Sanguinetijpargensignem  vamit  atra,rubentes 
Fax  calo  radios,  &f^ua  luce  corufcum 
Scìtillat  fidus,terrifq-i  extrema  minatur» 
Le  fi  dà  il  pezzo  del  iolforo  in  mano  ;  perche  la  Cometa,  come  ferine  Arl- 
ftotile  nel  3.  lib.  delle  Meteore,  è  di  natura  fulfurea ,  &  da  gli  Antichi  fu  ripu- 
tata cofa  prodigiofa.;  fcriue  anco  Plinio  nel  2.  lib.  dell'Hilìoria  naturale,  ò<,^ 
V(erg,.nclla  prima  della  Georgica . 

Ftdgura:  nec  diri  toties  arfere  Comet<z, 
Le  fi  danno  in  mano  i  rami  dell'a  lloro  ,  &  della  'verminaca  jperche-con,, 
efiì  gli  antichi  faceuano  le  purgationi  de  portenti  cattiui  ,  che  loto  appariua- 
no ,  fi  come  della  "Verminaca  fcriue  Plinio  nel  libro  'ventidue  ,  &  deli'  alloro 
nel  lib.  1 6,&c  anchora  del  folfo,di  che  habbiamo  dctto,nel  ttentacinque  dell» 
fua  Hiflor'a  naturale» 

NECESSITA. 

DONNA,  che  nella  mano  deflra  tiene  vn  martello  ,  òC  nella  finil^ra^ 
.  vnmp:5^zo  di  chiodi» 
Nccefliti  è  vn  edere  della  cofà  in  modo ,  che  non  polTa  (lare  altrimenti ,  ^ 
pone  ouunque  fi  ritroua.vn  laccio  indi{roÌubile,&;  perciò  fi  ralTomigHaad  vno 
che  porta  il  martello  da  vna  mano ,  6;^^  dall'altra  li  chjodi,d;cendofi  volgar- 
mente quando  non  e  più  rempo  da  determinare  vna  cola  con  configlio  ,  ellcr 
fìtto  il  chiodo  :  intendendo  la  necefTiti  dcll'operationi . 

litcefsità. 

DOnna  fopra  dWno  alto  piedcftallo ,  che  tenga  "Vn  gran  fufb  di  Diaraan- 
ce,come  fi  legge  nelli  fcritti  di  Platone . 

NE- 


NEGLIGENZA. 

DONNA  'Veftita  di  habito  tutto  /quarciato ,  «Se  rotto,  farà  fcapjgliata-i, 
flando4giac«recon  vn  horologio  da  polueie  di  traucrfo  in  mano  >.o 
per  terra.. 

Dipingcfi  la  Negligenza  fcapìgliata ,  &  malvcftita,  per  fegnojxhc  il  negli-» 
gente  non  è  compito  nelle  fue  attieni,  &  fpìace  generalmente  a  tutti  • 
Il  ftare  a  giacere  fìgnihca  defiderio  diiipolò, d'end'  è  cagionato  quefto  vitio. 
L'horologio  pofto  :n  modo  ,  che  non  corra  l'arena,  dinota  il  tempo  per» 
(g>&:  è  quello  vitio  figliuolo  dell'Accidia  ,ouero  nato  ad'*vn  parto  con  cflìu; 
però  fi  potrà  dipingere  con  "^^iia  teftuggìne,  che  le  cammini  fu  perla  vcfte, 
per  eller  Icnta^,  &  neg  igente  nelle  fue  operationi  per  il  pefo  della  viltà  dcU'as» 
nimOjche  non  la  lalcia  vfcire  dalla  Tua  naturai  fordide^za. 
NOBILTÀ. 


*p\0  N  N  A  regata  riccamère  co  vna  ftella  in  capo,&  co  vn  feetro  in  mano. 
■■-'    La  verte  lunga  prcllo  a'  Romani  non  era  lecito  pottarfi  da  ignobili . 

La 


'^9         JC  0  NO  LO  G  I  fiA 

La  ftella  in  capo  pofta,  &  lo  (ccttro  in  mano ,  moftiano  chee.atitìone  d'anl- 
Wtio  nobile  prima  inclinare  a  gli  fplendori  dell'animo ,  lignificati  per  la  ftella  » 

f50i  a  ccmmodi  del  corpo,  (ìgnifica  ti  nello  lcettro,M&  che  iaNobilca  naIcedaU 
a  'virtù  di  vn*animo  chiaro ,  6<^_  Iplcndente  i&C  (i  cpnrciua  facilmente  per 
fxiezzo  delle  rìcche^^e  mondane ,. 

NOBILTÀ. 

DONNA  in  habito^raue,  con  vn'hafta  nella  mxmo  dedra,  &  nella  Kìni* 
ftra  col  (ìmolacro  di  Minerua,come  fi  vede  nella  medaglia  di  Geta . 
La  granita  dell'habitoiìgnificale  maniere,  &  i  coftumigraui,  che  nella  per 
fona  nobile  fi  ricercano^ 

L*afta,  &  il  iìmolacro  di  Minerua ,  dlmoftranojche  per  la  fama,ò  delle  fcieti 
2e,ò  dell'armi, la  ncbJlM  fi  acquifla  ;  eilèndo  Minerua protettrice ,  <econdo  il 
credere  de'  Poeti  de  gli  vni,  oc  dell'altri  egualmente  ;  per  ellèr  nata  dal  capo 
di  Gjoufjche  è  il  difcorfo  ,  Oc  l'intelletto,  per  me^zo  del  quale  quelli  hanno  il 
▼alore  ^  ^^  la  fama* 

DOnna  di  matura  età  moftrandofi  nella  Faccia  alquanto  robufta,  S^ben 
,  difjjofta  dJ  corpo  :  fari  -vertita  di  nero  honellamente ,  portarà  in  mano 
.^ue  corone  l'vna  d'oro,  l'altra  d'argento. 

Si  fa  di  età  matura  ;  per  dimollrare,  che  nelli  principi]  di  nobiltà  ,  ne  anche 
il  fine ,  che  fi  notarebbe  con  l'età  fenile  ,  cioè  quell'antichi c^  de'  Calati ,  cht-» 
non  ritiene  altro  , che  il  nome  fi  pollone  dire  vera  nobiltà,  come  nutarArnt» 
gio  nelle  fuc  veglie.  Il  veltito  nero  conuiene  al  nobile  per  moftrare,  che  len- 
za fplendore  de'  veftimentijè  chiaro,  &  illuftreper  fé  medefimo. 

Per  le  due  Cotone  fi  notano  i  beni  dell'anima^d:  quelli  del  corpo,che  infic- 
ine fanno  la  nobiltà . 

NOCVMENTO, 

HV  O  M  O  brutto ,  che  tenghì  pofata  la  deftra  mano  Copre  d'vn  porco  l 
che  ftia  in  atto  di  cauare  la  tetra  con  il  grugno ,  &;^^  con  la  finiftra  vn 
•iiazzod'Orticha, 

Brutto  fi  dipinge  il  Nocumento,  percioche  non  vi  è  cofa  più  abbomineuo- 
wple,&:  bruttajchequellajcheèin  nocumento  della  vita  humana, 

11  tenere  pofata  la  deltra  mano  fopra  il  porco  dimoftia  qutllc>,che  gli  Egitti} 
con  tale  animale  fignificauano.cioè  vna  perfona  danno/ajefièndo  che  tale  ani- 
male infetta  i  corpi  dicoloro,chebeuonoilfuolntté,  &di  lebbra,  Sc^  puzzo- 
lente rogna  fi  contaminano ,  anzi  di  pili  Tvio  frequente  di  mangiar  U  carne  di 
porco  ingrolla  l'ingegno  .  Oltre  acciò ,  è  ancora  animale  nocciiole,  perche  fa 
jion  pìcciol  danno  ai  campi  feminati  ,ò«:  alla  pouertà  mentre  le  tenere  biade 
non  lol  mangia,  raa  bruttamente  ancora  calpcfta,  &  con  il  grugno  le  fpianta, 

L*orti« 


DI  QESA%E  Ti^^V'ìA.       >/ 

L*ortica,che  tiene  con  la  finiftra  mano ,  fig^ìifica  il  danno  ,che  fi  rìceued^ 
queft'herba,  percioche  a  pcna,che  lì  tocchi ,  punge,  Ò^  fi  fcnte  da  lei  nocu* 
mento  grandillinr.o.. 

"J^cumento  agogni  cefa» 

HVomo  brutto,vcftito  del  color  della  ruggine ,  che  tenghi  con  ambe  le  mt 
ni  vna  Sa!amandra,&  alli  piedi  vi  fia  vn  lupo  con  la  bocca  aperta  . 

Del  color  della  ruggine  in  più  lunghi  n'habbiamo  ragionato,  come  co(à  che 
confuma  tutto  quello, oue  ella  fi  pofa . 

Si  dipinge  con  la  Salam  andra,prr  dimcftrare  con  elfa  vn'huomo  reo ,  6^  a 
ciafcuno  con  chi  pratrica  dannolo  facendogli  ingiuria,oqualche  male,  &  che 
con  chiurque  fi  ritroui,gli  aporti  qualche  calamità,  5^ drcefi,  chela  natura^ 
diede  alla  Salamandra  nclnuocete  tanta  forza,che  col  fiiojveléno  infetta  tutti 
i  frutti  di  qualfiuoglia  albero,&  colòro,che  ne  mangiano  dì  quei  pomi  intetta- 
ri  ,  per  la  lua  fredda  virtù  fi  muoiono  di  veleno  ,  non  altrimentc  che  fia  quel- 
lo dell'-conito.. 

11  lupo  con  la  bocca  aperta  anch'egli  è  animale,  che  dlrtrugge  quafi  tutti  gli  ' 
altri  animali,  lallando  però  in  disparte  Leoni» orfi  ,  tigri,  iìmilij&:  pur  a  <^uelli 
noterebbe  le  hauelle  forza  da  poterlo  fare  ^.  '  . 

N    O     T    T     E. 

,ONNA  'Vcftita  dVn  manto  azzurro  tutto  pieno  di  fiielle.  Se  habbia*» 
ailefpalle  due  grande  ali  in  atto  di  volare,  farà  di  carnagione  folca  ,  8^ 
h^uerà  in  capo  vna  ghirlanda  di  papauero  ,  &  nel  braccio  deftro  terrà  vn  fan- 
ciullo bianco,&  nel  finiftro  vn'altro  fanciullo  nero ,  &  hauerà  i  piedi  ftorti ,  & 
ambidue  i  detti  fanciulli  dormiranno  .  Quafi  tutto  qucfto  fcriue  Hefiodo  ,  Se 
il  veilimento  del  color  del  Cielo  con  l'ornamento  delleftelle  Ci  dipinge, perche 
apparilceiolo  la  notte,  ^ 

La  ghirlanda  di  papauero  perla  Tua  fingolare  propietà  di  fare  dormire  fi- 
gnifica  il  fcnno  figiiuolo,<S«:  effetto  deha  notte  ;  ilquale  e  notato  più  particolac» 
mente  nel  fanciullo  tenuto  da  la  finiftra  mano  dormendo,coine  l'altro  mal  fac- 
to, e  diftorto  è  polio  per  la  moire , così  racconta  Paulania  Scrittor  Greco  ne  gli 
Eliaci ,  elTer fi  à  tempo  loro  trouata  'vna  ftatua^dentro  ad  vn  tempio  nella  pro- 
uinciadegli  Elei,. 

Le  quattro  partì  della  T^tte, 
Trate  prima:,- 

MAcrobiotielpr  imo  libro  de'  Saturnali  al  cap;  j,  dluìde  la  notte  in  /cttcJ 
tempi,  altri  nondimeno  fono  ftatischerhandiuifa  in  quattro  ,  fin- 
gendo là  notte  hauer  vn  carro  con  quattro  ruote,  intendendo  per  elle  le  quat- 
tro parti  della  notte ,  &  quefta  diuifione  ,  come  dice  il  Boccaccio  nel  primo  li  - 
bio  della  geneologia  de  li  Dei ,  è  ftata  oilèruata  da'  .Soldati  ,  Si  da  nocchieri 
jiielleguaidieloro. 

Per 


>^  IC  0  NO  LO  G  I<iA 

•  Vtz  tanto  anco  a  noi  è  piaciuto  diuider  la  notte  fimilmentc  in  quattro  tem- 
^,non  per  rapprefentarìe  vigilie  de'  foldati ,  o  leguajdie  de  nocchieri,ma  per 
delcriuer  in  genere  quefte  parti  mediante  i  fegni ,  e  gli  effetti  loro  più  noti ,  & 
conuenienti.  Dico  dunquc,che  la  prima  parte  delia  notte  la  rapprcientaremo 
in  vna  donna  veftita  di  color  bercino  t  vcdendofi  fopra  ia  fua  tefta  alcune  ftel- 
l«,  &  per  l'aria  'vna  nottola  volante . 

Terrà  con  la  fmillra  mano  vna  pietra  da  far  fuoccbropra  la  quale  fia  vn  pe;^- 
zo  di  erca,&  con  la  finiftra  tenga  vn'accialino,  col  quale  moihi  hauer  percoilo 
detta  pietra ,  &c  fi  vedano  per  aria  molte  fauil!e ,  &  Tcfca  accefa  . 

Appreflb  alla  detta  figura -vi  lar<ì  vn  candeliere  con  vna  candela  per  ac- 
cenderla». 

Il  color  del  veftimento  bcrtino  molerà  la  declinationc  della  luce  alle  tene- 
bre della  notte . 

Le  ftellc,  come  detto  habbiamojfigntficano,  come  rifèrifce  il  Boccaccio  nel 
primo  libro  della  Geneologia,  la  prima  parte ,  ellènda  che  in  qacfto  tempo  le 
llclle  cominciano  ad  apparire. 

La  nottola  volante  denota  fimilmente  quefto  tempo,perche  quefto  animai 
remico  della  luce ,  fubbito  che  comincia  a  imbrunir  l'aria ,  cfccfuora  del  fuo 
albergo ,  6^  va  volando  a  torno  . 

Si  dipinge ,  che  con  la  deftra  mano  habbla  percofla  la  pietra  focaia  coti  l'ac» 
ciah'no  per  fegno  di  voler  accendere  la  candela ,  che  gli  ila  a  lato  ,  percioche, 
come  narra  il  Boccaccio  ,  celiando  la  luce  del  giorno,  fi  cominciano  ad  accen- 
dere i  lumi  ,pcr  vincere  con  quelli  le  tenebre  della  notte ,  per  poter  afitendere 
a- quell'opere,  che  in  quefto  tempo  fi  conuengono . 

'Seconda  parte, 

VNa  donna  veftita  di  color  lionato  in  vna  notte  ,  che  con  la  dcftra  mano 
tenghi  con  belHlTima  graiia  vna  sfera  celeftc,  ftando  in  arto  di  contem 
piare  quella ,  da  'Vn  canto  vn  fanciullino  che  dorma  ,  &  da  l'altro  lato  vn  pa- 
llone ,  che  Con  la  coda  faccia  vna  belHlfima  ruota .  Si  dipinge  veftita  di  liona- 
to, perche  come  fi  va  più  versM  profondo  della  notte ,  così  la  qualità  del  colo- 
i€  deue  approllimarfi  allo  (curo  delle  tenebre. 

T  iene  la  sfera  celcfte  contemplando  quella ,  perche  le  ftelle  in  quefto  tem« 
|io lì  rendono  più  vifibili,  &  più  atte  a  pocerfi  contemplare . 

l\  medefimofipuc)dire,cherignifichiilpauonenellaguira  ,che  dicemmo; 
percioche,come  nferifce  Pierio  Valeriane  nel  lib.  24.  g/Egiiti)  per  elfo  figni- 
fìcano  la  notte  chiara,  6i.  ftellata,  vedendoli  nella  lua  coda  tanti  occhi,  corno 
tante  ftelle  nel  Cielo . 

Quefta  parte  della  notte  fi  chiamaConcubia  ,  di  ciò  ne  fa  fede  il  Boccaccio 
più  volte  citato  ;  percìothein  quefto  tempo  doppol*ellerfi  alquanto  vegliato, 
^  MIÉ|É|^arr,  che  per  tal  fignificato  fi  mette  a  lato  alla  lopradetta  imaghic* 
il iat^pBno  che  aorma. 

Ter:^  parte  della  notte , 

\J  Na  donna  veftita  di  nero  in 'vna  notte  ofcura,  ftari  giacendo  in  ter- 
ra in  atto  di  dormire,  terrà  con  la  deftra  mano  vn  ghiro,  d^  accan- 
to di- 
■-Ì 


to  di iierfi  animali  dorirendo  .  >    ■^^/%„r/i 

Si  veftc  dì  color  negro  ,  '^ndoU.  in  quefto  tempo  !.  notte  e  p.uofa,„^ 

&  più  denfa,  &  chiamafi  intcrapefta  ;  percoche ,  come  narra  '  Bocca  eoo ,  « 
coL  habbiamo  detto  altre  volte  a  c,uefto  propofito.non  pare  »n^°^"^;; 
runa  opcratione .  che  perciò  fi  rapprefenta  a  g.acere  per  ■«"  '/"""'"J  '°» 
diuetfi  animali .  &  che  tenghi  con  la  dettra  mano  vn  8^;°  ^''''"^^V";^"^ 
mean  male .  che  la  maggior  patte  del  tempo  cjuafi  perduto  nel  (onno  e  prmo 
"Ógni  operation.  ,  &  (entim'erto.eflendo  ak,  ""-fl«.' «":f.^.X'  ?"? " 
.uà  notte  ..qual-Iiora  defcriuendo  Vergilionel  8.  dell  Eneide  cos.  d.lle.  , 
Tloxnat.&tenwmimJUfefsapermnes 

^lituum  fecii  'umqsgtnusfoporaUiis  habebat: 

Quarta  farle  della  notte.  .     j  n      ■  ,~ 

DOnnaveftitad! cangiante  biancho.e  tutchino  ,  8^, che-. daUa  c.n» 
in  giù  del  detto. -vettimenio  Cano  alcune  ftelle .  ma  p,cciolt,a4^  pò 

corilucenti*  ,   „._.         e>^ „'t;.^*.nt<»  " 

Come  arrcó  fopra  li  capo  della  parte  del  vifo  vna  bellifr.ma ,  «^^""^^ 
ftella  grande ,  <5.  che  ftando  detta  figura  a  federe  moftn  con  belhflitmgrat.a. 
culcie^ndo  di  farvnvaghillrmo  ricamo  doro  ,  &  di  feta  divani  colon ,  ouf 
tenghi 'vn  libro  aperto,  &:moftri  di  ftudiarc.  »    »' 

Le  farà  a  canto  vn  gallo  con  l'ali  ape«r>'&  ilcapo  alto  ni  atto  di  canta,  e. 
Si  verte  di  cartgiantebianco,  e  turchino»,  éc  con  le  ftelle  picciole,&  poco  n- 
lucenti  dalla  cinta  m  giO  ,  per  moftrare^He  in  qucfto  tempo.  commcia<^a.can- 
gia'  fi  a  notte  .declinando  le  ftelle^  cortic  moftra  Verg.  hb.  8.  dell  bi  eide. 
Surge.age.X^te  Dea, primifó',  cadmtìhus aftrìs         junomferriteprem^ZTC. 
Le  n  dipinge  la  bella,  &  chiara  ftella,  come  dicemmo  ;  peraoche  in  quclto 
tempo  elìa  ci  porta  la  lucc,&  da  i  Poeti  A'  alttl  Scrittori  vien  chiamata  Eosto- 
ro,  o  lucifero  ,  che  tanto  vuol  dir  Fosforo^itl  Htlgua  greca  quanto  lucifero-Keha 
ktma ,  &  portatore  di  luce  nell'  Italiana  .  Onde  Ouidio  facendo  mentione  di 
qiuefta  rtella  nel  primo  libr.  de  Triftibtis  eleg.  y.  cosi  dice  ^ 
Di^locjuory&flemusyCflo  nitidijjimus  alto     Stellagrauis  nobislucìferort^  trai. 
Le  fi-mette  auantHl  gallo  nella  guifa^chebabbiamo  detto ,  pcrcioche  que- 
lla 'vltima parte  della  nottt  -vien  detta  galHcinio  r  conciofia  cofa  che  V€ncn« 
dola  notte  -^erfo  il  giorno,  i  Galli  cantano  ,  come  dice  Lucretio . 

ExflaudenùhusaliS  ^moram  darà  ccnfuetus  yccevocare. 

Et  Plinio  nel  lib,i  o  al  cap.  2 1 .  narra ,  che  i  galli  iono  le  noftrc  gaardiO 
notturne,  prodotti  dalla  natura,  per  deftarc  gli  huomini  all'opeie,  &  per  rom- 
pere »1  fonno,  eflcndo  che  alla  quatta  vigilia  con  il  canto  cbiamana  alla  curai 
&  alle  fatiche. 

Onde  fi  pub  dire ,  che  il  gallo  fignifichi  fa  vigilanza  ,  che  deuono  vfar  gh 
huomini  j  perche  è  brutto  fuor  di  modo  dormendo  confumarc  tutta  la  notte, 
&  ftar  longamente  fepolti  nel fonna,  ma  fi  bene  rinfrancati  ,chc  fiano  gh  fpi- 
liti,  ritornare  alle  vfate  opere,  che  ciò  rapprefenta  qucfta  pittura  con  farcii 
belliffimo  ricamo  d*oro,oucro  come  habbiamo^  d^UQ  1  molili  di  ftudiarc ,  co» 
me  attione  più  nobile  i  &c  più  degna , 


fi- 


le 0  NO  L^p  G  I<iA 

O  B  B  E  D  I  E  N  Z  A. 


DONNA  di  fac  la  nobile  ,  Se  modefta,  -vedita  d'habito  reiigiofo,  tenga 
con  la  finiftra  mano  vn  Crocefiilb,  6i  con  le  deftra  vn  giogo,  col  raocco, 
che  dica  SVAVE 

L'obbedienza  è  di  fui  natura  virtù ,  perche  confifle  nel  fogglogare  i  propij 
appetiti  della  'volontà  de  gli  altri  fpontaneamentc  per  cagione  di  bene  ,  ilche 
non  fi  fa  di  leggiero  da  chi  non  (ènte  ftimoH  della  lode  >  &  deli'honellà:  Pcrb  (x 
dipinge  di  faccia  nobile,  elfendo  i  nobili  più  amatori  dt:irhonell:o,&  più  amici 
ilella  ragione,  dalla  quale  deriua  principalmente  l'obbedienza . 

Il  Crocifilfo ,  ^  i'habito  reiigiofo  fono  (egni,chii  per  amore  della  Religione 
k  commendabile  (ommamente  )*obedienza ,  ^  però  dicono  i  contemplatiui , 
Oc  timorati  di  Dio ,  che  in  'virtù  d'elfa  fi  fa  facilmente  la  Diuina  bontà  condc- 
fcendere  alle  preghiere  noftre  j  &i  all'adempimento  de'  defideri  noari . 

Il  gioco  col  motto  SVAVE,  è  per  dimoftrare  la  facilità  dell'obbedienza, 
^UAndo  e  ^oncanementej  fu  impixfa  di  Leone  X.  mcncce  era  fanciullo,  laqual 

poi 


poi  ritenne  ancor  nel  Pontificato,  adornandone  tutte  l'opere  di  magnificenra, 
jeqnali  pur  fono  molte  ,che  ftce,&.dentro,&fiiori  di  Roma,tirandoladal  det 
to  di  Chrifto  S.N.  che  dille  lug!4mmeumfuaueeft,'mttnàenóo  dcirobbcdie»- 
z?>  che  doueuano  hauer  i  Tuoi  ièguaci  a  tutti  i  luoi  Icgitimi  Vicari] . 

Obbedìen'xa, 

DOnna  modefta,&  humile,ftarà  con  la  tefta  chìna,d^  con  gli  occhi  rlnolti 
al  Cielo,  donde  efca  vn  raggio  di  fplendore>  dalqual  penda  vn  freno,  & 
ella  allegre  mente  porga  le  braccia  per  prenderlo  ►  Ed  oltre  a  ciò  gli  Egitti),, 


quando  voleuano'rapprefentare  Tobbedienza,  dipiogeuano  vn  cane  con  la  te- 
fta riuolca  verfo  la  khena  y  percioche  niifun'animal  fi  troua  più  obbediente  di 
quefto ,  che  lafcia-ancora  di  pigliare  il  cibo  oltre  atcoftume  de  gli  altri  anima- 
li alla  fcmplice  parola  del  padronepcr vdire,&  obbedire  al  fuo  cenno  ;  Però ft 
potrà  dipingere  in  quefto  piopofito-»&  per  laidichiaratione  dcLcorpo  tutto  ba- 
fti  quel  pocOy;Cbe  fi  è  detto,  di  fopra  <^ 

Ohbedìen\ar,- 

DQnna  veftita  di  bianco,  che caminandò miri  "^ers^il  cielo, nel  qual  farà 
vn  raggio  di  fplendore ,  &  peneri  la  detta  donna  vna  croce  in  /palla  . 
Qui  fi  nota,che  l'obbedienza  deu'efTer  monda  d'intereflì ,  che  la  macchia- 
nojpiena  di  (peranze  de*  premi)  immortali, -che  Tailìcuruno  la  via  ,  &  patifiU- 
tc  a  pefi  delle  leggi  diffìcili  a!  fenfo,  che  la  nobilitano  . 

Il  primo  fi  nota  nel  veftito  h'ìa^nco ,  l'altro  nel  guardar  lo  fplendor  del  Cicl« 
ed  il  terzo  nella  croce>  che  tiene  in  ipalla  •• 

ObbedierjT^a  uerfó  Dio, 

DOnna  veftita  d'habito  lungo,  d^T  honefto ,  ftia  con  molta  attentìone  aJ 
guardar  vn  facrifitio,  che  arda  fopra  vn'altarc  ,  e  con  vna  mano  tinta^ 
della  vittima  fi  tocchi  l'eftrema  parte  dell'orecchio  dritto . 

Il  Hgnificato  di  quefta  figura  fi  caua  dalle  facre  lettere  ,  doue  fi  dice  ,  chc^' 
Mosè  col  dito  tinto  nel  fangae  della  vittima  andaua toccando  l'efiremc  parti 
de  gli  orecchi  ad  Aarcn  fommo  Sacerdòte  »  ed  a'  fuor  figliuoli ,  il  che  da  iacri 
Thcologi  s'interpreta  per  l'obbedienza  >  &  per  fa  pronte:(za  d'vdire ,  6^  cflè- 
guir  le  cofe  appartenenti  al  fàcro  culto  di  Dio .. 

ObbedienT^. 

DOnna  fcalza,efuccinta»moftrando  prontezza  con 'infilatolo  da  lana  In 
mano ,  ilquaì  fi  giri  dair^na,e  dall'altra  banda,fecondo  ch*è  moffojCO- 
me  fi  deue  muoucr  Tobbediente  a*  cenni  di  chi  comanda  legitcimanaentc, 

OBBLIGO. 

HV  O  M  O  armiito  con  due  tefte>quattro  braccia ,  e  quattro  mani,  per 
moftrare,  che  rhuomo  obbligato  (ofiien  due  perfane ,  Tvna  per  atten- 
der a  fc  medefimo,  l'altra  per  fodisfare  altrui  „ 

E  fi  dipinge  con  quattro  braccia,  e  due  tefte,fignificandofi  per  quefte  i  pen-» 
fieri  dell'animo  fpartiti ,  &  per  quelle  l'operationi  diuerfe. 

OSSE- 


>^        i€0  NOLO  GJftd 


O    X    S    E    Q^   V    I    O. 


H"^^ O  M  O  d'etiì  virile,-che  fta  con  la  tefta  fcopetta ,  ^c,^  alquanto  chi na 
in  atto  humile  ,  che  ritirata  la  fiiiiftra  gamba  in  dietro,  d^  tenendo  la_. 
berretta  ,  o  capeJlp  che  fìa,  con  la  delira  mano,  moltri  con  tal  geflo  Ollcquio , 
I&  riuercn^a  grandiiììma^  6;.,^  con  la  lìniftra  mano  tcnghi  legati  va  LeoncL,  ^ 
&  -vna  Tigre  . 

Si  dipinge  d*età  virile ,  percioche  in  elTa  vi  fi  rltroua  i  mc:^:^i,  &  il  conuene- 
uoU,  &  non  ome  nella  gioLicntù,  che  ama,  6^  ftima  aliai  d'cllere  Tuperioro 
ad'altri,  come  dice  Aiift  itile  nel'a  Rettoiica , 

La  teda /coperta  alqu.into  china  matto  humile  ,  dimoiata  la  {bmmiflìonc 
eli  chi  liuerentcmencc cerca  con  an-mo grato  difarfibencuoloperracquiftodc 
gi'amici;Onde  topra  di  ciò  Ferentio  in  Andria  cofi  dice,  Obfequìu  amicos  parit. 

Tiene  con  la  finiftra  mano  legati  il  Leone,  &  la  Tigre,  per  iìngnificare  ,che 
ì*o(Tcquio  coh  li  fuol  mezzi  ha  forza  di  domare  Leoni»  Tigri ,  cioè  animi  fieri, 
altieri,  ik  fuperbi,  come  ben  dimoftca  Ouidio  lib.i.d'Arte  amandi. 


DI  CESA%E  T{IP<tA.        97 

"SUBìtm  obfe^uio  curuatus  ab  arbore  ramus 
A    '  Franges  j  fi  uires  experìere  tnas 

.  f  i  ^  Cbfequìo  tranantur  aqtijt  :  nec  vincere  pojfis 

f  lumina  fi  cantra  quatn  rapitynda  rates 
Obfeqmum  tìgresq;domat ,  tumidoiqi  kvMi 
B^nica  paulatim  taurus  aratra  fubit . 

> 
OBLIVIONE    D'AMORE. 

FAneiallo  alato, feda,  òC  dorma,  incoron  ato  di  papaiicrl ,  appreffo  dWna 
fonte  nella  cui  bife  vi  fia  ieri tto.  FONS  CYZICT.  tenga  vn  rra/zetco 
d*otigano,nella  finillra  mano  ,  dallacjuale  penda  vn  pcicc  Polipo  :  la  dcftra  lo- 
ftcniarà  il  volto  ,  col  cubito  appoggiato  (opra  qualche  fterpo>  o  fallo , 

Il  fanciullo  alato  lo  potremo  per  (imbolo  dcirobliuione  d'Amore  ftianitOiC 
^alla  mente  volato»    Non  piacque  ad  Eubolo,  outro  ad  Araro  (  fi  come  litcri- 
(ce  Atheneo  lib;  15.) ch'Amore  fulle  dipinto  alato  riputandolo  ritrouato  da 
inefperto  ,  &  poco  giuditiofo  pittore,  ignor ai.te  della  coiidiiionc  d'anioie  j  il- 
qualenon  è  altrimenti  leggiero,  &  vt>latilc,  ma  fopramodograue,  attefoche 
non  facilmente  vola  dal  pctto,doue  vna  volta  è  ritratto  *  ond'è,  che  non  ìii'\ìj 
iubbito  n  liberano  le  per/onc  dalla  incurabile  malattia  d'Amore. 
Q^ìs  mortalitim  primus  qn^tfo  pinxit , 
xAut  cerafinxìt  alatum  ^morem  ì 
T^hii  pr^ter  tefindines  ilie  pingere  didìcerat: 
Slu.'m, & ingenium prorjus  ignorabat  huius  Dei, 
Leuis  enìm  mìnime  efì,  aut  itafacilis 
yt  qui  eitis  telis  male  habet,eò  morbo  fi  atim  liberetur 
Jmmo  grauis  fupra  modum:  quorfiim  ergo  illi  penna  ? 
Ea  res  piane  nug^,  tam  etfi  quifpiam  ita  efie  autumat, 
Aledìde  pure  dice,  che  tra  per/one,  che  (anno,  vi  è  fpello  ragionamento  eh* 
Amore  non  vola ,  ma  quelli  che  amano  volano  col  penfiero  per  Tinconflanza  , 
&:  vari)  moti  dell'Animo,  òC^  che  nondimeno  gl'ignoranti  fittoti  lo  figurano 
coulepennc^  . 

Crtber  fermo  cH  ' ,. 

^piid  fophìHas  ^  nonyolars  Ùeum 
^morcm,fid  illos  qui  amant:alias  nere  de  caufa  ahs  àfjìngi, 
Ticiores  auteni  ignares  pennatum  eum  delinfafic . 
Se  a  detti  Poeti  Greci  non  par^ua  lagio  euoic,  che  fi  lapiefen calle  An-oii^ 
alato,  tenendolo  edi  per  faldo,  &  graue ,  certo  che  con  r^igione  neli'Obliuione 
d  Amore  manifelbndofi  leggiero  ,  &  mutabile  alato  fi  figurata ,  tanto  più  che 
partirfi  facilmente, ò  difiicilmente  Amore,  òprefto  o  tardi  bafta,chc  alla  fint-» 
vola,&  fé  gh  Amanti  volano  col  penfiero  per  i'inconftanza  loro ,  fenza  dubbio 
dinno  il  volo  ad  Amore>ilqualc  da  loro  ibcciato  fi  paite,ót  dachcper  ifperien 
\z  11  vedeno  moki  amori  andare  in  Obiiuionc  ,  (^:  che  gh  arr  crof  penfieti  vo- 
lano fcuente  fiicr  del  petto  degl'  Amanti ,  però  figiiraiiQ  rCb.'iuionc  d'Am.o- 
rc  con  l'alt» . 

G  Doimc 


/' 


pg  ICO  NO  LOG  I^ 

Dorme  i'Obliuion  d'Amore,  perche  gli  Amanti  mandati  via  in  Oblluit  ne  i 
loro  Amori,  fi  ripofàno  con  la  mente  e  giorno,  e  notte ,  ilche  non  pollon  o  fare 
quandoTi  ritruouano  sbattuti  dalla  tempefta  d'Amore,  &c  airalitida  gl'ìmpcci 
amorofi,eirendo  Amore  Capitano  d'vna  miiitia  inquieta . 
MilitUfpecies  J^mor  eiì,difctdìtefegnes , 

Is^onfunt  hjzc  timìdis  ftgna  tuenda  viris, 
'ì<loXy&  hie?»s,long>£qj  vU,  fmtiq;  dolores  , 
M  ollibus  bis  casìris,  &"  labor  omnis  intH . 
Sétpeferes  imbrcmc^lefli  nub<x.  jolutum» 
frigidus  in  nuda  f£pe  ìacebis  humo, 
Verfi  d*Ouidio  nel  2. .dell'arte^ d'Amore,  il  medefimo  nel  piimo  degramo» 
ri  elegia  non»-' . 

Militat  omnis  amans:  &  habetjua  cafira  Cupido  'il 

^ttice (crede  mihi)  militat  omnis  ^mans . 
i^ùs  nifi  -pel  miles,vel  amans,  &frigora  no6lis , 
Et  denfo  mixtas  perferet  imbre  niues  ^ 
Il  Petrarca  trauagliato  nella  mi.itia  amotofa  efclamb, 

Guena  ti  mio  fiato  diray&  di  daol  piena. 
Moftra  aitroue  di  non  hauer  cagione  di  rallegrarli  non  cono/cendo  ripofò, 
rinunciando  ad  altri  l'allegrezza , 

Ala  chiyuotfi  rallegri  adhorét^adhoray 
ch'io  pur  non  hebbi  ancor  non  dirò  lieta 
Ma  ripofata  vnhora . 
Sopra  che  duolfi  appieno  in  quel  Tuo  lacrimoso  fonetto. 
Tutto  il  dì  piango,&  poi  la  notte  quando 
Trendon  ripofo  i  mi  feri  mortali 
Trouomi  in  pianto  &"  raddoppìanfi  i  mali 
Coji /pendo  il  mio  tempo  lacriìnando . 
Di  modo  che,re  gl'Amanti  Jic)  'amorola  impiefa  Hanno  fcnza  ripofo  In  con 
tlnua  gueiiv.jfinita  l'imprefa  nell'Obliu  one  d'amore  prendonov'ipof  ,non  pen 
fando  pili  alla  cofa  amata  cagìon  del  lor  diiUubo . 

Il  Papauere,che  porta  in  teftajè-inditio  del  ripoiojcbencU'Obliuione  d'amo 
re  fi  gode , poiché  il  papaucre  genera  foano,  &  anco  obiiuione  fie  in  gran  copia 
s'adoperi,  mallìmamente  del  largo,  largiornccet ,  lethargum  enimfacit ,  dice^ 
Gio.  Ruellio  de  Natura  ftirpiurn:  (t^.i  illediargo  fi  l'Obiiuione,!::  quale  ;- h- 
miliilimaal  Tonno  .  Non  ien<^a  cagione  l'Arioilo  nel  14.  Canto,  delcriuendo 
la  cara.&  la  fpelonca  del  H^nno,  mette  ncH'ingieiro  l*Ob!iuione. 
Sotto  la  nerafelua  vna  capace ,  Tutta  aggirando  va  con  florto  pajìo, 

E  rpatiofa  grotta  entra  7\elfafìo\     Lo  [memorato  oblio  sìa  sn  la  porta  , 
DÌ  cui  la  fronte  l'Edera  jeguace  ^{on  Uffa  entrar  né  riconojce  alcuno . 

Dalla  coiiforme  fimiglianza,che  ha  il  iopone,  e'I  Tonno  con  l'cbliulone ,  ne 
Euripide fa,che  Orede  ripolatofi  alquanto  dal  nuore  renda  gratie  ad  ambedue 
al  Sonno,  &  a  l.ethe,  ouero  (^bliuioie,  the  dir  vogliamo . 
0  dHlceJomni  lenathcntremediimi  morbi, 

Quam 


DI  CESJ%E  %lPz^.        $p 

QHam^uau'mY  mihi  aduemW in  tempore 
0  veneranda  ohliuio  malorum,  quam  esfapiens» 
Etmiferis optahilìsDta . 
Il  cui  fentimenco  qua  fi  a  paiola  cofi  voltiamo, 
0  dolce  fonno 
Che'lgrauè  della  vita  fui  leggiero 
iluantofoaae  a  me  giungevi  a  tempOt 
0  veneranda  obliiion  de  mali 
0  quanto  faggiafeiy 
Et  al  mefchin  deftderabl Deal 
Oae  è  d'auuei  tire  cK'Euiipide  chiama  l'Obliuione  de  piali, veneranda, 8<^ 
fapiente,  perche  fono  degne  d'edere  riuerite,  &  iflimate  ^ggie  quelle  perlonc, 
che  pongono  in  oblio  le  perturbationi  dell'animo,  &  gli  ftimolidegl'amorolì 
affetti  ,  all'oppolìto  di  coloro,  che  fi  danno  in  preda  al  dolore,  oc  alla  nociua-» 
fenfualità  d'amore  : 

La  fontana  Cizica  è  figura  deli'Obliuion  d*Amore,atte(òche  in  Cizico  Città 
dell*  Afia  minore  era  vna  fonte  detta  di  Cupido,la  cui  acqua  beuuta  faceua  fcor 
dar  gl'amori.  Plinio  lib. :{ i .cap.i .  CyT^icifons  cupidinis  vocatur^ex  quo  potantes 
(^^mores deponere)  Mutianus credit:  (i  potrà  dunque  dire  ad  vno  amante ,  che 
iia  appailionato  per  dargli  la  burla,và  a  bere  ai  fonte  Cizico,  che  guarirai  ,  5C^ 
d'vno  che  fi.  fia  fcordato  dell'amorcper  parlar  figuratoci  dirà,coftui  ha  beuuto 
al  fonte  Cizico,  cioè  non  è  pia  innamorato. 

11  Pefce  Polpo  con  l'Origano  fecondo  Pierio  lib.5  7.  pigliauafi  per  Gierogli- 
fico  d'vnojche  hauclfe  abbandonato  la  cofa  amata  :  Ancorché  il  Polpo  ftretta- 
mente  s'attacchi, nondimeno,(c-/ente  l'odor  dell'Origanojfubbito  (ì  ftaccadal 
Joco,doue  attaccato  ftaua  ;  di  modoche  pigliar  fi  può  per  fimbolo  d'vn  amore 
lalTato^e  fcordato;  perche  non  fi  dirà  ,  eh' vno  veramente  Ha  fiaccato  dell'amo- 
re,ogni  volta  che  le  ne  ricorda,&  fha  radicato  nella  mente,  ancorché  sfugga  la 
cofa  amata  :  ma  quello  veramente  è  ftaccato ,  e  diftolto  dall'amore,  che  in  tuc- 
to,e  oer  tutto  l'ha  mandato  in  obliuione. 

Oblìuion  cf  v/2  more  verfo  i  figliuoli. 

DOnna,che  porti  al  collo  vn  ve::(zo  di  gaiattite ,  nella  deftra  tenga  vn'ouo 
di  Stru:^zo,dal  finiftro  canto  habbia  preilb  lo  ftru^zo  iftelTo. 
La  gaiattite  gemma  bianca,come  il  latte,  fc  ben  qualch'vna  trouafi  con  ve- 
ne rolle,  mandafi  dal  fiume  Acheloo  ,  accrefce  Lute  alle  donne,  che  la  porcaiìo 
per  nutrire  i  figliuoli,  e  ia  medefima  induce  obliuione ,  togliendo  la  memoria, 
per  quanto  narra  Plinio  lib.j  y.c.x.le  madri,che  fono  trafcurate  in  alleuar  bene 
i  loro  fig  iuolijfotto  figurato  parlare,  diremo,  che  portano  al  collo  vn  vezzo  di 
gaiattite,cioè  non  hanno  memoria,  &  che  hanno  mandato  in  obliuiene  la  cu- 
ra de' figliuoli  . 


L'vouo  che  tiene  in  mano,  con  lo  Struzzo  appreffo ,  fi?nifica,che  quelli  Pa- 
ri,e  Madri ,  che  non  fi  pigliano  penfiero  d'alleuare  i  loto  figl  uoli,  fono  apuu- 
-),C(  me  gli  Ihauzi,  iquali  venuto  il  tempo  loro  di  partorire,  che  k'ol  cQère  di 
Jiugno,  quando  leggono  apparire   e  Stelle  Pleiadi^ò  Viigi]ie,chc  dir  voglia- 


mo. 


V 


ìoo  ICO  NO  L  OG  JfiA 

ino,f  uaprino  neirarena  Tvoua  loro,  e  fubbico  fi  fcordana  doue  rhaÉbblano  pa- 
lle, né  fi  curano  di  quelle .  Indurant  adfiUos  fuos,  quaCt  nonjtìit  fuh  onde  elcb« 
m  1  f oS .  Struthio  in  terra  relin^uU  QH<sfi4a,  &  obliHifcimr ,  quòd  fss  eafit  c«*- 
iulc4tkrus . 

Ohlimonedi  Gìo:  Zar  aitino  Cajiellini, 

DOnna  vecchia  incoronata  di  Mandragora,con  la  deftra  tenga  legato» "Vii 
Lupo  ceruiero,  nella  finiftra  vn  ramo  di  Ginepro. 

Come  ha  figurata  da  gli  antichi  rOblìaione,non  i'habbìamo  apprclToinrunsj 
Astore  fin  qui  trouato,  ÒCT  nondimeno  è  necefiàrio ,  che  da  loro  fuBè  rappre- 
fèntaca,  poiché  fi  riferilce  da  Plutarcho  nel  Simpofiononoqueftionelefta,cheL 
Nettunno'vinEodaMinefua,  fopportbcon  equità  d'animo  la  perdita  ,.6^^^ 
cK  hebbe  vn  tempio  communecon  lei ,  nel  quale  vi  era  dedicata  L'Arardella-t 
ObliuionCj  figlia  fecondo  Higinio  dell'Ethetc  ,  &  della  Terra ,  fecondo  Hefio- 
cto  neira  Theogotiia  della contention^_^ .  Ma  Pfiirarcho nel  y.Simpofio que- 
ftione  quinta  ,  reputa  Bacco  Padre  dell*  Obliuioiie ,  contra  l'opinione  de*  pili 
antichi,  cheriputauanoTobliuione  madre  di  Bacco,alquale  era  dedicata  Tobli- 
uione ,  5^  la  fisri^a,  per  inditio,  che  non  fi  ckbbia  ricordare ,  &  far rifteffiont*» 
di  quel  che  fi  commette,  S^peccapecamor  del  vino^ouuatocke  conleg» 
gier  pena  ,8^  puerile  caftigo  fi  deue  correggere  :  ragioni  efpofte  da  Plutar-^ 
chonel  principio  del  primo  Simpofio  rie  quali  io  più  torro  ritorcere 'vorrei V: 
ò^  dire,  che  la  ferza ,  d^  rObliuionc  a  Bacco  dedicata ,  fignifica,  die  il/vi- 
nopartorifccrObliuionedeirhoneftiy  6^  della  temperan:^a=,  &f^  che  però 
gran  caftigo  merita  colui,  che  fi  (corda,  dell*  honefto,  &;.^  fi  fommerge  in» 
temperantemente  nell^'^bbtiachezza  madre  deirOHiuione  ,,fig!ia  appunto 
é\  Bacco. 

L*Obliuione  in  alcuni  è  per  natura  ,  come  fij  nel'  figlio  dl-Jerodé  Àttico». 
che  nonpoteui  imparar  TAlfabeto ,  6^  in  Cor^bo,  Margite  ,  6^  in  Mcli- 
tide  ,  che  non  feppero  numerare  più  auanti ,  che  cinque  :  in  altri  per  '^arij  ac- 
cidenti di  paure ,  di  cadute ,  di  ferite ,  &  botte  nella  tefta ,  come  qtiello  Athe* 
KÌtlè  littcrato  ,  che  percoiìo  da  vna  lailata ,  perde  la  memoria  delle  letter^^ 
{bkmenìerìcoidandofi  d'ogni  altra  Gofa  ,  per  quanto  narra  Valerio  libro  pri» 
moj  capitolo  ottauo,  &  Plinio  libro  fettimo ,  cap.  trentaqxiattro^^  Per  infirmi- 
ti'Mcilàla  Coruino  Romano  fi  fcordV del  fuo propio  nome  >&  in  Athene  oo- 
corfevna  pefte  nel  principio  della  guerra  Peloponefi'c  ,  per  la  quale  molti  di 
quelli  , che  reRarono  in  vi<aperderonocalmcnte  la  memoria. ,  che  non  fi^ri» 
cordauanodelli  Parenti,  ne  di  loro  medefimi  :  Per  vecchiezza  è  cofà  ordi- 
naria ,  ch-e  rObliuione  fopragionge .  Al  tempo  di  ^4.  Tullio  Orbiiio  Pupliio  da 
B^eiTeuentolUultrc  Grammatico  diucnuto  'vecchio  perde  la  memoria-  .  Ma 
trouafi  «flfereoccotfa  in  skri  l'Obliuione  fenza  alcuno  accidente >  rrtcntre  che 
eranaben  compoiBdi  fanità  di  corpo,  &  di  mente.  Hcrmogene  fofifta  Re* 
thorico,  fi  come  rifeiilce  Suida.in  giouentù  fua  d^'anni  veiuiquatsro  fenza  ca- 
gione, &  malattia  alcuna ,  peide  la  memoria  j  onde  vide  poi  canto  più  abieuo 

in  vec- 


DI  CESA%E  RIPJ.        161 

'vecchiezza ,  quanto  più  per  raiutìcr  (timaco  da  tutti ,  etiaiwiio  da  Marco  An- 
tonino Imperatore,  che  lo  andana  addire.  Catacalla  figliuolodi  Seuero  Im- 
peratórcfeec tantofrogrcHb nella f ilofofia ,  che  fii  tra  dotti  connumcrato, 
nondimcnogli "^enne  vnaobliuione  di  Dottrina, come  fc  mai  po^Fedata  vna 
n:auc(I(L,.  r^.lbsrto  Magno  difcortendo  in  (  atthedr?j,Fù  all'improui^)  da  vna 
©b  iuione  t-imente  oppteiro ,  che  dille  .  T^n-éindietis ampìius  ^Iherttm  dif- 
ferenttm.  Nafce anco l'obijiiione dal  tempo,  checoiRepatredicUà  generac 
Ja  (uole  ;  nel  quinto  libro  delle  co'c  Varie  di  Cairiodorocap.  21.  leggcfi-;  ch'c 
gran  beneficio  non  hauer  difetto  d'obliuione ,  ^C^che  'veramente  è  vna-cer- 
ta  fmiilitudine  de  CeieftJ ,  hauer  femore  fé  ofè  .-He<-or<fe<:ol  tempo  ,  come  pre- 
fcnti.  Ma^numbeneficium  obliuiflnisnefcire dtfe&um  )  &  qnjidam  fimìlitudo 
"pere  Caltfliiim  eH  ,  tempore  decurfa  femper  babere  prafentia  ,  Il  tempo  fa 
bene  rpedoy  che  ci  kofciiamo  di  molte  colè,  oe  con  iftiidio  apparate  bàb- 
biamo .  Il  tempo  fafcordarc  ranco  le  allegrezza  ,  quanto  le  moleftie  le  offe- 
(c ,  le  promefle ,  gli  Amori ,  dC"  tucti  gli  affetti  dell'Animo  :  dC"  col  tempo  d 
mandano  in  ob  iuione  le  amicitic»  fé  non  (r  frequentano  in  prel^nza  con  Ia-# 
conueffatione  joinablcnzacon  la  praccicadcile  tette  e,  come  n'auuertifct.» 
Ariftotilc.  Altri  cilòno  ,  che  volontariamente  fanno  i;iiobliuiofi  icom-che 
ftcflero  nel  bofco  dell*  Oracolo  I  rofoni  >,  vicino  airOrchomcncne  fiume  del* 
la  Boeri  ,  di  cui  dicon  Plinio,&  Pàufania  ,oue  fono  du:  fonti, vno  de'  quali  ar- 
reca memoria  ,  gl'altro  obliuione,  6^"  volellcroguibre  più  tofto  di  quella, 
cheafreca  obliuione,  alla  quale  beuono  quelli  ,  che  fatiti  in  grandezze  norw 
riccmofcono  gli  amici  tenuti  in  ballò  ftato  ,  perche  di  loro  ricordar  non  fi  'Vo- 
gliono ;  certo  che  la  peggiore  obliuione ,  che  vi  fia ,  è  la  volontaria  obliuione  y 
sì  come  non  ci  è  il  peggior  fordo^  che  quello ,  che  non  'vuole  vdire  ,  cofi  non 
a  troua  il  peggiore  (memorato ,  che  quello ,  che  ricordar  non  fi  vuole ,  come 
fanno  tra  gli  altri  gl'ignoranti  ingrati  »  che  non  fi  'Vogliono  ricordare  delli 
ficeuuti  bencficij ,  de*  quali  tre  fòrte  di  perfòne  fono,  che  facilmente  ne  rlce- 
Uono  obliuione  Putti,  Vecchi,  6^  Donne  ,  e  fi  fuol  dire  ,  chenon  fi  deue  far 
fcruitione  a  putti,  ne  a 'vecchi,  ne  a  donne,  perche  predo  fi  /cordano  del  bc- 
nf  fitio ,  vero  è  che  altri  lecondo  il  prouerbio  Diogeniano,  dicono  che  a  cinque 
non  fi  deue  far  fcruitio .  Quinci;  non  eft  bene  facìendum ,  nec  Vuero ,  nec  Seni, 
nec  Mulieri ,  nec  Stulto  ,  nec  Cani  alieno ,  Te  bene  in  vece  dì  fluito  leggi  il  Tira» 
quello,  l'C  connubiali,  garrulo  remigi . 

Habbiamo  figurata  1  obliuione  più  tofto  in  perfona  di  Donna  'Vecchia,  per- 
che tale  imagine  l'efprime  doppiamente  come  Donna,&  come  vccchia,la  vec 
chiaia  fi  s<i  che  è  obliuiofa  più  d'ogn'altra  età:  la  donna  poi  viene  ad  ellere  tan 
lo  più  obliuiofa,  quanto  che  è  di  mente  men  ralda,&  pili  leggiera . 
Quid  leuius fiamma  ,  fumo  f  quid  mollius  V'  da  f 

Fiamma  ,fimo ,  vnda ,  femina^fed  leuior . 
Ella  vuol  elTere  a  bella  poiU  obliuio<a,.S:  viaci  induftria,&  arte  mafHmamente 
nciJepronieIle,&  pergiuri  ch-fa  agramanti,di  che  duolà  Catullo. 

1{l*llife  dicit  muliermea  nubere  malie 
Quam  mihi  non  ,fife  luppiter  ipfe  (>etat , 

G     3         Bkit, 


/ 


loi  ICO  NO  LOGICA 

Zikityfed  miilìer  cupido  qmd  dìcìt  amantU 
Invento  t&  rapida  fcibereoponetaqHa. 
MaXenarchonelli  cinque  combattimenti  apprello  Atheneo  nel  X,  libr© 
fcrìue  li  giuramenti  della  Donna  ,  non  nciraccjua  ,  ma  nd  vino  ,  che  fomen- 
ta l'Obli  uionc. 
/  Mulieris iufiurandum  ego  in  ymofcribo . 

Plauto  nei  Toldato  ftima  la  donna  di  tenace  memoria  nel  male ,  &  in  vn  fa» 
\         bito  obliuiofa  del  bene . 

Si  quid  faciendum  e  fi  mulierì  male ,  atqm  inaliti  ofe 
Bafibi  immertalis  memoria  eft,memin?j]e  etfempitema 
Sin  bene,aut  quid  fdeliter faciendum  fit,  eadem  veniunt 
Obliuiofa  extemplo  vtfiant ,  meminife  nequeunt . 
La  mandragora,  che  da  l'ithagora  Atropomorfo  chiamafi,perche  la  Tua  ra- 
dice imita  i'humana  forma,  è  pianta  ioporifera,  come  aHèrifcono  Theofrafto , 
Diofcoridc ,  Plinio,  Atheneo  hb.  xi,  Ifidoro ,  6^  altri ,  quella  data  in  beuan- 
da  genera  obliuione  ,  balordaggine,  &  lonno;  sì  che  quelli,  iquali  rcftano  di 
far  i*(  ffitio ,  &  il  dtbicoloro,&  fi  s'addormentanonellinegotij,  6^com«L^ 
obliuiofi  tralafciano  di  fare  qualche  cominciata  impi.el?,parc  ch'hibbino  beu- 
te la  mandragora,  G  ulianonell'Epift.  a  Callixene  ,  ^nnonvideturmultum 
hauftfle Mandragoramì  ^eggafi  \' kàzgiOiBibe Mandragoram.  N'incoronamo 
Tobliuione ,  come  fimbolo  appropiato  alla  tcfta ,  perche  il  Tuo  decotto  condi- 
mento beuuto  manda  fumi ,  éc  vapori  di  for'nolenzaj&  letha. go  alla  tt;fta,oue 
è  la  cella  della  memoria ,  la  quale  dall'obliuione  vien  corrotta .  Memoriam .»» 
corrumpit  obliuio  .  dice  Calliodoro  nel  trattato  de  Amicitia . 

Il  Lupo  ceruiero  è  pofto  legato  nella  deftra  dell'oblluionc  ,  perche  non  ci  è 
animale  più  di  lui  obliuiofò ,  ha  egli  la  pelle  di  varie  macchie ,  come  il  Pardo  ; 
Uianifefta  la  fua  obliuione ,  quando  nel  mangiare ,  per  atl^amato  che  fia  >  fc  al- 
za la  tcfta  ,  Se  guarda  akroucjfi  fcorda  del  cib  >,  6c  della  preda,  che  aua  nti  pof- 
fìede,&:  fi  parte  a  cercarne  vn'altra,  di  che  Plinio  lib.  8.  cap.  ii.Ò^l'Alcia» 
lo  nell'Emblema  65.  Pierioper  quanto  egli  penfa  dice,  che  a  Bsccho  era  de- 
dicata L'obliuione  ,  perche  quefto  animale  obliuiofo ,  chiamato  anco  linct^ 
era  Tuo  fimolacro  :  atteloche  Baccho  era  tirato  in  vn  carro  coperto  di  Pampa- 
ili  hor  da  Pantere,  hor  da  Tigri ,  hot  da  Lupi  ceruieri ,  come  nferifce  Lilio  Gi- 
raldi  nel  fintammate  ottauo . 

11  gineparo  è  di  fopra  conlègnato  per  corona  alla  memoria  de*  benefitij  ri- 
c^uuti,  com";  dunque  lo  ponema  hora  in  mano  all'obliuione  ?  quefta  contra- 
rietà non  impedifce,che  non  fi  polla  dare  ad  ambedue:  ficomevn'aniitialeper- 
diuerfe  conditioni  di  natura  che  ha ,  può  clTere  fimbolo  di  più  cofe ,  òC  di  co- 
it  contrarle ,  come  il  Leone  gieroglifico  della  clemenc^a ,  ó^  del  furore  ,  così 
vra  oianta  per  molte  -virtù  di  dentro,  Se  di  fuori,  per  diuerfe  qualità,chc  hau- 
rà,  &  per  varie  cagioni ,  &  accidenti  da  Poeti  imaginati  può  figurar  più  cofc-» 
ancorché  contrarie  .  Il  Ciprelloc  fimbolo  della  morte,  ò;^^^  della  perpetuiti?  j- 
TAmandorlo,  della gìouentù  ,&  della  -vecchie::^za  :  oltre  che  tal  pianta  è  gio- 
ticuole  nella  fcorza,  che  nella  radica  farà npcÀiia^  così  nei  frutto»  nelle  foglie, & 

Relli 


DI  CESA%^   RIPA.       /tj 

Belli  rami  partorirà  diuerfo  effetto  ,  Se  così  diaci  fo  limbolo  potrà  formarc.tcJ 
barche  del  Gineparo  conferi'cono  al  cerucllo  ,  &  -dia  memoria ,  ma  l'omSra  « 
"gcaac  ,  Ói.  nociua  aiia  tefta  ,  f  come  nel  fine  proiur^mo  <.  Pigliamo  dunquc-# 
riiòlutamente  il  ramo  del  G.nepaio,ncr  ramod'oh/iuioae^ida  Poeti  latini  chii 
inato  ramo  Lcrheo  »  voce  deriuata  da  Lcthi ,  che  fìgnificaoòliuione,  oivJc  il 
fiume  Lethe,  fiume  d'obliuione,  con  quefto  ramo  Medea  arrccoiGnao»  Ò^ 
obliuionekl  viiMlaiite Drago.     Ou  dionel  y.dvl'e  Metamotf, 

HuncpcfrqHamfpaìfitkthaigramine  Jucci ,  , 

Ftrbaq,  ter  aixit^aàdosfacisntiafomnas.,  \^ 

Qual  fune qu^da  pianta  d' kigocb.iuioio,  dx  muno  E/pofitore  d*Ouitlìa 
'Viene  'pecificàta  ,  alcuni  peniano  chefia  il pap^uero ,  ma  errano  ;  poicbe  Xaut 
Sacerdocelfa  de  g  i  Horti  Hefperidi  nel  quanto  deirSn^ide  dà  per  cibo  al  Drx- 
goneguard  ano -vigilante  de  i  Pomid'oto,  acciò ;É  susitcnga>il  papàust^^ 
medicato  co!  mele  . 

Hnc  m'ihi  Mafsyh  genth  monftratafacerdos , 
^  Htfperidwm  templurn  cuftos ,  epu!  ifq  :  Dr  aconi 
^x  dabaty  &  facrcsfiruabat  in  arbore  ramos* 
Sparge  ns  humida  melUy  joporif€rnmq\  papauer* 
Oue  non  è  ur.  marauigliarfi  fi  delle  al  Drago  deputato  alla  vigilanza  il  pa- 
pauere,  topori^eroanoi^  ma  non  al  Dragone  ,  perche  vna  pianta  non  iiaTif^ 
teffa  forza  di  nutiimentoin  tutti  gii  AnirHali,come  fi  raccoglie  da  Seruio,  tal 
pianta  a  gli  huomini  cpallocattiuo,  che  buono  far^ì  per  le  beilie  ,  il  falice  è 
amaro  airhuomo,  che  alli  boui ,  6c alle  capre  è  dolce ,  la  cicuta,  ch'è  morti- 
fera a  noi>è  'vitale  alle  c^pre ,  dC  le  ingrafia  ;  cofi  il  papauere  fé  arreca  Tonno- 
lenza  alleperibne  non  l'arreca  al  Drago  di  natura  fopra  modo  'vigilante ,  al 
quale  da  Vergilio  'vien  dato  per  altro  effetto  ,  ò<,^^  fenza  dubbio  per  cibo  rin- 
frefcatiuo ,  attefo  che  il  Drago  è  calidiflìmo,  Col  fuo  calere  irfiamma  Tana  >  in 
modo  che  pare  dalle  fue  fauci  e(ca  fuoco,  per  il  fuo  gran  calwre  è  capitale  ne- 
mico all'Elefante  di  natura  frigido,  ÓQ.^  cerca  dargli  morte  per  rinfrefcarfi 
col  fuo  frigido  iargue  »  &:  è  talmente  calido ,  che  con  la  bocca  aperta  fi  pone-» 
incontro  ai  venti,  de' quali  è  tanto  auido  ,  che  le 'vede  -vna  vela  gonfia  dal 
'vento,vola  verfo  lei  con  canto  impeto ,  che  bene  fpello  di  volta  alli  'vascelli , 
ma  li  Marinari  quóndo  lo  fcorgeno  per  non  pericolate  ritirano  le  'Vele  ,  'Veg- 
gifi  San  Girolamo /opra  quelle  p.  fole  in  Gieremia  cap.  24.  Traxerunt  ven- 
tumquafi  Dracene s.  Di  modo  che  iaggiamente  Virgilio  gii  dà  il  papauerc-» 
miftocolmeicptrcheilmeiecrinfrelcatiuo  ,5;^    humetta  ,  però  Vergili» 

àideyjpargens  humida  mella:  à(, Plinio  libro  ^entidue  cap.  24.  d:ce,che^ 

refrigera gi  ardoii  ;  onde  gli  Antichi  lo poncuano  a  tauola  nel  principio,  6^ 
nel  mczz  •■  de  conuiti .  Varrone  de  re  ruftica  libr.  ^.  cap.  i  6.  Mei  ad  princi" 
fio,  coTMÌuij,  &  infecundam  menfam  adminiftratur  :  non  per  altro,  che  per  mi- 
tigare t  caiidi  Vapori  fomentati  dal  cibo  ,  fl^,^  dal  vino  ,  p  erthe  il  mele  tem- 
pera i  "vapori  del  -vino,  fi  come  attefta  Plutarcho  nel  2.  Simpofio  queftionc  7. 
dicendo ,  che  alcuni  Medici  per  reprimere  l'vbriachc^za  danno  a  gli  vbriachi 
auanti  'vadin©  a  dormire  del  pane  tinto  nel  rode,  ilqual  mele  appreifo  i  Poeti 

G     4         è  folico 


/ 


10^  ICO.no  LO  GJ<tA 

c  rolitc^GÌ3&/de]  calido  Dragone,  Valerio  nel  prìmo.deil'Argonautica, 
£/■  àahat  eHsrno  liuentiamella  yeneno 
Et  nell'ottauo .  T^c  talis  hiantimeUa  dabam,. 

lì  papaueropoi  è  frìgido  in  quarto  gradò,  fi  comeaffermano  i  Fifici,  e  am- 
plici fti  dato  al  Dragone  pcDalleggierirgli  l'ardore,  &;  rinfiefcarJo,  non  per  far- 
gli venircvn  breue,6(:leggier,lonno  j.accic  iì  riponile  dalla  continua-vigilia  > 
Se  rifuegliato  poi  ritornalìè;Conpi.'X "vigore  alia  guardia,  come  vuole  Tui ncbo 
\  nel/uo giornale  lib.  25^*  cap.d^ilchenon^approuojnoneilèndo  neccdarìoper 
tal  conto  darglielo  ,  perche  b,  vigilia  al  Dragone,  come  naturale  irr  lui ,  non  è 
contrarli ,  ne  può  debilitarIo<s.ne  cllergii  noeiua ,  ma  più  tofto  gli  nocereL  beil 
prouocarG,,&  violente  ^onnoGoncro  kiua  natura  ;di  più  dito,  che  il  papauere 
l-aueflc  forza  di  addormentare  il  DragoRe,ch'è  •vigilAntiffimoj.ncn  è  verifimi- 
le,che  gli  déirc  tampocaper  breue  fom^o  poiché  fi  farebbe  prefentata  commo- 
di tà  di  rapire  i  pomi  d'oro  in  quella  breuità,&  Ieggiere:^za  di  ronno,&  fi  fareb 
be  anco  potuto  vccidere»  &  legare  i^D^agorTe  mrntr'eta  fonr  a  e  hiolo,  che  di 
continouo ^egghiar  doueua  ,.6C;^  a  Medea  non  farebbe fl:àtobi«ogno di  ado- 
perare i  fijoi  magici.incanti  per  acMormentarlo ,  per^  he  frtria  fclamente  bafta» 
to  appoftarc  l'hora  5.ndla  cT,uale  fi  tjx^faua  il  Dragone ,  eGiafone  fenza  l'aiuto 
di  Medea haueeebbfìpolliicokiaoiiire li  pomi  Htfperidi  in  quel  breue  fon'  o 
del  Dragone.  Dandofi  dal]a:SàcerdoseiIa,gfo;narmente  per  cibo  ordenarioil 
pspausie  mirto  col  mele  al  Dragone,  chiaramente  fi  "Viene  in  cognitione,  che 
Ouidio  n  quelle  parole,  lethpgramwefuccìy  non  intcEdeche  lu  pianta  del  fu- 
go letheo  d'obhuione,  con  la  qa^le  Medea  add jcmentaua  il  Drago  fia  il  pipa- 
uero,  ma  altra  co'a.fttaordinaria  ,  quale  èii  ramo  di  C  neparo,  chiamat  j  da* 
poeti  come  per  antonomafia  /enza  nominarlo,  ramolctheo  ,  dedicato  ali' in- 
fernale obliuione ,  fi  come  allèrifce  Gio.  B^ttiftaPionelli  feguenti  vetfi  di  Va- 
lerio fiacco-        '  '  • 

Contraq-y  leth^ì  quajfare  filentìa  rami 

Terfiaty  &  aduerfo  lu6ìantia  lumina  cantti 

OhmìP\  atq;  omnem linguaq;rnanuq; faticar. 

Firn  ftygìam-iarderttesdonecfopor  occupai  ira!. 
Ne'quali  veififoniìd-^  Valerio  nell'oitjuo  dell'Argonautica cantati  fimllmeu 
te  fopia  Medea  j  che  all?tEa  il  Dragone  al  fònno  col  ramo  dtU'  obl'uione  detto 
Letheo  ;  di  quello  medehmoramo  volfè  inferire  Verg;  nel  fine  della  5.Eneid« 
oue  il  ionno  ftelTì  tocca  le  tempie  a  Pahnuro  con  il  ramo  dell'obli uioiie. 

Ecce  Deus  ramumhth£o  rote  madentem 

ViqsjoporatMm  ftygìa  ,fuperutraq\  qHu(iat\. 
Hora  jche  la  pianta  di  fugo  Lettieo>  come  dice  Qui  dio.  Ramo  letheo  come 
dice  Valerio  Fiacco,  bagnato-di  rugiada  tet-hea,  come  dice  Vergaio,  aegraua- 
lo  da  fopore  di  for:5^a  lìigia  infernale ,  fia  il  ramo  di  gineparo ,  appertam-ntc 
fi  raccoglie  da  Apollonio  RhodioGieco poeta  più  ancicho  delli  ludetti  latini 
nel  quarto  dell'Argonautica ,  il  quale  nell'incanto,  che  fa  Medea  al  Dragone^ 
per  addormentarlo  neirobliuione  Ipecifica  il  ramo  di  gineparo  tenuto  in  ma- 

no-da  Medea . 

1  de 


3  de  min  arcouthìo  neon  tetìmioti  thallo, 
^y^..  jiccautemrfcHìcetMedeaiJpfumDraconem» 

Jniwgeps  ex  potìonecyceoney  efficacia  *] 

Juniperi  recens  fecto  ramo  pbarmaca  carminibus  *"'1 

J{pyabatìnocuìos,circumq;plurimusodor 

Th  armaci  fomnum  creanit . . 
Conupnientcmrence  contro  il  vcienofo  Dragone  fi Terue  del  ramò  di  ginept- 
ffo/i  perche  il  frutto  del  ginepro  vale  contro  il.veleno,  il  Teme  Tuo  purga  il  cor- 
po dal  timore  de  ferpenti,  iquali  temeno  efli  di  quella  pianta  accela,  come  di- 
ce Plinio.  Si  perche  in  quanto  ah  obliulGne)eronnolen:^i,rombta  del  ginepro 
e  graue >  &  otì'ufca-  la  mente  di  eh j  l'otto  fi  pora,non  fenza  balord3gginf,&  do- 
glia di  tcfta,  fi  come  fanno  gl'arbori  d'ombra  gceue,de  quah  nel  ^.  lib.Lucano 
jentiicamente  cofi  ne  parla  „. 

^rhorihusprimumcertìsgratiis  umbra  tributa  tft 

yfq:  ideotcapitisfaciant  utfi&pe  dolores , 

Si  quis  easfubter  iacuit  proftratus  in  herbis , , 
Specificatamcnte-poi  nomina .  Virgilio  nel  penultimo  vcrfò  deirvltima  eglo* 
go  il  ginepro  d'ombra  graue  »  luniperigrauis  umbra  r  a  quello  fi  tenne  Callo» 
re  Durante  nel  Tuo  Erbiriov 

Juniperi  grauis  umbra  tameny  capitiq  ;  molefta  e  fi ,  "* 

EfTendo  pianta  d'ombra  graue,e  naturalmente  atta  a  cagionare  fónnolenza» 
^obnuione  in  quelli,  che  dimorano  all'ombra, lua  :  perciò  il  ramo  di  Ginepro 
è  da  poeti  reputato  ramo  d'obliuione  o. 

o  e  e  A  s  I  o  N  E.  ^ 

FI  D  lA  antlco,(5<r  nobiliflìmo  fcultore,  difegnb  l'òccafione  ;  Donna  ignu» 
àZiCon  vn  velo  a  trauerfòj  che  le  copriua  le  parti  vergognore,&  con  li  ca- 
pelli fparfiperlafionte,  in  modo  che  lanuchareflaua  tutta  fcopeita,  &calua 
con  piedi  alati;  porandòfi  lopra  'vna  ruota,&  nella  delira  manorvn  rafoio., 

I  capelli  riuolti  tutti  '^^er(o  la  fi-onte  ci  fanno  conofirere  ,  che  Toccafione  fi 
dèue  preuenire ,  appettandola  al  palio ,  &  non  feguirla  perpigliarla  quan<lo  ha 
'Nolte  le  ipalle  i  perche  palla  velocemente-,  con  piedi  alati  poiasi  fopra  la  ruo- 
ta,che  perpetuamente  fi  gira. 

Tiene  il  rafoio  in  mano,perche  déuc  efière  fiibito  a  troncare  ogni  forte  d'ira 
pedimento.OndeAufonio  Poeta  (opra  quella  llatua  di  Fidia,  il  quale  vi  fcolpi 
anco  quella  della  penitenz3,come  che  fpefi'e  volte  ci  pentiamo  della  perduta  oc 
cahonc,a  dichiaratione  deU'vna»&  l'altra  (la tua  fece  quclto  bell'epigramma  » 
Cuius  opus  ^  Vhidie^quìCt^num  Talladis ,  eius , 
^iquelouemfecit,  tenia  palma  egofum  , 
Sum  D ea ,  qu£  rara  :  &  paucis  occaCto  nota 

Quid  rotula  infiflis  ÌHare  loco  nequeo . 
Quid  talari  a  habes  <*  looluerisfum  Mercuriusqu^ 

Fortunarefolet  trado  ego  :  cum  rolui  : 
Crine  tegisfaciem  f  cognojci noto  ftd  heufiu  » 
occipiti  caino  esine  tenear  yfu^ims . 


ttr       1C0N0  LO  G  If^ 

Hji^  tìhì  iunct^  cctnes  ?*  dicam  tibiy  die  rogo  qu^fis 

Snm  Dtajcui  nornen  ri  te  Ck  ero  ipfe  de  it, 
Suw  Dea  cjUAfaBiinonfactiii-yf^xìgopcenas: 

'hlen.pe  rt  potnttea  t ,  fi  e  Metan^a  uve  or . 
Tu  rmdo  dic^quii  agat  tecum  ijì  quando  uolaui, 

HdtcmmthhantYetment.qmsegoprattrij, 
T'W  qp(oqi  dum  YOgitas  ;  dum  percunBando  morarìs  , 

hlapfamdicesme  tibi  de  manihus . 

ODIO     CAPITALE. 

HVO  M  O  vecchio  armato ,  che  per  cimiero  fwrti  dtie  'Vccelli  ,cioèv« 
CardcHinn,  &r  vn  Egitak  ambedue  con  l'ali  aperte  ,ftando  in  atto-di 
combattere  infieme ,  nella  deftra  mano  terrà  vna  fpada  ignuda ,  tC  nel  brac- 
cio finiftro  vn  fcucìojìn  merzo  àt\  quale  farà  dipinta  -vna  canna  con  le  foglie» 
&;._  vn  ramo  di  felce. 

L'odio ,  fecondo  S.TomafTo,  è  vna  ripugnanza  ,  d<^  alieiytionc  di  volon- 
tà da  quello,che  fi  (lima  cofa  contraria,  &  nociua^ 

Si  dipinge  vecchio ,  perche  negli  anni  inuecchiat!  fuole  ilar  radicato , corno 
all'incontro  l'ira  ne' giouani  armati  per  difender  fc&  offender  altrui . 

Gli  vccelli  del  cimiero  fi  fanno  per  Tedio ,  che  fra  loto  esercitano,  perch«_, 
•omcriferifcePlutarcho  negli  opufcuU  ,  trattandoxielia  differenza  ,  ch<  èfra 
l'odio  ,  e  l'inuidia  ;  il  fangue  di  quefti  animaletti  non  fi  pub  mefcolat e  infic- 
ine, 6^  mefcolato  tutto ,  fi  fcpara  l'vno^iall'aitro ,  elfercicando  l'odio  anco- 
ra doppo  morte. 

La  canna ,  &  la  felce  dipinte  nello  feudo  parimente  lignificano  odio  capita- 
le 5  perch*  fé  fono.piantate  -vicino  l'vna  all'altra,  IVnaneceUatiamcn te  fi fcc- 
©a ,  come  racconta  Pierio  Valeriano  nel  lib.  5  8. 

Odìoeapitalc. 

H  Verno 'Vecchio,  armato  con  arme  da  difenderfi,  8^  da  Gffendere,(1:ia  ia 
mezzo  fra 'vn  korpionemarino>&  vn  coccodrillo  ,  che  fiano  inatio<ii 
a:?^zuCitfi  a  battaglia-  :  Così  tlipingeuano  l'odio  gii  Eg'ttij  ,  perche  di  quefti 
due  animali  fubbito  >  che  Tvno  vede  l'altro  fpontancamente  s'incontiano  ia- 
lieme  per  ammazzarfi , 

OPERA    VANA. 

DONNA,  che  dia  con  fembiantc  attonito ,  a  riguardare  molte  tele  di 
ragno, che dfa  tiene  con  ambe  lemxni.ppr  dinotare,chefi  comequc- 
fie  tele  lon  teflatc  con  gran  diligenza  ,  6c  fabricate  con  f-cica  per  la  fottighez- 
ea  loro,  nondimeno  fono  fottopoftc  ad  ogni  picciolo  intoppo,  pt- rche  ogni  co- 
fa  le  guafta  ;  come  l'opere  vane  ,  non  hauendo  fondamento  di  yere>  &  perfet- 
te ragioni  per  ogni  vile  incontro  difnpate  --vanno  per  terra . 

Opera  vana, 

VN  haomo  moro,  ignudoàlquale  con  vna  mano  tenga  vn  vafò  d*acqut, 
6^  le  la  fparga  per  doflo,Òc  con  l'^^ltra  moftri  di  voleifi  Icuar  via  b  nc- 
grc:^za  ,  Se  qucfto  può  eflcr  fimbolo  dell'opere  vane,  che  alia  fine  non  poflbn© 
hauer  efito  lodeuoic  >  per  non  cilèrui  ne  debiti  mezzi  «  ne  debita  difpoficicne. 
-  Opera, 


DI  CESA%E  %iP<iA.       i»f 

Opera  vana, 
Onna,  laquale  con  la  fpada  tagli  ma  gran  fiamma  ài  fuoco  »  ouero  come 
fi  dice  in  proucibio ,  peùi  Tacqua  nel  mortaio ,  Ce  però  con  vero  fimilc-» 
h  potrà  dipingere, 

OPERATIONE  MANIFESTA. 


D 


/ 


DONNA   che  moftiì  ambe  le  mani  aperte,  ciafckuna  delle  quali  habbia 
vn'occhio  nei  mezzo  della  palma  . 
Quefta  fu  beliiirima  figura  degli  Antichi ,  &  le  mani  s'intendono  facilmen- 
te p-r  Poperationi ,  còme  -vero  illromcnto  dcU'opetationi  noftce  più  principa- 
li ,  8^  necelTarie . 

Per  rocchio  fi  moftra  la  qualità  dell*  opera ,  che  deue  efTer  manifefta ,  &^ 
chiara,  ne  propiamente  fimile  alia  lucerna ,  che  fa  lume  altrui ,  8c  per  fé  ftella 
non  vede  m. t  all'occhio,  che  con  la  iua  luce  adorna,  &  arricchifce /e  iteflo, 
con  che  fi  moftra,  che  Toperacioni  ne  per  vanagloria ,  ne  per  altro  fine  mecca- 
nico fi  dcuono  cilercitarc,  ma  foio  pei  beneficare  ic ,  oc  aiu  ui . 

©Pi- 


i^f        IC  0  NO  LO  C  I^A 

OPERATIONE   PERFETTA. 

DONNA  che  tiene  con  la  deflra  mino  '^no  fpcccfìo  ,  «l'cowta  fìniUri 
vno  fquadro,&  vn  compadò. 
Lo  rpecc'nicdouc  Ij-vedonò  i'ima^i'ni^chenon  fon  reali  v ci pubcfJèr  fìmìli^ 
Cudine  dcil'intellecro  noftro,  mie  fatiamo  a  piacer  noftro  aiutati  dalla  di/pofi- 
,   tiene  naturale  nafcerc  molte  idee  di  cofe-,  che  non  fi  -vedono  :  ma  fi  pedono 
porre  in  opera  me<iiante  l'arte  operatrice 4i-cofiifenfibjIi  pcr-mezzodi  iftro» 
menti  materiali . 

Oltre  di  quefto  innan:^ì  che  ''opera  fi  pofTa  ridurre  a"compìmento ,  bi/ogna 
/apere  le  qualità  efquifitamcntccheadc)  fariÒTstynfcenàrif,  il  chc'fi  nota  col 
compafTo,  &  con  io  (quadro ,  che  agtiagìiàmo te for:^e<:an-la  (pefa  .l'opra  con 
1  intentione,  óc^^lacofa  imaginàtacon  ja reale,  fcnza  quelti  fi  cominciano" 
l'opere ,  ma  non  fi  riducono  a  fine  iodeoole ,  ò<^  fono  po>  cagione  ,  che  molti 
n  ridono  del  poco  giuditio  di  chi  lecominciòarccondo  il  dato  del  Saluatore 
noftf  o  neh*  Euangelio  • 

o  p  I  N  r  o  f^^. 

Hippocrate. 
O  N  N  A  honeftamente  ornata  ,  di  faccia  non  tnoko  bella  ,  ne  mo'r© 
brutta ,  ma  fi  moftri  audace  ,5^rprèftaad  appiglia!  fi  a  ciò ,  che  fé  It-» 
rapprefenta,  5^  per  quefto  deuctcner  l'ali  nelie  mani  ,6^  alle  fpallei  corata 
«iifileHippocrate. 

Opinione  è  forfè  tutto  quello,  che  ha  hiogo  nella  mente ,  8^  nell'imaglna» 
^oncdeU'huomo  ,  o  almeno  quel/o  folo,  che  non  è  per  d  moflratione  appa- 
rente, 6<;^  perche  •varij  fono  l'ingegni,  &  i'inclinationi,varie  ancora,  anzi  in- 
finite fono  Topinioni ,  &  di  qui  ha  ocigine  il  detto  triuiale ,  come  dice ,  .Quot 
capita  totfententì^. 

Qui  anco  fi  può  conofcer  edere  infiniti  i  concetti  delle  menti  humane  ,  C9» 
»e  infinite  fono  l'inclinationi ,  8^  difpofitioni  particolari .  Per  quefta  caeio« 
ne  TAuttorc  del'a  p.efintc  figura  'volle,  che  fullè  di  faccia,  ne  bella,  ne  difpia- 
Gcuole,  perche  non  è  opinione  alcuna  così  irra^ionerole  i  che  non  polla  'V<snir 
/oftentata  con  qualche  apparenza  'Verifimile  ,  ÓC^_  con  qualche  ragione  con- 
Kenientemente  fondata,' ne  alcuna  fé  netrouacosì  ferma,  che  in  mille  modi 
dagl'ingegni  di  qualche  confideratione  non  venga  facilmente  biàfimata ,  ^<s^r-— 
abbattuta . 

"  L'ali  alle  mani,  5^  alle  fpallemoftp^no  la 'Velocità  ,  con  che  fi  prendono, 
^^lafciano  j'opinioni,quafi  in  vn  medcfimo  tempo,  fcorrendoiubitoper  cuc- 
to  il  mondo,  6^  portando  ipelìè  volte  i  panni  dell'igiiofanza. 


D 


OPVLENZA. 

O  N  N  A  riccamente  veftita,che  ftia  a  federe  ^pra  vna  feggia  d'oro  eie 
condata  di  molti  ?afi  d'oro,  &  d'argento,  ik  calle  di  gioie,  6c  lacchctti 

^i  denavi. 


DI  CESJ%E  RITA.        t»9 

di  denari  ,  tenendo  nella  mano  deftra  vna  corona  imperiale,  3^  nclia.UniftraL» 
i^nofcettro,  (Se  vicino  le  fu  vna  pecora, 

I  veftimenti  nobili,  le  fcggie,  &:  i  ^afi  d'oro ,  le  calTe  di  gioie ,  le  corone ,  & 
gli  fcetcri  f^ino  cofc  ,  che  per  commodità,  &  nobiltà  dell'liuomonon  impetra- 
ne ,  fé  non  le  ricchci^ze  \  però  come  eifecto  di  elle  ,  faranno  conucnicnti  a  dac- 
ci cognitione  dell'opulenza,  precedendo  nel  conolcercdairctFcttoallacaufà»  jf 
come  fi  fi  nel  principio  di  ogni  noftra  cognirione . 

Le  pecore  fono  ancor  elle  inditio  di  opulenza  ;  perche  di  tutto  quello  ,chc-« 
in  ede  fi  troua ,  fi  può  cauar  denari ,  &  ricchezze  ;  perche  la  carne ,  la  pelle_  » 
il  latte ,  6c^  il  pelo,  fono  (Iromenti  bonidìmi  per  i  commodi  deirhuomo,  an* 
ti  la  Tua  bocca  roficando  il  grano  nafcente  ,  lo  fa  crefcere,  &  pigliar  vigore  ,(Sc 
il  Tuo  fterco  ingralla  i  campi ,  &  li  f^  fecondi  %  però  gli  Antichi  na  conleruaua- 
no  gran  quantità  ,  &  col  numero  4i  ^^^.  numeraiuno  le  ricchezze  de  gli  h.uo» 
mini  ,formin  Jone  il  nome  d(?m  pecunia-»  \  E  per  quefto  (ì  dice  ,  che  antica- 
mente haueuano  le  pecore  lana  d'ora  ,  &  Hercolc  liportando  dalla  vittoria^ 
Africana  gran  quanti  ti  di  pecore  ,  H  dille  riport^ire  i  pomi  deiroro  dal  giac» 
dino  dell'  Hfpende  >  com^raccorìta  Pier  io  nei  decimo  librQ  dell  opera  (aa» 

O  R  A  T  I  O  N  E» 

DONNA  veflita  di  ^erde,  ftando  inginocchioni  con  gli  occhi  riiJofti  al 
Cielo,  le  vfcirà  dalla  bocca  vna  fiamma  di  fjoco,  tenendo  il  dito  indic« 
della  llniftra  mano  fopra  la  mammella  finiftra ,  &  facendo  /egro  di  moftrarc* 
W  cuore,  con  la  deftra  batte  ad  vna  porta  ferrata. 

Veftita  di  ^erde  fi  dipinge  l'Oratione, per  la  /Ì5eranza  ,  che  ha  di  confègui* 
re  la  gratia,  che  dimanda  Dio  ,  il  quale  principalmente  fi  muoue  per  humiltà 
noftra,  la  quale  fi  dimoftra  ,  tenendofi  le  ginocchia  in  ccrra;  il  quale  coftume 
è  fiato  antico  indicio  di  honore ,  &  di  fommiffione  ,  non  so  fé  per  naturai  in- 
ftinto ,  o  più  tofto ,  perche  Tinuentore  di  quella  cerimonia  fapefle  ,  che  i  fan» 
cialli  >come  racconta  Gio.  Goropio ,  mentre  fiianno  nel  ventre  della  Madre-  » 
toccano  con  le  giriocchia  le  guancie,  &  gli  occhi ,  d'onde  "tengono  1«  lagriraej, 
con  cui  volonticri  Iddio  olFelb  fi  lalcia  placare , 

Nella  lingua  latina  le  ginocchia  fi  dimandano  Gcnua  nome  ,  che  hagrait* 
conformità  con  le  guancie,  che  pur  fono  dette  Genac  :  talché  ambe  qucfie  par- 
ti difpofteal  medclimo effetto,  conrint€ntione,<S(:  orationedel  cuore  ,fann» 
rofieme  tale  Armonia ,  che  Iddio  'vinto  dalla  pietà  ,  facilmente  condona  quii 
fijpplitij,  che  fi  doueuanoalle  fceleratczze  commcfle» 

Rappiefentafi  'con  gli  occhi  riuolti  al  Cielo ,  perche  le  cofè  dimandate  BcU 
J'oiatione  deuono  cifer 'appartenenti  al  Ciclo,  che  è  noftra  patria ,  &  non  alla-» 
terrn,  oue  fiamo  peregrini . 

Per  la  fiamma ,  che  Tefce  di  bocca ,  fi  fignìfica  Tardante  affetto  dslf  oratLo* 
ite,  che  c'infiamma  la  mente  dell'amor  di  Dio, 


Udito  indice  in  atto  di  moftrare  il  cuore,  è  fegno  ,  che  loratìoHe  fi  de 
far  prima  col  cuore,  poi  con  la  bocca  ,  &  il  picchiate  alla  porta,  che  l' bue 


omo 

dcue 


fio       ICONOLOGIA 

étwt  eflèr  con  roratlone  importuno ,  &;^  con  fperanza  fi  confegnire  rinteii- 
tento  con  la  perfeueranza  confidando  nellelparole  di  Chrifto  ,  che  dicono  , 
Tetite,  &  dabitur vobis  ;  Qumte, & inuenktiSi  Tuljat€,  & apemturycom^ 
fi  legge  nel  1 1 .  cap.di  S,  Luca. 

O  R  A  T  I  O  N  E. 


Oratìcne . 

VN  Sacerdcte  'Vecchio  in  hab-to  banco  Pontifìrale  inginocchlone  aiian 
ti  ad  vn'altare  con  vn'jncenfìere  nella  deftri  mano,{tando  in  atto  d'in- 
cenfàre,  de  con  gli  occhi  riuoki  ai  Cielo,  con  la  fimftra  porga  vn  cuore . 

Il  'Vecchio  facerdote  moRra,  che  rhuomo  innanzi  ,  che  parli  con  Dio  per 
me^^zo  deiroracione,  deue  preparare  l'anima  Tua  con  opere  buone ,  tì^  ellere 
alieno  d'ogni  i'.rimonàezza  ,  che  polfa  imbrattili  i  ,  il  cheli  comprende  ;iel- 
l'ecà  fenile,  che  lignea  nel  feL'uiie  ii  Mondo  ,  fi  da  ordinariamente  fcruenciiii- 
maalieruiciodiDio. 

L'habito 


DI  CESA%E  RIPJ.        tii 

L'hablto  bianco  mortra  la  mcdefìma  putita  della  mente ,  che  fi  dcue  poiU* 
tare  nel  cofpecto  di  elio  Signore  noftro . 

Sifàingìnocchionecongli  octtiii  riuolii  al  Cielo,  modrandofi il conofci- 
mento  di  ìe  ftello  ,  che  genera  humiicà,  6^  la  cognicione  di  Dio ,  che  gene- 
ra confiden:^a,  in/egnandoci ,  che  non  dobbiamo  cllcr  nel  dimandare  tanto 
humdi ,  che  ci  difpcriamo,  ne  tanto  confid»;nti ,  che  non  dubbitiamo  per  li  dcv 
melici  noftri. 

Il  Turibolo  fi  pone  per  roratlonc ,  perche  in  quel  medefimo  luogo ,  che  era 
apprelfo  Dio  nell'antico  tcftamentorinctnlo,  fono  nella  nuoua  legge  le  pre- 
ghiere degli  huomini  giufti. 

Il  cuore,  che  tiene  nell'altra  mano  in  fegno  d'offerirlo,  nota  che  (  come  diire 
S.  Agoftino  )  Te  non  ora  il  cuore,  è  vana  ogni  opera  della  lingua, 

0  rat  ione. 

DOnna  vecchia  di  fèmbiantc  humile,  'vedlta  d'habito  fempllce ,  4^^  dì 
color  bianco,  darà  inginocchioni  con  le  braccia  aperte ,  ma  che  con  la-» 
deftra  mano  tenga  "Vn  incenfìero  fumigante ,  le  catene  del  quale  fiano  coro- 
ne, o  rofarij  della  Gloriofa  Vergine  Maria ,  6C"  terrà  la  faccia  alzata ,  che  miri 
vno  fplendore . 

Si  dipinge  veftita di  bianco,  percioche, come riferifce 5*.  Ambrogio  nel lib. 
De  offic.  Toratione  deue  eller  pura,  Semplice,  ]ucida,e  manifefta. 

Lo  ftare  inginocchioni  con  le  braccia  aperte  dimoftra  la  riueren:^a,che  fi  dc- 
ue hauere  al  Signore  Dio,  <Sc  in  particolare  quando  fi  ftà  in  oratione . 

Il  tènere  la  faccia  alenata,  d^^  che  miri  lo  fplendore,  denota,  come  dice  San 
Tomallb  quell.  83.  arcic. i .  che  Toratione  è  vna  cleuacione  di  mente,  d^  ecci- 
tatione  d'afì'etto,  col  quale  parlando  Thuomo,  porge  prieghi  a  Dio,  palesando* 
li  i  ftcrecij  e  dtliderij  del  cuore, 

L  uKcnfiere  fumicante, è  ii  fimbolo  dell'oratione ,  &  fopra  di  ciò  il  Profeta, 
così  dille  nel  salmo  140 . 

Dirigatur  Domine  oratio  meaficuti  ìncenfum  in  confpe^u  tuo . 

Le  Corone,  che  fono  come  catene  all'inccnfierc ,  "vi  fi  mettono  perche  con 
elVe  fi  fa  oratione,  d^T  in  elTe  confi fte  il  Pater  nofter  ,  dC^  T Aue  Maria .  Il  Pater 
noftei  fu  comporto  da  Chrifto  Noliro  Signore,  &  infegnato  a  gli  Apoftoli  qcan 
do  gli  dimandarono,  che  infegnaile  loro  di  orare  ;  Et  l'Aue  Maria  dall'Angelo 
Gabriello,  da  S.  Elifabetta,  &  da  S.  Chielà, 

Si  dipinge  vecchia,  percicche  in  tale  eia  fi  frequenta  più  Toratlone,  per  elTer 
più  vicmo  ciafcuno  alla  partenza  di  quello  Mondo. 

ORDINE  DRITTO,  E  GIVSTO. 

HV  O  M  O  ,  che  con  la  delira  mano  tenghi  Tarchìpendolo ,  S^  con  la 
fi  ni  lira  lafquadra. 
Volendo  gli  Egittii  (  come  narra  Pierio  Valerìano  lib.  4p.)  dimoftrare  qual- 
che cofa  drittamente,  de  ordinatamente  cllète  ftata  fatta,  &  ritrouare  il  giudo, 

&il 


112        ICONOLOGIA 


corpo>  per  ilquale  fìa  da  ciurfi  la  linea  dritta . 

ORDINE  DRITTO,  E  GIVSTO. 


ORIGINE  D'AMORE  DEL  STG.  GIOVANNI 
Zarattìno  Caflelli.ii, 

DONNA  che  ten^a  vno  fpecchlo  trafparente  rotondo,gro(ro,&:  corpu- 
lento, incontro  all'occhio  del  Sole ,  ilqua'e  con  i  fuoi  raggi  tiapalfand» 
per  mezzo  dello  Tpecrhio  accenda  vna  facelia  poHia  nella  mano  finiUra,  dal 
manico  dello  'pecchio  penda  vna  cartella,  nella  quale  fia  icntto  quctto  motto» 
SIC  IN  CORDE  F'vCir  AMOR  IMCENDiVM. 

L'Origine  d'Amore  Jeriua  d  iH'occhio,  dal  'Vedere ,  &  mirare  vn  bello  og* 
getto .  Potriano  alcuni  prouare,  che  anco  dall'edite  può  generarfi  Amore  fon- 
dati fopca  quella  ragione,  che  gli  occhi,  ce  le  orecchie noftre  fonocome  fcne- 

flre 


DICESA%JE  %ÌPA. 


r^S 


iflre  de'.rfanima ,  per  le  quali  ella  riceuendo  le  fpetic,  checadenofotto  i  fenli- 
jTienn,f<tdi  quelle  giudicio,  s'ellefiano  belle,  o  brutte  ;  quelle  che  ella  per  belle 
approuajocdinariamente  le  pia  ccuo ,  6;^  le  altre  le  dilpiaceno  :  &c  fi  come  ella 
naturalmente  le  brutte  abhorifce ,  cofì  le  belle  appstifce  :  dimodoché  fé  Amo- 
re per  le  feneftre  de  gli  occhi  entra  nel  petto  noftro ,  cofi  taluolta  può  entrare^ 
per  le  feueftre  delle  orecchie,vdendofi  defcriuere  le  rare  bellezze  d'alcnna  Da- 
ma ;  per  la  qual  dekrittione  alletato  dal  piacer  dì  lei ,  fi  può  concepir  nell'ani- 
mo defiderio  di  quella  ;  il  qual  defiderio  di  bdlec^^za  non  è  altro  ,  che  Amort^ 
Vale  aliai  l'Autoriri  de'  due  principali  Amorofi  Tofcani,  il  Boccaccio, 6^  il  l^e- 
trarcha,  quando  il  primo  ci  racconta  le  nouelle  di  Ludouico,  di  Gerbino,  &di 
Anechino ,  che  fi  innamororno  in  voce,&:  quando  l'aitro  apertamente,  dil]e,in 
quella  can2one,nella  quale  lodo  il  valore  di  Cola  dì  Rienzo  Tribuno  Romano . 
Se  non  come  ^erfarna  hiiom  s'innamera . 
Nel  qual  verfo  con  tutto  che  in  elio  intenda  l'Autore  dell'  Amor  della  virtù 
JH  quello  ftcìro  rciitimemo  ;  che  Marco  Tuiiio  afferma ,  che  per  Amor  della  vir- 
H         w,5c 


ir^.  TC  0  NO  LO  G  T<ìA 

tù,  &  bontà  ouelli  ancora,  che  mai  veduti  nò  l'haucmo  in  vn  certo  modo  amia- 
mo: nondiineno  applicar  fi  puògeneiicamence  ad  ogni  amore  di  virtù  ,  6i^ 
di  bellezza  :  addurremo  di  più  in  lauor  di  quella  opeiM  Atheneo  ,  che  nel  19. 
libro  dice  ,  Mìrandim  non  cft  auditìone  tantum  quo/diitn  amore  captos  fuijfe  ; 
oue  narra  l'Amore  del  Re  Zariadrc  ,  6<^_,  di  Odate  HgHa  d'Omarte  Kè ,  ambe- 
due di  sì  fatta  ,  8<^_^  fegnalata  beliczza  ,  che  nati  pareuano  da  Venere,  &  Ado- 
ne,! quali  s'innamorarono  per  fama,  &  dalle  fattezze  conte  dàalcri  reftò  im- 
prefla  nell'idea  di  ciafcuno  di  loro  l'immagine  defcritta  ,  6^^  pei  tale  impref- 
fione  rimmsgine  di  Zaradrie  m  fogno  apparue  alla  bella  Odate ,  6^  la  imma- 
gine di  lei  a  Zariadre:  Omarte 'Volendo  maritare  Odate  ,  ordino  vn  publico 
conuito ,  6d^  diede  a  fua  figlia  in  mano  vn  vafo  d'oro  pieno  di  vino,  dicendogli 
guarda  bene  chi  ti  place,  à^  prefcntala  a  chi  vuoi  per  marit» .  Odate  miran- 
do intorno  i  Principi ,  S:  Signori  concorfi  ,  piangeua ,  non  vedendo  tra  quelli  il 
bramato  afpetto  ch'infogno  viddc ,  trattenutafi  nel  pianto  ,  non  molto  (lette a 
comparire  Zariadre,  che  per  lettere  di  lei  auuifato  corfe  ,  dC^  lubbito  compatfo 
^ille  Odate;  fon  qui,(ì  come  mi  hai  commandato,ondc  ella  riconofciutolo  tut- 
ta lieta  ,  &  ridente  gli  diede  il  'vafo,  6^  egli  come  fpofo  da  lei  fra  tanti  eletto 
la  condullè  nel  fuo  Regno. 

Gange  P^del ,  ch*Msò  la  ueUy  e'I  remo 
^  cercar  la  fua  morte . 

Innamoratofi  per  fama  della  Contella  di  Tripoli  doppo  hauerla  lungo  tem- 
po amata  ,  &  celebrata  in  Rima  fenz'hauerla  mai  veduta  ;  accefo  dal  dehdcrio 
di  'vederla  ,  nauigò  verio  lei ,  ó<^^  nella  nauigatione  grauemente  s'ammalò , 
giunto  a  Tripoli,  fu  dato  auuifo  alla  Conteflà  dcirinfelice  fua  venuta  ;  Ella  fat- 
tolo condurre  nel  '^uo  palazzo  lo  riceuè  benignamente  nelle  braccia ,  <3<,^_^  egli 
rimirato  ch'hebbe  l'oiigine  non  men  dell'Amor ,  che  d«lla  morte  fua  renduto- 
.  §'•  gratia  della  pietofa  accoglienza  nell'Amato  feno  fpirò. 

Macd'auuertite,chefebene  dall'vdito  pare ch'habbiaprefo origine  l'Amor 
delli  fudetti,  nondimeno  non  fi  può  r  afcoltante  inuaghir  folameate  per  l'v- 
dito^  fé  nell'idea  fua  non  s'informa ,  òiT  imprime  l'immagine  della  narrata  bel- 
lezza ,  in  modo  che  paia  innanzi  a  gli  occhi  hauerla  ,•  teftimonio  ne  fia  Odate  > 
che  vidde  i;i  Ibgno  zariadre,  che  mai  veduto  haueua,  6<;^_^  nel  conuito  lo  rico- 
nobbe, come  fé  perfonalmente  altee  volte  veduto  l'haueile ,  il  che  non  haureb- 
be  potuto  fìre  ,  fé  non  hauelfe  conceputa  nella  mente  fua  l'immagine  di  lui  fi- 
guratagli da  altri  :  Cofi  Gianfre  Rudel  Signor  di  Balia  ;  il  quale  dcbbefi  anco 
fecondo  il  collume  de  gli  amanti  far  imprimere  il  ritratto  dell'amata  Contella, 
Se  in  quello  debbe  contemplare  la  belle:^za  della  'viua  immagine  .  Onde  non 
meramente  dall'  vdire  ,  ma  mldamente  dal  parer  di  vedere  auanti  gli  occhi  1  v- 
djta  bellezza  ,  s'innìmorovno,  però  airolutamcnte  dir  non  fi  può  ,  che  per  le-* 
finellie  de  gli  orecchi  peruenga  l'Amore  nell'anima  ,  perche  deriua  mediata- 
mente dali'immaginatione  del  vedere ,  6^,  non  immediatamente  dalì'vdice  , 
finche  fiail  vero  ,  fé  i'vdita  bellezza  non  s'approua  poi  da  gli  occhi,  quando  lì 
'Vede  ;  non  fi  radica  i'A  more ,  ma  fi  be  ne  prende  le  radici,  quando  vede  che  la 
piefèoza  corrisponde  alla  fama  ,  però  fi  fuol  dice  f«  non  neice  la  bellezza  con- 

foimc 


BI  CESA%E  %IPJ.  nj 

forme  alle  rdationi,  Minuic  pricfcntia  Kamam  .  L'orecchie  Tono  fir<-ft!-?  del- 
l'anima quanto  f.enog'i  occh  >ma  ron  per  quefto  ticeucranno  quelle  (pctic,'  *ie 
appatcengonoa  gli  occhi,  come  la  proportione  de  colotij^  lineamenti  ,cae 
formano'^na  compita  bellezza  ,  la  quale  folo  da  gli  occhi  rettamente  fi  giudi- 
ca. Perle  finelhe  dell' orecchie  fi  generata  Amore  dairvdiievna  voce  ioaue, 
òC  angelica  femplicemente  ,  ma  per  vdir  narrare  vna  bellezza  da  vn  terzo ,  lì 
genererà  fecondo  che  la  narrata  bellec^za  ci  fi  prefetua  nell'imaginatiua,  in  mo- 
do che  ci  paia  di  vederla  A'  per  tal  patere,  &  imaginatione  ci  moneta  ad  amar- 
la,'^reduta  poi  veracemente  a  fatto  s'innamorerà  lì  che  l'vdito  porge  li  ben  oc- 
cafìone  d'amare,  ma  non  però  è  cagione  d'Am«re  ,  perche  l'Amor  di  bellezza 
vdita  fi  forma  nella  imaginatione  ,  <Sc  fi  conferma  poi  dal  'vedere  effettualmen- 
te l'imaginata  bellez:<^a  :  onde  l'Amor  di  vdita  bellezza,  non  ha  forza  fé  detta 
bellec^za  non  fi  vede  :  che  la  cagione ,  <Sc  cccafionc  ila  difterente  comprendefi  da 
Marfilio  Ficino  foprail  conuito  di  Platone  nella orationc  fettima  cap.  x.  ouc 
proua,che  l'occhio  è  tutta  la  cagione  della  malatt,  a  amorofa ,  quando  i  mortali 
l'pc(Tò,&  hllo  driz:^ando  l'occhio  loro  a  l'occhio  d'altri  congiungono  i  lumi  con 
lumi ,  e  miferabilmente  per  quelli  fi  beueno  l'amore  :  la  confonanza  de  gli  altri 
membri  oltre  a  gli  occhi ,  dice  che  non  è  propria  cagione ,  ma  occjfione  di  tal 
malattia,  perche  tal  compofitione  inuita  colui  che  di  lungi  vede,  che  più  ac- 
corto venga  ,  &c  perche  di  propinquo  guarda  lo  tiene  abbada  in  tale  a/petto ,  & 
mentre  ch'egli  bada,  e  guarda  ioloilriicontro  de  gli  occhi  è  quello,  che  dalla 
ferita  :  così  diremo  noi  che  per  fentir  defcriuere  vna  bella  belle:;^za  ,  farà  l  vdito 
occafione'di  mouerfi  ad  aniàrejattefoche  per  tale  defciittione  ci  i\  hgurarà  nel- 
la idea  rima[;ine  della  defcritta  bclle2zaj&  ci  s'indurrà  defiderio  di  veder  quel- 
la bellezza ,  la  casi  veduta  l'afpetto  folo ,  8c  il  rincontro  de  gli  occhi  è  cagione, 
che  inuefchiati  reftiamo  nell'amo^ola  pania . 

Il  rincontro  de  gli  occhi ,  dal  qual  procede  l'origine  d'Amore  l'habbiamo  fi- 
gurato con  lo  fpecchio  incontro  all'occhio  del  fole  .  lo  (pecchie  è  di  quella  forte 
de'quali  ragiona  Oronzio  Fineo  nel  fuo  trattato  de  fpecufis  vftorijs.  con  fimili 
fpecchii  rifcrifce  Plutarcho  nella  vita  di  Nina  Pompilio  fecondo  Re  de  Roma- 
ni ,  che  le  vergini  vcflali  da  lui  inftituitejle  mai  il  lor  perpetuo  foco  fi  eilinguc- 
ua  di  nouo  l'acce'^deuano^rome  che  pigliailero  vn  puro  foco  da  Ciclo,  con  quc- 
fti  narra  Gio;:^onara  che  Proculo  Mathematicho  fotto  Coiìantinopoli  abbru- 
gio  lenaui  dell'armata  di  Vatiliano  ribeile  di  A'naiì:afio  Imperatore  de  quali 
Archimede  ne  fu  prima  inucnt;:ire  centra  Romani,  che  allediauano  Siragufa 
Patria  fua . 

La  prefente  figuraèvna  fimilìtiidine  ;  fi  comepcrlo  fpecchio  occhio  del- 
l'arte pofto  incontroall'occhio  del  fole,  pallàndoi  raggi  (olari  s'accende  la  fa- 
cella  ;  cofi  per  gli  occhi  noftri  fpccchi  della  natura  pofto  incontro  all'occhic 
d'vn  bel  fole  pàTTLndo  i  laggi  della  fua  luce  ,  la  facella  d'amore  nel  cor  s'accen 
de  ,  di  che  n'è  figura  la  faceìla  porta  nella  mano  finifira  ,  dal  lato  manco  del  co 
re  dechiarata  dal  mott.-  .   Sic  in  corde  fach  amor  ìncendium  .  Così  l'amor 
Incendio  fa  nel  core  prefo  in  parte  da  Plauto  in  quello  epiionema ,  ócr^cilage 
ratione. 

H     2        Ita- 


//^  re  0  NO  L  0  G  I<ìA 

Ita  mlhì  in  pe5ìore,atq;  in  corde  facit  ^mor  inceniìum , 
Come  fi  mandi  l'incendio  da  gli  occhi  al  cuore,  lodirnodra  Marfiìio  Flcinto' 
nella  oiatione  fettima  cap.  4.  dicendo,  che  gli  fpiriti  t  che  fi  generano  da!  caldo 
«jel  cuore  del  più  puro  fanguejfempre  ir»  noi  fon  cali,  quaKè  l'humor  dd  fangue. 
Mafìcomequefto'vapor  di  fangue,  che  fi  chiama  rpirito,nafcendo  dal  (an- 
gue è  tale  ,quarèil  fangue,  cofi  manda  fuora  raggi  fimili  a  fé  per  gli  occhi,co- 
me  fìneftre  di  ^etro  .  E  il  Sole  cuore  del  Mondò,per  quanto  anco  afferma  Ce- 
lio [Rodigino  lib.R,  cap,  25.  per  io  Tuo  circuito,  &  corfbipande  il  lume,  3^  per 
lo  lume  le  Tue  "Virtù  dilionde  in  terra  ,cofiil'ciiòr  del  corpo  noftro  per  vn  ilio 
perpetuo  mouimento  agitando  il  fangue  a  fé  prollìmo  ,  da  quello  fpande  gli 
rpi?itiinrutto'Icorpo,&;^  per  quelli  diffonde  le  fcintiile  de  raggi  in  tutti  i 
membri  madlmamente  per  gli  occhi ,  perche  lo  fpirito  edendo  leu/inmo,agfi« 
tìolmente  falc  alle  parti  del  corpo  altiijìme  ,e'l  Kune  dello  fpirito  più  copiola- 
tnente  rifplènde  per  gli  occhi,  poi  cfie  gli  occhi  fono  fbpra  gii  altri  membri  tra- 
fparenti ,  òi,^  nitidi ,  Se  hanno  in  fe  lume ,  Ipìendore,  "vapori,  e  fcintille,fi  che 
non  è  marauigìià ,  che  l'occhio  aperto  ,  6c^_^  con  atrentióne  diretto  in  verfo  al- 
cutiayfàecti  a  gli  occhi  di  chi  lo  guarda  le  Frezze  de  i  raggi  fuoi ,  i  quali  panTan- 
io  per  gli  occhi  a  loro  opponi  penetrano  al  cuore  de'  miferelli  amanti ,  ii^  coti 
ragioneal  cuore,  perche  fo'iofaettati  dal  cuore  di  chi  li  getta  ,  6^  tutto  ciò,  è 
fecondo  la  dottrina  di  Platone  ,^1  quii  -vuole ,  che  le  ferite  d' Amore  fiano  cer- 
ti raggi  fottiliilimi ,  che  fpirano  dall'intimo  del  cuore,  olle  rivede  il  fangue  dol- 
ciffimo,  5^  calidi{Iìmo,a  cai  apertola  via  per  gii  occhi  trafcorrendo  per  gli  oc- 
chi dell'amante  peaetranoalf  intimo  del  fuo  cuore  ,  onde  il  Poeta  Platoni- 
co, cofi  dille. 

Et  aperta  la  via  per  gli  occhi  al  core. 
Quella  dottrina  Platonica  derida  dall' Antichiilìmo  Amorofo Poeta  MufeOsi 
il  quale  primiero  di  tutti  fa,  che  Pocclnofia  la  cagione,  &  l'Origine  d'Amore  f. 
quando  narra  il  principio  dell'Amor  d'Hero  ,  &  Leandro . 

Simul  in  oculQYumraiiis  crefcehat  F^X  ^MOI^M 
Et  CO'R^ftmehat  inui3i  ignis  impetu  , 
Tidcritudosnim  Celebris  ir.trnaculatiZ  feminéè 
^u6ììor  homìnìbus  eH  yeloce  fagittM-i 
OCyLf/'S  vero  via  eH  ;  ab  oculi  iftibus 
Vulnus  delahitur ,  &  in  pr^cordia  viri  manat . 
Da  queflo  tutte  le  fchic^e  de*  poeti  hanno  prefo  a  dire ,  che  rocchio  è  Pfìò-^ 
«pe  j  duce, guida,  cagione ,  &  origine  d'Amore.  Propertio. 
Si  nefcis  oculis  fitnt  in  ^more  ducei . 
L'iftelfo  Poeta  . 

Cinthia  prima  fuìs  miferum  me  coepit  ocellisj 

Conta  fium  nulli s  ante cupidinihus . 
^fsìdue  crefcitfpe&ando  cura  pnell^ , 
Ipfe  alimenta  ftbi  maxima  pr^bet  ^mor. 
Ouidio  nelle  £pillok . 

m 


VICE sA%s  ^^^-        "r 

Tunc  €g«  te  vidi ,  tunc  capi  [ciré  quìs  ejfes 
l  llafuit  mentis  prima  ruìna  mea  > 
Et  ridi ,  &  per  if ,  nec  notis  ignihus  arft. 
Il  medefimo  nel  terzo  degli  Amof  i  parlando  all'innamorata  • 
Terque  tuos  oculos ,  magni  mihi  numinis  infiar  # 
Terq,  tuos  oculos ,  quirapueremeos» 
Noto  pili  d'ogni  altro  è  quello  di  Vergilio , 

yt  vidi  vtperif ,  vt  me  malus  ahHulit  error  l         ^      ^ 
Vengono  di  mano  in  mano  a  dir  il  medefimo  i  Poeti  volgari  > Cino  da  Pifto^ 
»  più  Ipcllò  d'ogni  altro  maflìmamentc  nel  (bnetto 4  J. 
^moreè  vnofpirito  ch'ancide, 

che  nafce  di  piacer ,  e  vien  per  guardo  > 
E  fi  ere  il  cor  jfi  come  face  dardo  » 
Che  l'altre  membra  diSìruggc  >  e  conquìde» 
Nel  primo  terzetto. 

Quando  s'afjì  curar  gli  occhi  miei  tanto 
Cheguardarovna  Donna j  ch'io  incontrai, 
che  miferio  il  cor  in  ogni  canto . 
L'iftefTo  nella  defcrittione  d'Amore. 

Quando  gli  occhi  rimiran  la  beltate, 
E  trouar  quel  piacer  de  (ì  aria  mente 
L*  animai  e'I  cor  lo  [ente , 
E  miran  dentro  la  proprietate 
Stando  a  veder fen:^ altra  volontate 
Se  lofguardo  s'aggiunge  imm^mtinente , 
VaJ?a  nel  core  ardente,         ^mor. 
Più  dolcemente  il  Petrarca . 

Dagli  oechivoftrivfcÌQ^l  colpo  mortale , 
Contro  cui  non  mi ual  tempo ,  ne  loco  : 
D  i  voi  fola  procede  (  e  parui  vn  giuoco  ) 
Il  fole ,  e'ifuocoy  e'iuento  ;  ond'iofon  tale, 
Jlpenfierfonfactte ,  el  vifo  vnfo'e, 
E'I  defir  foco  ^  e'nfteme  co  n  queJTarme 
Mi  punge  ^mor ,  m'abbaglia  yc  mi  diHrugge, 
Lungo  farci  a  riportare  autoriti  d*ogni  Poeta  eilendone  piene  tutte  le  cart« 
per  fine  de  moderni  :  ci  contentaremoVolo  di  prefentare  -vn  Tonetto  d'vn'no- 
bile  ingegno  man, lato  ad  vna  Dama,  che  fjggì  dalla  fincftra  quando  palsbil 
luo  amante ,  ÒC  fi  ritirò  dietro  all'impannata  a  rimirarlo  pc£  "vaa  felTuca. 
Trafitto  hai  Donna  quefto  core  amico t 
Della  tua  luce  altera ,  efuggitiua , 
Con  celata  percojfa  in  fiamma  uiua 
Del  tuo  bel  guardo  mio  tiranno  antico  é 
Qual crudo  arciere  traditor  nemico, 

Jn  un  cogliendo  fna  virtù  vili 

H    5        Colpi 


///  JCO  NO  LO  G  I<iA 

Colpì  auentar ,  eh'  altri  di  vita  priua 
Suol  per  fejìure  occulte  in  poggio  aprico^ 
Benfmr  mi  potetti  a  campo  aperto  t  ''"^• 

Cl)t'ì  mio  cor  trema ,  -e  Taf  ma  più  no:  ofa, 
^W  apparir  idtuofuperho  afpetto, 
M.^  perche  dolce  morte  hairrei/offertOi 
'^oyittolefti  crudele  y  e  dìfdegmja 
Ferirmi  a  faccia  a  faccia ,  a  petto  a  petto . 
Kè  folamcnte  i  poeti  ,  ma  leggiadri  Profàcori  inlìeme  hanno  attribuito  l'o- 
rigine d'AmcicaTocchio,  Achille  Scatione  gli  Amori  d:  Leacippe ,  (Si^Cli- 
thofontc lib.i.  Dumfe fé oculimutuorefpe6iant imagììies corporurn  ->  fpcculo- 
rum  ìnHar fufcipiunt  ;pulchrìtudinis  autemftmulacraipfis  à  co  poribusmijfa^ 
■&  oculoram  minifterio  in.animam  illabentia,n€fciocp4amfeiiinÓÌis  etiam  corpo^ 
nhus  ipfis  ipermixtionemfortiuntur  corporurn  congreffu  ,  qui  certe  inaniseft, 
lotige  iucundiorem .  più  abalfo ,  Cciiciiiat-ores-enim  ^moris  oculi  fu?it .HcViodo- 
ro  nel  4.  dcll'Hiftoria  Ethicpica.  ^mantìum£nimmutuHsafpe5ìus,affedi4sre' 
cordatìo,  ac  redintegratio  efti&  infammatrneìitemconfpe6lus  perinde  atq;ignis 
fraterìa  admotus .  Diciamo  noi  di  più,  che  l'incendie ,  che  fi  manda  fuori  da-, 
gli  occhi  e  di  efficacia  maggiore  del  fuoco  materiale  ,  poiché  quefto  non  arde 
fc  non  è  pofto  appredo  la  matetia,m&  T"  Amorofo  fuòco»  che  da  gli  occhi  sfaail- 
lajinfiama  la  mentejc'l  cuore  anco  da  lungi:  Si  come  il  fuoco  s'attacca, &  s'auea 
la  nella  Babilonica Naftha  fior  di  bitume,  ancorché  difcofto  fia,  coli  la  fiamma 
di  due  begli  occhi  ardenti ,  ancorché  lontano  s'accende ,  fi  diffonde  >  e  fpargt-. 
■ne  gli  animi  de  rifguardanti  :  Onde  Platarcho  nel  quinto  Simpofio,  queftionc 
lettimaallerifce,  che  gli  Amori ,  de' qualiniuno  più  vehemente  moto  negli 
huomini  cafca,  pigliano  origine ,  oc  principio  daU'afpetto  j  tanto  che  Tamante 
f.  liquefi^  quando  la  cofà  amata  rifguacda ,  Se  in  quella  palla ,  &  trafmuti,  per- 
ciochc,  lo  fcambieuole  fguardo  de  bellii  (S<:  croche  efcc  per  gii  occh»,  o  fia  lume, 
o  fia  vn  certo  flulTo  diflrugge  gli  amanti,  &  li  confuma  con  vn  dolore  riiiito  col 
piacere ,  da  Orfeo  chiamato  Glicip:cro ,  cioè  dolce  Amano  guftaco  dai  Petraf« 
cha  nel  Tonetto . 

Mirando  il folneVheir  occhio  fcreno 
Dal  e  or  l'anima  fianca  fi  fcompagna 
Ter  gir  nel  Taradifo  fio  terreno: 
Toi  troMandol  di  dolce ,  e  d'amar  pieno, 
"Ter  queTii  eflremi  duo  contrari/ ,  e  mifti., 
.Horcon  voglie  gelate,  horcon  accefe 
Staficofiframifera  ,& felice  . 
Piene  fono'le  dolcezze  d'Amore ,  d'amaro  afièntio ,  anzi  di  fele ,  5^  le  Tue 
contentezze ,  fono  le  doghe  j=e  i  Pianti,  de  mi.erelii  Amanti .  è  amaro  l'-imore 
perche  qualunque  ama  muore  amando, ellendo l'Amore  volontaria  morte,  in 
quanto  è  morte  è  ccA  amara  ,  in  quanto  volontaria  è  dolce  .  Mucre  amanda 
qualunque  urna,  perche  il  fuopenfierodlmenticandofe  nella  pcilona  amata  fii 
riuolge  I?ccii jy  la  ra^onc  di  Manilio  f iciiio .  Agiun^hino  '.quelli ,  che  neil'a- 


*      T>ICESJRE%IPJ.  Tip 

moro'a  paleftra  elTèrcitati  fonO)  che  Amore  è  amaro  tanto  lontano  dall'amato 
oggetto,  quanto  prefcntc ,  è  amato  di  lontano  ,  perche  l'amante  lungi  dal  (oa 
btl  iole,  per  la  priuatione  di  elio  'viue  in  ofcure  tenebre  >  (3c  in , continuo  rama- 
rico,d(lidcrarido  goder  la  Tua  luce:  è  dolce  pur  di  lontano  per  la  rimembranza 
dei  piacere  della  goduta  luce.  In  prefcnza  poi  dell'amaca  luce  è  amaro  amore; 
perche  auanii  lei  i'Amante  s'abbrucia,  s'arde,efì  {lruggc;è  dolce  dall'altro  can- 
to ,  atLelochc  ii  conluma  nel  Ino  bel  fuoco  ,  &:  nella  fiamma  a  lui  gradita  nella 
quale  gii  è  più  dolce  il  penare,  che  fuor  di  quella  gioire  :  &  è  più  dolce  perche 
riuolgcndoli  nella  perlona  amata  in  quella  paflà:  è  doppiamente  amaro  perche 
more  non  potendo  trapallare  ,  e  trasfo  marfi  ,  totalmente  in  lei ,  &:  con  ella  in- 
ternamente vniffi  :  elTendo  imponibile  che  da  fé  ftelTo  totalmente  fi  diuida,  Se 
fi  dilùnilca  artatto,  (i  come  vornbbe  per  io  grande  Amore  :  onde  Tempre  btama. 
pec  maggior  vnione  d'arreirarf  intorno  all'amato  lume. 
Come  taVhoY  al  caldo  tempo  fuole 

Semplicetta  farfalla  allume  aueri^Xj^': 
y  lar  negli  occhi  altrui  per  fua  vaghcT^a  : 
Onde  atmen  ch'ella  more  ,  altri  fi  duole, 
Cofftmprero  corro  al  fatai  mio  fole  .^^j 

De^li  occhi ,  onde  mii^ìen  tanta  dohe^a,  '"     . 

eh  elfrcn  della  rapon  amor  non  preTTa.  -,  ' 

Maf  m'abbaglia  ^47norfoauemente , 

ch'io  piango  V altrui  noìa^  e  no*lwio  danno  » 
E  cieca  alftio  morir  l'alma  corfente . 
Per  cfTer  amor  dolce  amaro  , gli  amanti  in  vn  medefimo  punto,  in  dolcerra 
gO'Jono,e  fi  ftruggono  in  amarezza  per  li  fuo  bel  folejche  cercano,e  dcfidersno» 
Ter  far  lume  alpenfter  torbido ,  &fofco 

Cerco  il  mio  fole  : 
T^lcjualproiw  dolcei^e  tante,  e  tati 
Ch'\Amor  per  f  aria  a  Ini  mi  riconduce  ; 
•Poift  m'abbaglia,  che  l fuggir  m'è  tardo. 
io  chiederei  afcampar  non  arnje\  arr^i  ali  i 
Ma  perir  mi  dal  del  per  (lusfia  luce , 
ChedalungimiHruggOy&daprefs'ardOr 
Ma  che  ?  agli  amanti  tai.to  è  il  dolce  q^uaato  l'amaro  :  l'amaro  gilè  dolce,  & 
il  dolce  amaro . 

^rda,  ò  m'^ra.  è  langnifca  vn  più  gentile 
Stato  del  mio  non  èfotto  la  Luna  y 
Si  dolce  è  del  mio  amaro  la  radice* 
Di  qucflo  rrifto,  dolce  amaro, di  mortc,c  vita,  d'allegrezza>&     dolore, n'è 
iolamente  cagione  il  fol  di  due  begli  occhi ,  origine  dell'Amore . 
Di  qualfot  nacque  l^alma  luce  altera 

Di  que'  begli  occhi ,  ond'io  ho  guerra,  e  pace, 

Che  mi  cuocono  il  cuore  in  ghiacciole  nfuocoì 

Concludiamo  con  le  affcttuofc  parole  di  (Quella  Amante,  che  nel  principio 

H     4  del 


129  ICONOLOGI<iA 

del  decimo  libro  'Veramente  d'oro  d'Apuleio  cofi  ragiona,  la  cagione ,  &:  Tori- 
gine  di  quefto  mio  dolore  è  ancor  la  medicina ,  &  la  faiute  mia  fé  tu  folo ,  per- 
che quefti  tuoi  occhi  per  gli  miei  occhi  palfati  in  fino  all' intimo  del  mio  cuore 
nelle  medolle  mie  commcueno  'Vn'acerbiflìmo  incendio .   L*  origine  dunque 
d'Amore  dall'occhio  nafce  conforme  a  quel  detto  deriuato  dal  Gieco , 
^mor  ex  ridendo  nafcitur  mortalibus . 
Non  fari  vano  quefto  difcorfb,  ma  proficteuole  ogni  voltajche  confiderando 
rafifetto  d'amor«  nafca  dal  vedere,e  dal  rincontro  di  due  begli  occhi ,  per  noru 
entrar  nel  cieco  labcrinto  d'Amore , chiuderemo  gli  occhi  all'apparente  fplcn- 
dore  delle  mortali  luci  :  fé  il  dimorar  con  lo /guardo  auanti  vna  ^lendida  bel- 
lezza, ci  fa  incori  ere  nella  malattia  d'Amore  :  il  Tuo  contrario ,  ch'è  di  riuolgcc 
gli  occhi  altrmie ,  ci  libetarà  da  quella ,  ^uevSe  oculos  tms  ne  yideant  yanitn» 
tem  -y  faggio  è  quel  configlio  dato  in  jquefio  gratiofo  diftico ,] 
J^ìd  facies ,  facies  Fenerìs  fi  venerlsantef 
liefedes  ,led  eas  , nepereas  per  ea.s\ 
Non  fi  deue  federe ,  &  dimorare  auanti  'Vn  bel  volto,»  ma  fuggir  via  dalla-» 
{uà  'vifta ,  6<^^  hauer  cura  che  gli  occhi  noftri  non  fi  tifcontrino  con  gli  occhi 
altrui ,  chebelli  fiano ,  per  non  cadere  indetta  noiofa  infermità  d'Amore  ;  e  (e 
caduti  ci  fiamo  ;  perriforgcrc  da'qaclla,ximcJio  datoci  tanto  da  MarfilioFici* 
fio  jiel  conuluio ,  quanto  dal  Maeftro  d' Amore  nel  remedio  d'Amore  • 

Vtpene  extinUum  cinerem  ^fi  fulphure  tangas 
Viuit^  &  ex  minimo  maximus  ignis  erit.i 

Sic  nifi  uitaris  quicquidremcabit^morem» 
Fiamma  redardefcet ,  qua  modo  nulla  fuit . 
l*erìcolofoè  il  propofto  fine  dell'  Amor  Platonico  ,  quafèdi  fruir  ila  bellezza 
con  rocchio:  attefo  che  Amore  ha  comporto  infien-.e  li  gradili  del  piacere  (  fe- 
condò Luciano .  )  J'iequeenimfatisesi  afpicere  £Mm,  qutm  amas ,  neq;  ex  ad" 
uerfofedentem,  atqitoqmnteni  audire:  fedperinde  atquefialis^uibufdamuolup" 
tatis  compactis,  ^mor  primkmjgradum  uifus  habetyUt  aufpiclat  uidelicet  ama- 
tum .  Deinde  ubi  afpexerit  ycupit  adductum  ad  se  proprius  ,  etiam  contingere , 
11  primo  fcalin  o  fi  è  il  vedere ,  &  rimirar  la  cofa  amata ,  doppo  quello  il  dehde* 
rio  ^toccare  quelche  fi  vede ,  il  terzo  bacio  ,  il  quarto  fatto  Venereo .  pollo 
che  s'è  il  piede  nel  primo  fcalino  del  vedere ,  diftìcil  cofa  è  ritenerfi  di  non  /ali- 
re  al tatto^  &  palfarc  all'vltimo^  poiché  dal  'vedere  fi  commoueno  gli  affetti  » 
Et  cibSocrateifteflb  oracolo  de'  Platonici  negar  non  puotè ,  veduta  ch'hebbt^ 
la  bella  Theodata  nominata  da  Senofonte  nei  5.  libro  de  i  fatti ,  e  detti  di  So- 
crate, dicendo..  "ì^sautem,  &  ea  quA  mdimus  tangere  cupimusy&  ambibimtis 
amore dòlentesi&  abfentes defiderabimusy  e  quibus  omnibus fiety  ut  nos quidem 
demferuiamusy  buie  ueroferuiatur.  Ecco  che  Socrate  anima  di  Platone,  confef- 
fache  dallo  fguardo  fi  defidera  paflareal  tatto ,  &  che  per  tal  defidcrio  ancor- 
ché lungi  dalla  cofa  amata ,  fi  patifca  dolori  ,&:fi  cade  in  feruitù  d'Amore^ . 
Arafpade  Cauallier  del  R  è  Ciro  hauendo  detto  al  fuo  Signore  ,  che  fi  potcua-» 
Briirare,dc;^feruire -vna Dama  fenica  farfi  foggcttoalle  pallloni  amoror(i^  ; 
No, rirpof£ilRè,ècofapericolofa;auuengacheilfuoco  non  di  iubbito  ab- 
bruci 


DI  CESARE  %IPA'  ut 

bruci  chi  Io  tocca,  &  non  di  fubbito  le  legna  ardine:  nondimeno  io  non  vo* 
glio  maneggiare  il  fuoco,  ne  rimirare  cole  belle;  &  a  te  Auafpade  db  per  confi- 
glio,  che  non  fiffi  gli  occhi  in  belli  oggetti ,  pei  che  il  fuoco  abbrucia  quelli  che 
lo  toccano ,  ma  i  belli  acgendono  anco  quelli  chi  di  lontan  li  guardano  ,  tanto 
che  per  amor  f  lliuggono,  J^c/i,  pukros  intuecr  ìKCc etìatn  tibiconfulo ^raf-' 
pasyfinas  infulcrisoculos  ucrfari ,  ^uod  ignis  Iquidem  rrithcmmestangentes, 
acformofi  cos  etiam  flcctndantyC^uifefroculffectant.utpvofteY  amcrcmaftuent. 
Non  fi  tenne  Ar alpadc  al  buon  configlio  ,  allìcurandofi  di  poter  far  rcljllenza-, 
ad  Amore ,  &  di  non  pallar  più  oltre ,  che  il  {ximo  («lino  dello  fguardo  ;  ma  a 
poco  a  poco  (i  concepirono  dentro  il  fuo  petto  cefi  ccceiTiuc  fiamme  per  le  bel- 
lezze di  Panthea  da  lui  amata  ,  chedil  dolor  piangeua  ,  6^  dalla  vergogna  il 
confondeua ,  e  tcmeua  l'aipeUo  del  fuo  Rè  per  le  ingiuriofe  minaccie .,  ch*egli 
fece  a  quella  Hon«fta  Dama ,  che  non  volfe  compiacere  a  fuoi  Amori  ;  fi  che-» 
Tincauto  Arafpade  non  penfando  alla  forza  dello  /guardo  ,  pofto  eh'  hebbe  il 
piede  nel  primo  gradile  del  yedeje ,  fpento  daU'infoporjabik  defid^rio  «  tentò 
di  giugnere  al  tatto ,  &.  falire  oue  gli  p.erfuadeua  l'Amorofo affetto ,:  O  quanti 
.dal  rimirare ,  e  veder  cofa  a  loro  grata ,  mofli  dallo  ftimolo  della,  concupifcen- 
231  come  ingordi  vogliono  batter*  le  mani  in  quello,  che  appctifcancj'in  queU 
Io,  da  che  elli  guardar  fi  doueriano ,  come  dal  fuofo  ^  Mcgabizo  gran  Capita- 
no di  Dario^  mandò  fette  Perfìani ,  che  doppo  lui  erano  nell'eferciio  i  più  prin- 
jcipali,  per  Ambafciadori  ad  Aminta  Rè  di  Macedonia  a  i  quali  elfendo  ftati  ri- 
xreuuti  nobilmente,  doppo  il  conuito,  fecero  inftanz.i  di  -^ederje  belle  Dame-» 
di  Macedonia ,  ne  furono  fatte  venire  ,  'Vedute ,  chei'hebbero  i  Perfiani  s'ac- 
cefcro  d'Amore ,  e  pregarono  Amint;i>  che  le  fìcelle  federe  auanti  gli  occhi  lo- 
ro (fi  come  racconta  Erodotto)  li  compiacque  il  Rè  >  &  ellì .cominciarono  fu- 
bitofcnzamodeftia  attendere  le  mani  fopra  le  poppe  di  quelle  :  ciò  ad  Amin- 
ta paruc  sfacciataggine^  diT'non  meno  fnd  Alelfandro  fuo  figliuolo  ,  il  quale  in 
bella  maniera  fece  partire  il  Padre ,  8c  partito  che  fu,  dille  alli  Pcrfiani ,  polche 
fete  (lati  in  regalato  co nuito^  atjuicioandofi  l'horad'andarfi  a  ripolare ,  voglio 
anco  vi  s*apparecchi  dclitioib ietto  in  compagnia  di  qucftc  Dame,  acciò  poflia- 
tc  riferire  al  voftro  Rè ,  come  fece  (lati  ben*  accolti ,  &  accarezzati  dal  Princi- 
pe di  Macedonia  ,  però  laflaie  prima  che  le  Dame  fi  vadino  a  pulire ,  àCT  lana- 
te nel  lecraglio  loro  :  Fece  poi  Alelfandro  venire  Giouani  sbarbati  adorni  d'ha- 
bici  feminili  con  pugnali  lotto  le  velli ,  ì  quali  entrati  nelle  camere  allegnatc^ 
alli  Pcrfiani,  credendofi  elfi  fullcro  Donne  ^  corfero  ad  abbracciarli ,  ma  li  me- 
fchini  furono  a  furia  di  pugnalate  vccifi:  Mifcria  cagionata  dal  vedere,  dall'oc- 
chio ,  origine  d'infiniti  mali  ,  Autori  di  precipiti),  8<^  di  fniflricafi  .  Da  chi 
hebbe  principio  la  perditione  ,  &  la  commune  calamità  del  Genere  humano  ? 
dall'occhio  dal  vedere  la  bclle:^za  del  pomo  vietato .  ^idit  mulier  quod  bonum 
ejfet  lignum  ad  vefcendunty  &  pulcrum  oculis ,  ajpefiuq;  delegabile  .  Per  qual 
cagione  Iddio  mandò  dal  Cielo  larghi  torrenti  d'acque  a  fommcrger  l'Vnii'er- 
fo  f"  per  la  lalciuia  dell'  occhio  .     yidtntes  Filij  Dei  filias  homìnum  quod effent 
fulcra .  Sanfone  Capitano  cofi  fotte ,  da  chi  fu  vinto  ?  dal  rifguardar  le  bellc^^. 
zc  prima  di  Thamnatha  Filiftea,  di  cui  diile  al  Padre  chiedendola  per  confoiic. 


ii2  IC  O  NO  LO  G  I<i/i 

*;  .^(..  u:it  oeiitis  meis .  £c  poi  di  Dalila  mereciice  ..nel  cui  .u,o  gli  ^^  recifo  il  cri* 
!  it\h  <}ia  fortezza  ,&  can.^cl  quegli  occhi  rniniftri  citi  fuo  Amore  ,  della  fua 
eccita  ,&  morte  .  Il  Rè  ch'era  coli  qiuflo  conferme  al  voler  di  Dio  ,come  fece 
a  diii'entaradultco  ,  i«g\ 'io  ,&:  homicida?  mirando  incautamente  da  vna_> 
)o^-7Ìa  le  bellezze  di  Bethfabea .  //  dit  mulierefhfe  luuuntem,  erat  autcni  wulier 
ttdcravalie.  Scrocchio  Isa  Fafco-preuaricare  Dauid  coli  giuflo,  Ssiilone  ceCi 
f->.'te,  ch'altro  potremo  dire  ,  cheìa  villa  delPhumana  bcllcc^za  conompa  hsu 
Giuftitia  ,  5^  fnttometta  la  fortezza  :  &  chi  far^  ,  che  s'aiTicuii  filfar  lo  iguar- 
■  do  in  cofe  belle  ^  Non  guardò  mai  con  buon  occhio  Augnilo  verro  Cleopatra, 
la  ouale  dopp'^  la  morte  del  Tuo  Ma  co  Antonio  ,  penso  (  come  riferifce  Suidia) 


v^«.i.iiiw«ii-  .<.-»  ,.percondur!a^  in  monto,  u  che  nauendo  prelentito  Cleopa- 
tra ■' ef  ina  >  checrm  la- Tua  bdle:(za  vinfe  tanti  Principi  ,  &  valorofi  Imperado- 
ri  d'efcrciti ,  defoeraratì  di  non  poter  vincere  anco  Augufto ,  pei  non  reflar  vi- 
uaurioioniera  nelle  Tue  mani  ,  fi  kce  darmorfedaile  pentade  d'^vn  afpe  ,  per 
lo  che  Auguftonon  hauendo  potuto  confegiìÌT  il  iao  ìvdcuto  ,  icct  portar  in_. 
Trionfo  l'immagine  di  lei  :  Et  che  moucua  vn  cofi  grande  Imperadcre  a  brama- 
nv    ehe  t-  conductlle  in  trionfo  vna  Donna  ?  trionrar  dX^na  Donna  .  c^rro  la 
^vjtmria  ,  chsrh^wtòdi  !ei  j  attefoche  egli  foto  non  fi  lafsò  vincere  da  quella 
che  coire^acuti  dardi  de-gii  occhi  fuoi  viafe  CeHire  ^\t^  Ai>t&nio  „  &;^_  molti 
Rè  ìh-anferi  rq^^^i'^  che  Ci  -vaivriaa  dS  noir  h^ue.^  zé  dTer e  trionfata  ,  dicendo  , 
non  triumpliabor  ,in  memoria  li  che  r»vuga!b  fece  battere  vna  medaglia  pofla 
nelii  fymboli  di  Claudio- Paradino  da  lui  efr^licata  ,  nella  qmle  era  imprcllb  vii 
Crocodilo  icgatoad-vniPalmayfiguradi  Cleopatra  Regina  d'Editto  da  lui 
fupcrata  ,con  quello  motto.   Co/r'^4J/?7»e>wo  :  glorianiofi  ^heoiun  altro  potè 
fac  refiftenza  alla  belle^:?;a  di  Cleopatra  da  lui  difprezzata ,.  d«^  vinta  .  Ni  uno 
dunqueficurajnentc  drizzi  lo  fguardo  in  belìi  oggetC'  ,  ne  vagh^-^rgi^  0.3  ne  di 
Va^o  lume  ad-orne,  ritardi  auanti  il  lor  confpetto  :  pecche  chj  ardire  mirare,vn 
bef  (erabiante  afpro  tormen^todegli  occhi, &  dd.  cuorcjanch'egli  al  fine  fi  dar- 
r,i,a^lamentar^  ,  in  cofi  querule,  &  dofocsfe  note» 
0  Mondo  -Open fi er vanir 

0  mìa  forte  ventura  a  che  m  adduce f 
0  di  che  vaga  luce 
^[cuor  mi  nacque  la  tenace  fpeme  ; 
Onde  l'annoda  ^  e  preme 
Quella,  che  con  tua  forja  affn  m i  mena:^ 
La  colpa  è  voHra,  e  mio'l  danno,  e  la  pena. 
Così  di  ben  amar  porto  torme-ntOy 

£  del  peccato  altrui  chieggo  perdono 'y 
^n7:jdelmio:  chi  densa  torar gli  occhi 
Ba  troppo  lume . 
Ritorca  purcrtfcun^  la  -villa  dalli  potenza  di  raggi  d-Wn  rirplendente  fole  , 
sfueehi  il  tiiicontro  di  due  begli  occhi  ,  K^  pcniga  mente  al  coltume  del  Ca- 
o&  radito 


D 


DICESA%E%iP^.  123 

radrio  vccéHo  grande  marirtimo ,  il  quale  (  per  quauto  narra  £liano,^k^^  Pla- 
tarcho  nel  riiQectonnipoh())-ammae(lraco  dalla  n-ULua  ,  s^  cl>€  s'egli  lìllà  {<:% 
fquardo  ne  gli  occhi  di  quclli,che  fono  oppilati  »  riceue  in  le  i\ .ppilatio.nc  di  CQ  • 
loro ,  ondVoli  volcafi  con  gli  occIyì  ferrati  .  air;  imcnti  refia  denuo  di  (e  ,  come 
da  crauc  colpo  fqrJco:  così  noi  chiuderemo  gli  occhi  al  rincqncro.di  due  cocen- 
ti lumi ,  acciò  pcr^qli  occhi  nodri  non  riccr.iarno  le  fiamme  lo'o  nel  cuore  ,  il- 
qiialc  altrimentÌ4:innaneopprello,&  foiiocato  dali'(ipiiati-.!ic  amorofa  ,  punto 
da  pungente  ftrale ,  6^^^  arib  da  folgori ,  òi:  Ja^tte ,  (tromenti  militJiri. d'Amo* 
i(^  col  quale  parlando  il  Poec;.,  dille . 

■jjarmc  tuefiivong!':  occhi:  ondeCaccefe 
Saitt'ufciuj^ndjKniJibil fuoco* 

O  S  T  I  N  A  T  I  O  N  E. 

O  N  N  A  veRita  di  nero  con  la  tcftaxiicondata  dalla  nebbia.,  foftenen- 

^      do  con  ambedue  le  mani  "yna.  tcfta  a'.'^Jjno  . 

Il  'veftimento  di  nero , e conuenienre  all'oftinatione,  perche  come ìlpinno 
tinto  in  nero  non  pub  pigliare  altro  co'orcj  cofì  'Vn'huomo  oftinatc  in_» 
^na  opinione  non  si^olgeili  j)er  alcuna  ragione  alla  luce  della  'Verità  drmo- 
idratagli . 

Hauetiìia  teda  circoiidata  di  nebhirj  perche  gli  oftlnatifbgl ionovedere.po- 
co  lontano  ,  &  però  fi  feimsno  (aldi  nella  loro  opinione  ;  perche  non  è  dubbio 
«lìer  cola  da  fauio  leuarfi  di  opinione  per  cller  talmente  ordinato  il  noftro  iape- 
fe,  che  0  per  perfettione,  &:  numero  grande  di  cofe  perfette  j  òper  la  poca  luce, 
ócT^  ofcuricà  del  nòftro  intelletto  non  fiamo  mai  à  tal  termine,  che  non  habbia- 
iro  luogo  di  pallar  innan:(^i ,  &  da  tor  la  palma  del  iàpere  noftro  <ì  noi  medefi- 
mi,con  la  luccerlione,  che  (1  fa  delle  cofe  di  tempo  in  tempo. 

La  tefta  deirAHno  moftra  la  mcdelìma  ignoranza,già  detta  effer  madre  del- 
iVWlinatione,  ik  fi  figura  l'ignoranza  nella  Jtfla  dell' Afino,  per  ellèr  quefto  ani- 
rr  ale  ftolidillimoequaimente  d'ogni  cola,  fodisfacendofi  ,e  del  bene,  <3c  del 
malcj  moftrandofiienlibilealle/orze  ,  ò  eordogho  ,  à  diifecenza  de  gli  altri 
animali.. 

O     T    I     O. 

C"^  1  O  V  A  NE  graflb,  in  vna  caucraa ofcura/cdcndofi  appoggiato  colgo- 
J   mito  finiftro  fòpra  d'vn  Porco,  che  Aia  dillcfo  in  terra,  dC"  con  la  mede- 
fima  mano  fi  gratti  il  capo  ;  far<ì  rutto  fonnacchiofc  . 

Giouare  fi  dipinge,  come  quello,  che  non  ha  eiperimentato  rincom«iodltà 
della 'Vecchiezza. 

Gradò,  per  li  pochi  pcnfieri,  i  quali  non  danno  noia  per  la  troppa  occupatlo- 
ne  del  penfiero,  ik  dell'intelletto,  alla  dilatatione  del  fangue  per  le  membra . 

Siede  in  -vn'ofcura  cauerna  /perciocheThuomo  otiufc  non  è  pronto  ali'ho- 
no:euoli,e  gloriofe  aftioni  ;  onde  couiene  menare  la  vita  ignobile, S:  tencbrofa . 
Si  appcg'^ia  ad  vn  Porco,priche  l'otiofo  nella  contierfatione  dc^li  altri  huo- 
iriim,è  hmilc  al  porco,  per  la  vihù,  e  dapccsgqine  ina  . 

£  opinione  d'Ariilotiie  ,  che  cptfto  animale  nella  fifonomia  fia  il  più  inca- 
pace 


Jt 


124-  ICONOLOGI(tA 

pace  di  am  madera  mento  di  tutti  gli  altri  animali  ;  come  l'otlofo  che  non  cura 
alcun  lodeuole  elVcrcitio,  sì  rende  inhabilead  apprendere  qualfiuoglia  difcipli- 
na  ;  «Si:  fi  come  quefto  ifteiro  animale  ad  altro  non  attende,  che  a  (bdisfare  l'ap- 
petito della  gola ,  5^  di  Venere  ;  cofi  rhuomo  dall'olio  dominato  »  fi  dà  rutto 
a  contentare  fc  ftcifo,  fodisfacendo a' propri)  appetiti  con  perdita  della  pro- 
pria fama-.  . 

Si  g  atta  il  capo  a  gulfa  di  coloro ,  che  mal  (anno  prender  configlio,  non  ha- 
uendo  imparato  la  prudenza  ,  fpendendo  la  maggior  parte  del]  tempo  nella 
deliberatione  delle  attioni  i  lequali  fc  fono  buone  non  le  mandano  a  fincjfc  tee 
le^prcgiudicano  all'honore,  &  alla  fama  * 

Otto , 

Glouane  gra(Io,&  corpolento,  fari  a  giacere  per  terra, per  yeftimento  por- 
tare vna  pelle  di  porco,  &  per  terra  vi  farà  -^n  vomero  inftrumento  di 
ferro  da  arare  la  terra,  ma  tutto  pieno  dì  ruggine  * 

Per  dichiaratione  della  giouentìi,  òC  della  grade^za  ,  del  giacere  in  terra , 
&  del  'veftimento  della  pelle  di  porco,  di  quella  figura  (cruiri  la  dechiaratione 
fatta  della  figura  di  fopra  ;  folo  diremo,  che  è  fignificatiuo  dell'otio  il  vomert-» 
arrugginito,  come  de  ncgotij ,  &  dell*atiioni  quefto  rtiedefimo  chiaro ,  &  net- 
to, ellcndo  il  più  importante  negotionoftro  far  Cofe  appartenenti  al'viucre, 
6^  come  non  adoprandofi  il 'Vomere  viene  rugginofo  ;  cofi  l'huomo,  che-» 
tralafcia  il  ben'operare ,  dandofi  in  preda  alKotio  fi  cuopre ,  6^,^  empie  d'infa- 
mìf  ,t  di  viti) ,  che  lo  rendono  poi  drfpiaceuole  a  Dio,&  a  gli  huomini,  e  quefto 
otio  non  è  altro  che  vna  quiete  dell'intelletto ,  il  quale  non  moftrando  la  ftrada 
di  operare virtuofamente  a'fcnfi ,  anch'eftì  fc  ne  ftanno  fopiti ,  ò  quel  ch'è  peg- 
gio difcacciati  dalla  via  conuenientc.  Per  quefto  diftc  S.Gregorio  l'otioelTer 
vna  fepoltura  dell'hucmo  viuo ,  6^  la  Scrittura,chc  tutti  i  mali  del  mondo  gli 
ha  infegnati  Totio ,  Ne  fi  prende  in  quefto  luogo  Totio  per  contemplatione:  co- 
me lo  pigliò  fcherzando  con  parole  Scipione  il  grandc,dicendo  di  sé  ftclfo ,  che 
allhoraj  hauea  men'otio  che  mai,quando  ne  hauea  più  abondanza  ;  per  dir  che 
quanto  meno  era  impiegato  nell'attioni,  tante  era  più  intento  al  contemplare , 
perche  di  quefto  otio  godono  fblo  quelli.che  con  lalettione  de  molti  libri,  6^.^ 
con Tintcndere' cofe  alte,  5<^^ nobili,  mantengono fenza  muoucre  altro  che 
la  lingua,ò  la  penna  ;  la  pietà, la  religione,il  zelo  di  Dio,  il  confortio  de  gli  huo- 
inini,5<^  in  fomma  quanto  è  bene  frale  miferle  di  quefta  vita  mortale. 

Otio. 

HVomo  vecchiojveftito  di  giallo  dipinto  à,  Mafchare,  &  a  trauerfo  haueri 
vna  banda  bercttina  con  vn  Fagiano  per  cimiero,  nella  deftra  mano  vna 
f '.cella  di  color  bigio  rpenta,&  nella  finiftra  vn'ouato  in  campo  d'oro ,  nel  qualt 
fìa  dipinto  vn  giro  col  motto  .  In  quiete  voluptas, 

Otio. 

HVomo  graftbjCorpolentOjà  federe  in  terra  con  vn  feudo  fòpra,  tutto  rlco 
perto  di  ftrali,&  fre:^ze  tirate  da  diuerle  bande ,  qua  fi  che  l'otio  fia  feu- 
do di  tutti  i  viti).  Graftb  lo  dipingiamo  per  la  cagione  detta  di  fopra,5^  cofi  lo 
fa  l'Àriofto  dicendo. 

In 


D7'  CESJR.E  %IP A.  iti] 

t  n  q-tsflo  alberga  ;  //  grane  forino  giace 
V  Otìùix  vn  canto  corpolent*  y  e  graffo. 
Lo  feudo  ripieno  di  fre^2:e ,  moftra  che  Thucmo  otiofò  fi  lafcia  venire  adofT© 
tutte  le  calamità  ,  prima  che  penfi  à  volerfi  leuare  dalla  poltronaria  nel  perder» 
il  cempo,^  fin  che  gli  refta  da  viuerc,?)  fia  con  lode,ò  con  biafimo,con  honore  , 
b  con  vergogna,con  danno,  ò  con  vtilc  poco  cura  il  tutto  .  Et  perche  il  mal  Tuo 
infiftolito  non  hi/ogni  guarirlo  conio  fminuire  del  fangue ,  &  col  tagliare  dell» 
rene,  fi  contenta  venire  mancando  à  poco  à  poco  con  lua  vergogna  ;  faftidio  de 
gli  amici,&  vituperio  della  famiglia. 

VN  Giouane  mal  -fedito,!!  quale  ftia^oi  capochino  ,  &  fcoptrto ,  &  coB  ' 
ambi  le  mani  in  fcno, 

PACE. 

l^lla  medaglia  d'^uguflofi  vede  fcolf  ita . 

DONNA,  die  ncllahniftra  mano  tiene  vn  Cornucopia,  pieno  dì  frutti»' 
fiori, frondijcon  vn  ram.o  d'vliuo,&  nella  delira  vna  facella,  con  la  quale 
abbruci  vn  moncone  d'Arme. 

Il  Cornucopia  fignifica  l'abbondanza  >  madre,  ^  figliuola  della  pace  j  non  fi 
mantenendo  la  carcllia  (ènza  la  guerra,  ne  l'abbondanza  del  vitto  fenza  Tab»- 
bondanza  di  pacCjCome  dice  il  Salmo. 

fìat  pax  in  virtutè  tuay&  ahundantla  in  turribus  tuìt. 
Il  ramo  dell'ali  uo  dinota  la  raitigationc  de  gli  animi  adirati,  come  fi  è  detto 
più  longamente  in  altri  luoghi» 

Et  la  facella ,  che  abbruci  il  monte  d*arme ,  fignifica  l'amore  vniucrfalejS^. 
cambieuole  fra  i  Popoli,  che  abbrugia  ,&  confuma  tutte  le  reliquie  degli  odij, 
che  ioghono  rimanere  doppò  la  morte  de  gli  huomini .  Per  dichiaratione  del 
Cornucopia,ne  fèruacmo  di  quello,  che  habbianao  detto  nella  figura  dell'abboa 
dnn:^a_». 

Tace, 

Giouane  bella  con  ghirlanda  d'viiuo  in  capo,nella  mano  de(lra  terrai  la  figi^ 
ra  di  Pluto,&  nella  finiftra  vn  fafcio  di  jfpighe  di  grano,come  fi  caua  dal- 
li fcritti  di  Paufania» 

La  corona  dcirvliuo,^;^  le  fpighe  di  grano,rono  fegno  di  pacejcfiendo  que- 
lli frutti  in  abondanza  folo,  doue  la  pace  arreca  à  gli  huomini  commodità  di  col 
tiuar  la  terra,la  quale  per  la  guerra  rimane  infeconda,  &  diiutilc. 

Quello  volle  efprimere  quel  Poeta,quando  parlando  del  Bue  dilTc,  che  l'opr» 
della  pace  ci  fono  (late  infegnate.  Et  Minerua 'Vien  lodata  da  Gioue  nelle  fa- 
uole  com« -vero  Parto  della  fua  tcfta ,  per  efièr  (lata  ella  inuentrice  deli'-vliuo, 
come  Nettunno  inuentor  del  Caualló,e{rendo  IWno  per  fuffidio  della  pace,d^ 
l'altro  per  fortezza  della  guerra  ;  perche  il  Prencipe  deue  più  inclinare  alla  pact 
de  Popoli  ,che  alla  guerra ,  che  folo  hi  per  fine  rillelTa  pace  ;  con  la  quale  fi  au* 
mentano,&conretuanole  riccherxe .  P«rò  '\i  dipinge  Pluto finto  Dio,  &  pro,- 
tetcoredieiT*. 


i'2(f  IC  O  NO  LOG  liA 

Tace, 

DOnna  vefl-ita  d'incarnato  tenendo  vna  (lametta  nella  deftra  mano ,  5c  U 
finlftra  fia  pofata  fopra  vn  piedcftalloj ,  oue  fia  vn  Calice ,  6<^  con  detta 
mano  foftenga  "yn  ramo  d'viiuo. 

La  ftatuetta  moftra,che  la  pace  è  miniftra  de  gli  artificlj  Fiumani,  liquali  non 
fi  polTonc  imparare  fe non  con  la  fpefa  di  molto  tempo,  6^  fenza  penllcri  di 
guerra ,  li  quali  ordinariamente  fuiano  gli  animi  dali'acquifto  degli  habiti  vir- 
luofijS^  la  forma  efterioredcirhuomo  ,  di  occafione  di  molti  artifici)  ,li  quali 

tutti  fono  «fFetti  di  pace 

Il  piedeftaIlomoftra,che  in  pàc«-fifornficano  i  Popolij&  rvnionl  fi  aggagliar 
difcono  jcrcfcendo  per  ella  il  danaro  publico  ^  del  quale  (\  fabricano  poi  Teatri» 
Tempij,&  altre  opere  di  magnificenza. 

Si  fbftciita  poi  co  quella  la  fede,&  l'honor  di  Dio  ;  il  che  fi  mofira  col  Calice. 

L'vliuo ,  per  non  replicare  moke  volte  la  medefima  cofa  ,  fi  dice  edere  ri  cro- 
llato da  Pallade  Dea  di  pace,&  di  quiete;  &  però  prelTo  À  gli  Hebrei  nella  'vec- 
chia legge,fra  le  altri  cagioni,fi  'vngeuano  i  Rc,che  erano  eletti  pacificamene  e, 
acciò  che  fi  raccordalfero  di  «^iuere  in  pace,  6c^^  in  quiete  ;  quella  {limando  la 
maggior  lode  ,  che  fi  potclTehauere^  quei  tcmpi,fecondo  il  detto,  B^xpacifi- 
fusma^nificatus  f/l. 

Tace, 

DOnna  ,  che  nella  deftra  mano  tiene  vna  face  accefa  riuolta  in  giù,  &  /òtto 
4  qudla  vi  è  vn  monte  di  arme  di  più  {òrte,&  apprcflò  vn  Leone;6^  vn 
Agnello  giacendo  infieme. 

Pace  fi  dice  con  agguaglianza  di  molte  volontà  moftrata  con  fegni  efteriori , 
ilchc  fi  moftra  nello  (lare  infiemc  il  Leone, &  la  Pecora,  che  per  natura  Cono  di- 
uerfifllmi  di  co(lume,8(^_  fi  prende  da  Veigilio,  il  quale  volendo  augurare  pa- 
ce al  tempo  di  Pollionc,diire  che  gli  Agnelli ,  6^  i  Leoni  haurebbono  inficmi 
habitaio, 

^  Tace. 

DOnna,la  quale  tenga  in  grembo  l'vccello  chiamato  Alcione  ,  \k.  in  terra  . 
canto  d'efla  vi  farà  vn  Caftoro  in  atto  di  fhapparfi  con  denti  i  genitali. 

L'Alcione  è  vn  picciolo  vccello,il  quale  Q  il  nido  alla  riua  del  Mare ,  S^  pt 
quei  pochi  giorni,cbe  quiui  fi  trattiene,ccfla  ogni  -^entOj^d:  ogni  tempefta ,  re 
iiando  il  Mare,&  il  Cielo  tranquillo,^  fcrenoipeiò  èindicio  di  tranquillili ,  t 
dì  pace  ;  onde  metaforicamente  giorni  Alcioni)  fi  dimandano  da  gli  Antichi 
ne*  quali  il  Tribunale  fi  quietaua,&  fi  pofauanoli  Litiganti. 

Il  eaftorcjil  quale  pei  Seguitato  da  cacciatori,come  (criuono  alcuni  ,  co'  den 
fi  mo!:(^zai  genitali  ;  fapendo  per  quelli  eiler  da  loro  feguitato  ,èindicio  di  gr» 
dcfiderio  di  pace,6^  ammonitione  à  ferrar  gl'occhi  alla  perdita  di  qualche  bi 
ne ,  &  di  qualche  vtile,  per  amor  fuo.  Et  fi  legge  à  quefto  pfopofito  "^^na  letti 
ra  di  Sapore  fcritta  à  Coftantino  ,  la  quale  lo  e  fotta  à  lafciare  vna  parte  de  1  R 
gno  dcll'Afia  per  viuere  in  pace,  con  l'ellcmpio  di  quello  animale  irragion 
uole ,  il  quale  per  priuarfi  del  fofpctto ,  fi  taglia  quel  membro,  che  lo  ù  ilare  ii 
guieto. 

Tace 


DI  CESARE  %IPA'.  127, 

Tace. 

DOnna  giouane  à  federe ,  eoa  la  dcftia  mano  tiene  legati  ìnfiemc  vn  lupi»  « 
a^  vn  Agnello  fotto  ad  vn  giogo  medefimo,^^  nella  finiftra  porta  nra 
ramod'viiiio. 

QLicfta  figura  mollra  la  pace elTèr  cagionata  dal  reggimento  de*Piencipi,che 
fanno  abbiUare  l'arrogani^a  de*  lìipeibi,  Se  farli  viuere  fotco  il  medefimo giogo 
co'  più  iìumili ,  Ó<;^_^  meno  potenti,  per  moltrare  che  è  (ola ,  e  propria  virtù  :de' 
Prencipi  faper  far  nafccre,&  mantenere  la  pace  nelle  Città,&  ne'  K  egni,la  qual 
viene  (pelle  volte  perturbata  dall'alterezza  de'  fuperbij&però  Ilioneo  orando  à 
Didone  prelFo  Virgilio  nel  primo  lib.  dell'Eneide  la  lodadi  quefto  capo  parti- 
colare .  Et  la  pace  di  noi  ftellì  che  nella  medefima  figura  fi  può  intenderei  non 
è  altro  che  la  concordanza  de' lenii  del  corpo  con  le  poten:^e  dell'anima,  ren- 
dendo egualmente  (^bedienza  alla  ragione  chi  domina,&  da  leggi  ad  vne,6(r^a 
gl'altri.  Etpcrlìgn  ficare  l'Imperio  del  Prencipe  fi  fa  la  figura  che  fiede;  non  fi 
potendo  dar  giuditio  publico  lenza  ftar  à  (edere  forfè  per  conformità  del  detto 
d'Ariftorele  che  dice,che  la  prudenza  nell'anima  s'introduce  per  mezzo  del  fe- 
de; e  it  della  quiete . 

Tace . 
J^lla  medaglia  di  Filippo , 

DOnna, che  nella  deftra  mano  tiene  vn  ramo  d'oliuo,&  con  la  finiftra  vn*- 
halla.  Per  quella  figura  fi  dipi  nge  la  pace  acquiftata  per  propria  virtù ,  de 
valorc,&  CIÒ  denota  l'halta  che  tiene  in  mano. 

Tace. 
In  yna  medaglia  di  yefpafiano  fi  yedefcolpitei . 

DOnna  che  da  vna  mano  tiene  'Vn  ramo  d'oliuo>  dall'altra  il  Caduc€o>&  in 
vn'altra  li  vede  con  vn  ma^zo  di  Ipighe  di  grano,  &  col  cornucopia ,  àC^ 
con  la  fronte  coronaca  d'oliuo. 

Tace, 
'biella  medaglia  dì  Tito. 

DOnna  che  nella  dcftra  mano  tiene  vn  ramo  di  palma ,  Se  nella  finiftra  vn*- 
hafta. 
La  palma  promette  premio^  meriteuoII>  Thafta  minaccia  caftigo à  delin- 
quenti,ó<r  quelle  due  fperanza,  ócT  timore  mantengono  gU  kuomini  in  quie- 
te, 5c  in  pace. 

"Pace , 

l^lla  Medaglia  di  Sergio  Galba 

eoa  nome  di  pace  {colpita  fìà . 

VNa  donna  di  bell'afpetto ,  che  fiede ,  &  nella  deftra  mano  tiene  vn  ramo 
d'vHuo,nella  finiftra  vna  Claua  con  lettere. 
Tax  ^ugufi.  ei^  S.  C. 
Nota  quefta  %ura  la  pace  acquiftata  per  'Valor  deiranlmo ,  &  per  vigor  del 
corpo,  l'animo  (\  fcopre  nella  belle^:^a,&  nel  federe  della  donna  .  Il  Corpo  della 
Claua ,  iftromento  col  quale  Hcrcolefoleua  caftigar  g. 'inimici ,  con  reprimere 
l'ai  dacia  de  malfattori. 


vate. 


m         ICO  NO  toc  I^ 

Tace. 
^lla  Medaglia  di  Traiano^  fi  fa  [do. 
"'l^  Onna,cheVon  la  d^ftra  tiene  vn  ramo  di  vliuo,  &  con  la  finiftra  ^n  Cor- 
JL^  nodidiaitla. 

Tace, 
Et  in  vn*  altra  di  Filippo  fi  "vede  informa  di  Donna,  che  con  la  delira  mano 
alza  'vn  ramo  d'vliuo  ,  &  con  la  Hnifta  tiene  vn'hafta  con  kttere  Va  x  fundata 
€um  FerftSy  8c  di  tutte  quefte  potri  il  diligente  Pittore  eleggere  quella  ,che  pia 
gli  parrà  à  propofito ,  &  anche  di  mok€  farne  va&  l^la  «  cojne  vedrà  meglio  pò* 
tcrfi  fpiegarc  la  Tua  intentione . 

Tace. 
*ì^lla  Medaglia  di  Claudia . 

VNa  donna,  che  abballa  il  Caduceo '^^erfo  la  terradoueèvnTerpecon  fie- 
ri ftrauolgimentijinoftrando  la  diuer fità  de  colori,il  veleno  che  tiene,&: 
con  Taltra  mano  fi  fcuopre  gl'occhi  con  vn  n^elo  per  non  '\cdcre  il  le  ipc ,  co 
.  (^[uefte  lettere, 

P  A  X  O  R B.  T  F  R  R.  A  VG. 
Chiamornogli  Latini  Caduceo, perche  al  luo  apparire  ficeua  cadere  tutte  le 
.  dircordie,&  fu  per  cibrinfegna  della  pace. 

Il  cuoprirfi  gii  occhi  col  velo  per  non  vedere  iljèrpe , dimoflra  che  la  guerra 
rapprefcntata  per  il  velenofo  ferncjfia  noiofa ,  6^  diafìaito  danno,Oiide  \''ir- 
.  giiio  nel  primo  dell'Eneide  fopra  di  cìb  cofi  dille. 
**  TpilU  falus  bello  ,pacemte  pofcimns , 

PACIFICO, 
>  Vedi  alle  Beatitudini  la  rettimg<, 

P  A  S SI Ó  NE  D'A  MO  R^. 
O  N  N  AjcTie  con  "vaamano  tiene  vna  '\erga,  6^  ccn  l'altra vnarta^ra  % 
&  appreflo  di  fé  da  vn  lato  vi  faranno  LeonijOrhjLupijCignaiijCanijd^ 
iiiì)  i  ;&  dall'altra  parte  molti  faflì  .  5iprendepcr  la  pailicne  d'AinoreCir- 
cejcome  narra  Ouidio  ,&:  diiliro  gli  Antichi  ellervna  Maga  potentillìm;» ,  ch« 
trasfoimaua  gli  huomini  a  Tua  voglia,&  volfero,  come  habUamo  detto  fìngi(ì- 
care  con  efiala  paffione  d'Amore , 

Tiene  la  'verga ,  perche  Homero  nel  libro  x.  dell'OdylT.  fìnge  che  la  detta 
donna  hauendo  dato  a  bere  vn  iuo  liquore  à  i  compagni  di  Viills  ,  toccatoli  il 
capo  con  la  vergaci  trasformalle  in  fiere. 

La  ts:^za,è  per  dinotare  quei  fughi  d'herbe,  Se  beuande ,  coi  quali  fi  dicf  ,che 
faceuavfciregli  huomini  fuori  di  sé, rendendoli  à  gui'a  difaili.  ìk  bruti  aniraa*« 
liifbpra  di  ciò  ne  ragiona  Ouidio  xiiij.  lib.  Metamorf.  con  queiti  veifi. 
^cc  moraTTììfceri  toHi  iuhet  ordeagraniy 
Melliq;  vìmq;  meri: cum  laBe  coagula  frejjo , 
Quìqifub  haclateant  furtim  dulcedinefuccos, 
^dijcit:;  accipimus  facradatapocula  dextra» 
Et  Vergilio  nel  7. 

fìifiC  cxaudirigemitus,iraqi  Uonum 

Pin- 


Die  ESA  %E  mj^  P  yi,  uf 

,  Vmcla  recufaniì4fny&  fard  fubno6ìe  ì-udcntum 
Setigeriq  ;fkcs,at^:  in  prsj'epil>^s  Frft 
S£uire^ac  forma  magriQrum  -pluUre  Lup  orum: 
"Quos  hominumex  facìe  Dea  fcuap^tentibus berbis 
laoj .  '  Induerat  Circe  in  vuUhs  ac  tergaferarum. 

kit  ;  Il  che  dinotano  i  diucrfi  animali,  6^  iamolticudine  de  fallì  ;  fi  che  fi  deatv 
oonfiderare,  che  la  (opràdetta  figura  è  vna  efpreirioHC  della  pallionc  d'  Amore  » 
la  <]uale  prende  dominio  in  quegli  huomini,  che  fi  iafciano  otioU(Tiente  piglia- 
re col  guftodi  cofe  dilctteuoli ,  &;^  piaceuoli  al  fcnfo,  che  olHi'ca  i'intcliccco, 
3c  lor  toglie  in  tutto  la  ragione,reodendogliquafi  bruti  animali  di  /petie  diucr- 
ie  conforme  alla  loro  naturale  inclinatione,  con  la  ratura  di  qucfta,  de  di  quel» 
l'altra  forte  di  animali ,  cofi  gl'Iracondi  fi  dicono  diuenui*  Orfi,  &  Lconiii  C9Xh 
nali  Porci  j  gl'inuidiofi  Cani;  i  golofi  Lupi,.&.altri . 

P     A     T     I    E    N    Z     A. 

DONNA,  veftita  di  berrettino  accompagnaEo  col  taneto,^<con  rn  giogt  ift 
fjialla  in  Sembiante  modefto,  &  humilc'o 
La  patienza  confiftc  in  tollerare  fortemente  lecofé  auuerfcjSc  e  vno  de  prla- 
cipali  effetti  della  fortezza,  la  quale  fi  ftende  fin'al  folFrire  il  giogo  della  fcruitiì» 
'  con  Tanimo  intrepido,  «Se  coftante,quando  lar.cceflìtà  lo  richiede  «  Però  fu  da 
Sauij  notato  Catone  d'animo  vile  ,  perche  'volfe  vccidere  fé  ftefib ,  più  tofto  • 
più  toftOjcheriuere  fotto  il  gouerno  del  Tiranno, 

Il  veftimento  del  colore  detto ,  fignifica  patienza  ,  per  auuicinarfi  molto  al 
aero,  il  quale  nota  in  quefìio  prcpontojmortificatione ,  mala  (odisfatiione,  6C^ 
iiolore;  nondimeno  perche  la  virtnfralcauuerfità  non  fi  fmorra  afatto,fi  de- 
ce fare  di  colore  bcrcttino ,  che  ritiene  quella  poca  di  'viuacità,  che  è  la  fperan» 
ra  di  cambiare  fortuna  fra  Je  miferie ,  6<i|^  è  vn'afpettarc  ali*  occa/o  del  Solc^  , 
che  di  nuouo  lorga  laJacc  bdJa,  e  ckiara^per  illuminare  il  giorno,  ofcurato  nel- 
miferic, 

11  giogo,  è  figriificatiuo  della  patienza ,  la ^uale  come/ì  è  detto ,  fi  efiercita-» 
folonel  tollerareIeauuerfitàaConanimo<:oftante,  &  tranquillo  .  Et  in  queft» 
propofito  dille  Chrifto  Noftrolignorcjche  il  fuo  giogo  era  fuaueperil  premio» 
ches'afpettadoppo  l*ofleruanzadefuoi{ànticommandamentJ  ;  che  iono  ^n 
giogo ,  al  quale  volentieri foctomette  il  collo  ogni  Chriftiano  ,  che  habbia  ze- 
lo dcii'honor  di  Dio . 

Vatien^t . 

DOnna con  vn torchio tccefo  in  vnamaiOs  <:on  laquile  verfi  cera  liqucj 
htta  (opra  l'altro  braccio  ignudo ,  &  a  piedi  per  terra  vi  faranno  alcune-» 
lumache,  le  qaali  fi  pongono  per  la  patienza,  per  kordar  i  tempi,  &:  fl:arfi  mol- 
ti g  orni  rinchiufe  nelle  loro  cocciole  finche  viene  il  tempo  a  propcfito  di  vicir 

■  Tatiem^ei. 

DOnna  reftita  di  berrettino  con  le  mani  legate  da  •vn  paro  di  manette  ^ 
ferro ,  \^  a  canto  vi  far*  •>»©  Icogli© ,  dai  quale  efca  acqua  a  goccia-  , 

\  «goccia. 


7}»  IC  ONO  LO  G  I<iA 

a  goccia»  &  CAda  fopra  le  manette  di  detta  figura . 

Perla  quale  fi  moftra ,  che  ad  vn  huomo,che  fa  afpettare  ogni  cofa  fjiccede- 
felicemente,  6^  ancorché  iprincipi|  di  fortuna  fiar.o  cattiui  ,  aiutati  poi  da-, 
qualche  fauore  del  Cielo,  che  non  iafcia  mai  fenza  premio  i  meriti  dell' huo- 
mo,  in  vn  punto  nafce  quel  bene  ,  che  moki  anni  fi  era  in  vano  dcfiderato .  Dì 
qacfta  forte  di  patienza,  &  dell'efito  felice,  habhiamo  de  noftri  meraorabilr  ef- 
lempij  nella  Corte  di  Roma  ,eirendo  folo  per  la  patieni^a  d'vn  afiidua  fcruitii» 
moki  arrlaatl  airhonor  del  Cardinalato  ,  èc  d*altri  gradi  importanti  della  Hit- 
larchia  Ecclefiaftica  >  ouc  come  Citti  fabr icate  neiralte  montagne ,  fono  crpo- 
fti  a  gli  occhi  di  tutto  il  mondo»  &C  hanno  occafione  di  faiTi  chiari  per  la  viete 
(iell'animo ,  come  fono  celebri  per  la  degnità  ,<Sc  grandezza  cfteriore . 

Ma  quando  bene  non  fuccedelfe,  che  alla  patienza  folle  guiderdone  la  li- 
bertà in  quelta  -^ita,  come  i\  vede  cofi  IpeìTo  ,  che  la  forza  dell'acqua  confumi 
il  ferro;  non  dobbiamo  però  perderci  d'animo,  parlando  con  quelli  ,  che  driz- 
zano la  loro  feruitù  a  buon  fine,  5^  non  airambitioney  viuendo  virtuofamen- 
te,  fapendo  le  promelTe  fatteci  per  la  bocca  di  Chrifto  Noftro  Signore,che  con* 
firtono  in  beni  non  corrottibili,  dicendo  In  patientfaveHrapoJfidebicis  anìntaf 
vefir.ts ,  &  che  è  folito  caligare ,  Oc  corregg^ere  in  quella. vita  qaelli,clic  ama ,  « 
defidcra  premiate  ncli'aUra . 

'Patìen':^. 

DOnna  d'eti  matura  ,  a  federe  fopra  -vn  fallo,  con  le  mani  in  modo,  chc-r 
moftri  fegno  di  dolore  <&  con  li  piedi  ignudi  (opra  'Vn  fafcio  di  (pine. 
La  patien:^a  fi  fcuopre  nel  fopportare  i  dolori  del  corpo,5^  dell'anima;  pe- 
rb  fi  dipinge  la  prefente  figura  iu  queft*atto  . 

Le  (pine  fono  quelle  punture,  c^e  toccano  nell'honore  ,b  nella  robbay  o  nel- 
la vita, le  quali(c  Dene  pungono  i  piedi ,  cioè  danno  failìdio  nel  corfo  degli  ar> 
fetti  terreni ,'  nondimeno  lafciano  libera  la  celta  ,  &  le  altre  membra  puì  nobili^ 
perche  vn'anima  ben  regolata  j*Sc  ben  difpofta  fopra  alla  ftabilità  della  'virtù , 
non  proua  il  danno  fondato  nelle  cofc  terrene . 

Il  federe  fopra  il  falTo ,  dimoftra  elTer  dura  coia  fàper  reggete  la  patienza  c<>r 
animo  tranquillo ,  ma  che  facilmente  fi  fupera , 

PAZZIA. 

VN'  huomo  di  età  'virile ,  vellito  ài  lungo ,  Se  di  color  nero  ,  ftari  riden- 
te, &  à  cauallo  fopra  vna  canna  ,  nella  deftra  mano  terrà  ,vna  girella  di 
•atta  iftromentopiaccuolen^tralluiio  de  fanciulli,  hquaU  con  gran  Iludio  lo 
fanno  girare  al  'vento . 

La  ps2iia  fi  fa  conuenientemente  nel  modo  (bpradctto  ,»  perche  non  e  altr» 
rcflcr  pazzo  >  fecondo  il  noftro  modo  di  parlare ,  che  far  le  coft  fcnza  decoro  % 
ÒL  fttor  del  commune  v(o  de  gli  hucinini  per  priuatione  di  difcotlo  fcnza  ta.» 
gione  verifimile,  ò  (limolo  di  Religione .  C^ìndi  è,  che  fi  dice  communcmen- 
te  elVcr  meglio  cllercitare  la  pazzia  con  moki,  che  e(Ter  fauio  con  pochi;  perche 
mifurandofi  la  noftra  fiuies^za  dalla  noftra  cognitione ,  6<,^  conofcendofi  più 
ordinariamente  in  molti  >  che  in  pochi,  par  che  quelli ,  non  miefti ,  fi  debbano 
feguitare»'  pcrcioehe  il  più  dcgl'huomini  mifurando  la  bont4  dciraiticni  akiùi 

con  le 


PI  DICESJ%^%IPJ^  isi 

<»n  le  Tue,  approuarà  quei  ccdumì ,  che  a'  Tuoi  fi  allomigHano',  f^rc^eè  ntcef- 
lario  per  acquidarecjucftobuon  cocetto,  aìropinione  d'Altrnin*»'!*  {km^  attiftfìi, 
\  accoftarfi  Quindi  è,  che  nelH  honorì  ^no  fi  rtima  felice  -,  percriaxlal  maggi  M 
numero  degli  huomini<]uc(li  fono  ftimaci gran  parte  dr!!a  feliciti  ,  nclU  pfv 
uertà  fi  giudica  ciafcuno  mefchino,  perche  da  molti  tale  fi  vede  reputato;  Ec  di 
quefta  pazzia,  &  di  que{Va  fauiezza,  fi  parla  Tempre  Ttmpre  da  gì''huorr.ini»non 
baftando  l'ali  del  noftiofapere^àconoicerc  quella,  che  è  netta  di  quefti  tcci' 
denti ,  &  di  quelle  intentioni .  Onde  ruputandofi  fauiezra  nella  Citri  ad  vn*» 
hucmo  di  et4  matura,  trattare  de  reggimenti  della ramcglia,&  della  Republi- 
<;a  ;  Pazzia  fi  dirà  cagioneuolmente  alienarli  da  qucftc  attieni ,  per  cflcrcicarc 
giuochi  pucrili>5c  di  nelVun  momento  i  ma  in  quanto  alla  coromunc  opinione 
4egli  huominijci  dobbiamo  guardare  di  non  Itlèiarfi  ingannare  dalle  falfcopì- 
-«ioni  del  "\olgo  contrarie  alla  vera  virtù ,  quantunque  il  volgo iìa  in  grandiìC- 
Jiio  numero, che  infinita  èia  tuibadelli  fciocchi . 

Il  rilo  è  facilmente  indicio  di  pa^^zia^  fecondo  il  detto  di  Salamone  ;  pcrb  fi 
-^•ede,chegli  huomini  riputati  fauij  ,poco  ridono,  &  ChrifloK.  Sig.  chefuld 
■vera  fiiuiezza ,  &  fapienza,  non  fi  legge ,  ch^  ddelfe  giamai , 

PAZZIA. 
CoWP  rapprefeiìtata  neW  Incoronatìom  del  Tetrarcba. 

VN  A  giouane  kapigliata,  &  fcalza  con  vna  pelle  d'Orlo  ad  armacollo  , il 
vcftimento  dì  color  cangiante ,  nella  dcflca  manoteneua  vna  condelaw 
accefa,  hauendo  viciiK)  il  Scic . 
;        Pa^^zia,  è  nome  generale  d'ogni  altcratlone,  c^c  cade  nella  mente  deirhu«>. 
JTjo ,  b  per  maknconia  ,  è  per  iiacondia ,  òpcr  dolore  yh  per  timore ,  ò  che  vie- 
ne d'imperfcttione  naturale» 

Giouane,  icapigliata,  &  fcalza  di  dipinge  jpercioche  ilpazzoriOnftlmaic^ 
;  •fnedcfirr.o ,  ne  altri  ,.Sc  è  lontano  d'ogni  politica  conuerfatione ,  per  non  cono- 
I  fcere  il  bcnedi  quella,  &  non  per  fine  di  contemplationc,  ò  difpregio  del  Mon- 
I  do  peramor'di  Dio  ,'e  ciòdicoper  rifpctto  di  quelli,  ch'haucndogiiè  domati  gli 
■  difetti  loro  per  la  conuerfatione,  fi  ritirano  a  vita  /elitaria . 

Jl  color  cangiante  del  vcftimento,denota  inflabilitàj  che  regna  nella  p8:^zia« 
La  pelle  d'Orfo,  fignifica  che  ìpto^rì  per  il  più  fi  reggono  dall*  iraj  perciocht 
iì  veggono  quafi  continuamente  far  dmerfe  ftrauagantie,. 

Tiene  con  la  finiilra  mano  vna  candela  accefa  vicino  il  Sole .;  perche  è  kgiw 
veramente  di  pa:^7;ia  prefiimcre  di  vedere  più  per  fcr^a  d'vn  [picciolo  lumici- 
nojchc  per  mezzo  della  gran  virtù  del  Solej>  che  sì  mirabilmente  rifplende. 

P    A     V    R     A. 

DONNA  con  faccia picciola,  &:  fmorta  j  la  picclole:^:^!  jrguJfce ,  come 
dicono  i  Fifognomiti  pirfillanimiti,  S<  ftar4  in  atto  :di  fuggii  e 'con  fpa- 
uento,  &  con  le  mani  al;^àte  in  alto  :  hauerà  i  capeUi  dt  i^^.^ri  per  l'effetto  dcìh 
yaura ,  ó^  alle  (palle  vi  lari  vn  moftro  fpauenteuole  ;  lì^può  vedere  quinto  fi 
à  detto  del  timore,  6c  dello  fpauento,  i  quali  fono  arfcttijò  fìmiliaimi,  ò  gli  tle(- 
a  con  la  dificrei.^a  folo  del  più ,  6C  del  meno . 

1     2  PEC- 


u^ 


IC  0  NO  L  0  G  IqA 

P    E    e    e     A     T    ©.- 


GIOVANE,  ciecoj  i^nucio  ,  8^  nero  i  il  quale  moflri  di  caminare  pet  ' 
_  '   -vie  prec'pitofe,  &  diftorte;:into  a  trauecfo  da  vnaferpe,  coft  yn  verme, 
che  penetrando  il  lato  manco,  gli  roda  il  cuore  ._^ 

Il  Peccato  fi  dipinge  giouane,  v*^  cieco  per  l'impradenza,&:  cecità  di  col^  ; 
che  locommsrte,  non  edendo  il  peccato  per  fé  fteiroaJtro, che  vna  trafgref-' 
Éonc  delle  legg^,  1^:  vno  deuiar  dal  bene,  com'anco  d  cefi  . 

Tee  caio  è  quelVèrror,  che'lyokr  uu&U, 
£  la  ragion  non  -(e gol  a ,  h  reprìme , 
Ma  conferite  cù'ljtfìfo  ali  atto  ,  e  Tyfo, 
SI  fa  ignudo  ,  6<^  nero  ,  perche  il  peccato  fpoglja  della  grafia  ,  *^  priuaa 
Éattodcf  candore  della  '^rirtìi ,  flandoin  peric^lodi  precipi«re  per  rÌBC<rrca- 
za  della  Morte  ,  che  lo  tira  iieirinfer»© ,  le  non  fi  aiuucon  la  pcnitcntia ,  6<^ 
Goldolttrc. 

Eli»'  - 


f  circonda  to  dal  ferpentc,  peiche  iJ  peccato  è  vna  -vna  (ignoria  àé  T.Ui^  '-a 
ffìoftro  nemico,  il  quale  cerca  contiauamcnte  ingannarci  conrfintc  apparenze^ 
di  bene ,  Ipciandone  Tempre  il  fucccflo.,  che  ne  hcbbc  con  la  prima  rcftra  Ma- 
dre infelice.  ^  A  rr      r 

11  -verme  aicuore ,  è  il  verme  della. confclen^a ,  ò  la  con  fc  lenza  il  e  11  a ,  chc^ 
dicono  i  Theologi,  la  quale  (limola,  &  rode  l'anima  peccatrice,  dT  itn  pre  ftà 
^iuacc,&  gagliardo,  fin  che  nel  peccato  fente  il  pclio,^'  il  iargue,oiKÌ£  pren- 
de il  -vigore  y&i.  fi  nodrilce . 

P     £     C     V     N     I     A. 

DONNA  -veftita  di  giallo,  di  bianco,  òC  à\  tanè  fcuro ,  in  capo  Kauerà 
vna  bella  acconciatura,  fopca  la  quale  vi  farà  'vna  Ciuettay^C,  '^^"^^  ^^ 
mano  alcuni  torfegli,  &:  pile. 

I  colori  del  -veftimento  fìgnificano  le  forte  delle  monete ,  le  quali  fi  fanno 
d'oro,  d'argento,  &  di  metallo  ,•  con  li  tortelli ,  &  lepile,  che  fono  ftromenti  da 
battere  monete. 

La  Ciuetta  predo  a*  Greci  iìgnificaua  danari^perche  per  gratificare  gli  Athc* 
niefi,  che  per  infcgna  portauano  queft'animale,qaafi  tutti  i  Greci  io  ftampau*-» 
jio  nelle  monete  loro ,  come  icriue  Plutarco  nella  -viaa  di  Lilàrwiro . 

Si  nota  ancora  la  pecunia  con  le  Nottole ,  le  quali  in  Athene  fi  flampauano 
nelle  monete  per  vna  memorabile  aflutia  di  vn  Seruitore  di  Gilippo  pur  in  Ate 
ìie  ;  raccontata  dal  medefimo  Plutarco  neiriftcdò  luogo;  Perche  hauendo  cari- 
co quefto  Gilippo  di  trafportare  vna  pecunia  In  Lacedemonia  ,  buona  parte  ne 
occultò  (otto  le  tegole  del  tetto  di  cala,  il  che  hauendo  vedupoil  decto  Ilio  Scr- 
iiidore  ,  &  elPendo  legge  apprcllo  di  coloro  ,  che  non -lì  douelfe  credere  al  Sec- 
widorc ,  che  teftificaua  inpregiudirio  del  fuo  propio  Padrone,  difle  loro  in  giu- 
ditio  ,  che  fotto  le  tegole  della  Ca/a  del  fuo  Padrone  vi  era  grandifllma  quanti- 
tà di  Nottole.  Il  che  eflèndo  intefo  da  gli  accorti  Giudicijrintegrorno  la  Repu- 
i>licadi  quel  danaro,  lodando  l'accortezza  del  Seruidoce,  &:dimandornopoi 
in  alcune  occaiìoni  il  danaro  col  nomedi  Nottole  . 

PELLEGRINAGGIO. 

HV  O  M  O  in  habito  di  Pellegrino ,  ma  che  habbia  ra(a  là  meti  della  te.- 
fta,  àC  limiltnetitc  della  barba  ,  &  dalla  deftra  habbia  i  capelli  longhif- 
iìmi,  che  gli  pendano  fopra  le  fpa!le,&:  fimilmentc  la  mets  della  barba  longa, 
&  hirluta  per  imitare  gli  Egitij ,  i  quali  in  quello  modo  dipingcuano  il  Peilc- 
grinagi^io;  6<..^  la  cagione  fu  ,  che  edcndoOrinide  partito  per  retpedirionc^ 
contro  li  Giganti  in  dieci  anni,  che  (tette  lontano  fcrapre  con  gran  (ludio,  col-, 
tiub  U  barba ,  èi  la  tefta  ;  poi  ritornato  in  Egitto  adoprò  i!  rafoio  .  Gli  Egitti) 
volendo  denotare  poi  il  luo  Pellegrinaggio  col  felice! uccello  del  ritorno,  lo  di- 
pingeuano  nel  modo  detto;  ilchepoi  ancora  fecero  pere/primere  ogni  /ort<^ 
di  Pellegrinaggio . 

Hauerà  nella  deftra  mano  "vn  Bordone ,  (òpra  del  quale  vi  far^  vna  rondi- 
j\e  ;  perche  quefto -vccello  ,  fecondo,  che  hanno  oftèruatogli  Antichijffeibbito 
ch'ha  incommciato  a  -Volare,  (ì  parte ,  òC  ^À  lontano  dal  padre,  &  dalla  ma- 
dre pellegrinando . 

I     3  PAR- 


iCONOLOG  I^ 

PARSIMONIA. 


D 


O  'M  M  A  di  età  virile  ,  veftita  il'habito  fcmplicc ,  &  fcnza  ornamento  al- 
cuno ,  con  la  dcftra  mano  tenghi  vn  -cottipairo  >  &  nella  finiftra  vna  bor- 
fa  piena  di  danari  legata»  con  vna  cartella  ti uoka  in  bei  giri  con  vn  motto  *  che 
dichi  IN  MELIVS  SERVAT. 

Parfimonia  è  "vna  delie  due  patti  principsli  della  libcrallti ,  che  cónfifte  nel 
ritenerfi  dalle  fpefc,  che  non  fono  conformi  alla  ragione -j  &  crafgredifconoil 
mezzo  e  Maìorem  cenfu  defme  culttìmy  dice  Horatio  Sat.  3. 1.2.  cioè  lafla  anda- 
re le  fpefc  luperflue  maggiori  dell'entrata  ;  il  che  fi  là  con  ia  Parfimonia,  laqua- 
le  delle  quattro  parti  della  prudenza,  che  coridfteno  intorno  li  beni  di  fortuna 
tre  ne  pollìede  ,  Nam  circa  bonum  ptudentia  tjucdruplicitec  fcgeric,cum  àuc 
adipifcitur  bona  ,  ciUt  tuctur ,  aut  adauget  ,u4it  prudenti^  vtitur ,  hi  pruderttias 
aliarumq;  vittntumfunt  canones!,*  talmente  che  fch  canoni  della  pruden'&o 
circa  la  facoltà,  fono  di  quattro  forti  ;  fecondo  Plutatcho  ad' Apollonio  ,  ouera 
quando  s**t<juifta  la  ttbba»  b  fi  confciua ,  ò  iì  accrefcc ,  b  fi  adopera  prudentc- 

■cnente; 


DICESA'K^  'RIPA.  n-S 

mente  i  Certo  chelaParfi  monia  prudentemente  adopca  la  rf>b^a^^i»rt^lkeè 
&  la  conferua  ;  E/chine  Filofofo  Socratico fclcua  auuettirc,  che  <ì^  k  ftt:lTò  pi* 
gliaua  ad'vfura  con  lo  fminuire  la  Tpefa  circa  il  'vitto,  confoime  a  qu^-l  tJrrmi 
Magnum  vcdligal  parfimcria  ,gran  ttibutoè la  parfimonia  > poiché oiiìnia  il» 
folutione  èper  accrefcererentraiailrcfoimarlc/pcrer&peib  Ariflolile  oh  per 
configlìo  alle  comunitijchc  s'vfj  laparfìmonia ,  inqucAa  maniera  feconcio  là«* 
tradiittionedel  Murcto.  Primumquidem  notlè  oportet  (juantum  fx  qu^qj 
re  ciuitas  capiat .  Notis  clTe  debcnt  f iimptus,  quos  facit  ciiiitas  ,  vt  fi  quis  fu^ 
pcriiacsnfus  cfcollantur,  fi  quisiiiflomaiot  minuatur,  Opuicntiores  cninw 
fiunt  non  ij  modo,qui  ad  opes  aliquidaddunt  ,  fcd  ij  qnoq;  qui  de  fumptilnis 
detrahuru .  Cefi  li  capi  di  famiglia  deuono  primieramente  confideraic  l'eli» 
tratajch'hanpoj&poihauer  riguardalo  alle  fpcfe,  che  fi  Fanno  per  cafa  per  tor 
via  le  rupcrflue,  6^^  feinuirc  quellcjchc  fono  ir  sggioii  ét\  douere,ìmpercio» 
che  diuentano  più  ricchi  non  folocoloro^che  aggi  ungono  alla  robba  qualche^ 
Cofa  5  n)aqu£llianchora,chefileuanodale  Tpcie,  Et  in  Seneca  de  Tranquilli* 
tate  cap.p.a  propofito  della  Paifimonia  qiufl*akra  bclliflìma  fèntenza,  che  coli 
dice,  Placebit  autem  h*ec  nobis  menfurr.,  fi  prius  parfimonia  placuerit  fine  qua 
|iec  \\\x  opcs  (ìifficiunt,  nec  vii?  fatis  patent. 

Si  fa  di  età  virile ,  percioche  in  quefto  flato  i*huomo  è  fatto  ca  pace  di  rtigto- 
rcj  Se"  opera  fecondo  Tvtile ,  &  honore , 

L^habito  icmplice,  &  fenza  ai lifìc;io ,  denota  che  la  parfìmonia  è  lontana  dà 
©gni  rpefa  vana ,  oc  fupeiflua  ^ondefopra  di  ciò  S.  Ambrofìo  ad  Vcrccllen«  cofi 
dice ,  'ì^hìl  tam  nectfsarìum,  quam  (ognofcere  qucdfn  nccefsarìum . 

Il  compallo  ^fìgniFca  l'ordine»  6^  mifura  in  C'^tte  le  cofe  ;  percioche  d  co- 
me il  compalfo  non  efce  punto  dalla  Tua  circo nfercn^^a ,  cofì  la  parfìmonia  non 
eccede  il  modo  dcirhonefl:o,  6^  del  ragione  uole  , 

La  borfa  col  motto  in  P^eliusfcruat,  dimoiba  che  è  maggior  Jnduftria ,  6c 
lionore  il  conferuare  qyelIo,che  fi  ha,  che  acquiftare  quello ,  che  manca  ,  coirle   - 
dimoflra  Claudiano  lib. 2, In Stilicon, 
Tlus  efìferuaffe  repertim , 
^iam  qtutfifìe  decns« 
EtOuidiolib.  2.  de  Arte  Amandi. 

T^on  minor  efl  virtHs ,  quam  qu^rer?  porta  tuerl . 
^afiis  ineft  illic  ;  hk  era  artis  opus , 

P     A    R    T    I    A    L    I    T    A. 

DONNA  brutta,  che  tenghi  la  deftra  mano  ferrata  ^  a<^  il  braccid  aJ- 
qurnto  raccolto  verfo  il  petto ,  &  il  fìniftro  itefo  con  la  rtìsno  aperta,  «l- 
per  acconciatura  del  capo  vna  cartella  con  vn  morto ,  che  dica  EADEM  NOM 
OMNIB  VS .  Terrà  il  vifo  riuolco  ,  ÓT  che  guardi  dalla  parte  finiflra ,  &:  fotto 
lì  piedi  -vn  paro  d:  bilancie . 

Partialità  è  vitio ,  &:  è  contrario  alla  giuflitia,  elTendo  che  non  U  a  tutti  quel 
lo ,  che  gh  fi  conuiene ,  come  beniOimo  lo  dimoftia  il  motto  fopra  detto  ;  6<^ 
^,  Tommafo  fopra  di  ciò  ni  fcccnda ,  (ècuiic«  q.  6-^  ux>  4.  cefi  dice  :  ^cccp-^ 

I      4  Ù9 


'/i^  iC  ONO  LO  G  IcìA 

tioperfonamnt:  tTiìn£qualitashfiìt'm disf-nbatitt^y  ìuquantum allquìd attrìhat" 
tur  alieni  prccier  pr&portionem . 

Brutta  li  dipinge ,  percioche  in  eila  f\  comprendono  moki  nnti  j  ,•  onde  Ori  - 
gene  (opra  il  falmo  3  7.  Homel.  i .  dimoftra ,  che  la  bratte:^za  delia  faccia ,  è  fi- 
gura de]  peccato  difordinatamerìte  commeiro  ,  &  cirendo  !a  partialità  peccato^ 
grauìllìmodell'ingiuftitia,gli{Tconaienei'eirerc  bractiflìma,  Se  abomineuc- 
le  ad  oga'  ^no  ,  6^  Cicerone  in  2,  Toi'cu.  T^bileH  malum  yni(t  qmd  turp^ 
ant  yitìofum  ejì , 

il  tenere  la  deflra  mano  ferrata  ,  6^  raccolra ,  &  I»  iìniftra  ftefa ,  &  aperta 
fìgmfica,chela  partialità  opera  non  fecondo  la  giu(ì;itia,che  con  fomma  perfet- 
tione  dà  con  ambi  le  mani  à  ciafcimo  quanro  gli  C\  conuenghi  ,  ma  guidata  da 
rinterelfe  ,  o  altra  peruerfa  caufa  jdiftribuifce  ingiuftamente  fcnza  bauere  ri- 
guardo al  giudo ,  Se  al  ragioneuole  ;  come  beniffìmo  te^-ifìca  /nnocentio  lib.2'. 
K>e  vtilitate  coniitionìs  hnman^ .  Vos  non  attenditi f  merita  caufarum ,  fed  per^ 
fonarum,  non  ima  fed  mimerà,  non  quod  ratio  di&et  fed  quod  volttntas  ajfeóìet» 
non  quod  fentiati  fed  qmd  mens'cnpiat,non  quod  liceatyfed  quod  libeat. 

11  tenere  il-yiforiuolto  dalla  parre  (ìniltra>  dimoftra  che  il  partiate  non  hi 
l'animo  retto,  ne  di  'N'olgerc  la  mente  al  vero ,  ma  p^ù  a  vno,chc  airaltro,com< 
partiale,&  nemico  del  bene  operare  j  onde  Ariflotile  nel  primo  libro  della  Ret« 
torica  a  quello  propoli to,  cofi  dice .  ^moY,  &  odimn  & proprium  commodnm 
fspefaciunt  indicem  non  cognofcere  vtrum. 

Le  bilancie  lotto  li  piedi ,  fignificano  tanto  più  la  peruerfa  natura  di  q-ueftij 
p«ftej  poiché  ellcndo  cc^n^jiuamcnte  contraria  al  ^iudo ,  con  difptegio  cercai 
di  conculcare  la  retta  giultltia ,  Si  potrà  anco  per  fare  differente  quefta  figura  g- 
oltra  il  tenere  le  bilancie  fotto  li  piedi ,  che  con  ìz  fmfftra  mano  porgedl  qual- 
che dono  ad  vno  fanciullo  di  beìlillìmo  afpetto,  nobilmente  veftito,&  corona- 
to con  vna  ghirlanda  di  lauro  ,  &  con  la  delira  mano  Icaccralì  con  vna  sferza^ 
vn'altro  fanciullo  limile  al  primo ,  d^  coronato  di  lauro  anch'egli ,  che  ciò  di- 
moftra  il  merito  deir-vno,  &  l'altro  fanciullo ,  &  le  mala  inc/inacione  ,6c  opera 
peruerfa  di  quella  iniqua ,  &  fcelerata  partialiti . 

PENA. 

DONNA  di  brutto  alpettOjConbocca  aperta  in  atto  di  gridare ,  con  ha- 
bito  mefto,  e  maninconrco,  5c  in  diuerfe  parti  llracciato  ,  con  vna  sferza 
in  mano,  farà  ^oppa  da  vn  pie,  con  vna  gamba  di  legno ,  moftri  difccndete  vnft 
gran  cauerna ,  &  fi  fullenti  con  fatica  fopra  le  crocciole  . 

Fra  la  penicentia,  e  la  pena  vi  è  quella  differenza  particolare,  che  la  penitert- 
th  lì  genera  con  la  volontà  ,  &  conlènfo  dell'  huomo ,  che  gi^:  lì  duole  degl'  er- 
rori cómclli;ma  la  pena,  è  quella  che  il  giuditlojò  de  gì*  huomini ,  ò  di  Dìo  dà  a 
peccatori  lenza  llimolo  di  pentir^éto,c)  delìderio  di  fodisfare  cóje  buone  opere* 
Per  mollrare  adonque  quella  circo llan:^a  coli  importante^che  fi  ritroua  nel- 
la pena  :  fi  dipinge  la  fua  figura  brutta  d'a'petto  ,  in  atto  di  gridare,pcr  mollra- 
rc  il  defiderio  di  far  refiflenza,  o  per  vendicarfi  per  la  violenta  del  ginditio  . 

Si  dipinge  con  la  sfes^^a,  econ  la  gamba  di  legno  ,conofcejidofi  coff  chenon 
può  cs-minare  di  fj a  propria  volon':àj  ^k^^la  forza  altrui,  cuero  il  gUiditio  Di» 
i  uino 


BI  CESARE  %IPA'  rjr. 

tiino  fpede  -^-okc  conducano  riiuomo  al  precipitid ,  3t  al  merito  degno  dcU'at- 
tioni  federate,  al  quale  fé  ben  mal  volentieri  lì  camina,<5i:  con  giias  non  fi  per- 
de atFatto  nondimeno  il  vigore ,  perche  il  ìiime  dcli*inttlletto  >  &^  il  verme_^ 
della  confcienza  detto  di  Topra,  fanno  che  à  forila  fi  conofce  l'errore, 6^  il  me- 
rito del  caftigo,  che  fi  paté  . 

PENITENTI     A, 

DONNA  eftenuata,  d^  macilente  in  vifo,  con  habico  manenconIco,« 
ponero,  riiguardi  con  molta  attentione  vei  fo  il  Cielo ,  e  tenga  eoa  ambi 
le  mani  'vna  Graticola,  la  quale  fi  pone  per  fegno  della  vera  penitcntia  da  lacri 
Theologi  /perche  come  ella  è  mezzo  fra  la  cola,che  fi  cuoce, ó^  il  fuoco,cofl 
la  penitentia  è  mezzana  fra  i  dolori  del  peccatore ,  ^(h^  l'amor  di  Dio ,  ilquala 
«motore  die(Tì , 

Ha  la  penitentia  tre  parti  principali ,  che  fono,  contrìtione,  confefllone ,  & 
fodisfattione,  pero  fi  potrà  dire  ,  che  la  contritione  s'accenni  con  Tafpetco  ma- 
lenconieo,  e  doloroso  ;  ta  conteffione  con  la  faccia  riuolta  al  cielo  in  iègno  di 
dimandare  perdono  ,  facendola  però  a'  Sacerdoti  approuati  ;  5c  la  fodifattione 
con  la  craticol.iilhomentoproportionato  alla  pena  temporale  ,  dallaqualefi 
mifiira  ancor  il  merito  di  quefta  virtù  viua,  e  vitale , 


TemtenT^a . 


DOnna  con  la  ve/le  di  color  berettino  ,  la  quale  farà  tutta  rotta'.  Se  fquar- 
ciata,(larà  quella  figura  meda  ,  piangendo  ,  con  vn  fafcetto  di  fpine  in-# 
vna  mano,  &  nell'altra  con  vn  pelce,  perche  la  penitentia  deue  cllere  condita 
col  digiuno,  «  col  ramaiico , 

'Penhen'^a, 

DOnna  vecchia ,  S^  canuta  vcibita  d'  -vn  panno  di  color  bianco ,  ma  tutto 
macchiato,  &:  llia  a  fèdere  in  luogo  folitariofopra  vna  pietra,donde  elea 
Vii  tonte,  nelquale  Tpecchiandofi  eoi  capo  chino  verfi  molte  iachrime  ftando  in 
attodilpogliarfi  * 

La  penitenza  è  vn  dolore  de*  peccati  più  per  amor  di  Dlo,chc  per  timor  del- 
le pene  ;  il  cual  dolore  nafcendo  dal  cuore  fcerne  sé  ft£{ro,&  la  bruttura  delie 
fue  attieni  pallate je  pero  fi  rapprefenta  quefla  Donna  che  mirandofi  nel  font^, 
&;vcdendofi  già  conliimata  dalla  vecchiaia  ,  piange  il  tempo  paflàto  male  fpe- 
fc ,  5^'  fignificato  ^er  le  (e  i^^iire  nella  candida  velie ,  che  è  l*innocentia  dona- 
teci per  mezzo  del  facro  Bautfimo ,  &  contaminata  per  la  noftra  colpa  , 

La  pietra  oue  fiede,  &  fi  pofa,  non  è  altro  che  Chrifto  Noftro  Saluatore ,  fo- 
prail  quale  il  peccator  fedendo  ,  cioè  fermandofi  col  penfiere  alia  contemnla- 
lione  del  fonte,  che  èia  gratia,  laquale  du  lui  fcarurifce,  come  dice  egli  alla  Sa- 
maritana ;  fi  fpogh'a  della  velie  imbrattata  per  lauaila  nel  fonte  ;  lauandofi  jC^ 
facendofi  candida  Tanima  per  mezzo  della  penitenza  ,  la  quale  è  fiicramento 
hauuto  per  noi  da  mera  benignità  di  lui .  Però  difie  Dauid  a  Dio.  Signore  tu 
mi  laueraij  e  mi  farò  più  bianco  della  neuc  * 

Il  luogo  'olitario,  fignifica  il  fecreto  del  cuore,  nel  quale  ritirandofi,&  dalle 
vanire  mondane  allontanandofi  la  mente,  troua  la  pace  di  Di*},&  col  dolore  de 
peccati  toma  in  giatia  4 


fsf 


!CONOLOGI<^ 


P  E  N  I  T  E  N  Z  Ae 


DOnna.  macilente,  5c  vel'lita  dì  cilicio, terrai  nella  man  deftra  vna  sferza,<Ss 
nella  fmiftra  vna  ao(fe,  nella  quale  riguardi  fiiramente. 
Il  cicilio,  fignifica ,  che  il  Penitente  deue  menar  la  vita  lontana  dalle  dclitie  » 
€^  non  accarezzare  la  carne. 

La  difciplina ,  è  la  correttione  di  fé  ftefTo ,  &;^^  là  croce  la  pàtienza ,  per  laj 
ccn'brmlti,  che  il  peni  ce  atea  equi  (la  con  riftefTo  Chriilo,  &;^  per  Io  dilpregio 
del  mondo,  conforme  alle  Tue  paroie^che  dicono.  Qrdnon  tcllii  Crtéssmfuam^ 
^fequitur  me,no?i  potefi  meus  ejse  difcipulns . 

Peiàtenza,  defcritta  da  Aufonio  Gallo  ,  in  quefti  verH . 
Sum  Dcitcuìn&men  cum  Cicero  ipft  dedit, 
Sum  Dea*^H£fi6li  nonfu&iq;  exigo  panas  > 
T^mpe  -fitpasniteat  fic  Metanica  yocoro 


J?EN- 


D/  CESARE  %IPJ.  fsì 

PENSIERO. 

HV  O  M  O  '\eflIto  di  nero ,  con  l'acconciatura  di  capo  piena  di  noccio- 
li di  peifico ,  haueiiper  la  ^efte  molte  fpine  volcate  con  le  punte  vecr© 

la  carne-.  , 

I  noccioli  di  perfico,  mo(\rano,  clic  come effi  fono  diuifi  da  molti,  o;^  va- 
ri] canaletti  ,  ancorché  iuno  di  materia  foda  ,  e  dura ,  cofi  è  l'anima  noftra  ,  !a^ 
quale  ancorché  fia  immoualc,è  diuifa  nondimeno4a;penrieriin  varie  pai  ti, c»-« 

me  bene  auutuc  il  Pi^rio.. 

Lerpinc,cim.inifcftano,chcnon  altramente  pungono 9  e  tormentano ipcnfierì 

i'animo  ;  clic  le  fpirie'Eonnentino  ,  &  affliggano  il  corpo  dcirhuomo,  dandogli 
^ccafione  d^nialinC43nia,  che  fi  notane!  color  nero  della  ycftc. 

Tcnfieto, 

HVomo  vecchio,  palIido,magro,  e  malinconico 'veftico  di  cangiante,  cosii 
capelli  riuolti  in  su ,  con  vn  paJ  d'ali  al  capo,8(r"  alle  fpalle  ,  hauer^  ap^ 
poggiato  la  guancia Topra  la  Hnìdra  mano ,  e  con  la  delira  terrà  vn  viluppo  di 
iììo  tutto  ÌKti  ìgato ,  con  vn*Àc|uila  apprelfo . 

Veccìiio  fi  rr:pprcftnta ,  per  tilèr  i.pcnfìeai  più  /colpiti*  e  più  potenti  nell'età 
vecchi?  ,chc  nella  gicucntù . 

Epall'do,magro,  5<,^  malcnconìco,  perche  i  penfieri,  5^  rnaflìrne  quelli  ^ 
«he  nafcono  da  qualche  diipiaf  ere,  iono  cagioni,che  l'iiuomo  le  n'aflligge,ma«» 
"Ceraie  confuma» 

li  've^Hmf  nto  di  cangiante ,  fjgnilìca,  che  i  penHeri  foao  diucrfi ,  &  da  vii' 
■fiora  all'altra  ne  (orgono infiniti ,  come  diceil  Pcirarcha acila  canz. xvy« 
'^  eiafiun  paj^o  nafcevn  penfiermuoo 
Alato  fi  finue  dA  medefimo  nel  Sonetto  8  j.  dicendo. 

'f^olo  con  l'ali  de\  p  enfi  eri  al  Cielo, 
Perb  Dante  nel  nono^leil'lnferno ,  diceche  il  penfiero,^  "vn  'Veloci /Uni* 
»«noto  delia  mente,  il  quale  vola  fubbito  doue  io  volge  l'intcntionc ,  ^  è  C4^«» 
•ce  di  tutte  Timagìni  paliate,  prefenti,  e  future* 

Et  il  Si^.  Bernardo  Tajfoy  [opra  di  ciò  coft  dice . 
Se  di  penne  giamai  candide ,  &  belle 
^  ornafte  pénfier  miei  le  fpalle  ,c'l  petto» 
"Per  inalzai  ui  al  regno  de  le  Hellc , 
Col  fauor  di  felice ,  &  chiaro  oggetto": 
Ornatf  d'hor,  che  fian  proprio  di  quelle , 
Che  di  poggiar  per  l'aria  hanno  d  detto  » 
Vl'ate  a  ricercar  il  mondo  intorno 
'Et  mirar  oue  nafce  ,  »S<:  moreil  giorno , 
ì  capelli  rlnolti  in  su ,  e  la  finiftra  mano  alla  guancia ,  fono  legni  deli'  eleu«- 
tione  della  mente,  nata  per  ia  quiete  del  corpo . 

Il  viluppo  di  filo  intricato,  è  fimilc  al  penfiero ,  il  quale  quanto  più  s*aggi.r3j 

tai'fo  più  molciplicat  &  fifa  maggiore ,  &  alle  volte  s'intriga  di  modo  ,  che fa 

perdere  iafperan^adidrigatrijecrefce  per  nuocerla  Te  (ledo  con  le  proprie-. 

ilbf  2e4  &  è  '>rero,  che  alle  volte  ilpcnfiero  dà  rilòlutione  a*  uegotij ,  6^  trou^, 

^Uiada 


'i4s  ICO  NOLOG  T<tA 

ftrida  da  fuìlupparfi  de  faftidij  ;  il  che  ancora  dimoftra  il  filo,  ilquaìe  fu  guida  ÌL 
Thefeo  ,  Òi*.'  è  guida  ancora  a  tutti  gl'liuominf  prudenti  per  vfciiV:  da'  labeiinti  « 
che  parta  feco  la  vita  noftra  mortale ,  &:  per  moftraic  lanobilcà  dclpetìricro,vi 
fi  dipinge  l'Aquila,  -vccello  nob  le,  &:  di  gran  volo,. 

PENTIMENTO. 

VN*haomo,  che  ftia  con  ambi  le  mani  ad  vn'aratro,  in  atto  di  -voler  laao- 
rare  la  terra,  e  eoa  la  faccia  guardi  dictio  con  la  telta  piegata  in  modo , 
che  moftii  affatto  alienatione  d'animo  da  quella  attione,  alla  quale  s'era  appli^ 
calo, &.C  conforB2e alle  paro'e  d,  Chrifto  Signor  Noftro,  nel  Vangelo  • 

Tcntimento  de'  Teccatt , 

HVomo  vefllto  di  nero,  fodrato  di  tanè ,  rtarà  inglnocchionc,  pcrcotendofi 
con  la  delira  mano  il  petto^,  col  capo  alquanto  chino,con  gli  occhi  riuol- 
ti  al  cielo,  piangendo  dirottamente,  hauerà  vn  Pellicano  a  canto. 

Pentimento,  è  quel  coiofc,  equella  puntura  ,  che  tormenta  ,  óc;^  affliggo 
Vhuomojper  la  bruttezza,  dishonore,  e  danno  dell'error  commeflo ,  giudicato 
dalia  conicierc^^A  ;  onde  il  Profeta  nel  falmo  28.  cofi  dice .  Non  e  pace  nell'of- 
ù.  mie  dalla  faccia  del  peccato  mio . 

Il  color  del  -wftimento,  &  il  percuoterfi  11  petto,  figni^cano  dolore,  &  rcn«« 
derli  in  colpa  dcgrerrori  com'melli,  per  le  ragioni  dette  di  fopra. 

Lo  (tare  ingmocchioni  mirando  il  Cielo  >  è  dimandar  perdono  delle  ofFeft-» 
fatte  a  Dio  per  propria  colpa , 

Il  Pellicano,  dice  S.  Giiolamo,che  doppo  hauer  col  becco  vccife  i  fuoi  figli- 
uoli, ftà  tre  giorni  nel  nido  continuamente  piangendo  ,  il  che  è  vero  effetto 
del  pentiméci»,come  dilfe  il  Kuicelli  nell'imprefa  del  Cardinale  d'A  ugufta  à  Ci" 
mil  propofìto  :  Delle  lagrime  parla  Ouidio  nel  lib.  9.  delle  Metamorf.  nell'  Al- 
legoria di  Bibli  trafmutata  in  fonte,  per  eflempio,  che  quando  ci  vediamo  giua 
ti  a  penitentia  di  qualche  noftro  errore ,  debbiarnoiiloluerci  in  lagrime  ;,  pcf  ' 
icgno,  che  fcamo  veramente  pentiti . 

P    E    R     F    E     T     T    1     O     N     E, 
Di  Tier  Lione  Cafella . 

DON  N  A  'Veftita  d'oro,  moftri  le  mammelle,  &c  tutto  il  petto  fcopctto, 
rtarà  dentro a4  cerchio  del  Zodiaco',  dife^nando  colcompailò  nella  fi- 
DÌIlra  mano  vn  circolo,  il  qualefi  icolpifca  quafi  finito  , 

Il  vedimenco  d'oro,  le  il  deue  per  la  pcrfeLtione.  che  ha  fra  tutti  i  metiilli. 
Le  mammelle  ,infiem  e  colpetto  (coperto,  lignificano 'Vna  patte  delia  per- 
fet-tione  molto  principile, che  è  di  ;mdrir€  altrui,  ó^  efler  pronto  a  communi- 
care  i  propri]  beni ,  efiendo  cofa  più  perfetta  il  dare ,  che  il  riceueie  i  benefici]  ; 
laonde  Iddio,  che  è  infinita  petfettione,  a  tutti  dà  ,  non  riceiiendo  cofa  alcuna 
dalle  lue  creature^  , 

Il  compaflb,  onde  ella  defcriue  ii  cerchio,  e  cerchio  ,  è  perfetta  figura  fra  Ic^ 
MaKma£iche>&  gli  Antichi  ollctuauano  (  come  narra  Pieiio  V^Ieriano  libro 

39-) 


BtCESAKE  'KlVAl-         /// 

j^.  )  che  Fatto  il  factifìcio  ,11  bagnalFe  vn  circolo  ne'i'ukarc  col  fangue  dclk-» 
vittime,  raccolto  in  vn  vafo  con  molta  Religione,  6^  quefto  eraquclla  paro- 
la facrata ,  che  foieuano  proferire  in  Greco  Tcleie(lhar,cioè  haucr  feni£o,laqual 
diceuanocirereinditìodi  perfcttionejefTendo  quella  da  ogni  partela  J>iiì  per* 
fetta  figura  di  tutte  l'altre ,  &  il  cerchio  del  Zodiaco  e  fimbolo  della  ragione,  |C 
e  debica, A  conueneuole  miuiradeirattioni perfette,  • 

P    E    R    F    1  :  D    f    A. 

DONNA  'veftita  del  color  del  '^rerderame ,  ^  in  amblduc  le  mani  tea^  " 
ga'vn  Serpente  fignificatiuo,  fecondo  che  fi  caua  d* Ariftotilc ,  d'cftc»^  • 
»u  perfidia, 

P    E    R    P    B    T*  V    S-  T    k.' 
Tedi  Eternità,  •  '»*^ 

P  E  R  S  E  C  V  T  I  O  N  e; 

DONNA  yeftìta  del  colore  del  verderame,accompagnato  col  color  defe' 
la  ruggine,  alle  fpalle  porti  Tali,  ^  nella  ànidra  tenghi  vn'arco,itand^  ■ 
in  atto  di  *^roler  copire ,  &  haueri  a*  piedi  vn  Cocodrillo . 

Il  color  del  verderame ,  &  della  raggine ,  fignifìca  il  fine  della  perfccutiont»  • 
che  è  di  confumar  altrui ,  danneggiando ,  ò  nell'honore  ,  è  nella  robba . 

L'ali,  fignificanoi  che  la  peifecutione,  èfempre  preiU,  Ò^yeloceal  vsxtà 
le  altrui .  ^  ' 

Tiehe  l'arco  per  ferire  etiandio  di  lontano  con  parole  malediche  >  • 

Il  Cocodrillo  le  fi  dipinge  apprellò,percheperfcguica,  e  vuol  guerra  foto  no»  ^ 
quelli,  che  fuggono,  cefi  la  petlecutione  no»  fi  pub  d^mandare  con  quefto  mo*  • 
doj  fé  non  è  forza  etièrcitata  in  pcriona ,  che  non  voglia,ò  non  fi  curi  di  refi rtr- 
re  con  le  forze  proprie,   ^*erò  pèrfecutione  fu  quella  de' Santi  Martiri  ,  che  U 
Ufciiiuano  dar  la  morte,  icnza-penfiero  d'crtender  altri,  &:  è  perfecutione  quel^»  ' 
la  de  gl'inuidiofi ,  e  detrattori,  che  cercano  leuar  femprc  la  fama  alle  perfon^ 
4'i\onore  ,  noA  penfando  mai  ad  dtro ,  fc  non  all'vEile  proprio .  • 

p  E^  R- 1^  c  o  ^  i:  o. . 

VN  giouane ,  che  caminandoper^via  piena  d'herbette ,  bC  fiero  calpefK 
vn  ferpentejil  quale  riuolgendofi  ftìa  in  atto  fiero  di  motficargli  lagan>- 
ba,  gli  fia  vicino  dalla  parte  deftra  vn  percipitio,  6^  dalla  finiftra  vn  torrentCs^ 
d'acqua.  Sari  appoggiata  ad'vhadebol  canna  ,  &  dal  cielo  (ìveggia  cadere^ 
vn  folgore . 

Ancorché  lo  ftaro,  &  la  vita  sì  del  Giouane ,  come  del  vecchio  fia  fallace ,  &  " 
^tfbbiofa,  dicendo  il  Signor  Dio  generalmente  a  tutti, Eftote  parati  quia  nefci- 
lis,  ncque  diera,  ncque  horam,  tuttauia  il  giouane  lii  in  maggior  pericolo  dd 
'vecchio  per  Taudaucia ,  ardire,  &:  vigore,  il  qaale  lo  fa ,  che  precipitDfàmentc 
fi  éfponghi  ad'infiniti  pericoli. 

Il  caminare  per  via  folta  d'herbette,&  fiori  riceuendo  dal  calpeftato  ferpcnlt  ' 
inauuedutamente  afpra  pontura,  ne  dimoflra,che  Thuamo  cajninando  per  l4^ 
i»riiftvk  delle  caducepr^fpetiU  di  que^QB&oucio»  quando  meno  ci  peni^^  > 


ICO  NOLOG  I<t4 

PERICOLO. 


«vita  per  la  vìa  deili  piacer?,  e  delitie  mondane,  cne  r^nto  fi  porti  pencolo  in  ac- 
qua,quanto  in  terra,e  che  camìnando  noi  fènza.conUderatIone  iiobi{e,e  vlrtuo- 
A,o  che  fi  cafca  nel  mare  delle  mi'ferie»o  nel  prec:pjcIo  dell'eterna  dannatione. 

La  canna  ne  dimoftra  la  fragilità  della  noftra  -^ita  j  Ja  quale  di  continuo  fti 
ia  pericolo ,  cflèndo  che  C  appoggia  bene  fpelTo  alle  co{^  caduche ,  ST  frali ,  & 
non  a  quelle  di  vera  lode  ,&:  degna  confideratione. 

U  folgore  nella  guira,che  dicemmo ,  ci  dimoftra,  che  non  folo  in  terra ,  8^^ 
neiracque  fumo  foiiopon:!  ad*iniìnìti  perìcoli,  com.e  habbiamo  detto;  ma  in  al- 
tie  ali  uiclinatione  de  i  Cieli ,  i  quali  iiifluifcono  i  loro  effetti  p«r  quanto  poGò- 
ao  incHnarf,  a.'  fi  pu^>  dirc,chc  il  Signor  Dio  alle  volte  permette  ,  che  nei  fiamo 
Oftfticrati  per  i  noftri  demeriti  con  gl'accidenti ,  oc  difgratie,  che  ci  auuergono  , 
Scendo  Saa  Pauob.  Teccatum  autm  cumfMYÌi  conjmamn generai  mortemi 


DI  CESARE  %IFA.  14.3 

tiè  la  pctcn;^x  bumana  può  far  refiflcnza  alla  grancieC(::a  ,  &  potcftfi  di  chi  die- 
de  legete  ,  &  termine  al  tutto  :  Nulla  giouò  ad'  Efchilo  Poeta  Tragico  d'anda- 
re in  campagna  amena  per  ischifare  il  pericolo  della  morte  predettali  ,  poiché 
'vn' Aquila  portando  '.ra  gli  arrigli  per  aria  'Vna  tefì:uggine,!a  lafsò  cadere  (opra 
il  capo  caluo  deirinfcllce  Poeta  ,  credendofi  folPe  "Vna  pietra ,  &  in  tal  guifa  in- 
corfe  nella  morie  in  quel  mcdefimo  giorno  »  nel  quale  tcmcua  di  morire  sco- 
ine (iferiice  Pliuio  lib.  x.  cap.  3. 

PERSEVERANZA. 

VN  fanciullo ,  il  quale  con  le  mani  fi  foftenga  ad  vn  ramo  dì  palma  alaat» 
alPai  da  terra- , 
Per  la  fanciullti?jza ,  fi  moftrano  le  prime  ìmpicgat  ure  dell'animo  in  Beno  » 
tcnendofi  alia  palma  ,  che  lignifica  "virti^ ,  per  non  fapere  fUr  foggetta  a* pcfi » 
Come  fi  è  detto  altre  'volte,  ma  s'alza  quando  il  pefo  gli  s'aggraua  fopra ,  com« 
la^virtiuchefi  conofce  quando  il  vitiogli  daoccafione  di  far  refiftenza,  6;,^ 
perde  se  ftella  la  perrtra2ran:^a ,  lafciando  le  buone  opere ,ccme  il  fanciullo  fpir»- 
tonon  publafciare  if  ramo  della  p^lma  i  dai  quale  ita  pendenle,  6^1ontan» 
datetra,  che  inlieme  con  elio  non  iafei  anchora  lavila  cadendo  .  PetolaPer- 
feueranq^a  >  com.^  diile  Cicerone  nella  Retthorica ,  fi  contrapone  alla  pertina- 
cia ,  ÒCT  è  -vna  teraic:<;^za  ,  e  tlibiliri  perpcrcri  del  voler  nollro  ,  retta,  e  gouet* 
nata  dalla  ragione  in  quanto  è  nccellaria  all'attioni  honePte  dcirhuomo . 

DOnna  'veftlta  di  bianco,  6^  nero ,  che  fignificano ,  per  eShie  renremitil 
de'  colori,  propofito  fermo ^  in  capo  hauerà  vaa  ghirlanda  di  .fiori  di  vei- 
Iuco>  sieri  menti  detto  amaranto,  il  qual  fiore  G  conferua  colto,  «?c' dapoi ,  che- 
lutti  gl'altri  fiori  fon  mancali, bagnato  con  l'acqua  ritorna  viuo,  óC^  fa  le  ghir- 
lande per  i'muerno  ,&quefl:a  Tua  perfetta  naturagli  ha  trouito  il  nome  deri- 
uato  dal  non  marcirfi  mai ,  cofi  k  Perièueranza  fi  conferua  ,  à^^  mantiene-* 
nello  ftato,&  nell'eirer  Tao.  Abbraccia  vn'Alloro ,  il  quale  arbore  è  porto  dal  Ra 
fcelli,  come  ancora  dal  Doni,  per  la  perfcucranzajriguardando  l'efiletto  di  man- 
tenere le  frondi ,  e  la  florza  fcinpre  verde . 

Potrà  ancora  farfi  detta  figura  '^•^^lit3  ^i  turchino,  per  fimiglian:^a  del  colff 
cciefte  , il  quale  non  fi  trafmuta  mai  per  Ce  ile'fo . 

Terf€U€Yan7^ ,  come  dipinta  nel  ValaT^o  del  Card,  b,  m. 
Orfmo ,  a  Vafquino . 

DOnna ,  che  con  la  deftra  mano  tiene  vna  icrpe,  riaolta  in  circolo,  tcnea- 
do  la  coda  in  bocca ,  e  con  la  &)iftra  "vn  t^ì^t^q  di  corde  d*  Archibugio 
Accefe^ . 

P     E    R    S    V    A    S    I     O     N     E, 

VN  A  Matrona  in  habito  honefto  >  con  bella  acconciatura  di  capo  ,  !•' 
pra  alla  quale  -vi  fia  vna  lingua ,  òC  a*pic  d'ella  Ibgua  ^n'occhiojfa- 
tà  ftretta  eoo  molte  corde,  6C  ligaccie  d'oro,  terrà  con  arabi  le  mani  vn  corda, 
aìlaquale  fia  legato  vn  animale  €on  uc  teitejPvjia  di  Canc^  l'altra  di  Gatto .  ia^ 
2ei£a  di  Scimia  k 

Laliisgua 


i^4 


ICONOLOGIA 


PERSVASIONE. 


"Là iingaaper éffer il piiì principale , 6^  più  neceflario iftromento da perW 
Tuader?  altrui  8  fi  dipingerà  nell' acconciatura  della  teda,  che  fi  faceuadaglì 
Egitti  j  Antichi,  per  dimoftrare  le  parole,  e  la  perfiiaùone  fenza  arce  >  eiòlo  co» 
Taiuto  della  natura . 

Per  moftrare  poi  vn  parlare  aiutato  da  molto  éflèrcitìos  &  da  grand'  ai'.c^  , 
feccuano  vn'  occhio  alquanto  ianguigno ,  perche  come  il  fangue  è  la  fède  del- 
Tanima ,  fecondo  il  detto  d'alcuni  Filolofì,  coli  il  parlare  con  arte,  è  la  fede  del- 
le Tue  attieni ,  e  come  l'occhio  e  fineftra ,  onde  ella  vede ,  cofi  il  parlare  è  fine*» 
etra,  ond'è  veduta  da  gl'altri . 

Le  ìic^accie  dell'oro  per  la  vita ,  dimoftrano ,  che  la  perfuadone  non  è  altto . 
che  'Va'  cller  cattiuaco  ad  altrui ,  e  legato  eoo  k  dcftiezza ,  e  foauità  deli'  elo* 
quente  parlare  . 

L'animale  di  tre  faccie,  mofba  la  necefRtà  di  tre  cofe  >  che  deue  haaerc  colui , 
^edàluogoinle  ftdlballapetiuaiìoue^priQiadeue  dlèc  f^cco  beneuolo»  U 

€^efi 


DI  CESARE  %IPJ.  i^s 

che  fi  moiha  con  la  faccia  di  Cane  ,  che  accarezza  per  Tuo  intercfle.  Deuc  an- 
cora faifi  docile, cio^  che  fappia  qael]a,che  gli  (1  deue  perfuadefe ,  cib  fi  dimo- 
ftracon  li  Sctmiaichefra  tacci  gli  altri  animali  pare,  clic  capi  Tea  meglio  i  con- 
cetti degl'huomini.  Anchora  (ì  deuc  f^ir  attento,  e  frdimoftra  ciò  col  Gatto  t 
che  neile  {\xt  attioni  è  diligen  tillìnìO,^S^  altentifTimo .  Tiene  la  corda  del  detta 
animale  con  ambi  le  mani  ;  perche  fé  la  perfuafione  non  bà  quelli  mellaggio^ 
ri,  ò non  fi  genera,  ò  debolmente  camina. 

PERTINACIA. 

DONNA   veftita  di  nero,con  molta  edera,  cheglinafcafbpra  il  veftito, 
&  in  capo  terrà  vn  dado  di  pionibo  . 
il  color  del  veftimento  lignifica  fermezza,  labilità ,  6<^^  ignoranza,  i  quali 
effetti  fono  notati  per  l'ofcuf  ita  fua,  e  da  quefti  eftetti  nafce  la  pertinacia . 

Per  quella  cagione  ,  h  pone  il  dado  di  piombo  in  capo ,  il  quale  è  graue  ,  <Lr 
difficile  da  muouerfi,  òC  il  piombo  è  inditio  dell  ignoranza ,  come  habbiarao 
detto  al  fuo  luogo;  6i,  fi  ramenta  come  madre ,  e  nudricc  della  pertinacia, 

L'Edera  abbarbicatale  addolfo,  fi  fa  per  dimothare  ,  cheTopinioni  de  gli  o- 
ftinati  negl'animi  loro  ,  fanno  l'crtecto  >che  fa  l'edera  nel  fuo  luogo  oue  fi  trat- 
ta hauer  buon  fondamento  ,  la  quale  iebenc  (\  radica,  non  perde  il  vigore,  6C^ 
fc  bene  fi  fa  diligenza  ,  pur  molte  volte  fa  cadere  in  terra  in  luogo  medefimo  , 
fopra  il  quale  fi  foftentaua  . 

PER.TVRnATIONE. 

DONNA  veftica  di  varij  colori,  con  vn  Mantice  in  mano  . 
La  perturbatione  nella  vita  deil'huomo ,  nalce  dal  difordine  delle  prime 
quailcà  nell'  anima ,  nalce  dal  difordine  delle  opinioni  de  Magiflrati,  e  de'  Po- 
poli; talché  col  difordihc  fi  cagionale  ficonofceil  confulo  ordine  delle  pertur- 
bationi ,  non  elFendo  altro  il  difordine ,  chedifunione,&  inequallti»  Dunque 
la  perturbatione  nalce  daii'incquahci;  il  che  fi  moilra  col  Mantice  ,  che  col 
vento  fouerchio  della  la  calidici  del  taoco  ,  e  miggiorme;ice  l'accende  ,  &:  oue 
nonlbno  motiui  contrari)  non  pub  efier  perturbatione  ;  però  U  mefcolanza 
de  colori  moftra  confusione  delle  pafìioni . 

P    E    S    T    E    Olmo 
PESTILENTI    A. 

DONNA  veftìta  di  color  tanè  ofcuro,  hauerà  la  faccia  fmorta,  &  fpauea . . 
tcuole,  la  fronte  fafciata,le  braccia,e  le  gambe  ignude,  la  vefte  fari  aper- 
ta da*  fianchi,  &  per  l'apertura  fi  'vedrà  la  camifcia  imbrattata  ,  &  fporca  ;  pa- 
rimente fi  vedranno  le  mammelle  anch'eife  fozzc  ,  &  ricoperte  da  vn  velo  tra- 
fparente,  &  a'  piedi  d'ella  vi  farà  vn  Lupo . 

La  pelle,  è  vn'infermità  contagiofa,  cagionata  in  gran  parte  dalla  corrottio- 
ne  dell'aria,  della  quale  non  occorre  dir  altro,  per  ellèr  la  figura  alTai  chiara  pec 
se  (lelfa  ;  folo  dobbiamo  pregare  Iddio,  che  non  ce  ne  faccia  hauer  altra  cogni- 
tionc .  che  quella  che  ci  viene  dalli  Scrittori ,  b  quella,  che  ci  danno  i  ragiona- 
menti de'  "Vecchi . 

11  Lupof  gnificapeftilcnza  ;  però  fecondo,  che  dice  Philollrato  ,  vedendo 
Palamede  /correre  alcuni  Lupi  per  il  monte  Ideo,  fece  lacrificare  ad  Apollo , 

K  operando 


/^<f  lCONOLOGÌ<iA 

(pei  \ndo  fouuenire  al  pericoìoàella.pefte,iI  quale  vedeua  fopraftare;  &  fi  si a^ 
tempo  di  pelle  vedcrfi  per  le  campagne  più  Lupi  deli'ordenario . 

VeJìe,ÒT€^flentìx. 

DOnna  vecchia»  rflicilentcA'  rpauentcuole,  di  carnagione  gialla,  fari  fca- 
pigliata.  Se  in  capo  hauerà  vna  gliirlanda  di  nuuoli  ofcuri,  la^à  s  elHca  di 
color  b'gio,rpatn>d*humori,e  vapori, di  color  giaIlaccio,fl:arà  a  ledere  fofira  ai- 
cune  pelli  d*^gn?lli,  di  pecorc,&  aJtri  animali,  tenendo  in  mano  vn  tìagellocon 
le  corde  accolte  fanguinolè . 

Come  è  qucfta  figura  per  la  -vecchiezza ,  Si  color  macilente  ■»  fpiaccuolc  o-. 
vedere,  cofi  la  pelle  per  la  brutta,  e  malinconica  apparenza  vniuerfale,  è  horri- 
bile ,  e  diteilabile  ;  la  carnagione  gialla  dimoftra  ùnfettioni  de' corpi  j  cflcndo 
quello  color  folo  in  quelli,  che  fono  pochi  fàni  della  vita . 

I  nuuoli  raoftrano  ,  che  è  proprio  eletto  del  Ciclo,  e  deiraria  malconditio» 
•nata";  Il  color l^igio  è  il  color ,  che  apparifce  nel  cielo  in  tempo  di  pcflilenria. 

Le  pelli  di  «idlci  animali  figni^cano  mortalità  >  (entcndo  nocumento  da-» 
quefla  infctcionc d'aria  nonpur^rhuoiHÌni,ma  anchorlebcllic  ,  che  nel  "Vi^ 
nere  d'podono  da  ette-. 

il  flagello^  moftra,che  egualmente  batre, e  sFefza  ciarcuno^  non  perdonan- 
do ne  ad  età,  ne  a  fclFo,  ne  a  gradi ,  ne  a  dignità! ,  neaqaol  fi  voglia  altra  cola, 
per  cui  luole  andaifi  ritenendo  nel  caftigo  il  rilpecto  humana. 

V  H     i     S     ?     C     A. 
O  N  N  A  ,  che  dia  conHa  deftra  mano  in  atte  di  girare  vn  globo  ccmlat» 

erra  in  mezzo , il  quale  fari  fiilo  fapra  li  Poli>3<r"  Io  miti  con  attentionci 
tcvjn  la  finititi  manoteiighi  -^icinG  al  detto  globo  vnaClepfidra  ,  cioè -vn' 
Horologio  antico  d'araiia  ,  perche  la  coiifidcratiorKS  Ph  fica ,  non  è  altro,  chc_» 
quella  delle  cofe  foggect*  alla  macacionc  ,'ealtcmpoin  quanto  tale»  &r"£èm- 
pre  fegulta  il  fenf^ . 

V  l    k    <:    Z    R    E. 

VN  Giouane  di  Tedici  anni  in  circa^  di  bello  aCpetto ,  8c  ridente ,  con  vr» 
ghirlanda  di  rofè  in  capo,  vellito  di  verde,e  molto  ornato,  con  vn'Iride, 

che  da  vna  fpalla  all'altra,  gli  circondi  il  capo,*  con  la  mano  delira  tenga  vn  filo 

verde  con  moiu  hami  ad  tifa  le^gAti,  e  nella  finiilra  vn  ma^::^o  di  fiori. 

La  Giouentù  di  qu:lla  età,  è  più  dituttv  l'altre  dedica  a  piaceri,  per  cUcr  co» 

fwe  ^n  nuuuo,  &  monio  crillailo,  per  lo  quale  ttaipar;fiono  belle  ^  «ScchiaRS^ 

tMttele  delitic  rjionc'ane . 

Per  lo  volto  bello, e  ridette  fi  dimotira  »'che  dalla  belle<5;^za  deriua  il  piacere,    , 
Le  ròiè ftrrono  d-^dicate  a  Venere,  come  fopradante  de'  piaceri,  perche  que-  i 

fte  hanno  Come  odore,  &  rtpprefcntanj  le  (oau"t4  de*  piaceri  amorofi,  ceme^ 

ancora  la  loro  4Ìebole,&  corta  duiatione . 

II  veftirtiento  "V^rde  conuienc  alla  Giouen'ii,  5^  al  piacere ,  perche  eflcndo 
il  color  ver3e  il  più  temperato  fra  il  bianco,  <3^  il  negro,  ò  f^  a  l'opaco,  &  il  lu- 
cido de  gl'altri,  fia  in  ss  la  perfetta  mifura  dell'obietto  alla  virtù  dei  vedere  prò-  ' 
portionat2,che  più  conforta, e  rallegra  U  viUa »  chegl'alcci  colori  non  fanno ,  i 
qu4li«  auuicinano  all'eAreaio  » 


DICESA%E  %IPJ. 

PO      E     ^      T     A. 


1^7 


Gl'hami  ,  fono  1  vari)  allettamenti ,  che  ne! 'e  cofe  piaceunli  del  monde  fi  ri- 
trouano  appellai  verde  filo  della  debole  Ipcranza  ;  ferctnàofi  iti  fihele  politure 
della  conlcientia,  fcnzi  ch«  l'hurmo  fi  lappia  torre  dji  dolce  inganno . 

L'Iride  ,  è  indirlo  delia  belìt^^i  apparcntcdcilc  (^o{s.  incitali ,  le  quali  quafi 
ceirappa£Ìicipaii(cono>  e  fi  distanno. 

Tiacere. 

Glouanettodl  fcdici  anni  ,veftitodi  drappo  verde  ,  la  vtfte  fui  tutta  fiori 
ta,con  vn  Corfaletto  dipinto  di'^r-ar  j  colori  -  pei  cirr  <r«i  poUi^rà  \uo  Si- 
rciic,  nella  mano  deftra  tenendo  molti  himi  legati  in  leti,  verde,  e  ndl.-.  fimftra 
«lantr^  vn  feudo  ouato,  edoraio,  dentro  al  quaie  ^ri  dipinta  vr.n.  irtiè  d  m^r- 
roo  mi/chic,  col  motto  Huc  omnia  y  toì  numero  di  xvj..nrtauan<grF.g:tti)  il 
piacere  ;  petche  in  tal  Anno  cominciano i  Cicuari  a  gi.Ttarlo,ccrr.e  racconta  il 
i'itrio  j  doue  ragiona  de'  numeri . 

li  cciialitto  dipinto,  mofl:ra,che  vri*hucmoded;io  2'pioccr!,  egri;  cefi  im- 
piega i  tkfììr.c  j  corac  chi  poaa  il  coilaUuo ,  il  quale  iilo  iu  uf  tt  bbc  lenire^ 

K,     2  per  ui- 


/ 


14.Ì  ICO  NO  LO  G  liA 

per  difender  la  vitaj&^ofi  dipinto iirue  per  vaghej(^a,&  lafciuia;  Si  ctìC\  l*huo- 
tao  di  (biè^^zo  ,  vorrebbe ch^ogni gran  negotio  terminaflc  ne'  piaceri ,  t  nelle-» 
delicatezze  del  viuere , 

La  Sirena,moftra,  che  cotne  ella  inganna  col  canto!  Marinari  ,cofi  il  piace» 
te  conTapparcnce  dolcetta  mondana,  manda  in  mina  i  faci  fcguaci  * 

L'imprefa  dipinta  nchc  feudo,  moftra  quello,  che  habbi  amo  detto  ,  cioè  il 
piacer  clTcr  il  fine  de  gli  huorriim  "vani . 

PIACERE. 

GIOVANE,  con  la  chioma  di  color  d'oro, ^Sc  inanellata,  nella  quale  fi 
'Vedranno  con  crdine  molti  fiori,  e  farà  circondata  di  perle  vna  ghir- 
landa di  mortella  fiorita,  ha  da  cirerenudo*  e  non -velHto^iS:  alato:  le  ali  faran- 
no di  diuctfi  colori  >  &  inmanotcrrà  vn*Arpa ,  «nelle  gambe  portari  ftiualec- 
Ki  d'oro. 

La  chioma  profumata,  &  ricciuta  con  arte ,  fono  (egni  di  d€lic3te:^7a,di  la- 
/ciuia  jC  d cfTtminat!  coftiimi  ;  Vi  fono  moltilFimi  cilcn^pij  apprellb  i  Poeti , 
che  per  moftrared'hauer  dato  bando  a*  piaceri,  dicono  <li  non  acconciaiTi  i  ca- 
pelli ^  ma  lafciargli  andar  negletti^  &icnzaartc  j  perb^iiPiacereiì  faranno  con 
artifìcio  inanellati . 

Le  Gemme  ^Sc  i  fiori,  fono  miniftri ,  &  incitamenti  al  piacere . 

LaCoronadi  mirto,  notaTiftelìò,  per  efier  dedicato  a  Venere,  &  fi  dlce,che 
quando  ella  s^ex^pofe  al  gludicio  di  Paride,  eracoroiiata di. quella  piaiata. 

L'ali  moftrano,  che  il  piacere  prefto  va  afìne,  6cr?yola,eÌìigge.;eperòfu  da 
^rAntichi  Latini  ditDandato  ^Fo/z/pf^y. 

L'Arpa,  per  la  dolcezza  del  fliono  ,  €  dìccliaMer^onTormiti  con  Venere ,  t 
con  le <irat.ie,che  come  quello,  cofi  quella  dilettagranimi^e.ricrea  li  Ipiriti. 

Gli  fliualetti  d'oro,  conuengono  al  piacere  ,  per  mofttare ,  che  l'oro  lo  tiene 
in  poco  conto  jfenongliferueper  fodisfarnegrappetitì,oueToperchepiglian* 
doli  i  piedi  moke  volte  per  l'inccnllant^a,  fecondo  il  Salmo-  Mfi  autcm  pene 
tnotifiiTitfed.es  ^  fi  fcuopree  che  volentieri  s'impiega  a  nouit^  ,4;^  non  mai  fil- 
ma molto  "^na  cofa  medefim  a , 

PIACERE     H  ONESTO. 

\7  ENERE  'veftita  di  neio«  honeftamenteaCÌnta<:on  vn  cingolo  d'oro, 
ornato  di  gioie,  tenendo  nella  della  mano  vn  freno ,  e  nella  finiilra  'Vn 
bracciolare  da  mi^atare^ 

Per  lignificar  il  piacer  honefto.  Venere  vien  chiamata  da  gl'Antichi  Nera  , 
jion  per  altra  cagione,  fecondo  che  fcriuePaufania  nclPArcadia,  Te  non  perche 
alcuni  piaceri  da  gi'huomini  fi  logliono  pigliar  copertamcnce  ,  6<,.^  honefta- 
mentc  di  notte  ,  à  diffetfnza  de  gi'akri  animali ,  che  ad  ogni  tempo ,  e  in  ogni 
luogo  fi  fanno  lecito  il  tutto  . 

ripingcfi  col  cingolo  3  come  è  defcritta  Venere  da  Homero  in  più  luoghi 
dell'Iliade,  per  moflrare,che  VenerealThorachoncfla,  e  lodeuole  ,  quando 
fta  ridi  etra  dentro  a  gl'cidini  delle  legge  ,  lignificate  da  gli  Antichi,  per  quel 
C)iìgoio;c  dipoi  fi  dipinge  il  freno  iu  mano  ,  e  la  mifura  peuhe ancora  dcntf» 
«lii  termini  delle  leggi ,  i  piaceri  deuono  clTerc  moderaci ,  e  litcnut! . 

PIA- 


DI  CESARE  %IPA.  149 

PIACERE    VANO. 

\J  N  Giouancornacamcnceveftico  ,  il  quale  porti  fopra fa  teda  vnata^zi 
con  va  cuore  dentro;  perhe  èpfopriecà  deirbuomo  vano,<Ìrmoft:at  1 
cuor  [\ACJt  e  tiuti  i  fucci  Tuoi  ad  ogn*^-vno,  celti  cerca  i  piaceri  fuor  di  Dio  >  bifo- 
gna  che  necsiliria.nentc  à  graltri  tnanifefti  il  cuore  ;  perL  fi  dice  rolgarmen* 
te,che  ne  il  fuoco,ne  l'amore ,  fi  può  tener  fccreto,  perche  il  cuore,è  fonte  don» 
de  necellàriam«ate  fcararifcono,  &  oue  fi  formano  tutti  t  caduchi  piaceli  » 
PIACEVOLEZZA. 
Vedi  Affabilità* 

P    I    A    r^   T    o. 

Vedi  alla  terza  Beatitudine , 

PIANTO. 

DONNA  veftita  di  nera ,  fcapigliata  ,  che  con  fa  mano  deftra  fi  ftracci  i 
capelli, coronati  d's'na  ghirlanda  d'appio.c  con  la  finìftra tiene  vn  ratno 
di  faua  con  fioriyC  fratco,&  a  cahto  vi  fàrivn^a  Rondine  , 

Il  veftijiicnto  nero/ù Tempre  inditio di  meftitìa,e  pianto  f  i  capelli  fparfi,c.# 
fuelti  ,  &  medefimamenJe  La  ghirlanda  deirappiojfignifiGa  pianto  ,  perche  àia 
gl'Antichi  s'ad'^praua  per  far  il  letto  a*  Morti , 

i!  ramo  della  faua,  li  pone  per  feguitar  l'opinioni  de  gl'antichi  Latini,  cht-# 
Tollero,  che  quella  foilc  pianta  di  lutto,  e  di  mcftitia,dicendo>che  ne*  fiori  "vi  è 
fcricto  la  parola  di  pianto;  '3»:  però  Varrone  prohibì  il  mangiar  faue  z  Sacerdo- 
ti, 6^  mi  piace  à  qucdo  propofito  raccontare  la  paz:^ia  di  Plttagora ,  il  quale 
ellendo  alTalito  de'nemici ,  ^  potendofi  commodamente  faluarc in  vn  cam- 
po di  faue  quiui  '^rrcino  ,'vo!(e  più  toilolafciarfi  amma:^zare  ,  dicendo  norw 
voler  difturbare  Panime  de' mot  ti,  le  quali  penfauifcioccameiite  (lare  a  ripo- 
sai fi  tra  quei  fiori . 

La  Rondine ,  fi  pone  per  lo  pianto,  eficndo  il  Tuo  canto  molto  lamenteuole; 
onde  i  Poeti  la  finirono  Progne ,  che  pianga  l'inglucia  fattale  da Tetco  Tuo  ma* 
aito,  come  difFufamentc  raccontano  molti  Sctitcori , 

P     I     E    T    A^. 

C"^  I O  V  A  N  E  ,  di  carnagione  bianca,  di  bello  afpetto^con  gl'occhi  graf^ 
J  fi,  e  con  il  nafo  aquilino,  hauerà  l'ali  alle  fpalle,  fari  veftita  di  rodò,  coti 
•Mia  fiamma  ia  cima  del  capo  ,  fi  tenga  la  mano  finiftra  fopra  il  cuore,  e  con  la. 
dcitra  -verfi  vn  cornucopia,  pieno  di  diuerfe  cofe  vtili  alia  vita  humana . 

Si  dipinge  di  carnagione  bianca ,  di  beilo  afpetto,  occhi  gralli ,  òC  col  nafo 
aquilino  ,  perche  in  quello  modo  la  defcriuono  i  Fifognomici . 

Vellcfi  di  roffo,  perche  è  compagna,e  forella  della  Cantà,allaqualccottulcnc 
quefto  colore  ,  per  le  ragioni  dette  al  fuo  luogo . 

Porta  l'ali,  perche  tra  tutte  le  -virtù ,  quefta  principalmente  fi  dice  volare^, 
perche  vola  a  Di© ,  alla  patria,  e  dalla  patria  apparenti  ,e  da  parenti  a  noi  ftelH, 
continuamente. 

La  fiamma  ,'che  l'arde  fopra  il  capo,  fignifica  k  ixìentcaccenderfi  dall'amjK 
di  Dio,  ali'cfercitioiiella  ^ ictà,  che  nacuralmcnic  afpita  alle  cofe  cclclli , 

K    3         La 


//^ 


ICO  NOLO G I^ 


PIETÀ. 


La  mano  finlftrafopra  la  banda  del  cuore,  :fignlfìca  ,  clic  rhuomo  pietofò  , 
fuol  dar  indino  dcllalùa  carità,  con  opere  vlue,  e  nobili ,  e  fatte  con  intcncione 
'Cilda,  &  perfetta  ,  fcnza  oftentatione ,  odef.derio  di  vanagloria;  Pcrb  dicor.a 
alcuni ,  che  per  leuare  ogn'ombra  alla  picti  d'Enea,  Virgiìio  ,  con  gl*altrl  Poe- 
ti, diffe  la  grand'opera  della  fua  pietà,eirerfi  cfercicata  fra  i'ofcurità  della  nott% 

Il  Cornucopia,  moftra,  che  in  materia  di  pictiì,non  fi  deue  tenere  conto  de- 
le  ricchc5^q[e  del  mondo ,j  il  che  ha  moftrato  come  H  faccia ,  con  (ingoiar  elTem- 
pio  fragl*altri,nc'le  molte  penurie  dc'noftri  tempi  di  Roa:a,il  Sig.  Patritio  Pa- 
critij,  alquale  fi  deuono  da  tutte  ie  parti  molto  msggior  lodi^di  quelle» che  ^of 
fono  nafcere  dalla  mia  penna . 

Vieta. 

DOnna  ,  la  quale  con  la  finìftra  m:  no,  tiene  vna  Cicogna,6<^  hi  il  brac 
ciò  dcftro  pollo  fopra  m'aitare  con  la  /pada,  àC  »  canto  vi  è  m'Elcfa» 
(Cj  &¥iiianciull9. 


DI   CESARE  %IPA.  ijt 

La  pietà,  è  amor  di  Dio,  della  patria,  de* figliuoli,  òiT  di  padrc,&  di  madre  ; 
p-srò  il  dipinge  con  i!  fauciullo  . 

La  Cicogna,  inlegna  la  picc4  verfo  il  padre,  6^  la  madre ,  col  Tuo  cflcmpi» 
liccto  altre  'volcc. 

Il  tenere  il  braccio  deflro  con  la  fpada  in  mano  fopra  l'altare,  dimoftra  quel- 
la pietà,  che  fi  doue  "vlare  '\eilo  la  lama  ^Religione  ,  eipoaendoii  a  tutti  i  pe- 
ricoli . 

Riferifce  dell'Elefante  Plutarco,  che  in  Roma  certi  fanciulli  per  fcher:^o,ha- 
ucndo  punto  la  probofcide  ad  vn'tlefan  te,  e  perciò  clfendo  cflo  adirato ,  piglia 
vn  de'dctti  f.jnciulii  per  gettarlo  in  aria;  ma  gridando  ,  e  piangendo  gl'altri  per 
la  perdita  del  compagno  ,  l'Elefante  con  pietà  piaccuolmenteloripoleintcrra> 
ftJiza  fargli  male  ,-!iauendo  caftigata  ja  troppo  audacia  folo  con  fa  paura . 

P     I     E     T     aV 
Tiella  Medaglia  di  Tiberio  fi  vede  {colpita  . 

VN  A  Donna  a  ft-derc ,  con  vna  ta:^za  nella  d«ftra  mano,  ó^  col  gomito 
manco  pofato  (opra  vn  tauciullo  . 

TietÀ , 

OV.indo  gì*  Egitti)  voleuano  fignificar  la  pietà  ,  dipingeuano  due  Gioua- 
^^  lìe  inlieme,  che  tiiauanovn  carro,  per  la  ricordanza  di  Bitonìdc,  6q^ 
CUobefratclii,  che  per  atto  di  picei,  tirarono  la  propria  Madre  al  Tempio  di 
Giutiónc^  .  ^ 

Tìstà . 
Si  vede  ancora  nella  Medaglia  d!^ntontn$ , 

DOonna  con  vn  fanciullo  in  braccio,e  con  vno  a*  piedi , 
PIETÀ     DE*     FIGLIVOLI 
verjo  i  Vadri. 

\T  N  Giouanc,  che  poi  ti  fopra  le  fpalle  vn  vecchio ,  fugendo  rinccndio,pef 
la  ricordanza  della  pieti  d*£nea . 

PIETÀ. 
"^  Come  [li;  dipinta  da  intonino  Tio. 

VN  A  Matrona,  con  la  vcfte  lunga,  con  vn  Turibolo  in  mano  ,-chiamat© 
da  Latini  Acerra,  &:  auanti  dia  Matrona, -vn'ara  cinta  d'vnfeftone,fo- 
pra  kquale  v'è  faoco  accefo  per  Hicrificare , 

Cicerone  dice  nel  lib.  della  natura  delli  Dei,  che  l'cirer  pio ,  non  è  altro ,  ch« 
la  riuerenza,  che  noi  habbiamo  hauer*à  Dio,  a  ì  noftri  Maggiori ,  a  Parenti ,  a^ 
gU  Amici ,  óy^  alla  Patria . 

PIETÀ     DE     FIGLIOLI 
rerfo il  "Padre, 

GIOVANE  modcfta,tcnga  la  tetta  finiftra  fcoperrta  con  la  mano  dcftwV 
foprainattoQÌfpremctla,&a*picdivifiavnaConachia.  '' 

Gli  Antichi  Romani  per  figura  della  pietà,  volendo  efprimere  la  pietà  di  M, 

10 

cantt) 
K    4  In  vj^al* 


/// 


ICO  NOLO  C  I<t4 


PIETÀ     DE    FIGLIOLI 

rerfoilVàdre. 


Io  vn*altra  meda^IiaOreca  par  d'Antonino  tlamporno  i!  fimulacro  della  Dea 
Pietà  a  federe ,  che  tiene  in  braccio  vn  putto  ìgnudo,a  cui  ella  moftra  le  poppe. 
Ma  non  però  da  quefla  habbiamo  la  prefentc  imagine  formata,  attcfo  che  quel 
-la  è  generica  ,  &  la  npflra  in  fpecie  figura  la  Pietà  de'  figh'uoli  verfo  il  padre ,  8c 
1  habbiamo  in  talgu'.ia  rapprefèntata  per  memoria  d\  quella  pictofa  figlia,  la- 
quale  di  nafcoftoallatò  il  padre  in  prigione  ,  cue  era  condannato  a  morii  e,  a.^ 
fili  f^  interdetto  ,  che  non  fé  gli  portaiTè  da  mangiare  da  niuna  pei  fona  >  ma.* 
clfendo  fcoperto  dal  cuflodc  delie'carcere,  che  egU  campaua  per  mercè  della 
figliucjla,piacqae  tanto  queflo  pictofb  ofHtJo ,  che  Caio  Qj^ìnto ,  &  M.  Attilio 
Con(o'i  Romani ,  oltre  rimpnnità  rimefla  al  reo  s^edicoruo  vn  tempio  alla  Pie- 
tijn  quella  parte  ideda  di  prigione,  oue  occcrfe  il  caTo  «icino  al  Theatrodi 
Marcello,  coitic  dice  Plinio,  che  ade'lb  è  cafa  de  gli  llluftri'TImi  Signori  SaueU 
\ì  i  h  qua!  f  ^.'.tc  di  prigipns  dtbBe'c^-'i'e  tra  qncììo  Theatio ,  e  Santo  Nicola  ìb 

carcere 


DICESA'K^  %IPA.      ,      iS3 

carcere.  Narufl  tal  cafo  da  StRy  Pompeo ,  &  Solino  in  peifona ,  d*una  hi;!iufi- 
la  di  baffa  conditione  verfo  ii  padre ,  che  vcrfo  la  madie  ,  dice  che  fuccclic  i'Ii- 
nio  hb.y.  cap.  36.  &l  Valei io  Maffimo  lib.5.cap.  4.  o  padre,  0  madre  quello  po- 
co c'importaychc  è  il  medcfimo  attedi  Piera* 

Ancor  che  al£re  'volte  habbiamo  detto  ,  che  la  Cicogna  l  gif  foglifico  dclU 
pietà  paterna  ,  nondimeno  la  Cornacchia  ci  feriic  hora  per  Timbcb  della  Pie- 
ri 'vcrfo  ii  padre,  &c  la  madre  ;  impercioche  cafcando  al  padre ,  h  alia  miuirc^ 
loro  per  la  "vecchic^^^a  le  piume,  i  figli  li  copreno  con  ic  proprie  ptntìe ,  e  por* 
tano  loro  il  cibo  da  pascerli ,  &i.  li  foìieuano  con  le  ale  nel  velare  in  kdi:  di  ^it-^ 
adurrò  qui  le  parole  da  Baitholomeo  Anglico  de  proprietatibus  rerum  iib.  i  2. 
cap.  9,  Admvandaert  huius  auisclementia,  nani  cum  parcntes  |>er  longcnam 
fene^lutem,  pjumaruni  tegmine,  &:alarum  regihinenudari  continglt.  Cor- 
niccs  iuniorcs  proprijs  pennis  eos  foucnt,  &  colleólo  cibo  pafcunt ,  quando 
etiam  parcntes  earum  fenefcunt , eos  fulcro alarum  (iiarum  {ubleuanr,6Cs^ad 
vOi'andum  excicant,vt  in  priftinos  ufus  membra  diIlucl:areuocenc,&  rcducanc. 
iaquale  autorità  è  prefa da  S.  Ambrogio  nell'Heliàmeronc Iib.  5.cap. i<5. ouc-. 
della  cornacchia  parla,  (Se  le  attrjbuiicepietoià  natura  verfo  di  chi  i'ha  prodot- 
ta, &alleuata. 

Confondanfi  li  figliuoli  ingrati ,  6»:  di/àmoreuoli,  che  ingiuriano,  &:  batreno 
il  padreA'  la  madre ,  da  che  vna  cornacchia  priua  d'intelletto  ,  ha  più  .difcrc- 
lione  di  loro ,  &  maggior  pietà  verfo  li  /uoi  genitori. 
P     I     G     R     ì     T     I     A. 
^  O  N  N  A ,  con  faccia,  e  fronte  grande,  e  naio  groflb,  coirle  gambe  {ceti- 
li, ftarà  a  (edere  in  terra  ,     L'Arii.i/lo . 
DaW  altro  la  pigri  tia  in  terra  fi  e  de. 
Che  non  fuò  andar  ,  e  mai  fì  regge  in  piede» 
Tigritia . 
Onna  fcapigliata ,  terrà  il  capo  cnino.  Lata  veftità  d'habito  vile ,  e  rotto  , 
tenendo  ambi  le  mani  in  fcao  coperte,  Se  i  piedi  'Vn  fopra  Tal  tro,6<;^^  a 
canto  darà  vn*  Afìno  a  giacere,  ouero  vna  Tartaruga . 

Edcndo  la  denominatione  di  pigro  epiteto  dell'  /nucrno ,  ragioneuolmente 
fi  fa  quella  figura  della  pigritia  Tua  collaterale  fìg;!2,percioche  come  il  calor  nel 
Ii[corpi  humani- è  cagione  del  moto,  e  delle  prclte  attioni  ,  cofi  all'incontro  il 
freddo  fa  immobiliià,  ftupidc2;^a,tardit^,  e  fomiglianti  erTetti . 

Sta  la  detta  figura  coi  capo  chino,  e  fìede,  tenendo  le  mani ,  Se  i  piedi  ne!la-r 
gui(A,che  s'è  detto,-  perche  gl'iigittij  (  come  riferifce  Pierio  Valeriano  lib.xxxv. 
delii  (boi  Hieroglilici  )  in  quefta  forma  rapprclcntorno,  voler.do  f-gnifìcar.che 
rhuonio  pigio  è  come  immobile ,  e  priuo  d'ogni  forte  di  buona  operatione . 

Att-fo  che  la  mano  fciolta,(S<:  in  aperto  palelata  ;gli  Higcij  (ignihcauano  lo- 
pera.Uutorità,  &  la  po:cflà  ,  ma  per  contrario  volendo  denotare  vnn  perlona 
di  riuHa,óc  da  poco>  ^  per  otio,e;per  pigritia  aggranchiata,  iìguiauano  le  mani 
Tue  inhcine  meile  in  feno ,  &c  a  federe ,  il  qua  !  gello  e  vcramenre  di  huomo  da- 
pocfi)iì:rno,&  Viiillimo  :  onde  è  npgli  adagi)  msnum  fùb  pallio  hobcre  prouer- 
bio ,  che  ii  dicc  di  quelli,  che  maici/cono  nViroiio ,  6C  che  fono  perlone  ired- 

ile,  &: 


D 


D 


tS4-  IC  ONO  L  O  G  I<iA 

de,  «*c  pigre.  Ep?r5  Ànalfagoradiilcjchei'huomo  pare  molto  pij  fiifficiente 
di  tittci  gl'altri  a'niiK*!i,  »  ciche  è  dototo  delie  mani  ,qual  detto  replica  Plutar- 
€..>,  ne  Ariih  lo  t.K'e  . 

11  capo  icjpi^ii.ito,  \à  veRe  vile,  e  rotta,  denotano  rinfeliceconditione  della 
pi^jiiti.i,  mercè  delia  quaU'  l'hiiorno  pigfo  p<^r  ie  Utllo  è  ;empre  poue-:o,vi}f, «l,* 
di  niun  pre^^>  qu.mto  all'anima,  &  quanto  al  corpo  ,  perche  non  acquifta  vir* 
t^',  ne  ricche^^^f,  ne  honorc  ;  come  ben  di.  e  Efiodo  in  quefta  featen^^ . 
Islpn  enim  pigo'  vir  ìmpletdomum 
*"  J^quedìjfercns  Tiudium  fané  opus  auget 

Sempsr  diferens  vir  damnis  lu£latur . 
Le  fi  d'pinge  a  canto. i'Afj no  a  giacere,  ellèndo  quefto  animale  reputato  dsu 
molti  aliai  pi^jio,  come  dice  il  iopradecto  Picrionel  iib.xij. 
£t  il  inedchiKOi^>.e,   ^.e  ll^nihcala  rartariigaailib  xxviij. 

P  I  T  T  V  R  A. 

DONM  \  bella,  <ion  capelli  nego,  6cr*^grofT!,n->irri,  &  ritorti  in  diuerfe 
maniere,  con  le  .  igila  inaicatc,  .  he  inoltrino  pe.iiìeri  faatilKchi,  fj  cuo^ 
p.  tabacca  convnafafcia  legiti  distioagH  orecchi,  co!i  vna  catena  d'oro  al 
collo  ,  dilla  quale  penda  vna  mifcliera  ,  -ic  aabbia  fcritco  nella  fr  v.\tt,imitatio, 
Ttixà  in  vna  mano  il  pennello,  6<,^  neiraitra  la  tauola  ,  con  la  vede  di  drapp» 
cangiante ,  la  quale  le  cuopra  li  piedi ,  ^  a*  piedi  «li  sila  fi  potranno  fare  alcuni 
iftiomenti  della  pittura  *  per  mortrare  che  la  pittura  è  efercitio  nobile  ,  non  fi 
potendo  fare  fenza  molta  applicatione  dcirintell8tto,daIla  quale  applicationc-. 
fono  cagionate,  &  mifuraie  appredb  di  noi ,  'iute  le  profeilìoni  di  qualfiuogìi» 
lorte,  non  facendo  l'opre  facte  a  caio  ,  quiucunque  perfetti ilime  alla  lode  dtU 
l'Autore,  ultrimente,  chele  non  follerò  lue. 

Si  dipinge  quefta  irn.naginc  molto  bella  ,  S;^  che  la  bellcz^ja  noti  nobiltà  , 
fi  vedc-.»perchei*vna,  (a:  l'altra  è  perfiCtione,  )>c{\'My  5c  l'altca-è  degna  d'im- 
perio ;  6<^^  fecondo  il  detto  di  Hjmero,a  nbeiit  piicciono,  d^^  dilettano, 
muouono,  cS:  innamorano,  ma  l'vha,  che  è  orpOwtle,  priinier.inence  i  (enfi  , 
l'altra  che  è  intelligibile  l'intelletto  ;  anzi  non  aure  f  )  to  ù-niii ,  ma  l'iO-elTa  ri- 
putateda  moti  Filofon  ,  c»;,^,  -/olg.uì-ifnte  (ì  l'Aiì  credere,  cha  doue  f  )no  belle 
qua!ità  dei  corpos  vi  (u-no  per  lo  pi  ì  quelle  de  Tanìmo ,  òC^  doue  e  bellezza  'Vi 
iìA  nobiltà . 

I  capelli  della  te'la  f\  fanno  neri ,  Si  grollì,  perche  ftando  il  buon  Pittore  iiij 
pcnficri  continui  d-irimirationc  della  natura  ,  de  dell'arte  ,  in  quanto  da  pro(- 
pe  liua,  &  è  oggetto  de!rocc!^Jo,&  per  quello  bifognandoli  qiufi  continua- 
tnente  hau.-r  per  la  fantaHa  tutti  gli  effetti  vilibiii  della  natura,  viene  per  tal  ca- 
gione à  Pi  endere  molta  cura ,  6c  muninconia ,  clic  genera  poi  aduivione  ,  coirne 
dicono  i  Medici,  dalla  qu.ìle  naturalmrnce negli  huomini con  molti  altii,q..ic- 
ita  particolare  accidente  f\  prò  iuce  . 

Saran:jp  i  capelli  hirfuti ,  àC^  fparfi  in  aitOj&T*  in  diutnfe  parti  con  anellatu- 
r«  »  che  appArifcano  prodotte  dalla  ncghgcrtza ,  perche  nafcoiao  quelli  efteriot- 

■lence 


VICESJ%E  'KIPJ.  rjj 

incnte  dàlia  tefìa.  come  interiormente  ne  nafcono  5  penfieri  >  &  i  tijntfamijch* 
fono  mezzi  come  alla  rpeculatione ,  cofi  ancor;»  nlTopere  mntcna.i  » 

Le  ciglia  inaicatc,  molVrano  marauiglia,  &  veramente  il  Diivutote  fi  eftm- 
de  à  tanta  dottile  inucfliqationc  di  cofe  minime  in  fé  fteffe  per  aiuto  dell  akiz^ 
fua,  che  facilmente  n'acquifta  marauiglia  ,&  manirtconia  . 
La  bocca  ricoperta  ,  è  inditio  ,  che  non  è  coi'a  ,  che  gleni  quanto  il  nlrr.tin  ,  l-ì 
la  rolituejine,-  però  H  riferrano  i  Pittori  in  lurglii  fecre ti ,  non  perche  tettino  n- 
prenfione  dell'imperfetto  lanoro,  come  volgarmente  n  n ima. 

Tiene  la  catena  d'oro,  onde  prende  la  Mafchera  ,  per  jnoiìrare ,  che  rimiti- 
tionc  è  congicnta  con  la  pittura  Infeparabilment?. 

Gii  anelletti  della  catena ,  nriodrano  la  conformità  di  vtj»  cofa  ,  con  !  a'tri-» 
^C^^^lacongiuntiont  ,  percheron  ogni  cofa  ,  come  dice  Cicerone  nisi^x  fiia-» 
Retthorica  ,  il  Pittore  impara  dal  Macero ,  ma  con  vna  fola  no  apprf  ncr  mol* 
te,venendo  per  la  conformità,  5^  (ìmilitudincconglonte,  6<.^  incatenatt-. 
infiemc_. , 

Le  qualità  delì*oro  dimoflra,che  ouando  la  pitt^ira  ncn  e  mantenuta  dalla-» 
robiica,  facilmciitt  fi  perde,  6<;^^  la  rriafchera  moflia  nmitatione  conuenicnte 
alla  Pittura--. 

Gli  Antichi  dimandsuanoimitatinne  quel  discorro,  chf,ancorchefa!fofi  fa» 
ceua  con  la  guida  di  qualche  "verità  fiitrceffa,  &;  perche  volpuano  che  que'poe- 
ti,a  quali  mancaua  quella  parte,  non  folfero  poeti  rlpurati ,  cofì  non  fono  da  ri- 
putarfi  i  Pittori ,  che  non  l'hanno  ,  elTèndo  -Viro  quel  detto  triuia!e,che  la  pos- 
fia  tace  nella  Pittura  ,  &  la  Pittura  nella  pocfia  ragion:- 1,  '^'ero  è  che  fono  diffe- 
renti nel  modo  d'imitare,  procedendo  per  oppofìtione,  perche  gli  accidenti  vi- 
fibili,  che  il  poeta  con  l'arte  fija  fa  quafi  'N-edere  con  l'intelletto  per  mezzo  d  ac 
cidenti  intelligibili ,  fono  prima  confiderati  dal  pittore  ,  per  mel^zo  delli  quali 
fa,  poi  chetamente  intende  le  cofe  fignificate,6c^  non  èaltroil  piacere,ch<  (i 
prende dall'vna, Gl'altra  di  queftcprofedìoni,  fé  non  chea  forza  d'arte  qusfì 
con  inganno  della  natura,  fa  i'vna  i  n  tendere  co' fé  n  fi ,  Gl'altra  fcntirecon  l'in- 
lelletto  .  Habifbgno  dunque  la  pittura  delia  imìtatione  di  cofe  reali,il  che  ac- 
cenna la  mafchcra,  che  è  ritratto  dtlla  faccia  deH'huomo . 

La  verte  cangiante,  mo(lra,che  la  varietà  particolarmente  diletta  come  mo- 
ftrano  i  piedi  ricoperti ,  che  quelle  proportioni ,  le  quali  fono  fon dsmcnto  del- 
la pittura ,  6<^  che  vanno  notate  nel  di/ègro  ;  guanti  che  dia  mano  a'  colori , 
deuino  ricuoprirfi,  8^  cclacfi  nell'opera  compita  ;  &  come  è  grand'arre  prelFa 
agl'Oratori  faper  fingere  di  parlar  fenz' arte  ;  cofi  prelTo'ai  pittori  fa-  . 
per  dipingere  in  me  do ,  che  non  apparifca  l'arte, fé  non  a  più 
inte-ligenti,  e  quella  lodr,  che  fola  attende  il 
pittore  cuiiofo  di  fama  ,  nata 
•}  .   .  dalla  virtù. 


///  re  ONO  L  0  G  IqA 

L  A     P  I  T  V  R  A. 

Smetto  del, Signor  Martio  Milefio* 

EMuIadiNatara,oprìitÌiuins, 
Ch'i  voki  noftri,  i  noftri  afferei  erprlmi 

Sol  da  colori,  e  con  lo  ftile  imprimi 

Ouunque  opri  man  dotca,  e  pelegrina. 
Ogn'arte  à  te  con  gran  ragion  s'inchina, 

E  fenza  te  non  è  chi  quelle  ftimi , 

O  diloromaeftra  ,  che  fubiimi 

L'ingegno  human,  ch'à  Dio  ben  s'auiilcitti. 
Dolci  fai  merauiglie,  e  dolci  i-agannì 

Apporti  à  chi  ti  ve  ie  ondeà  larxiente 

Ren  di  ftupore  fopr'ogn'  altro  oprare . 
Che  nata,  alhor  perfetta  *  immantenente 

Fai  cofe  per  durar  moki,  e  molti  anni , 

Fatte  d»l  tempo  vie  ^«u  illuftri ,  e  chiare-»  • 

-POESIA. 

GIOVANE  bella, "Verità d'azzurro celelte,  (oprailquaWeftiment9 
-vi  faranno  molte  fteiìe,  fari  coronata  di  alloro,  moflri  le  mammella-* 
ignudc  piene  di  latte,  coi  vifo  infiammato,  6^  penfofo  ,  con  tre  fanciulli  a  lati , 
che  colandole  intorno,  vno  le. porga  la  Lira,  6^  il  Plettro,  l'altro  la  Fiftola,  & 
il  terzo  la  Tromba;&  non  volendo  rapprefentare  i  tre  fanciulli  per  non  ingom- 
brare troppo  il  luogo,  i  detti  itlromenti  fi  po'aranno  apprelìo  di  ella. 

Pocfia,  fecondo  Platone,  non  ^ altro»  ch'eiprellìone  di  cofè  diiiiue  eccitato 
nella  mente  da  furore, &  gcatia  celcfte. 

Si  dipinge  giouane5&  bella,  perche  ogn'huomo ,  ancorché  rozzo  >  è  alterata 
dalla  fua  dolce:^:^a,  &  tirato  dalla  fua  for:<^a . 

Si  corona  di  lauro,  il  quale  fta  fempre  verde,  8^  non  teme  farza  di  fulmine 
celefte,  perche  la  pocfiafa  gl'huomini  immortali ,  5^  gli  adicura  da  colpi  del 
tempo ,  il  quale  Tuoi  tutte  le  colè  ridurre  all'obliuione . 

La  verte  con  !e  (Ielle,  fignifica  la  diuinit<i,per  conformità  di  quelIo,che  didero  i 
poeti  haucr  origine  dal  cielo . 

Le  mammeìlc  piene  di  latte,  moftrano  la  fecondità  de*  concetti  ,&  dell'in- 
ucntioni ,  che  fono  l'anima  della  pocfia . 

Epenfofa,&  infiammata  nell'afpetto,  perche  il  poeta  ha  fempre  ranimapìt- 
na  di  velocilTimi  nv>ti  fomiglianti  al  furore . 

l  tre  fanciulli, fono  le  tre  maniere  principali  di  poetare, cioè  paftorale.  Lirico, 
&  HeroJco;  le  quali  dipendono  più  dall'habilitd  naturale,che  dall'altre;  dicen- 
dofi  per  commiine  opinione,  che  gli  poeti  nafcono ,  8c  gli  Oratori  C\  fanno. 

Infinite  cofe  fi  potrebbono  dire  della  Poefia  fenza  variar  dal  noftro  propofl- 
to;  ma  hsramai  ogni  bello  /pirito  tanto  ne  sa ,  per  lo  molto  efercitio  delle  Ac- 
cademieiiSc  Scuole  d'Italia^che  farebbe  va  voice  dac  lume  alla  luce  del  Sole,  yo* 

Icme 


VI  CESA%§  %rPA.         JS7 


POESIA. 


Icrne  rcriucre  in^^ueiìo  luogo  :  Del  che  mi  /iranno  teftimonio  certo  in  Peru- 
gia mia  patria, rAccadcmia  de grinfcnfati,  i'bflre  già  molt'anni,  laquale  ren • 
demnrauiglia  non  purea  fcfleflà^maairitalia,<5v'  brutto  il  Mondo,  per  le  no- 
bili parti  de  gl'ingcgiii,  che  eda  nodrifce  ,  i  c]uali  tutti  inlìcmc  lei  rendono  no- 
bile ,  come  ella  poi  ciaicuno  Icparatamcnte  rende  famcfo  ,d:  in  particolare 
iKSigriorc  Cefarc  Crifpoldo  Gcntiihucmo  rara  Dottrina  ,&  varia  dircipJina,  ne 
la  nobil  Cala,  del  quale  come  già  i  Platonici  nella  Villa  d*Acadcmo,gli  Acade- 
mici  Jafcnfati  fi  radunano,  ficT  ben  fi  potrcbbe^lla  Tua  cafa  dare  queli'EpitctOi 
che  il  Prencipc  della  Romana  eloquen:;?^! ,  diede  alla  cafa  d'ifocrate  Illuftrc^ 
Orator  d' Athcne  :  Bonus  ifocratìs  qua  fi  ludus  quidam ,  atq;  cffìcina  dicendi  ; 
Se  vn'altra  '^ro!ta  confermò  Tiftcllo  . 

Domus  jfocratìs  officina  h  abita  eloquenti  ne  efl . 
Si  come  dunque  è  ftata  tenuta  la  cafa  d'ifocrate  fucina  del^eloquenza  ,  cofi 
hora  la  cafà  del  Crifpoldo,  è  tenuta  fucina  d'eloquen:^i,  &:  d'ogni  arte  liberale, 
oue  concortcno  a  lauorare  fabri  di  gran  Valoie,  &  d'onde  alla  giornata  n  cfco- 

no  opere 


///  ICONO  LOG  IfiA         '- 

1  »  r pere dUuttàpctfecdone,Ó^' eccellenza. 

Toefia. 

DOnna  veOìti  d«!  color  del  cielo,  nella  finiftra  mano  tenga  'Vna  Lira ,  6;^ 
a-n  Iftdifirail  f'Ietcro ,  farà  coronata  d'Alloro,  6^  a' piedi 'vi  farà  ^n 

ià-  gito  > 

Si  vtffle  dsl  color  du!  cieli,  perche  il  cida  tn  greco  fi  dice  Vranos,  &  la  Miifa, 
ehe  da  n.!r-lt;;  di  poefla,  è  Vr.H!!tì  >  &  per  Jcflimonio  di  tutci  i  pocri  non  può  vn* 
fiUomo  efler  valente  in  qucfle  arci ,  (e  non  è  vii  particolar  talento  del  ciclo  dota- 
lo iti'  però  fi  dicono  i  Poeti  haucr  origine  dal  cielo,  come  he  detto. 

La  Lira.ii  dà  in  mano,  perche  molto  gioua  alla  confonan^^a  della  poefia  l'ar- 
Bfioniaca  confònanza  del  Tuono ,  6;^  in  particolare  fi  feruiu.mo  anticamente— 
di  quefto  ilhomento,  quelli  che  cantauano  cole  baile,  onde  dali*illeira  Lira  fu  - 
rono  Lirici  nominati . 

La  corona  d'alloro,  dimoflra ,  che  Tintento  di  tutti  i  ppeti  non  e  altro ,  che- 
di  acqiiiftare  fama,  oue  tutte  le  altre  profedloni  hanno  melcolato  feco  qualche 
vtile ,  &  rAÌioro  non  ha  cofa  più  mirabile  in  fé ,  che  la  vindità  delle  foglie  per- 
petua, come  elìì  la  viiiacità  dtl  nome  . 

Il  Cigno,  in  vcrchitzza  va  meglio  articolando  continuamente  la  voce,per  e- 
ftcnuarfi  la  gola  ;  Se  coii  i  poeti  vanno  migliorando  ncii*arcc  loro  con  gli  anni  » 
come  fi  racconta  di  Edipo  Coloneo ,  &  di  altri. 

Voefta  . 

DOnna ,  con  Tali  in  tefta  ,  coronata  di  lauro  ,  con  la  finiftra  tenga  vn  libro , 
ic  con  la  deftra  vno  Scettro  fiiiilmente  di  lauro . 
Per  Tali  fi  conofce  la  velocitasi  foi:^a  dell'intelletto^  e  per  l'alloro,  oltre  quel 
che  habbiamo  gi^  detto,  fi  nota  la  fatu:a,  &  diligen:(a,  perche  nel'e  foglie  fuc— 
vi  e  grandi lìima  ar>iarezza,  come  è  grandiffìma  fatica  ridurre  a  perfetcionc  vn* 
opera,  che  poilà  portar  lode ,  oc  gloria  all'Autore  . 

Toefià . 

SI  potrà  dipingere,  fecondo  rvfi^commune,  vn' Apollo  ignudo,  con  "vni 
corona  di  alloro  nella  dci^ra  mano^con  la  quale  faccia  fembiante  di  volere 
incoronare  quakh'vno,  &  con  la  finiftra  mano  tenghi  vna  Lira,  oc  il  Pietro . 

POEMA     LIRICO. 

DONNA  Giouane  ,con  la  Lirs  nella  finilira  mano  ,  ^  la  dcilra  tenghi 
.1  Plettro,  Già  veftita  d'habito di  varij  colori,  ma gratiofc,  attillato,  &^ 
il. ceto,  per  mauìfcOa.e,  che  lotto  vna  fola  cola ,  più  cole  vi  Ci  ct)iitei:goiio  ,ha- 
uei:à  vna  carrella  con  motto,  che  dica' . 

Bnui  coPìplt^or  jìngula  cantu . 

POEMA     EROICO. 

HV  O  M  O  di  real  mac'l*ì ,  vcftito  di  ha':-  to  lontuofo ,  5cf"  grane  ;  in  ca- 
pa hauerì  vn.i  ghirUuda  d'alloro,  vie  li'.ìla  dcitu  mano  vna  Tromba^  > 
con  rn  :iìott.i  ^ he  dita  . 

?^c«  nifi  granila  cauto . 

FOE- 


DI  CESJRE  %IPA.  ijf 

POEMA     PASTORALE. 

GIOVANE  di  fcmfvlice,  6<^  naturai  belli  ;^2a ,  con  vna  firlngi  ift  ma* 
no,  con  fikialctn  a  dalia,  acciò -che  moihi  ii  piede  tgì.udo  »  con  ^uefto 
parole  fcipra . 

Taflornm  carmina  ludo. 

l^  U   E  M  A     S  A  T  ì  R  I  C  O. 

HV  O  M  O  i^)udo,  con  faccia  allegra,  iafciua  ,  ardita,  AT' che  vibri  JjL» 
lingua,  con  vn  Tirfò  in  mano,  &  vilìaiirictoilnjotto  . 
Jrridens  cufpide  f^e . 

POVERTÀ*. 

DONNA,  vcHìtacome  vna  Zingara,  col  collo  torto ,  in  atto  di  •domanda- 
re elenu^fina,  in  cima  dcJ  capo  terrà  vn  vccello,  chiaimato  Codan5^inzola> 
«uiiero  fqnatlacoda , 

Racconta  il  Va  Ieri  ano,  che -volendo  gli  Egitti)  fignificar  Tn'huomo  di  cftrc- 
sna  pGuefcà,dipingeuanoqucft*'vccclb  ;  perche ,  come  dice  ancora  Eiiano,  è 
animale  di  tanto  pi  co  vigore  ,  cbenontìpuòrar  il  nido  ,  &  per  quello  va  fa» 
cendo  Toua  ne'  nidi  altrui, 

Rapp:  dentafi  la  poucrtà ,  in  forma  di  Zingara  ,  per  non  fi  trouare  la  più  me- 
fchinageneratioi?edi<qucfta  ,  la  quale  non  ha  ne  robba  .,*  ne  nobiltà  ,  neguflo, 
ne  fperanza  di  colà  alcuna  ,  chepolEa  dare  vna  paflicclia  di  quella  felicità ,  ci» 
è  fine  della  vita  politica . 

Touertà . 

DOnna  Ignuda ,  8c^^  macilente,  a  federe  Copra  vn'afpra  rupe,  con  le  mi- 
ni ,  <Sd  i  piedi  legati, tenti  di  fciorrc  le  legaccrc  co*  denti,  dlcndo  nella.» 
Spalla  dritta  punta  da  vn  (catauaggio.  Se  habbia  i  capelli  intricati . 

Qui  Ci  dipi'-gCjnoii  quella  pcnjert<ì,del[a  quale  fi  ragiona  prelTo  ad  Ariftofarrt 
nel  Fiuto  polla  nclT  hauere  quanto  è  badante  alla  ncceflità  del  vitto  lenza  (o- 
prabbondanza.ma  la  pouctti  di  quelli ,  che  non  hanno  da  viuere  :  Però  fi  di- 
pinge ignuda,  &  macilcnta,con  c?pclli  intiicati^,  6c  con  le  mani,  &  piedi  legati 
fopralo  fcogliojperelìcr*  il  pouero  ptiuo  del  maneggio  di  molti  negotìi,  che  lo 
renderebbono  famofo  .  Peiòxiille  San  Gregorio  Nazianzcno  la poucrtà  elTert 
«vn  viaggio,  che  molti  viaggi  impcdifcr,  e  molte  attieni  ;  Se  procura  fcioglierfi 
i  nodi  co'  denti,  peu  he  come  fi-dice  tiiuialmente,  la  pcuertà  fa  rhuomo  indù- 
ftriolb,  (k  lagacc;  ondcdlTe  Teorico  a  Di  ofant<:  la  poue-rtà  iola  cller  quella-, 
che  fusct*  l'arti,  perche  è  fti«iolo  fignificatoiii  queiranimalcUOjchcnoi  chi»* 
marno  icarauaggio. 

T^ouertM. 

DOnna  pallida,^  furiofa,  -vefti^a  di  negro,come  dice  Ariftofane  nella  Co- 
media  chiamata  Pluto, 
La  pallidezza,  fi  pone, perche  dou'c  pouerti,  è  careftia  delle  cofe  d*  viucrw 
^  oue  quelle  mancano,  fanno  perdere  il  colore,  6c^  Io  fpirito  . 
Si  fi  furiofa, oucro  in  atteggiaroenJo  di  pazzia,  perche  tutte  le  parole, &  atrio* 
4*Yn  po«eco«f(»oo  riputate  pa:(zia,  ne  più  fi  de  fc4c  a  lui ,  die  a4  vao  inCtnCtt» 

,  ti»* 


t^o  IC  ONO  LO  G  T<tA 

li  color  nero,  perche  ènuntiodi  morte,  &di  cofefplaccuoliyci  à\  ad  inten- 
dere ,  che  la  ponertà,  è  coraf-ìftidio-Gi,  diffìcile,  luttiiofa,  &  miferabile. 
POVERTÀ     DEL     D)ONi. 

DOnna  ditkfa  lopca  rami  d* Alberi  feCchi  >  con  alcuni  pochi  ftracci  d'in- 
torno. 
Li  rami  fecchi  ^  modrano  l'edere  dWno,  che  viue  al  mondo  in  pouertà,che 
non  è  ftimato  buono ,  non  potendo  far  frutto  da  se  medeiìmo ,  fé  non  per  ar- 
dere, cioè  per  adoprarfjin  tutti  i  bifogni  a  capriccio  dell'induftria  altrui.  Però 
a  tutti  i  pericoli  della  Republica ,  a  tutti  i  trauagli  del  Regno,  a  tutti  gli  aggra* 
uij  della  Città  ,  fubbito  fi  fotcopongono  i  poueri  %  con  grandiilìmi  pcricoh  del- 
la vita  j  &  però  Virgilio  dilTe  nel  pri.  della  Georgica  l 
DUrh  yrgens  in  rèbus  egefìas  .. 

POVERTÀ. 
In  vno  eh'  habbta  bello  ingegno  . 

DONNA  mal  veftica ,  che  tenga  la  mano  delira  legata  ad  gran  fallo  po- 
fato  in  terra  ,  5^  la  lìniftra  alzata*  con  vn  paro  d'ali  aperte ,  attaccate^  •■ 
fra  la  mano,  ÒC  \\  braccio. 

Pouertà,  è  mancamento  delle  cofe  neccflarie  airhuomo,per  fodegno  della-» 
vita,  5^  acquifto  della  virtù  . 

L*ali,  nella  mano  finiftra,  lignificano  il  deliderio  d'alcuni  poueri  ingegnolx  « 
i  quali  afpirano  alle  difficultà  della  virtù  »  ma  opprelTì  dalle  proprie  necelTità , 
fono  sforzati  a  ftarfi  nell*abiettioni  ,  &  nelle  viltà  della  plebe,  &  li  attcibuilcc  % 
Greci  la  lode  dell'inuentione  di  quefta  figura, 

POVERTÀ     DI     SPIRITO. 

Vedi  alla  prima  Beatitudine  .  ' 

PERDONO. 

HV  O  M  O  ,  che  hauendo'l  petto  ferito,  e'I  volto,  &:  grocchì  verfo  il  eie» 
lo,  &  nella  delira  mano  vna  ipada  nuda  con  la  punta  riuolta  in  cerra^  « 
inollra  di  far  forza,  &  in  effetto  di  fpezzarla . 

Il  petto  ferito,  dimoftra  rofifcfe,  le  quali  fi  prefuppongono  dal  perdono  » 
11  rpe:^:^.;re  della  fpada,  fignifica,  che  il  perdono  fi  depone ,  S;^  la  volontà  » 
&  la  Commodità  di  fare  ogni  vendetta . 

Il  vifb  riluolto  al  cielo,  denota  il  riguardo,  che  fi  ha  nel  perdonare  a  Z)io  no- 
ftro  Signore,  il  quale  ci  dice  Dimìttìte ,  &  dimittetm  vobis ,  d^altroue  ,  mihi 
'pindi6lain,&  ego  retribuam . 

POLITICA. 

DONNA  che  con  la  dcftra  mano  tenghi  '^'n  paro  di  bilanci? . 
Perche  la  politica  aggiulta  in  modo  gli  (lati  delia  Republica  ,  che  1'  "vno 
per  l'altro  fi  folleua ,  &  fi  follenta  fopra  la  terra ,  con  quella>elicit3,  iella  quale 
è  capace  fu  quefte  miferie  Tinfirmicà  ,&  la  debole  natura  nollra. 
^  PREGHIERE. 

DV  E  Vecchie  grinze,  meftc,  :?^oppe,  guercie,  maninconìche,  &  'vellitc^ 
di  turchino,  cofi  le  dipinge  H'imcrc^ST'  ^Cpppc  fi  dipingono  forfè  ^pct-* 

\^ e  quando 


DI  CESAKE  %IPa. 


iéi 


P     R     t    M     l     O. 


che  quarrio  fi  vuof  pregare ,  {\  piegarole ginoccfcta  ,  oofro  perche  con  ani'mef 
idubSio^o{ìv<ì a  pregare,  non  hauen<ij  ceTt«:^za: alcuaa  d'i  ottenere  quello, 
che  '"^  prcga^ , 

Hmno  poi  Io  facca  mefta,  perche  le  prcg'-  iere,  ^©no  effett? ,  che  notano  ìnf 
iifgen:^i ,  &  m-<ncamento  di  cofc,  che  non  lì  hanno ,  o  timore  di  non  perder- 
le ,  pDlledendolc  volentieri  /^TTindigcnza  febene  è  cagione  di  perfcttione^ 
«elle  Città,  come  dke  Ariftotile  nel  quintolibrodeli'Ethica;  ènondinTén.;>ia- 
diciodi  mancanza  ,«S«: genera  mefticia,  &  macilenza  negli  hnomini  particoa»' 
bri,  come  il  n>edefimo  dice  nei  primo  della  Fi(Ì£a,&  per  tal  cagione>macilcrw 
13  ,  &  mefta  fi  dcue  fare  la  prcienrc  figura  » 

Sarà  ancora  guercia  ,  per  notare  con  la  diuerfìtà  dello  fgaardo  di  due  occhi 
la  d  ucrfieà  dell*  intendere  di  due  intelletti  ,  per  eilère  ©rdinariamentc  di  eoa» 
«aria  opinione,  quello  che  prega  altrui  da  quello  che  è  pregato . 

Il  -veftimento  del  color  torchine,  dimoftr»  le  prcghiere,doucr  clTere  del  co- 
1^  del  Cklo,  cioè  oon  maarchcratc  ,  &  allibiate  ,  noo  con  finte  ragioni  abbcW 


1^2  IC  0  NO  LO  G  I<iA 

lite,  m  t  pure,  chiare,  &  reali  ;  acdoche  iì  poHà  ettcnccc  ^uanco  rhuomo  YU»i 
le,  6^  defidera , 

PREGHIERA     A.    DIO. 

DONNA  inglnocchioni,  con  le  mani  giunte, fon  la  tefta  alta  verfo  i!  cic- 
lo, dailatocca  leefca  vna  fiamma  di  fuoco . 
Queftafìguraè  molcoairinuocatione,  &  Oratione  fòmigliante,  hauenda 
il  medefimo oggetto,  &  fimilidimo  fine , 

Le  ginocchia  in  terra,  &  le  mani  giunte  infieme  ,ttio{lranorefFetto  efterio- 
re  dcirhuomo  ;  la  tefta  riaolta  al  cielo  ^  àCh  iìamma ,  l'affetto interiote  della 
mente  »&  cuore  • 

P    R    E    M    I    Op 

HV  O  M  O  "veRIto  di  bianco ,  cinto  dWn  rclod'oro ,  tenendo  nella  d©* 
ftra  mano  vna  palma  con  'vn  ramo  di  guercia  y^  jiella  fìniftra  cerane, 
C^  ghirlande^. 

Due  fono  le  parti  del  premio  principali ,  cioè  l' honore ,  ^  1*vtilc  ;  perb  fi  di- 
pinge in  mano  à  quella  figura  iUamo  della  quercia,  &.della  palma,  fignifican- 
do  quella  l'vltile,  &  qucfta  rhonorc . 

Il  'Vefti/nento  bianco  cinto  col  'velodell'oro ,  lignifica  la 'Verità  ax:compa^ 
gnata  dalla'vittA  ,  perche  non  e  premio  quel  .bene,  icheii. di  alle  pcr&ne  Lcn« 
ra  merito . 

PREVIDENZA. 

DONNA  con  due  tede,  far^  veflita  di  g;aIIo,«ellaidefttajaja»©  terree  rno 
Schiratro,  &  nella  finiftra  vn Ccmpaflo . 

il  veftimcnto  giallo  lignifica  /apienc5;a ,  fenza  la  quale  non  {\  pubhauere  la^ 
preuideji:^a . 

Lo Schiiatto, da PlInioiiellib.S.  al cap.58. è pofloperla Preaidcnza,dicen- 
do.cheìra  gl'altri  doni,  che  tiene  dalla  natura,  quando  fi  vu^l  ripofare  all'aria, 
baia  coda:,che  gliferueper  coprirficontra  l*ardore4e*  raggi  del  Solc,&;,^  con- 
tri l'impeto  de'  'Venti ,  d;^^  delle  pioggie  j  preuedcndo  per  iftinto  naturale  U 
mutatione  dei  tempo . 

Leduereftcjdimoftrano,  cheper  preuederelecoleda  venire  ,  gioua  alTai  la 
cognitione  delle  cofe  pallate  ;  però  fi  vede  che  la  efperienj^a ,  è  cagione  della-» 
prudenza  ne  gli  huomini,  &  vn'huomo  prudente,  è  facililfimo  à  preuederc^  ; 
etiendo  il  preucdere ,  &  il  prouedere  eftetti  propij  della  Pruden^a.onde  (ì  dice 
vtile  alla  vira  humana,  la  cognitione  di  moke  hirtorie,&  di  cafi  luccelìì  di  mol- 
ti tempi  ,  generando  in  noi  prudenza  per  giudicare  le  cofe  da  •venire,  le  quali 
fens^a  quefto  fine  lartbbono  mera  curioficà,  &  perdimento  di  tempo. 

llCompa{Ib,moftra  ,che  per  preucdere  le  cofe,  fi  dcuonomifiirareleqaa*- 
liti,  gli  ordini,  le  difpoficioni,  i  tempi,  &  tutti  gli  accidenti  col  dilcorfo  di  faui» 
giuditio  ]  &  di  difaeto  pcnfìero . 

PRO- 


DI  CESARE  %IPJ. 


1^3 


PRODIGALI 


O  N  N  A  con  occhij  vefatì,dt  faccia  ridente ,  tiene  con  ambi  \t  mani  vn 


itmcuoie  non  n  ia|>er  temperare  m  ciac  la  propia  robba,  oc  le  propie  riccn 
che  pollóne  elFer  lineftra,  &  iftromento  di  -vuiar  bene,  &  beatamente . 

Trodigalìtà, 

DOnna  lafciua ,  vcftita  riccamente  ,  con  bella  acconciatura  di  tcfta  piena^ 
ili  gioie  ,co'crini  molli,  come  la  defcriue  Dante  ^portando  a  canto  due 
gian  boiTe  di  dinar» ,  de  quali  gitti  via  gran  parte  ;  Si  vedano  ancora  due  Ar- 
picjchc  le  rubbino  i  danari  nafcoftamente,  per  moftrare,  che  quelli,  che  llanno 
prelìoall'huomo  prodigo,  mentre  egli  fi  occupa  in  gettar  via  le  propiefaculti 
gii  moilrano  buona  cera  1 6c  gli  fanaa  ciuerenTa  j  il  che  nota  la  u«cia  feminik 

L     z  del- 


1^4-  ICONOLOGIA 

deirA  rpia  5  ma  ntll*intcr  tione  Io  /prezzane,  come  hucmcchc  auuilifce  fé  ftef- 
f e,  jidorr.igliando  la  loro  intentione  al  «fto  del  corpo  di  qucHo  moflro  »  che  à 
kj'.tco,  d' p  :^^o]er.te, 

PROMISSIONE. 

DONNA,  che  ft-iacoi  bracci© ,  &  con  la  mano  dritta  flefa  ,  \tT^nàù(\  \% 
dniAraa!  pffo, 
li  buccio  dritco  ftrfb  ,  è  indicio  «t  prcrrettere  alcuna  cofa  ,  con  la  riniftra 
al  petto  fi  moftra  di  adì  curare  altrui  fc^ta  la  fede  piopia  col^iura.mcnto,per  la 
ccnftruatione  di  sé  ftelTo,  laqualc  dal  petto,cdal  cuore  dipende  principalnìcce, 
PRONTEZZA. 

DONNA  ìgnudaj  oc  alata,r!ella  manodellra  tenga  '\na fiamcia  di  fuo- 
co, &:  nella  fìniftravnoSchirattolo . 
Ignuda  fi  dipinge  >  per  efler  libera  d'ogni  impedimento  airoperare. 
Alata,  per  la  prcrtc^zs,^-  velocità, indici)  della  pronce:^::^a . 
il  fuoco  nella  mano ,  (ìgnifica  viuacitd  d'ingegno ,  che  fj  fcuopre  selle  op«- 
jationidi  vna  natura  pronta,  &deglihuomini  tanto  ,  è  più  pronto  Ivrodel- 
Taltro  ,  quanto  più  partecipa  di  quello  elcm cut©..  £  lo  Schirattolo  (ì  dipinge» 
f>erchc  e  animai  velociirimOa 

PROVIDEKZA    DEIL'    ANNONA 

ntìÌA  Medaglia  d'^lefandroSeuero . 

DONNA,  che  nella  mano  deftr^  tiene  vn  vnz'^i^  di  fpighe  di  grano ,  & 
nella  finillra  vn-Cocnucopia,  coji  vn  vafo  di  terra  pieno  mcdefiraamcn- 
tedi  fpighe. 

Quefta  figura  e  ffmile  à  quelle  delf  abbondanza  defcrittc  nel  principio  del- 
Topera .  Però  non  occorre  ,  che  ci  ftcndiamio  lungamente  in  ragionarne  ;  ba- 
fta  fapere,  che  è  virtù,  che  deriua  dalla  prudenza,òt  (r  riftingc  a' particolari  ter- 
mini della  prouifione  delle  cofe  necelTarie  al  viuete  ,  ò  di  s<^  ftello  ,  ò  di  molti  ; 
però  fi  atttibuifce  quefla  lode  ancora  a  Dio,ccmc  quello,che  irreprennbilm.cn- 
tc  prouede  à  tutte  le  neceflltà  noftra . 

TromdenT^a . 

DGnna  con  due  tede  à  fomiglianza  di  lano ,  vna  tella  farà  ghirlandata  di 
fpighe  di  grano ,  Se  l'altra  dì  vite  con  i!  frutto,  in  vna  mano  terrà  duG_> 
chiau),&neiraltra  vn  Timone,non  potendo  dfere  alcun'huomo  prouido^enza 
lacognitionc  del  tempo  paffaco ,  Se  del  futuro . 

A  ragione  fi  dipinge  quella  figura  con  le  duefaccie  ,  le  quali  dicemmo  efiec 
conuenienti  alla  prouidenza  defcritta  di  (opra . 

Le  chiaui  moftrano,  che  non  balla  il  prouedere  le  cofe ,  ma  biTogna  ancora 
operare  per  edere  perfetto  r>e  gli  atti  virtuofi  ,  &  le  chiaui  notano  ancora  tutte 
le  cole, che  fono  iftromenti  delle  attieni  appartenenti  alia  terra,  &c  che  ci  apro* 
DO  li  laberinti  fabricati  fopra  alla  difficoltà  del  viuere  Immane . 

Il  Timone ,  ci  moftra  ancora  nel  Mare  adoprarfi  prouidenza  in  molte  ceca* 
iìoni,  per  acquiftarne  ricche:^:^e ,  &  fama  ,  éc  ben  fpello  ancora  folo  per  faluxr 
U  vita  i  Et  la  prouidenTa  regge  il  Timone  di  noi  ftelTij^cT"  da  fpcranza  al  riuer 

aoflr» 


r>I  CESARE  %IEA.  /•/ 

cof!ro ,  Jl  qujic  quati  lutt?  in  aito  Mare  ,  «  foUtuato,  &  fcolTo  da  tutte  le  baa«fct 
da  venti  della  fortuna . 

PROVIDENZA. 

%cUa.  Medaglia  di  Trohi . 

SI  \tàt  per  la  prcuidcnra  nella  Medaglia  di  Probo,  vua  Donna  ftoIaMjch» 
nella  deftra  mano  tiene  vno  Scettro  ,  òc^^  nella  finiftra  vn  Cornupi*-» 
con  vn  globo  a'  piedi,  &  fi  moftra la prouiden:^*  particolarmente  appaiteneoe 
a  Magiftiati . 

PROVTDENZA. 
J^Ua  Medaglia  di  Mafsimino . 

DONNA,  che  nella  deflra  tiene  vn  mazzo  di  fpighe  di  grano?  ArneSa 
finidra  vn'hadaj  che  con  diuerfe  cofe  modra  il  medclìmoiche  ù.  è  dritte 
dell'altra^  . 

Trouiden'J^a  , 

ET  nflla  Medaglia  di  TitOj  fi  vede  vna  Donna  con  vn  rimone  ,  Se  c»n  "V» 
globo,  come  in  vna  di  Floriano  col  globo,&  con  vn*hafta . 

Trouiden'2^a  . 

\7  NA  Donna,  che  alza  ambe  le  braccia  verfo  il  cielo, '.Se  riuolgeq'ufi  co» 
lemanigionte  verfo  vnaftella,  con  lettere,  Trouldentia  DiOrtiKi:  hf 
^uale  è  di  Elio  Pertinace,  come  racconta  TErizzo . 

Fra  gi'huominì  plebei  ;  ia  prouidcnza  , perche  immediatamente  da  Dio ,  il- 
quale  è  datore  di  tutti  i  beni,  e  conofcitore  di  tutte  le  cofc,ftcondo  il  detto  d«l- 
rApoftoio .  Omnisfufficimtia nofìra  ex  Dcoejì  i  6^  non  ci prouedendo efT» 
delle  cofe  ncceffarie ,  poco ,  h  nulla  vale  la  prouiden^^a  noftva  ,  che  è  come  la_f 
volontit  de  teneri  fanciulHni  tra/portata  dal  defìderio  di  calcinare  ,  chepr*;!;» 
cade  ;  Ce  ia  forza  della  nutrice  non  la  foftenta . 

l^rcuìdenT^a. 

SI   vede  nella  Medaglia  di  Balbino,vna  i)onna,chc  con  la  finiflra  mano  tie- 
ne vn  Corno  di  diuit!a,&  nella  deftra  -^na  claua,  col  Mondo  a*  piedii  con 
lettere  che  dicono  Trcuidintia  Deorum,  &  S.  C. 

PRVDENZA. 

DONNA,  con  due  faccie  fimilc  a  Giano  >  &  che  fi  /pecchi,  tenendo  -vn* 
Serpe  &uuolca  ad  vn  braccio . 

Le  due  faccie  figtìiìicano,  che  la  prudenza  è  vna  cognitione  «verajA:  certa,la 
quale  ordina  ciòiche  fi  deue  fare,  6c^  nafce  dalla  confidcratione  delle  cofo 
pairaic,  &  delle  future  inììeme. 

L  eccellen:^a  di  quefta  'Virili,  e  tanto  in.pcrtante,  che  per  elfa  fi  rammenta- 
no le  cofe  pallate,  fi  ordinano  le  prefenti,  Se  fi  precedono  le  future;  ondel'huo- 
Ko,  chCn  V  fep.za,  non  sa  racquiftare  quello,che  ha  perduto,  ne  fa.  conieruai^u 
quello  che  polli ede,  ne  cercare  quellojche  afpettc. 

Lo  Spccchiarfi,  fignifica  la  cognitione  di  se  medcfimo,  non  potendo  alcun» 
regolare  le  lue  attioni ,  fé  i  propri)  difetti  non  conoice . 

La  Serpe  quando  è  combattuta ,  oppone  tutto  il  corpo  alle  percofTe ,  arma». 
i»k  la  lefta  coii  aaolti  giri ,  é^  d  dà  ad  intendere,  che  per  la  viui>,  che  è  qmCi 


//<r 


/CONO  L  OC  ì'iA 

PRVDENZA. 


il  nodro  capo >  &  la  noflra  perfettions,  debbiamo  opporrei  colpi  di  fortuna  , 
tutte  l'altre  noftre  cofe,  quantunque  care  ;  &  quefta  è  la  vera  pruden:^a .  Pera 
fi  dice  nella  facra  Seri  ttura  :  Eslote  prudentes  ftcut  Serpente^ . 

Vruóen'^d . 

DOnna  con  Telmo  dorato  in  capo  5  circondato  da  vna  ghirlandi  delle  fo*  1 
glie  del  moro;  hauerà  due  ficcie,  come  s'è  detto  di  fopra  ,  nella  dsflraj 
mano  tetri  "yna  Frezza ,  intorno  alla  quale  vi  fari  riuolco  '>-n  pefce  decco  Ec 
neide,  ouero  Remora ,  che  cofi  è  chiamato  àA  Latini,!'  quale  fcriue  Plinio.chft 
attajcandofi  alla  Naue,  ha  forza  di  fermarla  ,  &  perciò  è  pollo  per  là  tardanza; 
nelÌA  (Iniftra  terrà  lo  Ipecchio,  nel  quale  mirando, contempla  fé  fteila,&  a'  pi> 
di  vi  farà  vn  Ceruio  di  lunghe  corna,&:  che  rumini . 

La  prudsni^ja  ,  facondo  Ariilotile  ,  è  vn'habico  avtìuo  con  vera  ragione ,  cir- 
ca cole  poHìbiii,  per  confeguirc  il  bene,  ^  fuggire  il  male ,  per  fine  della  'vita-i 
jfelicc  ;  &  per  la  vita  felice  li  deue  intendere  quella ,  che  fi  alpetta  doppo  11  pel* 

iegri- 


DI  CES  ARE  %IPJ.  t^r 

lefitinasgio  di  quefta  ptefente ,  (icondo  i  Theol.,gi.&  fecondo  va.  p»rK  di  Fi- 


Pr»- 

ìcntioresfHntfilij  huiu.fxcNlifdi}  lucU  .  Ne  vicn  diainu  b  quahcà  dell  accio- 
ne.  dalU  diucrfira  de  fini,  quando  fieno  inficmc  ordinati ,  come  e  la  tehcicà  po- 
litica, con  laqualeordiir.tamence-viuendo.ri  può  tare  fola  per  lahre  alla  t»r 
licita  preparataci  in  cielo  ;  b.  quale  è  più,  &  meno  corxofciycajjicondo  che  mv 
nori,  ò  maggiori  fono  i  doni  delb  natura,  o  della  ^rttia  , 

Per  dichiaratione  delli  vi(ì,  ballerai  quella  che  (1  è  detto  alianti . 


L'Eirrio  doraco,che  tiene  in  ca 


pò  jfignifica  l'ingegno  dell'huomo  prudente, 
eli,  che  FAclimente  fi  difende  da  ciò ,  che  Cisl^ 


&  accorto,  armato  di  faggi  configl  . 

' -     -    .  :hefà. 


■  fargli  mnlc;  &  tutto  rifplcnde  nelle  belle,  &  degne  opcre,cli( 
La  ghirlanda  delle  foglie  dd  moro,  che  circonda  Telmo,  dine 
»o  fauio,  ik  prudente  non  dcue  fare  le  cof«  innanzi  tempo ,  ma  ordinarle  CQ» 
|iuditio;  de  però  V  AlcÌ5.to  diflfe . 

7{on  germina  giamaì  il  tardo  moro 
fin  chti  freddo  non  è  mancata  j  efpentot 
T^c^l  fatuo  fx  le  cofe  itimm^  tempo , 
Af  <2  Sordina  con  modo  ,  e  con  decoro . 
Il  Pefce  auuoltoalla  h^^i^i,  è  iadicio di  qucfto  medelimo;  DI  pii^  ammoni- 
(ce,  che  non  n  deU2Cir.r  troppo  tardo  ncli'applicarfi  al  bene  conofciuto  ;  il  che 
sacota  ciptimcndorAlciato,  non  mi  par  fuor  di  propofico  (criuerlo  qui  fotco  . 
Ch'ejfer  ft  debba  in  ogni  imprefa  molto 

Saggio  al  parlar,  &  nelt  oprar  intento  % 
Il  pefce  il  moTlra  alla  faetta  awtolto , 

Che  fuol  "blaiie  fermar  nel  maggior  >ent^ 
yola  dall'  arco  ,  e  dalla  mano  fciolto 

li  dardo  ,  e  l'altro  troppo  pigro ,  e  lento 
T^ioce  il  tardar  ,  come  ejjer  prcHo  ,e  Itene 
La  via  di  nis:!^o  feguitar  fi  dene  . 
Lo  rpecchIo,fignifica  la  cognitione  del  prudente  no  poter  regolar  le  fue  attiefì^ 
tt  i  propij  fuoi  difetti  non  cono(ce,e  corregge.E  quefto  ifttendeua  Socrate  qua» 
do  efortaua  i  fuoi  Scolari  a  riguardar  fé  medefimi  ogni  mattina  nello /pecchia, 
11  Ccruio,ncl  modo  derto,  il  mcdefirno  moftra  che  il  dardo ,  &c  il  pefce;per- 
chc  quanto  le  lunghe  ,  &:  difpofte  gambe  rincirmo  al  corfo ,  tanto  Io  ritarda  il 
1  graue  pefodel'e  corna,  ÓcT  il  pericolo  d'impedire  con  effe  fra  le  fe!ue,cgli  ftec- 
pi .   E  a  propofito  ancora,  il  ruminare  di  quello  animale  al  ditcorlb,  che  prece- 
de la  rifolucione  de  buoni  peniicri;  Ne  m'increfcerà  a quefio  propofito  Icrìuf» 
ic  il  Sonetto  del  gentile  Sig.  Giouanni  Buondelmonte ,  che  dice  coli . 
Rara,  e  nobil  virti),  che  fola  rendi , 

Via  più  d'ogn'alcra  Thuom  di  laude  degndi 
E  fei  del  viuer  noftro  alto  foftegno, 
E  dei  EU<J  ben  oprar  fo!  gloru  accendi, 

L    4        I>, 


///  ICONO  LOG  I<^ 

TU  luogo  5  e  tempo  accortamente  prendi , 
E  diftingui,  riToIui  »  e  tocchi  il  legno  . 
Del  pallato  difcorri ,  &c  per  tuo  ingegno  , 
Scorgi  il  futuro .  ^  il  prefente  intendi ,  • 

Ordinataragioiijtu  guida,  &  duce  > 
Di  chigouernifei>di  chiconfiglla, 
E  biafmoje  danno  lai  ichiuar  loucnte* 
Prudenza  amata,d:  cara,  altera  figlia 
•  Di  Giou«,^n  raggio  almen  della  tualucé 
L'ignorani^a  dilgombraa  la  mia  mente. 
Et  per  fare  alquanto  differints  cjucfta  figura,  potraffi  incamblo  di  tenere  f* 
fi-ezza  nella  guifa  che  dicemmojappogginre  la  mano  ad'vn'anchora  intorno  al- 
la quale  vi  fia  auolco  vn  delfino^  che  efpiicaiiii  mcdefimo  lignificato  della  fre» 
Ea  auuo!toui  intorno  il  perce  detto  Remora  ,  6c^^  detta  anchora  col  delfino  fu 
Smprefà  d*A.ugufto  p:i  lignificare  la  prudenza  »  vedi  Sebaltiano  Eri^:^o  nel  di* 
icorlb,  che  fa  delle  medaglie , 

DOnna,  la  quale  tiene  nella  fìniftra  mano  vna  lèda  di  morto ,  t^  nella  d«* 
lira  vna  Serpe . 
La  tefta  di  morto ,  dlmoflra ,  che  per  acquifto  della  prudenza  ,  molto  gioua 
guardare  il  fine,  &  fucceiro  delle  cofe,  òC  per  eflTer  la  prudenza  in  gran  pait^^ 
effetto  della  Filofofia ,  la  quale ,  è  fecondo  i  migliori  Filosofi  ,  vna  continua  me- 
^itatione  della  morte ,  l'impara ,  che  il  penfare  alle  noftrc  mifcrie ,  è  la  ttud*rf 
reale  per  Tacqui  fto  d'ella  . 
Per  la  dichiaracioue  della  Serpe  bafterà  quanto  fi  e  detto . 

Trofetia ,  come  dipinta  in  ma  facciata  della  Libraria  di  ?<.  f, 
nel  faticarlo . 

DOnna  con  i!  V'(ó'>clato,conladclhamano  tiene  vna  fpada  nuda  ,  5^;^ 
vna  tronìba,(5icon.  ì  finiftra  piglia  vna  catena,  laqualeefce,  &  pende-» 
Q  -  vn  Sole,  che  gli  iìà  lopra  dalla  parte  finiftra,  &  fopta  alla  tefta  di  detta  figli- 
Cavi  è 'vna  Colomba  , 

PROSPETTIVA. 

DON N  A  di  beliiilimo ,  e gratiofo  afpetto  ;  hauerà  al  collo  -yna  collana 
d'orOjch'habbia  per  pendente  vn'occhio  humano,  tenga  con  la  dcPtra.* 
B:ìànoCompalI'o,R!ga,conSquadra,vn  Piombo  pendent-j&vno  Sprcchioj^ 
con  la  finiltra  due  Libri  con  l'ifcrittioni  di  fuori,ad  -^no  Vtolomeiy  òC^  all'altro 
ytellionìsi  nel  -vcftimento  da  piedi  farà  il  colore  ofcuro  ,  Se  di  m  mo  in  mano 
alcendei.do  farà  più  chiaro ,  tanto  che  da  capo  venga  ad  ell'ere  chiaraTimo. 

La  Profpettui  è  detta  da  Greci  Optici  ,  dal  vedere  è  nobiliilima  fcientia  i 
come  fopra  le  Matematiche  ,  6^  le  Fifichedimoftrationi  fondai  ts,  tratta  del- 
la natura  ,  &  pmpietà  della  lue ,  &  potenza  -vifiua  ,  della  quale  nel  a  vita  hu*. 
mnìi,^  aeli'vQiueriiù  delle  cofcngu  ha  più  cccelleiue>ne  pÌ4  marauigliofa. 

Uh 


T)ICESA%E  %l?A.  i<fp 

flaProfpettlua,  come  fi  è  àf.not  diletteuole,  &  giocor  diilìma  i  &,^  perciò  fi 
rapprefcnta  di  bello ,  &  giaciofo  afpctto .  Ha  il  pendente  con  (occhio,  perciò» 
che  dal  'vedere  ha  la  Tua  denominatione,  fi  come  queil,i,chc  su  k  ipcli*;  nfibi- 
li,  &:  attiene  viforia  e  ciuca  poda , 

Per  gl'irtroincnti  fi  dimoltra  la  conditione,  &  l'operationl  fuc. 

Nello  Specchio  le  figure  rette  (\  riflettono  ,  &  perche  quella  fcienza  di  luce 
retta,&  di  tcflclfa  ,  ferucndofi  ,  fi  vedere  di  belle  merauiglie  ,  per  tanto  in  fo- 
gno fi  è  pollo  lo  Specchio .  E  riTcdcndo  le  fcienze  nelli  ferirti  de  famofi  hua- 
mini,  fi  fono  dati  a  quella  figura  Toptre  di  due  Autori,  che  per  hauer  dVlla  ot* 
timamente  trattato,(ono  per  lei  celcbratij  onde  per  grAutori  tal  icicnza  fi  ren- 
«ie  molto  ben  manifelta . 

Li  colori  nelle  velti  variati  da  ofcuro  al  chiaro,  fono  per  dimoflrarc,  che  To 
perationi  della  pro{petkiua  fi  fanno  col  chiaro  della  luce ,  6(f"  con  l'olcuro  del- 
l'ombra con  vna  certa  graduatione,  fecondo  le  diftantie,  &c  reflefli .  Et  in  vero 
£  deuono  render  gratie  à  Dio,che,  &  nel  palfato  fecolo,&:  nel  prefente  non  fia- 
no  mancati,  ne  manchino  huomini  in  ogni  forte  di  lcien:5^<r,&  arti  celebri ,  co- 
me ne  anco  in  profelììone  di  pro/pettiua,  fra*  quali  e  flato  M.  Giouanni  Alber- 
ti dal  Borgo,  il  quale  in  che  (lima  i\  douellè  hauere,  lo  dimoflrano  tante  famo- 
se of  ere  fue ,  àC  in  fpetie  quella  di  Pittura  fatta  nella  Sala  del  nuouo  Palazzo 
nel  Vaticano,  detta  la  Clementina  ,  in  compagnia  di  M.  Cherubino  vero  fu© 
fi atclio ,  non  meno  per  natura,  che  per  pari  eccellenza  in  quell'arte . 

Trofpettiua . 

DOnna,  che  con  ambe  le  mani  tiene  vna  profpettiua,&  alli  piedi  ha  Cquz» 
dre,  companì,&  altri  ftromenti  conueneuoli  a  quell'arte, 6^  come  per 
rapprcfentare  fimil  figura  non  fi  può  allontanare  dalle  co/è  ideile ,  cofi  non  bi- 
fogna  molto  fludio  per  dichiararle;  attefo  che  elle  medefimc  fanno  noto  quan* 
lo  fbpra  ciò  fa  meftiero . 

P  V  D  I  C  I  T  I  A. 

DONNA  veltita  di  bianco,  nella  deflra  mano  tiene  vn'Armellino ,  Se  hi 
il  volto  velato . 
Ogni  peccato  è  màcchia  dell'anima  ;  ma  proplamente  pare  ,.  che  folo  dalle 
«ofe  veneree  fi  dicano  g:'huomini  tellar  macchiati ,  &  immondi ,  dimandan- 
liofi  da  Latini  Polluto  /olo colui, che  in  fimili  piaceri  è  immerfo  ,  Et  chi  in.» 
quello  crraua  fouerchiamentc  nella  vecchia  legge ,  era  cafligato  con  la  lebbra, 

J)er  la  fimiHtudine  di  contam inacione ,  &  douendo  il  popolo  d'ifrael  riceuer  la 
egge  da  Dio  ;bilògnò,  che  s'Aftenefle  ancora  dalle  propie  mogli  per  tre  gior  ,-< 
altieri,  fecondo  il  luo  detto:  Siate  mondi  voi  come  io  lonrriindo,  &:  netto; 
Per  quella  cagione  fi  fa  il  vellico  bianco ,  &  l'Ai  mclh'no ,  ilqual  animale  è  tan- 
to nc(to,  che  efiendo  (errato  in  qualche  luogo  dell'  immondezza ,  tal  che  noa 
folla  vkirfen^aimhratiarfi,eleggepiiìtoftt)  morire,  che  ferdere  in  patte  al- 
cuna L  fua  caadidt:^:^^ . 

il  -volto  velato, figuifica  modeftìa,&pudicitia  ,  6<^_  ccmlndo  l'vfo  éiy^ 
^c  k  lelU  alla  pudicicia,  dalla  memoiia  di  Penelope ,  la  quale  eikndo  pregata- 

dai 


V 


/7<j!  IC  O  no  lo  G  I<iA 

«lai  padre  à  flarfene  in  Licederaonia  per  Tua  ((jdisfattione  >  &  fentendofì  fpro. 
nare  dilTaltra  band-  ciciramor  d'Vlide  filo  marito  a  feguitarlo  ^  non  hauend* 
«dire  per  mocleftla  .li  iiiaiiifeftarc  apeitamente  la  adonti ,  fé  ne  ftaua  ucett- 

docolviib  velaci  . 

P     V     D     T     C     I    T     l     A. 

SI   potr4  ancora  quefta  Fanciulla  far  veftita  di  verde  ,  con  vn'Armellino  \% 
mano,  il  quale  haueri  al  collo  vn  collar  d*oro,  5^  Topa^ij ,  come  dille  à 
Petrarca  nel  Trionfo  della  caftità . 

tra  la  lor  vittoriofa  Infegna 
Jn  campo  verde  vn  candido  ermellino . 
E  la  verte  verde  fignificarà  ,  che  la  pudicitia  ha  per  fine  la  /pcranza  dcUt* 
•ofe  promeilble  in  premio  da  Chrifto  N,  Sig, 

P     V    D     I    C     I    T    I    A. 

N  A  giouanecta  veftita  di  bianco,  in  tcfta  habbla  vn  velo  deirifteno  c(^ 
loire,  che  le  cuopra  la  faccia  fino  alla  cinta,con  la  deftra  mano  tenghi  va 
giglio  parimente  bianco,  Se  fotto  il  piede  deftro  vna  tePiuggine . 

Veftafi  di  bianco,  perche  fotto  di  ul  colore  fi  figura  lapuriti,&  integrità  del 
la  vita ,  dalUguale  deriua  la  pudicitia ,  onde  Salomone  'volendo  perfuadcrc  'À 
Candore,  &c  fincerità  deiranimo,dicc . 

In  ornnì  tempore  candida  fm  tv  eHimenta  tua . 
Si  fa  velata  nella  gaifa,ch*habbiamo  detto  percioche  la  donna  pudica,  deue 
celare  la  bellezza  della  fua  perfona,  &  leuare  Toccafione  a  gl'occhi,!  quali  fono 
cagione  il  più  delle  volte  dì  contaminare  la  piidicitia,&  a  quello  propofito  Ter- 
tuliano  chiama  tal  velo  armatura  di  timor  d'infamia ,  8c  pudicitia ,  baftione  di 
Kiodeftia,  muro  del  fedo  feminile,  il  quale  non  è  partalo  da  gl'occhi  d'altrui  ;  il 
medefimo  Autore  determina  il  modo  ,  al  quale  Ci  deue  diftendere  la  forma  del 
fopradetto -Velo,  dicendo  quanto  fon  lunghi,  &  occupano  i  capelli  ,  quando 
fon  diftefi,  tanto  deue  elfere,  &  occupare  il  nominato  -velo  ,  talché  ariui  per 
Éno  alla  cintura,  ad'imitatione  de*  Romani  gentili ,  i  quali  figurarono  la  Dea 
Pudicitia  con  la  faccia  coperta ,  come  fi  può  -vedere  nella  medaglia  di  Sabina 
mot^lie  di  Adriano  Imperatore,  &  in  quella  di  Herennia,  8c  di  Martia  Otasill* 
Seucra  con  tal  titolo.  PSa^lClTI  A  AVG. 

Le  fpofe  Romane  per  fegno  di  pudicitia,etiandio  ne  lo  ftertb  giorno,chc  an* 
dauano  a  marito  fi  velauano  il  capo .  Onde  in  Serto  Pompeo  leggefi  ,  obnubit 
caput  operit,  &  nuptiaf  dida?  a  capitis  operatione  ;  fopra  che  difFufameme  di* 
fcorre  il  Brirtbnio  de  ritu  nupciarum  :  coftume  oficruato  medefimamente  da^ 
Matrone  Romane,  Poppea  Sabina  moglie  di  Nerone ,  ancorché  impudica  fuf- 
fe  per  parer  publica,  compariua  in  tJublico  velata .  Caio  Sulpitio  Gai  io  Roma- 
no repudiò  la  moglie,  perche  vfci  mora  con  la  faccia  fi:operta  :  ne  fólo  apprert© 
Romani,  ma  anco  apprelFo  li  Greci  per  dimoftrare  pudicitÌ2,le  donne  andaua- 
no  velate,  e  però  Mufeo  Poeta  Greco,defcriue  Mero  velata,come  anco  è  deferir 
ta  Penelope  da  Homero,&  Helcnu  particolarmente  nella  3,  Iliade. 
Trotinus  autem  candidis  opata  velisferebatur  è  domo.. 

Et 


DICESA%E  %JPyt 


P  V  D  I  '  :  \  T  \  K 


f7i 


E  nella  Giudea  riferifce  Tertulliano  de  Coron.  MlUt.  che  le  donne  vlauana 
di  vclarfi  .  Apud'Iudxos  dice  egli ,  Tarn  /òknine  eft  n^minis  eorum  velarnea> 
capitisi  vtindedignofcantur  j  alle  donne  poi  chrìftiane,  S.  PauloaCorinthi 
comandò  che  oradèro  col  capo  velato,  &  nei  csp.xi.  fpetialmeiite  die- .  Omnis 
jutem  mulier  orans,aut  prop'ictansnon  '"velato  capite,  deturpar  caput  flium, 
•^.-num  enim  cftac  fidecaìuetur ,  nam  fi  non  veiatur  mulicr  tondeatur,fì  vec*v 
tsrpe  eft  raulierì  tonderi ,    .it  decalauri ,  velet  caput  fujm  . 

S.  Pietro  anchora  ordinò,che  catte  le  donne  entrallèro  nel  tempio  velatesi 
il  Tuo  fuccelfore  Lino  Papa  fece  mettaàre  in  elTccutione  detto  ordine,  come  nar- 
ra il  P'atins  nella  fua  vita  .  Chi  defidera  più  coic  intorno  al  velo,  legga  iltrat- 
tato  di  Tertulliano  de  velandls  Virginihus  \  chea  noi  ailai  èquf-llo,che  h.,bbta- 
mo  detto  per  confermatione  della  Pudicitia,  che  col  velo  figurata  habbiamo , 

1  iene  con  la  deftra  mano  il  giglio  bianco,  percioche  interpreta  S.  Girolamo 
icriucndo  contro  a  Giouiniano,  che  il  giglio  è  il  fiore  del.'a  pudicitia ,  &:  'vergi- 
nità 


J72  ICO  NO  LOG  I<t4 

rità  ;  mentre  nel  Cantico  de  Cantici  quella  fpofa  cclcfte  canta .  Pafcitut  ìnteé 
lilia,  cioè  era  per'one  cafl-e,  &  pudiche . 

Sorto  al  deftro  piede  tiene  ia  tefliiggine,  per  dim-«^rars ,  che  le  donne  pudi4 
che  deuono  ftare  atfidue  nelle  cafeloro,corne  fa  la  tartaruca  nella  fila  cala  da- 
trde  dalla  natura,  pcnficro  di  Fidia  in  quella  Tua  ftatu3,perciòche*l  nome,  6^ 
la  petfona  d'vna  donna  da  bene  non  bifogna,che  cfca  deilcoiura  di  cafà.  Scn- 
ten^^a  di  Tucidide  preiTo  Plutarco,  de  Curis  Muliebribus  ,  proba:  mulieris  Bt*» 
«en  itidcm  ac  corpus  domefticis  parietibus  contineri  oportet , 

PVRGATIONE     DELL*  A  RIA 

fatta  da  Mercurio  , 

PE  R  la  falubrità  ricuperata  appreifo  i  Tanagrei  fi  fòleua  dipingere  Merct- 
rio  nella  guifajche  fi  faole  rapprc(entare  da  tutti  li  pc£ti,ma  che  oltre  dh 
poitalTe  vn  montone  fbpra  le  fpallc,e  dice  Paufania»  che  fi  chiamaua  Crioforo» 
che  vuol  dire  porta  moncone,^  quefto  era  Gierolifico  della  faiubrit^ì  racquifta- 
ta;  percìoche  fi  dice,  che  Mercurio  rifanò  il  pae(è  della  pcftilenza,  che  s'era  di- 
fteia  per  Tanagra  con  la  purgationc  del  montone,  ch'egli  haueua  portato  in  col 
lo  d'attorno  alla  città  .  Per  memoria  del  qual  flirto  era  vfan^ a  nel  giorno  del- 
la fila  feda,  che  vno  de  i  più  bei  giouani  di  Tanagra  portaffe  fopra  gì  homeri  va 
Hiontone  intorno  alle  mura  ,  3c  tutta  la  nobilti  de  i  Cittadini  pompofàment* 
l'accompagnauano  in  procellioue  , 

PVRGATIONE     DE*     PECCATI. 

DONNA  raagra,che  da  grocchi  verfi  còpiofe  lacrime;con  la  deftra  ma- 
no tenghi  vna  difciplìna,  con  la  finiftra  vn  ramo  di  Hifbpo,  &c  della  me» 
«efima  pianta  vna  ghirlanda  in  capo . 

Si  dipinge  magra.  Se  che  verfi  da  grocchi  copIofe  lacrime,  tenendo  con  la-» 
delira  mano  la  difciplina  ,  per  moftraie  la  confcienza  non  fimulaca  ,  ma  chiara 
per  molti  fegnì  'veri  di  purgare  i  peccati,  i  quali  con  gemiti,  con  lacrime,  5^^^ 
con  lamenti  ci  dogliamo  delle  cofe  tritamente,  &  bruttamenre  commeire,on- 
de  poi  dal  profondo  del  cuore  proponendo  vn  pianto  fi  maceri  ia  carne,!  digiu- 
ni la  indebolifcano  ,  5c  l'aftinenza  la  ftenui ,  &  confami  per  ottenere  con  quc- 
fti  me:(pjj  perdono  dal  Sig«-  Dio  de  i  commeflì  peccati. 

il  ramo,  &ia  ghirlanda  dsirriifopodimol^ra,  che  di  quefta  fi  feruiusnogli 
H  ebrei  per  fpargereil  fangue  ^egìi  animali  fopra  il  popolo  ,  per  la  remilTìone 
de*  peccati ,  &  fignifica  qud  gtadodiaino,  &:quel  "vincolo/per  il  quale  fi  ama 
congionti  con  Dio,«S:  i'j;iiciiuti  a  \[iì,Sc  da  pcccari  fiamo  purgati,  8c  perciò  dif- 
fei>iuid.  Afperge»medoininehifopG,6<r"mu'.idabor  jlauabisme,  &  fup« 
Hiucmdealbabor. 

p  .V  ;e    R    I    T    I    a. 

VNf  puttino  veflito  di  varij  colori ,  a  caaallo  fopra  vna  canna  é 
Piiericia,  è  la^piima  età  dtìì'  huamo,che  ccminciadal  nafcere,  di  duca 
fino  ài  decimo  anno,  neilaquale  no  potend  o  rhuomo  elTercitare  !a  ragì  ^ne  per 
Huwi  me^zi,per  eiler  deboli  i  fenfi  la  quella  età ,  e  qugftd  lì  chiama  piiacipi©  . 

La 


DI  CESA%E  %lPyf^ 

PVRGATIONE  DE   PECCATI. 


/7i 


La  varietà  de*  colori  conuicnc  alla  pueritìa ,  6<^^  anco  la  canna,,  perche  que- 
fta,  &  quelli  moftrano  varieti,  &  leggi erc^za . 

P    V    E   'R    I     T     I     A. 

\7  N  fanci»il!o,che  con  la  deftra  mano  tenghi  vna  girella  di  carta ,  che  gira 
al  'Vento,  con  la  finìiha  vn  Vcccllo  ,  alla  cintola  la  facoccia  con  Lbri  ,  * 
vn  calamiio,  poleri  il  piede  dcftro  fopra  vn'orinoio  da  poluere  ,  il  quale  moftri 
che  la  poluere  cominci  a  calare  a  ballo,  ìk  da  la  lìniftra  banda  vi  fia  vna  fciraia, 
P     V     N     1     T     1     O     N     E. 

DONNA  rifplendente  j  che  (ìà  fopra  vna  rota  in  piedi ,  con  vn  Timone 
a  canto ,  nella  mane  deftra  tenendo  vn  braccio  da  mifurare ,  dC  nella 
Cniftravn  freno, 

T  uni  t  ione. 

DOnna  -veftita  di  bianco,  farà  alata,  nella  deftra  mano  terrà  vn  pafTojOUcro 
lé^no  da  mi  furare,  de  nella  delira  vn  freno. 

Quefta 


174-  ICONO  LOG  I<iA 

Qiiefla  figura  fi  capprefencipec  la  DeaNemell  ,  oncfe  fi  dice  dlcr  figli uolci 
delIaGiuftitia,  &  fi  vede  di  bianco  per  la  ragione  detta. 

L'ali  dimoftrano  la  'velocità,  &:  la  pre{lc:^za>che  fi  de-ue  adoprare , in  punU 
re  i  maluigi ,  5è  vc\  premiare  i  meriteuoli , 

li  rreno,&  il  palio  da  mifurarey  (ìgnifica^che  ella  raffrena  le  lingue,  8^  To- 
pre  cattiuc  ,mif  arando  il  modo  »  che  né  la  pena  r  pè  la  colpa  ecceda  fouerchia» 
mente ,  ma  che  ferbino  infieme  conueniente  mifura  ,  ^c  ptoporcione  i  il  che  fi; 
oilcrua  nell'antica  legge,  pagando  ciafcunainpenarocchiojpcr  i*occhio>il  pift» 
de,  pec  lo  piede»  &  la  vita,  per  la  vita  ^ 

P    V    R    t    T    A. 

Vedi  a  Innocenza  » 

Titrìtci. 

GTóuinetta^veflitadlbiatTCOyCon  vna Colomba  in  mano» 
Gioaanccta  fi  dipinge  la  purità  ^perche  (li  ne*  cuori  tener J,doue  non  Wt 

ancoraf^tce  le  radici^  malicia  J  &  il  'veftimento  bianco  ,  e  tal  difpofitionc  d» 
m^nteconueneude,  come  h  bianchezza  più  d'aicun*^ altro  colore  partecipa*» 
della  luce  ,della  quale  neiTun'accidentcfenfibileie  piì  paro  ,  &  perfetto  ,  mo- 
fti'andolT  anchora  in  queftomoddia  poEÌcà  circrepiù  di  tutte  le  altre  "virtù  al- 
la diuiniti  fomigUaiite . 

La  Colomba  bianca,  crdimoOra  la  (Implicita  ,.«5(r  [wr^tà  delia  "vita ,  ^  cq\ 
colore» ch'e.Ia  con  ogni  delicatezza  mantiene,  &c  col  coftume  naturale  ,  che  è 
di  godei-e  con  (ingioiar  pariti  il  rio-compagno,  fenz'altro  dcfidecarc^ò  volerti 
per  fiuc  de  naturali  deiiderii  d* fumare» 

PVRITA,   ET  SIMGER.ITA   D'ANIMO. 

DO  N  "^  A.  vefcica  di  bianco  ,  per  la  ragione  detta  in  alcri  luoghi ,  3c  cht» 
tenghi  con  bella  gratia  'Vn  Gallo  « 
Il  Gallo,  come  riferiice  Pieri»  Valeriane  lìb.  2  4.apprenro  gli  Antichi  ,fi^gni- 
ficauala  purità,  <!ic  fincerità  dell*animo,  onde  Pitagora  comandò  a  Tuoi  Scolari 
che  doucllèro  nutrire  il  Gallo  i  cioè  la  puliti  ^  Se  fincerici  de  gli  animi  loro;  «Se 
Socrate appre. io  PUtoRe  qaindo  era  per  morire  ,la{cib  rtel  Tuo  teftamento  "VB 
Gallo  ad  EfcuUpio  ;  volendo  in  quel  modo  motlrare  il  faggio  Filofofo^che  rea- 
deua  alla  diuina  bonti  curatrice  di  tutti  i  mali ,  Tanim!»  Uia  para,  Se  finctra  co- 
me era  piima  ►  Onde  Giulio  Camillo  nel  fine  della  caBi^^na  in  marte  del  Del- 
Én  di  Francia,  cofi  dille . 

Ma  a  te  Efei'tijph  adorno 

Ei  facY&  pria,  l'angelnunci»  del  gwrm» 

PRECEDENZA»  ET  PREMINENZA  DE  TITOLI, 

DO  i^ N  A  di  graue  afpetto  tenga  in  tcfta  il  Rè  degl' vccclli,e  con  la  mano 
deftras'opponghiadNn'Aquila^chelellati  appiedi  ardita,  dritta, 6^;^^ 
con  la  teda  alta  in  atto  di  voler  volare  verfo  il  detto  Rè  per  togliergli  il  luogo. 
Il  Rè  de  gli  Augelli  è  da  Latini  detto Trochilo  ,  da  Ari^otile  Ofebbys  quafi 
SLcXi  Se  Pr^fes  auiuraj  dice  Hermolao  Barbaro  fopra Plinio lib.8.  cap.  2 5 .come 

che 


DI  CESA%E  'KlPyl. 


»7Js 


PRECEDENZA,  E  PREMINENZA  DE  TITOLI. 


filie  fìa  Rc>  ^  capo  6egf  augelli ,  dì  cìie  n*^  limicolo ,  come  fi  raccoglie  da  Sue- 
tonio  in  Celare  cap.  8.  oue  io  chiama  per  edere  picciolojRegaliolo  .  Pridie  au- 
tem  ealdem  idus  Martias  Auem  Regaliolum  cam  laureo  ramalo  Pompeiana: 
curis  fé  Inferentcm,  'Voliicres  varij  generis  ex  proximo  nemore  pertecuta:  ibi- 
dem difcerpferunt  ,  Nel  qual  luogo  narra  Siietonio ,  che  tra  li  prodigi)  delia^ 
Congiura  di  Cefare  occorfeche  vn  RèdWccelH  il  giorno  auanti  la  morte  di 
Cefare ,  che  fu  alli  1 5 .  di  Mar:^o . 

Volando  con  vn  ramofcelio  dì  lauro  verfo  il  Teatro  di  Pompeo,  che  (laua  fu 
campo  di  Fiore ,  oue  addelTo  ftà  il  Palazzo  di  Don  Virginio  0:(ì[io,  molte  locci 
d'Augelli  da  'Vn  bofco  vicino  Io  prcreguicorno,&:  \o  sbranorno  in  piti  parti, i.el 
qual  Teatro  fu  appunto  vccifo  Cefare  il  giorno  fcgucnte  ,  dal  che  fi  vede  che  il 
Trochilovien  prefo  per  figura  d'vn  capo  d'Imperio,  &d'vn  Rè,  perche  è  c'iia- 
mato  Rè,  &  vien  prepofto  a  tutti  gli  altri ,  &  dicefi  ,  che  l'Aquila  Jr  effe  voltc^ 
contende  con  detto  Trochilo ,  come  rifijrifcc  Aririocile  nell'  hiOroria  iegl'  Ani» 
mali  lib.^.  cap.  1 1 .  nel  fine  Trochilus  «\4Katur  idem ,  ^  Scnator ,  &  Rei  «^ua^ 


sn^urem 


t7S  le  0  NO  LO  G  l<iA 

mobrem  Aquilam  pugnare  ciim  co refcroiit .  Et  Marco  Antonio  Sabelllco  {». 
pra  il  tudctto  paiTo  di  Suetonio,  dtce,  Trochilas  Rcx  Auium  ,  ve  (cribit  Plinius 
vocatur,  &  ob  id  perpecuam  illi  cum  Aquila difcordianr  tanquam  id  ^grc  ferac. 
Si  che  l'Aquila  che  h  conofce  d'elfere  maggiore  di  grandcc^^a,  6:  potenza  ,  ha 
per  male  che  il  Trochilo  fi  preponghi  a  lei  dandoftgli  titolo  di  Rè,  come  alcuni 
Signori,  5^  Prìncipi  per  elFere  pili  poccnci  non  comportano  d'eflTer  propofti  a-, 
più  antichi ,  &  nobili  di  loro  per  ellère  meno  potenti ,  ma  la  Preceden::^a  non  fi 
deue  cogliere  a  chi  tocca,  ancorché  (\ìi  di  minor  p>oten^a  :  6^  però  poniamo  il 
Rè  dWccelli  (  ancorché  picciolo  )  in  teda  delia  procedenza  j  k  eguale  fa.  ftarc 
abaflò  l'Aquila,  die  pretende  la.  magioranza  . 

PROSPERITÀ  DELLA  VITA, 

VN  A  donna  riccamente  Veduta,  tenga  l'n  vna  mano  il  corno  d'Hcrcuft^ 
colmo  di  moneta, nell'altra  va  tronco  di  quercia,  con  qualche  fr^nd»  y 
&ghìanna,  acciò  meglio  fi  conó/ca.  In  teda  porti  "vna  ghirlanda  di  quelita 
▼iole  nere,  che  non  hanno  rametti>ma  che  ì\x\  dalla  radice  iono  piene  di  foglie  ^ 
So  che  alcuni  per  fimbolo  della  prolperiti  ddla  vita  figurano  vn-a  cornacchia» 
non  peraltra  ragione  fe  non  perchecampa  aliai  >  ma  caglia  a  dire  il  vero  ,  che 
più  torto  dsuerrati  pigliare  per  fimbolo  della  langhe:^2;a  della  vita ,  &  non  per 
ìa  profperiti^,  perche  molti  po^lono  hauere  lunga  vita  ,  6c  non  hauere  profpe- 
ricà ,  come  alcuni  vecchi  opprcili  dal  male,  trauagliati  chi  da  paralifia ,  chi  «ia 
podagra,  &  chi  da  delinamenti  „  Profpera  vita  non  chiamerbio  quella  di  Caio 
Mecenate,  il  quale  perpetuamente  haueua  la  febre  ,  &  ne  gli  vlcimi  ere  anni  de 
ia  vita  fua ,  non  poceua  dormire  pur  vn'hora/che profpera  vita  fu  quella  di  He- 
racleto  Filofofo ,  che  patiua  d'hidr opifia  ?  quella  d'Ennio  Poeta  tormentato  da 
morbo  atteri  co  ?  &  che  prò  ad  AntipatreSidonio  poeta  di  canTpare  m^olto  vec- 
chio, feogn'annohaueua  nel  dì  che  nacque  la  febre  ?  da.  fa  quale  ah  fine  fu  e- 
ftinto .  Certo  che  la  di  coftoro  vita,  ancorché  matura  ,  &  longa ,  profpera  dir 
non  fi  può ,  (\  come  per  il  contrario  profperantente  hanno  altri  viifuto ,  ancor- 
chcp.>co  tempo,  come  Alellàndro  »VIagno>  Marcello  nipote  ,&  figlio  adottiuo 
d'Augufto,  &  altri  Principi?  che  glouani  in  prosperiti  fono  morti  rina  non  fo- 
no ftati  al  tutto  profperi  per  la  breuicà  della  vita, fi  che  alla  profpetità  della  vi» 
ta ,  bìfogna  ,  che  vi  co-icorrino  f)iu  cofe  attinenti  non  folo  alU  beni  del  corpo  , 
saa  anco  alli  beni  di  fortuna ,  Vi  ì\  ricerca  la  lunghezza  della  vita  ,  la  buona*» 
faniti ,  &  )a  buona  facultà  da  mantenerli  in  vita ,  fé  non  in  co/è  foprabondan- 
ti ,  al  meno  in  cofe  neccifarie  ,cIm  ben  fi  può  contentare  vao  >  che  hi  tanto  , 
che  gli  bada. 

Vattper  enìm  non  ejì,  cm  reYHmjìfppetìt  ffus. 
Dille Horatio  nel  primo  delle  Epiftolc , 
La  facoltà  nella  noftra  figura  la  rapprcfentamo  neir  habitoricc* ,  Sc  nel  fit» 
ietto  corno  d'Hercule  communemente  ditto  della  àoaitia,o  d'Amalthea, 
non  l'hàbbiamo  figurato  piena  di  frutti  cotBe  il  folito ,  fi  per  partirci  dall'  ordi- 
nario ,  fi  perche  Paiefa  tonar  cacche  Heccule  in  Tcfpi  CaiìeUo  delia  Boetia  er*^ 


DI   CES<tAKE  %IPJ.  177 

PROSPFlllT  A.    DELLA    VIT  A 


/pedo  alloggiato  da  -\na  garbata  donna  chiamata  Amalthca,  la  quale  tencua 
li  Tuo  danaro  in  vn  corno  di  bufalo  ,  onde  i  compagni  di  viaggio  d'Hcrcole  co- 
minciorno  a  dire,che  Hercole  haueua  il  corno  d' Amalthca,dal  quale  ne  riccuc- 
iia  abbondantemente  quanto  gli  bifognaua  per  Tuo  vfo,  il  che  non  poteua  com- 
portare loia  nipote  d' Aaialthea  vedendojche  il  corno  fi  votaua  per  fouucnirc^ 
Hercole.  Altri  'VoalionojchcAmaltheafoflrcvna  vecchia  ricca, che radunalTc 
il  denaro,  che  cauaua  della  v«.;idita  delie  mcrcantie  in  vn  corno,come  noggi  di 
fa  nno  molti  artcgiani ,  &  che  Hercole  lo  rubballe  pieno  di  danari ,  indi  viuen- 
do  egli  Iplendidamente  ,vfcì  fuora  vn  detto ,  che  Hercole  dal  corno  d'Amal- 
thca  ne  prcndcua  ogni  benciQuindi  è>che  Filemone  Comico  p<t  ifchcr^o,dinc» 
che  il  corno  d'Amalthea,  &  della  douitia  non  c,altro,chc  hauere  buoni  danaiL 

Tuncillud  elLe  cornu  Amaltheae  putas 

Cui  US  modi  pingit  pidtor  cornu  bouis? 

Argentea  eft  moneta ,  quam  qui  pofTidet  • 

Buie  copiofe  pco  'vocis  cundìi  aniuunc  • 


M 


Itpcri 


i^g  IC0NOL0GI(t4 

Et  per^  noi  Thabbiamc  en-pJTj.di  mo,neta,pc'.  '{]mh<  io  cìdla  fàCo!c^,e  d  u;tia 
rtceffaria  a mant«nerfi  in  vitaprofperamcntójatcero  che  vnc  chenon  ha  robba 
ó?.  rrantencrf  ,per.r2no^&  icmperaCOycheiìanon'Viuc  vn  profperità,  fi  com'an- 
CiJ  pni/perità  di  vita  non  ha  coluschc  per  .ricco  che  f  a  viuc  indi/pofìo  di  fanità, 
lilmentc  che  la  proiperità  della  vira  no  com porta  ,che  vnofia  aggrauato  ne  da 
bifcgno,  neda  male  alcuno:  nra  labuofiafaculiJin^^uefta  pro/perità ibeneef^ 
lcrno,interno  farà  la  buona  fanitàjchc  importa  pii\pitrch-ela  ra:nità  èi!  maggior 
1  heforo ,  che  fi  polla  defideiare  .  Pirro  Rè  de  ^}\  Epiteti  non  pif;g2ua  Dio  per 
accrefcimcntodi  Dominio,  ne  per  iiccht:^:^e  -.nvà  lo'amtnic  per  la  lanità  . 
Hac  bene.ccnnituta ,  pro/perius  cefiura  "vidcrcr.xurx)mj3Ìa,  dice  Celio  Rodo» 
ginolib.^.  C3p.24.  &.  Horarioadlccio^zofiicrille.. 

Si  ventri ;bene.,  fi  lateri  cft  •■ptdibufcjUe  luhs  .;  nil  Piuiti?  poterunt  regale* 
addcre  maius^  Che  guftc  fi  ha  delle  ricche^^^e-jfe  non  fi  ^ ì  b«rc  ?  Valcat  poi* 
feflor  opcrtec^difiTe  il  nredefimo  rotta  a  Lollio,  &  a  lorquato, 
j^«o  mihi  fortuna  »jì  r.on  conceditur  vti . 

A  che  mi  lejue  la  fortuna  ,\z  ricch<:^:^a  fc  ncr  mi  è  concefl^o  di  potarla  go»- 
.dcre  ?  conuicncdiinquc  che  quelle, che  la  poirìede,ftia  bene  di  corpo,  &  anco 
d'animo,  che  non  fi  lalli  perturbare  dalla  cupidigia,  dall'ira, dal  timore  jdalla_r 
^fianza^dairallegrczza,  dal  dolorcC,  òda^ualfiuogUa  aifettc,  ir!Cìto,& palTlo- 
lic  d'animo,  come  loggionge  Horatioal/iidettoJLollio. 

Ql'Ì  aipitj  aut  mctuit,  Luuatilìumfìcdomus,  autrcs 
Vt  lippum  piemie  tabula-,  fomenta  pcdagiam . 

Et  quc0o  è.qucllo,cnc  volfe  inferire  Giuuenale  nella  SaiiiaX. 
Crandum  eft ,  vt  iìt  mens  iana  in  coiporc  iano. 

Dobbiamo  pregare  Iddio,  checi  dia  vna  mente  Tara  in  corpo  ^no,  perche^ 
ben  rpefic  da  le  pcrturbationi  delU.mcnte,c  dairinfìimit2j&:  pailìoni  dell'ani- 
.mo  s'inducono  nel  corpo  infermità,  cheri  tolgono  la  prò/perite  della  vita. 

il  tronco  di  querciajccme  di  fopra  habbiamojdctto,  vicii  dimoflrata  la  prò* 
fperit<ì  in  quanto  allz  fanit:,  6w'Iunghe:5[za  dtllù  vita^  perche  ia  querela  ,  come 
arbore",  che  ha  il  legrume  duro  ,  incorruttibile ,  &;,^  che  in  perpc  tuo  fi  coiìfer- 
iu,è finribolo ideila  robuftezza,  6^  gi'.huomini  gagliardi  iòne  detti  robufti 
lialla  J^X)uer«jCome  dice  Fefto .  Rcbum  dicitur  arubio,6<r"  tufo  colore,  vnde  , 
&  m^tma^^ux  plurimas  '^renas  eius  colorii  habet,did:a  efl  robur,hinc.A'  ho- 
mines  vaien.ties ,  A  boni coloris  robufti  dicuntur  :  &("  però  Herco!e,ch'era  ro- 
butlo,  8c  forte  portaua  la  Tua  iB.-Jii^^za  fatta  di  -quercia  ,  è  anco  fimbulo  della  diu^ 
tuinit^,&  della '^'ital]^l.ga  ,  pecche  tale  albore  di  quercia  viueall^i,  &  negli 
vliimi  anni.ie  gli  proionga  la  vita,  fé  fi  rotterra,&  macera  con  f'acquajperqual 
che  tempore  però  gli  auguri  a  l'AuodiGaiba,  a  cui  di  mano  gh  inteftinide.lla 
vittimafutno  tolti  da  vu*Aquib,cheiipcrtòlopfavnaqucrcis,augurorno,chc 
.il  fommo  imperio,  ma  tardi  per  lungo  ttcìpo  d'auuenire,  fi  come  /ucceilejalla 
fua  famiglia  toccai  doueua . 

La  ghirlanda  delle  xudetce  viole  nere,denota  pur  la  vira  lunga,  e  profpera  di 
/anicà, perche  li^i  viola  npia  p^ipetuamcnie  verdeggia,e  Tempre  può  produrre  il 
ftcre.coniC  dice  ThcofraUwiitli'hiftoiic  dw Ile  piante  Ìib.6.c.^.  VicL  nigr*?,  h^c 

cnim 


D7   CBS^iKE  KlPAi  ì$7 

«nirn  ramu'.!s>:afCC,abfad;je...)iucA.C'.m  tAr,:<:  perpetuo  vire.:  vtiqu;  aliuui  xc- 
runceiiainfioern  fcmpcr  pcoa-rre  potc(l,(i  ino.io  qii"»djFiì  ceutur ,  C',)li  X\\' 
cq  vnojcbe  (u  ptorpciità  <li  vica  ,  a  colta  lua  pub  vlcic  fuora  ^)ci  ogni  fciiip<.»,ii:  _ 
produrre  non  dkò  h on  ,  ma.frut;i  di  honorate  operationi .   Si  modo  quod-^m 
eola^ur;  par  che  fi  coaferui-j^c  manceogacoine  Ci  àx.\xt ,  d' iioiigiurùcon  \i  ai' 
foidini  la  fua  prosperità  divica . 

q^V  E  R  E  L  A     A     DIO. 

DO  N  MA  vcftitad'^^en- candido  veb,che  haiiendo  il  "vifo  '^«flo,?^:  bgn- 
meuolc  riunito  al' ciclo,  &  la  dcltra  mano  al  petto,  moftfi.  l'alita  cnana 
cflèr  moriìcata  da  (ieri,  Scvelenofiferpcnti. 

La  meft'itia  del  volco,.<^riioltra  qual  lìa  l'affetto  Jclla  querela  . 
Si  dipinge  congji  occhj  l'at^^rimcuoli ,  riiioki  ai  ciclo,  pctche  cornea  è  dette* 
•«*jndri^::^a^  la  quercia  a  Dio  Qui  habitat  in  calis .  ';,■'*'* 

Con  la  mano  morffcata  da^  fn  penti- ,  i\  vaol  denotare  la  querela  hauerc  per 
ragioni l'oflfère ,  ^  rìngiaricrigniiìcace  per  li  (erpenti . 

,  11  '^eflimento  bianco,  «I^'  'a  maro  lu'l  petto,  dimoitranorinn©cenza,&  l'in-  " 
t^itiì,  per  Ja  quale  ha  efticacia  detta  querela .. 

DO'nnaveflitadi  ran^perciochegJi  Antichi  ne*  morroiij.& nelle  .iinie:^*- 
tà  loro,,  fi  '>/ciiiuano  di  tal  colore  ,  h.iuerà  in  ca^  vn  Pallàro  IquC^iio  ^ 
vccclio,thc  ha  il  canto  mancnconico»  &  mefto  .- 

Q     V     I:     E    T     E.. 

r\  O  NN  A,  che  ft<ì  in  piedi  f^,-)pra -"yna  bafe  di  figura  Cubica,  con  la  mair. 
^    dcftrafofl^nga  vn  Pèrpendic<-)lo.. 

La  figuii^Cubics, -omc  pif^rike  Platone,  fecondo  il  parere  dì  Tii^eo  Lf  crew 
fcd-./cepcIod-i  Pitta^  r,i  ,   jiqualeirrpaiMa  dottrina  (uà  in  gfartpattc  dagli 
,j    Egitìijj^figiiificala  terr'  ,  che  con 'difficolti  ti  muouepet  clltr  nerfivopropc  o, 
i     come  è  ilcentiodeli'^  niuerlo,.^x:  npofandofì-quietamenfe  ,  li  '•jimofK'-a  per  ca- 
gione della  iuaquiciif,  &  vencnà    qucfta  princip^imentr,-&  immediaramf  nte" 
■    mollraraja ragione  fi  potràdire^chr \\ Cub'j fignifiehi  qu  tte,(S^ ripolOjftando' 
\\,    egualmente  pofsto  irr  tutti  modi',  &  mouetidoiì  con diMìcoltà  . 

il  Pcrpend-Gcv'o,  ci  dimoiha,  chi.'  la  quiete,  w^  il  iapofo  di  cuuc  le  coQ*,  è  il  (!'•  - 
nei  &  la  perlcttion  ■  dr  -rHe  ,•  mapcrrhe  non  pollbno  rn*ntene^h  in  quiete,  ne_>  ' 
,    pu-e  gii  v-vle:nenti(empiici,  che  non  lianmrcompo  'tÌone,anzi  che  fi  gcneran",. 
6<,^  corroMiponu  per  lb<manr«nimetuo  de  eompc  fti ,  li  quali'mtdcfimamente 
1 1    ^  C(^mponf;ono.&  :  ioluono'dicontinuoj^:  nc^'cieli  che  :ono  incxTrottibiii,  vc- 
I      Ji  ur.t)  c,h;a;i2men:e  vn  perpetuo-motoi-quindi  è,che  non  conofcendo  noi  real- 
I     n;e: ;Ce  1 .'.  quiete,  d  c:anw-  trsreii  celiare deKmoto^  il  quale  nonjx  tendo  giufti-- 
Iharccol  iciifo  randiam-cirna-ginando  con  l'intelletto;  A'  perche  deila  quiu^^ 
no;  p-T h.-.nr.o  in  ifpitt  •^dcìi'huomo, diremosiiora  elTo quietai fi:,qua?r«to  i  fuoi- 
zr.  >  i  ili  p;  '  ueiOie  ii  l'àctioni  fono regolati,eTett»:!in  modo,che dKtistaBU'  -- 
te  •>  *-ì:\i^>  -i  fv-r  it  al  luo^o-dellaquiew  fliao  ^.t  he  è  i*a!tra  vira  ;  pp.v.  tct'hi  j'^;  a^; , 
BeMti>i>?rvy;:  t^ull  =^erniil,T:ent?,comeiM'^rp^;;dKofò;t>Hf  «.'gsaLr&^^ft-M  Uì 


D 


tt»  ICONOLOGIA 

iriCMtcalpuntoìmaginacodeirOnzzonte,  ouc  è  la  Tua  quiete. 

Quiete . 
Onna ,  di  afpctto  graue  >  &  venerabile  ;  farà  veftita  di  nero ,  che  pcrti  /èc® 
qualche  fegno  di  Religione,  fopra  all'acconciatura  delia  tefta ,  vi  ftarà  v» 
jijdo ,  dentro  del  quale  fi  veda  vna  Cicogna  tutta  pelata  per  la  vecchie;:^za  >  la-> 
quale  fi  riposa  nel  nido,  &  è  nutrita  dalla  piet^  de  figliuoli . 

La  vera  quiete,  è  impofTibile ,  come  habbiamo  detto ,  poterla  ritrouar  com- 
pita in  qucRo  mondo  ;  Con  tutto  eie  vn  certo  celfar  da  negotij  d'importanza 
per  menare  vita  Tenera  penfieri  ,  che  mantengono  con  anfietà  la  trente,  fi  do- 
manda 'Volgarmente  Quiete,^:  è  fòlo  vn  lafciar  altrui  per  attendere  a  fé  fte(Iò,c 
però  e  molto  riprenfibile  nel  confortio  de  gli  huomini ,  6C  nei  viuere  politico  » 
priuarfi  di  quella  fijliciti,  che  viene  dal  giouamento,  che  fentono  i  Parenti,6^ 
gl'Amici  dall'opra  d*vn  Cittadino  vtile  alla  Tua  Patria,  fé  non  fi  Q  per  cagione-» 
di  Religione ,  la  quale  fola  merita,  ehc  fi  laici  da  banda  ogn'altro  interefiè;6c 
però  fi  dipinge  detta  figura  in  habito  Religiofo,  S>c  graue,  S>c  venerabile,  non  eC 
lèndo  ogni  huomo  atto  a  fèguitar  con  lode  tal  fòrte  di  vita,ch'hà  bifogno  d'in- 
tero giuditio ,  &  di  falda  inteniione  notata  nell'afpetto  de!  vifò ,  &  nella  com- 
pofitione  del  corpo,  come  racconta  Ariftotile  nel  lib.  di  Fifon . 

11  veftimento  nero,  moftra  la  fermezza  de*  penfieri,  òC  la  quiete  della  men- 
te ,  non  elFendo  atto  quefto  colore  a  pigliar  de  gli  altri ,  come  fi  è  detto  altroue. 

Ancora  dimoftra,  che  l'h  uomo,  che  attende  alla  propia  quiete,  e  ofcuroap- 
preflb  il  Mondo,non  rendendo  fi  famofo  nel  fuperar  le  difficoltai  della  vita  coru 
^tiledel  proflìmo. 

Per  la  Cicogna  s'impara ,  che  in  vecchiezza  principalmente ,  fi  deuc  procu- 
rare quella  poca  quiete. che  fi  può  trouare,  quando  ftanchi ,  6c^_  fati)  delle  co- 
fe  terrene,  6<:^  caduche  ;  con  più  ardore,  6^  maggior  fede  aspiriamo  alle  ce- 
lefti,  &  perpetue-  .  ' 

RABBIA. 

Vedi  a  Furore^ 

RAGIONE. 

DONNA  veftita  del  color  celede  ,  ftar<ì]co*  piedi  fopra  alcuni  Serpenti 
alati,&  moftruofi,  li  quali  terrà  legati  con  vn  freno. 

La  ragione,  è  virtù  dell'Anima ,  con  la  quale  fi  reggono,&  gouernano  le  po- 
itv:^  di  elTa,  le  quali  per  cagione  del  peccato  originale ,  <^  àt\  fuo  fomite,  fono 
in  noi  corrotte,  &  mal  inclinate . 

Dipingefi  di  color  celeftc  il  vcftimento ,  perche  la  ragione  deue  femprc  con- 
formarfi  col  Cielo,  &  hauere  splendore.&  chiare:^:^a  * 

Il  freno,  è  indiciotlel  difcor/o,  &  della  ragione ,  con  la  quale  tutti  gli  appeti- 
ti inferiori ,  che  fi  rapprefcntano  fotto  figura  di  fcrpenti  i  perche  mordono  l'ani 
nima,  incitandola  al  peccare;  &  tirando  Iperan^a  della  noflrarouina  daireHec- 
to  della  lor  prima  imprcfa  fatta  con  Adamo,  fono  tenuti  a  fieno»  &  domati. 


HA* 


DI   CESARE  %1PA. 

RAGIONE. 


/// 


VN  A  G!oain«,  armata,  con  la  corona  deiroro  in  capo ,  6<;^  le  bracci  a-, 
ignude,  nella  deftra  mano  tenga  vna  fpada ,  &  con  la  finiltra  vn  fren  ■>  » 
col  quale  aflfrena  rn  Leone ,  farà  cinta  dVna candida  benda,  dipinta  tutta  cor 
note  d'Arithraetica. 

Quefta  virtù,  è  domandata  da  Thcologi  fov^a  dell'Anima,  per  eirerela  R.e» 
gina,  che  dà  le  vere,  &  legittime  leggi  a  tutt»  l'huomo , 

Si  dipinge  grouane  armata ,  perche  è  difefa ,  &  mantenuta  dal  vigore  della- 
/aprenza,  il  pigHa  molte  voice  prelTo  gH  Anrichi  9rarmatura  eilcsiare  ,  come^ 
nel  hgnincaco  di  Pallade,  6c  in  altri  propofiti  » 

La  corona  dell'oro ,  che  tiene  in  tefta ,  moftra,  che  la  ragione,èr©Ia  ha  dan- 
te 3 far  fcopriie gli  huomini  di  valore ,  6^^ dar  loro  fplendore  ,  <fam.i ,  prczx  *^ 
dc^ch'arezza,  ne  è  cofi  ringoiare  l'oro  fra  met3  Ili  ,  ancorché  i^a  ii  p;.'.  prega- 
:o,  che  più  fipgolarenon  fiafrile  potenze  dell'anima  «udrà  quefl.., che  dirn^a 
tiamo  Ragioneria  quale  hab  fede  Tua  nella  più  ngbil  patte^dcicorj  o,aw'"'«.ic 
L. !»...:_.    ^.   ^^  iijyigQreatl'operarc, 

M      5  Per 


hai' 


antm;: 


r 


iSs  ICONO  LO  G  lo^ 

Per  le  braccia  ignude,  s'intendono  l'opere,  le  quali  c[uando  hanno  principia 
dalla  vet  a  ragione,  non  hanno  macchia,  òfofpctto  alcuno,  che  le  veli,©  It. 
adombri  ;talchenonfi  veda  immediatamente  vera,  8^  perfetta  virtù. 

La  (pada,  è  il  rigore,  che  bifogna  adoprare  alla  ragione ,  per  mantener  netto 

il  campo  delle  virili  da  viti)  predatori  de  beni  dell'anima  ;  ^  a  quefto  pro« 
pofilodiireChriftoSignornoftro,  Non  venipacemmìtiefein  terram  fedgla- 
«ijum;perc1ic  tutta  la  fua  de  ttrira,  non  fu  ad  altro  diretta,  che  a  fare  la  difunio- 
dc  viti)  già  inuccchiati  nell'anima, dalla  virtù,  per  nìezzo  della  ragione  illumi- 
nata dalla  fua  gratia . 

Il  freno  in  bocca  del  Leone,  ci  nota  il  /en/b  fpggiogato ,  &  fbttomcfTo  ad  ci- 
& ,  il  quale  per  sé  {lc0b,  e  ferociflfimo  ,  &  indomito  . 

Le  note  di  Arithmetlca  fono  porte ,  perche  con  quefte  fi  fanno  k  ragioni  in, 
detta  aite,  che  prouano  le  cofe  reali,  come  con  la  ragione,  che  (là  neiranima,fi 
proua,  6^  fi  conofce  tutt©  quello,  che  appartiene  al  ben  noftro . 

Bigione . 

VNa  Glouane,'vcftita  di'color  celeft-e ,  ccnclamidetta  d*oro  , nella  deftrt 
mano  tiene  vn'hafla,  abbraoci:^rdo  vn'ailoro  conlafinifìra;  dalquale^ 
penda  vno  Scudo  con  la  tefta  di  Medufa  depinta  r^l  ircc^zo  d'cdoi  i^aucrà  Tcl- 
mo  in  capo  con  vna  fiamma  per  cimiero  » 

Già  fi  è  detta  la  ragione  del  veftimento ,  8<r^  della  Clamide  dell'oro  nelle  fi- 
gure di  fopraiEt perche  rhafta  fignifica  l'imperio, ci  dà  ad  iatcndere  la  ragione 
eller'la Regina, che  ccmandii  in  tntto  il  regno  denacompofluradeH'huomo. 

L'Arbore  deiralloio  con  la  tefta  di  Me<lura  pendente ,  da  edò,  dimoftra  Ja-» 
vittoria,  che  ha  la  ragione  de  gli  inimici  contrari)  alla  virtù,la  i^uale  gli  rendt^. 
ilupidi ,  come  la  refta  di  Me4u{à,che  faceua  rimanere  medefimamente  ftupidi 
<juelli,che  la  guardauano,&  leggiamo  che  Domitiano  Imperatore  la  portaua-» 
/empie  fcolpita  nell'armatura,  &  nel figillo, a  fine  dimoftratfi  vittoriofo. 

L'Elmo,  notala  fortezza,  Si^lafapicnzadclla  ragione,  cfìendo^lla  quella 
pruden:^a  neiranima  intellettuale,  che  difcorte  i  fini  delie  cofe,  6c^  quelli  che 
giudica buon!,leguf,  fi<^  fugge  i  contrari). 

La  hamma^mofìta,  che  è  proptietidella  ragione  inalzarfi  verfo  il  Cislo,S^ 
di  fatfi  fimile  a  Dio,  dal  quale  dctiua  la  noffcra  nobiltà . 

!\jgione . 

D~  Onna  Matrona  di  belliflìmoafpetto  ,  checonladeftramanotcnghi-vna 
sfer:^a,  &  con  la  finiftra  vn  freno,  fi  come  U  cauallo  fi  doma  col  fieno, 6<f* 
li  pucci  con  la  sfer^^a ,  cofi  la  ragione  gouerna ,  e  doina  le  cattine  afiettioni  del- 

l'huomo. 

RAGIONE     DI     STATO. 


DONNA  armata  di  CoraC(^^a ,  Elmo,  &:  Scimitarra .  Sotto  rarmatura^ 
po;tirà  vna  traiierfina  di  coiore  turchino  ricamata  tutta  di  occhi)  ,t> 
tìiuiccchie,  con  ladelh  mano  terr^  vna  bacchetta,  con  li»  q.ualeraofiri  di  dare 
vn  rouerfcio  d?J  latodcftro  ,  cue  lìano  alcuni  pa.paueri,i maggiori  de' quali  fi 
«iollraià  con faict»  Topradettu  della  bacchetu ,  the  Ùslììo  da  ella  r4»cti ,  ^  get- 
taci 


DI   CESALE  %.IVA. 

RAGIONE      DI     STATO. 


1S3 


tati  i  capi  per  ferra  ,  'Vcdciidofl  rlmado  folo  il  gambo  Intiero  ,  5c^  ahuni  alcti 
picelo!!  papaueri . 

Terrà  la  finiftra  tifano  appoggiata  fopra  la  tefta  d'vn  Leone,  &  a*  piedi  fia  vn 
libro  pofto  dall'altra  parte,  con  rinfcritcione  l  V  S, 

Si  dipinge  armata,  per  dimoilrare  che  riuomo  che  premeditai  ragione^" 
Yuole  quando  vi  fuflero  \t  forze  il  tutto  dominare  con  l'arme,  ò  altro  mc:5;^zo. 

Si  rappicfenta  con  la  -s-cile  di  colore  turchino  contefta  d'occhi,e  d'orecchie, 
per  fìgnificare  la  gelofia,  che  tiene  del  Tuo  dominio,che  per  tutto  vuol  hauer  oc- 
chi,&  orecchie  di  (pie ,  per  poter  meglio  guidare  i  Tuoi  difegni ,  ó^  gì'  aUfui 
jroiicart-, . 

Se  le  dà  la  bacchetta  per  mnftrarequefta  Ragione  di  ftato  cflercpropladì 
chi  ha  dominio,  &  (ignoria ,  dalla  quale  i'huomo  diuienc  iaiperiofo  ,  ancorché 
ogn''vn©,  per  ben  che  Principe  non  fia ,  pofl'a  haucrc  '^rna  certa  ragione  di  fta- 
lo  improp:a,con  la  quale  'Vogii  gouecnaxe  il  dominio  delle  lue  colè  ,  &r  dri;^- 

M     4         zacle 


i84  IC  ONO  LO  G  liA 

zarle  a!  propodo  fine . 

I  papaucri  gettati  per  terra,  cerne  dlctmino,  fignjficanc,che  chi  iì  ferut  del- 
la  ragione  di  ftato  ,non  laflamai  forgcr  perfonp^  chepoflàmoleftarlo  jafomi- 
glianza  della  tacita  ri  Tpofta  data  da  Tarqiiinio  al  Mellone!  fiio  figliuolo.  \ex 
Tpdut  deliberabundus  in  hortum Mìum  tYt^nfìtfequenie nunciofilij  ,  ibi  inanéu. 
lamtacitusjun>mafauferumeapitadìcitmhacuhdecufìj[ey  parole  di  T.Liuia 
nel  primo  lib.  Decade  prima  .  Jl  che 'vienoderuato  da  molti  per  li^^ore  di  ra- 
gion di  ftato  >8c!^  per  moftrarfi  Teucri  :  ma  di  cquiw  il  Principe  dcue  più  tofto 
farfiamare,che  temere,  &  ciò  pervtil  Tuo  ,  perche  il  timore  genera  l'odio,  & 
l'odio  le  ribellioni  ,&:  però  deue  più  tofto  conforme  a  l'equi t4 amare, &liauer 
a  piacere  Vaflalli  ch'habbino  polfo  di  ricchezze^  nel  modo  ch*è  conHgliato  Ve- 
/pefianolmper.  da  Appollonioin  Filoftrato  lib.  5.cap.  15.  Diuitibus  autenu 
jDermittes,  vt  facultatibus  tuto  frui  poflTmt ..  eniinentiores  fpicas ,  cjuacunq;  fu- 
pra  c^teras  fé  attolhint  non  amputato,  iniuftaenimeft  in  hoc  Ariftoteliscatio, 


poi  che  fi  /piantino  quel 
«Ielle  nouità,  in  qncfto  modo .  Difficiles  iiomincs,  moleftofq;  potlustanquara 
fpinas  è  fegetìbus  aufer,  &res  nouasmoiicntibusJtcrribilcmjtcoftende,  naini- 
tando  tamen  magis,qnam  puniendo* 

Le  fi  mette  a  canto  il  Leon?  ,  per  eflcr  di  natura  fimile  a  quelli ,  che  per  ra- 
gion di  ftato cercano  eller  di  continuo  fuperiori  a  tutti  gl'altri ,  come  anco  per 
dinotare  la  'vigilante  fuftodia  ,  che  fi  dcuc  liauerc  con  fortezza ,  per  conferua- 
cione'delfuo  Stato." 

Il  Libro  propofto  col  motto  1 V  S ,  dimoflra ,  clic  taluolta  fi  pofpone  la  ra^ 
gione  ciuile,  per  caufa  di  regnare,quanto  per  la  publica  vtiJicrt,comc  per «flcm- 
pio  può  condonare  taluolta  il  Principe  a  molti  la  vita  ^  <:heperlormisfatti  per 
legge  Ciuile  haueuano  perduta, per  feruirfi  di  effi  in  guerra  giuftajedendo  che 
rifulta  molto  hauer  huom.ini  di  virtù,  e  di 'Calore  .  Ma  più  d'ogni  altra  cofa^ 
detto  libro  col  motto ,  1 VS  ,  infcrifce  quel  detto  che  hauer  foleua  in  bocca  Cc- 
fare  Dittatore,  d  i  Euripide  Tragico  n€  le  fenidè  citato  da  Cic.  nel  5,  de  gli  oSì- 
tij,  &  riportato  da  Suetonio  in  Cefarc  al  cap.  ^o. 

J^mfivioUndum  eU  I f^Syvegnandi gratta 
f^iolandum  eH  :  alijs  rebus  pietatemcolas  . 

I  quali  verfi  cofi  habbiamo  tradotti  mal  condili ,  ma  in  mode  che  intcndei* 
fipoflino  feguitandopiùchefi  può  l'ordine  del  tefto  latino  • 

Se  la  ragione  violar  ft  deue 
Solo  fi  deue  per  ragion  di  Hate 
l<ljW  altre  tofe  la  Tietade  Honora: 

II  qual  detto  quanto  fia  impio  ogni  pciTona  pia  giudicar  Io  può  ^  tttefbchft^ 
ogni  Prcncipe  malTimamente  Chriftiano  deue  anteponete  ail'intercdè  prepio, 
6c^  a  fimile  deteftabile  ragion  di  (lato  la  giufta  ragione  giuridica,  la  quale  chi 
calf  cft ra 'V ien  poi  al  fine  pu j  ito  di  la  giuftitia  di  Dio . 

RAM- 


DI  CESA%E  %IP^.  Jfj 

RAMMARICO   DEL   BEN*  ALTRVr. 

DONNA  macilence,  veftita  di  nero,  &:  fcapigliatajCon  la  deftra  fi  ftrap- 
pi  capelli,  hìbbi  alla  finiftra  mammella  attaccata  vna  Serpe,  &  alli  piedi 
'vn  Nibbio  magro . 

E  -vcftita  di  nero,*pcrcIie  i  penfierì ,  che  piegano  a  danno  del  pi;o(IImo,rono 
tutti  luttuolì,^  mortali,  che  fanno  ftarc  continuamente  in  dolore  ,&  in  tene» 
bre  ,che  offufcano  l'anima  .  e  trauagiiano  il  corpo .  Et  però  fi  ftrappa  i  capelli 
•dalla  tefta ,  ellcndo  i  Tuoi  penficriironchi >  Se  'V.olti  finillramente  con  Tuo  do» 
lore,  d<.^fa(lidio« 

Il  che  con  più  chiarc;^:^a  dimoftra  la  Serpe  attaccato  alla  mammella,  il  qua- 
le come  manda freddilFimo  veleno  al  caore  ,  (S(:«ftingue  il  calore ,  che  mantc- 
neua  l'huomo  viuo  ,  cofi  quefta  triftitia  aftiigge  l'anima ,  &:  l'vccide ,  introdu- 
cendo il  velenof  er  li  fenfi ,  che  in  qualche  modo  Tentone  l'altrui  felicità ,  6^ 
però  anchora  fi  dipinge  macilente. 

Il  Nibbio  ha  tanto  dolore  del  bene  altrui,  che  ti  i^ende  fino  airodio  de  propi) 
.^gli,  come  fi  è  detto  in  altro  luogo,  &c  però  ù  adopra  in  qucfto  propofico . 

•  •    ]^mmari£0. 
Vedi  Atfanno» 

RAPINA. 

DONNA  armara  con  vn  Nibbio  per  cimiero  ,  Se  con  la  fpada  ignud«j 
nella  man  dritta,  nella finirtra  hauer^ì-^rno  Scudo,  in  me:^::^o  del  qua- 
le fia  dipinto  Plutone  j  che  rapircaProferpina,6<,^ja  canto  da 'Vna  parte  vi  fia 
^n  Lupo, 

Non  è  altro  la  rapina,  fecondo  S.Tommafo  /ccunda  lecunda?  q.  5<5.art.8.che 
"▼n  torre  a  for:^a  la  robba  altrui  ,  &  però  fi  dipinge  armata  con  la  Ipada  ignuda 
in  mano,  come  ancor  lo  dimoftra  Virgilie^  quando  dice . 
I{aptas  fine  more  Sahinas, 
II  Nibbio  è  rapacilllmo  vccello,  come  è  noto  a  ciafcuno ,  Se  perche  fempra^ 
TÌue  con  l'altrui,  rapprelcnta  la  Rapina ., 

Proferpina  in  mezzo  allo  Scudo  in  braccio  a  Plutone,  fignifica  quello  mede- 
fimo  ,  come  anco  il  Lupo,  come  dimolira  Tibullo  elcg.  prima . 
At 'Vos,  exiguo  pecori  jfurelq;  Lupique 
Farcite,  de  magno  eli; preda  petcndagrcge. 

R     E    F     V    G     I     O. 

TT  N  huomo  auanti  d*vn'altare,che  ftia  irginocchionejcon  le  braccia  aperte. 
V     E  cola  chiariffima,  che  gl'altari  appicllo  gl'antichi,  come  anche  oggidì 
iono  per  Tanto,  &  inuiolabile  Afilo ,  ò  rifugio  tenuti ,  &  quindi  è  che  apprell© 
Virgilio.  Priamo  di  ogni  altra  fperanza  di  làlute  priuo  ,  Te  ne  fuggì  all'altare . 
Et  Ouidio  nel  lib.  de  Trift.  dice, 

Vnica  fortunisiira  rcpcrta  meis.  Cioè, 

Vn  Tol  rcfugio  alle  diig!  atie  mie . 

RE- 


D 


iS^  ICONOLOGIA 

R     E     A     L    T     A. 

DONNA,  che  aprendofi  il  petto,  moftri  il  cuore;  perche  all'hova  fi  dlct- 
/n'huomo  reale,quando  hi  quelle  medcfime  cofe  neli*oprc,5c  nella  lingua, 
ie  quali  porta  nel  cuote,  &  nell'intentione . 

I{£galità , 
Onna  giouane,  allegra,  la  quale  (tia  in  attogratiofo  di  porgere  con  la  deftra 
mano  vtia  coppa  d'oro,  Se  a  cauto  vi  fia  vn* Aquila. 
Si  dipinge  giouane,  &  che  porghi  la  coppa  d'oro  nella  guifajchc  diciamo, 
perciochc  è  propio  de  i  giouani  di  donare,&  regalare  altrui,  per  hauer  loro  l'ani- 
mo grande  ,&generoro,  come  anco  dimoftraqueftoiftellò l'Aquila, per  ellcr 
fra  p|i  vccelli  magnanimo,  &  liberale . 

RELIGIONE; 

DO  N M  ^  veftita d'vn Camifcio, Scola, oc  Piuiale  , ftarà fopra dWna pietra 
quadra  ta  come  habbiamo  detto  in  altre  figure  della  Religione ,  terrà  cocu 
la  hniltra  mano,  con  beila  gratia  ,  vn  bciliinmo  rcmpio ,  &  per  terra  vi  Tara  vna 
Cscogna  con  vna  Serpe  nel  becco . 

RELIGIONE   VÉRA   CRHISTlANA. 

DONNA  di  belio  afpetto,  circondata  intorno  di  rifplendenti  raggi  ,  haue- 
là  il  petto  bianco,  &  fcopecto,ck  alle  fpalle  l'ali  *  farj  vellita  con  ^na  vefta 
Itracciata  ,  e  vile  ,  le  ftarà  vna  Croce  a  lato ,  tetri  nelh  man  dritta  al:^ata  verfo  il 
cielo  vn  Libro  aperto  in  modo,  che  paia 'Vi  fi  fpecchij  ,  nel  quale  fialcritto  : 

Diliges  Dominum  Deum  tuum  ex  toto  corde  tuo  ,  &  ex  tota  anima  tua,d;^^ 
ex  omnibus  viribustuis.  Hocefl:primum,&  maximum  mandatum,recundutn 
autem  limile  huic .  Diliges  proximum  (icut  te  ipfum .  In  his  duobus  mandatis 
tota  lex  pender,  «S.:  Prophet<? . 

Starà  appoggiata  coìi  la  mtn  finiftra  in  modo,  che  paia  Ci  rìpofi  (opra  la  banda 
di  itta  del  tronco  traueifo  della  croce  ,&  dalla  banda  finiftra  del  detto' tronco, 
penderà  vn  freno  ,  &  calcari  con  li  piedi  vna  morte  in  terra  qutui  proftrata  ,  in_» 
modo,  che  fia  la  Caluaiia  di  elià  al  piede  della  Croce.  A.Ila  figaificatione  della  det 
ta  fi?ura, perche  tanto  bene ,  &  coli  facilmente  è  fiata  ftcfa,  d^  dichiarata  da_» 
'vn bell'ingegno, nell'epigramma fequente,  non  occorre,  che  vi  aggionga  al- 
tra efpof  tionc_> . 

Qua-nam  tam  lacero  vertita  incendis  amidu  ^ 

Religio  fummi  vera  Patris  foboles , 
Cur  veiles  viles  ?  pompas  contemno  caducas 
Quis  liber  hic  ?   Patris  lex  veneranda  mei . 
Cur  niidum  pedus  ?  decet  hoccandoris  amicunrr» 

Cur  innixa  Cruci  ?  Crux  mihi  grata  quies  . 
Cur  alata  ^  homiiies  doceo  fuper  altra  volare 

Cur  radiansf*  mentis  dilcutio  tenebras 
Quivi  ducet  hoc  fr^rnum  i  mentis  cohibere  furorcs 
Cur  libi  moiy  prcmitur  ?  mors  c]uia  raoais  ego . 


DICESJ%E%IP^'I.  '^7 


RELIGIONE. 


D 


O  N  N  A  allaquale,vn  fotti!  velo  cuopra  il  vìro>tcnga  nella  deftra  maria 
vn  Libro,  &  vna  Croce,  con  la  finiftra  vna  fiamraa  di  fuoco,  Se  apprcilb 
tlecta  figura  fia  'un'Elefante . 

Secondo  la  diffinitione  di  S.  Tomafo  nella  2.  della  i.parte,  allaque(ì:.72.& 
art.7.  &  alla  qucft.  84.  art.  2. 5c  do  gl'altri  Scglaftici,^  virtù  mora!c,per  la  quale 
riiuomo  porta  honorf ,  &  riuercn:^a  interiormente  nell'animo, &:  e  Seriormen- 
te col  corpo  al  vero  Dio  .  E  anco  ne  gii  huomini  talmente  infcrta  da  natura  la 
religione,  che  come  dice  Ariflotile  per  quella  più,  che  per  eilere  ragioncuol^, 
fono  differenti  da  bruti  animali ,  vedendofi-cib  chiaramente  da  quello  ,chc^ 
De'  pericoli  improuifi ,  fen^^'  altra  de'iberatione ,  ci  volgiamo  a  chiaaiarc  il  di-* 
uino  aiuto. 

Se  le  fa  velato  il  vifo,  perche  la  religione  negli  huomini  riguarda  Dio, come 
dice  S.  Pauolo  perfpeculum  in  i*'?2/^!-r/'ij/f,elIendc  eglino  !tg£ii  a  qoefti  fenfi  cor- 
porci  y  &  perche  la  religione  è  (tata  Itnipie  fegret^ ,  ccn-'eiuandcfj  in  millcrij, 

che 


i88  lCONOLOGI<tA 

che  fono  figure,  iiti>  &  cerimonie,  come  fotto  certi  velami  afcofa . 

La  Croce,  b  ne  fignifìchi  Chrifto  N.  S.  CrocifitToib  cofa  d'elTo  Chrifto,  è  gW 
riofainfegna  delia  Religione  Chriftiana  ,  aqualeiChriftiani  portonofomma^ 
vencratione ,  riconofcendo  per  quella  il  (ingoiar  beneficio  della  redcntion  loro* 

Il  Libro,  ne  di  ad  incendere  le  diuine  Scritture,  reuelationi,&  tradicicni,del* 
I«qualivien  formata  ne  gli  animi  la  religione  . 

il  fuoco ,  fìgnifi^ca  la  deuotione  della  pura  ,5:  (incera  noftra  mente  tendente 
verfo  Dio, il  che  è  propio  della  religione . 

Le  (ì  dipinge  a  Iato  l'Elefante, per  elfere  più  d'ogn'altro  animale  rel)gioro,ca'» 
Rie  fi  dirà  :  Narra  Plinio  nel  lib.  8.  al  cap.  i .  che  quefto  animale  e  raro  in  bon- 
tà, prudente  , amator  dell'equità  ,  e  humano ,  perciochc  mcontranda  Thucmo 
a  cafone* deferti  ,che  habbia  fmarritoiJ  camino, tutto amoreuole,  bC  m*n- 
fucto  gli  moftra  la  via  j  è  difcreto,  perche  come  dice  l'iftcllb  Plinio ,  occorren- 
doli di  padàie  fra  armenti  fi  ican^a  tanto  dcftramente,per  non  far  lor  male,ch« 
eglino  medefimi  non  fé  ne  auuedono . 

Maqiiel  chèfapiùanoftropropofitorè  quefto  raro  animale  il  Hi©rogIific© 
della  Religione  ;  raccontando  pur  elio  Plinio  al  luego  citato ,  che  egli  ha  in  ve- 
ncratione il  Sole,  &  le  Stelle  ,  &  apparendo  la nuoua  Luna  ,  fpontaneamentt^ 
va  a  lauarfi  in  acqua  di  "viuo  fiume,  &  amalanck>fi  chiama  aiuto  dal  Cieio,buc- 
tando  verlo  il  cielo  deli'hetbc,  come  me:^:^e,  per  intercedere  gratia  di  fanit*. 

llchc  tutto  vkn  eonfirmatoda  Piscio  Valeriano»  Scaltri  Autori,  fl^iJSaa» 
nazaro  nella  fua  Arcadia,  cofi  dice. 

Lyìmmi  qual  fera  ,  èsìdimenUhuTnans, 
che  s'inginocchia  al  raggio  della  Luna, 
E  per  purgarfi  fcende  alla  fontana  ? 

Onde  vedendolo  tante  rare  qualità  in  quclto  nobili  (lìmo  animale,  non  po- 
co piacere,  &  /odisfattione  hbprefb,  con(lderando>,che  tal  figura  è  propia  infc» 
gna  dell'Ili laftrillìmo  Cardinal  Montelparo  m.ioSignorCiper  vedere,  che  fingo» 
larmenteconuengono  in  S.S.  IlluftriLfima  le  fudette  qualità  di  Religionej  Pru- 
denza ,  Giuditia ,  ócT"  Manfuetudine ,  che  con  raciilimo  ellempio  rilplendono 
nella  Perfòna  d'elio  Sig.  Cardinale  ;  in  modo,  che  non  pure  l'hanno  re(o  degno- 
del  grado  del  Cardinalato,  ma  lo  fanno  ajico  dignillimo  di  maggior  honorc,(5«: 
efalcatione>eome  viene  per  i  fuoi  gran  meriti  da  tutto  il  mondo  dcfideraco  . 

B^ligione , 

MAtroaa,  d^afpetto  venerabile  ,  veftita  di  panno  lino  bianco  ;  terrà  la  de- 
(Ira  mano  aperta ,  &  la  finiftra  fopra  vn'altare  ,  nel  quale  arderà  'vna-» 
fiamma  di  fuoco . 

Il  i'ao  o  fopra  l'altare ,  è  fVato  in  vfo  di  (àcrificio  predo  a  molte ,  &  antichi(^ 
fimcnationi  fino  alla  venata  di  Chrifto,  il  quale  placò  Tira  di  Dio,  non  col  (an- 
gue de  Tori,  o  degl'Agnelli ,  ma  con  sé  ftelio,  &  con  la!  uà  propia  carne,  &  col 
propio  fangue ,  il  quale  miracolofamence  fi  cela  per  faluce  noftra  (otto  fpccie  di 
Pane  ,  di.  dì  Vino  nel  SantilBmo  Sacramento  dell'  Fuchariftia  .  Et  fi  vede  que- 
fta  figura  con  la  mano  aperta ,  d^  con  ['akatc  in  -sta.  Mcd<iglia  antica  di  Elio 
Aatotìiiìo. 

Ve  adi 


DICESA%E  %IPJ.  'Sp 

Vcflcfi  di  panno  di  lino  bianco,  per  moftrare  la  candidc:(Z3,<:hc  M  riicro-i  \  \ 
materia  dircligioneA  peiògrEgicti)  non  voIiuano,clìC  ne*  loro  Tempi)  h  p'  f 
tallero  panni  di  lana,anzi  ancora  i  morti  fepelliuano  con  panni  di  lincn-ofifan 
do  cofi  la  religione,  &  purità  di  elli .  Et  Plutarco  nel  lib.  d'ifide ,  ìk  Ui:ndc_  » 
dice,  che  a  Dio  non  (ì  conuienc  coli  alcuna,  che  non  fia  pura ,  -5^-  candida,  6C 
perche  il  panno  lino  bianco  fi  purga,  e  netta  più  degl'altii,giudicorno  gli  f  gic- 
i«j,chc  folle  pili  conueneuole  a  Sacerdoti ,  &:allc  cole  di  Rcligione,chc  ciaicun* 
altra  fotte  di  panno ,  6  di  drappo . 

Religione. 

DOnna  di  maeftà , &  di  grauità  ,  'vcftita  con  manto  ricco  fatto  a  vfo  di  Pi- 
uiale,  haueri  velata  la  telta,  fopra  la  quale  lo  Spirito  lanto  rifplcnda  con 
la  luce  de  fuoi  raggi  in  forma  di  Colomba .  Stari  detta  figura  fopra  vna  pietra 
riquadrata ,  che  dinota  Chrifto  Signor  noftro  ,  il  quale  è  la  -Nera  pietra  ango- 
lare ,  che  dille  il  Profeta  ripiouata  da  gli  Edificatori  della  vecchia  Legge  ,  &  è 
per  elFer  porta  poi  nel  principal  cantone  della  fua  lantaChiefa  ;  non  e  alcuno  > 
che  pò  (fa  porui  altro  fondameBto>  come  dille  S.  Pauolc , 

Ha  quefta  figura  da  vna  banda  vn  fanciullo  con  le  tauoie  di  Mosc,con  alcu- 
ne rofe  ,  SC"  alcuni  rami  fecchi ,  per  moftrate  le  pairate  cerimonie  de  /acnfic:  j 
antichi,  &  dall'altra  banda  far*?  vn'altro  fanciullo,  che  i'bitiene  il  libro  «le  Van- 
geli],perche  in  Chrifto  tcrminocono  Catte  le  profctìe,ò«:  le  cerimonie  dcìla  vec- 
chia Icggc^. 

Tiene  ella  nella  finiftramanola  ^?rga  del  Sacerdote  Aron  ,  Snella  delira.» 
le  chiaui  della  Poteftà  Ecclefis.ftica,per  aprire,  &  ferrare  il  Citlo,  a  gli  hucmini 
conforme  a*  loro  meriti.  Dunque  da  quefto  vero,&  viuo  ritratto,  è  nata  la  no- 
ftrafanta,  &  ver^  Religione  modello  di  falutejfabricato  da  (anti  Oottoti  lopr^ 
le  pietre  riquadrate  da  quattro  Euaijgciilli  Scrittori  della  Ec^j^e  piena  di  Spiri- 
to fanto,  di  Religione,di fuoco  ,  d'amore,  &  carità . 

RELIGIONE     FINTA. 

DONNA  ron  habitograue,  e  lun^o,  a  /edere  in  -^'na  Sedia  d'oro,  (opra-» 
'vn'Hidra  di  fette  capi,  haucndo  detta  Donna  vna  corona  in  teda  piena-* 
di  gioie  ri/plendcnti  con  molti  ornamenti  di  veli ,  3c  d'oro ,  nella  deftra  mano 
ha  vna  ta;^za  d'oro  con  vna  lerpe  dentro .  Inanzi  a  lei  iono  molti  inginocchiaci 
in  atto  di  adorarla,  ik.  alcuni  ne  fono  morti  per  terra;  perche  i  faifi  ammaeflr^- 
menti  degl'cfempij  allcttano  con  qualche  appaicnza  di  pi2ccre,ò  di  finca  coni- 
modittì  tcrrcna,ma  al  fine  preparano  l'Inferno  nell'altra  vitu><!ìc  le  calaTi^iti  nel- 
la preiente,  che  per  fecreti  giuditij  di  Dio ,  vengono  in  ccu  -oo  lìon  aipcLtato . 

R  E  P  V  L  S  A     DE     PENSIERI     CATTIVI. 

\/  N'  huomo  che  tenghi  per  li  piedi  vn  picciolo  fanciullino  ,  r  cheeon  difi 
porta  .attitudine  losba-  ta  in  vna  pietra  qi:adra,e  per  terra  vene  lìc'-v.-  mor- 
ii di  que'lijche  già  fieno  ftati  pcrccOi  in  detta  pietra  . 

Perche  tutti  i  Theologi  confentono,  che  Cril'lo  è  p'etr-,n  «'ciie  aitentanit^ntc 
auuertirc  nel  Salmo  56.  Super  flurr)inaB.;bylon:s,  L'"v:timo  t.-i^ctto,  oue  il 
paiiadc'piccioli  fanciuUi  sbattati  fopra  la  pietia,  3eatui  qui  uncbit  ,  t*^ 

allidct: 


JpB 


IC  0  NO  LO  G  I^A 


R.  E  P  V  L  S  A     DE     P  E  N^  T  ^  R   T     CATTIVI. 


aiiitiet  panmios  fuos  ad-  pretraTj ,.    Coli  da  le  Parafrafi  efpoflo  ..  Beato -è  chi  Éi , 
t^rr^ijoueroconecnera  dali  'vicij ,  6^^^  romperà  i  piccioli  luon  cioè  primi  moti 
a  lapictradi  Chri!to:^  cheè'ftabilc  loilentamento ,  &:  bi(e  dcIi*aoÙTJa  noflra.  .• 
Però  noitmtrdtiuemo  rompere  li  nortri  penficrrdi  catttui  aifetti  mente  fono 
piccioli -uautijch*  crdèhino,  6^s'att.icchsn&'al!a  dclibetatione  sbattendoli, 
cane  habbii^rjo  dett  .ì,r;c  r»  pif  tra  di  Chriiio,  cioè  '^•oigendo  l&;mer'i:«  nollr-i-  ,. 
c'I  cor  r.oftr©  ^  erfo  CHr  fto,collocando  in  ki  ogni  iioftro  pcnfiero,»!<,^^criu  fto 
è  parere  ds'Futh'rfjiojcu'fariicp.i'n  ■  Ji  lai  detta  Tliauena  Adimantffì,(iuidic»- 
?  •  eh  egli  ,iI]C>.):a  Ile  pociv^  ge-.c-.ie  t  ;  drf'co  .G^.io  daC.  hriftiano  qu  .ndo  ncl'pri^, 
jvoiibvoidef€rnedi}ci  ùiiusrcjiwr ,  che  f-cciamo  rtlilìenza  alli  primis  mot»  rcu- 
i  ..i  iiiaiiÌ4.-i.ì . 

Dttm  'iceti^  ^S:.n.ì'  di'-iTairg-iTtìt  pt.Vi  -I  Jla  metus",, 
^•>>%n.\%i.\  •;:5!.:;^    :;  niue  nii>  !,»:;•]  ^rrr 

ij'^^\^  :.s  i.  A.. .n\, '*..».  \JL.'..  L,.>  .ì-,ì:«1.;  ivil.i,:^  J^olbi 


T) I  e  E S  J%E  Kl?  ji .  />/ 

Et  ruus  in*,  ipiens  ir£.re/Tftat  «quus. 
Nam  morat  cLc  vires.tentras  mora  percoquit  TUas 

Et  validas  fcgeces.qu?  fuit  hciba,  facit 
Quae  pixbet  latus  arbos  fpatiantibus  'vmbraSj 

Quo  polita  cft  primurn  tcmporejvirgafuit, 
luncpotccat  man>i)us  fumma  tellurc  rcuflli, 
Nuruc  fiat  in  immf  n'unj  vii  ibus  audla  Tuis , 
Principijs  oblia-,  lexfi  medirma.parstur  , 
Cura  mala  per  longos  conur-iucremoras  , 
i{e  Hi  tui  tiene. 

DOnna  ,  lao^uale  conta  danari  con  la  man  deftra  /opra  la  fir.iftra  Tua,  A^  t 
canto  vi  iaràvna  calla-,  ^-^n  racchetta  di  danari . 
Il  contare  i  danari  cl''vna  mano  neiriitra,  cixiimoflra,  che  tpo,  che  fa  reftì* 
rutionc  della  robba  non  fua  /ncnfi.priua  di  cofà  alcuna  ,  an^;^!  nnolt (plica  insè 
ftdlo  le  facoltà,  difponcndo  cofl  ilCreditorc  ad  «ller  liberale  verfo  di  Te  ;  ouero 
melila  che  la  reflitucione  deuccller  libera ,  àT" la  deue  fare  ciafcuno da  sé  ftei- 
fo  ,  ff  nz'altra  n-,e:^zanità  . 

La  cada,  6C  il  (acchetto,ci  daimo  r<'^nO;,chc'tantoilpoco,quaiito  rfelTai  ,fi 
deue  rcftituirc  a*proprij  Padroni. 

^efnnetiione^ 

DOnna  ignuda ,  che  efcafuora  d'vna  lipòltura. 
R  E  S  V  R  R  £  T  T  I  O  N  E. 
DONNA  ignuda, -che  a  tr'-iif  rfo  habòia  vn  velo  ,(&:  con  la  fìiiflra  teaga_; 
'vna  Fenice,  la  quale  per  opinione  d'akruni  Scrict^^ri,  è  vccello,  che  iì  rio- 
ua  nell'Arabia,  otic  ìe  ne  f^à  frnza  ccnTpagrriaff ella  fua  fpetie,  &:  quando  è  vec- 
chia, per  lunga 'Ctàj  accende  il  fuoco  con  l'ali  alcalor  del  Sole,e  s'abbrugia  ;poi 
dalle  Tue  ceneri  ne  nafce  vn'-ouc,  oc  da  quello  ella  ri/orge  giouane  s  viucie  vn*- 
a'tra  volta ,  per  far  fiflelToj  Ha  vecchiaia  ,&  è  eroico  bene  quclta  attiene  cele- 
brata da  Laitantio  firmiano- 

RETTORTCA. 

DONNA  bella,  vefìka  riccamente,  con  nobile  acconciatura  di  teft.'',rro- 
ftrandofì  allegra,  &  piaccuole,  terrà  ladeftra  mano  aita,&  aperta, &  nel- 
la (iniftra  vno  fcertro.,  &  vn  libro  portando  nel  lembo <iclla  vcile  fcritre  quelle 
parole  .  Ornatus  perjuafìo  :  &  il  color  del  vifo  fari  robicondo ,  &  alli  piedi  -\ì 
iàri  vnachimiera  ;(ì  come  (ì  vede  dipinta  al  Tuo  luogo. 

Non  è  huomo  5]  ruftfcoA  si  ieluaggio,  che  non  (enia  la  doIce::^:^a  d'vn'artì- 
Hciofo  ragionamento  in  bocca  di  perona  faconda,!- he  fi  sforza  perfuaderequal 
che  cofajperò  fi  dipinge  bella,  n-bi!eA'  piacfuole,  tient-ladcftra  manoalt?,(S(: 
aperta,  perei  oche  la  Rettorica  difcorr  e  per  vie  larghe,  &  dimoi;  lationi  aperte, 
onde  Zenone  per  le  dira  qua,  6:  là  Ipaf/e  ,  &  per  le  mani  allargate  per  tai  gcfto, 
ia  Retorica  internretaua  .  Et  Quintiligno  riprende  qu<rUi,cheorandoin  qual- 
che caufa,  tengono  le  mani  fotte  il  mantello ,  come  che  s'f  gli  trattalicro  le  co- 
it  pigramente. , 

Lo  fcettro  è  fegnr,  che  la  Rettorica,  è  dominatrice  degli  anio)i,&  gli  fpero-. 


ipj  ICO  NOLOG  l<iA 

ra,  raffrena,  piega  in  quel  modo,che  più  gli  piace . 

Il  libro  dimoftrajchc  queft'artc  s'impara  con  lo  ftudio,pec  non  hauerfi  da  al- 
cuno in  perfettionc  perdono  di  natura. 

Le  parole  Ornatus,  6^  perfualìo,  ingegnano  roffitio  del  Rcttorica,  che  è  di 
iftruire  altrui  a  parlare  conuenientemcntc  per  perfuadcrc. 

La  Chimiera,  come  è  dipinta  al  Tuo  luogo,  Na:^ianzeno,e  Io  fpofitore  d'He- 
fiodo  intendono  per  quefto  moftro  le  tre  parti  della  Rettorie*,  cioè  la  giudicia- 
le  per  lo  Leone,pcr  cagione  del  terrore,che  dà  i  rei, la  dimoftratiua  per  la  capra, 
percioclìc  in  quel  genere  la  fauclla  fuole  andare  molto  lafciuamente  vagando  : 
&  vltimamentela  Deliberatiua  per  Io  dragone  per  cagione  della  varietà  de- 
gl'argomenti,&  per  li  affai  lunghi  giri ,  &  auuolgiraenti,dc'  quali  fa  di  meftie- 
tepcr  ilperfuadere, 

RICCHEZZA. 

DONNA  vecchia,  cicca  ,&  vcftita  di  panno  d'oro .  Cieca  dipinge  An- 
ftofane  la  Ricchei^^^za  nella  Comedia  intitolata  Pluto  ,  perche  per  lo  più 
fé  ne  vi  iti  cafa  d'huomini  poco  mcritcuoH,a  quali  fé  hauellcocchij  ,che  le  icr- 
ei'ilcro  ,  non  fi  auuicinarcbbe  giammai;  oucro  perche  fa  gli  huomini  ciechi  alla 
cognitlone  del  bene,  con  vn  finto  raggio ,  che  apprefenta  loro  de  commodi  i  «Se 
de  piaceri  mondini,  fenzalafciar  loro  veder  la  vera  luce  della '^irtiì,re  per  par- 
ticolargratia  non  è  faperata  la  fua  inclinationc. 

Si  dipinge  vecchia  ,  perche  inuecchia  alcuni  col  penficro  d'acquidarla  ;  altri 
co!  timore  di  non  perderla>hauendone  il  pofTelIo. 

Il  vcflimento  dell'orof  moftra,  che  te  ricchezze  fono  beni  eftecloii ,  &:  cht-# 
non  fanno  airinccrna  quiete  >  6^.al  ripofo  deii'huorao . 

DOnna  in  habito  regale  ricamato  con  ducrfe  gioie  di  gran  {lima,cht> 
nella  man  delira  tenga  vna  corona  Imperiale,  &  nella  lìniftra  vno  Scet- 
troj  &  vn  vafo  d'oro  z  piedi. 

Ricchezza  è  poirelhonc  d*oro,d'argcnto,gIoiejStàtI,terreni,cdificij,giumc»- 
tì,  ferui,  vcfiliiicnti,  i5s:c. 

La  corona  in  mano,  lo  -Scettro,&  il  vafo  a*  piedi,  moftrano,  chela  prima .  & 
principal  ricche^^a,  è  poflederc  la  -^-olontà  de  gli  huomini,  come  fanno  i  Re  j 
ia  feconda,  è  li  denaro . 

RICONCILIATIONE     D' AMORE 
ad  Sig.  Gìouanni  Zarattini  CafìeUini . 

DONNA  giouane,  allegra,  coronata  d'vna  ghirlanda  d'herba  ,  chiamata 
Anacampieroce;  porti  al  collo  vn  bel  zafiro ,  nella  man  dritta  vna  coppa, 
con  la  finlftra  ^^^"^'^^  per  mane  due  pargoletti  Amori . 

La  Riconciliationc  è  vna  ri  nouatione  d*amore,chc  fi  fa  col  ritornare  in  gra- 
da della  cofa  amata  ;  ImperciochedairaTìore  tragli  amanti  nafcono contin- 
uamente iofpetti,  ingiurie,  a  quali  fuccedono  lo  fdegno,rira,(Si:  la  gacr-ra,c»me 
vagamente  efprime  I  crentio,  In  amore  hjcc  omnia  infime  vitia  :  iniuriqjfufpi- 
cioius,inimcitix,  njuciu:.  Beliti  rn,paxiurlunu..  llmedsfimo  dice  Horatio 
rida  Satira  j.  lib«2. 

iif 


DI  CESARE  %IPJ. 

RICONCILIATIONE, 


//i 


In  amore  harc  funt  mala,  bcllunt 
Pax  rurfum. 

Lcqiuli  differcnrc  occorreno  canto  pili  fpelTo,  quanto  più  (ì  ama  ,  Se  quifiit» 
piilvnoama,  tanco  più  ogni  minima  cofa  l'offende,  ripatand;  fi  di  ncnelìcrt.» 
rtimaco  da  la  cofa  amata  conforme  a  lo  fmìfurato  amor  rao,&  che  fi  faccia  tor- 
tot  i  meriti  fuoi ,  onde  facilmente  conccpifce  l'amanre  dentro  di  fc  fdsgno ,  & 
ira,  in  tal  modo  che  non  penfa  di  portare  più  amore ,  anzi  s'inciudelifce  nell'o- 
dio  ,ma  sfogata  Tira  con  far  dispetti  alla  cofa  amata  ,  fi  pente  de  l'odio,  chele 
hi  portato,  non  può  più  (tare  in  ira,  &  in  gucrra,ma  brama,  <S:  cerca  la  pace,!*- 
quale  ottenuta  gode  uè  !a  R  iconciliaiione  d'Amore,  da  la  qu.ilc  e  rinouato,no- 
:o  è  quello  di  Tcrentio,  Amancium  ir£  amoris  redintcgratio  eli:. 

L  hcrt>a  Anacampferote  farà  figura  della  KiconciliaLÌone  ,noiche  gl'antichi 
jienncro  ,  che  al  tatto  di  elf^  ricoinaircro  gli  amori ,  ^ncorchc  con  O'Jio  fallerò 
icpolU,  fi  co:-ne  tiferdce  Pli  *io  iib.24.  cap.i  7.  nel  fine . 

N  li 


tpjf.  IC  O  NO  LOG  Inyi 

Il  t^affiro  di  colore  azzurro,  fimllt  al  Ciclo  fcreno  ,  ferui:  à  per  fimbolo  dell*  i 
Rìconciliationc,  che  arreca  all'animo  fereno  ftato  di  tranquilit  J,petchc  ha  vir- 
t«  riconciliatiua  j  Se  molto  vale  a  rifo.  mare  la  pace  per  quanto  attcfta  Bartolo-  , 
meo  Anglico,  jib,  xvi.cap.  83.  per  autorità  di  Diofcoride.   Sapphirus  itaq;  le-  \ 
cundum  Diafcoridem  habet  virtutem  difcordiarum  reconciliatiuam,multunu 
etiam  '\alet,  vt  dicitur, ad  pacem  reformandam  ;  ma  eie  (la  pofto  per  curiofi-  ; 
tide'fcrictoti,  non  per  cfHcacìa,ch'habbia  l'hcrba  Anacampferote,  «Srla  pietra  ' 
del  :^Affif  o.  Se  bene  pub  ell'ere  che  il  zaffiro  habbia  virtù  rict^nciliatiua  donan- 
dofi  -vn  bel  zaffiro  all'irata  Dama  ,}a  quale  per  rifpetto  del  dono  facilmente  fi 
pub  di  ponere  a  reftituiie  l'amante  nella  priftina  gratia ,  perche  li  doni,  3c  prc-  , 
lenii, hanno  gran  forii^a . 

La  coppa,  Thabbiamo  pofla  per  figura  del  prcfente,  poi  che  in  ella  C^  pongo-  t 
no  i  donatiui,chc  fi  mandano  a  prefentare  :   1  prefenti  vagliano  molto  nel  con- 
ciliari, &  riconciiiatione  l'amore,  &  mitigare  gli  animi  fdcgnati,  &  placar  l'ira  1 
de  le  perfone,  come  dice  Ouidio  nel  2.  dell'arte  amatoria .  , 

Mimerà  crede  mihi ,  pìacant  hominefq;  Deofqs 
Tlacatur  don's  luppiter  ipfe  datis.  ! 

Detto  prefo  dal  ter;(o  della  Repub.  di  Platone  citato  da  Suida,&  deriuato  da 
vn  vcrfo  di  Hefiodo ,  fecondo  Fopinione  di  molti ,  ma  appreflb  Greci  era  "Voce 
Corrente^  Euripide  ne  la  Medea. 

Perfiiadere  muncra  etiam  Deos  diéterium  eft 
Aurum  vero  potius  eft  mille  didis,  hominibi.s. 
Onde  Seneca  per  motto  d'vn  Filofofo  dice,che  non  ci  è  la  più  dolce  cofa  che 
il  riceuere . 

Omnium  elle  dulciffìmum  accipere . 
I  prefenti  dunque  hanno  gran  forza  di  indurre  la  co^  amata  alla  riconcilia- 
t:onc,tanto  fi:  è  dama  interellàta,  quanto  nob:le,&  'ibcrale  d'animo, peiche  s'è 
interefiata  fi  moueri  alla  riconciiiatione  per  rinterellc  di  quel  prefente,  le  è  no 
bile,  8^  liberale  d'animo  fi  mouerà  da'la  gentil  cortefia  del  donatore ,  elFendo 
(quel  dono,  come  inditio,  è  tributo  dell'amor  fuo. 

Li  due  Pargoletti  Amori  fignificano  il  doppio  amore  ,  che  doppo  l'ira  fi  ge- 
liera,&  fi  radoppia  nella  riconciiiatione  con  maggior  godimento,  &  gufto  de- 
gli amanti,  il  tutto  vien  defcritto  da  Plauto  nell'Anfitrione .  j 
Nam  in  hominum  astate  multa  cucniunt  huiufinodi , 
■   '            Capiunt  vo'uptates,  mox  rurfum  miferias.                            '  ! 
Ira?  incerueniunt,  redeunt  rurfijm  in  gratiam,  ' 
Verum  ir^  :  C^  qu?  forte  cueniunt  huiurmodi                                    l 
Inter  eos  ,  rurfum  fi  reuentum  in  giatiam  eft 
Bix  tanto  amici  funt  inter  (e,  quam  prius.                                          I 
Riforzand^fi  l'amore  ne  la  riconciliatione,&  crefcendo  due  volte  più  dì  prì- 
iDAj  non  mancano  amanti,&  amici,  che  a  bella  pofta  cercano  occafioni  di  fde-  ' 
gni,  e  riiffj  per  duplicare  più  volte  la  beneuolenza,  &  l'amore,  &c  prouar  fpe^O' 
i  fiioiui  fructi  della  riconciiiatione  .  Difcordiafitcarior  concordia,  dilfe quel 
Mimo  Publianoj  e  perb  Agathone  poeta  era  vno  di  (j^icUi ,  chcdaua  occafione!  ' 

«Pau- 


l 


DICESJ'KE'KIPJ,  /// 

I  aPaufanla  Tue  cordi  ili  (lìmo  amico  di  adirarfi  ,  a.ccib  che  proualTc  dopp-c  cwn- 

.  rentdtrtlla  riconciìiiirione  ;dichf*  ne  fu  jrcntijoreEliano  lib.  2  cap.2  1.  lucun- 
diflìmum  amantibus  ti\t  leperio,  fi  ex  con tcn tiene,  ^  (it  busciitr.  nmc^f.js  n\^ 
gtatiam  redcanl .  Et  fine  nubi 'vidc:ur  nini!  i!iis.de!tift;hilius2cuiitie  pelle., 

,  Huius  ergo  volvjptatjs  perr<Epe  eum  paccicipem  facio  ,  frcqueiuer  cum  i  o  con- 
icndcns  ,  Gaudiwm  enijji  capit,  fi  ccnf cntipogm  ^  cuin  co  Ipjbiiidc  diiloluam  # 

i  tC  reconcilcm . 

RIGORE. 

HV  O  M  O  rigido,&  fpau^  nteuole ,  che  nella  deP.ra  tiene  vna  bacchetta 
di  ferro,  ^  a  canto  vi  d  Struzzo. 
Si  deue  dipingere  queft*huorno  rigido,  ^T  fpauentcuole,c{rendo  il  rigore^ 
Tempre  difpiaceuolc,  &:  rifolato  ad  indjur  timore  r^e  gli  animi  de  fudditi . 
Onde  la  verga  di  ferro  fi  pene  per  l'afprt ^za  del  caftigo,  òdi  fatti,  o  di  paco^ 
1    le.  Perciò. 9,  Pauolo  minacciando  a  Coiofienfi,  dimandò  le  vojc.uaiio,. che  egli 
indalFe  a  loro  con  la  piaccuole:?[za^  h  puri:  con  1.^  verga  di  ferro . 

Dipingcfì  apprcllb  lo  Struzzo,  per  dimoftrarc,che  il  Rigore ,  è  miniftrodcL- 
U  Giiifkitia  pani(.iaa,&  che  fupera  pjcr  fé  fteflb  qualfiuoglia  contrafto, 
ì  RIPRENSIONE. 

DO  N  M  A  horrida,  &  armau  con  cor£:?;^a,  timo,  &  fpada  a  canto  ,  neU 
la  man  deftra  tiene  va  'vafg  di  fuoco ,  &  n$lla  finiftra  vn  corno >  in  atto 
di  fonarlo. 

La  Riprenfioae,  è  vn  rimprouerarc  altrui  i  difipttì,  a  fine  che  ie  ne  a{lenga,& 
I  ;  però  fi  dipinge  horrida ,  &  armata ,  per  generar/ì  dalla  riprenfione  il  timore,  &: 
Q.  come  rhuomo  s'arma  di  fpada^<Si  altri  arnefi  pct  ferire  il  corpO|Cofi  la  riprcri- 
„  fione  dì  parole  ferifce  l'animo  , 

•I  Tiene  il  fuoco  in  mano ,  per  accender  neli'huomo  colpeuole  il  roflòre  delU 
!  i'>ergogn^. 

Il  corpojè  per  {cgno  d$l  difpiaceuoi  fuono^geaerato  dalle  voci  di  riprenfione, 
RIFORMA. 

DO  N  M  A  vecchia,  veftita  d*habìto  Semplice,  corto,  òC  {cnz'ornamen- 
to  alcuno  ;  con  la  dcftra  mano  terrà  vn  roncietto  ,  ouero  vn  par  di  forai 
Bice ,  6;^  con  la  finiftra  -vn  libro  aperto  p  nel  ^ualc  -vi  fiano  fcritte  le  feguen- 
ti  parole.,. 

Vereunt  di  [crimine  nulh . 
^mmifix  legef . 
Tecchia  fi  dipinge,  perciochea  quefta  età  più  conuiene,(5c:  è  piiì  atta  a  rifor*, 
mare,  &  reggere  altrui ,  fecondo  Platone  nel  V.  della  Rep.  onde  per  la  riforma 
intendiamo  i  buoni  vfi  conformi  alle  leggi, i  quali  fiano  tralafciati  pcrliccntio- 
fo  abufo  de  gli  huomini,che  poi  fi  riducano  alla  lor  forma,&:  confille  principal- 
'■'    mente  la  riforma  efteriore  >  &  interiore , 

!«■  Si  vcfte  d'habito  femplice  ,  &  corto^  perche  gli  habiti  riccsmenrì  guarniti , 
ìJ.'  non  folo  fona  Mota  di  fuperf-vjcà,  ma  ancora  alle  voite  di  licentiofì  coftumi,d^ 
■i  ciò  caufano  la  morbidezza  ,  6c^  gli  jigi  di  tali  hahiti  nelle pctfonc ,  che  quelli 
ti  '  vfano  foptabondan temente. 

N     »         Il  ron- 


!p(f 


ICONOLOGIA 


Il  roncietlo  ancora ,  è  chiara  fignificatlcne  di  riforma ,  pcrciochc  (ì  come-» 
gl'arboti ,  i  rami  de*  quali  fuperfluamcnte  crcfciuti  fono ,  con  cd'o  fi  riformano 
tagliando  ^h  quello,  che  foprabonda  ,  S^  che  toglie  all' albero  il'vigorc^  . 
Cefi  la  riforma  lena  uaigrabbufi  di  quegrhuomìni  in  quelle  cofejnellequaii  Ir- 
centiofamente  fi  fono  laiciaci  trafcorrere  più  oltre  di  quello  >  che  comportane 
k  leggi .  Il  (ìmile  anchora  fi  può  dire  delle  forbici ,  che  tagliano  le  fupcrfluità  > 
4ome  è  manifc(^o  a  tutti  « 

11  libro  dinota  le  leggi ,  Se  conftitutioni  >  fecondo  le'quali  fi  deuc  •vìuere ,  & 
riformare  i  trasgfeflori,  che  Te  bene  quanto  a  efli  le  leggi  fono  perdutefchc  non 
le  ofleruano ,  an::(i  hnno  il  contrari  o  ,  non  però  quelle  perifcono  per  cafo  alcu- 
no, come  bene  diinoilrano  quelle  può  le  di  Lucanone!  libro  3.  Debello  Ciuili, 
€h«dicoav). 

Veruna 


Tereunt  difcwmne  nudo  Ummìjjizkges 

Et  cofi  per  eflò  libro  fi  riducono  air-vfo  antico  le  leggi  iiaLfcìate ,  tsnto  ne 
;"#iftumi,  cerne  ne  gli  habiti,3c^  di  nuouo  fi  rifoima  ne^lihuoHiiiiilavia^ 
<l  tUofletuanza,  &  lo  ftato  di  buon  reggimento. 

EPIGRAMMA. 
Quos  ratio  mores  docet,&  Icx  prauus  abufaS' 

Deformat,  longa  diminuttq,-  die . 
Hlncvclutarboribus  latèramaJiacrefcunt 
Nec  matura  Tuo  tempore  pomafeiunc. 
Sic  vana  ejcurgunt  vitioium  germina,  &  &lca 

Virtus  humano  in  pedore  pr€i{-  iacet . 
Noxia  rerum  igitur  fortis  cenfura  recidac 
Vt  vit«  redeac  fplendida  forma  xì^^mx  . 
RIFORMA. 

MATRONA  ^vecchia  ,  veftita d'habito graue ,  ma  femplice  fenz* al- 
cun* ornamento,  con  la  dcftra  mano  terrà  vna  sferza,&coM  la  lioutra 
▼n  libro  apcciocol  motto,  v/^rgMe,  in  vnafaccìata,^  Obfecra,  ncii'alcra. 

Per  la  riforma  intendiamo  quelle  ordinationi  de' Superiori  ,  con  le  quali  a* 
buoni  coilumi  tralafc'ati  petìicentiofoabulodegli  huomini  fi  dà  nuotia,-?  mi- 
glior forma,  conforme  alleleggi^efi  tornano  di  nuoao  ad  incroduice  ccii  me- 
defimi,  e  queito  con  quei  due  principali,  e  conucnienci  nr  ^(^zi,  cioè  con  jVtòr- 
tare  dimoltiaco  per  il  libro  aperto  j  e  col  riprendere,  e  caligare  dimeftrato  pet 
fasfet^a  ,a>iibedue  meglio  fignifieati  con  le  due  parole  del  motto  canate  da  >. 
Paolo  nel  cap.4. della  2.  a  Timoteo,  e  del  facro  Concilio  di  T  rento  alla  fcfT.  (  j. 
nel  CI  .della  R  iforma,ricord?.to  a  detti  Superiorijacciòche  Ce  ne  (ecuano  in  que 
fta  materia,  cioè,  che  debbono  efler  Paftori ,  Se  non  percullori ,  che  diuono  ri- 
cercare di  ririi  are  i  fijdditì  da  gli  abbufi  più  con  lefortritioni ,  che  coi  caOiiiOi 
operando  più  in  uetfo  quelli  ramorcur^Icsza,  che  l'aulltrità  ,  più  rcroitationi  » 
che  le  minacele  ,  e  più  la  carità  ,  che  Timperio .  Ma  non  ballando  poi  i'ciorta-» 
tione ,  fi  potrà  venire  alla  sfer:^a ,  Tempre  però  mitigando  il  rigore  con  la  mun- 
fuctadine,il  giuditio  con  la  mifericor Jia,  e  la  {èusrità  con  la  riaceuol'':^:^^,che 
cofi  s'jntrodurrà  facilmente  ogni  riforma  ne*  popoli  rvgc^erci,c  tanto  più  quan- 
to il  tutto  fi  farà  con  maturo  configiio,  che  però  fi  diping»;  in  txì  di  Matrona  •  ' 
RIPARO    DA    I   TRADIMENTI. 

HV  O  M  O  che  tcnghi  in  braccio  vna  Cicogna,  la  quale  habbla  in  becca, 
vn  ramnfcello  di  Plàtano . 
La  Cicogna  ha  naturale  inimicltiacon  la  ciuetta  ,  e  perbla  ciuettaleordif- 
fe  fpello  infidie ,  8c  tradimenti  ;  Cerca  d;  trouare  !i  fuoi  nidi  per  corconipergli 
gl'vuoua  couandolc  elTa  medefiraa ,  cofa  molto  nociua  al  parto  della  Cicogna , 
per  l'odio  inteftino  che  le  porta.  Antiuedcndo  la  Cicogna  queiìo ,  cioche  in- 
tcruenir  le  potrebbe  Ci  prouede  d*vn  leroo  di  Platano  ,  (iC  k>  mecre  nel  nido, 
perche  sa  beniirimo,che  la  ciuetta  abbou-ifce  tal  p^antij^C^  cl-.e  non  s'aceofta 
doue  lente  l'odore  del  Platano .  Ux  tal  riparo  icHa  fitura  dall'infidi^ ,  ik  trad.^ 
adenti  dtlla  ciuetta,  "', 

N    5        RI-    ' 


rpi  ICO  NO  LOG  IttA 

RIPRENSIONE  GIOVEVOLE. 

DONN  k  d'v  ti  matura ,  veftita  d'hab^to  grai!e,e  di  colore  rolTo,  terra  co» 
\x  defti  a  mano  vna  lingua, in  cima  della  quale  vi  fia  vri'ccchio ,  portcri 
in  capo  ma  ghirlanda  dxilTenrio,  6<,^  della  meòefima  lierbi  ne  terrà  con  la-» 
^niftramano. 

Si  rapprefenta  d'età  matura ,  perciochc  il  vero  fondamento  di  riprendere,(S: 
auuertire  altrui ,  conuiene  a  perfonc  di  molta  efperienza ,  &:  per.eircre  Tctà  fe- 
nile attillima,  &c  di  moltaveneratione  apprcfTo  ogn*vno,ncHa.corrcttioiic,6^ 
nella  riprenfione  è  di  maggior  autorit^f ,  e  fa  maggior  affetto . 

Vtendum  eft  forte  in  obiurgationihus ,  &  vocis  contentione  maIore,5r  ver- 
borumgrauitateacriore^  dice  Gicer.!ib.primo,deoffit.&quefl:Oidice  il  Sanna- 
zaro nell'Arcadia  neirxi.  profa .  IPriuiiegij  della  'Vecchie!;(7a'figliuol  mio  fo- 
no fi  grandi ,  che  vogliamo ,  ò  no,  (ìamo  coftretti  ad'obedirli ,  elfendo  che  per 
«ie:^zo  deirerpct-ieR^^a  fono  atti  a  far  frutto  nelletiprenfioni,  perche  come  dice 
C  cerone  nella  v.  epfftola  del  primo  libcc  delle^uc  familiari.L'elperieni^a  più  ia- 
Tegna .,  che  lo  ftudio  delle  le  ttere . 

L'habicograae.é^  di  color  roflo  dimòftra,  dhelarfprenfiotie  conuiene  di  faf^ 
la  con  grauiti,  e  non  foor  de-terTnini,accicche  fia  di  profitto, e  gÌGueuGle,ciren- 
do  che  tale  operatione-fi  pub  dife^che  fia  fcgno  di  vero  amore,i8^attodi  cari- 
ti. Nunquam  alieni  peccati  obiurgandi  fùfciplendiim  eft  negotium  nifi  cura 
•Rternis  cogitationibus  esaminant-escófeientiitm  liquido  nobis  coram  Deo  rc- 
fponderiKUis  diledtlone .  S.  Aguftino  ftìpraepift.  ad  Galat.  eficndo,  che  quan- 
do fi  corr-cgge^S:  riprendc-ecn  animo  appallìonato ,  &  con  impeto,  e  furor<L>.» 
non  é  dilezione  j  e  amore  .  ^Quindi  foggiungc  riftefib  Aguftinonel  medcfimo 
luogocitato  Dilige,. &  die  quid  voles,  &  fa  apropoficoquello,che  dice  Grifo- 
ftomo  in  S.  Matteo  al  cap.  1 8.  intornoalla  tua  '\ita  fi)  Auftcro,intorno  a  quel- 
la degl'altri  benigno.. 

La  lingua  con  l'occhio  fopra  fignifica'Vna  perfetta  regola  di  par!are,percio* 
che,  coni*  dkc  Chilone  Filofofo ,  &  lo  riferifce  Laertio  lib.  primo  Cap^. 
Ccnuicn^e  all'hucmo  di  penfarc  molto  ben  piima,che  parla  quello;,  che  ha  da-» 
clpriraere  con  la  lingua . 

Cogitiindum  prius  quidloquarìsquam  lingua  prorumpat  in  verba,  5,:  Aul© 
Geliolib.S.Nod.  A-ttic^  Sapiens  lermones  fuos  prscogitar,  &:  examinat  prius 
in  pi:<5lo:  e,qLiam-^roferatin  or-c  ;  ^  per  ragione  potiamo  anco  dire,che  la  lin- 
gua per  non  c'elTcr  eha  fiata  concelT^accibche  l'-vfiamo  in  ruina,  danno,©  de- 
trimCi  ,to  alcru',c(Tere  accf>^t  ,&  auuedoti  in  adoperarla  con  ogni  affetto  gioue- 
uolc  in  aiuto  ,&  aiuto  di  queiii.-  i  «^uali  hannoneceffità^  non  che  bilogno  d'ef- 
lerriprefi.. 

Laghi-rlandad'afTentiojChe  tlene-in  capOjTom'anco conia finiftra  manogH 
Egiti  j  per  queft'fhcrba  (come  narra  Pierio  Valerianoncllib.Cinquantottefimo) 
fignificauano  con  ella  vna  riprenfione  gioueuolc  ,  &c  che  hauellc  fatto  vtile  a-. 
\nùy  che  folle  fuori  della  buona  ftrada.j  dcT"  trafcorfb  ne  i  '^fitij  ,  &  che  poi  au- 
Bertito  ,&  ripre(ofifauuedeneA?iuendopef  rau'.ienire'coftumatiffimamente^ 
perciochc  ralltntio  è  amarilTimo  al  gullo ,  fi  come  ancora  le  tipicnfioni  paio- 
no a 


G 


DICESA%E%1?A.  J99 

80  a  ciarcano  malagcuoti ,  ma  fc  mandato  giù  fi  ritiene  ,  purga  tutte  le  colkicre 
dello  ilomaco,  5^  per  il  conerario  il  Mele  raccrefcc,  il  quale  fignifica  le  dòìci, 
^  grate  adulationi  ,percicche  diccfi  negli  Aforifmi  de' Medici,  che  le  cof?^ 
dolci  fi  conuertono  in  collere  ,  onde  fanno  cadere  i'hucmo  in  (gualche  nnala^ 
dirpofitionc^ . 

RISO. 
I  OVA  N  E,  'Vago ,  veftito  di  vari)  colori  /m  me^z©  d*vn  verdie,  5<^^ 
J   fiorito  prato ,  in  capo  hauerà  vna  ghirlaiid'a  di  role ,  le  quali  comincin» 
&d  aprirfi . 

Il  Rifo  è  figliuolo  dcirallcgre^'^a,&  ^'Vnorpargimcntodi  fpiriti  fottili  mof 
fi  nel  diaframma  per  cagione  della  maraviglia ,  che  prendono  li  fi;nfi  mc:^zani.. 
J         Si  dipinge  il  Ri  lo  giouanc,  perche  all'età  più  giouenile,  &  più  tenera,  più  fa- 
filmcnte  fi  comporta  il  tifo,  il  quale  nafcc  in  gran  parte  dall'allegrezza;  però  a 
dipinge  giouane,  &;^^  bello  ^ 

I  Prati  {:  fuol  d:re,che!>i\fDno  quando  v«rdeggiano,&  i  fiori  quando  fi  apro*- 
l»o ,  però  ambedue  caa\iengono  a  quella  figura . 

rouancnsr,-vefts£«  d'habfto  vcrde,.dipinto  di  fieri  con  vn  cappelletto  lOj 
tefta  pieno  divariè  p-'nne  ,  le  quali  fignificano  lej^giereii^za,  6<,.__  infta» 

Eilìtà  ronderuoi'nafcerei'immoderato  tifo, fecondo  il  detto  del  Sauio:. 

Mifus-abundatin  ore  Hultorum . 

J  K  Giouane,  allégro ,  &  bello  :  terrà  in  vna  mano  vna  Mafchcra  con  Iju 
faccia  difl:otta,&^  brutta,  perche  il  brutto,  &  l'indecente  ,  e  fcnza  de- 
coro, come  dille  Ariftotile  nella  Poetica ,da  materia  di  tifo,  6c  vi  lac-à  vn  mottOè 

R     E    V    A     L     r    T    A.. 

yN  A  giouanetra  coronata  di  rofe.pompofamentevefl;ìta,checonladé* 
ftra  mano  porghi  insatto  liberalillìmo  vna  collanar  d'oro,  &  che  auanti  ài 
efla  vi  fieno  due  montoni  y-cheflianoinatto  fiero  di  vrtarfi  con  la  tefta. 

Giouane,  &  cfsronata  di  rofe  ^i  dipinge. perche  il  Riualc  pone  ftudio  in  com- 
parire con  grafia,  &  di  dare  buono  odore  di  fc,  fi  come  gratiofa ,  dt  odorifera  è 
la  rofa  ,la  quale  non  è  fènz-a  fpine ,  volendo  fignificare ,  che  li  diletteuoli  pen- 
fieri  amorofijcheh<jin  tefta  vnriuale,  non  fono fen:^a /pine  di  Gelofia. 

Vt^tC\  pomporamente,&  moftra  di  porgere  la  collana  d'oro  nella  guiia,che 
fi  è  detto,percioche  rhuomo,che  ama,  &  ha  altri  concorrenti,vuol  moftraredi 
non  eflere  inferiore  del  fucnriuale,  ma  con  l'apparenza ,  Se  con  l'opere  cerca  di 
«fiere  fuperiore  >  6<^^  fa;  a  gara  di  fporgerc  liberalmente  più  preiiofi  doni  alla^ 
oofa  amata^  .  * 

Li  due  montoni ,  che  con  le  corna  fi  sfidano  a  ccmbatfere  infi^cmc ,  fignifica^ 
(come  Barra  PierioValeriano  nel  lib.  io.)  laRiualità,  poiché  a  fimilicrm- 
battimenti  moftro ,  che  cozaino  per  caufa  di  Amore,  come  quei, che  vengono 
a  conofcered'efiereofFefijfe  le  pecorelle  da  loro  amate  vedono  efl'erc.  da  aìwi 
montate,  onde  il  Sembo  nelle  fue  fìanze,  dille 


G 


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009 


ICO  Nò  LOG  lU 

RIVALITÀ. 


Tafce  la  Tecorella  ì  verdi  campì 
E  lente  il  fm  monton  cc^i^ar  vicino, 
'     Ma  di  quefti  (imiU  contefe  di  Riualità  ne  lonopiene  qiiafi  tutte  Tcgloghc^ 
Paftorali.        oi^^  ^iv 

■  {.■"■<..■ 

i^fiv:  'KT^V^    ORE. 

HVOMO  armàtó,chemaridiractte,co(ìlodIping€ì!anoglIEgittjyedi 
ili  Oro  Apollinea . 

SALVTEDIPAVSANIA. 

DO  N  N  A  a  (edere  fopra  «vii'alto  feggio  ,  con  vna  ta:^Ea  in  mano ,  6^  a 
•  canto  vi  iar^'va*Ait8rc,  fopra  al  quale  iianma  Serpe  raccolta  con  1^ 
Ulta  alta-,         "  "  '  '  .:  ..si  ^J..  .■• 

^'-.-^        "      .       ^4  (Quatti, 


DI  CESARE  %IPJ.  3»f 

Quefta  fìgur::!,  è  formata  fe-on do  li  pili  antica  intclligcn^^  ,daIL  quale  s  im- 
parata e  ilm  ente,  che  fia  fallite,  de  in  che  coni) ila  . 

Primieri! mente  TAharé  prefio  gli  Antichi ,  era  vltimo  rifugio  di  quelli ,  che 
^Ton  haueuano  altro  modo  per  fcampar  dali'iia  ?icii'irimico,&  It-ad  tilo  alcuno 
s'auuicinaua,  non  lì  trouaua  huomo  tanto  prolontucfo ,  ò  di  s\  poca  religione  > 
che  rofFendellè  ;  &<^^  però  Virgilio  iiìtroduc^ndoPuanioneirvltimaBCCcilifà 
fènc^a  alcuna  fperanza  humana ,  finfe  che  da  Creufa  folle  eiortato  a  Itar  vicine 
all'Ahare,  con  ferma  credenza  di  conferuare  la  vita  per  me:^za  della  religionf} 
Adunque  elfer  faluo,come  di  qui  fi  raccoglie,  non  é  altro ,  che  cRet  libero  da 
graue  pericolo  fopraftante,  per  opra  o  di  se,  b  d'altri . 

Il  feggio,  8<f"  il  fed ei  e ,  dimoftia,  che  la  falute  partorifce  ripofo ,  il  quale  è  ft- 
tìe  d'ella,  ouero  di  quello,che  la  riceue.  Però  Numa  Pompilio  primo  introdi>t- 
tore  delle  cerimonie  facre  in  Roma,  voHe,che  di  ppoi  che  il  Ijciilìtiofoflè  com- 
pito, il  Sacerdote  fedellè  ,  dando  indicio  della  ferma  kà.Q.  del  popolo  >per  ott«- 
nimento  delle  graiie  dimandata  nel  farrificare. 

"  La  ta:^:^a  dimoftra  jche  der  mez^o  del  beuere  fi  riceue  la  falute  molte  voltai 
con  le  medicine  ,  &  con  mjeviicamtnti  pigliati  per  bocca  . 

Il  Serpe  ancora,  è  legno  di  falute ,  perche  cgn'anno  fi  rinoua  ,  &:  ringiouani- 
fce,  è  tenaciUimo  della  'vita, forte,  ^  l'ano,  &  buono  per  moltillime  Priedicinc. 
Si  fcriue,  che  per  sé  ftello  troua  vn'herba  da  confolidar  la 'Nifl:;i, &  vn'altra,che 
è  molto  più  da  fufcitar  fé  fteilo  ancora  mo,  to  .  Et  nelle  facre  lettere  mifterio- 
fàmente  dal  Signor  Iddio  fu  ordinato  da  Mosè ,  che  fabricalfe  vn  Serpente  di 
bron:;^o  fu'l  legno,  nel  qual  guardando  ,  chi  fi  trouaua  ferito,  riceueuafolo  co» 
Io /guardo  la  fàniti. 

Si  notano  adunque  in  quella  figura  quattro  c.ìg'oni ,  onde  nafce  la  falutc>  > 
le  quali  (ono  prima  Iddio,  dal  quale  dipende  principalmenje  ogni  bene,  ScT'fi 
dimoftra  con  l'altare  ;  Poi  le  m3dicine,6<^  le  cofe  necellarie  alla  'vita  per  nu- 
trimento ,  ò(r  fi  fignificano  con  la  ta^z  jl'altra  l'cuacuatione  de  gli  humori  fo- 
ucTchi  moftrati  nel  Serpente  ,  il  qual  fi  /poglia  della  propria  pelle  per  ringioue- 
liirc .  Il  quarto  è  il  cafo  accidentale  nato  fenz*opra,ò  penfamento  alcuno,ilcht 
i\  moftra  nel  feder  otiofo,  come  auuenne  a  quello,  che  fi  rifanò  della  pugnalata 
dcirinimico,chegli  franfela  cruda poftema. 

Et  perche  fi  difìingue  la  falute  de  Sacri  Theologi  in  falute  d'anima ,  S^  ài 
corpo,  diremo  quella  dell'anima  pclFederfi  ,  quando  fi  fpogl'a  ì'huomo  delitti 
proprie  paOìoni ,  &  cerca  in  tutte  le  coie  conformarfi  con  la  volontà  di  Dio ,  3i 
Quella  del  corpo  quando  fi  ha  commodità  da  nodrirfi  in  quiete ,  &  fenza  hOfkr 
óio ,  Il  che  fi  mollra  nella  tazza  j  &;  nella  feggia .  "-^ 


S    A     L     V    T     E. 


T^tr//^  Medaglia  d*  intonino  'PìoJìàfcolpìt>a . 
A  N  C  Tv  L  L  A  ,  che  nella  deftra  mano  tiene  vna  ta:?^za  ,  con  la  i|tia^ 
porge  a  beuere  ad  'vna  Serpe,  6c  nella  finiftra  'Yiu  verga,  col  titolo , 


F 


j^>  ICQNO  LOG  [<iA 

Salute. 

IN   vn*a!';rade!  medèfimojfi  A'cde  vna  Donna,  là  quale  con  là  finlftra  mai- 
no tÌMìc  vn'haila,  Se  con  Ja,dcfl:ra  vna  tazza>.dando  da.bere  ad  vna  Serpt-, 
^u  Ica  ad  vn  piedeftallo. 

L'hafta,  &:Lpicdéfl:allo,moftrano!arerme:<^a,&  ftabllitiln  luogo  della-», 
(«ggìa  detta  di iòpra,  perche  non  fi  può  dimandare  falate, quando  non  fia  ficu*- 
ra,&  (labile  j.òchehabbia  pericolo  di  fiiiiftio  accidente,  ò  pur  dicadcrc .,  \)à{ì 
che  i'aflicuu.l*hafta,fopraalla  quale  fifolkngAvquefta  figura  ». 


V 


S^A-LTTE    DEL    GENERE    II V  MA  NO,, 
come  dipinta  nella  libraria  Vaticana  . 
NA.  donna  in  piedi  con  vna  gran  Croce, &  apprciTò  dctta.%ui:a  vn/àn* 
ciuHo,che-regg?  Tuie  /palle  ì'aica.di  Noè  ». 


SALVRRITA,  O  PTRITA^  DELL'ARIA. 

DONNA-  di  afpttto  fercno  ,.6c,_  bello,  veAita  d'ero,  checon  vna'man©- 
tenglii  ^na  colomba  ,  ók  con  l'akia  (uileuato  in  alto  il  vento  Zcifiio  al  — 
trimente  detto Fauonio  tra  le  nubi' con  quello  motto..  SPIRAT  LEViS-  AV»- 
RA    FAVONI,   &  acanto  vi  alliita  vn'aquila.. 

Si  fa  di  afpetto  fei:eno,&  bello, .come  principal  fegnodi  fàlubriri'. 

Il  "-vertimento  d'oro,  perche  l'oro  è  decto-da  l'oraioucro  aura,-  Au  um  en'm; 
abauraeft  dtctumj  fecondo  1  fiderò  lib;  i&u  perche  tanto  più  ri  ip'cnde,  quanto^ 
eheè  ri  percolo  dall'aria  ^laquaienua^ntoèpiii  pura  ,-t^nto  paìèdeiettabile^  , 
dc^_^  falubre,  di  che  n'è  fimbolo  in  quella  iìoftra  figura  To'o  metallo  più  d*ogni' 
altropurojdileitabllcj.falubfe,  &  confoftatiuo,c<  me  dice  Bartolomeo  Anglico^ 
ilb  i<5.  cap.iiii.Nihil  Inter  metallaquoadivirtutem  inueniturefficac'usraurum 
«nim  temperantius  eft  omni  metallo, (!i:  purius,  &  ideo  virtutem  habi^tvconfor»- 
«atiuimjcofi  l'ariaitcmperata,  &;  pura  ,&  confortati  uà  vale  tanto  oro-. 

Tiene  con  "^namano  la  colomba  ,.  percicGhc(comc  narra  Pierio  Valeriane» 
Ub.  2:2.  è  gierog'ifiao  dsU'àriajiSc'nei.tenipo  pefti!ente,&  contagiofoquellii  ch« 
altra  carnenon  mangiansj.che  di-colombe  ,  non  fon  mai  da^contag'one  alcuna 
ofiì-fi,  <!^  era  in  vfo,  che  felapelleiominciàua  a  ofì^ndere  grhuiim!ni,non  (1- 
prepiraua  altro  ciboa  i;R«>  che  lacarne  delie  colombe  ,  quantunque  Diodoro> 
affermi ,  che  il  vitello,  ^l'echa  folamente  foife  il  nutrimenti  di  quei  Rè.. 

Il  vento Zefirojche  tien&in  alto, .gli.fi  dà,perche  fecondo  alcuni  Autori  iven- 
ISJiafconcsKdairariajComc  atterta  Ifidoro  oe  natura  rerum, cap. 56.  &  i*aria  vicn 
purgata  da*  venti  Beni^ni,c  té|»eratlifi;come  da  venti  maligni,  &  intéperati  vien 
corrotta,  come  ualTAudro  vento  detto,'-b  h?uriendO;Q"5  trahertTacquajchefa 
l'aria  grolla,  nutrifce,&  congrerra  Ic-subìi  &  ohiamafi  notho  in  Greco,  perche 
corrompe^l*aria,!a  pe(tc  che  nafte  dalla  corrottione  dell'sria  per  ladiftemperan- 
7a  d-  Ile  pioggie,  cdella  ficir<t,  loffiando  l'Auflro  vien  trafpoitata  in  vai  ij  paefi;; 
Xfxz  foftìando  Zeftiro,  che  fignifica  portatore  di  vita  difcaccia  la  pefte,  rende  pu- 
ra l'aria  ,  àC  dillipalc  nubi  ,  la  medrfima  vii  tu  ha  il  vento  Borea  altriraent«it-. 
licttp  Aquiloac  ,,  ma  noi  hiibbiaoio  cittio  ztfiìo  ,  come  \'Ct.xo-  più  d'ogn'altco- 

';..,..  '        benigno,/ 


DI  CESARE  %ITJ. 

SALVB-RITA.,   O    PVRITA    DELL'ARIA. 


JtiJ 


tenigno ,  t  grato ,  a  Poeti  .Homero  padre  di  tutti  gTaltri  voìcnao  nella  quarta 
O^ifiea  defcriucrc  l'aria  falubre,  pura,«  temperata  dal  campo  Elifio,cofi  dice. 
Sed  te  ad  Elyfium  csmpum  j&fines  t'erra 
Immortales  mrttcnt,'v'bi  flauus  R  adamanthus  eft. 
Vbi  vtiq;facìilima  viuendi  ratio  cft  hominibus  . 
Non  nix,  nequehyemsIonga-jRcq;  vnquam  imber, 
Sed  femper  Zephyii  fuauiter  Ipirantes  omncs 
Oceanus  emittit,ad  rcfrigendum  homines .     cioè.» 

Ma  te  iì€  li  confini  de  la  Terra 

Al  campo  EUfio  li  celefli  numi 

Ti  manderanno doue è Radimantho 

Oue  e  tranquilla  vita  a  li  mortali  , 

Oueneue  non  è,  ne  lungo  verno 

tst  pioggia  mai  ^  ma  fol  zefiro  /pira 

Avit 


204^  -ICONOLOGItd 

Aura  foaue ,  che  da  l'Oceano 
Mandata  foia  refrigecio  apporta. 

Ne  quali  vcrfi  auuertifce  Placarco  fopra  Horoeco.eh'rgli  conobbe  la  tcmpe- 
runza  deirarla  eirecelalubrc,  &  confatli  alla  làniti  de  corpi ,  &  che  il  principia 
d«  t 'Venti  deriua  dairbumorc,  &che  l'innato  calore  de  gli  aniraaU  hidibife- 
gro  di  refrigerio  d'aura  fualie .  Onde  per  fignifìcare  quefta  falubiità  ,  &  tem- 
peranza d'aria ,  habbiamo  poft»  quel  motto,  Spìrat  kuis  ^nra  fanoni,  cioè, 
che  doue  è  ialubrità  d*aria  ,*  fpira  la  ruaue,5<:  delicata  aura  di  fauonio,  che  è  rif- 
tcllb,  che  zefiro,  habbiamo  figurato  detto  vento  folle uato  in  alto  dairaria,  per 
dinotare,che  l'aria  quanto  più  è  lontana  dalla  terra ,  tanto  più  è  pura ,  &C  fimiLe 
«Ila  purità  celefte,  &  per  conreguen:?;a  più  fatubre  :  quanto  pòi  è  più  'vicina  aU 
ia  terra,  tanto  più  è  aria  fredda, 6^ groità  fimile  alla  qualità  di  eira,&  per  con>«' 
rcguen:^a  meno  falubre , 

L'Aquila,  che  'vì  afrifìrejfignificala  falubrltà  dell'aria ,  perche  effaconofcc-. 
quando  in  vn  paefe  vi  è  l'aria  infetta ,  donde  ne  fugge ,  &  vi  a  far  ftanra,  doac 
è  l'aria  falubre,  &  ciò  naturalmente  fanno  lutti  gli  augelli,^mabaftiadiraoftrar 
ciò  con  l'aquila,  come  regina  di  tutti  gl'altri  augeUi . 


SALVEZZA. 


penfiamojche  fia  ftaco  fatto  per  cfTere  flati  molti  dall'acque  con  l'aiuto  di  quel^ 
lo  faluati ,  poiché  nel  Tempio  di  Netunno,  che  era  in  Iltbmo  fpeffo  s'andauaj 
A  "Vedere fopra  il  Delfino falemonc  fanciullo  d'oro,  &  auorio  fatto  ,il  quale.» 
haueua  confacrato  Hercole  4theniefe ,  percioche  i  nocchieri  per  hauere  ficu« 
lu  nauigatione  fan  riuetenza  a  Palemone ,  dunqui  per  la  Saluezza  (ì  potri  di- 
pingere Palemoiie  fopra  il  Delfino . 

SANITÀ. 
Vedi  Gagliardezza ♦ 

Sariitei. 

DONNA  d'età  matura,  nella  man  deftra  haucrà  vn  CzXo ,  6c  nella  {ini- 
ftra  yn  baftone  nodofo,  al  quale  farà  auuiticchiata  intorno  vna  ferpe. 

11  Gallo ,  è  confecrato  ad  £  cui  apio  inuencore  d-eila  medicina,  per  la  vigilan- 
za ,  che  deue  hauere  continuamente  it  buon  Medico  .  Quello  animale  da  gli 
A  .tichi  era  tenuto  in  tanta  vencraDone  ,  cht  gli  ficeuano  facrificio  j  comei 
Dìo  ;  Socrate,  c^^me  fi  legge  predò  a  P  latont^quando  (I  trouaua  vicino  alia  mot 
te,  laTciò  per  teftameiito  vn  Gallo  ad  Efculapio ,  volendo  (ìgnificàre  ,  che  come 
faggio  Filofofo  rendcaa  gratie  alla  diuina  bontè  ,  L  quale  medica  facilmente., 
tutc^  le  nollre  mo'eftie  j  6s^^  però  è  intcfa  per £(ì:ulapio  la  participationc  del- 
la vi  et  prcfcn  te. 

Il  (crpe ,  nei  modo  detto  j  è  fegno  di  fanità  per  clTcr  fanidìroo ,  &  molto  più 
deglialtii  animaÌ!,che  vanno  per  terra  j  iScpotì.;  ijiliemeil  battone, &  1?,  lerpe, 
che  Io  circonda ,  figmfi.canoialànicà  del  corpo  manteDUta  per  vigore  dell'  ani- 
mo, &  de  gli  Ipiiici. 

Eccoli 


DI  CES A^  %IPA 


JOJ 


S     A     N     I     T 


Etcofi  fi  dichiara  ancora  da  alcuni,  il  fetpenie  di  Mosè  pol^o  mcdefinia» 
mente  iopia  il  Ugno . 

SANITÀ. 

DONNA  diafpcttorobufto, d^diet<Ìmatura,ch«conIadeflf4  tnaMC 
tenghi  VHa  gallin3,&  con  la  fininira  vna  fcrae. 
Le  fi  dà  la  gallina,  perche  appredb  gl'ahtichi/i  ibleua  fàcriiicare  a  Efcniapi^ 
èc  era  fegno  di  fànic4}  imperò  che  quella  forte  di  facrifìcio  dicdnoj  che  fu  ordi- 
nato, perche  la  carne  delle  galline  è  di  faciliilima  digedìone»  &  per  queiìo  a  gU 
infermi  è  cofa  gioueuole,di  qiierta  cofà  fi  h4  vn  chiariflimo  teftimonio  appref* 
fo  M.  A  ngelo  Colocio ,  &  quefto  fu  vna  gran  copia  di  piedi  di  galline,  ìa  qualt 
fu  canata  di  focto  terra  appreifo  a  quel  monte,  nel  quale  in  Roma  èfa  fiata  pò- 
fta  la  flatua  di  Efculapio ,  in  quel  luogOi  eh'  hoggi  è  detto  il  Viuaio ,  però  che^ 
chi  mai  canto  numero  di  piedi  in  quel  luogo  haucrebbc  lagunatOifc  quiui  non 
ibilc  fiato  codame  lafciaic  le  icli(^uic  de'  iìbcci^cij  ; 


39^  ICONOLOGIA 

Il  Serpe  ancli'egli  c  fegno  di  ra)ute,&d:  fanitiì, perche  ogn'^nrr  H  rinuoua^ 
tlngiouanifc*',  è  tenacinìmo  della  vÌ£a,foUe,  &  Tane  ,  &  cciu^ha-  bi.^mp  detto 
in  altro  luogo,  è  buono  per  molte  medicine , 

SAPIENZA. 

DONNA  jgnuda,&  beJla,folo  con  vn  velo  ricuopra  le  parti  vcrgognolie, 
ftarà  in  piedi  fopra  vno  Scettro  , mirando  vn  raggio ,  che  dal  cielo  Jc  riC 
plcnda  nel  vifo,con  le  mani  libere  da  ogni  impaccio, 

Qàà  fi  dipinge  la  Sapienza,  che  rifponde  alla  fede,  &  confifte  nella  contem-- 
piationedi  Dio,&  nel  difpregio  delie  cofe  terrene,  dalla  quale  fi  dice^*  jQ«/i«- 
utntrìt  mCy  inuenkt  yitatn ,  &  h^mrìet  fdutem  à  D  omino.  Et  però  fi  diping^^ 
ignuda, come  quella, che  per  se  ftelìà  non  Ka  bilogno  di  mojto  ornamento ,  ne 
<ii  ticchezzc,  potendo  dire  con  ragione  chi  la  poifi^dc  d'haiier  J&co  ogni  bene, 
non  con  l'arroganza  di  Filofbfo,  come  Biante,  ma  con  l'humi'wdi  Chriftiano, 
come  gli  Apollolidi  Chrifto,  perche^chi  poiliedc  Iddìo  perintelligenza>  &  pejc 
amore^pouiede  il  principio^  nd  quale  o^ni  cc^fcciXa  più  per&tutn«nte>  e  he 
in  sé  fteifa  fi  truoua* 

Calca  everta  figura  lo  Scettro,per  fcgno di ^i^rrgio  de  gli  Jionori  4e]  jnon- 
iio.iquali'tcnuti  in  credito d'ambitione, fanno, ^he  l'huomonon  puòauulcl- 
«arfi  alia  iapien;^a ,  eiFcndoprapio  di  qucfta  illuminile ,  d^^i  qucJla  rendcp 
la  mente  tenebroliu . 

Mira  con  _giubbilo  il  raggio  cekfte,  conlc  ma<ni  libejre  d'ogni  impaccio  ,pec 
^erepropio  fijoil  contemplare  laxiiuinilà,aJ  cbe^ono  d'impedimento  ijitcio- 
ni  «fì:exiori,&  le  occupationi  terrena, 

SAPIENZA, 

GIOVANE  in  vna  notte  ofcura  ,  veftita  di  xoior  t<atchUio«  nella  deftr» 
mano  tiene  vna  lampada  piena  d'olio-accefà,  &  Jiclla  finiftra  vn  Libro. 
$À  dipinge  giouane ,  perche  ha  dominio  (opra  le  llcllc,  che  non  Tìnu^ccìnz^ 
4to ,  nelc  tolgano  rinteiHgen:5;a  de  fiecrcti  di  Dio,  i  quali  fòao^'iui ,  6^  veri 
tternamentc^.. 

La  lampada  acccfa ,  è  il  !um«  dell'intelletto , il  qua'^  per  particolare  dono  dì 
Dio»  arde  nell'ani  mano  (Ira  lenza  mai  confumarfi^  ò  fminuirfi^'  fcloauuieno 
per  noftro particolare  mancamento  ,  che  venga  (peiloia  gran  parte  offufcato, 
^  ricoperto  da  vitij,che  (bnole  tenebre,  le  quali  foprabbondano  nell'anima,  6c 
occupandola  'villa  del  lume.,  finne^cdinguereJa  l<ipien;^a^  6^  inttoducono 
in  fu»  Uiogo l'ignoranza.,  &  i  eattiui  pcnlieri  ;  Quindi  è ,  che  eilcndo  pratichi 
poi  per  le  vic4cl  Ciclopie  quali  fono  afpre ,  &  difficili ,  ii/iemc  con  le  cinque-» 
vergini  incaate,&  imprudi:nti,reftiamo  lerrat;  fiioia  della  cafa  nuttialc . 

li  libro  fi  pone  per  la  Bibia ,  che  -vuol  dir  libro  de*  libri ,  perche  in  cfifo  s'im» 
pau  aiLta  la  fapienza,  che  è  ncceflaria  per  farci  falui . 

Sapitniahumana. 

VN  Gimune  ignudo  con  quattro  mani ,  ik  quattro  orecchi,  con  la  mao.» 
delira  difteOa  con  la  Tibia  iftromcnto  muficale  confacrato  ad  ApQllo,6c 
con  la  faretra  al  fianco . 
Ouella  fu  inuentione  de  Lacedemoni^iquali  volfcro  dimc(lrare,che  non  ba- 

ftaiu 


DI  CESARE  %IPA. 

SAPIENZA     HVMANA. 


20J^ 


ftaua  per  «(Ter  fapicntc  la  contemplatlone,  ma  vi  era  npceflar'o  il  molto  •^fò,& 
la^^racica  de  negoti) ,  fignificata  per  le  mani  .  ^  l'afcokare  i  configli  altrui ,  il 
che  s'accenna  per  gli  orecchi,  cofì  fortihcandofi ,  6^^  allettato  dal  Tuono  delf« 
propie  lodi, come  diraoflra  rifttomento  mulicalc  ,con  la  faretra  apprellb,  s'ac* 
quifta,  &  ritiene  il  nome  di  fapicn^e . 

S  ^  IM  E  N  Z  A     VERA. 

DONNA  quafi  'gnudajaquale  llcnde  le  mani,&:  il 'Nifoin  alto,mJran- 
d  i  vna  luce,  cht  gli  fopraftà  ;  haueià  i  piedi  elcuati  da  terra  ,  moltrando 
Ciceall'orta  in  Dio,&  Spogliata  delle  cofe  terrene. 

Non  è  la  lupienza  numerata  Fra  gli  habili  vi  tuofi  acqui/latì  con  v(o,  &  efpe» 
lienza  ;  ma  è  particohr  dono  dello  Spirico  santo  ,  il  quale  fpìfa  doue  gli  piace, 
Tenza  a^  cctiatione  di  perlona.  t  gli  Antichi  che  parlauano  d'ella,  ^  dilcorre- 
uanonon  hauerdolumedi  cognitiorie  di  Chrillo  Signor  noftro 'vera  Sapienza 
ilei  ?«i(ire  eterno^  con  tutto  ciò  ne  lagioaauano  con^rao  tcligione,  molto  cat^ 

cameuce 


ti>g  I  e  0  NO  LOG  I<iA 

n!cntrf&  voIcrftno,che  i!  nome  di  fapicnte  non  d  poccnedareadalcun'iinomo 
corcale,  fa  non  iciXt  compito,  di.  irreprcnfibilf .  Quind  è,  che  in  tutta  la  Gre- 
cia madre  delle  fcien^c,  ÌC  delle  virtiì ,  fette  hucmini  folo  feppero  fcicgliert-. 
per  dar  loro  quello  nome ,  reputando ,  che  o  fode  cofa  maggiore  di  virtù  »  ò  al- 
meno virtù  dalla  quale  l'altre  virtù  deriuaflcro ,  effendo  ella  ab  eterno  genera  » 
come  dice  Salamene,  innant^l  alla  terra,  àC  innanzi  al  ciclo,  godendo  nel  feno 
dell'eterno  Dio,  5q^_^  quindi  fecondo  i  giudi  giuditii  di  lui ,  communicandofi 
particolarmente  nel  petto  di  pochi  mortali .  Però  fi  dipinge  tleiiaca  da  terra  , 
con  la  luce,  che  le  fcendc  nel  vifojdimoftrando  che  fia  il  fapiente  diftaccato  col 
cuore  dagliafrefti  terreni,  &  illuminato  dalla  Diuìna  gratia,6^che  chi  la  ri- 
truoua ,  fenza  confonderfi  fra  la  finta  fapienza  de  gli  iciocchi ,  ritruoua  U  vita  , 
^K^  ne  confeguifce  la  falute . 

ECommune  opìn-one  ,  che gi*  Antichi  neirimagine di  Mincrua c®n  loii- 
uo  appredojvolctièro  rapprefcntare  la  Sapienza,  fecondo  il  modo,che  era 
eonofciuta  da  eflì,  -Sc^^  peto  finfero,  che  folle  nata  dalla  tefta  di  Gioue,  corno 
conofciuta  per  molto  più  perfetta  >  non  fapcndo  errare  in  cofà  alcuna ,  di  quel 
che  comporta  la  potenza  deirhuomo ,  6^  fingeuano  che  hauclìe  tre  tcfte,  per 
configliare  altrui,  intender  per  se,  &  operare  -virtuofàmente  ;  il  che  più  chia- 
ro fi  comprende  per  l'armatura,  &  per  l*  hafi:a,con  le  quali  fi  refifte  ageuolmen- 
te  alla  fort^a  cfteiiore  d'altrui ,  ellèndo  Thuomo  fortificato  in  se  ftello,  &  fi  gio- 
Da  a  chi  e  debole,  &  impotente,  come  fi  è  detto  in  altro  propofito. 

Lo  Scudo  con  la  tefta  di  Medufii,dimoftra  che  il  fapiente  deue  troncare  tut- 
6  gli  habiti  cattiui  da  sé  fteiro,(S^  dimoftrarli,  infegnando  a  gl'ignoranti,  aedo- 
che  li  fuggano,&  che  fi  emendino . 

L'oliuo  di£5icftra,chc  dalla  fapienra  nafcc  la  pace  interiore ,  6c.^  efierlorc, 
5l  però  ancora  interpretano  molti ,  che  il  ramo  finto  nccelfario  da  Virgilio  al- 
l'andata di  £nea  a  i  campi  Elifi  j ,  non  fia  altro,che  la  Capienza,  Uqual  conduce» 
6c  riduce  l'huomo  a  felice  termine  in  tutte  le  difficolti. 

Alcuni  la  figurauano  col  cribro,  oucto  criucllo,  pt r  diircftrare ,  che  è  effèt- 
to di  lapienza  (aper  diftinguere  ,  &  fcparar  il  grano  da!  gioglio,&  la  buona» 
d«ll&  cattiua  (cmen^^a  ne'  coftumi  i  &  ncU'attioni  dell'huomo  • 

SAPIENZA     DIVINA. 
Dileólio  Dei  Honorabilis  Safien-j^a . 
Nell'EccIefiaftico  cap.  primo  dei  Sig.  Giouanni  Zaratino  Caftellinù 

PERCHE  in  altro  luogo  fi  è  ragionato  della  Sapienza  profana  (otto  la  fi- 
gura di  Pallide,  mi  par  qnafi  nccellario,  che  fi  formi  vna  figura  ,chc  rap- 
prcfentati  laSapien'^a  Diuina,  la  quale  (ar<:  in  cotalguifa. 

\7  N  A  donna  di  belliilìmo,  &  fanti  (lìmo  a  Tpetto  ,  fopra  vn  qviadrato,'>c- 
Itita  di  trautrU  bianca,  armata  nel  petto  di  coilalct:c  ,  &  di  cimiero  in 
telb,-fopra  del  quale  Ih.i  vìi  gillo  :  da  le  cui  terr.pjc  tra  i'crecchic ,  ^  l'elmetto 

n'clLhiiio 


D/  CÈS<tARE  %1VA.  top 

ji'efcKino  ì  rag^l  della  Diuinicà  ,  nella  man  delira  terrà  vno  feudo  rotondo  con 
JoSpiritofànto  in  mezzo,  nella  man  finiftra  iiiioro  delia  Sapien:^a,dalt];ui«^ 
pendano  fette  (ègnacoli  con  l'Agnello  paiquale  fopra  il  libro. 

Si  pone  fopra  il  quadrato ,  per  figniHcarc  ,  che  è  fondata  ftabiimcnce  fopra-» 
ferma  fede,  doue  non  può  vacillare.ne  titubare  da  niano  lato  .  Pieiio  Valt::ia- 
nolibr.  59.  de  quadrato  nel  titolo  che  iaSapien/a.  Si  veile  di  bianco,  perc(/e  tal 
^j  colore  puro,  è  grato  a  Dio>&  l'hanno  detto  fino  i  Gentili.  Cicerone  lib.  }.cc^ 
legibus.  Color  autem  albus  precipue  decorus  Deoeft.  Et  i  fauij  della  FeiHa 
diceuono  Dcum  iplum  non  delegati  n  fi  in  a-bis  veltibus,  il  che  rictio  Vi-.leni- 
no  libr.  4.  crede,che  l'habbino  prefo  da  Salamonc-  .  in  omni  tempore,inquic, 
candidit  fint  veftimenta  tua . 

•  In  quanto  all'armature  fudette,  (bno  armature  miftiche ,  delle  quali  Tifteiu 
Sapienza  d'Idd.o  s'armerà  nel  giorno fuo, in  Sapienza  cap,  5.iiiducecptotho- 
race iufl;itiam,&  aceipict prò gi'lea iudicìum  certum,<umet  /cutum intxj  ugna- 
bile  a.'quitatem  .  Il  corsaletto  da  latini  detto  Thorax  ,  fi  poneua  per  legno  di 
munitione  ,  àC^  ficurezza,  perche  difende  tutte  le  parti  vitali  intorno  al  corpo, 
&  pigliafi  per  fimbolo  di  virtiì,  che  non  fi  può  rapire,  perche  la  fpada,  &  il  mu- 
rione  fi  ponno  sbattere  a  terra ,  e  perdere ,  ma  l'armi  della  Sapien:?^a  delle  quali 
vno  farà  cintOjfòno  ferme,c  ilab  li  ;  impercioche  fi  tiene,che  il  petto  fia  la  (hn- 
2a  della  sapienza,  an:^i  alle  volte  pigliafi  il  petto  per  l'ilttlia  srpienza  .  Ondt-i 
il  Horatio  ad'Albio  Tibullo .  Noh  tu  corpus  cras  line  pcdorc ,  cioè,  non  cri  per- 
(bna  fen^à  Sapienza . 

Il  Gallo  (opra  il  cimleto  in  tefta  il  pigtiaremo  per  l'intelligenza,  ^  lume  rji. 
,j    rionale^  che  rifiede  nel  capo ,  fecondo  Platone ,  che  fi  figuri  il  gallo  per  rmteili  - 
'!    genza  non  ccofa  abfurda .  Da  Pichagora ,  &  Socrate  mi{ticamente  per  il  gallo 
è  ftata  chis.mata  l'anima,  nella  quale  (ola  vi  è  la  vera  intelligenza,  perche  il  gal- 
lo ha  molta  ituelligen:^A  ,  conofcc  le  fteile ,  &  come  animale  folate  ,  li (guarda.* 
il  Cielo,*!' confiderà  il  corfo  iei  Sole,  &  dal  fuo  canto  fi  comprende  li  quantità 
dei  giorno,  Se  la  varietà  de'  tempi,  per  tal  fapcre-A'  intelligtnza  era  dedicato  ad 
Apollo,  &C  a  Mercurio  riputati  fopra  la  Sapienza, &  inttlìigen^a  di  -varie  fcien- 
!^^e,&  arti  liberali. Oltre  che  Diodifua  bocca  dille  a  lob  nel  cap.  28.  Quisd  dt 
Gallo  intelligentiam  ,  ne'  qual  luogo  da  gli  fcrittori  il  g?.llo  è  interpretato  per  il 
predicatore  ,  oc  Dottore  Ecc!efiaft;co  ,  che  canta,  &  publica  nella  Chiefa  Sinta 
USapien^a  Diuina.   Le  corna  di  raggio  tra  l'elmetto,  ^  l'oiecchi  nelle  terr.p^c 
pig'ianfi  per  fimbolo  della  (acrofanta  digniti,  Inde  Mofes  corrubus  infigtubus 
effìgitur,  dice  Pierio  lib.  7.  &c  figurafi  ,  come  raj^gi,  e  fiamme  di  Jniinità  . 
Lo  feudo  haueri  in  mezzo  lo  SpiritofàntO;poiche  Sapiétiam  do-.et  spiri  tus  Dei, 
lob.c.j2.enell'£cclcfia{b'coparlandofi  della  Sapienza,  iple  crcnuit  ;llam  m  fpi- 
ritufan6Vo,.perche  fé  ricerchi  lo  feudo  di  forma  rotonda  leggah  Pierio  Vaiieni- 
no  lib  4a.-volendpfi  dimofiraie  il  mondo,  il  quale  folto  la  figura  rotoiìdadciio 
icudo  fi  regge  l  Sapien:^a  ,  laquale  deuono  procurare  con  tutte  le  forze  di  ac- 
quillatia  co!oro,a  quali  tocca  il  gouerno  del  mondo  ,  conforrre  a  qu'^i^e  er^t»? , 
&  lenteniio^e  parole  della  sapienza  nel  6.  cap.    Si  ergo  deledaniim  k  iihus,  de 
iceptiis,  òRtgts  Popuhydijigice  Sapicntiftm,vt  inpeipetuum  ifgiutis.  dìfigite' 

O  lusneu 


-s>»  /CONO  LOG  I<iA 

lumen  fipientis  omnes  quipr^eftis  popuiis,  6^  perciò  fi  pone  to  spiritofant» 
in  mezzo  allo  feudo  rotondo  figura  d'orbe,  (ì  \tx  che  lafomma  sapienza  diuin» 
gouerna  pcrfc icamence  tutto  il  mond®  col  Tuo  medcfimo  fpirito,  anco  perche^ 
egli  può  infondere  il  peifecco  lume,  ik.  perfetta  sapienza  a  i  Ptcncipi  per  gouer- 
naie  il  Mondo  confoi me  alla  sapienza  ^  poiché  fi  come  detto  habbiamo,  Spiri- 
tus  Dei  Sapientitm  dQcet .,  Il  l  bto  dclU  Sapientia  con  i  fette  Cegnacoli,  fignifi» 
ca  li  giuditij  delia  Sapienc^a  diuina  elle  re  occulti ,  il  che  i  Qcntili  lo  denotauano. 
con  ponere  ananti  i  t^mpi)  le  sfingi  >  le  quali  anco  al  tempo  nolUohabbiamo  ve 
dutcaaanci  il  Pantheon  detto  U  rotond.i,6^  per  denotare,chei  dogma  ti  facri,, 
&C^  precetti ,  fi  deuono  culiodire  inuiolati  lont^ri  dalla  profana  multitudinc ., 

lllib.o ,  fìmbjlo  della  s:pi?n^^  (errato  con  i  fette  fignaco'i  fignifica  primie- 
ramente li  giuditij  della  s.^pienià  diuin?,  ellère  occuljti,..  Gloria  Dei  eft  ccelare^ 
verbum,  gloria  Rcgum  inueftigare  lermonem  :.imperciioche appartiene  all'ho-"' 
nor  deUcmma  Giudice  a(condere  le  cagioni  de  i  fuoi  gìjadjti  j-,.  dice  il  Cardinal 
Caetuno  fopru  je  parabole  di  Salamonc  cap.  xxv.  occulti llìme  ci  fono  le  ragioni 
delli  duini  g:udit;j,  che  fpello  esercita  .,  Tra  Dio,  &i  Rèvi  cdifpatità  ;  aih  Rè 
e  Ignominia  celare  la  ragione  de  luoi  giuditij,  perche  deuc  m^nifpftare  le  ragio- 
ni perle  quali  giudica,,perche  condanni  vnoall'e(Iìlio,oue.oa!lii  morte;  all'ho-^ 
noe  di  Dio  apii.utiene  occultar  le  r.  gioni  delli  giudici)  fuoi  ,  perche  non  ha  lu- 
perio  e^nc  vguale,  perche  il  fuo  dominio  depende  lolameate  della.lua  v.olontà,, 
óC^  retto  giuditio. 

Secondai iameri,te  il  libro  figillato  con  fette  fig'lll  denota  ròcculta  mente  deU 
la  diuin;^  fcienza  rerpetto  alle  coie  luture  ,  che  è  pe  fare  Dio  finche  le  riueli>co- 
me  efpone  ii  Pererio  nelf  Apocalille  c^p.  5  .dilpijt.  j;  Septenarius  numerus  figil-i 
lorum  denotat  vniue  (itaccm  obfcuriraium>  &  diftìcultàtuna  latentium  in  diul-» 
ulna  pra.'fciientiafuturorum  .  Nei  mc.d "limo  luogo  dice  ,c'nequ,ellifigijli  noa^, 
fonoa'cro, chela  v;o!ontà  di  Dio.  Sigilla il!a non  elle aliud  ,  nifi  Dei  volunta^j 
lem  ,  qu^  arcana  fu.a  praefcientia:  claudil,  &  apcrit ,  quim  dm  vult ,  àCT  prout; 
•fruiti. (&  quibus  "vult.. 

Terzo,  fignifica,  Tofcurità, nella  quale  èinuolta la  srspicnza ,  &  per  la  qualt*», 
«lifiiciie  fi.iende  ad  aojji^arfi ,  però  Salomone  raflimigiiò  ad  'Vn  teforo  nafco» 
fto  nel  2-.  cap.  delle  paral^ole .  Si  qu^efieris  eam  quafi  pccuniarn  ,  &  ficut  The- 
rauroscffoderis  iilam  ,.tunc  inteUig<-i  timorcm  Domini ,  &  fcienciam  Dei  in- 
uen  es.  Sci.  naf^olta  appttlloDio,  é<.^  (ìgilìata  la  sapien:^à  ,  non  perche  gli 
hu  mini  ne  reftino  priui  ,  ma  perche  la  dimandino  a  Dio  ,  &  cerchino  acqui- 
ftarla  con  induttiia,e  fatica,accicche  non  s'infapei  biechi  di  fé  ftefiì,  rria  ricono- 
fchino  ranco  dono  d,  Uà  fomina  sapienza  .  Santo  Agoftino  parlando  delì'ofcu- 
rità  della  fcrittura  nelTom.3.  de  dc^.Chrifti.Quodtotum  ptorfum  diuinitus 
cflis  noi>  dubito  ad  edomandam  labore  tupeibiam  .  L'ifieilodeTrinitate.  Vi 
auttm  nos  exerceat  (crrno  diuinus  non  ces  in  promptu  fitas,  fed  in  abdito  fcru* 
tandas ,  ik.  ex  abdico  eruendas  raaiore  ftudio  fecit  inquiri  >  nella  queftione  5  j, 
cofidice.  Deus  nofter  fic  ad  lalutem  anjmarum  djuinos  libros  spiiitufanóto 
inoderatus  eft,^vt  non  folum  maniftftispafcerejfed  etiam  obfcuris  exercere  nos 
'%cllec  •  Degna  è  da  ciportarfi  qutlla  lua  feuteii^^a,  che  è  nelle  fciiten^^e .  Tom. 

j.bonq 


DI  CESctARE  %IPu4.  itr 

j^.boniruntinrcriptutisfandis  myfleriorum  profimditàtes  ,  qua?obIróccc- 
guntur, ncvilelcanc,  obhrcqu^runiurvt  cxciccantjoblioc  aiuern  «jreriunitìr 
vtpa(c.int.  Molte  cagioni  di  ciò  raccoglie  anco  Fi ancefco^ctrarcha  ne!  terza 
libr. delle inuettiue  capavi,  tra  lequali  è  quclU  par  di  Sairro  AgoflinO  nel  Salmo 
125. ideo eniiti  inqiiitobrcUriuspofitum  cft  jVt  murtosinttlkólusgcncut  ,& 
ditiores  difcedanc  homines ,  qui  clauium  inucnerunt,  quod  mukis  tìiodis  ape- 
rirccur ,  qiiam  (ì  vno  modo  apcitum  inUenirenc .  L'o/curità  del  parlar  diurno 
e  vcilt,pcrche  partorifre  più  lentenze  di  vtx\xè,,ik  le  produce  in  luce  di  notiria , 
mentre  che  vno  l'intende  in  vn  modo ,  «Se  i'altro  in  vn  altro  modo^   Deus  alius 
cum  fio,  alius  (ìc  intcUigic,  did'e  ncU'vndecimo  de  CiuUaie  Dci,pet  ultima  po- 
ne quelli  di  S.Gregorio  fòpra  Ezechiele  Magna  inquic  vtilitatis  eli  obfcuiicaa 
eloquiorum  Dei,  quia  exercec  fenfum,  ^t  fatigatione  dilatetur ,  &  fxcrciiatus 
Capiat  qu-  d  capete  non  poilèt  ociofus,  habcc  qiloq;  adliuc  aliquid ,  quia  fcrip- 
XOiix  facrx  iiitcll'gentia  fi  cùndìs  cH'et  optr'ta  '>ìlc/c*er«c ,  Jed  in  quibusdam  lo- 
cìs  ob.'curibus,  tanto  malori  dulcedine  inUenta  ttficic.quanto  maioii  labore  ca- 
ftigat  animum  quarfica  .  Et  queftc  lono  le  cagioni  >  per  le  quali  la  sapienza  di- 
uina  habbia  nalcofto  molti  Tuoi  mifteri)  dentro  oftura  nube  di  parole.  Nube-, 
dico  conforme  a  Santo  Agoftino»  Uè  Genefi  centra  Manich^osjoue  chiama  l*o- 
fcurità  della  Scrittura  tiube ,  De  nubibus  eas  iriigatjd  cfl:  de  fcripturls  Prophe- 
lariim  itSc  Apoflolorum  jrc£t;appel!amurnubes,  quia  veiba  ifta,qu9  binane  > 
fci(Io,&  pefeullu  àCre  tranfcunt,  addita  ablcìirilatc  ail .goriarum ,  quafi  aliqua»» 
caligine  obJudla  'velut  nubes  fiaiìtw  Tanta  è  l'ofcu  it4  della  iciittura  in  alcuni 
pà(Tì,chè  Santo  Agoftino ,  il  quale  fenza  maèftro  apprcre "molte  difcipl»ne,6^ 
cibche  trattano  iFiloiofifoprai  dieci  Gategoriji  confflìadi  non  haUer  potuto 
intendete  il  piincipiodì  Efaia;  nemarauigliaècheil  Toftato  nella  prefationt-» 
iòpra  la  Genefi  dica,  Scriptura  sacra  adcoeftdiftìcilis>  '\tin  qiiibuldsmlocis, 
vfq;  hod>  non  pateat  incellecflus.  Gli  Egitti)  l'ófcuiità  deila  j  pien^a  ,  &  va- 
ina  dotiiina  loro  di  cofe  facre  la  deiiotauano  con  ponere  suanti  i  tempi)  le  sfin*- 
gi  )  lequali  anco  nel  tempo  noftro  habbiamo  vedute  con  o'cur«  note  gieioglifij 
che  ,  nel-ebìfejauanti  il  Pantheon  >  detto  la  Rotonda  /trasferite  per  ordine  di 
Sifto  V.  alla  fontana  di  Tèrmine;  delle  quali  sfingi  Plutarco  in  lfidej&  Oliiide» 
Ante  tempia  Sphinges  plcrurnq;  collocantes  :  quo  innuunt  fu»m  rtiiim  facra- 
rum  dudjirtam  coiiftarc  perp!»xa  >  &  fub  inuolu :ris  latente  fàpicntia .  Ma  noi 
habbiamo  figurato  1  ofcurit^  ,&  difficoltà  della  sapienc^^idiuina  col  libro  ferra- 
to con  lette  fegnacoli  prefi  dalla  sacra  Apocalille,  -volendo  inferire ,  che  nella 
recondita  sap;en:;^a  diuina  "vi  fono  co'e  tanto  ofcurc, quanto  preti  'fe,di  certif- 
fimi  {iàt^  &c  autorità  :  liquali  (ètte  fignacoli  a  quelli  facilmente  faranno  apei  t', 
che  chiuderanno  le  feneftre  de  i  lenfi  alli  fette  capitali  viti) ,  con  le  fttte  -virtù  a 
loro  contrarie  ;  SiT  ce  caranno  di  confeguire  con  la  pietà,  e  timor  di  Dio  la  sa- 
picn:^a,&  fcien^A  doni  dello  Spirito/ànto, 

L'Agnello  Palqualc  (opra  il  libro  fi  pone,  perche  Dignus  cft  Agnus  qui  occi- 
fus  cft,  accipere  vlrtutem,  ÓiT  diuinitaiem,  ik  sapicntiam  Ap(  e.  cap.  5 .  Vn*al- 
tra  ragione  vi  (ì  pub  addurre ,  riipett)  l'humana  conditione  delle  creature ,  le» 
^uah  per  ottcneic  la  Sapicn:^a ,  non  dcuono  edere  fupcibe ,  e  inique  in  Anima 

O     a         cnim 


212 


ICO  NO  LO  G  I<t4 

SAPIENZA    DIVINA. 


tnim  maleSiolam  nnn  ìjitrabit  Sapicnt!a;ma  deUono  effcre  !iumni,&'  puri;  6^ 
in  quefta  gurfa  fi  pigHera  l'agnello  per  la  manfuetudine,  ouer  timor  di  Dio,chc 
tiK':i  dobbijmohauere,   fnitinm  enim  sapientiasefl  timor  Domini:  dolendo, 
infierire  per  r.-^gnellò  art'mal  timorofì^,  innncentCjpuro,e  man  Tue  to,ch  e  li  mor- 
tali -jo'i  ponno  2'  qir  ftare  la  sapienza  fc  ncn  con  il  timor  di  Dio ,  e  con  la  man- 
hv.  tudine,con  il  cui  me:^zo  fiamo  futci  pa'  tf cipi  de*  tenori  Celefti  ,  fi  come  ac-; 
cénna  PEcclefìaflico  cap.i.  Fili  concupifcens  sapientiamsconfcrua  iufticia.ra,  &'* 
prarbebit  illam  tibi  :  sapientiaenim,&:  dilcipiina  timor  Domini:  &  quodbcne^i, 
placitum  eft  ilH  fides,  Se  manfuetudo ,  &  adimplebit  thefaurosillius ,  i  quali  il t* 
Sig.  Dio  per  Tua  infinita  bontà  ce  li  con/erui  nell'eterna  gloria .  '  ' 

SCÀNDOLO. 

VN  vecchio,  con  bocca  aperta,  con  i  capelli  artifitiofàmente  ricciuti,  8^ 
barba  bianca,  d*habito  vago,  &  con  ricamo  di  graildi  (pcfa,  terrà  con  la 
dedra  mano  in  ateo  publico  Vfi  ma:^zo  di  Ulte  da  giuncare ,  con  U  fmidra  "sn 

Uuto 


I 


S  e  A  N   D  O   L  O. 


'^lf^ 


leuto,  &  alli  piedi  vi  (ara  vnf  auto,  &  vn  libro  ai  ir. uiìca  aperto. 

Si  dipinge  'Vecchio  1©  Scaudoio  ,  percioche  ono  di  mag<>!or  confideratìoni 
gli  errori  comme'Ti  dai  vecchio,  che  da!giouaii«,  !k  perciò  ben  dille  li  Pcuacca 
ili  vaaiuA  Cannone,;'  principio  dtl-a  qu^le, 
Btn  mi  credea  p^jfar  ,  tTc. 
Cb  n  giouanil  fallire y  è menvergi^gna, 

11  tenere  la  bocca  apecta  (ignifica,  che  non  ioio  con  i  fattr  ma  con  Ie'par:I<L- 
fuor  de  i  ccrmini  gaift'jOk  rag'OMCUQli.  fi  da  grandemente  Sc?.ndo'o..(5'  \'.  f  ■  con 
Cile  cadere  altrui  in  qu.Jche  mala  or.erstione,  con  d.inno,  6^  con  luinagran- 
diilima,  come  ben  dim'oìtra  S.  Thomaloin  2,2.que(}.^^.  are,  prim Cjdicende, 
ciie  Scandolo  è  dettOs  o  fatto  meno  dritto  >  che  dà  occafonc  a  gl'ahri  diru;!:;a  . 

t  capelli  ricciuti  >  Iftba'.ba  bianca  artilìciolàmente  acconcia,  l'habito^agc, 
4<^_  gli  ftromenti  fopradetti  dimon:cano  ,  che  nel  vecchio  è  di  molto  Scando'o 
Uiìare  in  difparte  !e  co'e  graui,  &  attendere  alle  lafciuie,  cunuicNgiuochi.fefte, 
Caucì;*^  aitic  viiiiu  coBtoimc  ai  utLtu  «.li  L-oriicho  Gallo . 

U     3  Turpe 


2t4-  IC  0  NO  LOG  I<tA 

Turpe  ferii  "vulcus  nitidi ,  vettefq;  decorre , 
Aìq;  etiam  cftipfum'viuere  turpe  fenem 
Crimen  amare  ioco5  crimen  conuiuii  cantus  • 
O  miferi,  quorum  gaudia  crimen  habec , 
Perche,  fi  come  dice  Seneca  in  Hippolico  Atto,2.  k\g\oia2X\t\W\cgxtzt2iZ 
■Secchio  fi  conuìen  feuero  il  ciglio  . 

Lretitia  iuuenem/ronsdecettriftisfèncm. 
II  tenere,  ch'ogn'vn  veda,!c  carteda  giocare>è  chiaro  {ègnocome  habbiamo 
detto  di  ScandolojC  particolarmente  nel  vecch;o,eirendG  che  non  (o\o  non  fug- 
ge il  giuoco  ,  ma  di  raateria,che  ligiouani  faccino  il  medc/ìmoadVimitationc 
del  fuo  male  elTempio. 

SCELERATEZZA,    O    VTTTO. 

\7'  N  Nano  fpropoLtionato,guercio,di  carnagione  bruna,  di  pelo  r 0^0,8^ 
che  abbracci  vn'Hi  dra. 
Le  (proportioni  del  corpo  fi  domandano  viti)  della  natura,perche^on^€  in  vn* 
fiuomoattoadoperai^ebeneiChes^impiega  al  male,quel  male  fi  domar  da  vit^o 
Se  fcelerateii^^za  ,•  perche  pende  dalla  volontà  per  elettione  male  habituata. 

Cofi  C\  chiama  vitio  tutto  qufi!Q,che  non  è  fecondo  la  fi.a  p roportione  in  vn 
corpojche  perciò  (\  dipinge  la  forma  d'edajche  habbia  v'tij  della  natura  »  come 
al  cótrario  d  fa  per  lignificare  la  virtUjed'endo  che  fecondo  il  Filofofoila  prò  por 
tione  di  belli  lineamenti  del  corpo,arguifce  i'*animobello,c  bene  operante  ;fl;i- 
mandofi,  che  come  i  panni  s'acconciano  al  doif  ,  cofi  i  lineamenti, e  le  qualità 
del  corpo  fi  coriLrmino  con  le  perfcttioni  dell'anima,'pei  o  Sociate  fu  anch'egli 
d*opinione,che  le  qualità  del  corpo,e  deiranima,hibbino  infieme  cóuenitrc^a. 
Guercio,  brutto,e  di  pelo  rolFo  fi  rapprefenta  ,  perei  -che  que^e  quali t<ì  Iona 
{limate  communemeute'\itiofe}  onde  a  quedopropofitodilfc  Martialexvi. 
de  fuoi  epigrammi . 

Crine  nòer,  nìger  ore^  breuts  pede,  lumine  Ixfus , 
E^m  magnam  pr^JìaSyZoileyfi  bonus  es. 
Si  dipinge,che  abbracci  l'HdraJaquale  ha  lecte  tcfl-^jC  vien  melTa  per  i  fette 
peccati  mortali;  percioche  s*auuiene,che  alcuna  d'elle  tede  Ciz  tagliata,fi  come 
in  elTa  rinafcono  dell'altre  &  acquifta  maggior  forz3,ron  chi  gli  s'opponejcoll  il 
vitio  in  vncorpojil  quale  tuttoché  venga  combattuto  dalla  vii  tu  ,  nondimeno 
per  hauer  egli  pi.ì  capi  in  elio  per  la  volontà  habtuata  nel  male,  torto  per  ella  ri 
forge  più  rigoro!o,&  oflinato  nelle  peruerle  operationi,ma  al  line  conu.ene  che 
redi  fiiperato,  iS,:  vinto  con  refift:erli,c) fuggiti  .,  come  quello  che  hndal  princi- 
pio del  mondo,gabbando  il  noflro  primo  Padre, '^  il:ato,&  è  la  rouina  di  noi  mi« 
feri  mortali,come  li  dnnoftrì  perii  leguente  xnagramma>:he  dice  cofi. 
V  I  T  I  V  M.  M   V  T    I  V  I. 

C^pifti  primum  fubmifia  voce  Parentem , 
Hinc  nos  clamo;  es  tollere  ad  altra  facis. 
Heu  (celus  ?  heu  vtinam  mutefcas  tempus  in  omnc , 
Quam  tua  nos  tradant  rnplius  ora  neci  ♦ 

EPIGRAMMA. 

Mira- 


Miuris  fcclcrls  monftium  dctoime  nefandi  » 

'i  alia  non,  dicts,  ftix  &  Auetnus  habcnc. 
Afpice  quam  facie,quam  foimidabilc  vuka 

Quam  ttirpes  macLil^  corpora  nigra  notant . 
Quam  facile  ariicìens  Icrn^eam  ampleditur  hidram^ 

Porrigit ,  &  collo  biachia  nexa  ferar , 
Nil  muum  h^c  (celcris  fune  argumcnta  probrofi 

Qlio  nil  afpe«5lu  fardius  elle  potell . 
Tale  igitur  nionftrum,dum  le  mortalis  iniquis 

Obftringit  'vitjs  criminibusq;  refert , 
SCIENZA. 

DONNA  Con  Tali  at  capo,ncIla  delira  mano  tenglil  vno  /pccchIo,&  co» 
la  finìftra  vna  palla, fopra  della  quale  fia  vn  triangolo. 
Scien:^a,è  habitodeirinuUettofpeculacIuo  di conokcrc , &:  confiderar  le* 
cofe  per  le  fu  e  caufe  * 

Si  dipinge  ce n  Ta'i,  perche  non  è  fcierc^adouerintclletto  non  s*alzaalla  co«- 
icmplacione  delle  cofe;  onde  dille  Lucrccio  nel  lib.4.della  natura  delle  cefo . 
I^m  nihil  egr egius  quam  res  difcerneres  apertas , 
^t  duhijs  animi  quas  ab  [e  prctims  abdit  ♦ 
Lo  Ipecchio  dimolha  quel, che  dicono  i  Filofi.fi,  che  jcientiafit  ah^rdhendoj 
perche  il  fènfo  nel  capire  gli  accidenti ,  porge  ali*intellttto  la  c<  gnitione  dcll<^ 
foftanze  ideali»  come  'vedendoli  nello  Ipecchio  la  foima  accidentale  delle  coffe 
efìftenti  fi  confiderà  la  loro  edenza  * 

La  palla  dim;  flra,che  la  fcicn:^a  noli  ha  cofìtrarìetà  d*opinioni,  come  roibc 
non  ha  contrarietà  di  moto . 

Il  triangolo  moflra,chen  cornei  tre  lati  fanno  'Vna  fola  figura,  cofi  tre  ter* 
mini  nelle  propofitioni  causano  la  dimoftratione  ,&  fcicnra. 

Infcìentiani  ab  cocùm  dcfcriptam . 
Ccefar  fcientiam  pinxit  muìierem  ferre   In  alia  verooibem  tnanuapparcre, 

Aluamin  capite  dcfuper  criftam  ,.         Et  fupero.bc figura  triangularis  mcft 
Et  in  dextera  rtdè  continere  fpc  cvlum   Hxc  icicntia;  imago  .at  fi  alpicias 
Cóipicuis  è longe  imaginib'  (plcdens,     Ceiaré,fciétie  imaginé  Cqlaré  dixeris 

S  tienila , 

DOnna  giouane,  con  vn  libroin  mano  ,  e  in  capo  vn  defchetto  d*oro  da  tre 
pisdi,perche  fen^a  libi  i  folo  con  la  voce  dtl  Maeltro  difHcilmcte  fi  può  ca 
pircjc  rUeneregran  copia  di  to(e,che  paitorilccno  la  cogniiione,e  lafcicn^ain 
noi  fteilì.  11  delchettOjOuero  tripode,è  inditio  della  fcienza,e  per  la  nobilt<ì  del 
m£tallo,co!qualeadornandofilccofe  piùcartjfi  honoranoje  per  lo  numero  de* 
piedi,  elIeneJoil  numero  ternario  pfrfrtto, ce  me  racconta  Arifrotile  nel  prim© 
del  Ciclo.per  edèr  prim.o  numero,  à  cui  cóuiene  il  nome  del  tutte ,come  la  fcié 
^a  è  pcrfettaje  perictcione  deirnnima  noftra;  e  pei h  racconta  IMutarco  nella  vi- 
ta di  Solone, che  hauendo  alcuni  M'iefìj  a  tifico  comperata  \na  tirata  di  retedi 
ceru  pefcatorl  nella,  Cj^tà  di  Co€ij,iquaii  haij^ijdo  tirato  in  luogo  del  pefcc  'va 
dfefj^o  d  orc,dL  buandofi  poi  fra  di  loro  di  chi  douclls  ellere  tal  pefcagionc  ,  & 

O     4  r»- 


?;-r  ICONOLOGIA 

«afcn-i*  r^'*cib  nella  Cictà  molto  diftarbo/ccero  finalmente  conuenttonejche 
Q  douetle  andate  iili'Oravolod'ApollinePitheOje  che  da  lui  ^\  afpcttaile  cifola- 
licncilqudc  ri^pife  douetfi  dar  indonoaì  piiì  fauio  della  Grecia;  Onde  di  co- 
muM  confenfo  fi  p  ntaCo  a  Socrate,  jl  cjaale  elle ndo  confapeiioJe  dei  (ìgnificato 
J*<  li  ,(ubbito  lo  rimandò  all'Oracolo,  dicendo  ,  che  fuor  di  ini  mcdelimo  non 
fi  doLieua  ad  alcuno,  Derche  (oìo  Dio  penetra,  sa,  &  conofce  tutte  le  coic. 
\sCiOCCHEZZA. 

D'ANNA  mnl  veftita,la  quale  ride  di  vna  girella^che  tiene  in  mano  di  quel 
ie,chc  fanno  v;  Itare  i  rantiiilH  al  vento,có  vna  mafla  di  bióbo  ita  capo,al- 
i..*ucjjd.-fi  al  detto  hùy,o,Tlumh(uingenìHmy  perche  come  ripiombo  ègraue,& 
le  ne  ila  di  (uà  natura  al  ba(Tc>,cofi  ancora  ciò  (ciocco,  che  non  al:^a  mai  l'inge- 
gno,o  L  mente  a  teim'ne  di  difcorfo,  ouero  perche,com-e  il  piombo  acquifta  io 
plédore,e  ro'io  lo  perd?,cori  io  fciocco  facilméte  lallócana  da  buoni  propolì  ti , 
Ilrifofenza  occaf!one,è  effetto  di  (ciccche^^ia  j  però  dille  Salomone,  molto 
fifo  abbonda  nella  bocca  delli  (ciocchi . 

La  girella,  dim.oftra  ,  che  coaie  i  luoi  pcnficri ,  cofi  l'opre  fono  di  ncflim  va» 
lore,  vx:  lì  girano  continuamente. 

S     C     O     L     T     V     Pv     A. 

CTO  V \  N  E  bella, con  l'acconciatura  della  teda  femplice  ,  Se  negligente 
>^_,  ropralaqTiale  lar^  vn  ramo  di  lauro  verde,(ì  farà  veitita  di  drappo  di  va- 
go colore,  con  la  deftra  maix>  fopra  a!  capo  di  vna  {tatua  di  l»lIo  ,  nell'altra  fen- 
ghi  varipftromenti  neceilarij-  per  TclAercitio  di  quell'arte, co'  piedi  pofati  fopra 
vn  ricco  tappeto  , 

Si  dipinge  la  fcoltura  di  fàccia  paceo-clejma  poroornata,peFche  mentre  con 
\\  fan  tafia  l'hoomo  s'occupa  in  conformare  le  cofe  dell'  arte  con  quelle  delia-, 
nitura,  facendo  l*vna,  &:  l'altra  iomigllantc ,  non  può  impiegarli  molto  nella-» 
tura  delle  CQ[t  de}  c©rpo  , 

!'  ramo  del  lauro  ,rhe  nella  f^uen'tà  deWernoconferuala  verdez'^a  neffc.^ 
fue  frond; ,  dimo'lra,  che  la  fcokura  nell'opere  fue,  fi  eonferua  beila ,  àCT  viua 
contro  alia  malignici  del  tempo . 

li  vtftito  di  drappo  di  vago  colore,  farà  conforme  afta  fcoltura  rftelFa,  laquale 
f  efercira  per  d.letto,  &  fi  mantiene  per  magnificenza .  , 

La  mano  ancora  fopra  alla  iK^tua,  dJmoftra  ,che  fé  bene  la  fcoltura  è  princi-  \ 
paVnente  o;2ì:;cc!:o  degl'occhi. puN  elfer  med-fimamente ancor  del  tatto, perche 
la  quantità  foda,àrt"a  la  quale  artifitiolamente  comporta  dalla  natura  fi  ellcrei- 
ta  quell'arte,  puòcfler  egualmente  oggetto  dell'occhio,c  del  tatto.  Onde  fap- 
piamo,che  MicherAngelo  Boonarrota  ,  lume,  ciplendore  di  eiU,  etiendogii  ia 
vecchie^za  per  lo  continuo  fludio  mancata  quafi  airuao  la  luce,  lolc\^i  col  tat- 
to pa'p?^2Ìando  le  ftatue,  ò  anciche,e  moderne  che  fi  foifero,  dar  gìua)tia,d<r' 
de^  pr  7^  ,3^  de!  v    ore. 

Il  t.iperofotroi  piedi,dimo(lra,come  fi  ^detto,chs  dalla  mapriScenza  "vieR 
/òfleiiucala  fcoituia,(!ik  che  ienz^  ella  farebbe  vile,  òforienulJa. 

HS     C     O     a     N     O. 
VOMO    £cn  vn  Gufo  in'C-apo,c  «oji  U  velìe^mi^l  comporta,  xdifci  ta. 


DI  CESARE  %IPA.  217 

Lofcorno  è  vna  lubbita  oftc(a  neirhonore,<S<r^  lì  dipinge  col  Guf-,  il  qua^e^ 
'vccello  di  rattiuo  ataguiio,  fecondo  l'opinione  fciocca  dc'Gcntili,<5c  notturno» 
perche  fa  impiegar  gli  animi  facilmente  a  cattìui  penfieri . 

SDEGNO. 

HVOMO  armare ,€  veiìiio  di  roflb,có  alcune  fiamme  di  fuoco,  ftarà  con  le 
bracca  ignudc, porterà  ricoperte  le  gabe,có  due  pelli  di  piedi  di  Leoni  fatte 
a  vlo  di  caUa,tenendo  in  capo  vna  teda  d'Orfo,  dalla  quale  efca  fiàma?  e  fum©. 
Il  fuo  vi'o  farà  rolio,c  fdegnofcc  in  mano  porterà  alcune  catene  rotte  in  pezxi 
Il  veftimento  roil»,  &  le  fiam.me,  moftrano,  che  lo  idegno>  è  "vn  ^iuace  rf* 
bollimento  del  langue-- . 

Le  g.tmbe,&  le  braccia  ,  nel  modo  detto  ,  danno  Indicio  ,  che  lo  fdegno  put) 
effer  sì  potente  ncll'hiiomo  per  opra  delle  pallioni  meno  nobili ,  che  li  renda  ff- 
mile  a  gli  anirriali  bruti,  &  alle  fiere  feluaggie .  Et  pcib  ancora  fi  fi  dipinge  la-» 
pelle  dell'Orfo,  il  quale  è  inciratillìmo  allo  fdegno. 

Le  catene  rotte  moi'rano,che  lo  fdegno  fufcitalafotC5^a>&il  vigwe  per  fiipt- 
perar  tutte  !e  difHcu't.^ . 

SEGRETEZZA. 
T^O  NN  A, che  non  lolo  habbiac'nta  la  bocca  con  vna  benda^ma  anco  figiJ- 
J— /    lata, (Se  il  refto  della  perfjna  fia  da  vn  gran  manto  nero  tutta  coperta  . 

Soleuano gl'Antichi  con  la  becca  legata,  e  hgillatarapprefentare  Acigexona 
Dea  drlla  fcciete:^:^a,per  denot.  rel'obliijo  di  tacerei  fuoi,&gli  altrui  fecretl. 

Si  dipinge  con  il  manto  nella  gui^a  ch'habbiam  detto,  percioche  li  co-m 'egli 
ricuopre  tut:e  le  parti  del  corpo,  cofi  la  fecretezza  cela,  &  tiene  occulte  tutto 
quelle  tofe,  cheie  vengonoc<r  fidate. 

SECOLO. 

HVOMO  vecchio  con  vna  Fenice  in  mano,che  fi  arde,  &  ftà  dentro  al- 
la nona  sfera-.. 
Si  fa  vecchio,perche  il  fecolo^è  \o  fpatio  della  più  longa  ctàdeirhuomo,ouc^ 
rodi  cent' anni ,  &  lo  fpatio  della  vita  della  Fenice  ;GUero  il  moto  d'^vn  grado 
della  nona  sfera- . 

SEGRETEZZA,  OVERO   TACITVRNITA. 

DONNA   graue  in  habno  nero,che  con  la  deftra  mano  fi  ponga  vn'anello 
fopra  la  bocca  in  atto  d'imprimerla,  ^  alii  piedi  da  vn  canto  vi  Ì4*  vfciu 
Ranocchia , 

Vuol  ellèr  graue, perche  il  riferir  fecreti  è  atto  di  leggiere^:5^a,  ilche  non  fan- 
no le perlone  lodc,&  graui.  L'habito  nero  fignifica  la  buona  confidenza ,  e  ce- 
ftanza,perche  il  nero  non  palfa  in  altri  colori:  cofi  vna  perfona  !Ubile,e  ceftantc 
non  palTa  il  lecrcto  in  altri,ma  fé  lo  ritiene  in  bona  confidenza  . 

/iene  l'ane  'o  in  atto  di  fuggilarfi  la  bocca  ,per  fegno  di  titenerel  fscret?. 
^rcanum  vt  celvt  claudenda  eH  lingua  ftgillo  .  Dille  Luciano  Gì  eco, ::<fc. 
tri  ditlcro  merrforicamente  la  chiane  nella  lir  gua,volendo  infeTÌTe,che  li  fecre- 
ti li  dcuono  tenere  chiufi  in  bocca.  Srd  efì  mihi  in  lingua  clauis  r«/?«<i/ew5. Verfw» 
d'Elchilo  Greco  Poeta  , cofi  tradotto  da  Gcatiano  in  Clemente  AleUandrino 
Siromatc  VrNeli'Edipo  CoIon«o  di  Sofocle  iragico,r»arla  U  coro  in  qaefta  guifà. 


2iS  ICO  NO  L  0  G  r^ 

SEGRETEZZA*  OVERO  TACITVRN?TA. 


\-h\  'Veneranda  ^accrdotcs  Cfauis  lingua  claudTt 

Fouent  'v'.craC.rens  Miniltii  Humolpida;, 

Hoir.inibus:&  qiioru  aurea  Et  ciò  dice  per  d:m(j[<Tare,clìe  quelli  teneua» 
no  occulti  i  fecreti  mifteri  di  CctcFej,€onne  le  hatieilero  la  lingua  ferrata  in  boc- 
ca a  chiaue-,nel  che  hanno  mila  i  dettiautoiia  qr.cllepiv.colr  chiaul  antiche  fat 
te  a  j^uifa  d'ant-ilo  atte  a  Terrare^aprirt-, /ignare, &  hgillaie  le  cofe,  acciò  fi  man- 
leneiletio.cuftodite,&:  non  fullero da  Icrui  t(ihe  lenza  conolccrfi,  dc*quali  anel- 
li dafegnarene  tratta  Giulia  LipfiQ  nel  2.  lib.  cìegrAnnali  di  CornelioTacito  5 
daL-TAucori  citaci  da  lui  fi  iaccoj>lieche  quelle  picciole  chjaui  ciano  anco  chia 
m  ne  anelli, maliìmaracte  da  PUur(),quando  fa  dire  a  quella  madre  tii  famiglia. 
Cbfigiiatecellas,  rcftrte anvlum  ad  me.  De' quali  anelli  con  chiauette  annefiì  ; 
fé  ne  vedo  oinfinitnn  Roma  da  liudiofi  raciolci.  Vlauafi  inco  da  gli  antichi  li- 
giliar,come  hora,'e  lettere  con  antllijche  fi  portano  in  dtto ,  acciò  non  fi  vedl- 
iiO,ò  pàlcfino li  uegotij^  orde  cccoife  viia  volta  che  ellrndo  prcfeiuata  vna  let- 
tera ad  '\leliandio  Magno  di  iua  madre  contra  Antipatro  in  prefcn:^a  di  Efc- 
ili/t»n€  iuo  caro  àniico,(enzafcortatfi  ne  giurdaifi  da  lui  la  Ielle  :  ma  lubito  letta 

iìieuo 


DI  CESARE  %IPA.  21  f 

fi  Ifiio  Tanello  dal  dito,colqualc  folea  fcgnar<-It  /uè  ìeftf  re.,e  lo  pofe  in  I>uc<:5  «J 
Enreftione,pt.r  ricordo  di  Scerete/ q;^i, acciò  ncr.  v.fcniit,  il  coi;len»to.  Ne  è  fiia- 
rau!glia,che  Augufln  come  raccotita  Suctonio  al  cap.5.  vfifl!:  ngillarc  le  IcctCfC 
con  vno  anello  nei  cui  imprClo era  \na  sfinge.- perche  la  sfinge  ègisrrplifico  nel 
ToccLiltare  i  lectit/econdo  Pìecio  lib.  6.  Altri  vGrono  per  impionto  i'im-'g'ne 
d'Hirpocrate  reputato  dalla  f  Jperfticiofa  gent'jicà  Dio  del  filécio,  per  dare  ad  in 
tendere  co  tali  ^gni  a  chi  /criueuano^chc  (tcllero  catti, &  occu'taiK  ru  i  'ecrcii. 
La  Ranocchia  D  imp  cO  di  ivlrcenate  per  (Imbolo  delU  tacicurnit;)  :  rioiutì 
in  Phniolib.jz.cy.che  vie  vna  fo  tedi  Ranocchie  nelli  cantaci  ,eiiejTherba, 
mutc,fen:<^i  vocc,e  lìmi'i  fono  mi  Macidonia.nell'Ahiva  in  Citerr, *n  TeiT=>glia 
nel  laJ^o  Sjcendo.,&ìn  Serifo  ìioU  del  Ma  e  Egeo  20. mìgli i  d  fcoflo  Ja  Oelo^ne 
laqualelfola  vi  nafcono  le  Rane  mate,  ondepaifa  in  proueibio,  S;ripaiaR.na, 
per  vnaperfonachetae  taci LU^n'.,  vegg ini  ^l^Ad^^4i,e  iaidaaeiia  piatola.  Ba* 
trachos  seriphiosjou^  dice  Ran   siiip'na  '\iòx  mnt  s,quod  ran^  Seria_  h-^in  Scy 
rum  perlat^-jnon  vociferab:;iitLiv .  Le  evana  Sei'fia  dicefi  di  jeiTone  niu  e,e  taci- 
turne :  perche  le  rane  Secifìe  non  gn'dauano  /ancorché  tulleio  porT;iie  in  "ciio» 
cuele  narine  rane  gri  Jan  ino:  e  pt^rò  quelli  di  .^ciro  maraui_gHando/I  delle  rane 
mute  di  Senfo  foleano  dir-  Rarracha-»  ech  seriphu,cioè  Rana  Seiifia,laqu.»l  voce 
pafsò  poi  in  projecbio.  Si  ch^  nÓ  è  fuor  di  propofico  penlare  ('i  come  anco  giu- 
dica il  Paradinonel  li  (Imbo'i  heroici)  che  Mecenate  vr;(Iè  nel  fu»  anello  la  ra- 
na,per  {ìmb.ìloderaT.citurnità,eSecr.  t::?^  a,m-=ditie  'aqtìaleeta  molto  grato 
ai  Auijufto  Im  ^.comenirra  Eucropì  .riebene  Suctoui  )  alc.6<f,dice  che  Augu- 
ro reftò  di/gali  Ito  di  lui,  parche  riferì  vn  fecreto  della  congiura  (coperta  di  Mu 
rena  a  Terentia  fui  moghe;  mancamento  inueio  gradejpcrchc  \\  f^creti  mailì- 
mamen^e  de  Principi  non  fi  dciiono  rUielare  a  niuno  l^om-i ,  iiórhr»a  L\>nn,  di 
natura  1  iqjaci, come  'ega/.ze,  .he  ridiCLynociòj.he  odono  diif,-  Te  bene  L  fccre 
tciza.e  taciuirnità  è  femiia, nondimeno  li  fé  rc'ì,  che  fono  mafchi  nò  pollono 
ftir  rinchiufi  nel  petto  de'Ie  fem  ne.  Ben  1  e'  be  ragione  Efopo  dar  quel  cicoria, 
Malieri  nunqu.imcomi  eris  atcana.ditf  fi  diCatone>c!ì'oL.ni  volta  the  e  nfe  !- 
na  qualche  fecreto  alla  moglie  femp  e  (enee  ou2ua  ré.lt  .:ben  fé  ne  tc  iòpca 
tito  Fuluio  amico  d'  Auguflo,ilqa  de  hauddo  vn  giorni  icntico  piàngere  Tim- 
perat.ebmentarfidella  folirudine  di  cafa  ,  d  due  nepoti  da  canto  d  figlia  tolti 
di  vit3,di  Poftum.io  vnico  >  im  i(lo,che  in  eililio  p"--  ca'unniu  d.  ^  iuia  (uà  mo  ;lie 
viueui,e  che  era  sforzato  lallare  il  figliafiio  uccello  e  de Tl.iipcrio,  ó  tutto  che 
hauelfc  compatlìone  del  n'pute,e  d-iideralfe  di  richiam.i'o  dau'clìh^,  F-^uiuio 
riferì  que(ti  lamenti  alla  mogli  ,  li  moghe  aLiui.i  Impcr.  tr.ce,  diche  e;'j  -"cu- 
bamente fé  ne  lamentò  con  Augiiflo:ruIu!oandato(cnr  h  mattina, fecondo  il 
coftumc  a  fa!utare,€  d  ire  il  buon  g'-rno  a  i'fmper.  gli  rii pofe  Augulio  .  Sanam 
mentem  Fului .  cioè, Dio  ti  dia  bu'.^n  renno,da!;dogli  ad  irt- J:re  con  tal  mott:-, 
che  haueua  hauuto  poco  ceiuello  a  ridir  il  iecreto  alia  m-  glie,  co  laqu^le  poi  le 
ne  dolfe  fortemente, dicendo,  Augulio  s'è  accorto, ch'io  ho  fcopeito  \<  fijo  ani- 
mo:però  da  me  (teilo  mi  vogl'o  d^r  mortele  m.ericaméte  rirpofc  U  mogìie,*tfeii 
do  (lato  canto  tempo  mcco,ncn  ti  (ei  accorro  della  mia  ^;eT^•erf:;;^^^,du!!aq'.lale 
guardar  ti  dcueui.'  ma  lalla  ch'io  muoia  puiiia  di  tcje  piels  vn  co»tedo  s'vcc  (e 

aoanù 


220  ICO  NO  LO  G  I  <iA 

auanti  'I  marìto.Ondernolco  fi  deueaucrtlc  non  conferir  fecretl  con  donne:  ne 
Rìcno  laifarfi  cauar  niente  di  bocca  dalle  loro  aiTìdus  pi-eghiere,poccn  lafinghe, 
e  c«rez7e,che  bene  fpedo,  come  curiofe  d*intéJere  i  fatti  altrui^a  beila  pofla  fan 
ns':ma  in  tallcafi  bifogna  gabbarle  per  leuarfele  dauanti  con  qualche  arcificiofa 
inucncione»come  fece  Papirio  prcrefratogiouinetco  accorto.che  taciturno  tene 
occulti  i  fecretl  del  Senato,  e  alia  Madre  i  i^e  co  iftaza  grade  da  lui  ricercaua  che 
co'a  s'era  confultato  nel  Senato, rifpofe  dopò  lunga  reh(lenza,che  s'era  trattato 
s'era  meglio  per  la  Repablica,ch'vn  liuoma  folo  bauelfe  due  mogll,o  vna  don- 
na due  maritijciò  (ubico  intefojlo riferì  a  l'altre  matrone,  lequali  fé  n*andprno 
vnlte  infieme  piene  d'anfiecà  al  Senato,  e  lo  piegorno  co  lacrime  a  grocchi^che 
{ì  terminalle  più  tofto  di  dare  per  moglie  vna  donna  fola  a  due  Iniomini.che  va* 
Iiaomo  a  due  donne  .  Il  Senato  fi  ftupì  di  limile  demanda:  intefa  lacofa,  come 
era  paluta,  fece  gran  ftfta  a  Rapirlo  abbracciadolo  ogn'vno  per  la  Tua  ^tò.t^t  fe- 
crete:^:<^a, dandogli  ptluilegio>ch*egli  folo  de*  putti  per  l'auuenire  poteHe  in  con 
feglioiriteraeniiejcomenferilce  Macrobio  ne'Saturnali  li.  i. e. ^.nó  è  inferiore  la 
burla, che  narra  Plutitrco,nel  trattato  d"'Garru!itatc,proficeuole  in  quefta  mate 
ria,  d'vn  Senatoc  Romano,ilquale  ftanio  molto  penlofo  fopra  vn  configlio  oc- 
CAjlto  del  senarosfii  con  mille  icongiuri  pregato  dalla  moglicche  la  faccllc  cóia- 
peuole  del  fecreto,  dandoli  giuram-cnto  di  non  doueilo  ridir  mai;  il  marito  fiii- 
gddo  elfer  conuinto  dalle  Tue  preghiere,  dille  Tappi  che  è  venuto  auuifo,  ch'vna 
lodola  è  volata  armata  con  lancia ,  e  celata  d'oro  :  bora  diamo  con  gl'Auguri  a 
confultare  fé  fia  buono,b  cattino  augurio,mà  di  gratia  taci,  non  lo  udire  a  nin- 
no.la  fecrcta  moglie  partitofi  il  marito  d.ubitando  di  finillro  auguiio, cominciò 
a  p;angere,e  dar  materia  alla  ferua  d'accorgei  fèrie,  che  difgraiia  vi  era,  fi  come 
fece,!a  Padrona  narroUe  il  tutto.có  la  folita  clau  u!.:,uiuerri  nò  lo  due  a  niuno; 
madia  difcoftatafi  daila  Pjdron", raccontò  il  tutto  ad  vn  Tuo  amante,  l'amante 
ad  vn  altro, (Se  in  breue  ^\  fparfe  per  il  foro  Romano,doue  peruenne  all'orecchie 
dell'Autore  delia  nuoua,  ilche  tornatofène  a  cafa, dille  alla  moglie,tiì  m'hai  ro- 
uinjto.giis'è  Taputo  in  piazza  iIiecreto,che  t'ho  d.tto,sòche'l Senato  fi  lameii 
tar^  di  mejb'.fogna  ch'io  m.uti  paefe  per  la  tua  incontinenza,&  efla  rifpofejnó  è 
vero,  non  ho  detto  niente, no  (ti  tu  il  trecentefimo  senatore  del  Senato?  perche 
ha  da  eller  data  la  colpa  più  a  te  ch'a  gl'alrriPcome  il  ttccenrefimo?  rifpole  il  ma 
rito,queflo  non  lo  sa  niuno  del  Senato  ie  no  io,che  ho  trouato  fimil  fintione  per 
prouare  la  tua  fccretc:^zn.Ma  per  Taunenire  ró  accade  far  proua  della  fecreiez- 
za  delle  donnesche  per  l'ordinario  tutte  cantano  voiétieri .  Meglio  anco  farà  di 
andar  cauto  in  ciò»e  riferuato  con  gl'huominije  non  confidare  i  iuoi  fecreti  con 
tiiuno,e  chi  li  confid.;,fc;  fi  diuolgano,non  fi  lamenti  d'aitri,m3  di  Te  ftefio,cheè 
fiato  il-primoadirlisperilchedeuefi  ofieruare  ia  continua  taciturnità  della  Ra» 
na  Serih3>laauale  It  bene  è  prefa  dagl'Adag)  per  vitiola,e  (ouerchiacaciturni- 
ts  inakiecofe  ;  nullaJinìeno  è  coaìmendabJe  in  quello  particolare  della  fe- 
cretezza;  perche  illecretodcueeiler  tenuto  in  boccach  u(o,efigiiÌaLO. 
SEDITIONE     CIVILE. 

DONNA  armata  con  vn'alta  nella  mano  dritta  ,  neila  finiftra  vn  ramo  di 
Elce^lli  piedi  due  Cani,  che  fi  azzufì'aiio^vno  incontro  l'altro. 

Lefc- 


DICESA%E  %I?A. 

SEDITIONE    CIVILE. 


22  f 


Le  /èditlon*,  le  guerre, &  le  diffcLen^^e  ClulU  niuna  a'tra  co(a  le  commuouéi' 
che  il  corpo,&  li  fuoi  appetiti,&  cupidigie ,  tutte  le  guerre  nafcono  dalTacqui- 
fìo  delle  ricchezze,  &  lericchc^^zt  ci  sfot:^anod'acqui(lare  per  le  commodità 
del  corpo,  al  quale  cerchiamo  fcruire ,  ^  anco  procuriamo  di  fatiate  tutti  gli 
appetiti  noftii,  &  cacciarci  tutte  le  cupidigie,&  voglie ,  che  da!  fenfo  ci  vengo- 
no fomentate ,  ò  per  'Vtile  di  robba  ,  ò  per  amor  di  Dame ,  ò  per  ambitione  Òk 
dominare,  &  pretenfione  di  magioran:^a ,  non  volendo  cedere  a  gli  altri ,  ma-»' , 
fuperarli  in  ogni  conto:  per  quali  rilpetti  vengono  i  Cittadini  a  perturbarci! 
tranquillo  ftato  della  patria,  &  feminano  per  la  Città  dilfenfioni ,  &  fi  pongono 
in  arme  per  le  Seditioni  fufcitate,  S^pcrciò  la  figuriamo  armata,  dalla  qualc«# 
Seditionc  deuono  in  ogni  modo  aftcnerfi  li  Cittadini,  per  la  quiete  publica ,  & 
deuono  efterminarla  a  fatto,  come  dice  Filoftrato  lib.4 .  cap.  2.  Scditio,  quac  ad 
ad  arma,  mutuafq;  plagasciuesdeducit,  a'ciuitatibus  extcrminanda  peni- 
Uis  eil  :  impercioche  è  cofa  impia  a  cittadini  machioare  era  loro  mali,  ^  fcia?; 

gtttf 


tiM  ICO  NOLO  G  I<iA 

gurc  :  per  cfeteflarè  quella  &di ciane  domcdica^conuiene  alTai  quel  ircrfo  d^Ho» 
siero  neir  Odiilèa  • 

Impia  res  meliorì  Inter  lefc  mali 

Non  è  àk  lodare  Solonc  in  quella  fua  legge,! n  'vigor  jellaquale  riputaua  in» 
fame  vno,  che  non  fi  aderiùa  ad'vna  parte ,  rata  che  fuffe  vna  Seditione  Ciui* 
le ,  dellaquàl  legge  ne  fa  mentione  Plutarcho  ad*  Apollonio ,  &  nel  trattato  del 
gouernarc  la  Republica  verfo  il  fine  :  ne  fi  deue  penjfàre  vno>  che  iion  fi  accom* 
pagna  con  'vna  patte  iSi  fare  ingiuria  ,  ali? nàro  da  Cictadiai  \  ma  più  torto 
cittadino  comrnUnc  in  dare  aiuto  ,  ne  /egli  portei  i  inuidia  ,  perche  non  ita  di- 
«entato  partecipe  della  caLìmiti»  poicìie  àppaiilce)  che  vgualmente  gli  duol^-. 
della  infelice  forte  di  tutfci ,  arìfei  tra  ìe  tiuile  opere  Tmaggioie  fi  deue  riputare  di 
procurarejcìic  non  nafca  niu'nà  fcditione  >  come  fi  comprende  da  Plutarco. 
Ed  jiuctin  pi^clarifiimum  in  id  cpcrain  date ,  nlil'a  vt  vnquam  ctiatur  fcditìo  : 
idquf  artis  qUafi  ciuilis;  :  òpus  maximum  e>,&pu!cherrimum  exiftimanduni  > 
Et  però  deue  vn'htiomo  ciuile  iiiterponerfi  aile  difFcrenc^  ,ancoc  che  priuate,nè 
iprincipii,accibche  non  forghinò  fedi tìoni  tra  cittadini  ;  ellendochediptiua- 
Ce  molte  volle  diUentp.no  pabJiche ,  impcrciochè  non  fctìipre  vn grande  incen* 
ilio  piglia  origine  da  luoghi  publithl ,  ma  per  lo  più  ^na  pitciola  kìntilla  >  'vnà 
lucerna  difpre^^zata  in  vnà  particolare  tafa  fuolé  atticcarìe gran  fiamma  in  dait 
«op^ib'iico.  Ec però foggiungc Pluc.  Ex'òftìció ciuilis vir  lubiedlis  rebus  hoc 
▼nurft  èi  reftat,  qUod  nUili  alteri  bòno  ptieitar.tia  cedit,  vt  ciues  Tuos  concordia» 
mutuaqj  amì  :itià  inter  fclt  *vti  doccat,  litcs,  di(cotdias,  feditioncs^  inimicitias 
tfque  omnes  aboleat  é 

Tiene  vn  ramo  d'E'ee  nella  maiìò  finiftra  per  fiftibolo della  Seditione  cii:ile, 
poiché  qaeftì  arbori  fé  tra  loro  fi  sbattono ,  &  vrtano,  fi  rompono  »  Atift.  nel  j* 
della  Rettho;  ica  per  autorità  di  Pericle ,  che  i  Boetij  erano  fimili  a  gli  Elei ,  im- 
pèrcióGhe  fi  come  quelli  tra  loro  fi  rompono,coii  li  Boetij  tra  lorocoròbatteua*» 
no  .  Perichs,  inquit  illc,  Boetios  ilicibus  elle  fimiles  dixit ,  vt  cnim  iliccs  Uit^ 
•^iciffim  fiangunt  >  ita  Boetios  inter  fé  prajliari  ;  onde  ne  dcriuò  i'Àlcuti 
r£mblema.  20). 

Duritia:  nimla  quod  fé  fé  rumperet  ilex  » 
Symbola  ciuilis  fcditior.is  habet. 

Dalla  cui  figura  dell'Elee  fi  raccoglie ,  che  fi  coftìt  gl'Elei  piante  gran<ìì  ^  ga* 
gliarde,  falde,  den(c>&  dure  ,  diiticih  a  (piantai  fi  >&  tjgliarfi  da  colpi  di  ferro  » 
nondimeno  vrtandofi  tra  luto  facilmente  fi  rompono,  Cf>fi le  Republiche an- 
corché ben  munitej&  fortificate,  difficile  ad  edere  fpiantate  da  ferrc,6c  nemica 
manOi  nondimeno  fé  li  cittadini  tra  loro  s'vitano,  facilmenre  cadono ,  6c  roui- 
nano  a  fitto  per  le  Seditioni  ciuili,  onde  Plutarco  dille, Ciuitatcs  in  vniuerfum 
ièditionibus  conturbata:,  funditus  perierunt . 

Lì  cani  che  alli  piedi  della  figura  fi  i>:;^:(ufFano,  con  ragione  feruono  per  firn- 
bolo  della  feditione  ciuiie ,  poiché  fé  bene  fono  animali  domeftici,e  d*vna  me- 
defima  fpetie, nondimeno  lono  ioliii  d'a:^^ufFarfi  pcrlonutiiiricnrodei  corpo, 
per  gufltcreiìì  loto  venerei ,  ^  pei  itiitaifi  tra  loro  con  l'abbaiare ,  ós.-  rjn- hiarc 

CO  ti  enti 


«Ordenti  fcopcrti,'  on  volendo  cedere  T'vno  a  l'altro,  cefi  anco  grhuomini,an- 
corchcdon-.eftici  a'vnamcdefim^  Cicca  per  gli  iftcdì  rirpctci  di  (òpra  cogcad 
vengono  in  contcfaiòc  partoriicono  alla  patria,  &  Citt^  loro  pernitiolc  uubu- 
lenze  di  fcditioni  ciuiii,diroodo  che  fono,  come  tanti  cani  arrabbiati,  f<tmc*ici« 
^  fitibondi  del  fanguc  ciuile,  riputaci  da  tutti  grhuomini  sfacciaci ,  audaci ,  (^ 
<attiuÌ5  ^\  come  dclama  Cic-  nell'Oratione  prò  Seftio .  Hi,&  audaces,  &  maJi> 
^  oerniciori  ciucs  putantur,  qui  incitant  ^o^uli  animos  ad  Icditionenj . 

S:  E  N  T  I  M  E  N  T  \. 
VISO. 

GIOVANETTO,  che  nella  deftra  mA.BO  tenga  vn'  Auoltoio ,  cofi  W 
rapprefentau  uìo  gl'Egitti j ,  come  racconta  Oro  Apoliine ,  nella  fmiftra 
tecj^jivnio  f becchio5,<S<:  fotto  ai  braccio-  &  a  canto  fi  vedrà  vno  Scudo,oue  fia  di- 
pinta -vn'Aquila  con  due ,  o  tre  Aquiicttc,  che  guardmo  il  Sole, zÀ  rnott*  chf 
dica  ^  Cognitipnisvia  . 

Lo  fpecchio.dimo(ì:ra,cKcqueftanobil  qualità  non. èaltro, che  vn'appren*. 
Conc  >  che  fi  /occhio  noftro,  il  quale  è  rifplendente-,  come  lo  Ipecchio  ,  ouero 
diàfano,  come  l'acqua  delle  forme  accidentali,  'vifibili  de'  corpi  naturali ,  &  If 
riceueinsènoaaìcrimenci,  chele  riceuelo  ipecchio,  porgendole  al  icnfocom- 
mune,  &  quindi  alla  fantafia,  le  quali  fanno  rapptcnlione  jfe  bene  molte  voltt 
Éalfa;  &  di  qui  nafcc  la  difHcolcà  nclleicicnzc,  òc^  nelle  cogaicioni appartenenti 
alla  varict^-dellecofe;  da, e]ue'to  Ariftotije giudicò  la  nobiltà  di  quello  jfenti- 
picnco,  e  chepiOagcuolmentedegliakri  fa  ciò  fìrada  a  gli  occulti  fècreti  dell», 
natura ,  fepoki  nelle  foftanze  delle  cofe  iftells  ;  che  fi.cauano  poi  alla  luce  con.» 
querti  me:^zi  dell'intelletto . 

L'Aquila  ha  per  coftume  i  com*  raccontano  i  diligenti  Oflcruatori , di  por»» 
tare  i  fùoi  figliuoli  vicino  al  Sole ,  per  lofpt  tto  che  non  gli  fiano  ftati  cambiati, 
&  fc:\4ed.eGhella;mo  immobili ,  l'opportando  lo  lp'end.ore,li  raccoglie, &  linu- 
téCc&ì  ma,fc  troua  ii  contrario  com  ■  parto  alieno  li  fcacciajda  che  s'impara  qut 
fta  fingolar  potenza  quando  non  ferua  per  fin  nobile  ,,&.  per  cficrcicio  di  opera- 
lioni  lodeuoli,  torna  in  danno ,  &  in  vituperio  di  chi  l'adopra  ;  Et  forfè  a  quc- 
fto  fine  durò  nell'Italia,  &  nell'Europa  per  molti  anni  ,.mentre  durorno  le  fedi* 
tioni  de*  Vanaali-chc  i  Signoti  principali,  i  quali  hauefleio  mancato  di  debitoi 
h  con  Dio,  ò  con  gli  hupmini,  fi  faceuano  accecare  ,  accioche  viuetlero  in  quel- 
li» mi  (eria_  . 

Si  può  ancora  vicino  a  quefta  immagine  dipìngere  il  Lupo  Ccruino,  da  La» 
tini;  dimandato  Lincio ,  per.  l'acutezza  del  fuo  vedere ,. 

V    D     I    T    O, 

\7  OLENDO  gli  Egitti)  fignificarl'vditp  »,  dipir^cuano  Torecchia  del 
Toro ,  perche  quando  la  Vacca  appctijce  iì  coite  (il  che  è  folo  per  ter- 
mine di  tre  hore  )  manda  fuori  grandiflìmi  mugiti ,  n.elqual  tempo  non  /opra- 
uencndo  il  Toro  (il  che  rare  voltcauuiene)  non  fi  fijol  piegare  a  tal  atto  fino  al* 
l'alcco  tempo  deuimioatu  ;  peiò  {là  il  Tuo  coniinuainf nic  dello  a  queAa  vo» 

ceicome 


224-  IC  0  NO  LOG  I<iA 

Cis»  come  racconta  Oro  Apolline ,  fignificàndo  forfè  in  Kx\  n-iodo  ,  cKe  fi  dcue^ 
afcolcare  diligentemente  quello  in  particolare  più  d'ogn'alcracofaj che  èneccf- 
fario  alia  duratione,  6^  alla  conferuatione  di  nel  ftetB  ,  in  cuel  miglior  modo, 
che  e  po^èile .  Et  perche  meglio  fi  conofca  queiìa  figura  ,  fi  potrà  dipingete^ 
tj{cttaimiTjagin€,che  tenga  con  le  mani  l'orecchia  d*vnToro« 

l^dito . 

DOnna  che  Tuoni  ?n  Liuto  ,  Se  a  canto  vi  dvà  vna  Cerua  . 
ODORATO. 
GIOVANETTO-,  che  nei'a  maho  finiftra  tenga  vn  vafo,  &  nella  de- 
ftra  vn  ma:^zo  di  fiori,con  vn  Bracco  a'  piedi,c  iarà  veftito  di  color  ver- 
de dipinto  di  rofe,  &  altri  fiori . 

Il  vafo  fìgnihca  l'odore  artificiale  ,  8ciì  mazzo  dt  fiori  il  naturale. 
Il  Cane  bracco  fi  pone,  perche  la  virtù  di  quefto  fentimento ,  come  in  tutti  i 
cani  è  di  molto  vigore, cofi  è  di  grandi/lìmo  «e*  Eracchi ,  che  col  /o!o  odorato 
litrouano  le  fiere  afcofe  molte  volte  in  luoghi  lècreti]limi,6^Ali'odorc  fi  fono 
veduti  fpeflo  fare  allegrezza  de  Padroni  vicini, e  he  altramente  non  fi  vedcuano. 
Si  vefte  di  color  verde  ,  perche  dalla  'Verdura  delie  frondi ,  fi  tolgono  i  fiori 
teneri, &  odoiifcri* 

G    V     S     T     O. 

DONNA,  che  con  la  d^flra  tenga  vn  cefto  pieno  di -diuerfi  frutti ,  6^ 
nella  finiftia'vn  frutto  di  perfic- . 
11  Gufto,  è  vno  de  cinque  fcntimenti  del  corpo ,  oucro  vno  delle  cinque  par* 
ti,  per  le  quali  en  erano  l'idee ,  &  l'apprenfioni  ad  habitat  l'anima ,  della  qua't-» 
fanno  i  loro  configli  bene  rpcilb  in  vtile,  &  Ipefliilimo  anche  in  ruina  di  clia,ia- 
gannati  dalla  falfa  immagine  delle  cofe  apparenti,  che  fonogli  elploratori,6Q_^ 
^ie  tal  volta  falfe,  &  però  cagionano  gran  male  a  Jei ,  &  ad  elfi  j  falfe  ipie  heb- 
bcro  in  particolare  gli  Epicurei ,  li  qu^Ii  gli  riferiuano ,  che  buona  cofa  folTc  at- 
tendere alla  crapula  fea:^a  molti  penficri  d'honore,  o  di  gloria  humana . 

Si  dipinge  con  varietà  ài  frutti  j  perche  qucfti  fenzaart.ficio,  diuerfamen- 
tc  dal  gafto  fi  fanno  fentire ,  Se  il  frutto  del  pcrfico  fi  prende  ipc(fo  a  fimile  pr«-> 
pofito  da  gli  Antichi. 

TATTO. 

DONNA  co!  braccio  finiflro  ignudo,fopra  de!  quale  tiene  vn  Falcone» 
che  con  gl'artigli  lo  iuingc,  6(f  '  per  terra  vj  farà  vna  Tertuggine . 

SENTIMEMTI    DEL    CORPO. 

VN*  huomo,  che  tenga  da  vnaTns.no  legati  con  cinque  cingoli  alquanta  ; 
larghi  qucfti  animali,  vnoSparauiero,vna  Lepre,vn  Cane,  vn  Falcone  » 
&  vna  Scimia,  nel  primo  cingolo  in  mezzo  fia  figurato  vn'occhio ,  nel  fecondo 
vna  orecchia,  nel  terzo  vn  naio,  nel  quarto  'Vna  lingua,  nel  quinto  vna  mano. 
Cinque  lonoi  lentimentijcomeogn'vn  sa;  Vifta,  Vdito,  Odorato,Gufto,5c 
Tatto  :  altrettanti  fonogli  inltromenti,oi  organi  ieniorij,per  liquafi  ù  riceuono 
i  dctt'  fenn  dall'anims-,  tiuali  iUon  enei  nguruti  habbipuio  per  ogni  cini^olo  . 
Noniarerao  lunghi  «i/iUwi  rei  e  lopra  CLOj^p.ot^tidoiioiainatame^ite  utdere  tal 
'.ui^/,'  '  abulia 


materia  \n  Arlft.  in  Galeno ,  in  Auicena,&  in  altri  fifici ,  &  F-lofofi  ,  come  anco 
in  Plin.  lib.  X.  cap.  69.  in  Aulo  Gdlio  lib.  7.  cap.  5;in  Plucarcho  de  placitis  Ph?- 
lofophorum  in  Lattantio  firmiano ,  in  Santo  Damafcenb  ,  Se  in  Celio  R  odigi- 
no  :  bafti  a  noi  arrecare  le  ragioni ,  per  le  quali  moih.  ci  (ìamo  a  figurarli  con  li 
fudctti  animali. 

la 'Vida  filaria  potuta  rapprefentareron  ìlIupoceruiere,da  cui  diconfi  gli 
occhi  di  acuta  ^ifti  lin'  ei  ì  con  tutto  ciò  la  figuramocon  lo  fparauiere  augello 
4:li  potentifiiima  virtù  vifiua,  che  fin  nel  Iole  filli  Io  (guardo  ,  il  cui  felcrifchiara 
la  vifta  ,  6C  leua  le  macchie,  &  le  caligini  da  gli  occhi^  come  l'Aquila ,  ma  noi 
habbiamo  più  torto  eletto  quello ,  che  qucfta  ;  percllCegli  -è  di  più  (imbolo  del- 
TEthere  ,  dr Ila  fplendòTe  A  della  luce  dedicato  al  folejluce,  fplendore ,  &  lam- 
pa del  Mondo,chiarnato  da  gii  Egitti)  Ofìride  ,  di  cai  n*era  detto  Augello  figu- 
ra per  l'acutezza  della  Tua  vifta:  Plutarchon«l trattato  d*lfide,&^OÌlr>dc. 
Accipitfc  etiam  pido  Oilrin  ixpe  proponunt,  auis  enim  «a  pollet aciuninc  'vi- 
fus.chela  vifta  habbia  affiniti  con  la  luce  ,  con  lo  Splendore,  d^  con  TEtlifere 
affermafì  da  Plutarcba  ne  morali ,  oue  dice  che  il  Mondo  fé  bene  è  vn  fblo  coi» 
"dimeno  ècompofto  in  vn  certo  modo  di  cinque  corpi ,  del  c«rpo  della  terra» 
-deli'aqua, dell'are ,  del  foco,&  del  Cielo  t  chiarnato  da  Ariftotele  quinta  fòftan» 
za,  da  altri  luce,  &•  da  altri  Ethene,  ne  mancano  di  quelli  che  applicaaole  fa» 
culcà  de  i  fenfi,  eguali  di  numero  aili  fudetti  cinque  CGrpi,il  tatto  alla  terra,per- 
<che  refille  ;  il  gufto  ^ll'aqua,  perche  piglianfi  le  qtiaiità  de  Tapori  per  ITiumiditi 
della  lingua  fpongofa  &  humiJa.j-rvdkoairatiaJa  quale  ripercolfa  ,  sì  fa  la  vo- 
ce, e'I  foiie  ;  l'odorato  di  natura  ign'ea  ethcre,  6<:^alla  luce,  perche  l'occhio 
iocido  ftromcnto  della  vifta  ha  puro  humore  chrlftallino,  6^  nel  Timeo frfi 
partecipe  de  i  raggi  &  lumi  Cclefti .  Vifus  ,  fulgore  ,  cther ,  &  lux  res  cognata: 
contcmpcrantur ,  fenfufnq;  concordi  motu  percellunt ,  dice  plut.  nel  dilcorfo 
cl'£i,apprcHb  Delfi,,  • 

L'-vdito  ha  per  fimbolo  il  ìepre,cìie  da  gì?  egittij  per  f  vditofigurauafi .  PIu^^ 
tarcho  nel  quarto  fimpofioqueftioHequarta^  ,CeIeritare  exaudiendi  videtuc 
alijs  antcire  ,  cuius  admiratione  dudi  AEgiptii  in  Tuis  facris  litteris  pido lepore 
auditum  hgnificant . 

L'odorato  fi  dimoftraua  da  gii  elicti  j  col  cane,  il  quale  allodore  fcopre  le  co- 
ic  na/corte.conofce  la  -venuta  di  gente  incognita,&:  del  Patrone,  ancorché  lun- 
go tempo  fia  ftaco  }onrano,e  lente  nella  caccia  doue  fieno  paflàte  le  fieie,  dC  k 
perfeguira  fin  che  le  ttAja,onde  fi  fuol  dire  come  in prouerblo,  nafo  da  bracco, 
pw  yno  che  habbia  bono  odorato  ;  della  fagacità ,  òr  odorato  de  cani  vepg-A 
quel  vapo  libretto  della  Caccia  di  Senofonte  :  qv.cQ-ì  tre  l'enfi  che  fin  qn=  eii  li- 
eatih.^.bbìamo,nGn  fono  communi  a  tutti  gii  animah',  poiché  alcuni  nafcono 
ciechi  fen:^occhi,altri  lordi  fen^ja  orecchiceli  tri  fenza  narici.^  odorato,rebfrc 
J  pela  ancorché  non  habbino  membro,©  forami  di  vdi  :o,(S:  odorato,  no-  dime- 
noA-  cdcno,^  odorano:delli  due  feguenti  fenfi  ne  fono,  partecipi  tutt  2,h  sni- 
J»iah  perletti ,  conne  piace  ad  Anft.  nel  3.  hb.de  Ahima  cap.  1  5.  &  nel  lib.  d.  I 
lonnoA  ddia  Vigilia.  Omnia  animaJiata<aum.6<^guftum  habent  pr«ifr6; 
ammalia  imp«fea£:i'huonio  asaiiza  tutti  gli  altri  animali  nel  gufte  A  nd  t.;i- 

P         lo ,  ce 


4J/  ICO  NO  LO  C  I<sA 

to,ne  gif  altri  fcnfi  è  auan^ato  egli  da  altri,  l'aquila  vede  più  cliiaramcfìte  diluì 
dice(  che  Plinio,!' Auoltore  ha  più  fàgacc  odorato,la  talpa ,  ode  più  liquidamcn 
ce  (e  bene  è  coperta  dalia  Terra  elemento  denfo  *  dice  il  medemo  Plinio,che  I'g» 
ftrira  I  a/òlamcnte  il  Catto  priua  d'ogni  altro  feofo,  ma  poicJtio  dire  che  invn 
eerto  modo  habbia  anco  gufto,poiche  di  rugiada  fi  pafce  . 

Il  Gufto  è  da  credere,che  fia  in  ogni  An  ma!e,perche  ogni  Animale  fi  nutrì* 
(ce  di  qualche  cibo  5<:  /ap  ere  ;  conforme  al  parere  deiriitefTo  Plinio ,  Exiftima- 
uer  m  omnlbusjfènfum ,  ^guftatus  tilè ,  cur  enim  alios  alia  faporcs  appetunt^? 
(t  bene  apprcfto  il  medemo  nsrrafi  j  che  jocl  fine  dell'India  circa  il  fiume  Gange 
tiafce  eerta  gente  de  gli  Aflomi  fenza  boCca,che  non  mangiano,nc  bcueno ,  ma 
▼iucno  d'halito ,  Si  di  Odore  che  per  le  narici  tirano ,  onde  Tempre  portano  in 
mano  radiche ,  fiori, &  pomi  filueftri,ne  i  lunghi  'viaggi  ,  accio Hon  gli  manchi 
da  odorarerma  quelli  fono  moftri  di  natura  fenza  b©cca,perb  fono  priui  del  gu- 
fto .  Il  Porco  ha  gufto  d'ogni  cofa  per  fine  del  loto  &  delle  immonditic,  &:  per- 
che ciò  è  vitio  di  gola  l'habbiamo  lafTato  da  parte,fi  rome  anco  laflìamo  gli  au  • 
gelli  di  lungo  collo  come  la  grue ,  &  Ì*Onocrotalo  fìmile  al  cigno,  perche  quefti 
fono  fimbolo  deliaca ,  atte/òche  Filoxene figlio d*Erixidt^  fi  laraentaua  della 
matura  che  non  gli  hauefTc  dato  Inngo  collo  come  alla  Grue  per  poter  più  lungo 
tempo  godere  dt\  gufto  delli  cibij5«:  delle  beuande ,  fi  come  anco  Melanthio  del 
quale Athenco nel  primo  libro.  Melanthiiis voluptatis  defidcrio capcus  auis 
cuiu/piam  langam  cersiccm  dari (ibi  p9{lulabat,'vequam  diuciflìmein  volu* 
ptatis lenfu moraretur .  Onde Mattialencirxi. libro. 

Turpe  Raucnnatis  guttur  Onocrotali. 
Et  TAlciato  nell'emblema  nouantefimò»  .  / 

€urculiiont  gruis  tumida  vlr  pingitur  aluo  « 
Qui  Laron ,  a«t  manibus  geftac  Onocrotalum  . 
Per  sfuggir  noi  ^itiofo  Gieroglifico ,  facciamo  (imbolo  del  gu(to  PHerodid 
detto  il  Falcone  augello  di  ottimo  gufto  ,  poiché  per  gran  fame  ch'egli  habbia  % 
come  narra  San  Gregorio,non  ruol  mangiare  mai  carai  putride,ina  la  compoi- 
tA  finche  troui  pafto  degno  del  fuo  purgato  gufto. 

E  neceftario  che  ragioniamo  alquanto  fopra  la  lingua  pofta  nel  cingolo  del 
gufto ,  poiché  non  tutti  concedono  il  fentìmento  del  gufto  alla  hngua ,  ma  chi 
al  palato  folamente,chi  alla  Iingua,&  infieme  al  palato,^^  chi  alla  lingua  fola* 
Marco  TuUio  nella  natura  degli  Dei  moftra  d'attribuirlo  al  Palato  quando  dice  ' 
che  Epicuro  .dedito  alligufti  del  palato,  cioè  della  gola  i  non  hebbe  rifguardo  al  ' 
Ciclojil  cui  concau«,&  volto,da  Ennio  chiamafi  Palato .  Epicurus  dum  Palato  | 
quid  fit  optimum  iudicat,Cali  palatum,vt  ait  Ennius,non  fufpexit .  Et  nel  li- 
bro intitolato ,  de  finlbus,Voluptas  quac  palato  percipitur ,  qua?  auribus .  i»ten-i 
dendo  del  piacere  del  gufto,che  fi  piglia  col  palato,  &:  del  piacere  dcll'vdito,che' 
fi  piglia  con  le  orecchie  Quintiliano  iib.p.  cap.2.  lamentandofi  che  li  putti  s'ir»' 
ftitnifcono  prima  nelle  delitie,&  gufti,che  nel  parlare ,  ancor  cflo  Tattribui  ce  al 
palato .  Non  dum  prima  verba  exprimitj&  iam  coccum  incelligit,  iam  conchi-' 
lium  pofcit,ante  palatum  eorum,quam  os  inftitumus.  Horatio  nel  fecondo  del 
le  epift.  facendo mcatione  di  ue  cocuiuci,chc  haucuano  diuerfo  guRo ,  dicc^^ 


DI  CES^RB  %I?A:  »iT 

^'crano  di  vario  palato.. 

Tres  mihi  conuiu?e  prope  dilTcntire  'Videntur 
Pofcentes  '^ario  vultum  diuerfà  palato. 
I       Fauoriuo  apprcflò  Gcllio  lib,  \  5 .  cap.  8.  die*  che  quelli  non  &anno  palato  , 
'l  cioc  gufto ,  che  mangiano  la  parte  fupcritìre  de  gli  augelli ,  &  de  gli  animali  in- 
gralliici .  Superiorcm  partcna  a.uium,at^i  altilium,qui  cdunt ,  eps  palatum  non 
ha  bere. 

Altri  rattribuifcono  tanto  alla  lingua,quanto  al  palato ,  dicendo  che  il  gufto 
fia  ^n  fen  fojche pigliai  fapori  nella  lingua,ouero  nel  palato  :  Plinio  nell'  xi.  li* 
Ì>ro  cap.  j  7,  rattribuifce  ad  ambedue .    Intelleólus  iapotum  eiVccceris in  fri» 
''  va  lingua,homitii  &  in  palato. 

Altn^có  li  quali  ci  fiamo  tenuti, rattdbuifcono  folairjenteallaHngaajtraqua^ 
;  li  Lattantio  fiimiano,  che  ncll'opifitio  di  Dio  cap.  x.fpecificatamente  allegna  il 
iàpore,non  altiLmenii  a!  palato  ,  ma  alla  lingua ,  ne  a  tutta  la  lingua,ma  alle  par 
ci  che  fono  d'ogni  cantorie  qu*Ii  come  pili  tenere  tirane  il  (aporecon  foitililli- 
wi  fenfi .  Nam  quod  attiiiec  ad  faporem  capiendum/allitur  quifquis,hunc  fen- 
fum  palato  incflearbitratur:  lingua  eft.enim,qua  faporesreatìuntur,nectamen 
totainam  partes  eias,qus  funt  ab  vtroq;  latere  teneriores,faporem  lubtiliffimis 
/cnfibus  trahuat .  Arinotele  nclp.  lib.  dcll'hiftoria  degli  animali  cap.  xi.  dice 
<he  la  fo'^c^a  di  quefto  gufto  l'ottiene  /pctialmentela  parte  anteriore  deila  lin- 
gua :  ci  fono  ancofilofofì  che  pongono  Tergano ,  &  l'origine  di  quefto  gufto  iw 
•vna  pcUetta  fotto  la  Iingua,&  fotto  carne Tpongofa,  6^ porofa  nella  fupetficic 
4ella  linguai&  perche  fanno  che  fimile  pelletta  fia  anco  nel  palato,quindi  è  che 
(ì  pone  da  molti  il  guPio  nella  lingua ,  &  nel  palato  :  onde  Ariftot.  dice  che  certi 

f>crci  che  non  lianno  lingua  riceuenp  gallo  dal  palato  loro  carnofo;  Anco  la  go- 
a  è  partecipe  dtlg«fto,  anzi  Ciq^d  ce,chc  il  Gufto  bibita  nelle  fauci  della  gola. 
Gurtatus  habitat  in  ea  parte  Oris,qua  efculentis,  &  poculentis  iter  natura  pacc- 
fceit;ma  non  per  qkiefto  fi  ha  da  far  fimbolo  del  guftq  altro  che  la  lingua,pcrche 
,  ÌH  lei  è  il  principio  del  gufto,clla  moue  il  fenfo  de  fapori  ;  il  godimento  poi  &  il 
piacere  ddle  core,chen  mangiano  confìfte  nell 'ingollare,  per  lafoJuicàdelHcibi 
1  ,  che  nel  defcenderetoccanoìagola;comefiraccoglieda  Arift.  nellib.4.cap.xi. 
1  I  delle  parti  de  gli  animali:  lingaa  fenfum  mouet  faporum  ,  e^ulentorum  autem 
,  ,  «mnium  voluptasindefccndendocontingit,6<f  piiìaballb,indcuorandogu'x 
I  I  tadione  fuauicas  exill:it,&  gratia:  però  dice  il  medcmo  nel  ter^o  a  Nicomacho, 
,|  !  cap,  X.  che  filoxeno  crixiodcfideraua  la  gola  più  lunga  del  collo  della  graa  ,co- 
;,  I  me  che  fi  compiacefTe  del  tatto  dentro  la  gola.fi  chela  lingua  defta  il  gufto, di 
ili  cui  fattone  partecipe  il  palato.giù  per  la  gola  con  gufto  fi  confuma,  onde  habbia 
{.  moin  Ariftoteleneihb.4.ca.«.  dell'Hiftoria  degb  animal:,che  la  lingua  è  mi- 
ti I  niftra  de  fapori ,  però  noi  con  ragione  atttibuimo  il  gufto  alla  lingua,  &  la  facc- 
p.[li  «»  nel  cingolo  firn  bolo  del  gufto. 

,|  I  11  tatto  è  fenza  dubio  ;ommune  a  tutti  gli  animali  ancorché  priui  d'ogni  al- 
^^  s  Uo  /enfio .  Arifto. nella  Hifi.dc  gli  animali  c;ip.  3.  lib.  p.  Omnibus  fenfus  vnus 
^^||  ineft  ccfiiHìiìnis  if;(5l,U£;&  è  difufo  per  tutto  il  corpo ,  il  <\\xil.t  per  mezzo  della 
^  !    fcitiì:^»  del  tatto  licéue,^  Icme  le|:cleLtit  delie  cofc  che  fi  toccano  U'ogget. 

Pi        to 


tÈt  ICO  NO  LO  G  I<ìA 

60  del  tatto  fono  lequaliti  jsrime  il  freddo  ,  l'humido ,  il  caldo ,  e'I  fecco,per  dm 
diflc  Cic  nel  2.  de  Nat.  Deorum  Ta<5tus  to  co  corpore  xqtiabi  licer  furus  eft ,  -ve 
omnes  ictus  omnefq;  iiimios ,  &  frigoris,  ó^caloris  appulfus  fcntire  poflìmus: 
Còno  anco  le  qualità  ieconde  il  molle  il  duro,le  cofe  giraui,  X,^  leggeri,  morbide 
lirce,rmiid«>&  pungenti:  fé  bene  è  difufb  in  tutto  il  corpo  nóuimeno  il  tatto  (Lt 
piincipalxnents  nelle  mani>con  le  quali to£camo>&  pigliamo  nelle  noltre  accio- 
ni  ogni  cofa  j.però  Thabbiaino  rapprcfencato  con  la  figura  della  Icimia»  la  quale 
s'accorta  alla  iimilitudine  deU'hoìno  principalmente  alle  mani>aile  (|ita ,  ali'vn- 
ghie,con  le  quali  tocca,piglia,palpeggia,&  maneggia  ogni  coru,&  imita  li  gefti, 
&  le  attioni  humane,  onde  Miniico  chiamò  Callipide  hiftrione  fcimia,  ÒC  Oc* 
rooCleiiejErchine  per  i  loto  rpeilì  moaimenti,&:  gelti,che  faceuano  con  \z  mani  t;._ 
gli  fteili  atti  con  mano,fanno  iCinocefali  ,0  gattimammoni  che  dir  vogiian-o; 
ma  noi  lo  figuramo  con  U,  Icimia ,  clFendo  la  Ina  (imigliaHza  humìiiia  da  poet» 
cclcbraujda  Ennio  primcrameate.. 

Simia  quam  turpis  fimiltimabcftià  not^s . 
A  Tua  imicatione  Q.  Seieno  dille. 

Siue  homojfeu  limilis  turpiilima  bcftia  nobisf,        * 

Vualner»  dente  dedic, 
Glaudiano  Humano  qualis^  fìniitlator  hmius  oris. 
Et  Oaidlo  nella  trasformationc  de  cercopi  in  Scimie  così  caacò  . 
in  deforme  viros  animai  mutauit  vt  ijdem 
Di^Iìmilcs  h©mini,poflènt  (ìmilefq;  videri. 
Se  bene  li  Cercopithcci  fono  propriamente  irudctti  gatti  mammoni,  Icimic? 
<^n  la  coda,per  la  cui  differenza  dille  ^artialc. 

Callidus  cmillàs  eludere  (ìmius  hal^as , 
Si  BÙhi  cauda  force  Cercopithecus  eram. 
Habbiamo  raprefentacc  li  fencmnenti  del  corpo  legati  cutri  in  Tn*iraag'ÌHe# 
pecche  è  nccedariosche  fi  trouino  anneflì  tutti  in  'vn  corpo,  che  ('^ai'^  vn  ai  'a- 
lo>è  imperfetto, e  fconcertato^eome  -vn'iftromcnto  lenza  vna  corda. 

Si  potria  ad'ogni  occafione  raprefentare  anco  ciaicuno  fentìmcnto  lepara- 
to  colfuocingolo,5<^  animale,  aggiungendo  in  tal  calo  alla  villa  vn  ma^^j^n  dr 
finocchietti  nella  fmillra  mano,ii  (agodequali  toglievia  la  caligine:  da^  gli- 
occhi  ,6c     rifchiara  la  vifta.  Plinio  nel  penultimo  Capitolo  del  decimonon<>. 
liK  dice  che  ilfinocchietto,  è  nobiKtato  dalli  ferpe,  perche  col  fugo  Tuo  fi  ricu- 
perano la  -^riiVa ,  dalche  fi  è  poi  comprc/o  che  gioui  aria  caligine  de  '2'i  huomi- 
iji  :  Fceniculum  nobilitauece  ferpeiues  ,gufìratu  ,vtdiximus  jfenedam  exeun- 
do,  Gcuiocumqj  acicm  fucco  eùusrcficiendo.   Vndeint«lle.i5lum  eltshominu-n 
quoq;  caliginem  prajcipuc^  eo  le«a'à .  Airvdito  aggiongafi  vn  ramo  di  Pic>p;^a 
biancojouero  di  mirro,  perche  il  fugocaido  delle  foglie  delPioppo  bianco  leua  -■ 
il  do!ore  dalPorecchie,di  che  Plinio  lib,  24.  cap.  8.  ii  mirto,ptrche  Toglio  tratto  " 
dalle  fuc  foglio  ÓC,^ bacche  ftillato  nelle  orecchie  le  purga.  All'odorato  ag- 
giongafi la  rofa,  dalla  quale fpira  foauiffimo odore,  più  che  da  ogni  aU-ro  fiore  ;J 
Al  gufto  'vn  pomo ,  che  fé  bene  i  pomi  fono  giocoudi  aucp  ah'ouUi:a.:o ,  "K^j. 
«lU  vifta«noadimeao  rvUimy  fia  loro  è  il  gufto» 

'     ■    "     "  "  ,  Al    t-l 


DICESJ%E  'KIVA,  2s^ 

AI  tatto  fi  potrà  agglongerc  nella  (iniftra  mano  ve  Te  il  petto  vn* ArmclHno  ,  cSr 
rn  Riccio ,  per  denotare  le  feconde  qualità  diuerfe  del  tatco,l'arpeio,  ^il  mor- 
bido ;  qucfto  al  tatto  è  ruuido ,  &  pungente ,  per  il  cpntraiio  la  pelle  di  quello  s 
di  lifcio,  marbido,(5i:  delicato  tafto , 

SENSO, 

GIOVANE,  ignudo,  &  gralfo  ,  ftando  in  va  Rufeello  d'acqua  à  me?z« 
gamba. &  nelle  riue  vi  fieno  varie  piante  ,  da  "vna  delle  quali  elio  con  U 
de/Ira  mano  colga  il  frutto,  &  con  la  finiftra  tenga  'vn  ma:(:^o  di  fiori . 

Il  fenfo  fi  d'pinge  ignud(»,perche  fa  gl'hoomini  andar  nudi  de'  beni  dell'ani» 
ma ,  &  del  corpo ,  mentre  ftanno  intenti  al  prefente  piacere  ,  non  fi  prpucden- 
«Jo ,  ne  fi  preqed;  ndo  per  le  future  calamiti , 

La  gralìè:^:^a,  è  indicio  d'anima  fenfitiua,  di  penfieri  badi ,  &  di  poca  fpecu- 
latione  neUe  cofe  d  fficili,  la  quale  principalmente  macera  il  corpo,&  indcb9Ìi«; 
(ce le  membra,come  confermano i  Fifiognomici, 

Scà  Co*  piedi  ncll'scqua  corrente,  per  dimofir^re.  che  i  piaceri  de!  Cen(o,ior\o 
%n  continuo  moto  &:  corrono,  &  menano  via  l'età  fcnza  profitto ,  &  fenza  me» 
xito..  Et  è  diiHcile  U  !'cftene^fi,came  pericolo/o  il  camjnar  pereffi , 

Si  piglia  alcune  volte  l'acqui  per  i  pecC5ti,&^  rhiJomc,che  vi  ft-ì  per  lo  pec- 
catore, fecondo  il  detto  di  Dauid  :  Jntyamfmt aqud^  vfyiad  aniniam  tr.eam ,  Et 
in  quefto  propofito  fi  moftra,  chefegUitandol'huomola  vita  del  icnlo,  ftàiru* 
^ran  perìcolo  di  non  fommergcrfi  per  mezzo  d'edo,  moitaìmentc  calcando. 

{  fioiiA  i  frutti,  notano  più  particolarmente  quattro  effetti  drl  fenfo,  cioè  il 
vedere,  il  gufto,  l'odorato,  &  il  tatto,  i  quali  d  oprano  ne'  fiori ,  fi<.^  ne'  flutti  » 
(coprendo  l'altro  dellWdito  nel  mormorio,  che  facilmente  fi  può  venire  in  co- 
gnitione,che  faccia  l'acqua  corrente  , 

Smfty  come  fi  pojhno  rapprefentare  in  vna  figura  fola , 

Glouane,  veitito  di  vari)  colori,hauerà  in  capo  vna  ghirlanda  di  diuerfi  Eo- 
riySc  frutti,  con  vn  pennacchio,  il  quale  moftri  d'elTer  mofib  dal  'vento; 
nella  finiftra  mano  hauerà  'vn*  Cetera,  o  1  ibia,  ouero  Fiftula,6^  la  delira  tcr« 
tà  nel  guanto . 

Giouane  fi  dipinge ,  per  dimoftrarc  con  quell'eri  la  volub'K:^^a  de  i  fenfi  • 

Li  varij  colori  del  veftimento, dinotano  il  fcnfo  del  vedere, di  cui  infitmccoa 
la  luce  fono  obietto  ;  cofi  i  fiori  l'odorato  ,  &c  i  frutti  il  gufto  dimoftrano  ;  (S<;,^ 
riftromento  da  fonare  fignifica  quello  dell'vdito.riferendo  Pierio  Valeria  no  nel 
7.  lib.  de  fuoi  Hieroglifici.gh  Egitti]  hauer  con  alcuni  de  detti  illcomenti  ù^^ni^ 
ficato  il  fcn(o  dsii''uecchio  « 

Il  tatto  fi  dimoftra  col  guanto ,  il  cui  vfi)  è  di  difendere  la  mano  dal  freddo, 
da  Sole,  &  fomiglianti  cofe,che  a!  fcnfo  del  tatto  fanno  alteralioue . 

Gli  fi  pone  il  pennacchio  in  capo,  perche  i  fenfi  facilmente  fi  mutano,  come 
fi  muoue  il  pennacchio  a  picciol  vento. 

SENSI. 

PE  R  rapprefentarc  i  cinque  fcntimcnti  del  corpo  in  vna  fola  figura  .  Ci  di- 
pinge "Vn  giouane  veftito  di  bianco,  che  in  capo  habbia  '\n  ragnateIo,<S(: 
che  gli  fieno  apprelTo  vna  Scimia,  vn'Auoltoio,  vn  Cign  .ile,  ìk  vn  Lupo  certue- 

P     I         rojcia- 


^3^ 


ICONOLOGIf^ 

S     E     R     V     1     T     V. 


ro  j  C'afcuno  di  qnefti  animali  fi  ere Je  ,  che  habbia  vn  fenfo  più  acuto  j  6^  più 
eiciuifitOiChe  non  ha  rtiuomo,'  peiòli  dicono  <]UtllJ  'Vciii . 

Nos  aper  audicu  ,  lini  vHu  ^Simiaguflu, 

Vukur  odorata,  fuperac  Aranea  ta^tu  . 

S     E     R     V     I     T     V. 

VN  A   Giouanefcapighata,  vefì:icad'habicocortr,crpcdlto,di  color  bian- 
co, che  tenghi  in  fpalia  vn  giogo,ouero  vn  ^xoi^o^éC  pefante  iallo:  Ha-  ' 
«eia  i  pied;  nudi  alatìA  cam'ni  pec  luogo  di(aftio(ò,&  pieno  di  /pine.ellendolc 
à  canto  vna  Gru*",  che  tenghi  vn  Allò  con  vn  p'ede , 

Le  fi  potrà  anco  mettere  in  capo  vna  candela  accefa  ,  con  vn  motto  , che  di- 
chi  Joferuo  altrui ,  e  mejìejfo  confumo . 

Seru'C'jnnn  èal  ro  (lì  come  li  caua  dal  primo  libro  dtirinftituta  ciuìle,  nel 
tìtolo  de  iure  perfonaium  )  che  "vn  ft«to  della  legge  degl'huoraini ,  col  qualo 
viene  auakh'vno  à  ciTer  rottopofto  all'altrui  dominio  noe  per  natura  '. 

*  Gioaanc 


Giouane  fi  dipinge  la  feruitìi,  percioche  refifte  a  gl'incommodi,»  i  diG.ggi,& 
allefatichc_  . 

L'ellèr  fcapigliata,  dimoflrra,  che  eflendo  chi  ftà  in  (erultd  obllgato  alli  fetui-i 
tij  del  Padrone  ,  non  può  attendere  alli  fùoi  ;  come  ben  dimoftra  Ariftotele  nei 
primo  !ib.  della  Politica, dicendojchc  il  feruo  fia  Klcomento  actiuo  animato  co» 
ragione  tutto  d'altri,&:  nulla  di  sé  ftelfo. 

Il  color  bianco  del  veftl  mento,  denota  b  candida  ^  pura  fedeki,  la  quale-, 
continuamente  dcue  regnare  nei  fcruo,  cr  me  dice  San  M«tteo  xxv, 
Bugeferuebonei&'fdelistquia  inpaucafuMifidelist  &c. 

Il  giogo  in  Ipaila  anticamente  tra  polK^  pc  fmiboio  della  feruitù,  come  nar- 
ra Pierio  Valeriane  nel  lib. 47,  drfuoi  Hieroglifici, come  anco  fa  mentioncSc- 
aeca  ia  Hercole  Furente,  duue  div:e, 

Qaotiftefamulus  tradiditRefjfS  neci 
Cur  ergo  Regi  leruit,  dC  p^ticur  iugam  I 
Et  Plauto  in  Milite  . 

Nam  homini  feruo  fuos 
Domitos  oportet  haberc  oculos,  S^  manus , 
Et  come  habbijmo  detto,  in  cambio  del  giogo  fi  potiirapprcfentare,  cht- 
tenghi  vn  graue  fallo;  percioche  veramente ,  è  duro ,  6^'  graue,  il  foppottarf  il 
pefb  della  ferU!tù,come  dice  Seneca  in  Troade . 

Durum,  ini'ifum,  graue  efl  Aruiriviroferre. 
L'habito  corto,&  i  piedi  nudi,  &  alati,  fign  ficano,  che  conuiene  alla  fcruitii 
la  prontezza ,&  velocitai . 

Il  caminar  con  li  piedi  fopra  le  fpine,  dinota  gl'incommodi ,  6c^  difficult^, 
che  pati/ce  di  continuo  chi  m  feruicu  fi  troua_< .  Onde  Dante  nel  V.  dtl  Pur- 
gatorio, condic€_. 

Tu  prouerai  fi  come  sa  di  falt-^ 
Lo  pane  altrui,  &  quanto  è  duro  calle 
Lo  Icendere.e'l  falire  per  l'altrui  itale.... 
La  Grne  con  il  fàlfo  nel  piede,come  dicemmo,fignifica  la  vigìlanra,rhe  i  fcr- 
Ultori  debbano  hauere  per  feruigio  de  i  lor  Padroni, come  il  Signor  Noflro  Gie- 
tó  Chrifto.  Beat!  f:'rai  i]li,quos  cum  venerit  dominus  inuenerit  vigilantes. 
SERVI  TV     PER     FORZA. 

DONNA  con  il  capo  rafo,m3gra,fca!:^a,e  mal  veiUra^che  habbia  fe^nato  il 
vif  V  da  qualche  carattere.c  che  fia  l^-gatacon  catenf",e  ferri  alli  piedi. 
La  fecuit>>,di  cui  parliamo  vien  detta  ileruando  ,  percioche  eilendo  alcuni 
prefi  alia  guerra  ,  non  s'ammazzauano,  ma  fi  (eru?.uano ,  5^  fi  fac^'Uano  fer- 
■«!,  i  quali  fi  chiamauano  per  for:?^a  . 

Si  dipinge  con  il  capo  rafo,  percioche  appreifo  i  Greci  ,  5C  latùiì  C-come  tì- 
feriicQÌ'icno  Valedano  hb.  32.  ne'fuoi  Hlecoglifici;  era  manifcfto  legno  dì 
Seiuitù  . 

L'elfcr  magra,  fcfll:^a,&  mal  -veflita,  dimoftra  in  queita  rpecle  dì  feruiti>  la.^ 
pouert^  del  vitto,grincommodi,e  non  hauetc  co(a  alcuna ,  che  la  follieui",  ^i- 
|>aij,(k  chccuopra  le  fuemifcrie,  -   v_i. 

P     4        U 


i5i  ICONOLOGl<iA 

Il  vifò  regnato  nella  guifa^che  dicemmo,  è  chiariflìmo  fegno  di  pnuatlotKL» 
della  libertà ,  come  chiaramente  hoggidì  anco  fi  vede . 

Le  catene ,  &  gli  ferii  denotano  i  duri  legami  ^  che  di  continuo  tengono  ep. 
f  refla  l'infelice  vita  dello  fchiauo . 

Seruità . 

Dònna  fcapigliata,  fcalza,  magra,  &C^  legata  con  catene ,  manette ,  &  ferii 
a' piedi, 
Scapigliata  fi  dipinge  la  feruìiù  j  perche  edendo  il  filo  pehficro  occupato  iru 
fciotfi  du'  faftidij  importantiiliml  delle  catene  ,  non  attende  a  grornamenli  : 
Moftra  àncora,  e  he  i  pcnfieri  fcruili  (òno  badi,  'vili,  &  terrenii 

E  fcalza,  perche  non  hi  cofa  alcuna  ,chefolleuiieruc/peranzé,  che  riparli 
fuoi  intoppi  ,&  che  ricuopra  le  fue  brutre:^^e. 

E  magia ,  per  la  pouertà  del  'Vitto  ,  che  leguita  principalmente  gli  huomint 
diferuitu. 

Le  legacele  di  catene,  6^  di  ferri ,  fono  indicio  di  ammllUonc  di  libertà  ,  & 
dVn  poilèlfo  certo  di  pene,  &c  di  dolori, 

.     SETE     DI     G  I  V  S  T  i  T  I  Ài 
Vedi  la  quarta  Beatitudine . 

SFACCIATAGGINE. 

DONNA  cori  occhi  hcne  aperti,  &l  fronte  grahde,&  palpebre  fanguino- 
fé, farà  lafciuamence  veftita.&  al:^andofi  i  panni  con  ambe  le  manijfcuo- 
pra  le  gambe ,  5<^__^  le  cofcie  ighude,  apprcifo  ^ì  farà  Vnà  Scimia,  che  mortri  le 
parti  dishoneftc-^. 

La  sfacciataggine ,  è  "vn'effctto  vituperabile  oppofto  alla  vergogna  ,  che  per 
mal' operatione  apporta  biafimo , 

Ha  gli  occhi  con  fegni  fopradetti,perchehotaEO  sfacciataggine,  come  dic't-. 
Ariftotile  neld.  cap.  della  Fifonom'ia  . 

Et  Jafciuamente  fi  veftc^per  lo  dcfidcrio  d'impiegare  Tapere  fue  in  danno,  8c 
vituperio  dell'honor  proprio . 

Parimente  fcuopre  le  celate  parti  del  corpo ,  perche  lo  sfacciato  non  pit:^3L» 
rhonore  poflo  m  quel  modo,  che  lo  mantengono  gl'altri  huomint. 

La  Scimia  fignifica  sfacciataggine,  perche  quelle  parti ,  che  fi  dcuono  teneri 
celate,  ella  per  naturale  inftinto,fcuopre,&  manifefta  fen^^a  alcuna  auuertenza, 
come  dimoftra  Pierio  Valeriano  lib.  6. 

SFORZO     CON     INGANNO. 

VN  Giouane  robufto,  armato  da  guerriero  ,  nel  deliro  braccio  tenga  au- 
uolta  'vna  p^lle  di  Leone,&  nella  fìniftra  mano  vna  di  Volpe  ,  in  atto  di 
elTèr  pronto  a  tutti  ibifogni  per  offendere  il  nimico  con  la  for^a  fignifìcataper 
il  Leone  ;  5c  con  la  fraudc,  ouero  inganno  dimoftraco  nella  Volpe . 


D 


SICVREZZA,  E  TRANQVILLITA 

T<lella  Medaglia  di  Gordiano . 
O  N  N  A  in  piedi  appoggiata  ad  vna  colcnna,6C^  licnc  Con  mano  vu'ha* 
fta,  ouero  vn  Scectro,6c  auanci  ^n'Alurc . 

PolTum© 


DI  CESARE  %IFA.  233 

PofSartio  Intendere ,  che  colui,che  (tà  bene  con  Dio ,  al  <:^^t  i\  conuitnt  il 
facrificio,  pub  ficuraroente  ripofare . 

S  I  C  V  R  T  A,     O     SICUREZZA. 

DONNA,  che  fi  appoggia  ad  vn'hafta  con  la  deftra  mano ,  &  con  la^ni- 
ilra  ad  vna  colonna,  cefi  fi  vede  In  vna  Medaglia  di  Macrino . 
£  ficurtà  fi  dice,  quella  ferme:;^za,  che  fente  i'huomo  nello  flato  fÌK),  come-, 
in  ogn'altra  cofa,  ren:^a  pericolo  d'tflèr  rimofio  ;  Però  fi  fa  appoggiata  alla  ce  - 
lonna,  che  dimoftra  feunut^^^a,  &  all'hada  9  che  difnoftra  imperio  ,  &:  maggio- 
ran:^a,  dalla  cjualc  è  pericolo  cafi^are  a  terra,  come  è  virtù  faperuifi  conferuart^ 
con  honore ,  Gii  fi  potei  anco  far  che  tenghi  in  capo  vna  ghirlanda  di  felce  9 
dimoflrandopet  eiralaficurczia  ,  per  tenere  lei  i  ferpi  lontani,  animai!  (opra-, 
ogni  altra  forte  molto  pcricolofi,  e  nociui,  &  quefta  eilère  la  potiffima  cagione, 
che  i  contadini  'vfailcro  d'empirne  ilor  letti,  fi  come  hanno  dettogli  elpofitorì 
tli  Teocrito, 

Sicurtà . 

DOnna ,  che  in  cspo  tiene  vna  ghirlanda  d'oliuo  ,  fta  a  /edere dormendo, 
con  la  dtAra  tiene  vn'hafta.neila  finiftra  mano  pofa  /a  guancia,e  la  teft», 
lenendo  il  gomito  del  braccio  della  medefimamanofopra  vna  colonna. 

Sicurtà . 

STà  nella  Medaglia  d'Occiie  vna  d©nna,che  nella  delira  mano  tiene  la  coro- 
nai  3c  nella lìnillta  vn'haltajcon  lettere,  Securitas  V.  J^ 

Sicurtà. 

NE!  la  Medaglia  d'Opilio  Macrino  fi  dipinge  "vna  donna,  laqiiale  con  la.» 
finiftra  mano  s'appoggi  1  ad  vna  ma-:^^a,  e  con  l'altra  fopra^'v-na  colon- 
tiaj  con  icttere,  Securitas  temporum-, 

S  I  L  E  N  T  I  O     A  P  P  V  L  B  I  O. 

HVOMO  lenza  facciajCon  vn  cappelletto  in  tefta,  ignudo,  con  vnapelle  di 
Lupo  a  trauerlo,  e  tutto  il  corpo  fuo  farà  pieno  d'occhi ,  e  d'orecchi. 

■Qaefto  huomofenza  faccia,  dimo(lra,checon  tutto  il  vifofi  parla,  &  preda' 
^inerite  con  la  lingua,  tacitamente  con  gli  occhi,  con  la  fonte,  5:  con  le  ciglia-  j 
tC^  però  per  dar  ad  intendere  il  filentio  Apuleio  formò  quella  imagine . 

'li  cappello  fopra  alla  teda  ^lignifica  la  libertà)  che  I'huomo  ha  di  parlare,  & 
di  tacere,  ma  fopra  dVna  teda  fen^a  lingUii  dimoflraelTer  meglio  il  tacere,  che 
il  parlare,  quando  non  fia  necellario,  perche  gli  occhi ,  e  gli  orecchi  per  la  rellc, 
auuertifcono, che  molto  fi  deuc  vedere,  &  vdire,  ma  parlar  poco,  come  accen- 
na la  pelle  del  Lupo,  perche  il  Lupo,  fé 'vede  alcuno  auanti,che  fia  veduto  da-» 
lui,  gli  fa  perdere  fubbito  la  parola,  in  modo  che  con  gran  sforzo  quello,  che  è 
veduto ,  a  pena  può  mandar  fuori  vn  deboliffimo  fuono,  e  tacendo,  a  gran  palli 
quello  animale  fé  ne  faggc  con  Ja  preda  rapida-^ .  Però  giudicorno  gl'antichi  j 
che  fi  douelfe  adoperare  per  m  emoria  del  filentio . 

Sìle/ttio. 

DOnna,  con  "Vna  benda  legata  a  trauerfo  del'vifojchc  le  ricuopra  la^ 
bocca , 
t  lenccn;^a  di  Macrobio,  che  la  figura  di  Angerona  con  la  bocca  legata ,  6^ 

fiig- 


z^^  ICONOLOGIA 

fu^gellata  ìnftgnijche  chi  sa  patire,&  tacere,  diiTimulandogli  atfanni ,  li  vince 
al  fine  faciimence,  &  ne  gode  poi  vita  liet  ■,&  piiccuole, 

Silentìo , 
X/  N  Gioiianetto  ,  che  fi  tenga  il  dito  ndicc  alla  bocca  in  atto  di  far  cea- 
V        no>  che  fi  taccia,  ò^  che  nella  finiftra  mano  tenghi  -yn  perfico  con  le 
foglie^ . 

Fu  il  Perfico  dedicato  ad  A  rpocrate  Dio  del  (ilentio  ,  perche  ha  le  foglie  fi - 
miii  alla  lingua  humana  ,  &  il  frutto  ralTomiglia  al  cu  -  re,  'volfero  forfè  fignifi- 
care ,  che  il  tacere  a  iuoi  tempi  è  virtù  ,  però  Thuomo  prudente  non  dee  cofu- 
mare  i!  tempo  in  molte  parole  vane,&:  fenza  frutto,ma  tacendo  ha  da  confidc* 
rare  le  cofe  prima,  che  ne  parli . 

•Si  fa  giouane  ,  pecche  ne  i  giouani  principal unente  il  filentio  è  fegno  di  mo- 
dedia,  é^  effetto  -^irtuofoj  Seguitando  i'vfo  de  gli  Antichi,  che  dipjngeuano 
Arpocrate  giouane  con  Tali,  e  col  vifo  di  color  nero,  perciochc  il  filencio,è  ami- 
co della  notte,come  dicono  i  Poeti.  Ne  mi  pare  di  douer  tralalciatc  i  verfi  del» 
l'Ariofto,  che  del  f.Icnt^o  dicono  cofi  . 

Il  fìlentio  va  intorno",  e  fa  la  fcorta.   - 

Hi  !e  fcarpe  di  feltro,  e'I  mantel  bruno. 
Et  a  quanti  n'incontra  di  lontano. 

Che  non  debban  venir  cenna  ccn  mano . 
Silentio. 
V  O  Ni  O   vecchio,  '1  quale  fi  tenga  vn  dito  alle  labbra  della  bocca ,  8^ 


H 


npprell''»  vi  (ara  vn'Oca  con  vn  fallo  in  bocca. 


Perche  l'et^r  fenile  perfuade  facilmente  il  fifentio  ,  come  quella  che  confida.» 
più  ne'  meriti,e  nella  fama  acquiftata,  che  nelle  parole,  fi  fa  il  filentio  da  alcuni 
di  quella  età  . 

L'Oca,  è  molta  dedita  al  continuo  fliidere  ,  5c  cingottire  con  molta  garruli- 
tà, &r  (ew"!^  ^onfon.n^a,  b  armonia  alcuna  ;  però  tenendo  il  (àil'o  in  bocca, 
c'in^et'na  ,  che  non  ci  tiouando  noi  atti  à  poter  parlale  in  modo,  che  nepcilia- 
mo  acquiftare  lode ,  d(;bbiimo  tacere  più  tofto  ;  accioche  fé  non  fi  cre/ce ,  al- 
ineuo  non  fi  fminuilca  l'opinione  del  nollro  lapere  ;  eflfendo  che  il  filentio  ag- 
guaglia pii  i  più  -gnoranti ,  ì  più  dotti ,  ik  peiò  diceua  vn  fauio ,  che  l'huomo 
s'afiomigliaua  alle  pentole , le  quali  non  fi  conofcano  fé  fiano  fané ,  b  rotte  ,  fé 
»on  fi  fanno  fi m^re.  Et  Socrate  douendo  dar  giudicio  di  vno  nucuo  Scolare  del- 
la fua  ((:u.;l:i,dille  di  -^/oleclo  fentire,per  poterlo  vedere  .  jScriue  Ammiano del- 
rOche,che  partendofi  per  lo  troppo  calore  del  Sole  dall'Oriente  ,  all'Occiden- 
te, <5c  elfendo  loro  neceilìri^  pallate  per  Io  monte  Tauro,  oue  è  grand'abbon- 
danra  d'Aqu  le  ,  timide  della  forza  loro,  per  non  manifeftarfi  con  !oftr«pito 
natutalc  della  bocca,  prendoao  con  cfia  vn  fairo,&  Io  foftentano  fino  che  fi  cfce 
fuora  del  pericolo. 

Silentìo . 

FAnciuUa.come  fi  è  dètCo,coI  dito  alla  br)cCA>cón  Pali  alle  fpille  di  color  ne- 
ro ;  (là  fedendo  ,  &  mollrando  di  non  poterfi  regf^ere  in  piedi ,  p:-r  difetto 
cJella  debolezza  delle gambej  ti«ne  in  mario  vn  comodi  diuitÌ3>&.d'incorno  al- 
cuni 


DI  CES<iARE  %IPJ.  fjj 

cunì  vafì  p'cni  di  Icaticcliie,  iSi  d'altri  legum  i,  eoa  le  perfidie  »  che  fono  le  pri» 
li;itie,  che  ai  lìlcncio  pcc  religione  lì  otrcijuano . 

Gli  fi  fati  ancota  appieilo  vn  CocodciUo,  il  quale  non  hauendo  lingu»  da  fa- 
reaicuna  lotte  di  ihcpicoj  a  tiigione  fi  potrà  dire  hieioglilìro  del  lilciitio. 
S     I     M     F     L     I     C     1     T      A. 

GIOVANRTTA,  'Vedila  di  bianco,la  quale  tenga  in  n^ano  vna  Co- 
lombi bianca, &  -^-n  Fagiano . 
G:ou  inetta  1)  dpinge  ,  pei  la  piopoitione  dell'età ,  la  quale  nel  principio  del 
faperetè  fimile  ad  "^^na  carta  bianca,  oue  non  fia  fcr'tto  ,  non  eilendo  altro  la-» 

ÉmplicitJ  5  che  vn*ignoran:5[_a  ilcuTabile  del  bene ,  6c del  male  ftn^a  cattiua_* 

intention«_ .   Et  fi  prende  in  quefto  luogo  in  buona  parte  per  colorojche  noa^ 
hanno  applicato  Tanimo  a'  vici  j,ie  bene  ancora  fi  domandano  femplici  gli  huo» 
.  inini  di  poco  pàitito. 

Vcrtvfi  di  bianco,  per  eircrc  quefto  colore  remplic"flìrao,ouero  fcn^^acom* 
pofition^  . 

E  la  colomba  ancora  fi  pone  per  elle  da  Chrifto  Sign.  Noftro  data  per  inditi© 
della  vera,  &  Icdeuole  femplicirj^con  la  quale  fi  a;  r  uà  al  Cielo  .  Et  per  quefto 
egli  medthmochiamaua  i  fanciulli,  dicendo  .  Sinite  paruulos  venire  ad  me . 

£tin  propofiio  di  fimplicitàbiafimeuole  fi  d-pingc  il  Fagiano,  il  quale  cred« 
non  cller  veduto  da  a!tuii,  quando  elio  ha  nafcoftaia  tefta,  e  che  non  pub  vede- 
re, come  raccontino  moki.   Et  Outdio  nel  6.  delle  Metam. 
S  I  M  V  L  A   1    1   O  N  E. 

DONNA  con  vna  malcara  fopra  al  vlfo^  in  modo  che  moftrl  due  faccic, 
farà  veftita  di  cang'ante,nclla  deftra  mano  terri  vna  pica  ,  nella  finiftra 
vn  pomo  granato.  &  alli  piedi  vi  fmà  vna  Monna,ò  Scimia,  che  dir  vogliamo. 

Simulatione ,  è  il  nalcondcre  con  doppie:;^^a  di  parole,  e  di  cenni  TaniraOjjSc 
il  Cuor  propio,però  tiene  la  mafcara  fopra  il  volto  ricoprendo  il  vero  per  far  ve- 
dere il  falfb;il  che  fi  mcftra  ancora  per  lo  colore  cangiante  della  "vefte. 

Tiene  con  la  deftra  mano  la  pica  ,  elFendo  che  detto  vccello  fignifica  fimula* 
tionc,  percibche  ha  vna  parte  della  penna  bianca,e  Taltra  nera  . 

11  pomo  granato ,  che  tiene  con  la  finiftra ,  Pierio  Valeriane  lib.  cinquanta» 
quatrefimo,  narra  che  la  maggior  parte  dcgi'huomini  più  deli*apparen^a,chc-* 
dell'edenza  è  ftudiolà;  e  perche  la  melagranata  fopra  tutù  gl'altri  pomi  il  com- 
pratore folennemente  fchernirce,&  al  faggio  non  corrifponde, allettando  colo- 
ro,chc  la  guardano  con  porporino,roIIegiante,e  gradito  colorc>ma  fcorrendo  i! 
P'ù  delle  volte  a  quelli, che  Papprono  la  muft:.,il  pu:^zo^  e,c  la  marcia,qu!ndi  au- 
uienc  che  molti  degl'antichi  Icrillero  la  fìmulata  bonti.  per  cotal  pomo  fignifi- 
carfi. Laonde  quello  (colaftico  maeftro  della  più  (euera  ducti  ina  hebbe  a  dire ,  il 
luperbo  <  Acre  a  guifa  della  melagrana»  dentro  puizolente,  &  di  fuori  ornata  di 
inatauigliofa  belle^:^a . 

Quefta  torte  d 'hwomini  da  Horatio  è  notata  con  quelli  verfi  tradotti  di  isé? 
tino  in  volgare . 

Chi  del  nome  di  buon  fi  rende  degno  ? 
Chi  de  Padri  i  decreti  almi^  e  gradili 


X3é  ICO  NO  LO  G  I^ 

Oderua  ,  e  ftà  Jcla  ragione  al  iegno? 
Per  fenten^^a  di  cui  moke  >  e  gran  liti 
Si  troncano ,  e  la  cui  promcila  b  fede 
Difende  i  piati  con  honefte  liti  ; 
Ma  che  ?  fé  dentro  poi  ciafcuno  il  vede 
Diforme,  e  rio  di  fuor  vcftito  tutto , 
Di  bella  vefte  dalle  fpaile  al  piede , 
Luciano  agguaglia  quefti  tali  ad'alcuni  libri  di  tragedie  con  coperta,&  orna* 
mento  d'oro,e  di  porpora ,  che  con  vna  vaga  legatura,  fanno  di  fuota  beilillìma 
vifta,ma  dentro  non  contengono  altro,  che  inceftì,  ftupri,  furori,  paricidi ,  tra- 
uagli,pianti,  rouine  di  famigliejdi  Città,  Se  ogni  forte  di  atrociUìme  ,&  beftia» 
liffime  fccleratezze . 

Le  fi  mette  a  canto  la  monna,  percioche  grEgittij,pcr  dimoftrare  vna  perfo- 
ra dillimulatrice  de  i  fuoi  difetti,  &  ricoprirrice  delle  propie  lordure  ,  f  rende» 
«ano  la  Monna,  che  pifcia,per  elfer  quella  cefi  fchif^i,  '"ic  vergognofa  di  natura, 
che  vot3ta,ch'  ella  ha  la  vcfcica  nella  maniera,chc  v/à  il  gatto  di  fare  dell'  altre-, 
fcccie ,  fcauando  in  terra  nafconde  tal  fuperfluità  ,  o  fopra  gittandoui  ^uai  fi^ 
altra  cofa  la  ricuopre  tutta  » 

SCIAGVRATAGGINE, 
N  A  donna  bruttillìma,  mai  veftita,  Ik  fcflpigiiala,e  che  i  capelli  fieno  dj- 
fordinata mente  Ipirfi  ,  terri  in  braccio  vna  Scimia ,  h  Berta  che  dir  n/o* 
gliamo. 

Brutta ,  e  mal  'veftita  fi  rappa-efènta  la  Sciagurataggine,  percioche  non  ci  è 
più  brutta,  6^  abora ineuolc cofa  ,  quanto  vn'huomo ,  che  non  opera  virtuo.- 
fìmente,&  con  quella  cagione  datali  dalla  na£ura.,che  lofà  differente  dagrani- 
Mali  irrationali,  i-capelli  nella  guifajchedicemmojfijiioipenficri  volti  al  malo 
eperart> . 

Tiene  in  buaccio  (a  Scimta^  percioche  è  cofà  volgatl/llma ,  5:  dal  teftimonio 
degli  fcrittori  di  tute*  l'età  appr^auata,  che  per  la  Scimia ,  h  Berta  s'intenda  'Vn* 
buomo  da  gli  altri  fpre:(i^ati(nmo,&  tenuto  per  vn  manigoldoj&  fciagurato;  ii 
come  lo  moflrò  Demoftene  nell'Orationc,che  fece  per  1  cfifonte,diccndo,che 
Efchineera  vna  Bertuccia  tragica,  mentteei  s'andaua  in  certo  modo  con  )?ra* 
uità  di  parole  mafcherando,e(fendo  egli  tuttauia  vra  gran  pe-^zo  di  trillojC  Dio- 
ne hilliorico,  Io,  dice,  non  fb  de  i  miei  maldicenti  pili  (lima,  che  fi  faccia,  come 
fi  fuol  dire  ,  delle  berte.  Trouareteancora  appreflo  Cicerone  nel  e  Epiftole,  fa 
berta  non  edere  pofta  fé  non  per  huomo  da  niente.^ .  Ne  fcioccamente  è  chia» 
roaradaPUuco  la  berta  bora  cofa  da  nulla,  bora  fciagi.ritiflìma ,  come  fa  nella 
Cornrnedii  del  Milite  ,  8c  del  Seudolo ,  ^  in  quella  del  H  udente  la  mette  per  il 
rufEinOjche  dietro  a  fogni  ii  vi  lambccando.Conciofiacofajche  no#i  fi  tiuoui 
generatione  di  pe.fone  pai  (cclerata,e  più  perduta  de  ruiH  j  ellendo  elii  fi  come 
egli  afterina,  in  difgratia,(&  odio  a  DiO,(5c  agl'hucmini. 


V 


SIGNORIA. 

Vedi  Imperio.' 


SIN. 


DICESA%E  %IPA. 


»5T 


e     T    N    r     F     R 


O  N  N^  A  vcftlra  d'iirojche  con  k  deffra  arano  tenoni  vna  Colomba  bia- 
«a,6^tónkfinilìra  porghi  in  atcogracìoro,iSC^  bello  vn  cuore  , 
E'  la  iinrcriripura,c\:  en^a  fìnra  appsrer'^ajS^  aiciiidoalcunojperò  fi  rap» 
pjc  ent.-,chc  iCPghi  la  bianca  Colomb35&  il  veftimentod  ero. 

\\  porgere  il  cuore, denora  l'integriti  Tua ,  perche  non  hauendo  l'huomo  (wi" 
cero  'vitio  alcmio  di  vo-Iontà  >  non  ctli  l'intriiiftco  dtl  cuor  luo  »  ma  io  fa  palelè 
su  ogn'vno- 

\^  Na  belliflìma  j»'oiTanetta  con  capelli  biondi  com'oio,fparfl  giù  per  le  fpal 
_  le,fen:^'artificio  alcunojfarà  \  clhca  d'vn  fottilisfimo  ,  ^  candido  "vek), 
^v,.  cht  con  la  def^ra  mano  moftu  a'haiieifi  fcoperto  W  petto  ^  meltrando  am- 
be le  mammelle, 6*:.^  cen  la  finiilra  unghi  \n  Caduceo,  in  cima  del  qnalc^  fi» 
Uiu  cclumbsLbianca,, 


$a 


MjS'  ICONOLOGIA 

N     O     B     [<.     l     E     T    A. 

DONNA  v*flita  femp'icementejchecon  la  deftram^no  tenglii  vnacfila 
uejlafinillra  f^pra  il  petto,  Scfotco  alli  piedi  vn  pcfce ,  &:  da 'Vn  lito  di 
detta  figura  vi  ila  vna  r.>iitana,dallaquale  fcatarifca  acqua  chiara. 
SOCCORSO. 

HV  O  M  O  arm3to,che  nella  dedra  mano  porti  vna  fpada  ignuda;  &  nella 
finiitra  vn  ramo  di  Quercia  col  Luo  fracco. 
Il  Soccoufo  ha  due  parti  priacrp^li,rvna  ainra,  &  foccorre  altrui  con  vettoua*^ 
glia,per  fcacciare  il  pericolo  della  Fame  ,  con  l'altra  rcfille  alia  foit^a  de  gl'inimi-  ' 
ci.  perfalutediqueilojche  ^\  (occorre;  però  fi  dipinge  axmaco  per  aiufareidcbr,^ 
Ii,&  bifogno(i,controall3  potenc^a  de  gl'inimici,  &  co  ramo  à\  quercia  carco  di 
ghiande ,  per  aiii-*re  ncllt  nccefììtà  della  fame ,  hau«ndo  anticamente  foccorfò 
à  sé  ftcflì  gli  huomini  in  tem  patii  necellicà  per  mezzo  di  quello  frutto,  che  è  de 
dicato  à  Gioae;il  qual  gioua,&  foccorre  tatto  il  mondo,  ciTendo  Gioue  Taf  ia  più 
puraj&T  purgata, onde  noirefpiiiamo,e  viuiamo. 

SOLITVDINE. 

DONNA  veftita  di  biancojCon  'vn  Pairaro  folitario  m  cima4fl  capojter- 
ràfotto il  braccio  dcft:ro'VnLepre,&  neIJa  fin i lira 'vn  libro,  ftjindo  iru 
luogo  rcmGto,&  folitario^&f"  pcr^  diccfi,  che  la  iolitudine  è  habicatione  de  g'>'#» 
huomini  in  luogo  ruftico>&  remoto.lungi  dalle  conuerfationi  del  volgo  ,  S^.dji 
publicì,&  piiuati  maneggi  della  Pacria,cflercitando religione, dottrine,, òquav 
che  virtuofa  attiene; &  il  Petrarca  nel  Sonetto  2?. 
Solo  €  penjofd  i  più  deferti  campi 
Vò  mifHrandoA  pajjì  tardile  lenti. 
Il  color  bianco  del  vefttmentOjfignificarintencionc  di  colai  ^  che  habita  neUt 
(òl'tudinejcheedi  mantenerfi  candido,  depuro  da  ogni  force  di  macchia ^ eh «^ 
porta  imbrattare  l'anima,  6  da  negoti)  chela  colocifcono  ,  ò  da  gl'amori  monda- 
niiChe la  rendono  ^oicz;  onde  ii -Petrarca  nel  Sonetto  222,  fopci  di  ciò  coli  dice,. 
Cercati)  ho  fempre folitario,  vita. 
Lavine  il  fannOile  campagne^fi  ibofchì. 
Ver  fuggir  (^usff'v7gegmfordi,€  lofdH. 
Che  U  fìrada  iti  Cielo  hanno  fmarritn  . 
Il  Paflaro,come  dicétno,?  per  Tua  natura  vccello  folitario ,  come  dice  il  Silmoj^  r« 
Ta&usfumfuutpaJ]er  fatitari'fs  ìnteBo. 
€li  fi  mette  fo  to  il  br.iccio  deftro  il  Lepre. perdoche  volendo  gl'Es^itc'i, (co- 
me narra  Pierio  Valerianonel  iib.  15.)  lignificare  Thucmo  folitario, fi  di;.iiige- 
uono  vn  Lepore  nel  (un  couile.attefq, .he  que/lo  animale  Iti  !olo,  &:  rare  voltc^ 
fé  ne  irouai.o  nel  medcfimo  couile  due,  ò  quando  ftanno  vicino  »  ftanno  lenta- 
no  TvRO  dall'altro  per  (patio  d'vna  pe^^a  di  terra. 

Il  librojci  dimo(tra,che  i  1  fine  àell'hucmo  fo{itario,deue  eifcre  lo  fiudio  di  /a- 
^\tv\\XyS<.  ài  dotcrina,altrimentela  folitudi^  t  ccofadcgna  d*jnfamia;pe[òdiiTe 
Ariftocile  nel  primo  Iib.  della  Politica>che  l'huonjo  folitario  h  è  Angelo,©  bcfiia, 
per  Angelo  nueudendo  quel  ,  che  fatio  delle  cofc  mondane  fi  riuolta  alle  contc- 
pIationi,(f:  gode  in  se  ftclio,ncgrAngcIi,negi'iiUcnìini,ncUe piante,  &:  in  tuue 

le 


DICESJ%E  HIP  A.  Jff 

le  cofejrendcndo  le  Iodi,che  deiie  al  Tuo  Cieatorejper  beflia  dall'altri  blda,  q.iel 
che  viuc  in  folitudlnc  per  poltroneria,  perche  la  vira  fulitaria  à  chi  non»,  ha  doc- 
ttina,c  piena  d'infidicc  di  paura,come  diffe  Cicerone  nel  primo  hb.  de  ^nìijC  ì 
chi  non  hi  religione  è  biaftneuo!e,(?c  vitupcroià. 

S'OLLECITVDINE. 

DONNA  veftita  di  roiro,&  verde,nella  deftra  mano  tenga  vn  (limolo  >  o - 
uero  (perone  &  nella  (ìni'tca'vnafacelia  . 
Il  vcfti mento  rolT^  ,&:  verde ,  lignifica  la  fpetan^a  infìeme  col  dcfidcrlo  &  Ta- 
morCjOnde  fi  genera  la  follecitudinc  . 

11  fltmolo  fìgnifica  il  defidcrio  efficace  di  confegiiire ,  ò  di  finire  alcuna  cofa  j 
pcth  Teocrito  vfaua  ipelfo  di  nominare  la  foUecitudinc ,  amorofa  punta ,  ouero 
(limolo  d'amore. 

Per  la  facella,ancora  fi  dimoftra  il  defiderio,  &  la  follecicudine  ÌDtenta,chc  ar 
dcndo  nel  cuore  non  lafcia  viucrc  in  pace,fin  che  non  fi  è  venuto  à  buon  fine. 

Et  la  fiamma  hgnifica  la  follccitudincpcrche  con  caldc':^:^a>&  prefte!;^:?;a  Q  Vo 
pera  Tua,  coniumando  quel  che  bifogna  j  per  mantenere  ncireiìer  Tuo  il  proprio 
iplcndorc. 

SOLLECITyDiNE. 

DONNA  Giouane,  on  Tale  nelle  fp/ille,  &  à  piedi, hauerà  le  braccia  >  &  Ic 
gambe  ignude,&  hauerà  vna  crauerfina  rolla  con  vn'arco  tefb  nella  fini- 
ftra  mano ,  cauando  con  la  deftra  vna  faetta  dalla  faretra ,  6c  à  piedi  'vi  farà  "vn 
Gallo . 

L'ali  alle  rpallc,&  a  piedi,moftrano  'velocità,&  fol'ccltudine,  &  però  fi  dice  , 
alcun*hauere  mefferali, quando  è  fcliccito  nelle  lue  attioni,cofi  diffe  Vergilio  di 
Caco  ladrone  per fegui  ta  to  da  Her cole. 

Speculamq;  petit  ,fedihus  addidit  alas. 

Le  braccia  A' gambe  i^nud#!,{ìgnificano  deftiez:^a,&  fpedìtione  . 

11  color  rodò,  e  per  la  fomìglian^^a  del  fuoco ,  il  quale  lignifica  fbllccitudinr, 
per  lagid  detta  ragione. 

L*arco  telb,&  lo  iiralc  apparecchiato  per  facttare,  e  la  continua^  intcntioil* 
della mente,che  dri^:^a  i  periheri  ail'operajCome  à  Tuo  fine. 

Sì  dipinge  il  G^Jlo  come  animale  {olieciio ,  il  quale  all'hore  Tue  determinatCj 
fi  defta  cantando,perchc  non  lafcia  la  follccicudiie  finire  li  Ibnni  intìerijconfor- 
me  al  detto  di  Hoinero* 

SOLLECITVDINE. 

BELLA  Donna-  leuata  fopra  due  ali, con  vn  Gallo  folto  a*  piedi,  &  il  Sole 
che  fpunti  fuori  dall'onde  marine,  &  in  ambe  le  mani  otologie  da^  pol- 
ucre. 

Sì  dipinge  quefta  figura  bella ,  perche  la  follecitudinc  piglia  per  i  capelli  Toc» 
caCìoncySc  la  ritiene  con  tutto  il  bene,&  belìo,che  porta  feco. 

L'ali  fignificano  vflocità,&  il  Gallo  diligenza.  Et  per  mofirare,  chedeiieef- 
fere  perfeueranie  la  rollecitudiae.pcr  efière  commcndabile,fi  aggionge  l'horolo;; 
gij  >^  li  Sole,il  quale  ii«l  fuo  vcluce  corfo;è  durabile  A  permanente* 


S49 


ÌC  0  NO  LOG  l<iA 


SoUeùtuàìnt, 
Onn.i  zovs.  vn'Ornlopo  in  mano. 

L  Orologio  fj  pon6]:cT  A  tcmpo,iI  quale  e  tanto  velocfjche  propr'arrerr- 
tel  andar  fuo  fi  puoi  dire  volo,  &  ammomìcc  noi  altri  ,che  nelle  noftre  atfionr, 
fiamo  prerti,&  folIeciti,pcr  non  c{Icr,tardando,opprcffi  da  jui ,  &:prefi  nelle  ia- 
fi die,cnc Slitta  via  ci  ordi/ce, 

SOLSTITIO     ESTIVO, 


^■^.    ^.y  ■te. 
^  ^^i^    IP 


'  ^^^S^^^ 


VN  Giou^ne  d'eci  di  25.  aani ,  rutto  niido,ecc€tto  le  parti 'Vergognose, 
quali  faranno  coperte  con  vn  velo  di  colore  purpurino,'ITarà  detta  figura 
in  2tto  di  ritornare  indietro ,  hauendo  in  capo  vna  ghirlanda  di  Spighe  ài  granr»^" 
Hauerà  (opra  la  teda  à  vfo  d'vna  corona  ,  vn  circolo  turchino ,  largo  quanto 
farà  laficmra  nelle  fpaiie,nel  qual  circolo  fi  (colpiranno  noue  fteilc,  &  in  rBc:^'^o  j 
d'clfe  il  legno  de!  granchio,©  ver  Cancro.  Cx>n  !a  dcftra  mxtkC  terrà  vn  globo ,  ò  j 
|'Alla,chc  dir  vogliamo,della  quale  farà  ofcsra  la  quarta  pr.tte ,  che  far*  la  parte  |] 

'VCJÌO  ',; 


DI  CESfiAKE  %IPA.  2^r 

*^tx^Q  terra,  &  il  /crtantc,  cioè  li  tic  quarti  di  fopra ,  faranno  lumìnofi;  con  Tal- 
tea  mano  terrà  vn  Granchio  ,  &  aìli  piedi  haucrà  quattro  alette  >  dal  piede  dc- 
ftro  due  alette  bianche^  &  dal  finiftro  vna  bianca,c  l'altra  negra. 

Il  Solfticio,  è  in  quel  tempo,  che  il  Sole  è  più  vicino  a  noi,  &  in  quel  tempo^ 
the  è  più  lontano.  &  fi  dimanda  T'vno  eftiuo ,  &  falH  allt  2 1  .diG,ugno,  fi^ 
i*altro  Hiemale,e  fallì  a  2  i.di  Decembtc»6:  fi  domanda  Solftitio,cios  ftato  del 
Sole,  perche  il  Sole  non  palla  più  auanti ,  &  in  quefto  Tuo  'piaggio  ne  defcriue 
due  circoli,  che  terminano  il  filo  corfo,  vno  'Vetfo  il  polo  Artico  &  l'altro  vcr- 
fo  il  polo  Antartico ,  &  ciafcuno  di  effi  è  diftante  dal  fuo  polo  gradi  66,  &  dal- 
Pequinottlale  gradi  24.  òC  ciafcuno  diuide  la  sfera  in  due  parti  ineguali  »  fi^ 
fi  chiamano drcoli  Tropici ,  che  vuol  dire  conuerfione ,  oyero  ritorno ,  perche 
dandoci  Sole  nel  primo  punto  del  Cancro  ,  ne  fa  il  circolo  detto  nel  moto  del 
firmamento ,  &  è  Tvltirao  da  lui  fatto  nella  parte  Settentrionale,  bC  è  quello, 
che  fi  dice  circolo  del  Solllitio  eftiuo  ,  6<;,^  doue  per  il  palfato  fi  auuicinaua  su» 
noi  ,pcr  l'aouenìre  U  difcoda ,  &  allontana  fino  che  arriua  a!  punto  del  Capri- 
corno , facendo  Taltr-o  ^kimo  circolo  nei  moto  del  firmamento  dalTaltre  par- 
ti verio  il  polo  Antartico ,  &  è  quello ,  che  fi  dice  circolo  del  Solftitio  Hiemaie, 
i&  doue  prima  (empre  fi  allontanaua  da  noi,  per  Tauuenir*  fi  vien*  accoftando, 
&.  Toffitio  de  i  detti  circoli  ,€  di  diftinguere  i  Solititi  j  nelle  maggiori  declina - 
tioni  del  Solc^come  fi  è  detto  nelli  prixni  gradi  del  Cancro,  e  del  Capricorno ,  e 
fi  dice^ltiao  nel  primo  punto  del  Cancro ,  perche  elleodo  più  vicino  ,  che  do{^ 
fa  effcre  a  noi ,  ne  porta  l'tftate,  S^""  in  tal  tempo  è  il  maggior  giorno  di  tutto 
fanno  ,  &  la  minor  notte,  de  nel  primo  pu«to  di  Capricorno  chiamafi  Solftitio 
brumale ,  àoè  dclTlnuerno ,  6^  è  quando  il  Sol«  (e  ne  ftl  più  lontano  da  noi , 
che  pofla  dfcie,  apportandoci  l'Inuerno ,  &ù  in  tal  tempo  è  la  maggior  notte  di 
tutto  ranno,&  il  minor  giorno,  ik  tanto  è  il  giorno  del  Solftitio  eftiuo,  quanto 
è  la  notte  del  Solftitio  hiemale. 

Sidipingegiouanc  di  età  di  25.  anni  .  perche  elTendofi  partito  II  Sole  dal 
primo  punto  di  Arietc,&  arrmato  al  primo  punto  del  Cancto,hà  fatto  iaquar» 
Ij  parte  dei  filo  corfò , 

Si  Ù  nudo,  &  con  ji  vdo,  come  dicemmo^  di  color  purpurino,  per  fcgno  de* 
maggiori  caldi  dell'anno . 

Sta  in  atto  di  ritornare  indietro ,  perche  il  Sole  toccando  il  circolo  equino-» 
tiale,  non  fi  ferma,  ma  ritorna  indietro. 

Il  circolo  con  il  fegno  del  Cancro  ,  &  \r  none  (irAlc  ù  domanda  Tropico  del 
Cancro  ,  6C^  vi  fono  le  noue  ilcUe  ,  per  cfietc  le  più  notabili  nel  detto  legno,(?C 
gli  fi  pone  in  cima  del  capo,  perche  il  Sole  in  tal  tempo  è  più  vicino  à  noi ,  5^ 
toccando  detto  circolo ,  f^ì  il  Solftirio . 

Il  Globo  ouero  palla,  lo  deus  tenete  con  la  mano  dcftra  ,  per  e/fere  il  Sole  in 
quel  tempo  della  parte  di  Scttentiionc  ,  che  è  .'a  parte  deftra  del  mondo . 

Li  tie  quarti  liiminofi  ne  fignificano  la  ]ungb*::(;^a  delli  giorni  in  tal  tem« 

yo,&C^  il  quarto  olcuro  ne  denota  la  cor;t:^:^a  della  notte  ,  facendo  il  Solo 
lale  eiinto . 

licne  con  ia  fiiuftramano  il  Cancro,  cioè  Granchio,  per  elTere  vno  delli  do- 

Q         dici 


4/^  ICONOLOGIA 

S  O  L  S  T  I  T  I  O     H  I  E  M  A  L  E 


dici  /cgni  del  Zodiaco  ^  &  qucfto  fegno  lià  propictà  del  detto  animale ,  efTèn- 
do,  che  egli  camina  air  indietro  i  facendo  in  tal  tempo  il  Sole  rimilracnte  tale 
effetto ,  ritornando  indietro . 

L'alette aUi  piedi, (ìgnificano il  moto  del  tempo,  perche  come  *vogliono 
alcuni  Filosofi,  il  tempo  non  è  rjtro ,  che  ^n  moto  circolare  fuccellìuamente , 
&  ne  porta  le  ftagioni  vna  doppo  l'altra  .  L'Eftate  doppo  la  Primauera ,  l'In- 
uerno  doppo  l*Autunno  ,  &  di  nuono  ritornando  per  modo  di  fuccclSone  cia- 
fcuna  ftagione,  ne  porta  l'effetti  fuoi . 

Lette  bianchcjnedimoftrano  tanto  maggiore elfere il  giorno,  quantomi- 
nore  la  notte  fignificata  per  la  negra»  che  tanto  Tvno  quanto  l'altro  caminano.- 

La  ghirlanda  di  fpighe  di  grano,  dinota  tal  Tegno  portarci  Tettate)  per  diffe* 
■  rcn7  i  del  Solftitio  hiemale,  che  ne  porta  1  *f  nuerno  ♦ 

SOLSTITIO     HIEMALE. 

HV  O  M  O  maturo  quafi  vecchio  ,  veftito  tutto  di  pelle , con  vn  circolo 
alli  piedi  a  vfo  di  corona  di  coloc  turchino,  in  mezzo  dei  quale  nri 
-  ^f4 


DI  CESoARE  "Kli"^.  24$ 

feri  11  fiéeno  del  Capricorno  »  5<s^  a  torno  a  detcojcircolo ,  vi  faranno  fcolpitc»* 
dodici  ftelle. 

Con  la  fi  nlftra  m^no  terrà  vn  globo ,  ouero  palla ,  della  quale  la  quarta  pat- 
te fari!  luminofa  ,  &  il  reftancc  oicur?  . 

Sotco  al  braccio  deliro  terrà  con  bella  grafia  vna  capra . 
Alli  piedi  hauerie]uattro  alette,  al  piede deftroTvna  farà bijinpa,  8;^_^ Tal* 
!    ira  negra,  &  al  pie  finiltro,  far amio  ambedue  negre . 

{  Si  dcue  figurare  quali 'Vecchio  ,  perche  elTendofi  partito  il  Sole  dal  primo 
!  .punto  dell'Ariete ,  &^,auuicinato  al  Capricorno  ,  ha  fatte  ic  trff  pariiidel  (iio 
I    '▼ispgio.. 

Vcftcfi  di  pellcpcr  efFcic  in  quella  ftagionc  li  maggiori  freddi  di  tutto  Tanno. 
1  Hauerà  alìi  picdiilcircoloxonil  fegno  di  Capricorno, &  le  ij.  ftelle>atte(b 
!  .che  il  Sole  fìa  artiuato  doue  ha  potuto  arriuare  lontano  da  noi  vcifo  il  polo  An»' 
i    taitico.v&chiamafi.circolo  Tropico  diCapricorno 

1  •  Tiencctìnla  finiltra  mano  il  gbbo,  ouero  palla  Hmile  airakrc  ,«<cetto,clie 
I  idallaparte  daballo  li  tre  quarti  lono  oicuti ,  &;^  il  quarto  di  /opra  l.uminolb  > 
i'  ]6^  pcr.dimoftrare  Vche  tal  .tempo/ic  porta  la  notte  più  ionga,  6<;,^. il  giorno 

piùbieuc-.. 
I        Lo  tiene  con  la  mano  finiftra  »  percheil  Sole  in.qucfto  tempo  {ìritruoua  a 
mandniftra  vcrfoil  polo  Antartico. 

Tiene  foitoal  braccio  dclho  vnaCapra, minimale  appropiato.a  det^o  &.^^io, 

perche  fi  come  la  caprafi  pafce  neiralte  rupi ,  &; ^negl'alti  ptecipitil  ,.cofi  i| 

^ole  in  queftoxempo  è  -ncll*  altilTimo  grado  veiTo  mezzo  giorno  jO.ueto per- 
che il  Capricorno  fuole  lallre  li  monti  ,  cofi  il  SoJ»:  in  quefto  tempo  ^comincia 
-a  (alire  x'ciTonoi.. 

■L'alette  alli  piedi,  ne  lignificano,  come  fi  è  dettoci!  moto  del  tempo  pietre 
para  negie  per  la  notte  j&Ja  bianca  per  il  giorno  /  5^'  per  dare  ad  intendcrt-» 
iidlfaguaiìiiani^a  ,chc  è. da  vn'altro,  la  bianca /ara  dal  piede  dcftroi  perche  la 
luce  precede  alle. tenebre .. 

SONNO. 

HV  O  M  O  corpolcnto,  &.grauc,  vedito.di  pelle  di  TaHo^ilando  fopra  va 
letto  di  papaueri.,  &  vna  vira  carica  d'vua  matura  gli  farà  ornbra,  SC 
.haucia  vna  grotta  vicina^  oucrfi  veda  vn  :^ampolio  d'acqua. 

i  SONNO. 

'■;  .Come  dipinto  da  Filofirato  Gr^ce  neìi  immagine  dì  ,^nfìaY.ao  j, 

HV  O  M  O  di  faccia  languid2,e  molle,che  iiabbia  vna  ve/lc  bianca  ix>pra 
vna  nera,  cjuafi  che  denoti  il  giorno,  e  la  notte,'n  mano  tenga  vn  corno 
polito,  e  netto ,  dalquale  manda  fogni  verij^perchc  il  coi  no  allottigliatoper  la-» 
rarità  traluce, ^d  i  logni^schefonvcri^latinamerte  cornea  dicnniur,ch!ajnanfi 
Cornei,  di  corno,  però  da*  poeti  pur  latini  gli  C\  dz  il  corno.   Silio  Italico  lib.  x, 

Ciuuoq;  volucris 
Per  tencbras  portat  medicata  papauera  cornu . 
£  poco  doppo • 

9     *         Quaùt 


È4-'f  IC  0  NO  LOG  I<tA 

Quacic  inde  foporas . 
Dcucxo  capit  pennas ,  oculifque  quieceni 
irrorar  tangens  Ictea  tempora  virga  • 
II  mcdefimo  fa  Statio  nella  6.  Thebaide , 
Et  cornu  fugiebat  fornnus  ina-ni . 

Dai  corno  'voto  ne  faggi  uà  il  Tonno  . 
Nel  qiialIuogoLattantiogrammatio dice.  Statio dKfe  il  corno^to,  per» 
che  lo  haueua  tutto  diffufo  la  notte  :  imperciocho  cofi  da*  pittori  fi  rapprefen* 
tari  ilfbnno  in  modo  che  paia  infonda , e  'Vecfi  dal  corno  il  liquido  fogno  fo* 
pra  quelli ,  che  dormono ,  però  fi  potri  dipingere ,  che  da!  detto  corno  n'efca» 
come  fiimoj  il  qual  dimoftra  la  cagione  del  fonno  elfere  i  "Vapori,  i  quali  /àlea» 
do  alla  tefta,  lo  cangiano  j  &  per  mezzo  di  éflb  fi  rifolaono , 

Ed  oltre  a  quello  jcheh^ìdefcrittoFiloftrato,  faremo  anco  con  Tautorità  4j> 
Tibulld ,  che  h  detta  figura  del  sonno  habbia  l'ali,  dicendo  in  vn  vcrfo  ttadot* 
to  in  noftra  faùella  ,  &  il  iònno  fpicgando  le  negri  ali .  dalle  quali  parole  fi  co- 
nofcc,  che  il  fonno  fi  può  dipingere  con  Tali ,  dimoftrando  con  elle  la  'Velociti 
àel  sonno,  &  la  piaccuolt^:^a  Qeirhore,che  dormendo  fi  padano . 

faremo  anco,  che  con  l'altra  mano  tenga  vna  verga,  per  fignificare  il  domi- 
ftio,  che  ha  il  fonno  fopra  i  mortali ,  E  Virgilio  nel  v,  dell'  Eneide  defcrìuendo 
il  sonno,  che  fece  cadere  Palinuro  dalla  nane  in  mare,  dice,  che  portaua  vn  ra- 
ffio infufb ,  e  bagnato  nell'onde  (ligie ,  e  per  non  mi  ftcndere  più  a  longo ,  ditb 
folojche  tutte  le  cofe  fopradctte  non  hanno  bifògno  di  altra  dichiarationc- < 
per  efièr  ampia  dcfcriltione  poetica ,  tirata  da  gli  effetti,  che  fi  vedono  ,  6<,^  A 
ttouano  del  sonno . 

Sonno  . 

IL  Doni  finfc  per  lofonnovn*huomo,chedorm?  tra  due  Taflì,  con  alcuni 
ghiri  appceflb  j  i  quali  fono  animali  inclinatiirimi  a  dormire  . 

SORTE. 

DO  H  M  A  veftita  di  color  ttìifchiG ,  nella  deftra  mano  tiene  vna  cot®n«« 
d'oroA  vna  borfa  piena,  àC  nella  fi  niftra  vna  corda  • 
Il  color  mifchio,  fignifica  la  varietà  delle  (orti  » 

La  corona  d'oro,  &  il  laccio^  fono  legno,  che  per  forte  ad  alcuno  tocca  la  fé 
licitiì,  ad  altri  l'infortunio  j&  il  difcorrere  fé  la  forte  fia,  ©  che  cola  fia,  è  opra- 
da  trattare  in  altra  occafionC  Bafta  folo  ,  che  noi  fijite  dimandiamo  i  rari  a»;- 
Wenimenti  delle  cofe*  che  fonofuordfll'intentione  dell' agente^  .  llchefi.ìef 
prclFo  benitfimj  conforme  a  quella  figura,  in  quei  quattro  vctfi  ttadotli  d'An- 
ioijo  di  Greco  in  queda  guifa  • 

Thefduro  inncnto ,  qui  lìitiina  morti  Inibat 
Liqait  ouans  laqueum ,  quo  pcnturus  erat» 

At,q'ii,q'J">d  tcrraÉabdiderat,  non  repperit  aurllfìl  , 
*'^^  Qucaiiaqiieuminueait)ncxuit3&  perule 

•^         -  S0RT8 


DI  CESA%S  "KIPJ^ 

SPIA. 


^JS 


chiamati  ProfagogidiBqui  (ingulorum  dldà  fad^q;  rerertbant.ccme'dJce  Più.' 
tarco,&  AlcirandroneliGenia!i!ib.4.cap.  2  2.  acquali  dalla  Leg^e  Papra  fiì 
Conftituito  per  premio  la  inet4  deHa  pena ,  &  per  ingordigia  di  tal  /c:^j^o  paga- 
mentoj  Tempre  fé  ne  fono  trouaci  uno  adeiTo  in  gran  numero ,  fomenta,  ti  daìù- 
periorij  Come  da  Tiberio  Imperatore  parimente  per  il  guadagno.  Qui  fan» 
Imperalor  caufa  pr^tcipui  quaeftus ,  tantum  dclatoribus  trbui't ,  vt  nemini  fi- 
dem  abrogarci ,  fiue  quid  a  cu  fiuc  vani  referrcnt,  ÒC  però  ctebb  ro  in  colmo 
grannillimo  »  per  il  che  il  Senato ,  acciò  /ctmairc  il  numero  de  /pioni  tatto  di 
fminuirc  loro  i!  faiario  ,  ma  Tiberio  nen  volle,  dicendo  in  fauore  di  spicin^che 
le  leggi  U  n.uerteriano  (e  li  cuftodi  di  elle  fi  leiaallèro .  lura  fubei  ti .  fi  Cultodes 
legum  imoucrcntur,  &  Domiiiano  /mperatorc,  che  nel  principio  dell'imperio 
cercaua  dar  buon  faggio  d'  fé ,  &  di  parere  clemente  per  acquiitar  ìa  ?ratia  del 
popolo,  volle  opprimere  le  calunnie  fifcali  delle  fpie,  dicendo  rpcifo ,  l^ince^is, 
^ui  deiacoics  non  calli^ut,  iicitat .  U  P«ncipc  che  nou  caftiga  !«  fpie  je  fonir  n- 


*/^  JCO  NO  LO  G  I<iA 

tji%6c  iiritaa  far  l'officio  della  spia  ,  per  ilche  la  fanno  poi  alla  peggio  y  quere- 
lai'.do  altri  a  torto  con  falfe  accufe  colorite  col  vcrillìmile,  per  efcludedi  dalla 
gratia  de  Principi ,  &  Signori .  Tn  proceflo  poi  di  poco  tempo  trafcorfo  in  re- 
probo fen(b  diede  tanto  oltre  l'orecchie  a  gli  /pioni,  per  far  rapina, &  confifcat 
beni  de*  vjui,  òC  àt  morti,  che  niuna  cola  era  ad  alcuno  ficura,  ne  vnofpione 
dell'altro  fi  fidaua,ma  ciafcuno  temeua  raItro,&  intaniofauore  appreflbi'Im.j 
peratore  erano  gli  spioni,  che  li  Procuratori ,  &  altri  cauddici  lailatc  le  caufe» 
fi  dauano  alla  spia .  Vituperio  di  quelli  Principi ,  che  tengono  aperte  l'orec- 
chieagli  accufatori,  &  danno  loro  fubblta  credenza,  Àmmiano  Marcellino 
vitupera  Coftan:^o  Imperatore,  che  tutte  1«  pclationi  di  fpioni  teneua  per  chia- 
re, &  vere,  &baftaua  folo,  che  vno  folle  n:atojjominato,&:  imputato  da  Sari* 
micho  spione  ,*  quindi  nafce  che  dift)cilm«ntefipub  sfuggire  da  le  molcftic-» 
della  corte  per  innocente  ,  che  fia  vno  ftandofi  a  detto  loro;  Onde  Giuliano 
Imperatore  prudentemente  per  raffrenare  la  lingua  advno  spiccie  dille  .  Quis 
inno  cens  elle  pcteriCjfi  accufallcfufficiet?  SonodaeflereefclulèJe  viperine  lin- 
gue dapalsi^zi  ie'buoni  Principi,  acciò  non  turbino  la  innocente  vira  dc^  buo- 
ni Cortegiani,  &  deuono  elfcre  abborriti  ,  che  pefle,  velciio,  &  morte,  fi  come 
diceua  Annibale,&  immirare  quelli  due  ottimi  Imperatori  padre,&  figlio  Ve- 
/pcfiano,e  Tito,i  quali  odiornogli  spioni,,  come  huommi  deftinati  al  pubblico 
danno ^  &  fpelfo  ne  fecero  fruftare  per  li  Teatri,  acciò  s^aftenclfcro  gl'altri  dal- 
Tvffitio  dello  spione .  Antonino  Imperatore, che. meritamente  i'.io  chiamoilì, 
hebbe  per  coftume  di  condannare  a  morteglifipionj  quando  non  fi  prouaua  il 
delitto,  8^;^  quando  fi  prouaua,  li  pagaua  fcacciandoJi  da  Te  come  infami.,  òC 
qucfto  principalmente  doueriafi  ofleruare  di  cattivare  le-spiefalfcj  che  a  quella 
guifa^nolti  galant'huomini  non  patirebbono  pcrfecutioni  a  torto.  Ttouafi  an- 
cora che  Teodorico  Gotho  Rè  d'Italia,  ancorché  barbaro  come  giudo  Principe 
tenne  gh  spioni  per«irecTabili,e  volfc  che  fi  abbrugiaifcro  gli  accufatori  che  no 
prouauano  il  delitto;  Odafi  ilfuo  Editto  regikrato  da  Cafliodoro  Senatore.  'U 
qui  Tub  fpecie  'Vtiiitatis  pubbliciE, vt  fie  neccirariefaciatdelator.exiftat,queM 
tamcn  nos  exccrari  omnino  profitemur ,  quamvis  vel  uera  dicens  legibus  pco- 
hibeaturaudiri  ,tamen  fi  ea,qure  ad  aures  publicas  detuletit,  Inter  .a(^a  con- 
ftitutus  non  potucrit  ad  probarc  flamm^s  debet  abfumi. 

Le  lingue  dimoflrano  l'oggetto ,  e  l'opcrationi  delle  spie ,  clTendo  chenon  (i 
torto  -vdito,  &  vifto  ch'habbinoogni  minima  cofa  (  ancorché  degna  ncn  fia  di 
riprenfione,pcr  cdcc* eglino  di  pefFima natura)  fubbito riferifcono ,  &danrM» 
relatione  il  più  delle  volte  empie,  &  ingiuftc .  Ed  aciò  non  hauendoconfide- 
ratione  alcuni  di  qualche  grado^  pongono  cura  che  fpijno  i  ragionamenti  dt<» 
popoli ,  &gligloriano  di  fcoprirli .  Gloria Regum  inueftigarc  fisrmonem^ . 
Trouetbio  nel  Capitolo  Vigefimo  quinto  di  Salomone  :  ma  fpcflè  volte  acca- 
de, che  danno  orecchie  alle  bugie  de  Calunniatori,  in  tal  cafo ,  come  ìndi/cr€- 
ti  a  credere  facilmente.  Dipinfe  Apelle-vn  Rè  con  orecchie  d'Afino  :  auuie- 
ne  poi  che  nelle  Corti  non  fi  può  con  pace  dimorare  ,  perche  quei  Prcncipi,che 
•volentieri  danno  orecchia  alle  falfc  ,  &  mendaci  relationi ,  hanno  tutti  i  loro 
«liniftri  empi] ,  &:  federati  ;  Ciò  non  è  detto  mio  »  ma  d' vn  Principe ,  d'vn  Rè 

i«lo* 


DICESA%E  %IPA.  2SS 

Salomone  nel  cap,29.de  fuoì  proucrbij  l^rinceps  qui  libcncer  audit  vcib»  uica- 
dacif ,  onines  minithos  habet  impios . 

La  lanterna  ,  che  tiene  con  la  (iniftra  mano  >  (ìgnifica  che  non  folo  fi  fa  la-» 
jpia  di  gionK),fT>a  anco  di  notte,  onde  Luciano  nel  dialogo intitolaco  il  Tiran- 
no introduce  la  lanterna  a  far  U  spia  a  Radamanto  giudice  dell*  Inferno  dei 
misfatti  >  &  rcelerate!:^zc  di  Mcgapentc. 

I  piedi  alati,  dinotano  ,  che  alta  spia  conuiene  edere  diligente ,  ^T*  preda 
che  altrimcnte  non  farebbe  profitto  fé  non  folle  loliicita,  &  '^reloce  come  Mer« 
curio  alato,  il  quale  come  nel  fudetto  dialogo  ,dicc  Luciano ,  che  conduceua-» 
Tanime  dannate  airinfernal  pene  ,  cofi  gli  rptoni  conducono  li  rei  al  fupplitio 
mediante  le  parole.  Alata  vcrba  dicuntur  ab  Homero  ,  Ik.  però  Mercurio  refe» 
rendario  delli  fauolofi  Dei  fi  dipinge  alato  da  grÀntichi ,  lignificare  -volente* 
'vokicrem  per  aera  ferri  fermonem  ideoq;  ó<^  Nuncius  diòlus  eli  Mcrcurius 
quoniara  per  icrmonem  omnia  enunciatur ,  dice  Lilio  Giradi . 

II  bracco ,  che  ft4  in  atto  di  cercare  la  fiera  ,  vi  fi  pone  per  fignificare  la  spia  » 
il  cui  ofHtio  confifte  in  cercare  ,  &  inueftigare  ogni  giorno  li  fatti  d*aUri,attefo 
che  il  bracco  va  fempre  indagando  le  fiere  con  l'odorato ,  che  in  latino  per  tra* 
flatione  odorati  pigtiafi  per  prefentire ,  &  inueftigare  Taltrui  cofe  con  diligen- 
lià ,  &  r:;crcta  foliccitudiuc ,  fi  come  fanno  le  ipic  ,  dallequali  Dio  ce  ne  guai:* 
di  fempre, 

SPLENDORE  DEL  NOME. 

HV  O  M  O  proportionato,  6^  di  belliflimo  afpetto,  d'età  virile,  veftit» 
di  broccato  d'oro  mifto  di  porpora ,  fari  coronatod'vna  ghirlanda  di 
^i  fiorijcioè  di  Giacinti  rolli ,  Porterà  al  collo  vna  collana  d'oro ,  con  la  deftra^ 
mano  ii  appoggieri  ad  "vna  Claua,o  dir  vogliamo  ma^^^a  d'HercoIe ,  «Se  con  la 
iìniftra  terrà  con  bella  gratia  vna  facella  accefa . 

Se  dipinge  proportinato ,  bC  di  bcliilTìmo  a/petto  ,  perciò  che  la  belle::^zaj 
corporale  (  fecondo  l'opinione  Platonica )  è  argumento  d' vn'animo  virtuofb  ; 
òC  Ariftotilc,  ancora  nel  primo  dell'Etica  dice,  che  la  bcllei^za  del  corpo  è  in- 
ditio,  che  l'animo ,  il  quale  ftà  nafcofo  dentro  d'vn  corpo  bello  »  fia  nella  beltà 
iìmile  a  quello,  che  fi  vede  di  fuori . 

Si  rapprefenta  d'età  virile ,  eflendo  ch'ella  \\À  tutti  quei  beni ,  che  nella  gio» 
uentù  ,  &  nella 'Vecchiezza  ftanno  feparati,  5^  di  tutti  gl*ccccllì,che  fi  ritro- 
uano  iiell'altre  età,  in  quefta  ci  fi  ttoua  il  mezzo,d^  il  conuencuole,  dice  Ad  - 
ftoiile  nel  2 .  della  Kettorìca. 

Veftefi  di  broccato  d'oro,  perche  il  primo  metalIo,chc  moftra  colore^  Toro, 
il  quale  è  il  più  nobile  di  tutti  gl'altri  metalli,  come  quello  che  naturalmente  è 
chiaro,  lucido,  &  virtuolo,  &  però  portaua fi  da  perlone,  che  haiieuano  acqui- 
ftato  fplcndido  nome  in  valorole  imprefc  quando  trionfauano ,  (\  come  portò 
Tatquinio  Prifco ,  quinto  Rè  de  Romani  ,  che  primo  di  rutti  entrò  in  Roma-. 
Trionfante ,  Come  dice  Eutropio .  Primuiq;  X  riumphans  Roma  intrauit ,  & 
Plinio  lib. 3  j.  ^ap.  5.  Tunica auica  triumphailc Tar<ju;oium  1  riièum  Vcrtiu* 

tcadic 


3J(^ 


IC  ONO  LO  C  I^ 


SPLENDORE     DEL     NOME. 


tradir .  Lo  facerno  mirto,  ouero  telTuto  con  la  porpora  perciochc  la  veflc  trion 
file  fu  anco  di  tal  drappo  .  Plinio  iib.$>.  c.3<5.iagionando  deìla  porpora,  Om* 
nem  vcHimentum  iiliiminat>in  triumphali  nrìifcctur  auro,  cioè ,  che  la  porpora 
illumina  ogni  'vifta,  &fi  mefcliia  con  l'oro  trionfale  ,  le  quali  vclte  hanno  ori» 
fine  da  la  vefte  chiamata  pinta  da  diuetfi  pecti ,  Scf  Plinio  Hiftorico  lib.8.cap, 
48.  dice,  Pietas  veftes  iam  apud  Homcrum  fuifle  vnde  ttiumphalcs  na  e,  clic 
cutftc  follerò  le  vclti  trionfali  l'afferma  AJellandro  ncUi  Genitali  lib  4.  ca.  28, 
i^uidem  purpurea  auro  intcxt?  erant  ,&  nifi  triumphalibus  -vifi  excapitolio , 
&  paUtio  haud  aliter  dati  folitac  *  Ne  (olamente  da  Gentili  dau  (ì  la  'N'cfle  di 
porpora,  &  d'oro  a  perfonc  llluilri  di  chiaro  nome  ,  ma  anco  nelle  facre  Ictte- 
reh-bbiamoil  medcfimocoftumealcap.28.  dcli'cxodo.  Accipicntqjaurura 
fe  hyacintum  .  &  pocodoppo,  facientautem  fuper  humcrali  de  auro,  d<^^ 
hyacinto  .  Faranno  vna  foptaueftc  d'oro,  oc  di  GiacÌRtOjCioè  di  porpora  ,  pcr- 
€li«  il  GiACtiUo  era  di  lolTo  coioic  «  come  dice  Ouidio  ragionando  de' Giaci  nit 


DI  CES<iARE  %IPJi  2S7 

fie!  X,  delle  Met-imorf.  Purpureus  color  his,  &  Virg.  Suauc  rubtns  Hyaciiuus, 
fi  che  tal  hj.bito  d'oro ,  &  di  porpora, •(Tèndoche  è  foiito  darfi  a  gencrofi  perf^  - 
naggi,  molto  ben  (ì  conuicnc  a  lo  (plendore  del  nome,  Si  corona  de  i  fopradecti 
fiori,  perciochc  Giacinto  bcllillimogiouanc  fu  e  come  canta  Ouidio  neJ  x,  del- 
le Metamor.)  conuertlco  d'Apollo  in  fior  purpureo  detto  Giacinto  ;  &c  per  ede- 
re Apollo  delle  Mufc ,  dell'ingegno ,  &  delle  lettere  protettore  ,  dicefi  che  det- 
to fiore  fia  Simbolo  della  Prudenza  ,  &  Sapicr:^i,dalla  quale  fpirano  luauilFimi 
odori ,  fi  che  non  fuor  di  propofito  conuicne  detta  ghirlanda  a  quelli,  liquali  ri- 
fplendono,  &  operano  virtuofamentc  dando  buone  od.-re  di  loro  ftellì ,  6c  peri 
Apollo  nel  iudctto  libro  di  Ouidio  cofi  conclude  nel  catodi  Giacinto  ad*  tìono- 
te,  <Sc  /plcndore  del  luo  nome. 

Stmper  eris  mccum  memorq;  hsrebls  in  ore 
Telyra  pulfa  manu,  te  carmina  noftra  fijnabant , 
La  collana  d'oro  ^ì  daua  per  premio  a  valorofi  ,  «5c  virtuofi  huomini.al  nome 
de*  quali  molti  volte  li  Remani  drJz:^auano  infcrittioni ,  nelle  quali  faccuan» 
ircntionc  delle  collane,  che  a  loro  fi  dàuano  ,  come  fpecialmcnte  vedefi  nella 
nobile  memoria  di  L.  Lincinio  Dentato,  delchc  ne  fi  mentione  Aulo  Cello  lib. 
2.  c.xi.  antichiUìino  Scrittore  celebrato  da  Sant'AgolVino  de  Ciuic.Dei  li.^.c.4. 

L.  Siclnìus  Dentatus  Trlb.  1 .  Cehties  vi cies  praclialus  cGùti  ex  prouocatione 
VÌ<5lor .  XLV.  Cicatncibus  aduarfo  corpore  inOgnis  ,  nulla  ,  in  terge,  idem  Ipo- 
lia  ccrpit  XXXim.Donatushaftispuas  IIXX.  PhalerisXXV.Tcrqubus  IH. 
&LXXX.  ainullisCLXcoronis.XXXV.ciuicis.XIlI.Aureis.vni.MuraUll, 
Obfidional.  I.  hifio  AEPvl>I,captluis  .XX  /mperatores  Villi,  ipfius  maxime^ 
opera  triumphantcs  feuitus . 

S*;ppoggia  con  la  deftra  mano  alla  Claua  d'Hercole,  perche  grAntichi  fole» 
nano  fign  ficare  con  eita  l'idea  di  tutte  le  virtù  ^  Onde  quelli ,  che  cercano  la«i 
fansa  ,  Oc""  lo  fplendore  del  n0me,fi  appoggiano  alla  "virtù,  &  lafiTano  in  difpar- 
t€  i  viti), di  doue  ne  nakano  le  tenebre ,  che  ofcurano  la  buona  fama  ,  dicendo 
Cicerone  nel  3.  de groff  Eft  ergo  vlJarcs  tanti,  autcomodum  vulture  t  m  ex- 
petendum,  vt  viri  bon-,  &  iplendoren^,5<:  nomen  imittas.Quid  tft  quod  affer^ 
te  tantum  uiitasiftaqu^m  dicitur  po/Iit,  quantum  auferrejfi  boni  -viri  no- 
tnen  enpucrii  ?  fidem  ^lufiirismqj  cJctiaxfric. 

Tiene  cor»  la  finiftra  m*no  con  bella  gratia  la  facella  accefa,  dicendo  S,  Mat- 
teo cap.v.  Sic  iviceatlux  veftracoiam  hcminibus,vtv;deant opera  velka  bona, 
&:  glonficcnt  patrero  veftrum,qui  n  Coeìis  eft  .  Et  gi'Anvichi  fono  ftati  (oliti 
pt  ne  gi<'  og  ifitamentc  il  lume  p«r  4^gn-fi  .are  queU'hunmo,  ilquale  nelle  for:^c 
dell'ingegno,  ò  del  coipo  haueilè  operalo  con  fatti  llluilri,  d  preclari  ;  &  gl'in* 
lei  preti  e:  pongono  pei  l  il  fignificato  la  Gloria,  6c!^  lo  (plcndore  del  nome  de- 
gi*huon:j;;,i  giuiti,  e  vi.iuofi  Jiquali  icmpreper  cgni  poderità  rifplendcranno  , 
fecondo  u  >apicri!^a  al  cap.  3.  I^u'^cbuntiulli  ,  &  tanquam  Scintilla  i«  arun- 
iiiricco  difcurrent,  6c^^  non  iolo  m  quelto  caduco  luolo ,  ma  rKlTeterno  anco- 
ra, S,  Mattheo  nel  i|.  iul'.i  fu  ^ebur.t  ficuc  (ol  in  Regno  Patris  eorum^  , 
Ond'iocciifidcrAnduj  chiari  iumi  ,&  io  Splendore  grandilUmo  dell  immortai 


ijg  ICO  NO  LOG  litA 

rome  dell*  IlIuflriflimaCafa  Saluiati,  mi  pare  di  dire  fcnza  allontanarmi  pimto 
<dal  vero,  che  sì  ncirvniuerfaie,  come  pa*ticularmentc  nell'Eccellenza  iljuftrif- 
iìma  del  Sig,  Marchefe  Saluiatljrifplendano  tutti  grhonori,&  tutte  le  virtù,ch«- 
pollbnofare  di  eterna  fama ,  &  Gloria  fcliciflìroo  i'huomo  ;  a  cui  molto  bent-#' 
«  può  applicare  per  tal  conto  quel  nobil  -verfo  di  Vergilio  nel  pri.  dell*  Eneide, 
Seniper  honos,  nomcnq;  tuutn  ku4eqj  manebunt, 

SOPRA  LO  SPLENDOR  DEL  NOME, 

NA  C  Qy  E  da  Raggi,oue  il  Sembiante  ct«ino 
Colori  di  Virtù  Timmcnfo  Apelle 

Si  viuo  ardor*,  ch'appena  anime  beliti 

Terminar©  il  gioir  col  Cicl  fiipcrno . 
Quindi  tentò  del  Mar  rafpro  goucrno 

lafone,  in  ricercar  glorie  nouellt^  , 

E  vinfe  i  Moftri ,  e'i  Sol  reffc ,  e  le  Stelle 

Alcide  inuitto^e  Soggiogò  rinfcrno  • 
In  mille  fpecchi  al'lor  Fama  ritenne 

L'alto  fplcndor  dell'immortali  imprese  , 

E  del  ver  cardatrice  al^ò  le  penne . 
Cofì  per  beli'  oprar'  nome  fi  iie/è 

D'Olimpo  m  feno ^  e  in  tale  ardor  peruenne. 

Che  men  lucidi  il  Sol  fuoi  lampi  accefe  . 

ALL'  LLLVSTRISS.  SIC.  MARCHESE  SALVIATE 


Q 


V  E  S  T  O  ^  che'n  voi  Signor  viuace  fpknde 
Sublime  honor*  d'altera  fttrpcs  e  d'or© 

Di  Palme  onuflce  di  facrato  Alloro 

Pompa  dcgl'Aui,  a  gran  Nipote  fcendc^., 
Ma  nuGUoSclj^ih^'a  icrcnajfi  intende. 

Giungete  i  raggi  Voftri  a  i  lampi  loro 

Lucidi  sì  ,  ch'Eterno  alto  lauoro 

Tede  la  fama  ,e'l  nome  "voftro  accende* 
Onde  la  gloria  innamorata  ammira 

Voi  di  bella  'virtù  tempio  terreno , 

E  coil  poi  dal  cor  dice  ,  t  foipira  ; 
Da  quello  Eroe  d'alte  vaghe:^:^e  pieno 

Oggi  l'ant'co  Onor'  forge ,  e  ibfpira  > 

Non  ha  pari  il  'Valor'  che  gl'ardc  in  ieno , 
STABILITA. 

DONNA   veftitadi  nero,  con  la  man  deftra,&  col  dito  ìndice  alto,  ftarii 
in  piedi  /opra  vna  bafe  quadrata,e  con  la  fmillra  fi  appoggiare  ad  vn'afta,  lì 
laqualefarà  polita  fopra  vna  (tatua  di  Saturno,  che  ilia  ptt  tcua, 

Veftcfì 


T>I  CES<iARE  %IPA.  jj^ 

Veflcfi  di  nero ,  perche  tal  colore  dim  oftra  ftabilità ,  conciofia  co/à  che  ogni 
altro  fuor  che  qucfto  colore  può  cfTcre  coramutato,&  conuertito  in  qualunque 
altro  colore  fi  voglia  ,  ma  quefto  in  altro  non  può  eircrc  trasferito  ,  dunque  di» 
Bioftra  ftabilità  ,  Se  coftan:^a . 

Lo  ftare  in  piedi  fopra  la  bafe  quadrata,  ci  dimoftra  elTcre  la  ftabilità  coftan- 
tc,&  falda  apparenza  delle  cofe  ,  la  quale  primieramente  noi  erperimentiarao , 
&  conofciamo  ne*  corpi  materiali ,  dalla  ftabilili  de'  quali  facciamo  poi  nafce* 
re  l'analogia  delle  cofe  materiali ,  &  diciamo  ftabilità  elFer e  nell'intelletto,  nel- 
l'operationi  del  difcorfo  ,  de  in  Dio  ifteilb  >  il  quale  dille  di  propia  bocca  ;  Eg$ 
Dsus,  &  non  mutar . 

La  mano  dcftra,  &  il  dito  alto  fi  £à  per  fimiglian;;^a  del  gcfto  di  coloro ,  che*# 
dimoftrano  di  voler  ftar  fermi  nel  lor  proponimento . 

L'hafta  di  legno  moftra  ftabilità,  come  la  canna  il  contrariojper  la  debole:^- 
J(a  Tua,  come  fi  è  detto  al  Tuo  luogo,perche,come  fi  fuol  dire  volgarmente  :  Chi 
male  fi  appoggia  prefto  cade . 

La  ftarua  di  Saturno  ,  fopra  laqualc  ftà  pofata  l'hafta,  è  inditio ,  che  vera  fta* 
bilita  non  può  edere,  ouc  è  il  tempo ,  ellcndo  tutte  le  cofe,  nellequali  clTòopra, 
foggettc  inuioiabilmcntealla  mutatione;  onde  il  Petrarca  volendo  dire  vn mi- 
racolo ,  Se  effetto  di  beatitudine  nel  trionfo  delia  diuinità  fcrillc , 
Vidi  riftar  colui  ,  che  mai  no  ftctte. 
Ma  variando  fuol  tutto  cangiare. 

Et  douc  è  il  tempo  vi  è  tanto  annelfa  la  mutatione,  che  fi  ftima  ancor  efl*ec 
opradafapiente  il  faperfi  mutare  a'opinione,  ó<^^digiuditioiondci'iftcilò 
Poeta  dille-- . 

Per  tanto  variar  Natura  è  bella. 

Se  bene  ricorda  TApoftolo,  che  chi  ftà  in  piedi  con  le  virtù,fopra  le  quali  non 
può  ne  tempo ,  ne  moto  j  deue  auuertire  molto  bene  di  non  cafcare  in  qualche 
vitio ,  acciò  poi  non  fi  dica  :  Stnltus ,  vt  Luna  mutatur . 

STABILIMENTO. 

VN'  Huomo  veftico  con  vna  Ciamarra  longa  da  Filosofo  ,che  ftia  a  federe 
in  iDfzzo  di  due  anchore  incrociate  ,  che  tcnghi  la  deftra  mano  pofata 
(opra  l'anello  dcli'vna  dcirancore,e  il  fimile  faccia  con  la  finiftra  dal'altra  parte. 

Si  vefte  con  detta  Ciamarra  da  Filofofo,  fi  come  viene  defcritto  Socrate,e  tal 
habico  conuienfi  appunto  a  lo  Stabilimento ,  il  quale  luole  ellercin  tali  perlbne 
togate ,  e  Filolofiche  pin,che  in  altri  d'habito  fuccinto ,  &  mcn  graue  del  toga* 
iy-t  ilquale  è  graue,  ftabile ,  Se  di  ceruello  . 

Soleuanogli  Egitti)  per  fignifìcare  lo  ftabilimento  dimoftrarlo  con  due  an- 
chore iniìeme  ,  &  faceuano  di  quefto  comparatione  alla  naue ,  laquale  all'hora 
fpr(:^:;^a  lu  furia  de'  venti ,  e  dell'acque  da  ellì  commolTa ,  che  con  due  anchore 
è  fermata ,  e  di  qucfta  Comparatione  fi  ferue  Ariftide  ne  Panatenaici,  &  Pinda- 
ro neirifthmia  via  per  denotare  fcrme:^za.  Se  ftabilimento,  vn'anchora,dicen- 
do  Tanchora  ha  fermato  per  la  felicità  fua ,  cioè  è  ftabiiico  in  vita  tranquilla.»  > 

&r  felice^. 

BL     2         St4i' 


2^0  ICONOLOGIA 

Stabilità . 

DO  lina,  clic  ftia  a  federe  fbpra  d*vn  piedeftallo  alto ,  tenendo  fatte  a  r  pie- 
di 'Mia  palla  di  colonna  in  grembo  molte  medaglie. 

Stagioni. 

CAuafi  la  Pittara  delle  ftagloni ,  di  i  quattro  -yetf*,che  pone  GzofcfFo  Sca- 
ligero in  fecondo  libro  CatalecSlorum  . 

Carpìt  blanda  fuis  Ver  almum  dona  rofètis . 
Torrida  colkdlis  exultat  frugibus  Aeftas . 
Indicat  A ucumnura  redimitis  palmite -verter . 
Frigore  pallet  hiems  defignans  alite  tempus , 
Fumo  qucfte  da  Gentili  allegnate  a  particolari  Dei  loro .  La  Prìmaueri  a  Ve- 
nere ,  i*£rtace  a  Cerere ,  l'Autunno  a  Bacco ,  l'Inuerno  a  li  venti . 
Vere  Vcnus  gaudet  tlorentibus  aurea  (ertis . 
FlauaCeres  a?ftacis  habet  fua  tempora  regna: 
Vinifero  Aurum  -o  fumma  eft  tibi  Bacche  poteftaf , 
1  nperlum  Isuus  hybsrno  tempore  ventis  . 
Vegganfi  altri  dedici  tetraftici  ne  gli  opufculi  di  Vergìlio ,  doue  in  vari]  mo^ 
éx(\  defcriuono gli  fiutt!,&  effetti  delle  quattro ftagioni. 

S  T  A  G  I  O  NM      D  E  L  L*   A  N  N  O, 
Trìmauera, 

VN  A  Fanciulla  coronata  di  mo/tella ,  e  che  habbia  piene  le  mani  di  var?) 
fiori,  haueià  appreifo  di  se  alcuni  animali  giouanetti  ,chefchcr^ano  . 
Fanciallà  fi  dipinge  ,  pcrcioche  la  Primaufra  fi  chiama  l'infantia  dell'anno  , 
per  eflere  la  terra  piena  d'humori  gcneratiùi  >  da  quali  fi  vede  crefcere  frondi, 
fiori,  &  flutti  na  gl'arbori,  5cneli'hcrbe. 

Le  fi  dà  laghiilandadimoitella,  percioche  Horationel  libro  primo  Odo 
4.  coti  dice-, . 

Nunc  decer  aut  viridi  nltidum  cnpuc  impedire  my rto, 
Aucf'orx  ,  teirae  qutm  ferunt  (olutae. 
7  liori ,  &:  gPaniinali.  che  fcher^ano ,  fono  conforme  a  quello,  e' 
«lioncl  iib.  primo  de  Fafli. 

Omnia  tunc  florent ,  tunc  efl  noua  temporis  ctas , 

Et  noua  de  grauido  palmite  gemma  tumet. 
Et  mod  >  formatisoperitur  frondibus  ab  ir, 

Piodit,&in  fummumleminis  herbaiolum. 
Et  tepidum  volucres  concentibus  aera  mulccnt  ) 

Lud:r,&i  1  pratis  ,luxuriatq;  pecus. 
Tunc  blandi  (oles  ,  ignotaq;  prodic  hirundo , 

Et  luteum  celfa  (ub  trahc  fingi:  opus 
Tunc  patitur  cultus  agcr ,  &  rènouatur  aratro  ; 
Harcanni  nouicasiurc  vocanda  fuit. 
Si  dipinge  anco  per  la  Prim  uera  Fiora  ,  coronata  di  fori,  de  qUiJi  f^a  ancd- 
piene  le  mani  ,  è)C  Ou.dio  poi  dcfaiueadu  la  Ptimauera,  dice  nel  2.  li  Jio  del- 
ie AictaRioifjfì. 

Gli 


DICESA'RE  'RIPA.  i^r 

Gii  Pi^  ialla  man  delira  vna  donzella  ^ 

Ne  mai  ftà  ,  che  non  rida,  giuochi, b  balli, 
E  la  ftagion  che  verde  hi  la  gonnella 

Sparta  di  bianchi  fior ,  vermigli ,  &  gialli. 
Di  toie ,  e  latte ,  è  la  (uà  faccia  bella./ , 
Sdii  perle  i  denti ,  e  le.labbra  coralli , 
^^-  E  ghirlande  le  fan  di  '^rarij  fiori , 

Schci!^ando  feco  i  Tuoi  latciiii  amori .  , 

ESTATE, 

VN  A  Giouane  d'afpecto  robufto ,  corona  ta  di  fplghe  di  grano ,  vcfllta  di 
color  gialioi  &c  che  con  la  deftra  mano  tenghi  'vna  faceiia  acccfa , 
Giouanetca  ,  «?>:  d'alpetto  robufto  fi  dipinge  ,  percioche  l'Edate  fi  chiamala, 
gìoucntù  dell'anno  ,  pcrclTereii  caldo  della  t€rra  più  fotte ,  &  robufio a  matu- 
rarci fiori  prodotti  dalia  primauefa ,  il  qiiai tempo  defciiuendo  Ouidio  nel  1 5, 
lib.  delle  metamorf.  cofi  dice  . 

Tranfic  in  icRacem  poft  ^er  robiiftior  annus , 
Ficq;  valens  iuuenis  ,  ncque  cnim  robultior  stas 
Vlia,  nec  vbcrior,  nec  qua?  magis  ardeat  vlia  eft. 
La  ghirlayc'a  di  fpighc  di  grano ,  dimoftra  il  principalifTimo  frutto  »  che  ren- 
de quefta(Tag?one. 

Le  fi  da  il 'veftimento  del  color  giallo  ,  per  la  fimilitudine  del  color  dcllc^ 
biade  maturt-/ . 

Tiene  con  la  delira  manolafacellasccefà,  per  dlmoftrar  il  gran  cslore,  che 
rende  in  quefto  tempo  il  Scie ,  come  piace  à  Manilio  libro  quinto  cofi  dicendo. 
Cum  vero  in  vaflos  furgitNemxus  hiatus 
Exoriturq;  canisjlatratq;  caniculaflammas 
Et  rapir  igne  fuo,gcminatq,  incendia Solis 
Qua  fubdente  facem  terris  rad:osq;moucnte  . 
Et  Ouidio  cofj  la  dipinge  nel  2.  libro  delie  mctamorfofi. 
Vna  donna  il  cui  '\iib  arde,  ^v  rifpjende 

V'è  di  varie  fpighe  il  capo  ha  cinto . 
Con -vn  ipecchio ,  che  al  Sol  il  fuoco  accende 

Doue  il  Tuo  raggio  è  ribattuto ,  e  fpinto . 
Tutto  quel  che  percuote  in  mondo  offende , 

Che  rcfta  fccco,  (erutto,  aifo,  (?•;  eftinto. 
Guunque  ìx  riucrbar'j  6c^  allumi 

Cuoce  l'herbe,  arde  i  bofchi ,  &  fecca  i  fiumi  . 
Soleuano  anco  gli  Antichi  (come  dice  Gregorio  Giraldi  nella  Tua  opera  del- 
Jadeit4>dipingere  per  l'Eihie  Celere  in  habito  di  Matrona  con  vn  ma-T^o  di 
Ipsghe  di  grano ,  &  di  papauero  con  altre  cofc  a  lei  appartenenti . 
A     V     T     V     N     N     O. 

VN  A  Donna  di  età  virile, gralTa,  àC  veflita  riccamente  ,  haueri  in  capo 
-vna  gh:r;,nda  d'-vue  con  le  fi.ve  foglie^'  con  la  deftra  maj.o  tenghi  vn 
cornucopia  di  d'ucifi  fruici . 

R     5  D'pin- 


i/j  ICONOLOGIA 

Dipin^efi  Jl  ttk  virile ,  percioche  la  ftagione  deli*  Autunno  fi  chiama  la  vi- 
rilità deli*  anno  per  eflere la  tetra  difpofta  à  leadsfe  i  fiucti  già  matuii  dal  calo- 
re eftint  1,  ^  diporre  i  Temi  j  &  le  foglie  quafi  (lanca  del  generare ,  come  1.  le^, 
gè  in  Ouidio  lib.  xv.  Mctamorf. 

Excipit  aUtumnus  pofito  femore  iuuentl 
Maturusmi£i'q;interiuuenemq|renemq; 
Temperie  mcdius  (par/us  quoque  tempora  canis.  L-,. 

6r:  (fa,  &  vertuta  riccamente  fi  rapprefenta,  percioche  l'Autunno  è  più  ricco 
deli*.>!ti  e  Cagioni  é 

La  iBiliirland  i  di  vuè ,  &  il  cornucopia  pieno  di  diuerfi  frutti ,  fignificano  che 
l'Autunno  è  «bbandantilfimo  di  ^rini  *  frutti  j  ^  di  tutte  le  cole  per  i'vfo  de* 
mortali  * 

£t  O uidio  lib. 2.  Metàmorl^  cofi^o  dipinge  ancor*egIi , 
Sraua  vn'hujmo  più  maturo  da  man  mancai 

Duo  de  tre  nicfi  a  quai  precede  Agorto  , 
Che'l  vifo  ha  rollo, e  già  la  barba  imbianca* 

È  ftà  lordido,e  gralloje  picn  di  milto  i 
H<^  il  fiato  infetto)  e  tardi  lì  riofrelca  i 

Che  vien  dal  fuo  Venen  nel  letto  porto  é 
Di  vue  mature  iono  le  Tue  ghirlande , 

Difichl  >  e  ricci  di  cavagne  >  e  ghiande^» 
SI  può  anéora  rapprefcntare  per  l'Autunno  Bacco  carico  d'vue  con  k  Tlgté, 
che  faltartdo, gli  voglia  rapire  Tvue  di  mano,  ouero  dipingetaffi  vna  Baccantft^ 
nella  guifa,  che  fi  iuole  rappcefentàrejcomc  anco  Pomona. 

INVERNO. 

HVO  MO,  e  donna  vecchia,  canuta  j  e  grinta,  veflita  de  panni)  (S<^  di 
pelle,  che  ftando  ad  vna  tauola  bene  apparecchiata  appreflo  al  fuoco,tno 
Ihì  di  mangiare  ,  &  fcaldarfi . 

Si  rapprefenta  vecchia,  canuta,e  grìn^a,perciochc  rfnuerno  fi  chiama  'vec- 
chieTTadell'anno,  per  edere  la  terra  già  lalla  delle  fue  naturai:  fatlcbc,&  attie- 
ne annuali,  &  rendefi  fredda,malinconica,e  priua  di  belle^za,il  qaal  tempo  de. 
(criuendo  Ouidio  nel  xv.librO  delle  Mctamorf.  cofi  dille. 

Inde  fenilis  hyems  tremulo  venir  houida  nalFu  , 
Auc  fpoliata  fuos,  aut  quos  habet  alba  capillo? , 
L'hablto  de  panni,  di  pelle,  &  tauola  apparecchiata  apprelìo  al  fuoco,  (igni*  |.i 
fica  ,  e  come  narra  Pieiio  Valeriane)  perche  il  freddo,  e  la  quiète  doppoimol-  !  1 
totrauagli  dell'£ftatc,&  le  ricchezze  dateci  della  terra,  pare  che  ci  inuitino'^'' 
Àviuere  più  lautamente  di  quello»  .he  fi  è  fatto  delle  ftagioni  antecedenti  j  & 
Orario  nell'Ode  p-  hb  primo,  cofi  dice . 

Vidcs,^'t  alca  ftet  niuecandidum  DilTolue  frigus  ;  ligna  fuper  foco 

Sora6l:e;neciarofullincantonus  Large  repDnens  :  atq;  bcnigniiis, 

Fy!uxlabi^rantes,geluque  Deprome  quadrimum  Sabina 

fiamma  conftitcrint  acato  ^  O  Thaiiicche  mctum  dy oca. 

Ouidie 


DICESA'KE'KIPJ.  2tf,i 

Ouldlo  ancoc'egli ,  dipingendo  i'inuerno  ,  n«l  z.  libro  delle  Metainntjfoiì , 

cofidict^. 

Vn  vecchio  v'è,  che  ognWn  d'horrorc  eccede, 

E  fa  tremar  ciafcun ,  che  ci,  lui  pon  mente . 
Sol  per  trauerfo  il  Sol  taluolta  11  vede , 

fci  ftà  rigido ,  e  freme ,  e  batte  il  dente  « 
E  ghiaccio  ogni  Tuo  pel  dal  capo,  al  piede. 

Ne  mcn  brama  i^hiaccìar  quel  raggio  ardente  » 
Et  nel  fiatar  tal  nebbia  f^pìiar  luolc--  > 

Chectfufcaquitfi  il  Tuo  rplendore  al  Sole, 
Dipingefi  anco  per  rirucrno  Vulcano  alia  fucina  ,  come  anco  Eolo  con  i 
^enti,  perche  quelli  fanno  le  tempeftc,  che  nell'Inuerno  fon  pili  frequenti  che 
jiegl'akri  tempi. 

STAGIONI. 
Le  quattroflagioni  dell'amo  nella  Medaglia  d' intonino  Caraealla» 

SI  rapprefentano  le  fopradette  Cagioni  per  quattro  belliflìmc  figui.e  di  fan- 
ciiilii  vn  maggior  dell'altro . 
Il  primo  porta  fopra  le  fpalle  vna  ceda  piena  di  fiori . 
11  fecondo  tiene  con  la  deftra  mano  vna  falce . 

Il  tet:^o  con  la  finiftra  porta  vn  certo  pieno  de  vari)  frutti  ,  oc  con  la  deftra^ 
vn*animwle  morto,  &  quefti  tre  fanciulli  iono  ignudi , 

11  quarto  è  veftito,  &  hi  velato  il  capo ,  &  porta  fòpra  le  rpalle  vn  baftonc^ , 
dal  quale  pende  vn*  vccello  morto ,  òC'  con  la  finillra  mano  parimente  portai 
vn 'altro  vccello  morto  vn  differente  dall'altro . 

Stagioni . 

Come  rapprefentate  in  Ticren:^a  da  Francejco  Gran  Duca  di  Tofcana 

in  un  bellijsimo  apparato . 

PRIMAVERA. 

TR  E  Fanciulle  con  bionde ,  &  crefpe  treccie ,  fopra  le  quali  vi  erano  beL 
lillìmi  adornamenti  di  perle,  2>c  altre  gioie ,  ghirlandate  di  varij ,  &  va- 
gh  fiori  j  fi  che  effe  treccie  faceuano  acconciatura ,&  bafà  a  i  fegni  calerti ,  &  U 
prima  rapprcfcntaua  Marzo,  &  come  habbiamo  detto ,  in  cima  della  tefta  fra-» 
le  gioie,  &  fiori ,  era  il  fegno  dell'Ariete 
La  feconda  Aprile,  &  haueua  il  Taurc , 

La  tetC5^a  Maggio  con  il  Gemini, &  il  veilimento  di  ciafcuna  era  di  color  ver- 
de, tutto  ricamato  di  varij  fiori ,  com'anco  d'efli  ce  teneuano  con  ambe  le  ma- 
ni, &  ne  i  piedi  ftiuaietti  d'oro  . 

ESTATE. 

TR  E  Giouane  ghirlandate  de  fpighe  di  grano . 
L^ptin:a  era  Giugno,  &  hauea fopra  if capo  il  fègno  del  Granchio. 
La  Icconda  Luglio  con  il  Leone . 

La  ter^a  Agofto  >  6i  portaua  la  Vergine  j  il  colore  del  veflimento  era  giallo , 

K     ^         con- 


\ 


2^4.  IC  ONO  L  O  e  I <i.d 

concedo  di  gigli ,  &  ne  i  piedi  poitauano  ftlualetci  d'oco . 
A     V     T     V     N     N     O. 

T\  H  D^nne  d'età  virile,  che  per  acconciatura  del  capo  haacuanoadoc- 
ni>mr-  tidigioc  ,  6^  ghitlandatc  di  foglicdi 'vite,  con  wiì^Òl 
altri  f.utri. 
La  prima  era  Settembre ,  &  per  il  fegno  haucua  la  Libra  , 
-La  ieconda  Ottobie  con  i!  Scorpione  . 

^La  terza  Nouembre  >  &  hauea  il  Sagittario  ;  il  colore  del  veftimento  era  ài 
cangiante  rolFo ,  6^.^  turchino  fregiato  dcUi  medefimi  frutti  delle  ehrrkndc-, 
con  ftmaletti  d^or o  ali)  piedi . 

INVERNO. 

TR  E  Necchic  per  acconciatirra  del  capo  portaiiano  veli  pauonarz!,&  v«- 
deuand  fopra  di  efli  la  brina, e  la  ncuc,&  chiarillìmi  criftalii  fomiglian-tf 
per  il  ghiaccio» 

La  prima  era  Dicembre,  &^  haueua  il  fegno  di  Capricorno  * 
La  feconda  Gcnaro  ,  co'l  fegno  dell'  Aquario  . 

La  cer:^a  Febbraio,  &C  per  infcgna  portaiw  ri  Pcfce;  il  color  del  ^cftiiKerrta 
«rapauona^^zo  fcuro ,  ma  pieno  di  neue ,  brina ,  &c  di  ghiaccio ,  &  il-medcfirao 
eranoguarnici  i  ibiialetci  » 

STERILITA. 


/ 


DONNA  incoronata  d'Apio  inuoltocon  Therba  Climcne ,  (ìeda  fopra.» 
'>^na  mule"tta,tenga  nella  deftra  mano  infieme  con  la  briglia  vn  ramo  df 
Salice,  con  la  finiftra  vna  ta:^za  di  vino ,  nella  qu^lc  'vi  (la  vna  Triglia . 

^\  come  la  feconditi,  e  felicita,  che  arreca  piacsre  ySc  alle^rec^za ,  cofl  la  fte- 
rilità,  e  infelicità,  che  arreca  dilpiacere,  &  meilitia,  quale  fi  fcuopre  particolar- 
mente in"  Sarra  moglie  di  Abi'aam,  in  Anna  moglie  di  Elcana  ,  ìk  in  Elrfabetta-» 
moglie  di  Zaccharia^^  quanto  più  vna  perfona  éfaculto/àj  (Sericea  tanto  mag- 
gior dolore  prende  dalla  Iterilità  della  fua  conforta,- &  di  fé  medesimo,  non  ha- 
uendo  fuccclfore  del  /angue ,  &  della  robba  . 

Dolorifica  res  eft  fi  quis  homo  diuès 
Nullum  habetdomi  fuas  fuccclforem^ 
Dilfc  Menàndro:  &  fé  bene  Eutipi  de  mette  in  dubbio  qua!  fia  meglio  la  pro- 
le, ola  Steriliti,  &  giudica  che  fia  canto  miferia,  6^  infelicità  il  non  hauer  fi- 
gliuoli, quanto  i'hauerne,  pcw:he  fc  fi  hanno  cattiui ,  arrecano  eiUema  calami- 
tà alla  cafa ,  6i  dolore  continua  ne  gli  animi  del  padre  ,  &  della  madre  loro  :(c 
fi  hanno  buoni  i  loro  Geriicoci  gli  amano  tanto>  che  te  meno  femprc  internenga 
loroqualchemalc,  le  parole  di  Euripide  nell' Enomao  fono  quelle  tradotta.» 
in  latino. 

Dublus  equidcm  fum  ,neq;  di  udì  care  pollim  , 

Vtrummeliuslltprogigni  libcios 

Morcalibus.auc  Sterili  vita  frui . 

Iftos  enim,  qulbus  Hberi  nuli  funt,  miferos  e(Tè  video.  ' 

Et  coutu  Jlosjr^ui  pcolem  ^cnucrunt,  nihilo  fehcioies, 

Nam 


I 


D/  CES^iKE  %IPJ.  iifj 

Nam  fi-mali  fuecint,  excrcma  calamitss  efl, 

RiuTus  fi  piobì  euadant  mzgnum  paiaitu  makim  : 
Affl'gunt  eninì  genitorem,  duni  ne  quid  patiantut  metU't. 
Nondimeno  raolco  meglio  è  hauerne  ,  che  non  hiiicine  ,  non  e  mai  tanto 
cattiuovn  figliuolo  ,che  non  diaònalclieconfolatione  al  Padie  ,ilqnalenaca^ 
ralmenceama  il  figlio  ancorché  cartiur»  Ha,  >3c  (e  Icorge  qualche  vitio  in  lui, rpc- 
r-'jche  fi  habbia  col  tempo  a  mutare  ,  &  lente  gurto  in  al  euarlo,  in  dargli  buoni 
configli ,  &  documenti  patevni ,  an:^i  è  tinto  grande  m  alcuni  l'amor  paterno  » 
che  accecati  da  quello  non  fcorgono  i  difetti  dal  figlio  tanto  dcìl'animi;,i;uan-    , 
to  del  corpo,  e  fé  gli  fcorgenojli  copreno  apprello  le  genti,  ne  pollono  compor- 
tare (cntirne  dir  male  ,•  ie  vn  l'adre  ha  vn  figliuolo  guercio  lo  chiama  peto  di- 
guardo gratiofo  alquanto  veloce,  come  riferilcono  i poeti  che  haueile  Venere: 
fé  ha  vn  figlio  o'trim'-do  piccolo  lo  chiara  i  pupi  no ,  !e  lo  ha  ftorto,  fciancato  Io 
chiama  Icauro  di  piede  groilo,  come  dice  Hoiatt)  nella  Satira  j.dei  primo  hb. 

At pater  vt guati,  fic  nos  dcbemus  amici 

Si  quod  fi '^itium  ,no!i  Failidire,  (Irabonem 

Appeliat  l\rtum  Pater,  &  puìium ,  male  paruus 

Si  cui  fil:us  ed ,  vt  abortiuus  fuit  olim 

Sifyphus,  hunc  ■^'arum,diftortis  cruribus  illum 

Baloiuit  fcaurum  >  paruis  fulcum  male  talis  . 
Et  perc!.^  l'amore  della  prole  è  cicco  gode  il  padre,  <S«:  la  madre  de^  figlfo  ai1^ 
cerche  imperfetto,  &cactiuo,  come  l'amante  dell'amata  ancorché  brutta  fia, 
Amatorem  quod  amica? ,  1  urpia:  decipiunt  ccecum  vitia .  Cofi  li  viti)  dclli  fi- 
g!  uoli  agabbano  i  Padri,  a'ouali  i  fig- inoli  ancorché  brutti  paiono  beili,  ancor- 
ché vitiofi,&  i  poltroni  paiono  virtuofi,  &  forti .  è  ne  li  Prouerbjj . 

Me  quoq;  Pollucem  mea  Matcr  vincere  dixit , 
Dice  mia  madre  ,  ch'io  Vincere  pollò  Polluce  .  Si  che  la  cecità  dell'  amor 
paterno  fa  che  fi  goda  delNfigluiolo ,  ancorché  cattino .  La  contente:^za  poi  di 
haucre  i  figliuoli  buoni  iupcra  il  LJmorc,  che  l;  ha  di  loro  ,  che  non  patifcono 
qualche  male  ,  dunque  meglio  è  la  prole  ,b  buona,  o  cattiua  che  fia,  che  la  fic" 
rilievi  j  la  quale  non  arreca  mal  allegre:^:^a  ,  ma  Tempre  dolore ,  per  lo  continuo 
defiderioj  che  (\  ha  di  hauerne. 

L'Apio  ha  le  toglie  c-.eipe  ,  onde  ^^  quel  pfouerblo  detto  perle  vecchie  Ciif- 
p^res  Apio,  della  cui  forma  Plinio  iib.  io.  cap.  i  i.  n'habbiamo  'rìcorcnaCa  la^ 
ftcrilità  i  perche  nel  gambo  dcìl'  Apio  naicono  alcuni  vermicelli ,  i  quafi  man- 
giati fanno diilentarefteriii  coloro  che  li  mangiano  tanto  ma  eh-, quanto  fem- 
mine .  Plinio  nel  fudetto  luogo,  Caule  vermiculos  g'gni .  Ideoó;  eos  qui  cdc- 
rint  fterile^cere  ma.es  ,femina!q;.  L'habbiamo  iniiolto  con  l'ht-rba  Climene, 
laquale  dillero  i  Greci  elter  fimile  a'ia  piantsgine,  di  qutfta  Plinio  lib.26  tpp.y, 
dice  che  bcuuta  rimedia  a  molli  mali  j  ma  che  cagiona  fterihtà  anco  negl  huo- 
rnini  j  dam  metleatuc  y  fìerilitatem  pota  eciam  in  viris  fieri . 

Siede  fopra  vna  muletra,  p:rchc  vna  donna  fterik  ha  la  medefima  cond  tio- 
ne  della  mula  ,  che  di  natura  è  fteriie»  Ogni  forte  di  muìièfìenle,  la  cagione  ' 
di  che  non  fu  bene  iiiccfa  da  Empedocle ,  Ok  da  Democrito  ,  cjudto  i'kttuNiJ)  a  ì 

meati 


tS^  lCONOLOGI<t/ì 

iMeati  corrotti  neH'vtero  delli  mtili  ;  &  quello  alla  mift  Ta  de  firtti  à^n^i.  dallV- 
ns,  d<  l'altra  genitura  molle  :  fé  bene  altra  cagione  d'HnpedocIc  ti  aiTcgna  da^ 
Tlutarco  de  Plricitis  PKilofophorum  ,in  quanto  chela  nmla  liabbia  (hctta  na- 
tura nata  nel  "Ventre  al  concrario,perloche  non  pob  riceueiela  genitura.  Ma 
Ariftotile  nel  2.  libro  della  generatione  degl'animali  cap.  6.  non  accetta  fimili 
cagioni,  maartribuifceiafteriiicàde'mul^  allafiigidit^deili  Tuoi  genitori, per- 
che tanto  l'Afino,  Quanto  la  caualiaè  d:  fiigida  natura,  da'  quali  nato  il  mulo 
ritiene  la  frigidità  dian.bcdue.  Plin.  Ib.  8.  e,  ^^f..  dice, de  (ì  è  olferuatoche  gli 
animaìi  nati  da  due  d  uerfe  forti ,  diuentano  d'yna  tei:^a  forte ,  &  che  non  fono 
Cmili  a  niujio  de'  Tuoi  genitori.^  che  qaellijchc  fono  coH  nati,non  ingenerarla 
iu  qualfiaoglia  forte  d'animali  :  e  che  perciò  !e  mule  non  partorifcono  :  ma  chs 
nondimeaoalle  voice  hanno  partorito  ;cofa  tenuta  in  luogo  di  prodigio.  Eli 
in  annalibus  noftiis,  Mulas  peperi(Iefqpe,ycrum  prpdigij  loco  habitum  .  Giu- 
lio Obfequente  nel  confolato  di  Caio  Valerio,<Sv:  di  M.Hcrennìo  6(55. anno  dop 
pò  l'cdificatione  di  Roma  mette  per  prodigio ,  che  vna  Mula  partorì  nella  Pu- 
glia .  la  Apulia  Mula  peperit .  Perche  è  cofa  infolita  ;  quando  fi  vuole  inferire 
ch'vnacofanon  farà,  dicefijcum  Mulapepercrit.  Quando  la  Mula  partorirà  . 
llcke  fu  detto  a  Dario  Re  ai  Perfia  da  vno  di  Babilonia,  quando  i  Perfianila_i 
ftauanoallediando,  che  cofa  fate  qui  òPcrfiani  andateuene  via  ,  allhoraci  pi- 
gliarete  quando  le  Mule  partoriranno,  non  molto  doppo  cccorfe,che  vna  Klula 
di  Zopiro  Amicidìmo  di  Dario  partorì  -  perilche  prcfero  animo  di  pigliar  Babi- 
lonia ,  (5j  la  pigliarono  :  vi  è  anco  -"Vn  detto  fimile  in  Suctonio  Tranquillo  nella 
•vita  di  Ga'ba  Imperatore  cap.4.  quando  al  xuo  Auo  facendo  facrifitio  vn'AquI- 
la  tolfe  di  mano  le  ip.icriora  della  vittima ,  che  fé  ne  fuggì  fopra  vna  fruttifcra-i 
quercia,  per  loche  ellendogli  augurato,  che  la  fua  famiglia  otterrebbe  col  tem- 
po l'imperio  ma  tardi  :  egli  rifpole,o,uando  la  mula  partorirà  .  Thcofrafto  dice 
che  nella  Csppadocia  ,  ò  nell'Arcadia  le  mule  partorifcono  ,  &  Ariflotile  nel  r, 
de  Nat.  Animal.cap.6.  riferifce  ,  che  nella  Siria  le  Mule  fìmilmente  partorifco- 
no ,  ma  fono  d'vna  forte  d'Animali  particolari  di  quel  paefc  flmili  alle  noftrt-. 
Mule  ;  non  che  (ìano  -veramente  Mule_  .  Si  che  la  Mula  come  Sterile  pigliafi 
per  fìmbolo  della  fterilità  . 

1 1  Salice  tenuto  dalla  man  f  niflra  ferue  anch'elio  per  f  mbolo  della  Sterilità, 
fc  bene  alcuni  tencono,  che  vaplia  contro  la  ftcrilità  delle  donne ,  malamente-» 
intendendo  quel  luogo  di  Plinio  lib.  1 6.cap.2<5.  Semen  falicis  mulieri  fterihta- 
tis  medicamentum  eilè  conrtat ,  nel  qual  luogo  altro  non  vuol  dire,  fé  non  che 
il  feme  del  ialiceè  rimedio  delia  ftetilità  alle  donne,  cioè  di  farle  diuentare  {ac- 
rili, ri trouandof  nìolci,  che  doppo  houer  riccuuti  aliai  figliuoli,  per  non  crefcc- 
re  pili  in  famiglia  fanno  adoperare  rimedij  alle  lor  donne  atti  a  farle  diucntart-» 
ftcrili  ,  fi  come  iogìiono  fare  anco  :^itcllc ,  &  Vedoue  per  non  clfere  icoperte  in-» 
grauidan^a,  fceleraggine  dcteflata  non  folo  da  Chriftiani,  ma  anco  da  Gentili , 
onde  Mulonio  Greco  Autore  dille.  Quamobrcm  Mulieribus  ne  abortum  face- 
rene  interdierunt ,  non  obedientibus  au-em  psnam  fgripferunt  :  item  nec  mc- 
dicamentis  fteriiitatera  inducentibus  ,  &c  concepcumadimeatibus  vterentur, 
prohibuetant  .  Eandcm  ob  caufam  mukitudinis  liberorum  vtriqucfexui  pre- 
mia. 


D/  CES<tARE  %IPJ.  iifT 

tnia,'5^  fterilitatis  parnam  ftatucrunt .  Che  il  Salice  induca  fterilità  chiara.mctt- 
rafferma  Diofcoridc  lib.  1 .  cap.  i  6,  dicendole  he  le  lue  fi  ondi,  leme  ,  cocteccia  , 

6  liquore  hanno  virtù  coftrectiua,  le  fiondi  v  ite,  &  beuutc  fole  con  acqua  non 
lafclanoingrauidar  le  donn^  ;  Ne  (olamente  le  donne  ,  ma  ancogl'hucmini 
rende  fteriìi  lì  come  apertamente  Santo  Ifidoro  nel  lib.  !  7. dell'Etimologia  dice, 
«Sa'ix  dida, qnod  celeiitcr  faliat,  &  veiociter  crefcat,  cuius  kmin'S  dicunt  hanc 
effe  naturam  ,  -vt  11  quis  illad  in  poculo  haufcrit ,  libcris  carcat,fcd  &i.  fjemina» 
infecundis  effìcit. 

La  Triglia  tenuta  dalla  finlftra  mano  in  -vna  tac(5^a  di  'vino  da  'vgual  fegno 
della  fterdità  .   Atheneo  Curiofc  colerifcrifce  della  Triglia  nel  fettimo  libro,per 
autorità  di  Platone  poeta  comico  in  Faone  dicc,chc  è  catto,  &  pudico  pcfcc,  & 
#pctòcon(acratoa  Diana  in  quefti  verfi  . 

Dedignatur  mullus  ,necamat'virllia 

E(t  enim  Dian:e  Tacer,  proptcreaq;  arrcdnm  pud*ndura  odit. 

Se  bene  Egefandro  De  fo  nelle  fefte  di  Diana  dice  ,  che  fc  le  orfcrilce  ,  perche 

perfcguita  j  &  vccide  il  'vcnenofo ,  &  mortifero  lepre  marino  :  facendo.ciò  per 

ialute  dell'huomo  alla  Dea  Cacciatricc ,  la  cacciatricc  Triglia  fi  dedica  .  Ma 

Apollodoro  vuole ,  che  per  cllcre  Diana  Hata  detta  fotte  nome  di  Hecate  Dea.» 

7  riformerà  Triglia  per  (ìmilitudine  del  nome  a  lei  fi  facrificafic:  onde  in  Athc- 
ré  vi  era  vn  luogo  detto  Triglia ,  perche  "vi  fi  vedeua  la  ftatu»  di  Hccacc  Tri* 
glanthina,  diche  Heraclite  poeta  nella  catena  dilTe . 

O  hera  Reginaq,  Hecate  Triuiorum  pr:Eres , 
Triformis,  triplici  facie  fpedabilis,  qu^e  Triglis  props tiaris. 
II  qual  pefce  è  anco  detto  da  poeti  latini  Baibatus  Mullus  ,  fi  come  fu  cìila- 
irato  da  Sofrone  greco .  Ma  noi  non  Io  pigliamo  per  figura  della  Sterilità  ,  co- 
me pefce  dedicato  alla  Carta  Diana,  per  la  Tua  honerta  coRtinen:^a  :  ma  perche 
/e  -vn'huómo  beue  il  vino,  nelquale  fia  ftatafotFocata  ia  Triglia,diucnta  impo- 
tente alli  piaceri  venerei ,  8^ fé  lo  beue  vna  Donna ,  come  ftcrile  non  concepi- 
rà, il  che  conferma  Atheneo  con  T  Autorità  di  Terpfide  nel  libro  delle  cofe  Vc- 
reree.  Vinum,"nquofufFocatus  Mullus  fuerit,  fi  -virbibat  ad  Vcntrem  impo- 
tens  erit ,  fi  Mulier  non  concipiet ,  vt  refert  Tcrpfides  libro  de  Vcncreis . 

STVPIDITA,  OVERO  STOLIDITA. 

VN  A  Donna,  che  ponga  la  man  dritta  fbpra  la  tefta  d*vna  capra ,  laquale 
tenga  in  bocca  l'heiba  detta  Eringion;  nella  manfiniftrahabbia  vnfior 
«dlNattifo  ,&d:l  medefimofia  incoronata. 

La  ftupiditiè  vna  tardant^a  di  mente,  òdi  animo  tanto  nel  dire,  quanto  nel 
fare  qualche  cofa  ,cofi  definita  da  Theofraftonelli  caratteri  ertici,  la  cui  defini- 
tione,non  è  diffimile  alla  def:rÌTtÌQjie  fatta  ài  Arifl,  fiiomaeftro  fopra  lo  {Cupi- 
do ncUi  morali  grandi  lib. primo  capr^y,  in  talf'Tma<^ipa  ole,  Stup'dus,  ^eu 
attonitus,  6:  cuntfta  ,  Se  cunót^s  vcritus  tam  agendo ,  tam  dicendo  (elertia?  ex- 
peis.  talls  ed  qui  in  cundis  obftupefcit .  Lo  ftupido,  ouero  attonito  irF.raurito 
d'ogni  cofa ,  oc  d'ogn*vno ,  tanto  nel  fare ,  quanto  nel  dire ,  priuo  d'induftria , 

è  tale 


s/fS      -      IC  O  NO  LOG  l  <iA 

STVPiniTA-,  OVERO  <;TOLIDirA. 


e  tale  che  in  ogni  cofa  refta  ftupido  \  òC  alerone  ncIl'Ethica  dice,  che  Io  (lolido 
^  trattiene  anco  douenon  occorre:  fecondo  l'autorità  del  medeHmo  Filofbfb  Io 
ftupìdo  da  vn  canto  è  contrario  nel  bene  alla  diligcn:^a  ,  (Scindaflria  ,dairaltro 
canto  nel  male  alla  sfacciatc^^za,  perche  lo  sfacciato,  è  temerario  ,&  ardirò  in-» 
«gni  luogo  contro  ogni  cofa,  &  contro  ogn'vno  nel  parlare,  ÒC  nelloperarc-^, 
nu  lo  ftupìdo  è  freddo,  e  timido  tanto  nel  bene,  quanto  nel  male  ,  per  la  ftupi- 
ditàdel  fuo  animo,  e  tardan:^^  della fua  mente.  La Stupid-tà nelle  perione,  o 
per  natura,  ò  per  accidente,  per  natura  è  tardo  di  mente  quello,  ch*è  d'ingegno 
grolfo,  e  d'animo  umido  ;  per  acccidcnte  auiiiene  in  varij  modi,  ò  per  infermi» 
tà,  òpcr  marauiglia,e  ftapefictione  d'vna  cofa  infolita,  che  s'oda  ,(\  vegga  in_» 
altri ,  òfj  proui  in  fé ,  ouero  Uaiia  contcinnìatione  de  ftudij ,  ftando  quelli  cht> 
ftudiano  oer  rordinaiio  tanto iiuenci  alle  materie, che  paiono  l1:upidi,infcn(àtì, 
aftrattj  ;  &:  però  meteoria  \n  Greco  canto  lignifica  fpeculatione  di  cofe  iublimi, 
<juanto  ilupidità,ousro  ftolidicà.  Sueconio  nella  viu  di  Claudio  cap. 59. volen- 
do e/prì . 


BICESA'KE  'RITJ.  »^f 

io  esprimere ,  che  Claudio  Impcradorrera  fmemorato  attratto  ftitpìdo»  &  in- 
confidcraco  difTc .  Inter  cetera  in  eo  mirati  funt  homines ,  Òi.  obliuioneWf  àC^ 
iBCon^ldcrantiam^  vel  vt  gr^cè  dicam  mctcoriain,  chic  Aule pfian,  td  eft,  ftupi- 
Jitatcm,  &  inconfiderantiam  .  Soperafi  la  ftoiidit^ ,  b  ftupidità  naturale  coii^ 
Tcfcrcitio  delle  virtù,  Ccomccon  l  otio  fi  accrefce,  poiché  l'ingegnp  in  quello  £ 
fnarcifce,  e  diuicne  più  obtufo,  &  ofTufcato  dalla  caligine  dcirignoran^a  Zo- 
piro  Fifonomico  eflendofegli  picfentato  auanii  Socrate  Filolofo  da  lui  non  co- 
Bofciuto  guardandolo  in  faccia  dille ,  coftui  è  di  natura  ftupido.balcrdoi  li  cir- 
coftanti,  che  fapcuano  la  fapicnza  di  Socrate,  e  che  diicorrcua  co»  accorto giu- 
dicio,  &  folleuato  intelletto,  fi  mifero  à  ridere  :  ma  Socrate  ri^pofe,  a^on  ve  no 
ridete,  che  Zopiro  dice  il  vero ,  &  tale  io  ero ,  fé  non  haucflì  fupcrata  Is  mia  vi- 
tiofa  natura  con  lo  ftudio  del'a  Filofofia  ,  vi  è  vn  detto  prefo  da  Galeno  ,  Jit 
M4€YCurius  ipfe  ifuìdent  cum  Mufisfinarit.  llquale  fi  dice  verfcJvno,che  fia  oltra 
modo  ftup.do ,  &  ignorante,  volendo  inferire, che  è  tanto  ftohdo.e  ftupido,ch« 
«on  lo  fanarebbe  Mercurio  inuentore  delle  fcierlj^e  con  tutte  le  mufe  :  laiche  lo 
cfercitio  delle  fcien^ce  delle  virtù  è  atto  ad  aflbmglLart  riutellctto,  e  toglierne 
'via  la  ftupidità ,  &  ftoliduà  , 

La  capra  tenuta  dalla  man  dritta  è  (imbolo  della  flo!idit<? .  Ariftot.  nel  cap, 
X.  della  filonomia  dice  che,chi  ha  gli  occhi  finùli  al  color  di  vino,  è  ftolido,pcr- 
che  tali  occhi  fi  riferifcono  alla  capra.  Quibus  autem  vino  colore  fimiles  fiint , 
ftolidi  funt  refeiuntur  ad  caprss.  llmedefimc  Ariftotilelib.  <?.  cap.  j.d^ani- 
mal'jdice  che  fé  dalia  greggia  delie  capre  (e  ne  piglia  vna  per  li  peli  che  gli  pen- 
dano dal  mento ,  chiamato  arunco ,  tutte  le  altre  ftanno ,  come  ftupidecon  gli 
occhi  fiin  "verfo  quella  :  veggafi  parinaenii  Plin.  hb.  $.  c.50.  L'erba  Eringion, 
che  tiene  in  bocc?,ha  il  gambo  alto  vn  cubito  con  h  nodi,  &  le  foglie  fpinofejde 
la  cui  forma  veggafi  più  d»ftmramentenelMattiolo,&  in  Pliniolib.ii.cap,  15. 
6^  lib.2  2  cap.  7.  Plutarco  nel  trtttato,che  (i  debbia  difputite  con  Principi  da 
vn  Filosofo  ,  rifcrifcc ,  che  fé  vna  capra  piglia  in  bocca  rEringio,ella  primiera- 
mente, &r^dapoi  tutta  la  greggia  ftupefatta  lì  forma  ,  finche  accodandoli  il 
Paftoregiielaleuidi  bocca. 

Il  Narcifojche  porta  nella  finiftra  mano,  come  anco  in  capo ,  è  fiore,  che  ag- 
graua  ,  3c  balordilce  la  tefta ,  &  però  chiamafi  Narcifojnon  d;^  Narcifo  fauolofo 
giouancttojcome  dice  Plinio  lib.  2 1  .cap.  1  p.  ma  da  Narce  parola  greca  ,  che  fi- 
gnifica  torpore, e  ftupore  :  anzi  il  finto  giouanetto  piglia  il  nome  da  Narce,  per- 
che egli  mirandofi  nella  fonte ,  prcfe  tanto  ftupore  della  (uà  imagine  ,  che  lan- 
guì, &  fi  conuerrì  in  fiore,chc  induce  ftupore,  &  torto  ianguilce;  mentre  fi  ftu- 
piua  pareua  vn  fimulacro  di  marmo,  come  canta  Ouidio  nel  |  delle  Mctamoif. 
Acftupetip'efibi,  '\ultuq;immotus  codem 
Haeret,  vt  è  patio  furmatum  matmore  fignnm , 

Plutarco  nel  ter^^o  (impofio  queftione  prima  confì^rma,  che  il  Narciro  fiort-» 
è  detto  da  Narce  parola  greca ,  perche  ingencr»  ne  i  nerui  torporr.  &  grauez^a 
ftupida  ;peiilche  ^Sofocle  lo  chiama  antica  corona  de  gli  gran  Dei  Infernal  ,ciiè 
de  morti,  NarcKum  dixerunr ,  quiatemporem  (  qui  narc**  gratis  eft  )neru'S 
iucuciat,  grauedÌLcmq,'iofpidam:  vnde,òk  (cphociti  tum  Yturen::  maerotuio 

Dwoium 


i^I  ì COÌTOLO  Gl<iA 

Dcotùm  cotonam  appcllat ,  nimirum  Manium . 

S     T    O     L    T    I    T    I     A. 

DONNA  ignuda,  e  ridcntèj  e  gettata  per  terra  in  atto  rconcio,  in  mod<J 
però,  che  non  fi  moftrino  le  parti  dishonefte  »  con  "^na  pecora  vicino^ 
perche  il  ^^t^  palefa  i  fuoi  difetti  ad  ognVno',  &  il  fauio  cela  >  d:  perciò  fi  di- 
pinge ignuda,  &  fent^a  vergogna. 

La  pecora  da  gl'antichi ,  fecondo  che  fegna  il  Pierio  ValccIanO|fa  pofta  nool* 
te  volte  per  la  ftoltc:(_?;a,  però  dille  Dante . 

Huomini  fiate ,  <&  non  pecore  matte . 
Hauerà  in  vna  mano  la  Luna,  perche  ad  ella  ftanno  molto  foggetti  i  pa^qjl  % 
fi^  fcntono  facilmente  le  loro  mutationi . 

STVDIO   DELL'  AGRICOLTVRA* 
Vedi  Agricoltura-» . 

S    T    V    D    I    O, 

VN  Giouaiie  di  volto  pallido*  vcftito  d'habito  modefto,  farà  k  redcre,coil 
la  finiftra  mano  terrà  -vn  Hbro  aperto  jnel  quale  miri  attentamente, 
con  la  delira  vna  penna  da  fcriuerc ,  òC  gli  farà  a  canto  vn  lame  accefo  >  ò;,^ 
vnGa'Io. 

GioLiane  fi  dipinge  >  perciochc  il  glouane  è  atto  alle  fatiche  dello  ftudio  « 

Pallido,  perche  quelle  fogliono  eitcnuare ,  ò;,^  impedire  il  corpo ,  come  di- 
liioitra  Giouenale  fatira  V» 

At  te  noótdrnis  viuat  impaliefcere  cartis. 

Si  vede  d'habito  modcftojperciochegli  ftudiofi  fjgliono  attendere  alle  col* 
moderate ,  6^,^  fodt^  * 

Si  dipinge,  che  ftia  a  federe,  dimoftrando  la  quiete,  &C^  afiiduità,che  ricer- 
ca lo  ftudio. 

L'attentione  foprà  il  libro  aperto,  dlmoftra  che  lo  ftudio  è  ^na  vehemcnto-* 
applic  tione  d'animo  alla  cognitione  delle  cofe , 

La  penna,  che  tiene  con  la  deftra  mano,  fign  fica  l'operatione ,  -Sc^^  l'inten- 
tìone  di  lafciare ,  fcriucndo ,  memoria  di  sé  ItclTo ,  come  dimollra  Pcrfio,lacira 
prima.^  « 

Scire  tuum  nihil  eft,  nifi  te  fcire  hoc  alter» 

Il  lume  accefo,  dimoftra,  che  gli  ftudiofi  conlumaiio  più  olio,che  vino . 

Il  Gallo  fi  pone  da  diuerfi  per  la  follecitudinc  j  &  pei  la  vit,i!an:^a ,  ambedue 
conuenienti  >  <Sc  necefiarie  alio  ftudio , 

SVPPLICATIONE. 

J^Ut  Medaglie  di  'perone  -. 

VNA  'Verginella  coronata  di  iauio  ,con  la  fniftra  mano  tiene -^n  cesel- 
lo pieno  di  vari)  fiori,  e  fiondi  odorifere,  i  quuli  con  la  deftra  tr.ano  fpar- 
ga  fopra  d\n' Altare  con  gran  fommiilìonc,  al  pie  del  quale  Altare  vi  è  vn  letto 
con  grandi,  &  varij  adornamenti . 

Haucndoi  Komaniin  '>loper  fupplicarei  Dij,ilettiftcrnij,  che  erano  alcu- 
mietcì ,  i  quali  ItcudeuanQ  ne  i  te  mpij ,  quando  '^olcuano  prc gare  gli  Dij ,  gli 

follerò 


DJC'ESA'KB  'KIT'J:  T^Ì 

fbflfero  propiti  j,  e  qucfte  fupplicationij  &  Ictcifternij  fi  faceuano,ò  per  allegrez- 
za, h  per  placare  l*ira  delli  Dei,  nelqual  tempo  gli  Senatori  con  le  mogli  >  &  fi- 
gliuoli andauano  a  i  tempi),  &c  alli  altari  delli  Dei ,  &  alcune  volte  /bleuano  an- 
co in  Cale  occafione  andare  i  nobili  fanciulli ,  &  li  libertini ,  &  anco  le  'vergini 
tutte  coronate ,  portando  la  laurea  ,  hauendo  feco  con  pompa  i  (acri  Carri  delli 
Dei ,  &c  foleuano  dimandare,  &  pregare  con  (acri  verfi  la  pace  a  quelli,  e  fi  ftcn- 
deuano  i  lettifternij  appreflo  gli  altari  delli  Dei  con  vari)  ornamcnti,«&:  fpargc- 
uano  ,  come  habbiamo  detto  verdi,  6c  odorifere  frondi#&  fiori  d'ogni  foi:tc>& 
le  verbene  auanti ,  <&  dentro  delli  tempi) , 

SVBLIMITA    DELLA    GLORIA. 

PONGASI  vna  ftatua  fopra  vca  gran  colonna  fregiata  di  belliflima  fcol» 
tura,tenga  con  la  man  d^ftra  vna  corona  d'allorojcoii  la  finiftfa  vn*afta  p 

Soleuano  i  Romani  eflalcare  i  loro  più  valorofi  Cittadini  alla  fublimit^  dclU 
gloria  dri;^zando  ftatue  fopra  colonne  adhonorloro  j  Onde  Ennio parlaaco 
in  lode  di  òcipione,  cofi  diflc  , 

Quantam  ftatuam  faciet  Populus  RomanuSj, 
Quantam  Columnam  ,  qu^  res  tua*  geftas  loqusMir  ? 

Volendo  inferire ,  ch'era  meritcuole  d'elTèrc  inaI;^ato  fopra  gli  altri  a  fiJpré* 
ma  Gloria, €  per  tal  ragione  le  fi  fabricaAiano  dette  ftatue  fopra  colonne/i  come 
ilice  Plinio  ljb.g4,capyé.  Columnarum  ratio  erat,  attolli  fupraccterosmorta- 
ks..  Il  primo,a  cui foflc  eretta 'Vna  colonna,chiamafi  Caio  Menio,  che  fuperò 
gli  Antichi  latini  del4i<5..  da  l'cdificationedi  Roma  fecondo  Plinio  nel  mede- 
fimo  libro  cap.5.  Se  bene  Liuio  neli'ottauo  lib.  non  dice  che  gli  fulfe-eretta  vna 
colonna,  ma  riferifce,  che  Menio  trionfò  inficme  con  Furio  Camillo  nel  confo- 
lato  loro,  che  fu  fecondo  alcuni  del  ^i  S.  dall'  edifìcatione  di  Roma ,  per  hauer 
fuperato  i  Tiuolefiji  V^lletrani,  i  Nettunefi,  &  altre  nationi  del  Latio ,  &  che  il 
Senato  pofe  nel  foro  ad  amcndiic  le  ftatue  equeRriiCerto  è  che  Caio  Daellio  da 
»kri  detto  Duilio,  fu  il  primo  ad  accendere  alla  gloriofa  colonna roftrata  ,  ch^-. 
primiero  trionfòcde  impiefà  nauale  contro  liCartaginefi  del  495.  dalla  fonda- 
tione  di  Roma ,  fecondo  il  Computo  d'Onofrio  Panuino  nelli,fafti ,  la  qual  co- 
lonna Roftrata.  dice  Plinio ,  &  Quintiliano  lib.  i .  cap.7.  Hauer  veduta  nel  foro 
Romano ,  oue  apunto  è  fiata  trouata  fotto  terra ,  a*  tempi  noftri  vn  fragmento 
della  bafe  di  detta  colonna.con  l'in  fcrittionesch'hoggidì  fi  vede  nel  Pala:^zo  de' 
Con  feruatori  in  Campidoglio  :  infauordi  qutfianofira^guradue  colonne  al 
prefente  fi  -reggono  in  Roma  "Vna  di  Traiano  Imperatore  ,  con  la  fcala  Luma- 
•ca,alta  piedi  I2  5.1^altrafatta  dentro purjchioccìcle,è di  Antonijioi/nperatore 
alta  piedi  17 5. nella  cui  fommitàfu  pofta  vna  ftatua  nuda,chc  tiene  vna  Corona 
nella  man  dcftra,  nella  finiftra  vn'afta*come  fi  fcorge  nella  fua  Medaglia,  che  di 
lui  fi  troua.lequali  colonne  fono  di  fuora  ornate  di  Eccellente  Scolturajche  rap- 
j)iefenta  molte  imprcfe,  battaglie,  vittorie,e  trofei  de  nemici  per  gloria  di  qucm 
fti  inuicci  Imperatori . 

Hora  fopra  quefta  di  Antonino  vie  vnS.Pauolo  di  bronzo  indorato.  Sopra 

quella 


^i 


1C  OMO  LO  G  I^ 


JTB  Limita  della  cloria* 


quella  di  Traiano  tn  ?.  t*Ietro  poftooi  pet  ordì  ne  ài  Papa  Jsifto  V.  a  gloria  d;!lt 
lìue  Santi  Affoftoli  ,pec  cflTer  quelli  due  Eccelfè  Colonne,  (opra  leqaali  è  fondi* 
Ca  la  Santa  Rortiana  Chic/a^  Intorno  a  tal  materia  di  Colonne,e  ftatue  dri:^za» 
te  dai  Senato  Romano  a  Gloria  de*ioro  Cittadini,  òC^  anco  Cittadine ,  vcggafi 
Plinio  nei  I»ioghi  ct-iti,  Se  Andrea  Fuluio  nel  4.lib.  dal  cap.  26.  fino  al  2p.  òC* 
nelcap.  j5.veggafi  ancoleant'chc  Romane  infcrittionì  ftumpatc  da  Aldo  Ma- 
rutio,  da  lo  Smetidi  da  Giu(Ìo  Lipfio ,  Si  dal  Grutcrìo .  A  tempi  noftri  i*incl'to 
P  paio  Romano  ha  di  nuouo  porta  in  vfo  coli  gloriofa  attionc  :  fic>^  però  rei 
Campidoglio  (ì  >€do!iò  flatue  dric^^ate  (opra  nobili  bali  con  loto  infciittioni  * 
APapaLeoneX.aPauolollI.  aGicgorìoXIlt.  5;^  aSifloV,  '-hcftann oa  Ic- 
<derc  in  Pontificale,  Vit'mamente  non  foloailoco  Pontefici  Maffim^ , ma  an- 
co a  Cittadini  di  gloriofa'Vir Ili,  &  fama  hanno  in  vn*altra  nobile  Sala  deCon- 
^tt*to.i  etccte  in  piedi  Statue  ad  Alcffandi©  Fatncfc  Ducadii^ainu>  a  M.Ao- 

ionio 


«ofiTO  Colonna  j&  a  Gio^Ffancefco  AldobrandifiiGeneftali  di  Efercici  contea 
«emici  di  Santa  ChiefaRoraana  con  cali  inrcFÌtcioni . 

Quod.  Alexander.  Farriefius.Parm^.  Et.  Placentii?.  Dux. 
.  1 1  L.Maximo.  In.  Imperio.  Res.  Pro.  Rep.  Chriftiana. 
Preclare.  Ge/Terit.  Morte  m.Obierit*  Ronuniq^  Nomi- 
nis.  Gloriam.  Auxerit- 

S.     P.     Q^    R. 
honoris.  Ergo.  Maioni  m.  Morem.  Scculis.  Mulcis.  Inter* 
miflUm.  Rciiocandum.  Cenfuit.  Statuamq,-  Ciui.  Opti- 
•  -mo.  In.  Capitolio.  Eius.  Virtutis.  Suar.  In.l!Ium.  Vo- 
luntatis.  Teftimonium, 

'  E  X.     S-.     C.     P. 

Clcmentis.  V  1 1 1.  Ponr.  Max.  An.  II.  Gabriele.  Cnsfari- 
no.  L  V.  C.  lacobo.  Rubeo.  Papiria  Albero*  ColT.  Cel- 
(b.  Celfb.Cap.Reg.  Priore*  -^ 5* -''^^      i.-     <  ~  -  *  "^       J 

M.  A  nto  nio.  Colu m n q.  Ciu i,  Clari/fi nio  ,     Triu  m phalL 
Dcbitum.  Virtutis.     Premium.     Vthe.  Pofteritati, 
Exemplum.     Grata.  Patria.  Pofuit..   :  '\  -, 

EX.     S.     C.  Anno;](^:Ì5;XLVÌ. 

Io.  Franci(co«  Aldobrandino,    "Ciui.  Romano; 
Belli.  ^que.Ac.  Pacis.  Artibus.  ,        Inclito. 
Q£od.  Multis.  Domi.  Forifq.  Preclare.  Gcftis.  Rebus.  Ica- 
:  lici;Nominis.Gloriam.  Longe.  Lateq-,  Protuleric. 

i\*fì^tis.  Ergo.  Maiorum,  Exemplo,  In*.'  Capitolio'.  Col- 
^.iocauit. 

i^o:.s>,,.  ,,      rAnno.SalutisvM.DC.il.  .     ;  ; 
:^: '^:7*C!éffl.dKìs.  vili.  Pontificàtuk^Va'détìiTió.  ;   .     . 


•^vdi 


E  tutto 


^7£  IC  0  NO  LOG  tl4       ^ 

£  tutto  ciò  a  Q  per  dare  U  debita  gloria  a  chi  (\  deue»  t  pac  efcitate  coti  tate 
ftimdio  di  gloria  gli  animi  de' poderi  à  gloriofe  imp^efe;  per  efiere  eilàluti  an- 
cor edì  alla  Sùiblimità  della  Gloria; 

Porìemo  io  vna  mano  la  corona  d'alloro ,  e  Tada  dall'altra  »  perchè  tali  oofe»' 
s*applic;^iio  tanto  à  quelli  fublimi  fpiriti,chè  àcquiftano  gloria  per  rarmi>^uan* 
eoa  quelli  j  che  1  acquiftano  per  le  lettere  :  atteiò  the  con  corone  di  lauro  s^'n-* 
coronauànò  li  virèuofì  poetile  li  valorod  Capitani;  Omdio  nel  primo  creile  Mèi 
tamotf.  iày  che  Apollo  capo  delle  Mufe  cofi  canti . 

Arbot  èris  certe ,  dixit  i  mea  femper  habcSunf 

Te  cón^x,  te  cithàrac ,  te  noftré  laure  pharetrs 

Tu  Ductbus  Ixtis  aderisi  cunij  laétà  triumphum 

Vox  canòt ,  &c  longas  'vifent  Capitòlià  pompas  « 
L'afla  poi  è  (imbolò  delia  guerra,  è  perb  potlefi  in  matìo  a  Èellonas  alianti  ài 
teritpiò  della  quale  era  là  coIoHnabcUicai  donde  i  Romàni  (  fi  comcvn'altrij 
volta  habbiimo  detto  )  lanciauano  vn'a^a  verfo  quella  parte  i  cóntro  laquale^ 
Folcùahó  niuoucr  guerra .  è  Sirhbolo  anco  della  Sapien^a,e  perb  puhefì  in  ma- 
no à  Pàllade  tlputata  da'  Gentili  Dèa  della  Sàpieni^a,  mediante  ladualeiComó 
anco  hièdiahtè  là  éc<:ellcn:^a  delle  dirciplihà  militare  %  s'arriuà  alla  Sublimiti 
deUi  Qlòriai 

S    Ò    S    P    i    R    li 

VARIE  iigure  fipoflono  formare  fopra  i  fofpirijperche  vaHj  fóiiò  gli  af* 
Fetti  dell'Animo ,  è  le  pafIìoni,da  quali  fòrb  fooiehtati .  Nafcono  i  fof- 
fiii  dalla  nieniorìà  delle  arflittioni,&  pércoflfe  riceaùte,dal  pentimento  de' Talli 
commeffi,del  tempo>  &  delle  occafioni  perdute,  dalla  rimembranza  dell«  feli- 
cità poflèdute  j  dalle  perturbationi  prefcnti  perii  dolore,  e  dcliderio  di  qualche 
cofa,tali  fono  ì  fofpiri  degl*amahti,  che  fofpirano  dal  defiderio  della  coSi  amai  ; 
ta .  dal  defiderio  di  gloria  j  &  di  troóarè  'Vn  fublimc  ihg^no  fìmile  àdHoiiè- 
f  o>  chi  cantalic  le  Tue  lodi  fòfpirb  il  gran  Macedone^ 
Giunto  AlelTahdro  alla  faimofo  tomba 
Del  fiero  Achille  fòfpirando  diftè  \ 
O  fortunato ,  che  fi  chiara  tromba 
Trouafli  ,  &  chi  di  te  fi  alto  fcrifTt* . 
Ne  folamente  da*cafi  paf&ti ,  &  prèfenti  li  fofpiri  dcriuano  »  ma  ance  da^tó 


>fi^  <ielii  faUì  traditori  A  mici  :  Alcune  volte  fono  per 
3ti  d'infirmiti,  alcune  volte  quali  naturali  »  per  vna  cèrta  confuetùdine,ch*eflèt/' 
Tuole  in  quelli,  che  fpeflb  fòTpirano,  dal  penfare  alli  negotii,&  a  gli  ftudij  loro»è 
come  fpeffo  Virgilio  fofpirat  folea  (  per  quanto  narra  il  Sabellico,  ìib.7.  capito- 
lo quarto  j  onde  è  quel  faceto  motto  d'Augufto,  il  quale  fedendo  in  mezzo  i^ 
^'rgilioj  che  fòfpiraua,  &  ad  Horatio ,  che  come  lippo  patiua  di  lacrimatione 
4'occhi/u  tddimasdato  da  va'  an:}ico>che  co^a  faccoa*rió>ofe/cggo^cra  le  lact^ 


DI  CES<aRE  %IFJ.  27/ 

»e,e*  fopiplri .  Se  bene  qui  li  fofpiri  fono  dalle  lacrime  Tcparacì , nen.^i.meno  \\ 
pianto  è  feroprc  col  lofpiro  accompagnato ,  però  con  molta  gratia  glUmorofi^ 
Poeti  fpe(fo  rvnifcoQO .  U  Montemagno  Coetaneo  del  Pettata . 
Mill«  lagrime  poi ,  mille  forpiri 
Piangendo  ipar^ 
Il  Petrarca  ^ftegp  Quel  vifolictf 

.Che  piacer  mi  facea  i  fofpiri ,  e*l  pianto 
Monfignor  della  Cafa .  Et  già  non  hauc. 

Schermo  miglior ,  che  lacrime,  àC^  fofpiri . 
.11  jnedefimo  E  non  Vhan  loco 

Lacrimea&  fb/pir,  noui  o  frefchi  affanni . 
Sì  pub  b«n  fofpirar  fen:^a  piangere ,  ma  non  piangere  fenH^a  fofpiratc ,  ^^9tf 
JOBO  a  punto  le  lacrime  con  i  ibipiri,  come  pioggÌ3>&  yeaco  inflein«:il  Q^t;^ 

Et  nabilofo  tempo 
^1  Tire,  e*]  pian^e^oploggajifofpii: 'venti ^ 
.Che  moue  (peflo  ijn  jme  ra,mato  tu.me . 
•Cgtìi  ibfpirodiqual  forte  fi  fia/figurifi  alato  nelle  tem pie, 6q^  porti jaeHv 
Àé^tx  verfo  il  petto  pur  vn  par  d*ale ,  in  mezzo  le  quali  fia  vn  cuore  ;  la  rag»»* 
nedi  ciò  Tarrecaremo  più  a  badò  :  nella  finiflra  poi  pongafi  cofa  atta  a,d^(^(^ 
i'alFettp  ,  per  ilquale  fi  fo/pira ,  che  da  queftoifteffo  noftro  libro  pender  fi  pui^ 
*  fùoi  luoghi  particolari  ,iquali  però  non  accade  ripetere . 

Al  fè(piro,d'infifmiià  pongafi  nella  finiftra  vn  ramo  d'Anemone,  perche  feri 
«e.OroEgittio  ne  i  fuoi  gieroglifici ,  che  gli  Antichi  per  queft*  erba  fignificaua- 
so  la  malatia  ;  ià  iliiori  purpureoj  bello^ma  poco  dura  il  fiore,  &  Terba ,  &pér 
;^uefto  denQtsiuanorinfirmità., 

Il  fofpiro  quafi  naturai*  nutrito  da  'Vna  coniuetudinej  eflendocgli  fpetie  di 
■•aliiiconia  haueriin  capo  vna  ghirlanda  d'A^eatio,  alludendo  quello ,  chea-* 
4|iiefto  propofito  diffc  il  Petrarca, 

Lacrimar  (èmprc  k  il  mio  fommo  diletto 
lì  rider  doglia  ,  il  cibo  a(T«;ntio ,  e  tofco . 
Si  che  quella  perfqiu,che  pensando  alli  negotij,e  ftudij,<È  che  cofttinuamea- 
^t  fòfpiran4o;ftà^alenconico,per  rimedio  di  effofi  rappreiènccrà,che  fia  per  la 
Baan  finiftra  congiunto  con  la  deftra  di  Bacco»,  chedalK  altra  mano  habbia  la> 
fu»  (olita  ta^:^a,  percioche  altro  temperamento  non  ci  è ,  che  vn'allegria  di  cui 
n*c  fimbolo  Bacco  da  Poeti,  iC  Filofbfi  tenuto  per  figura  di  fpirito  dittino,  3^ 
fublime  intelletto  ,  Difilo  Comico  in  Athenco  lib.  fecondo  chiama  Baccc  (che 
aol  Tuo  liquore  rallegra  il  cuore  )  fapicntifllmo  fpaue ,  Amico  a  prudenti  ,5;^ 
^nimofi,  il  quale  eicita  l'animo  de  gli  abietti...&  -vili,  perfuadc  li  fcueii  à  ridere^ 
tj)oUtoni  aptendere  ardire ,  &  i  timidi  ad  effcr  forti . 

Prudcntibus  ,  ac  cojdatis  omnibus  amiciffime 
Bacche j  atqj rapìentilfime ;  quara  fuauis  et,. 
AbiciSti  magnihcè  vt  fcntiant,  dcfe  tufolus  cffici^J 
5up<TciHons,  &  tetricis  perfuadcs  vt  rideant  ; 
Igneuis  vt  feudeant  :  vt  trtes  fint  tìmidi. 

Sa         Cii», 


27<f  1  e  0  N O  LÙG  l<tA 

Cheremonc  Tragico  afferma,  che  col  '^rino  fi  concilia  il  rifo ,  la  fàpienc^a,  fa- 
docilità,  &:  il  buon  configlio  :  non  è  maraviglia,  che  Homero  nella  nuoua  Ilia- 
de induce  per/ònc  di  gran  maneggio  nella  dieta  Fmperialc  di  Agarn enone  In^ 
peratore,auanti  fi  configli,  e  tr  atri  di  negotij  miKtari ,  fat  fi  molti  brindifi  rvn_, 
Taltro;  ciò  poi  tanfo  più  è  lecito  a  perfone  di-ftudij-,  fpecialmcntca  Poeti,de* 
quali  è  Prefidenti  Bacco;  feri  uè  Filocorojche  gli  Antichi  Poeti  noh  (èmpre  can- 
tauano  i  Dithirambi  :  ma  folo  quando  haueuaHobcuuto  :  ali* hora  inuocando 
Bacco,  ouero  Apollo  ordinatamente  cantauano  odafi  Archilocho  .• 

Bacchi  Regis  canticum  elegans  Dityrambicumaufpicarifcio, 
Vini  fulmina  perculTà  mente .  '"JcIjsÌì.  sii 

Però  Demetrio  i\licarnalIèo  fotto  il  titolo  di  Nicerate  chiama  'k  vino  eaual* 
4o  del  Poeta,  fen^a  il  quale  non  fi  può  far  viaggio  in  Pathafo, 


^>d. 


Vinum'equos  efi:  lepido  promptus  veloxquc  Foet^;- 


Si  potantuc  aqua:  nil  paris  egregium  . 
Più  volte  habbiamo  noi  -ceduto  eficr  confolato  con  otcimì,e  coldiali  vini  d;^ 
Amici  Torquato  Talfo^che  era  fempre  pcnfofo,DÌenD  di  raa'enconia,e  fofpiri. 
.  :  A4  fofpiro  finto  delle  Meretrici ,  &  deili  falfi  traditori  amici  >  fi>CEo  il  firiltra 
braccio  ^\  può  mettere  va  tefchio  di  Cocodrillo,perchei  iofpiri  loro  finti,fono?a 
•punto  come  le  finte  lacrime  del  cocodrillojche  prima  piange,  e  poi  ammac^za^ 
j'huomo. 

Tal  piange  del  mio  mal ,  che  poi  mi  lacera^  ?" 

1/,'  Dietrolcfpalle  conacuta  limula. 

:   Taf  meretrice  fofpira ,  6^  fa  la  pallìonata  in  prefenza  dell'atlante  pei  c-« 
^lierlo  atìàtto  nella  rete,  e  pelarlo  ben  bene  ;  che  in  abten^a  poi  di  lui  fi  iide,& 
l*odia,comc  la  'volpe  il  cane:  ma  fe  quefto  è  finto  >  fi  ccmuiene  anco  %uGatO;il- 
,  vero  fofpiro  d^ Amore . 

.,/,  J]  fofpiro  d'amore,  oltre  le  ali  in  tefta,  habbia  vna  corona  di  Mirto  >  Sporti' 
ancor  elfo  nella  deftra  verfo  il  petto,  il  cuore  in  me:^zo  a  due  ali,  nella  finiftrau 
vna  Ì7.ct  accefa  » 

Le  ali  fono  figura  della  velocità  del  fofpiro  ,  che  per  Io  penfiero  che  nella.» 
mente  rola  penetrando  nel  cuore,  dalui  fubbit-o  fi  Ipicca  a  volo ,  il  PeCf archa 
nella  can^onc_< . 

Se  il  penfitì:  che  mi  ftruggf 
Viene  ad  affegnare  il  volo  a  fofpiri  > 

Od'ltù  verdrriua, 

£  preda  a  miei  folpiri  fi  largo  volo  ; 
II  cuore  ,  iccondo  Ifidoro  è  detto  dalla  cura  ,  perche  ógni  cura  ,  e  penfìcUBP 
Dafla  nel  core,  ilquale  riceuendo  lo  fpirito  vitale  dali'aere,rirat0  a  fé ,  mediadft 
1  ordinato  moto  del  polmonc,fc  da  qualche  accidente  vien  fopraprefcjs'opprr- 
jne  TalitOjc'l  fiato,onde  la  periona  f^  ogni  sforzo  di  rompere  quella  opprellione 
con  Tefalatione  de'  fofpiri ,  per  riceuere  refirigerfo  dall'arra  temperata  :  Ma  fi 
me  fpefib  ocorrer  fuole,  che  dall'aria  troppo  calda,  per  àccrefcimento  dì  caldo 
al  naturai  calore  s*aggraua  il  cuore , non  potendo  elfcre  refi;igerato;atte  (oche 
j'imPcdifconQi  meati  del  fiato: e  fi  come  dall'aria  troppo  ftedda,per  la/rigidità 
'     •  ."  ~  '  ckc 


DI  CESARE  %IEA.  ^^7 

,  ctje  ftrlnge  infiemc  i  nerui  del  petto ,  fi  diftringe  ,  &:  congela  il  cuore  :  cofi  au-: 
Hiene,che  gl'amanti,  oper  troppa  g€lofia,che  reftringe  loro  lo  fpirito,©  pec  trop 
:  pò  arder  d'Amore,  che  fofFoca  il  cuore,  conccpifcono^aflioni  tali,  che  louente 
fono  sforzati  a  trar  fuora  dal  petto  loro  (bTpiri  a  mille,  a  millc.de  quali  pa (con- 
fi gl'Amanti .  il  Petrarca . 

Pafco  il  cor  di  fofpir, ch'altro  non  chiede. 
ij       Però  gli  fuol  chiamar  hor  dolci,  hor  foaul,&  perche  il  rofpiro  è  natriment», 
'  e  refrigerio  degl'Amorofi  cuor;,&  dal  cuore  efcono  à  volo  i  lofpirì,  peto  gli  p«- 
nemo  tra  le  ali  nella  deftra  il  cuore -verfo  il  petto.  Petrarca. 
Sofpir  del  petto,  &  degli  occhi  efcon  onde. 
Il  medefimo  altrout- . 

Ma  per  me,  lalTb,  tornano  i  più  graui 
Sofpiri  )  che  del  cor  profondo  tragge 
Qiiella  ,  che  al  Ciel  lene  porta  le  chiaul . 
Ben  difle  graui,  perche  inuero  ogni  amorofo  fofpiro  per  dolce  >  5c  loaue  che 
paia,  è  vn  penofo  nutrimento,  &  cocente  refrigerio  all'amante.   La  corona  di 
acuto  Mirto ,  che  porta  in  tefta,é  (imbolo  dell'amorofo  penderò  acuto ,  e  nlio , 
che  ftringi  a  fofpirar  gli  Amanti.  Virgiho  dà  per  pena  a  gl'Amanti  nel  Icfto, 
©uè  figura  l'Inferno, di  ftar  inbofchidi  mirto. 

Nec  procul  hinc  partem  fufi  monftrantur  in  omncm 
Lugentes  Campi ,  Sic  illos  nomine  dicunt . 
Hic  quos  durus  Amor  crudeli  tabe  peredit  » 
Sccrcri  celant  callcs,  &:  myrthea  circum 
Sylua  tegit  :  Cura:  non  ipfa  in  morte  relinquunt . 
Machepenaèqucfta?  ftar  in  fclua  di  verdeggianti,e  vaghi  mirti  fèn^adub 
bio  vuol  inferire  il  Poeta  l'inferno,  chépatifconogH  Amanti  per  lo  ftimolodcl 
continuo  pcnfiero ,  della  rimembranza  ,e  defidcrio  de*  loro  Amori .  Poiché^ 
con  l'occahone  di  vedere  il  Mirto  grato  a  Venere  Midre  d'Amore  ,  fi  ricorda- 
no con  acura  pena  de*  loro  amorofi  piaceri.  Simili  pena  fi  con  fegna  a  Mega- 
pente nel  fine  del  Dialogo  di  Luciano  intitolato  Catap!o,ouerTiranno,per  in- 
uentione  di  Cini/co  Filofofo,  il  quale  configlia  Rhadamanto ,  che  non  li  faccia 
'    bere  nel  fivime  Lethe  d'Obliuione,  perche  grauiflìma,  &  moicftillìma  pena  c,à 
chi  è  caduco  in  miferiajricoidarfi  della  poten^^a^e  fclicir,*  pafTac.i.  Così  gl'Amati 
ti  priui  delie  delit'c,  &  gufti  loro,  e  degli  amati  oggetti, per  il  defiderio,che  han 
no  quelli  di  ,  penfandoci  di  continuo  piangono,  e  fofpiranotra  bofchi  di  Mir- 
to >  che  il  Poeta  chiama  di  fopra  campi  di  pianto  ,  Lugentes  campi .  per  confe* 
g-uen:^a  ance  di  fofpiri  cagionati  dal  penfiero,  però  dice  da  ballò .  Curie  non  in 
*   |ipia  morte  lelinquunt.  Ne  meno  i  lor  pcnfier  lalFano  in  morte;  alche rifguaf» 
'■     da  in  parte  quello  del  Petrarca. 

S'iocffdeffi  per  morte  edere  firarco 
Dal  penfier  amorofo ,  che  m'atterriu 
Con  le  mie  mani  haurei  già  porto  in  terra 
Quefte  membra  noiofc,  . 
,     Ne'  quàli  verfi ,  maiTimamente  in  quelli  di  Virgilio  fi  crprimc  JI  pertìnscc^ 

S     3  humore. 


ICO  NO  LOG  tayi 

liumore,roftinato  coflumc,  &rinquieta  conditionédegli  Amariti,xhéq"àaT^*' 
to  più  languifcono,  &  muoiono,  per  la  cofa  amata,  tanto  più  portano  la  rriente" 
cìnta  d'acuti  mirti,  cioè  de*  pcnfieri  amorofi  /né  quali  s'imbofcano,  e  per  quali 
jpiangendo,c  fofpirando.  Tempre vengonoa proiiare in  quella  vita vn  perpetu»' 
inferno  :ramorofbpcnfiero,  che  hanno  in  teda  fomminiftra  lóro  materia  di^ 
fofpirare  prcfa  da  ogni  minima  corajla  umcmhizn'^  d  ^n  atto  li  fa  confamsf* 
fC&diitruggere. 

Ardomi,  &  ftruggo  ancor ,  com*  io /olia  / 
Laura  mi  volue  :  &  (bn  pur  quel  ch'it>  m*cra,' 
Qui  tutta  humile,  &  qui  la  vidi  altera  ; 

Hor  afpra.hor  piana,  hor  difpiecati ,  hor  pia  ,• 
Et  quel  òhe  fegue  per  fin  1'  "vltimo  terzetto  . 

Qui  dille  vna  parola ,'  6;.^  qui  forrife  : 
Qui  cangiò'l  vilo .  In  quelli  penfier  lalTo 
Notte,&  di  tiemmi il  Signor  noftro  Amore.        , 
Il  veder  luoghi,  doue  con  diletto  habbiariovcduto  vna  volta  Uler  dama  0 
fa^fofpirare;  Il  Petrarca  rimirando  l'aménicà  di  Sorga,c  le  acque,dentroÌequa!- 
li  la  fua  dorma  ignuda  viddejfofpirando ,  così  cantò . 
Chiare,  frefche ,  6c^  ddlci  acque 
Oue  le  belle  membra^ 
^ofecoleijche/blaame  par  Donna, 
Gentil  ramo,  oue  piacque 
(Con  fofpir  mi  rimembra  ) 
A  lei  di  far  al  bèi  fianco  colonna. 
Dopb  morte  dell'amata  Tua  fcorgendo  da  alci  colli  la  cafa  di  lei  hatiua  pian^ 
gcjefofpira-,.  '' 

Io  ho  pien  di  rofpìr  quefl'  aer  tutto , 
D'afpri  colli  mirando  il  dolce  piano  i 
Oue  nacque  colei ,  ch'hauendo  in  mano 
Miocor,  in  fui  fiorite  ,e'n  fui  far  furto  . 
Corone  di  Mirto,fimbolo  del  penfiero  amorofojpar. mente  fono  i  camelli  tcl- 
futi  con  perle,  i  fiori  verdi,  &  fecchi,  &  li  fioretti  di  icta ,  che  con  altri  fauoti  dì 
Dame  fi  portano  inuolli  nella  trecciai  e  nel  velo  del  cappello  in  tefta  jcome  trcN 
fei  amorofi,  la  memoria  de'  quali  trauaglia ,  òC  punge  la  mente ,  il  cuote,6^ 
l'anima  de  miferelli  amanti  con  infiniti  lofpiri.. 

La  faceaccefa,  che  nella  finillra  tiene, dimoftra  l'ardore  ,  &  la  caldc^:^a  àt'i 
fofpiri ,  perciò  l^Amorofo  Poeta  pregaua  i  lofpiri  ^  che  aiidalicto  a  liicaldarc il 
freddo  core  della  fùa  Dama .  ; 

Ite  caldi  fofpiri  al  freddo  core 
Rompete  il  ghiaccio ,  che  pieti  contende  * 
Altre 'Volte  Fiamma  li  reputa 

Fiamma  i  fofpir ,  le  lagrime  criftalìó  * 
li  mcdefimo  in  morte  dell'amata  Laura  * 
i,         Quel '\iuo  lauto,  oue  foltan  far  flido 
*        ^^  ^  Gli 


DI  CESARE  %I?J:.         jrp 

fGli  alti  rofpin  ,  e  i  miei  fofpiri  ardenti . 
ìEt  per  fine  concludiamo  con  quello  dell*  Àripfto 

Di  cocenti  iofpir  l'aria  accendea-  ► 
.EiTetti  della  face  d'Amore  dalla  quale,  sfauiilano  infocati  ToffirL 

S     V     P    E    R    D    I     A., 

O  NN  A  bella,,  ^)^  altera,  veftiranobiim<me.di  roflò  ,.coronata.cJ*o- 
,ro,di  gcmmeingrancopia>,nelladeftra  mano  tiene  ■^npauone,&  nel* 
.la  finiftra  '>^no  (pecchie,  Mcl  quale  miri ,  òC  coptcmpli  fé  ftefla  . 

.La  Supe'b'a,  come  dice  '^an  Bernardo,  è  "^n'yfpctitodfbrdinato  della  pro- 
pia  eccehcnc^a,  &C^  pciò  fuol  cadere  per  lo  più  ne  gli  animi  gagliai,di,&  d'inge- 
gno infìabucjCjuindi  zc\\f(\  dipinge.bcllr,(?f  altera, dc^  riccamente -ytftica.;. 
Lofpecchijtfi  dimoftra,  che  il/upcrboii  raprreienta  buono, 6^ bello, afe 
iftcllo  vagheggiando  in  qi'.tl  bene,  che  è  jn  le,  col  quale  fomenta  l'ardire  fen^^a 
'^folger  gian^ai  gl'occhi  airimperfcttio-ne,  che  lo  pollono  molcftai:e ,  pei:b  fi  aÀ 
.fomigliaal  pauone,il  quale  compia£endofì  dC'lafuapiumd^efteriorcnonde» 
.|[na  la.compagnia  degli  altri  vccelli. 

La  corona  nel  mcdo  detto ,  dimoftraxhc:!)  (àperbo  è  ^efiderofo.di  regnare, 
vC  dominare  a  gl'altri,  &  chelafupeibiaè  regina>oueto  radice,  come  dice  Sala- 
tone, di  tutti  viti],  5c che  fiale  corone,  &  nelle  grand  e:^':^es'acquifta,&^ 

S\  conferua  principalmente  la  (uperbia  ;  di  che  porge  manifefto  eflempio  Luei- 
ijfero,  che  ncl.coìmo  delle  fue  felicità  cadde  nelle  cìiferic  delja  fupcrbia  .  Pcr^ 
«dille  -Dante  nel  19-  del  Paratifo. 

.•piincipio  del  cader  fiì  il.maledeito 
Superbir  di  colui  ,  che  tu  vederi 
Da  tutto  i  ptfi  del  mondo  corretto  , 
.Et  perb  fi  dice  perprouerbio  . 

A  cader  -s  i2  chi  troppo  in  alto  fai*!-  . 
^      il  -veftim.ento  rcll  ,  ci  fa  conofceicxhe  la  Supei;bia:ii  troua  particolarmen- 
-te  ne  gli  buomiiai  colerici ,  8<^  fangiiigni ,  liquali  (empre  fi  medrano  alteri , 
_  sfcr^andofi  mantenere  quella  opinione  di /e  ftcHì  con  gh  ornamenti  efteriori 
del  corpo  , 

S     V     P     E     R     S     T     T     T     I     ONE. 

N  A   vecchia.,c{^  terjga  in  tefla  vna<t)ijetta,,  al  li  piedi  vn  Gufo  da  ma.. 

banda,  da.i;ak:!;^.v«a  cornacchia ,  &  al  "collo  vn -filo  cor  molti  po!l,:^ini, 

^  i?ejla^an  finiftra  vnacande.'a  accefa  ,  À'/utto  il.mc'defimo  braccio  vna  lepre  , 

-.ndla^-ian  dricra  -vn  circolo  di  lleilc  con  li  pianeti ,  ^erfo  le.quali.con  afpctto 

.timido  riguardi . 

,;,-.l>2_Sijper<'ti rione  è  nata.da'la  Tofca»a  ,  fa  quaìe'da  Arncbio  libr.  7,  chiam.afi 

>vf!^'*^-^  ^'^{'^  fu;'eritincne .   Nf  q;  gcnitrix,  6:  m^ter^  fuperlVitierKS  Eutiuia  opi- 

_  i.*ont m  cius  nouk  aur  f^n^am  :   è  nominata  fupei ftitjpnc  d  dL  vece  functf^ite 

latui^  ,chc!ignfnca'lorr.lU!Ucnte  ,  Oj.de  Marco  TuTfio  i-elt-iiLde  nat".  O'eò- 

ò     4  rum. 


'ago  IC  0  NO  LOG  I<iA 

«vperstitione. 


futff,  «Jice,che  li  fuperftirìofi  fono  cofi  chianiati,perche  tutto  li  dì  pregano  DIo^ 
<:hc  K  fuòi  figliuoli  foprauiuano  a  loro  j  ma  Laitantio  fìimiano  lib,4.cap.  2  S.di* 
ce,  chequefti  non  fono  fupcrftitioli  ,  perche  ciakuno  dcfidera ,  che  i  Tuoi  figli 
foprauiuan»,  àC^  quelli  chiamaua  fuperrtitiofi,  i  quali  riueriuano  fa  memoria  i» 
che  fopraftaua  de  morti  ,ouero  quellivche  fopraUìHuti  ai  padre ,  &  alla  madre 
leneuano ,  èi  celebrauano  le  iflfimagini  loro  in  cafajcome  Dèi  penati  :  Imp«r- 
ciochc  quelli,  che  pigliavano  nuoui  riti ,  o  che  in  luogo  de'  Dei  honorauano-r 
morti  j  erano  ehiamati  fuperftitiofi  .  Rci'igiofi  poi  chiamanfi  quelli ,  che  hono-^ 
lauano  i  Pubblici ,  &  antichi  Dei  >  &  proua  ciò  Latcantio  da  quel  vcrfo  di  Vet- 
gilio  ael  lib.  8.  dcirEncidc . 

Vana  fuperltitio ,  vcterumq;  ignara  Deorum  . 
Meglio  é\  tutti  Seruiojfopra  il  detto  ver(o,dicc  che  la  (uperftitione  €?n  (uper- 
fluo,  &  {fiocco  timore  nominata  iupcrftitionc  dalle  'vecchie,  perche  molte  fo- 
Brauiflkte  >  dall'età  delirano  »  ^  ftoUc  ione ,  onde  per  cai  cagionc^-vecehia  la^ 

dipingerne. 

E  chiat» 


T>1CESA%E  %IPJ.  V// 

'  Et  chiara  cofa  è, che  le  vec&hie  fotìo  più  l'upediiciote, perche  (on&pnl  timide. 
11  Tiraqueilo  nelle  leggi  Connubiali  pace,  p.dìce  che  le  vecchie  fono  (peiialmeri 
te  dedite  alla  fuperftitioftc  ,  &  pcrb  Cicerone  in  più  liToghi  la  chiama  ArìI^i^  > 
riputandola  cola  particularc  da  Vecchia ,  quindi  è  che  le  donne  fono  dedite  al- 
le ftregonarie,  &  alla  magia j  arti  familiari  alle  donne>come  dice  Apuleo  nel  q, 
iib.  del  Tuo  Afino  d'ora  » 

Le  ponemo  -^rna  Ciuettiin  tefta  ,  perche  è  prefa  dalle  timide  ,  e  fuperftiofe 
t)er(bne  per  animale  di  catriuo  augurio  ,  &  come  notturno  è  fatto  fimbolo  del- 
la morte  nelli  Gieroglifìci  di  Pierio  Valerlano ,  il  quale  dice ,  che  col  canto  Tuo 
Botturj^o  femprc  minaccia  qualche  infortunio ,  &  narra  l'ivifelice  cafo  di  Pirro 
Rè  de  gli  Ep'iroii,  ilquale  reputa  per  fegno  cattino  della  fua  futura^e  ignominio 
fa  morte,qiJando  andando  a  efpugnare  Argo,viddc  per  viaggio  vna Ciuttta  pò 
Iierfi  fopra  l'afta  fua,  impcrcioche  ne  fcgni,che  giunto  a  dar  Taffalto  fu  leggier- 
tnentefetito  da  vn  figliuolo  d'vna  vecchiarelia,  la  quale  vedendo  da  alto, cht^ 
Tiffo  pctfcguitaua  detto  fuo  figliuolo,  gli  buttb'in  ttfta  vna  tegola  ;  ó  tutte  due 
le  mani,pcr  i'qual  colpo  cade  morto,  &  quefta  è  fupctftitione  a  credere,  che  tal 
morte  di  Pirro  fulFc  agurata  da  quella  Ciuettàj,Per  il  medcfimo  riipetto  fc  le  pa 
re  alli  piedi  il  gufo,  &  cornacchia  animali ,  e  he  foglione  effcre  tenuti  di  male 
tugurio  da  fupcrftiriofi  ancor  hoggf,  della  Cornacchia  Verg.  Egioia  prima . 

S«pe  finiftra  caua  prxdixic  ab  ilice  conix  . 
Et  Plinio  la  tiene  per  augello  d'infelice  canto,  quando  nel  x.  li.c.i  2.dlcc  di  lei» 
Ip(a  Ales  eil  inaufpicata^  garrulitaris. 

Del  Gufo  nell'ifteilo  loce,dice  Plinio,che  è  animale  di  peffimo  prodigio, 
Bubo  funebf is ,  àC  maxime  abominatus  ,  &  più  abalTo .    Iiaq;  in  vrbibus  aat 
omnino  in  luce  vifus,  dirum  ortentum  eft .   L'iltelfo  riferifce  Uìdoro  arrecan- 
do li  feguentì  "^^erfi  d'Ouidio  nel  5.  delle  Meta m 01  f, 

Eoedaque  fic  volucris  venturi  nuntia  ludus , 
Ignauus  Bubo  dirum  mortalibus  omen  , 

Nel  Confolato  di  Scruto  Fiacco ,  &  Q.Calfurnio ,  fiì  vdito  cantare  "Vn  Gufo 
fopra  il  Campidoglio  ,  &i  alihora  apprefio  Ncmantia  le  cofe  de  Romani  anda- 
«ano  male4&  perche  era  cofi  abomineuole  concetto,narra  Plinio>che  nel  Cojn- 
folato  di  Serto  Palleio  Iftro,  &  di  Lucio  "Pediano , perche  vn  Gufo  enti^  nella-» 
cella  di  Campidoglio,  flì  la  Cittiln  quell'anno  purgata  con  facrifitio ,  penfieri 
tutti  fuperftitiofi  ;  poiché  fuperftitione  è  quando  fi  crede  ,  che  vna  cola  habbìa 
da  ellèrc  da  qualche  fegnojil  quale  naturalmente  non  paia  denotare  fimil  cofa, 
«fico  naturalmente,  perche  ci  fono  animali,da*  quali  naturalmente  fi  preuedc^ 
vna  GofsjCome  la  ficura  tranquilliti»  del  mare  dall'Alcione,  il  quale  aogcllo  U 
ilnidod*Inucrno,  d<^  mentre  coua  per  fette  giorni,  ficuramente,  il  Mare  ftà 
tranquillo,  di  che  n'è  teftiraonio  Santo  Ifidoro  Iib.  i  2.cap.'j>.Alc)'on  pelagi  vo- 
lucris à\ù.i  quafi  ales  Oceanea,  eo  qaod  Hjrcme  in  ftagnis  Oceani  nidos  facit, 
jpullofq;  educit,  qua  excubantt  feitur  extento  xquore  pelagus  filentibus  ventis 
continua  feptem  dierum  tranquillitatc  raiteicere ,  ^  c:us  foctibus  ediicandìs 
©bfcquium  rerum  natura  pracbere.  Et  perciò  Plutarco  de  Solertia  Animaiium 
ikcjche  niuno  animale  menta  à'eflTcre  più  amato  dì  quello  $  Alcyoni  autem.*- 


'iSs  ICÒNOLOGIlé 

circa  brmnafia  'parienti  totum  rrarcDtus  fluduum,  &r  pluuìarum  vaccitwfct 
prxbct,  vtiam  alìucl  ariimal  Gtiiullum  ,  quod  homines  ita  merito  atncnt:huie 
enim,acGeptum  referre  debcnt ,  qucd  media  Hyeme  fcptcm  diebus  totidemq.; 
Bodtibus  abQj;  vUof.ericulojiauigant ,  itccque  marìnum  ,  tum  tcrreftic  tutius 
habet.  Cotì  anco  qaandorapparifce  il  Cigno  è  fegno  di  bonaccia,. onde  il  Tuo 
appetto  è  grato  a  Mari  nari  Cycnus  in  aagurijsnautis  gratifTimus  ales,Hunc  op* 
tant  fempcf  ,^uia  nunquam  mergitur  vndis  .  Verfi  addiitti  da  Serulo  nel  pti- 
modeirÈncid^foora  quelli  i  2.Cigni,chedoppo  tante  tudxulenze  fumo  di  fe- 
lice A*i^picio  alla  nauigacione  d*Eneaj  &  per  lo  contrario  la  tempe(h  è  preue- 
data  dal  pe^e  Echine.    Che  auanti  venga fi.cuopre con  arcna^S^ piccole  pit- 
tre  per  ftabilirfi  nelle  ondofe  procelle  ,  il  che  vedendo  li  Marinari  buttano  Tan- 
chore ,  òC  fi  preparano  per  la  futura  tempefta,  la  quale  è  ancopr^fintita  da  gU 
animali  nominati  da  Plinio  lib.  1 8.  cap.,54.8<r  del  Polipo  Plutar.  nelle  qui  ftio- 
ni  naturali  num.  1 8.  dice,che  preuedendoUtempcfta  corre  verfo  terra,e  cerca 
di  abbracciare  qualche  GiTo ,  Nei  marauiglia  ,  perche  quelli  animali  aquatili 
conofcono  la  natura  dell'acqua  ,  &  fi  accorgono  della  muiatione  del  Mare  ,  (<S< 
perb  facer.do  elTi  li  (udecti  motvul ,  fi  può  predire  fenica  fuperftitione  la  tcmpe. 
fta,  ma  da  Cìuet':a,  Cornacchia:Gufo,&  altri  animali  non  fi  puh  leBza  fuperlli- 
tione  predire  ben^-,omaleakuno,non  hauendociTi  naturalità  alcuna  col  banc, 
o  co!  male,che  ci  ha  di  venire,  ma  li  fuperftition  timidi  a.£tcndono  a  Icggert.^- 
ze  fimi-li ,  6c  mollraiKi  d'hauere  il  ceruclìo  di  Ciuei:ta^.che  in  certa  alla  ftìpe^  fti- 
tione  habbiamo  pofta,  e  d'eH'ere  carne  inienfate  cornacchi.e,c  come  Gufi  goffi, 
&  fciocchi,  che  li  ft.inrio intorno  alli  piedi, poiché  pongono  i  loro  ftudij,c'  pen<- 
fieri  r  pra  di  quelli,  &:  fot^danofapra  loro  cofi  vane  ofièruationi  .  OndeBudeo 
nelle  Pandette,  d;ce,   Propterea  fà<2:am,  -vt  fciperditio  prò  inani  etiam  obfer- 
catione  ponatur  ;  pmentis  elt  enimrupetftitioneprijc^ptocum  centra  naturam 
caufiE  trahi .   An:^i  Santo  Ifidoro  non  (blo  tien«  tale  fu^erftiuone  infcnlata,  iSi 
vana,  ma  anco  reputa  cofa  nefanda.a  credere, che  Dio  faccia  partecipi  de'fuoi 
difegn'i  le  Cornacchie..   Magnam  ncfas  h.E  credere  '\t  Deus  confiliaiua  corni- 
cibus  mandet  .   Porta  al  collo  molti  poli;|;ini ,  cllendo  coltumedi  petfone  fu- 
perftitiofe,  timide  di  male  portare  addodo  caratteri  .  lettere, (5<:  parole  per  fani- 
tà,  per  armi,  per  Ì5fugg!i e  pericoli,,  Se  per  ;."Itre  cofè  a' quali  non  pollone  rcc^rjS 
giouamento  alcuno,  perche  non  hanno  '\-irtu,  ne  for.:^^  alcuna  .  Ma  piacedeji 
Dio,che  fimili  (uperfticiofe-cofc  fullero  eftinte  conia  gentilit/ì; poiché  tuttauiii 
ne  fono  anco  tra'  Chriftiani,  ne  mancano  di  qucili ,  che  aggrauano  bene  (pello 
il  peccato  odia  foperftitionecon  ièfuiifi  in  co't;,  henon  fi  conuiene  delle  piro- 
'  le  della  fctittura  sacra,le  quali  ù  dcueno  portare  femplicemente  per  dtuotione, 
come  fi  auuertifce  nel  NUniiale  del  Nauarro  .   Qui  confulun-jfingunt ,  velpor- 
taat  Qum  certa  fpe  quedam  nomina  icripta  ad  aliquid  habrndum  ,  vel  fugien- 
dum  pcccat  mortaliter,  quia  talia  nomina  r^ullam  vim  habent ,  nifi  fimplicitec 
pOi  tcnt  verba  fcriptutie  ob  dcuotionem,  hmiliter,  òj  illi  qui  viuunt  f uperuiiio- 
i^in  adicnibus  fuis. 

Tiene  la  candela  accefa  per  den'^tare  l'ardente  :^e!o,  che  pcnfano  d'hi-ucro 
ì  fti^eiltitiofi,  tipuuadoli  d'cacre  rjmorati  di  Dio,  à:  pieni  di  Rcii^io:  e;  conie 


DI  CÉSA'KE  %IPA.  3S3 

gli  Hippocriti  .  Sùpcrrtitìoetiamproximcacccdicad  hypocrifìm  ,dice  ilTi- 
taquello,  ma  non  s'accorgono  i  rtélchini- ,  che  iorio  priui  di  religione ,  &  che  il 
lortimore,c  ti  more  ^ÌÉÌo(o,  poiché"  la  fupei  (licione  (  come  dice  Polidoro  Vir- 
gilio nel  dialogo  della  verità  )  non  è  alcro,che  -vna  importuna ,  &  fciocca  reU- 
gióne,non  punto  vera,&:  fanta,  conciofiacofachejcomela  religione  adora,  «Si 
honora  Dio,co(ì  airineontroToffinde  la  fupcriHnonc  *  Laqualeè  vitiofa  eftrc- 
rnità  della  religione,  che  la  leligioftéjcome  ogni  vfiEii  è  pofta  tradue  viti]  ,tra-» 
la  fupcrftitioncj^  tra  ririipietà  l'vno  de' quali  vici|  pecca  in  troppo,6^  l'altro  in 
pocojiirupeiftitiofo  teme  più  del  doueie^  l'empio  non  teme  niente:  Concetto 
di  Francesco  Conano  li.j.eap.i,  Ett  cfgo  réligio^  ve  omnis  vii tus, Inter  duo  vi-- 
tia  porita,&  niiodus  quidam  inter  nimium,  &  paruum,nam  fupeiftitiofus  dici- 
tur,  qui  plus  iulìa  mctuens  eft  rel/gionfs,ex  quo  metu  falfos  fibi  Dcos  imagina- 
tuii  quos  venèretur,  &c  colat ,  hegledo  interim  vnius  veri  Dei  honore,&  cultu> 
Impius  autettì  cft,qui  nulios  omhino  Deos  elTe  creduli  che  fi  coi.foima  col  dee 
to  di  Seneca  y  citato  dal  Beroaldofopra  Swetonio  nella  vita  d'Othone  cap. 4. 
Superftitioeft  èrror  inianus  »  fuperfticio  autem  nihii  aliud  cd^quam  falfi  Dei 
cuitus,  ÒC"  ficut  relfgio  coiit  Dcum,ita  fupeiftirio  violat. 

Tal  cofa  deuefi  canto  più  abborrire  da  ogni  Chriftiano ,  quanto  che  è  coftu- 
ftìe  deriuato  da  ruperrtitiofi  Gentili ,  fi  come  conila  apprcilo  antichi  Peeti . 
Tibullo  nella  feconda  elegia  . 

Et  mélufliauit  tidisi 

Ouiciig  iiel y.dclia  Metan>oifoifi  * 

Multi  fidàfq;  faces  in  folFa  fanguinls  atra 
Tingit ,  è^  infcélasgcmin'sacccndit  in  aris  , 
Teiq;  fcnem  fiamma, ter  aqu,i,ter  (uiphure  purgat. 

Èc  Lùciaho  nel  dialogo  di  Menippo*  Medio  nodis  filentio  ad  Tigridcm  me 
fluuium  ducens>purgauit,nmulatqjabftcr(ìr,raceq;  illuftrauic.   Più  a  bado. 

Interim  acceiiJam  facem  tenens>  haud  amplius  iam  fummilfo  murure ,  fcd 
Voce  quam  potcìrat  maxima  clamitans  fimul  omncs  conuocat  Erynnes  ,Heca- 
ten  noólurham,  exceliarhqiProrerpinam  .  Ellendo  già  la  Gentilità  fpentadal. 
\à  celcfte,  &Ì  falutitcra  luce  del  noUro  Saluatore,  fpcngali  anco  in  tutto  ,  &  per 
tutto  da  noi  la  di  lei  perniiiora,  &  inFernal  face  della  fu  periti  tlone. 

La  teligione  honora,&  ollerua  il  culto  diuino  ,  la  fuperftitìone  viola  il  culto 
di  Dio  ;  il  religiofo  dal  fuperftitioio  con  quefta  diftintione  fi  difcernc  »  il  lupcr- 
ftitiofo  ha  paura  di  Dio,maii  Religiofolo  temécon  rìuerent^a  comepadre,noa 
corRC  nemico,  belliflima  diftintione  pofta  da  Budeo  iopra  le  Pandette ,  per  au* 
totità  di  Vairone  .  Quale  auìcm  illud  eft  qllod  Varrò  rel/giofum  a  ruperftltio- 
fo  ea  diftihdlione  difcernit ,  ve  a  fuperftitiofo  dicat  tlmeri  Deos  a  religiolo  au- 
tem vcreri  "^t  parente5,non  vtholtes  timere.Greci  fuperftiiicncm  difidarmo- 
niam  appellanti  &  dilidaemonas  rupetftitiofos>abinc€)nrulta,&  ablurdadiui- 
na.' patenti!' formidine  jhuiufmodi  meliculos.  Scruptìlosnuncappellantnoa 
inèpto  verbo, &:  inde  fuperftitiofos  fcrupuIofoSjineft  enim  lemper  aliquìd,quo(i 
fcnale^os  habeat,  &  ta'nquam  tapillus,  ideft  fcrupulus  in  calceo.identìdeTn  pun- 
Ó-uec  j  Si  che  li  fapeiftitiGfì  per  tal  fpauento,ch^banno  della  poUn??^adiuÌHà 

fi  pcn- 


\S^      •      ICONOLOGIA 

fi  pcnfano  d'elTerc  giuftamente  timorati  di  Dio ,  &  ardenti  nella  buona  relTgìo- 
ric  ,  ma  s'ingannano  ,  perche  totalmente  fono  agghiacciati  ^  &  freddi  nel  culto 
diuino  corretti  dal  gelido  timore,che  hanno,  impercioche  non  bafta  adorarti 
Iddio  per  timore,  ma  Ci  deue  temere ,  &  amare  infieme ,  &  con  ardente  amore 
honorarlo,  òC  riuerirlo  :   Ancora  li  tiranni ,  &  hiiomini  facinorofi  fi  temcna , 
temendofinons*amano,ma(ìodiano,  S^con  tuttoclò  per  timore  fi  iì.  loro 
honore,  ne  per  qiicfto  quell*  honore  è  volontario  dato  di  buon  cuore ,  perche- 
non  fi  porta  a  quelli  amore,  ma  Iddio  fi  deue  ben  temere ,  ma  con  amore  ,  do- 
nando noi  conforme  al  principale  precetto  dcir^tr^fente  cariti  amare  Dio  (opra 
ogni  cofa;  Onde  li  fupciftitiofi  tcmei.d  ),  6^  non  amando  Dio,ancorcheper 
lai  timore  clfercitino  digiuni,  &  s'occupino  in  oratione,  &  altre  religiofè o^>c- 
re,non  per  quefto  fono  ardenti  nella  religione ,  fi  come  in  apparen:^a  moftrauo 
d'efiere,  ma  fono  più  tofto  fpentij  e  morti,  ell'endo  priui  del  zelante  amore  ver- 
fi)  Iddio, contro  il  quale  per  timore  comettono  facrilegij  bene  rpefio,feruendofi 
di  cofc  facce,  6^  benedette  in  cmp;o,  &  maladetto  vlo  applicandole  a  loro  fu- 
pcrftitio  e  imaginationi  per  fuggire  quei  che  tcmeno ,  o  per  ottenere  quel  che 
defiderano  per  comm odo,  &  vtil  loro  in  quefta  vita  mortale  ;  Onde  con  mol- 
ta ragione  il  Titaquello  dice,  che  s'accoftì  ull'Hippocri(ìa,an:^i  Budeo  aflcrifcc 
nelle  Pandette-. ,  the  fi  piglia  anco  a  per  rHipocrifia  .  Ponetur  etiam  a  dodii 
fupcrftitie  prò  eo  quam  h^refim  voc  jmus.  Plutarco  nel  trattato  della  fuperfti- 
tione  prona,  che  per  il  dannofo,vitioib,  &  fpauenteuole  timore  di  Dio  chiama- 
to da  Greci  D  (idem  mia  ,  lifuperftiticfi  fieno  nemici  di  Dio  ^  Necelfe  eft  fu- 
perftitiofum,  6^  odille  Deos,  •&  metuere  ,  quid  ni  enim  ,  cum  ib  !js  maxima, 
fibi  illata  elTe.  illatumque  iri  mala  exi(1:imct,i-m  qui  Deum  odit,&  metuit  eius 
eft  inimicus .  Ncque  interim  mirum  cft ,  quod  eos  timcns  adorai  ac  facris  vc- 
neratur  ,  &  ad  tempia  allidet ,   Nam  tyrannos  quoque  coli '\idcmui,5t  falu- 
tari,  ijfq;  auicas  ftatuas  poni  ab  ijs,  qui  tacite  eos  cderunt,oderctur ,  &  execra-- 
ruat,e  nel  medefimo  trattato  proua.che  li  iuperftitiof]  fijno  più  empij  degl'em- 
pi), e  chela  fuperflitione  è  origine  dell'impietà  :  dimodo  che  non  pedono  efiè- 
r;altrime!iti  ardenti  di  ^elo  di  rei  ginne  ancorché  ine  tirino  d'elleie  infiamma- 
ti nel  culto  di  ciì'i,  eficndo  la  fuperiiitione  ieparata  dalia  religione, come  proua 
Santo  Agoftino  de  Ciuicate  Dei.  lib.^.  cap.  ^  o.  &  a  lungo  ne  dilcorre  per  tutto 
il  fèllo  libr.impcrci -'chela  religione  olkiuail  "vcrocuko,  &c  la  fi.peiftitiojìe  il 
filfo.  dice  Lattantio  Firmiano.    Nimiium  religio  veri  Cukus  e!l,'u^  eiftitio 
f  jìfi .   Hibbiam  j  pollo  fotco  il  medefimo  braccio  finiftro,  che  tiene  U:  Candela 
accela,il  lepre  verfo  il  feno,  per  moltcare  ,  che  il  zelo  apparente  di  religione  del 
fuperitit'vìlb  è  congionto  con  il  vitiof."»  timore,  Òl  lo  tiene  ccLto  dentro  del  (no 
fèno  ,  del  qua)  timore  n'c  (imbolo  il  lepic ,  che  It  (là  nel  lato  manco  del  cuore  , 
clTcndo  che  alli  timidi  iuperftitiofi  palpita  il  cuoiccomealli  timidi  lepri  iCor- 
nifìcio  poeta,  chiamar  loleua  i  (oldati  p.uiroli,  che  Fuggiuan<-»,lepores  galcatos , 
4eprì  con  iù  cckta.  E  Sw-dariferifce,  che  li  Calabitii  da  Reggio  erano,  come 

timidi,  chiamati  lepri  Tirnidumanimalculum  cft  Icpus;  vnde  Regini  lepores 
di<^ti  lune,  tanquam  timi  di,  oltre  di  ciò  i  timidi  fuperllitiofi  ,  quando  s'incon- 
trano pct  vu^'gioia  'vnakpccla  fogiiono  pigliare  per  nule  augurio  ,&  tei. eri® 

lai.  •  pgj 


|)eL-  finiftro  incontro,  onde  è  quel  verfo  greco  riportato  da  iìuidar 

PharHS  o' lagos  dy-fcychi-s  pij  tnhws        •      «^      «• 
^ir-  «CofpeòtuslepusinFelices  ficitcalles . 

L'incontro  del  lepre  ist  le  ft-radc  infelici,  \ 

Nella  man  dritta  tiene  vii  circolodi  fl:elle>-e  di  pianeti,  vcr^o  li  quali  rifguar- 
da  con  timore,  perche,  fecondo  Lucretio',  la  fuperfticioneè  vn  fupcrfluo..  e  va- 
no timore  delle  cofe,  che  Itannv)  fopra  di  noi,  cÌoc  tfelte  cerèfti,  e  delle  diuine_  ,. 
Autorità  allegata  da  Seruionel  kiogolopva  Gkator,>Secundum  Lucretium  Su- 
perili tiocftluperflanuum  rerum  ,  id  eft  G^leftium  ,  à<.  diulnarum  ,qu.r  fuper 
DOS  ltanEÌnanis,&  fupetfluus  timor.'  epropiocoftume  det  iuperftitiofi  di  ha- 
ueré  timore  delle  Stelle,  Coftejlationi,  6^  ^^g'*}\  del  Cieloj4:  d;  regolarli  con  li 
jPianeti,  &  fare  vità  cofa  più  torto  di  M€rCordì>'cH^ouedì,  (^le  di  Venerdì  ,6^ 
Sabbato ,  &c  più  d*vn  giorno,  che  d*vn'altro,&  farla  allhora^che  con  ordine  re-- 
trogrado  fi  deputa  al  giorno  delpianeta,  che  corre  :  del  quale  errore  n'è  cagio- 
ne i'Aftrologia,  dallaquale  è  dciiuata  la  fupeiftitione,{i  com^  ailtrm-aCcIro  Ro 
idiginolib,  5,  cap.jp.  per  autorità  di  VaFrori<:_. .  Ex  Aftrol^giarporròfìnupro^ 
ifiuxille  fuperrtitianùomn;um  vanitates,  locupleciiiìvntis  au|lOr  ^'arrc  teftatur, 
i  ■  ^  Ma  li  timidi  fuperftitiofi,  lallirto  pure  la  vana  fupeiH  itiorte,^  il  vano  timo- 
•re,  che  haniìo  deìle  ftelle,  coflcllationi ,  Pianeti ,  6c  del  li  fègni ,  che  nel  Cielo 
apparilcono, poiché  non  polTonoalorofare,  ne  bene,  ne  male,  6<^^  dieno  pia 
Eolio  crederi  <^a  a  Dio  padre  della  verità,  che  a  gli  A.'lrologi  figli  della  bugia, 
il  quale  in  Gieremia  cap.x.  ci  ammonifce,che  non  li  temiamo  .  luxta  viasgen- 
tium  nolite  difceie,  &  a  ilgnis  Coeli  nolite  mctucre ,  qa<K  timent  gcntcs,  quia_> 
'leges  pofJulorum  "van*  funt,  ik  poco  piiì  aballò .  Nolite  ergo  timere  ea ,  quia 
^jbec  male  polfunt  faccre,  ncc  bene  :  òC"  però  San  Gregorio  nell'homilia  X.diiTe 
Nequc  enim  propter  ilellas  homo,  fed  ftelli'  propter  hominem  hù.x  funt. 
L'huomo  non  è  nato  per  llar  fottopofto  alle  influen:<^e  delle  Stcllej  ma  le  ftellc-» 
/ono  fatre  per  ferui  rio  dell'huomo . 

S  T  R  A  T  A  G  E  M  M  A    M  I  L  i  T  A  R  E 
De)  Sìg.  Giouamì  Zarattino  Cafldlìno. 

PtN  G  A  S  i  vn'huortiò  atmato,  chèpotiiiiitt^i  ne'  Cimiero  queflo  mot 
Éo  Grecojhe  dolo.he  biphi,terrà  lo  (tocco  cinto  al  finiftro  lato,  e  dal  brac- 
cio finiftro  ^na  rotella,  nellaquale  lìa  dipinta  vna  Ranocchia,che.porti  in  boc- 
ca per  tranerlo  vn  pc^zodi  canna  j  incontro  all' Hidro  animale  aquatile  fatto  a 
guila  di  l'erpe,ilqualé  con- la'bocca  aperta  cerchi  diuoratla ,  àppoggretà  la  man 
'deflraal  fiancò  con  brauara,  gli  federa  prello  li  piedi  da  vn  canto  vn  Leopardo 
ardito  coft  la  teda  alta,&  in  cima  del  Cirniéropongafi  vn  Delfino. 
'"^  -Quella  figura  è  totalmente  contraria  al  parere  di  AlelTandro  Magno,ilquaIc 
*(ibhorrì  oltramodo  io  Stratagemma  ,  &  perciò  elTcndo  egli  perfuafo  da  Parme- 
"niòFié,  rhéaiTaltàlTe  all'improiiifo  li  nemici  di  nòtte,rifpofe,che^ra  brutta  cofà 
'ad  vn  Capitano  rtibbare  la  vittoria,  e  che  ad  vn  AlcfT.  fi  cóucniuà  vincere  fènc^a 
inganni.  Vidoriam  furari,  itìqditjturpe  cft  manifcftciac  fine  dolo  AlcxandruR» 

"Sincere 


2^^ 


IC  ONO  L  0  G  I^ 

STRATAGEMMA   MILITARE^ 


"'vincere  charter ,  tìrerifcc  Ardano  »  non  oftanU  qu«fto  altiero  detto  eeaiìdt» 
landò,  che  Aleflandro  Magno  fa  nella  attioni  Aie  precipUofo,&  hebbc|3er  rac* 
tenario  più  temerità»  5:  ardiire,che  virtù  di  forte^5;^a,  U quale  vuolo  cller^  con^ 
giunta  con  la  pruden^^a ,  &  col  configlio  .  Habbiamo  •>oluto  formate  la  prc  • 
fente  figura  de  lo  Siratagéma,comc  atto  conueaiente»an;iji  neceflario  ad  rn  C* 
pitaaio,  al  quale  s'appartiene  non  tanto  con  for^a ,  &  brauufi  cipugnare  li  ne^ 
mici)  quanto  all'occerrcnze  per  la  falutc  piopÌA  della  patria  «  fi^tdellefercit* 
Tuo  fupcrarli  col  confcglio,  òC  con  l'ingegno  >  nel  quale  confitte  io  ftratagem- 
ma  :  perche  lo  (Iratagemma  non  è  altro,cke  nrn  fatto  egregio  militare  trattato 
più  col  conreglio,&  ingegno,  che  con  il  'valere,  e  for:^c,  impercioche  forte;^-^* 
\  (è  alcuno  con  valore  combattendo ,  li  nemici  vince  :  Confeglio  pofcia  oltrt^ 
ai  co mbi etere  con  arte  y'&conadutiaconfeguirla'vittoria  .  Fortiturio  enim 
eft  fi  quis  r«bdre  jpu^funces  hof^ei  deuincit  :  Coofilium  vero  extra  pr^rliuov 

«te. 


arte ,  ttquc  dolo  viftoriam  adipifci  :  Dice  Policno  Macedonio  nel  proemio  d« 
gli  Tuoi  ftraugcmrai.  Autore  greco  molto  grauc,  &  antico  >  che  fiorì  nel  tem- 
po di  Antòiiinoi^;,^  Veto  Imperatori ,  dal  quale  hanno  apertamente  rubbaio 
terti  Autóri  volgari  de  i  hddri  tempi  »  Soggiunge  il  medcfimo  Autore>che  la^ 
brincipal  fapien:(a  de*  (ingulari  Capitanile  certamente /èn:^a  periglio  acquiftar 
il  'vittoria  ,  ottima  cdfa  è  poi  andare  imaginando  qualche  cofa ,  accioche  coi 
g)Uditio>é  coiiligliò  fcorgendo  alianti  il  fine  della  battaglia  fì  riporti  la  vittoria , 
Optimum  -vero  cft  (  dice  egli  lalfando  il  tefto  greco,  per  non  arrecar  tedio  )  in 
ipfà  acic  quiddatìi  rtiachinari  j'Vt  confilio  priueniente  finem  prarlij  "Vidoria-* 
j^arctùr .  llché  pare  ahcotti  n'e  pèrfuada  Homero>  che  (pelle  volte  dice ,  he  dolo 
he  bijphi ,  fcu  dolo  ,', féù  vi ,  cio^,  ò  con  inganno,ò  Con  for^a,  e  quefto  è  ilmot  • 
to,ché  hibbiamo  pollò  fopra  ii  Cimiero  del  noftro  Stratagemma,  che  pari- 
mente fi  legge  in  Pólieho  ,  dal  cui  detto  (I  detiua  quello  di  Vergilio  nel  s.  delle 
feneideinpcrrotìa  di  Corebo>  Mutemus  Clypcós:  Danaumq;  infignia  nobis 
Aptemus  delus,  an  virtus»  qiiis  ift  hofte  requirat  ?  quafi  dice  dica  procuriamo 
pur  noi  di  confcguir  vittoria  con  tal  ftratagemma»  mutiamo  gli  ftudij,accom- 
taiodianci  gli  elmi ,  &  l'infegne  de'  Greci,  e  chi  poi  vorrÀ  andar  cercando  s'KaIs» 
biamo  Ninto  con  inganni,  ò  con  nrtlore  ?  oiie  l'interprete  di  Vergilio  dice,  che 
fion  è  'Vergogna  vincere  rinimicò  coìi  infidie ,  Turpe  autcm  non  ette  infidijs 
ii^ftem  vincere ,  ócT^  périculum  prijfensdocete  debuit ,  S^captum  deCrarcis 
€ xei^plum ,  An^^i  non  folamcnte  non  è  vergogna,ma  è  pi«  tofto  fomma  lode, 
impercieche  Titigegna,  &  l'induftria  prcuale  alla  forza  ,8^  vno  ftratagemtwà 
ordito  priadcn'tcmente,ruperagran  copia  di  foldati  ,dice  Euripide  in  Antiope, 
Confilium  fapiétìter  iriitium  tnultas  rnanus  vincit  ;  imperitia  vero  cum usuici» 
tudinè  déteriti$  fn'aliiift  eft,  &'il  toedefimo in  Eolo^  Exiguum  eft  -Niri tobur» 
prxuàleat  autefn  a'niini  indùHrià,  femper  enim  virum  imperitam,é<:  robuftuaa 
fiorpore  minus  timco,  quam  imbecillem ,  &  verfatum  . 

Veggafì  circa  ci^ il  fermoiie  54.  di  Stobeo,  doue  ci  {bnotnolte  fèn(<DECi> 
In  faaor  dello  Stratagemma.  C^indi  «,che  Lifindro  edèndogli  rinfaccìato,Gh« 
coii  inganni  facefle  molte  cofe  indegne,  rifpofe,che  quando  non  baftaua  la  pel- 
le del  Leone,  faceua  di  mcftfero  cucirla  con  la  pelle  della  Volpe  :  Vbi  Leonina 
|>élli$  non  fufìilcitjìbi  adfuenda'cft  Vulpinà,dice  Plutarco  negli  Apofcemroì,vo» 
fendo  inferire  ^  che  ddùenòn  badando  le  forze ,  deuono  fupplire  l'aftotie  de  W 
ttratagemma  :  Il  primo  che  P'vfiiffe  tra  Greci  ■,  rìferifce  ?»oli€noftt  Sififo  figH» 
"nolo  di  Eolo,  il  fecondo  Autolieo  figliuòlo  di  MerCflrio»  il  terzoProteo,  fi;^  il 
tjuarto  VliiTe  che  Homero  chiarob  poylcrétos],  ciot  vafer  9  aftuto,  &  di  pià^ 
ch'egli  fttflb  nella  nona  OdiiTea  s*auanti  d'effere  aftuto,&  fraudolentt. 
Sum  VlyiTes,la"eKiades,qui  omnibus  dolis 
Hominibu$curscfum,vtmea  gloria  c^lum  ittittgii, 
Vlifle  io'fon  del  gran  Laerte  figlio, 

'Che  pier  gì  inganni  ìiiiei,  de  quali  àbbond* 
Di  ftiraà  fono  !a  tutti  gli  mortali , 

B  la  mia  gloria  giùnge  ihfinò  al  Cielo .' 

AftutiiTimo  Capitano  fu  AACo  Allibale  Carta|ÌAefe;,e  iiioltoMomirttrÀQ^ 


■2S8  IC  ONO  LO  G  l  <ìA  1 

noui  ftratagemmi, écomc  ferine  Emilio T'robo nella/ua  vita ,  quando non.crt^ìfj 
eguale  di  forc(CjCombattcua  con  ringcgno,«  con  gl'ingannije  per  venire  airef^i^ 
plicatione  della  nofìia  figura  ,  rapprefcntiamo  lo  ftratagcmma  tutto  armato ,  ^,' 
pecche  fiafì  il  Capitanio  inferiore,  o  fupcriore  di  for:(^e,(ìafi  egli  per  combattere  ,, 
cn^  for:^a,o  con  inganni,  {à  meflierc^h'egli  fia  fempreprouirtc-onde  Cinólu-  . 
ti,  accind:i,&  prscindi  Milites :  detti  fono  quelli  '^^alorofi ,  e  vigilanti ioldati ,  \ 
che  mai  non  ftanno. fen z'arme,  €  come  dcue  fare  ogni-accor-to  ioidatQ  ,  hann»  t 
ferri pre  la  fpada  alla  cintura,e  la  mano  pronta,  ed. apparecchiata  al  combattere,  > 
fi  com«  difcinti  fono  li  poltroni  innbili  alla  militia,  di  che  SeruipfopraYergijio- 
ne?}  fine  dcIl'Ottauo,  Onde  Augufto  daua  per  ignorainiofapenaa*  soldati  tra- 
icurati,che  ftellèro  difcinti»  fen^a  cinta  militare  difarmati, 

Rapprefentiamo  lo  (Iracagemma  tutto  armato  con  io  flocco  al  fianco  :  pcr- 
ch-e  had  il  Capitano  inferiore,o  fupetiore  di  foczCj"  fiafi  egli  per  combattete  con  •' 
fjrza,o  con  inganni,fà  meiliere, ch'egli  fia  fempic  prouifto;  onde  è  che  da  lati-'  : 

ni  cinzii  ciiiéluti,  pra;cinéli,6(:  accingi  ■milites  fono  detti  quelli  'valorofi  ,6; , 

'Vigilanti  foIda-ti,che  ftacino  cinti  con  le  >lor<5  armi,cilènd.<?ciicogu 'accorto  fol- 
dato  deue  fempre  tenere  l'armi  fue  con  fe,la  fpada  alla  cintale  la  mano  pronta, 
ed  apparecchiata  a  combattere  :  per  Io  contrario  Oifclnóli  fono  detti  il  poltro- 
ni, inabili  alla  militia,  diche  SeruiofopcaVerg.  nel  fine  dell'Ottauo  ;  però  Au- 
guiloxlaiu  per  pena  ignominiosi  a'foldati  delinquenti,  c^ie  ftello  difcinti,  ien- 
^0,  cinta  milìtare.rifarmatijCome  indegni  di  portare  armi  ;  ma  caligati  più  fc-  ^ 
iur.imente  erano  quelli  foldalijche  volontariamente  per  pigrltia,^  dapocaggl-  >^ 
nehaijeirerolaflàte  leatmi,  madìmamentela  fpada  .  Coibulonc:  Capitano  di  j 
Claudio  Imperadorc,  {tzt.  morire  vn  foldatOjche  lenza  fpada,  ed  vn'altro  che_^ 
coj  pugnale  folamente  :^appaua  intorno  ad  vn  Baftlone^.  Cornelio  Tacito  libr.,. 
xi.  Ferunt  milkem  quia  valium  non  accinólus ,  &  alium  quia  pugione  tantum  •; 
acclnclus  foderet ,  morte  punitos ,  E  fé  bene  riltellb  Hiftorico  non  lo  può  ere-  -. 
dcLcpaiendoglI  taoppa  feuerltà  ;  nondimeno  tengo,che  Corbulone,ilqual  pre- 
nieua  in  ritormar.la  militia,  pur  troppo  lo  facefle  j  ne  lo  fece  per  feuerltà  di  (uo,  > 
capriccio  ,  ma  per  rigore  della  difciplina,  elegge  militare;   attefo  che  era  de«  , 
biCD  de'foldati,  quando  efiìzappauano  ,  e  faceuano  folle  |>er  fortificare  gli  al-^;, 
loggiamenti  del  campo,  tener  la  fpada  al  fianco,  depofti  giù  gli  fcudi,e  le  baga-,'r 
glie  loro  fbpra  i  propij  fcgni  intorno  alla  mifura  de'  piedi  ailegnata  a  ciafcuna-»  , 
Centuria  per.fcouaila,  nella  guifa  che  teftifica  Giulio  Frontino  ,che  fertile  del-'"^ 
l'.irce  militare,  molti,  e  molti  atmi  inucro  doppo  Tacito,  ma  conforme  aili  co-  ; 
fiumi  4e'  maggiori  tratti  da  diuei  fi  Hiliorlci  più  antichi:  dice  egli  nel  tcr:(o  lib«  » 
cap.S.Statiua  autem  caftra  icftate,  vel  hytme,hofle  vicino,  malore  cura ,  ac  la-!  i 
bore  fi'  mantibus .   Nam  fingula^  Centurùc  diuidentibus  campidu(5loribus,6<r' 
principibus,aecipìunt  pcdaturus,&  fcutisjac  farcinis  fuis  in  orbem  circa  propia 
iìgna  difpofitis ,  ciudi  gladio  fotlam  aperiun^  :  oltreché  colla  per  leggi ,  che  fi 
puniuano  capicalmente  que}li,che  haucffero  alienata,  venduta,perdutajO  lafia- 
ta  la  (p.uia.   PauoloGIurifconfulto  nel  hbro  delle  pene  de'foldati,  I,  Qui  com- 
meatus  AAt  re  militari; e  Modeftino ilb.4>delle  pene,iib.  5.  flt.de  re  mihtari , 
E^lìp anco  cifìtiM'alqic  per iìi]|quanaojiran2auano,  quando  poi  cenauano 
■^t-A.  con 


DI  CESSARE  %IPJ.  2^' 

éon  nmperadorcfcioltijcdirarmati,  come  narra  Giulio  CspicoHno  nelU  v  t 
di  Salonino  Galieno  ìmpcradorCjal  cui  tempo  i  conuitati  cominciarono  a  cena- 
re con  i'imperadore  cinti  con  le  (olite  cinte  (old;ce(che  :  poichc  cfTenuopULr-.v 
Salonino,  mentre  fi  ftaua  al  conuito,andiua  cogliendole  cince  de'  /oidattcon- 
uitati  ftellate  d'oro;  6^  perche  difticil  cola  era  nella  Coite  Palatina  trouarciii 
l'haueflTe  prete  ,  i  foldati  quieti  fi  comportauano  Is  perdita  ,  ma  di  nu  uo  inui- 
tati  non  voleuano  più  (ciolerh  le  cinte .  Poftea  rodati  ad  conuaim  cmCt.  accii- 
buerunt.  Cumq;  ab  bis  qua.'rereiur  ,cur  non  folufrcnc  cinguium  ,rei}'onuil- 
(e  dicantur  Salonino  deferimus,  acque  hinc  traclum  raorem  >  ve  deìnceps  cuoi 
Imperatore  cindi  difcumberenc. 

In  quanto  a  gli  animali  fi.^uratìjprima  ch'io  verga  alia  loro  efpoficion^jnìec- 
tcrò  in  confidcratione  ,  che  il  Capitano  per  due  effetti  fi  Icrue  dello  ftracagem- 
ma,alle  "volte  per  faluar  fé  fl:e(rorolam?nte,qniindoèpoaerodifo'^?  ,refn^» 
curard  di  fuperare  il  nemico  ,  riputando  aliai  guadagno  mantenerfi  in  vita  in- 
terne col  Tuo  elTcrcito .  Altre  'volte  poi ,  quando  è  più  potente,  fé  ne  fcrut-* 
per  sbaragliare  Pellèrcito  nemicò  con  rifìiluto  penfiero  di  rimanere  vincitore  ; 
e  quella  due  effetti  fono  rspprefentati  dalla  natura  degli  animali  propo;lì:e  ptE 
venire  al  primo ,  Racconta  Éliano  H'Oiorico  nel  primo  lib.  cap,  2.  che  in  Egic- 
to  la  Rana  è  dorata  di  particular  pruden:^a  ,  impcrcioche  fé  s'incontra  neh'Mi- 
dro  alunno  del  Nilo  nemico  fuo.conofcendofi  inferioie  di  for^f,(  abbico  orcnd* 
vn  pe!:?^;^3dl  canna  in  bocca,  e  la  porta  ftretta  per  traucrfb,  onde  l'Hidro  noni» 
può  inghiottire,  perche  non  ha  tanto  larga  la  bocca, quanto  fi  (lende  la  Canna, 
ed  in  quefta  guifà  la  ranocchia  con  la  fua  aflacia  fcampa  dalla  for^:ì  del  'Hi.iro, 
il  quale  è  ferpe  di  bella  vifta,  ma  di  atroce  veneno,  di  cui  Plinio  lib.29.cap.4  di- 
ce ,  In  orbe  tcrrarum  pulcherrimum  anguium  genius  ed  ,  quod  m  aqua  -viaiC 
Hydri  vocantur,  nullius  fcrpentiam  inferiores  'veneno:  lotto  quello  effetto  ca- 
de quello  Uratagemma  de'Biiranni,ò  vo^gliamo  dire  Inglefi»i  qu  ili  r  trouandc-II 
inferiori  di  Ce  fare  jtagliorno  buona  quantità  d'arbori  >eliaitrau=-rforno  moltt 
fpeflì  in  vna  felaa,per  la  quale  paflàr  doucua  Cefaieje  ciò  fecero  per  imnedireir 
l'ingrellò  ;  Vn'akro  ftratagemma  vsò  Pompeo  in  Bmndufio  tuvbito  d^^lla  ve- 
nuta, che  intefe  di  Celare ,  donde  Colio  fi  pacu,  e  per  ritardar  i*impero  di  CeCi« 
re,  fece  murar  le  porte,  e  ^ccz  fare  fofu  a  trauerfo  le  vie,  pìanrsnduui  legni  af^ur 
•^^ coperti  di  terra .  Il  fuo  figliuolo  ancora  Sedo  Pompeo  in  ìfpigna ad  Ate-  uj, 
tem.endo  la  venuta  di  Celare  fece  attraucilare  Carri  per  le  [Irade  per  tratreier© 
refcrcito  nimico,ed  hauere  più  ten^po  di  ritirarfi,e fortifica!  fi  in  G  rdrua  doue 
egli  andò;  Anìba.'c  fimdmetìte  vcdj-Jofi  con  difauinraggio  cMiif  cu-fi  ru'  ti  t 
palli  da  Q.Fabio  MafTimo  ;  lo  tenfìe  -l  bada  rutto  il  giornojvenendo  poi  la  nette 
accefi  certi  fermenti  in  fu  !e  corna  di  moki  boui,gli  inuiò  ve;  Co  il  rnc>nte,'!oua.'e 
fpetcacolo  sbigottì  di  folte  l'efeicico  R.c!ii?.no,chc  non  ì\:ì  alcuno^  ch'hauc-ìe  ac 
dire  d'yfcire  de' ripari,e  con  tale  lìrat^gcma cratccnuto  il  Campo  nemico  le nfj' 
fuggì  fer,:^.i  dn;  imeneo  dfl  fao  efercito.li  fecondo  otktto  f,qu.^ndo  il  C  piiano 
ritrouandofi  prouifto  di  (cr^e,rr:a  p&rò co'-  qMàlche  di!auant3!?pìc. perda  d-  fu- 
piite  cori  l'ingegnó,e  con  ralhuìe  indurre  rinitiìico  à  qualche  psHb  n5  penfjcr»» 
e  ci:  girailo  in  tr.cdo,cKè  con  Uì^  Xk^w^^  Verga  a  fotiomeueilo  per  ìnaizra  ^e 

T  aiU 


É99  ICONOLOGIA 

alla  ^jloriofa  vittoria  :  Di  tal  natura  è  il  tìeri  Leopardo  »  il  quale  non  fidandoli 
reile  fue  ^O'C'XJ^  coatro  il  leone,  cere»  di  rhettdrfl  ai  ficurò  con  sì  Fatta  aftutia  :  fi 
egli  vna  caucfnajch'habbia  duebocchc,rvnia  per  entrare ,  Taltra  per  yfcirc  lar- 
ghe aiibediie,ma  rtrecte  nel  mezz;o,qaando  fi  vedcpiirfeguitato  dal  Icone  fug- 
ge nella  ca'jerna,oac  il  leone  dil  dcfidcrio  dx  trionfar  di  Iifi  (otrentra  con  tanto 
impeto  j  che  p^-r  lagrolfe^^^a  del  filo  corpo  s'mal^^i  in  modo  nella  ftrettura  di 
mezzo ,  che  non  pUò  and  ire  auanti,  ilche  fapendu  il  Leopardo ,  che  per  la  foù 
tiglie:^:^!  del  Tuo  corpo  p  ìifA  vcfloce  la  Buca  fatta  ,  ritorna  dalla  parte  oppofita^ 
deniro  la  foira,e  con  li  denti,  e  Tvnghié  lacera,e  sbrana  li  Icòne  dal  canto  di  die 
tro.  Et  (ìc  ^ipc  arce  pot' JSjqukni  Viiibns  de  Icone  obtinet  vid^Òriam  Icopardus,- 
diccBartoloinco  Ani^iico^  De  proprie tatibusterum  lib.  i8.Cap*65. 

Simili  aftutitf  óno  di  quelli  accolti  guerrieri,  cke  fanno  dare  helle  fue  imbo- 
ccate le  nem'che  (quadre,corhè  fece  Anibale  a  Tito  Scmprono  Gracco,e  Ccfare 
a  gli  Heluetij,  0  dit  vogliarno  .Sui:^zeri  >  iquali  gueréggiando  con  lui  entrarono 
ne  i  confini  de  i  Franc^^cfi^e  de'Romani  con  numero  intorno  a  ottanta  milia,de* 
quali  2Q.  milia  poteu-no  portar  l'armi  j  Cefatt  femprè  ritirahdofi  cedeua  loro,- 
vn  giorno,!  Barbari  perciò  maggior  fidutia  prendendo  lopcrfeguitauano  ,ma 
volendofi  elfi  pafTar  il  fiume  ReidanOj  Ccfare  non  molto  inanimi  accampò,  onde 
i  Barbari  hauendo  palTato  con  gran  fatica  l^impetuofo  fiume,  ma  non  tutti,vo-. 
Icndohe  palfare  ancora  il  giorno  feguentc  j  30.  rnilia  ,  quelli ,  che  erano  pallati 
fianchi  foprà  la  riuà  fi  ripòfauano  j  Ccfare  la  notte  ailalehdoli ,  gli  vccife  quafi 
tutti,e(Tendo  loro  interrotta  là  facoltà  di  ritornarfene  per  lo  fiume;  altri  ftrata- 
gcmmi  a  queflo  pròpofico  retar  fi  póttiailòi  ma  ballino  quefti,rimetténdo  il  Ict 
tc're  cunofo  di  lapcr  varij  ftratagemmi  al  fudetto  Polieno ,  a  Giulio  Frontino,* 
quelli  pochi  di  Valerio  MaiUinOj  e  di  Raflatl  Volateirano  %  ed  alle  copione  rac- 
co! le  de*  Moderni  4 

Il  DelfinOjfopia  il  Cimìero,fu  imprefa  di  VÌifTc  autore  delli  flratagemmi,e  fé 
bene  lo  portaua  nello  feudo  per  grata  memoria,ch*vn  Delfino  liberò  relemacó 
filo  figliuolo  dal!  ohde,nÈlle  quali  età  caduto,fecondo  la  Cagione  efpofta  la  PJu 
taico  per  autorità  di  Zacinto,ed  Criteho;  nondiméno  potiamo  dircjche  ftia  be 
jie  ad  Vlillc  il  Delfintì  animale  aituto,e  fcaltrO,come  ìimbolo  dello  ftralagéma, 
ed  aftutia  conueniente  ad  vn  Capitano.'perche  il  Delfino  è  capo,t  Rè  dcgl  aqua 
ti!i,ve!occ,pronto,fagacè,ed  accottojccmedcue  eileré  ogni  Re,Gcncrale,e Ca- 
pitano d*<  liercitij  fagace,  t  d  accetto  in  fàper  pigHar  pattiti  in  ardue  occafioni  « 
vcIoccjC  pronto  in  elleguirli:  Ha  l'aftuto  Delfino  molto  conofcimenio»  e  confi- 
la quando  è  per  combattere  con  il  Ctucodiilo  fcroce,e  peftifcra  beftia,a  cui  egli 
è  inferior  di  for^a,  ftiulo  hella  paitc  più  debile  kn^a  luo  periglio:  Vuol  egli  dal 
Mare  enirar  nel  Nilo,ii  Crocodrilio  non  lo  potendo  compoitare,come  fcgli  oc 
cupalle  il  ilo  legno,  cerca  di  cacciarlo  via  ;  dcue  il  Delfino  non  potendo  con  U 
for^a,  lo  vince  con  Taftutiaicllo  ha  fui  doflo  penne  taglienti  come  coUcili,e  per 
che  la  natura  ha  dato  ad  ogni  animale,  che  non  folo  conoica  le  cofe  a  lui  gioue« 
uoli,  ma  anco  le  noeiue  al  fuo  nemicc,S4  il  Delfino  quanto  vaglia  il  taglio  delle 
fue  penne,e  quanto  fia  tenera  la  pan:^a  del  Cocodrilloiinformato  del  tucto,noa 
Va  il  Delfino  incontco  al  Ctocodcilio,  pecche  ha  grande  apertura  di  bocca  ^ot'- 

tificata 


I  VI  CESSARE  %IPJ.  'pr 

fifirata  intorno  di  tcrribiHffimi  demi ,  oiditi  a  guila  di  peiiini ,  e  perche  anco 
I  a  armato  di  -vnghic  fpauenteijolij.nc  Malta  di  frpra  perche  ha  la  fchìeria,  e  la 
pelle  dura,  che  icrille  ad  ogni  colpo,ma  f om^  accorto,e  Icfto  fij^gtndo  d  hauer 
paura  fugge  veloce  fotto  acqua,©  vi  con  le  fue  acute  penne  a  ferir 'o  forco  il  ven 
I  *re ,  perche  comprende,che  n  tjl  parte  tenera,  e  molle ,  è  facile  ad  fila  trapal- 
I  Atoj  Solino, Crocodiios  ftudio^lifiuniadnatandum  ,  demetrique  allu  i.^ju- 
i  jdolento  tenera -yencrium  lubcernaianies  fecant ,  6^  interimpnt  ;  in  q«tlla-. 
•ftutu  fraudoicnrc  confifte  lo  flratagemjna,  adoperato  per  lo  più  da  qu€lli,phc 
foflo  difuguali  di  for^c.  Plinio  lib.8.  ca,2 5.  Delphin»  J^jparcs  vinbiiS  artu  ir»- 
terirouni ,  caiicnt  jenim  in  hoc  cunda  ammalia ,  fciuritq;  ron  modp  fua  cpm'- 
fnoda,-vcrum  8<.  hoftium  aduer(a,norunt  fua  tela,  noruni  ociafj.ones,  p.ariefq; 
^liflìdcntium  imbelles  ;  in  ventre  fnollis  cltjtenpifqi  cutis  C^occdilp  ,.iaeo  fo 
'viterritiimmergunt  Delphini  ,  fubeunteGqueaUmm  illa  fecant^pina:  poi» 
<he  chiaramente fapparifce  ,ckeil  Dejfiro 'vince il  l'uonejnicojritdiaptera. 
ilutia,  totalmente  per  'via  di  Aratagerrma  ;  con  ragione  lo  veniamo  a  iìgura- 
xe  fimbolo  dell'iftertò  ftrktagemma  nel  cimiero  in  tefta,  per  dimpftrare  la  lollc- 
citudine  ,  &  prefte^^j^a  ,  con  la  quale  ne'jcali  '\rgtnti  fi  deue  col  peivfiero  im- 
maginate Io  jìrajCagejpma  ,  ed ijnmaginato  con  la  medefima  (ollecitudine,  t-. 
pr efte:;(:?;a  ponerlo  in  effecutione  ; com*  i  Delfini,  fanno  quelli  Capitani  di  giu- 
•ditio  ,  i  quali  informaiifi.deJ  fito, &  dell'ordinanj^a  del  jcaponeaiicu  ,  rallàl- 
tano  da  quella i>anda  ,  doue  couofcono  /ìa  pi«  d«  bile  >  e  fafile  a  romperlo ,  & 
jnctterlo  in  sbaraglio  ;etìendo  il  Delfiiio  minore  di  foi^,i ,  e  di  ftatura  del  Cro- 
-codiUo^fhepcriWdinsrio  palla  yenrid.uc  braccia  di  Ijinghe^^^^a  ,  fupcrando- 
lo ,  e  vincendolo,  può  {èruire  per  Iia  bolo  a  quelli ,  che  loiio  minoii,di  non  te- 
mere i  nemici  maggiori  .di  loro;  però  quelli,  che  fono  di  più  polfo,  e  di  mag*» 
gior  nerbo,  ftiano  auuerriti  di  non  andar  tanto  altieri  per  le  forile  loro  ,  che* 

1(pte:^:jMno  li  minori ,  €  con  brauure ,  ed  orgoglio  faiciano  loro  olcraggijo,perche 
non  VI  è niuno,pergrande,chc  jfia,  chef on  Jp  itratajgeiiima  giunger  non  fi  pof- 
/à  da  qualiìuoglia  infima  pcr{òna« 

A  cane  non  magnq  f^pe  tcnetor  aper , 
Spedò  il  Cignafda  piccioi  can  s*afferia» 
Piccrlo  é  Jo  Scarabeo ,  éc^    nondimeno  con  af^utia  fi  'Verìdica  dell*  Aqui- 
la, nella  gui  fa  «che  narra  TAlciato  nell*  Emblema,  cento feflàntaorto,  piccio- 
lo è  l'Ichneumone,  da  Solino  chiamato  Enidro  amn  alerte  fmile  alia  Don- 
nola, come  n'auuertifce  Hermolao  Barbaro  fopiaPlin-o  libro  Decimo  capi- 
Io  fèttantaquattro  da  alcuni  tenuto  force  d'india ,  A(^     pure  quefta  bclliola-» 
attufFandofi  nella  creta  fé  ne  fa  cora^ii^a  fcCt  ardo/cla  al  ^.  le  ,  àC  contro  1*à(^ 
pidc  combatte  riparando  con  la  et  da  i  colpi  ,  finche  con  il  capo  obliquo  fif 
'     guardando  fi  slancia  dentro  le  fauci  dell*  Ai]iidc  ;  L'ifieflo  qu  ndo  ~vedeil 
t'^     Crocodillo  con  la  bocca  aperta  (  allettato  d  J  Rè  d'vccelli  detto  Trochiio  ,  che 
^''     glie  la  fa  tenere  aperta  ,  grattandogliela  delicalameKte ,  6^  becciindcgh  Ic^ 
"'     iànguidighc,  cerne  diceHerodoto ,  vi  fé  gli  auuenta  dentrr  ,  gh  rode  le  inte- 
'«'    riora ,  e  come  acuto  dardo  gli  «apalìail  vcncie ,  donde  it  r/tice  Ìkì(  ra  . 

Ti         L'i-^itha 


0pa  ■/  CO  NO  LOG  I^ 

L'Fgitho  parimenti  e  picciolo  uugeììóéa.  Ariftotelc  detto.  Salo ,  da  Acfcifl* , 
Bocchio  nell'Emblema  .pi.  Acanthe,cheda  alcuni  pigliafi  per  il  cardeIIo,del* 
ia  qual  differcn:^a  Hcrmolao  Barbaro  fopra  Plinio  libro  Decimo  capitolo  jj* 
52.  6^  74.  nondimeno  (imile  augelletto  fi  sfoga  contra  i'Afino  ,  che  traj 
li  fpini  doucrEgtthocoua,  Hregolandoiì,  gliguaftailnido,  perciò  gli  falta^ 
con  impeto  ad  dodo,  e  col  becco  gli  punge  gli  occhi  >5^  le  piaghe  ,  che  t*l 
^olta  fuole  haucrc  fui  cello  ,  6^^  nella  fchiena .  11  Delfino  anecra  -vien  fu* 
jierato  da  "Vn  picciol  pcfce ,  che  per  Enigma  lo  propone  Bernardino  Rota  n«4- 
^'Egloga  X.  piftaroria . 

Dimmi  qua!  picciol  pefce  il  Marc  accoglie, 
Che  co!  Delfin  combatte ,  &  vincer  potè  « 

Qual  picdol  pefce  fi 'Voglia  inferire  ,  non  so  di  certo  ,  mi  fouuicn  benO 
«heilDclfino  è  nemico  del  Pompilo  chiamato  anco  da  alcuni  Maucilio  pc-» 
/ce  picciolo,  del  quale  Atheneo  nel  fèctimo  libro  ne  tratta  difufamente  luo- 
go molto  cunofo,oue  tra  le  altre  dice  ,  che  le  il  Delfino  lo  mangia..  ,  non  lo 
mangia  fen'i^^a pena-^  ;  attefoche  fubbito  mangiato  ,  rimane  addolorato ,  ed 
inquieto ,  tanto  che  ftanco  ed  infermo  vien  ributtato  dall'  onde  al  lieo  ,  out^ 
diucnta  ellb  preda,  e  cibo  d'altri  i  ma  fiafi  che  pefce  picciolo  fi  voglia .  La  con* 
dufione  è,  che  li  maggiori  polTono  elTere  fuperati  dalli  minori,  qualliuoglia  pcf 
ftbicttOjchc  (ia,  èda  temerfi,Publionc  i  mimi . 

Inimicumquamuis  humilem,  do6tèefl:metu?tc< 

Quelli  dunque ,  che  nelle  for:^e  loro  fi  confidano ,  nelle  proue  di  crudeltà ,  e 
fi1isfatticommelIi,Ó<r' fanno  del brauaccio,  fi  aftengano  di  fare  ingiurie  ad 
flhrui ,  e  credano  pure  ,  che  quelli  ftelli  infulti ,  ch'eili  hanno  fatto  ad  altti,poC- 1 
(bno  elfer  fatti  a  loro  ,  e  fi  ricordino,  che  chi  non  può  efler  'Vinto  con  eguai 
for:^a,è'VÌntocon  aftutìe,eftratagemmi  ;  de  ehi  non  puòeffcrcruperatodail 
vno ,  è  fuperato  da  più  ;  motto  che  fu  detto  in  Greco  a  Maflimino  Imperato*!  ^ 
fcjfcec ,  che  per  la  fua  robufte:^:^a ,  6;^  grande  ftatura  fi  tene«a  inuincibile. 


Quiabvnonenpoteftoccidijaraultisocciditur;  *» 

.j7;^  Elephab  grandis  eft ,  &  occiditur , 

Leo  fortis  eft,  &  occiditur , 

Caue  multos ,  fi  fingulos  non  times  . 
Il  fenfò  de'  quali  verfi  porti  da  Giulio  Capitolino  Ai  da  Ludoulco  Dolce  à<J* 
«onciaraente  tradotto,  ma  noi  lafTato  ca  parte  ogni  acconcio,  e  pompa,alle  pa- 
rolc  foiam  en  te  e  i  te .-  er^-  m  o  « 

Quel,che  non  può  da  vn  fol  eficr  vccifoi 

Da  molti  ben  sWccide , 

E  grande  l'Elefante ,  e  pur  s*vccide  , 

Fort'c  ii  Leon  , ed  egli  ancor  s'^N-ccidc , 

Guardati  pur  da  pili ,  s'vn  fol  non  temi . 
Benloprouòrinfolente  Malfimino  ,  il  quale  ripoGmdofi  infieme  col  fi< 
gli©  lui  mezzo  giorno  ali'allcdio  d*Aquilea  tiiì  iuo  padiglione,  fu  da' loldat. 


animili^- 


VI  CESARE  "KIT A.  z?} 

am^wa^X**^*^  •^'^^  medefimo^liojmandatenele  te  ftc  d'ambedue  a  Roma;  r.c 

(ròlamcnte  da  moicitudirtc  di  perfone  ,ma  da  vn  minimo  (òlo.ogni  alce  peda- 

«naggio  può  eflcre  ruperac<HComc  il  Crocodrillo  dal  Delfino  per  via  ài  ftrat3|5<rm 

«ìa  .   Aod,  vk\  ter^o  de'  Giudici  ,  portando  pfcfeiui  ad  Eglon  Rè. de  Moabiti  * 

'finfc  d'haaergli  a  drr  par»  la  di  fecrctOiCnwato  folodal  Rèlo.pcrcofiè  airiQitCv 

pel  veirtte  con  vn  colteli  ,che  tagliaua  d*ogni  caiuo:  cafo  rinouato  a*t«mpi  5>o- 

!ftn  nel  \  ySp.  da  Fra Giacopo  Clemente  dell*  Ord.  de'  Pred.  che fottn. colore  di 

«icfirtTtare  alcune  lettere  ad  Henrico  Tctc^o  Rè  di  F.rancia,nel  perderle  chitun- 

•dofi  a  fargli  riuei  et  1^2  inginocchicwie  ,  lo  ferì  parIme«tL  con  vn  fimile  .colteli© 

■nel  .petcignonr;re  bene  il  tuo  dito  fiì  diffimile  a  quello  d*Aod,poiche  Aod  fuggi 

faluo,  ed  egi?  fiì  lubbito  da  circortanti  vccilb  >  auami  che  rpirallc  il  Kè.  Salua  fi* 

iKjlmente  l.animofa  vedoua  Gìuditli  alla  Patria  fua. tornò  con  latefta  d'Hol#* 

fcrne  Principe. degli  AlTtrij .  Paufaraagioiiane  diniuno  fofpetto  (  come  dicc^ 

Giurino)  edèndofi  piiJ  "^f^ltc-ciuecelatoaFilif^po'Rè  di  Macedonia  dèlia 'Vio- 

!en:^a  fattagli  da  Attalo,  "vedendoche  il  Rènonlopuniua, an:^i  fé  nerideuau/j 

lifinniaua  TaQuerfario,  latfato  il  R-eo,,  prefc  vendetta  dalTiniquo  Giudice  ,  am- 

ma:;?^in<io'orin  vnodretto  palio  lontano  dalla  fua  guardia  .   Vna  vecchiarciU 

*vedeudodaa!lto  (bpravn  tetto,  che  fuo  figlio  era  alle  ftreccccol  R^  Pirro, per 

,  liberare  il  figliuolo  dal  pericolo,  buttoaddo(ro,aKrio'^na>teg<5{a,<:hervccife* 

perxjuanto  narra  Plutarco.   Vn  Pxrfiaco  alatamente  con  -vn'afta  trafiticGiu- 

ìiano  A p<yilaca  Imperatore GicuBatt.tgnatio  .   Perfis  (adepto imperio)  bèllum 

,  ìndixit,  "vbi  dum  inconfultius  agit,  Petfa?  viri  dolo  in  defèrta  cum  exercitu  du* 

i  «S:us,^cotrto  traiedlus  perijt .  Stefano  Procuratore,  come  /cfi.j(Ieinrfermo,com<- 

parue  col  braccio  fniftro  infafciato  auanti  Domitianolmperatore^ilquale  rnea 

I  sreftaua  intento  a  leggere  certi  m<^3ìoriali,  che  gli  diede,f(i  da  lui  ferito  ncirin- 

guinnglia  con  vn./Cofr«llo  :  con  tale  aftutia  "vn  Procuratore  domò  vn  moftro  di 

crudeltà  formidabile  a  tutti  pertanto fangue  di  nobili ,  -ch'egli  fece  Cpargere  : 

di  marìiera  che  litr»rti,e  gfingiuricffi  oltraggi  pnblici,  e  priiuti  farti  da'  Grandi, 

?eng*>no  vendicati  ctian>dio  da  'vn  minimofblo  per  via  di  Uratsgemma . 

Fonemoil  Delfino  fopra  il  Cìmiero,fi  perche  il  Delfino  (come  corta  ne  li  ge- 
i»ia!s  di  AleHàndfo  Hb.6-  cap.2 1 .)  fuimpx^fa  di  VMlè  Auiorc  di  Stratagemmi, 
ne  Te  a  M  rag  tori  e,  perche  il  Delfino  .ca.po,€  Rè  degl'aquari  li,  è  ani  male  lagace_, 
accorto,  pronto,  e 'V«loce,coin  ed  cuc  «fiere  ogni  Rè,Generai?.e  C.'apitaHO  d'ef- 
.ièrciti,  fagace,^'  accorto  in  /aperpie^iar  partiti  in  ardue-occafìcni^'veloce,  òC^ 
pronto  in  edeetiirli:  sì  anco  perche  il  Delfino  è  di  molto  conoicimenro,  <?t'con- 
'"  tUdera  qua'  do  è  c^r  combattere c-on  il  Ci-ocodiiio  fer\-)ce  ,  &  venencjfa  bell'i  fc- 
jrtr.lop.elie  parte  più  debile  fenza  fuo  periglio-,  non  gli  va  incontro  per  hauere  il 
Coc-odriìiogrpr.òeapeftara  di  boceaiiTunita  di  tcirtbili'denti  orditi  a  guifadi 
pettini,  &  perche  anct)  è  armato  dVnghJefpauen.teuo!i,ne  ioallalcadi  (opra^  j 
perche  hi  la  fchitns,&  la  pel'e  dura,tlre  lefifte  ad  ogni  colpo ,  ma  come  accor- 
to, 6j  de^ro  pafTà  yehicc  fotto  a^qua,  &  va  con  l'acute  penne,che  fui  dotf*  tie- 
nile à  ferirlo  rei  ^-cntte,  perche  sa  che  in  tal  parte  e  tenero, molle,  <^  facile  a  tra- 
ipatTarU),  &•  con  tal  i}rntagemmai*vcci£'erif.':riice  Soiinoin  talgiìifa  »  I  Gppirs- 
loi'»  iki  di  giaditio  infoirr;atiri  dei  fiso,  &  deli'ssdinanza  del  campo  ncipico  Ipafui- 
"^'    iii  .<  T     j  '"       un© 


\i 


i9^  ICONOLOGIA 

tano  da  quella  banda,  doue  conofcono  fia  più  debole,  facile  a  romperlo,  e  met-^ 
terlo  in  sbaraglio,  fi  che  il  Delfino,ie  bene  minore  di  for!^e,  e  di  ftatura  al  Ceco- 
drillo,  che  per  Tordinario  palla  ventidue  braccia  di  grande;^za,lo  rupera,&  Tvc- 
cide,  dal  che  ponrw  prendere  ardirequelli ,  che  fono  minori,  di  non  temere  de* 
nemici  maggiori  di  k)ro,e  quelli,che  fono  di  più  polfò,  &  di  maggior  nerbo,ftij« 
no  auucrtiti  àX  non  andare  tante  altieri  delle  for^e  loro>chc  fprei^^ino  li  miao- 
ri  >  &  con  braurc  facciano  loro  oltraggio  \  percioche  non  ci  è  niuno  per  grande 
«he  fia ,  che  con  io  ttratagemma  giunger  non  fi  poiTa  da  qaalfiuoglia  minimo , 
A  can«  non  magno  fspe  tenetur  Àpcr 
Speffò  il  Cignal  da  picciol  can  s'afferra . 
Picciolo  è  richneumone  da  Solino  chiamato  Enidro  animaletto  fimlle  afla^ 
donnola,  come  auuertike  Hermolao  Parbaro  fopra  Plinio  hb.xxap. 74.da  alcu- 
ni tenuto  per  force  d'India, e  pare  quella  belHoU  attufandofi  nella  Creta,  fé  ne 
fa  cor*:?^^a  ieceandoicla  al  Sole ,  &  contra  rAfpidc  combatte  riparando  con  la^ 
coda  i  colpi  nemici ,  finche  con  il  capo  obliquo  ritguardando ,  fi  slancia  dentro 
le  fauci  dtli'afpide  ,  &  quando  vede  il  Cocodrillo  con  la  bocca  aperta  allcttato 
dal  R^  dWccelli  detto  Throchilo,  &  da  Suetonio  in  Ccfa'te  Rcgaliolo  ,  che  glie 
la  fa  tenere  aperta  grattandogliela  delicatamente,  fé  gli  auenta  dcntro,gli  rode 
le  interiora,  &  come  acuto  datdo  gli  trapalla  il  ventre,  donde  fc  n'efcc  fuoia  • 
L'Egicho  è  anch'egli  picciolo  Augello  da  Ariftotilc  detto  Salo  ;  da  Achille  Boc- 
chio  neirEmblcma  pi .  Achante  f  a  alcuni  creduto  il  cardeilo ,  delU  qual  diftc* 
rcn:^.!de'ncmi  fi  potrà  ledete  Hermolao  Barbaro  fopra  Phniohb.x.  cap.3  5. 
52.  <&  y^.à  nondimeno  fimileaugellcttoanimofamente  fi  vendica  deli' afino, 
■  che  per  Itroppiccrarfi  tra  gli  fpmi  doue  coua,gli  guafta  il  nido,d^  rompe  l'oua, 
&  perciò  rÈgitho  gli  falta  con  impeto  fu  la  faccia  ,  &c  col  ipccco  gli  punge  gl'oc- 
chi ,&  le  piaghe^he  taluokafuole  bauere  nella  fchi  na,  6^  il  Delfino  ancora 
fuol  eflecefupcraco  da  vn picciol pelce,& per  enigma  \o  prepone  Bcrnardiru 
Rota  nella  X.  pifcatoria , 

Dimmi  qual  picciol  pefc  e  il  mara€foglie,checol  Delfin  combatte,  e  vincef 
©uote .  Ch'io  per  me  credo,  che  fia  il  Pompilo  detto  anco  Naurilio  ,  pefce  ini- 
micilTimo  del  DeIfino,<lcIqu^le  Athcneo  nei  7.  li.  <\c  tratta  molto  copiofamen- 
te,  de^nod'efiere  daaliftudicfi  veduto*  Quelli  adunque,  che  nelle  forche 'oro  15 
confidano  ,  e  fanno  del  bfawaccio,fi  aft<nghinodi  non  fare  inguiriaa  niunOj 
ancerc  he  inferiore  di  forfja  jcdipe;lor.a,&  firicoidino  ,cheehi  nonpuòefièt  ■ 
'Vinto  con  vgual  foi^»,  è  -vmtu  con  uUutic,  e  ftratagemmi,6^  chi  non  può  ef-  v\ 
fere  fupctaroda  vno,e  vintuda  più  j  motto  che  fu  detto  in  greco  a  Kialiiminfli, 
Imperatore,  che  per  la  fua  fobuilcqj^jj^ajegtan  ftatuca  di  corpo  fi  teneua  per  i»* 
Slattale ,  &  inuittcibile . 

Qui  ab  vno  non  pnteft  cecidi  a  muhis  occiditur  j 
Elephas  grandis  elt,  6C^  occiditur 
Leo  fortis  elt ,  6c;^_  ©cciditur . 
Caucmultos  ,fi  fingulosnon  limes. 
il  fenfode'quaU'vei fi  polli  da  Giufio  Capitolino  nella '\itft  del  dettò  laip* 
Mtoie  è  quefto  a  Tcrfo,  pei;  v«iÌ9« 


t 


DI  CESARE  %I?A.  2PS 

Ch'i  non  fi  pub  da  vn  Sol,da  piO  sVccide ,  E  grande  i'EefaDte.e  ptir  s*vcc:d«. 
Forte  è  il  Lcon.ed'f  gli  ancor  s'vccide  S«  tq  (o{  non  temt^habbi  timor  di  moUL 
E  ben  lo  prouò  l'infoiente  Ma(Iìmino,iIqualc  litrouàndofi  a  l'artcdio  di  Aqui 
Ida»mentre  fui  mezzo  c;iomofi  ripofaua  infiemc  col  Tuo  figlio  nel  (uo  Padiglii.^- 
fie.fu  da*  Tuoi  propij  foldaii  Romanijche  erano  da  lui  lh-appa:j:5[ati,vcci(o[co!me 
dedmo  figlie,  mandatene  d'ambedue  le  tefte  a  Roma  >  in  tal  maniera  fi  eprime 
l'infolcn^a  delle  gemi  pcruer(e  ,  mediante  Io  ftratagrmma.  Si  come  anco  fu 
Domitiano  Imperatore  percoflTo  ,  &  morto  da  Stefano  procuratole  co»  aftuto 
ftratagemma  «  fingcndofi  ammalato ,  portando  il  braccio  fiaiftro  i»uolto  c<ku« 
fa/cie  di  lana  »  tra'  quali  zicoic  il  coltello  per  leuaie  ogoi  foipetco  di  macchiaa* 
to(ìratagemma« 

TARDITÀ. 

DONNA  vefti'ta  di  berettino,  &c  hau<;rà  la  faccia,  &:  la  fronte  grande,ft4^ 
rà  a  cauallo  l'opra  vna  gran  Tcftuggine,lac]uale  regga  con  la  briglia,  S«;^^ 
£arà  coronata  di  giuggiolo,  aiboro  tardilllmoi  frutte. 

TEMPERANZA, 

DONNA  'veftita  di  porpora  >  nella  deSra  mano  teaga  *vn  ramo  di  pd- 
ma.  Si  nella  finiftra  vq  freno. 

La  tempersn:^a  è  ma  mediocrità  determinata  con  vera  ragione  circa  I  pia- 
ceri ,  ^^^  difpiaceri  del  corpo ,  per  conto  del  giufto ,  &  del  tatto ,  vfàndofi  co- 
me fi  conuien?  per  amor  deU'h©nefto,6<^^  dcl]'vtilc;che{ìa  n>ediacritìi  fi  moà 
ftra  col  veftimento  di  porpora  comporto  di  due  diiicrfiffimi  colori  «  li  quali  co(i 
polli  infieme  fanno  apparire  vna  diletteuole,  5^  vaga  compofi.tione,come  due 
«ftremi guardati d a  "Vn  fagace  ,  ^Q^  accorto  intelletto  ,  nenafce  vu'idea,  6;^^ 
vn  concreto  di  molta  perfcttione,laqualc  poi  manifeftata  ncH*opere  dimandia- 
mo con  quefco  nome  di  tempcrant^a^  per  mcftrate,  che  fia  circa  i  piac-cri  «  6;,^ 
difpiaceri  del  corpo  . 

Le  fi  dà  la  palrtia  in  mano,  (imbolo  del  prcmio,ch€  hanno  in  cielo  quelli, che 
dominando  allcpaffioni,  hanno  foggiogati  fé  ftefll . 

La  palma  non  fi  piega ,  ancorchele  ftiano  fopra  giandidìmi  pefi  ,  anqjM  fi  fol- 
ieua,  come  dicono  li  fcrittori,cofi  anco  ranimot€mpcra£o,quanto  più  iono  ap- 
parenti le  pafiionijche  lo  moleftano ,  tanto  più  è  auucd  uto,  fi^  accorto  in  fu- 
perarlc,  &  in  pro<^urarnc  vittoria. 

li  freno  dichiara,  che  deue  eCTere  la  temperanza  principalmente  adoperata^ 
rei  gufto ,  d^  nel  tatto ,  l'vno  de*  quali  folo  fi  partecipa  per  la  bocca ,  &c  l'altro 
è  ftefo  per  tutto  il  corpo . 

Gli  antichi  col  freno  dipingeuano  Nemcfis  figliuola  della  Giuftitia ,  la  quale 
con  feueritiì  caftigaua  gli  affetti  intemperati  de  gli  huomini,  &  alcuni  dipingo- 
no la  temperani^a  con  due  'Vafi  ,  che  vno  fi  verfa  nell*  altro ,  per  la  fimilitudine 
del  temperamcntOiChe  (ì  fa  di  due  liquori  infieme  ,  con  cpclio ,  che  fi  fa  di  due 
eftrcmi  diuerfi  . 

Si  potrebbe  anchora  fare  in  'vna  mano  vn*arco  di  tirar  freJ^^e  ,  per  meftra- 
le  la  niC£Z2nic<i  falla ,  6^  generata  dalla  temperatura  nell'  attieni ,  perch<^ 

T     ^  uraro 


tpf 


hCÙ  MO  LOGl<^ 


T    E    U    P    E    R. 


N    Z    A* 


tiratocoti  certa  mifura,  manda  faonleTaerte*c«n'Vefocit^y  SC  nonx\ti^é&^ 
iorda,  a  tirandola  troppo,©  no»  vale,  o  fi  ipe^a^ 

D  Orna, che  •^fVt  dcffraraatT»;  tiene  vna  palma,  &  nella  finiftra'Vfl^eiiff^ 
&  a  canto  vi  iìa  vn  leone  abbracciato  con  vn  toro . 
Il  freno  fi  pjglia  per  b  modcratione  degli  appetiti  ,  &  la  palma  per  la  vittéi» 
ila, che  hi  il  temperante  vincendo  (e  medefimo ,  come  fi  è  detto . 

li  Leone  abbracciato  col  toro  è  (imbolo  deli'  huomo  date  alla  teiftpCra>n^a#' 
fecondo  ropiaionc  de  gii  Egiu?  j  »  comt  racconta  U  Pietio  *. 

TEMPERANZA. 
O  N  N  A  »    la  quale  con  la  deftra  mano  tiene  vn  freno ,  eoa  la  (iniftra  tW  1 
tempo  (ii  horolo^io^  &  a  caiico  vi  tiene  vu*Elcfai%ce  ■ 

Dspia* 


D 


J 


Pìpingefj  col  freno  in  "vna  mano  ,&  co!  cernpo  nell*ilcr*y  jyet  dimoftcai  t-* 
l'oitùio  (itila  temperanti  ,che  è  dt  raifrenire,e  moderare  g-li  appetiti  dsll'aiii  • 
mo,  feconda  i  tempi ,  tigni  lì  cardio  fi  anco  per  locc.rrpo  la  mi' ara  del  muto/X 
oeila  quiet-r,  perche  con  la  cemperin^a  (r  mirurano  i  mouimenti  dell'animo,  H. 
fi  ditnnol  termini  de^l'viia,&didraltra  binda,di*c]Liali  vicenda  la  taaipcran^^i, 
figua'la  coaie  i  mimi,  che  vanno  fuori  delle  (poiidc  loro  ., 

■  L^EÌefiince  dal  "Pieiio  nel  2.  libro ,  è  poito  per  la.  tenrpevanc?^,  perche  eden  Jo 
«flTueficto  ad  vna  certa  quantità  di  cibo,  y  non  vuol  mai  paflare  il  (dito  «pren- 
dendo folo  tanto,  quanto  è  iua^lan^^percibarfi  \  Ed  i  quello  propohto  Plu- 
tarco tacconta^ch^in.^rriahairendo'-vnlèriiidoreotdr.nedai  Ilio  Signore  di  da- 
re vna  tnifura  di  biada  il  giorno  ad  vno  Elefixnte,.  chehaacuà  y  il  Iccuidorc  per 
ftìolti  giorni  fece  ftate  detto-animale  lolocon  me:^ia  mitara  >  Ò,rellendoui  ■^na 
voha  il  Padrone  prefentegn  diede  il  feruidore  tuttala  mifwra  iniìcane  ,  di  ch^^ 
l'tlefante aauedutohy diuife  m du« p-uti  Tor^ocon. la  probaicide,  &  la(ciatane 
vna,mangi©  i'aicra  lècondo  \\i\3o  oidinarro;  dacché  il  Padrone  venoe  i-n.  cogni  • 
eione  faciimentedi  qudloy  ch'era,pfendendal^iegn&  dell'ingordigia  del*  fcriii- 
rfore  poco  fcdele>c  rrvarauiglia  della  téperan:?^i  deli'  Eleiince  molto conccawice» 

Temperane , 

BElfa  grotiane,  velica  di  tela  d^Fgento  >e<)n  Qamìdetta  d'ororlopta  la  tefta 
per  jcconciacura  pnrtarà  vnal  eftudme^nelìa  delira  man»  vnb cao  d'ar- 
gento, &  nella  fmiltra  vn'otiacc^.  oae  fu  dipiato  va  paia  di  teftc,.  con  motto  che 
àìcttP^irtHSinHmmentHm» 

DOntia  di  beffo  afpcrto ,  c©n  cape  li  lunghi ,  ScT  biondi»  nella  delira  mano 
terrà  -Vna  tanaglia  con  \  n  ferro  infocato  ,  àC^  nella  iinilìra  vn*  vaio  di 
acqus  jnel  quale  tempera  quel  ferro  asdtnte,^  iàrà  ^eftìta  di  velluto  ecìIo,cob 
keei  d*oro . 

TEMPERAMENTO  DELLE  COSE  TERRENE 
Con  le  CeUHi, 

Py  '^OMO  veftitoconhabitograue,  che  con  fa  defira  mano  tenga 'Vna 
i    pianta  à'\  Soliffequar  óoh  helitiopio,  e  con  la  feoiftra  vn'akra  pianta  deC 
la,  Lanii1èqa3,altrimentechiamara,  Sclinotropio, 

VoIendogi'Lgittij  (coEne  narra  Pierio  Valeriane  nellib,  cinquantaotte^mo) 
^im-jftrare  l^vnione,  concordia,&  temperamento  , che  hanno  le  cofe  di  quc'ia 
natura  inferiore  con  le  Cclcfti ,  come  cj «elle  ,  che  iWio  coUcgate  inUemc  per  al- 
txmt  for:^e  occtittr  ,  non  viaiiano  di  eiprimerlo  con  piti  manifefto fegno ,  e  pia 
propio  gierocJifico,c^c  figurare  Jefopradercc  due  herbe,  oprante ,  che  dir  'vo-  - 
gliaflso.  cioè  rhclitropró,  t\  Seìinottopio ,  percioche  <}uclla  fi  muouc,e  gira  f 
tondo  il  Sole,  e  quefta  fecojido  la  Luna  .  e  diccfi,cbe  ci  fono  de  gPaltri  fiori  1^  •"^*" 
to  d'alberi,  quanto  d'hcrbe  ,  chediraoftranoÉar  il  medesimo, ma  nongià'^"^-' 
cuidcrtt€mentediqueftedtie,ondeèdarapcrc>chcgli  Egitti)  teneuano, eh'  "^"^ 
tutte  le  cofe  hauetlero  vno  iftcllb  ordine, e  snodo ,  talché  haucderodipenden^^** 
dalle  Superiori,  e  con  quelle  follerò  cellegate,vna  per  foi:^a  dcU'ixKelecto,vnV.*'^" 
tra  jpcr  for:^a  della  ragione ,  vtì'alua  della  natura ,  vn'altra  dcl/cnfo  yc  cefi  cia.*^' 

fcuAa  ' 


2^S  ICONO  LO  G  I<iA 

kuna  leguiffc  la  Tua  >  con  la  quale  bcnilUmo  fi  confacele . 

TEMPESTA  NINFA  DELL^ARIA. 
Vedi  aGrandinc^,, 

TEMPO. 

HV'O  M  O  vecchio ,  veftito  di  cangiante  color  vario  ,  &  diuerfo,  farà  if 
detto  veftimento  riccamente  fatto  à  ftelle ,  perche  di  tempo ,  in  tempo 
efTe  fono  dominatrici  alle  cofe  corrottibili,  farà  coronato  di  ro/e,  di  fpighe,di 
frutti,e  di  tronchi  lecchi  come  Rè,e  fignore  dell'anno,  e  delle  ftagioni;ttarà  fo- 
pra  il  circolo  del  Zodiaco,  perche  la  fua  virtù  è  la  su  nel  Ciclo  altamente  collo- 
cata ,  &  mifurando  a  noi  i  moti  del  Sole ,  &  de  gli  altri  pianeti,  ci  diftingue  >  (Se 
eftinguc  i  mefi ,  gli  anni  »  &  l'<°t<t  ;  terrà  vn  fpecchio  in  mano ,  il  quale  ci  fa  co- 
iìofcerc  ,  che  del  tempo  folo  il  prefentc  fi  vede  ,  &  ha  i*e(Tcie,iIqualc  per  anco- 
ra è  tanto  brcue,  &  incerto,chc  non  auan:^a  la  falfa  imagine  dello  fpecchio . 

A  canto  hauerà  rn  fanciullo  raagro,&  macilente ,  da  vna  banda  ;  &  dairal- 
tra  vn'altro  bello,&  graffo,  ambidue  con  lo  fpecchio',  &:  fono  il  tempo  palfaco  , 
che  fi  va  confumando  nelle  memorie  degli  huomini ,  &  il  futuro,  che  accrcfcc 
le  ijseran'^e  tuttauia . 

A*  piedi  farà  vn  libro  grande  ,  nel  quale  due  altri  fanciulli  fcriuano,  tenendo 
l'vno  fignificato  per  lo  giorno,il  Sole  in  tefta,&  l'altro  per  la  notte ,  la  Luna . 

Tempo . 

VEcchio  veftito  dì  varij  colori ,  nella  dcftra  mano  terrà  vna  /crpe  riuoltju 
in  circolo  ,  moflrcr^ìè  di  andare  con  la  tardità',  &i  lente:;^:?^a  ,  hauerà  il  ca- 
po coperto  di  vn  velo  di  color  '\erde  ,  fopra  alla  chioma  canuta ,  perche  il  fred- 
do ,  &  le  neui  fignificati  nella  canute:^c^a  fono  cagione ,  che  la  tetra  fi  '^efte  di 
herbe,  &  di  fiori . 

La  Serpe,  nel  modo  fopradetto  ,  fignifica  Panno  ,  fecondo  ropinione  de  gli 
antichi,  il  quale  fi  mifiira  ,&  fi  diftingue  col  tempo,  &<.  è  immediatamente^ 
congiunto  con  ie  rtelTo . 

Tempo . 

HVomo  vecchio  alafo  , il  quale  tiene  vn  cerchio  in  mano  :&ftàln  mezzo 
d'vna  ruina,  ha  la  bocca  aperta ,  moftrando  i  denti ,  li  ^quali  fieno  del 
colore  del  ferro. 

Si  f  alato  ,  fecondo  il  detto  Fclat  irrfparabiìe  ttmpus , il  che  è  tanto  chiaro 
per  efpcrien^a,  clic  per  non  difacetbarie  piaghe  delia  noftra  misèria  ,  non  oc- 
corre fatui  lungo  difcoifo . 

Il  cerchio,  è  icgno,che  il  tempo  fempre  gira ,  ne  ha  per  fua  natura  principio» 
>t  fine ,  ma  è  principio ,  e  fine  de  se  folo  alle  cofe  terrene  .  ÒC  à  gli  clementi  » 
•:  fono  sferici . 

#La  rutna,e  la  bocca  aperta,(5«:  i  denti  di  ferro,moflrano,che  il  tempo  ftrugge,. 
jUafta,  confuma ,  &  manda  pet  terra  tutte  le  cofe  fenii^a  Ipefa,  &  fen:^a  fatica. 

Tempo . 

HVf%mo  vecchio,  alate , col  piede  deliro  fopra  dVna  ruota,  &  con  le  bilan» 
eie,  oucrocol  pc(o geometrico  in  mano* 


DICESA%E  %I?A. 

TENACITÀ. 


'99 


Vi  pie  deflro  fopra  alla  ruota,  laqualc  con  la  Tua  circonferenza  non  tocca,  fk^ 
non  in  vn  punto,ehc  non  ila  mai  fermo,ci  fa  comprendere. che  il  terrpo  non  ha 
fc  non  il  preterito,  &  il  futuro,  eflendo  il  prefentc  vn  morrenfo  indluifibile. 

Le  bilancie,  oeero  pefo  geometrico  dimofttano,chc  il  tempo ,  è  quello ,  cb« 
agguaglia»  &  aggiufi?.  tutte  le  cofè . 

T     E     N     A    C    J    T     A. 

VN  A  v«cchìa,che  d'ogni  intorno  fia  circondar*  di  helIerajC  de'rami  dcl- 
|j  medcfima  pianta  ne  tenga  in  ambe  le  mani . 
E  attt  ibuito  di  tal  maniera  il  n»me  della  Tenacità:  all*hellera,come  fgnifica- 
to  di  legare,  e  d*abbraccìaie ,  che  già  appreflfo  i  Romani  al  'Sacerdote  di  Giouc^ 
fvon  folo  era  trifto  ..ugurio  toccarla»  ma  anche  il  nominarla ,  accioche  "ndi  non 
appuiflfe  legato  in  alcun  modo ,  ne  in  fatti  ne  pur  col  pcnfìero  ,  e  per  qur fta  ca- 
gione non  gli  era  pur  lecito  di  portarne  vn':<nello,  volendo,  che  a* Sacer- 
doti fulleiG  tutic  le  cole  libere.  Onde  appcclTo  Virgilio  li  legge,  che  veleni- 

de  fu 


S90  re  ONO  LO  G  I  <iA 

èrt  far  facrlficio  Didone  j  leuò  via  i  legami  de  ipiedi  .>  e  diCrintefi  cTo^mintcfft» 
la  veftc_  . 

YentAthfìt, 

DOnna,  ìaqualcconla  deflra  mano  tiene  vn  vaiò  di  Fuoco,  «  cerni  a  fini  ftra,- 
tenendo  \rn  baftone  lo  ftu^:^'C3,  &  maneggia,  perche  tentare  ,tìon  è  al- 
tro,che  fomentare  quello ,  che.per  sé  ftcfro  ha  poca  for^i -,  fé i>en«  cpotentcai' 
haucuie  affai,  &  ad  accclerarropera.b^di  corposo  di  ment*. 

T  E  N  T  A  T  I  O  N  E     D*A  MORE. 

VN  A  beila  -verginella ,  di  poueri  habrti  vcftita ,  la  qaal«  raoftrì  dì  ftar^^ 
ambigua,  ie  debba  raccogKcre  alcune  collane  d'oro,  &  gioie,&  denari |, 
che  danno  per  terra,&  ti  dipingerà  in  vna  notte;  dietro  lei  il  vedrà  vna  vecchia 
brutta  ,  dt!^  macilente^ 

Alia  gagliarde^:^:i  delle  tcntatloni  molto  fa  Timportanil^a  delie  cofe  ,  che  fi 
promettono,  ma  molto  pia  (liiiiola  la  ncce/Titi  ,  che  l'huomo  fente  in  le  iteli» 
delle  cofe  offerte ,  Però  fi  dipinge  quella  giouanetta  p»ucra,&:  mal  veftiu,coa 
l'occafione  d'aricchire  in  luogo,  che  col  filcntio  ,  &:  con  la  fecrete:^a,parcbt^ 
inclini,  6c  pieghi  l'animo  a  farlo  con  le  perfuafioni,  che  non  celiano  (limolarci» 
gli  orecchi,©  il  cuorcvedendo^o  dalla  concupifcenc^a,  che  per  sé  (Iella  nonccf- 
(a,  o  dalle  parole  di  perfona  habi mata  nel  vitio,che  continuamente iprona^S^ 
tanto  pili  (è  l'animo  è  feminite,  cihe  per  sé  ftelfo  concorre  a'  fomenti  della  natm- 
13)  a  quefte  inclinationi  principalmente  accompagnato  dalla  debole:;^^a  ,  che-. 
'^/olentieri  fi  lafcia  partecipare,  iScdalU 'verginità  »  che  per  ia  p&ca  «iperien:::^» 
incauta  facilmente  li  iufmg^,  &  tira. 

La  vecchia  macilente,  che -vi  fbì  dietro,  é  figura  della  perlona  h  abituatane 
▼itio,  che  perfuade  a  malitinfi  amori,  la  conuerfatione  de' quali  dcueU  fuggir^ 
eciafcunodeue  procurare  di  non  laflàrle  praticaTein  cau.»  elTendo  bene  lpe(I« 
cagione  della  petdiiione  delle  fatniglie  ,di  che  ncauuertifce  Maamachio  Pcera 
Greco,  ellbrtandoci  a  difcacciare  gli  cfterai  aiaori,  priaiaclie  da  alai  iicunufca 
^  diitgtìo  della  mente  loro. 

Extcrnos  ameres  reire;  pnusqaam  ab  alijs 

Rcuera  cognofcas  (ludia,  mentesq,;  ipforuia. 

Ncc  Anuni  improbam  tuis 'vnquam  aedibus  recipia* 

Mukorum  bene  conditas  familiaspelTundederant  Arust* 

TEOLOGIA, 

DONNA  con  dncfacciediflìmili  ,  guardando  con  l*^na  più  grcuatiel 
Cielo,  con  l'altra  più  vecchiaia  terra,  ftarà  a  federe  (opra  vn  globo,GU9<» 
ro  vna  palla  turchina,  piena  di  Itel'e,  tenendo  la  deftra  mano  ai  pettOj^f  la  lini- 
flra  (tela  vcrlola tara, &  lo'tenendotl  i'-^mbo  della  ve(te,vicinoaliaquile  fi  ve- 
de vna  ruota,  cl^e  è  ii  propio  hierc^glifico  nelle  iàctc  lettere  della  fcien^^a  Thcol« 
gica,  p»  che  come  la  ruota  nò  tocca  la  tt-rr--.  le  non  con  l'infima  parte  della  iua-i 
circonferenza  moue«dofi  ,  cefi  il  v-et«  Teologo  fi  deue  feiuir  del  fènfo  nella  hu 
fcie«i:^a,  ìqÌiì  caiuo^qhe  i'àiuìù  a  canii^re  mar.^i,  e  non  pei  aliondaruiri  dentro. 


r>I  CESA'RE  'RIPA. 

iLe  dae  Faccie,  con  le  quali  guarda  il  Cielo  ,e  la  Terra,  <limoftraM»,ckt  co«é 
àilk  S.  Agoftino  à  Volufiano.tutta  la  Teologia  e  fondata  nel  rigei«r<Iar«contìar 
uameate,  &  amare  con  perfeueran^a  Dio,  Oc  il  pro(rimo,&  per  non  fi  poter  at- 
tuar rvn?.,che  l'altra  non  fi  abbaflì,  dinìoftra,che  il  Teolog*  non  bifognai  ch%^ 
mai  tanto  s'inal:(^i  con  Tingegno,  che  non  li  ricordi  di  cflère  huorao ,  &c  che  m- 
cilmentepuò  incorrere  in  molti  errori,  6^  però  dcue  andare  cauto,  &pro«t- 
dere  con  auuerten^a  nel  riuolgerfi  per  la  bocca  il  teftamento  di  Dio  . 

Si  fomiglia  all'età  giouenile  quello,  che  guarda  il  ciclo,  perche  le  cofc  alt».^ 
&  remote,  fono  curiofc,  &  piaccuoli,  come  le  cofe  terrene ,  éiT  bade  per  kai^ 
feco  faftidij ,  6C^  molcftie ,  fono  difpiaceuoli,  &C^  tediofc . 

Sta  à  federe  foprail  Cielo  (Iellato,  perche  la  teologia  non  fi  ripofa  in  ccfa  al- 
cuna inferiore,  ma  va  direttamente  à  ferire  alla  cognitionc  di  Diojdonde  ha  poi 
regola,  &  norma  da  fapere ,  8c  intendere  tutte  le  cofe  ,  che  1«  Ila  con  fàciiiU  p»* 
dinate ,  rendono  marauiglia  à  gì  occhi  noftri  in  terra . 

La  mano  al  petto,mo(tra  grauitàjper  elfcr  queftajfcicn^a  di  tutte  It  /cicn^c. 

Il  lembo  delle  vede  follenuto  dalla  mano ,  che  ftà  dirtela  verfo  terra ,  dim©- 
ftra,che  vna  parte  di  Teologia  fi  ftcnde  alle  cofe  balfe,  ma  necelkrie,che  iono'ii 
formare  debit^uaiente  le  attioni  noftre,  regolarfi  nelle  virtù ,  fuggire  li  ->^itij,h«- 
norar  Dio  citeriormente ,  óC^  altre  cofe  fimììi,  le  quali  fono  ,  come  vna  velie. , 
iotto  alia  quale  non  penetrano ,  fé  non  le  menti  illuminate  da  Dio . 
TERRORE. 

HV  O  M  O  con  la  teda  di  Leone,  veftito  di  cangiante ,  tenendo  in  mano 
vn  flagello  ,  perche  par  propietà  del  Leone ,  atterrire  chi  lo  riguarda^  , 
fero  gl'antichi  vfìr«>noal  terrore  far  la  faccia  dì  quello  animale» 

11  flagello  è  indicìo,  che  il  terrore  sfor:?^!  gli  animi,  ìk  gli  guida  a  modo  Cuo  , 
ÒC^  i  cobri  ancora  fignificano  le  -varie  paliìonijalle  quali  impiega  l'animo  va'-* 
huomo,  che  dal  terrore  fi  lafcia  fpauentarc . 

Sono  ancora  quelle  le  tre  Gagioni>che  atterifcono  gli  huomini,  cioè  g4i  afpet- 
ti  formidabili,  i  iucccffi  nociui ,  &Ie  fubitanee  mutationi  delle  colei  Tvno  è  nel 
Vifo;  l'altro  nella  sferra,-  il  ter:^o  nella  vede  di  cangiante . 

Paufania finge ,  che  Marte  per  commilTione  di  Gioue  vada  à  iufcitar  guerra 
fra  gl'A  rgiui ,  Se  i  Thebani,6<^  dice  che  pigliò  lo  rpauento,&  il  terrorc,d^  gK 
fece  andare auanti,  6<^  Io  difegna  in  parte,&  in  parte  defciiuc  gli  cffeuiiC^^ 
da  lui  vengono,  Ò^  fi  è  voltato  in  lingua  noflra  coH . 
Della  plebe  crudel ,  che  ha  intorno  elegge 
Il  terror ,  e  a  i  deilrier  lo  manda  inan:^i 
Al  cui  poter  non  è,  che  il  fuo  paregge, 
in  far  temer  altrui ,  non  che  l'auan^^i , 
Percoftuiparchel'huoirijil  vcrdifpregge. 
Se  nel  timido  petto,  aUuien,che  ftanzi 
11  moftro  borrendo,  che  ha  "voci  infinite , 
Et  mani  fempre  al  mal  polle,  6^^  ardite. 
Vna  fola  non  è  Tempre  la  faccia, 
Ma  moke  ,  e  tutte  iii  -panati  arpetci. 


ìm  IC  ONO  lo  G  J<tA 

Che  (i  cangiano  ogn*hor  >  purché  a  lui  piaccia 

Di  accorciar  quei  co*  fpauento(i  detti , 

Quelli  ne*  cuori  humani  si  forte  caccia^ 

Che  a  dar  loto  ogni  fede  fono  aftretti  > 

I  con  tanto  (pauen  to  Tpelfo  affale 

Le  Città ,  che  poi  credono  ogni  male , 
Il  Terrore  dipinto  con  la  faccia  di  Leone ,  racconta  Paufànìa ,  che  fi  vedem 
fcolpìto  predò  a  gl'Elei  nello  Scudo  di  Agamennone  ,  ma  che  in  molte  altre  oc 
cafieni  fi  dipingeua  donna  infuriata ,  &  terribile,  forfè  per  memoria  di  Mcdu» 
fa ,  la  tefla  della  quale  era  da  Domitiano  portata  innanzi  al  petto  nell'armiitu» 
ra,  pcc  date  terrore,  Se  fpauento  a  chi  lo  miraua , 

TERREMOTO, 

IL  Terremoto (ì potrà rapprefcntare in difegno con  Fgura d'huomo , ch«^ 
gonfiando  le  guancie ,  5^^  ftorcendo  in  ftrana  ,  &  fiera  attitudine  il  vifb , 
moflri  con  gran  for:;;;a  di  vlcire  da  vna  rpelonca>  ò  dalle  figure  della  teira,«3c  già 
fi  veda  con  i  crini  long  hi ,  &  Tparfi , 

La  terra  dintorno  fi  potrà  fare  rotta ,  &  follcuata  con  arbori  gettati  a  terr«^ 
fraca(Tati ,  con  le  radiche  riuolte  al  cielo. 

Il  terremoto  ,  è  quel  tremore ,  che  fa  la  terra  per  cagione  dell'elTalationi  ri- 
ftrette  nelle  vincere  di  ella ,  che  cercando  Tefito  la  fcuotono  ,  &  fi  fanno  ftrada 
allVfcire  fuora  con  euidente  apertura  di  quella ,  Onde  Lucretio  dille. 
Quod  nifi  prorumpit  tamen  impetus  ire  animai  > 
Et  fera  vis  venti  per  crebra  foramina  terr« , 
Difpertituv  vt  horror,  &  incutit  inde  tremorem , 
Timidità  ,  0  Timore . 

HVomo  vecchio,  veftito  di  gìallolino,  col  corpo  curuo;  la  faccia  alquanta 
pallida,  gli  occhi  piccioli,  &  bianchi ,  le  mani  lunghe,  &  fottili ,  6<^  i 
piedi  alati  ;  ftarà  mefto ,  &  /otte  il  braccio  fimftro  terrà  vn  Lepore  ,•  ic  bene  fra 
il  timore ,  &  la  timidità  vi  è  qualche  poco  di  Jiffcren^^a,  non  è  però  tanta,che^ 
non  fi  pollano  abbracciare  (otto  vn'iftefla  im  T)agine  ;  onde  diciamo  ,  che  il  ti« 
more  è  vna  palfione  dell'  animo ,  nata  ne  gì'  huomini  dal  dubbio ,  che  hanno  » 
che  l'opinioni  fatte,  non  "Vengono  giuftificale  à  baftanc^a . 

E  vecchio,  perche  fi  genera doue  non  è abbondan;^a  di  (angue  ,  ne  viuacità 
di  (piriti,  il  che  fi  "vede  auucnire  ne*  vecchi,  che  perdono  il  vigore  infieme  con 
l'età,  &  facilmente  temono  tutti  gl'infortunij . 

Il  già:  loHno  ,  del  qual  colore  è  la  -verte,  e  imperfetto,  come  il  timore  molerà 
imperfcttione  dell'  huomo  non  nafccndo  fé  non  dalla  cognitionc  della  propia-. 
indegnità. 

I  Icgfii  lopradetti  del  corpo ,  fono  ne*timorofi  notati  da  tutti  i  fifiognomici, 
&  da  Àriftotiie  in  particolare  al  cap.  5. p  io. 

II  lepre  fotto  al  braccio  finillio  ,  come  dice  ilmedefimo  Autore  nel  li'n.  de!- 
Thidotia  degl'animali  è  cuniuiilimo  di  Tua  natura  ^^  le  ne  vedono  naiiiitelti 
legni,  &  effetti , 

I^icii 


V 


I 


t>lCESA%E  'KIFA.  30-3 

\  piedi  alati ,  fign.ficano  la  fu^a,  che  vidXct  per  Io  timore  fpcfIl(lImo,  come  (y 
tto  in  altio  propofito . 

TIMORE. 
E  C  C  H  I O  3  pallidoj'veftito  di  pelle  ò\  ceruio,in  modo  che  la  tc^a  del 
ccruio  faccia  l'acconciatura  del  capo ,  &  ne  gl'occhi  del  ccruio  vi  faraa» 
ho  molte  penne  di  color  rolTo  » 

Si  dipinge  pallido  il  timore,  perche  tende  pallidi  quel!",che  i'hanno. 
Vcftefi  di  pelle  di  ccruio,  perche  il  ceraio  è  animale  tim  difllmo,  &  fuggen- 
do da  c^ualch^  finiftro  >  le  troua  correndo  d^ilc  penne  roflè ,  ferma  il  corfo,  &  fi 
aggira  in  rnodo,chc  fpellè  volte  ne  relU  prefo  \  il  che  Vetgiiio  nei  1 2.deir£nei- 
de  j  accennò  con  queite  patcle  4 

Irclufiv  eluti  (1  quando  flamine  nadus, 
Ceruum  >  aut  puniccx  larpcum  formidinc  pennar  • 

T    t    R    A    N    N    i    D    E. 

DONNA  armata,  alquanto  palhda,  fuperba,  d:  crudele  in  vifta,&  dan- 
do in  piedi  ,fotto  all'armatura  haucrà  vna  tiauerfina  cii  porpora, in  ca- 
po 'vna  corona  di  ferro  jnella  deftra  mano  Vna  fpada  ignuda  >  Ó^  con  la  fini- 
ftra  terrà  vn  giogo  ■» 

Arm;itaj  Òy^  in  p'icdi  (ì  dipinge,  per  di  noftrare  la  vigila n:^a,  che  è  ncceffa- 
ria  al  tiranno  pet  conlcruare  la  grande^^^a  dello  ftato  violento  ;  che  perh  ftà 
[èmpie  coii  l'animo >  6^  con  i^  for:^e  apparecchiate  alla  difefa  di  (e  iteilo,  dcT* 
aircfrcfa  d'altrui  i 

E  pallida,  per  lo  tirno'rc  continuo  y  8^  per  i'anfietà  ,  che  perpetuamente  la 
moleftano,  &:  affliggono . 

Dimodra  crudeltà  %  e  fuperbia  hell^afpettò,  perche  l'vna  di  quefte  due  pcfli, 
le  fa  la  ftrada  alle  ingìufte  gcand^^zc,  3c  l'altra  ce  la  fa  edere  perfeuerantc . 

Si  vede  di  porpora  ,&  fi  corona  Ui  ferro  >  per  dimoftraiione  di  fignoria ,  ma 
barbara,  &  crudele-  ■• 

In  vece  dello  Icettro  fegho  di  donilhlo ,  Se  di  gouerno  legittimo ,  tiene  vna 
fpada  ignuda,  come  quella ,  che  fi  procura  robbedien:^a  de'  (udditi,  con  terro- 
re, pafcendoli,  non  per  l  ben  loro ,  come  fa  il  buon  paftore,  ma  per  foggiogarli 
all'aratro ,  &  per  (corticarli ,  come  fa  il  bifolco  mercenario  de  buoi  ,  haucndo 
per  fine  folo  la  propia  vtilìta  j  &  peto  tiene  il  giogo  in  mano . 

T    O     L     É    R     A     N    Z    A. 

SI  dipinge  donna ,  'Neff  ira  di  berrettino ,  d'afpeito  fenile  ,  in  atto  di  fopc^- 
tarc  frpra  alle  Ipallc  vn  laflo  con  molta  fatica ,  con  vn  ir  otto,  che  dica^ , 
P^bus  mcftYUofecundis. 

Tolcrare ,  è  quafi  portare  qualche  pcfojdiilìmulando  la  graur^za  di  cflo  pec 
qualche  buon  fine  ,&  Un  pefi  dell'anima  >alla  quale  appai  tiene  il  leppo»  tare» 
&  tollerare  per  c;-gtone  di  vu  tu  gli  faft'dij,&  le  afflittrcui ,  le  quali  (1  dimcftr»- 
no  col  iaifo,  che  per  la  giauità  iua>  opprime  quello ,  che  ^U  ilii  letto . 

JtTes- 


p^  ICONOLOGIA 

E  vecchia  d*arpetto  ,  perche  la  tolcrant^a  nafce  da  maturità  di  configlio,  la- 
quale  è  dell'età  fenile  in  maggior  parte  de  griiuomini  mantenuta,  6<^  ado- 
perata^ . 

Ed  i!  motto  dà  ad  intendere  il  fine  della  to!eran:^a,che  è  di  quiete, 5:  di  ripo« 
fojperche  la  rperan;^a  fala  di  bene  apparente  Q  toIcrare3&  fopportare  volencic- 
li  cacti  li  Faftidij . 

TORMENTO     D'  A  M  O  R  E, 

HV  O  M  O  mcflo,  &  raalinconico,  veftito  di  color  bruno ,  &  fofco ,  cin- 
to di  fpine  ;  nell'acconciatura  del  capo  porterà  vn  cuore  paflato  da  vna 
fi:e:^:^a  con  due  ferpi,  che  io  circotidano,  moftrcrà  efià  figurai!  petto  aperto  ,  S>c 
lacerato  da  vno  Àuoltore  j  dando  in  atto  dì  moftrare  con  le  mani  le  die  pafRo- 
ni ,  &  il  Tuo  tormento  « 

TRADIMENTO. 

HV  O  M  O  'Veftito  di  gialioh'no,  con  due  cefte,rvnadi  vagagicuane,  8^ 
l'altra  di  vecchio  orgo^jliolo  ;  nella  deTti?  mano  terrà  vn  vaio  di  fiacco,  '"" 
&:  nella  finiftra  vn'altro  vafo  d'acqua  ;  (porgcnUo  i!  braccio  »nnan:?^i . 

}\  tradimento  èvn  '^itio  dell' animo  di  coloro,  che  macchinano  male  con- 
tr  alcuno,  focto  preteso  di  beneuolcn^a,  <S<:  d'afFcttione  ,o  con  fatti  ,o  con  pa- 
rtale ;  Se  però  la  detta  figura  (i  vefte  di  gialiolino,  che  dimoftra  tradimento. 

Dipingefi  con  due  tefie,pcrladimo(tratlonedi  duepaifioni  dimnte,i'vna^, 
che  incliini  alia  beneuoleii:<;a  finta,  l'altra  alla  malauolcncj^a  v  cra,che  tiene  cela- 
ta nel  cu<ire  per  dimoilrarU  con  l'occafione  della  mina  altrui . 

Zdue  vafi  l'vno  di  fuoco  ,  òC  i';  kro  d'acqua  infegnaro  cvx  11  tradimento  fi 
ferue  di  contrari] ,  perche  guanto  il  tradimento  deuc  ellère  maggiore,  tanto  ? 
moHra  m^^ggiore  l'atiettioneA'  la  bencuolen^^a  . 

L'acqua,  &  il  fuoco  fi  prende  per  lo  bene,  e  per  lo  maIe,fecondo  il  detto  del-   '-■ 
rApocaliire.  .  ' 

^ìquani ,  &  ignem  appo  fui  tìbU  ad  qmdcunqì  yoluerìs  pcyrige  manum  tuam,:    « 

T  R   A   D  I  M  E  N  T   O.  •  "<^ 

T  T  N'  huomo  armato  ,  di  brutto  afpetto ,  il  qkialc  fiia  in  atte  di  baciare  vn*  ' . 

V      altro  huomo  bello,  6<:^  fen:(a  armi  5  terrà  la  mano  dricta  al  pugnale-,  '• 

dlslrr)  ni  fipi'co.  '^ 

Si  fi  d'afijetto  dirpiac-uole,  perche  quefto  vitio  è  macchia  enorme,  e  defor- 
mili infime  della  vita  deirhuomo . 

Il  bacio  è  inditio  d'amlcitia  ,  di  di  benetto'er^a  ;  dar  k  mano  al  pugnale  per 
vccidere  ,  è  effetto  d'odio  ,  di  rancore;&  di  tradiVncnto. 

L'huomodififrmatOjdimnfrrarinn'^cèn^^a,  la  quale  j-à  fcoprir  maggiore  la^ 
macchia  del  tradimento,  &  che  i  traditori  fono  vigliacchi  neli'cfercitio  dcll'ac- 
rnijuan  fi  curando  perdete  Tiionore,  per  cdèr  ficuri  nel  rifico  delia  vita . 

Tradimento  t 

VNa  furia  infettale;  accojldatamente  vefilci ,  téhgà  Vrtà  mafcKeta  foptl- 
il  -vifo,  '5c  a':(.Lndolà  Vqtiintc  con  VaA  rc.ino  ,  faccu  fcapcire  in  parto 

la  faccia 


DI  CESA'K.E  'KITA.  30S 

la  faccia  macilente,  &  brutta  ,  la  detta  mafchcra  hauerà  i  capelli  biondi ,  6^ 
ricci  >  in  capo  porterà  'vn  'Velo  (bttiliflimo  >  dal  quale  tralparifcano  li  capelli 
Cerpentini . 

Fìngono  i  Pocti,che  le  Func,(ìeno  alcune  donne  nell'Inferno  deftinate  a*ior- 
menti  altrui,-  &  che  fieno  Tempre  inclinate  alla  ruina  degli  huomini,  brutte,di- 
/piaceuolijfctentijcon  capelli  (erpentini,  &  occhii  di  fuoco,  &  per  qucfto  elTen- 
éo  eflc  miniftro  di  grandiflìmo  male ,  ricoperte  con  la  mafchera ,  noteranno  il 
tradimento,  che  è  vn'cflfetto  nociuo,  e  luttuofo  ricoperto  con  apparen'/a  di  be- 
ne, &  però  ha  la  detta  mafchera  i  capelli  biondi,c  ricci,che  fono  i  penfieri  finti, 
per  ricoprire  la  propia  iceleraggine,  &  mantener  celata  la  calamità  ,  the  prepa- 
rano altrui .  Il  che  notano  i  lerpenti ,  che  fono  tutti  veleno,  bC  toflico,  6^  i 
capelli  ferpentini ,  che  appariTcono  ibtto  al  velo .  dimoftrano  ,  che  ogni  tradi- 
mento alla  fine  fi  fcuoprc ,  &  ogni  mal  penfiero  (\  sa  >  fecondo  il  detto  di  Chri- 
ilo  NolUo  Signore  • 

TRAGEDIA. 

DONNA  veftita  di  nero,nella  deftra  mano  tiene  vn  pugnale  ignud  o  in- 
fanguinato,con  gli  ftiualctti  ne'  piedi,  5^  in  terra  dietro  alle  /palle  'Vi 
farà  vn  vcftimento  d'oro ,  8^  di  diuerfe  gemme  pretiofc , 

Vertefi  la  Tragedia  di  color  nero,pcr  efier  tal  habito  malinconico,  &  conue- 
neuole  in  quefta  fotte  di  Poefìa,  non  contenendo  eflTa  altro  ,  che  calamità,8^„^ 
ruine  di  Prmcipi  con  morte  violenta ,  8^  crudele  j  il  che  dimoftra  il  pugnale» 
infanguinato. 

E  fu  quefta  Poefia  ritrouata  da  gli  antichi  per  molte  ragioni ,  ma  princIpal- 
mente  per  ricreare,  &  confortare  gli  animi  de'  cittadini  ,li  quali  hauelfero  po- 
tuto penfare  per  confiden:^a  de  fé  ftefli ,  di  douer  arriuarc  alla  tirannide,  òC  al 
reggimento  de  gli  huomini,  togliendo  loro  la  fperan:<^a  di  buon  fuccefibjcon  Te 
Tempio  dell'infelicità  degli  altri ,  che  a  quefte  arriuati  ci  fono  fabbiicate  gran» 
diiTi  me  calamità. 

Dal  che  fi  conchiudc,  efier  bene  ccntentarfi  dcH'honeila  fortuna,  &  fen;^a-» 
altra  pompa ^'viuete  allegramente ,  con  quei  pochi  commodi ,  che  partorifctL* 
la  debole  fortuna  de'  {empiici  Cittadini . 

Infegna  ancora  a'  Prencipi ,  &  Signori ,  a  non  -violentar  tanto  il  corfb  della 
loro  grande:^/. a  col  danno  de'  Cittadini,  chi  non  n  licordino^che  la  loro  forta» 
na,&  la  vita  Ita  fpelle  volte  ripoda  nelle  mani  de*  Vall"^[li. 

Il  pugnale  inianguinato  dimoftra,  che  non  lemorci  fi mpllcemente ,  ma  Ic-. 
morti  violente  de*  Piencipi  ingiuftì  fono  iliuggettodelU  Tragedia,  6<^_.  fé  be- 
ne dice  Ariftotile  neìTarte  Poetica ,  che  pofTcnoelTcre  le  Tragedie  fenc^aauue- 
nimento  di  n^orte,  o  fpargimento  di  fangue,con  nitro  ciò  è  tanto  ben  feguita- 
rein  quefto  caforvfode'Poeti,chele  hanno  compofte  di  tempo  t  in  tempo  , 
<juanto  i  precetti,  chf  ne  dia  •^n  filofbto,  ancorché  dottiifimo^ 

Gli  ftiualctti  erano  partati  di' Prencipi  per  mofttare  pteminen;j^a  alla  ple- 
be, odagli  huomini  oidinarij ,  oc  però  in  muoduccuano  i  rapprcicntaiorì  ad 


^ùé 


4  C  ONO  LO  C  I  ite 

TRAGEDIA. 


imitatione  di  quelli  cal:^atJ,con'quefta  fòrte  di  (carpe  ,  &.lidimandauanocc)-» 
turni .  E  dimcftra,  che  qutfla  forte  di  Poema ,  ha  bifogno  di  parole  graui,  OC" 
ài  concetti,  <  he  non  fieno  plebei ,  ne  triuiali .  Però  dille  Horatio. 
EfFutire  Icues  indigna  Tragard  t 'Verfus , 

TRAN  Q_V  I  L  L  I  T  A. 

DONNA  con  allegro  -volto ,  tenga  con  ambe  le  mani  'Vn*Alci©ne,  vc- 
cello,  ii  quale  ftia  dentro  al  iuo  nido,  &  vn'altro  ne  voli  intorno  alia  tc- 
fta  di  eila^  * 

Gli  Alcioni  fanno  il  nido  alla  ripa  del  mare  con  mirabile art'ficio  di  ofllcciuo 
li ,  fi^^  fpine  di  ptfci  aflai  piccioli,  oc  in  tal  modo  intefl'uio,  &  foitificato^hc  è 
(ìcuro  ancora  da*  colpi  di  fpada  i  ha  forma  fimile  alla  Zucca,  &  non  ha  fé  noru 
vn  picciolo  pertugiojpcril  quale  a  fatica  entra, &  efcc  rAlcioneiftefTo ,  ilqualc 
fiì  prello  a  gl'antichi  Egitti)  indicio  di  tranquillità  ,  perche  dlb'per  naturalo 

iftinto 


D 


DICESJ'KE'KIP^.  3C7 

iftinto  copofce  i  tempi, &  fi  pone  a  far  il  nido,quando  vede,  che  Ha  per  conun- 
nare  molti  giorni  tranquillij  &  quieti  ;  però  tirando  di  qui  la  metafora,  diman- 
dauanoi  Romani  giorni  Alcioni),  quei  pochi  dì,  che  non  erjf  lecito  anditc  iiu 
;   ■  giuditio,  &  attendere  alle  liti  nel  For» . 

TtAnquììììtà . 
Onna  bella  d*afpetto,Ia  quale  ftando  appoggiata  ad -vna  Niue,  coi>la-i 
deftra  mano  tenga  vn  Cornucopia,  6^  con  la  finiftra  le  faide  de'  panni; 
per  terra  "vi  hxà  vn'anchora  arrugginita,  &  in  cima  all'albero  della  naue  fi  ve- 
drà vna  fiamma  difuoco . 

Si  appoggia  alla  naue,  per  dimoftrare  la  fermc^5^a,&  tranquillità,che  confi- 
fìe  nella  quiete  dell'onde,  che  non  la  folleuando/annojche  fìcuramcntc  la  det- 
ta donna  s'appoggi . 

Il  Cornucopia  dimoftra,  che  la  tranquillità  del  Cielo,  ^<.^  del  mare  produ- 
cono rabbondjin:^a,  l'vna  con  l'atte  delie  mercantante ,  l'altra  con  la  natura  delle 
.nfiucn:^e^ . 

L'anchora  è  iftromcnto  da  mantenere  la  naue  falda,  quando  impetuofamen 
te  è  moleftata  dalle  tempefte,  gittandofi  in  mare,  -Ik.^  però  farà  fcgno  di  tran- 
quillitàjvedendofi  applicata  ad  altro  yfo,che  a  quello  di  mare. 

La  fiam.ma  del  fuoco  fopra  alla  naue  dimoftra  quella,che  i  nauiganti  diman- 
dano luce  di  S.  Ermo,  dalla  quale ,  quando  apparifce  fopra  l'albero  della  naue , 
eli:  prendono  certo  prefigio  di  vicina  tranquillità . 

Tranquillità, 
Vedi  a  Sicure^^a . 

TRANQ^VILLITA 
J^jlla  Medaglia  d^  intonino  Vìo . 

DONNA,  che  tiene  con  la  man  deftra  vn  Timone,  &  con  la  (iniftra  due 
fpighe  di  grano,moftrando  per  efle  fpighe,  l'abbondant^a  del  gtaiio,chc 
fi  può  hauerc  per  mare  in  tempo  tranquillo,  &  quieto. 

TRIBVLATIONE. 

DONNA  veftita  dì  nero,(àrà  rcapigliata,nella  deftra  mano  terrà  tre  mar 
tellì,&  nella  lìniftra  vn  cuore, 
E  vefti ta  di  nero,  perche  porta  neti,&  ofcurl  li  pcnfieri,  i  qtudl  continnamen 
te  macerano  l'anima,  &  il  cuore,  non  altrimente,  che  fé  fuflèro  martelli, iqu«li 
conpercollc  continue  lo  toimentaftero. 

1  capelli  fparfi  fignificano  i  penfieri,  che  difllpano,  &  fi  intricano  inflcmc  nel 
raultiplicare  delle  tribul  .rioni,  &  de  trauagli , 

TribuCatione , 

DOnna  mefta,&:  afflitta,con  le  mani,&  i  piedi  legati,<S:  che  a  canto  vi  fia-» 
vn'aft;imato  Lupo» in  atto  divolerlo diuorare. 

TRISTiTlA,    OVERO 

P^ammarico  delbenaltrtii. 
Vedi  Rammarico. 

V     2         TRE* 


3oÌ 


ICONOLOGIA 


VN  A  donna,che  (ìia  in  vna  iroIetta,ncI  rre7zo  del  mar  tranquillo  a  fede 
re  fopra  vn  fafcio  d'armi  in  alla  legatc,porti  il  petto  armato,  come  Bcllo- 
najhabbia  fopra  il  ginocchio  deftro  il  murione>e  fopra  il  murlone  tenga  p ofato 
il  pugnce  con  eflo  ftiinga  vna  verga>lntorno  laquaie  farà  inuoito  il  pefcc  lupa, 
e  il  mugilc,o  mùggine,  che  dir  vogliamo  vnitì  infìeme;  con  la  finiftra  tenga  le- 
gati con  vn  cingolo  vn  cane,e  vn  gatco,che  pacificamente  (èdano  al  paro. 

Marco  Vairone  definifce  la  tregua  in  due  modi.  Inducisr  funt  pax  caftrenfìs 
pau.orum  dierum,vcl.  Inducie  funt  belli  feriar.  Latreguaè  vna  pace  di  pochi 
di  fatta  nel  campo,  ouero  la  tregua  è  una  vacanza  di  guerra;Icquali  definicioai 
ad'Aulo  Gellio  nel  pfi.lib.cap.2  5.  non  piaccno,  A:  gli  paiono  più  tolto  brcji,  5f 
gioconde  dcfcrictioni.che  perfette  definitioni  :  inquanto  alla  feconda  dicc,ch*c 
più  tof^a  gratioC-,  che  apertamente  definita,  &  che  più  fìgnificantcracnte  è  da 
Grtcj  detta  Ecechiria,  cioè,  aftincnQ(^a  di  menarle  mani;  perche  nel  tempo  del- 
la tregua  rea  è  lecito  combat  cere  • 

Inqaantt 


in  quanto  alla  pi  ima  dice,  che  non  fi  può  chiamar  paccaperche  ftà  anco  in  piedi 
la  guerra,  fé  ben  l'atto  di  menar  le  mani  cc(l^i,ne  pace  caftienfe  dir  può,cioc  fat- 
ta nel  campo,  o  ne  gli  alloggiamenti  de  foldati,perche  fi  fa  anco  altrque  fuor  del 
campo,  e  dq  gli  alloggiamenti  militari  5  ne  anco  è  pei  pochi  dìjpercl}e  fi  conce- 
de parimenti  a  mefi  ;  tre  mefi  di  tregua  diedero  i  Romani  a  Cartaginefi,comC--i 
n^tf^a  Liuio  nel  x.  lib.  ìk  Tei  mefi  a  Nabide  I  iranno  de  Lacedemoni  :  Quadri- 
gario  poi  nel  primo  de  gli  Annali  lafsc  fciittc»  che  Caio  Pontio  Sannito  diman- 
dò al  Dittatore  Romano  tregua  per  Tei  hore  ,  fiche  la  Ti«g>^a  non  è  come  dict^ 
Varrone,  per  pochi  giorni,  ma  anco  per  hore,e  meH,  ani^i  leggiamo  in  Tito  Li- 
uiojche  a  l-*crugia,  Cortona,&  Are:^:^o,  le  quali  erano  quafj  capi  della  Tofcana 
chiedendo  pace  da  Romani,fù  conceduta  tregua  per  trenta  annij&  in  Athenc* 
Iib.  1 5.1cggefi  ,  ìnducias  lecum  paciicorad  annos  triginta,^  tal  tregua  di  30. 
anni  fu  fatta  da  gh  Atheniefi  con  i  Lacedemoni  foggiogata ,  eh'  hebbero  l'Eu- 
bea  ;  il  medcfirno  Tito  Liuio  nfcrifcc,che  alli  Veietani  fu  da  Romani  concedu- 
ta t;  egua  di  20.  &  40.  anni,  Se  di  più  nel  primo  lib.  di  cento  anni".  Subaóli  Vci* 
isntes  pacem  petituin  Oratores  Romam  mittunt .  agri  parte  multatis  ,  in  ccn- 
t  m  annos  induci^  date.  Nel /cttimo  libro  racconta  vna  tregua  data  a  Ceripur 
di  cento  anni,  elTendo  la  tregua  per  hore,giorni,mcii,&  anni  di  lungo,  &  breuc 
tempo,  potiemo  dire,Ghe  la  Tregua  fia-^na  conuentione  di  fofpcndere  le  armi 
per  vn  cèrto  tempo  determinato  .  Non  è  da  traUfciare  la  dcfinitione,  ch'c  nel- 
la firima  legge  cap.  primo  ,  oue  fi  comprende  interamente  la  conditione  dcllaJ* 
tregua, perche  in  ella  fi  dà  ficure:^7a  alle  cofc,  dczWe  perfone,  mentre  che  anco 
lion  è  finita  la  difcordia .  Tregua  ed  iccuritas  prxftita  rebus,&  peribnis  difcoc- 
dia  nondum  finita  ,  ó^  quelito  in  quanto  alla  definitionc,  ^'' 

In  quanto  alla  Etimologia  della  "Voce  latina  Induci^,  il  fudetto  GcIlIo,penltt* 
che  fiar  "^^oee  compòfta  di  tre  parole  inde ,  vti,  iam  .  Cioè  »  che  non  fi  combatti 
per  fine  al  giorno  aeterminato,da  indi  in  poi  fia'  lecito  trattare,come  già  (i  fole- 
àa  da  nemici  per  via  dì  guerra.  Aurelio  Ópilio  li  giudica  voce  deriuata,abim- 
tu,&  iiitroitUiperche  nel  tempo  della  tregua  h  nemici  fogliono  hauer  cornetti©' 
ihficm-°j&ci^i".unopuò  entrare  nello /lato  dell'altro  ficuramente. 

L'inuentore  della  Tregua  fecondo  Plinio  lib.  7.  cap.  5  6.  fu  Licanore  ;  Ìndu- 
cias lycanor,  fcedera  Thefeus .  Giudici  tanto  della  Tregua  ,  quanto  della  lega-rf 
èrano  i  Pedali,  perche  quefti  fi  deputauanó  fopra  la  ^tàc  Publica  de'  pcj/oli,  co-',, 
rnefi  è  detto  nella  figura  iella  lega,  &Cic. pone quefta  légge.  Nel  lib.  2,dc^ 
fégibus .  Foedérum,  Pacis,  belli,  induciarum  ,oratorum  feciales  iudices  funto, 
^!a  io  so  d  opirfonexhe  il  primojch'habbia  propofta  la  Ticgua,fia  ftato  Priamo' 
^^de'  Troiani,  il  quale  doppo  vna  battaglia  fatta  contro  i  Greci ,  con  mortalità 
dell' -Nhas  &;^  l'altra  parte,  mandò  Ideò  per  fuo.Ambafciatore  ad  Agamenno^ 
iit  fmpcradorc  <{e  Greci  a  formar  tregua  ,  finché  d'efiéro  condimento  a  i  Cada- 
ueti  de  Tuoi  col  fuoco  ,per  quanto  fi  canta  cfa  Homero  nella  y.Iliade  ,  '^ 

Nunc  quidem  coenam  fumite  in  Vi  be  ficut  prius , 
Et  folitas  excubias  agite ,  ac  'Vigilate  quifquc . 
Mane  autem  Idsus  eat  concauas  ad  naues  , 
Ve  dicat  Airidis,Agamemnoni,6;^  Menelao      • 


/«  I€ONÒ  LOG  liA 

^eHttntlam  Atexandri,  cuius  gratia  contentio  orca  eft» 

ìHud  ctlam  caute  addant  fi  v«Iint , 

Celare  a  bello  trifti ,  doncc  cadaucra 

Comburamus  ,  poftea  iterum  pugnabirr>tts,doncc fortuna 

Nos  dir imat,  detque  alterurris  vidiorlam  . 

t.aqual  tregua  fa  accettata  da  Agamennone  Imperadore,  ^g{uc^di.«9ftiil^ 
perla  di  sbando  lo  fcettro  al  cielo. 

Sta  de  morwis  crfrr.andis  nìliil  inuideo., 
Neq;  enim  vfus-quifcjuam  cadauerum  mortuorum 
Eft  ;  poftquam  occubuerint,  ignecremandi  fune  ocius; 
Fccderis  autcm  eflo  teftis  luppiter  alt^fonans,  marrtus  lunonii. 
Sic  fatus  fccpiram  fuftiilit  omnibas  Dijs , 
Neiiuali  vertì  affatto  fi  rapprefenta  lafomìa.dclla  tregua,  ancorché  vi  fia  liU 
jjarola  roederis ,  cefi  pò  (la  In  quanto  che  fecdus  genericamente  parlando  può  fi- 
•gnificare  ogni  patto,  &  accordo  ftabilito  con  giuramento  tra  nemici,  come  è  la 
tregua",  tanto  più  ,  che  nel  tefto Greco  leggefi  Horcia ,  rbefignifica^iuramea 
tei  r"2  in  fpetie  la  parola  f*td«js  noniigniiica  altro  piiìpropi;:mcr  te,  che  amici- 
tia,^,:  pace,  fi  come  nella  figura  della  lega  habbiamo  con  aui:orir;«tprouato,  òC* 
più  certezza  ne  danno  gl'Hiftorici,  che  rprflTe  volte pongonramicicia,^^  la  pa- 
«c  fotto  nome  di  fajdus,  fiche  propia,  &:diftintamente parlandola  trt'gua  no» 
li  pub  dir  fedas,  attefoche  vi  è  diiferenzagtande  tra  loro  ,  perche  la  tregua  da-» 
Utim,detta  inducile,  e  pace  temporale,, per  vn  certo Tpatio  di  tempo,  ik  fasdus 
ì  patto  d'am'citia,8i:  pace  perpetua,  n<  è  marauiglJa^  che  i  Romani  a  parecchi 
•r«tQti>chc  dimandaronoloroiega,  diedero  pnìtofto  ttegua^fi  come  neauuer- 
tiifceii  Sigonio  nel  primo  lib.  de  Antiquo  Iure  ttali^rap.primo.  Et  fc  la  tradut- 
lione  fudetta  dice  .  Fxdcris  aute»  efto  teftisluppircr.  Lo  dice  perirpiimerc, 
che  Agamcnnonelmperadote  ,  ìnuocbGioue  per  tcftimrnio  del  patto  giuratd 
jiciraccettar4a  tregua  :  Dui  que  la  propofta,  chefa^te  Priamo  Re  de  Troiani 
da  Ide©  fuo.nintìo  a  Greci,  ellcndo  vna/e/penficnd'atmc  ,  finche  s'abbrucino 
iC&dauerJ  ,  v^ene  ad  eflere tregua  formata,  poichefinito  di  ibbruciare  detti 
Cadaiicri^  dice  di  voler  ccmbaJ-'ere  di  nuouo  :  ne  più  antica  tregua  di  quefta  ii 
je^Sje^  onde  patcttio  dire ,  cbc  i*jnuentorc  della  tregua  fia  ftato  Priamo  Re  d«* 
Troiani . 

Il  corpo  della  noftrafigur.i  ftà  in  vnaifoletta nel  mezzo  dtl  mar  tranquillo 
per  dimcftrorcch-  Ir-  flato  della  tregua,  è  come  il  mare  tranquillo,  ma  non,'pcf 
fempre,  pcchca-finrprort rrpein  ttitbolerc^ajC  tempelbjefi  cerne  ceflata  la>» 
tempefladdl'ondefi  può  andare  ficuramenic  nel  mezzo  del  m;:re  dui  ar.tcla-» 
tranqui'lit?  ,<:ofi  celiata  la  temp^da  delle  armi ,  per  fin  che  dura  il  traftqu  l'o 
tempo  delia  tregui fi  può  andare  ficuramtnte  nel  mtxzo  de'lo  ftatoiiemico» 
Ò^  ciò  cadde  fotto  la  ^udrtta  Etimologia  d 'Aurelio  Opilio.  Ab  ir.itu  »  &^ 
introitu.  Perche  nel  tempo  della  tregua  s'entra  nel  pacfc  de' nemici  fcL^^a-i 

pericolo . 

Siede  fbpravn  faccio  d*armi  in  afla  legate,  perche  (e  bcii?  nel  tempo  dell»^ 

Oegtu  fi  fbprarèdeno  le  aimi ,  &  (e  ripdncnc  »  nuilac iaiciio  finito  i)  tt  mpo  del- 
V»'  '-  la  tregua 


D1CESA%E  %IPA.  3" 

U  tregua  fi  iGtoKiicnolearmi ,  ScT  ricorna  in  pitdi  Ugufrrfl»c«t»jcpritra»eci« 
cade  lotto  le  definicioni  di  Varronc ,  6i.  fotco  rEtimologia  di  Gcllio  di  qvuUc  tre 
parole.  Indet  vci  jiara  . 

Porta  il  petto  armato,come  Bellona,perche  nel  tempo  della  tregua  ftà  nel  pet 
to  de*  Popoli  la  cura  della  gucrra,ancorche  lì  facci  vacanl^a  dalle  armi  , 

Tiene  ftfdendo  il  murione  lu'l  ginocchio,  e  non  in  tefta,  per  hgnificarc  mag- 
giormente il  ripofo,  che  fi  prende  nel  tempo  della  tregua  ,  àC  vi  tiene  la  mano 
fopra  per  raoftfare  la  próte:^:^a  di  poner(elo  in  ceftajtìnito  il  tempo  della  tregua, 

11  pelle  Lupo  vnitocol  Muggine,  è  fimbulo  della  £regua,poiche  quelb  dueL> 
j>ercì,ancorche  lìano  capitali  nemici,  nondims«io  ad  vr  ceito  detcrminato  rena 
pò  fogliunoinlìeme  congregarfì,per  quanto  il  Filofcfo  nella  Hiftoria  d'Anima- 
li lib.y.cap.2.  coli  narra*  Lupus  , d:  mugils  quanquam  inimici  iunt  capitaltt , 
iamcn  ftaco  tempore  congrcgancur  ;  fono  inuolti  poi  intorno  alla  verga,  per  di« 
mcftrarfjche  la  conucntione  della  tregua  aftriiige  'e  parti  a  ftare  vnitc  ren:^a  of* 
fcnderfi,  non  elFcndo  lecito  col  dar  noia,&  moicftia  $  rompere  la  verga  «  cioè  U 
legge  del'i  trcgua,pcrchc  chi  rompe  la  tregua,  fi  violenta  alla  legge  delle  gcn* 
ti,  come  (i  ha  da  Liuio  iib.  40.  riputandofi  Kaudoleuii  quellijche  la  rompeno . 
Omncsporias  cortcionabundus  ipfc  Impcfator  circumijCjd:  quibufcunqj  irri* 
tamcncis  poterai ,  irsSi  militum  acucbat  %  nunc  fraudcii»  holliun?  inculans  ,  qui 
pace  pitit.  i  induci js  daiiij  per  ipfum  induciarum  tempUs,  contra  lus  gentium, 
ad  cartia  oppugnanda  'veniflent  <  Fraudolenti  furono  i  Carcaginefi ^chc  violo* 
reno  la  tregua  contro  Romani  prmia  ,  che  Ipiralfe  il  penultimo  giorno  della 
tregua,  come  riferifce  Liuio  iib.  20.  IraudolenCi  furono  i  Longobardi  >  che  nel- 
l'imperio di  MaUritio  più  "\olce  rompecono  la  tregua  in  Italia^  .  Fraudolenti 
furono!  Thraci,i  quali  vinti  dalli  Boctij  alla  palude  Coapidcle  ne  fuggirono  in 
tfeliCuD  jósc  fecero  tregua  co  1  Boetij  per  cinque  giorni,  fecondo  liferiicc  Suida  % 
l)él  qual  tempo  i  Boetij  fatto  configlio  fi  patirono  allìcurati  dalla  Vittoria,  ÓC,^ 
àalla  iregua|:  &  mentre  chea  Minerua  Ironia  ,  come  dice  Polieno  aniichiirimo 
^licore  nell'octaUo  Iib.  degli  ftratagemmi,  faciificauano,  &  conuitl  celebraua* 
no,furdno  di  notte  <ìx  Thraci  allait^ti,  parte  vccifi,  &  parte  prelì  viui  ;  I  Boetii 
Umentandofì  con  i  loro  nemici  della  violata  tregua  >  riipoltto  i  1  hraci ,  ch'effl 
fecero  tregiia  per  i  giorrii,e  non  per  le  notti:  Con  molta  ragione  limili  fraudolen 
li  vengono  meritamente  vitupeiati  da  Cicerone  nel  primo  degli  oftitij.perchc^ 
fotto  vna  maiiciora,&  aftuta  interpretatione  di  legge  fannojngiUria,come  qud 
iojche  hauendo  fatto  col  nemico  per  trenta  giorni  tregua ,  di  notte  faccheggia- 
na  i  campi,  volendo  che  la  tregua  pattuita  fullc  per  li  giorni,&:  non  per  le  notti, 
Vt  ille  qui  cum  triginta  dierum  ellcnt  cum  hólFe  paóioE  inducix,  nodu popuU» 
bùtur  agros ,  quod  dierum  eirentpadts,  non  nodi um induci^. 

Per  meglio  dimoftrarc  l'obbligationedel  p»tcoconuenuto  nella  tregua  re». 
g<ìno  dalla  ncftra  figura  tenaci  legati  vn  cane,  &  vn  gatto,  perche  il  patto  del- 
U  tregua  lega  gli  animi  de'  nemici  9  *C^  fattioni  contf  arie,chc  nel  tempo  della 
tregua  ripofano ,  e  ftanno  il  pace  ,  finita  la  tregua  tornano  ad  ellcre  coinè  cani , 
&  gatti ,  i  quali  alle  *\oU!ì  llanno  pacilicACicntc  inTieaic  ,  ma  ijn  breue  temp© 
foifiic^^utfino. 

T    4^        TA# 


3f^ 


IC  ONO  L  0  G  I<iA 

VALORE. 


SI  dipingerà  per  il  valore  la  figura  d'HencuIe  con  h  pelle.  delCeonc  attom^, 
&  che  iìa  cinto  da  "Vna  gran  lerpe»  allaquale  con  1;  mai  i  fttcnga  ja  gola ,  e 
la  (òffoghi . 

Eirendo  il  Valore  vna  congiuntione  della  virtù  de'  ce  pò,  &  dell' animo  in- 
fiemc,  per  quella  del  corpo  fi  din^oftra  nella  icipe,ch'vccide  detta  figura  con  le 
mani  rappreientandofi  i'iniìitta  prcua,  che  ftie  Herculc  f^.nciullo  mcrtre  fiaua 
in  culla.'vccife  vnagrandidin  a  krpe  ,  dT"  per  C]i;ella  dell'anime  le  Tpcglie  del 
Leone,  &  perciò  gl'antichi  figuraionoil  Valere  r;eli'imnugi!jc  d  HcicliÌc,  t  lo 
dimandarono  con  ncmiC  di  Virtù . 

Falere . 

HVomo  di  età  'Virile,-vefìito  d'oic,  rt  Ib  defirs  nsr.n  tì.re  vra  gMiirrda 
d'Alloro,  &  vno  Scettro,  e  con  klir.iiira  ai  care  :^;^^  "Mi  Lcoi.c,  i!  qurJe 
gii  fi  appoggia  ai  finiflro  fianco. 

Airer^ 


pi  CÈSqAKE  %IVA.  3^3 

All'età,  -^/irile  fi  appoggia  ii  valore  facilmente,  perche  fuol  per  sé  ftefla  porta- 
re U  forte  ^:^a  dell'ainmo,  &  ia  robuftec^c^a  del  corpo  veftcri  d'oro  ,pcrcicche,li 
^comc  l'oro  nelle  fiamme  (ì  aflìna,cofi  la  perftttione  dtli'huomo  fi  acquifta  nelle 
,  fiartime  de  gli  odi)  nodiitl,  o  dairinuidia,  o  dalla  Fortuna . 

Gli  fi  fa; lo  fcettroj  perche  al  valore  fi.deuono  di  ragione  i  gouerni  ,le  figno- 
ric;  ó^la  corona  deirAllorojChelempie  mantiene  il  verde  ieri^.i  impallidfr- 
fi  ,  dimoftra  ì'offitiodcIl'huomo'Valorofo,  fecondo  il  detto  d'.Jrioratio nello 
Ipiftole^  . 

Nil  confcire  fibi,  nulla  pallefcere  culpa . 
Perche  la  pa!lidc:^:^a,  è  fegno  ne*  pericoli  di  poco  valore . 
Il  Leone,col  quJefi  accarc:^c^adimoflra  ,  cIìcc  opera  di  vero'%-aIore,fapcr 
acqui(hre  gli  srim:i  de  gli  hucmini  fieri  ,&beft!a!i  ,ccn  prouctaili  alla  bene- 
uolenc^a  ,  tpcgliandogli  con  paiticolar  gaibo  dc'coftumi  mial'gni ,  &  nelle  ma- 
niere/piaccu-oli. 

V  A  N  A     G  LO  R  I  A. 

DONNA    di  vano  afpetto  con  vn  paro  di  corna  in  tert^,  nellequali  fia  rau- 
uolto  dtl  fieno  .   I  luci  pendenti  laianno  due  (angL;iught,vna  per  orec- 
,chia,  terrà  neila  man  delira  vna.  tiom.ba,  nella  finiftra  vn  filo,  al  quale  ha  attac- 
cato -vna  Veipa,  che  /ucla:^:<^iin  ako^  fimilealle  Api»  ma  più  grolla  ,  con  Ic-, 
ali  maggiori . 

.  La  VanaGlnriaèrvnmotorinordìnatodeiranirtio., col  quale  vno delìdera la 
,  propia  ecccllen:^j  ,  prt  cilèr  più  de  gli  altri  honorato .  S.  Girolamo  neirEpiltoIe. 
, Gloria  inanis  t{\  incrd'naj'js  animi,  motus ,  quo  aliquis  ptcpriam  defiderat  ex- 
.cd-lentiam  ,  vt  alias  hbnore  pcrcellat .   La  Gloria  veramente  incita  gl'animi  de 
gli  hucmini  slla  vir^iu  ,  imperc'oche  fé  11  corfo  delli  cuuaili  s'e'cita  col  fuono  del 
Ja  tromba  ^fe  nella  cacciai -Veltri  con  la  voce  ,^'  grida  de' cacciatori  prendono 
anit^ìo  a  confeguir  la  preda,  fé  con  lo  ftrepiro  delle  ma  ni  fi  fé,  clic  da  gii  animali 
muti  fi  appetifca  la  velocità  ,quanto  crediamo  noi ,  che  fi  pollano  fti melare  gli 
huominiji  quali  nati  fono  ali?,  auidità  della  lode,  &  della  gloria  ?   Quello^chefi 
commuoue  dalla  face ,  <?j  dallo  ftimclo  della  gloria  ad  honorate  impre  e,non  fi 
può  dire  le  non,  che  hahb;a  vn  bell'animo,  perche  bella  cola  è,  conieguir  buo- 
na fama  per  mezzo  d'honorateimpre/e. 
Qin'd  autem  pnlcrius  Viro , 
Quam  gloriam  bonam  inter  homines  confequi  ? 
Difie  Theociito  tra  t  utti  i  premi]  della  -^irtù ,  ampliUimo  è  quello  della  glo- 
ria, che  riccrr  penfa  la  breuità  della  vita  con  la  memoria-delia  pon-cu"t3,e  fa  che 
lontani  prcfenti  fianco,  e  morti  viuiamo.  Macomrriunerrentegii  huomiià  fo- 
no tanto  accecati  dnlla  cupidigia  della  lode,j&  della  gloria  i.cbe  pei  eller  tenuti 
fopra  gii  altri  p'.ùeminenti,vannomendicandola  giuria  con  imn':cderarj  alfcr- 
tatione,  nel  che  Ij  d  nodiano  totalmente  vani .    La  vera  gloria  e  occuj.  ;:rfi  in 
©pere  buone  Inlo  per  fine  d'operar  bene  ,  per  amor  del  iV.mnìo  bene  Dio,  Ò-;  per 
ottenere  da  lui  i'tttrna  gloria,  dirprt^^^^^andor^pplaufo,  <!<»:]"  gloria  àt\  N'ord  -, 
alcjuale  anco  dilj  iscticogli  hucmini  vanaglciichjccn  tutto  ci.e  facciano  peiE- 
ne  della  gloria  operalicni  dtgnc  di  glcria .   Difpiacque  Alefiandio  Magno,  an- 
corché 


fijf.  ICONOLOGIA 

cocche  victorloro  Impcradorcperchc gloriandofi  di  fé  ftelTo  veleria  effer  ttntttv 
non  figlio  di  Fil'ppo  Rè.m»  di  Gioue  HammonC)  &  vn  Dio  ripucandofi  pili  cht 
huomo.Difpiacque  Siila  a  Mario  Pretore  in  Africa,ch*egli  fi  moftraflc  ambicio» 
/b>e  troppo  immcrfo  nel  gufto  dellagloria,  quando  che  conduicogli  auanti  pri- 
gione il  RèGiU»iuita,^colpil'imagine  del  Rè  prigioniero  nelluo  anello,  però  lo 
piiub  della  qiieftura,e  lo  fcacciò  àu.  fcjdiche  (degnato  Siila  ,  d  cde  principio  alle 
guerre Ciuil'.accefe per  ccito  dalla  vanagloria.  Difpiacque  TOiator  Romano, 
che  fi  glonall'e  tanto  Jel  Tuo  ConfoIatOjC  della  co i^iura  di  Catilinadalui  cftinia, 
inaflìnnmcnte  in  quei  veiTo  vanagìofiofo.  0  fortunatam natam  me corìfulcB^ 
mam.  Chi  vuol  ritener  gloria  anco  apprcflTo  ii  mondo  difprc:^:^!  la  gloria, laqut 
Jcdiftì:iimentc  (icullodifce  ,  perche  chi  opera  bene  per  dcho  di  gloria  non  sa 
celare  il  Tao  -^anagìoriofo  difetto, per  lo  quale  affetto  fi  perde  parimente  lacon- 
qui  Orata  Glriiìa  ,  S^nto  .\gollino  nelle  confcilioni  dice,  che  Ipellòi'huomo  vt* 
no  fi  g'cria  drii  .(>..  flo  difprp^^i^o  dtlla  vanagloria',  ma  non  la  lpTe:(^a  altrimén- 
ti, mentre  dentro, fi  gLiia  dc-)ia  gloria -ch'egli  abbraccia  .  Molto  ingoido  di 
'vanag'oria  è  colui  (  !econdo  Valerio  Malfimo)  che  fi  gloria  tfier  lontano  dalla 
gloria  niunr  è  tanto  hunjile,che  roii  fia  tocco  dalla  dolctc^^a  della  gloria, laqua 
le  anco  da  liuomirt;  chiarr,-&  lllurtrì, fi  chiede  per  fiue  di  luimìlicofe  ;  quelli  Ucf 
fi  ,  che  cercano  indui re  il  dirpre:^:^.)di  lei,non  la  rpfc:^:?^ano  f  quando  che  neili 
fnsdefìrrìi  "volumi,  ne'quali  perluadeno  il  dilpre^c^o  della  gloria  vi  aggiungo- 
no auatìti  il  nome  loro:p«rò  dille  Tullio  in  Archia  Poi;ta,Trahimur  omntslau- 
dis  rtuciia,(S<r  optimus  quiique  maXirrfe  gloria  duci  tur  }  ipfi  lUi  philofophi  ctiana 
in  illis  libelhs ,  quos  de  contemnenda  gloria  fcribunt ,  notrien  firum  ìnfctibuntJ 
iti  cjuo  pra^dicationem  ,-&  nobiiitstem  defpiciunt ,  prsdicari ,  &  nominaci  vo- 
ìartì .  Vana  rciocche:^:^a  deli'huomo ,  che  s'applica  al  bene  folo  per  amor  dell» 
Mcndina  gloria,&  non  fi  accorgcche  quel  bene,ch'cfcrcita  è  male,  non  efieti- 
do  fatto  per  amor  del  fommo  bene  Dio,  6C"  per  meritare  Tcterna  gloria.  Di  ch« 
fi  gloria  rhuomo  ì  della  fapien:^!  (  il  gloriarfi  della  fapien^i^a  è  ignominia  :  alche 
potiamo  applicare  qui;!  detto  della  fapien^a  cap.  17.  Sapient:x  gloria  ,  torre- 
ptio  cum  conEumeiia,  Perche  s'affatiga  i'huomoin  componcEc  libri  ?  per  mo- 
Itrare  alli  futuri  fecali  il  fuo  fapercj  e  Ci  fparga  il  luo  nome  per  lo  Mondo f*  O  co* 
me  ncfce  "vana  quefta  ^anaglorJa  ,  poiché  alli  faoi  medelirai  giorni  da  pochi 
'vicn  conofciuto  ,  quinti  fi  conofcono  a  "vifta  le  -^/irtù,  &  l'opere  de  quali  non 
fi  fanno  :  <X,^  quanti  fono  conofciuti  a  nome,  per  l'opere,  dcT^  virtù  loro,chc^ 
per  vifta  non  fi  conof-ono  >  fé  dunque  a  tempi  loro  non  conleguifcono  appieno 
la  bramata  gloria  ,  ne  meno  fecondo  l'intento  loro  laconfeguiranno  per  tempi 
auuenirc  ,  poiché  la  Idn^hc:^:^! ,  óc^j_^  mutatione  de'  tempi  opprime  la  famsu 
delle  cofe  palfate .  Che  guito  fentiranno  eiìì  d'ctfcr  doppo  morte  citali  j  6^ 
nominati  ?  &  in  ^ica  >"  vece  di  gufto  non  fi  lente  bene  fpellò  di/gullo  in  fen- 
tir  lacerare  le  opere  fuc  da  inu'di,  da  maligni,  6^  dalla  rooltitudme  de  giu- 
ditil  critici ,  che  in  vece  di  gloria  danno  biafimo  ?  oltre  che  diuerfe  fono  le  ptó* 
fcifioai ,  6C^  i  proftllori  d'vna  lcìen:^4,  &  arte  ,  per  lo  più  non  fi  curano  di  ttat- 
tati  d*  vn  altra  :  crouandomi  "vn  giorno  in  Vn  circolo  honorato  di  letterato 
perfgas  vsnnÌACÌU£c  iu  'Vua  occoten:^aTitoLmio  j  mi  ditnandh  vnlbco- 


DI  CESaAKE  %IFJ.  jrj 

Jogo  fìpagnuolo  Eccellente  nella  l'uà  difciplina  ,  chi  fulfc  Tito  Liuioj  Se  ài  chc^ 
tractafle; certo  chcapprcllo  di  luila  gloria  di  sìnobllc  Autore  j  6^  dc'Roma- 
fli ,  de' quali  eglitritta,era  incognita  :  8^  pur  1  ito  Liuio  (  p'^r  qr.anto  narra 
Plinio  nella  fua  dedicatoria  a  Velpcfìano  Imperadorc  )  f  g!ori;ua  ,  ch'cg  :u- 
oeuaacquiltata  gloria  a  baftanza,5c^  che  h.iurrbbe  potuto  laiciar  di  fcrue- 
re,(cranimotnquietononiì  fulVe  pafciuto  delia  fatica  ,  nond  metw  h  Tua.* 
giuria  col  filo  'Vanto  non  è  nota  a  tutti  i  littcrati,  tanto  m'.  no  farà  nota  Queiia_* 
d'altri  di  minore  autorità  :  difficile  colj  ^  confeguu  b  gloria  ,  che  li  appetì  Tee 
apprelFo ognum,Ó^  in  ogni  luogo  .  1  Cortigiani, che  fi  gloiiano  d'h^uer  i  pri- 
mi gradi  ,  &fauori  m  vnaCort^' ,  d^lla  vansglcria  gonfi)  jpenfanc,  che  non  ci 
fanoaltri,cf«  ioroal  Mondo,  ^C^^cnei  nomi  loro  Ciano  celebri  ,c  i>cti  da  -^n 
Polo  all'altro  ;  ma  cjuanto  fi  agg  'bbano  :  che  Tappiamo  noi ,  come  lì  chiamano 
j  Cortigiani  Princip?H  del  Rè  di  Francia  ,  di  Spagna,  di  Poilonia,  6^  dcll'lm- 
peradoTC?  ne  tanpoco  quelli  di  là  fanno  quefti  di  qua  ;  anzi  ne  in  Koma  mede- 
ima  fono  da  tuttalanoÌ3iltàcono(ci«ti,eftimati  :  ma  che  dico  io  deCortegia- 
nì  ?  quanti  Principi,  Marcheli,Cohti,Oi'<:hi,Bar(^n!A'  Prelati  ci  fono  al  Mon* 
«io,il  nome  de*  quali  non  rapp'aTno,&  ft  da  vbo  fì  sj,  dall'altro  non  fi  «a  :  quan- 
te ftatuf,  arme  di  Principi ,  éc  inlVgnc  vediamo  ne  Pa'a:^:^i ,  Tempi)  ,  di  Sepol- 
cri eretti  folo  per  vanagloria  da  noi  non  cono'ciute  ?  ne  iulo  depa(riti,ma  anco 
ài  qtìc}li,ch*hoggi  giorno  viuono  fono  da  tutti  ,&  per  tutto  conofciute. 
La  maggior  gloria. che  più  oltre  fia  dilatata  è  quella  de  Romani,  &C^  nondime- 
no a  tempi  di  Marco  TuUio  la  gloria  loro ,  che  pur  haueuano  riportato  g'orio- 
(é  vittorie  d'Africa,  deParthi ,  6^  d'altre  piti  remote  regioni  del  Mondo,  non 
haueua  paffato  il  fiume  Gange  ,  &.  afcefoiì  Monte  Caucallò  ,  per  lo  che  legs-'il 
■e!  (ògno  di  Scipione .  Ex  his  ipfis  cultis,  nocilq;  terris,  nu ai  aut  tuum,au;  '. u- 
iafqiienoftrum  nomen  ve!  Caucafiim  huncquemcernis  tranfcenderc  potuit? 
•Vel  ipfum  Gangem  tranfnare  ^  poco  dopo,  Cernis  profedtoquanfis  in  ar.i'j- 
ftijs  veltrafe  gloria  dilatare  velit.  Et  più  aballo  ,  Non  modo  noki  .cTc.njm  (ed 
ne  diuturnam  quidem  gloriam  adequi  poifumus  ,  quid  aure m  inter-ft  sb  his  , 
qui  poltra  nafcenturfermonem  fere  de  te  ?•  Veggafi  tutto  il  te(to  ,  che  certo  ^ 
degno  d'clfer  veduto  in  tal  materia  di  V?n;g  oria  per  jioftra  cciirufirne,&:  con 
elio  vtggafi  Microbio  cap.x.  Se  Bnctio  de  Conlolat'orc  hh.i.  profa  h  (la,  iiqua- 
le  nel  metro  eiìòrtaidcfidcrofi  deilaVanagioiia  a  rimirar  ji  Gloria  del  Cielo 
immenfo,  in  cotal  guifa  per  vile  terrà  ciaduno  la  glorio  del  Moi  do  ,  &,  vcigo» 
gnatiflijchc  il  fuo  nome  polla  empire  il  brcuc  fpatio  della  Ttrca , 

Qj^iJcumquc  folam  mente  prscipit'  petit , 

Summumquc  credit  gloriam  , 
Late  patens  arthctis  cccnat  plagia . 

Arcumque  terrarum  fiium. 
Breufmqucieplerenon  valentisambituin, 

Pudcbir  auóti  ncminis. 


Ver- 


j//  IC  0  NO  LOG  I<iA 

Vergogninfì  bea  m  *glio  coloro>  che  pcendono  Vanagloria  da  qael  cadao,  e  ' 
fragil  bene .  Cli'è  vento,  Oc  ombra,  òC^  ha  nome  belcate .  Confondanfi  quelli 
ambiciofì,  che  per  gloriarfi  d'hauere  ami  là  de'  Prenci  pi, con  prcfcnti,c  Tuper- 
tìue  fpefe  comprano  TaTiicicia  loro .  Qoelli,  che  per  eflTerc  tenuti  magnanimi , 
Ò<r  ricchi  pongono  quanto  hanno  "n  fabbriche,  gloriandofi,che  vi  telti  l'arme, 
il  no  ne  loro,  ^  U  fondatione  col  miUefimo  ,  vanità  che  cara  lor  corta  ;  lì  come 
caro  paj^ar  voieui  Fime  ^'.cretnce  la  Vanagloria  iella  iua  memoria  ,  poiché  il 
guadagno  dì  mold  anni  oifei  (e  d'impiegarlo  m  rifar  le  mura  de  Thtbani ,  ogni 
volca  ch*c  iì  haaciìkop  Vii)  qas'la  infcrittione  intorno  alle  mura  deftrutte  da 
Aicdandio,  :<<:  ri  l orate  ài  lei .  Alexander  qui dcm  fubucrtit ,  Ted  Phyine  tefti- 
tuit .  Mefchini,  6c  infelici  li  reputino  coloro,che  fi  gloriano  della  ricche:(^a,  Se 
potenza  loro, che  \h  vn  punto  perder  pollone,  ne  voggono  la  morte,  che  h  ap- 
pro.iìma.  Oixài  SolìfaneGieco,  ancorché  genti!e,iun  i  anco  da  poeta,  quanto 
da  Chtiftian;i,co(ì  parlò . 

O  infelices  ^ipiurimum, minimum  vero  feliccs 

Mortales  ,quidgloriamini  projtcr  poteftaces , 

Quas  vna  lax  vel  dedit  :  vel  abstu.it  J* 

Cum  primumaliqua  fortuna  affalierit  ,  homincsnihilillicV 

Ad  c^los  caput  erigitis,  intcrea  dominum 

Orcum,  fcu  Piutoiiem  aftautem  non  "Videtis  proxime,'  ^ 

Donna  fis^urafi  la  Vana  Gloria  ,  perche  (e  bene  ogni  forte  di  peilona  è  Vana*'? 
gloriofa,nondimeno  le  Donne,  come  più  vane,  &c  leggiere  hanno  dertro  di  fó 
'vn  paiticohre  affetto,  e  itudio di  Vanagloria  ;  ciò  tiene  il  Tiraquello  nelle  leg- 
gi Connubiali  per  autorità  di  Santo  Chrilollomo.  Vane  glocioium  omne  ge- 
nus  hom  num  eft  (vcitadicam  )  triaxime  auicm  muliebre  :  ilmedefimo  Santo'', 
nelle ep.ft.  di  \  Pauodoa  gh  efelij  riorailia.i^.  Habent,inquit,mulitres  in  le' 
quoidam  vanx  glorile  tVudium . 

Gran  beitialicà  è  l'eller  vanagloriofo  ,  perche  la  Vanagloria  è  vna  feroce  bc-  ', 
flia .  Immanis  beflia  Vanagloria .  Dille  Filone  Ebreo  nella  vita  deli'huomo  ci-  , 
uile:  come  ^ran  be'tia  porta  in  tefta  le  corna,le  quali  apprcllo  altri  lono  limbo*-. 
Io  della  potcn:^a,  !k  dignità,  appiello'noi  in  quello  luogo  figurano  la  lupcrbia_,-. 
che  dalla  dignità,  poten^^a,  ik  faculr<ì  di  qualche  dote,  6C^  virtù, che  vno  in  fe^  . 
conolce ,  per  lo  più  fi  genera,  &c  da  lei  nakc  la  vànagloria,che  del  pari  con  ella-»  ; 
Tempre  ca  nina;  poiché  niuno  lupe  bo  è  Ien::^à  vanagloria,  ne  ninno  vanaglo-  ■ 
riolo  è  letizi  tuperbia  .   Lucifera  vanamente  gloriandoli  della  faa  bellc!:^za  ,  &^ 
emmenri  iiiiupcrbicofi  meritò  d'ellere  incoronato  d^l  Mondo  con  vn  }?ar  di 
corna,  le  qu.di  denotano  l'alterezza  ,  della  iuperbia,  3^  della  vanagloria.   Al 
Popolo  Moab  vanagloriolo ,  &  lupcrbo  volfe  Dio  gli  fuife  rótto  il  corno  delia-* 
fua  iuperbia.e'l  braccio  della  !ua  potenza,  Geremia  cap*  48-  Abfciflam  eft  cot- 
nu  \loab,  ik.  brachiumciuscontritum  elt  ;  Audiuimusfuperbiam  Moab,  òC^ 
altitudniem  cordis  cius  .  Ccllabit  Moab  elle  Populus ,  quoniam  contra  domi- 
num  «jioriatusell.   Ad  llrael,  che  pigliò  vanagloria  delle  fue  felicità,  &  delitic 
temporali,  .he  niente  fono,  minaccia  Dio  in  Amos  cap.  6.  Qui  Ixtamini  ia 
nihili,  qui  dicitis ,  uunquid  non  in  fortitudine  noftra  allumpfimus  nobis  cor 


3 

nua  f 


DI  CES<tARE  'KJTuf,  }i7 

nua  ?  tcct  enim  rufcitabo  fuper  vos  dcrrus  I/rael  gertcrr,6^  conterem  vcs  ab 
intioitu  cmath  '\fq;ad  torrenteir  deferti .  Onde  il  Regio  Poeta  nel  (al:t)o  74 
apertamente  ci  ammonifce,  che  non  al:^iamo  \\  corno  della  fuperbia ,  6^  dcila 
vanagloria .  Nolite  exaltare  in  altunr»  cornu  vcftfum,ego  autcm  annuntubo  in 
feculum  :  cantabo  Deo  laccb.  ficT  omnia  cornila  pcccatcrum  cor.fnngam . 
Bcftie  fono  i  vanagioriofì,  perche  feguitano  la  bcftia  della  vanagloria ,Beftia  fu 
Croftrato  ad  abbruciare  lo  rtupendo  Tempio  di  Diana  Efefia  con  iranlfcfto  pe. 
ricolo  della  vita  faa ,  folo  per  farfi  nominare  al  Mondo  .  Beftia  fu  Empedocle 
Filofofo  riputato  a  (uoi  tempi  di  mente  laggia  ,  ^  auftera ,  il  quale  per  ambi- 
tionc  d'clìèr  tenuto  vn  Dio  ,  come  (e  ftllc  Iparito,  ^  alcefo  al  C  elo  >  non  fa- 
pendofi  nuoua  di  lui ,  fi  difcoftò  la  notte  dalla  Villa  ,  oue  egli  ftct  la  fera  vn  b- 
crificio ,  &  vn  conuito  ;  Mentre  i  conuicati  dormiuano  feparatijchi  fotto  vn  al- 
bero, chi  da  vn  canto,e  chi  dall*altro,s'andc)  a  gettare  nell'ardente  voragine  del 
Monte  Etna ,  ma  la  vchemenza  della  fiamma  sba!:^©  in  alto  fuor  dtlla  voragi- 
ne le  fue  fcarpe  di  bron:^o,  che  portar  folca  ;  in  tal  guifa  il  fuoco  p^ilesb  l'arden- 
te defio  della  fua  vanagloria  ,  Bcftie  fimiii  fi  fono  vediate  a  tempi  noftti  >  che-» 
hanno  ambito  d'cllèr  tenuti  santi , 

Il  fieno  intorno  alle  corna  porto  negl'Adagij  fotto  quelle  parole  di  Horatio  li- 
fc/o  primo  Satira  quarta. 

Fccnum  habet  in  cornu  ,  longc  fugt>  ♦ 

Pigliafi  da  Picrio  per  fimbolo  della  ferocità ,  non  lontana  dalla  Vi>nagIorIa_- , 
perche  sì  come  i  Tori  per  rabbondan:(a  del  parto  ingraflàci  diuentano  piiì  altie- 
ri ,  &  infoienti, così  le  perfone  del  Mondo  per  l'abbondan^^a  dtllc  commodità, 
felicità,  e  potenze  loro  diuengono  più  fuperbi,  &:  vanaglotioh  :  contuttociò  noi 
per  altro  rifpetto  ponemo  intorno  alle  corna  della  uanagloiia  il  ficno;pcr  dimo- 
ftrare,  che  le  graui  corna  dell'ai tere^:5;a  fi  riducono  in  leggiere:^za  di  fieno  ,iru 
'Vanità,  in  niente ,  e  che  i  fuperbi,  6^  alti  penfieri,  che  ha  in  terta  il  vanaglo- 
riofo  rertano  ali''^ltimooftufcati,d<^_^  coperti  da  'vna  viltà  abietta,  e  minima  ; 
poiché  il  penfiero  del  vanagloriolo  è  apunto  come  il  fieno,gli  horilce  nella  men 
le  per  vn  poco,  ma  torto  fi  rifoluc  in  aridità  di  fieno,che  in  vn'ameno  prato  bai» 
dan^^ofo  verdeggia ,  ma  in  breue  fi  fecca,e'l  fior  gli  cade .  E/aia  cap.40,  Om- 
nis  gloria  eius  quafi  flos  agri ,  exiccatum  cft  foenum,  oc  cecidit  fios .  Concetto 
che  fi  repete  da  S.  Pietro,6^  da  S.  lacomo  nella  prima  Epirtola.  Glorietur  au- 
lem  frater  humilis  in  exaltatione  fua,  diues  au  tem  iu  humilitatc  fua ,  quoniam 
ficut  flos  foeni  tranfibit,  «xortum  eft  enim  fol  cum  ardore,  6^  arcfcit  foenum, 
6c^  flos  eius  decidit,  <&  decor  vultus  eius  deperijt . 

La  fanguifuga  ,  che  alle  orecchie  attaccate  ftanno  in  vece  di  pendenti ,  fon» 
figura  ,  che  la  vanagloria  è  come  vna  magnatta ,  che  mangia  di  continuo  i'ani- 
nia,d^lamente,chenon  fi  rtacca  fé  non  alla  morte,  poiché  gli  huomini ,  an- 
corché fapientiflìmi,  finche  viuono  fono  dentro  di  loro  nel  penfiero  tocchi  dal- 
la auiditd  della  gloria  :  però  difle  Platone,chela  cupid  già  d:ila  gloria  e  Tvltima 
ipoglia ,  di  che  ii  fpogli  l'anima  .  Cupidinem  gloria?  velut  vltirram  tunicatn-, , 
anima  lolet  deponete ,  alche  rifguarda  quello  di  Cornelio  Tacilo  nelle  Hiftorie 
iib.4.  Erant  quibus  appetcntiot  famar  vidotctur; quando  edam  fapientibu*  cu- 

pidf 


^iS  IC  0  NO  LOG  laA 

p  do  gloriar  nouilTima  exuitur:  nel  qiial  luogo  parla  di  Peto  Trafca  dlfprc:^?ata- 
ic  di  ricche;<[ze,  mantenitorc  del  giufto,  intrepido,6c^^  coftantc  ;  fc  non  che  a  J 
alcuni  pame  troppo  auido  di  fama  ,  poiché  anco  negli  huomini  fan  ijlVltimo- 
afFetco,  che  ^i  laflì,  è  il  defiderio  di  gloria  :  la  quale  fottilmentc  entra,ma  ingor- 
damente deuora  il  bene,che  fi  fa,  fenica  che  ce  ne  fentiamojcome  la  (angifuga  il: 
fangue .  S.CrifoItoma.  Quo  inanrsrgloria  ingieditur  omnia  qus  intus  iunCjin- 
fcnlìbiliter  aufert .  Onde  con  proportronato  m>me  S^  Gio.  Climaco  chiama  la, 
•vanagloria  fanguifuga ,  il  qual  Santo  (  per  quanto riferifce  il  Padre  Granata  m 
'Vna  predica  del  tomo  fecondo  )  elpugnaua  l'auaritia  con  la  mifericordìa,  l'ac- 
\^idia  conia  meditatione  della  morte,  &  la  vanagbria  col  faifi  veder  di  rado,  & 
col  parlar  poco,con  la  fòlitudine ,  &  con  la  taciturnità ,  rimedi)  veramente  atti 
a  ftaccarfi  da  doflb  quella  fanguifuga,  che  fi  tenacemente  s'attacca-. ,  che  coa^ 
gran  difficolta  da  gli  animi  fiaccar  fi  può  :  le  cui  forche  Santo  Agoftino  dice,  che 
non  (i  fanno,  fé  non  da  chi  cerca  fargli  refiftfn:^a  :  perche  fé  ad  alcuno  è  facile  il 
non  defiderar  lode  ,  quando  non  fi  porge  j  difficil  cola  è  non  fé  ne  pigliar 
diletto  ,  quando  s'ofFer/fce  .  <s>a^i  'vices  nocendi  habeat  humamT  gloriar 
Amor  non  fèntit,  nifi  qui  eibellum  indixcrit.  Quja  ecfi  cuiquam  facile  elt 
laudem  non  cuperc  ,  dum  negatur,  difficile tameneftea non de!e6tari,cun» 
offèrtur .  Ma  qucfta  fanguifuga  è  tanto  giotta,  che  non  ci  ladìj  afpettare,  chc-* 
altri  ci  offerifca  lode ,  ma  fa  che  noi  l'andiamo  procacciando ,  perche  naturaU 
ciafcheduno  ha  dentro  di  fé  quefta  fanguifuga  d'amor  digloria>però  non  eofi 
facilmente  fi  pub  in  tutto  ftaccare  dal  fcnfo , 

La  Tromba  ,  che  nella  delira  tiene  è  ordinario  ftromento  della  'vanagloria  > 
con  che  fa  roffitio  da  fé  ftellà  della  fama,  &  fignifica  quelli,  che  nella  "Vanaglo- 
ria efccdeno,  6^  che  di  propia  bocca  cantano  di  fé  medefimi ,  &  inal^^ano  con 
xnagnifìccn:^a,  &  /onoro  circuito  di  parole  le  cofe  loro,  e  fé  fanno  qualche  ope- 
ra buona,la  fanno  in  modo,che  fi  fappia,  &  acciò  fi  fappia  bene  la  publican  >  el- 
fi. S.Chrifoftomofopra  quel  paflo  di  Santo  MaEtheocap.<5.  Cum  lacis  Elcc- 
niofinam  noli  tuba  canere  ante  te:  dice  che  la  trc>mba,c  ogm  attioB«>ouero  pa- 
rola,per  la  quak  il  vanto  dell'opera  fi  rapjMrefenta ,  &  che  il  cantar  con  la  trom- 
ba, è  defiderar  la  pompa  della  vanagloria .  Tuba  eft  omnis  adkus  vel  fèrmo>pet 
quam  ipfa  operis  iadantia  defignatur,  tuba  ergo  canere  eli,  pompam  vanx  lau- 
di» appetere  ;  brutta  cofa  è  il  'vantarfi ,  odiofa  a  gli  huomini ,.  àC  a  Dio  ftellò  » 
che  odiaua  Mo^b,  j>erehe  era  vanagloriofo  ,  fuperbo,  &  perche  fi  vantaua  oltra 
modo ,  Ego  fcio,ait  dominus,ia^antiam  eius,  ó;,^  quod  non  fit  iuxca  ca  vir- 
tus  eius ,  Ariftide  Orator  Greco,tiene  che  quando  i  fatti  cortifpondeno  al  van- 
to delle  parole ,  che  fia  conueniente  di  lodar  fé  (ledo  ?  per  appoggiar  la  fua  opi- 
nione arreca  le  parole  d'Achille  nel  nono  deiriliadc . 

Oppida  ter  quatuor  ccepi  nauahbus  armis , 

lerrenis  'vnum,  atq;  decem  circum  VbcraTroiar, 

Thefauros  quibus  è  cunólis  multofq;bonofqf 

Ecipuì  atq;  omnes  «/Strida;  munera  feci . 
Soggiunge  »^riftidt^ .  Nemo  Grecorum  indignatur .  cur  ^  quia  congruunt 
fft&a'vcrbis.  Ma  dica  pure  quel ,  che  ^  «voglia .  Non  ci  ^  cofà,che  fminuifca 

pia 


DI  CESSARE  %ITA\  319 

■■•  più  la  lode,  che  il  vantarfi,  &  gloriarfi  delle  Tue  opere ,  ancorché  vere.  Laus  in 
óre  propri  o  lordcfcit .  Non  è  d'approuare  quella  Tua  difefa,  che  fa  v^riftide,  il- 
quale  hauendo  lodato  vna  Tua  Oratione  fopra  Minerua  >  perche  ne  fu  riprcfo  : 
foftiene  nel  Paraftegmate,  che  fece  bene  a  gloriarfi,  con  molti  e(Ii:mpij  fpetial- 
mcnte  d'Homero  che  s'attribuifca  il  principato  della  Poefia  »  6^  che  Hefìodo 
ancor  egli  fi  glori) ,  Mufarum  laudes  infert 

Qii£c  quondam  Hefiodum  docuerunt  carmina  pulcra  • 
Rifpondojche  aircfcmpio  de  Poeti  in  auantarfi,<S:  gloriarfi  ,  non  (\  dcuc  po- 
ner  mente,  perche  è  loro  propio  vano  coftumc,  eflèndoche  efli  appetifcono  pili 
la  gloria,che  il  cibo,  e  le  foftan:^e,&  fi:  la  danno  bene  fpcfib  con  apparato  d*Hi- 
pcrbole  ,  e  grande  apertura  di  bocca,  nel  che  i  poeti  d'boggidì  auanzano  quan- 
ti poeti  fiano  mai  ftati  al  Mondo,  poiché  ho  fisn  tito  dire  da  alcuni  di  loro,  cht* 
Virgilio  non  è  tanto  mirabile,  quanto  fi  tiene ,  quafi  ch'efTì  habbino  più  giudi  * 
tio,  del  giuditio  'vniuerfàle,  &  che  il  loro  ftile  è  più  fònoro ,  &  naturale  del  filo 
ferì:^a  dure:^:^a  ;  altri  dicono  che  hanno  più  eulta ,  dolce ,  &  fi)auc  facondia  'di 
Catullo,  Tibullo,&  Propertio  :  Altri  nella  poefia  volgare,  dicono  che  lo  ftilt- 
del  Petrarca  non  è  da  imitarfi,  perche  non  s*vfa  più,  quafi  che  Io  ftile  dVna  lin- 
gua, fia  qualche  braga  alla  martingalla ,  o  calzone  alla  fiuigliana  :  &  che  Io  ftile 
<Je' capi  principali  non  fia  per  ogni  tempo  buono:  ficome  Tempre  farà  degno 
d'ellère  imitato  più  d'ogni  altro  lo  ftilc  d'Homero  ,  di  Virgilio,  di  Pindaro,  òC^ 
^'Horatio  nel  genere  loro,  cofi  nel  fuo  farà  quello  del  Petrarca  :  Se  non  s^fa  ; 
non  sWfa  da  chi  non  vuole,  da  chi  non  puc),&  da  chi  non  sa  vfarIo,non  che  ar- 
riuarlo: tacciano  per  l'auuenire  i  noftri  Poeti,  ne  dichino  più,che  fé  il  Petrarch» 
fulTe  vino  mutarebbc  maniera  di  dire ,  &  componerebbe  com*efIì  compongo- 
ao;  talmente  che  il  Petrarca  pigliarebbe  norma  da  lor'~:foggiungono,che  il  Po« 
ma  dell*  Ariofto  'va  terra,  terra,<5<:  che  quello  del  Tafio  ià  troppo  alte  cornette: 
Ma  ch'cfli  hanno  trouato  la  vera  forte  di  ftjlc  Hcroico .  Io  per  me 'vorrei  che 
lo  facelTero  per  gloria  dell'età  noftra  ;  ma  non  che  il  diccirero,  il  dire  è  facil  cofà 
fa  difficulti  è  fare  di  propria  inuentione  cofe  nuoue,fen;:^a  repetere  cofè  volgata 
J'dtri,  &  di  quelli  medefimi,  ch'efli  biafimano,  6c^  di  giungere  al  fcgno  de  i 
predetti  Poeti  non  che  palfarlo  :  la  verità  èjch'efTì  cercano  opprimere  con  pa- 
role la  gloria  d*altri ,  per  inalzar  fé  ftefTì  :  ma  ci  vuole  al  tronche  parole  di  vanto, 
per  le  quali  fi  rendeno  abomineuoli ,  &  muoueno  a  rifo  le  genti  :  quando  benu» 
anco  hauefTero  i  fatti  non  per  quefto  fariano  bene  a  gloriarfi  ;  la  lode,chc  vien,. 
data  da  aìtri,è  foaue  ad  vdirfi  (  dice  Senofonte  )  m^  noiofa  èjquando  vno  da  fé 
iìcffo  fé  la  piglia  :  tanto  più  poi  è  noiofa  ,  quando  che  fi  derog«  alla  gloria  altrui 
per  gloriar  fé  ftcftb ,  non  eft'endo  cofa  da  ben  creato  .  Nunquam  ciuile  eft  lau- 
di,^.: gloria  alien?  fé  ipfumopponere  .  difle  Plutarco .  M.  torniamo  ad  Ati- 
ftide  -vanagloriofo  :  che  Hefiodo  fi  iodi  da  fé  fteflo  in  quel  vf  rfo  nel  principio 
della  Theogonia  ;  a  me  non  pare,che  tanto  fi  Iodi,quanto  che  iconoka  la  lode 
della  fua  Poefia  dalle  Mufc  ;  tollerabili  fono  coloro,che  nel  toccare  qualche  co- 
fa  di  fc ,  non  s'atlribuifcono  il  tutto,  ma  riconofcono  la  virtù,ii  valore,  &  il  u- 
lento  loro  da  Dio  :  &  quefta  è  la  quinta  cagione,che  arrechi  Plucarcho  d)  poter 
lodar  fé  ftciro,quaiido  che  le  fue  iodi  fi  ttjwfcrifcon»  in  aitj:uj,iiccutndole  prin- 
, ^^P^~ 


52»  re  0  NO  LOG  Ityti 

cipalfflctite  dalla  diuina  mano» come  fa  Hcfiodo  ,  che  riconofccla  dia  Poefia.» 
dalle  Mufc  reputate  da  Poeti  diuine ,  dicendo  nel  tefto  greco  Calin  edidaxan 
aoidin  pulcrum  docuerunt  carme»  .  ChelcMu(egli  hannoinfegnatoilbel 
Vcrfo.  quello  non  è  gloriarfi,  perche  non  vuole  inferire,  che  il  Tuo  verfo  fiabcl- 
lo,ma  che  le  Mufe  gli  hanno  infegnato  il  bel  verfo,  la  bella  Poefia .  Che  Home- 
re  s*attribuifca  il  Principato  della  Poefia  »  confetfo  di  non  hauec  letto  doue,  pe- 
rò non  polfo  giudicare  quello  che  lì  dica  :  fé  l'ha  fatto  non  per  quefto  pigha  le- 
cito elTempio  da  lui  Ariftide ,  J»l  quale  come  Oratore  non  fi  conuiene  la  licen- 
za, &  libertà  Poetica  :  an^i  al  Poeta  iftelfo  è  biafimeuole  palfare  nelle  fue  lodi, 
ficome  Plutarco  nel  trattato  di  lodar  fé  ftelfo  nel  principio  biafima  Pindaro, 
che  fi  vanta,  &  non  fa  mai  fine  di  magnificare  la  fua  facoltà  :  Ho  ben  veduto 
in  Homerojche  le  più  principali,e  faggie  perfone  delli  fuoi  Poemi  fuor  di  deco- 
ro fi  vantano»  come  Vlille  nella  Odiifea ,  il  quale  efponendo  le  fue  calamità  ad 
Alcinoo  Imperatore  narra  le  fue  imprefe  ordinatamente  in  quattro  libri  dalfot 
lauo  al  duodecimo,  permetto  l'occahonc  di  raccontare  Timprefe,  le  prodezze, 
fi^  le  'vittorie  lue  dalle  cofe  auuerfe  conforme  al  parer  di  Plutarco  :  ma  norn^ 
ammetto  l'efordio ,  &  la  forma  delle  parole  con  le  quali  troppo  s*innal:^a,maf- 
fimamente  ricrouandofiallhora  in  ballò  ilato ,  conofciuto  iolo  per  biiògnofo 
forafticrc-  » 

vSum  Vlyfiès  Laertlades ,  qui  omnibus  dolis  • 
Hominibus  curiE  lum  :  &c  mea  gloria  coelum  attìnglt , 
Se  noi  fentilTìmo  diread  vnfauiopiiìd'VIide,  &  di  Salomone  inficme  ,  la-# 
mia  gloria  per  fino  al  Gel  fi  fpande  ,  ci  mctteriamo  a  ridere,  6C  lo  giudicaria- 
mo  non  fauio,  ma  ftoho»  &  tanto  più  rideriamo,fe  ìo  lèntillimo  dire  da  vn  me- 
fchino  foraftierc  da  noi  non  conofciuto .  Ma  come  ariiua  la  fua  fama,8^  glo- 
ria tanro  alto,  fé  fi  da  a  conofcere  ad  Alcinoo,  che  non  fiipeua  chi  fi  fufle  ?  e  che 
fia  il  vero  nel  fine  dcllottauo  vedendo  Alcinoo,che  Vlifle  piangcua  d  rottameli 
le,  come  vna  femmina,gli  addimandò,  perche  piangcua,  chi  era  ,come  fi  chia- 
maua,6^dicheloco.  Onde  Vlillì;  nei  principio  del  nono  gli  rifponde.  Sum 
Vlyflcs.  &  quel  che  fègue.  Alcinoo  poi,  doppohaiierlovdito  mo'co,nonmo- 
ftra  di  conofcerlo  ne  men  per  fama  , quandoché  nel  mezzo  dell*  vndecima  O- 
d  (Tea  non  conofcendolo  più  che  tanto,altro  non  dice  ad  Vlille  ,  che  quefte  pa- 
role ;  Dail'afpetto  non  polfo  giudicare,  che  tu  fia  "vn  furbo,  ne  vn  falfario,  co- 
me molti  huomini,  che  vanno  vagabondi,per  la  terra  a  piantar  paftocchie,can- 
^one,  e  men^^ogne,  dandofi  vanto  d'hauer  fatto ,  e  detto;  perche  hai  bella  ma- 
niera di  dire ,  &  buoni  penfieri  :  ma  dato  che  anco  Alcinoo  rhauclli:  conofciu- 
to per  fama,  non  conueniua,che  Vlilfe  di  le  dello  dicellie .  Mea  gloria  coelum 
attingit .  ne  meno  a  fua  immitatione  l'Enea  di  Vergiiio ,  Sum  pius  .^Eneas  Fa- 
ma fuper  ajthera  notus . 

Ncftore  parimente  fi  gloria  troppo  ,  &  parlando  con  Agaraepuone  Impera» 
tote ,  &  con  Achille  Rè ,  &  Capitano  più  de  gli  altri  Greci  principale  ,  nel  glo- 
riarfi ^ienc  ad  ingiuriarli,dìcendo  loro,  io  ho  ptalticato  con  perlone  più  fora 
dì  voi,  da  quali  fcmpre  fui  ftimato . 

iam  cnim  aliquaiiào  ego  Òi  cum  futioribus  >  quam  vos 

Viri* 


DICESA%E   'RIPA.  321 

Vitis  confuetudincm  habul:  Se  nurquam  me  ip^paru^  penderunt, 
Prtcuabenellaggerarclagrandc^:(^adi  quelli  ,  con  chi  tcrucrsò  inglo- 
ucntiìfua,  fen^a  venire  ad  vna  noiosa  comparati',  nt..  .  Achille  hi  deirar* 
rogante  a  dire  ad  Agamennone  luo  [mpcradore  in  prefcn^^a  d'altri  principali 
Greci .  Tu  non  hai  honorato  me  ,  che  ione  il  più  fo;  te  di  liuti  i  Greci  j  òcdo- 
lendofcne  con  Theti  madre  lua  conferma  l'iftelTo. 

i  ,  -  Nofcat  autem,  Atrldes  bte  dominans  Agamcmnon . 

I  )  Suamculpam  iqaodfortiiTimum.  Achiuoiumnonhonorauit  . 

Potena  ben  moftrarc  le  Tue  ragioni ,  6^  il  torto  fattogl  da  Agamennone  > 
fèn^aauantarfi  d'elitre  il  più  forte  de' Greci:  certo  che  hmili  parole  lo  fanna 
fupcihc,  ÓC!^im.m  ;de(lo.  Parla  bene  con  gmfta  maniera  nel  nono  dell'Ilia- 
de, in  quilluogo  citato  da  Atiltide,  oue  ricula  Achiiìe  di  non  tornare  a  fcr- 
uire  Agamennone  ,  che  i>!i  mandò  per  ^mbaiciatori  Vhllè,  Aiace ,  &  Fenice, 
s  quali  ri  pofe,  d'hauer  Tempre  cumb-ttcuto,  òC  cfpofta  la  vTu  lya  per  lerui- 
tio  d' Agamennone,  hzucrpcefo  dodici  Città  per  Mare  ,  perTeira  vndici  ,& 
d'hauer  faiti  moki  b'.jttini  di  Thefori  precioii ,  &  datili  tutti  ad  AgamiCnnone  » 
&  ch'egli  poigi»  bau  :ua  tolto  il  premio  ,che  icglidoueua.  Tutto  quello  non 
lodiccatìnedi  vautarfi  delle  (uc  imprefe  ,  ma  per  hir  vedere  i  giufti  meriti 
della  iui  (eruitù ,  Ó^  l'ingiuflo  torto  riceuiuo  in  ricompensa  d..!  luo  Impera- 
dorc  ,  attefo  che  il  contare  i  Tuoi  fatti  per  difeù  lui  >  &  Icolpar  fé  Rclio ,  è  la-i 
piima cagione, che  permetta  Platarcho  d;  lodar  le  (lello  .  Pciò  AriltiJe  non 
piglia  eguale  cllcmpio ,  perche  ad  Achille  era  neccllàrio  in  tal  caio  per  dir  1<l-# 
lue  ragioni ,  narrar  le  lue  prodc:^zeveram-nte  fatte  .  Ma  a  lui  non  tra  uecef- 
fario ne  conueniua lodar  i'oratione  Tua  ;  conccdeli  bene,  che  fi  difendanole 
opere  lue,  &  che  fi  mantenghino per  buone, quando  da  aitiifonoriprcic:  ma 
j. Oli  ellcndo  fiata  a  lui  da  alcuno  biafimaca  ,  non  dcueui  egli  lod,irU  ,  ne  lof- 
icntare  poi  ch'hsuelle  fatto  bene  adellerh  iodatoda  fé  iteilo  ,  quando  iùam- 
n;onito,  ch'egli  fi  gloriaua.  il  Maggiore  Oratot  di  tutti  i  Greci  lo  viene  a_# 
'  conu  noere ,  dicendo ,  che  niuna  periona  di  fodc^^za.,  6C  dottrina  fegnalaca^ 
non  fulo  non  dirà  colà  alcura  gloriolamciite  di  le  ftcfl  >  ,  ma  s'arroiìirà  anca 
fentirne  dire  da  altri  .  Quelli  poi, che  lono  lontani  dalla  ve^^adocuina,  (he  (I 
attribuifcono  ,  &  prefumono  baucria  ,  per  non  lapcie  >  parole  noiohilime  ad 
'  Ydirfidiielteiripioferilcono.  Tantum  abeit  vlium  iiliorum.  qui  folide  do- 
'  ù.\  (unt  ,quicquam  deiegloiiolus  dicere  ,vc  alic  ctiariiU  ceiuc,  erubeicanc, 
'  Qui  ^crolongiusa 'vera,qujm  libi '"vendicant  do^Strin: ,  <iblì*nt ,  j.roptcc  irt» 
fcitiam  verba  moleftiirim.e  yudienda  de  le  ipfis  proferur.t.  Niuno  a  uique  dc- 
'    Urtare  il  trombetta  delle  Tue  lrdi,o  vcrcjom  n  vere,chef)ano  ^ 

La  Velpa  che  luola:^;^a in  alto,^ di  quella  fotte  lini  Halle  Api,map!Ùgrors3» 

I    laquale  perche  manda  Juora  vn  (uono,  che  rimbomb.  >da  Ltini  cnu  mafi  Ram- 

byiiusjè  inutiTen  produr  mele,c  fi  fabrica  i  faui  di  iato  vtici  dentro  di  lullan:(a  , 

attiliìmo  fimbalo  dcii'huoino  vanagloriolo,che  per  Oi.dmaiio  ha  moke  parole» 

X  lU 


322  ICUJSOJ^ULrl^ 

è  fa  molto  ftrepito,  del  rcfto  è  inutile  ,  &  ^  forma  rclla  mente  csflel'a  In  ari^ , 
chimere  vuote  di  /ènne ,  e  di  faperc ,  fabricatc  apunto  di  loto ,  pciche  fi  fond* 
fbpra  la  vanagloria  delle  cofe  terrene  ;  ond'c  quell'adagio.  Bombylius  homo. 
Tali  roRoqutilihuomlni  ,che  de^criuel  hcr frafto  nelli  Charattcri  Ethici.  cap. 
57.  &'  52.  f  netti,  ambitjof',  t\  Ofrmtatori ,  a  quali  s'afrimi^liano  quelli,  che 
pieni  di  boria  volano  col  penfiero  in  a'to ,  Se  comparirono  fontuofi  ,  &  profu- 
mati con  paggi  a  liurea  ,  &  moretti  appreifo  >  p? r  t^t^  più  riiguardati ,  cS:  am- 
miiati,  portando  adoflo  perle,'?  gioielli.contro  i  quali  Plinio  lib.  ^  7.  cap.primo, 
dice,  che  fi  gonfiano  per  'vna  ctru  vanagloria  da  Pifarì ,  Quelli,  che  ogni 
minima  cofà,chc  fanno  cercano  di  farla  con  vano  ,  6^  affettato  apparecchio  , 
tenendofene  poi  buoni  appreifo  le  genti  ,  dando  cdnro  a  ciafcuno  ,  dell'ordine 
che  hanno  tenuto  :  Quelli  che  con  noiofè  oftentationi  celebrano  la  nobiltà  de 
j^li  aui  loro ,  i  gradi  della  cafa ,  le  ricchezze,  &  facultà  ,  che  conuitano  altri  non 
p; r  cor tefia,ma  per  vanità,acciòchc  fi  vegghino  i  loro  fplendidi  addobbamenti, 
&  la  loro  politia,  a  quali  non  fi  può  far  maggior  difpetto,che  non  accettare  Tm- 
tìito,  6^ non  rifguardare  ciò,ch'efll  reputano  grande:^:^a  loro  .  Quelli  che-, 
da  tutti,  &  per  tutto  pigliano  la  precedenza  ,  la  n^an  dritta ,  c'I  primo  luogo , 
Quelli  che  fi  compiacciono  d*£ller  veduti  apprcfio  vn  Principe  ,  e  ftanno  più  fiil 
graue, che l*ifteflb Principe.  Qyellicheper  parere d'hauer  gran  negotij,  ma- 
neggi ,cfecreti  d'importanc^a  (\  ritirano  da  banda  per  ogni  poco  di  cofa,  &  s*ac 
coftano  all'orecchie  delle  peribne ,  quafi  che  ragionafiero  d'occulte  imprere,ne 
diranno  cofa  , che  in  palele  dir  non  potefiero.  Quelli  che  fanno  moftr.  aWn 
foprafcritto  con  titolo  d'lllullre,o  Molto  llluftre,e  taluoItadMlluftriirimo,a^ 
dicono  di  riceuere  continuamente  lettere  hor  da  vn  Principe,  hor  dali  altro,  Se 
t'offcrifcono  difauorirti  apprefio  quelli  ,non  comcoftìtiofi,  ma  come  vanaglo- 
riofi,  per  darti  ad  irtendere,ch*e[li  polTonoapprcfio  Principi;  dicofi  fatte  Icg- 
giere^:(c  fi  pafcono,  àiT  iono  inutiliperfe,nonchcvtili  per  altri ,  eficndo  tut- 
to il  loro  ftudio  porto  nella  vanità  ,  che  fi  rifoluea'finein  vn  rimbombo,  che  in 
breue  fuanifce  :  ficome  ogni  Pompa,e  Gloria  di  quefto  Mondo  con  lonoro  rim- 
bombo pecifte .  Perij  t  memoria  eorum  fonitu . 

VANITA. 

GIOVANETTA,  ornatamente  veftita  ,  con  la  faccia  lifciata ,  porti 
fopra  alla  teRa  vna  t  !^:^a  con  vn  cuore. 
Vanità  fi  domanda  nell  uomo  rutto  quello ,  che  non  è  dri^:^ato  a  fine  per- 
fetto ,  &  ftabile ,  per  ellére  folo  il  fine  regola  delle  nofire  attioni ,  come  dicono^ 
ì  Filofofi .  E  perche  il  'venire  pompe famente ,  &  il  iifciarfi  la  faccia  fi  fa  per  fi- 
ne di  piacer  ad  altrui  con  intcntione  di  cofa  vile ,  fl<^  poco  durabile,peiò  que* 
(ti  fi  pongono  ragioneuol mente  pei  fegno  di  vanità. 

E'  Vanità  mcdefimamentefcoprire  a  tutti  il  fuo  cuore ,  6^  i  Tuoi  pcnfie- 
rl,  perche  e  cofa,che  non  h^  fine  alcuno,  ó^  facilmente  può  nuocere  feli- 
na fperan^a  di  giouamonto  ,  6;^  peto  il  cuore  fi  dipinge  apparente  fopra  al  « 
la  cef^aw>.  ' 

VCRIA- 


DICESA%E  %IPA.  3^3 

VBRIACHEZZA, 

DONNA  -vecchia,  rofTa,  &  ridente,  vcflita  del  color  dc'le  refe  fcccht^  » 
in  mano  leuà  vn  vaio  da  beucre  pieno  di  vino ,  6;^  à  Cinto  vi  farà  vna 
Pantera .  . 

Rapprcfentafi  vecchia  ,  perche  il  troppo  vino  fa ,  che  gli  huoiiini  prcfto  in- 
uccchiano,  &  diuentano  deboli  • 

La  Pantera  moftra,che  gli  vbriachl  fono  ruriofi,di  coftnmi  crudeH,5^  fero- 
ci ,  come  fono  le  Pantere>lcquali,  come  dice  ^^liftotilc  nella  hiftoria  de  gli  ani- 
n^ali ,  non  fi  dimcfticano  mai . 

DOnna  grin:5;_a,  &  canuta ,  veftita  di  nero  femplicemente  ,con  vn  ramo  di 
Senicio  in  mano  ;  perche  i  fiorì  di  quella  herba  fono  di  color  pallivi©  )  ^^ 
nella  loro  più  alta  parte  diuentano  come  canuti ,  &  cadono. 

DOnna  con  la  tefta  canuta,  micilcnta  ,  5^  con  molte  crefpc  per  la  Tacerà, 
'Veftita  di  quel  colore  delle  foglie,  quando  hanno  perduto  il  vigore/cfi- 
:^a  ornamento,  tenendo  nella  man  fmiftra  vn  horologio  da  polucre,  ilquale  dia 
nel  fine  deli'hoia  ,  &  -^rn  paro  d'occhiali ,  con  l'altra  appoggiandofi  ad  -vn  ba- 
ttone ,  infegnerà  col  dito  il  detto  horologio ,  &  terrà  "Vn  piede  alto ,  S<  fofpcfo 
lopra  vna  folla,  mollrando  il  vicino  pericolo  . 

Vecchic:^:?;a  è  quella  età  dclfhuomo  ,che  tiene  da  cinquanta  fino  a  fettanta 
anni ,  nelU  quale  l'huomo,  che  va  in  decUnatione  per  la  fredde;(^^a  del  fangue , 
diuiene  inhabilc  ale  fatighe  corporali ,  &  elTercitij  mentali,  ;  quali  per  la  debo- 
lezza de*  fcnfi ,  non  puh  fare  fcn:^a  difiicoltà  ,  e  quefta  età  è  tutta  declinatione. 

Che  la  -vecchie:^za  fminuifca  la  vifta  >  le  forze,  l'ambitione,  le  bellc:^ze,6^ 
lefperan:<[e  ,0  mr.ftra  con  gli  occhiali,  col  bellone  ,col  veftimcnto  ,con  la  tac- 
cia ,  fis.^  con  rhorologio ,  che  ftl  in  firie,oucro  dal  color  della  verte  lomig  ian- 
te  à  quello  delle  frondi  de  gli  alberi  n  eli*  Aatunno,ouero  dalla  folfa,  nella  quale 
ila  per  cadere. 

Si  potrà  ancora  dipingere ,  che  tenga  in  mano  le  fpine ,  onero  la  pianta  d'al- 
cune cofe,  le  quah  fiano  sfrondate  in  gran  parte ,  Se  languiae  . 

recchieT^a . 

VN  A  vecchia,  magra,  pallida,copcrta  d'^n  manto  nero,&  che  fi  appog- 
gi ad  vna  Crocciola,  e  con  la  finiftra  mano  tenga  'vn  ramo  leccho  tia^a 
foglie  da  vna  parte  'vi  fia  vna  tartatuca ,  e  dall'altra  vn  horologio  da  poluccc, 
e  che  moitr  )  che  la  dctu  poluere  (ìa  ai  fine . 

VELOCITA. 

DONNA  con  Tali  alle  fpaìie ,  in  atto  di  correre ,  tenga  vno  Sparuicr o  Irij 
capo  con  l'ali  aperte,  il  che  è  conforme  ad  vn  detto  di  Hoaicto ,  doac  fi 
«intime  ~vna  gran  veiocic4  col  volo  dello  Spatuicco* 


S24  IC0N0L0GI<t4 

Velocità . 

DOnna  con  habitOjCOn  Vali  alle  Cpzììe ,  portando  i  Talari ,  onero  ftiualetti 
Hmili  a  quelli  di  Metcurio,  &  nella  deftra  mano  '^'na  (actta . 
I  calari  fono  inditìo  di  velocità  ,  però  dilTe  Virg.  di  Mercurio. 
Auresquje  rublimem  alij  fiuè  iequora  fupra 
S:u  cerraTj  rapida  piriter  ciim  flumine  portant . 
La  faetta  ancora  nei  fuo  moto  vclociUimo  raecita,  che  le  ne  faccia  memoria 
inquefìo  propofìco. 

Appreffo  h  5ueri  vn  Delfino  ,  &  vna  Vela ,  quefta  perche  fa  andare  veloce  la 
i^a-uer^iuello,  perche  inuoue  fé  (ìcSo  velocemente* 

VELOCITA    DELLA    VltA   HVMANA. 
Q  E  dipinge  per  la  velocita  della  vita  htimana  vn  Centauro ,  il  quale  anima- 
L^    le  fino  alle  patti  cftreme  del  ventre  hanno  lotraa  humana,  6^  il  redo  del 
«epe  fi  fi'ige  fi'iìile  a  vn  Cauallo  . 

Racconta  Pierio  Valeriano,  che  il  termine  della  noflra  vita  con  'veloce  cor- 
fofaprauuiene  ,  &  qucft<>,peri.ioche  noi  con  vna  marauigliofa  lubiiciià  caden- 
<lo ,  fiamo  dalla  morte  rapiti . 

VENDETTA. 

DONNA  armata,  &  veduta  di  rodo ,  nella  deftra  tiene  vn  pugnale  ignu- 
do, &  fi  morde  vn  dito  della  finlftra  ,  a  canto  ha  vn  Leone  ftrito  co|i3  va 
-dardo  ,  il  quale  fi  veda  in  detta  ferita,  &  il  Leone  ftiain  attofpauenteuole. 

La  vendetta  fi  rapprc(enta  con  vn  pugnale  in  mano  ,  per  dirnodrare  quello 
atto  fpontaneo  delia  'volontà  ,  che  corre  a  vendicare  le  ingiurie,  con  lo  ipargi- 
mentodeiranguc,&  però  incora  fi  vefte  di  rolfo.  \ 

Si  dipinge  armata  ,  perche  per  mezzo  delle  priopie  forile  facilmente  pub 
l'huomo  vendicare  l'oftrie . 

Eh  morde  il  dito,perchechi  è  inclinato  a  vendicarfi, per  hauer  memoria  più 
ftabile  ,  fi  ferue  cofi  dei  male  fpontaneo  ,  che  fi  fa  da  se  ftellb ,  per  memoria  del 
male  violento  ,  che  pruoua  per  io  sforzo  degl'altri. 

Il  Leone  ell-ndo  ferito  olfjrua  mirabiimcnte  il  percuflorc  ,  &  non  lafcia  mai 
occafione  di  vendicaifi  .  Onde  il  Pierio  racconta ,  che  vn  giouane  compagno 
diGiubaRedsWiori  ,  m.entre  ildcttoReandauacon  l'Elìercita  per  li  deferti 
deirAffica  per  cagione  di  proucdere  alle/ìic  C(  fé  ,  incontrsndofi  in  vn  Leone 9. 
Io  pércode  con  vn  dardo,  Se  l'atrio  dnpoi  ripallando  il  detto  Re  già  Ipediio  per 
quel  medehmo  luogo,  comparile  il  detto  Leone,  5c  cfieruandoil  giouane, che 
Thaueua  ferito,  andando  con  vs'ociffimo  corfo  fra  la  gran  moltitudine  de*  Sol-^ 
dati  ,miferabilmente  lo  lacerò  ,  partendofi  fen:^a  off  ndere  alcun'altro  j  folo 
fodisFaccndofi  d'hauer  vendicata  la  vecchia  oftefa .  Però  gli  Egitti)  dipingeua- 
uano  iiel  detto  modo  il  Leone  per  la  vecjdetta . 

l/'enJletta, 

DOnna  armata ,  con  vna  fiamma  di  fuoco  fopra  all'elmo ,  luueri  mo:^za-r 
la  finiftra  mano:,  &  teneij  jo  gli  occhij  hfsi  al  tronco  dei  braccio  dimo- 
ftii  con  i'^rpetco  cu. baio,  milinconÌM'5ciabbia3dali*  altea  mano  ttrr^'  il  pugna' 
•  le  in 


DICESA'KE  %IPA:        '  jjj 

ìe  Inatto  di  voler  ferire,  fari  vediti  di  roiro,&  a  canto  hauetàvnCoruo,  con 
vno Scorpione  in  bocca ,ilc|ualc  j  ungacela  punta  della coiia il  Coruonci  collo. 
L'armatura  dimoftra  il  valore,  6C^  la  fortt::^:^;»  del  corpo  cflcr  nccelVario  alla 
'vendetta  de'  danni  riccuuti . 

Il  fuoco  è  inditio  dei  moto ,  6^  del  feruorc  del  fangue  intorno  al  cuore  ,  per 
ira,6c^^  per  appetito  di  "Vendetta  ,  a  che  corrifpondci'afpctto  turbato . 

E  guarda  il  tronco  del  braccio,  perche  non  è  cofa  alcuna,  che  inanimi  niag- 
eiormcnic  alla  'Vendetta,  che  la  memoria  frcfca  de'  danni  riceuuti . 

E  però  è  dimoftcata  col  Coruo  punto  dallo  Scorpione ,  dal  clic  l*  Alciato  tira 
vn  luo  emblema  dicendo . 

J^aptabat  -volucres  captum  pede  Coruus  in  auras , 

Scorpioni  auiaci  premia  parta  guU . 
^ftilie  infufofenfim  pn  m  'mbra  veneno  > 

B^aptorem  in  flygi'^is  ccmpulit  vltor  aqu^s,  -v 

O  rifu  res  digna  ;  aliis  qui  fata  parabat , 
Ipftpmt  yproprijsfuccHbuitq;  dolis . 

VENVSTA.' 
Dd  Signor  Giouanni  Zarattìno  CaHtlUno  ^ 

Nt  M  F  A  bella  di  grauofo  alpctco  vcftita di  cangiante,  cìnta  con  vn  cìn- 
go!o,ncl  quale  vi  iìano  ricamati  intornoCupido,  le  faci  ardenti,&  il  ca- 
duceo di  Mercurio,  porti  in  tcfta  vna  corona  di  ro(e, tenga  nella  delira  mano 
l'Helichrifo  fiore  gialio,v5c  lucido  come  l'or o,nclla  (ini lira  l'augellctto  chiama- 
to da  Greci  Tinge. 

La  Vcnufta  è  vna  certa  gratìa,  che  arreca  perfetto  condimento  alla  bellec^za: 
perche  non  ogni  perlona  beila  ha  venuftà.  Suctonio  defcriuendo  le  facten^ze  di 
Claudio  Neroi)e,fcce  difìeren:^a  nel  cap. 5  i.dailabelle:^5^aalla  venullà.in  quel 
le  parole.  Fuit  vultu  pulcro  magis,quam  venufto .  Fu  di  volto  più  tolto  bello  « 
che  venufl:o,e  gratiolo. Catullo  facendo  comparatione  di  Quinta  con  la  Tua  di- 
letta Lesbia,concede,che  Quintia  fulTe  bella,non  però  totalmente  bclla,perche 
non  haueua  alcuna  vt  nuftà,  ma  proua,  che  Lesbia  Tua  era  tutta  bella , perche^ 
haueua  ogni  'venuft^i. 

Quintia  formofa  eH  multis  mihi  candida, longa, 

Ei^a  eH .  hdòc  egoficftngula  confiteor . 
tctum  illud  formofa  nego,  nam  nulla  f^tnuHai , 

Trulla  in  tam  magno  e/i  corpore  micafalis , 
Lesbia  formofa  €U,qu£cumpulcherrima  tota  e^t 
Tum  omnibus  vnu  omnes  fmrippiit  f^eneres . 
Dalquaie  Epigramma  fi  raccoglie,che  oltre  alle  fatce:^zcd\n  corpo  grande, 
ben  foimato,e  d'vn  color  canddo ,  bifogna  hauer  anco  Venufta,e  quclto  lo  di- 
moltra  Catu  lo  non  tanto  in  quella  (uà  voce  Vcnuftas,  quanto  in  uueiJii .  Mica 
'falis.  cioè,che  Quintia  era  inlìpid-i^non  hauena  niente  di  venuftajC  grana, (opra 
ai  che  Akllandro  Guarino  Acauo  del  Caualier  Guarino  autore  dtl  l-'altoi  fido, 
•dice.  Quemadmodum  cibi  line  Jale  minime  deleCtart,  i«u  Qiiintia  quoque, 
•kiiicet  ionga  ,  iS<^  candi^ia  eikt  ,lj|ic  '\cnaItaLc  non  '\  idtbatui  formula , 


^zS 


^ 


IC  ONOLO  C  I<té 

V    E    N     V    S    T    A. 


Skome  il  cibo  Ctu'^^  ^ale  non  gaffa  t  coCi  anco  Qu'ntia  , ancorché  fulTc  heWsu  , 
grande,  e  candidi,  nondimeno  non  t>3ì  cua  bella  /èn:^  Venufti  ,  h  quale  non  è 
alcro,chcvna  certa  grati2>riconTC  neirvltìmover^oerponeil  fudecto  Autore  in 
quel  mezzo  pentametro ,  Omnes  f^irripuìt  Veneres .  Vidctur,  inqult,  cetcris 
mulieribus  omnes  -venuftates  furrip.iilTe ,  cum  ©mnisgratia  in  ipfa  fola  appa- 
reat  l'.ioè  pare, che  Lesbia  habbia  rubbato  tutte  le  vcnuftà  alle  altre  donnc^oi- 
che  in  lei  fola  apparifce  ogni  gratia  :  a  gnifa  del  ritr ano  di  Zeuxide  Pitturr ,  che 
per  figurare  a  gli  Agrigeniiniìn  .Sicilia  Giunone  l  a:inia,  (ciclfelepiù  belle  bel- 
[c77e  dalle  p:u  beile ,  e  gratiofe  don:^elle,  ch'hauc^rero  :  Ci  conferma  da  Locre- 
tioPoetajchcvctroil  fine  del  4.  lib.  chiama  la  gratia  ,  mero  Tale, 
Taruula  Tuwtlwt  Charìtonia  tcìa,  meruntfaL 
Volendo  inferite,  che  a  tal  amante  accecato  dalTamorc  vna  Dama  pìccola', 
di  bafla  (iatuia  da  lui  amata  parerà  vna  delle  Gratic,  tutta  faporrta,  e  tutta  gra- 
tioia,  ki^- tcrcioche  Chatiton  ia  feno  due  parole  in  alcuni  teftì  malamente  con* 

gionie. 


DICESA%E  %IPA.  327 

gionte,  che  in  gi,eco  fignlficano  gratiarum  vm,  'Vna  delle  gratic ,  laquale  gt*» 
tia  Totto  nome  di  (ale  'Nren  da  molti  Autori  comprefa ,  perche  la  Vcnufti,fiCsJ 
la  gratia  è  il  condimento  citila  beIlc;^:^a.come  il  Tale  d'ogni  -viuanda.  Plutarco 
nel  quint®  Simpofio  nella  queftione  decima  .  Fadum  elt  vt  gratiarum  nomen 
falibusimponcretur  aquibuldam,  Etpiùabaflò.  Atq;hac  fortafle  de  c?ufà 
pulchritudincm  mulierjs  non  ociofam  ,  aut  inuenuftam,  fed  gratiofam.S^  ad 
promouendum  aptam/alfam  vocant.  Per  quefta  cagioncjdice  egli  la  bcllc:^:^* 
d' vna  donna ,  che  non  fia  otiofa,  fciapita,  &  (en:<^a  venuftà,ma  che  fia  gtatiofa, 
éc^  atta  a  commuouerc  gli  animi ,  é  chiamata  falfa,  cioè  faporita ,  &  gratiofa; 
&  però  Venere  riputata  Dea  della  bcllc:^:5^a  lì  finge  nata  dal  Mare,che  è  falfo  :  fi 
<che  la  Venuftiì,  che  dice  Catullo,  il  Sale,ò<:  le  Veneri,  altro  non  fono,chc  la  gra- 
tia ,  ÒC^^  la  gratia  non  è  altro. che  la  Venula,  parola  dcriuata  da  Venere  ;  a  Ve- 
nere enim  {  vtinquit  Cicero)  diciturVenuftas,  perciò  dille Catullojchc  Lesbia 
rubbò  tutte  le  Veneri,  cioè  ogni  gratia,  &  Venuftà  ,  perche  Ven  ere ,  come  Dea 
delle  bellezza,  &  capo  delle  gratie,  oltre  la  bcllc:^za  del  corpo  hebbe  in  fc  tutte 
legràtie,  che  fi  ricercano  ad  vna  perfetta  VenufU ,  la  quale  contiene  due  doti 
^principali  :  la  gratia  dcU'arpetto ,  &  la  gratia  della  voce  ;  circa  Tafpetto  confille 
nel  grato,  &  gratiofo  colore,  nel  gratiofj  moto,  nel  gratiofb  rifb  ,  &  nel  gratio- 
fo  fguardo .  Circa  la  voce  confi  Ite  nel  giatiofo  parlare ,  nel  quale  fpetialmente 
fi  ricerca  il  faporito  Tale  delle  faggic,  foaui, angeliche  parole,c  però  dille  Quin- 
tiliano Iib.<5.  cap.  j.  che  la  Venuftà  è  quella  cofa ,  che  fi  dice  con  vna  certa  gra- 
tia .  Venuftu»!  cft,  quod  cum  gratia  quadam,  &  Venere  dicitur»  Et  nei  x.Iib, 
capitoioprimod.ile.  Ifocratcsomnes  dicendi  Veneresfecutuseft  .  \  olendo 
•eiprimercjche  Ifocrate  hebbe  nel  dire  ogni  gratiofa  maniera .  Tutte  le  fudettc 
parti  della  Venuftà  vengono  confiderate  più  volte  dal  Petrarca  nel  caro  ogget- 
;to  dell'amata  Laura:  confiderò  il  grato  colore  di  gracia.,4^di4olcczza  pieno 
in  quello  quadernale . 

ToHoche  del  mio  fiato  fiijjt  accerta» 

»/i  me  fi  volfein  sì  huouo  colore , 

eh'  haurebbe  aGioue  nel  maggior  furore 

Tolto  l'arme  di  mano  ,  &  l'ira  morta. 
In  quel  terzetto  poi  confiderò  il  candido  colore  del  -volto ,  la  bionde;^za  dèi 
■capello ,  la  negre:^?a  delle  ciglia ,  lo  fplendore  de  gli  occhi  >la  bianche^^za  delli 
dcnc>,&  la  rolìè:^:^»  delle  labora,  colori  che  arrecano  gratia,  &  Venuftà  »  «^uai> 
'd«  con  proportionecompcjfti  fi  ritrouano  tutti  in  vn  luggetto. 
Latéfia  or  fino  ,  &  calda  neueil  volto  , 

Hebeno  i  cigli  y  e  ginocchi  eran  due  slelle 

^Ond'^mor  l'arco  non  tendeua  in  fallo, 
Terle,  &  roje  vermiglie.         Et  q  elcheifegue. 
Confiderò  il  giatiolo  moto,  e  Igu  >rdo,quando  difle. 

^Che dolcemente  i  fiedi^e  gli  occhi  muoue. 
Et  nelfònetto  in  qual  paice4el  Cicloconfidecò  inficme  conio  (guanlo  li  grft 
'  tiofo  ^atlaic  a  e'i  dolce  tilò  • 

X     4  T«r 


32S  IC  ONO  LO  C  I<t4 

Ver  diurna  héìleT^p^x  indarno  mira 

Chi  gli  occhi  di  co^eigiamai  non  yìit 
Come  foauementr  ella  li  gira , 
T^on  sa  coni  ^morfana ,  &  come  anciàe 
Chi  non  sa  come  dolce  eUafofpira , 
E  come  dolce  parla  )  e  dolce  ride, 
fi  HcJ  feguentc  Sonetto . 

%yimor  j  &  io  sì  pien  di  merauìglia  » 
Come  chi  mai  cnfa  incredibil  vide 
Miriam coflei  ,  quando  ella  parla ,  o  rìde . 
Neil  altro  Sonetto  confiderò  medcfimarnence  il  gratiofo  palf© ,  ti  moto  cfel 
picde,<J:iIiòauc  parla  re . 

Lieti  fiori ,  &  felici ,  &  ben  nat*herhe  > 
Che  Madonna  paffando  premer  fuole, 
Edtlbei  piede  alcun  veftigioferbe . 
In  qucfìc  pafl  dunque,  nel  colore, nel  moto,nel  ri/b,nello  fguar(fo,e  nel  par- 
lare confìfie  la  ^^enuf-a,  che  rende  gratia  alla  be'Jc:^za,pcrciò  1  habbiamo  vefti- 
*a  di  cangiante  comporto  di  vari)  colori,  per  la  varietà  delle  gratie,  che  fi  ricer- 
ca in  -vn  bf  Ho  oggetto,  ac^ioche  habbia  vna  compi  a  b€lle:^za  .  Perche  fecon- 
«o  11  Platonico  Ficino,'a  bcllec^:<^a  è  vna  certa  ^enuftà,  5^  gratia,la  quale  il  piO 
delle  volte  G  deriua  fpetialmente  da  vno  adornamento,  &  eleganza  di  più  cofè: 
&  è  di  tre  forti .  Primieramente  per  Tornamento  di  più  virtù  fi  forma  la  gratia 
nfgli  animi:  fecondariamente  per  la  concordia,  &  proportionc  de  colori,  &  li- 
nee nafce  ne  li  corpi  la  venufl:a,e  la  gratia;ter:^o  venufta,e  gratia  p  irimcnti  gran 
didima  nafce  dalla  confonanza  della  voce ,  e  della  dolce  armonia  delle  paro!  :  , 
fiche  di  tre  forti  è  la  belle:^za,  dell'animo,  del  corpo,  &  della  voce .  La  bellez- 
za dell  animo  fi  gode  con  la  mente,  la  bclle:<;;^^a  del  corpo  con  gli  occhi ,  la  bel- 
If  :(:^a  della  voce  con  le  orecchie  ;  Onde  l'ideilo  Ficino  in  Platone  de  Pulcro, di- 
ce, Pulcrù  elle gratiam  quandam,  qu(?  animum  per  mentem,vifum,&:  auditum 
Brìouet,&  allicit ,  oae  in  foftanza  concluder  fi  deue ,  che  la  bellezza  confifte  in-, 
vna  certa  gratia,&  Venuftà,che  commuoue,e  tira  l'animo  mediante  la  mente 
rocchio,  e  l*vdito,tutte  queftc  tre  forti  di  belle:^:^a,nellequali  vnite  infieme  *p - 
parifce  la  gratia,  &  la  Vcnufta,  fono  dal  Petrarca  mediante  fpccialmentc  la  vir* 
tùj  che  forma  la  gratia  ne  gli  animi,  in  quel  Sonetto . 
Q  d'arienre  virtute  honeHa  ,  e  bella 

^Ima gentil .     Ec  in  quello  che  comincia .  Chi  yu^  veder» 

^edrà  s' arriua  a  tempOy  ogni  virtute 
Ogni  beUcT^^a  ì  ognirealcojìume  , 
Giunti  inyn  corpo  con  mirabil  tempre  m 
Nel  Sontt  to .         ,^njor  con  la  man  defira . 

fama,  honoYy  Ù  virtute ,  &  leggiadra 
Cafìd  beUe^a  in  hahito  celere 
Stmle  radici  deH^mbilfitm^-, 


DI  CES<iARE  'KIP^.  32P 

Et  nel  Sonetto.  Vo^ìa  mifpron4 .  Nel  cui  primo  terzetto  particoIafWitrit^^ 
fono  raccolte  tutte  le  tre  (udctrc  forti  di  bellezza  dell'animo  del  corpoA  dcila 
voce,  nelle  quali  é  la  Venufta,  &  gratia , 

VÌYtute ,  honor ,  heììCT^xa  ,  atto  gentile , 
Doler  parole  a  i  bei  rami  m'han  giunto» 
Ouefoauemcnte  il  cuor  rninuefca . 

Virlute,  honor,  ecco  L  bellezza  deiranimo,chenegli  animi  conciliala  gra- 
tia .  Bclle:^':^a,atto  gentil;  Eccola  gratia  del  corpo  ,  Dolci  parole  ;  ceco  la  gra 
da  della  voce .  ^  i  bei  rami  rnhan  giunto . 

Ouefoauemcnteil  cuorni'iuuefca  ,•  ecco  la  polTanza  della  gratia,  che  in- 
uefca ,  commuoue ,  allctta ,  e  tira  l'animo  per  mezzo  della  mente ,  l'occhio.  t> 
T'vdito . 

La  gratiofà  Venuda,  dice  Platone  nelle  leegi ,  che  fi  conuienc  più  alle  femi- 
ne .  Venuftum  autem,modeftumq;  magis  feminis  elfe  accommodatius:  quin- 
di è,  che  M.  Tullio  per  Tordenario  Platonico  nel  primo  degli  offici)  dice.  Venu- 
fta tcm  muliebrem  ducere  debemus.  dignità tem  virilem  .  Dobbiamo  peniate, 
che  la  venufta  fia  cofa  da  femmina,ladegnità,e  grauità  huomorma  è  da  crede» 
rCjche  vogliano  intendere  d'vna  certe  delicatec:^^),  morbidi  :^/ajCm.odeftia  fé- 
minile,  non  che  la  Venufta,d:  gratia  ftia  male  in  vn'huomo,  pecche  vn'huomo 
fen7a^enufta,e  gratia  (ari  di/gratiato:  an:^?  h  Venufta  &  gratia  rende  i'huo* 
f»o  grato,e  giocondo,ancorchc  brutto  fia  .  Vliftr  era  deformp,nondimeno  eoa 
la  fua  Venufta,  e  dolce  perfua(ione  s'acquiftaua  gli  animi  di  tutti  i  Grrci,  e  con 
la  fua  gratiofa  faconda  puotc  anco  fare  innamorar  di  le  le  Dee ,  come  di  lai  te* 
ftifìcaOuidio. 

Non  formofuserat,  fedetatfacunaus  Vlyffes» 
Et  tamen  icquoreas  torfìc  amore  Deas  . 
•  evinto  Rofcio  Comedo  era  guercio,  e  brutto  d'afpetto  ,ònd*eg!i  per  ctìprit 
la  deformiti  fua  fu  il  primo,che  vfalle  comparire  in  Scena  con  la  mafchera:  ma 
il  popolo  voleua  più  tofto  vederlo,  &c  vr^irlo  fmafchcratò  ,  perche  oltre  la  dolca 
pronuntia,haueu^  Vnafingolarvenuftijd: gratia  nel  m  to,  enei  'attiene in cf- 
primere  con  gratiofi  gefti,  6c  mutatione  di  -vTo  diuerfì  affetti:  iiora  fc  in  brut* 
te  corpo  cagiona  la  "venufta  cofi  grato  affetto,  tanto  maggiormente  cagionerà 
più  grato  effetto  in  '\n  bello  i  &  però  niuno  certo  affermarci,  che  ad  vn'huomo 
non  fi  conuenghi  la  venufta:  purché  non  fia  di  quelia  effeminata:  ma  di  quella-» 
virilf,che  habbiamo  veduta  efferc  in  Monfìgn»  Panicarola ,  che  con  la  bejisrra 
«lei  corpo  haueua  accompagnata  tanta  ve nuft^,e  gratia  nel  dire,chf  farismo  (U 
ftati  ad  vdirlo  /ènza  prendere  dalla  mattina  alla  fera  altro  cibo,chf  la  iUa  facon- 
dia :  &  più  di  quattro  volte  veduto  habbiamo  il  Tallo  fiarlo  ad  -\  dite  auanti  il 
Ptrgolo  in  piedi  a  becca  aper':a  fenza  muouerfi  rr.ài ,  eff'ttti  drlla  Vei.uftÀ ,  OC 
gratia,  che  incanta  le  perfcne  ,Ó<,  r?pifce  gli  arimi.  Si  come  rammo  d'Al- 
cibiade reftaua  incantato  dal  parlar  di  '"cerate  con  tbrtrcht  fc  :;^:;;;<  FiIorofi.,d^ 
brutto  fulTc:percioche  folea  dire  Alcibiade,ch*epl!  r"?T  are  uà  più  addc  Icuo  dal- 
le paiole  di  Socrate  jche  dalia  foaue  atekidia  di  Maifia^c  Giiirpig  eccs    o^  ufi  ci  : 

taaco 


33'  ICONOLOGIA 

tanto  vehementc,  &  efficace  la  Tua  gratiofa  nelle  parole ,  &  gcftl  ;  la  qitale  gra- 
tia  è  da  tutti  gli  Oratori  aliai  commendata:  ne  fclamente  la  dolce  grada  del  di- 
re ,  ma  la  bella  Vcnuftà  del  'Volto ,  6<^  della  perfona  è  commendabile  in  -^n 
huomo .  Plutarcho  celebra  il  gratiofo  volto  di  Pompeo ,  che  penicniua  la  gra* 
tia  del  Tuo  parlare^  ,  Vultu  initiopijeditusfuitn«n  mcdiccriter  gratiofo, qui 
pra^ueniehat  eius  órationem  :  feguita  .  poi  dire,che  tutte  le  Tue  Veneri,cioè  gra- 
tie  piene  di  grauicà  erano  con  humanità  congionte  ,&:  nel  vigore,  &  fiore  del- 
la gioucntù  feni'e  riliiceua  vna  regia  maeft^.  Suetonio  in  Augufto  cap.  7^.  lo- 
da la  bclleii^za  ,&  lavenuftà  della  fua  prefen^^a.  Forma  fuiteximia,&  per  om- 
nes  statis  gradus  venuftìlfima  ;  di  tal  venullà  per  tutti  i  gradi  d'età  vien  anco 
da  Greci  lodato  Alcibiade .  M  Tullio  iftello  loda  il  vólto,che  arreca  digniii,& 
'vcnuftà  insieme .  Vultus  multum  afF<rrt  tum  dignicatem  ,  tum  Venuftatem . 
Talché  la  Veiiuftà  in  vn  huomo  è  Ind..  bile ,  e  conueneuole  :  Nella  donna  non 
ne  ragiono^  poiché  più  tofto  fi  amerà  "vna  men  bella,  che  fia  virtuofà  , gentile , 
g'  atiofa  nel  camminare,  ragionare,  ^  conuetfare,  che  vna  più  bella  di  volto , 
fenza  venuftà,  fen^i  vittù  alcunaituftica  nel  procedete»  fcioccik  neirandare ,  oc 
infipidanel  parlare. 

Habbiamo  cinta  la  noftra  figura  della  venufta  col  fìidetto  cingolo  da  Greci 
chiamato  certo,  ouero  baltheo,  che  Venere  di  natura  Madre  d'ogni  Venuft4,& 
gratia  portar  folca  per  comparire  gratiofa,  rei  quale  vi  era  tanta  virtù  ,  che  ne- 
gli amotofi  fdegni  placaua  per  f  ne  l'iracondo,  e  furibondo  Marte,&  col  mede- 
fimoGiunonericeuntoloimprefto  da  Venere  puotè  placare  l'Altitonante  G:o- 
ue  :  (cher:^c)  gratiofamcnte  fopra  ciò  Mi'ttiale  nel  6^  lib.  colendo  lodar  Giulia 
di  gracia,  8^  bellezza, a  cui  dific, ch'era  tanto  bella,&  gratiofa,che  da  lei  Giu- 
'aone9e  Venere  iftelfa  farebbe  venuta  a  dimandare  imprefto  il  gratiofo  cingolo»; 
Vt  Martisreuccetur  amori  fummi(j;tonant!s» 
%A.  te  luno  petat  ctfìumy  &  ipfa  f^enus^ 
Quefto  pretiofo  cingolo  è  dcfcritto ,  ficome  l'habbiamo  figuratola  HoQSt^ 
IO  nel  xiii,  della  fua  Iliade,  oue  a  Giunone  Venere  rimprcfta-. 
^  peBorihm  foluìt  acu  pi6ìum  cingulum,. 
yarìum:ib'tantemineoiUecehYàòoriìnesfa5Ì£eranty 
ihiìnerat  quidem  ^mor,  &  defidcrium ,  &  coUoquiuiU 
BlandiloqucntiCy  qu£  decepit  mentem  valde  etiam  prudenÙMmy 
Hoc  ei impoiuit  manìbusy  vtrbumqi  dìxity&  nominauity 
%/iccipe  nunc  hoc  chguluniytuoq;  impone  fìnui^ 
C onte xtnm varie  inquo  omnia  f^óia  funttneq\  tihipUt'4i 
ìnejjìcaxfutummeffe.quodcuìiq  mentibustuncupis. 
Apparlfcc  da  quello  teli»,  d  Homero,  che  in  detto  cingolo  vi  erano ricaiuitì 
a  ponta  d'aco  Amore ,  i  dcfiderij,  eh  loaue cloquenc^a  del  parlar  dolce .  Amo- 
re Thabb^amoprefentato  con  la  lolita  imagine  d:  fanciullo  alato ,  i  dcfiderij 
con  ■€  faci  ardenti  ,i  quali  loncquclh, chea  gmfadvficelle accefeardeno  con- 
tinuamente i  cuori  degli  umanti .  La  foaue«loquen:(a  ,  &  il  dolce  parlare  col 
caduceo  di  Mercurio  tiputito  da  Pc  eti  padre  della  eloquenq;»,  6(^^  ancora  ca- 
jpc  delie  ^ralicj  cciijc  dice  il  Gixalcio  iiei  Siniagmate  xiii.  Mcreurium  infuper 

ve- 


DI  CES<iAKE  'AITA.  331 

retffrcsgratiarumDuccmconilituerunt  .  E  però  L  uciano  antico Tibfofo  nel 

dialogo  d'^pollinc,^  A:  Vulcano  dice,  che  Mercurio  tubbò  il  cingolo  a  Venere, 
dilla  quale  fìi  abbracciato  per  la  victoiia,  che  riporto  ir  ed^ance  la  Tua  gratta:  ne 
fen:^- cagione  gli  Aiheniefi  pofero  (  per  quamc  narra  Paufànìa  )  nelVandic» 
della  rocca 'a  (tatua  di  Mercurio  infif me cen  le gratic  .  Siclic  il  Caduceo, co- 
tnc  tiramento  di  Mercurio  ferue  per  nmb,)fo  delti  foauc  e!oquen^a,e  della  gra 
tiofa  facondiii  de!  parlare  :  nel  qtial  cingolo  Homcro  ci  volfe  dare  ad  incendere 
h.  for^a  della  gratia,ren^a  la  quale  la  bellezza  non  vai  niente:bella  era  Venere, 
K)A  lènza  il  cingolo  fi mbolo  della  gracia  non  poCcuaaddolcire,<!k  allertare  Mat- 
te }  bella  era  Giunone,  ma  lenza  il  cingolo  di  Venere,  cioè  lenza  la 'Venufl:a,& 
giatia  non  potè  mitigar  Gioue,  mediante  laqualc  pur  lo  mitigòj  ficorre  Vencr« 
Marte,  volendo  inferire,  che  la  bellezza  congionta  con  la  gratia  pub  adefcart^ 
ogni  perfona,  ancorché  ha  di  fiero  cuore,  come  Marte,  e  d'animo  fublimejS^ 
alto  come  C^ioue  ;  ma  chela  bellezza  non  ha  qucfta  virtù  fenza  la  gratia, laqua- 
lc induce  Amore  ,  ÓC^^  delìderij  con  la  (oauicà  del  parlare  nelle  menti  de'  pii^ 
prudente  huommi,  allettandoli  in  tal  maniera,  che  fi  ottiene  da  loto  ciòcche* 
iisà  delidcrare. 

Libanio  Filofofo. Greco  fopra  il  cefl:o,e  fopra  la  rofa  fioge  vn  beilillìmo  Ichec 
Sjofifcgnato  di  Angelo  Pohtiano  nella  Ccntuiìa  prima  csp,  xi,.&  narra  che  PaU 
lade  >d^G)unone  ,  edendo  comparite  auanti  il  pallore  Giudice  delle  belle:^zc 
loro,  difiiiro  a  Vcnere,che  lì  Icuade  il  detto  cingolo,  perche  le  daua  tanta  gratia, 
che  incantaua  le  perfone  :  rilpolè  Venere,  ch'era  contenta  di  deponerlo,ma  che 
era  ben  douere,  che  fé  vna  di  loro  haueua  il  Murion  d'oro,  &:  Taltca  vna  diade^ 
ma  pur  doro,  eh  Vlla  ancora  fi  procaciallequalch'altro  adornamento  gratiolòi. 
rimalcr  d'accordo  Pallade  ,  e  Giunone  .  Venere  difcoftatafì  da  loro  le  n'andò 
in  vn  bellillìmo  prato,  oue  colfe  gigli,  'viole ,  &  altri  fiori  per  addornarfcncma 
pacando  auanti  Tenti  l'odore  della  rofa,  alla  quale  accoftatafi.vedendola  (opra-, 
ogni  altro  fiore  bella,  &  gratiofa,  buttò  tutti  gli  altri ,  e  feccfi  vna  corona  di  ro- 
ity  con  la  quale  comparì  auanti  il  Giudice,  5na  Pa!lade,&  Giunone  vedendola-» 
oltram<  do, con  tal  corona  di  rofegratiofa,  nonafpectorfioilg  uditio,  maam- 
medue  fi  chiamarono  vinte ,  &  corlcto  ad  abbracciar  Venere,  àC  baciar  la  co- 
rona di  rore,&  poftafela  cialcuna  fopra  il  crine  loro  di  nuouo  la  ripoleto  in  e  pò 
a  Venete ,  da  quefto  noi  ci  fiamo  molTi  ad  incoronare  la  Venuftà  con  corona  ài 
iore,&  con  ragione  inuero,  perche  la  rofa  per  la  venufta  Tu^  è  regina  delli  fiori, 
ornamento  della  terra ,  fplendor  delle  piante,  occhio  de  fiori ,  quella  amor  fpi* 
ra  ,  &  Venere  concilia ,  &  lopra  tutti  i  fiori  porta  il  vanto ,  ficome  più  gratiola- 
ir.eiue  di  ciafcun  Poeta  de'noftri  tempi  col  fuo  dolce  canto  nella  gara  de'  fiori 
dcfinilce  il  Murtola .  Anacreonte  Poeta  Greco  la  reputa  honor  delle  grane . 
B^fa  iflos,  odorque  dìuum ,-  Homìnum  roja  ed  voluptas . 

Decus  ìUa  gratiarum  . 

Conuienfi  dunque  alla  Venuftà  ,  perche  la  rola  dedicata  da  Poeti  a  Venere  è 
fiiT.bolo  della  gratia  ,  ik  della  bellcc^za ,  nella  quale  le  fi  dcue  i  i(  £rcare,fecondo 
i  Platonici  le  ire  Indette  parti ,  che  rendeno  gratia  ,  cioè  la  Virtù  ,  il  propottio- 
Raio  coloie,  &  la  loauità  della  voce  ,  ccrtojchc  nella  rofa  vi  è  finibolo  di  luttc^ 

^uelU 


^}i  ÌC0N0L0Gl<t4 

quelle  parti,  vi  è  ta  virtù  fua  in  confortare  i  corpi  noftri  con  tante  {òrti  di  liquo- 
ri di  refe,  vi  è  il  color  grato  incarnatino  mifto  di  bianco»  e  di  rortb,  come  fingo- 
no i  poeti  fJ5aifo  dal  (àngue  di  Venere  fbpra  la  rofa  già  totalmente  bianca  :  'vi  è 
!a  "uà  fragran:?^a  di  odore  fimboio  della  foauità  della  voce,attcfoche  tengono  al- 
cuni Filoff  .fi,  che  rodore,ed  il  colore  della  rofa  deriui  dalla  gratiofa  ftclla  di  Ve- 
nere :  qnindi  è  quel  prouerbio ,  Rofas  ioqui,  e  poeticamente  dicefi,  che  Vene- 
re parli  con  bocca  di  rofe .  Virgil.  nel  2,  dell'Eneide . 
Rofcoq;  h^c  infupcr  addiditore. 
Cioè,  con  bocca  gratiofa  >  per  la  (oauità  del  parlare  *     II  Petrarca» 
Pelle  ,  e  rofe  vermiglie ,  oue  l'accolto 
Dolor  K  imaua  ardenti  voci,  e  belle . 
È4  vn'altti  volta  j 

La  bella  bocca  ,  angelica  di  perle 
PiTia,  e  di  role  ,  e  di  dolci  parole . 
Oue  in  tal  tenore  efprime  il  Petrarca  'vna  bocca  al  tutto  gratiol'a ,  pigliando 
!e  perle  per  li  candidi  denti ,  e  le  rofe  per  le  "vermiglie  labbra ,  da'  quali  vfciua- 
no  pretiofi  detti  efpofti  con  loaue  eloqutn:^a ,  &  gtacia  di  par  lare .     Torquato 
TaIIo  ancora. 

E  neWa  bocca ,  ond'efce  aura  amorofà , 
Sola  rolTeggia  ,  e  lemplicc  è  la  rofa. 
L'Helicrifo,  che  porta  in  mano ,  è  "vn  fic  re  così  nominato  da  Hclicrifa  Nin.' 
la  ,  che  primiera  lo  colie,  per  quanto  fcriir-Themiftagora  Efefio,  ma  io  ten- 
go ,  che  fìa  detto,perche  il  luo  norrie  è  cotnpofto  da  Hclios,  che  fignifica  Sole,  e 
da  Chryfosjche  fignifica  oro,  attefoche  l'on  brella  di  quefta  pianta  piena  di  pea 
denti  corimbi,  che  mai  non  fi  putrefanno,  quando  è  percofla  da*  raggi  del  Sole, 
rlfpìende  come  fulFe  d'oro ,  la  onde  fi  conltumaua  da'  Gentili  incoronarne  gli 
Dei ,  ilche  con  grandillìma  diligenza  oilcrub  Tolomeo  Re  di  Egitto  ,  ficomc^ 
ra  la  Piin^lib.  21.cap.25.  ouedice,cheh3  i  fufti  bianchi,  eie  frondi  bianchic- 
cie fimili  a  quelle  dell'abrotano,  e  più  (opra  ncirvndccimo  capitolo,  dice,  che_x 
che  rHelicrilo  ha  il  fiore  fimile  all'oro,  k  foglia  gentile,  &  il  gambo  fottilc  ,  ma 
fodo  ;  e  quefto  fia  detto,perche  ^\  lappia,come  s'habbia  a  figurare,e  per  moftra- 
re  ìa  lua  forma  clTere  differente  dal  Chiifanthemo,  e  dall' Amaranto, percioche, 
ic  bene  con  tali  nomi  è  ftato  anco  chiamato  THeliciifo ,  come  riferifce  Diofco* 
ridelib.4.  cap.  5^.  nondimeno  la  forma  ^differente,  come  fi  comprende  dalle 
figure  imprelle  dal  Matthiolo  Tuo  Efpofitore:  Habbiamo  dito  quefto  fiore  ia 
mano  alla  Venufta,perche  è  fior  graliofo,  che  prende  il  nome  dall'oro, e  dai  So- 
le,lottoJi  cui  rsggi,  ^  vago,  e  lucido  come  Toro  ;  né  più  gratiofa  vnacofa  dir  u 
può,  che  quando  é  rilplcndente ,  e  lucida, come  l'oro  ripercclTio  dal  Sole  :  di  pia 
hanno ollerua togli  inucftigaroridc'  naturali  iecreti,  che  quefto  fiore  rende  la-» 
pedona  gratiofa,  a  ttftcrneghii  lande  portate  nella  guifa  ,  che  dice  Plinio,  ed 
w^theneo  autore  Greco antichilfimo,  il  quale  nel  XV.  hbrocoh  lafsb  kritto. 
Ad  gratiam,  &  gloriam  "vit^e  periinere  fi  quis  fé  coronet  Hel'chryfo .  Vale  alla 
gtatia,  e  gloria  della  vita,  fé  alcuno  s'incorona  con  l'Helicnfio  .  Tiene  dunque 
MI  mano  quefta  noftra  figura  della  Venufta  rHciictiio,comc  Jimbato  della  g(a» 

tiajC 


I 


DI  CES<^RE  'RIPA.  333 

tÌ4,&  Clelia  glori  a  popolare,  perche  chi  ha  in  fc  venuftà  ,*^  gratìa,  ha  per 
l'ordinatio  ancora  appreflo  gli  altri  applaufc  jfaflo  ,  glena,  fauore,  &:  gra- 
fia >  6^  perche  la  Venufta  concilia  la  gratia  ,  mediante  la  quale  fi  citengo- 
nolecofc  ,  s'è  detto  da' Latini  pieno  dì  VeniiO^à  ,  &  foitunato'VJ  o  ,  che 
gli  fiano  fucccdi'te  bene  le  cofe  ,  feccrdo  la  Tua  intentionc_  .  Patifilo  nel- 
l'atto quinto  delÌ*Hccita  cllcndogli  fiicccflc  fuor  di  fptran^a  cclt  bianiate 
circa  la  mogl'C  dille  : 

Quis  D>e  eft  fcrtunatior  ?  vcnuftatìfq;  adeo  plenior  ^ 

Per  lo  contrario  inucnufio  s'è  detto '\no  ,  che  f  adi/gratiato  ,  dqi'ft* 
]«  non  fuccedonocofe  defideratc.  :  l'altro  Panfilo  rell'c/^ndrisi  Scera  quinta, 
Pixxn  primo  parlando  delle  nf  :^:^e,  che  nondtfìderaua,  dille, 

Adcon'  hominem  elle  inuenuftum  ,  aut  infclicen^  qucmquam  vt  ego  fum  ? 
Ecci  niuno  huomo  cofi  inuenufto,difgratiato ,  ed  infelice ,  come  fon  io  ^  onde 
chi  ha  in  fc  gratia,  chiamar  fi  pub  felice  ,  perche  irunua  anco  facilmente  pt^i^ 
(b  altri  fauori ,  8<^  gratia  ,  di  che  facciamo  (imbolo  l'Helicrifio  ,  il  quale-* 
come  fiore  nobile, -vago  ,  ó^gratiofo,  può  efiere  d'cinamenro,  v;ighe:(- 
2a ,  6<^  graue  a  chi  lo  porta  ,  non  che  "veramente  queflo  fiore  pofia  ,  come_« 
dicono  i  (uddctci  Autori ,  fare  acquiftsr gratia,  8^  fauore  ;  Sicome  gli  1 1- 
dianifdoccamcnteteneuano  ,  chelarofa  potcllè  far  conciliare  gratia  appref-* 
ibi  Principi,  ciò  ^ftolta -vanità  ,  Vanità  fin  iltrente  è  di  coloro  ,  cl.e  pen- 
fano,  la  lepre  faccia  gratiofe  quelle  perfone,  che  [mangiano  della  lua  carr.€_  , 
re  poco  marauigliomi  di  Pierio  AutcTegraue,che  loaffeimi  ,d^  s'aftatighi 
di  perfuadcre altri  a  crederlo  ,  corrompendo  il  tefio  di  Plinio  rei  28.  lib.  capi- 
tolo decimonono,  oue  dice  Plinio  .  Somniofcs  fieri  Icpcrc  funpto  in  cibis 
Catoarbitratiir  .  6^  Picrio  in 'vece  di ,  fomnìoios,  vuol  più  tofto  leggere, 
formofos.  Plinio  "Vuol  dir  fecondo  Catone,  che  la  carne  del  lepre  fa  le^ 
genti  fonnacchiofe  ,  ScT"  Pierio  'vuole,  che  faccia  le  genti  gratiofe  ,  òC* 
belle,  S^foggiunfe; 

Vulgo  eiiam  perfuafum  conciliari  ex  co  ccrporigratiam  . 

E  oppinione  del  -vulgo  ,  che  dia  gratia  alli  corpi  ,  detto  prefo  da  Pli- 
nio,  ma  non  l'arreca  lealmente  intiero  , perche  Plinio  lo  mette  per  diiptc:^- 
S^X) ,  rigittando  inquantoafè,  fimile  folle  oppinione. 

Vulgus  ,  6<^_  gratism  corpcriin  fepceni  dicsfriuoloquldem  ioco  , 

Cioè  ,  il  volgo  crede  ,  che  a  mangiare  il  lepre  dia  per  lètte  giorni  gra- 
tia (on  ifchci::^©  inuero  friuolo  ;  quali  dica  ,  che  fia  'vra  baia  ;  ma  Pie- 
rio  quafi  che  tale  oppirKone  fufle_  'veia,  fi,  cf  e  il  lepre  fia  verace  firn- 
bolo  della  venuft^  ,  6v^_  gratia;  Laqualc  neri  fi  dtue  ,  per  l'antica,  SiT' 
fciocca  perfuafione  del  'Volgo,  che  /opra  niuna  certa  cauia  ,  6<^  iagio« 
re  fi  fonda  ,  rappreltntare  lotto  figura  del  ^ejre  ,  6;^  fé  in  quelli  me— 
defimi  lerrpi  ,  mentre  la  detta  pciluaficne  era  nel  volgo  fpaila  ,  come^ 
da  fauij  khernit^ì  ,  non  fi  truoua  da  niuno  Autcìc  tenuto  il  ifpre  per  firn- 
bolo  della  venudà  ,  tanto  meno  adelio  untr  fi  dtuc,  [ciche  il  volgo  d'hog- 
gidì  ncn  ha  fimiic  àiccri^L.  • 

Si  vela 


33^  IC  0  NO  L  OC  Ift/i 

Sì  vale  Pierio  in  fauor  Tuo  di  vna  figura  d'i  Filodrato ,  ehc  dipinfe  folto  vn  artie- 
re di  melo  ì  Pargoletti  ^«/f  mori ,  che  fchcr:?^auano  con  vn  lepre ,  ma  cib  non  ha, 
che  fare  con  la  Venuft^i ,  poiché  di  fimili  fchcr^i ,  mille  fi  veggiono  in  fregi  po- 
rti nelle  facciate  di  cafe ,  e  Pala^c^i ,  in  Giardini  di  RoHna  pargoletti  ^^mori ,  e 
fanciuilijche  fcherzano  con  c.:pre,  martini ,  &  altri  animali  di  giuoco  :  cita  an- 
co per  teftimcnio  MaitialcneirEpigr.  fcrittoaGelliancl^.  libto. 
Si  quando  Icporem  mittis ,  mihi  Gcllia  dicis  j 

Formofus  fèptem  Marce  dicbus  eris  : 
Si  non  dcrides  ;  fi  verum  Gellia  narras 
Edifti  nunquam  Gellia  tu  leporem  . 
In  quanto  che  i  pargoletti  Amori  non  volcfTero  ferir  la  lepre  con  dardi. o  faet 
le  ;  ma  pigliarla  viua,  come  /oauiUima  offerta  a  Venere  :  foauiffima  a  Vcncrt_> 
dilfc  Filoftrato ,  non  perche  nella  lepre  fia  fimbolo  di  Venuftà,  ma  perche  è  ani 
male  fecondo.  Venereo  ;an:^i  Fiioltr-to  in  detta  figura  apertamente  giudica.r 
per  fciocchi  quelli  amanti ,  che  tengono  nella  lepre  fia  forza  d'mciuroento  di 
Amore;  Ineptiautem  amatores  ,  amatorium  quoddam  lenocinium  in  ipfo 
eflc  exiftimauerunt  :  però  in  darno  anco  cita  Pierio  Marciale  ncirEpigràmma 
fcritto  a  Gellia  nel  quarto  libro ,  Si  quandolcporcm,  &c. 

Ma  in  quefto  Martiale  fi  burla  di  Gellia  donn.  brutta  ,  la  quale  gli  mandb  a 
donare  vn  lepre,  con  dire  fé  mangiallc  di  quello  egli  farebbe  bello  ,  e  gratiolo 
per  fette  giorni  ;a  cui  Martiale,  tenendo  ciò  per  fciccchetia,  rifpofe,  Geilia  ,  fc 
tu  non  burli,  fé  tu  dici  da  -^^ero,  tu  moltri  non  hauer  mangiato  lepre  ;  perche-. 
fei  fcmprc  brutta  .  Fa  menzione  anco  Pierio  di  Alcfiandro  Seueto ,  ch'era  gra- 
liofo  Imperadcre,  e  mangiaua  rpeffo  de' lepri ,  ma  certo,che  la  grafia  non  pro- 
cedeua  dal  cibar  di  lepre,  ma  dalla  gratia  fua  naturale  :  mangi  vno ,  che  non  fia 
di  natura  gratiofo,  quanti  lepri,  che  vuole,  che  mai  non  farà  acquifto  di  gratia 
alcuna  :  la  gratia  e  data  gratis  dalla  Natura ,  ne  fi  può  comprare ,  ne  acquiftare 
con  rimedi),  e  cibi  conditi .  Arreca  oltracciò  Pierio  certi  veifi  d*vn  Poeta ,  che 
fcher;^ò  lopra  il  indetto  imperadore ,  pigliando  materia  dal  Tuo  gratiofo  lepo- 
re, e  dal  lepre ,  che  fpedo  mangiar  folca,  quafi  che  il  lepore,  e  la  gratia  dcli'Im* 
peradore  ptocedefle  da'  lepri  mangiati . 

f  ulcrum  quod  vides  elle  noftrum  Regem , 
Qiiem  Syrum  fua  detuHt  propago , 
Venatus  fetit,  &  lepus  comefus , 
Ex  quo  continuum  capit  leporem , 
Ma  Lampridio  nella  vita  di  lui  dice,  cherimperadoreeflendogli  moftratì 
detti  vcifi  rifpondelle  in  greco  per  dilprezzo  del  Poeta  con  tal  fcntimcnto  » 
Pulcrum ,  quod  putas  elle  veltruai  Regem 
Vulgari  miierandede  fabeila. 
Si  verum  putas  elle,  non  irafcor. 
Tantum  tu  comedas  'velim  lepufculos  « 
Vt  fias  animi  malis  repulfis, 
Pulcher ,  ne  inuideas  liuore  mentis  • 
Ne' quali  vciii  cbiama milerando  il  Poeu ,  che  (i  motiefTe  t  credere,  dall« 

volgar 


DI  CES<tARE  'KIT A,  33S 

volgar  diceria,  fd  opinione, ch'egli  fufle bello, perche  mangiaflè  lepri  ,  Se  tu 
credi  qoefto,  rifponde  l'Impcradore,  io  non  me  n'adiro  ,  folamcnie  voglio  da 
le ,  che  manei  ancor  tu  lepri ,  accioche  (cacciati  i  rpali  affetti  dell'  animo  di- 
aentigratiofo  ,e  non  m'habbi  piùinuidia.dal  tenore  di  tale  rirpofta, fi  conofccj 
quanto  l'Imperadore  tencllè per  cofa ridicola  quella  vclgata diceria, perlochc-. 
chiama  il  poeta  miferando ,  e  me/chino  :  L'Imperadore ,  fé  mangiaua  i  lepri , 
li  mangiaua  non  per  diuencare  gratiofojche  gitf  era  di  natura,ma  perche  gli  gu« 
ftaua  il  lepre ,  ch'egli  dello  pigliaua  nella  caccia ,  della  quale  molto  fi  dilcttaua, 
come  fcriue  Lampridio .  Che  i  poeti  habbiano  Tcher^ato  /opra  il  lepre  ,  ed  il 
lepore,  !o  hanno  fatto  per  lo  pronto  bifticcio ,  che  fé  ne  forma .  Si  non  vis  edc- 
le  leporcm  ,a?Je  Icporem  ;  dilfc  vn'altio  poeta  ad  vno,  che  ftaua  a  tauola ,  ne 
mangiaua  del  lepre,che  vi  era,  ne  diceua  niente  :  ma  quefta  confc  rmità  di  vo- 
ce detta  Annominatione,  d  Paronomafia,non  bada  ad  includere  il  fimbolo  del 
lepore,*  della gratia  :pcrche il  lepre  non  fi  forma  dal  lepore  ,  ne  il  leporedal 
kpre,  ma  fi  dice  lepus,  quafi  fit  leuipes ,  perche  e  leggiero  di  piede ,  come  tie- 
ne Lucio  Elio  predo  M,  Varrone  hb.5.  de  re  ruftica  cap,  i  i.ouero  come  pili  to- 
fto  vuole  Varionc  è  detto  dall'antica  voce  Greca  Eolica  *  leporin,  perche  è  fimo 
^i  nafo  Liporis ,  onero  Liporrhis,  fignifica  fimo, per  quanto  n'auucrtifce  Gio- 
feppe  Scaligero  :  ma  il  lepore  della  grafia  ,  e  venuilà  non  fi  deriua  da  fimili  vo- 
ci ,  diuerfe  di  fignificato  :  dunque  per  niuna  via,  ne  per  etimologia ,  ne  per  na- 
turai* intrinleca  virtiì,  neper  vaga  eftrmfeca  fembianza,  il  lepre,  che  più  torto 
brutto  e,  può  feruirepcrGieroglificodeila  Vcnuftà  ,  e  gratia  ;  alla  quale  hab- 
biamo  dato  noi  la  corona  di  rofe ,  e  l'EHchrifo  fiori  al  tutto  belli ,  vaghi ,  e  leg- 
giadri, che  Ipirano  tantafbauit?,  egratia,che  diedero  occafione  agli  antichi  di 
penfarciche  fullèro  atti  allo  acquillo  della  gratia  ;  i  quali ,  come  gratiofi  fiorì 
poffono  arrecare  adornamento,  e  gratia  a  chi  li  porta,  perche  la  gratia  naturali 
•vie  ne  acxrefciuta  da  gli  artifitiofi  adornamenti ,  però  fingefi  conforme  al  veti- 
flmileda  Libanioi  che  il  Mutione  d'oro  defle  gratia  a  Palladc  ,  e  il  diadema  ai^ 
Giunone,  per  quedo  anco  Venere  di  natura  bella,  e  gratiofà  portar  volle  il  det- 
to cingolo  ricamato,*  /cel/e  la  corona  di  rofe  per  comparire  più  gratiofà  con  fi- 
mili artifitiofi  adornamenti,  iquali  fi  conuengono  a  Dame,ma  però  féruati  i  ter 
mini  deirhoikcftà  ,  e  modeftia  ,  cflendo  difdiceuole  ad  honorate  Dame  lallàrfi 
tra/portare  dal  fouerchio  defiderio  di  farfi  'Vedere  beile,  e  gratiofc  con  fupeibi, 
e  Jaiciui  abbellimenti,  non  piacque  ad  Auguftolmperadore,  ancorché  tacellè, 
di  vedere  vn  giorno  Giulia  fua  figlia  con  habito  più  licentiofo ,  che  non  fi  con- 
ueniua  :  la  viddc  pofcia  il  dì  legucnte  adornata  più  modeftamente,  allhora  egli 
abbracciandola  diHcIe;o  quanto  è  più  lodeuole  quello  habito  in  vna  figlia  d' Aa 
gufto,  che  quello  di  hieri  i  e  fé  bene  tifa  rifpofe,  hoggi  mi  fono  adornata  per  gli 
cechi]  di  mio  Padre,e  hieri  per  gli  occhi]  di  mio  marito,  nondimeno  fi  conuer- 
tia  più  alle  Dame  andare  adorne  in  guifa  tale,che  hauefiero  da  piacere  più  tolto 
t  gii  occhii  de*  padre,  che  agli  occhi)  degli  huomini .  A  Caualieri  poi  in  net- 
fun  modo  conucngonfi  gli  artifitiofi  adornamenti ,  f*  non  tanto,  quanto  com- 
porta la  virilità  cau-Uercica,  j.erche  la  belle:^^a  virile  poco  deue  tlier  coltiuata^' 
0«iaio,    FìfjC  coli  mojdico  forma  vitilis  airiac .  Nakondanfi  quelli  Caualieri , 

che  per 


'33^  IC  0  NO  LOG  I<iA 

che  per  parec  ^rttiolì  pongono  cura,cd  arte  particolare  di  fpafff  gg'ar  fnora  co» 
ciuffi,  ricci:  e  "vcftinnenti  lafciui ,  e  profumati ,  affettando  tanto  il  portar  della 
vita ,  i  gefti  del  volto,  con  iftorcimenti  di  tefta ,  e  ghigni  sforzati ,  il  parlar  me- 
lato con  parole  ftcntatc,  e  ftudiate ,  che  in  vece  di  gratiofi  diuengono  più  tofto 
con  la  loro  afifcttationc  oJiofijinucce  di  virili,effeminati,morbìdi,e  delicati  ,pen 
fanod'cirereftimati , e  lodati,  mafono  fpre^^zati  ,e  biaflmati  :  Sicome  ilCa- 
Uiliero  Mecenate,  (e  bea  da*  Poeti  per  la  Tua  liberalità  celebrato,  da  Seneca  Vi' 
lofcfoprr  la  Tua  alfettàtione  vilipcio  nella  Epiltola  1 1  f,  ouedice,  Quomcdo 
JMa.'Ccnis  vixerit ,  notius  cft  ,  qaam  vt  narrari  nunc  dt beat  ,  quomodo  ambu- 
liuerlt ,  qu .m  delicatus  fuerit,  quam  cupierit  vidcri.quam  'vitia  Tua  latete  vo- 
laerit .  Quid  ergo  ?  non  orario  eius  zeque  foluca  eftjquam  ipfe  dif^inCtus  f*  non 
t.im  infignita  illius  vetba  iunt,  quam  cultus ,  quam  comitatus  ,  quam  domus  , 
quam  vxor  ?   E  più  sballo.  Macenas  in  cultu  luo  quid  purius  amne,  filu  fq;  ri-  - 
pa  comantibus .  vide  vt  alueum  lintribus  arent,verlcq-,  vado  rtmittant  ho'  tos: 
quid  fi  quis  femina  cirro  crifDat  ,  8^  labris  columbatur  ?  fono  queiti  affettati 
Cauaieri  fpiaceuolia  tutti,eti -mdioa'loros&ttionati  .  D.fpiacq'je  ad  Au- 
gnilo i'afFatato  parlare  deiriftclTo  Tofcaao  Mecenate,  ancorché  peralttoda 
lui  fulfe  amato,  per  quanto  fi  narra  da  Suetonio  nel  cap.  86.  nella  'vita  d' A.U- 
gufto,eda  M-crobio  in  quel  tenore  d  lettera  inicrtanel  primo  libro  de  Satur- 
nali cap  4.  nella  qu-leLcendofi  beffe  della  (uà  aftcttationt  dice.   Sta  fano  me- 
le deile  genti,  mcluccio,auorio  di  Tofcana,  Lafero  Kretino,  Diamante  del  Mar 
inferiore  Tirrheno,  gioia  Tiberina,  Smeraldo  ci  ca fa  Ci'nia ,  Diafpro  de*  tìgoli, 
bnlio  di  Porfcnna  habbi  il  caibonchio,accioche  polTi  congregare  tutti  i  fomen- 
ti de'le  ;.dultere .  In  quefl-a  maniera  i  Cauaheri ,  che  vogliono  affettare  la  Ve- 
cuflà,  e  grat-a,  con  artifitiofi  componimenti  di  perfona,  d'hab'to,  e  di  parole-, 
vengono  fcherniti,  e  burlati  per  fino  daili  propi  j  am.ici,  con  gran  peidita  di  ri- 
putaiione,e  gratia  apprello  ogni  perfona  grane,  e  prudente  . 

L'augcUctto  ,  che  nella  hnilti  a  mano  della  noftra  figura  fi  rienc,da*  Greci  ,  e 
dal  nottro  Plinio  chiamilo  linge  non  è  altrimenti  la  cod-C(;n:^ola  da'latini  det* 
ta  Motacilla,ficome  malamente  alcuni  autori  hanno  tradotto  in  Pindaro,  in 
Suida ,  e  l'interprete  di  Theocrito  nella  Farmaceutria,  errando  inficmecon  lo- 
ro moltiakn  principali  krittori  ,  tra' quali  GiegorioGiraidi  Syntogmate  8. 
Natal  de' Conti  nella  Mithologia  Jib. 8.  cap.  i  8.  E  PAlciato  neli'Em/blema  1  78 
Erra  patimenti  1  hedoro  Gazza  a  dir ,  che  la  linge  dal  volgo  fia  chiamata  tot- 
quilla,e  da  gli  Antichi  Turbo,  come  neauuettifceGio.  B^ttiftaPionegli  an- 
notamenti  capit.  2.chiamafi  rettameite  da  alcuni  Torcicolio,  perche  i'iinge  è 
'Vn'augelletto ,  che  torce  il  collo ,  Itando  fermo  il  tellante  del  corpo  ,  fccon  do 
Ariftotile  nel  2.  hb.  cap.  1 2.de  natura  d'Animali,doue  ragiona delli  Ipartimen- 
ti  delle  dita ,  dice  ndo ,  che  tutti  gli  augelli  hanno  4.  dita  tre  dauanti ,  vno  die- 
tro, pochi  hanno  due  dita  diuile  per  ogni  banda,  come  ha  l'augelletto  lm,^e, 
grande  poco  più  del  fringuello,  di  color  -vario,  ha  b  lingua  (ìmile  a  quella  delle 
lerpi,  la  caua  fuora  quattro  dita,  e  di  nuouo  la  ritira  dentro  ,  torce  il  collo  con- 
tro di  (e  ,  lenendo  il  reffo  del  corpo  quieto  .  Paucis  quibufdam  vttinque  bini 
VE  auiculic ,  quara  I/ngtm  vocani  :  ha;c  pauiòmaioi  ttigiii-  cft ,  colore  vano  * 

habec 


I  \ 


DT  CES&^RE  %JPJ:  33T 

habct  fibl propriam  digitomm,quammododlr«,ilirpoficioncm  ;  5f  finguarw 
I  fcrpentibusfijTu'lemi-quippequamin  Jongkudincai  menfura  quattuor  digi* 
torum  porngat,rurfùmqi  contrahacintraxìoftmin^colkim  etiam  circumagit  i» 
auerfum,  reliquoqiiicrcenre^corporcfnodo  iir|Mtti.um::  fc-que(toc  il  tefto  d*A" 
jiftotele,  al  quale  adcrificc  Plinio  lib.xi.capo47-ou«  {correttamente  alcuni  ^cri- 
nono  Lynx,  in  vece  di  lynx ,  e  Lince  in  vjccc  àk  I  inge.  lynx  fola  vtrinque  binot 
habet:  eadem  lingijam  lerpentumfimilemintìiagtìafniongitudinem  porrigitl 
circumagit  colium  in Jidiierfum  Te,  vnguèseigrandfs  c-eu  Grachulis  .  Certo» 
.«he  la  Motaci!la^ouero>codaq>^in:^ola  non 'baie  dita  «didifitc.adue  per  ogni  par- 
te j  ma  tre  dauanti  9  e  vnodi-etro^  ne  difende Ja  lingua  fuorain  lungo  quattro 
dita,  ne  gira  intorno  il  ecUojContro  fe^ ftandofer ma «elicfto  «  come  fa  Tlingc  \ 
poiché queiraltra,come  rquada codatnuoue  lacoda. 

Fingcfj  da'.fauolofi  Autori  ,<he l'UngeifuIIe  vjiaOonnacontierfà  in  augello 
da  Gìunone^perche  c6  certi  incanti  fec€annamorarGiouefuo  marito  della  figlia 
.  ^'Inacho  chiamata  lo,comc  riferi fce  Zeaz^,  «d  altri,  {t  Ben  fintcrprete  di  Teo* 
.«ito  dice,  ch'ella  fece  queirincatito|)er  tirar  Giouc  ad  iwicre  'Netfo  di  lei  fte(i 
ia .  Callimaco  la  finge  figlia  d^£c^ho,a1tri€glia  di  Rithurijputata  da'  Gentili  Dea 
•della  periuafione.  findaro  Poeta  greco  nella  Pithia^ode  4..  ouecanta  la  vittoria 
\Curule  d*Arcefilao Cireneo,  finge ^  ch«  Venere  poit^  dal  <iclo  -in  «erra  ^ueQo 
gratiofb  augelletto,  e  che  lo  donò  a  Giafone,  per  f»r  innamorar  Medea»  Domi- 
na «utcm  velociffimorum  telocum  vcrdcolorem  MotacillamjefCxlo  c^m  aitligaf 
/et  rotae  quatuor  radiouim  indvlToluhìli  furiofam  a^em  Cj^pris  attuiirn^imunt 
.ad  homines ,  rupplicatrice«q;  -incantationes  docuii 4àpic«tcm  Aelonidem  ^ ^t 
^edeiE  eximeret  rcuerentiam erga  parentes ,  defiderabiJifqitóGiiA'oia'ipraiaa  in 
jpedore  ardentem  verfaretAagelloperiiialionis  •  Per  tal  cagione  fiì  dagli  anti- 
<chi]Greci  tenuta  idonea  a  grincantamentiamorofi -.  Tiieocrito  ntlla  Parma» 
'Ceutria  Edilio  G::condo  introduce  Sineta  Ninfa innamotata  di  Delfide  Miadio» 
cefi  ^cantando. 

Sicut  hanc  ceram  ego,  Deo  adiuuante,  liquefacio. 
Ita  prs  amore  ftatim  liquefcat  Myndi^is  Delphis, 
Vtq;  voluiturhicacneusOrbisoipè  V^neris, 
Sic  ille  voluatur  ante  noftrasfores , 
lynx  trahc  tu  illum  meam  ad  domum  Virum-, 
llqualc  vitimo  verfoèintercilacenella  detta  Egloga.  £|>erche  fnféro  li poe 
ti  Greci ,  chein  qucfto  augelletto  fullè  natiua  for^a  d' amorofo  incitamento , 
quindi*?  5  che  communementeapprciroi  Greci  per  metafora,  fi  chiamano  lyn* 
ges  tutte  le  gratiofe  cofe,  che  incitano  ad  amore ,  eche  fono  atte  a  perfuaderc, 
per  vigore  della^ratia,  e  venufttf  :  Zezze  le  pirole  gratiofe  le  chiama, Vei  borura 
ly  nges,  perche  le  parole  tirano  gli  animi,  ancorché  duri,  e  diffidi  a  piegarli,  <5c 
d*Helena  dicono  i  Greci,che  haaeua  cofi  potente  Iinge,cioè  cofi  potenie^ratia, 
e  Venuftijche  allettaua  Priamo  ifte(lò,Re  di  Troia,  ancorché  co nofce(Ic,ch*cl/a 
era  la  ruina  dei  fuo  Regno ,  ne  fi  poteua  conello  lei  adirare  ,  ma  con  paterna 
amore  la  chiamaua  figlia  :  e  Suida  narra  di  Cleopatra ,  ch'ella  penfaua  di  poter 
•deicate,  e  tiure  ali*amof  fuo  Augufto  Imperadotc  conlamedifima  lingc, 

Y  cioè 


j}/  ICO  NOLOG  I^ 

cioè  gratìa,e  venuftà  efficace  con  la  quale  a  dcfio,  e  tirò  Cefare ,  e  M.  AnYon  io , 
Hora ,  fé  ripigliamo  il  miftico  parlar  di  Pindaro ,  che  Venere  portafle  dal  Ciel© 
riinge,  fotto  adombrata  figura ,  chiararrientc  -vedremo  efprello ,  che  la  Venu- 
ftà  >  e  gratia  è  dono  particolar  del  Cic^o,  e  della  Natura ,  donata  poi  a  Giafone , 
che  fu  bello,  e  nobile  Caualierc ,  accioche  potellè  commuouere  ad  amore  Me- 
dea, e  perfuadcria  contro  la  voglia  del  Re  de*  Colchi  Tuo  padre ,  e  della  Regina 
madre  a  pigliarlo  per  Tuo  fpolo,  come  fece  ;  fi  manifefta,che  la  nobiltà,  e  la  bei* 
Icc^^a  non  ha  "vigore  di  difponete  gli  animi  Tenera  la  gratia,  però  Suetonio  mo- 
ftra  di  fpre:^zare  la  belle:^::^a  di  Nerone  imperatore ,  perche  era  fcnza  gratia  ,  e 
come  priuo  di  amabil  gratia,  e  colmo  di  odiofi  coftumi  era  da  tutti  odiato;ilchc 
non  auuiene  in  quelli,  che  hanno  "Vcnuftà,  e  gratia,  laquale  è  di  migliore  con- 
dicionc ,  che  la  belle:<^:^a  ;  perche  la  bellei^^a  per  fé  ftella  non  ha  vehemcnza  di 
allettare  gli  animi  fen:^a  la  gratia,  ma  la  graiia,e  venuftà  ha  anco  efficacia  gran 
de  /cn:^a  la  belle:<^za,  ficomc  habbiamo  di  fopra  moftrato con  Tedèmpio  d' VH'i- 
fé,  SocratCìC  Quinto  Rofcio, i  quali  ancorché  brutti,mediante  la  gratÌ3,e  vtnw- 
ftà  loro  tirauano  a  fé  gli  animi  delle  perione,  e  faceuano  acquifto  dell'altrui  gra 
tia.  Onde  proueibialmente  dicefi  .  lyngcmhabec.  D'vno,  che  habbii  tal 
gratia,  e  venufta,che  pare,  che  incanti  le perfone, eie  sforc^i  ad  amarlo  ■■,  prrò 
prcllo  di  noi  la  Unge  è  fimboloj  e  figura  della  for^j^a,  ed  efficacia  della  grada,  t- 
VenuIU. 

VENTI. 
Eolo  I{e  de*  pienti , 

HV  O  M  O  con  vn  manto  regio  ,  e  vestito  con  l'ali  a  gli  homeri,  e  cspcllt 
rabbuffati.cinti  di  "Vna  corona ,  le  guancie  gonfie ,  e  con  arabe  le  miai 
Cenga  in  fi.-ra  attitudine  "vn  freno . 

Si  dipinge,  che  porti  la  corona ,  &  il  frcno,percioche  t  Poeti  lo  chiaraanj  Xo 
de  venti,  e  per  quanto  riferifce  il  Boccaccio  lib.xiii.  cofi. 
Venne  in  Eolia  aita  Città  de'  Venti , 
Oue  con  grsn  furor  fon  colmi  i  luoghi  , 
D'Auftri  irati ,  quinci  in  la^ran  caua 
Eolo  preme  i  faticofi  venti , 
E  la  fonante  Tempe,e  come  Regc 
Pet  lor  legami  ,e  gli  raftlena  chiufi  é 
Ou'elTì  diùiegnofi  d'ogni  intorno, 
Fumano,  ed  alto  ne  rimbomba  il  motir? , 
1  Vcrgillo  ancor  delcriuendolo  nel  primo  dell'Enei  de,  cofi  dide , 
Talia  fiammanti,  fccum  Dea  corde  volvitans 
Nimborum  in  patriam  ,  loca  fera  Furenubus  auftris 
Aeoliam  venit ,  hic  vafto  Rcx  Aeolus  antro 
Lucbantes  vcntos,  tempeltatefq;  (bnoras. 
Imperio  prcmic  ac  vinclis ,  6^  cjicere  fienat 
Uh  mdignantes  magno  cum  murmurc  montis 
Circum  clauftrafrcrnunt-,  celfa  ledet  Aeolus-arco 
Sceptta  tcneni,  mollit^^j  animos,  &  temperar  ìras .  -^ 

EOLO 


DI  CES(iARE  %IPA  33 f 

EOLO, 

Comeft  pof^a  dipingere  d'altra  manierd. 

HV  O  M  O  in  habito  di  Re  ,  con  vna  fiamma  di  fuoco  in  capo,  terrà  con 
vna  mano  vna  vela  di  Nauc,e  con  l'altra  vno  Scettro . 
Si  rapprefenta  in  qucfta  guifa  ,  perche  Diodoro  Siculo  nel  6.  libro  delle  fut-r 
kiftoric  dice ,  che  Eolo  regno  nelle  Ifole  chiamate  da  gli  antichi  dal  fuo  nome  , 
Eolie,cherononclmarediS:cilia,efuRegiufti(rimo,  humanojepieiofced  in. 
fcgnò  alli  Marinari  i'vfo  delle  vele,  e  con  la  diligente  oderuaiione  delle  fiamme 
^cl  fuoco  conofceua  i  Venti,  che  doucuano  tirare ,  &  li  prediccua  i  onde  hebb« 
Juogo  la  fauola,  che  egli  era  Re  de'  Venti. 

VENTI. 

ANCORCHÉ  di  molti  venti  fi  faccia  mentlone ,  nondimeno  quattro 
fono  li  principali,  e  di  quefli  faremo  pittura  ,  i  quali  u  ftano  da!U  quat- 
tro parti  del  mondo  ciascuno  dalla  fua  parte  ;  ed  Cuidio  nelle  MetaniQiluli  di. 
l©rM  ti,ii  àice,  mettendo  ciafcuno  al  fuo  luogo  nel  libro  primo  • 
£uro  --verfo  l'Aurora  il  regno  tolfe , 

Che  al  raggio  mattutin  fi  fotcopcnc , 
Fauonio  nell'Occafo  il  feggio  -volle 

Oppollo  al  ricco  albergo  di  Titonc  ,  ^ 

Ver  la  fredda  ,  e  crudel  Scif'a  fi  volfe 
L'horribil  Borea  nel  Settentrione , 
Tenner^/^unrolatetraalui  contraria, 

Chcdinube,edipioggie  ingombra  1**1  ii, 
£     V     R     O. 

HV  O  Xi  O  con  le  gote  gonfiate ,  con  Tali  agii  homcri ,  di  carnaglo  ^c  m^ 
refca,  hauerà  in  capo  vn  Soie  rolfo , 
Qucflo  vento  fofHa  dalle  parti  dell'Oriente . 

Si  dipinge  di  color  nero,  per  fimilitudinc  de  gli  Ethiopì ,  che  fono  in  Leua». 
te,  donde  egli  'Viene,  &coh  è  flato  dipinto  dagli  antichi . 

L*ali  fono  indiiio  della  velocità  de*  'Venti,  e  circa  l'ali  qu«l!o  baActà  pei  di* 
■chiaratione  di  tutti  gli  altri  venti . 

Si  rapprcfenta  coi  Sole  loflo  in  cima  del  Capo ,  perche  fé  il  Sole  quando  tra- 
monta è  roflo,ed  infoc8to,moflra,che  qi  «fio  verte  ha  da  fcfl:are  il  dì,che  vie» 
dietro,  come  moftra  Vergilio  nel  libro  primo  della  Gcoigica  fciiucndo  li  fegni, 
che  ha  il  Sole  delle  f^sgioni,dicendo. 

Cxtuleus  pluuiam  e  enunciai  igncus  Eutus  • 

FAVONIO,     O     ZEFFIRO 

che  dir  Togliamo . 

VN  Giouane  di  leggiadro  affetto ,  con  Tali ,  e  con  le  gote  gonfiate ,  come 
e  orni  m  une  mente  fi  fingoi.o  i  venti,  tiene  col  beila  grana  \n  Lignocon 
rali  apeitej  ed  in  atto  di  cantate  • 

Y     2         Hautci 


^4»  fC  O  NO  LOG  I^ 

Hauerà  m  capo  vna  ghirlanda  con  tefìadi  nrari  j  E^orr,  cofi  è  dipinto  da  !*Kl- 
loftraco  nel  libro  dcirimaginì,  doue  d'ictt  che  quando  viene  qucfto  ve  nto ,  i  Q« 
gni  cantano  più  foauemcnce  del  folico,  &if  Boecacero  nel  quarto  libro  della  Gè 
neologia  dellr  Dei  dice,che Zcphiroc  di  coriipFeflìone fredda,  &  humida,nort* 
dimeno  temperatamente,  &  che  rrfolue  i  "^rerni ,  &  produce  Thcrbe ,  &  i  fiori , 
«  perciò^n  fi'  dipinge  laghirlanda  in  capo  *■ 

Vien  d'etto Zephiro  da  Zephs ,  che  volgarmenrc  Tuona  vi  tt ,  -vicn  detto  poi 
Fauonio,  perch-c  fauorifce  tutte  te  praKte ,  fpira  foauemente,  e  con  piaceuole5;^» 
^a  da  mexzo  giorno-  finoa  nocce  ^  Sq^  dal  principio  di  Piioiauera^  fino  al  fin«^ 
4eU'£iì;acc. 

BOREA,  OVERO  AQVlLONr; 

HVO  MO  horridop,  Conia  barba,  i  capelli,  e  le  ali  tutte  jì^ne  dìncur ,  Se 
i  piedi  come  code  di  ferpi;  cofi  viene  dipiiito  d*Paiii«aia#  ^  CUìdì# 
a«l  ^vfeddlc  Metaifìorfofi,  di  lui  cofi  dice  * 

0eh  perche  Tarme  mie  pofte  ho  in  oblio  t    ■  -  • 

E*i  mio  pofer^  che  ognt  potcn-i^i  sforza  , 

Perche  vo'vfar  contra  il  cortumemio 

Lufinghe ,  &  pi  leghi  in  'Vece  della  for^t > 

lo  fon  pur  quel  tenuto  in  ter r»  Dio  ,> 

Che  foglio  al  mondo  far  di  gicl  la  (corra  j 

Che  quando  per  lo  ciel  batto  le  piume 

Cangio  la  pioggia  in  neue  ,c*n  giiiacclo  il  fivrur 
Tutto,  ali'immenfa  terra  imbianco  il  fcno 

Qiiatt'io  in  giù  -vcrfo  il  mio  gelido  lembOj> 

E  come  alla  mia  rabbia  alento  iFfceno 

Apro  il  mar  fino  al  fuo  più  cupo  grembo* 

E  per  rendere  al  mondo  il  c\tì  (et ena 

Scaccio  dall'aere  ogni  vapore,  e  nembov 

E  quando  in  gioftra  incontro,  e  che  percuoter  * 

Vinco,  &  abbatto  il  nero  horrido  Noto^ 
^^ndo  l'orgoglio  mio  per  Tarla  irato  ^ 

Scaccia  1  nembi  vers*  Auftro,  e  foffìa,  e  frtmir 

E'i  forte  mio  fratel  dalTaltro  lato 

Altre  nubi  ver  me  ributta  >  e  preme  f 

E  chequeftc,  e  quel  nuuolo  è  ftìr^^ato? 

Nel  mezzo  det  camin  dVrtarfi  infieme , 

lo  pur  quel  fon,  che  con  horribil  fuono 

Fò  vfch:  il  fuoco,  la  fic<ta,  e'ì  tuono  • 
JJon  foló  il  fofSo  mio  grarborr  atterra , 

Ma  fia  pala:^^o  pur  fondato,  e  forte  » 

E  i€  caThor  m'afcondo ,  e  db  fottcrra 

fitì  tetro carcet  delle  genti  motte  , 

f  ò  é'iacorno  cremar  tutta  la  (erra , 

Se  io 


DICES^'RE  'KIPuì:  S4.1 

Se  io  trouo  all'^fcir  mio  chiufc  le  porte  , 
E  fin  che  io  non  cfalo  all'aria  il  vento 

Di  trcmor  empio  il  mondo»  e  di  fpauento, 
A     V     S    T     R     O  . 
Come  delrrltco  da  Ouldio  nel  primo  libro  delle  Metamocf. 

Con  Tali  humide  su  per  l'aria  poggia  .^ 

Gl'ingombra  il  volto  molle  ofcuro  nembo  * 

i  Dal  dcrfohorrido  Tuo  fcende  tal  pioggia. 

Che  par,che  tutto  il  mare  tenga  nel  grembo 
Piouon  fpeire  acque  in  fpauentola  foggia 

La  baiba,ilcrine,  eilfuopiumofoJcmbo. 
Le  nebbie  ha  in  fronte ,  i  nuuoli  alle  bande 
Ouunque  l'ale  tencbrofe  fpandc  .• 
Per  quanto  riferi fce  il  Boccaccio  nel  lib.  4.  della  Gencofogia  delli  Dei ,  diccj 
che  quefto  "Vento  è  naturalmente  fteddo,  &  lecco,  nondimeno  mentre  venen- 
do a  noi ,  palli  per  la  zona  torrida ,  piglia  calore ,  àC  dalla  quantir^i  deJl'acqur, 
che  confifte  nel  mezzo  giorno  ;  riceuc  l'humidità,  &  cofi  cangiata  natura,  per- 
uiene  a  noi  calido,  6<r  humido,  &  con  il  fuo  calore  apre  la  terra ,  &  per  lo  più  è 
aiiue^'^^o  a  moltiplicar  l'humor ,  6^  indurre  nubi,  ik  pioggie  ;  &  Òuidio  de» 
fctiucndoli  tuuequattro  ne)  primo  lib.Triftium  cleg.  2.  coli  dice, 
Kiim  modo  purpureo  vitescspitEutussbortu, 

Nunc  Zephyrus  fero  velpeie  milfus  aded. 
Nuncgelidus  ficca  Borcasbaccaturabarólo: 

NuncNotusaduerfapra^lia  fronte  gerir,  * 

AVRÀ. 

VN  A  fanciulla  con  i  capelli  biondi ,  fparfi  al  "Vento],  con  bella  acconcia- 
tura di  vari)  fiori  in  capo . 
^■i  II  vifo  farà  alquanto  graflo  ,  cioè  con  le  gote  gonfie  fimili  a  quelle  de*  venti , 
ma  che  fieno  tali,  che  non  difdicano  a  gli  homeri ,  porterai  l'ali ,  le  quali  faran- 
no di  più  colori,  ma  per  lo  più  del  colore  dell'aria,  ò^  /par^^^erà  con  ambe  Ic-» 
mani  diueifi  fieri . 

j^  L'Aure  fono  tre,  la  prima  è  all'apparire  del  giorno,  la  feconda  a  mezzo  gior- 
no  ,  6(;^^  la  ter:^a  verfo  la  fera . 

Furono  pinte  dalli  Poeti  fanciulle ,  piaceuoli ,  feminatrici  di  fiori  con  l'occa* 
fionediquci  'venticcioli  ,  che  al  tempo  della  Primauera  vanno  doicernsuto 
fpargcndo  gli  odori  de'  fiori, com.e  dice  il  Petrarca  in  vna  fedina,  douc  dice . 
Là  ver  l'Aurora  ,  che  fi  dolce  l'Aura 
Al  tempo  nuouofuol  moucrc  i  fiori, 
E  nel  Sonetto  i6z, 

L'Aura  gentil ,  che  ralTerena  i  poggi , 
Deftando  i  fior  per  qucfto  ombrofo  bofco  J 
Al  fuaue  fuo  fpirto  riconofco ,  &c. 
Giouanc,c  con  l'ali  fi  dipinge,  per  rapprefcniarc  la  velociti  del  fuo  moto  ^ 


$4M 


ICONO  LOG  liiA 


VERGOGNA  HONESTA. 


DONNA  ^i  gratìofo  arpetto,col  'voltoje  gli  occhila  (lì ,  con  la  fommiiè 
cIeirorecchie,&  gaanci*  afperra  di  rulibrc,  veitafi  di  ro(Tò,habb?a  in  ca- 
po vna  tefta  d'Elefante,  porri  ne  la  deftra  mano  'vn  Falcone,  nella  finiftra  tergi 
vna  cartella,  nella  quale  'vi  (ìa  fcritto  qucfto  motto,  DYSOPK  PROCVL. 

La  Vergogna,  ancorché  non  fu  virtù,  è  lodata  da  ^rifton'e  ,  dellaquale  nc^ 
ragiona  ru(Tcguenlcm«nte  doppo  le  vinti ,  ed  a  guifa  di  virtù  è  da  lui  pofta  tri 
due  cftremi  vitiofi ,  tra  la  sfacciatezza ,  e  la  paura .  Lo  sfacciato  non  fi  'vergo- 
gna di  cofa  alcuna  ;  il  paurofo  fi  vergogna  d'ogni  cofa  :  il  vergognofo  e  in  me  s  • 
KG  di  qucfto,che  fi  vergogna  di  qucllo,che  vergognar  lì  deue  :  fopra  che  vegg.=fi 
nel  j.libr.  cap.y.  deirEthicaaNicomacho,il  medefimonelli  morali  grandi  po- 
ne la  vergogna  tra  la  sfacciate':^:?[a,  e  Io  ftupore,  circa  li  fatti,  e  le  parole .  Vere- 
cundìa  incèr  impudentiam  ,  &:  ftuporem  mcdictas,  in  adionibus  colloquiisque 
conftituta  .  Zenone  dilTe^chc  la  Vergogna  è  timore  d'ignominia  >  conformo 
«lU  difinitioncà^UriftGwic  neU*£thica  lib.  4.  cap.  vltimof  ouc  dice  il  Filofof» , 


V»: 


T>1CESA%E%Ì?A.  3^3 

TcrccondJa  timor  quidam  infamia  dcfinitur;peiò  da*  Latini  è,  detta  vet^cun. 
^ra  a  merendo  ,dal  dubbitare ,  àC  haucr  paura  di  qualche  fallo,  e  d'clict  ripcefo 
nelle  attieni  Tue  :  perche  la  Vergogna  è  vna  moie(tia,e  perturbatione  d'animo» 
nata  da  quelli  mali,  che  pare  ci  apportino  difonore,  o  dalle  cofe  prefenti ,  o  paf* 
rate,o  d'auufnire.  cofi  definita  da  ^/Z^rift. nel  2.  della  Ret.  fecondo  la  traduttio- 
nedcl  Murcto.  Pudor  eli  molcitiaqaxdam  ,&  pcrturbacio animi  orca  ex  ij5 
inalis,quiEÌgnominiam  inurcre  'Nideatar,autprefcnt!bu3 ,  autpcjjtcricis  ,aat 
futuris .  alcuni  hanno  fatta  dirf'eren:^a  tra,  Pu4or,«Sc  Verecundu,  dicendo,che 
Verecandia  iìa  la  Vergagna,  che  lì  ha,  ed  il  timore  di  non  commettere  qualche 
errore,  che  poi  gli  dia  infamia,  ed  ignominia,  &  Pudor  fia  il  roflore ,  che  ft  rice- 
uc  doppo  qualche  errore  commello  ;  ma  truouafi  predo  gli  autori  indifferente- 
mente prefa  "vna  voce  per  l'altra,  e  Verecundia  dicefi  tanto  auanti,  quanto  do- 
po l'errore  commeflo;(S<:  coli  Pudor  fari  -vellcm,  fed  m:  prohibet  pudor ,  dice-. 
Alceo  a  Satro ,  &  quefto  è  auanti  il  fatto  prima  che  parli  :  ne  più  ne  meno,come 
in  Italiano  Vergogna  dicefi,  fen^a  il  commetta  alcun  fallo ,  vna  certa  modeftia, 
ed  honelb  lodabile,l.iqualeluorcllere  nelle  donzelicje  ne' giouani  modelì:i,chc 
per  hor.ei'tà  fi  vergognano  pallaie,e  parlare  doue  è  moltitudine  di  gente,  e  d'ei- 
fere  veduti  da  loro:il  Petrarca  moltra  l'honella  vergogna  della  Tua  modella  Da- 
nia, quando  fu  da  lui  veduta  nuda. 

Stetti  a  mirarla  :  ond'ella  hebbc  "vergogna. 
E  nel  Trionfo  delia  Callità  celebra  la  di  lei  vergogna. 
Honcitate  ,  e  Vergogna  a  la  fronte  era 

Nobile  par  de  le '\irtù  diuine , 

Che  fan  coltei  /òpra  le  donne  «Itera . 
Vergogna  anco  dicefi  il  roHore ,  dolor  nitetno,  e  pertimer  to  >ch'habb'.an:o 
di  qualche  co(a  mal  fatta .   Il  Petrarca  vergognandofi  de* Tuoi  jjiouanii  errori  » 
cefi  cantò  tutto  dolente . 

Ma  ben  veggio  hor  ,  ficomcalpopol  tutto 

Fauola  fui  gran  tempo  :  onde  fouente 

Di  me  mcdcfmo  meco  mi  vergogno: 
E  del  mio  vaneggiar  vergogna  è  il  frutto, 

t'i  pentirll,  c'i  conclcer  chiaramente , 

Che  quanto  piace  al  Mondo,  e  breue  fogno. 
Ma  quefta  vltima  forte  di  Vergogna  è  di  minor  lede,  che  la  prima,  perche  U 
prima  fa,  chela  peifonas'aftcrgaoali'crrarepcr  timor  dibisfimojequeftaèdi- 
moftratione  di  Virtù  chiamata  da  Valtiio  Mcll.mo  madie  d'hcnerta  rifolutio- 
ne,e  d'ottimo  configlio,tutela  de'  foIcLni  cftitij,  macftra  dell'innoccn^^ijCara  a* 
prollimi,  ed  accetta  sili  flranieri ,  in  egri  luogo,  in  ogni  tempo  porta feco-^n 
grato,  e  fauorabile  (cmbiante .  S.  Etu.aido  la  chian  a  icreila  delia ccniinen:^a, 
e  Sant'  Ambrogio,  compagna  della  pudititia,  per  la  cui  compsgniai'iltcHaca- 
ftifà  è  iìcura . 

L'altra  vergogna,  che  nafcc  dall'errore  commtflo  ,è  certair.entc  lodabile^  » 
ina  meno  commendabile  della  prima ,  perche  molto  meglio  è  non  eitatc  perla 
vergogna,  che  vcrgognaifi  per  tenore,  aUefochc  la  vergogna  le  bene  e  legno  di 

Y     ^         virtù. 


344-  ICONOLOGIA 

virtù  ,  nondimeno  quello)  che  induce  la  vergogna  è  vitio  .  Il  fudetto  Alce» 
quando  dille  a  Saffo,  vorrei  parlare,  ma  vergogna  mi  utiene .  S*iftogli  nfpoie* 
fc  fuikcofà  honcfta  non  ti  vcrgognarefti  dirla . 

Si  quidqium  honefli  mens  ferat ,  ac  boni , 
Ke  lingua  quidciuam  turpe  parer  tua 
Nullo  impcdireris  pudore  . 

E  perb  molto  più  iodabiie  è  a  non  far  cofa  ,  per  la  quale  ci  hsbbiamo  a  -ver* 
fognare ,  che  il  'vergognarci  :  pur  tal  '%'ergogna  ancor  elFa  non  è  fenii^a  tintura 
di  virtù ,  perche  è  bene  vergognare  ,  doletfi ,  pentirfì  »  ed  arroJlìrfi  de  gli  errori 
tomtrellì .  Diogene  in  laertiod!ce>  che  il  roflorc  ècolorc  della '^'irtù  .  Sant« 
Ambrogio  vuole,  che  la  colpa  fi  accrefca  col  difendere  le  coÌè  malfatte,  6^^^ 
che  fi  fminuifca  col  roflòre ,  e  con  la  '\ergogna  »  Ma  '\tfìiamo  all'  eipofition* 
«óella  figura-. . 

E  di  gratiofo  afpctto  conforme  al  parere  di  San  Bernardo  fopra  la  cantica  or- 
mone 3  ^.oue  trencjchela  Vergogna  fomminiftri  venuftàjed  aggiunga  la  gratia, 
Verecundiavenuftatem  ingerii,  6^  j^ratiam  auget. 

Porta  gli-occhij  baOì  fecondo  il  coftumedi  chi  fi  vergogna ,  Socrate  hauen«i^ 
<do  a  ragionare  d*  A.raorc,vcrgognandorene ,  come  Fiiofofo  attempato ,  fi  coprì 
gli-occbij  con  vna  benda  *  fi  riferisce  a  qucfto  propofito  vn  verfo  di  Euripide. 

Mca  gnata  In  ocuKs  nafcitur  hom.inum  pudor, 

Tiglla  mia  ne  gii  occhi  nafce  la  Vergogna  de  gli  huomini .  t^^theneo  nel  lib, 
^^.perautcriràd'Ariflotiledice,chegli  amanti  non  guardano  in  niuna  parte 
tìel  corpo  delle  cofa  amata  più,  che  negli  occhi)  ,oue  tifiede  la  Vergogna . 
Scribi t  Ar?ft.  Amatoresnullammagiscorporispartem  in  ijs  contueri  ,  quos 
smant ,  quam  oculos,  vbi  pudoris  fedes  eft .  Plinio  pane  la  fede  della  vergogna 
iielleguance,perlorofl'ore  ,che'>^i  fifparge,  cpcròlapingcmocon  le  guance 
rode .  La  facemo  parimenti  con  la  fommità  dell'orecchie  roile,  pecche  c^riflc- 
■tele  ne*  problemi  dice ,  che  la  Vergogna  adduce  negli  occhi  infìeme  col  tim.orc 
Ci  reo  freddo;  onde  il  caldo  abbandona  gli  occhi  j  ,e  partcndofejie  va  nella  iom- 
ttiiti  delle  orecchie, luogo  capace  di  fé,  perche  il  reltante  è  come  d'oilo . 

La  vediamo  anco  per  tal  cagione  tutta  di  roflò  ,  cllendo  quefto  colore  prò* 
pio  della  Vergogna,  belliflìmoin  donzeIle,&!^  garc^oni  per  inditio  della  mode- 
ilia  loro .  Pithia  figlia  d'Aiiilotile ,  addimandata  qual  colore  fude  il  più  belio  j 
fifpofc  quello  ,  che  fi  diffonde  nelle  geetili  ^  e  nobili  ^itelle  dalla  'vergogna . 
Catone  lodaua  più  i  giouani,  che  -fi  arroflìuano,  di  quelli,  che  s*impallidiuano,e 
-Wenandro  folca  dire.  Omivis  erubefcens  probus  cfle  mihi  'videtur  .  Ogni 
huomojche  s'arrofifce ,  mi  pare  buono,pcrchc ,  fiche  il  colore  rouo  molto  con- 
uicnfi  alla  figura  della  'Vergogna . 

Ha  in  capo  la  tcfta  d'Elefante ,  per  denotare ,  che  le  perfòne  dcuono  eflerc-» 
•di  mente  -vecgognofa ,  come  l'Elefante ,  il  quale ,  per  quanto  rifcrifcc  Plinio  li- 
tro 8.  capir.  5.  Concepifce  in  fc  notabile  'vergogna ,  il  perditore  fi  vergogna-» 
*d«l  vinckere ,  e  f'o^g^e  la  fua  "voce  :  mai  non  via  per  vergogna  l'atto  venereo  in., 
"     ^ palefc. 


DJ  CESaARE  'KIPJ:  J4S 

palefc,  come  fanno  le  bcftie  sfacciate ,  ma  in  occulto .  Se  bene  riiuomoj  come 
il  più  perfetto  degli  altri  animali, deuc  non folo vergogna t fi  in  palcfc,  maai.co 
in  occulto .  Pithagcra  moraliiTimo  Filofofo ,  diede  qiiefto  ottiir,o  precetto . 
Turpe  quippiam  nunquam  facies  nec  cum  alijs,  nec  tecum/cd  omnium  maxi- 
ine  te  ipfum  rcuercare . 

Non  commettere  cofa  dishonefta  ne  con  altrui,ne  da  te  (ledo ,  ma  ptincipa!» 
mente  rifpctta,  e  riueiifci  le  (lei]o,(ènten^a  molto  conferme  a  quella  di  Dtmo» 
crito  ,  Ancorché  lìj  iolo  non  fare  ne  dire  co/à  ,  che  fia  cattiua,  impara  a  riucri- 
tc  più  te  dello ,  che  gli  aiin  .  San  GirolamiO  più  breuemente  dille  ;  Qiiicquid 
pudct  dicere,  pudeatjSiT"  cogitare ,  ciò,  che  è  vergogna  a  dire,iia  anco  -^ergo. 
gna  a  penfàre.  Bel  configlio  è  di  Thcofrafto,  babbi  vergogna  di  te  (ledo, fé  non 
ci  vuoi  arroflirc  fra  gli  altri .  Ma  palliamo  a  conlìdcrare  Thoneda  vergogna  del 
Falcone^/ . 

11  Falcone  è  tanto  nobile  di  cuore ,  che  fi  'vergogna  pafcerfi  'de*  cadaucri ,  e 
patiice  la  fame .  Vergogna  fìmilmente  riccue  de'  fuoi  mancamenti ,  fi  come  d 
raccoglie  da  Bartholomeo  Ànglico ,  De  proprietatibus  rerum  lib.  i  2.  cap,  20» 
ilquale  allegando  San  Gregorio  dice,che  queftoanimofo  augello ,  fé  non  piglia 
al  primo,o  fecondo  impeto  la  preda,  fi 'Vergogna  di  comparire  ,  e  tornare  nel 
pugno  di  chi  lo  porta,  e  dalla  vergogna  va  /uola:^zando  per  l'aria  lontano  da  gii 
©echi)  de'  cacciatori  :  imperciochc  gli  pare  di  degenerare ,  a  non  riportar  trion- 
fo di  chi  ha  cercato  conquiftare,  dalla  natura  vcrgognofa  all'fclcfanteanimr.lc 
nobiIiffimc,edcl  Falcone,  che  fi  vergogna  de' Tuoi  difetti ,  ne  "vucle  compa- 
rire nel  cofpetto  delle  perfone ,  fi  può  comprendere  ,  che  gli  animali  nobili ,  a* 
quali  preme  più  l'honore,  che  a  gli  altri, concepilcono  maggior  vergogna  quan» 
do  incorrono  in  qualche  errore ,  il  che  non  fanno  gli  animi  vili ,  baiTi ,  e  poco 
honorati ,  che  fc  bene  commettono  errori  grodì ,  ed  infami,  nondimeno  non  fé 
ne  "vergognano ,  ma  come  non  fia  fattolorojsfacciatameijtecomparifconoper 
tutto.  Auguftolmperadore  di  gran  fentimento  d'honore  adirofFi  fortemien» 
te ,  quando  fcppegii  rtupri,  e*  misfatti  di  Giulia  fua  ngIiuola,cd  in  quell'ira  fece 
pubblicare  vn  procelTo  dal  Queftorc  ad  alta  voce  al  Senato  pieno  de'\ituperi): 
di  lei  con  animo  di  farla  punirCsC  morire,ma  dipoi  celiata  Tirasi  veigognòd'hi 
ucr  fatto  pubblicare  il  procelfo,  perche  inueroad  vnPrinc!pe,come/ui  non  con 
ueniua  tanto  di  palefàre,  e  vendicare  gH  ftupri  di  fua  figliuola ,  quanto  di  tacer- 
li,e  ricoprirli,petche  la  brutt-c;^:^a,c  macchia  d'alcune  cofe ,  ritorna  fopra  di  chi 
rivendica.  Qiiiaquarundafn  rerum  turpitudo  etiam.  ad -vendicantem  rcdit , 
dice  Seneca  nel  Selto  de*  benefitij  cap.  32.  Confidcrando  ciò  Augufto,  pianfe 
di  non  hauerc  opprcfle  col  filentioie  attieni  dishoncftedi  fua  figliuola  ,  &  dal* 
■la  vergogna  per  molti  giorni  non  fi  lafsò  vedere  .  De  iìlia  abfcns ,  ac  Hbcllc  per 
Qucftorem  recitato  notum  fenatui  fecit,  abflinuitq;  congieilu  hominum  pr^ 
pudore,  dice  Suctoniocap.  65.  nella  vita  d'Augnilo . 

Ma  con  tutto  ciò  dcuefi  auucrtire  di  non  incorrere  ncll'efìremo  ,cic(?  di  noti 

prendere  fouerchia  veigogna ,  perciò  habbiamo  pofio  nella  fili  idra  mano  quel 

iinotto.   DYSOPIA  PROCVL.  cioè  dia  lontano  la  fouerchia,  e  vitiofa 

vergogna ,  perche  doucmo  fi  bcuc  hauere  ìd  iioi  vergogna ,  ma  ftn^^a  DiTona , 

cuh  detta 


i^S  !C  O  NO  LOG  I<iA 

Coli  detta  da*  Greci  la  foprabbondante,  &  -^itiora  vergogna,  nella  quale  fi  t(ct^ 
de  il  termine  del  rolfcre, mettendo  a  terra  gli  occhi)  inficmc  con  l'animo  ;  im« 
pcrcioche ,  ficome  chiamafi  Catcfia  vn  meftitia ,  e  dolore  ,  che  butta  a  tetra  gli 
«cchij,  coli  la  vergG<;na,  per  laquale  non  habbistno  ardire  guardare  in  faccia  a-» 
niuno,  chiamafi  Diforia,  alla  quale  chi  facilmente  fi  da  in  preda,  moftrad'etrcr 
<ì'animo  troppo  delicato ,  ed  efteminato  ,•  ne  gli  gioua  di  coprile  la  Tua  morbi- 
ce:^za  d'animo  con  l'honello  nome  di  vergogna ,  per  laquale  Tono  foj  :^ati  a  e»- 
cierca'piLÌanimofi:  nt  fi  fannorifoluerea  metterfi  innan:^i ,  e  fare  niuna  attio* 
ne  honella  in  pubblico  >  ma  ftanno  Tempre  ritirati  in  vn  cantone  dalla  vergogna 
ne  fé  ne  partono  punto  fen:^a  (limolo  d'altrui .  Ifocrate  Oratore  w^theniclc  ha- 
ueua  due  fcolari  Theopompo  troppo  ardito  ,  ed  Eforo  troppo  vcrgognofo  con-» 
quello  foleua  dire,  che  adoperaua  il  freno  per  ritenerlo  ,  e  con  quello  lo  fpronc 
per  incitarlo ,  e  rimoucrlo  della  vitiola  vergogna  ,  pernlciofa  a  tu  tti ,  mailima» 
mente  a  poucri,che  hanno  bifogno  dciraiuto  d'altrui .  Vliire,ncila  i  y.OdilIea, 
tornando  a  cafa  Tua  traucftito  m  babito  di  mendicoj  come  poucio  veigognofo  , 
erirpcttofo  moftradi  non  haucre  ardire  d'entrare  doue  fanno  il  conuito  incro- 
ci. Telemacho,  penfando  fia  veramente  vn  pouerojoroina  ad  Lumto,che  dica  a 
quel  pouer'huomo,  che  non  fi  vergogni,  ma  fi  faccia  auanti  a  dimandare  il  vit- 
to a*  Proci,  attcfoche  la  vergogna  è  iiociua  a*  poueri  bifognof  , 

Da  huic  hofpiti  haec  fccrens ,  ipfumque  iube 

Pctere  vi6tum  'Valde  omnes  adeuntcs  procos 

Pudoraurem  non  cfi  bonus  indigenti  viro,vcadfir. 
Perloche,  fi  come  la  difcietajC  moderata  "veigogna  è  loJabile,ed  vtile,cofi  la 
indircreta,ed  immoderata  vergogna  è  biafioasuoie,  e  nociua  ,e  quello  è  quello, 
che  VGlfc  inferire  Hcfiodo,  quando  dille  ; 

Veiecundia,qu>K  viros  muicum  lardit,  &  iuuat . 
La  vergogna,  che  molto  gli  huomini  oliende ,  e  gioua,  haucndo  rifguardo  al 
debito  modo  :  gioua  l'honeda  ,  e  conueneuole  vergogna  ,  oftrndc  la  dilcria  fu- 
perflua,  e  vitiofa  vergogtia ,  della  quale  ne  tratta  Plutarco  in  quel  brcuc,ma  ia^ 
gio,  ed  accorto  dilcoifo  inutoUto ,  De  vitiofo  pudore . 

VERITÀ. 

VN  A  belliflìma  donna  ignuda,  tiene  nella  delira  mano  alta  il  Sole,  ilqua- 
le  rimirae,  con  l'altra  vn  libro  aperto,c  vn  ramo  di  palma ,  e  fotte  al  de- 
liro piede  il  globo  del  n^ondo . 

Verità  è  vn'habito  dell'animo  difpoflo  a  non  torcere  la  lingua  dal  dritto,5^ 
propio  edere  delle  ccfc,  di  che  egli  parla,  e  fcriue,  aftermando  folo  quello,  che  è 
6^  negando  qucìlo,ihe  non  é  ien:^a  mutar  pcnfiero . 

Ignuda  fi  rapprefenta ,  per  d'inorare,  che  la  fimpiicità  le  è  naturale  ;  onde  Euri- 
pide in  Pha:ni(ris,dice  ell'er  fempiiceil  parlare  della 'verit^r,  ne  gli  fa  bifogno  di 
vane  interprctationi  ;  percicche  ella  per  fé  (ola  è  opportuna .  11  medefimo  dice 
Elchilo ,  &  Seneca  neli'Epiftola  quinta,  che  la  verità  è  femplicc  oraticnc ,  però 
-fi  fa  nudaiComc  habbiamo  detto,  &  non  dcue  hauerc  adornamento  alcuno , 

Ticiic 


DI  CES<iARE  %IPA.  347 

Tiene  il  fole, per  f  gnificarc,  che  la  verità  è  smica  della  luce ,  ant^i  ella  è  luce 
chiaiifi;ir>a,chc  dijr.cilraqueljcheè.       * 

Si  pub  anco  ditejclie'riguarda  il  iole, cioè  Dio  ,  fcr^^ala  cui  luce  non  è  verità 
alcuna  ;  ar;^i  egli  è  l'iftcfia  verità  j  dicendo  Chtillo  No(Uo  Signore .  Ego  fura 
Via,^^er'tas,&  Vita. 

li  libro  aperto  accenna>che  ne'libri  fi  truoua  la  vecit^ì  delle  core,&  perciò  è  Io 
^udio  delle  icien:^e. 

il  ramo  della  palir.a  ne  può  (ìgtiificare  la  Tua  fcr^a ,  perciocVie,  fi  cerne  è  no» 
to,  che  la  palrra  non  cede  al  pefo,  cofi  la  verità  r.cn  cede  silc  cole  ccrtrarie ,  & 
ben  che  molti  la  impugnino,nondirreno  fi  loiitua  ,&  crclce  in  alio  . 

Oltre  a  ciò  lignifica  la  foi  te:^:^a,&  la  •littoria  ;  t  fc  hinc  pei  centra  Timarco 
^ice,  la  verità  hauer  tanta  for^a  ,  che  fupera  lutti  i  ptnfieri  humani . 

Bacchilidc  chiama  la  'Vcriti onnipotente  fspierc^a  neìrEfdra  al  4.cap, 

E  la  fenten^^a  di  Zerobabei  Giudeo  dice ,  la  verità  cfier  più  forte  d'ogni  altra 
€ofa  ,  &  che  valfc  più  di  tutte  l'altre  predò  al  Re  Dario  . 

Ma  che  dico  io  delle  fenten^c  ?  poiché  li  fatti  de'noftriChrifiiani  amplini- 
namcnte ciò  hanno  prouato,elIèndofi  molte  migliaia  di  pei fone  d'ogni  ettf> 
d'ogni  fèlfo  ,  6<f"  quafi  d'ogni  paefe  efpofte  al  fpargcre  ii  fangue ,  d<^  la  'N'ita 
per  mantenere  la  verità  della  Udt  Chrilliana  ;  onde  riportando  gloriofo  triou- 

XQ  dc'crudclillìmi  tiranni,  d'infinite  palme,  OC. corone  hanno  la  vtricà  Chri- 

ftiana  adornata. 

li  mondo  fi)tto  i  pie ,  ccnota ,  che  ella  è  fijperiore  a  tutte  le  cofe  del  mordo  t 
ZC~  di  loro  più  pretiofa ,  an:^i  cheècofadiuina  jonde  Menandroin  Nannis^di- 
<€,chc  la  'Verità  è  cittadina  del  cielo,  &  che  gode  folo  ftare  tra'  Dei. 

Verità . 

DOnna  rifplendente ,  Se  dì  nobile  afpetto ,  veflita  di  color  bianco  pompo«» 
famcnte  ,  con  chioma  d'oro  ,  nella  dcftra  mano  tenendo  vno  ipecchio 
ornato  di  gioie ,  nell'altra  vna  bilancia  d'oro  . 

La  conformità,  che  ha  l'intelletto  con  le  cofe  intelligibili,  fi  domanda  da  Fi- 
lo/ofi  con  quefto  nome  di  verità5&  perche  quel,chc  è  vero,è  buono,&  il  buono 
è  priuo  di  macchia,  &  di  lordura  ,  però  fi  vefte  di  bianco  la  verità ,  aggiungen- 
dofi ,  che  è  fimilc  alla  luce<  6^  la  bugia  alle  tenebre,  &  a  qucfto  alludeuano  le 
parole  di  Chrifio  S.  N.  quando  difie  ,  quel,  che  vi  dico  nelle  tenebre  ,  narrate^ 
nella  luce,  cioè,  quel,  che  io  dico  innanzi  alla  piane:^';^a  del  tempo ,  che  fia  fco- 
perta  la  verità  delle  profezie  in  me  ditelo  voi  quando  /aio  (àlito  al  cielo ,  cht^ 
iarà  riuelato,  6^  aperto  il  tutto ,  Se  però  egli  ancora  è  dimandato  >&  luce  ,  & 
verità  :  onde  lo  Splendore  di  quefta  figura ,  &  il  vcltito  fi  può  dire ,  che  fi  con- 
formino nel  medcfimio  fignificato . 

E  lofpecchioinfegna,chc  la  verità  allora  è  in  fuaperfettionc ,  quando,comc 
fi  è  detto,  Tintelletio  fi  conferma  con  le  cofe  intelligibili  ,  corrie  lo  fpecchio  è 
buono  quando  rende  la  vera  forma  della  coià ,  che  vi  lìfi  Icnde ,  «5..  è  la  bilancia 
tndicio  di  quella  egualità . 

derisa. 


S^S         ICO  NO  L  OC  liA 

yevìtà, 

FAndulIa  ignuda,  con  alcuni  veli  bianchi  d'intorno ,  per  dimoftrare ,  cht* 
cfla  dcue  eflcr  ricoperta,  &  adornata  in  modo  con  !c  parole,  che  non  fi  le- 
XL  rapparen:5^a  del  corpo  Tuo  beilo ,  àC  dilicaio,e  di  fé  ftellb  piiì,che  d  ogn* altra 
s'adorna,  S;^  s'arrìcchifcc . 

Verità, 

IGnuda  come  fi  è  detto,  nella  deflra  mano  il  Sole,  &  nella  finiftra  vn  tempo 
d'horologio . 
Il  Sole  le  ^\  ài  in  mano,  per  l'iftefla  ragione,  che  fi  è  detta  di  fopra  dello  ftlen 
dorè  ;  &  il  tempo  nella  man  finiftra  fignifica  ,  che  a  lungo  andare  la  verit<z  ne* 
ceflariamente  fi  fcuopre ,  &  apparifce ,  e  però  è  addimandata  figliuola  del  tem- 
po,  &  in  lingua  Greca  ha  il  fignificato  di  cofa,chc  non  ftà  occulta . 

yerìtà  , 

Glouanetta  ignuda,tiene  nella  deflra  mano  vicino  al  cuore  vna  Pcrfica,con 
vna  fola  foglia,  &  nella  finiftra  vn'horologio  da  poluere . 
La  PexCicì  è  antico  Gierolifico  del  cuore ,  come  la  fiia  foglia  della  lingua  ,  6c 
iì  è  v/àto  Tempre  in  molti  fimili  propofiti  la  fimilitudinc ,  che  hanno  con  IVno , 
6^  con  l'altra, &  infegna,  che  deucelìcr  congiontoil  cuore  ,&  la  lingua,come 
la  Pcrfica ,  6^  la  foglia ,  acciochc  quello ,  che  fi  dice  habbia  forma ,  6^  ap- 
faren^Ca  di  verità. 

t  l'horologio  è  in  luogo  del  tempo  ,  che  fi  è  detto  nell'altra , 

VIGILANZA. 

DONNA  con  vn  libro  nella  delira  mano,  6^^  nell'altra  con  vna  -verga, 
8^'  vna  lucerna  accela,  in  terra  vi  farà  vaa  Grue,  che  ioilegna  vn  laii'o 
col  piede_>. 

E  tanto  in  vfb,  che  G  dica  vigilante  ,  5^  fuegliato  vn'huomo  dì  fpirito  viuai- 
cc,  che  fé  bene  ha  preroquefto  nome  della  Vigilan^^a  de  gli  occhi)  Corporali  , 
nondimeno  il  continuo  vfofel'è  quafi  conuercilo  in  natura ,  &  fatto  fuo  ,  però 
Tvna,  de  l'altra  vigìlan:^?,  &  del  corpo,  &  dell'anima  vien  dimcftrata  nella  pre- 
fent-;  figura,  quelladeiranimonellibro, nel  quale apprendendofi  le  fcienc^efi 
fa  l'hucmo  vigilante ,  6C  defto  à  tutti  gl'incontri  della  Fortuna,  &  Tagitationc 
della  mente  contemplando ,  6<^  la  verga  fucglia  il  corpo  addormentato,com» 
il  libro,&  la  contemplatione  dettano  li  fpiriti  fonnolenti  ;  però  del  corpo,  e  dei- 
l'antmo,  s'intende  il  detto  delia  Cantica,  Ego  dormìOì  &  cor  meum  uigilat. 

E  le  Grue  infe^nano ,  che  fi  deue  fi:ar  vigilante  in  guardia  di  fc  medcfimo,5c 
della  propia  -vita  j  perche ,  come  fi  racconta  da  molti ,  quando  vanno  infieme 
perripofarfi  ficuramentc  ,  fi  aiurano  in  quello  modo  ,  che  tenendo  vna  di  eife 
■  ^vn  falfo  col  piede  raccolto  sTaltrc  fin,  che  il  laflb  non  cade ,  fono  ficure  di  efiere 
cuftodite per  lavi^ilan^^ji  delle  compagne,  6^  cadendo  ,  che  non  auuiene 
ié  non  nel  dorimire  di  dettcgaardie ,  che  al  rumore  fi  deftano,  dC  fé  ne  fu^- 
^ono  via-».  '^  , 

La  Lucerna  dimoftra ,  che  la  vi^ilan^a  ptopiamente  s'intende  in  quel  tem- 

po,che 


DI  CESA%E  %IPA. 


$4^9 


VIGILANZA. 


l^yclieè  pili  conuetiiente  al  rìpofo,  &  af  fònno,  perS  fi  dfmandauano  da  gliaiT* 
Itchi  Vigilie  alcune  horc  della  notte,  nclleqaalì  i  Soldati  erano  obligati  a  (tar  vi- 
gifantrpcf  fictrre:^:^a  dcireirercitio ,  e  tutta  la  notte  fi  pattiuiin  quattro  vigilie, 
Come  dice  Ccfacc  nel  primo  de'  Tuoi  commentari  jr 

DOnna  veftita  di  bianco,  con  vn  Gallo,  e  con  vna  Lucerna  m  mano,percli« 
il  gallo  fi  dcfta  neli'hore  della  notte ,  all'ellercitio  del  fuo  canto ,  ne  tra- 
lalcia  mai  di  obbedire  alli  occulti  ammaedramenti  della  Natura,  cofi  infegna  » 
gf'haomini  la  'vigilan:(i  * 

£  fa  Lucerna  moftra  quefto  medefimo,  vfandofi  da  noi ,  tcciochc  le  (enebr« 
non  fiano  impedimento  all'actioni  Fodeuoli  * 

E  però  fi  legge,<:hc  Demoftcne  interrogato ,  come  haueua  fatto  a  diuentarc 
▼alente  Oratore,  rifpofe  di  hauere'>^(atopiù  olio,  che  vino  ,  intendendo  COB 
quello  la  'vigilan:(a  de  gli  ftudi|  »  con  quefto  la  ronnolen:^a  delle  delicier 

Vi* 


>/•  ICONÒ  toc  I^ 

DOnnat  che  ftia  in  piedi  con  vn  campanello  in  mane.  Se  con  rn  Leene  vi* 
cino  in  atto  di  dormire  con  gli  occhii  aperti .  'f 

La  campana  è  inftromentofacro  tdC  fi  èiitrouatoperdefìar  non  menogji 
«nimi  dal  Tonno  de  gli  erroti  con  la  penitene;}!,  allaquaie  c'inuita,  chiamandoci 
al  tempio,  che  i  corpi  dalle  pia:^^e,c  dalle  commodità  del  dormire . 

Il  Leone  fu  prelTo  a  gli  Egitti)  inditio  di  'vigilanza  ,  perche ,  come  racconta 
il  Pierio,  non  apre  maijnticramcnte  bene  gli  occhi)  ,  fé  non  quando /ì  addor- 
menta, Se  pero  lo  figurauano  alle  porte  àt'  lempij,  moftrando,  che  in  Chiefà  fi  - 
<Ieuc  vegliare  con  l'animo  ncli'oi alieni ,  (e  bene  il  corpo  par ,  che  dorma  alle» 
anioni  del  mondo. 

yi-^ila n\a  per  difende rfh &  o ppugnare  altri . 

DONNA,  chciielladcftramanQÙene'^nalerpe  ,  6^  con  la  rniftra 
'Vndaido,' 

V     f     L    T    ^. 

DONNA  mal  yeftita,  giacendo  per  terra  in  luogo  fangofo ,  e  brutto  ,•  te- 
nendo in  mano  rvcello  Vpupa,  &c  moflri  non  haucr  ardire  d*a!:^arc  gli  oc 
chi]  da  terra  ,ftan  Jole  apprelIo'\n  Coniglio, 

Vile  fi  domanda  l'huomo,  che  fi  ftima  meno  di  quel,  che  vale ,  Sz  non  ardi- 
sce quello,  che  potrebbe  crufeguire  con  iua  lodfjferiC^a  muoucrfi  a  tale  opinio- 
ne di  fé  ftedò  dalla  ere  derì:;^a,  che  egli  habbia  di  operare  con  virtù  ,  6<^^  però  fi 
rappre^nta  la  vi'tà  in  viia  donna  ,  che  giace  per  terra  ,  oc  mil  velhta ,  cllcnd© 
ordinariamente  le  donne  più  facili  de  gli  huomini  a  mancar  di  animo  neli'  ac« 
lioni  d'ini  portan:^» . 

Il  veftimento  ikacciato  nota ,  che  in  vn  vile  non  vi  fia  pcnfiero  di  addobba- 
re il  corpo  fijo,  per  dubbio  di  non  poter  ("jllentare  quella  grauità ,  e  quei  coftu- 
mi,  che  richiedono  i  panni  ,oucropcr  q  ifl  detto  triuia!e,che  fi  Tuoi  dire, 
^udaces  fortuna  luuat ,  timidofque  repcllit . 

Emn  haucndo  ardire  l'huomo  per  ^iltàoffcrirfi  ad imprefe  grandi ,  fé  n<L» 
fta  fra  il  fango  dVna  fbrdida  vita,ren:^a  venir  mai  a  luce ,  ed  a  cognitione  de  gli 
huominijche  lo  pollbno  fouucnice  delle  coic  neccflarie .  » 

L*  Vpupa  ù  defcriue  da  diuerfi  authori  per  vccello  'vilifsimo  ,  nutrendofi  di . 
fterco ,  S(r  altre  fpercitie,  per  non  haucr*  ardire  metterfi  a  procacciare  il  cibo 
con  difficoltà . 

Il  tenere  gli  occhii  badi  dinota  poco  ardire,come  per  l'effetto  fi  ucde, 

li  coniglio  è  di  fua  natura  vihllìmo  ,  comechiaroiìf&daa.olti  ,chekanB9 
^itca  la  natura  de  gli  animali , 
i...  VIOLENZA. 

DONNA  armat*,  che  al  finiftro  fianco  porti  vna  fcimitarra,  nella  dcftra 
vn  ba(lone,  e  con  la  finiflra  teng;»  vn  f;;inciu11o,e  Io  percuo:a. 
Viole»i:^4  è  la  for^a ,  che  fi  adopera  contro  i  meno  potenti ,  e  però  fi  dipinge 
armata  all'oi^efa  di  vn  fanciullo  debole  »  e  fcn^a  aiuto  d'alcuna  patte.  Cofi  di* 
ciamocfler  vjelertail  aneto  della  pietra  gitrata  in  ateo  contri  ai  moto  datole^ 
dtWi  na^isra  d«l  h^gi^ha  tk^nàt^Sc  ancke  akio  co^e  Umdi  >  ie  eguali  in.que&i 

mwi 


DI  CESA%E  %IBA: 


ijr 


VIRGINITÀ. 


Ìi.<-lt 


moti  poco  durano,  parche  la  natura,al!a  quale  l'artce  la  for:^a  finalmente  vbi- 
difccjle  richiama,  e  le  fi  facilmente  fecondare  la  propia  inclinatione, 

VERGINITÀ. 

C^  I O  V  A  N  E  pallida,  5^  alcfaanto  magfa,di  beIlo,&  gratìofo  afpettOjCo» 
J   vna  ghirlanda  di  fiori  in  capo,  'veftira  di  bianco ,  SÌT  fuoni  vna  cetara , 
aioftiandofl  piena  d'allegrezza,  feguendo  vn* Agnello  in  mezzo  dVn  prato. 

Si  dipinge  giòuane,  perche  daHa  Tua  giouentù  fi  mifura  il  fuo  trionfo  ,  ed  il 
Tuo  pre:^^o,per  la  contraria  inclinatione  di  quell'età  . 

La  pallide:^-^a,  ed  allegre-:^^a  fono  inditi)  di  digiuno,  e  di  peniten:^a»e  fono  due 
particolari  cuftodi  della  'Verginità  . 

Ha  il  capo  cinto  di  fiori ,  perche ,  come  dicono  i  poeti ,  la  verginità  non  è  al- 
tro, che  vn  fiore,ilqual^fubbito,che£colto,perdetuttalagratu,cbcIle^^a. 
Segue  i'^^nello,  perche  tanto  è  lodeuole  la  verginità,  quanto  le  ne  va  fegaen* 

do  ' 


3St  fCONà  LOG  /  «^ 

do  l'orme  dì  Chrlfto,che  ftì  il  -vero  cllèmpio  della  verginità  j  &  il  viro  A^nel^ 
lojche  toglie  li  peccati  del  mondo.  ' 

Il  Prato  verde  dimoftrale  delicie  della  vita lafd aia,  la  quale  comincia,  «  fini* 
fce  in  herba,per  non  laauer  in  se  frutto  alcuno  di  vera  contept«^3|;a,ma  folo  vni 
fcmplice  apparen^a^  cht  poi  fi  recca,& fparifcc.,  laqualc^  dalla  nrcr^iftiu»  cai» 
catacoa  animo  gen«rol0>  e  allegro,  e  però  lìionalacetara. 

Verginità . 

GTouin«tta,laqaiIeaccarc:?^^i  con  le  mani  vn*A1ic0rBo,  per  eh  eccome  ai» 
cuoi  (criuono,  quello  animale  non  fi  lafcia  prendere  ,  fé  non  per  mano 
è\  Vergine,  Vtrgittità, 

VN  A  betlifnma^iouanetta,  'veftita  dipannoiinobiancojjconvna  ghir- 
landa di  fmeraldi^  che  le  coroni  il  capo,«  checon  ambe  1  emani  lì  cinga 
«on  beflagracia  "Vn  cintolo  di  lanai)ianca« 

Lo  ffTìeraldoj  per  q  leMojche  narra  Fierio  Valerianolib  4 r .  è  fegno  di  vergi» 
«itàjcfu  confecratoa  Venete  celefte,  creduta  ali  bora  Dea  dell'Amor  puro  ,  dal 
•^u de  non  00 -Iona  nafccre/c  nco  puri  ,.e  candidi «fifet ti  ;  percioche  da  lei  vicnt 
squel  puro,c  fiicero  amore,  che  in  tatto  e  alieno  dal  £ongiongimento  de'rorpii 
«  perb  lo  fmsràldo  da  molti,  &  in  particolare  da  gli  Atlrologi  èpofto  per  /ègao 
«iella  verginità  » 

Si  dipinge  col  cintolo  di  lana  nella  guifa»  che  dicemmo ,  percioche  fu  antico 
coftume,  che  le  Vergini  fi  cingell'ero  col  ciato,  in  fegno  di  -verginità,  la  qual« 
fi  foleua  fciorrc  dalli  Spofi  la  prima  fera,  che-elle  doueuano  dormire  con  efiì,  co 
me  feri  uè  Fedo  Pompeo.,  6c  a  quedo  allude  Catullo  neir^pitalamio  di  ManU»« 
4c  dì  Ciulia  £ofi  dicendo  « 

Te  fuis  cremulus  pareni 
Inuocat  tibi  virgines 
Zonula  fbluat  linus . 
Il  bianco  veftimento  fignifica  purità  fondata  ne*  buoni  pen'fief  i  verginali ,  8c 
tielleiànte acetoni  del  corpo,  che  rendono  l'anima  candidaj^bella^ 

Virilità . 

DOnna  di  età  di  ^o.  annU  con  habito  d'oro  ^  e  nella  deftra  mano  con  vno 
Scettro,neIla  finiftra  con  vn  L  ibro,e  fiede  fopra  vn  L€one,con  la  fpada  al  ' 
fianco, &alli  piedivn'orologgiodapoluere,echemoflri, che  fia calatala  mc« 
t^dellapoiuere. 

Virilità,  è  quella  «tà  deirhuon)o,che  tiene  da  ^  5.  fino  a  50.  anni,  nella  qua- 
le egli  faao  capace  di  ragione,  &  elperto  delle  cofè,  opera  come  huomo  in  tut- 
te Tattioni  ciuili,  e  raccaniche,  vniuerfali,  e  particolari>e  quefta  è  la  età,  ondt^ 
•(lo  huomo  fa  Thabito,  che  lo  conduce  a  fin  di  benc,o  di  raalc,rccondo  che  egli 
elegge per  gratia  diuina,  ò  inclinatione  naturale  ;  quefta  eti  è  principio  della^ 
liecKnatione.. 

Si  dipinge  con  lo  Scettro,il  Libro,il  Leoae,  8^  la  Spada,  per  dimoftrare,cht 
A  que(la,che^  l'età  perfetta  dell'huomo,  fi  afpetta  di  configliare,  di  rifoluere,  • 
di  determinare  con  grande^!^a  d'animo  le  coie,  circa lequali  poifa  hauer  luo^« 
lift  qualche  modo  la  "victé  » 

VIR. 


D/  CESSARE  %1TA.  5J3 

VIRTV     KEROICA 

Come  dipinta  dagli  antichi,  e  come  (i  veda  nella  Medaglia  di 
Gordiano  Impcradore . 

ERCOLE  nudo,  appoggiato  fopra  la  Tua  Claua,  con  vna  pelle  di  I  eoncJ 
auuiluppata  intorno  al  braccio  ,  come  fi  vede  in  due  bclli(Fmc  fìatut-» 
nel  Pala:(^^o  dell*  llluftriirimo  Signot  Cardinale  Odoardo  Fatnefc  vero  amato» 
re  delle  virtù. 

Virtù  è  propia  difpofitione,  e  facultà  principile  deiranimo  in  at  to ,  e  in  pen- 
derò volta  al  bene  fotto  il  gouerno  della  ragione,  an:;;^^  è  'a  ragione  iftclla . 

'  Le  fi  dà  la  pelle  di  Leoae,  oc  s'appoggia  alla  Claua,  per  effer  ambedue  fonlf- 
^mi,  e  la  -virtù  piantata  con  fertilTime  radici,  e  con  nilfuna  fcr:^^  fi  può  eftitpa- 
re,  ne  Tnuouere  di  luogo , 

Si  fa  nuda  la  virtù,  come  quella ,  che  non  cerca  ricche:^:^e ,  ma  immortaliti, 
Ijloria,  <k^  honore,  come  fi  e  villo  in  vn  marmo  antico,  che  dice  .  Virtus  qu« 
ào  homine  contenta  eli. 

Virtù  heroica . 
'ì^fla  Medaglia  d'oro  di  Majjìmino  » 

VN'  Ercole  nudo ,  che  tiene  per  le  corna  vn  Ccruo  %  che  fu  vna  delle  (uo 
dodici  fatiche. 

VIRTV     HEROICA. 
'b{eUa  Medaglia  di  Geta . 

PER  la  "Virtù  heroica  (ì  rapprefenta  Ercole  ,  che  con  la  delira  mano  ten- 
ga la  claua  al^^ata  per  amma:^;^arcvn  Dragone,  e  he  fi  aggira  intorno  ad 
vn'atbore  con  i  pomi,&  al  braccio  finiflro  tiene  ìnuolta  la  pelle  Leon*na , 
Cibfignifica  hauerHercole  (  intefo  per  la  virtù  )  pollo  moderationc  alla 
concupilcen:^a  ,  intendendofi  per  il  Dragone  il  piaceuolc  appetito  della  li* 
bidinc-/ . 

La  fpoglia  del  Leone  in  Ercole  c^imoftra  la  generofità ,  5q^  fortc:^:^a  del* 
ranirao. 

La  claua  fignifica  la  ragione ,  che  regge ,  6^  doma  l'appetito  ,  percJoch« 
quefta  -virtù  è  grand*  eccellcnc^a  di  Ercole ,  però  gli  è  attribuita  la  claua  fatta.» 
À'vn  fermo  ,  6C^  forte  arbore ,  che  è  il  Quercio ,  il  quale  dà  legno  di  fermezza  $ 
ÒC  di  forila .  < 

Fingefi  la  cLua  nodofa  ,  per  le  difficolti  ,  che  da  ogni  parte  occorrono ,  fiC* 
fi  offerifcono  a  coloro, che  vanno  feguitando,  e  cercando  la  virtù ,  e  però  Erco- 
le ellendo  in  giouenile  età,  diccfi  ,  che  fi  trouaflè  in  -vna  folitodine  ,  douc  Ceco 
deliberando  qual  forte  di  via  douelfc  prendere,  o  quella  della  virtù,  ouero  quel- 
la de  i  piaceri ,  Se  hauendo  molto  bene  fopra  di  ciò  ccnfiderato ,  fi  eleflc  la  vii* 
della  -virtù ,  quantunque  ardua,  &  di  grandiffima  difficulti . 
VIRTV     HEROICA. 

SI  iruoua  in  Roma,  in  Campidoglio -vna  ftatua  di  metallo  Indorata  d'Er- 
cole, veftita  della  fpoglia  del  Ltone,con  la  claua,^^  con  la  finiftra  man© 
tiene  tre  pomi  d*oto  portati  da  gli  horti  El^eridi ,  i  quali  fignifieano  le  tre  virti 
hcroichc  ad  Ercole  acctibuicc, 

Z        U 


5/^  ICONOLOGIA 

La  prima  è  la  modcration*  dell'ira. 

La  feconda,  la  temperan;;^a  dell' Auaritia , 

L'altraj  è  il  generolo  fprei^^amento  delle  delitie ,  e  de  i  piaceri,  e  perb  dicefi, 
chela  virtù  heroica  neU'huomo  c,qiiando  !a  ragione  ha  talmente  fottopofti  gli 
affetti fenfitiui ,  che  fia  giunta  al  punto  jndiuifibile de  i  mezzi  viiiuofi  ,  e  fattafi 
pura,cd  illuftre,che  trapailì  rcccellcn^a  humana,  ed  a  gli  Angeli  fi  accofti . 

VIRTV  DELL' ANIMO,   E   DEL   CORPO 

I^Ua  Medaglia  di  Traiano . 

SI  rapprefenterà  Ercole  nudo,  che  con  la  dcftra  mano  tenga  la  Ciana  in.» 
fpalla  con  bella  attitudine ,  8c  con  la  finiftra  guidi  vn  Leone ,  &  vn  Cigna» 
le  congionti  infieme  » 

Per  lo  Ercole  ignudo  con  la  Claua  in  fpalla,  &  con  la  pelle  Leonina  ,  (ide- 
ile intendere  l'Idea  di  tutte  le  virtù  ,  òT'  per  il  Leone  la  magnanimità  ,  e  la  for- 
te:^:^a  deiranimo ,  come  teftifica  Oro  Apollo  ne  i  fuoi  gieroglilìci ,  &  per  il  Ci. 
gnale  la  virtù  corporale  ;  per  la  tobufta  forte::^:^a  d'elfo  ;  fcriuefi ,  che  Admeto 
giunfe  infieme  il  Leone  ,  &  il  Porco ,  volendo  per  tale  compagnia  intendere  lui 
hauere  accoppiato  infieme  la  virtù  dell'animo,  oc  del  corpo  i  di  che  rende  tcfti- 
lijonio  il  Pierio,  doue  parla  del  fcgno  del  Leone . 

VIRTV. 
Isella  Medaglia  d'^lejjandro» 

DONNA  bella ,  armata ,  6d^  d'afpecco  -mirile ,  che  in  vna  mano  tiene  il 
mondo,  &  con  l'altra  vna  lancia.  Significando  ,!l  he  la  virtù  domina-» 
tutto  il  mondo . 

Armata  fi  diplnj^c,  percioche  continuamente  combatte  col  vitio . 
Sirapprefenta  d'afpetto  virile,  perche  il  (uonome  viene  (  fecondo  Tito  Li- 
uio  nel  libr.  27:  &  Valerio  Ma(E mo  lib. i .cap.  i .  )  i  viro  vel  à  viribus,  &  moilra 
la  forte;^^a,che  conuienc  al  v  irtuofo .         • 

V     I     R     TV. 
T^ella  Medaglia  di  D  orniti  ano  Galieno  &  in  quella  di  Galha . 

SI  rapprefentaua  'vna  donna  in  guifa  d'vn'Amazzone ,  con  la  celata  ,  e  Pa- 
razonio,  che  e  vna  fpada  larga  fen^a  punta,&  con  la  lancia,pofando  il  pie- 
piede  fopra  'Vna  celata,  ouero  fopra  vn  mondo . 

VIRTV. 
I^Ua  Medaglia  di  Lucio  Vero .  1  ' 

PE  R  Bellerofonte  bcUilJimo  giouanc  a  cauaiìo  del  Pegafecchc  con  vn  dar- 
do in  mano  "Vccidc  la  Chimera  ,  fi  rapprcfenta  !a  'Virtù  v 
Per  la  Chimera  allegoricamente,s'intende  vna  certa  mokiforme  "Varicii  de* 
viti)  >  laquale  vccide  Bellerofonte,  il  cui  nome  dall'Etimologia  fila  vuol  dire  vc*» 
cifionedci  viti)  ,&r"l'Aiciati  nclli  fuoi  Emblemi  cofi  dice. 

Bellerophon,  vt  fortis  eques  fuperare  chimxram ,  > 

Et  1/cij  potuit  fternere  montlra  foli, 
Sic  tu  Pegaleis  -veólus  petis  a-thera  pennis , 
Confilioe^;  animi  moftra  fupctba  doma . 

Moftratio 


i 


D/  C£S<tdRE  'KIPJ:  ssf 

Moftrano  i  detti  verfi,  che  col  coiifiglio,  e  con  la  'Virtil ,  fi  fupera  la  chimera, 
cio^  i  fupcrbi  moftri  de*  'viti j, 

Giouane,  e  bello  fi  dipinge,  perc'oche  belliflìma  e  'Veramente  la  virtù,  ^  è 
j  eropio  filo  di  attrahere  a  fé  gl'animi ,  &  allV^o  filo  congiHngerli , 
VIRTV*     INSVPERABILE. 

DONNA  coperta  di  bella  armatura ,  nella  defira  mano  terrai  l'hafta,  5^' 
nel  braccio  finiftro  lo  fi:udo,  dentro  al  quale  fata  dipinto  vn'Elce  ;  per  ci- 
miero porcari  'Vna  pianta  d'alloro  minacciata  »  ma  non  pcrcofia  dal  fiilmine  » 
con  vn  motto  che  dice  ;  Nccfisrte  ,necfijto. 

La  virtù  come  guerriera ,  che  di  continuo  col  viti©  fijo  inimico  combatte ,  (ì 
dipinge  armata,  &  col  fulmine, il  quale,  come  racconta  Plinio,non  può  con  tut- 
ta la  fua  'violens^a  oflendcre  il  lauro,  come  la  virtù  non  può  eiicr  ofìèia  da  qual» 
fiuogiia  accidente  difordinato. 

L'elee,  che  è  dipinto  dentro  allo  feudo,  altro  non  fìgnifica,chc  virtù  ferma, • 
coftante,  come  quefto  albero,che  hauendo  le  radici  profonde,  i  rami,  e  le  foglie 
ampie,  verdeggiante,  quanto  più  vien  rccifo,  tanto  più  germogliaj&r"  prende»* 
maggior  -vigore  ;  an^i  quanto  più  è  fcollo ,  &  trauagliato,  tanto  più  crefi:e ,  & 
con  maggior  ampie:^:^a  (pande  i  rami ,  però  fi  aflbm'alia  alla  virtù,  la  quale  nel- 
le trioulationi ,  &  ne'  trauagli  principalmente  fi  fcuopre . 

Le  fi  può  dipingere  a  canto  ancora  'Nn'Iftricc ,  il  quale  non  fa  altro  prepara- 
mento per  difender  la  vita  fua,  che  di  ritirarfi  in  fé  medefimo,  &  difenderli  con 
Ct  fteilo,  come  la  virtù  da  fé  ftefià  fi  difende ,  &  in  fé  medcfima  confida ,  per  fii- 
perarc  agcuolmente  ogn'incontro  di  finiftro  accidente  ,  &  for^e,  a  ciò  alludeiia 
Horatio  dicendo  di  nafconderfi  nella  propia  virtù  ; 

rirtu . 

DOnna  vefiita  d'oro,  piena  di  macft4,  con  la  deftra  mano  tiene  vn'haflaJ  t 
6^  con  la  finiftra  vn  cornucopia  pieno  di  'varij  frutti ,  con  vna  teftudi- 
nc  forre  a  i  piedi  . 

Il  veftimenco  d'oro  fignifica  il  pregio  della  virtù ,  che  adorna,  fi^  nobilita 
tutto  rhuomo. 

Tiene  Tharta  in  mano ,  perche  ella  impugna,  6^  abbatte  continuamente  il 
"vitio,  e  lo  perfeguita. 

yìrtà . 

Glouanetta  alata ,  6^  modeftamente  veftita,  farà  coronata  di  lauro,  6;^^' 
in  mano  terrà  "vn  ramo  di  quercia ,  con  vn  motto  nel  lembo  della  ? €• 
le,  che  dica. 

MEDIO.   TVTISSIMA. 

DifTe  Siluio  Italico  nel  i  ^.  libr.  della  guerra  Cartaginefe ,  che  la  virtù  iftefla  " 
'  conueniente  mercede  a  fé  medefima,  &  fi  conformò  con  quefto  detto  all'opi- 
lione  de*  Stoici ,  che  diccuano  fuor  di  lei  non  efier  cola  alcuna,che  la  pofià  pre- 
giare a  baftan:^a,  e  fu  da  gli  anrichi  dipinta  cofi,  perche  come  la  quercia  refifte 
'Hi  infulti  delle  tempefte  immobile,  cofi  la  vjttiì  rimane  immobile  ,  a  tutte  le 
5ppofitioni  de'coniraiij  auuenimcmi . 

Z    z        Per 


^< 


ICO  N  0  LOG  I^ 


V     I     R     T     V. 


Per  fignificato  dfil  lauro,nc  ferulra  qntlla,  che  diirmo  nella  fcgucntc  figura» 
che  neU'vna ,  e  neh'alcra  fi  lapprefeiìca  la  detta  piir.ta  . 

Il  motto  dimoftra  ,chequcfteaCtioni ,  folo  fono  depenJcntl  dalla  virtù  ac- 
quali hanno  la  loro  eftremità,  che  (oiic,  come  folle  ouc  l'huonio  cade  >  e  s'itn- 
mcrge  cadendo  dal  Tuo  diitto  fentiero,  però  dille  Oracio , 
Fft  modus  in  rebus  funt  certi  denique  fines 
Quos  vUrk  citra  que ncqviic  coiìdftcre  rtctum  , 

VNa  giouariC  bella ,  AC^  gratiofa,  con  l'aU  alle  fpalle  ,  nella  deftra  mano 
tenga  'vn'  halta  >  6c^  con  la  (ìniftra  'Nna  corona  di  lauro ,  e  nel  petto 

habbia  vn  iolc_>» 

Si  dipinge  giouane ,  perche  mai  non  inuecchis,  an^i  piti  Tempre  vicn  vigo* 
rofa ,  &  gagliarda,  poiché  gi'atci  Tuoi  conftituifconogli  habiti,&  durano  quan- 
to la -Nita  de  gli  huomini  .  .  . 

Bella 


DI  CESiiARE  %IPJ:  >/7 

Bella  fi  rapprefenta ,  perche  la  virtù  è  il  maggior  ornamento  dell'animo . 

L'ali  dimortranojche  è  ptopio  della  ■virtù  fa't^arfi  a  velo  /opra  il  commune 
^fodegli  huomlni -volgari ,  per  guftare  quei  diletti  «  chefolamcnte  prouano 
gl'huomini  più  virtiiofi  ,  i  quali  >  come  diffe  Vcrgilio  ,  (ono  ai^^ati  fino  alle-. 
ftelle  dall'ardente  virtù  e  diciamojche  s*inal:;^a  al  ciclo ,  che  per  mezzo  della-» 
virtù  fi  fa  chiarOf  perche  diuenta  fimile  a  Dio,  che  è  1* ideila  viriù,e  bontà. 

Il  fole  dimo{lra,che  come  dal  cielo  illumina  elfo  la  terra  i  cefi  dal  «.uore  \iu» 
YÌrtù  difende  le  fue  poten:^e  regolare  a  dar  il  moto,  6c  il  vigore  a  tutto  il  corpo 
noftro,  che  è  mondo  piccolo,  come  dilfero  i  Greci,  e  poi  per  la  virtù  s'illnmina» 
fcalda>  &  auuigora  in  maniera  »  che  buona  parte  de  Filofofi  antichi  la  Itimorna 
baftante  a  fupplire  alle  ibdisfatcioni,  ed  a'  giufti ,  che  nella  vita  humana  polTo- 
no  defiderarfi,&  perche  Chrilto  S.  N.  (i  dimanda  nelle  facre  lettere  fole  di  giu- 
ftitia,  intendendo  quella  giuftitia  vniuerfaliffima,  che  abbraccia  tutte  le  virtù, 
però  fi  dice,  che  chi  porta  elfo  nel  cuore,ha  il  principal  ornamento  della  vera>  e 
perfetta  virtù. 

La  ghirlanda  dell'alloro' ne  fignifica,che  C\  come  il  lauro  e  fèmpre  verde ,  9c 
non  è  mai  tocco  dal  fulmine,eofi  la  viriA  moftra  fèmpre  vigore,e  non  è  mai  ab- 
battuta da  qualfiuoglia  auucrfario  }  come  anco  ne  per  incendio,  ne  per  naufra« 
gio  fi  perde,  ne  per  aduerfii  fortuna ,  o  forte  contraria. 

Le  [\  da  Thafta  per  fegno  di  maggioran:^a ,  la  quale  da  gli  antichi  per  quella 
era  fignificata . 

Dimoftta  anco  la  forza,  e  la  poteftà,che  ha  fopra  il  ?itio,iI  quale  fcmpte  dal* 
la  viitù  è  fottopofto,  e  vinto  • 


VITA    HVMANA. 

DONNA  vedita  di  verde,  con  vna  ghirlanda  in  capo  di  /èmpreuìur»,  ^ 
pra  laquale  vi  fia  vna  fenice,  dC  nella  Jeftra  mano  tecrtf  vna  »ira  con  il 
pletro,  e  con  la  finiiha  tiene  vna  ra!^^a,  dando  da  bere  ad  vn  fanciullo» 

Quello,  che  da  Latini  fi  dice  neli'huomo  viuere,  fi  dice  nell'herbc  fir  nef* 
le  piante  Virere,  &  la  medefima  proporiione  che  è  fra  le  parole ,  è  ancora  fra 
Jc  cofe  fignificate  da  elTe  ,  perche  non  e  altro  la  vita  dell'huomo ,  che  vna  vi- 
ridirà,  che  mantiene,  ed  accrefce  il  ca'ore,  il  moto ,  e  quando  ha  in  fé  di  bello , 
e  di  buono,  e  la  viridità  nelle  piante ,  non  è  altro  ,che  vna  vita ,  la  quale  man- 
cando, manca  il  nodrimento,  il  calore,  le  fiamme,  S^  la  vaghc^^za,  però  l'her- 
ba,che  tiene  nel  capo  quell'immagine  ,fi  dimanda  fempreuiua ,  dC  l'età  pro« 
fpera  neli'huomo  fi  chiama  viridità,  6<^  da  Virere  parola  latina  ,  fi  fono 
chiarriaii  gli  huomini  viri ,  però  fi  farà  non  fen^a  propofito  inghirlandata  di 
queft'hcrba . 

Quafi  il  medcfimo  dimoftra  il  vcftimento  verde ,  &  come  dall'  herbe  non  fi 
attende  akro,che  la  viric  ita,  cofi  ncirhuomo  non  è  bene  alcuno  (parlando  bu- 
fi anin-ente  )  che  fi  debbia  anteporre  alia  virtù  iftefla. 

L'hi{locia,ofaucla  ,  che  fia  della  Fenice,c  tanto  nota ,  che  non  ha  bif»gno 

Z.     i         di  moke 


>//  ICONOLOGIA 

di  molte  parole>e  fi  prende  per  la  vita  lunga.  Se  ancora  pcc  l'eterniti,  tinotiaiR* 
do  fé  medefima ,  come  fi  è  detto , 

Tiene  con  la  deftra  mano  la  lira  con  il  pIetro,percioche  narra  Pie  rio  Valcrìa- 
no  nel  lib,  quarantafettefimojche  per  gierogiifico  della  lira  per  quello  s'intenda 
i  ordine  della  vita  humana ,  perciochc  elTcndofi  ritrouato  da  alcuni ,  che  nella 
lira  fieno  celebrate  fette  diffcren:^c  di  voci,  hanno  da  quelle  conofciuto ,  chelo 
ftato  della  vita  humana  è  dalla  medefima  varietà  continuaroenteagitato;  per- 
ciochc la  fettima  lettimana  il  mafchio  è  formato  nel  ventre;  Sette  bore  doppo 
•1  parto  dà  manifcfti  fcgni  della  morte,  o  della  vita ,  Sette  giorni  oipoi  il  bchico 
lì  ftringe,  e  falli  fedo ,  Doppo  due  volte  fette  dà  manifefto  legno  di  vedcre,dop 
pò  fette  volte  fette  ha  la  fermc^:^a  dello  fguardo,e  U  cognitione  :  Vediamo  poi 
d  ippo  il  fettimo  mefe  cominciare  a  mettere  i  denti  ,  doppo  due  volte  (ette  lè- 
dere ficuiamenre,  doppo  tre  volte  fette  cominciare  a  formare  le  paiole  ,dopp9 
quattro  volte  fette  cominciare  ad  andare,  doppo  cinque  volte  (ette  comincia- 
re a  dispiacergli  il  latte .  Pofcia  doppo  (ett'anni  difcacciando  i  primi  denti,  na- 
icere  più  gagliardi ,  e  farli  pieno  il  luono  della  "VOLe.  Nel  fecondo  fettennario 
nafceei  peli  nelle  parti  vergognofe,  venire  la  virtù  di  generare  ,&incaminarfi 
alla roburte;^:^d  virile.  Nel  ter^^o  apparire  la  prima  bai ba, e  farfi  fine  di  crefccre. 
Nel  quarto  -venire  la  robufte^:^a,  e  la  piene:^za  delle  membra .  Nella  quinta-» 
tllèndo  appieno  crefciuto  le  for2e ,  quanto  a  ciafcuno  iono  concedute  è  da  Pia» 
tone  determinato  il  tempo  accommodato  alle  no:^:^e,  come  fi  vede  nel  fettimo  ' 
Jibro  delle  leggi .  La  fcUa  confcrua  intiere  le  acquillate,  &  raccolte  Ìoxt^ì  tC^ 
amminjftracopiofamentcil  'vigore  della  prouiden:^a  .  La  (ettinria  ha  dimina-  . 
clone  delle  for::^c,ma  "vn  pieno  accrefcimento  dello  intelletco,e  delia  rsgioac_  . 
Onde  vogliono  i  foldati  in  quefta  età  eficr  liberati  dalla  militia  ,  con  dar  loro 
'vna  verga,  che  era  detta  Rude ,  ik  cller  melli  a  configli ,  e  gouerni  delie  cofc-. 
pubbliche ,  e  di  qui  fcriue  Horatio  a  Mecenate  ;  che  già  egli  haueua  riceuuta  la 
Rude,  perciochehaueua  già  compiti  quattro  vndici  Decembri,  come  egli  di  lè 
ftelTo  fcriue, cominciaua  già  a  caminare  per  la  fettima  (isttimana  ,  neli'otcauo 
(èttennariofi  può  "vedere  la  perfettionc  deirintellecto,  e  della  ragione,  quale-». 
in  alcuno  polTa  fpcrarfi  maggiore .  li  nono  apporta  l'humanlti,  e  la  manlucju» 
ne.  Udecimoper  lopiùdclidera  dimotire  ,  le  quali  cole  tutte  elegantillìma- 
mente  in  -yerfi  Elegiaci  raccoUe  Solone,  e  tempro  la  fua  lira  in  manicra,che  nel 
fettancefimoannopofe  il  termine  del  concento,  e  della  fonorittf  delle  voci  delia- 
vita  humana,  il  quale  quando  gli  huomini  hanno  trapafiato  ,  pare  che  diven- 
gano fciocchi ,  &  hora  lungi  da  quella,  bora  da  quella  corda  vadano  errando» 

Il  fanciullo,che  beue,  fignifica,chc  la  vita  fi  mantiene  con  gli  alimenti,  e  con 
la  difpofitione,gli  alimenti  la  nudrifcano,  e  {\  prendono  per  la  bocca,ouero  per 
Japartefupcriore,eladifpontionelafà  durare,  &d«ue  «fiere  in  tutto  il  corpo, 
come  l'età  tenera  de  fanciulli,  che  crcicono,  e  fa  a  quello  propofito  quel ,  che  li 
èdetto  della  faiute^ 

VITAATTIVA. 

SONO  due  le  flrade,chc  conducono  alla  felicità  ,  5;^  quelle  fono  diucr- 
faraentc  iè^uitarce  lecvndo  la  dmcrfiti ,  o  delle  inclinationi ,  o  delle  ragio* 


DJ  CESARE  TIIPJ:  jj} 

pi  perfuafiuff,  &  fi  fignificano  con  ncme  di  vita  attiua,  &'  contempi,  tìua,  d<^_^ 
furono  ambedue  appiouatc  da  Chrifto  Saluator  nollro  nella  petit  na  di  S.  Mar- 
ta, e  dì  Maria,  e  fé  bene  quefta  a  quella,  che  ftaua  occupata  nelle  atrioni  fu  pre- 
ferita, con  lutto  ciò  ancor  quella  è  degna  della  fiia  Iode,e  de  Tuoi  premij , 

Si  dipinge  adunque  la  vita  attiua  con  vn  cappello  grande  in  t«na,&.  vnat^ap* 
pa  in  fpal'a,  con  la  finiltra  mano  appoggiata  fopra  il  manico  d*vn*^rairo  ,  Ó^ 
apprefio  con  alcuni  ìnftromenti  d'agricoltura  ;  perche  ,  ellendo  l*agricoUura-* 
)a  pili  necellària  attiene  ,  che  fi  faccia,  per  con(eruationc  dell'huomo  con  efler* 
titio  delle  membra,  e  con  diftratione  della  mente,  manrenendofi  per  ordinari» 
fra  gli  huomini  di  villa  con  l'ingegno  offufcato ,  potranno  quefti  foli  infttumen 
ri  dimoftrarequel  tutto,  che  fi  appartiene  ad  vna  indiftìntacogniiione  di  quel- 
le cofe,  alle  quali  l'induftna  (limolata  dalU  LtcelJità,  ha  diligentemente  aperU 
la  via  in  tanti  modi  Jn  quanti  fi  diltin^uono  l'atti  ,egrelleicitij  manuali. 

MicherAngelo  Buonarrota  rappre/tntòper  la  vita  attiua  alla  fcpolrura  dì 
Giulio  Secondo,  Lia  figlia  di  Laban>  che  e  vna  ftatua  con  vno  fpecchir  in  ^i-. 
fio,  per  la  confideratione  ,  chefideue  haucie  per  leaitioi.ìnofire, e  nelf'wlira 
■^na  ghirlanda  di  fiori,  per  le  virtù,  che  ornano  la  vita  notila  iiì  vita  ,  6s^  dop» 
pò  la  morte,  la  fannogloriola  • 

P^ita  attiua. 

DOnna  con  vn  Bacino,  e  con  la  M^fcirob  •>i  'tt  atto  di  m<'^^ere  c?-ll'acqujL-> 
col  motto  del  salmo:  Fiducialiteraj^am,  &  non  timtbo.  Quedadi'^fi 
cenno,che  fi  deuono  fare  Tattioni  con  le  mani  leuate,  cioè  fer^^a  interellè  ,  che 
imbrattano  fpellc  volte  la  fama,  ik  confidenza  di  buon  (uccello  p»r  dmirià  outt» 
14,  che  Iddio  cofi  profpera  i  lucceili  dcilc  noftic  attioni . 

VITA     CONTEMPLATIVA* 

LA  vita  contemplatiua  fi  dlpingeua  da  gii  antichi  donna  col  vlfo  vefto  Iiu 
.CÌeIo>  con  molta  humiltà,  Ó^  con  vn  raggio  di  fplendorr»cl  e  icendenJo 
rillumina,tenendo  la  delira  mano  alta,e  ftcfà,la  finiftra  baflaj&:  ferrata,con  due 
piccole  alette  in  capo . 

Contemplatione  è  fruire,  e  conofcere  Dìo  ,  imaginando  la  petfettionc,dell«» 
ijuale  confifte  in  creder  bene,  cioè  nella  iltella  fede  pura  i  e  viua  , 

L'ali,che  riene  in  capo,fignificano  Tcleuatione  dell'inieilttto,|aquaIe  non  la- 


platione,è  dono  particolare  di  DJOj  come  affern  ò  Dauid,  dicendo:  Demmo 
adiuua  me,  6C  medicabot  in  iuftificationibus  tuis» 

Sta  con  humilitf,  perche  Iddio  refifte  a'  (upei  bi ,  ÓT  fa  ^ritia  a  gli  humili . 

LVna  mano  ftela,ò.:  altt,e  Taltra  rerrata,e  baila  ,  dirrolìrano la  rilallationt- 
della  mente  ne  gli  aki  pcnfitti  del  Cielo ,  6<^  la  paicità  intoiiio  alle  baile  -vo- 
glie terrene . 

Z    4        VITA 


"JiSj  ICONOLOGIA 

VITA    CONTEMPLATIVA. 

DONNA  ignuda,  che  ftenda  vna  mano  aperta  verfo  il  Qìcìo  »  é^  coru 
i'altra  tenga  vn  libro,  nel  quale  (ìafciittoil  motto  trailo  tiii  f*lmo 
Mihi  inhsrcre  Deo  bonum  cft . 

Michel' Angelo,  come  fi  è  detto  della  attiua  ,f;ìl  vna  ftatua  di  Rachele,  Torci- 
la di  Lia,  &  figliuola  di  Laban  per  la  contemplatiua,con  le  mani  giunte>con  vn 
ginocchio  piegato,^  col  volco  par  che  ftia  leuata  in  /pirite,  &  ambedue  qucfte 
ftacue  mettono  in  mezzo  il  Moiic  tanto  famofo  del  già  detto  If  poi-,  o  . 

VITAHVMANA. 

DONNA,  che  fi  poti  co*  piedi  nel  mezzo  di  vna  Ruota  di  fei  raggi ,  la- 
quale  dia  in  piano  rotondo,(bpra  vn  picdeflallo  in  modo  formato ,  che 
non  pieghi,  ne  dalla  deftra,  ne  dalla  fìnidra  parte ,  terrà  in  v/  a  mano  il  Sole,  e 
nell'altra  la  Luna. 

Sono  anti,e  tanto  i  vari]  cafi  dcli*humana  'vita,che  per  la  molcìtudine,5c^ 
nelle  penne,  che  fcriuonOiC  ne  grintclletti  nielli,  che  difcorrono  ,  farno  confu- 
sione, parendo  impofllbilearriuare  a  tanti  indiuidui  ,  che  con  molti  vniformi 
attioni  polPono  generar  fcien^^a  di  fé  itefli  j  pur  da  tutti  qucfti  li  raccoglie  quali 
vn*epìlDgo,  che  la  vita  è  incerta,  volubile ,  éc  però  fi  mòftrano  nella  Luna,  e  nel 
Soie  le  cagioni  fuperiori  nccelFarie,  e  nella  ruota  gl'inferiori  accidentali  ;  S<.^ 
Sbenda  forte  >  oueio la  fortuna  non  ha  cofa alt  una  fuor  degli  auiienimeuti 
ftelli  ,che  vengono  di  rado,  &  fuor  dell'  intencione  di  chi  opera ,  con  tutto  ciò 
l'animo  noftro  per  lo  più  troppo  credulo  in  quello  oue  fi  truoua  inteiellato ,  ha 
dato  facilmente  luogo  di  fignoria  partico!.  re  In  sé  iXtiXo  a  quefta  imaginata  dei 
tà  di  quelle  cofe,allequali  non  si  afle^nar  la  cagione,ne  dà  alia  fortuna  o  la  col- 
pa, o  la  lode,e  diciamo,che  la  ruota  fignifica  gi'auuenimcnti,che  hanno  cagio- 
ne inferiore,  e  accidentale,cioè  di  fortuna ,  la  quale  con  la  ruota  fi  dipingea  da.* 
gli  antichi  come  colei, che  riuolgelle  a  fuo  piatcrc  li  fiati,  e  le  grandezze , 

VITA     IN  Q  V  I  E  T  A. 

LA  vita  de'  mortali  eller  foggctta  ad  vna  perpetua  inquietudine  ,'lo  potri 
fignificai  e  la  figura  di  Sififo,  il  quale  fecondo  le  fintioni  di  molti  Poeti, 
mai  celli  di  riuolgere  verfo  la  cima  di  vn  gran  monte  vn  graue  (allo ,  Oc  da  alto 
tornando  a  ricadere  ,  nuoua  ,  &  perpetua  fatica  fi  agjionge  al  milero  huomo , 
per  ricondurre  dì  nuouo  in  cima  al  monte  il  fallo  ,  oue  non  è  baftante  di  icr- 
marlo,  onde  Ouidio  nel  lib.4,  cofi  dice  ^ 

Sififo  ^n  graue  faflo  ogn'hor  tormenta . 
Il  monte  è  fimbolo  della  vita  noltra. 

l  a  cima  di  eflo ,  denota  la  quiete ,  dC  tranquillità  di  quella ,  alla  quale  cia- 
n^uno  afpira . 

il  fallo  è  lo  ftudio,e  la  fatica,  che  ciafcuno  prende  per  poterui  arriuare . 
Sififo  è  (  per  quanto  narra  Gio.Battifl:a  Rinaldi  ne  i  fuoi  Teatri  )  fignifica-» 
Core  dell'anima  ,  la  quale  mentre  è  qui  giù ,  Icmpre  a  qualche  quiete  Ipira ,  & 

che 


T>tCESA%E  'RIPA.  sd'' 

che  a  pena  ha  "vna  cofà  eflequlta  ,  torto  l'altra  defidcra  ,  percloche  al^rì  ne  gli 
Sonori  la  vera  felicità  ripongono, a/tri  nelle  ricche:^zt,  chi  nella  fcien:^a  ichì 
nella  fànità  ,  chi  nella  fama,chi  nella  nobiltà  j  la  onde  è  foi^a,che  il  noiiro  dtp 
£derio  la  ve»  quieie  citruoui . 

VITA     BREVE. 

DONNA  d'afpctto  giouanile  incoronata  di  varie,e  verdi  foglIc,porti  /col 
pito  nel  petto  rHemerobio  picciolo  animale  volatile ,  o  per  dir  meg'io  , 
<ontefto  tutto  il  veffcimento  del  detto  animale  nella  man  deftra  tenga  vn  ramo 
di  rofc  con  qucfto  verfo  intorno .  Ipfa  dies  aperit, conficit  ipfà  dies ,  nelL  ma- 
no fìniftra  il  pefce  Calamai  o,  o  la  Seppia . 

E  tanto  arricol'huomo  della  vita  (ficomcogn'altro  animale  )  che  bene  (pef 
Co  fi  duolcsch'ella  fia  breuc.  Thcofialto  morcndo/i  lamentò  della  Natura,che 
hiueflc  data  lunga  vicaa'Ceru'j,  ed  alle  Cornacchie,a*  quali  non  importa  nicn 
tei  a  gli  huomini,  che  farebbe  molto  importato ,  haucllc  data  cofi  breuc  "vita  ; 
Vtià  de'  quali  fc  più  lunga  potcfle  eilcre  ,  potrebbe  la  vita  dell*  huomo  appren- 
dere perfcitameutc  ogni  arte ,  ed  ogni  eruditione  ,  ma  che  fi  muore  quando  11 
comincia  a  conofcerle  ;  a  quefte  parole  di  Theofrafto  riportare  da  Cicerone  nel 
tcEi^o  delle Tufculane  ripugna  Saluftio  nel  princìpio  della  guerra  diGiugur- 
ta,ouedice,'  A  torco  i)  genere  humanofi  lamenta  della  fua  natura , che  fia  de- 
bile, e  breire,  majche  più  tofto  alla  natura  humana  manca  rindu(ìria,che  la  for- 
erà ,e'l  tempo  :  volendo  inferire,  che  l'hucmoh^  pur  troppo  tempo  a  fareac- 
quifto  delle  virtù  ogni  uo!ta,che  vcg'ia  applicar  ranimojerincuftriafuaad 
aquiftarle  ;  il  che  vien  confermato  da  Seneca  nel  libr.  della  breuità  della  vita, 
Quid  de  rerum  natura  quetimur  f*i  L  fcbcn'^negeffit.  Vita  fi  fcias 'Vtijonga 
eft.  Manonreftapcr  qucftoj  che  la '\ita  humana breue non  fia.  Torto  fi  be- 
ne habbiamo  a  lamentarcene  ,  perche  douemo  contentarci  del  termine  prefillo 
allanoftra  vitA  dal  fommo  Creatore,  che  per  lo  meglio  delle  fue  creature  dif- 
pone ,  e  prouede  il  tutto ,  e  da  queCto  iftelfo  che  la  vita  noftra  fia  breue ,  ed  in- 
certa vuole  Iddio ,  che  ne  cauiamo  profitto,  accioche  diamo  apparecchiati  alla 
morte,  e  procuriimo  tanto  più  in  qucfta  vira  breue  di  meritare  col  contini  o  ef* 
fercitio  delle  buone  opcrationi ,  per  le  quali  polliamo  ottenere  in  premio  la  vi- 
ta eterna  .  Breue  è  fen:^a  dubbio  la  vita  noltra,  ilche  confidcrando  Zenone  dif 
fé,  f  nuero  la  vita  è  breuc,  ne  di  nJuna  cofa  habbiamo  più  careftia ,  che  del  tem- 
po .  Nullius  rei  tanta  nos  penuria  laboramus,  quam  temporis ,  Re  'Vera  enim 
Dreuis  eft  vita .  Enea  Siluio  Piccoiomini,  che  fu  Pio  Secondo  Pontefice,a(fimi- 
n  iglia  la  vita  breue  deli'huomo  ad  'Vn  fogno  fugace ,  attefoche  a  niuno  è  cer- 
to il  giorno  feguente,  ne  altro  fiamo,  che  vento,ed  ombra .  Vita  breuis  eft  ho- 
minis  quafi  fomnium  fugax  ,  nulli  craftina  dies  certa  eft  ,  nihil  enim  nifi  ven- 
tus  ,  Oc  vmbra  fumus .  »A  quefto  detto  di  Pio  1 1.  corrifponde  vn  morale  fo- 
netto  di  Francefco  Copetta  mio  compatriota  ,  che  lo  fcrilTe  ad  vna  fua  paren- 
te ,  a  cui  era  morto  il  fratello,  e  per  consolarla  piefe  materia  da  vno  horologgi© 
da  polueie^che  le  mandò  dentro  vna  calla  copetta  di  luteo  • 

Quefti, 


■7%: 


3^2 


ICONOLOGIA 

VITA     BREVE. 


Quefli ,  che'l  tedio,  onde  la  "vita  piena, 
Temprando  va  con  dolce  in^^anno ,  ed  arte  > 
Che  l'hore  infieme,  e  le  fadighe  partci 
Tacito  sì,  ch*altri  le  fcorge  a  pena. 

Con  la  vcfta  conforme  a  l'alca  pena  » 
Che  d'ognintorno  ha  pie  Lgi  ime  fpartc 
%tn  rien  a  Voi  per  rallentare  in  parte 
li  giufto  duol,  ch'a  lamentar  vi  mena. 

Voi,  come  in  chiaro  fpeglio ,  in  lui  tal'hota 
Scorger  potrete  Tinuifibil  volo 
Dì  quel»  che  paffa ,  e  mai  non  Corna  in  dietre» 

E  cowt  fi*  1»  ^»ta  noflra  vn'hort  » 

E  noi  poliiere,  ed  «mbra  ,  e  lotto  il  Poi® 
Ogni  HnJaMna  Iper 4fi:(,a  m  fragii  veua  . 


Vn 


DICESA%E  'KIP^:  3^3 

Vn  rragìl  vetro  apunto  (bno  le  fperan:(e  humanc,c  di  ciò  la  'Viti  brtue  ce  n« 
fa  accorti> e  ci  ammonifcc ,  che  non  fabrichiamo  profondamente  li  noftri  peiH 
fieri  in  Dene  co(ì  caduco,  e  momentaneo;  miferia  de  gli  huomini,  che  otdifco- 
no  nella  mente  loro  lunga  tela  di  mondani  defìderijjche  imperfetta  limane  pei 
la  breuità  della  vita, ne  dicono  inileme  il  Petrarca . 

Ma'l  tempo  è  breue  ,  e  noftj a  •voglia  è  lunga . 
Longa  noflra  defìderia  incicpat  vita  breuis,  incalTum  multa  portantur  >  cum 
iuxca  c(f,quo  pcrgitur .  dice  S.  Gregorio ,  la  vita  breue  riprende  i  lunghi  noftri 
dt  Hderij,  in  damo  molte  coie  fi  poi  tane ,  poiché  vicino  e  doue  fi  camina ,  cioè 
alla  morte .  Non  mi  ftendctò  più  oltre  in  moftrare  la  breuità  della  "vita,  diche 
teOimonianc^a  ne  fanno,  non  dirò  mille  dotte  carte  di  Greci,  Latini  ,e  Tofcani» 
ma  i  noftri  parenti ,  òC'  cari  amici,de'  quali  alla  giornata  in  breue  tempo  priui 
rimaniamo. 

La  corona  di  verdi  foglie  habbiamo  data  alla  noftra  figura,  fimbolo  vero  del- 
la breuità  del'a  vita ,  poiché  in  breue  tempo  cadérne  di  quefta  vita  come  foglia 
dall'arbore  ;  e  tofto  il  vigore  della  '^ita  manca ,  ficome  il  color  'verde  nelle  fo- 
glie, che  in  poco  tempo  languide ,  e  (ceche  diucntano .  Alle  foglie  Simonido  - 
aflimigliò  la  vita  noftra  in  que'  vetfi . 

„  Vnam  fenieiuiam  optimevirChIusprotulit 
„  Quod  bominnm  gcneratio  talis  fit ,  qualis  eft  foliofum  * 
„  Hanc  paucis  homincsperceptamauribus 

,,  In  pe(fi:orecondunt,nec  intelligunt  • 

„  Quambieuefitiuucritutisacvitae  tempusdatut» 
„  Morulibus . 
L'Hemerobio  è  vno  animaletto  volatile  maggiore  d*vna  mofca:  ha  le  ali ,  e» 
quattio piedi,  naie*  (fìcomc dice  Plinio  Ub.xi.cap.  ^6.)  in  Ponto  i  nelfiumt-. 
Hipane,  che  circa  il  Solilitio  porta  certe  bacche  di  gulc»  teneri ,  dalle  quaH  n'e- 
fcel'Kemerobio,  che  può  ftrulre  per  figura  della  breuità  della  vita  :  poicht^ 
muore  nel  medelìmo  giorno,  chs  nafcc  ;  e  noi  cominciamo  a  morire  ticllo  ftef- 
fe  giorno,che  nafcemo  ;  e  fc  bene  in  quello  non  moriamo,  nondimeno,  perche 
la  vita  noftra  è  breue  ;  vita  d'vn  giorno  fi  chiama,  cofi  la  chiamò  Antifonic-  • 
Vita  fmilis  eft  carceri  vniusdieij&rtotum  vita;fpaclum  -vni  dici  «tqualepro- 
pemodum  dixcrim  ,  per  quem  intuiti  luccm  poìttris  deinde  "Vitam  ttademuj • 
Ed  il  Petrarca  nel  trionfo  del  Tempo . 

E  quanto  poflb  al  fine  m'apparrccchio  « 
Penf-ndo'l  breue  viuer  mio,  nel  quale 
Stamani'era  vn  fanciullo,cd  hor  lon  vecchio  « 
Che  più  d'vn  giorno  è  la  uita  mortale  .      . 

^  Nubile,  breue,  freddo,  e  pien  di  noia 

Che  può  bella  parer ,  ma  nulla  vale  ? 
E  perche  la  vita  è  cofi  breue.c  corta  li  Greci  la  parragonano  al  dito.al  palma, 
ic  al  cubito  :  da  Mimnermo  Colofonio ,  e  da  Giunione  dicefi,  cubitale  tempus , 
da  Diogeniano,  Vita:  palmus,da  Alceo  Pteta  greco,  Digitus  eft  dies,  per  fignìw 
Scare  la  breuità  della  yitaJaquale,quando  a:.. co  a  molti  anni  fi  diftenda,  nondi- 


cneno 


3^if.  ICONOLOGIA 

meno  alfine  vnabrcuchora l'annulla,  ciò  'viene  molto  ben?  con'*rfentoJfv# 
vna  antica  infcritdone  ,  che  fi  conferua  nel  ?d\i%^^  del  Cardinale  C«  is .  ©  u 
tali  "Verfi . 

D.         M. 
Caefius  aquidicus  iam  cencum  clauCerat  annod 
Felices  annos  eoe  culic  hora  breuis  • 
.P.         P. 
Onde  il  Petrarca  nel  trionfo  della  Diuinità  dilTe , 
„  O  mente  vaga  alfin  Tempre  digiuna 
„  ^  che  tanti  pcnfieri  ?  vn*  hora  Tgombr* 
„  Quel ,  chc'n  molt'anni  a  pena  fi  raguna  • 
L'ifteflb  nel  sonetto .  Rott*è  l'alta  colonna . 
O  noftra  vita  ,  ch*c  fi  bella  in  vifta 

Com  perde  ageuolmente  in  vn  mattine 
Quel  ,che'n  molti  anni  a  gran  pena  s'acquiftal 
Di  qHefta  noftra  fragile  conditione ,  n*c  Gieroglifico  la  rofà  vltlma  a  nafcere 
tioppo  tutti  gli  altri  fiori ,  ed  è  prima  a  mancare»  fecondo  Atheneo  lib.  i  ^>  No- 
«iflìma  rofà  poft  alios  nafciturjcademq;  prima  deficit,  e  con  molta  conuenien- 
s^a  la  vita  noftra  s*aflìmiglia  alla  rofà  ,  che  vaga  ,  &  gratiof*  languifce  tofto  nel 
medefimo  giorno, che  nafce  come  (\  ef plica  in  quel  motto,  ch'habbiamo  pofto 
intorno  alla  ro/à,  che  è  vcrfo  di  Vergilio ,  il  quale  della  rofa  cofi  cantò  circa  ]&>• 
Aia bellej^za,  e  fragilità . 

}>  Tot  fpecics,tantofq;  ortus,uariofq;  nouatus 
„     Ipfadiesapcritjconficit  ipfadies.ll 
»,  Conquerimur, natura,  breuis  quodgraciaflorum]cft 
„     Oftentataoculis  illieo  dona  rapis. 
„  Quam  lonoa  vna  dics ,  artas  tam  longa  roi«rum 
„     Qiias  prebe^centes  iuxta  fencda  pr^smit , 
Ben  fu  la  rofa  alli  mefi  partati  fimbolo  della  breue  vita  nel  Pontificato  d'^- 
leflandro  Cardinal  de*  Medici  Papa  Leone  XI.  che  per  imprefa  portò  Tempre  la 
rofa  con  qucfto  motto.  SIC  FLORVf.   Imprefa,  che  di  corpo,  e  d'anima 
ficonuienepi'j  doppo  la  morte  fua,  che  in  vita ,  poiché  fiorì  co!modigratia,c 
ipaeftà  nel  Pontificato  brcuiflimo  tempo,  come  la  ro/a,  lallando  al  mondo  loa- 
wifllmoodcredi  fé. 

La  Seppia ,  ed  il  Calamaro  detto  da'  Greci  Theutis  ,  e  da*  Latini ,  Loligo  Ci 
pongono  fimilmenre  per  figura  della  vita  breue  ,  perche  pochiOfìmo  tempo 
campano ,  come  riferifce  Atheneo  libr.  7.  per  autorità  del  Filofofo.  Ariftotelcs 
lib.  5  .cap.  i  S.  de  animalibus  Thcutii  ac  Sepis  vitam  eOle  breuem  alferit . 

VITA    LONGA. 

VN  A  d'Anna  di  'Vecchio  afpetto,  veftita  all'untici,  e  che  tengala  deflra^.- 
mano  fopra  vna  Cerua,  ch'habbia  corni  grandidìmi  con  molti  raiir  , 
/parfi  nella  man  finiftra  vna  cornacchia . 

Il  vcftimcnto  all'antica  dimoftra  il  tempo  palTato  di  molc'anni  « 

Ti  4  ne 


i. 


DJCESud'RE  'RIPA. 


VITA      LONG  A. 


iO 


Tiene  la  mano  fopra  la  teda  della  vecchia  cerua.cbc  ha  le  corn»  folte  di  mof- 
ti  rami,per  moftrare  con  elfa  la  iunghc:^za  delia  vita  eflTendcche  qucfto  anim» 
le  e  di  lungi  vita, e  o^ni  anno  mette  vn  ramo  fecondo  alcun', qucfto  è  ccrto>che 
più  che  s'muccchia  gli  s'ingrolfano  le  corna  con  più  bozzi,  e  punti  di  cornette. 
Campa  5oo.anni,e  più.  Plinio  lib.8  c.3  i.cofi  dice,  vita  ceruis  in  confclTo iongr: 
e  foggiunge,  che  doppo  cento  anni  ne  fono  ftati  prefi  alcuni  con  H  collari  d'oro 
poftaui  da  Aleffandro  Magno  coperti  dalla  pelle  crefciuta ,  il  mcdefimo  fi  rifc- 
rifce  d'^gathoclea  Tiranno  di  Siracufa  ch'ammac^^^o  in  caccia  -vn  ccruo,chc.'v 
haueua  intorno  al  collo  'vn  collare  di  brons^o  ,  nel  quale  vi  era  intagliato  que- 
fto  nome  DIOMEDE  ARTEMIDE   habbiamoin  hiftoria  piùfielca  , 
che  Carlo  Sefto  Re  di  Francia  prefe  in  caccia  nella  felua  Scnlianavnccruo,che 
haueua  il  collo  cinto  d'vn  collate  di  metallo  indorato  con  tale  infcrittiont,  • 
HOC  Ci€SAR.  ME  DONAVIT,   da  cui  n'èderiuato  quel  detto  come  pro- 
uerbicC^faris  fum,noli  me  tangere;ondc  il  Petrarca  anch'c^li  dille  nel  Tonetto.  '^ 
Yna  candida  cerua  fopra  Therba 

Ncau» 


3fd 


IC  ONO  L  0  G  I^ 


VITA,    E    L*A  N  I  M  O. 


NefrunTJÙtocchi,iI  bel  collo  d'intorno 
Scritto  hauea  di  diamanti,  e  di  Topa:^ì , 
Libera  farmi  al  mìo  Cefare  parue . 
BfìTemprjjClie  denotano  la  lunghc^c^^a  della  uita  de'  cerui  j  :  fi  come  lunga  è  la 
▼itadellacornacchiajda  molti  autori  latini  cognominata  Annofj»perehe  campa 
molt'anni,  8^  perbrhabbiamo  aggiunta  alla  mano  finiftra  di  quefta  figura, 
la  cui  età  infieme  con  quella  del  ceruio  n'c  fatta  mentionc  in  quelli  «ilame- 
triache  fi  credono  di  Vergilio,  De  ajtatibus  animalium . 

Ter binos ,  decicfq;  nouem  fuperexit  in  annos 
lufta  fenefcentum  ,  quos  implec  vita  viroruna 
Hos  nouies  fuperat  vluendo  garrula  cornix , 
Et  quater  egredjcur  cornìcis  farcula  Ccruiuj . 
V  I  T  A,     E     L'A  N  I  M  O. 

VM  A  gìouanetta  veflica  di  Tcrde,  che  con  U  deiica  mano  tenga  con  bella 
gracia  vna  lucerna  accefà  •       *•  »  i  - 

Si 


DtCESA'RE  'ripa:  s^F 

SI  vefte  di  verde,  per  dimoftrare  la  fperan:^»,  che  rhuomo  bà  di  longa  vita. 

Le  fi  da  la  lucerna  accefa  per  fignificarc  la  vita,nel]aquale  l'olio  infufo  pc.  fai 
viuo  il  lume,ne  dimoftra  quel  vita!  humore,del  quale  il  calor  fi  pafce  per  dar  vi- 
ta al  corpo ,  iiquxle  mancando,  è  necelTariojchc  inficme,  e'I  caldo,  e  i  corpo  s*e« 
ftingua,  &  manchi .  Di  qui  è  ,chc  appreflb  Euripide  in  molte  delle  fuc  Trage- 
die, quelli,  che  hanno  a  paflàre  di  quclta  vita,  dicono  qaclle  parole  •  Dio  ti  lal- 
ui  h  cara  luce ,  laquale  opinione  fcguitò  Plutarco,  dicendo ,  la  lucerna  efferc  fi* 
mile  al  corpo,  che  è  dell'anima  ricettacolo . 

V    I    T    1    O.  ,. 

Vedi  a  Scelleraterra . 

vittoria: 

'ì<leUa  Medaglia  di  Domitiano  • 

PE  R  la  vittoria  fi  dipinge  vna  donna  alata,chc  nei'a  deftrji  tiene  yn  cortili- 
copia,  &  nella  finiftra  vn  ramo  di  palma. 
Equi  fono  le  due  forti  di  bene  ,che  porla  fecola  vittoria,  cioè  la  fama,ouero 
rhonore,6:  la  ricchc^za,e  rvna,e  l'altra  per  ragione  di  guerra,  fi  toglie  per  for- 
:^a  di  mano  all'inimico. 

V.ttOYÌa, 

DOnna  veftita  d'oro ,  nella  delira  mano  tiene  vn  pomo  granato ,  &  nella-» 
fini ftta  vn'elmo,cofi  la  defcriue  Eliodoro . 

I  etche  due  cofc  fono  neccfTane  per  confeguire  la  vittorì?,cloèIa  forerà,  &  la 
concordia ,  qucfta  per  ritrouar  la  via,  che  le  li  nafccnde,quella  per  apriila  con-* 
animo  corrsggiolo  ;  La  for-i^a  fi  moftra  nell'elmc ,  che  refifte  a  colpi,  che  van- 
no per  offender  la  tcfta,  8^ l'ingegni  vniti  rei  pomogranato, il  quale  èriftrct- 
to  con  l'vnicne  de  fuoi  granclli>  come  gli  huomini  di  valort^ccitringono  in  vn» 
(bla  opinione  tutti  i  peniien  di  molti  ingegni . 

VITTORIA. 
J^elìa  Medaglia  di  Ottauio  «  v.  .. 

SI  dipinge  donna,  alata,che  fta  fopra  vna  bafe  in  piedi ,  con  la  palma  in  vna 
mano,&  nell'altra  con  vna  coronale  due  ferpenci  dall'vna,  &  dall'altra  pac 
te,  e  con  vn'altra  ferpe,che  giacendo  fi  auuolga  intorno  a  gli  ahri  due ,  con  let- 
tere ASIA  RECEFTA,  cofi  fi  vede  nella  N'edaglia  di  ^uguflo . 

Fittori^degl'^tnichi.  ,. 

DOnna  di  faccia  verginale>  &  voli  per  l'ada,  con  la  deftra  mano  tenga  vn« 
ghirlanda  di  lauro,  ouero  di  oliuo,  &  nella  finiftra  vra  palma  ,  con  f  A- 
quila  fotto  a*  piedi,laquale  tiene  nelle  :;^ampe  vn  ramo  purdi  pairnajóc  il  vcfti-^ 
laientofifatà  di  color  bianco,con  la  clamidctta  gialla.    ;  ;;  ^  :/;  i   j  •-it»j/.  ai 

II  lauro,  l'oliuo,  e  la  palma  ,  furono  da  gli  amichi  vfati  per  fégno  di  nonore  , 
il  quale  volcusno  dimoftrare  douerfi  a  coloro  ,  che  hautllcco  riportata  vittoria 
de  nemici  in  beneficio  della  Patria  ,  e  le  ragioni  fono  dette  da  noi  akrouc  ,  6^ 
fono  tanto  chiare  per  fc  flelTe  ,  che  non  hanno  bifogno  di  elfererephcat*  pili 
d'vtia  volta,  » 

^  Si  fa  in  atto  di  valore,perché  tanto  è  cara  la  vittoria,  quanto  fignlRca  più  ma 
nifertamcntc  valore  en3in€ncc.».&  dominatore^  . 

"^  Queil^ 


3fS  ICONOLOG  ItA 

Quedo  medefitno  fignifìca  ancora  l'aquila  ,  6c  però  augurando  buona  for- 
tuna alle  loro  imprcfe  gli  antichi  Impcradori  nell*  Infcgne  la  ipicgauano  , 
éQ^  la  porcauano  innani^i ,  per  nudrire  la  rperan:^a  della  'vittoria  ne  ^li  animi 
ile*  Soldati . 

il  'vcdirMcnto  bianco  dimoftra ,  che  deue  effer  la  -vittoria  fen^a  tintura  dì 
biadmo  d'alcuna  forte  ^  con  prudenza  di  faperla  vfaie  dapoi  «che  h  farà  conÌ9> 
{uita>  ilche  ii  moftra  nel  veftimento  di  giallo  • 


D 


VITTORIA     NAVALI 

^eìia  Medaglia  di  f^ejpefiano  , 

O  N  N  A  atata,mpiedi  fòpra  vn  roftro  di  Nane ,  nePa  deftra  mano  tiene 
vna  coronale  nella  finiftra  vna  palnia,con  lcttere,Vidì:otia  naualis,&  S.C 

VITTORIA    NAVALE, 
some  dipinta  da  I^manù 


QV  A  N  D  O  h  vittoria ,  è  fopra  vna  prora  dell'inimiccouero  quando  fti 
acantoa'VnTrofeo,doucfianoftromentinauali  ,  come  fono  Timo- 
ni, Anchore,  Remi,  (i  chiama  vittoria  naualc,onde  hauendo  i  Romani  hauiuo 
vittoria  di  quelli  dì  Anno  nel  fiume  dclTeuere  ,  tagllorno  le  prore  delH  loro 
Nauili j ,  8^  fecero  vn  pulpito  nel  foro  Romano,  che  chiamorno  Roftri ,  douc 
•rauano  le  caufe ,  5C  nelle  Medaglie  di  Vefpefiano  per  la  'vittorianauale  vi  è 
▼na  colonna  roftrata ,  fi  che  volendo  dipingere  la  'vittoria  nauale  nell'vno ,  6c 
neilaltro modo ftarà bene  . 

fautori  a  n  ella  medaglia  dì  Tito, 

DOnna  fen:(a  ale ,  con  vna  palma ,  8^  corona  di  alloro  ;  In  queflo  modo 
moftraua  Tito  non  voler,  che  ella  fi  partilfe  mai  da  lui ,  cofi  la  dipinfcro 
«nco  gli  Ateniefi ,  come  racconta  Paufania  nelle  fue  antichità  per  la  medefim.i 
ragione  ài  Tito . 

VITTORIA 
J^Ua  medaglia  d'^ugufto . 

DONNA  /opra  vn  globo  ,  co»;  l'ali  aperte  per  volare,  eoa  vna  c«rona  di 
alloro  in  'vna  mano,&:  nclPaicra  il  Labaro  Infegna  dell*  Imperatore ,  che 
IFrancefi  hog^i  dicono  Cornetta,  (olita  a  portar  fi  innanzi  al  Prencipc,  quando 
yi  perHjna  fi  truoua  alla  guerra» come  molhano  le  lettere ,  che  fono  intorue  kV- 
UMeda^lia  IMPERATOR  CAES/IR. 

VITTORIA 

come  dipingi  dagli  u4ntìchi. 

GL'ANTl'CHI  dipinftro  la  vittoria  in  forma  dì  w/ngela,  ó»»  rali. 
iC  bene  fpcilo  a  federe  /òpra  le  fpoglie  de  i  nemici  con  Trofeo  dinan';;t 
il  petto  con  vna  palmi*  6c  vno  Scudo,  &c  parole  ,'che  dicono  VICTORIA 
w<VQVSTI»  cofi i'kad«(ònttaClaudiaao,(|uindo dice. 

Ipf« 


T>t  CESALE  'RIPA.  3(fp 

Ipfa  Duci  /àc^as  vigoria  panderet  alas  , 

Ec  palma  viridi  gaiidens ,  &  amica  Trophxli 
Cuftos  Imperi)  virgo ,  qu^  fola  mederis 
Vulneribus  :  nullumq;  doces  fcnlirc  dolorcm  • 
JBt  Plinio.  Laboreminviólorianemorenùt» 

vittoria; 

'Ì^Ua  Medaglia  diSeucro , 

DON  N  A ,  che  Cede  fopra  di  vn  Scudo ,  de  tiene  vn*eIino  In  mano»  cbe 
debbe  tSkt  quello  del  Vincitore. 

VITTORIA 

'Jslella  Medaglia  di  Lucio  Vero, 

HV  O  M  O  <on  vh'elmo  in  tefta ,  che  porta  con  la  deftra  vn*hafta,  3c  eo» 
la  finiftra  vn  trofeo  in  /palla  con  le  /poglic  iniègno  di  vittoria. 

Vittoria ,  come  rapprefenta  nella  Medaglia 
di  Vefpeftano . 

VN  A  donna  alata  in  piedi,  che  (criuc  encro  ad  vno  feudo,  che  fta  appref- 
io  ad  vna  palma ,  con  J*t**ic,ctic  dicono  ludca  capta . 

Vittoria  nella  Medaglia  di 
Domitìano . 

VN  A  donna  alata ,  che  tiene  vn  piede  fopra  vn'  elmo  ,  6^  /criuc  entro 
^ad  vno  feudo appefo  ad  vn* arbore,  &  dall'altra  parte  dell'  arboro  or- 
nato d'vn  trofeo  ,  vi  è  vna  donna  fedente,  che  ha  vna  mano  fottole  guancie, 
meda  in  vifta . 

Quefta  medaglia  fu  battuta  in  honore  di  Domitiano ,  quando  pielib  la  Ger- 

VOLONTÀ'. 

N  A  giouane  mal  veftita  di  roflo,  &  giallo ,  haueri  l'ali  alle  fpallc ,  &  a' 
piedi  ;  {zxà  cicca ,  fporgendo  ambedue  le  mani  auanti  vna  più  dell'altra 
I  in  atto  di  volerfi  appigliale  ad  alcuna  cofa, 

I    La  volontà  fcriuono  alcuni  ,  che  da  come  Regina ,  la  quale  fedendo  nella-. 

più  nobil  parte  dell'huomo  ,  difpen/i  le  leggi  fue  ,  fecondo  l'auuenimenti,© 

feuoreuoh  ,  o  contran  j, che  o  riporti  il  fenfo,  o  pcrluada  la  ragione  ;  «;^  quan- 

I  do,  oda  quefta,  o  da  quello  uien  malamente  informata  ,  s'inganna  nel  com- 

'  mandare  ,  X_  difturba  la  concordia  deli'  huomo  interiore  ,  la  qual  d  può  an- 

«ora  forfè  dire  miniftra  dell' intelletto,  a  cui  volentieri  /i  fottomette  per  fug- 

\     gireil/ofpettodi  contumace,ede'fentimenti,  i  quali  va  fecondando,accicchc 

non  diano  occafionc  di  tumulto,  &  però  fu  dall'auttore  di  quefta ,  come  credo, 

>x  Aa  dipinta 


37» 


ICO  N  0  LOG  IjU 


VOLONTÀ. 


fi^  i-vrifT  A.    » 


depinta  con  "veftito  pouero ,  fé  bene  Zenofonte ,  conforme  all'  altra  opinione^ 
la  dipinfemolco  ricca,  come  diremo  poi . 

Il  color  rolfo ,  &  giallo ,  cagionati  prefTo  al  Sole  per  l'abbondaht^a  della  Iuc#, 
potranno  in  que'l-o  luogo ,  fecondo  quella  corrifpondcn:;^a  dimcftrar  la  verità , 
che  è  chiarc:^:^a,  lume,  e  rplcndore  dtll'intclletto. 

Si  dipinge  con  l'ali ,  perche  fi  domanda  col  nome  di  volontà,  8c^  pèrche  con 
•vn  perpetuo  volo  difcorrendo  inquieta  fé  ftelfa  per  cercar  la  quiete,  laqual  non 
ritrouando ,  con  volo  ordinario  'vicino  alla  terra  ,  ingagliardifcc  il  fuo  moto in 
'vcrfoilcieio,  Ó^'^erfo  Iddio,  &  però  ancora  a  i  piedi  tiene  l'ali,  che  l'aiuta- 
no /minuendo  la  timidità,  e  l'audacia  * 

La  cecità  le  conuìene ,  perche  non  vedendo  per  fé  ftedà  cofa  alcuna,  v^Jquafi 
centone  dietro  al  fenfo ,  fé  è  debole ,  &  ignobile ,  o  diacoalla  ragione  >  ic  cg«; 
gliarda ,  e  di  pre:^<^j.  l'i?  :  ib  ^  iv^i) 

Vo- 


b 


Volontà, 

DOnnavcftlta di  cangiante,  farà  alata, 6c^ con artibe  le  mani  terrà vn* 
palla  di '^rarij'colori . 
Volontà,  e  poterla,  con  la  quale  s'appetiicono  le  corcconofciute  buone  ,o 
con  verità ,  o  con  apparen:;^a  ,  e  per  non  eirere  in  lei  ftabilità,tienc  la  palla  di  va- 
ri) colori,  il  'cedimento  di  cangiante ,  ^  Tali . 

Volontà. 

DOnna,giouanc ,  coronata  di  corona  regale ,  con  Tali  come  fi  è  detto  ,itu 
^na  mano  tcad  -vn'Antenni  con  la  vela  gonfiaca ,  dC  nell'altra  vn  fio- 
re di  Elitropio.  .  . 

Si  dipinge  coronata  di  corona  regale,  per  conformità  di  que}Io,che  fi  è  detto. 
•  La  vela  gonfiata  moftra ,  che  i  venti  de*  penfieri  nolhi ,  quando  ftimclano  la 
volontà , fanno  ,  chela  Naue,  cioè  tuttoThucn-o  interiore  ,  5<^  efteriote (i 
eiuoua,  Se  camini,  doue  ella  lo  tira , 

E  lo  Elitropio ,  che  fi  gira  fempre  col  giro  del  Sole,  dà  indicio ,  che  l'atto  del- 
la '%-olontà  non  può  elFer  giudicato ,  fé  non  di!  bene  conofciuto ,  ilqualc  neceC" 
Vàriamente  tira  la  detta  volontà  a  'Volere ,  &  a  commandarc  in  noi  fteffi,  fé  be- 
ne auuiene  alle  volte ,  che  ella  s'inganni ,  6;,^  che  fegua  vn  finto  bene  in  cam- 
bio del  reale  ,&  perfistto. 

Voluttà. 

DOnna  bclla,e  lafciua ,  terrà  in  mano  vna  palla  con  due  ali ,  &  caminandp 
per  vna  ftrada  piena  di  fiori,  S>:  di  rofe ,  haucrà  per  argine  ,  come  su 
prccipitio.  ■:  .    ,;        . 

Non  (o  fi  polfa  con  vna  (bla  parola  della  lingua  noftra  e  fprimere  bene  quel- 
lo,  che  i  latini  d;conocon  quefto  nome  di  voluttà,  la  quale  è  vn  piacere  di  po- 
co momento ,  &  che  prefto  pailà ,  però  fi  dipir,gc  bilia ,  àC  lalciua ,  &  con  la-. 
palla  con  l'ali ,  la  quale  vola ,  &  fi  volge ,  òC  coi")  mm  vn  fo!  nome  tiene  doppia 
fignificatione  d'vn  foreffctto ,  fimile  à  quello  deil;i  palla  alata . 
.    Quello  medefimo  dichiara  la  firada  piena  di  fiori ,  &  il  precipiti©  vicino. 

VORACITÀ'. 

DOnna  veftita  del  colore  della  ruggine ,  con  vna  mano  fa  care:^2e  ad  vn  lu-» 
pò,  &c  l'altra  tiene  fopra  d'vn  ftruz^^o .  ,.:t.Vi  j    r. 

.  La  voracità  nafce  dal  fouerchio  piacere ,  che  jfen'e  1  golofo  nel  mangiare  ef* 
quifice  viuande,et  è  priua  di  quello  ftcffo  piacere, che  da  lei  C\  afpettajperche  at- 
tendendo Tempre  à  nuouo  gufto  di  faporite  viu^nde.  {\  aiiretta  à  d-re  ifpedicio- 
\  oe  à  quelle,  che  tiene  in  bocca,  firn:^a  gufiarle3&  cefi  Tempre  facendo,  confuma 
tutte  le  cofe ,  &  non  ne  gufta  pur  vna,  &  fa  come  il  cane ,  che  per  troppa  voglia 
I  il  far-caccia,  fa  caccia  aÙ'animaii,  ^  con  IVccide  . 

Aa     2  Però 


3^t  ICONO  LO  G  l<iA 

Però  fi  "Vede  del  color  della  ruggine  ,  U  quale  diuora  il  ferro ,  con  lupo  ap- 
prelTo ,  6^ con  lo  ftru:^:?^o  ,  perche  ì'-vno  ingoia  li  pe^^i  dì  ferro ,  l'altro  quel- 
lo ,  che  ha ,  tutto  conCuma  in  -yn»  -volt*  fen^a  pcnfare  per  la  ncceflìca  dei 
tempo  d*  venire ,  '  ij 

VNIONE    CIVIL  e; 

DONNA  di  lieto  afpetto,  tenga  nella  mano  dritta vn  ramo  d'oliua/ 
inuolto con  ramo  di  mirto*  nella  mano  liniftra  tenga  vn  pefce  dct-; 
co  Scaro. 

L'vnione  è  tutricc  della  Città ,  attéfochè  fecondo  S.  Agoftino  nel  i  .lib.  della 
Città  di  Dio.  cap.xv.  La  citti  non  è  altro,chc  vna  moltitudine  d'huomini  con- 
cordemente vnita  :  dato  che  quella  moltitudine  d'huomini  (ì  difunifca ,  n'efce 
dalla  difunionc  l'ederminio  delle  Citli  :  di  quanta  ioi%x  fia  IVnione  lo  dimo- 
ftrò  Sciluro  Re  degli  Scithi,il  quale  ftando  vicino  a  morteli  fece  uenire  intorno 
Ottanta  figli,che  haueua ,  6^  a  ciafcuno  fece  prouare  fé  potcuano  rompere  vn 
falcetto  di  verghe,e  niuno  potè,  Egli  folo  moribondo  ad  vna,  ad  vna  le  rompe, 
auuertendoli  con  tal  mezzo  >  che  vnitiinficmefariano  (lati  potenti  j  difuniti, 
deboIi,e  fen:^a  for:^e.  Docens  cos,  (  dice  Plutarco  ne  gli  ^pofccmmi  3  lundtos 
quidem  inter  fevires  habituros;  fin  vero  difiungerentur,&  difcordijs  agitarcn- 
tur  infirmos  fore  :  Quello  configlio  di  Sciluro  dato  a  i  figli  per  mantenimento 
del  Regno ,  che  a  loro  lalfaua ,  vale  anco  alli  Cittadini  per  confcruationc  della-* 
Republica ,  e  Città  loro .  L'vnione  de'  Cittadini  alle  Città  arreca  fcmpre  dol- 
ce:^:^a,e  foauità  ne  più,ne  mcno,come  vno  inftrométo  di  molte  corde  vnifone, 
ed  vn  concerto  di  molte  voci  ad  vn  tono  corrilpondente,  che  rende  foauc,e  dol 
ce  armonia .  Concetto  di  Scipione  Africano  riportato  da  S.^^goftino  nel  2. lib. 
della  Città  di  Dio,  Cap.  xxi.  Moderata  ratione  Ciuitatem  confenfii  dilBmilli- 
morum  concinere  ;  &  qu^  harmonia  a  muficis  dicitur  in  cantu,eam  efie  in  Ci- 
uitate  concordiam  aróliilìxium  ,  atq;  optimum  omni  in  republica  vinculunu 

incolumitatis .  .       *       ^ 

L'oliuo  auuolto  con  il  mirto,  è  Simbolo  del  piacere ,  che  fi  prende  da  l'vnlor 
ne  j  &  amica  pace  de'  Cittadini ,  attefoche  fono  arbori  di  natura  congiunti  di 
fcambieuole  amore,  le  radice  loro  con  fcambieaoli  abbracciamenti  s' vnifcono, 
e  li  rami  del  mirto  per  quelli  dell'oliuo  coti  grata  vnione  fi  fpargonoje  tengono 
protcttione  del  frutto  dell'oliua,  poiché  Io  ripara  dalla  gagliarda  ìqit^  del  Sole, 
e  lo  difende  dall'ingiuria  del  vento ,  acciò  confeguifca  la  fui  tenera ,  &  dolcs»* 
maturità,  ficomeriferifccTheofraftonell' hi  lloria  delle  piante  libr.  3.  cap.xv. 
Cofi  li  Cittadini  deueno  con  amicheuoli  abbracciamenti  d'amore ,  e  fraterna-» 
carità  vnirfi,  &  protergeril  tra  loro  ;  in  tal  maniera  fi  confeguifce  poi  la  dolco 
quiete ,  e  profpcrità  non  tanto  priuata,  quanto  publica . 

Lo  Scaro  pefce,  ci  elTorta  anch'elfo  a  rvnionc,a  lo  fcambieuole  amore,ed  alla 
pronte:^ra  d'animo  in  porgere  aiuto  a  gli  altri;  Notano  i  pefci  Scari  vniti  infie-' 
mc,c  fc  vuo  di  loto  dcuora  i'hanio,grulcri  Scati  corrono  lubbito  a  rompere  eoa" 

morfi 


25/  CESSARE  %1PA, 

vnione  civile. 


373 


morfi  la  Ien:^a ,  6^  a  quelli,che  fono  entrati  nella  rete,porgono  loro  la  coda-i  ^ 
allaquale  clTi co*  denti  s'appigliano,  &^rcappano  fuor  della  rete  :  de* quali 
ne  tratta  Plutarco,  De  Solettia  Animalium  in  quello  modo.  Alia  funt ,  quibu» 
cum  prudentia  coniundlus  mutuus  amorjfocietatifque  ftudium  declarant,  Sca- 
rus  ubi  han:^um  vorauit,  reliqui  Scari  adfiliunt,&  funiculum  morfibus  rumpùr, 
ijdem  fuis  in  rete  illapfis  caudas  tradunt  ,  mordicusq;  tenentes  alacriterex- 
trahunt,  Con  (ìmile  fcambicuolc  amore ,  &  affetto  dcucno  eireregli  animi  ci- 
uili  tra  loro  vniti ,  &  pronti  non  a  fommcrgcrc  altri ,  ma  a  leuarli ,  àC^  liberarli 
dalla  tcmpe fta  delie  tiibolationi,  iquali  pietofi  offici)  legano  i  cuori  degli  huomi 
ni  I  6^  fi  vnifccno  maggiormente  gli  animi  :  onde  tutto  il  corpo  della  Città 
felicemente  prende  acctefcimento ,  6C^ 'Vigore  mediante  la  Ciuilc  Vnione*, 
de' Tuoi  Cittadini. 


Àa     3 


VGVA- 


^7^ 


ICO  N  0  LOG  t<iAX 

V  G  V  A  LI  T,A'. 


DONNA,  che  con  fa  dcftra  mano  tenga  vn  paro  di  bilanciere  con  la  fini- 
ftra  vn  nido ,  che  vi  fia  vna  Rondine  con  i  Tuoi  fìgliolini ,  a  i  quali  porga 
il  cibo . 

Per  le  bilancic  fi  denota  la  retta ,  e  'vera  gliiftitia ,  che  dà  a  ciafcuno  quanto 

deut-. . 

Per  la  Rondine  nel  nido  ,  come  (bprju,ll  Egitti)  intendeuano  vn'huomo 
quando  a*  Tuoi  figliuoli  vgualmente  dilìribuifcerErcditi.  E  parimente  vnPrin- 
cipe,quando  ne)  vittOjveltìto,  e  commodi  propi j  non  voglia  ruperare,ma  vgua- 
gliarfi  a  quei  de' Tuoi  Cittadini  -  A  guifa  della  Rondine,che  mai  non  raddoppia 
il  cibo  a  chi  lo  habbia  ^na  volta  dato,  ma  •egualmente  pafce  ,  e  nutrifl'e  con  v» 
gualici  tutti  i  Tuoi  rondinini . 

£>i  qu^fta  vgaalità  talmente  ne  fu  Iludioiò  Adriano  Imperatore ,  che  nel  fu» 

/ami- 


famigliar  vitto  volfe  ollcruar  quel  coftume  d'Homeio,  che  à  niuno  mancaflc  U 
medclìmo  crbo  ordinando  ben  fpcfib  ,  che  alla  Tua  Menfa  fulTero  porti  cibi  co- 
muni ,  e  propri)  di  pouerc  pcrfonc  per  leuar  ogni  occafione  a  quci,chc  fec» 
mangiauanojdi  fupcrbia ,  ò  d'altro  fimile,  che  dalla  dclicatc:^:<^a  delle  viuandc-* 
haueflero  potuto  arguire  regnare  in  lui .  Che  fapcua  molto  bene,  che  per  con- 
ciliarfi  gl'animi  de' Popoli  niente  più  giouaua  al  Principe,  che  col  decoro ,  t-» 
JMaeftà  dello  Scettro  vnire ,  e  far  moftra  con  tutti  di  fimil  vgualità  .  Sendo  la^ 
potenc(a  di  Tua  natura  odiofa  ,  che  moderata  come  fopra  fi  fa  amabile ,  e  beni- 
gna .  Per  quefto  Falea  Cartaginefe  grandiflìmo amatore  deirvgualità ordinò» 
che  nella  Città  le  facultà  ,  e  le  poIfeÀìoni  fulTero  'eguali  a  ciafcuno  de*  Cittadi» 
ni  per  leuar  Tinuidia ,  &  odio  fra  di  lorojComc  riferlfcc  Ariftot.  nel  2.  della  Po- 
litica al  cap.  5.  benché  nel  fine  non  Tapproui  interamente  non  comportando! 
più  pregiati,  e  nobili  di  correre  la  medcfima  fortuna  con  i  'vili,  e  plebei,  da  na- 
icere  perciò  ben  fpefib  ride  ,  e  brighe  fra  loro.  Mafe  fi  confiderà  rettamente-» 
oue  fi  cerca  IVgualità  per  fommo  bene  della  Città ,  b  Rcpublica  ne  fegue ,  che 
ciòjche  eccede  detta  vgualità  fia  di  danno  alla  detta  Citt<z,  o  Republica .  Onde 
fu  ItimatOjche  vn  huomo  di  perfcttiflìma  Virtù  fuflè  nociuo  per  la  Tua  fuperio- 
rità,  e  foprellìfl:en:^a  degli  altri.  Che  perciò  i  Greci' inuenton  d'ogni  bel  coftu- 
me ciuile ,  e  particolarmente  gli  Aiheniefi  fapendo ,  che  per  cflcr  nociuo  meri» 
taua  caftigo  ,.mail  caftigare  vn'huomo  per  Aie  troppe  virtù ,  farebbe  ftato  'Vn 
commettere  peccato  ;  Perciò  ritrouarono  vna  pena  honoreuoie  conaenientea 
reprimere  il  loro  giuftojoingiuftofofpetto  ,  che  hauelìero  dell' Eccellen:;^a  di 
quel  virtuofo ,  e  la  dimandarono  Oftracifmo  .  Come  fé  alcuno  conofcendoft 
pieno  di  molto  fan^uc ,  e  di  gagliardidìroaconpleflione  fi  Icemaflc  del  cibo ,  & 
hauellè  per  vfo di  cauarfi  del  (angue  per  non  cadete  in  que' difetti,  ne* quali 
fogliono  cadere  molti  perla  molta  robufte:(c^a  di  loro  for:?[e .  Cauandofi  quaft 
da  Plutarco,  mentre  parlando  dell'Oft'racifmodice,  che  di  quefto  come  medi- 
camento folcuaicruirfi  il  Popolo  a  certo  tempo  ordinato,  confinando  per  X, 
Anni  fuor  della  Citt^  quel  Cittadino,  che  auan:(^aua  gli  altri,  ò  di  gloria,  òdi 
ricche;?;^z,e  ,  o  di  reputatione ,  per  la  quale  era  hauuco  per  fofpctto  nella  Città,. 
Punendo  di  quefta  pena  folo  Jc  perfonel'lluft'ri  .■  An^^i  il  medefimo  Autore-* 
foggiungendo  dice  ,  che  Iperbolo  huomo  fcellerato  cercando  di  far  punire  di 
fimii  pena  vno  de*  tie  gran  Cittadini  ^teniefi  Feace ,  Niccia,  e'Alcibiade  cad^ 
de  contro  fua  natura  la  pena  fopra  il  capo,  di  detto  Ipcibolo  infoiente  fimiii 
genti  ignobile,  e  bade  ad  elfe  punite  di  fimil  pena  ,  an^^i  accortifi  eftcr  ftata-. 
'violata  tal  pena  nella  detta  perlona  leuarono  poi  -via  1'  >^fan:^a  di  quella .  Fu 
detta  Oftracifmo  da  vna  pictru:^:^a  chiamata  Oftraco  fopra  la  quale  fcriueua- 
no  i  Cittadini  il  nome  di  quello,  a  cui  voleuano  dar  bando  della  Città ,  e  la  get- 
tauano  in  'vn  luogo  della  pia:^:?^a  chiufo  di  cancelli  ,  il  numero  delle  quali  do- 
ueua pafiàre fei  mila  a  vincere  il  partito,  L'Autore  fopradctto  nel  2.  della.» 
Vita  d'Alcibiade  moftra  detta  pena  d'Gftracifmc  non  eficrcftata  ordinata  per 
punire  i  trifti .    Ma  per  moderare  la  troppa  gì  andt^-i^a  altrui  ,  e  perciò  con  al- 
tro vocabolo  detta  Moderationc,  fatta  à  ....  dell' inuidicfi,  che  per  dieci 
•  "  anni 


^/(f  ICONOLOC  I<iA 

anni  non  vedcuano  prcfentc  quel  tale  ,  della  cui  lontanant^a  mitigauano  al- 
quanto il  dolore ,  che  col  vederlo  giornalmente  li  fi  accrefcc.ua  ,  e  s'internaua 
malignamente  negl'animi  loro,  JlmedefimoAriftotile  più  largamente  ,  e  di 
propofito  trattando  di  quella  pena  nel  fopradctto  lib.  2.  al  cap.  ^,  dice .  Qua- 
propteràCiuitatibus,quarpopuloregunturOftracirmus  repertus  eft,  hx  fi- 
quidem  ciultatessqualitatem  maxime  compleduntur .  itaq;  qui  fuper  excel- 
Icic  videtur  vcl  propter.diuitias,  vel  propter  Amicos,vel  propter  ,iliquam  aliam 
Ciuilempotentiam  extra  Giuitatcm  relegatur  ad  Tempus  aliquodordinatum. 
Doue  fi  vede,  che  lo  approua  ,  ma  non  fi  riftringe  al  Tempo  ,  e  vi  fculàndo  il 
Configlio  di  Periandro  dato  a  Trafibulo  il  tagliare  le  fpighc  maggiori  del- 
l'altre.  Piacque  ad  Augufto  quefta  forteti  punitionc  n\oderandola  coniiltro 
nome,^  e  parole,  come  dice  Tacito  nel  lib.  3.  in  propofito  di  Sillanoilella  fami- 
glia deMunij ,  che  haueua  commefib  adulterio.con  vna  fua  Nipote ,  sX  quale 
non  fece  altro,che  farli  intendere,  che  lo  prìuaua  delia  fua  Araicitia ,  per  lequa- 
li  parole,  e  feparatione  d'amift^f ,  intendendo  Sillano  eflcrli  in  vn  certo  modo 
accennato  l'Efilio .  Exiliura  fibidcmonftrariintcllcxit,  fenica  metter  indugio 
in  mezzo  fe'l  prefe  da  fé  medefimo ,  ne  prima ,  che  fatto  l'Imperio  di  Tiberio 
fu  reftituito  alla  Patria .  Molte  cofe  fi  potrebbono  dire  j  ScT  molte  autorità  fi 
potrebbonoaddurre,maper  abbrcuiareil  noftro  ragionamento  concluderemo, 
che  fi  vede  all'aperta  efler  da  tutti,amata>&  abbracciata  quefta  vgualità,  tal- 
mente, che  nella  natura  ftefla,  ciò  bcniflimo  fi  confiderà  ancora  nelle  terfiperie 
de*  corpi  humani,  che  mentre  ftannovniti,  e  non  alterati  da  fbprabondan:^a 
d'huomini ,  o  fuperiorità-ecccflìua  di  vno  d'elB ,  il  corpo  fi  mantiene  fano ,  t^ 
perfetto  nell'cfier  fuo  con  la  difcrcU  diftributionc  del  fangue  alle  prollìme ,  U 
.alle  più  remote  parti  di  effi^ 

V    S    A    N    Z    A. 

Tedi  Confuetudine . 

V    S    V    R    A. 

DONNA  vecchia ,  macilente ,  &  brutta ,  terrà  fotto  il  piede  m  anco  -vn 
bacile  d'argento ,  òC  nella  mano  il  boccale,  con  alcune  catene  d'oro  , 
6^  con  l'altra  mano  fporgcndola  in  fuori,  moftri  di  contare  alcune  monete 
piccole,  nel  che  fi  accenna  qucllojin  che  confiftel'vfura  ,  cioè  il  pretto  de  de- 
nari con  certezza  di  maggior  guadagno,  che  conuiene ,  6^  fen:^a  pericolo  di 
perdita  j  però  tiene  gli  argenti ,  che  fono  di  molto  prec^^o  ftretti  fotto  al  brac- 
cio, 6c  pagati  con  poco  pre:^:^o ,  con  pregiuditio  al  proUimo  dell'vtile  ,  Ó<:  a  se 
dell'honore , efiendo quefta  fòrte  di  gente}  come  infame  condennata  dalle 
leggi  di  Dio ,  &  da  quelle  degl'huDmini . 


VTI. 


DI  CESARE  %1TA, 

V    T    I    L    I    T    A[. 


i,?7 


DONNA  vtftita  di  vcftlmento  d'oro ,  in  vra  msno  terri  vn  rawocfi 
quercia  con  le  ghiande  ,^^  con  le  frcndi  ,  l'altra  mano  ftar^ì  pofa- 
ta  fopra  la  teda  d^'Nns  pecora  ,  d^  in  capo,  porlci  à  's  ra  ghirlanda  di  Ipighe 
di  grano . 

Sidimandanovtililecofcjche  fonodimolio  vfo  ,  per  aiuto  dell' huirana 
ncceffità  ,  òC  quefte  appartengono  ,  o  al  vitto ,  b  al  vcftito  >  che  ci  tengono 
fècuri  dal  freddo  >  6^  dalla  fame  ,  ne*  quali  bisogni  ,  quello,che  più  ci  tiucfte, 
òC  ci  nudrifce  con  la  carne ,  òC  con  latte  proprio  .  11  medefìmo  fa  Toro ,  che 
fi  tramuta  per  tutti  gli  vii ,  6^  per  cgni  forte  di  vtilità ,  però  fi  ir.anifefta  nel 
vefti  mento . 

Et  perche  il  grano  è  la  più  vtil  cofa  ,  che  crealfe  iddio  per  rhuomo,delle 
lue  /pighe  fi  corona  ,  &  il  ramo  di  quercia  con  i  fuoi  frutti  de- 
nota quefto  medefimo,  per  haucr  /campati  dalla  fame  gli 
huomini  ne' primi  tempi  fecondo  l'opinione  de*  Poe-* 
ti,  &  piacefTe  al  Cielo  ,  che  non  fi  potelFe  dire» 
che  gli  fcampi  negl*vltimi  noflrijata-a- 
te  calamità  fiamo  ridotti  per 
colpa  de*  noflii 
errori 


/ 


Z%^ 


ICONOLÓCItyi 


HV  O  M  O  in  habito  Ì\  Saécrdote ,  che  nella  dcftra  mano  tenga  vna  sfcr- 
"^^  i  5^  nella  finiftra  vna  lucecna  accefà  ,*  '  ,  •■ 

Il  i^eloc  vn  certo  amcvc  della  religione  col qa^Ie  (K^efidera,che  le  cofe  appar 
tenenti  al  culto  diuino  fianó  cdèqiiitc  co  ogrlr  flt?ci?rità  ,  prontez:^x,e  diligenza. 

^  che  fare  due  cofe  accennate  in  queft'imagine  Fono  neceirarijilimccioc  in- 
fegnare a  grignoranti,&  correggere,&  caftigare  gl'errori  ^ambedue  quelle  par- 
ti adempì  Chrifto  Saluatore ,  fcacciando  quei  che  face aano  mercato  nel  Tem- 
pio di  Gierufalcmme ,  &  infegnando  per  tutto  quel  giorno  in  elfo  la  fua  dotf  ri- 
na,a{Iìmigliandofi  quefta,  8^  quello  conuenientemente  con  la  lucerna  ,  &  col, 
flagello,  perche  doue  ci  pereuote  non  è  chi  rani,&  oue  fa  lume  non  è  chi  ofcuri, 
in  nome  del  quale  dobbiamo  pregare ,  che  fjano  tutte  le  noftre  fa  tiche  comin  - 
date,  de  finite  felicemente ,  Laus  DEO,  &  Beat.r  Virginis  MAR  lAE . 


-n^: 


FINIS. 


5/. 
Pi 

m 


LO     STJMIPJTORE 


A    DISCRETI    LETTORI. 


S fendo ft  per  vctrij  accidcti  pi  Ut  volte  in  fei  anni 
intcrmcjfo  di  sìamparc  il  prej'cnte  volume  ;  U 
lunghcT^a  e  diftà'^a  del  tempo  che  obliuiontfu9 
le  indurre  ,  Ija cagionato  che  alle  "Volte  ft  fìa^ 
fmarrito  l'ordine,  ^  che  alcune  cofefifiano  tr* 
^ortate,altre  Uj]atey&  altre  veitcratCy  nelquai 
difordrne  facilmente  ft  éincorfo,  attefoche  l'ori- 
ginale era  parte /ìampatoy  &  parte  fcritto  a  md 
HO  con  molte  rimejfe^  Cy"  aggmutcf^arfe  di  qua,  &  di  là.  riabbiamo  non 
dimeno  accuratamente  -raccolti tutti  gì' errori  di p,H  momento  ^  quelli 
iorretti,^  reftituitein  fine  le  cofe  iajfatc  acceaando  te  duplicate,pcrfup 
fliréaqualft  voglia  n2:-!ncamcntOy&  render  chiara  in  ogni  ^arte  l'opera* 


RimCiTe  di  cofe  che  mancano* 


^clla  prima  parte 

€arta .  1 16.  dopo  il.  ^9.  yerfoychefinifce.  ma  te  fi  a  d'orfo,  ^  vn  delfina 
-cominci  da  capo . 

//  buon  coniglio  pare  fia  quella  rettitudine  ,che  fecondo  l'utilità  rifguar 
da  ad  vn  certo  fine  ,  del  quale  lapruden:^  n'è  vera  efisìimatrice  fe^ 
condo  ^yirijìotile nell'ethica. lib,é.  capp.  Bona confuJtaiioreftitu- 
doeac/Te  viderur,  quas  fecundum  vtilitatcmadquendamiìnem 
fpetflat ,  cuius  prudentia  vera  exiftimatrix  eft.  lUonfiglioper  quan- 
$0  il  medefimofilofofo  aflerifcenon  è  fcien^ay  per  che  non  ft  cerca  quel" 

10  che  fisàf  non  é  congietturaj  per  che  la  congiettura  fifa  con  preHeT^ 
:?^t  ejenxa  difcorfo,  ma  il  con  figlio  ft  fa  con  lunghc^a  di  tempo  matura  • 
to  dalla  ragione.  2{on  è  opinione  perche  quello  e  he  ft  ha  per  opinione  fi 
ha  per  determinato  fenz^conftglio  j  vediamo  dunque  pai  dipintamente 
che  cofj.  fa. 

11  configlio  è  vn  difcorfa.  &c^ 

1 5  _j  .verfo.  1 7.  in  queiìo  propofito,  il  quale  atto  è  coHume  antico  de  Gal 
li  in  Titoliuio  lib.  7.  oue  narra  diquallo  infoiente  Gallo ,  chedi/preT^T^an^ 
do  i  ammani  li  sfidò  >  e^  cauò  fuori  la  lingua  cotro  Tito  Manlio ,  //  quale 
accetto  la  sfida  ic^  domò  l'infolenT^afua.  Aduerlus  Gailum  ftoiide  Ict 
tum  &,  quQniam  id  quoq;  memoria  d  gnum  antiquis  vilìum  eft, 
linguam  efiam  ab  irrifu  exerentcm  producunt. 
Lì  pelle  d'W  vice,  ^c, 

A       170.  y^r 


I yo ^  rerfo.  4 1 .  come  -pìddtro  SeruloiVrohoy  &  Virgilio.  So  jche  il Te-^ 
trarc  ha  portò  il  cornino  in  guifa  difianeUa  quando  fu  inccronGtOyCorìte 
riferifce  d'hauer  veduto  Stnnucciojuo  amÌLO,  rrja  chi  ordinò  quella  trion* 
fai  pompa  moHrò  di  nonfapere  ne  la  forma  del  coturnoyne  tampoco  la^ 
forma  delfocco  portato  dalTetrarca  nelfimftro  pude  fatto  come  vn  boi» 
T^chmo  fin  al  ginocchio  timointit  ro.  fé  tale  fa  ilfocco  ad  altri  lo  lafiarè 
giudicare^  a  me  più  tojìo  pare  fliualetto,  che  boggi  dì  neW  Egloghe  paJÌ9 
raliper  l'ordimrio  s'adopera,  l'i/lejjo  che  da  /^irgil'O  vien  figurato  ileo- 
turno  ne  iverftfopra  citati yprefi  in  parte  da  Liuio  Andronico  'Decano  di 
Toett  latini^  che  fu  il  prima  che  introduffe  la  ■  cena  in  J(oma. 
Et  lam  purpuico  lutas  inciude  cothurno, 
Baltheus  òù  reuccet  voJucres  in  pecore  finus, 
Prciraq;  lam gracida  crepitenl  tibi  terga  Pharctfa>  > 

Dirige odonlequosad  certa  cubiliacanes, 
,La  qnaU  autorità  come  pt  r  maggiore  in  fine  babbiame  la^aiaypoicht  li^ 
uio  poeta  dramatico  afitgna  il  coturno  a  cacciatori)  che  portano  la  farC" 
trapìena  de  dardi  coni  cani  appreffoy  ^e^rimeche  il  roturno  chiude  U 
polpa  della  gamba.  Hoyaficcwe  non  è  rerifimile  che  tlprimo  autore  dì 
fcena  nonfapefie  come  fi  fuffe  fatto  il  coturno  che  in  Scena  introducetuxyco 
,ff  non  bagarèoy  che  in  quefio  particolare  erriilnofìro  Toeta  i  mafibem 
errano  quelli  fottUi  ingegni  che  inconfid t ratamente  taffanocofa  beniffi-* 
tno  conofciuta  da  Virgilio, il  eguale  dice  che  li  coturni  di  Diana,  c^c. 
2j4.  Manca  ma  figura  della  fortuna  Hampata  in  I{oma ,  ^  in  Tadoua^ , 


F  O  R  T  V  N  A.  ;.  1^ 

ti 


*T)onn<i  a  federe  fopra  vnapallay  c^  agli  homen  porta  le  ali  i^p.  yerf^^ 

.  xp.  fu  ehiamato  Tiberino  ft  come  in  molti  Hifioriciy  &  poeti  fi  legge , 

nella  feguente  infsrittione  troiata  fu  la  ripa  del  Tenere  a$n  lungi  da  Ew 

ti  Città  in  tofcan4  yz  .Tsttm^rr.-»  * 

Sex  Atyfius.Scx.  fiJ.  fabia 

Rom.  Prifcus.  Euoc.  Aug.  Primus 

Omnium.  Aram.  Tiberino.  Poiuit 

Quam.  Caligatus»  Vouerat 
.  Totraffi  anca  fa  re  il  velo*  &c. 
^^.fottailverfo,  1^.  mancano  duèirerft greci iHoMerQ  fampatik 
quello^ dti^may.i^,Tadoua^  ^   .  .  ..     «, 

.A:   ;':iu^    L   uni.  n  hi  mcmCUp  r' 


41©-  àopo  ìhfltimo  ipevfo Xon  rna'ghrrUvda  di poppa'appft^gìato  iljian 
co,  g  br^iccio  dtsìrofopra  dvn'vrnay  dalla <jiuie  tfca.  ère.  45  5 .  dopo  il 
vei-fo.  21.  chcfinifce.  Qmernis.  manca  il  fègMcnte.  Scd  quaiiq  largo 
flammarum  axasfluatintus  Turbine.  6?^c.  ^^^.fotioU  vcrfo.zó 
manca  la  feguentc figura:  n '..h  ,  :'-..i.^uL  .i";?    ul 

SICILIA, 
7^&z  medaglia  di  Cneo  léntula  MarceUihó  ft  mprefentd  Ifva  tefla  di  don 
no.  con  chioma  jparfa  fra  tre  gambei  e  trejptghey  ì^na  tra  ogni  gamba.  Ig 
tre  gambe  per  li  tre  promontorij  ;  le  trejpighe  per  la  fertilità  deUaTro- 
uincia,  lacuale  era  tutta  dedicata  a  Cerere,  per  quanto  riferifce  Cicero- 
ne, yegga/ì figurata  in  Fuluia  ■0>fino  nella  /jmrta  taiiola  della  Cjente  Cor 
nella  :  rufìmile  riuerfodefcriue  Occone,  e^  Golf:^  in  ^ugufto  . 
7^114  medaglia  dilMCìO  lAUienOyil  quale  nel  fecondo  Cmfolato  di-Cefare» 
46.  t^nnì  auanti  la  vennta  di  7{gfl.rgSig  fu  Vroconfole  di  ^uefta  Tro— 
uinctay  vi  è  ma  figura  nuda  cbepofa  ildefiro  piede  fopra  la  prora  d'yna, 
naucy  con  la  delira  mano  ^li^fta  tiene  tm  gambe  congiuntey  ér  con  la  fini 
ftra  dietro  al  fianco  vn  pannicello,  la  figura  nuda  é  Is^ettuno  per  denotar 
timperio  del  mare  che  haueua  in  quel  temfo  <i^lliem  nell'I  foia  di  Sicilia 
come  dice  Fulnio  Orftno  con  l'autorità  d'Hirtio  lib  .^.  AlJienUs(inquitJ 
intenraPrQconCuli^liJybeQ  m  naqes  onerarias  jmponit  Jegio 
nes .  wi.àLyiiv  diche Cic.  a Caffio,  Strabene , appiano ,  e  Dione .  le 
tre  gambe  denotano  il  folito  fegnadiTrinacria  ,così  detta  Sicilia  >  quali 
gambe  fona  anco  ir^prefie  nella  prima  medaglia  della  <jente  Claudia . 
J  Ime  demo  Occone  fiotto  il  teì\o  confolatodi  intonino  Viodefcriue  yn 
altra  medaglia  di  Sicilia  figurata  in  piedi  con  fifighe  in  tefiay  nella  defira 
tiene  vn  ramo  d'allo/Oy  nella  finifira  vn  altra  cofa  che  nonft  conofcc^, 

NELLA      SECONDA      PARTE. 
«^  .56.  Verfo  .15.  vuole  che  "Vlrro  di  fori  una  f uff  e  inferiore  ad  ^ìejfan^ 
dro,  ma  m  metter  e  in  Ordinani^avn  ejfercfto  pili  ejperto  di  lui.  della  in- 
teìligen'za.  c^c.  .  i^  i.  Ferfo.  xi. puerili c^  dinejfun  momento f  tutta ci9 
p  confà  coi  parere  d'tìoratio  Satira  .^.  lib.'.Z*   '^     '  y   '  -  ,  . ,       .   ,1 
^Edificare  cafas>  ploftello  adiungerc  mures 
Ludere  par  impar,  equicare  in  arundine  Jongt 
Si  quem  dele<flat  barbatuni)  amentia  verfet. 
tJHa  in  quanto.  <&c. 
jpi.iyoppo  il fettimo  verfo  d'Ouidio  mancano  li  dui jeguenti , 

Quale  fit  id  quod amas  celeri  cucunlpice  mente,.-, ,  .  •_ , 
<  Et  tua  laefuro  Tu btrhte  colla  lugo.     Principijs  ofcrfa  &c. 

.  z$i- Verfo  .^^.non  hanno  virtuneforT^ alcuna,  (aracalla Imperatore 
^ancorché gentile  04ió filmile  fuperjìitione,  ^  condannò  a  morte  chi  por» 

^  z         tau4 


tauaalcòUo^xìUxintferi'hnédio  'di  fehhrt  ttiXanay  e^fuctrtarta.  ^.'TDam 
n«ti  lune  (laquit  5'partianus  j  qui  r- media  quartanis  tertianifquc 
coliy  anncxa  geftarcnt.  Ma  ptacejfe  à  'Dio.  (^c. 

Luoghi  duplicati  da  leuarfL 

Tw  più  luoghi  ft  fono  Yeptic^itedelle  parolc^che  ciafcuno  le  può  da  fé  canéet 
lare  :  maftfonoanco  replicati  periodi)  &  pajsi  mù^ri,  f)e,rò^i*ì  ouuifé^ 
remo  da qualluo^ofi  deuim  leuare»      '■  :^.\v^:  w  ^'^  ■>  ,u\  vy.         ■%  ^:  ; i 

Nella  prima  parte. 

•i66.  Verfo  ^fhu.ift  tu.  '^ell^altra manoconii  treyerfifeguenti^ t"^ 
timo  de  quuli  è  Ufola  parola  .gabella . 

Nella  Seconda  pai*tc. 

•.  X 1 8-  V.y  leurfi  via.  raprefentamo  lo  ftratagemma ,  con  gli  otH  "perfi 

fegueitt. 

1^1  V.  ^o.leuift  Via.  ponemo  il'DcljìnofopYa ,  per  fine  ài  fine  che  éà,  ! 

fané  2^%. 

2  -4  V.qmnto.leutffvia.citaancopcrteHimonio  Marciale  conl'Fpigram 
mi  tignentry  il  qHaieFpig.  deue  andare  mi  decimo  ottano  verfoydoue  ft4 
^om^nciato  • 

Mancamento  nell'Intaglio . 

Boue  la  figura  non  fi  confronta  coheHofi  reputi  vitiofa;  ad  ogni  occafls^ 
neche  fi  vorrà  rapprefentare  quilch'vna^formift  conforme  alle  parole 

del  te  fio . 

i p fi. mjncavn*occhiofopra lo fc( tiro. '^S'^ -mancano  le  aliin  teflaall'in 

iéeJìigatioHe,  *.  8p .  alla  nobiltà  m^nca  lajìella  in  capo ,  ;     - 

Intagli.pofti  fuor  del  fuo  'uogo . 

1:?  H^nr a  intagliata  che  èacar  2^6. è  fiiperflua^ne  vi  deue  andare  efsen^ 
iol'i^effachelafìlofofiadi'Boctio  acarte  287.  la  figura  intagliata  del 
flemm  tico  che  è  a  carte  276.  deue  andare  a  carte  i  1 8.  làTofcana  che  è 
a  cirt  4^'i.deiie  andare  a  carte  ^00.  la  figura  con  vn  cauallo ,  che  e  a 
$4rtc  4 1 2..  deue  andare  a  carte  415.  la  figura  con  vn  cornucopia  che  è  4 

(arti 


torte  4 1 6.  deìic  andare  a  carte  412;.  Utpgura  ct-elU  legge  che  è  a  'cAvte 

43  5 .  /f  ben  non  è  intagliatay  è  bene  dauertire  che  dcue  andare  nella  fé- 
condì  pA  rte  a  ca  rtc  2-  dopo  il  ve  rfo  ^O  la  figu  rn  della  fosìan  ^a  mtag  Ha  - 
ta  ,  che  è  mila  feconda  parta  à  carie  *.  a^S.  d<iue  andars  a  carie  2^6, 
mero  247' 

Errori  corretti  nel  Tefto  volgare . 

Si  è  [aitato  nella  prima  parte  dal  numero  ^o^.  al  numero  ^^l,  ma  per^ 
non  tnanca  niente  tra  l' vn  Oje?"  l'altro  nn/nero  » 

Prima  Parte. 

(artAi^.  fcapigliata.  legH.fcalxa.^o.  compofla.  l.eompoflo.^^.cred'o 
fu  detto,  l.  fujfe  detto.  ^^.Jbprafopra.l. /opra  fapere.^^.  T^olifianOyGuc- 
ihio.  l.  Tolitiano ,  Grucch^o.  40.  andaremo.  l  andare.  40.  altre .  l.  altri. 
4^.  Hauiano.l.Flaui^no.^j.rimeito.  l.  rimetto. ói.^Democrito  .LHera- 
clito  6^.diprrte.l.difperate.6^-pacifno.l.pacifico.t^.ntichi.l.antichi.69 
earta.Lcarta.yo.lClauia.'l  Quudta.'j  ^.  dell'  Empireo,  l.  dall'. yS.  altra.t, 
alta  yg.  fudìti.l.fudditi.j  ^.  e  bifogni.  l  ibi  fogni. -jg.  di  Ttio.l.da.  80.  ri- 
fplendino.  l.  rifplendeno.  86.  chiama  quafi.  fi  cafsi  qua  fi .  8-7.  Etheone.l. 
Kthone.  'Phegone.l.phlegone.%^.  manlfetia.  L  manifeHat^o.  Metheo.l, 
^matheo.^daHro.l.^laflro.^i.  nella  commedia  dHercole./ì  caffi.nel" 
la commedia.^ycame.l.come.^^.fcetro.  l.fcettro.p^.a lei.l.alui.^y.-.Et 
Horatio.fi  eafst&.gg.  rojiu.l.  roflo.  104.  Vriano-iVrano.  loj. lo.nrand 
l.lontano.ioy.vendeee.l.vendere.loo. commedia.l.comedia. i io.  intro^ 
dtichono.  l.introducono.  1  io.  nccchia.  l.  vecchia.  111.  folleua.  l,  foleua, 
1  xóqiù  manca.  1 2  ó.con  ragione  e  legge.l.elegge  i  zó.queHo  in  quanto. 
fi  cafsi  quefioAj  i  .fue  federate 2^. fi  cafsi.fue.  i_j  l .  nel  libro  delle  Hi- 
jior  ie.l. nel  primo  libra  delle  hijìorie-  14I.  oon.  l.^on.  150.  fifa,  l.fifd», 
1 J  z.dappocagint.l.dapocagine.  1 5  i.dappoca.l.  dapoco^ 1 5  j.  qui  manca, 
l 'yj.che  gli  Elementi.l.fe gli  Elementi.  1  %  7.  vna  facella  accefa.l.  vn  vafa 
di  fuoco  i^j.Einfinite.l-  Et  infinite.166.  Hrac  ciato  l.  sbracciato.  170. 
"Boetii.l.Beotij.  i  jo.qui  manca  ijo.mandate.l.mandati.  iji.  dua forti» 
Ldue.  175  .ftipito.l.§ìipite.  i%o,manca  nel  fine.  iS9-\refolutione.LrelaJfa^ 
tione. igZ'latione.iktim.ig^.^ltopafcio  L^ltopajfo. i^.Bologne/ìn, 
l,  Bologne/i.  ipp.all'hor.l.allho-ra.  i(}p.poiche.l.poi,che  jp^,  raprefenta, 
i.raprefentando.lgp.peruuJ.perció.zoj.attra  volfaMaltre volte,  z^jf^ 

éjui  manca.'L^p. anco  qui  maca. 141.^ ufonio t ^ufonio  Epig,- 

4^i4l'fa<;i,Ua(i,i^4.  l'EjhpoJU'^fopo.Z^j.  vandicarfi.  l.vendicarfi^ 


aép.  ma  fé  confiderà  tutfo.lmi  fé  fi  confiderà  tutto.ipi.  ehe  adduce  ntl 
medemo  luogo  Seneca  vna  diffinittone  della  fapieni^a,  ft  caftt,  yna  di  fini  • 
tione  della  fapieuT^.  ì-jZ. mala  quiete  del  corpo.  Ima  della  quietc,%%x» 
non  danfor^aJ.non  hanno  forila.  zSg-  lunghi, Llungi,  l^Cche  la  copra 
Lche  lo  copra.  igB-per  non  efier.  l.  per  non  ejfere  fiato.  i^8 .  efìendo  lui» 
l.ejfcndo  egliiìato.^^z.penn^chii.l.penfiacchfo.^^6.qui  manca.  ^46.  il 
^ual luogo  Homero.l.diHomero.^<^o.fecondo  poiché. l. fecondo  che.  ^51- 
koriolofole.l.folare.^^l.  perfiniua.  Lprefiniua. ^  ji.  Scipione  2(jtica  L 
T^^afica.^^j  .Boetii'l.Beotij.^  8 1 'per  ejfer  nobilifsimo  lui,  l.  per  ejfer  «»- 
biUfsima  in  lui  ^i  ^  .fi  fente.l.fe  fente.j^i.  Orifide.l.Ofiride.  j96.  finifi^- 
€ano.l.fignificano.j^6 .  he  on,  l.chefon.^^y.  però  dico ,  /.  però  dtpingafi, 
S^j-col  cauduceo  defiro.l.dietro.^oó.tefano.LStefano.  che  f^mbtia.Uhe 
nellymbria.é^o^.St  yna granferpe  dedicato.l. Et  vngranferpe  anch'e^^ 
gli  animale  di  Cerere  ^zo. dicefi  da  ^uido.l.difcefi  da  Cuido.^i^.  incur- 
nate.iincuruate.é^.'ì.^.Eugagei.L  Suganei,  ^ló.gomone,  l,  gomene.  42^0 
J^ticone.l.T^attfone.^i^.quini.l.quiui,  Terafine.l.  Terapne.  4^2. 5an^ 
dialonen.  l.Sandialon.  Sehnufa.  l.  Jchnufa .  diììratione.  l.  dimofiratione» 
4^16. regalata,  l.  regolata,  j^io.manca  nel  fine. é\^  ^.mancadopo  ilverfo* 
Xi.chefinifce,  eauernis.^^  5 .  manca  fotto  tlyerfo.26.  yn'ultra  figura  di 
Sicilia, 

Seconda  Farce. 

4./?  pattuifce  edamititia.l.fi  pattuifce  lega^ed  amtcitta.^.  afcoltare  >»!• 
iamente.l.aJJaltare.ip.lofigurano.Uofiguramo.^o.  apigliare.l. a ripi» 
gltare.^i.  perche  ^ndrodo.l.per  il  che.$o.  liuetano.Utmetano.$o.  con*, 
seduto  di  tenere,  l.  conceduto  da  Caligola  Imperatore  di  tenere.  5^.  de* 
cempenda.l.decempeda. j^j .fildonia.l.fidonia.^^charatheri.  l.caratterii 
$6.quimanca.^6.per  vendere. l.vedere.^j.  foggiunge  S.  Tomafo.  Lfog-^ 
giunge  ilSimanca  yefcouo  conforme  a  S. Tomafo.  ^S-da  mercato.l.  da  boa. 
wurcato.  ^^.che  l'ordine,l.dell'ordine.6i.duro  meno.l.mento. 66. limone 
Uimone.jO.^mor  profeta,  l.  ^mos.  7  i.tnari^ioppreffofi.l.  opprefori* 
y^..Apìe.l'^rpie.yy.cantinela.l.cantilena.y8,in  ruptela.  l.m  tutela.  97* 
partir  fi  facilmente. l.  partifi.g-j.  figurano  l'obliuione.l.figuramo.  p8.  it 
fopone.l.ilfoporepS.obliuionen^.ficafsi.ne.  loi.pojfeduta  ma Ihauefie*. 
If^eduta  no  l'haueffe.  loi.le  aUegre'2:7ia.l,allegreXj(^e.ie  i.&Taufaniit 
9ue  fono.l.f^r  Taufania  che  vi  fono,  i  o  i .  leggi  il  TiraqueUo.  L  legge,  i  oi* 
^tropomorfo.L^ntropomorfo.  j  02. &  fi  s'addormétano.l.z^s'addormé^ 
tano  .  1 14-  di  que^a  opera,  l.  diquefìa  opinione.  114.  Gange  1{udel.  U 
^ianfre^ii^,  rendutogUgratia»  l.  rendutaiegratioii-i^.  figuratagli  d<^ 

altri. 


§tfrt,l.figuratah.li^. dalia  feriU.IM la  feyìta.  tl^.  Etrouay.  L  Etr$- 
Man. 1 1 7. de^arA.deHan. l ly.il penfier  fonfaette.l, t penfter.  tij.  vir^ 
tu  vifi.Lviftua.  1 1 8-  incendie.Uncendio.  1 1 9.  dolce  amano.l.doke  amare 

1 18-  dimenticando je.l.dimenticando [e  He jfo.  i  ip.  é amato  di  lontano.  L 
tamaro,  ili.  ritardi auanti. L ne  ritardi auanti .  1 28.  e  bruti  animali, 
/.  zìr  brutii.\^i*qui  manca.  \  il. di  dipinged.fi  dipinge,  i^  5.  Et  in  Sene- 
(a.l.  E  in  Seneca.  140.  col  becco  yccife.l.vccift.  140.  //  //  cerchio  è  cerchia 
e  perfetta.  l.Ucerchio  è  perfetta.  151.  conacchia.  l.  cornacchia.  Sneia.  l. 
Enea  ^canio.l.^fcanio.\^t.Caio  iluinto.l.Caio  Quintio.1^7.  rara  dot- 
trina.l.di  rara.i^p.  Teorico. l.Teocrito.. 160.  adgrafafìo.  l.  ad  vn  gran 
faffo.ió^.cornupia.icornucopia.ié'y.  ^  riuolge.  l.  &fi  volge.  16%.  U 
frouiden^aperche  immediatAmente.l.la  prouiden':^  pare  che  immedia- 
f amente  najca  dal  Trencipcy  come  fra  i  Trencipi  nafce  immediatamente 
ia  Dio»  I  yo.per  parer  publica.l.per  parer  pudica.  1 76.  procedenxa.l.pre 
^denyi. I Tó.delinamenti.ideliramenti. i^i.  chimiera.l.chimera.  1  ^4. 
nel  conciliari  ^  riconciliatione.  l.nel  conciliare  &  riconciliare. ip^. Mi  • 
910  Tubliano.l.  Mimo  Tublio.ioi.che  delmeT^o.l.  che  per  mexp^o.iot' 
nb  eterno  genera,  l.generata.  io8.  di  cimiero  in  teHa.Ld'elmo.  lop.  nel 
Pitvlo  che  lafapien":^.  l.nel  titolo  della  fapien':^a.  lop.  il  (jallofopra  il  ci- 
miero, l.il gallo  per  cimiero,  aop.  Etfigurafi  come  raggi.  LStfiguranJt, 
%C9' perche  fé  ricerchi. l.  fi  ricerchi,  aio.  anco  perche. l.fr  anco  perche  • 
HO.fomma giudice.Lfommo.xiQ.  deue  manifefiare.l.deueno.  zio.gitt'^ 
ite  a.l. giudi  e  ano.  condanni  l.condannino.i  lo.  infuperbifchi  di  fé  fiefsi.l, 
infuperbifchino.li^.algiouane.  l.al  giouin.  a  vecchio.l.  al  vecchio,  a  l6» 
Itiombo.l.piombo.lo plendore.l.lo  fplendore.iii. Boetij.l.Beotij.211 .  cer 
uino.l  ceruiero.i^'.e non  par.l.pare.  254.  abborriti  che^pefie,  l.più  che 
felìe.t^^.& gli glorianod.e fi gloriano.X')6.illumina  ogni vifia.l.vejie» 
%')6  nelli genitali. Ub.  ^.ca.i^.  l.nelli Geniali lib.quinto cap.  ig.  257.Z;. 
licinio.l.bicinio.x^jf.  VidiriHar  colui.l.  Quando  reflare  Vidi  invnpiè 
tolui.x^^.ma  variando.l.ma  difcorrendo.  %6i.v*è  di  varie»  Lv'è che  di 
yarie.xó  1 .  in  mondo,  l.  in  modo.iói.  fiaua  vn  huomo.  l.Jiaua  vn  huom. 
XÓi  .pien  di  mifio.l.mofto.iói .  mature  fono,  l.fon.  2  6^  .difetti  dal  figlio» 
l,del figlio.  16'j.fe  le  offerifce.  l.'offerifie.  i6j.  fi  dedica. l.fi  dedicaua» 
x6 ^.fiupefatta.ft  forma.l.fi  ferma.zig-quiHione  p rima  e onforma.l.c^' 
ferma.x'j^.  pianto  piogga.  l.pianto pioggia.  176.  muoua Iliade,  l. nona, 
%*j^.  pnfidenti  Bacco.Lpre fidente. irjó.  mi  flruggi.  l.mi lìrugge.  zyó. 
yerdi  riuaJ.yerde.ìj6.a  miei  fofpiri.l.fofpir.zyó.mafi  me.l.  ma  fico- 
iwe.277.  portale chiaui.  l.porté.  280.  chìamanft  quelli.  L  chiamauanfì, 
2$i.nefe?ni.l.nefegut.  282.  qf<i  manca.  284^  ancoraper  l'hipocrifia.  l. 
Ìkr€fia.ì2^.  in  f  ima  del  cimiero.  l.deU'€lme>  ^28  j.fopra  il  cimiero,  l.  nel 

.       .  ^  cimiero. 


9 

cimièro  2S7.  quafidke  diea.t.quaft  dica.iSj-  mutamo  ^U JludijJ.fcuc^, 
iSy-non  baliando  .l.ùaJiano.zSS.che  sìejio  difcintid.Heffero.z^^.quefia. 
duc.LqtuUi  diii.zpo.ma  'voUndofi  efsU.ma  volendo  efsi.z^o.  il  Deljirio. 
fopra  il  LÌtrmro.i.J'opraè'elmo.2§>z.  mautilioJ.  T^util'to.  292.  porti  di 
^.^ilb.LpoHi.zp^.ridenabonoraua.  l.  (g»  honoraua^z^j.  >n,paro  difc" 
Sìc.'.di  ceiìe.}OD.  & difcmtefiJ.difcinfefì.  2O9  aCeripur.l.aCeripur, 
^  io..2r  ciò  cadde.!. cade,  ^i  i.  'Boeti^.LBeotij^ii.  il  pace.  Un  pace,  quel 
eai'io  Lcaduco.^  ij.CyojtratroJ.HeroUratQ.^iS' perche  natur al. l. natii" 
ralm  nte.  3 1 5..  Tinge,  l.  lin^e.  ^28- dalTctrarca  mediante,  l.  meditate.- 
1 28.  yHrt.ae  dr leggiadra. l.leg'giadria,^!^. granita  huomo.l.da huomo» 
yi^.gratiofa  faconda.l.faconiia.^^o.  tanto  vehemente) l.tanto  eravc' 
bevente  3  ?  o.  lafua  gratiofaJ.gra^ia.^^  j .  vagheT^x^a  e  grane  l.  (^^  graf- 
fia . 3  J4  n)ri  procedeva  dd  cibar.  lÀal  cibar/}. ^^6  Smblema.  1 78.  LyS* 
^  j  7.  che  l'Iingefulfe  vna  Donna,  l.che  l'UngCy  hoggidì  chiamata  in  T^c 
miT.cco-,'fi4fie  vna  Donn.-:  3^8.  adejiò  yCtirò.  l.  adefcò.  ^^z.  guancit 
afperfa  l.afperfe.^ ^/^. perche Ji  che .  ftcafsi.perche.^^^.&^^S.diforia, 
t.  difopia.^^6 .  catefìa.l.catefia. ^^ó.rimirae  con  l'altra. l.rimiray  ^  cpft 
falera,  ^^^.ferttfsime  radici,  L.  fortifsime.  3  55,.  Siluio  Itali'co.  l.  Silio» 
56?.  injieme  il  'Tetrarca.Lcol  Tetrarca.^  72.  in  gioia  lipeT^TJ.  Un  gola, 
375'  HÌ(^ci^'i-'HÌ(^i^37$faffaa.  .  .  ►  ,  l.fatuapetitione. 

ERRORI  CORRETTI  NEL  TESTO  LATINO. 

Prima  Parte. 

4.  nmi.l.limas  reprhajendite.r.rcpre&endite.  cocrunt.I.  cocrcuit- 
iuJS.llcis.lcuul.leuiter.casptum.J.coeptumjo.  domini. 1.  homi- 
ni. j5-diiCerit.  1.  defcret.  34.  redat.  J.fedat.  57.  fciticos  frigores.  L 
fcyiiiico  frigore.4^i.oluus.].decU5.t.5<5k  tam..l.càmen.jliumina. 
l.flumiaa.^.prasiQumJ.premunt.cfiuitiìs.l.dauins.jó.QriJ.Qui 
<o.  icit  q%6.1.  lcit,2.q.  6.f.  <56.diuites.  l.&diuires.67.  hifopo.l. 
hyrsopo.7o.extolit.l.extolJit.75.jquerda.l.querella.Nica.  I.Nice 
p .  r.  L.  leggi,  o-  L.  73.  OFFEN.  ET.  J.  UFFEN,  F.  ET.  74; 
Jeùone.l.  laeiione.  74.  Q^ET.  fta  nel  marmo,  &  eofi  deucfi  fcn- 
«ere.  74.  amantiisanam.  ).  Amaniifsima.SIC.  SIC.  deuc  ftam- 
patìì  Icpa ratamente,  fic.  iìc.  a  lettere  mlnu.rcoJe,folo  per  afsicu- 
rarcil  kttore,  che  cofi  iyinelmarmo.77.  confulata.  l.confuJatu» 
79  Eleohantes.l.  E]ephantes.p7.  iaudanics.l.laudatas.  I04.  iqui- 
dem.I.  fiquidem.  104.  Caslum.  J.Caelus.  106.  INCAR.J.  IN 
€  ARTIìAG.  I  oé.fcrf  cedie,l.few  cede.  1 1 1  .Graci.l.Graeci.incw 


drìnt.l.incedunt.i I i.Cratinius.I.Cratinaii.'i i^.  Aleeam.  I.  Alc^^ 
am. luthca.l. lutea.  117. rorantes.l.iocantes.i2Z.  latemerata.  1.  in- 
temerata.n?.  Fc  vbi.l.Et  vbi.iij.Poenici.  I.Phoenici.  Achi'Je. 
J.AchiJli.118.  Creuthàlionem.  J.  Ereuthalionem.  128.  P'?  nit.J. 
premiti So.Sylius.l.SiIius.iSc.  ferpentc.l.  flrepente.  185). tu  tibi. 
l.tu^  tib:.  195.  ftuliiad.rjbunt.l.  ftultiad  cribrum.  ivj.  trrebis.I. 
terrebib.ipp.verfarem.I.  verfarer.  zo6.  luppiteralbus.deuefi  leg- 
gere, non,  al  tus.  2  21. bucina. 1. buccina. 1^5. cecitas.i.cxcit2s  242. 
perit.l.penuis.245.  Tartdei.l.tartarci.262.  Aniti^.  J.  Anici^  174. 
attingprint.l. atti  Iterine  atfejftumfis.  J.afre<flui>fis.  275.  Dccus.  1. 
Deus.  288.  Seaiiorum.l.Seianorum.546.velocinus.l.veloc]bus. 
347.  Ef  taii.).Oetan.^47.rubelcedat.l.  lubelccbat.  ^4j.  Titam.  /. 
'liian._j5o.lS.'yinph(.-ram.].Nympharum.  550.  h^dit  .  ].ha;fi(fv. 
^5o.faifcs.l.,'aiu:s.;jsO. Mcridianns.l  meridiana.  551.  fraugtbut, 
J.frangebat.  ^5^.  .ctitant.  I.latitant.553.orbec  bos.  1.  ore  cibos. 
^54.  Et  AcheiOi.te.ì.  Ex.55 ^.quteranc.l.quicrant.^ 55.  tàcit.l.ta- 
cet.jò8-v.:ropid.s.'.aeropad3s.379.iniinico.l.inunicos.59i.  viri, 
l.vru.^pi  paUid'.  l.pauididum.^pi.  magna. \.magnf  595.  maxi- 
me ncejuc.  i.tcqucj^).  qua  Ponto.l.quae. 396.  ainaumque.l.ai- 
fuetu:i,qiic.40i  leuo  facit.l.leuj  ferit.400. Anfanai. 1. A nfan^fti. 
Antrum.l.itrum.  vtrimque,  l.vtrinquefragolbs.l.fragofus.  411. 
viridismodo.lìcarsi  modo. 421.  de  lu  'inio.i. deiuiciurando- 
^ij  fraftafqueJ  f  aJalquc.  faL:);.l.ipriin'.  1.  primum.  ign^bus  vn- 
d?.i.vndas.  iyJicss.l.iybicas427.  iapidis.l.  lapidis.  428.  Lucilio. 
J.Pucino.  Pipano,  i  Pi(fla non,4^4  Syr.-cuf^na.I.  bivracufij.455»^ 
rartis  l.vafti.  Typheos.  J,  Typh:  et  s.  Thasda.  ì,  teda  picemque. 
1.  piceaque  femic .  1.  femiaiubufta  •  4i  5.  horrenti.  1.  honcnt.  CQ-» 
lUaue.  Lcalidaue. 

'  Seconda  *Tarte . 

.  Ii.prfcipiat.l.prxcipitat.  xi.  mirabile.l.  miferabile.  tg  turba tus, 
1.  turbatis.2p.admonit.l.admonuÌL46  Syius.l."?yluis  49.niflfunl 
J.vififunt,5i.triconius  J.  triconibus.  51.  &nigtumtìauum.  1  & 
nigrotiauum.52.  pepinos.  J.  popinas.  53.auresiacens.  l.iaciens. 
53.Argumaut£m  curfus.l.rurfus.55.deccpendiS.l.dccempedisé 
56.neminus  federit.l.foderit  57.a2quirgue  fextarits.l  «quufquc. 
57.  Cleobuluslidius.I.]yndius.58.  dimetiatirque.l.dimctiarifque 
58. ti  Gobio,  l.tibi  gobio.  <5o.  nota  omnibus.  J.i'Otac^mnjbus  ho- 
«lnibus.66.huicfoli.J,foli.77.flaiibu5.1.flatibus=  78.  poft  huc  1. 

poft 


10 

pofthuncyp-hori.l.chori.S^  ocultadomus^  toctulta  domufque 
g^.Quas  fruólifercE.  ficafsi  0^9.  8j.  lumna.  1.  lumina  86.  luniQ 
1  luno . 
87    InachieTerfa;  ncque  violcntior  exit 

^mnis  humo  .  '] 

CumTaurum^atit'Pleiadasaufitaquofa .  Jeggàfi 
InacheVerfea;  ncque enimifiolentior exit        h    -  • 
sAmnis  humoy  curri  Taurumy  aut  Vleiadas  haufi  t  aquofas . 
g7.  fluflo.l  fluau.py.  autumat.l.autuniec.97.  ignares.l.  ignarot. 
loi.haufìfte.l.haufifle.  105.  bifogna  reftituire  latraduttionede 
le  parole  d' Apollonio)  eflfendo  ftampate  confufamcntc . 

H<ec  autem  (fcilicet  Medea  )  ipfum  f.  ùraconem.  iuniperi  recenì 

fe^o  ramo , 
Intingensy  ex  f  ottone  Cyceone  efficacia  pharmaca  carminibtti  -^  ? , 
Fsfirabatinoculosycircumqueplurìmusodor  :'-ù'",X 

Tharmacifomnumcreauit.  '-",_ 

lo5.cognorci  noto.l.nolo. io6.pratcrii.l.pra2teri;\i2o.ncfedcs.h 
nefedeas.\2o.  proprius.l.  propius.  120.  ambibimus.  1.  abibimus. 
i28.tcpofcimus  l.tepofcimus  omnes.  i^4.autprudentif  1.  aut 
prudenter  i55.notisefrc.  l.noti effe.  1^5.  ruperuacancuseflolla- 
tur.l.extoliatur.i55.qu9fiffedccus.l.qunsfiffedecus nouum.  i55« 
porta  tueri.l.parta.  15^.  alarumrcgininc  1.  regimine.  15 3.  mem- 
bra diffui^la'l.diirueta.iyi.decalauri.l.dccaluari.  184  paupcrum. 
I.papauerum.i8<5.  incendis.  l.incedis.  186.  Religio,  l.  Relligio. 
iStf.frasnum.l.frenum.ipi.  morati. mora.  ipi.  Jatus.I.latas.ipi. 
mancano  dui  verfi  d'Ouidio.io^j.rcfrigendum.l.refrigerandum. 
lop.candiditfint.  l.candidafint.  sop.  cffigitur.l.effingitur.  iii. 
Deus  alius  eum  fic.l.dum  alius  eum  fic.'ii  1.  magna  in<^uit  vtili- 
tatis.l.magn^.  211  ficuncbis  effetoperta.  l.aperta.211.  locis  ob- 
fcuribus.llocisobfcurioribus.  III. addita  abfcuritate.  I.  obfcuri- 
tate.ii2.  maleuolam.l.  maleuola.2 15.  difcerneres.  1.  difcernere  . 
114.  habet.  1.  habent.  2i8.clauishnguaclaudit.l  linguam.  2x1. 
BoctiosJ.Boeotios.22X.duriti«.l.duritie:2^9.ped!bus  addidit.l. 
pedibus  timor  addidit  .i44.capitpennas.l.capiti.244.  letea.  l.le- 
•ta:a.244morti.l.mortis-25  5.odoraTÌ.l.  odorare.  255  Komain- 
trauit.i.Romam.i56.omnem  veftimcnturaJ.omne.2  56.quidem 
purpurei€.l.qun£quidero.25(^.triumphalibus  vifi.l.virJs,2  57.mc- 
morque.l.  memorique.xjy.fonabant.l.fonabunt.  257.  Trib.  l.L 
Trib.pl.257.fino.l.firco.  257.  feuitus.].iecutus.2<5o.  redimitis.l. 
rcdimitus.ifo.fjuushiberno.l.rsuis.iéo.Aib  tràac.l.trabe.  265. 

turpi» 


turpi^decipiunt.I.  turpia2<^^.interdiefun.I.  intcrdixerunr.2^7. 
fekrci^.l. foJertJCE.2<5p.meteoricamJ. meteci iam. 2 6p  Narcifum. 
J.Narcilfum.26p.temporemJ.torporem.i7o.  uiuatJ.  luuat.  170. 
hocaJter.i.hoc  iciatalter.xy^.fecuJis.l.  la^cuJis.  275-  premium.!, 
pracmium. 27^. utheJ. utile  27J.M.D.XLVI.  Jeggi  M.D.XCV. 
,  .28  i.conix.J.cornix. 284  oderuntoderetur.fi  cafsi.oderetur.  284. 
poneturetiamJ.ponitur.  284.  Jeporesgalcatos.  J.galeatos.  28  j. 
€ofp£étus,).confpe<f^us.287.conriliuminitium. I.initum.  187.  ut 
meagloria.l.&mea  gloria. 288  pedaturas.l.pedaturus.i8pcóuiij 
1.  cóuiuiù. 285?. genius  eft.l.gcnusjoo.ipforum.recipia.l.iplbrù.rc 
cipias  joi.  iras  animai.  J.  ipfe  animai.  516.  minimum.!,  nimium. 
^jió.altautcm.l.aftantcm.^ió. gioriatus.l.gloriatus.  52i.glorio- 

.fusdicere.l.gloriofius.^ax.mcmoriaeorumfonitu.l.cumirpnitu. 

^526.charitonia.l.ciiariton  iajj^.latere  uoluerit  l.nolucrit^jy, 
iEfonidcm.l.iEfoniden  .^jé-  teta.l.foeta.  ^38-  promir.l.  premic. 
^44.  ne  lingua. J.ncc  lingua.546.ht'Ec  fasrecs.l.fercDS. 346.adeun- 
us.l.adeuntcm.^  52. foluatlinus.l.foluuntfinus.554.1uperba  do- 
ma.l.domas-^  55. nccfuto.l.nec  fato.  5(54.  prasbelcentcsiuxta.  !•. 
pubefccntcsiun«fla.^66.ccruuius.J.ceruus.  J78.  Virginis  Mariafo 
l.VirginiMarias.  .  ■    ^, 


Corre22Ìoni  del  Greco . 

Non  metteremo  qui  gli  errori  del  tefto  greco ,  ma  folamentc  le  correrti*» 
ni ,  e  rcftituiremo  le  parole  nel  Tuo  Carattere  . 

Prima  parte.  7 . d-nòr^TtB^iTtxrSv .  jS  .  2e.  30 .  y.ia'ncitw .  30 .  ^t\^f .  ^4 . 
KiyKXòf,  y8.  K§oKÓ7Te7r\i^.j^.  sTtt^Knx  .104.  O'o^ayé^  rr^cJrsprotf 
Travró^  itvpav£U(je  xÒvliov  ,125.  OIKEIA.  2INE2I2 .12^.  Te^fV  if  ff-t^- 

345,  qui  mancano  due  verfi  d'Homero. 
J7  5 .  Ay r ràufiiKof-yot/ .  r«V f/fV  *;<^a ,  r^V  5*  ^^ocrai  Xaff^'V. 
gp|.  oV^A'  .415  . fannia.!, era Wa. 
Seconda  parte.  54 .  ivr^tja^tò^va.  'j6 .  p/a; .  j6  .  >cA/«  .  71^ .  kXeW .  77. /k#K- 
ttV  .  78-  ttcjKv  ,  &,  p;/6ra.  7S  .£^o?,-j9  .  O'u^scy&^.j^',  xnS  Ttf^  KatXiiif  vn9£» 
105.  H^^f  (xty  ct^Keùdoio  pÌov  rer^tfóri ,  ^ixhKco, 
làa.rr1)fff  ,  f'x  KuxecJfo^  ùxH^arx  <px£[:aK  uoiìaiT^ 

^oc£ixdxov  vmyoy  e^s.}\s  , 
168 . Otttìk^ .  25p  .  fisreco^Uy ,  )^  «^hs'4>tocy\22^  .  &  287  .  *«'  J^'Xii^ ,  •« 


TAVOLA 

DELLE  IMAGINI  DESCRITTE  NELL"  OPERA, 
FA  %T  E    T'KJ  M<t/J. 


A 


Bl>cn(}anta 

Marittima 
Accademia 
AC  ]UJfto  catti - 


Uo  IO 

Acutezza  dell'ingegno      io 
Adolefccnza  la.  i 

Adulationc  li.i 

Adulterio  i 

Affabilità  I 

Affanno  i 

Agilità  1 6 

Agricoltura  1 6. 17.1 8 

Allegrctxa  1 8. 19.20 

Amaritudine  20 

Ambitionc  Jl  22 

Amicitia  2  j. 2  5.26 

Ammacftramento  26 

Amore  di  virtù  17 

ircrfo  Dio  2  8 

ilclproflìmo  28 

Jifcftcflò  28 

fecondo  Seneca  3  2 

domato  32 

«li  fama  35 

delta  Patria  3  5 

Ampiezza  della  gforia       2  3 
Anima  ragioneuolc,  bca- 

">  44 

Dannata  4  5 

Animo  piaccnole  4.2 

Anno  J^.6 

Appetito  46 

Architettura  4« 

Ardire  magnanimo  49 
ultimo,  e  ncceflaiio       9  4 

Aritmetica  52 

Arme  5 1 

Armonia  j  2 

Arroganza  51 

Arte  5 1 

Aiufiùo  47 


^ìÙuMW 


AfTiduiti 
A  Amenza 
Aflrologia 
Aftutia 
Augurio  buon» 

cattiuo 
Aurora 
Auari:ia 
Audacia 


5i 

Sì 
JJ 

54 
55 
5* 

57 


Autorità  «o.  Vedi.  59 

BFatitudini  61.62.63- 
64  6J. 
bellezza  67 
feminile  69 
Bcneuoicnza,  ed  unione  ma- 
trimoniale 70 
Benignità  74-7  5 
Biadmo  Titiofb  88 
Bontà  8 1 
iiugia  S1.82 
Buio  ^2 

CAlamìtà  ^   S3 

Calunnia  S4 

Capriccio  84 

CatcHia  98 

Carenze  am  atorie  1 3  3 

Carità  99.100 
Calori  de*  Pianeti 

della  Luna  84 

di  Mercurio  8  5 

di  Venere  86 

del  Sole  86 

di  Marte  87 

diGioue  ii 

di  Saturno  83 

•  Carro  di  Mmerua  89 

di  Plutone  90 
Carro  de* 4.  Elementi 

del  Fuoco  9 1 

dcllAria  92 

dell'Acqua  93 

della  Tara  93 


Carro  della  notte  94 

di  Bacco  9t 

dell'Aurora  95 

del  giorno  naturale        9  5 

del  giorno  artifitialc      9  G 

dell'Anno  9S 

di  Cerere  96 

dcHOceaao  9S 

d'Amore  97 

della  Calcita  97 

della  morte  97 

della  fama  97 

del  tempo  97 

della  diuiniri  9t 

Caftigo  1 3A 

Caflità  101. loz 

matrimoAÌale  joi 

Cecità  della  mente  loz 

Celerità  105 

Cielo  10} 

Chiarezza  105 

Clemenza  106. 107 

Cognitione.i  09. delle  cofe 

1 10. 
Combattimento  della  ragio' 
ne  con  l'appetito  1 07 

Comedia.  1 1  o.  ueccKia  1 1  o 
Commertio  della  uitahu- 

mana  107 

CompalTione  i(S 

Compi  .:frioni 

Collerico  114 

fanguigno  116 

flemmatico  1 1 1 

malinconico  119 

Compuntionc  1 1  5 

Concordia  120.121. 122 

maritale  lao 

militare  120 

di  pace  122 

jnfupcrabilc  122 

Confidenza  122 

Bb  CoB&r- 


5^0 


Confirmatlonc  ii? 

à'Amicitia  ■.   r       iz? 

Cenfufióne  i-2? 

tCon2;ianC!or!e  delle  cofc  hu- 

inane  co.i  !c  diuine      134. 

Cclcienza  125 

Conicruationc  126 

Confideratione  1 26 

Con{ì(Tlio  1 26 

Confuctudine  1 16 

Contento.  138.140 

■  Amop-fo    '"  fi 9' 

Contentezza  1 4.2 

miiitare  142 

Contrarietà  1-5 

Conrrafto  j  4.0 

Contritioac  •             141 

Con  Ulto  142 

Cordog,Wo  145 

Corpo  humano  143 

Correttione  ^^3.144 
Corruttla  ne'  Giudici       1 4  5 

Corte  145 

Coftefia  147 

Coftanza  J  37. 15  8 

Crapula  i  5  0 

Credito  1  5  j 

Crepufcolo  della  mattina.  1 4  7 

della  fer;?''ì?'"^-'^  149 

Crudeltà  ^'  rji 

Cupidità  I  j , 

Curiofiti  1J2 

DAnno  ,64 

Dapocaggine  1 5  2 

Datio  1 6  $ 

Debito  16  8 

Decoro  170 

Delitiofo  J90 

Deuifione  1 5  3 

Defidcrio  153 

'verfo  Dio  1 5  3 

Detratrione  1 9  i 

Dcuotioac  I  5  5 

D'aìettica  155 
Difcfa  contra  nemici  malefi- 

ctyt  Tcncfìci.  j  P>  5 

contra  pericoli.  i  ?6 

Djgtftio.ie  187 

Dignità  1 5  5 

Diligenza  155,  iS;> 

Di'cordia  156.157 

Dn'e<;no  159. '96 

Difpctationc  i  5  j$ 


ry^ai  M, 


Difpregio  del  mondo       1 5  S 

delia  tittù  1  59 

Dìfortgio.  e  diftrutnoné  de  pia 

c.rijC  dc'cactiui  affetti.  1 9  3 

Dj^in.tiQne  del  bene ,  e  del 

male  194 

Duinità  159" 

Diuinatione  160 

Dolóre  16 1 

Dolore  di  Zeuli    ■   ■  -       '1 6  2 
Dominio  i  9  3 

j     dircftclTo  •       1I4 

Dottrina  I62.  163 

Dubbio  *         164 

Economia  199 

Edificio,  cucrfito     224 
Eieinenti.         201.203.  206 
Fuoco  201.204. 205 

■  Aria  201.204.  205 

Acqua  202.204.205 

Terra  2c2.203.205  206. 
Eloquenza  207.208.209,210 
Emulationc  210.221 

Equalità  2 1 1 

Equinottio  della  Primauc- 
"  211 

dell'Autunno-  2 1 3 

Equità  210.21 1 

Enorc  214 

Efilio  *  214 

Età  d'Oro  s  162 18 

d'Argento  216:218 

'jdiRame        <       217.21 8 
tìi  Ferro      >  217.218 

Eternità     2  18.2 19.220.221 
Etica  215 

Eucfctobuortò:''''    •'  22  1 

FA  IGtà  d' A  more ,  ducro 
inganno      '         '   '224 
t^ma.  224.  buona.225.  cat- 
tiua  225 

Chiara  2'2  5 

Fame  227 

Fatica  227 

Efliua  227 

Fato  228 

Fauore         '•  229 

Fecondità  230.260 

Fede  230 

Chriftiana  230.231 

Cattolica       231.232.265 
d'Amicitia    •  23? 

Maritale  253 


Fedeltà 


235 
Felicità  gublica._23  J.  Eterna 

•   '■-  '    .^  i  _;  23^ 

breue  237 

Fermezza  237 

d'Oratiof^  238 

d'Amore  238 

Ferocità  203 

Filofofìa  245 

di  Boetio  265 

Fifìca  I46 

Fiumi.  ♦Tcdere    *       5»^ 5 8 

Arno  239 

Pò  240 

^^\ 

241 
142 
242 

24i 
243 
243 
243 

243 
243 
243 

243.244 
244 
244. 
24$ 

248.258 


A  dige  ; 
Nilo 

Tigre      '(• 
Danubio 
Acheioo 
A  CI 

Acheronte 
Co  e  Ito 
Stigc 

II  egc  tonte 
Indo 
Gange 
Isigcr 
Fiumi  d  Eiiano 
Flagciio  di  Dio  " 
Fortezza 

Fortezza  d'animOjC  di  corpo 
238.248 
del  corpo  con  prudenza-, 
e  vutii  d'animo  238 

■  del  corpo  con  gcnerofità 
d'animo  238 

Fortuna  234.238  25  I 

/  urea  251 

bona,  in  felice,  gioacuèle   -- 
ad  amore ,  pacifìca,oucr 
clemente  250 

Forza  251.253 

d'Amore  '251 

fi  nell'acqua, come  in  ter- 
ra 2  si- 
minore  da'inaggiorc  fu- 
persta  252 
foctopofìaallag'uftitia  26O 
fcttopoftaall'eloqucza  284 
Fragilità  253  humana     253 
Fraudc           253.  254.  255. 
Fuga  2  5  5.pcpGi-re         25 J 
Fune                        255-256 
Ftuorc 


TAV'OL  J 


-2j6.  2$7 

2  57 

257 

857 

259 

28^ 


2?9 
290 
'290 
290.Ì91 
291 
291 


iarore 

.    e  rabbia 

superbo,  e  iudottiito 

poetico 
Furore  implacabile 
furto 

G/.g.'iarrfciza 
Gclofìa  285.286 

Gcdio  buono.cattiuo       287 
iìgnrito  da  gli  antichi,  287 
Genio  i^erl'humorc,  egn- 

fto 
Geometria 
Giorno  maturale 

Arntìnale 
Giouentù 
Gioia  d'amore 
Giubilo,  Ycdi  Allegrezza. 
Giuduio 
d'Amore 
Giulio 
Giudice 
Giuoco 
GiurifdittJone 
Giuftitia  d'Aulo  Gcllio 
di  Paufani* 
Diuinà 
Ciu(ìitia 
retta  . 
rigorofa 
dalle  medaglie 
Gloria  de'  Prcacipi 
Gloria 
Gola 
Gouerno 
Grammatica 
Grandezza,e  robuflczza  d'a- 


292 
293 
293 
«93 
294 
294 
29  + 
294 
295 
295 
296 
296 
296 
296 
299.  260 
300 
300 
Sol 


mmo 
GralTczza 
Grati  a 

Di  Dio 

Diuina 
Gratie 
Gratitudine 
Grauità 

deirhuomo 

dcll'orationc 


301 
34^*302 

302 
302 
302 
30J 
303 
'  S04 
304 
304 


jGuard.'a  301 

Guerra  304.34» 

^Guidaficura  342 

HErefia  359 

Hifpoctilìa,  342 

Hiitoiia  360.  36 1 

Hcmicidlo  344 

Honcfìà  344 

Konorc  344.  345 

Hoic  del  giorno  Prima  346 
Sccotda     34 S 
Terza, qua; ta, quinta  349 
Àc(ta       350 
Settima, ottaUa,uona,de- 
ciina^vudccima  351 

duodecima      352 
Hore  della  notte  .  Prima  352 
Seconda,  terza  3  5? 

Quarta,  quinta,  fcfta  3  54 
Settima,  ottaua  355 

Nona, decima,  yudccima , 
dupdccima  356 

Humanita  358 

Hi'mihà  356-357  358 

IAttanza  36  x 

Idolatria  361 

Ignoranza  3<54. 365 

di  tutte  le  co/e  364 

Imitatione  365 

Immortalità  365 

Immutatione  366 

Impaflìbilità  366 

Imperfetlione  366 

Impeto  390 

Impieii  366  367 

Impietà,  fr  violeìiza  regget- 
ta alia  giuQitia  367 
Incoiiftanza  36S 
Inditio  d'Amore  295 
Indocilità  368 
Indulgenza  362 
Indultria  369.370 
Infamia  362.37' 
Infelicità  362 
Infermità  3  7  « 
Infortunio  37 1 
laganno                           37^, 


IngcgtJo  .    3  4^ 

lueiutia  S'^j 

IngiUltitia  57  5 

Ingordigia  374,  37  5 

ingratitU'liDe  370  377 

II;  micitia  )77.="^* 

In'fjuicà  '7» 

InquiccuJine  379 

Il  i.ocenza  384 

Innocenza,  epuriti  3S1 

Ji  fidia  3S2 
In  {labilità ,  ed  inccnfìanza 

d'amore  382 

Inftabilita  3  SJ 

Inilitutioae  392 

Indietro  584.385 

lurelligenza  3  S  5. 3  86 
Intctcìle.  393.  propio.      393 

Intrcpidità  %%s 

Inobbcdienza  382 

Inutntione  38.7 

Inue/ligatione  387 

Inuerr.o  387 

Inuidia  587.389 

Inuccatione  390 

It^  391 

Irrcfolutione  380 

Italia,  e  fue  parti  393.396 
Italia  infieme  con  Roma  397 
R  ORI  a,  felice,  eterna     397 

Liguria  397 

Tcfcana  400 

Vmbria  40» 

Latio  407 

Campagna  felice  40^ 

Calabria  41 1 

Puglia  413 

Abruzzo  414. 

Marca  415 

Romagna  41S 

Lombardia  420 

Marca  Tnaifana  423 

Friuli  426 

CorUca  429 
Sardegna             431-432 

Sicilu  4  3Z 

Legge  435 


Vinc  della ^r ima  Tratte 


Bb    2  LA- 


LAfcìuia 
LaHìcudine  ediua 
Lealtà 

Legge  canoa  Ica 

Hcliagratia 

del  timore 

Ciuile 
Leggierczza 
Lecicia.  redi  Allegrezza 
Lettere 
Liberalità 
Libero  arbitrio 
LiStrtà 
Libidine 
Licenza 
Lite 
Logica 
Longanimità 
Lufiuria 


M 


Achina  del  mondo   1 6 
Mìeftà  Reiiia  21 


Magnanimità 

Magnificenza 

Malediccnza 

Maleuoicnza 

Malignità 

Malinconia 

Manfuetudme 

Marauig!ia 

Ma  tino 

Matrimonio 

Math  -manca 

Jkleditatione 

I    fpiritualc 

della  mor.e 
Medicina 
Mediocrità 
Memoria 
Memoria  grata  de*  benefit)) 

riceauti 
Mei  ito 
Me  fi.  Mario 

A  prile 

Maggio 

Giugno 

Luglio 

A;©.!© 

ietcembre 

Ottobre 

Noae.Tibre 

Dccjmbre 

trCQUaiO 


PiA%XE  SECO 

I        ^Febraro  jt 

I     Meli  fecondlo  l'AgrieoIrara, 
t         Gennaro  19 

3         Febbraro.  Marzo,  Aprile, 

1  Maggio.  40 

2  Giugno,  Luglio,  Agofto.41 
}  Jertembrc, Ottobre,  4.1 
»          None  nbrc,  Decembrc,  4.2 

5  Meli  fecon  do  Eultathio 
Marzo,  Apnle,Maggio,  42 

6  Giugno,  Luglio,  Agofio,  4  j 
6.7  Settembre,  Onobre ,      43 

1 1  Nouembrc,Decembie,  44 
8  9          Gennaro,  Febbraro.       44 

9.10     Mcfi in  generale  44 

iz     Metatì/ica  45 

12  Minacele  4$ 
12  13      Mifetia.  Vedi  Calamità . 

14     Miferia  mondana 
10.15     Mifencordia 
Mi  fura 
ModclHa 
Mondo 

Europa 

Alia 

Africa 

A  menci 
Morte 

MormoratioaC 
Mottri 

Scilla 

Cariddi 

Chimera 

Gtiifo 

Sfinge 

Arpie 

Hdra 

Ccrebro 
Mufica 
Mufc 

Clio 

Euterpe 

Talia 

34  Melpomene 
55  Polinaia 
36  Erato 
36         Teplìcorc 
36  Vrania 
36         Calliope 

36  Mufe  M  jkra  guifà 

37  Natura 

3  5     Nauigatione 

35  I  NccclTuà 


ND^. 


16.17 

17. tS 

1% 

19 

iS 

19 
20 
ai 
20 
ai 

23.21 
25 
26 
20 

2(5.27 

as 
28 


29 
33 


46 

46 
48 
$9 

60.62 
63 

6466 

66.67 
68 

<S>.70 
70 

70 

7» 

72 

72 
72 
73 

73 
73 

74-7  5 
76 

7<5 
76 

77 
77 
78 
78 
79 
79 
79 
80.  Si 
gì 
%z 

%i 


Ncgiigcaia 
Nmfc 

Hmnadi,  e  Napee 

Driadi,e  Hamadriadi 

Di  Diana 

Naiadi  de' fiumi 

Di  Mare 

Theti 

Galatea 

Dell'Aria.  Iride 

Jcreeità  del  giorno 
della  notte 

Pioggia 

Rugiada 

Cometa 
Nobiltà 
Nocumento 
Notte 

Qu^attro  fuc  parti,  91.92. 

93- 

OBbedicnza 
Obbligo 
Obliuione 
d'Amore 
terfo  i  figliuoli 
Occafione 
Odio  capitale 
Opera  vana 
Opciatione  maniftfta 
Perfetta 


89 
82 

ti 

83 
1% 
«4 
84 
85 
85 
86 
%6 
87 
87 
87 
8t 
89. 9O 
9091 
9» 


94-9S 
9$ 

too 

97 

99 

lOf 

106 

106.107 
107 
loS 


Oppinioaff  ic8 

Opulenza  io* 

Orationc  109.110.111 

Ordine  dritto.e  giufto      1 1  l 
Origine  d'Amore  1 1  X 

Oflcquio  9<S 

Oihnacione  123 

Orio  123.124.125> 

PAce    125. 126. 127. i2S 
Pacifico  128 

Pjtfimon'a 
Partialità 
Pa/Tìoned'Anaoie 
PaticDza 
Paura 
Paz'ia 
Peccato 
Pecunia 
Pellegrinaggio 
P;na 

Penitenza 
Pcfuro 
i'c-ii-iicnto 


«34 

iz8 

129  no 

131 

1 30. 1  )  I 

i3t 
133 
133 

137.1:8 
i39 

»+• 

de' peccati 


T  JVO  L  A. 


14  f. 


de*  peccati 
Perdono 
Perico]© 
Perfcttionc 
Perfidia 
Perpetuità 
Perfecutionc 
Perfeucranza 
Perfuafionc 
Pertinacia 
Perturbationc 
Peftc 
PhiGca 
Piacere 
Honeflo 
Vano 
Piaceuolczza 
Pianto 
Pietà 

Vcrfo  il  padre 
Pi5»ritia 
Pittura 
Podìa 

Poema  lirico 
Eroico 
Paftorale 
Satirico 
Poucrtà 

In  bc Ho  ingegno 
di  fpirito 
Politica 
Precedenza 
Preghiere 
A  Dio 
Premio 
Preuidema 
Ptodigali.-à 
Profctia 
Promiflìone 
Prontezza 
Profpcrità  della  TÌta 
Profpettiua  I6S.169 

Prouidenza  j  64.1 6  5 

dell'Annona  164 

Prudenza         165.166.16S 
Pudicina  169.170 

Pueritia  172.173 

Punitione  1 7  3 

Purgationc  d'aria  fatta  da 

Mercurio  172 

Pa  rgatione  de'  peccati     1 7  2 
Purità  174 

Parità,  e  finccriià  d'animo 
174  • 


140 
160 
141 
140 
141 
141 
141 
143 

M3 
145 
J45 
Ì46 
146 
I4<5-'47.I48- 
14S 
149 
149 
I49 
149.  150.  151 
151 
'J3 
»54 

J58 
159 
159 
159 
160 
I60 
160 
I60 

174 
162 
160 
162 
J62 
163 
168 
164 
I64 
176 


QVercfa  1 79 

Qu^crela  à  Dio        1 79 
Quiete  179180 

R  Abbia  180 

Ragione  180,181.182 


»59 


18 

185 
1S5 
185 
186 
185 
186 


Kagicndiftato 
Rammarico 

del  bene  altrui 
Rapina 
Realtà 
Rcfugio 
Regalità 

Religione  186.1g7.18g.189 
Vera  Chrittiana  186 

Finta  189 

Repulfa  de'  pc  oficri  catiiui 

189 
Rclìitutione  19» 

Rcttorica  191 

Ricchezza  192 

Ricenciliatione  d'amore  192 
Riforma  »9  5  '97 

Rigore  195 

Riparo  c'a' tradimenti      197 
Riptenfiorc  195 

Riprctjfione  gioucuoie     19  g 
Rifo  »^9 

Riuslità  199 

Rumore  aoo 

Salubrità  d'atia  202 

ialutc  200.201 

del  genere  hamano      202 
Saluczza  204 

Sanità  à04.:0s 

Sapienza  2*6.208 

Humana  206 

Diuioà  208 

Vera  207 

Scandolo  2t2 

iceleratezza  114 

Sciagurataggine  2  j  6 

Scienza  2  1 5 

Sciocchezza  *  '  6 

Scoltura  216 

Scorno  216 

Sdegno  21 7 

Secolo  2 1 7 

Secretezza  a  1 7 

Secretczza,oucro  Tacitur 

nicà . 
Seditioncciuile 
SentimeBti,  Vifo 
Vdiio 


3^Ì 

OiorziiJ  22^ 

Guiio  224 

Tatto  Ì24, 

Semimefiti  del  coip^      z2,> 
Senfo  229 

SthCi  22y 

Jeiuiià  230.232 

Pcrforta  23 1 

Sete  di  Giuditia 
Sfacciat.gginc 
sforzo  eoa  inganno 
Sicurezza,  e  tranquillità 
Sicurtà 

Sicuita.oCcurcxxa 
S'Ientio 
Signoria 
^implicita 
Simuiationc 
Sincerità 
St'brictà 
Soccotfo 
Sollirudinc 
Sollecitudine 
Solfi  tic  ed luo 
Hiemalc 


217 

220 

223 

225 


Sonno 

Serte 

Sofpiri 

Sofpitione 

Scftanza 

Sottilità 

Spairento 

Speranza 

delle  fitichc 

d'Amore 

diuina,  e  certa 

fallace 
Spia 

Splendor  del  nome 
Stabilità 
Stabilimento 
Sragioni 

Primauera 

Eftatc 

Autunno 

Inucrno 
Sterilità 
Scoltitia 


232. 

232 

232 
232 
233 

2  31 
133-234^ 

a3S 

[235 
i37 

23* 

23» 

339^40 
240 
24» 

a43-244. 
244 
274. 
24S 
34<Ì^ 
245 
246.247 
248.249.25c» 
«4> 


25» 

25e 

25J 

258  269 

260.26} 
260.263 
261.26$ 
261. 264 
262. 264. 

264 

270 


Stratagemma  milhaic     285 
Studio  270 

Stupidita, ouerofiolidità  267 

Sublimità  della  gloria     271 
Snfcrbia  279 

Bb     3         Jupcx- 


Jupcrftitione  279 

lopphcauone  270 

^^  Ardita  295 

I  X.    Tcnopctania  29  5 .  296. 

297- 

Tena pesamento  delle  cole 

terrene  con  le  celcfti.  297 

Tcmpcfta  29  S 

Tempo  298 

Tcnacuà  299 

Tenutone  300 

d'amore  300 

Terremoto  302 

Terrore  301 

Teologia  3  co 

Timidicà  302 

Timore  303 

Tirannide  303 

Tolcranza  303 
Tormento  d'Amore        304 

Tradimento  304 

Tragedia  305 
Tranquillità             306-307 

Tregua  30S 

Tsibulationc  307 


r 


AVO  L  A 

Triflitia,  ouertamarico.  307 

3'2 

313 
322 
323 
325 

323,  32+ 
324 

338.339 
339 


VAlorc 
Vanagloria 
Vanità 
Vbriachczza 
Vecchiezza 
Velocità 
Vendetta 
Venti.  Eolo 

Euro 
Fauomo,  ò  zcffiro 
Borea 
Auftro 
Aura 
Venuftà 

Vergogna  hoocfta 
Verità 
Vgualità 
Vigilanza 
Viltà 
Violenza 
Virginità 
Virilità 
Virtù 
Virtù  hcroica 


339 
340 
341 
341 
325 
34J 

34^'347-348 
374 

348-349  350 

350 

350 

351-352 

352 

354«355-556 


delI'animOjC  del  corpo  354 


Infupcrabile 

iss       i 

Vita  humana 

3S7  3«o          1 

Attiua 

358. 3S9           1 

Contemplatiaa    359.360         | 

liiquieta 

36Ó 

BreuG 

3  61 

Longa 

364 

Vita,  e  Animo 

365 

Vitio 

367 

Vittoria 

367.368.569 

Naualc 

36S 

Volontà 

369.'37I 

Voluttà 

371 

Voracità 

571 

Vnione  ciuilc 

372 

Vnione  matritr 

lonialc .                   1 

Vedi  Bcneuolenza                   ^ 

Vfanz* 

37« 

Vfura 

37« 

Vtilità 

376 

//" 

^^'37« 

IL    FINE 


TA. 


TAVO  LA 

DELLE  COSE  PIV  NOTABILI^' 

Nella  quale  fé  ne  contengono  {èi  (otto  le  {eguenti  voci, 
animali.  Colori .  Gejìi ,  Ordegni .  Pefcì ,  Piante  » 

I  numeri  doppo  la  Stella  *  ò  t  ^  fono  nella  ficonda  parte. 


Bhonianx^  defì derata, 

fuoi  mejfa^gierL         i 
accademie  denominate 
in  tre  modi  da  gli  an 
tìcbi.  7 

quarto  modo  de  moderni,  8 

\Accadtmia  prima  in  ^thene 
prefe  il  nome  da  ^iccaiemo 
accademico  fi  deitepafcer  dei  frutto 

d'oli  uà .  .  6 

\Accade  mia  degli  Inferi  fati  *  157 

accidia  induce  pouertà ,  otio,  Hupi 

de^':^t.  8.9 

\Acqua  principio  delle  cofe  ,  fignora 

d'Elementi.  202 

acquai  e  pie  tre  nature .  P5 

%Acqua  per  li  peccati*  2 19. 
^cqujìo  e  attiuo  facilmente  (ì  perde,  j  © 
%A  àafcuno  animale  diletta  più  lajua 
forma .  che  quella  de  gli  altri.  30. 
\Adolefceri7^a ,  e  fuoi  termini  .11. 
^dulatione  ìnditio  di  poco  Ipirito  .11. 
^Agonali  capitolini  inHituiti  da  Do- 

mìtiano  6.21^. 
agricoltura  da  chitrouata.  ^9. 
KAìutoyicendeHole.  10:5» 
^Alberi  di  profonde  radici.. 20 9. 
\Amariiudinc  Qong  ontacoìì  la,  feli- 
cità, 20, 


^mornon  è  volatile  ^  9  7, 

^morè  volatile.  *  ^-j. 

-Amor  entra  per  gli  occhij.  *  :  i  2. 1 1  5. 

ii<5  1 17.1 18. 1  ip. 
^morpervdito.*  112  11  2.1 14, 
^mor  dolce  amaro*  i  18.  i  ip. 
Amor  fàHmomo  irragìoneuole  *  129. 
Amorfi  riconcilia  co*  prefentì .  *  1 9-^. 
Amor,  e  fuoco  non  fi  pofiono  tener  f  «j  . 

lati.'*' i ^9. 
xAmorfì  doma  con  Ufame ,  e  col  tem' 

AndrodoriconofciutOi e  faluato  da    • 

vnleone.*  ^i, 
Anima  fue  fedi ,  efineHre.  *  144. 
AT^l  M^LI. 
Agne'lo.6i,6$.  5  5 5.  381.*  28.  I25. 

agnello  Taf  quale.  *  2 1 1 . 
alcione,  yo.'^  126.106. 
Alicorno,  gj."^  ^^2. 
Animali  de'  4  Euangelijìi.  *  2, 
Animali diuerfi.  *  izìi. 
Api.  1%  I  88.2 1  <5. 2 5  5.3^9- 
AqHÌla,ìiS.^6i,'^6.iU29'i39-'^^^ 

202.  22^. 
Arpia. 'yj„'^ -] 7.1 6 1. 
j  Armdlino.  102.  142.^1. 169.1J0. 

1  Ariète,  zii^'^  33- 

Bb    4        orione 


§Ì£ 


»• 


tavo  l  a. 

CotHmìct.'^  i8. 


oràcolo  ^ni, 

^fino. IO.',  ^i  227  36Ì.*  I2J.  I5j. 

^fpìde.3S\J.l  CI  /.   ;  \).[  :.      . 
tAttoltorc.  II  I.*  8 r.  22^.  225^.  ^04. 

B^filifco.  8  j .  2  20.  *  ;  p. 
Barbagianni.  ^'^^ 
Becco  »i?.  IO. 
Bracco  *  224. 
B«oi.  88.97.  22:7. 

Calandra.  205. 
C^«e.  1^.25  8j.5?r.i2^.  140. 

235.291. 295.358. 377.387.58p 

415.*  2.95.220.143.308. 
r<3wcc)r/ò.429-. 
Canoro.*  126. 
CardslUno.  z6o.  *  116. 
Caradrio.  *  i  22.  12.3. 
C ariddi-  *  72. 
Cancro.*  35. 
C<tprtf  ^maltea.  2. 
Capm.  373.*42.6o.  242.  257.r 
Camaleonte.  11.  201, 
Camelo.  243.  '^<^4. 
Cauailo.  4(5.  84.  8(5. 90.  93'9\>9')  96, 

290.29!.34i.4i4.*324. 
€auaUoTegafeo.^y^S.9),22y*  ^^^ 
Centauro.'^  374. 
Cerbero. 91."^  j^. 
Cerno»!  ^.H^  97'ioj.  1 53.  *  1^5.223. 

303.3^4, 
Chimera."^  y 2.  35:4. 
Chioccia  Gallina  con  pulcini.160.  ^41  • 

Czcoj5«e.  85.107, 194.303.3(57.413. 

*27.i5o.i8o.i8d.i97. 
Cìuetta.Ss).  126.*  133.  27^. 
C/«c/o  atigelletto.  32.34. 
Cinocefalo.  3.  391, 
Cicala.'^  -]•). 

Cignale.  3  90»'*  2  2  9.  3  5  4. 
Coniglio.'^  ^50. 
Coda:^in-x^la,'*'  1^9, 


*3H•'?5'^5<^f. 


C0rKo.37t.38o 

Coccodrillo.  2 4 1 .  "^  1 5 , 1 05.  141.235. 

290 .  .         ." 

Cornacchia.  122.*  4   4^.  151.  279. 

354. 
Colomba  per  lo  fpirìto  fanto  .  *  2.  1 89, 
Colomba.  ^6^.  295.502.  *2.  174.202, 

235.237. 

Donnola.  185. 
Z)r4^o  .  (59. 89. 9(5.  1 57,  *  5  55. 
E  Gitalo.'^  105. 
JE/f/^«fe'.75.97. 251.358.  "^20. 
150. 187,  295.342.345. 
Enidro  ichneumone.  ♦291. 

Fagiano.'*'  I  24.  235. 
Fauno .  *  ro. 
Falcone.  2.1.^.*  r2.  224. 342. 
Ff«/ce  201.204  355.*  191. 217.357 
Folic  a.  ^00. 
Formiche.  387, 


/^  ^-^^.8i.*79. 


Gatta. '^o.  ^77.*8. 143.3 oS.. 
Gallina.  260.*  2c^. 
Gallo.  2.  85.  1  89.221.367.393,  *  2^^ 

95 ■174.204. 23 9.3_.6.  27J. 
G/'iVo.  355.*  92. 
Gionenchi,  84. 
Gorgone.  89. 
Gri^o.  89,  244.*  72. 
Gr/^e".  j  2^.'3c>:.  387.*  230,  348. 
Gnfo.Sz.pj^  287.^5  5.*2ifj.  278.  ' 

HEmerobio.  *^6  i. 
H/i>^.  5 87.*  73.1 88.214, 
Hidroferpe.*  2'6^. 
Hìena.  252.383. 
1  £1.85.371, 
X  Ichneumone. 

Unge  augello.*  ^S^- 
Ippopotamo,  ^66.  ^éy.^jó.^jj, 
Ifìrice.  153.*  i8.  355. 
Leo«c.  16.21.93. 10(5.114.  f  25.1  50P 
170.184.202.215.2(50,  238.239. 

244. 


*(5o. 
291. 


TA  VOLA: 


244.248.284.400,*  15.28.29. 
36  57.95.125.181.183.2^2,295. 
301.312.324.550.355.354. 

Leone  alato.  4^4. 

Leonardo."  9.  285. 

Lepre.  1 58.25o.  t  25 8. 279.502. 

LigUYO.  f  58. 

Locuiie.2^6. 

Lumache.  p.-fiT^. 

Lupo.  $6.  87.125.154.542.593. 

1145.  185.371. 
Lupa.  238. 
Lupo  ceriiiero.  *  1 00 .  229. 

Montone.  1 15.354.  f  io.  199. 
Mufuio.^^i. 
Mulacchia.  121. 
il/«/r  84.1254. 

N /^/;/o,  IO. f  82.185. 
Trottola.  49.358. 1 92. 2  51. 
OCtf.  154. 301. 1234. 
Orfa:}66.3'^j. 
Orfo.iTÓ.  3  91-1  131-  217. 

P.Auo->e.  IO.  28.51.  92.  201 192. 
Pa>j^r.M. 94.:  52.372.1 9.  ^^^. 
Tajìero.  Il  9.  ■fi.  179.  258, 
Tappagafio.  ao8, 209. 
"Papero.  301. 

Telicano.  28.  Si. ^66.  f  140. 
Tecchia.  259. 

Tfcov4.i52  i55.t  25.108.270.577 
Turnice .  t  I  5* 

Tico.^^i.^iS*        ' 

Tipiftrello.s^^. 

Tirale.  201. 

To/^ .  1 45* 

Torco  .  I  50  I  59.  300,  375.  f  I  23. 

I  24. 
"O    ^gnitello.  f  87.  229. 
Xv /|^ciVcetì/,o»e'rTro(r^;7o.f  174 

29Ì. 
Baccio  fpinofo.  187. 
ì^nocerontc  243  391, 


i/7- 


T 


T^fdgnuolo.  i5i.t7J. 
i^ofpo.  55.205.375. 

i^o^fi/«r 25.147.3 92.  t  I5J'I49-J74 

Salamandra.  20  i. 
Schiratto.  f  152.154. 
Scarauaggio.  *  i  59.  ^^ 

Scorpione,  f  io.  35  55.  324. 
5"co>-p/o;je  »24W«o.  t  io5. 
Jd//4.  •(•71. 

Scimìa^^.i  10.355.1 145.229.25a* 
Serpenti  alati,  f  180. 
Xer/?i.  1  5.45  120. 143.15/.  194  220. 

238.287.293.295.372.  382.385. 

387.413.40^.*  2ó. 128.152  141.. 

165. 168. i8s. 200.  201.  205.35®. 
J/7/2^e  89.241.*  72.  21 1. 
Sparauiero  105.325. 
S^fj-rt^:^!?.  1 88. 29  5 .5  00.5  74.*  99. 5  7 1 
J^>'^4r«(ra.9  I  .  8."^  09. 15  j.  17© 

Tarantola,  ^i^. 

Talpa  102. 

r^j'^o.ii 8.554.*  245. 

Tinge  augello.  525. 

T^'^re  94  242.253.244.4'>9.*9^. 

Top/.  154  191. 

Toro  lói^j  402.  *  54.  235. 2^5. 

Tortora.  102. 

V  ^cca. 9S.*^o  225. 

P'.'pcr^  558.375, 

/^.ff//o  2  27.* 40. 44. 

/^o/pe.  145,232.265  5i2.*4. 

Fpupa.*6o.s5<^^ 
'   Fedii  ,120. 

animali  minori  fono  'più  fecondi  * 
262  . 
^«no //  nforf e  /«/^  f2</7ò-  *  5i . 
jiria,  e fuoi  accidenti   ^i, 
^riHideriprefo.*  ^iS. 
armonia  de'  Cieli .  *  74. 
arrogante  fprex^a  il  parer  d'altrm . 


*2i.55. 


3^'! 


TA  VO  h  A. 


aurora  amia  delle  Mufe.  $9.  95. 
^itrorafperan'^a.'^  2^9. 
autorità  è  itU'etÀ  matura.  60.  • 
B. 

B^hel,  efuatorre.  12^. 
BeU€:(^a  molto  veduta yt  poco 
conofciiita.  6j.  - 

Beitela  luce  dilla  fàccia  dì  Dìo.  62, 

Belli j  e  gratioft  nel  dire.  "^329  530. 

BelleT^a  degna  d* imperio.  *  1  ^4. 

Belk'j^i^a fenica  venula.*  525. 

Benignità  compagna  digiufìitia.  74. 

Bifcia  d'^'^T^one  f^ìjcontì .  1 99, 

Bontà  vera  non  è  intereftata  81. 

Brunitma  gratioft  nel  dire.  *  3^9-33^' 

Brina.  147. 

Brindi  fi  tra'  Grecia  1 24. 

Bugie  hanno  Li  codàpera.  8  2. 

Bugiardi  dicono  qualche  verità  per  ce- 
lar e  il  faljù.^i,^ 
C. 

CHaos.  125.  ^        ^    ' 

Candiderà  grata  a  Dìo.    1 70. 
189.  209. 
Carattere  deìT  huomo  è  il  parlare.  173.  \  Verro.  21 7. 21 S 


chiodi  fignifìc ano  gli  anni .  4^^ . 
chi  altrui  sbiaftma  ,  ama  fé  hejfo,  2^. 
CìngoloM-f^4nere. *  330, 
Cielo /iellato,  j^. 
Citharedi  coronati  di  quercia  .  6. 
Ciuffo  feg-no  di  uanìtà.e  difup€r.bia*6Q 
Coda7^ìn':i^ola  nonèViinge  ,.'^3  36. 
C0L0T{1  con  metalli. 
xArgento.  11  j. 
^T^T^urrOy  ceruleo.')  3.23^..  ^2^.*  1  58. 
.^^^wro  Hellato.  y^.'^  1^6. 
^T^urro,  ed  argento  .237. 
Bianco.  24.55.101  102.  > do.231 .29J 

2^9. *r5. 143. 231. 235. 
Bianco  macchiato. 3  73. verde roffo.  1 S. 
Bianco  giallo.  13S.  25  7.  «ero.*  145. 
Biancoverde.  ■^jo. 
Bigio  roffo.  *  4  5 .  45. 
Bigio,*  87.  .     : 

BeYettino.1^3  i$S.*92\  ^     j 

Berettino  negro*  i  5.  tjane.  *  129.  V  '^ 
Bruno.  304.  (,37^ 

Cangiante.  11.S2. 3  <)  <y.  ^So,*  93. ij^ 
Ceruleo .  vedi  sA'^urro . 


Carne  di  Torco  nociua.    90. 
Capricci  di  pittura^  e  di  muftca.  84. 
Cardinale  del  Monte  .402. 
Cardinale  ài  Montelparo ,  efua  arme , 

*t88. 
Cardinal  Salutati ,  efue  opere ,  *  7. 
Cardinal  à*  ^uguHa  »  efua  imprefa  » 

*  14Ò. 
Caualli  del  fole  .Sj. 
Cauallo  come  prodotto  da  ^^^^0.9 3, 
C^ico  perche  fignifichibonare  .155. 
Caja  del  Crifpoldo  fucina  d'ogni  arte 

liberale .  *  1 5  7. 
Caftità  detta  da  cafligatione.  102.  ' 
Catena  d'Homero.  1 34.  2  2 8. 
Cerere  per  Tabbondan":^  marittima.  2. 
Cerosa  forte  d'olio.  7. 
Cefare  doue  veci/o  .175. 


Ferruggine,  151. 

Foglie  caduche,  io. 

G/fl//o.  18.  ^i<?2.  249. 

Gialliccio.  114.432. 

Giallolino  2  5 4.  3  6'(5.  3  7 1 .  "*  3  o 2.' 

Incarnato.  5  5.*  18.  35. 

Lionato.  ^$.2/^^."^  92. 

7s(e^ro.  45. 82. 152.3  80.395.*  28.29 

139  143.145. 148.149.Ì80.217 

258. 
Tv^f^ro (f ; Bamme .  3'jjjanè,*  140. 
Oro.  81. 12(5.  216.  ijd.  597.424. 

*i5  148. 

Pfr/o.  125. 

Tenne  di  pauone.  361* 

Torpora. 20  j.  304.* 35  295.505.  ■ 

P\a/ì:cio  551. 


r  ^VO  L  A-i 


sSfi, 


"\ 


J{ofado.*  20. 

i^fj(/b.  99.140. 141.208. 259.5  82.590 

400.41 1.''"  149.  259.279. 
J^fio nero .  591 .  "^ 45.  giallo.  *.5^p. 
J{oJTo  verde. 'yj.'^  239. 
B^ojfo  a':^UYYO.  l'S'j.  a  fiamme.  ^217. 
B^ubicondo  miflo  con  bianco,  116. 
aggine,  soo.  574.375'S8p- 

141.571. 
T^«^.*55.i79. 
Tanèfcuro.^yi  *i40. 
Turchino.  5  58  .*  1 45 .  i  d^o  1 8  2  # 
Turchino à onde.  2S$.2S6.  (  J48 

Farii  1 1.  84. 92.  no  m.'^io  147 
yerde.  16.  55.414.  451.  '*'  1^6.  i^y. 
P^erderojfo.  ^y  verde eoro,  1.420. 
yer  de  fiorito ,  ^  1 47. 
Ferdifrondi,  ^6p. 

Verderame,!  59. 5 d'^.  571.^18.141. 
colori  delle  compieffioni.  1 1 4.1 1 7. 
Concetti  della  mente  infiniti  .'*',  ìo8. 
Configliare,  opera  di  mifericordia.  129. 
Configlieri ,  0  Trencipt  non  deucno  dor- 

mire  tuttala  ^qttje.  129. 
Ccn figlia  fi  dì  cinque  co/e.  126. 
Configli  di  donne,  e  di  putti  imperfetto .  j  Dubbio  d' Euripide  Jtfia  meglio  la  prò» 


Cuore  [coperto  a  tutti  •♦522. 
Cuore  qua  ndofi  dice  ardere .  9p, 
Cuore  contrito,  i^i. 
D. 

D^Are  più  nobile > chf^riceuerc • 
*7. 140. 
Dare  con  oc chtj  ferrati,  *  1 7. 
Denari  tenuti  in  cerno  di  Bufalo.  1 1  7. 
Delìtie  mondane  cecità  dell' amma.  1 05 
Del  finì fitbhitoshe  toccano  terra  »  muo. 

iono.  45.  (*  Ì15 

Dijferenxatra  occafione  t  e  cagione, 
DiligenTia  fouerchia  ènociua.  190. 
Difopia  che  co/a  fila.  ^545. 
Donne  più  dedite  alla  religione  ,  che  gii 

huomini.  6%. 
Donne  più  dedite  alla  Vanagloria  degli 

huomini.  '*'  ^16. 
Donne  pale/ano  ifegreti.*  219.  22.0. 
Donne  per  legge  del  fenato  non  entrai 

uano  in  configlio  .152. 
Donne  deucno  Hare  in  cafa  loro,  *  1 72, 
Donne  entrauano  in  Chiefa  uelat(*iji 
Dolce  amaro  da' Greci  Glicipicro^  ni. 
Dottrina  madre d'eloquen:^a.  207. 


152. 

Con]cien\a  che  cofafia.  125'. 
Concordia  produttrice  di  che.  121, 
oncordia  ruuina  del  mondo.  157. 
ognitione come s' acquiHi .  no. 
ognìtione  precede  al  contento  .  1 40. 
ompuntione,  e  fue  conditioni.  114. 
Contento  nonfifente  da  chi  non  conofce 

il  bene,  i/^o. 
Correttìone ricerca  autorità  ,6  pruden- 

^4.145. 
Corte,  e fiioi  encomij .  145, 
Corpo  humano  non  ha  operazione  fen'^^a 

L'anima,  144. 
Coturni  Tragici  fono  fliualetti .  1 80. 
"^18  77.  505. 


le,olafierilità.*  26^. 
E. 
Tp  Cechìria  afiinenT^a  dì  menar  le  ma* 


ni. 


508. 


54- 


Egittio  primo  mifurator  dì  terra . 

Eloquen':(a,  e  fuafor:!ia.  85. 

E  meglio  viuere  priuato ,  che  imperare 

con  pericolo  fen'7;afapien:^a.  281. 
Empedocle  perche  figittò  delle  fiamme 

d'Etna.  *5i7. 
Epicurei.  8.  278. 
Eraclito  giudicò  H omero  degno  difchìaf 

fi,  indegno  ài  Teatri.  1 85. 
ErrordiVierio.'^ ^8.  51.53' SS 3, 
Error  dì  Vitnio ."^  i6g. 
I  Ef chilo  come  mori.  ''145 


Cofiumato  male,  efuofimholo,  159.      j  E/perien^^a  di  Tirro  in  mifitrare  i campi 


)6, 


Taccia 


39^ 


T  AV 


F. 


Faccia  lafcìtM  à  chi  ccnuìene  *  2  3 . 
FancifiUi  nobili  incoronati  mlle 

fuppllcationi.*  i']\, 
TanàtiWi  cerne  Hanno  nel  ventre  della 

madre*  iOp. 
Farifti  fitnHi  ajepolcri  ?  4 2. 
Fede  tra  marito,  e  moglie.  *  zt. 
Felicità  del  v-itere  politico,  ^p. 
Filofof  fapientifom  liberi,  cB^  .iS^. 
Filofofia  madre  e  figlia  della  virtù. 2^^ 
Fieri  mtifaggierì  de' frutti,  i . 
Folgore nellafiràfìra  mano .  SS. 
Fonte.  CiTJcb.* 99. 
Fonte  di  memoria.  *  '  ai . 
Fonte  d'ùblmione.  *  1 01. 
Forme  varie  di  lega.  »  4. 
forte-^^^a  impropia  è  l* ardir  nectffa 

jfio .  5  Oc 
Turno  della  patria  pia  lucente  del  fuoco 

d'altroue.  j^. 
Fuoco  di  due  forti  .91, 
Fuoco  carità.  100, 
G. 

G^Ui  combattenti  in  publicofpet- 
tacolo.  224. 
Giunone  col  pomo  granato  prendente 

de'P^gni.  5. 
Oelofìa  pafftóne ,  e  reìeno  di  helleT^T^a. 

70 
9tntecherÌHed^bdìto  ,  e  £  odor  e, 
•126. 
GEST  J,  moti ,  e  pofiture  del  corpo 
humano. 
'abbracciare.  1  <^  ^  *  ^ .  4^^. 
^li^are  il  capo.  *  i  5  8. 
^l-^ar  le  mani  .152.  i panni  '^  25  2^ 
%dppoggiar[ì  fulbraiclo.  ><.*  1 0.5)7. 

i  39- 307- 
^tto  di  lotta .  in  Campale  Felice . 
Bacio.*  304, 
Ballarci^, 
Bofca ferrata  »  52,  aperta,  ^o  15)1 


0  L  J. 

*  2  98.  bendata,  i  r  9.  *  2 1  y.fpiranì 
te  fumo.  559.  eff alante  fuoco.  *  i  o$^<f 
con  la  Jchiuma  nell*  ira  feconda  , 
frgiìlata.*  217.  con  inanello.*  ilf 

vomitante,  ^jy. 
Braccio fopra  l' altare*.  I  ^o. dritto flefo 

*  1 54.  fportoinnanT^i.  f  5  04.  /;«/- 
lìro  f^f/o  co»  mano  aperta .  *  1 3  f. 
<jr»2cfo.49.4:  ó.verfu  il  petto.*  135 

Braccia  ìgnuéc  48. 1 6 1  1 55. 137.2  55^ 
386.t  i^i, aperte.  16^  I45.IH 
/«croce  ^'yj.  quattro  ^95 

C aminare.  102  m  pKRra  d?  p/ec/i  *  2  co 

Capo  chino,  io 2. 118  342  *  125. 15 3. 

^fcejo  ójfafciato.  i  $o.vcltn  al  cielo, 

I  58  ^/ait(9  i25.257.388.  *  23  ;ì75' 
2<)^.copeito.  2^^  armato  ^62  /«- 
uolto  di  negro.  310.  inghi.Lndato. 
3  8 1 .  *  3  5 1 .  «/;'  jmiraldi  *  3  52  cfì 
/?f«w  di  paucne  .  382  r<7/&. "^231. 
uelata.3^2.'^  1  jG.t^nnebbiato.'^  22  <y 
grattato  ?  2  3 .  co«  cappello.  *  3  5 8. 

Capodi leone.  *  s^i. 
Capellifparfiy23.4S"^^3-'^'^5'*  i2.-[^ 

153  154  230.  23 2.307.  con/crpi. 
3X9. 

Capelli  malccmpofìi  f  i  23  ^/<>«rf/ ,  e 
ricci.  2  ■:  o  ^j"<7^j  mrÌ,rabhtijfati.-\  p, 

154  d'era.  2 ^ó.-f  1^6.  intrigati. 
t  13  )7Voyri.  1 1  54.  rol/i.  1 2 1 4  ri 
uohiinsù  .  -f  139-  verfo  la  fronte, 

I I  o  5 .  hirfutii  fparji,  aneUati.  1 1 5  4 
jferpentini.f  30'}. 

Cecità.  391, 

chioma  profumata  i  e  ricciuta  "f  14S. 

aneUata.  1 148. 
Ciglia  inarcate,  f  i  54. 
Coi/o  f  o«  cinf  i«.  358.  lungd.  3  00, 
Crini  fparji^  ed  erti  359, 
Cuore ardente.6'y.c)p  [coperto  f  2  ps 
r«!?rff.  25.t53.125.  iì6.  22^. p<iJfato» 

Cuori  due.  254, 
*  a/c/V 


Cofcìer^nude.f  2^2. 

Denti  di  ferro,  f  298. 

De  (ira  jperta .  ^58.  /oprai  petto,  f  2. 
ferrata.  *  i  _?  5  •  con  fuoco  •  *  504. 

|5;>o rf/:^4fo.5 1. 218  indice fle fa  15?. 
<?/^Vef<:^ro.23  I.*  i8.  morfo*  324 
^*'o/r<?  piegato.  229  irtiijf tf  a//<i  »I4^«- 

Diro  di  rwe^:^o  iìHefo.  ^61, 

Taccia  gonfia  nell'ira  prima. 

relata  *L  ^.rofta  * 6o.al':!^ata  "f  1 1 1 
'^  iói.mefla    60  ^rande.f  29<), 

f.tcciedue  254.*  K52.KJ5.500. 

F accie  tre.  43. 

fronte  carnefice  gratile.  18  f  2?^- 
torbida  ^J.fcritta  ^-/i.qnadra  f  5. 

Carn-'adilegno.Sz.  *  1^6. 

Gambe  fottili  f  1 5  5.  Ì2[*)  < ^f. i  ^5. 259 

*  145.239  fcoperte.*  z^z. 
Giacere  io.*  89. 
Ginocchia  in  terra. ^6i.-f  26.1 09. 

Jniinocchioni.i  55. f  119.  HO.  III. 

i  chinato .  80. 

Leiierp.  227.  ' 

Lingui ,  *  f  4J .  2 14.  doppia.  1 9I .  /«or 

della  bocca.  1  $5-  573. 
lingue.  82. 
Lotta.  409 

M ^mmelle  (premute  74  *  i4<?.  249. 
M-immlle (coperte.  3*^  *  140  251. 

afcititte,  pendenti  359.  f  i^rte  di  /a?- 

?e.*  81. 15(5. 
Mano.*  224. 
Mani  allargate.  1 8.  po^ff  alV orecchie . 

20.*95.ii/^4fe.59. 1  ;7.*  14  i85. 

^/7</;re.62.84.*ió  co/j^i««if.i  20.ez/ 

^f.  1 13. 1  >  2  fopra le gìiocthia.i  52. 

d/^re  f  ).mfcofe.io i . c/>e  f/rd-jo  ;>; 

contrario.  ^65  vna  antro  Caltr.i 


TAVO  L  J.  s^' 

Mano  de  lira  f opri  ta  fini flr  a.*'  I  91  : 

Manofopra  il  petto.  231.  coperta.  2  3  J. 
aperta  con  vn  occhio  in  meT^T^.^J^* 
597  a/peffo.3^8  »  1 54.179.  30C. 
<7//4  /;occ<r.  589.  infeno.*  i  57. 

Ai<z»o»  c/?f  tiene  fuoco.  *  1 54,  j  95.  304 
morficata.  *  1 79.  chi  fomenta  il  lem 
bo della  "peHe.  14T  *  249.250.3^0 
fieli  y  ed  alta  .  *  ^59.  360.  Tcrr^jM, 
ebalfa.* )$9.  alla  ^of<:.*  25.45. 
233. 

M  J«i  appoggiate  a*  fianchi,  r  5 1  .*  2  85 
incatenate.  161.  /f^a^tf .  *  3  07, 

Mani  quattro.  •  95. 

?s(a/o.  *  224.  ^q<tilino.*  6.  4^. 
riuolco  all'  in  su.*  9.  rotondo.  *  1  tf. 

?v(«ciir.r.  25.45.  lor.  14^,  151.  t<5t, 

204.  254.299  302.  302.  36).3<59. 

»  j8.  164  20^.207.235.  346.348 

3^>'.  360. 
Occhij  bendati.  22.1  or. il  3. 2 14.  151 

2^5  3  <^ 5  •  3  9^-  *  4  V  lagrimofi . 

*  •79- 

Occhia  28'.  295.3  73.*  182. 
1  c eh ij  biechi.  ^89. 

Occ/?)^  4/^^.2?i  ^/  c/'c/o.  I  ?4  *  1 09.  ITO. 
1 1  1 . 1 60. ^T^n  aperti.*  23  i.gro(fi.\  i  3 


concaui.*  6  gr.^fji lucenti.  *  9  45, 

M^-34f3>^4  *3-J^-550.  Cfc/hii. 

*  guerci y  *  160.  214. 
Occhio  finito,  ^y^. occhio.'*'  143  224 

/«  /ro/?fe  *  2  i  I  .deliro  cieco.  3  73. 
Occhio  torto  -^S^. 
Orecchie  roffe  nella  fommità.  *  34*» 
Orecchie. i  52.  *  224. 
Orecchie d'allno^^i.^  i^^dilepre.l^^ 
Palpebre  fanguinofe.  *  ^  3  2. 
P«fo  ignudo.  2'). ferito .  j   óo, 
Viede pofato.  ^06. 


Viedi  incatenati,  i  ó  i .  /f^<«?/.  * 
352.  chefiUuano.  331.  occhiute,  j  P/edi  «mc/ì.  2-.  25.  i  :5.co>-ri 
3  70.*  i 07.  cs'itoni.*  3  J9.  I      a/an.  2 1 1 . r>Miii ,  e  iUbili .  f 


307. 
*  214. 
23  //i 


Ì9^ 


tavo  la. 2 


atto difoYtezra.  ^  62-  Ticfpi^ióo. 
Vìi shi' altro  *i%^.neU' eie qu(<,'''22^. 


Cicuertù  ama  Vecceìler^a.  ^75. 
prcnta  ad  ingMYiavt .  ^7^. 


rudi  1  &  alati.  *  250.  fcpralrfpine     Cùlcfì  f^lcxende Melanthm'^  216^21:^ 
*  231.  trt manti  22^. alati.* ^02.  ]  Gr a j]i:7Jia effetto deUa crapula .  1^0, 
fcai'^i.^^'). 2^i'2^%,  - .       "■"  •        '  Craffc^^a  da  frigidità  de^it^a  118.   ''-, 
Tiedid'aijuila.2$^.  diìupo.'^/^i.dico-  \  Cr atit ■> e fuoi figr^ficati.  2*^ .26 .2>6.fuoi 


Tetto fcc4  erto  :  I27.  141.  bianco fco 

pe^to^  1^6. 
'Pugno  in  atto  dipercmtere.  141 . 
1^^/0.287.^150. 
Sedere.;^ ^<.^2.')p  85   107. 144.  506* 

^80,  "^  9.  P7. 200. 270  508. 
Sedere  pirtirauerfo  145. 
Sguardo  fevo.tij^  atCindìetro.^ 60.^61 
Sìnìjìra  Uefa*  135  fopra'l  cucì  e  *  1 49 

alpetto.*  16^  con  fuoco. '^iSy.Jo 

pravn  aratro.  *3  59. 
Spalle  alate.*  ió6.l^<;.i$i-^')$  ^^6 

^ó^xonpefo.  ì  5  5.*2  50.  ^oj.fo» 

^appa*^'!,^  finifìra ignuda.  25^ 
Sppgliarft.  141. 
Stareìnpiedi.  219.250.*  232.258. 

303. 
Strangolare.  294.*  3 1 2. 
Stomaco  fco  otrtù.  i  50. 
Succingerfi."'  ^$, 
TeHa  doppia.  154. 
Tefie due  * 9^.162  1^4304. 
Teiìe  tre.  21S. 
Tre&ciefparfe.ip^, 
yentré grande,  e groffo.^ 00  37^. 
Vtfo-pdato.^j\.iQ2.*  169  170.187 

iSg.  coperto  con  la  cappa,  *  2<y2. 

pallido  .259.  negro  2 1 4.  •)'o/?o  alla 

finiflra.'*  135,  r;Ho/^o  al  cielo*  1 6& 

fegnato.*  2^té 
Volto  ali  egro ,  &  rìdente  .  207. 
Valore.*  ^6j  ?'^8. 
Voltare  vnfafjo .  *  ^  6 o . 

CiH^itia   &.(uafete.  62. 
C  tur  amento  per  l'acqua.  202. 
€ioutmiiìCi,ì:fufa  efttì\(ijapìen\y.i2) 


rcmi.'jo^.     ' 
Grafia  efu:^  ffficacia.  *  3  3 1 .3 3 8. 
Grifoni  cuRodi  d'oro  t  e  di  pietre  pre* 

tioje.  137.^ 
Guaina  d'aUorióiColtelh  di  piombo.  174 
Guercio  cattino.'^  21^. 
Guerra  delia  ragione  colfenfo  .159. 
Cujiodoueconfifìa.*  226.22-/. 
H. 

HlHrioni  ccronati  di  quercia. 6 
227. 
Her adito  >  c//<o  pianto.  62. 
H ercole  quale  flrada  s'eleffe  ♦553. 
Herofìrato  abbruciò  il  tempio  di  Dia-» 

na.^  ^ly. 
Hefpero.  t$ó, 
Hefiodo  primo  fcrittoré  d'agricoltura  * 

■^41. 
Hefiodo  donato  dalle  Mufe  d'vnfcettrù 

dilaUro.iig. 
Hifiorià  quando  cominciò.  89. 
Homero  biafimato  da  Empedocle tC  d4 

Senofane  i  83. 
Huomo  fimik  alle  pentole .  ^234. 
Honorefigiiuol  deìld  virtìì.^^'). 
Honori  del  mondo  oHano  ali'  acquilo 

deUafapienT^a.  f2o6é 
tìoretèloro  partitnento  ónde  tolto.^ot 

h 

I  Gnor  ariti  mangia  tori.  i$i. 
lllufìri  per  fon  aggi  ottimi  mifttra- 
tori.-\  56. 
lllumìnatione  della  mente.  233, 
Imprefa  di  Leone.  X.  f  94. 
Imprefa  di  Leone.  Xì.  f  3^4. 
IrtconTìan^a  madre  d.' infamia,  ^ji, 
innamorati  per  V dito .  f  1 14. 

iìtten- 


Intendere  come  faf  eia.  ^Sr^iji:  %«c-  .."k  : 
Intelletto  cieco  iomnato  dal  furore . 

2  5(5. 

Jntrepìdìtàcbe.  ^58. 

Jnuentor  della  Gabella  in  Egitto .  1 66. 

Inuentor  della  Geometria,  f  54. 
Inuentori  della  Tregua. -^  5 09. 3 1  o. 

Iride  per  l'e!<i(]i4?rì-^a  .208. 
Jtalia-fnprabbonda  di  fama  ,  e  di  culti 

fcrittì.^0- 
Juppiter  albits  >  per  il  fimo,  non,  altus . 

•  '206. 

L. 

Lagrime  medicina  dell' anima. 6^ . 
Lagrime  ffgno  di  pentimento.  1 40 
Legge  di  S  olone  ingiuri  a.  f  2  2  2. 
Legge  filiera  contro  i debitori  1 6p.  1 70 
•^^.S^*"  ^^^^  confuetudine.  no. 
if  o«^  rìcordf  Itole  de'  benefitij  ,  e  delle 

ingiuri  e.. -^  jO  324. 
Lettera  prima  de  gli  Egitij  8  5, 
Letti  Hemi^  2/0, 

L'huomop  deus  ikohreyC  rallegrare.  175 
Z/^r/  ci/  ^urna  Tompilio  trouati  nel 

Gianìcolo.  6  . 
libertini  coronati  selle  fupplicationi . 

^t27I. 

Lingua  fi  a  men  veloce  della  mente,  ijs 

Lifimacoyefua  hijìoria  49. 

Lume  deli  Intelletto,  t  20(5^. 

Luce.  251. 

Lue  iftro /iella.  147. 

Lucifero  per  lo  nemico  dell' humanage^ 

neratiene  *  274. 
J  una  pia  veloce  degli  altri  pianetiyfie' 

riky  e  fredda.  84. 
M. 
^lenc onici  giuditio fi .  19. 
Maldicente  ,  ingiurie   perdo 

nuteda  Vrencipi  28-:2S5: 
hUligriità  inuldioja  delia  gir:  la  altrui  : 

*i8. 


Materia  de  fiderà  la  forma .  1 5:4. 
Mathematiciinfigni  dil  nfSÌrotempt 


Matmitàfcgno  di  temperamento  per- 
fetto 115. 

Ma7:i:^z  dHercole  di  quercia.'^  353. 
Ma:^^a  rtodofa  chefignìHci.  "^553. 
Medufa.'^  iSi. 

Mente  de'  Toeti  da  chi  mojfa.  253. 
Mente  ciecba.e  Hupìda.  3 54. 
M^«ff  apprende  per  gli  occhia.  227. 
Memoria  d'ingiurie  fiimolo'di  vendetta 

Mercurio  conuertito  in  Cicogna.  8  5 . 

re_g«ò  in  Egitto.  85. 
Michelangelo  inuecchiato  come  giudi- 

caua  delle  iìatus  .216 
Minerna.ó.per  la  fapie;ì:(a .  -f  208. 
Morno  fpirto  di  sbiafmo.  So. 
Mutatione  fubtunave.  9  55. 
Mufìca  abborrita  da  Tigre,  f  2^5. 

^rce parola g/eca.  *  259. 
T^arafogiouanetto  piglia  il  no- 
medaTslarce.*  26^. 
'Harcifo  fiore  genera  fìupldità.'^  259. 
Isljrcilo  corona  de'  morti-  t  -69 
'datura  principio  di  moto  ,  e  di  muta* 

r/o«c.f  8i.  82. 
J^erone  di  belle^T^afenil^a  grati.i.'^  525 

l^erone  introdujfe  fua  madre  in  conft^ 

glio.  132. 
J^ttunno.  95 . 
Isljitno  ama  la  patria ,  perche  flagrane 

de,  ma  perche  fua .  5  7. 
'hlome  di  donna  da  bene   \  ijz- 
ly{omi  delle gratie.  503. 
ì^on  doler ji  è  co/a  da  vno  Uipite  ^  non 

da  huomo . 
ì\udità  di  l^enere.  85.     ' 
l\udìtà  delie  Hat  uè  antiche.  88. 
^  T^lumeri  origine  delle  cofe.  ^2. 

T^t.mro 


3S4- 


tavo  la: 


T^pniero  (quaternario.  20  j. 
Tannino  ternarie.  *  2 1 5. 
Temerò  fettenario.  *  3  58. 
O. 

OCchij  cagiore  iella  malattia  a- 
mcYoJa.*  1 12.  n  y. 
Ci(htfgr(ffì  irjditiodicuricfìtà.  1  52. 
(io  i  ni  (le.  28^"  20. 
0}.erfgraKdi  (on-arìicr  d-ellauirtà.*  1 8 
C  /\  £>  £  C^i  ,  ed  altre  fine  fian- 
T^e  di  figure, 
\/i<cìarìnc  *^2. 
.Agata.  185. 

^le  fuglì  ì  rwr»7*.i<5. 22. 27.52. 44.-4<5 
95.  147.  149.155.  224.  :25.22>\ 
234.251.285.362.  371.3^0/97. 
38. 35;.!  41.  i-i  8. 149.239.244. 298 
33'8.  35^.3^7. 5^9.  Jntejìa.226 
258.  "^  23.  275.  <:*f/ed/.2i2.2  I  3. 
226.;  87.*  23-0.240.242. 365).«fi/<i 
rnanfini/ira.*  i6o.fcpYavHaf..aUa.  - 

altare.  74.*  1 F 5. 1 88.  20:?. 

^ra  antica.  ^QO.'*^  151. 

^matide.  185. 

^Kf//tf.i4. 101.234.*  2T.217. 

ancora.  204.23 b.*  249. 259. 3-07- 

^-nUnna,'^  371. 

.^r^f ro. 1 6. 1 7.  2 1 7.*  1 4c. 

y4rchìpendolo.  48 .  2  1  5.  »  i  1 1 . 

l/frco.3  2.85.86.97.25 1.362.*d8.i4i. 

^rcocelefìetò^Jride.  204  205.  292. 

402.  *. 147. 
argano,  ^j,  370. 

^rpi7. 10.18.*  148. 

uiìYolahio.  5^ 

^4n7e,  237.»7.375, 

Bacchetta,  i^^.'*^  183. 

tarriboli.  253. 

Jj^?j£fo-o/^.379. 

Bayrettarerd€.ì6$.  (-5^. 

J^/e  c^Kadra,  j  37.  238.*  i  79. 108. 


Baflone. 1 07. i  (^4  203.1 1 4. 2 94.295, 

352.397.*  1.26.45.204. 
Baj^on  paHorale.  *  óo. 

Bilance.  62.  29S'B7^-U' 3- S7^' 

Boccette  di  fé  t  a.  2.  fJ  i«  Calabria, 

Bordone.!  i i^.'^  yo.  133, 

Eorfaf(rYata.$6.  1 19.  t45.  T34, 

Erac<ioiare.  2 1  £   296.  *  1 48. 

JBj'miJ.  147. 

Brocca  e  badie.  2^^.  $2i  .*  ^jS. 

Buccina.  89. 

EuJJula  da  nauigare.  *  8  2. 

Cadiceo.i^^.  228.  235.270^97,43^ 

*J28. 
C^^/Vf.  23,0.32!.t2.  125. 

C-ampo  florido.  409. 

Candela.  162.  2^3.  *  92. 131.23Q. 

270.  279. 
Canna.  82  "f  14.  141. 
Canna  da  pefc are.  3^$, 
Campana.  3  •)0. 
Chaos.  12^, 
Cappanna.  2 1 5. 
Ctfppe//o.  8.  t233.3<9. 
Cappello  con  penne.  84.  f  1 9^. 
C4rr<7  </iZ  nauigare.  *  b  2. 
C^vtf  da  «/ocorf  .•*  21 3. 
C«7/?a.ti9i. 
Catena^  onero  collana  d'oro.  1 20.  i  25. 

134.145.228.358.*  168.300.37^ 
Catena  di  ferro.  5  7.. 2  57. 
Celatone  con  penne .  407, 

Cfp/?z.  iH5.ti=J» 
Cenino  diferro.  1^8. 

Cerchio.  1 26. 168. 2iS.t  14^^98. 
C-e/?e//o.  59. 168. 392.414.  t  27. 
CbwM/.  59.  50.9-.93.  Ì23.33  5. 1 12. 

164  238. 
C/;fo<//.46.*:9.88. 
Cielo  flellato.  2^6. 
Cilicio.  113.1^38. 
Citata.  210.* yy  7p.35r. 
I  Ci»i/fr9.49.  87.  89.  155.317.  218, 

257. 


1 


jwa.  382.*  12.  lod.  124. 147.  182. 

18^.  745.28J 
Cìngolo^  148.5  2  5.552 
Circolo  i^.p5 

Circolo t  ogiro  de*Tlanetìf  16.  229 
CUua  d'Hercole  23 8.  *  1 27.  5 53 
Conocchia  129. 
Clepftdra  55  ».  •14^ 
Collari  d'oro  345. 
Colonna  $ì.^j.  101,138.304.1199 

232.271 
Compaffo  67,126.1  $S.  1^6,1^^  f /^S. 

55.108.  134.140 
Capello  d'^pi^j. 
Coppa '^  186. 192. 194 

C0M//ii?5-2O^-t  ^<^.85 

Corc/<i  d'archibugio*  143 

Coytfe  9  11.191.*  i3.:43.244 

Corfefca  429. 

Corna  1315 

Cor»<i  rf/  l{aPgw  f  209 

Corno  sji  i  '9^2^^ 

Cornucopia  1  2  18.210  230.'235. 299 

3^4  345- 394- 39<^- ^97- 393  39^ 
402.41 1.42Ó.* (5  16  63.65.  125 

I  28.149.  i6j.  164. 155,  175.  25i 

307355.Ì67 

Corona  d'oro  3.75,I22. 158. 202.  207 

'";299.t2; 

Corone  di  più  forti  2 1 . 

Corona  di  varie  gemme  104. 

Corona  dì  fpìnt  113. 

Corona  d'alloro  397. 

Corona  di  torride  muraglie  ^9^.^22.<^26 

Corone  militari 

Cinica  di  leccio  $$, 

Cinica  di  quercia  6. 3  5.40. 1 66 

Obftdionale  di  Gramigna  3  5  40 

TrionfJe  d'orOy  e  d'alloro  5  5, 

Mirale,  merli  d'oro  3  5. 

Ca^enfe ,  haflioni  d'oro  3  j. 

lìlauds,  ro^ì  d'ora  ^^» 


0  L  j4 .  3fj 

Corone  poetiche t  d'alloro  4. 

d'fdera,e  di  mirto  4. 

di  quercia  222. 
Corona  d'alloro  tanto  de'poetì  quanto  de' 

guerrieri*  2y^, 
Corona  d* argento  imperiale  ^20, 
Corona  d'Edera  di  Bacco  94. 
Corona  Imperiale  45  5 . 
Corona  di  T^arc/fo  da  Morti  *  25p. 
Corona  di  puleggia  188. 
Corona  di  varij  fiori  i  o.  1 1 
Corone  Ducali  ^10, 

CoraT^a^o  Corjaletto  397.*  3  13  2.228 
Conetto  110. 

Coturni  i<55.  425  *  77. 30^ 
Cratico'a'*'  ìSJ. 
CriueUo  I ^i .  1 95 .*  208 
Croff  230.23 1.397.*  95.158.187 
Crocifijfo  *  94, 
Crocciole  pj. 
Dado  25. 

D^rfo  di  piombo  *  1 45. 
Dardi 69  300.582.577.1 55, 
Decempeda  pertica  155. 
Defchetto  di  tre  piedi  f  2 1  y. 
Diadema  43  5. 
Diamante  151  185.*  88 
Diafpri  ^02. 
Difciplina*  ij^ 
Elmo  ow«>-fowe  55  51. 193.232.  258 

248  264  300.353.  367.  578.384 

597.402.415.*  5.  165.  i8i.i8^ 

2  8  221   286  508 
Ethite  pietra  185. 
Facella  acce/a  i^y.ha  da  dire  vn  vafo 

di  fuoco . 
Facella  59.85. 95. 95. 142.  541,*  25^ 

271.275. 
Facella  accefa  al  Sole  *  1 1 2 
Facella Jpenta  5  2. 
Facella  accefa  591. 
f  <t/ce  1 8.89.92.227.407 
fiirerra.  32 


Tu4F0  LA. 

JFafci  confolart.  106.*  ^ 
Fafcio  dì  verghe.  1 2  r .  f  ^  7  2 
Faf ciò  d'armi.  265;.  *  308 


Fafcio  difre\:^e  .121, 
Fafcio  di  faglia  accefo.  Sz* 
Fafcio  di  canne  rotte,  83» 
Fafcio  di  Hr omenti.  116, 
Fieno  t  3 1  j. 
Filo  confoliT^nì.  *  ijg» 
Filo  intrigato.  1 1 3  p. 
Filatoio  di  lana.  95, 
Fifiola.*  61.1^6, 
Fiume.  8i.3<^i. 
Flagello. -^01. •\  1^6.  ^jS, 
Flauto.  13.370.  "^(5.  7(5. 
FolgoreyO fulmini.  23.88.^2.105,205. 
207.  208.  247.  3^2.  397  .:t  141 

355. 
Fontana. iS.fpj.i^j.  238. 

Forbici.  166.*  ip5 


?45. 
Globo  cele  He  238,250, 
Grandene  $6:^,  ,^. 

Grimaldello  2  59. 
Grotta  46 y. 
Guanto  *  2  2p. 

H<i?»i  145.372.393.*   147; 
.4^^2^19.341.344.393.395.397.414: 

t  5.89.182.202.359. 
Horologio  10.32.52.97.155,208.1  S;?. 

182.202.359. 
Incenftero .  vedi, Turibolo» 
Incudine'*' j  4. 
Ifoletta  91.  f  ^oS. 
Labaro  ,oner  cornetta  '^  s^S* 
Laccio  54.  .; 

Lanterna  143.1^4.259.!  2,253. 
Lampade  accefa  j  205. 
Lancia /^2  6. 
Lauto  115.38^.*  218. 


Jre«o.  184. 3824*95. 148. 173.  180.  I  iLe«o  230.251.  t  230, 


182.  295.285. 
FreT^e ,  òfaette  .32.  149.  3  ^2.  f 

1  fi.  1(5(5. 
Frusìra  coti  falle  dipombo  .168. 
F«f?/i  I  56. 


Lièro3.i8.53.io5.i2(5.2o8.227.25'7, 
293.400.424.42(5.1  2.5.(5.25.25?. 
32352. 

LfeM<i  51. 

Liw^  2.125. 


f  «f?/i  I  56.  I  Lima  2.125. 

Fuoco.  3^.  51.8^.91.100.114.155  /  IÌM 209.  * 75.1  5(5  157.158. 
159.1(52.235.2^1.255.279390  '  Lira  de  1$.  corde  $2, 


_  59.  162.23 
f  j-ii.  107. 162.104,182.187.217 

301.339. 
F«?wo.  55.  2554 
J-'m/o.  229. 
C<7j24/f.  18^,  I 

Gal'ti?te-j[99. 
Gabbia  aperti.  208. 
Gemini.  202. 
C  w>.  S2  .59. 101,140. 147.  20 5.  f  7. 

-45- 
Cìa^ftliero.*  28. 
G;otio.t9.  21.9^94.129.230. 
Cirr.fa  di  carta  ^jp.  f  130.21(5. 
^;ct<j  20.  219.238.393   397-  t  4^' 

^9. 146. 1  59, 1(55.  2^0.  2^3.  300. 


iff,<o  54.58.143.150. 

Lucerna  accefa  58,201,  304^  f  348. 

378. 
Lume  155. 

Luna  7 5. 1 04. 204  22 1.3 58. 
Macina  doppia  107^ 
Manouella  5 1 . 
Maniglie '■^4^. 
Manette  f  i  29. 
Manico  d'aratro  f  3  59. 
Manto  Niellato  104. 
Mantice  11.84.157*145. 
M^yf  202.2:9. 
Martello*  88.307. 
MafcheraZz,  no.  i4i.354.3^5'37i' 


Mdejcirohbaj  ^$^, 

Meta  f  1 47. 

Mitre*  2.542. 

Mondo  zip. 

Monete  s'è  denari  loi.  1^5. 140. 147 

2?7.342.*d.7.i^.375. 
A/o«//r  29?  294, 
Monte  d'armi  1  o5, 
Alonte  Ftna^^^, 
Montìceìlo  155. 

Mucchio  d' armi  ^QJ*  >      r 

T^bbiaf  125. 582, 
Ts(;«e//o  t  55. 
TV(^fl«e  204.122.250  250. 

7y«Ai  57.  201.204.  228,  *  145.202. 
251. 

Or/4  2  do. 

Ct'.odiflrnT^X^'*'  99» 

Taglia  acce  fa  8  2, 

Talia  alata  f  :i7i, 

Taìla  di  vetro  *  ^6, 

Ttf//4  558.*2i5  371. 

Talami, 

Tane  6^. 21S, 

T artiere  1 58 , 

T4r«go«e  295. 

TaraT^onJo 408. è  /p^rf^i coyftf ,  Urga ,  e 

fptmtata  *  554. 
TatenaiOVatera  295.552. 
T^nnff  105.561,  382.  *  29.58.74.79, 

199  270. 
T(naccbio\  229, 
Temello  51.555.  *  154, 
Ter  le  ^02, 

Tcrpendiiclo*  $^,iy 9, 
Tiedemifura*  55. 
Tiedejìallo  55.*!  25. 202, 
Tie tra  focaia  *  92. 


TìenM  quadra  *  1 S^ 

Tiramide  125,205.295, 

Turnice  98. 

Trccipitif  ^$.  f  141.571, 

Trinilegicon  jigiUi^ió, 

Trocefjo  1 06. 

Troy^t  2.  •  55. 

Quadrai  0 [quadro  48.  •  55.  lol 

III. 
Quadrato  come  vn  dado .  171. 
[{afoiof  )05. 
!^^/p<?50i. 

B^fieilo  1 9  5 . 2 1 8. 5 95, 
i^«r^>;o  74/74/^455. 
jf^e^?o/(?  1 2  5. 
Regolo  le sbio  21  t. 
/i^ew/204.  259.*  82. 
{{ete^jz  582 


Bpnciettoij.  *  195. 

l\of?ri  t//  »4«c  1 2  o  .4  24.  *  j  58, 

Bobino  t^p, 

Rugiada  16^, 

I^«pfi5.  21.  402.  *I59. 

/^«of 4  (f4  corfe/// 1 1 5. 

B^otai\6. 155.  229.  2)0.*  «05.  ,74; 

298.5  00.5  do. 
Saccoccia  graffa  28. 
Sacchetto  ^$y,*  ipi. 

S'^e^f  18. 1 05.110.23 1.  578.  f  ioo.' 

254. 
3'4//o  informa  di  piede  ^^u 
Scala  26J,  275. 
i^mfro  19.  21.90.  «04. 158. 155.197, 

229.265.258.384.595.*  8.15-52. 

192. 
Scettro  con  mano,  ed  occhio ^ym» 

Con  lettera  1 .  *  io. 

Con  occhio  *  59. 
Scarpello  5 1 
Scarpe  di  piombo  «45 
5"C4y/7e  di  /f/^ro  259.  f  2|4 
Scimitarra  ^y^.f  182 
^co^//o  52,202.597.1  1  29, 

C  t     2         J'f  flf  - 


^9f 


TAVO 


^coreggiate  da  gran  o,2ij 

Scudo,  ouer  rotetta.  i  r  4. 1 87.2 29.^  45 

Scudo  dicrìHallo  89.97 

Scure  y  ouero  accetta  1 3  2.*  42, 

^<r£Ì;4  5  75  220/ 18. 108.200 

Sfera 22J.^  0.385.179.217 

SferT^ai^ó*  182.197 

SigiUi,  ouerffgnacoli  2^$.f2io 

Siringaci  59 

Smiraldi*^^2 

Socchi  no. I  ji. "^  jj, 

Solej^.  Ì04.  i^5.204.32T.347.3«;8 

*27  131.158.239.539.345.35(5 
5o//b  t  88. 

Spada  ignuda^  gii 

Spada  6<)  114.140187,295.373.13. 

45.23  8.30 5 .  vedi ancho  para'2^onio . 
Specchio  I  o. .  5  59  140  1 95. 2  2 j .  3  N  8 
fi. 81. 108,165.155.215.223.279 
298.347 

Spe:  chiù  V  fiotto*  112.11$ 

Spelonca  4 1  o. 

Sperone  84. 1 5  5 . 3  j  o.  *  2 39. 

Spino  I  o. 

Spoglie  ^g-7. 

Sponga*  S^, 

Staffile ,  0  sferT^a  1 44.  *  5  7  8 

Statuetta  delle  fanteria  3  97. 

^'f^/ir  44.53, 104.  134. 147.  149'  léo 
20^21 1.2  28.23  7.393.*  79.8^ 

5f;/Mct/oi84.  *i39 

Stmalettt*  ij.^o^ 

Jfocco  155.207.285*12.285 

Striglia  l^l* 

Talari  8  5. 

Tamburino  92. 

Tamia  dell  antica  legge*  ^* 

Targa  ^1^, 

T'iuola  imbiancata  52. 

Tar\a  18.  120. 121.  12^  501.*  149 

^l  51. 2o:,20i.2C2  264357 

Tela  diranno*  \q6 

Jfwpo  d'iioro'ogio  52. 3  79.*  245. 348 


L  A. 

Tempio  in  fimbria  f  6^.    ~     . 
Tempij  d'honore,  e  -pirtit  342, 
Tenaglia  55.  - 

Tejìa  di  M  edufa  *  247. 
Tenadimort0  2$, 
Tiara  209. 

Tibiay  ouer  flauto  1 1  o.*  106,  2 1  j 
r/s«o«e  2,20. 199.397.*  56. 71. 82.85 

154. 
rir/b  18.94.*  '5P 
Topatìo  *  1 70. 
Torcia accefa  109  111 
Torcia  [penta  162, 
Torre  12^.2^  j 
Torrente  d'acqKa'fz^jl 
T  riangolo  ■[  21^^ 
Tridente  9^, 
Trofei  ^gj. 

Tnmba  :  91.221.225  3^1.*  i^^-S^S 
Tmrìbolo  35i.*54.  j09.11  j.i  ii.151 
f^afo  con  Vite  206, 
f^afo  d'acqua  I35.*3f^4. 
f^ajodifuoioió^.  122. 135. 138.372. 

t304- 
^^/o  di  fuoco  ha  da  dire  a  carte  157. 

£f  non fùc ella  acce] a. 

Vafo di criHa'do  i%» 

Vela  204.250  t82. 


Vela  gonfia*  ^-Ji, 


16^* 


Velo  44  i©2.  253. 155. 344. 

170. 
Ventaglio^ri» 
Venti 2o^.-\  loi.i^^ 
Verga  1 10.207.*!  28.508.j48 
yetro2^^.  f  45 
VeT^Tj)  di  perle  ^02^ 
Viola  Hromento  f  7  5* 
Vncino '^2,'\ -]0 
Vomere  f  1 24* 
Zaffiro*  1  gì.  ip^l 
Zappa  17»"  3^9 
zodiaco  16.10^  100,*  j^o  298 
Origine  della  Gecmetria ,  e  »2//«>-^  -f  5 4* 

VrnH' 


TAVOLA. 

Ornamenti modc^icQnmngMo  a  Dame 


*525. 


Ornamenti  uYtlfitìofi  difdicono  a  CakX- 

UerLiSi.fr-'^'SSS'    , 
Ofcurità iella [apkn':(a.*  no. 

Come  figurata  dagli  antichi .  *  2 1 1 . 
OTlracifmo  degli  ^theaiefi.*  575. 
Ottanta  figli  lafsò  Sciluro  I^  degli  Sci- 

ti.  j  371. 
Cuidio  perche  toccato  cel  mirto  da  Ve 

nere.  4.  v 

'Pace  da  tutti  appetita.  &j^. 
Varala alate.Bó.*  2^$, 
Tarti  di  donne  cinque  alla  -volta.  2  63 . 
Tarto'di.36'^  creature  in  vna  volta . 

263. 
Telle  di  leone  con  pelle  di  volpe.  *  25  2. 

287. 
Tenaa  gli  amanti  perche  tra  il  mirto 

da  Virgilio  fi  dia  .^277. 
Tenitei^a,  e  pena  come  differenti.'*  136 
Teripatetici  onde  detti.  7. 
Terfonaggi  d" nomerò  arroganti, e  van- 
tatori-\  320.,- 
Tefci  odono,  e  odorano.*  225. 
T  ESCI, 

anguilla.  3  j  j,  , 
Balene. 93.  96.  * 

Caiamaro.-f  361, 
CanaUo  marino.  *  8  v, 
chiocciole  marine,  *  85. 
Conca  ntarina.S6.p3 .  204. 1 84. 85. 
Delfino.^2. 10^126. zip.  ^ó^-f  zpo. 
Echettide, onero  B^mora,  iò6. 
fo//io.  274. 
Co.  *  56. 
Congole. '^  85. 
Orando.  5^  i   ^58.  *  240. 
Lampreda.  37 'i. 
Lupo."  5  jb. 
Mitftri marini.  202. 
AlHgdo.  i  30B. 
Mtuena  l'iiieJìo,cbc  Umneli.  1 3 . 


3ff 

Pe;d.:o2.20^25i.j^4. 1 1578.    . 

'Polipo.3^2\97'  (ili* 

Vompih,  ò  ^{aHtiUo.  f  292* 
Hane.1^2.  366.  420.*  217.  28 J, 
ì{emora.  166. 
I{pmbo.  419. 
Sanguifi4ghe.37^.^372, 
Sargo  371. 
Scaro.37^.-\  :ì72. 
Scorpione  marino .  f  i  o5. 
Seppia.  8r.t5<5i. 
Sirena.  81.*  147. 
Torpedine.  8. 
Triglia,  t  56^.  2  ($■4. 
Tetrarca  coronato  di  tre  corone.  5". 
Viaceu'}le:^a  nel  correggere.^  1 97. 
\  Vl^VJ'E, 

.Alloro^  27.55.^5.101,  I  <^g  236^ 

257.2d5.j44545.t88.i4i-i>"<^' 

amaranto.]  71.  285. 

^nacarnpjerote.  f  ipi» 

anemone.  3  /i.f  27^, 

Appio.*  i-fp.  2^4. 

^ffcntio  I  5  2 0.*  1 98. 2 7 5.  ' «-t 

^  [par  agì.  4  •.  9. 

E  ami)  agio.  411.  in^icilia , 

Corraggine.'i  d, 

C4««a  85.255.  542.378,385. ♦  io5.. 

Canna  palu  ^ire*  202. 

Cannamele,  ^11, 

Canape.*  15. 

Caiiolo.  18. 

Cedro.3,*  .r^ó. 

Cicuta.  255. 

CinnamQmo.  101, 

Cipreffo.3.  90.  158. 

Climene.-f  z6^. 

CGìidrilb.iiiS. 

Cotogfìo.f  22. 

Ldera.3   22.52  155  257-577.  *77. 

145.  299. 
£./do.  t::o.  555. 

Ce     s         EndO' 


Endofia  eanriMmete,  ^  j  ^ , 

Eruca,  fio. 
Faua  50^.^18. 
Faggio  259. 
Tag:ì4oli  4 1  8. 
Ff/fP.  :?78.*io5', 

Tinocchutti.-f  22^, 

fiori.  I  8.ip  :  5  45  8S.9T-  I  21. 125 

»5P'2p..t  145.147. i48.24p.571 
Ghianda   575. 

Cìrafole.  cuero  Elitropio.  f  297. 5  71* 
Ginepro,  f  2p.  loc. 
Gincflra.  2  411.  I 

C/^//o.  65  67.  dp.f  24S.  249. 
Giuggiolo  *  2.9'). 
Grano,  i.^^^.^^og.  246"  249. 
Granati.^  25.1:1  122.* 55/. 
HeìichrfficJiorgiaUo,  e  lucido,  »  5  2  5. 
/r/c/f.  208, 
ligujìri.i^j. 
Lino.  418. 
lupini.  505, 
Iz/pÉ-ri  551. 
Miglio.  2 1  5. 
Mandrolo  i8p.  291, 
/:f/V/o  5.20  25.55.  15'p  *228.  572. 
lìcirotelfo  189, 

Mortella.  25.85.  121   »78.  J48. 
/^«/cc  ^85. 
f^arcifo  28.*  257. 
J^GCcioli  di  per  fi  che  .159. 
€liua.^.  54.  55.  100.  io5.  121.  125. 

159  i55.  ipp.  201.225.285.502. 

54i.582.424.*45i.20  125.125 

I  27.  208.572. 
Cljro.  18. 24.  70.409, 
Crnello.  41 1. 
Ornitogalo.  290. 
Origano  .  582.  *  27.97, 
Ortica  .*  1  9. 
T<;/»;<J.  1 9.1  5 8.:  55.58 1 .*  295.545. 


Tampini.  1 7  2S7  * 4?.  44.145  i<fi. 
P<i/74«cro.  221.  287.295.554  455. 

t9i.i05. 
Tanice  418. 
Terfico.*  22^.  54^, 
Tiante  "parie.  1 7.  *  2  •  j, 
P/«o.75.4i8. 
P/oppo.  420.  f  228. 
Tlatarto.  287.  289.  f  ipj-^ 
T>ow?.  *2  28.  255. 
Trtini*  554. 
Tulfggio.  i  88. 
Q^i^trcia  5.  25  40.15^.424.  *  i5jo 

23^- 355.577.    ■ 
i^o/<?  15  20.25  57  85.159.t78.si8w 

525.225.551. 
T{puo.^6y. 
Fibbia .  41  8. 
/^Mf<T.  81.  loi    185, 
Sardonia  452. 
5"f?7/4  3  Oyfcfuilla.  185. 
Selinotropìc.'*-  297. 
Senecio .  f  525. 

Sen)prtuiuo.f6l.*^')'Jt 

Senape .  260. 

5pi;?o.  IO.  1 1  5.  125.  285Ì 

5p4^/;e  15.17  18  20. 41.82. X:®.2ìt 

287.  41  5.*  1^4.  577. 
Thimo.  188. 
T/g//o  255. 
Tre  foglie .  *  2  5  Oi 
Triboli. -^6^. 
Ferminaca.\^Z, 

F( fi  e  aria.  28.  (  t  ^^ 

r  re.  1 8. 24. 70  1 54.  2o5. 424. 425, 
r«<r.  45  117.  205.287. 
Zfljftìj-JKO.  414. 
2«cftf  257.*  251. 

Tianto  de' peccati.  02.  (tP7,' 

Tittori  ignorantipingono  amore  aUto^ 
Tittura,  epoffia  cerne fimili.  *  i  5  5. 
Vcetìfegretarij  dctiafilofofia .  f  74. 
Tceti  melici .  4  fp;V i .  5  dithir ambici^ 

^'deg'. 


y.  ete^l  5 .  Sxentcì.  22?. 

Todi  quali  corone  hauejfero.  4.  J.a2  2. 

Tountà  difpirito  .61. 

Touertà  fu  fatai' arte. ^  15^. 

Vortice  d' Athene  refo/icuro  da  Zeno- 
ne. 7.  dipinto  da  Tohinoto.  8. 

Touerì  deuono  effere  arditi.  *  _54^. 

Trincipi  «  e /?f  d4/»;io  orecchie  alle  fai  fé 
ìtlatìonii  hanno  tutti  minifiri  empii . 
t254  255.  (79-80 

'Principi  ottimi^  benigni  nelle  audtenT^e. 

Trima  colonna  eretta .  f  2  7 1 . 

T^imOi  che  trionfajfe  in  i{oma  .  *  2  5  5; . 

Tuo  pia  la  fenttfla ,  che  la  beUe:{^^a  . 
325?  551.550. 

Qualità  varie  de*  fofpiri.  *  2  74. 
Q^nalfia  l'augello  lingt  '*' S3^- 
Sbando  ijoldati  T^appaUAtìO ,  teneuano 
anchoper  obligolajpida  al  fianco . 

Quattro  canoni  di  prudenT^  circa  la 

robba.-f  i  J4. 
Quiercia  corona  d  oyatìoni,  Voetitmu 

ftci  fenatori  f  d [HiSÌrior,!  2 2  : . 2  2  ^. 

X^uiete  mjla  dtW Intelletto,  f  i  24/8  ?. 

.  iluitte  delfhiwmo  qur,iojtaceda.-\  1 79 

Shunto  R^  fi  io  comedo  brutto  ,  ma  gra- 

tiofo  nel  dire.  ♦  ;  2;>. 
S^Ps2((^io  p>  imo  à  comparir  infcena  con 

lamajchfira.*  yi^. 

RE  d\  celli  sbranato  da  molti  al 
tri.-\  175. 
J{egolalesbia  11 1. 

^^o'are ,  e  mifurarefe  Hefìo .  *  5 7.  58. 
'F^lifì(n7;a  ne' primi  impeti  ■\  190. 
^fo  fmode^ato  cagionato  da  leggiere":^ 

7^^.*  199, 
J{oma  patria  etiche.  5  8.  difefa  cantra 

Cìusìolipfw  ^  9- ftlicci  eterna.  ^9y. 
ì\c>ffo  cattino.  '^  5 .  '^  2 1 4» 
I^^iada.^i^y.ió-j, 


T  AVO  L  ^.  jf9i 

I{pmpere  i  piccioli  aHa  pietra .  ì  90. 
l{pfa,fue lodi ,  e  >irtù .  1 5  J  i  • .?  ?  ^ • 
t^de  verga  i^uando  fi  daua  ajoliati. 


Sangue  fi  commoue  nel  gridare*  45 
Sapere o^n'ìfn pre fante .  2^, 
Sarimico  celebre  ìpione  .  *  2  y^. 
Same:^:i^a  mi  furata  dalla  cognitione, 

t  130. 
Scarpe  di  bronT^o  portate  da  Empedom 

f/e.*5i7. 
Scettro  di  Uuro  donato  ad  Hefiodo.^A^ 
ScienT^a  habito  dtll  Inttlletto .  247. 
Selenica  amara  nt' principij  .545. 
Sedere  al  fonte  *  1 5  7. 
Sedere  fegno  dimanjuetudine,  e  dia<tie» 

te.  107. 
Segno  di  Saturno  54;>.5")2.5  5  j, 

d/Gic«t.5  5o.  52.5)5. 

</iMar^e.5  5i.3  55.55^, 

We/Wp.5.17.5-:  1.555  55(^. 

di  tenere.  ^^S  551-55455^. 

di  Mercurio.  7  1.549  551.55-}  5  Jé 

deUa  Luna.  549.  ;>  5 1 . 5  )  4. 
Segno  d'^r  e  te.  *  3^» 

di  Tauro -f  54. 

di  Gemini .  j"  5  5. 

di  Cancro.  2^Q.^ ^^, 

di  Leone  f  5  5. 

di  t^ergine. \  ^6, 

di  Libra.* ^6. 

di  Scorpione.*  ^y. 

di  Capricorno .  245 .  f  5  S, 

d*.Aqiiafio.-\  ^Z. 

diPtfi€.''sS. 
Senft  neceffarif  all'intelletto.  1  20. 
Sepolcro  d'achille  incoronato  d'^iiM^ 

ranto.  174. 
Sette,  0  adunante  de'ivirtuop  nominate 

diuerfamente.  7. 
Silentionelmalenconico .    20. 
Simbolo  della  Lbcrtd  il  e -ippelh^S.^^, 
Ce    4         Sua- 


41^2 

^^etfjcrdtì.*  ICO. 
Smraldòf.guva  dì  virginità .  :?  3  2. 
S  ceratici  oìide  detti.  S. 
Se!  e,  t  flici  tfcttì,  8  7.  '  3  5  7.       (221. 
Sole  t  luna  padre  de '  corpi  inferiori . 
■  Sole  di  giuftitia  CH^ISTO .  ?  5  7. 
Spighe  maggiori  da  tagUarft.  *  5  j6. 
Sfii^hc  waggiorlnonft  deuono  tagliare . 

Spina  pena  contratta  del  peccato. }  i.SÌ 
Spioni  diveritÀ  pagatile  jcacciati.'^i  5  4 
Spleni  fa! fi  condannati  a  morte,  f  -  54* 
Spicmfr:ifiat!,ed  ahlvuciati.  f  2 54. 
Spinti  abblwrrifcono  la  ruta.  81 . 
Stmlitàfefta  meglio  iella  prole.'*  26 j\.  ^ 
Stoici  onde  ditti -j,  (*  26^.. 

Sihpide:^i^a  generata  dal  fior  V^ticiju. 
T. 

Tantalo  e  fuafauola  ^6. 
Tardi  a  rifolucrefrejio  adejle- 
giiire.  I  j  I . 

Tatto,  e  gufio  communt  a  tutti  1 22  5. 
^  Tau,  e  Thita  che  notefiano.  2  71 . 
^  Tcpefia  pnsetiti  dalpefce  Echine.'^z  8  2 

Tempt  mìere  tutte  le  cofe.  8^. 

Tempo  che  fi  a,*  2^2. 

Terrafì  ferra,  ed  apre.  95.94. 

Terr/2  come  dinentj graffa.  96. 

Thefto  iancntor  di  lega.  *  4. 

Tiberio  chiamala  gli  fpiQmcuHodi del- 
le leggi,  f  2",^. 

Timone  onde  tolto,  t  82. 

Torre  di  Babel.  125. 

Tranquillità  prefentita  da  alcione.  71  ' 
♦281.307.  (-Ì3<=>9- 

Tregua  per  hore ,  giorni^  meft ,  ed  anni 

Tregua  prima  fatta  da  Triamo.  *  5 1  o. 

Troiani  tloc^ucntifflmi.  108. 

VMpiii  U  diligen^atche  va  buono 
ingegno.  189. 
Val  più  fingegr.Oi  che  lafor^a-'*  287. 
i^avi.:  Itimelogia  t  e  d(fimtioni  della 

1     L       f 


r  W  vol^a: 


tregua.-f^oB.^o^, 
rarie  cauft  d^obUuiose .  f  1 09.  '  '  ^  *"* 
Farle  forti  di  lega.  ■\  ^  "'- 

Farle  forti  di  Jofpiri .  *  274. 
Fecchie  tìmide  fupfrfìitiofe.'*'  2  So .  2  5 1 
Fecchie  trifle  non  fi  lajjìno  ^ntrarc  irt 
.    cafa.  f  ^co.  '      *  '  " 

Fecchiùe  loro propìetà.  80. §  r..  ^  ''^' 
t^ecchìj  buoni  da  configlio,  127,    ' 
Fecchij  auari.^9^. 
Federe  come  fi  faccia.*  Z2^,    ■"*  "  * 
Fclo  aitanti  la  faccia  ffanafi  in'GÌuièa 

in  Grecia  ,  e  dalie  Donne  Bimane, 

170.171. 
Felo  per  donne  comandatoda  S.Vauolo, 
da  S.  TìetrOteffeguito  da  S,Lino  *ij i 
Fenere  nel giuditìo  di  V aride  coronata 

di  mirto,  ^.di  rofe  351.  {.AuHro, 
Fenti  maligni  corrompono  Caria ,  come 
Fenti  benignila  purgano,  come  Zeffiro» 

f  202.  *204. 

Fenufìà  jenT^a  belki^a  efficace.*  558. 
Fergilie  Helle  quando  tramontino,  f  41 
Ferginì  nelle  fupplicationì  coronate» 

t27i- 
V.efii  lunghe  che  ftgnificano  .61.129. 
Fino  fuefcrT^, ed  effetti. p^.*  27  ^'276 
Fino  canailo  del  Toeta .  z-jó, 
Firgiliojofpiraua  fpe/fo .  -f  27^. 
Firidità  della  -vita,  f  ^  7  5. 
Fiftìi  h abito  della  volontà.  247. 
FlYtùrinfor':^atadalpefo.-j(iJ^^.  . 
Firtùvegetatiua.'^'èz. 
Fifia^ydito,  e  odorato  non  fono  commU» 

ni  A  tutti  gli  animali .  *  2  2  5 . 
Flijfc  taciturno,ed  eloquente.  172. 
Folcano  p  il  fuoco,  pi  .pèrche  Troppo,  91 
Ffo  neceffario  allafapienT^a .  *  207. 
Ffo  non  necejfario.  '*'  20 j. 

z.  ^    Cj%, 

r^  Éffro  info  ir  a  il  canto  a*  Cigni . 
J^  J    Zopirofiofionomico  intdìcòba- 

lordo  Socrate  .'\  2(:'^* 
I     Ti     L. 


TAVOLA 

DE   GLI    A  V  TORI    CITATI. 

l  rtume/t^doppo  U  Stelld*  ,  0  t  jfono  nella  feconda  Péirte^ 


Chillc  Bocclilo  .  *  2p2. 
Achille  Statio.*  II 8. 
Acrone.  233**4^.  55. 
Adagij.4.  5.32.34.37. 
lyS.ipo.  1p5.232.277. 

322. 
ABanaantio.  ipo." 
Atlc'anTurnebo.  i^d*.  177. 123.25?^. 

*5o.55.io4.i53. 
Agapeto.  274. 
S,  Agort  ino.  1 2. 1 4.40.44. 5  5.(^1 .52. 8  2 

83.175.2-30.233.26^.273.275.277 

358.  *  55?.  Ili  Jlp8.  2I0.2lI.2»p. 
157.255.  284  30lr5i4.3i8.372, 

Aibertc.  252. 

Alceo.  375.*  343.344.^53. 

Alciato. 10.25.28. 58. po.i  i  5. 125.145 

152.  159.237.251.  2^4.  300.354. 

365,372.  35»G.  ■♦  i.  102.  i  51.  157. 

222.225.2^.1.235.335.354. 
Aldo  Manatio.223.*  272. 
AlciTandroabAleliandrci  70.2  23.2^0 

1 3  53- 25^. 
Aleflandro  Afrodifeo.  21.  88. 
AlcfTandro  Guarino,  t  3  2  5. 
S.Ambrogio.  14.  55.55.ib5.i  27.230, 

343.381.1  i-ìi.i35-i53-5-^S-5-14 
Ammiano.f -234.  2";4. 

Amos  Propncca.    70. 51 5. 

Anacreontf.  I48.Ì  78.331, 

Angelo  Pol:iianc.3  54*  33  i . 

Anguillara.  123.  ic<^.  21 5. 117.  218. 

227. 


Ancìpatro.  79. 
Antiftcnc.  7. 
Antonio  Callcllinì.  287, 
AntcnioTbilcfio.  174. 
Antonio  Vngaro.  71.72. 

S.Anielmc.  1 14' 

L'A  portolo  ,64.159,1  i4.5o,i5j.i5^ 

Apocaliprc  232,  *  211.304» 

Apoi'odoro.io^.*44.7-}.257, 

Apollonio  Rh'dic.  409. 1 104. 

Appiancf  245.  (281, 

Apuleic.85.85.  178.  2p4.ti20. 233. 

F.  Arcangelo  Vercelli.  255. 

Arie  {10.21.131,147^57  231.255.255. 

2^7'*  54-75-^8.i  24.1 53.234.  246 

279. 
Ariltid*-.i57.»  255?.  318. 
Ariftcfan?.!  72.1 75.390."*  159. 19;. 
ArJftoie]e.7.ii.i2.i  3.IJ.22.24.28.29 
47-5J-5S-57-75-7^77-7^-85.io4.ic8 
•    109.117.127.  130. 132.  172.  183. 

21  251.253,273.277.391.39.. 

435,t  5.10.15.18  20.28.45.81.83 

96, 124. 127. 135. 135.  i5i.  ì66, 

174,175.180.184.187.199  222. 

225.227.231.232.238.245.255. 

255  257.259.  292.302.  305.  31  f, 

335.342.354.375.370. 
AuiigiG.  t9--. 
Arncbic.'*  279. 
Ariiarc .  I  2  35. 
Arrtmidt/rr.  370. 
Afconio  Vtùuv.r,  r^  I.*  2  52, 
^•.  A.t?n:ifìo  23  :, 

Athcnco 


^^^  r  AV 

Achenr-.9.2©.  3^.  i77-  ^^«  3^**  ^^5- 
4i^-*i>7'  io2.iX4.225.257,t75. 
apz.i^  1.309.3  »4.?(^  4- 

Aulo  Gellio.  j  5.40. 58. 1 66,  ì6p.  190. 

252.  253.271.  294' 345- S4S^*  i®' 

193.225.  227.  257.  308. 
Auicenna.  147. 1 15.*  75. 

Aurelio  Opiliorf  3^9' 

Aufonio.  5.77  84.190.223. 238.*  25. 

5^*72.105  1 38.249. 

Bacchilide.f  347. 

Monfignor  Birbcrino  hora  Cardinale. 

56.2:0. 
Baronio  Cardlnaìe.40.1  70. 
Bartolomeo  '\nglico.78.i04  129,137 

185.*  153.194,202.290.3^5. 
San  Bahlio.3 61.368. 
Bembo,7J.*  55.199.275. 
Bcrofo.  3  97.400. 
Bcroalio.  3  5  2. 3  ^ 5.  f  2 8 3. 
S.  Bernardo.  8.1 30.1 52.191.255.258. 

t279  34^34t: 
Bernardin  Kot».  71.72.1  292. 
Biante.  131^ 

B'ondo.397. 403.418.1  4. 
Boccaccio.  P4.  86. S  7.88.93.94.95.96. 

147.241.254.345,316.  34P-350- 

*5o.  83.84.  85.91.92.  113.338. 

540.541. 
Boccio.  22.255.269.275.247.*  315. 
Bolla  di  5ifto  V.inKomagna. 
Briironir".  *  4.  5.1  70. 
Budeo.  148.  282. 
Caecano  Cardinale,  210. 
Caio  Pedone  .  1  78 
Callimaco.  "^  5  3  7. 
Canone.  5o. 
Carotica.  TOC.'»  348. 
Cardano.*  54. 
Ca-lo^'tefino.7.l77. 
Caldere  Duraotf.  *  29.  ler". 
Calliodoro.t  54  56. 181. 102. 254. 
Caione.597.  421.* 39.  219. 


0  L  ìA. 

C.atulo.  5. 

Gatullo.  29.3 1.70.  133.1101.315. 

Caualcante  .210. 

Ccfarc.  *  349. 

Cefare  Caporale.  145.. 

Celio  Rodigino,  224.*  50.1x5.  l-j%, 

225.285.         ^    '^  \,^...^  \ 
Chcromenc Tragico .f  ifS, 
Chilone  Lacedemonieic.  173. 
CH  RISTO  N.S.  28.47. 60.53.5^ 

67.231. 255. 255.342.  t  2.95.  230. 

138.  141,160. 167. 10  2.  231.255, 

347- 
Chrirtoforo  Landino.  22.  55.240.*^, 

Cicerone.5. 1 1.14.  29.  5o.5'8.  50.85. 

165.165. 171.  173.175.  181.  182. 

189.227.251.  264.268.  269.270. 

274't  137-i78-280.303.55 1.352. 

3^7-4?4-*-^-49-55-5^'ii5'i3'^« 
151. 1 55, 184. 198.225.  225.  227. 

228,  236.239.  25  7.279-50^'3i  A* 
515.327.  329. 350.  ^61. 

Ciiio  da  i^iltoia.  *  I  1 7. 

S.  Cipriano.  t62. 581. 

Clemente  AlclLiidrino  .  f  2X7.' 

Clementina  .  Lomb>rdu. 
)  Ckuio.  104.    . 

Ciaudiano.23.57.77.84.222.223.24S 
41 1.454.166.155.228.568. 

Claudio  l^aradino.J95.*4. 122. 2ip» 

Codice  rheodofiano.*  56. 

Collcnuccio.  ^99. 

Columclla.70. 1 59'40  34^' 
C(  mmcntatora'.-\prtl Ionio. "^  85, 

Concilio  di  Tr<*nto.     197. 

Coppetta. 54.  *  362» 

Cornelio  Gallo-    2  .•  5. 

Cornificio  Poeta,  f  284. 

Cratc.  7.54.1  5  i« 
Crifippo.  505. 

Dauid. 8. 14. 18.51. 55  57.81.141.143 

155.  201.  215.  582.*  14.60. 125. 
I       157.148.172.159.225.517.322. 

I       359. 


Dan&e 


r  AV 

Dante  Poeta.  4^  4^  5(5.68.148.153. 
255.258.  *47.;74  i39.i^J-2Ì»- 

Daniel.  48. 

Demetrio  Alabaldo.  f  ^  5- 

Dcmoct  irò.  2  5 . 1 2 1 .  f  34 <■. 

Democrito  Alicarnaticc.  \  1^6. 

Demoftcne.  33.i3o.3o?.43<5.*  J4p. 

Diodoro.  93.593.434.1 5^» *°**5SP- 

Diogene,  i^i. 

Diogene  Lacrrio.  .7.130.1  75. 18^. 20*5 

25p.  278.*  75.  I5>8.344i 
Dione,  f  50.5(5.  1^6, 
Dionifio  Certofino.  *  14. 
Dionifio  AlicarnafTco.  \6g,  395.400, 
Diorcorids.6.37p.4i8.*  15.102. 194. 

257.332. 
Domenico  Ancaìano.  2. 
Doni .  234.  ♦  1 7. 1 43. 1 5o.  244Ì 
EgidioCardinale.  13  1.27^. 
Eliano.  133.172.  2^4.28^.  304.*  72. 

75.123. r95.28p. 
Eliodoro.  '357. 
Emilio  Probo.*  285, 
Empedocle.  2o5. 
Ennio,  ^4.  228.271. 
Epiteto.  173. 
Erafto.  235. 
Efaia.  17*317. 
Efchilo  ^z  17.345.3475, 
Efchine.*  135.347. 
Efdra.f  347. 
Efopo.  31.  53.»  21  p. 
Eufbthio.  58.59.  *  p.  42. 44.  45. 
Euthimio. 284.^50. 
Eutropio.*  53.  255. 
Euripide.  34.38.  25l.*p8. 184,1^4. 

254287344.345.357. 
Exodo.  344.  »  255. 
Ezechiele.  14.  ipo.*i8. 
Fauorino.  •!■  227. 
Faufto  Rughe  fé.  '  6g, 
Ferrante  Goni^ales  -\62, 


OLA.  -f^/ 

FefbPompco.45.S4.?p.i<5p.2aj.-^«« 

*4p.5  0.15  2. 170  178.351. 
Filemone  comico,  f  x  77. 
Filippa  Alberti.  149. 
Filone  hebrec*  3  i5. 
Fi'.ortrato.  i3  7.i.42.i^7.T7?.277.28t 

|-i45  184.221  243. 334.  H«>- 

Focil  de.  73. 
Fornuto.85.  P3.*85. 
Francefco Bai betini.  2  2(5. 
Francefco  Conano.  f  283. 
Francefco  Mauro.  404. 4o5, 
Francefco  Berlinghierr.  411. 
Francefco  Bonauentuca .  *  09* 
Fulgentio,  2^5. 
Fuluio  Moriocclll.  197. 
FuluioOrlìni.  3P7- t4P'<^7'7> 
Futurio  Comico.  85. 
Gaicno.tl4.ll5.il8.ipi.t2»5«2^^ 
Gafpar  Murtola.tijU 
Gcnefi.  47.  344. 
Gcfualdo.275. 
Gieremia.55.*2  85.  515. 
San  Giouanni.  66. 232.3  7P# 
Giouanni  Boem.  *55.57.  • 

Giouanni  Boterò  .  I67.  253.404.    5S. 
SanGio.  Chrifo{lomo,82.  ilj.*!^^. 

315.518. 
San  Gìj.  Climaco.  f  3 1 8. 
Gjo.drllaCafa.  t  275. 
Gio.  Bondelmontc .  1 00.  *  1 57. 
Gio.  BattiftaEgnatio.*  293. 
Gio.  Bartifta  Gropio.  *  1 09. 
Gio. BaitiftaGiraldi.  i5i. 
Gir.  Batcifta  Guerini,  :?  5. 
Gio.  Battifta  Rinaldi.  * 350. 
Gio.  Bittiita  Pio.*  104.  335. 
Gio,  Maria  Catanro.  3^8, 
Gio. Ruel  io.3i,*9S. 
Gio.  S^acrobofco.  21 1»  3.48. 
Gio.  Scola ftico.  ^6%, 
Gio.Zarattino  Caftellinf .  3  5. 70.  X <^5, 

170.255.  *  29.48,  100.  X  12, 192. 

io8. 


2q8.  285,  525.  fuo'  epig.  p2.  207. 

2|4.*S4-^on.73.tii7- 
GiouanniZonara.f  115. 
Giofeffj.  pp. 
C/'orgio  Vafàri.^p. 
Giordano  Monaco.  5pp. 
Girollmo  Maifei.^P^. 
Girolamo  Gigli,  f  63. 
S.Giro!amo,7.63.i62.272.*  103. 1  40. 

171.251.515.345. 
Gifmondoi'inEr.  ipi. 
Giudici,  t  2p5.  C^8p. 

Giulio  Capitolino.  253.  281.  283.*^  51. 
Giulio  Camillo. 148.  *i74. 
Giulio  Frontino.  *  288.  2po. 
Giu'io  Obfequente.  *  265. 
Giu(lino;»2p3.'      • 
Giuucnalc.6.  179.  223. f  5 1.5 8. 178. 
Ciuffo  Lip(io.2p,3p.f  51.218. 
Gualtliero.  '  2p.' 
Granata,*  3? 8. 
.S.Gregorio.  18.56  102. 151.233.*  124 

211.226  285.363.  • 
S.  Gregorio  N*:^ianzeno .  2  70.  *  i  55). 

Ip2. 
Gregorio  Giraldi  86.1 3  0.3  o|.348.*2  5  5 

■261.330. 
Heliodoto.f  118, 
Hermogcne.  2. 

Harmolao  Barbaro.*  5  J,  174.2^1.2^2 
Herodiano.  801 

Herod^to.  84. 1 64."*  20.54.1 2  i.2pi . 
Hffìchio  Gicrorolimitano  .201. 
HrfJodo.104.2O2.221.2po.  385.*4i. 


T'<i^TO  L^: 


IM 


57.pi,ioo.iP4.3ip.346. 


Mector  Pinco.  342. 

Hiefocle.37. 

Mippocr  jtc.  1 1 6.*  3  7. 1 08. 

Ha-cot  P^iifisafe.  265. 

Ho.nero.37.41.58.96.88.pM24.128. 

fc    I  ip.i  73.206.346  420.434.'' 4.5 2 

71.72.1  28.1-.j8.J  54  160.203. 222. 

37<J-50>'-5i^-53o-34^-375- 


Horatio. 4.  5. 6.7. 2o.2$.-5 2.56. 5 7.70. 
77  Si. ri  1.1.20.122.156. 177.182. 
183.  2op.  259.264.  279U372.375. 
988.413. "^55. 57-58.66.70.77.78. 

134.176.178.  Ip2.  2Ó9.  226.  235.; 

260.262.255.313.3 1 7.5  56.3  5  8. 
HotacioRìnald'.  367. 
Hagonc.  "^  60. 

S.Iacorno  68.230.266.  f  317. 
lacomo  Sannac^^aro.  7 1.  iicH'  inuidia . 

feconda.*  35.  j88.  ip8. 
F.Ignoratia  Danti  Vcfcouo  d'AIatrì.i6 

p5.p6.21 1.214.416. 
Innocencio.     136,    iji.jìov^sj  / 
ìnfcrittioni  Rom2ne.'73.74V  ^23-.  2 

262.288.*  55.  364, 
lob.  143,  f  io:>.  20p. 
Ifaia.  66. 

Kacio. -f  ^j.  '   :  ;:■ 

Ifld  rj.  9.71,93.  107.  180.  185.  186. 

.    188.272.  2.79.35*^.*  Ji/J^^i»  i^a»  - 
267.281.276.  ''  i-'v 

IfidoroRub?rt!.ico.^l6.      '* 

Kbcrate.*  346. 

L'ìmpridij.^334. 

Lapo.  1 5.  \  ' 

Laccando  Hrraiano  .  *  ip  1.225.  227. 
280. 28 1.        ^  '"'J-  •  "■  ■ 

F.Leandro  Alberti.  431.       /     ' 

Leone  X.  t  94.  '•     •  * 

Legge.6o.*5  5.3op. 

Leultico.  *  57. 

Libanio.  *  33  i.  ' 

T.Liuio.i6p.3Dr.3pp.4i  8.*^  4.49.5©, 

56.184.271. 30p.31i.354' 
S.  Luca.  358.*  1 10. 
Lucano.  126.348.350.423.*  105. ip6, 
Luciano  .38.41. 134.  i  75.  228.  271. 

272.277.1 58.120.  217.  236.  255. 

277- 383- 35'^- 
Lucretio.38.41.134.j7f.228.271.272 


277.'^5S.i2. 
235. 33i, 


17.-36.255.277. 
Luigi 


Luigi  Tanfi  Ho  in  Àfia . 

Macrobio  i^o.  i  j4.228.245.2p4,3P4 

f  50.91.220.234.31 5. 33<5. 
Magone  40. 
Manilio  202.f  2(5'i. 
Alantuanoin  Vmbria, 
M.  Antonio  Cataidi  13.2  2.147.377. 
Marciano  Captila  pi, 
MARIA  VERGINE  62.66. 
Marciale (5  7o.i<^7.2  2  2.i5>7.35o.352 

355.381.418.  f  50. 58.214.22(5. 

«28. 230.334, 
Martin  Cremerò  2^3. 
Marcio  Milcfio  f  i  ^6, 
Mar/ìlio  in  Sardegna  • 
Marfilio  f  icino  f  1 1  5.  Ii<?.  118. 120. 

328. 
S.Mittheo 50.201.343.379 1  2l.ipS 

231  257. 
Mattiolo   02,^. I3..^32.f  2<?p.332. 
Medigliez  5.15.1^.20.88.106.107. 

120,  i2r.  7  22,  129. 133.  206.209. 

aio.  2ip.  220.  221.  2: 5. 230.23'r. 

238. 242. 250.251. 2S7  289.2^5, 

54^.352.:j93.39n5P7.tg.2l.64. 

66.  67.71,80.81.90.122.125.127. 

128.  151.  152. 164. 165. 170.1 88. 

20 T.  232.  23^.  248.249.  263  270. 

Mcnandiof  254.344, 
Melodico  f  S. 
Mercurio Trifni€gi (lo  27 J 
Merlila  5. 

Michelangelo Buonanoti  ai^,  ti5p. 
360. 

Mlmncrmio  222. 
Mnefimacof  83, 
Modeftinot288. 
Montemagno  f  275. 
Mufer  f  1 1 6. 
Mufoniof  266. 
Nataldc'ContÌ2.t  ^3» 
Natta  Pinari^  149.  . 


TylVO  L  A 

Nauarraf  282^ 


407 


Numachio  Greco  Poeta  f  300. 

Nicandro4. 

Nicfforo  272.281, 

Nicolò  Perotto  429. 

Occone  20.  287,289,296,396.1  66» 

67. 
Orfeo  1 72. 1 44.83.1 1  <^, 
Origene  ti  36. 
Oro  Apolline  i  3. 103.  221.  ^l^.i^xl 

303.366.371.375.376.377.383. 

t47-*^/223.22|  225.254- 
Orontio  Fineo  *  1 1 5, 
Ouidio  2.4.5, 2 5.3 7. 5 ?,5p. 70.72.87. 

p2. 94.95.  102.103  107.1 14. 123, 

128^18^.  202.  216.227.242. 243. 

341- ^47-548.  34P-35o.352>35^ 
5S4-55^^8840«433.t 34.35  52. 

^l'l^'7')'17'1^19  93  9^^8-103. 
116.120.128.  )35. 185.194.228, 
235-256.  260. 261.252.263.269, 

281.28^.329  S35'3S9'3'i'^'3i^' 
Palladio*  40.4», 
Panuino  2  2^.^p6.  *  4.27 1. 
S.  Pauolo  23.57.60.100.101.230.231 

237.265,265.278.  *  33.60.142. 

171.187.18^,195.197. 
Pauolo  Diacono  422. 
Pauolo  Gì urisconiulto  *  288. 
Papinìano  74. 
Paufania  43. 89.294*  56.79.9t.lorJ 

125. 148.200  301.331.340.378. 

Pererioi«4.  fiio. 

Perfio  6.1 14.279.41 3  ^58, 

Petrarca 4w  5. 1 5.  38.40  45.46  53'.7J. 
90  97.121. 131. 141  147.182.18^. 
198  218.219.245.360.388.395^ 
411.42^*3460.72.98.113.116. 
117,118  119, 139.  21 1.  213.238. 
274.275.276.  277. 27g. 3 27.328, 
329.332.341.343.363.364.365. 

Petronio  55.  157. 

S.  Pietro  67*  3  27. 

Pietro 


40^  r'AV 

Pietro  Razzano  4Tr. 

Pietro  Vitrorio  179. 

Prcr  Leon  Cafcllt  120*  140^ 

Pierio  4.  5. (?.  I  o.  1 1 . 1  ^ .2  5 .45  45.4'<. 

55.69.87.82.  85.102.  105.105. 

117.  121.129.130.147,152.15?. 

155.185.  187.  190, 195  197.208. 

222.  224,  ^27.228.  250.  258.250. 

252.  2éo.  262.  290.  29j.5OO.555. 

554. 555.  557. 5(59.5/9.581. 5^3- 
585.587.591.*  10.I5.  18.21.47. 

150.52.75,82.92.99.102  I05.  III. 

154.  140.1/.7,  155. 159. 174.188. 
198. 199.  202.  20^,  209.219.229* 

251.255.235  258.  248.  2-52.  270. 

281.  295.  297.  524.  555  35^-552. 

Pindaro  5.41.555  »  58.259.520  557. 
Pio  Secondo  5  9.  *  50.-5  5 1 . 
Pittagora  77.255.*  1 1.345. 
Platina  282* 
Platone  4.7.50.5  7.4^.58.77  129.150 

155. 228. 245. 257.  420.*  751 15. 

155.179.  Ì94.  I95.30i>.2  55.5i7. 

5  29« 
Plauto  22.55.11  T. 195.549. 1 50.102 

115. 194. 218. 251. 255. 
Plinio 6.9.  51.43.71 .78.90.1 07. 1 37. 

172.  178I  179.  185. 188.189.190. 

201.  208.224.  254.  240.241.244. 

351.252.  289.304.  345.  549.5  50- 

351.35a.554.354-357.400.418.  t 

4.5.  7•9•I^•^9•3I•39•40•4^•5?• 
55.54.  82.  87.88.93.99.100. 102. 
103. 105. 143.  152. 1 52. 155.1 88. 
193.  225.  227.  228.255.  255.255. 
^69.  271.281.  282.  289.291.309. 

515.322.332.553.537.344.355. 

563.355,359. 
Plinio  luniore  75. 1 75.  f  48. 
Plutarco  5. 9.  20.  29. 3  7.40.4 1.56. 7 2> 

80.85.92. 104.  128.155.174.175. 

180.  181. 189. 199.  222,279.280. 


0  L  j. 

I  281.287.557.  t  20I49  55.S0Ì100Ì 
103.  Il 5. II 8.  123.  134.151.154. 
I  72.  204.21 1.  21  5.  220.222.225, 
235.  255.  269.  281.  282.  284.290, 
295.  297-  319-  527-  33o-54^-3<^7- 
372.573'375- 

Polibio  41 8  454. 

Polidoro  Virgilio  f  55.2?5. 

i^olienof  287.^11. 

Polluce  224, 

Pontano  5  51.178. 

Probo  1 76. 178.1 79.240. 

Profeta  195.202.  f  i  1 1.140.18^. 

Pf opertio  )  17.40;. 405  f  1/5. 

Proueib  i  1 1.  82  108.377,591. f  17» 
loi.  107.  I  20,22).  252.254.25j?. 
259.279.298. 

Prudenti©  84. 

PablioMmo.f  194.29J.  ~j 

Quadrigirio*  509. 

Quintiiuno4.  *  191.225.271.527» 

Q.  Curtio  I  5. 

Ralf. -ci  Voluicranno.  f  290. 

Ruscello  8 1 . 5  57. 1 1 40. 1 45» 

Ruci!io430. 

.Sabellico  1 78.181.422.*  55.274.' 

SifFo^544, 

Salomoncr47.   121.  f  170. 20S.  209^ 

220.215.25-4.255,279. 
Saluftio  1  21.*  j6l. 
Santa  Chiefa  255. 

Scaligero 5. iM.  177,2 2 5. t  25o.555, 
Scala  Salernitana  115.  1 17.  Ut;,  i  20. 
Scrittura  Sacra  i4.5o.<57.i 00.1 59.225 

230.357.282.295.581.1  I20.I55. 

209.257,259.314. 
Seb.ltiano  Eriz^o  121.  22 1.  2  25,25I» 

ti55.i58. 
Se-luaggio  Accademico  Occulto  2o5. 
Sempronio  397. 
Seneca  8. 2 2. 23. 5  2. 5 7. 55.85.9 T.io5« 

1 14. 121. 150.  I  78.  i58,259,275» 

278.  280. 2Ìi  1.505. 347.3 5 2  t  5^» 

7^* 


TAVO LA 


4^9 


75.194.2x4.231.283.535.34s.545 

Scnnuccio  5.  (i5i. 

Sereno*  228.  285.  ^-Jt, 

Scfto  Pirhonefc  3  8  7. 

Sidonioi2  3.  % 

Sigonio*4.3io. 

Siilo  Italico  347.  348.  349.  3  5 5. 3  55. 

404.405.411.434. 188.243, 
Simonidc  270,  *  353, 
SiftoPapa  V.  419. 
Smctio  73.223.252.*  JJt 
Socrate  28. 
i>ofoclc  183.1  217. 
Solino4?.94.i37.  *  153. 291. 
SoIofiC  *  2  2.222. 
Solifant  t  5  1 5. 
Socade  Poct;*  Greco  157-  5o. 
Spaparato  Accademico  Filomato  7  5. 
Satio  87.  202,255.341.347.348.352. 

555  355.391. 1^7- 
Stefano  405. 

Stefano  Durante  233, 

Stobeo  189.  *  287, 

3"toici  7, 

Strabonr  395.397.400.405.41  5.418, 

429.*  3 3.54. 
Suctonio  30.79.  155.157.178.223.1 

52.  55.175.184  219.255.253.283. 

225.350.335.338. 545. 
Suida  30.  34. 1 29. 1 78.  292.358.404. 

*  loo.  122.  i94.2i>,2S4.3  11.337. 
Tacito  131. 175. 179,*  288.3 17.3  75. 
Taddeo  Donnola  23. 
Talctc  29.202. 
Terencio5. 1 1.  78.154.192.!  io.  p5. 

192.333. 
TcLtuilianc  19.  *  170. 171, 
Teft'^re  159.224. 
Thomai  201.202. 
Thcofrrift..<^l.3i.'78.  189. 550.*  54. 

ic2. 17?.  z6t\  267.3f2«v3^5.35i. 

371- i      .  V  v^  .- 

Iheocnto  37i,_7;j^'*i5^^233.239.«J^eufi  i52. 

313  ^^-j^    '"  I  Zczz£*^37 


Timeo  5  95.43  2.  ^ 

Tiraqudlo*  28  1.283.315. 
Tribullo  5.87.94.102,289.1  87.1  S5. 
Tobia  14.  (283. 

S.Tomalo  14.  21. 22.  5  i.  53. 102. 141* 

153.189. 192.228.  229. 254.30». 

343-545-950.35I,  ♦  io.  14.32.57. 

io5,iii.i35-i85.^87.3i3. 
Tomaio  Garzon  i  3  5  5 . 
TorquatoTalIo  70.255.285.*!  59.333 
Toftato*2ii. 
Trifon  Grammatico  82. 
Trogo  400.43  3. 
F.Valerio  Diodati  55. 
Valerio  Fiacco*  104. 
Valerio  Malli mo  i6  2.*lOo.l  55.2^. 

5H-S43-554- 
Varronc  28.  40. 189. 191.  550'595» 

404.420.*  4. 103.149.  3S3.285. 

308.  J3  5. 
Vegeiio*5  5.55. 
Vclieio  Patercolo  1 79.41 7. 
Vida  io5. 

Vincenzo  della  Porta*  80. 
Virgilio  4. 10.45.45.47.50.58.70.77. 

88.90.93.94.  157. 175.  191.  202. 

222.  228.  239.  241.  250.  257.259. 

254.  255.  287.341.  345.350.353. 

5  54-  3  5 5-  3  55.  394-  3P5.35^Mi  i- 
429.1  19.293745.52.51.59.71. 
75. 76.  77. 78.  79.  Sd.  87.93.1 05. 
105.1 17. 125. 127.  128.151.150. 
185.  201.239.  257.258.260.277. 
280.281.  287.305. 3  24. 35  2.5 5 8, 

53P-3<^4-3^^- 
Vitruuio48.3  5  2.*55. 

Vopifco  155.405. 
Xenarco  102, 

Xenofonte  277.»  120. 125.319.570, 
Zenone  7.200.283.542.351. 
Zenodolo  1 29, 
JiZerob.bci*34J^ 


'  Il  Molto  R  cu.  Sig.  A leffandro  Strozzi  Canonico  Fiorentino 
vcghafealla  prcfcntc  Opera  fi  contiene  co(a  che  fia  con- 
tro la  pietà  Chri{liana,ò  contro  li  buonicoftumij&  refe- 
l'ifca  il  di  3  o.d'A  g olio  1607. 

Piero  NiccoIiniVic.  di  Firenze. 


Io  Aleflandro  Strozzi  Canonico  Fioretitlno  d'ordine  di  Monfignorc 
Vicario  ho  riueduto  il  prefente  Librone  lo  giudico  degno  di  ftam- 
parfì^quefìo  dì  primo  di  Nouembre  1607.  in  Firenze . 

Alexander  Strozza  Canonie us  Florentinus. 


Qyéttefo  tlfopradetto  referto Jt  concede  che  la  prefente  Opera  Jt  pojfét 
Jiampare  in  Firenze  oferuati  frma  ghrdimjdhì  il  di  (fdi 
Nouembre, 

Tfero?\(kcolimVìc»  di  Firenze, 

Fr.  Lelius  Plac.  Inquifitor  • 

Petr.  Cahallus  prò  Serentfs. Magno  Duce  jEtruru 
oAud,  Fifcalis propria  manu . 

Imprimati  in  Siena  Fr.  Archang.  Inquifitor  Scnarum  die 
iS.Septemb.  1608.  ^^^^ 


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