ICONOLOGIA
DI CESARE RIPA PERVGINO
CAV/= DE' S/^ MAVRITIO, E LAZZARO,
2^EIL^ Qj^^LE SI DESCB^irO'hlO DIFEFJE IM^GI^J
di yirtùìyitij tuffetti i Vajfionihumamy ^rti, Difcipline, HumoritEUmenti,
Corpi Cele^ìfTrouincie d'Italia, Fiumi t
Tutte le parti del Mondo , ed altre infinite materie .
OPERA
VTILE AD ORATORI, PREDICATORI, POETI, PITTORI, XCVLTORI,
Difegaatoti , e ad ogni itudiofo, per inucntar Concetti , Emblemi , ed Imprcfc,
«, per diuifarc qualfjuoglìa apparato nutciale, funeralc^trionfale .
Per rappicfentar poemi drammatici , e per figurate co' fuoipropij iìmboti
ciò, che può cadere in penderò humano.
AMPLIATA
rJCTlM^MEVJE D^LLO STESSO ^ yT 0 V^E Di
XCimaginiy e arricchita di molti difcorfi pieni di varia ernditionei
€0n nuoui intagli, e con Indici copioft nel fine,
DEDICATA
ALL'ILLVSTRISSIMO SIGNOR
FILIPPO SALVI ATI.
IN SIENA, Appreffo gli Heredi di Matteo Fiorimi 31^13,
Con lic€n':^a de* Superiori .
Ad inftan:^a di Banolomeo Ruoti libraio in Fioren^^a ,
LO STAMPATORE
A' LETTORI.
VA K D O VAu tore della prefente Opera fu qui
iti Fiorenza yfi dolfe meco vn giorno ^ che da gli
Stampatóri di Roma gli fofie ftata lacerata^ tra*
fcorrendo effi la ftampa fenza Correttore , e mi
/coprì r animo fuc di volerla far riftampare con
aggiunta di dugento Imagini da lui di nuouo in*
lientate con difcorlì molto copiofì , a fine che riufciflc maggiorCjC
più douitiofa . Sapen<k) io la fama dell'operaie vedendo si ampio
accrefcimento , prefi già quattro anni fono l'opera fopra di me , e
diedi principio a ftamparla, ma per varij miei impedimenti non ho
potuto prima^ che hora fpedirk;, anzi per isbrigarla più tofto , vna
parte ne mandai alla Stampa di Siena. Mentre che fi ftauaquafl
circa il fine 3 viddi comparire vn Iconologia vfcira del 1611. dalla
flamparia del Pafquati di Padoua ; nella quak fappiafi , che non è
«ccrefcìuta cofa alcuna^ ancorché nella Dedicatoria dica lo Stam-
patore 3 che per coTifiglio di Perfona dotta fi mife a riftampareil
prefente volume con aggiunte 3 & miglioramenti tali ^ che fi pud
dir più tofto nuouo , che rinouato . Mofiò da tali parole crederti ,
che qualche nobik intelletto l'haueffe veramente accrefciuto ^SLt-
tefoche fi vedono molti ingegni efferfi facilmente foJleuati ad ac-
crefcere opere difpoftcjcome queil:a5per gradi elementari ; ciò ap-
parifcenellePoliantheej ne'Thefori^ ed in altre opere fimilipiu
volte accrefciure . Laonde volfi confrontare il fudetto volume di
Padoua con quello di Roma per veder raccrefcimento 5 nevi tro-
uai aggiunto pure vn iota . Trouaifi bene mancami il Proemio,
che certo tralafiarnonfi doueua, percioche in quello l'Autore
fcuopre il fuo final difcgno , e difcorre circa le forme delle Imagi-
ne fondatamente ^ ed è come vn difcorfo in genere d' imagini , il
qualeènecefiarioj chefimettaauantilefuefpetie. Ogni Autore
per l'ordinario prepone il fuo Proemio 5 l'Oratore ad Attico dìccy
che in ciafchedun libro vfaua Procmij^Plinio nel 3 7.hbro fa altret-
tanti proemij ^ Quante volte è flato riframpato Plinio, non iì fono
mai gettati via lì Proemij j in fomma non è bene defraudar l'opera
del Tuo premeditato^ e compodo dal propio Autore. Non douc-
uaneanchoiidetfoStarapatordi Padoua tralalTar la dedicatoria
dell'Autore, per dedicarla ad altro Sigrxorc, qucfto èvn voler do-
nar ad altrui quel, che non è Tuo* Celio Rodigino dedicò le Tue
pretiofc fatiche a Giouanni Grotieri Segretario del Rè Chriftianif-
fiiiioj ed in quel tempo fuo Theforiere dello Stato di Milano;
quelli j che le hanno riftampate dipoi, benché habbiano dedica-
te le loro ftampe ad altri , non hanno però rifiutata la dedicatoria
dell'Autore. E così vedefi in più antichi Autori . Valerio Malli-
mo dedicò 1* opera fua a Tiberio Imperadore, Plinio a Vefpefiano,
Polieno ad Antonino e a Vcro« Vegetio a Vakntinianojne moder-
no alcuno lena il prologo dcdicatorio de* detti Autori , ancorché
dedichi la fua cditione ad altri . IlCauaher Ripa come quel, che
compofe la fua Iconologìa in Corte del Cardinal Saluiati,la dedi-
cò la prima volta all' iftefTo Cardinal fuo Signore, la feconda,mor-
to effo Card, h dedicò aH'illuftrifs. Marchefe Saluiati, come here-
de del detto Cardinale,quefta terzajClTendo ancho morto elio Sig.
Marchcfe,rha voluta dedicare all' lUuftrifsimo Signor Filippo fuo
ftrettiflìmo parente.
La tardanza noftra in iftamparla hauerà glouato per auuertire i
librari, ed altri, che non pighno errore dalla Dedicatoria, e frontif-
pitio del volume di Padoua,oue dice di nuouo in queft'vltima edi-
tione corretta diligentemente, & accrefciuta ^ attefochenon è ac-
crefciuta d'imagini imaginate di nuouo, ma di 60. intagli più con-
forme al teftoftampato in Roma: ciò non fi chiama accrcfcere, an-
corché fi fufiero intagliate tutte le ottocento imagini , che Ci con-
tengono in detto tefto di Roma . Accrefciuta fi deue dire la pre-
fente, perche oltre le 800. imagini flampate in Roma,e riftampatc
in Padoua , n'ha prodotte l'Autore dugcnto altre con rare efpofi-
tioni, ftampate hora da me con nuoui intagli in maggior numero
di prima , fi che quella è la più copiofa d' ogn altra Iconologia fia
qui ftampata, la quale, accioche fiain tutto,e per tutto gradita 5
ho anchor io hauuta auuertenza alle corrcttioni , ed alla difpofi-
tione di più Tauole , come nel fine deli' Opera potrete vedere,,^
E viuete telici.
AL-
A L U I L L V S T R I S SIMO
SIC. E PADRON MIO COLENDISS. '
IL SIGNOR FILIPPO D'AVERARDO
pf|K^^^I -£ pr/we fatiche , ffe /(7/^f/ tntorno au4
^Sl^'-'S/ii "tnatcriA delie jigure ^terogppche ijHron9
^^^^1 da me\dedicate all' Illufirijsmo Signor
v^3^^i Cardinale Antonìomana Salutati , cow^
^/-v.^y^^:. a Signore e padrone mto ^vnico > ^ uhe'»
'^^'^y^^è^M ralijjtmo hcnefattore , che fta in gloria ,
Doppoiaft/a morte y katfeyjdole io di numero aj^at maggiore ac^
crefcitite , le dedicai aW lllufìrtjjimo Signor A4archefe Lor€n^9
Salutati Ji iuona memoria . Hora j che colfauor Dluino t ho
mcpliorate y e ^per cjuanto ha potuto la deifole^^a deWin(regno in
^uefìa mìagrat/eeta, ridotte aperfettione, non ho hauuto a dui'»
iitare a cui thaueffi a dedicare ì perche , fatte cofa provia deU
t Iliujlri/Jtma Qafa Salutati , non conuenìua , che 'vfcif^ero fuora
fatto altra prorettione . Ho doluto duìique la ter^a ^olta , chg
elle comparifcono nelcofpetto del M ondo ^ che portino in front g
il nol^dtjjtmo nome di V. S. lllujirifji ma, dalla quale , come ope-
ra d'-z/nfuo deuotiljtmoferuitore m'afsìcuro, che faranno diFefè,
da chiunque 'v ole fé calunniarle ; Sperando infieme, che £da fidi
per conifere inquefo la continuattone dell'antica yeraJeruttU
mia 'ì^erfo di Lei, e dcu lllu^rifsima Cajafia ; e quanta f ima
hofattafmpre , ed hoggi più, che mai io faccia del ^alrre.e del
mento , che rtjjlemono in KS.Idufrifiwa. La quale fupplt^
t :> co^
,r chepcrfu^ tonta .grdìrc^qucflam.^aua ^uMaJ^J!^ ,
TdeLarelte forze m^Siiori fermanfclìarlejuanto ,ole y.
JLuJfmofirunorc , merci delie Uoraufmeaudna,che
"he lun^^memLjerui felice. Vil<m.dò lyéSemm-,
trcy 1 6 I 3-
Dt V. S. Illujlnfsìma
tìumilifs. ed Ohlligdvfs. Scruitori
JlCaualìm Cefarcpf^*
(L.
ICONOLOGIA
DEL CAV'^^ CESARE RIPA
P E R V G I N O,
P R O E M I O^
Nclquale fi difcorre genericamente divario forme
d'imagini con le lor regole.
!?rv?R,9?^,uJ?3^ ^ Jmagmì fatte per fignìflcare yna diuerfa co fa da
&2 ' iSi A A » à?^ ^«tf//<j > che fi vede con l'occhio , non hanno altra pia
l^^i^S^SiS.Si'f^^r^ certay ne più vniuerjale regola , che l'imitatìone delle
C^^^ w ^^ memorie y che fi trouano ne' Libri y nelle Medaglie y e
^\^ J_^ ^^L^ ne' Marmi intagliate per indurrla de' Latini, & de*
^-^. « ^1^^ Cred ,0 di quei più antichi y che furono imtentori dì
fe^ ^"^^ •? ^Si^^^ ^«^^0 artifìtio . Terò communemente pare , che chi
JW*à?W W W^T» 5 affatica fuori di queìia imitatione , eni . o per igno^
v3f■^^3c5^3c^^3c;f^ ranT^Uy o per troppo prefumere , le quali due macchie
fono molto abborrite da quelli , che attendono con le propie fatiche alTacquiHo di
gualche lode . Ver fuggire adunque ilfofpetto dì quefla colpa, ho giudicata buona
€ojay ( hauendo io voluto di tutte quefle Imaginifare vn fafcio maggiore dì quello»
che fi poteua raccorre dall' offeruationì delle cofe più antiche , & però bìfognando
fingerne molte, & molte prenderne delle moderne Jichiar andò verifimilmente eia. •
/cuna) trattare alcune cofe interno al modo di formar e^e dichiarare i concetti firn»
boliciynelprincipio diquefl' opera , la quale forfè con troppa diligen':(a di molti
amici fi follecita,efi afpetta liqualifono io in principal obbligo di contentare . La»
/riandò dunque da parte queW Imagine, della quale fi feruel Oratore i& della
quale tratta ^riflotele nel ter'Xo libro della fua [[ettorica, dirò fola di quella, che
appartiene a' Dipintori, ouero a quelli , che per mezzo di coloriy o d'altra cofa vi*
fibìle pofiono rappreféntare qualche cjofa differente da effa , & ha conformità con
Valtr ai perche,fi come queftaperfuade molte volte per mezzo deU^occhio,cofi quel"
la per mezzo delle parole muoue la volontà :&per che ancho quefla guarda le me^
tcfore delle cofe , che fi anno fuori dell' huomo,& quelle , che con effofono congiun-
te , C^ che fi dicono tffenttali. T^el primo modo furono trattate da molti antichi,
fngendo l' Imagini delle Deità Je quali non jono altro , che veli y o veHimentida
tenere ru operta quella parte di filo/o fi a, che riguarda la generatione, & la corrut*
itone delle cofe naturali , o la difpofitione de' Cieli , o l'ir.fluin'^a dtlie Stelle , o la
f( ) mi :^ti della 7 tnai q altre Jmili cofe , le quali con vn lungo (ìudio ritrouarono
per
fératéxitxareìnq'ie^^^ co^ihmela Vlehe , & acclochs non eguxlmente ì dotti %
tr l'ignoranti potfjfcro inteniereì& penetrare le cagioni delle cofe^fe le andauX'
nocopertaynente coìnmunìc znio fra loro r. & coperte aneora per mezio di quelle
imagini Jela(ciauano ai Tofìerì y che doneu zio a gli altri efìere [uperìon di di-
gnità, & di fapien\tz. Di qtì è nata la miltitttiine delle Fattole degli antichi
Scrittori, le qu ili hanno Vvtìle ielU fcienx^t per li d'itti , & il dolce delle curiofe
narrationi per gì' ignoranti. Vero molti ancora degli huomini di gran conto han -
no limato loro degna fatica lo [piegare quelle co fé, che troUamno in quefle FauO"
le occultate, lafciandocifcritto,che per l'ìma^^ine di Saturno intendeuano il Tem*
pò , // qitule a <ìli anni, a meft , ed a giorni d.ty & togVe l'ejfere.. come e(ìo diuora-
uà quei medefimi fanciulli , che era no fuoj fìglimli . 'E per quella di Gtone fulm i-
vante , la parte del Cielo piìi pwa, donde vengono qua fi tutti gli effetti Meteorolo-
gici . Ter l Im igine ancora di tenere d''eHr(ma bclle:^-^'^, l* appetito della mate-
ria prima, come dicono i Filofo[ì,alhforma,che le da il compimento. E che quelli,
che credenano il Mondo ejfere corpo mobile, ed ogni cofa fuccedere per lo predomi-
nio dille Stel'e {JtcondOiChe racconta nei Vimandro Mercurio Trif/negiflo) fin fero
^rgo Vajìorale , che con molti occhij da tutte le bande riguarda/fé . Qn^lto ifìefio
molìrarmo in Giunone, fofp? fa maria dalla mano di Gìoue.iCtnn? iifje Homeró'.;
ed infinite altre imagini, le quali hanno già ripieni imiti volumi, ó^sìancati mot-
ti Scrittori , ma con profitto di dottrina , & dì fapìenja . il fecondamodo delle
Jmagini .abbraccia quelle cofe , che fono nell'hitorno medffimo , o cì}e hanno gran
yìcinani^a con efio , come ì concetti, <& gli hahfti, che da' concetti ne na(cono,coit
lafrequen:^a dimolte attionì particclari ; & concetti dimandiamo fen'^a più fat-
tile ìnue^igatione, tutto quello , che puh efìerfìgnifìcato con le parole ', il qual tut-
to vien commodamente in due parti diuìfo .
Lvna parte è , che afferma , o nega qualche cofa d'alcuno ; F altra , che nò .
Con q't^lla formano f artificio loro qut'.li, che compongono Tl'nprefe , nelle quali
€on occhi e or pi t'ir poche parole vn fot concetto s' accenna > <& quelli ancora , che
fanno gli Emblemi nue rn-i.iqjor conretto con più quantità di parole, <& di corpi fi
rnanifesìa . Con qnefia poi fi forma l'arte deli' altre Imagini , k quali apparten-
gono al nofìro difc^rlo , per la conformità , che hanno con le defìnnioni ; le qn ,U
fclo abbracciano le virtù , ed i Vitti , o tutte quelle co f: , che hanno conuenicn':^a,
€on qucfìi , 0 con quelle , fen\a affermare , o neiare alcuna cofa , e per effere ò fole
priuationi, o hahitipU'i,fi tfprimono con la figura hamana conuenientemente .
Tercioche , fi cornei huomò tutto è mifura di tutte le cofe , fecondo la commune
cpinione de' Fil fofì , & d'^riHotile m particolare , quaft come la d 'fìiitione è
mfura del ìefinito cofi medefimamente la forma accidentale, che apparifce efìe-
rrormente d't[fo,può s'fer mifura iccidcntale delle qulitàdtf 'libili, qualunque
fi fiar.o, ò dell' anuna nofir a fola ,o di tutto il rompono . ^dunque vedia.noiche
Jmagine non fi può àimaniare in propofito noflro quella . che non nà la forma del •
l hiiomo , 6" che e imagine malamente difìinta , quando il corpo principale nonfA
in qu ilche modo l'offìtio , che fa nella iefinitione il fuo gC'-; : re .
IS^;/ num'.ro dell'altre cuje da auHert ire fono nttf^kp-nti effentiali della cofa
ìjhfia;
ifìf/fa; e di queHe fari neceflarìn guardar minutamente le dìfpofitionUele qualità,
Difpofttìone nella tejia farà la pofitura altay o baffa , allegra , o malinconica »
& diuerfé altre pajjìoni ^chefi fatoprono , come in Teatro neH' apparenza della.
faccia deWhuomo . Donerà ancora nelle bracciaynclle manìinclle gambe, ne* piedìg
nelle treccie^ ne" veUìtìiCd in ogni altra cofa notarfi la difpofttioneiOueropofitionC
diflinta, e regolata, lacuale ciafcuno potrà da fé medefimo facilmente conofcere •
fenii^a che ne parliamo altramente , pigliandone efjcmpio da' Bimani antichi , che
ojferuarono tali difpofitioni^particolarmence nelle medaglie di Adriano Imperada
re, V^Uegre^J^a del Topolo [otto nome d'Hilaritì publica/ia figurata con le ma'
ni pofle all' orecchie ; il Foto publico con ambe le mani aliate al Cielo in atto di
fupplicare ; veggonft altre figure pur in medaglie conia mano alla bocca ; altre
ftedono col capo appoggiato alla deHra ; altre Hanno inginocchiate ; altre in pie*
di ; altre difpoHe a ca minare ; altre con vn piede al^to , e con altre varie difpo»
fitioni deferiti e da Adolfo Occone.
Le qualità poi faranno , l'effere bianca, o nera ; proport tonata, o fproportionam
ta i graffa , o magra . glouane , o vecchia , ofimìli cofe, che non facilmente fi pof-
fono fé par are dalla cofa, nella quale fono fondate, auuertendo,che tutte qnefle par^
ti facciano infteme vn armonìa talmente concorde ; che nel dichiararla renda fo^
disf attiene il conofcere le conformità delle cofe > ed il buon giuiitio di colui, che
l ha fjpute ordinare infitme in modo , che ne rifuUi vna cofa fola , ma perfetta »
& diletteuole .
Tuli fono qiiafi vnmerfalmente tutte quelle de gli ,Antichii& quelle ancora eie*
Moderni che non fi gouemano a cafo , E perche la fifionomia, ed i colori fono con'
fiderati dagli Antichi , /; potrà ciaf cuno guidare in ciò conforme alV auttorità di
*Aiifìo:ile « il quale fi dette credere t fecondo l'opinione de' Dotti , chefupplifcafolo
in ciò , come nel vefìo a quel , che molti ne dicono -. efpeffo lafciaremo di dichiarar»
li, haHando dire vna, o due volte fra tante cofe poHe in/teme quello, che , fefoffero
dipinte, bijognarebbe ma uftflare in ciafcuia, majjimamente che poffono gli jiU'
dioftYÌcorreie ad ^leffandro d'^leffandro nel libro 2. a cap. 19. oue in dotto
compendio egli mawfnfla molti fimboli con fiie dichiarationi attinenti a tutte le
membra^ e 'oro colori.
La de fìnitio'ìe fa itta, benché fi faccia di poche parole,e di poche parole par, che
debbia efier 'fuefia in pittura ad imitatione dì qtiella ; non è però male l'ojferuatio'
ne di molte cofe propo He , accioche 0 dalle molte fi poffano eleggere le poche , che
fanno più a propofito, 0 tutte infieme facciano vna compofitione , chefia più fimi'
le alla dejcrittione , che adoperinogli Oratori, ed i Voeti , che alla propia difini"
tione de' Dialettici, il che fai fé tanto più conuenientemente vien farto ,quanto
nel reflo perjefleffa la Vittura più fi confà con queHe arti pia facili , & più dilet'
teuoli , che con qu-flapiù occulta , & più difficile . Chiara cofa è , che delle anti-
the (e ne vedono, z ieU vna, e dell'altra maniera molto belle , e molto giuditìofa*
mente compoHe. . '
Hora vedendofi ^ che quefìa forte d^imagmi fi riduce facilmente allafimilrtu »
dine dslla definitione > diremo, che sì di quejìe, come di quelle , quattro fono i capi,
sle
*ìe fe^krììfrhcìf>Afìyilaìte/;ffa!ifìpuòp!S.^ìarercrdìre di fornì art e t & fi dU
tnanàano ccn ncmiyfitatimht Scuole , ài Materia , Efficiente y Forma >& Vinti
ia Ha diutrjitè de* eguali capi nafce la àiurìfità , che tergono gli Ruttori molte
y C'Ite in dì finire rna medefiina coja , e la diucrfità mede firn amente di molte Ima-
^ini f ttc pfi- {igni f care yna coja fila . llche ciaf uno p( r fé fìifo potrà notare
in -qutìie ifi'jfe > che noihclhicrnc-da diuerfi antichi princìpalwent eraccolte , e
ti4tte quattro adoperate iifcme perwf fìrare ma fola cofa , je bene fi trouano in
alcuni luoghi ; con tutte ciò , d( uendcfi hauer riguardo prim ipalminte ad infegna-
re cofa occulta con mode non orcinario , per dilettare con lingegnofa it.uentione »
è lodeuoUfa) lo ccn ma fola , per ncr generare ofcmitài efafiidw in ordinari JpiC'
gare » <& mandare a memoria le molte .
Tacile ecfe adunque ^r.e'ie qualìppcffa dimcfirare i'vltima dijferenl^a , fé al'
Cfinafe ne truoua , qucfìafola bafìa per fare Hmagine Icdemle^ & difomma per-
fettione , in m.aixanT^a della quale , cheìvnitafi mprecon la ccfa medefma , ne
fi difcerre ifi adoperano le generali, conce fano^uefie yche pofie infememoflra'
no quello ifìcffo > che conterrebbe fff a fola .
Dapoi iquajido fappìamo per qucfìa fìrada' difìintamentt le qualità v le ta^
poni , le propietà , J&gH aaidenti d'vna cofa definibile , accicche fé ne faccia
r imagine yhi fogna cercare taftmiiitudine , come habbiamc detto nelle lofemd'
feriali , la quale terrà in luogr. delle parole dell' Imagine yO dtfiniticne dt Retto-
ri ; di quelle j checpnfiP^ono nell egual pufortiane , che hanno due coft diHmte
fra fé Heffe ad vna fola diuerfa da arrlyedm , prendendo f crucila , che è meno ; cO'
tneyfe.ptrfirnilitudined. Forte'^yifi dipinge la Colonna , perche ne gV edi fi cij
fofliene tutti ifaffi , e tutto l edificio , che le ììàfopra ifen^a mucmrfi j o vacilla -
re ì dicendo , che tale è laforte^J^a nelV huomo , perfoHenere lagraue^a di tutti
ifaHidij i'& di tutte k difficoltà i che gli vengano addcffo , & per fmilìtudine
delia l(ettorica la Spada , e lo Scudo ^perche , cofrif con qucfli in^rumenti il Sol-
iate difende la rita propia , & offende l'altrui , cofi il B^thore , e l'Oratore , co*
fuoiargomaiti^ onero entimci mantiene le £ofe fauoreuoli 3 & ribatte indietro
ie contrarie.
Seme anchm-a , vltre à queHa ,y>n altra forte di fimilìiudìne , che è quando
due cofe difììnte conuengono in ma fola differente da efie i come , fé , per notare
iti magnanimità , Vrendfffìmo il leone , nel quale rffa in gran parte fi fcuopre -,
il qual modo e menolodeuole , ma più vfato per la maggior facilità della inuen •
tìone y & della dichiaratione ; <!: fono quefle due forti di fimilitudine il neruo , &
laforTo. della im,agine ben formata ; fen\a le quali , come efìa non ha molta dif-
f colta , cofi rimane infrpida , &fciocca .
Ciò non è auuertito molto da alcuni moderni , i quali rapprefentano gUeffet'
ti *cont ingenti, permofharel'rfentiali qualità , come fanno , dipingendo perU
ifìfperatioremo , che s'appicca per la gola : per l'^micitiadue perfone ^che
ft abbracciano : ofimilìcofe di poco ingegno , & di poca, lode. E ben vero , co-
. ^y^bo detto , che quelli accidenti , che feguitano neceffari amente la cofa fignifi-
fkì a veW imagine yfaràlode iporli in alcnniluoghi disìinti , & nudi, come in
far;-
partìcotafe queUìiche appartengono aUa ftftonòìnU , ei althahìtuime del corpt-9
che danno inditio del predominio , che hanno le prime fedita nella compofttione
deWhufomo , le quali dispongono gli accidenti eHeriori d'ejfo , & lo inclinano alle
dette pafJìoniyO a quelle t che hanno con e(ìe conformità. Come ^fedouendodi^
fingere la Malinconìa , il Venfiero , la TenitenT^a , ed altre ftmili , farà benfatto
ilvifo afciuttO) macilento , le chiome rabbuffate , la barba incolta , & le carni non
motto gìouenilì ;ma bella, lafciua ,frcJcairubiconda » & ridente. Si donerà fare t
il Tiacere , il Diletto , rMlegre':^a , ed ogn altra cofafmile a quefie ,. & ,fe be-
ne tal cognìtion e non ha molto luogo nella numeratione de' ftmili y nondimeno è
vfata affai ; & queHa regola degli accidenti, & degli effetti già detti > non fem*
prefeguitarà j come nel dipingere la BeUe^^aM quale è vna cofa fuori della com-
pr enfiane de* predicabili ,& ,fe bene neW huomo è vna proportione di linee ^ & di.
colori, non è per quefloben efpreffa Vimagine , che fia fouercbiamente b-ella , &
proportionata ; perche farebbe tm dichiarare idem per idem, ouero piàtoiìo vnz
cofa incognita con vn altra meno conofciuta , & quafi vn volere con vna candela.
far vedere diHint amente il Sole , & non haurebbelaftmilitudine , che è V anima }
ne potrebbe dilettare, per non bauere varietà in propofito di tanto momento : //
€he principalmente ft guarda .
Terò noi fhabbiamo dipinta a fuo luogo col capo fra le nuuole , & con al''
tre conuenìenti particolarità . Ter hauere poi le fimilitudini , atte , & con^
tteneuoli in ogni propofìto , è bene d'auuertire quel , che auuertifcono i Fletto \
ri , cioè \ che per le cofe conofcibili ft cercano cofe alte ; per le lodabili , fplen-'
dide;per le vituperabili » vili ; per le commendabili , magnifiche. Dalle quali
cofe fentirà ciafcuno germogliare tanta quantità di concetti neW ingegno fuo ,
fé non è più , che aerile , che per fé Hefio con vna cofa , che ft proponga , farà ba^
ftanteadaregufio , & fodisfattione all'appetito dì molti, & diiterft ingegni, di»
pingendone /' ìmagine in diuerfe maniere, & fempre bene.
J{e io oltre a quefìi auuertimenti y li quali fi potrebbono veramente fpie^
gare con affai maggior dilìgen'^a , fo vederne quafi alcuno altro degno difcrp»
uerfiìper cognitione di quefie Imagini , le quali fono in vero ammaejlrameth'
to nato prima dall' abbondan':^a della dottrina Egittiaca , come fa teHima-
nio Cornelio Tacito, poi ribellito , ed acconcio col tempo, come racconta Gio-
ttanni Gorocopio ne' fuoi Gìeroglifichi ; talmente , che potremo quefia cogni-
t ione affi migli ari a ad vna perjona fapiente , ma verfata nelle folìtuiini , &
nuda per molti anni , la quale per andare doue è la conmrfatione ft riuefìe ,
accioche gli altri allettati dalla vaghe:(x.^ efieriore del corpo , che è rimagi'
ne , defiderino d'intendere minutamente quelle qualità , che danno fplendi'
de'T^j^a alt anima , che è la cofa ftgnificata , & fola era mentre Haua nelle
folitudini accarcT^to da pochi Hranieri . E foto fi legge , che Tittagora >
per vero defiderio di fapien:^a psnetraffe in Egitto con iranàiffima fatica >
cue apprefe i fecreti delle cofe, che occu tauano in quefìi Enigmi, e peròtor'
natcfene a cafa carico d'anii , e di f^pisiT^z , meritò che doppo morte della
fua
fuaeafaft facete mTempIOiConfacràto al merito del fuofapere. ■
■ Trouafi ancora,cbe Viatorie gran parte della ftia dottrina cauò fuor a deUe /«e
fecretc7;7;e, mlie quali ancora i fanti TrofetiV afcojero . E ChrìHcycheful' aderri'
pimento delle Trofetie , occultò gran parte de* jecreti dìumi folto C of urità delle
fue parabole^
Fu adunque Ufapien\a degli tghtij come huomo horrìdo , e mal veHìto ador-
nato dal tempo per conjeglio deU'efperienT^ajche moftraua efer male celar gl'indi-
eli de luogbi,ne' quali fono i Tefori > accioche tutte affaticandoft arriuino per qne-
fio mezzo a qualche grado di felicità, Quefìovefìirefuil comporrei corpi del-
l'imagini diftinte di colori alleproportiovi di molte varietà con belle attitudini ■<Ù'
con ejquiftta delicatura , e dell'altre, & delle cofe iHtjfe , dalle quali non è alcuno,
che alla prima rìHa non fi fentamuouere vn certo defiderio d* inutfìigare a che
fine fieno con tale dijpofttioneyed ordini rapprefentate. Quefìa curiofità viene an-
cora accrcjciuta dal vedere i nomi delle cofefottofcrìtte ali' ifi(j]e imaginì . E mi
par cofa da offcruaifi il fcttofcriuere inomì , eccetto quando deuono efftre informa
A* Enigma , per che fendala oognìtione del nome non fi può penetrare allacogni-
tione della cofa fignificata , fé non fono Imagìni triuiali , che per l vfo alla prima
"pifla da tutti ordinariamente fi ricorwfcono ; s'appoggia il mio parere al co fiume
degli antichi , i quali nelle medaglie loro ìmprimcuano anche i nomi delle Imagi'
ni rapprefentate , onde leggiamo in e(ie , ^huniantia , Concordia, Fcttitudoy Fé-
licitasy Tax, Trouidentia, Tietas, Salus, SecuritaSiVi^oria^Virtus, e mille altri
fiomiintorno alle loro figure.
£ quello è quanto mi è paruto conueneuolefcriuere per fodisfattione dì quelli %
^he fi compiacciono delle noflre fatiche : 7^1 che t come in tutto
il reHo dell' opera , [e l' ignoranza fi tira addofio qualche
biafimo , hauerò caro, che venga in parte Jgraua»
ta dalla diligen^aydaUaquale principal-
mente ho afpettata lode ,edbo
tolto volentieri il tempo
agliocchijper
darlo
Mila penna , accioche venendo l'opera , benigni Let*
tori , in mano vojira » io conofca da qual-
che applaufo delle voHre lingue
di non hauer perduto
il tempo, feri-
uendo»
ABBON.
<
A B B O UmA N Z A.
Trr
O N N A gratiofajchc hauendod'vna bella ghirlanda di vagTii
fiori cinta Ja fronte, 5^ il veftimento di color vei'de , ricama-
to d'oro, con la deftra mano tenga il corno della douitia pie-
nodi molti & diuerfi frutti, vue,ol lue, 6c altri; &(^ col fi-
nirtro braccio-ftringa vufafcio dt fpighe di grano , di. miglio-
panico, legumi, &C. foniig^ianti,<ial quale fi vederanno molte di dette,
ipighc vfcite cadere, & fparfeanco per terra .
Bella ,& gratiofa fi debbe dipingere rAbbondan2a,fi comecofabuo-
na, <5^ defiderata da ciascheduno , quarjto brutta , & abomineuolc à ripu-
tata hcareftia., che di quella è contraria.
Ha la ghirlanda de' fiori, percioche fono i fori dei frutti che fanno
l'Abbondanza meflaggicri, & autori.; pofìbno anco fi gniii care l'allegrez-
za , &:_ le delitie di quella vere compagne .
11 color verde,& i fregi <ieirciro^ei fwo vefiimento/ono colori propriì
A effendo
i' ICONOLOGIA
cflendo che H bel verdeggiar deJ'Iacampagnà-mónri fertile- produttio ne;
&i^ l'ingiallire, la maturatione delle biade, & dei frutti,che fanno i'abbori l
danza_/ . -^^,«.« I fr
11 corno della douitia perla fauola della Capra A maltea, raccontataci pi
da Hermogenenel lib. della VngiZfCx come refenfce Natale Cornile nel j\ n
Jibro delle lue Meteologie al cap.i.di Acheloo, & per quello che Guidici ri
fcriue del detto Acheloo lòtto figura di Toro, nel lib.p. delle Trasfor li
mationi , e mani fello fegno dell'abbondanza , dicendo cosi .
Naiadcs hocpomis,6^florisodO'rcrepletum_,.
Sacrarunt, diuefq; meo bona copia co^rnu eft.
Et perche l'Abbondanza d dice Copia, per rao ararla la rapprefcntiamc
checon il braccio fi nifiro habbia,come ildeftrola fua carica , 6^ d'auaa
Wggio , elTcndo che parte di quelle fpighe Ci fpargono per terra .
Jn prcfcriptam Abundantis lìguram , Dóminieus Ancaianus
Àfpice terrarum flauentes vndiq; campos
Multiplici complet melTe benigna Ceres.
Pomorum vario curuantur pondere rami.
Et bromio vitis piena liquore rubet .
Cerne boum pra:cudu<mq;gregcshincla^eu$ humojr
Hincpingui-fudantviraina vin«5la lacu.
Sylua feras nutrit ,producunt ^quora pifces ,
Acrijs campis Jsta u^gaturauis .
Quid iam depofcas proprios mortalis in vfus '
Nec caelum quicquam , n^c tibi terra negat .
Abbondanza,
DONNA in piedi,veftita d*oro,con le braccia aperte,tenendo ?vna,
l'altra mano lopra alcuni cenoni di fpighe di grano, i quali ftanncj'
dalle bande di detti figura, &(_ e cauata. dalla medaglia di Antonino Pio'!
conletrerechedicono; ANNONA A VG. COS. 1111. & S. Cf
Abbondanza Mantima.
CERERE Ci rapprefcntacon iefpighe nella deftra manoyftcfafopr;
la prora dVna naue , & a piedi vi farà vna mifuradi g^rano con le ipi
ghedentro>con>e l'altra di Ibpra .
Abbondanza Marittima .
DOnna che con la delira mano tiene vn umonc , & conia finiftra_
Jeipighe.
Abbondanza.
DOnna con la ghirlanda di fpighe di grano , nella delira mano vn maz
zo di canape,con le foglie,(!k con la linlllra il corno della douitia,&
vn ramo di gineftra, fopra del quale faranno molte boccette di feta .
ACCADEMIA.
DOnnavcrtita di cangiante, d'alpetto, & di età virile, coronata d'<*
ro, nella man delira terra vna lima, intorno al cui manico vifia_i
fcntto DETRAHIT ATQYE POLIT, neilaman finilUa hauerà yn^
ghirlanda
•D 1 CES ^ RE R IP A 5
ghirlanda tefluta d'Alloro , Hedcra, e Mirto, da la mede/ima mano, pen-
dino vn paio di pomi granati , federa in vna. iedia fregiata di fogliami, e-»,
frutti diCedro , Ciprelfo , e Quercia, com'anco ramid'Oliua , in quella-,
parte oue lì appoggia il gombitovluogo^iùprofllmo a la tìgura. Starà in
mezzo d'vn cortile ombro fo , luògo- bofcareccio di villa ; alli piedi haue-
rà buona quantità di libri > tra quali rifieda vn Cinocefalo,o vero Babu ino,
faràveftitadi cangiante di vara colori , per le varie iciemie,chein vna
«iotu Academu fi trattano ,
aiLiiCi.
e! '■
Si<3ipinge d'età virile,per la perfetta, e matura cognitione de le cofe,'
the fi polieggono, e difcorrono in quella età, che none fottopoflaalle
Jeggerezzegiouanile,nca dilirameijti fenili , ma e dotata di laidamente»
f diafano giuditio.
Si corona d'orojvolendo fignificare,che quando l'ingegno dell'Acca-
«lemicobà da màdar .fuori gh iuoi .pcniieri,che in capo confi flono oue è la
A a. parte
jf: ^ '7 C O' N O L 0 G I J r ■
parte intellettiua dell'animono/lro (fecondo Platone nel Timeo) bifo«
gna ch'egli 11 affini, come l'oro, accioche poffinoftarc ad'ogniproua_*,
e paragone. Damandeftratienevna lima, col motto intorno [ Detrahit,
atque polir] perche, fi come con la lima, inftrumento fabnie, liman-
doli il t'erro , o altro , Ci pollice , e leuanJofi la ruggine diuiene lucido , e
rifplendente , cofi nell' Accademia leuandofi le coi'e iuperflue, & emen-
dandofì li componimenti , fi poliibono »6^ illuftrano l'opere, e però è
necellario ponerie (otto la lima de feuerigiuditij de gli accademici, e fare
come dice Ouidionellib. pr.dePonto.acciòfi emendino, e poUrchinOv
Sci licetincipiam lima mordaciusvti,
Vt fubiudicium fingala verbauocem.
Onde Qu^intilianolib.x.cap.iij.opuspoliatliiiia, & non fenza ragione
fi Idegna Horatio ne la Poetica de i latini , che non poneuono al par de i
Grici curaj^,e.fatica', in Jimare, e pulire l'opere loro .
Nec virtù te fbret clarisq; potentius armis,
Q£àm lingua latium, fi non offenderet vnum^ .
Quenq; poetarum lima labor,& mora voso
Pompiliuslanguis Carmen rcprachenditc , quod non
Multa dies.,6t multa licuracoerunt»
Et il Petrarca! Sonetto 18.
Ma trouopefonondelemiebraccic.
Ne opra di polir con la mia ItiHa_/ .
QiHndiè, chcmolto accortamente dicefi , che ad' vn' opera gli manca
IVltimaIima,quandonon è a baldanza teria,e_> pulita, veggiafi ne gli
Adagii. Limamaddsre. Da quali habbiamo cauato il motto, ouc legge*
fi, circa l'emendatione de l'opere. Limadetrahitur , atq; expoJitur, quod
redundat,quodq;incultameil,&liinacadicuncur expolita . La ghirlan-i
da C\ tefTe d'Alloro , Hedera , e Mirto , perche ibno cutc'e tre piante pocv
tiche,per le varie fpetiedi poefia,che ne l'academie liorifcono , imper«:i
Cloche il Mirto è pertinente al Poeta melico amorolb, che con fuauità, <i
piacere cantagli fuoi amori , perche il Mirto ,tecondo Pieno ValerianoJ
è fimbolodjl piacere, & Venere madre de gli amori ,anzi riferifcc Ni-
candro, che Venere fti prefencealgiuditiodi Paride lacoronata di Mir*
to, tanto gli era grato, e però Virgilio m Meliaco.
Pjpulus Alcid.e griti fi ni, vi:ii Ii:chi, ]
Formof^ Myrtus Veneri, Tua laurea Phoebo. i
EtOuidionelprmripiJ del 4. Iib. de Palti, voi en incantar de le fcfU,
d'Aprile, mefe di Venere, muoci Venere, la.]uale dice, che gli toccò 1»
tempie con il Mirto, acciò meglio poteiTe cantare cole attenenti a lei.
Venimus ad quartum , quo tu celeberriina menie.ii-* »
Et vatcm , &: menrein luis Venus elle luos ,
Mota Cytherea elt,leui mea uai^ju Myao
Contigli, & cieptUiH pcrfice dixit opus.
TDi Hedera, & Alloro li coronauano indiiierencemente tutti lipf>etf,.
i*uia-
D I e E S Ji R E R I P J. r
Horatio poeta Lirico , fi glòriàua deli'hedera .
Me doftarum hederaepraerniafrontium
Dii* mifcent'fuperis,
E riftcflb vuole il Lauro neli'vltima odedel j. lib.diuerfi.
Qu9iitam mentis, 6^ nuhidelphica
Lauro cinge volens Melpomene comam »
E lo giudica atto^^che ne fulfe coronato Pmdaro pur lirico nel 4. lib.ode x.
Pindarus ore . Laurea donandus Apollmari .
Nondimeno l*hedera particularmcnte era di poeti elegi allegri, fi come
nou 11 Merola nell'elegia tf.de Tnfiibusioue dice Ouidio.
i)i quishabesnoftrisfimilesmimagine vultus,
Dememeishederas bacchica fertacomis
Irta decent Istos foelicia figna pòetas :
Temporibus non eli apta corona meis ,
E Propertio poeta Eligiaco .'
Ennius hirfuta cingat Tua d i<fla corona
M3 folla ex hedera porrige Bacche tua ^
E con la medefima Ouidio auuertifce Catullo, che vadi incontro a Tibul*
10 Eligiaco .^
Obuius huic venies hcdera iuuenilia cin<flus.
Tempora cumcaluo dofte Catùlle tuo .
Conuienfi anco a' poeti Dithiramboci^^eflendo li Dithirambi, vcr/i,chc fi
cantauanoin honore di Bacco a cui era conlacratal'h edera. Quid. ?.fa(lr
Hediira gratini ma Baccho.
Hoc quoque verità fi t dicere parua eft.
Ny^ades Isymphaspuerum guarente nouerca
Hancfrondemcunisappofuiflfeferunt. Encl<5.dcfaftf.
Bacche racemiferos hcdera redimite capillos.
11 Lauro poi è più conueniente a gli Epici , che cantano i fatti d'Impera*
tori, e de gli Hcrol, li quali vincitori d'alloro fono ftati incornati , epe*
rò Apollo nel pr. de le Metamorfofi lo delibra per corona a gloriofi , e^
Yittoriofi Duci, e lo conlacra à fé ftelfo padre de Poeti,come pianta, che li
deuealpiù alto ftile grato , e fonoro , e per finire di ragionare , circa di
quefte tre piante poetiche, balli adire, che il Petrarca fu coronato in Ro-
ma di tre corone,di Lauro, d'H edera, e di Mirto, sì come rifcrilce d'ha-
uer uilco Sennuccio Fiorentino,coetaneo » i^ amico del Petrarca.
Lipomi granati, fono figura dell' vnione,dL^g li Academici,pigIiando-
iìtaUpomiddPienolib. :4. per fimbolo dVn popò lo collegio, èdVna_.
compagnia di molte genti congregate invn luogo, per la cui vnione fi
conleruano , e però erano dedicati a Giunone, la quale hcbbe epiteto di
conlcruatrice, lì come fi uede ne la medaglia di Maramca, contdle paro-
le 1 y N O C O N S E R V A T R 1 X. E per quello anco Giunone era
riputata prendente de li Pvegrii,epingeuaiì con vn melo gninato muna
mano,comeco.iUfuatncedcii'vnionedj popoli. Szdcri i'Academia per-
che
6 I C O N O L 0 G I A '-
,che gli eHerciti; de gli accademici fi fanno fedendo in ordinanza tra di lo-
ro , ui fari incagliato il cedro ne la fedia, per elfere il cedro fimbolo dell'e-
ternità. Ante alias eniin arbores cedrus eternitatis hieroglyphicumeft,
Dice Pierio, poi che non fi putrefa, ne meno fi tarla, ala qual eternità
dcuono hauere la mira gli accademici, procurando dfmandar fuora l'ope-
re loro limate, e terfe, acciò fieno degne di cedro, attefo che Plinio lib.
i^.capw^p.dice, che una materia bagnata di fucco,o uerounta di olio ca-
drino, non fi roiica da le tignuolc,fi come nel capitolo,e libro ij. afferma
^.e. i libri di Numa Pompilio ritrouati dopò. 5^ 5. anni nel colle Gianicoio,
da Gneo Terentio fcriba , mentre riuangaua , ÒT affoflaua il luo campo,
onde, cedro dign^a locutus . dicefi d'uno, che habbia parlato, ecompofto
cofa degna di memoria, detto vfato da Perfio ne la prima Satira, veggia-
riTeofraftolib,5.e Diofcoridclib. pr. cap. 8p. e l'Adagio . Digna cedro,
per il che Horatio ne la .poetica difle.
fperaraus carmina fingi. ^qo^i^l
Polle linenda cedro, & leu i feruanda cupreflb .^
E però vi fi intaglierà anco il cipreflo elfendo incorruttibile , come il ce-
dro,epigliafi da Pieno per la perpetuità, la quercia parimente è fimborlo
della diuturnità , appreffo l'iftcffo Pierio , e de la virtù , sì che anch'efla vi
SI conuerrà,tantopiu che negli Agonali capitolini inftituitida Domitia-
no Imperadore li virtuofi, che vinceuano in detti giuochi , fi coronauano
di,quercia,cpmegli Hiftrioni , i Citharedi , e li poeti . Giouenalc.
Ancapitolinam fperaret, Pollio quercum, E Marciale.'
O cui Tarpeias licuit contingere quercus .
Di che più difufamente Scaligero nel pri. lib. cap. x. fopra Aufonio poeta.
i'Oliua per eflere ferapre verdeggiante ponefi pure perl'efernità. de la
quale Plut.nc,Ia i.queft.del j.Simpofio,cofi ne ragiona 01eam,laurum»ac
cupreifum fempcr virentera , conferuatping^iedo, 6i calor ficut,& ederam:
ponefi poi nelpiù profsimo luogo al corpo de l'Academia , come pianta»»
dedicata dapoetiaPallade Minerua nata dal capo di Gioue, che per ciò è
^guratadela naturalità,& viuacità de l'ingegno de Iafapienza,e fcienza,
ihìZàÌQ quali iieceirarie doti non fi può elfere accademico, perchechin'c
priuo dice/i di lui, tratta, e parla Grada Minerua,ciò è groflblanamentc
da ignorante fenza fcienza:ondetra latini denuafi ,quel detto inulta Mi"
nerua,pjù volte vùto da M. Tulio, e da Horatio in quel verfo de la poetica»
Tu nihil inulta dices faciefq; Minerua .
Tu non dirai, ne f^irai niente in quello che ripugna la natura del tuoin-
gegi;o,c'lfauordel cielo, fi come fanno certi belìi humoriche uoglion3
lare de l'accademico, e del poeta con quattro uerfi bufcati di qua , e di là
fenza naturale inclioationc , e fcienza, nes'accorgono, che quanto più
parlano, più palclano l'ignoranza loro, bifogna adunque a chi defidera
numortal nome di làggio accademico pafcerii deifrutco de l'oliua,cioè af-
faticarfiperi'acquifiodela lcicnza,elapicn2acon li notturni fiudii,& ui«
^ilie,dequaU.ciìnibolo l'oiiua, onde tra itudiofi iène forma quel detto.
Plus
DI CESARE RIPA "f
plus olei quam uini, cioè più indruftrla,e fatica di mente, che (ì3affi,crapo»
le, e delitie ci vuole per ottenere le fcienzcjequell'aJtro detto Oleum ,&
operam perdere , quelli, che perdono ia fatica,e'i tempo in cofa, che non
. tìeponnoriufcire convtile, e honore^^eperò San Girolamo difle a Pam-
macchio. Oleum perditj&impenfas, qui bouem mittit ad Ceroma. Cioè
- perdel'olia, eia Ipeia, il tt:mpo, & l'opera, chi mandailbouea ia Cero-
ma vnguentocompofto d'olio, e di certa lorte di terra, iichc ^\ dicedi
qiielU, che vogliono ammaeftrare perfone àx groflb ingegno incapaci
d'-ognifcienzajiaquale lì apprende con indù ftria, e fatica, figniiìcata in.*
quello luogo per ilramod'oiiua,la'CUÌ fronde è aipra, & amara, com'anco
i\ frutto prima che fia coito , & maturato , che fé diuenta dolce , e foaue
e fé ne caua fcauilsimo liquore, Gieroglifico de la fatica, & anco dell'c-
. ternità , come quello, checonferuai corpi da la corruttione, epotrefat-
. none : coli laicienza èafpra ,^ amara perla fatica, & induftria ,che fi ci
. mette pe^confeguirla: colta, e maturata che s'è, cioè confeguita ia_»
Icienza , fé ne fente frutto , e contento grandiflìmo con eternità del pro-
prio nome, la quale porta in mente d'vnofludiofoglialleggerifce la fati-
ca, fi come anco ilfrutto,e'i contento, che fpera raccogliere da le fcienzc.
Sederà in mezzo d'vn cortile ombrofb, o ucro luogo bofcareccio di
villa per raemoriajdella prima h ccademia, che fu principiata in villa da vn
nobilperfonaggio, chiamato Academo , nella cui amena uiHainon lungi
d'Atene ^\ radunauano i Platonici, con i\ lor diuin Platone, a decorrere de
fludii diletteuoli Platonici, fi come narra Diogene Là«rtio , nella vita di
piatone, onde Horatio iib.i.cap. %.
Atque intcr fiiuas Academiqusrcr^verum.
E Carlofiefano H»rtoricodice,ehetal villa, ofeiua folTc lontana d'Atene
, mille pafsi , sì che ia prima Accademia hébbe origine nella viHa, eprefe il
nome da Academo nome proprio , perche è da faperfi>che le fette, 6cf
.adunanze di virtuofi', preffo gli antichi fono fiate denominate in tremo-
di,da cofiumi,daiuoghi,& da nomi proprii diperfone^da cofiumi ignomi
,niofi furno detti i feguacid'Antiftene Cinici,o vero perche haueuano per
cofiume di lacerare l'opera,e la vita altrui con dente canino, e mordace , o
"uero perche à guiia de cani non (\ uergognafl"ero ài ufar palefemente, co-
me i cani l'atto venereo,si comedi Grate , & Hiparchia tilofofèfia foreila
di Metrocle cinico, narra Laertio. Elegit continuo puella , fumptoq; ii-
lius habitu vna cum uiro circuibat , & congrediebantur in aperto,atque ad
coenasproficii'cebatur. Da cofiume honefio fumo chiamati i leguacidi
Arifiotilo Peripatetici [apo tu penpatin.] Quod eft deambular^,
perche hebbero per cofiume difputarecaminando^da luoghi publici prefe-
ro il nome quelli, che fumo nomati da le città . Vt Elienfes , Megaren-
'fes,& Cyrenaici,e da luogo priuato gli Stoicijli quali prima fi chiamauano
Zcnonii , da Zenone lor Principe . JVla da che detto Zenone per render ii-
'curoda misfatti quel portico d'Atene, doue fumo vccifi 1450. cittadini
.cominciò iui adifcorrere Radunare lai'ua fctta,fomo chiamati Sd ici,per-
che
« ICONOLOGIA
-che[Stoa]fl^^nifica il portico, onde Stoici fumo quelli , che frequétauanò
detto 1 ortico , che fu poi ornato di beUiflìme figure, da Polignoto,famo-
fo piti )re da peilbne fono ftati nominati i Socratici , gli Epicurei, Scal-
tri da li loro maeftri, e come detto habbiarHO,quefto ifléfTo nome d'Ac-
caHemiJ SI deriua dal nome proprio di quello Heroe platonico,detto Aca-
deiiiOjiieJa cui villa fi radunauano iPJatonici, laquale adunanza fu la_.
prima, che fi chiamafi'e Accademia , indi poi tutte le adunanze de uirtuofi,
inno fiate chiamate Accademie, per fino a' tempi nofiri, ne quali s'vfa_,
ù quarto modo di nominare per lo più l'Accademie dalladlettione di qual
cnc nomeJruperbo,&ambitiofo, dagraue, emodefio, da faceto, capric-
ciofo, & ironico , e quefio vltimo è aflai frequentato da' moderni : e per
l'cguitare i'efpofitione della noftra figura diciamo, che la quantità de li-
bri , chegli lono alli piedi , fi ricercono in buon numero , elfendo il prin-
cipal intento de gli Accademici di volgere diuerfe forti di libri per acqui-
ilodi varie fcienzc. llCinocefalo,oueroBabuino lo facciamo afiìfien-
tc dell'Accademia , per efler« egli (iato tenuto da gli Egittii ieroglifico de
le lettere , & però lo confecrauano a Mercurio ripu tato inuentore , & au-
tore di tutte le lettere, fi comeriferifcePieriovakriano lib. <^. epònefi tra
libri, perche uno che vuole far profefiìone d'Accademico litterato,deue
ilare afiTiduo ne gli ftudii , quali uengono molto accrefciuti da la frequcn-
*a de le Accademie. -'-'•
A C G r D I A.
DOnna uecchia, brutta, mal uefiita , che ftia à federe,e che itti"
ghila guancia appoggiata fopra alla finiftra.mano , dalla quale
penda vna cartella con un motto, che dichi: TORPET INERS,
&il gomito di detta mano fiapofaio fopra li ginocchio, tenendo li capo
chino, e chefia cmto con un panno di color nero, e nella deftra mano
unpeice detto Torpedine.
Accidia , fecondo ò'.-Giouanni Damafceno 1. 1. cuna triftitia , che ag-
graua la mente,chenon permette, che fi facci opera buona .
Vecchiafi dipinge, perche ne gl'anni fenili celfano le forze, & manca
la uirtù d'operare, come dimoftra Dauid nel Salmo 70. doue dice: I\c
proiicias me in tempore fene(flutis,cuni defccent uirtusmeancdere-
imquasme. vino-)^ ^.c.
Mal uefiita fi rapprefenta, perche l'Accìdia non operando cofa uerana,
induce pouerta,e inif^ria, come narra Salomone neiProuerbiial 28. Qui
operaturterram iliamfatiabiturpanibus,quiautem'i'e(f>aturotiumreplcbi-
tur aegefiate . E Seneca nel Iib.de benef. Pigritia efl nutrix asgeftatis.
11 <tare a federe nella guifa, che dicemmo fignifica, che l'accidia rende
Thuonio oriolo , e pigro, come bene lo dimofira i 1 motto fopradctto,c S.
Bernardo nell'Epifioleriprcndendogi'accidiol] coli dice: O homo im-
prudens millia milHum minifirantei, &: dccies centena milhaatìlfiuni ti,
& tu federe prasfumis?
La tefia circondata col panno nero,dimonra Ja mente dell'accidiofb
occu-
D I e E S J R E R 1 P J y
^;Oecupata dal torpore, e che rende rhuomo ftupido,& inlenfatOjCcme nar-
ra Kìdoro ne' IbJiloquii lib. X- Per torpj)i*em vires,&: ingenium d^fiuunt.
11 pefce,che tiene nella deftr^ manofigniiìca Accidia, percioche fi co-
.^equeftopéfce (come dicono molti Scrittori , e particolarmente Pli-
nio hb. 51. cap. pi". Athaneohb. 7. e PlutarcodcToJertia Ammalmm.) per
la natura , e proprietà fua, ©hi lo tocca con le proprie mani , o vero con
qualfiuoglia iftrumento,corda^rete,o altro,lo réde.talmetite lupid* jche nò
può operar cola niliunajcosi l'accidia hauend'egli l'iftclTcmale qualità,
prcnde,rupera, & vmce, di maniera quelli che a quello vitio fi danno , che
li fende mhabili , infenrati , e lontani da opera lodeuole, 5(^ virtuoia.
Accidia^
DOnna vecchia, brutta, che flia à federe, con la defìra mano tenghi vna
corda , e con la finillra vna lumaca , o uero vnz tartaruca,
^- La corda denota, che l'accidia lega, &C. vince gi'auomini, e li rende
inhabili ad operare.
B Eia
D
H
01 1C0N0L0G1J1
E ia lumaca, o tartaruca ,dimoftrano la proprie tà degl'àccidio/i , che
fono otiofi, e pigri.
Accidia.
Onnaehe Hia a giacere per terra, & a canto ftarà vna^no umilmen-
te a giacere, il cjual animale fi foleua adoperar da gJ'E^ittiiper mo-
fìrare la Jontanan7a del penfiero dalle cole lacre,ereligiore,con occu-
pationc continua nelle vili , & in penfien biafimeuoli , come racconta Pie*
no Valeriano.
ACVTEZZA DE L'INGEGNO.
LA sfinge {come narra Pieno Valeriano nel lib.vj. fotto la punta del-
la zagaglia di Pallade, fi come fi vedeuain qudlaftarua di Minerua,
che Plinio dice elTere anticamente ftata drizzata in Atene ) ci può fignifi-
care l'acutezza de l'ingegno, percioche non è al mondo colà sì coperta,
etantonal'cofta, che l'acutezza dell'humano ingegno Tcopriré, e diuulga*
re non polla, sì come detto habbiamoinaliro luogo nella figura de l'in-
gegno, però fi potrà dipingere per tal dimoftrazioneMinerua in quella
guifa, che fi. luole rapprelentare,mache però' lotto a la zagaglia vifia
vjia sfinge , come habbiamo detto .
ACQVISTO CATTIVO.
VOMO veftitodel color dellefoglie dell'albero quando ftannoper
cafcare;ftara detta figura in atto di camminare , & vn lembo della ve
ftei>ia attaccato ad vnlpino, tirando vn grande fquarcio, acheriuolta
ttioftri il difpiacere che. ne lente ^^e nella delira mano terrà vn nibbio
cherece.
Veftefi del detto colore , perche fi come facilmente cafcano le foglie
dell'albero , cofi anco cafcano , & vanno a male le cole non bene acquilìa- \
te; il mcdtfimo dimoftralofpino, percioche quando l'huomo menpen-
fa alle cofe di mal'acquifto , all'hora ne riceue danno , e vergogna .
Tiene conia delira mano il nibbio, per dimofirare quello chea ^uc»
Ilo propofito difieTAlciato, tradotto mnoftralingua.
L'edace N ibbio mentre
Kecelbuerchio cibo , che ràpio.
Con la madre i\ duol del fatto rio :
Dicendo , Ahi» che del ventre
M'elcon l'interiora , e in gran periglio
Mifento,&(^el)aa lui.
Non ti doler ò figlio,
Che'l tuo non perdi nò, ma quel d'altrui .
ADOLESCENZA.
VN giouinetto veftitopompofamente,con la delira mano fiapog-
gei à ad'vn'arpada fonare.e con la finiftra terra vno fp^cchio, in capo
Vna ghirlanda di fiori , pofcrà vn piede Ibpra d'vn'orologgio da poluere,
che mollri chc/ìa calata alquanto più polucredii^uelladeliapuentu,&
da l'altra parte vi fiavnpagone.
Ado-
DI CESARE R I P J ti
Adolefcenza .
VE'RG IN E L X A di bello afpctto, coronata di fiori, moftri rifo,djf
aHegJ:e22a,, con la verte di varii colori .
Adolelcenzai quella età deU'huomo , che tiene dal decimo fino al vcn^
lefiino anno ,Jiella quale i'huomo comincia col mezzo de' l'enfi admt^n-
dere,& imparare , ma non operare le non confulamente: comincia bene
ad acquifiare vigore ne* lenii percuidefta la ragione ad e leggere, ò(^ vo-
lere, e quefto a chiama augumento ,
La verte di varii colon è antica inuentione , perche gli Egittii,quand{
voleuano mortrare nelle lor pitture l'Adolefcenza ( fecondo che raccon
ta Pieno) laceuano.vnavertedivariicolori,fignificandola volubilità de.
la natura giouenile,eJa varietà de'defiderii, che fogiiono venire àgio-
uani , mentre fono nella più frefca età , e negli anni più teneri : però dicefi
che la via dell'Aquila in cielo, del ferpe interra, della naue in acqua, e
deU'huomo nell'adolercenzaiono difficili da conofcere,c ciò iì troua
nelii Prouerbi al 5.
La corona de* fiori , e la dimoflrationc del rifo^ fignificano allegrezza
il che luole regnare a(raiinqueftaetà.,-che perciòfi rapprefenta allegra
e di belio appetto, dicendofi nei Prouerbi al xv. Che i'animo allegro ren-
de l'età florida.
ADVLATIONE.
Onna allegracon fronte raccolta, farà ueftita di cangiante , con !a
dertra mano terrà un mantice d'accendere il fuoco , e coniafiniiira
vna corda , & al li piedi vi farà vn ca>naleonte,
Adulatione,fecondo Cicerone nel x.liLdelicqueftioni Tufculane e vn
peccato fatto da un ragionamento d'vnalode^ata ad alcuno con animo
&intentionedi compiacere, o nero e falfaperfuafione, e bugiardo con-
fentimeuto, che ufa il tinto amico nella conuerfatione d'alcuno , per farlo
credere di fé ftcfi:o,e delle cofe proprie quello che iion è^ e farti perpiace-
re,ò perauaritia.
Veftefi di cangiante, perche l'adulatore è facilirtìmoad ogni occafione
acangiaruolto,eparole,&diresì,enò,fecondoilgurto di ciafcuna«,
perlòna,comedimoftra Terentio nell'Eunuco.
Quicquiddicunt laudo, idrurfum Ci negant laudo,
Idquoque negatquis, nego :ait, aio .
Il Camaleonte Ci pone per lo troppo fecondare g l'appetiti, <5<ri'ope-
nione altrui r perciochequefto animale, fecondo che dice Anfcotile li
irafmuta l'econdo lemutationi de tempi, come l'adulatore fi rtima p'-r-
fetto nella fuaprofeJione, quandi meglio conforma fé ftefibad appUu-
derperluointererteaglialcruicortumi,ancorchebiafimeuoli. Oiceiì an-
cora, chepereifereil Camaleonte timidillimo , hauendo in fé fteilo pò-
D
B X do
IZ
/ co N 0 L 0 G I A
rfo Ancorile ne] 4. dell'Ethioa, che, Omnes adulatores funt feruiles, ^
abicftihoniines.
IJ inantice^che è attiffimo inftrumento ad accenderei! fuoco, & ad'am-
mozarc ilumiacce/ì,rolocol vento, ci fa conofcere, che gl'adulatori col
Vento delle parole vane, ouero accendono il fuoco delle paflioni,in chi vo
Jontien gl'afcolta,uuero ammorzano il lume della verità^ che altrui mau-
teneuaper la coguitione di fé fte/To .
La corda, che tiene con la /ìniiìra mano, dlmoflra, come teflinca^. Ago-
fìin ),fopra il Sahnop.che l'adulatione lega gl'huomini ne 1 peccati,dicen-
do: Adulantium lingua; ligant homines inpeccatis,dele<5tatenimeaface«
re in quibus non f^Uim non metuiturreprashenlbr, led etiani laudaturope-
rator . E nell'irtefTo Salmo ^\ \z2Jiz : In la^uea iflo , queiii abi'condcrunt,
compraSiicniub cu pei coruiii-. .
L'ha-
D I V E S A R E R IP A. ry
. L'haueiela fronte raccolta fecondo Ariftotile de Fifonomia cip. p. iì-
»gnifica aduJat:onc.
Vi\a donna ueflita d'habito artifitiofo ,&^vago,chefuonila tibia,
onero il fliiuto , con vn ctriio , che li fìia dormendo vicino à piedi:
'COSI la dtpinge Ciò cipolline , e Pieno Valenano nel 7. lib. de ifuoi le-
troglifici , elciiuonoaicuni,cheil certo di fua natura allettato dai fuono
■ del flauto , quali fi dimentica di fé lìcito , e fi lafcia pigliare. Inconfor-
mationediciò èlapreiènte immagine,nella qualefi dichiarala dolcezza
de ile parole con la melodia del fuono , e la natura di chi uolcntieri fi Cen-
ate adulare con l'infelice naturale inflintodel ceruo, il quale moftràan-
-cora , che è timido^ e d'animo debole , chi volentieri porge gli orecchia
.gl'adulatori.
Adulatione.
DOnnacon duefaccie l'vnadi giouanebella,e l'alrradi vecchiama^
Cliente; dalle mani gl'efcono molte Api,che volino in diuerfe parti,&
^a canto VI li a vn cane.
'. La faccia bella è indlcio della prima apparenza delle parole adulatri-
ci ;& l'altra faccia brutta moilrai difetti difiìmulati, e mandati dietro
aliefpalle,
L'Api, fecondo Eucherio, fono proprio fimulacro dell'adulatore, per-
che nella bocca portano il mele, e nell'occulto tengano il pungente acu-
leo, col qual fenfcono molte volte l'huomo che non fé ne auuede .
11 canccon luiingh^ accarezza chi glidailpane , lenza alcuna diftin-
;tionc di menti, ò demeri ti, & alcune volte ancora morde chi non lo meri-
ta, e quello ilellò cheli daua il pane,s'auiene, che tralafci : però fiaffi-
miglia alfai all'adulatore, & a quello propoiito lo pigliò Marc'Antonio
^ataldi Romano in quel ionetto .
, Ibernico al vero, e delle cofehumane,
Corrutror , cecità dell'intelletto ,
Venenofa beuanda, ecibo infetto
E)igulfi,ed'alme fobrie, e menti fané.
Di lodi, di lulinghe, e glorie vane.
Vallo albergo , alto nido , ampio ricetto
D'opre di rintion', di vano afpetto,
Sfinge, Camaleonte, e Circe immane.
Can che luiìnga , e morde , acuto ftrale ,
C le non piaga , e che induce a ftrane morti
Lingua, che dolce appar mentre e più fella .
In fomma e piacer no , gioia mortale ,
i Dolce tolco » afpro mei , morbo di corti ,
Qiìel che Adular l'errante volgo appella .
ADVLTERiO.
VN Giouane pompofamente veftico ,che ftiaa federe, e Zìa graffo
con la ddtra mano tcnghi vna Murena , & vn Serpe nuolti ambi--
*4 l C 0 N O IO G I J
•Suiiii bei giri fn atto diefferfi congiunti infieme, econ la /iniTtra vn'a»
nello, o fede d'oro chedir uogliamo,(j^Liairiruol dare allefpoi'ce chs^
iìa viiìbile i ma che ila rotta , & aperta da quella parte,oue fi congiungono
ambe le mani. Cicerone nei pr. delli offitii dice che nel principio dicia-
Icun ragionamento di qual fi voglia coia>deue incommciariì dalla difini*
tionedielfa, acciòiì lappia di quello, che fitratta l'adulterioè adunque
vno illecito concubito d'vn manto , o uero d' vna maritata , San Thoma-
fo. Secunda,recunda;, queft. i54.arti.S. proibitogli nel Leuiticoalcap.
xxagiuntouipenadi morte, coineancora nel Deuteronomio al cap. ix.
^è egualmente biafimeuole, è punito , Te dal marito vien commeflo,
quanto dalla moglie, ancor che gl'huom ini <ì attribuifconoingiurtamen-
te maggior licenza delle femine, e Santo Ambrogio regiftrato al cap.
Kemo libi ji.q.^.Nec viro licet, quod mulierinon licet. Onde auuer-
tifce Ariftotile nel lib. dell'Economia, che il manto' non faccia torto al-
la moglie, acciò elfa non habbiaa ricompenfarlo d'akratanta ingiuria.
Giouane, epompofamentefe dipinge enendocheil giouanefi dimoitra
vagho nell'apparenza , e dilpofto più d'ogn'altra età all'atto venereo , 6C
acommettereadulterii,
Si rapprefenta che ftiaà federe per ciò ch^ la caufad3nde nafce quefto
ccceflb,il più delle voltei rotio,produttoredi pètìen ilieciti,quidi lobi»
al cap. 2, tacendo nel Jetto,che denota l'otiolità, dal caldo Iterco dell$
rondine fu accecato , ciò è dalli caldi affetti de* penfien illeciti, e Dauitper
l'intemperanza incorfe nell'adulterio i. Reg.cap. i.
Graflb lo figuriamo, effendo che i'otio ha per lorella la gola, la quale
anch'clla concorre a far il medefimo effetto deli'otio^, onde Ezechi , a i^.
Soroes gula, 6^ occ io fi tas quafi duo lignaincendunt ignem luxunas.
La qual fententia comprende l'adulterio come comprelo lòtto lì gene-
re della luiùria,, &;« il Petrarca nel Trionfa) della CaiUtà , fopra di ci»
cosi dico/
La gola, il fonno,crotiofepiumc
Hanno d^\ mondo ogni virtù sbandita .
Di maniera che, volendo noi fuggir quello errore co fi grande, conuic-
ne di Ilare con ogni prontezza occupato nell'atcìoni nobili, & virtuofe,
cicacciar con ogni diligenza i peniieri,che ci vengono aucinti,i quali
fono molto dannofi, non Iblo al corpo ,maquelciiepiù importa all'ani-
ma, e però fi uede feguitaril bellifiìmo documento di Santo A^oitino lib.
de Vcrb. Dom. Sermone zi.che dice , Ne oltra al tuo biiogno latiar il ven-
tre, perche il iòprabbondante, è caufa materiale di quello vitio,esaogn'v-
no, che fenza la materia non fi produce cola niifuna.
X;ene con la delira mano la Murena congiunta con il ferpe , perche da
quello congiungimento pare cheB-iiìlio ne interpreti l'adulterio , eifen-
clo che auucrtilce gl'adulteri, che guardino aqualfieraii rendono fimili,
poiciache gJi pare che quefto co.igiongiaiento d jila Vipera, e della Mj -
lena iìa vn cerco adulterio delia natura, e qaedo è quello che gli Egitcì;
per
DI C E S J RE K IT A >»
per quefto fiinulacro ci vogJiOtìo dare ad intendere. La fede d'oro rotta,"
& aperta, comedicemmo, altro non fignifica,che rompere, 8^ violare
re le (ante leggi , il matrimonio , & in lomma la fedeltà , che deue eflerc
fra manto, e moglie, e perciò è biafimeuole quefto mancamento , perche
è contro alla fede maritale , che fi dinota per l'anello , che per quefto fi pò-
, ne in quel dito,che ha vna vena, che ariua infino al cuore . Lap. allegatio-
ne57.num.4 dcueallegailCfemin.jo. q. 5. dimoftrandoci da la più cara
parte del corpo , che è il cuore s'impegnaperl'ofTeruanza della hàt pro-
melfa , e pero tutti gl'altri errori fi poUono ricorreggere, ma quefto non-.
;inai, come atìerma Q^Curtio nobiliilìmo fcrittore, nel lib. 6. degeilis
Al«xandn Magni, fed nullismeritis perfìdia mitigari poteft.
( i^ F F A N N O.
HVO MO vt fiito di bt tettino, vicino alnegroyco'l capo chino, &
volto mefto,& in ambe le mani tenga dell'aflentio .
Il capo ehino,e l'aipetio di mala ve glia, CI dimoftra, che l'affanno è v-
-nalpetiedi maIenconia,edifpiacere, che chiude la via al cuore, per o«
. gni forte di confolatione , e di dolcezza , e per dare ad intendere, che l'af»
fanno è vn difpiacere più intenfo de gl'altri;, vi fi dipinge l'alfentio per fc*
gno d'amaritudine dtl dolore, che per fignificare queft'ifteflò dille il Pe-
■ trarca, Lagnmar fempre è il mio fommo diletto, ^" '
1 1 rider doglia , il cibo afientio , e tolco.
AFFANNO, CORDOGLIO, RAMMARICO.
HVomomello, malincorofo, e tutto rabbuffato, con ambe le mani
s'apre i\ petto , e fi mira il cuore circondato da diu erfi ferpi . Sarà
.veltito di berettino vicino al negro , il detto veftimentofarà tracciato,
folo per dimoftrare il difpregio di fé fteflb , & che quando vno è in traua«»
;gli dell'animo , non può attendere alla coltura del còrpo; & il color negro
.lignifica l'vltima roui na,& le tenebre della morte, alla quale conduconoi
irammarichi , 6^ 1 cordogli .
11 petto aperto, & il cuore dalle ferpi cinto , dinotano i faftidii^, e traua-
gli mondani,che fempre mordendo il cuore infondono in noi fteffi vele-
,110 di rabbia , e di rancore .
AFFABILITÀ, PIACEVOLEZZA, AMABILITÀ,
GIOVANE veftitad'vnvelo bianco, e fottile,e con faccia alle-
gra, nella deftra mano terrà vna rofa,& in capo vna ghirlanda di
ifiori : Afiabilità è habito fatto nella difcretione del conuerfar dolcemen-
te, con dcfiderio di giouare, e dilettare ogn' vno fecondo il grado.
Giouane fi dipinge percioche eflendo la giouentù ancor nuoua ne idi* .
letti, e piaceri mondani, grata, e piaceuo le ogn'horfi dimoftra.
. 11 \z\Oy che la ricuopre, fignifica che gl'huomini affabili fono poco me-
glio che nudi nelle parole ie nell'opere loro, e perciò amabili, e piace-
uóli li dimandono quelli, che à luogo , e tempo , lecondo la propria con-
.ditione,e l'altrui, quanto, e quando fi conuiene, ianno gratiolamentc
ragionare fcnza otìendere alcuno, gentilaiente , e con garbo fcoprendo
le
j-^ "Te O 'N 0 L O V 1 A 1
■feftefTì. Sì dimoftra ancora, che l'animo fi deuefol tanto ricoprirò»
quanto non nereftipaleie la vergogna, &c]iedigrandifIìmo aiuto alla
piaceuolezzaè i'effere d'animo lib^:ro , efincero.
La rolk denota quella gratia, per la quale ogn'vno volentieri ^\ appref-
-faall'huomopiaeetìole, edellalua conuerfatione riccuegufto, fuggendo
•Ja piaceuolezza di cofìumij che è congiuri ta con la leueruà, allàquale^
•iìgnific^tioiic fi refcrilce accora la giiirlanda di fiori ,
AGILITÀ.
Del Reucrendifiìmo P. Fr, Ignatio Danti.
DONNA che voli con Je braccia ftefe_i,m modo di nuotaro per
raria_>. Abilità.
C^ Iguane ignuda, e fnella,con due ali fopra gl'homeri, non molto
J grandi,in modo<:hemoftrinopiLj torto d'aiutare l'agilita,che'l volo:
deue ilare in pi\:di , in cima d'vna rupe lòfienendofi a pena cofllapunca^
" del pi è iilaneo, e col pie dritto ibll-juatoin attodi voler leggiadramente
falcar dà queila-invn'altra rupe, e però fi dipingeranno l'alitele. -E ignu-
da per non kauercofa, che l'unpediica' in piedi per moftrarc dilpofitio-
ne al moto: in luogo difficile, e pericololb, perche in<]uello più l'agilità
{i manifefta \ col piede a pena tocca la tei-ra aiutata dall'ali,perche l'agilità
humana,che quefia intendiamo,fi folleua col vigor deg-li Ipiriti lignificati
per l'ali;& alleggcrjfce ingran parte in noi, il p.^lb della loma terrena.
' ■ : STADIO Yi^LU ^C^ R1COLT7KA/- ^ "
'^ " ■: ■ ■ '■ ' fJ-. "C!D t ■ nella medagliadiGordiano . '■■ -.ii txuoV |" T
VN A donna in piedi , che fta con le braccia aperte , & moftrà à\it am'^
mali » che le ftanno a piedi^ cioè vn toro da vna banda , e dall'altra^
vn leone. '^■' •- ^^^ «-ior/:;f> ik-
11 leone fignifica la terra , percioche finfero gI*aritic1it,c'heiT carro della
dea Cibele fufie tirato da due leoni, e per quelli intendeuano l'agricoltura.
11 toro ci mortra lo ftudio dell'arare la ,cerrày'e ci diclwara h còmmodi
■dellebiade^conftudio raccolte. '
* A G R I C O L T V R A .
DOnna vefiita di verde , con vna ghirlanda di fpi^he à^i grano in capo,
nella finiftra mano tenga il circolo de i dodici legni celeftì , abbrac
ciando con la delira vn'arbuicello^che fioriica, mirandolo fi fio , a piedi vi
farà vn'aratro. ; "-"'
11 vefiimento verde fignifica la rperanza,ren2a la qualch'on farebbe, chi
fi defi'egiamai alla fatica del lauora.re,ecoltiuar la t^rra. -
La corona di lpighe,(ì dipinge per lo prineipal fine di quefl'arte, ch'c di
far moltiplicar le biade,che fon necelfarie a mantenerla vita dell'huomo.
L'abbracciar l'arbufceilo fiorito,& il riguardarlo fiifo , fignifica l'amor
dell'agricoltore verlb le piante, che fono quafifuc figlie, attendendone il
defiato frutto,che nel fiorir gli promettono.
1 dodici ftgni fono i vara tempi dell'anno, & le Cagioni, che da efia
agricpJtura fi confiderano
L'ara-
DI C E S J R E RIPA 17
L'Aratro li dipinge coiae ialtrumcnto principalilììaio per queft'artc
Agriculcura.
DOnna con veftimento conccfto di vane piante, con vna bella ghir
landadiipigfì.digraiio , balere biade, e di panipane con IVut:; por
tcru in IpaiU con beila grafia vna 2iippa,ecoa l'aitra *aaiio vn roncet-
co , e per terra vi ùra vn aratro .
^PO
n legnare
1 di Cof^.
teda ctù
ricchez-
A^ricoltura è art" dì lauorare la terra , feminare , piantare , 61 1
o^2-ni iorte d'herbe,& arbon,có cóferuatione di tempOjdi lua.<^.'ii,
Si dipinge di vede concefìa di varie piante, e con la coroni in
futa di ipigliedi grano , balere biade , per elTer tutte queflecofj
. e dei l'agri co Uu-a, fi com-! re f'.'n (ce Prop-rt:olib. 5. dicendo.
Felix agrcdum quondam parata iuuentus ,
; I^iuitijequorum mdiìs , ò<^ ai bor cT?,r,x.
i Glifi di la zappa in Ipa Ila , il roncio di) 'altra mano,^ I'.rat"oc!a
baiid.a per éiler ^u:ili frumenti riwCeilarii ail'agricoJtura ,
iS ICONOLOGIA
Agricoltura, <iìh \\ t
DOnna vertita di giallo, con vna ghirlandai» capocci fpighe dìgra*
no,nelladeftramano terrà vna falce, e nell'altra vn cornucopia pie-
no di diuerfì frutti , fiori, e fronde .
11 color giallo del velìimento /ìpone perfimilitudine del color delle
biade, quando hanno bifogno che l'agricoltore le raccolga in premio
delle fue fatiche , che però gialla fi dimanda Cerere da gl'antichi Poeti.
ALLEGREZZA^
GIOVA NETTA con fronte camola, lilcia, e grande, farà vc-
llita di bianco, e detto vef^imcnto dipinto diuerdi fronde, e fio-
ri rofsi, e gialli , con vna ghirlanda in capo di varii fiori , nella mano de
Ara tenga vn vafo di cniiallo pieno di vino rubicondo, e nella finiftra
vna gran tazza d'oro. Sia d'alpetto gratiofo, e bello, e prontamente mo-
fin di ballare in vn prato pieno di fiori.
Allegrezza è pafsione d'animo volto al piacere di cofa cheintri nfica»
mente contempli fopranaturalmente , òchegUfiauo portate eflnniica*
mente dal fenfo per natura , ò per accidente .
Hauerà Ja fronte carnofa, grande , & lifcia per lo detto d'Arillotile
de FifonomiaaM.cap.I fiori fignificano per fé ftefsi allegrezza, e fi fuol
dire, che i prati ridono, quando fono coperti di fiori; però Virgiho gli
dimandòpiaceuoli nella 4. Egloga dicendo :
Ipfa tibi blandos fundent cunabul a flores ..
Il vafo di chriftallo pieno di vino vermiglio, conia tazza d*^oro, dimo*
l!ra che l'allegrezza per lo più non fi cela,& volentieri fi communica co-
me teftifica San Gregorio nel lib. 28. de Morali,cosi dicendo: Soletlasti-
tia arcana mentis aperire» Et il Profeta dice : 11 vino rallegra il cuore del-
l'huomo, e l'oro parimente ha virtù di confortare gli fpiriti : E quefto
conforto è cagione dell'allegrezza. La difpolìtione del corpose ladi-
moftratione del ballo è manifefto inditio dell'allegrezza ^
Allegrezza-
Glouanetta conghirlanda difiori incapo, nella deflra mano terrà yir
Tirfo coronato tutto con molti gin di fronde,e ghirlande di diuer-
fì fiori , nella fimftra hauerà il corno di donitia , e Ci potrà veftire di verde.
Allegrezza d'amore.
Glouaneuertitacondiucrfitidi colori piaceuoli, con vna pianta di
fiori di borraginefopra i capelli, in mano porterà faette d'oro, e di
piombo , o uero fonerà l'Arpa ,
Allegrezza , Letitia , e Giubilo..
VNa giouane appoggiata ad vn olmo ben fornito di viti , & calchi
leggiermente vn cauolo lòdo , allarghi le mani , come fé volefle
donar prcfenti , e nel petto hauerà vn libro di ÌMufica aperto. L'olmo
circondato di viti, fignificaallegrezza del cuore, cagionata in gran par-
ie dal vino , come dille Dauid:e l'vnione di le Hello , e delle proprie
forme, e pafi;ioni,, accennate col cauoio; e lauiebdia di cofe grate àgli
orecchi
DL CESARE RIPA. 19
orecchi, come la Murica,ch'è cagione delia Ita tia,ia quale fa parte deJle
fu e facoltà à chi n*è bifognofo, per arriuareà più perfetto grado di con-
tentezza. Allegrezza^:!;
VNa giouanetta con ghirlanda di fiori' m capo , perche W fanciulli
fcanno iWnpre allegri : e_» perche nelle fefte publiche antiche^
tutti fi coronauano, e loro, e le porte delle loro caie, e tempi), &r
animali, come fa mentione Tertull. nel lib. de corona M'ilitis,e conia
deftra mano tiene vn ramo di palma , 6^. di oliua , per memoria delia Do-
menica delle Palme , e l'allegrezza con che fu riceuuto Chnl'to M,ò\ con
molti rami di palme , e d'oliue .
•-. " Allegrezza», .
NSlIa medaglia di Fauftina è vna figura , laquale con la deftra tiene vn
Cornucopia pieno di varii fiori , fronde , e frutti , e con la finiftra
vn'afta ornata da terra fino alla cima di I-ronde,e di ghirlande, onde fu prc-
ia i'occafione dalla iafcazzione , che cofi dice,HiLAR iTAif.
C X Alle-
so ICONOLOGIA
Allegrezza-. .
VN A bcIliUìma gio.uiactta vclhu di verde , porta in capo vna beìfa,
& vagha ghirlanda di role , &(_ altri fiori , con la dcftr4 mano ten-
ghi vn ra:nodi Mirco inarco gratiolo ,c bello ,moftrando di porgerlo al-
trui. Bella giouanetca , ìSl vefhca di verde fi dipinge, ellendo che Ja_»
Allegrezza conr^ruagi'huominigiouani , &c_ vigoroli , lì corona con la
ghirlanda d\ rofe , & altri fiori » perche anticamente era inditio di fedi-»,
e di allegrezza , pcrciochc gl'antichi celebrando i conuiti coflumorno
adornar.ì di corone diroic, ócaltri fiori, di quale corone veggiafi copio-
famente in Achen?o lib.ij. Tiene con la, delira mano il ramo di Mirto el-
icndo ch^appreflpj gl'antichi era legno di allegrezza, &'era coflumcnei
conuiti che quel ramo portato intorno cialcuno de gli fedenti a tauola
inuitaffe Taltro a cantare , penlche vnauolta per vno prcib il ramo canta-
uà la lua volca^delqual coQunie Plutarco ne i iboi Simpofiaci,cioè con»
uiti largamente n'ha dilputato nella prima quilhone in tal maniera.
Deinde vnufquifque prop/iam cancilenam accepta myrto,quam ex e»
Araronappellabant,quod cantiret iscui tradita eaefiet,(S/' Horatiodi-
ceche venendo la Primauera nel qual tempo da ogni parte Ci fa allegrez-
za venere , mentre che menale lue danze , di v^rdc Mirto circonda il capo
douunquc egli celebra l'allegrezza.
Allegrezza da le medaglie.
DOnni in piede, nella deftra mano tiene dui ipighc»o vero vna plc-
ciola corona, nella finillra vn timone con parola L A ET t T 1 A-
c medaglia di Giulia Augufla moglie di Seuero defcntta da Occone ; fé
b?ncco»ianco èdeicritta la tranquiliti nella medagliadi Antonino Pio,
ne fia merauiglia, perche la tranquillità de popoli, e la vera aHegrezza.
delle genti: dopo quefta ra^tte Occone. Abvrbe condica po^. vn'ald'a
medagiia nella quale fi elprime l*alleg rezzi con daefi;^ure togate» vna tic
nedue lpighec:)n la d.-fcra » inalerà vn globi, Invn'alti^a medaglia pur
della med-'fimaGKiIiaconforc^ di Squero con la parola H l LA R ITAS
vien figurata per l^alìcgrezza vna donna che porca nella mandeftra vn
ramo, nella finil'cra viicorn)Copia, alla quale aiìifteno dui ùnciulli. In
vna medaglia di Adi-ian>. Vna Donna che nella destra tiene vna palma,
nella fioifcrapure vn corno copia,alli piedi vn putiad^ogni binda con cju •-
fte miiui'cole H l L A R l T A S. P. R. cos. lU. S\ C clie fu battuti
l*aniio del Signore lio In vn'altra m^^dagliadi Adnano. ab rcbz on-
dita 874. con leparole H l L A R 1 T A S, PopuU Romani . Figurafi. vaa.
donna in picd i con ambi le man i oalte al l'orecchie.
AMARITUDINE.
PS R raniarirn-iine i\ dipinge à\ alcuni vni doani velcita <Sì nero,
che teng.a con ambe le mani vn fauo di m:le , iil quii * ù U::ii ^zc-
Moglure unapianu d'aifentio , forlc pjrcie qai.ilj lu n) m mi^^ior
telin Ita della Ulta, allora ci trouianiJ inmaggiorpericolo de dua-.t.i à.d»
^:\ Fortuna, oueroperchccO'iolCwnJji cacc^ijqiaha Jtiiaoj.i'tCì^xii
del contrario, ali'ajraii piò haUvi"** p;i\,;c.ùa l'ci-ai-i d:ila daiw-iC^ ^,
qtiandvì
D I e E SA R E RIPA,
li
quando fi ègurtiuun*ercrej)iaainaritudiiie>pwf j diirel'Ariofto»
Noaconofc: la pace, e non la ùnua
Chi prouato non ha la guerra prima.
E parche quella mede;» ma amaritudine > che è nell'aflcntio, fi dice a icora
per metafora efl"erenegi*huominiapparsionati .
A M B I r 1 O N E.
i
V>4 A donna giouaue veflita di verde con fregi d'^h e fiera, marco di
f ilire vn*afpril>ima rupe , la quale m cima haW>Ì3 alcuni fcettri ,
e corone di più Ìl>rte,&C^ÌQ fua compagnia vi iìa va ieo.i^ conia tciìà
alca-..
L' Ambitane, come la defcriue AlefTandro Afrodifeo ♦ e vn'app..-tiro di
fìg.ioria,ou2ro come dice S. Tom naio,è vn'appetKoujorduacod'no^io-
rei la o.ide il rapprelenta per vaa donna vclt ita di verde, parche lico^jre
deliViuo.no am!>.tioib non lì paicc mai d alerà, ciie duperaniidig-ai'j
«J'iionor^ , epcrj fi dipinge ,hv ù^ u U rape.
i regi
xt I e O N O L O G I A y.^
I fregi dell'hellera ci fanno conofcere, checome quefla pianta Tempre
vaialendo inailo, e rompe TpelTo le mura, che ia fofientano; cosi l'ambi-
tiolb non perdona alla patria , ne a i parenti , ne alia religione, ne a chi gli
porge aiuto,© configliOj che non venga continouamcnte tormentando
con l'ingordo defiderio d'elìer reputato lempre magg.iordeg l'altri.
II leone con la tefta alta dimoltra> che l'Ambinone none mai fenza
fuperbia. Da Chriftoloro Landino è pofto il Leone per l'Ambitione,
percioche non fa empito contro chi non gli refifte , così l'ambitiofo
cerca d'efler fuperiore , faccetta chi cede, onde Plauto dille: Superbus
minoresdefpicit, maioribus inuidet, &Boetio: Ira intemperantis fre-
mit, vtLeonisanimum geftarecredant. Et aquefto propolito, poiché
i'hò alle mani,aggiungerò per foddisfationedeiLetton vn Ibnetto di Alar
CoAntonioCataldi, chcdicecofi.
ODi difcordia,eriire altricevera, ^
Rapina di virtù ladra d'honori ,
Che di farti , di pompe , e di fplendori
Soura'l corlò morrai ti pregi altera:
Tu Tei di glorie altrui nemica fiera
Madre d'hippocrifia fonte d'errori.
Tu gl'animi auueleni , e infetti i cuori
Via più di Tififon , più di Megera .
Tufeftivn nuouo Dio flimarfi Annone,
D'Etna Empedocle eiporfi al foco eterno J
O' di morte miniftra Ambitione .
Tu dunque a Tonde Stigc, al lago Auerno
Torna, che fenza te langue Plutone,
L'alme non ientonduol, nulla è l'Inferno.'
Ambitione.
DOnna giouane,veftita di verde,con habito fuccinto, e con li piedi nu-
di;hauera a gl'homeri l'ali, & con ambe lemanimoftri di metterfi
confufamente in capo più forte di Corone, & hauerà gl'occhi bendati .
Ambitione,iecondo $. Tommaib x.x, q. i5i.art.2.è vn'appetito difordi ì
xiatodi farfi grande, edi peruenirea Gradi,i>tati,Signorie, Magiftrati,5^
Oificii,perqual fi uoglia giuda, òingiuflaoccail one, virtuofo,ovitiofo
inezo,onde auuiene che quello fi dica eirereambitiaib, comedice Arifto-
tilene) quarto delTEthica,ilqualepiùche non faccia meftiere,&(^oue-»
j7on bifognijcerchi honori .
Ridipinge giouaneucftita di uerde, percioche i giouani fon quelli che
inoltoriprefumono,e molto Iperano, eflendo lor proprio uitio , come
dice Seneca in Troade , per non poter reggere l'impeto dell'animo , che
perciò le gli fanno l'ali a gl'homeri,dimollrando anco, che appetifcono
iS: arditamente defiderano quelle cofe,che nonconuengono loro, cioè
Ufilàrc lopra gl'altri , & elicre fuperiore a tutti .
L'habico luccmto » òt i piedi nudi figmficano le fatiche, idifagi,i dan-
ni
D I e E S A R E RIFA. 25
lJi,eleuergogne,cherambitioiò Ibftiene, per confcguir quelli honorì
che fieramente ama, poiché per efsi ogni cola ardifce di fare , & loffrirc
coapacienza , come ben dimoftra Claudian. lib. i. inStilicon^lauaem.
Trudisauaritiam ,cuius fedifsimanutrix
Ambitio ,qux ueftibulis ,.fonbusqj potentum ,
Excubat, àprasciis commercia poicithonorum^
PulfaiimuL
Si rapprefenta , ch'ella medefìma fiponghile fopradettccofeincapo
per dimoftrare che l'ambitiofo opera temerariamente >effendo Icritco in
S. Paolo ad Hebr. cap. 5. Nemo ilbifumat honorem, kd qui uocatarà
Deotamquam Aron, rvJonfapendofèeglinefiadegno.
Si dipinge con gl'occhi benclati,percheellahaqueTto uitio,chenon fa di
fcernere, come dice Seneca neir£pift. 105. Tantuseftambitionis furor
Vt nemo tibi poli te uideatur Si aliquis ante te fuerit .
Lequalità delle corone dimoftranoychel'ambitioneéundifordinato
appetito, fecondo il detto di Senecaneli.de ira.
Non eft contenta hononbus Annuis fi fieri poteft une nomine VulC
faftos occupare, & per omnem Orbem titulos difponere.
Etàquefto proplìto non voglio Jafciare difcriuerevn'AgrammafaC^
to fopra Ja prelènte figura da Taddeo Donnola , che cosi dice
Ambitic ,.,x,7|> Amo tibi.
Grammaticam falfam quid ndes ? define namq;
Ex vitio vit ium nil nifi colligitur .
Tu laude hinc homines , quos ambitiofa cupido,
Ccccos, de mcntes, ridiculofque facit.
AMPIEZZA DELLA GLORIA.
SI dipinge per tale effetto Jafigura d'Alefi!aiidro Magno con vnfolgo»
re in mano , e con la corona in capo.
•Gl'antichi Egittiiintendeuano per il folgore l'ampiezza della gloria, e
Ja fama per tutto il mondo dirtela efl^endo , che niun'altra cofa rende_^
maggior fuono,chei tuoni dell'aere, de quali efceil folgore, onde per
lai cagione fcriuono gl'Hifiorici ch'Appelle Pittore Eccellentifiìmo , vo-
* lendo dipingere l'etì^igie del Magno Aleflandro gli pofein mano ù folgo-
re, accioche per quello fignificalTe la chiarezza del fuo nome, dalJecole
da lui fatte in lontani paefi portata, <S<r celebre per eterna memoria. Di-
cefi anco , che. ad Olimpia madre d'Alefl!andro , apparue in fogno yn fol-
gore , il quale gli daua inditio dell'ampiezza , efania futura nel figliuolo..
"' A M 1 C 1 T I A.
"J' i TA O N N A veflita di bianco , ma rozzamente , moftri quàfi la flnìrt'r*
w| JL^ fpalla, & il petto ignudo,con la deftra mano moftri il cuore,nel qux-
i«»; le ui fari un motto in lettere d'oro così, LOi\ GÈ ^T PROP£:&(_
nell'efiremodellaueiieuifarafcritto,MORS, ET VITA. Sara Ica-
pigliata, & in capo terrà una ghirlanda di mortèlla, & di fiori di pomi
granati intrecciau infieme > nella fronte ui fari icritto-
BYEMS
"^
^4 ICONOLOGIA
HY.EMS, EA^TAS-
Sarà fcapìgliata ,& con il braccio finiftro terrà un'olmo fecce, il quale
farà chcoiidato da una uite uerde. Amicitia Itcondo A nftotile è uua
Ibaiiibicuole, elprclla, e reciproca bcntuolcxiza guidata peruirtù , e per
ragione tra gli hiiomini, che hanno conformità di infJuiòi, & Ai compiei'-
lioni. Uueltiniento bianco, e rozzo, è Ja iemplice candidezza «/eli' a-
nimo , onde il ucro amore iì Icorgeionuno da ogni iòne diiinuoni,6c
di Jjfci artifitioiì .
Monralafpallafìnfcra, & il petti ignudo, additando il cuore col mot
to , Longe, OC piope, perche i) ucro aniico, o prelentc, o lontano cheiìa
dalia pcrlonaaoiuta, col cuore non fi kpara gian:aij6t b ncheitempi ,'5i
lafortuna ii a.utKiO , .gli è l'cmpre il mcdciìmo preparato a viuerc, e mo-
rire per i'int.rclicd'jli' Jinicitia , cquefio fignihcail motto, che ha nel
kmtiwdciidvUu^ & quello dcUa fronte. Ma Te e £nta, ad vn minmio
DI CES J RE RIVA, %f '
volgimento di fortuna ,veddi fubitamcnte, quafi fottiliTsima nebbiaal
Soie dileguare. L'efferc fcapigJiata ,& l'iiauerc ia ghirlanda di mirto eoa
i fiori di pomi granati, moltra, cheli frutto deiratnor concordc,&deH
vnione interna fparge fuori l'odor fuaue de gl'cfempii , & dell'honoreuoli
a«ioni, &L<iòfenza vanità di pompofa apparenza, lotto Ja quale fina-
icondc bene IpefTo l'adulatione nemica ài qucfta YÌxtìxtà^ ciò fi può vedere
Democrito , come rcfenfcc Pieno VaJeriano lib. cinquantacmqjefimo
Dipingcfi parimente fcalza, per dimofìrarc foliecitudine, ouero prc-
fiezza , & che per lo feruigio dell'amico non ^\ deuono prezzare gli fconi
modi: ComcdimoflraOuidiode Arte amandi: Sirotadefuerit,tupedc
carpe viam . Abbraccia finaJmente vn olmo fecco circondato da vna vite
verde , accioche fi conofca , che l'amicitia fatta nelle proiperità , deuedu-
wr.ferapre, & ne i maggior bifogni deue cflerpiàchemaiamicitia,ricQr«
dandofi , che non e mai amico tanto inutile, che non fappia trouar ftrada
in qualche modo di pagare gl'obbUghideiramicitia. Amicitia
DOnna veftit.adi biancojper Jamedefima ragione detta dilbpra, ha»
uerà i capelli fparfi ; fotto il braccio finiftro terrà vn cagnolino bian
co abbracciato, & ft retto, nellji deflra.mano vn. mazzo di fiori, & fatto al
jjpiede deftro vna tefta ^i mwto.
I capelli fparfi fono per Je ragioni già dette. H cagnolino bianco mo-
:ftra, che fi deue conferuarenejttad*ogni macchia all'amico la pura fidel-
ità , peri fiori s'intende l'odore del buon'ordine, càe cagiona l'amicitia nel
con!ÌGrtio,& nella communcvfanzadc gl'huomini . Sotto al pie deftro fi
dipingeJa tcfìa di morto calpeftata, perche la vera amicitia gcncrafpef»-
iè volte per feruigio dell'amico il difpregjo della morte . Però ^i/Te Qui»
dio , lodando due cari amici nel 5- hb.dc Ponto.
Ire iubet PyJades , carum periturus Oreften
i iiic ncg^i , in quc viccm pugnai vterque mori, *
Amicitia.
tE tre ^tie ignude, ad vna delle quali fi vedrà Ie(j3aIIe , & all'aìere
due il vifo congiungendo fi con le braccia infieme . Vna d'elfe hauc»
jràin mano una rofa , l'altra vn dado , e la terza vn mazzo di miito, dallo
imagini di queftc tre gratie , fenza dubbio C\ regola la buona , & perfetta
•micitia> fecondo] ciic gl'antichi penfauano, imperoche l'amicitia non
ha altro per fuo fine, che il giouare , <S<f far benefitio altrui , & non laflar*
fi Tupcrarc in bcncuolenza; & come tre fono le gratie degl'antichi , co»l
ti'e gradi i benefitii tengono nell'amicitia.
II primo , cdi dir Je cofe. U fecondo Ai riceuer l'altrui . Il terzo ò\ ren-
der il contraccambio.. Et delle tre gratie l'vna flringe la mano, ouero il
traccio dell'altra , perche l'ordine di far benefi tio altru i è , che debbia^
f affare di mano in mano , & ritornare in vtiledi chi io fece prima , & \\\
guefta maniera iJjìododeiramicitia ticac ftrctt^tnentegl'iiuomini vnm
&i di loro.
ig Iconologia
i>i rapprcfcntano que/Te tre gratie ignude , perche gl'huominì in(icm4'
JVni'-itro debbano effcrd*anuiio libero, &(_ IcioJto da ogni inganno, vna
foia volge le rpalle,& due volgono il vifo^per raoilrare, che Tempre dupli»
caco fi deue rendere il beneficio all'amico.
Si rapprelVntano allegre neli'afpetto, perche tale fi deue dimofirartj
chi fa benefitio altrui,& tali ancora coloro , che lo riceuono . Hanno l'ap-
parenza virginale, perche i'amicitia non vuolelTer coHtaminata dalla vil-
tà d'alcuno mterefie particolare.
La Rofa lignifica la piaceuolezza,quaIe Tempre deueeffcre tra gl'amici,
cffendo fra di loro continua vnione di uolonta .
11 dado figmfica i'andare,& ritornare alternamente deibenefitii/ come
fanno I dudi, quando fi giucca con effi .
il Mirto^che è Tempre verde,è Tegno, che l'amicitia deue riflcfla conTer*
warfi,nc mai per alcuno accidente £arfi minore •
Amicitia.
^J N ciecojche porti TopraalIeTpalle vno, che non poiTa flarc in piedi^
^ 'V come i Teguenti ver(i deli'/\l ciato dichiarano .
Porta il cieco li ritratto insù le Tpalle,
Et per voce di lui ritrotta il calle/
Così l'intera di due mezzi faflì, .;'•;';
L'vn predando la vifta , e l'altra i pailf^
Amicitia Tenza giouamento.^
DOnna rozzamente veftita, che tenga con la mano vn nido, con alcH*
ni rondinini dentro, & d'intorno a detto nido volino due, o tre ron-
dini i Queft'vccello è all'huomodoraeftico, & familiare, &(_ più de gl'al-
tri prende ficurtà delle cafe di ciaTcuno , ma Tenza vtile, non fi domeftican-
do giamai,& auuicinandofi il tempo di Primaacra y entra iti caTa per pro-
prio in terelTe,co me i finti amici, che Tolo nella Primaoera delle proTperiti
s'riuuicinano , & Toprauenendo l'inuerno de' faftidii abbandonano gl'ami-
ci, fuggendo in parte di qQÌete,con tal fimilitudine volendo Pittagora md-
firare, che d haucffero a tener lontani gl'amici finti, & ingrati , fece leuar«
da i tetti della cafa tutti i nidi delle rondini »
AMMAESTRAMENTO.
HVO MO d'afpetto magnifico, & venerabile, con habito lungo , flif
ripieno di magnanima graaita,con vn Tpecchio in mano, intorno stU
^ualeTara vna cartella con quelle parole. lNSPiCE,CAVTVS ERIS.
L'Amniaefiramento è TelfercitiOjche (\ fa per l'acquifto d'habiti virtuoi
fi,ò di qualità lodeuoli,per mezoò di voce, òdi Tcrittura, 6^ fi fa di afpci-
to magnifico, perche gl'animi nobili Toh facilmente s'impiegano a i fa*
flidii , che vanno auanti alla virtù . U veftimcnto lungo , & continuato,
moftra , che al buon habito fi ricerca continuatp eflcrcitio,c lo Tpecchio ci
daadintendcrc,che ogni nofiraattione deue efirercalcolata,& comparata
con l'attioni de gi'akri , che in quella ftcffa q^U fiamo vaiueriàlmente !«•
dati^comedickiaraùffiotto meieiìiAO * AMOR.
DI CESARE RIPA,
AMOR DI VIRTV.
«7
VN fanciullo i?^nudo , alato , in capo tiene una ghirlanda d'aTIort»'
&trc.altrenelle mani , perche tra tutti g^aitri amoi» ^ quali uaru-
ffli'^ntedai Poeti lì dipingonoj'queJlo della virtù tuttigìi altri ib pera di no-
biltà,come la uirtù ifìelfa è più nobile di ogn*^ltra cola ,5<riì dipinge eoa
la ghirlanda d*aiiòro,per fegno deli'honore che fi deue ad effa uircù,Etpsc
inoftrare che l'amor d^effa non è corrut.ibile, anzi-come l'alloro icinpr©
uerdeggia, Siccome corona.^, ò gh!rJ2ndac!i'« di figura sfeiJca noi2 kA
giaHiai alcun termine. Si può ancordire,c--e la ghirlanda della tefta iigx?i-
fichi la Prudenza, '&(^ l'altre uirtù Morali, ò Ca^rdijialNche iònoGJui^ sia»
Prudenza , Forte22a,c Temperanza , «?<" per motli are dof piamenìc U. -lur-
tìi or» la figufa circolare, & coìì liiiUiiery tefi^i-io, clic è •gztkzt^éd"
Is 'joione.
Mg I C 0 n 0 l 0 G 1 A
Amore VERSO IDDIO
HV O M O che ftia riuercnte con la faccia riiiolra vcrlb il Ciclo/qua^'
le additi con la flniftra raano,e con la delira moftri il petto aperto.
Amor del proillmo.
HVomo veftitonobilmente,chegli ftia a caro vn pellicano con li fuoi
fìgliaolini, li quali ftieno in atto di pigliare con ilbecco ilfangue-*
ch'cfce dVna piaga,che detto Pel licano fi fa con ilproprio beccò in mezza
il petto, & con vna mano moftri di folleuar da terra vn poUero,& con l'al-
tra ^li porga denari , fecondo il detto di Chriftò noftro Signore nell'Éuan'
gelio. Amordifefteffo.
SI dipingerà fecondo l'antico \io Narcifo , che fi fpeccfiia xti vn fónte,-
perche amar fé fle/To non è aJtro,che vaghcggiarfi tutto nell'opere pro-
prie con foddisfattione&, con applaufo . Et ciò è cofa infelice , e degna dr
rifo,quanto infelice, & ridicolofafu da Poeti antichi fiftta lafauola di Nar-
dTo^peròdiffePAlciato. ,
Si come rimirando il bel Narcifo
Nelle chiar'onde il vago fuofembiante
Lodando hor i i^eg l'occhi , hor il bel vifo J*
F6 à^i fé ftcffo micidiale amante,
Cosi foiiente auuien che fia derifo
L'huom , che fprezzandb altrui fi ponga inantc
' Con lodi amor fouerchio ^\ fé fteffo ,
E vanitade>e danno , e biafimo efprelfo .
Amor di fé ft elfo,
DOnna incoronata di Ve fi cari a, por ti addoflb vnafaccoccia grofla,ScJ
ripiena, firettà dinanzi dalla mano finiftra, con iaquale anco ten<»
gafopra vna verga vna cartella con quefia parola greca. *MAYTIA nella^
mano dnttahabbiail fior Narcifo , al li piedi vnPauone.
Niuna cofa è più difficilcjche fé fleffo conofcere . L'Oracolo Dclfico,cf-
fendo addimadato da vno,che via tener doueua^perarriuare alla felicita gli
rifpofe,fe eonofcerai te ftellbiCome diflìcil cofa,fu per ordine del publico
. configJio di tutta Grecia fatto intagliare fopra la porta del Tempio Deifi-
• coquefto ricordo. Fn^OIZE ayton . Nofce te ipfum,voce da Socrate^
attribuita ali'iflelftf Apollo. Qu^efta difficolta di conofcerfi è' cagionata dal
■ J'amordi fé fieiro,i]qi!a]eacciccaognuno.C9cus Amor fui. D'fic Horatro,
cffendo cicco fu che noi ficilì non ci conofciamo , & che ciafcno ^\ reputi
efiere gaibato,elegarit2, & fapientc; Varrò ne nella Menippea . Omnes
vidcmurnobisclfcbclluli, &fcl]iui, & iàpcre. Socrate diccuachcfe in
vn Theatro , ^\ commandalfe che ^\ icualfero in piedi \\ Sartori, o altri d'al-
tra profcfsione, che folo i Sartori fi Icuerebbero, ma fé fi comandafle che
fi alzaCero iliipienci, tutti ialtercbbano in piedi, perche ciafcuno prefumc
lipcre. ^riflotele nel primo delia Rct. tiene che ciafcuno (per cficraaian.
tedi fc ftclio) neccifariaiiaente tutte le cofe fuc gli fieno gioc ondc,edcitij,
e fatti
ùi CES jRt rifa: tf
è fetti: òl qui è quel prouerbìo . Suum curq; pulchrum . A tutti pfaccion»'
ic cofe fue i figli , la patria , i cofiunii, i Jibn , l'arte , l'opinione , l'inuem»
tione , & le compofitioni loro : Però Cicerone ad Attico dice, che mai
nmn Poeta, ne Oratore è flato, che riputalle migliore altro che fe,daj
Poetilo conferma Catullo, come difetto commiine^ ancorché di 5uf<
feno parli*
Ncque idem vnqoam
Aqiieeft b'eatus,ac poema cum fcribit
Tarn gaudet in fé, tamquè fé ipfc miratur >=
Nimirum id omnes fallimur.
Arift.neli'Ethicalib.p. cap. S. mette due forti d'Amanti di fc ftcfn,vnt-p
fòrte vitiofa , vituperabile , fecondo il fenfo , & l'appetito , l'altra lodal^i-
le fecondo la ragione : Gli Amanti di fcftefli fecondo la ragione cercano
d'auanzare gli altri nella virtù, nell'honeftà , & nelli beni interni dell'A-
nimo. Tutto quefto fta bene :ii procurare d'auanzare gli altri nelle virti»
fenzadubioch'èlodubilifsimo . Maciévna forte devirtuofi»e fapienti
non troppo commendabili , i quali accecati dall'Amor proprio arrogan-
temente, fi prefumono faperepiù de gli altri , innalzano le cofe proprie»
ammirano lo ftile , la fcienza , & le opere loro , difprezzano , & opprimo-
no con parole indegne quelle de gli altri , & quanto ad altri fuor di ragio-
ne togliono di lode , fuor di merito a fé atrnbiìifcono : perciò Thaleteil
primo fauio della Grecia diife, che niuna cofa è più difficile che conofce-
re fé ftcfTo , & niuna più facile, che riprendere altri : ilche faino gJi afFót-
lionati di fé ftefsi, perche quello che riprende, Scaltri biafima, da fegnor
d'effere inTj'amoratodifefiefib,6^ d'elTerc auaro di lode, fi come accen-
na Plutarco nel trattato dell'adulatore, e dell'Amico dicendo. R epreh en-
fio. &Amorem fui, & animi illlber^lltatcm aliquam arguit. Auaro dì
Jode, & innamorato di fé ftelfo in più luoghi GfcuopreGiufio lipfio yli-
Aerale de biafimi , il quale non per dire il parer fuo, ma per difprezzò del-
le altrui opere a bella pofia morde grauifsimi Autori/petial mente ri Bem^
bo nella feconda Centuria Epift.(5i. nellaqualeauuililcclo /^ile del Bem-
bo , che fé berle in qualche particolare paflb ii come ogni altro può eiferc
caduto, nontiimeno torto efprefibha Giufio lipfio di riprendere generi-
camente lo /lile fuo ,&d'a]tndcl fecondo Tempo di Leone X. i quali fo-
no (lati tanto in profa > quanto in poefia terll, puri , culti , Ò^T eleganti af-
fatto nella Romana eloquenza, egli reputa il loro Attrco iìiìo. conosciu-
to , & confeiTato dalui Ciceroniano , languido, puerile , &affettata> qua-
fi ch'egli più graue toglia il uanto all'Oratore, accecato fenza dubbio dal-
l'amor di fé ftelTo ,coraequeilo,che è di ftilediuerfo da quelli che lòno di
ftiic Attico , de quali dice egli , che le loro compofi tioni fcno aftcttatc, &
formate ad ufo antico, &;_ non fi accorge, che il fuo ftile vano, turgido,
o per dir meglio torbido, è quello che Ci chiama antiquario, afì'ettaco,
mendicato dalle ofcurc tenebre de comici, & Autori più antichi, teL^ut»
cca
ifo rCONOLOGl A
«OD periodi 9 tronchi , intercifi, ne quali failogna intendere inolfé
jiiù di quello, che dice ,& comporto con parole aiìrufe, recondite, ran-
ce, & non intefe , flile odiato da Auguro Imperadore fi come atcefta
Suetonio cap. 8(^. il quale amaua l'eleganza, il candore, & la chiarezza
del dire Attico qual'e in quelli ,^lie sbiaiimaGiuftoliplioj&odiaual'A-
ilaticoftile, la vanita delle lentenze , l'apparato luperbo delle parole of.
•ure.,iiiaudite,5<:' fetide, quali lòno in Giuilolipiio : Genus eioquendi
fecutus eft , Auguftus, elegans, U tcmperatum ,vitatis fententiarum in-
cptiis,atque inconcinnitate,& reconditoruin ucrborum foetoribus, di-
ce Suetonio , &^ più abballo Cacozelos , &antiquarios , vtdiuerlò gc«
nere vijtiofos pan faftidio ipreuit: le niuno ,perdir cosi,« cacoTclo,iSi an«
tiquario certo cheè Giuftolipfìo imitatore di elocuiionc gonfia, anticì-»
€ÌitaQena,che cerca più torto d'efTere tenuto in ammirationc,per il ibo inuli*
tato, &ofcurortile, che intcfo con chiarezza, ò^ purità Attica, malsi-
waraeHte nelle Tue Cencurie,le quali come Epirtolecfiiarirsnne^e pure af-
fetto dousriano eirere,nel che a ragione li può ripi edere,!! come era M. Aa
tonioriprefo da Augurto. Marcum quidem Antonium,vc inianum na
«repat , quafi ea fcribentem, quas mirentur potius hom iiies,v]uà intelligant.
Vaglia a dire il vero, in^iufto è colui che reputa lolo ben fatcoquelio che
I> iacea Te, e rtranifono coloro, che vorrebbero tutti rcriuc(I;:ro, ò^ par-
alTcro come fcrtuono, &:" parlano elsi , & che ibJo il loro rtile tuff, legui-
tato , abborrendo ogni altro ancor e Jie con giuditio, con buona, Srego-
lata fcelta di parole comporta fia : si che falla , & erra chi ftima , & ama i*?}-
|)ere,&levirtùl'ue, fi comeraccogliefi dalli lud. tri verfi di Catullo, &da
quelli che più a ballo porremo . yVa lappino pure quelli Satrapi, e lapi.n-
ti, che folo le loro opere apprezzano, & kaitreduprezzanojchechi lo-
da fé fteifo, e biafiraacp à.A altri , chi ameri le rtcìio, è ichernito da aiui,
& chiama troppo fé rteffo è molto da altri O-liato.
Neiijo erit AmicuSjiple lì tcamcsniinis.
Perche l'arroganza concilia odio: la Modertia amore,gratia , i5^ bene*
«olenra. Diifero le Ninfea N arci io (per quanto narra Suida) mentre^
•ontemplaua le fue bellezze neila fonte. »j^>.. Vj^ro- a/ t'a/trxuroK ,$<>»<
Multi teoderint/ì teipiumaiLaris.lselj'amor diie rteljo reltauogji nuo-
Eiini gabbati nella maniera che iì gabbano gli animali irratiunali , pò-
iciacbc a cufcuno animale diletu più la fCrma fua,che quella degli a tri
di fpetiediU(;rù: circadiche l'iatoneallerilce, che le Galline a le rtcffc
piacciono, & clic par loro d'elfcre nate con belle fattezze, il Cane part_#
bellifshiioalcane,il Bone al tìoue, l'Alino all'Alino, &^ al Porco pare,
che il Porco auanzi di bellezza . Marco Tullio in ogni coia i'iatonic'» nel
primo lib.de natura Deo /u.n , allude all'irtcHo.An putas ullam elic terra
mariq;belluaai, quc non fui generis bellua maxime deiedetur? >oggmngc
appreliO, Ert exiiin ^^ììs tanta natu ras, vt homo ncmo velitniii Domini n-
^iiis eiic, ò(^ <iuj4au /oììììicu ioruiic^. Ala l'ùiaoi' di le Itgiig ha ocii'iui j-
ifiO
jaoquc/^ddipiìj, che egli fi reputa più gaiantc di ciafcu no dellt fuafptd^
stcke non vorrebbe eli ere altr'iiomo , che le fteflb , ancorché deiìderi ki
fortuna d'altri più potenti , & felici ^
L'Amor di h itelìo lo raprerètiamo fotte figura femmiAile,percheè pil»
radicato nelle Donne , attefo che ciafcuna quafi per brutta , e fciocca che
fiat bella,& laccente fi reputa: oltre ciò appre/To Greci pafsa fotto nome di
; femina porto nella cartella > ehe anco da latini d i ceffi Philautia.
L'incoroniamo co la Vefiearia della Quale Plinio lib. ^. cap. ^i. in altr*
jnodochiamafi Trichno,Stnchno, Periiro,Thriono,& tìalicacibo, cr»
in Egitto adoperata da quelli chefaceuano Je corone inuitatidgUa fimili*
tudine del fiore d' Edt:ra , ha gli acini che porporeggiano , la radice candì*
ila» lunga vn cubito, eM fu fio quattro, come defcriuc Rucllio lib. j. cap."
1 10. la poniamo per fimbolo dell'Amor di fé fiefi>op,erchc i Greci, Ipetial-
mente Theofrafto lib. p. cap. il, vogliono ch'vna dramma di radica dì
qucfta pianta data a beucre, fa che vno s'abbagli credendofi d'efsere bcl-
Jjfsimo. Dabitureiusradicis.,drachm9pondus,vt fibi quis illudat,pla«
Ceatque, feque pulcherrimum putet . Diralsi per ifcherzo di quelli ch«
fono inuaghitidi fé fiefsi,ch'habbino beuuto laradicadella Vefiearia, &C^
che fi abbaglino ,& burlino le ftefsi.
La cagione che porti nella defira il Narcifo , é in pronto, nota è la me*
tamorfofi di quello che inuaghitofidell'imagine fua m fiore di Narcifo,
fi conuerfe, il qual fiore genera ftupore , egli amanti di fc ftefsi maraui-
gìÌ3,nlì con iftupore di loro .medefimi, & non ci mancano di quelli , chc««
trafportati dell'Amor proprio fi pcnfano di efl^ere unti Narcifi compiti, 6c
perfetti in ogni cofa « ,
Maquefiitalinon veggono il grofso facco pieno d'imperfetioni cht«
tddoflb portanOjCome Suflfenojilquale fi teneua per bello , gratiofo , face-
to, & elegante poeta, e non s'accorgcua, ch'era dilgratiato ,infipido, e
fgarbato , per lo che conclude Catullo , che ciafcuno efl^ndo inuaghitodl
fé fteflb , in qualche parte s'alsimiglia a Suffeno , & che ognVno ha qual-
che difetto , ma che non conofciamo la mantice, cioè il £cco de vitii che
éi^tco le ipalle habbiamo.
ISequcefìquifquC.
Qucm non ìb aliquarcvidere Suffenum»
Pofsis fuus cuique attributus eft error ,
Scd non videmus manticae quid in tergo cft •
Cioauuicne dall'amor proprio che il lenno otì^ufca > talché inM»nara§
A noi medefimi fcorgiamo iì bene i mancamenti de gli altri per leggieri,
che fieno, ma non conofciamo linoftri,ancorehegraui, ilchecidimoltrè
Elopo, quando figurò ogni huomo con due facchi, uno auanti il ftxXQ,
l'altro di dietro , in quello dauanti poniamo imancaaicntid'altri,inqucli»
ài dietro i noftri , perche dall'amor di am medimi «oji li rzàitmo, iì o«*
Fediamo quelli de gl'altri
il
-^
ji ICO NO L O G I J
Jl Pauonc i5gura J'Amor di fé rtcfso , perche è Augelio che fi compia;
^ iella fua colorita , &: occhiuta coda, la quale in giro fpiega , & rotando
intorno la.rimira : ond'c quello Adagio, tanquam Pauo circunfpeftans fc.
«he fi fuoldiredVno innamorato di fé flelfo, che fi pauoucggia intorno,
che fi diletta, e guica della fua pcrlbna,& che d'ogni Uia cola , òC. attio-
JQC fi compiace.
Amore fciitto da Seneca nella Tragedia d'Ottauia"» e trafpom» ,
in lingua no ftraco»i.
L Errordcciechi, e miferi mortali
Per coprir il fuo ftolto, e ran defio ^
iPinge che amor fia Dio ;
Si par che del fuo inganno Ci dìlzttì »
In vi^a affai piaceuole, mario
Tanto , che gode fol de gl'altrui mali
C'habbiaàgrhomeri l'ali
X.e mani armate d'arco I e di faettc,
E in breue face aftrettc
Porti le fiamme , che per rvnfuerfo
Va poi fpargendo (ì , eh e del fuo ardore
Kefta accefq ogni core ,
E che dall*vfo human poco diuerfo i j
ÌDi Volcan'è di Venere fia nato
• E del Ciel tenga il più fiiblimefiator
Amor e vicio «ièlla mente infana ;
Quando fi muoue dal fuo proprio loco i
inanimo fcalda, e nafce ne vcrd'anni
All'età jchcafsai può, ma vede poco
L'otio il nodrifce , e la lafciuia humana p
Mentre , che uà lontana
La ria fortuna con fuoi graui danni »
Spiegando i tri/li vanni ,
E la buona , e felice ftà prefentc ->
Porgendo ciò che tien nel ricco feno :
^a fé quefta vien meno ,
Onde il cicco defio al mal confentc
11 fuoco , che arde pria tutto s'ammorzai
E tofto perde amor ogni fua forza.
A M O R D O M A T O.
C Vpido a federe, tenga fotto li piedi l'arco, 5ria faretra, con la face
fpenta, ne la mano dritta habbia vno horologio da poluerc, ne la Ci*
pìiftra yn'augclJctto magro , & macilente nominato Cinclo .
• Tiene fotio h pied; l'arco , & la faretra con la face fpenta per fegno A't(*^
ferp domato , efseodo che l'abb^isarc, & dcporrs le irmi fue,fignifica fog^
jgetaofis
7)7 CESARE RJPJ. SI
gettion e , '5c lommeflìonc . Non ci è coia che domi più l'amore , e i^tA -
g.iJ'amoroiaface,cheil tCinpo,&: la poucrùiro o]ogic),cl:c por:i ìil*
•jiìano è llmbolo del teiT3pc3;,i]qL:alc è iiiodcr.itorc d'ogni humiinoatiCU" ),
6C^ d'ogni pcrturbationed animo, ipetialmcnted'AniorCjj il cui fine ci-
fendo poflo in delidcriodi fruir l'amaca bellezza caducale fralcjèror-
«a che cangiata dai tempo la bellezza, iì cangi anco l'amore in al cri pca-
:^^'»fe
f5cn . JllamamabamoHm^nunciam alla cv/rd impendet perori . Diflc Plauto
ne rEFÌdico,& i'iileflb ne la Muftellaria . Stulta espiane. S^hc Uhm ubi (ter-
nttm pi'itijsfore amiaitn^ cir bcncuohntem Moneo ego , te deferit ille aìtafeyet jhtie-
tate' Et pili a bafib mortiti che ccfliita la cagionc.ccffi anco l'amorolb effet-
to, mutato dal tempo il bello giouenil colore. Vhì frate hoc caput, colo-
reìYi commutai'.ìt I{eliquit defcrMÌtq; me : tibi idem futuriiin . Credo fu detto
di Bemoflene che 1 amorofo foco dentro òc\ petto acccib, no il può fpe-
gnere con U diheenza , ma nella negligenza ifleila per mezzo del tempo
54 ICONOLOGA
8'e^iaguc,'3: fcriibiuc. Ringratiail Coppetta, mio compatriota il tem
yo , ciic l'nabbid fciolio da gli amorofi lacci in quello S^i
» inetto.
Teìch:ifacrdr non pojjb i^hurJyS TempiyTÙ q:'.dlo horpuoiyche la ragion no ralfe.
' ''^f^^, i>egUoya l'opre ts-te si grandi^ ?{jn amico rkordoycrteyo conftglio,
Ih già le fa rze in qncl b-cl vìjo [pandi , Ti^n ginjìo [degno d'infinite offe[e .
thejù di ìioi si dolo ìo[i [empi . Tu L abna aajnijiiychc tanto ar[ey ^ alfe.
Tu de la ?tjia vendetta i -voti adempì La qual ho r tolta da mortai periglio-,
t'altcrerz^y e Gorgoglio a terra mandiy Tcco al-:^ail yolo a più leggiadre Iprefi,
Tà[olo s[on^i^rnore , egli comandi ,
the di[i i ogUa i miei lacci indegniyCt empi,
lì tempo dunque è doinatoi'c d'amore, che Ci conucrte al fine in pcn-
fiaicnto dQÌ periato tempo ne le vanità d'Amore .
L'AugeJetto nominato Cinclo magro ,& macilente, figniiìcachc l'a-
Hiante iograto che ha le lue follanze negli amori Tuoi alcmtto, & nu-'
do rimane domatodalapoucrd,dalafame ,&dalmileroftato in che fi
ritroua. Delapouertà ne ilmboloil detto Cinclo, del quale cficeSmdar
Qnclus aiiicHla tennis yc^r macilenta. 'Prouerbiiim pauperior leberidc y & Cinclo,
E quella augello marino cofi fiacco , che non può farìl il nido , pero co-
lia nel nido d'ai tii, onde CincIo ne gli Adagitchiamafl vn'huomo po^»
uero , & mendico y ih bene da Suida , qucll® marino augello è chiama-
to (Kink los)£^ (juo Cigelus propaufere dicitur . Grate Tebano Filorofo dil-
le , che tre cole domano l'Amore , la fame , il tempo , & il laccio , cioè
Ja diipe/atione , a^^fmorem redat [ameiy[tn minui tempus y eis vero/ì rti non
ralesy laqueus > Et per tal conto fi potrebbe aggiugncre vn laccio al col^
lo di Cupido , ciTeado coftame de gli amanti per dirperationc dciìd'erar
la morce , che in effetto alcuni d..ta li ÌLon.?> ; Fedi-a ne l'Hippolito di Eu-
ripide non potendo lòpporcarvL-/ U fiero impeto d'amore , pcala— dar»
^ ia mortC .
Ex quo me atnor -vulìierauit yconftderaham > vt
{omm:yd;fiime [errem eum , inccepi itaque
ixinde re tic ere buìic > c^ occultare morbum
UìiguA enim nulla fides , qua extrema quidem
^onfilia hominuìn corrigere nouitf
^^ [e ip[i vero plurima pogidet ìymIa^
Secundo amentiu?» bene [errc^ >
ìp[aìnodcJlia vinces yflatiti,
Tertio cum bis e^ci non po[fet
Venerem vincere tJlfori vi[um tfì mìhi
Optinuiìn . 7\lc?no controdicat meo decreto.
Ma noi habbiamorapprefenuto Amore domato rolamehtc dal tcmpQ$
Ic^da la pouer:à , come cole più ordinane : & habbiamo da parte lafilaia
la diiperationc , occon*«ndo ra:e volte a gli amanti dar/ì morte : poich«
«iafcunoama la vita propria, & fc bene tutti gli amanti ncorrono col
j^ftficro alla xttorìc , non per qudìo fé la daaHo , e però ù Caualicr Gua^
hxù
jlmfntro^uccMiitillochc dica nercccclsiuoamoriuo.
7v(o« ha rimedio alcun [enonlarno r(c^
|«| g cui riìponde Amanlli 4
La morte hor tu m'afcolta^efà che Ugge
Tiftan quefie parole , ancore Jy io fappia
Che 7 nio rir degli amanti è pia tofi ovf<f
X>' innamorata lingua , che de fio
If animo in ciò deiiberatoyn^fermd »
E Torquato Taflò prima di lui nella fua elegante Paftoralc d'AminJ
la dilTe * é yfoy &arte
Di ciafcun ch'ama minacciarfi morte, t^Ka rade volte poifegue l'è fetta,
BaOi dunque a noi hauer moftrato, come Amore rcftì pniici|^aiinca-.
te domato da l'infelice pouertà A dal tempo .
t^mor difama^ .
VN fanciullo nudo coronato di J^uro con i fuoi rami, & bacche, ha*
ucrà nella deftra mano in atto di porgere la corona Ciuica , & nel-
la liniera la corona Obfìdionale, & fopra vn piedeftallo vicino a detta fi-
gura, vi faranno diftintamente quelle coixDne,che vfauano i Romani in fc'
gno di valore,cioè la Murale,la Caftrenfe,& la Nauale .
Racconta A- Gellio , che la corona trionfale d oro , laquale fi daua inj
honore del trionfo al Capitano, ò all'Imperatore fu anticamente di lau«
roj&f^'obfìdionalc di Gramigna, & fi daua a c^uoMi folan, ente , che in
jqualcheefiremo pericolo hauefierofaiuato tutto refercito,ò s'haLe/Icit>
ieuato lefcrcito dattorno . La corona Cinica era di quercia , & gl'antichi
coix)nauano di quercia quafi tutte le fiatue dì Giouc, quafi che quefia_j
fulTe légno di vita, &^^i Romanifolcuanodare la ghirlanda di quercia a
chi hauefie in euerra difefo da morte vn Cittadino Romano, voleiìdo da-
re l'infegna della vita à chi era altrui cagione di viuere,^. Solcuano an-
cora fare quella ghirlanda di Leccio } cr la fimilitudine di detti ai bori . La
corona Murale era quella,che iì daua ai Capitano, cuero al Soìdato , che.*
era fiato ilprimiO a montare fu le mura dò. nemico . Là corona Cafiren-
fc fi daua a chi fulle prima d'cgn'altro montato dentro i bafiioni,& allog
giamenti de' nim.ici . La Nauale fi daua a colui, che era il primo a mon-
tai*e iu l'armata nemica , & quefie tre (i faceiiano d'oro, & la Murale era
con certi ir.erli fatti a fimiglianza dQ.Ì\t mura , oue era afcefo. Ijì Ca-
ftrenfe era fatta nella cim.a a guifa d'vn bafiiono . La Naua -e haueua_*
per ornamenti i fegni de' rofiri deììe naui, e quefie è quanto biibgnaua_^
icriucrein tal propofitoper coirmxditade' Pittori .
e^»; or della Tatria , del Sig. Cj'.ouanni Zaratino QJlellini .
GIOVANE vigorofo pofio tra vna elfalatione di fumo , &c vna_*
gran fiamma di foco , ma che egli guardi con lieto ciglio verlo il
fumo, porti nella nianodeftra viiaccronadi gramigna, neiia finifiiu..
vn'altra di quercia , aJJi piedi da vn canto vi Ija vn profondo prc- ipitib,
da l'altro canto in trepidarne:, te cene u'chi fcm:itarre,ar;be iaa(l;-,c iui:n-
E 2 iiLix:
j^ ICONOLOGIA
nar-e : e perche corrifpondaa funiU circoftanze , 6i per la cagione clic dì-
remo, lì veiliràd'habito militare antico- E giouanc vigaroib , perche
l'Amore della patria più che s'inuecchia più e vigorolb , non li debilita,
ne mai perde le forze: tutti gli 'altri amori celiano. Vn Caualierc do-
po , che hauerà feruito in amore vn tempo ad Vna Dama , Ipeato Tamo-
rofo foco dal freddo tempo ,& da l'età men frefca, ch'altri penfieri ap-
portala poco a poco fc ne fcorda,ma della patria nonmau Vn Mercante
allcttato da l'amore dcUa robba, & del guadagno non iflimera pcacolo
^J
alcuno per nauigationi difficilirsimc , e tcmpeftofe, alIVltimo C\ ritim
&i porto della paterna nua . Vn Cortigiano adefcatodall'ambitione vi-
te baldanzofo nella fuperba Corte, nutrito dalle fallaci fperanze , non»
dimeno fouente penfa ai fuonaduo nido . Vn Capitano dopo, che ha«^
Leià molti anni guerreggiato per acquiftar fama , e gloria, al fine fé ne-»
toraci aIU patru ^ npoiiàhì ; EfcjBpio a< %iJi iàg;gio ViiUcj càc haueno
49
DI CESJRE RIPJ, //
tfo praticato come Capitano gloriofo nelle più nobili pam (fella Grecia»'
grato, anzi gratilsimo aJia Ipiendida Corte Imperiale, defideraua tutta-'
uta far ritorno in Ithaca fua patria ofcura, brutta, & laliola /q uè fio amo-
re della Patria è perpetuo per l'eterno obligo, & honore che a quella di
natura ciafcun le deue^ come il figliuolo ai Padre, eiìèndo noi in quella
generati y & hauendoin ClTa riceuuto lofpinto>& l'aura Vitale : anzi Per
tguanto aflenfce Piatone in Critone/& Hierocle, è maggior l'obbligo,
& l'honorc che fi dtuealla Patria, che alla Madre, ck al Padre, dal qua-
Jc prende il nome la Patria =• Qui nomen TatrU impofuit fDicc Hierocle^
d re ipfa non temere 'JPati'iamnominauitfPOcabulo quidem a Tatre dcduóìo ,- prò-
muntiato tamcn femmina, terminathne ^yt ex ytrocfue' parente mixtum efieu
^tque hicc ratio infimiat pafriam vnam ex a^fuo duobus parentibui colenda efìc.
*Praferenda igitur omnino cjì T'atria yttiuis pafenfum fearfim :<^rie fimul qui--
4em pàrcntes ambós maioris fieri ffed equali honore digndri : ejì autem ,• (jr alia
taf io j que no7i tantum acquali ffed maioriy etiam quam fimul ambos parente $ ho"
nore patriam affcere monet ,- ncque folum ip/ts eam prefertffcd etiam yXùriy&'
liberis f c5" amicls > c^ abfoluto feinnone rebui alijf omnibus pojì Deos . Dello
ftcfflo parere è Piutarcho ne li Moràli..<z^r enim patria y<^ rt Cretenfium^
more loquar f «JT ùitria plus in te y quam pàrcntes tui ius habet . Da tale obli-
lo, & affetto naturale nafcc chef ciafcuuò ama la patria fua , ancorch*
minima ne fa cccéttioneda loco a loco per kumile^ o fublime che fiì,,.
Flyjìesad Ithacafuefaxa/tc properaty quemadmodum z^gamemnon ad Mycena'*
fum nobiles muros . 7<(nno enim patriam > quia magna ejl amati fed quiafuau.
Dice Seneca Filofofo , cioè VlifTe s'affretta andare tra i fàfsi d'ithaca fua
patria/cOn quel medefimo amore, & defiderio,che Agamennone Im-
peratore tra le nobili mura di Micena rpercioche ninno ama la patria..,
perche Zìa grande, ma perche é fua ^^amandofi naturalmentcper fuacrc-
icc tanto oltre l'amor della Patria nel cuore de fuoi Cittadini, che acce-
cati da quello, non fcorgono lo fplendore dell'altrui patrie, & più a tal'v»
no deietterà la fua valle , montagna, & bicocca , la fua deferta , & barbara
tcrm , che la nobil Roma : Voigato è q ucl prouerbio . Matrix fumus igne
iUieno luculentiory lì fumo della patria è più rilucente, che il fuoco de gli
altri paefi ,e però l'habbiamo figurato verfo il fumo voltando le fpaiie al
foco. Hi quello motto origine da Homero nel principio della primis
Odifl'ea. C^terum Vliffes .
C^piens)Vel fumuni exeuntem ridere Tatri^fuay mori deftderat »
L'ifteflb replica Ouidio nei primo de Ponto,eon altri vedi , che laoItQ
kcne efprimouo il dolce amore delia Patria.
■ 2^n dubia ejì fthacipfudentia yfed tamcn opta$
Fumum de Tatrijs pofie yidere focis
Js[efcio quod natale folum dulcedine cun&os
Ducit & immemore s non fmit efie fui:
fluid mclius I{pma f* Scitico s quid frigo rcs peiui è
Umc tamtB ei Ola Markarm Vrktfngk,
>y tCONòLòGl J
Luciano ancora nello Encomio dclJa Patria inrerilcc il mecIc/!mo,cTcf
to . Tatri^ fumus luculmtior homini videtury quam ignis alibi. Ali'huomcj
parepiù lucente il fumo della patria, che il foco d'altroue : dal che non
fia marauiglia , chcquafi tutti li forcflieiibiafimino Roma,;chi in vna co-
là , chi in vn'altra lodando cialcuno più la patria Tua , perche l'amor dzììi,
patna , che U lor vedere appanna , impcdiicc che non poflbno difccrnerc
la grandezza fba, & però non hanno riguardo di tenerla fraudata <ì€iì^^
iuc meritate lodi , nel che moflrano di poco fapcrc, ancorché Euripi-
de dica , che non ha retto faperc colui, che loda più la patna de gl'alta
che la fua .
tJ^f^o quidem iudkio non retie fafit
Qui fpretis Tania terrxfinibus ''^
t^licnam laudai y^ moribits gaudet alienis.
Anzi a mio giuditio molto più moftra fapere colui, che conofcc la qua-
lità de coilumi,<5.'. la differenza, che ci è da vn luogo all'altro. Onde chi
ii Icuerà il velo della patria afiettionedauanti gl'occhi, chc.bendati tie-
ne , & chi vonà dire li vero fcnza pafsionc, confermerà il parere d'A-
theneo,ilqu'ale ancorché Greco,& Gentile Autore nel pnmo)iibro,chia-
jna RomaPatna celcfte, compendio di tutto il mondo. Ceicfle in vero
con tantoper la bellezza, & amenità dei fito,& la ibauità dz\ Cielo,
quanto perche in quella ha voluto fondare la iua Santa Ciiie.a il Ci^ator
dpi Cielo ^ & elTa e re/Idenza d^ì fuo Vicario, che tiene le chiaui del
Cielo , & vi diipenlà li tefori celeftì , compendio è poi del Mondo , poi-
che in quella non folamente concorrono n^oltitudme di genti da Fran-
cia, e Spagna , ma anco vi fi vcggiono Greci , Armeni , Gern^ani, Ingle-
fi,01andefi ,Elueti;, Mofcouiti, Maroniti, Pcrìiani, Afi'icani, Traci,
Moti , Giaponnefi, Indiani , Tranfiluani, Vngari, & Sciti, appunto, co-
me dice il Indetto Athene3 . Qnandoquidem in ea Vrbe gentes etkm totd ha--
titani y yt Cap^doces Scytha Tonti nationesy vjr- al!ie complures quarurn cGnmrfks
babitabilis totius terrx popidus cjl . In qncila guilà tutte ie parti della teri"*
vengono ad cfferc volontariamente tributane d^ì fuo fangue , de fuoi fi-
gli , &: Cittadini a Roma,come capo dei Mondo , per lo che con molta ra-
fionetuttauia chiamar fi può Afiio, l'catro, Tempio, & compendio del-
'vniucrib,& potiamo confermare, quello che aherma il Petrarca con tali
parole . Hoc affirmo , quod totius humcna ma^nificcntiiC [npremum I^onàcilium
ì{oma eflynec eji vllus tam remotus t^rrarum angi/Ans^quikoc neget . Et ie il me-
dcfimo Petrarca in alcuni Sonetci nedice male; emenda anco tale erro-
re con foprabondante lode nelle fue opere lacine,in quella copiofa_.
Ìnuettiua,chQ tu conti-a Gallum, ncllaqualeèdalui celebrata con sì no-
bile encomio , I{pma Mundi caput , Vrbium F^egincy Sedes Jrnpeìij z^rx fi-
dei (/itholica fons om?wm^ ?ne-/no:\iLl!:ir/n ^xeìnpion.-^/u , Etfei'hauefic ve-
duta nello amplifsimo ilato la cliehoja fi troua acci'elciuta,6£ oÌtra_*
i:uGdo abbellita, non hauvgbbe meno de reo . Muri quidam y & ^Talatia ce-
iidsrunt i glona nominif immortalif cjì f Ma più tcilo dcuu haurcbbeaiU
gloria
dicesjreèipj: />
j|!omc!cirimniorcal nome corrifponde l'eterna, Sccccelfa Mcicrta dell*
Cittì poiché in eli'a rifplende io fplendorc de gii edifitt; moderni, e inolÉi
rfeil'anhca magnificenza, le cui vefìigie danno marauiglia ,& norma ai-
Tare liittetura , in ella li gode ia ampiezza delle fì:i'ade,in cih vedelì i'altcz'*
ta de' iuperbi palazzi , obclllclii , Colonne , archi > e trofei , in ciia coni'er-
lianlì ftatuc mre d antichi/lìmi fcultori nominati da Plinio , la IMiobe con i
figli , li Laocoonte, Dircelegataal toro,& altre molte, alle quali s'aggiu»
gonooperemodernediScoltui'a,c Pittura, che hoggidi alla faii.a degli
antichi non cede , oltre il corlb conlbeto dei l'ebro Re de' Fiumi,vi abon^
dano copiofì aquidotti , e icorreno diuerfì capi d acque , & fionicono de-
Jitiofì giardini per li fuperbi> e Ipatiofi colli, ò^ queiio che importa piii
flanno in piedi infiniti Monaileri;> lochi pi;> CoiJeg.j , e Tenìpij ve*
raiiiente Diuini , e Sacrofìmti * In quanto a la Corie di Roma ai^ìmigliat
fi può alia Hierarchia ccleftc, fi come Pio Secondo pratico nelle corti Re
gali,& Imperiali l'afiomiglia nella Apologia, che icriue a Martino. •
Jnfiar Ca,lefiis Hieranhia diceres I{orminam curiamyntuc^ (jr circue Mundum-,^
^ perii fi ra 'PrinciPum atrk) & \egum auLis introfpkito y & fi qii<i efi curitt
fimilis 9^poflolic<£ refer nobis . In quanto a nobiliisimi ingegni , che conti-»
nuamentevifiorifconoèiuperfio il ragionarne; poiché in cfia>& nalco-
no feiicimmi , &: venuti di foia H affinano , come l'oro nella fucina: quin-
di è che molti gi ungono m Roma gonfi; , & pieni di luperbia , $£ preiòn-
tionedi fopra lòjpra,chc poi fi partono h umiliati pieni di flupo re, ne-»
mette lor conto ildimorai"ui,pei*che vi perdonoil nome, come li fiumi^
che entrano nel mare; Concetto di Pio Secóndo nel libro XI. dellifuoÀ'
Comcntanj . Q^i^e/nadìnodum terme flitmina quantumuis ampia ^ (£f prof undx^
iiomen amittunt Ingreffamare^ ita<s^ do6iores domi clari j ^ inter fuos illufiret
l{oma?tam adeuntei curiam Ì7iter malora lumina ^nomeny^ lucem amittunt.
Taccia GiufioLipfio , che nella prima.Centuria, Epifiola vigefimatcrza,!
reputa Roma citta confula, e turbolenta, e rutta Italia incuita difama^
&difcritti,quafiGheiliuoiapcfe non fia fondato ibpra fcrittori ajitichr
Romani,appreK),& imparato anco da moderni Italiani- Da4Ii Bcroaidi di
M. Antonio Sabelicojdrtl Mei'óla,dal Calderino,& da altri cóiiiétaron,:'cd*
Oratori,Pocti,& Hiftorici Romani^dal Biódo,da Póponio Leto,daAnge'»
lo Polifiano Marcilo Ficino,da Gio.Battifia Egnatio,dal Mcrliano,da Avk
.dreaFuluioj da Celio Rhodigino, dà Polidoro Virgilio, da Pietro Crini-
to, da Lilio Giraldi, dal Panuino,dal Sigonio,dal Gucchio,da Pietro Vit*
lorio,dalliManucci,da FuIuioOriini Romane, & da altn Italiani ofier-
uaton della Romana antichità, Ipetialmen te da Aleflandroab Alexan-
diX). Macome puòchiamare Italia incultadifcritti, fetuttele altre rC'=-
-gioni doppiamente di fcritti lupera, poiché è abondante,& eulta non_#
lolo nell'antica fua lingua latina, ma anco nella materna volgare,ncca di
Yani componimenti , & di poefie terk, cukc, & diictteuoli al paro ài an^
v^ichi Gi^ci ,6c Latini, & per non andar vagando per lo tempo palfatc^
àoggidi ia Roma fòU i\éx ^^crQliujjt? |\pi;*JiaQ ScjaasQdi Caitluiah, Ti r<^
' ""' m
46 ICONOLOGIA
-no i-Iiftonci,Or.itori, lunrconlulti^Filorolì^e Teologi. tanto culti, <5<^
Copio/] di rcritti, che tutte i'altrc iiationi di Icritti poUono confondeie,
JBeilarminioneliaJb'iJolòlìa, e Teologia, Mantica,c Tolco fi.ngoianrsimi
jiclla legge , Alcamo Colonna nell'oratoria faculta di naciua f^rcondia Ro-
»iana,6c il Baromonell'Hiltoria, di cui fi può dire, quello che dei Ro-
a:aijoV".arronediflèS-Agoflinolib.6.cap.2.della Citta di Dio. Tarn multa
iegit , yt aiiquid et fcribere yacajje miremur^tam multa fcrlpjìt , juam milita rix
^Hcm/juam legercpotuij^e credamas . Se fi volelle poi niJinefdre altri Auto-
lori Italiani, 6^ Romani , che al predente per Roma Hanno nelle Religio-
ni,nelli Collegij, nelle Cortina cale priuate, lenza dubbio andaremo
ininliuito,& tanto pili fé voletsimovlcir di Roma, & dilatarciper tutta I
Italia, laquaie per ogni tempo è ftata ripiena d'huomini li tterati, e vaio-
rofi , fi come in fpetie Roma. Onde con molta ragioue il Pec--arca fi tie-
jie buono, d'elicre Italiano , 6^: fi gloria deilere Cittadino Pvom.ano, nel- ',
la fudetta inuettiua . Sum vero Italus 'Catione, c-r I\pmanus Clnis effeglorior:
de quo non modo TrmipesyMundicj; Domini gloriati funtffsd y Vaidus ^pojìolasf
is qui dixit non habcmds Ine mancntem Ciuitatcm , Vrbsrn ì\om.im pat ric-m^
fucmfacit . Ma torniamo alla figura, & (cramordella Romana Patna la-
cerata da certi lunidiofi Autori oltramontani poco a \qi d^uotl , m'ha
trafportato alle fuc difeie , & lodi , non^ deue a niuno rincrefceiC , per el-
fere ella patria communc e
La corona di Gramignaè fimbolo dell'Amor della Patria , laquaie dai*fi
Xoleua a quel Cittadino > che hauefib liberata la Tatria dallo aflediode ne-
mici , & taceuafi di Gramigna,pcrche fu olferuato, che ei-a nata nel luo-
go douc fi trouauano ilnchiufi gliaffediati : fu dal Senato Romano data
SI Fabio Mafsimo, che nella feconda gueiva Cartaginefe liberò Roma dal-
lo afledio: 6c era li più nobile, òc. honorato premio, che dar iì potelfcu
.jid'vn guerriero, conforme all'opera, che maggiore non Ci puòfare3per-
che chi gioua a tutto il corpo della Patria,gioua a ciafcun Cittadino mem-
bix) della Patria. Dirò più che chi da ialutead v;i men :t)ro, da ialute a
tutto il corpo, e pero chi gioua ad vn Cittadino, gioua anco alla Patria,
perche vtil colà èallaCitta, & eipediente la Ialute d Vn'ottirao, òé gioue- ,
uoie Cittadino , per tal cai^ione , dauafi ancor vn'al tra Co.-ona a chi hauef» ,
ie faluata la vita in battaglia ad vn Cittadino , & faceuafi di quercia, per-
che da q uell a i più antichi il cibo prendcuano , & in vita W man tencuano, ■
Comepiacead'AuloGellio, con tuttoché nelle quiftioni Romane altrC'
ragioni Plutarco arrechi j Sì che l'Amor della Patria dcuc primieramente
jn'genere abbracciare tutta la Patria, & fecondariamcntc in Ipetie ognii
Cittadino per maggior utile^conlòlatione , & quiete della Citta .
J.1 precipitio vicino alli piedi , con qu^Ii conculca intrepidamente le ar-»!
ani, fignifica, e he non fi prezza niun pencolo di vita per amor della pa-'
ma , come Anchuro figlio di Mida Rè di Frigia , & Marco Curtio Roma-
no, che ipontancamente per dar iàlutc alla patria loro ^i toliero di vua^
prccipituidolincllapcfliicraapercura delia tej,v»i^'2c uuJi'altrc che rngc-
jierjfe
'DI CESARE RIPJ. 4^
iicrofe imprefe hanno fparfo il ianguc per la Patria . Neflorc famolo Ca-
pitano nella 15. Iliade dJriomero, volendo dar animo a Troiani per com-
battere contra Greci, propone che il morir per la patria è cola bella .
augnate contra naues frequcntcs y qui autem refi rum ^
VuineratHs > vel percu/Jus mortem y &■ fatum fecittus fuh'ìf
cJH'Corù'.tur , non eni?nmdeconim pugnanti prò TatriaMori.
Onde Horatio nella a. Odedelj.lib. diiie.
Dulcey e^ decorum e/i prò Tatria inori .
Et Luciano nellEnconomio della patria fcrifTc , che ncUc cflbrtatfoni
lailitari vale aflai/e 11 dice che la guerra fi piglia per la patria , ni uno farà
che vdita quefia voce fia per hauer terrore di morte, & di pericolo alcuno
imcercioche ha efficacia il nome, & la cómemoratione delia Patria, di far
diuentarevn animo timido, forte, & valorofo,per robJigochefìdeuc,
& per l'amor , che fé le porta .; incitando anco dallo flimoio della glona,
che fi acqui ila al proprio nome , alla fua flirpe in vita, & dopò morte , li
come con dolce canto copiofamente efprimePindaro nel Iflhmi; , Ode
7.ropra la vittoria di St^fìade Tebano, il cui Zio Materno combatten-
do mori per la patria .
e^nimculo cognomini dedit comrfiune oìuusycui mortem zJ^ars ^reo clypeo in^
pgnis attulit : [ed honor pnsclaris eius fa6iis ex aduerfo refpondety fciat enim cer-
tOy quicunque in hac nube grandinem fanguinis a cara "Patria propklfat exitium a
citiibus depdlens per contrarium exerciticm yjìirpi fé max imam gloria-m accumu^
larey<& dum viu^t , e^ cum obierit . Ma per mio auuifo , poco accrefci-
mento di gloriapotè arrecare Sterpfìade , alla memoria , & nome di fuo
Zio, perche fenza comparationc alcuna, molto iiiaggior gloria è morir
peramordella patria , che VLuerenelirfeAeuoli combattimenti Iilhmi;»
Nemei , Pithii , <& Olimpici cantati da Pindaro , Per qual cagione pen-
iamo noi che Licurgo legislatore y&cRèàc Lacedemomelì ordma/lcj che
non fiicolpiffenomedi morto niunom ièpoicri,fe nondi quelli corag-
gioll huommi , 6l donne, che fufìero honoratair.cnte m battaglia morti
perla Patria ? Saluo perche riputaua eifere folamente degni di memoria
quelli che fuflero gloriofamente morti per la Patria. Turboffi alquanto
Senofonte Filofofo Atheniefe, mentre faceua Sacrifìtio, quando gli fu
dato nuoua , che Grillo fuo figliuolo era morto , & però leuoilì la corona
di tefta, haucndopoi dimandc(toinche modo era morto, elìendogliri-
fpoflo ,chcera morto animofamente in battaglia per la Patria, in telo ciò
di nuouo fi pofe la corona in capo , & moflrò di fenrire pm allcgi-ezzaper
lagloria,& valoredel Figliuolo, che dolore perla mortejepci-dita di
elio» quando nfpofe achigii dièlafuneda noua. DEOSprecatus Jumyvt
litf mibifìlius non immortalis , ac longeuus ejìet^ cum inccrtum fit anhoc expediat,
,p^ j! fed vtprobMs e/set acTatrie amator. Tcflo di Plutarco ad Appollonio.
0\ . Da quelli pait:co]ari \\ può gitdicare -, che l'habito miiicarc , molto b-en
i-ib^ conucnga all'amor de'ia Patria, frando fempre ogni buon Ciiuldmoallc
mi] 'Decorrenze pronto ; & arparecchiato di morire con ramic in mr-iorcr
. ' F la
4-?
I CON 0 LOGIA
Ja fua Patria, opponendoil a qualfiuoglia Tuo publico nemico : & in ver»
/; come l'amico li conofce a li biibgni,così l'amor della patria.-» non il
fcorge meglio > che negli vrgenti biibgnidiguerra,oue chi l'amaante-
pone la falute della Patria > alia propria vita , & ialute . Antico diffi , per-
che gli antichi hanno dato fingoiare effempio in amar la Patria, cmo-
/Irato fegni euidenti d'amo e , come gli Horatii , li Decii , & li trecento,
& fei Fabii fegultati da mille clienti , che tutti generolamente con fama,'
e gloria loromeiTerola vita perlofuiicerato amore, cheportornoaRo;*
Jnapatria loro .
V
•yfT^MO TIi^CFrOl£ TI{jt^TT^BILE rV ^MOl{EVOLE»
N Delfino che porti a cauallo un fanciullo. Se bene Pierio Valeria- i
no per autorità di Paufania-. attnbuifce al Delfino il /imbolo d'ani-
mo
«I
DI CESJRE RIPJ. 4/
' ^to pecche in PfofeJene Cittàde Ja Ionia, eflendo chiamato un Deitìna
per nome Simone da un fanciulJo, lòJeua accoftarfi ai li:o uerfo quello, &:
accomodarfeglifottoper portarlo a Ilo piaceie, perche fu da quei fan-
ciullo tolto da le man de Pefcatonj& medicato d'una ferita che gii fecero,,
non dimeno noi l'attribuiremo ud'animoplaceuole, & trattabLile> turche
ildelfinoepiaceuoie lierib l'huomo non per in terefle alcuno de benefi-
ti; riceuuti j o da riceuerfi, ma di fua propria natura, fi come l'ifteiìo Vale*
nano con fue proprieparoie conferma citando Plutarco in cotalguilà
tAdmiraturTlutarchus tantamanimalis ijiius humamtateni) sìquidemnon educa--
tioneyveliiti canes , 6" equi ^ non y Ila alia neeeffitatcy y eluti eie fbantifanthc"
raq; c^hones ab hominibus liberati fed genuino quodam affe6iu [fonte funt hu-
mani generis amatore s , Dunque fé fpontaneamente di naturale affetto
fonoamatoh del genere h umano, non Ibno per gratitudine de benefitii
riceuuti,& che iìa il ueroleggelipreflb altri autori che li deliini hanno
fatto l'ifteifo, che narra Pauiania con altri, da quali non hanno mai riceu«
to bene/ìtio alcuno, ne beneiìtio chiamerò il buttargli delle miche di pa-
ne, che per fcherzo fi buttano, enonperalimento, perche il delfino noiB
ha bifogno di quello, fapendofi procacciare nell'ampio Mare il uitto da fc
ftefib , e fé ha portato perfone , non l'ha portate per gratitudine , ma per
piaceuole domeftichezzaj il deliino ha portato uarie perfone indiiieren-
temente, folo perche è dijiatura piaceuoJe, & trattabile, & amoreuole
uerfo l'huomo. Perii che "fi referifce da Solino Gap. 17. ouerosi.chc
nel iito Africano apprcHb Hippone Diarrhita,un delfino fi laflàua toccare
con le mani , e fpelie uolte portaua fopra delia fchiena tutti coloro , che ci
uolcuano caualcare , tra gli altri Hauiano Proconlòie de l'Africa egli pro-
prio io toccò, &runfe d'unguenti odoriferi, ma da la nouitadc gli odo-
ri fi fiordi , e flette fopra acqua , come mezzo morto, &per molti mefl
s'ailenne da la folitaconuerlatione, dal che fi comprende, che non per in-
terefìedi cibarli , ma ioloper piaceuole conuerliitione gh guflaua tratti-
te con gli Hipponeii . Di più referifce Solino, & Plinio inlien.e nel lib»
5>. cap. 8- che nel tempo di Auguflo Imperatore vn fanciullo nel Kcgno
di Campania ad efcò vn delfino con pezzi di pane, e tanto con quello H
domefticò , che fìcuranriente ne le mani gli pafceua, pigliando da que-
lla fìcurtà ardire il fanciullo, il delfino lo portò dentro doì Laco Luc-i-
no > &;^ non folamenie fece quello, ma lo couduflca cauaiJo da JBaia
per fino à Pozzuolo, & ciò perfeuerò per tanti anni , che n'era giudica-
to miracolo, ma morendo il fanciullo , il delfino per noppo deluderlo in-
nanzi a gl'occhi di ciafcLHo morì di dolore , &r q Lello li conferma per
lettere di Mecenate , &(_ Fabiano . Egcfiderio pei fcriue, che vn'akro
. fanciullo chiamato Hermia portato medefìmamente a cauallo per alto
mare da vn Delfino, fu da vna repentina tempella lòmmerfoj& coli mor-
to, lì Delfino lo riportò a terra , conofcendo efiere flato egli cagione di
quella iViOrte , non volile più ritornare in mare, niaperpuiiitioi.e volfe
ancU'e^ii inoiirc Tpiraado ai fecce, poiclic h delfini iubito che tccco-
f a no
44
ICONOLOGIA
fio ia terra muoiono i Segno in vero di natura piaceuole,trattabiIc,3^
ii^ioreuoie .
DONZELLA gratiofiflima , haucrà il uolto coperto cori un finifsl-
mo ,e tralparente uelo ,il ueftimento chiaro, & lucente, a gl'ho*
iKcri vn paroxi'alc 5 & nelJa cima del capo vna ilella =•
Benché l'anima , come fi dice da Teologi , fia fuftanzà incorporea, &
immortale, fi rapprefenta nondimeno in quel miglior modo , che l'htio-
jno legato a quei lenii corporei con l'imaginatione , la può comprendere,
fcc^ non altrimenti , che fi fogli rapprelentare Iddio, & gì' Angeli, ancor
che fiano pure fuOanze incorporee.
Si dipinge donzella gratiolìflima , per cflcr fatta dal Creatore, che ^
foxìtz d'ogni bellezza, & perfcttione , à fua fimilitudine.
Se gli farrelato il Vifo per dinotare, che ella è, come dice S. Agofiina
nei
DI CESJRE RIPJ: 4f
jicllib. (^e (Jefìnit. anim. luftanza inuifibilé agl'occhi humanì, e forma fijH-
ftantiale del corpo nel q,uale ella non è euidente, faluo che pct certe at-
tion 1 e (tenori il eomprend e »
Il veflimento chiaro , & lucente e per dinotare la purità, & perfettio^
He della fua ellenza .
. St le pone la Itella fopra il capo , eflendo che gl'Egittiii fignificalTcm
con^laflella l'immortalità dell'anima, come referilce Pierio Valeriano
jicl lib. 44. de' Tuoi leroglifìci .
L'ali a gl'homeri denotano così l'agilità, e fpiritualità fua/ come anco;
k due potenze intelletto , e volontà .
^nima dannata.
Occorrendo fpelTe volte nello tragedie;, 6C rapprcfcntatiotìi dica-
fi feguiti ,& finti , fi fpiruuali , come profani , introdurre nel palco
l'anima di alcuna perfona, fa meftiero hauerluce , come ella il debba vi-
abilmente introd urre . Per tanto fi dourà rapprefentare in forma, & figa
rahumana, ritenendo l'effigie del fuo corpo . Sarà nuda, &da fottiliisi-
jno, & trafparente velo, coperta , come anco fcapigliata , 5;^ iicolor«
della carnvigione di lionato fcuro, & il velo di color negro »
L'anima dal corpo feparata , eflendo fpirituale, & incorporea , non ha
dubbio , che non gii conuieneper fé fieflà figura , & formatione , & altre
qualità, che alla materia folainen te ftanno attaccate, tuttauia douendo
queila rapprclentationefarfi obietto de fenfi corporali , fiamo aftretti di
proporcela auanti fotto forma medefimamente corporea , & accomò«
dare ancora la cofa intefa al noftro concetto : Dunque fé gli dà la figura
-humana con quella licenza^ con la quale ordinariamente fi dipingono an-
cora gl'Angioli, & perche l'anima da forma al corpo , non fi può imagina-
re, che fia d'altra figura ; fé bene fappiamo ella, come fi è detto di fopra^^pf
non effere da quelli termini materiali circonfcritta . Riterrà dunque l'ef-
figie del fuo corpo per elfere riconofciuta , &: per accoftarfi a quello, che
fcriuono diuerfi Poeti, tra gl'ai tri Virgilio nel 6. Quando fa ch'Enea uà-
di nell'Inferno , e riconofca molti di quelli , c'hauea cognitione m quefta
Hita,& Dante nel Gap.^. dell'in ferno.
Vofcia yciy io yihebhi alcun riconofciutOo
^\:n Dicefi anco meglio conofcérla, fé gli habbia a dare altri fegnali delli
fua conditionc, perche taluolta occorrerà rapprefentarla con diuerfi ac-
cidenti, come per efempio, feritalo in gloria, ò tormentata , &c. Et in-»
tal cafo fi qualificherà in quella maniera, che fi conuiene allo flato, & con*
ditionefua.
Dipmgcfi ignuda per efière cfl'a per fua natura fciolta daogni impedì-
XJlento corporeo , onde il Petrarca nella canzone Italia mia, così dille .
(le l'alma ignuda^ e fola. Et in altra canzone il principio della quale,-.
QKmdoilfuajiemiofidoconforto^ Seguitale dice. Spnoignudoy&c. Etnei
trionfo della morte cap.r. Ch'hoggimtdofpirtoeìrc,
Li capelli fparfi giù per gl'homeri non folo dimoilrano l'infelicità ^ &
jniiena
46 ÌCONO lOGIJi
tniieria dcH'anime dannate , ma la perditadel ben della ragione , &dellQ
in ieiietto . onde Dante nel cap. ^.dell'Inferno, coli dice .
2(jifem venuti al luog o , ou'io t'ho detto j
Chevederai le genti dolor ofe )
(^h' anno perduto il ben dell intelletto •
II colore della carnagione , & del velo che la circonda , lignifica la prl*
wationc della luce , & gratia diuina . Però dilfe Dante nel cap. ^ . parlan-
do delia forma , & lìto dell'Inferno > che alla porca di quello vi ila icritto*
lajpite ognifferani^ > ò voi ch'entrate
HV O M O di mezza età con l'ale a gl'omeri , col capo, il collo, la bar-
ba , & i capelli pieni di neue , e giaccio , il petto > iU i lìanchi rofli, &
adorni di varie Ipighe di grano ,le braccia verdi >& piene di più iòrti di
iìorij le cofcie, OC le gambe con gratia coperte di grappi , & frondi d'vue.
Invnamano terrà vn ferpe riuolto in giro ,]cheii tenga la coda in boc-
ca, & nell'altra hauerà vn chiodo .
~ Si dipinge alato con l'autorità del Petrarca nel trionfo del tempo , ouc
dice . Che volanlhore , i giorni y gl'anni y e i meft .
L'anno, fecondo Vviò communoj comincia di Gennaio', quando il
giaccio, 6c^ le neuifoii-, grandiflime, 6^ perciò gli fi pone laneue_i in
capo, éc perche la Pnmauera è adorna d'ogni force di fiori , & dheib^<>
&; le cofe in quel tempo fatte cominciano in vn certo modo a fuegliarfi>
& tutti fanno più viuacemente le loro operationi , però fi gl'adornanolc
braccia nel modo fopradetto «
L'Eflate per effere caldi grandiflìmi, &^le biade tutte mature, fi rapprc-
fenta col petto, & i fianchi roffi , & con le Ipighe .
L'vuc nelle gambe > mofli'ano l'Autunno, che è l'ultima parte dell'an-
fio. Il ferpe pofìo in circolo, che morde la coda è antichiflima figura
dell'anno , percioche l'anno fi riuolge in fé fleflb , & il principio di un'an-
no confuma il fine dell'altro, fi come per quel ferpe ridotto in forma di
circolo fi rode la coda ; onde Virg. nel 2 . della Georg, così diiìe .
Fronde nemus redit ag ricolis labo r a^us in orbem^
9^tq; in fejuaper vefligi-a voluitur unnus ,
Scriue Fefto Pompeo, che gl'antichi Romani ficcauano ogn*anno nel-
• le mura de i tempii un chiodo , & dal numero di quei chiodi poi numera-
uano gl'anni , 6«: però fegno dell'anno fi potrà dire che fiano 1 chiodi .
zy^nno
HV O M O maturo , alato , per la ragione detta di fopra , fopra un car*
ro con quattro caualli bianchi, guidato dalle quattro flap ioni , che
fono parte dell'anno , le quali fi dipingeanno canche di frutti , fecondo
la diueriita de' tempi .
ay^T rP E T 1 T e,
EV R I D I C E , che caminando , vn ferpe gVi morfìchi vn piede, (igni"
fica,(come nana Pieno Valenano nei liL p 5 <? .^ i xi minano appe ti co^il .j ua-
ic
DI CESARE KIT a: 47
le gì affetti dell'animo ferifcono,& impiagauo > imperoclie i piedi, & mar»
fìnie il calcagno lono gierogliiìco delle nollre terrene cupidità^ & però ii
na/lro Saluatore uolle lauare 1 piedi de fuoi difcepoli,accioche da gli affet-
ti terreni li mondalìb3& punncafle^&aPietrochenon voleuache|lo la-»
uafie , dille, le 10 non ti kuarò non haurai parte meco, & nella Sacra Gè-
nefì il legge che Dio dille al ferpente tu tenderai infidie al fuo calcagno .
Li Greci ancora q|uandofinfero,che Achille da fanciullo attuffato nell'ac-
que della palude Suge , non poteua in partealcuna elìère ferito, fuor che
nei piedi, 1 quali non erano flati lauati, io finfero per manifellare che^
egli farebbe fiuto perfettamente forte,& ualoroib,fe da propri; affetti non
fulfe fuperato, & uinto, ne da quello fentimento è lontano quello che di-
conoche Giafone, quando andaua a torre il uelo d'oro perde una calza_j
iin un fiume , ilquale folo tra tutti i fiumi del mondo da niuno uento eof-
ifefo, che uuoi dire, che mentre che feguitaua la virtù , & l'immortalità
ifu^di qualche parte de fuoi affetti priuo, & Virgilio fcriue , che Didone,
quando era per morire , fi ÌQ2\zb d'una calza^ con quelle parole ,
l^fa mola-i manibusqi pijs , aitarla iuxta
Vnum exKta pedem vinclis , in rejìe recin^a^
Teftatur moritura deos ? c^ confcià fati,
Sidera ....;;..., r . * . .
Et quello fìgnifica,che ella era fpog;liata, e libera del timore della morte/
[che è uno affetto lignificato per il piede fcalzo .
f ^ PiT I F I Z I 0.
HVOAIO con habito ricamato , & con molto artifitio fatto terrà
la delira mano pofata fopra vn'Argano>& con il dito indice delia
jiiniflramano moflri un copello che gli flia a canto pieno d'api, de quali
fé ne vedrà fopra detta fabrica, & molti volare per aria .
Si velie d'abito nobile, 6^ artifitiofo perche l'arte e per fé nobilesche
' f feconda Natura lì può chiamare .
' ! Si dipinge che tenghi pofata la delira mano fopra l'argano^elfendo quel^
io peni quale dimoflriamo l'artilìtio con humana induflria ritrouato,il
quale vince di gran lunga la natura, & le faccende difficilifsime con poco
^ , sforzo 'mandate a fine ^dell'argano, & altre machine; Antifone Poeta in
■ f quelverfoilqual cita Arifloteie nelle Meccaniche cijinfegna, che noi
?' pervia dell'arte fuperiamo quelle cofe alle quali parcherepugnila fleffa
i natura della cola, imperò che mouiamo del fuo luogo Edifitij grandlfsi-
; mi adoperando l'Argano . Moflra_,il copello dell'api , come_; dicemmo,
• ellendo,che quelli* animali fono il leroglifico dell'artifitio, & della di-
1 ligenza, e però ben diffe Salomone.
I ,Vade ad apem , & dlfce ab ea cjuam lahoriofa fit operatrix . E Virgilio anche
egh elegantemente defcriuel'artifitio ,& induflria de l'api nel prim.o del*
le Eneide & pm copiofamente nel 4. della Georgica , cominciando dal
' principio a cui rimeltoal Lettore, perche anderei trcppo a lungo, balli
■ \ clire^.che volendo cantare de i'arcifitio,cinduflrja naturale de l'api Vir-
^1 gilio
U
4^ ^ICONOLOGIA
gilio inulta Mecenate advdire cantare di tal materia, come di cofe gmnde
& mirabile.
€^dmirandi tihi leuU'imfpc^acuU rerum
M^tgnanimosq; duces totw.fque ordine gcntis
iJH'oresy&fiiidiayC^Topidos j <^Trdia dicami
^ I^C H I T E T T f\ ^^.
DONNA di matura età con ic braccia ignude , & con la verte di co^
lor cajigiantCjtcnga in vna mano l'arch i pendolo, & \ì com palio con
vn fquadro , nell'altra tenga vna carta , doui? fìà diiegnata la pianta d vn
palazzo con alcuni «umcri attorno .
Dice Viti uuio nel principio deliupera Tua, che l'Architettura è fcien-
2a,cioc cognitione àa vane cognitioni onivita;, per mezzo della qualo
tutte l'opere delle altre arci lì perfeccionano . £t Piatone ^dczw^ , che gli
?.rchitetci
DI CESARE RIPJ. 4^
architetti fono jbpraf^anti a quelli , che l'efercitano negrarti/ìtij , talch-e
iè fuo proprio joffitio fra l'arti d'infegnare ,dano;lrarc , diftinguc.e, deicri-
iiere , limi tare , gì udicare , ò^T apprendere l'altre il luodo .da efla . Però è
fola partecipe di documenti d'Aritmetica, & di Gcometna, dalle quali,
come ancor dille Daniel ne luoi Comn.entarii,cpn'artificio prende la
fua nobiltà. Per quefla cagione tiene laiquadra,,& il ccmpalfojiflro-
jixnti.della Geometria , & iniimeri , che aprartengoBO aH'Aritmeticaj.fi
fanno intorno allapianta d'Architettura, che efla tiene nell'ai tm mano.
L'archipendolo, ouero per} endicolo ci dichiara ,<:lie il buono Architet-
to deue haL:er lempre l'occhio alla conlìderatione del centro, ndaLqua.'c
iì regola la pofìticnedurabile.di tutLelcccfe , che hanno granita, come fi
Vede chiaro iji tal prcfpflione per libello mgegnodel Sig. Caiialicro Do-
jTiCnico Fontana,e di Cario Maderno, huomiim di gran •giudj.tio,& di va-
Jore,lalìando da parte molt'altri,che ion degni di mag-gjcr lode della mia»
Et fi dipinge d £tà matura , per moflrare i'efperienza della virilità con l'al-
tezza dell'opere difficili, &la_, ve/ledi cangiante è la concorde varietà
<delJc cofe,<he diletta in q ueft'arte all'occhio , come airorecchio^iletta-
jio le voci Ipnore .nell'arte mulìcale.
Le braccia ignLde moflrano l'attione^ che fa all'A rcJiltcttura ritenere
il nome d'arac , o d'artificio-
^ I^D I B, E 4iSì€ e<f g ^t^ 2V1, ? M ^9
^■generofo.
VNGiouancdif!aturarofcufta, e fiera in vifo,li2iierà il de'^rotee^
cioarmatocol quale cacci per forza <roji_. gagliarda .attituf^ine M_a
lingua ad vn granLeone,cfcegli fìiafotto le ginocchia.. Il reflanre 4ÌeS
icorpo làrà diiàrmato , & in molte parti ignudo. Il che allude al genero-
ibardiredi Lifimacofiglmolo.d'A^atock nobile di Macedonia , & vn de
fucceflbri d'Alefiandro Magno, che per hai cr datoli velenoal fuo M?e-
ftroCalliftene iìlofofo, dimandatoli da lui per Jcuarfi dalla miferla del-
la'prigionia ,in cui rh,aue,ua_^ confinato AlelTandx-o ; fu datoadiiion «
sid vn leone , ma con l'ingegno fuperò la fiera , &: cmfidatofì nella fua for
za, il deliro braccio , che egli fegretamente s'eraarmato , crocciò inboc-
ca al leone , & dalla gola li ti-afie per forza la li.nrua^ rcf^ardcne la f c:a^
{Ibitamente morta- Per lociiale fatto fu da indi inroinel nuncrdc
p;ù cari del He AlefTandro ,&: ciògli fufcalaper Cali eri roie^TodelM
flati, &airetcrnità della ^.lor'a. Volendo rapprelèntareqi'efa fp rsi à
caL.allom<iiialchcmarcherata, o inaltro, fé gli farà lalinguain n:^^o^^
3Ì leone morto fopi-a il cimiero.»
H^'o.mo :armato Al tutte le a/mi , ò fia a c'auallo , ò a ple^I con la C^iAz
XielU deflramano, intornoalcuale vi farà qLelo motto-
P £ R T E L A P E R H O S T E S -
Kela ij.J<Tra mano vno feudo, oLCi'lia icolpito, od.pinto vnC_. 3-
]iero,checo*.aaLut,a brigUa cont/o ii,-x lanciere d*i£ ncnici eoo a*
G n^ino
so
I CON 0 LOGIA
nimoò di fcamparc combatiendoyO di reiiar morto valorofamcntc fri
i nemici . Ei lacorno all'orlo di detto feudo viiàra fcritco quel veriodi*
Vi .giiic) : rmfalus vifiis , nullam fperare fulutern .
Quello, che noi dtCìamo vltimo , e necej.ario ardire , è vna certa fpc*
fkcfi tortezza impròpria co/i detta da A risotele? perche può cfrcrc,
fuol CiTe/e porto in ope.a ordinariamente , o pe: acquiilo d honore , o per
timore di ma'e auuenirCjO per opera dell'irajO della iperanza , o per la po-
ca confider^zione dell'imminente pencolo > nonpcr amordi quello uc-»
rO) e beilo >che è fine delia virtù. rarmatur25& laipadacol motto,mortia-
jio, che gran reiflenza è necelikriisima in ogni pericolo. -Et. o feudo
colGaualiero, che corre conti-a i nemici, mofira quello, chehabbiama
dc:r-j,)a dii'peratione efie; molte uoiie cagione dk faiute^ ma ikì;i ucra , &
pcifctu for;c22a, QÓiìità è detto ,
*
DICESJRERIPJ. ji
ARTE,
MATRONA con vna manouelIa,& vna licua nella mano defìra , fic
nella tìiiirtra con una liaiiima ài fuocc.
Tutte l'urti che ulano inOrumenti, & machine (che fonomoJtc) ridu-
cono la forza deiJe loro proue alk d.nioflratiorie àz\ circolo , e du efio ri-
ceuono >e loro ng.oni , & il loro fì*;bilin.eiito , & \ ero li dipinge 1 A rtc_4
con la n:c.nc Lelìa__. , & con_. la liei a , le quali h;;nno Ja for^a loro d;;]la bi-
lancia, & ciucila Thu dui cuccio , cerne icfiue Anfloieienel iib;'o delie-i
Meccaniche .
La fiamma àiL\ fuoco fi pone , come iftrumcnto pnncipa'e delle cofc
irtificiole : perche confoiidando,o UiOiL^Icando le nia:ene> le la i^ab .* -d
cfie/e adopei-aie dali'hucn-o m molti cf.£rcinj indufìnciì,
DOnna vefìita à\ verde, nella mano dritta tiene vn pennello, -Si vn xar
pello,& con la finiftra vn palo htto in terra , alc^u^le vi fia legata vn*
f iantar.ncora nouella, & tencia ,
^ W pennello, & Jo fcarpello fignificano l'imitationc della natura^chc par
ticolani.enie fi vede efpreflà nei dipingere , & nello Scolpire; ilchc fi mc«
ftra nel pennello , & nello fcarpello , & perche in alcune altre non imita»
ma fupplifce ai difetti dcfia,come nel! Agricoltura particnlare,peròvi
8 -ggiugne il palo fitto in terra , quale con U ÌXì^ drittua fa che per vigof
dall'arte crefca li iorto,& tenero arbufcello ,
ARME.
fome depìnte in Tirenxe dal Cjran Duca Terdwando . !
HV O M Ò arniato,d afpetto tremendo,ccn 1 elmo in capo,con la de-
lira mano tiene vn tronco ài lancia pofato alia cofcia , 6: con la fini*
fìia vno icudo,in mezzo del quale vi è depinuvnatei^adiJupo.
Eilendo quefta f gura CnTiiÌQ a quella di Mane fi potru intendere per eC»
fa ranne , come Dio d efib.
^^ KK.0 Cj ^ 1^,2 ^,
DONNA veflita del color di verderi-ii.e, h::uerà Ib^'ecchie d'afono,
terrà lotto il bi*accio finiftro vn pauoix , & con la defìra mano alta
mofirera il dito indice .
LArroganzaè vitiodxcoloro,chcfe bene fi conolcono di poco vaio*
re, nondimeno per parere afiai prellò a gli altri, pighanoil carico d mi-
prefe difficili , & d importanza , & ciò d.ce S. Tomiiirdò 2-?. ou. r 1 2. art. i.
dono in poco giud itio .
Il raucne fignifica l'arroganza efierc vna fp etie di fuperbin , 5: il dito
altoicflinatioiie di manteucrc la propna opinione qu^iiLuiique l^Hx,^
d..icon:mun parer lontana, J>nr.iij.d lii' ojlo j6. iprc^-ca doaitiui. Et
c( s" ancora dipingciiano gli antichi la Pemnacia, che è ..ur.fi vaa co^à
fi.cclc.l.:.-coiii'^r;noran2a. ij 2 ' UB^.X^
jz ICONOLOGIA
e^ i^ ^€ 0 7(^1 (t^.
VN Ji vaga , e beila donna ,con.vna ura doppiadi quindici corde inu-
mano , in capo hauera vna coronacon lette gioie tutte vguali,il
vellimento è di ièctecolori , guarnito d oro , & di diuerie gioie .
e^ i^ / T M E T I C e^«-
DONNA di bello arpettoynella-dblliTunano tiene vn: vncino di fer
ro , nella-fiinili-a vna tauoia imbiancata ,.-& neliellrenio del velli-'
mentovifai-àfcrittoPAR.&IMPAR.-
Labellezzaiàra indi tio della perfettione de i numeri, dei quali ere-
©euanoalcuni Filorofì, che tutte le cole fi componelFero ,& Dio dal qua-
le non può proceder col3,-che non iia^perfetta,; il tutto fece in numero , in
jcib r S: in miìuta , & quello è li vero l'oggetto dell'Aritmetica .
L! vncino di ferro, & la tauola imbiancata dimoftrano,- che con quelli
flVomenti- li- sàia: cagioneiadiueril generi d'elTe.eV & le coie coinpoil&rf
per lo numero , pelò , & miiura- de gii Elementi .-
Ilmotto P^r, c^ impar àicWid^tò. che corafia quella che da tutta- la di*-
uiei-iitade gli accidenti a quell'arte , & tutte le diaiolìrationi .-
QL^ritmetica.-
p N N A , che in amSedue le mani tengavnaTauola da numeri /&^
vn'altra.viano ai piedi per terra e-
e;^ S T I 2^ E 7^ Z e^.'-
O N N A , che con- la delira iiiuno h icrri la bocca , & con l'altra mo*'
fili alcuneviuandè delicate, con vn mott), chedicao-
NON VTOR NE.AJBVTARc
Vèr mofti^re",.che il mangiare cole delicate fa fpeiro, & facilmente pre*-
c^ipitare in_,' qualche errore', come ralLeneriene fa la^meiite più atta alla
<33ntemplatione, & il corpo più pronto all'opere della virtù,,& per^j di-
«efi eircr l'aftinenzavna regolata moderationé de' cibi ,. quanto sappartic-
neallafanita ^ necelsità , qualitàdeile penòne , che- porca airaiumo- eie-
uatione di mente, viuacita d'in belletto,. &> fermezza di memoria, & al
(Eorpo lànita , come bene inoltra Horatio nella Sat.-2 . lib. 2\ cosi diceìido»
•>fuipe nunc y ictus tewiisyquie.quantaq,fecum of^^erat in primis yyakasbeney
nam varia res Vt noceanthommi e redas memor illiks efc<& O^a ftmplex oli?n
mbi fedèrity^t/imnl a/Jfs tJ^fcueris'elixa'frmidconchyliamrdis:' Ùulciafe
■in hilcm vertent jìomai hooj.ti^multum lenta feret piti- it'.i rides vf fallidus ontnis
((lanadefurgat' diibia f* riuin corpus onkfium HeHerìiii VitijS'a?iimnm quoqìpr^"
j ranatvna ^tq;. affigit hurno ditiin<£ pitrticuiam aune o^iter vbi di£io citius
mirata fopori tJ^VCernbra dedit: vegetus prxfcriptaad mumajìirgit.-
t^ S S T D F I T z^
Come dipìnta nella [ala de SgiuT^ri nelTalai^ di 7\(;5'.
"^ J^A Vecchia , la quale tiene con ambe le mani vn tempo d'horolo*
; %' gio > Si a canto vi à un ico^ìio circondato da un ramo d'edera »
ASTRO-
DI CESARE RIVA. s^
^ S T B^O L 0 g 1 t^.
DONNA ueftita di color celdtecon una corona di ftelle in capo,'
porterà alle Ipalle l'ali j nella delira mano terrà un fcettro , nella lì-
Jjiitra una sfera , & a canto un'Aquila .
Aicrologiacheè parola uenuta dal Greco rfuona' nella noftra lingua
ragionamento di Itelle , le quali fi confìderano in queiVarte , come cagio-
ni de gl'cflecti contingenti deiriiuomo, o della natura .
Et dipingeiì di color celefte, perche nel Cielo itanno tìfle le ftelle, & dì
la SII eiercitano la forza loro , & permoftrare difficultà dell'apprenfioni
per la tanta lontananza le fi fanno l'ali,- le quali ancora fouente non ba-
llano, & per quel to mede fimo ui fi fa l'Aquila.
Lo Scettro dimoftra, che le ftelle in un certo modo hanno fpetie di do-
minio ibpra li corpi fublunan , &c^ cpn quello rifpetto fono confiderator
dall' Aftrologo.
DOnna veflita di color ceruleo, con i'Aflrolabio, Sc con vn libro pie-
no di a^Wc , & ligure Aftronomiche , & vn quadrante, & altri ftro-
menti appartenenti alì'Afirologia,a gl'homeri haurà l'ali, per dimoftrare>
che ella fta fcrnprc con ilpeiiiieroleuato in alto per faperc, & intender le
cofe cclefii .
éy^rologia^ .•
DOnna veilita di color ceruleo, haurà l'ali à gl'homeri , nella deflra.»^
mano terrà vn compalfo , & nella finiflra vn globo celelle .
Vqìì(iìì di color ceruleo, per dimaflrare , che quefli^ fcienza è polla
nella contemplati one de' corpi celélli.
Le Ci dipinge in mano il globo celefte , con il compaflb, per effer pro-
prio fuo iì miiurarc i Cieli , & confiderare le mifure de' loro mouimcnti,
& le ali a gl'homeri Ci pongono per la ragìonegià detta ^
i^ S T V T 1 ^ I Ti^g e^ 2\CX ^ V 0 L E,
DONNA veftita di pelle di volpe , e farad! carnagione molto roflà,"
tenendo vna fcimia fotto il braccio*
L'Aftutia come dice S.Tommafo 2.2.qu.^5. art.^. è vn vitiodi coloro,
che per confeguire quel che defiderano,fi vagliano de' mezzi non conuc-
neuoli, però fi dipingerà veftita di pelle di volpe, cflendo quell'animale
allutifiìmo, & per tale ancora è conofciuto da Efopo nelle lue fauole , a-
doprato in queftopropofito molte volte. Della fcimia fcriue Ariftotile
neli'hiftorie de gl'animali è allutifsima .
La carnagione rofla per detto dei medefimo AriftJib. 4. de Fifonomia
cap.io. Significa aflutia, perche il bollimento di fangue iempre genera-#
nuoui mollri nell'anima , facendo nell'huomo il fangue quello , che fa il
fuoco nel mondo,ilquale fcmpre flando in moto, confuma tutte k cof;;^
combuftibili ^ auuicmandofi ad elio .
G I AVA-
J-4-
ICONOLOGIA
'iy^ V ^ B^I r l ex/.
DONNA pallida,8<f bf utu con capelli negri , farà macilente , & Ì0
liabito di ierua,& le (i legga in fronte la parala (Thtos) cioè Pluto
ilquale fu creduta Dio delle ricchezze. Sarà cinta di vna catena d'oro,
irahendofene dietro per teT/a gran parte. Mollrera le mammelle ignu-
de piemie di iac.C;6^ iuuerÀ vn fanciuJlino quali dt dietro , magra, éi di
firaccinon abaf!an2ave/ìito,chccon la dcftramoftri di fcacciarlo , per
non dargiiii latte delie inammelie,alie quali haucra la man /ìniilra in it-
to di tenerle ftrctte.
Pallida fi dipinge , perche H'impallidifcc il continuo penderò Ai accu-
mular teibro con appetito infatiabilc di fare fuo tutto quello, che è di al-
tri fenza liaucrrigiiardo,o a forza di leggi, o a conucnienza di fort^
alcuna^
E axicoi^ la psllidczsa effetto di umore ^ ilguak flà femprc abondAii*;
1:>ICESJRERIPJ. SJ-
tlfslmb nelle v-^tlcere dcilhLomoauaro, non fi e dando d'aie uno, & Hiolté
volte a pena di le mcdeJimo per la gelofia , che ha di non perdere vna mi-
jinna pitrticelia d. queiiojcitc poii.ede .
L'habito feruiie,o<: iòzzo,^^ la catena d'oro acconcia nella maniera che
tJicemmO;è legno manifellv. deii'ignobiÌ€,& yilieruiiù dcll'auaro.
La feruta della frontc,ci dichiara, chel'huonioauarointuttele Tue at*
tioni fi fcuGpr-epcr<;jLeilo,clic è^ne fi sa celare m aìciips. colà .E, per ofTcr-
uarll quello coftiiuie i^e gli Ichiaui,!] moftra la coiididcrÀC de gl'au^dinae-
«Jclìmamente ichiaui della ricchezza .
La catena dbrojche lì iirad.eiro^ci mGflra,chc i teibri,& le gran facoJ-
tà, a chi ben confiderà > fono pcio faticofilhaiO > & in.prccio n.ojio noio-
l0j& il fanciullo fcacciaco moiliuj ciie non è alcuno veraji.ente auaro,chc
non Ila mlìcaic crudele . £c ciiendo la Alaefta<li Eiofolita d arricchire
più rvno, che 1 altro, acciò non n^anchi j'occaiìone d operare viituofa-
mente in tutti li lìatijiecoiidù la vocutioiie di cialcuno, l'auaro preucrten-
doqucftOi:dmc,i.iùxQftoiafcia marcire coxi ingordi difegni quello che
,Jià>che l'adopci-arlo^ lòuuenifficufodc'i/ifogiioll-
DOnnamal veftita,fcapigliatay& icalza,nella de/Ira mano terrà vn fo^
fyo,6^' con la CmiHu yna borfa ferrata .
L'Auaritia è vno sficnato appetito d'huuerejcome dice S^ Agoftino. lihj
5 .de lib. Arbitrio , che non celia mai di coprire con grofib velo il vifo alla
j:agionej& con diiiiiàta forza Ipezzail freno della temperanza, & non ha-
iiendo riguardo a virxù alcuna , tranfmuta i cuori pietofi in crudeli , 6^ li
fa vniuerlal g.uaflatnce deile virtù-
Coulì/le lAuaritia principalmente in tre cofe? prima in defìderare più
4Jel conueneuole la roba d'altri > perche la propna ftia intiera , SxT però le
ii dipinge il rofpo,nella delira mano,ilquale,tutto che habbia grandifsima
copiadeila teiTa,deiia quale lì paice,, nondimeno fempretemcj &il alie-
ne di q.uelIa,deiìdsrandone"fempre più.
Coniilìeiecondariaffienteinacquiftarc per vie indirette più di quello
che liconuieae,non hauendo nguardononlbioa difagi ,& inccn.n-odi
(ancorché grandilTimi fieno) ma alla propria vita, ch^ però fi rappreienta
mal velli lajfcapigliata , 6c_. fcalza,onde il Pctrarcha nel Sonetto 1 58. co/ì
difie. (Jamelauaro^ che n cercar teforo (on diletto tuff ::nno difacerba.
Vitimamenteconfiìle in ritenere tenacemciite le colè fue,& perciò li
rappreienta nella borfa ferrata -
t^tiarltìiL
DCnna vecchia pallida , & magra, che ncIFalpctto molìri affanno , 5^
maiiiicoma,a canto haurà vn lupo magri/ììmo, & a guila d'idropico
hauera il corpo molto graride,&: 1-òpni vi xerra vna m.ino , per legr.o d. d >
loxe^Ckc^.n l'altra tenga vna boria legata^ & llretta^ ncihquaiC uAn coix^
^iviid^isi il. a alien tiene ,
iliupo , cerne liccojua ChriUoilmo Limdinoj è aniiì:ale auido , e vena»
sg ICONOLOGIA
ce } li quale non folamentc fa preda aperta dell'altrui , ma ancora con ag
guatij&infidiefurtiuamente^ò.: fé none fcoperto da pallori, oda cani
non cella iino a tanto , che tutto ù gregge rimanga morto, dubitando fem«
pre di non hauere preda a bafìanza , cosi i'auaro hora con fraude,& ingan-
no, hora con aperte rapine toglie l'altrui , ne peròpuò .accumular tanto*
che la voglia fi fatii.
Dipingefi a guifa dell'idropico; perche, il come quefto non ammorza
mai la fete per lo bere , ma l'accrefce , così l'auaritia tanto crefce iieli'huo*
mo, quanto crefcano i tefori , però diffe Oratio nell'Ode. 2. lib.2.
(/refcit indulgens fili dirus hydrops Fiigerit venis , dr aqiiofus albo
2^c fitim pellit :, nifi caufa morbi (0 rpo re languo r .
'£t San_, Gregorio nelli Morali 14. cosi dice anch'egli fopra_. di ciòf
Omnis anarus expotufttim multiplicat qui curri euy qua appetit adeptus fuerit^ad oh
tinenda alia amplius anhelat . Et Seneca ancora ; n^uaro decH) tam quodhahetf
qt'.amquod non habet ,
La magrezza», del lupo nota Tinfatiabile appetito delfauaro , &rin-
conueniente tenacità della roba , che pofsiede . Onde Dante nel primo
capitolo parlando dell'Inferno così dice : Et ha natura fi maluagiay e ria.
Che mainon empie labramofa voglia Et doppopafio hapiùfamey chepria-^ .
Si fa con la borfa ferrata, godendo più nei guardarci panari, come>
cofadipintaperdiletto,chein_, adoperarli come vtile per necfsità, 6^
molto a propofitomi pare in queftaoccafione l'Epigramma di Monfignor
Barberino Chierico di Camera, & hora meri tifsimo Cardinale di nobiltà^
valore , fpecchio, & ornamentoal fecolnoftro .
Vt parcas opihus , tibi quid nonparcis ; an vnquam v^ugendi cenfus terminui
•pìlus erit? De fine diuitias fuluo cumulare metallo Tam tibi deejì , quod habesj
ijuam quod habere nequisy Quid tamobduras toties-y quid *Tontice ta£Ìas^
'^on nifi quifrugi ejì , pofsidet ullus opes Tu mihi diues eris ) qui nequo tempore
fartis biuitijs egeas p Tontice femper eges ,
i^uaritia,
Sldipingeda gli antichi Tantalo in vn fiume coperto dall'acqua_> fino
alla gola, al qual fopra la tella pende vn'albero carico di frutti, in^
modo ch'egli non pofla arriuare con le mani à i frutti per fatiar la famc^^
jie al fiume per fmorzarfi la fete , fecondo il detto d'Oratio .
Tantalus ,à labris fitiens fugientia captat-y Flumina ; con q ut\ che feguc,& fi-
mi 1 mente Petronio Poeta, come referifce Pierio Valeriano nellibro55<.
n ella parola pcdes così dice
'ì^ec bibìt inter aquasy nec poma patentia carpii . Tantalus infelixyquemfua vota
fr.'^munt. Diuitis hac magni facies erit omnia latèy S^ritenet (^ ficco concth
^uit orefamem»
9^uarltia ..
DONNA vecchia yefli'a dliabito rotto, 6i flracciato in più hio^hi, fi-
nì magra, & di colorpallido,teiT;i con la man deflra vna tenaglia
&4li'Fnadcliegambe hauerayafejrroiìiiiil^a^Lidio degli rdiiaiiijcon^
DI CESARE RIP J, S7
ia catena in modo , che Ja ilrafcini per terra , & con la finift 2 mano s'ap-
poggia ad vna Arpia , Ja quale ftia in atto di lanciar/i .
Auaritiaè immoderata cupidigia, & fete di hauere , la quale genera_j.
Jiell'auaro crudeltà, inganno, dilcordia, ingratitudine, tradimcnro ,&
lo toglie in tu Ito dalla Giuflitia, Carità , f ede^. Pietà, &: da ogni virxù
morale, & Chrilliana o
Vecchia iì dipinge , perche non foJo regna più l'Auaritia ne ^vecchi :
ma fi chiama madre di tu tte le fcelleratezze , e Claudiano nel iibroiè^pn*
do Stiliconis , di lei così dice .
jtt^rìmum fcelerum mater^ &c.
Ilveftimento rotto, & tracciato ne dimoflra,chc tanto ne gli animi
auari pofTa quefla diabolica peftc_^, chequelloche l'Auaritia ruba a gli
altri, lo toglie anco a fé fleflà, onde nell'iflefla abbondanza rimane piìg
pouero d'ogni mendicojperciò Oratio nel primo libro dell'Epillole dice,*.
Semperauarus egct.
L'efler magra >& pallida altro non dinota che la contìnua, &infatiabi£
fame j per laquale gl'infelici inclinati aH'auaritia continuamente fono)
tormentati ,
La tenaglia,che tiene con la deftra manomoflra5che si come detto iftra>
mento Hringe^e tira fempre a sé , coli è la peruerfa natura dell'empio aua«»
jrojilquale non iafciamaioccafione? che non facci il medellmo effetto^
non guardandone flato,ncconditionedi guai fi voglia perfona.
Gli a dipinge a canto I!arpiajeflendo il vera /Imbolo dell'auaritia, per-
cioche arpia in greco volgarmente fuona rapire .
lì ferro,6i la catena alla gamba nella guii^^-icht hauiam detto, denota l*a
liaritiaeffèrfchiaua non folo della roba, ma ancora de' demoni;, come
tefiifica S.Paclo ad Ephef cap.5 .& ad Coloff.cap. _j . dicendo : z^uarìtk ejè
.idolo rum fé ruttus .
^^ F D «^ C 7 <L^,
DONNA veflita di roirc,& verde^haurà la fronte torbida, flando m
atto di gettare a terra vna gran colonna di marmo, fòpra alla quale
iipofivn'edifitio.
L'audacia è contraria alla timidità,6:c vitiodi coloro, che pococonil-
derano la diffìcultà d'alcune grandi attioni,^ troppodelk loro forze prc
fumendofì, s'auuilìmo di recarleageuol mente a iìne^ Però è figurata per
vna gio uiine,che tenti con le fue forze di mandare a terra vna ben fonda-
ta colon na<.
Il vefiimento rolToj^ verde fignifica audacia, come anco la fronte £or-
bida,cofi dice Arifiotele de phificgnomoniaal nono Capitolo ^
U V g V I^ I O B V O ^ 0
Secondo l'opinion de (jentili.
VN GiouanettOj c'habbia vna (iella in cimadelc3po,in braccio tcii'
gàVYì ciglio,^ fia veflito di verde colore, che figniiìcaaugunojpcr-
€Ìocli€ xhQìù w; -quando veidcggano,pix)ni£t£oiiO bnona copia di frotrj-
ìtS ì C 0 N 0 L 0 G 1 .4
Pierio ValcrIanonel44. libro diccoche quelli che uiuicamcn te adopera*
nano gli Auguri!, confcxinauaiio^- chela ftei la è Icmp re legno di prolpe-
nca, &difeijice lucceiio. Dei Ci^nodii^eVi/giiio nei prjmo deli Encida
'ì^frnfta^y^ugunumvanidociitrefarcntes t^jpicebls fenos Utantes agmine
lygnos. Però il noi Clinftiani non è lecito credere alie vaxiitu degl'auguni^
augurio cat tìu o . Scc ondo Uir.t:dtjrùia oplalone ,
HVOMO vecchio, veftito del coleriche hanno le iogììt > quando
l'albero da legno di feccaelì , in mano terra vna doimoia , od per
Tana dalla fìiiifii-a banda vna cornacchia .
II color del veftitodimoflra, ch£ il c;.ttiuo augurio fi Aima, che venga
j>er la viciaanza di qualche mal (òpraftante :, come le foglie de gJi alberi,
che perdon'il colore q.Làdo il £ì;óco pcide le virtù^ della dónola d.he 1 Aie.
Hukquid agis mujielatibifi oc.c:urrat;,omittCi Signa mainine Jortis bejlia praua
gerit. Il niCdeiìiTiO fig;n;lìca la cornacchia>perj d.He Virgilio riciia Buc-
colica . S£pe finiftra caua p •a.diXit ah ilice Cornix ,
Si potria ancora porre in luogo di quefla il barbagianni, quale feconda
puidio ) è vccello apportatore in ogni luogo <ìi tr,/tifs>imo augunu .
^^ F g y III 0.
"T^ìl'.t tSifidaglia d'Adriano , fecondo i Ccntlli . '
HVOMO lii piedi , che i-nguardi vnVcc-clio =, che voli peraria, Sr con
vna mano tenga il lituo augurale, il quale era vna verga curua, delia
quaiecosì dice Celilo al cap. 8- àtì lib. 5. Utuustfl yirga breuis yiupa.rte
qua ì-abv-^ior cfl incurp.us^ qiM^ugures ytuntur . ■ ,
£con elfo gl'augun fedenti difegnauano i tempii a gl'vccdlij ài cui Ci-
cerone fa mcntioiienel lib. 2. de Diuinatione : Oifjd lituus ijìevcjìer, quoi
clarifsimum eH infigne auguratus , ynde yobis cjì fraduusp h^mpe £0 l^mi.lks rg
ligiones direxit , ti^m cum F'rbem.condidlty &c*
LVccel'-Oj che vola p^r l'aria dinota, comcgl'augiiri , & l'ofHtio deli'au
gurato,apprclIbi Konvani riceLetteroi nomi da' gcfli degli vccelli, con-
ciofia coia,che dal canto, &geiìi, nel volar loro olìeruati horain queda,
choi-a in cueiraltra_, parte d^a coloro , che erano deputati a cotal fa-
ce;dotio , erano foliti d'indouinare , cioè quelli che iì prepamuano ad
alcnnsL-.coia pub]ica,odi partire fuoi*a della Citta, ouero, che volei-
lero eficrcitare bene ; & dirutamente alcun Magifirato, al quale ^ffi era-
no deputati .
*^ V 1^0 B^f^.
^ TN A fanciulla a?ata di color incarnato convn manto giallo in dof^
V fo jhaueram mano viiakccrna fatta all'antica acceca.., flarà a fe-
dero lo pra il PegafocauaJlo alato, perche da Homerom più luoghi ella
èchiamau(Krckop//7/oj) che vuol due velata di giallc,fì come nota Eufta-
tio Coniiiicntiitore didomeix) nelj.Iib.dcli'odiCea^&ViigiiioriCiiùoi
iLpigrammidice.
i^HYorA Oceanum crocco velamìne fulgsns Lìquit .
Ed
2)7 CESARE RIPJl
Ed Ouidionelj. lib.de arie amandi notali colore incarnato, diccndoJ
T^c cephatus rofca prada pudenda Z)c^ .
Ed il mede fimo Eaiiatio nel luogo Ibpradctto dice, che ella Va in fui ra
ualloPcgaleo per la velocita, & perche l'aurora è molto amica dc'pociì^
& defta gli ipiriti a' capricci ingegnofi , & piaceuoli .
Glouinetta alata per la velocità delluo moto, che toflo rparifcc, di
color mcarnato con manto giallo, nel braccio fìniftro vn cedclla
pie no di vani tìori , & nella ileiia maao tiene vna iìaccoletta accera,& tou
la delira fparge fiori -
-rie
€^ y r 0 ^i t a ó T 0 T É s T Q^.
VN A Matrona,chc redcndo,foprVna nobil ledia, fia verità d'hablt»
riCco, & lòntuolo fregiato tutto di varie gioie di grande flima, con
'kddlri mano aJ;ijii*itenghi duo cliiaui deuatc peonia fmiiLìivn icetcr»
66 ICONOLOGIA
& da viia banda vi iicao libri, & dcill'alcra diuerle armi .
Si rapprelenta Matrona , perche Teca matura ha inTe prop ìamentc au*
tonta f onde Cicerone nel libro de Seneftute dice : z^pex autem Sene^u-
tis cjì aiiCiontasy 6c^ poco dopo foggiunge j Hahet fenetìus bonorata prafer^
tim tantam auHoritatemyPt ea pliirisjìt , quam omncs voluptates > 6c^ ciò pnn*
cipahneate perlapradenza , & molto iapere> che in cfTa fi ritroua > dicen-
do la Sacra Scrittura in lob > al cap. 12. In antiquis ejì fapiie-ntiayi^'in multo
tempore pmdemia 5 onde auuienCjche.'^i/ parendum muenes yad imperandumjc^
nss flint accommodati^comediceVliit. in ToL
Si dipinge fedendo, perche il federe è proprio de' PrincipijC Magiftrati,
per ilqualattofi moftraautLorità,& infieme quiete, e tranquillità d'ani-
mo,percioche lecofe,che ricercano grauitcà>non fi deuono trattare, le non
con matura feifionc, cofi auuiene ne' Giudici, i quali hauendo potedà,
ó^auttorità di decidere, aflbluere,e condennare, ciò non poflono legitti-
mamente efleguire per fenteiiza,fc non fiedono^-come dicela legge i.lT.in
honorum ff.q uis ordo in bon.polF.feru.
Si verte d'habito pompofo , e rifplendentc, perche tale è chi ha poteflà
fopragj'altri nel confpetto de gl'h uomini, oltre che le velli , e pietre pre-
tiofe per fé dimoHrano autorità, & honore in chi le porta .
Lechiaui denotano l'autorità, epoteftà fpirituale , come beninìmo Io
dimortraChriiloNoUro Signore, & Redentore, quando per mezzo d'ef-
fé diede quella fuprema auttorità a San Pietro dicendo : Sttibi dabo daues
regni (/slorum^^:^ quodcumque ligaHeris fuper terramyerit ligatumy<^ in (/lelisyc^
quodcumque folueris fupcr tenam'^eritfolutumyi^ inCcelis.Mattk^- cap. 1 6.
Tiene dette' chiaut nella deflra,perche la poterti fpirituale è la princi-
pale, epiù nobile di tutte l'altre, quanto è più nobile Tanima del corpo,
^ non è alcuno, che nonlìafuddito a quella del Sommo Pontefice Vi-
cario diChrirtointerra,ilquale: Diciturhabereplenitudinempotefiatisy S^--
condo il Canone al cap. ///«yèyc/^^.6^.
Tiene alzata la de.rtra coil, le chiaui efcuate al Cielo , per dimortrarc>
che: Omnis potcftas a Deo ejìy Secondo l'Aportolo San Paolo ad Romanos
cap.^ i^. Però gl'ammonifce , che : Omnis anima 'potefiatibus fablimioribus
fubditaftt ,
Lo Scetro nella finirtra, moflra l'auttotità , e poteftà temporale ; comtj
per le rtcfla e cola nota a tutti , & i libri , &^ l'arme , che gli fono dalle ban
de( per farqnert'imaginepiù ^niuerfale) l'vn fignificato dimortral'autto-
rità dcllefcntture^e di dottori > e l'altro dciramii, le quali fi pongono alla
iìniftra per il detto di Cicerone : (edam arma togcc .
BEATITVDINI INSEGNATECI DA CHRISTO N.S.
T P^l iJK e^ BEti^TlTyDIlSl^E.
E la pouertà di Spirito .
Beati paaperesfpirituy San Matteo al 5.
SI fari vna fanciulla d'habito corto, ftracciato c^m la faccia alquanto
curua,&che riguarda il Cielo con qucrto motto: B^gnumCalorum p-a::-*
portate
DI CES ARE RIPA. 6t
feriate r enaie -y parole di ò. AgoOi no .-
Si U fanciulla jcoine di icilo^ più dedito alla religione >&: piii alieno
dall'ai Levezzadeii'aniiiiojclieiion cq.uello degriiaoiiiini>& anco più in-*^
cliiiaco a dar fede alla dotuma della, viriù- iniegnittaci da N. S. &poco
credu4:a d'aqyelliy che iidandoil ndla^ iapienza mondana > non vogliano
•aujaieicel'e per uirtù quelle , che non deriuano ni qualche modo, aiiiie-
no dalle quattro moraji ( intcfe)& conofcìute ancora da' Filolòii ) è
proprietà feniinue piegarli ancora alle cofe> che vengono' dette da aJtii
che portano leco- rnuauita^ói conipafsione , fenza* molto apparato di 111-
logiiiiii.-
Si fa in habito corto j per mofìrare la poca prctenfione nelle cofe del
Sfiondo; perche la verte lunga? feinpre ha mollrato dignità) &fupremi-
nehza a gl'altri, & perciò rRoniani non uoleuano>che i loro Gittadini ve
ftilìero di luugo , tinche queft'haBito per 1,'eta non potéfle far teftimónio
della; virilità dell'animo ,& depenlìeriatti a reggere la Republica. Ec
però con l-habito corto fi viene a moftrare, che i poueridi fpirito tengo-
no poco conto de gl'hónon , & delle grandezze mondane, le quali bene
fpeflbattrauei-iàndotial^ peiilìero, come le velli lunghe Ibgliono intricar-
fi fra Icganibe ,-fono-cagione che diftìcilmentefi può camiiiàre' dietro a
Chrifto , effeudbcl neceliario elìere Ipeditiirimi dalle cole deimondb, per
feguire la;uià del Cielo «^ Si dice anco uolgarmente^cheT^iwri'oworey owér<?.
non altro che pefoMlfente dalle uefte>chearfiuana fino a terra a chi
Jeporta..
W ueftimento /tracciato, & la faccia curuata,moftranorh umiltà, che è
propriamenteildètinitoperla pouertadifpirito,& è grado più baflbdà
queilo,Ghediinandano humanità,& cortefia i Morali o-
Rimirali Gicio^per moftrare,che il preimo di quefia uirtiì non fi afpet-»
tafragrhuomini,ma foloda DioGreatorNoftro, chehale uie lue (come
dice il Profeta ) digerenti dalle uie de gl'h uomini , & il gefto colmottQ
iòtcofcritto di S. Agofiino fignilìcà quello {kd^o.-
BEA T I T V D INE SEC O N D A
Eia Marìfuetudine.
ieatimites'y quoniam ipft pojjidebtint terram. Importa d'efìercmanfuctOj^ , |
& humanoy & ad altri nel bene, 6.'. ne gli honeili
feruitii confentireò-
FAnciuIÌa,cIie tenga fra le braccia in atto di accarezzare un picciolop
&manfueto Agnello^ co'l motto eauato dal Salmo : Maìifueù b^redi'»
tahunt terram' .■
Per la medefima ragione detta di fopra quella figura fi farà fanciulla aa
cor' ella .•
ILAgnello fignifica purità, fé mplicità,-&: manfuctudinc , non folarrtcn-
Giou^a
6i ICONOLOGIA
Giouan Battila > fi ngolar tcfliir.onio de' iecrcti Celcfti, per manifeftar^
lotto femplice velame la maniueiLcline di Chnfto Signor Noftro)dific 'Ui
Icilcr vn'Agnelio> che placò s. noi con il proprio fanguc facniicatoi'ira«#
ài Dio .
Et il motto dichiara,chc il premio di quefta virtù farà d'hcrcditarc la ter
fa,non queOa , che viuendo habbiamo con trauaglij& faftida, ma quella di
f romifsione,douc lara perpetua quiete.
B E A T I T V D 1 N E TERZA
E il pianto.
Beati quilugentyqmniam ifft canfoUbuntur. Importa piangere i peccati prO'»
pru, & quelli del prolsimojcon le nollre>6d loro miicrie.
FAnciulla inginocchionijcon le mani giunte>& che largaii.ente pianga,
il motto dice coi! ; Tmfms lu^ns^Utuiam^eneratfempiternam > Oc è col"
to da S. Agoftino .
Ilpianto,comequì fi piglia, è il di fpiacerc, che per carità fi può pigliar
'daciafcuno il delle lÌJe,come dell'altrui colpe, & danni ancora. EceliCn-
dolo fiato d Vna fanciulla, quafi meno colpeuolcj che polla cfiere,non è
dubbio ; che facilmente Tara conolciuta per fcgno di quel che làrebbe ne-
cciTariQ a dire a chi con parole uolelìb eiprimCi-e il concetto di queda i^Cw-
titudiriC , nella quale co'l motto fi manifefia, che il premio di quefia forte
dipianto,iarù vna perpetua allegrezza dell'alrra vita .
Loftarc inginocchioni,&conle manigiunte,mofira,chcqucfio pian-
to,& quefto dolore vuol efiere mofib da cagione piri,e religiOià > accioche
fi pofla dire atto di vera virtù , non com.e il pianto di Democrito , il quale
nacque dairambitionc,& dal deiideao di parer il più fapicnte^Sc il più me
iritcuoledi tutti gì altri,
Q^A RTA BEATITVDINE E LA
famc,& la fete della Giufiitia.
J Meati > 7«/ efuriunt , c^ fìtiunt lufìitiam. Cioè,ch e lòno mol to de fìdcroii
del viuere virtuofo,&: à(^\ ben oprare,di minifirarcGiuilitia
a ciafcuno, facemlo opera^che gli empij fiano
puniti, & cfaltati i buoni.
SI farà don2e11a,chc tenga vn paio di bilancic , & vguaimcntc pcfancfr»»
& vi fia vn diauolo in atto di volerle prendere , & ella con vna Ipada,
«he tiene dall'altra mano lo fcaccia,il motto farà : EfuricHtes im^lctut bonis^
parole di Maria Vergine nella fua canzone.
LaGiufiitia e vna cofiantc,&: perpetua volontà di rendere a ciafcuno
iguello.che gli fidcue. Però appartiene a cuefta beatitud ne tanto la le-
te della Giufiitia legale, che èbenceuidentiisimo, &che abbraccia tutti
gl'altri beni; quanto il desiderio di vedere eficgiiita quella , che s'afvetta ^
dalegittimi Tribuna!i,&cofirinfegna JSofiro Signore, per virLÙ degna il
della beacitudme ecerna. j
Le biJancic notano per fé fiefic metaforicamente lap^iu^itin-, rcrchc,
cgiiiccircaggiuflajio le colcgraui,<5:matep.rtli,cQÌì cITa^ciiC è virtù,a.t^j^iu-
DI CES ARE RIPJ. ^j
Hai beni deiranimo,& pon rego'aalJ'dttioni deii'iiL'omo .
Nelìa donzellali nounoie^ualiw di quella gì uflitia> dellaquareil de-»
Ue haucre faiiie,ó<: lete.
^ Et il ta giouancper moftrare , che non fi dzut molto tardare , ma mcN
teda in eibcLitionc , oue , & colile biiogna.Il diauolo ii figura |.e/ lo vitio
che ci fliiiiOla continuamente per farci torcere dalla uia della giuf!itia_>,
ma facilmente fi i'caccia con la tagl,iente fpada del Zelo di Dio, & il pre-
mio di quefri , iecondo che ci eiprime il motto , è i ellere fatiati di cibi,
che fono molto migliori delle Vi uandc di quefta vita.
BEATI TVDINE QJ/ I N T A .
Eia mondezza di cuore, cioè hauere il cuore libero dalle palsioni,5t dal*
le diiòrdinate ..ftettioni .
Bciiti mundo corde 5 qi-:oniam ipfi Dekm u'dehufit .
VN A| donna , che iparga lagriiiie ài pianto , fopra vn cuore, che tiene
in ir^ano .
La mondezza del cuore fuprefa da ChrifloN.S* per l'innocenza , la
ìquale è mondezza dell'anima > & fi dice elfer nel cuore, quando eho non è
occupato da mali penfien 5 ouero dx effetti contranj alia viriù , & fi mo-»
lira , che. non poiii intendere della mondezza ertcriore con le lagrime, le
quali fono la vera medicina de gi'vlcen dch'anima , come fi ha per mol-»
ti luoghi della Sixra Scrittura ^ 11 premio della mondezza del cuore fa-,
rivedere Dio inuifibileagli cechi corporali, li quali quando fono ben-*
f)urgati Vedono iòlo gl'acGidcnci fenfibili, oue quelli delia mente s'»bbai*
iano, come nel motto s'accenna .
BEATITTDINE SESTA.
E la Mifericordia r
teati tSKiferkordes . Cioè quelli che hanno compaffionc alle mifcric de*
proflimi y & potendo le iblleuano.
DONNA chelpezzando vn pane, ne porge vna parte per vno a duc^
o tre puttini', che gii fianno d'intorno , con il motto di S» Girolamo.
JmfoJJìbile est hominem mifericordem iram na?i placare diuinam .
La Mifencordia è virtù , per la quale lentiamo dolore delle miferical-
trui, & ibuueniamo feconda il pollibile alle loro necersita .-
Si dice miiencordiofo Iddio perche difsimula 1 peccati de gl'hucmins
perla penitenza. Si dice mifcncordioib fn uoino, che faciìiiiCnte fi pie-
gaàdolerfi dtììt mifenc altrui, & equafi la medei'in.a cola con la pietà,
Non ^\ efercita , fé non verfo peribne bifognofe , afditte , 6i diip'en te peJf
qualche gi'andifgi-atia,© per gl'errori commefTì per propria colpa, deJlì
«juali ^\ fenta dolore, 6(_ pentiiriCnto . Tale fu N.S. co'l ladrone , che era
infidele , & li diede il Cielo ^ con la donna San.aritana , che era iramer.aL*
.jiclle laici UIC ,& la fece calla i con quella che era adultei-a , & gii rcie l'ho»
jicre ; con Maddaiena,che era peccatricej& la fece Santa ; con San Pierre,
il quàknmcfle il peccato d'hauerlo negato, ^ ancora gh diede le e hi^
ij4dc4
6^ ICONOLOGIA
uj del Cielo gluflificando o. Oltre a molt'altri elcmpjij ,.chc fi leggoné
jiell'hiftoria del Santo Buangelo voue non par che fi dipinga N. S. le non
per uero fonte di mifericordia^ad imitatione del qnale dobbiamo noi com
patire ai mali altrui, & fopporcare uolentieri le proprie tribulationi,(5uan
do yengonOjO per colpa propria,o per fuo uolere .
Sono quattordici ropere,& etìetti di qucfta .uirt ii aflegna te diftinta--
mente dai Teologi, delle quali la principale è. di lòuuenirc albuita : Itrui
col mangiare 5 «5^. col bere , & pero fi fa la donna, che tiene in niano il
pane ,&.nefa partca i fanciulli per fé ftelTi impotenciaprocurarfelo per
^Itra via, & fecondo che dice il motto con quello mezo facilifsimattica»
se Ci placa l'i i-a di Dio ,
B E A T I T y D I N E .SETTIMA
E l'efier pacifico.
Beati pacifici', quoniamfilvi Dei vocabuntur ^
DONNA, che fotto a i piedi tenga alcune fpade , elmi , feudi , Mai-
tre armi rotte , con vna mano tiene vnraaiodpliuo col motto:
Confregit arcum yfcuttm ^gladii^m , c^ bellum o
Grado di Beatitudine affai grande è di coloro, che nonpurcfi diletta*
fio di yiuere nella pace ,& nella quiete ( ilchepare appetito vniueriàlc
di tutti gli huomini , & fin'onde viene commendata la guerra per fé fteilii
bia 'meuole) ma pci-mezo delle tribulationi fanno riftorarla ,<]uando fiji"
perfa,&,p€r fé , &p€r gl'altri , non folo nel corpo con gl'inimici cO^rio ri;?
ii'ia nell'anima, che maggiormente importa ; con le potenze deirinfcino^
Et fi fa la pace con rarmi fotto à i piedi , per mofirare,che deue efier ac-
ouiftata , & mantenuta per uirtù propna, per eflere tanto più inpriteuole,
&L commendabile.
L'oliuafidain fcgnodi race, per vnita tefiimonianzade grntichi,o
moderni così leggiamo ch'Enea effondo per fmontare nelle terre Ai Euaq
tìroln Italia, per afsicurare il figliuolo del Rè, che fofpettoiogli veniuji j
incontro , fi ftrt fuora con vn ramo d'oliuo in mano , & il giouane fubi co
fi quietò ,o]tre nd infinitilf^imi altri cfcmpii, per li quali tutti baftiquef^o.
Il premio di cofioro è leffere del numero de' figliuoli di Dio, eletti ali'e*
terna Beatitudine.
B E A T I T V D I N E OTTAVA.
Beati qui ferfecutionejn fatiimtur propter luflitiam quoniam ipforum •
ejì P, cgnum (celo n.m .
VN A donna>che puardi il crudo fii-atio di tre figIiuoIini,che le ftan-
noinnanzi ai piedi in uario modo crudelmente ammazzati col mo{
f o pref > dairApoftolo . Sicutfocvipafjìonvm ejìis/ic eritisp(<rcorf,Iatiori-,}i:iii
iinz mano tenga una Crocc,rerefIcr'lddio nobili Isimo fopra tutte le cofe;
pe/N più flobil fpetie di giufijtia , fra l'altre , farà quella , che s'occupa inj
Tendere ajui idouuti honon di ìoài,^ói lucri ficii,c[uando hQnc f^fiè con
pericolo mAmfefioj:6/coinr4?.-friruijnrt di fé ftefio,g<_deiU propria uita,6f ,
5iò fi mofira perla donna ciie Lcn U Croce in ììuho^qoìì. k^tirvie lì n ta«. l ■:
ne ic
DJ CESARE RI? A. ^j
no le pcrfecutioni perselo delia Religione, die è la pm nobii parte dell*
giuflitia,come fi è detto <.
Si dipingono i'una donna,& gl'altri fanciulli > come più alieni da i pen-
fieri dannolì , per i quali polla appanix; il n*cnto per proprio erroi-c de gli
ftratii Ibpportati ,
S E i^T IT y D l'Ì^S. ^yfCjVlS^ D'EMBLEMA DEU
I\euere}ido Tadre F. Fakrio Diodati d^it^rw^^
tJ^Cinore C/feruantc^
QVantunque vna fia la Beatitudine, &c la. felicità per ef getto, per ef!e-
re uno lo Itato perfetto con l'aggreg^tione d'ogni bci.e fccci.do lice
f\ tiouel te.zodelle coniolauoni,prouerbioterzo,& uno rqgetto clìentml-
I HiCnte diuino nel quaie tutti gl'intelìeui capaci, & ragiciicuoii le beatìfi-
cahO,6«: apfaganojccnie tengono comuneniente i Sacri licciogi^ncndiii.e
co il Sig. Noliiro Gielu Chriltc n^l 5 . d: San Matieo dilie , k beatitudini
cfie.e otto, cioè Pouertàdi fpmto> Maniuetudine , Meftitia,Fan.e;6c
fe.e d.Giuititia, Mondezza dicuOx'ejMiiCxicoKlia, Pac^^e P« ri c<:u tiene,
Jequali propnan>entc non fono Beatitudine per oggecto, ma più tofto mo
d.;e mezzi perpeii-enirui, imperò che il Sig.iui parla per figura di meta-
forajponendo vna cofa per un'altra, cioè il mezzo p^r il termine ultimo ac
tingibue,& per uenire a formar detta figura la faremo.
Donna giouanevefti cadi vellimcntocorco,conla faccia curuaverlb
il Cieio,convnagnellinoa canto trafitto 5 &: trapalato da banda, a banda
da vna acuta Ipada, con gli occhi lacrimeuoii >^ piangenti , col volto
cflenuato, e macilente , terra con vna mano vn ramo di olmo ,■& vn cuo-
re humano, che gitti fuoco, e famme, con ilquale raccolghi le dette la-
.. j crime, vi faiunnodui fanciuiiini a' piedi ,a' quali mollncon l'altra ma-
,j. I no di porgeread'ambidui vn pane partito in dui pam , acciò fi veda , che
^0 ciafcuno habbia hauere la parte fua , vi faranno anco molti altri fanciulli-
-1 1 ci auanti gettati in terra ottefi,vilip£fi, vccifi, & mal trattati , & per vltimo
,j iòpra il capo vi faranno due palme intrecciate , vna di. Lauro , & l'altra dì
' Olino annodate infiemc , & vnite in Croce óa vna tefifiita di ti^ varie cofe,
come Gigli,Miru,e Roie^con tre motti,di quefia forte , alla palma di Lau-
,;l*o. Solaperfcuerantlacoronatur. A quella di olmo. Ci:ni palma ed regna pev'
\ ueneruntfcn^i . Alia corona. 7^nco7cnabitur nijìcjui certap;erit. C ve^'o
altiimente fecondo gl'antichi a quel la di L^uro<iy£t£ìmtasya. quella di Oli
uo, jfr^pafsihilitasy Alla Corona, Seucritcs.
Si dipinge donna per raprcfentare fé fio dcuoto^^" pietofo, come appro-
"J \ uà Santo AmbiT)fio nel Kefponforio dtì picciolo offìtio deJia Verginei-,
1 j t<3n 9 i^ che parole. Ovate prò demro fcmineo fexu. Per d..rci z^d mleiiuerc,
^j. I che chi Lol ad ella beautudine dilponcrfi , (V prepararli , \i f^ bilvogno ci;
I fCiC diuoto verfo le Sacre Sanie,e fpiruuaii coie, il che è legno n «mfen^o
di vera religicneil- ['0.0.0. . Si dipinge gicuai. e ■ er denoc:.rc..€.:e d..i\d. lerc-
rejza de nolb-i nnni , dcueinn <jiircpera :.L'accLifio di dctial canti d.-
ncj^eivleiìcoiìic Jipnnu£cn ibno queiji, chciic'iaPrimaue;-s o-lo ^^
H fio»
6^ ICONOLOGIA
o^,d.ic:cono>e pia:cio.ioagi'iiuoiniai,coli ic pniixC noflre vie Tono quelle
c.icpiiidnc:c;jiioa Dio, il jjiuCiUj lìprcadc da Gio. Bacufta^cnc; di cr^
aa;i i/c liizzzo ir^l dCiCi e j li diede ahc diUiiie cofe , come accenna. xÌLiiib^o
a ) .lei Tu j iliiiiu ibcCJ quelle parole . a^* ^r^ deferti tenerlsfub aryiisyC^c,
S. dipinge donzella per la punta interiore, & eitenorCyCioè dinicme
&C^ di corpo y non eilcadocorrotca , e liiaccniaca , ne da opre ;, ne dacogi^
tatoai per iìgnilicarci cne chi vuol entrare aiJabeata vitali tabiibgno Ja
pulitezza, & limpidezza d\)gni nurcal difeccojCOiiie vuol Gio. a. 21.
deil'Apocalr feco.ido .jueile parole» 'ìNJj'» intmhiv la ecim aliquod coìnqiiin:i~
tura 5 il che anco coiiferma Ilaia a ■> ór con queL'aitro detto . jN^j^z tranfibit
per eam pUatus , Sì. rapprex^-ica con il v eftimento corto , e-vile, e lacerato
perdi, nolrare la pouc/ca di Ipmto >poi che così ii dice Beati pauperes Cpi-
r.tiiy Et CI .') per di notare cacchi vuole conléguir la beatitudine gii ta bill;*
gno ipogiiar.ì di tuLtiHuperfiuicoiiiodi terreni >& laiciarii volontaria-
menx i^icerareda ogniparteda bir^gnincpropru beni di Fortuna, &c^
d.ce aotabilmcate pouero di rpirito> e non folo di cofe,pcr dimoflrarci , &
darci lperanza,cheanco 1 ricchi a quali pare,che venga d 4 Sig, dilHculcato
Lileacquifto spollono y le vogliono conieguir.a eiibndo ime regolati, e
parchi, e neipoueri magnanimi, e liberali facendo poco conto di lu'^.^
cole, & per Jipoueri ancora, che lenza Ipargimeaco d'i ricchezze in altri
bilbgaoilpoflonoacquiflariO con la potenza d^Wd. buona volontà, de ric-
chi d. cena Mu^a , Ep-.r^eates repleuit boms ; diu:tes dimittit inortcs'.
Si dipinge con la facciacurua per denotarci rhumilta,la quale fé bene, fi
inchina veriò la teri^a s erge, & e»àlta verlb ri ciclo , ciò fignifica ; che chi
vuole beaLÌficar.ì,de jbe ibpponeriì in terraa proprii Superiori , 6: in Cxclo
reterirelobbed.eazaa Dio, ic alla lua lanta legge che così Ci adempio
quello di Piciro nella Canonica i- a. ^. HiimiU>imiui fub potentiraann Dei ^vt
cxuhet vos in tempore lufit.itionis .
Sì. dipingecon rAgnellina tiMiìtto dalla fpada per denotarci l'innocen-
te^&patieaLe manluetudine , che però lì dice Beati mites. efiendo che
chi vuole e.ìe:e bca.o, debba far poco contode danni riceuuti nei beni
di fortuna, honore , e fama dz\ monda, che quefto accennauaDauitnel
Salmo -^ 6. Beati mites quoaiam ipfi hcreditahirnt tcrram ,
Si rappi-efeata con gl'occiìi lacrimanti,& piangenti per dinotarci latri-
fìezza e meflitia, Ipi rituale , peixhe fi dice nel Vangelo , Beati qui hgent
ijiioniam ipfi confoLibim'.Hr. per dirci,che quelli lì beatiHcheranno, che pian-
gead ) il tempo male Ipefo, li doni di Dio naturali, e gratuiti,li frutti del-
le vir-ù .noi-ali lalìati, la mal palfaui vita, e peccati comefsi , mediante pe-
rò il.perfccto dolore detto conti'itiuo, parte neccil'aria di penitentia, Iccon
do va jle la co^n :nc cat:oiica Scuola . Tcehtcntia cfl prjcterita mala plangerey ■
^ plangcnda iteriim non conia ttere . Si dipinge ancora con gl'occ hi lacri-
man .i,e piangenti perche ci ) debba foi'li per coaipafsioiie di ChriftoNo-
/!ro patieiite compatendo al dolore,pafsione,& atroce morte di lui,checo-'
fi ciinlegiu HiCrem.a a.ó.paiiando dcii'viiigeaito di Dio con tali parole^
I' DICES'JRERIPJ. €7
tuBum ynigenui jùc tibi/^Uncti.maiuaìkm. Si raj lelciitaccniluclLo Qì.x-
jiuac<j,einucneate,per deuearcilbiiogno^e liecc^MU ipintuaiCiACgato-
ci tal uolca dd peruciii Jiuoiiiiai , oiidc ^ g.c~j a d^cc . Beati qui efuriuit , eir
fitiuntii.hitcùm , Per ò^ixi ad iiiteiidcc, cl.c chi uuui ehcrc beat , deDL.a_.
ieiiipre cercare (jLcilociie è vaiC , e ueceiiarxo alia lalute , & anco hauei*
lcte,cioè armi.o proli to di i-endeie a ciaicuno cjLeilo che è teniito. Si rap-
preieiuaco'i ciiorehuii.aiioci.e geaa ftcco 5 e lan.a.a, e ci-crv.cc( glie .e
proprie xaciMiiC, }er denotare ili cLorìxCndc^ci c} ero Etcti nane ot unte.
per dirci, ciiecni vuo.einCeio Leat.i.caio vtde.eidd.O;deLI:;a haterc il
cuore mondo , e lontano da cpni ii.aJigna ] ais.oi.e^e \ ert e/l(/cf.ettc u.lh
dano, che di c^ueflo d.he il ]'a teca Lai ^nuìi'.^c^ t.uì^dujiote. Getta fLCcOjC
fiaiLii.a,] erche li c(.ii.e A fuoco ] urga, e ii.oi.da i'o/o, coii Ja d.u.na graaa
ilcontriiocLore^e coi: e l'actjia puJiice iJ LaIO;Ccli le kc.in.e J'i.niiia_j.
dalie colpe mortali , onde li iiaimo dice t^ffergcs me Doraine hififo-,^ n:i.K
daborlauabis me ^ Ji-per niuLn^ Ce, Et con l'antecede te . Cor na'.ndu crea ìit
me Deus. Vifìi-apreibntanoidui fanciullinia}.iediaqLaji vien diuifo tn
pane , per denotare la ni^fer^cordia , pecche Beati mìferitordes-jCìrc. Ehcndo
che qLclloiara beato, che con pietà louuenira alJe i.e elsi.a di pcrfcne-»
miie.'abili coniL.eiuflanze,coii.e miegnaE.ajaa i8- Frcnge ejiirìentipa"
nem tkt.m^ . Si dipinge con il nuno deii oiiuc,} er fìgniiicare .'a pace, tran-
^uiliitay&Ierenit^dei cLore j onde} ere d.ce. leatifadfiiiyc^c. Fe^ dirci
che per cllere beato lì debbano hauercietre jacijC iranqLilità fpinua'e,
cioè iuperna con Dio^inLeina con li- coic.entia ,& efìerna ccn lì pi'clbin.o,
cI-ccLeftc fecondo nei hbj.daLalap'éza^ciuiene 11. legnato T.-:a;Cy ch^is
r>ei.Sì dip.ge con molti fanciLllini ( fieli, uiiij e/ì,Lccilì,6:n.ai trat^ti,Ler
dciiotire le perfecutioni ingiufte de' tiranni,e perL Ciil nof^ri inin.icj,& p e
rò lì dice Beati qui per fecutiones patiiitur propter ii^ftitlay ^c. Ciò ne iìgnihca,
che chi uuole efiere beato debL a renderi'ì \ eratto di jaticza m.pc teiere de
bole alla uendetta ancorché Lciidicar fi poceisijpicnto al rin.eti.e:e crni
Jefione,&otiela,peiiiando che la periecutione Ib/ue a bucniper clerci-
tiodiuirtù, che peròdiheilSi^.Dio inc;LellacciKentJone ^ra illoi Ajro-
floli . I^ifi efjìciiminiyficut parLhlsyVon inrrclitis m Hcgm m Ccélor: m . Le ,di:e
palme incrociate giunte,& annoda, te da una corona teli, ta di Gigli , /vL^-
tijC Rofejfopia il capo per imprei;.,ne figmibca Je tre uiriii Teologiche, co-
ji-e Fede^Speran^a, & Canta, la fede peni Gigho, Ja S| e anza jcri.' Aiu-
to,& JaRofa perla Canta, feiiza le.: ^ali Lir:ù la/ìuno potrà gian.ai beati-
£carfi,& quello baftì per hora intorno a tal mateAa .
BELLEZZA.
DONNA che habbiaalcoia la lef^a fra ie nuuoJe ? ^ il rcf!o /la reco
vifibilejperloipìendorcjche la circe nd.., porga vna iTr.nofuoi dc-
Jo fplendore>con :a quale terra vn giglio , fpr.gcndo ccn fai tra ir i,n' V-.a
palla 5 &: vn compalio . Si dipinge la Lene^'za con la icf a aicoia fa le_j
nLUoJe,peixheiiOnècofa, dcija qLa.epiù dif-Ciin Ci.uc li polia p.afarc
con mortai lingua, & clic menoiìpoha conofce.e ccn fu tciicttohn a-
ki 2 ne.
dS
ICONOLOGIA
no,^u.ìnto la bellezza , laquale , nelle cofe create , non è altro > mctaforf* :
ca.ue:i:e parlando, ciie vìl-, ipicndoi-e, che deriua dalia luce della faccaj
dxDio^oaiediffÌMilconoi Platonici >ellcndo la prima beilezza vnacu-i
la coii eiiOjlaqiialepoi cQ^i-iiiiunieaadofi Jn qualche iiiodo d Idea perbe-:
nignicaduui alleile creature, è cagione, eh e clTe intendano in qualcii^l
puitc kbelle^iia: a^a coi**e quelJi> che guardano i"e ile.ii nciio lpecciiiot|
l^ab'to fi fcordano, come dlfle SarL* Giacomo nelì'Epiilola Canohica^T
co:i noi guardando Ja bellezza nelle cole mortali, non innìto p»>ì4aiiiO •-•
aa;ci a vedere quella parade leàìolice chiarezza, dalla quale tutte le chiù*
xciz^ hamioor.g4ne,comediUcDaatenel i^. del Par.
Ciò che non mAore^ & ciò che pm morìrs '^.i è fé non Jplendor di quella idex^^
fhe partorifce amando il nojl ro Sire .
Si dipingerà dunque nella iudetta maniera > fìgnificandoil per la manOji
€iic li flé.idc coi GigiiOj ia beli wza de lineameli u ^ 6c de' golori dei corpo
2)7 GESJRE RIPJ, éf
fcmìnilc^nd quaieparc , che Ila riporta gran parte ài quella piccola mu'um
di bellezza, che è parncipata > 5C- £oduu ixi terra, coiue habbiamo gii
detto di iòpra.
Nell'altra mano terrà ]apalJa,colcompairo,pcrdimoftrarcchcogni bel
lezza conhile in miiurc,^proporrioni , le quali s'aggiu/lano col tempop
6c col luogo. Il luogo detcrniina Ja bellezza nella dilpofitione éziì^z^
Prouincic, delle Citta, de' l'empii, delle Piazze, dcll'h uomo ^ e ài tut-
te le cofe luggette airocchio,come colori ben difliiiti > & con proportio-
nata quantità , & niilura , & con altre cole limili ; col tempo lì determina-
no l'armonie , i Tuoni, le voci, Ibrationi, gli abbattimenti, 6(^ altre-»
core, le quali con mifura aggiullandofì , dilettano , & fono meritamente
chiamate belle. Et come il Giglio per l'acutezza dell odoi-emuoue ilfen-
fo,&delìagli fpiriti ,cofì medelimamente Ja bellezza muoue^&defia»/.
gl'animi ad amare, & dcfìdeiarc di godere, (per dar perfettione a fé fiCflò}
Jacolàjche fi conofce per la molta bellezzadegna di conlìdcratione , fi^
di prezzoj fopra di che vn vì.q\>\\^ì e gentililsimo ipirito fece ilprelea^
te Sonetto*
£ luce la helta-i che dal primiero SperìfSi "pince ogrCopra opiìper.fierOn
Splendor nafcendo in mille raifipartey Quegli cheU ncflro y e taltrc "Polo erc^e
£ fede fa mentre gli vibra , e parte Quafi tempii a luifacriy ot:e il profonda .
t)i quel che in Cielo fpléde eterno vero. Saper s'adopri-^e la poteni^^e il^^elo^
XJaria color fouenteihor bianco^ horneroVnafcintillafolmoJìronne al monda
€ luce in vna men, t he in altra parte € di cióy ch'egli imaginundo efp reffe
• 5\(j dotta mano di ritrarla in carte Tiotefuron lefiellcye eana il Cielo»
BELLEZZA FEMINILE.
DONNA ign uda , con vna ghirlanda di Gigli , 6c Liguf^J^i^ in tefta , iti
vna mano haurà vn dardo,nell'altra vn Ipecchio, porgendolo in fuo
jri fenza fpccchiar/ì dentro,federà fopra vn drago molco feroce.
•: I Gigli fono l'antico leroglifico della bellezza, come racconta il Pierio
ValerianOj forfè perche il Giglio tra gl'altri iìori , ha quelle tre nobili qua-
iitàjche riconobbe una gentildonna Fiorentina nella ftatua fatta daiculto-
re poco pratico, perche clTendo ella dimandata quelche giudicale di tal
ftatua 5 ella con grandillìma accortezza di ile fcoprendo le bellezze d'una
donna compita>& la goffezza tacitamente di quell'opera, che era bianca,
morbida,& foda,per eflbr quelle qualità del marmo fteiìo neceilarillìmc
in una donna bella,coiiie racconta Giorgio Vaian, <5^ quelle tre qualità ha
particolarmente tra gl'altri fiori il Giglio.
Il dardo facendo la piaga,nel principio è quafi infenfibile,IaquaIepoà
crcfcca poco a poco,& penetrando molto dentro, è difiicilea pcierii ca-
uare , & ci dimoftra , che cominciando alcuno ad amare la bellezza delle
donne,non fubitoproua la ferita mortale, maa pocoapococreicendo la
pia?a,fcntealla fine,che per allentar d'arco non lana.
lo fpecchio dimoftraeiìere la be lezza faiiimie medefimamcnte uno
fpccchio, iielquaie ucde^do ciiicunoielleiiò m miglior peifcLtione per
7» te ON 0 LOCI A
i'amor della fpccie s'incita ad amarli in quella coiìi, oue li è usduto più pei^
fcccc!,& poi a deiìderar/ì,& fruirli .
11 dr^go iiioitra che lion è da lidurfi^ouc è belle2za;,perche ui è uelcno di
palsione,& di gdo/ìa ^
ElguLdù^ycrchcnon uuolefler coperta di liscio, come anco lì può dir
che liu. iiaic, òi Caduca, <Si peiXiJ le lì pongono i \vgvSin nella ghirianda^^
conforaic ai dccto di Virgilio nell'Egloga leconda.
OJornioft' pner mmiu ne crede colori ^tua li^ujìra caduntyvacma nigra legutur.
Et OuidxO de arte aniandi . {fuo^
J^'n-ma bonìi fragile efl-,q!i:intHq; accedit ad annos Fit minory^ [patio caYptUY\iWt
7^ ■ fe?nper vioLynccjemper liliuflji-enty St rigetyamijjcy fpina reUóìay i^o^
■a^ •
del Sig . CJiouanm Zar at ino Ccijicllini .
DONNA che tenga in certa vna corona di vite' intrecciata, con un n.-
ino d'olmo in mano, verioil l'eno vn Alcione augello marittimo»
Cgii'vno inquanto la vite ami l'olmo, & l'olmo la vite, Ouidio.
ylmus amai vitesy vitem non deferii vlmos.
Per tale amorofa Beneuolenza,& vnioneTolino fi chiama marito della
Vite, & vedaua li eiiiania la ulte quando non e appoggiau a rolmo , Ca-
tullo ne gJi eiiàn.etri nuptiali » Ft ridica in nudo vitis qua nafcitur aruQ
7'lirntj/um fu extolit . pi u a bailo poi dice .
•^t fi forte eadcm cji vlmo conim&a man to , Et Martiale nel 4. libro ne le
nozze di Pudendo, &:Clauia, volendo mofìrare rvmone,&la Bexieuo»
lenza di queftì ipoii dille . 7{^c melici teneris iunguntur ritibusulmi»
9 fi Tatti penfien pensò li Taiio quando dille, cimano ancora
ijU arhon , leder puoi i on quanto cjj ettop tt i on quanti iterati ahbracckmenttf
la vite sauuiticcbia alfuo marito,
Cioc a ToluiO, Te bene fi potrebbe anco intendere, al pioppo, o al frafsina
a»bon tutti amici ailauitc come dice Coiun.elialib. XVI. yitem maxi^
tìif^ popi'.i'.s dit deinde ulmus , deinde fraxinus , & di quefii; arbori uolie mtcn"
derc Horutio nel 4. lib. Ode V. chiamaci uedoui lenza la uite . Et rìtem^
yiduas ducit ad arboresy Et nelle lodi de la ulta ruftica conciali manu,
%^dulta ttitiLtìi fropagne yilt.^s mantafT optilo s . Da queftì i'oeci latini ieg-
giadx-araeiKe prefe il Beiiiboilluo concetto mafsunaiaeuieda Catullo per
cilortareiedaiiie adamare. CiafcimaFae. (p^^^'^9
tjìa naccyelgiardin non fc ìf adorna Ma quando a lohnofO al Tioppo alta s'a^
'Hclfruttofi-oyneltombre fon gradite . Crefe feconda per Sole y e per pioggia
Ouc alcuni 1 efli più moderni leggono
Ma quando a lolnio c.mico alta s'appóggia<,
Etdiqucftòhnoci fiamo uolutifcruirc noi laflando gl'altri per clic.*c pili
frequcnie in becca de poeti, & per non confondere conpiudiuera 4«i/it
lacv)rona,Xiie p;ùgcnt;iie comparirà icmphccmence la uiteauui.icchii»i4
DI CESARE RIPJ. //
monìale > l'Alcione che tiene in mano è vn'augcllo poco più grande d'va
pailaro , quafi tutto di color ceruleo ,lc non che ha mcfhcate alcu-
ne penne porporine^e bianche,ha il collo Ibctile, & lungo, va fuolazzan-
éo ,&f>ndendointornoallitodelmare>con voce lamenteuoIe>oueanco
fa il fuonidojóc vi coua lètte glorniji quali per cflèrc felici>chiamanfi t^l-
cyonij dU's, Perche in tal tempo il mare ila tutto tranguiUo , coii*c dice Pl>
iiiìo lib.decimo cap.^ 2.5^ liìdoro lib. 12. & il Sannazaro cofi cantò nell'E*
gloga quinta.
Cantere ) & Halcyonis nidmn mihi pellere ventos Dkitur, ^fxms feiagi mi:l^
(ere procelùrs Forfitanhìcnofiros fedabit peBorls aifcus .
A queflo hcbbe mirai'Vngaro nella prima Scena del quarto atto d'Al-
ceo , iuperflua in vero, ma grat.ola^llnuje a la de-cima EgJoga de Rota.
7urb.tto el mar d'amor ma forfi vn giorno Ter me faranno t^^lcio.i il m io.
Cioè iperovn giorno d'hauere in amore ti'anquillo ilato,& Bernardin Ro
^a più cl;iiiriiu*eate. li 4 ^q.-.i.ì
^-
fz ICONOLOGIA
Soay.e vdirgti dugei > che per la riua Tre/idonful nidojinflebil voce, <& ViUS
Cantar piangendo (efìjonanco amici) ^^cqmtan t onda j^ fanno ititi aprici »
Loyjìdi aìitoriy & mentre al tempo rio ■
Chiainufi anco Maone, ia moglie di Ceice Re di Tracia , la quale amcr
cordialiikmamcntcìl luo manco, onde i'Vngaro volendo mortrareia-c
Alceo vnabencuolenza, (Si vnione grande con Eurilla,fa che egli dica^
t^fu tra noi
«J^ntre fummo fanciulli 7{jn so fé foffe tale
Sifnifcerato affetto Sempre ella flaua mecOy(& io con leiy
Che tra figli di Leda, hor chiare flette Si che rado o non mai ci vide il Sole
iì tra Ceice ycìr la fida alcione y Vvnda l'altro difgiunto.
Amò tantoqueftaAlcioneil fuo marito > che hauendoin fogno veduto^
ch'egli m vn turbulento naufragio era morto, (1 come auuenne, buttofsi
«fai dolore in mare , onde i Poeti fìngono > che fufie trasformata in taloi
augello del fuo nome, & che fé ne volafìe fopra il morto cadauero del
manto , che era portato da l'onde manne, & però fanno che quefto augel-
lo fi vadi tuttavia lamentando nel lito del mare, come tra glialtriBemaf
afino Rota ne l'Egloga XIIL-
£)eh perche non fon ioy come colei Sommerfo in mare y<::^ per fauor de" T>ei
€he vide in fanno , c^ poi trono lo f^ofo Horpia?^ge augello il fuo fiato dogliofoe
E nell'ottauaieguentev
guanto finuidioy a ben coppia felice Comunfùfèmprey a cui cantando lìce
wi cui fpofly (jr augelli vn letto, vn nido L'onda quetar, quando pia batte il tidoy
Et il Petrarca anch'egli canto della beneuolenza, ó^ vnioue di q^ucfti idi-*
ci conforti nel fecondo Trionfo d Amore .
^.e/ duo che fece amor compagni eterni Far i lar nidi a più foaui verni '
m^tcioney&' Ceiccyin ritta alrnare'
Con molto giuditio Ouidio nel lib. decimo delle Metamórfòfi lia trasfó «
jnato detta moglie amante del fuo manto in Alcione, perche veramente
qneflo- augello di fua natura porta al fuo manto tanta beneuolenza,chc
«on per iipatio di tempo , ma per fempre cerca di ftare vnita coi manto,
Sion per lafciuia, ma per amica beneUolenza,che tener deue la moglie ver^
io il manto , ne mai altri riceue , anzi feper vecchiezza, egli rfiuenta fìac*
«co , e tardo a feguitarla nel volare, dia lo piglia fopra di le , lo nutnicoy
mai lo abandona , mai lo lalfa folo, ma poftofelo fu gi'homen, lo porta , lo
gouerna , & fla feco vnita per fino alla morte , Ci come refenice Plutarco,
^folertiaani -.aUum. In coca! guifa parlando de]lAlclone,.^'^M«/(?w/f«(?-
U^us tnaremimhecill:imy<;:^adfc£iandmn tardum reddidity ipfa eumfuflipiens'ge-^
j^at y atque nutrir y nwiqiiamdcfiituensyuunqiiamfoluìn'rctiquens yfedin humeros
Jiiblatum vfqucqìiaqiieportat}atqucfoì'.etyeiq;ad inortcm vfqueadefi.-
Pongafi ad imitare li conibrti l'amabile natura deirAleione, &fticn(j
Ira di loro uniti con amore,& bcneuolenza, tcnghino m dui corpi vn'ani«
sno,& vn volere, i'vno fi trasfonnineiraltro>giOjlca,& refiilietoj&coa»
V^^Q dcìÌ4 coinpa^iua datagli di Dìo : uleait'etto>-& vaione^seiprimcj»
hi q Mal pane del Ciclo > in qualidea
Scolpi Islaturasi leggiadra forma j
i^nlm-a di virtute cjjhnpio, e norma
teat.i al par d'ogni fuprema Dea .
SUaco'l juo fptendor rallegragli bea
Lo Spofo fiio diletto,e in sci trasforma
DI CES J RE RIEJ. yf
fa quel nóflro Sonetto acroflicho fatco nelle nozze del Sig. GIo. Batilìa^
Gai'2oni,& della Tua riobililsima Spolà,il cui pregiato nenie nei capo d^
Verfi per ordine fi pone .
^y^mando lei nona celejle ly^Jìrea .
(j^t{Z C2{^ inuitto ) e fagg io a leifrmiU
Le fu prejcritto dell'empireo Coro'g^
Onde ben lieta uà i o'I cor giocondo .
B^ma per uoi già gode eterno (aprile ^'
Indi verrà pet roi l*età dell' Oro y
L'aftringe a fcguirfol lafua bell'orma^ E B^I{^ prole ad'abbellire il mondo »
Et certo,che niuna maggior felicita può eflcrc tra dui conlòrti che iVnio*»*
lle,& Beneuolenza: degno è d'elfere impreflb nella mente dbgni per--
fona legata in nodo matrimoniale i\\ precetto di Focilide Poeca Greco
ty^'ma tuam coniugeni) quid enimfuauius ejr procfìantius Quam cum iJHaritum
diligit yxor vfquead fene^am \Et<J^aritUsfmmyxorem ineque inter eos
incidiùontentio ì Cioè ama la: tua moglie , che cofa può éflere piir loaue
&pmconueneuole,chequandola moglieama il marito per line alla>*
Vecchiezza, & il marito la fua moglie, ne tra lóro c'interuicne rilTa,& eoa
tefaalcuna. Quindi è che li Romani antichi hanno làilato niolte uiCma*
re di quelli che lorto vifsi in matrimonio vnitamcnte Con beneuolfrnza^
iènza contraflo , de quali noi ne peneremo per eilèmpio qaatro Stampate
éàìÌQ Smecio due verJfe^U marito> e due altre verfo la moglie .
DM.
Jb. imió primigenia
Qu^ivix ann XXXVo
fu aia* T alias, fedi o"*
(})nÌHgÌK.ariJjima
et pientijfimo
Jbefi benemerenti
(um quo vixit annis
^V, Mens. VL .%
Sfulciter. fme Querela »
r. Flauto, ^y4'yCj. Uh. Chryfogom
lesbiano . z^diiitor Tabular ior
É^tion. UereditatCaesl^
FÌauiaTs(lca cóninx. cum quo
yixit anU' Xiy'fm§ ulla offenfoc
DI 5 Ma^T^IBrS^
lufiae^laphyrae
Vixit Q^nnis XXXIIX.
Ti Claudius favflus
Coniugi, cptime^&bem
De fé merita cum qua
Vixit iy^nn. xiix menfe i
Diehus XXIIIl. fme rlU
Querela fecit) ^fibii
DIS MAlSr S,
CALPVRNIAE
XL,HOMEAE
MXALPVRNIVS
M.L= PARIS
CON.SVAESANCnSS.
CVM.QYA.V.A.XXV.
SINECi^^EN.El iìbi.
Simile modo di dire vfa Plinio fecondo ncflib.g. fcrìucndo a Gcminio,
I Sraue yubm Mairitius nofier accepit* amifit yxorsmftngukrk sxemph > etiax^
74 ICONOLOGIA
fi olmi fui^ct . Vix'it cum hac triginutnouem anni s fine iurgioyfine Ojfenpt. Et
xielia iriicrittionc di Lucio Siiuio Paccmo fi -legge e Sine ylla animi Ltefurcu
Et in quella di Giulio Mjrciano'. S ine ylla animi lefione, Vn 'altra in-
icrittione ponerc vogliamo trouata poco tempo fa nella prima vigna fuor
tli porta latina a man dritta > nella quale dice al Lettore, che sa d'elicre in*
uiduto , per tre cagioni , vna perche mentre ville flette femprc fano, la
feconda perche hebbe commodamcntcbene da viuerCila terza perche
^ebbe vna moglie a lui amorcuoliisima .
CLLOLLIO.Q.L.
CONDITO
SCIO TE INVIDERE, QVI LEGIS
; TITVLVM MEVM DVM VIXI
VALVI. ET HABVI BENE. QVET SIC
VIVEP.EM. ET. CONIVGEM
HABVI. MIHL AMANTIStìlMAM SIC
Hora fc da gentili è ftato fatto conto di viuere fenza quercla,r?rn2a offcfa,'
^lefione alcunatraMogiie> & Marito . ma con reciproco, 6i fcambieuo-»
Je amore, canto più da Chriftiani fideue procurare di viuerc nel Sacro
patrimonio in Santa Pace con unione, 5(_ Ben euolenza, acciò a^entia-
«10 poi d'etère vniti ncH'altra vita in Ifjmpiterna gloria .
B E N I G N I T A.
DONNA uc^ita d'azurro ftellato d oro con ambe due le mani C prc-i.
male mammelle , dalJequalin'eica copia di latte > che diuerll alli-
gnali lo beone , alla finiflra banda ui farà un'Altare col fuoco accelb .
La benigniti non è molto differente dall-afìàbilità, clemenza» & hu*
amanita » ,6cL principalmente fi ef^rcita uerfoi' fudditi , & è comparsionc
hauutacon ragione , interpretando la Jeege fenzarigore,&è quafi quel-
la che i Greci dimandano, (/■p^(r/;/^/cioc piace uolc intcrpieuicuL/ne del-
la ^cggc.
Si vefle d'azuro ftellatoa fìmilitudinc del Cielo; ilquale quanto pi^è
difter;eiIluflrato,&abbcllito,tantopiù fi dicccirei- benigno verlb di noi,
coiì benigno iì dice anco rhuomo,cne con fereno volto cortefemcni-e fa
gratic alt/ui fenza intercfTe, o nconoilimenwO mondano, & che cfieguiicc
pietofagiuftitia.
Preme dalle mammelle jl lattCjdel quale beuono molti animali, perei e
è effetto di benignita,^& dicK-^irita ÌLficme fp; rgere amorcuolirente quel-
lo che s'h.? dalla natura ailudcn-dofi al detto di ^un Paolo, che congibn-
tamentcdice.' Charitas benigna ejì. Simoflra però ancora qucfì'atto> che
«fercitandofi la benignità Lcrib i ludditi , come fi è detto , ella deuc cilere
^r tepofla al rigore delia giufiitia, fecondo Papiniano Iure Conlulio.ci^
fendo la benignità compagna d'eila giufi:itia/cGme ben dice Cicerone
Pefjnibi.s^ Cheperòiia tuticdue dcue ellèr iodata, &(_ abbracciata, ah er-
ri andò Piut. . .' . , vr.!,C';p.3ò»che: Q^inon lai.dai; b(;nignitattmyis prò*
UV>Q cor bdst adurMutlmmi ii:iifeìrQi.uufjlnLj «^
-' ., L'altare
DI CESJRE RIPJ. yj.
L'altare co'] fuoco, denota, che U iQuigmu h deue ulàre,o per Cugio^'
ned. religione, lag uaie principaluienic sciercica coii. h i^cnLCij y o al-
liieno lioa icn^a ella , uli*.ente cJie Lciiga la j. encoJo d cLci-e ritardata > o
impedita Jagiaftiaaperiiniui'e Dio /leao, ^ic^uaie e vguaiineiue giuitc, (Ss
benigno.
AL SIC C A V A L I E R
e E ò A R E RIPA,
PER L'IMAGINE DELLA BENIGNITÀ FIGURATA
Jj* iui nella perlona den'lilultniljiina , ed EcceJienjiisirùa^
Signora Marcii eiana Saiuiau ■>
^^yùf, e pregio ac^uIflùCJf eco Tlttor^
(^ia ritraendo e on Maeji ra mano
La BeUffima ty^rgiua , onde'l Troiam
Cjiudiee Ideo Sentì l / Ino ardore :
tìortii (E S<i^B^ gtntUd' Italia honorep
ty^'nimo efprìmi genero fo humano
DifaggiaStrufca D OT^H^t^ yal cutfounom
Lume s'accende l'z^rno ai lafio amore :
7^ In yan con Zeufi a gareggiar t'accingi-f
Che Tu lofphto / Sila corporea falma^
fi la Beltà; Tu la -virtù difingi i
^k^nzi gloria ma'jgior guadagni > e palma %
Qoebel tanto più grande in carte ftringi ^ ^
QMato -viapiu , chel corpo % è nobil l'^s^lm^t^ ó-
lo Spapàrato s^ccademico Fllomat9Ò
B E N I G N I T Ao
DONNA giGuane, bella, & radente , con uaga acconciatura di bioiH
di ca; egli,coronata di corona d'oro,con il Sole in capo, ueftita di ha»
bito leggiadro in color d'oro >■ con Clamide fregiata di color pui'ptirco,
oue il uedono re Lune d'argento j lequali fieno creicentì,& riuoite a inaa
deft ra,iìia alquanto china, con le braccia aperse, & con la deftra mano
tenga un ramo di pino ? moflrando d eflerli ieuata su d'una nccha leggia^
& a canto ui fia un'Elefante.
La benignità non è altro per quanto Ci può raccorre da la dottrina d'A«
Trf!Jib.4.Etica,che uno affetto naturale di periòna magnanima m moiìra*
re fcgni di ftimarc gl'honori dati dalle pedone inferiori , talché è uirtk
fregna liclic^Ciibuegraadiuijju^ So iono lud^nuLiUàt^^ magnan m»
75
7C0N OLOGI J
non uuol àit altro che huomo di ipJendorc, & ornamento di perfetta mfi
tu , tal che quanto è difficile d'elfer magnanimo per haucr bifolgno di tut-
ti griiabiti buoni , tanto è nobile efTere benigno* Quattro fono gli affeu» ^^
ti del magnanimo > che aff'ctà fi deuono chiamare quelle cole, che noiL#|
hanno Elettione, Beneficenza, Magnificenza, Clemenza,& Benignità , a *>'
i quali li riducano tutti gl'altri, percioche il magnammo nonftima,nc
diiprezia, come Quello che non teme j aererà: inquanto nondiiprcixj
l Benc/Ico,in quanto non ftlma Magnifico,in quanto non teme Clemen-
te, i'nc^uanto non fpera, Benigno, & perche la benigniti haperog.^etto
IminediatamentcrhonoiC&Jhonoi'aie, però ^fi può dire, che 'ia Beni-
gnità fia ilpiudi^no allctto, che poflì nalceic in principe generoib, il
che è conforme alla dottrina dciriftefiò Arirt. nel 2. delln Rectorica al
€«^0 jto. dicsiido, che k ^aude^iia ììcjU'ììuojbo hoc è aitxo ; che vna r er*
ÙICESJKERIPJ, ^ rr
la'pincc'uoiC 5 & nobile grauua . La oiide icopi-cndoli queAa virtù lu.^ó-
L.'i..eiUe neiU lìluiìiaò. S.g. M xi D D A L £ i\ A S irozzi maritatù nei-
Ì'iìcceii.iiiulh'iiS.dcii>xg..vit.rcheièSaluiati, uaè parlo cheli vcdu quclra
figura con particuiar liiCMCione di queila bagnerà, nella quale 01 ere u ^ìc.i-
tri rpiCudoì\,chele danno la patna felice , la Cuia lliu{isii'siina> igeiUto-
■f. di iomixia virtù > niplende can?o l'ifleiia benignità mentre acceuu gi'no-
luridcneperibneinierioricon Uecovolto, Oc con la benignità fua,chcL»
òi:cra n.egjio cne gi'altn con l'alterezza, & ben fi può dire di lei quelcuc
Icriuc Ciaudiano in Coniuiata Manilij . Teragit tranquilla ptcjias,
il^od niolentiinequit : mandataq; fort'u^.s urget Imperiofa quics .
l,e tre Lune,che lòno intorno al fregiodella Clamide, raprefentano l'ini
iegaa deu'iliiillniiinja Cala Sirozzi,nellaquale il contiene con molta ra-
gione il lìinbolo della Benignità , percioche ,come iliume della Lunal»
lion e alc.-o che i'irtellò luinc del Sijlc , cóli la benignità non ha altra luce
éhcqueuà^ deli'iftelìà magnanimità Soitj delle virtù, come habbiamc^
tuuftrato , & pci*ò la forma del Sole lì fcuopre in teila della figura, cioè in-»
luoco più superiore, & più nobile kÒQ de-irintciletto,onde fi cauano le
^ir.ù inieilettiue,&i gi'organi fenfitiui , ne qliali fi fondino le moi"aii .
Il nuniCrò ternario deue Lune ,fìgnificala perfettione di oucfia emi-
nente virtà , perche liternai'io Tempre lignifica perfettione,come inlegna
Arilinei primo del Cielo Cai-i-priiiioA' èprimo numero impari , & princi-
pio d'unpar.tàdeiiii quale dicelianoi Gentili ibdisfarfi Dio, come di ce fa
j)erfetta,ondeVirgillD'neir£gloga8.dice. TSlumcro Deus ìmpare gaudet.
Et 1 PitragOiiCi diiieroU tre triplicato nclquale fi contiene il dua, effe*
fé di potenza infinita , con quali concorda anco Platone , che dice nel T:«
ii.eo, daqueflonumexO friplicato hauere origine la perfettione dell'an.-^
ma , & l'iflelfa Luna fi dimanda da 1 Poeti Triforme , come fi vede in Aù-
fonionel libretto intitolato Grifo, nei quale dell'idefib numero ternari^*'
«Jilcorre , ne deao lalìare d. dire^che dbtte Lune fono nuoltea man delirai,
cioè vedo l'Oliente , ilche è legno , che la Luna ila in iiiocrcfcimento,ie-
-guitando il Sole, & coil lilluftriiV. Cala Strozzi' fcguitando gli fplendc rii
della magnanimitujfì va dontmouamente'auanzando nella glória,& negli
fplendon della fama con l'if^clla benignità, & è la Luna detta Lucina, per
tiiereeìla tenuta da gli antichi apportatrice delia lucè ai nafcenti fanciul
li , perche porge loro aiuto ad vlcire del Ventre della madre , 6: p^r elicre
el;a benigna, & pianeta humido afi'retta talhoracon il fuoinflLfloilp-ar»
to ioccori-endo le donne ne 1 lor dolori , rendendole più facile al partorì-
«ccome d.ffe Horatio lib.5 .Ode 22.
Montiumcujìos nemorumq; uirgo ^ TeruCcata audis ademìsq;lctbo<,-
^,£ labomnteis utcfo putUas Diuatrifoìmis.
Et benigna fi può du-e la Luna , perche rifplendcndb neirofciirità dtìl»
uotiC , alsicura , & inanimifce col luo lume 1 poueri viandanti , & i pafiori
alla' guardia delle' loro mandrc,& perciò è fiata chiamata dagli Antiche
icorca^Si dwte, & ^li E^uij/cofì il ^icroglifico dei Sok>S: d^UuLUili s'in.'-
«r*.i;,'.u?v-
78
ICONOLOGIA
jt.aginauano che quefli dui pianeti folicro Eicirieiiti delJc cofc^coire quel
li ciie con Ja viitìi propna gciiCi-liCro, & conlerualìero, &:perpccuaheio,
tutte Jc cole infeiiori, oltre a quello Ja Vitanoilra cliere retta dal goueriio
loro per elierc lòllenta^ da l'iiuiiior de l'vna, ck dA Cuior dell'altro .
Si hi detta ligur..di fuccia lieLa,& giocondu,rideaLe,dial]:ectQ giouiaJc,
leggiadro,&inodefto,percnenon è colapiùgrai;uj 6dal..autdclaDeiilgiu-
t.c,Oilde dille 1 ercntio ne gii /ideili. i^- /pp reperì,
facilitate nibil effe homini mcLius neque clcment 'a.
EtperfignitcareloftatoligiioriJecheè liCcelTario all'vlodi efla beni'»
gnita,lìlavefl:ita> & coronata d'oro .
Il drizzarli in piedi, chinarli, & aprir le braccia , fono fegni proprii ne i
Principi della ior benignità, lontani daiiulterezza de.i an.n.o, 6;^ dA
rigore .
Tiene con la delira mano il i-amo di Pino,efiendo detto arbore lìn-bolo
della benignità , \ erche il pino i.ncorche i.a lAu.j Òl iaccia ombra gand^i-
liina^noii uuocca niuna pianta cne vi lia lòtto, inu cialcunavi gerii.cgaa
Jietanicnte , i-d'che e.ia è benigna a tutte, cou.e refei>lce 1 i.eoirufto l:ilo-
fofo lib.j.cap. I ) . de Piantis .
Tlnus quoq; btriLgnao i.nbi-s poftcrea cjfe pitatt.r, qi od ridice fimfllcl, altari
pt: Seritur tniinfuh e^m , Cv" My-iti'.s > ci^^ Laurus , d^ <*/ ♦?/ lciaqi:e : net qidt qi.^m
frohihet radix y quo mini, s b<ic Lieve augc-fi-e te i aieant : ix qi.o lì.t cilici fotcff
radicem plus infcftare quam ymbr?. ;quippc curri l' mi. s ir/.hu^rru.mpl JJì/: itn red"
daty& reliqua q:oq; paiuis altisq; natntiaradicìbksad fortion^ru j'oiictat ìti^
non negar. Oueèda notare, che il p. no arbore nobiLlsuiiO di rad.ce ci-
ta, & le.Aiplice raccoglie benignaniente lotto Ja luaou.bra le niinon pian-
te, fi con.e ^anno aUri arbon di aita r^dice , che non negano ncei e/e iti
compagnia loro altre piante , ilchccilcri e yer figura >chevna ffifona
jnobii<v ^ ''^^^1'^-' radice, c^oè diftirpe, &(^ ongme iubiin.ericei.ef.t-.
toi'ombrade Jalua protettione con ogni benignità aJtr. di minor ccndx-
tione > & con portione h an.ecte nelhamicizia , &' compagnia lua , iJ che
non fanno gl'animi nati vilmente, ancor c.ieperfor.una l..bhmati fieno, :,
cheperro.d.na;io reftono rozzi, 6: come doppi; ,cnon hemplici vLi.o ;(
\erio aJtri più luftonjahgnita , che benignità ,
L'Elefante aniniaJe nobiie,& più d'ogn altro gràde, lo }X)nemo in cue
fio luogo perlimbolo deha Kémgnita de Principi, ik S.gnon gi\ nd., c^e ia
fua benigna natura ne Uiene a far teftimcnianza Ani, lib.p. cap.4'^.ne l'hi-
iloria de gli animali . Jkphas ormiiiim ferari'm mitifilmts y&placidij^ rni s*
EtBartoion.eo Anglico de Ja proprietà dcJiecclclib. i8.cap.42,diceche-
gli Eiephantilbnodi natu a ben. gin [■^erche non hanno fe:e . Sune autem
£lefhantes nati'.rallter benigni , qi:od careant felle -^ Ma noi diremo eh eg i
Jiabenignonon lòlo,perche iia priuo di fciefattefo che il cammello anco-
ra è priuo di fcie,&: riO:.d.meno non arriuaa cjjuelJagentiJe benigni. à,
C'-ena l'e^e.^ame^u-a perche ia natura lo l.a dotalo d vi. ce.-:o iuniedm-
teikwCo prudcnce e iei.Uii.ento eguali cnciiuiuano. Piinio Jib. g. ca^ .i.
DI CESARE RIPJ. 79
é^mmatliim maximum Skphas > proximamq; bumanls fcnfibus ^^c, quciìo ani-
male le uivU iieiiduurci aicoacra c]u:iiciic periòiu cii'habbia linarnta la
hrada pei- non ipaueauDa coi mjiti|->ctco> lì ruuuin bel modo al quanta
Jonuaodaqueiia,^: perdarluinunoiéle mollra tutto cortcfe, 6;^ man-.
ÌJCCo> & le precede uuaati nel G.inmiino>tanto, che apocoa pocolo rimct-»
te perla iìi^dd ,-'-SiiL'Ofj^;iies iiomincm errarttc'/ti Cibi obiùurn uidermt infoUtu-
dine y prmio > ne mpetu terrea.-it > aliqtiantidimi de uiafefnbtrahunt > cir tutte grct"
dtimjigunty &' p.ndatim ipjum pri^icdentcs uiam eioliendunt. dice il mede-
iìmo iiarcolomeo Anglico nel luogo citato,& Plinio nel liidetto lib, cap.4,
JElepIxis bomine obiuo forte folltudine y <^ fimpliciter aberrante clemens y placi-
4ufq;etia?nde7?iojìntre uiam traditur. Atto veramente benigno , minibilc,
in vno Animale, ch'habbia forza di nuocere > 6c non voglia , ma più torto
di gioua.e: dela nobile, e benigna conditionedi quello animale 11 poi-
iòno riputar partecipi quelli Signori, 1 quali molli dalla loro innata be-
«iigna natura rimettono 1 inditi , o ieruitori nella via del felice contenta,
ibccorrendoli ne 1 loro ertremi bifogni » Klunc fibifinem propoìiit Honeytusi
'Princeps , ut fubiitos feliccs efficiat. Il line de Ihoneflo Principe è di far fe-
lici 1 lud.iiti d Jie Anapacro : di più gli honefli>& benigni Principi, & Sx-
g;iori , acco;gen-io i di elfere m.ig'Jion tenuti ,& nueriti, porgono ani-
m;)a mmondt parlare, & chiedere vdxn2e,&iòccorfa, fi come hanno
fatto gì: otaniL Principi ,& Lnperatori, che hanno lallato buori nome di
fé. Aleilàndro Severo di nome, Ok benigno di natura a chi non s'ami-
Ch^aua di chiedc;e nÌ2ncc,lochiamaua, dicendo perche non chiedi nien*
te ì Vuoi for/e ch'io ti re 'li debitore? chiedi , acciò non ti lamenti di me:
ConofceuaAlcflandro cheli Principeè obLgato dar benigna vdienza,&
fbccodb a pcriòne minori, & priuate,&: perciò s'ofteri uà benignamene
tea loro , daiiandundo e bifogni pernon rimanere a loro debitore, & pt.re
era gè. itile Imi erato re^conforidan'l quelli Signori alperi di natura,C/lie ne-
gano l'vdxnza, e fé pur la danno a le prime pai'ole mfafliditi dilcaòciano
da le con mgiuna ie perfone, & le C'auentano con la loro feuera , & bru-
fca ciera j preadmo eflempio di Tito tìglio di Vefpafiano Imperatore, che ■
fempre benig:no fi mollro al popolo, onde per tal benignità fu chiamato
Amore , &f"delitie del genere humano ,niai licentiò alcuno da fé fenza
dargli buona fperanza , anzi auiiato da' familiari , come ch'egli promettef-
fepiù di quello che poteiìe mantenere, lolcuadire che bifognaua auerti»
re che niuno li partilfe mcflo,& dilgufiato diì parlare del Principe.
7^n oportere , ait quemquam a fermane Trincipis trijiem difcedere : Soggi unge
Suetonio, che trattò il popolo in ogni occafione con tanta piaceuolczza,
6^ benignità , che iblea far preparare le felle pubhche de Gladiatori non
a gufio luo , ma ad'arbitrio de gli aipettatori , &^ mai negò niente a niuno
che gli dimandafle , anzi l'eflbrtauaa dimandare di più : j^7n ìieque negauis
quicquam petentibus : & ut qua uellent peteren^y ultra adhortatus tjì. Stando vna
fera a cena gli uenne in mente, che m quei giorno non haueta uiata iafo-
lita benignità con nmao,di chcpcnccndolì, mando fuori queliamemora-
to' ì e ON 0 LOÙ I J
èli \ocQ^y^micidk?riperdidimus , Amici habbiamo perduta lagiorfìata > ri-
putò come pnncipc efl'ere debito Ilio eilercitare ogni giorno l'offitio de Ja
benignità. Non fu men benigno quel buono Imperatore, dico Marco
Aurciiodi CUI Heit)diano Ibnue ^ che a qual fi voglia che ui andaua auaiiti
porgcua benignamente la mano, e non comportaua, chedala fua guardia
ìufle impedito l'ingreflb a niuno . Quefli fono Principi amati in vita , 6^
dopòjmorte bramati , che li fanno fchiaue le genti con iabenignitaj& cer-
xo per quattro giorni , che in quefla vita vno lignorcggia, deue procurare
jdi iaflar memoria benigna di je , perche la lua iìgnona tofto 11 perde , & ia
i"uabenignita,come virtù eternamente dura i Detto degno di generoiò
Principe t'u quellodi Filippo Ke di Macedonia Padre dei grande Aieiian-
dro . Malo diu benignus^quam breui tempore Domtnus appellavi ^
vogUopiù torto elle re chiamato lungo tempo benigno, che breue tempo
Signore> onde io confiderando il cortefe ammodi quelli iniiirti , & beni-
gni Principi , & la nobil natura de l'Elefante animai maggiore d ognaltro
congiunta con tanta benignita,(l concludera,chec.LanLopm vna pedona
è nobilé-5 & grande , tanto più deue cli'ere cortefe, & benigna , ma quei-
losche più importa lì conforma con Ja benigna natura di Dio, di cui è
proprio ì'efler benigno> cflendo j che non ci .è chi più di lui gierciti la be-
jiignità per il bene > che ogni giorno fa a tutte le lue creatLre ^ fi che vn
Signore, & vn Principe p^rquanto comporta la morul condmone in co-
fa ni.una può più accoftarlì a la natura diuina , che co« la benignità , &C^
fenza dubbio? che; Iddio ama più vn Signor bcnign©, che Ibpeibo,^;^
altcroj anzi l'odia, licom€ il moral Filoiofo Plutarco chiaramente dii:o-
flra nel difcorfojtche fa al Principe ignorante, dicendo, che fixrome.; Id-
dio ha .collocato nel Cielo il Sole, & la Luna , iegni doX fuo Iplendore, co
fi è l'imagine , & il lume del Principe ne la P.epublica , che porta la men-
te ,&. Ja ragione giufla, U retta, e non il fulmine, e'I tridente , come lò-
glionTarfi dipingere alcuni per parere tremendi , 6: fublimi più che non
lòno rdirpiacciono a Dio quelli, che fanno em.ulatione con li tuoni, ful-
mini , & raggi, & Ci compiace d: quelli , che imitano la fua virtù, & fi ren-
dono fimili.a luincll'honella, humanità,& benigniti ,& quelli più inai-
la facendoli partecipi della fua equità, Giuftiti.a , Verità , Manfuetudine,
& benigniti, mediante le quah virtù rifpJendino, comcilSoJc, & la Luna
iion tanto appreilogl'hiiomini, quanto apprelìb Iddio padre di ogni be-
inanità.
BIASIMO Vinoso,
VECCHIO magro , pallido , con bocca aperta , & chinnto vcrfo la
terra , Jaquale ei va percotcndo con vn ballone, che ha in mano,crli
^ngeuanograntich.i Mo;t!0 Dio della riprensione, e dv-l biafinio; il mc^A"
piento farà pienodi lingue^d'orecchic, &: d'occhi .
èi dipinge vecchio, perche è proprietà dc'veccìii d\ biasimare femprele
^',ied alcn,o perche fi ccnojr.a la loro prud^za impai-ata eoa l'eirerxCZci r'i
Oiula iiin-ppe/ iod.'ii'l ctii ;>iU.4tipO]>e'"poriV f;ciìo^Jial:ce.}^.2 eiouem-'C.
DI CESARE R.IPJ. Zi
Si fa ancora vecchio^eilendo la vecchiezza iìauie al verno, che fpoglia i
#ampi d ogni occalìone di piacere, & di guiìo .
E lecco, & pallido, perche tale diuienefpeifo, chi biafimapcrrinuidia*
«he quali iemprc muoue il biafìmo .
Su con la bocca aperta, & iì vede , come habbiamo detto con le lingue^
rorecchi,& occhi perche il bialìmo è iempre pronto d'vdire , 6i vedere per
icemar la lode di qual li voglia periòna .
Mira la terra,perche il irne di chi bi,afima non può ciTcr fc non YÌÌt , ap^
poggiandoli malsime all'arido leene della maledicenza .
BONTÀ.
DONNA bella , vcflita doro , con ghirlanda di ruta in capo, e fta^
ra con gli ©echi nuolti verlò ì\ Cielo, in braccio tenga vn pellica-
no c©n il iìgliuoimi,^a canto vi iU vn verde arbolcciio alla riua».
di vji jiume.
Bontà neirhuomoècompolltioncdipartibuoac,coiiie fedele, verace^
integro,giufto,& patiente.
Beila fi dipinge , percioche la bontà fi conofce dAU, bellezza^ clTcnd*
4hc la mente acquifta cognitione de' fenfi *
livelli LO dell oro fignilica bontà , per elTer l'oro fiiprem amen te buon©
/ra tutti 1 metalli . Horaao dimanda aurea la mediocri u,d alia quale deri»
uà la bontà illciìà in tutte le cole .
L'Albero alla riua del lìump è conforme alk parole di Daui<l nel fuoi.
Salmo , che dice : rhuomo che kg\:i^ la legge di Dio elìex fimile ad vi/al-
bero piantato alla riua d vn ruilelio chir, 'o, belio , & corrente,e per non
CiTer altro ia bontà, della quale parliamo , che il conformarli con la voloji-
ta di Dio, però ii dipinge in tal modo , Òcl li pellicano medeiìmainente , il
quale è vccello^<:he, fecondo che luccoatano nioiti autori , per iòuuenirc
iproprii figliuoli poftì in necefsiC4,luena iè fielio col rollro , e d^ì pròprio
Sangue li nodiifcc , come dice dntulàmeute Pieno Va^eriano ai luo iuogo>
ti de' più moderni nella aoftra lingua .
IlRiiiceiU iicil imp/^ià del Cardiaal d'Augufia non mofira altro, cho
riftciìàbonca.
Sta con gl'occhi riuolti al Cielo , per clTer intenta alla contcmplatìo-
ne diurna , & per ica^ciar i penfieti cattiui , che di continuo tanno gueiva.
' iPcr quello ancora ^\ pone ;a ghirlanda di ruca,haLe^id j dect'herba pro-
prietà d'efier fuggita da i Ipirici maligni, &iie iiubbiam o auceatichi ccfti-
, , monii , Ha ancora propriet i di iminuir l'amor v eiiereo , il che ci manife-
. |fta , che la vera bontà laicia d.. bar.da tutti lintereisi, & l'amor proprio , il-
■ Iqualc ibio iconcercu, & guifià tutta l'armoma di quefl'orgaao, cne fuai.a^
''' [eoa i'aroioma di tutce le vucù ,
.,.[ B V G I A.
DO NN A inuol;a,& ricoperta neilhabitofuo quanto fiapofsibi te,
^ . il ve^tiiiierico da vaa parte iara b anco , 6i d^^^i'ak.à i.£io,ce.va i i^
''• l«fO vna^aza., Se a\ ììì^ìì^ì Vx*a >ìej)pia^acc^
I. La
ti ICOHOLOGIA
La parte del vcilimento del color bianco moftra,chegrhuominibugK
di primieramente dicono qualche venta per nalconderui lòtto la bugi
imitando il diauolojilquaie^come dice San-Giouan Chnioflomo l'up
Alatth. Concejjum e/I interdum uevti di,, ere y ut mendacium fiium rara ueritatt
commcndent ,■
L'altra parte di dietro del veflimento nero > fi fa inquellal. fentenza i
Trifone Grammatico Grecojaqualediceua yche le bugie hanno la coda
nera,&: per quefla medclìoia ragione a quedlmagine fi pone in capo la
Gaza , che è di color vano, 5^ la Seppia ,laquale , fecondo che racconta
Pierio Valei'ianonel libro 28. quando ìì fente preia, manda fuori dalla et
da vn certo humore nerojuelquale Ci nafconde^flimando con tale ingann
fuggire dal pefcatore. Con il bugiardo ofcura; le lielTo conia iin tiene deli
bugiep& non viene mai a luce di buona fama .• '\
B V G I A. ;|
DOnna giouane bruttarma: artifitiofamente \^eflita ài color cangiane
dipinto tuttodì mafcaredipiù foi-ti,&di molte lingue, farà zopp
cioè con \^na gamba di legno , tenendo nella fini (Ira mano vn falcetto
paglia acceia . Sant'Agoftino dipinge la bugia,dicendo,che è falfa fignìl
catione della v"oce di coloro,che con mala intentione negano > ouero a
fermano vna cofa falfa .-
Et però iì rappréfenta in vna donna giouine, ma Sruttajcfiendo vitio fi
uile,&: fuggito fommamente nelle conuerfationi de' nobili, in modo c^
è v^en^ito in vfo hoggidì , che attefiandofi la fua nobiltà >come pcrgiur
mento nel parlare fi ffima per'còfa certa, che il ragionamento fia vero .-
YQ.9it^ì artificiofamen te, perche con l'arte fua eJlas'induftria di dare;
intendei"e le cofe , che non fono*.
La verte dì cangiante dipinta di varie forti dì mafcare, &C ^i lingue e
mofi:rarincon/lan2adel bugiardo, ilqualedilungandofi dal vero nel fau
lare,da diuerfa apparenza di elfere a tutte le cofc,& di qui è nato il proue
bio che dice: Mendacemoportet effemernorem'.
Il fifcetto della paglia accefa altro non fignifica,fe nonché fi come
detto fuoco predo s'appicci aj&prefio s'ammorza, cofi la bugia prefio n
Ice, & prefio muore . •
L'cfi'erzoppadanotitiadiquelchc fi dice triuialmente', che la bugia i
le gambe corte .
B V I Ó\
GrOVANN ETTO" moro, vefiitod'azurro iellato d'oro, &fof
il capo hauera vn Gufo , nella defira mano vn velo nero , & con la
liifira tetra vn feudo dì color d'oro, in mezo dei quale ui fia dipinta v
targa con motto che dxcc. A V D E N D L
CALA M ITA.
DONNA mcfla , veRita dì nero , & marin arhéfe', moftVandofi.x'
bolei'l regga fopra vnacanna,tehédoin mano vn mazzo di fpighe,
grano rottele fracafiatc^coine quelle, che vengono abbattute dalla tépel'
ì
131
r>7 CESARE RIPA. 8|
Il veftimento nero iìgnifica malinconia , ch'c compagna perpetua doì-
a calamità.
S'appoggia alla canna > perche non il truoua maggior calamità ,chej
[uella di colui , che ila in pencolo di rouinare , il quale i\ cond uce mol te_i
''plteadqflderarela ;iiorte per rimedio, & la canna per eircrcvacua,&f
)oco denià> facilmente fìlpezza al lopraucnimcnto del pelò, come fa-
:ilmente mancano le Iperanze-^di quello mondo, perche ogni iòne di
^ento ancorché debole è ballante a mandare in ruma, & la fabrica, ^ li
bnc(amenti dtììo. noflre fperanze, & per quello ii, domanda calamità da i
•alami dt\\& Canne .
Il mazzo del grano acconcio ,comc detto habbiamo,iìgnilicaJa per*
ìiitione,& rouina dtWt biade , che è il principio della jioitra calamità .
CALAMlTi\, O MISERIA.
DONNA .afciutta , tutta piena di lebbra con pochiflìmi panni, che
le cuoprono le parti vergognofe , & con alcuni cagnucli, che li ftia-
10 lambendo le piaghe delle gambe, terrà .le .mani in atto ,di dimandare
ilemólìna.
€a'ta?nka ) ^ <t.ylfiferia ..
DÒNNA rneiìajignuda, a federe fopra vn fafciodi canne rotte, e ìpez
zate in molti pezzi in mezo a vn canneto .
>i dipinge mefta , percioche la miferia rende i'h uomo mefto,& ancor-
:he la Fortuna fé gli moftri alquanto benigna^ nondiineuo non iiiallegra
nai 5 come dimoftra Seneca in Thyefte .
Tropmm hocmiferos fequituruitium "Hjjmquam rèbus credere Utis
^ideatfcclixFo rtirna lUet Tamen affll£ios gaudere pigei .
Si fa a federe, permoftrare,che le fuelperanze fono andate a terra ,&
illa in/ìeine con eflè , perche dice S. AgoUmo nel lib. de fin. Ja miferia h
ibondanza di tribulatione .
Xe canne fracaflàte furono femprc pofle anticamente per lignificare la
palamita, da che i Romani pigliorno poi ilnome di calamita , dimandaja-.
io calami, le canne.
Q AL V N N I A,
DON NA, chemolìri elfere fdegnata , nella iìniftra mano tenga vìe
torchio accelò,& con la delira prenda peri capegli vngiouanett»
Qudo,&loftringa, ilquale alzi le manigiuntcal Cielo ,«& da vna parte
^ifaràvnBafalifco.
Dipingefi con vifo iracondo:, perphe è cagionata dall'iacondia, &dal-
loldegno. '
Il torchio accefo,-dinioftra , che làcalunnia è inllrumento atti/fimo ai
^ Gh fi dipinge a canto il b^falifco.^percioche, come narra Pieno Vaie-
nano nelUb. 14. 1 Sacerdoti Jlginj poneuano queilo .animale per la ca-
1 a lunaia
/^ ICONOLOGIA
Juiiriia>pcrchc fìcomcil baialifco lenza laordcre dalontano % pcrnitloA
aii'nuuaio coi rguardj> coii iiCu-iunniatOie ipuri^ndo di naice/lo aU'orec-
ciuc d;:' PnacOi , Ócjìwr» , induce fVa u<à itaicii-c.iiic iav.cuxi.cO, che nce-
na damii > diiagi/, toruieaii , e odi x'""ciio iu iiiorie, e ieiiz'oiide potCì'ii aiu-
tare,iioii ia* cudù li tofio,^^.crche gh v.cn ì'acco iii ^oieiiz-a couiC lì vede au-";
LCMii'e Ai Uioi te corti, & j.i.eiv.d^i.^ i\>pra iùcaiLaii.anel iiL. 7. cosi dice;
C.dumnUtor ifUurUiu jul u ac ci.fitoy non p'étjtnttni ai.i.uJAt .
CAPRICCIO.
GIoLincLto vcfHtodi v^ni coion, ai capoporierà vn cappelletto fimi*
jcal veilii-xuco ,iC'prailqu».le vi iarunno penne diuerie,iieiJa delira
mano terra va mancice , 6: nella iìuillra vn iperonc.
Capricciod iì adiikandano queiii, che con iato, dall'ordinarie de gl'altri
huoiiiJni diuerle fanno r endciC .e pi-opne attioni , ma con la ii.obutadal
l'vna all'ai tra pur dei n.edelimo genere, &perinodo d'Analogia li dicona
capricci le idee,che inpitturj>oni rnLÌìca,o in altro modo li manifeliano
lontane dal nicdo ordinario:i'inconftanza li diUiOiìra nell'età fanciuiieic%
lav^anetà nella diuerlit.. dei colori .
Il cappello con le vane penne, nioUra che principalmente nella fantafìjk
fono polle quefle diuerfitad attioni non ordinane.
Lo l'perone,& ù niantice moftrano il capncciofo pronto all'adulare l'aèr
fruì virtù , o al pungere i vitii .
CARRI DEI SETTE PIANETI»
Ci^KA ^ HELLi^ LV ISlj^,
Còme è defcritto dal Boccaccio lib. 4. nella (j eneologia de gli Del*
VN A donna di verginale alletto Ibpra d vn carro di due ruote tiraÉft
da die cai alli j vn bianco , & l'altro nero per mofirare , che la Luna,
faifuoicorfi di giorno, e di notte, è anco tiratoi! Tuo carro, come dice li
iopradetto Boccaccio nel ^.libro da' cerni, elfendo cheilcainmino,che ta
la Luna vien fornito più velocenicnte di tutti gl'altri pianetiycome quei-
la,chc ha rorbeminore,& Claudiano,& Fedo Pompeo dicano, che è gui«
dato da muli , per eller la Luna fterilc, & fredda di lua natura , come pari-
mente è il mulo, & A ulònio Gallo fa guidare il detto carro da giouenchi^
credefi che follerò dati quell'animali alia Luna per la lìrniglianza , che è fra
di loro delle corna,chc perciò lì niectano due piccioli cornetti in capo dei-*
4a Luna, cemeanco per eller quell'animali làcrifìcati a quella Dea .
Piudcntio velie la Lunadvn bianco, &lòtul velo dicendo.
Di bel lucido ueloa noi ueftita
Quando fuccinta [piega le quadrelÌA
e la Vergine figlia di Latona,
Si potrà anco veflire don la nelle bianca,rofra , (S<r fofca (!alla cìnta iiL*
jù j 5j^ li reflante dtl ueflnnento làra negro, mollrando, che ia Luna non
haiuiTiC da sè,miadaakrilo riceue5&: ed auuertire,che per bellezza di que-
lla figura fieno efsi colori podi con gratia, 1 quali mofti-ano > che la Luiia_.>
Spello fi muta di coìoac^ài da eiiu mola ladouinano le mutattoru de tempi.
Onde
DI CESARE KIVA. Sj-
■Onde Apuleo racconta, che Ja roflbzza nella Luna figniiìca ventigli i:olor
folco pioggia,6d il lucido,e chiaro aere fereno,& Phniojicl iib. iZ> cap. j^.
idice il med elìmo.
Fuda gl'antichi dipinta, che portafsi a glhomeri una faretra piena ;di
:ilralij& con la delira mano vna facella acceia, & con la llninra un'arco» -
Moftra la facella ardente,come apportatrice della luce alli nafccni:^ ^^
■ciullijpercioche porge loro aiuto, ad vlcire dal nentre delia madre.
Moftra ancor il lume,che fa aili pafiori,i quali amano aliai la Luna, per-
cioche da lei .riceuonocommodita grande, elìendo che lanotte guardano
ifuoi armenti dall'infìdie delle here..
. Oltre CIÒ sintende ancor per il lume l'humidità fua,cheprefla fauore al
Ìcpianie,che germinano fopra la terra, & alle radici difetto dona.aiuto.
Ladipinlerograntichi,come habbiamodetto,con rarco,& con la fare-
tra,pcrche intendeuano la Luna eflere arciera de' fuoi raggi , \i quali fono
alle uol te nociui a imorta]i,& per dimofti-areancora le punture, chefentCH
jio le donne nel partorì re,efl'endo quefta Dea fopra il partodelle donne-
C A R R O D I M E R C V R I O.
VN giouine ignudo con vnfol panno ad armacollo, haueràicapegli
doro5& hi eili vi faranno penne parimente d'oro congiunte inlTc-
jne,o uero vn cappelletto con duealcrte,cioè vna per banda,in manopcr-
tei*àil Caduceoj& alli piedi i Talari,che cofi lì trucua dipinto da i pittori,
& defcritto jn molti libri da'Poeti^ & in particolare nelle irasformatio-
jii d'Apuleo.
Saradetta Imagine fopra d'vn carro, 6^ vi faranno jnol ti faflì ,perac-'
cennare il co/lume de gr.antichi, che quando pafìauano vicino, alle flatuc
-di Mercurio,ciafcun li gittaua vn fallò aipiedijdi maniera, eie fempreal-
Ji piedi della flatua di Mercurio erano molti .monti di fallì , e ciò nfenfcc
Phornuto nel libro della natura de gli Dei .
Sara quello carro tirato da due Cicogne vcelliconfecrati a Mercurio,
Hperche quello vcello,ch'èchiam.ato Ibide, è vnafpetie di Cicogna, laqua-!
li- le nafce in Egitto, come ferme Arinotele nel libro della naturade gi'ani-
f ! mali, doue che Mercurio (fecondo che narrano grifionci) regnò,dando
^j^ la quei popoli le leggi , &:infegnò loro le lettCìe , ccn.e fc ri l e Aiarco Tul-
lio nel terzo libro della natura de gli Dei,& volie,che .'a priira lettera c'el-
l'Alfabeto folle 1 Ibi, fi come dice Plutarco nel libro de \M^, & Oiiride,'&
Ouidionel fecondo libro delle trasfcrmationi lcriLe,che Mercurio fug-
gendo infieme con gli altri Lei limpeto diTipheo gigante fi conuerfe fa^
vna Cicogna . . ■ -v^t
Potrebbefi in luogo ancora delie Cicogne dipingere àvz galli ^ per la-*
conuenienza,che ha Mercurio Diodeila facondia, oc" del p'r.r]are,cCiQÌa
'"^" i vigilan^,]aq uale fi dinota con il gallo .
'' ' I Con il Cad uc eo fi d ice che Al ere urio(fecondo i GentilQfufcitaii^ i mor-
^ jti^comci'eloquenzaiuicita le memorie de gr::LiOi::ini- ^■■'-
^^ I raLari,e kp-enne? modraao la velocità dell^paroies k q uali inVn £rat-'
« , - I i jo
^(j ICONOLOGIA
t'jffwnfcanojperò Hoaicro chiaaia^uiii^ ie parole, veloci,aiULe,5v''c*lian Jc
rejinc:, e clu vuol vedere ^ih. diflu(uii:Ciitc quciic^e (imili altre ragioni del-'
ic penne di Mcicuno ,6c^ dcgiuiCri iu<.'i pOiLCiui, pQù-a]eggere( oltre
;<:/;€ moki ne icriuono nella lingua LatinaJ il Bocc»iCcio,che nella nollr*
non iDuiica con dthgenza .
CARRO DI VENERE.
VENERE (i dipinge gicuane > ignuda , & beila , con vna ghirlanda
di roie, & di morceiia , 6<r" in v^^a mano tiene Viia conca marina .
Fu Venere rapprcfcntata ni.dapcr l'appetito de gli laiciui abbraccia*,
nienti, o Lero,pC;che chi vi^d.ctro ieinpreajli lalciui piaceri rimane
fpeUb fpogliato , «Sd pnuo d'ogni bene , percioche le ricchezze iono dalie"
]a.ciue donne diuoratc,6cJì<^cbilua il corpo, Smacchia l'anima di tal
bruttura , che niente refla più d. beilo .
Il mirto , & le roie fono confecrate a quefla Dea, per la conformità,chc
lìanno gl'odor con Vei.ere,& per l'incitamento, òcf" vigore , che porge il
mirto alla lufluria, che però Fut-urio poeta Comico meutre fìnge Digo-
iieir.ercti-icc, cosi dice .
^ me forti del mirto acciò ch'io pofja Con pia uigor , di Venere oprar l'armi
La conca marina , che tiene in mano , modra, che Venere ila nata del
mare > come diftulàmence fi racconta da molti *
lì luo carro, fecondo Apuleoè tirato dalle colombe, le quali ( come ft
feri uè) fono oltre modo lalciue, ne è tempo alcuno dell'anno ,nel quale
non fileno m leme ne i lor gufii amorofi .
Et Oratio, Ouidio, & Statio, dicono, che Venere è tirata da i cigni , per
(dimofìrare , che i guftì de gl'ainanti fono fimili al canto del cigno , il qua-
le è tan o più dolce, quanto quello animale è più yicino^ì morire, perche
tanto più gode l'innamorato quanto più pena in amore .
Per fare alquanto difleren te quefta figura il Giraldifcriue, che Vene-
re fi rapprefenta , come ho detto , fopra d'un Carro tirato da due cigni , è
due colombe , nuda , col capo cinto di mortella, &: con vna fiamma al pct-'
to, nella dedra mano tiene vna palla, o vero vn globo, in forma del mori
do , & con la finifìi-a tre pomi d'oro , & dietro gli fono le tre gratic , eoa.
le braccia auuiticchiatc .
Il globo mofli-acfler Venere dominatrice,econreruatriccdeirvniucrlcw'.
Li tre pomi fono in memoria del giuditio di Paride a lode della fua-»
/ìnf^ularbellezza.
Le grafie fono le damigelle di Venere, che allettano, & corrompono
facilmente grammi non bene (labiliti nella virtù .
CARRO DEL SOLE.
ILSoJcfi dourà rapprefentare configura di g:ouanetto ardito , ignu*
do , ornato con chioma dorata , fparfa di raggi , con il bracciodeflro
dinefo,& con la mano aperta terrà tre figurine, che rapprefentano \<Ld
tre gràt^C : r^^^^^ Uniftra mano hauera l'arco , & le laettC; & fouo il piedi
i^n fcrpente vccifo con u *J1^ .
Si
r>/ CESJRE RIPJ: //
Sifagìoulnc con l'auttorita dei Poeti fra i quali Tibullo con dice.
Che Bacco iolo, e r eoo eternamente giouaniiòoo,&c.
Ecperiagiouinezza voliero iignuicare la virtù dei Sole, produttore^'
fcinpre in vigore del Tuo calore di colè nuoue, & beile .
Sofhene con la ànidra mano le trc granfie perdxmo/lrarc , che ciò chc^
iiibelio , edi buonoc in quefto mondo, tutto appanicepcr la iua luce , e
<Ja q uelio in gran pax-te è prodotto .
Con iiferpe morto, Ò£ con le frecce fi dipinge per accennare la favola
'di Pitone vccilbda Apollo hnto Iblo per diuiofh-are i gioueuoii eiìcutj^chc
liclla tcna opera la forza dei Soie alciugundo le mperiluita degl'humon,
& i'xloluendo le corruttioni .
6\ara detta iìgura con bella difpofitionc , fopra d'vn Carro , ii ^uale da
Ouidionei iecondo libro dcilQ Metarnorfolì eoli lì dipinge.
Di ricche gemme è quel bel Carro adorno I raggi fon che fan pia e hìaro lìgio ma
St ha d'oro il timone ^^ tajfed'oro. D'argentone gemme in un fottìi Uuoro
Jjc curuature delle rote intoì no Sttato infieme sigran lime porge
Xia falda fafda d'or cerchiate foro Ch'in del da terra il Carro non fi forge,'
Quello Carro , come racconta il Boccaccio nel 4. libro della Geiieoro-
^ia de gii D^i , ha quattro ruote , perche nei fuo corfo d'i^'n anno cagio-
na quattro mutationide'tempi,&.è tir;;to da quattro Caualli , dzlh qua-
li il pruno da gli Poeti, e chiamato Piroo; il fecondo Eoo; il terzo Etheo-
Jie, & li quarto Phegone , & con qucftì iiarino moftrato la qualità , 6c il
camino dei giorno; percioch e Piroo,cheè il primo , fi dipinge,^ rc/To,'
efieado che nei principio della mattina , oflandoi vapori che fi leuano
dalla terra , i\ Sole nzì lenariì e roilò ; Eoo , che è il lècondo , fi dimo-
erà bianco perche, elTendofi fparfo iiSoì^j ó^hauendo cacciatoi vapo-
ri è fpledentc, Schiaro ; lì terzo è Etheoiie,& fi rapprelcnta_^roffoin-
tiLimmato , tirando al giallo , percheu il Sole ( feru:ato nel terzo del
Cielo ) mofii*apiù r.lplendente le ftefib ; L'vltimo è Phegone , & iì figu-
ra di color giallo , ma che porgo-, al nero , per dimofirarc^ la decli-
iiationedcfio verio la terra al tempo , che tramontando fa.^ ofcuraro
laterra^.. CARRO DI MARTE.
FV rapprefentato Marte dairantichita , per huomo feroce , & terri-
bile neìl'afpetto ,6r Statio nel 7. libro delia IhebaidcTaiiia^. di
corazza tutta piena di ipaucnieuolimoftrijcon l'elmo in lefla, ^ ccn^
rVccelio Pico per cuiaero , con la deflta iranopona v^nj.f!a,<l'ccnii
braccio nnifiro tiene con ardita attitudine v^ no icudodi lylcndo.e ii'n-
guigno^&con U fpada al ilaaco , lòpra dvn Carro tirato da àa^Lu^i
rapaci ,
Si mofti-a terribile, 6^ fpauentcuole nell'affetto per dur terrore , 6: fpa-r
licntar inimici.
J mofiri , che fono nell'armatura , moflrano efiere apprefio di Marte ii
girare , l'im piéca , ^ uiue .xììuìì '^^ìuoul .
; I 4 CU
Sf IC ON 0 LOCI A'\
GJi n pone il Pico per cimiero per efevcceHo dedicato à MarÈé per IV
cutezzii dei rolh'Ojncl qual Iblo conlìda contro gi'altri animali .
L'Alia iignitica Impeiio,perche tutti quelli,clie attendono all'armi, vo
gliono eflet-e luperiori ,& dominare altrui .• •
£o feudo denota la pugna/S: la fpada la crudeltà .
^i fa che llia foprailcarrojpcrchc anticaméte i combattenti vfauano le^
carrct'te^edi ciò famétione il Boccaccio lib.p.dcllaGeneologia de gliDei. .
' Gli fi danno i lupi , per efler c]uelli ammali dedicati a Marie , & per mo-
Orare rinfatiabile ingordigia d'i quelli, che: fèguono gl'cfercitijche mai-
non fono'^'^cii ^l'^'^^^i ^^^^ ^"P^ • ^^ -domerò fli tirare il carro di Mane da^-
diic caualli, come animali atti per combattere , 5c^.a fua imitationo
Virgilio diffe.-
Edio aYìmntuY eqidyheìlum hec armenti mìnantur . . '
C A R KO DI G I O V E.
SI dipinge Gioue allegrone benignojdecà di quarant'annij è nelle Medatl
p-lie antiche d'Antonino Plo,edi Gordiano il fa.nudo,ma per darli al*.,
quanto piti gratia, & per coprire le parti vini ,li^ metteremo ad armacollo,
vn panno azzurro conteso di varijlìori. •
Nella deflra mano tiene vn'hafta, & nella finiftra vn fulmine, dando ia
piedi fnpra vn carro tirato da due Aquile;-
Nudo fi dipinge, percioche, come racconta AleirandroAfròdifeo,anti<.
camentel'imagini de gli Dei,& de gli Re,furono fatte nude, per moltrare.
ehc la portanza loro ad' ognVno era manlfefta.-
I vani fiori, fopra il panno fìgnificano Tallegrezza, & benignità di quc-»-
ftbpiancta,& d'efsi fiori Virgilio nell'Egloga 2. coli dice.-
Ipfa tibi bìandosfundent vcnabidaflores ..
Gl'antichi foleuano dare l'hafta per fegno di maggioranza , & perciò^'
iTcirimaginediGiouefignificaqi.eft'ifielfo.-
II folgore nota cafligo, ma per elTer quello pianeta benigno lotien con'>
la' (ìniflra mano,per non eifcre rigoroib, il che fi moflrerebbe quando lo te
lìefìe con la delira mano in atto di lanciarlo .-
11 carro è tirato dvi due Aquile , non folo per moflrare', come: fono dedi- .
cntea Gioue,ma anco per dinotare gl'alti,& nobili fiioi penfieri,& la libe-
Falità,& finalmente efTere gioueuole altrui , &(_ perciò dal giouare dicefi
che ci fu chiamato Gioue.
Glifi danno anco l'Aquile, per il buono augurio, che hebbe mentre an-
cTaua a far guerra contra Saturno fuo Padre, della quale rimale vittoriofo.
Come anco, perche interpretandoli Gioue per l'aria più pura d'onde na-
fcono i fulmini folo fi dimoflra coii l'Aquila, che tra tutti gl'vccelii fola-,
s'inalza a ^rand'altezza lontana da terra.
CARRO DI S A T V R N O.
(omcfi dipinge dal Boccaccio .
VEcchio , brutto, fporcc, & lcnto,con il capo inuolto in vn panno pa*
rimente brutto , 6c nel fembiante vcdrafsi.oieflo , <Sc di malinconica
com-
DI CESJRE RIFJ^. %9
Complèlsìdne , & conhabito tracciato, nel Ja delira mano tiene vna falce,
&con Ja llniftra vn picciol fanciullo, quale moiìri con bocca aperta vo-
ler di uora re .
Stara quella fìgurain piedi fopTa d'vji.carro tirato da due boui negri,ouc
ro da d uè gran ferpenti,& ibpra del carro vi fìa vn Tritone^ con la Buccina
alla bocca,moftrando di fonarla, ma che fi veda , che le code d'eflò Tritone
iìano lèpolte nel piano del carro, come le fodero fitte in terra.
Dipingeii, fecondo la mentione^che failBoc'caciolib.g-dclla Geneolo-
già de gli Dei , niello per moftrarla malenconica complefsione di quefto
Pianeta,& perche Saturno appreljò gl'antichi figniiìcauail tempoyloface-
uano vecchio,allaqualetà conuienelamalinconia.
11 capo inuolto,& i'afpetto tardo,dimoftrano il finiflro afpetto della ftcl
la di Saturno, & la fua tardanza ..';'' ^
• Sporco fi dipinge, perche è proprio di Saturno il concedere i coflumt
difonelli.- -
- Sf rapprefenta con la falce in mano, perche il tempo mietere taglia tutte
le'cofe,come anco potremo dire,che perla Falce sintenda la coltiuatione
de' campi,ch'egli infcgnò à glltaliani, cheprima era incognita .
Il fanciullo.che elio diuora,dimo{lra,che il tempo diflrugge quei mede-»
fimi giorni de 1 quali è pad re, e genitore .
' Si danno i n'eri boui alfuo carro,perche talialui facrifìcauario,come rac
conta Fello Pompeo. ' -i-pvvyv^'l
Si può anco dire,che hauendo effo infegnato l'agricoltura perafarff; &'
coltiuare i campi,non lì potefìe , fé non con fcommodità far fenza queftf
animali,e però i boui Ci pongono,come inditio d*agricoltura . ,
Il Tritone fopra il carro con le code fepolte iigniiìca > che l'hifloria co*
minciò nel tempi di Saturno, 6c che da lui indietro tuttelecofe erano in-
certe,&ofcure, il che IJgnilicanolecodedi Tritone fitte, ócnafcofteiiL*
terra,perche innanzi al tempo non v era materia d'hiiloria.
C A R R O D I M I N E R V A.
DA Paufania è defcritta Minerua nell'Attica fopra vn carro in forma,-*'
di triangolo da tutti tre i lati vguali,tirato dadueciuette,è armata al-
rantica,con vna velie fotto larmatura longa finoai piedi, nel petto ha_-»
fcolpitalatefladiMedufa,in capo porta vna celata, che per cimiero ha
vna sfinge,& da ciafcun de' lati vn grifFo, in mano tiene vn'hafta , che nel-
l'vltima parte vi è auuolto vn drago , & a i piedi di detta figura è vno fcuda
di criftallo>fopra del quale ha appoggiata la finiilra mano .
Il carro in forma triangolare fignifica(fecondograntichi)che a Minerua
s'attribuifce rinuentionedeirarmi,deirartedi teflere, ricamare, &rAr-
chitetura . '
Dipingcil armata, perche l'animo del fapicntc f^a ben preparato contro
i colpi di fortyna.
La lancia fignifica l'acutezza dell'ingegno .
Lo feudo il molilo , ilquale con la (apienza fi regge.
99 ICONOLOGIA
Il drago auuoltoai]a lancia, denotala vigilanza, che nelle dlfclplinc
lid>oprar ailbgna, o pure chz le vergini fi dcaoiia bea gaardare,coaie rife^
A-ifcc Ibpra di ciò i'Aiciato ne i fuoi Emblemi .
La Gorgona dipinta nella corazza > dioioUra Io fpauento , che rhuomo
fàpicnte rende a i maluagi .
IgrilH, & la s/ìnge ibpra l'elmo dinotano > che la fapicnza ogni ambi-
guità niolue .
Le ciucttCjche tirano il carro, non folo vi fi mettono come vccelli con-
iccrati aMinerua,ina perche gl'occhi di quefìa Deaibnod'vninedefìmo
colore di quelli della emetta , la quale vede oenirsimj la notte , inteaden"
doiì che l'h uomo iàggio vede, &coaoicelecore, quantunque ixziio dif*
ficili, &c^ occulte,
CARE. ODIPLVTONE.
HVOMO ignudo , fpauentofo in Vifla , con vna ghirlanda di ciprcfTo
m capo , tiene in mano vn picciolo Icettro , 6: vna chiaue , ftand j lo-
j>ra vn carro da tre ruote,& è tirato da tre ferocirsinii caual]i,de i quali (ìt-
condo, che diceij Boccaccio lib, S-deliaGeneoiogia delli Dei) /"no il
chiama Metheo , il fecondo Ad;iftro , & il terzo I\clìo,6: per far meglio,
che fia conofciutaqucfta lìguradi Plutone, li n.etieiemoaili piedi Cerbe-
ro , nel modo , che H fuok dipingere .
Dipiugc/ì nudo , per dimoilrare , che l'anime de' morti , che vanno nel
Kegnodi Plutone 5 cioè nell'inferno, fono pnuedi ogni bene, & di ogni
commo.do,ondeilPeti*arcamvna lua canzone, cosi dice a cjUefto prg-
pofito.
Che Calma ignuda-j e fola fonuien che arrtui a quel dubbio fo calle ,
Spauentofo fi dipinge , percioche cosi conulene cfè.e a quelli che han*
no da caligare U fcelerati , iècondo , che mentano gl'errori commeflì .
Glifi da_> la ghirlanda di cipr£iio,pereilere que'Vc.i-borc confccrato
aPlutone> come d.ce Plinio nel libro i6. dell'hlftoria naturale,' ' gii
antichi , di detto arbore gli fecero ghirlande per eiier pian a trilla , & me-»
ila,cfl"endo che, come v^iia vol:a è tagliata, più non gcrjioglia.
11 picciolo fcettro , che tiene in manodunofira , eh egli è RedellVlti»
tna.e più baflà parte dei i'vniuerio. (
La chiaue è infcgna di Plutone, percioche il regnofLjoc di mr;nicra_»
ferrato, che nelfuno può ritornare di la; onde Virgilio nel 6. dell'Eneide •
€OSl dlCCf
Sed reiiocarc gradum , fnferaftj; cttaderp ad auras , Hoc opus , hic Ubar efr, pau-
€Ì ) quQs £(]ut'.s amxKit Jappiter , c3?'f •
La cai'recta dunoflra i gir. di quei , che defiderano d'arricchire, pcra/fer
Plutoncda gl'antichi ic.iuio per DiO delle ricchezze.
E guidata da tre rpote > !^er dinotare la fatica , ^ il pericolo di chi vi va
d nitorn(^ > 6f i'inccrte/:zu de. le cole fuLurc ,
Le itrecaua;.i,cOiùc N.bni.huvj, dctioa prmo Ci chiama Metheo, vie-.
Xic i COftip du;e li iofCrtf^iO iìci iyo^o cavato; iiHCrpreu^o ofvuiX>, uinnrhc
ù
DI CES ARE RIPA. pt
a comprlcfa Ja pazza dcliberadone d ucquiftare cjueJ che poco fa meuier-a,
coii la quale ^^ g. idaano vero cacciato l'ingordo , li iècondo è detto A-
dulh*'j , che ùiona 1'iilertb.j clie i'a riero, ucciocheiìconoicaii nieiored'i
quello, che diitorre , &(^ la tniTezza, & la paura circa i pencoli > che tiua^»
a ieuipre vi ftuniivo iniorno . Il terzo vien detto Nouio , il quale voglia-
no che iìgiiiiichi ccpido, acciocheper iui confideriaiiiO , che per lo lc-
jnerede' pencoli alle voile li ferueatilllnio ardore di actjuifìare s'impc-
duce .
G.i fi mette a canto il Can Cci-bcm con tre fauci > per elTcre guardiano
deiriiiferno, elì'endo d'incredibile fierezza, oc diuoratore del tucco,di cui
Seneca Tragico, ncha commedia d'iiercole furioib coii d.ce <
1 Oltre di qtieflo appare (onfpai^enteuolfuono
Del reo Dite la e afa Lapo) ta difendendo colg ran B^gnB
DoiieilgraM Stkio cane Vigiranferpi al collo
Con crìidiiiàfhiarrifL e l'ombre ^ e talme tìorridi da vedere
Sta que^i dibattendo € con la lunga coda
Treftnifii rati capi Figiacefìbillando vn fiero dra?9 »
CARRI DE I QVATTRO ELEMENTI.
F f^ 0 C 0.
VVLC AN O dagrantichi era porto pcf ilfuoco, &ficof!umau»
dipingerlo nudo, brutto, aiTumicato, zoppo, con vn cappello di co-
lor celelle incapo ,& con vnamano tenelTe v^n martello, <Si conla-«i
fini lira viia tanaglia .
Stara quertlmagine fopradiun'ifola,a'pic della quale vi fiavnagraa*
£ainina di fuoco, & in mezo d'eiTa vane forte d'armi , e dett'ifolaliapo-
Ùa con bella gratia fopra d vn carro tirato da due cani .
lì Boccaccio nel libro della G en eoi ogia degli Dei, dice, che il fuoc»
è di d uè forti, il primo è Tclemento dei fuoco , che non vedemo, & qucfto
molte volte i Poeti chiamano Gioue , <& l'altro è il fuoco elementato, del
quale noi CI feruiamom terra, & per queflo s'intende la figura di Vulca-
no. Il priuìo s'accende nell'aere, per il velociflìmo circolar moto delle
nubi, &: genera tuoni: per il fecondo e il fuoco, che noi accendiamo di
Icgne , & altre cofe , che fi abbruciano *
Brutto fi dipinge, percioche così nacque, & dal Padre, il quale dice-
dcflere Gioué , & la madre Giunone , fu eia loro precipitato dal Cielo , ii
che andò a cadere ncU'Ifola di Lennonel mare Egeo , che però fi dipin-»
gè a canto la fopradetta Ifola, dalla qual calcata reftò zoppo , 6l fcian« ^
cato. OndegU viene beffeggiato da gliDei,nclConuiuio , che finger
iiomero nel fine della pnma Iliade , oue dice in fuo idioma *
Jmmenfus autem ortus eflrifus beatisDijSy
Vt yiderunt Vidcanum per domum miniflrantem i
Kon pti* altro, fé non perche zoppicaua , imperfettionc ridicolofa laj
fnaperfona , qC^ndo fi muoue,efaqualcheattionedi cficrcitio,con«,
tuciociò , da quella iHcfia impC:ft^^c>^'«^ • Pr«ic ^rag^ aaiteria^dilodf
InK
^i ICONOLOGIA
(Ciò uan Zara tino Cartellini , mio amico,. veramente gentil huomo d'in-
gegno , & di belle lettere , in quello Tuo epigramma .
9^d Vene rem de Tityro Taflore C laudo .
€rras non tuus eji natus Cythoaa Cupido TytlruseH oculis fimilis tibitotu5,et ore^
Stulta tibi mat ri, nilq; patri eft fimilisy Vtq; tuus coniux claudicat ipfe pcde :
Js nempe efi cacus,nitido tu lumine fulgeslSIntus hic eflo tuusy cmu iam defere natuy ;
Volcanusq; pater daudiart, ille yolat. Eft claudus caco pukhrior ifte tuo .
La quale imperfettione appreflb Vulcano lìgniiica, che la iiamma òq.\ fuo-
co tende allo in sii inegualmente ,o ueroper dir come Plutarco. Vulca-
no fu cognominato zoppo , perche il fuoco fenza ìzgno. non camina più di j
onello che faccia vn zoppo fenza baftone,le parole de l'autore nel diicor- •
lo de la faccia della Luna fono quelle . ^i^ukiberum Vulcanum dictmt clau-
dum ideo cognominatum fuijfe j quod ignisfineVgno non magis progreditur , quam
flaudus finefcipione .
Nudo,e co il cappello turchino fi dipinge^per dimoftrare^che il fuoco è
puroj& (incero.
Il martello,&c la tanaglia,che tiene con ambi le mani fìgnifìca il fer-
to fatto con il fuoco.
Gii fi danno i canijpercioche credeuafi anticamente , che i cani guardai
fero ù tempio di Vulcano^che era in Mongibello, & abbaiailcro folamèntc
a grempij&: cattiui , & gli mordeiìero , & faceiìero fella a quclli,clie anda-
wanodiuotamentea vifitarlo .
Gli a mette a canto la gran fiamma dì fuoco ,:& l'armi diuerfejche vi fo-
ino dentro , per fegno della Vittoria di quelli , che. anticamente reftauano
vincitori di qualche guerra, i quali foleuano raccorre l'arme de gl'inimici^
& di quelle farne un monte j & abruciandole farne faciiiìtio a Vulcano.
CARRO D E L L' A RI A. •
FV dipinta da Martiano Cappella Giunone per Tana, per vna matrona
a federe fopra di una (edia nobilmente ornata,con vn velo bianco;, clie
gli cuopre il capO)ilqua]e è circondato da vna fafcia a vfo di corona antica,
e reale,piena di gioie uerde^rolie:)^ az2 urrc^il color della faccia niplèdète
La uefledel color àt\ uetrOj&: fopra a quella vn'altra di lielooicuro, ha
intorno alle ginocchia una falcia di diucrfi colori. -i
Nella delira mano tiene vn fulmine, . 6^ nella jfìmflra ci iiauerà vn_#. \
tamburino.. ^k'-^;;^* ;i-
■ Il carro è tirato da d uè bellifsimi pauonijVccelli confecratf a q uefla Dea^^ I
^ Ouidio nel primo de arte amandi coli d ice . ^!
Laudantes oficnditauis lunon'a pcnnjs n
Sitdcìtusfpc^ìcs yilhrccoyidct opes.
I uarii colori , & hili.e cofe sopradette lignificano le m,utationi dell'a-
ria , per gl'accidenti ch'appaiono in ella, come pioggia , ferenita , nr.peto
lie' iienti ; nebbia , teinocHa , nci:e > rugiada , f/jgon /tuoni , & quello li-
gnificali tamburino, che tiene in mano^ oltre ciò comeic^iridovappri, .
Iiihaiiunati baleni , ^/i uuoli . . ■(: ; ;. ..; .
CAR-
DI CESARE RIPA. ^3
CARRO D £ L L' A C i^y A.
E Da Phornutouei pnaioJibro delia natura de gii Dei dipinto Nctu»
no per i viCi-j ua .
Vii L-ecchio ^. Olila barba, & i capei Ji del colore dell'acqua marina :,5iC^
▼n panno indolìb dei Riedeiimo color€,neiia delira mano tiene un 1 ridea
te,6: Ita deLca figura Ibpra d'vna conca manna con ie ruote tirata da due ba
lcne,o uero duduecaualli marmi in mezzo il mare,oue lì vedano diuer'»
iìpeici.
.^j fu Nettuno vno de i tre fratclli,alqua]e toccò per forte l'acqua , Se per*
Pi ciò fu detto Dio del mare,& grantichi io loleuano dipingere hora tran*
ij quiiloj& quieto , & bora turbato .
j lì color delia barba,delli capelli, come anco quello dò panno, che por-
ta in doliO,iìgnitica (cobìC nferifce il ludetto Phornuto) il color del mare.
Il Tridente dmioflra le tre nature deli'acquajperche quelle de i fonti,6c
fiumi fono doiCi,'c manne iono lalle,&: amare, & quelle de i laghi non fo
no aniare,ne anco grate al guflo .
Gi'è attribuito il carro, perdimoHrarcilfuo mouimcnto nella Tupcrfi-
cie, ilquaie il fa con vna nuolutione, & rumore, come proprio fanno le^.
ruetc dvn carro.
E tirato detto carro da ferocifsimi caualli , per dimoflrarc,chc Nettun-
no è ftato il ritrouatore d'elsi > come dicono i Poeti, pcrcotendo la terra^
con li tndente>ne fece vfcire vn cauallo, & carne racconta Diodoro, fu il
prmio,che li doiralTe .
CARRO DELLA TERRA.
NEL ?.lib.dellaGcneologiadegli Dei, il Boccaccio delcriuc la terra
vna Matrona , con vna acconciatura in capo d'vna corona di corre,
che perciò dapoeti ii dice Turrita, come da Virgilio nel 6. hb. deli'Eneidt
■ricn detto.
Felix prole vimfn , qmhs Berecynthta màter
fnuehitur curru Thrygias turrita per Vrbes *
E veftita d'vna verte ricantata di vane foglie d'aìbori,5^ ài verdi hcrbt
%i lìorijcon la delira mano tiene vn Scetro, & con la finiflra vna chiaue.
Sta a federe ibpra d'vn carro quadrato da quattro ruote , & ibpra dei me
Idefimo carro vi fono parecchie fed;e voteA e tirato da due leoni .
La corona in forma di torre dimoUra douer efl'er intefa perla terra,eireii
do il circuito della terra a guiia di Diadema ornato di Citca, Tom, Callel-
li,& Ville.
Laye(leconiricami,rherbe,5^ilìorl,dcnotano le felue,6c infinite fpc*
!|ie delle cole , delle quali la iuperficie delia terra è coperra.
Lo Scetrojche tiene con la delira mano,rigiiifica i Reami , le ricchezze,
.& la potenza de Stgnon della terra .
I ^ Le chiaue,iecondo che racconta Ifìdoro , è per mollrare j c'è la tena al
tépo dell Inuerno fi ferra,e fi naicóde il feme ioora \^i '.parl>> qurJe peniio-
f^do Vie i\.ora poi ai tèpo della PnmaueraA iiliora fi d.ce .. ^ ^ ù la ter.a,
1 Lcùni
^2 ICONOLOGIA
ILconi,che guidano il carro dimoftrano J'vfanza della agricoltura n.ei
feminar Ja terra^perchc i Leoni (come dice Solino nel libro delle cole ma-
rauigliol'e ) fono auezzi le tanno il lor viaggio per la polucre , con la coda
guaftano le ueftigie de llioi picdi,accioclie i cacciatori da quell'orme non
pollino hauere iiiditio delluocannno.
11 che fanno anco gl'agjicol tori del terreno,! quali gettato che hanno
in terra i femi/ubito cuoprono i folchi^afiinche gì' vccelli non mangino le
lemente .
Le fedie,come dicemmo , altro non vogliono inferire , che dimoftraro
non iblamente le caie,ma anco le Citta , che fono Itantie de gl'habitatori,
rimangono molte volte vacue per guerra , o per pelle , o uero che nella fu-
perficie della terra molte fedie lieno vote,molti luoghi difabitat^o che ef-
ìa terra fempre tenga molte fcdie uote per quelli, che hanno a nafcere.
CARRO DELLA NOTTE.
Come dipinto da dinerfi Toetiy ^ in particolare dal Boccaccio^ nel primo libro
della Cjeneologia de gli pei.'
VN A donna5Comc matrona fopra d'vn carro di quattro ruote,per mo
ftrare le quattro vigihe della notte. Tibullo gli da due cauaUi ne^
gri , fignificando con efìì l'ofcurita della notte , & alcuni altri fanno tirare
ria due gufi , come uccelli notturni . Virgilio li da due grand ali nere di-
ftefe in guifa,che paia,che voli^ &:_ che moflri con qì^^^ ingombrar la terra^
&Ouidioglicinee il capo con vna ghirlanda di papauero ilgnilìcante il
ibnno. C A R R O D I B A C C O.
VN giouane allegro, nudo, ma che ad armacollo porti vna pelle di lu-
po ceruierojfara coronato d'hedera,tenendo con la delira niano va
Tirfo parimente circondato dalla medeiìma piantarflara detta Immagine
fopra dyn carro adorno di ogni intorno di viti con vue bianche, & negre,
& farà tirato detto Carro da Pantere, & Tigri . I Poeti dicono che Bacco
folTe il ritrouatore del vino,& eiler Dio di quello .
iGiouane fi dipinge, &rapprefenta con la ghirlanda d'hedei-ajpcrilchc
l'Edera è dedicata a lui,& è fempre verde, perlaquale fi uiene a denotare U
vigor del vino pollo per Bacco , ilquale mai s'inuecchia^ anzi quanto è di
più tempo, tan t'ha maggior polfanza,.
Allegro fi dipinge,perche il vino rallegrali cuore de grhuomini,& an-
co beuendolo moderatamente da vigore, S^crefce le forze-
Dipingefinudo,perchequelli,chebcuonofuordi mifura diuengono
cbrij , & manifeftano il tutto, oueio perche il bere fuor de i termini, con-
duce molto in pouertà.& reftano ignudi, o perche il bere fuor dei termini
genera calidezza .
il Cirio circondato dairhedera,dinota che quella pianta,!! come lega tut
to queilo,al che sappiglia,cotì il vino lega l'huinane menti.
Il carro flgnifica la volubilezza de gl'Ebnj , percioche il troppo vino ^
fpcllo aggirare ilperuelloa grhuomini,comc s'aggirano le ruote de' carri^
La peiic.dci Lupo Ceruicro,che porca ad arii>a collo, dmioUra che que*
DI CES JRE RIPA. 9J-
/i'anìmale è attribuito a Baccojcome anco per dare ad intendere, che li Vi-
no pigliato moderatamente creice l'ardire^ & Ja uifta,dicendolì,che illu*
pò ceruiero ha la uifta acutilsima.
Le tigre che tirano ilcarro^dimoftranola crudeltà de gl'imbriachij per-
che il carico del Vino non perdona ad alcuno .
C A K R O D E L L' A V R O R A.
VN A Fanciulla di quella bellezza^che i Poeti s'ingegnano d'efprime-
re con parole,componendola di rofeyd^'orO;,di porpoiu^di rugiada , &
limili vaghe2ze,& quefto farà quanto a i colon, & carnagione.'
Quant'airhabito,s'ha daconriderare,cheella,comehatreflati,&ha tre
colori diftintiiCofi ha tre nomijAlba, Vermigliai Rancia, fi che per que-
fio gli farei una uefte fino alla cintura,candida,fottile, e come tralparente,
dalla cintura fino alle' ginocchia una ibprauefie di fcarlatto,con certi trin-
ci, & gruppi^cheimitalferoquéi reuerberi nelle nuuole, quando è uermi-
glia,dalleginocchia fino a i piedi di color d'oro, per rapprefentarla , quan-
do è ranciayauertendo,chcquefla uefiedeueefferefefla, cominciando da'
le cofcie per fargli mofi:rare le gambe ignude , & cofi la uefie; > come la fa
prauefte fieno molTe dal uento,& faccino pieghe,& fuolazzi.
Le braccia uogliano eflete nude ancor efl'e, di carnagione di rofeA fpai
gerà con l'una delle mani diuerfi fiori^perehe al fuo apparire s'approno tut
ti,che per la notte erano ferrati.-
Hauerà a gl'omeri l'ali di ùarii colori , dimofirando con effe la uelocicà
del fuo moto , percioche ipirita da i raggi folari torto fparifce.
In capo porterà una ghirlanda di rofe,& con la finirtra mano una facel-
la accefvlaquale fignifica quello fplcndore matutino , per lo quale ueggia-
moauanti, che fi leui il Sole ,il Cielo biancheggiare ;ouero glifi mandi
iluanti un*Amore,chc porti una face>& un'altro dopò,che con un'altra fue-
gli Titone'.
Sia porta a federe con una fedia indorata , fopra d'un carro tirato dal ca-
ùallo Pegafeo > per effer l'Aurora amica de i Poeti , & di tutti gli fi udiofi,
oucro da due caualli, l'uno de quali farà di colore fplendente in bianco, &
l'altro fplendentéin roflb^il bianco ( fecondo , che racconta il Boccaccio
Ìib.4.della Ge'neologia de gli Dei ) denota,che nafcendo l'Aurora dal Sole
procede quella chiarezza del Cielo,che fi chiama Auiora,^: il cauallo ròf-
fo il principio della mattina,che ortando i uapori,che fi leuano dalla terra,
mediante la uenuta del Sole^l'Aurora parte,fiche dalla uenuta'del Sole,<Sc
la partenza dell'Aurora il Ciel rolfeggia .•
CARRO DEL GIORNONATVItALE.
Bei B^i'.erendiCs. Danti Perugino Fefcoùo d'^Alatri.
HVomo in un circolo fopra d'vn Carro con Ja fìice accefa in mano , ti-
rato da quattro caualli,figninc?.nti le quattro fucipaitic'elrO/to , &
deirOccafo,& Ìi dui crcpulculijouero il mezzo giornoA mez<:anoLte,che
àiìC-o erta corre auanti il Sole.
CAR-
f6 ICONOLOGIA
CARRO DEL GIORNO ARTIFIZIALB
Del Jopradetto cantore .
HVomo fopra vn carro inaco da quattro caualli , per la ragione dcw
u di Ibpra, con Ja face in mano, per lì lume , che apporu^ 6i è guig
i^tod.ai' Aurora,
CARRO DELL' ANNO
Dellifiefio Vefcouo .
HVOMO fopra vn carro con quattro caualli • bianchi guidati dall^
quattro ftagioni .
CARRO DI CERERE.
DA L Boccaccio nella Geneologia de gli Dei Jib. 8- è fatta la dcfcriw
tione di Cerere per vna Donna l'opra d vn carro tirato da d uc fcro-
cilHnii draghi, in capo tiene vna ghirlanda di ipighe di gl'ano, come dict
OuidiO nei Farti.
fmpojuitquefua: [picea ferta coma Et in vn*altro luogo. ^ . ilegiarnm •
flana Cercs tenue s [pie Is redimita capiUos
Tiene con la delira mano vnmaziiQtto dì papaue/o , &con]aiInifir«i^
?na facella accula .
I^e ii danno li fopradctti animali , per dimoflrare li torti folchi, che faa
noi buoi > mentre arano la terra, che per tale s intende Cerere, ouerc^pef
^inotareil fcacciato ferpe da Eunlicodeli'ilòlaSalainma, il quale falua-
tofi nel tempiQ cfi Cerere , iui le ne flette iènipre , come iuo nuaiftro , 5;^
(cruente .
La ghirlanda delle fpighc del grano Hgnifica , che Cerere fia Ja terra pii
^a, & larga produttrice di grano , & per il papauero la fertilità d'eilà .
Per l'ardente facella, credo,che lì d^bba intendeteli teaipodell'E fiate,
<|uando più ardono i raggi dclSjle , iquali fanno maturare le biade, &iiii
coquando s abbruciano gli iìerpi,& ftoppiede ; campi, ondei contrarli
It umori , che lòno d'intorno alla fupcOcie della tc/ra elàiano , 5(5^ pupe?
I^lp effetto diuiene galla , & rende abbondanza grandiilima .
CARRO DE LL* O C £ A N O .
VN vecchio Ignudo di venerando afpetco,& del colore deirac^ua^
manna , con la barba , &• capelli lunghi pieni d'alega , & chioccio-
lette, & altre cofc (ìmigìlanti aqueiic, chcnaiconoin mare, flara lòpra
d'vn carro fatto a guiià d'y^o fcoglio pieno di tutte quelle cole, che na^-
fcono m fu gli fcogli , & come narrai! Boccaccio iib, 7. della G^neologia
4le gli Dei , è tirato da due g.-andi (lime balene , nelle iuaiii iiauera va vec«»
dhio marino.
Vecchio, & di venerando afpe to lì dipinge^pcrciochc f fccondo,che ài
«e li Boccaccio nclioprddectolib.)rOce«.ao è Padt-edeglì :J£v> &di tt.t-
j3C le eofe, & Homero nell'iliade, d juc ind uce Giuaiouc, dice, che I'Oq^iì
fio è la natione di tutti gli Dei .
Il carro dunoflra , che TOceano va intorno alla tcfi*a , la rotondità dcl-r
U tjMi^k e moHiaca per le nioie dei cììto , & lo cu'aao ieò^ucne , perch^u
<|ùefte
DI CES ARE RI? J. 92^
\\ quelle corcfcorrqno tutto li mare, come l'acqua del mare circonda tuta
'1 hi terra , - ■ '
jl^ie.ìe il vccchip mai?in,o, per dimofìrare, ch'Q0bndo rOceano condot-
'1 to dalle balene perii gi'iiiì' mare, fofie ricco di ujóitiboui njanni , & dì
moire fchicrc di I\ mie, clic i'vjjO)&i,'u]crodìirj,oflraiioii; inolcc proprie-^
tadcii'acQue, ÒCLdiucrìiàccideiUi^cKclbeilò fì^'eggonodi cjuei.c.
"' "^"-^ C A R B. O D' A M O R £.
Come dipinto dal Tetrana .
I^ ATT i\ 0 dcjìrlcr vie piàyi he nene bianchi
Sopra, vn Carro di fuoco yn garjoti crudo
Con Ureo in mano > e con Jlecte a i fianchi
(oìitro del qt-ial non, valebùo j ne^ feudo
Sopra gl^hcnicrihauea fot due grandmali
Di color mil'ty e tutto l altro ip/mdo .
CARRO D E I. L A CASTITÀ.
Coì/ie dipinto dal Tetrarca .
VNA bella donna, vedi:., di bianco, ibp rad Vn carro tirato daduej
le.Dncorni , ce ) hdzjìp. niaiio tieuc va nano di Palma , 6c^con la
fìai/rra vii lirudad^ criiiiUc.m iiie^odel quale vi e vna colonna d; diaipro,
'" è:- aLi piedi vn Cupic i kgato con le man dietro, & con arcoje flrali rotti.
Ahccrche iopraci.ertairi'àiei'ia fi potrebbe dire inoitccoié, nondimeno
péreiier opnid'vnhuòaiO ùintc famoio fcnii'aitranoftra dichiaratione
hauera liit)go .
C A R Pv. O DELLA MORTE.
iJci Tetrarca .
VN A morte con vna falce fienali in mano, fta fonra vn carro tirato
dad^icboui neri, lotto del quale Ibno dmerfe peribne morte , co-
li' l lixC Papi, Inipciui-ori, Rè, Cardinali, 6c^ altri Prencipi, e Signori > & Ho-
rajCio conforme a Ciò , così dice .
"Tall^da TKors xqnopi^lfatpede , paupcr:<7ìi tahernas , "F^gumque turres ,
Et Statioin Thcbaide .
fj^lfiìi'^ ':-}:odis Uthimifero^ ymors vnafatigat
Ferro 5 pefie yfime , yluclis y ardore j calore y tJldle modis miferos mors capis
vna homines .
-,:!nv -f.vi.C A. .1^4 O, D E LL A-, FAMA.
,.1 ■;■..... ;■.• y ^ -/:.'■■.. ^ Dcl Tetrarca . _ ' ■'■ ' •
LA Fama nel li guifa ^ che halibiamò dipinta Ul' fuo luogo : ma che ftia
ibpuid^.;nrai:rotiratoda due E-eianti, hauendoJa dichiarataaltro-
■^e, qui non ii^i n-enderò a dirne altro. '
lib C A R R O D E L T E M P O.
t" hw . , . .3,; ^ . ; -Qorne dipinto dalTetrarca ..
3 XrN Vecchio con due giVild'ali aliC'palk,appoggiato à due ?*roccio^
.; y , le, 6' tiene in cima u eìcapo yn'hòrologió da pokicrc , e frar.: fopra vn
:!< |€^ro tjraco da d uè vei jcììì.ìiiìi cerai. ' • '
'A X C..R-
>S ICONOLOGIA
CARRO DELLA DIVINITÀ
dz\ Petrarca.
r L padre, Figliuolo, & fopra d'cfTì lo Spirito Santo in vn carro tirato
L da i quattro Euangclirti .
CARESTIA.
^«5^:1!:^^
-^jjipsìr'
DONNA macilcntc,5^ mal vcftita , nella de/ìra mano tenga vn f»-
nio di falce > nella iiniflravna pietra pomice, & a canto haueràvna
▼acca magra .
Dipingefi la cai cflia magra > perdimoftrare l'effetto del mancamento
delle cole alia vita h umana neceilarie , perche A danaro folito a fpendere
Jargamentc in più felici tcmpi,nelle Aerili ftagioni,poco meno, che tutto
fi trasferifce nel dominio di pochi,di modo,cne facilmente i poueri riman
gono macilenti, & mal vefliti per careflia di psne, & di danari. '^
la pietra poniicc,6;^il falice pianta fono lièrili, 6: la ftenlità é principal
cagione
DI CESJRE RlPJy 9jr
•àgionc della care/lia, ma alcune Lolte nafce ancora per J'infatiabilc cupi-
digia d'alcuni Mercanti,Ii quali ibgliono ( fraudando la natura ) affligger©
la pouera gente coni loro inganni.
Dipingefi appreflo la vacca raagra,per fcgno di care Aia, &qucftofigni-
iczto io moflrò Giolcfib nelle iàcre lettere , quando dichiarò il iogno 4i
Faraone .
CARITÀ.'
DONNA vcilfta d'habito rofl'u, che nella mano deftra tenga vn co
re ardente, & con Li finiflra abbracci vn fanciullo.
La canta è habiio della volontà infulb da Dio , che ci inclina ad am^ar
Iui,come nortro vltimofine,& il prolsimo come noi fieisi, coli la deferì-
vono 1 Sacri Thèologi .
Eciidipi.igc co'ieuore ardente in mano, & co'l fanciullo in bi-accio,
' jjcr notai'c , ciiC ia carità è vno effetto,^: puro, & ardente neiraniino ver-
io DÌO76: veriQ ic ciCiiture . li cuore lì dice ardere quando ^iiixw , perche
" ÌX i UiO-
loo I e 0 M 0 LO G I J
moueiidofi gli rpiriti di qualche oggetto degiK), fanno re/lrijigereii hn-
guc al cilore, ilquale per iacaiidita d'cilb alterandjfi, fi dice che arde
pcrliiiiilitudinc . Pero ià^(z Diicepoli di Chriilo S. I\. diceuano , che aif-
deua loro il cuore>mentrc egli pàrJaua, & fi èpoi communemente viurpa-
ta quella translaiione da* Poeci nell'amor laiciuo .
11 fancmlio h dipinge a coiiforuntadei detto di Chriflo : Oupdrni ex
mininiis mei^fccijt:symihifeci/ìis.
1 1 veftiii.enco rolib,pcr Ja iìmiglianza che ha co'l colore d(^l fangue, ma
flra che iìno aii'eiìb/ìonc d'eiìò lì fieude Ir. vera canta , fecondo il tcfliino-
nio di San Paolo. Carità^
DOnna vefhta di rofib,che in cima del capo habbia vna £amma di Ìlo
co ardcijLCjterra nei braccio fin Jbc; vn fauci uilo,alquaie dia il latie>
&duealcrigii daranno icherzando apiedì>vnod'cJsi terra alla detta f;g li-
ra abbracciatala dcfli-amano.
Senza cari u vn fcguace di Ghriflojè come vn 'armonia diffonante d'un
Cimbalo diiCGrde,&: vna fproporuoncj (con.e d.ce San Paolo) pero la ca-
rità fi dice eiier cara vijita,percì:e con L'io, & con grhuoiiiini ci vnixce :.i
amore,6: in afì'etcionc,chc accrcfccudo poi i meriti j col tempo ci fa deg::i
del Paradifo.
La uede rolla fìgnifica carità, per la ragione tacca di fopra : per j la Spo*
ù. nella Cantica aniaua quef>o colore nelTuo diletto .
_ La fiamma di fuoco perla viuacita fua è infegria , che la carità non mai
rimane d'operare/econdo il folitofuo amuiido , ancora pcrJa caH:a volle,
che s mterpretaffe il fuoco Chnflo Ì\S. in quelle parole : f^^ncm ycnìmlt^;
fere in terratn , cr quid ■poloyiiifi >r urdeat ^
I tre fanciulli dimolirano, che fc benela carirà è vna fola virtù^ha non*
almeno triplicata potenza , e/fendo fe/izeiia , & ia fo-dc,^ la iperanza di
•■ • rr^.i momento . \ì che molto hzno: efprelle il S: .;nor Giouan Buondel*
monte nei Sonetto fatto da lui in cucfto propoiito, ad nrntatione delle pa
rolediSanPaolo>edicecori. ^ , ,, r r-.- -a. .f n r
Lih dogn^altro raro.e frcùojo Ve dcbcnjarjl: umido, ofaHofo.
Cefi haucfsio lofiilc alto , cfourano, ^or^ Pffi Mdi vcr.afapune
cLe fondi lodirn defiofo. In uahe^^nlonornovpm aletta.
Tnm orfuvcrhormiyneamhitioro 0 dokc c.r^ra, che niaivivn meno
T^hJJalbc rgo,rna in hcmgno.e hu Del. col j;.cco t b^finmapenfien
Tupamutefci, non opri in rano (mano Sa^xcia^ d, tejol mi rijcalda d petto.
VN ACantàviddi al Sig. liMoraRubcrti Auditordd Cardinal Sa^-
uiati,-cnni'huomo di molta bont^iA di varia erudiuonc ornatoci
31 CESARE RIPJ. toh
%\ parte de quali. ufcftuano dàlie radici dell'àrbor grand»^ psrte d'c.si più di
djl Jontano . Ccedo uogii figniiìcai-e, che li canta, & C'jiùi,clie la uuul uiàrc
rfeue toglier del uodrimento a le , per canapa nv:r ) ad altri > e *>£iii;a u i-t»
proisimi , cpoi apiù lontani . Quelìherbccte creda rit,;iihciiLioalcuia
a!uti,chedaainaricarZitelleiecoado incci3d:>>&gi'albi;rccu qc co fon»
àicLUìi Giouani. chea lue Ipele ticncqui uiKumaaftLdiO, era 4ìj:;u lonf)
I/3douico,&Marc'AatoiiioRubct'i:i,v no iSiDoce del Sigilo/ GiO.\ lattea
,(, , Ruberei , clic fii Secretano di Paolo IV. e poi di Pio V.l'4l:ro ÌNi}:ute del
lo. I Sig.Francelco Rubercì,che fu Secretano di SiÙo V. mentre erano Cardia
I nali,i quaii reftaci poco coinmodi ibno dal dwtLoSig.i/ìdorojin tutco ao-
^;j I dnti.Ec perche l'opra l'arbore ui è vn iuotco,che dice . :J^lforh?is rt:^:MÌjliTf
|)ar che incherogJia dire, eh? mentre egli inuecciiia,&yaaila iine,nu^
drcndo quelli giouani in clii nnafca,
CASTITÀ,
DONNA Ycftitadibiancos'appoggijad una colonrta,fopra]a qua-
le Vi f;iii un criucllo pieno d'acqua,in vjiamano tiene uà ramo di
«iiinamomD,nciraitra un uaf j pieno d'anelia, lotto alli piedi un feipente
iuorto,6: per terra vi faranno danarijC gioie,
Vcfìdì siicfta dcnna di bianco per rappreiéntare la purit deli'animo>
che maiiiicac qucita virtù, 5<_ s'appoggia alla colonna, perche non è fin-
to,& appàrente,ma durabile, oc vero.
Il cnueilo fopra detta colonna per lo gran cafo , che fucceffe alla Ver-
L^inc Vciiaic è :iiditio,òl1mbolo dicacità .
Il cinnamorrvO odorifciO,e pretiofo dimo/lra > che non è cola della ca-
ijità più precioià, & i'uaue , 5<fnaiccndo quell'albero nelle rupi , & nelle-»
-lpine,mofìra,che fra le Ipme della mortiiìcatione di noi llcisi nalcc laca^
iVita,&. particciarmenteJa verginale
L'aneila fono inditio delia caOità matrimoniale .
Il lerpcnte è la concupifcenza,che continuamente. ci ftimola per mcz»
iil'amcrc.
Leraon£tc,che/ltienerottC3a' piedi danno fegnó, che il fuggir i'auari-
tìiè conueniente nrezo per confei-uar la cailita .
CaftitÀ,
DOnna bella >d'honefta faccia , nella delira mano terrà vna sferza^
alzata inatto di batterli, & un Cupido con gl'occhi bendatigli flia
fotto a 1 piedi, iara vedita di lungo, come una Vergine Vedale , &: cinta-»
iìcl n;e2o d'una faicia,come hoggi in Roma ufaiio le uedoue,fopra la qw
Jc ui fìa icntio il detto di San Paolo : Qìfti^Q corpus meum .
Castità Matrimoniale
VNA Donna ncftita di bianco, in_, capo haueri una ghirlanda dì
rL ta , nella deftra mano tenga vn ranao'd 'alloro , <V" nella finiflra.,
ujia Tortora .
La ruta ha proprietà di raffrenare la libidine, per l'acutezza del fuo
I «dorè , liquale ciìcndo compoflo4i parti Ibttiiiperia fua calidità nfolu«
i "* iv 5. ia
/oa ICONOLOGIA
3a veiiLo/ìtà , e fpegne ie iiuiiiiiie di Venere , co.ne dice il Mattìolo ne! ^.
libro de Tuoi Coir.mcntiiò^ra DiOiboridij.
Tieiicil ramo d'Alloro, perche qucfl'albcr© higrandirsima fimiglian*
2acon Jacaftita,douendoclìacfier perpetua, coiììC è perpetuo il verd;i>
Azi Lauro,& ftndere, Ó^T" tare ieri (lenza alle tìamir.e d'amore, coiue lìri-
«iono,& reiiftono Je i'ut foglie , & i luoi rami gettati fopra il fuoco . Pciò
Ouid.o nel i. delle Metamorfoà iìnge> che Dafne donna cafta iì trasfor-
mafie m Lauro.
La Tortora c'ingegna co'l proprio eflempio i non contaminare già mai
rhoaore,5.: la fede del Matrimonio conuerlàndo lòJaii*ente icmprc eoa
quella, che da principio s'eieile per compagna.
Si puòancoradipignerei'A niellino per la gran cura, che badi non^
imbrattare la fua bianchezza, lìuulca quella d'una pcriona calla,
CASTITÀ.
DO N N A > che habbia uelato 1 1 vifo, ueftita di bianco , ff ia in atto di
camminare, con iadc.iia.ai:aio tc.xga unj icetro, & con la finiflra
due Tortore .
La caftita,comc afferma S.Tommalb in 2 i.queu. r^r.artic i.è nome
di virtù,detta dalia caftigatione delia carne;':) concupì Tcenza, che re.idc
l'huomo in tutto puro , & ienza Àicuna macchia camaie .
Gli fi fa velatoli vifoper cilcr proprio dd ca^io raffrenargli occhi per
CÌoche,come narra S. Gregorio ne i Moraiill deuono reprimere gli occhi
come ratton alla colpa .
Il veftimento bianco denota , che la caflità deue efler pur.'' , & netta di
ogni macchia,come dice i ibuilo n^ì a.iib. Epifiola prima,
QijìapUcétfupens,pHracH vesì^yvenite Et manbus pnris fumite fo^tisaqiia4
Lo ftarein atto di camiiiare dimoflra , che non bifogna (lare in olio
«a u fa, ii origine d'ogni male^ Oc però ben dille Quid, de rcmedio amori*.
Otiafs tollas periere cupidinis arcus .
Le tortori fono, come nfeiiicc Pieno Valeriano nel lib. 22. de gli fùol
ierogIilìchi,il (imbolo della caflità,perciochc la rortora,perdutochchà
la compagna,non fi congiunge mai più .
Lo icetro lignifica il dominio ,chc ha fopra di fc il caf!o , pcrciochc fc
«benda carne è principalmente nemica deiio fpirito, nondimeno quan-
-do egli y uole non può eficr mai abbattu tOjiie vin to da qucllo,& fé bene i
icruto. Continua ptigrut^rara yiQoria, nondimeno fi è detto di fopra,quan»
do l'huomo ha faldo proponimento , in contrario non pu > elìer fuperato
in alcun modo,& prima lì deue mettere in elfecuzione quei vcrlò d'Oui-
dio nei terzo libro delie Meumorfofì, quando dice. i
9y^nte ait mo ria r quamfìt tibi e opia noHri .
Chemifcramcntc traboccare nel Vitio delie carnali concupifcenzer
CECITÀ DELLA MENTE.
DONNA vcftitadi verdc,ft.a in pi-ato pieno di vari; fiori, col C2p«;
chino, 6i con vna talpa apprcflò - Ceci tà
Dì CESARE RIPA. /oj
Cecità fi dice la pnuationc della luce degl'occhi , & per /imilitudini^
©uero per analogia, fi domanda ancora roftufcationc della mente > peri
Tviia fi dimoerà con la talpa per antico co!iumede gl'Eric;, come rac*
conta Oro Apolline il'aUra conia tefta china ucriò li caduchi fiori dell»
tcrra,che fono le delitie mondane.chc allettano l'anuDa^e la tengono oc-
cupata icn^a protitto,perche quanto di bene il niofido lufin^,hiero ci pr»
nicttCjtutto è vn poco di terra non pur fotto falla Ipcrarira dabreuc pia-»
cere ricoperta, ma con grandifs mi pencoli di tutta lanoftrauitajCom^
ben dice Lucretio lib.2.dc natura rerunL-,.
C mifsras hominum mcntcsy & pe6iora cAca Ue^ifurlu ani ^uodcknque efi
Slualibu% in tenrbris yiteqùantifqy pcr(clis .
Et Ouidio nel lib. 6. delle Metamorfofi .
^r9b funeri ^tuntum mtrtalia pecora c(ca 7^£lis habent*
CIELO,
VN Giouane dafpetto nobilifsimo> Venite d'hzbito Imperiale ài
color turchino atio iki];;co coliiianto detto paludamento, 5^^
^ 4 eoo
ro4 ìùonoLociA
ton io icetro nella dcftra manoAncJia fìniftra tenga vn vafo nel cuale /fe
▼na fiamma di fuoc(),6(^ m mezzo di ella un cuore, che nconllimi j fu la
poppa Slittavi iìa figurato il Sole, ili la Jìniftrala Luna, fia cinto conia
Zona del Zod.aco, nella quale fi Icorghino \i luoi dodici legni, por-
ti in capovnariccacoronapienadiuaricgcminc,&nelli piedi il cocuìh
ni d'oro.
il Ciclo da Bartolomeo Anglico lib. 8. cap. x. è diftinto in fette parti,
/ereo, Eteico,01iinpo,lgneo,Firmamento,Aqueo,6<: Empirco,maa noi
oion accade repetcrc ciò che egli ha detto, u cui rimetto il Lettore, &^
parimente circa il numero de Cieli,a Plutarco, al Pereno nelaGencn>
al Giamo lòpra la sfera del Sacrobofco , la Sintalì de l'arte mirabile , a la
Margarita Filofofica, &ad altri autori : a noi balii dire, che il Cielo è tut-
to l'anibito , & circuito ch'è da la terra per iino al Cielo Fmpireo ouc n-
iiedono l'anime beate . Hefìodo Poeta Greco nella fua Theogonia jp
€a%liuolodcla terra in quedo modo.
TcìXus -vero prmum iquidemgenuitparemfìhi
[jèlnm Steliis o rnAturuy rt ipjam totam obtegaty
Vtq; effet beatis dijsfedis tuta, fcmper . cioè.
Primieramente mgencròUTerr^ £t perche fia delle beatemene
Il Citi di SteUs ornato Scmfrc ficura fedc^ .
e^cciò la copra tutta ,
Etpertil cagione gl'habbiamo fatto il manto flellato turchino perciò
fere colore ceruleo coi! detto dai Cielo , & quando uolcmo dire vn Cid
chiaro ,5i fé reno , diciamo vn Ciel turchino . Regale poi , & con lo Scc«
troin manojper dinotare il dominio, che ha ne le cofe inferiori, fi comi
■vuole Ario, nel pr.lib.de la Meteora , teflo 2. anzi Apoilodoro fa cheli
primo che habbia ottenuto il dominio di tutto il mondo. Ila flato Vn:.no
da noi chiamato Ciclo . Vranes protos tu Tandos edi?ufcufej^QKon. ideji (»-
ium prima s orbis yniuerfts imperio p rxfuip.
Si dipinge giouane per molìrare che fé bene hi hauuto principio,ne ri*-
fleffo termine fi rltroua 5 & per lunghezza di tempo non haura fir.cpei"
cfferc incorruttibile , come dice Arif^. lib. pri. Coeii tcllo. ao. onde è ch^e
gli Egitij per dinotare la perpetuità del Cielo,cheniai s'inuecchia dipjn-
geuano vn core in mezo le fiamm«, fi come habbiam© da Plutarco 4Aj
lfi<Ie,6iOfinde con tali parole .
"i (^<rliimjqiiia oh pi rpetuitatem m^q; fenrfcaf^
(erde piclo rtgnijicant,ci:i fot ut ardsns .
fuhie&us fit^ Etperfigiiiiabbiamopoflo nella £niftra mano il fudetto
uafò con licore in mcza die la fiamma, & per che in tutto il corpo cs-
Jefle non uedemo lumi più belli , che il Sole , & la Luna , ponemo nella^
più nobil parte àz\ fuo petto fopra la poppa dritta il Sole, cerne pnncift
depianeti,del quale riceae il fuo iplendore I2 Luna pofja fopra la poppa
Jìi4i/lra, unto piii cÀc «juefte d uè iuia^ini dei Soìe,& à^à-^ Luna gi'Egirtj
15/ CESARE RIPA.
f#3f
fignificauano il Cielo; locingemocon la Zona dei Zodiaco per cflcrtJB»
pnncipalcuigol» cclcflc . Gii (ì pone vna ricca corona in tcfla di rar^
gemme per moltrarc, che da lui (ì producano qua giù in vanj modi mole*,
& diuenl preuofi doni di natura . i>i rapprcientajchs po.ti Li coturni d'p-
^ , metallo Ibpra tuta incorruttibile per confcimationc de i'moj.*-
xuttibiiita iua .
CELERITÀ.
DONNA che nella deflra mano tiene va folgore, come narm PilK
no Valenano nzì Jib.4? .de liioi leroglifichi,acanto hauera vn dei-
fino, e per lana vnfparuiero ancor'egli porto dal fopradetto Pierio nel
lib.2i.perJa celerità, cialcuno di quelli è uelocifsimo nel fuo motod^i^ji
«ogfiuiene dei q^^ualc in elsi iì la facilmente , che cola fia celerità.
C H I A R E Z Z A.
J^ / N A giouane ignuda^ circondata di molto fplendore da tutte IsL^
Y . ba;icle,<Si: che tenga in mano li -Soie . ^
ChiaiK)
ioa tCONOLOGlJ
Qh iaiT) fi dice quelìo,che fi può ben vedere per mczo della Iucc>c?ic II!
I;.uiiina5& fa la chiarczzajlaqualedimaiidaremo quella fama, che i'huo
taOfO con ja nobiJta,ocon ia virtù s'accjuirta,com€ dimortra Pieno Vale-
ri ano ne) iib.44.& ^'. Aiubrogio chiama chunfsinii quelli,! qnaJi fon fiati
ai mondo uiuiiri di Sanata ,& di dottrina, fi dice ancora Chiarezza vn»
dciiC quattro doti de* Beaci in Ciei(>,&in ciafcunodiqueftì fignìfìcati»
5i di^ ingc giocane, perche ncJiìorirc de'fuoi meriti , cialcuaolì dice-
«lìcrc chiaro per la fiaiiiicudinc del Solc,che ià uifibilc ù tutto.
CLEMENZA.
DONNA fedendo fopra vn Lcone^ nella finiftra mano tiene vn'afta*
e jaella dcftra vna faetta,iaquale molìri di non lanciarla : ma di git-
Carla uia, cofi è fcolpita in ma medaglia di vSeucro Imperatore con queftof
Jewicrc INDVLGENTIA AVG. INCAR.
liLeoneè fimboiodèllà cieiiienza , perche come raccontano i Natura*
li fc egli per forza Ìupera,<5i gitta a terra vn'huomo,fe non ila ferito da luì
jioji io lacera ne l'otiendefc non con Icggerifsima fcolTa .
La faceta nel modo che dicemmo t fcgno di Clemen2a,non operando-
H'ìri prcg.uditio di queili,clef( nu degni di^calhgc;oi.de fo|radi cioSt
aiccanei libro de Clemcntia cofi dice . Cltmemia ejt lenitas ftperioris ad"*
fic^ff^s inferioremin confiituendis panis . Qemtnxa
DO.'ina che calchi vn monwed'armì>&con la delira mano porga vn-#
ntmod'ojiuo^appcggiandofi con libraccio finiftro ad vn tronco
dei mf defimo albero , daiquale pendano i fafci conlblari .
La Clemenza no è altro, che vn'aftinenza da correggere i rei col debi*
jtoc«iftigo,&: eflbndo vn temperamento della ieruitù,uiene a còporre vna
pcrfeua maniera di giuftitia,& a quelli che goucrnano,è molto necciiana
Appoggiafi ai tronco deil'oJiuo, per mo^rarc, che nonéaltrola Clc»
fl[ienza , che inclinatione dcH'animo alla mifericordia .
Porge il ramo della medefima pianta per dar fegno di paceje l'armi git*
ja .e per terra co' fafci conioiari fofpefi,, nota \\ non volere contra i colpe-
liohellercitar la forza fecondo che ^\ potrebbe,per rigor di giuftitia,perà
fi dice, che propriamente è Clemenza l'Indulgenza di Dioanofiri pecca
«1 , però il Vida Poeta religiofo in cambio di iMercurio > finge che do-
te della Clemenza fi ferua nell'ambafciaria , nel lib. 5. delia Chrjfiia«.
lic . E .Seneca in Ottauia ben'cfpnme quanto s'è detto di lopra della-#
Cliemenza,cofi dicendo.
Tukhru eft cmmcre inter iOuftres viros TJac suma uirtus y petìturhac Ccelu vU
Csnfulsre Tatri^yparccre affiiBisyfcre Sic ilU Tatria pnmf^s ^uguftus pArét
Ctd( ahftincrtfUmpuSfdt^; tr^ dare Coplexus aftra sftjcolitur^ et téplis Dgns,
trhi ^uìttenii^^cHlo paccmfuo .
Clemenxa .
DOnnn che con la fimfira mano tenga vn 'proccfTo , & con la de/lra I^
calti vOi* V jia peana » 6^ lotto ^ 1 ^icdi ti iàr;mno ale uni libri .
DI CESARE RIPA. tof
CicmyriT^a, e fJ^Voderationc nella, medaglia di yitelUo.
DOnna a federe, con vn ramo di lauro in vna mano>& coaTaltra eie*
ne vn baione vn poco loatanoi
L:i Clemenza è vna uucù d anuno,che miroue rhucmo àcompartione
&lofa tacile a perdonare, <S<:proiito a louucnire.
Si dipinge chetìedaperiìgniucare maniuetudine, e quiete» ■
Il bafìone moftni,che puo,& non vuole ulare il rigore;pcj:ò ben fi può
dii^ alludendoli alprei'ente Pontificato.
Cedati mille Se neri ad vn Clemente .
Et potrebi-je ì anco dire quel che dice OuidioncIIib. 5. de Ponto.
iP/inclpc nec nofl ro ^eus ejì moderatior yllus luRitia vires temperai ille faaf»
li ramo del lauro moftra, che con eiTo li purificauano quelli c'haucano
•ffeligii Dì] .
COM'B^TTIMETQ'O DELL^ I{y4C107{J,
con l'appetite .
LA flatua,o figura d Hercole,chc uccide Anteo , fi uede in molte me»
dagjic au Ciche l'clplicatione del quale diceii, cheHercoleè vna li-
mi licudine,&vn ritratto dell'anima di ragione partecipe, & dello rpiri-
tohuinano,& A.nteodel corpo,ilpectod'Hcrcoleèla lede della fàpien-
2a,& della prLdcnza, lequali hanno vna perpetua guerra con Tappetito
& con la voIonti,imperò che l'appetito Tempre contradice> e repugna al-
la ragione,nc può h ragione eiTere lupenorc, & uincitrice , le non Jeua il
corpo cofi in alto,& lonrano dallo fguardo delle cofe terrene, che 1 piedj^,
cioè gli aftetti non prendano più della terra fomento aIcuflo,an2i tutt*
Jecupidicà,& gli afiecti che della terra fon figliuoli, al tutto vccido*.
COMMEFJTIO DELL^ V IT U HFki^T^j^.
HVOMO che con il dito indice della dc/!ra mano accenni ad'vnt
macine doppia, che gli fta a canto; eoa la fini/ìra mano tenga m*
Cicogna , & alli piedi vn Cerno .
Si dipinge in quella guifa , perche la macina haiìmbolo delle attioni,
& conjLaertij della humana vita, polciachc le macine fono femprc daci-^
& vna ha biiogno dell'altra , & fole mai non polìòno fare l'opera di ma*
cinare,cofìancovn'huomoperfeftcffononpuòogni coia,&:" però io
aiuicitie noflre fi chiamano nccelsitudini , perche ad'ognVno è nccefla-^
no hauere qualche amico con ilquale pofla conferire 1 fuoi difegni , &
con-, fcambicuoli benefitij iVn l'altro folleuarfi ,6c^ aiutarfi , cu.iìcj
fanno le Cicogne , le quali perche fono di colio alto , a lon^o an*
dare fi ftraccano nel uolare, ne pofiòno foftenere la tefta , sì che vna ap*
poggia il collo dietro l'altra, & la guida quando è ftracca palla dietro l'ul-
tima a cui ella s'appoggia ,cofi dice Plinio hb.10.cap.2z. & illdoronrc*
race vn fimilccoftumcde Ceruij ,liquali peni pelo de le corna in brcue
tempo fi !iraccano,ncpoilbno reggere la tefta quando nuotano per marc^
9^cr;ji.alche gran fiumc>^ j>erò uno appoggiali capo fopraia groppa df
^*t
ÌCONOLOGl A
Talti o,3i..I primo quando c flraccopairaadictro^si che in ta!manicra_»
ijucfli animali ii danno J'vn laicro aiuto. Cofi anco gii liuomini iòno
kftrecu traloroavalerfi dei opra, & aiuto vincendcuole. per lichc mol-
to rcctaniCuCc è (lato detto quel prouerbio toJto da Orca , vna mano Ja-
fja i'aJtra , tJ^^Cunus inaihm laiMt > eir digitus digitum > Homo hominem feruatf
ciuitas liuitatem, Vnhuonio coiilerua i'a]tro,<lk Vi^iaCittà l'altra Citta,
^t^ueftoii ii non con altni mezzo, che col coinmertio>&; però Arili,
ira le cinque cole per leqiiaJi ii ii coniglio, mette nei quarto luogo,£>e tjs
t^Htie import. mtuTyZj- exportanfur )Xioc<ii qucìie cole , che il portano dentro
Cfj:")-» <^à» ^IC^'^ &Y*^
pi
ÉsmmA
kMmmw
*^s^-
i--
ft /bora della Città ne le quali due attimi confine il comertio,perche fa-
remo portare dentro la noftra Citta di quelle cole, che nome lìamopn-
ui , &:chcn'hiSbi;inio failbfTno fuora,poi faremo portare cofe de iequali
»'3buadw;upiilCu^clicn'habiibgLiq: perche li GranMaeflic di que-
lito
DI CESARE RIPA.
lop
tfto mondo molto la ggiari.cn te ha fatto , che non ha dato ogni cofaad'vB
JuogOjUiiperòche hauoliitoche tutta quefìa vniuerlìta li corrifponda
coii proportione j che liabbia bilogno de l'opra de l'altro, & per tal biio-
gno vna natione habbia occaiìonc di trattarCj & accompagnarfi con l'al-
tra , onde n'è deriuatala peniiUtanone dei vendeecj òc del comprare , &
s'è tatto tra tutti il commcrtio.delia vita humana.
COGNITIONE.
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DOnna che Zzando a federe tenghi vna torcia accefa,& appreffo haui^
vn libi-o aperto,crie con il dito indice della deftra mano l'accenni.
La torcia Pcccfa^^fìgninca, che come a i nofìri occhi corpo rali , fa bifo-
gno delia luce per uederejcofi all'occhio noflro intemojche è l'mtf Detto
per riceKere lacognitione delle fpetie intelligibili, fa meftierodeiri/lru-
mento efìrinfeco de' fenfi , iS<f particolarmente dì quello del vedere, che
dimoilfdil col lume della torcia,perciochecome dice Aniì.ls^hil efi in hi^
tdkcìH
ne ICONOLOGIA
ietie^ujijeiod priuf non fuerit infenfu , ciò moArando ancora il libro aperto^
perche, opcr vederìo,o per udirlo Jcggcrefi fa in; noi la cognitiono
d e 1 i e e o ic . Cagni t ione dei! e co fé.
DOnna,chc nclJa de/ira mano tiCne vna uerga,oucro vn Scetro,<5«: nel
la iìniiira vn libroyda che fi comprende, che la cogninon delle cole
s'acquiAa per mczo da l'attenta Iccnonc de' libri,ilcheè vn dominio deN
i'anima, COMMEDIA.
DOnna in habito di zingaraima li fuo veiìimentu farà di uarij colori,
iieliadeftra mano terrà vn cornetto da fonarla mulìca,nella^finiftra
vna iiiaichera,6i ne' piedi 1 focchi. LadiueriÌM de' colori, nota le uario,
& diucdc atuoni,che s'eipnmono in tjuefta forte di poefia,Iaquale dilet-
ta a l'occhio dell'intelletto, non meno, chela varietà de' colon diletti i
l'occhio corporeo, per efprimefc gl'accidenti dell'humana vita, virtù,
uit;j,6i conditioni iiìondcinc , in ogni ftato , &: qualità di genti, fuorché
nel (iato Reale . Et cuefto fi moftra con li focchi , i quali furono da gli an-
tichi :.doprati in recitar Comedic, per moftrare la mediocrità delio ftile>
5;_delicpenonc,ches'introduchonoanegotiare.
La Córaedia ha propofi tioni facili,& attioni difficili, & però fi dipinge
in habito di zingara, pereiTerequeda forte di gente la rghifsima in pro-
mettere altrui beni di fortuna , li quali diffidi Oicnte, per la pouerta pro-
pria pclfanocominunicare .
Il cornetto, & la liialchera s'adoprauano ncIlw.Comcdic degl'antichi^
& notano l'vno rarmonia , & l'altro i'nnitatione .
1 focchi fono calcia menti comici , come habbiamo detto.
C O xVI MEDIA.
DOnna ctTtà raatura,d 'appetto nobile, in mano terri I/t^ibia, in piedi
1 iocchi, nell'acconciatura della tefia ui faranno molti trauolgimcn
li,& con grande intrigo di nodÌ5Con quefio motto: Dcfcribo mores homini,
COMMEDIA VECCHIA.
DONNA ridcntc,vecchia,ma con volto grinzo,&fpiaceuole,ha-
uera il capo canuto, e fcarmigliato, le uefli bracciate, & rappczza-
te,&c_ di più colon uariate, con la man defila terrà alcune faet te, ouero
f nasferza,auanti à lei uifarà vnalcimia, che gii porge vna ceficUa co-
perta, la quale fcoprendo davo canto la detta donna, conia finifira ma-
no faccia mofira di diuerfi brutti,6c^ ucnenofi animaJi^cioè, uipere, alpi-
di, rolpi,& fimili.
Si dice,della Commedia riccchia a difiintioncdella nuoua, laquale fuc
ecfiealeiin a/fai cofc differente, perciochc li Poeti nelle fcuoledella_j
uecchia Comcdia dJettauano il popolo (apprefio del quale ali'hora era
lalomma deigoLcrno) col dire, &r raccontare cofe fucece, ridiculoloi
acute, mordaci ,inbi?.fmo,&jrrif:onedciringiLfiitiadci GÌLdici,del--
J>jiaritia,&(_ corruttdc.de'Fretori,dc' catcìui cofiumi, &:difgratiede i
Cit.udini,& limili aitre cole, la qual hcenzapoi riformando^ & le fcioc*
che^ze
DI CESARE RIPA. m
f^tzzt del riib , & buffonerie , s facto togliendo la Comcdia nuoua 'f ri*
chiedendo cofi altra fortuna di flato, e di gouerno , & altra ingegnoià,&
làuiainuentionede gì huomini)s'aftnnfe a certe leggi, &honeiU più cj-
uili > per le quali il fuggetto , ia locutione , &(^ ancora la diipojìtione di
élla è fatta mol-ro diuerfa da quello che folleua cilère della fopradetta^
Comcdia uecchia, come può il Lettore uedere a pieno le differenze, tr^
Tvna, e l'alta nella Poetica dello Scaligero, nel primo libro de.to l'Ilio-
ria al cap. 7. L'offìtio dunque della vecchia Com€dia,effendo di tirare
]i vitij , &f attioni de grhuomini in rifb,& fciocchezza^ perciò li è
fatta la detta figura di tal yìÌo , & forma , che le. andrà di mano in mano
dichiarando.
Le ueftì (tracciate, & rappezzate , co/ì per il foggetto che haueua alle
jnanijcome per le perfoneche faceuano coH fatta rapprefentatione, non
v'interuenendo,come nella Tragedia pedone Regali;nè come nella Co-
media togata,o preteftata de' Romani Cittadini di conto.
Per li uarij colori del fuo uertimento fi dimoflra ladiuerfità , & incon-
ftanza di più cofe, clicponeua infieme in una compoiìtione, S^^ancoil
uario ftile.inefchiandoini'iemcdjuerfi generi di cole.
Lafcimiacheli porge lacefì-elia, moflralafozzaimitationc permezo
Jaquale faceua palefì li uitij , & le bruttezze altrui , che fi dimofìrano], o
perii fozzijv'v venenofi animali, che ella con rilb,&: fciocchezza icuoprc
al popolo^ diche vn'ciempio fi può uedere nel Gurguglione di Plauto.
Tmn ifligraci palliati i capite aperto qui ambulant
Qui incedant fiiffarcinati-i cum librisy cum fportulìs
Conflunt-i conferuntyfermones inter fé tamquam drapeta
Ojlant^ohfiftuntyincedunt cumfuis fententi^s
Quos femper bbentes vidcas cjje in a?iopolio
Vbi qu,d Jarripi'!ere\operto capitalo , caldum bibant
Triftes , atque ebrioli incidunt.
Le làctte nella dcfira fignificano gl'acuti dctti,& Tafpre maledicenzc,
con le quali licentiolàmente ferma 5&uccideua la fama,&: riputationc
de particolari h uomini 3 onde Ho ratio nella Poetica parlando della Ipc-
tiedi poefia uiene a dire dellaComedia uecchia in tal modo .
Succefiit vetiis bis coin^diayìw ftrie multa; Digna Icge regi lex eft acctptaychorufq;
laudeyfedin yìtiumlibertas exc^dit><jr yitn Turpiter obticuit fublato iure nQce?idf.
Et.il detto Horatio ancora nel iib. i.de* iermoiii, nella Satira quarta,cO
fi parlò delli Scrittori della Comcdia .
. E.v,polisyatqi{eCratiniiiSy^riftophnnefq;TQetA
^tque alu > qmrum Conucdia prifca yirorum
Si quis erat dignus defcribi-,qMod malus%au! fur
Q^.pd muhus fo rct , aut ficanus , aia aUoqui
Famofus multa cum libsrtate notabant .
COM-
Ili ICONOLOGIA
COMPASSIONE.
DONNA che con la fiainra mano tenghi vn nido dentro del qua-
le ui (ìa yn AuoIcor€,chc pizzicandoli ie coTcìe, iliain attodi dare
aiuggereiJ proprio fangue ailLoi fìgliuolini, quali larann:) auch^c'il
nel nido in atto di prendere il languc , & con la delira mano ftcia por^a
in atto di coinparsione qualche cola per fouuenimenLo a gl'ai trui bnc-
g;ii. S; dipinge con Tauoltore nella guifajche habbiamodcuto ,pcrc.o-
thegli Egitti; perloAuolcorcycjuando coi becco il rompe iecorcie,ra-
4 ;#^«:n:ì
^'j^
.r> V,-, T^ .„^>';*' , •
Q^S^^ii^/"^^
f:V-f3 W
prcfe.-tau?.nola coni pafsirncpc. clic egli in cuci centoucnti giorni,che
rlm^ora ndi'al'euare 1 rgliuoli , non n-ai troppo Jcntano Lolaalla preda.^
^P^ ^. ...
re coi
nrCESARE RIPA.
l'rj
re col quale ha cura, che per mancamento di cibo non gii manchiiio , il
porgere con Ja deftra mano in atto pietolo qualche clono dimoftra cojt_^
«ak atietto il uero legno deli'huomo compalsioncuolc , i .'quale per chari-
tafoccorre con prontezza i poueri bilognoiìcon le proprie facoltà.
oiC.D a.):. CO M P V N 1 I O N E.
ij ;>'
DONNA veflita d; cilitio^addclorata, con la becca apena in att»
;,(;lirV;^fiisi*ejC9n gl'occhi riuolti al Cielcjche Lei-lìnocopioièkgnme,
ccayna corona di pungenti ipine in capo , tenendo con la lìmflra n ano
Vii cuo^èj^^nmente coronato di fpine , terra la delira mano aka,& lì dito
jj.diccdnttoi-Vrlò li Cielo. ' ' ""
Siti Lcfliiadi cj,liuo , &f lagriir.euole, p'^rchc dice S., GicGrifciìomo,
nel iuo libro de ccm^uhòxoid.SoUic^r.pjiBwfocit'Ijorren'pi'r,^^^^^
di'Ycre cilitiuth:^7ìiaì e Ucrm^as^ifi^^trc rijin.jis! ih.n: rr.atn f.Lius.
Se li fanno due corone di Ipine,} QXQ:he. i^er lalpina nel laln:c> j i.in quel
vcri'vrcQ, (gie dice;D;rW; uh^i^au. J} na^ Vicn der.ciataia c(J]^.c(.i)Lrv,L.a^
dal peccato jLcuale dei coiitmuo moide,6c pLii^e lacokicr.iiafignin^
L Luta
1 14- I e 0 N OL 0 VI '4^^
cata perla corona,chc tiene in capotò,: nonbaftandoqueftacompuntiov
nc,comeintVutcuoia, naiccndoper i'ordinano dai timore della pena, 6<^^'
conoicimentodel male. Però fé gli aggiunge la corona dcilp;ipi.nealcuo
re,denotando.perqueil'altra lauera conipuncione dei cuore > die nalcc^
da quello imi.sciiio dolore, & cpnpicimentp d'naujsr Qftefò iddio iomnio
bene3& perla Ja gratiarua5& perche la perfetta compuntione deuehauc-
re quattroconditioni,cioèche habbia quel fommo dolore eia detto.però
iiniaadolorataje lagnmcuole. "■
Secondo5che habbia fermo propofito di non commettere più peccato,
che lì dimoftra per i'indice aJzatodellamano delira.
Terzo, che iìmilmentehabbia faldo proponimento di confelTarfene,
ilcheuien lignificato per la bocca aperta. , -
Vitimojc'habbia a lòdisfare , come parimente Ci\ promette per la deftra
altane pronta m operare bene,con forme alla iuabona,è Unta reibiutione.
C OM P L ES s \ oKi.:
e O L L E R I e O ' P E R \I L F V O C O .
VN giouane magro di color gialìiccio,& con fguardo fiero,che effen
do quafinudo, tenghicon la efedra maijo una fpada nuda,ftando
con prontezza di uoler combattere .
Da un latofcioè per terraj farà ujfio feudi) in mezodel quale fia dipin*
ta lina gran fiamma di fuoco, & dairàitro lato un feroce L^one .
Dipiugefi magro,perche ( coipe dice Galeno nel ^.delli Attbrifmi nel
commento.6. ) ni elio predomina molto il calore , ilqual.eiTendo cagioitc
dellaficc:ta lì rapprefcnta con la fiamma nello feudo .
Ilcolor gialliccio, lignifica, cheli predominio dell'h umore del corpo
fpcflb lì uiene a manii'eitare n^ì color della pelle ; d'onde nafce,che per il
color bianco fi dimoftra la flemma ; per il pallido , ouero flauo la collera;"
per li rubicondo mulo con bianco la complclsione fanguigna,& per il fo-
Icoja malenconia, iecondp Galeno nel 4. de fanitate tuenda ai cap. 7. &
nel I .deli'Aphorifmi nel- commento 2 .
Si dipinge con fiero iguardo,eiiendo ciò fuo proprio , come ben dimo-
ftra Ouidio nel lib.:?. de arte amandi.
Cm tumentjia nigrefc unt fangu'me ye7u Lumina gorgonep f£uius an^ue micAtff»
Et Perfio nella j. Sacira.
Ì1uncf.-ice fif^pop.tajcrupfcit fanguis,(^ ira Sàntillantoculh&c^ ^
La Ibadanuda , e la prontezza di uoler combattere , dinota nonTolb il
collerico efler pronto alla rrUa: ma anco preftoa tutte l'altre operationi/
et m.c un'ara !rgnifica la fopfa^ctta fiammadi fuòco , eflendo fuo proprio^
di riiblucre . « . •. *"
• Si dipinge giouane, quàfì nudo, & con Io feudo per tefra;perciochc
^uuiuo dail'impetuolapafsione dell'animo non fi prouede di riparo : mà^
fcii/ia giudKÌo,S^ confìgl.o s'efpone ad ogni pericolo , fecondo il detto di'
Seneca in Troade: luuenileyitiuìn efl rcgcrenon poJJ e impetrr/n.EtpQrJ btnc
dii;cAv.icen.nanei'2 .dei I. della dittionej. alcap.^. che quandòTopcrc
-■'-■•••• '"■ foiip •'
DI CESARE RIPA. vi5„
fono fané co maturità danno fegno di vn téperamentoperfetto:mar,ua ^
do fi fanno co impeto,& con poco configUo dàno fegno di molto calore*
-I
e :
Gli f\ dipinge* l'i £eòitG itafitoipferyi^ofttareia fierezza , & animo/Ita
dell'animo nalcente dilla già detta cagione . Oltre di ciò metteùifi que-
Ao animaJe per eude il-Collerico iànvlcai-ira$:ondo^,eone,deliguale coli
I ìbafl^Jr;Alcia|o:n^i'(iiòi^mB;eim^^ !vVt;" '"^^ '''''J'' \"''' ^^f '''^
; ^u'-^ JìimkhntèHras concipit^ille ^fàùesy' ■ ' FèHè'iiolùr ftmas 'fXchat indómitds.'\
I ^ Jr^enota .anco ilXeone^eiTen'l tòllei|icódi hatiira rrìagnanimaje iiberaìe,
'ì^nzicife=puifiandòri tierrìiini i dmi'eTi'e' prodigo , come gl'infralcritti vcr/i
: della^^Sdi'nla Salernitana ,Jion Iplo di «^uefla : ma di tutte Hìiì-q qualità fo-
i pradeLtc dicono. ' ' ' ; '• '■ ,'''■',"
il (ixx'^l'^^^'rà(^y.'^lJ^ citcrcrejctìnt . "^ ^ ,
1 fCiV-
C O^N S V E T V D I N E. '
HV O M O vcc:iiio-,-iii-*t:to di andare > con barba canuta > &capp,ag.
giucj ad Vii ball )ììc co i vna mano, neJJa quale terra ancora viia cai
là eoa va more ), eh .• dicci : Vrcsacquirit cundo . Porterà in Ipalla vn tu-
Ibio d'iitroaienti , co'.cjuaii ^'eiercitano l'arci , & vicino haura vna ruota
d'arrotare coicelli.
L'vlo imprime ne! ia mente noflra gl'habiti di tutte Je cofe, li conferua
a' pollen>li fa decenti , 5(^ a Tua uogJia fi fabrica moke leggi nei viuere,
& nella conuerla none.
£t lì dipinge vecchio, perche nella lunga efperienza confifle lafua_j
auttorita,& quan to più è uecchio,tanto meglio fta in piedi , il che s'acen-
jia col motto,che tiene in mano, ilqualeè conueniente ancora alla ruo-
ta , perche le ella non fi muoue in giro , non ha forza di confumare il fcr-
ro>ne di arrottarlo,come non mouendofi l'ufo con efercitio dei con-
fenfocommunenonacquilta auttorità, ma uol^^endofi in giro vnifce tal-
mente la uolontain vn uoJere>che lenza faperalfegna rei termini di ra-
gione tiene gl'animi vniti rn vna medefimaoGCupatione,6^ confante-
mente le gli conferua . Però Ci dice,che le leggi della confuetudine fono
iialide,come quelle delllgiperacore ifieiro,& in tutte l'arti , à^ in tutte le
profeilloni , per prouarvnàcofa dubbia, fi pone in confideratione l'vlò
nato dal confenfo vniuerfale,quàfi che fia imponibile eifer le cole diuer-
fedaquello,che elfo approua. Però diireHoratio,che le buone parole
òtì Poeta a deuono prendere dall'vfo , & in fommafinota ,àL(i oiferua
in tutte le cofe , accioché non venga violato il„4ecoro tanto neceifario
nel corfo della ciuile conueriatiòne,-^! * ; *'
Et però porterà m ipalla vn falciò ^Ih'ltromenti artifitiali , fecondo
il capriccio del Pittore > non-, ci curando noi dargli in_, quello altra
SANGVIGNO PER L'ARIA.
^\T -^ giouane allegro, ridente, con vna ghirlanda di vari; fiori in capo
^ V eli corpo carnoiò , & oltre i capelli biondi hauerà il color della fac-
cia rubicondo mirto con bianco, & che fonandovnliutodia legno con
riuolgere gl'occhi al Cielo,chegh piacciali fuono,& il canto,da vna par-
te d'ella figura ui farà vn montone , tenendo in bocca vn grappo d'vua./
($(_ da l'altra banda vi farà vn libro di mufica aperto .
• Giouane,allegro,con la giiirlanda di fiori> & ridente , R dipinge il làn-
guigno,perche( fecondo Hippocrate)in quelli che abbondano di fanguc
temperato , & perfetto , (i generano fpiriti uitali puri , & lottili , da quali
nafce il rilo,& l'allegrezza; onde quelli fono piaceuoli, faceti, ^ amano
ifuoni,&i canti.
L'eilerdi corpo carnofo > fecondo Galeno nel z.lib. del tcmpcrament»
al cap.p.& Auicenna n^l lib.i.ilgnifica,che dalla uirtìi afsLnulatiua,chc
ne i faii^uigm è molto pocente,iulce l'habico del :,orpo carnofo .
Dipia-
DI CESARE RIPA. i\7
Dìpingc/ì rubicondo miflo con biaiìco,perche(rccondo Auicenna n^I
i. del I.) qucflo colore denota abbondanza di fangtie5cperò dice Galeno
nel 2. de gli AforiTmi nel commento 2. che rhumore,ciie nei corpo prc-
doniina,da il colore aJla carne . "
Il Montone con il grappo ^dVua, lignifica il fanguigno cflcr dedito i
Veneie,&à Baccoi per Venere s'intende la natura del Montone,effendo
quefto animale affai inclinato alla luffuria^icome narra Pieno Valeriano
lib. 10.& per Bacco il grappo d'vua \ onde Arifiotile nel Problema j i. di-
ce,che ciò auuiene nel languigno^pcrche in elio abbonda molto reme,il-
quale è cagione degl'appetiti venerei, come anco fi piiò vedere per Jade-
fcritùone della Scuola; Salernitana .
Tintura pingues 'Jlifuntyatq; rocajites
J\umoYefq\ nouos cu^iunt alidi ve frequenter
Uos ì'entis ,&Baccbus dtU6iat f enula rifus
Et fiicit hos hiUres , ^ duUia ycihaloqutntes.
L ^ Omnibus
/// ICONOLOGIA^
Omnibus bifludijs habiks funt^i^ magis apti
Qualibet ex caufa non hos facile'exciiat ira
L^rgus > amans > hilaris , ridens , rubeiq; coloris
Cautus i carnofus )fatis andax } atque benignus .
w
-ID
FLEMMATICO PER L'ACQVA
HV O M O di corpo graffo A di color blanco,che dando à federe fia
vcflico di pelle di tulio, tenendo ambe Je mani in ieno, & la te(la_*
china, lacuale lì^ cinta d'vn panno negro, che gli cuop^a quafi gl'occhi,
& a canto vilìa vnataicariiga.
Dipingcfi graff ) , rcrchc iì come la flccità del corpo procede da calidi-
tà.coll fa grailezza derma da fx-igiditcì,& liumidita,come dice Galeno nel
lecondj del tempc-ameato al cap.6.
Si uefledi pelle di tuno^perche ii come quello animale è fonnacchiofo
cpigrojcoiiè.l fle.nmatico per hauer egli pochi fpiriti,& quelli oppredì
da molta rr.grJiLa, che ni eiio predomuia ; onde uuuiene che iiaco poco
awi'j
Bl CESARE RIPA. J19
«Ittoigli ftudi; haucndo l'ingegno otcufoj&addormentatoA'non liabi-
Ì€ a meditare quello che farebbe cagione di Ibllcuarlo dalle cofc vili > ^
baflè,clie peròlificingeilcapodi pan no negro.
Si rapprefenta con ]\ capo chino , perche egh è pigro,negIigente è tar-,
do SI nell operationi dell'in telletto,coiTie in tutte l'altre del corpo , ilmi.
le alla tartaruga, che ^\ gli la a lato , il che tutto vien ottimamente erprei^
(ò dalla Scuoia Salcrnitanane i ver/ì chcleguono.
Thlegma dabit v res modicns > latofc[; breuefq;
1 hlegma facit pingue S) fungids reddlt mediocres^
0tianon^udiotrc!duntfcdcorforafomn9
Seyifus habet , tardus n^otusy pigritiafomnus
Vie fomnolentiisy piger (jT fpi^t^'nime plenum
i^fthuicfenfkshebespinguisyfacietoloralbiis. ■■,
MALINCONICO. PER LA TERRA
HV 0 Al O di color foicQ, tenghi con laiìniilra ui«;.o vu libro aper-
to moArai.do di Itudiàre.
L 4 H.
e:a
126 ICONOLOGIA
Hauerà cinta la bocca davna benda, & con la man deftra terrà vni_*
borfaJegata,&: in capo vn paflero uccello foliiario.
La béda cheglicuoprciabocca^figniiicail lllentio, chcnclmalincont
co fuol regnare , elTendo egli di natura fredda, e fecca , & il come la cali-
«iità fa loquace,cofì per lo contrario la frigidità è cagione del filentio.
\\ libro aperto,& l'attentione del ftudiare, dimoflra il malinconico ef-
fer dedito alli fludij>&in cffi far progreflb; fuggendo 1 altrui conuerfatio
aejonde Horatio nell'ultima Epiftola del 2.1ib.dice:
Scriptorum chorus omnis amai ncmus» Etfugit Frhcs*
Che però gli fi dipinge il pafTero folitario fopra il capo, c/Tendo uccello
che habita in luochi folitariÌ3& non conuerfa con gli altri uccelli .
La borfa ferrata fignificaTauara natura', che fuole perlopiù regnare ne
i malinconici>come dicono i feguenti verfi della Scuola Salernitana.
KeHatadhuc triHis cboler<e fi'.bfìantia nigr^
Qm reddit prau9s,per trifles panca loquentesr
Hi vigilantfiudijs : nec meni e fi dedita fomno,
SeruantpYopofiti'.m fibinilrcputantforetutum*
Inuidiis y c^ triSìis cupidus dextnq; tenacii
'hlon expers fraudis , timidus luteiq; t qIoyìs .
Di Ticr Leone C a fella .
VN'huomoà man dritta di vnadonnajambi vediti ài porpora', & che
vna fola catena d'oro incateni il collo ad ambiduc ,& chela detia_^
catena habbia per pendete vn cuore,ilijuale venghi fofleatato da vna ma-
no per vna di detti huomo,e donna.
La collana nella guifa che dicemmo >dimonra', che il Matrimonioè
comporto di amore,di amicitia,& dibeneuolcnza trài'huomo^&ladon-
jia,ordinato dalla natura , & dalle diuine leggi , le quali vogliono , che il
marito, & la moglie fìano due in vna carne, che non poilino eHerediuiiì
ic non per morte .
CONCORDIA.
VNA donna in piedi, che tiene due ipighe di grano in vna mano,&
con Taltra vna tazza piena d'uccelletti uiui > òuero di cuori .
La tazza piena di uccelletti, ouero di cuori, lignifica conformità di
più perfone> per le quali ne fegue l'abbondanza , fignificata per le Ipighc
celgi-ano.
C 0 2^C 0 T^D I c^ tJlf 1 L I T ^ Ì^K^
Isella d^'Ccdaglia di J^ riui .
DONNA che tcnghi con la deftta mano vn roflro di nauc.fbpra dei
quale ui è vn'infegna militare, 6d in iiìezo d'ella , cioè in mezo del»
3'afta vi fono due mani giunte,coine quando fi da la fede, con lettere^ che
dicono. CONCORDfA EXERCITVVM.
Le due mani nella guifa,che,diceimxLOjdiiiiollrano la concordia l'info;'
pn.i,òiil:rolirogrEfcrciti.
CON-
DI CESARE RIPA. ìép
CONCORDIA.
DONNA,[che tiene in mano vn fafcio di uerghe flrettamcntc legati»
La Concordia è vna vnione di uolere,& non uolercdi molti,chc
uiuono5& conuerfano infieme . Però fi rapprefentacon vn falcio di uer-
ghe,delle quali cialcuna per le llefla è debole, ma tutte infieme ióno for-
tij& dure,onde difie Salamone. Funiculus tripkx, difficile rumpitur. Et me-
diante l'vnionc fi ilabilifce maggior forza nell'opera tioni de gli huomi-
lii,comedimoflraSalulìioin beilo lugurtino. Concordia paruc res crefcmty
difcordia maxinuc dilabuntur .Alla quale i'entenza riferifce Seneca Filofo-
foneirepifto]ap4 che M.Agrippaconfeflauad'eflere molto obbligato, e
che per lei s'era fatto ottimo fratello,& amicojdi che veggafi più diflfufa-
mente Franceico Petrarca nell'opere latine lib.^.tratt.2.Cap. il,
Concordia-I .
DOnnabeIla,chemofìrigrauità, nella deftra mano tcnghi vna tazza,
nellaquale ui farà vn pomo granato,nella finiiira vno fcetro,che in
cima habbia fiori,& frutti di varie forti, in capo ancora hauerà vna ghir-
landa di mele granate,con le fog]ie,& con frutti,infiemecon la ghirlan-
da,per acconciatura Vi farà vna mulachia ,& cofi nelle medaghe antiche
fi uede fcolpita. Concordia^.
DOnnajche nella delira mano tiene vn pomo granato,& nella finiflri
vn mazzo di mortella,e Ci fabrica in tal maniera, fecondo il detto di
Pieno Valenano,con l'autorità di Democrito, dicendo> che la mortella^
6^ i pomigranati s'amano tanto, che fé bene le radici di dette piante io
no porte alquanto lontane l'vna dall'altra , fi auuicinano nondimeno i 6c
s'mtrccciano infieme . Concordia^ .
DOnna coronata d'oIiuo,che tenga con la man deflra vn falcio ài fres
ze,legato con una benda bianca da vn capo d'eilìip & con vna roiìa
daU'altrajnella mano finiflra tenga vn Cornucopia •
Si corona ddiuo,per fegno di pace, effetto della Concordia .
11 fafcio di frezze legato al modo detto, figriifica la moltitudine de*
gl'animi vniti infieme co'l uincolo della carità,& della fincerita, che dif-
tìcilmente (i polfano fpezzareifomminifirandofi fra fé fieflc il vigore , &
la gagliardezza, onde poi è la cócordia produttrice di frutti piaceuoli,cQ
«le dall'altra banda la difcordia non sa fé non produrre fpine , &r' triboli
di maledicenza3& litiche turbano la compagnia, & l'amorcuole confoj-
tio degrhuomininel uiuere politico, & ragioneuole.
Concordia, nella Medaglia diT^apieno^
DOnnafedente,che nella deilra ha vna Patena , & nella finifira duej
corni di douitia con lettere : CONCORDIA AVGG. ik S.C. Vedi
Seballiano Erizzo. •
La Patena lignifica cfler cofa fanta la Concordia, allaquale iì debbe rea
derehonore,e lacrifitio.
Li due corni didouitia ^ moflrano , mcdiaatela concordia dupiicata^
abt)ondaaza .
Ce;;-
lii ICONOLOGIA
Concordia Militare.
DOnnaarmaM,con le mani tenga vn gran uiluppodi lei'pi, perche è
preparata ; er d fendere le ftcna eoa l'armi, od per nuocere aicrui col
veleno, che lon miaiUra l'ira.
concordia di pace.
DOnna, che tiene due corna d'abbondanza ritorte infiemc,chefono
l'vnione dc'pcn!ien,e delle uoionta di diucrièperibne, & con i'aJ-
tra mano vn ualo di fuoco, perche Ja concordia naice dall'amore fcambic
uole^ilquale s'allbmiglia al fuoco iiiatenale,per efiere efietto di calore in-
teriore dell'anima.
(oncordia de gt antichi .
DOnna,che nella mano dertra tienealcuni pomi granati , & nella fini*
/ira un. cornucopia, con una cornacchia jlaquaie (i uede in molte
Medaglie di Fauftina A ugufta Icolpita co'l morto : CONCORDIA , per
l'eterna fcdelià^ch'ufa quello animale co la lua compagnia, però ciiliè l'Ai
cmo'.Coynicum mira intei [e e ncordia vitxy Mutua flatq; dlis iaterr.eratafidef,
Ipomi granati preflb agl'antichi llgniiicauano concordia , perche tali
deuono ellere gl'animi concordi,^& in tale unione ui fé ftclii, come lono
le granella di queAi pomiydalla quale unione, iìaice poi l'ubbondanza^chc
ciineruo di uiuere politico^ & concorde.
Concordia in fufer abile .
PE R la concordia infuperabile fi rappreiènta Gerionc huomoarmatOj
con tre uifijco'l capo cinto d'una corona d oro,lèi bruccia,& altre taa
tegambe,che tenga m una mano deftra una lancia, con l'altra una ipada
nud.a,«S: nella terza unofcetro. Et l'alce tre n^ani de la parte fimftiujfipo
fanoioprad'un.o Icudo.
Dicelì,cheGcrioiiefuRe di Spagna, ilquale perche haueua tre Regni
fu detto tricorporexioèjche haueua tre corpi; fu ammazzato da Hercolej
al tri dicano ellere flati tre fratelli, coli concordi , che erano giudicati iìjd
iblo.
CONFIDENZA.
DONNA con i capelli fparlì , con ambedue le mani foflenti una naue.
La Confidenza porca fcco la cognition-c delfimminente pericolo,
^ la falda credenza di ciouerne fcampare libero, &: lenza cucile due qua-
lità uanarebbe nome , &cangiarebbe i'effere fuo . Però Q. dipinge con la
naLe,che è fegno di confidenza, con la naue i nauip^anti ardilcono di prat
ticare l'ojnde del mare, le quali lòlo con la facilità del perpetuo moto, par
che minaccino rouina,morte,&:clleniiinio ali'huoiì)0,c]ie quando paiià
la terra,elce fuora de fuoi conlini . A queflo propolito dille i^oratio nel-
la j. Ode del primo libro.
Vii rQh({ry(^ es triplcx TrÌT^ius , & poi.
Circa pc&y.s era t^quifragilcm trtìci Q^crìr> ma ìtis timait gradum?
fymnjifit pelago rat em » Coiijquel,che ic^ue.
CON'
DI CESARE RIPA. 7-rf
e O N F V S i O NE.
DONNA giouaneconfuliimente veftitadi diucrfi colori, che ha-'
uendo i CapeJJi mai comporti, pofi Jadeftra mano fopra quattro eis
menti confafamente vniti , & ìa ilniftra Ibpra la torre di Babel co'l motto
chedicaB ABILONIA, ViNDlQJ^E.
Giouane fi dipmge, come età più atta alla confuflone, non hauendo e*
fperienziji'eazala i]ualenonpu) terminare, elfendotralportata da di-
ucrfi appecici, quali neiropcrc rendono confuiìone .
Li capelli lunghi, & corti, e mal comporti denotano imolti,& vari/
penfieri, ciiC conlbiidano rintellctto .
Li diuerfi colon del vcrtimenco figniiìcanolevanej&difordinateat-
tioniconfuiàmer.te opcnicc : Ftvbiìriidtitudojibiconfupo.
La torre di Babel è porta,come cofamoltoconofciutapcrfegnodicoa
fufione: poiché nel fab bacare d'eira,Iddio yCi come confufe il linguaggio
de i fabricatoa, con fare, che cialcuno di loro diuerlamente parlalle , co-
sì anco confufe la mente loro , facendo , che l'opra rimaneffe imperfetta
percartigo di quelle fuperbc , & empie gena , che prouorno di fare quel-»
i'imprelà contro la fua onnipotenza, & per maggior chiarezza per rap-
prefentarelaconfufione, vi fi dipinge il Chaos, in quel modo, che rap-
prefenta Ouidio nel primo libro delle Metamorfoli , oue dice.
Fnus erat toto naturai ynltus in orbe Quem dixcre chaos rudis^ìndigejlaqj moleu
Et l'Anguillara nella tradutrione .
Tra che'l ciel/uffc) il mar, la terra j e' l foco
~ j Era il foco , la terra , il del , e'I mare:
' ' tJ^'Ca il mar reìideua il del , e la terr a , e'I f oc»
deforme il foco y il del , la terra , e 'ì rr^are
Che vi era , e terra , e cielo , e mare , e foco
^ Doue era e cielo yeterra,e fuoco , e raarcy
la terra y e'I foco f e'I mare era nel cido
' ' Tldmar^nelfuocoye nella terra il cielo .
ConfermationcyCome dipinta nelTalax^^o dil-^^ S. a monte e at: allo .
DONNA con due chiaui nella dertra mano, & tien con a finiHra-»
vna piramide , nella quale è fcritto : 5'/.'/'e^-/?<2/if /?f/?'^??i .
*"l '\J^ ^ gioL3ne,chefia coronata d'vna ghirlandadi varijiìori, farà
*' V^veftitad'habitovago, &: di color verde, te ni con la dell la n^ano
i 1 vna Tazza di crirtailo piena di rubicondo vino-, la quale porgerà coaj
\ \ ieinbiante allegro, òr in atto gratiofo,6£ beilo.
i Si dipinge giouane, con la ghirlanda di fiori, 6<: conThabiio dicoloi?
j I verde per iegào di allegrezza, che cosi conuiene che !Ìen(o& moiìnno
queili,i quali a vnifcanojò: confcrmono nelì'amicitia.Si i-apprcienutjche
porghi la 1 azza'picna di vino per ciò che le Tazze , o calici , chcfcarn-
bieuolmente lì porgono nei coniati, &in quelii muui chea fanno al
bere> e cortu.iie co^: ile no^ri 'iCi/ipi jCOQa'aiia) ì: vlanza ^.vmc-ì,.. -ci
/24
t CON O LO Gì J
^ual atto fi vengono advnirc plifpiritidegJiamici,& a confermar/i le
amicitie , te per fegno di ciò Achilie ne la nona Iliade d'Homero ordi
iiaaPatroclointimofuo amico, che pigli il più gran bicchiere, che hab-
i)ia , &che dia bere ad'VJiire,& ad' altri Greci, del vino più gagliarde
«lon per altro, fé non per dar ad'iatendere,che elio li teneua per canlTimi
ILTUICI .
WMm
Vkerìùs dNXÌtl>{ohiles^^chilles
Sederci]; fccit in fedilihus j tapetibus^; purpureìs
Statim autem Tatroclv.nijallocutHs cji prope cxijiétern
Maio rem iam craterern Menoetij fiLifi::ttiito
Meraciiisq; fì'.ridlto poculum autem para vnicmcj;
Hi cnìm carijjiwi viri mca fnnt in domo
più abbafib poi Aiace accenna ;:d V'JììUó che fùcla vnbrindi/j ad Acchillc
&i^ Vhlìc gi i Io fa in tal modo.
Innuit
DI CES . 4 RE RIPA. izs
uji. b b '2 j c 2rii{)ij/,it .Aiax Scenici: intdUxitautem nobilis Flijjes '
I-nplcnsf; v'rno^ocHlum , pYOVin.mit a^cbille
':. Salue '^- -f chili" s -, &: quella, che Icguita de quali br.ndifl, n'è pieno Home-
. ro , a pa/ìò, a paflb legno d'vnione, ÌS<^ confermatione d'ainicitia.
COSCIENZA.
DONNA con vn cuore in mano dinanzi a gl'occhi con que/{ofcrif»
co in lettera d'oro oiKeiafmeftsy cioè la propria colcienza, ftan»
do in piedi in mezo vn prato di fiori , & vn campo di fpine .
Lacofcienza èlacognitione, che ha ciafc uno dell'opere, & de penficW
ri nafcoftì ,5^ celati agl'ai tri huomm i .
Però fi dipinge in atto di riguarda re il proprio cuore , nel quale ciafiru-
jio tiene occultatele lue lecretezze , le quali Iblo a lui medefimofonoa
viua forza palefi .
Sta con piedi ignudi nel luogo fopradetto, per dimofirare la buona,e
eattiua via,per le quidi ciai'cuno camannando , ò con ie virtù, o co' vitijj
catso
it<J- ICONOLOGIA' I
è atto a ftntire rafpre ponture del peccato, come lifiiauc ©doredelJa^
^'lA'tu . Cofcieni^a.
DOnna di Icmbiante bclliGimo, veftica di bianco, con Ja fopraùcrte
ncra,neiJadcftra mano terrà vna luna di ferro, hauera Icoperto il!
petto dalia parte del cuore > donde la morderà vn ferpe , o vero vn verme,'
che Iciwpre ftiffioJa3'& rode l^'afiima del p'eccatorc , p^rò bene^iiTe Luca- 1
no nei iettimo libro . Heu quantum tnifero pce'/ioc mens tonfcM donàt. '■
C O N S E R V A T 1 O N E. "^
DO N N-A Veftita d'oro , nella mano deftra terra vn ramo d'oliuo , 3^
nella liniftra' vn ceithio d'oro.
L'orò, & roliliofigniiìcano conferuationc, queflo, perche conferua li
corpi dalla corruttiqne , & quello, perche difficilmente lì corrompe. *
Il cerchio, com^ quello, che nelle figure non ha principio, ne fino»
può fignificare la duratione delle cole, che per mezod'vna circolare tra«
Imutationell confcruano.
C O JN S I D E R A T 1 O N E.
DON*NA chetiella finifìfa mano tiene vn regolo, nella dcHravii
compairo,& ha a canto vm. grue volante con vn laflò in vn piede..
Sara detta figura teista di color perfo. >.
Tiene il regolo in raano,&ilcompalTo per\limoftrare, che fìcom^y
fono quelli inftromènti mezani per confeguire con l'opera quella drittu-
ra i che l'intelletto dell'artefice lì forma , cosi li buoni efempij , tV i laui;
ammaeUramenti guidano altrui per dritta via del. vero line, al quale ge-
neralmente tutti afpirano , &(^ pochi arriuano , perche molti per torte
vie quali ciechi,!! lalciano dal cieco fenfo alla loro mala ventura iralportare.
Lagruefi'può adop rare in quello pro^olìto Jccitamente,&^ per noi^
portare altre auttòntà , ch£ pollino infaflidirc^.h;ifh_q delia deu'Alciat'o, ■
che dipe in lingua nolìiacosL_--^^_ ■ ■ :. .*^ !
^P logora ìnjegnò dje-Hrttom-douejJe^ _£ quelktj chrthrfarfrètermeHéffei; ^ '
Co^.pderiTf'cvnognrfvmma mrif-- -" ~ Ciò fa la gruey tìw'i-v&lojìéo- mifUfd |
Vopha y cìj^gli fatta il^JoiMoJiaueffe Onde ne. piedi fuGÌ.portare vnfiffo
S'ella eccVtteiia il dritto^ e la mifnnf, T^i- non ccffar e gir troppo altOy ò bajjo, \
C O M SI G L 1 b
V OAIO vecchio vefiì't-o :4'h'dbika"liirì^ó di'color rollo , haurà una
collana d'Oi\)'àl!a quale fìa perpendente un cnoi'&ìrre là dcfI-n(iTiiffi0 ;
tengavn libro chiuibcon viia ciucctiribpra, nella lini^iumano tretcdevafc
taccate ad vn collo , vna telìa làra di cane, che g«afdera vcrlo la pa^iTce diril :
taj vérlòià pancini Ora VM tcf^adulupo 7 in mc:^i:o una teHadilionc;' Jbt-
to il piede deiìio tenga vna tefta d'orlo , & un delfino . ;.
•11 Confìglioèun diicorlb, &dclibcrationc ,che(i fa intorno alle ccfc
incerte, & dLtbbiofcs<:he fòno^djfai-fiji-l-qtóacton ragix^ne je ie^c^ & n«
foiuc f:iò che f] reputa niu eli edicn te , & che in per j artoriic il pi-ù virtao-
fc,iip;ù vtiie,& il Mig]iòreeiltftL\').!'';(^e[l'J'ur<^ajii:itop:ijmlb^
cinque c<òìe-lpeda<lmeiitc il JtU'C'iytììigliO^c ÌJ(idui«f,4^€^■i■frA'teJ|)vè]ick■e^iiti•
la
I> l 'CE SAR B./m PA. 'i^T'
Ja gtieri'a, <5^ delia page, do iaguardia^ della prouincia,deIagrafcia,&uet-
touaglia, che !i ha dà portar dentro , &C iriandar fuori , delie ìtggi , SC-
fldtuci , éi Ciò Iccondo liafti'uttioiie d'Aniìotile nel primo de la rethorica.
Suataiitem quinquef^re nume^ro tnaximayac precipua eorum,qi^£ in confiHjs^gitari
fok^t^y/ì giK''^v ermn de veSigalibus,^ redditibus puUicisyDc bellO)(jr pace^De cu-
ftodui rc^ionis, Diiijs..qn^imfortantMty& exportantur, c^ De legumfonftimtkn^
TTirr
: Lo figuriamo vecchio perche riiuomo vecchio dimoftra configlioco^
me dice S. Ambrofio in Hexanieron . Sene^lus efi in cmfdijs ytiliory perche
, l'età matura è quella "che parconice laperfettionedeilap^re,&:deirintfen-
, dere perrefpenenza delecofe che ha vedute, & praticate, non potendo
I ne la giouentìi effere per lo poco tempo maturità di giuditio , &" però i gio-
' nani fi deuono rimettere al conliglio de vecchi . 11 conllgliero di Agame-
nonne Imperatore de' Greci uiene da Homeroin peribna di N^Hore iigu^
j wco vecchio di joo. anni ne la prima Illude, ^o.uc io iìelio>Ncftore eliorta^
ì Greci
/^8t ieX>'WO~LOC I J^
. t^reci giouani rpctiaJmente Agamenonne, & Acchilk tra loro adii*ati,
ad obbedire al Tuo conilglio, come vecchio.
Sed auiite me ambo autem mniores ejlis me,
Jam enim diquando & cv.m fortioribus quam vos
Firis confitctudinem habui , & nunquam me ip/ì paru: pendcrmt,
T^q; tales ridi yiros , nec videba più a balio .
RtUmen meaconfilix audlehanty obediehantq; recalo^
Quare ohcdìtej & vcs : q^a obcdire meUus .
Cx^ nella quarta iJiade fi ofienfce di giouarea i caualieri Greci col confl-
giip , non potendo con Je forze, elfendo le forze proprie de Giouani, fo ;
praie quali efllmoito fi confidano.
.Atridc vnkleqiiidem e^o vellem , (jr ipfe
Sic effe, Tt quando diuum Crmthalionem interfcciy
Sedìion fimiil omnia Dpj dederunt hominibus.
si tunc iuuenisfui ^ nmc rurfus me feneClus premiti
\ yeruntamen/ìcetiameqiiitibus interero ,i<^ hortàbor *'
CO'hlSIZIOys:^ verbisjhoc e nim muni^sefi SEl^M
Ha(las auteintra^iabunt iimenes , qui me
^JM^inores natifunty confi duntque uirihus .
Cj^indi è che Plutarco aft"erma,chc quella Città é ficuramente falua che
tiene il configlio de vecchi, Oc l'arme degiouani; pér-ciò che l'età gio-
uen-ile è proportionara ad'obbedire,& l'età fenile al cdmandare, lodali ol-
tra modo que.Uo di Homero ne Ja 2. Iliade ne la quale Agamennone Im-
peratore fa radunare yn configlio ne la naue di ISJcftore diiuomim pri-
mieramente vecchi,
\ Bis'vero praconihusdamofìs ii^Jfit ,. i
Cvnuocaread comiliumcomantes ^chiuos ; \ '
i . El qmdc7n conuocarunt , illi frtquent es affUerunt celcriter^
j ' . ConciUu7n amemprlmum valde potentinm confiitUit fenum
' 7i^(lonamapud naucmTyltj I{egis \
i>t<oshic (i'.mcoegi(fetpri4dentemJiru€bat cGnfultationem
*tGli Spartani dauano ? 1 loro JRc vu magitì-'àto de vecchi nobiliti quali'
fono flati chiamati da Licurgo Gcronres , cioè vecctu venerandi , & h Se-
nato de Romani fu detto Senato per li vfc^hi, che vi configliau^no. Oui,
d10ncl5.de fafi. -i-^x^-' !
^ fcnibj's nomcn mite fenati'.! hahct.^
Canpiolca prudenza Agc-im'ennoné imperatore apreflb Homei'onelJIia
de2»/agrandeftimadcl configliodi Ncfioie,& difidcrahauerdieci'coii-i
figlieri pan fuoi , & lo chi^nia vecchio ,chc di corifiglio fu pera tutti gìii
altri Greci.
Huncvicijfim allocutusefì 1\cx ^gcmcnnon
(irteiterumionfliofipemsc7hncs/ii!os<:^/chii{ornmy
'^ ^ Vtina7neni?n iKpiUYq'iTPater-, cjj- Minerva ^ cir <t^ypollo
TaleideiemmihtconjultortseJJentiy^chiUorf.m»
L'habito
DI CESARE RIPA. irf
L'habito lungo conuienfi al configlio , poiché canto ne gli antichi tempi,
quanto ne' moderni ogni Senato per maggior grau iti s'è addornatocon
la toga , & uefte lunga . Gli li da il color rollò , si perche la porpora è de*
gnade Senatori ,& iSenatori Ibndegni di porpora, sì perche queflo co-
lore lignifica canti ^ per laquale fi deuecon ardente zelo muouereilfag'
gio a conlìgliare i dubbiofi , ilche è vna dzWz Tette opere della mifericor-
dia Spirituali . Gii fi mette al collo il cuore,percioche, come narra Pieno
nel lib.54. <^^ ^ ^"^^ loroglifici, gli Egitij metteuono per /imbolo del cóli-
glio il cuore^elsédo che il vero,e perfetto cóllglio viene dal cuore, che pu-
ro è sicero elfer dcue i dare buó cófiglio,comc cofa facra ieron 1 eubugli di
ce Suidaiiclia lua >iilloria,cioè Res Sacra confiliumjdcnuzfi dal greco quc^
fio verfetto , I{es eft profeto Sacra confultatio. Cola anco facra è flato det-
to il Conlultors , che religioiamente conflglia , lo referifce Zenodoto da
Epicharmo,6^ Platone per autoriti di Deiiiodoce chiamò il Confultorc
coiìi facra. Il libro nella man delira fignifica, che il configlio nafcc da lo
fludio di fapienza , & per piìi efficace fìmbolo de la fapienza vi fi aggiun-
ge ibpra la GiuecM augello dedicato a Minerua tenuta da Gentili Dea_»
della Sapienza, (Si dtì confìglio . Quello animale e notturno, uà in uol-
Xalanottea procacciarli il cibo ,& uede di notte, come feri uonoijiatu-
rali 5 fpeaaluiente Bartolomeo Anglico lib. ii.cap. zj. Dicitur no£}ua qHci-
ft deno6ie acute tuensyde no6ie autem videe , la cui figuraci rapreCenta io flu«
.dio,& penfiero notturno de la mente douendo uncon'igiiero,& vn Prin
.cipc,chehada configliare,&prouuederei popoli, peniare, &trauagliare
jcon la mente, meditando la notte, quello che ha dariiòluere il giorno,
cfTendo l'imaginatiua dell'animo piìi peripicace>& in maggior vigore nel
filentio de l'ole unta della notte; diche necgieroglificolaCiuettajchc
difcernc meglio la notte, che xì giorno . Onde Homero nella feconda
iliade diifc.
Tslon oportetper totam noBem dormire conflUarium
V ir um^cuiT apuli funt commi [si y &tot curafunt.
Nonbilbgna advnconfigllero, o Principe che ha popoli lòtto Ja fua
Cuftodia,enegoti;dapenfarcifopra,dormir tutta la notte, perche chi eoa
figlia deue uedere lume quando anco a gli altri è ofcuro,gi udì care, edifcer
nere il bene dal male,& il bianco dal nerofenzapafiione,&caffetto>attcfQ
che per lo consìglio libero d'ogni affetto fi uedano ancorale cofequantun
quc difficili,^ occulte,e leuato dall'Animo il tenebrofo velo de le menzo
gne,fi penetra conia uifta de l'intellet o la verità.Con l'impronto d'una Ci
uetta battuto ad honoredi Domitiano Impera tore,uolfc il Senato Roma-
no'fignificare,cheil detto Imperatore fuffe Principe di ottimo configlio,c
fapiéza,*che tale Ci moflrò nel principio del fuo Imperio,fe{bene degenerò
^01 da SI bel pnncipio , &C. da la mente del fuo buon genitore , &: fratello
fuoi antecefìon nell'imperio. In oltre la Ciuetta che uede , & ui inuefli-
gando coie a fé neceffanc nel tempo de la Icura notte polla iòpra il libro
chiufo,può ancodenotarejcheilconfìglioiRueiìigato-Gonlludionottur-
M no
rio ICONOLOGI J
nodeucrarsi tenere occulto >& che non lì dcuaaopaJcfarei iecrcti>c^he
coiiibltanO) &(.^vcgiflraaoiie li configli ; ^ pernii iloinani antichi uer-
io li Circa inaiiuno a le radici d;;! colle Palatino dcdicorno a Coniò Dio
del confìgho vn tempio fottcrranco, per iigaiticare, come dice Scruio ne
i'ottauo de l'Eneide lopra quei uerlò . CoìifcJ'u caux magnis arcenfibus a5iisy
che li configlio dcue eilcx-c coperto, & fecreto, di che ueggiall piìi a lun-
go Lilio GiraidiSyntagmatc quinta . Le t;etcitechc nella il ni lira ma.»
no tiene di canc^di LioneA' di Lupo nella guifa detta di Ibpra, fono figu-
ra de tre principali tempi del pairato, del picicnte , &(^ dd. futuro , come
cip one Marrobio ne li Saturnali Ub, r. Gap. zo. perche la telia di Lione
pofta in mezzo , dimodra il tempo. prelente , eiicndo la natura>iSi condì*
none Ina gagliarda ne l'ateo, prclcnte , e he è poOo tra il paflàto , & l'auuc-
nirc,il capo di Lupo, denotali tCuipopaliato> come anunale di pochiflì-
ma memoria , lagnale fi rctcnlce a ie cole paiiace . La cefta di Cane iìgni-
fica il tempo auucnire j^che ci facarezzc, iS^ fella per ia iperanza di ricc-
ucre qualche vtiic da noi ^iaqual fper-inza riguarda iempre le cofe aue-
nirc. i^one aio quelle tre te ile figura dei li tre ce;npi in luaiio alconligiio
pcrchcilconiìglioc di trsparti, altro con ìglio^pigliaidaJ tempo paUa-
to, altro dal futuro >& altro dai prerenteiauucrtiinento di Piaconechc
in Diogene Lacrtio co;i dice . (hiCilmm tnpMtUum eji,.aliud quippc a pra^
terlto , £-nd a fi*turo<) -lUud a p'rejhiti te~//ip'xre j^/niiur . Li tciìipa paifa^-o ci
foramtniflra gli elTempi , mentre à atcende con la mcRtc ci,> che habbia
patito guai li vogUnio^ione, 5: penona , Si per qual cagione;acciochc ce
neguardiaiuo, inipcrciLOche da li cali altrui s'impara quello che fi ha da
fuggire >,6i da gli accidenti pahaa iì caua nonna, <Si regola di confuitare
bene ic cofc prima che à eireiuiicano,ponendo mencea quaato-aitri haa.
noopcratocon pruden2a,accioch.elifeguitiamo,&imitiaiao . II preiei>
te CI ricerca a coniìderare quello che per ie mani habbiamo, rifoluendo i
di pigliare non quel e he piace >& diletta al ien io,, ma quello e he fccon- :
dola ragione giudichiamo ne poiìà cagionare coJ tempo bene, & non_* j
male . 2{jyn tantum videnduìn quid hi prcfenth bUndUtur^i quam quid deinceps \
fit e re futurum . Diife Demoflhcne : onde il futuro ci perfuade di antiuc-
dcrcjchc non fi comcttacoià c^ntemenii . nu con maturo dii'corib , ac-
ciò non perdiamo poi la buona fama,Ò^ opinione di noi.> <S: la glo-
rila del nortro nome . Quindi è che le tre tefle di Cane , Leone , & Lupo
piglianfi da Picrio per limbolo de la Prudenza , la quale n fguarda a li tre
detti tempi,come li raccoglie da Seneca Filofofo morale nel trattato di
quattro uirtìi, oue-dice Si prudsm cji.a.m/nHs twts trlhus temporibus difpenfe-
turyprffantia ordina^ fu tum prouide,pr£terita recordare, n^im qifinihilde prtetC'
ritis cogitai vitampcrdit yqui nìhil de futuro prayneditatur i(i omnia incautus in^
€idit > llche tutto fi comprende da le tre tclìe figura de li tre temrij& /im-
bolo della prudenza fenzala q^uale non fi può. fare buon conliglio. Con^
filiaperfe^^monfnntabfqaeprudciitia j D.iTeS. Bernardo ne le Epiilolc,5t
Ariftotik nei primo de U Rectaaca difiiufcc>ch£ la prudenza è virtà;
de la
li
DI CESA RE RIPA. ijt
^e la mente Juquale fachefi polli con/]gliarc, 6i. deliberare bene de le
cofc .biioriC>& de ie male, che appartengano a la beata, & felice vita, si che
al configko o.'tic la lapicnza figurata con ia ciuett^i ibpra il libro, è ncccf-
lana la pi udcnz^a figurata con le tre tefte fopradctte .
Latcftad'OfibjS^ il delfino che tiene (otto il piede denota che ne li
coniìgli deudì porre da parte l'ira) oc" ia velocita artcfochc pcfsima^
colà è correre ih furia ,& i« collera a deliberane , & confultarc vn parti-
to : madeuelì il coiiiìgho £irelén2'jra,& fcnza fretM,6c velocità,! Orfo
è Ijiiìbolo de l'ira, 6(:^della rabbia, come animale iracondo, onde U Car-
dinale Egidio ne le lue llanze dille .
Cli'Crfi rcbhiufiion feroci artigli. Fanno battagtie (ÌifpfcUitty(^ dire,
él il Petcìrca. VOrfit rabbioja per gli 'Orfacchifuoi .
Ma di quello llmbolo le ne diraalfuo luogo ne la figura de l'Ira. Il
IDelhno , cofi.e peice al n-LOEo v-elocilsinioè figura de la Irettolola veloci-
ca,dcfetti che neJli oonlìgli tanto publici, quatopriuati Ichifar fi deuono.
Duo maxime contraria futa e onfUio , tra fcihcet , c^fe/ì^ttatiodiHQ Biante fauia
de la Gi'ecia,& San Gregorio nella Epi/lola 5. diiì'c, che il conliglioin co»
fed.fHciii non deue ellere pi-ecipitoio. (onfilium in rebus arduis non debet
tffe praccps . La ragioue è in pronto,^e.i-che le iuc fcellerate/zejcon l'im
peto,& conlù furia at;uillariO»vigore)n.a libroni configli con la matu-
ra tardanza fecondo il pareie di 1 aciio, nel lib.delle HiHotie, Sederà im-
petti , Iona corifliamora yak fiere . Si dece bene con celerità, & preHczza,
coiLedilk AriT^.feUèguire u configiio, maeon tardanza s'I à da rifoluerc,
scciò li poiiaprin.a Icieglierecon più fano giurino il miglior partito,
bellillìmo è.quel detto, DrUberandi m ejl din , quod fccienàum c/r ftmel .
Lungo tempo con fulrar fi deue, quello che vna volta fi ha da fare .' Pa*
troclo Capitano elIendogJi detto da Demetrio fuoRò ,chccolàbadaua,
& a chei'indugiaua tanto-ad attaccare la zuffa , 6^ far impeto contro Ic-
fercito di Tolomeo fuo nimico, che era all'hora inferiore di forze, rifpo-
fc . In quibusp(smt enfia non habct hcum , magno pondcre attentandomeli .
Mellecofc,nc Icquali non ha luo^ il pentimento, andar fi deue con il
pie di piombo , perche dopo il fatto il ^<:ntirfi nulla gioua,u(.ce veramen
te d accorto Capitano^ non men foggio AgeniiD Capitano de L cioni, il
'quale follecitaiodagli Aobalciatori Thd^ani a rifpondere preftoad vna
ambarciatacrpofiagli , rifpoie loro . t^n nefcitis , cjuodad ytiùa deliberane
di:m mora eH Uitifsima? Quafi che diccffc, non fapete voi o Tebanl,che ne
gliaixlui ncgoti) perdifcernere,& deliberare quello che è più vtile,6c^
cipedientc, non ci è cofa più ficura della -tardanza ?oude fi può confide
rare quanto ch'errino coloro, che cómendono il parere de l'Ariofio in^
quella ottauanella quale loda il configiio de le donne fatto in vn fubito.
tJ^oltieotjfi^M delle donne fono Ma può malcjuti d^gChiicmin*ef[er buonf
Meglio improu forche à penfarui vfcitiy Che maturo difcorjo non a.tt ; '
Che quefìo t ffetialc^ e propim donoy. Oitt non s'habbia r-nm:narui fopra
Fra tamiy e t-ùnti ylordM del largiti Spefo alcun tépo, e ?noltofludioy€t opra,
M 2 Et
f.*r ICONOLOGIA
L: e rarjo doppir.mcntc ,priniu pc;.-chc lodoiioil coniìgJiO fatto inflet-
ta, iccondan.aiìcntc , perche innalzano il configiio •AzWt donne>poi
che in vna donna non vi è configlio di vigore^òi pollò, ma debile, & fiac-
co, Iccondoil parere d'Arift. che fprczza il coniìglio de le donneai paro
dclli putti , dicendo nel primo lib. de la Politica Conftlium mulieris e/I inua-
Ldutnypueri vero ejì imperfc6lum , Il Senato Romano prohibi per legge,chc
niuna donna per qualunque negotio non doueflc entrare in con figlio,
fu tenuta per cofa inconueniente, che Heliogabalo Imperatore vi fa-
ccflc entrare fua madre a dare d voto^come referifce Lampridio> & ma-
lamente C\ comportò,che Nerone Vi mtrodueefle Agrippina fua madre,
e però il Scnr.to volle che ftefle dietro feparata co vn velo coperta>poichc
pareualoro indecenza^chc vna donna folle veduta fra tanupadri con-^
Icrittia confultarcr
CASTIGO,
D
IPINGEREMO perii cafligovn'huomo matto feroce, arc-
uerò , che tcnghj con la dcftra mano vna fcure,ò accetta,che dir vo
gliaino
DI CESARE RIPA. tu
•gllamo > in maniera che mofln di uolcr con cfla feuerirsimamente da'-C
tu (o\ coJpo , &: a canto vi ila vn Leone m atto di sbranare vn'oria.
Non ioJamente apprefio de Komani ynu- ancora apprcflc^di alcuni po-
poli della Grecia , la icure fu gierogJiiìco di leuenfsimo caftigojfi come fi
può vedere nelle nicdaglie del popolo di Tencdo , del qual tratta Pollu-
ce, percheilRe diTencdo liaucua fatta q uefìa legge, che chi fufle flato
trouato m adulterio,cofi mafchio, come femmina , fuflè decapitato con la
fcurc,& non hauendo egli perdonato al proprio figliuolo , volle ancor che
ne fuii'e fatta memoria,coirie fi ucde nelle Medaghc di Tcnedo) che da^
vna banda vie la fcure,& da l'altra due tefìe.
Perche il Leone nella guifa ibpradetta fignifichi lì cafJigo, ne feruirc-
modiquelloche cica Eiiano, fcritto da Eudomio, cicè,che vn Leone
vn'Orla,& vnCane nutriti, iV. alleuatidavn certo maeltro ad'vname-
defima vita, Viflero lungvi tempo infìeme pacificainente > fenzaotfcn-
derfi punto rvnlaltro,cc)mefufieroliatidomc(}ici, & ammali d vna ftei-»
fìi fpecie, ma l'Orla mofia da vn certo impeto, sbranato il cane, coi quale
haueua comune la ft^nza, & il vitto i il Leone coiivoiìo perla fcellera:ez*
2a d'hauer l'otte le leggi del viuere lotto ;^d vn mcdei^mo tetto , corfc ad«
dolio al?Orla,& sbranatola parimente le fece per io Cane pagare la me ^
n tata pena.
CAREZZE À M. AT OR I E.
VN A bel]a,e grati o fa giouanetta, veftita d'habito di color vagho > ri-
camato di vani, & ieggiadretti intrccciamenti , coronata d'vna__#
ghirlanda d'hedcra, & che con ambi le mani tenghi con beliifsima gra-
na dui colombi vn' mafchio, & l'altra femmina, clic con iafciuiamoftri-
no di balciarij .
Effendo le carezze amatorie figliuole della giouentìj,5c della bellezza,
perciò giouane, & bella rapreientiamoilfuggctto di quefta figura.
Il ueiiimcnto di color vagho, ricamato di vari;, &leggiadretti intrec-
ciamenti»iìgniiìcagli fcherzi>i vani, 6c di uerfi incitamenti dai quali ne
gli amanti nafce il defìdcrio della congi un tione amorofa .
La ghirlanda d'hedera è vero fignificato amorofo,perciochcdetta_»
pianta , come dicono diuerfi poeti , abbraccia , &c ftringe ouunque ella fi
accofta,ondeiopradiciòcon ifeguenti verfi coli dice Catullo .
Mentem amore reuitieiensytit tenax [ Hedera hac-,<& illac arborcm implìrat erram
Tiene con ambe le mani li'diii colombi , come di fopra habbiamo det-i
tò, peraò chegli Egitij per la figura dì queflianimali fìgnifrcauano le
; carenze amatone , elìendo che ^ììo. non vengono alla copula venerea tra
di loro , prima , cheinfiemenon fieno baciate , & perche le colombe tra
ioro vfino allettamenti de i baci molti , li Autori Greci hanno affermato
cflere a Venere dedicate > efiendo , che fpontaneamcnce fi eccitano fra di
Joroall'itto venereo .Molto più fopra diciò fi potrebbe dire , ma peref^
1 fere {\ de'k colombe, com'anco de i'hedera apprello tanti Autori di con>
i iìderauone , Òcaiai<li -beilo ingegno > xolà .nota,e ji':anifeit<i , i'vno per i
M ^ Ì)«C4
SS4- ICONOLOCIJ
baci, Gl'altre per gli abbracciamenti j(iJ che tutto conmeac alle carezze
amatoricjsion foJo mi emenderò più oltre per autorità', ne per dichiara-
tione , che conuenghi a detta figura , ma anco per non trattenere 1 auuno
dgl lettore in cofe lafciuc , &^ericolo(e^
CONGIVNTIONE D'ETf.T? COSE HVMA NE
Con ]e Diuinc^
SI dipingerà vn'huomo gi.nocchu.iu eoa gl'occhi riuoJtiaJ Ciclone che
h.uiDilmcntc tenghicoa- ambe Je inani vna catena d'oro pendente daX
Cielo ,& da vnajtelJa,
Non e ale u li dubbio , che con il te/?imonio di Macrobio , & di Luciar
Bo>cffceJaibpr.d'etta catena non figmfìchi un congiungimento dei^t co
leh-uraanecoji je.diukie,& unccrtL. Vuicuiocoi..uncconii cLak iddio
jLuan.daglipiai.cei tiraa ie,.(!^ leua le menti nollreal CjeJo,.doue aoi crn
leprapxicforie^ Ck. tutta il poter ujIL-o i^^n ijotremo uiu-e;, di iiiodi^ co^ '•
DI CES ARE RIPA. ns
lui, clie vuole lignificare , die la mente in^à li^oueraa co'I voler diurna,
àttameiire cofiui potrà di^nn^cic detta catena pendentciial Cieio , òi. da
voa SteJJa, imi ercioche citieiu il' queiJa forza, d'vnà diurna ii.ipiratxo.ie,
& di q-ucJ fuoco dei quaie fiatone iia voluto cii'ogni huomo fìa^partecipe
a fin clie dnz^-i U me. uè alCreacore, St erga al Cielo, pero coriUieiie,clic
CI connrmia.no con la voJontudel S. Dio in tutte ie cole. epregj.ieiua
Diurna Maeui, che ne faccia degni delia Tua limi:; hi ma gracia.
C O M r R A R I E T A.
DONNA brutta icapjgiiata,&:chedetticapeg li fieno dJordinata-»
meace i'par.ì giù ^c gl'omeri, iàra velti la dalia parte delira da ai co,
^ abailodicoior buino, ik dalla finisca di nero, mache per j detto uzdi
iiìentQfiamaJcompofto,& diicintJjemoftri,chediicoixliint:ut£eÌcpar
ti del corpo . Terra con Ja delira mano un uafo pieno d^cqna , alq.uant3
pendente acciò ucrfidi deLtaac<jua,&<:on lafiniiha vn vaio di fiioc-oac-
cei(),6c per terra da vna parte di detta figuravi làraanodue lu jCc vaa con
traprofiaa i'Jt.a,&: che toccandofi faccino contranj giri.
Si dipinge brtitta^pcr ciòcli.e biuttilsima coU èd'ciicxc continonamcn
tecQatrarioallc vcirc, & buone opmioni , 6i chiare djnijftrationi altriii
Li capcgii nella guila,cne habbiaraodettOjdan )lìran0idiruuitl,'(5r
rcip.e£ifieri,che aprano la itrada ah'imeiie^GOjalla memoria, àra-Ua vt J xn
tujacciò concorriuo a]ii-contraticiiiL<^^/C . li * eilimcnLO bi.nico , e nero,
3i;a3 GOinpofloj^diicinto, dinota la contrarivts 3,che è traiaJuce, eie te-
Jicb e, aiioiiiigliando coloro 1 quali fuggano la .c^iiuerlucione alìruijper
non .vnLT.'i alJe ragioni probabili , & naturali- T.enc con la deflra iiiaijo
il vaio.deli*acqiia,&cDi2!aiài3iflra li fuocoperciocheque/^iduieleiiien-
ti hannolc d.ilerenzc contrarie, c;:ldos£freddvj,6i perselo quello, cfic
opeia IVoo, r^on può oprar l'altro, & ilaìimoper qucHo in contuiuacoii-
trarict2,diiCordia,.& guerra.
Vi fidipiogie acantokdueruote nell: gU!tà,clicK;>bbir.n^Ddctt05pcr
CIÒ che narra Pieno Valeriano nel libro trcntanou^iup.o , die confidera-
tà la natura demotijche fotóo ne i circoli ,fu cagione ,€he i inattcmatci
Volendo fi-gnificarcgierogliiìcamonte la contrarietà, dclcriucfieroid4.ic
ciicoii j-zh^{\ toccaijcro5co.mcvcdiaino£u*fi m certe macl^riejchc^pcr
i: girar de l'uno, l'altro fi volgecon un moco coJUniru),onde per tai dimo-
ilratione polliamo dire, che fipoisibenifstnio rapreientare la concarietà
CREDITO,
HV O M O di eri virile, ve^ito nobilmente d'habito lungo, crn una
collana d'oro ai colio , fieda , con un libro in una ruam) da niCrcan-
ti dett " il maggiore , nella cui coperta ,o dietro Icriuafi x^l'c/ìo motto.
S O L V T V S^ b M N I f O E N O R E, -& a piedi u\ fia un Grifone io-
prad'uii monricello.
Perche pili a baifo figureremo il rebit03eragÌDnieuolc,chcprimaì^p-'
prcleiitiaiiio li Credito.
LhaDD^amo figurato di età vinlcperche nelia virilità s'acquifi.; il Gre*
M 4 dito
ijó TCONOLOGI A
^tojl'habito lungo arreca credito , & però li Romani Senatori andauan*
togati: tal habi o porti) Craff), & LucuUo Senatori di gran credi Co,li qua*
lipiùd'ògn'alcropoiredeuano facuJtà, & ricchezze.
Porta vna collana d'oro, Ja ragione è impronto, perche l'apparenza fo-
la dc.l'oro da credito, fopra dei quale è fondato .
Siede perche colui,chc ha credito fla in ripofo con la mente tranquilla»
SI libro maggiore intendiamo,che (la folo de l'hauere haucie,il che s'efpri
Mie con quel verfetto d'Horatio. Solutus omnifoenore, cioè libero d ogni
debito, talché nel libro non fi comprenda partita alcuna del dare, ma_»
foJamente 1 hauere, poiché quello è il ucro creditore , che non bada dare
sna foloha da hauere, ne confiftc il credito in trafficare, & farfi nominare
collii danaio d'altri , come fanno alcuni mcrcanci per nondir tutti , che
perciò facilmente falIifcono,maconfiiìe in polledere totalmente dei fuo
gropriuiexizaiiiiuerexli-dareiiicnteadalcuiiOA li Grifone fu ni gran cre-
dito
DI CESARE RIPA. r^-f.
dito prcfib granticlù , 6i però fé ne feruiuano per fiir<bo!o di cuftode , &'-
che ila vero, vedali polio acuitele co le facrc,&: profane de gl'Antichi, a
l'Are; alifepolcri,al'urne,aiTemplj publici,& pnuatiedihuj, come cor
pò compoflo d'animali Vigilanti ,&:gcnerolì , quali fono l'aquila, ó^Til
leone,lì che il Grifone fopra quel monciccllo lignifica la cuftodia,chc de-
lie hauere uno del cumulo delle fue faculta le lì uuole maiitcnerc in cre-
dito, & delie fare a punto, come li Grifoni i quali parcicularmente cufto-
ducono certi monti Scithi, (5<f Hiperborei, ouc fonopietre pretiofe , 6;;^
vene d oro, vS.- perciò non permettono , che niuno vi lì accofÌÌ,fi come rc-
ferifce Solino, onde Bartolomeo Anglico . De pròprictatibus rerumlib.iì»
Cap. z^. diCe CuflodUint (jrypbes montes in quibusftmt gem?n( pr^ciofcC) vtfma^
riigdh&' l'^fpehnec permittunt eas aufcrriXi^ìelXo conferma Plinio iib. 7. cap.
Z. ragionando de Scithi . Quibus affiducbellumejfe circa metalla cum (jrifhis
ferarum volucri genere, quile vulgo tradituT'^eruente ex cuniculis aummyrnira e»
pìditate 5 ^feris coflodientibiis > i&\Arìmafpis rapicntibus . Il mcdelìmo CO-
ftume hanno i Grifoni ne l'india j come aifeiiice Filoftrato lib. (^. cap. i.
Indorum autem (Jriphcs > (^^r^cthiopum formic£ cjHanquamfint forma difìimiles^
Eadem tamen agere ^ìudeat^j 7^m aurum vtrobique cpfiodire perhibentar) & ter
ramauriferace?n adamare . Così quelli, che hannocredito non deuono ial^
fare accodare al monte deiadouitia loro perfone, che fieno per diftrug-
gerlo>comeruifian/,buffoni,adulatori, che i'aggrauano col tempo in qual
che ficuruì, o aero in una preftanza,che mai più fi rende , ne parailìti> che
lifanno iprecare la robba in con Ulti, ne Giocatori, Meretrici,& altre gea
te infame , che darebbono fondo a qual fi voglia monte d'oro, Ci che fug-
gendo quelli tali, fiaranno in perpetuo credilo, &uiuerannocon riputa^
tione loro , altrimenti le non Icaccieranno fimili trafcurate, & vitiofe per-
fone, perderannola robba, el credito, &and^ranno raminghi conifcor-
fio,& ignomìnia loro. COSTANZA
DO N N A che tiene la delira mano alta, con la finiiìra rn'afta ,5c^ fi
pofa co' piedi fopra vna bafe quadra.
Coilanzaèunadifpoùtione fermadi non cedere a dolori corporali,
iielafciarfiuincerea triiìez2a,o fatica , ne a trauaglio alcuno per lauia
della uircù, m tutte l'attioni.-
La mano alta è inditiodicofianzane fatti proponimenti.
Labafe quadrata fignifica fermezza , perche da qualfiuoglia banda l!
poi! Ila falda , & contrapefata egualmente dalle fue parti , il che non han«
no in tanta perfettione i cor M d'altra figura.
L'afta parimente è conforme al detto uolgarc, che dice . Chi ben fi ap
poggia cade di rado.
Etefferco!iantenonèaItro,che fiarcappoggiato,6C- faldo nelle ra-^
gioni , che muouono l'intelletto a qualche cola. •
CoftanT^ay&Intrepiditd.'
GIOVANE uigorofo, ueilìto di bianco, & roffojche moftri le braccir-
• igiiudc^e (Iaraia4tto4'attendcre,e"iolleaei:c-riinpeco di untoro.-
t^f
ICONOLOGl/f
Incrc^piditàè l'ccceflo della fortezza, oppo^oallàuilti, 6c.<^^^3'*(^Ì3»
&*ilJ'hora il dice un'haoino intrepido, quaado aon teme, eziandio quel
cbe rnuomQcortanceè fol ito temere.
Sano le braccia igflude, per moftrarc confidenza del v^roprio ualorcc
eoaibattercol toro,i! quale circndoiiK^leftato diuicne fer-ociisiuio> &hi
biio^ao, per rc/ilìere folo delle p:-o uè d'uaadifperati fortci^a.
Cojian^a
VNA do-nnacl «con il Zefiro braccio tenghi abbracciata ina co»
luniìa,6^ con la >im(lra mano liiia ibuda ignuda lopra d un ^i.ut ^uiO
di fuoco acce io , iScuioil/j uoIoiUai:iaii;entcdi uoicrà abi)ruci^ic Jania-,
fio, 6c a braccio,
CONTENTO
C"^ loyane in habitobiiiiicO;&gjaJJo,ni()(}.akbi3ccìa,egiìniSe ignu-
ji de^^ ii>>edi.;iùu, iei^vi»do.uft|;ojiiod uro iieli«rii£iiod:rtr.,6C
DI CESARE RIP A.
/|P
nella fìniflra un mazzo di fìon/u coronat© d'o]iuo> egli rifpienda la uie-
20 al petto un rubino,
Coìaentof^rnorofo.-
Glouanetto di bello afpecto con, fa-, cianciente, con lauerte dipinta,,
di non , in capo cena una ghnLndadi mivlo y6i. di- fiori in-iìcnit:-»
intelTuti, n.e lafmiilramano-uiVUxbro pi^no- ài rol'e, conuucuorcychej-
il ned a tra e ire . Scia con l'altra nwno i-n atto di Icuarfi i fiori di capo per
fiorirne il detto cuore, efleado proprietàdegl'amamicercar ienipredi
far partecipe altrui della propria allegrezza ,
R&tò^^^JI^^^*^^ 9^5)^(>jj^(j£,^qF^ %i^(J^^J^M'?; ^^^ ^^^5^
rv
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)*^i*S?'^^%;e^**'^'*ji^'' <**%' 5Ji!l^^? <^fcl»2P ^t&i^ «ii^> ^^*|^- „
/à, a£S\ - -».'S^ y:^.£~A ^ / r^i:^^ ^TiO^ % - .it^A rriCSx -'ìTìì-ìv -L^rsv . . ^r>;^ ^-^^-^ ^-^^zJ-y
Cb/?-
ICONOLOGIA'
Contento.
VN giouanc pompofamcnte ueflito,con fpadaa Iato, hauri gioie,
& penne per ornamento della lefìa, & nella dcftra mano unoipec-
chio>&eonla iìnirtra un bacile d'argento appoggiato alla cofcia, il qua-
le lara pieno di monete, & gioie.
Il contento) dal cjuale pende quel poco di felicità, die fi gode in qucfla
Ulta 5 nalce principalmente dalla cognitione del bene polTeduto, perche
chi non conoiceii propri® bene ( ancorché lìagrandiisimo^ non ne può
Mentire contento , &: cosi reftano li luoi menti fraudati dentro di fé H^iìo.
Però il dipinge limagine del contento > che guarda fé medefima nello
ijpecchio^ & cosi fi contempla , & il gode ricca, bella, e pompofa.di corpo,
èi. d anima, il.chc dimoflrano le monete , ài i ueftimenti.
J^^r JS. w M&. ^mrjm.
G
CONTRASTO
• louanc armato, con una trauerfina roffaXotto il corfaletto. tenga
1 un?, ipadi igmidà in àao di uoJcrla ipmgcre contro ale un nemico,
^ eoa
DI CES ARE niP A. ijr
eóvnagattaapiedi da vnapartCjcdai^i'a.tiavnc.'.ne laatto di còbuiicitv
Il contrafta è vna forza di contrari;, de" quali vno cerca premiere ai-
J'altro, e però fi dipinge armato, & prefto a difeiidcriì,6c offendere il ne-
mico.
Il colorroffo ci dimoftra l'alterezza dell'animo, 6c il dominio delle pai*
/ioni , che ftanno in moto , & muo uono il fang-uc.
Si fa in mezzo d'vn cane > & d Vna gatta , perche da difiimili, e contri"
ne nature prende eftb i'onginc .
Contrago.
C^ louancttojchc fotto all'armatura habbia vna veflc ói color rolTo,
J nella delira mano tenga vn pugnale ignudo con fiero fguardo , con
vn'altro pugnale nella finiura , tirando la mano in dietro , in atto di vo-
ler ferire .
C 0 1^ T B^I T 1 0 T^E.
DONNA d'afpento gratiofo , & bello , ftia in piedi co'l pugno della
mano dri ita lèrrato in atto di percuoterfi il petto nudo, dalia fini-
ftra banda, co'l braccio finiftroftefo alquanto in giù, & la mano aperta,
gl'occhi pieni di lacrime , riuolii vcrlbil Cielo , con fembiante mefto , 6c
dolente.
Laconrritionc,è il dolore grandifsimo, che havn peccatore d'haucr
cffefo la diurna Maef à;ondefopra di ciò l'auttore de i fegucnti verlì
di^C.
roL e? ddor, che da rndicc amara (lo (^he ben fei tu d'ogni gioir più cara .
7^t*jci, e de ' falli all'ho r^c'hai inaggio r de Séb ri afp ra alt rui^pu rmeco è tuo foggio Y
T/;/ gioui ali almaythe conforto ha filo SuauC) e per te fuor d'abiffo ofcuro («»
Quanto Joierfiye lag rimar impara . Erto camin poggiando al del ritorno >.
^Doglia felice^ auuenturofa^ e rara.y Cosi dopp calle fpinofo y e duro
Che oon opprimi il cuor: ma l'al'2^i al volo "Prato fi fior gè di bei fiorì adorno »
*ì<lel tuo dolce languir io mi confalo Che rende fianco pie lieto, eftcuro .
Etil Petrarca nel Sonetto Sé. doue dice.
V vs piangendo i miei pafiati tempi .
Contritione,
DOnna bella in piedi, con capelli fparli', veftita di bianco, con il petto
icoperto, moftrando di percuoterlo con il pugno dritto , 5c con Ja
fìniftra mano fi fpogli della fua veftej la quale farà bracciata , &c. di co-
lore berrettino, in attodiuoto> & fupplicheuole, calchi coni piedi vna
mafchera.
Dipingefi la contritione di faccia bella, per dimoff rare, che il cuoro
contrito , & h umiliato non è fprezzato da Dio , anzi è mezano a placarlo
nell'ira , come dice Dauid nel Salmo L. & è quefta vna difpofi tione con-
traria al peccato , ouero , come difinifcono i Thcologi , vn dolore prefo
de proprij peccati, con inten tione di confeffarli,& di foddisfare : il nome
ifteflb non fignifica altro, come dice San Tommafo nell'additione ikiJa
terza parte della fua fomma al pruno articolo : che -v-na confrattionc , &
fini-
f4i ICONOLOGIA
fniinuzzamcnto d'ogni prcC€nlionc,chccipotcll"c dare la fupcibia , pcf
qualche bciiein noiconoiciLiCO .
Lamalchcralottoai piedi, fignificaildifprcgiodeJlccofc mondane ,
le quali Iorio beni apparenti lolo,chc ili iiiigano, ingannano, e riurdano
la vera cognitione in noi ftciii .
Sta m arto di IpogJiarri de veftimcnti tracciati , perche^ la contritio-
neviuf aiie dcila penitenza, pcriiiCzzo della quale ci ipoglianio de ve-
ilimentidell'hiiomo vecchio, nLedeiidoci di Chriftoiftcflo,& della Tua
grd:ia,cheidoina,6v^;usicLra i anima noftra daognicattiuo incontro.
C 0 J^T I 2(^ E 'X^Z ^.
DONNA d'età virile, che ftanuo in piedi Ha vcftita d'habito fem-
plicc, come ancor cinta da vnazona, ò cintola, terra con l'vna del-
le mani con òciià gracia un candido armellino .
Continenza , è un'alietio deil cinin o > che lì muoue con la ragione , a
contraflarc eoa il ienfo, \ fuperarei'iippetitode i difetti corporei, & per
ciò lì dipinge in piedi, & d'età uirile, coinè quella più perfetta dell'altre
ctudi , operandoli con li giuditio , coHie anco con le fo.ze al contrago di
ogni incontro , che Te gli rapprelenta .
L'habito fempiice, &lazonafigni!ìcano il riftringimento de gM sfre-
nati appetiti .
l\ candido armeJlino dimoftra clTere il ucro fimbolo ^^Wi. continenza,
pccioche non lòlo mangia una Lolta il giorno, muanco per non iiiìbrar-
tarlì , più torto confented'eii'erprefo da i cacciacori , li quali per pigliare
quelloanimaletto, gli circondano la Tua tana con il fango.
C 0 7{_T^ I 7^E 7^Z ^ tJM I L 1 T ^ n^E
(ome JH rcpirejtntata nella Tompafi^neraU del Duca di Tarma
KAleffundro Farnefe > in T^ma .
DONNA con una celata in capo ,& con la de'lra mano tiene una
ip^kdaconlapuntaiiig ùnei fodero ,& libraccio lìnirtroftefo,coil
la mano aperta 5 wcltandopcròia palma di efi'a mano in fu .
fOTsiriTO.
GIOVANE ridente , & bello di prima lanugine , rtando dritto in
piedi . con una uagaghir'anda di fiori in capo, nella dertra mano
Liu faccr.aaccela>& nella finirtra con un'arta,&iàra ucrtito idi uerde,
cv :.i 1.1 dipmle Filolìrato .
£c:ì fa^cioi.ar.cpcrcircrc tale età più ded;ta alle ferte,& a'folazzi»
chei'altre non fono.
IcoHi.'iti lì rÌMinoa iìnedi communeallegrezza tm gl'amici, però fi di-
pinge bello, 6f ridente con una ghirlanda di fiori, che inolìra relaliation
d animo in delicature, per cagione diconucriare,&4>_accrCicereramici-
t;C>cnc fuolc il conuuogencrare.
i^i iucc acccia lì dipingeua d.i gl'antichi in manod'Himieneo Dio del-
le nozze, perche tiene granimi, & gì ingegni ll.egliati &: aUcgri il conui-
r.) , ^ ci readc Ipiccdidi , & inagnaiumi m fapcrc egualmente fare , 6i ri-
ccueic
DI CESARE RIPJ. i-f5
ccucrccongramicioiHaj di gratitudiue .
(;o F^D 0 q L I 0.
HV O M O mello , malinconiolò, & tutto rabbuffato , con ambe lo
mani s'apre il petto, e fi mira il cuore, circoadato da diuerii i'erpéti.
iiarà ueflitodi berretcìno uicmoalnero, U decto uefliinento laràftrac-
ciaco, foioperdimofttarc il dhpicgiodi ie itelioy&chequando unoè in-*
trauagli dcli'anuno > non può attendere aìla coltura del corpo, & il color
negro fignilicaruiama rouina, & le tenebre della morte, alla filale con-
ducono 1 rammarichi > 6i i cordogli .
Il petto aperto, & li cuore dal! e i'erpe cinto, dinotino i faftidij,&i tra
uagh mondani, che Iciupre mordendo il cuore, infondano innoiftelfi
ucicuo di rabbia , & di rancore . «
CO R^R^E T T I O X.^'
DONNA à'tii matura > che nella mano deftra tenga un lituo co»
un falcetto di fcritture,& lalìniftra in atto di ammonire.
Qaipcrlacorrec.ione mtciidiamo l'atto del drizzare la torta attiene
huniana,& che fi dilunga dalla uir. della ragione . li che deue farfi da per
fone , che habbino autrorità , Ói dominio iopra coloro , che dcuono cirer
corretti, & però il faco'l )«tuo in mano iiiato,fegnodi fignoria preflb gli
Jintichi Re Lxnm , '^: iiuperaton R jmani .
ilfarcettodiicnci.urw' lignjtìca le c]ucre!e,quafl materia di corrcttionc.
r 0 ly^-p O H F M ^ J^O.
OC C O R. R E N DO ipeile volte di rapprcientare in atto sii le fcc*
ne il corjx. h umano , e 1 anima, ciafcuno da le , habbiamo formate
le prefenti figure dell'una, e deJl'aJ ra, come fi potrà uedere al luo luogo,
maèdauuernreprima,c;ieperiicoi*po humano noi non intendiamo il
corpo realmente ieparato dall anima, pcrciòche così W defcriuerebbc un
cadauero, ma i\ bene il corpo airanima collegato , che ambe due fanno il
compofitodcirhuomot jtto,che per certa fignific:;tionepoetica5& aftrat
tionc mentale fi preiupponghinojcome fé ciaicuna di quelle parti ftefle
per fc fola ; lo rappreienteremo dunque huomo coronato di fiori liguftri »
ueftito pompo iàmea te, terrà in mano una lanterna dx tela , di quella , che
inalza, & abbafla, fenza lume con quefio motto; A LVMINE VITA.
Si corona di liguftn,pereflerda grauifsimihuominiafiìmigliatala ui*
u deii'huomo , n ipctto alla fragilità , &f caducità di quefio noflro corpo
alii fiori ,de' quali non fo>che altra cofa fia più fugace, onde ii Saimiila
cantò nel Salmo I02.
Ti^iordatp.s efi , quoninm puluisfitmus : homafìcnt fomum , diss eius tamquam
fios agrifie ef^onbit . Ft nel Sai mo 89.
tJHanèfìait berba tranfeatyjmnè flanaty ^ tranfeat ; ycfpere decidati ini»^
ret , c^ arefcAt ,
Et fimilmeme il paticntrfsimo Job .
i^afiflos egreditur , & conteritur .
^ uefiunento delitiofo , dimoftra quello , che èproprio del corpo , cioè
lamar
t44- ICONOLOGIA
l'amare, & abbracciarci piaceri, (Vdelcttationi fcnfuali^ficomc per lo
con era rioabborri re li difagi,afpfe«zc,& le molcftie.
La lanterna , nella gMilà > che dicemmo, dimoftra , che il corpo non ha
operationi fenza l'anima, iì come la lanterna fcnza il lume non fa l'ofliti»
fuo , come il motto molto bene dichiara .
CO !{, tiE T T l 0 ^i^Em
^1 fi
rrf ■■ '•■i^rM, «fetali V=- I . <^>T>T7~ii^/'i'^'->^^ ^
m ip^nlp-z?^ "ì^^ìp»sz^:ì^ ^^^i^
DONNA vccchia,grinzi > che fedendo nella finiftra mano tenga
vna ferula, o vero vno ftaflilc, 6: nell'altra con la penna emendi vna
fcrittura> aggiungendo, & togliendo vane parole.
Si dipinge vecchia,&: grinza, perche, come è effetto di prudenza la cor
rcttione in chi la fa , cosi è cagione di rammarico m q uello, che da occa-
iìone di farla, perche non fuole molto piacere altrui fen tir corregge re,&
emendare l'opere lue : & perche lacorrettiones'eiTercita nel mancamen-
to, che facciaaio nella via o dcU'atcìoni , o delle contemplationi .
Si dipinge c-on. lo llaitile>6icuii ia penna, che corregge le fcritturej
pruine-
£)/ CESARE RIPJ. i^j^
woutàtndo iVna co'l difpiaccre del corpo alla conuerfatione pohuu>
lUltra con \i termini di cognitionc alia beatitudine Filofofica .
CO B^li^y T T E LL U 7^ E' GIP" VI CI,
DÒNNA, che ftia a federe per trauerfo in Tribunale > con vn me»
morule, & rna catena d'oro nella mano dritta , con vna volpe a pi«
ài , & farà veftita di verde .
Dipingefi a federe m Tribunale nella guifa , che dicemmo , perche U
corruttela cade m.coloro,chc fententiano in giuditio,effendo eifa vno
ftorcimcnto della volontà del giudice a giudicare ingi usamente per for-
aade' doni. : H'O l-
II memoriale in mano , &f"la collana fono indicio> che ò con parole,^
fon danari lagiuftitiail corrompe,
' La volpe per lo più fi pone per l'aftutia , 6^ perciò è conueni'Cnrc a qim
fto vitio , eflbndo che s'ellercita con aflutia, per impadronirfi de denari,
& delle volontà degli altri huomini. .
Veftefl di verde per li fondamenti della fperanza , che ftanno ncirau€«
fC,come detto habbiamo di fopra. » i
CO'KTE, -^
DONNA giouinc , con bella acconciatura dì tcfta>. ve/lita di vcrdc^
& di cangiante , con ambe le mani, s'alzi li ieuibo della vefte dinan
ei , in modo che Icuopra le ginocchia, portando nella vefte alzata molte
ghirlàde di vane forti di fiori, &: con vnudi dette mani terrà anco de gli
ami legati in filo dì Icta verde, haueri à piedi unu ftatuetta- di Mercurio, ^
alla quale ò'appoggiera alquanto, àrdali altra banda un paro di ceppi di
oro, o ucro i ferri, che (ì iògliono mettere ad ambi li piedi, & che ui fieno ;
con efiì le caccne parimente d'oro: larà la terra, oue fi pofa fafibfa , ina ;
{paria di molti fiori > che dalla ueUe le cadano ; ne piedi hauerì le fcarpc ,;
^i piombo .
La corte è una unione di huoraini ài qualità alla feruitù di perlbna le»,
fnalata., & principale,, &(^ fé bencio d'eèapoiIòparJare con qualche fon
amento, per lo temp.o,che vi ho confum?4o dal principio della mia fa»-;
ciuUezza fino a qucfl'hofa-) nondimeno racconterò ibio l'^acomio d'ai-
I cuni , che dicono>la pQrte eiler gran maefira del^ vi^er^'h umano, foficgnq
' della politezza, fcala dell'eioquenzaj teatro d^gl'honori, icala delle gran \
dcz2e,& campo aperto delle conuerfationi ,&deli!li'micitie: che impara
inj ì d'obcdirc , & di comandare , d'efler libero , & feruoj^ di parlare,& di ta*
IMI I cere , ài iecondar le voghe altrui , di dilsimuiar le proprie , d'occultar gli
-| odi),che.non nuocano,d'4iconJere j'irc, chcjion c)ffcndono,che mfegn^
jco. I cfler grauc^, & affabile ,. liberale , & parco , isucro^, Se faceto , dclicato,6£^
)ca ;paticn:e,che ognicofafa,&i;_ ognicofa^nteiide dc'ìccr<:a dc-Pnncipi,
:fe,5 'delie forze de Regni, de'prouuedimcncidclla .Citta, deli'eJcctìonrde par,
0 ■ titi, della conferuatione delle fortune, & per dirla in vna parola Ibla^jdj
i ?""^J.^, ^9^"^ P^" honoratc, & dQgntz m tutta la fabbrica dei mondo, nel
;tii,t S^uaie fi fonda, & afienna ogni noitro opfvtre, à: niicndcre .
iNi Perj '
i^s iconologìa
Però fi dipinge con varie foradighiriuDde ncJIa vefle alzata, le quali
(ìgnificanoqueft' odorifere qualit»! ,ciiecfla [xirconrcc, icbenc veramen-
te moke volte a molti |con mtereflc delle proprie facohi , 6^ cuafi con
certo pencolo dcll'honorej per lo roiÌ3etto continouo della perdita della
gi-atia > 5Cw ^^^ tempo pa/Tato , il che fi moOra nelle ginocchia igniide> iSc^
vicine a moftrarele vergogne, & ne' ceppi, che io raffrenano, <& limpc-
difcono, oiKÌe l'Alciati nelle iuecmbleme così dice .
Fatu palaiinos (jnos educai aula dientesy Dicitur auratis neBert compedibus .
1 fiori fpar/ì per terra in luogo fìerile , & fa/lòlo , moftrano l'apparenza
nobile del cortigiano, la quale è più artifitiola per compiacere il luo Si^ (
gnore, che naturale per appagare fc medefimo.
L'acconciatura della tefta mae (Ire uol mente fatta,è fegno di dclicatura> ■
& dimoftratione d'alti , & nobili pcnficn .
La vefte di cangiante, mollrache tale è la corte, dando, e togliendo
a fuo piacere m poco tempo la bcneuolenza de' Principi, e con ella gl'ho*
iìori,efacultà%
Ticn con vna mano gl'hami legati co filo ài color verde, per dimoftra-
re, che la corte prende gl'h uomini con la l'peranza , com'hanio il peicc .
Le fcarpe di piombo moftrano , che nel feruigio fi dee eHèrgraue, e no
facilmentemuouerfìai venti delle parole, o vero delle vnioni altrui, per
cócepirne odio, rdcgno,rancore,& inuidia,con appetito d'altra perfona.
5egli poneapprciTo la ftacua di Mercu*-io, la quale dagl'antichi fu pò- 1
<Ja per l'eloquenza, che fi vede e/Ter perpetua compagna rfei cortigiano. '
E fiata da molte perfonc in diuerfi modi dipinta, fecondo la varietà
della Fortuna , che da lei riconofcono ; fra gl'altri il Sig. Cefare Caporale
Perugino, huomo di bellifsimo ingcgno,di lettere, & di valore la dipin-
fc , come fi può vedere nei fcgucnti luoi terfi , che cosi dice .
la Co rte fi dipinge ma matrona Seco il tempo perduto alberga , eflan':^^
Con vifo afciuttOy e chioma profumata. Che yede incanutir hpromiffionc
Dura di fchtena^ e molle di perfona , Di fargli vn di del ben fé gli n'auan^
la qualfe*» vÀ d'vn drappo verde ornata Toì nel rouefiio y'é l'adulatione «
"Benché à trauerfo àguifa d'Hercol tiene Chefacol "pento de It sberrettate .
Vnagran pelle d'afìno ammarttata , Cl'arabitiofi gonfiar > come rn pallone»
le pendon poi dal collo afpre Cirene Fi fon anco le mufe affaticate ,
^er poca dapocaggine fatale > TerfoUeuar la mifera , e mendica
Chefciorfe le potrebbe > e vfcir di pene . Virtute opprejfa da lapouertate .
Ha di fpecchi , efcopette ma reale Ma figittano al vento ognifaticha ,
Co rona ; tienfedeìido fu la paglia Ch'ha fu*l co rpo una macina da guatOp
Vn pie in bordelley e l'altro 4 lofpcdate . E Fortuna ad ogn'bor troppo nimica .
SoHitn con la man dejì ra ma medaglu Tienpoi nell'alt ra man l'hara'indo ratoy
OuefcultandmeT^élaJperani^ay Con efcapretiofa cruda y e cotta ,
Cbefajicntar la mifera canngtia » Che per lo pia diuenta pan muffato.
Ne lafcierò di fcriuerc il Soncrto del Sig. Marc'Antonio Cataldi,ii
cjualc dice a qucH'iftciTo propoli to »
1
DI CESARE RITA: '0/t7,
yj^yario fiaio,yna yolubil forte y
Fn guadagno dubbio fo , yn danno aperto ,
Vn Iterar non ficuro > v» penar certo >
Vn con ìa yita amminifirar la morte .
Fna frigion di fenft > yn laccio forte ^
Vn vender libertade > i pre:^o incerto^
Vn affettar mercè contraria al merto
E quefioycbe il yil yolgo appella Corte»
Qhìhì han gl'adulatori albergo fido
Tenebre il be»*oprarylajraude lume
Sede ^arnhition^Cinuidia nido*
Vordire infidie > ilfarfi idolo ^ e nume
Vn huom mortai , tejfer di fede infido i
jtpparqui gloria : ahifecolo <* ahi coflumc f
C 0 F^T E S I oi .
DONNA vcflita d'orojcqronata aguifa di ReginajC che fpargé col*
Line,danari, & gioie .
'l \ La CortelJa è vutù,chc ferra fp^flb gl'occhi ne demeriti altrui,per no»
i 1 ferrarli paflb alla propria benignai.
j.| CREPVSCVLO DELLA MATTINA.
FANCIVLLO nudo> di carnagione bruna5ch'habbia l'ali a gli ho-~
meri del medeiìmo celore,ftando in atto dj volare in alto, hauerà in
5 \ cima del capo vna grande,& rilucente ftella5&chc con la fini/ira mano
,j i tcnghi vn'vrnariuoltaali'ingiù verfandocon cflaminutifsime gocciole
|j. ! d'4cqua5& con Ja deOra vna facella ac;cefa , riuòlta da la parte di dietro, e
j, ' per l'aria viia rondinella .
Crepufculo ( per quello che referifce il Boccaccio nel primo libro del-
la Geneologia de gli Dei ) viene detto da c|«pero, che fìgniflca dubbio,
' I conciofia che pare li d ubiti > fc quello fpatio di tempo fia da concedere al-
^ i la notte paflacajO al giorno venente,eirendo ne li confini tra rvno,& l'al-
■ . tro.Onde per tal cagione dipingeremo il crepufculo di color bruno .
Fanciullo alato lo rapprefentiaffio , come parte del tempo,e per %ni<
„ fìcàreh velocità di quefto interuallochepreftopaflà . .:n^r— —„-:;:-■ '
Iluolarcaìrinsìi d uno fi ni, e he il crepufculo della mattinàValzafpin^
to dall'alba che appare in Oriente.' - — -*.«.-,.- .^ . ..
La grande > & rilucente (Iella, che ha fopra il capo., fi chiama Lucifer,
ciocapportatorc della luce , & per effa gli Egitti;., ( come riferifce Pierio
^^ : ValenanoneUibro 46.de fuoi leroglificijfignificauano il crepufculo del-^
la ma tina,& il Petrarca nel trionfo della Fama , uolendomoflrare , ch^
cucflaftclJaapparc nel tempodclcrepufculocofi dice.
' Qlifll infitl giorvo l'amorofa fiella Suol venire dV ri ente innanzi al Sole, . '.
Lo ipargcre con ìVrna le nunutifsimc gocciole d'acqua , dimoerà , che
; Bel tempo d'Eflate cade ia ruggiada,e: l'iaucrno peni gieio la brma,on-
' 'del AiioiiO lopv^ di ciò coi! d.hc .
. , • N 2 'B^naje
4*
.'^'RCONdLOGTJ
1{mafe adietro il Udo , e la mejlhina. Fin che i^Jiurora la gelata brina
Olimpia che dormÌAfènT^M diflarfi Dalle dorate ruòte iti terra Jparft
E Giulio Camillo in vn-fuD Sonetto .
^igiadofe dohe'^e in matutini Bor tra ^Nfcuri, e lucidi coti fini
felfjìi humoryche i hofchi irnargentate Della notte , cr del di , (<rc.
La facellaardenLeriUoltanellaguira,chcdiccmmo,nedimoftra>ch€
il crepufc ulo delia mattina è mcfiaggiero del "giorno . >^
la rondinella Tuoi cominciare a cantare auanti giorno nel crcpufcuk^
«omc dimofìra Dante nel cap.25. del Paradifo, coli dicendo .
j^Whora > che comincia i triHi lai .
La'RQndincUafrepòO alla mattina. Forfè à memoria de fuoìtrìfii ^uai^
£t Anacreonte Poeta GfÈco,in quel fuo liricoycoli diflc m fua fentenza.
iyifd Hirundimm .
j^ihus lo^uax^qmÌHifnaxfu Tibi , cjuod ille Tereus
Te pleilam hirundo pcsnis i Fuijfe fc rinr olim i
rtrum
B7 CESJKE RIPA;
^^f.
P^trum ne v/j yolucres J^^m tu quid ante Iment»
^las tibt recidami tJlfeas ìirepeas ad aurei
Intamfecemuelinguanu^ JLfomni^s beatis
t^ibi rapìs hatbyllHnu. Ilchc fu imiuto dal Sig. Filippo Aiben» Isk qoolì
Il ruoiquadernali.
Venhc- io pianga al tuo pianto J>a U delcf:^ mic^
S^ndiìidU'. impo rtuna inanTj al die Th pi^r cantando mi richiami al piante.
Aqucfli li confanno quegli altri verli, di JNattaPinano>citauda Sene?
•a ne i'EpiiloIa ni.
Incipit ardcntes Thcebus producere flammas
Spargere fed rubicunda dies^iam trìjìis hirundo^
fL^rgutis yeditnra cìbos immittere nidis y
Incipit y c^ tnoUipanitos ore mniifìrat .
C^ EPVSCVLO DELLA SERA.
A N C I V L L O ancoi^cgli,ep.arimcntc alato, &: di carniigionc bru*
flà, darà infitto di volare airiDgiìì veriolCccidente, iii'capohauw»
'ISO ICONOLOGIA
r 1 viia grandc,& rilucente rtclia , con la dertr<4 mano cem vna Frezza tru
attedi lanciarla, & li veda pci- l'aria , che nhabbia gettate dell altrc,5^
checulchino airingiù ,& con la iìaiflra mano tenghi fvna nottola coru
J'aJi aperte . j
11 uolare all'ingiù verfo l'Occidente , dimoftra per tale effetto eficre il j
•repufculo della Icra . J
La ideila che ha in cima del capo fi chiama Helpero, la quale apparifcc
«ci tramontar del Sole > apprelTo gli Egittij , come dice Pieno Valeriano
nel luogo citato di fopra, iìgnificauail crepufculo della fera.
Le frezze nella guiia,che dicemmo, fignificano i vapori della terra tiri'
ti in alto dalla potenza del Sole, ilquale allontanandofi da noi , e non ha*
uendo detti vapori,chi li foftenghi,yengono a cadcre,& per eflerc hurao-'
ri grofsi, nuocono più ,o meno , fecondo il tempo , e-> luoghi humidi,pit(;
freddi,o piii caldi,più alti,'o più bafsi . [
Tiene la Nottola con l'ali aperte, come animale proprio , & fi vede V(v5
lare in quello tempo .
C R A P V L A.
DO N^N A gf afla,brutta hell'afpetto, & mal veftita, cofì tutto lo fto-
maco ignudo,haueri il capo fafciato fino a gl'occhi, nelle mani ter-:
cà vna teftadi Leone , che ftia con la bocca aperta > & per terra ui faranno;
de gIVccclli morti,& de' pafticci , o fimili cofe .
Si fa donna brutta>perchc la Crapula non lafcia molto ahare rhuoraf
f[a' pcnficri fcminili, & dall'opere di cucina.
Si ucftc poueramcntc> per mofirare, che lì crapuloni , b per lo più fonc i
liuomini lpre2zatoridcHapolitezza,cfolo attendono ad ingraflare,& et» j
f>irc il vcntrc,o perche fono poucri di virtù,& non fi Itendono con il pcor
<ier loro fuor di qucfti confini .
Lo ftomaco fcoperto moftra che la crapula ha bifogno di buona com-j
plcfsione, per fmaltirc la varietà de' cibi , & però fi fa con la tefta fafciataj
doue i fumi afcendono, 5c^ Foffcndono . La graflezza è eftctto prodotto
dalla crapula , che non lafcia pcnfarc a cofe failidiofc , che fanno la faccia
jnacilente^.
La tcfia del Leone è antico fimbolo della crapula , perche qucfto ani*
male s'empie tanto fouerchio, che fàcilmente poi fopporta per due , o tif
giorni il digiuno,& per indigeftionc il fiato continuamente li pute,comif
dice Picrio Valeriano al fuo luogo .
Gl'vccelli morti,2e i pafticci,fi pongono» comecofc; intorno alle quali
•*efercita la crapula . i
CrapuléLj . i ,
DOnna mal vcfiita,c dì color uerde, farà grafJà > di carnagione rofTa, I ;
appoggieràconlaman deftrafopra vno feudo, dentro delquale vi >
farà dipinta vna uuola apparecchiata con diuerfe viuande con vn motte '
nella touaglia,€he diczif^erafelicitas. l'altra mano la terri fopra vn porco
L^ Crapula è vn'cffetto di gola^ coafific nella quaiità,c quantità de* ci
b;#c
t>l CESARE RIPA. mfm
Bi y e fuolc communcmente regnare in pcrfonc ignoranti > 6&di groifa p^
<fa>chc non fanno pcnfar cofc,chc non tocchino il fcnfo .
Vcftcll la crapula di verde , pcrcioclic del continuo ha fpcranxa di mu-
Cr vari; ctbi>& palTar di tempo in tempo con allegrezza .
Lo feudo nel fopradetto modo è per dimoftrarc il fine di quci> che attea
dono alla crapula» cioè iX gufto y ù quale credono , che porti feco la izìi-
cita di quefto mondo, come voleua Epicuro.
Il porco da mola fcrittori è pofto per la crapula, pcrcìoche ad altro no«
tttendech'a mangiare > e mentre dimorale Iporcitie nel fango non alzala
teflai ne mai il volge indietro^ ma del continuo feguita auanti ]^tt trouac
migliox riho*
CRVDELTA.
DONNA 4i color roflb nelvifo,enel ve/limcnto,di fpauentofa guai
datura, in cima del capo habfaia vn rofìgniuoJo , e con ambi le mani
affoghi vn fanciullo nelle fafcc , perche grandifs. effetto di crudeltà è l'oe-
ciderc, chi non nuoce altrui; ma è innocente in ogni minima forte di delil
to , però fi dicc;,chc Li crudeltl è infatiabil appetito di male nel punir gl'in-
iioccnn,rapiri benid'altri,offendere,enon difendere ibuoni,e la giuftltia.
Il vefì iniento rollb dimoftra, che i fuoi pcnfieri fono tutti fanguigni.
Per Io loiignuolo fi viene accennando la fauola di Progne, e di f iioms»
Ila, vero indicio di crudeltà , onde dilfel'Alciatò .
Ecquid Colchipudet , yel te Trogne improba ì mortem»
Cura yoiucrisfroprif frolìs amore fubit,
CruddtA»
DOnna ridente veftìta di ferruggine , con vn groffo diamante in mtTo
al petto, che flia ridendo in piedi , con le mani appoggiatea i fianchi
< miri vn'incendio di cafc,e'occifion di fanciulli rinuolti neJ proprio sàguc*
La crudeltà è viia durezza d'animo,che fa gioire delle calamita de gl'al-
! tri, & però le fi fa il diamante , che è pietra durifsima , e per la fua durezza
è molto celebrata da Poeti in propofitodella crudelti delle donne.
L-incendio , e Toccifionc rimirante col vifballegro, fono i maggior fc-'
gni di crudeltà , di qual fi uoglia altro , & pur di quella forte d^huomini ha
yoluto poter gloriarfi il mondo a' tempi paflati nella perfona di più di uà
f!Nerone,& di molti Herodi^ accioche non fia forte alcuna di fceleragginc,
i che non fi conferma perpetua memorianellccofepubliehe,che Xon i'hi^
fioric fabbricate per efempio depoftèri.
C V P I D I T A.
DONNA ignuda , c'habbia bendati gl'occhi con l'ali alle fysììc.
La cupidità è vn'appctito fbor della debita mifura , ch'inCtgnti la
ragione, però gl'occhi bendati fono fegno , che non fi fcrue dtì lume dello
jlntelletto. Lucretio lib. 4. de natura rerum .
"ì^am faciunt homines fìertdmque cupidine ceci,
F^ ty-ihuunt eajqtta nonfunt tibi commoda vere.
L'ali mofirano velocita , con le quali cfia fegue , ciò che fotto fpetìc M
/j-a ICONOL OGI A
buono f & di piaceuolc Je /ì rapprciciua .
Si fa Ignuda perche con gniiidirsima' facilità fcuopre l'cffer fuo»
C V^ R 1 O S 1 T A.
DONNA con i'eflmientorolio,& azu'rro, iòpr*!! quale vi ITano fpa^
fé inok'oiecchie , & rane, hauera i capelli daiu, con le mani alte, col
capo che fporga in fuora , & tara aiata.
La curiofita è defiderio sfrenato di coloro, che cercano faperc più di
quello, chedeuono.
Gl'orecchi nioftrano, che il curiofo ha folo dwiìdcrio d intendere , & di
faperecofe riferite da altri. ES. Bernardo de grudib. l'uperb. volendo di-
mortrare vn Monaco curiolo, lo defcnue con cjuefìi fegm cosi dicendo.5/
yideris Monacu cnagarijcaput ere^lmuyaures portare f (pe ps,(uriofiim cognofcas*
Le rane,per haucr gi'occ'ii groilì> ibn'indicio di Curiali tà>e per :al figui
ficatolònprefe da gi'anticiii>pcrciochegi'Egi£ij, quando voleuano {igni-
ficare vn'huomo curiofo rappreientauano vna rana, e Pieno Valeriano
dice, che g/occhi di rana,Jegati in peiie di ce/uo iniìen»e con carne di r'jti-
gHUolo, fanno i'huomo deiìo,&. lucgliato , dal che nafce i'eiier curioio;
Ticn alte le mani , con la te !>a infuora, perche A curiof fempre ^a defìo
& uiuace perrapere,(S^ incendere da tutte ic bande lenouita . Il che di-
moftrano ancora l'ali , & i capdii dr.iti, che fono i penlìeri viravi , oc i co*
loridel veftiinento lignificano dciidenodifai^ere .
G V^ i> 1 O D i A.
DONNA armata , che nella delira mano tenga vna fpad.. ignud-i , &
a canto haura Vii drai^o.
Perla buona cuftcdiaduecoic rieceirarulsiuie fi ricercano, vna e il prc-^
«edere i j;encoli,e lo Itardeftc, ci'ieiion i=eiighiiioairinjprouiio,j'a.ti\. eia
polenta di rellfterealle forze citeriori, quaudi» per .a vicinanza ncn fi può
cui con.'ìglu^e co'diicorfì sfuggire,- pero n dipinge leu.plu. cu-ciue coidii
go, con.c beiiC dimoftra l'Ale iati nelle Jue £ii.b*ei.-.i dicendo .
Ve ra h^^c effigu x imu-.-ptu ejì Talladis eirs Hhu dutayfu tifc os JJc r^que tempia e oHtf
J^U draco qui dominai conHititantepedcs- Innuptcrs opus eji i ura ajjeritarc puclUt
tur dìuacomcs hoc animai cp.flodia rerum TeruigiL loé^ueos -pnàiqi.e tendU i^mor*
£t con l'armature , che difendano, e danno ardire ne* vicini pciiColi.
DAPPOCAGGINE.
DONNA con capelli fparfì, vefìita di berrettino , che tiri più al bian*
co , che ai nero, la qual uefle farà (tracciata, ftia a ledere con >e ina-
ni lòpra le ginocchia , col capo baffo, & a canto li fia vn* pecora .
Dipingeil la dappocaggine con capelli Ijparfi ,fC/iiiO(ìj"a.c ia tarditi»
« pigri tia nell'operare , cne è difetto cagionato da elia mtdefiu a_, , elfen-
do I'huomo dappoco, lento , e pigro uciic lue attioni , e però con.e incc-
io a tutti gli elercitii d'induftria,(la con le mani pofacc fopra alle ginocchia
. La vciie rotta ci rapprcfcnta la poucrtà , &c_ il diiàgioioprauencniel
«cloro,ehc per dappocaggine non C\ fanno gouernarc .
$uili a^ federe coi capo chino ^pci che I'huomo dappoco non ardifce ài
aizààt
\
DI CESARE RIPA. <5>
^zare la teflaupaiagoue de gl'altri huoniini^e dicammrnarcpcrlaviiidife
laiode, la i^uiiiecoiiiillenciloperatione delie cole difficili.
La recorajè ii.clio ii(.ìi&^i lc la pigliare^ arato in alcuno auucnimcttrf
lo. Ferodi Le Dante iieiluo Inferno.
Huomini fiate j e non pecore mattCy
DERISIONE.
DONNA con la lingua fuori della bocca , ueftita di pelle d'iftrkti*
con bruCC:a,& piedi Ignudi, col dito indice dciiaDiano dcfirafteio,
te.icado nella lìniltra vn ììVuzzq di penne di pauonc, appoggiando la de£«
tamano ibpra vu 'alino, ilquale ftara co'i capo alto iw atto di Igrignare^
liioitrar.doi denti.
Derilioncjiccondo S. Tómafo in 2.2.qixft 75. è quando rhuomo prende
infcherzo il male ,& il difetto altrui , per proprio diletto lodisfacendolì^
che ildciinqueiite ne lenta vergogna.
11 cauar la lingua fuori della bocca Cpcrche è atto deformc>raccndofi al-
la prcfen/a d'alcuno e Icgncóche le i.e tiene poco conto, imperò la natu^
ralinlegiia a fare a' fanciulli in quefto propolìto .
La pei le d Uhue > clic è Ipinoia , moilra che fcnz'armc il deriforc e co-
n.e i'lllr!ce,.lquaìepuiigcclnglis'auuicina, fi>c_ perche il principale j en-
fiero del dcriiorc , e nocure l'iivipcrfetticni altrui ; però fi lara co'i dito nel
liiC'dr- decio.
Le penne del pauonc ^ dipingono , pcrnicmoria della fupcrbiadi c^uc*
0(:.uìin.i.it.,C' e «fiii.a fra Lucugi'«itri le ireiobciiilìmo, f eicherioneal-
cunoiv.lic wdu de li ùii co fi Uii^t altrui , che quelli flci»i non riconoica loa*
to.T d„ II- li.c Ic.iiiìo.
L'Alino nCi mode detto fu adoperato da gl'antichi in queflopropoiiMJI
COfi.cnefj ceiliIiionlan^.rt li Fieno Vaieriano,& altri.
JDESiDEk 10 VERSO IDDIO.
C"^IOVANE1TO veflito di rollo, 6: giallo,! quali colori Ugniftr
J cano deiìdcno.Sw i .ilaio, per fignihcare ìa prcficzza con cui l'anh-
ino inreruoruto iubitan.cntc voiaapenficricc.cfìi>dal jettogl'efca vn*
£> ii2ma,pcrcheèG(.cila fiamiiia, che ChriftoN.S. venne a portar in terra»
ierra la nniflia mano ai petto, & il braccio dertro dif}cfo,il vilbriuol»-
toal C.cioj&haueràa canto vnceruo, che bcua l'acqua d'vn rufcciio, fa-
condo il detto di Dauid nel Salmo 4 1 . doue afiomigliò il dcfìdcrio dciiV
Duiia fua vcrib Iddio , al dcwderio , che ha vn ccruo a£etato d'auuicmaiJ
a qualche limpida fontana .
La fìmftraiTiano al j:ctto,6cil braccio deftro diftefo, & il vifo ri uolt#
al Cieloè per d]mofirarc,chc deuono i'operc,grccchijilcuorc>&:o£CÌco»
ia eflere mnoi riuohc verfo Iddio.
DESIDERIO.
DONNA ignuda, che habbia ad armacollo rnrelodi rari) colobi
larà alataj&chc mandi fuora dal cuore vna fiamma ardente,
il dcfideao è Vfl'iiitciiiò uokfc d'^uxu coM^chc^'iUiicii^tto pcrbuf
^Jioé
/rf tCONOLOGIA
ca li rappfcfcnti > & però tale opcratione ha aflai dell'imperfetto , e alTsrt-
tcllctto della materia prima s'ailòmiglia, laqualc dice Anftotiicdclìdcra-
rclaformanelraodojchclafeminadefideiail mafchio , &f con ragione*
eifendo l'appetito di cofe future, & che non fi poflcggono, pcròil dciidc-
rio lòtto forma'di donna fi rapprefenta .
Si può anco dire,chc il defidcrio è moto fpiritale d'anirao> che non pò-
fa mai,fin che la-cofa a che lo muoue la inelinatione, vicn conleguita , (V
«gita fcmprc intorno le cofe > che mancano , fic« co'lpofieflb dì quello.
fcAinguc.
^
II velo di varij colori flgnifìca, che l'oggetto del deflderioèil bcnc_>»
«come fi trouanodiucffe forte di bcni>co!i Ibno di uerfe forte di]defideri;*
L*ali notano la fua vclocitàchc .11 vn fubito viene, e fpariicc _
La fiamma ci dimofira ildefdcao circrcvn fuoco del'cuore,^' dcllsL* I
wcace,chcquafi a maceria fecca s'appiglia , lofio che gli fi prcfcuiu e %
c4ichabbia apparenza di bene*
DI CESARE RIPA. ^SS
D 1 V O T I O -N E.
DONNA inginocchione con gl'occhi nuoiti al Cielo , 5: che con la
delira mano tenghi vn Jumc %icceiò .
Diuoiioncè vn particolaracto della volontà, che rende rhuomo pron-
to a dar/ì tutto a JiaraiHmaau di l.Jit.,conafFetti,&:^operc, che però ricn
ben mollrato coi lumc , e con le ginocchia in terr^ , 6l con gl'ocelli riuol*
ti al Cielo.
D I A L E T I C A.
DONNA giouanc, ciic porti vn'elnio in capo con due penne, iVii»
bianca A i altra nera,& per cimiero vna Luna, & con vn flocco nel*
la man dritta,che d'ambedue Jc parti punga, & tagli, pigliando/i con la«.
mano in mezzo fra r7na,& l'altra punta*, terra la finiftra mano ferrata ^ fa-
cendo vn pugno di el1a,ftando in piedi con prontezza, & ardire.
L'Elmo iigmlìca vigor d'intelletto aguale nella Dialeticaparticolais
jnente li richiede .
Le due penne moftranOjche cafi il vero, come il falfocon probabili ra*>
gioni quella facoltà difende , e l'vno, e l'altro iàcilmentcfolleua,come ft
cilmente il vcrito folieua le pcnne;& le ragioni,eftctti d'intelletto gagliaf
do, fono come le penne mantenute fu la durezza de l'elmo, che li moflra-
no dritte, e beile egualmente ncll'occafione. La Luna che porta per cimit
ro iìgniiìcail mede imo , pere*oche ( come rifenfce Pieno Valerianonel
Iib.44. di i..:.; Icio^jinc .) Clitomaco iimigliaua la Dialettica alla Luna>
perla vai /era delle formt:, che piglia.
ihi cdeiìmoci.moilrj-lo flocco da due punteria finiftra maiio nella gu:
fa che dicemmo dimoftra ehe quando Zenone voleua moftrare la Dialeti-
tica , fu folito dipingere la mano con le dita riftrette ntì pugno , uolcndc^
per q ue/lo moftrare 1 ftretti luoghi,& la breuità de gli argomenti , da q uà-
Ji eilac retta. DIGNITÀ.
DONNA bcn*ornata,ma c'habbia vn grandifsimo faflb fojpralc fpai-
le, ilqual faiìb fia ornato di molli fregi d'oro,e di gemmerftiacon la
tefta,e le fpalle alquanto curuate.Dal che fi comprende chiaro qucllo,Ghc
molto più chiaro vede chi lo proua ,che gl'honori nò fono altro che pefì,
e carichi,e però fi prende molte volte quella parola carichi in lingua no-
lira in cambio d'honori , & è felice colui che fa portarli fcaza guallarfi ìa
Schiena, & firacaflarfi l'oflà ,
DILIGENZA.
DONNA ueflita di roflb, che nella max)o deflra tcnghi uno Ipcronc,
& nella fìniflra un'horologio .
Diligenza è un defiderio efficace di far qualche cofa per ucdern* il fine.
L'horologio, & lo fpronc moftrano i due effetti della diligenea,l'uiidc'
iguahè il tempo auanzato, l'altro è lo flimolo, dal quale uengono incitati
gl'altri ^ fare il mcdefimo , & perche il tempo e quello , che mifura la diJj
genza, & lo fperone quello ch« la fa iiafccrc> fi dipinge detta figura coa.
ifluciteduegofc.
Dì
Èf^
tCONOLOGIA
DIGNITÀ.
«^
:ì
DISCORDIA.
DONNA in forma di furia liifcmaie, ucliuu di varij colori, farà Ica-
pigliata, li capelli faranno di più colon , & vi faranno raelcolati dì
molti ferpi^hauera .cinta laYronte^^'alcunc bende infanguinate, ntlJad©»
ft«"a mano terra vn fucile d'accendere il fuoco, & vna pietra focaia,& neU
1 1 Hnirtra vn fafcio di fcntturcfopra le quali vi fiano Icrltte citationi >cfa*
lujpi, p4"oc UIC, & cole tali.
Difcordia è vn moCv>alrcraciuodeiranimo,&de* fcnfi, chenafcedail»
Vane opcrationi d^ gl'k uomini, & gl'induce aninìicicia:lc caufe ffno am*
b:tioac,rctcd'hauerc,difliinilitudinedi nature, (lati, profeilìoni,compleft
l5oni, 5c nationi . I varij colon della uefte fonoi uari; pareri degli huo-
illini, da' quali nafce la difcordia , & come non fi trouano due pcrlonc del
,inedc fimo parere in tutte le colè, coli ne anche è luogo tanto folitario>
a-icorche da pochiijima gente habitaco, che in eLò ivùh ù laici ucderc la-»
iiu£oid.a , però dilìj^io aicuoi Fiiofoii , ch'ella era vn principio di tutte li
cofe
DI CESA RE RIPA. 131
eofe natumli, chiara cola è, che fc fra gl'hucmirii folTé vn'intiera concor-
dia, e he gì'cicmeiiti fcguilTcro lì medelimo tenore , che faremmo pnui ci t
c]uanto lia di buono,e di belio li mondo,e ia natura . Ma quella diicordia,
che tendealladidruttione, e 'non alla conferuatione d^i ben publico, iì
dee riputar cofa molto aboauncuole . Però li dipingono Je ierpi a qLicfU
fìgura,percioche ion 1 cattiui pen fienai quali partoriti dalla difcòrdia, iòn
fempre cintile circondati dallamortedegrhuommi)e dalla diflrution^
delle famiglie,per via di rangue,c di ferite, & per quella medclima ragit>-»
negli fi bendala fronte, però Virgilio dilTe.
^nnodaye'§tririge alla diftordia pai^a II crin vipereo fanguinofa benda .
Et TAnofto del fucile^pari-ando della dilcordia .
Dilli che tefcayeHfuciljliO prenda , E ne! campo de' fJ^ori il fnoc^ accenda^
e quel che legue : : Diceli ancorché la Dilcordia è vn fuoco, che arde ogni
buon'vfo,perche come fregandoli infiemeil fucile,& la pietra>fànno fuo-
coycoficontraftandogi'animi pertinaci , accendono l'ira.
Le Icritture nel modo ,che dicemmo, lignificano gli animi difcordi di
coloro, che litigano > che bene fpelìb per tale etfetto coiifumano la roba*
& la vita .
Difcordia .
DOnna vcfTita,comc di fopra,con capelli di uarii colori>con la mano de
ftra tenga vn mantice , oc con la finiftra vna facella acceia.
La varietà de' colon lignifica la diucrfita de gl'animi , come s'è detta»
però rArioflolcriirc .
Jjt conobbe al refi ir dicolor cento I crin hauea qual d' orOfC qual d'argento f
Fatto a lijis ineguali , e infinite j E neriy e bigi hauer pareano lite (colti
Chor la copranoyhsrnoych'ipafìi^e'l vétOy ^Itri in treci ia, altri in nafiro era. rat-
teggiero aprendo^ch^e ranofdrttfàtey ^J^tolti die [palle , alcuni al petto fciolti.
11 iiknticcjche tiene, con il vafo di fuoco, mofìrano, ch'ella deriua dal
foffio delle male lingue, 6c dall'ira fomentatane' petti iumani.
^1 ^ Difcordia,
Qnna con il capo aitale labbra liuide, fmortc, gli occhi biechi , gua-
'iìi,& pieni di .lagrime,Ie mani in attodimuouerledicontinouocca
Irncoltello cacciato nel petto, con le gambe, e piedi fottili,& inHoltSL.»
in foltifsimanebbiijche a guifa di rete la circondi ,0;^ cofi la dipin^
A.rilìide. . : :
* " ' Difcordia,
I (eme é'defcrittada Tetronio i^rbitro Satìrico con li feguentirerfi,
IT^remuere tuba , acfciffo difcordia crine
Extulit ad fuperosflygium caput yhuius more
[oncretus fanguis , contufaqy ^'^»«^»^)?«^^«^_^^,^-;; ,
Stahant irati fcabra rubigine dentes " .--—«-.
Tabo lingua fluensyobfej] a draconìbus ara
•^tque intertoto Uceratam pepiere vrsìemy '^9^^ \
SanguimamtremuiaqiMtiebiitlafnpadedextra,''^^^^'»^^'^'' -^^ -
BISPE-
/j^S ICONOLOGIA
DISPERATIONE.
DONNA vcftitadi berrettino, che tiri al bianco, nella fini/ìra ma»
no tenga vn ramo di ciprclìo,con vn pugnale dentro del petto,
oucro vn coltello , ftari in atto quafi di cadere , & in terra vi farà vn com*
palfo rotto.
li color berrcttinofignifìca difpcratione.
Jlramo del ciprcfìo ne dimofira,che si come il detto albero tagliato
tìon riforge, oda virgulti , co/i i'huomo datofi in preda alla diiperatione,
cftinguein fé ogni fcmedi virtù,& di operationi degne, &illu5ri.
Il CompaHo rotto, ilqualeèper terra, moftra la ragione del difperato
cfTcre venuta m.eno,nchauerpiùrvfo retto, & giufto, <S: perciò il rappre-
senta col coltello nel petto .
DISPEGIO DEL MONDO.
HVOMO d'eti virile, armato, con vn ramo di palma nella flniftra
mano, & n^lU deftra con vn'afla, tenendoli capohuoJto verfo ii
Cicla
\iA
DI CESARE RITA %s^
Cieb dirà coronato d'aiioro, e calchi co i piedi vna corona d'oro coxl*
viiScetro.
lì diipregio del mondo altro non è , che haucr a noia , & ftimar uile Jc
ricchezze, & gli honori di quella Ulta mortaJe>perconi'cguirJi beni della
Ulta cterna.Ilche j] moftra nello Scetro , & nella Corona calpeftata.
Ticn la te/la volta uerfo il Ciclo , perche tal diipregio nalcc dapcnficri
e filinoli lìintijC dirizzati in Dio folo.
Si dipinge armato 5 perche non s'arriua a tanta pcrfettionc fenza ìtl^
guerra , che ra con la ragione il fenfo aiutato dalle potenze infernalijC da
gl'h uomini fccleriiti lor ininillri , de' quali al fine rcllando vittoriolò me-
ritamente lì corona d'alloro, hauendo lafciato addietro di gran lunga co-
loro,che pcruie torte s'afi'rettanoa peruenireallafelicità,fallamente cre-
detido^che ella ila polla in, vna breue> e vana rapprefentatione di cofe pia-
ce uoli a guftì loro , onde Ti^pofloio ben difle . I^n coronabitur mfi ^ui le*
gittime e rtaue rit .
DISPEGIO DELLA VIRTV.
HVO MO vellitodicolordiuerderame, nella finiilra manoticn*vn
ardiolo>e con la delira li fa carezze>a canto vifarà un porco>iIquale
jcalpelli role5& tiori .
Il color del veflimento Cgnifica malignità deliamente, laqual'è radice
del diipregio della virtù, & di amare il vitio , il che chiaro lidimo/lra per
Jc carezze, che fli all'ai diolo, ilquale è vccello colmo d'inganno , & d'in fi-
niti vitij>come \\z fa tcllimonio J'Alciato ne l'emblemi^da noi fpcHb cita-
toperla diagcnza deirAutore,& per refquiiltezza delle colè a no/lro
propo/ìto . Fu vianza prefioagrEgittii, quando voleuanorapprcfen tare
vn malcoftumato dipingere vnporco,che calpeflafTe lerofe»Al che ii con
formala Sacra Scnttura in molti luoghi, ponendo le rofe,& altri odori
perla fincerità della vita,& de' coflumi. Però laSpofanella Cantica di-
ceua5cherodoredelSpofo,cioèdell*^liuomo uirtuofo,che viue feconda
Dio, era limile all'odarc d'vn campo pieno di fiori .
DISEGNO.
SI potrà dipingere il Difegno ('per eifer padre della Scultura, Pittura^
& Architettura J con tre tefte vguali , e fìmil i , Òi che con le mani ten-
ghidiuerfiiftromenti conueneuoJi alle fopradette arti, & perche que*
Ita pittura per fé fiefla è chiara, mi pare iòpra di ella non farci altra di-
chiarationc.
DIVINITÀ,
"p^ONNA ueflita di bianco > con vna fiamma di fuoco in cima il ca-
-*-^ pò, & con ambi le mani tenga due globi azurri,& da ciafcui^o cica
una fiamma,o uero,chc fopra il capo habbia unafiamma,che fidiuidu la
tre fiamme vguuli .
La candidezza del ucflimento moflra la purità dcll'elTcnza, che è rei-
le tre pedone diurne, oggetto della fcienza de' facri Teologi, & n.oilr.ittii
ti^l^ tre fiamme vguall,per dinotare l'vgualità delle tre pcrlonc , o in vna
i'.uu.iiia
i<fo
•tVONO LOGIA
fe.iiaaia partitain tre, per fignificarc anco l'vniti della natura con la di-
il ; Il Clone delle pcrfone .
Il color bianco è proprio della diuinitàjpcrchcfifa fenzacompofitioa
di colori,comc nelle cofe diurne non ui è compofitione di forte alcuna .
Però Chrifto N.S.nel monte Tabor trasfigurandofi apparuc col vefti-
to come di neuc .
I due globi di figura sferica, moftranorctcrnità, che alla diuinitàè
infcparabile , 6i fi occupala mano dritta, & la manca con efle, perche-^
l'huomo ancoi-a , per lV)pere meritorie fatte tali per i menti di Chrifloi
partecipa deireterniticelefìe.
DIVINITÀ.
• EtqLcflobafìihauerde^to.ialcianCQ luogo di p^ù lungo diicorio alÌ9
pe.-ione pili dotte.
^ DIVIN ATIONE SECONDQ I GENTILI.
^^^^^«^»'V. con vn iitup ìj) *u-ì.ìo> l'iruuicntoprupno degl'auguri, le if
^•^ vcd.aiinoibpraaUx tcila -/ar*/ vccei^i^ & vna /tciia.
Coii
DI CESARE RIPA.
l'6 f
Cofiladipinfe Gio.Battifia Giraldi, perche Cicerone fa rncnnonedi
due maniere didiuinatione, vna delia natura, l'altra dell'arte . Al.'apn-
uà ap;: ariengono i rogni>«.\; la commotione delia mente, il che /ìgnl^ica-
lioi vanj vcceili d'iniornoalia tcfla;alia'tra fi riferilconorintei-prctatio
.'ni de grOracoli>degrauguri;dc' iblgori,dellc ftelle,dell'interiori degi'a
''riiiiiau,& de prodigi), le qualifoie accennano ia ftelJa>& il Jituo.La Diui
jiU,tione lù attribuitaad Apolli ncperche il òoleillLftragli Ipiriti > & li fa
"^tti a preuedere ìecofe future con Ja contempJationedeglìncorruttibili,
(COi.-e ftiuiorno i gentili, però noi ChrifUam cidouemo con ogni diligen-
za guardare da quelle fuperftitioni .
DOLORE
O V O M O m^zzp ignudo con le m,ani,& piedi incatenati,5<: circ.oij-
J. -L dato da vn lerptri(&, che' fieramente gli mordali lato iiianco , lari
in V -na molto lualinconoib .
i62 ICONOLOGIA
I e u.aiìij'S: i piedi incateiiaci,(òno Ì'intel]etto,con cui fi caminajdifcor
K ciò i'o^'CiC,cne danno cìiècto^e dircoriojtk vengono Jegati dall'acerbi-
i.i dt. doiorc,non fi potendo le non difiicilmence actcndere alle lolite opc
jilcr}cnte,che cinge la perfona in molte maniere, fignifica prdiìna-
rien.cnie Tempre male, \- limale, cheècagionedidifiruttione,c princi-
più di doJore nelle colejche hanno l'eflere. -, .!..;^j; jJn:
IScileTacre lettere fi prende ancora alcune volteilferpenteperlo dia-
uojo infernale con l'autorità di S. Girolamo, e di S. Cipriano , liquali , di-
chiarando quelle parole del Paternofierl/Z'e?<i;^pjrt»?^o.dicono,che elio e
i\ mr.ggior nofiro male , come cagione di tutte i'imperfettioni deli'huo-
iiiO intcriore, & efleriore.
Dolore di Zeuji.
HVOMO mefto,pa!lido,ue/lito di nero, con vn torchio fpentoin ma
no, che ancora renda vn poco di fumo ; gl'inditi) del dolore , fono
ueceflariamente alcuni, fegni, che fi fcoprano neila fi-onte, come invna
piazza dell'anima, doue elfo, come dille vn poeta, difcuopre tutte \<i^
Uìt meicantie,& lono le crefpe, le lagrime, la mefiitia , la pallidezza , ^
altre fimihcofe, che per tale effetto fi faranno nella faccia della prelen-
te figura .
l\ vefiimento nero fu fcmprefegno di meftitia,& di dolore, come quel
lojchefi-miglia le tenebre, che fono priuatione della Iuce,cirendo elfa
principio,& cagione della nofira allegrezza,come diflc Tobia cieco, rac-
contando le fue difgratie al figliuolo.
II torchio fpcnto,mQftra,che ranima(fecondo alcuni iìlofofijnon è al«
troche fucco,&ne continui dolori,&fafìidij,ò s'ammorza, ò non da tan
to lume,chepofla di(cernerel'vtile,& il bene neirattioni,e chel'hLomo
addolorato è fimile ad vn torchio ammorzato difrefco,ilquaJenonhà
iìairim^,ma folo tanto caldo, che bafia a dar il fumo che puote,feruendofi
della vita l'addolorato, per nodrire il dolore illefib,& s'attribuifcerin-
uentione di quella figura a Zeufi antichifsimo dipintore .
DOTTRINA.
De NN A vefìita d*oro,che nella finiftra mano tega vna fiaramaarden
te alquanto ba(fa> si che vn fanciulloignudo accenda vna candela,
e detta donna mofiri al flmciullo vna ftrada dritta in mezzo d'vna grande
ofcufiti. 11 vefiimcnio d'oro fen^bra la punta della dottrina, in cui fi
cerca la nuda verità, mofirandofi infieme il prezzo fuo .
:La fiamma nella mano,alquanto bafia,onde vn fanciullo n'accenda vna
cande.'ajè il lume del fapere,communicato all'intelletto più debole,e men
capace,lnLoko ancora nelle cofe fenfibili,& materiali^&accomGdandofi
alla bkiiczza, mofiraai fanciullo la buona Vi^ della venia.» wniouendolo
DI CESARE RIVA. jó^
d'ai precipitio dell'errore , che (la Eeile tenebre ofcure della coninu ne.^
ignoranza del vulgo, fralaqualeè lo! beato colui, che tanto può ucdc.e,
Cile balhpernon inciampare caminando. Et rngioneuoimenceia Do tri-
na ii aliòmiglia alla tiainiTia,perche inlegna la ilrada airanima,la viuiiìca,
' &(^ non perde la fualuce,in accendere altro fuoco.
I
Dottrina,
DOnna d'età matura,vcftitadipagonazzo,chefta a federe col: brace "a
, aper teicoiiie voleiJe abbracciare altrui, con la delira mano le/ru v a >
rcetrojiiicima del quale vi fìa vn Sole, hauerà in grembo vn libro aperta,
^ a ueda dal Cielo fereno cadere gran quantità di rugiada .
■: /L'età maturamofira,che non fenzà molto temptis'apprendjno le do>
trine . "■ • •■ ''- --
11 color pagonazzo fi gniiica graulta , che è ornamento della Dot-
tfuia. ' ' • •"■- ■-" ■
O
Il li
D.O
7#4 ICONOLOGIJ
il Aoio aperto, 6i le bracciu aperse pariiiiCiKc dcnocana eir^rc la dottrif.
ha JiocraiiisLiiKi da le lidia.
Lo Icctro con il Sole è inditio del dominio , che ha 'a dottrina fopra M
ho;roi'i della nocce delTignoraiìza.
il cadere dai Cielo, gran ^.juuatiu di rugiada, nota fecondo l'autorità
de gì'EgitiÌ5Come racconta (Jro Apoiline, la d jctnna, percLe, cDiììc elTa"
1 .ccncnlce le pianregiQuani ,6<:le veccnie indura, così la doccnna gl'in-
gegni piegheuoli ,con il proprio conieniò àiwcelaibe di ielìcLa /ói altri
ignoranti di natura iaibia in diiparte*
D V B E I O.
GIOVANETTO fenza barba, in mezzo alle tenebre vefiito dican-
giante,in vnamano tciiga vn baitui.c,neH altra vnalanierna jcflia
coi pie iìniftro in fuora^peflcgiio di cainirunare .
Dubbio è vn'anibig Ulta dej l'ani nio intorno al raperC;i& per confegueii
2a ancora del corpo intorno wili'op'crare^ \
Si dipinge giouane,percherjiuomo in queii'e:à>per'non efibr babitua
to ancora bene nella pura,e feinplice verità, ogni cola facilmeiiieriuoca
in dubbio, & facilmente da fede egualmente a diucriè cofe i
Per lo baftone,e la lanterna n notano l'eipenenza > 6i la ragione, conio
aluto delle quali due cofe il dubbio facilmente, o cammina, ofi ferma.
Le tenebre fono i campi di difcorfi iiumani , ond'egli;, che non fa fìare
in otio, Tempre con nuoui luodi cammina, e però fi dipinge col pie fini-
ftro in fuora
buhblo.
HVomoche tenga vn lupo per rorecchie,pcrciochég'*antichi haue-
uano inprouerbiodire,di teneri! iupoperiurecclue, quando non
fiipeuano come ^\ rifoluere in qualche cola dubbrofa, co.ne iì legge in per
iona di Demifone nel ^.atto della Coinedia di Terencio,detta l^'ormione^
e la ragione è tanto chiara, che non ha bilògno d altro comùientvj*
Dubbio,
HVomo ignudo , tutto pénfofo, incontratofì in ducj o vero tre ftradc»
moftri elferconfuio, pcrnonfaperriioiuerequaldi dette vie deb-
ba pigi larc.Et quello è dubbio con fperanzadi bene, coine l'altro con lU
more di cattiuo fuccelfo,& fi fa ignudo , per eiicre irrcloluto .
DANNÒ.
H' V O M O brutto, ilfùo ueftimento farà del colore della ruggine^
che tenghiconlemani delirfopi,o Sorzi, che dir vogliamo, che
iìeao vifibiliperquanto fi afpetta alla grandezza loro, per terra uifla.vnr* 1
ocham atto di pafcere,& che dal Cielo piouagran quantità di grandine .]
la quale fracafsi , (k fminuzzi vna verdeggiante , & fecondifsima vite , & '
delle Ipighe del grano che fieno in va bei campo a canto, a detta 'figura.
Si
DI CBSJRS RIP^. 1^5-*
Si ueflèdel color della ruggine per cflere còdnouamcnte dannolàjcoinc
habbiamo detto in alm luoghi. Tiene i Topi, come diccmraa per di-
KiOilrare che tali animali lìciiò il veragicrogìilico del danno , & delia,*
re ulna, & trouafi apprello Cieci'one(come refcrilce Picrio Vaieriano iib.
trediceiìmo ) che i Sorxi giorno > e notte femprc r€>dano,& talmente im- '
brattano iecofeda loro fofe^chciión fcruoRo più a colà alcuna, gli li
dipinge acanto l'ocha efl'endodcitoanimaledannofifsimo, imperò cho
in qualunque luogo fpargcilùoicfcrcmentijfuolc abbruciare ognico-
ia,ne cola alcuaa più nuoce alii prati»oalii reminati>che quando in quel*
li vanno l'oche a pafcere , anzi più che fc il lor flcrco iarà liquefatto con
la falamoia , & poi /ì Tpargerà fopra gl'hcrbaggi , tutti fi guafteranno , &
fi corromperanno . Il cadèix dal ciclo gran copia di grandiné,è tanto ma*
tìifefto, il nocumento che lì riccuedaqucllasincl grano, come nel vinOf/
& altri frutti che ben Io sa quanto ila grande il danno ehi loproua,, & iaì''
particuhreiapoucrti. . • on j.,, . • ;>
s>^Tjo^o rR%g g^sELLtyf rei sJG.^iovjié^TQ ,.
Zitrattin9 (alìellinu
o
VN
t66 I^.C'ON%) LsCy.QJAr^,
VK Paftore giouane , robuAocome fi dipingc;^ercoJe > con mufccH
Il ; & nerbi eminenti , lari mcoxonato di quercia j nella man de/tr»^^
hauera vna tanag]ia,o forbice da Jan.aujalo,aJ piede deflro vnapecora,d3»,
man iimftra terra fpigkc di grano^raim d'oJa3io,^,e painpanid vua,che pea.
«iinojiara ftracciaco , e ical2o,con braccia,<5d gimbei?,ud'e, &puin.eperii-i,
r.oaJJiipi«ntadclpiedeparim<;nte,murc4iloiCr& nerbute. li Datio fii<
in EFittoprimieramerite linpp/lpda^dpilre; primo Re degli Egitti; lov
pia terrea! , a guiia di taglione con tiijiuoper; quanto iì raccoglie da He ro-
do co lib-2. Nel primo lib. degli Auerrarij ài ^Iiirnebo cap. 5. habbiamojjj
che anche li Romani riicoiicroDatio,& decima de frumenti dei campi.»
Caligv^la po.i^^u.inaétore de dati; lòrdidi uiaudAi:iy& nuom : impofe gabelt
le-fopraq^ii voglia <:oia da mangiaj^cc;ieiìporcai/a}in Roina; Dalie Ji-.
fi,^&^',uditij vpleaa. ia qparantCiWiaparce; Da fac(;hini J'oaaua parte-».
cfgl gugflagno,, ci?ie/ac?iiano, ogni giqrnfi, cofì anco clLlle Meretrici la pa^
gad'vna uo ta, di che Suetonio iic la vita di detto Imperatore cap.40. ^
^ na da hg u fare: roteilo , perche, la renda td dei datio dà gran polfo al"
Pfnicipe, 6:^aLe Coinmunita.,onde Ivlarca Tultio Pro Pompeo di tì*e.
f" tci :gaiia.nemos ejfe l\eip.Scmper duximus ..Si eipriuiC maggiormente que-
lla robuftezza conlacafronadei rouerc,poicl.c l'canioiogia della robu-
tìczzaiì derma dalla voce latina /(()i'«/",chcfignifica ia Rouere,e Quercia,
comcarboredunrsimo, gagliardo5fòrte,e durabile, cònuienfi di più tal
corona al Datiojcome che iìa corona. Cii»c« ,cofì chiamata da Aulo Ge-
lio,che dar il folcna a chi làluato haueffe qualche Cittadino, eflendo cne
l'effetto del Datio è di conferuare>e mantenere tutti li Cittadini , Ck lì co-
ccia Quercia era confecratà a Gioue, perche nella fua tutcJa tennero i
Gentili lu fiero le Città>cofi,d'cuafidareai Datio, comequcilo che accrc»
ice forza alliPrmcipi in tutela de quali ftannoie Città.
Latar,ag'ia.j[la.toùrlalanàa le pecore allude a quello che difle Tibe-
rio Impej^core,cheneÌ prtlicipio del luo'lff peno difliniulò i'ambitiònc,
éc rauar.l^a,nclla quakivtnoftròpi^i eiTeretotilmente fommerfo^ uolen-
do cgU c^unquc d-ar bu^no iìggio di sé", mpcfc a certi ^relidciitirche lo
perfuadeuan^i ad imponere nuoui aggraui allcprouiucie . BoniTafloris-
t Te tond^rcpcHs ; non deglubercy Cioè che il buon Paiipre deue tofar
Je| pecore, ma non Icorticark: ilche fi confa col detto' d'Alcamcne-»
iigiiuolo di Tclecro, ilqualc dimandato, m che modo vii* potcilècon-
(eruare b<;n<eil* Regno, rirpofc>fe: non ^ara tròppo' conto del^guada^n cu.
Apofien;n:aLa'i9nicodi PI utatico, ^nell'altra mano ^li fi mettonole Ipi-
^he di granojraali d'oliue, epampani cTuua > perche lopsa qudti tre-frutd
delia terrs, di^rjino,farinajoiio^& vino , s'inipongonG^iiicipaia|.eme le
gabelle. ' ' ' ^; f liit"'^ \
Xelfaltra mano gli fi mettono Te ipighe di granO)raTiii tf oliue, & pam-
pini d'vua, perche iòpra quelli trefrutti. delia te via , di grano,fa_^uia,oriOy
& vino s'impongono principalmente Ìegabelle;,j3rmGipttlmciue ?!iC(>> ei-
ft.idd'ceiio-chcioptàuiol;euitj;e-coiedauo iiìnponèi ;^^
DI CESjÌRÉ RI?'^. '»«r
fertueche Aureliano Imperatore con ftitui ìa gabella dei vet«>,delìapi^
ta,dd Jino,& della ftoppa ,lapcino anco per relaciorie<!cl Boterò , che il
^ile della China calla Fanno cento ottantamila Iciidi per dati» ^dei faJiu
•«ìalla Città di Cantone , & cento a-lti'i iiu la icudi per la dcciuia del nlb da
vna te r radei là mede fi ma Ci tt<t, '^' , y •
Lebfaccia,cgambc'nrudé,epUlite,poi'chéc'*uef!e membra fono in mnh
delle mani,& de' piedij-inniftredelleoperationi,&: andamenti hum^ifli».
4:eliecucrici dellrnoflri penfieri, fignificanojcheil d.iti# deuecffercirn-
poflodal Principecon animo lincerò, e puro agretto dà:\ biio^ao , ci'J_*.
il tempo> & roccafioiiearreca,conandamento,e dxibgno icbjet^o, eie^ifi
^digiouarcnótantoasèquantoal pubblico,&: aili popoli luoi, & iioa per
«ieraauaiitia,i& penliero di proprio intercfle: nedeuono cQiaporc*re,
che gii fuoi vffitiah uadino inuciitando, .:ome volgarméte li dice nuoui
.arcigv>goli,&: angherie di gabelle foprs. cofe vili, Ibzze , & poco honcite,
come fece Veipefiano Imperatorie, iiqualeau do del danaio impolci-r
gabelle per fino all'orina , di che liè iii nprelò da Tito l^uo primo geni .'3
£gliuolo, 6?^ ancorché il pcidre gli rifpondeilè, che li danar ntco^
<4i cotai datto noii-» pu^z. uano d'orina, ncm reftapero chei'»niinc>'fuo
non rendelTc -catti uo od^ redi uilta j&i_ ford.dezza contraria all'aninivi
d'vn Principe, che deuc -eiìere generofo, e Magnanimo : Ma rinter^lie
racciecò,&gli fecculciredi niente ii riccrdi chcgli diede Apolionicfia
Aiellandna per reggere bene i Inipe: io , tra quali eii che noii iftiinaflìi le
ricchezze de tnbVci raccolti dalli lolpiri del popiilo , fi coipe Fiiofti-alto
Jafiiò icritto nei y. iib. Cap. i^ . ^irumemmfordidumq; fut-undum efi aurhni
quodex lai,rimis oritur . Onde fu parimente biafimato DomitiaCno Imjie''
ratore, fecondo genito di detto Vefpafiano,che impoie tributo infoppor-
it;abiie a* Giudei,con ordine che chi dtflìmulaua di non eflcre|jiudeopei:
inoripagare li tributo fuireaftretto a moli rare le fecfete,e vergognóls_j
parti per chianrfi s'erano circoncifi)0 nò,tributo, & ordine indegno /re-
ferito da Suetonio in Domitiano al cap. 12. Interfuijfe me adolofcentult^m
meminijcum aTrocuratoreyfrequentifsimoei; conjìlioinfpicereturnonaze^^rit^ fé
Ticx an cinumfedius effet . Sopra di ciie Icherza Marciale contra Ghreflo
nel 7. libro.
'Séd quiZ de folymis veìiit peru]ìh - '
*Damnatam modomentulam trihutìs .
lì qual tributo quanj^o lia. m^r.teyole di bialìmo , e. vergogna chni'3-
1meatcrrcoÀiprend"é,pdi.cheogni,^£l;m^^^ ad 'arÌitH(>dei f mcVra-
tore'^fìfcalc totetra efifére eccuifitb/^ incòl]>a'tb'di4e^a'gmdaicp^-ér
agretto a n/offrafe#'.^epUti'ó,l5'uandó leriz^ répliea tìóri haueife ùck
luto pagare il datfb'; eyiròM^H'altro canto lèdati tìtefnè-ilYuoiùcceflórè
Nerua Cocchio Imperato re, ^he leuòsi uituperolotribiitò, perilcn€-'''&
feattutaad'honorrùo,perdec-.^tòffe}- Senato Rom¥novna'medagi
geilto,Gon li fuo rftractr^e Ttom'éàdaH'ti ca#-i t>^ & ^l^'l-alcre f er riUeicib i'a^-
feorc della palaia in jnezzo a quclte due Intere S.C. & d'«^iHÌrK:o4-ni*>
^^ O 4 fifa
T^8 ICONOLOGIA
FiCr.ij if^/«><f/«w«i4y«^/4?4, Circadellcqualicaiunnic>accufe)& ingiu/1'i
dati; leuati)& vietati da Nerualmperacore ; leggafi Dione nella fua vita,
ad cicmpio diquetio ottimo Imperatore, deuono li Principi i'grauarei
popoii d'ogni indebita. impofìtione,noache aggrauadicottnuoue>6^
aipre gabelle*
^ B E B I T O.
GIOVANE penfofo ,.&ineffo, «Thabito /Iracciata, portcrila Bersi
retta verde iivtefìay in ambiduili piedi /& nel collo va legame di i
fcr: o in forma d Vn cerchio rotondo groflb , terri vn paniere ia bocca > &
in mano/ vna fruna^dbe incima ddle corde habibi^ palle xli piombo > 5(^
vna lepre alli piedu
Quefta figura parte è rapreftntata da cofc nattirilt,partc dacolTumi p«
fenii,& parte da varie pene antiche^ & i^nofiiimc^coftic^ualiiiipuaiu»^
«oidebicoà.
D I CESA RE RI P- A. xg9
« Si dipinge giouiine ^perche li gioLani per lo più fano trarcurati,& auii
*Ìanno uiao;c alJà roba , Òileiiiun6cpejifolò,eme(lo>certocoJuìèche
* ha da pagare 1 debiti. '.
E ftràcciaco, perche fprecato che ha la fua roba, non trouando più cre-
dito, va conie vn pèzzente^Porta la berretta verde in terta per Jo coflumt,
"che svia h oggidì in molti pae fi, ne quaJi a perpetua infaniiai dcbitojci>
che non hanapil Ai'f.dodi liberarfi dal debito, Ibnforzati a portarla,^
;però diCe ì d'vn faHito , il tale è ridotto al verde .
Si rappreienta incatenato per li piedi,3c per il collo, perche anticamen-
te erano cofiaflrc:ti da le leggi Romane, le ciii parole Tono <^ueflenfénté
da AuloGeiliolib.2 0 cap.pr.
' JfSris iOfifefsì j r:bi^sq; iure iudicatis triginta dies iuJìifHnto ^Tofi deinde ntanus
mie^h efloyin iusduc itc-,ni iudicatumfaatyaut qui pfeudo eo iniufe , 'rim dìcit, fe-
ruta diicitOyVintittt^ y\mtmfHo , aùtcffmfedibus quindetiv^ fiondo ^ne minor ^yM^fi
yolet maiore vincito ^ SiyvUt fuo iriutto,T{i^Ho viuit , quieum vinSum habebit
libram-favr-f^n diefdatnt^Si'Volétpluridafo'.- ■' " " - • .^
C Le lono d auuertireper la Boilra iigura quelle parole , FimìtOy autnert
moyaat compedibtis , Cioè legali il debitore con il neruo, o con li ceppi ; dir-
cadi che è da iapere che cóli iìa Neruo, cofi dichiarato da Fefto .
if^^ruum appellamus etiamferreum vinculum^quo pedes y. yel etiam ceruices impe*
dmntur.
Cioè chiamai anco neruo vn legame di ferro , col quale ff tengono»
impediti li piedi,ài anco il collo, livjuai neruo di l'erro lecondo il tefto fo-
pracitàto)non poicuaeiiere minore dtquindici libbre,matì bene maggia
re perii debitori, i quali anco tal uaJtafi puniuario capitaimente,OLeEo ii
Bendeuono fuordi TraftcuerccomediCe nel medefiiiio luogo Aulo Gel-
ilo . Tertvjs autetn nundinli capite pcenas dabant , aut T ranflybenm pereg re Te—
ntim ihant. Et fé li creditori eiano più, ad arbitrio loro ù tagliaua a pez-
zi il debitore . 'ìslair' fi pluresforejit quibus reus ejfet iudicatus yftcarefi yeUent
arque partivi corpus addiÉii [ibi hominis permiferunt irerbflipfa legir hac Jitntm,
Tcrtijs nundinìs partes Jecanto, ftphs minujtie feiuerunt fn^ fraude eHo.
Il che però elfendo troppo atrocità , & inh urbanità', non flefìeguì m-ai
fimil pena , anzi dice l'ifteflo Gelilo antic o autore , che non ha mai ne ler-
to, ne V di codiale uno debitore chefìa fiato diuiiò in più parti ,'TrDÙafi
bene in Tito Liuio Deci^deprima lib.pr. che li debitori fi dauanoin lerur»
tic a li creditori, & che erano da loro legati, & flagellati, fi come fi ieggc
ài Lucio Papirio,ehe venne legato Publio giouanett9,e lo fruflio eilendo-
gli debitore, noa ha-uendo egli voluto compiacere a gìi apeti.j^ijilleciti
di Papir.o, per quanto narra li Tciiore . L.Tapìrius inquit Tublium adok^
fcetìtem ininncitlis- tenui fé ,.plagisq;y eJr conìumeliJjs afeùffe dicitur , qued fiu-
frum pati noiuiffety cum TnhUvt eidem ^ff'et dehitor * ta niedenma pw:a affer-
ma Dionifio Alicamafico lib. 6. & aggmgnc di più che non folo i debito-
ri,m3 ancoi loro figliuoli fi dauano in icruitio a li creditori, & ciò s'è detto
j^i ftudio de curiofi terra : in bocca vn panici c> ^na tciba, Tn cantftrcy*
= 1 ■ ccito
>7o ICONOLOGIA
tréfto , che dir vogliamo, perche trouafi ne h Geniali d'AIc(Tandfó lib. ffl
cap. ro. cheapprcfTo li Boetij ne' confini de Ja Grecia, non vi eralaraag-
^iorinfamia di quella del debitorejcke era sforzato federein piazza ,ftc^
in prcfcnza de la plebe pigliare in mano la frufta con le palLc dì piombo^
perche li debitori in Roma furono battuti con palle "di pìonibo fi^ al terti-
pò di Coftantino, ilquale come pio., & Chrifliano Imperatore fti il primo
«he liberò i debitori da coli empia pcna>co{à annotata dal Cardinal Barò-
nionel volume de gli Annali,neiranno del Signore ^^. ciap.i4. PonefiaC
piedi il lepre per timidità , fi come il lepre pauenta d'ogni ftrepito, e tcnio
d'efler giunto da cani cofi il debitore ha paura del fracalfo de le caationì,
£ntimatioHÌ^&mandate,& ogni giorno teme d'e&rcprcfo da birri, &pc-»
tò,*'èpratico,a guifa di lepre fi mette in fuga .
f>£COB^ D£L S, giOr^'>Qll Z^:^Bc^TJ2U C^STMUmt»
: dì
G
> ! (ii'>
louane di bello 3,& honefto afpetto, porti adoflbvn^.pene di Leo
uenellapalruu delia kian dritta lenga vn quadrato, nei cui mezzo
ii4
DI CESJRERJPJ. t)(i,
fia piantata la iìgura del Mercurio, di man finiftm tenga vnramo,d'Aaia
ranto volgarmente detto lior di velluto con quefìo motto iBtorno , Sl^
^tLORET DECORO DEC VS. del medeiìmo fi potriaanco in-
coronare , & fregiare l'habito > che iara vn iaio lungo fino al ginocctiio^'
aeJ piede dritto tenga vn coturno, nei iìniftro vn loeco .
. ÌE giouane belli» perche il decoro , e ornamento de la vita humana > ^^
honeiio, perche il decoro fla fempre vnito con l'honcrto' rimpercioché
il decoro fi come dottamente diicorre Marco T&llio nei primo de gli o^
itijgeaeralmen'ie li piglia per quello jchc m ogni honefia eonfifte r&T
€ di dua tòrti , perciie a ^ueito decoro generico ve n è Ibggetto vn'aitro,
che appartiene a ciafcuna partv dei'honeltà . 11 primo cosi difinir fi fuo*'-*
]e_. 11 Decorò, e cjuello, che è. e onu eniente a recccllenza delj'huomqV
jji qnello y che lanatura iua da gh altri animali differilce ;. L'altra partev
elìcè loggetta al genere > coli la difinifcono. li Decoro è quello, il qua-'
te è cofi conueniènte alla natura , che in eiTo apparilca la moderazione, é
temperanza, con vna certa maniera nobile, ciuile, e libera. Si chQ iì:
decòro dittulàinente il dilata in ogni cofa , che appartiene a Thoneflo gc-
ceralmente , & particolarmente , in ogni forte di virtù i impercioche , ^
come la bellezza del corpo con proportionata compofitione de membri-^
allctta, & muoue ^h occhi,& pérquefto fiefio diletta, perche fra fé tutte
Je parti con vna certa grazia conuengono , j& corrifpondono, cpfi ilde-'
coro , che ne la vita riluce muoue i*Upprobatione d'i cóloro'co qUàti fi vi-^
; uè con ordine , coftanza , '& modcrationé d*ògni detto , & iatto ; dal che"
£ raccoglie , che il decoro fi ò'flerua nel parlare, & operare honeH.vmcn-
te,&confiderare Cloche fi conuenga feguire, 5^ sfuggire, feguenfi ler
colegiufi€>& honefte, come buone,& conuementi, sfijggonfi le ingia-
ile ,& disnonefie^.come cattiue, 5<_ inconuenieritì > contrarie ai d§^'
còro , & a l'honeilo , il quai naice , da vna di quefie parti i O d'ai riiguar-
doj& diligente oheruamza del vero,o dal mantenere la eonueriatioa*
h umana , & il commertio dando il liio à ciafc uno , fecondo la data fcdei
fie le cole contranc >o daJa grandezza , & fortezza d^inimo eccelfo, &
iriuittò in ogni caia , che fi ia > & fi dice con ordine , & modo , nei q uale
Vi è la inodelha 5 la ceiiìperanza , & ogni mitigatione di pertufbatiòne di
ani mo,ndÌe quali cofc fi coia tiene il decorojla cuiforza e,chenon fi pols]^'
Separare dairhòiieilc), perche quello, che è cònucnienté è honeftò , &(;^
gjielk),chc è koriièftò è conueniènte. Onde Marco Tulliadifle . Hoc io^*
fo continetur id qnóà: dici latim Decomhi fotejl jx^r^c'è énim ( to*fre^Qn ) dict^
tur) hvius yisefi-vt ab Ijonefix^mH qutat [eparavi ; 7ium-^/j[.'f6d detet hònefiunr
tji'>& qiiod honefiume^ì decst . Pi ila baifo foggi ungél ' EtiuHaómnia. dtcò^
ìrafunt iniufiu cohtrayvt turpafic indecora ► Smidis efl ratiò'Jortitudimf r (fuo^
enim yiriliter arumoq; magno fit , fd iignum viro^^ decàrum^idefur .-^fuod ecm
traidrtt^.rpe ,fic indecorum . Per dunoflrare quefta grandezza, fortezi:a,
èc eccella v:rtù d'animo , che li decoro richiede , i'habbiàiiio figurato cOj»
)k pciie dileone adodb» attefo che gli ìntichi prelero la ^elle di leone per
1 " .... feilikiofo-
kl:
tix ÌCONOLOGI À
fimboio del valore de la virtù , òl forcczza d'animo , la quale affegnar fo* '
Icano a quelli, che haucliero olieruato il debito decoro , & Il foiiero ino
Ératigenerofi) forti) & magnaaiUU , perciocché tutto quello che ii fa vi-
filmcnte, & con animo grande, queiio pare degno d'iiiiomo che ofi'eruì
il dccoru , per il contrario priuo di decoro è colui che viuc cftcminacaii.c
te , fcnzacoflanza^ & grandezza d'amino . Bucco teniito da Orfeo per
Èmbolo del diuijJointeiietLo,in Arillo^ne porta addoifo la peiicdcl leo
«cHcrcolciI più Virile ,& virtuolo de gii Argonauticij vi iemprc iu*
lioko nella pelle dei leone , A^ce primo Capitano di Greci dopo Achille,
|>r€ie ancii'cgli pcrfuo decoro la pelle del icone ,óf dicono , che in quella'
parte ch'era coperto di detta pelle j non poteua ellcr fienco> dout era ico-'
pcrro poteua clier ferito > ai che li può dare queftobeiiirsimo fignihcato,
iene i'ii uokao in q uelie ataoiii nelle quali li porta con decoro,nó può cileir
tijtco da punture di biafìmo,& ignoininia,mane le attiom nelle quali len^
za decoro 11 porta, patifce punture di biaiìniO, <Si ignoiiiinia , che per linci
al cuore gli penetrano , come ad Aiace^il quale fin che fi portò virilmenc*
con decoro > ne le l'uc iinprele , non venne mai a lantire biaùno alcuno »
ma a riportar lode. grande; biarmograndifsimopoigli fu dato, quando
buttò giù la pelle del leone , cioè la forte2;Za de i'auiaio dandoii \n p^eda
alla dilperatiòneienza decoro . Oltre di ciò habbiamo muoito il decorof
ncllapciie di leone , perche fi come quello animale inquanto al' còr^o èr
a più bea coHipoflo, &c^ perfetto de gli altri, co/ì ia quantoà l'animò,'
non ci è chi oflcrui.piu li decorò di lui , perche è liberale , magnani .no jf
amator di Vittoria, 'raanfucto,giulio, Se, amante di quelli con quali eòa
ucria > fi come dice Ariftorele iie la liìugnomica cap S. & liCi iù). p. càp.
4^de gl'animali diccyche no <^ fofpcttofo,ma piaceuole, felfeuoJe,'5^ amò
reuple coii Uioi compagni, & famigJiah. Non s'i- dira riiai con i'htiomó lei
nònèoftefo, eragi(>JÌcuoxeneIpiinire, fc piglia vno che gli habbia dittò i
òoiajeggiera , non \o lacera jCpn rvhghic , loicoiTa folaniente , 6,rcoiìip!
gli ha meflò paura lo la/fa'anaarc:'jVla cere ili bene punire grauementcì'
c"hi lo ha percoilò ,^ ferito con dardi, o fpiedi . Da Eliano per au cónti
di Eudomo fi comprende, che gli diipiaceno gli oltraggi^Ó^ pariniCntc
fi punilce; poiché narra Eliano, che furono da vno alienati infiemc vn
Leone , vn'Or la , &vn Cane , i quali villero lungo tempo fenza alcun co-
ltra fio domeflicaiiiei? té: Ma l'orla vh giorno adiratafi lacero il canei iriéb i
ne veduta ring:urià !iuta a là compagnia , non potè patire fimile' òitragi
gio>onde eg/i fece impetocontra l'orla , la lacerò , & come giuTlo PvC Ì
Oiorr» la punì - Plinio riferirce , che eahimale graco , & n cord e u ole de*
benefici) , che è clemente , à {'>erdona à chi gli il huiiuiia , moftra i'cmprc
nobiltà ,ct^eiicròfita d'animo , & fé mai è coftrctto da moltitudine d^
cani,& cacciatori a cedere, non ii mette fubito auantigli occhi loro inftl
g'i, parendoli drrimettercidi repu tadorne, come cola fuord"tJgnidecorc
i.nconuenieatcad vn gcnei-olò H è par luo, ma in bel modo a p»iiiu,a palli,
fi ricira, &:di quaiidoin quando pei* raanucnciC il decoro lìedc m ii.eizc
dei ,
DI CES ARE RIF^. i7j
dei campo s'ariii.i,coau"0 40i.'o, p^iuo irradi i"prcz^;;irii iin tantvi^ciic cr *
uuijdo «quìichc iijacciiia non veduto óà ihuiio coa veloce luga s'alcond. t
6i s'iiiibolbauiJe vokej coiiiediicrecos'occuicanoa peichcteaia, ina per
iioanieLvCre thnoi-e, e tciroic ad aicn,&in iouiiiia oiieruaii decoro da
Principe, 6i Rè m ogni parte ,• Eci^ùclio lìa dc^co circa lì decoro deJrope-
rare;veiighiaiiiohoraai decoro del parlare.
lì quadrare col legno di Mercuno tìgiiitìca la graniti , ftabilicà , t^ co-
, ftanza del parla, e Go.i/oriiie ai decoro^òi per tal coiito Mercurio tu da Gre
I GÌ cognominato Fetragonos^ cioè quadracp lodo , {labile , prudente > per-
I che non fi deuc efl ere imprudeace, vano , e iiiuiabile , nel parlare fuor de
. termini dei decoro , ne lì deuccon leggierezza correre a mordere , e biall-
mare coi parlare le penbne j &dirprezzar6 ciò c!ie eiiì fentono ellèndo co
f ^à da arrogante) oc d.Ubluto ma lì deue portare vna certa riuerenza a cialcu
j BOjCome n'camnonitce M. Tullio parland.j del decoro circa la moderatio-
(j j Bede'fviCti,'& detti;; ^dìjdhendu ejt i;c,itur qMi&dam r^iierrentiaaduerfus homines^^
.j i ^ optimi c'ihipì; v(:Uq:ior:un. > j^^im na^ligerc^ quid de fé quifq'jfeniiat non folurri
\ arrogantis cjip:d ctiam om:iin'j dijfoluti . Dimodoché deueii elTere confide-
[j I rato nel ragionare pcirlaiid.^ h.^noraramente d'altri: perche chi parla bene,
|ji & honoracanicnte d'altri è fcgno, che è perlbxia benigna, &honorata,chi
parla male è iegno> che e perioaa caitiua, maligna , iuuidiofa , & poco ho-
j[iorata,qua]cèappreuo HomeroTherilte di lingua fcrpentina, volubile^
&projjtaiJchiuCchiararepeirnnanie.itc> & dir u.aì del ino Rè> per il con-
trario Viifle, e taciturno, & penlblb prima che parli , nel parlar poi t qua*
d rato eloquente , e prudciue, conofcendoegli , comelàggioj & accòrto,
che per oiièruar 11 decoro d'. 11 iiuomolauio, la lingua non deue efiere piìi
veloce delia men.e, douendolì penfare molto bene, come lì h..bbiaarar-
jgionaic . Linguam praire animo non pcrmittendam, Diu'e Chilone Lucede-
inonicfe, & n^Oitoben peniareci \ deue pére ti 'il parlare è mditio deìlani-
imo diciaicuno. i'^rondo, rome parla con decoro, & però da Greci fu chià
inato il parla e \yt^oc x^^ourtf^ Homims charp6ier . Merco de l'h uomo^cO
HiC riferiice Pieuu v .te -nOiie .e varielettioai lib. 9. Gap. 6. pei'che fi co-
me le beftie lì conolcono dal merco di qual raz2a ilanò) cofi leperfone dal
) jparlare li Gonofcono di qual natura, &condiaone iìano . Epitétto fìlofo*
J ìfo morale, come Greco dilTe neirEnchindio * Tr<£fige ubi certum modumy
^ (hara^eror, quem obfemesy tumfolus tecum-^ tum alijs conuerfans , operam d4
^^^' ne in colloquia plei eia. defcendas jedy/ìquidetn fieri potefiy orationemtranfeir ad ali"
' ^uid decorumypn minns,filentii-m age -. Cioè formati vn certo modo ò cha rat-
iere da ofler jarJo teco fteilb priuata mente , & in paléfe conuedando con-
ili altri,proccura di non incorrere,!!! dilcorfi pIebei,maperquanto fi puA
cranferiici il parlare in qualche cofach'habbia del decoro , altrimenti fli
Diùtoilo cheto. Olieruerafil dunqueil decoro nel parlare col ragiona-'
-e diicretarnente d'altri, col non vituperare alcuno, ma più tollo lo-
:! are , & col non taflare l'opere altrui mairimamente in cole , che non fono
i ella fua profeiììone . Auefo che molti fanno de grvniuerlali ; ^- in eia-
• "fcuna
Il ■ ■ -v
\i >
174 ICONOLOGIA
fcuna cofa vogliono intcrponere il giuditio loro, i quali poi nel parlare fi
dàiinoaconjiLe.-c p':r igaoranti eoa poco lor decoro, come il Principe
Aiegdbizo , c'no. volic tailare alcune figa ;e in cala di Zcuxide , & diicorre-
recon gli icolari iuoi , dell'arce del dipingere , a cui Zeuxide diiiequeft
gioaani meatre taccui ti aminirauano come Principe ornato di porpora
Jiora fi ridono di te, che vuoi ragionare d'vna profeiTione,cae non lai
dipm oileruerafll principalmente il decòro nel parlare le dando bando
parole brutte , 6c dishonefle , fi ragionerà di cole honefle , & honorate , )
che fi cóuicne mafiimamenìea'giouani di bello alpctcojperche alla belle
za loro del corpo deue corrilpondere la bellezza dell'animo, che Ci man
feda da vn parlare dicofe honeAe. Vedendo Diogene filofofovngiou*
ne bello,ciie parUua lenza decoro,difiegli nò ti vergogni tu di cauar da vr
bella guaina d'auoriojvn coltello dipiòbo? pigliando la guaina d'auork
per la bellezza del corpo,& il coltello di pióbo,per lo parlare di cofa bri
ta,vile,& infima,come il piombo tra metalli, veggafi Laertio nella vi taf
Diogene, oue dice. Videns decorum adolefcentem iudecorè loquentem > non e
befcis alt ex eburnea vagina plumbciim editcens gUdlum ^ L'Amaranto , eh e i
Ja finiftra mano porta, è tìoreched'ogai tempo iiorifce, & mantiene il Ui
decoro della bellezza , con quedo ìGtzziin Telìàglia incoronauano il 1 •
polcro d'Achille vnicolordecoro, perdimoftrare^ che fi comequel fio:
mai perifce > così la iua fama farla per femore durare, H come dice Ant •
nio Thilefio , nel fuo trattato delle corone . Tbe'fdi ^chillis fui monumt ■
tum ^marantho coronahant > yt ojìend^rent'éjurmadmodum jìos lllc nunquam in •
rityfw eius fama perpetuo daraturam. E de Lto Amaranto perche mai m'jr- *.
Tee, & le ne i tempi afpri del turbolento jnuernoaiquanto viene manca -
do> rinfreicato con l'acqua baldanzolb torna nel primiero fiato , & vig( 3
tanto, che di lui le ne può far corona, ancor d'inuerno, fi come dice Pino
lib. IO. cap. 8- CÒSI l'h uomo fé dagliafpri, e turbuienii cafi di quello inu-
bil Mondo offcfo viene a mancar d'animo , ri nfreicato fi. con i acqua c.'I
d^ecoro , cioè riducendofi ne la mente quello j che ft conuiene farein itó;; (i^^^^
accidenti rilòrge nel fiorito fiato d'animo di prima, &c fi corone di <-
de , & eli honori ne torbidi tempia fé ilefib , nxediante lì decoro ,perc a
incoronato, & ricamato d'Amaranto, &r tiene il motto intórno alfieri |
che dice. Sic Floretl) ECOB^O DECVS Cioèche l'honore perildec 0
iiorifce d'ogni teinpo,come TAmaranto: perciiel'hnomo fi rende fcc
mediante il decoro,& fi mantiene condeceritemente in ogni tempo: «
vi uc con decoro ne i tempi buoni, & felici, non fiinfuperbifce,.tielià'i*
ui> & infelici non {\ perde vilmente d'animo , Diim fecunda fortuna anif
[nperbire ttoli, aduerfa perUrepente noli frangi Difie Ckobolo Filofofo,n: i"
tre la profpera fortuna ti fauorifce non ti volere infupcrbire, facendo -i-
cafiblapcruerfa fortuna , non ti volere sbigottire, e rompere,: mìiciò ^n
può volere chi figouerna fcnza decoro, che h l'huomo i:orce,& magn'i-
mo: come Scipione Africano, il quale n.ai s'inluperbì ancorché viete o-
fo per la profperica delia fortuna, ne per i'auerlà Ji perde d'animo ,i e
iWi
Jcdd
Eocn
1
DI CESARE RIPA, 775
larauigliafcquedo honeilOi S^ generalo Capitan Romano, non tanto
er Jo ualor Tuo , quanto peni decoro de buoni, &f honefli cofluini uiene
1 quel dialogo di Luciano, da Minosgiuflo giudice giudicato degno dii
. recedere ad Aleirandro il Magno , & ad Annibale Cartaginefe Capitani
olto altieri, iuperbi, iracondi, inconllanti,. & poco honellijfenza decoro
animo ueramente forte 5 & magnanimo. Et queiloè quello, che uolfe
ferire M. Tullio nel primo de gli offiti; ► Cmnino fort'u animus-, e^ magnus
abus rebus maxime cernituryquarum vna in rerum externarum defpicientiapO"
. ur cum perfuafìmi fit nihil hominem nifi ^quod Honejium decorumq; fìt yaut ad
-4 rari y 'Xut optare i aut expe^ere. oportercy nulUque nequehomini neque per tur-
• itioni animi > nec fortuna fuccumbere . dal cheli raccoglie , che uno , chp fia
Imamente h uomo non appetifce fé non l'honefìo con forme al decoro, &
• ' j r tal conto, come di grande , & forte animo non ccdealeperturbationi
■' < a li colpi di fortuna: Onde più akbalTo volendo. TuUioragionare del de
' e ro, eflbrtaj.che nelle cofe profpere, & ne gli auuenimenti , che fuccedo-
I fecódo il noilro uolere grandemente li fugga la fuperbia, e l'arroganza
■; i: percioche il portarh unmoderatamente ne le cofe auuerfe, & ne le fauo
I? noli , è fegnadiieggiei'ezzaxdalaquareè lontano il decoro perche ildc-
'^ tC ;^o contiene ui fé unahoneflà, temperanza, modeftia, & ogni modera*
0' ti ne di perturbarione d*^animo imoderatione dico perche l'huomo il può
^! 'f< za biaiino perturbare , ma moderatamente, che fé bene la mente lua_rf
K -u ne alle uoite in parte commoilà da qualche moto,& perturbatane d'a-
'■■ n 10 > non per quello perde il decoro, con ueniente ad huomofauio. Sa-
'■■ pus non omninoperturbationihus^ vacat yVerumperturbaturmodice fecondo
t -w4 ifl. in Laert . Anzi è cofa propria da huomo il dolerli, & rallegrar/ì , il
; n* 1 dolerlTj 6c non rallegrarli e cofa da uno ftipito , ò falTo . 7^n dolercj^
■:■ Jì 'tis ejì 3 nonhominis,. difle S. Ago/lino lib. 4. Cap. 9. de Ciuitate Dei,&
ti pi lio leconda nel lib. g . deirEpiftole ferine a Paterno addolorato della_<»
ì m te de fuoi figliuoli >oue non tiene perh uomini grandi, & fauij quelli,
!^ cb li reputano d'effer fauij , 6^ grandi col nputare fimili cai! un leggier
e da Qo, anzi non li reputa huomini così dicendo. Qui an magni fapientesq^
% fin nefciojhomines non fiintyhominis efi enim affici dolore ^fentireyve fi fiere tamen
1 . ^ ^atiaadmittereynonfolatijs nonegere . E dunque cofa dahuomo,dar luo
.: gc 1 dolore, & all'allegrezza , ne ci fia contraria la durezza di Socrate,
:::.ch maimoflrò fegno ditnllezza, & d'allegrezza, ne la feueritàd'Anaf-
-: faf ra, & d'Ariftoflene,che mai riiero,perche quefti eccederono il termi»
. ne ildouere, tanto meri tabiafìmo chi niente liduole ò rallegra > quan-
to iello,che troppo,ogni eftremo è vitiofo come il continuo rifo di De-
• me rito,&il continuo pianto di Heraclito,iI decoro ci mette perla via di
. me 20, (S^ ci moftra quello che comporta il douere,rhoneflo,& il conue-
me te: conuenienteèche nelle cofe publiche, & priuate de parenti ,pa-
tre i, 6c^ amici prendiamo allegrezza, ò triftezza, piacere ,ò difpiacc-
re) :ondo 11 cali, che alla giornata occorrono, & che ne facciamo dimo-
ila onc eileriorc di congratulatione , o condoglienza : ma come detto
\Ji
ICONOLOGIA
habbiamoncli nodn Lhctti,6c moii d'aiini;o ,dobbismoraI]egrarcicon
Ix moderata Honefta ,òicofiucnienza de! decoro, in tal mi.nieraJa uirtti
dell aiUiiio, li \cdc:i leinpre iioraa d'ugni tcniyocoi-r.e i'Ariiaranto.
iiabòm^iio d iicurlo circa li decoro dell'operare, & dei parlare, refta,chc
tracciamo anco dei apparo circa i uiidare, caininar,&: comparir fuora tra Je \
gciiti,che perciò alia gamba dcf-ha.» habbiauio dato il graue coturno,
Òraiiu liaiìlraiilc.nplicc Aucco,ie bcneHercole lì ride inAriltofane di
B-*-cho che poituLuia mazza , &:iu pei^e del Leone, con li coturni alle,*
g.imbc, come coleiproportiunate, e.lieiido la pelle del Leone Ipoglia di
j erioiia rbricnputandu il coturno, molle- ,& delicata ^crfona^pero dille
gixHci'Qoic, che ha da fare il coturno con la mazza. ^ -
sèdnon potcns fitm,arcere nfum '■
yìdcns peliem Lconìs in croceo fofit:;m,
Ql'tì mms ì quid coturni.s , Cr i loMaconuenlunt ?
Ma molto Dcne a Bacco lì conuicne il coturno, che da molle >&de]M
cato reputar non \i dc;ue , perche li coturni erano portati da Heroi , come
afieriiceliìdoro la cui autorità più a balio difenderemo, quindi è che nel*
li tr.'gici fpcciacoli s'adoperauano,attefbche nelle tragedie v'mterLengo-
no perlonaggi grandi, Heroi', & trincipi , per tal cagione da Poeti viene-
/timaio dcgiJod'Heroijò^Plutarcho nelòlmpofiò^. q. 5. riferircevche
era pr rrato dalli Pcn telici Ebrei . 'Friwim en:n. ar^rii hoc Vont.jcx Max. qui
fejiis dukp^sraltratus ingreditur ìmnuli pellcm auro C0fit:5i,vn indutus^ tunicamf;
Ad tcilos fr } tlnehter.ì gcjlans , c^" cothurnos , niulta aut^m tiyitmciitda dcferdefit cft
-pejie^qm piter fLmlubndim fiìeyaum edunt, rt (jr ^fud ncs . ; Per iiu;il : tLdii;'<
di e uello habito gabbando-i Piutarcho iì come anco Taci ro rcioccamcnu
.irgur.ce che fullc face ! dote di Bacco j^ortaro daPicioi j/J<_ Pontefici ni '
ijuel iciijpo con molto Ibo decoro , Bacco tenuto _da Poeti i.mboJo di ipi- ^^
rito d.uino ,Pielìdentc ancor eflbdellcMufej &pnmrllcrce, eh habbiii
trionfato | onar potcLa inlìcme con la Mazza , & felle di Lcr ne l'Heroi-l
cocothurnojd: pe.ò in poenejelcoltuie antiche vicriecol coihLrno iigu-]
i-ato. Virgilio nel fecondo della Gcorgica, inulta Bacco alle vendemiaici
iJ.cendc gli, die tinga lizco le grmbe nude nel mollo, leuuti'fì li coturni- :,
Jlrc pater 0 Icìi^c rcnfy yudataq; mi.fio ' 'I ,
7 ìrige mio mccnm , due', tiscrura i òthnrnis . f "
Kelqual palio Pnbo diccche li coturni foni^certa forte di calzarrentiat
"tialcàt^cK.torCjpeich^ con cfliancole g^mbe circondano, & fortificaiK
la forma de OLiaiiii ve :Ìe nelle ftutue di Bacco,& di Diana,taie autori tàd
Vii-gilioA di [""robo Ilio antichilsimoelpofltore, ari eccano non tanto pc
iiioftrar cheli coturno da Poeti fi d..ua a Bacco Iblito a portarli li come;
baffo più a lungo iraLtcremo, quanto per notitia^che il coturno era fot
lp>comx: vno itujàiecco ,& bcjrzachino, che cingeua-^ intorno la gain i
b^ , per iìijo la polpa ,]i corife nclf Ègloga fcttin.aatrerma V*i-giJionei ;
]d quale proinetCeu Di^na.Cacciàtricc vna Statura di pulito marmio colcc
tuVnp rollo. ■ ■'•" * ■"" "^ ....... ^. .-..•,;....-.
lenì
DI CEfJRE RIP^. ty>,
Lemdemarmoretota
Tuniceo flabis fu ras euin6ia cothu rno,
EtqucftQdico perche molti Autori di pezza, tengono che il coturno
iblito porrarfì da Heroi , Principi > oc pcrlònaggi grandi ne le Tragedie
fuflc alto come hoggidi le pianelle di legno da donna allVfanza Roma-
Iia,Spagnuola, Venetiana, Napoli tana, o d'altra natione , marsimamente
d'ItaIia,come tiene Garloftefano fopra Baiiìo,de ic vefliari^ ilq^uaJc att
quelli verfi di Virgilio nel primo dell'Eneide .
yirginibus Tyrijsmos efi gefiare pharetram *
^Parpureoq; alte furas vincire cothurno.
Ouc legger vorrebbe Turpureasq; Epiteto che norji /I<ronuicnc alla ro»
ce furas,poJpe di gamba roire,per bcììty percioche in quefto luogo non ii
può pigliare in quel fentimentOjche piglia Horatio nel lib.4. Ode prima
Turpureis ales olorihus : Et il Poetadell'Elegia in morte di Mecenate.
, *Bracchia purpurea candidiora nme , Perche Tintentionc di Virgilio è ài da«
, re l'epitteto purpureo al coturnojenóalla polpa della gamba, e che fila i|^
vero nell'Egloga iettima dic€, Puniceo coturno « Color grato a Diana»
sì cornea tutte, le donne,dice il Turnebo lib. 28. cap. 16. dei fuogiornak:
vorcbbe poi Carlofiefano leggere ^Ito, in vece di w^/re,immaginandoiij>
che il coturno fuile alto di terra ,fotto il piede, ma il coturno è alto dal
piede per fine alia polpa della gamba , però dice Virgilio ^hé furas -vinci
, re coturno ì sì conferma da Turnebo nel luogo fopra citato, confidenn»
do, che Diana cflendocacciatrice andana fuccinta con la vefta alzata fo-
pra il ginocchio, per io che hauendo detto Virgilio, che Venere haucua
raccoltala veHa fopra li ginocchio, pensò Enea chefuffe Diana caccia-*
tnce, però le addimando fc era forelia di Febo . e^« 7^ b osi i far or . E per-
che la verta era alzata fopra leginocchiaportaua gli alti coturni ; acciò
non fi vedefiTero k gambe nude . Cum autem fapr-agenua ejfet fublata vt-Jils^
ideo altos gerebat cothurnos , ne cruribus nudis cerneretur : Ecco dunq uè , che
li coturno era come vno fliualctto, che copriuala gamba, non altrimenti
,alto, &grofix)jComc tiene lo Scaligero nella poetica hbro primo cap.i^*
! dicendo che il coturno era grolfodi tal maniera, che con la luaaccefiio-j
ne d'altezza , s'vguagliaua la grandezza de gli Eroi , & foggiunge fé tale
lèiUto il coturno, m che modo Virgilio di quello calza la cacciatrice»
[laquale deue efière Ipedrdfsima , Si talls fusvit cothmnus , quomodo yen ttri-
ron^eo calceat P'irgiliiLSy quanidecet efje e.xftditifsimami Quafì che Virgilio
non iapeiTe di qual fatta fuficro li coturni , che a fuo tempo fi viàuano, &•
nelii Teatri,& Cerci, fpefio (ì adopera ;«:ano in lapprcfentando gli atei pu
iblicidi efquifite Tragedie, & pure Virgilio non (òiamente noiiiinailco-
•turno, malodcfcriue nelli fudecti tre luoghi, & chiar.:mciitelod.iaIic
cacciatrici, di modo che non potcua efi^e^e alto come le pianelle di le^nj
lì donna, ma con"; e egli diceveft!ua,& cingeua la gamba per fino aha
.x>lpa .• che iitirufie il coturno in forma di iiiualetco pigliafcue ind.cio
t nci^
t^t ICONOLOGIA
rcli'Elcgia fuddctta/m mercedi Mecenate attribuita da alcuni à Caio Pc
done, neiiaaualc il coturno di Bacco è chiamato iiandalio fatto ancor ei-
IbaguiladiDorzaciiino.
•argentata tuos etiam fandalia talos
yinxerunt certe : necputo , "Bacche negas .
EtFilortratone l'imagine 9. de gl'Amori daaCupidoilSandaJioind*
rato in vece di coturno . L Autore degli Adagi; in quel prouerbio. (/)'
turno verfatilior . Diaiofira che fufle alto da donna , & per pofaruifi bene
fufle di quattro angolijina non so che maeftro di pianelle gle Thabbia det
to , non adducendo niuno autore antico per teftimonio non è da predar-
gli credenza , tanto p:ù che el'plica quel prouerbio con friuola ragiono»
che il coturno fiaveriatiie per dir coli ageuoie a uoltarii,*r,riuoltar-
a i perche fi accommoda ad ogni piede finiliro, & deflro , tanto di don-
na coiue d huomo . E uero che il coturno è atto ad ogni piede , comt di-
ce Seruio nel pr.dell'Encide,fi accomoda al piede, vll'huomo , & del-
ia donna> come nferiibe Suida,ma none vero che per quella cagione
d.cafi Qthurno verfatilior , che fé quello fulle tanto fi potrebbe dire Socco
rerfatilior y perche anco il zoccolo s'accommoda ad ogni piede dritto, e
fìnijflro , & lo poflano portare huomini, & donne . Che fufii da donna li
ibcco ) è notilsimo poiché da gh Autori fc gli da epiteto muliebro .
Apuleio dice d' vno che per parere donna portaua vna velie di feta , i ca-
pelli lunghi,e'l foccolo mdorato . Vitellio Imperatore fcalzò MefTalina
togliendoli vn zoccholo , che feco lo portaua , & fpeflb baciaua . Plinio
talia il luflb delie femmme nel Jib.p. cap. 3 5 . che portalTero le gioie nelle
pianelle, &nellilòccoli,& nel lib.57.cap.i. Super ommamuliebria focculot
irdiicbat è margaritis . Che lo portaflero anco gli huomini , raccogliefi da
Sei.eca narrando di Ceiare,che porge il piede finiftro a Pompco,Perfo
acciò lo bacialTe per moftrare il zoccolo doro che porta uà ornato di
gemme; EcSuetonionei cap.5i.riferifcediCaligola,che portaua hor il
coturno,horail zoccoiojl'iftell'o Autore nella vita di Claudio cap. 8. oue
racconta de gli linacchi Fatti a quello Imperatore per ifcherzo da conui-
tati giouani impudichi > fecondo il Sabellico > dice, che mentre dormiua
il giorno foJeuano mectcrgii nelle mani li zoccoli , accioche in vn fubito
ftegliato fi firogoJafie la faccia con quelli : sì che portandolo huomini, C
donne tanto dir \\ poma , Socco verjatil/or , ma dicefi Coturno yerfatilior^
cioè ageuoie più che vn coturno, s'accommoda per ogni verfo piùchc»
vno ftiualetto, perche i\ coturno come ftiualetto fi calza in ogni gam-
ba, fi volta, & C\ riuolta,& fi riuerfa ageuolmente^come pianella da don-
ra non fi potria riuerfarc ne accommodare al piede dellhuomo , ma folo
à cjLello.della donna, perche veggiamoche gli huomini non fanno cam-
ni rare con le panelle alce da donna, alle quali pianelle H come non fc le
può applicare quella voce . Verfatiiior . Ancorché saccommodiad ogni
p r^e firjifiro5& deflrojche ciò lana parlare improprio, & communc*
iid cgni pianella^ ancorché balìa , perche quelle ancora s'uccommodi
no
i
DI CESARE RIPJ. />(>
Bo ad Ogni piede, meglio che le altc,& più ageuolmentcrcnza pencolo
di cadere: co fi meno fi potrebbe quella voce verfatilior applicare al co-
turno Te fuile altOj& groflb, come la pianella da Donna > è vero che vaa
volu Giuuenale nella Satira fefladicc.
Brcuiorq; yidetur
yirgineTygmeanullis adiutacothuYTiis ,
Ma non per quefto ne feguccheil coturno tragico fuflc flato alto,
comevna pianella da donna , perche li poeti erano tanto auezzi à pi-
gliar mimicamente, con^ parlar figurato il coturno portato da perlò^^
naggi grandi, & fupremi, per l'ai te22a& grandezza, che Giuuenale la
quello luogo l'ha prelb per l'altezza materiale , intendendo che la^
Donna pare più piccola d'vna pigmea , fenza aiuto di qualche altez*
«a_>. Per prouare che non fuile materialmente il coturno alto , co-
me la pianella da donna douriano baftare , Vi tre luoghi di Virgilio,
aggiunta l'autorità di «Probo , che nel fecondo della Gcorgica dic^
(otburni funt calciamentorum genera Fenatori afta , qmbus crura etiam^
muniuntttr y cuius cale lamenti effigies efl infimulacris Liberi > c^* Intana,
Et Seruio , che nel primo dell'Eneide afferma, che fono iliuaJctti di
caccia-, . [othurni funt calciamenta venaiori/t^ . Ilche dichiara , ch^
non fuflero alti come le pianelle da donna, perche con fimile altéz-
za non lì può correre fopra colline , luoghi làfìòiì, 6<^ fpmofì, Coa-
tuccQciò voglio che lo prouiamo con altre autorità. Da Plinio libro
feccmio Cap. 20. /i comprende pure che non fuflero alti come le pia-
nelle da donna, oue egli racconta d'hauer veduto, Athanato Hiilrio'
ne huomodi cinquanta anni comparire in Scena per fare oftentatio-
ne delia lua gagliardia,con vn corfaletto di piombo, & con li coturni
di cinquccen co libre, brutta viUahaueriàno fatto li coturni di cofi gran
pefo fé fuflero flati grofsi, &f alti ,come le pianelle da donna Icon-
ciamente aflettati , ma perche^ doueuano efl^ere a guila di ftiualetto»
\ aperto, chefl cinge lino alla polpa della gamba, doteuano cflere aflet-
' tati, & più ageuoli aliagamba,6i doueuano comparire ccn proportio-
' re ,maflimamentecolcorfaletto,col quale molto bene veggiamo nel-
, le llatuc antiche d'Eroi, &c^ Principi h coturni à foggia di fliualetto,
' a foggia di pianella alto, CS:^ quadrato in angoli, come dice Aleflandro,
ab Alexandro,non le n'è mai veduto niuno , nell'altra lòrte-» veggo.i/i
! tuttauia mfimte fcoJture d Imperadori , di Mule, di Diana , & di ii.tc-
' co, del quale coturno di Bacco, oltre gii Autori citati ne fa mentioni^
_Veìleio Patercolo nell'vltimo libro, ouenarradi M. Antonio, che vo-
leua eflere tenuto vn'altro Bacco , & perciò portaua tra le altre cofc
attinenti a Bacco, li coturni. Cumautan nouurn c(fe Iberumfatrem ap^
fellari ii^f/ijet y cum redimitus hedera , coronaq; veLtP.s aurea y<^ Thyrfuf?t^
tenensyCOthuYtùsq; fi'ccintus jcuyru velia Iter futer vcdus tjt ^Jexanirt^,
£t Cornelio Tacito neli'vndccimo de gli Annali , dice di MeiiaLna-^
^'- t 2 mo-
0» t
f«o ICONOLOGIA
«loglic dì Claudio Imperatore , che celebraua in caia la fcfta dclJa vcn-
dcnimia>& chea guilà di Baccante, col cnnelparlb^ Icollando il tirib
apprelio Silio incoronato d'edera , portauai coturni, & aggiraua lutc-
fla facendogli flrepico intorno vn coro di Baccanti. Ipfa crine fluxo^
Thyrfum quatiensy iuxtaq; SyliusHedcra yin6Ìus jgerere cothurnos , iacerc^
taput ferpente circuin y procaci ,choro . Simili Baccanti con_, coturni,
Tcggonfì nelli marmi antichi di Ro-ma , quali non hauenano potu-
to laltare , & correre funolamente negli giuochi baccanali , Ib il co-"
turno fullb flato alto come le pianelle da Donna , rileuato aliai , co-
me dicono alcuni col luuero , e con altra materia di legno. Dican-
mi vn poco quelli tali,lalIhndo da parte le Cacciatricì , & le Baccanti;
jfc il coturno folle Itato alto, & folleuato alFai , come hauenano potu-
to combattCìe per monti, campagne, o forertc , le Amazoni, lequa*
liportanano in guerra gli feudi, come me^ze Lune,& li coturni, co-
me racconta Plutarco nella vita di Pompeo. In hac fnzna ^mar^oncs à
%S^€ontihus Thermodonti fluuio acci'.b.mtibtis profcCi^ auxilio yenijfe perhi^
bcntitr 'Barharis , qi'ippe à pralio , dpm^ fpoLi:i Barbaronim legunt I{o'mmi
*Peltns <t^maxonicas's cotburnosq; repericre . Certo e he con le ftampellc
fotte li piedi non_, poiTono andare a_ combattere , ne hiionini , nt-r
donne, lequali ne i loro giuochi della cieca, nei palsi alquanto dit« J
iìcili>c-» nel voler elle camminare in fletta, noii^ che correre, fi he-
nano le pianelle , ancorché balle di fuuero : Onde apparifce che il
coturno bifogna che foUc fatto a_» guifa di lliuaietto, 6^ borzacchi-
Tio fenza alcuno folleuamento fotco la pianta , nzì piede , &c^ fé Ifi-
doro nel i^. libro' Capitolo ^4. dice che erano fatti a guiia di pianel-
le , ha torto in quello, hi ben nel rello ragione, che ivlàiferoi Tra-
gici nelli Teatri , 6cf gli Heroi , come elio afferma»». Cothurni funi
tjuibi^s cdciabantur Tragadiyqui in Tbeatro difiuri erantyct alta intonantifj'f voce '
tantaturi y eflenim calciamentum inmodum crepìdamm) quo Heroes vtebantHr. \
Nel qual teflo parla in tempo ^2iX^io ,Calciabantur y vtebantur . Come^ j
chea fuo tempo non li hauelle veduti inTheatri . Vfati dunque da Tra- !
gici fotto pedbnaggi d'Erroi, ne' Theatri , è da credere che Virgilio
piìi uolteli vcdclfe, &fapeire molto meglio de gli Autori più moderni,
con.e fu/fero fatti , <5,f che non fu lì ero in altra foggia che mqueikJ
daluidcfcritta,a guifa di lliualetto , S,^ borzachino, onde commune^'
mente apprellò gli Autori vulgari , palfa lo lliualerto lotto nome di'. ,
coturno, delia CUI forma habbiamonoi fatto difiegnarc la nodra tigu- J jl
ra del decoro, contentandoci, quandoci fiano altri di contrario parere;
d'errare con Probo, Seruio,&c^ con Virgilio iHellc) ,chc fopra iaperoi
con Autori modci-ni, che non hanno veduto li coturni ne tempi che fi'
vfauano, conle vidderoSeruio, Probo, & Virgilio, ilquale dice che li co-
turni di Diana , erano di roub colore . e tal coioreanco è molto prooor-
tibr.a£o a Trirgici rappref cntamcati , sì perche ui eiìì vengono eipofti
faa-
i
DI CESARE RIPA, ^ »0/r
{àxiguinofi cafì ,sì perche vi s'introducono Imperatori, Re, Principi , o
pedone fublimi a'quaii conuienc la porpora, 6^ però il coturno e ibcu ai'-
legnato da Poeti > a penonaggi grandi , si come il focco aperroac poii a-
ue,ciuili, & di minor quali ti .
La onde per venir ai lìgnifieato de la noilra figura ;-porcaiid9 il deco- -,
ro ne la gamba dritta,il grauc coturno , denota ciie i'iiuomo più p^tcarc,,
Bobile,& ricco per Tuo decoro deuc andarecon habito nobile , conuciiC"
uolead vn par Tuo, portando n» la iSniftra ù femplice Tocco, denota clic^
rhuomodiminorforza>&di bafla condì tione deue andare pofitiuamcn-'
tc,^non fpacciare del nobile,-6c del Principe >& ciafcuno circa l'iiabi-
to deuehauerriiguardo per olTeruanza del decoro, à l'età, &:" al g.ado»-
che uene,fuggeiido Tempre reftremo tanto di quelli che fprezzauo il cui
to de la lor perfona , i quali non fi curano d'efièr rcduti con habiti vili>
lQrdi,mal Jegati,quantodi quclli,chefc l'allacciano troppo, adoperando
particolare ftudio in pulirli , & farli vedere ogni di con habiti nuo jì , &:
attillati . Catone vticenfe diede nei primo eftrenio,chc non ofleruò puii
to li decoro da Senator Romano; poiché fé n'andaua troppo a la carlona,
camminando con gli amici in pubiico fcalzato con vnaiòlavclle,difo-.
pramalcintacon vna cordella, si come dice M. Antonio Sabellica^libv-
fecondo , & Afconio Pediano,& Plutarco riferilce,chc andaua per STforo
cinto in vna toga da campagna,&: in tal guifafenz'altravefta fotto, tene-
ra ragione in tribunale ; Siila è anco nprefo 5 che eflendo Imperatonsj^
d'eflerciticon poco decoro del luo grado fpall'cggiaua per Napoli con**
vnmantello,e in pianelle. Ne l'altro eftremo diedero Caligola Nerone,
&Heliogabalo Imperatori > liquali compariuano con habiti figurati di
varii colori conueneuoli più ad vna lafciua doHna ,che ad'vn maclieuo-
Ic Imperatore; ne mai gli due vltimi portarono vn vefiimento più dVaa-
volta , & Pompeo Magno ancor cflb viene da M. Tullio ad Attico lib.^
' Epifj. notato pervano,&lafciuodalecalzette,dallefafciebianche,& da
la veilicciola dipinta, che con poco decoro d'vn fupremo capitano par
fuo portar folca , de lacui verta, fé ne burla ne la 16. Epiftola . Tompeiuj^
togulàm illam pi6iatnfilentio tuetur fr.am-, . Publio Clodio parimente da Ci--
cerone vien biafiraato, perche- portaua le calzette roife ch'i lui non li
conueniuanG>come Senato re, elfendo quello colo re da giouaai ,a'quali
perche fono in età più frefca,fenz'alcun gradone lecito portare veflimea-
ti belli , & colori allegri , & vaghf , ma però anch'efsi non deueno trapaf-
fare i termini della modefiia, in pulirfi ,afiìmigliandofi,con ricci,& ciuf-*
fi,5c habiti troppo lafciui a fcmine,douendofi ricordare, che fono di n.v
turapiù nobile. Diogene vedendo vn giouane dedito a fimile vaniti
d'habiti delicati ,& abbellimenti feminili,gli dilfe . "ìslon puda decermi,
luam naturar» ipfam , de te ipjo fiatuere ì Se quella vanità d'habiti , vicn n-
:ìrefaingiouani,inCapitani,& Principi,tanto più anco faranno ripre'ì i
t^ilofoii^6tX)QUpri,.ciiecoiihabUQ conforme, al decoro de Ufapicn^a.
P ^/ lua
i«* ICONOLOGIA
lionanderanQ«,aftencndc)!ì però da ]a Ibrdidezza di Diogene Cinic»j
oc d'Eyaminonda lordi Filolòii, che rciii};.rejX)rtauanoviia mcdeiìmà
vefla, de quali non fu piìi pulito Socrate, clie icalzoie n'andaua muoko
in vna vefÌaditela,opiù :oflolacco_,dena\^del quale tal volta dormi uà
Ja notte ne le ftrade per li banchi^ o lopi'a qualche poggiuolo co poco de-
coro . Ke folamente deuefi oh'erua.-e il decoro^nc l'andare fuorajcirca l'ha
b-Lon^a anco circa il moto, Icruendofi con bel modo del coturno, cioè
de la grauità, abhorrcndo rcftrema granita di coloro , che portano la vita
loro alta, tclà^tirata, tutta d'vn pezzo, che a pena fi muouono, & paiono,
a punto ch'haboino la telìaconliccata in vn palo, tanto che fenza decoro
muouono a nlb chi li vede, ne meno prender fi detiein tutto il Tocco,
cicè il paflò di perfone balievilijda Jachè,6L"ftafiere,ma (ì deueportar
vgua!n.ente il ibcco, &(^ il coturno, cioè temperare la granita col palio
ordinano di pcrlbnc pou tiue . Horatio ne la Satira 5 . del primo hbrojcon
dente latirico,morde Tigellio Sardo , che non haueua modo nel cammi".
narcj horacamminauapian piano, che pareuafullevn Sacerdote di Giu-
none, &f horacamminaua tanto veloce, che parca fuggilTc dalinimici»
"hlil (qiaU homini fuit illi^fxpe velia qui
fumbat j fugiens hoflem cperficpe yelut qui
lunonis facra ferrc,
'A le donne s i , che fi conuiene la grauità ne l'andar e,e'l pafTo tardo pe^
maggior lor decoro , & per quello molta ragione hano a portare le pianel
leaite,che ritardano il pafTo, ne lall'ano caminare m fretta ,mai'huomo
deue Geminare virilincnte col paflò maggiore de le donne : M. Tullio ( sì
come nferifce il Petrarca,ne le opere latine Iib.2. trattato ^.cap,^ .^vederi
do che 1 Lilia Tua figliuola camminaua vn poco più forte che non (ì con-
weniua al decoro d'vna donna, & per lo contrario Fifone luo manto pili
Jentauient-c che non fi conueniua adVn huomo,tafsòambedùi con-j.
vn medelìmo motto, dicendo in prefenza di Fifone fuo gcneroà la fi-
gliuola, ò coli cammina <i,x homo, d^mbulart yir , Volendo inferire
che cifa doucua caniinar piano dafemina , 6(^ Pilone più pielio da^
il uomo .
Ckre di ciò il coturno, & il foccd molto bene(ì conuiene allafìgrra
del decoro, come fimbolodel decoro poetico, poi che li poeti non han-
no con altri flromcnti fatta diffintione da vna ibrtedipoelia ali'aicra,chc j
col coturno, 3i col locco, da vnagrauead'vna men grane attionerperchc j
il coturno fi come habbiamo detto crada Tragici poemi , ne quali v'm--
tcruengono per fondamento principale,Principi,e pcribnaggifupremi,
dico principale, perche v*interuengonoancofcrui,lchiaui,baiie>& Peda-
gogia : £t il foccocia de comici poemi, ne quali v'interuengonoper-ì
Iòne p.iuatCi& infime, & j^rcheinqueftì iì tratta dicole balie, dome-I
/l;ch!.',6 n.iTiilian con flile parimenti balio, pigliafi il focco per figai'»,'
iicatod \n parlane balio; Et in quelli perche fi trdtwdauucnimciiit oc-J
ccrii 1
hi.
DI CES ^ RE RIT^: iSs
tord tri Heroi, &(_ Principi con ftiJe più graue, pigliafi il coturno per
ÌQ parlare lònoro, perfetto, 6^ fubJimc,Qnde chiamali da Poeti grande
&aito.
Ouidio . ^Ita meofcepno decorata alto^ycothurno .
Horatio nella Poetica . Uunc foca coefere -pedemigrandesq; cothurni.
Intendendo de Ce mici, & Trag)ci> & iJ Petrarca nel medefimo figni
ficaio Ji piglia per bafli, & lublimnngegni, inquei verfo.
tJ^ateria da coturni , e non da [occhi .
Di modo che \i coturni,& \i locchi applicando^; non tanto a Thabi-
to^quantoa la figura del parlare, vengono ad effere doppiamente limbo
]o del decoro poetico,& vn compendio d'ogni decoro, perche li Poe-
ti eccellenti ofleruauo il decoro, ne le poefie loro, in qual fi voglia cofa»
nel coftume de le opere,deI parlare, & de l'habit o,& procurano di mai
partire dal decoro debito a ciafcuna perfona,che fé per errore dal debito
decoro pariono,fono notatii loropcrfonaggi di imptrfettione,fi come
nota Arifiotile ne la fiia Poetica, il pianto , 3^ i lamento d'V^hrfe nella
Sciila,perchead'Vlifl^e,comeprudenic,e faggio nonconueniua piange
re,6i lamentarli vilmente: E però dice Arifiotile. Indecoriatque inconue"
mentis moris f^ly/sis-emlatioin cylla. Viett notato parimente Homero da
M. Tullio,pcrcheattribuircaa'Deiattioni,che macchiarebbero anco
gli huomini,come-rifl"e,ire,di(renfioni,im>idie,& difonefti affettijdiche
ne vien anco biafimato da Empedocle,^ da Senofane, ne è marauiglia ,
che Eraclito Filofofo giudicale Homero degno d'ellere fcacciatoda*
Teatri,& meriteuole,chegli fufiTero dati de'pugni , & fchiaffi,come ri
ferifce Lzcrtio. Homerumq; dicebat dignum qui ex certaìninihus etfceretur,co
laphisq; cederetur. Non peraltrojche per lo mancaniétodel decoro,che
nel reftoè mirabile più d'ogn'altro d'intelletto, &: d'eloquenza /Manca
/ìmilmenteneldecoroa mio parere Sofocle m Aiace, oue introduce
ITeucrofigliod'vnalchiaua fratello naturale d'Aiace a contendere con
Menelao Re fratello germano d'Agamennone Imperatore fenza rifpet
to e timore,rifpódendogli,come fi dice>atupertu,e febenfacheMenc
lao partendo al fine dica,che è brutta cbfa à dirli^contendere-con vno di
parole>che Ci pofia domar per forza,
* ^beo,nam turpe auditu fue rit
Verbis cum eo'rixariyquem yi coereeve pojfis .
Non perquefto fi sgrauadital bruttezza perle molte ingiurie rice-
uute già dal ludctto TeucrOjmafs'.mamente che gli rilpofe co maggior
arroganza dicédo,& a me ècofabruttiiiimaad vdire vn^huGmoftofido
^pagete-^nafìì e>^ mìhittirpifsimum efi aiidlre
tìomimmfloiidum inania vcrba cffutientem .
Nelle quaH parole-non vie decoro, nedal canto di Menelao Rea
contendere aJungacoaTcecH) IbWato ptiuatofenzagrado alcuno;nc
dal canto di Teucro é verifimile, ch'egli d'ordine infimo nella greca mi
litia^ leniplice fagittàrio (cooìcfi racc.oghe da Homero, & dal medcmo •
L P ^- Sofocle-
iS4 ICONOLOGIA
Sofoclc^priuo di for2c,&di icguito haueflc ardire di contraftarc con vn
Re fratello dcirimperadore,e fulTc tato sfacciato che gli dicclTe fenza
nTpetto mille ingiurie>e tanto più manca Sofocle nel decoro quàto che
poco dopo replica Teucro orgogliofamentc all'i fteflblrapcradore uan-
tando/ìd'eflernatonobile,rinfacciaad Agamennone che fia nato diPa
dre empio , & di madre aduJtera,& di più gii minaccia fenza conuene-
uolecoftumedi rifpcttofo vaflallo,có poco decoro derimperatore,ckc
con la fua imperiale autorità giuftaméte per l'ingiurie & minaccie lo pò
teua far prendere,e gafti^arc,lè ben Teucro fuffc flato fupremo,e titola
tononchepriuatoluddito,comeera. Hora ficomeil giuditiofo Poeta
cerca dare a li perfonaggi de'fuoi poemi il coftume conueniente,con ha
uercuradinou attribuire aquelli cofafuor deldccorojcofinoicon giù
ditio doueniD guardar bene a quanto ci fi conuiene fare , acciò non re-
itiamo bla fi mati nelle noftre attioni,come quelli Poeti)Chc volendo in-
trodurre perfonaggi ad eflempio delle attioni humanc, li rapprcfenta»
no iCiiZa il debito coftume con poco decoro.
DOMINIO DI SE STESSO.
■«^i^P*
DI CESARE RIPA. i/j-
HV O M O i federe fopra vn leone,che habbia il freno in bocca, &
regga con vna mano detto freno,& con l'altra punga cflb Leone
con vnoftimolo.
Il Leone prcffo gl'antichi Egf tti j,f u figurato per ranimo,c per le fua for
a:e,pcrò il PierioValerianodice veder/i in alcuni luoghi antichi vn huo
mo figurato nel modo detto,per moflrare,che Ja ragione deue tenere il
freno ali'animo,oue troppoardilca, e pungerlo oue fi inoftri tardo , e
Sonnolento.
DIFESA CONTRA NUMICI, MALEFICI, ET VENEFICI*
DONNA che porti in tefta vn'ornamcntocontefto di queflc pie
tr€pretiofe,d'Amatide,di Gagate,d'Agata,& Diamante, porti al
collo li coralli, in mano vna pianta> che habbia la cipolla bianca , detta
Scilla,o vero Squilla,a piede vi fia vna Donnola, che tenga in bocca vn
ramodiruta. Dcl'Amatidepietrafimiital'alume ScifiJlo,dice Ifidoro
lib. 1 5. Gap. lo.ehcè buono,& refifte cótro ogni malia di maghi, del Ga
gate dice Bartolomeo Anglico lib. j6. cap.4p.che vaie cótra le fàntafmc
éc iontr^ T^Hrias Demonumvexadones: Ut n^ì lib.ia.cap. pr. dice che
l'Aquila
iStf
ICONOLOGIA
l'Aquila oltre la pietra Etite ) pone anco nel fuo nido l'Agata per c'o^
ftodirlo dal v^nenofo morfo deT;;rpenti. Ma io ho oppenione, che equi
uochi, ponendo il nome d'Acathe in Juogo di Gagate, impercioche Ja
pietra Etite Aquilina è anco da PJinio chiaiBara Gagate neldecimo Jib.
cap.^ . Lapis <t^±tite qnem aliqui dixen Cjagat e w.'N òdi mtno V habbiamo pò
fta,pcrchel'Achate,o Agatha,chedirvogliaroo,vale centra il veleno aa
cor eira..& contra il morlodeJi icorpioni,come dice Plinio Jib.j 7. cap.
decimo. Del diamante,iliudcttolfidorolib.i6.nel cap. oue tratta de'cri
iìalli>dice, che Icaccia variepaure,&refiftea l'atti m^kàchc, Mctus-va-
rios expellit,& maltficis artdus ohuiat. Del corallo Bartolomeo Anglica
llb. 1o.cap.5_J dice Contra diaboHca,& varia monjira T<?/e?,yale contra va*
rij & diabolici moftrijdeirherba Scilla Plinio Jib.20. cap. 9. Tythagorat
Scillam in limine quoque ianux fufpcnfam malorum mcdicamentorum introitum
fellcre tradityDictchc Pitagora riferifce, chela Scilla attaccata fopralc
porte non lallaentiare alcuna malia. De la Donnola, che porta la ruta
in bocca l'criuono tutti li naturali, cheleneprouedeperluadiffdacoiii
,tro il balaiiico, &c. ogni velenofo ferpcnte-
DIFESA GONTKA PERICOLI-
DONNA
DI CESARE RIPA.
f//
DONNA giouancjanuata, tenga con ia deflra ninno vna fpada ign«
da,\ col braccio fini (Irò vna roteila in mezzo delia quale vi /ìa di-
pìnto vn riccio rpinofo . Giouane fi dipinge per cilcic 'u\ gioucntù per la
ifigore atta a difender/ì ad ogni incórro, l'armaturajC la Tpada^dimortrano
jattioninon roiodifenfiue,njaanco d'offendere altrui bifognan«io. Gli
fi da la roteila per fegno didifera,come narra Pieno ValerìanoJib.quaran
tunefìmo , &c^ il riccio , gli Egiti; 1l> metteuono pergierogliiìco della_»
difefaj&dimoftrauanoper elio vn'huomoche fiaiìcuro dall'infidi e, Ó^
pericoli , & da tutti j caiì di fortuna , imperòche q ueAo animale torto cht
iènee l'odore delle lìcre che lo cercone, o il latrar de cani fi raccoglie tut-
to m vn gruppo tondOj,e ritiratofi i\ mufo,& li piedi da la parte di dentro
a guifa, clie fanno le tefludine , & tutta la fua fchiena a modo d'vna palk
ridotta in vn globo ràtondo, & perfua difefa,& laiuezza hauendo drizza
te le fpine delle quali egli è da ogni parte ripieno, £ fé ne /la iìcurg rea-
dendoil formidabile a qualunque tosTcar lo volefsi •
DIGESTIONE.
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DONNA
i«8 ICONOLOGIA
DO N N A di robuila complcfsionc , tenga la mano dritta fopra vn6
Struz2o,ria incoronata di pulcggio,6i porti ne la manp fìnillra vna
pianta di Condrillo . Senza dubbio le coinplefsioni robufte fono più fa-
cili a digcrirc,che le delicate, onde io Struzzo per lafua robuftezza, &(^
eJflidita digerifcc anco il ferro, il puleggio dice Santo Ilìdorocheda gli
Indiani è più (limato del pepe , attefo che rifcalda, purga , & fa digerire.
11 Condrillo è vna pianta che ha il furto minore d' vn piede > &C le foglie
che paiono dentro rofigate intorno,& hi la radice iìmik a la faua) quella
vale a la digcftione , fecondo riferifce Plinio, per autorità di Dfroteo
Poeta nel lib. 2X. cap. zz. ouedice . Doritbtus Sthomaco,^ cma^imibus.
y!tflffm,carminìhusjkts protmrHiauit .
'Z DILIGENZA.
DO N N A di viuace afpettOjtenga nella mano deOra vn ramo di Tht-
mo , fopra ilquale voli ra'ape,.ne la maalìniilra tenga vn- tronco di
Aman*
.
DI CESARE KI?A.
Amandola vnito con vn di jMoro celio, alli piedi ft:a vn gallo che rufpij:
La diligenza è detta fecondo alcuni, a Diligendo yz\\Q lignifica amarcy
perche le cole , che amiamo ci fono dilette , che però poniamo ogni dili-
genza in confcguirle > proportionaca etimologia , ma non germana, poi-
che la diligenza è deriuaca da la voce Lego -yO vero Z)f/e^0,inquel [quìo
che fignihca iccgliere. Marco Varrone nel quinto de la lingua latini_r
e^b legendo tegiOii:^ dilige-ns-i & dele£ius y II medesimo afìerma Marco Tul-
lio nei fecondo ^De natura Deorum ^ delegendo diligentes-,p^iLchch diligenti
fcegliono pCi loro il meglio,sì che* la diligenza è rinduflrja5che poniamo
in eleggere, efciegJiere quello checi èpm efpedientene le no/lreattioni,-
la quale d.ligentc indultria leggci'ì apprelìo Stobeoche èpiù vtile che-i
vn buono ingegno. Diltgens ind.',Jiria vtilior quarn honuìn ingcnnium . £ anco
più commendabile , quello che n acquifta con indulìria , e diligenza , che
per fortuna > 6^ a calo, fcnza Audio, induftria,&, diligenza >laquale va-
le molto mogni cola, e nulla ci è che per lei non li confeguifca,attelb
cheda lei loia tutte le altre virtù (ì con tengono j come nel fecondo de_j
l'Oratore aiferifce Cicerone. Diligentia in omnibus rebus plurimum yalety
b£c pracipuc colenda ejì nobis ; hacfsmper adhibenda, h£c nihil eJì,<juodnon afie-
quatur : quiavnarirtute reUq;'.£ omnes virtutcs continentur .hz diligente in-'
dartria,o vero finduilrioia diligenza, in eleggere, fciegliere,e capparc
il migliore vien figurata da l'Ape che vola lòpra il Timo, ilqualec di
due forte, fecondo fautoriti di Plinio, vno che nafce ne i colli bianco
di radice legnolà, l'altro è poco più negretto di fior nero : Plutarco nel,
trattato della tranquillità dell'animo rifcnfce che èherba Lvrufchifsima
&aridii'sima,& nondimeno da quella prendono l'Api il mele, l'applica
egli à gliiiuojiiinjgencrofi dicuoreched i rauuerfita necauano vti!e .
Hsmiiics cordati y f.cut z^pibus melprebet thymHs,ace)rimay c^ arìdifìima ber*
basita e rebus aduerfifìim's f£pe fiumero con:, enicns aliquidy ^ commodirm dccer-
funt. Ma noi lapplichiamo a gl'huomini diligenti, che con diligenza,
& induftria nei loro negouj traggono da cole aride, e diflic ulto le quello
chec più vtiie, & meglio per loro, come l'ape induftriolà, &diligente,
che dai Thimo brufco , & arido raccoglie dolce liquore : del Thimo a
le Api grato, veggalì in più luoghi Plinio, e Theofraflo. La diligenza
pigliai] anca per i'aiiid Ulta, 'S: folecitudinG) come da S.Tommaiòm i. 2.^
queilione 54.art.primo . Efl autem diligentia idem quod fgUcitudo-y ideo requi-
ritur in omni yirtuteyficut ctiam folicitudo . Et perche alcuni per voler cC-
fere diligenti, & Ìbleciti,fono troppo all!dui,& frcttololì vogliamo auucr
tireche la diligenza iouerchia è vitiolà, perche a gli huominiènecef-
fanoilripofo, & la refolutibne d'animo, laquale rinforzale forze, &ri-
auoua la ftanca memoria. Ouidio nella quarta Epifiola.
Haìc reparatviresyfejjaqj membra leuat
<i^rcus , cp" arma tu t ibi funi imitaìida Diaria y
Sinunquam cejjes tendere, niollis erit.
Ilqual ripofo negli ftudij , mafsimamente è necellario , poiché k Piinca
jT.cias*
tfo ICONOLOGIA
«ente nonpuò'difcernerc il meglio per eflere confura,c perturbata.
Protogene pittore famofodi Rodijfe non fufle ftato tanto alilduo,& trop
jjo diligente nello ftudio del dipingere , farebbe flato in ogni parte più
eccellente, & vgualcad Apclle,ilqiialeriprendeua detto Protogene che
non iapeua leuar la mano di tauola del dipingere , onde la troppa diligen-
za è nociua,coine dice Plinio I1b.j5.cap. io. ragionando d'Apelle.
Dixit enim omnia fibi cum ilio paria ejic > aut illi meliora , fed vno fé prd^fiarc^,
^jnod manum ille de tabula ncfciret collere > memorabili proicepto ynecere fa:pe
nimiam diligentiam . Et però non li deue eiferc frettololo nelli luoi negoti;
& ftudij , ne fi deue niuno laflar tralportardal defiderio di vedere la fine
della intentione Tua, ma deue eiìere conilderato, cauto, & foUecito m*
iieme,sìche la diligenza deue eflere con maturità mifta,t-» porta tra la
tardanza, & la preftezza,da le quali fi forma vna lodata, & matura dili-
genza . Onde benifsimo dice Aulo Gelilo lib. i o. cap. 1 1 . ,Ad rem agen*
4lamfimuladhibeaturyCjrindi:Jìrieceleritasy<&-diligentiatarditas . Quella sì
fatta diligenza la figurò Augufto col granchio, & la farfalla , hauend^
fempre in bocca quel decto vulgato, Frjlim lente . Tito Vefpafiano la fi-
gurò col del fino auuolto intorno a l'ancora, Paolo Terzo , con vn tardo
camaleonte annell'o col veloce Delfino, il Gran Duca Cofimo con. vna
Telludine , o Tartaruca che dir vogliam;), con vna vela lopra : & noi col
tronco d'Amandola vnito con vno di Moro celfjrperche l'Amandolo è il
primo a fiorire Plinio Floret prima omnium amigdala menfe lanuavio > Sì che
cpiìifollecitodegliaItri,&coine fre toloih, & flolto manda fuorai fiori
nell'inuernojonde torto pnuo ne rimane daii'afperitadeJ tempo, Oppe-
rò bifognavmre la ibllecica diligenza conia tarcianza,delaqualen'è firn-
bolo U Moro, perche più cardi degl'altri tìorifce,eper querto è riputato
il Moro più fauio degl'altri arbori . Plinio Iib. 16. cap. 7.<^ . tj^torus noiufìi'^
me vrhanarum gcrminat , nec n^fi cxa&o /rigore, ab id diUa fapientijsima arbo'
rum: Cofi iapientiirimo làra riputato colui che vnira la piefiezza con la
tardanza tra le quali confilìe la diligenza. 11 gallo è animale follccito,&
diligente, per le rtellò,in atcopoi di rufpare dimoerà l'attionede ladil.•
llgenza,p^rchellGilio tanto rutpa per terra, fin che truouaqucl cheu
defidera , 6c difcerne da gì uutili grani de la poluere gli vtili grani del
lùocibo. Aufonio Poeta 'icriucndoaSimraacho lòprail ternano nume-
ro, diffe come per prouerbio il Gallo d'Euchione, volendo fignitìcare
yn'cfatta diligciiza, ilqual prouerbio leggefi ne gli Adagi; Cjalinaceunu
Euchionis prouerbio dixit^qm folct omni.i ddigentijftme perquircre yft inuejligarep
ne puluifculo qtiidem rcli^oydonec id inuenerityqmd exquifita curaconquifierat,
D E L I T 1 O S O.
VOLENDO dipingere vn'huomo delitiolb , Io raprcrentcrcmo,
co ..enarra Pieno Valeriano nel lib. 56. porto con grandifsimacom-
Diodit.i a lèdere, 5»r co'i cubito i\ appoggia ud'vn cufcino. Aduinantio
diiie che era legno di voluttà, & di laiciuiùjhauere il culcino lòtto licu-
b-cjdci a ui.invj,6^^ueltoèpreiQ da Ezechiele , che dilicguaiaa l\uqì\\
che
DI CESARE RIPA. t^t
gJic accf)ncieranno il guanciale forco il cubito della mano, intcndend»
per quefto q uelli che slontanati da viia vini forLe2za,per le moiliuc dol-
ranimo, & dei corpo bruitamente s'cfteminano .
D E T R A T r I O N E .
DONNA di bruttiflìmo afpetco , che ftia a federe, & che tcnghi la
bocca aperca,in capo vn panno nero in modo tale,che gli cuopri,&
faccia ombra a parte dei vifo, il veftimento farà rotto in più luoghi , &
del coloi-e della ruggine tutto conteftodi lingua fimile a quelle del fer-
pe , al collo terrà vna corda in cambio di collana , & per pendente vna
ftrcgl la, eoa la delira mano tenghi vn coltello in atto di ferire ,& con-,
lafìniftra vn topo, o forze che dir voghamo^ ma che ila grande ,&r
▼ifìbilo.
Brutta fi dipinge percioche non folo è brutto il pefllmo vitio della de-
trattione perelfer egli fempre pronto a i danni,& alla rouina del profll-
mo , ma molto più bruttiflìma cofa è di quelli i quali fi fanno famigliari,
& porgono orecchie , & danno credenza aUiniqua,& peruerfa natura de
i detrattori , i quali portano il dianolo nella lingua come dice S. Bernar»
do ne' fua fermoni . Detra&or dubolum portar in lingua .
Si rapprefenta che rtiaa federe percioche Totio è potentifsimacaufii
della detrattione,& fi fuol dire, che chi ben fiede mal penfa , la bocca
aperta, & le lingue limili a quelle del ferpe fopra il veftimentodimoftra-
no la prontezza del mal dicente indir mal di ciafcuno, alludendo al
detto del profeta,nel Salmo ijp. che dice ^cnerunt Imguam ftcut ferpentes
Venenum afpidumfuh labpjs corum f Et S. Bernardo ne i fuoi Sermoni narra
che la lingua del detrattore è vna vipera , che facilmente infetta con viL»
iblfiato,&: vna lancia accutifsima che penetr con vn fol colpo.
T^w quid non vipera eji lingua detra^ioris
Feroci/sima ? piane nimirum > cjUi£ tam letbaliter
Inficiai flatu vnOfUunquid non lancea
£ lingua ijìj profezia acutifsimay quxtres
'Penetrat i6ÌQ rno.
Et a quello propofito benifsimo efplica'queilo concetto il Sig. GiiJikOil
à ^o Saati con i feguenti Sonetti cofi dicendo.
^^'\ ! 'BOCC^ crudely che mentre intenta [nodi
^^, I Tua lingua a danni altrui , [cocchi jaettA
■>"* I 2{/ petti de mortai ditofco infetta
J"^ [ Chi mai fihiuar poteo lempie tue frodi »
i^'\ Serpente rio^ che ftbillando rodi
eli humani coY^trifauce can che* n* fretta
Cittì I Latrando , ogn alma ^ ancor che al del eretta
COI* ? ^J^ordi , efol di ferir ti pafci , e godi .
iiDtt ì i^cn Mofiro là v'el T^/o il corfo ftende
^' ■ 2\^ belua mai su monti afpri B^ei
Teco di par à l'altrui m^rte intende i
«pz ICONOLOGIA
^nx} è d' duerno [ancor più cruda feiy
Chegtempij fol j fola i frefenti offende »
Tu i vicini 5 e lontani j e giujliy e rei.
f F^Elsl^^y deh frena homai lingua feruerpt
T uà imgna nel ferir cotanto audace
Ch'ogn'vn che t'ode > e perfida, e mendace
Tcjìima 5 e di mortai veleno afperja,
^n7^ non t'arrefiar ; ma cruda verfa
Il rio liqiwr t che prima te disface i
Che n peixa del fallir tua propria pace
{Folle) conturbi a danni tuoi conuerfa^ '
Cofi grauida ilfen l'immobil terra
Di focofi vapor , da loro opprejfa
Si fciiote y e pri?na à fé muou'afpra guerrdl
Tal ne l'fgeo cruccio fa l'onda , efpcffa
Qual'hor l'vfcita a' ventiEoldifferra
(jli fcogli in affrontar y rompe fé ^effa .
" W panno nero fopra il capo , che fa ombra a parte dclJa faccia, fignifica
la proprietà del detrat.ore , che è dir male occultamente, & 'però beru
dure S.Tommafo z.2.quef.7j.art.4.Altrononèladetrattioneche vnaoc
eulta maledicenza contro la fama,& reputationc altrui, coin'anco l'effet-
to di efla è d'offufcare", opprimere, & occultare Thonorate attionialtruij
,o col dir male > o col tacere l'opere buone . Terentio nel Phormione At-
to^^.Scena 4 rN^hil eli ^ntipho.
QuimrÀe narrando pofìlt deprauari at
Tv.id quod boni cjì cxcerpisy dicis qi-od malieSh
II Teilimento rotto in pm luoghi, & del colore della ruggine ne di-
moerà che la derrattione regna in huomini baffi, &: vili, traquali vi fo-
no di quegli che il più delle uolte più tofto dalla gentilezza .òicorte/ìa,
^1 qualcjic Signore,- che dalla buona fortuna, o altri mezzi virtuofi,
afcendono a qualche grado, del che iniuperbjti, pernon degenerar pun-
toda la loro mala ci^anza , &: federati coHumi fono fimili alla ruggine,
laquale fi come ella rode)& confuma il ferro,o altri meìaJli.cofì la furfaa-
tcfca natura di quefli taliconladetrattioneconfumano h buon a efli ca-
tione, 6<: fama altrui . La collana di corda con il pendente della ftreglia
che tiene al collopotiamo dire, che fi come gli antichi faccuonodiltin*
tioneda perfona, apeiibna (come narra Plerio Valeriano lib. trcnti-
ijuatrefimo, & quarantunciìmo) in portar collane d'oro, & d'argento,
chi per pendente la bolla , & chi vn cuoi-e , vna per fogno di nobiiti > &
l'altro per yn'h uomo vendico , e chenóTapeflemcntirCjO ingannare^maj
<]U€lloche teneua nel cuore, quel medefimo haueffe nella lingua lonta'
no daognifìnt]one,& d'ogni bugia: Cofi noi per lignificare quanto fie-
no abbiette,^: vili le qualità del detrattore, lo raprclcntiarao con la cor
dij^òi con ia ftrcgiia al collo,come dimoftratione diperfoAa baira,iafansc,
male- '
I
DT CESARE RIPA. zn
Iflalcdica ,& vituperala . Tiene con la deftra mano il coltello in atto di
i ferire, perciochc il detrattore è homicidiaIe>& per quanto s'afpcttaal-
\ laperuerfità fua fpoglia l'anima di quella virtù della quale ella viue, ondo
il Profeta nel Salmo 5 ó.fopra di ciò dice . Fìlijhominum dentes eorum arma^
\ ^fagittàij lingua eorum gladius acutus .
Il Topo,o Sorze che dir vogliamo,chc tiene con Ja finiftra mano, PIau,
tncap.Atto pr.Scena prima alTomiglia i detrattori a' detto animale, per-
Cloche fi come egli cerca ferapre di rodere l'altrui cibo,& altre cofc , cofi
il detrattore rode,diflrugge,&: confuma l'honorc > & quanto di buono,^
di bello nell'humano genere fé ri truoua.
Qj^.aft mures femper edimtis alienum cihunu
ybi res prolat^ Junt efuum ms homines cunt
Simul prolata funt noftrii dentibus .
DISPREZZO, ET DISTR VZ ZI ONE
De i Tiaceri , & cattim affetti .
?'i . fev<^^*?à^ I r'T >#■ Lu^ /^èj>^
••*«•■•■"*
Q_ KVo.ViO
r<>4 tCONOLOCIJ
HV O M O armato , & coronato d Vna ghirlanda di lauro , che ftiai
in atto di combattei e con vn rerpcntc>& acanto vi iìa vna Cico-
gna) ai piedi deiJa quale TI fieno diLcrfcicrpc che rtijijo in atto di com-
battere con detta Cicogna,machc ii vedadueiia reftinooflfefe comi bcc*
co, Oc con Ji piedi. '^ >
Sì dipinge annato,& con il ferpcnte, |-crcicche chi è difprezzatorc, &
di^rurtOicdcipiace.i/S^cacnui anetti,conuicne ciie riad'annnofortc>&
virtiiofo . Gli lì dipinge la Cicogna, con.c diccranjOj elkndo ch'ella^;
continuamente fa guerra coni ierpiji quali animali fono talmente terre-*
m jchefcmpre varno colco.pofcr re, ra>&lcnipi-efl6nno a quella con-
giunti, o vero lìafcondono nelle più iVcreieipelorichedi quella ^ ondo
peri imQiagine di quefìo vccti o chediuori i ierpi ,ri mcflra 1 animo il«
^ualcdilprczza ledelicie dei mondo, 6: chedaferimuoue ,&a fat:oto«
glie via idcfìdcnj sfrenati, 6(^ gli aCcui tcireni figni£catij:crlivccOi
coli fé -pi.
DI^TINTIONE DEL BENE, ET DEL MALE.
DI CESJRE RITA. "i^r
DONNA d età Tinlc , veftiu eoa habico gr^uc , con la de -Ira mano
ceri4 vn criueiio, 6^ coii U iìmiUi vn raftrcila da villa »
iii'apprclencad'ecà vinle,6£ veihtacon kabuo graue, perciochè detta
età è più capace» eretta da ia ragione a distinguere il bene datiiialeiciie
4a giouentà> oc, la veccinezz;i , per eifcrc neli'vna gli eccelsi de le fer-
iicai:i coricupiicenze, & pàilìo«H,& iieli'akra le deliracionedcii'iniellcc-
to. AcLO ftroaièdcoe iicrIiiel]o,perdiaio!lfufc Jadiihncionedei òeae,
& dei laaie , à^i cjuale le ae ieruc per «.al liiubo-o Cuadio Parodino coii_«
Trt iiiOtto ; Ecquis difctrritt vtrumq; ì Ciii è <jueli j Cile diftingue , diuid ',
o relega i'vao,& l'altro ( Cioe iJ \:>^ì\q, d^l a^le ^ eonie il criucllo , cne di*
uuicii buon gra.io dal catCiUcj logliOjeJai'valeucccia, il-heiìoiaiinola
inique pcriòae, che ica^u udo/crvire ilcnuellodc la ragione ogni coi*
infieaie radunano, jSc per .>?iei*io pre/e uCriuelJo perG.ert»giilico d-ij
1 ùu JuiO di per.ec;a lap.eazu , perche va lloJto non è attoa lapcre difcer-
iiwrcil beaedal aiule,ae iaiuueftigarelilecreìi della natura, cndc; era
quello prouerjio appreilo Galeno Siulti aderibuat , Li rucerdoti £giti|
perappienderc con Tagace coniettura il vaticmii , fqleuon.:» pigliare Viij
cnuciloin maao^ iopra che vcggial] gli adagij in que- detto prdo da Gre*
Ci xo(rx_fy<^<xy9t/* Cribra diutnare , li raftrelio che tiene da l'altra mano,
hi la aijSC^.^^ proprietà , perche di tal firouicnto feruei] l'agricoltore
p:r purgarci canapi da i'tierbe aociue,& radere via le felìuchejik ftoppic
riaprati, imperciociieil raftjo, &raltrello hd^aK) a radeado^comed.GS
Varrone iit). 4. Da LiiguaUtirtayeofeSiUcHs homo abraditi quo abrafu rajì sili
dì^li' B^.Jiriffuibus dental-buspenitus eradmt terram , a quo & rutabridì&i,
Ec nel p/.'ino iib.d-ere ratìiCÀyCÀp.^^, d.ce Ticu defnitlsjìify.larn rafidlì ent
diyitquc Oddere fceti/h i-x cumttlì4m . Hora C\ coiac /agricoltore con il ra 'tel-
ìo ièpara dai campo i'iierbuccie cuttiuc: , 5c raduwa con l'iiìeiib il fieno
buoaouliaucciiiOj&aitre vtiii racc©itc,coiirhuoniodeuediilinguerq
Cvolriilellode l\netiiettoilbeaedaiaiàie,6ccoa l'iueffo radunare a iL»
il beac, altraaiCi"! te fc in ciò iara pigro , 6c incauto ic ne dolerà , però tea-*
ghi a men:e il ricordo di V^irgiiio nei prirìio della Georgica.
Qupi nip, )&> ciì'idms herbam infici ^ber^ ìasiris
Etfonìcti trrvhts a-'ies : (y^ ncrls oppici ,
Falrf premes vnibras ; v-)::ui; roca.fcris imhyem :
Beti m,.tgnt4m alte rius jr. jì ra [pcB^bis acz ruum ,
())iKHfJlicj-,f2nii.:m ra fyiuisjo:as>:r£ qi-.^riti. ■
Se di coaaaouo co Ji raitcìii no i.-)arb;rai,c icparerai l'herba cattiua dei
e^uaco , fc non mettei-ai terr jre a gh'au^^^iJi , ie non lederai l'oaibra , 'i{^
xijapre^iier>.iDio perU pioggia, eoa tuo dolore, vcd/ai il mucchio de
.oai raccolta di qaeii'altro,ch" è flaco diligente, &giL>d.tioio in ar-
l
il,, oc aiitii^hcnii la fjinecon le g:i;aadc: , ilciC woi pot eaioapphcar
mo uhncntearhuoiTio^ii^Liaie i'euo 1 1 a 'i:he.\tda U ìc maic piante as
c:^ajui;3ftct£:j, -S: dcdd^aj j& col r«Hreii>) de] f^iudit.o hom l- r' rad a';cr-
^crei] ^Ciied,ìu*u.c>(Sc leiioniCaccieJ daiecoabrauatc g/vccell;^: ^
QL» de
r>^ ICÓNOLOGI A
de buffoni, pafafiltr, adulatori ,& altri cattiui huomini,&: <!onla falce
de l'operationi non opprimerà l'ombra dei'otio,&fe non riccorerà a_»
Dioconleorationi, con dolor fuo vedrà il buon profitto d'altri, 6r fi
|)afccrà di ghiande cibo di porci , cioè reflcrà fozzo^ftomacheuokj ignc^
unte,vilc,6c ab̀tto,come vn porco.
DISEGNO.
VN Giouaned'afpettojiobilifsimOjVeftitodVnvago, 5: ricco drap-
po , che con la dertra mano tenghi vn compaflb, 6,f con la lìniflra
Yno fpecchio .
Dilegnofìpuòdirc cheeflbfìavna notitia proportionalc di tutte ìu
cofeviribili,& termmate in grandezza con la potenza di pori? invio.
Si fàgiouaned'afpetto nobile > perche è ilneruo di tutte le cofe fattibili»
& piaceuoli per via di bellezza ,percioche tutte lecrfe fatte dall'arte fi
dicono più , & meno bei)e>recondochc hanno più, & menodifegno,^^,
Ja bellezza della forma humana nella gioucntu fiorifcc principalmente'
iii
I
BICESAKEKIVA. f^7
Si può ancora fare d'età virile , come età perfetta , quanto al dircorfo^chc
non precipita Je cofe,come lagiouentù,& non Jc tiene come la vecchiez*
zainrcfolute . Potrebbe/i anco far vecchio , &canuto come padre della
Pittura,Scoltura,& Architettura, com'anco perche non fi acquifla giam-
mai il difegno perfettamente fino airvJtimo dell'età, & perche è l'hono-
re di tutti gli artifici manuali , e i'honore alla uecchiezza più che all'al-
tre età di ragione pare che conuenga: Si fa il difegno vefiito, perche po^
chi fono che lo vedano ignudo, cioè che fappiano intieramenLe le fue ra-
gioni, fé non quanto liiifegna refpcricnza,laqualeè come vn drappo
ventilato da i venti , perche fecondo diuerfe opcrationi , &. diucrfi coltu-
j»i di tempi,e luochi H muoue . 11 compafib dimollra che il difegno con*
lìfte nelle inifure,le quali fono affiora lodeuoli, quando fra loro fono prò
porti onali fecondo le ragioni del doppio , metà , terzo , e quarto , che fo»
no cómenfurabilid'v^nojdue, tre, -S: quattro,nel quale numero fi riftrin-
gono tutte le proportioni,come fi dimoftra nell'Aritmetica, &nclla_*
Mufica,& per con feguenza tutto il difegno, onde confifte necelfaria-
mente indiuerfj linee didiuerfa grandezza , o lontananza . Lo fpecchio
fignifica come il difegno appartiene a quell'organo in tenore dell'anima,
quale fan cafia fi dice,quafiluocodeirimmagini,perciocheneirimmagina
;tiuafi ferfaono tutte le forme delle cofc,& fecondo la fua apprenfionc li
dicono belie,& non belle come hi dimofiratoil Sig.Fuluio Mariotelli
in alcuni fuoi difcorfi , onde quello che vuole perfettamente poiCcderc
il difegno,è neccflario ch'habbia Timmaginatiua perfetta, non maculata,
non dipinta , non ofcurata , ma netta, chiara,& capace rettamente di tut-
te kcofè fecondo la fua natura, onde perchcfignificahuomobene orga-
nizzato in^juella parte, dalla quale pende ancora l'opera dell'intelletto,
però ragioneuolmente a gii huomini che pofsiedonoii difegno fi fuol e
dar molta lode, & riiklla lode conueneuolinence fi cerca per queila_*
via, come ancora perche la natura ha poche coie perfette , pochi fo-
no quelli che arriuano a toccarejil fcgnom quella ainplifsima profei^
fìone , che p^rò forfi nella noflra lingua vizn efprefià con quella vo-
ce Difegno . Molte più cofe H porrebbono dire, ma per tenerla folita bre-
uità queflo balli, & chi vorrà vederne più , potrà leggere il libro intito-
lato l'Eilafi del Sig. Fuluio Mariotelli , che iàrà di giorno in giorno alle
ftampe,opei'a veramente di grandilsima conlìderatione .
DO M I N I O,
HVOMO connobiJe,& riccovefiiniento,haL]erà cintoli capo da
vn fcrpe,òc_ con lafiniflramano tenghi vno Scetro, in cima del
quale vi fia vn'occhio, & U braccio, òT il duo indice della defira mano
difiefo,come fogliono far<|uelli che hanno dominio, & comandano.
Gli fi cinipe il capoaguiladi corona con il ferpe, percioche (conie nar-
jra Pieno Valeruno nel lib. 15. Jèfegnojiotabjie di donumo, dicendo
con vna (ìiniic dimoft^atione lu piedcctoi linpeno a ic^cro , ix coiiicaf-
, ferma ^pariu^o^a cui eiJbndo cfe^ii ka va. aibe^-^o, clinic- ii capo vn icrpe,
' 0^3 ^
irjt
ICÒNÓ L GCIJ
fic^ cflèndo fucgliati , & gridando tutti i fuoi fàmili3ri , & amici chcft»
co erano, egli lenza hauergli fatta offefa alcuna lene partì .'anzi pihi
che dormendo Maflìmino iJ giouane, ilqual fu dal padre dichiarato in-
ikaic fceo Imperatore , va ferpc gli fi nuoJfe intorno al capo , dando k^
fino della Aia futura dignità . Laffcrcmo qui di riportare gl'altri aacicfit
«flcmpij , che neli'iftelTo luogo Pierió racconta ,& in vece di quelli) ni
produrremo vno di piùfrefca hiOoria efpofìo dal Petrarca nelcopcre,
Jationedellib.4,trattatorf.de Portenti cap.i^.ouc narra choAzoncVi
fconte giouane vittoriofo, per comaiidamento del padre pafsàiJCO'i ^'cf
fercitol'Apennino, & hauendo ottenuta vna vittoria preflo .^topafcio
con vguale ardire, &fortuna,fì riuoltò centra iCoIogne/ìn;In tal fpcdi
tionc, cfleniJo fcefo da cauallò per ripofarfi , Icuatoft la cclara che vici»
fcia pofe idi tcrrs; vi eauò vaa yipca fcoza che niuno k a'uccorgeni^l
- quale
DI CEfJRE RIP^. :f/>
ìpìtle, mettendo^ Azonc di nuouo in tefta la celata, con hombilc, & fu-
moia /Crepito fc ne caio giù per Jc guancic de l'intrepido , & valorofo»
Capiiano,rcn2aa]cunafualefìone:ne voife però che fufl'e daniunofcr
«Ulta: mainducendo ciò a buono augurio vsò per Aia imprcfa miliure
la vipera: Augurio non tanto per Je due vittorie che ali'hor riportò,quan'.
to per lo Dominio che dipoi ottenne dtì Ducato di Milano , 6^ tuttd
ciò afferma il Petrarca d'hauere vdito dire in Bologna mentre viftauaa
10 ftudio:quefto foggi ungo perche altri autori vanno con finte chime-
re arrecando vana cagione, per iaqualei Vifconti portino per imprcfi-»
la bilcia ; Che a niuno più creder fi deucche al Petrarca, che per rclatio-
ne pochi anni dopo il calo feg uito nei'iftcuo luogo ouc icguì lo feppc,
Qupdcum Bononùeadolefcens in fiudifs yerfarem audieham ^ dice il Petrarca^
oc più ìhniìOyHinc precipue y quod fpfe prò ftgM bellico vipera vtcretur*
11 giouanetto polene elee di bocca del lerpc, non è altro che figura
d^ì giouinctto Azonc , che fcumpò da la bocca de la Vipera , che non Jo
morde i ma torniamo alia noAra tìgura» Lo Scetro con l'occhio in cima
di eflb , che tiene con U Hnirtra , ST lì gcfto del braccio , & delira mano»
e fcnz'altra dichiara tione legno di Dominio,come d vede per molli Aut-
tori,&inparticulare Pitagora che lotto midiche figure raprefenta la-#
fua fiiolbha , eiprcH'e Ofìri Rè, & Signore con vn'occhio,5: vno Scetro,
chiamato da alcuni mo]t'occhio>come narra Plutarco de Ilide,& Oiiridc
I{t^cm emm > c^ Dominum Ofirin oculo , &fc£ptro pi6iis exprtmunty ^ nomCfL»
q.ùdciìuiatfirpretantur Muitioctdum ,ìà<:\udA figura noi potiamo applicare al
Dominio , perche vn Signore per reggere bene io Sceiro del luo Dooù-^
iiio,deuc<licrì'4gilante,& aprire bene l'occhio.
E C O /^^O M I ^.
VN A matrona d*afpetto venerando , coronata d'oliuo > che tcnghi
con la fifiiftra mano vn compafib, 6i con la deftra vna bacchetta, 6c
à canto vi ila vn Liinonc .
PerchealJa feiicita del coraunviucrc politico ii richiede IVaionc di
molte famiglie^che lotto le medefimc leggi viuino,& per quelle fi gouef
nino, & per mantenerli eia le una famiglia con ordine conuenìente, hi bi
fogno di leggi particoian, & più riftrctte dcirvniuerfali, però queft(j
^ruiatoorduie di goucrnarc iafamiglia fi dimandada* nofiri con paro-
a vcnutada i Greci Economia, & haucndo ogni cafa, ò famiglia commu
, fien.ccc in le ere nfpetri per efiere ella pertinéte alla "vita, come fuo mem^
bro,rii p.u1 icMic, 6i di lerui,di padre,& di f gliuoli,di maruo,& di mop-hc,
pcrcrà qu'^i.l-a figura fi dipingerà con la bacchetriyche fignifica l'iinp?riQ
; che Là li padrone fopra i iboi iei*ui, & li UKionc diinoilra la cura, & il reo-
: gimenro, chedeiie tenere il padre dei figliuoli, perche nei niure d^ììtdl
■ riCiegiDuenili c^i*.ij no^i torcano ilcorlo delie virtù , nelle quali fi dcuo
' no aLeijare con ^^m vigilanza , e ftadio .
■ L;ig^. iand^deii'oiiuo diiii.>/irà, che il buono Economo deuc ^ecef-
("ariiiiiiCuvC iiitiuteiiCic lu pace .n caia iua ,
f.
y<5» ICONOLOGIA
II compafTo infegna quanto ciafcuno debba mifurarc le fue forzc,^ f^
tondo quelle gouernaré tanto nello Ipcndere 5 come nell'altir cofe,pcr
.tnantenimcnto della fua famiglia , & perpetuità di quella, per mczodcl-»
\
'■HUgj^W
la mifurajchc perciò fi dipinge matrona , quafi che a quella età conuen-l i
fa il gouerno della cala, per i'elferien2a,che ha delle cofe del mondo.'
ciò ^ può ' edere nel fcgucte Epigramma fatto da vn bellifsimo ingegno» \
' JlU domusfdix ) ceri s quam frenai habenis
. 'Prod:^a non aris mater > c^ ipfa vìgil
Qi^c cai'cct nati fcopidis ne forte iuuentus
t^lidat fa.i!Ìs , nec f/perctur aquis ,
Vtbene toncordes y lUi cti fua ÌKJ]'a capcffunt
Fnaq; fit varia gente cca&a domus
Si capi:t aucUas migrauit torpore vita ,
Sic fine matre proba t^uanta rniìia domus»
\ri
DI CESARE RITA. t&i
ELEMOSINA.
DONNA di bello alpetto, con habito lungo, & graue , con la fac-
cia coperta d'vn velo, perche quello che fa e]emorina,deiie ve-
der i chi la fa,e quello che la nceue non deue ipiar da chi vengalo doiuie,
Habbia ambe le mani nalcoile lòtto alJe velie, porge» do cosi danari vi
due fanciulli, che llianoafpcttando dalle bande, liaucra incapo vna^
lucerna accela circondata da vna ghirlanda di oliua, con le fue foglio ,
& flutti .
Elcmofìna è opera caritstiua, con la quale l'huomo foccorreal pouero
in alloggiarlo, cibarlo, veftirio, vifitarlo, redimerlo, & feppellirlo .
Le mani fra i panni nafcofc lignificano quel che dice S. Alatteo eap. 6.
'hlefciat finiflra tua ejràd pcìat dcxtcrayài quell'altro precetto, che dice t yt Ut
Lle?nofina tua in ah' candito, qj;- pater tuus, qui yidet in abfcondite reddattibi .
La lucerna accefadinioli l'acche come da' vn lume s'accede l'altro, izw-
za diminutione di luce>cosi nell'efercitio dell'eleinofìna Iddio non paté,
che alcuno rerti con le lue facoltà diminuite, anzi chegli promette , e do
na realmente centuplicato guadagno .
Oliuapercorona del capo, diinollraquella mifericordia, che ir.uoue
l'huomo a farcJemofina , quando vede, che un pouero n'habbia hi fogno,
però diffe Dauid nel Salmo 5 i . Oliua frugifera. eil in domo Uomini . Et ridi
chio Gierofolimitanojinterprctandonel Leuitico ; Superfufum oleumy dice
lignificare Elemofina_j .
ELEMENTI. EVOCO.
DONNA che con ambe le mani tenga vn bel vafo pieno di focc,da
vna parte vi làrà vna falamandrain inezo d'vn fucco,e dall'altra vna
fenice parimente in vna fiamma, fopra la quale fia vn nlpJendente Soie ,
©nero m cambio della fenice il pirale, che è animale con le penne,i 1 quale
(come ferme Plinio,6: riferifceii Thomai nella fua idea del Giardino dei
mondoalcap.5i.)viue tanto, quanto fia nei fuocoj&fpengendofi quello,
vola poco lontano , & fubitofi muore .
Della filamandra Plinio nel lib. io. cap. 67. dice, che èanimale fimilc
analucertola,pieno di (ìtlÌQ, il quale non vien mai,fe non à tempo di Iub.
ghe pioggie , & perfereno manca .
Quelto animale è tanto freddo, che fpegne il fuoco tocco non altri-
menti, che farebbe il ghiaccio, &dicefi anco, che quefi animale fia, &
viuenelfueco, &più tofiol'efiinguc, che da quello riceua nocumento
alcuno ,.come dicono Arifiotile, <& altri fcrittori dtìÌQ cofe naturali .
ARIA.
DO N N A con i capelli folleuati,& fparfì al vento , che fedendo fo'
pra le nuuole, tenga in mano vn bclpauone, come[an male confe-
crato a Giunone Dea deli rtria,& fi vedranno volare per l'aria vani vccel-
li,& a ipiedi di detta figura vi farà vn camaleonte, come animale, che
non mangia cofa alcuna, ne beue : ma Ibio d'aria fi pafc e, & viue. Oò
riferice Plinio nei lib. g. cap. ?_?.
ACQVA
Z02 ICONOLOGIA
A C CLV A.
DONNA nuda, ma che ]e para vergognofc fieno coperte con belle
gracia da vn panno ceruleo, 6i che ledendo a pie di vno fcogh» cir*
cjoiidaco dai mare, la mezo del quale lìano vno,ò due moftri marini , tea
j^hi con la delira mano vno icetcro ,& appoggiandofi con il gomito (ini-
ilroroprjd'vn'vrna,(S:che da detta vrna elea copia d acqua, & vari/ pe-
lei, in eapo hauera vna gh Irlanda di canne paiultre , ma meglio (ara , che
porti vna bella corona d oro .
A quell'elemento dell'acqua Ci da lo fcettro,& la corona, perche non fi
troua demento alla vita huniana,eal compimento del mondo piò ncccl]^
Uno dciracqua,della quale IcrmendoHeiiodo Poeta, &Talete Milefio,
diilerojche ella non folamentc era principio di tutte le cole , ma Signor*
di tutti gli Elementi, percioche quella conluma la terra, Ipcgne il ruoco,
jàgl iclopra l'aria, & cadendo dal Cielo quigiùè cagione,clietiittcic-^
cofe neccliàrieairhuomonafcano m terra. Oude fu anticamente appref-
jo i Gentili in tanta ftima,& vcncratione,che t-^meuano giurare per quel*
Ja, & quandogiurauano, era fegno( come dice Virgilio nel ó.lib.dcii'E-
ncidej d'infallibile giuramento» come anco nierirce,& approua Tomma*
lo lo^iai nell'idea dei Giardino dei mondo, al cap 44.
TERRA.
"^ TN A Matrona a federe , veflita d liabito pieno di varie herbe , e fio-
V II > con la deftra mano tcnghi vn globo , in capo vna ghirlanda di
f ondejliori, e frutti , &de 1 medeiimi ne lara pieno vn corno di douitia,
il-] uaie tiene con la dcitra mano , & a canto vi l'ara vn Leone , & altri ani*
liiuii tcrreiiri .
Si fa matrona > per clTerc ella da i Poeti chiamata gran Madre di tutti
granimali ,come bene tra gl'altri dnkOuidionei i. della Mctauiorfoii
crii . Oficiq; poji terghm mugn^ kéfata^areritis . Et in altro luogo dd mo^
tìefimoi .hb.difleanco.
<J^Cug)ia piirctjs terra rjl , lapidei^; in corpore Terra >
OjJ'.z reor dicijiaierc hos pajì tcr^A iubemur^ ,
Et riftelìo anco replicò nel 2. iib. de f adi ,come anco meglio Io dice
Lucretioìib.2. denatura rerum.
Si dipinge con il globo,&:chcfliaa fcf!ere,percfi*erla terra sferica, &
immobile,comedimoftra Manilio nel i.iib.Allronom. doue dice.
Vltima fubfedit glomerato pondcre tclius . Et poco dipoi, ffi igitur tellus
lìtediam fonila cauerrumaeris. Et conquclloche legue apprellb.
Si ucftc con habito pieno di vani fiori, 6: herbe, éi con il cornucopia
pieno di più forte di frutti, & con la ghirlanda fopradettam capo, per--
eioche la terra rende ogni lòrtedi frutti , come bea dimodra Ouidio nel
Jib. I . de arte amandi oue dice.
Uoìc tellus eadé pam omnia ritibus ilta Conuenityhac alcisyhic hcnefarrx virenti
EtStationciiuI'liebaide, conic riferilcc il iJoccJCCionelJib. i.deila^
j^cntoJogia dc^h jJei, con dicc daU »crù.
0 eterna.
D I CE SA RE RIP J. zo 3
0itef7f4 madre d'htiornhii , e di *Dei
€èìe ^Htri le frlue^i fiumi, e tutti ,
*Pel mondo ifemi -^gl'itnim'^li^e fiere
t>i 'Prometeo le maniy < infìcrne ifajjì
t>i tH^MieiftielU fofìi , liqi^d diede
^rimd d'ogn' altra gì' elementi f rimi,
£ gthuomini cangi^ifliy & che camini
^l nureguidiyonde a te intorno fìide
L* eiuitta gente de gl'.innentiy e l'ira
Stahdeye fcrma-ye del CieirOccìdt'jfVy
La macchina yeloce,e l'vno, e l altro
Carro circonda te, che in aerev6to
Tendente fiat . Ode le co fé mer^B
t.t inditfifa a i grandi tuoi fratelli j
^dunqne infiemefola a tante genti >
Et vna balli a tante alte Cittàdiy
F.t popoli di fopra , anco difetto ,
Che fen-^a fopportar fatica alcuna
Pelle fere^ c'I ripofo de gi'vccelli , | ^ithmte guidi , ila ualpu r affatica
Mt afprcffQ del mondo, \a fortei;^. \ Il CieUfofiener k ìlelUy e i Dei.
E L E M E N T L
I Quattro Elementi,pcr compofitione dei quali fi fanno legéneiationi
naturali,participano in fomnio grado delie quattro prime qualità , &
«on tal rifpetto il trouano ncli'huomo quattro complcfsioni, quattro vir
tùjquatcrolcicnze pnncipali^quattroani le più nobili nel mondo, quat»
tro tempi dell'anno, quattro fui, quattro venti, quattro differenze locali,
(k quattro caufco cagioni delle humane icicnzc. Et verranno qucfìi
quattro Elementi bene, & piaceuolmcntc rapprcfentati co i loro vifibili
effetti, fcnza hieroglifico metaforico , hauendo fatto coli per rappfcfen»
tare alla viftariftefrecofevilìbiii, molte volte ancora gli antichi, & perù
conl'aiutofolo della definitione materiale fi farà prima la terra.
T E 11 Pv A .
DONNA vecchia > vcHita di manto lungo, & folcO) fi foftcnti i/L»
aria fopra vn baftoncjilquale pendendo egualmente alia figm^
dallVna , & dall'altra parte , habbia ncirvna,&?^ nei l'altra fommiti vna^
ftclla, attrauer/ì detto bafione la figura fin doue pollano a rriuar le brac-
cia ftefeall'ingiù,fiando lafigufadricta,e poiandofi con le mani in det-
to bafione, la tefta alzata in alto, & a foggia di treccie, hawerà vna fclua
d'arbori, & nelle fpàlJe fi vedranno come monili ducpiramidi, che rar-
prefentmo Citta,& tenendo le mammelle fuori del petto , getti fuoni ac-
qua) che Ci raccogJia fopra il lembo della vefic,&: fopra al detto bafloiiC
fi vedano pendere grappi d'vue , & fpighedi grano, & tenga detta figura
ài collo vn monile di fogiie d'oliue .
Cofi fi rapprefentano 1 tre frutti pnncipali della terra , il derivar che
ia il mare da i fonti , la fiahilità della terra librata dal picprio pefo , & lò-
ftenuta , pcc dircofi, dalle lationi celefii, mofirate nelle due fielle 3 cho
fignificano anco i due Poh , il baflone mortra Tafiedel Cielo, i luoghi
ijabitati,6i fiiuefiri fono cfprefiì nella fclua , &^ nelle pii-amidi.
Jlcolordella vefieècoior delia terra, 6c la fàccia di vecchia è, p€rcho
di lei fi dice a gl'h uomini tu tti:Tornate alla gran madre aRtica.
Rhca, o vero Cibale ancora era già rapprefentata per la terra j come fi
vede appreso gli fcrittori àQÌl^ Deio .
ACCULA
%o4 ICONOLOGIA
A C CLV A.
DONNA giouancyeftitadi ue(lefottili,&cclico^o^cc'*"'c<^>^" ^^
do che ne crafpanlcano Je carne ignude, con Jc pieghe, Ja vede per
tutto imiti Tonda dei mare > moflri detta tìgura di iMener con fatica vnJi
jiaue ibpra la tefta,ftia con i piedi ibpra vn'ancora in forma di camminare
.-iiringiù, habbia pendente di coralh,&r d'altre cofe manne , al petto fi
Ledano due conchiglie grandi, che raflembrino la forma delle mammel-
le , s'appoggi ad vna canna , o remo , o fcoglio con diuerfe forte di pcfci
d'intorno, difpoftì ai giuditio dzì difcreto pittore.
Gli antichi per l'acqua faceuano Nettuno vecchio, tirato per l'onde
d;i due cauaili,con tridente in mano, di che fono icritte l'interpretauoni
dagl'altri.
Per liftcfro pigliauano ancora Dori,Galatea,Naiadi,&^ altri nomi, fe-
condo che voleuano fignificare , o fiume , o mare , &r" quefto , o c'hauelìe
caIina,o fortuna .
ARIA.
"■^ O N N A giouanctta , & d i vago afpetto, fia ueftita di color bianco,
JLJ^ e trafparentc più dell'altro dell'acqua, con ambe le mani moftri di
fomentare vn cerchio di nuuole, che la circondi d'intorno alla veft e, 6(^
fopra dette nuuole fi ueda la forma dell'arco celelk .
Tenga fopra la tefta il Sole , quale Ci moli ri , che fi ferua per raggi fuoi
delle chiome di lei,tenga l'ali alle fpalle, e fotto a i piedi ignudx vna uela,
fi potrà dipingere ancorali Camaleonte animale, che H nudnfce d'aria,
fecondo fi fcriue,e C\ credei .
E di facile diehiaratione, il Sole mofira quell'elemento efierdiafanedi*
fua natura,e fentir piìi de gl'altri, e commnnicare aaco i benefitij del Sole.
La vela dimofira il naturai /ito lUo eflere Ibpra l'acque .
Fi nicro gl'antichi per aria Giouc, oc Giunone ,Gioue per la parte più
puiMiGiunone perla parte più mifia,econ tutte le fauolea loro fpettanti,
. ciiclbnoqualì iahnice,n iiiiiboleggia fopra la natura dcUaria, 6^ delie ua-
rie traimutationi permczofuo.
F V O C O.
C"^ lOVA NETTO nudo di color uiuace; con un uelo rofib a tra-
J Lcrfo, li qi;al uelo lì piCf;,hi diuerl^.mcntc in forma di fiamma. Pór-
tri.itertacalua,^con un Ibi fiocco di cape iii ailinsu , (i uedalbpra la te-
fhi un cerchio co l'immagine della Luna^pcr moilrare che quello frd.g\i
ciemcnti ha luogo lupen!)re , tenga un piede iof|:elb m aria, per mo-
tiiarcla fuaicggierezza, & Ibttoalle piante dei piedi fi mofirino i utn-
ti , che foftiano ; lotto alla regione del fuoco .
Vulcano,&la Dea Verta furono da gli antichi creduti Dei dei fuoco,
&: da 1 lapienti conolciuti , che l'uno ci fignificafie i carboni , e laltra lti>
fiamme; ma in quello io noaiiufiendo, per eiferui-aim, che ne parlano
luiìgamenìc .
E LE-
DI CESARE RIFA. ^o^
E L E M E N T I F V^ O e O.
DONNA con Ja Fenice incapo, che s'abbruci, <Si nella man delra
tenga li fuiiiane di Gioue, eoa le icintille tutte sfauillaiui, & iìa^
ueftita di rollo,
AERE.
DONNA che con ambe le mani tenga l'iridc^ouero arco cdtfit , &
habbia incapo una calandra con l'ali dirtefe,(& col becco aperto^t
{là ueftita detta tìgura di turchino aliai illuminato .
A C C^V A.
DO N N A che habbia un pelce in capo affai grande, nelle mani ten-
ga una naue lenza uela : ma con l'albero, antenna> e larte,e liano nel
ueftimento fcolpite l'onde dei mare •
TERRA.
DONNA con un Cafteilo in capo, & con una torrc,ncIle mani tea
ga diuerfe piante , il uelhmento iara di tanè , con una loprauedo
di color uerdo.
T E R R A. ^
LA Tcrraèun'elementoilpiùinitmo, il più graue,& minimodi tut
ti,fìtuatoinme2odelmondotrai'uno,e l'altro Polo, per natura.^
graue. & immobile foftenuta della propria grauezza. reftringendod uei*-
lo il centrojil quale Ha m mezo d'ella, perche tutte le cofe graui uanno al
centro,&: pereiò elFendo graue, hauendo il centro in fé, fta per fé ftelfa in
torno al fuo centro.
Hauendoil a far figuta,che ne rapprefenti la terra, farà imponìbile dal*-
li tutte le fue qualità, perche fono infinite: fé ne piglicrà dunque dells^
più proprie, &: più a ptopofito noflro con farla .
Doma d'età matura , non molto grande , con vna velie berrettina del
color della terra, nellaquale vi faranno alcuni rofpi,&fopra la detta v?-
, fte hauera vn manto verde con diuerfe herbette,fiori, & fpighc di grano.
& vue bianche,e negre,con vna mano terra vn fanciullo che poppa,e eoa
l'altra abbracciato vn'huomo morto,d ai l'altra poppa ne fcaturiri vn Ibn-
te,qualeanderà fottoli piedi, nelquale vi faranno diuerfi fcrpcnti , foprft
la teda terra vna città^ hauerà al collo dell'oro , Òi delle gioie,allc mam^
& alli piedi ancora.
Si farà donna attempata, per elfer come madre di tutta la gcneratione,
d'età matura,per elfer creata dal principiodcl mondo,e da durare fi ii'al H
ne,nò molto grande,per elleril minimotra gl'altri elementi, la veOc ber-
rettina lignifica l'illelfa terrajcó i rofpi fopra,perchc il rofpo viuc di tcrra^
li manto ucrde con herbe,fìori, fpighe di grano, & vue bianche, e ne^
gre,èil proprio ucllimento della terra, percioche, fecondo le flagiomcll*
fi uefte , eoa dare abbondantemente tutti quei beni, che fono nccellarij a
tyttili uiuenti.
11 fanci uilo che tiene nella delira poppando, ci moflra 9 cerne lei è no»
ftra nutricc,lbmiiiia:fliandoci il uitto.
iL'huo--
zoS ICONOLOGIA
L'auomo morto,chc tiene abbracciato dall'altro l*to , n<! fignifiea, e*
me I liiui ioikiiU , 6C i liioru abbraccia , tenendoci in dc^ofuo lina aLH
lldurfccQone.
Li poppa che fcaturifccacgua, nerapprefentai fonti, &c^i fiumi, chi
c^'lalcaturifcc'.
L'acqua che ella tiene fotto i piedi e on i ferpcnti , fono l'acque fotter*
ranee nclli meati della terra conilcrpenti^cheiinncniudono nelle ca^
ucrne d'efla.
La citta che tiene in tc(ìa,ne dinota come la terra è foftentanient^ no
ù.iOy^ di tutte le noftrc habitacioni.
Le gioie , che ftanno al colio , a le mani , & a i piedi > fono la varietà da
l'orojargcnto, & altri metalli , & delie gioie , che ftanno dcn tro ie v lice-
re della terra,apportaadolea noi, per noUro vaie, (SìT" diletta aoiu^òc co-
me racconta Plinio nel primo libro e benigna madre j & Ibiupre giO'aa,ic
mai nuoce .
Terra^ come dipinta nella medaglia di Commodo .
DOnnaa giacere in cerra,mc^a nudd, come colà llabiie, con vnbrac*
ciò appoggiato lopra d'vn vaiò,dal quale ei.,e vna vice , &coa /al-
tra ri pò la Ibpra vn globo, incorno alquaie fono quattro picciole hgurc>
che le prefciitano vnadeii'vuCi'altra de.iei'pigiie di gran :);coii vaa coi*o
Badihorijia terza vn vafo pieno di liquore, e la quarta è la Vi toru con^
vn ramo di paiina con lettere. 1 liLLV'S SlAiilLI^.
ELEVI ENTI SECONDO tìi\lP£ DOC LE.
1;^ Mpedocle Filolòfo dilfc eiTcrei principi; i quattro Hieùienti,cioèìl
^ Fuoco, l'Aere, l'Acqua ,& la lerra,.ma con due pnncipa'i p^/tcnze,
ainicuia,& diicordia, l'vna delie quali vnircc,l*akraiepara,daaiLri dette
coùibL-iacioni po'ribili,& iinpo Jìb.ii , ie lue parole grecije tradotte poi ii|
jacino ibn quelle in Oiocretie Laertio.
Zsuc à^yptif !!}:irs qe^^'r.fi'oi^^ tiì cu Ìm&i'P
Jfippiter aibas, o" ('Imajoror i..uù) ^i.i:qi.:e potens Dii,
1 1 l>{e}t\% , i.icrl.rÀs ho'/nimt n <[ua lutnirui compiei .
r!he fjr )no voigan.-^ati da Sehiag.^iD , Accade. uico Occulto in c^tal
Euiia,iC jc.ic nel icco.ido,»^-^ vÌLuno ve;i ) cu'quuiiio lontano dai tcllo
Greco Sd Latino. Odi jaittrc yad:ci dj.le cole.
Cji^.'.e i-toyilfn : Gi/fionCye Vinto ricco , E \ift:yhe di pianto n'empie if.umi,
O.id'egli Gì 'UC par.iiieiicc iiuende per lo fuO'-o,chcè lop;a l'acro»
&:^ chiaiiialo ri/icam nte Gioi.e » pcrcioche niuno mar:giore g'oua-
niento alt \m'h à rice .e, che dal fuoco. Luigia ( Giunone intcìKk pi;r lo
sere, X^mqueflo .aoicacvìncfi-) lui il concoidi. io i Paeti,! quali ha - -
xjo' Giunone aioghe, X^ jbrcl ludi cfibOiouej a.. celo quai l'iitellaqu-Ui-
t- opaciiisima dirtizczn. .a deirvno,& dell'ai. ra , onde Hoiiicro nei fuo
>j{iU.:ggioduìe.
lunG-^Liti ca?iQ a^. Ithronam} q^utriifeperlt Fjjen, ■
DI CESARE RIPA. xog
Immonalem regmamycxcclfamformamhahaittt»*
Jouis valdifom fororem j vxoremque >
Inclytanttqiiamomnes beati ^er longum Olympum
JUii honorant fimulcum lou€ olle 5i unte fulminibus .
Pigliafipoiil padre Dkc per la terra, & è chiamato Plutone, cioè Rc>
& Signore ricco cfeiia tcrra,perciochein€flarono ripoiliipmpretiofi te-
fori,& da lei fi caiia on>,argento, & ogn'aitro metallo .
iNclli vltiinanientc fi luecte per li fiumi , cioè per lo generare dcll'ac^
que. Ne voglio ni qbcfto luogo iralalcure vii'cpigrammadi Gio. Zar^>
tliioCufteliiiibalcra volta iiominato,nelqu3le con lenii mulic ,di Eu;pe-
docJe^in for.na d. cnigaiuelpone,cOine alia morte d'vn rofignuolo inccr-
U:nriCr() tL,£agrejeii.cnti, liientreegh fìaua cantando in Cima4' va '-lUft-
ro,apièdci qua^e Iconeua va riuo d'acqua.
Dhtn frifcum tenera:, Thilomela in vertice Daphnes .
Thraret qup-ulo gutture mxjìa dolum .
Ttrciditimaitum crudeli vulnereTluto^
Quaìn luno band potuit fi-JìinmJJe din .
In lue nmas 3(j // is cecidit m » yibu nda p ropinqui j
''JSliJìis , vjr in Ucrìmis funditus interijt ,
Extin^ im lento rombufìit luppiter ajìi4.
In vino tumulo fic tumulata juit .
E L O Q_V ENZA.
GIOVANE bella,col petto armato, & con le braccia ignude,in ca-
po hauerà vn'Elmo circondato di corona d'oro , al fianco hauei à lo
flocco,nella raanodeflra una uerga, nella finiftra un. fulmine, & Tara uc*
ftita di porpora.
Giouaiie,bella, &: armata fi dipinge , percioche l'eloquenza non ha al-
tro iìiicnc altro intento, che pcrfuadere, & non polendo far ciò fenz'al-
let are,& muouere,peròfidecrapprefentare uaghifbimad'afp tto, e/Ten»
do l'ornamento, & la uaghezza delle parole , dellequali dcue clìcr fecon-
do cài vuole periuadere altrui , però ancora gl'antichi dipjnfero Mercu-
rio giouane, piaceuole , & fenza barba , i coftumi della quale età fono an-
cora conformi allo fiile deli'eloqncnza, che è piaceuole , audace, akeia^
larciua,& confidente.
La delicatura delle parole s'infcgna ancora nelle braccia ignudc, It^
«juali efeono fuora dal buffo armato, perche fenza i fondamenti di ù\d^
d. ttrina, & di ragione eflicace,i'eloquenza farebbe incrme,& impotente
aconfeguireilfuo fine. Però C\ dice,che ladottrinacmadrcdell'eloqucn-
23,^ delhi perfuafione ; ma perche le ragioni della dottrina fono per Ja^
diffìcuìtà mal uolentieri udite,& poco intefe, però adornandoficonpa*-
roIe,fi laiciano intendere, & partonfcano fpelfe uolte eSetti di perruafia-
ni , & cofi li iòuuiene alla capaciti, & a gl'effetti dell'animo mal compo^-
fto,però Ci uedc,che,o per dichiarare le ragioni diiilciii, &f dubbic,o per
ipronar i'aniiiio al moto delle pafliani,o per r;iiii^n:irlo, lononeceiiari) i
yaxKJ
ìoS ICONOLOGIA
vj.-i; ,& artifitiofi gin di parole dell'oratore, fra' quali cglifappia cclafò
li luo artifìtio,& coli potrà muouere,& incitare raltieroio uero fucglian-
do l'animo addormentato dell'huomo baflò , &c_ pigro» con la uerga del-
j'apiìibaflaj &ccmmune tramerà di parlare, o con la Ijpada della mezza*
uà, &: più capace d'ornamenti, o finalmente col folgore della fublimo^
che ha forza d'atterrire, & di fpauentare ciafeuno .
La ucfte di porpora con la corona d'oro in capo,da chiaro fegno , come
ella rifplende nelle menti di chi l'afcolta , & tiene il dominio de gl'animi
bumani,efrendo che,come dice Plat. in Poi. Oratoria dignitas cum regia di^
gnitate coniun6la efiydu quod iufium ejlypcrfuadet^et cu ilU B^fmhlicas gubernat,
£ L O Q_V ENZA.
DOnna veftita di uarij colon, con ghirlanda in capo d'herba chiama-
ta Il i-k> nella manodeftra uenevn folgore, &f nella finiftra urL.
libro aperto, il uellimento fopradettodimoltra che iì come Ibnouani i
eolon , cofl l'Oratione deue eflere ueftita , & di più concetti ornata.
La ghirlanda della Ibpradet ta herba lignifica ( come narra Pierio Vale-
fianonel lib.6o.)eirere rimbolodellaeloquenza,percioche narra Home*
ro che gì Oraton de Troiani,come quelli ch« erano eloquentifìimi , ha- i
uciìero mangiato l'Inde fiorita, & quello vuol darci ad'in tendere il poet- '
ainquefto iuo modo di dire, cioè che eglino haueuano con ogni diligen •
k\\ , & Audio imparato i precetti dell'oriiato parlaic , 6i di ciò quefta e la j
cagione che il fiore di quefta herba per la fua uanetà,& ornamento de co ;
Jori , habbia con l'Inde celefle fimilitudine grandilfima, che pure era an-*
cor lei tenuta per Dea dell'eloquenza ,
Perlolibrofimoftra,che cola fia eloquenza, che è l'effetto di moltc^
paiole acconcie infieme con artc,&: è in gran parte Icruta, perche fi con*
lCi"ui a' poderi , ój per lo fulmine fi moftia,come narra Pieno Valer, nel f
lib. 4^, chenoncon minore forza l'eloquenza d'vn h uomo facondo, 6c |
tapientc, batte a terra la pertinacia fabbricata, &: fondata dall'ignoranza I
nelle menti de gli fiolidi profuntuofi,che il fulmine percuote , & abbatta j
le torri , che s'inalzano fopra gl'alti edifitij . •
E L 6 Q^V ENZA. ;
DOnnavcftitadirofTojnellamandefiraticn vnlibro, conia Cnìftfa '
mano alzata >& con l'indie e, e he è il fecondo dito dell'iAeffamano
Cero,& preflb à (noi piedi vi ùvi vn hbro,& fopra efib vi/orologio da poi I
uere, vi farà ancora vnagnbbia.^pvrca con vn pappagallo fopra. \
11 libro,& l'oroIogJOjCcme fi èdctfo è ;nd!cio,che le parole fonorirtru i
amento dell'eloquente: le c]uah però dcuonoeikrcadopratc in ordine, & ;
mifura del tempo, efi"cndo dai ten pò ib!oiiiifur.itai'orationej &da elio i
riceucndoinumeri,lo (lik','a^^ratia,&p.:rt.'deìi'attitudinca pcrfuadere. ;
il pappagallo, e firaboJodcl/cioqucnte, perche fi rei.dc marauighofo ;
con la lingua, 6: con ic parole, iiiiitaruio riiuomOjntf'a cui lingua fola- !
piente confi fte i'cliercitiQdci/JvJ^u.-f-.^'a . |
■kt u d pirite li pippagailo fucia dvl;^ ^cbbia.ycrche i'c.'oquer za F.cn è ;
i-iilivua j.
DI CESARE RIPA iQf
Jlftrcttt à termine alcuno , cirendii i'ofiizio Tu > di ùp^r dire probabile
mente di qnallìuoglu maceria propoihjco.n^ dice Cicerone nella Recto*
fica, e gl'aitn, che hanno icruto prima, 6i dipoi .
li ve/timenco roilbdiaioflra, ctie i'orazioiud.'ue crTere concitata, &
afiettuofain modo , ciie ne rifu Iti rolf^re ael vir:> , acciochc iia eiu^uea*
tKi, (Scatta alla pcrluafionc, conforme ai d»tto d'/lo: kio .
Si vis me Fiere, dokndum ehprimhm ip/i tibi.
Etqueftaaflertione concitata (1 diaioOra ancoutlia aiano, & nel d'iti
alto:pcrche vna buona parte deìiM jquèza cóiìfte nel gefto dcli'orutioac.
E L O CXy E N ZA.
MAtronaveftitad'.ubicohonc(h> ,mc4p)hiu:ra vn pjpnigillo, &
la mar.odcftra aperta in luoraj & i'aara li:rraia aioftri ci 'Ailuuder-
laibttole vefti-
Que/ìa figura è conferme ail*opir.io :e di Zenone Stoico,iI qualcdice»
uà, che la Uiaktica era foaiigiiaare a v;ia Cìxwx'J chiuia, pei'cfie procedi
aftutatnentc,&l\:loqaer.23. li migliantca vna mano aperta ,chc £ allar-
ga , & ditionde alfa: più - Perdichiaratioue del Pappagallo feruira quaa»
to à € detto di lopra .
Eloquenza n'Ha Medaglia di Marc 'Antonio,
ERa da gli antichi Orf^orappreientnco per l'eloquenza, & lo dipinfe»
IO in habito fiioforico, omato dilla tiara Per/ìana, fonando ialira^
&auan:i d'elfo vi ei-aijoLupi5Lconi,Oriì,Serpcnti,& diuerlì altri anima-
Ji,chcgli kccauaao i piedi, ':k non f»lo v'erano anco diuerfi vccelli,clj«
Tolauan»,ma incora moati,& alberi, chefegliiaehinauano, &parimca
tei^ilsi dalla mugica coaHnoisi,& tirati.
Per dichiarationedique*ta bellaiigura ci feruiremodi quello, che ht
interpretato l'Anguillaia a queiì:o,propofito nelle iMetamorfofid'Ouidio
al lib. IO. dicendo , che Orfeo ci moftra quanta for2a , 6l vigore habbia
i'doquenza , come quella, che e figliuola d'Apollo , che non é altro , che
hiapicnza.
La lira e l'arte del fauci laref propriamente la quale ha fomiglianza del-
la lira, che va mouendo gl'affetti coi iuonohor acuto , hor graue della
voce, & della pronuiitir;.
. Le fclue, & \ mcnti,che H iTiuouono,altro non fono, chcquegl'huouf
jiiiirsij&oflinati nciicloroopiniOii!,& chccongrandiisima difficuiw li
laiiano vincere dalia fu auità dorile voci , & dalla forza del parlare , percha
« gi'aibcri, che haniìo le loro radici fcr(riC,6: piofoadc notano gi'huoaani^
:\ Chcfiilaao nel ceri ero dclroiìinatioaeie loro opinioni.
iii j ^ Ferma ancora Oriv:o i fiumi, che alerò non foao,che i difone/li,& lafci*
r;- uiiiuoniinijc'ie quando non iono ritenuti dalia forza della lingua dalU
loro infame vita, icorrono lenza rircg no alcuno na'al mare, co'èiì penti-
, memo, 6: i'a'mirczzajchefiiole venire lubico dietro al piaceri carnali.
Iliade i^i^niuete* e bvnigac k iisic , p-jr ie quUi ^'lateudono gi'auomir
M'
sto I e 0 N 0 L OC 1 A
tìi crudcli,& ingordi del Tangacaltrmi, eflerc ridotti dil giuditiofo h\x^
latore a più huinana,& lodcnole vita.
E L O CLV ENZA.
PER lafigura dell'Eloquenza dipingcrcaio Anfionc, ilqualcconil
Tuono della Citara,& con il canto,{ì ueda,chc tiri afcmolti ralìl,che
faranno Tparfi in dmcrfi luoghi ,
Ciò fignifica 5 chela dolce armoniadel parlare dell'Eloquenza pcrfua»
de,& tira a fé gl'igHOrantijrozzi, & duri huomini , che qua , & la Iparfi di» \
morano,& inlìeme conuenghino , & ciuilmente viuino.
EMV^LATIONE.
DONNA giouane,bella con braccia ignude,& capelli biondijeri»
ciuti,cheriuolti in gratiofi giri, facciano vnauaga acconciatura ai
capo, l'habito farà fuccintO}& di colore uerde.Stard in atto di correre,ha-
ìjendo i piedi alati, & conladcftramanotenghi con bella gratiavnofpro
jie,o ucro vn mazzo di fpine^
L'EmulatÌGne,fecondo Ariftotile nel x. lib. della Rettorica è vn dolo-
re, ilquale fa che ci paia uedere ne i fìmili a noi di natura alcun bene hono^
rato,& ancora poffi bile da confeguirfì,& queflo dolore non nafce perche
colui non habbia quel bene, ma perche noi ancora vorrcisimohauerlo , &
jionThabbiarao.
Giouane {\ dipinge,percioche l'Emulatione regna in età gioueniIe,eC-
fendo in quella l'animo più ardito,e generoib.
1 capelli biondi, & ricciuti, fono i'penfieri, che incitano gl'emuli alla
gloria.
L'habito fuccinto,& 6i\ color oerde, lignifica la Iperanzadiconfeguir»
«[uellochefidefidera.
Le braccia, & i piedi ignudi alati , e la dimoflratione del correre dinota*
no la pronte2zaj&: la uelocitad'appareggiare almeno, fé non trapaffart
Je pcrfcne,chc lono adornate di uirtuole, & lodeuoli conditioni ,
Glifi da lo fprone, come racconta il Caualcante nella fuaRcttorica_,>
nel lib. 4 dicendo che TEmulationeè vnofperone,chc fortemente punge
& incita non già i maluaggi a defiderare, & operare contra il bened'altrut
comeinuidioiì , mai buoni, e genero fi a procacciare a loro fteffi quello^
che in altrui veggendo,conolcono a loro flefsi mancare, & a quefto prò»
pofico fi dice : Stimidos dcdit umida virtù s.. '
E Qjy ITA
T^IU medaglia di Cordiamo
DONNA ueflua di b'anco,che nella dcflra tiene le bilancicf,& ncllf
finiffra vn Cornucopia.
Si dipinge ue/lita di bjaiico, perche con candidezza d'aHÌmo fenza la»'
fciarfi corrompere da gi'iiuercsfi , qu;fta giudica i meriti, & dementi al*
trui,e li premia, 6: condanna, ma con pi;'.ccuolczza,6c" rcmilsioncngnifi*'
condoli Ciò perle bilancia, (ìk'" per il conmcc pia.
Equità
X>I ^EIJRE ÌLÌfA XIV t|
JEquità in molte medaglie . '■
VNA donzella difcinta,che ftandoin piedi , tenga con rna mano yì|
paro di biiancic pan, & con Taltra vn braccioiarc .
Equità, del l^euerendiji. Tadre Fr. Ignatio.
DOnna con vn regolo Lcsbiodi piombo in mano, perche iLesbij fa^
bricauano dipietreabugnc^^lefpianauanofolo difopra,&difot*
to,& per elTere quefto regolo di piombo,!! piega fecondo la baUezza del-
le pietrc,ma però non elee mai del dritto: co/ì l'Equità fi piega , & inchi'.
na all'imperfettione liumana, ma però noncfcemai del dritto della giu-
(litia . Quella figura fu fatta dal Reuerendifs. Padre Ignatio Vcfcouo di
Alatri,& Matematico già di Gregorio JCIIL eHèndoficofintrouata tra le
iucfcritture.
E Oy ALITA.
Cerne dipinta nella Libraria Vaticana.
DONNA , che tiene in elafe una mano vna torcia , accendendo IViia
con l'altra.
EQVINOTIO DELLA PRIMAVERA.
GIOVANE di giufia natura, ueftito dalla parte delira daaIto,&j|
baffo di color bianco,& dall'altro lato di color n€gro,cinto in mcz-
S.O con vna cintura alquanto larga,di color turchino, feguita fenza nodi
con alcune flelle , a vfo di circolo , terrà fotto il braccio deliro con bella
gratia vn'ArietCj6<: con la finiflra mano vn mazzo di varii fiori>&alli pio
di hauerà due alette del coler del vellimento , cioè dal lato bianco bian*
che,& dallato negro nere.
Equinotio è quel tempo,nel quale il giorno è eguale con la notte , ScJ
«fueiìo auuicne due uolte l'anno, vna ài Marzo alli 21. entrandoli Sole^
nel legno dell'Ariete , portando a noi la Primauera , & di Settembre alll
jj. portando l'Autunno con la maturità de' frutti.
Si dice Equinotiojcioè egualej&equinottÌ3le> cioèe.quidiale,& anco
equatorejcioè cguagliatsre^del giorno con la notte,5i: per quello, che ne
wioftra il Sacrobofco nella lua sfera : equinotiale è vn circolo,che diuidc
la sfera per mezzojcingendo il pruno mobile > lo diuide in due parti > S^T
fimilmente 1 poli del mondo.
Si dipinge giouane, perche venendo Tequinotio nel principio della
Primauerajnel mele di Marzo^gli antichi faceuano,che in detto mefe fof
fé prihcipio dell'anno . Dicefi anco che fofi'e la creatione del mondo,&
anco l'anno della Redentione , e della Pafiione di N. S. &anco da quello
nel primo grado dell'Ariete eficre (lato creatoli Sole,auttore del detto
Equinotio; onde non fuordipropofito gl'antichi fecero, che in queflo
mefe fofi'e principio dell'anno, eifendo che egli fia priuilegiato più de
gl'altri, non folo per le ragioni dette di fopra , ma perche da queflo li pi-
gliano rEpatte,le lettere Doininicali^& altri copuli celefli. Si rapprefen*
ta di £Ìuftaflatura,perefi"cre eguagliatore, che uuol dire egualccioè pari,
lì color bianco fignifica il giorno^ lì negro la notte,la metà per egua
R. 2 glianza
tiM tCONOLOGt'^
fiQVlNOTTIO DELLA PRIMAVERA;
_glian7arrn (^c'riItro,iJ bianco dulia dcf!ra,j:erchcil giomoprcccdcaJit
ì. nnrre pcelìcrpiù ivhilc.
Li cintura d. e )!(>• c.leftc,riClla quale fono alcune (Ielle, ne rapprcfcé
la !! circolo , che ù '-ietìo Equinocio, che cinge il primo rarbjjc .
Si cin^'^c are ) il cfcjto ce/chio,per efier egli fenza nodo, & ^ crche licif
coli non hanno principicene fine, ma Inno eguali .
L*Ari te,c' eticne l'ateo i] braccio dertro,nedimoftra,chc entrando ili
Sole ne detto Ter no, lì fal'EqLuiotio di Pri inaLera,che per tale dijDoftni
tior.c ae:;c con Jafiniflra meno il ii;az2odeivarij fiorijcomeancodimo'j
/^ra,che l'Ariete rinicrno giace nel lato./Tnifìro, & laPrunaucrane] de*]
f-rojco'ìil Soie neii'Inuerno f>adai lato finillro del fiiaiaiT.ento,& nel*
]>q'ji':('t'o To.nincia a .«giacere nel dcflro .
L u.. J L-.c. -i ile d,i;j:^ilrdiìo la velocità del 6.cmpo^&. corfo de i detti
gni.
|tì,nbiaBcodaljMcdcriro,pcrl4TclociiàdcJ^iornQ,&ilflcgmd4Ìl*^
JSQj/iNOTIO DELL'AVIV^KO.
I
HVO M O ^cta virile ircftitoncllaguifa^cIl'altro,«cintoparimc»
r A f^T^T^'"'- ^?" ^' ^'^' ^ turchino, terrà con Ja dcft«^ano '
fcgno dcllaLibra, cioc vn paio di bilancic egualmente pcndcnii,t:on due
globi.vnopcrJato m dette bilance, la metà di riafcunéiobo fari bianco,
^1 altra meta negro,voltando JVno al rouerfcio del raltro,5i con la /Ini.
ftramanoalcunirami dipm fruttiA^ue,&alli piedi l'ali, come diccm,
jnoaJlEquinotiodifopra. *. '
' Per baucr noi dcttojchccofa fia Equinotìo,& dichiaratoli color del vo
«imcnto,coajc anco quello,chc denota i\ cerchio, & l'ali alli picdi/opm
-di CIO n^ parche baftì anco per dichiaratJoneaquefl'altra%ura,eflendo
cncm efla lignifica ilmcdefimo di quclladi fopra;rolo dirò quello, elio
^^nifica l'ciiere d: cttviriMico dunque, che con cifa/ì diiLOflra U per.
Ifettioac au]ue:ro ccmpo,percioche in elfo molti dicono, cheii noiiro Si»
il 3 gnoi«
*Tjf f CONO LOG lyt •*'
•gnore creaffe il mondo a noi bufta lapere, che nel. mcie ài Settembre al^
2^. fa l'-Equinotio', & ne porta l'Autunno con la maturità , e perfectione^
de 1 frutti , ch'e péótal iignificàCQ Ifj iiioto, che- con l;i iìaiftia mano n«
tcnghid;piìjlorte.
La libra, o Vero-bilancia è vno de i dodici fegni del ZodiacT5r,itetiqtia-
lecntraj] ioleil mele di Settembre, Ck^ faflì in queflo tempo lEquin'o-
rio, cioè s'vgur.glia il gionìo con la notte>dimoftrandon con li due globi,
meta bianchi per il giorno, (V metanegri perla notte, volti per vncon-
tranoairaltro vgualmente pendenti per l'vg uauti dell' vfo del giorna
con la notte.
ERRORE.
HVOMO quafìin habitodi viandante, c'habbia bendato gl'occhi^
& uada con vnbaflone tcntonc,in atto di cercare il viaggio, per an
dare a licurando/ì , & quefto va quali Tempre con l'ignoranza.
L'Errore( lecondogli Stoici}è vn'vfciredi ftrada,& deuiarc dalla linea
come il non errare è vn camminare perla via di' tta lenza inciampare dal-
l'vna,o dall'altra banda,tal che tutte lopec-e^ o dd corpo,o dell'in tclletto
noftro fi potrà dire , che llano in viaggio , o pellegrinaggio, doo) ilqualc
non ftorcendo/periamoarriuare alia feliciti. . ^- i
QueflocimoftraChriftono(lioSignore,l'attionideIqu>* ^p tut*
te perinflruttionenoftra, quando appari aTuoi difccpoi'. < Sdipcl
lcgrino,& Iddio nel Leuitico commandando al popol cj^racl, c\^ non-»
Yoleffe, camminando torcere da vna banda, odall'al-^^* -Pcrqifcdaca*
gione l'errore fi doucra fare in habito di pellegrino, juero di uiar^Ian re,
non potendo efl'ere l'errore fenza il palio delie nofl-cattionijopc.^ficfi,
con.cfiè detto . ^
Gl'occhi bcndatifigniiic3no,che quandoè^^curato'il lum*c dell'in-
tcllctto con il uelo de gl'intereflì mondani, facilmente s'incrrre ac gli
errori .
l\ bafìone,con ilqualc uà cercandola flrada, fi pone pcril-fenfo^co»
me l'occhio per l'intelletto , perche come quello è più corporco,co£t l'ai-
to di querto è meno fenfibile,e più Ij3i rituale, e lì notamlòmma, chechi
procede pervia d<:\ Il-nlò, faciliuentepuòad ogni paffo errare, fenzx-»
1.' dilcorlò dcH'intelletto , Ó<f fen7a la uera ragione di qual il voglia co-
fa, queftomedefimo,& più chiaramente dimoflriirignoranza, cheap*
preHò lì dipinge.
ESILIO.
Come dipinto dal \R^F. Ignatio 'Pertugino Vefcoat» d*s^latri ,
HVOMO in habitodi Pellegrino, che con ladeftra mano tiene vflu ?
b(^rdonc,&: con la finiftra vn falcone in pugno. tìÉ
Die Ei'iiij fonojVn publico,e l'altro pnuato,il publico è quando l'hua ||
o,c per coIpa,o rer lòfnetto è bandito dal Prenci oc »o dalla Rcpublica,, "f
EQo,cper coIpa,o per lòfpetto è bandito dal Picncipe,o dalla Rcpublica,,
oc condannato a uiuere fuor di patria perpetuo,o a tempo .
il jt-nuato è quui^do l'huonio voiontanaiiieuce, of^eir qualche accidcn-
"DI CESARE RITA. hrf
ite l'elegge di viucre, e morire fuordi patria, lenza cfTernc cacciato , ck^
^iò iìgnilca i'habito del pellegrino, & t! bordone .
EtpcnlpublicoJodiXiotail falcori e coni getti alJi piedi.
ETICA.
D' "ÓNN A di a/i'crto^raiie, terrà con Ja /Iniftra mann l'ift omento
detto archiyendoi05& dal lato deftro h;;Uera vn Icore nubi i^l at>.
L'etica fìgnifica: dotiriiia ài cofi umi, •: un te v nd li con dia il cor.CLf -
fceaole, & irafcei^oleappento nella nìed:ocùt3,c lu t j di r]iCzo,rL:ec(?n-
'Cfìe la virtù ,per ccnfinere ne gl'eflremiiivicio, al quale deitu appetito
s^iccoila, tutta volta; che dalì'vna,òd.aii«Jtra}.arvC declina .
Tiene appicco di it il leene; nobile^ feroce aiiiiiclc, iaibrig'iut^,|-er
fìgnifìca.e, ch'ella rufirena qucfta parte aniiiialedcll huoii.o gì.. deità . .
-• L'archi,]." e iiG ole ne da per ;; uJ!;tudinc ad miciid^ re, che li coilc a ii;ì-a
viìù eoia eiìbe btiiS «« piiiao li àiiu<jiìa, qi<ai.do li Lay \ Ciidcuie ; ra le-j
il 4 d^G
« tCOMOLOGIA
tucgtmbc Sì detto iftrurucnto nò t'ranfgrcdirccverfo rcfunotdc gl'éftrt
miinusaggiufta con la linea legnata nella parte fuperiorc y ond'cgli d,c-
fccnde i cali quella dottrina dell'Etica inlcgna rhuomo , che alla rcttittt
dine, U vguaglianza della ragione il lenluale appetito iì conforma^quan
tJo non pciide à ^redremi» nu nel mezo il ritiene ..
ETÀ D E L L' O R O^ ,-.
VNT A bella giouanetu all'ombra dVnfaggio,oucr d*òIiuo,in mezzf
del quale lìa.va Iciamo d'api , che habhiana fatto la fabbrica, dell»
^uaJefi uedaftillarc copia di mele. Haueri li capelli biondi dom 'oro, d^
\\ arilgiuper le TpaUc reaz'arutìcio-alcunojma. naturalmente fi; veda 1»
ijaghezza loro^
Sa i ueftita d'oro fcnz'altra ornamento \, con la deffra mano terrà rn-r
Corn ucopia pieno di uari; fiori ,pCor^9ole ^Fragole > Caftagnc > More, &
Ghiande.
) Giouanetta > & Teflita. d'oro fi rapprefcnta: per moflrare U purità di
^uci tempii
Il femplicc uelìimentd'Jd'òro , 3^ i capelli fcnz'artificro fignificano^.
che nell'età d'oro la ueriti fu apertale maniferta a tutti , & a quefta pro^
pofìto Ouidionellibro primo delJeMetanK)rfofl tràdottojdairAnguilift-
faco/idicCo. \ ^
i^.efio yn fecola fu furgate,e nett» Tlon if'^era chi temeffe il fiero afpettm
ì>^ognimaluaggio y e perfido fenfierw Del giudice imflacabdeye feuero
yn proceder real,liberoyefchietto àdagiuHi e[fend(faU*horfemflici^fHri'
Seruandoogn'yn la fé dicendo il vero Kiuean fetn^ altrcr giudice ficuri ,>
Mortra io flar'ali'ombra del faggio, che in quei tempi felici d'altra-r
iabitationc non fi curauano , ma folo di ilar lotto gl'arbori lì con*
fentauano.
Il Cornucopia pieno delle fopradette cofc, &il fauo di mclc> perdf*
chiara tione d'elfe cofc , ne feruircmo dell'autorità del nominato auttor#
jiel Ibpnidetto libro che cofì diccr
ien'z^effer rottoy e ìace rato tutto Febo fempre più lieto ilfuo uiaggpt
Dal yomeroy d^^l rafìroy e dal bidente Waced girando Icrfuprema. sfera ,
Cgnifoaucy e delicate frutto £ con fecondo, e temperato raggia
Dalia ilg rato nrren liberatnentey T^caua al mondo eterna primauera^
t: quale egli yenia daluiprodutf Zefiro ifiord'^priley efiordildaggim
Talfel godea la fortunata gente T^utria ccnaura tepida, e leggiera
'Chefy rtggiàdo condirle lor yiuade (de StiUauaitmiel' da gl'elei yc dagVoliul
ìdagiaua corgneye more,e fragkeyc ^hia Covrean nettare, e latte i finmi,e i riuL
ETÀ DELL'ARGENTO.
VNA giouanc,manon tantobclla,comequdla di fopra , flandai
appieilb d'vna capanna, fari veflitad'argcnto,il quale vcflimcnto ij
(ara adorno con qualche bel ricamo . & anco arnficiofiri.cntc acconcia»"
la ccfia co.n beili gin di perle ^ eoa U delira mano i^appcggìe/à fopra d'vi '
~ aratro
DI CESARE RlPJt. ■ €tr
ifatr<5j'6t con ]a finiftra manotcnghi vn aiazzò di fpighc iì ^ftno,&i j»al
ii piedi porceràfti^aletti d'argento. ..;-'^Ì^-' -
L'elìer queftagiouane men bclJadtquclJadell'cti deirbfb , &? tefti»'
ficUa guila che dicemmo ; & con la conciatura del capo , moftra la vanc«
tà di quefta alla prima età dell'oro, onde fopra di ciò per dichiaratione
ieguitcrcmo quanto dice il fopradctto Aiiguillarà nel libro citato .
poiché al pii recchio Dioymiofa, e lenl$ Egti^ueldoice tempo, ch'ere eterna
^ ^alfu9 maggior figliuol fu toh' il regtt<y Fece parte deWannomok(f brettcp
fegui il fecondo fecol del Inargento ^ggmgendaui efìate, autunno je yern»^
Mébuù del primoy e del terapia degno Foco épiOf-actftf morbide fredde neue («*»
€hefu quel viuer lieto in parte ^enta S'hebbergthemini aìlhor qualche gouer
€he aThuom couenne vfar larteye finge 7>{el magiarynel vefiir,ho rgraue,ho r le
Seruar modtjcoftumije legge noue (gno, S'acccmodarén al uariar del giorno (uè
Sitome piacque al fuo tiranno (jioue , Secondo ch'era in C acromo in Capricor?iQ,
L';iratro> le fpighe del gran0> comeanco la capanna, moftrano la coi-
tiuationc y che comincio nell'età dell'argento , & rhabitatione , che in-,
quei tempi cominciorhoà vfarc » come appare nella fopra detta autori t»
^fiel libro primo, doue dice.
i^ia Tirfije Mopfa ilfiergiouenco atterra J^lte grotte al coperto ogn'vn si ferra.
Ter porlo al giogOyOnd*eiyi muggeye gè Ouero arboriye frafche intere infierncy
Cià il roT^agricoltorferela terra (me E que^iyC quel fi fa capanna y o loggia
l Xél crudo aratro f e poi ui fpargeilfemcy Ter fuggir Sokye neue yC uéti^e pioggia
ETÀ DEL RAM E.
DONNA d'alpettoiìcro,arniata,econla veflefuccinta tutta rica--
mata in vari; modi> in capo porterà vn'elmo, che per cimiero yi Zìa
vna tef!a di leone> & in mano terrà vn'afla,{lando in atto di fierezza, cosi
la dipinge Ouidio nel libro primo della Metamorfofi, doue dice .
^al metallo y che f ufo in uarie forme \A. Vhuom che già uiuea del fuofudo re
W^nde ado rno il Ta rpeio y e'I Faticano S*agguinfe noia, incommodti, & affanm
Sorti la terTa età, carne conforme Tericol nella uitOye nell'honore^
nt^ quel che twuòpoi ^ingegno hufnana Efpeffo in ambedue uergognay ediinn»
- Cbenacq; al'huom sì uarioye sf diformcy t^ltafe ben u*era riffa^odio^e rancore
: Che li fece uenir con l'arme in man& J^n u'erafaljìtà y non n'era inganno
Vyn contra l'altro impetuofiye fieri (emefur nella quarta età più dura y
i lor difcordiye ofiinati pareri. Che dal ferro pigliò uome^e natura^ ,
E T A D E L F E R R O,
DONNA d^afpctto terribikjarmata, & il veffimento farà del color
del ferro, h uerà in capo vn'elmo con vna tefta di lupo , con la de-
ffra mano terrà vna fpada nuda in atto di combattere, econlafiniflra rnò
icudo,inmc20'del quale villa dipintaJafraude, cioèconla faccia d'hucv-
niogiuftoA' il redodel corpo di ferpentc^con dmcrfc iTiacchie,^: ce iori,.
oaero inlucco di quefro moftro ui {i potrà dipingere una iìren2,L\ i cau-
to della fopradetta figuri lu %i^amio dmerfe ^rmi , <Sc iiilc^ac , traabun,.
ucmbe> ^ limiU .
2,9 ICO NO LOG IJ 1
Jimoftrojovcfo la (irena J'vnoje raltrofoniìrobolo, della fraude, co*
M€ lì può vcdere,doue in altri luoghi io ho parlato d eila,c per gj'effetn,c
patura della ibpradetta eca lèguiremo per dichiaraaoneil.piu delle volte
nominato Ouidio,che di ciò coli parla .
.{U:cryla fedcyOgni bontà del mondo Fn ciecoyc uano amor d'honorìye yegnt
h uggirò jc uc rsil del ^ legar on l'ali Cl'hmvilai ind. jie a diuentar tiranni f.
E,ì terra yfiiron dal tartareo fondo \ feì ie nchev^j^ t j^Ujhegliati ingegni^:
La rncHT^ogna, lafraudey e tutti i mali, Dar fi ayfurtiyaiiefQtxeì & agimgennlt
Ogn infame penfier 5 ogn'atto immondo t^ gtbomicidi/ji^am iUattiindegm
JLntrò ne' crudi fotti de mortali It a tante dell' huontruiney e danni,
£ le pure yirtà candide i e belle Cheperoflar in parte a tanti mdi
(jir9 afplender nel del fra l'altre ftelle, it'iurgdufftr le leggile i tribunali,
E T ^ D F L V 0 E^O y ^ B^C E X.T ^* ^ 'l^ ^ K.'^ ^
C^ Ferro y come rapprefentate in Tarigi in vna Cemnudìa > manti ■
Fnrico IL Ej diFranci^^ .
ET A D E L L' O R O.
VN A bcllifsima giouanctta,vcftita d'oro, e con ftiuali dd nicdermo,
in vna mano porca vn fauo di mele , &;coa l'ai ira .vii-rumo di e uerca
con ghiande.
ET AD E L V A R GÈ N T O. •
DONNA ucftita d'argenio con bellifiimi adornanj^entidi pcrlc,&c^
veli d'aigentO;Come anco con gran vaghezJza adorno il capo, ncili
piedi porta fliualetti d'argento, e con vna delle mani vna coppia di pane.
ETÀ DEL BRONZO.
DONNA annata,& con vii'elmo in capo,che per cimiero porta vn» i
tclU di Leoneja vcfte è iuccinta, ^iì i'uriiiature , come anco la ve- ;
ile > fono del color del bron^o^in vna niaiio :* enc vn af:a,& (la in atto i'u- j
.pcrbo,& aluero.
E T A D E L F £ R R O.
DONNA arnuUa,iS:ve(liui del color dei terrò, incapo ha vna ce- 1
lata con vna tclla d» lupo, c»mì la bocca aperta ,&con la Uian delira 1
t;cnc vn^cida con vna iakc in curii d e^i.i, & con l'altra vn raileJio, S,' ha i
piedi d'auoltoio.
ETERNITÀ.
DONNA con tre tede, che tci.g.: nciùi liniRra mano vn cerchiox & |
la d(.(lral;a coi dicoiia(<!vCalco . t !
L'eternità pernonciiCiCoia lènfib:ie, non può conofcerii d^ìll'intcUcti
tohLmano,ched4xrndjd./il'n!ì, ienonpcr i;cgatione,dicendoJì,cheè'
Juoco lenza varicca,ii;olo lenza iiiOlo , hìuIu rione, e tempo knza prima'
ò poi , tu,ò lara hnc,ò principio, però dilie il Petrarca dcicriuendoiecif
ccdanze dell'eternità, neirvitiniOdc'i rionf^ .
I^}-! baui ti luogo-, fu yfard, ne era Ile ì fjio in •^■■'cfcntCy '^'kórdy & boggi
Fi fola eternità rdccoU.i-i e y',iu.
Te-
I
DI CESARE RIVA. nKf
•; ì>ci'ò le^tcrte folio le tre parci del tempo, cioè,prefente, paffuto, e eia \ s-
fiifc, le quali fono riflrerte in vnu loia neireceniità .
» il ditomdice akaco,è periegnodi ftabile fermezza, cheè neiretenv.-
tó, lontana da ogni fortedi mutatione^clfendo fimile ateo folito a tarli da
•olorojche vog i io no dar feg no d'animo collante, e dal gu fatto proporli-
mento non fi mutano. • •
11 cerchiò è fimbolo dell'eternità, pernon haucrc principio ne fine, 6i
per eùere peifettiliima fra tutte l'altre .
ETERNITÀ.
. tìii i 'a. i - 7s[tf//4 medaglia di Fauflina,
DONNA in piedi, &:in habito di matrona, tiene nella mano dcfìra
il mondo, & incapo vn. velo chele cuopra le Ipallc»'
Lo ftar in piedi fenzaklcuiia dimoftrationedi mouimento, ci fa com-
f)ì-endere,che nell'eternità non ui è moto,ne mutatione del tempo, o del
e cofe naturali,o deli'intelJigibili . Però ben dilfe il Petrarca del tempo
dell'eternità. i, i
Qual marauiglia hehb' ioyqnando recare Vidi in yn pie coluiyche mai nonjìettey
iJHa dijiorrendo fuol tutto cangiarci.
La ragionc,perche quefta figura non Ci faccia a federejcflendo il federe
ìnditio di maggior ftabilita,e che il federe fi fuol notare quafifempro
nella quiete , che è cofielatiua del moto , & fenza ilquale non iì può efio
intendere, & non ellendocomprefa lotto quefto genere la quiete deli'e-
«tcrnita, neanche fi deueefprimere in quefta maniera, ancorché da tutti
quefto non fia oiTeruato, con. e fi airi qui di fotto .
Si fa donna per la conformità dei nome> Matrona per l'etd /labile .
Tiene il mondo in mano,perchcil mondo produce il tempo,conla Tua
jnobilità, &figniiìca,ciiere{:ernitàè fuoradel mondo.
i Ilvelo,cheambiduegrhoinerile cuoprejinoftrachcqueltcmpo,ch£
»onc prcfente neire:ernita,s'occulta,eilendoui eminentemente .
Eternità nella iJ^edaglia di Tito.
DOnna armata,chc nella defira mano tiene vn*afta , & nella fini/lra_.
vnCornncopia, cfotcoa i piedi vn globo. Per la detta figura eoa
parola eternità, aon fi deue in tendere dell'eternità di fopra reale : ma dì
vna cena durationc ciuile lùghifsim:i,che naice dal buon gouerno> liq ua-
leconfi'lc principalmente in proucder le cole alla vita neceflarie , pCiche
ficonofcen:Ioi Cittadini i abbondanza dal hi beneficenza del Prencipo,
hanno con :inouamcn te l'animo volto à ricompeniar l'obbligo con la con
cofdia,&:€on la fcdeLa^e per j g.'ancichi dipinièro quefia durationC;,e per
pctui i coi cornucopia pieno di frutti, nafce parimente la lunga duracio-
Bc de gli fiati'^, dal mantenere la guerra in piedi contro le nationi barbare
e nemiche,& per due cagionij'vna èche Ci mantengono i popoli belJicol^
& cfperti, per refifiere all'audacia, & all'impeto daliri popoli ftranicn,;
che voleflèro offendere ; l'altra è, che fi afiieura la pace, & la concordia^
fra i Cittadini, perche tanto maggioriiiCwie il tutto fi vnifcc con ie par"
,w« ttONOlOGìJf
-Ut quanto ( pH tombìitutojdiì Tuo contrario > & qucfto ù è temuto , 1%
▼cdc ruttauia in molte Citta, & Rcgni,clic fra Joio tanto più^fono difuni
« i cittadini t quanto meno fono da gl'inimici trauagliatijxSc il moUipli^
«anolcdiflentioni ciuiH) con quiete, ócrifodcll'inuaicOf però il dipingi
feurjuucoa ì'h2Ù2, oc con l'armatura^ • -n
ETERNITÀ. .<
DcfcritU da Trance fco 'Barberini Fiorentine nelfi49 trattai» (Tamere •
FRANCESCO Barberini Fiorentino nel fuo trattato,c*ha fatto 41
tmoie , quale fi troua fcritto a pcnnain mano di Monfig.MaiFcoBar^
oberimi Cardinal ài S. Chiefa, 6c dell'iftelfa famiglia» ha defcrittorc«r*
cita con inuentione molto bella: &hauendolaioconparticolargufto ve*
4uta>li6 penato di rapprefcnurla qui, fecondo la copia, chcdaii*originai|
ie detto Monfignore fi è compiaciuto lafciarmi cftrarxc .
Eglilaiigura, donna di forma venerabile, con capelli d'oro àlquantq
lunghi > & ricadenti ibpra alJe f^alle >acuidalilni{lro, e deliro iato, dov
tie ifdouerebbero fendere le coibie , in cambio di cflc fi vanno prolun»
jgandodue mezi. circoli^ chepiegando quello alla delira , e quello alla^
finiilra parte , vanno circondando detta donna iìno fopra alla iella , do-
•e fi vnifcono ìnficmc, ha due palle d'oro vnaper mano.alzatc in su,& è
fedita tutta di azurro cele/le (Iellato , ciafcuna dcUt qualixrofe è molto i
propofito con.uenicnte per denotare rEtcrnità,poi che la forma circolari
jBon haprincipio,ne fine.
L*oro è incorruttibile , e fra tutti li mttalli il più perfetto , e l'aiurro
Hellato ci rapprefenta il Cielo,del quale cofa non appare più lontana dal*
kcorruttione.
ETERNITÀ.
DONNA in habito di matrona , che nella defirt mano hancrà riLm
ferpc in giro, che fi tenga la coda in bocca, e terrà detta immagini
^n velo in icfia)che le ric.uopra ambed uè le fpaJle .
Si cuoprc le fpalle,pcrche i\ jcejnpo pallaio neireterniti non fi vede.
11 ferpe in giro dimofira, che l'eternità fi pafce di le ftefia,ne fi fomenti
di cofa alcuna cfteriore,5c>appreflbagli antichi fignificaua il mondo»
6l l'Anno, che il girano perpetuamente (fecondo alcuni Filofofi^ infc
piedcfimi,però fé n'crinouata pochi anni fono la memoria,& l'occafion*
dcU'infcgna di Papa Gregorio XIII. ^ dell'Anno ritornato al fuo fedo
per opera di lui , & £iò farà ce [limonio degno deirctcrnità della fama di
fi gran Prencipc. . I
ETERNITÀ. t
DONNA g,iouanc,veftitadi uerde,perdimoftrarc, ch'ella non è fot
topoftaal icmpo,nc confumata dalle fue forze , ftarà a federe foprt
ynafcdujcon vn'afia,nclla mano hnifira pofata in terra, e con la delira
{■porga vngcnio^cofi fi ucde fcolpita in vna medaglia antica, con lettere,
CJ^cdicono; CLOU SEPi\ ALB. AVG.
iiawera ancora in capo vn bafalifco d'oro : quell'animale era apprsfSi^
agi'£-
DI CESARE RIPj4. ì»
à grEgitlj indiCio deircterniC4>perchc non può cfTerc ammazzato da aii^
maie alcuno,{ì comedice Oro Eguiu),ne' tuoi Icroglifici, anzi facilmett*
te col fiato (bio ammazza Jc iieie,e gi'n uomini, 6i lecca rherbc,& le piani
te. Fingeiìdi oro,perche /oro è nicno loggctto alla corruttìoac de gii
tltn mculli.
eternità nella medaglia d'Adriano.
DOnna,chc fo (tiene due tede coronate, vna per mano con queftc Icttt
rw/ai ERiNil AS AVGVSTI,^ S. C. vedi ^ebaitiano Enzzcu
Eternità )0 Terfetuitd.
DOnna, che ficde fopra vna sfera celcfte, con la deftra porga rn Sol^'
coni fuoi raggi, & con la iiniftra lòftenga vna Luna, per moftrart-Af
come ancora nota Pieno Vaieriano ne' luoi leroglilìci,cheii Solc,cla Li*
fia Tono perpetui genitori deile core,^^ per propria virtù gencrano>«
COiil'enjano, &. danno il nutrimento a tattili corpi inferiori , ilchc fu
moito benecoiilìderato da gli antichi Egiti;, per rapprefentare l'etcr-»
liità , credendo fermamente, che queftì due lumi dd mondo fuflcro
per durare infiniti fecoli,& che full'ero conferuatori , & anco nutrì*
toridi tutte le cofe create fotto di loro.Siede lotto la sfera celefle , com*
cofa, che fiadurabile,&perpctua ; nelle medaglie di Domitiano, & di
Traiano fi uedc l'eterni ti,chc con la deftra mano tiene vn Sole, &)cóa 1%
Iiniftra vna Luna,col veflimento fcinto, e largo.
EVENTO BVONO.
I O V A N E lieto,& uefiito riccanaente , nella mano delha haueft
vna tazza, nella fini fira vnpapauero,& vna fpica di grano, quefto
buono eucnto teneuano coli fcolpito anticamente i Komani in Campido
gIio,infieme con quello della buona fortuna,& è come vna forama felici»
u di buon fuccefib in tuttele cofe, però lo fingeuano in quella aianieia^
«olendo intendere per Ja tazra, & perla fpica la lautezza dcììt viuandc^
& del bcre,perlagiouentì| i beni dell'animo ; per l'alpetto lieto i piaceri,
che dilettano,& rallegrano il corpo;per lo ueftimento nobile i bcnideiU
fortuna, fenza i quali rimanendo ignudo il buono eucnto facilmente vi*
«a nome, e natura.
11 papauero fi prende per Io Tonno > & per Ja quietc,iicl che ancora £
lcuopre,& accrefce il buono cuen to .
EMVLATIONE, CONTESA, E STIMOLO DI GLORIA.
DONNA, che tenga vna tromba nella defira mano , nella finiOra rrm
corona di quercia con vna palma ornata di fiocchi , & d ui galli alii
piedi, che fi azzuffino .
Hefiodo poeta Greco nel principio della fua pocila intitolata le opere
<c li giorni con più fimilicudmc mofira che lacontcfadigloriofa fiima e
molto laudabile,& conueneuole,attefoche per tal conicik ii virtuofi fan-
no a gara a chi può più auanzarei concorrenti loro, il fentimento «lèi
Vcrfi di H-;ì )da è quefio preio dal Grecoa paroJaper parola»
tiy£mulatur ipicinitm , yiciiuis
G
Ui ICONOLOGIA
^ \4ddmtiasfe]imantemyhonaycrohacc9ntentiQhmmhHfi
£t figulns figulo fuccenfet > & fai rofabe r ,
-^tf mendicus mendico inuidetycantorq; ^cantori .
I quali uerfi per maggior chiarezza noitradurrcMOj^tcncndocipJUÌ-
Bicatcaltefto Greco.
Il vicino al yicin emulfl mojìra
Che con ^ ran fretta le rìccheT^e acquila
. •J^abuonaè tdcontcfaaìlimortalii
llyafaio s'adira col yafaioy
il canto r al canto r, il fab ro alfab ro »
EH mendico al mendico inuidiaporta.
Onde n*è deriuato quel trito prouerbio Figulus figulum edit , II vafaio
édia il vafaio,quando (i jfuol dire,clie vno artefice, o uirtuofo odia l'altro
della mcdefima profefìione : però uediamo ogni giorno ftudiofi, che bia-
fimano, & auilifcono le opere d'altri,perche odiano la fama delli uirtuo-
a coetanei fuoi , non fenza inuidia ; fé bene fpeflb occorre che quelIo,chc
iiiuidiamo viuo^morto poi lodiamo, come dilTeMimnerraio.
Infigni cuipiayf'^yiro proni fumus omnes
■'..■. Jnuidereyiuo^mortuum autem laudare , "; . •, . •
.Moflblo fludiofo da vna certa ambitiofa inuidia d*honòrc,inci tato dal
ftimolo della gloriola fama , defiderofo d'eflcrcglifolo per eccellenza^
nominato , e tenuto il primo , G: fuperiore a gli altri , s'affatica , s'indu-
ftria , &.s'ingegna di arri uare, anzi trapalare i fegni della perfettionc,
leroglifico della gloriofa fama n'è la tromba Signifìcat tuhafamam, & ce-
' khritatem. Tìicc Pieno , la Tromba eccita gli animi de Soldati, & gli fuc»
glia dal fonno > Claudiano^ Excitet incesìos turmdi bucina femnos .
La tromba parimente della fama cfci tagli ani mi de virtuofi^ & li defìa
dal fonno della prigritia,& fa che filano in continue uigilie, alle qualcfsi
volentieri fi danno folo per far progrclib ne gh eflercitij loro a perpetua
failia, 6i gloria . Similmente la Tromba incita gli animi de Soldati , &
ch'infiamma alla militia > Virgilio nel Sclìa
«yEre cicrc yiyGS)Martc?nq; accendere cantu.
il .CofLJa tromba delia fiima,&: della gloria , infiamma gli animi all'emù-*
latione della virtù, quindi è che Plutarco trattando della virtii moraJfli
dille , Legìifìì tonditéres in cìuitate ambitionem /xmidationemq; excitant-y aduer-
ififtts hofies autera tubis etiamyac tihi^s inHigarJtaugcìitq; irarum ardores, &pH '
rndndi' ciipiditatc?n . Et certo che niuna cola infiamma più gli animi allaj
virtù che la tromba della lode,mafiimamcnte i giouani, perciò fcguita dij
i dir FìlitzvcOyLai:dando adolefcentes excitet^ atqiie propellat.
-'■ Lacorona,& la palma ornata di fiocchi è fimbolo del premio della ui,
'tu peni quale i ujrtuofi lìanno in continua emulatione,&contcfa .
■ -JLa cojrona di quercia fu nel teatro di Roma» premio d'ogni cmulationo
6: n'erano incoronafi Qratoi;i di profa greca ,&: latina , Mufici, 6c Poetij
ds. Poeti Marnale , O cui tàrpcias licuit coìttingere quercus .
Coa*«
DI CESARE K1'?A; "^ x^i
Confcrmtr fi pu6 con i'inicrittione di Lucio Valerio, che di tredici art
ci tra poeti iitini fu in Roma incoronato nel certame di Giouc Capitoli-
nojinftituito da Domitiano,eomeriferifcc Suttomo. InJìituU^&ifuinqHcn
tsale certamen Capitolino Ioni triplexymufìcum.equejireigymniiumy & aliquanto
fluriuntyquam nunc ejl coronatorum ; Nella infcrittione , ancorché non fi
Ipecifichi la corona di quercia , nondimeno d'altra non fi deue intendere,
perche nelle contefc di Giouc Capitolino di quercia s'iacorouawjao*
riacitori .
L, VALERIO. L. F.
-^- PVDENTI
HIC. C VM. ESSET. ANNORVM
Xin. ROxMiE. CERTAMINE
lOVlS. CAPITOLINL LVSTRO
SEXTO. CLARITATE. INGENII
CORONATVS. EST. INTER
POETAS, LATINOS OMNIBVS
SENTENTIIS, IVDICVM .
HVIC. PLEBS. VNTVERSA
HISCONIENSIVM, STATFAM.
AERE. COLLATO, DECREVIT,
Di Sonatori di Citara Giuiienale . ^^h Capitolinam fperaretVollio qucv^
€um , Etgli Hiftrioni ancorajfi come appanlce in quella infcrittione fiam
pata dal Panuino,da AldoManutio,dalloSraetio, & daGiofeffoScalige-'
Ko fopra A u fon io.
' L. SVRREDI. L. F. CLY
•> FELICIS
PROCVRATORL AB
SCAENA. THEAT. IMP.
CAES. DOMTIAN
PRINCIPI
CORONATO. CONTRA
OAINES. SCAENICOS
' La palma, 5r la corona ornata di fiocchi come habbiamo detto, era prt
l'ini© ancora che {\ daua alli primi vincitori , perche i fecondi non riporta
' «ano lecoiOnCj& le palme con li fiocchi,fi comeauucrufceiUudettofca
I ligeroin AufonioPoeta.
I Et qu^ iam dudum t ibi palma poetica poli et
■}( I Lemnifco ornuta estj quo rnea pdma caret .
^ Se bene propriamente i lemnifci erano falcie picciok di lana non colo
! rita,come dice fc/lo,m.a trouafi anco che i lemniici da moki piglianfi per
fiocchi d'oro, & di ieta, fecondo ^li a5PÌunti , onde le^aiamo in Aleliun-
ne I aro d A\ciid.ridro Hetrufcis ccrollis Icmnifci tantum aurei daretitur^E tin Srido
ofl inio Poeta Vdn^is [erica yCioh. Palma ornata di fafcie,o fiocchi di lcta:vcg-
gafilo Sca-igeroin detto luogo, & giornale dei Turuebo lib- ig.cap. j.
daa-
fli4 ICONOLOGIA
bindoli quelle Pkimc , & corone ornate di fiocchi alli primi vincitori , tt
gabbiamo porte per legno , che remuiitioneci flimola alla l'uprcma glo-
fia,&ai deiideriodelii pruni premi;.
I GaWì che lì az^ufikno feruono pcr[fimbolo dell'emù lationc , & della
oontelk di gloria . Certant inter fé galli ftudio gloria , Dice il Tcltore:
Cnrilìppo con i'emuiatione dei galli ci aggiunge ftimolo alla forte^za^
Thcmiltocle animò 1 foldati contra barbari, con mortrar lorodui Galli
che coinbatteuano> non per altroché per la vittoria : onde gli Atheniefi
mecteuano ogn'anno dui galli a contendere in publico Ipectacolo , ad cf-
fempiodcll'Emulatione, come leggefi in Celio Rodigino lib.p.cap. ^6.
Vfauano anco quello in Pcrgamo.li'liniolìb.io.cap. 21. Tergami omnibtu
annis fpcHaculum gallorunt puùlice editur ceu gUdiatorum > Et Polluce li b.p.
cap.^. rifcrirce, cne i Barbari Icolpirno d ui galli combattenti nelle meda"»
glic,(ìmbok dell emulatione,^onteia,e ftimolo di gloria.
EDIFITIO, O VERO V.N SITO.
GL I antichi per vn fafl'o attaccato a vn filo denotauano l'edifìtio , o
ucro il fito,& l'opera fatta, conciofiacofa che in niiTun modo fi può
drizzare gh edifitij fé non fiterca con diligenza la drictura de 1 canti, per
mezzo de gli archipendoli: onde nel fabbricare fi dcue pri...a ofieruarc
tguerto> che tutti ghedifitijconfpondano aU'archipeiidolOj&chenon^
liabbino in fé (per viare il uocabolo di Vetruuio) parte alcuna d inchina-
tionc all'ingiù . Però il potrà rapprelèntare quella figura per vn huomo
chetenghiinunamano TArchipeadoio in ateo di adoprarlo con arte, &
con giuditio .
FALSITÀ D'AiMORE, O VERO INGANNO.
DONNA iuperbmnciue ucllua , terrà con le maiu vna icrena , cht
guardi in vn ipccchio.
II fallo amante lotto la dclicatura d'vna leggiadra apparenza, & fotto
la do.'cczzudeilc finte parole, t:enepcr ingannare alcole lepartifiù de»
formi de iuoi pcniìcri ma]ua?g!,chcpcr 1 piedi , & per rertreii;ità,coiiiC
haòbiamo detto altre voke, li prendono, & però gl'antichi dipingeuano
Jaierena m qucfioproponto.
Lo rpccchio è ucro /imbolo di falfità , pcrclie fé bene pare , che in elfo
Specchio iìano tutte qi.QÌlc cofc,che Ji fono polle innanzi , e pero vna ioli
fimiiitudinc,che noii ha rcu]itj,6: quello, che gli lì apprcicnta alia lini-
iìra, uicncal!adcfl:-aiKano,<S: n^cdcrimiìmcritc quello, che è dal la deliri
vieueaJla iinifha,il che ctutLoquelio,che impoita quello nome di falfica,
come benillimo raccoa:^ il PiCno nei iib.42.
F AMA.
DONNA vcfli'ca d vn uelo lòuilc fuccinto a traucrf'3,racco]toa mc« 1
za gamba, che 11. (Jtn corrcie .cg^^iermentchaueiM duegrand'aiiji
iaratutuipennauySr percitcìovi ur.:nno lant'ccchijqiiiiritc pc!iiiC;& era
TjLC'li u] lavando )i;;,-jc;: boc;: liCj^k orccch.Cjncii^diiar.* mano ìcra unaj
croaiba
DJ CESARE RITA ms
itfomCMiCi^ la dcfcriuc Virgilio , & per più chiarezza (criuercmo le Tue
parole medefime,ttadotte lii lingua nolìra cofì .
La rama e yn malydi cui non pia veloce TiccoU al tim9r primo j^ pòi s'inai:^
E ruJfuH altrove di volubilc^j^ Fino alle fiellcy & entra ..ellaterraf
Sol yincy& camminaTido acquifla forzSy ^ ^^^ * ntcaoli anctratSìendc il capa.
Et poco poi loggiuiigc,
E veloce dipiediyelèggier d'ale Sono nel ccrpof^mme, Jon tant'occbip
Vh mojiro ho rrédoyt g ràde,al(juale quale Di [otto vigiUntìy(:p- tante lingue
(Marauiglia da dire ) c^ tante bocche ^Allagnardia del colmo, d'alcun tettOf
Suonan in leif ^ tanfo recchte inalba , Ofop ra d'alte, .(^ eminenti. torri,
Tela di notte in mcT^o il del fi ridendo Le gran città fmarrendo^et fi ielfalfi
Et per l'ombra terrcna^ne mai china Ccmedeluero.èmeJ'aggUr tenace •
Gnocchi per dolce fonno,& fiede il giom»
FAMABVONÀ.
DONNA con rna tromba nella mano dritta, & nella iìniftncoMu
vn ramo d'oliua , haueri al collo vna collana d'oro ,allaqualc Zìa
per pendente vn cuore, d: hauerà l'ali bianche a gl'homeri.
La tromba fignilica il grido vjiiuerfale iparfo per gl'orecchi de gl'liuo
mini.
Il ramo d'oliua moftra la bontà della fama, e la fincerit4 dell'hoorao
famolb per opere illuflrijpigJiando/ì reniprc,& rolLuo,& il frutto fuo in
buona parte ^ però nella Sacra Scrittura lì dice dell'olio , parlandofl éi
Chnfto N.Signore in figura, Oleum (fj)^fum nomen tuMUy Et dell'Oliua di-
ce il SalnìO, Oliua fru&ifera in domo Domini . Et per quella cagione fole-
uano gl'antichi coronar Gioue d'01iua> fìngendolo ibmmamentcbuo*
no, & lòmmamente perfetto-
Il cuOi-c pendente al collo, lignifica , come narra Oro Apollinc ne
Tuoi Ieroglifici,la fama d'vn'h uomo da bene-
L'ali di color bianco,notano Ja candidezza , & Jt velociti della fama
buona.
Fama cattiua di Cìaudìano*
DOnna con vn ucftito dipintod'alcunc immaginettc ncre,comc puf
tini con l'ali nere , & con vna aomba in man«, conforme al detto
di Claudianonel lib. della guerra Get!ca,conrrOx\larico.
Tùmaq; nigrantes fuccin^ipauonibus ahi .
Sono Timmaginette notate per qL-Hri timori , che fiaccrcfcono nei ere
fcere la catt'ua fama.
L'ali neixmoftranol'ofcurita dcH'atrionij&hfordidezza.
Fama chiara uelli medaglia di n^ntonìno^
VNA beliiffima figura nudad'vn Mercurio con i talari a' piedi, &
al capo,fopra il braccio fi^^ftro tcnghi con bella gratfa vn panno,&
in mano il caducco,& nella delira per io freno vncauallo Fegaf€o,chc
s'erga con i piedi m aito per volare.
La figura di Mercurio eoa; i^Uì:ìj^ cuducco^figniiìcala chiara fama
i» per-
%T.e ICONOLOGIA '
perciochc gli antichi Io fìnfcro nuntio di Giouc,'e per lui s'intende il
parlare , cioè l'efficacia delia voce j & del grido > che per tutto il ipandc
«r fi diffonde.
, 1 taJari,&: l'ale che tiene in capo fìgnificano le parole veloci .
Il cauallo Pegaieo s'intende per la chiara fama di Antinoo velocemen
te portat3,& fnarla per l'vniuerlb .
11 freno d'elTo cauallo gouernato da Mercurio, ci dinota , che la fama
è portata dalle parole, & dalla voce, che fuona dalle virtù degl'iUurtri
fatti de gi'huomini,& che tanto piìj,o menocotsl fama peruiene al mou
FAMA CHIARA.
1
do,quant© quella dalle lingue , & dal parlare de gl'hucmini è accrefciu-
ta,& (parfa .
Et il popolo Romano per honorare Domitiano fece battere in vna me
djgJiaii Cauallo Pcgail.) iìgn'ficantcia fama, che perii mondo di lui
s'era fparfa; vedi Seballiano Enzzo .
^ FAME
*M
I
DI CESARE RITA. à^f
FAME.
LA Fame vicn dcferitca da Ouidio nelle Metamorfofl al lib. 5. che iti
no ftra lingua cofi dice .
Ogn' occhio infermo fuo fi flàfepoltOy De le ginocchia il nodo infiwrfiflende
Jn yn'occultayi^ cauernofa fojfa E per lefecche coffie par gonfiato.
I{aro ha l'incidto crin ruuido^cfciolto La poppa chea la coPra appefa pende
Edifwgue ogni vena ignuda y è fcojfa Sembraynapalla a uento fcn'7;^.tfiat9
^allidoyc crefpOyrnagroye ofcuro ha il yol yentreneluétrefiio non fi comprende
E della pelle Jbl vestite L'offa (to Ma il loco par che fra già neutre Hat9
E dcli'cfia congiunte in varij nodi I{affevibra in fort.ma l'affamata rabbia
Trajjfaion varie forme, e varij modi. D'offa vn'anotomia,che l'anima habbia
FATICA.
DOnna giouanc mal vcrtita, di color verde, in mano terrà vn libro
aperto , flaiìdo in atto di leggerlo , 6^ a canto vi làra vn uitcIlo,o
giouenco .
La fatica/econdo il detto di Cicerone nel 2. ddleTufcuhncjC vnuccr
ta operationedi grand attiene d'animo » o di corpo, & Ci rapprclenta ve*
fiita di vcrde,perehe Ja iperanza la ricuopre,& la mantiene .
Si dipinge giouane,perciochc]agiouentù e atra alla fatica più d*ogn'al
tractadeli'liuomo.EtOuidjo nel Jib. 2. de arte Amandi volendo dano-
ftrare,che nella gioucntù fi deue durar fatica, co/ì dice
*Du viresyVìimiq.fnunt toUrate labores lam veniet tacito curuafeneEiapede,
Col libro fi dimoftra la fatica della mente, che s'apprende principal-
mente per mezzo de gl'occhi , come ftrsdapiù faciledi cognitionc in o-
gni propofito all'intelletto. Quella del corpo fi rapprefenta per lo fig ni*
ficato del giouenco conferme al detto d'Ouidioneilife. ij. delle Msu-
mof fofi doue dice
C&de laboriferi addimi gauiere inuenci.
FATICA.
D'Onna robufìa,&veftita di pelle d'afino , in maniera che la tcf!a del*
i'afiiio faecia l'acconciatura delli capelli,eirendo quell'animale nato
alla fatica, & a portare pe/ì : s'aggiungeranno ancora alla detta acconcia-
tura due ali di Grue,& in mano terrà i piedi del medefimo vcceIlo,ilqua-
le Tenie per memoria della fatica , perche è antica opinione, che inerui
dell'ali,& de i piedi di Grue portati adofTojfaccino lòpporcare ogni fati-
ca ageuolmentej& fenza alcun diipiacere,come£uertilce Fierio Valeria-
.ao al libro 17.
FATICA ESTIVA.
VN A giouane rcbufla , vefìita d'habito fuccinto , e leggiero eoa le
braccia nude,che con la deftra mano tenghi vna falce da mietere i\
grano,& con la finilìra vno fcorreggiato frumento da batter il frumen-
to,& apprelfovi fia vn bue.
Giouane, & robufta fi dipinge, per cfler in quefia età le forze dt\ cor,
pò più che in altra vigorole,<i^ anco più atte alle fatiche, come bene lo
cnmoltraOuidiolib. 15. Meiamorfoa.
S 2 Fitq-^
»i$ JCOT^OlOGIA
Titqr.€ yakns iuucnis^neqtie entm r^bufìior £tas
yila-iTiec ybcrioryficc qtid magiiardeat rlla,
L*habito luccinto, 6^^ leggiero ^ e le braccia nude dimoftrano ladU
fpofi tionc,&prante22a,che il richiede aJi'cperatioa.c>riinoucDdori tutti
gl'imptdunemi, come lòii© i ve ft unenti grauia.qucUichcin tempo di
gran caJdo dcunso eièrcilarfi alJa fatica .
La falccj& il leorreggiato Tono inllrumcnti di opere di molta fatica».
maifime che ii fanno nei la ftagionc ardentilsuna deli'Eftate , nella quale:
ogni minima fatica è grauii'sima,.& fopra di ciò ne luuirtmo del deico>
éì V^irgilio D' ! 4 delb Gcorgica,oue dice-
*y£li(ite l^horem experiuntur ...
Il bue,eflcndop»ftoda molti per fimboJo della fatica, farà maggior-
ncnt:: ne ta la noflra figura .
FATO.
HVon o vcffitOjCCi) £mplilsimo Ycftimpnr© di panno di Iinojfìarà ri-
guardando nei cielo vna Oeila > che rifplcnda in mezzo a molta lH'
ce , laqua'e Ha tcrmmata da alcune nuuoic da tutte le bande , dalle qua-
li cada in giro fjQoa lena vna catcra d*oro, cofi e deferite© neli'bttauo
Jibro deli'lJ.ade, & fignifica, fecondo cherifcrifconoMacrcbio, & Lu-
ci-'ro, la congiunticne , & ligamcnto delie cole humane con lediuine^y
& vn v.iacolti deli'humanagenerationc coi fommo fattore fuo ^liquale,
quandf>)i piace tira a fe> fic. fainaJrarr k nofirc menti al< più alto cielo,
Gue mai-ai crimcnte no potremo arrivare coi noUro sforzo terreno; perC»
il din in Platone volle, che qucfta catena futfc la forza dello fjrinto diui
iio,& del liioardorc c?le(te,dal quale fono bene fpefl'o rapiti gl'animi di
gran valore a (!*gnaldtcimpreic ..
Sì ueftedi lino, pcrchje,come racconta il Picrio Valeriano nel lib.4^.
gl'a.icichi Sacerderi Egitti poneuano il lino per io fato , rendendone ra*
gione,cii^ come il Imo è fiutto,e partodclia Liina>co£ ancafono Uiàior
tali fog^gcitiallcmuiationi del Ciclo. ELqucftacomeancolà Icgi'cntc
immagine, habbianw dcicritta confwnne alla fuperfimone de gcniil}>tr'^
feudo cofa illecita a noi Chri'iiani credere il fato, come ditìfulamentc io-
U gna S.Xommalò eoiittag(.nti'es iib.s-cap.^j.
F A T O.
rT '"'onzo vcHito t^i panno «i lino, per la ragione fopradettajhaucrii»-
1 capo vnafteiU,r.cli?. man deftra il Caduceo di Mcicurio,neliaiini'
iìia vr^Ccncccliscei fu;r>nia ciicil filo fia tronco nei mezzo..
L- rgi(M,cl:tri r/ìcgi ano KÌle dette crfc/oncqucfic pi iniicraratn
te, yzickk li fato n litrne per diuclgata opinione de isuii della gentiiirà,
ihocejifir:anci'wdiip( laioncdelJefi Jle,& ci:c tulli li ncOrihumaniar
jarijéi JU.rort.ru ncgcuit»*ap2irriO,lccondando il moto d'cliw,pcrò fo-
pra i! cap^sfe- mctl' mir;atriccii uij-.iiigc la.ft'dla detta ..
il Cadiselo denota I2 pttt/iàcltifatr,C}Ucro vnceri©diuinofpirito,o^
r/ioicypi r lo c] utile non Iciamcnte Ig uicntc Jioflra, ma tu tre Iccolc crea-
te ari*
i
pi CESARE KIPAl %t9
te ancora diceuano tifer rao^C) &goucrnace, 3: credeuano ài più 1 gca«
tilijchc fuflc vn certo vincoIo,co'l quale noi vcniillmo obbiigati,c riftrct-
ti con l'iftcflb Dio,6£che con noi la ncccffità di qucfto medc^inoadunaf»
ic tutte Iccofc-
Lodipingcuanocon la conocchia, fl^ con il furo,pefchccofi fi moilr»
il dcboiifsimo filo de noflri giorni, attaccato alle potenze del Cielo,
FAVORE.
GLI antichi fingeuano vn giouane ignudo,allegro,con l'ali alle fpa!*
le,con vna benda a gl'occhi,c co'piedi tremanti,l}aua fopra vna ru©
ta.ionon so uedere,per qual altro fine coli lo dipingclTero, fé non per di*
moftrare i tre fon.ti,onde Icaturifcono, ^ deriuono tutti i fauori . Il pri-
mo èia yirtìi,figmficata per l'ali da gl'antichi Tpc/Te uolte, pcrman tenere
la metafora del uolo dell'ingegno. Il fecondo è la fortuna , dalla quale
diceuano hauer le ricchezze , Sc per quelle la nobiltà , le quali due cofc
principalmente danno,5d mantengono i\ fauore viuo, & gagliardo, & \%
fortuna è dimoftra ta con la ruota, per la ragione da dirfi a fuo luogo, VzU
tra cagione del fauore è il capriccio, 6^ mciinatione di chi fàuorilco^
fenza alcun fine ftabile,ofcnzafprone d'alcuna cofaragioncuolc, & quc*
fto uien lignificato per la cecità de grocchicorporali,da quali s*impara ci^
ici corto iJ conofcimento dell'intelletto, & quelle fono tre cagioni.
Si polTono ancora con queftc medefitiie cofe fignificarc tre ciFctti d'cC»
fo^cioè l'ali l'ardire, che fi ha dal fauore per impiegare agrand'imprcic»
la fuperbla,che toglie la uirtù , & la conolcenza delle perfonc men gran»
di,il che C\ nota nella cecità,& il dominio della fortuna, che per JopiM
confcguifce per mezzo dc'fauori,& ciò perla ruota fi manifefta. Però quo
fto fi dice fecondo il vulgo, non douendo noiattribuire dominio alcuna
Illa fortuna,dipcndcndo tutto dalla diuina prouidcnza. Et in queflo s'hé
da fcguitare la ueriiii,infegnataci da S.Tammaio contragentiles. ? e oi
FAVORE. ^* '^ *
VN Giouane armato, con uno feudo grande polito in terra , Ouc ùlt^
dipinto il mare con vn delfino, che porti fopra ì\ dorfo vn gioui-
ne, che luoni la lira ,& con la raano^ritta terrà vno fcctro abba/Tato uer«
fo la terra. ,,
Si dipinge il fauore armato per l'audacia di fcoprirfi vigorofo nello"
-tmprcfe di molta difficukà , aik quali fpcfiTo s'arrilchia , &f ne cfcc facil*
mente con honore.
Lo feudo è fegno,chc i fauori fono difefa della fama, & della roba,co*
-me elfo è fatto per difefa della vita corporale'.
Il Delfino nel modo detto , accenna ia fauola d'Arionc nobile fonato»
,re,ilqua]eperinuidia d'alcuni marinari, cfi'endo gettato dalla barca nel*
l'acque fudaqucftopcfceamorcuolmence portato alla riua,ilquul'offitio
fi può prendere in quello propofito, perche A fauore dcuc eficr fcnza obli
gc,& fenza danno di chi lo fa, ma con utilc,& honore di chi loriceuc, le-
quali qualità fi uedono efprcllc neli'ataoai dei Delhno,che fcnza fuo
S ^ fco-
»5o ICONOLOGICI^
Icomodopoitaillbnatorc perJ'acque,òc^gli f^iiualavita.
Si dice ancora eller portato vno che è ioileuaco da fauore, & permez»
20 d'edi facilmente mene a termmedc Tuoi deiidenj In cambio dei del-
iÌ!\o fi potrebbe ancora fare vna iSiaue in alto niare, con vn vento, che le
àpin in poppa,perdimoftrarc,chcillauoreèraiuto,cheshi ^erio com-
pimento de deiìderij.
Lo icetro piegato ucrfo la terra è il fegno , che dauano i Rè di Perfìa,
per Iduorire 1 uaiialli , toccandogli la teda j perciò lì legge licJriflor.c Sa-?
cre,che Alluero, Ariaferle detto dagli lcriitoriprofani,perfauorire ìiiiief
iua moglie, le toccò con lo Icetro la tefla. ( ìiìv:^.'\.ri
Gi'aij tichi ancora, dipingeuono il fauore col dito più grofib della ma»
no piegato, di cheli può uedere la ragioiie apprclio lii^ieno? 6^ altri
Scrii tori»
Fecondità nella Medaglia di ^fnmea, \
DOnna,checon lalìiiiftra Lengu vuConiucopia,& con la delira meni
per mano vn fanciullo . •
. Si fu il Corai^copia,per udoprard arcora_quef^a parola di fecondità me
taforicainente neiia lerra, neg.'Aiberi, ne g:'iwgegni , CiC_ ^^^ ogaiaitia
cuia buona»
Fcronditd nella Medaglia di Fan/lina- ^
DOnna fopra vn letto gemale , & intorno Je licherzino due fi^nciulli.
Fide nella Medaglia diVLiUtiiU.
T/ iNi'huomocon vna donna, che li dam^o k fede A^nngendofi la de*
1 V lira mano , 3D rX
FEDECHJRISTIANA.
DONNA in piedi fopra vna bafc^uellita di bianco,neJa finiftra hauc*-
ra ViiaCroce,& nella delira vn calice .
La Fede è vna ferma crcd€nza,perraucoriiidi Dio, dicofe che per ai*-
gomento lion «ppanicono, uqìW .]uali è fondata la fperanza Chrifiiana.
Si rapprcfentaiopra vnabarejperdanoftrare,cheella5Coine diceS.Am,
brogioliD.i.dePacri j Abr.cap.r. toni. 4. ciabafe Regina di tui. e l'altre-*
iiiriu, poiché lenza di ella è impoliibue piacere a Dio , come dice S. Paolo=
fldHebr.cap.il.
Et fi fa m }'.edi,enona federe, con vn calice nella dellra,perfìgni£ca-
re leoperationi corrifpondenti ad eija,eirendoche, comeattefta S, Ago^-
llinolib.de hd,6c.oper.cap.i^ tom.4.& S.lacomoal cap.i. Ter fi dem, firn-
^peribus nemo potcjijalkar'ynec ujiifiiany namfides ftne openbus mortua cfl , c^
*A openbus confuniatur . Si che con l'opere douemo leguitarc la fede no-
ftra, poiché quello ueraiiienie crede , ilquale efercita con l'opere ciò che
crede.-diceS.Agolln.o Ibpra S. Matteo ai zà^.ii.ls{pneuimfaTistft credere,
fed yidendum efi, vr creda tur.
Et perche due principali capi d'elTaFedejCorr.c diceS. Paoìo^fonocre-
■derein ChiiAo Croc;iiiio,6«: nei Saciamento dcii' Altare :peiò fi dipinge j
■con U Croce, e col Caiite.
FEDE
DJ CES ARE RITA. %it
FEDE CHRISTIAN A.
VNA vergine con habito bianchifsimo fopra una pietra quadrata».,
con la delira terrà eleuata vna Croce , & con eiia vn libro aperto,
^^guardan^lolo fif]aiTicnte,& coJ dito indice deJIa finiOra, additerà toccari-
doqiiafi l'crecchio fto; Jaiciando da parte J elpJicatione dell'altre core
'già dette di fopra. •.",:!'.':
Sì rappreièntaco] dito a]roreccIiio,&: col libro aperto, percioche due
- fono 1 mezi ^^rapprendere la Fede iantajvncè Tvoico, 6: cjuefto è il prin
cipale,dicendo S.Paoio ad Kcm. cap. io. Fides ex ahdittiy aud^tusautem per
rei bi'.nì eh; ifti;L'aìtro è lì ìcggcicihbn Canonici)^' quefìoènien poten-
te .-t/V/r/fj e i?.w./frwo l>ef,c^ efficax-^^ fenet > abilior omni gladio ancipiti-yfertin-^
gens yfque ad diiùftonem ar,Ì7);£,ar fpiritt'.sycomfagum quoque^ac medutlarum-i^
difcretor cegniti<}nnm,<<r intentionum cordis . I3icc il medefimo Apertolo ad
Hii^br.cap 4.oltie che ne fignifìcajchealla Fede la pietra , come a fonda-
n:ento s'appoggiano tutk Taltre uirtu,ne può anche dimollrare, cheque
fta pietra foiidamen tale fia Chnfto,7^c^w auttm eratChriftusj ilqualedouc
mo credere(^come neramente eglièj vero Dio^ ài. Jicro liuomo, Redeu--
tore del mondo, e principio d'ogni bene noftro .
FEDECATTOLICA.
DONNA veftita di bianco, che fi tenga la delira mano fopra 11 petto,"
& con la finiftra terrà un Calice, & attentamente lo guardi.
Sono tre le uirtùinfegnateci nella noua,&vltima Itggo. data per boc^»
cadiChrifto N. S. coire ti^ snella collegate vn dentro all'altrormala.^
Fede è prima alle altre d Le, non potendo alcuno hauere , ne Speranza,
ne Carità lenza cflà, dalla quale quelle dependono in quella uitaneceffa^
riamente . Quella dunque fi fi uellitadi bianco , &: bella di faccia,per-
che come il color bianco ci mollrala fimilitudine della luce, quale èco-
fa efìftente, & perfetta di fua natura , (V il color negro ci moftra le tene-
bre,che fonofolo priuationc d'ell'a-eofi dobbiamo noi credei"e,chechi hi
fede perfetta^&c. fermata con la carità , habbia IciTere, & viua,6.:chi di
quella ila priuo,s'auuicini,o ha m tutto prolTimo alla priuatione,& alla
morte eterna; IVno ci di/Te Chrillo N. S. in quelle parole . jQ/// credit m
me etiam fi mortuus fuerit riva ; L'altro s'hà del iacro llmbolo di Santa
Athan:i[ìo . H^c eftfides O'.thoUca , quarn nifi qi-jfque fidtliicr-ifirmiterqLe i:re''
diderit jdi'.us effe no'n fotcrit .
Moftra ancora la bianchezza aiti ucfimcnto, che queftauirtu,non s'ac
quiitacon l'in tre durre le Icicnzc nellanimajccmeil color biaKcoa'pan-
ni non {"i da concolori materiali > ma folo s'acquilta purificandoli panno
da graltri colorijcoi"; la fedequando è nctta,Sranima con lagratia,& cari-
tà in modo che non penda troppo all'i nel inaticni, che danno diletto, ne
alle fcienze, che fanno fuperbo^pm efficaceiLcnte opera , & ha la fua per-
fettione-Nota ancora quefto colore, che facil cofa è deriar da qucf a fan-
ta virtùjcc --e è faciie macchiare vn caudidilslmo ucicin.ento , pero diiìa
l'Anefcoa L^v. . 'propollto.
S 4 j^n
• j* ICONOLOGIA
fi^n par che dagtantichijì dipinga Che d'vn irei bianco^ che U c^pra tutta
La [anta Fé vejiita in altro modo Che ynfol put9,rn fot neo la può far brutta
E per qucfta cagione molti incorrendo, in vn iolo errore, con perlina*
€Ìa,fono a ragione ributtati dalia Santa CAicfa, Iapendofì,chc . Qtdinyn^
delinquitfaCius eH omnium reus ,
La mano/:he tiene fopra il petto , moftra che dentro nel cuore fi ripo*
fa la ueia,5^ ui uà fede , & di quella faremo premiati , della quale dice S.
Giouanni ncU'Apocalifli al tz^.i.Ejlofidelis vfj^ admortem^x^ dabo ttbiy di*
€it 'DominuSfCoronam yita , Non dclkfinta, che molte uolte li moftranel»
2a mortificau apparenza de' corpi .
Ncli'aJ tra mano tiene il calice > fimbolo della Fcdc,douefifbftcnuno
tutte le noftre fperanze,&f il fincdc'noftri defiderij* eifendo la Fede vna
ferma credenza,fuori d'ogni dubbio confidatane! certo c^crc di DiO) &
yrouidcii2a^& potenza di q uello.
FEDE CATTOLICA.
DI CES/fRE RIPA. %fs
DONNA ucftiu di bianco>con l'elmo m capo^oclh mano defira t«r
rà rna candela accefa , &(^ un cuore, & nella fìniitra la tauola deìì^
legge uecchia inlìeme con un libro aperto .
La Fede come una delle uirtìi l'eoiogiche tiene in capo l'Elmo per di--
moftrarc, che per hauerc la aera Fede li deue mantenere l'ingegno ficu-
ro da' colpi dell'armi nemichcjche lono le ragioni naturali de' Filofofi,&
Icloiìfuchc ragioni de gl'Heretici , & mali Chrifìiani,ccnendo ferma la
Diente alla dottrina Euangeiica, dea' diami comandamenti, dicendo San
Gregorio nell'Homiiia 26. che: Fides non babef meritumyrbi bum<ma ratio
frabct experimcnCiim.
11 libro con le tanolcdi Moifc, fono il teftamcnto riuouo, 5\_ vecchio
Ìnficmc,come pnncipal fomma ui»ciò,chc fi deuc credere , che fono li
commandamenti di Chrillo S.N. inficme con quelli della vecchia legge>.
per conformità del detto fuo, che dice: Non fono venuto a dillruggerr
ja legge ma adempirla.
Il cuore in mano con la candela accefa moflra rilluminationc dzìl^
mente nata per la Fede , che difcaccia le tenebre dell'infìdeltà , & dell'i»'
gnoran2a,diccndo S. Agoftino fòpra S.Giouanni al capitolo nono: Cecitas-
efi infidelitas r ^ illuminatio fides , Però per antica eeremoma nel facrificio
della Mefla)&: in altri atti Ecclefiaftici , fi vede l'vfode' lumi,& delle tor-
cicaccefc, delchedifFufamcnte tratu Stefano Durante, de ritib. Eccl»
lib.i.cap.10.
F E D E N E L L' A M I C I T I A.
DO N N] A vecchia,& can uta coperta di velo bianco, col braccio de-
ftrodiftefo,& d'vn'àltro velo fari coperta lade/ìi-a mano.
Tiene coperta la mano deftra,fccondo l'ordine di Numa Pompilio Rè
de'Romani nel facrificio da farfi alla Fede)per dare ad intcndere,che fi h*
daferuarelaFedeconognifincerità all'amico, poiché :F/(fe/( come dice
Pitagora ) £f? atnorisfuìidamentum ^ qua ftihlata, tota amicitU lex , ius , vis, af
tatto peribit .
Rapprcfentafi canuta, e uecchia, perche cofi la chiamò Virgilio, Vlchr
dichiara vn'interprcte, dicendo, che fi troua più fede ne gl'h uomini , che'
lianno per molti anni maggiore efperienzai Raggiunge per moftrarc^-,,
che non bafta conferuarc la fede per alcun tempo : ma bifogna che fia^.
perpetua .
Racconta di più Acrone, che facrificando alla Fede iJ Sacerdote, fi co-
priua non foloU delira mano con bianco uelo, ma il capo ancora, e qua-
fi tutto il corpo, per «limoflrarc la candidezza dell'animo, che deucciicr
compagna della Fede ndl'amicitia.
FEDE MARITALE.
DONNA ueftita di bianco, con le prime due diU della defira ma«o>
tiene vn'ancllo» cioè vaafcdcd'oj;©.
1 Y
x?^ ICONOLOGIA
I' O R T V N A .
jONNAcon gl'occhi bendati,lbpra vii 'aJbero, con vn'aflaalTailun^a
percuota 1 rami d'elio, e ne cadano vani iftroa:enti appartenenti a
vane profeliionijcome Icetnj-iibri, corone, gioie, armi, ^cEtcofi j'adi-
])ingeil Doni .Alcuni dimandano Fortuna quella viriù operatrice dcJiej
lìcJie,lequali uariamente dilpor.gono le nature de gl'hucruini , mouendo
l'appetito lenfitiuo, e permczo di quello inchinando anco in certo modo
ienza sforzarlo rappeciro lagioncuoìe, in modo che non ne lenta uiolen-
za neli'operare: iiia in queital'.gura lì pigli Iblo per quel luccefio cafuale,
che può clicre nelle coie,che lenza intcntlone dell'agente rarifiin.e volte
ii.ol auuenire,ilqualc per apportare ipcfie uolte , o gran bene , o gran ma»-
]c,gli huominiche non fanno comprendere, che cola alcuna fi pofl'a fa-
re lenza l'intentione di qualche agente, hannoconrimaginatione fabri-
catacome /ignora di quefl'opre quella che dimandano Fortuna, & è per
]e bocche degl'ignoranti continuamente. Si dipingecieca communcmen
teda turti gl'autori gentili,per moflrarechenon fauoriice più un'huomo
che un'altro5ma tutti indifferentemente ama, &odia, moi'trandone qut*
legni che'l calo le apprei't;nta,quindi'è ch'elìaltabenefpcifoa' primi hono
ri vnicelcrato,chelarcbbe degno di iupplicio,& un'altro menteuole la-
Icia cadere in mifcria,e calniiiita. Peròcjuelio dico Iccondo l'opinione de'
^gcntili,echefuolereguiril volgo ignoiantejche non fa più oltre;ma lave
ritàèjcheil tuttodiipone la dminaprouidenza,comcinfegnaS. loma-
fo lib.j.contm gentescap. 92. citato di l'opra. Gli huomini che flanno lO'
torno all'albero danno tedimonio di quel detto antico che dice : Fortuna
fu£ quifqne faher-i^tLchc fé bene alcuno potefle cllèr(cóme fi dicc)ben for-
tunato, nondimeno ^'egli non è giuditioiò in di'izzare il camino della_»
vita fuapcrl:)coconucnientc,nonèpoiribiIe, che uengaaquel fine, che
deùderaua nelle fue operationi.
FEDELTÀ.
DONNA ueflitadi bi<inco,con due dita della deftra mano,tenga^
vn'aneliO) ouer figlilo, & a canto ui fia vn cane bianco.
Sì fall i'.gìWo in mano,per legno di ledei tà,perche con elio fi ferrano, e
Tiafcondonoli fccreti. ^
ilcftue perche è fidclifsimohaucrà luogo appreffo quella imsginepcr
l'autorità di Plinio nel lib.S- delThifiona naturale, dciie racconta in par-
ticolare òq\ cinedi Tito Labicno uedutoin Eomancl ccnfolatod Appio
i ijnio,& Publio Siliojilqualc efiendo il fopredctto Tuo in prigione non fi
parti mai da giacere per quanto poceua vicino a lui ,&: cllendo egli final-
mente come reo gettato dalle leale gcmonie rupplicio che fi ulauamRo
n"ia2qucllj,che erano ccndannati dalla giù (luia, fiauailcaneirtomoal
corpo dei già mono padrone, mofirando moltifsimi efieiti di doJore|,&
portando tutto ii cibo,cheg]i i\ (iau:i,a]lu bocca d'elio, ef.cndo alla fine il
DI CE SA RE RI? ^, V t/jr
cailauero gettato nel Teucre, il cane ancora di propria uoglia ui fi geu^
reggendo iopra l'acque per buono Ipatio quel corpo con infinita nie.a •
Uiglia de' ngaardanci .
Si legge anco in Erallod'vnCaualierRomano,che haucua un fgliuo*
lo vaico neile falce, apprelTo alqualedi continuo flaua vn cane dome-
Oicodi caia, OC a"uenne,chetiiccndorivngiofiiO nella Città alcuni gio-
chi militari , oue il Cauaiiere doueua inieruenire , volle la cunola_,
lua moglie interucnire alla fola, & hauendo ferratoli fanciullo col cane*
in vna mededma ftan2a,conduccndo kco tutte le lue ierue, le ne andò io
pra vn palco deììaeaCa, donde lì poteua hauer della fefratrat:eniniento;.
vici in quel tempo pe: vna feif'ura della muraglia vn'horribil lerpentc , 6i
andacoienealla culla per ucciderli bambino, iù dal caneafiàHLo,& ucci-
fojreftando elio folo inlanguinaco per alcuni moriì:del lerpe , acafoin^
quei cooibattimeiito del cane , & del lèrpeia culla fi uoitò iòttofopra ; la
Balia alio Ipettacolo dei iangue , & della culla riuerfata , ritornata che fa
conietturando la mone del fanciullo, portò con lagrime al padìe la flilfa^
n liouarcgli infunato per tali parole coric alla ftanza,e con vn- colpo di fpa
d^ ]'inn:)cente cane per incritodi fedekidiuife in^ due parti, poi pian-
ge ido and ) uerio la culla , & credendo vedere le tenere membra sbrana-
te irouò li funciuiio viuo,e lano con ilia grandtfsima allegre/ii^a , &: mera-
L'iglia,poi aecorgendofi del lerpe morto , uennein cognitionc della ueri-
tJ.3o:endoil intìmtainented'hauerdato all'innocente animale la mone,
in ricompenfa della ranisima fedelLÌ . Molt'altri elTempi , raccontano di-
ueriì altri auttori in quello propotìto,a noi badano quelli .
FEDELTÀ.
DONNA veflita di bianeo,con la de>lra mano tiene vnachiaue,& alli
piedi vncane.
La chiaueè indi tio d\ fecretezza, che fi deue tenere delle cofe apparte-
nenti alla fedeltà dell'amicitia, ilche ancora per iìngolare inflintodi na--
tura la fedeltà fi ligniiìca per il cane,come fi è detto m altre occafioni.
F clic uà nella met^ci^lia di C^iulia fj^ammea con quejìe lettere .
FOELÌCfTAS PTBLICA.
DONNA ghirlandata di iìori,chc fìede in vn bel fecrgio regale , nella
delira mano tiene il Caduceo > & nella finiflrail Cornucopia pieno
<li frutti, e fiori.
. La felicita è vn ripofo dell'animo in vn bene fommamente ccnòfciurp,
& deìderato, & defiderabile > però fi dipinge a federe, coi Caduceo m le-
gno di pace,& dnapenza.
li Cornucopia accennai! frutto confeguito delle fatiche, fenzalaqua-
Je è impoffibiie arriuare alia felicità , che per mezzo d efie fi ccnofcc , c4^,
d-'ìder'a .
1 fiori iono inditio d'allegrezza , dalla q-uale il felice flato non fi ('M;ide
giamai; lignifica ancora'il Caduceo ia virtù ,&ii Cornueopiala rxchcz-
2;a,però felici ibno tra di noi coloro^che hanno tanti beni temperali, die
ì-^of-
»j/ ICONOLOGIA
foflbno prouucdcrc alle neccffità dd corpo,& unto virtuofI,chc polTon»
-ailcj^gcrLT quelle dcli'aaima.
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II^IRUUJ^
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FELICITA ETERNA.
GIOVAN E ignuda,con le treccie d'oro I coronata di lauro, fiabcU
la,& rii'rlcndcntc, lederà iòpra il cielo ftellato, tenendo vna palma
nella finifl: a n.ancJ, & nella delira vna fianìma di fuoco , alzando gi'occJii
in alto, con legni d'allegrezza .
Giouanc fi dipinge, pcrcioche la felicità eterna non ha fcco,ic non al-
legrezza perpetua , lanita uera , bene incorrotto , ^^ tutte le gratic parti-
colari, che ieguono la gtoucntù, àC delle quali l'altre aa fono molt«
difetto le.
Si t'Ì!gnuda,pcrciicnon hàbifognodi veJarH delle cofe caduche della
^;/.i,o ].cr icuiucnirc alia vita,o perornar.':, ;iia tuLLO ri ben lloj 6l l'altrui
/vuìkL u> i:;c.-d^ii.an.ciiLcdi i£ijLi.cur..ina.
DI CESARE RIPA. tfr
I ccpclii d'ji» ToBOi peiilicn Ibaui di fempitcrni pace» & ficuracon-
4Dit!ia . in rjueftofigniiìcato è pigliato l'oro ancora da Poeti , che e ia-^
prima età iucoirotta da gl'h uomini «quacdo fi viucua lenza contaain^
re Jc leggi .
Poada federe fopra il Ciclo fteJ]ato,per dimof!rare,che la vera fclici-
ti,che lòlo in Cielo]lgodc,nouc lbggcttaalrapidQCorfodc)leflci]c,&r
alio ic^riibieiiole inouinìento de teiiipi -
L?. coion.idei hiuio eoa lapaln;» niofìrarcKc non fi può andare alu
felicità dal Cielojlc nonperiiiOlLctribulaiioni, cflendo vero il dccto di
S.PAOi'ojchediCC. 7{j» roron^rhitui'nirh^Ht h^itìmè certaucrit.
Iji lìaiiHii.iariicnLcd!niofka l'amor di Dio,&!: li miraralto la contem-
pla ti )nc d'i lui , pciclic iii auìbcduc tjuciie parti. coiiiìftcia bcati'tudii*C'
& la compita felici li -
FELICITA breve:
DO N N A.Lcriita di bianco> & giallo, che tenga in capo rna corona^
d'oro,?'» cinta di vanegerniiìc,neiia niaiio deJtrahaueri vn Iccirur
tenendoli braccioako,alquaJcs'auuitichi con le lue frondi vna zuccha,
ciiC lorgadal terreno vicino a'^^picdid'clla,con la lìniftra tenga vn baci-
le peno di monete, & di gemme ,-
il veflimcnto bianco>e giallo è indìtìo di contentc22a,là corona,& Io
fcetro diiìgnoria,&il bacile di gran ricchezze >:nelle quali cefciabre-
lie,& vana felicita confifle aflimigliandofi alla zucca, laqualc in brcuiA
£mofpatiodi tcmpoaltillìmadiuentata,inpochifsimo tempo poi perde
©gni ibo vigore, & cade atcrra^ il che èconformc a quclthcdificrAK
«iato tradotto in noftra Jingua-
Crebbe la ^i'cca a tanta clteis^'^y ch'elle
^ vnaltiJJiìno Tinfcfìè la cìnta y
JC mentre abbraccia in qutfta farle ,eÌM putite
/ rami futi fupeìba oltre cgm Hima
£l Tin feti rije yca lei co/i fauella-
'Breuc è la gloria tua yfen he ncn prime
Verrà il verno dineue^ ^giaccio cintt.
Che jia ogni tuo rigor del tutto tfimto,
F E R M E Z Z A.
DONNA, con le membra groile,d ai petto rob«ftc,iicf!ita é'tzznf^
«5> 6^ ricamato d'argento,come di^flrlic,&con ambe le nani ter
■a vn a torre-
Que»a figura è formata in manicra,ch e facilmente fenwmoltidichia
rationefipuo intendcrc,peròpernonci trattcriCiC^OLCFiOn bifegna ,di»
co folojchril color delb verte con le ftcik fi ile ;coipiteui lbpra;,Hi0lira-
no fermezzajper iìmihtudine della felmcz^a dei eiclo^iiquaie per Ja fu*
perfettione,fecondo il tutto, non e foggetto a muta tiene locaic , ne cor»
letiiua , & non può in niodo alcuno vacillare m alcuna parte ^
TKKr
ita
»58 ICONOLOGIA
FERMEZZA , ET GRAVITA DELL'ORATIONR
SCB iVE il Pieno nel primo libro de Tuoi HicrogJifici > che qusndo i
Sacerdoti Egittiivolcuano dinioftrarc in pittura la fcrn:c22a,&Ja
gi-auità dell'orationc, faceuàno Mercurio Ibpra vna baie quadrata lenza
piedijilchedimoftraua la fermezza, & forza delle parole cfiegu ite, le_i
quali fenza l'aiuto delle mani , o piedi poiTono per ie ftell'c fare i'oflitio,
che da loro s'afpetta.
Fortex^ d'animo ) ^ ài co rpo .
DOnna armata di cora2za,elmo,fpada,e lai-]cia,ncl braccio fìniftro,tc
nendo vno feudo con vna tefìa di leone dipintaui,lòpra allaqual flà
ma ma2za,perquefto s'intende la fortezzadel corpo,e per il capo di leo
lic,lagenerofiti deiranimo,e il vede coli in vna iried..giia molto antica.
Forte:(7^) ^ yalore del corpo congiunto con la priidcnT;^^
C^ virtù dell'animo .
DOnna armata di corazza, elmo, & fciido,& nella deftra manohab-
bia vna fpada ignuda, intorno alla quale vi fìa con bei gin auuol-
to vn ferpc,efopra l'elmo habbia vna corona di lauro co oro intrecciata,
con vn motto per cimiero,che dica : HIS FR VGIBVS. La fpada lignifi-
ca la forte2za,&: valor del corpo,e la ùr^^-t la prudenza, & virtù dell'ani
mo,con le quali due virtù fpefle volte fi vedono falirc gl'n uomini di vile
conditionealla tnonfdl corona dalloro,cioè ad alti honoh della militia,
Forte-:^ del corpo congiunta con la gener»fità dell'animo,
DOnna arniata,come s'è decto,nelladeftra tenga la Clauad Hercolc,
incapo per elmo vna tcfta di leone, lì come fi vede nelle ila tue-»
antiche.
fortuna,
DOnna co'l globo cclcfte in capo, & in mano ì\ cornucopia. II globo
celcfle dimoftra , fi come egli è m continuo moto , coli la fortuna
fcmpre fi miiouc/j muta faccia a ciafcuno hor'innalzàdo, e hor'abbaflàn
do,e perchcparccheelJa fia ladilbenfatncedelle ricchezze, ideili bc*
ni di quello niondo;pcrò fé le fa anco il cornucopia,perdimofirare, che
non altrimenti quelli girano di mano in mano, che faccia il globo cele-
fte,ondc dific Aufonio Gallo . Fortuna nknquum fiflit in eodtmjiatUyfemper
tnoifetHryyariaty(^ mutat yiceS) ^ fumma in imum yertityac verja cngit . Può
anco fignificare il globo,che la fortuna vien vinta,e luperaca dalla difpo
iitione celefie,laq ualc e cagionata, & retta dal Signore della Fortuna,^
della naturajlècondo quello ch'egh ha ordinato ab eterno.
FERMEZZA B' A MORE.
DONNA d'ornatifsimo liabito vefiita, per ncconciarura del capò
hauerà due ancore, die in mezzo con beila ligatur.uengonovn_.
cuore humano,con vn motto che io circondiA' d;ca Mtr.s efi firmfjjfwta.
F 1 V M I , E P R I M A TEVERE.
SI vede il Teucre rapprcientato in mohi luoghi in Roma, 6c partico-
larmente nel Vaticano ili vna bcliiiiiima iiatua^diuùiim.oxhcita già
ccndu
DI CESARE RIPA. ^js»
ccndo,& fottoii braccio defiro tiene viu lupa,{btco la quale fi veggio-
DO due piccioli fanciuiiini , che con la bocca prendono il latte da t^^
Sotto li mede/ìiiio braccio tiene vn'Vrna dalla quale efce acqua in graii-
difsima copia, ha nella lìniftra mano vn cornucopia pieno di variifrut-
ti,e con la dtdrJi mano tien' vn remo,hà la barba , & i capelli lunghi,5c^
è coronato da vna bella ghirlanda di uarij frutti, e fiori.
Il Teucre è fiume d'Italia, ilqualeefce dal defiro lato dell'Apcnnino,
& diuide la Toicana dall' Vmbria, e Campagna > come anco la città ^
Roma_> .
Si dipingono i fiumi giaccndo,perdimoflrare,che la loro proprietà è
l'andare per tena.
I due piccioli fanciulli,chc prédono il latte dalla Iupa,fl fanno per me»
moria di Romolo,e Remo fratelli, fondatori di Roma,i quali furono tro
uatiallariua del Teucre efpofli,chcpigIiauanoil latte da vna lupa*
Si corona detta figura in memoria dzììt vittorie de' Romani, che pejf
ciò fi uede il ritratto in alcuni luoghi,chc detta figura fia coronata liouj
iòlo de' fiorijC frutti, ma di lauro.
11 cornucopia con la diuerfiti de' frutti, fàgnifica la fertilità del pacrc>
■ doue pafifa .
IlremodimoOra effer fiume nauigabile,& commodo alle mercanti»»
Tenere come dipint» da Virgilio nel [ettimo dell Eneide .
QMando in ripa del fiume il Tadre Snea Da groppi folti tra le fpejje fronde
Sotto l'aperto del poH^à giacere Taru.e ch'vfci^e dal tranquillo fi urncy
Diede alle membra al fin breue ripofo, Feflito d'vn fottìi ceruleo yeU
It ecco il Dio del luog Oyil Teb ro fieffo E di frendofa canna cinto il crine.
il ueflimento At\ colore ceruleo fi fa per dimoflrare la chiarezza del-
l'acque, effendo ali'hora più chiara, quando meglio riceue il colore del
cielo,& però fu dimandato il Teucre Albula da principio,che poi da Ti-*
bcrino Re de gl'Albani nel Teucre fommerfo , fu chiamato 1 iberi , &C^
hoggi Teucre.
Potraflì aiico far il velo di color flauo , perche cofi lo dipinge rirgili*
nel y.deil'Eneide.
it multa jlauus arena Tyheris . ^t Horatio. Vìdimus flciHuni Tyherim .
La ghirlanda di canna che gli da Virgilio conuiene à tutti i fiumi^pei-
che facilmente nafcono in luoghi acquofi»
ARNO.
VN vecchio con barba , e con capelli lunghi , che giacendo /la pofar-
to convngomito fopra vn'Vrna,da!Ìa quale elea acqua, hauerà
que la figura cinto il capo da vna ghirlanda di faggio,& a canto vi farà à
giacere vn Leone, ilquale tenghi con le zampe vn giglio roflb^chel'vno
e l'altro dinotano l'antica arme di Fiorenza, pnncipal Città di Tofcana,
per mezo della quale paffa l'Arno .
L)icefi che altre uolre i Fiorentini fi eleffero per loro infegna fra tutti
1 fiori ilg.'glio bianco in campo rolìb : ma poi per ale une diieordie naie
i^0 ICONOLOGIA
ri*a di lorojcomc racconta Cnftoforo Landini , clclicro il Giglio roSb ta
<.;impo bianco .
Elcficro parimente fra gl'animali il Leone, fi come Rèdi tutti gl'ani*
?ji*li,e fra gi'huoinJiiicccciJ enti per il lor maggior figlilo Hercoic.
Gli fi da la ghirlanda dei faggio }^er dinourc,che rArnojfecondo cht
racconta Sti:abone,cfce dai iato deliro del monte Apennino da vn Ilo-
go.chiamato.Falteroiia, oue è gran copia di fuggi .
Scende qucfto nuiucdal/opradctio luogo, da principio , come vn ru*
fceilod'acqua fraftrani balzi)eftrabocchcuoliluoghi,& raili vcnò i'Oc
cidenvc^cpoientrandom wiolte forgiued'acqua, torrenti,^ fiumi Ci ia"
grolfa,& lafl'ando alla finiftra Arczzo^entra nel Fiorentino,&: paflci d ri-
fcn2e,& la partifcc in due parti , &<]uindi fccndendo a Fiii pariaiciuo
<5uciia diuide,c poi corre alla marina, oue iinifcc il fuo corfo .
Si può anco dipingere detta %ura con il cornucopia,atteIb,clie douc
agli pafla fono J uogbi fcrcUi di Toica na.
DA diucr/i,& in particolare da Probo è ftato dipinto il Pò,non folo
che fi appopgijcome gl'altri fiumi alJ'vrna,c che habbja cinto il ca-
j^o di ghirlanda di canne,mac'habbia ia faccia di toro con le corna.
Dipingcfi in quenaguiia,percioche Ccomc racconta Scruio,c Probo)
il fuonocKe fa iì cqrfo di qucfio fiume è firailc al rugitodcj bue,comc an
co le fuc ripcfuno incuruiitc à guiiadi coma^
Perla dichiaratione delia ghirlanda di canna.ciferuircmodcil'autto ;
jrità de gl'antichi , pcrciochc loro coronauano li fiumi di canne , perche, i
come habbiamo detto nella pittura del Teuere^ la canna nalcc , e crefce i;
jac^lione i luoghi acquofi, che negl'aridi .
Si potrà anco .dipingere qucfto fiume vecchio con capcJii, e barba Jua
^ canuta,& come Jiabbiamo detto, che s'appoggi all' Vrxia, dalla quale
icfchi copia d*acqua,c faccia fette rami,& in eifa lia vn cigno , terrà coji-«
ma delie mani il corno di douitia,e con l'altra vn ramo d'arbore^dal qut
le fi veda lagrimarehumor giallo.
Hauera incapo vna: ghirlanda di pioppo, per moftrarc non fo!o che jl
cjucfto^ume e circondato daqucfti arbori ^ ma per memoria di quello' ^
che fi racconta fauolofam.entc delle forelle di Fe:onte,ilquale fii fulmi*
naco.da Gioue>& fommerfo nel Pò,& efic trasformate in pioppc alla ri««
na di qucfto fiume , come anco Cigno Redi Liguria inCigno, ciie per-
ciò vi fi dipinge,ancoil detto vcceliovedendolenc di cfiì in detto fi urne
gran quantità.
E qucfto fiume notifsimo in Lorabardia,i!qualc nafce nel grembo del !
3'altifiìmo monte Velalo dalli confini di Liguri Gabienicon chianfiìmo;
Si breuifsimo principio per l'Alpi fccnde , éc poi calando fotto terra_,|
nforgej^C entra con fette bocche ncll'liadnaticomarc^ onde fi dice
far fette mari.
PcriJ cornucopia raccon-ta Plinio nei ter^o lib-chcil Pò ingroffa nel ;
naci-
DI CESARE RIFA ' 2^\t
nafcimento della canicula, quàdo ii ftruggono le neui, & è piò rapido per
li<:ampi,chcperli nauilii ,ma non però ii appropria nulla di quello che
t Qglie,& douc pafla, quiui rimane più grailb j tV diuitioiò.
Per dichiaracionc del ramO;, che filila l'humor lòprrtdcttOjil Boccaccio
nely. lib. della Geneologia deili Dei dice, che d'intorno al Pònaicono
-diucrfc fpeciedi arbori per forza del Sole, lenza eflbr piantati , onde cir-
ca il fine deirEftatc,m2ntrc che il Sole comincia à declinare , ludanovn
certo humore giallo m modo di lagrirac,ilqualc fi raccoglie con artificio,
& fi compone in ambra.
ADIGE.
VN vecchio , come gli altri a giacere , appoggiato ad vn^Vrna , dalla
quale eichi copia d'acqua , farà coronato di vna ghirlanda di dmcr-
fi fìorij'Si frutti,&:con la delira mano tanghi vn remo.
I-'x'ldige ha la fua fontana, dalla quale efce nell'Alpi di Trento ( fccon*
do Plinio ) & mette il capo nel Mare Adriatico alli Folfonijouc è zSaX
bel porto. - ^ì^^^ìv^^
I CU fi dà la'bcria gliirlandadc varii fiori, & frutti , per dimoflrace, che
•; I jicrdouc egli pafih è arreno-, & fruttifero, come benedimoflra Virgilio
I ; nella BucxoJ'ca, & nel nono lib. dclf Eneide quando dice.
II SmeTadiripisy.AtberifnfeufropteramanHm,
l'i* II remo, che tiene con la deflra mano, dinota efferqucilonoKil fiume
iiauigabiIe,perciochc per cifo fi cond ucono^ varie cole ;ptcrrviò<Jc gii
) huomini.
NILO.
li . 1{app refentato in vna Slatua di marmo pofta nel Vaticano di 1{oma,
ST A à giacere con chiome, e barba lunga, ha il capo inghirlandato dì
fiori , frondi , e frutti, giace con il braccio finiflro appoggiato fopra^
vna Sfinge, quale ha la faccia fin'alle marni ile di giouanetta, & il redo
, del corpo di Icone, fra la Siing^ , & il corpo del Nilo fi vede vfcire gratin
I i quantità d'acqua, tiene con la finiiira mano vn corno di douitia pieno di
frondi, nori,c frutti, flan no fopra la perfona di detto fiume, com'ancofo*
i;i ;pra d'vnTCoccodrillo poflo a cantoad tKo fedici piccioli fanciuilini, i qua
i]iikcon allegrezza mofìrano di fcherzare .
:^\ IlNiio,cnmediceil Boccaccio, nel 7.1ib.delia Geneologia delJi Dei, è
j, ,iiumc mcridionalcche òluìdo. l'Egitto d:i'r£tiopia,e fecondo la comma
,j, , ne opinione nafcc nei monti di Maun.aniapreffo all'Oceano .
, j . Quefio fiume fi pofa fopra alla Sfinge , come moflro famofo dell'Egit»
to,oue pafla quello fiume .
j] Metteuifi anco il CoccodrillojpcreiTer'ancor'efiib animale dell'Egitto, e
,.j ipcr il più folito fìare alla riua del Nilo.
^^ La gran quantità d'acqnajch'efcc nel detto modo,monra l'innondatioa
.jjdcl Nilo aella regine d'£gi£to,e ne graltri paelì , oue egli pafia.
' \ Li fedici. fanciulli figniiìcanc ledici cubiti di altezza dcli'innondatione
^^jdcliSlilojchcù fiata la maggiore che lìabbia fatto, e ra].eg.cz?adeiput*
T tini
M4ri ICONOLOGl A
lini molìra l'rtile ,che di taie nionddtioiic cauano ic perlbnediquei iiio*«
ghi che fono aridi, e fecchi, per cfFcr lòttopoRi aJia gran forza: dei Solc^,;
oiidc per tale inondacione il fanno Ji terreni fi;rtiJi,& i pacii abboadami,.- j
che CIÒ figniiica il cornucopia y-3<: Ja ghirlanda.
TIGRE.
T^lla Medaglia di Traiano. .
HVOiMO vecchio , cJie come gi'aJtri fta giacendo eoa l'vrna daviL*. ;
lato, 5^ dall'altra vna Tigre.. m , m ., ,
Nafccqueflo fiume nella maggioreArmeniajnel piano di vn.Juoco;de|'>
IO Elongorme>& girando in diuerll luoghi con dieci bocche, entra nel
mare Perfìco..
Dicefi, c'hebbequefto nome di Tigre per la velocità , come anco pcf"
«he nel luogo,ouc paira,(ì dice eflerui quantità di queflc fiere,
D A N V B I O.
T^j^lla iJ^fed'aglia di Traiano.
VJN vecchio, che fi appoggi>,come gl'altri ali* Vrna,Ia quale yerfi ac-^
qua ,& che tenghi coperta la tefta con vélo ,.
Coprefiilcapo con velo , perciòche non fi fapeua di certo ròrigine del :
fuonafcimenio^onde Aufonio. . . . .così dice: Ì '
Danubius perii, caput occultatusinore ..
A C H E O L O.
DA Ouidio nel lib. p. delle Metamorfofiviendefcritto con barba, e
capegli lunghi, ha da vna banda delia fronte vn corno, .&dalJ'al-
tra banda non vi eilendo l'altro , fi^veda.la rottura di efi!b, èghirlanda-
to di falce , & di canne ;, Et Ouidio nel luogo detto di fopra così fa men-
tione , quando eflb fiume di le ftefiTo dicedoppòl'eficr Aato.abbattutodi
Hercolo .. •
lo mi trouai fcorriatOjC Jen7a moglie *Ben c^hoggicon coroncye canncy e foglie
Con doppio dishonor,con doppio af^'cnno 'Di falce afcondo à la rnia fronte il danno,,
Tiene fottoall'vn de bracci due vrne, da vnì delie quali efceacqua, &
dall'altra nò. ^
Acheoio è fiume famofifiìmo delia Grecia, e nafce nel monte Pindoj&
diuidendo Ja Etolia dall'Arcadia, finalmente, defcende con ilmarcin^.ji
Ma]ia_.. . ... . . . ^
Secondo che fauolofamente elicono i Poeti : Oneo promife Deianira-» ■
fua figliuola jbellulipi.UiOicuane, per móglie ad Hercoieccn queÒa con-
diwcjrie, che riduceflc le acque dei fiume Acheoio in vn folletto, .perche;
fcorrendo con due allai.;.!ua tutti Vi frutti, & le biade di quei paefij&fa-j
ceua grandilsi.ni danni ; però diccfi^,ehe Hercoic dopo molte faiiche,»»
combattendo con Acheoio cangiato in toro, lo vinfe con rompergli , 6Li
torgii vn coi-no da) cupo > che fu quando raccoife l'acque in vn foi iùcgo,
& 1" : eie ferriicj e. r.bfcoi2dantc,<lk perciò ii rapprefenta con vn'vrna,.che-i ì\
gctriacqiKt , d'altra nò*.
A C I.
DI CESARE RIPA. J43
AGI.
E Deferì tto da OuidioncI trige/ìmo libro delle Mctarmorfofij&Ga-
Iacea di iui innamorata cosi dice ;
yn bdgwuane in tanto in meiio al fonte Io riconobbi a'ic fatc^xs conte
Io veggio in/ino al petto apparir f/io fé <i^ci ^ Jè non che molto era maggiore
Che ornata di due corna haueata fronte Lncidehauea le carni} ecri§ia lime,
Di maeHà ripiena-, e dijplendore ■ E di coronar, e cc^nnc^ornato il e line j
Aci è fiume della Sicilia procedente dal monte Etna .
rA G H E K O N T E, Fiume infernale.
QV E S TO fiume farà di color tanè flirtto > che getta per l'vrna ac-
qua , e rena,percicche Vu-gillo nel lib. lo.dell'iiiieide così dice ;
Rine via Tartaei , qi<ffert ^Acherqntis adyndas
Tiirbidus hic mno , yafiaque voragine gurges ,
'^'^^Ciefluat , atqne omneiìyCocytieru6iat arenam .
Q OC. 1 T O Fitme infernale,
SARA quefto fiume di color tutto nero, & che per l'vrna getti acqut
. delmedefimo colore,perche V-irgi lio nei fedo libro nell'Enei dcjcojl
dice_^ : CocytufPi/ie.fnii labens circumfluit atro .
ST'IGH. palude Infernale,
VN A Ninfa di coVf tanè pfcuro, & che verfi coni' Vrna 'acquarci
medefìnio colore . i ,
{ ftM"5i»;?ii;iijr . -F4ume Infernale.
JP\ I color tu^to rofib , con rVrna in /palla del mcdciìmo colore ,'dalla^
4u/ quale verfi apqua , & rofl*a, & bollente,per Seguitare la fentenzadi
jpantc al i4.canto dcirinferno, quando dice.
in tutte tue quiftion certo mi piaci ^pofe-, ma il bollar de l'acqua roffa
,■ Doueabenfóluerlvììachetufaci,
li INDO.
X\ I afpetto grane, &_ gioucniJc, con vna corona di fiori , & frutti ia
JL/ capo,appoggiato da vna vnà parte all' Vrna, & dall'altra ut fari v/i^
4animelÌo. ;
^' indo è^umc grandiffiiTio,ilquaIeric«uc fcflànta fiumi ,&c«piii diccn-
«Cotorrenti. .-■.n':' :"v., • ^.i cnh' -T
«.Si corona di fiori,&di frutti, in fcgnoc he il paefe rigato da lui è fertile
t)ltre modo, &i i-uoih*bi tanti vi uono politicamente.
Gli fi mette a canto il CameIIo,Gomc animale molto proprio del paefc^
-oucèquefio fiume. G A N G E,
DI afpctto rigido,cQncoronadi palma in telìa.s'appoggiada vna parte
come gl'altri fiumi all'yrna,e dall'ai tra parie vi farà vn Rinocerótc
Gange gran fiume de gVlnài nafce dal foqtc del Paradifo.'.
SiVapprefenu d'afpetto rigida efiendoi fuo^habitanti poco dediti al-
la cuUura,e per conlèquenzapoco cruili.
Gii fipoae a<;anto i'aiimaic ibpi:a<3cuo, come animale del paefe,ou€
X i paiia
«4^ ICONOLOGIA
palla quclìoi^uire.
GANGE.
Fiume come dipinto neWefcquie di M:chet<i^ng€lo Buonarruoti in FirenT^e .
VN vecchio inghirlandato di gemme, come gl'altri fiumi, con i'Vr-
iia,& a canto l'vcccl Grifone.
N I G E R.
HVOMO moro,con corona di raggi intorno alla tcfta, s'appoggi al-
l'7rna,& da vna parte vi è vn Leone .
A v][uefta fiume per ciler fotto la zona torrida ^li Ci fanno i raggi in ca*
po,di carnagione mora^come fi uedegl'habitantidouce^li pafla, che fò«~
iiomori,equafial>bruciati dal Sole. ' ,
Gli (ì mcctc a canto il Leone > come animale principalifsimo del pacfe
ouc riga queAo fiume^
Fiumi defc ritti da Fliano.
EL I A N O hif!orico lib.a.cap.j^ . De imaginihusflHuiorrum . Dice che
la natura, &ralueo dei fiumi ci fi rapprefcnta auanti gl'occhi, non*
dimeno alcuni hauendoli in ueneratione formorno le loro immagmi,par
te con figura humana,e pai-te bouina/ Simileaibuoi gliStinfahinel
l'Arcadia faceuono il fiume Erafino , &ri Metopa ;i Lacedemoniefi ì'Eu*
rota,i Sicioni popoli nel Peloponefib non lungi da Corintho-, & i Filiaiì;
loro vicini l'Élopo, gli Argiuiil Cefiflbiln figura humana faccuanoi
Pfofilij popoli nell'Arcadia fErimantho,che fceondoPlinio lib. 4. cap.^.
icorrc neli'Alfeo; fiume , ilquale dagli Hereenfi Arcadi medefimamentc
fu rapprclentato in forma humana , i Cherronefi che fono da la parte di
Gnido fimiJmcnte loro ancora l'iftefTo* fiume . Gli Atheniell poi riucri-
liano il CefiiIb,comc huomocomuto Jn Sicilia i Siracufani afsimigliaua-
nol'Anopo adVn huomo, ma honorauano la fonte Ciana come ^mini.
Gli Egifiei, onero Egefiani in Sicilia non lungi dal promontorio Lilibco
riueriuano in forma humana quefìi tre fiumi il Propace', il Crimifib , & il
Tcimifto.Gli Agrigentini al fiume cognominato da la lorcittà gli facri"
f cauana fingendolo in forma di putto gratÌGfo,i quali anco in Delfo có/i
cromo vnafiatua d'auorio le riucndoglifopra il nome del fiume, & fece-
ro detta] ftatua fimile ad'vn fanciullo, & per maggior vaghezza di quello
iioftro ragionamento non uoglio mancare di mettere in con fiderà tionc
il bello enigma del S.Giouanni Zaratino Caftcllini > nel quale fotto €oa<»
tiaue allegorie fi defcriuono diuerfi effetti, & qualità del fiumc^
Terpetuo claufum tenuìt me tnater in alno,
Et nunquam peperit ; fum tamen ipfefenex •
m/ifsictue iacee > at^e omni tempore curro^y
Et patte is^h&rirntiltiamilte yager
Sum penitusmoUis yprindrtra ^ pondera gejÌ9- ^
Òl'.^ «ff ^tias^pojfet tdlere ytraque manti»
Cs ego no>; kahco, clamoq;^clingtiis ffd aurasf
7^n nkUis yitf^m ; mottem alijs ttibuQ »
i
DI CESARE RIPA. z^j-
FILOSOFIA.
X^ ONNA giouanc,e bella in atto d'ha uer gran pcnfieri,ricoperta
Jl^ con vn veftimento {tracciato in di uer( e parti, talché n'appariica U
carne ignuda in molti luoghi, conforme al vedo dei Petrarca vlurpato
dalla plebe , che dice.
Tonerà , e.nuda vai Filofofia ,
Moflri falire vna montagna molto malagcuolc,c faflbra,tencndo vn li
bro ferrato fotto il braccio .
Filofofia fecondo Platone è vna hotitia di tutte le cofe diuinc,natura»
Ji,&humanc.
E la Filofofia dctt*madrc,& figliuola della virtù, madre perche dalla
cognitione del bene nafce l'amore d'eflb,&il defìderio d'operare in foia
ma perfettione cofe lodcuoli,& uirtuofc, figlia,perche fé no è vn'animo
ben compoftocon molte attioni Iodeuoli,fondato nella virtù, non fuolc
(limare la Filofofia, ne tenere in conto alcuno i £uoi feguaci ; ma perche
pare molto ordinario,c naturale,che la virtù,h3bito della volontà gene-»
ri la fetenza, che è habito dell'Intel letto(pefv^ eflendo mafilmc da Cicc-
rone,& da Alacrobio dipinta la virtù d'età fenile, che caminando per uia
fafìofa fpera alla fine ritrouarfì in luogo di ripofo J fi dourà fare la Filofo-
fiagiouanc,comc figlia , fuor di ftrada, & per luogo difabitato , per mo-
ftrare participatipne del genio, & dell'inclinatione materna.
Si da poi adiiicendere per lagiouentù , la curiofitd'de' fuoi queliti > e
che è non men grata à gl'intelletti de' vjrtuofi,che ila a gl'occhi degl'ef-
feminati vna faccia molle,e lafciua, moftra ancora ,che fé bene alletta—
molti l'eti bella, e frefca, h fa nondimeno tirare indietro Ja difficulti
della via, d'vf la poucrtà mendica de' ueftimenti .
J^tàpenfof^ perche è folitaria, folitaria per cercare fé fteffa nella quie-
te fuggendo i trauagli^che trouaua nelle conuerfationi mondane.
■E mal uenita,perche vn'huomo,che fuor de'luoghi habitati attende it
fé fìcffo, poca cura tiene de gl'adornamenti óeì corpo .
E anche mal ueftita , forfè perche non ^uanza tanto a' buffoni nelle
j córti de' Principi,chc ii ne poflano ve/lirei Filof ^fi>&(_ virtuofi,tal che
fi può credere j che da quel tempo in qua , che il Petrarca l'vdì chiamare
. pouera , e nuda > ancora non habbia cangiato condì tione, o rifarcite le
ucflimcnta. ' - ,
li libro ferrato^chc tiene fotto il braccio<:imo/lra i fecreti della natu
ra,che difficilmente fi fannojC le loro ca/^ioni, che difficilmente fi pofla-
*'']fìq caprrejfecol penfiero non fi fiàconfiderando, e contemplando mini*
' tamente. la natnra de'corpi fòdi,e liquidi, femplici, &:^ compo(ìi,ofcuri,
' '■&bpachi,rari,& fpeflì,le qualità e'irentiali,& accidentali di tutte lecofe,
delle piante, delle pietre, deirherbe,'de* fi umi^ delle minere,de gl'effetti
ineteorologicfjdelladìfpofitione de'Cieliidella forma del moto,deirop*
■'pdi1tionì;&infiué2e.deil'aniiiiahumana,eluo=p:incipio,dcl]a fuaeficn-
"; .gaie delie iheparu,della fua nobiltà^e feiieità>dclie fue operati oni^e {cn^
''■ ■ , ' '^ - 1- . ^ ' T j timend.
%4^ ICONOLOGIA -a
(imcntijcon altre molti fsime corcnondiilìiiilida que/lc mcdcfinTfe.
In diucrfc altre maniere fi poirebbe rapprefcit^-re la Ti]'oro£à,àn;óli
badi^hauerJa fatta cofTpcr ìa 1-acilitadi chi Je/^gc> &e per noa hr.uerea-»
coafoaderci con gJi enigmi fiìon della chiarezza di quelle ccfe,]equali
porcr.no confusione ancora a gli fcritti de inig.'iori Au tori:, ÙC però moi-
te eoa facilita fé ne pofùno,& fabncare^òv, dichiarare , comprendendoli
da qucfta fola > che la Filofofia è fcicnzs nobilifsima , che con l'intcllctt»
tuttauiafi pcrfettionanell'huomo,chc è poco ftimata dal volgo, &fprci»
2sta da flgnori ignoranti , s'efercita in cofe difjdcili godendo al fine craa*
quilità di mente, & quiete deirintelletto.
FLAGELLO DI DIO.
HVO M O vcftitodi color roffo, nella mano deftra tenga vna sfef"
za,Sc„ nella fìniftra vn fulmine , elTendo l'aria torbida, &il terreno
doue ita pieno di locufteifi prende il icflbpcr lo vigore^ & per la pofianza
lòpra i colpe uoli>\' fcellerati . U .
DI CESARE RITA •^r
Il color foflbjfignifica ira.,& vendetta, la sferza èia pena à gli huomim
fì\i degni dipcrdonojper.corregcrli, & liménarli nella buona via, fecon-
do il detto. ^osamojarguoyC^cafiige.
Il fulmine è fcgno del gafligo di coJoro,che oftinatamcnteperfeuerano
Ael peccato, credendcfì alla fine della vita ageuolmentc impetrare d<L«
Dio perdono.
Sigfiif5r5Ctiandio il fulmine la caduta d'alcuni,chc perule tortc,5; in'-
^gìufte fona ad alcKsimi gradi della gloria peruenuti>oue quando più fu» .
perbamcnte (ledono nonaltrimcntc,^chc folgore prccipitofi,cafcanóncI-|
■ le miferie,Ji calamità. ^ , " '.' '"
Per le locufte,che riempiono l'aere, 6c la terra s'intende IVniucr'fctga-
gigo , che Iddio manda alle uoltc fopra ipopoli, accennandofi l'iii/lona
«c^
K
■de tìagclli d Egitto » mandaci per cagione delia pertinacia > ^ Oiliaata 7o«
ifflia di Faraone.
T 4 FOR.
H^ ICONOLOGIA
FORTEZZA.
DONNA armata, & ucftiiadi color lionato, il qual color fignifics
fortezza, per eflcr fomigliantc à quello del Leone , s'appoggia que*
/la donna ad una colonna, perche delle partidell'edilìtio,queftacla pju
fortc,che l'altre foftiene , a i piedi di ella ligura vi giacerà vn Leone > ani-
male da gli Egitti; adoperato in [queflo propoiito , come fi legge in mol-
ti Icfitti .
FORTEZZA.
1
DONNA armata,& vcflita di Iionato,& fc fi dcuc oflcruarc la^fifono^
mia,haucràil corpo largo,Iaftaturadriiu,roflagrandi,il petto car-
rofo, il color della faccia fofca , i capelli ricci , &C^ duri > l'occhio lucido^
r.on molto apcrto>nclla dcftra mano terrà vn'alla , con vn ramo di rouerc,
& nel braccio fìniflro vno feudo, in mczo dclqualc vi Zìa dipinto vn Icone
eh e s'azzuffi con vn cignale.
L'eiìCiXicarfi intorno alle cofc difjficìlii conuicnc à ^tuttc le virtb parti«^
DI CESARE RITJ. i^ji
colari > nondimeno ]a Fortezza priiicipaJ mente haqueiìa riguard o,c tut
toii iuomfentoèdi fopportar ogni auuenimcnto con animo in uitto> per
iimordeJla virtù.Si fa donna, non per dichiarare, che acoftumi ferainili
debba auuicinarfi Ihuomo forte •• ma per accommodare la figurasi modo
di parlare,ouero perche efiendo ogni virtìi fpccie del vero, bello, & appc-
tibilcjilquale (ì gode con rintelletLO,(& attribuendoli uolgarmcnte il bel-
lo alle clónne)fi potrà quello con quefteconucnientemente rapprefentarc;
o più toflcjperchc come le donne (priuandofì di quei piaceri, a' quali le ha
fatte picgheuoli la natura) s'acquiÀano, e conferuano la fama di un'honor
fingo la re, co fi i'huomo forte, co' rifchi del proprio corpo,in pericoli della
iftcfla uita,con animo accefo di virtù,fa di scnafcere opinione , e fama di
grande ftima;non deue però ad ogni pericolo della mia elporfi, perche co
intcntione di fortezza, lì può facilmente incorrere nel vitiodi temerario,
<i'arrogante,di mentecatto,^ d'inimico di natura, andando à pericolo di
ftrugger fé (lcflb,nGbil fattura della mano di Dio, percofa nonequiualétc
alla uita donatagli da lui. Però fi dice , che la fortezza è mediocrità detcr-
minata , con uera ragione . Ci rea la temenza > & confidenza di cofe gra-
iii,& terribili in foftencrle, come, 6i quando conuiene)a fine di non faro
cofa brutta,& per far cofa bellifsima,per amordeli'honcfto,fono i fuoi ce-
ccfsi quclli,che la fan troppo audace,come la diceuamo pur hora,ó^ la ti-
midità Ja quale,per mancamento di uere ragioni, non fi cura del male im-
minentc,per sfuggire quellojche falfamente crede,chcle ftiafopra;& co-
me non fi può dir forte, chi ad ogni pericolo indifferentemente hadcfidc
rio,& uolonià d'applicarfi, con pencolo , cofi ne anco quefto , che tutti li
fugge per timore della vita corporale; per mcftrare che Thuomo forte, ià
dominare alle pafsioni dell'animo,come anco vincere , & fupcrarc g\i op-
preflbri dt\ corpo, quando n'habbiagiufta cagione, & cflcndo ambi fpct-
tanti alla felicità della vita politica . Si fa donna armata col ramo di rouc--
re in mano,pcrche l'armatura mofirala forte2za del corpo, ^C^a rouerc
«uella deiranimo,per refi (Icr quella alle fpade , & altre armi materiali , &
iode;qucfta al foffiar de* venti aerei, & ipirituaii, che fono i uitii,& difetti
che ci ftimolano a declinar dalla uirtii , e fé ben molti altri alberi potrcb-
bono fignificarc quefto medefimojfacendo ancor'cffi rcfiftenza grandifii-
ma alla forza de' tcmporali,nondimeno fi pone quefto , come più noto,&
adoperato da Poeti in tal propofito, forfè anche per cflcr lcgno,che refific
grandemente alla forza dell'acqua, ferue peredifitijj, & refillea' pcfìgraui
per lungo tempo,& maggiormente perche da quefto albero,da'Latinidctr
to robur.chiamiamo gl'huomini forti,e robufti ,
Il color della vefte fimile alla pelle At\ Leone,moftra, che deue portarft
nell'imprefe l'huomoCche da quefta virtù vuol che l'honorfuo deriui^co-
me il leone,ilquale fi manifcfta nell'apparenza di coIorlionato,& è anima
le che da fé ftcfib à cofe gradi s'efponc, e le vili con animo fdegnofo abbof
rifcc,anzi Ci fdegneria porfi ad efercitarie fuc forze con chi fia apparente-
©ente inferiore, e cofi può andare a pericolo di perder li nome di forte
i'huomo
»5o ICONOLOGIA
rhujaiochcconftratiididonnc,difanciulli,cl*auomini infermi)© cffcmi
nati vuol moftrarfipoderofodclcorpojncranimoèlodcuole, ilqualcaco
fi uilipcnficri s'impiega) onde vicn damoJtiriprcib Virgilio, che faccfl* •
a £nca,fintopcr huomo force, venir pcnfìero d'amazzarHclt^iiddonna-^;;
iaibelle,a cui la fpcranza del viuerc venia nodnta dalle lagnine, che n'ha- .
uca in abondanza,ói non dalla fpada che forie non hauca.mai tocca. For«»
ti fi dicono Sanfone , e Dauid Rè nelle facre lettere . Forte {i dice Hcr» ;
cole nelle fauole de' Ì?octij& molt^alm in diucrfi luoghi, c'han combatcu- j
toj &^ vinti i leoni.
L'afta fignij5ca,che non folo fi de uè oprar forza in ribattere i danni,chc
poifojio venire da al tri,come fi moftra co l'armatura di dofib , e col feudo.
Ria anco reprimendo la fupcrbia,& arroganza altrui cori ie proprie forze.
L'afta nota maggioranza , e fignoria, la quale ,vicn facilmente ac^uiftata ^
per mczo della fortezza. Ifegnidj Fifonomia fon tratti da Ariftotile per .
non mancar di diligenza in quel che fi può fare a propoli LO. : r}
IlLeonc azzuffato con il cigniale,dicc Pierio Valeriane lib.3.che fighi-
fica la fortezza dell'animo,e «quella dèi corpo accompagnate, percioche il.
Icone uaconmodo^e con miiura nelle attioni,& il cignak lenza altrimea ,
ti penfare fi £i innanzi precipitofamente ad ogni i mpreia.
JF O R T E Z Z A.
DOnnachccon vna mazza fimile a quella d'HercoIcfuffoghivn gran.;
lcone,& a' piedi vi fiala faretra con le faette,&arcOj. quella figurale ,
oauatada vna bellifsima medaglia, vedi Pierio nei lib.f . r,-
Fortuna buona, l^lla medaglia di 9^nto7imoGeta.
DOnna a federe ,'che fi appoggia con il braccio deftro fopra vna ruota»
in cambio del globo celefte>5c^ conlafiniftra mano tiene vn cor-
nucopia .
Fortuna inf dice*
DOnna fc^pra vna naucfenza timone, &i.con raJbcro,&c^ lauda rota
daluento. ' , . '
La naue è la uira noftra mortale, laqualc ogn'huomo cerca di condur- ••
rea qualche porto tranquiilodi ripolo ; la vela, e l'albero Ipcziiaco , Ói^ .,
gl'altri arnefi rotti , moììiuno la priuationc della quiete , efldidola ma- ■
Ufortuna vn l'ucceliò infehcc, fuor dell'intendimento di colui chcopc-
raperelettionc. ■;
Fortuna gioi^euols ad timore. r
DOnna laqualc con la mano dcfira tiene il cornucopia ,& lafiniftraie
farà poiàta fopra al capo di vn Cupido, che le ichcrzi d'mtorno .,
tllarcftc.
Fortuna pitctfica,6uei^ clemente, J\eiU Medaglia di t^ntonino Tio. >
VN A bella donna in piedi , che con la delira mano iì appoggi fopra
vn timone , & con la fi ni (Ira tiene vn cornucopia con lettere. COS.
mi. & altre FORTVNA OBSEQVEN. EX S. C fu rapprefrnta-
lacucfta Fortuna inRoma nel Confoiatoquartodi Antonino Pio, non-#
»d al{r« fiacche a gloria,& honor fuQ , dimofitandofi per quciìa ^urì.*
U
DI CES ARE RIPA '.^ssi
ìa fila profpcra , é. benigna.Forcuna, iiche Je lettere intorno;id cH'a l'eipri-
uiono> hgriificandofi per quelle ciiere a quefto Prcncipe Jà Fortuna obc-
dicnte,& compiac^uolcj & quantunque uarii (ìano nel mondo gli moui*
Fiicnti di (iueJh,eficrjdo la Fortuna, lecondo i Gentili , vna Dea mutatri-
ce de'Rcc ni,& fubitavolritrice delie ccHrmondane, nondimeno pcrdi-
Rio'l IV; re'iatclic. ci dell'Irni-Ci io di qiicflo Principe gli fegnorno nel riuer
fo delia ibprridctta n^edagh:;, vna buona, & lei-ena Fortuna 'fì^cilica.
La Dea Fortunaoltreraoki altrixognomi , fu anco da i Roman: chia-
mata Obrcqijens,cio'jindulj^ente,ouero clemente, fi come nelle antiche
inlcrictioiìi fTlf ggc, ^ pàruè'iilarmcntc a Coflió fi trijua'vn fòflb , ì& cui
queflc lettere <; Veggono fcrittc. Torturi^, ohfequentiord.^ \"
Comens voto prò fM:c Ciuium fufcepto. Vedi Sabai^iano Erizzo^
Fortuna .
DOnna clic con la deflra mano tiene vn cornucopia , <5i vn ramo d'al<»
loi'o,cnn la finirira mano s'appoggia ad vn timone , fignificando>
ch'ella fa trionfare cliiunque vuole >& la dimoflrationc diciò fi rappr»»
fenca con il ramo dell'alloro .
Fortuna ^nrea. 7{dl.ì medaglia d* Adrian»,
VN A bellifsima donna , che giace in letto Aernio coiivn draoac al-
li piedi. *t ; . > '-^
- Qucfta è quella Fortuna aurea , che in esmera de grimperadòri :fe 4>lC'
aaponere mentre viueuano,6<f che reggeuano l'Imperio, canjc^r It
loro Fortuna. , F O R Z a;. ;L^^
tt^ ONNA robufta , con le corna di toro in tefla , a canto terrJtrii'cIc»
^ fantcjcon la probofside dritta'; perche vòlendogl'Egittii fignificar»
▼n'huomo forte io dimollrano con queft'animalcjCcmefileegeinOr*
Egitdo nel lib.fecondo de' fuoi Icroglifìci ,• le corna ancora,c Ipctialmétc
di tcro , moftrano quefto medefimo;onde Catone prèfTo a Cicerone nel ìi
bro della vccchie22a dice che quando egli era giouanc non''^efidcraualc
forze ne df'vn toro,nc dVn'Elcfante,prendendo quefli due animali còme
più forti, & gagliardi de gl'altri. ..\
Foy^Ai^mort , * j ^
CVpido con Tali alle fpallc , con l'arco , &riciacttc in mano , Srèon la
faretra al fìanco,la mano finiftra alzata uerfo il Cielo, donde fccndo
no alcune fiamme di fuoco ,infieme con molte faettc fpèzzatc 5 che gli
piouauo intorno da tutte le bande,moftrandofi cofi,che Amore può tan-
to che rompe la forza di Gioue, & incende tutto il mondo, cofi è dipinto
dali'Alciato in vno Emblema, cofi dicendo .
^y^ìgerumfulmcnfregitjDeus^^igeryìgne
DumdemonJìrafvtieJììforticrigTiist^mcr* '
Per fignificarc qucAo medefimo,rifte(ro auttore defcriuc Amore ifl>a
carro tirato da Leoni,come f: vede neiriileflb luogo.
Forxa d'amore iineiracquaicome in terra.
FAnciulIo ignudo, con l'ali a gl'omeri , con h ds^ftra mano tiene vn pe«
fcc>e co la finiilra va ma^zo Si fiori^cofi i'Alciato dal greco io tradulft
, T^dis
»5* ICONOLOGIA
y^Hius^Amor vidert, vt ridet pUcidumq', tuiturf
T^cfaculaSfnec qux co rnmi fieóiat babet ,
%^lteraifcd manuum flores geyit,alcera pifcem%
SciUcetvt terra uirny dety atque mari
f^udus u4morhlttndÌ5 iccirco arridet ocellis ^
Jipnarcusy aut nunc ignea telagerit .
^^ec temere manibus Floremy delphinaq;tra^a£
lUo etsnim tetris > hoc valet ipfe mari .
e:i
FoìrxdmlnoYe'^dama^g'orfor:^fuper:ita, '
PER crpnmcre gl'antichi quefto conc€tto,iIquale èpiìiconucniente
all'cmblcma,chc a quello che C\ appartiene a noi di tratcare,dipingc-
liano vnapclh d'Hiena , con un'altra di Pantera appreflb , per refpericn-
« che fi vede nella contrarietà di qucfli due animali, 6^. P^^* IVfifetto del^'
le loro pel li, perche iiando vicine quelle della Kiena guada >& corrom'
pc quella della Panterajilchcauuicne ancora nelle penne dell'aquila, le
quali auuicinate al le penne de gl'altri vccelli, fanno che il tarmano,& van
fio in pezzi . 11 tutto racconta difTufamente Picrio V^alenano . Però vo-
lendo/i
DI CESARE RITA. 255
kncTofì rapprefcntarc vna forza dall'altra fuperata, fi potrà fare, coii--
pone dinanzi i gl'occhi la memoria diqueftieffetti,inqucl miglior mo-
do , che al pittore parerà , chepofTa dilettare . e ftar bene .
Forgia.
DOnna armata di corazza , &f cimo in capo > con la de/Ira mano tcn-
ghi vna ipada ignuda , & con la iì ni lira vna face! la accefa , & acan-
to Vi iia vn leone che Itia in atto fiero , & che vccida vn'agnello»
FRAGILITÀ.
DONNA che in ciafcuna mano tenga delia cicuta, la quale èdaVir*.
gilio nella Buccolica dimandata fragile dicendo »
Hae te nos fragili donahivius- ante cicuta . Alla q uale poi fi aflbmigliano
tutte lecofechemcno hannanome di fragilità >
Fragilità .
DOnna ve flitadVn fottiliflìmo velo>nelIa dcrtra mano tiene vn ramo
di tiglio , & con la fimftra vn gran vafo di vetro fofpefo ad vn filo.Il
velo le conuicne perche ageuolmente fi fquarcia . lì tiglio da Virgilio nei
libro fecondo della Georgica è detto fragile, &i il vafo di vetro fofpefo dal
filo non ha bifogno d'altra dichiaratione, per eflcre il vetro ageuolmente
bello, & facile à Ipezzarfi V fragile medefimamente t il feflb feminile, & fi
dcue dare ancora la corriipondenza di quefto »
Fragilità Euraarut ,
DOnna con faccia macilente , &(_ afflitta, nefiita poucramcnte,tcngft
con ambe le mani molti dì quei bamboli d'acqua agghiacciata^chc
pendono il verno da' tetti delle cafc , li quali bamboli dice il Picrio Valc-
riano, che erano da gl'antichi Egitti; polli per la fragilità dcirhumana vi-
ta: non farebbe anco difconucniente farcjche quella figura moftraiTc, per
Jagrauez2a de gl'anni d'andare raoltochina appoggiàdofiad vnafieuolc
tmna,per eflcieanch'eiTa vero fimbolo della fjragjliàjComc la Tecchiczza,
alfa quale quando vn hùomoarnuafacilmétc lente ogni minima lefioncp
& focilmentene rimane opprefib . Notarono alcuni ancora la fragilità
humana,conquellebolle che fa l'acqua, che paiono in yn fubito qualche
cofa . ma tofio iparifcono , & non fcnza ragione .
F R A V D E.
DANTE dipinge nel fuo inferno la fraudecon la faccia di huomo
giufto, & con tutto il refto del corpo di ferpente, diftinto con diuer»
Te macchie,e colori,e la fua coda ritirata in pianta di fcorpione, ricoperta
nell'onde di Cocito> ouero in acqua torbidajC ncra^osì dipinta la diman-
da Gerione,e per la faccia d'huomo giufto fi comprende rcftrinfcco degli
huomini fraudoléti,efl'cndo di voho,& di parole bcmgnc,iieirhabito mo*
delli, nel paffb graui,ne'cofiumi,&in ogn'altra cofa piaceuoli; nell'opere
poi nafcoftc fotto il finto zelo di religione,& di ehariti , fono armati d'a-
'ilutia,& tinti di macchie di fccllcraggine,talmcntc, che ogni loroopera-
tione alla fine Ci fcuopre piena di mortifero ve]cno,& fi dice eifcr Gerione,
perche regnando coltui prcllb à ^.l'Ifolc Baleari,con benigno volto,có pa-
1T4 ICONOLOGIA
ole carczzcuoll, e con ogni fani ili anta, era vfo à nceucrc i viandanti, e H
amici,poi fotto color di quella cortcfia, quàdo dormi u^no glVccideua,co
mz raccontano molti fcrittori antichi , e fra'modcrni li Boccaccio nelli*j
scneologia de gli Dei.
. F R A V D E.
TiMpy#
DOnna co due faccie vna di giouane bella l'altra di vecchia brutta, fit-
ri nuda fino alle màmelle, larà vefhtadigiallohnofin'j aiezagàba.
hauerài piedi fimili all'aqiìila,c ia coda di Icorpioncjuedèdori ai par delie
gambe )nclladeftra mano terrà duecuon,& una mafchcracon lafinirtra.
Fraudo èvitioche vuole inferire mancamètu del debito cffirio del be-
fie,6i abbódanza d'i nuentioni nel male, fingexido Tempre il bene,& s'eiìe-
guifce col penfiero , con Je parole , & con l'opre rotto diuerfi inganneuoli
colori di bontà, & ciò fi dimofira con le due faccie .
Il gialloimo iìgmfica tradimento^ inganno^ mutauoncfraudoknte.
- Iduc
DI CESARE RIFA. sj-f
1 ifuc cuori fignificano le due apparenze, del rolere, &non volere vn*
cola mcdefima .
La mafciicra dinota, chela Fraudc fa apparire Iccofe altrimenti da^
quel che fono per compire i fuoi defiderij .
La coda di Tcorpionc, &C i piedi dell'Aquila, fignifìcano il veleno a(^
€oro,che fomenta contmouamente, come Yccello dipreda>pcr rapire al»
trui , ò la roba ,ò l'honore . Fraude .
DOnna che tenga m mano vna canna con l*amo>col quale habbia-.
prefovnperce,& altri pcfci fi vedano in vn vafo già morti , perciò-
che Frauae, ò mganno altro non è , che fingere difare vna cofa buona_.,
& fuori dell'opinione altrui farne vna cattiua, come fiilpefcatore> che
porgendo mangiare a' pefci , gli prende > & aramazza ►
F rande y de l' ^riofto ,.
Mauea yn piaceuol vifo habito honcHo Era hruttdyC deforme in tutto il reHòt
Vn burnii volger d' occbi,vn'adar graucy Manafcodea qHffiefatteT^':!^ fraue
Vn parlar si benigno , e si wodcjio Con lungo habitoyc largp,eJotto quelle
Cbe parca Cabrieljche dicejfe sAue ^yfttofficato bauen [empre il coltelld,
-F V G A .
DOnna con habito fpedito, fcapigliata, con Tali alle IpalJe, 6(^ con va
fanciullo in braccio, & che fliain atto di fuggire.
F V G A.
DOana vefiita leggiermente, alata, in atto di fuggircj con le treccio
fparfe,óc che volti la fchicna ..
Dipingefi alata, perche la Fuga non è Fuga fé non con prontezza.
Li capelli fpariì dinotano la pocacura,che fi tiene diiefielTo in cafo di
fubitaFuga. '. '
Si vefte dliabito leggiero,perche non deue hauere cofa alcuna, eh e gli
dia impedimento .
Si fa con la fchiena ri uolta, perche in latina Iocutionc,yoltarfchiena
non vuol dir altro che fuggire .
- FVGA POPOLARE.
DOnna che fimilmentc fugga, ma tenga con ambe le mani vnofcia*
nlo d'api , fotte il quale vi fia vn grandifiìmo fumo .
Qu_e(lo l.habbiamo per tal fignificato dagl'Egitti], 6l Ci vede per elpe-
rienza , che l'api da nell un'altra cofa , più chedal fumo s'allontanano, &
confufimcnte fi mattono in fuga, comealle volte fi vede vn popolo fojje-
uarfi per leggieriilima , & picciolifiìma cagiono.^
FVRIE.
TX ANTE nell'Inferno dipinge le Furie , donne di bruttifilmo afpet»
J-^ to > con verti di color negro, macchiate di fangue, cinteconfer-
pi, con capelli ferpentini , con vn ramo di ciprèffo in vna mano , nell'ai*
tra con vna tromba5da]]a quale efcc fiamma,& fumo nero ,& fon^nte-»^
da gli antichi Poeti, donne defimatei tormentare nell'inferno l'anime-»'
dt 'malfattori ..
FV-
ijd ICONOLOGIA
F V R I E-
fadend9 giù fan omhrn mW empio yijk
J minor Jerpi del vipereo crine
E ginocchi f§n fitto la trift a fronte
Cacciati in due gran caue , onde vna luet
SpaMenteHolevien,fimileà quella
che tal' ho r vinta da cantati ver/i ^
Quaft piena difdegnoy e di vergogne
^jifohra la vaga Luna , di veleno
la pelle éfparfa,^ vn color di foce
Tinge lafcura faccia > dalla quale
l'arida fete ylavo race ferite ,
Statiocofi Jc dipinge.
1 tritìi mali,e lafpietata morte
Sopra i mortali cade, e dalle fpalle
Scende vnhorrido panno , che nelpett»
Si fi ringCy alla e rudel fu ria rinoua
Speffo la terxa delle treforelle >
Chela vita mortai con cui lifiami
' %yì€lfurano^è'Proferpinaconlei, •
Et ella, ambe le manfcotendo in quejìa
Laface porta con funeree fiamme ,
In quella ha vn fiero ferpe,onde percote
L'aria^attriftàdo ou;^nque velge il piede,
P V R O R E.
HVO M O che modri rabbia nel \i(oi'tx^ agli occhi tenga legata
vnafafcia , ftia in gagliardo mouimcnto,^in atto di volere^
cittarc di lontano vn gran fafciodi vane forte di armi inhafta, le quali
habbia fra le braccia rillrettc,& jìa ueftì to d'habito corto .
La fafcia legata a gl'occhi moflra, che priuo rcfta l'intelletto quan<io il
furore prende ildominio nell'anima, non emendo altro il furore, che ce-
cità di mente del tutto priuadel lume inteilectuale, che porta i'huomo à
fare ogni cofa fuor di ragione .
L'armi che ticn fra le braccia fon inditiojche'l Furore da fé fteflo porta
inftrumenti dà vendicarli, & dd. fomentar fé medeflmo .
E ucftitodicorto,perchc non guarda ne decenza, ne decoro.
Furore.
HVomod'afpetto horribile, ilquale fedendo fopra varii arne/ì di guer-
ra, moflri di fremere, hauendo le mam legate dietro alle Ipallecon
molte
r»/ CESARE RlPyf. is9
moire catene, ^ iàccia forza di rompcric'con 1 impeto della fuga .
il Furore è nuniftro della gtierra,coii5e accenna Virgilio in quel vcrfb,
itmt^lifaces, Crfuxa -polcint furor arma mrnijìrnt.
Et perciò il mcicfìinoaltrouc io dipinfc ledcatciopra rn monte d'ar-
mi di pia force, quafl Cile in tempo di gaerra Jaibmrainiftn a coloro, che
^anno rAnimo acrefo alla vcii.letta .
Si lega pcrduiiOilrare,che li Furox-c è vna fpecie dì pazzia, laquale de*
lic cirerjctìjaca,e Vinta dcilU ragiojie.
Ehornbilcneli'afpei:io,;xrCiie Vii'huomovfcito di fc ^efTo, pcrfubito
Impeto dell'ira^ piglia natura , e Iciiitx^nx;! di iicra , o d'altra cola p.ù fp4«
^. Aiuole*
furore*
II
Vomo lìorrfbile , c>!>n capelli rabbuffar!, port? nella mandc/ìrauat
^ran toxce acccia, iSduciia nmiìraia tc:la ài Mcdufa.
^ rr ^cjf^o armato , con uif!a fpai/cnte'iole» & fiera, hnucri il colore de!
• \ uiio rollo jcon k Icada ignuda nella dcftra mano ,ila-ndo in atto ini»
::cuc]e,nci braccio Anidro haueraunoicudj,iuiiiC2odel<jnalcuiiìt
Lu icone , cosi m dricrmc i*Alciato^
Furore fuperho i & indomito-^
Hv^omo armato di cora2za,e e'mo, con unito fiero, e fanguìndfo, eoa
la fpada nella de /Ira mano ,« nella finiftra urto feudo , nei qua! ui ila
dipinto, ofcolpitonn lcon«, che per ira, & rabbia, uccida, (quarciando 1Ì
propri) fig'liuoi.:,c per ciniicro dell'elrno uiiìa tjiiierpentc uiuace,&auol
toinuioiiigi.'!.
Il icone nfJ rar^ofopradcrto fecondo gl'Egitti;, è il ucro , & il propri©
Hieroglrnco del Furore indomito,il ierpcnt^-che Ljbra le tre lingue dalle
facre lettere è tenuto per implacabile y z\ furore,ìa ragione è che il ferpen-
te fubito che fi icnte in q-LaicJ.eiiK docifefo (àie in tanta rabbia, & furo-
re, che non refta maiiin tanto , che non habbia ucmitato tutto'l neleno m
pregi uditio di quello, che rhaoftefo,cniolie unite nferiìconoeficrfiucdtt
to morire di rabbia lolo ^/cr non poter uand icarii ne) fuo furore .
FVROR POETICO
Glouant uiuact, ^ rubicondo con l'ali alla tefta , coronato ò\ lauro,'
& cinto d'edera, ftaado ir 4x10 di fcauexe : ma ccn la faccia riuoU
ta uerfo il Cielo .
V Lali
tji
ICONOLOGIA
L'aJi/Tgniiìcana, la prcftezza , &: la velocità dcirintellctta Poetico».
chenoa s'immerge : ma fi lublima, portando feco nobilmente la fama.*
TK^HP^
rfefj'h-'jominì, che poi /Imnntiene ncrde, e bella permeiti fecoli^còme
Ja rionde ilei Janio , 6.:deK'cdc:a w mantengono.
Si fa uiuarcytv' ru '-. co r:do, perche è jI furor poetico una fbprabbondàza
di uiuucita di ipi Ìli , c^e arricchifce l'anima de nuiiiCri, 5;^ de' concetti
TL'.cr2Lii\ù<mt iqu;:!- '^.^ renda l'ìipo^fibilc che fi pofiTno ha.iierc foio per
r?...r]0'.{Cil? i.utura, foiio fn:: .iti dm» •"Tiicola.i , (Se'' iingolar grafia del
Cie.'. ' , & pJator.e diflc > che fi niuouc la menie de'Pced per dmin furore ,
o>'.'V;iia.,'. iorman'- n.oltc ':oJie ncii'idc;- ,n-r.cini dicv^icforranaturali , Icj
!'■•'''-' ,,,.,iv:tcù;iùro Ì3.ciirte,& ri.ccvcdiporàpena fonGintcie, e cono-
iciuie »
DI CESARE RIPA. aj-f .
fcfutc; però /i dimandano i Poeti preliba' Gentili, per antico cofìumo»
Santi, gcncrationc dei CicJo, figJiuoii di Giouc , intcì preci dcJJe Mufe^ »
& (acerdoti d'Apollo . Per Jo fcnuerc fi modra ancora che qucHo furore
fi genera col molto tiferei tio, & che Ja natura non balta le non viene dal-
J'arieaiutata j però-diHe Horatio :
(ut e^ojf ncqueo , igmroque poeta falutor .
Accennando Topcra dell'arte col non potere, 6: quella dell'ingegno co*
l'ignoranza.
P V R T,-p.
GtG VA N E vcrtito d'habito fpedito, con Vn cappuccio in tcfla, &
con le fcarpe di feltro, ouero di pelle, in vna mano tenendo vr.a lan-
terna ferrata, & nell'altra vn grimaldello, & vna fcala di corda, l'habito
farà.^enp di pecchie : così fi vededipinto in molli luoghi.
Lé^cchie fopra il vellimento fi fanno > for le , perche effe vanno rub-
fcandoa'fiorida tuncle bande il dolce, per congregario poi tutto inficmc
nella propria cafà, ouero per accennare vna falla lorte d'api, dimandati^
Fuco daXatini,che non ta fcnon mangiar il mele fatto con la fatica del-
l'altre, come i ladri , che confumano la robba acquiftata confudore,&c^
«on Jc miferie altrui;ne fa mcntione Virg.ncl primo deli'Eneide,dicédo;
,^ tyfut onera, accipiunt venientium, aut agminefaQo
Jgnauumfucos pecus d pr^ftpihus arcent.
Furto,
Glouanc pallido, veftito di pelle di lupo, con le braccia,& gambe nu-
de, & con piedi alati , in mczo d'vna notte , nella man finiftra tenga
Yna borfa , & nella deftra vn coltello, con vn grimaldello, l'orecchie la-
fanno fimili à quelle del lepre, & l'apparenza molto attonita .
Giouanc fi dipinge il Furto , per notare l'imprudenza , &r* Ja tcmerftl ,
che è propria de' giouani , &c^ proprii/fima de'ladri , i quali vedendo ogni
giorno infiniti fpettacoli di fucceflì infelici di chi toglie con mfidic aitrui
Urpbba, non però s'cmcnc^ano, pei: dare alla fine nelle reti , ò più tofto no
» lacci, . *;^i -^ • '-' > • - - ■"■-'■
' La pallidezza del volto, & Toreccliie del lepre, (ìgnificano,iI continu»
fofpctto, ói la perpetua paura, con la quale viueil ladro, temendo fempre
di non eflcr fcopcrto, e però fugge, & odiala luce, amico delia notte, fa-
«oreuolc compagna delie fuedishonorateattioni ,
Ji veftito di pelle di lupo, perche il lupo viue folo dell'altrui robba, Se,
di rapine, come il ladro, che per leggerezza di cerueJlo crede con cue/h»
i «edefimopenficrodiibaucnireaTuoibifogni,
llgrimaldello, & il coltello lion hanno bifognb Ai molta erplicationc
Le braccia,'& gambe ignudc/dimòftrano ladeftrezza, & l'ali a'picdi la
▼ciocità,cliecon grande indugia fi procura dal ladro, per timore de'me-
ouafupplicy.
èf9 ICONOLOGIA O
FORZA ALLA GIVSTITIA SOTTOPOSTA;
RACCONTA Picrio Valcriapo nel primo libro>haucr veduto vnt
Medaglia antica al fuo tempo r «rouara, nella quale v'era imprefla v- ^
n^ donna veftita rcgalment?,con vna corona in capo,à federe fopra'I don. '
io d'vn Leone, & che iìaqa in atro di nietter mano ad vnt fpada;.la <juat« .
dal det.o Picrio fu perla Giuffitia interpretata, & il Leone per la Fore^,"'
fi come chiaramente d vede elfcrc il fuo vero Giero^lifico^
F E C O N D-I T A.., . .; ':
DONNA i acoro nau di Sennpa > tenga cpn le mani verfo iITcn* »
r Acaniho, da alcuni riputato il Cafdello.^on li figliuolini dentro it
fiido>alli piedi da vn capto vna Galttna con ifuoi pulcini appena nau due
£cr vuoua,da l'altro c^^ vna lepre co i fpoi parti màdati fuoradi frefco"^. j
a fecondità è la maggior felicità , eh?! poflà hauere vna donna maritata': }•
poiché per mezo di quella produce! frutti > da lei nel Matrimonio con.*
^c^dcnoaCpetuiiuttefoche per antico inflmto di natura caeceifarià^
DI CESARE RIPA.
€Sì
« gVhuomini la procrtddoncdc i figliuoli» il che anco è co(a maaifeft»
tic li bruti.TuttigU allibali nacurahucatc ccrcono di actiuiftariì prole,
«e fucccfsioac, ancorché non ncJìrcn.iovti iu alcuna ;ia*6ac maggior»
wukUichc miglior ricchcz ta che li figliuoli ?
H<ec c^t è fJMattr poffefsÌ9 puliherrimé
tf^tm iimtiis ^fi cui ftnt Uberi bini . '
' Diflc Euripide in Mcleagro>fclicì fono riputati quelli padri ,& quelle
3Hadri,chc iaanno copia di molti buoni figliuoli, omafchi,o femmine-.»
<che f»ei3o,«ome mantiene Anftotilc nel primo della Rettgrica « Si come
^n'hjionio che poflìcdc moliitudinediamici>hapiùpotefta di qucl^o,chc
iioaha niunoamicojcofi molto pii può Tn Cittadino, che habbianumc-
jofa prole,chc quello, che non ha munajouero poca ; Tra Ji rari ellempi;
vdi felicita hurnana , racconta PIiìììo lib.y. cap, 44. di Cecili© Metello Ma*
<eJoiiicc.,cj.ehcDbc quattro lìghiicli, vììo jPn.tore,5^trcppn(4ili3dui
ti'iOnraii> oc Vi^o Lcu*oiC,c nciAiiedeiiii»ojiI>.ca]Mj-»*^^"*i'-^'^ «^ '" i*-^'-
itfi ICONOIOGI 4
te iua Jrtfció rci.figlmolijFndici nipoti , ò(^ che tra GencrijC Nuore;, 'tut ti
<]uclIiche4oIa]utaijanoinoinedi padre an'iuauano xij. Mecceanco d'h^
uer trouato negli atti de' tempi d'Auguflo nel fuo duodecipio confo k-
to,ciie Caio CrilpinoHilare dah"ieiblC) con lette figliuoli mafchi^ ed ue^
femmine,con ^y-Nipoti maichi, nouefienimine> & 2p.pronepoti>con or-
dinata pompa lacrificòin Campidoglio. Per ultima felici ti >&c_ maggior '
gloria uien chiamata Anicia Faltonia, Madre di Confoli in quella in»
Icrittione ftampat.t malamente daìo Smetio^ con duedillichi dipiù,li
quali fono fopra vn'altra infcrittione pur di Anicia.Faltpiiia Proba^ che li
uede rRil Palazzo del Cardinale CeOs. **ifl'rr 1
^nitiiijFiìttofilafTrob^j ^4mnios T'indasyVfnfcios^; devorantì ,
(^onfi/Tts yxorl^Confidis filii£,Canfulum Matri. ^nicius Trobinus.
V.C. Confai ordinariiu^Q^' s^nicim TProbus y.C^O^^aJior CandidatHS*
FiltjjdeimìóH maternis mcritis jdedicamnt^
Valerio Masfimo nel lib. 4. cap. 4. fententiofamente c^cc , chegrandisfl*
mo ornamento fono a le Matrone i figliuoli; d^ narra di Cornelia Madre
deGracchijche 1 2. figli fece fecódo Plinio,appreiro la quale eflendo alloga
giata vna Matrona di Capagna,che le fece pópofa moftra de'fuoi bellisfimi
ornamentijche portaua,ella in ragionando la trattenne tanto chc.tOfrnaflc
IO dafquola i figliuoli, quali ueduti difle,& quelli fono h miei ornamenti;
Feconda fi puòBire anco quell'altri Cornelia de la gente de Scipioni > che
di62-anni partorì VolufioSaturnino,che fu Confule con Domitiano Im-
peratore deirOttant*otto,& del nouantatre. Quella felicità none tanto
priua:a,quanto pubblica,eflendo felicità d'vna Patria,abbondare di molte
buone, virtuofe,& ualorofeproliiperòfecefi vn decretoin quella Città
di Roma, chea quello fulTe dato il primo luogo, &c^ maggior honoran-
zcjche hauelTe nonpiù anni , ma più figliuoli , & fuflè preterito in piglia-
re i fafci Confularl al Confu]e,che haueua minor numero di figliuoli, an-
corché fufie flato più vecchio : & ciò conila ne la legge Giulia, citata da
Aulo Gelliolib.2.cap.j5:.Si%<;oronata di Senape, perche il minutifsimo
fcme di quella herba,kn2amolta induflria,o diligenza del coltiuatore,
fra tutte l'hcrbediuiene tale, oidi tanta grandezza, che è atta a foUenerc
gli augelli ,che ui fi pofanoTopra. De Ja fecondità de l'Acantene ragion
na Plinio iib.io.cap 6^ .oue dice,che ognianimaie, quanto più è grandej
di corpo, tanto me.io è fecondo ,.vn figlio alla volta partorì (cono gli Ele-
ÀiitJ,li ChnimenjjA^Te Caiia7ie,rAchante minimo A ugelétto ne^arto-
■ Ilice dodi CI. la f^nllina poflaalli piedlda vn canto co rvuoua,che nàicrono
duepulcinipcr^uouodimcUra la fecondità di quello domellicovccello,
■' tal: racconta Pieno hr.uerne uéduri inPcidoua,& fi legge ne gli fcntti
'" d'Alberto,chein vn certo luogc della Macedonia couàdovni gallina -a 2
viit)ua,ncl nafcere fumo t>'ouat?"44.pulcini.xAdoperauan ancora gl'àtichi
in cue'lo pro;-o;:co Ia-pec'irac( n dui agnelli infieme legati , perche le an
tic.'U Matrcrtequciido^hatenono panunto due figliuoli adVn rarto,lb
■ leuanofuCJfificiife vna pecora con due agnelli- a Giunone prelid cu te del
DI CES ARE RIP A ^65
l'epuienza, 6^ de regni , 6<r aiutacnce delie donne ne' parti , le quali
non iolò due alla uonalpeliO partonicono Jii piìi luoghi, coniein Egitto;
ma per quanto nar.uArir.hb.7.cap 4.degruniui.Ji in aicuni luoghi ^j.Òr 4.
a la uc)lta,6i più e piìmoke cinque j Vua donna paiìicuu;rn:cnten(; par-
torì 20. m quattro parcijCinqiiea Jayolta)& la maggior parte di quelli po-
tè nucnrc5o:alleuare. Aulo Celilo iib. io. caj .i.narra,chcal Lenif'od'Au-
gufto Imperatore vna Icrua di deao Aug.iiìo nei campo Laureare parto-
rì cinque putti , che pocai giorni ca.uipt>!rno,'!5: ia aiadreanconon molto
dopo mori, a la quale per ordme d'Auguftò, fu ratto ne la via Laurentia
vn fepolcio, nel qLUiC lu ieri co u .arto di detta donna. Giuho Capi-
tolino anco rifenlce , che nell'imperio d'Antonino Pio, cinque putti in
vn parto nacquero , & it bene Aratoule tiene clie quello nun:iero Ila fine
deliamoltitudine in vn parto, & che non lì truoui ederlene infieme par-
tonti più ; nondimeno nuubuin'iO i\Q.Ì\t relationi <^t\ Bocero, chela Con-
tcJh MargiiariìarAnno i2 7.5.parLori 564. creature, che fumo battezzate
tutteibttoinomidiGiouanni,6idiEliiabetta, come appare daU'cpicaf-
fio intagliato nella iepoltura in va inonafleno di Monache di San Ber-
nardo pretlo Lhaia,in li blanda: ciò auuenne, perche elìèndo capitata»»
innanzi alla Cóceaavuapouera donna con duefigh.uoli nàti ad vn parto,
a domandare lalimoiìna,eiiain luogo di aiutarla, l'incarico, dicendo,
che non fi poteuanofardue figli ad vn tratto , fé non haueifero parimen-
te due pad ri , di cherifentendofi fiarte quella pouere.ta,pregò Iddio, che
per manitefiar la fua pudicitia , permettene che la Contefla gii grauida,
partorire tanti figlmoli , quanti giorni ha l'anno . Martino Cromerò ve-
ndico autore nella fija Cronicafcnue , come l'anno ii.6g. vn'altra Mar-
gherita, moglie del Conte Virboslao partorì j6. tìgnuoliin Cracouia.
De la lepre fi \f^gg'^ che è tanto feconda,che mentre da il Uttz partorifcc,
^ pone ira l'vno, e l'altro parto pochil^imo interuallo , & racconta Vale-
xio Mifsimo d'vn" Ifola, doue furono forzati a partirfi gli habitatori , per
ja gran copia , che vi era multiplicata di quefti animali . Però non fono
mancati alcuni, che hanno detto , che 1 marchi concepifcono , partorifco*
iio,& nutrifcono 1 parti propri! , come fanno lefenmune ilelìe .
FEROCITÀ.
DONNA giouanc arinataycon fembiante aliterò", « che fpira ira , ti
minacele, tenghi la ifìmftra mano Ibpra il capo dVna ferocifsima
Tigre, quafi che l>ia in atto perauuentar.fi altrui, e con ladeftra vnbafio^
•ne diquercia;,ilqualepereifer conoiciutohabbia de le foglie,ede le ghia-
nde ;ipa che loteaghi m atto minaccieuole, &:acceiini per colpire.
Si dipinge giouane , percioche ne la maggior parte de 1 gioaani regna
la caldezza del langue.' la quale genera in loro i'ardire,la prontezza, la
brama d'auuanta^giare tutti: oiide lenza timore alcuno intraprendono
guai a uoglia coia,quantunque ardua, e difficile fia: e per metterla in ei-
fecucione impiegano ogni iua forza Uiua, e ipiriLOlanAcnte , la quale pro-
V 4 pric.à ■
%64'
ICONOLOGIJ
J
fritti c!Icdcf Ji Tullio itu Catonf maggiore quando dillo . Infirmi^
tas fxercrurnyferoeiusiuuenimiyet grauitas confi anus animi. Ne la tacque Vir-
jiJio acigiouanc Turxio,introduccjìclo il Re Latino, che cofi gli p ailo,
Qprdfians animi tuaenij , qmvtum ipfeft foci
?r -, Virffite exHftras , tantum me impenfius fquum e^
L'arme poi, perche' Qc'foldati regna principalmente Ja ferocità ; Onde
il ftrcncire de Poeii Ho.wro , Élui mi molitur inepte . Per lodarlo con le
parolediJ-loationonconJaitodifircUruo Achille tale, quale s'accear
in cuci vera. . y
Honoratum fi forte refms t>fchtllem f
Jm^ger, iracuniysy inex oraiilisyacery
hirancrctphin.ta^nihnnonar^ógetarr'it.
Lo receda fàiiesulìoalleuareda Chirone Cencauvo , ne monti di 1 cita*
glia , che combattcua ogni giorxìQ con 'Jra,LcoiU> 0^nia.i , an.;iia . i .e*
DI CESARE RITA zóf
ri , e feroci ; non per altro > fc non per farci credibile, chcriguardmdoal
maeftro, & Aio Tuo, al luogo, doue fuallcuato, agrcirercitji,a'quali
attefe , non poteua non eflere dotato di gran ferocità militare . Le cui pc-
datCjfeguendo Virgilio, fa allattai'c,c nutrire la fua guerriera di latte di ca
ualla indomita , la fua Clonnda il Ta/lb da vna Tigre. L'Ario fto il fuo
Ruggieri di midolle d'or/ì ;, e di Leoni , ne quali tutti animali appare , e-#
fpicca la ferocità. Conuiene ancora dargli l'arme, perche non fola-
mente e proprio del feroce l'offendere, ma pur fi moftra al pari quefta paf-
fione la difender/ì,efitn<io la ferocità il fouerchio de l'audacia, che l'vnos
e l'altro abbraccia.
Tiene lade:]ramanofopravnaferocifsimaTigrc>pcrcioche molti Poeti
per la natura, e ferocità di iquefto animale , hanno prcfo occailone di mo-
ftrare gli animi di quclli,che fono crudeli,c feroci, e perche non fi piega-
no per preghi, ocompafsionc', gli dicono, che daleTigreHircanehab-
bino hauto il latte . Mi conrento dtì te/lodi Virgilio nel 4. dell'Eneide.
7v(ft tibi diua Tarens , generis nee Dardanus autor
"Perfide . [ed duris genuit te cautibus horrens
Caucafus , hyrcaneq; admorunt vbera Tygres*
Ilqual luogo con felicita traportando nel fuo poema il TaiTo , in luo^^
di Didone introduce Armida, che a Rinaldo dice. 16. Canto.
3^ te Sofia p rodujfe : ne fei n::to Del marprodujjej o'I Caucafo gelato,
*Pe i'i^ttiofiin^ue tu . te l'onda ìnfana, Eie mamme allattar di Tigre HircanM,
Il tenere con la iìniftra mano libartene, in atto minacieuole,èperfi-
gniticarc la fierezza de l'animordicendo Pie. Val. nel lib.5 i.che non man-
cano Poeti di chiara fama, che dicano, che gl'h uomini feluaggi>feroci,c
crudeli, priui d'ogni coHume, e gentilezza hum&na,fìeno nati di4ur%
quercia. AHudendoaTotcauodi Vergilio.
Ctnsq; virum truncis , ^ duro robore nétta.
FEDE CHRISTIANA CATTOLICA:
Secónda Fulgentio , <<r altri autori .
DIPINGEVANO li antichi Chriftiani la Fede Chriftiana Cat^
tolica,vna Giouanc éi uolto ofcuro> 5;^ quafi coperto d' va uc-
lo intorno al petto, & le fpalle nude, con vna corona in tefta di alloro,
di più fàceuanoche hauelTe in mano uno fcctro> & fottoa li piedi due^
iiolpette,e che moftralfe nell*attione , & nel gefto vna gran coftanza,
& generofità . L'interpretationc di qucfta figura è data da vn certo Dot-
tore Parificnfe «hiamato per nome Holcot, Allegato da Frate Arcangelo
da Vercelli Seìimcnum Quadrtigefimalium Sermone 2 5 .
Si dipinge con faccia ofcura , perche de gl'articoli della Fede , che noi
crediamo, non habbiamo qui euidcnza alcuna, perche come diceSan^
Paolo yidemushic ferfpeculumy ^ in anigmate > La orde dife Chri fio a Saia
Tommafo in S.Giouanni al cap.io. ^Beatiqui notividerunty ^ crediderunt.
Si può anco dire, che vadi velata , & coperta , perche l'habito de la Fede_^
couie dicono i Teologi, procede femplicemen te da vao oggetto ofc uro. e
uclato
i(5<f- ICONOLOGIJ
u'cl"t();,c''oè da vhoobiectoinuinbile, Siinlenfìbile.
E Inveii incornoiiiie IjpaiJeyc'l petto, perche la picdirr.t'onè Euafìgeìica
non dtiic eiici-e palliata con parole , 6c eaigaii , p cori pai OiCiolcurc >' J^
d'ipp.e, come fanno gli Eretici , ma lì deae i'Eaangelio eipìicirtl puf*a,é*
chiaramente. ; -^ ■"' ; ^'^' ' •' '■•» ^
Pvjrca ia corona d'alloro, in fegno de la vittoria ch'clJa riporta cdtfttra ]
gruuueriarij de la Fede Chiilhana, 6?^ nemici noUri j cioè iÌ-Détiibnio," .
il Móndo, & la Carne, per queftogh Impera:cri\ìiicichi mohlanti coi*' .
iiiiiilaaano andare coronati di laurj^edcjMirc.ri cat>t.TFd'Ci:LSia-S.:n'Ca.
lauH^S ditantur lene fi^.l già is. /
Lo fceVro cheeiia porta ne la mano, non dinota àltn, j'..- uon h.-gran' ^
dezza,ela maeftade la nO{lraFéde,coaieregina;,& li\iperatncé,aiÌ2Ì fi- .
gliuoladel Rè eterno iddio, ilqua le ella ha per orsétto j&aU.ù^rc co-
me a fcetro Ci appoggia, per dimbftrare la fermezza , e ia nlòlutioì ce hej ■.
debbiamo hauere ne le colè > che la fede ci propone di et ederc,:ac|ual fc-
dc,comediceS. GiacomGÀpoflolonela fua EpiriolaCaaoaiCiiiticap. i.
^jìlhicfitat.
JLe volpctte che tiene' fottoi piedi fono gli Heretici,quà]i"eilaconiìin-
ce , è prende , ma le vogliano reliàre ne la loro perfidia , calpefta,e depri-
me . òono chiamate volpe£te,per la loro malitia j perche cercano fcmprc '
con inganni, &aftatie di pigliare4'anime de fedeli, e fé ne uanno fem-
pre prouifli d'argomenti lottili , foii/lici y & fallaci . *. )nde molto a pro-
pofito S.Bernardo nel Sermone fcflagelimo quarto, fopra làXZ:iantica efpo
'ne quelle parole del cap. i, de La Cantica'.' Capite nobis vtdpes paruuks qua
■dcmoliimtur vineas , dice Capìie /perche gli -H'ef ètici nori'^ deuòno co'lì fù-
bitó ammaf:2ai"e , mi conuincct li con gli a'^gomcfiti ji&'cdn la uèrita , &
far chiari , & palefi al inondii i loro inganni ; coni^ dice S. Paolo nelli
pr.inade Corinti, al cd^:^\Dthcnt compH'hendiinaPutiafua/ÌJà onde que-
lla figura litiene fotto'ii pied.,perchela noflra "fede al fine li sbatte , con-*
limcc,ò^ conculca.
Mo Ira fodczzanella maniera, e nell'andare, attefeche !a Fede CaN
tolica Romanadurcra mentre durerà il mondo j & non mancherà mai in
iìnoaì lin de iccoli,fecondorOrationeche fece Chrirtoauantila fuapà^
fione', quando dilfe a S. Fietro,in San l'-uca a I cap. 2 x.' 'Simon ego rogaui pr§
l'teiVthoH dtficiàtfides tua . 'Et però moltra Coftanza , e gagliardia / perche
•iderilce,6: ha ia mira ad'vnó obiettò^ & ad Vna uericà increata.
FILOSOFIA S E C O N D O B O E T I O.
Con L'efpofitione di Gio. Zarattino Caftellinit
D
ESGRIVE Boetioconuaga,edotta in uentione poetica la Filo-
ibiÌ3jntàJguifa;Finge,chegii appanfse vna Donna di venerando
aù:etto'
DI CESARE S^I^^A.
i^7
afpctto. con gli occhi fcintillanti,& oltre la commune potenza de gli
hupmiiu acuti , & perfpicaci , di color viuace, & di ineflauito vigore^^n-
corche fuife tanto attempata, che in modo ueruno fi farebbe creduta de
l'età lìoftra . Era di ftatLra ambigua, impercioche bora ne Ja cGinmua^L,»
niiiura'de gU liuoitìini iì conteneua , taliiora poi parea toccaceli Gieio
con la loaimica delcapò,che te più alto lo hauellc alzato nell'ifteiro cic-
lo ancoia penetraua, ^ ftancaua la vifta de gl'huominr , che ^a niguar-
daua.io . H.iueale ueftedilbttiijfsimo filo iauo-atc con raroa tincio,di
materia indi/ìolubile,tcflute( per quanto ella dille) di Tua mano, leq-u&li
pareuano,come leiinmagiin afTiìmicate, ntF:.fcatedVna cena caligiriedi
fpi-ezzutaànLichità , Ne l'cf!rcinità deila. uefla ui fi leggera vn Fi , Gre-
co, ne la fomuiita vn Thita^trai'vxia,& l'altra lettera aguira;di Icala ui
i68 ICONOLOGIA
ii Icorgcuano fcolpi ti alcuni gadùi , per quali di iVitima lettera fl afcea*
dcua a la prima» la mcdcfiniauefta certi h uomini uiolenti ftracciarono,
€ toireto ma Jc particelle che ciafcuno potè. Coalamau deftra tcncut
alcuni libri , con la lìniftra loiTccttia
E di venerando uolto i meritamente , perche la Filofofia è dègnad'ho-
norc, & riucrenza grande, per cflcr ella Madre di tutte le arte liberali,
Macftrade'coftumi , tt^ d'ogni diiciplma , legge de. la uita , & difpenfa-
trice dclar-fanqmlhtàjDono particiiiar di Dio. ThiUfophU honaruM^
artium nihil eH éiUud nifi ( vt Tlato ait ) ionum » & inuentum 'Dcemm. Dice
Marco Tullio nel primo de la fua Filofofia,dctco riportato da Santo Ago
fimo de Ciuitate Dei lib. 21. cap. 22. cofi conci ulòragionandouifi de la
Filofofia . Sic ut autcm hsc > ytfatentury nuìlum diuimm matus efi donum > ftc 4
nullo Dea dari credendum eft, ni/tabillo y^uo , c^ ipfi qui multos Deos colunt,
nullum dkunt efie maiorem ; Volendo inferire, che ia Filorofia fia dono del
ijero,& yno Dio , per tan te ^ccel lenii X'ue conditioni, Viene ad eflcre uc
fierabile , Superò Scae^raiporal pijpfofoijccl'Epiftola i^.diiìe,ì\iu7fquam
in tantum conualefcet nefHÌtici^nunqHiim ftc contri virtutes coniurabitur > yt non
Tbilefophif nomen yenemhiUy^facrpjn maneat . Mai la federa tczza,e'i vi-
tiopigljseri tanto vigore, ni*i fi iCongi ungerà in tal uiodo contro le vir-
tù , che li nomtè de ia Filofotia non rimanga là<:ra,c ueaej-abile .
Ha gli occhi Icintiilan ti, & la virtù uifìua più acuta de la potenza degli ,
huomimyperche mediante la cognitionedi lei con l'occhiode lintellet-
togliJà«oaiiiaiiiedono,&: conoicono molte cofe occulte de la .^natura,
tanto della terra^cjuanto del Ciclo j ficoiiìc ciprime Tullio nei fudett^
luogo , dicendo,che ia Filofofia primieramente > c'inftruifce nel culto di
Dio ,€ poi ne la nKxki^ia ,<&: grandezza de l'animo, & la niedcfima cixli-
Tcaccia da l'animo , come da grocchi la caligine , acciò potiamo uederc^
tutte le cofe fuperiori,inf€rioj*i,pricne,ijltime,& mezzane.
Edi color iJiuace,ancorchc attempata fia,(S<f fuperi l'età noftra, si pcf'
che la lapienza fu dalafomma, 6: Eterna Sapienza di Dio conceduta a
l'huomo lubitocreato^cioc al primo nolìro Padrc,-&: ellada primi fecoli è
ftaD limpre maeilra di: tutte le creature : & è fempre yjuace,6i vigorofa,-
éi ila di continuo la piedi fcacciando co'l fuo fpkndore le tenebre de li*
gnoranzada la mente demortaJi : si perche la fapienzaèftabik,& inoor*
iu.ttibile,Uaiialc ad ogni .pcrlòna, ancorché colma d'anni dona uigore,
■fiC^fortezza.contrac.gmauuerfo^c torbolcntccalò,&vguahta di niente.!
ad ogni moxQ*6t' pcr^uibarionc d'animo .si comune diicorrcSantoj^go- |
{\nìo D^ Ciuk. luLÌjh.(^.iaf\^ .CiT 4- Non ùiciiio in quedo luogo diifercnza, 1
odrftiiiliojitC'djla lapienzaa la Filcfofia polii d.i Scacca Epill.59. cho 1
Jaiàpienzaijavn ^perfetto bene di- h i-ncntó; hiimanà :mal:i Filolòfiafia 1
amore, djLfid,crio^ 6^ fludio iicouleguirc qucik iàpienza: civ^c ucrpia.»
guanto a Ja fignijic^ixionc del nome , perche ii' Filoiotìa ait-o non fignifi- :
ca f lììc .iiii.ordi Upicnza^e di virtù, 6:1 uoioiu vuoi da^ Àiiiico,Amatt j
©7 CESJRE RIPA. »^f
^, & ftt Jiofo di Tirtù> & fapienza , ma fc lì confiderà tutte il corpo de 1a
Filo/ofia fccoado i'intentione di fioetio,dircmojchefia iJ medefimojcfic
TiOcfla vircù^ & fapienza , & però egli la chiama nella profa ittz^ del pri>
aio libro ,OtnHium magiara yirttttum . Nel fecondo pro/a 4. yirtutum emuli
uutrix. Nel (]uarco profa primai ^tripr^uU luminit . Mae/Ira , 6i nutrico
d'ogni virtù > apporcauice del vero lume : epithcn > ckt fi conueagono a
la fapicn za, fi come e veramente tutto i\ corpo de la Filolbfia>cÀe contic*
ne in fé tre parti; l'atti ua,clie compone l'animo oe'buoni coAomi» la cOA*
tempia tiua,che inueftigai fecreti de la naturarla ratio»ale>in cui confifte
la ragione)Con la quale difputandofi difcerne il vero da) f^fo^fic qnefla
ricerca la Aruttura,& propricti de le parole,& de gli argBmeati>parti tua*
le uè di perfctn fapieaza , che fi confanno con i' alua dcfiniiione de ItL^
ftpienza, che adduce nel medefimo luogo Seneca a differenia della filo-
ibfia . Sapicntia efl nofSe dmn4 9 tir bumana, fjr horum cnufus . la quale definii
tione a mio parere contiene le xtt parti della Filofofia . la fapitza è con*-
fcert k coic divine . Ecco la contcplatiua > la quale non folo per fifìca in*
■eRiga le cofe naturali, dette dal Pererio nel x. della Fifica cap. x x. efietà
4elta Diulna mente : ma anco per Mecafifìca riputata da Ariiiotiie diui*
fti(fiaaa> contempla le intelligenze fofìanze aflrattcì & la natura fìeifa Id<
^o . Conofce le humane . £cco la morale actma . Conofce le caufe d'am-
bedue . Ecco la rationale , mediante la quale fi viene in cognitioae de !•
«agioni de le cofe diuine>& humane. La Filofofia dunque contenendo
in fff la definitionede la fapienza > viene ad efiere vna iileffa cofa » che la^
iàpienza, mafììmamence in vigore della Metafifica da ìtì contenuta, la^
quale per autorità d'Ariflotele merita ì\ proprio nome di fapienza. la on*
oe Marco Tullio nel quinto deleTufculancragioaando de l'antichiti de
la Filofofia,dice ch'ella è antichifnma»macheil nome è frcCco^Mi^aiffl*
mam cum ridevnuj,H$tHen tamen effe confitemur recati. Et la repu!^a riÙeiiaf
che la Capienza. Imperaochcidicc egli,chi può ncgarc>ehc la fapienza né
fta antica di fatti, & di nome ? Cioè la Filofofia, la quale per la cognitio^
«ìsde le diuine, & humane cofe,.de li principiijÀ. de le caufe> appresogli
«Qtickrotteneua quello belliffimo nome di fapienza, &c^ li fetce ikui) de
la Grecia furono chiamati Filofofì > cioè iàpieati -, ò^ molti fecoli auantt
Xtcurgo, Homero,Vlifie>&Neftorreiurono tenuti per fapienti. Simil-
nente Atlante, Prometheo,Ccfeo, per la cognitione che haucnanodcN
lecofccelediffuronochiamati fapiend^ Etutti quelli che poneuano ilio*
to ftudio nella contemplatione de lecofc; furono/cmpre chiamati fapié-
ti>per fino al tempo di Pithagora>al quale parendo titolo troppo fupc. bo,
d'eflcr chiamato fapicntc,ri fece chiamarFilofofo,cioè amico de )a f:}pié-
£a; & la fapienza fii chiamata Filofofia, cioc Amor di fapienza > tal che la
Filofofia è quella iftefla,che più anticamente chiamauaft fapienza. Onde
è^chc in Diogene Lacrua nella vita di Platoac ìcgf^id^Vrc^rii i^mfafien^
J7* ICONOLOGIA 1
tiam, ^Thilofophiam vocat appetitioné quandam, ac itfiderÌMnìiÌMÌnàft^ientÌ4t,
'■ La ftatura ambigua horpiccoJa, hor grande: lignifica, ch'ella hor s'oc-
cupa nclacogmtioncdelccore inferiori d^ la terra, &c_ hoiancJciupc-
rìori del Ciclo, fiTàilc voice lòrmon ta tant'alto ad inueftigarc le matcrit
iubliini,cli*c l'inteihgenza humana noa le può capire ; & però dice Boe»
tiOjchclaFiloibfia'ilcvoitcaizaua tanto alto li capo, che penetrando
nel Cielo>h vifta Ifé' rirguardanti non erahabik y& fufficicnte arifguar-
darla > S^lcorgcrla j atceio che Ji mifterij Diuini lo no occulti, & l'cifcn-
za diuinaifi^ila, cJwr nel Cielo rificdè> non può eflèré da l'humanodifcor-
fo comprala. Deus humanj ratione comprehendi non pote^j diffe San Gre-?
gorio Nazianzenone l'orttionedcl Tanto Battefimo . Che merauiglu ?
Se a Simonide Gentile Poeta Greco , addimandato da Gierone TirannOf
che cofa fufl'c Iddio, dopo hauer prefo vn giorno, & due di tcmpoa pcn-
farci, & nchiedendodipiù doppio termine, nlpofc aii'trltimo ? Quanto
più confiderò reffenz'a di Die , tanto più mi pare ofcura cofa; Quanta diu^
tius confiderò Deum , tanto mihi res videtur obfcurior . Riferifcc GKciSoa^nci
primo de natura 'Deorum, ? jì^* r
La velia di fottiliffimo filo, fignifica la fottigliezza de gli argomenti
nel difputare la materia indilToIubile, per le maceri e filofofiche, che Ibno
per fé (teflc leali , &c_falde, maflìme ne l'atciua» circa li buoni coHumi.
TciTutcdifuamanoi perche l'habito dcla fapienza e indiffol ubile /im-
xnucabile , 6l faldo di fua eflenza, & propria qualità, non per arbécio hu-
mano : £ ofcuro in quanto a l' iaueiligatione de le cofe occulte de la na-
tura, & ciò pare comprefo da Tu Ilio nel primo de Oratore . T^bilofophk /» '
tres partes e fi di^ributay in natura objcuritateniy in dijferendt fuhtilitatemf ite >*•
tantyatque morts . £t fé g4iardiamo al collume Filofofico>diremo>che l'ha-
bito fia offufcato da vna caligine di negletca antichicà,perche li filofofi fé
ne vanno per l'ordinario negletti, & difprczzati, a la filofofica, con pan-
ni antichi, vili,& imbrattati. Pouera)& nuda vaiFilofofia. nontantopct^; j
neceflìii.quanto per volontà, come Socratr,«V Apollonio, che andauanflF*
Tettiti di facco brutto,fcalzi,& col capo fcopcrtOj & Diogene inugltoiar^,
▼nafofca fchiauina,lordo,& fozzo,tiétro vna bottermaciò fé ben e vcrp^a
Cadetto più tofto perifcherzoidiciamo vna più vera ragione. Sono lc.vf«?[
(le de la Filofofia coperte da vna antica caligine , perche li Filofofi fiada*J
tempi antichi hanno hauuto coftume di adóbrarla con rofiUicheric ofcurv
re. Gli Egitti; occultarono la Fiiofofia ibtto ofcuri velimidifauole>de ti
Gieroglifici fecreti . Pithagora la veili con vn drappello d'ofcuri fìmboU^I
Pithagorici . Empedocle con cnigmi.Protagora con intricati commenti.^
Platone con fenfi mimici . Gorgia con bizzarri, fallaci, 6c contrari; argo4^
aienti,che tutte le cofe fono,6e non fono. Ztnone Tiilefifo cópoffibiliije^i
impoITìbili efperienae. Arilìotile oon termini ofcuri,& difficile teAura<|iH
parole : oadc e^U ilc^o chianaua Acroaaatica la vdieoia ckc l'afcoltaun'f
DI CESARE RITA t/r
la mattina,nc la quale trattaua de la più rcmota,J& fottìi filofofia attinente
a Jacontemplationedele coft naturali,&diipute dialettiche: & mandò in
Juce alcuni libri detti da lui Acroamatici/che contengono la recondita di»
fciplina de la Tua fetta Peripatetica, li quali hauendo veduti Aleffandro Ma-
gno fuo Scolare mentre era ne l'AfiacontraDario/i lamentò fcco per iet-
tereche hauelTediuolgati cefi belli fecreti di natura, a cui Ariftotile con-
fiderado rofcurczzajne la quale li haueua inuoIti,& dati fuora nfpole. li ho
dati in luce tanto, quanto non li haueifi dati . il tenore di dette lettere , re*
giftrate da Aulo Gelilo nel vigefimo libro aJ capitolo quarto , non voglio
mancare di repeterlo in quefto luogo per maggior certezza a gufto de
Iifludio/l.
Alexander ^rifloteli faltitem,
tìaud reBefeciUi quod aufcultatorios lihros edideris . in quaenìmreaceteris
nos item pnjiabimus , fi difciplin£ in quibus eruditi fumus omnium omninofint
tommunes ? Equidem malim in rerum vfu optimarum quam in facultatibus dìf
tetre • Fale *
e^rijloteles %egi Alexandre Salutem.
Scripfijliadme de libris aufcultdtorijs inter arcana illos condì putans oportere,
fed tu eos & effe editos > & minime editos fcito\, cognobiles enim ijs tantum erunt p
qui nos audierint , Vale,
Quelli libri detti Aufcultatori; , ne quali per quanto riferifce Aulo Gel
lio fi conccneuano fottili , 6(^ ardue fpeculationi ài natura fono gli otto
ofcuri libri de la tìfica intitolati da Arifiotile De phifico auditu, cioè de IV-
dircjoafcoltarecofefifj che di natura occulte non peraltro f« non perche
tiene AriftotiIe,per la loro ofcurità che non fi pofiinojintendere , &:capi*
re fé non Ci odino efplicarc da la bocca del Maefiro . Apparifce di qui che a
bella pofia li Filofofi Antichi palliauano la filofofica difciplina con ofcuri
termini, volendo moftrarea legentich'efllintendeuano,manon voleuano^
fufi'e intefo da altri tutto quello che publicauano , &r ne la [mente loro te*
neuano : & alle volte diceuano colcofcure e firauaganti per ciTer tenuti in
maggior credito,6^ con[ìderatione,come accenna Luciano nel Dialogo ài
Micillo in dilprezzo di Pithagora : quafi che non baflalTe, che la filofofi»
ne le cofe occulte di natura fu (Te per le ftefla ofcura, fé anco non le aggiun
'' geuano maggior ofcurità con difficile teftura di parole , ediuerfità di fan*»
"■ tattiche opinioni. Si che Boetio figura laFilofofia con <reile fofca perla
'• propria difficulti de le fué materie , & per i'ofcuricà de termini ne la quale
^ l'hanno inuolta gli antichi Filofofi.
JJ Kc l'eOremità de la veftd leggcuafi inieiTuto vn Pi 5 greco, dal quale pe0
J certi grajii fcqlpiti a guifa difcala iì faiiua à la fosimita , ne la quale era va
,/Thita, & non vn,T, coine hanno tradotto tutti gli efpofitori vo^gar^
\\h
U
»r* ICONOLOGIA
la'vita,a la morte, perche il 1 hita,apprtffoJi Greci, come il C,appre/fol
Ixjtinidàdofì 1 votijoidorti ne li giudici; cranoCad4códaiiuriynC)& ilT,
*nco ippreffo i Latini nota d'alfoJutKnie, iJ Dciw, poi era n^^tu di dilatio-
uè di tépo,pcr veder b^nclacaula ;come appreflb i Latini N.LT^on liqueYt
cioècficnonfui'ciec.to pcrali'h<>ra giud care . OnPcS.GnoIamoin Saa
Marco chiama \\T. ii.gno de la (ù1uce,& dt la Croce , perche in quella peii*
cJc 1*1 AclTa vita Cf irto iN. Signore per dar ialutc, & v.ta al genere fumano, '
&cft*torcmpreprci'op-rliinboìodela vita, per fide da gli E»ic;)\ilchc Tu '
da molti giud catoal tempo di Tcodofioliijperatorc. quando per ordine ;
iao furono in ^JclTand.ia buttiti a terra tutti li icmpij de gl'Idv>li, tra gli -
aitn quello di Scrapidc , ne J.* cui pietre ,& hiW irouaronu li.olpiti parcc»
chi fimili Caratteri .T. iicoaieaoco hoggidi iì vcdcn? la guglia dtl Po-
polo piena di Gie.oclifici,mafiìmamenteiieJa faccia verfo' ccident''.,nel
laqualefi vede vna croce foi mata, più maggiore anco m quella cli.S. Gi<>*'
«anni Laterano verio la -Scala dama d~ Itcu? Gicrogliiici Torquato TaiiO
comiijciò ad ordire ià iuo graue DiJogo de i'uiprci.,.ippanfce anco in vna*
ftatua Egittiaca di Scrapidc Ciriopo,ctiC ne la man diKta tiene il 1 au, ;iqua
le fi vede qui inKi mancJ]uò>iLdiodelSigH. Antonio Bo^o : i<*bcne£u
ciano nel trattato del giuditio dv: le vocali lo reputa nocads H(kr\^ pcrche-t
erano porti in croc;>l« qua): è fìmu''.: a la lettera F. ma come hab-iaoiodcC"
to cflendoci m quella flato p»9Ìio Crifto vera vita, & hauendo noi riceuuto
da quella l'Eterna vita,è itata riputata la lettera .T. fìraile a lacrocc,Gie-
rogiificodelivita : (ì come atte itano Rufino , Suida, & Niceforopiùco-
piolamente di tutti lib. 12. cap. x6. narrando la àiìuuzzwnt dtl detto tcm»
pio à.i S: rapide. Ometiam HierffglyphUarum literfiruni interpretandamm ^e*
tit!) c baraci eremfab crucis formai ^it^m fMiurani fignificare dixerptit .
Fu anco figurai! .T. d« la futura vita apprefio il Popolo d'ilrael quando
]Mosé fare aJUare nel dtpoiìto quel nmolacio traile al Iau,c<)l ùrgente di
Bionzo iòpra^ilqualc rilguardacoda quelli ch'erano puntida vcnenofi ler-
pencidaua i«.ro la vita. &t Mese iiìeffo fin canto che oraua a Dioricl Mon
te proitrato co k^ braccia aperte m croce il Popolo d'IlracJ vitroriolo rima-
ficua in Vita. (1 Thita poi e Oato fìnibolo de la morte perche e ia prima 1 tee-
ra de la parola greca 1 iianatos,chefign!fica morte, & però gli antithico*
jneriferifcc ilidoro per notare ne rfifemcfide loro 1 morti , li i gnauano
con tal carattere Thita. quali trafifìòda vn dardo: iJcbr vtdci' in vna Ba-
fc di marmo dedicala a la Pace cten^dcl.tcaradiVefpanano Iraprr.nelPa
lazzo de 'illultfUsiino Cardinal han.cfe, ne iaqciale vi Tono otto centurie
col nome loro,& de li Centurioni, il terze/ de e i.ali chianatoGneo Pom-
peo Pelale ha il Th^ta, ^ il limile circa dcdici in di i cric centurie rnorti.*
per tal cagione Marnale d.i a qucfl-o chataiterc cpuheto òi mo' ti^^ero .
Pcrfio ne la Satira quarta, lochiamo ne^io fcrloicuiua delamorte,
Et potis es nig rum Vftio prafi^^^ n Thetx, .
Tutto Ciò iÌ2 detto per paic^ait , i auueruie Terrore delli tefj volgarìi
non
i
DI CESARE 'KIT J. 273
ronchchabbia talfignificato nella Filofofia di Boetio , attefo cKe in qiicPa_.
figura ii . fn. greco fignifica Prattica , òC il .^ . Thcorica , nclleqiiali due par-
ti confifte la f ilofofìa , come fi raccoglie da Sani' Agoftiro , De Ciuit. libr. 8.
capir, 4. Studium fapientia in aSìionCì & cotiunflatione rerfatur ,ì>nde pars
eius aàiua , altera contemplatìua dici fctefl , ccnten.platiua autem ad con^
fpìciendas natura caufas , & finctrijjìmam ueritaUm . Ne a que{>« due par-
ti è diuerfa la tripartita diftintionc j^hedi /opra fatta habbiamo, non tara-
to perche la terrea detta ratiorale , che inuePfga le cagioni , aggiuntij \
per quanto dice Sant*Agoftino , da Platone ,' fia fuperfiua y come vuole-.
Seneca cpifto). 28. in quella definitionc della fapier:^a , che allega.- fecon-
do alcuni ., Quidam ita finierunt , fapientia e fi nojjfdiuina , ■& humanAf&
horum caufas , Elfendo la rationale circa le cagioni parte j deilc co(t diuine , 8c
humane; quanto perche S. Agoftino nel luogo citato affèima-che non è contra-
ria. Ideo hcc tripartitioTion e^ contraria illi diflin6}ionjsqua ivtelligitm omneSìnt-
iium fapientia in aflione, ^ (ontemplatione ccìifiHen. In ionìma la Filofofia-*
confifte nella Prattica jenellaTheorica, la prattica^l'attma morale ; laTheori-
ca è la contemplatiua , che è fublime, e tiene i'.primo grado in dignità , vltimo
per la Tua difficultà in confeguirla ; 8c però da Boetio è pofta fbpra la fcala, & a*
pie della fcala la prattica,comc più facilmente , cominciandofi prima a mettere
il piede in quella come più balfa per falire di grado in grado più ad alto : atteso-
ché il principato del Filofofaie, come dice Ariftotcle nel primo della Metafifica
cap. 2. hebbe origine dal marauigliarfi delle cofè minori , che arrccauano dub-
bio, e dipoi paflando più oltre cominciò a dubbitarfi delle cofe maggiori: & per
ia cognitione,che s'acquiftaua delle cofe minori , dalla prattica loro s'aprì Tin-
tellettOjsd afcendere a poco, a poco alla cognitione delie maggiori attinenti al-
la fpeculatiua j più difficile, perche non apparifce a niun /ènio corporeo, come
rattiua,ch'opera attualmente, e vifibilmentejma la fpecolatiua fi palefa al fenfb
intellctuale, contemplando, 6^ meditando con l'inteHetto la cagione,& la ve-
rità delle cofe naturali , ne'quali confifte la Theorica , cioè fpeculatiua , vocc^
deriuata a Theoreo vcibo greco,che lìgnifica,infpicio,rigfuardare, onde,Thea-
trum,luogo fatto per vedere, & riguardare, & quel che vede,& rifguarda ogni
cofa,Dio, dicefi da Greci Theos . ElTendo il , f ' • , prima lettera di quefta voce,
Theos, cioè Dio, potremo anco dirc,che è pofto a capo della fcala, come fcopo,
termine, & fine d'afcenderc,& arriuarc a lui,& fé guardiamo bene la figura sfe-
rica di detta lettera fi ci rapprefenta apunto vn verfaglio con qqella linea in.*
mezzo per trauerfo , come fre:^za fifta nel verfaglio, volendo infcrire,che deue-
mo indri:(;^are la mente noftra verfo Iddio, e tenerla Tempre fiila in lui, ccme_>
lommo bene, fcopo, ScT fine della fapienc^a ; perche il fine della fapien!^a , à^
della Filofofia,c il fommo bene, che è Iddio Philofophia docet hominem cono-
fcere cteatorem fuum,dice ^riftctele de Moribus. Et Santo Agoftino de Ciuit.
lib. S.cap.p. dice,che il Filofofare è amare Dio, & che Platone tiene che il vero,
fl^ fommo bene fia Iddio, ^ vuole,che il Filolofo fia amatore , & imitatore di
Dio , & più fopra nel cap. 8. dice, che nella Filcrfofia morale fi tratta del fuprc-
X mo
274- ICONO LO C ItiA
ino bcne,fcn:^a ilqualc non fi può clTere beato:la detta Filofofia morale è l'attiua
cioè prattica la cui prima lettera è il .p| . ficomc habbiamo detto, ftando nella
parte eftrema della fcalafìgnifica, che per li gradi delle Virtù morali di Giufti-
tia, Force:^:^a, Pruden:^a, Temperan:^a, Magnanimiii, Magnificcn:^a, Libera-
lità, Benigniti, Clemen^a,& altre, s'arriua alla fommità della fcala, cioè allVl-
timo fine, al fommo bene, che è Dio noftro Creatore , capo di tutte le virtù , &
nel lib. iS^cap, j^. alTcrifcc ^\ Agoftino, che la Filofofia (peculatiua vai più pet
edercitare gl'ingcgniiche ad illuminare la mente di vera Ck^icw^ , come cht-.
l'attiua fia quella,laquale per me:^^3 delli buoni coftumi ci faccia confcguire la
vera fapien:^a, & con ragior.e, perche la Theorica,che è la contemplatiua , òC*
Ipeculatiua clfamina la verità dcile cofc : ma la prattfca y attiua , morale mette
in opera la verità, li buoni coftumi, & tutte le virtù , che ci feruono per fcala d»
(àlire a Dio vltimo ripofo'» fine, e termine della beata vita , come benilUmo tC*
pone £ oetio nel metro nono libro ter:^o parlando a Dio •
Turequtes tranquilla pijs , te cernere firn st
Trmipium , ^^6Ìor , Dux» femita , terminus idem»
E nella profà Acuente •
Terfe&um honum Veram effe heatitud'mem conjìitumus ]
%4tqui, & Beatitudinem, & Deum,fummumbonum effe coUegirHUs #
Hora fi come Dio e principio, guida , termine , 8^ fine d*ogni noftro bene ^
cofi noi dobbiamo in quefta vita,mcttere il piede nella fcala ds' ouoni coftumi.
Se virtù dal principio,che cominciamo a carainare per fine all'vltimo palio del-
la vita noftra , 6^ non celiar mai di falire , finche s'arriui al fommo bene •
Semper afjìduus eHo y & quemadmodum qui fcalas confcendere coepemnt no»
frius defijluntah afcenfu 3 quamfupremum attingerintgradumific & tu in bonìs
femper altius [candendo affe&iimfis . DilTe Agapeto Greco a Giuftino , Ma cer-
to, che dalla pratcica delle virtù morali , 6d^ cole inferiori fi può paftare , fi^
afcendcre alla cognitione delle cole fuperiori, fi^ diuine, per fimilitudine, <3c
conformità delle cofe, C\ come leggiadramente elprime il Petrarca dicendo.
^ncor ( & quefìo è quel , che tutto auam^a )
Da volar fopral del glihauea date ali
Ter le cofe mortali ,
Che fon fcala al [attor , chìbenVefìima ;
Che mirando ei ben[fOy quante, e quali
tran rirtuti in quella fuafperanT^a ,
D'yna in altra fembianT^a
Totea lenarfi all' alta cagion priwu •
£ degno
'Diens^iiB%ìT:i'. ars
1 degno il Gcfualdo d'elTere in qucfto luogo vec^uto : ma boi tralaflàndo ciò
ch'egli dottamente dice,e quel,che replica il Cardinale Egidio nelle fue ftan^J*
«d imitatione del Petrarca; con maggiore autorità confermaremo le cofe ho^
ftefte^S^ belle, che quaggiù prattichiamoeffèrcifcala a Pio, fé ben fi confide^
cano,rolleuando l'intelletto alla contcmplatione di lui ,come Autore d'ogni
bene : perche ogni cofa creata inxjueftoMondo per minima , che fia manifefta
la Maeftà, la Prouiden:^a ,e lafommabontà di Dio : Sicome Mercurio Trime-
gifto in Pimandro c*p. v. Dtus lane totius expers imidì£ ferftngulas Mundi
fartìculas "Ptìqìfplendet : Se per concluder ciò com pitamente cauiamo fuora-.
quella gemma , che fi confèru* nel vafo di elettione capit. primo a' Romani %
cue non fono fcufati quelli ingiufti Gentili, iquali conofcendo folo fimuUcri di
legno, di faflo, Augelli,animali infiniti per loro Dei, non hanno 'Voluto hauere
cotitia del '\ero Iddio : imperciocheEgli fi è manifefl:ato , & lecofe inuifibili
fue dalla creatura del Mondo, per le coS fatte fi fcorgono , ^ la fua fempiter-
ca'>rirtù,& Diuinit<j. ^ia quod notumeH Dei^manifejìtmijffiìn illis : Decus
enim illis manìfejìa uìt , huìfibilìa enim ìpfmsa creatura Mundi , per ea quafa^a
funt ìììtelleda confpìcìuntur ifempitema quoqjmsyìrtus , & Diuinitas , ita "pi
(int ìnexcufabìUs ,
Ha la 'vcfta ftracciata perniano di certi h uomini violenti , eh* fé ne portor-
co 'Via le particelle, che poterono . Quefti,fi come Boetio efplica nella profa 3.
del primo lib. fono le varie fette dc'Filofofi , che per la varietà delle peruerfe^
opinioni, checiafiiuno tiene, viene la Filofòfia ad cfTerc fi:rappata,e ftracciata in
varie parti, eflèndoperfè ftelTa vnica, Ceretta , Pithagora hebbe la fua partt-»
nella fpeculatìua, Socrate ncllattiua^che fu il primo, che introducefie la mora-
lità nelle Città, comedice Tullio de Oratore,&: nel ^. delle Tufculane , il che-»
conferma S.Agoftino de Ciuit. lib. S.cap. j-fèbenTiftefibS. Agoftinolib. i8,
cap, 55?. dice, -che la Filofòfia morale rifplendcua viuente Mercurio Trimegi»
ftoyche fieri molto tempo auanti di tutti i Saul] della Grecia , "blam quod atti'
net ad Thìlofophìam, qù^fe decere atiquìd profìtctur vnde 'fi ani homiyies beati ^
circa tempora Mercurij , quem Trimégifìum focauerunt , in illìs terrìs huìujmodi
Sìudia claruerunt, longè quidem anteJapient^s,qHos Vhilofophos habuit Grecia .
Platone poi fcolare di Socrate hebbe rattiua,e la contemplatiua infieme aggion
gendo la rationale di più , 6^ da quefto nacquero molti capi di fette contrarie
ciafcuno per moftrare d*efi«re d'ingegno più fpeculatiuo diffcriua dall'altro , e
bene fpeffò dal propio Maeftro inuentando nuoue opinioni, 6C ragioni, come
Ariftotilc Peripatetico , a cui fu contrario Senocrate Academico , ambedue di-
fccpoli di Platone , & di Senocrate fii fcolare Zenone Prencipe della Setta ftoi-
ca , della Epicurea, fu Epicuro , che di diciotto anni capitò in Athene , mentre
leggeuano Ariftotele in Calcide , fl^ Senocrate nell'Accademia , fi^ molte
altre infinite fette , che ftracciarono la Filofòfia -violentemente* •
X i li
27<f .
ICONOLOCltA
■,fO '■ìf
Flcgmatico per TAcqua , deuc andare io
quello à Car. 1 1 8.
DI CESARE RIPA. ' 277
La tracciò Pithagoracon i'opinioncchc haueua della tnfmfgrazione àz
J'anima , ch'egli fuile (iato Ethalide , Euforbo , Hermotimo , Pirro pel-
catorcpnmachePi£hagora,&chevna volta dopo la £ia morte iarcbh,!
palfato in vn gallo , che egli lo prere per /imbolo de l'anima , 6^ però
la Ulta prohibi » che il gallo non fi deuclTc vccidere, onde Luciano filol'o
fo nel Dialogo ài Mietilo introduceiido Pithagora in forma di gallo a
parlar leco ù che Pithagora dica d'eilcr flato Alpafìa Meretrice , Cracc Ci
nilco. Re ,poucr'huomo, Satrape>Caualio,Cornachia,Rana,& alcrÌL
animali infiniti prima che gallo , Nell'iftelfa guifa la flracciò Empedocle
imitatore di Pithagora , fi come apparifce in ^uel fuo verfopofto da Filo-
(Irato > nel primo libro .
Et puer ipfefui , nec non quandoquc T^ nella ,
Socrate in vn colpo fquarciò la metà delia verta, poiché le tolfe la con
tcmplatiua de le cole naturali del Mondo, reputando ilei vO, chi ci atten-
d \xà^1mo "pero illos qui in huiufcemodt contcmplandis vcicant Hi)lidos e{f^monJlra
bat , dice il Ho diletto Senofonte nel primo lib;odegliattidiSocrate,dal
^uale hebbeoriginequelmottopoiìo negli Adagìi» ^£ fupra ms nihil act
tios . Non fiaro a cercare s'egli ftrappafie la filologa ne la morale iflcfia>
s'era dirprczxaiort deia Religione, 6;^ leggid'Athene, & corfattoxe da
lagiouentù; so bene ch'cgluùcuriulodi riiguardare^&i^ amare il ballai
vn poc ) troppo iicentiori.n^iit'; tu >rd;:if.'uero,&gaueconume filofofir
co j ne l'Amor ciViicibi.de, d. ce Athentolib. i_j.che Socrate fcappò dzì
manico . Socrates ^hilofophuscum omniadefpicaretur yt^lcibiadis pi^lchritu-
tlinisfuit in>par , id t Si cb ca upti.s j ^ de [olita magnitudine > canjlantiaq', ani-
mideieitus .• Daua ben configlio ad altri , che fi a/ìcnelleroda Je couuer-
fa tioni belle . ^dmoncòat à pulchrts aljìinere vehcmentet , tim cntm efie farUc
4ii€batjcum tales bomotangat modcflu. effe; Dice il fuo Icolare SenofQnte,m :;d t
l'altro canto nel 5. libio,eilendoglipropoftoda vn Socratico d'andar:^,
a vili tare Theodata belùifima cortigiana , vi andò più che volentieri , & i]
trattenne feco a motteggiare, &iniegnarle modo da ritenere ce la rete
gli amanti.
Piatone la ftrappò ben bene in molte cofe, tenne anch'egli la trafm;-
grationederanimectiamdio nelebtftie)mail fuo Porfirio Platonico, ten
ne_^,che ii rinouaflcro folamente ne glihuomini,dichen'ètcfthnonio
Sint'Agoftino,de Ciuit. lib. x. cap. xxx, laftrappò di più tenendo ,cÌ3e
l'anima fufl'e coeterna con Dio . Sentenza reprobata da Sant'Agoftin') de
Ciuu. hb. X. cap. xxxj- la ftrappò nell'attiua , con il fuo illecito amor Pla-
tonico fehernito , & deteftato da Dicearcho fiiofofo, <S<f da Cicerone
ancorché platonico nel 4. de le Tufculane . Ariaotele Iquarciò la ucfca a
la filolofia , ioftentando che il Mondo full'eab Eterno, che Iddio non l'ab
bla fatto , &c^ non habbia cura ddk cofe del Mondo , & che non conofc i
le non fé ftello : ehe non penfa adaltro,che a le medesimo, & che il beat- ci
nafced'alwfoue, fi come icioccamente mantiene nei iz.de la metaliil-i :
X ? E:
2 5 i 7 e O N OLOG tA .: .:..
LtRcJiMl/ì-alidegli Éudeniij Jib.'y.cap. i5.oue iìraccra'JaFilofona wi
niaJa maniera . Dci^sprofua excellemia, nihd pf\iter fé ipfi-m togitat : noiis
i:utfiii bonam aliande cnenlt . Gli rtoici parimente iaccrorono la ve ita fi ioio
iica in più b.inde,dicédochc il Mondo riaanimato,rationa;lc,& inteJ'igibi:
le, che Je dilapline liberali fi.no inutili jche gU errori, e. peccati fiano:
vguali, che le mogli deueno cflere comunìcHendone di ciò Autori, Dio
gene Cinico, & Piatone, comeriferilccLaertione la vita di Zenone ca-t;
podeJa Setta floica, ii quale inucro firacciò Ja veft* affatto ne Ja Fiipio
liaattiua con la mala, pratica de cofiunii, concedendola liberta del parla-
le chiamando cutt. Je cole ancorché dishoncfle con 1 loro proprij nomi>
mandando ancó fuora la ventofltà per ogni parte lenza rifguaidoalcai.o^
come icriue i uìiioa Và]pn-\o yTctotcRis vtrbis eaad tefcrip/ì, ejKaapert jfi-
mus Agimt ftoici ,fcd UH eiiam crtpitus ciunt £qu€ liberos ac nUtis effe oporter e.
Moda da tale dishone/la non è marauig li a , che Ja Filo f ^tìa iì lamenti eoa
Boctio ne la prola terza degli Stoici, & Epicurei mlpetié, il capa de qua
'jifracalsòla vertaa la FiloiOiìa ponendo il /ine del iomo bene nel piacere
& riporo,coaie ArilUppo ancorché fcoJare di Socrate, pò le il l^mmobe
ne nel piacere delcorpo,AnthiflenefuocóJiibepoIonel*animoiMa Epicu
ro lo polc nel piacere del corpo , 6i^ deli animo , come dice Seneca . Se
bine Epicuro li lamentò , ch'era malamente intclo dagl'ignoranti , dichia
randoli che non Inteadeuà del piacere dishoneilo,larciuo,& luliuriofo,
'ma la quiete del corpo, & de l'animo libero d'ogni perturbazione, dota-
to dVna fobria ragione, lì comeatierma Lacrtio ne lai uà vita, ma non per
quello rappezzò la veda, attefo che il fine Tuo è cattiuo non eflendopoi:©
ne lavirtù,&bontàde l'animo per arriuare aliommob'^ne Iddio vltimo
noftro fine , ma pole il fine in bene caduco , e tranlitorio, negando l'im-
mortalità dell'anima, confermando anch'cgli, che Iddio non tiene cura
de le cui'e fiumane jlquarci brutti, & deformi. Stracciorono di più gli
£picurtilaFiloiofia togliendole la rationale. I Cirenaici doppiamente
tugliendole la naturale , & rationale, ritenendofi la morale come Socra-
te. Ariftochio non tanto le ftrappò la rationale, Ó^f" naturale, m.i llrac-
ciò anco la morale , che lòla,hauea la/fata , leuandogli la parte de la corret
tione, riputandola parte da'Pedantc,&i.on da Filofofoicome nfsrifce
Seneca Epift. 8p. Mora'.em quoque , quam folam reliquerat àrcumcidit , nam
€um locum , qui monitiones continet ^fujìulit , &- patdagogi effe dixit , non 'Thilo-
f'phi ■ytanquam quicquam aliud fu fapiens ,quam /mmani generis fndagogus.
Alaqueftì ritagli , & fquarci fono aitai iiiinori de le peruerfe Opinioni cir-
ca li Mondo , ìì Cielo , l'anima , & Iddio no/iro Eterno bene : Apprcflo il
quale 1 Sauij di quefto Mondo lono ftolti . Sapientes huius Mundi funt apud
BeimHulti. Mcrcca leiciocche,.& perfide loro opinioni con le quali
hinno lacerata la veflaalaiàpienzaj peni che meritano nome non di Sa-
pienti, madiflolti, coli chiamati da San Paolo nel primo cap. a Romani.
iuanuerunt in cogitationibas fuis , e^ obfcuratum efi infiptiens cor eori.m ; dicentes
€Himfe effe fapientcs yfiuUi faUi funt» Et mutauerura ^hriam morruptibtliS
DI CESARE RIPA. s6i
peìy in ftmilitudinem imaginis corruptibdis hommis) & yoUcrum (jr quadrHp:-
!Ìum 5 &ferpentMm .
Tiene con la iiidn deflra alcuni libri . Con la fuidta. Io scctra . I libri
/igniticano lo ftLidio,che tardeuc quello, che vupJe acquifere Ja fjpien-
gi, pccupand ',/ì in voJgcre i libri profitteuoiial'o acquuto di eila, djftia
^oii dal Tonno della pÌgritia,&d>:ro,tio,chcluglijno indurreJdlciui amo
rijinuidic, & cùttm; dtt';;tt! , clic chiudono Ja via per arriujre alia ùpien^a,
.&qucfto è quello , che vuole inferire Horatio udia, iecoadi EpùloU del
pruno libro. ftni
7ofces ante diemlibrum cum lumine:
Si non intende s cnimumjiudijs , e^ rebus honejìis :
Inuidiavel amore vigili torquebf re .
Il medsiiìmo Poeta nclia poetica fua^pcr apprendere benc'la fapIcnZi ci
cforcaa rimeiticare le carte ibcratiche piene di Filolòfia morale.
Scribendi recie falere eft > & Trincipium c^f^ns :
B^em tibi [oc ratiere potf rum oflende re e ha r ta .
Perlio Poeta latirico nella Satira 3. tutto idegnato prorompe contr® i
fonacchioiì , & li iueglid<& incita ailo Ttudio della fUoibfia.
J^mpe hocaJ]idue,yiamclarummanefeneJìras
lai rat y & anguftas extendit lumine rimas
StretimMs i^c. piìiabalTo
Stretis adhiic laxurnej'y caput compage fallita
Oftitat htfternum ydiffatis vndiq; malis :
£jl aliqmd quo tendis , & in quod dirigis arcum ?
Fin qui efclama contro 1 pigri , e negligenti nel procurare di fap'irc , poco
dopo li eflbrtaallàcognitioae delle cagioni delle col,i,cioc ^Iji jf ilofo^
fia naturale . '......,, - ,, . n^. l^r f
Difciteqyòmiferi j<;<!rcaufas cognofcite rerum ,
Ideili leguenti poi li eibr.ta alla Filofoiìa morale .
Quid fumus yaut quid mmvi6iurigignimur^ orda ,.. , ,
Qidsdatus ,aut metaquammollisflexus y c^ vnde;
QmJs modus argento y quid fas optare , quid afper
fatile nummus habetyVatritecharisque propinquis
Quantum elargirideceat : Quem te Bcus (jfe ,
x, >iuJJit,^hHmana qua parte locatuses in ^e],
' 'mei,. jU: *^ '..òii.ii^iPc'^"- ''':i~u.^;/ .^
Fneceriario dunque fcacciarc il roano , &l'otiò,riem|ci .<felle diTcìpHa^,
, ^ nocini all'acquato della iapienza , che col volgere i libri lì conljguifce*
elìendo /vfo de' libri iftrumento della dottrina . Jnflrumentum do£irin£ efi
yftis librorum y DilTePlutarcho nella educatione de' figliuoli, & Ilìdqro
•liei libro terzo del iommo bene afferma, che ogni prolieto procede dal kg
gerì J libri 6c dal meditare ciò che fi legge. Oìnnis profeti us exitiìione ,&
, Picd natio w procedìt , qu^ cnim nefcimus , lei^horie djjcimus > qu^e. didicimusyrne^
,.Àitat4onc conjeyiiaì/tfiì-i- pOiiti'è'che i libri cliiainanli muti maeftri .'
■■ "■ ■ " ' ' ' ■" X''4 ^- Lo.
/
2io icor^ó'ùoGij •■
Lokcn'olTgiìi/jciijciielaljpicn^i, laqualeinquelta opera di Boctiò'
fci /a t- iloib fiali piglia 5 è Regina di cucce le diùipiine, & arti liberali, &
che eia eija vengono ordinate ; mipercioche hauendo la lapienza>& hlolu-
t\à nocmn_ ^à\z cofc diurne 7^ humancjr&couccntndofi ella nella coit
tcHiplaciua, & ncli'attuia, vctTgonodaki-ardinate tutte le dilcipline, 3c
artij le quali , o lonacojitenTplatiue, o attiue; & comca-tiiuas-'ordina da
Jcri anco ìd legge ciu ile, la -i^u^ìc. cade ibcco i'Ec'iicaiiJ jfòfia morale; come
^ lithica in genereciica 1 colcumi imparharhoadarieg^ea noi Icelfi , in l'pe-
Ile con l'Econoinica alla famiglia, 6C allacafi ; con la Politica a 1 Popoli.
£c le la legge Ssidiuini, & humaniiiiris fcientia ;■ L^xizpicnzà parimente cji
di/iinorumy 6" bifmanorumfcicnthiy coir,e dfce Seneca epUc. 8'p. & M.Ta Ilio,
^ PiatonejiL* luoghi lopra citati : ire.nverauiglia cch^ liineddìmóTullio
dica-iHa Filolbfìa;: Tu imararix legvtniyTH mdgi^ra morum ^ & difcìplime.
jiiijìi ; & Seneca nella epirc.5;5r. che cola è altro la Filolbiìa, che legge de
Ja vira ì Che lia Kcgina deiiediicipiine, & arci rtberali nt^n è dubbi) poi-
che da lei Ibn J prodocce . £jì lap.datarum artium omnium p-ocreatnx qMxdairiy
Xj- qii'afi- pareri s ca , quam Thihfophiam Grjeci vocant . Dille Cicerone nel- pri-
mo dell'Oratore, & nelle Tuiculanela chiama; 0 v;t£ Tpbtlofophia dux y
e virtutis indagatrix , expultrixq; vitiorum ^ quid non modonosyfed omr.ino vi*
ta hominum fine t>c effe potuifìet ì Tu vrbes peperijii :tit dijjipatos'homines in fo^
ciitatem vit£conuocafli: Nelle quali parole fi atcnbuìlcono alla Filolofia ,
atlioni Regie , e titoli da Regina ^ Ariftippo volendo inferire ^che le di-
fciplineliberali vanno dietro alla Fi oibiìa morale, per la quale cucce Je
altre cofe s'imparano , &che ella è Regina di cucce, dilfe che quelli che
fono ornau di liberali difciplinej e dilprezzano la Filofofìa, fono come \i
precidi Penelopi, i quali faceuano conco di Melanchon^, & Polidora da-
migel'e > e non fi curauano delie nozze di Pencl' »pc , ch'era Signora , &(^
Pacrona; fi nule cofa diife Arilto d'Vìi(?"c,che quando andò all'Inferno
parlò a tutte l'ombre infernali fuor chea Proferpma Regina :.il primiero
tìcttod'AnfJtippo vjcn riputato da Plutarcho ne l'educatione di Bione,
©uè chiama la Filofjfia i.)mma , & capo di tutti gli altri ftudij . Frlanutn
tji eiiam Bionis Thilofophidi6ium , efui aiebat yficut Tendopes Troci cum n on pof-
ftnt cum Tenetopa concumbere , rem cum eius ancillis habuiffentrita qui Thilofo"
fhiam nequeunt iZppreheHdercyCOS in alpfs nuUiuf precij difcipUnis fefe conterere ».
Jtaquereliqnorumfiudisrumquafi caput y ^fummay conflituenda e fi Thilofophia»
Se e degrada e flerconftituita fomma, & capo dfe gli altri ftudij ,ficura»
mente^di tutti lorochiamar fi" può Regina: linquanto che la FiloibJia tea
g>:^dà vna mano i libri , e dall'altra lo fcetro>spotemo anco dare quefto fi-
gnificato; chcad vn Rechcticnclo fccttro<fcPbpoU,,è nccefTario anco
tenere libri d'Ethica iìlofofia , (S^ di Politica attinenti ali coftumc,&aÌ
jnod'o di ben regnare e trattare il militare imperio , & quelli fpelfo riual»
jerejacciochevegghinofcritto ne' libri quello che gli amici >& inferiori
lorodeuoti ; non hanno ardire di auuifarli ,& ammonirli , & però Deme
trio Faicieoe/Tbriaua Tolomeo Re a ceoere per le mani non arcalo Icet^
\
DI CESAR.E RITA. zS'i
tro, che libri vciii,6: idonei alla buoiKiaaiininiitratione del Regno.
Coiifidcrando , che la Fiioloiìa tiene i libri da la defira > & Jo icetro da
Ja iìniilra , dh erno che la iapieniia deuc ciiere preferita al dominio , &C^ al
Regno, pcrcue lenza ia iapicn^a , e Gonlìglio de' lauij non fi può ben reg-
gere i-Òi- gpuerna re : oftdc nel l'ccol dora regna uà no lòJamente lapicnti
Fi io Ib-lì ,,& quelli furono Fnntipi,& icgislaion , come dice Pofìidonio
in Sen<;GA epilt. 90. Solone iù Principe, & legislatore de gli Acheniefi,
Licurgo de* Laced^r.noni Zcleucodc'Locrcfì i Scriue Pluiarchoin Ifide,
& Ofindey.che^^li Hgitij icicghcuanoi Re , ò da SuceidotiyO da Guerrie-
ri perchequelh lono tenuti in conto per il lor valore, (5^ quelli per la la-
pienza . Ma quel guerriere , che lì creai a Re li daua alladilciplina de' Sa
cerdoti , acciò iì fotelìe partecipe cteiL tilolofia , à^ fapienza > & diuen-
tali'c atto al gouerno , &C. al Regno ronde Ariftotcle dilie nel primo della
Retcorica , che il lapeie è non so che cofìi atta ad imperare ; Sapere (fi quii
dam aftum ad impenvÀum : h Italo Maefi 10 di Seneca aflermaua ,.ehe egli
eiuRe; maaSenecapareua,chefuiiepiù che Re, perche poteua dar nor
ina ai Re per ben regnare, agl'era lecito far ceniura di quelli, che re-
gnùuano . Ipfe 1\t'gctrt cjje dncbar.-jed plusquam ninnare n.ihi yidehatur culli*
teretcenji.'.ram agere ]\egnamii:m.DìCQ. Seneca epift. loS- diremo di più,chc
li Reco^i/ìghandoll con pa-ionelauie vengono a fare ciò che vien detti-
todal bu Oli conjgii ) loro,& per,) Vefpalìano Imper-tore ftandovna vol-
ta tra Filofofipieao di giubilo , &. nierauigliae/cJamò dicendo. O Dio
bu^MPo ch'io comandi a' iapienti,o^ 1 fapienti a me . 0 luppìter incjv.ityvt ego
fdpicntìbus imperem y(?^ mihijapicntcs : Et per il buon- profitto) che dalla
conuerfatione loro ne cauaua, nò voleuache fi ttnclie portiera a'fapieati^
Tunc ]\exinqa!t fapicntibus r iris fora patere femperroln : Narra FiioftratO'
lib.f. cap. 10. &v^u. £tnonèdubbio,che licon-figh de* laui/ijilfilofo-
fare, & la filoiofiaèdigioLanjentograndeaJ Pancipcpcrben gouernare^
ficome ditìfuiainentediiiìoflira PJuurcho nei trattato, ch<? fa al Principe
ignorante , ^ ire quell'ai tro doue mantiene , che fi debba filofofare con
Principi , fede ne faccia il buono & h.dato imperio di M. Antonio Impe-
ratore , ilq uale hebbe pien di fìiofofia la lingua e*l petto , e fpellò in bocc^
Jiauer iblea quella pretiofa voce d'i Platone, le Città fiorirebbero fe li Filo
fc)fi imperallero,o vero iè gl'Imperatori filofofafiero . Florerent Ciuitatesyfi
aut Thilofophi imperar ent y-aut Imperato fes philofopharentur : Riferifce Giulio
Capitolino n-lla fuavii.a.11 che auuertendoTheodofio Imperatore diede
Honorio,^'' Arcadiofuoi figliuoli alla difciplina d'Arfemo huomo fapiei»
tiflimo y il quale eflendo (lato veduto dall'Imperatore ftarc in p'cdi auanti
li figli , mentre quegh ammacftraua , &f cfll fuperbamentc federe , fi adi-
rò con effoloro , & ii fece ipogliare degli adornamenti regali ammonen-
doli, ch'era meglio per loroviuere priuati,che imperare con pericolo'
lenza dottrina 6^ fapienza , voce affai commendata da Niceforo lib.ia-
cap.*^. Congiuft» ragione dunquefi dà lo fcettro alla Filofofia moln»
coaiiciieugic aiU iapieji;sa, la ^uale u che li Prkcipi lenza, pencolo fic»
^" ' " ramcfltr
2KÓ ICONOLOGIA
ramente regnino , tertimonio ne fia l'illeilà fapienza, che ncll'ottauo pro-
liCibiudi ic UiCdelinia dice ; Te) nu%e^es reznant .ó- legum frodiions iufta
difcermnt. Per n.ezzo miu regnano li Re, 6<f'i legis/aton dilcernano il
giufloi&Hugone dilJe , che la Fi-olbiìaiiiregna giuda, & rettamente re;
cnarejconolcendo ciò Filippo Redi Macedonia eliorcaua Alellandroil
Magno lue fìghuolo ad apprendere la Filoiotìa^ l'otto la diicipJina del
Filoiofy, dicendogli accioche tu noii_, commetti iiiolti errori nel re--
gnare,de' quali mi pento hor io d'hauer-commellò. Ripoitaao gloriof
la filmai Re medianto la Filolbiia, non tanto per goueruare i Popoli
con lapienza, quanto per ikper reggere fé ftelfi y dato che vn Re regga be-
ne le Hello , regge anco bene i Popoli con rodistattione>&: applauioconi
niune : ma fi come è diflìcile ad vn nobile > 6«: gagliardo deftrierc rafrena-
re il corlb le non ha , chi gli loprallia , & chi lo freni , coli difficil cofa è ad
Vn Principe alibi uto, che ninno fuperlore conofce faper e regolare fé Qef-
fo,& raffrenare l'impetuofocorfo degli affètti fuoi > la Filoiofia nondime-
no ,& fapienza facilita tutto CIÒ , perche la Filofofia fecondo Anflippo,
& altri Fi lofofì doma gli affetti delranimo. E difficile ad vn Principe gio
uanc efiere continente , nondimeno Al.elfandro Magno mediante la Filo-
fofiade'buonicoAumi fùgiouaneconLinCiitii'simo, poiché portò rifpetto
alla moglie,&alle iìglic di Dano,chc di rara bciiezza erano dotatejòc' non
le tenne da fchiaue, ma Jehonorò da Madre, & Sorelle, 6(^ portò anco
rifpetto a Rollana fua bellilsima fchiaua, ciie fé la fposò per non fargli
torto,& violenza : conlufione diquelli Signori) che non lat3ano intatte
non dirò fchiaue,oferue, ma non la perdonano a va ifàlie nobili, <S<f ho-
norate . E difficile ad ogn'u no il perdonare, a'nemici marsimamentc a'
Principi, nondimeno Celare Dittatore inlìgnoriioii della Rep. 6<:deiliin
perio mediante la fua fapienza , re ii'e gl'i ir peti dell'ira, & perdonò a tutti.
Offendono gli animile maldicenze tanto ,chcficommuouono ad odio
mortale contro i detrattori , S^ calunniatori , nondimeno Augufto , Ve-
padano, & altri ottimi Imperatori non vollero fare rifentimento contro
loro, ne incrudelirli per parole, ò libellicontrogli Autori, & con pruden
za , perche le voci del Popolo maldicente nondan forza di detrahcrelafa
ma ad vn gran Principesche con prudenza , fapienza, &^giufiitia goucr
ni , elfendoche le buone attioni loro fanno per fé llefle n.étire i maleuoli;
&peròPio Secondo Pontefice confìantemente perdonò a chi rhaueflcj
prouocatocon ingiurie, e detti mordaci, de' quali non ne fece conto, S(
voleuachein vnaCittà libera come Roma liberamente fi parlalfe", con?
me di lui diCe il Platina ; Male de [e opinames vel loquentes cohercutt nunquài
' libere enim ìnlibera Quitatt locjuiomne ipolebat : 11 qualdetto fu di Tiberio Im
pcratorc,&moflroancodinon iftimare lepelsimevocidel volgo, quan
co dilfe ad vno , che fi lamentaua , che alcuni di lui diceuano male ; rifpo
fé fé in Campo di Fiore anderai , vedrai molliche di me fleffo ancora di^
ranno male . Anzi dalle maldicenze Antonino Filofoio Imperatore, mer
cèJaFilolòiia,,ciiecosi gii .detta uà j^rulittojpijcndcua: poiclvQ.fpello 4i-
man-
j
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mSnduua , une coili (i dicelle diluì, icntcnd:-;3 iiiciic > le dentro di Te co-io-;
Iceua c/Icr vero , le n'emendaii/i j J: /-.tt cnìrrifanux. fniC aa t'jfijiirnus recjiuì em
ad verum -, quid qutsqi'c de fé diceret , ahcndansy qux bene reprchcnfi videren-r
tur . Marra Giulio CapicoUnC).. lutti quelh iono frutti delia Filolbiìa,
the regge gli animi , 6C moderagli alietti^on lofcettro della iàpienz.a,
coi qua^e {\ reggono gh huomini prudenti 4n ogniauuenimcnto loro, &
fìgnoreggiano imoti dell'animo , tanto nell'auuerfita, quanto nella prof-
perita, éc Ibpraftanno adorni colpo di fortuna . Ompia cjuxcaderein ho-.
niincin pojfunty jì-.bter fc babet jca.-jue dcfyic'ere caftis contemnit loumanos. , .
Dille foratore : Cs^ t^iogeneFilolbfo eiiendogliaddimandato, checofa
guadagnato hauelk dalla Filof(;da :.fc non,akfQ nli)0.fQ,, ho guadagnato
quefro, che ro lonoapparccc'iiatoad (;gni fortuna :& Dionillo 1 iranno
Icacciato dal R cgno ad vno , che gli dille , che cofa ti ha giouato Platone,
& la Filologa , rifpofe , ch'io polii quefia graue mtitation^ di fortuna coin
portare: percioche non svccne come hanno fatto altri, ma flette laido >
relfe le flelìb, & imperò alle paliìoni dell animo . Porta dunque lo fcettro
per più cagioni, perche la Filofofìaè Regina di tutteledifcipiine, & ar-
ti liberali, perche è necelìària a' Principi per ben regnare, & perche la el^
fere quelli chela polìeggono Re, elìendo che con fìiofofìca libertà danno
conligIio,6(r comandano ad altri che faccino, o non faccino vna cola:
& perche mediante la Filolbfia , & fapienza viuiamo nel pacifico Regno
della tranquilluà , poiché potiamo in ogni tempo , luogo , & muutione
di fortuna imperare a gli appetiti , affetti, «S: perturbationi dell'animo, &
noi m^'defimi reggere, &gouernare con prudenza,^ fùpicnza : onde Ze-
none alìerì , che li làpienti Filolofi , non lòlo erano liberi , ma Re .
FVRORE IMPLACABILE.
HV O M O armato di più forte d'arme , &: ferito in molte parti della
perfona , moliri nel fembiante furore , & rabbia , fari cinto con rot
te catene , che dalle braccia , S^ dalle gambe gli pendino , terrà con la»*
deftramano vnferpe detto A Ipido, piegato in molti gin, con la bocca
ape:tach'abb/a la lingua fuori tripartita, & vedendoil per] la perfona infi-
nito veleno, moftri , & ftia in atto d'offendere altrui , & alli piedi di detta
figura VI farà vn Cocodrillo,che moflri di percuotere fé flelTo.
iJi dipinge armato , &c ferito in molte parti della perfona , con la dimo
fl razione del furore , & rabbia , elfendo che il furore è propria alteratione
dell'animo irato , che conduce fh uomo all'operare contro fé fleÌfo> Dio,
Natura ,h uomini , 6?^ cofc, & luoghi .
Le rotte catene che dalle braccia,& da Je gambe gli pcndono,dinotano
che li furore è indomito , 6^ poche lono quelle cofcche a lui faccmo
refiflenza.
Tiene con la delira mano il ferp^ nella guifi,chc habbiamo detto, pcf
cio-c^c le *4crc lei. ere hanno efpre/Io il furore implacabile , per vn ferpc
piegato
a84 1 CON O L OGiZi
piegato in molti gin, & che ha ia lingua fuora ai vedere tripartita, 5^
diceli , che ni:ilun furare lì può comparare a quello deJrafpido, il quale
iubito che fi lente tocco , coli beftialmente s'infuna, che non fi fatia fin
che non habbia auuelenato col morib , chi l'ha oifefo , o vero di rabbia nò
li muoia com2 dice Euthimio -
li Coccodnlioin anodi percuotere fé fteflb,voIcuano gli Egitij contt
le animale nella guifache s'è detto , fìgnificarc il furore , perciò che quc-
fto animale quando è riraaftogabbatodcila preda, contra fc Aeflb s'acccn
de di furore , & fd egno .
FORZA SOTTOPOSTA ALL'ELOQVENZA;
D
Q NN A vecchia, veftitaeraucmcnte,checonladeftramano tcft
ghi il caduceo di Mercurio , & fottoli piedi vn leone .
Ilo flimo^rache U for^accdcnU'eioqucnza de' Sauij .
G A- '
DI CESALE %IPA: zjj,
GAGLIARDEZZA.
DONNA di maturo afpetto > ma vago > di vifta proportionata , e Tuelti»
farà di leggiadro habito veftita, coronata dì amaranto , d<^^ tenga con
•mbc le mani vn ramo dì oliuo con li Tuoi frutti, ^ fopra a detto ramo vi fari
'Nn fauo di mele con alcune api .
L'amaranto è vna fpica perpetua ,1aqualc fuor dellVIb degl'altri fiori, fìgni-
fica (labilità, gagliarde:^:^a, e conferuatione , per la particolare qualità fua di
non immarcirc giamai, & di ftar fcm prc bella, & di "verno quando fono man-
cati gl'altri fiori, folo tenuta nell'acqua fi rinuerdifcc, però li popoli di Teiraglia
affretti dall'oracolo Dodoneo a far ogni anno refpiationi al fepolcrodi »^chil»
le , come fi fcriuc, porcauano dell'aaiaranto , accioche mancando gl'altri fiori
qucfto , che predo fi rinuerdifcc,fu(lè in difefa della loro diligen^i^a , coronan-
doli con elfo la tefta nel fare l'oblationi . Per qucflo è il detto fiore immortale ,
& fi dedica alla immortalit^ì col ramo d oliuo , & il fauo di mele allude a quel-
la rifpofta, che fece Diogene Cinico ad alcuni, che gli dimandarono in che mo-
do {\ potefiè allungare il filo delia 'Vita humana . Dicendo,che le parti interio-
ri fi doueuano irrigar di mele , & reftcriori vngerle con l'olio , & voleua inten-
dere cof^ui fotto ofcurit<ì , come era il folito fuo , che per viuerc fano, 6^ ga-
gliardo bifogna flare con il core allegro , & pieno di dolci , ò^ fuaui penfieri
continuamente , & per lo corpo hauer la commodiià neceilaria tenendolo in_»
eircrcitio, accioche non fia confumato , e guafta<o dall'otio : ma aiutato, <&
conlolidato . Dice oltre a ciò Atheneo , che chi v^i, lì cibi conditi con il mele ,
viuc molto più di quelli , che vfano li cibi compofli di cofè forti . Et in qucfto
propolìco adduce rcllcmpio di alcuni popoli detti Cirnei , nell'Ifola di Corfi-
ca , li quaii 'viueuano lunghiflìmo tempo , perche fi pafceuano di cibi dolci ,
e comporti di mele. EtDiaphc, il quale icrilfe dell' Agricoltura , afferma-,
che il cibo di mele "vfato di continuo , non folo fa giouamento grandifììmo al-
la viuacità dcirmtellcito ; ma confcrua ancora li fenfi lani , & interi .
GELOSIA.
DONNA con vna verte di turchino a onde, dipinta tutta d'occhi) e d'o-
recchie, con Tali alle fpallejCon vn gallo nel braccio finiftio, & nella dc-
ftra mano con vn ma^^i^o di fpine,
Gciofia è "Vna paffione , & vn timore , che fa che il valore della virtù , o de*
meriti d'altrui/uperando le qualità 'Virtuofc di chi ama, non le tolga la polfef-
(ione della cofa amata .
Dipingefi la Gelofia col gallo in braccio, perche qucft'animale è gelofiflimo ,
tigilante.defto, & accorto .
L'ali fignificano la prertc:^:^a , & velocità de* fuoi variati penfieri .
^ Gh occbij, & orecchi) dipinte nella verte fignificano ralTidua cura del gclofo
di 'Vedere, & intendere fertilmente ogni minimo atto , & cenno della peri'ona
amata da lui, però dille il Tarto nuouo lume dell'età noftra in vn fonetto.
Ce/o/b amante^ apro miWocchi.e miro, E mìWorecchì, ad ognifuono intento,
li ma^:^o delle fpine, dimoftrai faftidij pungentiflìmi del gelofo , che di
con-
àn
ICONOLOGÌA
<: £ L o s I a;
contìnuo lo pungono rnon altrimenti jche fc fofTero /pincacuti/Iìme/lc quali
per tal cagione gli fi dipingono in mano .
Celofta .
DOnna^veftita nel modo fopcadctto , nelU deftra mano terrà vna|)Iantt
di helitropio.
il color del -ycrtimcnto è propio fignificato di Gclofia, per haucr il color del
marcjÀlquale mai non fi moftra così tranquillo, che non ne forga fofpetto , cosi
«ra li fccgli di Gclofia per certo, che l'huomo fia dell* altrui fede non palFa mai
fcn:(^2 timore, 6^ faftidio .
Si fa ancora queft' immagine', che in 'Vna mano tiene il fiore helitropio > il-*
quale fi gira fempre intorno , e incontro al Sole , fcguitando il fuo moto , co*
nDcgclofojOo'paflì , con le parole, 6^ col penfiero, fempre fta "Voi lo alla.»
contemplatione delle belle:^:^e da lui per fouerchio amore ilimate rare , Se vni*
eàea! mondo.
G&
DICESA%E "KIT A. aSr
GENIO BVONO;
Secondo t Gentili,
VN fanciulla con belliffimi capelli , farà coronato di Platano i, 5;^ in
mano tiene 'yn fcrpcntc- . Cofi fi 'Vede fcolpito in alcune Meda-
glie antiche^ «
GENIOCATTIVO;
Secondo i Gentili»
HVomo grande,nero, di 'volto fpaucnteuolc, con barSa, e capelli lunghi,
e neri , in mano tien vngufo. Scriuc 'Plutarco, ch*apparuc a Marc*
Bruto occifor di Cefare il genio cattiuo inf qnefta forma ,'e il gufo come ftiaaa-
Oano grantichi e vccello di trift'augurio .'però Vcrgìlio nel 4. dell'Eneide •
Solaque culmntbus ferali Carmine huho
S Ape querty&longaiinfletum ducere voce f»
Molti /òno ( fi racconta ) i Genij , fecondo rapplicationi dell* ingegni , de
quali fi prendono , ma a noi farebbe diligenza fbuerchia dipingere alcmo ol-
tre a queftijche fono g'i vniuerfàli per acconciar tutto il refto, che fé ne potreb-
be dire a i luoghi conucnienti , fecondo l'ordine ^ che habbiamo prefo «
C É N f O,
Come figurato da, gli antichi.
Molte immagini antiche del Genio rapprcfcnta VincentioCarrari;préfiBL.
da Lilio Gir \ldi Syntagmate 1 5. Faremo noi parte d'^vna figura fcol-
pita in marmo di baffo rilicuo, irouata già in Roftia^nella quale era vn Fanciul-
lo di -volco allegro , èC" ridente , incoronato di papaueri , nella man deftra te-
neua ^ighe di grano , nella finiftra pampani d'vua Con quefto epigramma aT
piedi, il quah fu -^erfò Pr^ti in •vna vigna nel tempo di Pio IV^ diligentemen-
te raccolto da Antonio Caftellini perdona non tanto nella fcien:^a delle leg-
gi Iltterata , quanto in varie difciplinc erudita , commendato da Girolamo Ca-
tena ne gli fuoi monumenti latini : lo ponemo per coià fingolare, non effendoiì
mai Rampato in niun libro d mfi:ri]:C!oni antiche «
QyiS TV LAETE PVER ? GENIVS. CVR DEXTERA ARISTAM
LAEVA VVAS. VERTEX QVIDVE PAPAVER HABET?
HAEC TRiA DOMA DEVM CERERIS BACCHI àTQVE SOPORIS
NAMQVE HIS MORTALES VIVITIS, EF GENIO.
Con la fpiga , & col papaUero nella man (iniftra , B>C tor\ la patera nella deflra^
fu anco crpreflb il Bono euento in 'vna medaglia di Traiano , come rifetifct-»
Occone , il quale defcriue il Genio pur con le fpighc in altre medaglie, che pili
«baffo fpecificaremo , Pigliauafi apprcflo gli antichi Gentili psr la tutela, àC
confcruationc delle cofe, però J'affcgnauano alle Città, a i 'uO; ai,aile p!»nte.&
ad ogni cofa, infine a i libri,che da gli Autori loro li defiderano fiano tenuti ptf
ogni tempo accetti; con applaufo commune, perciò Marciale, dille .
2SS
IC 0 NO LO CIA
GENIO
y'iBuYUs Genìum debet habereliber .
Nelle infcrittioni antiche più voice (ì troua Genio Colonia: , Centuria? , De-
cuti«^, Fontis, Lcci> e dellWlcimo n'era figura la ferpc , nello Smetio a catte 28
num.4. Uggefi Genio Horreorum Senaiorum per la conferuatione del Grana-
rodi Sciano, cofi anco Genio Conferuatori Horreorum Gaianorum , Genio
Thcfaurorum j-vedefi in queft alerà infcrittione non più ftampata , che al pre-
fente (là in vn'orticello dietro il Monafterio di Santa Sufanna nel colle quirina-
le 4 E' vna bafe, che dal canto deftro ha il vafo detto Vrceo , 6^ dal finiftro la
patera, fotto la quale è pofto il Confolato di Marco Ciuica Barbaro,& non Bar-
bato, come fcorretta mente ftampafiin tutti iPaftifcn^^a prenome >& nome di
tal Confolato, che fu del 1 5 8.
lOVI CVSTODI, ET GENIO THESAVRORVM C. IVI. AVG.
LI3. SATYRVS D. D. DEDIC. XIIT. K. FEBR. M. CIVICA.
BARBARO. M. METILIO REGVLO COS.
il Geni©
ntCESA'KE %1VA. 2^9
f 1 Gcnitjjche noi volgarmente dicemo per rhumore,e per il guflo,è naturala
inclinatione , che ha vno ad "vna cofa , ed elfercitio : fi pub figurare Fanciullo
tlato, fimbolo del pcnfiero, che fèmpre nella men te vola di ciò,che fi ha gufto,
efantafia rcengainmanoftromcnti atti a dichiarare quello,di che fi diletta ;
fé vno ha Genio alle lettere,gli fi ponga in mano libri ; fé a Tuoni, e canti , inta-
uolature di mufica, lire,lcuti, ed altri ftromenti ; fé ad armi, armi; e cofi di ma-
no in mano d'altre cofe, in fimili occafioni fi potr^ incoronare di Platano tenu-
to dagli antichi Arbore geniale, perche è grato, e gufta a tutti quelli, che lo
mirano per la fua bclle:^^a, e^rande ampic:^:^a, difende TEftate con la fua om-
bra dall'ardor del Sole , ed il Verno riceue il Sole , pero I* Academia d'Athent^
intorno alla loggia fi compiacque tenere moki Platani, che fiorirono,e crebbe-
ro airaltc:(^^a di ^ 6. braccia,come fcriue Plinio lib 12. cap, primo . E Serfe Re
s'inuaghì di quefta pianta genero/a > alli cui rami fece attaccare collane , ed ar-
mille d'oro , nella guifa , che racconta Eliano lib. 2. cap. 13.fi può anco inco-
ronare di fiori , come l'incorona Tibullo lib. 2. elcg. 2. li Genio del Popolo
Romano I come quello,ch'erafempre di guerreggiare, e trionfare , m'Vna.»
medaglia di Antonino Pio è figurato con vn ramo d'alloro , o d'oliua nella de-
ftra , e nella finiftra '^n* afta , in vn'altra il cornocopia , per la foprabbondante
ricchc:;^:^a del Mondo, che polledeua , al cui acquifto era intento , ouero per lo
^ufto dcll'abbondan^^a, che ha communemente ogni popolo . In altre duc-*
medaglie di Traiano, e di M. Aurelio Antonino Filofofo , nella deftra tiene vna
patera, nella finiftra le fpighe , per denotare, che quelli Imperadori premeuano
neirabbondan:^a, e nella loro religione,di cui n'è fimbolo la patera : in vna me-
daglia di Nerone la patera nella deftra, nella finiftra il cornucopia, auanti Tara,
laquale fen:(a dubbio fiì battuta per adulatione, poiché il Genio di Nerone,cioc
l'humor fuo era inclinato al male , e non al bene ; alla impicca , non alla reli-
gione ; alla deftru:^-^ione, non all'abbondani^a : molti fimili , ma fen:;^'ara veg-
gonfi nelle medaglie di Mailìmino , tra quali vi è imprcfib il Genio , che nella
deftra tiene vna patera con vna ftella fbpra, nella finiftra il cornucopia . In più
modi anco appreflb il fudetto Occone fi figura in altre medaglie d'Imperado-
ri , fecondo gli affetti , e volontà loro : li quali affetti , e perturbationi d'animo
{)affauano fotto nome di Genio I comeapparifcein Plutarchonel trattato del-
a tranquillità non lunghi dal fine in quclH verfi, ne' quali fono infetti dieci no-
mi inucntatì da Empedocle, per efprìmere gli affetti , ed inclinationi d'animo •
Hic ìnerant Chthoniaj & cerpcns procul Heliopea ,
Et vario Harmonie vultu , Dtrìl'q; cruenta ,
tAefchre , Calli^ocjNe > Thoofaque , Dynaeque
T^mertes , & amoena , nìgro (ru6luque Ufapheia .
Quorum Geniorum nominibus varia animi perturbationes exprìmmtur , dice
Plutarco, oue chiama nomi di Geni) le perturbationi iftelfe , àT gh affètti del-
l'animo tra loro contrarij , nominati in detti verfi, che fono terreftre , & folate
per la vilt<i, & fublimità dell'animo , ouero per rignorai!:;^a , ed intelligen-^a .
Concordia, e contefa per la difturbatione , e quiete d'animo . brutta , e bella- ,
per la bruttc^:^a , e belie^:^a d'animo . Veloce , e graue per la leggierc^^^a , ^
Y grauiti
apt} ICONOLOGÌA
graulcàdeiranlmo. Netncrtes per l'amabile, ed am€na verità . Afaphciaper
rofcuritàdciranimo, che produce frutti negri di tcnrbrofe operationi , con-
trarie alla chiare^:^a della verità , Sopra che non accade ftcndctfi più oltre, po-
tcndofì vedere «ìJo Plutarcho in diuerlì trattati delji Tuoi morali , il detto Car-
tari , e Lilio Girai Ji , la Mithologiadi Natal de*Conti,ilTiraque;]o fopra i Ge-
niali d'AlefTandrolib. 5. cap. 4 E Adrian Turncbo ne gli fuoi ^uuerfarij in
pi-^ laoi^hi, fpetial nente lib xiii. cap. xii. iafso infiniti marmi, ne* quali fono
fcolpici Geni) alati , nudi , che tendono au^elletti , fette , ceftarelli di fiori , e di
frutta, alcuni anco.che dormono, altri veititi con vede fuccinta fimilmcnte ala-
tij con palme, trofei, corone, faccllc, ed altre varie coiè in mano .
GEOMETRIA.
DO N M A, che tenga in vna mano vn perpendicolo,c con Taltra vn com-
patlb ; nel perpendicolo fi rapprefenta il moto , 11 tempo , e la grauez:^a
de* corpi : nel compafTo la linea, la Tuperfìcie , & la profondità , nelle quali con-
(ìftc il general fuggctto della Geometria .
Geometria,
DOnna , che corsia delira mano tiene vn coirpafTo > & con fa finidra 'Vn
triangolo.
GlOaMONATVRALE.
SI dipinge giouane alato , per la ragione detta nella figura dell'anno » cctu
vn cerchio in manofopra vn carro, fopra le nauo'econ vn torchio accelb
in mano, edendo tirato il detto carro da quattro cauaiii, vno di color bunco-Tal
tro nero fcuro, gl'altri due di color baio >à lignificano le quattro lue patti, cioè
fi nafcere, e'I tramontare del Sole y il mezzo giorno dCT la mezza notte , li quali
tutte quattro giunti infierne fanno il giorno naturale , che è tutto quel tempo,
che confuma il Sole in girare "vna volta lòia tutto*] cielo , il che lì nota col cir-
colo , che la detta figura tiene in mano .
Giorno artifì fiate .
Giouane di bello afpctto alato, per ellèr parte del tempo , tirato da due ca-
ualli rolli, e guidato dall'Aurora, nel retto è come quello di fopra .
1 due caualli ralli lono i due crepufcoli, che fanno il giorno artificiale, che è
tutto quel tempo, che l\ vede lume (òpra la terra , & li dice l'Aurora guidare il
giorno, perche iempre prcuiene al fuo apparire .
Giorno artifitiale,
Glouinp veflito di bianco, <^ rifplendente, alato, & coronato di Ornitho-
galo tiote bianco, che comincia ad aprirfi quando il Sole lì fcuopre, & fi
chiude quand j cilo fi naiconde, fi come il giorno fi dice da' l-'oeti aprirfi ancor
elio al leuar del Sole ,e chiuderfi al tramontare .
Terrà in mano '\n pauone con la coda balla , & chiufadi maniera, che cuo-
pragli occhi) delle penne, percioche di giorno fi nafcondono tutte le delle ,lt-»
quali vengono fignihcatensgli occhia della coda del pauone, per efempiodegli
»/f ntichi,nquali finlero Giunone, fignific^ndo, Tiria più pura,&; piùpeifetta>
eiièrcnel fuo Carro ti rau dalli pauoni medclimanicnic .
C/or-
m CES J'KE /RITA. s^t
Giorno arti fcìaìf.
GTcuane alato > che nella dc(tra mano tenga vn tna:;^5;p di fiori , Si nella fi-^
niftra mano vna torcia accefa .
G I O V E N T V.
FA NC I V L L A coronata di corona d'oro, & veftita riccamente, l!econdo
il detto d'Hcfiodo nella Teogonia , & con vn ramo di mandorlo fiorito in
mano, per moftrare, come narra Picrio Vaieriano nel libro 5 1. dt'fuoi Gido-
glifici , che come il mandorlo è il primo albero , che con fiori dia Speranza deU
l'abbondanza de gl'altri frutti ; così i giouani danno Taggio di che pertcttionc^
debba edere la -vita loro ne gl'anni maturi .
La corona dell'oro, moftra, che i gradi dell'età deirhiiomo,auello della gio*
uentùè il più elcgibile ,&:più perfetto in fcrtcflo.
Il vcftimento ricco , dimoftra , che l'ollentationedc* beni e propia di c]iicfta
eri , & gli ant'chi figurauano la giouentù con l'imagine di Bacco , & d'apollo»
che 1j prendeuano per la mano j auuertendo, che l'huomo in giouentù , SC^ pCK
vigor di corpo , &: per forza d'ingegno è potente, & lodeuolc*
Ciouentit .
DOnna di bella età inghirlandata di fiori , 8c nella deftra mano tenga vna-»
coppa d oro, perche da' Poeti e detta fior degl'annijóc cpreciofa, come
la coppa dell'oro 9 & cofi fu dipinta Hebc Dea della giouentù .
CiotientH .
VN gìouanc altiero , veftito di vari] colori , con ghirlanda di /empiici fio^
ri, da vna parte 'vi Cnvà vn cane da caccia , & dall'altra vn cauallo bejw
guarnito, e con la deftra ftia in atto di fparger denari .
Giouentù , e quella eri , che tien da vent'anni fin'i trentacinque , fecondo
Ariflottle, nellaquale l'huomo intende, e può operarejftcondo la virtù : ma per
la nou'ri, & caldezza del fanguc è tutto intento all'attieni fcnfibili , ne opera U
ragione nel gìouanc fenza gran contrafto,o della concupifcenza,o del defio dcl-
rhonore, & quefto ancora fi chiama augumento, altri dicono ftato .
Si dipi.'^e a!tierc,e che gli fi no a lato i fopradetti animali con la dimoftra tìo
ne del Ipargere denari, per denotare la particolare inclinatione del giouane,che
«d'ellereaiterio, amatore della caccia, (Se prodigo del denaro, cerne dimoilra
Horatio nella Poetica .
Caudet equis, canìhufq; & aprici gr amine e arn fi
Cereus in vitiumfledt , monitoribus a/per ,
ytilium tardus prouijory prodìgus aris
^ Sublirnis cupidufq; tT amata relinqucre pernix,
^ l.a -varietà de colori fignifica la frequente mutatione de i penficri, & propo*
pimenti gjcuenili , & fi corona di fiori fenza frutti , per din.ofuiire , che li gio-
oani fono più -vaghi del bello, & apparente , che dello -vtile , e reale .
Gioia d;a more.
Vedi Contento ^morofo,
Y i Gì 7.
?9^
ICONO LOG I<^
G I V B r L o.
G I V D I T I O.
HV O M O ignudo , attempato a federe fopra T Iride , oucro arco cele-
fte, tenendo in mano la (quadra, il regolo, ilcompaflò,6<;^J archi-
pendolo.
Non cdcndo altro il Giuditio, che "Nnacognitione fatta per difcorfo dellaj
debita mifura,sì noli attieni, come in qualunque altra opera,chc nafce deirin-
tellctto , & eficndofì tali iftromenti ritrouati da gli Artefici , perhauerefi-
fnii notitia nell'opere di Geometria, meritamente adunque per quelli fi dimo-
ftra il difcorfo,& ancora Telettione , che deucfarc lo ingegno deirhuomo,
per conofcere, & giudicare ogni forte di cofe, perciòche non dirittamente giu-
dica colui, che oel medcfimo modo "^uol mifurarc tutte l'attioni .
Pct
DJ €ES<iAIiE 'KIPJ: UPS
Per dichiaratlonedcjrirlde , diremo , die cìafcuno, chcfalc agradidejrac*
tìoni humanc , fìano di qual forte fi 'Vogliano,blfogna , che da molte cfpericn-
7^ apprenda il giudltio , il quale quindi rifulti , come l'iride rifulta dell' appa»
ren:^a di molti diucrfi colori auuicinati inficme in virtù de' raggi Solari .
eìudìtiOì cuero ìnditio d' ^more ,
HV O M O nobilmente '^eftito , con il c3po pieno di papauerì 3 che fi-
gnificano indlcio d'»/f more preflb a quelli antichi , i quali con il gettar
delle forti prediceuano le co/e d'auuenire , perche volendo far'cfpericrc^a > fc-»
l'amante fofle riamato plgliauano le foglie del papauero fiorito j & fé le pone^
uano fui pugno , poi con la palma della dcftra mano percotendo con ogni for-»
:^a le dette foglie , dallo Crepito , che cllefaceuano fotto la percoifajgiudicau*^
no l'amore da e(Ii dcfiderato ,
Quefto racconta il Picrio Valerlano col teftimonio di Taurifio nel lib.5 S.deJ
fuoi Gieroglifici, fé bene è cofa fuperftitiofa, & ridicola .
Cìudìtìo gìujto .
HVomo veftito d'habito longo , ^5^ graue ," habbia in guifii di mcnlJc-^ ,'
_ ^ che gli penda dal collo 'Vn cuore humano , nelquale fìa /colpita *% na.»
immaginetta,cherapprefenti la Verità , egli ftia con il capo chino, 6^ coiu
gli occhi bafli a contemplare fidamente 'A detto moniIe,tenga a'picdi alcuni li-
bri di Legge aperti ; il che denota, che il '\ero, 6C perfetto giudice deue «flcr
integro, & non deue mai per qualfiuoglia accidente rimuouere gli occhi] dal
^iufto delle San te Leggi , & dalla contemplatione della pura , & intera verit<ì :
vedi Picrio Valeriano nel lib. 51.
G I V D I C E.
HVOMO 'vecchio , fedente , 6^ veftito d'habito graue , terrà con Ma
dcftra mano ^na bacchetta 5 intorno alla quale fa auuolta 'Nna ferpe,
da -^n lato faranno alcuni libri di Legge aperti , À^^ 'Vn'aquila , & dall'altra
parte "vn'horclo^io , 6^ vna pietra di paragone , cflTendcui fopra d'efla 'vna
moneta d'oro, ^H^ vna di rame , (Se dell'vna come dell'altra apparifca il fc*
gno del lor tocco.
Giudice è detto da giudicare , reggere , & elTcguire la Giuftitia , & ènomt-i
attribuito ad huomini periti di elfa Giuftitia , oc delle leggi poftc da Prencipi ,
o Republiche alla miniftratione di quelle .
Si dipinge vecchio , fedente , & veftito grauemente , dicendo Atiftotele nel
ter!:^o della Topica, che non fi debba eleggere Giudici giot!ani,non eflendo nel-
l'età gioucnile efperienii^a , ne modcrationi d'affètti .
La bacchetta, che tiene nella man deftra , ne fignifica il dominio , ch*ha il
Giudice fopra i rei .
La ferpe , che intorno ad efla fi rfuolge , denota la Prudenc^a , che fi richie-
de negli huo mini porti al gouerno . Dicendo la sacra Scrittura : Eftotc pru-
4entcs ficut fcrpentes .
I libri aperti dimoftrano,cheil vero, & perfetto Giudice deue elTere molto
ben pento , circofpetto , integro , e vigilante , che perciò gli fi dipinge a canto
rWol»gio , tcci^hcnon mai per qualfiuoglia accidente non rimuouagli oc-
Y 5 chi '
i94- ICONOLOGIA
chi dall'cquitJjC dal giufto,e come l'aquila pofta da gl'ancichi per vccello di acu
tilllma villa , deue il giudice vedere, & penetrar fino alla nafcofta , & occulca
veritii rapprefentata per la pietra del paragone , nella gaifa , che fi è detto , la--
quale ne fignifica la cognitione d«l vero , & del falfb .
GIVOCO D/VLL* ANTICO.
VN fanciullo nudo alato ,con ambedue le mani diftefe in alto , prenden-
do vna di due treccie , che pendono da vna tefta di donna , che fia po«
fta in qualche modo alta , che il fanciullo non vi fi poflTa artiuar a fatto . Sia-,
quefta tefta ornata dVn panno , che difccnda infino al mezzo di dette treccie ,
«^ vi farà fcritto . IO CVS.
Si fa alato,perche il giuoco confiftc nella "Nclocità nel moto con fcheri^o .
GIVRISDITIONE.
H7 O M O vcftito di porpora , nella deftra mano tenga vno fcettro , qua-
l'è -vero inditio di naturai giurirdittione,& nell'altra i fafci confolari,
che fi portauano per fegno di quello medefimo *
GIVSTITIA
Secondo che rìferìfcc k/ÌhIìo Gellìo ,
DONNA in forma di bella vergine , coronata , & vellica d'oro , che con
honefta fcuerit^ , fi moflri degna di riueren^^a congrocchij di acucilTi-
rna vifta, con vn monile al collo , nelquale fia vn'occhio fcolpito .
Dice Platone , che la Giufticia vede il tutto i & che da gl'antichi facerdoti fu
chiamata veditricc di tutte le cofe . Onde Apuleio giura per l'occhio del Sole,
& della Giuftitia infieme , quafi che non vegga qucfto mcn di quello , le quali
cofe habbiamo noi ad intendere ^ che deuono edere ne miniftri della Giudi tia,
perche bifogna , che quefti con acutillimo vedere penetrino fino alla nafcofta »
& occulta "ferità , & fieno come le cafte ver^i ni puri d'ogni pallìone, fiche né
pretiofi doni, né false lufinghe, wè altra cofà li po(Ta corrompere ; ma fi^no fai.
di , maturi , graui, e puri, come l'oro , che auan;^i gl'altri metalli in doppio pc-
fo , & valore ,
E perciò potiamo dire, chelaGiuiVitiafiaqueU'habito , fecondo il quale-,
rhuomo giufto per propia elettione , è opetatorc, e dilpenlacore , così del be-
ne, come del male fra fe,& altri, o fra altri,& altri fecondo le qualità, o di pro-
portione Geometrica, ouero w^ritmetica, per fin del bello , e dcll'vtile accomor
dato alla felicità publica .
Per moftrate la Giuftitia,&: l'integrità della mente gli antichi foleuano rap-
prefentare ancora vn boccale, vn bacile, 8^ vna colonna , come fé ne vede ef-
prella te(limonian:^A in moke fepokure di marmo , & altre antichità , che fi^
trcuano tutta via, però dille l'Alciato .
lus hxc forma monti dì6lumfine fordìhus effe
Jjefmóium ,puras atq; habuiffemanus .
D
GìuHìtìa dì T anfani a negli Eliasit
Onna di bella faccia, &molt*adorna, la quale con la manofiniftrafuf-»
foghi vna vecchia brutta,percotendola con vn baftone .
Et
DI CES<iARE 'KJFJ: 29J
Et qucfta vecchia dice Pau:aniaeller l'ingiuria, 1* quale da giufii giudici,
dcuc fcmpre tcncrfi opprefla , acciochenon s'occulti la'V^cjcà , ik dcuono af-
colcar paticntemente quel ,chc ciafcuno dice per difcfa .
Gin siiti a Diuina.
DOnna di (ingoiar beìlec^^a , vcftita d'oro con vra'ccrcna d*oro ir tefla- »
fopra allaqual vi fia vna colomba circondata di rpltrdorc , haue» Ài ca-
pelli fparfì /òpra le fpallc, che con ^li occhi] miri, come co/s balla il mondo, te-
nendo nella deftra la fpada nuda, & nella finiftra le bilancie .
Quefta figura ragicneuolmentefi dourebbe figurare bclliffìma, perche quel-
lo , che è in Dio , e la medcfima e Aererà con eflo ( cerne fan beniflmo i facri
Theologi ) il quale è tutto perfettione, ik vnii^ di bellc^^za .
Si vefte d'oro, per mcftrarc con la nobiltà del fuo metallo,? con il Tuo Splen-
dore Teccellen^^a , & fublimità della detta giuftitia .
La corona d'oro è per moftrarc , eh' eli' ha poteiic^ji fbpra tutte le potente-,
del mondo .
Le bilancie fignificano, che la giuftitia diuina da regola a tutte le attieni, e
la fpada le pene de' delinquenti .
La colomba moftra io Spirito Tanto ter^aperfona della fantiffìma Trinità,
& vincolo d'amore trai! Padre , & il Figliuolo , per lo quale fpir ito la Diuina
giuftitia fi communica a tutti i Prencipi del mondo .
Si fa la detta colomba bianca, e rifplendente, perche fono qucfte fra le quali-
tà vifibili , e nobiliffime .
Le treccie fparfemoftrano le gratie ,che fcendono dalla bontà del cielo fèn-
ica oftenfione della Diuina giuftitia , an:^i fono propij effetti di ella .
Rif^uarda come cofa balla il mondo , come foggetto a lei , non clTendo niu-
na cofa a lei /uperiote .
Si comprende anco per la fpada,e per le bilancie ( toccando l'uno inftromen
tc,'a vitajcX l'altro la robba de gli huomini) con le quali due cofe l'honote mon
dano fi folleua , & s'abballa bene /pedo, che fono dati,e tolti, & quefta, e quel-
la per giuftitia diuina, fecondo i meriti de gli huomini, & conforme a* fcuerif-
fimigiudicij di Dio.
GìuHìtìa .
Onna veftita di bianco,habbia gli occhi) bendati ; nella deftra mano ten-
ga vn fafcio di verghe , con vna fcure legata infiemc con efle , nella fi-
niitra vna fiamma di fuoco , & a canto hauerà vno ftru:^:^o , cuero tenga la fpa-
da, & le bilancie .
Quefta è quella forte di giuftitia, che efercitano ne* Tribunali i Giudici , Se
gli ellecutori fecolari .
Si vefte di bianco , perche il giudice deuclTerefen^a macchia di propioin-
terelle , o d altra paOìone , che poft'a deformar la Giuftitia , il che vien fatto te-
ncndofi gh occhi) bendati , cioè non guardando cofa alcuna della quale s'ado-
pri per giudice il /enfo nemico della ragione .
Il falcio di verghe con la fcure , era portato anticamente in Roma da littori
Y 4 innai]:^i
D
29^ ICONOLOGIA
innanzi a* Conroli,& al Tribuno della Plebe, per moflrar,che non fi dcuc rima-
nere di caftigarc ,oue richiede la Giuditia , ne fi dcue eller prccipitofb : ma dar
tempo amatacareilgiadicionello fciorrc delle verghe.
La fiamma molira, che la mente del giudice deuc elTer Tempre dri:^^ita ver-
Ìq il Cielo ,
Per Io ftru^^o s'impara, che le cofc , che vengono in gluditio , per intricate ,
che fieno,non 'ì\ deue mancare di ftrigarlc , 6^^ ifiiodarle , fen:^! perdonare a-*
fatica alcuna , con animo patiente , come lo ftru:^!^o digerifcc il ferro, ancorché
£a durillìma materia , come raccontano molti fcrittori .
Ciuflìtia retta , che non fi pieghi per amicitia, ne per odio.
DOnnacon lafpada alta , coronata nel mezzo di corona rfgale , 6^ con
la bilancia da^na banda le farà vn cane fignificatiuo dcll'amicitia,6^
dall'altra vna ferpe pofta per l'odio .
La fpada alta nota , che la Giuftitia non fi deue piegare da alcuna banda , ne
per amicitia, ne per odio di qualfiuoglia pccfoua, 6: ali'hora è lodcuole,& man-
tenimento dell'imperio .
Perlebilancie ne feruirà quanto per dichiaratione habbiamo detto nellai^
quarta Beatitudine.
Gìujìitìa rigOYofa .
VMo Sceletro , come quelli , che fi dipingono , per la morte in vn manto
bianco, che la cuopra in modo, che il "vifo, le mani, 6^ i piedi fi veda-
no con la fpada ignuda , & con le Wlancie al modo detto » E quella figura di-
raoftra, che il giudice rigorcfo non perdona ad alcuno fotto qualfiuoglia prete-
fto di fcufe,che pofiano alleggerir la pena,come la morte,che ne ad età,nc à fef-
fo, ne a qualiti di perfone ha riguardo per dare efiecutione al debito fuo.
La "viltà fpauenteuole di quella figura moftra, che /pauenteuole è ancora a*
popoli quefta forte di Giuftitia , che non fa in qualche occafione interpretar*^
leggiermente la leg^e .
Ciulìitia nelle Medaglie i'^ Iriano , d'intonino Tìo %
& d\4lejfandro.
Onna a federe con ^n bracciolare , e fcctiroinmano,conraltratienft:*
'Vna patena .
Siede fignificando la grauità conuenicnte a i faui j > 8;^ per quefto I Giudici
hanno da lententiare fedendo .
Lo fcettro fé le da per legno di comandare, &.'gouernare il mondo.
Il bracciolare fi piglia per la mifara , &C la patena , per ellcr la giuftitia c«^
fa diuina.; .
GLORIA DE* PRENCIPI.
l<lelU Medaglia d'Adriano .
DONNA belliiTìma, ciie habbia cinta la fronte d'^n cerchio d'oro con-
certo di diuerfe gioie di grande (lima . I capelli faranno ricciuti,e bion-
di , li j;nificando i magnanimi , e glorioll psn'ìeri , che occupano le menti àfì
Prcncipi, nell'opere de* quali fommamcnte rifplenic la gloria loro . Terr<ì con
b fìmftra siano vna pinmide^Uquale fignifica la chiaca^À alca glocia de' Pren-
cipi>
D
GLORIA DE' PRENCIPI.
àfit
clpìjchc con ma^^nlfìcen:^a fanno fabbriche funtuo/è,c grandi,con lequali fi mo
ftra cfla gloria , E Marciale, benché ad altro propofito parlando, dille.
Barbara Tyramidum fikat miracula Memphis ,
"Et a fua imitatione il diuino Ariofto .
Taccia qualunque le mirabil fette Meli del mondo in tanta [ama mette .
Et fimilmente gli antichi mettcuano le piramidi per (imbolo della gloriaJ «
che però s'al:^arono le grandi , & magnifiche piramidi dell'Egitto , delle quali
fcriue Plinio nel lib. ^6. cap. i z. che per farne vna fola fletterò trecento reflaa*-
ta mila perfone -vent'anni . Cofe veramente degne : ma di più ftima , A^ di
maggior gloria fono quelle , che hanno riguardo all'honor di Dio, com'è il fii-
bricar Tempi] , Aitati , Collegi) per inftruttione de' giouani, così nelle buone*
arti , come nella Religione . Di che habbiamo manifefto cfempio nelle Fabri-
che della buona memoria dellìllufliinìmoSig. Cardinal Saluiati , che h^ edifir
caig in Roma il bcllijjimo Tempio di S. lacomo dcgl'uicurabilìA nel medef|r
■2pS ICONOLOGIA
mo luogo ampli 5 & nobilillimiedificij percommodo de gl'Infermi, e loro mi-
rlftri , Ec per non enfere in Tua Signoria IllaftrilTima altro fine, che di fare ope-
relodcuoli jCvirtuofc ,e(rendo lui Protctcore de gl'Orfani, ha di detti Orfani
inftituico 'Vn nobil Collegio dal fuo nome detto Saluiato , Se con grandidìma
liberalità dotatolo da potcrui mantenere molti giouini Orfani di bell'ingegno,
che per pouertà non poteuano oprarlo , ouc s'inftruifcono da ottimi Precettori
nell'humane lettere, Snella Religione. Ha fatto ancora vna magnifica Gap- i
pella dedicata alla Beata Vergine nella Chiefa di S.Gregorio di Roma amplian- I
do le fcale del Tempio , òC fattogli auanti vna fpatiofa pia:^7.a per commodità 1
del Popolo, che a grandillimo numero vi concorre ne i giorni delie Stationi, &
altri tempi in detta Chiefa , oltre altri cdifitij da Tua Signoria Lluftriffinia fatti
per ornamento della Citt^t, òC habitatione della Tua famiglia , come il nuouo
pala:^^o, che fi vede nella ^\z'7^^ dell'Arco di Camigliano,'3<: l'altro nel fuo Ca-
ftello di Giuliano nel Latio , doue non meno appare la magnificcn:^-! di quefto
Principe in haucr cinta quella Terra di muraglie, & refala ficura dall incurfioni
di rei huomini . Onde bora da molte parti vi concorre gran gente ad habitare,
tirata ancora dalla benignità , & dalla incorrotta giufl-itia , òC dalla (uà ^era
pietà Chriftiana fempre riuolta al fouuenimento de' bifognofi . Ha non pure
nel filo teftamentoordinato,che fuc propic facoltà non lolo fi faccia da' fondi-
menti "vn'Hofpedale per le poucrc,e bi(ognofe donne in San Rocco , accioche
lìano nelle loro infermiti gouernate di tutto quel, che faccia lor bifo^nonna ha
ancora lafciato , che nel fuo Caftello di Giuliano fiano ogn'anno maritate alcu-
ne pouere c^itelle , hauendo allegnato perciò tanti luoghi di monti non va-
cabili . Haueua anco cominciato da' fondamenti con bellilllma architettura la
Chiefa di S. Maria in Acquico, &rhaurebbe condotta a fine con quella pron-
te:5;^^a,&?^clo, chefolcua l'opere dedicate al feruitio, e culto d'iddio : maquafi
nel cominciare detto Edificio è (lato chiamato a miglior vitaja/ciando fuo He-
rede rUlurtrilTimo Signor Loren:^o Saluiati , Signore non meno herede delle^
faculttì, che del pretiofo , e liberale animo di elfo Cardinale,che però con gran-
dillìmaprontej^c^^a ha difpoftodi finire a fua fpcfa la detta Chicli, mofl:! andò la
fua gratitudine verfo la memoria del dcfonto , & la fua Chriftiana pietà in non
lafciare imperfetta fi fant'opera . Ma con quefta occafione non deuo tralafciare
le lodi di tanto generofo Cardinale dette da più felici penne della mia, che fono
le fottoicrittc^ .
Tyramidem dextra tollens ad Jyderj palma
Qux mulier fidgcns Ccfaris xre nìtet ?
Gloria qn.-c B^ptm cointnendat nomina fama
iluimoles cAfis ì)as Hatuere iugis.
Et cjuid Saluiati potius nonfuHinet HU
Gymnafia , hofpitìay mcenia, tempia , Cares ?
HiitnanxTionhcc cijiiat vis pondera laudis,
Diuina in Calo gloria fola manet
Tyramidis Vhari£ moles operof^ VueU^
CtirffMi''ì3cm toUit ad afira manu f
GlcYia
DJCESA'KE %IPA, f9f^
Gloria fic pingì voluìt , qu^ vertice Ccelum
Contingens magno parta labore venit .
Quadrato latere , & tenuatam cuffide acuiti
Vyramidemyirgofertgenerofamanu
Sic fi C<£fareo ettari iufjit in (ere
Gloria y qua P^gum nomina darà vigent
j^mpe operum Atèrnamfamam monumenta merentur
Qu^ decorant ripas vndìq\ TS^ile tuas >
Jlla tamen Vharijs humanafuperbia fuaftt
Solis & indigno fecit honore coli
S^uanto ighur melius fulciret dextera vero
QuASaluiate Deo tu monumenta Ice as ;
Seu quas in Campo caflc dasVìrginis ^edes
Seu qu(C Flaminia ^ant regione via
Siue lares media furgentes Vrbefuperbos
Sìue procul muris oppida cincia modìs
t/idde etiam bofpitijs Sedes magna ^tria Fulgì ,
^dde & Tierio te6ìa dicata Choro .
7{on tamen h.^c forfan maioriroboredigna
Sufltnet imbelli gloria vana manu ,
Tone manu Tharìam geHas quam Gloriam molem
Et lege Saliiiati quiclibet a6la Tatris,
Siue placettélfafurgens tefìudineTdmplum
Flamim£ cérnis quod regione P^ia ,
t/ìut iignc turbe laxas quas condidit ^edes
^utgrata^oniote6ìa dicata eboro
SiuevbiB^muleus fpeBauit Equiriafanguls
Vìrginis ncthereanobilis ^ra placet
Tonderibus nimiumft tantis dextra grauatur
Forte geres patrios quos nouat ille lares
Quid fi cin6ìa nouis dentur v etera oppida muris ,
l>lon indigna tuafint monumenta manu »
QuicquìdSaluiati furnss i illuHrius iflo
Jmpofuit faxo } quod tibi Cffar , crit .
GLORIA. ;
DONNA) con vna Corona d'oro in capo , 6;^ nella deftra mano con
vna tromba.
La Gloria, come dice Cicerone » è vna fama di molti , òC fcgnalati bcncfitij
fatti a' Tuoi , a gli amici , alla Patria , & ad ogni forte di perfone .
E fi dipinge con la tromba in mano , pecche con ella fi publicano a popoli i
defidcrij de' Prcncipi ,
La
gt» JC 0 NO LOG lA
La corona è inditio del premio , che merita ciafcun huomo famoro > & \xj
(ìgnoria, che ha il benefattore fopra di coloro ,che hanno da lui riceuuti bcnc^
iitij, rimanendo cflì con obbligo di rendere in qualche modo il guiderdone ,
Gloria .
DOnna -veflita d'oro , tut» rifplendente , nella finiftra con vn Cornucd»
pia, & nella dedra con vna figurctta d'oro, che rapprcfenti la vcriti.
Gloria i &Honore.
DOnna riccamente veftita , che tenga molte corone d*oro > 6^ ghirlande
in mano, come premio di molte attieni virtuofc .
Gloria .
DOnna , che con la deflra mano tiene vn' .^^ngioletto , 8^ fotte al pie da?
ftro 'Vn cornucopia pieno di frondi, fiori, 6c frutti ,
Gloria ,
DOnna, che móflra le mammelle, 6q^ le braccia ignude,nella deflra maw
no tiene vna figuretta fuccintamcnte veftita,laquale in 'Vna mano por-
ta vna ghirlanda, 8c nell'altra vna palma , nella finiftra poi della gloria farà vna
Sfera, co' fegni del Zodiaco. Ed in quefti quattro modi fi vede in molte mo-
«Réte, & altre memorie de gli antichi .
GOLA.
DONNA veftita del color della ruggine , col collo lungo , come la gruei
6^ il ventre afTai grande.
La Gola, fecondo che narra S.Tommaffb 2. z.queftione 148. ^/^rtic. i.è
vn difordinato appetito delle cofe, che al gufto s'appartengono, 6^ fi dipinge
col collo così lungo, per la memoria di f iloftcnc Ericinio, tanto golofo,che de-
iìderaua d'haucre il colio fimile alle gruc, per più lungamente godere del cibo,
mentre fccndcua nel ventre .
La grande:^:^a , 8^ groirc::^:^a del ventre fi rifcrifcc all'effetto d'tfla gola , &
golofo fi dice chi ha pofto il fommo bene nel ventre , & lo vuota per empirlo ,
é< l'empie per votarlo col fine della giottornia , & del piacere del mangiare .
L'habito del color fopradetto, all'ignobilità dell'animo vinto , ik loggioga-
to da quefto brutto vitio, óc^_ fpogliato di virtù , & come la ruggine diuora il
ferro,onde nafce, così il golofo diuora le fue fuftan^^e , de ricchezze, per me:^:^o
delle quali fi era nutrito, &c allenato.
Gola.
DOnna à federe fopra vn Porco, perche i porci, come racconta il Pierio Va
lerianolib. 9. de i fuoi Hicroglifìci, fono infinitamente golofi .
Nella finiftra mano tiene vna Folica Vcccllo fimilmente gololo , e con la de-
lira s'appoggia (opra d'vno Stru:^:^o , del quale cosi dice l'Aiciato .
Lo StruT^ji^o fcmhra à (juei che mai non tace
7{e con la gola in alcun tempo ha pace,
GOVERNO DELLA KEPVBLICA.
DONNA fimile ì Minerua]; nella deftra mano tiene rn ramo d'oIIuo,col
braccio finiftro rno feudo , 5c iielU medefima mano^n dardo, (5c eoa
V9 «trif ne in capo .
i
DI CES<iARE %IP J: 'sei
Il portamento fimllc^ quello di Minerua ci dimoftra , che 1» fapient^a e il
principio del buon reggimento •
Il MorJone , che la Republica, deuc cflcre fortificata ,*Q^ Sicura dalla for^ft
di fuora-i .
L'oliuo, & il dardo fignificano , chela guerra , & la pacefono beni della Re-^
publica, T'vnajperche da efperien:^*, valore,(5<: ardire ; raltra,pcrche fommini-
ftra Totio , per mezzo del quale acquiftiamo fcientia , & pruden:?^a nel gouer-
nare , & fi dà l*oliuo nella mano deftra , perche la pace è più degna della guec»
ra^come fijo fine , & è gran parte della publica felicità .
GRAMMATICA.
DONNA che nella deftra mano tiene vn breuc , fcritto in lettere latine,
lequali dicono : roxlìtterata , & artkulata ; debito modo pronuncia-
ta, & nella finiltravna sfera, & dalle mammelle verferi molto latte.
Il breue fopradctto dichiara, & definifce TelTere della Grammatica.
La sfer^^a climoftra,che come principio s'infcgna aTanciulli le più volte tdo*
prandofi il caftigo, che li difpone , & li rende capaci di difcipHna .
Il latte,che gl'efce dalle mammelle , fignifica , che la dolce:^^a della fcien ;J4
efce dal petto, de dalle vifcere della grammatica .
Grammatica .
DOnna ,che nella deftra mano tiene vna rafpa di ferro^ 6^ con la finiftr»
vn va(o, che fparge acqua fopra vna tenera pianta .
Grammatica è prima tra le fétte arti liberali , & chiamafi regola, & ragione
del parlare aperto ,& corretto .
La rafpa dimoftra, che la grammatica defta , & aftbttiglia gl'intelletti,
Edi! vafo dell'acqua è inditio , che con efta fi fanno crefcere le piante ancot
tencrellc degl'ingegni nuoui al Mondo , perche diano a' fuoi tempi frutti di
dottrina , & di faperejcome l'acqua fa crefcere le piante ftelle .
G V A R D I A.
DONNA armata , con "Vna grue per cimiero, nella mano deftra con li.»
fpada, & nella fintftra con vna facella acceia, & con '\n paparo > ouera
ocha, che le ftia appreflfo .
La facella con la grue fignifica "vlgilan^^a, per le ragioni , che fi fono dette
•Itroue in fimil propofito l'iftefib fignifica l'ocha , la quale dodici volte fi fue *
glia in tutta la notte, dalche credono alcuni, che fi prcndelTe la mifura dell'ho«^
re , con le quali mifuriamo il tempo r nello fuegliarfi quefto animale fa molto
ftrepito con la voce, fic^^. tale, che narra Tito Liuio, che i foldati Romani,dor-
itiendo nella guardia di Campidoglio furono fuegliati per bene fitiofoIodWti
papero, & così prohibirono a* Fran;^efi l'entratai Quefti due animali adunque
dinotanojche la vigilan:?ja,e la fedeki fono necellarijllìmealla guardia,accom«
pagnate con la forila da rcfiftere> il che fi moftra neU'armadura,e nella fpada.
V
GRANDEZZA, E ROBVSTEZZA D'ANIMO.
N giouane ardito, che cenga la deftra mano fopra il capo d'vnferocif*
fimo Leone, il quale ftia in at co fiero, e la finiftra mano al fianco .
Jidi-
fos TCO KO LOG IJ
Si dipinge !n quefta guifà, petcioche gli Fgitdj haueuano chiaramente com»
prefo, niuno altro animale di quattro piedi hauer maggior animo del Leon*:
é;^perniuna propietà naturale è (limato il Leone più degno di marauiglia,
che.per ìa grandezza dell* animo Tuo , nellaqualeegli è molto eccellente , efpo-
rendofi ad imprefc magnanine,e gcnerofeje non per altra cagione dilìero mol-
ti edere flato il Leone figurato nel Ciclo, fé non pcrcheil Soie quando palla pce
quel fcgno , è più che mai gagliardo,e robuflo .
G K A T I ^.
GIOVA NETTA ridente, e bella di vaghillìmo habitovefrltajcorona-
ta di diafpri, pietre pretibfe , e nelle mani tenga in atto di gittire piace»
uolmcnte rofe di molti colori, fcn:^a fpine, hauetit al collo vn vezzo di perle.
Il diafpro u pone per la gratia , conforme a quello , che li naturali dicono,
cioè , che portandofi adolTo il diafpro fi acquifla la gratia degli huomini .
Queflo medefìmo fìgn'fica la rofa icnza fpine , &: le perle, lequali rifplendo»
no,& piacciono , per (ingoiare, ó^occulto dono della natUi a,come la gratia,
che è neg'' huomini vna cerca venufta particolare, che muoue, e rapifce gl'ani-
mi all'amore, & genera occultamente obbligo,e beneuolcnza,
GRATIN D I V i N A.
DONNA bella, 6^,^ ridente con la faccia riuolta "Verfo il Cielo,doue f?a
lo Spiritofànto in forma di colomba, come ordinariamente fi dipinge. ^
Nella delira mano tenga vn r»mo d'ohuo con vn libro , fi<,^^<:on la iìnillta-»
vna tazza .
Guarda il Ciclo, perche la gratia non vien fé non da Dio , il-quale per manw
feflationefj dice eller in Cielo, la qual gratia per confeguiredcniiamoconuer-
lirci a lui , & dimandargli con tutto il cuore perdono delle «o(lT€graui colpe»
però difle: Comieytimhtì ad m€i& ego cvntfertar ad vos .
Si d'pingc lo Spiritofànto per attribuitfi meritamente da i Sacri Theologì tu
lui Tinfiifione della diuina gratia ne* petti noflri , Oc pc-rò dicefi , che la gratia è
vnben propiodiDio , che fi diffonde in tutte le creature per ptopi a liberalità
di cflb Iddio , & fenza alcun mento di quelle .
U ramo di Oliu ^ fij^n.fìca la pace,:he in virtù della Gratia il peccatore ricon-
oonciliatofì con Iddio Tente nell'anima ,
La tazza ancora denota la gratia, fecondo il <ktto del Profeta . CaUxmeus
inehrìans quàm pr^clarui eTl,
Vi fi potranno fcriuere quelle parole. Bibite y &' inebriamtni . Perche chi è
in gratia di Dio fempre fla chào delle dolcezze dclTan or fuo , perciòche que-
fta imbriachezza è fi gagliarda, & potente,chefa fcordar la f eie delle cole inon»
dÀiìCjdi fenza alcun diflurbo da perfetta, & compita fatiet<f •
GRATIN DI DIO,
VN A bellifllma, e gratiofa giouanetta, ignuda, con belliflìma,8^ ^aga«.
acconciatuts di capo . Li capelli faianno biondi, ik ricciuti, oc faranno
circrndar di vn grande fplendore,te licoi an.bc le mani vn corno di dcuitia,
ohf gli cuoprira d'auanti, acciòchc non molti i le paru meno honcfte, e con dio
ver-
T
DI CES<!ARE %IF a: s»S
rerfer^ diuerfc cofe per l'vfo h umano sì Ecclcfiaftichc, come anco d'akra lortcj
èc nel Ciclo fia vn raggio, il qual rifponda fino a terra .
G R A T I £.
R E fanciullettc coperte di fottilifTimo velo , fotto il quale apparifcan»
_ i<'nude, così 1 e figurarono gli antichi Greci , perche le Gratic tanto lon»
pili belle, & fi Itimano, quanto più fonofpoghate d'intcrefli, i quali fminuifco»
ro in qran parte in e(Te la decenza,^ la purità ; Peróni' Antichi figurauano in
«Ile l'amicitia vera , come fi vede al fiio luogo . Ed apprelìo Seneca de beneS-
cijs lib. primo, cap. 5. vicn dichiarata la;detta figura delle tre Giatie.comc anco
noi nella figura dcirAmicitia .
Grafìe.
ALfre, & varie figure delle G ratie fi recano da molti Autorijtna io non n«J
dirò altro, hauendone trattato difFufamente il Giraldi Smtammate xiij.
éc da lui Vinceremo Carfaro, dico bene, che Ce ne veggono anco fi:o!pite in mar=.
nio in più luoghi di Roma le tre Gratic giousni, allegre, nude, &c abbracciate^
tra di loro , -vna ha la faccia volta in li da banda finiftra ; l'altre due dalla de-
lira guardano verfo noi ; quelle due fignificano , che quel , che riceuc vna gf a-
tia , o beneficio , deue procurare di rendere al Tuo benefattore duplicata gtatia $
ricordandofcne Tempre : Quella fo'a fignifica jche colui,chc la fa , deue fcor-
darfcne fubbito, 5;^ non poner mente al beneficio facto: Onde TOiator Gre-
co in Tuo Irnguaggicdifièf reirorstione, De Coronai Equidemcenjeo eumyquibtm
nefic'mmaccefit i oportereomni tempore meminiffei eum autem ejui dedit con-
tinuo ohliuifcr» ad imitatione del quale TOrator Latino anch'cgli dille. Me*
mniffe debet isj in quem collatum e fi beneficìum , non eommemorare qui contuUt :
pcichc 111 vero brutta cofa è rinfacciare il beneficio, dice lo ftcllo Cicerone.
Odiofum hominum genus officia exprobantium .
Sono Vergini, e nude , perche la grafia deue eficre fincera , fenica fraude , in-
ganno, &rper9n:^a di rimuneratiene. Sono abbracciate ,Ó^ connclTc tra loro,
perche vn beneficio partorifcc l'altro , & perche gli amici deuoiio continuare in
farfi le gracie : ÒC perciò Crifippo allimigliaua quelli, che danno , & ticeuono
il benefitio, a quelli , che giuocano alla palla , che fanno a gara > a chi le la può
più volte mandare, & rimandare Tvno a l'altro .
Sono giouani, perche non deue mai mancare k grati tudinc,re perire la me-
moria della gratis , ma perpe tuamcnte fiorire , & viuere . Sono allegre , perche
tali dobbiamo effere cofi nel dare,come nel riceuere il benefitio . Quindi è,ch«
la prima chiamafi Ag'ia dall'allcgi e:^::^aj la feconda Thalia dalla -^iriditàila tef •
:(a Eufrofina dalla dilettatione ,
GRATITVDINE*
DONNA che in mano tenga -vna Cicogna , S^T" vn ramo di lupini , o
di faoa , Oro Apolline dice, che quefto animale più d'o^n* altro riftoraj»
iiuoi genitori in vecchie^^a, 8^ in quel luogo medefimo y oue daellièftato
nutrito , apparecchia loro il nido, gli /poglia delle penne inut.li e àà loro man-
giare fino, che fiano nate le buone , ÒC che da fé ftcfli pofiano trcuare il cibo ,
pciògli Egitti; ornauano gli fccttri con -quello animale , e lo tcn:aano in molta
confi-
S94. IC0N0L0€1J
confidfrationt Tcriue Plinio nel llb. \ 8, al cap, 14. che come il lupino,* Tt Taù*
ìngrafTano il campo,doue fono crcfciutCjCosì noi per debito di grati tudinc dob
biamo Tempre duplicare la buona fortuna a quelli, che a noi la megliorano .
Si potrà fare ancora a canto a qucfta figura 'vn* Elefante , il quale dal Pierio
Valeriane nel 2. lib. vien porto per )a gratitudine, òC cortefia; Ed Eli ano fcri-
ue dWn'Elefante , che hebbe animo d'entrare a combattere per vn Tuo Padro-
ne , il quale elTcndo finalmente dalla for^a de gl'inimici fuperato, 5<^ morto,
con la Tua proboscide lo pre/è , & lo portò alla Tua dalla , moftrandone grandif-
(imo cordoglio, 6^ amaritudine.
GRAVITA.
DONNA 'veftita nobilmente di porpora , con 'vna fcrittura figillati al
collo infmo al petto pendente , neli* acconciatura del capo farà vna Co-
lonna con 'vna piccola ftatuetta fcpra : &C la '>eftc tutta afperfa d'occhij di
pauone, con "Vna lucerna accefa fatta fecondo T'vfan^a de gli antichi nella-»
deftra mano.
La porpora è -yertimcnto communc a qucfta , òC all'honore , come a qua-
lità regali, S^nobilifllme.
11 brcue è autentico fegno di nobiltà, !a quale, e vera nudricc di granita d'ai-
terc:^::^a, di gloria , & di faufto .
La colonna s'acconcierà in capo per le mafcherate a piedi , o a cauallo ; ma
per ftatua di fcoltura, ò pittura fi potrà fare acanto , ó^ che col bracci fi-
niftro fi pofifopra d'ella per memoria delle gloriofc", attieni , che fomentano
la grauità .
Gli occhi di pauone iono per fegno, che la grauità fomminiftra pompa,e na-
(ce con l'ambirionc .
La lucerna dimoftra , che gli huomini grani fono la lucerna della plebe , 5^
^el Volgo .
Granita dcUlmomo .
DOnna in habito di Matrona , tenga con ambe le mani vn gran fafiTo lega-
to, & fofpefo ad "Vna corda .
L'habito di Matrona moftra , che allo ftato dell' età matura fi conuienepiù
la grauità, che agli altri, perche più fi conofce in clToThonore, e con maggiore
tnfietà fi procura con la grauità, e tcmperan^^a de* coftumi .
Il falfo moftra, che la grauità ne' coftumi dcU'huomo fi dice fimilitudine del
la grauità ne' corpi pcfanti, 6C e quel decoro ,che egli sa tenere nelle Tue at-
tieni fen:^a piegare a lcgglcre:^^a,^anità, butfonarie , 0 cofe fimili, lequali non
fono atte a rimuouere la feucticà dalla fronte, ò dal cuore ; come alle cofe graui
per alcuno accidente non fi può leuar quella natura aii'inclinatione , che le fa
andare al luogo conueniente .
Grauità dell' Oratione .
Vedi a Fermc:^:^a, e grauità deli'Oratione .
G V E R R A.
DONNA armata di cora:^^a, elmo, & fpadajcon le chiome fparfc, 6q^^
infanguinate, come faranno ancora ambedue le mani, folto all'armatu-
ra, ha*
BtCESA'KE 'KITJ. !^>
fti,'haaer<3 vna trauerfina roda, per rapprcfcntarc rira,& il furore, ftari la dct?a
figura fbpra vn cauallo armato ; nella deftra mano tenendo vn' hafta in aito di
lanciarla, & nella finiftra vna facella accefa , con vna Colonna appiciro .
V Rapprefentafi quefta Donna col cauallo armato , fecondo l'antico coftumc^
Fgittio , & la più moderna autorità di Virgilio, che dice .
Bello arntantur equi, beUum bxc armeni a minantur .
cioè i caualli s'armano per la guerra, ÒC" minacciano guerra .
Leggefi , che già innan:;^! al tempio di Bellona fu -^na certa Colonna nrn-i
molto^randc , la quale i Romani chiamauano Colonna bellica , perche delibe-
rato, che haueuano di fare alcuna guerra, a quella andaua IWno de' Confoli
dappoi , che haueua aperto il Tempio di Giano , & quindi lanciaua 'vn' hafta,
verfo la parte, oue era il Popolo nemico , & intendcuafi, che allora folle grida-
ta , & publicata la guerra , 6: perciòqiiefta figura tiene nella deftra mano l'ha-
fta in atto di lanciarla prcllb alla Colonna iòpradctta. Onde fopradiciò Oui-
«lionciFaftidifte^
Trofpicit à tergo fimmtm breuìs area cìrcum
EHvbinon parua parua columna not£
ìììncfokt bafta manu belli pr^nuntia mittì
In R^gem , &gent. m , ciim placet arma capì.
Tiene poi nella finiftra mano vna facella acce(a,fecondo il detto di Silio Italico.
Scuote l' accefa face , ci biondo crine
Sparfo di molto fangue , e va f correndo
La gran Bellona per l'armate fquadre.
SoTeuano ancora gli Antichi , prima che fuflero trouate le trombe , quando
erano per fare battaglia,mandarc innan^J^i a gl'eirerciti alcuni con faci accefe in
mano , le quali fi gittauano contro dali*'>na partc,& dall'altrajà cominciaua-
»o dipoi ia battaglia col ferro .
GRASSEZZA.
DONNA corpu!enta,con la deftra mano tenga vn ramod'oIiuo,chc^
habbia folo i /rutti fenica fronde , nella finiftra tenga vn granchio mari-
no , ilqualc è foggetto molto alla gra(re:^^a, quando la Luna creke,o per parti-
colar difpofitione tirata dalle qualità della Luna , onero , perche quando elfa è
piena, & luminofa , gh da ccmmodità di procacciarfi più facilmente il cibo .
L'oliuo è il vero hieroglifico della gra(Ic:^:^a non folo tra'Pocti, & Hiftorici,
ma anco nelle facre letteie, come in più luoghi fi può '\ederc, &i l'Epiteto pro-
pio dcll'oliuo, è relfer graffo .
G V E R R A.
DONNA armata, che per cimiero porti vn Pico, nella mano deftra la-.
fpadaignuda,& nella finiftra Io feudo , con vna tefta di lupo dipinta
rei mezzo d'elfa . Guerra.
DOnna fpauenteuole in "Vifta , & armata con vna face acce/à in mano in-,
atto di camminare, hauerà apprelfo di fc molti vafi d'oro , e d'argento,e
gemme gittate confufamente per terra , fra le quali fia vn' imagine di Piuto ,
Bi9 delie ncchc;^:^e tutta cotu , pec dimeftiare, che la guerra di&pa, ruina, 5:
Z con •
S4-'4- ICONOLOGIA
coiifama tutte le ricche^^e non purc,doue ella fi ferma , ma doiic cammina >
àC trafcortt^ .
GVIDA SICVRA
deverìhonori.
DONNA, nel modo, che la virtù al fuo lu ogo habbiarao dcfcritta , con.»
'vno feudo al braccio , nel quale (uno fcolpiti li due Tempi) di M. Mar-
cello jlVno deli'Honore , 8^ l'altro della Virtù ; fieda detta Donna fotto vna-.
quercia , con la dedra mano in alto leuata moftri alcune corone militari , con
fcetcrl , infcgne [mpenali , Cappelli , Mitre, & altri ornamenti di dignità , che
faranno pofli fopra i rami del detto albf ro, oue fia vn breue con il motto : Hìnc
omnia , Se fopra il capo deh'imagine vi farà vn*altro motto, che dica. Afe Duce.
Il tutto dim Oilierà , che da Gioue datore delle gratie , al quale è dedicato
quell'albero, o per dir bene dall'iftelTò Dio fi potranno hauerc tutti gli hono-
ri , &L le dignità mondane , con la fcorta , & guida delle virtù , ilche infcgnano
i due Tempi) mimicamente da M. Marcello fabricati, perche l'vno dedicato al-
l'Honorc non haueiia l'entrata, fc non per quello di cfTa Virtù .
D
HIPPOCRISIA.
O N N A con faccia , Se mani leprofe j-veftita di pelle di pecora b'ancj,
con "^na Canna verde in mano , la quale habbia le fue foglie , & pennac-
chi) : I piedi medefimamente faranno Icprofi, & nudi,con vnlupo^Ghc cfca di
fotto alla vede di e^Ta, 8c con vn Cigno vicino.
QueIlo,che dille Chrifto Signor Noftroin S. Matteo al capit. 25. bafta per
rintelligen^a di quefta imaginc , perche volendo improucrarc a gh Scribi, òC
Faiifci la loro Hippocrifia, difle che erano fimili , a* /epolcri , che fono belli di
fioii, & di dentro pieni di otla d'huomini morti , & di pu:^:^a; Adunque Hip-
poctilla non fard altra, che vna fintione, di bontà, & fànt)t<ì in quelli, che foro
maligni , & fcellerati ; però fi dipinge donna leprofit , veftita di habito bianco ,
perche il color della vefte fignifìca i'habito virtuofo,chc artifitiofamente ricuo-
pre la lepre dal peccato, che ftà radicato nella carne, e nell'anima.
La Canna verde ,è fimbolo( comediceHettorrePintoncl cap. 40. diEze-
chiel'c Piophcta ) dell'Hippocrifia , perche nafccndo con abbondan:^a di foglie
dritta , & bella , non fa poi frutto alcuno , (è non piuma , & dentro è vacua , &
piena di vento . Dell'iftcllb ancora dice il medefimo Autore,dare inditio il Ci-
gno, il quale ha le penne candide , & la carne nera . Il lupo,che fi moftra fotto
alla vefte di pelle diuerfa dalla Tua , è tanto chiaro per le parole di Chrifto bcI-
l 'Euangelio, che non ci bifogna dirne altro .
Hippocrifia .
DONNA magra , òC pallida , veftita d'habito di mez?,*A«na ,) di coloi
benino, rotta in molti luoghi , con la tcfta china verfo la fp|J[la finiftra ,
haucrà in capo vn velo, che le cuopra quafi tuttala fronte ; terrà conia finiftra
mano vna gcolfa, & lunga corona , & vn'ofHtiuolo, & con la dcftra mano, con
il braccio (coperto porgere in atto publico vna moneta ad vn pouero> batteri le
gambw*, !k li piedi fimiìe al lupo ,
Hip«:
VI CESALE %ITA.
hippocrisia;
2^1
Hippocrcfia apprcfl^? S. Thoma{ro fecunda fecundg, quefl ^ a'-t. 2. è vitfo,'clie
induce l*hucmo di fimuliire, & fìrgetc quel, ch«°, non è in atti, parti ., S<. opcie
eitericfi, con ambitionc vana di clkrc tenuto buono,rflcndr> triflo .
Magra, e pallida fi dpingcperciò che come dice S. Ambrcfionel^. dcYiioi
iDcraii ,gi*riippocriti non li curano di eftcnuare il ccrpn per edere tcrufi , &c
ftimati buoni , Se S. Matteo al cnp 6 Ci'.m ìeiunatis no! ite fi eri fi e ut Hippocritie,
tnfl€s;exterminant enim facies fi4as,vt vìdcantur ab hcminhus ieiuKantt s .
Ji vcfti mento, come dicen^ ni' dìl-ndocompolto di iino,& di lanadimcftra
( come dice il i^.pradetto S. Amb ogio, ne) cap. 8. de mera;? ) A;pcra dì colo-
ro , i q'ja:i con parole , 6c attione d'h ppcciilìa cU' prono k Tutticil.'f :^:^a deila_»
m^litia interna , 6<^ mofìrano d. fuori k rerrp: citi dth'iLnoce: .-^a j qutP.o Ci
moRra per fignificato della laaa , & la malitia per il lino .
^ La tefta china , e on il velo, cht e cur prt h fionte , la corona , Se Vcf^iìnolo '
dinocanojchel Hippocrito moflra d'elTetc lontano dalle cofe moiid.ine,er:uol-
2 2 toalU
Ì4-4- TCONOLOCIiA
lo alla contemplationc deiropcre diuinc.
Il porgere la moneta ad vn pouero, nella guifaiche fi è detto, dlmoflra Ta va-
r'Jgloria de gli hippocriti , i quali per acquiftar fama , 6^ gloria del Mondo
fanno elemoHna pub'icamente,comeneQfeueS. Matteo al 16. così dicendo.
Cum ergofacìs elemoftnam noli tuba cauere ante tdficut Hypocritefaciunttinfy'
nagogis , & in vicìs , rt honorificentur ab hominibuSi&c,
Legambe,&i piedi fimili al lupo fignificano, come dice S.Matteo 7. che-»
gl'Hippocriti nell'eftcriore fono agnelli, &r dentro lupi rapaci .
H O M I C I D 1 O.
HV O M O bruttiflTmo armato, col manto di color rofTci,per cimiero por-
tare -vna tcfta di tigre , farà pallido , terr^ con la (ìniftra mano per i ca-
pelli vna tefta humana tronca dal bufto, 6C^ con la deftra vna fpada ignuda in-
fanguinata : Bruttiflìmo lì rapprefenta rhomicidio , pcrcioche non lolo è abo-
rnincuofealle perfone ; ma quello , che molte più importa, al fcmmoDio,il-
quale tra gli altri comandamenti, che ci ha dati, ci prohibifce Thomicidio, co-
me cofa molto danno/a, & a lui tanto odiofa, che come fi vedeneh*£xodo 21,
comanda che non fi lafci accodare al Tuo altare 1* homicida .
Sì quìs perìnduHrìam occiàerit poxìmumfuum t&per infidìas , ah altari meo
auelles eum , &€»
Si dipinge armato , perche l'hornicid^o genera il perìcolo della vendetta, alla
quale fi prouede con la cuftodia di fé ftcllo .
La Tigre fignifica fierc^^^a , 5^^ crudeltà , le qnali danno incitamento , Se
rpronand'homicida; la pali dt!^:^aè effetto dell'ira , che conduce all'homici-
dio , 6^.^ del timore ,che chiama a peniten:<u ; Pero fi dice nel Genefi , chc-#
Cairn haucndo 'vccifo il fratello , andò fuggendo , temendo il caftigo della^
giufi-itia di Dio.
H O N E S T A.
DONNA con gli occhi) bilFijVeftitanobilmentCjCon vn velóin tefta,che
lecuopra gli occhi).
La grauicà deli'habito, è inditio negli huomini d'animo honefto , &.' pero C\
honorano , 6C^ fi tengono in conto alcuni , che non fi conofcono per lo modo
del veflire, elT<:ndo le cofe elìeriori dell'hucmo tutte iuditio delle interiori, che
riguardano il compimento dell'anima .
Gli occhi) balTi !cno inditio di honeftà , perche ne gli occhi fpirando la la-
fciuiajCome fi dice, -Se andando l amore per gli occhi) al cuore, fecondo il det-
tode Poeti; Al ballati verfo terra danno /egno, che ne fpirtidi lafciuia ,nc-»
for:^a d'amore pofla penetrare nel petto .
11 velo in telia è inditio d'honeflà , per antico, e moderno coftumejper eflfcr
'Volontario impedimento al girar lalciuo de gli occhi) ,
H O N O R E.
GIOVANE bello, veflito di Porpora , & coronato d* piloro , con ^n*
hafta nella mino delira, ^Sc nella finiftra con vn Cornucopia , pieno di
frutti ,fiori,cfrond5;Honorc è nome di polfcllìonc libera,c volontaria degl'ani-
mi virtù :)fi, attribuita ali'huomo per premio d'ella viuù> e cenata coi fine del-
l'ho- "
T^tCESA'KE 'KITA. ut
fhonefto ,♦ & S. Tommafo 2.2.q. 1 2^. ar. 4. dice, che, honor (fi cuìusUbtt fir-
tutis premium.
Si fa giouanc , & bello, perche per Ce ftenTo jfen^a ragioni, b fillogifmi alJct*
ta ciafcuno , 6;^ fi fa de(iderare . Si verte della Porpora , perche è ocnamcnro
Regale, & inditio di honor fupremo ,
L*hafta> & il Cornucopia, 6C^ la Corona d'Alloro, fignificano le tre cagioni
principali, onde gl'huomini foglionoeirere honoraci,cioc,la rcicn:^a,la ricchej^-
ra, & Tarmi, 6c l'alloro lignifica la rcien;;^a , perche comequcfto albero ha le
foglie perpetuamente verdi, ma amare al gufto, così la rcien:^a, fé bene fa im»?
mortale la fama di chi la polfiede , nondimeno non fi acquila fèn^^a moka fa-
tica, & fijdore . Però dilFc Efiodo , che le Mufc gli haueuano donato vno (cet-
tro di lauto ,e{rendo egli in bada fortuna , per mezzo delle molte fatiche arci-
uato alla fcien^^a delle cofe, & alla immottaUtà del Tuo nome,
Honore,
HVomo d afpetto venerando, de coronato di palma, con vn collar d'oro al
co!lo,& manig ic medefimamente d*oro alle braccia, nella man deftra
terr4 -vn'hafta , & nella finiitra vno feudo, nel quale fiano dipinti due Tempij
col molto . Hic termìnus bcrct 9 alludendo a* Tempij di Marcello detti da noi
poco innan:;?;i .
Si corona di Pilma , perche queft'Albero, come ferine Aulo Gelilo nel ^.lib.
delle Notti Atticheèfegnodi Vittoria, perche , fé fi pone fopra il filo legno
qualche pefo anchor che graue, non fòlo non cede, ne fi piega, ma s'inalii^a , &
eflendo Thonore , figliuolo della Vittoria , come fcriue il Boccaccio nel ^. della
Geneologia dclli Dei, conuicn che fia ornato dall'indegne della Madre .
L'hafta, 8c \v feudo fuiono indegna degli antichi Re, in luogo della Corona ,
come narra Pierio Valeriano nel lib 42. Però Virgilio nel 6» dcir£neidc, de-
fcriuendo Enea Siluio Rè di Alba difle .
Jll€( -pìdes ? ) pura ìmenis , qui nìtìtur haBa .
E perche nel Tempio dell'Honorc non fi poteua entrare, fé non per Io Tem-
pio della Virtù , s'impara , che quello folamcnte è 'Nero honore , il quale nafce
dalla Virtù.
Le maniglie alle braccia,& il collaro d*oro al collo, erano antichi fegni d'ho-
nore , & dauanfi da Romani per premio , a chi s'era portato nelle guerre valo-
Tamente, come fcriue Plinio nel 35. lib. dell'Hiftoria naturale .
HonOYe nella Medaglia d'^ntcnino Tio .
VN Giouane veftito di verte lunga , & leg^)era,con vna ghirlanda d'allo-
ro in 'vna mano,& nell'altra con vn Cornucopia pieno di frondi, fiori ,
«;^ frutti, ^ ^
Honore nella Medaglia di ritellio .
Giouane con •>rn'hafta nella deftra mano, col petto mezzo ignudo , & col
Cornucopia nella finiftra ; al pie manco ha vn'Elmo,a^ il Tuo capo Cnià
•rnato con bella acconciatnra de'fuoi capelli medcfimi .
L'hafta,& le mammelle fcopcrte dimortrano, che con la for:^a fi deue difen-
der* 1 honwe >& con la candide:^:^a confcruarc .
Z 5 II Cor-
34'f ICONOLOGIA
Il Cornucopia, & TElmo, dimoftrano dae cofc , Icquali facilmente troaano
credito daeflTere honorati;l''vnac la robba i l'altra relTcrcitio militare; quella
genera l'honore con la benignità ,qucfl:a con l'altere:^:^a j quella con la pofli-
bilità di far del bene ; quefta col pericolo del nocumento ; quella perche fa fpe-
rare ;quefta perche fa temere: ma Tvna mena l'honore per mano piaceuol-
mentej l'altra fé lo tira dietro per for:^a .
HORE DELGIORNO.
MOLTE -volte può venire occafìonc di dipinger rhore,& ancorch«J
fé ne polTa pigliare il difcgno da quelli,chc da molti fono ftat« defcrit-
tc, nondimeno ho uoluto ancor'io dipingerle differente da quelle , perche la^
varietà fuole dilettare alli ftudiofi .
Dico dunque , che l'hore fono miniftrc del Sole diuife in 24. 6^ ciafcuna è
guiJatrice del timone del carro folate , per ilfuofpatio>ondeOuidio nela»
delle Metamorfofi, così dice .
^ dextra Uuaq; dies > & menfls , & annus ,
Sxculaq; & pofitnifpatijs <&qudìbus horA
Et il medefimo, più a balTo .
lungere eqms Tkan velocinus imperai borii
luffa De£ celeres peragunt , ignemq; vomentes
^mbroftid fuccofatmos prxfepihus altis
Q^adrupedes ducunt, adduntq\fonantiafr^na .
Et il boccaccio nel libro quarto, della Geneologia delli Dei , dice che l'hore
fono figliuole del Sole , & di Croni , &C quefto da i Greci vien detto il tempo,
percioche per Io cammino del Sole con certo fpatio di tempo vengono a for-
marfi , Scf" fucceflìuamente IWna doppo Taltra, fanno che la notte palla, & i(
giorno giunge , nel quale il Sole entra dalla fuccellione di efle , ellendo^li dal-
l'hore del giorno aperte le porte del Cielo, cioè il nafcimcnto della luce, del
quale oftìtio dell'hore fa mentione Homero , & dice che fono fopraftanti alle
porte del Cielo, & che ne hanno cura con quelli verfi .
Sponte [ore s patuerunt coelìquasferuabant hors
S^ibus cura efl magnum ccelum > & Olympus»
Il qual luogo Homero imitando Ouidio , dice che Thorc hanno cura dellt^
porte del Cielo infieme con Giano .
Tnefideo foribus cceli cum mìtibns horìs .
Volendo noi dunque dar principio a quefta pittura, faremo che la prima-»
hora iìa ncll'apparir del Sole .
H O R A PRIMA.
FANCIVLLA bella, ridente,con ciuffo di capelli biondi com'oro fparfi
al vento dalla parte d'auanti, & quelli di dietro fiano ftcfì, & canuti ,
Sarà veftita d'habito fuccinto , & di color incarnato con l'ali agli homeri %
ftando però in atto gratiofo , e bello di volare .
Terrà con la deftra mano (oucro doue parerà all'accorto pittore , che fia il
Tuo
J
Bf CES A%E 'RITA. 3^7
fuo luogo propio ) il fegnodcl Solc> dritto, & «minente: ma che fìa grande, e
vifibilc , & con la finiftra vn bel ina:^:^o di fiori, lolTi , ^;^ gialli in ftato di co-
minciarfi ad aprire.
Si dipinge giouane, bella, rìdente, & con fiori nella guifa che dicemmo,per-
ciocche allo fpuntar de* chiari , & rifplcndenti raggi del Sole , la natura tutta (i
rallegra , & gioifca , ridono i prati s'aprono i fioci , d<.^^ i vaghi augelli fopra i
verdeggianti rami, con ii foauiflìnio canto fanno fefta , e tutti gl'altri animali
moftrano piacere , òC allegre:^:^a , il che benillìmo defciiue Seneca nel prima
choro, in Hercole furente con qucfti 'verfi v
lAm camleis eue£ius equìs T^ndum rupta fronte ìumncui .
Tìtan tfummum profpìcit eotarit Facux reparant vbera matres .
JamCadmaìs inclytabaccis Err atcur fu leuis incerto
^fperfa die, dumeta rubent Molli petuUnshadus in herba
ThoshiquefHgìtYedituraforo^l Teudet fummo fìridula ramo
taborexorìturdurusy&omnei Tinnafquenouotraderefoli
agitai curas , aperitq, domos GeHit , quprulos internidos
Taftor gelida cuna pruina Thracia pellex , turbaq; circunt
Crege dìmìfo pabula carpii Confufafonat murmurc mixto
Ludit parato liber aperto Teììata dìem •
i capelli biondi fparfi al "Vento dalla parte dauanti > ^quelli dietro ftefi , 3f
canuti, fignificano,che i'hore in breuc fpatio di tempo principiane^: finifcono
ritornando però al (olito corfb .
Il color incarnato del veftimento dinota il roffeggiare, che fanno li raggi del
Sole in Oriente quando cominciano a fpuntare fopra il noftro emifpero , come
dimoftra Virgilio nel fctcimo dell'Eneide .
lamqi rubefcedatradijs mare^& <&there ab alto aurora in rofeisfulgebat lutea
Et Ouidio nel 4. de'Fafti» (bigii
'ì^ox ybi tranfierit coslumque rubefcere primo deperii
Et nel 2.
Ecce vigli nitido patefecìt ab ortu Turpureas aurora fores,et piena rofarU atria
Et nel 6. delle Metham.
P'tfolet aer purpureus fieriycum primum aurora mouetm.
Boctiolib. 2.metr. 5.
Cum polo Th^bus rofeis quadrigis lucemfpargere aeperit,
L'ifteflb nel metro 8.
Sluod Thoebus rofeum diem Curru prouehiti aureo .
EtStatìo 2. Thcb.
Et iam Mydonijs elata cubìlìbus alto B^rantes excuffa, comas multuqifequetìt
Impulerat cclogelidas aurora tenebras Sole rubens ..
Et Silio Italico lib. 12.
^tq; vbi nox depulfa polo prìmaq; rubefcit Lampade 7{eptunus .
L'habito fuccinto. Se l'ali a gl'homeri in atto di volare , fignificano la velo-
cità dell hore , come nel luogo di fopra citato dice Ouidio 2. Mctamorf.
lungere equos Titam yelocibus imperai horis lufìa D ex ceteres peragunt .
Z 4 Lefi
34-S ICONOLOGIA
Le fi àà il fègno del Sole , perche foleuano gli antichi dare al giorno dodici
horc, & dodici alla notte, lequali fi dicono planetali, fl^ fi chiamano così, per-
che ciafcuna di efTe vien fignoregglata da vno de* fegni de* Pianeti, come fi ve-
de in Gregorio Giraldo tom. i.hTj.deannis, &menfibus, con queftc parole :
Traterea quoniamfmguU Vianet a ^ftngulis horis domìnari, & praeffe ab ^flrO'
logìs dicmtur , & mortaliat rt aiunt , àifponere ; ideoplanetarum , hoc eji erran*
tium HeUarum honeyqute ab tis planetaria vocantur,confiitutdifmt.Ouc a que-
fto chi voleffe maggiore erplicatlonc legga Tolomeo, & Zeone>& da certi verfi
d*Ouidio fi raccoglie il medefimo •
l^on Vmus ajfulpt , non illa luppiter bora Lunaque &e.
G ouanni del Sacrobofco incorno a qu (lo , così dice nel computo Ecclefia-
ftico : l<lotandum etiatn quod dies]eptiman£ , fecundttm diuerfos , diuerfas ha»
beat appelUtioues ; Thilofophi enìmgentìles quemlibet diem ftptimanA , ab iU»
planeta.qiti domìnatur in prima bora illius dici denominant , dicunt enim piane'
tasfuccejfiue domìnari per horas diei ,
Et le bene in ogni giorno della fettimana ciafchedua* hora h^ psrtrcolar fe-
gno differente da quelli de gli altri giorni , tuttauia noi intendiamo alToluta*
mente rapprefentare dodici hore del giorno , & altrettante della notte ren:^a>
hauer riguardo a' particolari giorni , & a loro fiicceflìone, nel circolo della fet
timana , fi che per dimoftratione , fi darà principio alla prima hora del giorn»
con il 5"oIe , come quello , che diftingue Thore , & e miiura del tempo , e quc*
fto bafter^ per dichiaraiione de i Tegni , fi per quefta prima hora > che habbia*
irto defcricta, come anco per il reftante .
HORA SECONDA.
FANCIVLLA ancor*clla con l'ale aperte in atto di volare, hauerà I ca-
pelli di forma, òC^ colore come la prima ; ma quelli dauanti non faranno
tanto biondi, Thabito farà fiiccinto, di color d'oro, ma circondato d'alcuni pic-
cioli niiuoletti, &c nebbia , eflcndo che in quell'hora il Sole , tira a fé i -vapori
della terra, più, o meno, fecondo Thumidit^ì del tempo palTato, & a queft'hora
volfe alludere Lucano nel 5 della guerra di Farfaglia .
Sed noEle fugata Ufum nube diem iuhar extulit. Et Sii. Ttal. lib. 5.
Donec flammifcrum tollentes cquore cmru Caligo in terras nitido refolutafereno
Solis equi fparf ere diem iamq; orbe renato Mollis erat teUus rorata mane pt uìna
Diluerat nehulas Titanfenfimque (luebat
CUud. 2. derap.Prof.
'ì<londum pura dìes tremulìs vìhratur in vndìt
»Ardor , & errantes ludunt pei cxrula fiamma»
Dt*m matutinis prxfudat folibus aer ,
Diim nouHS humeóìatflauentes lucifer agros
opranti proue6ìus equo .
EtStat.i.^chill.
lam premit afìra dies humìlifque ex aquore Titan Sublatum curru pelagus cadit
'Rorantes euoluìt equos , & athere magno .
'icrtà con la dtiira mano il legno di Venere in bella attitudine > Se con la fi-
lùflia
DI CES'iARE %IPA^, 3^9
liiftr» vn ma:(^o d'elitropio , oucro cicoria con i fiori , » quali per antica o(Ter«
uan:^a, fi sa, & fi vede, che continuamente feguitano il giro, che fa il Sole, ÓQ^^
per hauer*io alla prima hora dichiarato , che fignificano i capelli , <&: l'ali mi pa-
re fuperfluo fbpra di ciò dic'altro , an:^i la detta dichiaratione > feiuir^i anco allf
altre horc , che ci recano a dipingere .
HORA TERZA.
FANCIVLLA anch'ella > con la forma de i capelli gii detti : ma quelli
d*auanti faranno tra il biondo , e*l negro .
Sari alata , & come l'altre in atto gratiofb di volare , con hablto fuccinC» -«e
fpedito , di color cangiante , cioè due parti di bianco, & vna di roflb, percibcho
quanto più il Sole s'inal:^a dall'Oriente, la luce vien maggiore , e di qued'hora
intende Ouidio nel 6. delle Metam. quando dice :
y tfolet aer Turpureus peri, cum primum aurora mouctur ;
£t breue pofl tempm candefcere Solis ab ortu
Terrà con la delira mano con bellillìmo gefto il fégno di Mercurio , e con la
finiftra vn'horiolo folare, l'óbra del qual deue moftrar l'hora 3. Tinuentore per
quanto narra Plinio nel libro fecondo,fu */f rtaximene Milefio difcepolo di Ta-
Icte : di quello horologio riferifcc Gelilo , che tratta Plauto nella fauola detta-*
Beotio : yt iUum D ij perdant,({uì prìmus horas reperii , quique adeo primus Sìa"
tHit hicfolariumj qui mihi comrnìnuit mìfero articulaùm dicm .
HORA Qjy A R T A.'
FANCIVLLA come l'altre , con l'ale , & i capelli nella guifa , che hab^
biamo detto di (opra, l'habito fuccinto, & di color bianco , perciòche di'*
ce il Boccaccio,nel libr. 4. della Geneologia delli Dei, eflèndofi gii fparfo il So-
le , & haaendo cacciato i vapori > il giorno è più chiaro , dC^ Ouid. dice nel 4.
delle Metham . cum puro nìtìdìffimus orbe
Oppofttafpeculi referitur ìmagìne Vhaehus Et Sii. Ita), lib. 1 a.
P^dditur ex tempio flagrantiOY ^therelampas
Ut tremula infufo refplendent carula Thabo .
Terrà con la deftra mano il legno della Luna, auuertendo il diligente Pitto-
re rapprefentarlo in modo , che fi conofca il fcgno in prima vifta .
Porgerà con !a firlftra mano, in atto gratiofo,e bello,vn Giacinto fiore ilquail
le per quanto narri Ouid. nel lib. 1 o. fu '^n putto amato da ApoUme, fl^ ha-
uendolo egli per difgratia "^ccifo, lo mutò in fiore .
llchedimoftrajchela virtù del Sole la mattina va purgando neifcmplici
la fouerchia humiditi della notte ; Onde per eflcrfi con queiV hora rifoluta , è
propio fuo cogliere i femplici, efiendo, che non fono troppo morbidi per la fo-
uerchia humidità, ne troppo afciutti per lo fouerchio ardore de' raggi del Sole,
HORA q.V 1 N T A.
FANCIVLLA alata in atto di volare, con i capelli nella guifa dell'altre,
& con habito luccinto di color cangiante,in bianco , & ranciato ,eflendo
che il Sole , quanto più s'auuicina al mezzo goiTjO,più rilplende . Terrà con.»
vna delle mani i: fcgno di Saturno , Oc con l'ai tra i'Élitropio , del quale Plinio
nei lib. 2. cap. così dice .
MirttUT
3J0 ICONOLOGIA
MìretUY hoc qui non obferuet quotidiano experimento , herbam ynam qua re^
eaturEliotropium aheuntemfolem intueri femper omnibus horis cum ea rertivel
nubilo obumbrante; Et Varrone . T^ec minus admirandum quod fit in fìoribut
quosvocant Eliotropia , ab co quodfolis ortum manefpe£lant, & eius iter itajc'
quuntUY ad occafum , vt ad eumfemperfpe&ent^
Et Ouidio nel quarto delle fiie Metam. dice di qucft'herba, che fiì vna Nin-
fa chiamata Ciitia amata dal Sole , la quale per vna ingiuria riceuuta da quello
ì\ ramaricò,ralmcnte,che fi voltò in queft'herba9le parole del Poeta fon quefte»
^t Clytien quamuis amor excufare dolorem ,
Jndiciumq; dclcr poteratt non amplius au6ìor
Lucis adit y yenerifq-y modum fibifecit in lUa
Tabuit ex ilio dementer amoribus vfa
'^ymphorum impatìens^ &fub loue no6le , dieque §
Sedit humo nuda , nudis incompta tapillis
Terque nouem luces expers vndaquettibiquet
I{pre mero , l aerimi jque fui s ieiunìa pauit
J^cfe mouit humOi tantumfpe6labat euntìs
Ora Dei ,vultHfq;fuos , fle^ebat adilium.
Membra feruKt haftfk folo ì partemq; colorì»
Luridus cxangues paìlor conuertit in herbas
Efì in parte ruhor viol acque fimiUimus ora
flos tegìt , illafuum quamuis radice tenetur >
yertitur ad folem , mutataq; feruat amorent*
HORASESTA.
FANCI VLL A; farà queft'hora di afpetto pi A fiero, e moftrerà le brac-
cia,& gambe nude; haucndo però ne* piedi ftiualetti gratiofi,e belli il co-
lor del 'vefti mento farà rolTo infiammatOjperche dice il Boccac. lib.4.della Ge-
ncologia dcili Dei, ritrouandofi il Sole in mc:^:^o del Cielo, molto più rifplendc,
oc rende maggior ardore, che perciò fi rapprefenta che moftri le bracciale gam-
be nude , ilche fignifica anco Virgilio nel libro ottauo dell'Eneide ,
Sol medium Caliconfcenderat igneus orhem .
EtMartialcnellib.5.
lam prono vhactontefudat ^ethon Interiungìt equos meridiana,
Exarfitque dies , & hcra fajfos .
Et Lucano nel lib. i.
^i£que dics Mediusflagrantìhus xHuathorìs .
Terri con la deftra mano il fegno di Gioue,e con la finiftra vn mal^To d'hef-
ba fiorita,chiamata da Greci, e La tini loto ; l'effetto della quale , fecondo cht-.
narra Plinio nel lib. 13. al cap. 17.6: 18, &Theofrafto ; èmarauigliofo, percio-
che ritrouandofj dett' hetba nel fondo del fiume Eufrate , la mattina allo fpun-
tsr del Sole , anchor'ella comincia à fpuntar fuori dell'acque, & fecondo che il
Soldi va inalbando, cosi faquelt'hcrba, in modo, che quando il Sole è arriua-
to a mc^:(o il Cielo, ella è in piedi dritta , & ha predotto , & aperti i fuoi fiori 9
&: fecondo poiché il Sole dall'altra parte del Cielo vcrfo i'occidcnte,va calanda,
così
DI CES<iARE %IP A. 3St
così il lotOja imitationc dcll'horc va feguitando fino al tramontare del Sole,tn-
trando nelle fue acque, &c fino alla mezza notte fi va profondando . La forma
didett*herba,& fiori, fecondo che fciiue Plinio nciluogo citato difopracfi-
mile alla faua , & è folta di gambe , & di foglie : ma più corte , & fottile , i fiori
fono bianchi , & il frutto fomiglia al papauero .
HORA SETTIMA.
VESTITA di colore ranciato , il quale dimoftra ii principio della dccli-
natione delKantecedcnte hora, terrà con vna delle mani il fcgno di Mar-
tCi & con l'altra vn ramo di luperi, con li bacelli, attcfo che fi riuolgc al Solc,&
ancorché nuuolo fia,dimoftra l'hore a i Contadini,di ciò fa fede Plinio nel libre
1 8. al cap. 1 4. dicendo : 'ì^c vllius quaferuntur natura afienfu terne mirabi"
lìor ejì : primum omnium cum Sole quotidie circumagitur horafque agrkolis nU'
hilo demon^rat»
HORAOTTAVA.
FA N CI V L L A , fari veftita di cangiante bianco,& ranciato,terr4 il fc-
gno del Sole , & vn horiolo Sole : ma con gefto differente dell'hora ter^a,
non per fignificato : ma per rendere/vario il gefto, e bella pittura, & che l'om-
bra di eflb moftri eftere quefta l'ottaua hora , cflisndo che anche la prima , ha il
medefimo /cgno del Sole , denota anco detto horiolo la diftintione dell' hort-.
del giorno da quelle della notte .
Il color del veftimento, dimoft;ra,che quanto più crefcono Thorc tanto più il
giorno -^a declinando, e va perdendo la luce.
Et quefto baderà per dichiarationc de i colori de veftimenti , che mancano
•irhore fcguenti «
HORA NONA.
FANCIVLLA alata , il colore propio del fuo veftimento farà giallo pa-
gliato .
Terrà con la deftra mano il Cegno di Venere, & con l'altra vn ramo ii vVmo,
pcrcioche quefta pianta riuol^^e le fue foglie nel /blftitio > come fi è -vifto per
i'oftcruatione da molti , di che ancora ne fa fede Plinio .
HORA DECIMA.
FANCIVLL A alata, 'veftita di color giallo; ma che tiri alquanto
al negro
Tfcrri con la deftra mano il /cgno di Mercurio, 8^ conia finiftravn ramo
dipioppaperhauere anco quefta pianta il medefimo fignificato dell* '^liuo ,
laonde per quefta caufa il Pontano ne* fuoi 'vcrfi la chiama arbore del Solo s
così dicendo .
Thaetontias arhor . Tundit vare nouoy &c. Intendendo la pioppia.
HOR^ VNDECIM^.
F'ANCIVLLA alata , il fuo -veftimento farà cangiante di giallo, 8c ne-
gro, auuertendo che tenga come habbiam detto con bella gratia il fegno
della Luna , 8c vna Clepfidra horiolo d'acqua , del quale fa mention Cicerone
nel 2.deNatur. Deor. ^id igitur i'inqnit , conuenit cum folarium , rei deferi-
ftum,aut ex aqua contempkris , ÓT nel fine della iettimaTuiculana : Cras
ergo ai
;/j ICONOLOGIA
ergo aà Clepfydratn ; perclòche con quefte clepfidrc, cioè orioli d'acqoa ff perffi
niua anticamente il tempo a gli oratori,comc bene accenna Cicerone, nel j.de
«rat. ^t htmc non declamator allquis ad cleffidram» latrare docuerat .
£t Martialc nel lib. fcfto .
Septem clefpfydras magna tìbi voce petenti ^rbiter inuitust Ciciliane dedit .
Et ancorché quefto horioio non Ha folate, nondimeno Scipione Natica,l*an-
no 5 95. delia cdificatione di Roma , con l'acqua diuife Thorc egualmente dei-
la notte , e del giorno ,e(Iendo che moke volte l'horiolo folarcquando tra nu-
uolo, non reruiua,comene fa teftimonian:^a Plinio Hb. 7.
L'inuentore di queft'horiolo, come dice Vitruuio libr. p. de atchittetura fa
Ctcfibio AleHandrino figliuolo d'vn barbiere .
HORv/f DVODECIM^.
FA N C I V L L A alata , -veftita fuccintamente , di color violato , e pati-
mente con i capelli , come habbiamo detto deira.ltrc .
Di queft'hora diflc Silio Italico lib. 2,
lamque diern ad metas defejjìs Vhabus olyntp^ .
Taulatìm infufa properantem ad Uttora currum .
jmpellebat equis,fufcabat, & hefperus vmbra
Et nel libro decimo fello .
ebfcuro iam vefper olympo , Fundere xquam trepidati ceeperat^mhraml
Terrà con la deftra mano il (cgno di Saturno , 3c con l'altra vn ramo di faN
ce elTendo che la pioppa , Tvliuo , ÒC" il falce , riuolgono le foglie nel Solftitio >
eomcfcriue Plinio^
HORE DELLA NOTTE.
H O R A PRIMA,
FANCIVLLA alata , 6^ parimente con capelli , come le altre hore del
giorno, ma il colore di quelli dalla parte d'auanti farà negro .
L'habito farà fuccinto , & di vari) colori , perciòche elTendo il Sole tramon-
tato nell'Occidente tale fi dimoftra , per la ripercuflìone de i fuoi raggi molti
colori, come dice Statio 2 . Achille,
Fratigebat radios humìli iam pronus olympo . Tromittebat cquis, i
Thtebusj & Oceani penetrabile litus anhelis
Del vario colore fa teftimonian:^a Seneca in Agamennone così dicendo :
Sufpeóìa varius Occidensfecitfreta .
Terrà con la deftra mano il fcgno di Gioue , & con la finiftra "Vna nottola,oue-
ro vefpertilione.così detto à vefpertino temporeycomc dice Beroaldo commen-
tatore d'Apuleio, che è la fera quando quefti animali cominciano a comparire,
come dottamente dcfcriue Ouidio 4. Metam. nella fauola dcU'ifteiro animale «
così dicendo.
lamque dies exaHus erst* tempufque jubìbat
Quod tu y nec tenebras , nec pofìes dicere lucem »
Sedcumluce tamen dubia confnia no£lis
Te&a repenti quatì pinguefque ardere yidentttr
lantpéi '
tampades , & rutilis coHucentìgnibus £des
Falfacjue [(cuarum fimulacrum vlulare ferarum$
Tumida iamdudum letìtant per te6la forores
Diuerfx^uc locis ignes ac lumina "pìtant
Dumq; petunt tenebras paruos membrana per artt»
* Torrigitur tetìuefque includunt brachici pennf
T^lec qua perdiderìnt veterem ratione figuram
Scire finunt tenebrai non illas piuma Uuauit
Suflinuere tamen [e perlucentibus alis
Conat£cjue loqui minimam prò corpore vocem
I.mittunt : peraguntque leui Hridore quevelas
Te6ìaquc non fyluas celebrant , lucemque perof^
7{p^e volani ,feroque trahunt a Fefpere nomen .
HORa SECONDA.
FA N C I V l. L A alata , & -veftita di color bcrtino , pcrcicche «^Hant©
più il Sole s'allontaua dal noftro emifpero , e palTa per l'Occidente lan»
lo pili per lafucceffioncdeirhorc l'aria fi ofcura,comc dice Virgilio ncUccond©
deli* Eneide^ »
fenìtur intere a calum , & ruit Oceano nox
Inuoluens ymbra magna terramque polumqut
E nel tcr:^o .
Sol ruit ìnterea, & montes rmbrantur opaci»
E qucfto bafter^ per i figmficati de i colori delli vcltimenti dell' bore , ch«^
hanno da fuccedere..
Terrà con la deftra mano ìITcgno dì \fartc, 8c con la finiftra vna ciuetta pei
cfTer {ignora della notte , come dice Pierio Valeriano nel libro 20. 6^ piglia il
nome da ella , cllcndo che il latino fi dichiara nodua , dalla notte ,
HORA TE R Z A.
FA N C T V L L A alata , & vcftita dì bertino , più Tcuro deirantecedente »
tcrr^ con la deftra mano il ffgno del Solc_ , ma però che tenga la mano
balfa quanto più fi può, moftrandocon tal atto, che il Sole fia tramontato, &
con la finiftra vn bubone, o barbagianni , vccello notturno , la fauola del quale
racconta Ouidio nel lib.«> . delle Metam. l'argomento è quefto . Giouc hauen*
do conceduto a Cerere, che nmena ife Profet pina lua figliuola dall'uiferno, con
quefto patto, che ella non hauellc guftato cofa alcuna in queliuogo , fubbito
Afcalafo difle , che gli haueua vifto mangiare delli granati , d^ impeci la fua-»
tornata, la onde adirata Cerere lo trafmuiò in quefto animale, il quale luole
arrecare fèmpre male nouelle .
iepetet Troferpina Calum
Lege tamen certa , ft nuUos contigit illìc
Orbe cibos ; nam fic Varcarum fendere fra&um eH
Dixerat , at Caeri certum e fi educere natam,
T^on ita fata [inunt quoniam ieiunia Virgo y
:'f<f ICONOLOGIA
So!u(rat , e;* cuìtìs dum fiwpkx errat in hortis
Tunìceum cutua decerpftrat arhore fomum
Sumptaq!':e pallenti feptem de corticc grana
TrejferaT ore fuo , folufque ex omnibus illud
^fcala^ì •.'$ vidit- quem quondam dicitur Crphne
Inttr ^uernales haud ignotìffìma T^y wpbas
F-t Acheronte fiic furuis peperiffe fub antris.
Fiditi & ìndicio reditum crudeli s ademit.
Ingemuit Fuegina Èrebi , tefìemqite prcf.xnum
Tecit auem ifparfumq; caput phlegetomide lymphx
In roHrum , & piuma s , C2r grandia lumina vertit,
I Ile Cibi ahlatus fuluis arrìicìtur in aìis,
Inqite caput crefcit , longofque rft6litur vngues %
Vixque mmet nata per incrina brachi a pennas
Tcedaque fit vqlucrìs venturi nuncia lufìus
Ignaftus Bube dirum mortalìbus omen.
Di quello anirnilccosì dice Plinio, nel Ibro decimo al capir. 12.
Bubofunebris , & maxime abcminans puliUcis prducipue aufpiLijs deferta in€&»
Ut , nec tantum de folata fcd dura etiam^ & inacce fa , nc^is monjìrum neccant»
aliquovocalì,ftdgemitu» ■ "
H OR A Q_V A R T A.
FA N C I V L L A alata In ^tto di 'volare , farà il Tuo veflimcnto di cojor
lionato .
Con la dellta mano terrà il l'agno di Venere >-5^ con lalìnitlra vn* horiuola
dapolacre.
H O R A Q_V I N T A.
FA N C I V L L A alata, come i^'altie ; il color del vcftimcnto fàr^ dì liona-
nato , eh- tiri al negro .
Con l'vna delle mani terrà il fegno di Mercnrio , &: con l'altra 'Vn msc^^^o di
pap::uero , elTendo che di quefta pianta fi coronala notte, come dice O nidi»
ncllib.d. fsft.^.
Intereaplacidam redimJta papauere frontem
7^)X vcnìtt Ó" fecum [omnia nigra trabit .
Ec ha propjetà di far dormire, ome optratione notturna, laonde Virgilio Io
chiama loporif? ro nel 4: dcll'Ercide .
Sp.^genshnmida niella , foporiferumque papaner
Et Ouidio ancora nel 5, de Trifl.
Quotque p.porifiYum grana papauer kahet,
E Politiano pieno di fon no .
Hic gratum cereri plo.umque foporc papauer .
HORA SE^TA.
FANCI VL LA al ra,evtftitadi color n^gro, come dice Ouid.^. farti.
lam cùloì vr\us inejì rebus tenebri sque teguntur omnia .
Con Ji (ìctik nuiio tcn^a il fegno della Liiua, ÒC con il braccio (inifìro vna
'. gatta.
DI CES<tARE %IP a: SS3
gattai perciò che (igni fica la Luna , dicendo,che i Dei fuggend / idi Tifone,
ìc ne andarono in Egitto, ne quiui fi teneuano (ìcuri, fé non p ■ / jano forma
chi d'vno> chi d'vn'altro animal.r ; fra quali la Luna fi cangi' ' ,ca,con!^e di ^
ce Ouidioncl iib.5. delie Metamorfofi.
Fele foror Thxbi, ninea Saturnia "pacca p'ifce T ^tulf ,
Perciochelagattaè molto varia, vede la notte, e la' /; i fuoi occhi] cre-
fce , o diminuifce , fecondo che cala , o crefce il lume ( ,_(jna .
Statio lib. 1 2.Thcb. di qucft'hora difTe .
Modo nox magìs ipfa tacebat Cumgraue noBurna cdufubtexìtur rmhra .
Solaque nigrantes laxahant aflra tenebras . Et nel libro fecondo .
^H vbi prona dies longos fuper tXtquora fines
Exigit, atqne ingens medio natatvmbra profundo ,
H O R A SETTIMA.
FANCIVI LA alata , farà il fuo veftimento di color cangiante,ceruleo,
& negro ^ Terrà con la dcftra mano il fegno di Saturno , e con il braccio
fìniftro vn Tallo, per moftrare, ch'elTendo qucft'hora nel profondo della notte,
ad altro non fi attenda, che a dormire, come fa qucft'animale;, il che dotta-
mente dcfcriuono i poeti . Virg . 4. Eneid.
T^x creiti & pxcidam carpehant fejsa joporera
^equora cum medio volumtur Jydera lapfn
Corpora , per terras fylu^que , er f^ua quterant
Cum tacìt omnìsagery pecudes , pì5leque volucres.
Sii. Ital.lib. 8. Tacito nox atra fopore
Cun&aper & terras, & lati ^agna profmdi Condiderat,
Quid. 5.f«ft.
7{px vbi iam media e/i, fomnufquefikntia pn&bet .
Et canis , & varix conticuiflps aues .
Stat. i.Thcb.
lamque per emeriti furgens confìnìa ThM
Iam pecudes volucrcfque tacent , iam fomntif anaris
Titanìs late mundo fubue&a filenti .
Inferpit curisy pronufque per aera nutat
I{grifera gelidum tenuauerat aera biga
Grata laborata referens obliuia vit^ .
H O R A OTTAVA.
FA N C l V L L A alata ,' in atto di volare, il colore del veftlmcito fari ce-
ruleo ofcuro . Lon 'Vna delle mani terrà il fegno di Gioue , & perche.*
quefta è tra Thore del più profondo fonno , con Taltra mano gli fi f^rà tenere ,
wn bella gratia vn Ghiro, come animak fonnacchiofojdella aual cofa ne fa te-
ttimonian:^a Martiale nel lib. 5 . così dicendo .
Somnìculofos iìle porrigit glires ,
E nel lib. 13. parlando il ghiro .
Tota mihi dormitur hiems , ^ pìnguior ///•
Tempore fum quod me nil nifi fomnus alit.
HO-
sjf r e 0 NO L oc lA
HORANONA.
FANCIVLLA 'veftita di pauona:^:?^^,& come l'altre fari alata , Se Hadl
in atto di "volare . Terrà con vna mano il fcgno di Marte , & vn Gufo,,
come 'vcccllo propio della notte .
HORA DECIMA.
FANCIVLLA alata, & il color del vcftimento far^ì alquanto pli)
chiaro di quello dcll'hora fopradecta .
Terrà il fcgno del Sole, nella guifa che habbiamo detto della prima bora-»
della notte, per la medefima ragione , & con l'altra mano 'Vn'lioriolo in forma
di vn bel tempietto , con la sfera,che moftri l'hora decima , & fopra la campa-
na da fonare l'horc, circndo, che il Tuono difpone, e chiama ognuno al fuo efer-
citio , come dice Beroaldo Commentatore d'Apuleio, lib.5.(5c mairimc all'ho-
ra decima » cllcndo già palTato il tempo di dormire .
H O R ^ V N D E C I M ^.
FANCIVLLA alata , farà vcftita di turchino. Terrà con la deftra ma-
no il fegno di Venere ,c con l'aitra mano 'Vn'horiolo da polucrc,nel qua-*
le fi veda la diuifione dell'hora , con il fcgno, & moflri, che la poluere fu giun-
ta alì'hora 'vndecima .
H O R A D V O D E C I M A.
FANCIVLLA alata, & come l'altre in atto di volare , il color del vefti-
mento farà ceruleo, & bianco, percioche auuicinandofì ilgiornojl'ofcuri-
tà della notte è in declinationc, come dice Virg.8. Eneide .
Vbì Oceani perfufus lucifer vnda .ExtuUt os factum cceloytenebrafqi refoluit,
iluem Fems ante alìos aHrorum dilìgit ignes, Sil.lib, j.
Et lam curriculo nigram nox rofcìda metam
Trotulerat , (ìabatque nitens in limine prima
Stringebat nec fé thalawis Tithonia coniux
Cum minus annuerit no^em defijfe viator,
Quam ccepijfe ditm .
Sttt. 1 . Thcb.
'^refcentibus lambris Longa repercuffo nituere crepufcula Thicho l
Terrà con la delira mano il fegno di Mercurio , e fotto il braccio finiftro cofi
bella gratia vn Cigno,per moftrare i primi albori della mattina , auanti che ar-
dui il Sole , il quale fa il dì fimile alla bianche:^:^a del Cigno , quando viene a^
aoi, e partendofi,fa parimente la notte negra, come è il Coruo .
H V M I L T A.
DONNA con veftimento bianco, con gli occhi] baffi, & in braccio tiene
vno Agnello. pKL.
LaHumiltàc quella 'virtù dell'animo ,cndegli huoirinìfiftimanoin«ìr>o«^
ri a gli altri, con pronta, 8^ di/porta volontà di vbbidire altrui , con intentio»
ne di nafcondere i doni di Dio , chepoflicdono , per non haucr cagione d'in*
foperbire^ .
Si dipinge donna veftlta di bianco , perche fi conofca, che la candidc:(:^a,e la
ìljuitì della mente pactorifce ncli'huomo ben diipodo , & ordinato alia ragio*
fte^^veiU
jyi CESALE %!TA.
3S7-
ne, quella hnmiltiljciie e b.fteuolc a rendere l*atdoni ruepiaccuollaDio, che
da la gratla Tua a ^rnumili , & fi ierin:cn:?^a alla volontà de' fuperbi .
L'agnello è il vero licratto delTliuomo manfucto, d<^ humile : pcrqucfta-i
cagione Chrido Signor noftro è detto agnello in molti luoghi , e dello Euan-
gelio, & de* Profeti.
H umiltà .
DOnna, che nella fpalla deHrra porti -vn Tacchetto pieno, &conIafiniftfa
mano vna fpotca di pane, farà vedila di lacco , oc caipcfter^ diuerfi ve-*
ftimenti di valore.
«mor
L'humiltàdrueeflTerc vna Volontaria bafrc:^:^a di penfieri di Ce ftelTo per
»or di Dio, difprcgiando gi'vtiii, e gl'honorì. Ciò (ì moftra con Ja prefentt-»
figura, che potendofi -weftircriccamcQtejS'dcggci! Tacco: il pane è inditio,chc
fi procura miTeramente il vitto Ten^a eTquifite^^a di molte dellcature per ri-
putarli indegiu dei commodi di quefta'vita. lì Tacchetto, che aggraua , èia
Aa
memo«
3SS I CON 0 LOG I<>A
memoria de' peccaci, jch'abbadi -lo fplr Ito de gl'humili ,
Humìltà .
DOnnaconlafiniftramanoal pccto, ccon la deftradiftefa, & aperta /farà'
con la faccia volta verfo il Cielo, e con vn piede calchi vna vipera mezza
morta, aiiaiticchiata intorno a vno fpccchio tutto rotco,c rpe:^^ico,(3c con vna
tcfta di leone ferito pur fotte a' piedi .
La mano ai petto, moftra,che'l core e larverà ftanc^a dcll'humiltà.
La deftra aperta è Cegno, che l'humiltà deue eflerc reale, Se patiente , e non
fimile a quella del lupo -vertito di pelle pecorina, per diuorare gli agnelli .
Per la vipera s'interpreta rodio,e l'inuidia, per lo fpecchio l'amor di fé ftelTo,
e pel leone la fupci bia ; l'amor di fé fteflo fa poco pregiar l'humiltà ; l'odio , e
l'ira fon'effetti , che tolgon le for:^e, e lafuperbia l'eftingue ; però fi deuon que- ■
fte cofe tener/otto i piedi con falda, efanta-rifolutionc . -
Humìltà o
DOnna vefHta di colore bertìao a con le braccia in croce al petto , tenendo ■
con l'vna delle mani vna palla,&^na cinta al collo, la tella china , 6;^^
iotto il pie deliro h^ue à vna corona d'oro .
Tutti fegnidcir interior cognizione della ba(Ie:^:^a de ipropij meriti, nel
che confifte principalmente quefta -^irtiì, dcllaquale trattando Sant* Agoftino
così dilVe. Humilitasesìexintuìtuproprìi&cognitioniSì & fn£ coniitìoms vo-
luntarìa mentis inclinatio , fuo imo ordinabili adfuum conditorem ,
La palla fi può dire , che fia (imbolo dell' humilca , perciò cherquanto più e
pcrcolTa in terra,tanto pili s*inal:^a,c però S. Luca nel 14^^ ctiam i S.dille così; .
^ife humiliat exaltabitur »
11 tener la corona d'oro fotto il piede dimoerà, che l'humiltà non pregiale
grandc:^:^e , e ricche:^:^e, an:^i è dilpregio d'clfe , come S Bernardo dice quan-
do tratta delli gradi deirhumikà, & pcr.dimoftracione di querta rara virtù Bal-
douino primo Kè di Hierufalem lì refe humile , dicendo nel rifiutare la corona
d'oro ; tolga Iddio da me , che io porti corona d'oro 1^ , doue il mio Redentore
la portò di fpine. E Dante nel fcctimodel Paradifocosì dille.
£ tutti gC altri modi erano fcarfi 7^n fojje humiltato ai incarnar ft . .
v/f la giu^itia,fe l figliuol di Dio .
H V M A N I T A.
VN A bella donna , che porti in feno vari) fiori , ÒC con la finiftra mano
tenga vna catena d'oro .
Humanit^, che dimandiamo volgarmente cortcfia , è 'Vna certa inclinatio-
ne d'animo, che fi moftra per compiacere altrui .
Però fi dipinge con i fiori, che fono lempre di villa piaceuole , & con la cate-
na d'oro allaccia nobilmente gli animi delle perfone , che in fé lidie fentono
l'altrui amichcuolc corteiìa .
HHmanìtà .
DOnna con habito di Ninfa , 8^ vilo ridente , tiene vn ca^^nolino in brac-
cio, il quale con molti vc:^:^! le va lambendo la faccia con la lingua , &C,
vicino vi farà l'Elefants .
L'hu-
t)tCESA%E "KIPA.
3S9
H E R E S I A.
L'humanit^ coniìi^e in dillìmular le grandc:^^e , iSc i gradi per compiacen-
:?^a>6<: fodisfattione delle perfone pili bslfe .
Si fa in hah'co di Ninfa per !a piaceuole:^:^a ridente, per applaufo di gentil;:^-
c^a, ilche ancora dimoftra il cagnolino, al quale ella fa circ:^;^c , per aggradire^
Tope e conforme al dcfiderio dell'autor loro .
L'elefante fi (corda della Tua grande:^:^a,per fare fèruìtio ali'huonio,daIqua-
le defidera cfTer tenuto in conto, ò(r però da gl'antichi fu per inditio d'huma-
nità dimoftrato.
H E R E S I A,
VN A vecchia eftenuata di fpauenteuole afpcttOjgetteri per la bocca fìam
ma affum cata, haucrà i crini difordinatamente !pai fi ,' & irti , il petto
fcopertojcomequafi tutto il reflo del corpo, le mammelle sfciutte, e alTài pen-
denti, terrà con la finiftra mano vn Lbro (ucchiufo , donde 3pparilcGno vfcirc^
fuorafcrpcnti, &conU dcftramanomofttidi (pargerne varie fot ti.
Aa 2 L'Hcrcfia
3^0 ICONO LOG l<tA
L'Herelja,/ècondo San Tommado fopra il libro quarto delle fentert^c ,
altri Dottori , è errore dell'I ntellctto , al quale la -volontà oftinatamente adhe-
rifcc intorno a quello, che /ì deuc credere , fecondo I* Santa Chiela Cattoli-
ca Romana-/.
Si fa -vecchia ,pcr denotare IWItimo grado di pcrucrfittf inucterata deU
rrierecico.
E di fpaucnteuoic afpctto, per elTcrc priua della belle^^a , & della lucechia-
rilllma dèlia Fede , & della verit^ì Chriftiana , per lo cui mancamentoi'huomo
è più brutto dell' iftcllo Demonio.
■Spira per la bocca fiamma affumicata , per fignìficare l'empie perfuafioni,&
rametto prauo di conlumare ogni cofa, che a lei e contraria .
I crini Iparfi ,<S^irti, fofto i-r«i penficri , i quali fono fcmpre pronti in
fila difefa.- .
II corpo quafi nudo , come dicemmo , ne dirfioftra , che ella e nuda di
ogni 'Virtù .
Le mammelle afcìutte, & affa» pendenti dimoflrano aridità di vigore-* ».
fen^ailqualc non fi podono nutrire opere, che fiai;o degne di vita eterna.
Il libro /uccniufo con le (erpi fignlfica la falfa dottcinii, & le fcutcn:^c più no»
cliie, A^abominetìoli,chc i pia "vtlenofi ferpcnti .
illpargeie le ferpi denota Ì*rfFctto di feminate falfc opinionr»
H I S T O R l A..
DO M N A alata , & vc.'liti di Iiwanco , che guardi indietro , tenga con \s^
fioillra mano vn'ouato, odcro vn libro, fopia del quale moftri di fcriuc-
re , pofandofi col pie finiftro fopra d'vn fafio quadrato, ó^ a canto vi fìa^nra
Saturno , fopiale fpallc del quale pofi IVuaro ,oufioil libro, oue ella fc-tiue.
Hiltoriaè arte, con la quale rcriuendcs'efprimono i'attioni notabili degli
huomini , diuifion de* tempi, ruture, e accidcuti preteriti , e prefcnti delle per-
fone,edellecore, la qual richiede tre co/e, verità, ordine, et conrcnan:^a.
Si fa alata, edendo ella vna memoria di co/e /eguite, degne di fapcrli,laqua-
le fi dirtonde per le parti del mondo , t^c /corre di tempo in tempo sili poderi .
Il volgere io Iguirdo indietro moltra , che i'Hiltoria è memoria delle co-'c-i
pafiate nata per la poRerità .
Si rapprelenta , che (criua nella guifa « che fi e detto jpcrciocVel'Hirtoric-*
fcritteiono memorie de gli animi , ÒC^ le Itatue del corpo, onds il Peir-rca-»
nel òonetto 84.
Tandolfo imo quefV opere fon frali Che fa per fuma gVhuomìnì immcrtalu
,A lungo andar: ma il twjlrojìudio è quello
Tiene pofàto il piede lopia il quadrato , perche TI lifloria d^sue (l:ar femprc-»
falda, ne lallath corfon!pefe,o Soggiogare da alcuna bsìida con la bugia per in*
lerellè, che perciò fi vette di bianco .
Se le mette a canto Saturno , perche rHìfloria e detta da Marco TuIl'O , te-
ftimonia de i tempi , macftra delia nrita , luce deìk messoria , òC ipinco dcl-
Tattioiii .
HlSTO.
Bl'CESJ^E %1?A. sii}
H I S T O R I A.
SI potrà dipingere vna donna.chc uolgendo il capo,^ guardi dietro t!;c {^
le, (5c che per terra, doue ella guardi», vi fiano alcuni tafci di Icriuurff mcx-
«eauuoltatc. Unga vna penna in mano, ^ iixì vcftita di verde, tflicndc cfl©
•vellimcnco conteda tutto di quei fiori, liquali fi chiamano feinptcuiui A dal-
l'altra parte vi fi dipingerà vn Fiume torto , fi come era quello chi.ìmato Me-
andro nclk Fhtigia, ilqualc fi riggiraua in (e itcìfo ,
IATTANZA.
DONNA di fuperba appiren:^a, veftita di penne di pauonc, nella finiftra
mano tenga vna tromba, e^c la dedra farà al'^ita in aria .
i^-i lattan:^!, fecondo S, Tomado , e vitio di coloro , che troppo più di quel ,
che fono ina!:^indofi, ouero che gl'huomini ftelTi credono, con le parok fi glo*
riano, & però fi finge dont a con fe pent.e di pauone,pcrche la lattau^^a è com-
pagna, o come dicono alcuni Teologi, figliuola della Superbia,Uqualc ì\ dimo-
ftra per lo pauone, perche , come elio fi icputa aliai , per k bella varietà dclt-.
penne, chclo ricuoprono fcn^a'vtilejCosì ifupcibi f( mentano TArr-^bitionc-»
con le gratic particolari di Dio, chepolTiedonofirn^a merco propio, & come
il paujoncrpiegalafua fuperbia con le lodi altrui , che gli danno incitamento,
così la lattaL^a con le lodi pi<}pic,le quali fono fignificate nella tromba,che ap.
prende fiao, & Tuono dalla bocca. medcfima . La mano al|(ata ancora dimo «
itr^ allèitiiia tcdimonian^a .
idololatria;
DONNA cicca, con le ginocchia in terra, e dia incenfò con un turribol©
alla ftatua di vn toro di bronzo .
Idololatria, fecondo San TommafTo 2, 2. qu^d.p^. art. £f? fultus Dee dt»
hitHs creatura exhibìtus .
I e ginocchia in terra fonovnVffetto ,-& fegno di religione , col quale fi con-
feda fomm linone, & hamiltà , in rifpetto alla grande:(i(^a di Dio ,il quale folo
e potentiilìmo in fé ftefifo. Se folo a lui conuiene propiamente l'adoratione, per
ia ragione, che ne daremo fcriuendo al fuo luogo dell'oratione, fc bene vi è an-
co la ^eneratione de* Santijne pur querta bafta,feni^a la retta intentione di dar
grhonori conuenientemcnte, &: quefta intentione fi dichiara col Turibolo,che
xranda fumi odoriferi, li quali fignificano, che la buona intentione drittamen-
te piegata, manda odore di orationi feruenti , & accette . Però ancora i noftri
Sacerdoti per fanta inftitutione , danno l*incenfo nel Santiffimo Sacrifitio del-
ia Meda, pregando Dio, che come il fumo, & l*odoredeirincenfos'inal;^a;cosi
•*ii al^i lorationi loro ^«rfo di lui . £ il toro di metallo , fi prende per le coio
crcate,& fatte o dalla Naiura,o dall'Ai te, alle quali la cecità de i popcli ha dato
molte volte do tam.ente quell'honore,che a Dio folo era obligata di conleruarc,
«laiche e nato il nome d'iiiolcktiia , che vu^ì dire adoratione di falla Deità .
Aa } IN-
S<f2 ICONO LOG I^
INDVLGENTIA.
T^lla Medaglia i* intonino Th,
VN A donna a federe , con vn baftonc nella (ìniftra mano , il quale tiene
lontano "Vn poco da fé , & nella deftra mano vna patera, ouero patenai
che dir 'Vogliamo diftefà per porgere con cfla qualche cofa .
Tiene il baftone lontano , perche l'indulgentia allontana il rigore della Giù»
ftitia , e porgejauanti la patena , per la liberalità , che fa con polfan^ quafi
Diuina^ .
INDVLGENTIA.
T^Ua Medaglia di Seuero .
SI dipinge Cibele torrita ftando fopra d*'vn Ieone,con la finiftra mano tie2
ne vii'hafta, & con la deftra vn folgore , il quale moftri di non lanciarlo ;.
ma di gicraclo via con lettere, che dicono . Indutgentìa^iigujiomm».
INDVLGENTIA.
Isella Medaglia di Gordiano ».
VN A donna in mezzo di vn leone , & dVn toro , perche rindulgentitj
addomeftica granimali y&c gl'animi ferociyOuero>perche nndulgenùa
addolcilfe il rigore .
I N E A M I ^.
DONNA brutta , e mal 'veftita : tenga le mani l'vna contro Taltra, con
il dito di mezzo d'ambe diie le mani diftefo , & con gl'altri tutti ftrettij
*^ raccolti .
Brutta , e mal 'Veftira fi dipinge , per cloche bruttifllma è -veramente l'I n«
tamia , & accoftandofi ella alla pouertà la rende brutta , & mendica , come di-
ce Plauto in Perfa con i fcguenti verfì .
Quamquam res^ nojlnefunt pater paupercuU
Modìc£ , & modeJi<£ , melius eB tamen ita viusrt
T^m vbi ad paupertatem acctfjit infamia
Crauior paupertas fit fìdes fublefìior „
INFELICITÀ.
DO N N ^ pallida , & macilente, con il petto nudo, e le mammelle lun-
ghe, & afciutte, tenga in braccio vn fanciullo magro, moftr.mdo dolore
di non poterlo alimentare , per il mancamento di latte, & ellendo fen^^a la ma-
no del braccio finifl:ro,lo ftenda in atto di pietofa compalfionc, haucndo il ve-
ftimenco diacciato in molti luoghi ,
Con quanto fi e detto , fi dimoltra il mancamento de i beni della Natura> &
della Fortuna , da i quali la quiete , & la tranquilliti noilra dipende •
INGEGNO.
VN giouaned'afpetto feroce, bardito, farà nudo, hauerà in capo vn el-
mo, «S<: per cimerò vn*Aquila, a gl'homeri Tali di d'uerfi colori.
Terrà con la finiftra mano vn*arco, & con la deftra vna fre:^c^a , ftando con-»
tttentione in atto di tirare .
Ingegno è quella poten:^a di fpirito , che per natura rende rhuomo pronto >
capace di tutte quelle fcieij:^e , ou'egli applica il volere , e l'opera ,
Gio-
DICESA%E %ITA.
3^5
INGEGNO.
Giouane fi dipìnge , per dimoflrare, che la poterla intelletciua non Inucc*
chia mai.
Si rapprefenta con la teda armata , & in '>ifta fiero, 6c ardito per dimoflra*
re il vigore » e la forc^^a .
L Aquila per cimiero denota la generofità , e fubjira'td fua ; perciòche Pin-
daro paragona gli huomini di alto ingegno a quefto 'Vccello , hauendo egli la
irifta acuti(nma,& il volo di gran lunga fuperiore a gli altri an mah volatili.
Si dipìnge nudo ,econ l*ali didiueifi colori ,pcr lignificare la/^ua velocità»
la pronte^c^a nel Tuo difcorfo , e la 'varietà deirinuentioni .
1 arco, e la fre^c^a in atto di tirare, moftra l'inuertigatione, e Tacutei^^i^a .
Egli Egitti j,& Greci, per Hieroglifico dell'Ingegno , e della for:^a dell'intel-
ligen:^a dipingeuanoHfrcolecon Tarcoin "Vna mano, & nell'altra vna (xf:^
con ire punte, per dimoftrare,che l'huomo con la foi :^a,& acute^^a dell'inge-
gno va inueftigando le cofe celefti , terrene , Oc inferne,oucro, le naturali,diul-
tie>c maumacichc, come rifcrifce Pietio VaJeriano nell'aggiunta de' gierolifici.
Aa 4 IGNQ.
i^^ IC UNO LO G 1^
IGNORANZA.
DONNA con faccia carnofa, dit^ormc , òC" cieca > In capo hauerà 'Vn««
ghirlanda di Papaucro, caminando fcal^a, in vn campo pieno di Pruni».
& triboli, fuori di ftrada , veftita fontuoramente d*oro,.& di gcmme,& 3 canta
vi farà per l'aria vn Pipiflrello oucro Nottola .
fuor di via, & tra le fpinc ; fi fa rcn:^a occhi), pcrGhcTignoran^^a è vno ftupore,
&C vna ecciti di mente , nella quale rhuomo fonda vn'opinione di £t ftello , Se
crede edere lucilo , che non è, in ogni cofa , oucro per le molte difficultà , che
l'ignorante ,'trauiando dal dritto (cntiero della 'virtiì per le male apprenfioni
dell'intelletto, ttuoua ncl-viuere».
Si dipinge p elfo a lei il Pipi/trello , onero Nottola , perche , come diccPic-
rio Valeriano lib. 25. alla luce fimiglia la fapien:^a, &allc tenebre , dallrquali
non cfce mai la Nottola , l'ignoran^^a .
L'ignoranza ^\ fa poi brutta di faccia , perche, quanto nella natura human».
il hello della (apien:^a riluce,, tanto il brutto dcli*ignoran:^a appare fo:^?5;p > 6^,^_^
difpiaceuole^ ,
Il pompofo veftlto è trofeo dcingnorani(a , StT molti i*;ndufl:riano nei bel:
veftire, for/c perche fòtto i belli habiti del corpo fi tenga Icpolto al megHo ,ch»
fi può, il cattiuo odore dell'ignoranza dcli'ynima.
La ghirlanda di papauero fignifica il miferibile fimno della mrnte ignorate..
IGNORANZA
in vtt ricco fenTji lettere .
V O M O a caiìallo fopra vn Montone di colorerf'oro, in mezzo all'ac-^
que, e concetto, che i* w<flciaco hebbe da gr.^ncichi,(S: in lingua no*
ftradicecosh
Sopra al ricco Monton y arcando il Mare Ct^Wigno/An:^ fuafifa portai 9 •
fiifo ci mojìra ynbuom, che daljuoft nfo
: Ignoranl^a,
Onnt , come di fopra fi è detto, alla quale fi potrà aggiungere, che la vei
fte fa contefta di fcaglie di pclcc,le quali fono il vero fimbolo dell'igno-
rai'i^a, come fi vedrin Pierio Valeriane lib 5 i.
La ragione è , perche i! pefce è di /uà natura ftolldo , & lontano da ogni ca-
pacita, eccetto il Delfino, Se alcuni altri, che raccontano per marauigiia, & co-
- nic le fcaglie con facilita fi leuano dal corpo de pefci , così con gli (ludi) dello
lettere fi pub leuate all'hiiomo il velo dell'ignoranq^a.
Ignoram^a di tutte le cofe .
G L'Antichi Egittijjper dimoftrare -vn'ignorante di tutte le cofe,faceuan»
vnt imagine col capo dell'afino, che guardalle la terra , perche al fole.*
della virtù non s'alza mai l'occhio de gli ignoranti , i quali fono nell'amor di
fefleili , 6<^ delle cofe propie molto p i5 icenti fi dcgi'iltri, comcquerfa
animale più tenerimtnte de gli tliri ima » fuoi patti , coijìc dice Plinio nel IHk
H
D
o
DI CESaARE %l P A^ iO
Ignorai!':^,
IGnorar!^a dipìnta da' Greci, come dice TomarTo Garzoni .
Vn fanciullo nudo acauallo fopra dWn*afino , ha bendato gli occl.ij , \
tiene con "Nna mano vna canna .
Fanciullo, & nudo lì dipinge, per dimoftrarc, che l'ignorante è fèmp'icf.'^c
di puerile indegno, & nudo d'ogni bene.
Si mette a cauallo fopra deii'afino , per elfer efTo animale prino di ragione^ ,
^C^ indocile * &: molto fimile a lui , come piace a Pierio Valeriano nel lib. fa.
delle Hieroglifice.
La benda, che li cuopre gli occhlj, denota^ che e cicco affatto dcirintellet*'©,
^tC non sa, che fi fare,& pcrh difTe Ifiodoro Soliloquiorum lib.i. cap. 1 7.
Summa mijeria efl nefcire quo tendas .
Le fi da la Canna in mino per eflcre cofa fragile , & vana. Se molto degna \S
lui, fi come dice Pierio ValJib. 57. delle Hieroglifiche.
IgnoranT^a come dipinta dall' fidati , nelle f uè Emblemi .
Che moflro è quejlo^ Sfinge-perche jerba 0 da vagheT^T^^a de' piacer mondani
Faccia di donna; è le (uè membra vefie 0 dafuperbia, che virtù corrompe
Tiuma à*^ ugello y è di (ione ha i piedi f* Ma l'buo,che sa per ch'egli è naìo a(^''ei-
Dinota l'ignora n'Inai che procede , S'oppone, e vincìtor felice yiuf, (fi a
Da trecagionii oda intelletto lieue.
F M l T A T T O N E.
DO KM A , che nella mano dcftca, tiene vn mazzo di pennelli, nclk finU
f^ra vn:' maschera, & a' piedi vna fcimia .
l'irait-iricnc fi vede in qualfiuogIiaattione,ouero opera fatta ad alcun al-
tra fom "gl'ante, (5^,^ pero fi d'pingecon vn mazzo di pennelli in mano, come
ifttomeiKi deli'arte, imitatrice de' colon. Se delle figure dalla natura prodotte,
'C da L'art. :f>efft.
La mifchera, Aria fcimia ci dìmoftranol'imitationedeirattionl humane;
Cu«fta per.eflcre animale atto per imitare Thuomo co' Tuoi gefti ; e quella p.T
imitar nelle Commedie , & fuori, l'apparenc^a , & il portamento di diucrfi per-
sonaggi»
rMMORTALrXA.
DO N M A con Tali alle fpalle, òC nella man deftra -vn cerchio d'oro l
L'ali fignificano la folleuatione da terra , la quale non fodicne fé ncru
cofe mortali.
Il cerchio dell'oro rapprefenta l'immortaliti , per elTere tra tutti 1 metalli il
mencorrottibile, 8^ per hauer la forma circolare , laqualc non ha termine.,
doue finifca.» .
Immortalità.
DOnna, veftita d'oro,1a quale tetri con la deftra mano vna pianta d'Ama-
ranto fiorita,e nella finiftra vna Fenice .
Già fi è data la ragione dell'alloro, la pianta dell'Amaranto fignifica immor-
talitrfjpcfcioche ella non muta mai il colore,ne fi corrompe,ne fi marcifce miì.
La Fenice 3* per ritrouarfi dalle Tue propie cenncri abbruciate perpetuamen-
te, ce me
s6(f ICONOLOGIA
te, come e communc oppiniont, è inditio dell'im morta liU medefimajlaj<juale
■è vna eternici col rifpetto fole del tempo da venire .
IMMVTATIONE.
DONNA armata ,vcflita di cangiante, al fianco finlftro porta vna fpa-
da.& con ambedue le mani fquarcia -vn panno di lino .
L'intelligen!:^a di quella figura ha bifogno di lungo difcorfo, ilquale lafcian-
<lb in gran parte alla fotil^ ie:^<a de' belli ingegni, dirò folo, che fi dipinge don
na armata, per dimoftrare , che la mutatione , alla quale fono foggette tutte le
cofe create, per fé fteira è forte , àC fi conferua fotto all'armatute, cioè (òtto al
mouimento de' Cieli , che ellendo di diuerfa, ik più falda materia di ella., fono
cagione del fuo moto, poi del calore, poi della gcneratione,& corruttione,ch«
a "Vicenda procedono j fecondo la dottrina d'Atiftotile , 6^ la conferuano in
quello modo.
Il lino è pollo da Poeti per lo Fato.dandofi alle Parche, e gl'interpreti di Teo
crito , rendendone la ragione , dicono, che come il lino nafce nella Terra , 6;,^^
quindi a poco tempo vi fi corrompe , così l'huomo della terra medefimamcn»
te nato in eflà per necellìtà di natura fi ri lolue .
Le mani, che, tirando in contrario luogo , fquarciano il panno, fono le con-
trarie qualità > che in 'vigore del moto de' Cieli diftruggono , & moltiplicano
le colè terrene : ik fi nota la moltiplicatione nelle due parti del panno.
IMPASSIBILITÀ.
QV E S T A e vna delle principali doti del corpo glorificato , come fcriuo»
no j facri Theologi , Però fi dipinge i^nuda,8^ bela , che ftia co* piedi
•leuati fopra i quattro Elementi fuori delle cofe corcottibili •
IMPERFETTIONE.
DONNA 'Veftita di color giallolino ; in ambedue le mani tenga dellt*
^ ^ Rane, con vn'Orfa a canto , laqualecon la lingua dia perfcttione al
filo parto .
Il color del giallolino fi fcuopre in molte cofe imperfette, al tempo, che s'in-
cominciano a corrompere . Però fi prende in quello fignficato.
Le Rane parimente , come animali, che fi generano di putredine , fono d^^
Oro Apolline per Timpcrfettione alfcgnate . imperfetto è ancora il parto deU
rOrfa , per ellere Iblo vn pe:^:^o di carne fen:^a forma d'animale , ma con la-i
lingua , per continua diligen:^a prence poi la fua forma ,con ogni noftra attio-
ne nel principio imperfetta » it non manca la diligenza, in vitcù del buon pria*
cipio fi compie^ •
I M P 1 E T A.
DONNA -veftita del colore del verderame , fari in villa crudele, ferri
nel braccio finiftro l'Hippopoiamo , àC con la delira mano vna facelU
•cccfa riuolta in giù , con la quale abbrucia "vn Pellicano co* iuoi figli : che fa*
tanno in terra- .
L'impieti è vitio contrarlo alla pieti, non pure alla giuftitia, & fi efercita in
danno di fc flcllò, della Patria,di Padre, & di Madre , e fi rapprefenta veftita di
4:olotc éì vcidcf amc ^ che e indicio di natura mal i^na ^ & nociua , la quale fi ri.
auouA
DI CESSARE 'RFPJ: 3^7
truoua'ìn coloro, che dri^!^ano le proplc operationi a danno de* benefattori .
Nel finiftro braccio tiene l'Hippopotamo , perche come eflb > quando è ere*
fciuto in età per defiderio di congiungerfi con la madre , vccìde il propio geni-
tore, che gli fa rcfiften:^ , così l'empio per fecondare i Tuoi sfrenati appetiti »
condefcente (celleratamenae alia ruìna de' Tuoi maggiori , e benefattori •
Tiene nella deftra mano vna facella accefa $ abbruciando il Pellicano , per-
che Toperationi dell'empio non fono volte altrouc, che al diftruggimento del-
della Carità > & Pieri , la quale alfai bene per lo fìgnifìcato del Pellicano , fì di<;
chiara, come racconta il Rufcello nel fecondo libro delle fue imprefc, 8^ noi
diremo più diEFufamente in altra occafione .
Jmpietà .
DOnnabrutta,con gli occhi) bendatile con le orecchie d'afino» tenga con
il braccio deftro vn Gallo yòC^ con la fìniftra mano vn ramo di pungen»
tidìmo rouo.
Impietà è affetto humanc, & beftialc dell'animo fuperbo contra la propietà
de i buoni, 3c della virtù : la qualità fua è di mancare de i debiti vfHci j alle cole
fsLCtc , a parenti, a' profEmi^alle leggi, 8c alla pania .
Le fi bendano gli occhi) , e le fi danno Tcrecchic dell'afìncperche come nar-
ra Horatio Rinaldi nel lib. delle fcien!(e, QC^ compendio delle cofè, dice, cht-#
J*impictà nafce talhora da ignoranii^a non foccorfà , 3i foUcuati dalla gratia di
Dio , perche molti non illuminati non poflono per le tenebre mondane icorge-
te il vero bene del Cielo, amarlo, e honorarlo .
H Gallo,che tiene nel braccio deftro, vien poflo da gli Egitti) per fegno d*im»
pietà ,come teftifica Pietio Valeriano lib.24, cfl*"^<^ ^^^ queflo animale mon-
ta la propia madre, de taluolta fi moflra fiero, & crudele vcrfo il Padre ; Si che
doue regna l'impfetà, conuiene anco,che vi fia la ciudchà,ch< per tal fìgnifìca-
to qucfta.fìgura tiene in roano il pungcntiflìmo rouo^, il quale fu pofto dagli
Egitti) per dimoftrarecon cflb vn huomo empio, peruetfo , & fuor del fuo mo-
do di viucre grandemente hsuere infaftidito i coftumi di tutti gl'altri , perche
qiieilo così fecco , p:iì prefto fi fpc:^:^», che punto piegarlo ,
Impietàye violenta foggetta alla CiufliPìa ,
VN O Hippopotamo cauajlo del fiume Niloproflratoin terra > fottopofto
ad vno fccttro fopra il quale fìa vna Cicogna ,
L'Hippopotamo è vno animale , che viuc nel fiume Nilo , come dice Plinio
Ib. 8. cap. 2 5.halalchiena, li crini , e*l nitrito, come il cauallo, ma ha l'vn-
ghic fclTe in due parti, come il bouc , e1 mufo eleuato ; & ha la coda , e li denti
ritorti come il Cinghiale , è di natura impio> poiché per violare la madre , am-
mac^^a il padrc^ ,
La Cicogna per il contrario e di giufta mente , perche ha pietà verfò i fiioi
genitori, folleuandoli nella vecchiezza ,come riferifce San Bafilio, Se Plinio lib,
x.(Sc 2j.conqueftc iftefle parole , GenìtritHm f(ne£ìaminukevn educant . La
natura diuerfa di quefti due animali a queftonoftropropofito molto bene ef-
prime Plutarco nel commentario , che faj^e gli animali terreftri , o gU aquatili
funopiù callidi, dice e^li ; Si cum Ciconìjs compar^sflmiales equos»iUa patres
fuos
sa ICO NOLO CI u4
Jlws àUtitt hi Tfttkin matribus coiti poflint » tos ntcant . Dalche Suida roìenè)
r<'oAi-ai« l'iffipie««l » e violenza e(Ier ioggetta alla Giul\icia , dice , che (o'euano
t.i'.u^rc fopia vpo .Ritiro la Cicogna, oc da ballo l'Hippopocamo : CSc per fodis-
i, iiiont dw iludiofi addurrò il tefto iftcflo di Suida nella pjrola greca ^ntipe-
li.; gei n . ^riUoteles ea qus. de Cicotiijsferantury rera effe af(ìrmat,idemcj;face-^
re etiani veropadcii , itaq; in fceptrisfuperne Ciconiam e\fingunty inferne Hippo-
f.:ji,ut/tum : iftftgnifìcerunt , impietatem , & violentìam\\ihk6iam t/fe iuflitìie .
Ti^m Ciconix quidem iuiìc agunt, & parentes fenio confc6ìos m alisgesìant. Hijf
fjpotumus autem animai ejì miuHifsimum .
INCOSTANZA.
DONNA, die p jH con un piede fopra vn Granchio grande/atto come
quello , chea dipinge nel Z:,o4iaco,,' (ìa ■settica di coior torchino, & iru
li ano t«iiga la luna^ .
Il Gi^iiichio è animale , che ca:"DÌna innan:^i , & in dietro, con eguale difpo-
tlone, come fanno cfuclli, che elUndo irrcfoiuti, hor lodano la contemplationc,
hora l'arcione, hora h guerra, hora la pace, hor la rcien:?^a, hor l'ignoranza, hot"
L conucrfaiionc, & hora b fohtudinc, aceiochc non refti cofa alcuna intentata
ai biafimo nato , &nudrito nelle loro lingue, & all'incoftarc^adifleminataia
lutto quello,che fanno: Quefta forte dihuomini è molto dannata daGiouanni
Schoiaftico, anzi da Chrifto Noftro òignote ; con l*cllcmpio di quel , che pone
le mani airarato ,& Ci pente ,
Il veftimento torchino , è podo per la fimilitudine dell'onde marine, lequalì
fonoinconftant fIlTie,<?c di tempo in tempo p^tono altcratione,come fi vede.
La Luna medefimamente è mutsbiiidìma , per quanto ne giudicano gl'oc»
thij noftri} però fi dice, che lo ftolto fi cangia ,come la Luna , che non Oaraai
vn hora nel meùefimo modo ; Vrfi può ancoia dipingeievna Nottola, laqua-
le ^ola irrefoluciLiìmaj borda 'Nna b»nda, hot dali*«Kra,.cc^mc dice I*afiiio
dit i6nfì,monafl ,
1 N COSTANZA. * ->-^.
V<dilnftabilit4. " ' V
l N D I T IO D'A MORE. ^*%
Vedi a giuditio d'Amore .
INDOCILITA.
DONNA di afpetto rozzo , che Aia a giacere in terra , ÌC con la finiftraui
mano tenga perla briglia vn'afino, che habbia'^n freno in bocca, fiap-
joggiertf con il gomito del braccio deftro lopra d'vn porco anch'egli profttato
li* irrra , hauerà in capo vn velo di color nero.
S«dipinii« in tetra , per che l'indocilità non catta a caminarcper la via del-
ta "vinij, ma a ftar Tempre vilmente con l'ignoranza moftrata per Tafìno, come
fcuconer farmentione ,oltieaciò,chegli Egitti) metieuano l'afino con il fie-
no in bocca per l'indocilita, come animale intutto di iadatto all'imparare ,r per
«lueOa cagione i Matematici dicono, che quando alcuno nafcefotto al 1 5. gra-
do del Leone,come prefaghi delliConuMnattiiuduieaii*in)pajai«»6ngonc.,the
DI CESaARE %I P A\
indocilita:
///
Sì appogs;raal porco , percioche,cofne narra Pìerio Valeriane li b. p. queflo
•nlmale è più d'ogni altro infenfato, & indocile, & non come l'altre bcftie, che
mentre viuono, hanno qualche particolare induftì la .
Il velo nero, che le cuópre la icfta , dimoftra,che fi come quefco colore noiw
prende mai altro colore, cosi chi è indocile , non è atto, nec^aceariceuerc-.
di<cip'ina, & dottrina alcuna,nc quallìuoglia ammacrtramento ,chc lo potreb»
be fòUeuare iallc cofe vili, ik balle .
I N D V S T R r A.
DONNA giòuarie , 5c^ ignuda con l'elmo in capo, & hauctido Intorno
al braccio finiftro riuolto vn manto bianco,dipinto di verdi ftondi,vi fia
fctitto per motto nel lembo : Proprio Marte j nella mano delira terrà vna Tpa-
da ignuda, dime llrandcfi ardita , cS: pronta a combattere .
L'induftria è patte del valore i6<^ però i'imagine Tua alia imsginc di elfo
£ «ilo miglia. •
I ^ Si di*
\
§79 fCO NO LOG IJ
Sì dipinge ignuda, per dimoftrarc, che ella per lo più nalce da* bifogni >'5C^
dalle fcommoditi.
Tien l'elmo in capo, percibche la principal parte Tua èringegno, 8^ la pru-
den^j^a , che la tiene fortificata j ftà con la /pada ignuda prontamente per com-
battere ; perche induftria è ftar dcfto>faperfi difendere con auantaggio ne* duci
li della Fortuna.
Il manto bianco dipinto a verdi frondi è la fperani^a fondata nella candide:^-
7^2 de' coftumi, & della dritta intcntione, non potendo effeie induftria lodeuo-
le, fc non doue il fine dcireffìcacia,& della fagacità humana (ìa reale, honefto ,
& vlrtuofo .' fi conosce ancora per quella figura , che l'indaftria confifle in pro-
ucderfi del bene co' commodi ;& in liberarfi dal male co' pericoli ; pero gran
'Vantaggio nella vita politica fi (limano hauerccoloro,che perpropia virtO,con
la cappa, e con la fpada fi fono acquiflati lafama*%niucrfale degli hucmini, &
qualche commodità da mantenerfenc inpace .
■ Jnduflr/a,
DOnna con "veflimcnto trapumo , & ricimato con molto artìfitio j nella.»
delira tenga "^nfciame d'Api , l'altra mano fia pcfata (opra vn argano,
di quellijche s'adoperano per muouerc i ptfi ; fia fca!:;^a , haucndo in capo vna
ilatuettadi Pluco.
Il'Veftimento, lofciamc,& l'argano danno facilmente cognitione di quella
figura,'&la ftatuadi Pluto , tenuto da' Gentili Dio delle ricche:^5^c,dimoftra. ,
che quelle fono principale oggetto deirinduftriadcli'hucrro : 1 piedi nudi fo-
no fegnojche l'induftria non difcerne,fc non quanto abbraccia l'vtilej né fi ali^a
a fine di cofa più nobile, e però così it^nudo fi pcfa il piede fopta la Terra .
Indufiria ,
DOnna , che nella delira mano tiene '%no fcettro , in cima del quale è vna
mano-aperta, & in mezzo di elTa -^n occhioj al fine della mano, & dello
fcettro vi fonoduc alette , fimili a quelle del Caduceo .
Lo fcettro è fegno di grande:^:^a , & di pronte^:^j ; la mano d'induflrìa, 5<^^
d'artificio , peto quella loitcntandofi fopra di quello , dà inditio , che i Princi-
pi, Oc quei, che dominano a gli altri , alenano da terra l'induftria humana,quan-
do piace loro .
E oppinione di Artemidoro , che le mani fignifichino artificio, conforme al-
T'Vlo de gli Egittij , perche quafi tutte l'arci con l'aiuto oelle mini fi mettono
in opera-. Onde Ariftotile chiamò la mano flrumento degli ftrumenti .
L'occhio dimoftra, la Prudenza, per laqualc l'induftria fi dcue reggere ; 6^
l'ali, che fignificano velocità , accrefcono in parte i meriti dcli'inclultria .
Jndu/ìrìa .
NEH' imagine di Mercurio, che nella deftra tiene il Caduceo, & con la fini-
ftra vn Flauto; gli Antichi figurarono le due cagioni , che generano l'in-
duftria , cioè l'vtile per fc , &: il diletto per altrui,quello fi moftr.a nel Caduceo ,
colquale fingono i Poeti, che Mercurio fulcitalTc gli huomini i;\à morti, quello
cel Flauto ifttumento atto per addolcire gli animi, &: fminuitc le i»olcltic .
IN
B
T>1 CESayìRE %I P Al s^i
INFAMIA.
Dì .0 N N A brutta con Tali negri alle fpallc, & ricoperta di piume di vccel-'
^ lo Ardiolo infino alla cintola , & dalla cintola in giù fari -veftica d* -yna-.
tr^aerirna di giallolino fregiata del colore del verderame, ma (tracciata , OC in
braccio terrà l'ibis vccclloo
L'infamia è il concetto cattiuo , che fi ha delle pcrfòne di mala vita ;perb
fi dipi ngc con Pali nere i notandofi , che il fuo è volo di fama, ma infelice , 6;^^
cattiuo.
Le pìuTie dell* vccello fudetto moftrano , che rinfamla nafce in gran parceJ
dall'incoftan^^a ,- perche quefla è inditio di pa:(^ia, 6c fi vede in quello vccello,
che è incoftantiÒlmo, Però Martialc dimandò Ardiolo vnoj che andaua da vna
all'altra arcione fen^^a far cofa buona »
li color giallo, 8c il verderame C\ adoperano per l'inganno, d^ per l'infamia
vniuerfalmente , & ancora Tvccello Ibis , il quale è fordidillìmo , come Icriuo-
no alcuni, & fi adopera in fimil propofito ; e come la vede ftracciata infama gli
huomini apprelTo il ^olgo ; così i viti) dell'anima tolgono il credito apprelfo à
fapienti , 6^' rendono l'huomo difpiaceuole a Dio , douc principalmente fi fo-
menta la noUra buona fama^ o <>
Infamia ó •
Onna ignuda, & Icprofa per tutta la vita 9 con l'ali nere, con capelli fparfi,
m atto di fonare vn corno , habbia fcritto nella fronte la parola T VRPE »
ò^,^ fi fcuopra "vn fianco con vna mano .
La lepra nell'antico teftamcnto era figura del peccato , il quale genera prin-
cipalmente l'infamia «
Il cornojche fuona , moftra, che la fua è notitia infelice prelTo a gli huomini,
come quefto è fuono rozzo, & ignobile o
Il motto fcritto in fronte ci dichiara , che l*infamia da tutti è meglio veda-
ta,che da quelli, che la portano addofib,però volontariamente fi fcuopre il fian-
co, fcioglien do il freno a' viti] fen za vedere, o penfarc il dannofo Tuccciro della
f ropia riputadoue^ <> ■-
IN FÉ R M I T A.
DO N N A pallida , & magra con vn lamo d'Anemone In mano, 8^ vn*
ghirlanda della medefima hcrba;perchc ferine Oro Egittio ne* fuoi Hie-
roglifici, che gì' Antichi per queft'herba fignificauano la malattia , 6c è quella ,
nella quale fingono i Poeti eflerfi tramutato Adone , drudo di Venere , elfendo
dal Cignale amma:^::^ato, come racconta Teocrito, fa il fior purpureo , & bello*
ma poco dura il fiore. Se l'herba, & forfè per quefto fignifica l'infcrmit^x .
I N F O R T V N I O.
HV O M O con vna veftc di Tanè fcuro , 5C dipinta di rouinc di cafc ,le
giunga fino al ginocchio, con le braccia, le gambe, de i piedi nudi, fent^a
cola alcuna in capo, nella dcftra tenga vn Cornucopia riuolco vcifo la terra.» ,
che Ila voto, ÒC nella fmiftra vn Cocuo ,
L'In-
■f7i ' IC 0 NOLOC.IJ
L'InfortuniojCome fi raccoglie d'Ariftotcle, è vneucnto contrario il bene J
&' d'ogni contento : & il Coruo non per cflèr 'vccello di male augurio , ma per
ellere celebrato per tale da* Poeti , ci può feruire per fegno dell'infortunio : (ì
come fpedc volte , vn trillo auuenimcnto è prefagio di qualche maggior male
fopraftante , & fi deue credere , che vengano gì* infelici iucceflì, & le ruine per
Diuina permiflìone, come gli Auguri antichi credeuano,cheiloro augurjjfuf-
CèroinditiodelIa'Volontàdi Gioue . Quindi fiamo ammoniti a riuolgerci dal
dal torto fentiero dell'attioni cattiuc , al ficuro della -viriù, conia gualcii pla-
ca l'ira di Dio , 3^ cedano griofortunij «
I N G A N N O.
HV O M O vedito d'oro > fl^ dal mezzo in giù finiranno le Tue gamfeeJ
in due code di ferpente : a canto hauerà vna Pantera ,con la teftafrale
gambe . Ingannare éfar cola fpiaceuole ad alcuno , (otto contraria apparen:^a;
però haimagincdi fembiantchurmino,' & vedito d'oro, ma finifceincodadi
ferpente, moftrando in prima faccia Tin^annatore bontà , &: ccrtefia, pecaUct-
tarci femplicìj&inuilupparli nell'orditura delle propieinfidic, come la Pan-»
Cera, che occultando il capo, de moftrando il doiib, allctta con la beile:^:^a della
pelle varie fiere, lequali poi con fubbito empito. prende, & diuora.
.Inganno .
DOnna, con vna mafchera di bclliflìma gicuane, & riccamente ornatas'&
fotto fi fcuopra partedel vifo di vecchia molto difforme, 8^ canuta.
In vna mano tiene vn vafo, che mcfce dell'acqua, & con l'altra in quel cam-
bio fporge vn vafb di fuoco . La Tua verte farà dipinta a mafchere di più forti ,
perche in o^ni occafioncl'huomo , che per habito , o per natura procede dop-
piamentCjla £ua fraude, 6^.^ l'inganno apparecchia^
Inganno,
HVoinocopertoda vna -pelle di capra, in modo» chea-pena gli fi veda ilvi«
fo . In mano tenga vna rete con alcuni Targhi pcfci , in forma fimili al*
l'orata dentro di eflà .
Così fcriue l'^lciato , figlie da ragione con 'Vctfi latini . 11 concetto
dice così .
^ma il [argo la c-apra; et Vefcatore» Conuìen che prefo alle fue ìnfidie reSìs:
che ciò- comprende, lafua pelle vesìe; Così la meretrice con inganni
9nde ingannato il mifero amatore Trcnde l'amante cieco à propij danni*
Inganno,
HVomo redito di giallo , nella mano dedra tenga molti hami , fi^s^ nella
finidra vn ma^^c^o difiori,dal quale c(ca vnalerpe,
ili dipinge con gli hami in mano, come quelli , che coperti dall*efca pun-
gono , òc.^ tirano pungendo la preda , come l'ingannatore , tirane*© gì* animi
icmplicidoueeidcfidcra , li ià incautamente precipitate : Onde Horatio de
Cenipcta così dice,
Qciultttm
Occultum y'ifH'S decunnepifcisad hamum .
\\ rriQ.'Z^o di fiori con la fèrpe in mezzo , fignifìca l' odor finto della bonti p
tìondc cfce il veleno veio de gli effetti nociui .
I N G I V R I A.
DONNA gloujnejd'afpctto terribile ,ccn gli occhij infiammati|Vertiu
di rolfo, con la lingua fuori della bocca, la cuale far^ifmilc a quella deli»?
la ferpe, & dalP'vna , & dall' altra parte haticrà molta faliua . In mano tenga-,
vn ma:^^odi fpine, & fotto i piedi vna bilancia, Arifìotile nellafuaRcttcrica
dice, che è propiode*giouani , per l'abbordai ;^a del ranguei& per lo calor na-
turale elTcr arditi, e confidenti neli'ingiuriare alliui, come anco, pcichc aman-
do ig'ouani l'eccellen^^a , vogliono fopraflarc a gli altri , nel modo, che pcllo-
no, & però giouane l'Ingiuria fi rapprefenta , col bruito afpetto , &gliocchij
infiammati moftrano, che l'ingiuria nafce da perturbatione d'animo y la quale
perturbatione fi mofira particclarmentc nel 'Nife; la lingua fimile a quella del-
la ferpe , è fcgno , che l'ingiuria confitte in gran parte nelle parole, lequali
pungono , non altrimenti , che fé fofliero fpine ; fono fegno ancora le bilancici
fotto a i piedi, che l'ingiuria è atto d'ingiufticia,dandofi altrui quei biafimij che
ò non fi meritano,ò non fi fanno .
I M G I V S T I T I A,
DONNA veftita di bianco rutta macchiata , terjcndo nella deftra mano
vna fpada, & vn rofpo nella finillra ; per terra vi faranno le tauole della^
legge rotte in pc:^^^i, & vn libro, far^ cieca dall'occhio dcftto, & /otto alli piedi
terrà lebilancie.
Il veftimento bianco macchiato dlmoflra non efiere altro l'ingiuflitia, che-»
corrottionc , & macchia dell'anima , per la inoficruanii^a della legge , la quale.^
"^iene (prec<^:^ata, & fpe:^::^ata dalli malfattori , & però fi dipinge con le tauole
della legge, oc con le bilancie al modo detto .
Vede l'ingiulìitia folo con l'occhio finiftro > perche non fi=fonda fé non nelle
■utilità del corpo , lalciando da banda quelle, che fono più reali , ex' perfette, ik.
che fi eftende a' beni dell'anima, la quale è veramente i occhio drittQ,& la ;ucc
mcgliore di lutto l'huomo .
Il roipo ,il quale è fegno d'auaritia , per la ragione detta altroue , c'infegna ,
che l'ingiuftitia ha l'origine fua fondata ne gl'intereffise nel defiderio delle com
modica terrene, 6^ però non è vn vitiofolo , Se particolare nella parte del 'vi-
tio , ma vna maluagitiì , nella quale tutte le fccllcrsggini fi contengono , 6^
tutti i "vitij fi raccolgono .
Ingiufiitia t
DOnna diftortrie, veftlta di bianco, fparfa di fanguCjCon vn turbante in ca«
poall'yfodc' Barbari ; nella mano finiftra tiene vna gran t2:(:^ad'oro,al-
la qu-le terrai gli occhi) tiuolti , nella delira haucrà vna fcimitarra , 6c per tec-
t*leb;lancierotte_ .
Dirtormc li dipinge, perche l'ingiuftitia , onde il male vniuerfale de' PopoK,
Se le guerre ciuili foucnte dcriuano, biuttillìma fi dcuc ftimare .
Bb La
'374-
ICONO L O C laA
I N G I V S T I T I A..
Lafcimitarrafignifìcailgiudìtiotorto ,• & il veftimcnto Barbaro la crndel-
tà,la 'vcftc bianca macchiata di fanguc fìgnifica la purità corrotta della giufti-
tia,alla quale corruttela appartiene pure la ta;^5[a d'acro, haucndo grocchij,cioè
la volontà ,& il penfiero Tingi urto Giudice per Tauaritia riuolti allavaghe:^:^»
dell'oro folamcntejperche non potendo inficine foftencrclebilancie, e la ra-
gione,cadono, onde vengono caIpeftrate,come fé cofa fodero di minor prc:^!^o,
'ingordigia.
DONNA vcftita del color della ruggine > nella Iiniftra mano tenga "Vn
Folpo , & a canto vi far<J vno ftru:^:^o .
L'Ingordigia propiamente detta è vn difordinato appetito delle cofe,cht^
al nutrimento fi appartengono più vitiofo di quello , che dimandiamo Gola , h
Crapula, fl^^ fi dipinge veftita del color della ruggine, perche diuora qucfta il
ferro fen:^a fuo vtile, come l'ingordo ogni cofa trangugia fen:^a gufto > al che-» .
appartiene ancora lo (liu:^:^o , che il ferro diuora} & djgciifce •
t)
D
DI CESJi'%B *R1TA. 37 y
il Polpo in Or o ApoUinc fignifìca il.in«défimo i perche mancandogli i cibifi
tiudcifce della carne fila medefìma.
ingordigia.
Onna di brutto afpettOjveftita del color della ruggine, cFie vomiti il patto
per la bocca ; tenganella deftra mano il pefce detto rcaro,& nella finiftr»
mano vna lampreda, da Latini-detta Muftela marina , ouero Hebrias .
Il pefce Scaro a noi è incognito; p ercbc dicono, che non fi troua fé non nel
mareCarpafeo ,& nonefce quafì mai dal promontorio di Troade; dalli Scrit-
tori , è tenuto pefce ingordifsimo , perche folo (fecondo che riferifcew^riftoti»
le ) tra* pe(ci oflerua l'vfo di caminare,ccme gli animali-quadrupedi, & fi pafce
dell'herbc , & ancora perche con molta auidità diuora tutti i pefci piccoli « che
fé gli fanno incontro per ingordigia^ Se poi li vomita perla fatietà, & fomigli»
il fao corpo in gran parte a quello dell'Orata .
La Lampreda , come dice Oro Egittio, partorì fce per bocca, & fubbito par^
lorito, diuora queirifteilì fuoi figliuoli, fé non fono prefli a ifuggire :
Ingordigia,
Onna col ventre groffo , il che fignifica ingordigia parafìtica , & tenga in
mano vn vafo di trafparente vetro , dentro al quale fiano molte fangui-
lughe, ouero fanguattoie, perche come la fanguifugha , porta a forbire ilfan-
guc altrui non fi (tacca mai per fua natura ,finche non crepajcosì gl'ingordi non
cedano mai>finche ('ingordigia iflelTa non gli affoga .
Ingordigia > ouero ^uidità .
VNa donna, che habbia nella mano vn ramo di quercia pieno di gh'ande;
con la deftra moftri d'hauerne buttata vna ad vn porco , il quale la ten-
ga in bocca in modo , che fi vegga , e flia con la tefta alta , e con gli occhi) fiflì
'Vcrfo la figura-- .
Habbiamo figurata l'Ingordigia con tale animale, che mangi vna ghìanda,e
guardi all'altre, perche è tanto ingordo, che mentre ne tiene vna in bocca , de-
fiderà di pigliare l'altra,ingordo coftumc fcoperto da Alceo Poeta Greco quan-
do diffe . Sus tan balanon tan mio echi tan d'echtan labin.
Susglandem aliam quìdem habet, alìam autem optat accipere.
Pigliafi il porco per l'ingordigia, come animale, ilquale ingordamente diuo-
ra tutto il giorno, e mangia d'ogni cofa, e per tal conto molto s'ingrafiàjondt-»
'Volgarmente fi fuol dire d'vno,che fia di buona boccatura ; diluuia, come 'vn
porco . Horatio Poeta volendo dare auuifo ad Albio TibulIo,ch'egli attendcua
a far buona vita, ed ìngralfarfi, conchiudc l'Epiftola con qucfti verfi ,
Me pinguem , & nitidum bene curata cutevifes :
Cumviderevoles Epicuri de grege porcum ,
Doue fi^chiama porco della greggia d'Epicuro : E porci furono chiamati i
Boeiij nell'Arcadia , perche erano molto dediti alla ingordigia : Leggefi ne gli
Adagi) , Vita fuilla , per vna vita ingorda da porco, e quelli,che menano fi brut
ta, e fo^2^a vita, fono poi tenuti ftolidi, groflì, e indocili fimili a gl'ingordi por-
ci . Ma ancorché in quefla fi rapprcfcnti fpetialmcnte l'ingordigia della Cra-
pula, n©ndimeno fi può applicare all'ingordigia di qualfiuoglia acquifto,e gua-
Bb 2 dagno
ICONOLOGIA
INGORDIGIA.
tia^no di roboa, Impercioche,fi come il porco fpento daII*ìngordl.^ia,vJ fempre
fcaiundo la terra co! grugno , e con le :^ampc per ingrairarfi ; cofi gli l.uomini
ingordi delle cofe terrene,ccrcano di fcauare i denari di /otterrà; cacciano il cr-
po etiandio in luoghi, che a loro non appartengono , per impadronirfi di quel-
lc,ii rimefcolano di qua, e di là sracciacamentc, e fanno tanto di mano,e di pie-
di,che ottengono cofe indebite per fatiate la loro ingorda voglia. Appena ha-
ucranno tirati li frutti maturi dVna 'vfura,che defiderano gli altri non maturi,
tanto fono intenti all'ingordigia, Alceo fuddetto l'applico all' ingorda auiditi ,
che haueua delle donnc,come ghiotto di quelle ,
Susglandem aliam quìdem habet , alìam autem optat accipere j Ego qtwqui
puellampulcram alìam quidem haheo , alìam autem cupio accipere ,
INGRATITVDINE.
DONNA veft'ta del color della ruggine, tenga in fcno -vna ferpe, in mo''
do di accare:^5^atla;in capo haucr^ la tcfta d'vn'Hippopotamoj& il reftan-
u della pelle de! detto animale gli feruirà per manto . Vedi in Oro Apollinc .
Ingra-
il
DJ CESALE %1VA: B??
Ingratitudine .
DOnfta 'vecchia, che nella man deftra tiene due 'unghie d*Hjppopota-
itio , altrimcnte cauallo del Nilo, per moftrare quanto fia cofa abomi-
lieuolc l'ingratitudine ; In Oro Apolline fi legge, che gli Antichi adoperauano
ancora l'vnghie dell'Hippopotamo , 8^:già la ragione fi è detta neirimaginc^
dell*impictà : figurarono ancora gli Antichi l'ingratitudine in Atheone di-
uorato dalli propij cani , onde nacque il prouerbio in Teocrito j T^tri canes ,
yt te sdant j
Ingratitudine,
DOnna veftita di edera, tenendo in vna mano due vipere, IVnomafchio,
e l'altra femina, & il mafchio tenga la teda in bocca della femina ,
Ingratitudine è propia maligniti ncH'animo rezzo, & vile, che rende I huo-
mo fconofcente de'bcncfitij verfoDioje'i prolIìmo,ficheÌcordandoÌlbenpre-
fente, brama Tempre il futuro con appetito difordinato .
L*edcra porta il fignificato dell'ingratitudine , perche quel medefimo albe^
ro ,o muro che gli è ftatoToftcgnonell'andar inaltoj&acrefcercjellaaìlafinc
in remuneratione di gratitudine ,Ìo fa feccare, & cadere a terra ,
Significa queftomcdefimo la vipera , la quale per merito della dolcei;^!^a,che
rlceue ne' piaceri di Venere col compagno , bene Tpclfo tenendo il filo capo in
bocca, lo fchiaccia, & elio ne rimane morto ; E poi che mi fouuiene vn fonet'
to a quefto propofito di M. Marco Antonio Gataldi , non m'increfce fcriucrlo,
per fodisfattionc de' Lettori-
O ài coIpCi e d'errori albergo , efede. Che non curi amiftàìneferuifedei
I{ubel!a a!gÌHfìo,a la l^tura,à Dio, Tu lupot^rpiay Crifon d'oprey e d*afpett0
Tefle infernale morbo perueifo,e rio» Tu dì virtù j tu d^ animò honorato
D'^letto,e di Satanfigliai& herede. Feccia,fchiuma fetorimacchiay e difetto,
O dì Vieta nemicOi e dì mercede , Tufei con V^uarìtìa a "pn parto nato »
Mo^ro a riceuer pronto, a dar rejlio, Fuggi dalpenfier mio , non che dal pettOy
V di promeffe, e beneficij oblio , Ch'è de vitij il peggior l'ejjere ingrato ,
l N I M T C I T I A.
DONNA veftita di nero, piena di fiamme di fuoco, conia deftra mano
in atto di minacciare, con la finiftra tiene '\na anguilla,& in terra fiana
vn cane, & "Vna gatta^che fi a!:^:^uffino infieme .
Il 'veftimento nero con le fiamme fignifica Tira mcfcolata con la malinco*
nia, che infieme fanno l'inimicitia durabile , la quale non è folo quell'ira , chc^
ha nel profondo del cuore , fatte le radice con appetito di vendetta , in pregiu-
ditio del proflimo, & che ciò fi moftri per lo fuoco, & lo manifefta la dcfinitio-
ne, oue fi dice, l'ira eficre vn feruor del fangue intorno al cuore, per appetito di
vendetta , SC la malinconia è addimandata da medici ^trabilis , però fi può
lignificare nel color nero , & fa gli haomini ricordeuoli dell'ingiurie.
L'anguilla, il cane, & la gatta dimoftrano il mcdefimo effetto, elTendo quel-
la folita d'andar lontana da gli altri pefci, per inimicitia , come dice Oro Apol-
line» & qucfti infieme efiendo in continuo contrafto naturalmente .
Bb 5 INI-
37S IC ONO L O C I<l4
INIMICITIA MORTALE.
DONNA armata, farà di afpctto fiero, & tremendo^ vcftita di color ro(V
fo, che con ladcftramano tenga due faettcvgualmcnte dittanti , & che
la punti dellWna tocchi fcambiedolmcnte le penne dell'altra, 6^ con la finU
ftra -vna canna con le foglie, e delle felci ,
Si dipinge armata, & di afpetto fiero , & tremendo , percloche rinimicitlaJ
ftà preparata Tempre con l'arme , & con la pronte:^:^a deli* animo per offende-
re, 6^ abbattere l'inimico.
Il color rollo del 'vcftimento ne fignifica TefFetto propio deirinimicitìa ,la-»
quale genera nell'huomo fdegno, collera, & vendetta .
Tiene con la delira mano le faettc nella guìfajch'habbiamo detto, percloche
gli Egitti) volcuano, che per elTe folle il vero (imbolo della contrarietà, elTendo
che ne i contrari) non può edere vnione,ma continuamente inimicitia mortale.
La canna , e la felci , ne denota la peruerfa, & iniqua natura di coloro, i qua •
li allontanaci dai comandamenti del Sign. Dio ( cuca il i.mstcerc l'ingiurie)
uafgcc*
DI eÉSA%È *RIPJ:, 379
■frafgredifcono a sì alto precetto, dicendo in S. Matteo, tgoautewdìco'pobisi
éiligiteìmmico,yeflros;benefacite ijs,quioderunt rcs, & orate prò prefecjuenti-
hus , & calumnìantihus yos . In oltre il medefìmo Euangelifta a 1 8. dice , Se
perdonaremoai nolhi inimici,ch'egli perdonare a noi le noftre colpe. Sic pa-
ter tneus cdeSìisfacìet vohis^fi non remiferitis vnufquijque f^tri fuo de coràihus
"pefìris , qucftc lono parole dei Signore Dio , del quale chi vuole cllcre an))ca
bifogna far quello, che «gli dice ^Vcs amici mei eftisyfifeceritis qu^e pr£cipio vo»
bis. Ioan. 1 5 • Però conuienc per falute dell'anima noltra non elitre intenti alla
vendetta, & efferc oftinati, & inimici fimile alla canna,& la felce.che fono tan-
to fra di Joro contrari j, che vnaamma:^:^a l'altra, ilche dice Diofccride libi. 4.
cap, 85. T€ribitfilix,quam per ambitum copìofiorharundo coronet , & contri
tuanejcet harundoy quam ohfepiens multa filix in orbem cinxerit . Er Pieno Va-
Jeiiano hb. cinquantaottefimo dice, che lono tanto inimici, che le felci tagliate
con laxannajoucro Ce arandoli fi mette la detta canna fopra del vomere,non ri*
rafcono piùjC parimétc a voler tor uia le canne mctterui le felci, fa il medcfimo
effetto, che fa Ja canna, tanto fono per natura mortalmente nemici : Onde fo-
pra di ciò Aleflandto Magno (ancor che gentile ) diede efempio , che (ì deua-.
perdonare ,& non perfeguitare il Tuo inirnico fino alla morte , perche hauendo
^ellò pcifccto di Battiia , doppo hauer tre volte rotto Dario , com'anco fattolo
prigione , così kgzto IVccifc , & per dimoftrare Alcflandro quanto errore ha-
ve^'e commclTo il detto Bcllbjddottolo in Tua poteftà lo caftigò della fua oftina-
ta pcrfecutlone, 6^ inimicitia , che legati , & raggiunti per for:;^a infieme due
rami d'arbore, & a ciafcun legata vna gamba Beffo, fece fciorli d'infieme,e prc-
cipitofamente aprendofi lo sbranò per mezzo per memoria ,& efempio del fu®
inimicheuolc, &: peflìmo coftume .
1 N I Q V I T A.
DONNA veftita di fiamme di fuoco,6^ f'Jgga velocemente .
Si uipinge in fug2,perche non è ficura in luogo alcuno y ogni cofa le fìij
ombra,& ogni minimo auuenimento la fpaucnta, generando il timore, ilquale
con la fuga fi configlia , & fi tifolue perpetuamente . E veftita di fuoccperche
l'iniquità abbrucia l'anime peruerfe , come il fuoco abbrucia i legni più lecchi ,
I N Q^V I E T V D I N E.
DONNA giouane veftita di cangiante, che tenga vna girella di carta,co-
me quella,che/ogliono renerei fanciulli , che girano al 'vento, perche-
liii fono gl'huomini inquieti , che non fi fermano mai in vn propofito con fta-
bilit<ì, che perciò fi verte anco di color cangiante .
Inquietudine d'animo .
DOnna mefta, & in piedi, che nel a deftra mano tenga vn cuore, fopra del
quale vi fia vn tempo d'horologio , & con la finifira vna banderuola di
cjuelle, che moftrano i venti .
Si rapprelenta con l'horologio fopra il cuore , & con la banderuola,come di-
cemmo, per dunolkare, che fi come l'horologio , & la banderuola di continuo
fono in moto, così chi è inquieto dell'animo, mai non ha ripolo, & gli conuic-
ne clporfi a tutti i contrarij, che lo moieftano .
Bb 4 IRRE-
jSe
ICONO LOG I^
IRRESOLVTIONE.
D
O N N A vecchia a federe, veftlta di cangiante,con vn panno nero anuol-
toalla teda A con ciafcuna delle mani tenga vn conio in atto di cantare,
Irrefoluti fi dicono gii iiuomini, che conofcendola diucrfità, & adifHcultà
delle cofe, non fi rifoluono a deliberare quelIo,chc più conuenga,& però lì rap-
prefcnta, che ftia a federe .
Vcfteft di cangiante, che moflri diuerli colori ,comc diucrfè apparen:^e del-
le cofe, che fanno gli huomini irrefoluti .
Si dipinge vecchia , perche la stcchìf^^j^ per le molte e/perien:<^e fa gli huo^
mini irrefoluti nell'attioni . Onde conofcendofi molto più in quefta età , cht-»
nell'altre, ragioncuolmente fi dubbiti d'ogni cofa, & però non i\ va nell'attioni
rifoluramente come in giouentù .
Se le àà i Corui per ciafcuna mano in atto di cantare ^ il qual canto è fcmprc
CrasjCras, così gli huomini irrefoluti ditìferilcono di giorno in giorno , quanto
debbono con ogni diliger:^* operare, come diceMaiifalc.
DI CES<iARE %rPA: jif
Cras te vi&urumj cras dìcìs VoHhttme fempef
Die mihi cras ìHui Vojììmme quando venite
Quàm longè cras ìflud,vb} efl,aut "Ptide petendum ì
T^uncjuid apud Varthosy ^rmeniosq, Utet ?
Jam cras iflud habet Triami,vel T^fìoris anno»
Cras ifliid quanti die , mihipoffet emi»
Cras viuesy hodie iam viuere ToHhumeferum efi
lUefapitquisquis VoHhume vìxit beri.
II panno nero auuoìco alia tcfta , moftra rdcurit J, e la confiifìone dellMnuU
lecco, per la "^ariet^ de* penfieri , i quali lo rendono itrefoiuco .
INNOCENZA.
VERGINELLA, vcftita di bianco , in capo tiene ^na ghirlanda di
fiors con vn'Agnello in braccio o'
Con vna ghirlanda, & habico di Vergine fi dipinge , per tffère la mente deU
rinnoccnceintatta, (5<: immaculata : Però dicéfi, che l'Innocen^^a è vnalibera,e
pura mcnrcdeli'huomo, che fcn^i^a ignoran:^* penfi,& operi in tutte le cofe con
candide:^:^^ dì rpirito,& fenica puntura di coicien:^a .
L'Agnello fignifica l'innocen^^a , perche non ha ne for^^a , ne intentionc dì
nuocere ad alcuno, &: cffcfb non s'adira , ne s'accende a dcfiderio di vendetcai
ma tollera pitienccmente fen^^a repugninc^a, chegli (1 tolga,e la lana,cla vita y
douendo così fare chi defidcra d'aliìmigliarfi a Chrifto . '
Qui cor am tondentefe obmutuit . come li dice nelle facre lettere per eflferc nobi*
liliìmo lui Tivlca deli' innocen:^a .
Jmocen':(ayòTutità^
Glouanetta coronata di Palma, 6C ftar<x in atto di lauarfi ambe le mani in
'vn bacile pofato fopra vn piedeftallo , vicino al quale fia vn* Agnello ^
onero vna pecora j
L'innocen:^a, ouero Purità nelFanima humana, ècomelalimpìde^^anel-^
l'acqua corrente d'vn viuo fiume . E con la confiderationc di quefto rilpetto ,
molto le conuiene il nome di Furiti . Però gli Antichi , quando voleuano giù*
rare d'elTere innocenti di qualche fccleratc^^^a , dalla quale fi fentiuano incol-
pati, ouero voleuano dimoftrare, che non erano macchiati di alcuna bruttura *
foleuanonel cofpetto del popolo lauarfi le mani, manifcftando con la monde:^-
^a di elTe , Se con la. jpmìtà dell'acqua la monde^^^a , e la purità delia mente.
Dì qui nacque, che poi ne' Gieroglifici furono qucfte due mani , che Ci laua-
uano infieme,vratc da gli Antichi, come racconta Pierio Valcriano nel lib.tren
tacinquefimo, & S.Cipriano nel hbro de Liuorc,ci eforta a ricordatfi icmprc_,,
perche chiami Chrifto la fua Plebe, 3c nomini il Tuo Popolo, adoperando il no-
me di pecore , 'volendo così auuertire ,che rinnocen:<;a , 6c la purità Chriftia?»
ra, fi dcue mantenere intatta, QC inuiolabile .
La Corona di palma da S. Ambrogio in quel luogo , Statura tuafimilisfk^s
efi palrrne , è interpretata per l'in noce ni^a, e puricà, che ci è doiiata da Dio Tub-
bito , che fiamo rigenerati pel fantillìroo battcumo . j^
INV-
D
JCONOLOGlui
INVBIDIENZA.
O N N A. vcftita di rc0c,con vn freno fotte -i* piedi, òC in «pò con oc*
ccnciarura di penne di Paucne, tenga la deftra mano a!:^ata permoftra-
ic iHbiJita di prrpofto : in terra vi Ila vii'A^pidc jilquale con vn' orecchio pre-
ma la terra, & l'altro lo ferri con la coda .
L'lnubidien:^anon è altro , che vna tra/greilìone volontaria dc'precetii di-
vini ,o dcgl'humani .
il '^'eftito rollo , e la mano alta conuengcno alla pertinacia,la qusle è cagio-
ne d'inubidien;;^a.; il fieno dimcftrs,che l'amore delle prop;epa(rioni conduce-,
altrui a volontario difpregio delle leggi , & de' cc-majjdamenti , a* eguali fjanio
tenuti obbedire per giuftitia, 6^ che pere fi dimandano metaforicamente,frc»
no de* Popoli^
Ha il capo adorno di penne di pauone,p€rcherinubidicn:^anafce dalla trop
pa prefontione, èC fuperbia-
L'Afpide fi pone per l'inubidieni^a , perche fi altura gli orecchi per non fen-
tìrc, & vbbidire rincantatore^chcper foi^adc'fuci incanti lo chiama, comc^
teftifica Dauid nel Salmo 57. à'\ctr\òoyfUYOY illisftcìéndttw fimilituàmrn ferptn
tis , fìcut ^fpìiis furd£,& obturmùs amesjuaSfi^uA non €^audit rocem incan»
tantium , & venefìci mantantisfafienter,
INSIDIA.
O N N A armata^ con vna volpe per cimiero , cinta intorno di folta neb»
bia, terrà vn pugnai nudo nella deftra, e nella finiftra ne dardi, farà '\na
fcrpe in terrà fra Therbc verde , che porga infuori alquanto la tefta .
L Infidia è vn'attione occulta fatta per offender il proffìmo , e però s'arma »
■loftrando l'animo apparecchiato a nuocer col pugnale,e co' dardi, cioè lonta-
no , e 'vicino > ha per cimiero vna "^olpc , perche Taftutic fono i fuoi principali
penfieri , la nebbia è la fccrctc:^c^a , dC' gli ociculci andamenti , eh' aflicurano il
paflb all'Infidia .
La ferpe fomiglia l'infidiofo , fecondo quel commun detto : Latct anguis in
herba j interpretato da tutti gli crpofitori. in tal piopofito .
Infidia ,
DOnna armata , nel finiftro braccio tenga vno feudo , & con la deftra vna
rete, la quale da gl'antichi fu tenuta per fìgnificato dell'infidia .
E Pittacovno de' fette lauij della Grecia , doucndo venir a battaglia coiu
arinone huomo di gran for^a, 6: Capitano de gli .^theniefi, portò vna rete (ot-
to vno feudo , la qualc,quando gli parue hora opportuna , gittò adoflo al detto
frinonc&lovinv.
iNSTABiLITA, OVERO INCOSTANZA D'AMORE,
Ch'hoT s* attacca , horfi Hacca»
O N N A , che tenga nella mano deftra vn ramo d'oliuo , Se nella finiftra
vna pianta d'origano, alli pif di vn pefce Polipo .
Il Polipo e f.efcc falacc, che incita a cole Veneree, come dice ^iheneo lib. 8,
&c 7. ad Venerero confcrunt piaccipuePolypodes , per qutfìo foifepcneuafi al
iiiticlacfo di Venere , come anco per Gieroglifìco di fcin-f^za ,& ccftai !^a-#
d'AoiOic
D
D
DI CES<ìARE %IP A) }ff
d'Amore , fecondo Plerio , perche quefto pefce s'attacca tanto tenacemente a*
fafll , o fcogli , che più tofto fi ladà leuare a pe5^:(^ì, che ftaccarii . L*ifte(lo pefc«
con figura però dcll'oliuo , & dell'origano lo ponemo per inftabiliti d'Amore %
poiché fi (ente rùdere dell'origano, per quanto rifcrifcePierio lib. 27. 8^ 57»
i'abborrifce tanto,che fi ftacca , per lo contrario l'odor dell'oliuo glie tanto gra*
to, che l'abbraccia .-tal natura dice Atheneolibr. 7. fi Icorge quando metten*
doh "vn ramo d'oliuo nel mare in quella parte,doue ftanno i Polipi , in breut^
fcn!?^a ninna fatica fé ne tirano fuora attaccati al ramo, quanti Tene vuole-..
oleum illos appeterehoc etìam documento efi yquod eius ramumft quis in mare
dimittat vbì polypì habitant , ac parum iìlic contineat , quotquot volet nullo la •
bore ramo ìmpa6los extrabct . Ciò auuienc, perche fono d'odorato leggiero.^
amano odore loaue, come quello dell'olino , & odiano l'origano di acuto odo-
re ; però il ramo di queflo sfuggono , òC a quellofi attaccano . Così fanno gli
amanti inftabili, fc la co(à amata porgeloro l'acuto origano della gelofia , <k,^
fé molli da qualche rifpctto moftra iciegno,^: afprc^^i^ijnon potendo efiì com-
portare così fatto rigore fubbito fi (laccano dall'amore ,& giurano di non tor-
narui più : ma fé poi l'amata riuolga vcrfo loro ciglio fcreno , e moftri grata pia*
ceuolf!:^:^! fubbico ritornano , & di nuouo s'attaccano al ramo dcll'oliuo firn»
bolo delii foaue pace. Maggiormente fi dimoftra quefta inftabiliti con la figa-
ra del Polipo , ilquale è pefce mutabile , perche varie forti di colori piglia > cosi
gli amanti (\ mutano di colore, hor s'impallidifconoj hor s'arrodìfcono , varia*
tao propofi to, &<. pigliano diucrfi atictiti , & pacioni , per il che l'animo loro fti
(emprc inftabilc- .
Infìahilìtà,
DOnna veftita di moiri colori , con la man delira s'appoggi a 'Vna cann»
con le foglie, e fotto i piedi tenga vna palla .
Vcftcfi di vari) coiori l'inftabilità y per la frequente mutation di penficri del»
Th uomo in (labile.
Si appoggia ad vna fragil canna, fopra' alla palla , percibchc non è rlatodi
condicione alcuna , doue la volubil mente fermandofi li alficuri , e douc nOQ fi
appigli conforme allccofe più mobili, e meno certe .
JnJìabìlitàiOtisro IncoJlan'S^a,
T^ Onna 'vedita di vari j colori, per la ragione già detta , (Ila a cauallo (bpraJ
•*~^ l'Hiena ferpente, onero tenga il detto animale m quel miglior modo , che
parri a chi lo vuole rapprefencarc .
Inftabili fi dimandano quei,ch'in poco tempo fi cangiano d'opinione fenc^^t
cagione, e fen^^ fondamcnco,5^ però fi dipinge con l'Hiena appreiro.animile,
che non mai (la fcimo,e (labile nel medcfimo edere: ma hora è forte, hora è dc-
bo!e,hor audace, 6c hor timido , moke ^olte fi manifclla per mafchio, e talho-
ra per femmina, talché fi pu j ragioticuolmcnte dire , che in c:To fi truoui la ve-
ra lallabiliti, come dice Uro Àpjiiine ,
J?#
JCONOLOCi:^
INTELLETTO.
HV O'M O Armato di co':a:^:^a, e vcftito d'oro j in C2po tiene vn*eImo do-
rato, e nella dcftravn'afta.
Queft'huomo di qucftarruniera dcfcritto dimodra la pcrfettlone dell'intel-
letto, il quale armato di faggi configli facilmente fi difende da ciò che fia per
fargli mile,e così rifplcnde in tutte le belle, e lodeuoli opere, che egli fa , ouero
perche in guerra , come in pace e necelTarijdìmo .
Ha Telmo dorato in te(ta , per moftrare , che rintclletto rende l'huomo ftv
do, e fauio, e lo fa lodcuole, epiaceuoleaglialtri, che loconofconodi pre^^^o,
come è di pre:^^o Toro , e faldo, com'è faldo racciaio; l'afta fi pone,perche dal-
l'Intellctto nafce tutta la 'virtù , che può 'venir in difefa dell* huomo , il quafe
come Re fiede nella più nobil parte , fic^^ ha carico di comandare , Se dì dar
legge ad "vn popolo di paflìoni , che in noi fcr:^a elio farebbe tumulto , e con-
Oi»oui folleuamenCÌ«
IN.
DI CESSARE %IP A. sSj
Intelletto .
GTouanetto ardito, veftltó d*oro, in capo terrà vna corona mcdcfimamcn-
te di oro, ouero vna ghirlanda di fenapci Tuoi capelli faran biondi,e ac-
conci con beli' anellatare , dalla cima del capo gl^fcirà "vna fiamma di fuoco ,
«ella dcttra mano terrà -^no fcectrce con la fmiftra moftreri vn 'aquila, che gli
fìa vicina . L'Intelletto è per natura incorruttibile, & non inuecchia giamai ,(Si
però fi dipinge gioaane .
Il veftimento d'oro fignlfica la pttrità , òC fempliclt^ dell' clTer fuo , elTendd
l'oro purillì mo fra gli altri metalli, come s'è detto .
I capelli fon conforme alla vaghe:^:^a delle fuc operatlonl ,
La corona, e lo fcettro fono fe^gni del dominio , eh* erto ha /opra tutte le paf^
Coni dell'anima noftra , & (opra l'iftelfa 'volontà , la quale non appetifcc cofa ,
che prima da ellb non venga propofta .
La fiamma è il naturai defiderio di fapere , nato dalla capacità deila virtù in-
tellettiua , la quale fempre àfpira alle cole altc,c diuine , fc daTenfi, che volen-
tieri robedilcono,alla confideratione di cofe terrene, e balTe non fi lafcia fiiiarc.
li moflrar l'aquila col dito, fignifica l'atto dell'intendere, elfcndo propio del-
Tintclietto il ripiegar l'operatione in ic flielfo, vincendo l'aquila nel volojlaquale
fupera tutti gli altri vedili, dC animali in quefto, come anco nel "vedere.
La fenape infiamma la bocca , e fcarica la tefta , & per qucfto fignifica l'ope-
ratione grande d'vn intelletto purificato nel tempo , che non l'offufcan le neb-
bie delle pallioni, ole tenebre dcU'ignoran^^a. VcdiPicr.lib.57.
D
INTELLIGENZA.
O N N A vedita d'oro, che nella deftr a mano ten^i vna sfera » e con \*a
finiftra vna rerpe,far<ì inghirlandata di fiori .
Jntelli^en:?^a dimandiamo noi quella vnione , che fa la mente ncftra con la^
cofa intefa da lei j & fi verte d'oro, perche vuoPeirere lucida,chiara, àC rifplen-
dente,non triuiale, ma nobile , & lontana dal fapere dal vol^o, e delle perfont-»
plebee, che tutto dirtin^ue nelle qualità fin^olari deiroro.
Si potrebbe poco diuei famentc ancora mcftrare la figura di quel/a intelli^en-
:^a, che muoue le sfere celcrti, fecondo iFilofofi: ma perche principal intento
rortro è di quelle cofe,che dipendono dall'opere,e dal fapere humano,parliamo
di quefta fola, la qual con la sfera, e con la ferpe , moftia che per intendere It-.
cole alte , e lublimi , bifc^na prima andar per terra come fa la ferpe , e ncll' in-
tender noftro andare con prmcipij delle cofe terrene , che fono meno perfet-
te delle celcfti , però fi fa nella mano finiftra la ferpe , 6^ nella dcftra , ch*è
più nobile, la sfera.
La ghirlanda di fiori in capo , moftra in che parte del corpo fia collocata quel
la potenza, con la quale noi inondiamo , & i fiori moftrano , che di fua natura
l'intendere è pcrfctiione dell'animose dà buon odore, per^encrar buona fama,
e buon concetto di fé Hello nella mente de^li altri .
IN-
sia
ICONOLOGIA
intelligenza:
IntelltgenT^a .
DOnna, che nella deflra tiene vn liuto , e nella finiftra vna tauola fcritta l
Moftra che Tlntelligen^^a nafce per lo piiì , o dairefperienii^a, o dallo ftu*
dio de* libri} come facilmente fi comprende per le cofc già dette .
INTREPIDITA, E COSTANZA.
GIOVANE vìgorofo, vcftito di bianco , crolfo ,che moftri le braccia-»
ignude, e ftarà in atto d'attendere, e /bftenere l'impeto d'vn toro .
Intrepidità è l'eccedo della FoncT^it oppofto alla viltà, e codardia,& allho-
fafi dice'vn'huomointrepldo^quando per fine conforme alla dritta ragione-,
non teme quello, che da animi ancor ficuri fi fuol temere .
Sono le braccia ignude,pcr moftrare confiden^^a del propio 'Valore ; e com-
batte col toro, il quale eflendo molefliato diuicne ferociflimo,& ha bifogno per
refiftcrc ,fulo delle prouc d'-vna di/pcrata foite:^:^a,
IH-
DI CES<^RE %IP A\ ìif,
I N V E N T I O N E,
Come rapprefentatn in FirenT^ dal Gran Due a Ferdinando .
VN A bella donna, che tiene in capo vn par d'ale, come quelle di McrcU-
rio,& vn'orfa a* piedi, e lecca vn'orfacchino, che moftra,che di poco fia
flato da la dett'orfa partorito > òC leccando moftra ridurlo a perfcttionc delia
Tua formai .
I N V E S T I G A T I O N E.
DONNA con l'ali alla tefta , e il cui veftimento ila tutto fparfo di formi*
che, ten^a il braccio deftro>e il dito indice della medefima mano alto »
moftrando con elTo -^na Gruc, chr voli per aria , e col dito indice della finiftra» ■
vn Cane, ilquale ftia con la tefta balfa per terra in atto di cercare la fiera .
L'ale,che porta in capo,fignificano l'elenatione deUìntelletto,perche alian-
doli e^H per Tacquifto dcllaCIoria > deirHonore ,c delL'lmmortalit^i , vicnein
cognitione delle cofe alte , e celefti o-
Diamo a quefta figura il veltimento pieno di formiche, perche gli Egitti) per
elTe fi^nificauano Tinacfligatione , efifendoquefti animali diligentiflimi inuf
ftigatori di quanto fa bifbgno al viuer loro »-
Moftra la Grue, che vola , perche gli Egitti] ( come dice Pierio nel lib. dicef-
fettefimo ) voleuano, che ciò folle dimoftrationc d'huomo curio(b,c inuefti^a-
toredelle cofeaite, e rublimi,e di quelle,che fono remote della terra, percioche
quefto vccllo vola molto in alto con velociti , e fcorge molto da lontano.
Del fignificato del Cane , Serto Pirhonefe Filofofo nel primo lib. cap. 14. di-
ce,che il cane nella guifajche dicemmo,dénota inueftig;itione, percioche quan-
do feguita/vna fiera» ed arriuato ad '^n luogo, doue fono tre ftrade , cnon ha-
uendò veduto per qua! via fia andata; elio odorata , ch*habbìa là prima ftrada s.
odora la feconda ,c le in ncfluna di elle lènte , che lìa andata , non odora la ter-
:^a>.ma rifoluto corre argomentando, che necelTariamente lìa andata per clTa*
r N^ V E R^ N OV
SI dipingere per rihuerno »//donc bellilTimo giouanc , in habito di caccia*
tore, la ftatua del quale, gii era nel monte Libano col capo coperto , coru
apparen:(à mefta , tenendo la finiftra mano alla faccia, e con la delira foftenen*
do il veftimento, parcua,che in eflocadclferole lagrime, le quali cofc tutte de-
fcriuono la figura del Verno, che cosi racconta Pierio Valcriano lib. Nono»-
1 N V 1 D r A.
DONNA veccHiajmagrajbruttaJi color Iiuidò,hauerà là mammella fi-
niftra nuda,e morficata da vna ferpc,laqual lìa rauuolta in molti giri fo»
pra della detta mammella , Se a cantavi lari vn Hidra , fopra della quale terrà
appoggiata la mano ,
Inuidia non è altro , che allegrarli del male altrui , & attriftarli del bene con
vn tormento, che ftr uggc,e dluora Thuomo in fé fteftb,
L'ellcr magra, e di color liuido,dimoftra, che il liuore nafce communemen-
le da freddo, e l'Inuidia è ftecida,ó(r ha fpento in fé ogni fuoco, ó;^ ardore di
chariti .
La ferpe, che motfica la finiftra mammella, nota il ramarico ch'ha fempre al
cuore
ICONOLOGIA
INVESTIGATI ONE.
•uore riiruldlofo del bene altrui, come di(Tc Horatìo ntl/EpiftoJe.
Inuidus alter'ms maoYtfàtrehtts opimis.
Le fi dipinge apprcUuTHidrarpciciochc il luopui^^jolente fiato, & il veleno
infetta, & vccidc più d'ogni aItirov<ilctioro animale; così i'inuidia altro non pro-
caccia fé non la rouina dc^ii altrui bèni, sì. de 'animajcomedc! corpo> & ellcn-
<io (come dicono! Poeti) mo:^^o vn capo a l'Midra più nerina'cono,cosli'ln-
uidia quanto più l'iiuomo con la forerà della virtù cerca di eftin^ucrla,tanto più
crefce contro di ella virtù . Però ben dille il Petrarca in vn (onecto .
0 inuidia nemica di virtute Ch'à bei principij volentier contrari .
Et Ouidio nel lib.2.delle Metamorfoli •
J£ tutto f eie amaro il corCy e'I.petto , ^Uhorft fìrtd^getfi confuma, e pena
La lingua è infufa d'vn venettiCÌ/vccide Chef lice qnat ch'vnviucf comprende
Ciòcche gli efce di bocca,è tutto infette, E queHo è ilfuofupplicio,e lafua pena
i^uenena col fiatone mai non ride Qhefe non nuoce a luiffs sìefjo offende;
DICESA%E 'RIPA. 2S9
Se non taVhor, che prsnde in gran diletto Sempre cerca por maljempre auenen€
S'vn per troppo dolor languifce,eflride, Quakh'emulfuo^fin cV infelice il rende
L'occhio non dorme mai: mafempregeme Tiene per non veder la fronte baffd
Tanto il gioir altrui V affligge, e preme . Minerua, e toHo la rifolue,e iajfa .
1 nitidi a .
DOnna -vecchia, brutta, e pallida, il corpo fia afciattp , con gli occhlj bie-
chi, -vcftirà del colore della ruggine,rariì fcapigliata,*^ fra i capelli -^ì
daranno mefcolati con alcune fcrpi , (lia mangiando il propio cuore , il cjualc-
terrà in mano.
Si dipinge vecchia, pcrche,pcr dir poco, ha hauuta lunga, &C^ antica inimi-
citiaconla'virtù .
Ha pieno il capo di ferpi , in vece di capelli , per fignificatione de* mali pen-
(ieri, etiendo ella fempre in continua riuolutione de' danni altrui, óC^ apparec-
chiata Tempre a fpatgerc il veleno ne gli animi di coloro , con i quali fèn:^a mai
quietare fi ripofajdiuorandofi il cuore da fé medcfimajil che è propia pena del-
i Hnuidia. EperòdilTe bcomo Sannazzaro.
i V inlidi a figlimi mioje flcfìa macera Che non gli vale ombra di c€rr$}ò à* acera»
E fi dilegua come agnel perfafcino
Inuìdìa •
Pallido hai voltOiil corpo magro^e afciut Tìacer alcun ;fe no daW altrui lutto
Gl'occhi so biechiiC ruginofo,e'l dete (to, ^Uor ride C inuidiaiCh' altrimente
jl petto arde d'amarofele, e brutto Si moHra ognhor adoloratase meda,
yenen colma la lingua, né mai /ente E fempre all' altrui mal vigila, e dijìa,
Jnuidia .
DOnna vecchia, mal veftita, del color di ruggine ; fi tenga vna mano alla^
bocca, nel modo , che fogliono le donne sfaccendate in balla fortuna-» >
guardi con occhio torto in difpartc , haucrà apprelFo ^n cane magro, il quale-,
j "come da molti effetti fi 'vede è animale inuidiofilllmo, e rutti gli beni de gl'al-
tri vorrebbe in fcIolo,anq[i racconta Plinio nel lib. 25. cap. 8. che fentendofiil
: cane morfb da qualche ferpc , per non rcftar offefo mangia vna certa hcrba in*
regnatagli dalla natura , & per inuidia nel prenderla guarda di non eilerc ore-
liuto da gli huomini .
E mal veftita , perche qucfto vitio ha luogo particolarmente fra gli huomi-
lìi badi , e con la plebe .
La mano alla bocca e per fegno, ch'ella non nuoce ad alttui:ma a fc ftcffa,^
che nafce in gran par ce dall'otio .
Inuidia,
V7{yeleno, è l'inuìdia^che diuora Vn pallido color tinge la faccia ,
Le midolle,& ilfangue tutto fugge , ^al da del duol interno certo fegno.
Onde rinuido nhà debita pena Et il mi fero corpa diuien tale
Terche mentre l'altrui forte l'accora Cfce par che fi diHruggayefi disfaccia;
Sofpira.freme, t come leon rugge Ciò che vede gli porge odio, e difdegno
M oprando ch'ha la mfera alma piena Terò fugge la luce, e tutto a male
D ' odio cruUl che l me.a q.ì torna, e con eguale
Ce ,.4 veder
5p'> ICONOLOGIA
kA veder raltrui ben con occhio torto D 'Jpiaccrjchiua II cibo , annoia ìlùtré
1 ero óintrcfifa ghiacciotC furore yuqua non dorme: mai non ha rip.ofos
Bagna/i difudoìe y Efemere il cor gli èrofo,
che altri! p-iffar delfuo dolor accorto , Da qucll'inuida rabbia , qual hauere
E con la lingua di veleno armata ^o» può maifìnct &al cuigraue male
Ai ordCiC bìajimafempre cìòtche guata, Rimedio alcun di Meda -j ncnuak .
1 nmdia, deU\^ le ia to .
DOmafquaUida^ e brutta , E douunque ella uà, prefìoy o lontano
Che di carne di uipera fi pajce-j Torta dardi fpinoft nelle mano;
£ mangia il prcpio cuore Che nelfuofan'^ue tinge ,
Cui dolgongV occhi liuidi a tuti'hore In queftn hahitojtrano ,
ed agra, pallida, tajciutta , E in tal forma Vlnuidiaft dipìnge.
INVOCATIONE.
DONNA veftita di rodb^ in capo hi vna fiamma di fuoco , & vn*ahraj
Hmile le n'efcc di bocca .»
L*fnuocatione fi fa chiamando > 5;.^ aipettando con gran defiderio il diun
no aluto .
Però ù. dipinge conueneuolmcnte con due fiamme , che gli efcono vna del-
la bocca , e l'akca dalla cima del capo , che dimoftrano la -vera , e profittcuole
inuocatione confi fiere non lolo nella '^roce, ma anco neirintentionc della^
mente , con che chiedendofixofa giufta ., & impediente dalla diuina benignità
facilmente s*impetra ,
I M P E T O.
VN giouane HI afiyJtto feroce , & ard-to, che fia quafi nudo>e che ftia iru
atto di affrontare jmpetuofamente rinimico,e con la fpada nuda moltri
di tirare vna (toccata ; haueri bendati gli occhi j, e con Tali a gli homeri,a can-
to vi lata vn Citnalc, che ftia parimente rabbuffato , con la bauu alla bocca, ed
in atto di operaruvnitamcnte con la figura a chiunque gli fi metta auanti per
offenderlo .
Giouane , e quafi nudo, di afpetto feroce, e ardito fi dipinge, pcrnonefiere
nella gioucntiì alcun timore,ma pronte:^:^a,e audacia ad cfpotfi coii impeto ad
ogni incontrojche perciò ftà nell'atto fopradetto,e con la ipadajcomc diccmo. ;
Gli fi bendano gli occhi). perche chi mette in e/ecutione Topere lue con im-
peto , e fiirorr, dimoftra d'elfcre priuo del lume deirintclletto» che è regola, o
milura delle opcrationi humane .
L'ale denotano la 'Veloci; i^ e la preflc<[^:^i, della qu.de fi feruc con poco glu«
ditioì'n-nperMofo giouane, e dall' mipeto U lilla tralportare.
Se li mette a canto rimpctuofo Cignale, nella guifa, che fi è detto, percioche
pf r com.im confenfo di tutti i poeti il pof co Saluatico è porto ptr l'impeto , co-
n)efi j^uò'Vedercin Picrio V;(lerianolib. j?. ed in Arifiofane nella commedia
detta Lilìftratc , il coro delle donne dice per le Dee ,{c tu hcggi mi fti.!^!^ichi,
fciogliciòio ilmioporco , e rclla iftella commedia il coro delle donne Lacc-
dcmonie minaccia Leonida di andari;li adollo , C' me Cignale, percioche 1 in-
cuiincione , ed amor del combaticie e cofi naca raic ai Cignale > che prcuocato .
DI CESALE 'RIFA. 391
rfaf cacciatore, non fi fu^g* j ma rpontaneamcntc pti^ndc la pugna ; e di niente
duMtando , corre con impeto ("opragli fpicdi, e altre acmi m 'ilratcgli , onde fs
n'è fitto prouerbio, qvìando palliamo, che gli audaci , o troppo pronti > cht-#
•Ncngono alla volta noftra contta l'alia, come porco f,iluacico .
IRA.
DONNA ginuane, di carnagione rolla , ofcura , &c perche appartiene a
l'iiabitLidine del corpo de gl'iracondi, come dice Ariftotilc nel icfto,e no-
lio Capitolo della Fifonomia, hancr le fpalle grandi , la faccia gonha , i^ii occhi)
rodi , lafronte rotonda , il nafo acuta, 6i le narici apectc,ri potrà ollcruare an-
cora quello -, far^ì armata , e per cimiero portarà^na teda d'orfo , dalia quilc-*
n'^ifca fiamma , e fumo ; tccri nella deftra mano vna fpada ignuda , di nella lì-
niUra h^ucri vnafacellaaccefa, & farà vcllitadi rolTo.
Giouane fi dipinge l'Ira, percioche ( come narra Ariftotlle nel fecondo libro
delia Retthoiica) • giouani fono iracondi, 6^ pronti adadiiatfi, & atti ad efe-
guire l'impero dell'iracondia ,&" da clfa fono vinti il più delle volte , & quello
intcrulenc, pecche cllendo ambitiofi,ei1i non poliono patire di clfer difprcgia-
ti > an:^i fi dolgono acerbamente quando par loro di clfere ingiuriati .
La teda dcll'orfo fi fa , perche quello animale è all'Ira inclinatiflìmo , e pero
nacque il Prouerbio: Fumantem viri nafum netetigcris , quafi cheiì fumo,
e'I fuocojche fi dipinge apprcITo, fignifichino Ira , e contuibationc dell' animo .
Vedi Pierio nel lib. il.
La fpada ic^nuda fignifica , che Tira fubbito porge la mano al ferro , ^ fi fa
fìrada alia "vendetta «
La faceila acecfà è il cuore dtirhucmo irato « che di continuo s*accendc , e
confuma./ <
flà la ucÓA gonfia , perche Tira fpelfo Cx muta , 8c cambia il corpo per lo ri-
bollimento del fangue, che rende ancora gli occhi] infiammati*
Jra*
DOnna 'Veftita di rolfo ricamato di nero", farà cieca , con la fchiuma alla^
bocca, haurà in capo per acconciatura vna tella di Rinoceronte, e appref
io vi fari -yn cinoccphalo. Stat.7.Theb. defcriuendo la cafa di Marce nei pacfe
de* Traci dice,che v'era fra moki l'Ira, & la chiama rolla dicendo.
tfoYÌbus cecumque nefas ir£que rubentes ,
Perche nalce dal moto del fangue , e procura femprc la vendetta col danno
e con la ftiorte alti ui , però va ricamato il -vcllimento di nero .
H Rinoceronte è animile, che tardi s'adira > e bif:gna irritarlo innan^*. gran
pe^^o : ma quando è adirato diuiene fcrocifllmo ,• però Martialc nel i . lib, de
furi Epigrammi dille .
SoUicitant pauìdi rmcerota magiHrt Seque din magna colligh ha fer£ .
Gli Eeùti) Jukndo -volf nano rapprcfentar l'ira d;pingcuano vn cinocefalo
per eller più d'ogn'altro aninji'c iracondo . Vedi Pierio Valer l'ò.ó.
Cieca con la fchium i alla bocca fi rapprcfcnta , percioche «ilcndo l'huomo
vmto dall'ira p?rde il lume delia ragione ,"c cttca con fatti , è con pau4t clien-
dccc altrui, e p.^rò dictfi .
39^
ICONOLOGliA
ISTITVTIONE.
Vn crude! moto "ptolentc t l'Ira Chcfpìnge Ihuomo a furo? en?piot e pre^0
ch'in fcfca rubi il trisìo animo vela Che l intelletto infoile ardir accieca ,
h alamaro bollore il cor circonda E o^ni diuina infpiration rimoue
Coprendo i labri d' arrabbiata fpumay Dall'alma t>ile,e la conduce a morte
hfccofo de fio nel petto accende Trina di grafia e di fallite eterna .
Virouina dan'ioja, e di vendetta.
Et jl Petrarca nel Sonetto 197. Efurorlongo ;cKìl(uo pofseffore
Ira è hreut furor , e chi no l frena Spcffo a vergognai e a morte tJhor mena»
ISTITVTIONE. v_
DONNA, che con Ja dclka mano ter^a vn panercttp, o ccftello, che dir
vogliamojclie dentro vi fi vedano delle rondini. Sono alcuni, iquali ha-
uendo in alcune antira^^'ie c'Teruato '>'n cancdrfllo con delle rondini dentro,
'Vogliono, chec]ue(lo fia il gieroglifico dciriftitutionc , ó^ prendono di
«ucflorargumento da' benefit) j di Orifide , Óc.^ di Cerere dati a* mortali j
pero
H
DI CES<iARE %IP A". spj
pcrb che da quefti habbiamo ticcuutì , e le leggi dei ben 'viuere , ed i precccci
di ben lauorarei campi ; imperòchci Poeti chiamano Cerere leggifera , ed
apprelfo Diodoro nelle lettere de gli Egittiani Ofiri è detto , e tenuto Gioue
giuftoPadre,Duce, eConfultoredi tuttojlequali cofc, o "vogliate accomo-
darle alla Iftitutionc , o alla agguaglian:^a, tutte quadraranno bcnillkno , 6;^^
faranno al propofito .
INTERESSE PROPIO.
VO MO vcccÌjìo ,vcrtitodi nero, che tenga con vna manovnaxranna
con rhamo da pe/carc ,« con l'altra "^n raftello,dairvn canto vi (ia /vn
gallo)& dall'altro vn lupo ^
Intereirc è "un'appetito difordinato del propio commodo, e fi ftende a mol-
ti, e diuetfi obietti lecondogli appetiti de gli huomini : ma 'Volgarmente al-
Tacquifto , &c conreruatione della robba , che però fi dipinge vecchio ( com \_4
dice Ariftotile nella Poetica ) elfcndoqucft' età naturalmente rrolto inclinata
airAuaritia capo particolare dell'intcreflè . La canna con l'hamo moftra , ch«
TinterelTe sloiq^a fpclTe volte a fai beneficio altrui : ma con intention di gioua-
mcnto propio , e non per la (ola '^irtù , che non può fiauer fine meno nobile di
fé (Iella, perche con la canna i pe(catori porgono il cibo al pcfce , con ìntcntio-
ne di preriderlo,e tirarlo fuori dell'acqua .
Que(to medcfimo affetto di propia atfettione fi dimoftra nel raftcllo inftru-
mento di Villa, il quale non ferue per altro, che per tirare "verro colui, che
lo maneggia.
Si ve(tc di negro per moftrare , che fi come e(ro colore non C\ può tramuta-
re in altri colon, COSI l'interellàtofta Tempre fermo ne' fiioi "vtilije commodì,
oltreché rinlerclle propio è macchia , chetfa ciafcuna parte ofcuia il bianco
della virtù , e perche rintercllc tiene altrui in gelofia del propio commodo , Se
in continua vigilanc?[a , così d'animo, come de* fenfi ; fé gli accompagna fece il
gallo porto nel modo, che di fopra fi è detto .
Se li mette a canto ìì lupo, perciochc l'mterelTe ha la medefima natura, 3^
prcpiec<ì di qucfto animale ,elÌcndo che del continuo è auido ,& ingordo.
Inter effe.
HVomobiUtto, magro, nudo , ma che habbia a trauerfo'Vna pelle di lu-
po , &i del medcfimo animale habbia l'orecchie , & che abbracci , 6c
itiinga con auidit^' con ambe le mani vn globo , che rapprefenti il mondo, così
vien dipinto da Gieronimo Maflei Lucchefe pittore , huomo di bello ingegno»
& di bonifTimo giuditio .
ITALIA CON LE SVE PROVINCIE,
E PARTE DEL L' ISOLE.
Come rapprefentata nelle Medaglie di Commodo.TitOy & intonino.
VNA belhis. donna veltita d'habito fontuoToiC ricco con vn manto fopra,
ficda Top a vn globo,ha coronata la teda di torri,e di muraglie,có h delira
mano tiene vn i.ettro, oucro vn'aiU,t he con l'vno,e con l'altra vien dimoftra-
ta nelle lopr^dette Medaglie,e con la finiftra mano vn cornucopia pieno di dì-
■€tii fj:utti,c oltre ciò faremo anco,chc habbia fopra la terta vna bclliifima ftclla.
Ce 2 Italia
i94^
ICONO LOG I<tA
ITALIA CON LE SVE PROVINCIP;
E PARTE DELL* ISOLE,
Italia è vna p^rcc dell'Europa , ÒC fa chiamata prima Hefperìa di Ue(ptx^
fratello d'^danre, il quale cacciato dal fratello, die il nome, & alla Spagna , &
all'Italia :ouerofj detta Hc/peria f fecondo Macrobio lib. i. cap. 2. ) dalla ftella
di Venere, che la (èra è chiamata HefperOjpcrclTcr l'Italia fottopolla all' occafo
di qucfta ftella . S\ chiamò etiandio OenotrÌ3,o dalla bontà del vino,che vi ha-
<ce, perche Aìn^n, chi.- mano li Greci il vino, o da Oenotriosche fu Rè de' Sabi-
ni . Vitimamente ?\i detta Italia da Italo Rè di Sicilia , il quale infegnò a gl'Ita-
liani ilmodo dicoltiuarcla terra, & 'vi diede anco le leggi, petcioche egli ven-
ne a quella parte, doae poi regnò Turno, di la ch.araò così dal Tuo nome,corat
«tferma Vergiho nel lib.i. dell'Eneide .
EHtocus ttìefperhm Graij cogmmÌneÌìctmt
Òettotr^
DI CES<iARE 'KIP A\ 3j>j
t)emtYÌj coluere viri, nuncfama, minores
Italiani dixere, Ducìs de nomine gcntem.
Horanoi la chiamiamo Italia dal norr.e di co'ui, chcvi regnb;maTimco,d
Varrone vogliono, che fia detta così da i buoi, che in lingua greca anticamente
fi chiamauano Itali, per elTerucn^ quanti t^,c belli .
E per non elTer^ io tediofo fopra i nomi, che habbia hauutoqueffta nobiliflì-
ira parte di tutto il mondojfopra di ciò non dirò altro ; ma fòlo con breuità at-
tenderò alla dichiaratione di quello, che appartiene all'habito , e all' altic cofc^
che fono nell'imagine fopradetta . Dico dunque, che bella fi dipinge pei la di-
gnità , & grande eccellen:^a delle cofe , le quali in efià per addietro continua-
mente ritrouate fi fono , & alli tempi noftri ancora fi truouanojondc il Petrarca
ritornando di Prancia j 6;,^ auuicinatofi airitalia^ & vedendola, con grandiifi-
ma allegrc^^^a diffc^
Salite tara Deo tellus fan&ijjimai fahe
T^llus tuta bonìs , tellus metuendafuperbìs
Tellus nohìlihus multum generofior oris ,
E A^ergilio nella 2. delle Georgiche , anch'egli marauigliato della fua granJ
belle!:(:^a dicc_ .
Salite Magna Varensfrugum Saturnia tellus Magna virum^
E Strabonc nel fijlto libro della fi.ia Geografia , òC Dionifio AlicarnalTèo nel
principio delThifloria di Roma , ragionando d'Italia jmoftrano, quanto fia de-
gna di lode, percioche in quella fclicilìlma Prouincia fi ritruoua per la maggior
parte l'aria molto temperata, onde ne feguita elferui adagiato viuere,e con allìa
differentie di animali, di augelli sì domcftici, come anco feluaggi per vfo de gK
h uomini, non tanto per la lornecciììtà, quante anco pei ipiaceri,etrafl:ulliloro.
Se le mette la bella fteila fcpra il capo per la ragione detta di fopra .
Si vcfte d'habito ricco , 8^ rontuofojcirendo che in quella nobili/lima Pro-
uincia fi 'Neggono molti fiumi ,cupì, e Iaghi,diletteuoli fontane ,' vene di falu-
beirime acque tanto calde , quanto frercbc , piene di diuerfe 'virtù talmente-,
prodotte dalla Natura, così per il riftoro ,e conferuatione della fanita dell'huo-
mo,come anche per i piaceri di elio . Il medefimo Virgilio nella 2. della Geoi-»
gica così dice_ .
uin mare, quod fupra,rnernorem, quodq; àlhtit infra
^n nelacus tantos^ te Lari maxime^ neque
Flu5ìibus, & fremitu ajfmgens Eenace marino f
xAn memortni portusjLucrinoque addita clauHra
*Atqueìndignatumr/;agnis^ridorihus 4cuor
Julia qua Vanto longtjonat vnda re/ufo,
7yrrhenufq;fretisir}mdttiture(ìusauernisì
Vi fono ancora non /olo per msgjjior ricche^^^a, Ó<;^ fontuofità diuerfe mi*
nere d» r^etaHi^: ma ctiandio varij , & diuerfi marmi, & altre pietre fine , onde
li detto Vergilio a! luogo nominato n2rr3,così feguendo ^
Hce e eadem argen ti riuos, ierifq; me falla
Olìendit renis, atque auro plurima fluxit .
Ce 4 La
fff re ONO LO e I<iA
La corona di torri, & di muraglie dimoftrarornimcnto, e la nobiltà delle
Città, Terre, Cartella, & Ville , chefonoinqueftarifplendente, oc fingolac
Pfouincia , onde il Poeta nel 2. delia Georgica hebbe a dire .
^die tot egregias Frbes , operumque laborem
Tot congeda manu prxruptis oppidafaxis :
Fluminaque antiquos fubter labentia muros.
Lofceitro, oueroi'halta , clic tiene con la delira mano, Tvno,^ l'alerà (i-
fiificano l'imperio , & il dominio, che ha (opia tutte l%Itrc nati :.,i,i , per l'ec-
cellen:^a delle fue rare virtù non folo dell' armi : ma ancora delie lettere . La-
fciacò m"»k'altre co/e dignillìmedi tal lode per non ellcr lungo : ma. lolo met-
terò in conGderatione quello,cheteftificalopradi ciò ilnollro più volte allega»
IX> Poeta nel 2, della fuaGeore.
tlxc ^enn; acre virum Marfos^, pubemq; Sabeìlam
^(ìnetumq; malo Ligurcm yoljcofq; verutos
Extulit: h£C Decios , Marios , magnofq; CamiUos
Scipiaias dar os bello, & te maxi -ne Cxfar,
S^i nunc externis ^fix iam vitior in ons
Jmbeliem auertis l{pmanis arcibus Indurne
ti CornHi-opia piedo d vanj frutti fignihca ia fertiliCì maggiorrdi tuttt^
1 altre l'rouincie del mondo . ntrouiiidoti in cllatutic ic ouonc qualità clleiidcy
che hai Tuoi terreni atti a produrre tutte ie cofe, h^ -^n ncccllatic aii ha;nan»
yloj come ben (\ veiet>er Viigiiro nel mcu'cfimo libro,'
Std ncque MedommfylutS , dhifjìrna terra ,
T^et puUInr Ganges^acq, auro tur Ijid'ts Hermus
Laudibus Italia certent: non BaSirat ncque Indi.
Totaq; tunfcris Pancbaìapin^uis areiìif.
E poco dipoi,
Scd pauidafruges , & Bacchi majjlcus humor
Impkuere: teneniole£q;armentaq; Uta
Urne bellatOY equus campo fé fé arduus ìnfert :
liinc albi clitumnegreges ; & maxima tamus
yióìima jfxpe tuoprofufifliiminefacro
T^manos ad tempia Deum duxere triumphos ,
Hic ver afjiduiim , atq; alienis menfWus ^jìas t
Bisgraiiidx pecudes , hispomìs vtilis arbos »
^icde fopra H ulobo (come diceinmoj per dimoltrare,comcl Italia è Slgno^
rr, & Re^Mna di tutto il iVlondo,come hanno dimoltiato chiaro gli antichi Ro-
mani, oc hora più che mai il Sommo Pontehcc maggiore >& lupeciotc a qual-
fiuoglia Petlonaggio ,
Italia ,
NEI ter:^o confolato di Adriano fu in vna Medaglia d'argento efprefTa tru
piedi, con vn'hafta nella deltta, ik con il cornucopia nella (ìniitra, lì co-
me tifeiilce Adolfo Occone ab Vtbe condita 87Ó. Se bene il ter:^o conlolato
di Adriano, Iccondo il conto del Paumno iù acil' b 7 2. dalla cdificatione di Ro-
ma.
T)ICBSA%E 'KJPJ: 397
bel
cjuì la hgura di K.orna»come capo
a federe ("opra fp iglic, trofei,e arme di ncmici.dallVna mano vn ballonc,oucto
haaa,dall'akra vna llaci)>cca della vittoria alata, che tiene vna corona di lauro :
Roma felice in viia mc(UJglia di Adiiano . n T'
Donna a federe nella ^^-(ha tiene vn ramo d'alloro, come vlttorlofa, nella iU
niftra vii'ha(h,c. m bfll.cofa : VnMtra pur d'Adriano. Donna a federe col
murlone, nella dritta vn firmine, nella finiftra vn baftone, per fegno del domi-
nio d catto i( mondo, con le parole ROMA FELIX. Fùancorapprefen-
tataKoma ecerna nella medaglia di Marco Giulio Filippo Imperadore, lopra-.
vno feudo, nella delira la folita ftatuetta della -vittoria, nella finiftia il battone:
Lo feudo cileni ì rorondo, e sferico, pigliafj per (imbolo della Etemitrt : Nella
nitU.igliad' Muno Cordo ftampata da FuluioOrfini , vedefi in vnmedelimo
riuerfo lt^lia,& Koma inficmc, Italia dal canto deliro col Caduceo dcftro,«^
Col cornucopia nel firiittro braccio^
R om^ conicata in habito fuccinto , tiene fotto il pie deftro vn globo , nclla-i
4ian finiftia v./hifta , & prrgc la man delira alla deftra d* /calia ; Hoggidì m
cima della Torre d. Campidoglio vi è polla in piedi la ftatua di R.onna armata ,
con la Croce in mano, Trofeo; fcettro,arme,&: infegna pai nobile & mifteno-
fa di tutti gli altri, per la qual* ella è bafcifondamcntoA capo della Santa Ma-
die Chicf^, che Romana s'appella ^
L I G V R t A .
DONNA magra, dì afpetto virile, &c feroce fopra di vno rcoglio,o falTò»
haueri vna vette fuccinta con ricamo d'oro in dolfo, vn corfaletto, A;^^
in capo vn'cimo . Terri la deftra mano alta, & aperta, in mezzo della quale vi
farà d pinto vn'occhio, 5^con la finiftra mano porgeri con bella gr.*tia vn ra-
mo di palma, <5^ appretto al fato deftro vi farà vn timone, e dal linittrornofcu^
do con due , ouero con tre dardi .
Li^tiria, fecondo il Biondo, è prima Regione dell'I caiiadall* A pennino fino
al mar Tofco,& Catone, Sempronio,& Berofo , dicono, chela Liguria pigliaf-
fe tal nome da l.igufto figiuoio di Fetonte Egittio , che venne in quello luogo
ad habicate infieme con Tuo padre ,auunti che venittèroi Greci d'Attica , 6^
Enotria d'Arcadia .
Fiì pv,i quetto luogo chiamato Gcnouclato daGcnouaCittàprincipalc , 8^^
nobililiim > di quclh Prouincia .
Magra, & fopra vn fallo fi dipinge, per ctterc la maggior parte di quefta Pro-
uincia tlcrile ,( lecondo che fcriue il Biondo) dicendo,, he li Romani erano fo-
liti di mandate pellò Colonie in tante parti d'Italia , & non mandarono purt>
vna a Gcnoiia, ne in altro luogo di ctta Prouincia, temendo, che i foldati pct
detta catiTone non vi pordlero habitare. Onde Strabone nel lib oquinto,fcri-
iie il Genouefatocllcr pollo fra i monti Apcnnini , 6^ checonuicnca'paelani,
per raccorie qualche cola da vmeie,;^appare i loro fafibfi , & alpn iuoghi , an^i
^f «^^*rc ii idlii pct acctc.ccic la coltmationc , il mcdclimo accenna Cicerone
in
h^
ÌCO KOLOG lji
L I G V R 1 A.
in 'Nn'orationc concia Rullo, dicendo.
LìgUYCs montani ,Jurì, & agreUes.
La "Vcflc col ricamo doro d' nota la copia grande de* danari, oro, argento^
€ alrrcricchc:5^:^c infiriite,di che abbondano-queftì Popoli, ii quali con induftria,
e Vilore hanno in diueilì temp acqaillacc, e tutta via l'augumejitano in iiihni-
Cq^comcGiGnan Mai ia Catanco nella fui^Genouaanjpi niente ne Iciiue.
Tiene con la linillra mano il ramo della palma,per dimcltrarejchc non poco
honoie riccucogn'anno da qucfti l'ianta quella Prouincia , poiché de i fuoi
candidi rami il Sommo Pontefice nella Quadra^cfinubenedifce , &c diflribui-
Ice con molta 'veneratione a tutti grUluftiiflìrai Signoii Cardinali,a Pic!ati,&
ad altri principali .
La delira ruano aperta con l'occhio in mezzo di cfTa fi^nifica i'induftria di
quciti
DICESA'RE'KIPA. sjf
flueftl popoli, con la quale fappllfcono al mancamcnco naturale del paeic in*,
procacciarfi con varie arci tutce le cofe » che fanno al ben viucrc , ci^mc ii decce
Caunco denota conlifeguenti veifi.
Jngenhhos fublimihom'mes, anìmofatf; corde
Viribusinui^is peperit durofque Ucertos .
ti dipinge la detta figura d'a'pctto ferocf «armata di corfalettOjd'elmo con !•
feudo , dardi , 3c con Thabico fuccinto , perciochc narra Strabone nel quarto U*
bro,& il Biondo, che i Liguri fono flati fcmpi e ott mi, <&: valorofi Soldati, 6c,^
che (oleuano adoperare gli feudi > & frano buoni lanciatori , &: Giordano mo-
naco Scrittore delle cofe Romane , dice , che qucfti popoli ricufarono molto dì
'Venire fotto il giogo de' Romani , &cheanimofaraente ,& oftinatamentc fe-
cero lor gran reriltcn:^a,e LI uio ancora rag'onando della loro ferocità, dice,chc
parcua che folfero a punto nati qucfti huomini,per trattenere li Romani nella-*
militia, che Tpeiio con ingegno bifognaua eilere con loro alle mani, & che non
era Prouincia pi'i atta a fare, che i Soldati Romani diueniiTcro forti , & animofi
di quefta, per le d.tiìco.tà de* luoghi fra quelle alpie montagne, doue era necef-
fario allil rgli , come anco per la deftre^i^a , & coraggio de i detti , che non da-
uanotempoa i Romani diripofarc,»! qual valore fé ben e in qurl tempi moftra-
rono , fecondo Liuio, 6^ altri grauilTìmi auttori , nondimeno ogni giorno a^
maggiori imprese fi fono efpofti, da' quali han i iportata gloria, 6^ honore ;fr»
quali imprele non tacerò quella "vittoria , che Biagio Afareco hcbbe contro Al-
foufo Re di dragona , il quale fi refe prigione In mano di lacomo Giuftinian©
delli Signori dell'lfola di Scio > "Vno delti capi dell'Armata, elTicndo chiariflìma
la fama del fuo gran ie valore . Similmente in qucfta gloriola Vittoria fa prefo
Giouanni Rè di Nauarra, & l'Infante Hcnrico Tuo fratello , come per l'Hiftoric-
di Napoli fi vcde,e nel Compendio di c(^c del Collenuccio nel Ìib.6.fog. I 2 8r
Tralafcierò di dire molt' altre maraulgliofeimprefe,con l'interuencodi tanti
Caualieri, ìk Capitani famofi,chc in diuerfi tempi ibno flati , ó^ hanno fatti
^loriofi acquilti per 1 lor Signori .
lltimone,chefe le dipinge a canto così ne fignificarottlmogouerno del-
la nobili (lima Republica di quefta Prouincia , come anco il maneggo della na«
w.gktioncyche per ellcr qucfto paefe marittimo con fingclar macltria fi efercita
4 diuerfi vfi, cosi di pacf , come di guerra, per hauer hauuti, & hauendo ancora
hoggi huomini famofiflimi , li quali han comandato in mare, & comandano
tuttauia , Gi^ fu Chriftoforo Colombo, la chiara fama del quale perpetuamene
mente viuerà, hauendo egli pervia dcla nauigationc , con ftupordcila Natura
con animo inuitto, e fingclar piuden:^a penetrato a luoghi inacciribili,e troua*
li nuoui mondi, ignoti a tanti lecoli palLti . Francefco Maria Duca d'Vrbino,
huomo di fingolate -virtù, &: pruden:^a, il quale rcfie elcrcici Papali, e^ Veneti,
Nicolò Spinola Generale deil' Armata di Federigo 1 l. Impcradorc . ^nfaldo ai
Mare Generale drli'iltelTò . Princifuale Fiefco Generale VicatÌQ dcll'lnipcrador»
Greco, che hcbbc in do .0 l'IfoU di Mitilcno .
Chf
■jl.00 ICONOLOGIA
Che dirò dì Glouan Giuftmiano delll Signori dell'ifoia di Scio, che per la ra^
ra •virtù , 6c^ eccellente valor fuc fu General di Marc , e di Terra di Coftanti-
ro Imperadorc di Coftantinopoli . Andrea Doria General di mare per il Papa »
per il Rè di trancia , per Carlo V. Imperadorc , & per Filippo Rè di Spagna , &
^Icimamcnie Giouan' Andrea Doria per il detto Rè di Spagna . Ma douc ho
lalciato Elio Pertinace , ilqnalc ( mercè delle virtù, & delle ottime qualità fuc)
afcefc all'Imperio Romano ? Ma qu«llo,che maggior gloria porta a quefta pro-
uincia,c rhauere hauuti anco quanto al grado Ecclefiaftico infinito numero di
Prelati di S. Chiefa, Vefcoui, Cardinali , 6^ Papi , come fono Innocentio IV.
Adriano V. Nicolò V. Siilo I V. Innocentio IX. & Giulio 1 1.
Molto più fi potrebbe dire , che per non tilèrc troppo prohflo tralafcicefiTen^
do quella fingolarifiima puo.uincia degna di molto maggior lode della mia,.
TOSCANA.
^7 ^A belliffìma donna di ricchi panni veftita,ropra de* quali hauerà H
V manto del Gran Ducato di velluto rodò federato di armelllni , in capo
hauerà U corona del Gran Duca, l'habito di fotto al m- nto far^ finiile ad vn ca-
miclo bianco di lino fottiiiiTimo , dalla parte finillra vi farinnodiuerfe armi, e
l'Arnofiumcjcioèvn vecchio con barba, e capell» lunghi , & che giacendo Ha,
pofato con vn gomito fopra vn'vrna, delU: quale cfca acqua,hauer^ il detto fiu-
me cinto il capo di -^na ghirlanda di friggio , 8^ a canto vi farà a giacer vn ìeo-
ne,& dalla delira vi farà ra'ara all'antica , fopra la quale vi far^ il fuoco, <^ in-
torno a detta ara vi faranno fcolpiti rVrceo,la Patera, & il Lituo verga augura-
le, in mezzo fiano vari) , cdiuerlì in ftromentifacerdotali, fecondo il fallo, 8^^^
antico vfo de'Gentili,econlafiniftramano.tcnga ,con bella gratia '\n giglio
lo(lò,&vn libro.
Molti nomi ha hauuti quefta ProuIncÌ3.,vno de'quali fu Tircnnia, comenar-
ra Berofo Caldeo nel libro i . dell' antichità , & Trogo nel 2. dicendo ellcr flato
nominato così quefto paefe da Tirreno figliuolo di Atio , il quale per quanto
narra Sttabone lib.5. dice.chc dell'Idia mandò quiui habitaLoii,pcrcioche Atio
vno difccndente di Heicole , & di Omfale, ellendo dalla fame, & careftia sfor-
:^ato mandar fuori parte del fuo Popolo , tratte le forti, 6<^^ dando a Tiireno la.
maggior parte delle genti il madò fuori, ond'cgii venuto in <^ucfto pacle lo chix
mòTirrenia. Fu poi da* Romani , fecondo Dionifio Alicainalleo , chiamata-»
Etcuria diirintclligen:^2,& efperienc^a de! minillrarc il culto diuino, nelqualt-»
yinccuano tutte l'altre nationi; onde quelli popoli ciano perciò in tanta ftima
appreflb li Romani, che (come dice Dionifio inficme con Liuio ) msndauanoi
joro figliuoli in quella prouincia ad imparare non folo Ictteie: ma anco li collu-
mi , & la Religione. Al fine pigliò il nome di 1 u(cii, odiTorcana,( fecondo
Fello Pompeo ) d?. Tofcolor prin^o Rè, figliuolo d'Ht-rcole ,òc d'Aralla, che..*
venne quiui dalle parte del Tanai , e fu creato Cofito dalli Gianigeni,& poi Rè,
fu pofcia confirmato quello nome per l'eccellen:^a del modo di facrificarc , che
vfuiano quelli popoli , come habbiamo detto , & di ciò fa mentionc Plinio nel
libro 3. cap. 5.
Bella
DI CESSARE %ÌTA: 'fol.
Bella fi dipinge, percioche queftanobiliflìma Prouincla,gloia d'Italia-, è luci-
AfTIma , & vaghiffima per hauer quella tutte le doti di natura , OC arte, che fi
può dcfìdcrare, come di Cielo bcnigniflìmo,di falubrità d'aere,di fcrtilit<ì di tee
le per efTer abbondante di Mari, Porti,Fiumi,Fonti,Giardini, ben piena di Cit-
tà ce!cbri,& grandi, àC di fontuoridìmi edifitij, così publici, come priuati,e di
innumerabili ricche!^:?^r, 8^ per elFer feconda di pellegrini ingegni in ogni ar-
te, in ogni ftudio, e rcicn:^a, così di guerra,come di pace famofi .
L'habito , e corona del Gran Ducato , è per denotare quefta celebre Prouin-
cìa con quella prerogatiua , che più Tadorna , hauendo la SercnifiTima Caia de*
Medici non meno con opere gloriofe, che con famofi titoli , «Scinncme oltic-»
modo illuftrata la Tofcana , percioche a chi non fono noti li norrii , &C^ attiont
egregie^ &: heroichc de i Loren:^i, de i Colmi , e de* loro dignifi.mi Succeflcri ,
per lo valore, e grandci^c^ajdc* quali le più illuftri,e Regali cafe del monoo han-
no voluto hauer con elli confanguinità, & affinità-
Il gighe rolloife gli fa tenete in mano per meglio denotare qoefta Prouincia,
con Tinlègna della più principal Città, che è Metropoli , e gouernacrice quafidi
turtala Tofcana.
Il libro ne denota, chequcfta nobiìi/Uma Prouincia è molto feconda d'huo-
mini laterali,^ in tutte lelcien:^e , tenendo ella fola aperti ere celebri Scudi] >
cioè di Perugia, di Sicn;5, e Pifa.
L'habito bianco, che detta figura tiene /òtto , iignifica la lealt<z de*coftu-
mi, putiti di mente , ficde (incera conforme a quanto d*abaflò fi dir <i della^
Religione.
Gli fi mette a carato l'Amo, come fiume principale, che pafia per mezzo To-
fcana , e da efiTo ne riceue moki commodi, & vtili , come fi potrà vedete nella.»
defcrittione a/ Tuo luogo di detto fiume .
Le armi , che gli fono a lato, dimoftrano , che nella Tofcana vi fono, &: fono
ftati (empre huomini nella profciTione dell'armi illuftri, e famofi, tra' quali non
lafciatò di dire in particolare de i Luccefi , come huomini valorofilTimi , & in -
inuitti in tal profeflione . Onde in particolare , & in vniuerlalc in tutta la Pro»
uincia di maggior lode fon degni, che della mia .
L'ara a l'antica con il fuoco , & gli fcpradetti infirirmenti è fcgno di quella^
falfa Religione verfo gli antichi De , tanto ccicbri nelja Tofcana, the (bla ne te-
neua cathedra, ^ feda, oue i Romani con tutto il Latio Vf niuano ad impara-
re le cerimonie , & i liti, (Se i dottori di tifa erano in tanto creaito , &:'" venera-
tione, che il Senato, e Popolo Romano re Ile gtaui diHcultà dt* pubiici «raneg-
g» ,neireuenti,dr accidenti delle cofe richiedeua il lor configlio,6^ inurpre-
tatione circa la legge de loro profani Dei j onde fi fa chiaro , che a tutti i tempi
e Oara grande la piet a , & Religione di quefto popolo .'^
Veggiafi anco nel tempo del -vero culto di Chrifto Noftro Signore , che è
fttta quefta Piouincia famofa , 3<^ celebre per molti Santi , che vi fono flati
trentalci corpi de' cuali nella famofa , «<^ antica Città di Lucca '^ifibilmen-
te hoggi fi 'Vedono fen:(^a gli altri,che Vi altre Città di detta Prouincia fi potreb
bono raccontare , è fimjlmcnte famofa per molti gran Prelati di Santa Chiefa ,
liquaii
':foì ICONOLOGIA
li quali non la /alfa: ma la vera Religione fegucn Jo fono ftati (pecchlo,(!!c c'erti*
pio di carici , bont J, <5<: di luctc i'alcre 'virtù morali, e Chcilliane ; & pure hog-
gi ve ne fono tali , che di molto maggior lode fon degni , che non può dar loro
la mia lingua, percioch»; chi poL.i mii dire a baftan:^a le iodi , iSc heroiche vir-
tù deirilluitri/lìmo Ftanccfco Maria Cardinal del Monte , non meno da tutti
ammirato , e riucrito per la mxzlà del Cardinalato , ciie per le qualità Regie
del!.ifuaperrona ,chebenlodl.Tio?lrAno difcelo jcomeegli ^5 da vna dellt-»
più nobili (lirpi del mondo. A^a non (olo quefta nobil Provincia ha in S. Chie-
fa hauuti membri principali, ma vi fon ftati i capi ftciTi di valore , & bontà in-
comparabile, come fu Lino> che meritò di fjccedere immediatamente al Prin-
cipe delli Apertoli nel gou<rrno di S. Chicfa , il quale fu huomo Tolcano , e di
ianra vie:, che diede grandiifimo nome a quefta Regione .•
Sono più , tC'wOndo i feguenti t^ mpi ftati altri , Si per Tantltà, e dottrina, ^
eccellenti artioni molto fegnalatijiqaali per breuità fi tràlafc-ano ; ma non (1
può già pretermettere ilgran Leone Piimo , percìoche chi di quelo nomr non
ammirerà la fantìtii,& la proPinda dottrina , pare ne gli ferirti Tuoi lafciaticii
&l come al norric , il coraggio, &: autoriii in lui molro ben coriirpou*; percioche
con la prefèn:(^a,&'femplicc parola Ipauentò , dk;^ raffrenò la rabbia di quel
Arila guaftatore d'Italia , detto à fna confullonc flagello ai Dio^
Del prcfente Pontefice CLEMENTE Vi i L ognun vede chiaro la mi-
rabil pietà, Sz Totamo, e giufto goacrno, & ognun rtima , che per la fanti llìmi
niente di Su* Beatitudine , òC per f oracioni ipar(è di lagtime , che molto fre-
quentemente fi, & per quelle, che di continuo fa fare al faatiliimo Sacramen-
to dal fuo popolo, oltre intìnite altre stctioni di fmgolar C^uità , e di raro cftem-
pio della Santità fua,ogni imprefa gli fia Ibcco il (uo feliciiiìmo Poatincatc fac-
celfa profperamente, & fauorito di Dio a tranquillità, Sc,^ pace vniuerfale del
popolo Chtiftiano,ad iugumento dei culto diuino , & dello ftato P-cclefiaftico j
onde rimarranno di tanto Pontefice (che piaccia al Signore Dio di coafetuaiio
lunghiliimo tempo ) memorie glorio! ilfime ^
V M B R I A.
\7 N A 'Vecchia veftiii all'antica, con elmo in ccfta,ftarà in mezzo alle ra-
' dici di più monti aliiflìmi , che adombrino parte del /uo corpo , con la^
<!cftra mano cleu^ca loftcrià *vn tempio fuor dell'ombra , con alquanti raggi »
quello riguardando, & con la Hniftra ftar^ì appoggiata ad vna rupe , dalia quale
precipitofamente cada gran copia d'acque ; àC lopra di eifa rupe farà vn'arco
cel;ftc,davna b^ndapoi faranno iG.-mini , che tengano vn coinucopia pieno
di fiori , & frutti, e dall'altra vn grande, &c bianco toro , con vaiij colU , & fpa-
liofe pianure intorno .
Quella Prouincia fu chiamata Vmbrla ( fecondo alcuni ) ab Imbre, cioè dal-
la pioggia , pncioche hanno creduto i Greci , che gli habitatori d'eifa rimanel-
fero falui dalle pioggie del diluuiovniucrfalc , il che è mcrafauola, percicche
la Sacra Gcnefi è in contrario . Onde mcgi o dicono coloro , che Vn.bria folfe
detta dall'ombra, òC che quella Regione fia ombrola, per i*altc:;^:^a, ÒC 'vici-
iui*74 dciii monti Apcnnini .
Viti.
DI CESi^RE %IF a: 403
V M B R I A.
Vlt'mamcnte parte di cflTa è ftaca chiamata Ducato di Spoleto , il qual nome
liebbe ( fecondo che narra il Biondo ) da Longino primo Efarco di Juh'a . Ho
detto, parte , perche intendo i! defcriuerei'Vmbria , fecondo 'a dcfcrittione de
gli autori antichi , nella quale fono comprefi anco^li Vmbri Sabini.
Vecchia, & vcftita all'antica (] d pinge, pcrcioche gli Vmbrj fono popoli an-
tichiflìmì d'Italia, come attefta Plinio lib 3. cap. [4. intanto, che per n.oftrare
Tantichità grande di elfi alcuni hanno dtrto de gli Vmbii quello, che cicdeu-
no i Greci fiuolofamente, come fi è detto di fopra . Bene è vero , che l' Vmbria
è antichiflima , com- dice Plinio nel luogo di l'oprat tato , òC' altri autori . E
Tropcrtio fuo alunno nf Ila prima elepa nt! quatto libro.
fimbria te notis ant'uiua penatibus edii ,
Fd il Mantuano Poeta fhnilmente .
0 memorande fenex , quo fé vetus ombria tantum U^at ,
,f.o4. ICONOLOGIA
Si fa con Telmo in ceda, perclochegli Vmbri furono molti potenti, & formi*
dibili nell'armi fintanto che, come dice Tito Liuionel libr. 9. minacciauano
Roma,ancorchc trionfantCjdifpofti di volerli prendere, il che viene anco aftcr-
maco da Giouanni Boterò nel primo libro delle Tue Relationi Vniaerfali, dicer>-
d-», che gli Vmbri fono popoli de* più .guerrieri d'ftalia, di ciò fa fede anco Vir-
gilio nel 7. 6;^ Silio Italico nel 4. òC 8. libro de belloPunico » & il ^Manto.
uano,mpntre dicr .
Trìfcis oriundrts ab lambris Fortls equus.
Dì vquefta Proumca ià Q^ Sertorio , non men dotto , che brauo, 8^ efpcrto
Du.-cnelT arte militare, comcatteftaSuida , lafciando da banda infiniti altri
guerrieri , Se "valorofi Capitani de' tempi noftri , de* quali fono piene i'Iftoric ,
come fa chi fi diletta di leggerle .
Si rapprefenta in mezzo a le radici di più monti per due ragioni , Vvnz è per
dimoftrare, che è naturai de' monti render ombrofe quelle parti , alle quali fe-
praftanno, che perciò anche parte del corpo le fi fi adombrato, onde poi e ftata
chiamata Vmbria , come fi è detto di fopra . L'altra ragione e per fignificare »
che quefta Prouincia è nel mezzo d'Italia , la quale efiendo tramezzata tutta^
da' monti Apcnnini, fta in mezzo a tali monti i pcrcioche T Vmbria fi chiama^
rvmbilico d'Italia , come dicono M, Varronc , Plinio , 8^ altri . Il che anco
chiaro dimoftra Francefco Mauro da Spello nel primo libro della fua opera in-
titolata Francifciadosjoue defcriue la vita del Serafico S. Francefco mensre dice»
T^nne idem ItatiiC monjìrabasfapius oram
Jn medio gleb£ l^tam vbere Tybris am^no
^mnefecat qua pingue folum , lenijquefub ^fì,
jQua luterà excelfi leuofacit ardua cornu ?
Hinc Èrebi excidio regnis narrare foUbxs
VenturumHcroem»
Softicne con la dcflra mano vn tempio rifplendcnte , perclochc nell* Vmbria
fon due gran capi di Religroni delle maggiori, che fian'al mondoyl'vno de'quali
fu il gran Padre S. Benedetto da Norcia , lotto il quale militano ^o. altre Reli-
gioni , 6^ fono ftati di quell'ordine monadico da 60. Papi , molti Impcradori
d'Oriente, & d'Occidcnte,Rè, Duchi, Principi, Conti, Imperatrici,Reine,Du-
chefTej&altte donne, pcrncbilrà , doìtrina , e Tanta vita illuftri . L'altro capo
è il Serafico padre S. Francefco d'Àflifi fondatore della Religion de'Frati mino-
ri, cioè de' Capuccini, degli OlTcruinti, dt'Conucntuali , del ter:^o ordine de*
Riformati, de' Cordigeri, e mok'altti, che viuono,eviueranno Tortola regola, e
protcttione di S. FranccTco,i quali il Signore Dio,pe* meriti di quefto gran San-
to a Tua imitatione fa Tempre nuouamente forgere per tutta la Chriftianità con
forme all'oratione , che di lui canta la Santa Chiefa dicendo : Deus t qui EccU'
fiam tuam Beati Francijcimeritisfetu noux prolis amplificasy&c. LaTcio da par-
te S. Chiara capo d'infinite Vergini. che nelli clauftri ièruono aH'altiflTimo Dio ,
& molti altri Santi, & Sante,de' quali n'è pieno il Catalogo. E che anticamen-
te r Vmbria fia ftara piena di Religione, lo accennò Propertio nei iib, ^,
ymbria te notit, mtiqua pemdbus edit ,
Lefi
DI CES(^RE %ÌT a: 4'J
TOSCANA
Le fi dipinge apprefìroThorribilcaicatadellago Velino , hora detto Pie di
luco , come cofa , non folo in quefta prouincia notabile : ma anco in tutta Ita-
lia, perche è tale la quantità dell'acqua, & il prccipitio,nel qual impetuo/àmen-
te cafca, che lo ftrepico , òC^ percolTa d'elTa fi fènte rimbombando per (patio di
IO. miglia, dando a* riguardanti marauiglia, e fpaucnto, & per la continua ele-
uationc dcWapori cagionati dalla gran concuflion dell'acqua reflettendofi i
laggi del Sole, vien a formarfi 'Vn'Arco cclcftc da' Latini chiamato Iris* Onde
Plinio nel llb 2.cap.(52. così dice .
Iniacu Felino nullo non die app avere arcus .
Come hoggi anco fi vede; e fé bene l'arco celefte alle volte figniEca pioggi*
nondimeno qucfto, del qual fi parla , non può cfFerprefo in tal Snfo , perche^
qucfto è particolare , e non fi fa fc non di giorno , quando il Cielo è più fcreno ,*
onde podi il sole co' fiioi raggi -Nerberar quella parte, ou'è maggiore eleuatio-
nc de' paperi per la concuiUon dell'acque , e non per tanto e notabile quello
Dd per
'4^^ ICONOLOGl<iA
pei !a ca^'v^ne detta di fopra , quanto percfse è in mezzo dell* Italia » come an«
cou Io defcriue Vergilio nel 7. dcirEncide .
EU loeus ttal'u in mediofiib montthus attìs,
7<(ohilis , &fama multìsmemoYattis in orts
^mfanéii valles tdenfishuncfrondibus antrum'
Viget virirnqui latus nemorìs , medioq; fragofoi
Dai fonìtumfaxì^t & torto vertice torrens #■
Hìcfpèats horrendttm » &f£iti[piracii[a Dìtis
MonHrantury YHptoqì ingens Acheronte vorago l
TeHiferas aperitfauces, queis condita Erinnys ,-
Inuifum numen terras coelttmq; leuahat .
Non fen^^ ragione fc le conuicnc il cornucopia , perche , come dice 5traboJ
ne nel 7. lib, delU Tua geografia , f^niuerfa regio fertilifsimA efì, delia quale anca
Propcrtio nell'Epigramma ad Tullum de patria Tua dice,
"Proicima fuppoftto contingens ombria campo
MegenAtterrisftrtilisvbenhuso
Ed e di maniera fertile qyefta prouincia ^ che vi fono alcuni luoghi , corno
quelli campi chiamati Rofea Reatina, che da Cefare Vopifco , & da M. Varro-
ne /bno chiamati il graflo d'Italia o
Il medcffmo conferma anco il Boterò » 6^ gli altri fcrictorl fi antichi, come"
moderai, <S«: perche tcfaio d: Vrbibus dice , che Vmbria gli animali due volte
l'anno partorifcono, & bene fpefib gemelli, come anco le donne, 8^ gli arbori
duplicatamente producono & fiori , 6^ frutti , come (1 ^ede anco ne* rempi
noftri , Però mi pare , che le conuengà , che il cornocopia (la (bftenuto da* Ce*
mini, e che di lei meritamente fi poffa dire quel verfo di Vergilio dell'Italia •
Bìsgraiiida pecudeiy bis pomis vtilis arbos .
Si pone 'vltimamente il Toro bianco a lato alla detta figura /perche in que-
fta prouincia nifconobcllifllmitori, Se per lo più grandi, & bianchi, i quali ap-
prelfo de' Romani erano in grande (lima, percioche di quelli fi feruiuano ì
trionfanti nclli trionfi, Scfacrificij , lauandcli prima nell'acqua nel fiume Gli»
Wnno. Onde Vergilio nella feconda gcorgica dice .
Hinc albi Clitumne gregei , & ma xima Tamus ~" .
Vi^im a , fjòpè tuo perfufi fluminejacro
I{pmanos ad tempia Deum duxere triumphos .
£ 5*1110 Italico ancora nel lib. de bello Punico di quello parlando^ dice*
Meuanus l^arrenns erat cui diuitis vber
Campis Fulginea , & patulis CUtumnus in aruls
Candente s gelido perfundit fluminc Tauros .
E nel llb. 8. Et lauat ingentem perfundens fumine facro»
Clitumnus Taurum .
E Franccfco Miuro nel 5 . lib. Franci'ciados .
Et latos vicina tuos Mctiama campos
TrofpeBu petit admirans , quos litoyefacro
Clitumnìpafcis candenti corpore Tauros .
E deue
D/ CPS^RJE %IT A"i 407
L A T I ' O.
E dcue hauer intorno colli , «C^ pianure , per dimcftrarc la Natura del luo-
go, «(Tendo dotata TVmbria di 'valli, colli , e piani bclliOìmi . Onde ^ilio Ita-
lico ncliib, 6. de bel. pun. dille .
Colles vmbros, atq\ arua petebat
^nnihal excelfofummum qua rertke montls
Deuexum lateri pendei Tudert atq;vbilatis
Torre&a in catnpis nebulas exalat intrtes ,
Etjedet ìngentem pafceus Meuania Tamum • Vena lem.
L A T I O.
VE D R A S S 1 per il Latio l'antico Saturno , cioè vn* huomo con barba
longa, foIta,e canuta, fedendo in vna grotta , tenendo in mano la Jfalcc,
e fopra la detta grotta f: rapprefenta vna donna ^ (edere fopra dNn mucchio di
diuerfcarmì. 6<^ armadure. Terrà in capo vn celatone guarnito in cima di
belle penne , 5c nella finiftra mano vna corona , oucro 'vn ramo di lauro , «*
- D'i a nella
4of TC ONO LOCI <^
nella dellia i' parac^oniojilqualc è fpadacortajlarga, efpuntata .
Il Latio per la (cdc, che tiene il Romano Imperio . non folo è la più r^mofa-»
parte dell'Italia : ma di tutto il mondo ,
Per lo i'aturno nella grotta fi difegna quefta prouincìa , hauendo acquiltato
il nome di Latio dall'cireruifi Saturno nafcofto , mentre fuggiua dal figliuolo
Gioae ,chc l'haucua priuato del Tuo Reame,come racconta Vergilio ncli'otu»
uoiibr. dell'Eneide, ouedicc^ .
Trimus ab d:thereo venir SaturnusOlympa
^rma lovisfugiens , & regnis exul ademptis .
Js genti s indocile , ac dijperjhm montibus altis
Compofuit ; legefque dedit , Latiumqj vocari
Maliiit : bis quoniam latuiffet tutusin oris •
Ed Ouidio nel primo de' Falli .
Cauja ratisfupere^ ; Tufami rate venìl in amnem
^ntepererratofalcifer orbe Deus,
Jìac ego Satmnum memini tellure receptum J
Coelitibus regnis a Ione pulfus erat .
Jnde din genti manfit Saturnia nome» :
Di&a quoque efì Latium terra latente De9
t/it bona pofìeritas puppimformamt in <£re
Hofpitis aduentum tefìifìcata Dei
Ipfefolum coluit , cuius placidifsima Uuum
J{adit arenofi Tybridis vnda latus »
Tl«rtC! la falce , come propio inftrumento , oaero infegna'» con cfie da Poeti
'VÌÉn defcitto, da ella denominatOjfe gli attribuilce la detta falce, perche dico-
ro alcuni , che egli fu l'inuentorc , che la trouò mentre infegnò a gli habitanrì
d'Italia, e'I coltiuarede*campi,e di fare il raccolto del grano, e di tutte ie biade.
^Itri dicano , che queft'arme li fiì data dalla madre , quando fu contro del pa-
dre, & fi molle a liberare i fratelli di prigionia, & che con eifa caliti Cielo, co-
me racconta Apollonio nel quarto lib. dclli Aigonauti.
Per la donna fedente (opra della grotta fi moftra Romajiaqualeeirendo pò*
fta fui Latio , non (olo come cofa famofilTima fingularmcnte dichiara qucfto
paefe, ma li fa commune tuttoil iuo fplendore , & la fua gloria , oltre che per
altro vi [\à bene la detta figura. percioche Rom.. anticaméte hcbbc nome Satur
liia,iichc dim ^rtra Quid. nel 5.lib.dc'Fafti intrcducéJo Giunone,chc di fc parla.
Sigeniis afpicitnr , Satunvim prima parente?»
Feci , Saturni fors ego prima fui,
%4 patYC dì6la meo quondam Saturnia I\pma e(i
H^c i'di à calo proxirna terra fuit .
Si torui in prttio eHydicor Matrona Tonantis
Itm&aque Tarpeiofunt uiea Tempia loui .
Nella euifa , che h è detto i\ rap^^rcfcnta Roma , come hogji di \c\ fi -^ed*
»vna nobiliiTima (tatua di marmo antica negl' horti dc^li U^uaiiflimi pignori
Celi nei Vaticano «
Il ramo
DI CESARE 'KÌFJ: '4<>9
11 ramo del lauro, nuero la corona del mcdcfimo, oltre il Tuo fignifìcato, che
I vittoriofa , & trionfi , che per fcgno di cic^ fi rap,.»rcrcnta fopra l'armi già det-
te ,denota anco la copia di lauri , di che abbonda qucfta Piouincia , & quello ,
che Plinio narra nel lib. 2 5. al cap. 50. cioè, che fu vn' Aquila, la quale hauendo
rat
bacch<
di--„ ... ^ . . ,
fcruar la gallina, (Sj i polli, che di lei nafcellcto . Che il r^imo fi piantalle , il che
«flcn do fatto nella villa di Cefare prcllb il Teuerc , ne crebbe di que(ia forte di
alberi vnagran (elua , della quale trionfando poi gl'lrrperadori portananc^^n
ramo in mano, «Si vna corona in tefta .
Ne fu folamcnie la detta fclua, che in altri luoghi fé ne fecero m.olt'altre, che
fono durate molto tempo, & fi n'hora frvcde , che in quefta regione vi è mag-
gior copia di lauri , che in qualfiuoglia altra Prouinciad'italia,
CAMPAGNA FELICE,
outro Terra dì lauoro»
DIPINGESI quefta felice Prouincia in vn florido campo con la figura
di Bacco, & di Cerere, li quali ftiano in at to fiero di fare alla lotta , 6^
che non fi di/cerna auantaggio di for^^a più in vno , che nell'altra .
Haucrà Bacco in capo vna ghirlanda di 'vite, con pampani,& vuei& Cerere
parimente haueri vna ghirlanda di fpighe di grano .
Dalla parte di Bacco faranno olmi grandiffimi con verdeggianti viti, che /à-
lifcano fino alla cima di eilì arbori cariche di 'vue , & per più 'Vaghc::^!:5^a '^^i Ci
potrà anco mettere a canto vna tigre, come ani male dedicato a Bacco, &C^ dal-
l'altro lato di Cerere vna campagna di alti , & fpigati grani , & vna gran ferpe,
dedicato animale Cerere.
Felice veramente fi può chiamare qucfta Prouincia , poiché ella abbonda di
molti beni, 8^ fpecialmente di quelli, che fono alla natura humana neceffarij,
come il pane, & il vino. E venendo in cognitione i Greci antichi della felicità
di qucfta fertilillima Prouincia con appropiaca, 6^ gioconda fauola fin/cro,co-
me racconta Plinio nel lib.^.che quefta campagna folfe lo ftcccato doue di con-
tinuo combattano CererejC Bacco alla letta, per dimoftrare , che Cerere in pro-
dur grani non ceda alla feconditi di Bacco in produr "vini, &c alcrefi Bacco , an-
ch'cgli non ceda airabbondan:^a di Cerere, in produr grani } doue che per quc-
fta riffa è tanta la fcrtiht^ì delt'vna , e dell' altro , che dal tempo de' Greci infino
hora ftanno combattendo , non clTcndo ancora nellun di e(h ftracchi , ne chc^
voglia cedere per honor del lor frucro per vtilitiZ del genere humano,ne iafciano
campo di poter dare giuditio qual di cifa fia più forte , & valorofa .
Campi-^gna Felice , onero Terra di Lauoro .
PEr far diuerfa pittura di qucfta Prouincia, rappicfentaremo vna bella , 8^
gratiola giouane in luogo ameno, con ghirlanda in capo tcfluta di 'Nari)
fiori, ik con veftc di color vcide, parimente dipinta a fieri di diuerfi colori.
Dd 3 Sotto
^10 ICONOLOGIA
CAMPAGNA FELICE , OVERO tERRA DI LAVORO 4
Sotto il braccio dfftro tenga vnfafclo di fpighe di grano , &con lafiniftra-»
mano con bella gratia vna -verdeggiante vite,la qual moftri di eiTerc fecondilli-
ma del Tuo fructo,& a canto vi fia vna fpelonca , dalla quale cfcajfumoje acqua.
Fu da Plinio nel 5. hbr. nominata quefta Prouincia, Campagna felice, dalla
felice produttlone de' frutti , i quali d'eda abbondeuolmentc lì cauano .
Al fine ftì detta terra di lauoro dall' ageuole:?;^^a di lauorare quefto paefe , per
la qual coltura > & lauorare facilmente s'apparecchia a riceuerc la femcnta>&
pero anco fiì chiamata campi laborini .
Altri dicono ,che pigliaire nome di terra di lauoro per efler molto fruttifera ,
fi come diceffero ella è buona quefta terra da lauorare , perche non fi perdo
l'opera , ne la fatica .
Fu anco nominata cosi quefta Prouincia dalla fatica, ìaquale hebbero gli an-
tichi a conquiftarla , 8^ poi a ritenerla foggetta, come narra Liuio.
Bella, gratiofa, veftita nella guifa, che dicemmoi e con la ghirlanda di fiori 11
di-
DI CESaAKE %l P Al 411
dipinge accìòchc fi conofca , come la Natura ha uojuto moftrarc quanto quefta
Prouincia fia amena, & fruttifera , & data occafionc agli antichi ( come tiferi-
fce Plinio nel libro ter:(0 ) di chiamare quefta Regione Campagna felice , poi-
che quiui è aria temperata con tanta AoXcjfX^t che molti Imperadori , & Sena-
tori Romani infaftiditi del mondo "Vi fi fono ritirati à più tranquilla vita, ÓC,^
maflime a Po^:^oli , & a Baia ^òC fimilmcnte fecero altri grandi hupmini pec
occuparfi nclli ftudi j delle lettere,tra'quali fi) Virgilio eccellente Poeta,Tito Li-
uio, Orano , Claudiano , & Francefco Petrarca molto amico di Roberto Rè di
Napoli , onde fopra di cih così dice Silio Italico .
'ì^unc mollesivbi rìtui,4tq;ho/pita Mufis Otiaj& exemftu curis gramoribus ^uu,
E non folo quiui è , come habbiamo detto, aria così perfetta : ma ^vi fi truo-
uano tutte le delitie per li piaceri , Se 'Vtili de gli huomini , eflendo che da ogni
Iato fi -^rede la diuerfità de i frutti , e quello, che maggiormente importa, copia
grandi.lìma di grani , e vini, e che per tal fignificato fi rapprefenta con il falcio
delle fpighe di grano, & con la ■verdeggiante, e feconda vite carica di 'Vuc; on-
de Martiale nel primo libro de* fuoi epigrammi /pecialmente parlando del mon
te Vcfuuio luogo compreio in quefta parte, così dice .
Hic efìpamfineisi rirìdis modo Vefuìus vmbris»
Trejferathic madidos nobilis rua laciis .
Jì'£c ìuga quàm T^fiC coUes,plm Baccm amauit
Hoc nuper Satyri monte dedere choros ;
ìì£c Feneris fedesjLaceditmone gratior iUi
Hic locus Herculeo nomine clarus erat :
Cunfia iacent flammis : & tritìi merfa fauiUa{
T^ecfuperi vellent hoc licuijfefibi .
La cauerna,del!a quale efcc, e fumo,<&: acqua, dimoftra i /aluberrimi bagni
tanto nominati di quefta Prouincia,i quali fono molti,fe bene vn folo fi rappre-
fenta, & per la parte fi deue intender il tutto .
CALABRIA.
DONNA di carnag ione fofca 'veftita di color rodo , in capo haueri vna
bella ghirlanda di fronde d'ornello fparfe di manna , con la deftra mano
terrà vn cornucopia pieno dWue di diucrfe fpctie binnche , e nere , con la fini-
ftra mano tenga vn ramo di gincftra carico di boccluoli di (età , & ^n ramo di
bambagie con !e foglie,e frutto, e per terra vi fia anco vn falcio di canne mele .
Il nome di Calabria , psre che fia voce Greca ,il quale habbia riceuuto quefto
paele da Greci , che Thanr^o hab tato , perciochecllendo nome con^poftoda-.
Calos,&Bnjo (delle quali voci i'vna fignifica buono, &C l'altra (caturirc) fi
viene a lodare con tal nome quefta Prouincia , elFendo che in ella fi troua il fon-
te di tutti i beni , il che conferma Pietro Razzano, òC francefco Berlinghieri
nella Tua Geografia, nelli fuoi verfi,che cofi dicono .
Calabria è detta nel prefente giorno ,
*- - -E fignifica il nome, che produce
Le cofe buone , e con copio/o corno .
Dd 4 Etili
Jf-I2
ICONO L OC I<iA
Et iti vero qaeflo pacfe è molto fruttifero> pieno di opportuni monti , d'apri-
cVii collij & di amenidìme valli : ma quel , che più irnporta,vi è aria perfcttifli^
ma, che rende gratirfimì quei bpni,chcla N4tura produce ,
li C')!or fc/co dell carnagione > àC^ l'hab to rollo dinotano l'operationi del
color dei Sole, eh 2 le è molco amico, il che lignifica Outio ncll* Ode 51. del
I. libro dandog"ir<rniteto di cdaof^i.
La ghirlanda di ornello carico di manna , che tiene in capo, è per dinotare ,
che il Cielo in quefto (l'.ogo è bcnignifTimo , & vi pioue largamente gioconda s
& falutifera rugiada della manna , & perche quella , che fi ricoglie fopra l'orno
è la migliore , & la piti perfetta, perciò di qutfto a bcro le facciamo la ghirlan-
da j & non di altra niinta .
Con le diuerfc ^ue fi dimoftra la copia de i gene: ofi -vini , che fi fanno ioj
quefta Pccuincia , li qu^li portandofi in diuctfc parti d'itaha fanno memorabi-
le il pacfc , a^ il fuo nome .
DI CESA%E %IPA: 4T3
Il ramo cfi gìneflra co* boccioli di feta , la bimbace , & le canne mele Iorio
gli altri frutti più fpcciali , per li quali fi rapprefeata maggiormente la Prouin-
cia/accndouifi , come ogni vn sa , grandiiiìma quantici di feta , di bambagia >
àC di i^uccaro .
P V G L I A.
DO NM A dicarnìigione adufta, cJh* elTendo veftìta dVn fottìi veio , hab^^
bia fopra d'elfo alcune tarantole, fimilì a' ragni groffi rigati di dìucrfi co-*
forijftarila detta figura in atto di ballare, haucrà in capo vna bella ghirlanda di
vliuo con il fuo fiutto, & con la delira mano terrà con bella grada vn ma^:^o di
foighedigrano, e vnramodi mandolo con foglie, e frutti, hauerà da vna par*-
te vna Cicogna, che habbia vna ferpe in bocca , &i da l'altra diuerfi inftromcn-
ti da fonare, & in particolare vn tamburino, & "vn pifFaro.
Fu da gli antichi chiamata quella Pfouincia Apulia da Apulo» antichi iTìmo^
Rè di quefto luogo , che quiui venne ad habitare molto cempo auanti la guer-
re di Troiai .
Dipingefi di carnagione adufta, e veftita di fotdl Velo, per dimoHirarc i! gran
calore , òC ficciti, che nella Puglia per lo più fi truoua , per la qual cola fu.co-
ftretto Oratioa dire nell'Ode 5, cpodon: Siticulofe Apuli:?, nominandola così
piena di fece, &: parimente Perho nella r. Satira .
I^c lingua quiintum fnìat eanìs, ^ppul a tantum:
Le tarantole fopra il '\ertimento, e macchiate di diuerfi colóri il rappreftn-^
tano, come animali notifiimi,e vnichi a qucftaProuincia, come xnco per di-
moftrare ( fecondo che nferifce il Mattiolo fopra Diofcoride nel libr. 2. ) la di^
ucifità del lorveneno ; pcrcJoche mordendo elle alcuno ne fucccdono diucrii,
& ftrani accidenti ; alcuni cantano, alcuni ridono, alcuni piangono , chi grida ,
chi dorm^e, chi veglia^ chi falta, chi ttema , chi fuda , & chi patifcc altri diuerfi
accidenti , Se fanno pa^:^ic, come fé follerò fpiritati, & ciò da altro non proce-
de, fc non dille diuerfc nature sì di quefti animali, come ancora di quelli, che
fono da effi morncati , S: anco fecondo i giorni, e l'hore ,
La diuerfità degli inilcomenti da fonare, dimoftra ,che il veleno di qucfli
animali (_ come narra ii Mattiolo nel luogo fopradetto) vniuerfalmente fi miti-
ga, & fi vince con la mufica de' ftìoni , & però fi coftuma di far fcmprc fonare,
di, 5«:nottey finche l'GfFefo fiafanatOyimpcroche il lungo it)ono,&il lungo bai^-
lare ( che perciò fi rapprcfenta qaefta figura, llia in atto di.ballarc ) prouocando
il fudore gagliardamente vince alfine la malignità^ del veleno,<S.: ancorché li det-
ti mftrumcnti per ogni parte fi coftumino 'volontariamente per gulto, ^T^di-
lettatione, nondimeno in quefta Prouincia fi adoprano, non folo a qucflofin*,
maper necenìtà,comefi èdetto.
Le fi dipinge a canto la Cicogna con la ferpc in bocca, perche quefto anima-
. la in niun*a!tra patte dell'ItaHa fa il nido, che in quefta , onde fi dice eflerui pe-
na della vita a chi amma:^^a le Cicogne ypcr il beneficio , che elle apportano
con il cenere netto il pasic ciaiic irr'r ,
Le
^/^
ICONO LO G I<iA
P V G L I A.
Lcfpighe delirano , la ghirlanda dell' 'vliuo,&: 11 ramo de! mandorlo ne di-
moftrano, come in qucfta Prouincia vi è tanta abbondanc^a di grano,or:^o,olio f
mandorle , che facendo paragone di eiraproii nciaalrefto d'Italia, fi può dire,
che efTa ne proucda più d ogn'altra , doue, che non folamcnte quefta regione^
ne ha quantità per fé, ma ne abbonda per nrolti altri luoghi ancora ,
A B R V Z Z O.
DONNA di afpctto virile, &robuftoveftita di color verde, che ftando
in luogo erto, & montuofo con la delira mano tenga vn'afta,& con la
finiftra porga con bella gratia vna ceftella piena di :^affaiano, & appredò lei da
vn de i lati fia 'vn beilidimo cauallo.
I Popoli di quefta Prouincia anticamente fi chiamarono Sanniti , CaraccnI ,
Peligni, Marucini > Precutini, Vcftini, Irpini, &: altri nomi, fecondo i luoghi,&
le Città di ella Regione : ma in generale traile il nome de' Sanniti dalla Citi^ di
Sannio, dalla (^uale anticamente ha riportato il nome tutta qucfta Prouincia,
come
DI CESA%E 'KIPA: 41 f
come quella, che di tutti quelli popoli fu capo, come narra Strabene lib. 5.
Fu pofcia chiamata Aprutio,in vece di Precutìo,cioè da quella parte de' Pre-
cutini,e bora haacquiftatoil nome di Abrutioin vece di PrccutiOjeflfendo cor-
rotto il vocabulo di manicra,chc qucfta denominationc fcambicuolmente è (la-
ta ruccclTa a quella de* Sanniti , e fatta vniuerfalc , come ella a tutto il paefe .
Si dipinge donna in luogo erto t àC montuofo , per eflere quefta Prouincia
così fatta^ é
Si fi 'veftita di color verde , !k. di afpetto virile, Se robufto, perciochc , come
dice Plinio nel libro terzo , che gli huomini habicanti ne* monti fono vigorofi ,
robufti, & più forti di quegli, che habitano luoghi piani jcfercitando più quelli
il corpo, che non fanno quefti <
E perche produce qucfta Regione, grandifllma quantità di c^afferano , del
quale non foto ne participa tutta l'Italia , ma molti altri paelì ancora > fi rappre-
(cnta, che porga la bella ccfta4)iena di quefti frutti .
Il belliflimo cauallo , che le fta apprcflo , denota J generofi , e molto nomi-'
nati caualli di Regno , de' quali de' più forti fono in quefto pacfcjper la già det-
ta cagione del fito , Te bene per )a bclle:^:^a , òC^ grandc:^:^a di corpo ve ne fono
in Caiabria.e in Puglia di molta ftima, malTimc quelli della ra3^:^a del Re, del
Prencipc di Bifignano , d<^_^ altri ,
Sca anche bene il cauallo a qucfta Prouincìa , percioche clTendo animale di
fua natura gcnecofo , 6<r^ feruendo al fatto della guerra , C\ attribuifce a* San-
niti huomini bcllicofi , che ( come appreflo fi dirà ) ftettero à fronte più voltt^
con l'eicccitio de' Romani .
L'hafta,chc tien con la dcftrà mano,è per fignlficato del lor propio nome, fi-
gnificando ( come dice Fefto ) la voce Greca Sannia hafta .
Oltre di ciò l'hafta le fi conuicne in legno della virtù , Si del grande valore.
Perciochc i Sanniti cominciando a fare conto della virtù , Se fra di loro dellt-»
perfone virtuose t in tutti gli atti ciuili , come di pace , così di guerra honora-
uano quelli , & diucnnero tanto coraggiofi , che ardirono di farfi fo^getti tutti
gli conuicini Popoli , fcorrendo gran paefi, Se di farfi inimici i Romani, a* quali
( come dice Strabene nel luogo citato ) fecero più volte veder la proua del loro
valore . La prima volta fu quando molFero la guerra . La feconda quando fu •
rono in lega con eftb loro. La ter:^a quando cercarono d'clFere liberi , & Citta-
dini Romani , e non Io potendo ottenere mancarono dell'ara icitia de* Romani,
6;^ fé ne accefe la^ucrra chiamata Marfica , la quale durò due anni > Se final-
mente ottennero d'eftèr fatti partecipi di quello, che dcfidcrauano »
MARCA.
SI dipinge in forma di vna donna bella, òC di virile afpetto , che con la de-
ftra mano fi appoggi ad vna targa attraucrfata d'arme d'hafta,con l'elmo in
capo. Se per cimiero vn pico , Se con la finiftra mano ten^a vn ma;?^:(o di fpi^he
di grano, in atto di porgerle , Se apprelFo a lei vi far^ì vn cane.
Si rapprefenta beila per la vaghe^^^^a della Prouincia molto bene diftinta dal-
la natura in valli, colli, piani, riui , òe fiumi, che per tutto l'irridano, Se la ren-
dono oltre modo vaga, & beila.
Si
^r^
ICONOLOGIA
A B R V Z Z O.
"SI diplnf^ di virile afpetto con vna mano appoggiata alla targa , & altre ar-
mi, per moftrare li buoni foldati,chc d'ella Proiiincia efcono.
Le fi li mette per cimiero il pico arme di qucfta regione , elTendo che il pìco
vcello di Marte fulTe guidato. 6C andafli ananti le legioni de' Sabini, e quelle^
nella Maica conducelTe ad eilere colonia di quella Prouincia , ik per quefto fil
detto a tempo de' Romani la N'arca j AgcrPicenus, come aliai ben defcriue
in vn breue elogio il Signor Kìdoro Ruberti nella bcllifTima , & marauigliofa-»
Ca"ilciia di Pala!:5^:^o nel Vaticano fatta ù r da Papa Gregorio XIII. di fclicilTÌ-
riTa memoria , nella qual fu di molto aiuto il Rcuerendiflìmo Padre Ignatio
Danti Perugino, & Vefcouo d'^/f latri , che n'hcbbe fuprema cura da Tua Bca-
trdinc , òC l'clc^^io fiì qìjcfto
^-^er Vicenu: , ager difìus e/ì propter fcrtìlitatem , Vkenus a Tico Martis t
yt Str aboni placet > nam annona i& milìtibus ab'Andpt,quibusf.(pè B^mam , f <«-
UrapiHt Italix^ Europ^que parte s iuuit ,
Et cer-
BI CBSA%E %1?A:
MARCA.
4-rf
Et certamente gli huomlni di quefta proitincia non (òlo hanno /buuenuta
continuamente di grano Roma,e l*alrre prouincie : ma ancora hanno dato aiu-
to di fortiilìmi fbldati, & infi^me Tegni di notabii fedeltà , ne i maggior bifogni
loro, & della Chriftianici, contro i Turchi,e gli Eretici;& a tempo de* Romani
antichi fpctialmente fecero,qn2ndo congiurando contro di efii gran parte del-
le Colonie d'Italia gli molTero guerra folo li Marcheglani , de' quali i Permani
rcftorno in fede , & combatterono in lor ieruigio ; onde quegli prouincia , 6^
quella Città ne acqui ftò lode di fedele , & per loro gloria ne i luoghi public! il
'vede fcritto . Firmum firma fìdes Romanorum Coloiria , Onde ra^ioneuol-
mentefelicmeflToacantoilcane ,perdimoftrare la fide tà loro ; Oltre di cib
per dimoftrare, che in quefla prouincia vi fono cani di gran ftimajC bontà,cdt
clTi ne vanno per tutta Tltalia, e ritornindo al valore,e fcdeit ^ di qucfti foldati,
fi dimoftra da VeHeioPatcrculo quando d'cr, che Pompeo armò per la Repu-
blica numero gtaàiffimo digeiuc':ma Lhsjn Cohorte Tìccna^lmimucojìdthat,
A tempi
A* tempi più moderni , quando P;ipa Clemente V 1 1. fi irouiua affecìiatoìn
Cartello S. Angelo<Ial!iSpa^nuol;,&; daiTcdcrchi,i Marchegiaiji qusfi popu-
larmcntcs'inuiorono alla volta di Roma, de i quaiifpinj^endofifluantl il Con-
te Nicolò Mauritioda Tolentino con alquanti cìuìJ1ì,-c con cffo Tullio Rubcr-
ti, fi rilcouarono a cauarlo di Cartello, quando fi andò a fàluare adOruieto.
ROMAGNA.
DONNA con bella ghirlanda in capo di lino con le Tue fogl'c., e fiorì , &
di rabbia: con la deftra manoterri vn ramo di pino. con il frutto,^ eoa
la fmiftra panocchic di miglio, dì panico, di bacellj^di faue ,c di fagiuo'i .
Hcbbc quefta Prouincia diucrfi nomi , vno de' quali fu Flamminia, & dicef!,
che habbia ottenuto quefto nome dalla via Salicata , & raflettata da C Flami-
nio Confolc Romano, come narra Strabene nel hbr. 5. & P. Liuio nel.p. dcllt-»
guerre de* Macedoni , dicendo, che Flaminio haucndofo^gìcgAtii Liguri, 6^
latta pace co' vicini populi , non potendo patire, che i vittoriofi loldati follerò
otiofi, vi fece filicare , e raflettare la via da Roma pec Tofcana , & perTVmbria
fino a Rimino. Fu poi detta Emiliana M. Lepido I:milio,ilqual fece vna ftrada,
che veniua da Piacenza a congiungerfi con la Flaminia » Fu pofcia chiamata-»
Gallia Cilalpinatper altere ftaca hibitatalungotempo daGalliBoij , Infubri,
Ccnomani,&: da altre fimili generationi (come dimortra Poljbio nel quarto li-
bto)diccndo,chehaucndoi detti GallrtrapartateT^'pi,^ fcsndendoin quefto
paei<L>- , fcacciati i Tofcani , che quiui haucuano edificate dodici Citt4, quiui fi
fermarono ,&:dae(fij^alli fu poi nominato tutto quefto paefe Gallia Cifalpi-
na. Fu pofcia detta Gallia Cispadana , & Trafpadana 5 per elTcre da gli antichi
partita la Cifalplna in due parti rcioCf di qua , Àrdi là dal Pò Fiume. Fu pofcia
nominata Cillia Togata 1 cerne fi raccoglie anco da Martiale nel cer^o libro ^
che Jui lo compofc^, .
Hoc tibi , quicquìd ìdefì , longinqiùs mìttìt ab oris .
Gaia a , l\pmana nomine dìBa tog£ .
E più a baffo dice rpecificamcnte,chcera nel foro Cornelio, cioc Imola,
[{pmam vade liber : fi veneris vnde , requiret :
^emilix , dices , de regione yi£ ,
Sì qu'ìlus in Tetris , quafimus in yrbe , rogahit »
Cornelif rcfera^St me licet (Jfeforo .
Tu detta Calila , dlendoui i Galli Senoni ^ & parimente i BoljpartatI neir/ta*
lia, &c quiui hauendonc fcacciati i Tofcani ( come habbiamo dcito) & habitan-
douijccminciarono a poco,a poco a pigliare i ciuiii coftumi de Romani non fo«
lamcnte del modo del viucie,ma altrefi del conuerfarc , Se --yertire > pcrcioche
vedendo quelli cllèr togati ,anch'eglino pigliarono le toghe, che erano '^erti-
menti de' Romani.
Ykimiamente fu ("come narra il Biondo ) chiamata Romagna da Carlo Ma*
gno, d< di. Papa ^/driano prim.a doppola rouina de' Longobardi, per ellèr fia-
ta Raucnnacon a'quante altre Città ,&: Terre vicine fempre per tutto il tempo
de' Longobardi fedelilfimi al popolo Romano .
Si fa a querta prcuincia la ghirlanda di lino «hauendoPiinio in molta ftìmi
il lino
D/ CESA%E 'RIFA
^rp,
ROMAGNA.
lì lino di Faenza nel 'iK. i g, ponendolo nel ter^^b grado di fottiglic^'S^a > & dén^-
fit<ì,&: nel fccondbgrado di biirchc^!5ja ,
Larubbii -vicn mclto lodata q?jftlla di Rauinna da Ùiofcòride , ctìrtie co^
notabile . Le pannocchie di n^it'lic» , &r dì panico denotano la fertilità del paerf
fé , quanto a tutte lé fotti di biade ) de legumi, 6C fpecialmentc migli, panichi,'
faue « Se fagiùoH ,-
11 ramo di pino con il frutto 9 che tiene con la deftra mano , è per dìmoftrartf
lanobiliflirrafcluadipini intorno a RàUcnnaj&Cefuia, che ècofa tanto pro-
pia di qucftaprouincia in ItilJa, che ninna cola la fa tanto differente dall' altre,
quanto ella . Onde Sifto V. di felice mco^oria in vha fua Bolla circa la confer-
uatione di quelle pinete , la chiama decoro d'Italia .
Ma per non laflat di dire cofajthe ftotabìl lìa ? 6<:^ per dar occafione ad altri
porgendo loro materia di variate à modo lóro ■■ foima di qucfta fi,:ura. Io tro-
uo apprello Plinio lodali i Rombi,cgli ^(pu^aj^i di Raucnna, onde Martiale di
«ffi così dice nel ijjlib.
liollis
'420 ICONOLOGIA
Moìììs in equorea qt4£ creuitfpina ^auenna
*]>{on erìt inculti sgrat'ior ^fparagis.
Racconta anco l'abbondanza delle rane , che fi trouano qului » 6^ di brcì
così fauella^ .
Cum comparata rìBihus tuìs ora .
I^lìacm habeat crocodilus angufìè
l^diufqn€ P^nx garrììtnt J\amrìiiates ,
Vi fono ancaia le vici fertili di Faen:(a,dellc quali ne fa mcntione Marco Var3
ronc lib. I . cap. 2. de re ruftica .
Et gli ottimi, e generofì vini di Ccfcna, fé bene poflTono edere fuperati in al-
tri luoghi prodotti , ina gii antichi gli ripofero tra 'vini generofi , come fi legg€
«pprelTù Plinio nel lib. ^. al cap, 6 6: Mecenate ne faceua gran ftima> e però fu-
rono chiamati Mccenatini. Onde non terrei per errore far nella ghirlanda-»
comparire alcune foglie di ^-ite.
Potrailì anco dipingere il Sale , che da Platone nel Timeo fu detto caro > &C*
amico a Dio , & nel p, della iliade fu da Hcmero chiamato diuino, 6^ di cui
Plinio fcrillc quell'antico prouerbio. Sale nihìlvtilius , il qual-e fi fa a Ceruia in
tanta copia , chefi partecipa ad altre ptouincie , & mi parrebbe non difdiceuo-
le, chciic tenciTc in mano, o in altro luogo in vn vafb 9 che rapprefentalle la^
maidica j.chc fi fa in firgoiarlodeinFaen^^a.
E finalmtnie, oltre le ^pradctte cofè, potrebbefi anco fare armata per attry
buirle virtù militare ^^^ndo prodotto per lo tempo pallato s & al prefent(L-»
brauiflìmi huomini, & famolì Capitani) , come Alberico Barbiano reftitutore
dell'antica diiciplina militare in I talia , lo S^oiT^ da Cotignola, tanti Malatefti
daCefcna, e Rimino,! Pcl£ntani,i Lunardi,& Kafponi da Rauenna; i Ciluoli,
Ordclaffi ,gli Afti , de' quali il Captan Cofmo Luogotenente Generale nella-»
Imprefa di Famagofta ; oue per la Santa Fede fìj dal Turco decapitato , infieme
con Aftor Baglionc fuo Generale .
Ed i Brandolir i da Forlì,' Manfredi^ & Martino da Faenza , Vincentio , 5^
Dionifio Naldi da Brefvchclla Generale della Inuittiflima Rep. di Venetiaam-
bedui Guerrieri f?.mofi nominati dal Giauio, & dal Bembo de Re Veneta : 6^
molti generofi Capitani di quella bellicofa Famiglia , dalla quale anco lono di-
fcefi i Signori della Bordigiera,gli Alidofii da Imola,iContiguidi hora Marched
di Bagno, dicefi da Guido Nipote d'Oihone Magno, primo Imperadore in Ger-
cnaniathuomini di grande (limale valoce,& aUri>che lafib per non efler tcdiofò,
LOMBARDIA.
VN A donna bella, grafia, & allegra , il fuo "^efiimento fia di color verde
tutto fregiato d'oro , & argento, con ricami , & altri ricchiflìmi , e va-
ghi adornamenti ; nella deftra mano tenga con bella gratia l'Imperiai Corona
d'argento , S^conlafiniftra vn bacile, oue fiano molte corone d'oro Ducali
appoggiato al fianco,* apprcfib i piedi dal deftro lato fia il Pò fiume,cioè vn'huo
mo ignudo , '^'Ccchio , con barba lunga . & longhi , e ftefi capelli , coronato di
Yfia ccicT.a d'oro . Oufro pec vsiriar queda figura fìa la ulta di egro con 'vna
ghir-
DI CESaARE "KÌP J". ^ir
quale efca copia d'acqua , &: che fi diuida in fette rami , &. con la finlftt^ nia..a
tenga con bella attitudine 'vn cornucopia ,
Ha hauuto quefta nobile , & bcllifi.ma prouincia diuerfi remi fecordo la di-
IKrfir<i de' tempi, 5,: il primofiìBianora GalliaCiralpln:^,^ arco efìa per vnt
parte Gallia Togata, belfina , Aurelia, & Emilia , come tifetiue Catone in libro
Originum , pofcia fu detta Longcbardia, & bota Lombardia .
Io non mi eftendcrò a dichiarare pei qual cagione habbia hitiuto li fopri-
detti nomi per non effcr tediofo , ma ioio dirò , perche fi chismallc Bianora-. ^
che fu il primo nome, che ella hauelfe , come anco , perche fia ftata nominata-r
Lombardia, che'c ftato IWltimo nome .
pael
CaUia Cifpadana , oUm Bianora à vigore Ocno .
Fu finalmente dettaLongobardìa da i Longobardi , che longo tempo t«i»
nero la Signoria di ella Regione , hora dicefi Lombardia , per m^iggior dolce:^-
^a de'la pronuntia«
Bella, graffa , allegra, B^ ^eftita di color verde fi rapprefenta , per «flètè gli
huomini di quefla prouincia amoreuoli , conuerfeuoli , ic molto dediti alli Co*
la:^:^i de Ila *> ita, godendo "^n paefe quarto poflaclTere ameno, fertil<>abbon«
dante di 'viuere, di deliiie,& di tutte le co/ir, che fi richiedono al felice viuert-p
de gli habitatori , oue ione molte Città grandi, famofe Terre , infiniti Villaggi,
& foniuofi Cartelli , magni<ìcent:fl;mi tdifiiij pub!ici,& ptiuati, dentio,& fuo-
ri della Città, fiumi celebri, fonti, & laghi di grandilT-ma confideratione, valli,
piani, & monti ricchi di tutte le gratie della natura, & dell'artjL^ .
iJauori doro, &' argento, ricami, & altri vaghi ornamenti fignificano It
niagn'ficen:^a, lo fplendore, & la pompa de popoli di quefta prouincia , liqua-
li abbondano di ricche;5;;^e, & artifitij, di nobili lauoii confoijne al merito della
la lor molta gran nobiltà, gran 'Nirtù, 6c valore,
L'Imperiai corona d'argento dimortraTilludrc dignità , S^ honoran:^a di
ejuefta prouincia, riceuendo il Rè de' Romani in eflà la detta corona di argenta
quando viene in Italia per incoronarfi , percioche,come riferiscono i dottori nel
e. 'Venerab. de eledb.& la glofà,nellaClementina,prima/uper verbo veftigijs de
ìurando ; di tre diuer/e corone la Macftà dell'Imperatore fi corona ,
Primieramente quella di ferro riccue dall' Arciuefcouo di Colonia in Aqulf^
grana .poi quefta d'argento gli -vien data dall'Arciuefcouodi Milano , dC la-»
ler^a d'oro gli vien data dal 5ommo Pontefice nella Chi«fa di S, Pietro di Ro-
ma , delle quali quella di ferro fignifica la fort«:^:;^a con la quale deue foggioga-
rei ribelli; l'altra d'argento dinota la purità de' coftumi ,& le chiare attioni,
che deuono eflere in lutti i Principi -l'-Nltima d'oro fignifica la fua premincnc^a
in giuftitja,& potent^a fopra lutti gli altri Rc,& Principi temporali del mondo ,
M come l'oro di molto auanc^^a tutti gli altri metalli ,
Le corone d'oro Ducali nobilitano anco , Se inalbano quefta fopra tutte l'al-
Ec tre
422
IC ONO LOG I^A
LOMBARDIA.
tre prouincie d*It Jla, dimoftrando, ch'ella abbraccia , & in Te contiene più h^
mofi Ducati, come "di Milano.
Vi è anco l'antico , &C nobile Ducato di Turino , doue haueuano il Tuo feg-
gio i Duchi de' Longobarbi ( fecondo Paolo Diacono, Biondo , & Sabellico } &
hoggi è p-ilfedato con ottimo , &giufti(Iimogouerno dall' Alte!^:^a vSercniflì-
ma di Carlo Emanuele Duca di Sauoia,veram€ntc Prencipe meriteuole di mag
giore,&qualfiuog!iaftato, per ellèr egli di (ingoiar valore, &rirplendente di
lutee le virtù, come anco celebre di gloriola fama, per la grande:^':?;^» , òC anti-
chiflìma nobiltà dcirorigin fua .
Vi è anco di Mantoua^di Parma,di Piacen::(a,di Ferrara>5<: hcggi ha quello di
Reg{»io, f)C Modena i de' qiuli quinto (ìa la ma(^nificcr:^a , la grandr^^^a,^
lorplcndorcnonfolodi^ucftaprouincia; roadi tutcariuiia è molo a tutto il
mondo*
Le
D7 CESARE %ÌP a: 423
te fi dipinge a canto il Pò , come cofa* notabile di efla prouincia i il qiui paf-
fiindo per mezzo di eflTajgli apporta infiniti commodi, e piaceri, & è celebre per
lo fulminato Fetonte, che in elfo cadde, & fi fommerfc, come diuinamente la-
ido ictiltoOuidio ne! fecondo libro delle fue Metsmoifoiìjn quefti vecfi%
^t TbaetOH YNtUosflarr.n.-a petulante capilios $
VoluìtttY in prxceps lovgocjue per aera tradii
fertur iVtint erdum de Caloftella fereno
' S^xft non cecidit , potuit cecidijjevideri»
! ^em procul à Tatria dhftrjo maxìmus Orbe»
Excipìt Eridanus fumantìaqtie ahlitìt ora .
SI fa anche coronato il detto fiume -, per ellerc il maggiore d'Italia^ , racco*
gliendo nel fuo grembo le ricchc;^:?;e di molti altri fiumi^ perche il Petrarca nel
^^onetro 1 45. così lo chiama .
¥^ de gli altri fuperho -; altero fumé,
w//n^i per edere non iblo il maggiore d'icaiia^ come {\ e detto , ma per nooi
cedere punto alla grande:^:^i de' più famoll del mondo , cioè dei Nilo , e. dei*
nilto» Lucano nel lib 2. cosi dice •
QHoque magrs nulliim teUmfefoluit in amnem,
E"^'danus ifraTtafque euoluitin squerefyluas,
Hefperiamqueexhaurit aqui's» Hurc fabula primum
Topuleafuuium ripas vmhraffe corona :
Cumque diem pronurn tranfucrfo limite ducens »
Succendit Thaetonflagrantibus ^etheraloris > ^
Curgitibus raptis penitus tellure perufìa ,
Uunc habuì(]e pares Thfbeisignibus vnda •
Tion minor hlc T^lo,ft non per plana iacentìs
t^egyptì lylicas i{jlusjiagnaret arenas .
^Ott mirar hic iHro, nifi quod dum permeai orbeni
ìfler , cafuros in qu^libet aquorafontes
^ccipit , & Schyt cas exit non folus in vndas &c.
E come fi è detto, fi potrà dipingere quefto fiume con la tefta di toro con Ic^
corna,percioche (come narra Seruio,& Proba ) il fuon ,chefd il corlb di que-
fto fiume , è fimììe al muggito de' buoi , come anco perche le fue ripe fono in-
curnate a guìfa di corna .
Il cornucopia nella guifajche dicemmo , fignifica rabbondan:^a grande cau-
fata da quefto celebre fiume, clfendo che nel tempo delia Car.icola , come nar-
ra Plinio nel lib. 5. cap. i <5.quando fn l'Alpi fi ftruggcno le neui/ingrolFandofi ,
oc ipargendofi da torno, lafcia poi quei luoghi tocchi da lui fei tiliflimi, & diui-
dendo la prou ncii in due parti,con fecce bocche entra nel mare Adriatico con
tanta copia d'acqua, che ( come dice Plinio nel luogo citato) fa fette mari .
VM A R C A T R [ \ 1 S A N A.
N A donna Icggisdra , & bella , che hai: bia tre ficcif , hauer<J il capo or-
nato a guifa di Bf rrcintia rmadic de i^li Dei antichi , di corona turrita-*
con otto torri d mtorno, ik ncj mezzo -vna più ernia, ntc dcli'altte , far^ veftita
£e 2 fotco
^7/ IC ONO LOG 1<U
MARCA TRIVIGIANA.
fotto di color azzurro , hauerì 'Vna fopraucfte,b manto di oro ricamato di Spi-
ghe j& fregiato di verdeggianti ,& fruttifere "^iti .
5tarà a federe fopra il dorfo di vn*alato leone, tcrr4 la deflra manoappóg»
giara ad 'vna quercia , dalla c]ua'e penda vn roftro di naue , ò di galea , %i con
la finiftra mano lenqa con bella gratia vn libro , & anco vn ramo d'oliuo ,
La prouincia di Vehctia , che da Longobardi Marca TriuiTana fu detta , per
hauer eglino porto il fcggio del Marchefato nella Città di Treuigi j è prouin-
cia nobiliUìma al pari d ogni altra ,chelìaneiritalia>habitatagiidagli Euga»
gei, pòfcia da gli Eneti , & da Troiani , che doppo la rouina di Troia con Ante-
nore in Italia padarono *
Ella al prefente contiene in fc noue CittrJ principali > le quali tutte hanno
il loro Velcouado , oltre le molte Terre murate, ÓC^Caftclla, che 'vi fono,
6C^ oltre il gran numero di -viilagoi , nonlolamente per la gralTe^za del
terreno , il quale e fcitddlirao : ma in gran parte per lo ftto ameni (fimo , ti che
(ì può
D7 CESARE %ÌT J: 42f
fi pub ragioncuolmentc dire, che quella bellc:^^a , che ncU'altre Regioni d'Ita-
lia fi -vede per la dclitiofa coltura de gU habitatori , in quefta folamentc fi veg-
ga per Topera della gran macftra Natura, che così l'ha voluta fabr icare .
Le Città fono Vinegia , la quale è capo, & Signora della Prouincia , Vero-
na, Vicen:^a , Padoua, Treuigi, Cencda, Belluno , Feltro, & Trento, che e porto
alli confini di Germania neil'Alpijdelle quali Città in ogni tempo,& in ogni età
riu/citi fono molti huominiilluftri in lettere, & in arme, che longo farebbe il
farne qui mentione , pofcia che nelle Hiftorie,che ^ì veggono in luce delle cofc
(cguite in Italia così ne gli Antichi , come anco ne i moderni tempi, ritrouanfi
in più luoghi deferirti i loro fatti illuftri , Oc copiofàmentc raccontati, tra* quali
li può -valorofo nominare E^^^elino da Romano , il quale fé ben fu tiranno , fiì
però huomo "Valorolo nell'armi, e gran Capitano .
5ì potrebbero anco annouerare gli i'caligeri, che gi<r per i tempi pafìTati fu-
rono ^Pignori di Verona , di Vicenc^a , àC di molte altre Città fuori di quefta-»
Prouincia, i Carrarefi 5"ignori di Padoua , i Caninefi i'ignori di Treuifo, di Ce-
neda, di Feltro,di Belluno , & tanti altri -^alorofi Capitani di militia , 'Nfciti di
quefte Città : ma per non parere , che fi faccia emulaiione con l'altre prouin-
cic , qui gli tralafcierò , fi come anco i più moderni , che nelle guerre fattc^ «
^Q^ fòftenutedalla5ignoriade' Venetianiin querta • ó^ in altre prouincic-»
hanno dato manifefti fegni del lor nralore , 3^ del loro nome hanno lafciato
immortai memoria.
Quanto al fito , pofcia che ella è rinchiufa tra la Lombardia , la Romagna-» »
il mare Adriatico , il Ducato del Friuli , òC l'alpi Treuifàne , che dalla Germa-
nia la feparano, effa è dalle parti del Settentrione montuofa : ma nel rimanente
piana , fé bene ripiena di vaghi , & ben coki colli, da quali fi cauano delicatidl-
mi 'Vini , & faporitiflimi frutti , Dal piano poi , che ampliilimo fi fcuoprencl
Padouano, nel Treuifauo, 6: nel Cenodefe afiai più , che nel Veronefe , é>C nel
Vicentino, che per la maggior parte fono territori) montuofi,& nel Belluncfè,
Feltrino, 3^ Tridentino, che fono pofti tra monti afiai annulli, & riflretti,6^
però fono più feraci di vino, che di grano .
S\ rapprefcnra bella , &5^ leggiadra con tre faccic , percioche "Veramente e
belliffima quefta prouincia , come anco per alludere al nome di Treuifi, ò Tre-
uigiana Marcx^ .
S\ può ancora dire , che per tale fimilitudine fia fomigliante all'imaginc del-
la Dea Prudenza ,che così da gli c/f ntichi era figurata , la cui "Virtùnel i'cnato
Venctiano particolarmente riluce.
La Corona Turrita nel modo, che dicemmo , dimoftra per le otto torri It*
otto Citt<ì foggette , ar" la Torre nel mezzo più eminente dell'altre rapprefcn-
ta la Città dominante ,
Il colore azzurro del -veftimento , denota l'intimo Golfo deirAdriatico ma-
r« ,che la ba^na, & che da i medefimi Pignori è dominato .
La fopraucfte, ò manto d'oro ricamato di fpighc , & fregiato dì verdeggian-
ti, & fruttifere -viti dimoftra, che nel grano, & nel vino, che effa produce,ci fo-
no accumulate gran ricche:^^e .
£e 3 5iedc
4.2S IC ONO LOG I<!A
S\tàt fopra il dorfo dell'alato leone per alludere ali* infcgna della Republica
di Vcneg"a_» .
Il tener la delira mano appoggiata alla quercia , dalla quale penda il roftro
di naue, ouero di galea dimoftca , che queda prouincia è forte , éc potenti llima
in Italia, & per terra, & per mare mantiene in Te quella grandc:^5^a, che da tut-
ti i Prencipi del Chriniancfmo vicn molto ftimsta, & infieme temuta , 8^ ilf-
pettata per il dominio, che ella ha di quella prouincia, percioche nell'armatt-.
di mare, con le quali efla ha ottenuto vittorie fegnalatiirime in ogni tempo per
ilnumerograndcde'nauilij,&gaIcc, che può fare; & (i è Tempre leruita di
prouincia così d'huomini di battaglia per armarle , traendone Tempre di elFa-i
quanti gli fono ftati a baftan:^a per ogni grand' armata ; come anco per ogni
forte di materia neceffaria per il fabricare, & armeggiare i legni, eflcndo in elFa
prouincia molti bofchi d'arbori a cotal fabrica bene appropiati, ik. fpccialmente
nel Treuifano, doue fi vede a gran commodo delia Republica il celebre , & fa-
mof(3 bolco, dalla natura prodotto,nc' colli del Montello tutto di altillime,grof
fé. Sa dure querele, lungo dieci m'^lia,& Tei largo, daTrcuifi lontano dieci mi-
glia, & dalle lacune di Vinegia venti , fi come nel Belluncre altri boTchi di altiCi
fimi abeti, larici , & faggi per fabbricare antenne , arbori , e remi ; èc nel Vero-
nefe, Vicentino, & nel Padouano grandilFima copia di canapi per far le 'Vele,
le gomonCj^^ ogni altro necelfario arm'gio .
Oltre che in quefta iftefia regione ne i monti di fopra , che fonone! Vero-
ncfe, nel Trentino , Se nei Bellunelc , fé ne caua il ferro in tanta quantità, quan-
to pub badare per rendere perfetta tutta la fabbrica dello aimamenio marina-
reccio , ilquale nell'^rfenale di Vinegia con grandillìma copia di ecceiicntilli-
mi Macftri del continuo fi tratta .
Il libro, che tiene nella finiftra mino, fignlfica non folo gli huomini cele-
bri nelle lettere : ma ancora il nobiliflimo ftudio di Padoua , fecondillìmo S"e*
rninario di ogni virtù , che quiui fiorifce , dal quale fono in ogni tempo riufciti
fapientilfimi Theologi , Philofophi , Medici, lurifconfulti , Oratori, àC infini-
ti profelfori delle ^iti Liberali , che hanno apportato feraprc fplendorc non.»
pure alla prouincia ,ma a tutta l'Italia infieme.
Il ramo dell' olino , che tiene infiemc con il libro , fignifica la pace , che le
conferua il fuo Prencipe , ik Signore .
P R I V L I.
DONNA veftita d'habito fontuofò , & vario , con "Vn caflello turrito in
tefta,fi come fi figura Berecintia,haucr<i il braccio deliro armato con vna
lancia in mano, & che iufieme tenga alcuni priuile^i j co*figilli pendenti .
i'tari appoggiata ad vna grande , & feconda vite , & a feder fopra due corni
di douitla incrocic hiati, l'vno da -vna banda pieno di ogni forte di fpighc^- ,
grani, tifi , migli , òC fimili j l'altro dall' altra parte pieno di ogni lotte di frut-
ti di arbori.
Terrà nella finillra mano vn libro , 6^ ne* piedi i coturni fimili a quelli di
Diana,
DI CESARE %1Pjì: 427
Diana) 5<r appreflb d'eflì vi faranno cannuccic, & giunchi .
5ono tante, & sì diucrfc le qualità, & conditioni ,che fi fcorgono nel Friuli,
che fi potrebbono con lon^o diicorfb dire:ma con 'Vna piccola figura in disegno
non mai bafteuoimcnte elplicarc ,percioche nel circuito di dugcnto , òC cin-
quanta miglia, che lo comprende, fi £rouanoprimaaltifllmebal:^e ^6^ diru-
pate ; poi monti men'afpri , & più vtili per gran copia di legni , & per paftura-»
d'animali; indi fertili, & ameni colli, & finalmente grandiflìma, &: ftmpijllima
pianura, che fi ftende fin'al mar Adtiatico . In quefto /patio ionojd^ torrenti,
& fiumi, & laghi, «Se paludi, & porti di mare , & di fiumi , altri fono rapidi , t-»
veloci, come il Tagliamento, il Turro, e*l Naticene, altri quieti , & nauigabili ,
come il Timauo, la Narrila, il Lifbn:^o,& altri: ne* fiumi ,& ne' laghi, Maitre
acque fi pcfcano varie fpetie di pcfci, de' quali vene ha molti, &bonifIìmi, co-
me lamprede, marfioni, temoli, <J^ anco trute, & di queftc pur'ancho più d vna
forte, poiché di bianche, trofie fé ne trouanoaflai, pcrlafciarci gamberi, che
in gran quantit<ì tutto l'anno fi prendono ,& oltre il pefce marittimo, che da-»
Marano , & da Monfalcone luoghi del paefe fi conducono a Vdine, & altrout*
per l'vfo dcgiihabitatori ; ne minor diuerfità fi troua anco nella terra iftefla»
eirendoLicne di leggiera, di graue, di mezzana di più, e di meno fecondità •
L'habuofontuofo, avario denota la diuctfità delle qualità de Signori» di
che qut (ìa prouincia è habitata, come fi à.\à .
Sfr\t mette la corona di torri in capo,pcrche in quella prouincia vi fono moI«
ti cartelli, 8^ alcune torri fituate d'ogn'intorno fopra i monti , e' colli del pac-
fe^comf ne fa fede Virg. nel 5. della Georg, dicendo,
Caflellain tumulisy& lapidis arua Tìmauì,
Le quali polleggono giuri/ditti )iii fepp. rate con nobili/lìmi priuilegij, fl^di
Imperatori antichi ,6^ di pariiarchi d'Aquileia, ch*vn tempo ne furono pa-
droni, 8^ finalmente anco del dominio Veneto, ch'hora po(Iiede quafi tutta
la prouincia , e certo qucfta qualit<i è molto fingolar in lei , poiché fi numera-
no fin'^ìièttantaduegiurifdttioni , le quali han'\oce in parlamento, che cvn
configlio 'Vniuerfalc , il quale fi fa ogn'anno, vna , e più volte alla prefcn:^a del
Luogotenente generale refidente in Vdine , oltre a molt'altrc , che non v'inter-
ucngono , oue per tal'efìetto fi vede chiaro, che le fi conuiene la detta corona-*
di torri in capo, come anco ben il dimoftra Virgilio nel 6, dell'Eneide, volendo
fomigliare quefta prouincia a Roma, & non per altro ciò fece, fc non per i lette
colli, che in efia Città fi rinchiudono, onde dille.
Q^alìs Berecynthìa mattr
Inuehìtur cunu Tbrygias turrita per Frhes l
Il che tanto più conuienfi , perche cqs) fi viene leggi
. ^ , ggiadramente ad efprimc*
re anco la Città d' Vdine, ch'hora è la Metropoli, 8c il capo del Friuii,contenen-
do in mezzo di fé vn erto colle,& fopra d'elio vn grande,& molto riguardeuole
cartello, onde fi fcuopre tutto il paelè per fino alla marina .
^ Il braccio armato con la lancia , e' priuilegij dimortrano , che le fopradette-.
giunfdittioni fono in obbligo a tempi di guerra di contribuire alcuni caualli
cofi iiuomini armati per fer uigio dei Principe, che perciò han priuilegij,comc^
£e 4 haa
428
ICONO LO G I<iA
F R I V L i;
han fauuto anticamente ( come s*è detto) da Imperidorl,& altri .
^ta appoggiata alla verdeggiante, e feconda vite , perche la qualità de* 'vira
è tanto 'bbon dante inquefta prouincia, ch'in efll con fìftc il maggior neruodel
le Tue ricche^^e , petciochf oltre U quantità fufnciente non folo per i Tuoi po-
poli : ma per gran parte ancora dcll'Alcmagna , & di Vehetia , fono talmente
nominati, & pretiolì , che Plinio nel Tb. decimo quarto al capitolo fefto dilVc^ :
^uguHa Ixxxiì. anwoT vìt£ Lucilio r. tulit acceptos non alio vfu gignitm in finn
adriatici maris non procul à Timauo fonte faxeo colle maritimo àflatu paucas
toquente amphoras,nec aliud aptius medicamentis indicatur. Hoc effecndidtrim
quod Gr^cicelebrantes miris laudibus Vi&ano appellmerunt ex , Adriatico finn.
Nonmieftenderòafar mentionede'Iuoghi in particolare : ma folo dirò,
"^he il vino de) Vipaco non .'ontano da Gloritia hi virtù di ; endere le donne atte
alla gencradonc % onde nella >icina Germania , che cu(Co qu^Ii ve i'aiiorbe , è
nato
DI CESALE %IPA: 42f
nato il prouerbio . Vipocher chcnder mocher .
' Siede in mezzo a* due corriucoplj, come dicemmo, percìoche è communc-#
conditìonc di produrre tutte le forti di biade, legumi , e per fino a' tifi , che ft^
bene non rende qucfta terra tanti per 'vno , quanto le fertiliOIme , tutta 'volta
in alcuna parte di lei non cede a molt'altre ; ma quefto è marauigliolo ih ella »
e fé le può afcriucre a (ingoiar fertilità, poiché in quei mcdefimi campi» oue It^
vigne porgono le loro vuc , fi femina il fotmcnto> e doppo quello il miglio,ouc-
ro formentone , doue tutte tre quelle raccolte fi fanno in vn* anno medefimo ;
di maniera che, fé in altre regioni la terra produce più grano, ha bifogno poi di
ripofarfi , ne fuole in qucll* anno iftcflb d'altre biade caricar i granai del padro-
ne ; ma quefta con tutto che rade volte le (ì dia tregua , non fuole ( eflTendo de-
bitamente lauorata ) defraudare la fpcran:^a dell'agricoltore ,
Genera parimente tutte le forte de* frutti d'alberi , & fi ad ogni artlfi tio , che
in quefto genere vfar fi può , (\ ancora alle piante peregrine fi proua elTere moU
. coarrendeuole , intanto che e per copia, & per bontà fi può agguagliare a qua*
lunque altra , X^ pur di fopra a molt'altre ancora, come ne rende teftimonio
Atheneo nel lib. j.chc parlando de' pomi, così dice . Ego vero yviri amici, ma'-
Xime omnium ea mala. quA F^mf venduntHr, Mutiana di6Ìa,fum admiratus, qu^
ex pago quodam in Mpibus sAquìleìéi conHituto asportavi dicuntm .
Il libio, che tiene con la deftra mano , ne dimoftra , che qucfta prouincia è
feconda di belli ingegni , li quali , & in profii , & in vcrfo , 8c in tutte le facolti
fono Itati celebri , &c ne gli ferirti loro hanno lafciato nobihllìma teftimonian-
t^a della loro dottrina, come furono i Paoli Veneti , i Diaconi , gii Alberti ,i
Moronijgli Amafei,i Robertdli ,i Decianì, i G.atiani , i Cortoni , i Cindidi ,i
Sufani, i Luifini , gii Aregoni , i Rorai , gli Aftcmij , i Partheni j > i Vaiuafoni , i
frangipani , & altri infiniti, per lafciar da parte quelli, che fono in vita .
Et per elfere opportuna alle cacciagioni, le fi mettono per fue dimoftratìonì
i coturni , come quelli di Diana, e finalmente., perche nella parte fua Auftralc^
termina in acque,e paludi, fé le fingono a' piedi le cannuccic, & i giunchi ,
CORSICA,
DONNA di afpetto rozzo fopra di eminente fafib circondato d*acqua »
in capo hauerà vna ghirlanda di foglie di vite , farà armata , 6^ con la-,
dcftra mano terrà •na corfcfca. dalla parte dcftra vi farà "vn cane corfo:machc
fia grande, & in vifta feroce, fecondo che narra Plinio lib.3. capitolo quinto.
LaCorfica è Ifola nel mar Liguftico , *;^ fu primieramente nominata da
Greci Cyrnus, come dimoftra .Strabonc libiO quinto , ik Virgilio nell'egloga 9,
quando dicc^ :
Sic tua Cymcasfugìant examina taxos .
E vogliono alcuni, cke acquiftafic qucfto nome da Cimo figliuolo d'Herco-i
le, e fi:atello di 5ardo , il quale paflàndo dalla Libia a qucfto luogo , e quini fer-
matofi volfe , che da lui folle con qucfto nome addimandato , ellèndo che pri-
ma era detta Tetafii«, come narra Nicolò Perotto .
Pofcia
43^
ICONOLOGIA
CORSICA.
Pofcla fu d'mandara Corfic? da vru donna così chiamata , la quale era paf^
fata in quelVlfola r cercare vn Tuo vitello perduto, & ritrouatolo quiul, ó^ ag-
gradendole il luo(jo, vi fi fermò, e tanto piacquero gli Tuoi coftumi alii rozzi ha
bitatori, che nominarono rifola dal Tuo nome , Altri dicono, che ella fulTe così
nominata da Cot fo , quiui fatto da Golfo valentidimo huomo , il quale lungo
tempo tenne la fignoria di quel paf fé , <Sc fra molti, che fcriuono di queft'ifola,
Dionifio dice , che ella acquiftalle il nome di Corllca da'la gran moltitudine-»
delle cime de' monti; p<rciochequeftonomeCorfo in Greco ,& in Latino de^
notale tempie de* capi, come le dicelle l'Iiola delle tempie de' monti.
Dipingcfifopra l'eminente fallo , perche quefta Ifolac moltomal difpofta a
coltiuarc, fi per i faQi,cornc anco per elFerui altiffimi luoghi , come dice Rutilia
nel i.lib. del Tuo Itinerario così,
Incipit obfcuros ofìendere Cor fi e a monte s
7\iibifernmqu€ caput concolor vmbra Uuat .
5'irap-
DI CESALE %IPA.
43^
SARDEGNA.
Si rapprefènta di afpetto rozzo , perciochc gli habìtatorì di quefta Ifola pec
lo più fono d4 coftumi poco ciuiii, che così dice Strabene nel lib. 5.
La ghirlanda di vite dimoftra, che quefta Itola produce delicati vini > i quali
jn'Roma,6^ in molti altri luoghi d'Italia fono di molta /lima ,
Si dipinge, he fia armata,e che' con la deftra mano tenga vna corfefcajper ef-
fer tali armi molto vfate dalli Corfi,liquali fono ftim.iti buoni,e valorofi foldati.
Le fi dipinge a canto il cane nella forma,che dlcemmcpcrciochedciriralia,
quiul fono li maggiori , 6c^^ più feroci contra gli animali , li quali ne vanno in
molti luoghi {limati affai per la bontà, 6^ ferocità, e bcllc:<;:^a loro.
SARDEGNA.
DONNA di corpo robufto , & di color gialliccio fbpra dWn falFo in for-
ma della pianta dWn piede humano circondato dall'acqua. Hauerà in
capo "Vna ghirlandi d'o'iuo . Sir^ vellita di color verde . Hauerà a canto vn'
animale chiamato MufaIo,il quale, come dice Fra Leandro Alberti nella defcrit-
tione.
^32 ICONOLOGÌA
tioncjchc fa di qiicft'I loia ha la pelle , & i piedi come i cerai, 8^ le corti* rmili
a quelle del montone, ma riuohe a dietro circonflcllè, e di grande^^^^a d'vn me-
diocre ceruo, tcrr^ con la deftra mano vn mi:^:^o di Tpighe df grano , &: con la^
finiftra dell'herba chiamata dal Mattiolo, Sardonia, o Ranuncolo , che è fimile
all'Appio faiuatico . Plinio nel 3. lib. cap. 7. dimoftra con Tautorit^ì (h Timec,
che fuffc chiamata la Sardicgna Sandalioton dalla figura , & fomiglian^^^a, chc^
tiene delia fcarpajla quale da* Greci e detta 5'andialonen,c da Marfilio lehnufàj
pex eder ella fatta a fcmiglian^^a del veftlgio del piede humano , che per tal di-
ftratione dipinghiamo la fudetta imagine fopra il falfo , nella forma del piede,
che dicemmo, & per denotare, che quefto luogo fia Ifola, la circondiamo eoa.»
l'acqua, come hauemo dimoftrato di fopra .
Sardegna .
Dlcefì anco , che ella acquiftallc nome di i'ardegna, da i'ardo , figliuolo di
Hercole,6^ di Thefpia,che quiui pafsò dalia Libia,con molli ce mpa-
gni,fi dipinge di corpo robufl:o,& fopra iUaflb, perche i Sardi fono huomini di
corpo robufto,& di coftumi duri,& rufticij& alle fatiche molto difpofti.
Di color gialliccio fi dipinge , per cagione non fole delTardor del i'ole , ma %
comcdice5"trabonenellib. 5.inqueft*lfolafempre'vl fa cattiua aria ,e maffi-
me ne! tempo dell'Eftate, nel quale fi vede fempre roffa, & gro{Ià,ma più dout
Ci caua il grano, & altri frutii,che fono luoghi più baffi .
Se le da la ghirlanda di oliuo , percioche viuono tra loro molto pacificamen-
te . Non vfano armi, perciorhe fra di loro non fanno guerra, ne anco niuno ar-
tefice è ncirifola, che faccia fpade, pugnali , o altre armi > ma fé ne nrogliono »
ne pigliano nella 5"pa^na, o in ItaHa ,
11 color 'verde dei ■-veftito, denota ( cerne moftra Strabone lib.5. ) e(Ter quC"»
ùo luogo fertile di tutte le cofe ,
Tien con la dcftra mano le fpighe del grano,perch€ quluI ne abonda in quan
tit^ , & fé i Sardi attendeflèro meglio, che non fanno a coltiuar la terra f racco-
glierebbero tanto granojchefupcrarebbequefl'irola la Sicilia.
Se le da l'hcrba i^ardonia , o Kanuncolo , che dir •vogliamo , come cofà Ce»
gnalata , la quale (come racconta il Mattiolo ) chi la mangia more , come ito
attedi ridere per caufadelli ncrui , che gli ritirano , 6^ da tale effetto e tratto
ilprouerbiodd rifo Sardonio.
Le fi met^e a canto il fbpradetto animale , perche ( come racconta il fopra-
detto F, Leandro ) in niun'altro luogo di Europa fi troua eccetto , che In Cor-
fica, -Sì;;^^ in qucd' Ifola- , E anticamente li Sardi vfauano le pelli di tale ani-
male per loro atmadura, &: diefTì ven'cin tanta copia, cheglilfolanilVccido-
no per trarne le pelli,Ac^ acconcie che l'hanno, Se fattone cordouani, ne fanno
Birrcantia in qua; ik in la per tutta l'Italia con gran guadagno^ oltre l'utile, che
fi« cauano per l'vfo ior del viuere,cIIéndo efiì animali bonidimi a mangiare •
V
SICILIA.
N A beiliffìma donna vef^ita d'habito fontuofo,^: ricco, che fieda fopra
d'vn luogo in foima triangolare, circondato dall'acqua, haucri adorna*
to
DI CESA'KE %IPAi
SICILIA.
4-33
to il capo ài vnabclliflima acconciatura di -varie j & ricche gemme , tetri con
la dcftra mano vn caduceo > con la finiftra 'vn raa^:^o di vari j fiori , & fra cfli vi
faranno mefcolati alcuni papaueri .
Le fiano a canto due gran fafci di grano I St'^no della mirabil canna Endo-
fia hoggi detta canna mele , di cui fi fa il :^uccaro , »3c da vn lato vi fia il monte
Etna, dal quale efca fumo, -Sc,^ fiamme di fuoco .
La Sicilia ( come fcriue Strabone nel libro fcfto ) fu chiamata Trinacria , 9C*
il medefimo afferma Trogo da' tre promontorij,che mirano a tre parti del mon
do, che fono il Peloro, il Pachino* e'I Lilibeo» Ónde fopra di ciò Ouidio nel i J.
Kb. delle fue Metamorfofi cofi dice.
Sìcanìam trihus hxc excurrìt in ^quora lìngnìs >
£ quìbus imbrifcros uerfa ejt Vachynos ad auftros
MolUbus expofttum Zephyris lilyb.aon ai ar6ìoi
^€quoris(xp€rtes,fpeÌìatBoreatnqt4eTdonis,
Fu
'^3^^^ ICONOLOGIA^
Fiì anco per maggior confonan::^! chiamara f rinacris, di cui dict Ouìdio nel
4. de' Fafti •
Ttna trìbus/copulis va Hum procurrit in £quor
Trinacris à pofitu nomen adepta loci .
Poi traHe il nome di Triquccra , che ciò rifcrifcc Plinio nel 5. lìhr, della fori
»a triangolare « che perciò rappccféntiamo la pitcuradiqueftaimagincropra
il luogo criangol are- ,J._,-,.
Pigliò anco il nome di Sicania, come narra Dìodoro con Tautorità di Timeo,
dicendo, che fuirc così dimandata dalli Sicani antichifllmi habitatoti di ella j li
quali dall'] fola fi partirono per le continue rulne, che faceuano i fuochi ,
alfine fu detta Sicilia , come moftra Polibio , 6^ Dionifio dalli Siculi anti-
cki{Iìmi,& molto potenti popoli d'Italia,
Bella fi dipinge con habito fontuofo, & ricco, per moftrare lanobiltà , e bel-
le:^:^a di tutta l'ifola , nella quale vi fono ricche , Si nobili Città, Terre 1 Villt-«
Cailella, & altri luoghi di marauiglia , che ciò così dice Ouidio.
Grata domus Cereri iWultas ea poffìdet Frbes .
La bella acconciatura di capocon varie, àc ricche gemme fignificano, come
li Siciliani fiano <i*acu.o ingegno, e nobile meli* inucntioni .
Tiene con la deftra manoilcaduceoiper moftrare la facond''a,chc hanno nel
parlare,^: che con la for^a del loro ingegno falferoinueiìtori dell'arte oratoria,
de* verfi buccolici,paftorali, & di moUeAltrc cole degne di memoria j& Silìo
Italico nel 1 4. lib. lopta di ciò così dice,
Hìc Th^bo dìgnum , & Mufisveter abile Vatum
Ora excelientumfacrits qui Carmine jyluas ,
S^uique Syracufana refon.-.nt Uditori i Camana
TrompTxgens linguai aH tadem cunt bella cieret
Tortus , cifuoreisfueta infigniì t tropheis .
Ilfafclodclle canncmeL-jche le iono a Uto, 8c i papaueri co* vari) fior* i
che tiene con .'a finiftramano, dimofìralagrandidìma fertilità, che è in qu^ia
felici ffìma Ifo.a, ilche afferma Sciabone nel fefto libro, dicendo,che non e pun-
to inferiore a qualfiuoglia altra Ifula , & prouiiicia d'Italia , producendo copio-
Cflìmamente tucto quello , che fi tonuiene al viuere humano , Ed Homero
dille , che ogni cofa 'vi nafceua da fc della , 6^ Claudiano l'afferma a qucft»
propofito cosi dicendo .
faine gratiffìma Tellus
Q^uam nos prxtulimus Cxlo ubi gaudìa noHri
Sangumis , & caros fieri cerìwiendo labores
TmmiadignamanentinullospatiereligOHes
Et nullo rigidi verfabere vomfris iiitt ,
■^ Sponte tUH'sficrcbii agert cejjanteiuuenco ;
Dìtior oblatas mirabitur incola meffes .
Le fi mettono li due gran fafci di grano a cantccomc dicemmo,percioche \a
qweft'Ifolaren'èin tanta copia, che in moki luoghi moltiplica con vfuragran-
diilima; onde Cicerone a quclìo fine chiamò qucH'llola, granato de' Romani.
Le
Df CBS^AICE "RIPA: 'jf.3S
• Le fi mette a c»nto il monte £tna « come cofa notabile di qaeft* Ffola , e de.
i^na di fatne mcntione, poiché molti illuftri poeti ne parlano % tra' quali Ouidi»
nel 4. de' Fafti così dice .
^ItaìacetvaHItfuperoraTypheos^etna,
Cuiìis anhelatis ìgnihm arict humiis
jUic accenditz^mmas prò lampade pintis 9 /'''■^
Uìnc Cererisfacris nunc quoque thicda datur . «èj^'
EHfpecus ex ufi fìm^ura pumicis ajper
llon hQmini faci ti s i non adeunda fera ,
È Lucano nel 2.
Oraferox Sìcula lavaujt Mulciber ^etna
Esilio nel 14. - kfac - ^ ^ ^
^t non xquus am it Trindcria Mulcìher antra
7{am Liparevafìisfubterdepa^acaminis
Sulphmeum romit exafo de -pei lice fumum
^ji ^ttna eru6ìat tremefadis cautihus ignea
Incluligemìtus ipelagtque imitata furorem
M-^rmure per atcos tonai irrequieta fragores
7^'^e dicqf4efimu[ fonte è Tlìle^etontisvt atro ,'
TlammarumeXundattorrtns pièemque procella
Sew,ican.buflarotatllqnefa6ìisfaxaCauernii ' '
Turbine, & afsìduofubnafcemprof.mtlgnis ,
Summo Cana Ingo cohibet (mirabile di&i))' ' ,■
V'CÌnamfamnfisglacièm,aternoqi rigore
*Ardentes borrenti fopu'i > Hat ytrticecclfi
Collis hiems Colidane niuem tegit atrafauilla.
L E G G E.
MATROM A attempata di 'venerando ? /petto , i^cggain tribunaleJ
con mae'U, habbia hi teda vna Diadema> tenga nella dcftra mano vno
fccttro, intorno a! quale (A vna cartella col motto. Jubet, & Vrobibet . So-
pra il ginocchio (ìrtiilrp pnrjgiHì Vn Mbro dritto» ed aperto, nel quale ila (critto.
3n legib^s Salus . Sopra iliibro appoggi la manfiniftra> con la qualocnga il
Regno papale, eia corona In-perialc» :i^
Qucfta figura è fondata 'pTìnc'palmente fopra quella definìtionc prefa dal
Greco . Lex ef2 lancio fancìa iubens honeHa , prohibens contraria .
l a ^cggc fi aQìmiglia ad vna Matrona venerabile : ficorae la Matrona gouer-
na, e conferua la famiglia , così la legge gouerna, e conferaa la Rcpublica .
E Matrona attempata per eilcr la legge antichiflima fatta nel bei principio del
Mondo alli primi noftri parenti , a' quali fubbi to creati , Iddio -vietò , che non
mangis.lTero il pomo ; Seguitò poi la legge Molaica d«ta pur da Dio , e l'Euan-
gclica dettata dal Tuo diletlo figliuolo vero Dio, e vero Huomo . Trai; irolaa-
lichità della legge impo/la dà Minoea* Cretefi ,da Dragone , e da Solone a gli
Athcnicfi, da Ligurgo a* Laccdemoniefi, da Nuraa Pompilio a' Romani,e dAU
Repu-
'4-3<f tCONOLOCrj -
i<<publlcaRomana ne llr Tue xlj.Tsuclc picfe dalla tegalata RfpuK^tlienìerc.
1 Siede jn Tribunale, perche nelli Tiil: unali l«dcnclo,recondo le leggi da* dotti
legifti giudicar fi dr uè.
Ha la diadema in teda • per effer ella Tanta determinatione ; e con ragione-»
Tanta dir (ì pub la legge , perche t cagione , che fi eflerciti il bene ,& fi fugga il
male j laonde tiene Demoftene , che la le^gc fia vn ritrouato , e dono di Dio,
alla quale conuiene , thp tutti gli hucmini obbedifcano , Lex eft^ui omnes ho-
mines obtemperare conuenìt , cum ob alta multa , tum uel eo maxme , quod kx
omnis inuentum quidem , ac Deìmunus eji . Però i'Orator Romano chiamò le
leggi . S an elione sjacrat^ , &facraU leges ; Le q uali leggi , come fantp , 9C^^
/acre non fi pollono "Violare Teni^^a condegna pena ,
Tiene lo Icettro nella deftra, perche comanda cofe giuftc, ed hancfte,cprD«
hibi/ce le contrarie, come Regina di tutte le genti,riuerita fin dalli Rè, che lotto
Io fcettro del deminio loro la fanno riuerire, ed ofleruare da tutti li f uoi popoli.
Il libro denota la legge /fritta, laquale trai^redlrc non fi deue, cflendo in efià
pofta la falutc delie Città . Inhgibus pofita\eJt Ciuitatis Jalus , diflc il Prin*
tipe de' Filofcfi nel primo libro della Rcttoricacap. 14. fenonfijflela legge-,
che lega la 5fi:enata licenza > il mondo farebbe totalmente difloluto , e ripieno
d* incanni , d'ir^iurie, di torti, d oltrs^^i , e di rnille jtìisfaiti , per li quali fi tur-
barebbe r'Nniuerfal quiete, e perirebbe la falute dV^ni Citr^ìjperb il medefimo
f jlofofonel tet^o della Republicadice , Legempiteffe Ciuitati e fi optabile ,
Il Regno Papale, e la Corona Imperiale tenuti dalla man finiftra ìòpra il li-
fcro fono fimbolo deirvna, e dell'altra le^^e, Canonica, e Ciuile, Pontificia , c#
C<iar«a , nelle quali fi comprende ia fcitni^a della Ic^e diuina >ed humana »
Fwe della prima ^artc .
DELL ICONOLOGIA
DEL CAtALIER
CESAKE RIPA-
PARTE SECONDA.
Wr LASCIVIA.
i «T^xfJ'^i^^^^^ giouane riccamente veftita , terriì vn fpecchio con !a
' • -«J^* -L* è^ finiftra mano, nel quale con attencione fi fpecchij , con la de-
**^ I J .^^C» ftia ftia in atto di Farfi bello iivifb > acanto vi faranno alcu-
c^%'inan-^^ nipalì«ri-vceUila(ciui>clulTmiofi,6^vnarmelIino,dclqua--
^ f ¥ ¥ w ■ ledicerAiciato.-
Dinota Tarmcllin candido t e netto
yn huom , che per parer bello , e lafciuo
Si coltiua la chioma , el vifo , e'I petto.
Lafcima,
DOnna con ornamento barbarojC che mortri con -^n dito di fregarfi leg-
giermente la tefta .
i Così k dipingeuano gl'antichi, come fi ^ede apprelfo i! Pierio .
I L A & S I T V D i N E.
"^ ò languide':^ efliua.
DONNA magra, farà d'habito fottile aliai leggiermente veftita,mofl:ran
do il petto difcoperto ; conladniftramanos'apoggier^ad vnbaftone ,
e con la delira terrà vn ventaglio, moftrando di farli vento .
Per la languidezza, o laflitudine ( come habbiamo detto ) intendiamo quel
la debolezza, che elleriormentc accade al corpo,e che l'annoia .
,, 5i dice eftiua, per dimoftrare non la languidezza , o lallitudine cagionata.»
' da malattiavo d'altra cola : ma quella caufata da ftagione naturalmente calda,
ch'èTErtate.
Si dipinge magra , perche efalando la foftanza del corpo per mezzo del ca-
lore, che la dillolue, viene necelTariamentea dimagrarli .
L'habito,& il petto nudo fono fegni cofi della ftagione, vfando gl'huomini
in quella veftimenti aliai leggieri per fcntite men caÌdo,che fia poflibil», come
anco fon fegni del calore, che attualmente li troua in detta languidezza .
Con l'appoggiai fr,moftriamo hauer bilogno di loftentamentOjC chi ha blfo
gno di (oftentamento,non ha forze fufficienti per fé ftelfo, il che è propijflTimo
della noftra figura,che li è detto eil'ec debolezza di forze del corpo humano .
A 11 ven-
i ICONOLOGIA
\\ 'ventaglio moftra , che mouendo Tana ptoflìma già rifcaldata fa luogo
all'altra più frefcha, il che è di molto refr gerì o al corpo , di maniera, che-,
rvfo del ventaglio eflendo per la noia,<Sc aftanno del caldo, dimoftra fufficien-
tcmente , quello che propiamente fi troua nella languidezza , che è la detta-»
moledia del caloic^ .
LEALTÀ.
DONNA 'veftita di bianco , tiene la mano deftrà al petto, 3(s_ vn ca- .
gnolìnoappreflb.
La man deftra fopra il pettoj fignlfica integrità dell'animo, & il cagnolino
per la pcopia indinatione parimente fideltà, e lealtà «
Ledtcu
DOnna 'Veftita di fottilifHma vede; in 'Vna mano tenga vna lanterna àc-
cefa nellaquale ammiri attentamente, & neiraltra vna mafchera ipez-
zata in più luoghi,& fia in atto di sbatterla in qualche muro , h fallo .
La velie fottile moftra , che nelle paiole dell' huomo reale li deue fcoprirt.*
l'animo fincero, òC fcnza impedimento ellcndo le parole à concetti dell' ani-
mo noftro, come la vefte ad vn corpo ignudo .
La lanterna medefimamente fi pone per l'anima, & per lo cor noftro , 6c^'
lo fplendore ,che penetra di luori col 'vetro , fono le parole, òC l'attioni efte-
riori , 8^ come la lanterna manda fuori quel mcdefimo lume , che nafce den«
tro d: lei , cofi l'huomo leale deue eller dentro , e fuori della medefima quali-
tà . A quefto propofito difte Chrifto Noftro Signore , fia tale la "Voftra luce.-,
preftb à gli huomini che eflì ne tendano gloria à Dio , che alla fama de meriti
▼oftri corri fpondano l'opre .
La mafchera che getta per terra , e {pezza , moftra med^fìmamente il di-
spregio della fincione y e della doppiezza dell'animo, come h è moftrato in al-
tri propofiti . Lealtà .
DOnna veftita di bianco , che apiendofi il petto , moftri il propio core per
elVer 'el la 'vna corri fpor denza dell'animo , con k parole ò con l'attioni,
acciò le fia intieramente preftata fede .
iw LEGGE CANONICA,
come dipìnta nella libreria Vaticana,
DONNA, che ftà a federe , con la deftra mano tiene vna bilancia , nella
quale fon pofte da vna parte corone d'oro circondate di fplendore, & da
l'altra parte vn calice lu'nilmenteCTCond.ito di fplendore , dentro al quale (i
vcdcynalcope, e nella finiftra tiene vn libro aperto ,fc'pra il quale èpofta vna
mitra da Vc.couo , ed ha dalia banda deftra del capo la Colomba dello Spi»
ricofanto .
Legge della Cratìa, nel fcpradetto luogo .
DOnna a federe , che con la mano deftra dà la benedittionc ; fopra la me-
defima mano vi è la colomba dello .Sp'ritoianto,la detta dorrà (eàe fo-
p' « "vn gran va(o , dal quale eCce gran quantità d'acqua , e iopra il va(o fono
più Cornucopie, nella fomrriti dellcquali fono figurati gli animali de' quattro
Euaii-
D I CE S A%E %l? ^. s ,
Euangloliftijolcracciò neila man finiftra tiene vn libro aperto fctittouì dcntrot
In priiiC pio erac verbum &c.
Legge del Timore, neifopradetto luogo .
DOnnacolvifoeleaato , e tiene con la man delttale tauole dell'antica
legge, e con la finiflia la fpada verfatile .
Legge Ciuiley neifopradetto luogo ,
VNa donna , che lìede , e tiene con la deftra mano vna bilancia , ed vno.*
ipada , e fopra vna parte di ella bilancia è porto "^m de fafci de' littori
vfati da gli antichi ; e fopra l'altra parte vna corona regale , e con la finiftraj
mano tiene '>rn libro aperto , fopra il quale è porta vna corona Imperiale, ed
in elfo è icritto Imperatoriam maiertatem non foJum armis decoratam , fcd
eiiam iegibus armatanv^eile oportcc .
LEGA.
DV E donne abbrticciate infieme armate d'elmo , e coifalet^'o» con vn*ha-
rta ^-cr vna in n.ano , lopra delle cuali fia viaG .'.. icr; Cs e iopra l*a tra vna
A 2 cor-
jf. ICONOLOGIA
6ornacchia , fotto li piedi di dette donne vna volpe diftela.
Thefeo , per quanto rifcrifce Plinio , fu ijiuentore della Lega detta da' La^
tini, focdus, che più anticamente per autorità d'Ennio fi diceua , hdus, e quel-
li, elicne haueuano cura , erano chiamati fctiales , perche alla fede public»
tra' popoli erano propufti , come piace a Varrone, td e(Iì haueuano cura, che
j»iufta guerra fi pi^liallè , e quella ceflàta , con la Lega ^ e confcderanza fi con-
hituifce la fede della pace , di che pienamente tratta il Panuinio ; Pe Ciui-
tate Romana.
Menalippo legato del Re Antioche aflegna tre fòrti di lega in Tito Liuio ,
Vna quando fi fa pace co' nemici 'vinti , imponendofi loro legge ed aggrauij
ad arbitrio de' vencitori ; l'altra , quando i nemici reftando in guerra del pari
con patti eguali di rendere cofe tolte , e mal polledutc , fanno pace; terzo,
quandofifaamicitiaed amirta con natioiii , che non nano fiate mai nemi-
chc_> . Ma la pili antica confcderanza nominata da Liuio nel primo libro fat-
ta tra Albani > e Romani non cade fotto niuna delle tre fudette forti , poiché
fi ftabilì la lega con patto , che fi combattelle prima tra li tre Horatij, e Cuira-
tij , e che quella patria con bona pace fignoreggiafl'e l'altra , i cui Cittadini ri-
fnanclTero vincitori : e pur quello accordo chiamafi da Liuio Foedus , dicendo
egli . Triufq\ dimìcarent , foedm Ì6lum Inter F^cwanos , & ^Ihanos e fi bis le-
gibusy "pt cuius populi ciues eo ctrtaminc vicijfent , is alteri populocumbova
pace imperìtaret .
Lafoima vfàta da* Romani di giurare TopraTofferuanza di tali patti d'ami-
fta, e confederanza vedefi in Titoliuio nella medefima lega tra gli Albanie'
Romani , ed è riportata dal Biondo lib. 4. de Roma trionfante , dal SigoniO
lib. primo cap. primo de antiquo iure Itali? , e dal Brillcnio nelle formolo .
Vno del collegio de' Sacerdoti fetiali , che vinti erano , dopo molte cerimo-
nie diceua . Se il popolo Romano per publico configlio far^ il primo a man-
care da quefti patti , e leggi . TuGioue cofi qucfto Popolo, come io ferifco
hoggi quefto Porco , e tan to più ferifcilo, quanto più puoi , detto quello , per-
coteua vn Porco con vn felce ; la qual forma è da Claudio Paradino riftretta-»
in qucfto difticho .
Vtfcrofx, vobis prxfentihus accidit ìHì ,
Sic mihicontingat , faìkre fi hic cupiam .
Leggefi altra forma vfata da Greci , apprdlo Homero nella Terza Iliade^ »
oue fi pattuifce i ed ami^itia rim.ettendo piima la lomma della guerra nel fin-
gular duello tra Alcfianùro , e Menelao per amor d'HeIcna in quefta manie-
ra, e conditionc ; che il Vincitore ottenga le ricf hezze , e le bellezze d 'Hc-
Icna , e gli altri reftino i n ferma confederata pace .
t/ilexander , & bcllicofus Menelaus,
Longis hajìis pugnabunt prò rrmlìere ;
ViBorem autem mitlier , & opesfequentur t
Cdèteri veroamicitiam , & federa firma ferientes ,
Tutto
DI CESARE ■IKXrayl. j
Tutto ciò fi (labililca in cotal guiià^ pigliaiia l'Imperatore lauandofi primis
le mani con l'acqua vn coltello , e iradicaua dal capo d'alcuni Agnelli i peli , i
cjuali fi diftribuiiiano a' Principi dcirvna, e l'altra parte, efponendo poi i patti
dello accordo, fcannaua gli Agnelli porti in terra,,e vi fpargeua fopra dei -vino,
dicendo. O Gioue,a quelli, che prima rompecarmo i patciacofi fcorra per tccc»
il lor cerucllo, come quello vino .
iHpiter aHgufli(Jimè,maximè & immortale^ Dij canteri
Vtri priores fadera -pjolatierìnti.
Sic ipforum cerebrum hmnifiuat velutìhoc y'mutn .
Ma noi nella prcfentc figura , non intenderne rapprefentare niuna delle fu-
dcttc forti di Lega , perche cadono fotto la figura della pace ed amicitia : poi*
che non fignifica altro priì propiamente la voce latina , Fccdus, che la pace, c^
i'amicitia, la quale (labilità , fi formauacon qucfto principio di parole AMI-
CITIA ESTO. di che n*è particolare Olleruatore il Biillbnio nel lib.4. del-
le fue fiamole , dicendo . Liuiiis lib. 3 S. c-omprobat Fadus cum ^Antìocho in hxc
yerbaconfcriptufnfuìfic. amicitia ^gi ^ntiocho cumT.I{ hislegibus , &
conditionibm efìo . Si che noi clprimereroo vn'alcra forte di Lega , ed è quella,
quando due, o più parti fanno Lega ,ed accorda di vnirli contro vn loro com-
mune nemico ; tale fu la Lega di Pio Quinto col Re Cattolico , e con la Repu-
blica Vcnetiana contro il Turco , la quale fu detta Sacrum foedus , ed il monte
eretto in fuflldio per tale imprefa chiamafi luttauia Mons facri fcederis , e vc«
defi la detta Lega dipinta nella fala Regia in figura di tre donne abbracciate ,
•^rna dalle quali rapprefcnta I4 Santa Chicfa , la feconda Spagna > la terza Vc-
netia, diftinte con le loro folite imprefe, ed armi ,
Noi habbiamo figurate due donne armate,ed abbracciate j per denotare Tv*
nione ed accordo di aiutarfi con Tarmi contro il nemico »
L'Arione,e la Cornacchia fono fimbolo della Lega contro vno commune ne
mìco, perche quefti due augelli fono nemici alla Volpe, la quale è ad'ambedue
auuerlaria,onde cffi accordanfi d'afcoltare vnitamente infieme la Volpe, e di U
ccrarlajC fpelarla col becco piu,che po(Iono,però habbiamo pofta la Volpe ftefii
fotto li piedi della Lega fimbolo in qucfto luogo del commune nemico,che da*
collegati atterrar fi cerca mediante la guerra 3 della quale è gieroglifico l'hafta,
che ciafcuna delle due donne tiene in mano . Che l'Arione, e la Cornacchia-»
pofti fopra l'afte fieno amici , il dice Arifto» lib. p , cap» primo de gli animaU ;
»Amici cornix , & u^rdeola ; che facciano lega contro la Volpe fi raccoglie dt*
Plinio lib. X. cap. 74. Cernix % & ^rieoUcontravulpiumgems communibm
ìnimicitijSi&c.
LEGGIEREZZA.
DONNA, chehabbìa Tali alle mani, a* piedi agli homcr!,& alla teftij
far4 veftica di piuma finilTima .
Vedi Allegrezza ;
piuma :
L E T I T I a;
A ? TìtT.
• tCO KTO L O G I A
LETTERE.
CO'iìit rapprefentat€ in Tiren^e) in vn hdlijjimo apparato.
DONNA velticad'l.ortftojegeiitirhabito, checon I.1 <ielì:ra mano tie-
ne vn libro, e con la fniftra due Hauti , per fignificare concetti, e parole,
cjucfte come diicttcuoli,qucllc come honorabili ,
LIBERALITÀ,
DONNA con!occhij vn pococoncaul , con la fronte quadrata^ e col n*-
fo aquilino, (-rà veftita di bianco con vn'Aqaila in capo ■$ e nelli dcftra
mano tenga vn compado, ed vn cornucopia alquanto pcndentc,col quale vcrfì
gioie,danari>collane,&: altre colè di prezzo, e nella finidra hauerà vn'altuo cor-
nucopia pieno di frutti, e fiori .
La Liberalità e 'vna mediocrità nello /pendere per habito 'virtuofo , 6^,^
moderato.
Si dipinge con occhi) concau-, e fronte quadra , per fmilitudlne del leont>
liberali iiimo fra gl'animali irragioneuoli , e colnaroacijiliuoperlafimilitu-
diiic
DI CESALE %lP<iA. r
dine dell'Aquila libeialillìma tra tutciglVceili, laqaal fifaM fopralateftacìì
detta figura, per moltrare , che ella liberalità non confifleneir atto cafaalt-.
di, donare altrui le cofc propie: ma nell'habitOjC nell'intcnt Jone della mence^,
come ancora tutte l'altre virtù. Scriuc Ph"nio,che l'aquila, fé fa preda di quaU
che animale per propia induftria > non attende tato a fàtiare l'appetito fuojciie
non lì ricordi (èmpre di lafciarne parte a gl'altri eccelli , godendo , e riputaii-
dofi d'aliai, per veder, che l'opera Tua fola ila baftante a mantenerne la vita di
molti animali .
I due corni nel modo detto , dinotano , che l'abbondanza delle rìccherrc*
èconuencuol mezzo di far 'Venir a luce la LiberaHtà , quando è accompagna-
to con la Nobiltà deiranimogeneroio > fecondo il potere^, 6;,^ la forza di
chi dona-..
Veltefi di bianco la 1 iberalit<ì , perche , come quelto colore è /èmplice , e-»
netto , lenza alcuno artifitio > così la Liberalità è fenza fpcranza di 'Vile in-
terellc-. .
II compalFo ci dimoerà la liberalità douerlT mifurare con le ricchezze , che
iì poflìedono, e col merito della periona, con la qua! s'efèrcita quella virtù, ne!
che ( fé è lecito à fcruitore entrar nelle lodi delluo Signore) merita partico-
larifllma memoria rUlaftiilIìmo Signor Cardinale Saluiati , patrone mio, il
c}ual conforme al bifogno , & al mèrito di ciafcuno compirtele propie facol-
tà con sì giufl-a mifura, & con animo sì benigno , che facilita in vn'ifteilo tem-
po per fé la flrada del Cielo , e della gloria , e per gli altri quella della vita pre*
iinte, e della virtù , con applaufo vniuerfale di faina ilncera .
Liher alita.,
DOnna veftita di bianco , nella delira tiene vn dado,e con la finiftra ipaf »
gc gioie , e danari .
Il dado infegna^che egualmente è liberale chi dona poco , hauendo poco i
ik^ chi dona ailài hauendo molto , purché fi rcfti in piedi da tutte le bandt=»
con la facultà principale .
Liberalità .
Glouanetta di faccia allegra , ò^ riccamente 'Vcllita, con la finiftra ma«
no tenga appoggiato al fmiflro fianco vn bacile pieno di gemme, e di
«nonete d'oro , delle quali con l'altra aaano habbia prefo vn gran pugno, 6^^^
le fparga ad alcuni puttini ridenti, fi<,^ allegri, che da Ce flefli fé ne adornano s
&r le portano in moftra per la gratitudine , 6^ per l'obbligo , che fi deut-f
alla liberalità del benefattore , ouero per moflrare , che ancora il riceuere fa-
iiori, d<^^ ricchezze con debito modo è parte di liberalità , fecondo Topi-
mone de' Morali j (e bene è puì nobile attione, e più beata , il donar altrui It
cofe fu e ,
Il Pierio Valerlano alfegna per antico leroglifico di liberalità , il bacile folo^
il quale noi accompagniamo con l'altre cofe per compimento delia figura , &
per dichiaratione della liberalità figurata .
A 4 Lt;
IC 0 NO L 0 C I^
LIBERTA.
DONN A vcftita di bianco, nella dcrt:ra mano tiene •^nofccttrc, nella
finiftra-vn cappello, di in terra ri fi vede vn gatto.
Lo fcettro fi«nifica rautoriti della Liberti , 6^ rimperio,che tiene di fc-#
medefimi, elTcndo la Libertà 'ynapoflèOìoneairoluta d'animo, & di corpo ,
& robba , che per diuerfi mezzi fi muotiono al bene ; l'animo con la gratia di
Dio 5 il corpo con la virtù ; la robba con la prudenza .
Se ledali cappello come dicemmo , perciochc quando voleuano i Romani
dare libertà ad vn feruo dopo d'haucrgli rafo i capelli gli faceuano portare il
capello , & fi faceua quefta cerimonia nel tempio di 'vna D a creduta protet-
trice di quellijch'acquiftauano la libertà, 6^ la dimandauano Feronia pere Ci
dipinge ragloneuolmcnte col cappello .
Il gatto ama molto la Libertà, de perciò gl'antichi Alan', i Borgognoni , ic
i Sueuijfecondo che fcriue Metodico io portauono nelle loro infegne dimo
ftrando,che come il detto animale non può comportare di circrc riferrtco nel»
Talcrui forza , così eilì erano impaticntiiCmi di feruitiì .
Li-
DI CESARE %IFA: 9
-- Libertà.
DOnna,che nella finiftra mano tiene vna mazza* corti* quella d'Hercole
3c nella delira mano tiene vn cappello con lettere,
LIBERTAS AVGVSTI ex S. C.
Il che lignifica iibertadeacquiftata per propio valore , 6^ Virtii confotr-
ine àquellojchefièdettodiropra , ficT fi vede così fcolpita nella medaglia di
Antonino Eliogabalo.
liberta»
DOnnajchc nella mano deftra tenga vn cappello , àT per terra YÌ fàià Ttt
giogo roteo ,
LIBIDINE.
DONNA bella, 8^ di bianca faccia , con i capelli groflì , 6^ neri , ri-
buifati all'insti, 8^ folti nelle tempie, con occhi gra/Ti , lucenti , 6^
lafciui ; moftrano quefti fcgni abbondanza di fangue , il quale in buana tem-
peratura è cagione di Libidine , 6c il naforiuoltoinsù,c fegnodi quefto
ifteifo pcrfcgno del becco animale molto libidinofb , come dille AtiiVote-
le de fCi ^nomia al capitolo fcIIàntanoue,hauerà in capo 'Vna ghirlanda di ede-
ra , GixÀ lafciuamente ornata , porterà a trauerfo vnapelledi pardo,eper
terra à canto vi fari -vna pantera tenendole detta figura la fmilha mano for
pia il capo.
L'hedcra da* Greci è chiamato ciflTo , 8^ ciliare ( tirando le loro parolitj
al noftropropofjto) lignifica edere dato alia Libidine; però Euftathio dict-»
che fiì data l'hedcra à Bacco per fcgno di Libidine, cagionata dal vino.
La pelle del pardo , che porta a trauerfo a guila di banda , come dice an-
cora Chriftoforo Landino , parimente lignifica Libidine,eIIèndo a ciò il detto
animale molto inclinato , mefcolandofi rion iolamcnte con gli animali del-
la Tua /pecie : ma ancora ( come riferisce Plinio ) col leone. , e come la pel-
le del pardo è macchiata , così iimilmcntc è macchiata la mente deirhuom»
libidinolb di penfìeri cattiui , & di voglie, lequali tutte fono illecite ,
E ancora propio di qucfto animale sfuggire quanto può di ellere veduto
quando il pafce , 6^ pafcendo di fuggerfi il propio fangue , il che è propijf»
fimo della libidine , perche più d*ogni altra cola le fue 'toglie procura di pa-
fcerc nafcoftamentc , e che ninno il veda , dC" di fatiariì cuacuando il propio
fangue, & togliendofi le forze.
Per dichiaratione della pantera il medefi.mo Landino dice, che molti la fan^
no diff.fcnte dal pardo folamente nel colore , percioche qucfto ha più bianco »
& vogliono anco che fia la femina del pardo , de fc crediamo efler vera queft»
cofa , potemo comprendere, chela libidine principalmente, cconmaggioc
violentia domina nelle fcmine , che ne* mafchij , ( come fi crede communc»
mente ) in ciafcuna fpeiie d'animali.
Afferma Plinio eflèr la pantera tanto bella, che tutte le fiere la defiderano :
ma temono della fierezza che dimoftra nella teda , onde eflà occultando il
capo , e moftrando il dotfo rallettaae dipoi cgn fubito empito le prende , e
*iiuora-».
li che
ro ICONOLOCI<iA
Il che è molto fimile alla libidine , la quale con la bellezza , e lufìngha ci
tira ,epoi ci diuora, perche ci confumail tempo ,il denaro, la fama , il cor-
po , óc;^ l'anima iftelta ci macchia , e ci auuilirce^acendola ferua del pecca-
to, e del demonio.
Libidine .
DOnna lafcluamente ornata,fcdendo appoggiata fopra il gomito fmidro,
nella man deiha terrà vno fcorpione,a.canto vi farà vn becco acceib al-
la libidine, & vna vite con alcuni grappi dVue .
Racconta il Pierio Valeriano nel libro decimofefto ,che lo fcorplone figni-
fica Libidine , ciò può edèr , perche le pudende parti del corpo humano fono
dedicate da gl'aftrologl allo fcorpione .
Medefimamente s'intende il becco per la libidine,e(rendo ne gli atti di Ve-
nere molto potente , & dedito a tale inclinaiione foiierchiamentc,corac fi ve-
de nel luogo citato nell'altra figuro a quello proposto.
Sta a federe, & appoggiata Tu 1 braccio per moftrar i'otio j del quale fi fomen-
ta in gran parte la libidine , fecondo il detto .
Otta fi tolUs periere cupidines arctts.
La vite è chiaro inditio di libidme, fecondo il detto di Tcrentio .
Sinc Cerere, & Bauhofrìget Vcnm .
Et ancora perche fi dicono lutluriare le viti,chc crefcono gagliardamente t
come gli huomini accecati dalla Libidine , che non quietano rxui .
Libidine , ò Lnjòuria .
D^pingeuano per la lulTuria anchora gli antichi vn Fauno con vna corona
d'eruca , &c vn grappo d'vùa in mano per fingerfi il Fauno libidinofo , e
l'eruca per inuitare , 3c fpronare adai gl'atti di Venere .
Et propiamente fono luifuriofi quelli , li quali fono (buerchi ne i vez-
2Ì di amore cagionato daWino, che rifcalda, 6^ da molte altre lafciuc coru'
tnodità .
^ Lujfuria,
GL I antichi vfauano dipingere V^cnere fopra vn montone , per la lufTu-
ria ) moftrando la fogget tiene della ragione al ienfo , & alle concapi-
fcenze illecite^ .
L 1 B E B^O ^ I{B I T F, I 0.
HVOMO d'etrtgiouenilc con habito Regio di diuerlì colori, in capo
habbia vna corona d'oro,con la deftra mano tenga vno fccttro 9 in ci-
■la del quale fìa la lettera Greca Y .
li Libero Arbitrio , fecondo San Thomaflò , € libera potcflà attribuita al-
la natura intelligente per maggior gloria di Dia di eleggere tra più cofe ,le^
quali conferilcono al nue noftro vna più tofto,che vn* altra , oucro data vna-»
(ola cofa di accettarla , ò di rifiutarla come più piace . Et w/f riftotele nel terzo
dcU'Ethica non e da tale definitione difcordante, dicendo cflcre vna facultà
di poterfi eleggere diuerfc cofe per arriuare al fine, perciochc non ha dubbio
alcuno ; che da ciafcuno lia voluto , e deli derato il fommo bene , cioè , la fe-
licità eterna, h t]ualc è i'^Uimo fine «li tutte i'attioni humane : ma fono gli
DI CESARE RIPA.
L IBERO ARBITRIO.
//
hiiomìnì molto perfetti , 6<^vari), e diuerfi tradi lorocircarelettionedc-*
modi,e vie d'arriuare a quella mera.
Si dipinge giouancrichiedendofi al libero arbitrio IWfo della difcretlo-
ne , la quale torto che è 'venuta nell'huomo , fa ch'egli fi difponga a confè-
guire il fuo fine co' mezzi , li quali fi conuengono allo ftato , 6; alla condì-
tiene fua_.
L'habito Regio, lo fcettro , ^ la corona fono per fignificare la fuapoteftà
di voler a(Iblutamentequellp,che più alfolutamente gli piace.
Li diueifi colori nclPhabito fono per dimoftrarc rindcteiminatione rua,po*
tendo come s*è dettOjper diuerfi mezzi operare .
La lettera Creca Y fi aggiunge allo icettro,per dinotare quella fenrentia di
Pitagora Filofofo famofo, che co effa dichiarò,che la vita humana haueua due
'Vie , come la (bpradetta lettera è diuifa in due rami , del quale il deftro è co*
me la via della virtù , che da principio è angurta , àC erta : ma nella fom mi-
ta è ipatio/i > &i agiata , ^ il ramo fmiftro è come la ftrada dd vitio, la qu*.
Ice
12 ICONOLOGIA
le è larga, & commoda: mafinifcc in angaftia, &: precipiti) , fi cone molto
bene fpicgano i verfi, i quali fi attribuiicono a Virgilio .
Per h qiial cofà attribuendo noi al Libero Arbitrio quefta letter-, ragionf*
uolmentefignificanoefferein mano (uà eleggere la buona,larea,laficaca, ò
aaen ficura. via da potere periienire alla telicirà propoftaci .
Littera Tythagor^ dì [crimine fé Ba bicorni,
Human£ vìtas. fpeciem preferrevidetur,
7{am via virtutis dextrum petit ardua callem
Difficilemq; aditumprimumfpeSìantihus ojfert,
Sed requiem pr^hetfejjìs in vertice fummo
Male oUentatitev via lata yfed ultima metn
Tracipiat captosyoluitque per érduafaxa ''^
Quisquìs enim duros calles uirtutis amore
Vicerity illefihi iaudemqucdecufquepayahtt
^t qui defidiam luxumquefequetur inertem
Dumfugit oppofitos incauta mente labores
Turpis,inopfquefimul mirabile tranfigit Auum.,
LICENZA.
DO*N N A ignu Ja , òC fcapigliata, con la bocca aperta» e con f ni gHir»
landa di vite in capo.
Licentiofi fi dimandano gli huomini>che fanno più di quello, che conuie-
re al grado loro , riputando in fc ftcfli lode , far q'ielie attioni , che ne graltri
fon biafimcuoli in egual fortuna , e perche può eller queftaliccnj:* nel par-
lare , pero fi fa con labocca aperta , 6^ perche può eifere anco nella libertà
di far palcfe le parti , che per iftinto naturale dobbiamo ricoprire, la qual co-
fa fi moftra nella nudità i nel refto dell' altre opere pigliandofi libertà di far
molte cofe , che non e' appartengono, e quello fi dinota con la 'vite , la quale
inchinando con il frutto mo molte volte fa fare mol te co(c inconuenienti , c^
difdiceuoli; 6<^^ come li capelli, che non fono legati infieme fcorrono libera-
mente, oue il vento gli trafpoita, così fcorrono i penfieri, e l'attioni d'vn huo-
mo licentiofo da fé meiefimi ♦
LITE.
DONNA vcflita di vari) colori , nella delira mano tiene vn vafo di ae-
qua , il quale verfa fopra vn gran fuoco , che a- de in terra *, il che è per
ftgno del contrario.al quale 1 altro contrario naturalmente opponendofi, e cef
cando impadronirfi della materia , e foftanza dell' altro, dà con ftrepito fegno
dilitc, ed'ii)imicitij,il qual effetto imitano gl'animi difcotdl,(Sclitigofi, che
non quietano per fé ftelli, ne danno ripofo a gl'altri .
LOGICA.
DONNA giouane viuace,& pronta, vcflita di bianco , tiene vno flocco
nella dedra mano, e^nella finiflra quattro chiaui con Elmo in capo» &
per cimiero vn falcone pellegrino .
La logica e vna fcieniìa , che confiderà la natura , e proprietà dell'operalio*
si dell'intelletto, onde fi viene ad acquiftare la facilità di leparare il 'vero dal
fnlfo
DJ CESARE RITA. ij
falfo: Adunque come quella che-confiderarottiliOimij&^arij modi d'inten-
dere, fi dipinge così lo itocco,ilquale è legno .d'acutezza d'ingegno, & l'elmo
in capo molha ftabilità, e verità di fcicnza ,.& come il falcone s'inalza à 'volo
a fin di preda, così il logico difputa altamente per far preda del difcorfo altrui,
che volentieri alle fue ragioni fi iottomette .
Le quattro chiaui fignificanoi quattro modi d'aprire la verità in cìafcuna
figura fillogi(tica,in(cgnate con molta diligenza da profcflori di queft'arte .
Veftefi di bianco per la fimilitudine , che ha la bianchezza con la 'verità ,
perche , come quello fra i colori è il più perfetto .^ cofi quella fra le perfctcioni
dell'anima è la migliore, e più nobile , e deue elfef'il fin d'ogniuno , che voglia
cllcr vero logico, oc non fofiita , oucro gabbatore .
'Logica ,
YX Onna con la faccia velata, veltita di bianco , con vna foprauefte di 'varij
U colori, moftri con gran forza delle mani di ftringere vn nodo in 'vna-.
CUI da alfa' ben grofla, 5<^ ruuida , viiìa per terra della canape , ouero altra-
materia da far corde_^ .
La faccia velata di quella figura moftra la difficoIt^,6^ che è impedìbile-,
à conofcerfi al primo afpetto , come penfano alcuni , che per far profìtto in ef-
fa , credono elfer fouctchi al loro ingegno fei mefi foli , e poi in lei anni ancor
non fanno la dcfinitione d'cflà . Per notar'il primo afpetto fi dimoft ra il vifo ,
perche il vifo è la prima cofa.che fi guardi nell'huomo.
Il color bianco nel veftimentofi pone per la fimiglianza della 'verità, come
s*è detto, laquale è ricoperta da molte cofe verifimili , oue inolti fetmando la
villa , fi Icordano d'ella, che fiotto colori di elle (là ricoperta , perche delle cofe
verifimili tirare con debito modo , di grado in grado , ne nafce poi finalmente
la dimoftratìone, laquale è come'vna calla, oue fia ripofta la'vciita,^' fi apre
per mezzo delle chiaue gi^ dette de' fillogilmi probabili , liquali fi notano con
'varij colori , che fehene hanno qualche conformità con la luce, non n'hanno
pero tanta quanto il bianco jcheèl'efletto più purod'elfa.
La corda doue fi llringe il nodo , moftra che la conclufione certa, è quella ,
che Ha principalmente nell'intentione del logico , de dalla fimilitudine della-*
corda,fidice il logico legare vn'huomo, che non fappia ,che sì dire in contra-
rio alla verità moftratada lui , & le faeproue fondate con la iua arte fono no-
di indiUblubili b per forza, b per ingegno di qual fi voglia altra profeilìone , la
ruuidczza della corda , moftra la difhcultà della materia .
La canape per terra moftra , chenonloloè offitio della logica fare il nodo
delle corde fatte , ma quelle medefime corde ancora prouedere con l'arte fua
propia leruendofi d'alcuni principi) della natura , & infegnando di conofccre i
nomijlc propofitioni, & ogni altra parte,ouero iftromcnto deila diicolliatione
il fuo vero,ò: reale iftromento.
Logica .
Gì 5uane pallida con capelli intricati ,'e fparfi di conucneuole longhezza ;
nella mano dcftra tiene vn niazzo di fiori, con vn motto iòpra , che di-
chi
>^ IC 0 NO L O CI <tA
chi ycrum y&falfum, & nella finiilra vn ferpente.
Quella donna e pallida perche il molto vegliare, &: il grande fludio, che in-
torno ad elTa è necelIàrio,e ordinariamente cagione di pallidezza, & indifpofi-
tione della vita.
I.capelli intricati, & fparfi dimoflrano che Thucmo il quale attende alla /pe
culatione delle cofe intelligibili, fuole ogni altra cofa lafciar da parte, e dimen-
ticarfi della cuftodia del corpo .
I fiori fon fegno , che per indurrla di quefta profefsion* fi vede il ver6 ap-
parire ,& il fallo rimanere opprelVo, come per opra della natura ,dairheiba
nafcono i fiori, che poi la ricoprono .
II ferpente c'infegna la prudentia necedàrijdìma a profefIìonc:>'CGme a tut-
te l'altre non s'affaticando in altro, l'humanaindurtria , che indiftinguereil
'Vero dal falfo , &c fecondo quella diftintione faper poi operare con propottio-
nata conformità al vero conofciuto , & amato . Scuopre ancora il ferpente^ ,
che la logica è ftimata velenofa materia , & inaceilibìle a chi non ha grande*
ingegno , & è amara a chi la gufta ^ & morde, & vccide quelli , che con teme-
rità le fi oppongono .
longanimità;
VN A matrona affai attempata , a federe fopra dVn faffo , con grocc^i)
verfo il cielo, con le braccia aperte,& mani alzate ,
La longanimità , è annouerata dall'Appoftolo al cap. 4. de' Calati tra li do-
dici frutti dello Spiritofanto, S. Tomafo nella 2.2.q. 136. art. 5. è 'vna virtù,
mediante , laquale la perfona ha in animo d'arriuare a qualche cofa aflai ben-»
difcofla, ancorché ci andalfe ogni longo tempo . Et S, Anfelmo fopra il detto
C.5. a Calati , dice la longanimiti clfere vna longhezza d'animo , che tollera-*
patientcìnente le cofe contrarie , &;^^ che fta longo tempo afpettando li pre-
mi) eterni, &c le ben pare ^ che fia l'iftclfa virtù , che la patientia , tuttauia lono
diiferenti tra loro, perche co ne dicono li fudecti Autori, 6^ Dionifio Certo-
fino fopra l'ideilo cap. 5. a Calaci la longanimità , è accompagnata dalla fpe-
ranza, che fa che diamo afpettando fino alla fine li beni promeUici da Dio No
ftro Signore, & però quefta virtù pare che guardi più la fpcra'iza, e'I bene , che
la paura , o i'auclACÌa,o la malinconia , ma la patienza fopporta li mali, l'ingiu-
rie , & Tanuerfità prefènci a fine d'hauer poi bene : ma perche non bafta foffri-
re al prefente lolamente fi; ha da loppoctare per qualfiuogiirt longhezza di tem
pò , àC per quanto piacerà ai Sig. Iddio , che però fi dipinge matrona attem-
pata, ^ a federe fopra d'vn falfo .
Si dipinge con gl'occhi) ver'ò il Cielo que'ìa "virtù , acquale s'appropia_j ,
come colla nel Salmo : Deus lonjanimis , & mdtum mifericors , per il fine che
fono li beni eferni promi.ficLd i Oli .
Si rapprefenca con le mmi alzite per la Speranza che accompagna , e fa pa-
rer breueralpeccarei^^ueilD mondo,
LVS- ;
DI CESARE RIPJ.
ij
L V s s V R I a;
\^ N A gionane, che habbla i capelli ricciuti , ed attifitiofamente accon-
ci> fata quafi Ignuda, ma che il drappo ,che coprire le parti , fia di più
colori, e renda vaghezza all'occhio . àCT che ledendo lopra vn cocodrillo,fac*
eia carezze ad vna pernice, che tiene con vna mano .
Lulliiria è vn ardente, e sfrenato appetito nella concupifccnza carnale /en-
za ofletuanza di legge, di natura, ne rifpctto d'ordine, o di fello .
Si dipinge con li capegli ricciuti , ed artifitiofamente acconci , e col drappo
fudctto, perche la lulfuria incita, ed è uia deirinfernojc fcuola di Iceleratezze.
Si rapprefentaquafi ignuda, perche è propio della lufiuria il d.lTìpare ,edi-
ftniggere non folo i beni dell'animo , che fono viitiì , buona fama , Ittitia , li-
bertà, e Ja gratia del corpo, che fono bellezza, fortezza, deftì e zza, e lanità,m»
anco i beni di fortuna che-fono danari, gioie, ponefljori, e giumtntj .
Siede (opra il cocodrillo, perciochegli Egitij diceuaro, che il coi odi ilio era
fegno delia lulluria,pcrche egli è fecondiflimo, e genera molti figUuoli,e come
narri
i<f ICO NO L O Gì 9A
narra Pierio Valeriano nel libro 29. è di così conc.jgio(a libidine , che fi crede »
che della Tua dricta mafcelJa i denti legaci al biaccio dricco concitino , e com-
miiouano la lalfaria .
Leggefi ancora negli fcrittori di Magia , ed ancora appreffo Diofcoride, e
Plinio,che (e il roftro del cocodrillo cerreftrcjil quale animale è da alcuni detto
Scinco, ed i piedi fono podi nel via bianco, e coli beuuti infiammano grande-
mente alla lafciaia.
Tiene , e fa carer ^ alla pernice , perciochc niuna co(à è più conueniente, e
pili commoda per dimoftrare vna intcmperatiflima libidine, ed vna sfrenatif-
(ìma lulfuria, che la pernice , laquale ben-e fpeilb è da tanta rabbia agitata , pel
coito , ed è acccfa da canta intemperan:^a di libidine, che alle volte il mafchio
rompe rvoua,che la feminacoua, eirendo ella nel couare ritenuta, ed impedi-
ta dal congiungerfi fcco »
MACHINA DEL MONDO,
DONNA ch^habbia intorno al capo i giri de* fette pianeti, &;,^ in luo--
go di capelli faranno fiamme di fuoco', il fuo 'vellimento farà compar-
tito in tre parti , & di tre colori .
II primo che cuopre il petto, ^k,^^ parte del corpo farà a'.^urro con nuuoli .•
11 fecondo ceruleo con onde d'acqua .
Il terc^o fin'a piedi farà ■^erde con monti, città, ScT^ cartella , terrà in 'Vna-.
mano la ierpe riuolta in circolo che fi tenga la coda in bocca , il clie fignifica ,..
che il mondo da (e (lellb,5^ per fé ftello fi nutrifce,6<,^ in le medefimo^ ^
per fé medefimo fi riuolge fempre con temperato, 6<,^ ordinato moto , &il
principio corre dietro al fine, 6C il fine citorna al fuo ftellb principio, per que-
fto ancora vi (\ dipingono i fette pianeti «
Il fuoco che ha in cima del capo , 6^ ilcolor del vefìrimento , fignifìca li
quattro Elementi,che fono le parti minori della grandiiTima machina vniuer-
fale. M a'g N A N I M I T /\o
DONNA bella,con fronte quadrata, Se nafb rotondo , veftita di oro con
la corona imperiale in capo, ledendo (opra vn leone , nella man dertr;Lj
tcri^ "vno (cectro , (S<^^ nella finiftra vn cornucopia , dal quale verfi monete^
d'oro . La Magnanimità è quella virtù, che confifte in vna nobile moderatio-
ne d'atfertl , 6^ ù. troua foto in quelli che conofcendofi degni d'eller honora-
ti dagl'huomini giudiciofi,e ftimando i giudici) del volgo contrari) alla verità
fpelle volte, ne per prospera troppo fortuna s'mal:^a, ne per contraria fi lafcia-
no foccomeccere in alcuna parce , ma ogni loro mucacione con egual' animo
foftengono,&: aborcifcono far cola brutta per non violar la legge deH'honeftà.
Si rapprelenta que'ta donna bella , con fronte q jadrata , e n^ifo rotondo à
fomiglian^a del leone, fecondo il detto J'Ariftoceie de hlbn.al cap.9.
Veftefi d'oro, perche qucfta e la materia atta per mandar à effetto molti no
bili penheri dVn animo hbersle, &c magnanimo .
Pc^Ka in capo la corona, &;^_^ in mano lo !cectro, perche Tvno dimoftra no-
biltà di pen fieri, l'altro poten:^. d.Vlleguiili,per notar che fcn:^a quefte due co-
fe è impoilibile ellercitace magna unnica , clìendo ogni habito elìetto di molte
atcìoni
T)I CESJKE RIFJ. ty
tttìoni particolari : fi dimoftra la magnanimità efTer vera dominatrice d«IIc-/
padioni vili, e larga di^entàtrice della facoltà per altrui benefitfo,e non per ra
nità,& popolare applaiito. Al l«one da'Pocti fonoalTomigliati limagnanimi*
perche non teme di quell'animale le forze de gl'animali grandi , noji degna-»
eflò i pIccioli,i&irapaticnte,de'benefitij altrui largo rimuneratore,^ non mai
fi nafconde da' cacciatori, fé egli s'auuede d'cHer fcoperto, ch'altrimenti fi ri-
tira , qaafi non volendo coirrer pericolo fenza nccefliti. Quella figura vcrfa le
monete iènza guardarle, perche la Magnanimità nel dare altiui fi deueoller-
uare fenza penfire ad alcuna forte di rimuneratione, e di qui nacque quel det
to. Da le cofe tue con occhi) ferrati,c con occhi) aperti riceui l'altrui. Il Doni
dàpinge queda virtù poco diuerfamentc , dicendo douerfi fare donna bella ,e
cotonata all'Imperiale , riccamente veftita con lo fcettro in mano , d'intorno
con palazzi nobili , & loggie di bella proipettisa , fedendo fbpra vn leone con
doi fanciulli a piedi abbracciati in fieme, vno di quelle fparge molte medaglie
di oro, e di argento , Paltro tiene le giufte bilancie , e la dritta fpada della giu-
11 ti 1 in mano . Le loggie , e le fabi iclic di^rande fpefe molto più conuengo-
Bo alla magnificenza ch'altra virtù àeroica ^laquale s^efercita in Ipefe grandi»
&:opiedi molto danaro^chc alla Magnanimità modera; rice degliaftetti,6<^^
in quello non (o (e per auuentura habbia errato il Doni,le non fi dice,che lèn-
za la magnanimità la Magnificenza non nafcer-ebbc.
Il kone,oltre quello ch'habbiamo detto , fi Icriue , che combattendo nonu
guarda il nimico per non lo fpaLientar«,&.accic)che più animofo venga all'af-
fronto nel fcontrarfi poi con lento paflò,ò con falto allegro fi rinlelua,con fer-
mo oiopofito di non far co/a indecente allaTua nobiltà.
I Jue fanciulli moftrano che con giuila mifura fi deuon abbracciar tutte le
d.ifiicoltà per amor dell'honeflojper Japatria,per l'honore, per li parenti,e per
gf amici magnanimamente /pendendo il denaro in tutte l'impreie iionorate.
Magnanimità.
Onna,che per elmo portarà vna cella di leotve, ^pra alla qual fi vi fieno
doi piccoli corni di douitia, con veli,<S(: adornamenti d'oro,farà veftita
in habito di guerriera,^ la vefte laià di color £orcliino,&: ne' piedi hauerà IH-
ualetti d'oro .
MAGNIFICENZA.
ONN A veftita,& coronata d'oro , hauerà lafi/onomiafimileanaMa-
gnanimiti,terrà la finiftra mano fopra di vn'ouato, in mezo al quale vi
farà dipinto vna pianta di fbntuofa fabrica .
La Magnificenza è vna virtù, laqusle confifte intorno all'operar cofe gran-
di, e d'importanza, come habbiamo detro,e però lar^ì veftita d'oro.
L'ouato, (òpra il qual pofa la finiftra mano, ci da d'intendere , che l'effetto
della Magnificéza è l'edificar tempij,pala7Zi,&- altve cofe di marauiglia, e che
riguardano ò fvtile pub!ico,o l'honor dello llato,deirimpei io,e molto più del-
la Re!igione,& non haluogoqueft'habitofenon ne Prencipi grandi,e pero fi
dimanda virtù heroica , della quale fi glotiauaAugufto quando diceua haueir
trouato Roma fabricata de'mattoni , & doueria lalciai fabricata di marmo .
B Magni'
D
D
D
>/ ICONOLOGIA
Magnificen':^.
Onna veft'ta d'incarnato , portare li ftiuaiCltl d'oro , hauerà nella dcftra
mano vn'imagine di PaJlade, federa /opra vn ricchillimo feggio , & fc
n rapprefcnter^ì a cauallo, haueri dettafcggta a canto .
Gli ftiuaietti erano vfati da gl'antichi Rè , &pcr fegno di fuggetro Reale ,
l'adoperarono per i tragici Poeti ne* Jor perfonaggi , ScT' fono fegno ancora iti
oueft'imagine di che forte d'huominifiapropia la Magnificenza , che habi-
iogno delle forze di molta ricchezza.
L'imagine di Pallade è per fegno ^ che l'opere grandi deuono portar feco
l'amore di operare 'virtuolamente, & fecondoil decoro , altrimenti farebbo--
iio opere di vanita, e mera pazzia. Le flatuc^ncora,checonipeia , &con
poco 'vtile f riducono a nobil termine dalla fatica , & dall'induftria de'fud-
diti , fon effetti della Magnificenza de* Prencipi , Se tutte quefte cofe lefanno
fblo con cenni, comandando fenza molto fatica> -però appreflo fi dipinge loj
feggia,che già fu il leroglifico dell'Imperio*^ ^ri'iinr
MALIGNITÀ.
DONNA brutta, pallida, veftita del color delia ruggine , Se che tenghi
vna coturnice con la tefta alta "^erfo il cielo,& con l'ali aperte .
Brutta fi dipinge, perciocheroperationi del maligno fono bructillìme , di
fuggite da ogni conuerfationepolitica, & ciuile.
La pallider^za fignifica che quando ton^ infette d'humor maligno ,Ie parti
interiori fi manifeftano ne gli efteriori del corpo »
Il colore del veftimento,dimofl:ra che fi comela,rugg!necont'nuam.écc con.
fuma ogni meiallo,oue ella fi pone» così il maligno non cella mai con la pelli*
itia fua natura di danneggiare ogn'operalodeuole,& virtuola.
La coturnice nella guifa che dicemmo , fignifica maligniti, percheromc-*
narra PierioValeriano nel lib. 24. de'fuoi leroglifi.i, volendo gl'Egi-tti) mo-
ftrarela maligniti ^dipingeuano'vnacoturi^e, peiciochc èdi così pcllima,
& maligna natura, eh'hauendo beuutOjCon le^ampeòc: con il becco intorbida
il rtfto dell'acqua, acciò che niun'altro animale ne polli bere , &: a qut (lo fine
t^^ecliiele Piofeta nel cap. 54. rimprouerando la maligniti degi Hebrei dice :
Et cnm pHriJ[Jì?nam aquam biberitis reliquam pedibus reHris turbatus .
^ M ^ L E n l C E N Z A.
DONNA con gl'occhi) concaui , veftita del color del verderame , coi
cialcuna mano teng.l'vna facella acce/a , 'vibrando fuoii la lingua.»
fimile alla lingua di vna ferpe , &C^ À trauerlo del vellimenco terri vna pelle-»
d'iftncc .
Ucoloiedel vc/limento, &:gli ocelli) concaiii , fgnificano m.aHgnlr<ì, co-
me fi legge nella Fiionomia di ^riftotele , <Sc il dir male delle buone attioni
altrui non nalccfe non da maligniti , la quale Qdcfideraie l'altrui dishonote
fcnc^a alcun profitto per fé medefimo, dando a credere che la gloria altrui re-
ca alla propia h^de imped'mento .
Le due lacelle acceiedimoftrano che la maledicéza acc-ende il fuoco fomc»
taiado facilmente gli odi) , 6c la lingua ancorché humida è molte voice inftro-
Ri eneo
mento d'accendere qucft- fuochi ineftinguibili bene fpellò .
La pungente pelle dcll'iftrìce, ci dinota , che è propio della Maledicenza il
pungere non la vita come ciucila : ma l'honore , & la riputacione » acquiftata
con fatiche , i5c ftenti .
M A L r NT C O N I Al.
DONNA vecchia, mefta,& dogliofa, di brutti panni vcflita » ^nza a!-
cun*ornamento, ftari a federe lopia vnlaflò , con gomiti poiati lopra
i !occhi,<5d ambe le mani fotte il mento, &r" vi lari a canto 'vn'albero fen-
ica fi onde , & fra i fallì , ^à la malinconia neirhuomo qnegh effetti iflefli che
fi la forza dei verno ne gl'aloeri , &c nelle piante , li quali agitati da diuerfì
'venti, tormentati d-d freddo , & ricoperti dalle neui i apparileono fccchi >
fterilijnudi . & di viljilìmo pre;^:^o , peiò non è alcuno che i^on fugga, come-»
cofadifpiaceuolela conuerlationc degl'hucmini malinconie i,vanno elfi fcm-
pre col penfiero nelle cole dilrìcili, le quali fé gli fingono prefrnti > & reali , il
che molhano i fcgni della medi tia, e del doloce .
Vecchia fi dipinge , percicche gl'è ordinario de* giouaniftarc allegri ,& i
vecchi m.ilenconici, però ben dille Virgilio nel 6,
Tallentes habltant morbi , triftifquefenectuf,
E mal veft ta f"en:^a ornamento , p.^r la conformitiì de gralberi fènza foglie,
& fenza frutti, non alleando mai tanto l'animo il malenconico' , che penfi <t
procuraifi lecommoditiperftare in continua cura di sfuggire > òprouedcr<«
inali ches^imagini cfler vicini .
Il fallò mededmamente oaefìpofà, dimoflrachciImaIenconico>c duro ,
fterile di parole, & di opere, per fé , 6^ per gli altri, come ilfàlfo , che non
produce herba , ne lafcia che la produca la terra , che gli fta (otto : ma fé
bene pare otiofa al tempo del fuo "Verno nelfattioni Politiche , al tempo
nondimeno della Primauera , che fi Icuopre nelle necelTIr<ì degl* huomini là-
pienci , imalenconiofìfbnocrouati, & efperimentati fapicntifTimi , & giu-
■jiciofjfllmi ,
MALEVOLENZA.
VECCHIA con occhij concaui , brutta , Scapigliata , e magra , con vn
ma^zo d'ortiche in mano,&vn bafilifco appcellb.
Quefta è della medcfìma natura deiraffettione , dalla quale nalce,cheè
Tedio : ma per eficr meno principale , óc^ molto riftretta , è dipinta in quer
fto luogo donna'Vecchia , perche Vetà fenile la partorifce , ellendocheli
giouanl nuoui al mondo , ftimano parimente nuoue tutte le colè , &c pero le
amano: ma i vecchi-come fianchi di veder gran copiadi cofe hanno a noia fa«»
cilmentei! tutto,
■ E fGapisliacaperdimoftrare , cheli maleuoli non allettano gli animi a bc-
neuol n'^ , anzi fi fanno abhorrire come pelle , che infetti le dolci conuerfa-
lioni-, .ilchedichi-ara il bafilifco , chel'olocon lofguardogl'huomini auue»
Iena. Lamagre^-^a è edetto del continuo ramarico del bene conofciuto in
peiron:^ d^I proflìmo.
L'ortiche come a quefta figura, cosìancoconuengonoa lama'ediccnra
B 2 perche
Za IC 0 NO LOCI zA
perche come l*ortlca punge lafciando dolore fenza ferita, cofi il maledfcen---
te non pregiudica nella vita,o nella robba,ma ncll'honorc,che a pena fi (a quel
che fia fecondo alcuni Filofofi , & pur cuoce , & difpiace a tutti lentirfi oàclb
dooe n fcuopra pur vn poco queftoparticolar intercllc ^
MANSVETVDINE.
DO M N A coronata d'oliuo^coa vn Elefante accanto, fopra del quale po»^
fi lamandeftra.
La manfuctudinc /cconxio Ariftotdc nell'Eticha lib.4.c vrra mediocrità de
terminata corr vna ragione circa la padioficdeU'iramfaggirlaprincipalmen
tc,& in ^uirla: ancora in qucHecofr, con quelle perfbne,comc,& quando,&
douc conuiene per amor del buono, & bello>epacifko viuerc,
L'Elefante nelle lettere de gl'Antichi Egitti} , perche ha pcrnatura di non
combattere con le fiere meno portenti di cflo r ne con le più forti fé non è
grandemente prouocato, da grande inditio di manfuctudine , 6^ ancora
perche caminando in mezzo d''vn armento di pecore , che le 'vengono in-
contro a tira da banda, acci^ehe imprudentemente non le venillero otfeft^ ,
6^ porta tanta olleruan-i^a a cofi debili animali r che per la pre(èn;^a loro
quando è adirato torna piaceuoley ó^cratra-bile oltre a ciò riferifce Plutar-
eho, che fé qualche Peregrino caminando per diferti , habbia perduta la ftra-
da , 5^ /'incontri ncir£lcfajite,noa lolamente non è offero , ma è ridotto al*
la viafmarrita.
L*oliuoè fegno di pace, 5^ di manfuetudlne , e però 1 Sacerdoti de gl'An-
tichi ne' primi tempi voleuano , che tutti i fimulachri de' Dei loro fuflèro fa-
bricaci coUcgnodell'oliua interpretando chea Dio conuierfeellcre largo do-
nitore delle tracie Tue a* mortali, volgendofi conben'gnirà , 6<^^ manfuctu-
tudine a perdonare loro i commelTì peccati , & dargli abbondanza di tutti i
beni a quefto bel Hieroglifico paruc > che i Dei acconfenciirero fecondo chc^
riferifce Herodoto quando fumo pregati da gli Spedauri:enfi a torre la fieri-
liti? del paefe loro, alche furifpolto, chelagratiafarebbefeguica quando ha-
ttetlecofabricatoi fimulachci di Damia,& di Aurelia,di legno d'oliua,& paruc
chedaindi inpoi fin'a certatempo prcllò a Mi Ufi j ardeile lenz'opra di fuox;o
materiale vn tronco di detto legno.
S« ehe oltre di quefto,chc l'olio ha tanta forza controil furore , che ancora
fparfo nel mare quando è turbato fa celiare la t<;mpelta>e lo fa tornar quieto» e
tranquillo.
MARTIRIO. : r
C'> I O V A N E bello, S^ ridenr.e,ven:ito di rolado.con cH occhi rinofti al
I cielo,5: le carni afperle di (angue , hauer<f per le membra i legni dellt-*
ferite , le quali a guifa di pretiofillime gioie rifplenderanno .
N/fartirrn è propiamente il fupplicio ,. che fi paté per amor di Dio , & a di»
fcfa della fede catthoMCa , 6^ della Religione , per g.ratia dello Spirito Tan-
to, & af'pettatione deireterna 'xita , le quah co e lo faijHu fi:ace allegro,- & ri-
dente , còli il '\ellimcnto di fo/ado, in fc^no di quello amore , ik con le cica-
trici
DI CES A%3' %IF e/f . 2*:^
trici , che fono auteiicici figlili de* Sancì Martiri.
MAESTÀ REGIA.
l^llci Medaglia di Antonio TÌ0 .
VN A donna coronata , Se fedente moftri nell'afpetto grauità fneì^z de-
lira mano tiene lo fccttroi Se in grembo dalla finifti'a mano vii'^quila .
Lo fcettro , la corona , <k^_^ lo (lare a federe, (ìgnifica la maeftà Regia > &
per l'aquila grEgitij Sacerdoti , dinotauano la potenza Regia, perciochcGi»-
ueaqueflafoladiedeil Kegno con la fignoria (opra tutti -gli vccelii , ellèndo
fra tutti di fort<.;?^2a, &s^di gagliarde:(^zapreftant>iTìma, la quale cirendo ve-
ramente (tata dotata dalla natura de' coilumi Regali , imita a Utto in tutte le
cole la Regia Maeftà ,
MARAVIGLIA.
VN A glonanc che tenghi libraccio dcftro alquanto alto con la mano
aperta, 5s^ il lìnlftfo ftelo a baffo con la mano parimente aperta ; ma
che la palma di ella mano fia riuolcata "Verfo la terra , 6^ con gamba più in-
dietro che f altra , ftari con la tefta alquanto china vecfo della fpalla ftniftra ,
&: con gl'occhi riuolci in alta.
MarauigJia è -^n certo ftupore dì animo , 'Ghe viene quando fi rapprefenta
cofa nuoiia a lenfi , li quali fofpefi in quella rendono l'huomo ammiratiuo , 8c
ftupldo, che perciò fi dipinge con Ugello del capo , 6^ delle braccia nelU
guilache fi è detto ,
Giouane fi rapprefenta , pcrcioche li marauigllarfi è proplo delli giouani ,
non elkndo ancora in loro efpeiicnza .
MATRIMONIO.
VN giouane dì prin>a barba il quale tiene nella ma no finiftra vn* anello s
ouero vna fede d'oro, &: con la delira s'appoggi ad vh giogo .
Matrimonio è norne di quell'atto che fi fa nclf accoppiare l'huomo , S^
la donna. in marito , Se moglie , legittimo , ilq^iale apprelfo a noi Chrilliani è
Sacramento; vedi S. Mattheoal ip.
. La feded'orodirfioftra la fedeltà, e pariti dell' animo , che dcue ellèro
tra il marito, &^ la moglie , & il primo vfu dell'anello fu , ( fecondo che rac-
conta il Pierio Valeriane ) per tener a memoria di mandare ad effetto qual-
che cofa particolare , òC fi faccua il detto anello , ouero ricordo di cofa mol-
to-^ile; dapoicrefcendol'indu/lria,<iìC^ Tambitionedi ^ana pretendono
di pompa, li veqne air oro, & alle gemme , portate per ornamcHto dello
. inani , dall'intentione di quel primo 'vfo è patopoi , 6^ riceuuto come per
legge , che fi debbano portar per fegno di Matrimonio ; per ricordanza d'of-
ieruare in perpetua la fede promefla vna volta .
Il giogodimoftra eh e il Matrimonio doma gl'animi glouenili , e gli rende
.per fei<S<^er,i'altrui profittcuoli .
'\-: ''>•'» n :> '- Matrimoni»»
TT'N gbuane pompofamente 'veftito, con -vn giogo fopra il collo , «C^^
. \ con 1 ceppi a i piedi , con vn anello , ouero voa fède d'oro in diro , te-
B 3 nendo
i2
IC 0 NO LOGIA
M III T R I M O N I O.
nendo nella medefima mano vn cotogno , Se /otto a*piedl hauerà vna vipera •
Per lo giogo, deperii ceppi fi dimofha , che il Matrimonio è pc/oaHe^
forze deiriìuomo aliai grane , éC^ e impedimento al caminare in molte attio-
ni di libertà , eilcndo il maritarli 'vn 'tendere fé fteilo , Ó^ obiigarfi à legge
perpetua , cori tutto ciò è caro, 6^ dèfiderabile per molti ri/j-)eiti , 6<;,^ par-'
ticolarmerite per lo acquifto de* fucceirori nelle (wt facoltà j le quali (ìano ve»
ri heredi della lobba , 6<^^ della fortia , perriionore, 5<,^^ credito che s'ac-
quifta nella Città , prendendoli quedo carico per mantenimento d'elTà, ÒC^
per lo piacere di Venere , che lecitamente fé ne gode , però d fà'coii l'anello ,
il qu ile è fegno di preminenza , &;^^ di grado honorato .
li cotogno, per cominandameuco di Solone , fi prefentauaagli (po^i Iru
Athene, come dedicato a Venerfr per la fecioaditi^, òC" fi vede inrnolte me-
daglie icolpitò in queft' ifteifo propbfi^', pc'fche fono iri'ditio d'am.óre fcalni-
bfeuole ; cocne dice il Pierio y git^ai^h *;ic Dwinc nobili in alcuni (uog^Hi ,
r - per
►w
DI CESJ%^ RIPA, ^,2j
per effetto amorofo «on baciarrcnto di mani dall' 'vna , 6C dail altra partii
è pili tofto, perdio fi dice i'huoroo corre il frutto , quando 'viene a quel fine,
che h ccnfeguifce Iccitanientc per mezzo del matpmonio, cflendoaltriracft-
ti peccato graue,& che ci fa alieni dal regno di Dio .
La vipera fotto i pitdi , dimoftrache fi deue calpcftare , come cofa 'Vi!«-«
ogni penfiero , che fia con danno della compagnia, a chi è congiunto in ma»
ttimonio , fuggendo il coftumc della vipera » che per dilcttp amorofo ammaz-
iia il marito, come s'è dectoalcroue. i
MATHEMATICA.
DONNA di me:^z*età, 'veftìta di velo blanco,e trafJ3arente,con l'ali al-
la tefta , le treccie fiano diftefegiiì per le fpalle , con vn conipalìb nel-
la delira mano, moftr i di mifurare vna rauola fegnata d'alcune figure,6<r" nu-
meri , 6;^^ fomentata da vn fanciullo , alquale ella moftri di parlare infegnan -
dole, con l'altra rcano terr<ì vna palla grande figurata per la terra col di/egno
dell'hore , 6c circoli ccletli , dc nel lembo della verte fià vn fregio inteflùto
di figure Mathematiche, fiano i piedi ignudi fopra vna bafe ,
Il veftimentotra^arcntedimoftra,che ella na di ape rte, 6;^^ chiare dimo-
llrationi, nclche auanza facilmente l'altre fcienze ,
L'ali alla teftainfegnano, che ella con l'ingegno s'inalza al volo della con*
tcmplatione delle cole aftratte. 4
La faccia di glouane lafciua, conuiene alla Poefia i\^ all'altre profefTìó-
ni> che nell'età giouanill operano la forza loro , & fomminiftrano allegrezza ,
che è proprietà della giouentù. Ma alla Mathematica conuiene Tafpetto di
donna graue , 6^ di matrona nobile , talché ne molte grinze la guaftino, né
moka fplendidezza l'adorni, perche quelle difdicono oue fia piaceuole nobil-
tà, quella perche arguifcc pochi anni , ouero poca prudenza , & molta lafci-
uia , il che non è in qucfta fcienza amata da tutti gli huomini dottijche non fi
fondano nella "vanità delle parole , o de concetti plebei , de' quali prendono
folo materia di nudrirfi l'orecchi degl'hiiomini più delicati, & meno fapienti;
Quefto iftelTo moftrano le treccie fparfe fenza arte per le fpalle , che da fé fole
danno ornamento a fé medefim e .
Il compalfo è Tidromento propio , óc^ proportiònato di qucfla profefllo-
ne,6c moftra che ella di tutte le cofe dà la porpor tione, la regola, e la mi fura.
Sta in atto di tirare il circolo, perche fé bene la Mathematica è fpeculatiua
fcienza , denominandola dal fuo più vero , & nobii fine, nondimeno ancora^
i'rfo, è fine , fé non della fcienza , almeno di chi la pollìede , elfendo necella-
rio doppo l'acquifto dell'habico d'effa per giouamento d'altrui manifeftarla in
qualche modo , e di qui fono nate i'inuentioni di mufiche , di profpetti-
ua , di Archittetura , di Geometria , d'Aritmetica , e d'altre piofeilìo-
ni .che tutti date alle Stampe , ÓcT cauate da' principi) di quella kienza..
c«atinaamcnte recano gufto alli ftudiofi con fodisfattione de gl'autori , iqua»
A4 li per
^4
ICO NO L OCI ^
M A T H e'm A T I C A.
Il per quelli mezzi , come per a^npia (cala fagliono alla fama , 6»;^^ ali'immor-
■Kz\\ià.
Tali habbiamo molti de gl'anticM , Se non pochi che vinono a gloria del-
l'età noftra , fra i quali hanno luogo ChiiftoforoClauio , Giouan Paolo Ver-
ralionc , Giouan Battila Raimondo, Luca Valerio , Federico Mctio , Pietro
Maillardi , Ce/arc Ruida , Omillo Agrippa , & molti altri che con elquificaj
icicnxa ,& con fondamento che vjuamente poliiedono in premio delie fati-
che loro in dono in qutfta prc)fefli(;iie al n( (Irò (ecolo fama (mariita , mer-
cè d'alcuni , che ptr l'spplaufo della foi tura infuptrbiti vogliono elfer te-
nuti huomini di gran (spere in qucfti fìudi) , (laudo fra la calce , ó<f" i (alTì,
non (apendo tflì , che la viitiì i tributari) ama , non fcrua della fortuna.» .
Conuienc aduiique per non deuiar molto dAlnoftro ptopodto di ritornar a^
«quello che diceuam.o.
il^compad© alh Mathematica , Ócilficgio di triangoli , e^d'altre figure*
ùuoino
DI CES^%E RlPyt. sj
«torno alla -^crtc, «loftraGhecoroeloHanci lembo i rregi d'ornamtiivO , o
di foltezza, cefi nelle proue Mathematiche quelle iRtlle lono puncipij,^
fondamenti,
Lapallaconladefcrittionedella terra, Peonie zone Celefìi , dsnpc in-
dicio , che la terra , nel mifurar delle quali lì va fcan.bieuolmente , non l^auc-
rcbbono proue, fé non di poco momento , quando con iì iòftentaiìcro , H^. ai-
feiidcllero con le ragioni Matewiatiche .
IHanciiillo , chefoftienlataaola, <3«: attende per capirle di moftratlue ri-
gioni, c'infegna, che non fi deue diiferire la cognitione di qiiclti piincipi j a al-
tra età, che nella puerile , perche oltre che l'ingegni più ru^ii , e men'aiti , 6<.
con quella s'apre come vna porta di bel palazzo , ò giardino , nel quale poi
-s*entra nell'anni feguenti deir<:tà, fan anche viì'iflicmeiuo da fcgnai^ ntJi'in-
tcllctto noftro , ch*è come carta bianca , ò tauola ra(a , quafi tutte le cole schc
ò da valent'huomini., b da libri ci verranno melle auanti per Taiiuenire ,e pcff
quefto forfè principaimence i Greci quel tenipo che noi conluman-o a appren
der lingue ftranitre , nell'età puerile ieruer.dc^lìefTì della propia , enacuiale.^
l'adoperavano nella Mathematica ; onde difficili fi ftimanohoj^'gi moiri di
quelli efempilch'elll danno per chiarezza delle dottrine. >
I piedi nudi , & ftabili in terra > fono per dimoftrationc dola flacuidcnza»
e (labilità a confermatione di quel che s'è detto ♦
M E D I T A T I O N E.
DONNA d'cti matura, d'afpettograue ,& modello, laqualepòfìaa
federe fopra vn monte di libri , fopra la rpsno del f niflro brat'ci%>> pie-
gato su la colla dei lato detto ripoli la gota-in atto di {lare pen/ofà j <&: fopra il
tieéèro gì nocchio con Taltra mano 'vn libco lucchiufo , hauendoui fra me:^zo
qualche dito. ' '
Eilendo la Medftatloncvna ferma conflderaiionc riguardante la femplice
"^irtiì delle cofe , par che conucngono le (ìidettc qualità , perche lo intelletlio
in quell'età è atto a dilcernere il vero.,. . . :
Lagrauicà,e modeftia non lì difcolla dal conueneuole dell* eti, ideilo
ftudio.
L'atto di /oftentarc li volto , ne figriifìca la grauità de i peniìéri , che occu-
pano la mente in quelle cole , che fi hannoadeflèguiié per opcràre'pf rierta-
mente , <!' non a calo, come ben dille Aulónio de ludo leptemiàpiéfiuiin-»
con quelli veifi .
^ih'il ef? , <]noà ampliorem curam pofìulet quam cogitare quìdgerendnmfit de
hmc incogìtanttsJoYs non confiUumregit ,
Lo Itale ledendo iopra liibii, ne pub dinotare l'afTlduità della Tua pro-
pia operatione fondata nelle fcritture , le quali contengono i principi inci-
.pij naturali , con li quali principalmente fi procede alla inue/tigaiione del
'vero •
li tener il libro fiicchlufo è per accennare . eh' ella fa le rcflelTìoni fcpra^
la co^'uitionc delle tefc , pcrfeimarropinioni buoii«u ì & j^cifette, duUc^
quali
26^ ICONOLOGJfiA
«^uali Vi«n honere » ti anco bene «comeil dioioflraper ìj feguente Eplgctm.
aia irqual dic^ .
felix qui V /f <c curas exu tus inanes .
Exercetmeditans nobile mentis opus
aie potuti certas venturis linquerejedes
Vnie homines yo-um difcere vite queant
ff «»r ergo merito Atemo dignatur honore
Et celebri cantufama per aUra, vehit,
MEDITATI ONE SPIRITVAL8»
DONNA pofta con le ginocchia in terra > con le man gioiTte , hauri gli
occhi chìufi, 6;^ vn velo la cuopra tutta j in modo che crarpaùfca lau
forma di eda donna .
La Medi tatione Spirituale , non è altro ch'vn*atiionc interna , che l'anima
congiunta per carità con D'io fa coniìderando le cofc , che fanno à propofito
per la perfettione, & falute , perciò loflar con le ginocchia in Cerra,& con le
mani gionte infiemej lignifica l^'etìEctto di deuotionc,& humiU<ì,che ha la per-
fcna , la qual continoua j &c vfa la Meditatìon Spirituale.
L'hauer chiufi gli occhi., dimoftra Toperatione interna , attratta dalle cofc
▼ìifìbili, il che fi nota col manto,chc la cuopre.,
11 detto coprimento puòfignifìcar come chi medita, fi nafconde in luogo ri
tirato ) & flaffi fòlitario, fuggen<loi'occafioni^elU didrattion della mente .
Medìtatione della morte.,
D^ N N A fcapigliata , con ^efti lugubri , appoggiata col braccio à qual-
' che fcpoltura,ienendo ambi gl'occhi fifliinvna tefta i\ morto , che fia
loprala detta rcpoltura,& che alli piedi fia vnapecorclla con U tefta alzata,te-
«cndo in bocca herba in fcgno di ruminare»
MEDICI V^>A,
DONNA attempata 1 in capo hauràvnaghidanèta d'alloro, nella man
dcftra terr<i 'vn gallo , àC con la fimflra vn baftone nodoiò auuoltoui
vna ferpo :
Medicina è fciencia per la quale gl'affetti vitali, & nutritiui del corpo , per
mettere ,& cauaic fi conofcono.
Donna di tempo fi dipinge , percioche gli Antichi tennero, che fulTe ver-
gogna airhuomo , che hauefle palmato quaranta anni chiamar il medico , pre-
(upponendo alla Tua compleflìone, 6^ col fuggirò l'-vno, & feguir l'altro
potcflè curar fé ftello , però il Medico 'Vecchio con l'art© , e con refpcrienza »
. conferua la fanità prefente , & ricupera la perduta ,
Gli fi cinge il capo di vna ghirlanda di alloro , perche quefto albero gioua
à molte infermità , oc foleuafi alle Kalende di Gennaro da' Romani dare alli
uuoui Magiftratì alcune foglie di lauro , in fegnoche haueflerodaeonferuarfi
fani turto l'anno , perche fcl creduto il lauro conferire aliai alla fàniti.
La ferpc, d<. il gallo, cerne racconta 1 cfto Pompeo , fono animali vigilan-
ciUìmi
DI CESATA %IP^. 2T
MEDICINA.
tidìmi , ^ tali conu'ene che fiatili quei che miniftrano li Medicina , furono
anco le ierpi apprelfo a gl'antichi fegno di Tanica , perche fi come Ja ferpe po-
(la giù !a -^-ecchia fpogiia fi rinuoua , così paiono gli huomini rifanandofi eC
rinouati
il baltone tutto nodofo , fignificala diffieultà della Medicina /& la fcrpc-.
fuinfegnadi EufculapiOi^Dio della Medicina, come credettero falfamento
i Gentili.
Medicina,
DOnna che fl:ia in atto di fcendere vn grado di fcala , Cara vefliita di ver«*
de a foggia di Sibilla, portare nelle mani alcuni femplici Medicinali,
haucrà apprellb -vn Sole , ScT vna Cicogna , la quale tenga in bocca vn ram«
d'origano,
E arte le medicina nata dall'erperienza nell'altrui infermiti , Si alutata con
la fcienza delle cofe naturali, lequali fono otferuate diligentemente da' Medi««
CI per la lanità dell'haoitto, fi fa che fcende lo fcaliao , perche dalla contem-
pULione,
jg ICONOLOGIA
platìone , rhe è i^ofa molto nobile , & moko alca (ceade all'atcidne della cur.t.*
per merzo di cofe particalari .
E veftica di verde per la fperanza, che p^rta feco all'infermi , & per lo Rigo-
re che rende alla vita che andana mancando .
Con l'origano la cicogna aiuta la debolezza del propio ftomacho , e perb
fu da gPEgitij adoperata nel rnodo detto, per Hieroglifico di medicina.,. A
c]iie(lo propofìto 'vforno ancora l'vcccllo Ibi , il quale come s'è detto altroue
col roftro da fé ftellb fi purga il ventre , come il Ceruo , il qua'e doppo che ha
▼ccifo il camaleonte fmorza il veleno maft-icando le fiondi dell'alloro, il che fa
ancora la colomba per rifanarfi ncll'inrermità .
Il Sole moltra , chela virtù naturale dei cuore, è faaoiita dal color di ePo
Sole^ per l'j quale lì mantiene , & conierui la ianiri in tutte le me«nbia del
corpo, S.<. okre acciò molte virtù , & propietà all'heibe infonde per mezzo d«4-
Je quali la medicina s^cilcicita .
MEDIOCRITÀ.
DO N M A con la deftra mano tenga vn itone tigato con vna catena^ »
òC eoa U fin'.ftra vn'agnello ligaco con vn debole , & fottìi laccio , di-
rrioftrandofi per clTi due eftrcmii! troppo rifentimerito, & la troppo ioffeten-
:^a , 5^ tenendo detta donna il luogho di mezzo, tra quefti eftremi di ficrez-
:;^a , e di man!uetuditie , per li quali veniamo in cognitio(je*d*ogn*altro eftrc-
ino in ciafcun* habito dell'animo , ci può-elTer vero Hieroglifico di mediocri-
tà , la quale fi dcLie;ha\4ere in tutte raccioni > acciòche meritino il nome , & /^
lode di '\irtu ,
Mediocrità.
DOnna bella, (^crìrplendehCe , con Tali alle fpalle, con le quali fi folleua da
terra , additando con vna mano la terra , Si con l'altra il cielo , con ^n
iiiotto fcritto,^he dica Medio tutijjìmus ibis.
M E M O R I A.
DONNA di me:^z* età , haueri nell' acconciatura della tcfla vn Gloil-
liero, ouero -vn Icrigno pieno di varie gemme, ikfàià veftitadi nero,
con li due primi diti della mano delha fi tiri la punta dell'orecchie deliro , Se
con la fjnilira terrà vn cane nero .
Dipingefi la Memoria di mc:<^^a et.à , perche Ariftotcle nel librò della Me-
moria , & della riCordan:(^a dice , che gl'huomini hanno più memoria nell'età
perfetta, che non hamio nella vecchiaia, per la kordanza , b nella pueritia per
non hauer imparato .
L'acconciatura del capo , nel modo che s*è detto , dimoftra , che la memo-
ria , è fidelilFima ritentrice , &c conferuairicc di tutte le cofé, che le fono rap-
prefentatc da noilri fenfi , 6: dalla fantafia jperò è addimandataTarca dello
Scienze , « de' Iciori dell'anima .
Vcftefi di nero, il qual colore Hgnif.ca fermezza, &r" f! abilita per la raglo-
"nedecta altroue , clfcndo propio deila memoria ritener fermamente le torme
dei ieijlo , come diccuamo rvipprclènute , àC Aiiiiotclc l'afferma nel luogo
citato di iopra , .
TiraÉ
DI CE S^%E %IP '^', 29
Tirafil a punca dell'orecchio, in conformiti di quel che dice Plinio iib, ii,
dellMftoria naturale con qucftc parole :
JEflift aure ima memorUlocusquenttangentesatteftamur»
Et Virgilio nel 'Egloga 6, dice,
Cnm canerem ^ges , & prxlia Cynthius atfrem
yellit-,^ admonit.
W csne nero (ì pone per la mcd«fima ragione del colore del ^eftimcntodi
detta figura , come anco pecche il cane è animale digran memoria , il che (i
^ede per efpcrienza continoua , che condotto in paeiè ftrartiero , &;^^ lonta-
no per ritornare , onde è ftatoleuatodafc (tellofcnzaditficukàritroua la-,
ftrada. Dicefi anco che ritornando Vliilèirppatriadoppo '\cntianni nonfiì
altro , che 'vn cane lafcìato da lui aila partenza , che lo riconoicelle , & acca-
re^^^^alfe » Onde Socrate apprclfo Platone nel Fedro , giura per lo cane , che^
Fedro haueua imparato temente tutta l'orationc che Lifiahaueua comporta.
Minima,
DOnnaconduefaccIe, vcftitadinero, ó^ che tenga: nella mano deftra
vna penna, &: nella finiftravn Ubro,
La memoria e vn dono particolare della natura-, &C&. mt)ltaconfideratio-
ne abbracciandofi con efTa tutte le cofe pallate per regola dì prudcn:^a in quel
le che hanno a fiiccederc per l'o ati*ien ire, però fi fa con due faccic.
Il libro, & la penna, dimoftrano, come fi fuol dire, che la memoria con Tv-
fo fi peifettiona , il quale 'vfo principalmente confille >ò nel leggere > o nello
icriucrc-...
MEMORIA GRATA DE* BENEFITII RICEVVTI,
del Signor Giouanni Zarattino Caftellini ►
VM A gratlo/à giouane iticorónata con rimo di Ginepero folto di gra*
nelle; tenga in mano vn gran chiodo , ftia in me:^zo dVn leone,ed'vn^
aquila . Incoronafi con gine pero, per tre cagìonijl'vna, perche non fi tarla,nc
s'inuecchia mai . Plinio lib^. cap.-^o. Carì(m}& mtuHattm nonfentititinipe-^
rWjCofi la grata memoria per tempo alcuno non (ènte il tarlo dell* obli uioncg
ne mai s'inuecchia, pero la figuranogiouane , La feconda perche al ginepero
non cafcano mai le fogHe, come narra Plinio hb. i d.cap. 2 ucofi 'Vna perfona
non deu« lafciarfi cadere di mente il benefitio riceuuto , La ter^^a perche It-»
granella del gineperr ftiilate con altri ingredienti > giooano alla memoria , ed
vna lauanda bollita con cennerc di ginepero, parimente conferifce molto alla
memoria ,come tra gli altri Fifici infegna il Gaalthero nel trattato latino del-
la memo ia arcificiale ,
Ceftore Durante medefimamente conferma , che le bacche del ginepero
confortano il cernello, e fanno bnon^ memoiia, la quale confeinar fi deue eie
,ca li benefici) riceuuti, & efTer fempiterna , epitheto dato dall'Oratore dicen-
do, cuifum ohfirictm memoria bene^àifcmpiterna i di cui legi cinicamente può
•ellctc iimbolo il ginepero annouet«t J «a le piante eterne.
Il chiodo,
jo ICO NO L O Gì <iA
MEMO:Ua GUATA. L>L' BLNEiiCll KlCEVVn
li eh indo,, he tiene in mano,è tolto dagli Adagi j in quel proucrbio, Clauo
trabaU figere be/ieficium,confìccare il beneficio con vn chiodo da traue,per de
notare la tenace memoria del bencfitio riceuuto ch'hauer fi deue .
Ponelì in mezzo al Leone>ed all'aquila perche qucfti animali,, -ncor che prì
ui di rag onc y hanno moftrato di tener grata memoria de beneficij riceuuti *
Jjn quanto al Leone AuloGellio nel v.lib.cap.24iri/èrirce,che: Appone hifto-
rico Greco bfsò fcritto di haue' e , non vdito, ma con gli oichij propij vedaro
m Roma nel Cerchio madimo, bcendod li giuochi publici delle caccie , ede-
re flato efpoilo v.no'.Lchiauo detto per nome Androdoallefiere, e bcftic che vi
erano, tra Icquili vno boti ibile > e feroce leone iubito, che '^^idde And^odo
liteote quafi maratiig^ iato,e dapoi s'accvjlto a lui , facendogli fefta con la coda ,
corneè^coflumed'a'rjoreuoli cani, e leg-^iTmentegli leccaua le gambe, e 'e.^
minila jAndrodojC he primiera (lu U inort ^ di paura, accarezzato dalla fiera,
coiTainoiò.a p.i^iaielQjtti .uitolputo, fiilando gracchi j-^erlo il icone, ailbo-
ra,come foilc Fatta iCimbiCAiolc ricogni';w*ie> l'huuiuo, e la fiera allegi i , pare-
..' '.'. '". ua,che
DI'CESJRE RTP^J. sr
ua che l'vno fi coaigraculaile di veder faltro . A qiiefto fpettacòlo -cefi mira- '
biJe il popolo mandò fuora 'vocigrandillimedimarauiglia : }?crcbe Andro- >
do fu condottoauantirimperadore,iI qualegli dimandò iniqua itìodo <|'Uel''^
leone cefi acjocefulle'veirro di lui mansueto, Androdonfpole,chcgià}''hauei« '
uà conofci^^n Africa ,quandovi era Proconfole il /uopadtonfe', «lai <^u*léji
per le gran ^miturc, che da lui gli erano date , fé ne fuggì per flar Ji'aiìroftò -m^
lolitudini, e campi deferti , e che fi ricouerò nella sferza del gran <:alor del So-
le in "vna fpilonca, ne lletic molto che vi arriuòquel leone aflai addoiorato,e
r>rertO' di lamrntiaicuia(pcttoAndrodo temè, ma il leone. con àtVòlìurnilcj^
aua.fi dimandafle aiato> alzò vn piede ,« lo porfè verfo lui. Androdo vedendo
i| piede infanguinnatojcomprelcjche vi hauefle male , sì che gli pigiiòil pie-
ci? , dal quale traile fuora vno acuto (lecco , « gli nettò la piaga , il leonccon-
(òlato del medicamento , gli 'ìtac care:^:;^e, « fi riposò in feno a lui , edaindrin
poi Androdo per tre anni continui habitònellamedefima fpelonca col leone ,
e vilì'edfUe fieie che il leone pigliaua,dellequali la miglior parte per manca-
mento di fuoco al Sol gagliardo, che in quelle parti di continuo arde , ioleua
cuocere , -e di quelle cefi cotte finutriua ; macol tempo -cHèndogli venuta in
faftidiocofi fiera, e filucrtre vita, andato il leone a procacciare il (olito 'vitto»
Androdo iafsò la (pelonca, ed v^fcì di quel deierto , hauendo caminato pre tre
giornironti' ui , ^'abbattè in vn>a fiquadradi foldatijda'cjiiali ricottotciuto, fu
mand.ìto d'Africa, a Koma, doue il padrone gifl era tornato, il quale il giudicò
reo dellamorte , come leruofuggitiuo , cdordinòche folle condennatoallc
beftie,ira le. quali era iliudetto leone, che ancor eflo fu prefo, e condottaa^
Roma , il qua'e ricordeuole del henefìtio per lo riceuuto medicamento , non
'Volfe altamente offendere il riconofciuto benefattore^ ma più tofto l'accarez
,^ò : per il che Androdo fiì dalla pena alloluto , € per decreto del Popolo gli fiV
donato il grato,e cortefe leone , col quale poi legato con vn delirato vincolò
andauaa IpafTo per tutta Roma, e le genti gli corrcuano incontro , dicendo;
Hic eft leo hoipes hominis, hic cft homo medicus leonis .
Ir quanto all'Aquila, Grate Pergameno di paele vicino al fiume CaicOnel-
TAfia, narra, che fedici mietitori alletati mandarono vno decloro c-ompagni a
pigliar dell'acqua , il quale vicino al fonte trouò vn' aquila , che era foftocata;
da vn lungo Serpente , che intorno il collo con vanj giri le s'era suuinchiato^
hauendo egli feco kfua falce tagliò a \>t'ZJ^ il detto ferpente , e lafciò volarcJi
Ubera l'aquila } Ellendo pòi ritornato coi "Vafb pieno d'acqua , diede bere aj».
tiatti li'compagn', e volendo anch'elio beuere in vn tratto l'aquila fopragionfe
e coniale gii sbattè dalla bocca il '^afo in terra , il mietitore mentre attribuì-
fce ciò ad ingratitudine dell* aquila da lui liberata, -fedeli funi compagni ,
che beuuco haueuaiio , cadere immantenente morti : onde fubito pensò , che
l'acqua folFe auuelenato , e conobbe ellète in 'Vita rimafto^ per grata ricom-
pen/a del benefitio fatto all'aquila .
Degno è anco,che fi racconti il cafò,che Plinio nel cap, v. del x. lib. efpone,
doue leggefi , che! n Serto Città della Thracia vna Doi^eila nutrì vi/aq.uila,
la quale per rendeiegratia de gli ahmc-nti,gl.vau^eliij ch'cHa pigliaua , li por-
taua
32. ^.ICONOLOGIA
taua alladon55[_eìla j^la^nuale morrichc fu , ncKa mcdema Pira di fuoco , doue
ella ardeua , l'Aquila fpontancamente volò , ed inii^me con la donzella s'ab-
brugiò. Hora fé c<i)0fideriamo . che il Leone è Rè de. gli animali cerreftt , e^
r A,quila Regina dCjgliiaelEei , Concluderemo , che quanto pivi 'Vna perCona è
nobile, magnanima»* gene^ofa 3 taptopiùconferua.gHrata men^J^<ie' benc-
MERITO.
fitij ciceuutiv
HV OMO fòpra dWn luogo erto , àC" afpero , il 'veftimento (ari
fontaolo, òC ricco > àC^ il capo ornato dWna ghirlanda d'alloro,teL'-
rà con la deftra mano j & braccio armato vno fccttro , &c con la man finiftra-»
nuda vji libro.
Il Merito fecondo San TomalTo nella ^. parte della fomma quertionc 45.
artic. 6. è attione virtuala , alla quale lì deue qualche cofa pregiata in reco-
gnitione^.
Hi dipinge fopra il detto luogo afpro , per la difficolta , per mezzo della
quale
^uaIc rhuGmo permeile a nT^^iiare^q\jaÌféhfc,colà', pbrcìè) fidlcc' ; cK« Hff ^
«■pfe' figurato per rhu'ofho" ftadiiOffo' dV fama »^<^ «fi glótìi làfdatk la via pur
^à, & dilecteuolè incefà per qiTelfa de* piaceri , fi elegefli l'altra difficile, 8^
alpelke dei nionte,cioè quella, della "virtù ; onde per cari'.c,Ok così'cclebri Tue
faticheitierit^a'*e|Tcr numeratoTrà piùd^gniHeroi. . '*'
, Jl ricco veftimèhro , fignificah dirpofuiòne >.c l'habitto^delk Virtù i'mefd^
"i'cì quale Tlìuorno fa rattinni rfcghé d'honorè,&di*lode-.^^' * ,'i,i:u ^^ ! ><-
Haùendo il Merico relati o n t? "à t|ti'a le he eofS , gli s'è datò Ili coroBà ì'tì^
'ìtettrò , pet farlo i> più che fi pàb» spettàbile , eiléndo qutlli premij fegiiaUci
Till' i oi
douuti a gran merito , & però S. Paòfó Hellàcoiònt così dice;
'ì^n córonabitttr nifi qui legkimè certauerit , ^ ' '; . *
*' La deftra maùo , &r'bfaccio atmatò Ì 3c ljà'fiififti*a con iriìbro , dimoftran»
^<lue generi di meritacìane,rvnpdeirattione diguenc , &■ l*àl.tro dello ftu-
^èiòyO<r opere delle lettere , per crafciino dfc' quali,rHaomo fi può far meri»
teuole dello fcettfo , fignificante la poteftà di comandare a gli altri huòrìii-
ni j ^ ajico alla corona d'alloro'prerriio non meno d'eccellente nelle lettc-
, «jche d'inuittiCài^'itarii, là qu^lc frgnifica vero hòriòre»^ perpetua gloria À
Come àipìnto nella faUde(taCancelUriadrI{óma,
HVorao ignudo, con -vn manto regale, tiene vna corona in capP> 6c_2
' con la dcflra'vnorcettrof^'-"'-'"' *- '-■ ' . >av&ut ::■::->"- ^.-^^
^^a perche il merito è eofa che aumza le noftre parole » htTcittUìQ chì'ì^gfi
"iJìcciefimo a m^ggio'r efficacia parli di fcilcirp .
!" ■ u't'^'fl^
MAR Z O.
GIOVANE di arpetto fiero j habbi'a in capo •>rì*èIÌMo, ye(!Ito di colw
^ , tanè, che tiri alnegrd,& à gl'omcfi Tali , con la deftra mano tenghi
^con bella gratia il fegno delfAriet^ , adorno cfi fiari di mandorle, & con la fi-
fiifìra mano vna bella ta:^za piena di prùgnuòli, Tparag1,8<: lùpoli .
._ , ,, .cempc
che e tutta la parte infièrhe To faremo vecchio .
CtfTer quefto mefe d^afpetto ficro,& che texi'ga in capo reImo,dìmoftra ef "
Ter. (bto dedicato da Romolo à Mai te Tuo genitorc,c da quello cosi chiamato
Si verte del fopradettò colore , eflendo ikolor tanè CQmpofto di due parti
ficro^ì-óCroflo. , .,,....,.• . ^^.p -- .: i^o^l^r. ■ .„ . f
Per le due.parti nero-cVv'?enc à 'fignificarVif coferc ©^^^^ fa parte
roffala -viiruì , &^ for^a d'cfTa , la quale in'quefto mcfc col tepdo calor dei
Sole , incominciano a germogliar le piante, aC^lahàtora di Vut^ti gli anima-
li a nrentjrfi. ;■"' • ' "^i • -, . w, .
. L'dièr alato ci dimoerà il contìnoutì Corjfo , che fanno i mefi , 6c il Pctrarl
ca nei trionfo del tempo,così dice . •^..•--^ - -..
.■j--i .
Vdam
34- }J,^ Oy.N^M^6 J méy,
fi tener* con l^cjldwa. nuanoiJ legno de liarwte-c ire ondato .q^i i lopraaet'
Il fiori , ci diinoftrii principij.dcflas Primavera,,,, ondc/réLriolVb rpptadi ciò»
«osì<dicc_.. . ^ /' . ' ' '•, ' 'V ' • :,i',-'
ìia. foì che tlSofneìtìxnim4iifcYetB. .. ■ , .. £ 'S^e'ffiYotormfitiue, e lieto
%^por.tÒThriJsoiHuminòiasfer^[ ■^yi rimenar la doìf e 'P^tiwauera,
ti di dettomcfcmafi deueauucrtire,,cheiiriitti così dÌ£|uefto.h)ere,CQmt
<ic graltiì fi pofTpuo dal diligente Pittare variare , fecondojg qualità de i Ilio-
ghi , perche raci;c,d9i^e,c.piil. caldo j^gjjijìrcfto vengo^9^^||)«a: Jc> f ont^iioVit
r^ I O V A NE con,^ina g,h.irJan4a di mortella jn capo >, :\ieltito,dI ioTòt
vU 'Verde ; hauerà a gl'homeri l'ali ycon la d,e,ftra mano terrà il fègno iièl
Tauro, il quale farà con beli' attificio^dcrno dipeli forti di viole , e di vari)
fiori, che in detto mele fi trouino , &xon la iiniiira 'vna bella ciilella piena-.
^i'carciofì,baccelli,mandorlefrcfche , fruttifiche nel mefc 4* Aprile , comin-
cianoà venitevi:" .,■;,. - .• ^. ,_i.^, , ... ■,'.',
Chiamafiqueftòmele1\prile§coiidi9y?rrone,quafi Apèrilc, perciòche
in eflo s*apre la terra; e fpande fuori le fu e ricchezze, 6^ per Ti fteHà ragione" i
Greci chiamarono Tiftello mefe aiitefteriana ,perchein quello ogni cofa fio-
rifce, oucro come dice Ouid. dalli; chiarezza, eièrenit^ì del Cielo , dicendo :
.^prìlemmemorant ah aperto tempore dióium . „
pianta
damehtc Tamoré nelle piaRtc » come hesf
1042. c»si dice.
Varia, l'accjua, là terra è (Camor piena Ogni animai (^.awàrfi Yt'c^r;ftglìa .
Sì verte di cólpV verde , perche in'quefto mefe la teira fivefte di'qtiefto bel
colore.réndéridori a riguardanti belliflìma cofa a vedere , per eirerè il 'Verde
ài fua natura grato alla villa , maflìrrie, che tante > &; "cofi varie fortjdi -viai
colori, i quali fonò i bei fióri 'dipinti , quafì gemme rilucenti hel'^eVde cam-
po appaiilcono fciritillando, dKT fingular vaghezza érappbrtaao ,^ On4e il
Petrarcha nel SoAett042. così dice. ' .. *.-i;i>-_ ;c. 'ìv ••--
Z^phiro tornaye'l beifmpo rimcna E primaueracandidàìeHf'èhnìgUè,' ' ^
jE. ifìori,enjèrbe..'fua dolce famiglia j Ridono i praih ^'l cieLfirafferen£ '.
E gioir Vropìc\e pianger iFilemena , Cioue s aHegra di mirar fua figli a*
li fcgno del Tauro,' ch'etirne con la man tfeftra, é'per fignihcàu,che il .<?«-
Jc va camminando ni qwe(to me:e per quello jegno , il quale tiitlauia piglia-»
mageior forza, fi cu'meil TiJro, « più forte del Montone , dicono ancoia , che
il Sole
il Sole regna in detto legno , perche net itncfc d'Aprile^ fi cominciano à vede-'
■ re le fatiche de i "biioij, ciee le bÌEde.. ' ' ' ■ < »
Gì Oy A'Nfe vejHto di color Vér^rit^mato-di vari) fiori , come d'cni,
paTiiTuentelTaitót'à in capo^na'ghìrlanda , terrr^ con la dcftra mano'i
Gcminijiquali Tarano crr'èondai'i idirofe'bianchejrollè ,& vermiglie, con laJ
(ìniftra vna bella tertellàpìena dt cerare,pireiii , fragolc,vuà fpina,5i: altri frut-
ti, che in d'etto mefe nalcona> ouero (ì ritrouano .
, E chiamato qucfto mele Maggio dalli Latini a Maìoribns , perche hauen-
iìo Romolo diflrÌDÌtìto il Pòpolo R'óhianointiue parti > cioè in maggiore,6^
minore ,ò vogliamo dire giouani, e vecchi , che quelli con Talrmi , & quefli
con ;l cor.flglioi^oncrnadéro'là'Rep. ìn'honor dell'vha Maggio , & il /ègaente
Giugno in hohdrd^eiraltry ónde Ouidffr. i '^ ' "
tìincfua Maiorestrìbuertvocabuta Maio
lunius a luuemirii nomine àiólus adejì .
Gli n dà il verde. Se ffdflfó veftirnén'to, & la ghirlanda in tefta di -^arij fio-
iì'y per moftrare la bellezza ,eti;ighezza'de i prati , eolli, & campagnejlequalì
tiitte ordinate , &: m-natié di va^fion,& vérdr herbe vréndonu marauigiiai^ì
allegrezza alli riguardaritì/&ihtìran'o'g} augelli a càtìtatc.fuauementeje tut-
ta la naxura ^191 (ce .' Onde héh dille i^-Samià^zarò'. ; ' " ' ' l^" - ' '
r ' "'' ' V 'yìÌhelfioi-iro,^dUttt&fo Mà^gw, ' ' •; ■" '
":''flYegrt'ó;d( Gemini" cjriy^lftr^^'chcih'qué Sole fi rai-'
' 4op_pia , pcr<!he cominciantfiaradéffèr caldo', 6<^^ fècTco elfendo che per duei^
^ gradi il Soleìi'él^ìia dairacteft^,'6c, iircjUe^ftomefe le c^e fi raddoppiano', cioè
fi niplciplica^Oj"péf ciòche glViiimEli partorifcono ,
«^-^Rlt^ VÌ'Ne; ^feàfaCi^Ctfriip^gl -altri rtie??', «C'^éméidf
"VS'T'O V ANE, ^^i!a,tdCGfme-gl -altri rtie??-, «Cj^^Véffiò* di verde chiaro,
yj cuéro zótné dicono'. Ve; 'cfe'gàio, hàuerst- in capo vna ghiflarlda di IpigHe
" 'd\ grano non matutei'con.faMeftra'ma'no pb'rtarà per 'infegria il Cancer , oue-
ro Grane h-o,i! quale farà -tjrcc^ndato dallètòptàdetce/pighe , e con ìaflniftra-*
-Vna ta^za/cuefò ■anatrila cefta, dentro allaquale 'vi faranno vifciole, fcafe ,
briccocole , pere m^ofcarple, cocuzze, c'troii, brugne, finocchio fiefcoi 6c altri
i flutti, che fòglionó èlitre in querto tempo, ■
Chiuman Giugno da' Latini per la caulafdettà di fópra rel'rti^fe di Mitg-
gio , benché alcuni lo chiamano da Giunone latinamente 7««o«;Am, leua'to
• ,4"5^^5^5^^ !^i'^">€zzo dicono J«mw?, perche-ai primo di queftofùdcdjcatoil
"t^i^'pìo di Giunone, oùérb-dalunio Bruto ,-chc icaccib dai Regno il ^ri^o
'■jgioVnó'diqucftoTOefcTarqùftiio.i '■ •'- '■ '■ - ' • •■ ' ' ; ^-^
" ^ Si vefte di color.vej-de chiaro , pèrche in ciucile vntCe ptì: il calore del Sole»
' incomincia ià irgialiire librano, & ancbdraarre'hérBéV' :'"'• -
Il-(eg_nO:dcl Granchioidcnota ,^che arriuando il ,S<^Ie a quèfloTegno ; Jnco-
"ir vr.dfd tornare in dietro jfcoRahdofì ^ tiòì ia guifà di "detto'amaialejilqua-^
le camnaina, aii'in2iétrO;'"i"'^ ojifiii^iJ .->;.• ih ooir .tnn .0 01 • » <. rn *
'^' Ci LV-
S^ si e ONO L Q€ I it4
L V GLI O...
GIOVANE» farà alato , he 'veftito di colore ranciato , j5<^^ coronat©
di /pighe di grano , hauerà ncU-vna delle mani il fcgno del Leone an-
•ch'ello ornato di vaciè forte di biade mature , & legumi , fc^con r-ajtra mano
fcrtcrà vna bella ceftclla con meloni , fichi pcimiticci,£erciiipi^4arce^ npc-
■cbìe,& altri frutti, che quello mefcfiioleappot.care.. ^,;^j^'; '\zìì\àX muz-
-Chjamafi Luglio in honore diGiiilio Cefare Dittatore ^ pecche in quello
•mefe a i dodici nacque , ic ben prima fu chiamato Quintile daLnunieto co-
minciando da K-krzojeilendo quinto in ordine» _.
Si dipinge con veftir»ento ranciatQ,pe,r<:hp,i)i^tiiEai^4?ft ?P Snello mefr^^c
.fciade ingiallifcono . ..,-'/.; .- ^ ■ j - \ ; ì -; • ;:
. .^1 Leone è animale di natura caìida, 6c ferociflìmo, & dimoftra quella)
tempo, nel i^uale il Sole afceio ailgrad^ di :gue^pyÌ^gna>prQduceiCaldo cccaf-
fiuojd^ficcitrt grande. .' i^-.-.r.-^y -^ ■',„-.x
GIOVANE alato di fiero afpettOjveftitQ^i-Coloriiamrtrcggiant*, fa-
rà coronato d'vna ghirlanda di rofè d^mafchine, gelfomini di Catalo-
j;na,garofani d*India,& altri fiori>chc la ftaaone apporta , terrà con la deftra
mano il /ègno della Vergine ,e con la finiftfa vna ceftella piena direte, di più
forti,prDgne, mofcatelìo,fichi,noci, &man .prie mature-, j . ;^ .. ,j^,..,/. ; ^^
E quello mcfe fimilmente in-honore di Augufto,ó^ dal ScmVo'jfu con{e-
„ jrato, perche in quefto mefe fu la prima volta Tatto Confole,Trionfò tre vol-
te in Roma,& foggiogò fotto la podeftà dei-Popolo Romano rEgitto,& pof»
fine alleguerre ciuili , prima detto mefe fi chiamAua Seftile^^, per cller il Icfto
in ordinejcominciando, come s'è detto nel mefe di Luglio, da Marzo . _^
li fiero afpctto ci da ad intendere quanto quefto mefe ila molcfto, òC co-
wedi molti mali pub elfcr cagione, per la ftclla canicuia doue il Sole A troua,
il quale a guifa dì rabbiofò cane offende, chi non fi ha buona cura . ■
l! fegnoCclefte, che regna in quefto mefe , è chiamato Vergine-* , per di-
moftrare , che sì come la Vergine è fterile , né da fé genera > così il Solc^
in quefto tempo non produce cofa alcuna : ma folo le prodotte matura , 5^
perfettiora.
Per la cefta piena de* fopradetti fruttile la ghirlanda di fiori fi dimoftra
qucllojchc qaefto mefe ptoduj^c.
G
SETTE M B R E.
I O V A N E alato , allegro , ridente , veftito di.poipora » hauejr<t in ca-
po Nna ghirlanda di miglip , e di panico , nella deftra mano il fcgno
della Libra, 6^ con l'altra mano il cornucopia pieno di '\ue bianche, & nfc-
Ì:e,perfiche , fichi, pere, m€le,lazzaroIe, granati, ^^ altri frutti >,che fitro-
,uaao in detto mcfe « , ?• ,
.,., Chiamali Settembre^pcr c(f?re,xornc fi è dettoli fettimo, fé bsnè fi chii-
m^ qualche tempo germanico da Germanico imperatore. ,; .r^- -
ÀI vcfte di porpora , perche fi come la porpora è '^eftimento Regale , oc,^
DI CESA%E %IP^. 37
/blo conuienfi à Rè >Ó;,^ huomini Illullri , & grandi , i quali abbondano di
Thefori, & grandec^^e . Così quefto mele , come Rè , & Principe di tutti gli
altri meli dona in maggior copia tutte quelle cofe > che lononeceflar'e ai vit-
to humano .
'] iene il legno della Libra,per dimofl:r?re che in quefto tempo 'viene il So-
le in quefto, & Falli l'Equinotioagguagliarvdofi la notte, col giorno, comc-#
d.llcauiioia Virgilio.
Lihra dieSifomuique pares vbifecerit horas^
O 1 r O B R £.
GIOVANE con 'vefti mento di color incarnato , 8^ con Tali come li
altri meli ; porterà in capo vna ghiilaùda dì virgulti di quercia con-,
le ghiande, conia deftra mano il fegno delio Scorpione » & con la fmiftrio
'Vna bella ceftcUa piena di Torbe , nclpolc , fonghi di più fotte , caftagne coti
ricci , oc lenza ,
Fiì chiamato quefto mefe Domitiano , da Oomitiano Imperatore : ma pcc
decreto del Senato , &: à quefto , 6;^ a quello meritamente furono cancella-
ti , fi come erano ftati tirannicamente importi , ò<rgiì- reftò il nome antico
d'Ottobre, per efter l'ottauo in ordine ,
Gli lì da il veftimcnto di color incarnato, perche declinando il So'c ne' '^o'»
ftitio hiemale comincia à riftringerfi l'humorc nelle piante, onde ie loro foghe
diuentano del detto colore.
Dipmgelì con lo fcorpione , perche in quefto mele il Sole fi ritroua lotto
detto fegno , òiT è chiamato Scorpione dalla figura dalle ftelle , e da l'effetti,
che produce in quefte parti,imperòche,come lo fcorpione col fuo veleno pun-
gendo da la morte, le prefto non fi (occorre à quelli , che fon punti , cosi men-
tre il Sole in quefto legno per l'inequalità del tempo , apporta malattie molto
pericolofe, & per quefto dille Hippocrate ne gl'aphorilm-, che l'mequalità del
tempo partorifce infermità , mallimc quando nell'ifteftò giorno , hora regna
il fi:tddo, ed hora caldo , il che fpelTo auuiene nell'autunno .
La cartella lopradetta contiene i frutti> che porta fece elio mefe.
N O V E M B R E.
C'> I O V A. N E "Veftito di colore delle foglie, quando incominciano ì feC"
J carfi , 6^ cadono da gli albeii, alato, hauer^ cinto il capo d'vna ghir-
landa d'oliuo col luo frutto , porterà nella deftra mano il fegno del Sagitta-
rio , & con la finiftra vna lazza piena di rape , radici , cauolij ó^ altri trutti ,
che il mele di Noucmbre porta feco.
Il tenere il Sagittario nella deftra mano ci fignifìca , che il Sole in quefto
snefe regna , ÓcT palla lotto quefto fegno , ilqualc è detto Sagittario , sì dalla-,
figura delle ftelle , come anco da gli affetti che produce , poiché in quefto
tempo faettando dal Cielo grandine, pioggie , folgori > ariecano non poco
fpauento» come anco in quefto mele più s'efercita la caccia,laquale h fa per li
iaettatori .
La ghirlanda di oliuo col frutto è fegno di quefto tempo, nel quale l'o,
C 3 Uuagià
i<f I co NO LOG I<tA
liùa già maturi fi cogl:< per fame l'olio , liquore 'vcililTimo per più co/e alia-*
vita humana.
Si chiama Noucmbre dal numero , ptr cfler il nono,{ì come anco il (eguen-
tc per eilcr il decimo fi chiama Decembre .
DECEMBRE.
Gì O V AN E di a/petto horrido, come anco faranno gli altri due med
feguenti , veftico di nero , alaco , con la delira mano terrà il capricor-»
no,& con la finiftra 'Vna ta:^za piena di tartufi .
Horrido, & veftito di nero fi dipinge , perche in qaefto mefè la terra è Spo-
gliata d'ogni fuo adornaméto, che perciò anco fi rapprefenca fcnza ghirlanda.
Per il capricorno fegno celefte , fi dimoftra quello mefe , nel quale il Sole-,
cammina per detto fegno: è detto capricorno, perche , fi come fi capricorno (i
pafcenelli precipiti) ,6^ monti altillimi, così in quello mele il Sole e in al-
tiflimo grado verfo'l mezzo giorno .
Se gli dai tartufi , perche queftijielmcfc 4i Dicembre fi trouano in mag-
gior quantità, & più penfetci *
G E N N A R O.
C"^ I O V A N E alato, & vcftito di bianco , il quale terrà coh ambe le ma»
J ni il fegno d'acquario .
"Quefto mefe, 6^ il fecondo furono aggiunti all'anno di Romolo da Nu-
«a P/jmpilio ,& chiamfipto quefto da lano lanuario , perche fi come lano fi fa
oon due faccie, così quello mefe quafi con -^na guarda il paffato , & con l'ai»
tta il principio di quellojche ha da venire, fecondo che dicono i Moderni .
Lo dipingeuano con il vcftimento bianco,perche in quello mefe, per l'ordi-
nario la terra è coperta di neue, che fi veggono le campagne tutte d'vn colore .
Tieneconambe le mani il fegno d'acquario, perche fi faccia noto quefto
irefe per il cor/o del Sole , il qual'è detto acquario , perche abbondano le «e-
ui, e pioggic ;n quefto tempo .
FEBBRARO.
GIOVANE il quale habbia l'ali , & fari vcflito di colore berrettino»
portando con bella gratia con la delira mano il iegno del pefce .
Numa Pompilio chiamò quello mefe Febraro , ò dille febri lequali all' bo-
ra facilmente vengono ,oueio da quella parola Latina ^ebruaSi cioè ,purga-
tioni febiue, che fignificauano facnficij fatti per li morti , perche i Romani in
quello mele faceuanola memn-ia dell'anime |& quelle inteudeuano di pur-
gare con celebrarei'cllequie de' morti.
Si velie di bcrret-no , perciiein quello mele regnano molto le pioggle on-
de per il più il cielo è coperto di nuuuii , li qiì.ili fnpprefirntano il detto color?.
Porta'('come dicemmo ) il pe'^ce, pirrche pallando il Sole per quefto fcguo
Celefte.ne dinota quefto mefe , <!5<^_^ fi come il pclce è animai acquatile > così
cjueft» tempo iter le molte pioggie è aliai humido i ouero perche efiendofi ri-
ioÌHLe i'acqyc , è tcmpQ di pclcagione .
ME Si
M E S I
fecondo V^grìcoltma^
Gennaro:
HV O M O dì -mirile a fpetto , che ftando a Iato d'vna ruota d'arrota r€
ferramenti, tenghi con la deftra mano vn rondo , e con la (ìnili^ra mo-
ftri con il dito indice diucrfi ferramenti ncceirarij airAgricolcura> quali fiano
per terra da vna banda , &. dall'alrra vn gallo ,
Dipingcfi di'vinleafpetro, 6<^ con il roncio nella deftra mano , pcrcio-
chc in quefto mefe il d 'igente Padie di famiglia, ò altri che fanno arte di csra
pò i potranno riuedere tutti" li ferramenti > che fi fogliorio adoperare al-
la foitiuatione dell* "vigne , Geme ronci , ò falcetti, iquali feruono per
potare^ ,
Si moflra ,che ftla accanto ad ^na ruota , perche conuiene haucre in que-
fto mele ( efiendo egli fecondo i moderni principio dell' anno ) coti , pietre^ ,
ruote per arrotare , àC agu:(7-arc detti ferramenti fottili, Se che taglino ben.e,
come dice Colnmella hb. j. cap. 24. Duris temijfimis^ue ferramenta omne
«pus YtiUkum exequerìdum .
Moftra con la iìniflra mano i detti ferramenti, perche hmilmente indet-
to mefe , eh' fa arte di Caaipodeuc mettere in ordine le gemere con li Tuoi
aratri, ricalzare '^7anghe, bidenti , t^apponi, ScT" altri ferramenti nece(rarij,pei:
hauerfcne poi a feruire nelfeguente mele , perche dice Marco Catone de reJ
ruftica cap. 5. Omnia mature cmfiàasy nam resrufìkaftc eHftvnam rem fero
feceris omnia opera fero facies .
- BKognadunq^ìe chefia molto vigilante, 8v^_^ lì negotij non vadino tratte-
lìendofi di giorno in giorr'o , che perciò gli fi d'pinge il gallo a canto, 6<f^
a quello propofito fari bene , che io faccia mentione di quello che narra Pii-
rìio Jib, I (S. cap. 6, moftrando quando (ìa vtile all' Agricoloori i'clTere vigilan-
ti, ÓTlaboriofi .
G. Furio Crefina , dì fchiauo che egli era, fatto franco , rìcogl'cndo in vru^
cairpo molto piccolo, molco più che i Tuoi vicini nelle pofTeffioHi grandi,
era molto odiato 5 come fé per incanti egli hauelTe tirate a le le biade..,
de ! campi vicini . Per laqual cofa clfendo citato da Spurio Albinio Edile.^
Curule , òC accufato al Popolo , ^ perciò temendo egli d'eflèr condannato
pcrcioche bil^.ìgnai;a , che 'e Tribù mtttellcroii partito , comparue in giudi-
t-io , 8v portò quitii tutti i Tuoi ferramenti,con quali egli buoraua , àT" me-
nò vsa Tua figliuola ben guarnita, S^T' vertuta. Ifsrramenti erano graui, &;^
grandi , & ben fatti zappe grjindi , Rcn piccoli vomeri, òC boui ben pafciii«
li , ÒC diiie . O Cittadini Romani , quelli fono i miei incantcfmi , ma non
C 4 vi pel-
40 ICO NO LOG J<tA
vi polio già, come lo vi moftro 1 mici ferramenti , moflrate le 'Viglile , le fati-
che,& i ludori miei. Et ciò detto fa alloluto.
Febraro .
HVomo d'età 'virile , che ftando in -vria vigna tnoflri potar quella^ I
Sono due tempi di potare: ma fecondo Magon* fi pota prima che ger-
mini la 'Vice, perche ell'endo piena d'humori pigHa leggici ferita , de vguaic-i
ne reHde al coltello*
VN gloiiane con vna vang* in mano ., 5cmoftrI di rcal:^are le *viti,5^ da
vn Iato fia "Vn canailo ,
Si dipinge glouane, pcrcflèrroperadella'Minga di gran fatica , e perche
in quefto mele f\ cominciai fcalzarc le 'viti , come iì dice acauallo ; conuie-
reauuertire, che non fi fcalzi più tardi , perche la 'vice potrebbe 2:ermog!ia-
re, 6^ perdere alfai fperanza della vendemmia, buttando gli occhi della vi-
te per terr^j.
Vifì metteacantollcauallo , pcrcioche in quefto mefe , comecinarra-i
Plinio hbro 8. capitolo quarantadue ,yanno in an\ore nello Equlnuctiodcila
Primaucra.
PE R auucrtlmento , che danno moki , che trattano dell' Agricoltura per
il mefe d*AprileIì potrà dipinger vn contadino sbracciato , che metta le
cannealle vici, cioè che tenda, óv^non molto lontano vi fia vna'^/icca , che
pafcoli con vn vitello, che Leti detta vacca 3 percioche Pslladio al lib. 5. narra
che i vitelli foglioiionafceLe inquedomefè , & per l'abbondanza de* pafcoli
Je vacche TefifLono alle fatiche , & al lattare .
Et volendo far différ.tnce.quefta pittura con accompagnarla iniìcme con al-
tri animali «
I! medefimoPalIidionel libro 5. dice, cTie In quefto mefe fi tofanole pe-
core : onde in luo:o della vacca fi potrà mettere vn* huom.o , che tofì Je pe-
core . Dicefi anco , che in quefto tempo è la prima, ó<.^ più potente aprita-
ra de i montoni , ò<^_^ di efli fi hanno <i'Inuemo gii Agnelli , che già fi fono
maturati, e fatti.
Maggio.
IN quefto mefe ( fecondo che narra Palladio nel libro fèfto de re ruftlca )
fi fegano i fieni : onde ragioneuolmcnie fi potrà dipingere per il racft-
di Maggio.
Vn contadino giouane,che ftla in me:^zo d'^vn campo pieno di verdura, Se
con ambi le mani tenghi vna falce fenara , 6c^_ con bella difpofitione moftri
di fegareil fieno.
Tagliafi il fieno il mefe di Maggio , percioche Columclla 7. de re ruftica_- «
dice, che fi debba fegare prima che fi fecchi, perche non folo fé ne ha maggior
copia : ma anco agl'animali è più grato il cibo, cileado che non è al cutt9
decerne verde, doueftia nella Tua perfetti one.
finirla
DI CESJ%E RIFJ. 4t
Giugno .
NArra P.^IladioLK 7. che in qiiefto mefe fi comincia à mietere TorzojCj?
poi il granojonde fi potrà <Iipingere.
Vn conradino gioaane con braccia nude , 8^ che tenghi con la deftra ma-
no vm tagliente falce , con la quai i tagli i couoni delie fpighe di grano , lc-#
cjuali rnccoglie ci»!-; lafiniftra mano: onero che moftrid'hauermietutoi 6c che
di elio grano faccia vna meta .
Dciiefi jcoine racconta Columella libro fecondo de Agricoltura > che ìhl/
C|Uffl:o mefe, Olle faranno mature le biade mieterle , prima che fi abbrucine
da i "Vapori della ftate , che fono nell'apparir della Canicula grandifTimi. Pe-
rò fi deuono mietere in fretta , perciòche è noiof© ogni tardare , «iTendo ch«
gl'vccelli . ik altri animali fanno danno , come anco cllcndo fccche Jegufcic,
i grani, d<^lerpi^'hecadono,pe'.o,come ho detto ,fi dcue mieceix quaud»
egualmente Je biade ingialli/cono.
Luglio .
PErcheil p!u notabile «ucito di quefto mefe è la ricolta dcì^rani dipìn-
geremo per Clio.
Vn contadino robufto in vn*aia , mezzo nudo , terrà con ambe le mani vn
■correggiato , il quale è ilT:romcnto dabatttre ilgrano, S^T" dando con bella
attitudine moftri di batcer il grano, il quale farà ftelb nell'aiaja canto alla qua-
le vi làrà vna pala, vn raItello>& altri iftrumenti per fimilecfcrcitio.
^gofìo .
VN huomo, che dia in atto di acconciare botti, tini, bigonzi, e barHi,ha««
uendo appreflb di fé tutti quelli indromentinecelTarij a fimilcvffìtio,
che eoa narra Palladio Iib.9. de re ruftica.
Si potr<;T anco dipingerfi a canto vna chioccia con i pulcinijattefb che i pol-
ii, che nafcono di quefto mefè,fanno pili vouaafiai degli altti, i quali naicon»
in altri mefi.
Settembre»
HVomo, che tenghi vn cefto pieno d'vue , con le cofcie , e gambe nud'e
. come quelli,che s *occupano ne greferciti j di cauar il mofto da Tvue ,
é(r a canto vi farà vn tino pieno d'vue, le quali moftrando d'ciler pelle da eli©
tino cichi il mofto, Se entri in vn*altro vaio.
E per clfer anco che in quefto mele fi fa il mele non farà fuor di propofit»
di metterui a canto due, ò tre copelle d'api.
Ottobre.
HHiiorao die tenghi con la man finiftra vn cèdo pieno di grano,6^ con
la dedva pigliando elio grano moftri di fpargerlo in terra, &:^_ chc_*
iienghi coperto da vno che ftimoH i buo' ,i quali tirano vn' aratro , <?<^ an-
corché , fecondo Hefiodo , il qual fiì il primo , che Icriuelte de l'Agricoltu-
ra ( come narra Plinio libro 1 8. ) fi deuc feminare ahi dieci di Nouembre_„
che in tal giorno tramontano le Vergllie , fette giorni dipoi logliono per
Io pivi feguir le pioggie , 6^ eller fauoreuoli alle biade feminate , nondime-
no pei k vaiictà dclli terreni caldi , &: freddi C\ fcmina più predo, o più tardi.
Ma
Tolo per mane;ace,ma
\f.2 ICONOLOGIA
Ma per non confondere le noflre pitture, & terminare ciafcun mefeì'or-
ftcio Tuo , faremo che in quello lì femini il grano , come colà principale al vi-
gere humano..
T^uembre .
ET perche rdìo è molto necelìario airiraomo , non folo per mangii
anco per molti altri commodi , faremo che in quefto mefe , come narra
Palladio lib . 1 2 . de re ruftlca fi faccia l'olio , per eflère , come habbiamo dec-
10 , molto neceUario , come fi vede in tutte le kritture facre , eilcndo , che di
«quefto pretioio liquore non Telo fi ferue in condire i cibi , ma anco in confe»
ciareli miniftri della sVntaChiefa ,& l'altre cole a lei •pertin.enti .
Dunque dipingeremo vn'huomo , che tenghi con la deftra mano ma sfer-
cai,&vadi dietro a vn cauallo , il quale fiaactacato ad vna ruota da molino,
anicCi macina l'oliue, 8c allato di ella vi fia vn monte d'oliue > 8c 'Vna pala , vn
torchio , ficlcoli, de quanto farà bifogno a taroflìcio .
Decembre.
HVomo robufto, che con ambi le mani tenghi -vn'accettaA' con bc;Ila di-
tjiiohLoneraoftri di tagliar vn* arbore ,
Secondo Palladio- lib, 13. de re raftica,eiìènd-) Decembre principio deTìn-
uei''nc'i & l'aria freddi, la virtù de gl'alberi fi concentra in elfi, & fono più du-
rabrii li-le:;nami perle fabbriche, & per far ogn'altra opera , doue che in oue-
flo mcCcCi tagliono non folo le felue per far kgnami per le fabbriche,^' per fae
ogn'ahra opera, come habbiamo detto ^ ma i fouerchirami , 6C^lefiepi ver-
di per flu: fuoco, fi taglionoancora le pertiche, li gionchi perle "vigne, & anco
d'elle fé i>c ^ao le cefte,& molc'akre cofe5.che fono opportune all'vfoiioftco»
M E S r. ^
Comt dipinti da EuflachioF il ofofo.
IUyXP principio deW^nno , fecondo gl'antichi.
VN fold^itocutto veititodi fcrrojcon la lancia, & feudo alludendo ài no-
me del mefe formato da Marte, perche in quello mele, come dice Eu-
ftachio fi fini fconoi ruernarmenti della MiUcia , dC" lì ritorna a gU eicrcitij
della guerra vigorolamente ,
aprile .
SI dipinge il mefe d'Aprile In forma di padore con le braccia , ^ gambe-»
nude , hauendo apprello vna capra con due capretti nucuan-rente partori-
ti , òC^ che detto paftoie moftri di fonare vna fampogna .
Così fi d'pinge da I-u(bcliio,C<c dlchiarajchefi nota in particolare, che Aprì
le moltiplica con il parto gr;.rmcnti.
Maggio.
SI dipinge ^louanetto con faccia belb,e Iafciun,ha i capelli ricciuti circon-
dati da vna ghirlanda tcllutadi role bianche, iSc vermiglie, il vcPLÌmento
lauorato d'oro, e con te fto di fiori éllcndo mollo dal vento con leggiadriajhà le
mani piene di rofc, &: di viole » con i i ledi Icalzi /opra di verde htroctte .
11 the
DI CESA%E RIPu4. 43
li che dlmoftra, che in quefto mefe la terra quafi dal Tonno de l'inuerno %\ci
nuda fi fueglia , e fi riuelk di nuouc pompe conuenieuti a fé ftclla , che fonai
Therbe, le foglie, & i fio ri .
Ecperò gii hiiominiall'hora facilmente s'incitano a! piacere con le appa-
renze della "Vaghezza del mondo , &;^^ fi gode con allegrezza lutto quello,
che la terra produce lontano dalla malcnconia , ellendo che quello me^ap*
porca allegrezza infinita .
Giugno .
H Vomovedito da contadino con "vna ghirlanda dì fiori di lino, fta LfiJ
mezzo dVn campo pieno di verdure, e tiene vna falce fenara ,
Si dipinge così, perche in quefto mcii fecondo Euftachio il Sole prende vi*
gore, Se fi fecca il ^tno , & fi miete .
Luglio ,
HVomo me:?[^zo nudo chinato, che con !a delira mano tiene vna taglien-
te falce , con la quale taglia i coiioni de le fpighe di grano , lequali egli
racccgHe-con la finiftra mano, tiene in capo vn capello largo>col quale moftra
«li difndei fi da facjefo calor del Sole .
il fignificaro di quanto habbiamo detto di quefta ìrHagine , & ch'cflèndo i
grani maturi fi fbglion tagliar quando il Sole ha più 'vigore ,
^goHo .
HVomo ignudo , il qua! moftra di elfer 'vfclto da -^n fiume è , elTerfi la»
uato , 6^ poftofi. à la riua di quello, a federe, fi cuopre con vn panno di
ImuJe parti meu'honefte, & moftta per reccdlìuo caldo k>ipirarc,^m€tc«rfi
vna tac^'^a alia bocca perbere .
Qaeita figura, che nel bagno fi lana , 8^ cliebeua , altro non dinota > -ch'il
fiafèimenco della canicula , da cui rardoppiato il caldo gl'huomini hanno bilò»
gno di bagnarfiper vmettare iUorpo, e bere per /pegner la fete .
Settembre .
HVomo anch'efib in habito di contadino , con '^rna ghirlanda dì pampa-
ne in teda , tiene in mano alcuni grappi di vua con le gambe , & colcie
nude , come quelli che fi occupano nello efercitio di cauare il mófto da IVue .
Etacanto vie vn tino pieno di vuepefte, ó<;^ da elio cinoefceìl modo, i£
entra in vn'altro vafo .
Altro non dimoftra quefl:a figura fé non la vendemmia^ lacuale fi fuol far
Bel mefe di Settembre quando l'vue fono mature 0
Ottobre,
\J NI g'oùane in "Vn prato,8^ in elfo moftri di haiitr piantato molte fra-
Iche, & in quelle fi vede hauerci refi fottiHdìmi lacci, & reti , acciòche
glVccelìi non pur non s'auuedano dell'ingannò-, ma ancora non polfano •^^e-
der quelli, che per lo prato /parfi dolcemente cantano , 5^ hon molto lonta-
no {la il detto gìouanetto nafCofto in cappanello,&: ridente moftia di ammaz
zare 'Vn prefo "vcccllo j il quale farà con l'ali aperte per tentare di'%'9ler
fuggire.
Ciò
' '44- IC O NO LO GIÀ
Ciò lignifica, che nel mele di O ttobf e fi Ja principio alle caccie per figliar
gli vccdli .
HVaomo , che ftimola i buoi , i quali tirano -vno aratro in mezzo di va
campo.
Cedui, il quale con fatica s'appoggia alfaratro, mcftra la Haglon de !a|-lit
de, lequali,come dice Euftachio, e molto atto a l'eietcitio de l'arare.
Decemhre^
HVomo, che tiene con la man fini (Ira vp certo pieno di femenrc di grano ^
'a quale con la man delira moftra di ipargerlo m terra , laquale vjen co-
llctta da alcuni lauoratori ,
Ciò dimoltra il tempo delle (émente ,le quali fi fogliono con /autv;riti c'el
detto Euftachio (pargere in terra il mefc di Decembrc .
Gennaro ^
VN glouane, ilquale moftra d'andare a caccia con diucrfi canl% tiene con
vna mano vn comoda fonerei &^in Tpaiia vn Laftone , col quale
toorta vn lepre con alcti animali „
Con quefto fi moftra il tempo d'andar à caccia , percioche efièndo ripaft»
il grano, &c il vino. Oc raccolte tutte l'altre cofe, che fono vtili alla vita huma-
'na, riiuomofe ne va quello mefe di Gennaro a caccia «
Febraro .
\J N vecchio crefpoi canuto , veftito di pelle fin'a i piedi , fta a federe ap-
' predò vn gran fuoco, Se moftra fcaldarfi.
Quefta figura moftra non pur l'afprezza de I*lnuerno, ma il freddo is l'iftef
fa vecchiezza, fi come fi filo! dire.
La Jìagìon fredda, e pi. i ceri amoroft Condotto Vhannojiar vìe in al fuoco .
Dal vigor naturai coHuifpogliando
MESE IN GENE P. ALE.
Gì O V \ N E -veftito di bianco , con f^ne cornetti b'anc-ii , volti vrr^
la terra , 6<^^ terrà la mano fcpri vn vitello d'vn corno folo , òC fa' i
coronato di palma .
Et il mele daGr^eo domandato Viceìlo di vn corno, (olo, perche in quefto
modo fi ha la dehnitione del Me e , il quale non è altro,che il corlo,che fa \x
Luna pei li dodici Segni del Zodiaco , nel quale viaggio , pare à gli occhi no-
ftri,clic parte del temj.^o crefca, ìk parte fccmi .
Lo Jcemure fi dimoftr •. col corno tagliato, 6c col crefcere l*età del "vitello ,
il quale per (e ftelìo (\ "viene aumentaiido col crefcere , <!k^^ col calare drila^
Luna ;perMaLunaèda Apoilodoro , oc da alcuni altri fcrittoti dimandata
'iauiionc_- ,
Le due corna della tefta,dimoftrano l'apparenaa che fa elTa à noi altri, quan
do è nella fine del mefe .
Fuftachio dimanda il mefe bue,come cagione della gcneratione, commen-
tando il primo libro dell'I liade.
La palma ogni nuoua Luna manda fuori "svi nuouo ramo , ^ quando la..»
Luna
«
Xunaha 'vent'otto giorni , ella ha T-vIcinaa parte di. fuori Illuminata , in-,
anodo che, l'cftrcme par^i della Luna riguardano all'i ngii\ &:^ de' Tuoi frar»
ti quelli pili fi (limano > per alcune medicine , i quali hanno forma più fimili
■lilla Lu^a. ;' - -; •
Si potrà fare ancora con Therba detta Lunaria , la quale fi fcriuc cfferedi
^jjl natura, che ogni giorno perde vna foglia j finche la Lut=ia cala, poi al crc-
fcere d'ella, crefce ogaijg,ioi;no ali'hecba vn'altra foglia, calchèii> vaiòlI^lf-
.fe tuicelepecde,e racquirta. ,.; )v ...... ..il
M E'T A F I S LC A.
DONNA con Vìi globo ,&'Vnharolo^o folto alli piedi , hauerà gli
occhi bendati, 5C^ in capo 'vna corona,faccndo con la deftra mano^vn
gefto tale, che dia fcgno di co;itemp!atio«e , ^ c©n la finilltra tenga vn fèec-
ii;o,pcrche eilendo ella Regina di tutte l'altre fcienze acquiftate per lume na-
turale, ò<r fprczzando lecofc fo^gette alla mutatione , e al tempo confiderà
^Ic coliiliperiorj cojo la fola forza deirintellctto , non curando del fenfp .
' ' Metafifica.
DOnna, che fotto al piede 'fìniftro tenga vn glolio, con ladcftra mano ap-
poggiata alla guancia > & che ftia penfofa , 6C con'lalìriiftramanp dia
in atto di accennare. .
Per la palla confiderà il mondo tutto, 6^^^ le cofe corFutibili,che fbggiac-
•ciono , comc-^rili a gucfta icienza. jla quale s'inalza folo alle co& celciji , C-»
-j . ,':i/;on;; .... • ;. >.. chì-Ìì::. '■
^^iBÌl'.^-lhoaoiih-t': M I N A e e I E-. ,. , uf;-5 i-a'-.-.u-? : vnirn ^
DÒ N IfJ A con la bocca aperta , con acconciatura di tcft^i , àe rappcc-
fenti 'vn moftro/pauenteuole,veflita di bigio ricamato di r.oflb, àC
.pero, in vna man o terrà vna fpada, 6;^^ nell'altrtì^vn baftonte in atto mina c-
«UÌeuo.le_>.. . ^iQjSiccìe fon le dimoftrationi , che iì ianno per ipaucntarc, & dar
terrore altrui , d^ perche in quattromanierc puc» nafccre lo fpauentp , però
quattro cofe principali fi notano in quefta figura defcritta da Euftachio, d<,^
fono la tcfta, il vcftitò, ia ipada, & il baftone . ?• j
Si fa con la bocca aperta , per dimoftraue , che Tirapeto delle minacele fa
tavoce, il quale poi accrefcefpaucnto a quelli , perche fi grida , <5c^ per-
.chenel'gridareiìcommuouc il fàngue , fi porta ie mpre vn non fo che ipa-
uenteuole nella faccia, 6v^_ fi comeiavocccomrauotìel'oreccihie , cosìili-
^ neamenti dcllafaccia fpauentano per la viil-a difpiàceuole, come ancora Iju
'fiorribile acconciatura della fuatelta, , , ,- :.
^ . Il veftìto bigio per «(Ter quefto colore comporlo di bianco, Sc^ di nero , è
raeilopet iomigliarla notte,ch'èrpauenteuole,nonqiiandoèofcuriflimà:u^Q
^quatndo ha folo tanta luce , che ferua per veder le forme fpauenteuoli, che fi
, penno rapprcfèntar confufamcnte in clfajper quello fi dice da' Poeti l'infern»
ctìèr pien di oi'cura luce, & Virgilio nel 6 .dell'incide dille ;
4^ ■ IC O Nò LOGIJ:
Xltialé per mcertamlunamfnl^ luce maligna
LfinerinJylusybicalumcondidU^mbrA'- .^ .. ;, ..-;.. ^or/r
'•" ìuppiter/é^c. "'■■ ''' ' . --: iiìihù-riiW^vpi,
Ilrìcamo rollò» & nero, moftra che il minaccio fi ftcnde per fpaufefrtarè^^
' ilfangiie, óueroallara'órce'. ' ' : . < • -.^
il baftone, & la fpada, fanno conofcerc qual forte di mihaccìe fi dciicadc}.
perare con nemici valorofi, tV quale con feruitori V-& genti plebee , che poco
ianno, ^ conolcono delle cole d'iionore .
MI' s È il r A.
Vedi a Calamità . , , , ... , .
DONN A che tenga la tefta déntro ad vrìapaM di vèfròi'^chlfiL
trasparente, Se con vrri botfa verii denar i,&r gioie . ■ •
"La tefta: oc la palla di vetro facilmente per h' còntihoua e/pcrienza de\^^
vanità di qu,efta vita >Ti conipve ndé quei che (ìgnifichi ,'eciaTcttnper fé fteifo
nel pcrcgriftaggio di quertipcichi giorni, che (liattro /f>ptà la térra'iià^qiiarit©
^'^ II vétro moffii là Wanità'd'ellè cofe-mordarte'per là- rragrlftàf-l^^^ :, tìtr^m
pcrchela mi/èrja hiimana confifte in 'Vedere in qual parte rhuorfid'/I "Volta
alle cofe maggiori di quel'che fono, ftiUiardog.tkh cola gl'hortori, fé ricchez
-^i èc cù(h fìmili, che poi fèn^a il vetro , fi -\ ede cFre fano Vifnicl>'&: rnifcria ,
ouero, che come il vetro non termina la vifta di quello, che vi guarda,per eC-*
ier corpo diafiino , così le ricche:^/. -,S^ beni del mendonnn danno mai tcr-
Biine anoftri penfieri , an:<^i', chetutfainakcci?-e(cóno il defideiiodipalTare_-
'^aiia>iti , e-con qhèftomieiicé cohtìftdu^ ftimpiloxi conductm'o'miferàrrfeiVte
àliamorté; -d--" •-i"'; ' >' :• ■ ■■•*'..' r., .-i \..^
-^^"L'a bòrfa, che ella veri^, mortravchccomevòlgàrmenté^fi rtede efferefèli-
ceéhi ha gran facoIt<t , dòsi fi vede elle rpriuod» grinComnaodi chi ne è fed-
«asilch^facilmcntepiiòfuccedcrea'ciafcuno. . »
^^ ^ «ìJTu&itija x.t) 1 ...ii^:-;!» t^rcy ' .' 'i n'oit;?"'! il iicrji>ftiif| aloi cijjj\;
Vedi alle Beatitudini V ' ^" ' • '^ '■•'■^' • *^'^' ■ ' ! ^ - - *>>o<^ *i •'''''^ '-i<^'
D"^'ONN A- -cfiraVnagìoftcbiinKa.haueri'giròGaJlr^
quantoraquilinoj.con vna^thiflanda d*oliuain capo ìftando con lo
bfacda' apeVte, ma tenga bòh la dritta àìano vnTamo di cedilo con il -fruttqi,
, 4 Canto vi far^ i'vcceUo Pol,a,onero cornacchia .
' ' Mifericordia è vn affettò "de^''aViìmoc'onhpa(IìoneUoIe V6rfi)'l*àltrui male,
•^;ComediceS. Giouantìl Dai>ìaCcdhoKb.i.'cap. 24.-"^ ',' "'^'^■•? ;"'-;'' f"!' "^''"'^
La cirnagione bianc.i, gV'^f^diì groili , & il na{<5 Htjifiliito fe'éBndoi''ii 'Hfetté
'di Ariilotelealcapofeltodefìronomia , (ignificanò iuclinitiòné a la Mifi-
^icoidia. , . ' ;,^...^iu^.o.ti>v.<p:ji'v-
La
^il ^'P^s,j:^%^,_ r ip-j . 4^^,
M I J^ER IC p B. D«I A.
\l La ghirlanda d^òliuo, che tieiie inxrapo-, cjl vero (imbolo della Mi/er ic0f|
dia nelle facce lèttere , a le qualtfi dèTie T òtiUgo'dèlla cognidone vera d> «qùè-
fta (anta vi^tà, 8^ il ràrno di cedro fignifìca il m,edeiìmo , com^ (* J[ede Pie-
tip Valeriane, oue tratta del tedro.';'"'^ " °!'' ""'^^^'^^;^^ ■ \^ ■'' - ■ C|
Lo ftare con le braccia apèrte., dinòta cheli Kliftricordra 8 a guìfa di Gic-
suChrlfto Redcntor noftro , ch^èla'vera Mifèricòrdia, con piroriteiza'^'a-
fpetta fempre con le braccia aperte , per abbracciar tutti, e fouuenir a le mi-
leric noftrcjóv^ Dante i^el lib.^.del !\if gatorio fopra di ciò così dice .
Horribilftiron li peccati miei • • ■
Ma la bontà infinita f?a sì p-an'hy^ccic
che prende ciò che fi riUÒlge a lei . '; '
^ Gli fi dipinge a canto iWccello pola , percioch^e'appì-éflo^l^tgidj fignifi*
c^dà mifcricordia, come'fi può vedere in Orò A^pHih'é.'j '^-^ ^'' .^'' - *"^^
Mt
^s
ICO nò'lò^cTj'^J^^
M I S V R A • •
BflSig' G'wuannì Zarattini CaHelìim»
PI E R I O Valerlano, tiene cfie la mifara figurata fufTe In quella mèJa-
, glia d*argcnto di Caio Mamilio j che ha per riuerfo vn fimulacro pilea-
tOjCon vna canna in mano (come eglipcnfajalli piedi del quale vn cane, ab-
baia vcrfo di Jui ) che l'ierio [o piglia per fedeltà , ìa quale deue haueie chi ef-
fcrcitasì fatto magiftero,,& la C;anna Ipaitita in più nodi , la piglia per fegiio ,
^^^^iftromentoda miurare . Maè d'auuo tire , che Pjcrio in quefto luògo
ciraall'ingrollò ; poiché quel fimulacronon è con habito Romano, ne meno
tiene vna canna diftinta con nodi, fi con^e più abballo fi efporrà . Niuno Au-
tore fa mencione, che C. Mamilio hiffe mifuratore , né meno fi troua in mo-
numenta . né in alcuno fcrittore , che gì Antichi vlairero la canna per iftro-
mento da mifurarejv/auano bene la Decempenda,chc era'mTura di X. piedi,'
chiamata vna volta da Plinio aclU 2. Epiilola del hb. G. pcitica; Budeo w^^
tratta
DI €ESA%E RIP^. 4.9
tTattadifflifamentenellepandettcexl. vie. fi Menfor falfum. modum dixit,
^ TAutore de gli Adagi) in qnel proiierbio . Vtia pertica . cue la periica pc-
iTcfi in '^ece di Decempeda, fi come hoggidì 'vcJgai mente pertica fi chiama .
]a cagione dell'errore nacque in PierJo , perche egli fi confafe in quelle lette-
re, che ftanno abbreuuce per trauerfo nella medaglia fopra il cane , che fono
quefte . L I M E T A N. le quali Pieiio diuife in due parole. LI. METAN. in-
terpretandole egli limiribus merandis , credendofi , che quella abbreuiatura .
TA. che è pur latina , porta in vece di . TA.fuIIc figura di lettera greca , & che
G. iMamilio fuilè mifuratora . Ma con rifpetto di sì pregiato Autore fia detto,
che quella Medaglia non è fatta per denotatela milura , ne che C. Mamilio
fuflc mifaratore, attefoche quella parola, l 1 METAN. non vuol dir ,limitiba»
metandis , ma è il cognome di Caio Mamilio , che fu cognominato . LLVlE-
TAN VS . ilqual Caio Mamilio Limctano , non fu altrimenti mifuratore , ma
vno de tre deputati lopra la Zecca infieme con Publio Crepufio, (S: Lucio Mar
tioCenforino, che fu Confole con Caio Caluifio Sabino Tanno dalla Edifica-
tione di Roma. 714. nelqual fiorì anco C. Mamilio Limetano,iì comeolTcr-
ua il Sig.FuIuio Orlino De familijs Romanorum nella Gente Crepufia, doue
mette vna medaglia , nel cui diritto Icggcfi dietro vna tefta . L. CENSORIN.
nel riuerfo vna '^rirtoria fopra 'vn carro tirato da dueCaualli in attp di corre-
re jfotto li quali -vi fono quelli nomi. C. LIMETA. P. CREPVSI . ch't>
fono i detti deputati fopra la zecca , àA qual riuerfo apparifce , che . C. LI-
META.Jion può iìgnincare altra , che Caius Limetanus , attefoche farla 'vno
fpropofito a . flettere C. Limitibus metandis . fbtto due cauallf. la medaglia
di Caio Mamilio Limetano da Pierio non conofciuta '^'edefi raprefentata al
'^iuoin ifi:ampa nella medeftma opera deirOrfino, doue ìfatea drlla Gento
Mamilia,(S^ pioua per autorità di Salufriojche detto C. Mamilio fu anco Tri-
buno della Plebe , iui chiaramente fi viene in cognitione , che quel Simolacro
con habito palliato, corto, òC foccinto , col cappelletto in tefta, con il bafto-
iieìnmano, 6^ con il cane a piedi , che ha la tefta alzata, 6<^ bocca aperta
'Ver/b lui , è Vliftè , che doppo xx, anni fé ne ritorno a cafa fua incognito fot-
te mentito habieo di mendico , riconofciuto per patrone da Argo fuo cane,
la quale imagine fece imprimere Caio Man^ilio Limetano per memoria, che^
la iua gente Mamilia difcendeua da Mamilia figlia di Telogono , che fu figli-
uolo di Vlide nato di Circe , 6c,^ è quello che edificò nel Latio Frafcaci , co-
me fcriue Sefto Pompeo , Plutarco , Acrone , 6<r Porfirio Interprete d'Hora-
tio , però i pili antichi Marnili) furono cognominati Tufculani , il primo chc^
Il troui è Ottauio Mamilio Tufculano: Cicerone lib, 2. de Natur. Deorum^i
^pudl{egillu?n bello latinorum, cum ^ul. Tofthumius DiSìator cum OBauio
Mamilio Tufculano prdio dimicaret, in noftra ade Caftory& Tollux ex equis ptt
gnare nifi funi AlquAe Ottauio Mamilio fiì Genero di Tarquinio Superbo , co-
me attefta Liuio nella Decade prima del terzo libro, quando ragiona di Taiqui
jaio Re,che fi conciliaua la grstia de Principali Latini con gli alloggi , e paren-
tele. Odauio Mamilio Tufculano ( is longèTrincep latini nomìnis erat ^ fi
fame credimusy ab Fiiffe Deaa : Circe oriundus) ei Mamilio filiam nuptam dar :
D km-
jo IC O NO LO G IJ
tacciato dal Regno Tarquinio Superbo doppo 5 2. anni elTèndo Confoll Lu-
cio Minucio Carbcto , 6c Caio Nautio Rutilio , fu Lucio Mamilio Tufculano
fatto Cittadino Romano, di che Liuio Decide primadib»^. L. Mamilio Tufcu-
lano approbantibus cundis Ciuitas data eft. 400. anni doppo in circa Caio
Mamilio Liuetano per memoria della fuaftirpediicefa da VliiFe , fece impti-
mcr la (udetta medaglia ,
Il cappeliettQjche porta in tefta fcnza falda , è di quelli fatti à guifa di mezz*
ouo di Struzzo, nella forma che fi vede in capo alle ftatue di Caftore., 6^ Pol-
luce guerrieri la conici , di che Pompeo Fefto . Tìha.<:aHorìy& ToUuci deie»
rtint antiqui i quia laconesfueruntyquihus pileatis pugnare mos efl. l'-^faui-
no in guerra i Iaconi , fuor di guerra per habito conl'ueto , i Thellagli , i Parthi,
iDaci ,gli Armeni ,& altri ftran ieri , come fi raccoglie dalle medaglie, e fta-
tue ; i Perfiani anco per autorità di Celio Rodigino lib. xvi. cap. x. portarono
il cappello o- i Romani noi teneuano per habito loro, flì ben loro permelfo , Sc
conceduto di tenere il cappello fatto alFvfànza di Thelìàglianclli 'Iheatri;
per ri parar l'ardor del sole, come rifcrifce Dione, fisgno che fuor di theatro
noi potcuano portare, nelle medagliefoloper-fimbolo della Libertà Thanno
pofto, perloche quando "^olcuano darcla libertà ad vno fchiauo, lo radcuano,
& gli poneuano in t^fta vn cappello: dalla nobiltà non fi portsuainKomajan-
eorcheMàrtialelib. xi.cpig. 7. chiami Roma pileata,
■Vn^ìi sfalci ferì Senis diebus ,
B^egnator quibus imperat fritillus^
Ver fu ludere non laboriofo
Termittis puto pileata ^ma.
Pileata difie , perche nelli giorni , 6;,^^.conmti iaturnali , de quali ragiona-r
Martiale mutauano i Romani habito^ pigliauano il cappello, e lalTauano la to-
ga, mettendofi la Sinthefe 'vefte di minor riputatlone, più vile fecondo Bai-
fio . l'iftclTo Poeta nel primo de gli A.poforeti .
Synthefibus dumgaudet eques , Domimfq; senatus,
Jìumque decent noftrum Tileafumpta.louem .
Cib era lecito per cinque dì, perche tanti dì al tempo.di Martiale doueuan
durare i saturnali, contro Macrobiojche non 'vuol che durallèro più dVn gior
BO lolo, il decimonono di Decembre , il detto Poeta nel 1 4 t .apoforcto .
Dunt toga per quinas gaudcnt requicfccreluces ,
Bos poter it cultusfumereiure tuo .
Altrettanti dì fenza dubbio porcauano il cappello, ne gli altri dì non lo
portauano il cappello >ma, ò atidauanocon la teda fcoperta, òficopriuano
con vna parte della toga, fi come ncU'vno, 6^ Talco modo infinite fta-
tue de Senatori fi vedono , col cappello niuna fé ne 'vede j di quello parere è
Adriano Turncbo nel fuo giornale iib.otcauo, cap. 4. citando l'autorità d'Eu-
ftachiofbprailprimodcirOdiilea,ilqualefagiudirio, che i latini p»gIiaflèro
a conluetudine d'andare fcopeiti da gU antichi Greci , attefochc Homero
non fa mentione alcuna de Cappelli: non haucndone Horoero fatta men-
tane raaflÌKianftCBte neii'^Odilìca compcfta fopra Vliire,non so cerne il Pierio
polli
DI CESJ%E AIFJ. jT '
pofll nel quarantefimo libro affermare di certo che il cappello fra <Ja Greci te-
nuto per inditio di nobilt^z , òC che però fi daua ad Vlille nobile d'ogni canto
paterno , oc materno : le ciò filile vcderebbonfi ancora col cappello Achille^ ,
Aiace, óc^akii nobiiiffimi Greci : ma in quello non fi^deue parimente pre-
ftar fede al Fierio, fi perche non ne ragiona Homero , fi perche non arreca te-
ftimonìo alcuno a'Autore Antico: Habbiamobennoi in fauci noftio Plinio
lib. 3 5 . cap. X. Nicomachus primus VlylTi addidit pileum. St Nicomaco Pit-
tore, che dipinfe Siila fu il primo, che agglungelTe il cappello ad VlilTejìfegno
che Vllfe à Tuoi dì non lo portalTè ; 6<^ Te nella medaglia io porta, è da con-
fìderare , che noa è Ilio habito , ma finto è traueftito da mendÌGo,cola che non
fi conuertia col cappello , fis fulle da nubile ; ^ ciò tanto più manifella la veri-
tà, poiché le Viille fulIc ftato folito a portarlo , & fé il cappello folle ftato indi-
tio di Nobile , non Thaueria portato alJ'hora , per non daifi a conofcere : ma-*
nella medaglia vi (là impi elfo , ouero per aggiunto, nella guifa, che lo aggiun-
fe in quelli tempi Nicomacho, tanto pili che nelli verfi d'Homcro ( che per tal
conto più aballb peneremo ) non finomina ; ouero perche Vlille ila figurato
per viaggio, pe nlando Caio Mamilio,che la fece battere ali'vfo di Roma,atte-
fo che i Romani per viaggio portauano il cappello . Tarquin-o Pcifco auunti
fufie K è andando a Roma 'vn'Aquilagli tolleil cappello, 6^ vn'alta Aquila
fece il firn, le a Diadumeno figlio di Macrino Imperatore mentre andaua a Ipaf
Io in campagna : in Citta non Tvfàuano i Romani : Giudo Lipfio lib. primo
eledorum cap. 23. atlerma che i Romani andauano fcoperti , & non portaua-
no airvfanzanodiai capelli, diche promette trattarne a pieno nelli Tuoi Sa-
turnali, a quali rimetto il lettore , non hauendoli io veduti ; in quanto al dub-
bio, che iui muoue fopra autori , che fanno mentione di feoprirfi la tefta per
honorar altri , tra quali Seneca, Saludio, & Plutarco , che nelli precetti di reg-
gere la Republica ,&: nella vita di Pompeo ragionando dell'honore . che face-
ua Siila a Pompeo , dice che auanti di lai ancorché giouane fi leuaua in piedi ,
e fi fcopriua tefta: fi può ri/pondere, che fé vn Cittadino Romano era in Citta
fi fcopriua la tella con quella parte di toga , che in teda rauuolgeua ogni Cit-
tadino , s'era per viaggio fi If uaua il cappello . il mcderao cap pelio da viaggio
detto da Giulio Capitolino Cucullione portauafi anco di notte , fi come riferi-
fce nella vita di Vero Imperatore, il quale ad imitatione de'viìij di Caligola,(Sc
di Nerone andaua la notte in volta con vn cappello in tefta per le tauerne,d^^
luoghi publici di Donne infami,oue incognito fi raefchiaua con taglia cantoni,
e sgherri per attaccar rifie , dalle quali bene Tpeffo fé ne partiua con la faccia*»
ammaccata,& liuida, tornandofene a Pal;*:^zo tutto afilitto . In tantumuitio-
rum Caianorum , & J^ronìanorum , ac Vitellianorumfuiffe amulum , vt uaga-
retur noEìe per tahemas.ac lupanarU ohtecto capite Cucullione uulgarì uiatorio,
& commifceretur cum triconìus , <& commhteret rixas difjìmulans quìs efìet ,
Jjcpeque ajfìictum liuida facie redii(^ei& in tahernis agnìtHrfhcumfefe abfcondC'
le . Cui-ullo Santonico da Giouuenale nella Satira ottaua chiamafi il capel-
lo alla Franzefe, che i vagabondi adulteri di notte poxtiXuno.'N^cturnHS aditU
ter. Tempora Santonico ueUs adoperta cuculiai
'^ Da Nella
j3 TCO NO LOGIA
Ned .1 rerza Satira dilFe . Veneto duroque Cuculio . il medefimo .Satirico né?-
la /cfta bjifima MelFalina impudica moglie di Claudio Imperatore.laqualc ad-
dormentato il marito fé n'andaua fora la rotte con vn cappello in tefta .
dormire virum eumjenjerat Fxor ^ufa T alatino tegetent pr sferre cubHi
Sumere no&umos Meretrix ^ug. cucullos, Lìcjbat comite ancilla no aplius vna,
Et nigrumflauo crinem abfcondente galero . Se ben forfè legger fi potrebbe.
Et nìgrum fi auum crinem abfcondente galero j pili verifimile è , che il biondo in
quello luogo fia epitheto della chioma.., che del cappello , Virgilio nel 4/dell*
Eneide al crine da pure l'epitheto di biondo . Et crinesflauos ,& membra de-
cora iuuentx.Oiììdio nel lib.2,de fa.(\:'r. Forma placet,niueufq;color,flauiq;capillì.
Il negro poi fia epitheto del cappello, perche fé Mcilàhna tulle (lata /olita 3 po-
ncrfiin teda vn cappello giallo di notte, fariaftata più conoleiuta. DaSueto-
nio dicefi capllamento in vece di cappello. » come piace alSabellicocap. xi,
nella vita di Caligola Imperatore, che lo portaua con vn habito lungo di notte
per non e (Ter conofciuto . G^neas , atfy cdulatria capillamento celatus) & ve-
He-longa noctìhus ambiret ; & le il capillamento s*ha da pigliare per vnacapt-
]acura porticela portata da Caligola per trasformarfi di notte,e coprir la caluez-
za , & deformità della Tua tefta , diremo che Caligola. , ne meno di notte por-
taflè il cappelle , ma folo quella capillatura , perche Suetonio non lo Ipecifica ,
fi com« lo Ipecifica in Nerone cap. 26» Vofì crepufculum flatim arrepto pileo-,
uel galero pepìnasìnìbat : quefto luogo fa palefe ,che di giorno in Roma non ii
portaua il cappcllojattcfoche Nerone dopo il crepufcolo fubito pigliaua il cap-
pello per andare alle tauerne : à dk rpoficrepujcitlumfìatim ; infcrifcc, che in-
nanzi il crepufculo non fi portaua il cappello ; onde chiara cofa è , che non -fi
vfaua in Roma, fuor di Theatro, fuor de' giorni satiirnali, fuor di viaggio, &
ài notte , però non fi conuiene a Caio Mamilio nobile Romano •
L'habito poi foccinto, & palliato ne meno è da nobili Romani,fi sà,che an-
dauano togati . anzi come detto habbiamo il riucrfo di tal medaglia rapprc-
fcnla vn pouero mendico vcftito di trifti , ìk vili panni con la bifaccia al fianco,
& col baftone in mano d'appoggiai fi , così appunto defcritto neirOdillèa i 7,
da Homero, Vlifie quando parla ad Eummeo Tuo porcano , acciò lo ncondu-
•hi> come guida alla patria con tal ièntimento di parole.
Hunc autem refpondens allocutus eft prudens Flyfies
Cognojco, mente teneo , h£c ìam intelligenti iubes .
Sed eamusy tu autem poftea ajjidue due ,
Da autem mihificubibaculum incifum efty
Vt innitar , quoniam d icitis valde Inbricam efe viafH .
Dixit y & circum humeros deturpem impojuit peram
DenCisfcrutis rimofam , tortilis vero eratfimis .
EùmAHs autem ei baculumgratum dedit.
Hiiuerunt yftabulum autem canes , & paftores uìri. Cntìodiebant a terga
nianentes , hic autem in ciuitatem duxit J{egem Tauperi trifti fimdem , & Seni,
^ Baculo innìtentem , hdic autem triftia circum corpus vefìimenta indutus erat.
Più abaflb riferikc Homero, quando il cane Argo lo riconobbe doppo xx.anni.
Cani*
Canis autem^ caputq; y& auresiacenseleuauit .
^rgus Flyfjii laboriofì , ejucm ìant quondam ipfe
Klutriuit . ik doppo altri lei verfi .
Jllic canis iacebat ^r^ns plenhs ricinorunì ,
Jam Urne ^atìma^noì4ÌtVly(j'iw pope euTìttnii
C alida (juidi m hicadulatus efl, & aures deiecit ambdi. e poco f iù fott«.
ergimi auttm cur(us parca accepit nigrx mortis.
Curri primum vidi/Jet Flyfjtm vigefimo in amo .
Dimodoché il Cane in quefta medaglia non è altramente (imbolo deUa fe-
deltà, come dice Picrio , ma figura materiale del cane Argo .^ Secondariamen •
tequclfimo'acronon èCaioMamilio miluiatore , ma Vlillc in habitoda po-
iierello. Terzo non tiene in mano vna canna ditlinta in più nodi per mifurs-
re , ma vn ballone per appoggiarfi . Tuarto j Pierio piglia Mercurio , fcolpit»
nel diiitto di detta medaglia per fimbolo della Concordia , che ne deue fegui-
re dcppo la limitaiione della nr.ifura ; nel che parimenti ( tra , ellcndo in queft®
impronto, Mercuiicfit lira dell'eie quenzaj&fapienzad'VliiTe, al quale Mer-
curio Tuo protettore diede ( come canta Homcro nella X. Oditlea ) contro gli
incanti di Circe, i'iifiba Moli difficile a fcauarfi , della cui d fficultà PIin.lib.25.
cap.4. la quale Herba è gierolihco della lapienza , 8^ eloquenza , che difficil-
mente di gli huomir i s'acquifta , con la quale Vlille potè far refiften^a a gl'in-
canti di Circe, cioè alli piaceri , 6^ alle lenfualit^ì mediante il dono di Mer-
curio , dono di eloquenza , e lapienza ; per quefto rifpetto è Mercurio impref^
lo in detta medaglia , non per legno della Concordia , che fegue doppo la mi-
sura : efsendo dunque tale errore in detta figura di Pierio 3 ne fotmaremo noi
quciV altra- .
D Onna di graueafpetto, nella man deftra tenga lamifuradel piede Ro-
mano, nel a iiniftra la Quadra con il compallo ,fotto li piedi la decem-
p-enda , cioè la pertica , che contiene x. piedi , 'vicino alla pedana della verta il
niucllo diritto col perpendicolo, piombo ftefojche pende.
La Miiuraèciuchecol pelo, con la rapacità, con lunghezza, altezza, & ani-
mo fi termina, 5cfii!Ìfce ;ccfi definita da Ifidoroj^c da altri autori . Menfuraefè
^uidquìd pendere, capacitatCi longitudine, altitudine, animo q:finitur .
Vari) inuentori di rniiurare da vari) Autori nom:r?ri fi trouano^ , ciò auuie»
ne ( per quanto giudica Polidoro , Virgilio } perche diuei fi in diueifi pacfi»
ne Icno fiati ptimiinue-ntoti . Eutropio nel libro de' Gefii de* R» mani espite-
lo terzo, dice che Sidonio fu inuentoredelli pefi , &^ dtlle n-iiure,mentre_>
Procacetra gli Aibanìj-Azanella Giudea, &;^ Giercboam in Gicru'alemwe
regnauano ; ma è facil cela , che intenda di mifuie di cofe licu de , 6^ minu-
tc_ . Gehio citato da Plinio libro fèttimo, capitolo cinquartrfei ,aitribuikc-#
l'inueniione delle mifurea- Pallrmede , 6^^ Plinioa- Fidore ATgiuo,che-#
fùildecim;o Prii C'pe de gli Elei , dòppo Herccle potertUlmo fra tutti gli
altri di fuo tempo , per quanto riferifce 5'trabone libro ottauo , doue nomi-
na la mifurì f ildonia i Ia<]ualc fcr.za dubbio era di cofè liquide, 8;^ minute »
D 3 ^P*^
S^ ICONOLOGIA
fcponemo mente a quel palio d. 1 heolraflo nelLi /^haratiieii Ethici, nel tito-
lo dcU'impuiità de*co!lumÌ4 quindotocca quelle Tozze, e fpilorce perfine ,
che con la mifura fidoniafat«a di ftagno , d' ferro , ò d'altra materia , che col
martello fi polla ammaccarCtC p eparc in dentro fotte 'I fondo,ac:ic) tega man
co,miIui;anoa quelli di cafa il vino, ò altro liquore. T*/;/(/o;;/^fwe/7/«r^//^?<7i
wetiatuream adhìbtttuiusfìtfundum collifumi & introrJHs ada^ìumi domefii-
cisfuis demenfum ipfe per quam Hudioje rùdens metitur , dal qual tefto ' ppj ri-
fcc, che Fidone fulìc inuentorc di mifure di cofe liquide, 8^minutc ; non di
mlfurc di cofe {labili ,€ di fpatij locali da noi figuratea'peròcondiftintioncri è
parfo conueniente Tagionarnes attefoche gii ftromenci, che rappie/entano la
noftrafigura ione di C'ometria-j la qualGeoraetria altro non 'vuolfiguifìca-
tc, che mifura di terra. Geometria latine dìcitur terr^ demenfio , dice Caflio-
dcro Senatorenel capitolo della Geometria* ouejiarra , che il piimo,che mi-
furafl'e., .fi^.partillè la terra fu l'Egittìo . Trimum ^egiptius ^iominìs prò-
prij'sfertur tffe partìtus genius difciplinsmagiHrimenforesantedicebantun
qual fu^Te quello Eglttio , trouafi in Herodoto lib. 2. chiamato Sefoflre , da-,
alcuni Sefofe, difcelo dall'Arabia ^ primo Rè di Egitto , il quale .diftribuì ad
ogni dio va0allovnaegual porzione di tetra ,6^ Vimpofe vn .datio da pa-
garli ogni anno , & le 4 qualchuno^li fullc ilato foiiruiitoil terreno -dalie in-
nondationi, il Rè mandauià mifurarcil danno dato j acciò fecondo Ja tallì
fi defaicalTeje (rninuiire il datio,di qui la Geometria, 8^ la Midi rahct^ ori-
gine , la quale pafsò poi ;nella Grecia . ^bhoc iB^geìn&mnes^egyptios difpar»
tìta foli quadrati izqua fortionevìrìtim perjortem data: atqjm^^rotteìsusiu-
fiitHtìiimpofit a certa perì fwne quamilli quotannisfoluer^nt-.'quodfi.cuiuspor'
tìonem alluuìoneflunien decurtajjet , 4s aàiens ì^gem^reiqux contrgerat ^er-
tioremfucìehat: V^xadprMiuminfpicknàum mittebat , qui metirenturquart'
to deteriusfa^lum effet :yt ex refiduo prò porzione taxatmn ye^ìigal pendere-
tUYiatq\hinc Gt^metrìa orto, yidetur in Greci amtranjundifìe. Onde il Car-
dano nell'Encomio della Geometria trulaiciandod*inuefì.igar€ il fuo inuen-
torc , dice, <:he fòlo Thalete Miltfio pone da Egitto in A^ b-enc la G om€tna,
laquile iècondoriftelIoCardano , piglia ilnurr.cda la Milur-a dc-lla te'cx- ,
Ceomctrianomenfuurn Àterrx ntenfurafufcepit , la qual mi tur.;, fecondo Gio-
(èppe Wiftorica nel primo dell' Anticliit4 cap.4.hebt)c più antica origine; poi-
che dinprim» figliuolo jch'Eua paitoiiilediuifclaterra, po!ei termini , &
«dific". Enoch Ciita^ nominata nei quarto del!aGeneh,ia quak Tenia Rego-
li, mifure , & gcom' tria cdihcar noH fi dcbbe , perciò alcuni applicano a lui
^uci veifo-d'Ouidio nei primo delle Metamorfofi.
C^utus humum longo fignauit Imite Metifor .
E la mifura figurata da noi con iftrcmeuti, che fcolpitl fi *Veggiono nellcJ
ftUtìche infcritt:on\ de' Romani, d^ pi im-cramcnte fc le dà nella man delira
il piede Romano pnncipal mifura, dalU quale tutte le altfc fi dciiumoi co*
Bic la futietta Deccmpenda , Vlna, cub^tum , Orgya mifura di fci piedi , 6^
plethi:ufn mifutadi cento piedi, ócT" altu, che nomiria Bivdco nel luogo ci la-
Cg » (3^ cun qucUc miiuie de piedi fi miluiauaBo le miglia , li iugcii , éc lo fta»
4Ìv|Cht;
DI QESA%E %lP'ìA, ss
dio, che era di fei cento piedi, Tottaua parte d'vn miglio, che è 125. palli, &
il palio contiene cinque piedi ,• ilpieucpoi/i come riferifce Demetrio Alabal-
dode Menfuiis , Hermolao Barbalo in Plinio lib. 55. cap. 14 & Pudeo nel-
la fiidctta 'egge era comporto di Tedici dita , la grande:^za li vede hoggidl nel
palazzo dcli'Iiliilìriirimo C;irdinal Farnefe, in quella intcrictione <li Caio Già
lio Hermes mifuratore , ndia quale .-pparifcc 'Vna linea concaua alta apunto
xvi. dica , (ioueerala mifura di metallo ,che poi è ftatalfuata via , mavedcfi
ini!tampabendiftinianellein(criitioni dello Smecio, con gli fpartimentì del
le li-divi dica . la quadra da latini detta norma, è di tal forma. "^ vi è 'Vn'akra
norma emendata inuentlone di Pithagora, diche Vitruuio lib.y. cap.2. /opra
il compallo a tutti uotv, non accade far dimora . la decempenda , oue ro per-
tica è porta dallo Smetio a carte pj.num. 1 2. in forma lunga>& rotonda, fot-
loi*infcrictione,checf!inincia,
T. SFAI ìlio. VOL. apro. MENSORI
AEDIFICIGRVM. VIXIT. ANN. XXII. M. VIIF. 2>. XV.
Era kromento di Miiuratori d'Edifici] , & d'Architetti , che ancor ellì eoa
le mifurc ii regulano . Cicerone nella Oratione, prò Af/7d«ec«?»^rc^/fe^/j,
f^ decependis viUas muìtfirum , bortosq-y peragrabat , Accone fopra quelli
▼crfi diHoracio li b. 2. de Ode.i 5 ,
nnlla Decempendis
Metata priuatis: opacam
Torticus excipiebat ardori.
La defci iue in querto me do . Decempenda regula efl decempedum , ad quoi
éb ^rtificibus fabric£menfura colligitur . Ccntuttociò ron lolo raccoglie-
uafi ia mifuia delle fabriche, 6^ edifici) con la decempenda, ma anco d'altrt
cofe , di terreni , di folli , & campi m:litari ; portauafi con altre mifure ne gli
«flerciti per ordinare il campo, & diffegnare i luoghi per piantare i padiglioni^
a quefto affetto andauano vn pc:^zoauanti alla foldatefca i MifuratorijcheaC.
fcgnauano gli alloggiamenti , fopra i quali bieuano mettere diftintamente il
nome di chi vi haueua alleggiare , contumace , & reo fi teneua colui , che le»
uato, ò mutato hauelle alcuno di quei nomi porti dalli Mifuratori fecondo la.
conftitutione Imperiale .1. prima . C.cc metatis.Jib. 1 2. Adriano Turnebo lib
t4.cap.16.nel fuG giornale riporta vn tefio di Mauritio autore di militia Ro-
mana , che fa mentione di tali Mifuratori. ^ntecejìores , qui ante agmen
iunt , Iccaq; caHris metandis idonea deligtmt , & rias qua duciexercituscom'
mode pejjìtj-p ideili . Menfores qui loca caHris metandis metiuntur . Et^egc-*
tìo lib. i.cap 7. Metatores quipr^cedenteslocum eligunt caftris. l'irterto abaffa.
Menfores qui in caHris ad podijmumdimetiuntUY loca y quibusmilitestentoria
figant : vel hofpitia in ciuitatibus pr.tHant . oue la parola Podiimum è mifusa
di piedi fatta con la decempeda . Augufto la fece portare a foidati , che ha-
U€ÌÌerocommcrto qualche errore , com.e narra Siictoniocap. 24. non perche
la decempeda fullc rtromento d'ignominia , ma per dare ad intendere , chc-.
quel ic.ldi.to,com.e indegno di portar picche ,armi ,& atte r.ella militij , ap-
pena eia atto a portarla pertica dietto alU mifuratori . Marco rntonio Sabel
D 4 lieo
j6 ICO NO L OC I<iA
lieo nel detto paffo di Sueconio fuor di ragione auuilifce la mifurad'ecempen-
da, riputandola folamentc da artefice » non da Capitano, ócT^ Centurione, quad
che non fia co(a d.i Capitano il laper d'Architettura, per foit;ficare , & di geo-
metiia per mifuraie i campi della militia . Adriano Imperatore fiì nella geo*
/^nctria peritKIimo, come attera *spartiano ; &: anco fi reputò buono /^irchitet-
toie , tanto che fece morire Artabano prolcHore d'Archirctcura , perche auanti
fuflè Imperatore interponendoli /uo parere in prefenza di Traiano, gli dillc^
l'Architetto in dilprezzo del luogiudÌLÌo : fta cheto , & va à dipingere delle
yucche , fi cerne più a lungo narra Dione : Anzi trouanfi nelle Hiftoiie i mag-
giori , & principali Capitani d'edèrciti Mifuratori intd.'igenti'Iìmi. Appref-
io Liuio neda Decade quarta , libro quinto. Annibale giudiiiofo giudice nel-
la militare difciplina doppo Alellandro ilima più d'ogni altro Jmpcratort^
Pirro, perche full primo, che infegnalle a mifurarci campi dcToldati, &niUno
nieg'io di lui teppe (clcglierc i luoghi , e d fponere i prefìdij . Similmente Pro-
de Cartagineie in Paulania lib. 4. vuole che Pirro di fortuna fullè più elperto
di lui . della intelligen:^a di Pirro in mi(urare,&ordinarci campi militari ne.-.
Cocca Pi utarcho nella Tua rita. Habbiamopoi in Vegetio lib. 3. cap . 8. cheli
Capitani, 5<r" Centurioni con le propie mani pigliauano la pertica, 6C mifura-
uano le folle fatte da fòldari intorno al campo per 'N-endere s'erano laighe a ba-
ftanza, perche haueuano ad elfere, o di noue,o di vndici, o di credici, o dicilet-
te piedi , fecondo che 'vcdeuano far biiogno contro le f(irze de* nemici . O^uì
hoc Centuriones decempedis metiuntur , nemims fedtrìt , atiterrauerit alicuius
ignauia. Il Niiiello con il perpendicolo è intagliato nella inltrittione di Gneo
Collutio in forma d'vn .A. grande dal'a cui fornita cala per lo mezzo , fine ab-
ballo egualmente il piombo attaccato ad vn filo, da latini dicefi libella , quali
jiOTnc deriuato da bilancetta, fimbolo di giuftitia , per la giuftezza', che deuc_^
©flcruarc il mifuratore, non tanto in mifurare manualmente gli edeficij, quan-
to mifticamente parlando in diftnbuirc "vgualmente il ^uo ad ognuno nel mi-
furare i campi , óc,^ al tre co le, fi come giuftamcnte fi portò Lucio Antonio
lodato dairOratore nella decima terza Filippica . CoJiebat etiam L. Antonio»
é^nìfuerat dquiffimus agrìprìuati , & publici Decemfedator : laqualgiuftezza
con equit<ì mantener li dcue in ogni niiluia di terreni , di campi , d'edifici} ,
é^ in altre mifure , dc^^ pefi attinenti alla grafcia , altrimenti il comeitio noti
•va retto, 6c^_ tutte le cofe fi conturbano , fé nelle mifure la fi aude corrom-
pe l'integntd. CalFiodoro libro pnmo capitolo X. ConHet fopulis pondus ,ac
fnefura probubìlis , quia curtHa turbantur , fi integrìtas cum fraudibus mi'
fceatur . Accioche fulfero note a Popoli le m.iiure , 6;^_ i peh per le legge di
Gatiano Imperatore regidrata nel Codice Theodofiano libro 12. titolo .6. fi
pcfero in publico le mKure , 6<,^ i pefi , perche ciaicuno faper potefle il con-
to fuoA non fi potellè commetter fraude . JnfiHgulisJìationibus, Ù" menfurje
tir pondera publicè collocentur, vt fraudare cupientibus , fraudandi adimant
potcslatem : 6<^^ nel medehmo libro, titolo fecondo, la cura de* pefi , 6C dcK
i^niifiirCi acciocke A Pub.»co non patille danno > fa commefià al Prefetcj
delle
DJCESJ%JE RIP^. ^ >r
della Città . SaiiTommalIo nel fecondo iibio del Regimento de* Principi ca-
pitolo quattordici , dice che li pefi , 6c,^le milure fono neccflarij alla conrec-
uationc della Repubiica , pcrcioche con quelli fi conlema la fedeltà nel con-
tiattare^ : Onde l'Eterno Padre Iddio nel Leuiiico capitolo dicianone > ordi-
nando a Mosè , checflortalleil Popolo a mantenetela giuftiiia , propofe re-
gole della naturai giultitia-. ; non farete, dille , «d'alcuna iniqua nel pcfo i
^5<^^ nella niifura . ']S(on fucietis iniquum aliquid in iudicio , in rcgula , in pon-
tiere i& menfura si.: ter a insìa , <& xqua fint pondera ; iuUi^s n.odius , ^quif-
queftxtarius . Soggiunge vSan Tommalo. Ergo I{eg€s pondera y &" menfurai
tradere dehent popidisfibifubieólisvt re^eftin commercijs^habeant .
La prelencehgurapuòieiu're non folopcr mi'uia materiale de liti , cam-
pi , ScT" edifici), ma anco per milura morale , 6^ moderatione di le mede-
fimo ; òc^ certo , che ottima cofa e faperfi mifurare , Menfuram optimum
alt Ckohulus , Lidins in re , 6<^^ Hefiodo , Menfuram ferua , modus in re
tH optimus omni : al qual propolìtofi pollone fi mbologicam erte applicare*
i medelìmi iftromenti, e fpciiaimcnte il piede ^ fi. come l'applicò Socadc an-
tichillinio Poeta Gieco.
I.smode!lus : hoc Dei mtmus puta
Moderatio auttm vera , tunc crit ubi
Si metiare te Tedej ac modulo tuo,
L'iftelTo poi fu da Horatio nell* 'ultimo della (ettlma Epiftola j libro primo,
tr^nsfe.eto.
Metirije quemquefuo modulo , ac Tede rerum efl ,
E giufto , che cialcuno lì mifuri con la propia forma , 6C modello : con.
«iene mifurar bene fé flello , 6^ le forze , acciò la pcrlona non faccia del gran-
eie, più chenon è, 6<f^noniì mettainimprefediJlicili , da' quali non polla-»
poi-vlcirne con honore , ma pofià mandate ad effetto, ciò che con giuda-»
milura piglia a fare .
La Decempeda > che dal piede fi forma , elTendo pertica , con la quale-,
pertica h mifura il terreno , Ó^T" fi fij lo icandiglio di quanto 'vaglia^ , come,
apparifce in quella Commedia deli' Ariofto , nella quaU Torbido percic*
tore, dice.
Toiche io Ihaurò mifurata , la Tertica
Mi dirà quanto ella yal yfino a vn picciolo ,
E molto propoitionata a denotar la milura del proprio '>ri-uere^, 6^
a far lo l'candiglio delle Tue facultà , perche contenendoli tpultc milure-.
di pertiche nelli terreni , poUelFioni , òC 'ville , dalle quali le ne caiia^
il -^itto fignificarà.in quello luogo il /aper mifurare le Ipele , aftene^n-
dofi dalle luperfluità , vk^ gouernandofi conforme^ ì'gatrata lua , (Se
rendita , che danao- le raccolte de gli Tuoi tertcjii .
cnti'è
sS ICONOLOGIA
#n4'i quel detto dj Peifio poeta p(Taro in prouerbio . A/f/Tf tenus propria fi-
uc . fa \f Tpefe fecondo la tua raccolca, >.\: le tue facolcà ; mecafora prela da gli
>\^ricolitori , chcmiluianole Tpcfe con iVritrate , che caiiano dalle raccolte.^
delli campi loro, altrimenti non ù può durare , quando la Ipefa fupera il gua-
dagno . Horatiolib. 2. farira 5, Defineeultummaioremcenfu. lallà la fpclaj
maggiore dell* entrata , non ti mettere a far quel che non puoi ; ma datti mi-
fura , & norma da te ftellb ; dalla qua) norma farà figura la quadra , da latini
detta norma ,con la quale fi mifurano , & aguagliano gli angoli , òC perciò
noi con la quadra della ragione dobbiamo aguag'iare l'angolo de la fpela con
l'angolo deÌl*entrata>& dobbiamo mifurar bf^neTvno, 6<^i'aIt-o cantone^
con la propria mifura, conforme a quel detto di Luciano , Duudices dìmetia»
tìscij propria ytiumq; menfura. fi che deuefì ilare in ceruello, & viuere a (c^o,
che è il compaflb, col qual dobbiamo mifurare la circonfeien^^-i , ócaptitu-
ra della nortra bocca . Gioucnale fatira xi, Bucde
T^ofcenda efi menfuraju£fpe6iardaq; rebus
Jnjimmis , mìnimifq; etiam-, cum Tifcis emetur:
K^e cupìas Mullum , cumfit ti Gobio tantmn .
Jn loculis : Qnis enim te deficiente cumenta ,
Et crefcentegiila manetexitus <ere paterno ì
Ne* quali verfi ci fi dà ad intendere, che non fi deue mandare ogn? cofa giù
per la gola con parafiti, in pafti , in banchetti , e conuiri ; ma che cialcuno de-
lie conofcere la mifura della fua bocca , 6<,^ che ft dtue r guardare nelie fpe-
fé grandi, & nelle minime ancora ; quando fi compra il Peice,fc haiiolamen-
te modo da comperare il Gò , pefcc da mercato , non defiderart il Mullo fe-
condo alcuni la triglia , che vai più ; impercioche (cemando l: borfi , S^T cre-
scendo la gola , non fi può fperarefe non efirocaitiuo ,Sc infelice de l'heredi-
tà paterna ; riducendofi poi in eftrema miferia il diffi patere , e lpregatorc>che
fen:^a milura è villiito . Il '.Niucllo col perpendicolo da' latini detto Libellu»
tiene anco il fuo miftico fentimentOjattcfo che col niuello fi bilancia, per dir
cofi ^ l'opera, facendofi proua le ella è retta, giafta , òc" vguale : coli noi p.iri-
mentf dobbiamo ponere il niueilo (opra le noftte opere , 6C^ con gialla mira-i
bilanciare, Se mifurare la nodra conditione ,e lo (Vatonoftro .
Oportet atitem iurta fuamcjuemq; conditionern ,
Fuiufcniufn; rei fpeóìare modiim . DilFe Pindaro ;
Et perche col perpendicolo , pelo di piombo fi mifuia l'altezza , dobbiamo
anco noi mifurare l'altezza de' nollri penlieri col perpendicolo del intelletto ,
& del giuditio, :icciò non UcciaTio cartelli m arii .
Ojjicquid exceffi t modum Vendei inUahili loco .
Dice Seneca nell'Edipo . Ci òche efcede il modo, & è fjor di mifura depen-
de da loco i ndabile : ma la mifura rende il luogo Itabile,^: fermo,& li penlieri
d'attioni graui, mifurati con debita mifura,fi pollono comportare.
Olii fua TKCtitur pondera ferrc potei} ,
Verfbdegin>di Valerio Martiale . Diue dunque ciafcuno portar fecu la-,
mifura d ciU ragione per naiiurateleluco^cracioui , 1Ó<^^ rcgoiarii in quelle
4 con
DI CESJ%^E RITA. jp
con debiti Ttsodi , acciò polla caminarc in quella 'Vita per la "Via diritta , gitt-
fta , 6<,^«guale (ènza intoppo alcuno .
MODESTIA.
VN A giouanetca, che tengha ne la deftia mano vno fcettro,in cima del
quale vi fia vn'occhio, veftafi di bianco, <S: cinga fi con vna cinta d*oro.
ftia con il capo chino , fen^a ciuffo, & fenz^altto ornamenio dì tcfta .
Santo Agoftino dicc,chc la modeftia è detta dal modo,Ó^ il modo è padre
che Tordinc : di modo che, la modeftia confifte, in ordinare, & moderare ;c-#
operationi humane, òC per far ciò, bifogna collocare lo icopo della noftra in-:
tentione fuor d'ogni termine eftremo dal mancamento , àC deli'e.cedò, tal
che ne le noflre attioni non ci teniamo al poco .ne al troppo , ma ne la 'via di
mezzo regolata da la moderatione , de la quale n'c fimbolo l'occhio in cima-»
it io Ietterò , pcrcioche gl'antichi facerdoti 'Volendo congierodihco lignifi-
f e il moderatore , folcuano fare 'vn'occhio, 6^ vno fcectio, coie n-olto con-
«eaicnti itili modeftia , perche chi ha modeftia , haocchiodinoncafcareia
qualche
<;s IC 0 NOLOG I A
<^ualche mancamento, &: chi fi lalTa reggere dallo fcettro della modeflla,s.i raf-
frenare li faoi penfieri , acciò non incorri no nelfouerchio. Aioiefìiaerìim(^ ic-
condo fcriue Hugone autore efemplare) cjicultum , & motum , & omnem nO'
iìram occupationem vltradefe£ium ^& cifra exctjìum fi fiere.
La Modeftia dunque richiede , che Thuomo (appia moderare fé fleffojdon»
paiticulare di Dio ,come Sotade antichilTìmo poeta greco lalsòfcrittò.
Esmode^Hshoc Dei mantisputa.
Modefiia prompta tunc aderii tibi,fi moderabis te ipfttm.
IWelìimenro bianco,è fegno di modeRia,& d'anitrio,il qual contento delle
coreprefenti , par che niente tenti più alianti , ciò narra Pierio Valeriane lib.^.
Si cinge la modefha con cinta d'oro, perciò che anco le diuine lettere me-
diante la ludetta cinta d-.moftrano la temperan:^a , & la modeftia , per la quale
i larghi .«& lafciui delìderij, & sfrenate cupidità, fi i ifl:rigono,& fi raffrenano ,
informandofi dentro l'animo vna pura modeftia, come fi può comprendere dal
Salmo Rruól .uit , in quel terzetto , Omnis gloria eius filiti I\egis abintus infibrij's
aurcis : CircumamiCla. T>arietatibus . Et TAppoftolo dille habbiate i lombi vo-
ftri cinti di cintolo d'oro, il che alcuni interpretano per la modeftia, & fincieii-
tà di cuore, con la quale fi lartienano le patti concupifcibilì de l'animo fecon-
do Euthimio .
.Sta con il capo chino per fegno di modeftia ^ come fanno le lionertc don:^cI-
le,& li Rel'giofi amatori ds la modeftia,the con tal legno etiandio nel camina-r
re, &L nelle ricreationi la dimoftranoper obbedire interamenteal prcctttodiS.
Paolo é Gaudete modeWa vefìraftt nota omnibus i ellendo che chi è dotato di
ouefta virtù, non 'V4 con la tefta altiera , va bene fenza ciuffo , perche la mode-
ftia non ammette cofe fupcitlue, come habbiamo detto il óutìo certamente è
iupertìuo, (S^ è fcgno di vna vanafupeibia,percioche con tal palefcakezzi , f\
yfìcne z ma-nfcftare l'alte^^i ,che ne la mente occulta rifiede,fegnomc:ni .fto
n< danno alcuni animali che hanno il ciuffo, onero la crcfta in tefta » i quali fo-
no di natura imm:idefti, & però Plauto in Captiuls con ragione piglia l'vpupa,
che è sfacciata ,& porta il ciuffo per vna meretrice, cofi anco il gallo in luogo
di ciufo porta lacrefta ,è lempre ardito, pfiduta lacreftadiuierchum le ,òc
mo.lefto , onde il Petrarca conti a gallum, d fte, ^periat nunc auremgallus , &
iriflam infoienti J^ dimittat , Motto imitato da Pio Secondo neili (iioi comen-
laiij lib. xi. ragionando d'^n FiLfofo , Theologo altiero , che refi ò mortificato
difputando, di cui dille, Criéij^- cectderefuperbo . Veggafi iVdagio, Tollere cri-
fìaSy oue l*Jutore dice, transìatum ab auibus criflatis , in quibus crifi<£ ere6ìioris
alacritatis )atq; animorum indie iafunt . Si clie il ciuffo è indicio d'animo fu-
rnolo , Oc però U modeftia non lo comporta , &^^ rifiuta ogn' altro ornamenta
di Ccfta^ .
MONDO.
Come dipinto dal B occ accio net primo libro della Ceneoìogìa j
ddii Dei, con le quattro fue Tarti.
PER il Mondo dip'n;eiÌDOceae-io nel luogo citato; & ne i commentii le»
roghtìci di Pierio Valeriano , Paii con la faccia caprina » di colorcjrofto inw
focaco
'?ocato, con le corna nella fronte , che guardano in Cielo , la barba Iur)ga, 60
spendente verfo il petto , & ha in luogo di verte vna pelle di pantera, che ii cin-
-ge il petto,& le fpalle, tiene con l'-vna delle mani vna bacchetta , la cima delU
' quale è riuolta in guifa di paftorale, &^ con l'altra la fiftola iftromento di iet-
''te canne , dal mec^zo in giù è in forma di capra pelofo , & ifpido .
El Silio Italico lo dipinge ancor egli in quefta guifa cofi dicendo .
Lieto delle fite fefte Tan dimena
La picciolcoda , &hàdi acuto pino
Le tempie cinte , e dalla rubiconda
Fronte ejcono due breui corna , e fon9
L'hifpida barba fcende [opra M petto
Dal duro meno, f porta quefto Dio
Sempre ma uerga paftorale in mano
Cui cinge i fianchi di timida Dama
Lamaculofa pelle il petto , e il dorfo.
Pan è Toce Greca, ÒC in noftra lingua fignifica l'vniuerfo, onde gli antichi
Tolendo lignificare il Mondo per quefta figura intendeuano per li corni nclla^
guifa che dicemmo, il Sole , é<^ la Luna , Se il Boccaccio nel fopradetto luo-
go vuole, che li detti corni riuolti al Ciclo , moftrino i corpi celelti, & gli effet-
ti loro nelle cofc di qua giù .
La faccia rolfa, Se infocata, fignlfica quel fuoco puro , che fta fopragli altri
Elementi , in confine delle celefti sfere ,
La barba lunga, che va giù per lofctto, moftra che i due Elementi fuperlo-
ri , cioè l'aria , c'I fuoco fono di natura , e forza^nafchilc , Se mandano le loro
iaipredìoni di natura feminile .
Ci rappiefenta la macubfà pelle, che gli cuopre ì\ petto , 6<;^ le fpalle,rot-
taua sfera , tutta dipinta di chiariffime ftelle, la quale parimente copre tutto
• quello che appartiene alla natura delle cofe .
La verga dimoftra il gouerno della natura, per la quale tutte le cofe ( maflì-
'me quelleche mancano di ragione ) fono gouernatc , dC^ nelle fue operationi
fono anco à determinato fine .
Si dimoftra anco per la '^erga ritorta l'anno , il qual fi ritorce in fc fteflb l
nell'altra mano tiene lafiftula delle fette canne ,^ perche fu Pan il primo , chc^
trcuaffeilmododi comporre più canne infieme con cera , Se il primo chela^
fbnaile ancora, come dice Virgilio nell'egloga 2,
Si rapprefenta dal me:^zo in giù in forma di capra pelofo, 8<^ ifpido,Inten-
dendofi per ciò la terra, la qual'è dura , afpra , Se tutta difuguale, coperta d'ar-
, bori d'infinite piante, Se dì molt'herbe .
'^Ji^W
MON-
<f2 ICO NO L O G Ift4
MONDO.
Comt dipinto nel primo libro </f / Commenti HierogUfici,
diVicriof^dlmano.
HV O M O , che tenghi li piedi in atto di forceiza , con 'Vna vefte lon-
ga di diucrfi colori,porta in capo vna gran paH3> h globo sferico di oro.
Si dipinge così per moftrar la force:^za della terra .
La "vede di diuerfi colori, dinotali quattro Elementi ,& le co/è daeflì ge-
■crate , della varietà de' quali la terra fi vcfte .
La palla sferica d'oro fignifica il Cielo, 5<^^ il /ilo moto circolare.
Volendo gl'Egitti) (come narra Oro Apolline) Icriuer il Mondo, pirigeuaf
novnfcrpe, chediuorallèlaiua coda.e'l detto ferpe era figurato di varie Squa-
me per lequaliintendeuano le ftelledel Mondo ,&; ancora per tfièr quefto ani-
male grane per la grandezza Tua intefero la terra : è parimente fdruccioloio,
per il che dillcro ch'e hmile à l'acqua ; muta ogn* anno infieme con la "vec-
chiezza la pelle , per la qualcofa facendo ogu'anno il tempo matatione nel
Moiid<> , diuien giouane .
Si
Si rapprefcHta ch'adopri il fuo corpo per cibo, quefto fignifica tutte le cofé,
le quali per diuina prouidcnza fono goucrnatc nel Mondo .
Vna delle farti principali del Mondo .
DONNA ricchiflìmamente "^eflita di habito Regale di più colori , con
vna corona in tcfla , 6^ che fieda in me^zo di due cornucopia incro-
cia tijl'vno pieno d ogni forte di frutti» grani,migli,panichi, rifi,&: fìmili ,e l'al-
tro d'vue bianche, & negre, con la deftra mano tiene vn belliflìmo tempio, &
con ii dito indice della finiflra roano , moftri Regni , Corone diuerfe , Scettri ,
ghirlande, & fimili cofe , che gli ftaranno da vna parte, & da l'altra vi farà 'vn
cauallo con trofei, fcudr,& più forte d'armi , 'vi farà ancora ^-n libro, &: fopra
di elfo vna ciiietta , & à canto diuerfi inftromoKti muficali, vna fquadra , alcu-
ni fcarpelli, 6^ vna tauolctta , laquale fogliono adoperare i pittoii con diuetft
' [ilo ' "
colori fopra , & vi fai anno anco alquanti pennelli .
Europa
«r^ IC 0 NO LO C JaA
Europa è prima, &• principale parte del Mondo, co me rifetifce Plinio ne] ter
zo libro al capitolo primo, & tolie quefto nome da Europa fìgiuola di Anteno»»
re Rè de* Piienici , rubbata , & condotta nell'i/ola di Candia da Gioue .
Si vefte riccamente d'habito Reale , &: di più colori , per la ricchezza , che è
in e{ra,& per cfiere ( come dice Strabene nei iècondo libro ) di forma più varia
de l'altra parte del Mondo .
La corona che porta in teda e per moftrare , che l'Europa è ftata femprciii.
pcriore, & Regina di tutto il Mondo .
Si dipinge , che fieda in me:^zo di due corni di doultia pieni d'ogni forte dì
frutti , perciò come dimoftra Strabene nel luogo citato di fopra , e quefta par-
te fopra tutte l'altre feconda , & abondante di tutti quei beni, chela natura ha
/aputo produrre , come fi potrà vedere da alcune Tue parti da noi defcritte .
Si rapprefenta che tenghi con la delira mano il teiiìpio, per dinotare^ ch'in
lei al prefente ci è la perfetta, A^^ veriffima Religione ,,6<^ fupedore à tutte
l'altri^ .
Moftra^ol dito indice dèlia (ìniftra mano Regni, Corone , Scettri, Ghirlan-
de, 8<r altre fimili cofe, elfendo che nell'Europa vi fono i maggiori, e più po-
tenti Prencipi del Mondo ; come la Maeftà Cefarea , ó<.^^ il Sommo Pontefice-
Romano , la cui auttorità fi ftende per tutto , doue ha luogo la SantilTima , 5c
Cattolica Fede Chriftiana, laquale per gratia del Signor Iddioj hoggi è pcrue-
nuta fin al nuouo mondo.
Il cauallo, le più forti d'armi, la ciuetta fopra il libro , & li diuerfi ftrumenti
muficali, dimoftrano che e ftata (empre fuperiore à l'altre parti del mondo, ne
l'armijnelle lettere, 6c in tutte l'arti liberali .
Le fquadre,ì pennelli, & i fcarpelli, fignificaao hauer hauuti,& hauere huo»
mini illufl:ri,& d'ingegni preftantifTimi, sì de Greci, Latini, ò^ altri eccellen-^
tiflìmi nella pittura, fcoltUfa,& architettura .
Nell'lfola di Candia da Gioue in forma di Toro, come fingono i poeti; onde
Europa nella Medaglia di Lucio Volte© Strabone,(3i altr oue è figurata Dcinzcl^
la, fopra "sn Torojche la porta via.
A s r A.
DONNA coronatadivnabellilTima ghirlanda di vaghi fiori, 6c^ dì di-
uerfi frutti contefta , farà veftita di habito ricchillìmo , tutto ricamato
d'oro, di perle,&: altre gioie di ftiina ; nella mano delira hauerà ramufcclli con
foglle,& frutti di caflTia, di pepe, & garofani, le cui forme fi potranno vedere^
nel Mattiolo,nella finiftra terrà vn beJhfllmo , & artificiofo incenfiero dal qual
lì veggia efalare alfai fumo .
Appreflo la detta donna vi ftarà vn camelo ìJ giacere fu le ginocchia ,. o irv
altro modo ..come meglio parere airaccorto,& dilcreto pittore .
L'Afia è la metà del Mondo, quanto a Teflicnfione del paefe,. eh' ella, com-
prende : ma quanto alla diuifione della Cofmografia è folo la. terza parte di ef-
ìb Mondo ,
E detta
DI CESA%E %lP<iA. gj
t detta A/ìa da Ada Ninfa figlfa di Thetià,5«: de TOceano > fa qual vogliono
che tenelfe rimpcrio, si delI'Afìa maggiore,come de la minore ,
La ghirlanda di fiori , & frutti è per fignificare che TAfia (" come riferifcC-»
Gio. Boemo ) ha il Cielo molto temperato,& benigno . Onde produce non fò-
le tutto quel che fa meftiero al viuere humano : ma ancora ogni forte di dcli-
tie > perciò il Bembo così di lei cantò .
Islell' odorato , e lucìa' Odiente
Là [otto il vago , e temperato Cielo,
Fiue vna lieta , e ripofata. gente,
Che non l'offende mai caldo , né gielo .
L'habito ricco d'oro,& di gioie conteso, dimoftra non folo la copia grande,'
che h,j di effe quefta felici filma parte del mondo.ma anco il coftume delle gen
ti di quei patCe , perciòche come narra il fopradctto Gio. Boemo non folo gì*
huomini : ma le donne ancora portano pretiofi ornamenti , collane, maniglicj
pendenti, 6: vfano altri diuerfi abbigliamenti .
E Tien
é(f ICONOLOGIA ^
Tien con la deftra mano i rami di diiaerfì aromati , perciò è^Afia di cflì co-
si feconda , che liberamente gli diihibuifce^ tutte l'altre regioni .
Il fumigante incenfiero, dimoftra li laoui j & odoriferi liquori, gomme , &
/petie,che produccnodiuerfel^rouincie deTAlla: laonde Luigi TanfiUodol
cernente cantb^
ìEt fpirauan foauì ^rabì odori .
Et particolarmente dell' incenfo. ve^n'è in tanta copia, che bada abbondan-
temente per i racrificij a tutto il mondo .
IlCamcloèanimalmoltopropiodeirAfia, 6;,^dieffi (ì fcruono più, cho
dì ogn'altro animale.
A SIA.
DONNA In piedi , che nella finlftra tiene tre da^-di , in vna medaglia di
Adriano di(ègnau da Occone ab -Vrbe condita 8 75»vien anco disegna-
la nell'i fteffo luogo .
Donna in piedi, nella deftra vn ferpente>nella finiilra vn limone a fottoi pie*;
ili vna Prora con la parola A(ìa«
AFRICA.
N A donna mora, quafi nuda , hauerà li cappelli creìpi , S^T /j>arfì , te-
nendo in capò come per cimiero '^'na tefta di elefante , al collo vn filo
di coralli iài^^ di effì a Torecchietiue pendenti^, con la deftra mano tenga '\n
fcorpione, & co la finiftra vn cornucopia pien di fplghedi grano ; da vn lato ap
preflTo di lei vi farà rvnferociffimo leone, & da l^altro vi farannoalcune vipere,
éc lerpenti venenofi.
Africa 'Vna delle quattro parti dei Mondo è detta Africa , quafì aprica, cioè
vaga del Sole, perche è priua del freddo , onero è-dettaxia Afro vno de di/c en-
dcn ti d'Abraham, come dice Giofefo.
Si rapprefenta mora , éirendo l'Africa iottcpofta ài vaep^o dì ,5^,^ parto
di ella anco alla zona torrida j onde gli Africani vengono ad.«{Tère nacuralmea
te bruni, & modo
Si fa nuda, perche non abbonda molto di ricchezze quello paefe .
:Ln tefta dell'Elefante Ti pone, perche così fta fatta nella Medaglia delTlm-
peradore Adriano icirendoquefti animali propi) de l'Africa, quali menati da
quei popoli inguerra, diedero non folo mer auiglia : ma da principio fpauen-
to a Romani loro nemici .
Li capelli neri , crefpi , coralli al collo, 5;.^^ orecchie, fono ornamenti loro
propijmorcfchi .
;Ilferociffim6leone,il rcorplone,<Si gli altri 'venenolì fèrpenti, dimóftranoj
che neh'Africa di tali animali ve n'è molta copia , de fono infinitamente vene-
riofi, ondciopra di ciò, così dilfe Claudirno .
7^amq;feras aliis tellus maurufia donù Tr^buìuhuicfolìiehet ccu vi^atributìi.
Il cornucopia pieno di IpJglie di grano denota Tabbondar^a, & fertilità fru-
mcntaria dell'Africa, dellaquale ci fa fede Horatio.
^ìcqHÌi de Libycìs verrìtw areìs.
Et
DI CESA%E RIVA. ^r
Et Gio. Boemo anch'cgli nella detta defcrittionc , che fa de cofliumi , leggi *
6^ 'vlanze di tutte le genti . dice che due "Volte Tanno gl'Africani mietono le
biade, haucndo medefimamcnte due 'volte nell'annaredate , Et Ouidio nel
quarto libro delle Mctamoifofì anch'eglì .
Cumquefuper Libyras hi61qy pend'eret arenas
Gorgonei capitisgutt.c cecidere cruentdi
S^uas humus exceptas uarios anhnauit in angues ;
yndefrequens iliaca , ìnfeHaque terra colubris .
AFRICA.
DONNA che con la finiftra tiene "Vn leone legato con vna fune, meda-
glia di Seuero defcritta da Occoneab Vrbe condita.^48.& 960. In me-
daglia dì Adriano tiene vno scorpione nella deftra, affila in terra , nella finiftra
vn cornucopia. L'Africa con la probofcide in tefta de elefante vedafi in Ful-
wio Orfini nella gente Ccftia , Eppia ,Nocbana , & nella medaglia di Q^ Ceci-
lio Metello Pio.
E 2 AME-
gs
ICO NO L O G I<t4
AMERICA.
DONNA ignuda , di carnagione fo^a,dl giallo color mifto, di volto ter-
ribile, &:-che vn velo rigato di più colori calandole da 'Vna fpalla a tra-
uerfo al corpo, le copri le parti vcrgognofe.
Le chiome faranno fparfe , & à corno al corpo fia 'Vn vago,& artificiofo or-
namento di penne di varij colori .
Tenga con la finiftra mano "un'arco , con la deftra mano vna Frezza ^ ^^
al fianco la faretra parimente piena di fiezze , fotto vn piede vna refta humana
pallata da vna frec^za, & per terra da vna parte farà vna lucertola, ouero vn li-
guro di fmifurata grandezza,
Per ell'ernoucllamentercopertaquefla parte del Mondo gli Antichi Scrit-
tori non pedono hauei ne ferino cofa alcuna , però mi è (lato meftieri «^eder
quello che i migliori Hitlorlci moderni ne hanno referto, cioè il Padre Glro-
Jamo Gigli , Ferrante Goi ;:^ales , il Boterò , i Padri Giefuiti , & ancora di mol-
to pio^ìtcoaii è (lata la '\jua voce del SigtiOt Faullo Rughcfe da Montepul-
DI CESJ'KE RIP^- O
•iino,alquaìc per Tua benignità, 6;^ cortcfia è piaciuto darmi di quefto pati
fé pieno ragguag'io,come Genti 'iìuomo periti ltìmo,chc d'Hiftoria,& d» Co*
fmo^rafia nuouamente ha mandato in luce le Tauole di tutte quattro le pal-
li del Mondo, con gli elogi] dottiflimi aciafcuna di elle.
Si dipinge fenza habito,per ellère -vfanza di quei popoli di andar ignudi ,
ì ben -vero, che cuoprono le parti vergognofc con d uerd -veli di bambacc*,
è d'altra cofij .
La ghirlanda di arie penne» è ornamento, che eglino fogliotio "v/jre; an«
21 di più fogliono impennarli il corpo in certo tempo , fecondo che vicn rifc«
rito da (bpradetti autori ,
L'arco, òC\t Frezze fono propìe armi , che adoperano continuamente , si
gl'huominijcome anco le donne in aliai Prouincie.
La teda humana fotto il piede apertamente dimoftra di quefta barbara*
gente edcr la maggior parte vfata pafcerfìdi carne humana ; pcrcìochegli
huomini da loro -vinti in guerra li mangiano > cosi gli ft;hiaui da loro com-
prati ,5^ altri per diuerfe altre occafioni.
La lucerta,ou<ro liguro fono animali fra gli altri molto notabili In quei pat
C\ , perciochc fono così grandi, & fieri , che deuorano non folo gl'altri anima;^
li : magli huomiai ancora «
MORTE.
DONNA pallida , con gli occhi (errati , veftlta dì nero , fecondo 11 par-
lar de Poeti, liquali per lo priuar del lume intendono il rooiire^ conao
Vitgilio in molti luoghi, & nel fecondo lib. dell'Eneide»
Demifereneci , mnc cajfnm lumintlugent*
Et Lucretio nel 5. libro.
D ulcia linquehant lamenti s lumina yit£ .
Ouero, perche, come il fònno è vna breue morte, cosi fa morte e vn longo
/bnno,& nelle facre lettere /pedo fi prende per la Morte il ionno medefimo .
Morte,
CAmillo da Ferrara pittore Intelligente dipinfe la morte con ToITatura »
mufculi , 6^ nerui tutti fcolpiti , la verte d'vn manto d'oro fatto a^
broccato riccio , perche ipoglia i potenti , 8c altri delle ricchezze , come i mi-
feri, fi^ poueri de lo ftento , 8^ dolore ; fu la tefta gli fece vna delicata ma-
fchera di bellillima fifonomia, 6^ colore, perche non à tutti Ci moftra mede-
fima: ma con mille faccic continuamente trafmutandofi, ad altri (piace, ad
altri è cara, altri la defiderano , altri la fuggono , 3^ è il fine di vna prigione-*
ofcura a gl'animi gentili, a gl'altri è noia , & così l'opinione de gl'huomini Ci
potrà dire,che fiano le mafcherc della Aforte.
E perche molto ci preme nel viuer politito la Rcligione.Ia Patria , la fama,
& la conferuatione delli ftatijgiudichiamo elTer bello il morire per quelle ca-
gioni , 6^ ce la fa defiderare il perfuaderci , che rn belio morire tutta la vita
honora, il che potrà ancora alludere al veftimento .
Corono quello pittore l'olio del capo d'elfa di "vna ghirlanda di 'Verde al-,
loro, per moftrarc l'imperio fuo lopra tutti li mortali , & la leggp perpetua^,»-
E 3 nella
70 TCO NO LO GI<iA
nella fipilìra mano It pìnfe vn coltello auuDlco con 'vn ramo d'olìuo ,. perche
non fipuòauuicinarla pace , & il com modo mondano, che non s*juiiicinr
■ancor lamorte , & la morte per le ftcflaapporta pace, 6c quiete ,6; che la.fua
e ferita di pace , & non di goerra , non hauendo chi gli refifta ,
Lefii tenere vn bordone da peregrino insù la fpalla, carico di corone, di
mitre, di cappelli , di libri , ftrumcnti muficali , collane daCauaiieri , aneila
da maritaggio , 6^ gioie , tutti iftromenti dell'allegrezze mondane , lequali
fabricano la Natura ,& l'altre, Osella emula ambedue, -va per tutto inquie-
ta.peregrinando , per furare, òC ri corcare jutto cjuello,di chcarmduftria, óe
airapctc humano fecero donacionc .
Morte,,
SI può anco figurare con 'vna fpada in mano ih atto minaccieuore,& net-
r»ltra con vna fiamma di fuoco , fignificando y che la Motte taglia , 6^
(Suide il mortale dall'immortale ,6^ con la fiamma ..bbrucia tutte le pò-
tsntie fenfitiue , togliendoii n^igorc a* lenfi, & col corpo le riduce in c«iine»
re-}^ in fummo.
Morfei
CO N gran confideratióne farebbe fondato all'autorità della fcrlttura Sa*
era chi volelTe dipingere la mortejfecondo fu moftrito in fpirito ad'A-
mor Profeta, fi come è regiftrato nelle fue Prcfcrie, al cap. ottauo ,doue dice9
yncinumpomorum ego yideotcioè^chcvedtiìsLhmoneation Colo come Ci dip'm
gè ordinariamente con la falce nella finiftra mano, ma anche con 'vn vncinoi
nella delira ,pei che sì come co la h\cc fi fega il fieno,& Therbe bafiejcheftano
a terra per le quali 'vengono fignificate le perfone balTe, e pouerelle,così con
l'vnclno, che fi adopera per tirare abbafib dall'albori quelli pomi j che ftanno
nelli rami alti, &c che pare ,cHe fieno ficuti da ogni danno,vengono fignifica-
ti ii ricchi, & quclli,chefono pofti in dignità, & che ftanno con tutte le com-
modica poflìbili . Onde dipingendofi cofi la morte, fi verrà a fignificate be-
niflìrao rvfficio iuo , che è di non perdonare ne a' grandi , ne a* p.ccoli , ne a*
licchi, nea* poueri , ne a pofti in degnità, ctiam fupreme, ne a* vili,e pcrfonc
abiette, e di ni un valore, maquefticon laf^lctfegandoper ellèredi maggior
numero, 8c quelli con l'vncino piegando tutti a la fine 'vgualmente manda a
Icrra conforme a la memorabil fenten^-a d^Horatio nel primo lib. Ode 4.
"Pallida mers £quo pulfat pede pauperumtabernas»
Migumq; turres: ne ia ipar^gna ad* alcuno, sì come ne l'Ode 28t dcli'ifteftb li-
btvdicc, mlium
Saua caput Troferpinafugit .
M O R, M O R A T l O N E^
VediaDctrattiònc..
M O S T R r.
PE R C HE molte rolte occorre di rapprefentarcdiuerfi Moftrl , sì ter»
reftri , come acquatici , 6^ aerei , ho trouato alcuni Poeti , che ne fan-
no mentione j onde minare a propofito di meièolarii infieme , per chi ut ha-
ueràbifogno.
SCILLA
D/ CESJ%E KIT A. t^
SCILLA.
Secondo nomerò nell'OdiJfe»,
VN moftro horrerdo dentro d'vna fpelonca marma,con dodici piedl,&
Tei colli, con aluetanti capì., & ogn'vn di quelli haueii vna gran boc-
ca con tre ordini di denti, da i quali vedraflìcafcarc mortifero 'vene no.
Sta in atto di fpoigere in fuori dell* antro le fpauenteuoli tefte , come péc
guardar fé potrfle far preda de'Nauiganti , come già fi fece de compagni di
Vliire,.che tanti ne.furono deaerati, quante erano le voraci bocche del crudel
fnoftro , ilqaale abbaia come cane . Et Ouidio lib. 14. le dipinge in vn lag»
auuel<nato da Circe , & così dice,
Sciila meglio riguarda , e ancor no*l crede
Elpur tocca, e la pelle irfiita,edura :
Ma quando chiaro alfin conofce , e vede
Che tutto è can dì [otto alla cintura^
Si braccia il crìny e*l volto, e'ipettt^fiedc
£ tale ha di fé Heffo onta, e pamu ,
che fugge il nuouo can , feco s'aditx
Mafugg'ouunqne yuolfecoftlgìra •
& Virgi nel j. dell'Eneide dille.
Scilla ft fìringe nell' aguati ofcurì,
D'vna fpelonca, e'rfuor porge labocC€
Ei legni trahe dentro agVafcofifcogli
Human ha il volto , e nel leggiadro ^afpetto
Forgine fembr a, elepoHremeparti
DimarinmoHrofpauentofoyegrande
Xongiuntefon di lupo al fiero ventre
Di delfin porta alfin r altere code-,
ScìIIa,c CariddJ fono due fcogli porti nel mare di Sicilia , Se Cono ftati fera*
pre pericolofiflìmi alli nauiganti, però i Poeti antichi li diedero figura di mo-
ftri marini oppreflolì ài tutti que!li,che paflano vicini ad cflì ,
SCILLA.
M olirò nella Medaglia-di Seflo Vompeo .
VN A donna nuda fino al bellico , h quale con ambi le mani tiene 'Va
timone di naue, 6;^_^ par che con elfo vogli menare vn colpo , &c dal
be'Icoingi'j èpefce, & fi diuide in due code attorcigliate ,& fotto al bellico
cfcono come tre cani , & tengono mezzo il corpo fuori, ^ par che abbaino.
Tiene il timone in atto minaccieuole , & nociuo per dinotare, che elFendo
Scilla vn palTo molto pericolofo a* nauiganti , Tuoi fpe^^zare le naui , 3^ am-
ina:(zarc i marinari .
Si dimoftra per i cani lo ftrepito grande che fa il mar tempeftofò , quando
batte in quei fcogli.chc s'aflomiglia al latrare de cani, àC il danno , che ricc-
uono dalla fierezza di Scilla quelli , che danno a traucrfo ,onde Vergilio cosi
iicc con qucfli 'verfi nella fcfta egloga ,
E 4 Can^
7x ICO NO LO Gì <iA
Candida fuccìn^ìanrlatrantìhus ìnguìna monfiris
Dulkkias rexaffe rates , &gurgìte in alto .
%4h tìmidos J^utas canihus Lacerale marinis ,.
CariddL
C Ariddi è poi Taltro fcoglio anch'edo pcrìcolofìflimo , che Tacqua intor-
ccndofi d'intorno forbifce molte volte le raui, e tarhcra s'inalza fopra
ì monti di maniera,che grandiflìmo rpaiienio tende a* nauiganti ,
Però fu detto da i Poctiyche era di bEUCtifTinao afpetlo con le niani,& piedi
dVccello rapace, & con la bocca aperta.
Scilla e Cariddi fon vicini l'^n l'altro, 8^ oue ibn porti è pericolofò di na-
uigare per Tonde di due contrari) mari 4, che iui incontrandofi infieme com-
battono , 6^ perciò il Petrarca dille ,
Tajfa la nane mìa colma d*obliù>
Intra Scilla e Cariddi,. &c^
Chbnerit.
LVcretio, & Homcro dicorK>>che la Chimera ha il capo di Leone, il ven-
tre di capra, 6<^_ la coda di drago, & che getta fiamme per la bocca, co
me racconta anco Virgilio , che la finge nella prima entrata dell' inferno in-
fleme con altri moilri.
Quello,che dilfero fauoleggiando \ Poeti della Chimera fij fondata nell'hi-
ftoria d'vn monte della Licia , dalla cima della quale continuamente efcono
fiamme , &c ha d'intorno gran quantità di leoni , elfcndo poi più a baffo vcrfb
il me:^zo della fuaaltezza molt'abbondanza d'arbori , e pafcoli ..
Griffo..
SI dipinge con la tefta,con Tali.^ e con l'artigli all'aquila foraiglianti , 6^
con il refto del corpo , e co' piedi pofteriori .& con la coda al leone.
Dicono moki ,che quelli animali fitrouanonei monti dell' Armenia-» . è
il Griffo inicgna di Perugia mìa patria datali già da gl'Armeui , li quali paffa-
ti quiui con figliuoli , 8<,^ nepoti,6<^_ piacendoli infinitamente il fito,ellèn»
do dotato da la natura di tutti i beni , che fono necellarij a T-vfo humano, le-;
citamente v'habitarono dando principio alla prefente nobile ,inuitta, & ge-
nerofa profperità t
LSpnge,
A Sfinge , come racconta Eliano ha la faccia fino alle mammelle di vna
giouane, oc il refto del corpo di leone, ó^^Aufomo Gallo oltre a ciò
dicc,cVella ha due grand'ali .
^ La Sfinge, fecondo la fauola , che fi^ racconta, ftaua 'vicino a Thebe fopra
d vna certa rupe>d«;^ a qualunque perfona>che palLua di \à proponeua que-
fto enigma, cioè. Qua Ifóffe quell'animale, c*ha duepiedi,6:ilmedefimoha
ire piedi, òC quattro piedi,& quei che non fapcuano fciorre qiiefto detto,da
lei reftauano miferamente vccifi,& diuorati ; lofcblfe Edipo, dicendo,ch'era
Thuomo ,il qual ne la fanciullezza a le mani , *^ ai piedi appoggiandofi e
di quattro piedi , quando e grande cammina con due piedi : ma in vecchiez-
za feruendofi del baftonc è di tre piedi ,• Onde fenttndo il moftro dichiarato
il filo
il fuo enigma , prcclpitofamcntegiù del monte>ouc ftaua fi lanci >.
P Infero li poeti Tarpic in forma dWcceJli fporchl, & fetidi ,&:.diltero, c1i«
furono mandate al Mondo per gailigo di Fineo Rc.d*Arcadia,al quale.,,
perche hauca accecati due fi^oi figliuplij p^r cQwaefccndcrca la -voglia della
moglie midregna di efE>queIìi vceelli, elkndo a^ciecatp rimbrattauanojScT'
toglieuano le viuande,mentre mangiaùa ,^à: che poi furono c^ueft' arpie fcac-
ciate da gl'Argonauti in feruitio di detto Re nel mare Aonio ncli'ifole dette-»
vSrrofadi', come racconta Apollonio difFu/amentc. racconta Virgilio u -1 5. de
rEneidc^,chc vna di quelle predicefTe a i Troiani la venuta infelice , & i faftidij
che doueuano fopjjortate in penad*hauerprouatodVccidcrlc, & àfimigUa»
aadi Vtrgiiioledcfcciuel'Arioftocosì^ ,. , ' *
Ermo fette invnafchieray e tutte
yolto dì donna hauean fa Uide , e [morte
Ter lunga fame attenuate y e afciutte,
Borrìbil a veder pia che la morte
L'alaccìegrandihauean difforme brutte
Le man rapaci: e fygne incurue , e torte
Crand'e fetido il ventre^ e lunga coda.
Come di ftrpe, che s aggirale fnoda^ " %
Furono Tarpie dimiandatc cani di Giouc. , perche fono riftelTc , che le fune
pinte ne l'inferno con faccia di caneicome dille Virgilio nel fcfto dcirEncide.
f^ifxquecanesylularepervmbram, ' .
i)icerLichc quelli -vccelli hanno perpetua fame a fimilitudine degrauari •
Hidra. ; .,,,rr,'.^. . • "wu- ;
Dlpingcfì rhidra per vn /jjaucnteuole /crpcnté, il quale come raccontai
Ouidio jib. p. Methamorf. ha più capi , ^5^ di lei Hercole così dille
quando combàttè con Acheloo trasformato in ^rpcnte .
Tuconvn capo fol qui meco gioflrì ^
L'hidra cento nhauea , né lafiimai ,
£ per ogn'ipn,chUo ne troncai , divento
7{e viddi nafcer due di piàfpauento.
Ci fono alcuni» che la pingono eoa fistte capi rapprcfcntati per i fette pce«
cati mortali .
Cerbero,
SEneca lo^ defcriuc in quefto modo.
Il terribile cane,ch'aUa guardia
Sta del perduto regno , e con tre bocche
Lo,fad'horribil voce rifonare
Tergendo graue tema a le triH' ombre
il capo , el collo ha cinto diferpenti^
Et è la coda vn fiero dragOyilquale
FifchidiS aggirate tutto fi dibatte,
Appol-
i.
74 ItO^OLOG Il4
Appollodoromedermamcntclodcfaiue j.madipiùdic* > che ì peli dd
«lorfo (òn tutti ferpcntelli.
fit anco Dante così diVe-,
Cerhrofer4crudeljedIuerra L
Con tre gole canihamentel.^tra
SouraUgenteychtquiuièfommerfa
{^ Cr occhi veirmiglhUbarbai:'ntai& atra
Il ventre largo i & onghiate le mani
Graffia gli fpir ti, ^l'ingoia, & li [quarta .'
Alcuni dicono^ che Cerbero fi incenda per la terra » la quale diuort II C9N
»i morti. . ->
M V s 1 t: A.
DONNA gÌQUane a federe fbpra Nna palla di color cclefte , con -vni
penna in mano , tenghi gl'occhi filli in vna carta di mufica , ftefa fo-
pra "vna incudine, coh bilance a' piedi, dentro alle quali fiano alcuni raartel-
li di ferro.
Jl federe dimoftra^ffer la mufica •^n fingolar ripofó dell* animo traua*
filato .
La palla /cuopre , <ihe tutta Tarmonia della Mufica fenfibile d ripofa, ^8^^
fonda nell armonia de i Cieli conofciuta da Pittagorici , della quale ancora
■gì per '\irtììd*efllparticipiamo,&-per^ vobntieri porgemo gli orecchi alle
confbnanze armoniachc, & muficali . Et è opinione di molti antichi gentili,
«he fenza confonan^^e muficali non fi potefic hauere la perfcttlone del lume
^a fitrouare le confonanzc dell'anima 9 & la fimmetria , come dicono i Gre«
ci delle virtù .
Per qucfto fi fcriue da poeti , li quali fijrono autentici fccretarij della 'Vera
Fìlolbfia , che hauendo li Cureti j & Coribanti tolto Gioue ancora fanciullo
Jella crudeltà di Saturno hio Padre , lo conduflèro in Candia, acciò finu-
drific , & alleuafie , & perla ftradaandorno fonando ièmpre cimbali , te al-
tri inftromcnti di rame , interpretandofi Gioue moralmente per la bontà , &
iapienza acqui ftata , la quale non"iì può allenare ,-nef re/cere in noi fenica-»
Taiuco dell'armonia mufjcale di tutte lecofe , la quale occupando d'intorno
l'anima , non polfono penetrare ad hauernoftra intelligcn:^a gl'habiti con-
trari) alla vi rttì, che fono padri , per eller prima in noi l'inclinatione alpec-
eato , che a gli atti> li quali fono virtuofi, & lodcuoli .
E Gioue fcampato (ano dalle mani di Saturno, quella più pura parte del
Cielo incorruttibile, contro la quale non può efercitate ìt fue forze A tem-
po diuoratore di tutti gli Elementi j & confumator di tutte le compofitioni
materiali.
Furono alcuni de' Gentili, che dfllèro i Dei efTèr comporti di numeri,&: ar-
monie, come gl'hucminì d'anima, e corpo , e che però ne i loro facrihci) fen-
tiuano volentieri la mufica, & la dolcezza de'luoni, & di quefto tutto dà cen
no, &;^^ inditio la figura, che ficde , & fi foftenta fopra il Cielo .
\\ libro di mufica mollta- la regola vera da far partidpar altrui l'armonie ia
quei
' DI' CE^^^ '^^'^' 7^
duetmotlcchefi puòpermezzodegrocchf'. — . r , ;
, Le bilancie moftrano lagjqftczza riccrcarfi nc|le voci -per giudicìo dcf <v
rcccliij,non meno che nel pefo per giuditio de gl'altri fcnfi .
L'incudine fi pone, perche fi iCtiue , 6;,^ crede quindi haucre hauuto orì-
gine quelFarte , òC fi dice che Aulpenna con quelto mezzo venne in cogni-
tionc , & diede a Icriuerc della conuenien:^a , bC mifura de* tuonimuficali ,
& delie voci , 6;^ così vn leggiadro ornamento accrebbe al coniòrtio , 6C^^
alla conuerfaiionc degl'hucmini .
Mufica,
DOnna , clic con ambedue le mani tiene la lira di Appelline, 6;^ a* pie-
di ha vari) ftiomenti muficali .
Gli Egitti) per la Mufica fingeuano vna lingua con quattro denti , come ha
|taccoUo PieriaValeiiano diligente olleruatorc dell'antichità,
\ Mufica,
DOnna con 'Vna verte piena di diuerfi ftroraenti , & dlucrfe cartelle,nel-
Ic quali fiano (egnatc le note,e tutti i tempi di.ellè . In capo terrà vna
Sianomuficale, acconciata fra capelli x & in nuno v>na viola'da gamba > b al-
tro indromento muficale»
Mtiftca.
SI dipingono alla riua d*vn chiaro fonte qtlafi in circolo molti cigni t ^
nel mezzo "vn giouSneitocon l'ali alle Tpaile , con faccia molle-/ , Se
dclicata,t€nendoin cajro '\na ghirlanda di fiori , il quale r-appreicnta Zefiro
in atto di gófiare le gote, &; d; fpiegar vn leggiero vento verfoi detti cigni)p«C
k ripercusfion di quello vento parerà che le piiime di eOTi dolcemente fi muo
nono perche,comedicc EIiano,quefti vccelli non cantano mai, fé non quaiìdo
fyira Zefiro, cornei Mufici, che non/ogliono volentieri cantare,lè nonfpira^
falche vento delle loro lodij&apprellb perfonejche guftino la loto armonia*.
Mufica .
DOnna^he /ùoni lai cetra, laquale habbJa vna corda rotta , SC in luogo
della corda vi fia vna cicala. In capo habbia vn rufignuolo vccellono*
lilCmo, a* piedi vngran vafò divino, & vna Lira eoi Tuo arco,.
La^cicala pofta fopra la cetra, fignifica la Mufica , per vii cafeauuenutsi di
▼n certo Eunomio , al quale fonando vn giorno a concorrenza con Ariftollc-
no'Muficojnel più dolce del lònarc fi ruppe vna cor4a',& fiibbito fopra quel-
la cetera andò volando vna cicala , la quale col fuo canto fuppliua al man-
camento della corda, cofi fu vincitore della concorrenza muficale,. Onde pei:
beneficio della cicala ,. di tal fatto , li Greci drizzorno vna ftatua al detto Eu-
nomio con vna cetera con la cicala ibpra , ócla pofero per Hieroglifico delU
mufica.
Il Kcfignuolo era fimbolo dell» mufica. per la varia,ruaue,5i dilettabile me
lodia della voce i perche auucrtirnogli antichi nelLivoce di queftovccelio
tutta la p rfetta i'cieni^a della mufica ,. cioè la voce hor graue , oc bora acuta ,
cun tutte le altrc,che s'oileruano per dilettare .. »
Il vino fi pone perche la mufica fùtitrouata per. tenergli animali allegf i^cor
me fi
79 ICO NO LOG IfiA
file fa il vino , & incora perche molto aiuto dà alla melodia dell \ voce il -^I-
Jiobuono, S^dclicato , però dlflero gli antichi fcrittori vadino in compa-
gnia di Bacche*
M V $ e;
FV R O N O rapprefcntate le Mufe da gli antichi giouant , gratiofe, 3^
Vergini , quali fi dichiarano neircpigramma di Piatone referto da i>io-
gene Laertio in quefta fcntenza ,
Uaq Venus ad Mufas , Fenerem exhorrefcite l^ymph^t
^rmatus vobis aut amor infìliet ,
Tunc Mnfji ad Venerem. Lepida h^c loca toUeprecamur»
^UgCY huc ad nos non volat ille puer.
Et Eufebio nel lib. della prcparatione Euangelica dice elTcr chiamate I«J
Mufe dalla voce Greca muco , che fignifica inftruire di honefta , Se buona di-
fclplina; onde Orfeo nelli Tuoi hinni canta come le Mufe han dimoftrata U
Religione, & ilben viuer'a gli huomini . Li nomi di dette Mufe fono queftj,
Clio , Euterpe , Talia , Melpomene , Polimnia, Ecato., Tteficotc , Vraniaa^
Calliope» .>K..,...,
c -L-^^^ov^ '•■•■'■'
RAPPRESENTAREMÒ Clio donzella con vna ghirlanda di lau-
ro, che con la deftra mano tcnghivna trombi , &con la finiftra vn
libro, che di fuorafiafcritto TVCIDIDES,
Quella Mufa è detta Clio, dalla voce Greca eleo , che fignifica lodare , h
dall'altra cleos j fignificante gloria , Si cclebratione delle cofe, che ella can
Uiouero per la gloria, che hanno li Poeti preflb gli huomini dotti , come di-
•e Cornuto, come anco per la gloria « chericeuono gl'huomini, che fono ce-
lebrati da Poeti,
Si dipinge con il libro Tucidides , perciochc attribuendoli a quella ÌAuCu
l'hiftoria, dicendo Virg, in opufc. de Mufis.
Clio gefla canens tr^nfaSli tempora reddit .
Conuien che ciò fi dimoftti con Toperc di famofo Hiftorico, qual fa il det-
toTucidideo
La corona di lauro dimoftra>chc fi come il lauro e Tempre vr rde,c longhif^
fimo tempo fi mantiene, cofi per l'opere dell'Hiftoria peipetuamentc nri-
tìono le cofe paffate, come ancor ieprefenti ,
E V T E R P E,
GIOVANETTA bella , hauerà cinta la teda di vna ghirlanda di va-
ri j fiori, terrà con ambi le mani diuerfi ftromenci da fiato,
Euterpe , fecondo la voce Greca fignifica gioconda , Se dilctteuole , per il
piacere , che fi piglia dalla buona eruditione, come dice Diodoro lib. 5.cap. i.
^ dalli Latini fi chiama Euterpe : £f»f tó^^>?/.
Alcuni
DI C£SA%3 RIPJ. 77
Alcuni vogliono , che quefta Mufa fia fopra la Dialettica , ma i più d icona,
€he fi diletta delle tibie, & altri inlìromenti da fiato , così dicctido Oratio nel-
la prima ode del lib. i.
Sì neque tìhias Euterpe cohibet*
Et Virg, in opufc. de Mufis .
3tilcilo^i4Ìs calamos Euterpe fìatibusvrget.
Se le da ghirlar.da di fiori , perche gl'antichi dauano i^ìle Mufc gh/rlan(JcJ
di fiori , per efprifr er la giocondità del propio fignificato per il Tuo nome, ÒC
«fi'etto del Tuono, che tratta .
T A L I A.
C^ I O V A N E di Isfciuo , Se allegro volto , in capo hauerà ^na ghirlan-
I da d'hedcra , terrai con la finiftra mano vna mafchera ridicolo(a,5^ ne
i piedi i Tocchi .
Aquefta Mufa fi attribuifceropera della Commedia, dicendo Virgilio Itu
9puic.de M ufi s.
Comka lafciuo gaudet fermane ThalU,
Pcrcib le (la bsne il -^olto allegro , & lafciuo , come anco la ghirlanda di he«
■dcra in fegno della Taa prcrogatuia fopra la Poefia Comica.
La ma(chara ridicoloia , Ignifica la rapprefentationc del fuggcito tideuole
per propio della Commedia .
Li Tocchi eilèndo calciamenti, che vfauano anticamente portarci recitanti
di Commediajdichiarano di 'vantaggio la noftra figura.
MELPOMENE.
DONZELLA d'afpctto , ó<^ veftito grauc , con ricca, 6q^ '^'aga ac-
conciatura di capo, terrà con la fmiftra mano fcettri, & corone alzate in
alto , & parimente faranno altri fcettri , &^ , corone auanti lei gittate per ter-
ra , &;^ con la delira mano terrà 'vn pugnale nudo , & ne i piedi i coturni .
Virgilio at tribù i Tee a. quella Mufa l'opera della Tragedia cpn quello verfo.
Melpomene tragko proclamat m£fla boatu .
Benché altri la facciano inuentrice del canto, donde anco ha rlceuuto il no-
me , peròche vien detta dal nome Greco Molpi , che vuol dir Cantinela, 6^
melodia , per la quale fono addolciti gli auditori . Di qui dic€ Horatio ode
24. lib. I.
Cmliquidam pater uocem cumcìthara dedit.
Sixapprefenta di afpettc,&<^_^ di habito graue, perche il fuggctto della Tra-
gedia è cofa tale , ellcndo attiorie nota per fama , ò per rhillorie,laqual grauità
gli viene attribuita da Gnidio .
Omne genusfcriptì grauitate Tragoedìa uincit ,
Le corone , 6<,^ fcettri parte in mano , 6^ parte in terra, Se il pugnale nu-
do, fignificano il cafo della felicità, & infelicità mondana de gl'hucmini per
contenere la Tragedia trapaflb di felicita a miferie , ouero il contrario da mi-
ferie a felicita .
Li coturni,chc tiene ne i piedi fono iftrementì di cifa Tragedia,
'^ Onde
7S I C 0 NO LO G I<iA
Onde Horatio nella Poetica dice Efchilo hauergll dati tali inftrumenti »,
Toflhuc perfon£t.pall£tji{€ repertor honeiì^
^efchylus , & modici s in^rauitpulpita tignis :
Et docuìty magmmque loqiùy nitique cothmnOo
P O L I N N I À.
STARA in atto d*orare>tenendoa!zato l'indice della deftra mano.
L'acconciatura delia- tefta farà di perle, & gioie di vari j, 6^^ vaghi co tori
▼agamente ornata . L*habico far^tutto bianco , & con lafìniftramana terri.
vn volume fopra del quale fìa fcritto S V A D E R E.
11 ftare in atto di orare ,& il tenere in alto l'indice della deftra mano dimo-
ftra,che quefta mufà lopraftà ( fecondo ropinlone d'alcuni ) a Retorici dicen-
do Virg,in Opufc.de Muds .
Signat cm£la manut loquitur Tolyhymnìa gejtu.
Et Ouidiancl y deFafti l'indice che parli in quella guifa.
Difìenfere De<£,quamm Volymnìa, cepit .
Le pertev& le- gioie, che tiene attorno le chiome j.denotano le doti , & virtù
liie. Seruendofila.Retorica'deH'inucntione. della difpofitione» della memo-
ria, 6^ della prQnuntiatione,ma/Iìme ellèndn il nome di Polimnia corapoft©'
delle voci, polli,& mniajche lignificano molta memoria .
L'habitobiancadenota Iaparic^,& fìncerit'a, cofeche fanno all'Oratore ficit
ra fede intorno aq^uellojf he dice più d'ogn'altra cofa.
2l volume , col motto Suadere è per dichiarare compitamente lafomma del
ia Rhetorica, hauendo per vltimafinc il petfuadere ..
E R A T O.
DONZELL A gratiofày& fefleuoìe,harà cintele tempie con 'Vna co-
rona di mirto, 3c di rofe,, con la finiftra mano terrà 'vna lira,& con l'al-
tra il plettro , & apprelfo à lei farà vn^'Amorino alato con rvna facellain mano».
con l'arco, & pharecra.
Erato, è detta dalla voce Greca Eros fignificante-amore,,il che moftraOui-
dio nel 2. de Arte amandi cofi dicendo .
T^mc mìhìjì quando Tuer , &Cithereafauore
'ì<lunc Erato nam tunomena'rnorisbabes.
Le fi dà corona di mirto, & di rofe percioche trattando quefta mufa di cofc
amorofè , ^ le conuien a canto il Cupido, il mirto ,& la rofa . Elfendochc^
lìanoinrupte.'a di Venere madre delli amori onde Oui^io4. FaH;,cofidice.
Leuiter me a tempora myrto
'Puntano. Beauit l^enerìs fapora mìrtus ,
Et Anachreonteneii'rcicdella rofadice.
B^fam amori bus dìcatam.
La lira , 6C il plettro It fi da per l'auttorltà del Poeta, che cosi dice nell'o-
pufc.de Miifis .
Tkctra gerens Erato faltat pede, Carmine , unhu .
TER-
(
T E R P S I e O R E.
SI dipingerà parimente donzella di leggiadro , &^ vago appetto , terrà li^
cetera modrando di fonarla, hara in capo vna ghirlanda di penne di vatlj
color i, tra quali faranno quelli di Gazza , & ftara in ateo gvalioio di ballare .
Se le da la cetera per Tauttorita del Poeta,che nel detto opufcolo , dice Tec-
pficorc^ .
^jft5lus cith arìs mouetyimperat , augct .
Le fidalagbiilanda , come fi è detto , fi perche foleuanogli ant'chi tt-
" J'hora coronare le Mule con penne di diuerfi colori , moftiando con elle il tro-
feo della vittoria , che hcbberolc m.ufe per hauer ^into le 5ircneac;<ntare^ ,
come icriue Paufanianel nono lib. d^lla Grecia , & le nouefigliuolc di Plerio,
i5<^ di Euippe , & conuettite in Ga;(ze, come dice Ouidio nel 5. libro dellc^
trasformationi.
Significano anco le dette penne Tagilitàj&inoto di detta mufà ,€flcndo Ter-
pficore Ibpta i balli .
V R A N I A.
HA V E R A vna ghirlanda di lucenti ftellcjfara vcfllta di azzurro^ ha^
uerà in mano vn globo rapprcfèntante le sfere celefti.
La prefente Mufa è detta da Latini celefte , fignifìcando Vranos , che è l'i-
ftellb che il Ciclo: Vogliono akuniche ella lìa cofi detta, perche inalza al Cie-
lo gl'huomini dotti „
Se le da la corona di ftel!e,(?«: il veftimento azzurro in conformiti del Tuo fi-
;5nificato, & globo sferico dicendo così Virg. in opufcde Mufis.
. Vranìa ecelimotusfcmtatur, & ajirtt,
CALLIOPE.
C"^ I O V A N E ancor el!a,& haucra cinta la fronte di vn cerchio d oro,nel
_J braccio finiftro terràmolte ghirlande di lauro, & con ladeftra mano tre
libri , in ciafcun de'quali apparirà il pcopio titolo, cioè in vn Odifiea , nell'al-
trolliadcjòc nel terzo Eneide,
Callicpe è detta dalla beila voce , quafì appo tis ^ciiliftopos donde anco Ho-
mero la chiama'Deam clamairtem.
Se le cinge la fronte con il cerchio d'oro, perche fecondo Hefiodo è la più
degna, de la prima tra le fue compagnejcomeanco di molila Ouidio lib. j.Faft,
Tr ima fot capit Callipp^a borì.
Et Lucano, ik Luciecio \io.6.
Calliope requieshomìnum j àiuumquè uoluptas .
Le corone -d'ai loro dimolliano, che ella fa i Poeti tflendo quelle premio lo-
ro, d; fimbolodellaPotfia .
I libri fono ro|->€re de' più Illuftri Poeti in 'Ver/ò heroico, il qualverfbfi at-
tribuifce a quefta mu/a per il vctfo di Vergilio in opufc .
Carmina Calliope libris heroica manàat .
A quefti veri! di Vcrgilio ch'habbiamo citali fi confanno li simulacri delc-»
mufe,chc ftanno imprellc nel libro del Sig. Fuluio Oifmo de Familijs Romano-
tum nelle medaglie della gente Pomponia .
Vcggafi
So ICONOLOGIA
Veggafi anco il nobile trattato , che fa Plutarco nel nono Sirapofiaco que-
^ione X ili.
M V S E
Canate da certe Medaglie antiche dal Sig. Vìncenth della Torta
eccellentijJìmoneir^Antichità,
Clio .
TIENE vna tromba , per moftrare le lodi,.chc ella fa rifonare per li fat-
ti de gli huomini illuftri .
Euterpe,
Con due tibie .
Talia .
Con 'vna mafchara , petcioche a detta Mufa vogliono> che folle k Commedia
dedicata) ha ne i piedi i iocchi .
Melpomene T
Con vn mafeharone , in fcgno della Tragedia , ha ne i piedi i coturni •
Terpficore,
Tiene quella Mula 'vna citara . ,^
Erato .
Con la lira , 6^ capelli longhi,comc datricc de TElcgia .
Tolinnia.
Con il barbito da vna mano, & la penna da l'altra »
Frania.
Con la fefta facendo ^n cerchio : ma molto meglio, che tenghi vna sfera poi-
che a lei fi attribuifce TArtrologla .
Calliope ,
Con vn volume, per fcriuer i fatti de gl'huomini illuftri»
M V S E.
Dipinte congrandìfjìma diligenza , & le pitture di effe le ha il
- Signor Francefco Bonauentura, Gentilhuomo Fio*
Tentino , amatore , & molto intelli-
gente di belle lettere .
Clio.
Con vna tromba In mano.
Euterpe»
Con vn flauto in mano, ^ con molti altri ftromenti da fiato alli predi .
Talìa .
Con vn 'Volume.
Con vna mafchara •
Con vn arpa.
Con vnofquadro.
Toliit-
È <
Melpomene,
Terpficore,
£rat« .
DI CESJ%JE RIPA. // ,
Tolinnia.
Gon vn aria prelTo alla bocca in fegno della 'Vo;e i ^C^ vna mano alzata ptff
li gcftijdc' quali fi feruc i'Oratore .
Con vn globo celcftc .
Calliope,
Con vn libro .
M V S E.
Come dipinte dall'i ti uftrifsimo Cardinal di Ferrara a Monte
Cattallo ndfm giardino .
Clio.
COn la dcdra mano tiene -vna cromba , & con li finidra vn 'volume , c^
dalla medefima banda vi è vn puttinoj-hc per ciafcuna mano tiene vn;i
facelU accefa, àC in capo vna ghirlanda .
C Euterpe .
On ambe le mani tiene vna mafcha a ,
Talia .
COn la deftra mano tiene -vna mafchara con i corni , 8<^^ con la (ìni(lr4
'Vti cornucopia pieno di foglie , 3C^ di fpighe di grano : ma verdi > 6^
per terra vn'aracto.
Melpomene,
C^n la deftra mano tiene vna mafchara, & con la finill:ra vna trombai 5^
per terra vi è 'Vn libro di mufica aperto .
CTerficore.
On la finiftra mano tiene vna lira, &: con la deftra il plettro .
Erato,
Tiene con la deftra mano -vn corno di douitìe pieno di fronde j fiori , Se
diaerfi frutti , & con la finiftra mano ^vn flauto , 6c,^ dalla medefima
banda vi è Cupido , che con la finiftra mano tiene vna mafchara j àC
con la fmiltra vn'arco con la corda fciclta .
Tolinnia ,
TIen con la deftra mano -vn legno fimile ad vna mifura, 5c con la finiftra
viu malcheraj & per terra vn'aratro .
Callìope,
COn la deftra mano tiene vn libro, & con la {iniftra -vn piffaroj oc per ter-
ra'vna mafchara,
Vranìa .
TIen con la deftra mano -vna tauola bianca, appoggiata alla colcia , 8c.^
con la finiftra vno /pecchio . "^
V^ Jt T V -p^ ^.
DONNA ignuda, con le mammelle cariche di latte, ÒC con ^n'auol-
tore in mano 5 come fi vede in vna Medaglia d'Adriano Imperatore-,
eliendo la Natura 5 come diffinifccAriftotele nei 2. della Fific^, principio in
f ciucila
Sì IC 0 NO LO GI<iA
quella cofi , oue ella fi ritroua del moto , 6^ della mutatione, per la quale fi
genera <^gni cofa corruttibile ,
Si faà donna, & ignuda, 6^ diuidendofiqnefto principio inattiuo>5^
pafsiuo , Tattiuo dimandarono con il nome di torma » & con nome di miCe-
ria di paìiiuo.
L'attiuo fi nota con- le mammelle piene di latte, perchela forma è queHs,
che nutrifce > & Toftenra tutte le cofe create y come con te mammelle la don-
na nutdfce , &: foftenta li fanciulli .
L'auoltore vccelio aiiidiilimo di preda, dlmoftra particolarmente l'altro
principio dimandato materia , la quale per l'appetito della forma mouendoH ^
ed alcerandofi ^ lltugge a poco- a poco tutte le cofe corruttibili.
N A V I G A T I a N E.
DONNA, la qual con gratiofa attitudine tenga vna "Vela, donde penda-
no le /arte fopra vn timone da naue , & ftia in atto di riguardare con at-
tentione vn nibbio , che vada per l'aria volando ,,& di lontano per mare fi ve-
da vna naue, che korra a pitna vela .
La ^ela, le fatte >j1 ti mone >,& la naue fono cofe note per fé ftelTe, & dan-
no cognitione della figura lenza molta diftìcolià ..
Il nibbia vccello rapace , & ingordo fi ponecon l'autorità di Plinio nella-»
naturale hiftarìa , oue dice , che gl'antichi impararono d'acconclareil timone
alla naue dal volare del nibbio, oilèruando che come qucftovccclloper lofpa-
tioio campo deiraria .va hor qua , &hor là ^mouendo con gratia le penne
della coda, per dar a (e ftello aiuto nel volgere, & aggirar il corpo > accompa-
gnando il volo con l'ali , così medeiimamente fi poteua col timone pofto die-
tro alla naue y'vo'gtnJo nel modo,che "volgeua lacodaqueirvcce!ro,con l'a-
iuto della vela folcar il mare , ancorché fufle turbato ,. de liaeendo fatto di ciò
proua di felice fuccciro , "Nollero, che quello eccello folle il Hieroghfico della
Nauigatione >coroe nel Pierio Valeriane fi legge al fuo luogo .
J^awgatione ^
VNA donnai ignuda proftrata in terra^che habbiah'capellilunghifll-
mi , che 'pargeadoli per terra "^enghino a fare onde , fìmili a quellt-.
del mare , cenendccoit vna, delie mani vn remo , 6<,^^ con l'altra la catta , e 1
bollolo da nauigare .
NINFE IN C O M M V N E.
DALLE fintioni de gl'anticki non è dubbio alcuno,chc molte, 8c diuer-
fe vrilità fi poilòno raccorre , dimostrando la potenza, 6^ prouidenza
di Uio ; perche altri ne infegnanoprecetti di Religione , moraliti , 6;^^ aliti
fjmili benefici) , fi come bora particolarmente con l'allegoria delle Ninfe fi di-
nota l'opera della Natura,fignificandofi per elle Ninfe la virtù vcgetatiua con-
lìftente nell'humor preparato , per la quale fi fa la genetatione ,nutritione, &
aumento delie cofe ; onde fi dice le Ninfe effe re figliuole dell'Oceano , madre
del
DI CESJ%E RIPJ. Ì3
Jel fiume , nutrice di Bacco, fi dicono frutcifere , & vaghe di fiori, che pafcc-
no gh armenti , mantengono la vita de mortali , &' che in lor tutela , oc cura i
monti ,Ie vaUi, i piati, iNorchi,6^gÌ'albcri,& ciò non per altra cagione,che
per elVer la detta virtù deirhumorc fparfa in tutte le fudette Qo{t,U operare ^\.'
mili effetti naturali , (\ come intcfe Oifco celebrando in vn fiio hiniio le dette
Ninfe, in qurfta fentenza .
"ì^utrices B acchì , quibtds eft oculta domus
Xlne frt4ctifer£y & ìatx pratorumfloribus eftis ,
Tafcitìs , & pecìidesy & opem mortalibus ipfdt
Cum Cer€rei& Ba eco uìtani portaftis alumn<e.
Le quali cofe fiano dette qui in commune delle Nin-fe^pernon hauere a re-
plicare rilledècoie nella efpiicatione delie particolari figure , che feguiran-
«o apprelfo ,
Hìnnediy&'Napee.
SAranno donzelle gratiole , il lor habito fiiccinto , 6^ come dir fi fuolc-*
Ninfale, di color verde, l'acconciatura della teda adornaranno varie iòrti
di fiori con loro mifchiati , & varij colori, moftrarannoanco-gran quantità di
herbette , e fioii ne! grembo raccolti > tenendolo con ambi le mani di qua , &
di là con bell'atto Iparfo.
Il Boccaccio nel libro della Geneologia delli iDei riferifce le Kinfe de prati ,
6^ de fiori chiamarfi Hinnedi : ma Natale Comitc lib. 5> delle mythologie al
cap. I 2. delle Ninfe , dice tali Ninfe chiamarfi Napee voce dcriuata dalla Gre-
ca j napos, che fignifica collina, Se pafcolo.
' li verde colore del veftimento , le tenere herbette , & fiori dimoftrano quel
che è lor naturale.
Driadiy & Hamadrìadi ,
SI dipingeranno donne rozze , fcnza alcun ornamento di teda, anzi inve-
ce di capelii fi poti à far loro vna chioma di mufco arboreo,© Ianugine,chc
fi vede pender intorno a i rami degli aibori.
L'hahito fia di verde o/curo, li ftiualerti di rcor:^a d'arbori , in ciafcuna ma-
co terranno vn ramo d'albero filucftre col Tuo frutto , cioè chi di ginepro , chi
di quercia , chi di cerro , 6: altri fimili .
Le Driadi, & Hamadriadi fono Ninfe delle fclue, 6^ delle querele. Mne-
fimaco vuole,che fiano nominate Driadi , perche nelle querele menano lor vi-
ta $ 6^ che fiano dette Hamadriadi , perche infieme con le querele fon pro-
dotte, ouero, come dice il Commentatore d'Apollonio , & Ilàcio , perche elle
con le querele perifcono .
Il mifterio Filoiofico contenuto fotto quefte fintioni , fi è dichiarato di fò-
pra , quando s*è detto delle Ninfe in commune .
'Hir.fe di Diana .
TVtte le Ninfe di Diana faranno veftited'habitofuccinto, 5<^ à\ color
bianco in fegno della lor virginità .
Haueranno le braccia , & le fpaile quafi nude , con arco in mano , òC fare-
tra al nancp,
F 2 Cosi
»f ICO NO LO GInA
Così le dipinge Cìaudiano j. libr. de lefaudl di StrUcone quando diee .
£t pharetra tarum comitum inuìolahih cogis^
Concìlium ueniunt humo'os, & brachia nudf»
Nel palai^zadellìllurtriilimo , ÓC^^Reucrcndifsimo Signor Cardinal Far-
jiefe ve n*è vna di queftcNinfc , molto graciofa , Ó«s^ fatta con Je mcdcfimo
oflcruationi ►
Pocrebbefi anco oFtre il /ìiccinto vefUmcato adornare di pelle di 'van j ani-
mali per fcgno>che fieno c^icciatricl .
N A^ I A D r.
J^nfe de' fiumi.
Siano donzelle leggiadre, con braccia , e gambe nude, con capelli lucidi > e
chiari, come d'argento,,e dì criftallo pergKomeri /parfi,
Ciafcuna harà in capo ^na ghirlanda di foglie di canna , e folto il braccio
iìniftro vn'vrna,dalla qual n'eica acqua .
Diceil Boccaccio nel Hb. della Geneologla delli Dei le Naiadi eflTer dette da
vocefigniiìcante flulfo, & quella commotione ,.che fi vede nell'acque mentre
fcorrono.
Sì fan con braccia, gambe, e piedi nudi , per fignidcare le /èmplicità de »'ac-
que, ellendo elemento fcnza miflione .
Li capelli chiari , lucenti , &fparfi lignificano l'acque CfJrrenti.
Il vafo-, fi^laghirlanda di canne ion. per fegno ddla l.ro poteftà nel-
le acque, 6^ per quella. ragione^per la eguale fi danno r-vtne,ò^ le ghirlan-
de ai fiumi.
Quelto ragionamento di Ninfe mi fa louuenire vna fonte bofcareccla f gu*
rata dal Sig. Gio.ZaiattinoCaftellini,alcui mormorio dorme do aleusne Nin-
fe da vna parte vn Cupido-difcaeciadaJ bofco con 'vna face accela !i fauni. Sa-
tiri , & Siluani , dall'altra parte vn'altro Cupido, che porta adoflo l'arco , & la
faretra , e tiene vn dardo in mano,con h punta del quale moftra d'imponerc_*
fìlentio a certi cacciatori , che hanno il corno alitato in atto di voler fonare (o-
pra la fonte, leggefiqueRofuo Epigramma>chcper cflcre leggiadro, e bello»
ne voglio far parte a curiolì .
J^aptores Driadum proculhìnc difcedìte fauni ì
SylcUani turpes iVan ^ Satyrij ; rudes
H ic T<ljmph<£ dulcì deui^lx lumnajomno
Claudere ne timeant ad leuemurmur aqu£.
]{auc£ venatOT clangorem cxymprime Bucc^»
Qu^uigilescupiuntjomnianerapiasy
Q^odft de fomno fuYgent refonante fragori
Tufies ocnlis pr^da odiofa fuis*
MARE.
VN vecchio con crini longhi,barba folta, inordinata , fari nudo, & orri-
do, ma a torno fi vedrà cortina,che fuola^zando gli copra le parti dinan
^i, fotlo '^n piede fi vedrà vn delfino , e lotto i'altto vna conchiglia marina,5f
in mano
DI CES^%E RIPJ. Ss
in mano 'Vn tìmon di nauc, h d'altri vafcelli da folcar i! mare.
Si dipinge il macc huomo vccchio,pec effcr egli antichilIimo,6^ coetanea
d*; la noftra madre terra .
Si fa horrido,c fpauentcuole per le fuc commotioni .
Il lenzuolo d'attorno gli fa vela, & il timone , che tiene con la mano , emen-
do iftromemifignificantiroperationidinauigarejdichiarano la conditionedi
elfo mare .
Il medefimo effetto f^ il delfino , & la conchiglia, circndo aniraali,che fi gC"
nerano,6c viuono in quello largo campo ,
T • H E T H I.
"ninfa del Mare,
DONNA dì camagion folca , haucrd i capcgfi fparfi attorno al capo , le
faranno vna ghirlanda di gongole, & chiocciole marine, hauerà per ve-
Aimento'vn velo di color turchino , Sterra in mano vna bella pianta ramo-
sa di coralli.
Thethi fu finta elTer Dea iiarina , 8^ fi intende per ella quella maffà d'ac-
qua, o vogliamo dire humore apparecchiato , 6;^^ con/parente alla generatio»
ne , & nutritione, percioche è detta Thethis , quafi tithy), cioè nuttice,perche
rhumore nutrifce ogni cofà , o pur s'intende rdemento dell'acqua, il qualt^
abbondantiflìmamentefi racchiude dal mare , il che intefè Vergiiio «el fuo
Polioiie, con quelli -^rerfi .
Tanca tamen fuherunt prifc<e veHìgia fraudi:
Qu{ tentare Tethin ratihus qua cingere muris
I Oppiday &c.
Da Theti tiene il cognome in Perugia mia patria l'anticha famìglia hono-
rata hoggi nella pei fona Signor Girolamo Theti j gentil' huomo di rariilìmo
qualità .
Il color delle carni, e del -velo di Theti dimoftrano quel dell'acque marine.
Le gongole, le chiocciole , oc la pianta de coralli fono cofe di mare atte a far
più manifeda la nodra figura .
Calatea ,
DOnna g'ouane bianchifllma, le chiome faranno /parre,riluccnti,quafi fila
d'argento, terrà all'orecchie pendenti di chiariilime , 6;^ finiilimt-»
perle , delle quali hauerà 'vna collana , dC per veftimento ^n velo candido ,
come latte, parte à torno il corpo rauuolto , & all'aria fpiegato ,con vna mano
terra il veIo,& con l'altra vna fpugna , i piedi fi poferanno iopra vna bianchif-
fima conchiglia .
Galatca è detta da gada, che fignifica latte , però la candidezza della carne,
& del velo rifpondono al fignificato del nome, & all'cller fuo.
Le pcrle,& le conchiglie fono per fegno che è Deit^ del mare .
Quanto alla fpugna narra il Boccaccio nel 7. 1 b. de la geneol.de gli DeJ,che
per Galatca Dea della bianche^:^a fi dinota lafchiuma, che dall'onde marino
sbattute accogliente fra loro l'acre fi genera , laqualc èbianchiflima , dalla^
quki poi fi generano le Ipugnc .
F } NIN-
^
gS IC 0 NO LO GI^
N I N F E D E L L' A R I A.
Irìàe .
VN k fanciulla con l'ali fpiegatc in forma dWn me;(^zo cerchio , leqiiall
fieno di diuerfl ordini, cioè di porpora, paonazzo, azzurro, verde, 6^
iche le chiome fieno fparfe auanti il '^oIeoj.ìI petto in forma di nebbia, & goc-
ciole minute d'acqua , che cadono per laperfòna, frale quali fi -cedano varij
colori mi 'chiari del veftimento^dìal ginocchio ingiù da nuuoIe> & aere caligi-
iiofo coperta, e con la man defi;Ta: tenga vn giglio ceruleo .
L'iride, è l'arco, che. volga mente chiamano arco baleno o
Si fd f-mciulla alacajpeceifere fecondo che- riferike Phornutonel primo li-
bro della natura delli Dei, chiamata da' Poeti. veloce, & medàggierade li Dei,
te mallìme di Giunone dì cui fi dice è Ninfa , percioche Vcrgiiionelquint©'
libro dell'Eneide fa, che Giunone la mandi per ambafeiatrice .
ìrim deccelò mifit Saturnia lunio
jliacamad'claffem: vento fcjue afpirat eunti
Multa mouens >.€c dum ant:quum exhaiuratadolorem'.
jlla viatn celerans per mille coloribus arcum
'^lulli vi/ay cito decunit tramite yirgo ..
Ouero ^^ngliamo noi dire^^che èmtilaggiera per elTerpreniincia dèlia fu tu»
ra pioggìa>.o ferenitàv. Le fàfcie di colora jiell'ali fono per rapprefentar quel-
le , che (ì -^edonroneii'àrco baleno . 1 capelli figurati con nebbia , 6<;^^ goc-
ciole minute, dimolkanoque'la minuta pioggia >.fen:^a la quale non ì\ tareb-
be arco . Non fi 'Vede detta figura da le ginocchia a bairo^perche l'arco ba-
leno non è mai circolò perfetto »
Il giglio turchino, che tiene in mano , fé le conuiene per li varij colori>che
tiene l'arco baleno ; onde è detto Iris , del cui arco, & Iride apparifcono bei-
lillimederciittioninegli opufcoli di Vergilio , vna delle quali è quella.
ThaumantisproksvariantiveJìefgNras ,
Multi color piBo per nuhìh deuolat arcu :
Ciim Sol ardentes radios ìnnuhilaiecìt»
Et pili ab- Ilo.
"Nuncia lunonis vario decorata colore
\Aethera nubificiim compltBiturorbc decoiOf
Cum vh^hus radios in nubem itcit aquofam»
Serenità del Giorno .
'Hjnfa dell'aria,
VNa giouanetta In habit&di Ninfli , di colore giallo , con bionde, & lon-
ghe treccie ornare di perle, & di -^eli di più colori, fopra alla chioma Ci
pofèrà vn '^'ole cìiiaro , & bellilfimo, a pie del quale penderà vn "^elo d'oro, Se
con bella gratia cadcrà fopra le fpalle di detta figura .
Il colore del 'Veftimentolar^ì turchino i 6;^ nei piedi hauerà li ftiualctti
d' oro .
Così ho oITeruato efler dipinta la ferenità del giorno in molti luoghi ; onde
potia«-
DI CESJ%E.RTPJ. g/
potiamo dire, che la bellezza.^'&gfadofnam. nti di quefta figura , fìgnificano-
quaiuo (la vago , & bello il giorno chiaro, Ò<.^fereno, il che dimofha anco il
coIordelveftin:^cnt0 5(Ìv'iln(plenJenteSole.
Serenità della J^tte .
ANccr'efTa con habito alla Ninfale di color azzurroj'^uttocontpfto di chia
rilTìmettelle d'oro, farà -di carnagione fofca, i capelli faranno alquanto
ofcurerti , &C^ le treccie faranno adorne di perle , & di '^éli paonazzi , fopra-»
liquali (ì poleià vna luna d'argento con vn velo di argcncoj oc di fcca azzurra»
che le cali (opra le Ipaliecon bella^gi atio.
Tio^gìa.
Klmfa dtll' aria,
VNa Fanciulla veflita di bipio, haucrà in capo vna gh'ilanda di fette fte!-
Ic, delle quali farà vna fcura, & nel petto n'hauerà ^Itre r 7.dei!equali
fette faranno ofcure^ 6^^ dieci chiare , in mano terrà vn ragno, che faccia-»
la tela_ «.
Le fette ftelle , clie porta in capo, fono le Pleiade , le quali Ipeflè volte me^
tiano pioggia ; onde Statio nel 4. della 1 hebaide, dice così .
JnacbaTerfa ,• nequeviolentiorexit
^mnis humo
€um Taumm^ aut Tleìadas Aufttaquofa.
Et per le dici lette ftel le del petto s'intende l'Orion*, ch'è vna figura Jaqua-
Ic apparendo , ù pioggie, e tcmpcfte aliai spero Vergilio nel primo dell'Enei-
de, così dice,
Cum fubìto affurgerrsfluBo nymbofus 0 rìon .
Et Propert o nel 2. 'ib. delle (uè Elegie,
7\lon h£c Tleìadesfacìunty neqjte aquofus Orlon .
Lc(ì da il la^no, come dicemmo ; perche quando è tempo da p'ouere ,f|
la tela fua con più fretta, &c ailìduità , che quando è fei eno, feruendofi dt\ be-
nefìcio d<\ tempo , edcndo all' hora più opportuno per cagione dell' humido à
f^rquell'opera,chc nel tempo fereno , 6^ alciuttoi onde Plinio nel libro i i.
dell'hillraja naturale parlandone cofi dicp.
^edem fereno non texmt, nubile texunt-,ìdeoq: multa ^ranea imbriufigna.
Il color bigio del veftimento, come dicemmo ;è color propio , ò: fegno del
Cielo dilpofto à pioucre ; onde /opra di ciò Tibullo nei 2. iib, dice.
Quamuis prafens pi6ìa ferrugifie cceìum
Vtntura admittat imbrifer arcus aquam .
R V G I A D A,
Tlinfa dell'aria,
"pV O N N A vcftita di verde, in capo hanerà vna acconciatura di ccrpugli,
X^ &: tronchi d'arbori pieni tutti di rugiada , come anco tutto il reftance
d» lua figura ; Haucrà panmcntc lopia luuii celpugh vna luna piena , fi fa il
F 4 ^efti-
ss IC O NO LO GI^
vcftimento di color verde, per lignificare gli hcrbofi prati, diC verdeggianti
campagne, doue la rugiadàfiripofà, & fi mantiene longo tempo .
La Luna piena, denota i) tempo opportuno alla fua generationc , fcriuen-
doAriftotelenel g. lib. delle Meteore della rugiada, & della brina , cheillu-
xne , 6^^^ calor dtlla Luna quanto è maggiore , ha più forza di alzare mag-
giore quantità di 'vapori , 8<;^ di tenergli fbfpelì in quefta ter:^a regione deì-
TAria , i quali poi non eflendo da forza bafteuole tirati più su alla feconda Re-
gione , ricadendo a baffo fanno molta rugiada fecondo la moltitudine di des-
ìi'Vapori.
COMETA.
J^nfa. dell'aria .
VN A gtouanetta d'afpetto fiero, di carnagione, (Si veftimento rcffo coti
chioma fparfa,d^ parimente accela,hauer<ìin fronte vna llella<,con
'Vna mano terrà 'Vn ramo d'alloro, 6^ "^no di vcrminaca, «ScT con l'altra vn
pezzo di zolfo .
Si dipingedi afpetto terribile, con !é fiammeggianti chioma , & col vefli-
mento rollò. Se la flella in fronte ; perciochc la Cometa è per fé fteffa fpaucn -
teuole , minacciando lempre qualche fìnift:ro,& grauc accidente nel mondo ,•
Ci come fìgnifìca Silio Italico nel primo libro doue dille .
Crine vt fiammifero terrei fera regna Cometes
Sanguinetijpargensignem vamit atra,rubentes
Fax calo radios, &f^ua luce corufcum
Scìtillat fidus,terrifq-i extrema minatur»
Le fi dà il pezzo del iolforo in mano ; perche la Cometa, come ferine Arl-
ftotile nel 3. lib. delle Meteore, è di natura fulfurea , & da gli Antichi fu ripu-
tata cofa prodigiofa.; fcriue anco Plinio nel 2. lib. dell'Hilìoria naturale, ò<,^
V(erg,.nclla prima della Georgica .
Ftdgura: nec diri toties arfere Comet<z,
Le fi danno in mano i rami dell'a lloro , & della 'verminaca jperche-con,,
efiì gli antichi faceuano le purgationi de portenti cattiui , che loto appariua-
no , fi come della "Verminaca fcriue Plinio nel libro 'ventidue , & deli' alloro
nel lib. 1 6,&c anchora del folfo,di che habbiamo dctto,nel ttentacinque dell»
fua Hiflor'a naturale»
NECESSITA.
DONNA, che nella mano deflra tiene vn martello , òC nella finil^ra^
. vnmp:5^zo di chiodi»
Nccefliti è vn edere della cofà in modo , che non polTa (lare altrimenti , ^
pone ouunque fi ritroua.vn laccio indi{roÌubile,&; perciò fi ralTomigHaad vno
che porta il martello da vna mano , 6;^^ dall'altra li chjodi,d;cendofi volgar-
mente quando non e più rempo da determinare vna cola con configlio , ellcr
fìtto il chiodo : intendendo la necefTiti dcll'operationi .
litcefsità.
DOnna fopra dWno alto piedcftallo , che tenga "Vn gran fufb di Diaraan-
ce,come fi legge nelli fcritti di Platone .
NE-
NEGLIGENZA.
DONNA 'Veftita di habito tutto /quarciato , «Se rotto, farà fcapjgliata-i,
flando4giac«recon vn horologio da polueie di traucrfo in mano >.o
per terra..
Dipingcfi la Negligenza fcapìgliata , & malvcftita, per fegnojxhc il negli-»
gente non è compito nelle fue attieni, & fpìace generalmente a tutti •
Il ftare a giacere fìgnihca defiderio diiipolò, d'end' è cagionato quefto vitio.
L'horologio pofto :n modo , che non corra l'arena, dinota il tempo per»
(g>&: è quello vitio figliuolo dell'Accidia ,ouero nato ad'*vn parto con cflìu;
però fi potrà dipingere con "^^iia teftuggìne, che le cammini fu perla vcfte,
per eller Icnta^, & neg igente nelle fue operationi per il pefo della viltà dcU'as»
nimOjche non la lalcia vfcire dalla Tua naturai fordide^za.
NOBILTÀ.
*p\0 N N A regata riccamère co vna ftella in capo,& co vn feetro in mano.
■■-' La verte lunga prcllo a' Romani non era lecito pottarfi da ignobili .
La
'^9 JC 0 NO LO G I fiA
La ftella in capo pofta, & lo (ccttro in mano , moftiano chee.atitìone d'anl-
Wtio nobile prima inclinare a gli fplendori dell'animo , lignificati per la ftella »
f50i a ccmmodi del corpo, (ìgnifica ti nello lcettro,M& che iaNobilca naIcedaU
a 'virtù di vn*animo chiaro , 6<^_ Iplcndente i&C (i cpnrciua facilmente per
fxiezzo delle rìcche^^e mondane ,.
NOBILTÀ.
DONNA in habito^raue, con vn'hafta nella mxmo dedra, & nella Kìni*
ftra col (ìmolacro di Minerua,come fi vede nella medaglia di Geta .
La granita dell'habitoiìgnificale maniere, & i coftumigraui, che nella per
fona nobile fi ricercano^
L*afta, & il iìmolacro di Minerua , dlmoftranojche per la fama,ò delle fcieti
2e,ò dell'armi, la ncbJlM fi acquifla ; eilèndo Minerua protettrice , <econdo il
credere de' Poeti de gli vni, oc dell'altri egualmente ; per ellèr nata dal capo
di Gjoufjche è il difcorfo , Oc l'intelletto, per me^zo del quale quelli hanno il
▼alore ^ ^^ la fama*
DOnna di matura età moftrandofi nella Faccia alquanto robufta, S^ben
, difjjofta dJ corpo : fari -vertita di nero honellamente , portarà in mano
.^ue corone l'vna d'oro, l'altra d'argento.
Si fa di età matura ; per dimollrare, che nelli principi] di nobiltà , ne anche
il fine , che fi notarebbe con l'età fenile , cioè quell'antichi c^ de' Calati , cht-»
non ritiene altro , che il nome fi pollone dire vera nobiltà, come nutarArnt»
gio nelle fuc veglie. Il veltito nero conuiene al nobile per moftrare, che len-
za fplendore de' veftimentijè chiaro, & illuftreper fé medefimo.
Per le due Cotone fi notano i beni dell'anima^d: quelli del corpo,che infic-
ine fanno la nobiltà .
NOCVMENTO,
HV O M O brutto , che tenghì pofata la deftra mano Copre d'vn porco l
che ftia in atto di cauare la tetra con il grugno , &;^^ con la finiftra vn
•iiazzod'Orticha,
Brutto fi dipinge il Nocumento, percioche non vi è cofa più abbomineuo-
wple,&: bruttajchequellajcheèin nocumento della vita humana,
11 tenere pofata la deltra mano fopra il porco dimoftia qutllc>,che gli Egitti}
con tale animale fignificauano.cioè vna perfona danno/ajefièndo che tale ani-
male infetta i corpi dicoloro,chebeuonoilfuolntté, &di lebbra, Sc^ puzzo-
lente rogna fi contaminano , anzi di pili Tvio frequente di mangiar U carne di
porco ingrolla l'ingegno . Oltre acciò , è ancora animale nocciiole, perche fa
jion pìcciol danno ai campi feminati ,ò«: alla pouertà mentre le tenere biade
non lol mangia, raa bruttamente ancora calpcfta, & con il grugno le fpianta,
L*orti«
DI QESA%E Ti^^V'ìA. >/
L*ortica,che tiene con la finiftra mano , fig^ìifica il danno ,che fi rìceued^
queft'herba, percioche a pcna,che lì tocchi , punge, Ò^ fi fcnte da lei nocu*
mento grandillinr.o..
"J^cumento agogni cefa»
HVomo brutto,vcftito del color della ruggine , che tenghi con ambe le mt
ni vna Sa!amandra,& alli piedi vi fia vn lupo con la bocca aperta .
Del color della ruggine in più lunghi n'habbiamo ragionato, come co(à che
confuma tutto quello, oue ella fi pofa .
Si dipinge con la Salam andra,prr dimcftrare con elfa vn'huomo reo , 6^ a
ciafcuno con chi pratrica dannolo facendogli ingiuria,oqualche male, & che
con chiurque fi ritroui,gli aporti qualche calamità, 5^ drcefi, chela natura^
diede alla Salamandra nclnuocete tanta forza,che col fiiojveléno infetta tutti
i frutti di qualfiuoglia albero,& colòro,che ne mangiano dì quei pomi intetta-
ri , per la lua fredda virtù fi muoiono di veleno , non altrimentc che fia quel-
lo dell'-conito..
11 lupo con la bocca aperta anch'egli è animale, che dlrtrugge quafi tutti gli '
altri animali, lallando però in disparte Leoni» orfi , tigri, iìmilij&: pur a <^uelli
noterebbe le hauelle forza da poterlo fare ^. ' .
N O T T E.
,ONNA 'Vcftita dVn manto azzurro tutto pieno di fiielle. Se habbia*»
ailefpalle due grande ali in atto di volare, farà di carnagione folca , 8^
h^uerà in capo vna ghirlanda di papauero , & nel braccio deftro terrà vn fan-
ciullo bianco,& nel finiftro vn'altro fanciullo nero , & hauerà i piedi ftorti , &
ambidue i detti fanciulli dormiranno . Quafi tutto qucfto fcriue Hefiodo , Se
il veilimento del color del Cielo con l'ornamento delleftelle Ci dipinge, perche
apparilceiolo la notte, ^
La ghirlanda di papauero perla Tua fingolare propietà di fare dormire fi-
gnifica il fcnno figiiuolo,<S«: effetto deha notte ; ilquale e notato più particolac»
mente nel fanciullo tenuto da la finiftra mano dormendo,coine l'altro mal fac-
to, e diftorto è polio per la moire , così racconta Paulania Scrittor Greco ne gli
Eliaci , elTer fi à tempo loro trouata 'vna ftatua^dentro ad vn tempio nella pro-
uinciadegli Elei,.
Le quattro partì della T^tte,
Trate prima:,-
MAcrobiotielpr imo libro de' Saturnali al cap; j, dluìde la notte in /cttcJ
tempi, altri nondimeno fono ftatischerhandiuifa in quattro , fin-
gendo là notte hauer vn carro con quattro ruote, intendendo per elle le quat-
tro parti della notte , & quefta diuifione , come dice il Boccaccio nel primo li -
bio della geneologia de li Dei , è ftata oilèruata da' .Soldati , Si da nocchieri
jiielleguaidieloro.
Per
>^ IC 0 NO LO G I<iA
• Vtz tanto anco a noi è piaciuto diuider la notte fimilmentc in quattro tem-
^,non per rapprefentarìe vigilie de' foldati , o leguajdie de nocchieri,ma per
delcriuer in genere quefte parti mediante i fegni , e gli effetti loro più noti , &
conuenienti. Dico dunquc,che la prima parte delia notte la rapprcientaremo
in vna donna veftita di color bercino t vcdendofi fopra ia fua tefta alcune ftel-
l«, & per l'aria 'vna nottola volante .
Terrà con la fmillra mano vna pietra da far fuoccbropra la quale fia vn pe;^-
zo di erca,& con la finiftra tenga vn'accialino, col quale moihi hauer percoilo
detta pietra , &c fi vedano per aria molte fauil!e , & Tcfca accefa .
Appreflb alla detta figura -vi lar<ì vn candeliere con vna candela per ac-
cenderla».
Il color del veftimento bcrtino molerà la declinationc della luce alle tene-
bre della notte .
Le ftellc, come detto habbiamojfigntficano, come rifèrifce il Boccaccio nel
primo libro della Geneologia, la prima parte , ellènda che in qacfto tempo le
llclle cominciano ad apparire.
La nottola volante denota fimilmente quefto tempo,perche quefto animai
remico della luce , fubbito che comincia a imbrunir l'aria , cfccfuora del fuo
albergo , 6^ va volando a torno .
Si dipinge , che con la deftra mano habbla percofla la pietra focaia coti l'ac»
ciah'no per fegno di voler accendere la candela , che gli ila a lato , percioche,
come narra il Boccaccio , celiando la luce del giorno, fi cominciano ad accen-
dere i lumi ,pcr vincere con quelli le tenebre della notte , per poter afitendere
a- quell'opere, che in quefto tempo fi conuengono .
'Seconda parte,
VNa donna veftita di color lionato in vna notte , che con la dcftra mano
tenghi con belHlTima graiia vna sfera celeftc, ftando in arto di contem
piare quella , da 'Vn canto vn fanciullino che dorma , & da l'altro lato vn pa-
llone , che Con la coda faccia vna belHlfima ruota . Si dipinge veftita di liona-
to, perche come fi va più versM profondo della notte , così la qualità del colo-
i€ deue approllimarfi allo (curo delle tenebre.
T iene la sfera celcfte contemplando quella , perche le ftelle in quefto tem«
|io lì rendono più vifibili, & più atte a pocerfi contemplare .
l\ medefimofipuc)dire,cherignifichiilpauonenellaguira ,che dicemmo;
percioche,come nferifce Pierio Valeriane nel lib. 24. g/Egiiti) per elfo figni-
fìcano la notte chiara, 6i. ftellata, vedendoli nella lua coda tanti occhi, corno
tante ftelle nel Cielo .
Quefta parte della notte fi chiamaConcubia , di ciò ne fa fede il Boccaccio
più volte citato ; percìothein quefto tempo doppol*ellerfi alquanto vegliato,
^ MIÉ|É|^arr, che per tal fignificato fi mette a lato alla lopradetta imaghic*
il iat^pBno che aorma.
Ter:^ parte della notte ,
\J Na donna veftita di nero in 'vna notte ofcura, ftari giacendo in ter-
ra in atto di dormire, terrà con la deftra mano vn ghiro, d^ accan-
to di-
■-Ì
to di iierfi animali dorirendo . > ■^^/%„r/i
Si veftc dì color negro , '^ndoU. in quefto tempo !. notte e p.uofa,„^
& più denfa, & chiamafi intcrapefta ; percoche , come narra ' Bocca eoo , «
coL habbiamo detto altre volte a c,uefto propofito.non pare »n^°^"^;;
runa opcratione . che perciò fi rapprefenta a g.acere per ■«" '/"""'"J '°»
diuetfi animali . & che tenghi con la dettra mano vn 8^;° ^''''"^^V";^"^
mean male . che la maggior patte del tempo cjuafi perduto nel (onno e prmo
"Ógni operation. , & (entim'erto.eflendo ak, ""-fl«.' «":f.^.X' ?"? "
.uà notte ..qual-Iiora defcriuendo Vergilionel 8. dell Eneide cos. d.lle. ,
Tloxnat.&tenwmimJUfefsapermnes
^lituum fecii 'umqsgtnusfoporaUiis habebat:
Quarta farle della notte. . j n ■ ,~
DOnnaveftitad! cangiante biancho.e tutchino , 8^, che-. daUa c.n»
in giù del detto. -vettimenio Cano alcune ftelle . ma p,cciolt,a4^ pò
corilucenti* , „._. e>^ „'t;.^*.nt<» "
Come arrcó fopra li capo della parte del vifo vna bellifr.ma , «^^""^^
ftella grande , <5. che ftando detta figura a federe moftn con belhflitmgrat.a.
culcie^ndo di farvnvaghillrmo ricamo doro , & di feta divani colon , ouf
tenghi 'vn libro aperto, &:moftri di ftudiarc. » »'
Le farà a canto vn gallo con l'ali ape«r>'& ilcapo alto ni atto di canta, e.
Si verte di cartgiantebianco, e turchino», éc con le ftelle picciole,& poco n-
lucenti dalla cinta m giO , per moftrare^He in qucfto tempo. commcia<^a.can-
gia' fi a notte .declinando le ftelle^ cortic moftra Verg. hb. 8. dell bi eide.
Surge.age.X^te Dea, primifó', cadmtìhus aftrìs junomferriteprem^ZTC.
Le n dipinge la bella, & chiara ftella, come dicemmo ; peraoche in quclto
tempo elìa ci porta la lucc,& da i Poeti A' alttl Scrittori vien chiamata Eosto-
ro, o lucifero , che tanto vuol dir Fosforo^itl Htlgua greca quanto lucifero-Keha
ktma , & portatore di luce nell' Italiana . Onde Ouidio facendo mentione di
qiuefta rtella nel primo libr. de Triftibtis eleg. y. cosi dice ^
Di^locjuory&flemusyCflo nitidijjimus alto Stellagrauis nobislucìferort^ trai.
Le fi-mette auantHl gallo nella guifa^chebabbiamo detto , pcrcioche que-
lla 'vltima parte della nottt -vien detta galHcinio r conciofia cofa che V€ncn«
dola notte -^erfo il giorno, i Galli cantano , come dice Lucretio .
ExflaudenùhusaliS ^moram darà ccnfuetus yccevocare.
Et Plinio nel lib,i o al cap. 2 1 . narra , che i galli iono le noftrc gaardiO
notturne, prodotti dalla natura, per deftarc gli huomini all'opeie, & per rom-
pere »1 fonno, eflcndo che alla quatta vigilia con il canto cbiamana alla curai
& alle fatiche.
Onde fi pub dire , che il gallo fignifichi fa vigilanza , che deuono vfar gh
huomini j perche è brutto fuor di modo dormendo confumarc tutta la notte,
& ftar longamente fepolti nel fonna, ma fi bene rinfrancati ,chc fiano gh fpi-
liti, ritornare alle vfate opere, che ciò rapprefenta qucfta pittura con farcii
belliffimo ricamo d*oro,oucro come habbiamo^ d^UQ 1 molili di ftudiarc , co»
me attione più nobile i &c più degna ,
fi-
le 0 NO L^p G I<iA
O B B E D I E N Z A.
DONNA di fac la nobile , Se modefta, -vedita d'habito reiigiofo, tenga
con la finiftra mano vn Crocefiilb, 6i con le deftra vn giogo, col raocco,
che dica SVAVE
L'obbedienza è di fui natura virtù , perche confifle nel fogglogare i propij
appetiti della 'volontà de gli altri fpontaneamentc per cagione di bene , ilche
non fi fa di leggiero da chi non (ènte ftimoH della lode > & deli'honellà: Pcrb (x
dipinge di faccia nobile, elfendo i nobili più amatori dt:irhonell:o,& più amici
ilella ragione, dalla quale deriua principalmente l'obbedienza .
Il Crocifilfo , ^ i'habito reiigiofo fono (egni,chii per amore della Religione
k commendabile (ommamente )*obedienza , ^ però dicono i contemplatiui ,
Oc timorati di Dio , che in 'virtù d'elfa fi fa facilmente la Diuina bontà condc-
fcendere alle preghiere noftre j &i all'adempimento de' defideri noari .
Il gioco col motto SVAVE, è per dimoftrare la facilità dell'obbedienza,
^UAndo e ^oncanementej fu impixfa di Leone X. mcncce era fanciullo, laqual
poi
poi ritenne ancor nel Pontificato, adornandone tutte l'opere di magnificenra,
jeqnali pur fono molte ,che ftce,&.dentro,&fiiori di Roma,tirandoladal det
to di Chrifto S.N. che dille lug!4mmeumfuaueeft,'mttnàenóo dcirobbcdie»-
z?> che doueuano hauer i Tuoi ièguaci a tutti i luoi Icgitimi Vicari] .
Obbedìen'xa,
DOnna modefta,& humile,ftarà con la tefta chìna,d^ con gli occhi rlnolti
al Cielo, donde efca vn raggio di fplendore> dalqual penda vn freno, &
ella allegre mente porga le braccia per prenderlo ► Ed oltre a ciò gli Egitti),,
quando voleuano'rapprefentare Tobbedienza, dipiogeuano vn cane con la te-
fta riuolca verfo la khena y percioche niifun'animal fi troua più obbediente di
quefto , che lafcia-ancora di pigliare il cibo oltre atcoftume de gli altri anima-
li alla fcmplice parola del padronepcr vdire,& obbedire al fuo cenno ; Però ft
potrà dipingere in quefto piopofito-»& per laidichiaratione dcLcorpo tutto ba-
fti quel pocOy;Cbe fi è detto, di fopra <^
Ohbedìen\ar,-
DQnna veftita di bianco, che caminandò miri "^ers^il cielo, nel qual farà
vn raggio di fplendore , & peneri la detta donna vna croce in /palla .
Qui fi nota,che l'obbedienza deu'efTer monda d'intereflì , che la macchia-
nojpiena di (peranze de* premi) immortali, -che Tailìcuruno la via , & patifiU-
tc a pefi delle leggi diffìcili a! fenfo, che la nobilitano .
Il primo fi nota nel veftito h'ìa^nco , l'altro nel guardar lo fplendor del Cicl«
ed il terzo nella croce> che tiene in ipalla ••
ObbedierjT^a uerfó Dio,
DOnna veftita d'habito lungo, d^T honefto , ftia con molta attentìone aJ
guardar vn facrifitio, che arda fopra vn'altarc , e con vna mano tinta^
della vittima fi tocchi l'eftrema parte dell'orecchio dritto .
Il Hgnificato di quefta figura fi caua dalle facre lettere , doue fi dice , chc^'
Mosè col dito tinto nel fangae della vittima andaua toccando l'efiremc parti
de gli orecchi ad Aarcn fommo Sacerdòte » ed a' fuor figliuoli , il che da iacri
Thcologi s'interpreta per l'obbedienza > & per fa pronte:(za d'vdire , 6^ cflè-
guir le cofe appartenenti al fàcro culto di Dio ..
ObbedienT^.
DOnna fcalza,efuccinta»moftrando prontezza con 'infilatolo da lana In
mano , ilquaì fi giri dair^na,e dall'altra banda,fecondo ch*è moffojCO-
me fi deue muoucr Tobbediente a* cenni di chi comanda legitcimanaentc,
OBBLIGO.
HV O M O armiito con due tefte>quattro braccia , e quattro mani, per
moftrare, che rhuomo obbligato (ofiien due perfane , Tvna per atten-
der a fc medefimo, l'altra per fodisfare altrui „
E fi dipinge con quattro braccia, e due tefte,fignificandofi per quefte i pen-»
fieri dell'animo fpartiti , & per quelle l'operationi diuerfe.
OSSE-
>^ i€0 NOLO GJftd
O X S E Q^ V I O.
H"^^ O M O d'etiì virile,-che fta con la tefta fcopetta , ^c,^ alquanto chi na
in atto humile , che ritirata la fiiiiftra gamba in dietro, d^ tenendo la_.
berretta , o capeJlp che fìa, con la delira mano, moltri con tal geflo Ollcquio ,
I& riuercn^a grandiiììma^ 6;.,^ con la lìniftra mano tcnghi legati va LeoncL, ^
& -vna Tigre .
Si dipinge d*età virile , percioche in elTa vi fi rltroua i mc:^:^i, & il conuene-
uoU, & non ome nella gioLicntù, che ama, 6^ ftima aliai d'cllere Tuperioro
ad'altri, come dice Aiift itile nel'a Rettoiica ,
La teda /coperta alqu.into china matto humile , dimoiata la {bmmiflìonc
eli chi liuerentcmencc cerca con an-mo grato difarfibencuoloperracquiftodc
gi'amici;Onde topra di ciò Ferentio in Andria cofi dice, Obfequìu amicos parit.
Tiene con la finiftra mano legati il Leone, & la Tigre, per iìngnificare ,che
ì*o(Tcquio coh li fuol mezzi ha forza di domare Leoni» Tigri , cioè animi fieri,
altieri, ik fuperbi, come ben dimoftca Ouidio lib.i.d'Arte amandi.
DI CESA%E T{IP<tA. 97
"SUBìtm obfe^uio curuatus ab arbore ramus
A ' Franges j fi uires experìere tnas
. f i ^ Cbfequìo tranantur aqtijt : nec vincere pojfis
f lumina fi cantra quatn rapitynda rates
Obfeqmum tìgresq;domat , tumidoiqi kvMi
B^nica paulatim taurus aratra fubit .
>
OBLIVIONE D'AMORE.
FAneiallo alato, feda, òC dorma, incoron ato di papaiicrl , appreffo dWna
fonte nella cui bife vi fia ieri tto. FONS CYZICT. tenga vn rra/zetco
d*otigano,nella finillra mano , dallacjuale penda vn pcicc Polipo : la dcftra lo-
ftcniarà il volto , col cubito appoggiato (opra qualche fterpo> o fallo ,
Il fanciullo alato lo potremo per (imbolo dcirobliuione d'Amore ftianitOiC
^alla mente volato» Non piacque ad Eubolo, outro ad Araro ( fi come litcri-
(ce Atheneo lib; 15.) ch'Amore fulle dipinto alato riputandolo ritrouato da
inefperto , & poco giuditiofo pittore, ignor ai.te della coiidiiionc d'anioie j il-
qualenon è altrimenti leggiero, & vt>latilc, ma fopramodograue, attefoche
non facilmente vola dal pctto,doue vna volta è ritratto * ond'è, che non ìii'\ìj
iubbito n liberano le per/onc dalla incurabile malattia d'Amore.
Q^ìs mortalitim primus qn^tfo pinxit ,
xAut cerafinxìt alatum ^morem ì
T^hii pr^ter tefindines ilie pingere didìcerat:
Slu.'m, & ingenium prorjus ignorabat huius Dei,
Leuis enìm mìnime efì, aut itafacilis
yt qui eitis telis male habet,eò morbo fi atim liberetur
Jmmo grauis fupra modum: quorfiim ergo illi penna ?
Ea res piane nug^, tam etfi quifpiam ita efie autumat,
Aledìde pure dice, che tra per/one, che (anno, vi è fpello ragionamento eh*
Amore non vola , ma quelli che amano volano col penfiero per Tinconflanza ,
&: vari) moti dell'Animo, òC^ che nondimeno gl'ignoranti fittoti lo figurano
coulepennc^ .
Crtber fermo cH ' ,.
^piid fophìHas ^ nonyolars Ùeum
^morcm,fid illos qui amant:alias nere de caufa ahs àfjìngi,
Ticiores auteni ignares pennatum eum delinfafic .
Se a detti Poeti Greci non par^ua lagio euoic, che fi lapiefen calle An-oii^
alato, tenendolo edi per faldo, & graue , certo che con r^igione neli'Obliuione
d Amore manifelbndofi leggiero , & mutabile alato fi figurata , tanto più che
partirfi facilmente, ò difiicilmente Amore, òprefto o tardi bafta,chc alla fint-»
vola,& fé gh Amanti volano col penfiero per i'inconftanza loro , fenza dubbio
dinno il volo ad Amore>ilqualc da loro ibcciato fi paite,ót dachcper ifperien
\z 11 vedeno moki amori andare in Obiiuionc , (^: che gh arr crof penfieti vo-
lano fcuente fiicr del petto degl' Amanti , però figiiraiiQ rCb.'iuionc d'Am.o-
rc con l'alt» .
G Doimc
/'
pg ICO NO LOG I^
Dorme i'Obliuion d'Amore, perche gli Amanti mandati via in Oblluit ne i
loro Amori, fi ripofàno con la mente e giorno, e notte , ilche non pollon o fare
quandoTi ritruouano sbattuti dalla tempefta d'Amore, &c airalitida gl'ìmpcci
amorofi,eirendo Amore Capitano d'vna miiitia inquieta .
MilitUfpecies J^mor eiì,difctdìtefegnes ,
Is^onfunt hjzc timìdis ftgna tuenda viris,
'ì<loXy& hie?»s,long>£qj vU, fmtiq; dolores ,
M ollibus bis casìris, &" labor omnis intH .
Sétpeferes imbrcmc^lefli nub<x. jolutum»
frigidus in nuda f£pe ìacebis humo,
Verfi d*Ouidio nel 2. .dell'arte^ d'Amore, il medefimo nel piimo degramo»
ri elegia non»-' .
Militat omnis amans: & habetjua cafira Cupido 'il
^ttice (crede mihi) militat omnis ^mans .
i^ùs nifi -pel miles,vel amans, &frigora no6lis ,
Et denfo mixtas perferet imbre niues ^
Il Petrarca trauagliato nella mi.itia amotofa efclamb,
Guena ti mio fiato diray& di daol piena.
Moftra aitroue di non hauer cagione di rallegrarli non cono/cendo ripofò,
rinunciando ad altri l'allegrezza ,
Ala chiyuotfi rallegri adhorét^adhoray
ch'io pur non hebbi ancor non dirò lieta
Ma ripofata vnhora .
Sopra che duolfi appieno in quel Tuo lacrimoso fonetto.
Tutto il dì piango,& poi la notte quando
Trendon ripofo i mi feri mortali
Trouomi in pianto &" raddoppìanfi i mali
Coji /pendo il mio tempo lacriìnando .
Di modo che,re gl'Amanti Jic) 'amorola impiefa Hanno fcnza ripofo In con
tlnua gueiiv.jfinita l'imprefa nell'Obliu one d'amore prendonov'ipof ,non pen
fando pili alla cofa amata cagìon del lor diiUubo .
Il Papauere,che porta in teftajè-inditio del ripoiojcbencU'Obliuione d'amo
re fi gode , poiché il papaucre genera foano, & anco obiiuione fie in gran copia
s'adoperi, mallìmamente del largo, largiornccet , lethargum enimfacit , dice^
Gio. Ruellio de Natura ftirpiurn: (t^.i illediargo fi l'Obiiuione,!:: quale ;- h-
miliilimaal Tonno . Non ien<^a cagione l'Arioilo nel 14. Canto, delcriuendo
la cara.& la fpelonca del H^nno, mette ncH'ingieiro l*Ob!iuione.
Sotto la nerafelua vna capace , Tutta aggirando va con florto pajìo,
E rpatiofa grotta entra 7\elfafìo\ Lo [memorato oblio sìa sn la porta ,
DÌ cui la fronte l'Edera jeguace ^{on Uffa entrar né riconojce alcuno .
Dalla coiiforme fimiglianza,che ha il iopone, e'I Tonno con l'cbliulone , ne
Euripide fa,che Orede ripolatofi alquanto dal nuore renda gratie ad ambedue
al Sonno, & a l.ethe, ouero (^bliuioie, the dir vogliamo .
0 dHlceJomni lenathcntremediimi morbi,
Quam
DI CESJ%E %lPz^. $p
QHam^uau'mY mihi aduemW in tempore
0 veneranda ohliuio malorum, quam esfapiens»
Etmiferis optahilìsDta .
Il cui fentimenco qua fi a paiola cofi voltiamo,
0 dolce fonno
Che'lgrauè della vita fui leggiero
iluantofoaae a me giungevi a tempOt
0 veneranda obliiion de mali
0 quanto faggiafeiy
Et al mefchin deftderabl Deal
Oae è d'auuei tire cK'Euiipide chiama l'Obliuione de piali, veneranda, 8<^
fapiente, perche fono degne d'edere riuerite, & iflimate ^ggie quelle perlonc,
che pongono in oblio le perturbationi dell'animo, & gli ftimolidegl'amorolì
affetti , all'oppolìto di coloro, che fi danno in preda al dolore, oc alla nociua-»
fenfualità d'amore :
La fontana Cizica è figura deli'Obliuion d*Amore,atte(òche in Cizico Città
dell* Afia minore era vna fonte detta di Cupido,la cui acqua beuuta faceua fcor
dar gl'amori. Plinio lib. :{ i .cap.i . CyT^icifons cupidinis vocatur^ex quo potantes
(^^mores deponere) Mutianus credit: (i potrà dunque dire ad vno amante , che
iia appailionato per dargli la burla,và a bere ai fonte Cizico, che guarirai , 5C^
d'vno che fi. fia fcordato dell'amorcper parlar figuratoci dirà,coftui ha beuuto
al fonte Cizico, cioè non è pia innamorato.
11 Pefce Polpo con l'Origano fecondo Pierio lib.5 7. pigliauafi per Gierogli-
fico d'vnojche hauclfe abbandonato la cofa amata : Ancorché il Polpo ftretta-
mente s'attacchi, nondimeno,(c-/ente l'odor dell'Origanojfubbito (ì ftaccadal
Joco,doue attaccato ftaua ; di modoche pigliar fi può per fimbolo d'vn amore
lalTato^e fcordato; perche non fi dirà , eh' vno veramente Ha fiaccato dell'amo-
re,ogni volta che le ne ricorda,& fha radicato nella mente, ancorché sfugga la
cofa amata : ma quello veramente è ftaccato , e diftolto dall'amore, che in tuc-
to,e oer tutto l'ha mandato in obliuione.
Oblìuion cf v/2 more verfo i figliuoli.
DOnna,che porti al collo vn ve::(zo di gaiattite , nella deftra tenga vn'ouo
di Stru:^zo,dal finiftro canto habbia preilb lo ftru^zo iftelTo.
La gaiattite gemma bianca,come il latte, fc ben qualch'vna trouafi con ve-
ne rolle, mandafi dal fiume Acheloo , accrefce Lute alle donne, che la porcaiìo
per nutrire i figliuoli, e ia medefima induce obliuione , togliendo la memoria,
per quanto narra Plinio lib.j y.c.x.le madri,che fono trafcurate in alleuar bene
i loro fig iuolijfotto figurato parlare, diremo, che portano al collo vn vezzo di
gaiattite,cioè non hanno memoria, & che hanno mandato in obliuiene la cu-
ra de' figliuoli .
L'vouo che tiene in mano, con lo Struzzo appreffo , fi?nifica,che quelli Pa-
ri,e Madri , che non fi pigliano penfiero d'alleuare i loto figl uoli, fono apuu-
-),C( me gli Ihauzi, iquali venuto il tempo loro di partorire, che k'ol cQère di
Jiugno, quando leggono apparire e Stelle Pleiadi^ò Viigi]ie,chc dir voglia-
mo.
V
ìoo ICO NO L OG JfiA
ino,f uaprino neirarena Tvoua loro, e fubbico fi fcordana doue rhaÉbblano pa-
lle, né fi curano di quelle . Indurant adfiUos fuos, quaCt nonjtìit fuh onde elcb«
m 1 f oS . Struthio in terra relin^uU QH<sfi4a, & obliHifcimr , quòd fss eafit c«*-
iulc4tkrus .
Ohlimonedi Gìo: Zar aitino Cajiellini,
DOnna vecchia incoronata di Mandragora,con la deftra tenga legato» "Vii
Lupo ceruiero, nella finiftra vn ramo di Ginepro.
Come ha figurata da gli antichi rOblìaione,non i'habbìamo apprclToinrunsj
Astore fin qui trouato, ÒCT nondimeno è necefiàrio , che da loro fuBè rappre-
fèntaca, poiché fi riferilce da Plutarcho nel Simpofiononoqueftionelefta,cheL
Nettunno'vinEodaMinefua, fopportbcon equità d'animo la perdita ,.6^^^
cK hebbe vn tempio communecon lei , nel quale vi era dedicata L'Arardella-t
ObliuionCj figlia fecondo Higinio dell'Ethetc , & della Terra , fecondo Hefio-
cto neira Theogotiia della contention^_^ . Ma Pfiirarcho nel y.Simpofio que-
ftione quinta , reputa Bacco Padre dell* Obliuioiie , contra l'opinione de* pili
antichi, cheriputauanoTobliuione madre di Bacco,alquale era dedicata Tobli-
uione , 5^ la fisri^a, per inditio, che non fi ckbbia ricordare , & far rifteffiont*»
di quel che fi commette, S^peccapecamor del vino^ouuatocke conleg»
gier pena ,8^ puerile caftigo fi deue correggere : ragioni efpofte da Plutar-^
chonel principio del primo Simpofio rie quali io più torro ritorcere 'vorrei V:
ò^ dire, che la ferza , d^ rObliuionc a Bacco dedicata , fignifica, die il/vi-
nopartorifccrObliuionedeirhoneftiy 6^ della temperan:^a=, &f^ che però
gran caftigo merita colui, che fi (corda, dell* honefto, &;.^ fi fommerge in»
temperantemente nell^'^bbtiachezza madre deirOHiuione ,,fig!ia appunto
é\ Bacco.
L*Obliuione in alcuni è per natura , come fij nel' figlio dl-Jerodé Àttico».
che nonpoteui imparar TAlfabeto , 6^ in Cor^bo, Margite , 6^ in Mcli-
tide , che non feppero numerare più auanti , che cinque : in altri per '^arij ac-
cidenti di paure , di cadute , di ferite , & botte nella tefta , come qtiello Athe*
KÌtlè littcrato , che percoiìo da vna lailata , perde la memoria delle letter^^
{bkmenìerìcoidandofi d'ogni altra Gofa , per quanto narra Valerio libro pri»
moj capitolo ottauo, & Plinio libro fettimo , cap. trentaqxiattro^^ Per infirmi-
ti'Mcilàla Coruino Romano fi fcordV del fuo propio nome >& in Athene oo-
corfevna pefte nel principio della guerra Peloponefi'c , per la quale molti di
quelli , che reRarono in vi<aperderonocalmcnte la memoria. , che non fi^ri»
cordauanodelli Parenti, ne di loro medefimi : Per vecchiezza è cofà ordi-
naria , ch-e rObliuione fopragionge . Al tempo di ^4. Tullio Orbiiio Pupliio da
B^eiTeuentolUultrc Grammatico diucnuto 'vecchio perde la memoria- . Ma
trouafi «flfereoccotfa in skri l'Obliuione fenza alcuno accidente > rrtcntre che
eranaben compoiBdi fanità di corpo, & di mente. Hcrmogene fofifta Re*
thorico, fi come rifeiilce Suida.in giouentù fua d^'anni veiuiquatsro fenza ca-
gione, & malattia alcuna , peide la memoria j onde vide poi canto più abieuo
in vec-
DI CESA%E RIPJ. 161
'vecchiezza , quanto più per raiutìcr (timaco da tutti , etiaiwiio da Marco An-
tonino Imperatore, che lo andana addire. Catacalla figliuolodi Seuero Im-
peratórcfeec tantofrogrcHb nella f ilofofia , che fii tra dotti connumcrato,
nondimcnogli "^enne vnaobliuione di Dottrina, come fc mai po^Fedata vna
n:auc(I(L,. r^.lbsrto Magno difcortendo in ( atthedr?j,Fù all'improui^) da vna
©b iuione t-imente oppteiro , che dille . T^n-éindietis ampìius ^Iherttm dif-
ferenttm. Nafce anco l'obijiiione dal tempo, checoiRepatredicUà generac
Ja (uole ; nel quinto libro delle co'c Varie di Cairiodorocap. 21. leggcfi-; ch'c
gran beneficio non hauer difetto d'obliuione , ^C^che 'veramente è vna-cer-
ta fmiilitudine de CeieftJ , hauer femore fé ofè .-He<-or<fe<:ol tempo , come pre-
fcnti. Ma^numbeneficium obliuiflnisnefcire dtfe&um ) & qnjidam fimìlitudo
"pere Caltfliiim eH , tempore decurfa femper babere prafentia , Il tempo fa
bene rpedoy che ci kofciiamo di molte colè, oe con iftiidio apparate bàb-
biamo . Il tempo fafcordarc ranco le allegrezza , quanto le moleftie le offe-
(c , le promefle , gli Amori , dC" tucti gli affetti dell'Animo : dC" col tempo d
mandano in ob iuione le amicitic» fé non (r frequentano in prel^nza con Ia-#
conueffatione joinablcnzacon la praccicadcile tette e, come n'auuertifct.»
Ariftotilc. Altri cilòno , che volontariamente fanno i;iiobliuiofi icom-che
ftcflero nel bofco dell* Oracolo I rofoni >, vicino airOrchomcncne fiume del*
la Boeri , di cui dicon Plinio,& Pàufania ,oue fono du: fonti, vno de' quali ar-
reca memoria , gl'altro obliuione, 6^" volellcroguibre più tofto di quella,
cheafreca obliuione, alla quale beuono quelli , che fatiti in grandezze norw
riccmofcono gli amici tenuti in ballò ftato , perche di loro ricordar non fi 'Vo-
gliono ; certo che la peggiore obliuione , che vi fia , è la volontaria obliuione y
sì come non ci è il peggior fordo^ che quello , che non 'vuole vdire , cofi non
a troua il peggiore (memorato , che quello , che ricordar non fi vuole , come
fanno tra gli altri gl'ignoranti ingrati » che non fi 'Vogliono ricordare delli
ficeuuti bencficij , de* quali tre fòrte di perfòne fono, che facilmente ne rlce-
Uono obliuione Putti, Vecchi, 6^ Donne , e fi fuol dire , chenon fi deue far
fcruitione a putti, ne a 'vecchi, ne a donne, perche predo fi /cordano del bc-
nf fitio , vero è che altri lecondo il prouerbio Diogeniano, dicono che a cinque
non fi deue far fcruitio . Quinci; non eft bene facìendum , nec Vuero , nec Seni,
nec Mulieri , nec Stulto , nec Cani alieno , Te bene in vece dì fluito leggi il Tira»
quello, l'C connubiali, garrulo remigi .
Habbiamo figurata 1 obliuione più tofto in perfona di Donna 'Vecchia, per-
che tale imagine l'efprime doppiamente come Donna,& come vccchia,la vec
chiaia fi s<i che è obliuiofa più d'ogn'altra età: la donna poi viene ad ellere tan
lo più obliuiofa, quanto che è di mente men ralda,& pili leggiera .
Quid leuius fiamma , fumo f quid mollius V' da f
Fiamma ,fimo , vnda , femina^fed leuior .
Ella vuol elTere a bella poiU obliuio<a,.S: viaci induftria,& arte mafHmamente
nciJepronieIle,& pergiuri ch-fa agramanti,di che duolà Catullo.
1{l*llife dicit muliermea nubere malie
Quam mihi non ,fife luppiter ipfe (>etat ,
G 3 Bkit,
/
loi ICO NO LOGICA
Zikityfed miilìer cupido qmd dìcìt amantU
Invento t& rapida fcibereoponetaqHa.
MaXenarchonelli cinque combattimenti apprello Atheneo nel X, libr©
fcrìue li giuramenti della Donna , non nciraccjua , ma nd vino , che fomen-
ta l'Obli uionc.
/ Mulieris iufiurandum ego in ymofcribo .
Plauto nei Toldato ftima la donna di tenace memoria nel male , & in vn fa»
\ bito obliuiofa del bene .
Si quid faciendum e fi mulierì male , atqm inaliti ofe
Bafibi immertalis memoria eft,memin?j]e etfempitema
Sin bene,aut quid fdeliter faciendum fit, eadem veniunt
Obliuiofa extemplo vtfiant , meminife nequeunt .
La mandragora, che da l'ithagora Atropomorfo chiamafi,perche la Tua ra-
dice imita i'humana forma, è pianta ioporifera, come aHèrifcono Theofrafto ,
Diofcoridc , Plinio, Atheneo hb. xi, Ifidoro , 6^ altri , quella data in beuan-
da genera obliuione , balordaggine, & lonno; sì che quelli, iquali rcftano di
far i*( ffitio , & il dtbicoloro,& fi s'addormentanonellinegotij, 6^com«L^
obliuiofi tralafciano di fare qualche cominciata impi.el?,parc ch'hibbino beu-
te la mandragora, G ulianonell'Epift. a Callixene , ^nnonvideturmultum
hauftfle Mandragoramì ^eggafi \' kàzgiOiBibe Mandragoram. N'incoronamo
Tobliuione , come fimbolo appropiato alla tcfta , perche il Tuo decotto condi-
mento beuuto manda fumi , éc vapori di for'nolenzaj& letha. go alla tt;fta,oue
è la cella della memoria , la quale dall'obliuione vien corrotta . Memoriam .»»
corrumpit obliuio . dice Calliodoro nel trattato de Amicitia .
Il Lupo ceruiero è pofto legato nella deftra dell'oblluionc , perche non ci è
animale più di lui obliuiofò , ha egli la pelle di varie macchie , come il Pardo ;
Uianifefta la fua obliuione , quando nel mangiare , per atl^amato che fia > fc al-
za la tcfta , Se guarda akroucjfi fcorda del cib >, 6c della preda, che aua nti pof-
fìede,&: fi parte a cercarne vn'altra, di che Plinio lib. 8. cap. ii.Ò^l'Alcia»
lo nell'Emblema 65. Pierioper quanto egli penfa dice, che a Bsccho era de-
dicata L'obliuione , perche quefto animale obliuiofo , chiamato anco linct^
era Tuo fimolacro : atteloche Baccho era tirato in vn carro coperto di Pampa-
ili hor da Pantere, hor da Tigri , hot da Lupi ceruieri , come nferifce Lilio Gi-
raldi nel fintammate ottauo .
11 gineparo è di fopra conlègnato per corona alla memoria de* benefitij ri-
c^uuti, com"; dunque lo ponema hora in mano all'obliuione ? quefta contra-
rietà non impedifce,che non fi polla dare ad ambedue: ficomevn'aniitialeper-
diuerfe conditioni di natura che ha , può clTere fimbolo di più cofe , òC di co-
it contrarle , come il Leone gieroglifico della clemenc^a , ó^ del furore , così
vra oianta per molte -virtù di dentro, Se di fuori, per diuerfe qualità,chc hau-
rà, & per varie cagioni , & accidenti da Poeti imaginati può figurar più cofc-»
ancorché contrarie . Il Ciprelloc fimbolo della morte, ò;^^^ della perpetuiti? j-
TAmandorlo, della gìouentù ,& della -vecchie::^za : oltre che tal pianta è gio-
ticuole nella fcorza, che nella radica farà npcÀiia^ così nei frutto» nelle foglie, &
Relli
DI CESA%^ RIPA. /tj
Belli rami partorirà diuerfo effetto , Se così diaci fo limbolo potrà formarc.tcJ
barche del Gineparo conferi'cono al cerucllo , & -dia memoria , ma l'omSra «
"gcaac , Ói. nociua aiia tefta , f come nel fine proiur^mo <. Pigliamo dunquc-#
riiòlutamente il ramo del G.nepaio,ncr ramod'oh/iuioae^ida Poeti latini chii
inato ramo Lcrheo » voce deriuata da Lcthi , che fìgnificaoòliuione, oivJc il
fiume Lethe, fiume d'obliuione, con quefto ramo Medea arrccoiGnao» Ò^
obliuionekl viiMlaiite Drago. Ou dionel y.dvl'e Metamotf,
HuncpcfrqHamfpaìfitkthaigramine Jucci , ,
Ftrbaq, ter aixit^aàdosfacisntiafomnas., \^
Qual fune qu^da pianta d' kigocb.iuioio, dx muno E/pofitore d*Ouitlìa
'Viene 'pecificàta , alcuni peniano chefia il pap^uero , ma errano ; poicbe Xaut
Sacerdocelfa de g i Horti Hefperidi nel quanto deirSn^ide dà per cibo al Drx-
goneguard ano -vigilante de i Pomid'oto, acciò ;É susitcnga>il papàust^^
medicato co! mele .
Hnc m'ihi Mafsyh genth monftratafacerdos ,
^ Htfperidwm templurn cuftos , epu! ifq : Dr aconi
^x dabaty & facrcsfiruabat in arbore ramos*
Sparge ns humida melUy joporif€rnmq\ papauer*
Oue non è ur. marauigliarfi fi delle al Drago deputato alla vigilanza il pa-
pauere, topori^eroanoi^ ma non al Dragone , perche vna pianta non iiaTif^
teffa forza di nutiimentoin tutti gii AnirHali,come fi raccoglie da Seruio, tal
pianta a gli huomini cpallocattiuo, che buono far^ì per le beilie , il falice è
amaro airhuomo, che alli boui , 6c alle capre è dolce , la cicuta, ch'è morti-
fera a noi>è 'vitale alle c^pre , dC le ingrafia ; cofi il papauere fé arreca Tonno-
lenza alleperibne non l'arreca al Drago di natura fopra modo 'vigilante , al
quale da Vergilio 'vien dato per altro effetto , ò<,^^ fenza dubbio per cibo rin-
frefcatiuo , attefo che il Drago è calidiflìmo, Col fuo calere irfiamma Tana > in
modo che pare dalle fue fauci e(ca fuoco, per il fuo gran calwre è capitale ne-
mico all'Elefante di natura frigido, ÓQ.^ cerca dargli morte per rinfrefcarfi
col fuo frigido iargue » &: è talmente calido , che con la bocca aperta fi pone-»
incontro ai venti, de' quali è tanto auido , che le 'vede -vna vela gonfia dal
'vento,vola verfo lei con canto impeto , che bene fpello di volta alli 'vascelli ,
ma li Marinari quóndo lo fcorgeno per non pericolate ritirano le 'Vele , 'Veg-
gifi San Girolamo /opra quelle p. fole in Gieremia cap. 24. Traxerunt ven-
tumquafi Dracene s. Di modo che iaggiamente Virgilio gii dà il papauerc-»
miftocolmeicptrcheilmeiecrinfrelcatiuo ,5;^ humetta , però Vergili»
àideyjpargens humida mella: à(, Plinio libro ^entidue cap. 24. d:ce,che^
refrigera gi ardoii ; onde gli Antichi lo poncuano a tauola nel principio, 6^
nel mczz •■ de conuiti . Varrone de re ruftica libr. ^. cap. i 6. Mei ad princi"
fio, coTMÌuij, & infecundam menfam adminiftratur : non per altro, che per mi-
tigare t caiidi Vapori fomentati dal cibo , fl^,^ dal vino , p erthe il mele tem-
pera i "vapori del -vino, fi come attefta Plutarcho nel 2. Simpofio queftionc 7.
dicendo , che alcuni Medici per reprimere l'vbriachc^za danno a gli vbriachi
auanti 'vadin© a dormire del pane tinto nel rode, ilqual mele appreifo i Poeti
G 4 è folico
/
10^ ICO.no LO GJ<tA
c rolitc^GÌ3&/de] calido Dragone, Valerio nel prìmo.deil'Argonautica,
£/■ àahat eHsrno liuentiamella yeneno
Et nell'ottauo . T^c talis hiantimeUa dabam,.
lì papaueropoi è frìgido in quarto gradò, fi comeaffermano i Fifici, e am-
plici fti dato al Dragone pcDalleggierirgli l'ardore, &; rinfiefcarJo, non per far-
gli venircvn breue,6(:leggier,lonno j.accic iì riponile dalla continua-vigilia >
Se rifuegliato poi ritornalìè;Conpi.'X "vigore alia guardia, come vuole Tui ncbo
\ nel/uo giornale lib. 25^* cap.d^ilchenon^approuojnoneilèndo neccdarìoper
tal conto darglielo , perche b, vigilia al Dragone, come naturale irr lui , non è
contrarli , ne può debilitarIo<s.ne cllergii noeiua , ma più tofto gli nocereL beil
prouocarG,,& violente ^onnoGoncro kiua natura ;di più dito, che il papauere
l-aueflc forza di addormentare il DragoRe,ch'è •vigilAntiffimoj.ncn è verifimi-
le,che gli déirc tampocaper breue fom^o poiché fi farebbe prefentata commo-
di tà di rapire i pomi d'oro in quella breuità,& Ieggiere:^za di ronno,& fi fareb
be anco potuto vccidere» & legare i^D^agorTe mrntr'eta fonr a e hiolo, che di
continouo ^egghiar doueua ,.6C;^ a Medea non farebbe fl:àtobi«ogno di ado-
perare i fijoi magici.incanti per acMormentarlo , per^ he frtria fclamente bafta»
to appoftarc l'hora 5.ndla cT,uale fi tjx^faua il Dragone , eGiafone fenza l'aiuto
di Medea haueeebbfìpolliicokiaoiiire li pomi Htfperidi in quel breue fon' o
del Dragone. Dandofi dal]a:SàcerdoseiIa,gfo;narmente per cibo ordenarioil
pspausie mirto col mele al Dragone, chiaramente fi "Viene in cognitione, che
Ouidio n quelle parole, lethpgramwefuccìy non intcEdeche lu pianta del fu-
go letheo d'obhuione, con la qa^le Medea add jcmentaua il Drago fia il pipa-
uero, ma altra co'a.fttaordinaria , quale èii ramo di C neparo, chiamat j da*
poeti come per antonomafia /enza nominarlo, ramolctheo , dedicato ali' in-
fernale obliuione , fi come allèrifce Gio. B^ttiftaPionelli feguenti vetfi di Va-
lerio fiacco- ' ' •
Contraq-y leth^ì quajfare filentìa rami
Terfiaty & aduerfo lu6ìantia lumina cantti
OhmìP\ atq; omnem linguaq;rnanuq; faticar.
Firn ftygìam-iarderttesdonecfopor occupai ira!.
Ne'quali veififoniìd-^ Valerio nell'oitjuo dell'Argonautica cantati fimllmeu
te fopia Medea j che all?tEa il Dragone al fònno col ramo dtU' obl'uione detto
Letheo ; di quello medehmoramo volfè inferire Verg; nel fine della 5.Eneid«
oue il ionno ftelTì tocca le tempie a Pahnuro con il ramo dell'obli uioiie.
Ecce Deus ramumhth£o rote madentem
ViqsjoporatMm ftygìa ,fuperutraq\ qHu(iat\.
Hora jche la pianta di fugo Lettieo> come dice Qui dio. Ramo letheo come
dice Valerio Fiacco, bagnato-di rugiada tet-hea, come dice Vergaio, aegraua-
lo da fopore di for:5^a lìigia infernale , fia il ramo di gineparo , appertam-ntc
fi raccoglie da Apollonio RhodioGieco poeta più ancicho delli ludetti latini
nel quarto dell'Argonautica , il quale nell'incanto, che fa Medea al Dragone^
per addormentarlo neirobliuione Ipecifica il ramo di gineparo tenuto in ma-
no-da Medea .
1 de
3 de min arcouthìo neon tetìmioti thallo,
^y^.. jiccautemrfcHìcetMedeaiJpfumDraconem»
Jniwgeps ex potìonecyceoney efficacia *]
Juniperi recens fecto ramo pbarmaca carminibus *"'1
J{pyabatìnocuìos,circumq;plurimusodor
Th armaci fomnum creanit . .
Conupnientcmrence contro il vcienofo Dragone fi Terue del ramò di ginept-
ffo/i perche il frutto del ginepro vale contro il.veleno, il Teme Tuo purga il cor-
po dal timore de ferpenti, iquali temeno efli di quella pianta accela, come di-
ce Plinio. Si perche in quanto ah obliulGne)eronnolen:^i,rombta del ginepro
e graue > & otì'ufca- la mente di eh j l'otto fi pora,non fenza balord3gginf,& do-
glia di tcfta, fi come fanno gl'arbori d'ombra gceue,de quah nel ^. lib.Lucano
jentiicamente cofi ne parla „.
^rhorihusprimumcertìsgratiis umbra tributa tft
yfq: ideotcapitisfaciant utfi&pe dolores ,
Si quis easfubter iacuit proftratus in herbis , ,
Specificatamcnte-poi nomina . Virgilio nel penultimo vcrfò deirvltima eglo*
go il ginepro d'ombra graue » luniperigrauis umbra r a quello fi tenne Callo»
re Durante nel Tuo Erbiriov
Juniperi grauis umbra tameny capitiq ; molefta e fi , "*
EfTendo pianta d'ombra graue,e naturalmente atta a cagionare fónnolenza»
^obnuione in quelli, che dimorano all'ombra, lua : perciò il ramo di Ginepro
è da poeti reputato ramo d'obliuione o.
o e e A s I o N E. ^
FI D lA antlco,(5<r nobiliflìmo fcultore, difegnb l'òccafione ; Donna ignu»
àZiCon vn velo a trauerfòj che le copriua le parti vergognore,& con li ca-
pelli fparfiperlafionte, in modo che lanuchareflaua tutta fcopeita, &calua
con piedi alati; porandòfi lopra 'vna ruota,& nella delira manorvn rafoio.,
I capelli riuolti tutti '^^er(o la fi-onte ci fanno conofirere , che Toccafione fi
dèue preuenire , appettandola al palio , & non feguirla perpigliarla quan<lo ha
'Nolte le ipalle i perche palla velocemente-, con piedi alati poiasi fopra la ruo-
ta,che perpetuamente fi gira.
Tiene il rafoio in mano,perche déuc efière fiibito a troncare ogni forte d'ira
pedimento.OndeAufonio Poeta (opra quella llatua di Fidia, il quale vi fcolpi
anco quella della penitenz3,come che fpefi'e volte ci pentiamo della perduta oc
cahonc,a dichiaratione deU'vna»& l'altra (la tua fece quclto bell'epigramma »
Cuius opus ^ Vhidie^quìCt^num Talladis , eius ,
^iquelouemfecit, tenia palma egofum ,
Sum D ea , qu£ rara : & paucis occaCto nota
Quid rotula infiflis ÌHare loco nequeo .
Quid talari a habes <* looluerisfum Mercuriusqu^
Fortunarefolet trado ego : cum rolui :
Crine tegisfaciem f cognojci noto ftd heufiu »
occipiti caino esine tenear yfu^ims .
ttr 1C0N0 LO G If^
Hji^ tìhì iunct^ cctnes ?* dicam tibiy die rogo qu^fis
Snm Dtajcui nornen ri te Ck ero ipfe de it,
Suw Dea cjUAfaBiinonfactiii-yf^xìgopcenas:
'hlen.pe rt potnttea t , fi e Metan^a uve or .
Tu rmdo dic^quii agat tecum ijì quando uolaui,
HdtcmmthhantYetment.qmsegoprattrij,
T'W qp(oqi dum YOgitas ; dum percunBando morarìs ,
hlapfamdicesme tibi de manihus .
ODIO CAPITALE.
HVO M O vecchio armato , che per cimiero fwrti dtie 'Vccelli ,cioèv«
CardcHinn, &r vn Egitak ambedue con l'ali aperte ,ftando in atto-di
combattere infieme , nella deftra mano terrà vna fpada ignuda , tC nel brac-
cio finiftro vn fcucìojìn merzo àt\ quale farà dipinta -vna canna con le foglie»
&;._ vn ramo di felce.
L'odio , fecondo S.TomafTo, è vna ripugnanza , d<^ alieiytionc di volon-
tà da quello,che fi (lima cofa contraria, & nociua^
Si dipinge vecchio , perche negli anni inuecchiat! fuole ilar radicato , corno
all'incontro l'ira ne' giouani armati per difender fc& offender altrui .
Gli vccelli del cimiero fi fanno per Tedio , che fra loto esercitano, perch«_,
•omcriferifcePlutarcho negli opufcuU , trattandoxielia differenza , ch< èfra
l'odio , e l'inuidia ; il fangue di quefti animaletti non fi pub mefcolat e infic-
ine, 6^ mefcolato tutto , fi fcpara l'vno^iall'aitro , elfercicando l'odio anco-
ra doppo morte.
La canna , & la felce dipinte nello feudo parimente lignificano odio capita-
le 5 perch* fé fono.piantate -vicino l'vna all'altra, IVnaneceUatiamcn te fi fcc-
©a , come racconta Pierio Valeriano nel lib. 5 8.
Odìoeapitalc.
H Verno 'Vecchio, armato con arme da difenderfi, 8^ da Gffendere,(1:ia ia
mezzo fra 'vn korpionemarino>& vn coccodrillo , che fiano inatio<ii
a:?^zuCitfi a battaglia- : Così tlipingeuano l'odio gii Eg'ttij , perche di quefti
due animali fubbito > che Tvno vede l'altro fpontancamente s'incontiano ia-
lieme per ammazzarfi ,
OPERA VANA.
DONNA, che dia con fembiantc attonito , a riguardare molte tele di
ragno, che dfa tiene con ambe lemxni.ppr dinotare,chefi comequc-
fie tele lon teflatc con gran diligenza , 6c fabricate con f-cica per la fottighez-
ea loro, nondimeno fono fottopoftc ad ogni picciolo intoppo, pt- rche ogni co-
fa le guafta ; come l'opere vane , non hauendo fondamento di yere> & perfet-
te ragioni per ogni vile incontro difnpate --vanno per terra .
Opera vana,
VN haomo moro, ignudoàlquale con vna mano tenga vn vafò d*acqut,
6^ le la fparga per doflo,Òc con l'^^ltra moftri di voleifi Icuar via b nc-
grc:^za , Se qucfto può eflcr fimbolo dell'opere vane, che alia fine non poflbn©
hauer efito lodeuoic > per non cilèrui ne debiti mezzi « ne debita difpoficicne.
- Opera,
DI CESA%E %iP<iA. i»f
Opera vana,
Onna, laquale con la fpada tagli ma gran fiamma ài fuoco » ouero come
fi dice in proucibio , peùi Tacqua nel mortaio , Ce però con vero fimilc-»
h potrà dipingere,
OPERATIONE MANIFESTA.
D
/
DONNA che moftiì ambe le mani aperte, ciafckuna delle quali habbia
vn'occhio nei mezzo della palma .
Quefta fu beliiirima figura degli Antichi , & le mani s'intendono facilmen-
te p-r Poperationi , còme -vero illromcnto dcU'opetationi noftce più principa-
li , 8^ necelTarie .
Per rocchio fi moftra la qualità dell* opera , che deue efTer manifefta , &^
chiara, ne propiamente fimile alia lucerna , che fa lume altrui , 8c per fé ftella
non vede m. t all'occhio, che con la iua luce adorna, & arricchifce /e iteflo,
con che fi moftra, che Toperacioni ne per vanagloria , ne per altro fine mecca-
nico fi dcuono cilercitarc, ma foio pei beneficare ic , oc aiu ui .
©Pi-
i^f IC 0 NO LO C I^A
OPERATIONE PERFETTA.
DONNA che tiene con la deflra mino '^no fpcccfìo , «l'cowta fìniUri
vno fquadro,& vn compadò.
Lo rpecc'nicdouc Ij-vedonò i'ima^i'ni^chenon fon reali v ci pubcfJèr fìmìli^
Cudine dcil'intellecro noftro, mie fatiamo a piacer noftro aiutati dalla di/pofi-
, tiene naturale nafcerc molte idee di cofe-, che non fi -vedono : ma fi pedono
porre in opera me<iiante l'arte operatrice 4i-cofiifenfibjIi pcr-mezzodi iftro»
menti materiali .
Oltre di quefto innan:^ì che ''opera fi pofTa ridurre a"compìmento , bi/ogna
/apere le qualità efquifitamcntccheadc) fariÒTstynfcenàrif, il chc'fi nota col
compafTo, & con io (quadro , che agtiagìiàmo te for:^e<:an-la (pefa .l'opra con
1 intentione, óc^^lacofa imaginàtacon ja reale, fcnza quelti fi cominciano"
l'opere , ma non fi riducono a fine iodeoole , ò<^ fono po> cagione , che molti
n ridono del poco giuditio di chi lecominciòarccondo il dato del Saluatore
noftf o neh* Euangelio •
o p I N r o f^^.
Hippocrate.
O N N A honeftamente ornata , di faccia non tnoko bella , ne mo'r©
brutta , ma fi moftri audace ,5^rprèftaad appiglia! fi a ciò , che fé It-»
rapprefenta, 5^ per quefto deuctcner l'ali nelie mani ,6^ alle fpallei corata
«iifileHippocrate.
Opinione è forfè tutto quello, che ha hiogo nella mente , 8^ nell'imaglna»
^oncdeU'huomo , o almeno quel/o folo, che non è per d moflratione appa-
rente, 6<;^ perche •varij fono l'ingegni, & i'inclinationi,varie ancora, anzi in-
finite fono Topinioni , & di qui ha ocigine il detto triuiale , come dice , .Quot
capita totfententì^.
Qui anco fi può conofcer edere infiniti i concetti delle menti humane , C9»
»e infinite fono l'inclinationi , 8^ difpofitioni particolari . Per quefta caeio«
ne TAuttorc del'a p.efintc figura 'volle, che fullè di faccia, ne bella, ne difpia-
Gcuole, perche non è opinione alcuna così irra^ionerole i che non polla 'V<snir
/oftentata con qualche apparenza 'Verifimile , ÓC^_ con qualche ragione con-
Kenientemente fondata,' ne alcuna fé netrouacosì ferma, che in mille modi
dagl'ingegni di qualche confideratione non venga facilmente biàfimata , ^<s^r-—
abbattuta .
" L'ali alle mani, 5^ alle fpallemoftp^no la 'Velocità , con che fi prendono,
^^lafciano j'opinioni,quafi in vn medcfimo tempo, fcorrendoiubitoper cuc-
to il mondo, 6^ portando ipelìè volte i panni dell'igiiofanza.
D
OPVLENZA.
O N N A riccamente veftita,che ftia a federe ^pra vna feggia d'oro eie
condata di molti ?afi d'oro, & d'argento, ik calle di gioie, 6c lacchctti
^i denavi.
DI CESJ%E RITA. t»9
di denari , tenendo nella mano deftra vna corona imperiale, 3^ nclia.UniftraL»
i^nofcettro, (Se vicino le fu vna pecora,
I veftimenti nobili, le fcggie, &: i ^afi d'oro , le calTe di gioie , le corone , &
gli fcetcri f^ino cofc , che per commodità, & nobiltà dell'liuomonon impetra-
ne , fé non le ricchci^ze \ però come eifecto di elle , faranno conucnicnti a dac-
ci cognitione dell'opulenza, precedendo nel conolcercdairctFcttoallacaufà» jf
come fi fi nel principio di ogni noftra cognirione .
Le pecore fono ancor elle inditio di opulenza ; perche di tutto quello ,chc-«
in ede fi troua , fi può cauar denari , & ricchezze ; perche la carne , la pelle_ »
il latte , 6c^ il pelo, fono (Iromenti bonidìmi per i commodi deirhuomo, an*
ti la Tua bocca roficando il grano nafcente , lo fa crefcere, & pigliar vigore ,(Sc
il Tuo fterco ingralla i campi , & li f^ fecondi % però gli Antichi na conleruaua-
no gran quantità , & col numero 4i ^^^. numeraiuno le ricchezze de gli h.uo»
mini ,formin Jone il nome d(?m pecunia-» \ E per quefto (ì dice , che antica-
mente haueuano le pecore lana d'ora , & Hercolc liportando dalla vittoria^
Africana gran quanti ti di pecore , H dille riport^ire i pomi deiroro dal giac»
dino dell' Hfpende > com^raccorìta Pier io nei decimo librQ dell opera (aa»
O R A T I O N E»
DONNA veflita di ^erde, ftando inginocchioni con gli occhi riiJofti al
Cielo, le vfcirà dalla bocca vna fiamma di fjoco, tenendo il dito indic«
della llniftra mano fopra la mammella finiftra , & facendo /egro di moftrarc*
W cuore, con la deftra batte ad vna porta ferrata.
Veftita di ^erde fi dipinge l'Oratione, per la /Ì5eranza , che ha di confègui*
re la gratia, che dimanda Dio , il quale principalmente fi muoue per humiltà
noftra, la quale fi dimoftra , tenendofi le ginocchia in ccrra; il quale coftume
è fiato antico indicio di honore , & di fommiffione , non so fé per naturai in-
ftinto , o più tofto , perche Tinuentore di quella cerimonia fapefle , che i fan»
cialli >come racconta Gio. Goropio , mentre fiianno nel ventre della Madre- »
toccano con le giriocchia le guancie, & gli occhi , d'onde "tengono 1« lagriraej,
con cui volonticri Iddio olFelb fi lalcia placare ,
Nella lingua latina le ginocchia fi dimandano Gcnua nome , che hagrait*
conformità con le guancie, che pur fono dette Genac : talché ambe qucfie par-
ti difpofteal medclimo effetto, conrint€ntione,<S(: orationedel cuore ,fann»
rofieme tale Armonia , che Iddio 'vinto dalla pietà , facilmente condona quii
fijpplitij, che fi doueuanoalle fceleratczze commcfle»
Rappiefentafi 'con gli occhi riuolti al Cielo , perche le cofè dimandate BcU
J'oiatione deuono cifer 'appartenenti al Ciclo, che è noftra patria , & non alla-»
terrn, oue fiamo peregrini .
Per la fiamma , che Tefce di bocca , fi fignìfica Tardante affetto dslf oratLo*
ite, che c'infiamma la mente dell'amor di Dio,
Udito indice in atto di moftrare il cuore, è fegno , che loratìoHe fi de
far prima col cuore, poi con la bocca , & il picchiate alla porta, che l' bue
omo
dcue
fio ICONOLOGIA
étwt eflèr con roratlone importuno , &;^ con fperanza fi confegnire rinteii-
tento con la perfeueranza confidando nellelparole di Chrifto , che dicono ,
Tetite, & dabitur vobis ; Qumte, & inuenktiSi Tuljat€, & apemturycom^
fi legge nel 1 1 . cap.di S, Luca.
O R A T I O N E.
Oratìcne .
VN Sacerdcte 'Vecchio in hab-to banco Pontifìrale inginocchlone aiian
ti ad vn'altare con vn'jncenfìere nella deftri mano,{tando in atto d'in-
cenfàre, de con gli occhi riuoki ai Cielo, con la fimftra porga vn cuore .
Il 'Vecchio facerdote moRra, che rhuomo innanzi , che parli con Dio per
me^^zo deiroracione, deue preparare l'anima Tua con opere buone , tì^ ellere
alieno d'ogni i'.rimonàezza , che polfa imbrattili i , il cheli comprende ;iel-
l'ecà fenile, che lignea nel feL'uiie ii Mondo , fi da ordinariamente fcruenciiii-
maalieruiciodiDio.
L'habito
DI CESA%E RIPJ. tii
L'hablto bianco mortra la mcdefìma putita della mente , che fi dcue poiU*
tare nel cofpecto di elio Signore noftro .
Sifàingìnocchionecongli octtiii riuolii al Cielo, modrandofi il conofci-
mento di ìe ftello , che genera humiicà, 6^ la cognicione di Dio , che gene-
ra confiden:^a, in/egnandoci , che non dobbiamo cllcr nel dimandare tanto
humdi , che ci difpcriamo, ne tanto confid»;nti , che non dubbitiamo per li dcv
melici noftri.
Il Turibolo fi pone per roratlonc , perche in quel medefimo luogo , che era
apprelfo Dio nell'antico tcftamentorinctnlo, fono nella nuoua legge le pre-
ghiere degli huomini giufti.
Il cuore, che tiene nell'altra mano in fegno d'offerirlo, nota che ( come diire
S. Agoftino ) Te non ora il cuore, è vana ogni opera della lingua,
0 rat ione.
DOnna vecchia di fèmbiantc humile, 'vedlta d'habito fempllce , 4^^ dì
color bianco, darà inginocchioni con le braccia aperte , ma che con la-»
deftra mano tenga "Vn incenfìero fumigante , le catene del quale fiano coro-
ne, o rofarij della Gloriofa Vergine Maria , 6C" terrà la faccia alzata , che miri
vno fplendore .
Si dipinge veftita di bianco, percioche, come riferifce 5*. Ambrogio nel lib.
De offic. Toratione deue eller pura, Semplice, ]ucida,e manifefta.
Lo ftare inginocchioni con le braccia aperte dimoftra la riueren:^a,che fi dc-
ue hauere al Signore Dio, <Sc in particolare quando fi ftà in oratione .
Il tènere la faccia alenata, d^^ che miri lo fplendore, denota, come dice San
Tomallb quell. 83. arcic. i . che Toratione è vna cleuacione di mente, d^ ecci-
tatione d'afì'etto, col quale parlando Thuomo, porge prieghi a Dio, palesando*
li i ftcrecij e dtliderij del cuore,
L uKcnfiere fumicante, è ii fimbolo dell'oratione , & fopra di ciò il Profeta,
così dille nel salmo 140 .
Dirigatur Domine oratio meaficuti ìncenfum in confpe^u tuo .
Le Corone, che fono come catene all'inccnfierc , "vi fi mettono perche con
elVe fi fa oratione, d^T in elTe confi fte il Pater nofter , dC^ T Aue Maria . Il Pater
noftei fu comporto da Chrifto Noliro Signore, & infegnato a gli Apoftoli qcan
do gli dimandarono, che infegnaile loro di orare ; Et l'Aue Maria dall'Angelo
Gabriello, da S. Elifabetta, & da S. Chielà,
Si dipinge vecchia, percicche in tale eia fi frequenta più Toratlone, per elTer
più vicmo ciafcuno alla partenza di quello Mondo.
ORDINE DRITTO, E GIVSTO.
HV O M O , che con la delira mano tenghi Tarchìpendolo , S^ con la
fi ni lira lafquadra.
Volendo gli Egittii ( come narra Pierio Valerìano lib. 4p.) dimoftrare qual-
che cofa drittamente, de ordinatamente cllète ftata fatta, & ritrouare il giudo,
&il
112 ICONOLOGIA
corpo> per ilquale fìa da ciurfi la linea dritta .
ORDINE DRITTO, E GIVSTO.
ORIGINE D'AMORE DEL STG. GIOVANNI
Zarattìno Caflelli.ii,
DONNA che ten^a vno fpecchlo trafparente rotondo,gro(ro,&: corpu-
lento, incontro all'occhio del Sole , ilqua'e con i fuoi raggi tiapalfand»
per mezzo dello Tpecrhio accenda vna facelia poHia nella mano finiUra, dal
manico dello 'pecchio penda vna cartella, nella quale fia icntto quctto motto»
SIC IN CORDE F'vCir AMOR IMCENDiVM.
L'Origine d'Amore Jeriua d iH'occhio, dal 'Vedere , & mirare vn bello og*
getto . Potriano alcuni prouare, che anco dall'edite può generarfi Amore fon-
dati fopca quella ragione, che gli occhi, ce le orecchie noftre fonocome fcne-
flre
DICESA%JE %ÌPA.
r^S
iflre de'.rfanima , per le quali ella riceuendo le fpetic, checadenofotto i fenli-
jTienn,f<tdi quelle giudicio, s'ellefiano belle, o brutte ; quelle che ella per belle
approuajocdinariamente le pia ccuo , 6;^ le altre le dilpiaceno : &c fi come ella
naturalmente le brutte abhorifce , cofì le belle appstifce : dimodoché fé Amo-
re per le feneftre de gli occhi entra nel petto noftro , cofi taluolta può entrare^
per le feueftre delle orecchie,vdendofi defcriuere le rare bellezze d'alcnna Da-
ma ; per la qual dekrittione alletato dal piacer dì lei , fi può concepir nell'ani-
mo defiderio di quella ; il qual defiderio di bdlec^^za non è altro , che Amort^
Vale aliai l'Autoriri de' due principali Amorofi Tofcani, il Boccaccio, 6^ il l^e-
trarcha, quando il primo ci racconta le nouelle di Ludouico, di Gerbino, &di
Anechino , che fi innamororno in voce,&: quando l'aitro apertamente, dil]e,in
quella can2one,nella quale lodo il valore di Cola dì Rienzo Tribuno Romano .
Se non come ^erfarna hiiom s'innamera .
Nel qual verfo con tutto che in elio intenda l'Autore dell' Amor della virtù
JH quello ftcìro rciitimemo ; che Marco Tuiiio afferma , che per Amor della vir-
H w,5c
ir^. TC 0 NO LO G T<ìA
tù, & bontà ouelli ancora, che mai veduti nò l'haucmo in vn certo modo amia-
mo: nondiineno applicar fi puògeneiicamence ad ogni amore di virtù , 6i^
di bellezza : addurremo di più in lauor di quella opeiM Atheneo , che nel 19.
libro dice , Mìrandim non cft auditìone tantum quo/diitn amore captos fuijfe ;
oue narra l'Amore del Re Zariadrc , 6<^_, di Odate HgHa d'Omarte Kè , ambe-
due di sì fatta , 8<^_^ fegnalata beliczza , che nati pareuano da Venere, & Ado-
ne,! quali s'innamorarono per fama, & dalle fattezze conte dàalcri reftò im-
prefla nell'idea di ciafcuno di loro l'immagine defcritta , 6^^ pei tale impref-
fione rimmsgine di Zaradrie m fogno apparue alla bella Odate , 6^ la imma-
gine di lei a Zariadre: Omarte 'Volendo maritare Odate , ordino vn publico
conuito , 6d^ diede a fua figlia in mano vn vafo d'oro pieno di vino, dicendogli
guarda bene chi ti place, à^ prefcntala a chi vuoi per marit» . Odate miran-
do intorno i Principi , S: Signori concorfi , piangeua , non vedendo tra quelli il
bramato afpetto ch'infogno viddc , trattenutafi nel pianto , non molto (lette a
comparire Zariadre, che per lettere di lei auuifato corfe , dC^ lubbito compatfo
^ille Odate; fon qui,(ì come mi hai commandato,ondc ella riconofciutolo tut-
ta lieta , & ridente gli diede il 'vafo, 6^ egli come fpofo da lei fra tanti eletto
la condullè nel fuo Regno.
Gange P^del , ch*Msò la ueUy e'I remo
^ cercar la fua morte .
Innamoratofi per fama della Contella di Tripoli doppo hauerla lungo tem-
po amata , & celebrata in Rima fenz'hauerla mai veduta ; accefo dal dehdcrio
di 'vederla , nauigò verio lei , ó<^^ nella nauigatione grauemente s'ammalò ,
giunto a Tripoli, fu dato auuifo alla Conteflà dcirinfelice fua venuta ; Ella fat-
tolo condurre nel '^uo palazzo lo riceuè benignamente nelle braccia , <3<,^_^ egli
rimirato ch'hebbe l'oiigine non men dell'Amor , che d«lla morte fua renduto-
. §'• gratia della pietofa accoglienza nell'Amato feno fpirò.
Macd'auuertite,chefebene dall'vdito pare ch'habbiaprefo origine l'Amor
delli fudetti, nondimeno non fi può r afcoltante inuaghir folameate per l'v-
dito^ fé nell'idea fua non s'informa , òiT imprime l'immagine della narrata bel-
lezza , in modo che paia innanzi a gli occhi hauerla ,• teftimonio ne fia Odate >
che vidde i;i Ibgno zariadre, che mai veduto haueua, 6<;^_^ nel conuito lo rico-
nobbe, come fé perfonalmente altee volte veduto l'haueile , il che non haureb-
be potuto fìre , fé non hauelfe conceputa nella mente fua l'immagine di lui fi-
guratagli da altri : Cofi Gianfre Rudel Signor di Balia ; il quale dcbbefi anco
fecondo il collume de gli amanti far imprimere il ritratto dell'amata Contella,
Se in quello debbe contemplare la belle:^za della 'viua immagine . Onde non
meramente dall' vdire , ma mldamente dal parer di vedere auanti gli occhi 1 v-
djta bellezza , s'innìmorovno, però airolutamcnte dir non fi può , che per le-*
finellie de gli orecchi peruenga l'Amore nell'anima , perche deriua mediata-
mente dali'immaginatione del vedere , 6^, non immediatamente dalì'vdice ,
finche fiail vero , fé i'vdita bellezza non s'approua poi da gli occhi, quando lì
'Vede ; non fi radica i'A more , ma fi be ne prende le radici, quando vede che la
piefèoza corrisponde alla fama , però fi fuol dice f« non neice la bellezza con-
foimc
BI CESA%E %IPJ. nj
forme alle rdationi, Minuic pricfcntia Kamam . L'orecchie Tono fir<-ft!-? del-
l'anima quanto f.enog'i occh >ma ron per quefto ticeucranno quelle (pctic,' *ie
appatcengonoa gli occhi, come la proportione de colotij^ lineamenti ,cae
formano'^na compita bellezza , la quale folo da gli occhi rettamente fi giudi-
ca. Perle finelhe dell' orecchie fi generata Amore dairvdiievna voce ioaue,
òC angelica femplicemente , ma per vdir narrare vna bellezza da vn terzo , lì
genererà fecondo che la narrata bellec^za ci fi prefetua nell'imaginatiua, in mo-
do che ci paia di vederla A' per tal patere, & imaginatione ci moneta ad amar-
la,'^reduta poi veracemente a fatto s'innamorerà lì che l'vdito porge li ben oc-
cafìone d'amare, ma non però è cagione d'Am«re , perche l'Amor di bellezza
vdita fi forma nella imaginatione , <Sc fi conferma poi dal 'vedere effettualmen-
te l'imaginata bellez:<^a : onde l'Amor di vdita bellezza, non ha forza fé detta
bellec^za non fi vede : che la cagione , <Sc cccafionc ila difterente comprendefi da
Marfilio Ficino foprail conuito di Platone nella orationc fettima cap. x. ouc
proua,che l'occhio è tutta la cagione della malatt, a amorofa , quando i mortali
l'pc(Tò,& hllo driz:^ando l'occhio loro a l'occhio d'altri congiungono i lumi con
lumi , e miferabilmente per quelli fi beueno l'amore : la confonanza de gli altri
membri oltre a gli occhi , dice che non è propria cagione , ma occjfione di tal
malattia, perche tal compofitione inuita colui che di lungi vede, che più ac-
corto venga , &c perche di propinquo guarda lo tiene abbada in tale a/petto , &
mentre ch'egli bada, e guarda ioloilriicontro de gli occhi è quello, che dalla
ferita : così diremo noi che per fentir defcriuere vna bella belle:;^za , farà l vdito
occafione'di mouerfi ad aniàrejattefoche per tale defciittione ci i\ hgurarà nel-
la idea rima[;ine della defcritta bclle2zaj& ci s'indurrà defiderio di veder quel-
la bellezza , la casi veduta l'afpetto folo , 8c il rincontro de gli occhi è cagione,
che inuefchiati reftiamo nell'amo^ola pania .
Il rincontro de gli occhi , dal qual procede l'origine d'Amore l'habbiamo fi-
gurato con lo fpecchio incontro all'occhio del fole . lo (pecchie è di quella forte
de'quali ragiona Oronzio Fineo nel fuo trattato de fpecufis vftorijs. con fimili
fpecchii rifcrifce Plutarcho nella vita di Nina Pompilio fecondo Re de Roma-
ni , che le vergini vcflali da lui inftituitejle mai il lor perpetuo foco fi eilinguc-
ua di nouo l'acce'^deuano^rome che pigliailero vn puro foco da Ciclo, con quc-
fti narra Gio;:^onara che Proculo Mathematicho fotto Coiìantinopoli abbru-
gio lenaui dell'armata di Vatiliano ribeile di A'naiì:afio Imperatore de quali
Archimede ne fu prima inucnt;:ire centra Romani, che allediauano Siragufa
Patria fua .
La prefente figuraèvna fimilìtiidine ; fi comepcrlo fpecchio occhio del-
l'arte pofto incontroall'occhio del fole, pallàndoi raggi (olari s'accende la fa-
cella ; cofi per gli occhi noftri fpccchi della natura pofto incontro all'occhic
d'vn bel fole pàTTLndo i laggi della fua luce , la facella d'amore nel cor s'accen
de , di che n'è figura la faceìla porta nella mano finifira , dal lato manco del co
re dechiarata dal mott.- . Sic in corde fach amor ìncendium . Così l'amor
Incendio fa nel core prefo in parte da Plauto in quello epiionema , ócr^cilage
ratione.
H 2 Ita-
//^ re 0 NO L 0 G I<ìA
Ita mlhì in pe5ìore,atq; in corde facit ^mor inceniìum ,
Come fi mandi l'incendio da gli occhi al cuore, lodirnodra Marfiìio Flcinto'
nella oiatione fettima cap. 4. dicendo, che gli fpiriti t che fi generano da! caldo
«jel cuore del più puro fanguejfempre ir» noi fon cali, quaKè l'humor dd fangue.
Mafìcomequefto'vapor di fangue, che fi chiama rpirito,nafcendo dal (an-
gue è tale ,quarèil fangue, cofi manda fuora raggi fimili a fé per gli occhi,co-
me fìneftre di ^etro . E il Sole cuore del Mondò,per quanto anco afferma Ce-
lio [Rodigino lib.R, cap, 25. per io Tuo circuito, & corfbipande il lume, 3^ per
lo lume le Tue "Virtù dilionde in terra ,cofiil'ciiòr del corpo noftro per vn ilio
perpetuo mouimento agitando il fangue a fé prollìmo , da quello fpande gli
rpi?itiinrutto'Icorpo,&;^ per quelli diffonde le fcintiile de raggi in tutti i
membri madlmamente per gli occhi , perche lo fpirito edendo leu/inmo,agfi«
tìolmente falc alle parti del corpo altiijìme ,e'l Kune dello fpirito più copiola-
tnente rifplènde per gli occhi, poi cfie gli occhi fono fbpra gii altri membri tra-
fparenti , òi,^ nitidi , Se hanno in fe lume , Ipìendore, "vapori, e fcintille,fi che
non è marauigìià , che l'occhio aperto , 6c^_^ con atrentióne diretto in verfo al-
cutiayfàecti a gli occhi di chi lo guarda le Frezze de i raggi fuoi , i quali panTan-
io per gli occhi a loro opponi penetrano al cuore de' miferelli amanti , ii^ coti
ragioneal cuore, perche fo'iofaettati dal cuore di chi li getta , 6^ tutto ciò, è
fecondo la dottrina di Platone ,^1 quii -vuole , che le ferite d' Amore fiano cer-
ti raggi fottiliilimi , che fpirano dall'intimo del cuore, olle rivede il fangue dol-
ciffimo, 5^ calidi{Iìmo,a cai apertola via per gii occhi trafcorrendo per gli oc-
chi dell'amante peaetranoalf intimo del fuo cuore , onde il Poeta Platoni-
co, cofi dille.
Et aperta la via per gli occhi al core.
Quella dottrina Platonica derida dall' Antichiilìmo Amorofo Poeta MufeOsi
il quale primiero di tutti fa, che Pocclnofia la cagione, & l'Origine d'Amore f.
quando narra il principio dell'Amor d'Hero , & Leandro .
Simul in oculQYumraiiis crefcehat F^X ^MOI^M
Et CO'R^ftmehat inui3i ignis impetu ,
Tidcritudosnim Celebris ir.trnaculatiZ feminéè
^u6ììor homìnìbus eH yeloce fagittM-i
OCyLf/'S vero via eH ; ab oculi iftibus
Vulnus delahitur , & in pr^cordia viri manat .
Da queflo tutte le fchic^e de* poeti hanno prefo a dire , che rocchio è Pfìò-^
«pe j duce, guida, cagione , & origine d'Amore. Propertio.
Si nefcis oculis fitnt in ^more ducei .
L'iftelfo Poeta .
Cinthia prima fuìs miferum me coepit ocellisj
Conta fium nulli s ante cupidinihus .
^fsìdue crefcitfpe&ando cura pnell^ ,
Ipfe alimenta ftbi maxima pr^bet ^mor.
Ouidio nelle £pillok .
m
VICE sA%s ^^^- "r
Tunc €g« te vidi , tunc capi [ciré quìs ejfes
l llafuit mentis prima ruìna mea >
Et ridi , & per if , nec notis ignihus arft.
Il medefimo nel terzo degli Amof i parlando all'innamorata •
Terque tuos oculos , magni mihi numinis infiar #
Terq, tuos oculos , quirapueremeos»
Noto pili d'ogni altro è quello di Vergilio ,
yt vidi vtperif , vt me malus ahHulit error l ^ ^
Vengono di mano in mano a dir il medefimo i Poeti volgari > Cino da Pifto^
» più Ipcllò d'ogni altro maflìmamentc nel (bnetto 4 J.
^moreè vnofpirito ch'ancide,
che nafce di piacer , e vien per guardo >
E fi ere il cor jfi come face dardo »
Che l'altre membra diSìruggc > e conquìde»
Nel primo terzetto.
Quando s'afjì curar gli occhi miei tanto
Cheguardarovna Donna j ch'io incontrai,
che miferio il cor in ogni canto .
L'iftefTo nella defcrittione d'Amore.
Quando gli occhi rimiran la beltate,
E trouar quel piacer de (ì aria mente
L* animai e'I cor lo [ente ,
E miran dentro la proprietate
Stando a veder fen:^ altra volontate
Se lofguardo s'aggiunge imm^mtinente ,
VaJ?a nel core ardente, ^mor.
Più dolcemente il Petrarca .
Dagli oechivoftrivfcÌQ^l colpo mortale ,
Contro cui non mi ual tempo , ne loco :
D i voi fola procede ( e parui vn giuoco )
Il fole , e'ifuocoy e'iuento ; ond'iofon tale,
Jlpenfierfonfactte , el vifo vnfo'e,
E'I defir foco ^ e'nfteme co n queJTarme
Mi punge ^mor , m'abbaglia yc mi diHrugge,
Lungo farci a riportare autoriti d*ogni Poeta eilendone piene tutte le cart«
per fine de moderni : ci contentaremoVolo di prefentare -vn Tonetto d'vn'no-
bile ingegno man, lato ad vna Dama, che fjggì dalla fincftra quando palsbil
luo amante , ÒC fi ritirò dietro all'impannata a rimirarlo pc£ "vaa felTuca.
Trafitto hai Donna quefto core amico t
Della tua luce altera , efuggitiua ,
Con celata percojfa in fiamma uiua
Del tuo bel guardo mio tiranno antico é
Qual crudo arciere traditor nemico,
Jn un cogliendo fna virtù vili
H 5 Colpi
/// JCO NO LO G I<iA
Colpì auentar , eh' altri di vita priua
Suol per fejìure occulte in poggio aprico^
Benfmr mi potetti a campo aperto t ''"^•
Cl)t'ì mio cor trema , -e Taf ma più no: ofa,
^W apparir idtuofuperho afpetto,
M.^ perche dolce morte hairrei/offertOi
'^oyittolefti crudele y e dìfdegmja
Ferirmi a faccia a faccia , a petto a petto .
Kè folamcnte i poeti , ma leggiadri Profàcori inlìeme hanno attribuito l'o-
rigine d'AmcicaTocchio, Achille Scatione gli Amori d: Leacippe , (Si^Cli-
thofontc lib.i. Dumfe fé oculimutuorefpe6iant imagììies corporurn -> fpcculo-
rum ìnHar fufcipiunt ;pulchrìtudinis autemftmulacraipfis à co poribusmijfa^
■& oculoram minifterio in.animam illabentia,n€fciocp4amfeiiinÓÌis etiam corpo^
nhus ipfis ipermixtionemfortiuntur corporurn congreffu , qui certe inaniseft,
lotige iucundiorem . più abalfo , Cciiciiiat-ores-enim ^moris oculi fu?it .HcViodo-
ro nel 4. dcll'Hiftoria Ethicpica. ^mantìum£nimmutuHsafpe5ìus,affedi4sre'
cordatìo, ac redintegratio efti& infammatrneìitemconfpe6lus perinde atq;ignis
fraterìa admotus . Diciamo noi di più, che l'incendie , che fi manda fuori da-,
gli occhi e di efficacia maggiore del fuoco materiale , poiché quefto non arde
fc non è pofto appredo la matetia,m& T" Amorofo fuòco» che da gli occhi sfaail-
lajinfiama la mentejc'l cuore anco da lungi: Si come il fuoco s'attacca, & s'auea
la nella Babilonica Naftha fior di bitume, ancorché difcofto fia, coli la fiamma
di due begli occhi ardenti , ancorché lontano s'accende , fi diffonde > e fpargt-.
■ne gli animi de rifguardanti : Onde Platarcho nel quinto Simpofio, queftionc
lettimaallerifce, che gli Amori , de' qualiniuno più vehemente moto negli
huomini cafca, pigliano origine , oc principio daU'afpetto j tanto che Tamante
f. liquefi^ quando la cofà amata rifguacda , Se in quella palla , & trafmuti, per-
ciochc, lo fcambieuole fguardo de bellii (S<: croche efcc per gii occh», o fia lume,
o fia vn certo flulTo diflrugge gli amanti, & li confuma con vn dolore riiiito col
piacere , da Orfeo chiamato Glicip:cro , cioè dolce Amano guftaco dai Petraf«
cha nel Tonetto .
Mirando il folneVheir occhio fcreno
Dal e or l'anima fianca fi fcompagna
Ter gir nel Taradifo fio terreno:
Toi troMandol di dolce , e d'amar pieno,
"Ter queTii eflremi duo contrari/ , e mifti.,
.Horcon voglie gelate, horcon accefe
Staficofiframifera ,& felice .
Piene fono'le dolcezze d'Amore , d'amaro afièntio , anzi di fele , 5^ le Tue
contentezze , fono le doghe j=e i Pianti, de mi.erelii Amanti . è amaro l'-imore
perche qualunque ama muore amando, ellendo l'Amore volontaria morte, in
quanto è morte è ccA amara , in quanto volontaria è dolce . Mucre amanda
qualunque urna, perche il fuopenfierodlmenticandofe nella pcilona amata fii
riuolge I?ccii jy la ra^onc di Manilio f iciiio . Agiun^hino '.quelli , che neil'a-
* T>ICESJRE%IPJ. Tip
moro'a paleftra elTèrcitati fonO) che Amore è amaro tanto lontano dall'amato
oggetto, quanto prefcntc , è amato di lontano , perche l'amante lungi dal (oa
btl iole, per la priuatione di elio 'viue in ofcure tenebre > (3c in , continuo rama-
rico,d(lidcrarido goder la Tua luce: è dolce pur di lontano per la rimembranza
dei piacere della goduta luce. In prefcnza poi dell'amaca luce è amaro amore;
perche auanii lei i'Amante s'abbrucia, s'arde,efì {lruggc;è dolce dall'altro can-
to , atLelochc ii conluma nel Ino bel fuoco , &: nella fiamma a lui gradita nella
quale gii è più dolce il penare, che fuor di quella gioire : & è più dolce perche
riuolgcndoli nella perlona amata in quella paflà: è doppiamente amaro perche
more non potendo trapallare , e trasfo marfi , totalmente in lei , &: con ella in-
ternamente vniffi : elTendo imponibile che da fé ftelTo totalmente fi diuida, Se
fi dilùnilca artatto, (i come vornbbe per io grande Amore : onde Tempre btama.
pec maggior vnione d'arreirarf intorno all'amato lume.
Come taVhoY al caldo tempo fuole
Semplicetta farfalla allume aueri^Xj^':
y lar negli occhi altrui per fua vaghcT^a :
Onde atmen ch'ella more , altri fi duole,
Cofftmprero corro al fatai mio fole .^^j
De^li occhi , onde mii^ìen tanta dohe^a, '" .
eh elfrcn della rapon amor non preTTa. -, '
Maf m'abbaglia ^47norfoauemente ,
ch'io piango V altrui noìa^ e no*lwio danno »
E cieca alftio morir l'alma corfente .
Per cfTer amor dolce amaro , gli amanti in vn medefimo punto, in dolcerra
gO'Jono,e fi ftruggono in amarezza per li fuo bel folejche cercano,e dcfidersno»
Ter far lume alpenfter torbido , &fofco
Cerco il mio fole :
T^lcjualproiw dolcei^e tante, e tati
Ch'\Amor per f aria a Ini mi riconduce ;
•Poift m'abbaglia, che l fuggir m'è tardo.
io chiederei afcampar non arnje\ arr^i ali i
Ma perir mi dal del per (lusfia luce ,
ChedalungimiHruggOy&daprefs'ardOr
Ma che ? agli amanti tai.to è il dolce q^uaato l'amaro : l'amaro gilè dolce, &
il dolce amaro .
^rda, ò m'^ra. è langnifca vn più gentile
Stato del mio non èfotto la Luna y
Si dolce è del mio amaro la radice*
Di qucflo rrifto, dolce amaro, di mortc,c vita, d'allegrezza>& dolore, n'è
iolamente cagione il fol di due begli occhi , origine dell'Amore .
Di qualfot nacque l^alma luce altera
Di que' begli occhi , ond'io ho guerra, e pace,
Che mi cuocono il cuore in ghiacciole nfuocoì
Concludiamo con le affcttuofc parole di (Quella Amante, che nel principio
H 4 del
129 ICONOLOGI<iA
del decimo libro 'Veramente d'oro d'Apuleio cofi ragiona, la cagione , &: Tori-
gine di quefto mio dolore è ancor la medicina , & la faiute mia fé tu folo , per-
che quefti tuoi occhi per gli miei occhi palfati in fino all' intimo del mio cuore
nelle medolle mie commcueno 'Vn'acerbiflìmo incendio . L* origine dunque
d'Amore dall'occhio nafce conforme a quel detto deriuato dal Gieco ,
^mor ex ridendo nafcitur mortalibus .
Non fari vano quefto difcorfb, ma proficteuole ogni voltajche confiderando
rafifetto d'amor« nafca dal vedere,e dal rincontro di due begli occhi , per noru
entrar nel cieco labcrinto d'Amore , chiuderemo gli occhi all'apparente fplcn-
dore delle mortali luci : fé il dimorar con lo /guardo auanti vna ^lendida bel-
lezza, ci fa incori ere nella malattia d'Amore : il Tuo contrario , ch'è di riuolgcc
gli occhi altrmie , ci libetarà da quella , ^uevSe oculos tms ne yideant yanitn»
tem -y faggio è quel configlio dato in jquefio gratiofo diftico ,]
J^ìd facies , facies Fenerìs fi venerlsantef
liefedes ,led eas , nepereas per ea.s\
Non fi deue federe , & dimorare auanti 'Vn bel volto,» ma fuggir via dalla-»
{uà 'vifta , 6<^^ hauer cura che gli occhi noftri non fi tifcontrino con gli occhi
altrui , chebelli fiano , per non cadere indetta noiofa infermità d'Amore ; e (e
caduti ci fiamo ; perriforgcrc da'qaclla,ximcJio datoci tanto da MarfilioFici*
fio jiel conuluio , quanto dal Maeftro d' Amore nel remedio d'Amore •
Vtpene extinUum cinerem ^fi fulphure tangas
Viuit^ & ex minimo maximus ignis erit.i
Sic nifi uitaris quicquidremcabit^morem»
Fiamma redardefcet , qua modo nulla fuit .
l*erìcolofoè il propofto fine dell' Amor Platonico , quafèdi fruir ila bellezza
con rocchio: attefo che Amore ha comporto infien-.e li gradili del piacere ( fe-
condò Luciano . ) J'iequeenimfatisesi afpicere £Mm, qutm amas , neq; ex ad"
uerfofedentem, atqitoqmnteni audire: fedperinde atquefialis^uibufdamuolup"
tatis compactis, ^mor primkmjgradum uifus habetyUt aufpiclat uidelicet ama-
tum . Deinde ubi afpexerit ycupit adductum ad se proprius , etiam contingere ,
11 primo fcalin o fi è il vedere , & rimirar la cofa amata , doppo quello il dehde*
rio ^toccare quelche fi vede , il terzo bacio , il quarto fatto Venereo . pollo
che s'è il piede nel primo fcalino del vedere , diftìcil cofa è ritenerfi di non /ali-
re al tatto^ & palfarc all'vltimo^ poiché dal 'vedere fi commoueno gli affetti »
Et cibSocrateifteflb oracolo de' Platonici negar non puotè , veduta ch'hebbt^
la bella Theodata nominata da Senofonte nei 5. libro de i fatti , e detti di So-
crate, dicendo.. "ì^sautem, & ea quA mdimus tangere cupimusy& ambibimtis
amore dòlentesi& abfentes defiderabimusy e quibus omnibus fiety ut nos quidem
demferuiamusy buie ueroferuiatur. Ecco che Socrate anima di Platone, confef-
fache dallo fguardo fi defidera paflareal tatto , & che per tal defidcrio ancor-
ché lungi dalla cofa amata , fi patifca dolori ,&:fi cade in feruitù d'Amore^ .
Arafpade Cauallier del R è Ciro hauendo detto al fuo Signore , che fi potcua-»
Briirare,dc;^feruire -vna Dama fenica farfi foggcttoalle pallloni amoror(i^ ;
No, rirpof£ilRè,ècofapericolofa;auuengacheilfuoco non di iubbito ab-
bruci
DI CESARE %IPA' ut
bruci chi Io tocca, & non di fubbito le legna ardine: nondimeno io non vo*
glio maneggiare il fuoco, ne rimirare cole belle; & a te Auafpade db per confi-
glio, che non fiffi gli occhi in belli oggetti , pei che il fuoco abbrucia quelli che
lo toccano , ma i belli acgendono anco quelli chi di lontan li guardano , tanto
che per amor f lliuggono, J^c/i, pukros intuecr ìKCc etìatn tibiconfulo ^raf-'
pasyfinas infulcrisoculos ucrfari , ^uod ignis Iquidem rrithcmmestangentes,
acformofi cos etiam flcctndantyC^uifefroculffectant.utpvofteY amcrcmaftuent.
Non fi tenne Ar alpadc al buon configlio , allìcurandofi di poter far rcljllenza-,
ad Amore , & di non pallar più oltre , che il {ximo («lino dello fguardo ; ma a
poco a poco (i concepirono dentro il fuo petto cefi ccceiTiuc fiamme per le bel-
lezze di Panthea da lui amata , chedil dolor piangeua , 6^ dalla vergogna il
confondeua , e tcmeua l'aipeUo del fuo Rè per le ingiuriofe minaccie ., ch*egli
fece a quella Hon«fta Dama , che non volfe compiacere a fuoi Amori ; fi che-»
Tincauto Arafpade non penfando alla forza dello /guardo , pofto eh' hebbe il
piede nel primo gradile del yedeje , fpento daU'infoporjabik defid^rio « tentò
di giugnere al tatto , &. falire oue gli p.erfuadeua l'Amorofo affetto ,: O quanti
.dal rimirare , e veder cofa a loro grata , mofli dallo ftimolo della, concupifcen-
231 come ingordi vogliono batter* le mani in quello, che appctifcancj'in queU
Io, da che elli guardar fi doueriano , come dal fuofo ^ Mcgabizo gran Capita-
no di Dario^ mandò fette Perfìani , che doppo lui erano nell'eferciio i più prin-
jcipali, per Ambafciadori ad Aminta Rè di Macedonia a i quali elfendo ftati ri-
xreuuti nobilmente, doppo il conuito, fecero inftanz.i di -^ederje belle Dame-»
di Macedonia , ne furono fatte venire , 'Vedute , chei'hebbero i Perfiani s'ac-
cefcro d'Amore , e pregarono Amint;i> che le fìcelle federe auanti gli occhi lo-
ro (fi come racconta Erodotto) li compiacque il Rè > & ellì .cominciarono fu-
bitofcnzamodeftia attendere le mani fopra le poppe di quelle : ciò ad Amin-
ta paruc sfacciataggine^ diT'non meno fnd Alelfandro fuo figliuolo , il quale in
bella maniera fece partire il Padre , 8c partito che fu, dille alli Pcrfiani , polche
fete (lati in regalato co nuito^ atjuicioandofi l'horad'andarfi a ripolare , voglio
anco vi s*apparecchi dclitioib ietto in compagnia di qucftc Dame, acciò poflia-
tc riferire al voftro Rè , come fece (lati ben* accolti , & accarezzati dal Princi-
pe di Macedonia , però laflaie prima che le Dame fi vadino a pulire , àCT lana-
te nel lecraglio loro : Fece poi Alelfandro venire Giouani sbarbati adorni d'ha-
bici feminili con pugnali lotto le velli , ì quali entrati nelle camere allegnatc^
alli Pcrfiani, credendofi elfi fullcro Donne ^ corfero ad abbracciarli , ma li me-
fchini furono a furia di pugnalate vccifi: Mifcria cagionata dal vedere, dall'oc-
chio , origine d'infiniti mali , Autori di precipiti), 8<^ di fniflricafi . Da chi
hebbe principio la perditione , & la commune calamità del Genere humano ?
dall'occhio dal vedere la bclle:^za del pomo vietato . ^idit mulier quod bonum
ejfet lignum ad vefcendunty & pulcrum oculis , ajpefiuq; delegabile . Per qual
cagione Iddio mandò dal Cielo larghi torrenti d'acque a fommcrger l'Vnii'er-
fo f" per la lalciuia dell' occhio . yidtntes Filij Dei filias homìnum quod effent
fulcra . Sanfone Capitano cofi fotte , da chi fu vinto ? dal rifguardar le bellc^^.
zc prima di Thamnatha Filiftea, di cui diile al Padre chiedendola per confoiic.
ii2 IC O NO LO G I<i/i
*; .^(.. u:it oeiitis meis . £c poi di Dalila mereciice ..nel cui .u,o gli ^^ recifo il cri*
! it\h <}ia fortezza ,& can.^cl quegli occhi rniniftri citi fuo Amore , della fua
eccita ,& morte . Il Rè ch'era coli qiuflo conferme al voler di Dio ,come fece
a diii'entaradultco , i«g\ 'io ,&: homicida? mirando incautamente da vna_>
)o^-7Ìa le bellezze di Bethfabea . // dit mulierefhfe luuuntem, erat autcni wulier
ttdcravalie. Scrocchio Isa Fafco-preuaricare Dauid coli giuflo, Ssiilone ceCi
f->.'te, ch'altro potremo dire , cheìa villa delPhumana bcllcc^za conompa hsu
Giuftitia , 5^ fnttometta la fortezza : & chi far^ , che s'aiTicuii filfar lo iguar-
■ do in cofe belle ^ Non guardò mai con buon occhio Augnilo verro Cleopatra,
la ouale dopp'^ la morte del Tuo Ma co Antonio , penso ( come riferifce Suidia)
v^«.i.iiiw«ii- .<.-» ,.percondur!a^ in monto, u che nauendo prelentito Cleopa-
tra ■' ef ina > checrm la- Tua bdle:(za vinfe tanti Principi , & valorofi Imperado-
ri d'efcrciti , defoeraratì di non poter vincere anco Augufto , pei non reflar vi-
uaurioioniera nelle Tue mani , fi kce darmorfedaile pentade d'^vn afpe , per
lo che Auguftonon hauendo potuto confegiìÌT il iao ìvdcuto , icct portar in_.
Trionfo l'immagine di lei : Et che moucua vn cofi grande Imperadcre a brama-
nv ehe t- conductlle in trionfo vna Donna ? trionrar dX^na Donna . c^rro la
^vjtmria , chsrh^wtòdi !ei j attefoche egli foto non fi lafsò vincere da quella
che coire^acuti dardi de-gii occhi fuoi viafe CeHire ^\t^ Ai>t&nio „ &;^_ molti
Rè ìh-anferi rq^^^i'^ che Ci -vaivriaa dS noir h^ue.^ zé dTer e trionfata , dicendo ,
non triumpliabor ,in memoria li che r»vuga!b fece battere vna medaglia pofla
nelii fymboli di Claudio- Paradino da lui efr^licata , nella qmle era imprcllb vii
Crocodilo icgatoad-vniPalmayfiguradi Cleopatra Regina d'Editto da lui
fupcrata ,con quello motto. Co/r'^4J/?7»e>wo : glorianiofi ^heoiun altro potè
fac refiftenza alla belle^:?;a di Cleopatra da lui difprezzata ,. d«^ vinta . Ni uno
dunqueficurajnentc drizzi lo fguardo in belìi oggetC' , ne vagh^-^rgi^ 0.3 ne di
Va^o lume ad-orne, ritardi auanti il lor confpetto : pecche chj ardire mirare,vn
bef (erabiante afpro tormen^todegli occhi, & dd. cuorcjanch'egli al fine fi dar-
r,i,a^lamentar^ , in cofi querule, & dofocsfe note»
0 Mondo -Open fi er vanir
0 mìa forte ventura a che m adduce f
0 di che vaga luce
^[cuor mi nacque la tenace fpeme ;
Onde l'annoda ^ e preme
Quella, che con tua forja affn m i mena:^
La colpa è voHra, e mio'l danno, e la pena.
Così di ben amar porto torme-ntOy
£ del peccato altrui chieggo perdono 'y
^n7:jdelmio: chi densa torar gli occhi
Ba troppo lume .
Ritorca purcrtfcun^ la -villa dalli potenza di raggi d-Wn rirplendente fole ,
sfueehi il tiiicontro di due begli occhi , K^ pcniga mente al coltume del Ca-
o& radito
D
DICESA%E%iP^. 123
radrio vccéHo grande marirtimo , il quale ( per quauto narra £liano,^k^^ Pla-
tarcho nel riiQectonnipoh())-ammae(lraco dalla n-ULua , s^ cl>€ s'egli lìllà {<:%
fquardo ne gli occhi di quclli,che fono oppilati » riceue in le i\ .ppilatio.nc di CQ •
loro , ondVoli volcafi con gli occIyì ferrati . air; imcnti refia denuo di (e , come
da crauc colpo fqrJco: così noi chiuderemo gli occhi al rincqncro.di due cocen-
ti lumi , acciò pcr^qli occhi nodri non riccr.iarno le fiamme lo'o nel cuore , il-
qiialc altrimentÌ4:innaneopprello,& foiiocato dali'(ipiiati-.!ic amorofa , punto
da pungente ftrale , 6^^^ arib da folgori , òi: Ja^tte , (tromenti militJiri. d'Amo*
i(^ col quale parlando il Poec;., dille .
■jjarmc tuefiivong!': occhi: ondeCaccefe
Saitt'ufciuj^ndjKniJibil fuoco*
O S T I N A T I O N E.
O N N A veRita di nero con la tcftaxiicondata dalla nebbia., foftenen-
^ do con ambedue le mani "yna. tcfta a'.'^Jjno .
Il 'veftimento di nero , e conuenienre all'oftinatione, perche come ìlpinno
tinto in nero non pub pigliare altro co'orcj cofì 'Vn'huomo oftinatc in_»
^na opinione non si^olgeili j)er alcuna ragione alla luce della 'Verità drmo-
idratagli .
Hauetiìia teda circoiidata di nebhirj perche gli oftlnatifbgl ionovedere.po-
co lontano , & però fi feimsno (aldi nella loro opinione ; perche non è dubbio
«lìer cola da fauio leuarfi di opinione per cller talmente ordinato il noftro iape-
fe, che 0 per perfettione, &: numero grande di cofe perfette j òper la poca luce,
ócT^ ofcuricà del nòftro intelletto non fiamo mai à tal termine, che non habbia-
iro luogo di pallar innan:(^i , & da tor la palma del iàpere noftro <ì noi medefi-
mi,con la luccerlione, che (1 fa delle cofe di tempo in tempo.
La tefta deirAHno moftra la mcdelìma ignoranza,già detta effer madre del-
iVWlinatione, ik fi figura l'ignoranza nella Jtfla dell' Afino, per ellèr quefto ani-
rr ale ftolidillimoequaimente d'ogni cola, fodisfacendofi ,e del bene, <3c del
malcj moftrandofiienlibilealle/orze , ò eordogho , à diifecenza de gli altri
animali..
O T I O.
C"^ 1 O V A NE graflb, in vna caucraa ofcura/cdcndofi appoggiato colgo-
J mito finiftro fòpra d'vn Porco, che Aia dillcfo in terra, dC" con la mede-
fima mano fi gratti il capo ; far<ì rutto fonnacchiofc .
Giouare fi dipinge, come quello, che non ha eiperimentato rincom«iodltà
della 'Vecchiezza.
Gradò, per li pochi pcnfieri, i quali non danno noia per la troppa occupatlo-
ne del penfiero, ik dell'intelletto, alla dilatatione del fangue per le membra .
Siede in -vn'ofcura cauerna /perciocheThuomo otiufc non è pronto ali'ho-
no:euoli,e gloriofe aftioni ; onde couiene menare la vita ignobile, S: tencbrofa .
Si appcg'^ia ad vn Porco,priche l'otiofo nella contierfatione dc^li altri huo-
iriim,è hmilc al porco, per la vihù, e dapccsgqine ina .
£ opinione d'Ariilotiie , che cptfto animale nella fifonomia fia il più inca-
pace
Jt
124- ICONOLOGI(tA
pace di am madera mento di tutti gli altri animali ; come l'otlofo che non cura
alcun lodeuole elVcrcitio, sì rende inhabilead apprendere qualfiuoglia difcipli-
na ; «Si: fi come quefto ifteiro animale ad altro non attende, che a (bdisfare l'ap-
petito della gola , 5^ di Venere ; cofi rhuomo dall'olio dominato » fi dà rutto
a contentare fc ftcifo, fodisfacendo a' propri) appetiti con perdita della pro-
pria fama-. .
Si g atta il capo a gulfa di coloro , che mal (anno prender configlio, non ha-
uendo imparato la prudenza , fpendendo la maggior parte del] tempo nella
deliberatione delle attioni i lequali fc fono buone non le mandano a fincjfc tee
le^prcgiudicano all'honore, & alla fama *
Otto ,
Glouane gra(Io,& corpolento, fari a giacere per terra, per yeftimento por-
tare vna pelle di porco, & per terra vi farà -^n vomero inftrumento di
ferro da arare la terra, ma tutto pieno dì ruggine *
Per dichiaratione della giouentìi, òC della grade^za , del giacere in terra ,
& del 'veftimento della pelle di porco, di quella figura (cruiri la dechiaratione
fatta della figura di fopra ; folo diremo, che è fignificatiuo dell'otio il vomert-»
arrugginito, come de ncgotij , & dell*atiioni quefto rtiedefimo chiaro , & net-
to, ellcndo il più importante negotionoftro far Cofe appartenenti al'viucre,
6^ come non adoprandofi il 'Vomere viene rugginofo ; cofi l'huomo, che-»
tralafcia il ben'operare , dandofi in preda alKotio fi cuopre , 6^,^ empie d'infa-
mìf ,t di viti) , che lo rendono poi drfpiaceuole a Dio,& a gli huomini, e quefto
otio non è altro che vna quiete dell'intelletto , il quale non moftrando la ftrada
di operare virtuofamente a'fcnfi , anch'eftì fc ne ftanno fopiti , ò quel ch'è peg-
gio difcacciati dalla via conuenientc. Per quefto diftc S.Gregorio l'otioelTer
vna fepoltura dell'hucmo viuo , 6^ la Scrittura,chc tutti i mali del mondo gli
ha infegnati Totio , Ne fi prende in quefto luogo Totio per contemplatione: co-
me lo pigliò fcherzando con parole Scipione il grandc,dicendo di sé ftclfo , che
allhoraj hauea men'otio che mai,quando ne hauea più abondanza ; per dir che
quanto meno era impiegato nell'attioni, tante era più intento al contemplare ,
perche di quefto otio godono fblo quelli.che con lalettione de molti libri, 6^.^
con Tintcndere' cofe alte, 5<^^ nobili, mantengono fenza muoucre altro che
la lingua,ò la penna ; la pietà, la religione,il zelo di Dio, il confortio de gli huo-
inini,5<^ in fomma quanto è bene frale miferle di quefta vita mortale.
Otio.
HVomo vecchiojveftito di giallo dipinto à, Mafchare, & a trauerfo haueri
vna banda bercttina con vn Fagiano per cimiero, nella deftra mano vna
f '.cella di color bigio rpenta,& nella finiftra vn'ouato in campo d'oro , nel qualt
fìa dipinto vn giro col motto . In quiete voluptas,
Otio.
HVomo graftbjCorpolentOjà federe in terra con vn feudo fòpra, tutto rlco
perto di ftrali,& fre:^ze tirate da diuerle bande , qua fi che l'otio fia feu-
do di tutti i viti). Graftb lo dipingiamo per la cagione detta di fopra,5^ cofi lo
fa l'Àriofto dicendo.
In
D7' CESJR.E %IP A. iti]
t n q-tsflo alberga ; // grane forino giace
V Otìùix vn canto corpolent* y e graffo.
Lo feudo ripieno di fre^2:e , moftra che Thucmo otiofò fi lafcia venire adofT©
tutte le calamità , prima che penfi à volerfi leuare dalla poltronaria nel perder»
il cempo,^ fin che gli refta da viuerc,?) fia con lode,ò con biafimo,con honore ,
b con vergogna,con danno, ò con vtilc poco cura il tutto . Et perche il mal Tuo
infiftolito non hi/ogni guarirlo conio fminuire del fangue , & col tagliare dell»
rene, fi contenta venire mancando à poco à poco con lua vergogna ; faftidio de
gli amici,& vituperio della famiglia.
VN Giouane mal -fedito,!! quale ftia^oi capochino , & fcoptrto , & coB '
ambi le mani in fcno,
PACE.
l^lla medaglia d'^uguflofi vede fcolf ita .
DONNA, die ncllahniftra mano tiene vn Cornucopia, pieno dì frutti»'
fiori, frondijcon vn ram.o d'vliuo,& nella delira vna facella, con la quale
abbruci vn moncone d'Arme.
Il Cornucopia fignifica l'abbondanza > madre, ^ figliuola della pace j non fi
mantenendo la carcllia (ènza la guerra, ne l'abbondanza del vitto fenza Tab»-
bondanza di pacCjCome dice il Salmo.
fìat pax in virtutè tuay& ahundantla in turribus tuìt.
Il ramo dell'ali uo dinota la raitigationc de gli animi adirati, come fi è detto
più longamente in altri luoghi»
Et la facella , che abbruci il monte d*arme , fignifica l'amore vniucrfalejS^.
cambieuole fra i Popoli, che abbrugia ,& confuma tutte le reliquie degli odij,
che ioghono rimanere doppò la morte de gli huomini . Per dichiaratione del
Cornucopia,ne fèruacmo di quello, che habbianao detto nella figura dell'abboa
dnn:^a_».
Tace,
Giouane bella con ghirlanda d'viiuo in capo,nella mano de(lra terrai la figi^
ra di Pluto,& nella finiftra vn fafcio di jfpighe di grano,come fi caua dal-
li fcritti di Paufania»
La corona dcirvliuo,^;^ le fpighe di grano,rono fegno di pacejcfiendo que-
lli frutti in abondanza folo, doue la pace arreca à gli huomini commodità di col
tiuar la terra,la quale per la guerra rimane infeconda, & diiutilc.
Quello volle efprimere quel Poeta,quando parlando del Bue dilTc, che l'opr»
della pace ci fono (late infegnate. Et Minerua 'Vien lodata da Gioue nelle fa-
uole com« -vero Parto della fua tcfta , per efièr (lata ella inuentrice deli'-vliuo,
come Nettunno inuentor del Caualló,e{rendo IWno per fuffidio della pace,d^
l'altro per fortezza della guerra ; perche il Prencipe deue più inclinare alla pact
de Popoli ,che alla guerra , che folo hi per fine rillelTa pace ; con la quale fi au*
mentano,&conretuanole riccherxe . P«rò '\i dipinge Pluto finto Dio, & pro,-
tetcoredieiT*.
i'2(f IC O NO LOG liA
Tace,
DOnna vefl-ita d'incarnato tenendo vna (lametta nella deftra mano , 5c U
finlftra fia pofata fopra vn piedcftalloj , oue fia vn Calice , 6<^ con detta
mano foftenga "yn ramo d'viiuo.
La ftatuetta moftra,che la pace è miniftra de gli artificlj Fiumani, liquali non
fi polTonc imparare fe non con la fpefa di molto tempo, 6^ fenza penllcri di
guerra , li quali ordinariamente fuiano gli animi dali'acquifto degli habiti vir-
luofijS^ la forma efterioredcirhuomo , di occafione di molti artifici) ,li quali
tutti fono «fFetti di pace
Il piedeftaIlomoftra,che in pàc«-fifornficano i Popolij& rvnionl fi aggagliar
difcono jcrcfcendo per ella il danaro publico ^ del quale (\ fabricano poi Teatri»
Tempij,& altre opere di magnificenza.
Si fbftciita poi co quella la fede,& l'honor di Dio ; il che fi mofira col Calice.
L'vliuo , per non replicare moke volte la medefima cofa , fi dice edere ri cro-
llato da Pallade Dea di pace,& di quiete; & però prelTo À gli Hebrei nella 'vec-
chia legge,fra le altri cagioni,fi 'vngeuano i Rc,che erano eletti pacificamene e,
acciò che fi raccordalfero di «^iuere in pace, 6c^^ in quiete ; quella {limando la
maggior lode , che fi potclTehauere^ quei tcmpi,fecondo il detto, B^xpacifi-
fusma^nificatus f/l.
Tace,
DOnna , che nella deftra mano tiene vna face accefa riuolta in giù, & /òtto
4 qudla vi è vn monte di arme di più {òrte,& apprcflò vn Leone;6^ vn
Agnello giacendo infieme.
Pace fi dice con agguaglianza di molte volontà moftrata con fegni efteriori ,
ilchc fi moftra nello (lare infiemc il Leone, & la Pecora, che per natura Cono di-
uerfifllmi di co(lume,8(^_ fi prende da Veigilio, il quale volendo augurare pa-
ce al tempo di Pollionc,diire che gli Agnelli , 6^ i Leoni haurebbono inficmi
habitaio,
^ Tace.
DOnna,la quale tenga in grembo l'vccello chiamato Alcione , \k. in terra .
canto d'efla vi farà vn Caftoro in atto di fhapparfi con denti i genitali.
L'Alcione è vn picciolo vccello,il quale Q il nido alla riua del Mare , S^ pt
quei pochi giorni,cbe quiui fi trattiene,ccfla ogni -^entOj^d: ogni tempefta , re
iiando il Mare,& il Cielo tranquillo,^ fcrenoipeiò èindicio di tranquillili , t
dì pace ; onde metaforicamente giorni Alcioni) fi dimandano da gli Antichi
ne* quali il Tribunale fi quietaua,& fi pofauanoli Litiganti.
Il eaftorcjil quale pei Seguitato da cacciatori,come (criuono alcuni , co' den
fi mo!:(^zai genitali ; fapendo per quelli eiler da loro feguitato ,èindicio di gr»
dcfiderio di pace,6^ ammonitione à ferrar gl'occhi alla perdita di qualche bi
ne , & di qualche vtile, per amor fuo. Et fi legge à quefto pfopofito "^^na letti
ra di Sapore fcritta à Coftantino , la quale lo e fotta à lafciare vna parte de 1 R
gno dcll'Afia per viuere in pace, con l'ellcmpio di quello animale irragion
uole , il quale per priuarfi del fofpctto , fi taglia quel membro, che lo ù ilare ii
guieto.
Tace
DI CESARE %IPA'. 127,
Tace.
DOnna giouane à federe , eoa la dcftia mano tiene legati ìnfiemc vn lupi» «
a^ vn Agnello fotto ad vn giogo medefimo,^^ nella finiftra porta nra
ramod'viiiio.
QLicfta figura mollra la pace elTèr cagionata dal reggimento de*Piencipi,che
fanno abbiUare l'arrogani^a de* lìipeibi, Se farli viuere fotco il medefimo giogo
co' più iìumili , Ó<;^_^ meno potenti, per moltrare che è (ola , e propria virtù :de'
Prencipi faper far nafccre,& mantenere la pace nelle Città,& ne' K egni,la qual
viene (pelle volte perturbata dall'alterezza de' fuperbij&però Ilioneo orando à
Didone prelFo Virgilio nel primo lib. dell'Eneide la lodadi quefto capo parti-
colare . Et la pace di noi ftellì che nella medefima figura fi può intenderei non
è altro che la concordanza de' lenii del corpo con le poten:^e dell'anima, ren-
dendo egualmente (^bedienza alla ragione chi domina,& da leggi ad vne,6(r^a
gl'altri. Etpcrlìgn ficare l'Imperio del Prencipe fi fa la figura che fiede; non fi
potendo dar giuditio publico lenza ftar à (edere forfè per conformità del detto
d'Ariftorele che dice,che la prudenza nell'anima s'introduce per mezzo del fe-
de; e it della quiete .
Tace .
J^lla medaglia di Filippo ,
DOnna, che nella deftra mano tiene vn ramo d'oliuo,& con la finiftra vn*-
halla. Per quella figura fi dipi nge la pace acquiftata per propria virtù , de
valorc,& CIÒ denota l'halta che tiene in mano.
Tace.
In yna medaglia di yefpafiano fi yedefcolpitei .
DOnna che da vna mano tiene 'Vn ramo d'oliuo> dall'altra il Caduc€o>& in
vn'altra li vede con vn ma^zo di Ipighe di grano, & col cornucopia , àC^
con la fronte coronaca d'oliuo.
Tace,
'biella medaglia dì Tito.
DOnna che nella dcftra mano tiene vn ramo di palma , Se nella finiftra vn*-
hafta.
La palma promette premio^ meriteuoII> Thafta minaccia caftigo à delin-
quenti,ó<r quelle due fperanza, ócT timore mantengono gU kuomini in quie-
te, 5c in pace.
"Pace ,
l^lla Medaglia di Sergio Galba
eoa nome di pace {colpita fìà .
VNa donna di bell'afpetto , che fiede , & nella deftra mano tiene vn ramo
d'vHuo,nella finiftra vna Claua con lettere.
Tax ^ugufi. ei^ S. C.
Nota quefta %ura la pace acquiftata per 'Valor deiranlmo , & per vigor del
corpo, l'animo (\ fcopre nella belle^:^a,& nel federe della donna . Il Corpo della
Claua , iftromento col quale Hcrcolefoleua caftigar g. 'inimici , con reprimere
l'ai dacia de malfattori.
vate.
m ICO NO toc I^
Tace.
^lla Medaglia di Traiano^ fi fa [do.
"'l^ Onna,cheVon la d^ftra tiene vn ramo di vliuo, & con la finiftra ^n Cor-
JL^ nodidiaitla.
Tace,
Et in vn* altra di Filippo fi "vede informa di Donna, che con la delira mano
alza 'vn ramo d'vliuo , & con la Hnifta tiene vn'hafta con kttere Va x fundata
€um FerftSy 8c di tutte quefte potri il diligente Pittore eleggere quella ,che pia
gli parrà à propofito , & anche di mok€ farne va& l^la « cojne vedrà meglio pò*
tcrfi fpiegarc la Tua intentione .
Tace.
*ì^lla Medaglia di Claudia .
VNa donna, che abballa il Caduceo '^^erfo la terradoueèvnTerpecon fie-
ri ftrauolgimentijinoftrando la diuer fità de colori,il veleno che tiene,&:
con Taltra mano fi fcuopre gl'occhi con vn n^elo per non '\cdcre il le ipc , co
. (^[uefte lettere,
P A X O R B. T F R R. A VG.
Chiamornogli Latini Caduceo, perche al luo apparire ficeua cadere tutte le
. dircordie,& fu per cibrinfegna della pace.
Il cuoprirfi gii occhi col velo per non vedere iljèrpe , dimoflra che la guerra
rapprefcntata per il velenofo ferncjfia noiofa , 6^ diafìaito danno,Oiide \''ir-
. giiio nel primo dell'Eneide fopra di cìb cofi dille.
** TpilU falus bello ,pacemte pofcimns ,
PACIFICO,
> Vedi alle Beatitudini la rettimg<,
P A S SI Ó NE D'A MO R^.
O N N AjcTie con "vaamano tiene vna '\erga, 6^ ccn l'altra vnarta^ra %
& appreflo di fé da vn lato vi faranno LeonijOrhjLupijCignaiijCanijd^
iiiì) i ;& dall'altra parte molti faflì . 5iprendepcr la pailicne d'AinoreCir-
cejcome narra Ouidio ,&: diiliro gli Antichi ellervna Maga potentillìm;» , ch«
trasfoimaua gli huomini a Tua voglia,& volfero, come habUamo detto fìngi(ì-
care con efiala paffione d'Amore ,
Tiene la 'verga , perche Homero nel libro x. dell'OdylT. fìnge che la detta
donna hauendo dato a bere vn iuo liquore à i compagni di Viills , toccatoli il
capo con la vergaci trasformalle in fiere.
La ts:^za,è per dinotare quei fughi d'herbe, Se beuande , coi quali fi dicf ,che
faceuavfciregli huomini fuori di sé, rendendoli à gui'a difaili. ìk bruti aniraa*«
liifbpra di ciò ne ragiona Ouidio xiiij. lib. Metamorf. con queiti veifi.
^cc moraTTììfceri toHi iuhet ordeagraniy
Melliq; vìmq; meri: cum laBe coagula frejjo ,
Quìqifub haclateant furtim dulcedinefuccos,
^dijcit:; accipimus facradatapocula dextra»
Et Vergilio nel 7.
fìifiC cxaudirigemitus,iraqi Uonum
Pin-
Die ESA %E mj^ P yi, uf
, Vmcla recufaniì4fny& fard fubno6ìe ì-udcntum
Setigeriq ;fkcs,at^: in prsj'epil>^s Frft
S£uire^ac forma magriQrum -pluUre Lup orum:
"Quos hominumex facìe Dea fcuap^tentibus berbis
laoj . ' Induerat Circe in vuUhs ac tergaferarum.
kit ; Il che dinotano i diucrfi animali, 6^ iamolticudine de fallì ; fi che fi deatv
oonfiderare, che la (opràdetta figura è vna efpreirioHC della pallionc d' Amore »
la <]uale prende dominio in quegli huomini, che fi iafciano otioU(Tiente piglia-
re col guftodi cofe dilctteuoli , &;^ piaceuoli al fcnfo, che olHi'ca i'intcliccco,
3c lor toglie in tutto la ragione,reodendogliquafi bruti animali di /petie diucr-
ie conforme alla loro naturale inclinatione, con la ratura di qucfta, de di quel»
l'altra forte di animali , cofi gl'Iracondi fi dicono diuenui* Orfi, & Lconiii C9Xh
nali Porci j gl'inuidiofi Cani; i golofi Lupi,.&.altri .
P A T I E N Z A.
DONNA, veftita di berrettino accompagnaEo col taneto,^<con rn giogt ift
fjialla in Sembiante modefto, & humilc'o
La patienza confiftc in tollerare fortemente lecofé auuerfcjSc e vno de prla-
cipali effetti della fortezza, la quale fi ftende fin'al folFrire il giogo della fcruitiì»
' con Tanimo intrepido, «Se coftante,quando lar.cceflìtà lo richiede « Però fu da
Sauij notato Catone d'animo vile , perche 'volfe vccidere fé ftefib , più tofto •
più toftOjcheriuere fotto il gouerno del Tiranno,
Il veftimento del colore detto , fignifica patienza , per auuicinarfi molto al
aero, il quale nota in quefìio prcpontojmortificatione , mala (odisfatiione, 6C^
iiolore; nondimeno perche la virtnfralcauuerfità non fi fmorra afatto,fi de-
ce fare di colore bcrcttino , che ritiene quella poca di 'viuacità, che è la fperan»
ra di cambiare fortuna fra Je miferie , 6<i|^ è vn'afpettarc ali* occa/o del Solc^ ,
che di nuouo lorga laJacc bdJa, e ckiara^per illuminare il giorno, ofcurato nel-
miferic,
11 giogo, è figriificatiuo della patienza , la ^uale come/ì è detto , fi efiercita-»
folonel tollerareIeauuerfitàaConanimo<:oftante, & tranquillo . Et in queft»
propofito dille Chrifto Noftrolignorcjche il fuo giogo era fuaueperil premio»
ches'afpettadoppo l*ofleruanzadefuoi{ànticommandamentJ ; che iono ^n
giogo , al quale volentieri foctomette il collo ogni Chriftiano , che habbia ze-
lo dcii'honor di Dio .
Vatien^t .
DOnna con vn torchio tccefo in vnamaiOs <:on laquile verfi cera liqucj
htta (opra l'altro braccio ignudo , & a piedi per terra vi faranno alcune-»
lumache, le qaali fi pongono per la patienza, per kordar i tempi, &: fl:arfi mol-
ti g orni rinchiufe nelle loro cocciole finche viene il tempo a propcfito di vicir
■ Tatiem^ei.
DOnna reftita di berrettino con le mani legate da •vn paro di manette ^
ferro , \^ a canto vi far* •>»© Icogli© , dai quale efca acqua a goccia- ,
\ «goccia.
7}» IC ONO LO G I<iA
a goccia» & CAda fopra le manette di detta figura .
Perla quale fi moftra , che ad vn huomo,che fa afpettare ogni cofa fjiccede-
felicemente, 6^ ancorché iprincipi| di fortuna fiar.o cattiui , aiutati poi da-,
qualche fauore del Cielo, che non iafcia mai fenza premio i meriti dell' huo-
mo, in vn punto nafce quel bene , che moki anni fi era in vano dcfiderato . Dì
qacfta forte di patienza, & dell'efito felice, habhiamo de noftri meraorabilr ef-
lempij nella Corte di Roma ,eirendo folo per la patieni^a d'vn afiidua fcruitii»
moki arrlaatl airhonor del Cardinalato , èc d*altri gradi importanti della Hit-
larchia Ecclefiaftica > ouc come Citti fabr icate neiralte montagne , fono crpo-
fti a gli occhi di tutto il mondo» &C hanno occafione di faiTi chiari per la viete
(iell'animo , come fono celebri per la degnità ,<Sc grandezza cfteriore .
Ma quando bene non fuccedelfe, che alla patienza folle guiderdone la li-
bertà in quelta -^ita, come i\ vede cofi IpeìTo , che la forza dell'acqua confumi
il ferro; non dobbiamo però perderci d'animo, parlando con quelli , che driz-
zano la loro feruitù a buon fine, 5^ non airambitioney viuendo virtuofamen-
te, fapendo le promelTe fatteci per la bocca di Chrifto Noftro Signore,che con*
firtono in beni non corrottibili, dicendo In patientfaveHrapoJfidebicis anìntaf
vefir.ts , & che è folito caligare , Oc corregg^ere in quella. vita qaelli,clic ama , «
defidcra premiate ncli'aUra .
'Patìen':^.
DOnna d'eti matura , a federe fopra -vn fallo, con le mani in modo, chc-r
moftri fegno di dolore <& con li piedi ignudi (opra 'Vn fafcio di (pine.
La patien:^a fi fcuopre nel fopportare i dolori del corpo,5^ dell'anima; pe-
rb fi dipinge la prefente figura iu queft*atto .
Le (pine fono quelle punture, c^e toccano nell'honore ,b nella robbay o nel-
la vita, le quali(c Dene pungono i piedi , cioè danno failìdio nel corfo degli ar>
fetti terreni ,' nondimeno lafciano libera la celta , & le altre membra puì nobili^
perche vn'anima ben regolata j*Sc ben difpofta fopra alla ftabilità della 'virtù ,
non proua il danno fondato nelle cofc terrene .
Il federe fopra il falTo , dimoftra elTer dura coia fàper reggete la patienza c<>r
animo tranquillo , ma che facilmente fi fupera ,
PAZZIA.
VN' huomo di età 'virile , vellito ài lungo , Se di color nero , ftari riden-
te, & à cauallo fopra vna canna , nella deftra mano terrà ,vna girella di
•atta iftromentopiaccuolen^tralluiio de fanciulli, hquaU con gran Iludio lo
fanno girare al 'vento .
La ps2iia fi fa conuenientemente nel modo (bpradctto ,» perche non e altr»
rcflcr pazzo > fecondo il noftro modo di parlare , che far le coft fcnza decoro %
ÒL fttor del commune v(o de gli hucinini per priuatione di difcotlo fcnza ta.»
gione verifimile, ò (limolo di Religione . C^ìndi è, che fi dice communcmen-
te elVcr meglio cllercitare la pazzia con moki, che e(Ter fauio con pochi; perche
mifurandofi la noftra fiuies^za dalla noftra cognitione , 6<,^ conofcendofi più
ordinariamente in molti > che in pochi, par che quelli , non miefti , fi debbano
feguitare»' pcrcioehe il più dcgl'huomini mifurando la bont4 dciraiticni akiùi
con le
PI DICESJ%^%IPJ^ isi
<»n le Tue, approuarà quei ccdumì , che a' Tuoi fi allomigHano', f^rc^eè ntcef-
lario per acquidarecjucftobuon cocetto, aìropinione d'Altrnin*»'!* {km^ attiftfìi,
\ accoftarfi Quindi è, che nelH honorì ^no fi rtima felice -, percriaxlal maggi M
numero degli huomini<]uc(li fono ftimaci gran parte dr!!a feliciti , nclU pfv
uertà fi giudica ciafcuno mefchino, perche da molti tale fi vede reputato; Ec di
quefta pazzia, & di que{Va fauiezza, fi parla Tempre Ttmpre da gì''huorr.ini»non
baftando l'ali del noftiofapere^àconoicerc quella, che è netta di quefti tcci'
denti , & di quelle intentioni . Onde ruputandofi fauiezra nella Citri ad vn*»
hucmo di et4 matura, trattare de reggimenti della ramcglia,& della Republi-
<;a ; Pazzia fi dirà cagioneuolmente alienarli da qucftc attieni , per cflcrcicarc
giuochi pucrili>5c di nelVun momento i ma in quanto alla coromunc opinione
4egli huominijci dobbiamo guardare di non Itlèiarfi ingannare dalle falfcopì-
-«ioni del "\olgo contrarie alla vera virtù , quantunque il volgo iìa in grandiìC-
Jiio numero, che infinita èia tuibadelli fciocchi .
Il rilo è facilmente indicio di pa^^zia^ fecondo il detto di Salamone ; pcrb fi
-^•ede,chegli huomini riputati fauij ,poco ridono, & ChrifloK. Sig. chefuld
■vera fiiuiezza , & fapienza, non fi legge , ch^ ddelfe giamai ,
PAZZIA.
CoWP rapprefeiìtata neW Incoronatìom del Tetrarcba.
VN A giouane kapigliata, & fcalza con vna pelle d'Orlo ad armacollo , il
vcftimento dì color cangiante , nella dcflca manoteneua vna condelaw
accefa, hauendo viciiK) il Scic .
; Pa^^zia, è nome generale d'ogni altcratlone, c^c cade nella mente deirhu«>.
JTjo , b per maknconia , è per iiacondia , òpcr dolore yh per timore , ò che vie-
ne d'imperfcttione naturale»
Giouane, icapigliata, & fcalza di dipinge jpercioche ilpazzoriOnftlmaic^
; •fnedcfirr.o , ne altri ,.Sc è lontano d'ogni politica conuerfatione , per non cono-
I fcere il bcnedi quella, & non per fine di contemplationc, ò difpregio del Mon-
I do peramor'di Dio ,'e ciòdicoper rifpctto di quelli, ch'haucndogiiè domati gli
■ difetti loro per la conuerfatione, fi ritirano a vita /elitaria .
Jl color cangiante del vcftimento,denota inflabilitàj che regna nella p8:^zia«
La pelle d'Orfo, fignifica che ìpto^rì per il più fi reggono dall* iraj perciocht
iì veggono quafi continuamente far dmerfe ftrauagantie,.
Tiene con la finiilra mano vna candela accefa vicino il Sole .; perche è kgiw
veramente di pa:^7;ia prefiimcre di vedere più per fcr^a d'vn [picciolo lumici-
nojchc per mezzo della gran virtù del Solej> che sì mirabilmente rifplende.
P A V R A.
DONNA con faccia picciola, &: fmorta j la picclole:^:^! jrguJfce , come
dicono i Fifognomiti pirfillanimiti, S< ftar4 in atto :di fuggii e 'con fpa-
uento, & con le mani al;^àte in alto : hauerà i capeUi dt i^^.^ri per l'effetto dcìh
yaura , ó^ alle (palle vi lari vn moftro fpauenteuole ; lì^può vedere quinto fi
à detto del timore, 6c dello fpauento, i quali fono arfcttijò fìmiliaimi, ò gli tle(-
a con la dificrei.^a folo del più , 6C del meno .
1 2 PEC-
u^
IC 0 NO L 0 G IqA
P E e e A T ©.-
GIOVANE, ciecoj i^nucio , 8^ nero i il quale moflri di caminare pet '
_ ' -vie prec'pitofe, & diftorte;:into a trauecfo da vnaferpe, coft yn verme,
che penetrando il lato manco, gli roda il cuore ._^
Il Peccato fi dipinge giouane, v*^ cieco per l'impradenza,&: cecità di col^ ;
che locommsrte, non edendo il peccato per fé fteiroaJtro, che vna trafgref-'
Éonc delle legg^, 1^: vno deuiar dal bene, com'anco d cefi .
Tee caio è quelVèrror, che'lyokr uu&U,
£ la ragion non -(e gol a , h reprìme ,
Ma conferite cù'ljtfìfo ali atto , e Tyfo,
SI fa ignudo , 6<^ nero , perche il peccato fpoglja della grafia , *^ priuaa
Éattodcf candore della '^rirtìi , flandoin peric^lodi precipi«re per rÌBC<rrca-
za della Morte , che lo tira iieirinfer»© , le non fi aiuucon la pcnitcntia , 6<^
Goldolttrc.
Eli»' -
f circonda to dal ferpentc, peiche iJ peccato è vna -vna (ignoria àé T.Ui^ '-a
ffìoftro nemico, il quale cerca contiauamcnte ingannarci conrfintc apparenze^
di bene , Ipciandone Tempre il fucccflo., che ne hcbbc con la prima rcftra Ma-
dre infelice. ^ A rr r
11 -verme aicuore , è il verme della. confclen^a , ò la con fc lenza il e 11 a , chc^
dicono i Theologi, la quale (limola, & rode l'anima peccatrice, dT itn pre ftà
^iuacc,& gagliardo, fin che nel peccato fente il pclio,^' il iargue,oiKÌ£ pren-
de il -vigore y&i. fi nodrilce .
P £ C V N I A.
DONNA -veftita di giallo, di bianco, òC à\ tanè fcuro , in capo Kauerà
vna bella acconciatura, fopca la quale vi farà 'vna Ciuettay^C, '^^"^^ ^^
mano alcuni torfegli, &: pile.
I colori del -veftimento fìgnificano le forte delle monete , le quali fi fanno
d'oro, d'argento, & di metallo ,• con li tortelli , & lepile, che fono ftromenti da
battere monete.
La Ciuetta predo a* Greci iìgnificaua danari^perche per gratificare gli Athc*
niefi, che per infcgna portauano queft'animale,qaafi tutti i Greci io ftampau*-»
jio nelle monete loro , come icriue Plutarco nella -viaa di Lilàrwiro .
Si nota ancora la pecunia con le Nottole , le quali in Athene fi flampauano
nelle monete per vna memorabile aflutia di vn Seruitore di Gilippo pur in Ate
ìie ; raccontata dal medefimo Plutarco neiriftcdò luogo; Perche hauendo cari-
co quefto Gilippo di trafportare vna pecunia In Lacedemonia , buona parte ne
occultò (otto le tegole del tetto di cala, il che hauendo vedupoil decto Ilio Scr-
iiidore , & elPendo legge apprcllo di coloro , che non -lì douelfe credere al Sec-
widorc , che teftificaua inpregiudirio del fuo propio Padrone, difle loro in giu-
ditio , che fotto le tegole della Ca/a del fuo Padrone vi era grandifllma quanti-
tà di Nottole. Il che eflèndo intefo da gli accorti Giudicijrintegrorno la Repu-
i>licadi quel danaro, lodando l'accortezza del Seruidoce, &:dimandornopoi
in alcune occaiìoni il danaro col nomedi Nottole .
PELLEGRINAGGIO.
HV O M O in habito di Pellegrino , ma che habbia ra(a là meti della te.-
fta, àC limiltnetitc della barba , & dalla deftra habbia i capelli longhif-
iìmi, che gli pendano fopra le fpa!le,&: fimilmentc la mets della barba longa,
& hirluta per imitare gli Egitij , i quali in quello modo dipingcuano il Peilc-
grinagi^io; 6<..^ la cagione fu , che edcndoOrinide partito per retpedirionc^
contro li Giganti in dieci anni, che (tette lontano fcrapre con gran (ludio, col-,
tiub U barba , èi la tefta ; poi ritornato in Egitto adoprò i! rafoio . Gli Egitti)
volendo denotare poi il luo Pellegrinaggio col felice! uccello del ritorno, lo di-
pingeuano nel modo detto; ilchepoi ancora fecero pere/primere ogni /ort<^
di Pellegrinaggio .
Hauerà nella deftra mano "vn Bordone , (òpra del quale vi far^ vna rondi-
j\e ; perche quefto -vccello , fecondo, che hanno oftèruatogli Antichijffeibbito
ch'ha incommciato a -Volare, (ì parte , òC ^À lontano dal padre, & dalla ma-
dre pellegrinando .
I 3 PAR-
iCONOLOG I^
PARSIMONIA.
D
O 'M M A di età virile , veftita il'habito fcmplicc , & fcnza ornamento al-
cuno , con la dcftra mano tenghi vn -cottipairo > & nella finiftra vna bor-
fa piena di danari legata» con vna cartella ti uoka in bei giri con vn motto * che
dichi IN MELIVS SERVAT.
Parfimonia è "vna delie due patti principsli della libcrallti , che cónfifte nel
ritenerfi dalle fpefc, che non fono conformi alla ragione -j & crafgredifconoil
mezzo e Maìorem cenfu defme culttìmy dice Horatio Sat. 3. 1.2. cioè lafla anda-
re le fpefc luperflue maggiori dell'entrata ; il che fi là con ia Parfimonia, laqua-
le delle quattro parti della prudenza, che coridfteno intorno li beni di fortuna
tre ne pollìede , Nam circa bonum ptudentia tjucdruplicitec fcgeric,cum àuc
adipifcitur bona , ciUt tuctur , aut adauget ,u4it prudenti^ vtitur , hi pruderttias
aliarumq; vittntumfunt canones!,* talmente che fch canoni della pruden'&o
circa la facoltà, fono di quattro forti ; fecondo Plutatcho ad' Apollonio , ouera
quando s**t<juifta la ttbba» b fi confciua , ò iì accrefcc , b fi adopera prudentc-
■cnente;
DICESA'K^ 'RIPA. n-S
mente i Certo chelaParfi monia prudentemente adopca la rf>b^a^^i»rt^lkeè
& la conferua ; E/chine Filofofo Socratico fclcua auuettirc, che <ì^ k ftt:lTò pi*
gliaua ad'vfura con lo fminuire la Tpefa circa il 'vitto, confoime a qu^-l tJrrmi
Magnum vcdligal parfimcria ,gran ttibutoè la parfimonia > poiché oiiìnia il»
folutione èper accrefcererentraiailrcfoimarlc/pcrer&peib Ariflolile oh per
configlìo alle comunitijchc s'vfj laparfìmonia , inqucAa maniera feconcio là«*
tradiittionedel Murcto. Primumquidem notlè oportet (juantum fx qu^qj
re ciuitas capiat . Notis clTe debcnt f iimptus, quos facit ciiiitas , vt fi quis fu^
pcriiacsnfus cfcollantur, fi quisiiiflomaiot minuatur, Opuicntiores cninw
fiunt non ij modo,qui ad opes aliquidaddunt , fcd ij qnoq; qui de fumptilnis
detrahuru . Cefi li capi di famiglia deuono primieramente confideraic l'eli»
tratajch'hanpoj&poihauer riguardalo alle fpcfe, che fi Fanno per cafa per tor
via le rupcrflue, 6^^ feinuirc quellcjchc fono ir sggioii ét\ douere,ìmpercio»
che diuentano più ricchi non folocoloro^che aggi ungono alla robba qualche^
Cofa 5 n)aqu£llianchora,chefileuanodale Tpcie, Et in Seneca de Tranquilli*
tate cap.p.a propofito della Paifimonia qiufl*akra bclliflìma fèntenza, che coli
dice, Placebit autem h*ec nobis menfurr., fi prius parfimonia placuerit fine qua
|iec \\\x opcs (ìifficiunt, nec vii? fatis patent.
Si fa di età virile , percioche in quefto flato i*huomo è fatto ca pace di rtigto-
rcj Se" opera fecondo Tvtile , & honore ,
L^habito icmplice, & fenza ai lifìc;io , denota che la parfìmonia è lontana dà
©gni rpefa vana , oc fupeiflua ^ondefopra di ciò S. Ambrofìo ad Vcrccllen« cofi
dice , 'ì^hìl tam nectfsarìum, quam (ognofcere qucdfn nccefsarìum .
Il compallo ^fìgniFca l'ordine» 6^ mifura in C'^tte le cofe ; percioche d co-
me il compalfo non efce punto dalla Tua circo nfercn^^a , cofì la parfìmonia non
eccede il modo dcirhonefl:o, 6^ del ragione uole ,
La borfa col motto in P^eliusfcruat, dimoiba che è maggior Jnduftria , 6c
lionore il conferuare qyelIo,che fi ha, che acquiftare quello , che manca , coirle -
dimoflra Claudiano lib. 2, In Stilicon,
Tlus efìferuaffe repertim ,
^iam qtutfifìe decns«
EtOuidiolib. 2. de Arte Amandi.
T^on minor efl virtHs , quam qu^rer? porta tuerl .
^afiis ineft illic ; hk era artis opus ,
P A R T I A L I T A.
DONNA brutta, che tenghi la deftra mano ferrata ^ a<^ il braccid aJ-
qurnto raccolto verfo il petto , & il fìniftro itefo con la rtìsno aperta, «l-
per acconciatura del capo vna cartella con vn morto , che dica EADEM NOM
OMNIB VS . Terrà il vifo riuolco , ÓT che guardi dalla parte finiflra , &: fotto
lì piedi -vn paro d: bilancie .
Partialità è vitio , &: è contrario alla giuflitia, elTendo che non U a tutti quel
lo , che gh fi conuiene , come beniOimo lo dimoftia il motto fopra detto ; 6<^
^, Tommafo fopra di ciò ni fcccnda , (ècuiic« q. 6-^ ux> 4. cefi dice : ^cccp-^
I 4 Ù9
'/i^ iC ONO LO G IcìA
tioperfonamnt: tTiìn£qualitashfiìt'm disf-nbatitt^y ìuquantum allquìd attrìhat"
tur alieni prccier pr&portionem .
Brutta li dipinge , percioche in eila f\ comprendono moki nnti j ,• onde Ori -
gene (opra il falmo 3 7. Homel. i . dimoftra , che la bratte:^za delia faccia , è fi-
gura de] peccato difordinatamerìte commeiro , & cirendo !a partialità peccato^
grauìllìmodell'ingiuftitia,gli{Tconaienei'eirerc bractiflìma, Se abomineuc-
le ad oga' ^no , 6^ Cicerone in 2, Toi'cu. T^bileH malum yni(t qmd turp^
ant yitìofum ejì ,
il tenere la deflra mano ferrata , 6^ raccolra , & I» iìniftra ftefa , & aperta
fìgmfica,chela partialità opera non fecondo la giu(ì;itia,che con fomma perfet-
tione dà con ambi le mani à ciafcimo quanro gli C\ conuenghi , ma guidata da
rinterelfe , o altra peruerfa caufa jdiftribuifce ingiuftamente fcnza bauere ri-
guardo al giudo , Se al ragioneuole ; come beniffìmo te^-ifìca /nnocentio lib.2'.
K>e vtilitate coniitionìs hnman^ . Vos non attenditi f merita caufarum , fed per^
fonarum, non ima fed mimerà, non quod ratio di&et fed quod volttntas ajfeóìet»
non quod fentiati fed qmd mens'cnpiat,non quod liceatyfed quod libeat.
11 tenere il-yiforiuolto dalla parre (ìniltra> dimoftra che il partiate non hi
l'animo retto, ne di 'N'olgerc la mente al vero , ma p^ù a vno,chc airaltro,com<
partiale,& nemico del bene operare j onde Ariflotile nel primo libro della Ret«
torica a quello propoli to, cofi dice . ^moY, & odimn & proprium commodnm
fspefaciunt indicem non cognofcere vtrum.
Le bilancie lotto li piedi , fignificano tanto più la peruerfa natura di q-ueftij
p«ftej poiché ellcndo cc^n^jiuamcnte contraria al ^iudo , con difptegio cercai
di conculcare la retta giultltia , Si potrà anco per fare differente quefta figura g-
oltra il tenere le bilancie fotto li piedi , che con ìz fmfftra mano porgedl qual-
che dono ad vno fanciullo di beìlillìmo afpetto, nobilmente veftito,& corona-
to con vna ghirlanda di lauro , & con la delira mano Icaccralì con vna sferza^
vn'altro fanciullo limile al primo , d^ coronato di lauro anch'egli , che ciò di-
moftra il merito deir-vno, & l'altro fanciullo , & le mala inc/inacione ,6c opera
peruerfa di quella iniqua , & fcelerata partialiti .
PENA.
DONNA di brutto alpettOjConbocca aperta in atto di gridare , con ha-
bito mefto, e maninconrco, 5c in diuerfe parti llracciato , con vna sferza
in mano, farà ^oppa da vn pie, con vna gamba di legno , moftri difccndete vnft
gran cauerna , & fi fullenti con fatica fopra le crocciole .
Fra la penicentia, e la pena vi è quella differenza particolare, che la penitert-
th lì genera con la volontà , & conlènfo dell' huomo , che gi^: lì duole degl' er-
rori cómclli;ma la pena, è quella che il giuditlojò de gì* huomini , ò di Dìo dà a
peccatori lenza llimolo di pentir^éto,c) delìderio di fodisfare cóje buone opere*
Per mollrare adonque quella circo llan:^a coli importante^che fi ritroua nel-
la pena : fi dipinge la fua figura brutta d'a'petto , in atto di gridare,pcr mollra-
rc il defiderio di far refiflenza, o per vendicarfi per la violenta del ginditio .
Si dipinge con la sfes^^a, econ la gamba di legno ,conofcejidofi coff chenon
può cs-minare di fj a propria volon':àj ^k^^la forza altrui, cuero il gUiditio Di»
i uino
BI CESARE %IPA' rjr.
tiino fpede -^-okc conducano riiuomo al precipitid , 3t al merito degno dcU'at-
tioni federate, al quale fé ben mal volentieri lì camina,<5i: con giias non fi per-
de atFatto nondimeno il vigore , perche il ìiime dcli*inttlletto > &^ il verme_^
della confcienza detto di Topra, fanno che à forila fi conofce l'errore, 6^ il me-
rito del caftigo, che fi paté .
PENITENTI A,
DONNA eftenuata, d^ macilente in vifo, con habico manenconIco,«
ponero, riiguardi con molta attentione vei fo il Cielo , e tenga eoa ambi
le mani 'vna Graticola, la quale fi pone per fegno della vera penitcntia da lacri
Theologi /perche come ella è mezzo fra la cola,che fi cuoce, ó^ il fuoco,cofl
la penitentia è mezzana fra i dolori del peccatore , ^(h^ l'amor di Dio , ilquala
«motore die(Tì ,
Ha la penitentia tre parti principali , che fono, contrìtione, confefllone , &
fodisfattione, pero fi potrà dire , che la contritione s'accenni con Tafpetco ma-
lenconieo, e doloroso ; ta conteffione con la faccia riuolta al cielo in iègno di
dimandare perdono , facendola però a' Sacerdoti approuati ; 5c la fodifattione
con la craticol.iilhomentoproportionato alla pena temporale , dallaqualefi
mifiira ancor il merito di quefta virtù viua, e vitale ,
TemtenT^a .
DOnna con la ve/le di color berettino , la quale farà tutta rotta'. Se fquar-
ciata,(larà quella figura meda , piangendo , con vn fafcetto di fpine in-#
vna mano, & nell'altra con vn pelce, perche la penitentia deue cllere condita
col digiuno, « col ramaiico ,
'Penhen'^a,
DOnna vecchia , S^ canuta vcibita d' -vn panno di color bianco , ma tutto
macchiato, &: llia a fèdere in luogo folitariofopra vna pietra,donde elea
Vii tonte, nelquale Tpecchiandofi eoi capo chino verfi molte iachrime ftando in
attodilpogliarfi *
La penitenza è vn dolore de* peccati più per amor di Dlo,chc per timor del-
le pene ; il cual dolore nafcendo dal cuore fcerne sé ft£{ro,& la bruttura delie
fue attieni pallate je pero fi rapprefenta quefla Donna che mirandofi nel font^,
&;vcdendofi già conliimata dalla vecchiaia , piange il tempo paflàto male fpe-
fc , 5^' fignificato ^er le (e i^^iire nella candida velie , che è l*innocentia dona-
teci per mezzo del facro Bautfimo , & contaminata per la noftra colpa ,
La pietra oue fiede, & fi pofa, non è altro che Chrifto Noftro Saluatore , fo-
prail quale il peccator fedendo , cioè fermandofi col penfiere alia contemnla-
lione del fonte, che èia gratia, laquale du lui fcarurifce, come dice egli alla Sa-
maritana ; fi fpogh'a della velie imbrattata per lauaila nel fonte ; lauandofi jC^
facendofi candida Tanima per mezzo della penitenza , la quale è fiicramento
hauuto per noi da mera benignità di lui . Però difie Dauid a Dio. Signore tu
mi laueraij e mi farò più bianco della neuc *
Il luogo 'olitario, fignifica il fecreto del cuore, nel quale ritirandofi,& dalle
vanire mondane allontanandofi la mente, troua la pace di Di*},& col dolore de
peccati toma in giatia 4
fsf
!CONOLOGI<^
P E N I T E N Z Ae
DOnna. macilente, 5c vel'lita dì cilicio, terrai nella man deftra vna sferza,<Ss
nella fmiftra vna ao(fe, nella quale riguardi fiiramente.
Il cicilio, fignifica , che il Penitente deue menar la vita lontana dalle dclitie »
€^ non accarezzare la carne.
La difciplina , è la correttione di fé ftefTo , &;^^ là croce la pàtienza , per laj
ccn'brmlti, che il peni ce atea equi (la con riftefTo Chriilo, &;^ per Io dilpregio
del mondo, conforme alle Tue paroie^che dicono. Qrdnon tcllii Crtéssmfuam^
^fequitur me,no?i potefi meus ejse difcipulns .
Peiàtenza, defcritta da Aufonio Gallo , in quefti verH .
Sum Dcitcuìn&men cum Cicero ipft dedit,
Sum Dea*^H£fi6li nonfu&iq; exigo panas >
T^mpe -fitpasniteat fic Metanica yocoro
J?EN-
D/ CESARE %IPJ. fsì
PENSIERO.
HV O M O '\eflIto di nero , con l'acconciatura di capo piena di noccio-
li di peifico , haueiiper la ^efte molte fpine volcate con le punte vecr©
la carne-. ,
I noccioli di perfico, mo(\rano, clic come effi fono diuifi da molti, o;^ va-
ri] canaletti , ancorché iuno di materia foda , e dura , cofi è l'anima noftra , !a^
quale ancorché fia immoualc,è diuifa nondimeno4a;penrieriin varie pai ti, c»-«
me bene auutuc il Pi^rio..
Lerpinc,cim.inifcftano,chcnon altramente pungono 9 e tormentano ipcnfierì
i'animo ; clic le fpirie'Eonnentino , & affliggano il corpo dcirhuomo, dandogli
^ccafione d^nialinC43nia, che fi notane! color nero della ycftc.
Tcnfieto,
HVomo vecchio, palIido,magro, e malinconico 'veftico di cangiante, cosii
capelli riuolti in su , con vn paJ d'ali al capo,8(r" alle fpalle , hauer^ ap^
poggiato la guancia Topra la Hnìdra mano , e con la delira terrà vn viluppo di
iììo tutto ÌKti ìgato , con vn*Àc|uila apprelfo .
Veccìiio fi rr:pprcftnta , per tilèr i.pcnfìeai più /colpiti* e più potenti nell'età
vecchi? ,chc nella gicucntù .
Epall'do,magro, 5<,^ malcnconìco, perche i penfieri, 5^ rnaflìrne quelli ^
«he nafcono da qualche diipiaf ere, iono cagioni,che l'iiuomo le n'aflligge,ma«»
"Ceraie confuma»
li 've^Hmf nto di cangiante , fjgnilìca, che i penHeri foao diucrfi , & da vii'
■fiora all'altra ne (orgono infiniti , come diceil Pcirarcha acila canz. xvy«
'^ eiafiun paj^o nafcevn penfiermuoo
Alato fi finue dA medefimo nel Sonetto 8 j. dicendo.
'f^olo con l'ali de\ p enfi eri al Cielo,
Perb Dante nel nono^leil'lnferno , diceche il penfiero,^ "vn 'Veloci /Uni*
»«noto delia mente, il quale vola fubbito doue io volge l'intcntionc , ^ è C4^«»
•ce di tutte Timagìni paliate, prefenti, e future*
Et il Si^. Bernardo Tajfoy [opra di ciò coft dice .
Se di penne giamai candide , & belle
^ ornafte pénfier miei le fpalle ,c'l petto»
"Per inalzai ui al regno de le Hellc ,
Col fauor di felice , & chiaro oggetto":
Ornatf d'hor, che fian proprio di quelle ,
Che di poggiar per l'aria hanno d detto »
Vl'ate a ricercar il mondo intorno
'Et mirar oue nafce , »S<: moreil giorno ,
ì capelli rlnolti in su , e la finiftra mano alla guancia , fono legni deli' eleu«-
tione della mente, nata per ia quiete del corpo .
Il viluppo di filo intricato, è fimilc al penfiero , il quale quanto più s*aggi.r3j
tai'fo più molciplicat & fifa maggiore , & alle volte s'intriga di modo , che fa
perdere iafperan^adidrigatrijecrefce per nuocerla Te (ledo con le proprie-.
ilbf 2e4 & è '>rero, che alle volte ilpcnfiero dà rilòlutione a* uegotij , 6^ trou^,
^Uiada
'i4s ICO NOLOG T<tA
ftrida da fuìlupparfi de faftidij ; il che ancora dimoftra il filo, ilquaìe fu guida ÌL
Thefeo , Òi*.' è guida ancora a tutti gl'liuominf prudenti per vfciiV: da' labeiinti «
che parta feco la vita noftra mortale , &: per moftraic lanobilcà dclpetìricro,vi
fi dipinge l'Aquila, -vccello nob le, &: di gran volo,.
PENTIMENTO.
VN*haomo, che ftia con ambi le mani ad vn'aratro, in atto di -voler laao-
rare la terra, e eoa la faccia guardi dictio con la telta piegata in modo ,
che moftii affatto alienatione d'animo da quella attione, alla quale s'era appli^
calo, &.C conforB2e alle paro'e d, Chrifto Signor Noftro, nel Vangelo •
Tcntimento de' Teccatt ,
HVomo vefllto di nero, fodrato di tanè , rtarà inglnocchionc, pcrcotendofi
con la delira mano il petto^, col capo alquanto chino,con gli occhi riuol-
ti al cielo, piangendo dirottamente, hauerà vn Pellicano a canto.
Pentimento, è quel coiofc, equella puntura , che tormenta , óc;^ affliggo
Vhuomojper la bruttezza, dishonore, e danno dell'error commeflo , giudicato
dalia conicierc^^A ; onde il Profeta nel falmo 28. cofi dice . Non e pace nell'of-
ù. mie dalla faccia del peccato mio .
Il color del -wftimento, & il percuoterfi 11 petto, figni^cano dolore, & rcn««
derli in colpa dcgrerrori com'melli, per le ragioni dette di fopra.
Lo (tare ingmocchioni mirando il Cielo > è dimandar perdono delle ofFeft-»
fatte a Dio per propria colpa ,
Il Pellicano, dice S. Giiolamo,che doppo hauer col becco vccife i fuoi figli-
uoli, ftà tre giorni nel nido continuamente piangendo , il che è vero effetto
del pentiméci»,come dilfe il Kuicelli nell'imprefa del Cardinale d'A ugufta à Ci"
mil propofìto : Delle lagrime parla Ouidio nel lib. 9. delle Metamorf. nell' Al-
legoria di Bibli trafmutata in fonte, per eflempio, che quando ci vediamo giua
ti a penitentia di qualche noftro errore , debbiarnoiiloluerci in lagrime ;, pcf '
icgno, che fcamo veramente pentiti .
P E R F E T T 1 O N E,
Di Tier Lione Cafella .
DON N A 'Veftita d'oro, moftri le mammelle, &c tutto il petto fcopctto,
rtarà dentro a4 cerchio del Zodiaco', dife^nando colcompailò nella fi-
DÌIlra mano vn circolo, il qualefi icolpifca quafi finito ,
Il vedimenco d'oro, le il deue per la pcrfeLtione. che ha fra tutti i metiilli.
Le mammelle ,infiem e colpetto (coperto, lignificano 'Vna patte delia per-
fet-tione molto principile, che è di ;mdrir€ altrui, ó^ efler pronto a communi-
care i propri] beni , efiendo cofa più perfetta il dare , che il riceueie i benefici] ;
laonde Iddio, che è infinita petfettione, a tutti dà , non riceiiendo cofa alcuna
dalle lue creature^ ,
Il compaflb, onde ella defcriue ii cerchio, e cerchio , è perfetta figura fra Ic^
MaKma£iche>& gli Antichi ollctuauano ( come narra Pieiio V^Ieriano libro
39-)
BtCESAKE 'KlVAl- ///
j^. ) che Fatto il factifìcio ,11 bagnalFe vn circolo ne'i'ukarc col fangue dclk-»
vittime, raccolto in vn vafo con molta Religione, 6^ quefto eraquclla paro-
la facrata , che foieuano proferire in Greco Tcleie(lhar,cioè haucr feni£o,laqual
diceuanocirereinditìodi perfcttionejefTendo quella da ogni partela J>iiì per*
fetta figura di tutte l'altre , & il cerchio del Zodiaco e fimbolo della ragione, |C
e debica, A conueneuole miuiradeirattioni perfette, •
P E R F 1 : D f A.
DONNA 'veftita del color del '^rerderame , ^ in amblduc le mani tea^ "
ga'vn Serpente fignificatiuo, fecondo che fi caua d* Ariftotilc , d'cftc»^ •
»u perfidia,
P E R P B T* V S- T k.'
Tedi Eternità, • '»*^
P E R S E C V T I O N e;
DONNA yeftìta del colore del verderame,accompagnato col color defe'
la ruggine, alle fpalle porti Tali, ^ nella ànidra tenghi vn'arco,itand^ ■
in atto di *^roler copire , & haueri a* piedi vn Cocodrillo .
Il color del verderame , & della raggine , fignifìca il fine della perfccutiont» •
che è di confumar altrui , danneggiando , ò nell'honore , è nella robba .
L'ali, fignificanoi che la peifecutione, èfempre preiU, Ò^yeloceal vsxtà
le altrui . ^ '
Tiehe l'arco per ferire etiandio di lontano con parole malediche > •
Il Cocodrillo le fi dipinge apprellò,percheperfcguica, e vuol guerra foto no» ^
quelli, che fuggono, cefi la petlecutione no» fi pub d^mandare con quefto mo* •
doj fé non è forza etièrcitata in pcriona , che non voglia,ò non fi curi di refi rtr-
re con le forze proprie, ^*erò pèrfecutione fu quella de' Santi Martiri , che U
Ufciiiuano dar la morte, icnza-penfiero d'crtender altri, &: è perfecutione quel^» '
la de gl'inuidiofi , e detrattori, che cercano leuar femprc la fama alle perfon^
4'i\onore , noA penfando mai ad dtro , fc non all'vEile proprio . •
p E^ R- 1^ c o ^ i: o. .
VN giouane , che caminandoper^via piena d'herbette , bC fiero calpefK
vn ferpentejil quale riuolgendofi ftìa in atto fiero di motficargli lagan>-
ba, gli fia vicino dalla parte deftra vn percipitio, 6^ dalla finiftra vn torrentCs^
d'acqua. Sari appoggiata ad'vhadebol canna , & dal cielo (ìveggia cadere^
vn folgore .
Ancorché lo ftaro, & la vita sì del Giouane , come del vecchio fia fallace , & "
^tfbbiofa, dicendo il Signor Dio generalmente a tutti, Eftote parati quia nefci-
lis, ncque diera, ncque horam, tuttauia il giouane lii in maggior pericolo dd
'vecchio per Taudaucia , ardire, &: vigore, il qaale lo fa , che precipitDfàmentc
fi éfponghi ad'infiniti pericoli.
Il caminare per via folta d'herbette,& fiori riceuendo dal calpeftato ferpcnlt '
inauuedutamente afpra pontura, ne dimoflra,che Thuamo cajninando per l4^
i»riiftvk delle caducepr^fpetiU di que^QB&oucio» quando meno ci peni^^ >
ICO NOLOG I<t4
PERICOLO.
«vita per la vìa deili piacer?, e delitie mondane, cne r^nto fi porti pencolo in ac-
qua,quanto in terra,e che camìnando noi fènza.conUderatIone iiobi{e,e vlrtuo-
A,o che fi cafca nel mare delle mi'ferie»o nel prec:pjcIo dell'eterna dannatione.
La canna ne dimoftra la fragilità della noftra -^ita j Ja quale di continuo fti
ia pericolo , cflèndo che C appoggia bene fpelTo alle co{^ caduche , ST frali , &
non a quelle di vera lode ,&: degna confideratione.
U folgore nella guira,che dicemmo , ci dimoftra, che non folo in terra , 8^^
neiracque fumo foiiopon:! ad*iniìnìti perìcoli, com.e habbiamo detto; ma in al-
tie ali uiclinatione de i Cieli , i quali iiifluifcono i loro effetti p«r quanto poGò-
ao incHnarf, a.' fi pu^> dirc,chc il Signor Dio alle volte permette , che nei fiamo
Oftfticrati per i noftri demeriti con gl'accidenti , oc difgratie, che ci auuergono ,
Scendo Saa Pauob. Teccatum autm cumfMYÌi conjmamn generai mortemi
DI CESARE %IFA. 14.3
tiè la pctcn;^x bumana può far refiflcnza alla grancieC(::a , & potcftfi di chi die-
de legete , & termine al tutto : Nulla giouò ad' Efchilo Poeta Tragico d'anda-
re in campagna amena per ischifare il pericolo della morte predettali , poiché
'vn' Aquila portando '.ra gli arrigli per aria 'Vna tefì:uggine,!a lafsò cadere (opra
il capo caluo deirinfcllce Poeta , credendofi folPe "Vna pietra , & in tal guifa in-
corfe nella morie in quel mcdefimo giorno » nel quale tcmcua di morire sco-
ine (iferiice Pliuio lib. x. cap. 3.
PERSEVERANZA.
VN fanciullo , il quale con le mani fi foftenga ad vn ramo dì palma alaat»
alPai da terra- ,
Per la fanciullti?jza , fi moftrano le prime ìmpicgat ure dell'animo in Beno »
tcnendofi alia palma , che lignifica "virti^ , per non fapere fUr foggetta a* pcfi »
Come fi è detto altre 'volte, ma s'alza quando il pefo gli s'aggraua fopra , com«
la^virtiuchefi conofce quando il vitiogli daoccafione di far refiftenza, 6;,^
perde se ftella la perrtra2ran:^a , lafciando le buone opere ,ccme il fanciullo fpir»-
tonon publafciare if ramo della p^lma i dai quale ita pendenle, 6^1ontan»
datetra, che inlieme con elio non iafei anchora lavila cadendo . PetolaPer-
feueranq^a > com.^ diile Cicerone nella Retthorica , fi contrapone alla pertina-
cia , ÒCT è -vna teraic:<;^za , e tlibiliri perpcrcri del voler nollro , retta, e gouet*
nata dalla ragione in quanto è nccellaria all'attioni honePte dcirhuomo .
DOnna 'veftlta di bianco, 6^ nero , che fignificano , per eShie renremitil
de' colori, propofito fermo ^ in capo hauerà vaa ghirlanda di .fiori di vei-
Iuco> sieri menti detto amaranto, il qual fiore G conferua colto, «?c' dapoi , che-
lutti gl'altri fiori fon mancali, bagnato con l'acqua ritorna viuo, óC^ fa le ghir-
lande per i'muerno ,&quefl:a Tua perfetta naturagli ha trouito il nome deri-
uato dal non marcirfi mai , cofi k Perièueranza fi conferua , à^^ mantiene-*
nello ftato,& nell'eirer Tao. Abbraccia vn'Alloro , il quale arbore è porto dal Ra
fcelli, come ancora dal Doni, per la perfcucranzajriguardando l'efiletto di man-
tenere le frondi , e la florza fcinpre verde .
Potrà ancora farfi detta figura '^•^^lit3 ^i turchino, per fimiglian:^a del colff
cciefte , il quale non fi trafmuta mai per Ce ile'fo .
Terf€U€Yan7^ , come dipinta nel ValaT^o del Card, b, m.
Orfmo , a Vafquino .
DOnna , che con la deftra mano tiene vna icrpe, riaolta in circolo, tcnea-
do la coda in bocca , e con la &)iftra "vn t^ì^t^q di corde d* Archibugio
Accefe^ .
P E R S V A S I O N E,
VN A Matrona in habito honefto > con bella acconciatura di capo , !•'
pra alla quale -vi fia vna lingua , òC a*pic d'ella Ibgua ^n'occhiojfa-
tà ftretta eoo molte corde, 6C ligaccie d'oro, terrà con arabi le mani vn corda,
aìlaquale fia legato vn animale €on uc teitejPvjia di Canc^ l'altra di Gatto . ia^
2ei£a di Scimia k
Laliisgua
i^4
ICONOLOGIA
PERSVASIONE.
"Là iingaaper éffer il piiì principale , 6^ più neceflario iftromento da perW
Tuader? altrui 8 fi dipingerà nell' acconciatura della teda, che fi faceuadaglì
Egitti j Antichi, per dimoftrare le parole, e la perfiiaùone fenza arce > eiòlo co»
Taiuto della natura .
Per moftrare poi vn parlare aiutato da molto éflèrcitìos & da grand' ai'.c^ ,
feccuano vn' occhio alquanto ianguigno , perche come il fangue è la fède del-
Tanima , fecondo il detto d'alcuni Filolofì, coli il parlare con arte, è la fede del-
le Tue attieni , e come l'occhio e fineftra , onde ella vede , cofi il parlare è fine*»
etra, ond'è veduta da gl'altri .
Le ìic^accie dell'oro per la vita , dimoftrano , che la perfuadone non è altto .
che 'Va' cller cattiuaco ad altrui , e legato eoo k dcftiezza , e foauità deli' elo*
quente parlare .
L'animale di tre faccie, mofba la necefRtà di tre cofe > che deue haaerc colui ,
^edàluogoinle ftdlballapetiuaiìoue^priQiadeue dlèc f^cco beneuolo» U
€^efi
DI CESARE %IPJ. i^s
che fi moiha con la faccia di Cane , che accarezza per Tuo intercfle. Deuc an-
cora faifi docile, cio^ che fappia qael]a,che gli (1 deue perfuadefe , cib fi dimo-
ftracon li Sctmiaichefra tacci gli altri animali pare, clic capi Tea meglio i con-
cetti degl'huomini. Anchora (ì deuc f^ir attento, e frdimoftra ciò col Gatto t
che neile {\xt attioni è diligen tillìnìO,^S^ altentifTimo . Tiene la corda del detta
animale con ambi le mani ; perche fé la perfuafione non bà quelli mellaggio^
ri, ò non fi genera, ò debolmente camina.
PERTINACIA.
DONNA veftita di nero,con molta edera, cheglinafcafbpra il veftito,
& in capo terrà vn dado di pionibo .
il color del veftimento lignifica fermezza, labilità , 6<^^ ignoranza, i quali
effetti fono notati per l'ofcuf ita fua, e da quefti eftetti nafce la pertinacia .
Per quella cagione , h pone il dado di piombo in capo , il quale è graue , <Lr
difficile da muouerfi, òC il piombo è inditio dell ignoranza , come habbiarao
detto al fuo luogo; 6i, fi ramenta come madre , e nudricc della pertinacia,
L'Edera abbarbicatale addolfo, fi fa per dimothare , cheTopinioni de gli o-
ftinati negl'animi loro , fanno l'crtecto >che fa l'edera nel fuo luogo oue fi trat-
ta hauer buon fondamento , la quale iebenc (\ radica, non perde il vigore, 6C^
fc bene fi fa diligenza , pur molte volte fa cadere in terra in luogo medefimo ,
fopra il quale fi foftentaua .
PER.TVRnATIONE.
DONNA veftica di varij colori, con vn Mantice in mano .
La perturbatione nella vita deil'huomo , nalce dal difordine delle prime
quailcà nell' anima , nalce dal difordine delle opinioni de Magiflrati, e de' Po-
poli; talché col difordihc fi cagionale ficonofceil confulo ordine delle pertur-
bationi , non elFendo altro il difordine , chedifunione,& inequallti» Dunque
la perturbatione nalce daii'incquahci; il che fi moilra col Mantice , che col
vento fouerchio della la calidici del taoco , e miggiorme;ice l'accende , &: oue
nonlbno motiui contrari) non pub efier perturbatione ; però U mefcolanza
de colori moftra confusione delle pafìioni .
P E S T E Olmo
PESTILENTI A.
DONNA veftìta di color tanè ofcuro, hauerà la faccia fmorta, & fpauea . .
tcuole, la fronte fafciata,le braccia,e le gambe ignude, la vefte fari aper-
ta da* fianchi, & per l'apertura fi 'vedrà la camifcia imbrattata , & fporca ; pa-
rimente fi vedranno le mammelle anch'eife fozzc , & ricoperte da vn velo tra-
fparente, & a' piedi d'ella vi farà vn Lupo .
La pelle, è vn'infermità contagiofa, cagionata in gran parte dalla corrottio-
ne dell'aria, della quale non occorre dir altro, per ellèr la figura alTai chiara pec
se (lelfa ; folo dobbiamo pregare Iddio, che non ce ne faccia hauer altra cogni-
tionc . che quella che ci viene dalli Scrittori , b quella, che ci danno i ragiona-
menti de' "Vecchi .
11 Lupof gnificapeftilcnza ; però fecondo, che dice Philollrato , vedendo
Palamede /correre alcuni Lupi per il monte Ideo, fece lacrificare ad Apollo ,
K operando
/^<f lCONOLOGÌ<iA
(pei \ndo fouuenire al pericoìoàella.pefte,iI quale vedeua fopraftare; & fi si a^
tempo di pelle vedcrfi per le campagne più Lupi deli'ordenario .
VeJìe,ÒT€^flentìx.
DOnna vecchia» rflicilentcA' rpauentcuole, di carnagione gialla, fari fca-
pigliata. Se in capo hauerà vna gliirlanda di nuuoli ofcuri, la^à s elHca di
color b'gio,rpatn>d*humori,e vapori, di color giaIlaccio,fl:arà a ledere fofira ai-
cune pelli d*^gn?lli, di pecorc,& aJtri animali, tenendo in mano vn tìagellocon
le corde accolte fanguinolè .
Come è qucfta figura per la -vecchiezza , Si color macilente ■» fpiaccuolc o-.
vedere, cofi la pelle per la brutta, e malinconica apparenza vniuerfale, è horri-
bile , e diteilabile ; la carnagione gialla dimoftra ùnfettioni de' corpi j cflcndo
quello color folo in quelli, che fono pochi fàni della vita .
I nuuoli raoftrano , che è proprio eletto del Ciclo, e deiraria malconditio»
•nata"; Il color l^igio è il color , che apparifce nel cielo in tempo di pcflilenria.
Le pelli di «idlci animali figni^cano mortalità > (entcndo nocumento da-»
quefla infctcionc d'aria nonpur^rhuoiHÌni,ma anchorlebcllic , che nel "Vi^
nere d'podono da ette-.
il flagello^ moftra,che egualmente batre, e sFefza ciarcuno^ non perdonan-
do ne ad età, ne a fclFo, ne a gradi , ne a dignità! , neaqaol fi voglia altra cola,
per cui luole andaifi ritenendo nel caftigo il rilpecto humana.
V H i S ? C A.
O N N A , che dia conHa deftra mano in atte di girare vn globo ccmlat»
erra in mezzo , il quale fari fiilo fapra li Poli>3<r" Io miti con attentionci
tcvjn la finititi manoteiighi -^icinG al detto globo vnaClepfidra , cioè -vn'
Horologio antico d'araiia , perche la coiifidcratiorKS Ph fica , non è altro, chc_»
quella delle cofe foggect* alla macacionc ,'ealtcmpoin quanto tale» &r"£èm-
pre fegulta il fenf^ .
V l k <: Z R E.
VN Giouane di Tedici anni in circa^ di bello aCpetto , 8c ridente , con vr»
ghirlanda di rofè in capo, vellito di verde,e molto ornato, con vn'Iride,
che da vna fpalla all'altra, gli circondi il capo,* con la mano delira tenga vn filo
verde con moiu hami ad tifa le^gAti, e nella finiilra vn ma^::^o di fiori.
La Giouentù di qu:lla età, è più dituttv l'altre dedica a piaceri, per cUcr co»
fwe ^n nuuuo, & monio crillailo, per lo quale ttaipar;fiono belle ^ «ScchiaRS^
tMttele delitic rjionc'ane .
Per lo volto bello, e ridette fi dimotira »'che dalla belle<5;^za deriua il piacere, ,
Le ròiè ftrrono d-^dicate a Venere, come fopradante de' piaceri, perche que- i
fte hanno Come odore, & rtpprefcntanj le (oau"t4 de* piaceri amorofi, ceme^
ancora la loro 4Ìebole,& corta duiatione .
II veftirtiento "V^rde conuienc alla Giouen'ii, 5^ al piacere , perche eflcndo
il color ver3e il più temperato fra il bianco, <3^ il negro, ò f^ a l'opaco, & il lu-
cido de gl'altri, fia in ss la perfetta mifura dell'obietto alla virtù dei vedere prò- '
portionat2,che più conforta, e rallegra U viUa » chegl'alcci colori non fanno , i
qu4li« auuicinano all'eAreaio »
DICESA%E %IPJ.
PO E ^ T A.
1^7
Gl'hami , fono 1 vari) allettamenti , che ne! 'e cofe piaceunli del monde fi ri-
trouano appellai verde filo della debole Ipcranza ; ferctnàofi iti fihele politure
della conlcientia, fcnzi ch« l'hurmo fi lappia torre dji dolce inganno .
L'Iride , è indirlo delia belìt^^i apparcntcdcilc (^o{s. incitali , le quali quafi
ceirappa£Ìicipaii(cono> e fi distanno.
Tiacere.
Glouanettodl fcdici anni ,veftitodi drappo verde , la vtfte fui tutta fiori
ta,con vn Corfaletto dipinto di'^r-ar j colori - pei cirr <r«i poUi^rà \uo Si-
rciic, nella mano deftra tenendo molti himi legati in leti, verde, e ndl.-. fimftra
«lantr^ vn feudo ouato, edoraio, dentro al quaie ^ri dipinta vr.n. irtiè d m^r-
roo mi/chic, col motto Huc omnia y toì numero di xvj..nrtauan<grF.g:tti) il
piacere ; petche in tal Anno cominciano i Cicuari a gi.Ttarlo,ccrr.e racconta il
i'itrio j doue ragiona de' numeri .
li cciialitto dipinto, mofl:ra,che vri*hucmoded;io 2'pioccr!, egri; cefi im-
piega i tkfììr.c j corac chi poaa il coilaUuo , il quale iilo iu uf tt bbc lenire^
K, 2 per ui-
/
14.Ì ICO NO LO G liA
per difender la vitaj&^ofi dipinto iirue per vaghej(^a,& lafciuia; Si ctìC\ l*huo-
tao di (biè^^zo , vorrebbe ch^ogni gran negotio terminaflc ne' piaceri , t nelle-»
delicatezze del viuere ,
La Sirena,moftra, che cotne ella inganna col canto! Marinari ,cofi il piace»
te conTapparcnce dolcetta mondana, manda in mina i faci fcguaci *
L'imprefa dipinta nchc feudo, moftra quello, che habbi amo detto , cioè il
piacer clTcr il fine de gli huorriim "vani .
PIACERE.
GIOVANE, con la chioma di color d'oro, ^Sc inanellata, nella quale fi
'Vedranno con crdine molti fiori, e farà circondata di perle vna ghir-
landa di mortella fiorita, ha da cirerenudo* e non -velHto^iS: alato: le ali faran-
no di diuctfi colori > & inmanotcrrà vn*Arpa , «nelle gambe portari ftiualec-
Ki d'oro.
La chioma profumata, & ricciuta con arte , fono (egni di d€lic3te:^7a,di la-
/ciuia jC d cfTtminat! coftiimi ; Vi fono moltilFimi cilcn^pij apprellb i Poeti ,
che per moftrared'hauer dato bando a* piaceri, dicono <li non acconciaiTi i ca-
pelli ^ ma lafciargli andar negletti^ &icnzaartc j perb^iiPiacereiì faranno con
artifìcio inanellati .
Le Gemme ^Sc i fiori, fono miniftri , & incitamenti al piacere .
LaCoronadi mirto, notaTiftelìò, per efier dedicato a Venere, & fi dlce,che
quando ella s^ex^pofe al gludicio di Paride, eracoroiiata di. quella piaiata.
L'ali moftrano, che il piacere prefto va afìne, 6cr?yola,eÌìigge.;eperòfu da
^rAntichi Latini ditDandato ^Fo/z/pf^y.
L'Arpa, per la dolcezza del fliono , € dìccliaMer^onTormiti con Venere , t
con le <irat.ie,che come quello, cofi quella dilettagranimi^e.ricrea li Ipiriti.
Gli fliualetti d'oro, conuengono al piacere , per mofttare , che l'oro lo tiene
in poco conto jfenongliferueper fodisfarnegrappetitì,oueToperchepiglian*
doli i piedi moke volte per l'inccnllant^a, fecondo il Salmo- Mfi autcm pene
tnotifiiTitfed.es ^ fi fcuopree che volentieri s'impiega a nouit^ ,4;^ non mai fil-
ma molto "^na cofa medefim a ,
PIACERE H ONESTO.
\7 ENERE 'veftita di neio« honeftamenteaCÌnta<:on vn cingolo d'oro,
ornato di gioie, tenendo nella della mano vn freno , e nella finiilra 'Vn
bracciolare da mi^atare^
Per lignificar il piacer honefto. Venere vien chiamata da gl'Antichi Nera ,
jion per altra cagione, fecondo che fcriuePaufania nclPArcadia, Te non perche
alcuni piaceri da gi'huomini fi logliono pigliar copertamcnce , 6<,.^ honefta-
mentc di notte , à diffetfnza de gi'akri animali , che ad ogni tempo , e in ogni
luogo fi fanno lecito il tutto .
ripingcfi col cingolo 3 come è defcritta Venere da Homero in più luoghi
dell'Iliade, per moflrare,che VenerealThorachoncfla, e lodeuole , quando
fta ridi etra dentro a gl'cidini delle legge , lignificate da gli Antichi, per quel
C)iìgoio;c dipoi fi dipinge il freno iu mano , e la mifura peuhe ancora dcntf»
«lii termini delle leggi , i piaceri deuono clTerc moderaci , e litcnut! .
PIA-
DI CESARE %IPA. 149
PIACERE VANO.
\J N Giouancornacamcnceveftico , il quale porti fopra fa teda vnata^zi
con va cuore dentro; perhe èpfopriecà deirbuomo vano,<Ìrmoft:at 1
cuor [\ACJt e tiuti i fucci Tuoi ad ogn*^-vno, celti cerca i piaceri fuor di Dio > bifo-
gna che necsiliria.nentc à graltri tnanifefti il cuore ; perL fi dice rolgarmen*
te,che ne il fuoco,ne l'amore , fi può tener fccreto, perche il cuore,è fonte don»
de necellàriam«ate fcararifcono, & oue fi formano tutti t caduchi piaceli »
PIACEVOLEZZA.
Vedi Affabilità*
P I A r^ T o.
Vedi alla terza Beatitudine ,
PIANTO.
DONNA veftita di nera , fcapigliata , che con fa mano deftra fi ftracci i
capelli, coronati d's'na ghirlanda d'appio.c con la finìftra tiene vn ratno
di faua con fioriyC fratco,& a cahto vi fàrivn^a Rondine ,
Il veftijiicnto nero/ù Tempre inditio di meftitìa,e pianto f i capelli fparfi,c.#
fuelti , & medefimamenJe La ghirlanda deirappiojfignifiGa pianto , perche àia
gl'Antichi s'ad'^praua per far il letto a* Morti ,
i! ramo della faua, li pone per feguitar l'opinioni de gl'antichi Latini, cht-#
Tollero, che quella foilc pianta di lutto, e di mcftitia,dicendo>che ne* fiori "vi è
fcricto la parola di pianto; '3»: però Varrone prohibì il mangiar faue z Sacerdo-
ti, 6^ mi piace à qucdo propofito raccontare la paz:^ia di Plttagora , il quale
ellendo alTalito de'nemici , ^ potendofi commodamente faluarc in vn cam-
po di faue quiui '^rrcino ,'vo!(e più toilolafciarfi amma:^zare , dicendo norw
voler difturbare Panime de' mot ti, le quali penfauifcioccameiite (lare a ripo-
sai fi tra quei fiori .
La Rondine , fi pone per lo pianto, eficndo il Tuo canto molto lamenteuole;
onde i Poeti la finirono Progne , che pianga l'inglucia fattale da Tetco Tuo ma*
aito, come difFufamentc raccontano molti Sctitcori ,
P I E T A^.
C"^ I O V A N E , di carnagione bianca, di bello afpetto^con gl'occhi graf^
J fi, e con il nafo aquilino, hauerà l'ali alle fpalle, fari veftita di rodò, coti
•Mia fiamma ia cima del capo , fi tenga la mano finiftra fopra il cuore, e con la.
dcitra -verfi vn cornucopia, pieno di diuerfe cofe vtili alia vita humana .
Si dipinge di carnagione bianca , di beilo afpetto, occhi gralli , òC col nafo
aquilino , perche in quello modo la defcriuono i Fifognomici .
Vellcfi di roffo, perche è compagna,e forella della Cantà,allaqualccottulcnc
quefto colore , per le ragioni dette al fuo luogo .
Porta l'ali, perche tra tutte le -virtù , quefta principalmente fi dice volare^,
perche vola a Di© , alla patria, e dalla patria apparenti ,e da parenti a noi ftelH,
continuamente.
La fiamma ,'che l'arde fopra il capo, fignifica k ixìentcaccenderfi dall'amjK
di Dio, ali'cfercitioiiella ^ ictà, che nacuralmcnic afpita alle cofe cclclli ,
K 3 La
//^
ICO NOLO G I^
PIETÀ.
La mano finlftrafopra la banda del cuore, :fignlfìca , clic rhuomo pietofò ,
fuol dar indino dcllalùa carità, con opere vlue, e nobili , e fatte con intcncione
'Cilda, & perfetta , fcnza oftentatione , odef.derio di vanagloria; Pcrb dicor.a
alcuni , che per leuare ogn'ombra alla picti d'Enea, Virgiìio , con gl*altrl Poe-
ti, diffe la grand'opera della fua pietà,eirerfi cfercicata fra i'ofcurità della nott%
Il Cornucopia, moftra, che in materia di pictiì,non fi deue tenere conto de-
le ricchc5^q[e del mondo ,j il che ha moftrato come H faccia , con (ingoiar elTem-
pio fragl*altri,nc'le molte penurie dc'noftri tempi di Roa:a,il Sig. Patritio Pa-
critij, alquale fi deuono da tutte ie parti molto msggior lodi^di quelle» che ^of
fono nafcere dalla mia penna .
Vieta.
DOnna , la quale con la finìftra m: no, tiene vna Cicogna,6<^ hi il brac
ciò dcftro pollo fopra m'aitare con la /pada, àC » canto vi è m'Elcfa»
(Cj &¥iiianciull9.
DI CESARE %IPA. ijt
La pietà, è amor di Dio, della patria, de* figliuoli, òiT di padrc,& di madre ;
p-srò il dipinge con i! fauciullo .
La Cicogna, inlegna la picc4 verfo il padre, 6^ la madre , col Tuo cflcmpi»
liccto altre 'volcc.
Il tenere il braccio deflro con la fpada in mano fopra l'altare, dimoftra quel-
la pietà, che fi doue "vlare '\eilo la lama ^Religione , eipoaendoii a tutti i pe-
ricoli .
Riferifce dell'Elefante Plutarco, che in Roma certi fanciulli per fcher:^o,ha-
ucndo punto la probofcide ad vn'tlefan te, e perciò clfendo cflo adirato , piglia
vn de'dctti f.jnciulii per gettarlo in aria; ma gridando , e piangendo gl'altri per
la perdita del compagno , l'Elefante con pietà piaccuolmenteloripoleintcrra>
ftJiza fargli male ,-!iauendo caftigata ja troppo audacia folo con fa paura .
P I E T aV
Tiella Medaglia di Tiberio fi vede {colpita .
VN A Donna a ft-derc , con vna ta:^za nella d«ftra mano, ó^ col gomito
manco pofato (opra vn tauciullo .
TietÀ ,
OV.indo gì* Egitti) voleuano fignificar la pietà , dipingeuano due Gioua-
^^ lìe inlieme, che tiiauanovn carro, per la ricordanza di Bitonìdc, 6q^
CUobefratclii, che per atto di picei, tirarono la propria Madre al Tempio di
Giutiónc^ . ^
Tìstà .
Si vede ancora nella Medaglia d!^ntontn$ ,
DOonna con vn fanciullo in braccio,e con vno a* piedi ,
PIETÀ DE* FIGLIVOLI
verjo i Vadri.
\T N Giouanc, che poi ti fopra le fpalle vn vecchio , fugendo rinccndio,pef
la ricordanza della pieti d*£nea .
PIETÀ.
"^ Come [li; dipinta da intonino Tio.
VN A Matrona, con la vcfte lunga, con vn Turibolo in mano ,-chiamat©
da Latini Acerra, &: auanti dia Matrona, -vn'ara cinta d'vnfeftone,fo-
pra kquale v'è faoco accefo per Hicrificare ,
Cicerone dice nel lib. della natura delli Dei, che l'cirer pio , non è altro , ch«
la riuerenza, che noi habbiamo hauer*à Dio, a ì noftri Maggiori , a Parenti , a^
gU Amici , óy^ alla Patria .
PIETÀ DE FIGLIOLI
rerfo il "Padre,
GIOVANE modcfta,tcnga la tetta finiftra fcoperrta con la mano dcftwV
foprainattoQÌfpremctla,&a*picdivifiavnaConachia. ''
Gli Antichi Romani per figura della pietà, volendo efprimere la pietà di M,
10
cantt)
K 4 In vj^al*
///
ICO NOLO C I<t4
PIETÀ DE FIGLIOLI
rerfoilVàdre.
Io vn*altra meda^IiaOreca par d'Antonino tlamporno i! fimulacro della Dea
Pietà a federe , che tiene in braccio vn putto ìgnudo,a cui ella moftra le poppe.
Ma non però da quefla habbiamo la prefentc imagine formata, attcfo che quel
-la è generica , & la npflra in fpecie figura la Pietà de' figh'uoli verfo il padre , 8c
1 habbiamo in talgu'.ia rapprefèntata per memoria d\ quella pictofa figlia, la-
quale di nafcoftoallatò il padre in prigione , cue era condannato a morii e, a.^
fili f^ interdetto , che non fé gli portaiTè da mangiare da niuna pei fona > ma.*
clfendo fcoperto dal cuflodc delie'carcere, che egU campaua per mercè della
figliucjla,piacqae tanto queflo pictofb ofHtJo , che Caio Qj^ìnto , & M. Attilio
Con(o'i Romani , oltre rimpnnità rimefla al reo s^edicoruo vn tempio alla Pie-
tijn quella parte ideda di prigione, oue occcrfe il caTo «icino al Theatrodi
Marcello, coitic dice Plinio, che ade'lb è cafa de gli llluftri'TImi Signori SaueU
\ì i h qua! f ^.'.tc di prigipns dtbBe'c^-'i'e tra qncììo Theatio , e Santo Nicola ìb
carcere
DICESA'K^ %IPA. , iS3
carcere. Narufl tal cafo da StRy Pompeo , & Solino in peifona , d*una hi;!iufi-
la di baffa conditione verfo ii padre , che vcrfo la madie , dice che fuccclic i'Ii-
nio hb.y. cap. 36. &l Valei io Maffimo lib.5.cap. 4. o padre, 0 madre quello po-
co c'importaychc è il medcfimo attedi Piera*
Ancor che al£re 'volte habbiamo detto , che la Cicogna l gif foglifico dclU
pietà paterna , nondimeno la Cornacchia ci feriic hora per Timbcb della Pie-
ri 'vcrfo ii padre, &c la madre ; impercioche cafcando al padre , h alia miuirc^
loro per la "vecchic^^^a le piume, i figli li copreno con ic proprie ptntìe , e por*
tano loro il cibo da pascerli , &i. li foìieuano con le ale nel velare in kdi: di ^it-^
adurrò qui le parole da Baitholomeo Anglico de proprietatibus rerum iib. i 2.
cap. 9, Admvandaert huius auisclementia, nani cum parcntes |>er longcnam
fene^lutem, pjumaruni tegmine, &:alarum regihinenudari continglt. Cor-
niccs iuniorcs proprijs pennis eos foucnt, & colleólo cibo pafcunt , quando
etiam parcntes earum fenefcunt , eos fulcro alarum (iiarum {ubleuanr,6Cs^ad
vOi'andum excicant,vt in priftinos ufus membra diIlucl:areuocenc,& rcducanc.
iaquale autorità è prefa da S. Ambrogio nell'Heliàmeronc Iib. 5.cap. i<5. ouc-.
della cornacchia parla, (Se le attrjbuiicepietoià natura verfo di chi i'ha prodot-
ta, &alleuata.
Confondanfi li figliuoli ingrati , 6»: di/àmoreuoli, che ingiuriano, &: batreno
il padreA' la madre , da che vna cornacchia priua d'intelletto , ha più .difcrc-
lione di loro , & maggior pietà verfo li /uoi genitori.
P I G R ì T I A.
^ O N N A , con faccia, e fronte grande, e naio groflb, coirle gambe {ceti-
li, ftarà a (edere in terra , L'Arii.i/lo .
DaW altro la pigri tia in terra fi e de.
Che non fuò andar , e mai fì regge in piede»
Tigritia .
Onna fcapigliata , terrà il capo cnino. Lata veftità d'habito vile , e rotto ,
tenendo ambi le mani in fcao coperte, Se i piedi 'Vn fopra Tal tro,6<;^^ a
canto darà vn* Afìno a giacere, ouero vna Tartaruga .
Edcndo la denominatione di pigro epiteto dell' /nucrno , ragioneuolmente
fi fa quella figura della pigritia Tua collaterale fìg;!2,percioche come il calor nel
Ii[corpi humani- è cagione del moto, e delle prclte attioni , cofi all'incontro il
freddo fa immobiliià, ftupidc2;^a,tardit^, e fomiglianti erTetti .
Sta la detta figura coi capo chino, e fìede, tenendo le mani , Se i piedi ne!la-r
gui(A,che s'è detto,- perche gl'iigittij ( come riferifce Pierio Valeriano lib.xxxv.
delii (boi Hieroglilici ) in quefta forma rapprclcntorno, voler.do f-gnifìcar.che
rhuonio pigio è come immobile , e priuo d'ogni forte di buona operatione .
Att-fo che la mano fciolta,(S<: in aperto palelata ;gli Higcij (ignihcauano lo-
pera.Uutorità, & la po:cflà , ma per contrario volendo denotare vnn perlona
di riuHa,óc da poco> ^ per otio,e;per pigritia aggranchiata, iìguiauano le mani
Tue inhcine meile in feno , &c a federe , il qua ! gello e vcramenre di huomo da-
pocfi)iì:rno,& Viiillimo : onde è npgli adagi) msnum fùb pallio hobcre prouer-
bio , che ii dicc di quelli, che maici/cono nViroiio , 6C che fono perlone ired-
ile, &:
D
D
tS4- IC ONO L O G I<iA
de, «*c pigre. Ep?r5 Ànalfagoradiilcjchei'huomo pare molto pij fiifficiente
di tittci gl'altri a'niiK*!i, » ciche è dototo delie mani ,qual detto replica Plutar-
€..>, ne Ariih lo t.K'e .
11 capo icjpi^ii.ito, \à veRe vile, e rotta, denotano rinfeliceconditione della
pi^jiiti.i, mercè delia quaU' l'hiiorno pigfo p<^r ie Utllo è ;empre poue-:o,vi}f, «l,*
di niun pre^^> qu.mto all'anima, & quanto al corpo , perche non acquifta vir*
t^', ne ricche^^^f, ne honorc ; come ben di. e Efiodo in quefta featen^^ .
Islpn enim pigo' vir ìmpletdomum
*" J^quedìjfercns Tiudium fané opus auget
Sempsr diferens vir damnis lu£latur .
Le fi d'pinge a canto. i'Afj no a giacere, ellèndo quefto animale reputato dsu
molti aliai pi^jio, come dice il iopradecto Picrionel iib.xij.
£t il inedchiKOi^>.e, ^.e ll^nihcala rartariigaailib xxviij.
P I T T V R A.
DONM \ bella, <ion capelli nego, 6cr*^grofT!,n->irri, & ritorti in diuerfe
maniere, con le . igila inaicatc, . he inoltrino pe.iiìeri faatilKchi, fj cuo^
p. tabacca convnafafcia legiti distioagH orecchi, co!i vna catena d'oro al
collo , dilla quale penda vna mifcliera , -ic aabbia fcritco nella fr v.\tt,imitatio,
Ttixà in vna mano il pennello, 6<,^ neiraitra la tauola , con la vede di drapp»
cangiante , la quale le cuopra li piedi , ^ a* piedi «li sila fi potranno fare alcuni
iftiomenti della pittura * per mortrare che la pittura è efercitio nobile , non fi
potendo fare fenza molta applicatione dcirintell8tto,daIla quale applicationc-.
fono cagionate, & mifuraie appredb di noi , 'iute le profeilìoni di qualfiuogìi»
lorte, non facendo l'opre facte a caio , quiucunque perfetti ilime alla lode dtU
l'Autore, ultrimente, chele non follerò lue.
Si dipinge quefta irn.naginc molto bella , S;^ che la bellcz^ja noti nobiltà ,
fi vedc-.»perchei*vna, (a: l'altra è perfiCtione, )>c{\'My 5c l'altca-è degna d'im-
perio ; 6<^^ fecondo il detto di Hjmero,a nbeiit piicciono, d^^ dilettano,
muouono, cS: innamorano, ma l'vha, che è orpOwtle, priinier.inence i (enfi ,
l'altra che è intelligibile l'intelletto ; anzi non aure f ) to ù-niii , ma l'iO-elTa ri-
putateda moti Filofon , c»;,^, -/olg.uì-ifnte (ì l'Aiì credere, cha doue f )no belle
qua!ità dei corpos vi (u-no per lo pi ì quelle de Tanìmo , òC^ doue e bellezza 'Vi
iìA nobiltà .
I capelli della te'la f\ fanno neri , Si grollì, perche ftando il buon Pittore iiij
pcnficri continui d-irimirationc della natura , de dell'arte , in quanto da pro(-
pe liua, & è oggetto de!rocc!^Jo,& per quello bifognandoli qiufi continua-
tnente hau.-r per la fantaHa tutti gli effetti vilibiii della natura, viene per tal ca-
gione à Pi endere molta cura , 6c muninconia , clic genera poi aduivione , coirne
dicono i Medici, dalla qu.ìle naturalmrnce negli huomini con molti altii,q..ic-
ita particolare accidente f\ prò iuce .
Saran:jp i capelli hirfuti , àC^ fparfi in aitOj&T* in diutnfe parti con anellatu-
r« » che appArifcano prodotte dalla ncghgcrtza , perche nafcoiao quelli efteriot-
■lence
VICESJ%E 'KIPJ. rjj
incnte dàlia tefìa. come interiormente ne nafcono 5 penfieri > & i tijntfamijch*
fono mezzi come alla rpeculatione , cofi ancor;» nlTopere mntcna.i »
Le ciglia inaicatc, molVrano marauiglia, & veramente il Diivutote fi eftm-
de à tanta dottile inucfliqationc di cofe minime in fé fteffe per aiuto dell akiz^
fua, che facilmente n'acquifta marauiglia ,& manirtconia .
La bocca ricoperta , è inditio , che non è coi'a , che gleni quanto il nlrr.tin , l-ì
la rolituejine,- però H riferrano i Pittori in lurglii fecre ti , non perche tettino n-
prenfione dell'imperfetto lanoro, come volgarmente n n ima.
Tiene la catena d'oro, onde prende la Mafchera , per jnoiìrare , che rimiti-
tionc è congicnta con la pittura Infeparabilment?.
Gii anelletti della catena , nriodrano la conformità di vtj» cofa , con ! a'tri-»
^C^^^lacongiuntiont , percheron ogni cofa , come dice Cicerone nisi^x fiia-»
Retthorica , il Pittore impara dal Macero , ma con vna fola no apprf ncr mol*
te,venendo per la conformità, 5^ (ìmilitudincconglonte, 6<.^ incatenatt-.
infiemc_. ,
Le qualità delì*oro dimoflra,che ouando la pitt^ira ncn e mantenuta dalla-»
robiica, facilmciitt fi perde, 6<;^^ la rriafchera moflia nmitatione conuenicnte
alla Pittura--.
Gli Antichi dimandsuanoimitatinne quel discorro, chf,ancorchefa!fofi fa»
ceua con la guida di qualche "verità fiitrceffa, &; perche volpuano che que'poe-
ti,a quali mancaua quella parte, non folfero poeti rlpurati , cofì non fono da ri-
putarfi i Pittori , che non l'hanno , elTèndo -Viro quel detto triuia!e,che la pos-
fia tace nella Pittura , & la Pittura nella pocfia ragion:- 1, '^'ero è che fono diffe-
renti nel modo d'imitare, procedendo per oppofìtione, perche gli accidenti vi-
fibili, che il poeta con l'arte fija fa quafi 'N-edere con l'intelletto per mezzo d ac
cidenti intelligibili , fono prima confiderati dal pittore , per mel^zo delli quali
fa, poi chetamente intende le cofe fignificate,6c^ non èaltroil piacere,ch< (i
prende dall'vna, Gl'altra di queftcprofedìoni, fé non chea forza d'arte qusfì
con inganno della natura, fa i'vna i n tendere co' fé n fi , Gl'altra fcntirecon l'in-
lelletto . Habifbgno dunque la pittura delia imìtatione di cofe reali,il che ac-
cenna la mafchcra, che è ritratto dtlla faccia deH'huomo .
La verte cangiante, mo(lra,che la varietà particolarmente diletta come mo-
ftrano i piedi ricoperti , che quelle proportioni , le quali fono fon dsmcnto del-
la pittura , 6<^ che vanno notate nel di/ègro ; guanti che dia mano a' colori ,
deuino ricuoprirfi, 8^ cclacfi nell'opera compita ; & come è grand'arre prelFa
agl'Oratori faper fingere di parlar fenz' arte ; cofi prelTo'ai pittori fa- .
per dipingere in me do , che non apparifca l'arte, fé non a più
inte-ligenti, e quella lodr, che fola attende il
pittore cuiiofo di fama , nata
•} . . dalla virtù.
/// re ONO L 0 G IqA
L A P I T V R A.
Smetto del, Signor Martio Milefio*
EMuIadiNatara,oprìitÌiuins,
Ch'i voki noftri, i noftri afferei erprlmi
Sol da colori, e con lo ftile imprimi
Ouunque opri man dotca, e pelegrina.
Ogn'arte à te con gran ragion s'inchina,
E fenza te non è chi quelle ftimi ,
O diloromaeftra , che fubiimi
L'ingegno human, ch'à Dio ben s'auiilcitti.
Dolci fai merauiglie, e dolci i-agannì
Apporti à chi ti ve ie ondeà larxiente
Ren di ftupore fopr'ogn' altro oprare .
Che nata, alhor perfetta * immantenente
Fai cofe per durar moki, e molti anni ,
Fatte d»l tempo vie ^«u illuftri , e chiare-» •
-POESIA.
GIOVANE bella, "Verità d'azzurro celelte, (oprailquaWeftiment9
-vi faranno molte fteiìe, fari coronata di alloro, moflri le mammella-*
ignudc piene di latte, coi vifo infiammato, 6^ penfofo , con tre fanciulli a lati ,
che colandole intorno, vno le. porga la Lira, 6^ il Plettro, l'altro la Fiftola, &
il terzo la Tromba;& non volendo rapprefentare i tre fanciulli per non ingom-
brare troppo il luogo, i detti itlromenti fi po'aranno apprelìo di ella.
Pocfia, fecondo Platone, non ^ altro» ch'eiprellìone di cofè diiiiue eccitato
nella mente da furore, & gcatia celcfte.
Si dipinge giouane5& bella, perche ogn'huomo , ancorché rozzo > è alterata
dalla fua dolce:^:^a, & tirato dalla fua for:<^a .
Si corona di lauro, il quale fta fempre verde, 8^ non teme farza di fulmine
celefte, perche la pocfiafa gl'huomini immortali , 5^ gli adicura da colpi del
tempo , il quale Tuoi tutte le colè ridurre all'obliuione .
La verte con !e (Ielle, fignifica la diuinit<i,per conformità di quelIo,che didero i
poeti haucr origine dal cielo .
Le mammeìlc piene di latte, moftrano la fecondità de* concetti ,& dell'in-
ucntioni , che fono l'anima della pocfia .
Epenfofa,& infiammata nell'afpetto, perche il poeta ha fempre ranimapìt-
na di velocilTimi nv>ti fomiglianti al furore .
l tre fanciulli, fono le tre maniere principali di poetare, cioè paftorale. Lirico,
& HeroJco; le quali dipendono più dall'habilitd naturale,che dall'altre; dicen-
dofi per commiine opinione, che gli poeti nafcono , 8c gli Oratori C\ fanno.
Infinite cofe fi potrebbono dire della Poefia fenza variar dal noftro propofl-
to; ma hsramai ogni bello /pirito tanto ne sa , per lo molto efercitio delle Ac-
cademieiiSc Scuole d'Italia^che farebbe va voice dac lume alla luce del Sole, yo*
Icme
VI CESA%§ %rPA. JS7
POESIA.
Icrne rcriucre in^^ueiìo luogo : Del che mi /iranno teftimonio certo in Peru-
gia mia patria, rAccadcmia de grinfcnfati, i'bflre già molt'anni, laquale ren •
demnrauiglia non purea fcfleflà^maairitalia,<5v' brutto il Mondo, per le no-
bili parti de gl'ingcgiii, che eda nodrifce , i c]uali tutti inlìcmc lei rendono no-
bile , come ella poi ciaicuno Icparatamcnte rende famcfo ,d: in particolare
iKSigriorc Cefarc Crifpoldo Gcntiihucmo rara Dottrina ,& varia dircipJina, ne
la nobil Cala, del quale come già i Platonici nella Villa d*Acadcmo,gli Acade-
mici Jafcnfati fi radunano, ficT ben fi potrcbbe^lla Tua cafa dare queli'EpitctOi
che il Prencipc della Romana eloquen:;?^! , diede alla cafa d'ifocrate Illuftrc^
Orator d' Athcne : Bonus ifocratìs qua fi ludus quidam , atq; cffìcina dicendi ;
Se vn'altra '^ro!ta confermò Tiftcllo .
Domus jfocratìs officina h abita eloquenti ne efl .
Si come dunque è ftata tenuta la cafa d'ifocrate fucina del^eloquenza , cofi
hora la cafà del Crifpoldo, è tenuta fucina d'eloquen:^i, &: d'ogni arte liberale,
oue concortcno a lauorare fabri di gran Valoie, & d'onde alla giornata n cfco-
no opere
/// ICONO LOG IfiA '-
1 » r pere dUuttàpctfecdone,Ó^' eccellenza.
Toefia.
DOnna veOìti d«! color del cielo, nella finiftra mano tenga 'Vna Lira , 6;^
a-n Iftdifirail f'Ietcro , farà coronata d'Alloro, 6^ a' piedi 'vi farà ^n
ià- gito >
Si vtffle dsl color du! cieli, perche il cida tn greco fi dice Vranos, & la Miifa,
ehe da n.!r-lt;; di poefla, è Vr.H!!tì > & per Jcflimonio di tutci i pocri non può vn*
fiUomo efler valente in qucfle arci , (e non è vii particolar talento del ciclo dota-
lo iti' però fi dicono i Poeti haucr origine dal cielo, come he detto.
La Lira.ii dà in mano, perche molto gioua alla confonan^^a della poefia l'ar-
Bfioniaca confònanza del Tuono , 6;^ in particolare fi feruiu.mo anticamente—
di quefto ilhomento, quelli che cantauano cole baile, onde dali*illeira Lira fu -
rono Lirici nominati .
La corona d'alloro, dimoflra , che Tintento di tutti i ppeti non e altro , che-
di acqiiiftare fama, oue tutte le altre profedloni hanno melcolato feco qualche
vtile , & rAÌioro non ha cofa più mirabile in fé , che la vindità delle foglie per-
petua, come elìì la viiiacità dtl nome .
Il Cigno, in vcrchitzza va meglio articolando continuamente la voce,per e-
ftcnuarfi la gola ; Se coii i poeti vanno migliorando ncii*arcc loro con gli anni »
come fi racconta di Edipo Coloneo , & di altri.
Voefta .
DOnna , con Tali in tefta , coronata di lauro , con la finiftra tenga vn libro ,
ic con la deftra vno Scettro fiiiilmente di lauro .
Per Tali fi conofce la velocitasi foi:^a dell'intelletto^ e per l'alloro, oltre quel
che habbiamo gi^ detto, fi nota la fatu:a, & diligen:(a, perche nel'e foglie fuc—
vi e grandi lìima ar>iarezza, come è grandiffìma fatica ridurre a perfetcionc vn*
opera, che poilà portar lode , oc gloria all'Autore .
Toefià .
SI potrà dipingere, fecondo rvfi^commune, vn' Apollo ignudo, con "vni
corona di alloro nella dci^ra mano^con la quale faccia fembiante di volere
incoronare quakh'vno, & con la finiftra mano tenghi vna Lira, oc il Pietro .
POEMA LIRICO.
DONNA Giouane ,con la Lirs nella finilira mano , ^ la dcilra tenghi
.1 Plettro, Già veftita d'habito di varij colori, ma gratiofc, attillato, &^
il. ceto, per mauìfcOa.e, che lotto vna fola cola , più cole vi Ci ct)iitei:goiio ,ha-
uei:à vna carrella con motto, che dica' .
Bnui coPìplt^or jìngula cantu .
POEMA EROICO.
HV O M O di real mac'l*ì , vcftito di ha':- to lontuofo , 5cf" grane ; in ca-
pa hauerì vn.i ghirUuda d'alloro, vie li'.ìla dcitu mano vna Tromba^ >
con rn :iìott.i ^ he dita .
?^c« nifi granila cauto .
FOE-
DI CESJRE %IPA. ijf
POEMA PASTORALE.
GIOVANE di fcmfvlice, 6<^ naturai belli ;^2a , con vna firlngi ift ma*
no, con fikialctn a dalia, acciò -che moihi ii piede tgì.udo » con ^uefto
parole fcipra .
Taflornm carmina ludo.
l^ U E M A S A T ì R I C O.
HV O M O i^)udo, con faccia allegra, iafciua , ardita, AT' che vibri JjL»
lingua, con vn Tirfò in mano, & vilìaiirictoilnjotto .
Jrridens cufpide f^e .
POVERTÀ*.
DONNA, vcHìtacome vna Zingara, col collo torto , in atto di •domanda-
re elenu^fina, in cima dcJ capo terrà vn vccello, chiaimato Codan5^inzola>
«uiiero fqnatlacoda ,
Racconta il Va Ieri ano, che -volendo gli Egitti) fignificar Tn'huomo di cftrc-
sna pGuefcà,dipingeuanoqucft*'vccclb ; perche , come dice ancora Eiiano, è
animale di tanto pi co vigore , cbenontìpuòrar il nido , & per quello va fa»
cendo Toua ne' nidi altrui,
Rapp: dentafi la poucrtà , in forma di Zingara , per non fi trouare la più me-
fchinageneratioi?edi<qucfta , la quale non ha ne robba .,* ne nobiltà , neguflo,
ne fperanza di colà alcuna , chepolEa dare vna paflicclia di quella felicità , ci»
è fine della vita politica .
Touertà .
DOnna Ignuda , 8c^^ macilente, a federe Copra vn'afpra rupe, con le mi-
ni , <Sd i piedi legati, tenti di fciorrc le legaccrc co* denti, dlcndo nella.»
Spalla dritta punta da vn (catauaggio. Se habbia i capelli intricati .
Qui Ci dipi'-gCjnoii quella pcnjert<ì,del[a quale fi ragiona prelTo ad Ariftofarrt
nel Fiuto polla nclT hauere quanto è badante alla ncceflità del vitto lenza (o-
prabbondanza.ma la pouctti di quelli , che non hanno da viuere : Però fi di-
pinge ignuda, & macilcnta,con c?pclli intiicati^, 6c con le mani, & piedi legati
fopralo fcogliojperelìcr* il pouero ptiuo del maneggio di molti negotìi, che lo
renderebbono famofo . Peiòxiille San Gregorio Nazianzcno la poucrtà elTert
«vn viaggio, che molti viaggi impcdifcr, e molte attieni ; Se procura fcioglierfi
i nodi co' denti, peu he come fi-dice tiiuialmente, la pcuertà fa rhuomo indù-
ftriolb, (k lagacc; ondcdlTe Teorico a Di ofant<: la poue-rtà iola cller quella-,
che fusct* l'arti, perche è fti«iolo fignificatoiii queiranimalcUOjchcnoi chi»*
marno icarauaggio.
T^ouertM.
DOnna pallida,^ furiofa, -vefti^a di negro,come dice Ariftofane nella Co-
media chiamata Pluto,
La pallidezza, fi pone, perche dou'c pouerti, è careftia delle cofe d* viucrw
^ oue quelle mancano, fanno perdere il colore, 6c^ Io fpirito .
Si fi furiofa, oucro in atteggiaroenJo di pazzia, perche tutte le parole, & atrio*
4*Yn po«eco«f(»oo riputate pa:(zia, ne più fi de fc4c a lui , die a4 vao inCtnCtt»
, ti»*
t^o IC ONO LO G T<tA
li color nero, perche ènuntiodi morte, &di cofefplaccuoliyci à\ ad inten-
dere , che la ponertà, è coraf-ìftidio-Gi, diffìcile, luttiiofa, & miferabile.
POVERTÀ DEL D)ONi.
DOnna ditkfa lopca rami d* Alberi feCchi > con alcuni pochi ftracci d'in-
torno.
Li rami fecchi ^ modrano l'edere dWno, che viue al mondo in pouertà,che
non è ftimato buono , non potendo far frutto da se medeiìmo , fé non per ar-
dere, cioè per adoprarfjin tutti i bifogni a capriccio dell'induftria altrui. Però
a tutti i pericoli della Republica , a tutti i trauagli del Regno, a tutti gli aggra*
uij della Città , fubbito fi fotcopongono i poueri % con grandiilìmi pcricoh del-
la vita j & però Virgilio dilTe nel pri. della Georgica l
DUrh yrgens in rèbus egefìas ..
POVERTÀ.
In vno eh' habbta bello ingegno .
DONNA mal veftica , che tenga la mano delira legata ad gran fallo po-
fato in terra , 5^ la lìniftra alzata* con vn paro d'ali aperte , attaccate^ •■
fra la mano, ÒC \\ braccio.
Pouertà, è mancamento delle cofe neccflarie airhuomo,per fodegno della-»
vita, 5^ acquifto della virtù .
L*ali, nella mano finiftra, lignificano il deliderio d'alcuni poueri ingegnolx «
i quali afpirano alle difficultà della virtù » ma opprelTì dalle proprie necelTità ,
fono sforzati a ftarfi nell*abiettioni , & nelle viltà della plebe, & li attcibuilcc %
Greci la lode dell'inuentione di quefta figura,
POVERTÀ DI SPIRITO.
Vedi alla prima Beatitudine . '
PERDONO.
HV O M O , che hauendo'l petto ferito, e'I volto, &: grocchì verfo il eie»
lo, & nella delira mano vna ipada nuda con la punta riuolta in cerra^ «
inollra di far forza, & in effetto di fpezzarla .
Il petto ferito, dimoftra rofifcfe, le quali fi prefuppongono dal perdono »
11 rpe:^:^.;re della fpada, fignifica, che il perdono fi depone , S;^ la volontà »
& la Commodità di fare ogni vendetta .
Il vifb riluolto al cielo, denota il riguardo, che fi ha nel perdonare a Z)io no-
ftro Signore, il quale ci dice Dimìttìte , & dimittetm vobis , d^altroue , mihi
'pindi6lain,& ego retribuam .
POLITICA.
DONNA che con la dcftra mano tenghi '^'n paro di bilanci? .
Perche la politica aggiulta in modo gli (lati delia Republica , che 1' "vno
per l'altro fi folleua , & fi follenta fopra la terra , con quella>elicit3, iella quale
è capace fu quefte miferie Tinfirmicà ,& la debole natura nollra.
^ PREGHIERE.
DV E Vecchie grinze, meftc, :?^oppe, guercie, maninconìche, & 'vellitc^
di turchino, cofi le dipinge H'imcrc^ST' ^Cpppc fi dipingono forfè ^pct-*
\^ e quando
DI CESAKE %IPa.
iéi
P R t M l O.
che quarrio fi vuof pregare , {\ piegarole ginoccfcta , oofro perche con ani'mef
idubSio^o{ìv<ì a pregare, non hauen<ij ceTt«:^za: alcuaa d'i ottenere quello,
che '"^ prcga^ ,
Hmno poi Io facca mefta, perche le prcg'- iere, ^©no effett? , che notano ìnf
iifgen:^i , & m-<ncamento di cofc, che non lì hanno , o timore di non perder-
le , pDlledendolc volentieri /^TTindigcnza febene è cagione di perfcttione^
«elle Città, come dke Ariftotile nel quintolibrodeli'Ethica; ènondinTén.;>ia-
diciodi mancanza ,«S«: genera mefticia, & macilenza negli hnomini particoa»'
bri, come il n>edefimo dice nei primo della Fi(Ì£a,& per tal cagione>macilcrw
13 , & mefta fi dcue fare la prcienrc figura »
Sarà ancora guercia , per notare con la diuerfìtà dello fgaardo di due occhi
la d ucrfieà dell* intendere di due intelletti , per eilère ©rdinariamentc di eoa»
«aria opinione, quello che prega altrui da quello che è pregato .
Il -veftimento del color torchine, dimoftr» le prcghiere,doucr clTere del co-
1^ del Cklo, cioè oon maarchcratc , & allibiate , noo con finte ragioni abbcW
1^2 IC 0 NO LO G I<iA
lite, m t pure, chiare, & reali ; acdoche iì poHà ettcnccc ^uanco rhuomo YU»i
le, 6^ defidera ,
PREGHIERA A. DIO.
DONNA inglnocchioni, con le mani giunte, fon la tefta alta verfo i! cic-
lo, dailatocca leefca vna fiamma di fuoco .
Queftafìguraè molcoairinuocatione, & Oratione fòmigliante, hauenda
il medefimo oggetto, & fimilidimo fine ,
Le ginocchia in terra, & le mani giunte infieme ,ttio{lranorefFetto efterio-
re dcirhuomo ; la tefta riaolta al cielo ^ àCh iìamma , l'affetto interiote della
mente »& cuore •
P R E M I Op
HV O M O "veRIto di bianco , cinto dWn rclod'oro , tenendo nella d©*
ftra mano vna palma con 'vn ramo di guercia y^ jiella fìniftra cerane,
C^ ghirlande^.
Due fono le parti del premio principali , cioè l' honore , ^ 1*vtilc ; perb fi di-
pinge in mano à quella figura iUamo della quercia, &.della palma, fignifican-
do quella l'vltile, & qucfta rhonorc .
Il 'Vefti/nento bianco cinto col 'velodell'oro , lignifica la 'Verità ax:compa^
gnata dalla'vittA , perche non e premio quel .bene, icheii. di alle pcr&ne Lcn«
ra merito .
PREVIDENZA.
DONNA con due tede, far^ veflita di g;aIIo,«ellaidefttajaja»© terree rno
Schiratro, & nella finiftra vn Ccmpaflo .
il veftimcnto giallo lignifica /apienc5;a , fenza la quale non {\ pubhauere la^
preuideji:^a .
Lo Schiiatto, da PlInioiiellib.S. al cap.58. è pofloperla Preaidcnza,dicen-
do.cheìra gl'altri doni, che tiene dalla natura, quando fi vu^l ripofare all'aria,
baia coda:,che gliferueper coprirficontra l*ardore4e* raggi del Solc,&;,^ con-
tri l'impeto de' 'Venti , d;^^ delle pioggie j preuedcndo per iftinto naturale U
mutatione dei tempo .
Leduereftcjdimoftrano, cheper preuederelecoleda venire , gioua alTai la
cognitione delle cofe pallate ; però fi vede che la efperienj^a , è cagione della-»
prudenza ne gli huomini, & vn'huomo prudente, è facililfimo à preuederc^ ;
etiendo il preucdere , & il prouedere eftetti propij della Pruden^a.onde (ì dice
vtile alla vira humana, la cognitione di moke hirtorie,& di cafi luccelìì di mol-
ti tempi , generando in noi prudenza per giudicare le cofe da •venire, le quali
fens^a quefto fine lartbbono mera curioficà, & perdimento di tempo.
llCompa{Ib,moftra ,che per preucdere le cofe, fi dcuonomifiirareleqaa*-
liti, gli ordini, le difpoficioni, i tempi, & tutti gli accidenti col dilcorfo di faui»
giuditio ] & di difaeto pcnfìero .
PRO-
DI CESARE %IPJ.
1^3
PRODIGALI
O N N A con occhij vefatì,dt faccia ridente , tiene con ambi \t mani vn
itmcuoie non n ia|>er temperare m ciac la propia robba, oc le propie riccn
che pollóne elFer lineftra, & iftromento di -vuiar bene, & beatamente .
Trodigalìtà,
DOnna lafciua , vcftita riccamente , con bella acconciatura di tcfta piena^
ili gioie ,co'crini molli, come la defcriue Dante ^portando a canto due
gian boiTe di dinar» , de quali gitti via gran parte ; Si vedano ancora due Ar-
picjchc le rubbino i danari nafcoftamente, per moftrare, che quelli, che llanno
prelìoall'huomo prodigo, mentre egli fi occupa in gettar via le propiefaculti
gii moilrano buona cera 1 6c gli fanaa ciuerenTa j il che nota la u«cia feminik
L z del-
1^4- ICONOLOGIA
deirA rpia 5 ma ntll*intcr tione Io /prezzane, come hucmcchc auuilifce fé ftef-
f e, jidorr.igliando la loro intentione al «fto del corpo di qucHo moflro » che à
kj'.tco, d' p :^^o]er.te,
PROMISSIONE.
DONNA, che ft-iacoi bracci© , & con la mano dritta flefa , \tT^nàù(\ \%
dniAraa! pffo,
li buccio dritco ftrfb , è indicio «t prcrrettere alcuna cofa , con la riniftra
al petto fi moftra di adì curare altrui fc^ta la fede piopia col^iura.mcnto,per la
ccnftruatione di sé ftelTo, laqualc dal petto,cdal cuore dipende principalnìcce,
PRONTEZZA.
DONNA ìgnudaj oc alata,r!ella manodellra tenga '\na fiamcia di fuo-
co, &: nella fìniftravnoSchirattolo .
Ignuda fi dipinge > per efler libera d'ogni impedimento airoperare.
Alata, per la prcrtc^zs,^- velocità, indici) della pronce:^::^a .
il fuoco nella mano , (ìgnifica viuacitd d'ingegno , che fj fcuopre selle op«-
jationidi vna natura pronta, °lihuomini tanto , è più pronto Ivrodel-
Taltro , quanto più partecipa di quello elcm cut©.. £ lo Schirattolo (ì dipinge»
f>erchc e animai velociirimOa
PROVIDEKZA DEIL' ANNONA
ntìÌA Medaglia d'^lefandroSeuero .
DONNA, che nella mano deftr^ tiene vn vnz'^i^ di fpighe di grano , &
nella finillra vn-Cocnucopia, coji vn vafo di terra pieno mcdefiraamcn-
tedi fpighe.
Quefta figura e ffmile à quelle delf abbondanza defcrittc nel principio del-
Topera . Però non occorre , che ci ftcndiamio lungamente in ragionarne ; ba-
fta fapere, che è virtù, che deriua dalla prudenza,òt (r riftingc a' particolari ter-
mini della prouifione delle cofe necelTarie al viuete , ò di s<^ ftello , ò di molti ;
però fi atttibuifce quefla lode ancora a Dio,ccmc quello,che irreprennbilm.cn-
tc prouede à tutte le neceflltà noftra .
TromdenT^a .
DGnna con due tede à fomiglianza di lano , vna tella farà ghirlandata di
fpighe di grano , Se l'altra dì vite con i! frutto, in vna mano terrà duG_>
chiau),&neiraltra vn Timone,non potendo dfere alcun'huomo prouido^enza
lacognitionc del tempo paffaco , Se del futuro .
A ragione fi dipinge quella figura con le duefaccie , le quali dicemmo efiec
conuenienti alla prouidenza defcritta di (opra .
Le chiaui moftrano, che non balla il prouedere le cofe , ma biTogna ancora
operare per edere perfetto r>e gli atti virtuofi , & le chiaui notano ancora tutte
le cole, che fono iftromenti delle attieni appartenenti alia terra, &c che ci apro*
DO li laberinti fabricati fopra alla difficoltà del viuere Immane .
Il Timone , ci moftra ancora nel Mare adoprarfi prouidenza in molte ceca*
iìoni, per acquiftarne ricche:^:^e , & fama , éc ben fpello ancora folo per faluxr
U vita i Et la prouidenTa regge il Timone di noi ftelTij^cT" da fpcranza al riuer
aoflr»
r>I CESARE %IEA. /•/
cof!ro , Jl qujic quati lutt? in aito Mare , « foUtuato, & fcolTo da tutte le baa«fct
da venti della fortuna .
PROVIDENZA.
%cUa. Medaglia di Trohi .
SI \tàt per la prcuidcnra nella Medaglia di Probo, vua Donna ftoIaMjch»
nella deftra mano tiene vno Scettro , òc^^ nella finiftra vn Cornupi*-»
con vn globo a' piedi, & fi moftra la prouiden:^* particolarmente appaiteneoe
a Magiftiati .
PROVTDENZA.
J^Ua Medaglia di Mafsimino .
DONNA, che nella deflra tiene vn mazzo di fpighe di grano? ArneSa
finidra vn'hadaj che con diuerfe cofe modra il medclìmoiche ù. è dritte
dell'altra^ .
Trouiden'J^a ,
ET nflla Medaglia di TitOj fi vede vna Donna con vn rimone , Se c»n "V»
globo, come in vna di Floriano col globo,& con vn*hafta .
Trouiden'2^a .
\7 NA Donna, che alza ambe le braccia verfo il cielo, '.Se riuolgeq'ufi co»
lemanigionte verfo vnaftella, con lettere, Trouldentia DiOrtiKi: hf
^uale è di Elio Pertinace, come racconta TErizzo .
Fra gi'huominì plebei ; ia prouidcnza , perche immediatamente da Dio , il-
quale è datore di tutti i beni, e conofcitore di tutte le cofc,ftcondo il detto d«l-
rApoftoio . Omnisfufficimtia nofìra ex Dcoejì i 6^ non ci prouedendo efT»
delle cofe ncceffarie , poco , h nulla vale la prouiden^^a noftva , che è come la_f
volontit de teneri fanciulHni tra/portata dal defìderio di calcinare , chepr*;!;»
cade ; Ce ia forza della nutrice non la foftenta .
l^rcuìdenT^a.
SI vede nella Medaglia di Balbino,vna i)onna,chc con la finiflra mano tie-
ne vn Corno di diuit!a,& nella deftra -^na claua, col Mondo a* piedii con
lettere che dicono Trcuidintia Deorum, & S. C.
PRVDENZA.
DONNA, con due faccie fimilc a Giano > & che fi /pecchi, tenendo -vn*
Serpe &uuolca ad vn braccio .
Le due faccie figtìiìicano, che la prudenza è vna cognitione «verajA: certa,la
quale ordina ciòiche fi deue fare, 6c^ nafce dalla confidcratione delle cofo
pairaic, & delle future inììeme.
L eccellen:^a di quefta 'Virili, e tanto in.pcrtante, che per elfa fi rammenta-
no le cofe pallate, fi ordinano le prefenti, Se fi precedono le future; ondel'huo-
Ko, chCn V fep.za, non sa racquiftare quello,che ha perduto, ne fa. conieruai^u
quello che polli ede, ne cercare quellojche afpettc.
Lo Spccchiarfi, fignifica la cognitione di se medcfimo, non potendo alcun»
regolare le lue attioni , fé i propri) difetti non conoice .
La Serpe quando è combattuta , oppone tutto il corpo alle percofTe , arma».
i»k la lefta coii aaolti giri , é^ d dà ad intendere, che per la viui>, che è qmCi
//<r
/CONO L OC ì'iA
PRVDENZA.
il nodro capo > & la noflra perfettions, debbiamo opporrei colpi di fortuna ,
tutte l'altre noftre cofe, quantunque care ; & quefta è la vera pruden:^a . Pera
fi dice nella facra Seri ttura : Eslote prudentes ftcut Serpente^ .
Vruóen'^d .
DOnna con Telmo dorato in capo 5 circondato da vna ghirlandi delle fo* 1
glie del moro; hauerà due ficcie, come s'è detto di fopra , nella dsflraj
mano tetri "yna Frezza , intorno alla quale vi fari riuolco '>-n pefce decco Ec
neide, ouero Remora , che cofi è chiamato àA Latini,!' quale fcriue Plinio.chft
attajcandofi alla Naue, ha forza di fermarla , & perciò è pollo per là tardanza;
nelÌA (Iniftra terrà lo Ipecchio, nel quale mirando, contempla fé fteila,& a' pi>
di vi farà vn Ceruio di lunghe corna,&: che rumini .
La prudsni^ja , facondo Ariilotile , è vn'habico avtìuo con vera ragione , cir-
ca cole poHìbiii, per confeguirc il bene, ^ fuggire il male , per fine della 'vita-i
jfelicc ; & per la vita felice li deue intendere quella , che fi alpetta doppo 11 pel*
iegri-
DI CES ARE %IPJ. t^r
lefitinasgio di quefta ptefente , (icondo i Theol.,gi.& fecondo va. p»rK di Fi-
Pr»-
ìcntioresfHntfilij huiu.fxcNlifdi} lucU . Ne vicn diainu b quahcà dell accio-
ne. dalU diucrfira de fini, quando fieno inficmc ordinati , come e la tehcicà po-
litica, con laqualeordiir.tamence-viuendo.ri può tare fola per lahre alla t»r
licita preparataci in cielo ; b. quale è più, & meno corxofciycajjicondo che mv
nori, ò maggiori fono i doni delb natura, o della ^rttia ,
Per dichiaratione delli vi(ì, ballerai quella che (1 è detto alianti .
L'Eirrio doraco,che tiene in ca
pò jfignifica l'ingegno dell'huomo prudente,
eli, che FAclimente fi difende da ciò , che Cisl^
& accorto, armato di faggi configl .
' - - . :hefà.
■ fargli mnlc; & tutto rifplcnde nelle belle, & degne opcre,cli(
La ghirlanda delle foglie dd moro, che circonda Telmo, dine
»o fauio, ik prudente non dcue fare le cof« innanzi tempo , ma ordinarle CQ»
|iuditio; de però V AlcÌ5.to diflfe .
7{on germina giamaì il tardo moro
fin chti freddo non è mancata j efpentot
T^c^l fatuo fx le cofe itimm^ tempo ,
Af <2 Sordina con modo , e con decoro .
Il Pefce auuoltoalla h^^i^i, è iadicio di qucfto medelimo; DI pii^ ammoni-
(ce, che non n deU2Cir.r troppo tardo ncli'applicarfi al bene conofciuto ; il che
sacota ciptimcndorAlciato, non mi par fuor di propofico (criuerlo qui fotco .
Ch'ejfer ft debba in ogni imprefa molto
Saggio al parlar, & nelt oprar intento %
Il pefce il moTlra alla faetta awtolto ,
Che fuol "blaiie fermar nel maggior >ent^
yola dall' arco , e dalla mano fciolto
li dardo , e l'altro troppo pigro , e lento
T^ioce il tardar , come ejjer prcHo ,e Itene
La via di nis:!^o feguitar fi dene .
Lo rpecchIo,fignifica la cognitione del prudente no poter regolar le fue attiefì^
tt i propij fuoi difetti non cono(ce,e corregge.E quefto ifttendeua Socrate qua»
do efortaua i fuoi Scolari a riguardar fé medefimi ogni mattina nello /pecchia,
11 Ccruio,ncl modo derto, il mcdefirno moftra che il dardo , &c il pefce;per-
chc quanto le lunghe , &: difpofte gambe rincirmo al corfo , tanto Io ritarda il
1 graue pefodel'e corna, ÓcT il pericolo d'impedire con effe fra le fe!ue,cgli ftec-
pi . E a propofito ancora, il ruminare di quello animale al ditcorlb, che prece-
de la rifolucione de buoni peniicri; Ne m'increfcerà a quefio propofito Icrìuf»
ic il Sonetto del gentile Sig. Giouanni Buondelmonte , che dice coli .
Rara, e nobil virti), che fola rendi ,
Via più d'ogn'alcra Thuom di laude degndi
E fei del viuer noftro alto foftegno,
E dei EU<J ben oprar fo! gloru accendi,
L 4 I>,
/// ICONO LOG I<^
TU luogo 5 e tempo accortamente prendi ,
E diftingui, riToIui » e tocchi il legno .
Del pallato difcorri , &c per tuo ingegno ,
Scorgi il futuro . ^ il prefente intendi , •
Ordinataragioiijtu guida, & duce >
Di chigouernifei>di chiconfiglla,
E biafmoje danno lai ichiuar loucnte*
Prudenza amata,d: cara, altera figlia
• Di Giou«,^n raggio almen della tualucé
L'ignorani^a dilgombraa la mia mente.
Et per fare alquanto differints cjucfta figura, potraffi incamblo di tenere f*
fi-ezza nella guifa che dicemmojappogginre la mano ad'vn'anchora intorno al-
la quale vi fia auolco vn delfino^ che efpiicaiiii mcdefimo lignificato della fre»
Ea auuo!toui intorno il perce detto Remora , 6c^^ detta anchora col delfino fu
Smprefà d*A.ugufto p:i lignificare la prudenza » vedi Sebaltiano Eri^:^o nel di*
icorlb, che fa delle medaglie ,
DOnna, la quale tiene nella fìniftra mano vna lèda di morto , t^ nella d«*
lira vna Serpe .
La tefta di morto , dlmoflra , che per acquifto della prudenza , molto gioua
guardare il fine, & fucceiro delle cofe, òC per eflTer la prudenza in gran pait^^
effetto della Filofofia , la quale , è fecondo i migliori Filosofi , vna continua me-
^itatione della morte , l'impara , che il penfare alle noftrc mifcrie , è la ttud*rf
reale per Tacqui fto d'ella .
Per la dichiaracioue della Serpe bafterà quanto fi e detto .
Trofetia , come dipinta in ma facciata della Libraria di ?<. f,
nel faticarlo .
DOnna con i! V'(ó'>clato,conladclhamano tiene vna fpada nuda , 5^;^
vna tronìba,(5icon. ì finiftra piglia vna catena, laqualeefce, & pende-»
Q - vn Sole, che gli iìà lopra dalla parte finiftra, & fopta alla tefta di detta figli-
Cavi è 'vna Colomba ,
PROSPETTIVA.
DON N A di beliiilimo , e gratiofo afpetto ; hauerà al collo -yna collana
d'orOjch'habbia per pendente vn'occhio humano, tenga con la dcPtra.*
B:ìànoCompalI'o,R!ga,conSquadra,vn Piombo pendent-j&vno Sprcchioj^
con la finiltra due Libri con l'ifcrittioni di fuori,ad -^no Vtolomeiy òC^ all'altro
ytellionìsi nel -vcftimento da piedi farà il colore ofcuro , Se di m mo in mano
alcendei.do farà più chiaro , tanto che da capo venga ad ell'ere chiaraTimo.
La Profpettui è detta da Greci Optici , dal vedere è nobiliilima fcientia i
come fopra le Matematiche , 6^ le Fifichedimoftrationi fondai ts, tratta del-
la natura , & pmpietà della lue , & potenza -vifiua , della quale nel a vita hu*.
mnìi,^ aeli'vQiueriiù delle cofcngu ha più cccelleiue>ne pÌ4 marauigliofa.
Uh
T)ICESA%E %l?A. i<fp
flaProfpettlua, come fi è àf.not diletteuole, & giocor diilìma i &,^ perciò fi
rapprefcnta di bello , & giaciofo afpctto . Ha il pendente con (occhio, perciò»
che dal 'vedere ha la Tua denominatione, fi come queil,i,chc su k ipcli*; nfibi-
li, &: attiene viforia e ciuca poda ,
Per gl'irtroincnti fi dimoltra la conditione, & l'operationl fuc.
Nello Specchio le figure rette (\ riflettono , & perche quella fcienza di luce
retta,& di tcflclfa , ferucndofi , fi vedere di belle merauiglie , per tanto in fo-
gno fi è pollo lo Specchio . E riTcdcndo le fcienze nelli ferirti de famofi hua-
mini, fi fono dati a quella figura Toptre di due Autori, che per hauer dVlla ot*
timamente trattato,(ono per lei celcbratij onde per grAutori tal icicnza fi ren-
«ie molto ben manifelta .
Li colori nelle velti variati da ofcuro al chiaro, fono per dimoflrarc, che To
perationi della pro{petkiua fi fanno col chiaro della luce , 6(f" con l'olcuro del-
l'ombra con vna certa graduatione, fecondo le diftantie, &c reflefli . Et in vero
£ deuono render gratie à Dio,che, & nel palfato fecolo,&: nel prefente non fia-
no mancati, ne manchino huomini in ogni forte di lcien:5^<r,& arti celebri , co-
me ne anco in profelììone di pro/pettiua, fra* quali e flato M. Giouanni Alber-
ti dal Borgo, il quale in che (lima i\ douellè hauere, lo dimoflrano tante famo-
se of ere fue , àC in fpetie quella di Pittura fatta nella Sala del nuouo Palazzo
nel Vaticano, detta la Clementina , in compagnia di M. Cherubino vero fu©
fi atclio , non meno per natura, che per pari eccellenza in quell'arte .
Trofpettiua .
DOnna, che con ambe le mani tiene vna profpettiua,& alli piedi ha Cquz»
dre, companì,& altri ftromenti conueneuoli a quell'arte, 6^ come per
rapprcfentare fimil figura non fi può allontanare dalle co/è ideile , cofi non bi-
fogna molto fludio per dichiararle; attefo che elle medefimc fanno noto quan*
lo fbpra ciò fa meftiero .
P V D I C I T I A.
DONNA veltita di bianco, nella deflra mano tiene vn'Armellino , Se hi
il volto velato .
Ogni peccato è màcchia dell'anima ; ma proplamente pare ,. che folo dalle
«ofe veneree fi dicano g:'huomini tellar macchiati , & immondi , dimandan-
liofi da Latini Polluto /olo colui, che in fimili piaceri è immerfo , Et chi in.»
quello crraua fouerchiamentc nella vecchia legge , era cafligato con la lebbra,
J)er la fimiHtudine di contam inacione , & douendo il popolo d'ifrael riceuer la
egge da Dio ;bilògnò, che s'Aftenefle ancora dalle propie mogli per tre gior ,-<
altieri, fecondo il luo detto: Siate mondi voi come io lonrriindo, &: netto;
Per quella cagione fi fa il vellico bianco , & l'Ai mclh'no , ilqual animale è tan-
to nc(to, che efiendo (errato in qualche luogo dell' immondezza , tal che noa
folla vkirfen^aimhratiarfi,eleggepiiìtoftt) morire, che ferdere in patte al-
cuna L fua caadidt:^:^^ .
il -volto velato, figuifica modeftìa,&pudicitia , 6<^_ ccmlndo l'vfo éiy^
^c k lelU alla pudicicia, dalla memoiia di Penelope , la quale eikndo pregata-
dai
V
/7<j! IC O no lo G I<iA
«lai padre à flarfene in Licederaonia per Tua ((jdisfattione > & fentendofì fpro.
nare dilTaltra band- ciciramor d'Vlide filo marito a feguitarlo ^ non hauend*
«dire per mocleftla .li iiiaiiifeftarc apeitamente la adonti , fé ne ftaua ucett-
docolviib velaci .
P V D T C I T l A.
SI potr4 ancora quefta Fanciulla far veftita di verde , con vn'Armellino \%
mano, il quale haueri al collo vn collar d*oro, 5^ Topa^ij , come dille à
Petrarca nel Trionfo della caftità .
tra la lor vittoriofa Infegna
Jn campo verde vn candido ermellino .
E la verte verde fignificarà , che la pudicitia ha per fine la /pcranza dcUt*
•ofe promeilble in premio da Chrifto N, Sig,
P V D I C I T I A.
N A giouanecta veftita di bianco, in tcfta habbla vn velo deirifteno c(^
loire, che le cuopra la faccia fino alla cinta,con la deftra mano tenghi va
giglio parimente bianco, Se fotto il piede deftro vna tePiuggine .
Veftafi di bianco, perche fotto di ul colore fi figura lapuriti,& integrità del
la vita , dalUguale deriua la pudicitia , onde Salomone 'volendo perfuadcrc 'À
Candore, &c fincerità deiranimo,dicc .
In ornnì tempore candida fm tv eHimenta tua .
Si fa velata nella gaifa,ch*habbiamo detto percioche la donna pudica, deue
celare la bellezza della fua perfona, & leuare Toccafione a gl'occhi,! quali fono
cagione il più delle volte dì contaminare la piidicitia,& a quello propofito Ter-
tuliano chiama tal velo armatura di timor d'infamia , 8c pudicitia , baftione di
Kiodeftia, muro del fedo feminile, il quale non è partalo da gl'occhi d'altrui ; il
medefimo Autore determina il modo , al quale Ci deue diftendere la forma del
fopradetto -Velo, dicendo quanto fon lunghi, & occupano i capelli , quando
fon diftefi, tanto deue elfere, & occupare il nominato -velo , talché ariui per
Éno alla cintura, ad'imitatione de* Romani gentili , i quali figurarono la Dea
Pudicitia con la faccia coperta , come fi può -vedere nella medaglia di Sabina
mot^lie di Adriano Imperatore, & in quella di Herennia, 8c di Martia Otasill*
Seucra con tal titolo. PSa^lClTI A AVG.
Le fpofe Romane per fegno di pudicitia,etiandio ne lo ftertb giorno,chc an*
dauano a marito fi velauano il capo . Onde in Serto Pompeo leggefi , obnubit
caput operit, & nuptiaf dida? a capitis operatione ; fopra che difFufameme di*
fcorre il Brirtbnio de ritu nupciarum : coftume oficruato medefimamente da^
Matrone Romane, Poppea Sabina moglie di Nerone , ancorché impudica fuf-
fe per parer publica, compariua in tJublico velata . Caio Sulpitio Gai io Roma-
no repudiò la moglie, perche vfci mora con la faccia fi:operta : ne fólo apprert©
Romani, ma anco apprelFo li Greci per dimoftrare pudicitÌ2,le donne andaua-
no velate, e però Mufeo Poeta Greco,defcriue Mero velata,come anco è deferir
ta Penelope da Homero,& Helcnu particolarmente nella 3, Iliade.
Trotinus autem candidis opata velisferebatur è domo..
Et
DICESA%E %JPyt
P V D I ' : \ T \ K
f7i
E nella Giudea riferifce Tertulliano de Coron. MlUt. che le donne vlauana
di vclarfi . Apud'Iudxos dice egli , Tarn /òknine eft n^minis eorum velarnea>
capitisi vtindedignofcantur j alle donne poi chrìftiane, S. PauloaCorinthi
comandò che oradèro col capo velato, & nei csp.xi. fpetialmeiite die- . Omnis
jutem mulier orans,aut prop'ictansnon '"velato capite, deturpar caput flium,
•^.-num enim cftac fidecaìuetur , nam fi non veiatur mulicr tondeatur,fì vec*v
tsrpe eft raulierì tonderi , .it decalauri , velet caput fujm .
S. Pietro anchora ordinò,che catte le donne entrallèro nel tempio velatesi
il Tuo fuccelfore Lino Papa fece mettaàre in elTccutione detto ordine, come nar-
ra il P'atins nella fua vita . Chi defidera più coic intorno al velo, legga iltrat-
tato di Tertulliano de velandls Virginihus \ chea noi ailai èquf-llo,che h.,bbta-
mo detto per confermatione della Pudicitia, che col velo figurata habbiamo ,
1 iene con la deftra mano il giglio bianco, percioche interpreta S. Girolamo
icriucndo contro a Giouiniano, che il giglio è il fiore del.'a pudicitia , &: 'vergi-
nità
J72 ICO NO LOG I<t4
rità ; mentre nel Cantico de Cantici quella fpofa cclcfte canta . Pafcitut ìnteé
lilia, cioè era per'one cafl-e, & pudiche .
Sorto al deftro piede tiene ia tefliiggine, per dim-«^rars , che le donne pudi4
che deuono ftare atfidue nelle cafeloro,corne fa la tartaruca nella fila cala da-
trde dalla natura, pcnficro di Fidia in quella Tua ftatu3,perciòche*l nome, 6^
la petfona d'vna donna da bene non bifogna,che cfca deilcoiura di cafà. Scn-
ten^^a di Tucidide preiTo Plutarco, de Curis Muliebribus , proba: mulieris Bt*»
«en itidcm ac corpus domefticis parietibus contineri oportet ,
PVRGATIONE DELL* A RIA
fatta da Mercurio ,
PE R la falubrità ricuperata appreifo i Tanagrei fi fòleua dipingere Merct-
rio nella guifajche fi faole rapprc(entare da tutti li pc£ti,ma che oltre dh
poitalTe vn montone fbpra le fpallc,e dice Paufania» che fi chiamaua Crioforo»
che vuol dire porta moncone,^ quefto era Gierolifico della faiubrit^ì racquifta-
ta; percìoche fi dice, che Mercurio rifanò il pae(è della pcftilenza, che s'era di-
fteia per Tanagra con la purgationc del montone, ch'egli haueua portato in col
lo d'attorno alla città . Per memoria del qual flirto era vfan^ a nel giorno del-
la fila feda, che vno de i più bei giouani di Tanagra portaffe fopra gì homeri va
Hiontone intorno alle mura , 3c tutta la nobilti de i Cittadini pompofàment*
l'accompagnauano in procellioue ,
PVRGATIONE DE* PECCATI.
DONNA raagra,che da grocchi verfi còpiofe lacrime;con la deftra ma-
no tenghi vna difciplìna, con la finiftra vn ramo di Hifbpo, &c della me»
«efima pianta vna ghirlanda in capo .
Si dipinge magra. Se che verfi da grocchi copIofe lacrime, tenendo con la-»
delira mano la difciplina , per moftraie la confcienza non fimulaca , ma chiara
per molti fegnì 'veri di purgare i peccati, i quali con gemiti, con lacrime, 5^^^
con lamenti ci dogliamo delle cofe tritamente, & bruttamenre commeire,on-
de poi dal profondo del cuore proponendo vn pianto fi maceri ia carne,! digiu-
ni la indebolifcano , 5c l'aftinenza la ftenui , & confami per ottenere con quc-
fti me:(pjj perdono dal Sig«- Dio de i commeflì peccati.
il ramo, &ia ghirlanda dsirriifopodimol^ra, che di quefta fi feruiusnogli
H ebrei per fpargereil fangue ^egìi animali fopra il popolo , per la remilTìone
de* peccati , & fignifica qud gtadodiaino, &:quel "vincolo/per il quale fi ama
congionti con Dio,«S: i'j;iiciiuti a \[iì,Sc da pcccari fiamo purgati, 8c perciò dif-
fei>iuid. Afperge»medoininehifopG,6<r"mu'.idabor jlauabisme, & fup«
Hiucmdealbabor.
p .V ;e R I T I a.
VNf puttino veflito di varij colori , a caaallo fopra vna canna é
Piiericia, è la^piima età dtìì' huamo,che ccminciadal nafcere, di duca
fino ài decimo anno, neilaquale no potend o rhuomo elTercitare !a ragì ^ne per
Huwi me^zi,per eiler deboli i fenfi la quella età , e qugftd lì chiama piiacipi© .
La
DI CESA%E %lPyf^
PVRGATIONE DE PECCATI.
/7i
La varietà de* colori conuicnc alla pueritìa , 6<^^ anco la canna,, perche que-
fta, & quelli moftrano varieti, & leggi erc^za .
P V E 'R I T I A.
\7 N fanci»il!o,che con la deftra mano tenghi vna girella di carta , che gira
al 'Vento, con la finìiha vn Vcccllo , alla cintola la facoccia con Lbri , *
vn calamiio, poleri il piede dcftro fopra vn'orinoio da poluere , il quale moftri
che la poluere cominci a calare a ballo, ìk da la lìniftra banda vi fia vna fciraia,
P V N 1 T 1 O N E.
DONNA rifplendente j che (ìà fopra vna rota in piedi , con vn Timone
a canto , nella mane deftra tenendo vn braccio da mifurare , dC nella
Cniftravn freno,
T uni t ione.
DOnna -veftita di bianco, farà alata, nella deftra mano terrà vn pafTojOUcro
lé^no da mi furare, de nella delira vn freno.
Quefta
174- ICONO LOG I<iA
Qiiefla figura fi capprefencipec la DeaNemell , oncfe fi dice dlcr figli uolci
delIaGiuftitia, & fi vede di bianco per la ragione detta.
L'ali dimoftrano la 'velocità, &: la pre{lc:^za>che fi de-ue adoprare , in punU
re i maluigi , 5è vc\ premiare i meriteuoli ,
li rreno,& il palio da mifurarey (ìgnifica^che ella raffrena le lingue, 8^ To-
pre cattiuc ,mif arando il modo » che né la pena r pè la colpa ecceda fouerchia»
mente , ma che ferbino infieme conueniente mifura , ^c ptoporcione i il che fi;
oilcrua nell'antica legge, pagando ciafcunainpenarocchiojpcr i*occhio>il pift»
de, pec lo piede» & la vita, per la vita ^
P V R t T A.
Vedi a Innocenza »
Titrìtci.
GTóuinetta^veflitadlbiatTCOyCon vna Colomba in mano»
Gioaanccta fi dipinge la purità ^perche (li ne* cuori tener J,doue non Wt
ancoraf^tce le radici^ malicia J & il 'veftimento bianco , e tal difpofitionc d»
m^nteconueneude, come h bianchezza più d'aicun*^ altro colore partecipa*»
della luce ,della quale neiTun'accidentcfenfibileie piì paro , & perfetto , mo-
fti'andolT anchora in queftomoddia poEÌcà circrepiù di tutte le altre "virtù al-
la diuiniti fomigUaiite .
La Colomba bianca, crdimoOra la (Implicita ,.«5(r [wr^tà delia "vita , ^ cq\
colore» ch'e.Ia con ogni delicatezza mantiene, &c col coftume naturale , che è
di godei-e con (ingioiar pariti il rio-compagno, fenz'altro dcfidecarc^ò volerti
per fiuc de naturali deiiderii d* fumare»
PVRITA, ET SIMGER.ITA D'ANIMO.
DO N "^ A. vefcica di bianco , per la ragione detta in alcri luoghi , 3c cht»
tenghi con bella gratia 'Vn Gallo «
Il Gallo, come riferiice Pieri» Valeriane lìb. 2 4.apprenro gli Antichi ,fi^gni-
ficauala purità, <!ic fincerità dell*animo, onde Pitagora comandò a Tuoi Scolari
che doucllèro nutrire il Gallo i cioè la puliti ^ Se fincerici de gli animi loro; «Se
Socrate appre. io PUtoRe qaindo era per morire ,la{cib rtel Tuo teftamento "VB
Gallo ad EfcuUpio ; volendo in quel modo motlrare il faggio Filofofo^che rea-
deua alla diuina bonti curatrice di tutti i mali , Tanim!» Uia para, Se finctra co-
me era piima ► Onde Giulio Camillo nel fine della caBi^^na in marte del Del-
Én di Francia, cofi dille .
Ma a te Efei'tijph adorno
Ei facY& pria, l'angelnunci» del gwrm»
PRECEDENZA» ET PREMINENZA DE TITOLI,
DO i^ N A di graue afpetto tenga in tcfta il Rè degl' vccclli,e con la mano
deftras'opponghiadNn'Aquila^chelellati appiedi ardita, dritta, 6^;^^
con la teda alta in atto di voler volare verfo il detto Rè per togliergli il luogo.
Il Rè de gli Augelli è da Latini detto Trochilo , da Ari^otile Ofebbys quafi
SLcXi Se Pr^fes auiuraj dice Hermolao Barbaro fopra Plinio lib.8. cap. 2 5 .come
che
DI CESA%E 'KlPyl.
»7Js
PRECEDENZA, E PREMINENZA DE TITOLI.
filie fìa Rc> ^ capo 6egf augelli , dì cìie n*^ limicolo , come fi raccoglie da Sue-
tonio in Celare cap. 8. oue io chiama per edere picciolojRegaliolo . Pridie au-
tem ealdem idus Martias Auem Regaliolum cam laureo ramalo Pompeiana:
curis fé Inferentcm, 'Voliicres varij generis ex proximo nemore pertecuta: ibi-
dem difcerpferunt , Nel qual luogo narra Siietonio , che tra li prodigi) delia^
Congiura di Cefare occorfeche vn RèdWccelH il giorno auanti la morte di
Cefare , che fu alli 1 5 . di Mar:^o .
Volando con vn ramofcelio dì lauro verfo il Teatro di Pompeo, che (laua fu
campo di Fiore , oue addelTo ftà il Palazzo di Don Virginio 0:(ì[io, molte locci
d'Augelli da 'Vn bofco vicino Io prcreguicorno,&: \o sbranorno in piti parti, i.el
qual Teatro fu appunto vccifo Cefare il giorno fcgucnte , dal che fi vede che il
Trochilovien prefo per figura d'vn capo d'Imperio, &d'vn Rè, perche è c'iia-
mato Rè, & vien prepofto a tutti gli altri , & dicefi , che l'Aquila Jr effe voltc^
contende con detto Trochilo , come rifijrifcc Aririocile nell' hiOroria iegl' Ani»
mali lib.^. cap. 1 1 . nel fine Trochilus «\4Katur idem , ^ Scnator , & Rei «^ua^
sn^urem
t7S le 0 NO LO G l<iA
mobrem Aquilam pugnare ciim co refcroiit . Et Marco Antonio Sabelllco {».
pra il tudctto paiTo di Suetonio, dtce, Trochilas Rcx Auium , ve (cribit Plinius
vocatur, & ob id perpecuam illi cum Aquila difcordianr tanquam id ^grc ferac.
Si che l'Aquila che h conofce d'elfere maggiore di grandcc^^a, 6: potenza , ha
per male che il Trochilo fi preponghi a lei dandoftgli titolo di Rè, come alcuni
Signori, 5^ Prìncipi per elFere pili poccnci non comportano d'eflTer propofti a-,
più antichi , & nobili di loro per ellère meno potenti , ma la Preceden::^a non fi
deue cogliere a chi tocca, ancorché (\ìi di minor p>oten^a : 6^ però poniamo il
Rè dWccelli ( ancorché picciolo ) in teda delia procedenza j k eguale fa. ftarc
abaflò l'Aquila, die pretende la. magioranza .
PROSPERITÀ DELLA VITA,
VN A donna riccamente Veduta, tenga l'n vna mano il corno d'Hcrcuft^
colmo di moneta, nell'altra va tronco di quercia, con qualche fr^nd» y
&ghìanna, acciò meglio fi conó/ca. In teda porti "vna ghirlanda di quelita
▼iole nere, che non hanno rametti>ma che ì\x\ dalla radice iono piene di foglie ^
So che alcuni per fimbolo della prolperiti ddla vita figurano vn-a cornacchia»
non peraltra ragione fe non perchecampa aliai > ma caglia a dire il vero , che
più torto dsuerrati pigliare per fimbolo della langhe:^2;a della vita , & non per
ìa profperiti^, perche molti po^lono hauere lunga vita , 6c non hauere profpe-
ricà , come alcuni vecchi opprcili dal male, trauagliati chi da paralifia , chi «ia
podagra, & chi da delinamenti „ Profpera vita non chiamerbio quella di Caio
Mecenate, il quale perpetuamente haueua la febre , & ne gli vlcimi ere anni de
ia vita fua , non poceua dormire pur vn'hora/che profpera vita fu quella di He-
racleto Filofofo , che patiua d'hidr opifia ? quella d'Ennio Poeta tormentato da
morbo atteri co ? & che prò ad AntipatreSidonio poeta di canTpare m^olto vec-
chio, feogn'annohaueua nel dì che nacque la febre ? da. fa quale ah fine fu e-
ftinto . Certo che la di coftoro vita, ancorché matura , & longa , profpera dir
non fi può , (\ come per il contrario profperantente hanno altri viifuto , ancor-
chcp.>co tempo, come Alellàndro »VIagno> Marcello nipote ,& figlio adottiuo
d'Augufto, & altri Principi? che glouani in prosperiti fono morti rina non fo-
no ftati al tutto profperi per la breuicà della vita, fi che alla profpetità della vi»
ta , bìfogna , che vi co-icorrino f)iu cofe attinenti non folo alU beni del corpo ,
saa anco alli beni di fortuna , Vi ì\ ricerca la lunghezza della vita , la buona*»
faniti , & )a buona facultà da mantenerli in vita , fé non in co/è foprabondan-
ti , al meno in cofe neccifarie ,cIm ben fi può contentare vao > che hi tanto ,
che gli bada.
Vattper enìm non ejì, cm reYHmjìfppetìt ffus.
Dille Horatio nel primo delle Epiftolc ,
La facoltà nella noftra figura la rapprcfentamo neir habitoricc* , Sc nel fit»
ietto corno d'Hercule communemente ditto della àoaitia,o d'Amalthea,
non l'hàbbiamo figurato piena di frutti cotBe il folito , fi per partirci dall' ordi-
nario , fi perche Paiefa tonar cacche Heccule in Tcfpi CaiìeUo delia Boetia er*^
DI CES<tAKE %IPJ. 177
PROSPFlllT A. DELLA VIT A
/pedo alloggiato da -\na garbata donna chiamata Amalthca, la quale tencua
li Tuo danaro in vn corno di bufalo , onde i compagni di viaggio d'Hcrcole co-
minciorno a dire,che Hercole haueua il corno d' Amalthca,dal quale ne riccuc-
iia abbondantemente quanto gli bifognaua per Tuo vfo, il che non poteua com-
portare loia nipote d' Aaialthea vedendojche il corno fi votaua per fouucnirc^
Hercole. Altri 'VoalionojchcAmaltheafoflrcvna vecchia ricca, che radunalTc
il denaro, che cauaua della v«.;idita delie mcrcantie in vn corno,come noggi di
fa nno molti artcgiani , & che Hercole lo rubballe pieno di danari , indi viuen-
do egli Iplendidamente ,vfcì fuora vn detto , che Hercole dal corno d'Amal-
thca ne prcndcua ogni benciQuindi è>che Filemone Comico p<t ifchcr^o,dinc»
che il corno d'Amalthea, & della douitia non c,altro,chc hauere buoni danaiL
Tuncillud elLe cornu Amaltheae putas
Cui US modi pingit pidtor cornu bouis?
Argentea eft moneta , quam qui pofTidet •
Buie copiofe pco 'vocis cundìi aniuunc •
M
Itpcri
i^g IC0NOL0GI(t4
Et per^ noi Thabbiamc en-pJTj.di mo,neta,pc'. '{]mh< io cìdla fàCo!c^,e d u;tia
rtceffaria a mant«nerfi in vitaprofperamcntójatcero che vnc chenon ha robba
ó?. rrantencrf ,per.r2no^& icmperaCOycheiìanon'Viuc vn profperità, fi com'an-
CiJ pni/perità di vita non ha coluschc per .ricco che f a viuc indi/pofìo di fanità,
lilmentc che la proiperità della vira no com porta ,che vnofia aggrauato ne da
bifcgno, neda male alcuno: nra labuofiafaculiJin^^uefta pro/perità ibeneef^
lcrno,interno farà la buona fanitàjchc importa pii\pitrch-ela ra:nità èi! maggior
1 heforo , che fi polla defideiare . Pirro Rè de ^}\ Epiteti non pif;g2ua Dio per
accrefcimcntodi Dominio, ne per iiccht:^:^e -.nvà lo'amtnic per la lanità .
Hac bene.ccnnituta , pro/perius cefiura "vidcrcr.xurx)mj3Ìa, dice Celio Rodo»
ginolib.^. C3p.24. &. Horarioadlccio^zofiicrille..
Si ventri ;bene., fi lateri cft •■ptdibufcjUe luhs .; nil Piuiti? poterunt regale*
addcre maius^ Che guftc fi ha delle ricche^^^e-jfe non fi ^ ì b«rc ? Valcat poi*
feflor opcrtec^difiTe il nredefimo rotta a Lollio, & a lorquato,
j^«o mihi fortuna »jì r.on conceditur vti .
A che mi lejue la fortuna ,\z ricch<:^:^a fc ncr mi è concefl^o di potarla go»-
.dcre ? conuicncdiinquc che quelle, che la poirìede,ftia bene di corpo, & anco
d'animo, che non fi lalli perturbare dalla cupidigia, dall'ira, dal timore jdalla_r
^fianza^dairallegrczza, dal dolorcC, òda^ualfiuogUa aifettc, ir!Cìto,& palTlo-
lic d'animo, come loggionge Horatioal/iidettoJLollio.
Ql'Ì aipitj aut mctuit, Luuatilìumfìcdomus, autrcs
Vt lippum piemie tabula-, fomenta pcdagiam .
Et quc0o è.qucllo,cnc volfe inferire Giuuenale nella SaiiiaX.
Crandum eft , vt iìt mens iana in coiporc iano.
Dobbiamo pregare Iddio, checi dia vna mente Tara in corpo ^no, perche^
ben rpefic da le pcrturbationi delU.mcnte,c dairinfìimit2j&: pailìoni dell'ani-
.mo s'inducono nel corpo infermità, cheri tolgono la prò/perite della vita.
il tronco di querciajccme di fopra habbiamojdctto, vicii dimoflrata la prò*
fperit<ì in quanto allz fanit:, 6w'Iunghe:5[za dtllù vita^ perche ia querela , come
arbore", che ha il legrume duro , incorruttibile , &;,^ che in perpc tuo fi coiìfer-
iu,è finribolo ideila robuftezza, 6^ gi'.huomini gagliardi iòne detti robufti
lialla J^X)uer«jCome dice Fefto . Rcbum dicitur arubio,6<r" tufo colore, vnde ,
& m^tma^^ux plurimas '^renas eius colorii habet,did:a efl robur,hinc.A' ho-
mines vaien.ties , A boni coloris robufti dicuntur : &(" però Herco!e,ch'era ro-
butlo, 8c forte portaua la Tua iB.-Jii^^za fatta di -quercia , è anco fimbulo della diu^
tuinit^,& della '^'ital]^l.ga , pecche tale albore di quercia viueall^i, & negli
vliimi anni.ie gli proionga la vita, fé fi rotterra,& macera con f'acquajperqual
che tempore però gli auguri a l'AuodiGaiba, a cui di mano gh inteftinide.lla
vittimafutno tolti da vu*Aquib,cheiipcrtòlopfavnaqucrcis,augurorno,chc
.il fommo imperio, ma tardi per lungo ttcìpo d'auuenire, fi come /ucceilejalla
fua famiglia toccai doueua .
La ghirlanda delle xudetce viole nere,denota pur la vira lunga, e profpera di
/anicà, perche li^i viola npia p^ipetuamcnie verdeggia,e Tempre può produrre il
ftcre.coniC dice ThcofraUwiitli'hiftoiic dw Ile piante Ìib.6.c.^. VicL nigr*?, h^c
cnim
D7 CBS^iKE KlPAi ì$7
«nirn ramu'.!s>:afCC,abfad;je...)iucA.C'.m tAr,:<: perpetuo vire.: vtiqu; aliuui xc-
runceiiainfioern fcmpcr pcoa-rre potc(l,(i ino.io qii"»djFiì ceutur , C',)li X\\'
cq vnojcbe (u ptorpciità <li vica , a colta lua pub vlcic fuora ^)ci ogni fciiip<.»,ii: _
produrre non dkò h on , ma.frut;i di honorate operationi . Si modo quod-^m
eola^ur; par che fi coaferui-j^c manceogacoine Ci àx.\xt , d' iioiigiurùcon \i ai'
foidini la fua prosperità divica .
q^V E R E L A A DIO.
DO N MA vcftitad'^^en- candido veb,che haiiendo il "vifo '^«flo,?^: bgn-
meuolc riunito al' ciclo, & la dcltra mano al petto, moftfi. l'alita cnana
cflèr moriìcata da (ieri, Scvelenofiferpcnti.
La meft'itia del volco,.<^riioltra qual lìa l'affetto Jclla querela .
Si dipinge congji occhj l'at^^rimcuoli , riiioki ai ciclo, pctche cornea è dette*
•«*jndri^::^a^ la quercia a Dio Qui habitat in calis . ';,■'*'*
Con la mano morffcata da^ fn penti- , i\ vaol denotare la querela hauerc per
ragioni l'oflfère , ^ rìngiaricrigniiìcace per li (erpenti .
, 11 '^eflimento bianco, «I^' 'a maro lu'l petto, dimoitranorinn©cenza,& l'in- "
t^itiì, per Ja quale ha efticacia detta querela ..
DO'nnaveflitadi ran^perciochegJi Antichi ne* morroiij.& nelle .iinie:^*-
tà loro,, fi '>/ciiiuano di tal colore , h.iuerà in ca^ vn Pallàro IquC^iio ^
vccclio,thc ha il canto mancnconico» & mefto .-
Q V I: E T E..
r\ O NN A, che ft<ì in piedi f^,-)pra -"yna bafe di figura Cubica, con la mair.
^ dcftrafofl^nga vn Pèrpendic<-)lo..
La figuii^Cubics, -omc pif^rike Platone, fecondo il parere dì Tii^eo Lf crew
fcd-./cepcIod-i Pitta^ r,i , jiqualeirrpaiMa dottrina (uà in gfartpattc dagli
,j Egitìijj^figiiificala terr' , che con 'difficolti ti muouepet clltr nerfivopropc o,
i come è ilcentiodeli'^ niuerlo,.^x: npofandofì-quietamenfe , li '•jimofK'-a per ca-
gione della iuaquiciif, & vencnà qucfta princip^imentr,-& immediaramf nte"
■ mollraraja ragione fi potràdire^chr \\ Cub'j fignifiehi qu tte,(S^ ripolOjftando'
\\, egualmente pofsto irr tutti modi', & mouetidoiì con diMìcoltà .
il Pcrpend-Gcv'o, ci dimoiha, chi.' la quiete, w^ il iapofo di cuuc le coQ*, è il (!'• -
nei & la perlcttion ■ dr -rHe ,• mapcrrhe non pollbno rn*ntene^h in quiete, ne_> '
, pu-e gii v-vle:nenti(empiici, che non lianmrcompo 'tÌone,anzi che fi gcneran",.
6<,^ corroMiponu per lb<manr«nimetuo de eompc fti , li quali'mtdcfimamente
1 1 ^ C(^mponf;ono.& : ioluono'dicontinuoj^: nc^'cieli che :ono incxTrottibiii, vc-
I Ji ur.t) c,h;a;i2men:e vn perpetuo-motoi-quindi è,che non conofcendo noi real-
I n;e: ;Ce 1 .'. quiete, d c:anw- trsreii celiare deKmoto^ il quale nonjx tendo giufti--
Iharccol iciifo randiam-cirna-ginando con l'intelletto; A' perche deila quiu^^
no; p-T h.-.nr.o in ifpitt •^dcìi'huomo, diremosiiora elTo quietai fi:,qua?r«to i fuoi-
zr. > i ili p; ' ueiOie ii l'àctioni fono regolati,eTett»:!in modo,che dKtistaBU' --
te •> *-ì:\i^> -i fv-r it al luo^o-dellaquiew fliao ^.t he è i*a!tra vira ; pp.v. tct'hi j'^; a^; ,
BeMti>i>?rvy;: t^ull =^erniil,T:ent?,comeiM'^rp^;;dKofò;t>Hf «.'gsaLr&^^ft-M Uì
D
tt» ICONOLOGIA
iriCMtcalpuntoìmaginacodeirOnzzonte, ouc è la Tua quiete.
Quiete .
Onna , di afpctto graue > & venerabile ; farà veftita di nero , che pcrti /èc®
qualche fegno di Religione, fopra all'acconciatura delia tefta , vi ftarà v»
jijdo , dentro del quale fi veda vna Cicogna tutta pelata per la vecchie;:^za > la->
quale fi riposa nel nido, & è nutrita dalla piet^ de figliuoli .
La vera quiete, è impofTibile , come habbiamo detto , poterla ritrouar com-
pita in qucRo mondo ; Con tutto eie vn certo celfar da negotij d'importanza
per menare vita Tenera penfieri , che mantengono con anfietà la trente, fi do-
manda 'Volgarmente Quiete,^: è fòlo vn lafciar altrui per attendere a fé fte(Iò,c
però e molto riprenfibile nel confortio de gli huomini , 6C nei viuere politico »
priuarfi di quella fijliciti, che viene dal giouamento, che fentono i Parenti,6^
gl'Amici dall'opra d*vn Cittadino vtile alla Tua Patria, fé non fi Q per cagione-»
di Religione , la quale fola merita, ehc fi laici da banda ogn'altro interefiè;6c
però fi dipinge detta figura in habito Religiofo, S>c graue, S>c venerabile, non eC
lèndo ogni huomo atto a fèguitar con lode tal fòrte di vita,ch'hà bifogno d'in-
tero giuditio , & di falda inteniione notata nell'afpetto de! vifò , & nella com-
pofitione del corpo, come racconta Ariftotile nel lib. di Fifon .
11 veftimento nero, moftra la fermezza de* penfieri, òC la quiete della men-
te , non elFendo atto quefto colore a pigliar de gli altri , come fi è detto altroue.
Ancora dimoftra, che l'h uomo, che attende alla propia quiete, e ofcuroap-
preflb il Mondo,non rendendo fi famofo nel fuperar le difficoltai della vita coru
^tiledel proflìmo.
Per la Cicogna s'impara , che in vecchiezza principalmente , fi deuc procu-
rare quella poca quiete. che fi può trouare, quando ftanchi , 6c^_ fati) delle co-
fe terrene, 6<:^ caduche ; con più ardore, 6^ maggior fede aspiriamo alle ce-
lefti, & perpetue- . '
RABBIA.
Vedi a Furore^
RAGIONE.
DONNA veftita del color celede , ftar<ì]co* piedi fopra alcuni Serpenti
alati,& moftruofi, li quali terrà legati con vn freno.
La ragione, è virtù dell'Anima , con la quale fi reggono,& gouernano le po-
itv:^ di elTa, le quali per cagione del peccato originale , <^ àt\ fuo fomite, fono
in noi corrotte, & mal inclinate .
Dipingefi di color celeftc il vcftimento , perche la ragione deue femprc con-
formarfi col Cielo, & hauere splendore.& chiare:^:^a *
Il freno, è indiciotlel difcor/o, & della ragione , con la quale tutti gli appeti-
ti inferiori , che fi rapprefcntano fotto figura di fcrpenti i perche mordono l'ani
nima, incitandola al peccare; & tirando Iperan^a della noflrarouina daireHec-
to della lor prima imprcfa fatta con Adamo, fono tenuti a fieno» & domati.
HA*
DI CESARE %1PA.
RAGIONE.
///
VN A G!oain«, armata, con la corona deiroro in capo , 6<;^ le bracci a-,
ignude, nella deftra mano tenga vna fpada , & con la finiltra vn fren ■> »
col quale aflfrena rn Leone , farà cinta dVna candida benda, dipinta tutta cor
note d'Arithraetica.
Quefta virtù, è domandata da Thcologi fov^a dell'Anima, per eirerela R.e»
gina, che dà le vere, & legittime leggi a tutt» l'huomo ,
Si dipinge grouane armata , perche è difefa , & mantenuta dal vigore della-
/aprenza, il pigHa molte voice prelTo gH Anrichi 9rarmatura eilcsiare , come^
nel hgnincaco di Pallade, 6c in altri propofiti »
La corona dell'oro , che tiene in tefta , moftra, che la ragione,èr©Ia ha dan-
te 3 far fcopriie gli huomini di valore , 6^^ dar loro fplendore , <fam.i , prczx *^
dc^ch'arezza, ne è cofi ringoiare l'oro fra met3 Ili , ancorché i^a ii p;.'. prega-
:o, che più fipgolarenon fiafrile potenze dell'anima «udrà quefl.., che dirn^a
tiamo Ragioneria quale hab fede Tua nella più ngbil patte^dcicorj o,aw'"'«.ic
L. !»...:_. ^. ^^ iijyigQreatl'operarc,
M 5 Per
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antm;:
r
iSs ICONO LO G lo^
Per le braccia ignude, s'intendono l'opere, le quali c[uando hanno principia
dalla vet a ragione, non hanno macchia, òfofpctto alcuno, che le veli,© It.
adombri ;talchenonfi veda immediatamente vera, 8^ perfetta virtù.
La (pada, è il rigore, che bifogna adoprare alla ragione , per mantener netto
il campo delle virili da viti) predatori de beni dell'anima ; ^ a quefto pro«
pofilodiireChriftoSignornoftro, Non venipacemmìtiefein terram fedgla-
«ijum;perc1ic tutta la fua de ttrira, non fu ad altro diretta, che a fare la difunio-
dc viti) già inuccchiati nell'anima, dalla virtù, per nìezzo della ragione illumi-
nata dalla fua gratia .
Il freno in bocca del Leone, ci nota il /en/b fpggiogato , & fbttomcfTo ad ci-
& , il quale per sé {lc0b, e ferociflfimo , & indomito .
Le note di Arithmetlca fono porte , perche con quefte fi fanno k ragioni in,
detta aite, che prouano le cofe reali, come con la ragione, che (là neiranima,fi
proua, 6^ fi conofce tutt© quello, che appartiene al ben noftro .
Bigione .
VNa Glouane,'vcftita di'color celeft-e , ccnclamidetta d*oro , nella deftrt
mano tiene vn'hafla, abbraoci:^rdo vn'ailoro conlafinifìra; dalquale^
penda vno Scudo con la tefta di Medufa depinta r^l ircc^zo d'cdoi i^aucrà Tcl-
mo in capo con vna fiamma per cimiero »
Già fi è detta la ragione del veftimento , 8<r^ della Clamide dell'oro nelle fi-
gure di fopraiEt perche rhafta fignifica l'imperio, ci dà ad iatcndere la ragione
eller'la Regina, che ccmandii in tntto il regno denacompofluradeH'huomo.
L'Arbore deiralloio con la tefta di Me<lura pendente , da edò, dimoftra Ja-»
vittoria, che ha la ragione de gli inimici contrari) alla virtù,la i^uale gli rendt^.
ilupidi , come la refta di Me4u{à,che faceua rimanere medefimamente ftupidi
<juelli,che la guardauano,& leggiamo che Domitiano Imperatore la portaua-»
/empie fcolpita nell'armatura, & nel figillo, a fine dimoftratfi vittoriofo.
L'Elmo, notala fortezza, Si^lafapicnzadclla ragione, cfìendo^lla quella
pruden:^a neiranima intellettuale, che difcorte i fini delie cofe, 6c^ quelli che
giudica buon!,leguf, fi<^ fugge i contrari).
La hamma^mofìta, che è proptietidella ragione inalzarfi verfo il Cislo,S^
di fatfi fimile a Dio, dal quale dctiua la noffcra nobiltà .
!\jgione .
D~ Onna Matrona di belliflìmoafpetto , checonladeftramanotcnghi-vna
sfer:^a, & con la finiftra vn freno, fi come U cauallo fi doma col fieno, 6<f*
li pucci con la sfer^^a , cofi la ragione gouerna , e doina le cattine afiettioni del-
l'huomo.
RAGIONE DI STATO.
DONNA armata di CoraC(^^a , Elmo, &: Scimitarra . Sotto rarmatura^
po;tirà vna traiierfina di coiore turchino ricamata tutta di occhi) ,t>
tìiuiccchie, con ladelh mano terr^ vna bacchetta, con li» q.ualeraofiri di dare
vn rouerfcio d?J latodcftro , cue lìano alcuni pa.paueri,i maggiori de' quali fi
«iollraià con faict» Topradettu della bacchetu , the Ùslììo da ella r4»cti , ^ get-
taci
DI CESALE %.IVA.
RAGIONE DI STATO.
1S3
tati i capi per ferra , 'Vcdciidofl rlmado folo il gambo Intiero , 5c^ ahuni alcti
picelo!! papaueri .
Terrà la finiftra tifano appoggiata fopra la tefta d'vn Leone, & a* piedi fia vn
libro pofto dall'altra parte, con rinfcritcione l V S,
Si dipinge armata, per dimoilrare che riuomo che premeditai ragione^"
Yuole quando vi fuflero \t forze il tutto dominare con l'arme, ò altro mc:5;^zo.
Si rappicfenta con la -s-cile di colore turchino contefta d'occhi,e d'orecchie,
per fìgnificare la gelofia, che tiene del Tuo dominio,che per tutto vuol hauer oc-
chi,& orecchie di (pie , per poter meglio guidare i Tuoi difegni , ó^ gì' aUfui
jroiicart-, .
Se le dà la bacchetta per mnftrarequefta Ragione di ftato cflercpropladì
chi ha dominio, & (ignoria , dalla quale i'huomo diuienc iaiperiofo , ancorché
ogn''vn©, per ben che Principe non fia , pofl'a haucrc '^rna certa ragione di fta-
lo improp:a,con la quale 'Vogii gouecnaxe il dominio delle lue colè , &r dri;^-
M 4 zacle
i84 IC ONO LO G liA
zarle a! propodo fine .
I papaucri gettati per terra, cerne dlctmino, fignjficanc,che chi iì ferut del-
la ragione di ftato ,non laflamai forgcr perfonp^ chepoflàmoleftarlo jafomi-
glianza della tacita ri Tpofta data da Tarqiiinio al Mellone! fiio figliuolo. \ex
Tpdut deliberabundus in hortum Mìum tYt^nfìtfequenie nunciofilij , ibi inanéu.
lamtacitusjun>mafauferumeapitadìcitmhacuhdecufìj[ey parole di T.Liuia
nel primo lib. Decade prima . Jl che 'vienoderuato da molti per li^^ore di ra-
gion di ftato >8c!^ per moftrarfi Teucri : ma di cquiw il Principe dcue più tofto
farfiamare,che temere, & ciò pervtil Tuo , perche il timore genera l'odio, &
l'odio le ribellioni ,&: però deue più tofto conforme a l'equi t4 amare, &liauer
a piacere Vaflalli ch'habbino polfo di ricchezze^ nel modo ch*è conHgliato Ve-
/pefianolmper. da Appollonioin Filoftrato lib. 5.cap. 15. Diuitibus autenu
jDermittes, vt facultatibus tuto frui poflTmt .. eniinentiores fpicas , cjuacunq; fu-
pra c^teras fé attolhint non amputato, iniuftaenimeft in hoc Ariftoteliscatio,
poi che fi /piantino quel
«Ielle nouità, in qncfto modo . Difficiles iiomincs, moleftofq; potlustanquara
fpinas è fegetìbus aufer, &res nouasmoiicntibusJtcrribilcmjtcoftende, naini-
tando tamen magis,qnam puniendo*
Le fi mette a canto il Leon? , per eflcr di natura fimile a quelli , che per ra-
gion di ftato cercano eller di continuo fuperiori a tutti gl'altri , come anco per
dinotare la 'vigilante fuftodia , che fi dcuc liauerc con fortezza , per conferua-
cione'delfuo Stato."
Il Libro propofto col motto 1 V S , dimoflra , clic taluolta fi pofpone la ra^
gione ciuile, per caufa di regnare,quanto per la publica vtiJicrt,comc per «flcm-
pio può condonare taluolta il Principe a molti la vita ^ <:heperlormisfatti per
legge Ciuile haueuano perduta, per feruirfi di effi in guerra giuftajedendo che
rifulta molto hauer huom.ini di virtù, e di 'Calore . Ma più d'ogni altra cofa^
detto libro col motto , 1 VS , infcrifce quel detto che hauer foleua in bocca Cc-
fare Dittatore, d i Euripide Tragico n€ le fenidè citato da Cic. nel 5, de gli oSì-
tij, & riportato da Suetonio in Cefarc al cap. ^o.
J^mfivioUndum eU I f^Syvegnandi gratta
f^iolandum eH : alijs rebus pietatemcolas .
I quali verfi cofi habbiamo tradotti mal condili , ma in mode che intcndei*
fipoflino feguitandopiùchefi può l'ordine del tefto latino •
Se la ragione violar ft deue
Solo fi deue per ragion di Hate
l<ljW altre tofe la Tietade Honora:
II qual detto quanto fia impio ogni pciTona pia giudicar Io può ^ tttefbchft^
ogni Prcncipe malTimamente Chriftiano deue anteponete ail'intercdè prepio,
6c^ a fimile deteftabile ragion di (lato la giufta ragione giuridica, la quale chi
calf cft ra 'V ien poi al fine pu j ito di la giuftitia di Dio .
RAM-
DI CESA%E %IP^. Jfj
RAMMARICO DEL BEN* ALTRVr.
DONNA macilence, veftita di nero, &: fcapigliatajCon la deftra fi ftrap-
pi capelli, hìbbi alla finiftra mammella attaccata vna Serpe, & alli piedi
'vn Nibbio magro .
E -vcftita di nero,*pcrcIie i penfierì , che piegano a danno del pi;o(IImo,rono
tutti luttuolì,^ mortali, che fanno ftarc continuamente in dolore ,& in tene»
bre ,che offufcano l'anima . e trauagiiano il corpo . Et però fi ftrappa i capelli
•dalla tefta , ellcndo i Tuoi penficriironchi > Se 'V.olti finillramente con Tuo do»
lore, d<.^fa(lidio«
Il che con più chiarc;^:^a dimoftra la Serpe attaccato alla mammella, il qua-
le come manda freddilFimo veleno al caore , (S(:«ftingue il calore , che mantc-
neua l'huomo viuo , cofi quefta triftitia aftiigge l'anima , &: l'vccide , introdu-
cendo il velenof er li fenfi , che in qualche modo Tentone l'altrui felicità , 6^
però anchora fi dipinge macilente.
Il Nibbio ha tanto dolore del bene altrui, che ti i^ende fino airodio de propi)
.^gli, come fi è detto in altro luogo, &c però ù adopra in qucfto propofico .
• • ]^mmari£0.
Vedi Atfanno»
RAPINA.
DONNA armara con vn Nibbio per cimiero , Se con la fpada ignud«j
nella man dritta, nella finirtra hauer^ì-^rno Scudo, in me:^::^o del qua-
le fia dipinto Plutone j che rapircaProferpina,6<,^ja canto da 'Vna parte vi fia
^n Lupo,
Non è altro la rapina, fecondo S.Tommafo /ccunda lecunda? q. 5<5.art.8.che
"▼n torre a for:^a la robba altrui , & però fi dipinge armata con la Ipada ignuda
in mano, come ancor lo dimoftra Virgilie^ quando dice .
I{aptas fine more Sahinas,
II Nibbio è rapacilllmo vccello, come è noto a ciafcuno , Se perche fempra^
TÌue con l'altrui, rapprelcnta la Rapina .,
Proferpina in mezzo allo Scudo in braccio a Plutone, fignifica quello mede-
fimo , come anco il Lupo, come dimolira Tibullo elcg. prima .
At 'Vos, exiguo pecori jfurelq; Lupique
Farcite, de magno eli; preda petcndagrcge.
R E F V G I O.
TT N huomo auanti d*vn'altare,che ftia irginocchionejcon le braccia aperte.
V E cola chiariffima, che gl'altari appicllo gl'antichi, come anche oggidì
iono per Tanto, & inuiolabile Afilo , ò rifugio tenuti , & quindi è che apprell©
Virgilio. Priamo di ogni altra fperanza di làlute priuo , Te ne fuggì all'altare .
Et Ouidio nel lib. de Trift. dice,
Vnica fortunisiira rcpcrta meis. Cioè,
Vn Tol rcfugio alle diig! atie mie .
RE-
D
iS^ ICONOLOGIA
R E A L T A.
DONNA, che aprendofi il petto, moftri il cuore; perche all'hova fi dlct-
/n'huomo reale,quando hi quelle medcfime cofe neli*oprc,5c nella lingua,
ie quali porta nel cuote, & nell'intentione .
I{£galità ,
Onna giouane, allegra, la quale (tia in attogratiofo di porgere con la deftra
mano vtia coppa d'oro, Se a cauto vi fia vn* Aquila.
Si dipinge giouane, & che porghi la coppa d'oro nella guifajchc diciamo,
perciochc è propio de i giouani di donare,& regalare altrui, per hauer loro l'ani-
mo grande ,&generoro, come anco dimoftraqueftoiftellò l'Aquila, per ellcr
fra p|i vccelli magnanimo, & liberale .
RELIGIONE;
DO N M ^ veftita d'vn Camifcio, Scola, oc Piuiale , ftarà fopra dWna pietra
quadra ta come habbiamo detto in altre figure della Religione , terrà cocu
la hniltra mano, con beila gratia , vn bciliinmo rcmpio , & per terra vi Tara vna
Cscogna con vna Serpe nel becco .
RELIGIONE VÉRA CRHISTlANA.
DONNA di belio afpetto, circondata intorno di rifplendenti raggi , haue-
là il petto bianco, & fcopecto,ck alle fpalle l'ali * farj vellita con ^na vefta
Itracciata , e vile , le ftarà vna Croce a lato , tetri nelh man dritta al:^ata verfo il
cielo vn Libro aperto in modo, che paia 'Vi fi fpecchij , nel quale fialcritto :
Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo , & ex tota anima tua,d;^^
ex omnibus viribustuis. Hocefl:primum,& maximum mandatum,recundutn
autem limile huic . Diliges proximum (icut te ipfum . In his duobus mandatis
tota lex pender, «S.: Prophet<? .
Starà appoggiata coìi la mtn finiftra in modo, che paia Ci rìpofi (opra la banda
di itta del tronco traueifo della croce ,& dalla banda finiftra del detto' tronco,
penderà vn freno , & calcari con li piedi vna morte in terra qutui proftrata , in_»
modo, che fia la Caluaiia di elià al piede della Croce. A.Ila figaificatione della det
ta fi?ura, perche tanto bene , & coli facilmente è fiata ftcfa, d^ dichiarata da_»
'vn bell'ingegno, nell'epigramma fequente, non occorre, che vi aggionga al-
tra efpof tionc_> .
Qua-nam tam lacero vertita incendis amidu ^
Religio fummi vera Patris foboles ,
Cur veiles viles ? pompas contemno caducas
Quis liber hic ? Patris lex veneranda mei .
Cur niidum pedus ? decet hoccandoris amicunrr»
Cur innixa Cruci ? Crux mihi grata quies .
Cur alata ^ homiiies doceo fuper altra volare
Cur radiansf* mentis dilcutio tenebras
Quivi ducet hoc fr^rnum i mentis cohibere furorcs
Cur libi moiy prcmitur ? mors c]uia raoais ego .
DICESJ%E%IP^'I. '^7
RELIGIONE.
D
O N N A allaquale,vn fotti! velo cuopra il vìro>tcnga nella deftra maria
vn Libro, & vna Croce, con la finiftra vna fiamraa di fuoco, Se apprcilb
tlecta figura fia 'un'Elefante .
Secondo la diffinitione di S. Tomafo nella 2. della i.parte, allaque(ì:.72.&
art.7. & alla qucft. 84. art. 2. 5c do gl'altri Scglaftici,^ virtù mora!c,per la quale
riiuomo porta honorf , & riuercn:^a interiormente nell'animo, &: e Seriormen-
te col corpo al vero Dio . E anco ne gii huomini talmente infcrta da natura la
religione, che come dice Ariflotile per quella più, che per eilere ragioncuol^,
fono differenti da bruti animali , vedendofi-cib chiaramente da quello ,chc^
De' pericoli improuifi , fen^^' altra de'iberatione , ci volgiamo a chiaaiarc il di-*
uino aiuto.
Se le fa velato il vifo, perche la religione negli huomini riguarda Dio, come
dice S. Pauolo perfpeculum in i*'?2/^!-r/'ij/f,elIendc eglino !tg£ii a qoefti fenfi cor-
porci y & perche la religione è (tata Itnipie fegret^ , ccn-'eiuandcfj in millcrij,
che
i88 lCONOLOGI<tA
che fono figure, iiti> & cerimonie, come fotto certi velami afcofa .
La Croce, b ne fignifìchi Chrifto N. S. CrocifitToib cofa d'elTo Chrifto, è gW
riofainfegna delia Religione Chriftiana , aqualeiChriftiani portonofomma^
vencratione , riconofcendo per quella il (ingoiar beneficio della redcntion loro*
Il Libro, ne di ad incendere le diuine Scritture, reuelationi,& tradicicni,del*
I«qualivien formata ne gli animi la religione .
il fuoco , fìgnifi^ca la deuotione della pura ,5: (incera noftra mente tendente
verfo Dio, il che è propio della religione .
Le (ì dipinge a Iato l'Elefante, per elfere più d'ogn'altro animale rel)gioro,ca'»
Rie fi dirà : Narra Plinio nel lib. 8. al cap. i . che quefto animale e raro in bon-
tà, prudente , amator dell'equità , e humano , perciochc mcontranda Thucmo
a cafone* deferti ,che habbia fmarritoiJ camino, tutto amoreuole, bC m*n-
fucto gli moftra la via j è difcreto, perche come dice l'iftcllb Plinio , occorren-
doli di padàie fra armenti fi ican^a tanto dcftramente,per non far lor male,ch«
eglino medefimi non fé ne auuedono .
Maqiiel chèfapiùanoftropropofitorè quefto raro animale il Hi©rogIific©
della Religione ; raccontando pur elio Plinio al luego citato , che egli ha in ve-
ncratione il Sole, & le Stelle , & apparendo la nuoua Luna , fpontaneamentt^
va a lauarfi in acqua di "viuo fiume, & amalanck>fi chiama aiuto dal Cieio,buc-
tando verlo il cielo deli'hetbc, come me:^:^e, per intercedere gratia di fanit*.
llchc tutto vkn eonfirmatoda Piscio Valeriano» Scaltri Autori, fl^iJSaa»
nazaro nella fua Arcadia, cofi dice.
Lyìmmi qual fera , èsìdimenUhuTnans,
che s'inginocchia al raggio della Luna,
E per purgarfi fcende alla fontana ?
Onde vedendolo tante rare qualità in quclto nobili (lìmo animale, non po-
co piacere, & /odisfattione hbprefb, con(lderando>,che tal figura è propia infc»
gna dell'Ili laftrillìmo Cardinal Montelparo m.ioSignorCiper vedere, che fingo»
larmenteconuengono in S.S. IlluftriLfima le fudette qualità di Religionej Pru-
denza , Giuditia , ócT" Manfuetudine , che con raciilimo ellempio rilplendono
nella Perfòna d'elio Sig. Cardinale ; in modo, che non pure l'hanno re(o degno-
del grado del Cardinalato, ma lo fanno ajico dignillimo di maggior honorc,(5«:
efalcatione>eome viene per i fuoi gran meriti da tutto il mondo dcfideraco .
B^ligione ,
MAtroaa, d^afpetto venerabile , veftita di panno lino bianco ; terrà la de-
(Ira mano aperta , & la finiftra fopra vn'altare , nel quale arderà 'vna-»
fiamma di fuoco .
Il i'ao o fopra l'altare , è fVato in vfo di (àcrificio predo a molte , & antichi(^
fimcnationi fino alla venata di Chrifto, il quale placò Tira di Dio, non col (an-
gue de Tori, o degl'Agnelli , ma con sé ftelio, & con la! uà propia carne, & col
propio fangue , il quale miracolofamence fi cela per faluce noftra (otto fpccie di
Pane , di. dì Vino nel SantilBmo Sacramento dell' Fuchariftia . Et fi vede que-
fta figura con la mano aperta , d^ con ['akatc in -sta. Mcd<iglia antica di Elio
Aatotìiiìo.
Ve adi
DICESA%E %IPJ. 'Sp
Vcflcfi di panno di lino bianco, per moftrare la candidc:(Z3,<:hc M riicro-i \ \
materia dircligioneA peiògrEgicti) non voIiuano,clìC ne* loro Tempi) h p' f
tallero panni di lana,anzi ancora i morti fepelliuano con panni di lincn-ofifan
do cofi la religione, & purità di elli . Et Plutarco nel lib. d'ifide , ìk Ui:ndc_ »
dice, che a Dio non (ì conuienc coli alcuna, che non fia pura , -5^- candida, 6C
perche il panno lino bianco fi purga, e netta più degl'altii,giudicorno gli f gic-
i«j,chc folle pili conueneuole a Sacerdoti , &:allc cole di Rcligione,chc ciaicun*
altra fotte di panno , 6 di drappo .
Religione.
DOnna di maeftà , & di grauità , 'vcftita con manto ricco fatto a vfo di Pi-
uiale, haueri velata la telta, fopra la quale lo Spirito lanto rifplcnda con
la luce de fuoi raggi in forma di Colomba . Stari detta figura fopra vna pietra
riquadrata , che dinota Chrifto Signor noftro , il quale è la -Nera pietra ango-
lare , che dille il Profeta ripiouata da gli Edificatori della vecchia Legge , & è
per elFer porta poi nel principal cantone della fua lantaChiefa ; non e alcuno >
che pò (fa porui altro fondameBto> come dille S. Pauolc ,
Ha quefta figura da vna banda vn fanciullo con le tauoie di Mosc,con alcu-
ne rofe , SC" alcuni rami fecchi , per moftrate le pairate cerimonie de /acnfic: j
antichi, & dall'altra banda far*? vn'altro fanciullo, che i'bitiene il libro «le Van-
geli],perche in Chrifto tcrminocono Catte le profctìe,ò«: le cerimonie dcìla vec-
chia Icggc^.
Tiene ella nella finiftramanola ^?rga del Sacerdote Aron , Snella delira.»
le chiaui della Poteftà Ecclefis.ftica,per aprire, & ferrare il Citlo, a gli hucmini
conforme a* loro meriti. Dunque da quefto vero,& viuo ritratto, è nata la no-
ftrafanta, & ver^ Religione modello di falutejfabricato da (anti Oottoti lopr^
le pietre riquadrate da quattro Euaijgciilli Scrittori della Ec^j^e piena di Spiri-
to fanto, di Religione,di fuoco , d'amore, & carità .
RELIGIONE FINTA.
DONNA ron habitograue, e lun^o, a /edere in -^'na Sedia d'oro, (opra-»
'vn'Hidra di fette capi, haucndo detta Donna vna corona in teda piena-*
di gioie ri/plendcnti con molti ornamenti di veli , 3c d'oro , nella deftra mano
ha vna ta;^za d'oro con vna lerpe dentro . Inanzi a lei iono molti inginocchiaci
in atto di adorarla, ik. alcuni ne fono morti per terra; perche i faifi ammaeflr^-
menti degl'cfempij allcttano con qualche appaicnza di pi2ccre,ò di finca coni-
modittì tcrrcna,ma al fine preparano l'Inferno nell'altra vitu><!ìc le calaTi^iti nel-
la preiente, che per fecreti giuditij di Dio , vengono in ccu -oo lìon aipcLtato .
R E P V L S A DE PENSIERI CATTIVI.
\/ N' huomo che tenghi per li piedi vn picciolo fanciullino , r cheeon difi
porta .attitudine losba- ta in vna pietra qi:adra,e per terra vene lìc'-v.- mor-
ii di que'lijche già fieno ftati pcrccOi in detta pietra .
Perche tutti i Theologi confentono, che Cril'lo è p'etr-,n «'ciie aitentanit^ntc
auuertirc nel Salmo 56. Super flurr)inaB.;bylon:s, L'"v:timo t.-i^ctto, oue il
paiiadc'piccioli fanciuUi sbattati fopra la pietia, 3eatui qui uncbit , t*^
allidct:
JpB
IC 0 NO LO G I^A
R. E P V L S A DE P E N^ T ^ R T CATTIVI.
aiiitiet panmios fuos ad- pretraTj ,. Coli da le Parafrafi efpoflo .. Beato -è chi Éi ,
t^rr^ijoueroconecnera dali 'vicij , 6^^^ romperà i piccioli luon cioè primi moti
a lapictradi Chri!to:^ cheè'ftabilc loilentamento , &: bi(e dcIi*aoÙTJa noflra. .•
Però noitmtrdtiuemo rompere li nortri penficrrdi catttui aifetti mente fono
piccioli -uautijch* crdèhino, 6^s'att.icchsn&'al!a dclibetatione sbattendoli,
cane habbii^rjo dett .ì,r;c r» pif tra di Chriiio, cioè '^•oigendo l&;mer'i:« nollr-i- ,.
c'I cor r.oftr© ^ erfo CHr fto,collocando in ki ogni iioftro pcnfiero,»!<,^^criu fto
è parere ds'Futh'rfjiojcu'fariicp.i'n ■ Ji lai detta Tliauena Adimantffì,(iuidic»-
? • eh egli ,iI]C>.):a Ile pociv^ ge-.c-.ie t ; drf'co .G^.io daC. hriftiano qu .ndo ncl'pri^,
jvoiibvoidef€rnedi}ci ùiiusrcjiwr , che f-cciamo rtlilìenza alli primis mot» rcu-
i ..i iiiaiiÌ4.-i.ì .
Dttm 'iceti^ ^S:.n.ì' di'-iTairg-iTtìt pt.Vi -I Jla metus",,
^•>>%n.\%i.\ •;:5!.:;^ :; niue nii> !,»:;•] ^rrr
ij'^^\^ :.s i. A.. .n\, '*..». \JL.'.. L,.> .ì-,ì:«1.; ivil.i,:^ J^olbi
T) I e E S J%E Kl? ji . />/
Et ruus in*, ipiens ir£.re/Tftat «quus.
Nam morat cLc vires.tentras mora percoquit TUas
Et validas fcgeces.qu? fuit hciba, facit
Quae pixbet latus arbos fpatiantibus 'vmbraSj
Quo polita cft primurn tcmporejvirgafuit,
luncpotccat man>i)us fumma tellurc rcuflli,
Nuruc fiat in immf n'unj vii ibus audla Tuis ,
Principijs oblia-, lexfi medirma.parstur ,
Cura mala per longos conur-iucremoras ,
i{e Hi tui tiene.
DOnna , lao^uale conta danari con la man deftra /opra la fir.iftra Tua, A^ t
canto vi iaràvna calla-, ^-^n racchetta di danari .
Il contare i danari cl''vna mano neiriitra, cixiimoflra, che tpo, che fa reftì*
rutionc della robba non fua /ncnfi.priua di cofà alcuna , an^;^! nnolt (plica insè
ftdlo le facoltà, difponcndo cofl ilCreditorc ad «ller liberale verfo di Te ; ouero
melila che la reflitucione deuccller libera , àT" la deue fare ciafcuno da sé ftei-
fo , ff nz'altra n-,e:^zanità .
La cada, 6C il (acchetto,ci daimo r<'^nO;,chc'tantoilpoco,quaiito rfelTai ,fi
deue rcftituirc a*proprij Padroni.
^efnnetiione^
DOnna ignuda , che efcafuora d'vna lipòltura.
R E S V R R £ T T I O N E.
DONNA ignuda, -che a tr'-iif rfo habòia vn velo ,(&: con la fìiiflra teaga_;
'vna Fenice, la quale per opinione d'akruni Scrict^^ri, è vccello, che iì rio-
ua nell'Arabia, otic ìe ne f^à frnza ccnTpagrriaff ella fua fpetie, &: quando è vec-
chia, per lunga 'Ctàj accende il fuoco con l'ali alcalor del Sole,e s'abbrugia ;poi
dalle Tue ceneri ne nafce vn'-ouc, oc da quello ella ri/orge giouane s viucie vn*-
a'tra volta , per far fiflelToj Ha vecchiaia ,& è eroico bene quclta attiene cele-
brata da Laitantio firmiano-
RETTORTCA.
DONNA bella, vefìka riccamente, con nobile acconciatura di teft.'',rro-
ftrandofì allegra, & piaccuole, terrà ladeftra mano aita,& aperta, & nel-
la (iniftra vno fcertro., & vn libro portando nel lembo <iclla vcile fcritre quelle
parole . Ornatus perjuafìo : & il color del vifo fari robicondo , & alli piedi -\ì
iàri vnachimiera ;(ì come (ì vede dipinta al Tuo luogo.
Non è huomo 5] ruftfcoA si ieluaggio, che non (enia la doIce::^:^a d'vn'artì-
Hciofo ragionamento in bocca di perona faconda,!- he fi sforza perfuaderequal
che cofajperò fi dipinge bella, n-bi!eA' piacfuole, tient-ladcftra manoalt?,(S(:
aperta, perei oche la Rettorica difcorr e per vie larghe, & dimoi; lationi aperte,
onde Zenone per le dira qua, 6: là Ipaf/e , & per le mani allargate per tai gcfto,
ia Retorica internretaua . Et Quintiligno riprende qu<rUi,cheorandoin qual-
che caufa, tengono le mani fotte il mantello , come che s'f gli trattalicro le co-
it pigramente. ,
Lo fcettro è fegnr, che la Rettorica, è dominatrice degli anio)i,& gli fpero-.
ipj ICO NOLOG l<iA
ra, raffrena, piega in quel modo,che più gli piace .
Il libro dimoftrajchc queft'artc s'impara con lo ftudio,pec non hauerfi da al-
cuno in perfettionc perdono di natura.
Le parole Ornatus, 6^ perfualìo, ingegnano roffitio del Rcttorica, che è di
iftruire altrui a parlare conuenientemcntc per perfuadcrc.
La Chimiera, come è dipinta al Tuo luogo, Na:^ianzeno,e Io fpofitore d'He-
fiodo intendono per quefto moftro le tre parti della Rettorie*, cioè la giudicia-
le per lo Leone,pcr cagione del terrore,che dà i rei, la dimoftratiua per la capra,
percioclìc in quel genere la fauclla fuole andare molto lafciuamente vagando :
& vltimamentela Deliberatiua per Io dragone per cagione della varietà de-
gl'argomenti,& per li affai lunghi giri , & auuolgiraenti,dc' quali fa di meftie-
tepcr ilperfuadere,
RICCHEZZA.
DONNA vecchia, cicca ,& vcftita di panno d'oro . Cieca dipinge An-
ftofane la Ricchei^^^za nella Comedia intitolata Pluto , perche per lo più
fé ne vi iti cafa d'huomini poco mcritcuoH,a quali fé hauellcocchij ,che le icr-
ei'ilcro , non fi auuicinarcbbe giammai; oucro perche fa gli huomini ciechi alla
cognitlone del bene, con vn finto raggio , che apprefenta loro de commodi i «Se
de piaceri mondini, fenzalafciar loro veder la vera luce della '^irtiì,re per par-
ticolargratia non è faperata la fua inclinationc.
Si dipinge vecchia , perche inuecchia alcuni col penficro d'acquidarla ; altri
co! timore di non perderla>hauendone il pofTelIo.
Il vcflimento dell'orof moftra, che te ricchezze fono beni eftecloii , &: cht-#
non fanno airinccrna quiete > 6^.al ripofo deii'huorao .
DOnna in habito regale ricamato con ducrfe gioie di gran {lima,cht>
nella man delira tenga vna corona Imperiale, & nella lìniftra vno Scet-
troj & vn vafo d'oro z piedi.
Ricchezza è poirelhonc d*oro,d'argcnto,gIoiejStàtI,terreni,cdificij,giumc»-
tì, ferui, vcfiliiicnti, i5s:c.
La corona in mano, lo -Scettro,& il vafo a* piedi, moftrano, chela prima . &
principal ricche^^a, è poflederc la -^-olontà de gli huomini, come fanno i Re j
ia feconda, è li denaro .
RICONCILIATIONE D' AMORE
ad Sig. Gìouanni Zarattini CafìeUini .
DONNA giouane, allegra, coronata d'vna ghirlanda d'herba , chiamata
Anacampieroce; porti al collo vn bel zafiro , nella man dritta vna coppa,
con la finlftra ^^^"^'^^ per mane due pargoletti Amori .
La Riconciliationc è vna ri nouatione d*amore,chc fi fa col ritornare in gra-
da della cofa amata ; ImperciochedairaTìore tragli amanti nafcono contin-
uamente iofpetti, ingiurie, a quali fuccedono lo fdegno,rira,(Si: la gacr-ra,c»me
vagamente efprime I crentio, In amore hjcc omnia infime vitia : iniuriqjfufpi-
cioius,inimcitix, njuciu:. Beliti rn,paxiurlunu.. llmedsfimo dice Horatio
rida Satira j. lib«2.
iif
DI CESARE %IPJ.
RICONCILIATIONE,
//i
In amore harc funt mala, bcllunt
Pax rurfum.
Lcqiuli differcnrc occorreno canto pili fpelTo, quanto più (ì ama , Se quifiit»
piilvnoama, tanco più ogni minima cofa l'offende, ripatand; fi di ncnelìcrt.»
rtimaco da la cofa amata conforme a lo fmìfurato amor rao,& che fi faccia tor-
tot i meriti fuoi , onde facilmente conccpifce l'amanre dentro di fc fdsgno , &
ira, in tal modo che non penfa di portare più amore , anzi s'inciudelifce nell'o-
dio ,ma sfogata Tira con far dispetti alla cofa amata , fi pente de l'odio, chele
hi portato, non può più (tare in ira, & in gucrra,ma brama, <S: cerca la pace,!*-
quale ottenuta gode uè !a R iconciliaiione d'Amore, da la qu.ilc e rinouato,no-
:o è quello di Tcrentio, Amancium ir£ amoris redintcgratio eli:.
L hcrt>a Anacampferote farà figura della KiconciliaLÌone ,noiche gl'antichi
jienncro , che al tatto di elf^ ricoinaircro gli amori , ^ncorchc con O'Jio fallerò
icpolU, fi co:-ne tiferdce Pli *io iib.24. cap.i 7. nel fine .
N li
tpjf. IC O NO LOG Inyi
Il t^affiro di colore azzurro, fimllt al Ciclo fcreno , ferui: à per fimbolo dell* i
Rìconciliationc, che arreca all'animo fereno ftato di tranquilit J,petchc ha vir-
t« riconciliatiua j Se molto vale a rifo. mare la pace per quanto attcfta Bartolo- ,
meo Anglico, jib, xvi.cap. 83. per autorità di Diofcoride. Sapphirus itaq; le- \
cundum Diafcoridem habet virtutem difcordiarum reconciliatiuam,multunu
etiam '\alet, vt dicitur, ad pacem reformandam ; ma eie (la pofto per curiofi- ;
tide'fcrictoti, non per cfHcacìa,ch'habbia l'hcrba Anacampferote, «Srla pietra '
del :^Affif o. Se bene pub ell'ere che il zaffiro habbia virtù rict^nciliatiua donan-
dofi -vn bel zaffiro all'irata Dama ,}a quale per rifpetto del dono facilmente fi
pub di ponere a reftituiie l'amante nella priftina gratia , perche li doni, 3c prc- ,
lenii, hanno gran forii^a .
La coppa, Thabbiamo pofla per figura del prcfente, poi che in ella C^ pongo- t
no i donatiui,chc fi mandano a prefentare : 1 prefenti vagliano molto nel con-
ciliari, & riconciiiatione l'amore, & mitigare gli animi fdcgnati, & placar l'ira 1
de le perfone, come dice Ouidio nel 2. dell'arte amatoria . ,
Mimerà crede mihi , pìacant hominefq; Deofqs
Tlacatur don's luppiter ipfe datis. !
Detto prefo dal ter;(o della Repub. di Platone citato da Suida,& deriuato da
vn vcrfo di Hefiodo , fecondo Fopinione di molti , ma appreflb Greci era "Voce
Corrente^ Euripide ne la Medea.
Perfiiadere muncra etiam Deos diéterium eft
Aurum vero potius eft mille didis, hominibi.s.
Onde Seneca per motto d'vn Filofofo dice,che non ci è la più dolce cofa che
il riceuere .
Omnium elle dulciffìmum accipere .
I prefenti dunque hanno gran forza di indurre la co^ amata alla riconcilia-
t:onc,tanto fi: è dama interellàta, quanto nob:le,& 'ibcrale d'animo, peiche s'è
interefiata fi moueri alla riconciiiatione per rinterellc di quel prefente, le è no
bile, 8^ liberale d'animo fi mouerà da'la gentil cortefia del donatore , elFendo
(quel dono, come inditio, è tributo dell'amor fuo.
Li due Pargoletti Amori fignificano il doppio amore , che doppo l'ira fi ge-
liera,& fi radoppia nella riconciiiatione con maggior godimento, & gufto de-
gli amanti, il tutto vien defcritto da Plauto nell'Anfitrione . j
Nam in hominum astate multa cucniunt huiufinodi ,
■ ' Capiunt vo'uptates, mox rurfum miferias. ' !
Ira? incerueniunt, redeunt rurfijm in gratiam, '
Verum ir^ : C^ qu? forte cueniunt huiurmodi l
Inter eos , rurfum fi reuentum in giatiam eft
Bix tanto amici funt inter (e, quam prius. I
Riforzand^fi l'amore ne la riconciliatione,& crefcendo due volte più dì prì-
iDAj non mancano amanti,& amici, che a bella pofta cercano occafioni di fde- '
gni, e riiffj per duplicare più volte la beneuolenza, & l'amore, &c prouar fpe^O'
i fiioiui fructi della riconciiiatione . Difcordiafitcarior concordia, dilfe quel
Mimo Publianoj e perb Agathone poeta era vno di (j^icUi , chcdaua occafione! '
«Pau-
l
DICESJ'KE'KIPJ, ///
I aPaufanla Tue cordi ili (lìmo amico di adirarfi , a.ccib che proualTc dopp-c cwn-
. rentdtrtlla riconciìiiirione ;dichf* ne fu jrcntijoreEliano lib. 2 cap.2 1. lucun-
diflìmum amantibus ti\t leperio, fi ex con tcn tiene, ^ (it busciitr. nmc^f.js n\^
gtatiam redcanl . Et fine nubi 'vidc:ur nini! i!iis.de!tift;hilius2cuiitie pelle.,
, Huius ergo volvjptatjs perr<Epe eum paccicipem facio , frcqueiuer cum i o con-
icndcns , Gaudiwm enijji capit, fi ccnf cntipogm ^ cuin co Ipjbiiidc diiloluam #
i tC reconcilcm .
RIGORE.
HV O M O rigido,& fpau^ nteuole , che nella deP.ra tiene vna bacchetta
di ferro, ^ a canto vi d Struzzo.
Si deue dipingere queft*huorno rigido, ^T fpauentcuole,c{rendo il rigore^
Tempre difpiaceuolc, &: rifolato ad indjur timore r^e gli animi de fudditi .
Onde la verga di ferro fi pene per l'afprt ^za del caftigo, òdi fatti, o di paco^
1 le. Perciò. 9, Pauolo minacciando a Coiofienfi, dimandò le vojc.uaiio,. che egli
indalFe a loro con la piaccuole:?[za^ h puri: con 1.^ verga di ferro .
Dipingcfì apprcllb lo Struzzo, per dimoftrarc,che il Rigore , è miniftrodcL-
U Giiifkitia pani(.iaa,& che fupera pjcr fé fteflb qualfiuoglia contrafto,
ì RIPRENSIONE.
DO N M A horrida, & armau con cor£:?;^a, timo, & fpada a canto , neU
la man deftra tiene va 'vafg di fuoco , & n$lla finiftra vn corno > in atto
di fonarlo.
La Riprenfioae, è vn rimprouerarc altrui i difipttì, a fine che ie ne a{lenga,&
I ; però fi dipinge horrida , & armata , per generar/ì dalla riprenfione il timore, &:
Q. come rhuomo s'arma di fpada^<Si altri arnefi pct ferire il corpO|Cofi la riprcri-
„ fione dì parole ferifce l'animo ,
•I Tiene il fuoco in mano , per accender neli'huomo colpeuole il roflòre delU
! i'>ergogn^.
Il corpojè per {cgno d$l difpiaceuoi fuono^geaerato dalle voci di riprenfione,
RIFORMA.
DO N M A vecchia, veftita d*habìto Semplice, corto, òC {cnz'ornamen-
to alcuno ; con la dcftra mano terrà vn roncietto , ouero vn par di forai
Bice , 6;^ con la finiftra -vn libro aperto p nel ^ualc -vi fiano fcritte le feguen-
ti parole.,.
Vereunt di [crimine nulh .
^mmifix legef .
Tecchia fi dipinge, perciochea quefta età più conuiene,(5c: è piiì atta a rifor*,
mare, & reggere altrui , fecondo Platone nel V. della Rep. onde per la riforma
intendiamo i buoni vfi conformi alle leggi, i quali fiano tralafciati pcrliccntio-
fo abufo de gli huomini,che poi fi riducano alla lor forma,&: confille principal-
'■' mente la riforma efteriore > & interiore ,
!«■ Si vcfte d'habito femplice , & corto^ perche gli habiti riccsmenrì guarniti ,
ìJ.' non folo fona Mota di fuperf-vjcà, ma ancora alle voite di licentiofì coftumi,d^
■i ciò caufano la morbidezza , 6c^ gli jigi di tali hahiti nelle pctfonc , che quelli
ti ' vfano foptabondan temente.
N » Il ron-
!p(f
ICONOLOGIA
Il roncietlo ancora , è chiara fignificatlcne di riforma , pcrciochc (ì come-»
gl'arboti , i rami de* quali fuperfluamcnte crcfciuti fono , con cd'o fi riformano
tagliando ^h quello, che foprabonda , S^ che toglie all' albero il'vigorc^ .
Cefi la riforma lena uaigrabbufi di quegrhuomìni in quelle cofejnellequaii Ir-
centiofamente fi fono laiciaci trafcorrere più oltre di quello > che comportane
k leggi . Il (ìmile anchora fi può dire delle forbici , che tagliano le fupcrfluità >
4ome è manifc(^o a tutti «
11 libro dinota le leggi , Se conftitutioni > fecondo le'quali fi deuc •vìuere , &
riformare i trasgfeflori, che Te bene quanto a efli le leggi fono perdutefchc non
le ofleruano , an::(i hnno il contrari o , non però quelle perifcono per cafo alcu-
no, come bene diinoilrano quelle può le di Lucanone! libro 3. Debello Ciuili,
€h«dicoav).
Veruna
Tereunt difcwmne nudo Ummìjjizkges
Et cofi per eflò libro fi riducono air-vfo antico le leggi iiaLfcìate , tsnto ne
;"#iftumi, cerne ne gli habiti,3c^ di nuouo fi rifoima ne^lihuoHiiiiilavia^
<l tUofletuanza, & lo ftato di buon reggimento.
EPIGRAMMA.
Quos ratio mores docet,& Icx prauus abufaS'
Deformat, longa diminuttq,- die .
Hlncvclutarboribus latèramaJiacrefcunt
Nec matura Tuo tempore pomafeiunc.
Sic vana ejcurgunt vitioium germina, & &lca
Virtus humano in pedore pr€i{- iacet .
Noxia rerum igitur fortis cenfura recidac
Vt vit« redeac fplendida forma xì^^mx .
RIFORMA.
MATRONA ^vecchia , veftita d'habito graue , ma femplice fenz* al-
cun* ornamento, con la dcftra mano terrà vna sferza,&coM la lioutra
▼n libro apcciocol motto, v/^rgMe, in vnafaccìata,^ Obfecra, ncii'alcra.
Per la riforma intendiamo quelle ordinationi de' Superiori , con le quali a*
buoni coilumi tralafc'ati petìicentiofoabulodegli huomini fi dà nuotia,-? mi-
glior forma, conforme alleleggi^efi tornano di nuoao ad incroduice ccii me-
defimi, e queito con quei due principali, e conucnienci nr ^(^zi, cioè con jVtòr-
tare dimoltiaco per il libro aperto j e col riprendere, e caligare dimeftrato pet
fasfet^a ,a>iibedue meglio fignifieati con le due parole del motto canate da >.
Paolo nel cap.4. della 2. a Timoteo, e del facro Concilio di T rento alla fcfT. ( j.
nel CI .della R iforma,ricord?.to a detti Superiorijacciòche Ce ne (ecuano in que
fta materia, cioè, che debbono efler Paftori , Se non percullori , che diuono ri-
cercare di ririi are i fijdditì da gli abbufi più con lefortritioni , che coi caOiiiOi
operando più in uetfo quelli ramorcur^Icsza, che l'aulltrità , più rcroitationi »
che le minacele , e più la carità , che Timperio . Ma non ballando poi i'ciorta-»
tione , fi potrà venire alla sfer:^a , Tempre però mitigando il rigore con la mun-
fuctadine,il giuditio con la mifericor Jia, e la {èusrità con la riaceuol'':^:^^,che
cofi s'jntrodurrà facilmente ogni riforma ne* popoli rvgc^erci,c tanto più quan-
to il tutto fi farà con maturo configiio, che però fi diping»; in txì di Matrona • '
RIPARO DA I TRADIMENTI.
HV O M O che tcnghi in braccio vna Cicogna, la quale habbla in becca,
vn ramnfcello di Plàtano .
La Cicogna ha naturale inimicltiacon la ciuetta , e perbla ciuettaleordif-
fe fpello infidie , 8c tradimenti ; Cerca d; trouare !i fuoi nidi per corconipergli
gl'vuoua couandolc elTa medefiraa , cofa molto nociua al parto della Cicogna ,
per l'odio inteftino che le porta. Antiuedcndo la Cicogna queiìo , cioche in-
tcruenir le potrebbe Ci prouede d*vn leroo di Platano , (iC k> mecre nel nido,
perche sa beniirimo,che la ciuetta abbou-ifce tal p^antij^C^ cl-.e non s'aceofta
doue lente l'odore del Platano . Ux tal riparo icHa fitura dall'infidi^ , ik trad.^
adenti dtlla ciuetta, "',
N 5 RI- '
rpi ICO NO LOG IttA
RIPRENSIONE GIOVEVOLE.
DONN k d'v ti matura , veftita d'hab^to grai!e,e di colore rolTo, terra co»
\x defti a mano vna lingua, in cima della quale vi fia vri'ccchio , portcri
in capo ma ghirlanda dxilTenrio, 6<,^ della meòefima lierbi ne terrà con la-»
^niftramano.
Si rapprefenta d'età matura , perciochc il vero fondamento di riprendere,(S:
auuertire altrui , conuiene a perfonc di molta efperienza , &: per.eircre Tctà fe-
nile attillima, &c di moltaveneratione apprcfTo ogn*vno,ncHa.corrcttioiic,6^
nella riprenfione è di maggior autorit^f , e fa maggior affetto .
Vtendum eft forte in obiurgationihus , & vocis contentione maIore,5r ver-
borumgrauitateacriore^ dice Gicer.!ib.primo,deoffit.&quefl:Oidice il Sanna-
zaro nell'Arcadia neirxi. profa . IPriuiiegij della 'Vecchie!;(7a'figliuol mio fo-
no fi grandi , che vogliamo , ò no, (ìamo coftretti ad'obedirli , elfendo che per
«ie:^zo deirerpct-ieR^^a fono atti a far frutto nelletiprenfioni, perche come dice
C cerone nella v. epfftola del primo libcc delle^uc familiari.L'elperieni^a più ia-
Tegna ., che lo ftudio delle le ttere .
L'habicograae.é^ di color roflo dimòftra, dhelarfprenfiotie conuiene di faf^
la con grauiti, e non foor de-terTnini,accicche fia di profitto, e gÌGueuGle,ciren-
do che tale operatione-fi pub dife^che fia fcgno di vero amore,i8^attodi cari-
ti. Nunquam alieni peccati obiurgandi fùfciplendiim eft negotium nifi cura
•Rternis cogitationibus esaminant-escófeientiitm liquido nobis coram Deo rc-
fponderiKUis diledtlone . S. Aguftino ftìpraepift. ad Galat. eficndo, che quan-
do fi corr-cgge^S: riprendc-ecn animo appallìonato , & con impeto, e furor<L>.»
non é dilezione j e amore . ^Quindi foggiungc riftefib Aguftinonel medcfimo
luogocitato Dilige,. & die quid voles, & fa apropoficoquello,che dice Grifo-
ftomo in S. Matteo al cap. 1 8. intornoalla tua '\ita fi) Auftcro,intorno a quel-
la degl'altri benigno..
La lingua con l'occhio fopra fignifica'Vna perfetta regola di par!are,percio*
che, coni* dkc Chilone Filofofo , & lo riferifce Laertio lib. primo Cap^.
Ccnuicn^e all'hucmo di penfarc molto ben piima,che parla quello;, che ha da-»
clpriraere con la lingua .
Cogitiindum prius quidloquarìsquam lingua prorumpat in verba, 5,: Aul©
Geliolib.S.Nod. A-ttic^ Sapiens lermones fuos prscogitar, &: examinat prius
in pi:<5lo: e,qLiam-^roferatin or-c ; ^ per ragione potiamo anco dire,che la lin-
gua per non c'elTcr eha fiata concelT^accibche l'-vfiamo in ruina, danno,© de-
trimCi ,to alcru',c(Tere accf>^t ,& auuedoti in adoperarla con ogni affetto gioue-
uolc in aiuto ,& aiuto di queiii.- i «^uali hannoneceffità^ non che bilogno d'ef-
lerriprefi..
Laghi-rlandad'afTentiojChe tlene-in capOjTom'anco conia finiftra manogH
Egiti j per queft'fhcrba (come narra Pierio Valerianoncllib.Cinquantottefimo)
fignificauano con ella vna riprenfione gioueuolc , &c che hauellc fatto vtile a-.
\nùy che folle fuori della buona ftrada.j dcT" trafcorfb ne i '^fitij , & che poi au-
Bertito ,& ripre(ofifauuedeneA?iuendopef rau'.ienire'coftumatiffimamente^
perciochc ralltntio è amarilTimo al gullo , fi come ancora le tipicnfioni paio-
no a
G
DICESA%E%1?A. J99
80 a ciarcano malagcuoti , ma fc mandato giù fi ritiene , purga tutte le colkicre
dello ilomaco, 5^ per il conerario il Mele raccrefcc, il quale fignifica le dòìci,
^ grate adulationi ,percicche diccfi negli Aforifmi de' Medici, che le cof?^
dolci fi conuertono in collere , onde fanno cadere i'hucmo in (gualche nnala^
dirpofitionc^ .
RISO.
I OVA N E, 'Vago , veftito di vari) colori /m me^z© d*vn verdie, 5<^^
J fiorito prato , in capo hauerà vna ghirlaiid'a di role , le quali comincin»
&d aprirfi .
Il Rifo è figliuolo dcirallcgre^'^a,& ^'Vnorpargimcntodi fpiriti fottili mof
fi nel diaframma per cagione della maraviglia , che prendono li fi;nfi mc:^zani..
J Si dipinge il Ri lo giouanc, perche all'età più giouenile, & più tenera, più fa-
filmcnte fi comporta il tifo, il quale nafcc in gran parte dall'allegrezza; però a
dipinge giouane, &;^^ bello ^
I Prati {: fuol d:re,che!>i\fDno quando v«rdeggiano,& i fiori quando fi apro*-
l»o , però ambedue caa\iengono a quella figura .
rouancnsr,-vefts£« d'habfto vcrde,.dipinto di fieri con vn cappelletto lOj
tefta pieno divariè p-'nne , le quali fignificano lej^giereii^za, 6<,.__ infta»
Eilìtà ronderuoi'nafcerei'immoderato tifo, fecondo il detto del Sauio:.
Mifus-abundatin ore Hultorum .
J K Giouane, allégro , & bello : terrà in vna mano vna Mafchcra con Iju
faccia difl:otta,&^ brutta, perche il brutto, & l'indecente , e fcnza de-
coro, come dille Ariftotile nella Poetica ,da materia di tifo, 6c vi lac-à vn mottOè
R E V A L r T A..
yN A giouanetra coronata di rofe.pompofamentevefl;ìta,checonladé*
ftra mano porghi insatto liberalillìmo vna collanar d'oro, & che auanti ài
efla vi fieno due montoni y-cheflianoinatto fiero di vrtarfi con la tefta.
Giouane, & cfsronata di rofe ^i dipinge. perche il Riualc pone ftudio in com-
parire con grafia, & di dare buono odore di fc, fi come gratiofa , dt odorifera è
la rofa ,la quale non è fènz-a fpine , volendo fignificare , che li diletteuoli pen-
fieri amorofijcheh<jin tefta vnriuale, non fono fen:^a /pine di Gelofia.
Vt^tC\ pomporamente,& moftra di porgere la collana d'oro nella guiia,che
fi è detto,percioche rhuomo,che ama, & ha altri concorrenti,vuol moftraredi
non eflere inferiore del fucnriuale, ma con l'apparenza , Se con l'opere cerca di
«fiere fuperiore > 6<^^ fa; a gara di fporgerc liberalmente più preiiofi doni alla^
oofa amata^ . *
Li due montoni , che con le corna fi sfidano a ccmbatfere infi^cmc , fignifica^
(come Barra PierioValeriano nel lib. io.) laRiualità, poiché a fimilicrm-
battimenti moftro , che cozaino per caufa di Amore, come quei, che vengono
a conofcered'efiereofFefijfe le pecorelle da loro amate vedono efl'erc. da aìwi
montate, onde il Sembo nelle fue fìanze, dille
G
\
009
ICO Nò LOG lU
RIVALITÀ.
Tafce la Tecorella ì verdi campì
E lente il fm monton cc^i^ar vicino,
' Ma di quefti (imiU contefe di Riualità ne lonopiene qiiafi tutte Tcgloghc^
Paftorali. oi^^ ^iv
■ {.■"■<..■
i^fiv: 'KT^V^ ORE.
HVOMO armàtó,chemaridiractte,co(ìlodIping€ì!anoglIEgittjyedi
ili Oro Apollinea .
SALVTEDIPAVSANIA.
DO N N A a (edere fopra «vii'alto feggio , con vna ta:^Ea in mano , 6^ a
• canto vi iar^'va*Ait8rc, fopra al quale iianma Serpe raccolta con 1^
Ulta alta-, " " ' ' .: ..si ^J.. .■•
^'-.-^ " . ^4 (Quatti,
DI CESARE %IPJ. 3»f
Quefta fìgur::!, è formata fe-on do li pili antica intclligcn^^ ,daIL quale s im-
parata e ilm ente, che fia fallite, de in che coni) ila .
Primieri! mente TAharé prefio gli Antichi , era vltimo rifugio di quelli , che
^Ton haueuano altro modo per fcampar dali'iia ?icii'irimico,& It-ad tilo alcuno
s'auuicinaua, non lì trouaua huomo tanto prolontucfo , ò di s\ poca religione >
che rofFendellè ; &<^^ però Virgilio iiìtroduc^ndoPuanioneirvltimaBCCcilifà
fènc^a alcuna fperanza humana , finfe che da Creufa folle eiortato a Itar vicine
all'Ahare, con ferma credenza di conferuare la vita per me:^za della religionf}
Adunque elfer faluo,come di qui fi raccoglie, non é altro , che cRet libero da
graue pericolo fopraftante, per opra o di se, b d'altri .
Il feggio, 8<f" il fed ei e , dimoftia, che la falute partorifce ripofo , il quale è ft-
tìe d'ella, ouero di quello,che la riceue. Però Numa Pompilio primo introdi>t-
tore delle cerimonie facre in Roma, voHe,che di ppoi che il Ijciilìtiofoflè com-
pito, il Sacerdote fedellè , dando indicio della ferma kà.Q. del popolo >per ott«-
nimento delle graiie dimandata nel farrificare.
" La ta:^:^a dimoftra jche der mez^o del beuere fi riceue la falute molte voltai
con le medicine , & con mjeviicamtnti pigliati per bocca .
Il Serpe ancora, è legno di falute , perche cgn'anno fi rinoua , &: ringiouani-
fce, è tenaciUimo della 'vita, forte, ^ l'ano, & buono per moltillime Priedicinc.
Si fcriue, che per sé ftello troua vn'herba da confolidar la 'Nifl:;i, & vn'altra,che
è molto più da fufcitar fé fteilo ancora mo, to . Et nelle facre lettere mifterio-
fàmente dal Signor Iddio fu ordinato da Mosè , che fabricalfe vn Serpente di
bron:;^o fu'l legno, nel qual guardando , chi fi trouaua ferito, riceueuafolo co»
Io /guardo la fàniti.
Si notano adunque in quella figura quattro c.ìg'oni , onde nafce la falutc> >
le quali (ono prima Iddio, dal quale dipende principalmenje ogni bene, ScT'fi
dimoftra con l'altare ; Poi le m3dicine,6<^ le cofe necellarie alla 'vita per nu-
trimento , ò(r fi fignificano con la ta^z jl'altra l'cuacuatione de gli humori fo-
ucTchi moftrati nel Serpente , il qual fi /poglia della propria pelle per ringioue-
liirc . Il quarto è il cafo accidentale nato fenz*opra,ò penfamento alcuno,ilcht
i\ moftra nel feder otiofo, come auuenne a quello, che fi rifanò della pugnalata
dcirinimico,chegli franfela cruda poftema.
Et perche fi difìingue la falute de Sacri Theologi in falute d'anima , S^ ài
corpo, diremo quella dell'anima pclFederfi , quando fi fpogl'a ì'huomo delitti
proprie paOìoni , & cerca in tutte le coie conformarfi con la volontà di Dio , 3i
Quella del corpo quando fi ha commodità da nodrirfi in quiete , & fenza hOfkr
óio , Il che fi mollra nella tazza j &; nella feggia . "-^
S A L V T E.
T^tr//^ Medaglia d* intonino 'PìoJìàfcolpìt>a .
A N C Tv L L A , che nella deftra mano tiene vna ta:?^za , con la i|tia^
porge a beuere ad 'vna Serpe, 6c nella finiftra 'Yiu verga, col titolo ,
F
j^> ICQNO LOG [<iA
Salute.
IN vn*a!';rade! medèfimojfi A'cde vna Donna, là quale con là finlftra mai-
no tÌMìc vn'haila, Se con Ja,dcfl:ra vna tazza>.dando da.bere ad vna Serpt-,
^u Ica ad vn piedeftallo.
L'hafta, &:Lpicdéfl:allo,moftrano!arerme:<^a,& ftabllitiln luogo della-»,
(«ggìa detta di iòpra, perche non fi può dimandare falate, quando non fia ficu*-
ra,& (labile j.òchehabbia pericolo di fiiiiftio accidente, ò pur dicadcrc ., \)à{ì
che i'aflicuu.l*hafta,fopraalla quale fifolkngAvquefta figura ».
V
S^A-LTTE DEL GENERE II V MA NO,,
come dipinta nella libraria Vaticana .
NA. donna in piedi con vna gran Croce, & apprciTò dctta.%ui:a vn/àn*
ciuHo,che-regg? Tuie /palle ì'aica.di Noè ».
SALVRRITA, O PTRITA^ DELL'ARIA.
DONNA- di afpttto fercno ,.6c,_ bello, veAita d'ero, checon vna'man©-
tenglii ^na colomba , ók con l'akia (uileuato in alto il vento Zcifiio al —
trimente detto Fauonio tra le nubi' con quello motto.. SPIRAT LEViS- AV»-
RA FAVONI, & acanto vi alliita vn'aquila..
Si fa di afpetto fei:eno,& bello, .come principal fegnodi fàlubriri'.
Il "-vertimento d'oro, perche l'oro è decto-da l'oraioucro aura,- Au um en'm;
abauraeft dtctumj fecondo 1 fiderò lib; i&u perche tanto più ri ip'cnde, quanto^
eheè ri percolo dall'aria ^laquaienua^ntoèpiii pura ,-t^nto paìèdeiettabile^ ,
dc^_^ falubre, di che n'è fimbolo in quella iìoftra figura To'o metallo più d*ogni'
altropurojdileitabllcj.falubfe, & confoftatiuo,c< me dice Bartolomeo Anglico^
ilb i<5. cap.iiii.Nihil Inter metallaquoadivirtutem inueniturefficac'usraurum
«nim temperantius eft omni metallo, (!i: purius, & ideo virtutem habi^tvconfor»-
«atiuimjcofi l'ariaitcmperata, &; pura ,& confortati uà vale tanto oro-.
Tiene con "^namano la colomba ,. percicGhc(comc narra Pierio Valeriane»
Ub. 2:2. è gierog'ifiao dsU'àriajiSc'nei.tenipo pefti!ente,& contagiofoquellii ch«
altra carnenon mangiansj.che di-colombe , non fon mai da^contag'one alcuna
ofiì-fi, <!^ era in vfo, che felapelleiominciàua a ofì^ndere grhuiim!ni,non (1-
prepiraua altro ciboa i;R«> che lacarne delie colombe , quantunque Diodoro>
affermi , che il vitello, ^l'echa folamente foife il nutrimenti di quei Rè..
Il vento Zefirojche tien&in alto, .gli.fi dà,perche fecondo alcuni Autori iven-
ISJiafconcsKdairariajComc atterta Ifidoro oe natura rerum, cap. 56. & i*aria vicn
purgata da* venti Beni^ni,c té|»eratlifi;come da venti maligni, & intéperati vien
corrotta, come ualTAudro vento detto,'-b h?uriendO;Q"5 trahertTacquajchefa
l'aria grolla, nutrifce,& congrerra Ic-subìi & ohiamafi notho in Greco, perche
corrompe^l*aria,!a pe(tc che nafte dalla corrottione dell'sria per ladiftemperan-
7a d- Ile pioggie, cdella ficir<t, loffiando l'Auflro vien trafpoitata in vai ij paefi;;
Xfxz foftìando Zeftiro, che fignifica portatore di vita difcaccia la pefte, rende pu-
ra l'aria , àC dillipalc nubi , la medrfima vii tu ha il vento Borea altriraent«it-.
licttp Aquiloac ,, ma noi hiibbiaoio cittio ztfiìo , come \'Ct.xo- più d'ogn'altco-
';..,.. ' benigno,/
DI CESARE %ITJ.
SALVB-RITA., O PVRITA DELL'ARIA.
JtiJ
tenigno , t grato , a Poeti .Homero padre di tutti gTaltri voìcnao nella quarta
O^ifiea defcriucrc l'aria falubre, pura,« temperata dal campo Elifio,cofi dice.
Sed te ad Elyfium csmpum j&fines t'erra
Immortales mrttcnt,'v'bi flauus R adamanthus eft.
Vbi vtiq;facìilima viuendi ratio cft hominibus .
Non nix, nequehyemsIonga-jRcq; vnquam imber,
Sed femper Zephyii fuauiter Ipirantes omncs
Oceanus emittit,ad rcfrigendum homines . cioè.»
Ma te iì€ li confini de la Terra
Al campo EUfio li celefli numi
Ti manderanno doue è Radimantho
Oue e tranquilla vita a li mortali ,
Oueneue non è, ne lungo verno
tst pioggia mai ^ ma fol zefiro /pira
Avit
204^ -ICONOLOGItd
Aura foaue , che da l'Oceano
Mandata foia refrigecio apporta.
Ne quali vcrfi auuertifce Placarco fopra Horoeco.eh'rgli conobbe la tcmpe-
runza deirarla eirecelalubrc, & confatli alla làniti de corpi , & che il principia
d« t 'Venti deriua dairbumorc, &che l'innato calore de gli aniraaU hidibife-
gro di refrigerio d'aura fualie . Onde per fignifìcare quefta falubiità , & tem-
peranza d'aria , habbiamo poft» quel motto, Spìrat kuis ^nra fanoni, cioè,
che doue è ialubrità d*aria ,* fpira la ruaue,5<: delicata aura di fauonio, che è rif-
tcllb, che zefiro, habbiamo figurato detto vento folle uato in alto dairaria, per
dinotare,che l'aria quanto più è lontana dalla terra , tanto più è pura , &C fimiLe
«Ila purità celefte, & per conreguen:?;a più fatubre : quanto pòi è più 'vicina aU
ia terra, tanto più è aria fredda, 6^ groità fimile alla qualità di eira,& per con>«'
rcguen:^a meno falubre ,
L'Aquila, che 'vì afrifìrejfignificala falubrltà dell'aria , perche effaconofcc-.
quando in vn paefe vi è l'aria infetta , donde ne fugge , & vi a far ftanra, doac
è l'aria falubre, & ciò naturalmente fanno lutti gli augelli,^mabaftiadiraoftrar
ciò con l'aquila, come regina di tutti gl'altri augeUi .
SALVEZZA.
penfiamojche fia ftaco fatto per cfTere flati molti dall'acque con l'aiuto di quel^
lo faluati , poiché nel Tempio di Netunno, che era in Iltbmo fpeffo s'andauaj
A "Vedere fopra il Delfino falemonc fanciullo d'oro, & auorio fatto ,il quale.»
haueua confacrato Hercole 4theniefe , percioche i nocchieri per hauere ficu«
lu nauigatione fan riuetenza a Palemone , dunqui per la Saluezza (ì potri di-
pingere Palemoiie fopra il Delfino .
SANITÀ.
Vedi Gagliardezza ♦
Sariitei.
DONNA d'età matura, nella man deftra haucrà vn CzXo , 6c nella {ini-
ftra yn baftone nodofo, al quale farà auuiticchiata intorno vna ferpe.
11 Gallo , è confecrato ad £ cui apio inuencore d-eila medicina, per la vigilan-
za , che deue hauere continuamente it buon Medico . Quello animale da gli
A .tichi era tenuto in tanta vencraDone , cht gli ficeuano facrificio j comei
Dìo ; Socrate, c^^me fi legge predò a P latont^quando (I trouaua vicino alia mot
te, laTciò per teftameiito vn Gallo ad Efculapio , volendo (ìgnificàre , che come
faggio Filofofo rendcaa gratie alla diuina bontè , L quale medica facilmente.,
tutc^ le nollre mo'eftie j 6s^^ però è intcfa per £(ì:ulapio la participationc del-
la vi et prcfcn te.
Il (crpe , nei modo detto j è fegno di fanità per clTcr fanidìroo , & molto più
deglialtii animaÌ!,che vanno per terra j iScpotì.; ijiliemeil battone, & 1?, lerpe,
che Io circonda , figmfi.canoialànicà del corpo manteDUta per vigore dell' ani-
mo, & de gli Ipiiici.
Eccoli
DI CES A^ %IPA
JOJ
S A N I T
Etcofi fi dichiara ancora da alcuni, il fetpenie di Mosè pol^o mcdefinia»
mente iopia il Ugno .
SANITÀ.
DONNA diafpcttorobufto, d^diet<Ìmatura,ch«conIadeflf4 tnaMC
tenghi VHa gallin3,& con la fininira vna fcrae.
Le fi dà la gallina, perche appredb gl'ahtichi/i ibleua fàcriiicare a Efcniapi^
èc era fegno di fànic4} imperò che quella forte di facrifìcio dicdnoj che fu ordi-
nato, perche la carne delle galline è di faciliilima digedìone» & per queiìo a gU
infermi è cofa gioueuole,di qiierta cofà fi h4 vn chiariflimo teftimonio appref*
fo M. A ngelo Colocio , & quefto fu vna gran copia di piedi di galline, ìa qualt
fu canata di focto terra appreifo a quel monte, nel quale in Roma èfa fiata pò-
fta la flatua di Efculapio , in quel luogOi eh' hoggi è detto il Viuaio , però che^
chi mai canto numero di piedi in quel luogo haucrebbc lagunatOifc quiui non
ibilc fiato codame lafciaic le icli(^uic de' iìbcci^cij ;
39^ ICONOLOGIA
Il Serpe ancli'egli c fegno di ra)ute,&d: fanitiì, perche ogn'^nrr H rinuoua^
tlngiouanifc*', è tenacinìmo della vÌ£a,foUe, & Tane , & cciu^ha- bi.^mp detto
in altro luogo, è buono per molte medicine ,
SAPIENZA.
DONNA jgnuda,& beJla,folo con vn velo ricuopra le parti vcrgognolie,
ftarà in piedi fopra vno Scettro , mirando vn raggio , che dal cielo Jc riC
plcnda nel vifo,con le mani libere da ogni impaccio,
Qàà fi dipinge la Sapienza, che rifponde alla fede, & confifte nella contem--
piationedi Dio,& nel difpregio delie cofe terrene, dalla quale fi dice^* jQ«/i«-
utntrìt mCy inuenkt yitatn , & h^mrìet fdutem à D omino. Et però fi diping^^
ignuda, come quella, che per se ftelìà non Ka bilogno di mojto ornamento , ne
<ii ticchezzc, potendo dire con ragione chi la poifi^dc d'haiier J&co ogni bene,
non con l'arroganza di Filofbfo, come Biante, ma con l'humi'wdi Chriftiano,
come gli Apollolidi Chrifto, perche^chi poiliedc Iddìo perintelligenza> & pejc
amore^pouiede il principio^ nd quale o^ni cc^fcciXa più per&tutn«nte> e he
in sé fteifa fi truoua*
Calca everta figura lo Scettro,per fcgno di ^i^rrgio de gli Jionori 4e] jnon-
iio.iquali'tcnuti in credito d'ambitione, fanno, ^he l'huomonon puòauulcl-
«arfi alia iapien;^a , eiFcndoprapio di qucfta illuminile , d^^i qucJla rendcp
la mente tenebroliu .
Mira con _giubbilo il raggio cekfte, conlc ma<ni libejre d'ogni impaccio ,pec
^erepropio fijoil contemplare laxiiuinilà,aJ cbe^ono d'impedimento ijitcio-
ni «fì:exiori,& le occupationi terrena,
SAPIENZA,
GIOVANE in vna notte ofcura , veftita di xoior t<atchUio« nella deftr»
mano tiene vna lampada piena d'olio-accefà, & Jiclla finiftra vn Libro.
$À dipinge giouane , perche ha dominio (opra le llcllc, che non Tìnu^ccìnz^
4to , nelc tolgano rinteiHgen:5;a de fiecrcti di Dio, i quali fòao^'iui , 6^ veri
tternamentc^..
La lampada acccfa , è il !um« dell'intelletto , il qua'^ per particolare dono dì
Dio» arde nell'ani mano (Ira lenza mai confumarfi^ ò fminuirfi^' fcloauuieno
per noftro particolare mancamento , che venga (peiloia gran parte offufcato,
^ ricoperto da vitij,che (bnole tenebre, le quali foprabbondano nell'anima, 6c
occupandola 'villa del lume., finne^cdinguereJa l<ipien;^a^ 6^ inttoducono
in fu» Uiogo l'ignoranza., & i eattiui pcnlieri ; Quindi è , che eilcndo pratichi
poi per le vic4cl Ciclopie quali fono afpre , & difficili , ii/iemc con le cinque-»
vergini incaate,& imprudi:nti,reftiamo lerrat; fiioia della cafa nuttialc .
li libro fi pone per la Bibia , che -vuol dir libro de* libri , perche in cfifo s'im»
pau aiLta la fapienza, che è ncceflaria per farci falui .
Sapitniahumana.
VN Gimune ignudo con quattro mani , ik quattro orecchi, con la mao.»
delira difteOa con la Tibia iftromcnto muficale confacrato ad ApQllo,6c
con la faretra al fianco .
Ouella fu inuentione de Lacedemoni^iquali volfcro dimc(lrare,che non ba-
ftaiu
DI CESARE %IPA.
SAPIENZA HVMANA.
20J^
ftaua per «(Ter fapicntc la contemplatlone, ma vi era npceflar'o il molto •^fò,&
la^^racica de negoti) , fignificata per le mani . ^ l'afcokare i configli altrui , il
che s'accenna per gli orecchi, cofì fortihcandofi , 6^^ allettato dal Tuono delf«
propie lodi, come diraoflra rifttomento mulicalc ,con la faretra apprellb, s'ac*
quifta, & ritiene il nome di fapicn^e .
S ^ IM E N Z A VERA.
DONNA quafi 'gnudajaquale llcnde le mani,&: il 'Nifoin alto,mJran-
d i vna luce, cht gli fopraftà ; haueià i piedi elcuati da terra , moltrando
Ciceall'orta in Dio,& Spogliata delle cofe terrene.
Non è la lupienza numerata Fra gli habili vi tuofi acqui/latì con v(o, & efpe»
lienza ; ma è particohr dono dello Spirico santo , il quale fpìfa doue gli piace,
Tenza a^ cctiatione di perlona. t gli Antichi che parlauano d'ella, ^ dilcorre-
uanonon hauerdolumedi cognitiorie di Chrillo Signor noftro 'vera Sapienza
ilei ?«i(ire eterno^ con tutto ciò ne lagioaauano con^rao tcligione, molto cat^
cameuce
ti>g I e 0 NO LOG I<iA
n!cntrf& voIcrftno,che i! nome di fapicnte non d poccnedareadalcun'iinomo
corcale, fa non iciXt compito, di. irreprcnfibilf . Quind è, che in tutta la Gre-
cia madre delle fcien^c, ÌC delle virtiì , fette hucmini folo feppero fcicgliert-.
per dar loro quello nome , reputando , che o fode cofa maggiore di virtù » ò al-
meno virtù dalla quale l'altre virtù deriuaflcro , effendo ella ab eterno genera »
come dice Salamene, innant^l alla terra, àC innanzi al ciclo, godendo nel feno
dell'eterno Dio, 5q^_^ quindi fecondo i giudi giuditii di lui , communicandofi
particolarmente nel petto di pochi mortali . Però fi dipinge tleiiaca da terra ,
con la luce, che le fcendc nel vifojdimoftrando che fia il fapiente diftaccato col
cuore dagliafrefti terreni, & illuminato dalla Diuìna gratia,6^che chi la ri-
truoua , fenza confonderfi fra la finta fapienza de gli iciocchi , ritruoua U vita ,
^K^ ne confeguifce la falute .
ECommune opìn-one , che gi* Antichi neirimagine di Mincrua c®n loii-
uo appredojvolctièro rapprefcntare la Sapienza, fecondo il modo,che era
eonofciuta da eflì, -Sc^^ peto finfero, che folle nata dalla tefta di Gioue, corno
conofciuta per molto più perfetta > non fapcndo errare in cofà alcuna , di quel
che comporta la potenza deirhuomo , 6^ fingeuano che hauclìe tre tcfte, per
configliare altrui, intender per se, & operare -virtuofàmente ; il che più chia-
ro fi comprende per l'armatura, & per l* hafi:a,con le quali fi refifte ageuolmen-
te alla fort^a cfteiiore d'altrui , ellèndo Thuomo fortificato in se ftello, & fi gio-
Da a chi e debole, & impotente, come fi è detto in altro propofito.
Lo Scudo con la tefta di Medufii,dimoftra che il fapiente deue troncare tut-
6 gli habiti cattiui da sé fteiro,(S^ dimoftrarli, infegnando a gl'ignoranti, aedo-
che li fuggano,& che fi emendino .
L'oliuo di£5icftra,chc dalla fapienra nafcc la pace interiore , 6c.^ efierlorc,
5l però ancora interpretano molti , che il ramo finto nccelfario da Virgilio al-
l'andata di £nea a i campi Elifi j , non fia altro,che la Capienza, Uqual conduce»
6c riduce l'huomo a felice termine in tutte le difficolti.
Alcuni la figurauano col cribro, oucto criucllo, pt r diircftrare , che è effèt-
to di lapienza (aper diftinguere , & fcparar il grano da! gioglio,& la buona»
d«ll& cattiua (cmen^^a ne' coftumi i & ncU'attioni dell'huomo •
SAPIENZA DIVINA.
Dileólio Dei Honorabilis Safien-j^a .
Nell'EccIefiaftico cap. primo dei Sig. Giouanni Zaratino Caftellinù
PERCHE in altro luogo fi è ragionato della Sapienza profana (otto la fi-
gura di Pallide, mi par qnafi nccellario, che fi formi vna figura ,chc rap-
prcfentati laSapien'^a Diuina, la quale (ar<: in cotalguifa.
\7 N A donna di belliilìmo, & fanti (lìmo a Tpetto , fopra vn qviadrato,'>c-
Itita di trautrU bianca, armata nel petto di coilalct:c , & di cimiero in
telb,-fopra del quale Ih.i vìi gillo : da le cui terr.pjc tra i'crecchic , ^ l'elmetto
n'clLhiiio
D/ CÈS<tARE %1VA. top
ji'efcKino ì rag^l della Diuinicà , nella man delira terrà vno feudo rotondo con
JoSpiritofànto in mezzo, nella man finiftra iiiioro delia Sapien:^a,dalt];ui«^
pendano fette (ègnacoli con l'Agnello paiquale fopra il libro.
Si pone fopra il quadrato , per figniHcarc , che è fondata ftabiimcnce fopra-»
ferma fede, doue non può vacillare.ne titubare da niano lato . Pieiio Valt::ia-
nolibr. 59. de quadrato nel titolo che iaSapien/a. Si veile di bianco, perc(/e tal
^j colore puro, è grato a Dio>& l'hanno detto fino i Gentili. Cicerone lib. }.cc^
legibus. Color autem albus precipue decorus Deoeft. Et i fauij della FeiHa
diceuono Dcum iplum non delegati n fi in a-bis veltibus, il che rictio Vi-.leni-
no libr. 4. crede,che l'habbino prefo da Salamonc- . in omni tempore,inquic,
candidit fint veftimenta tua .
• In quanto all'armature fudette, (bno armature miftiche , delle quali Tifteiu
Sapienza d'Idd.o s'armerà nel giorno fuo, in Sapienza cap, 5.iiiducecptotho-
race iufl;itiam,& aceipict prò gi'lea iudicìum certum,<umet /cutum intxj ugna-
bile a.'quitatem . Il corsaletto da latini detto Thorax , fi poneua per legno di
munitione , àC^ ficurezza, perche difende tutte le parti vitali intorno al corpo,
& pigliafi per fimbolo di virtiì, che non fi può rapire, perche la fpada, & il mu-
rione fi ponno sbattere a terra , e perdere , ma l'armi della Sapien:?^a delle quali
vno farà cintOjfòno ferme,c ilab li ; impercioche fi tiene,che il petto fia la (hn-
2a della sapienza, an:^i alle volte pigliafi il petto per l'ilttlia srpienza . Ondt-i
il Horatio ad'Albio Tibullo . Noh tu corpus cras line pcdorc , cioè, non cri per-
(bna fen^à Sapienza .
Il Gallo (opra il cimleto in tefta il pigtiaremo per l'intelligenza, ^ lume rji.
,j rionale^ che rifiede nel capo , fecondo Platone , che fi figuri il gallo per rmteili -
'! genza non ccofa abfurda . Da Pichagora , & Socrate mi{ticamente per il gallo
è ftata chis.mata l'anima, nella quale (ola vi è la vera intelligenza, perche il gal-
lo ha molta ituelligen:^A , conofcc le fteile , & come animale folate , li (guarda.*
il Cielo,*!' confiderà il corfo iei Sole, & dal fuo canto fi comprende li quantità
dei giorno, Se la varietà de' tempi, per tal fapcre-A' intelligtnza era dedicato ad
Apollo, &C a Mercurio riputati fopra la Sapienza, & inttlìigen^a di -varie fcien-
!^^e,& arti liberali. Oltre che Diodifua bocca dille a lob nel cap. 28. Quisd dt
Gallo intelligentiam , ne' qual luogo da gli fcrittori il g?.llo è interpretato per il
predicatore , oc Dottore Ecc!efiaft;co , che canta, & publica nella Chiefa Sinta
USapien^a Diuina. Le corna di raggio tra l'elmetto, ^ l'oiecchi nelle terr.p^c
pig'ianfi per fimbolo della (acrofanta digniti, Inde Mofes corrubus infigtubus
effìgitur, dice Pierio lib. 7. &c figurafi , come raj^gi, e fiamme di Jniinità .
Lo feudo haueri in mezzo lo SpiritofàntO;poiche Sapiétiam do-.et spiri tus Dei,
lob.c.j2.enell'£cclcfia{b'coparlandofi della Sapienza, iple crcnuit ;llam m fpi-
ritufan6Vo,.perche fé ricerchi lo feudo di forma rotonda leggah Pierio Vaiieni-
no lib 4a.-volendpfi dimofiraie il mondo, il quale folto la figura rotoiìdadciio
icudo fi regge l Sapien:^a , laquale deuono procurare con tutte le forze di ac-
quillatia co!oro,a quali tocca il gouerno del mondo , conforrre a qu'^i^e er^t»? ,
& lenteniio^e parole della sapienza nel 6. cap. Si ergo deledaniim k iihus, de
iceptiis, òRtgts Popuhydijigice Sapicntiftm,vt inpeipetuum ifgiutis. dìfigite'
O lusneu
-s>» /CONO LOG I<iA
lumen fipientis omnes quipr^eftis popuiis, 6^ perciò fi pone to spiritofant»
in mezzo allo feudo rotondo figura d'orbe, (ì \tx che lafomma sapienza diuin»
gouerna pcrfc icamence tutto il mond® col Tuo medcfimo fpirito, anco perche^
egli può infondere il peifecco lume, ik. perfetta sapienza a i Ptcncipi per gouer-
naie il Mondo confoi me alla sapienza ^ poiché fi come detto habbiamo, Spiri-
tus Dei Sapientitm dQcet ., Il l bto dclU Sapientia con i fette Cegnacoli, fignifi»
ca li giuditij delia Sapienc^a diuina elle re occulti , il che i Qcntili lo denotauano.
con ponere ananti i t^mpi) le sfingi > le quali anco al tempo nolUohabbiamo ve
dutcaaanci il Pantheon detto U rotond.i,6^ per denotare,chei dogma ti facri,,
&C^ precetti , fi deuono culiodire inuiolati lont^ri dalla profana multitudinc .,
lllib.o , fìmbjlo della s:pi?n^^ (errato con i fette fignaco'i fignifica primie-
ramente li giuditij della s.^pienià diuin?, ellère occuljti,.. Gloria Dei eft ccelare^
verbum, gloria Rcgum inueftigare lermonem :.imperciioche appartiene all'ho-"'
nor deUcmma Giudice a(condere le cagioni de i fuoi gìjadjti j-,. dice il Cardinal
Caetuno fopru je parabole di Salamonc cap. xxv. occulti llìme ci fono le ragioni
delli duini g:udit;j, che fpello esercita ., Tra Dio, &i Rèvi cdifpatità ; aih Rè
e Ignominia celare la ragione de luoi giuditij, perche deuc m^nifpftare le ragio-
ni perle quali giudica,,perche condanni vnoall'e(Iìlio,oue.oa!lii morte; all'ho-^
noe di Dio apii.utiene occultar le r. gioni delli giudici) fuoi , perche non ha lu-
perio e^nc vguale, perche il fuo dominio depende lolameate della.lua v.olontà,,
óC^ retto giuditio.
Secondai iameri,te il libro figillato con fette fig'lll denota ròcculta mente deU
la diuin;^ fcienza rerpetto alle coie luture , che è pe fare Dio finche le riueli>co-
me efpone ii Pererio nelf Apocalille c^p. 5 .dilpijt. j; Septenarius numerus figil-i
lorum denotat vniue (itaccm obfcuriraium> & diftìcultàtuna latentium in diul-»
ulna pra.'fciientiafuturorum . Nei mc.d "limo luogo dice ,c'nequ,ellifigijli noa^,
fonoa'cro, chela v;o!ontà di Dio. Sigilla il!a non elle aliud , nifi Dei volunta^j
lem , qu^ arcana fu.a praefcientia: claudil, & apcrit , quim dm vult , àCT prout;
•fruiti. (& quibus "vult..
Terzo, fignifica, Tofcurità, nella quale èinuolta la srspicnza , & per la qualt*»,
«lifiiciie fi.iende ad aojji^arfi , però Salomone raflimigiiò ad 'Vn teforo nafco»
fto nel 2-. cap. delle paral^ole . Si qu^efieris eam quafi pccuniarn , & ficut The-
rauroscffoderis iilam ,.tunc inteUig<-i timorcm Domini , & fcienciam Dei in-
uen es. Sci. naf^olta appttlloDio, é<.^ (ìgilìata la sapien:^à , non perche gli
hu mini ne reftino priui , ma perche la dimandino a Dio , & cerchino acqui-
ftarla con induttiia,e fatica,accicche non s'infapei biechi di fé ftefiì, rria ricono-
fchino ranco dono d, Uà fomina sapienza . Santo Agoftino parlando delì'ofcu-
rità della fcrittura nelTom.3. de dc^.Chrifti.Quodtotum ptorfum diuinitus
cflis noi> dubito ad edomandam labore tupeibiam . L'ifieilodeTrinitate. Vi
auttm nos exerceat (crrno diuinus non ces in promptu fitas, fed in abdito fcru*
tandas , ik. ex abdico eruendas raaiore ftudio fecit inquiri > nella queftione 5 j,
cofidice. Deus nofter fic ad lalutem anjmarum djuinos libros spiiitufanóto
inoderatus eft,^vt non folum maniftftispafcerejfed etiam obfcuris exercere nos
'%cllec • Degna è da ciportarfi qutlla lua feuteii^^a, che è nelle fciiten^^e . Tom.
j.bonq
DI CESctARE %IPu4. itr
j^.boniruntinrcriptutisfandis myfleriorum profimditàtes , qua?obIróccc-
guntur, ncvilelcanc, obhrcqu^runiurvt cxciccantjoblioc aiuern «jreriunitìr
vtpa(c.int. Molte cagioni di ciò raccoglie anco Fi ancefco^ctrarcha ne! terza
libr. delle inuettiue capavi, tra lequali è quclU par di Sairro AgoflinO nel Salmo
125. ideo eniiti inqiiitobrcUriuspofitum cft jVt murtosinttlkólusgcncut ,&
ditiores difcedanc homines , qui clauium inucnerunt, quod mukis tìiodis ape-
rirccur , qiiam (ì vno modo apcitum inUenirenc . L'o/curità del parlar diurno
e vcilt,pcrche partorifre più lentenze di vtx\xè,,ik le produce in luce di notiria ,
mentre che vno l'intende in vn modo , «Se i'altro in vn altro modo^ Deus alius
cum fio, alius (ìc intcUigic, did'e ncU'vndecimo de CiuUaie Dci,pet ultima po-
ne quelli di S.Gregorio fòpra Ezechiele Magna inquic vtilitatis eli obfcuiicaa
eloquiorum Dei, quia exercec fenfum, ^t fatigatione dilatetur , & fxcrciiatus
Capiat qu- d capete non poilèt ociofus, habcc qiloq; adliuc aliquid , quia fcrip-
XOiix facrx iiitcll'gentia fi cùndìs cH'et optr'ta '>ìlc/c*er«c , Jed in quibusdam lo-
cìs ob.'curibus, tanto malori dulcedine inUenta ttficic.quanto maioii labore ca-
ftigat animum quarfica . Et queftc lono le cagioni > per le quali la sapienza di-
uina habbia nalcofto molti Tuoi mifteri) dentro oftura nube di parole. Nube-,
dico conforme a Santo Agoftino» Uè Genefi centra Manich^osjoue chiama l*o-
fcurità della Scrittura tiube , De nubibus eas iriigatjd cfl: de fcripturls Prophe-
lariim itSc Apoflolorum jrc£t;appel!amurnubes, quia veiba ifta,qu9 binane >
fci(Io,& pefeullu àCre tranfcunt, addita ablcìirilatc ail .goriarum , quafi aliqua»»
caligine obJudla 'velut nubes fiaiìtw Tanta è l'ofcu it4 della iciittura in alcuni
pà(Tì,chè Santo Agoftino , il quale fenza maèftro apprcre "molte difcipl»ne,6^
cibche trattano iFiloiofifoprai dieci Gategoriji confflìadi non haUer potuto
intendete il piincipiodì Efaia; nemarauigliaècheil Toftato nella prefationt-»
iòpra la Genefi dica, Scriptura sacra adcoeftdiftìcilis> '\tin qiiibuldsmlocis,
vfq; hod> non pateat incellecflus. Gli Egitti) l'ófcuiità deila j pien^a , & va-
ina dotiiina loro di cofe facre la deiiotauano con ponere suanti i tempi) le sfin*-
gi ) lequali anco nel tempo noftro habbiamo vedute con o'cur« note gieioglifij
che , nel-ebìfejauanti il Pantheon > detto la Rotonda /trasferite per ordine di
Sifto V. alla fontana di Tèrmine; delle quali sfingi Plutarco in lfidej& Oliiide»
Ante tempia Sphinges plcrurnq; collocantes : quo innuunt fu»m rtiiim facra-
rum dudjirtam coiiftarc perp!»xa > & fub inuolu :ris latente fàpicntia . Ma noi
habbiamo figurato 1 ofcurit^ ,& difficoltà della sapienc^^idiuina col libro ferra-
to con lette fegnacoli prefi dalla sacra Apocalille, -volendo inferire , che nella
recondita sap;en:;^a diuina "vi fono co'e tanto ofcurc, quanto preti 'fe,di certif-
fimi {iàt^ &c autorità : liquali (ètte fignacoli a quelli facilmente faranno apei t',
che chiuderanno le feneftre de i lenfi alli fette capitali viti) , con le fttte -virtù a
loro contrarie ; SiT ce caranno di confeguire con la pietà, e timor di Dio la sa-
picn:^a,& fcien^A doni dello Spirito/ànto,
L'Agnello Palqualc (opra il libro fi pone, perche Dignus cft Agnus qui occi-
fus cft, accipere vlrtutem, ÓiT diuinitaiem, ik sapicntiam Ap( e. cap. 5 . Vn*al-
tra ragione vi (ì pub addurre , riipett) l'humana conditione delle creature , le»
^uah per ottcneic la Sapicn:^a , non dcuono edere fupcibe , e inique in Anima
O a cnim
212
ICO NO LO G I<t4
SAPIENZA DIVINA.
tnim maleSiolam nnn ìjitrabit Sapicnt!a;ma deUono effcre !iumni,&' puri; 6^
in quefta gurfa fi pigHera l'agnello per la manfuetudine, ouer timor di Dio,chc
tiK':i dobbijmohauere, fnitinm enim sapientiasefl timor Domini: dolendo,
infierire per r.-^gnellò art'mal timorofì^, innncentCjpuro,e man Tue to,ch e li mor-
tali -jo'i ponno 2' qir ftare la sapienza fc ncn con il timor di Dio , e con la man-
hv. tudine,con il cui me:^zo fiamo futci pa' tf cipi de* tenori Celefti , fi come ac-;
cénna PEcclefìaflico cap.i. Fili concupifcens sapientiamsconfcrua iufticia.ra, &'*
prarbebit illam tibi : sapientiaenim,&: dilcipiina timor Domini: & quodbcne^i,
placitum eft ilH fides, Se manfuetudo , & adimplebit thefaurosillius , i quali il t*
Sig. Dio per Tua infinita bontà ce li con/erui nell'eterna gloria . ' '
SCÀNDOLO.
VN vecchio, con bocca aperta, con i capelli artifitiofàmente ricciuti, 8^
barba bianca, d*habito vago, & con ricamo di graildi (pcfa, terrà con la
dedra mano in ateo publico Vfi ma:^zo di Ulte da giuncare , con U fmidra "sn
Uuto
I
S e A N D O L O.
'^lf^
leuto, & alli piedi vi (ara vnf auto, & vn libro ai ir. uiìca aperto.
Si dipinge 'Vecchio 1© Scaudoio , percioche ono di mag<>!or confideratìoni
gli errori comme'Ti dai vecchio, che da!giouaii«, !k perciò ben dille li Pcuacca
ili vaaiuA Cannone,;' principio dtl-a qu^le,
Btn mi credea p^jfar , tTc.
Cb n giouanil fallire y è menvergi^gna,
11 tenere la bocca apecta (ignifica, che non ioio con i fattr ma con Ie'par:I<L-
fuor de i ccrmini gaift'jOk rag'OMCUQli. fi da grandemente Sc?.ndo'o..(5' \'. f ■ con
Cile cadere altrui in qu.Jche mala or.erstione, con d.inno, 6^ con luinagran-
diilima, come ben dim'oìtra S. Thomaloin 2,2.que(}.^^. are, prim Cjdicende,
ciie Scandolo è dettOs o fatto meno dritto > che dà occafonc a gl'ahri diru;!:;a .
t capelli ricciuti > Iftba'.ba bianca artilìciolàmente acconcia, l'habito^agc,
4<^_ gli ftromenti fopradetti dimon:cano , che nel vecchio è di molto Scando'o
Uiìare in difparte !e co'e graui, & attendere alle lafciuie, cunuicNgiuochi.fefte,
Caucì;*^ aitic viiiiu coBtoimc ai utLtu «.li L-oriicho Gallo .
U 3 Turpe
2t4- IC 0 NO LOG I<tA
Turpe ferii "vulcus nitidi , vettefq; decorre ,
Aìq; etiam cftipfum'viuere turpe fenem
Crimen amare ioco5 crimen conuiuii cantus •
O miferi, quorum gaudia crimen habec ,
Perche, fi come dice Seneca in Hippolico Atto,2. k\g\oia2X\t\W\cgxtzt2iZ
■Secchio fi conuìen feuero il ciglio .
Lretitia iuuenem/ronsdecettriftisfèncm.
II tenere, ch'ogn'vn veda,!c carteda giocare>è chiaro {ègnocome habbiamo
detto di ScandolojC particolarmente nel vecch;o,eirendG che non (o\o non fug-
ge il giuoco , ma di raateria,che ligiouani faccino il medc/ìmoadVimitationc
del fuo male elTempio.
SCELERATEZZA, O VTTTO.
\7' N Nano fpropoLtionato,guercio,di carnagione bruna, di pelo r 0^0,8^
che abbracci vn'Hi dra.
Le (proportioni del corpo fi domandano viti) della natura,perche^on^€ in vn*
fiuomoattoadoperai^ebeneiChes^impiega al male,quel male fi domar da vit^o
Se fcelerateii^^za ,• perche pende dalla volontà per elettione male habituata.
Cofi C\ chiama vitio tutto qufi!Q,che non è fecondo la fi.a p roportione in vn
corpojche perciò (\ dipinge la forma d'edajche habbia v'tij della natura » come
al cótrario d fa per lignificare la virtUjed'endo che fecondo il Filofofoila prò por
tione di belli lineamenti del corpo,arguifce i'*animobello,c bene operante ;fl;i-
mandofi, che come i panni s'acconciano al doif , cofi i lineamenti, e le qualità
del corpo fi coriLrmino con le perfcttioni dell'anima,'pei o Sociate fu anch'egli
d*opinione,che le qualità del corpo,e deiranima,hibbino infieme cóuenitrc^a.
Guercio, brutto,e di pelo rolFo fi rapprefenta , perei -che que^e quali t<ì Iona
{limate communemeute'\itiofe} onde a quedopropofitodilfc Martialexvi.
de fuoi epigrammi .
Crine nòer, nìger ore^ breuts pede, lumine Ixfus ,
E^m magnam pr^JìaSyZoileyfi bonus es.
Si dipinge,che abbracci l'HdraJaquale ha lecte tcfl-^jC vien melTa per i fette
peccati mortali; percioche s*auuiene,che alcuna d'elle tede Ciz tagliata,fi come
in elTa rinafcono dell'altre & acquifta maggior forz3,ron chi gli s'opponejcoll il
vitio in vncorpojil quale tuttoché venga combattuto dalla vii tu , nondimeno
per hauer egli pi.ì capi in elio per la volontà habtuata nel male, torto per ella ri
forge più rigoro!o,& oflinato nelle peruerle operationi,ma al line conu.ene che
redi fiiperato, iS,: vinto con refift:erli,c) fuggiti ., come quello che hndal princi-
pio del mondo,gabbando il noflro primo Padre, '^ il:ato,& è la rouina di noi mi«
feri mortali,come li dnnoftrì perii leguente xnagramma>:he dice cofi.
V I T I V M. M V T I V I.
C^pifti primum fubmifia voce Parentem ,
Hinc nos clamo; es tollere ad altra facis.
Heu (celus ? heu vtinam mutefcas tempus in omnc ,
Quam tua nos tradant rnplius ora neci ♦
EPIGRAMMA.
Mira-
Miuris fcclcrls monftium dctoime nefandi »
'i alia non, dicts, ftix & Auetnus habcnc.
Afpice quam facie,quam foimidabilc vuka
Quam ttirpes macLil^ corpora nigra notant .
Quam facile ariicìens Icrn^eam ampleditur hidram^
Porrigit , & collo biachia nexa ferar ,
Nil muum h^c (celcris fune argumcnta probrofi
Qlio nil afpe«5lu fardius elle potell .
Tale igitur nionftrum,dum le mortalis iniquis
Obftringit 'vitjs criminibusq; refert ,
SCIENZA.
DONNA Con Tali at capo,ncIla delira mano tenglil vno /pccchIo,& co»
la finìftra vna palla, fopra della quale fia vn triangolo.
Scien:^a,è habitodeirinuUettofpeculacIuo di conokcrc , &: confiderar le*
cofe per le fu e caufe *
Si dipinge ce n Ta'i, perche non è fcierc^adouerintclletto non s*alzaalla co«-
icmplacione delle cofe; onde dille Lucrccio nel lib.4.della natura delle cefo .
I^m nihil egr egius quam res difcerneres apertas ,
^t duhijs animi quas ab [e prctims abdit ♦
Lo Ipecchio dimolha quel, che dicono i Filofi.fi, che jcientiafit ah^rdhendoj
perche il fènfo nel capire gli accidenti , porge ali*intellttto la c< gnitione dcll<^
foftanze ideali» come 'vedendoli nello Ipecchio la foima accidentale delle coffe
efìftenti fi confiderà la loro edenza *
La palla dim; flra,che la fcicn:^a noli ha cofìtrarìetà d*opinioni, come roibc
non ha contrarietà di moto .
Il triangolo moflra,chen cornei tre lati fanno 'Vna fola figura, cofi tre ter*
mini nelle propofitioni causano la dimoftratione ,& fcicnra.
Infcìentiani ab cocùm dcfcriptam .
Ccefar fcientiam pinxit muìierem ferre In alia verooibem tnanuapparcre,
Aluamin capite dcfuper criftam ,. Et fupero.bc figura triangularis mcft
Et in dextera rtdè continere fpc cvlum Hxc icicntia; imago .at fi alpicias
Cóipicuis è longe imaginib' (plcdens, Ceiaré,fciétie imaginé Cqlaré dixeris
S tienila ,
DOnna giouane, con vn libroin mano , e in capo vn defchetto d*oro da tre
pisdi,perche fen^a libi i folo con la voce dtl Maeltro difHcilmcte fi può ca
pircjc rUeneregran copia di to(e,che paitorilccno la cogniiione,e lafcicn^ain
noi fteilì. 11 delchettOjOuero tripode,è inditio della fcienza,e per la nobilt<ì del
m£tallo,co!qualeadornandofilccofe piùcartjfi honoranoje per lo numero de*
piedi, elIeneJoil numero ternario pfrfrtto, ce me racconta Arifrotile nel prim©
del Ciclo.per edèr prim.o numero, à cui cóuiene il nome del tutte ,come la fcié
^a è pcrfettaje perictcione deirnnima noftra; e pei h racconta IMutarco nella vi-
ta di Solone, che hauendo alcuni M'iefìj a tifico comperata \na tirata di retedi
ceru pefcatorl nella, Cj^tà di Co€ij,iquaii haij^ijdo tirato in luogo del pefcc 'va
dfefj^o d orc,dL buandofi poi fra di loro di chi douclls ellere tal pefcagionc , &
O 4 r»-
?;-r ICONOLOGIA
«afcn-i* r^'*cib nella Cictà molto diftarbo/ccero finalmente conuenttonejche
Q douetle andate iili'Oravolod'ApollinePitheOje che da lui ^\ afpcttaile cifola-
licncilqudc ri^pife douetfi dar indonoaì piiì fauio della Grecia; Onde di co-
muM confenfo fi p ntaCo a Socrate, jl cjaale elle ndo confapeiioJe dei (ìgnificato
J*< li ,(ubbito lo rimandò all'Oracolo, dicendo , che fuor di ini mcdelimo non
fi doLieua ad alcuno, Derche (oìo Dio penetra, sa, & conofce tutte le coic.
\sCiOCCHEZZA.
D'ANNA mnl veftita,la quale ride di vna girella^che tiene in mano di quel
ie,chc fanno v; Itare i rantiiilH al vento,có vna mafla di bióbo ita capo,al-
i..*ucjjd.-fi al detto hùy,o,Tlumh(uingenìHmy perche come ripiombo ègraue,&
le ne ila di (uà natura al ba(Tc>,cofi ancora ciò (ciocco, che non al:^a mai l'inge-
gno,o L mente a teim'ne di difcorfo, ouero perche,com-e il piombo acquifta io
plédore,e ro'io lo perd?,cori io fciocco facilméte lallócana da buoni propolì ti ,
Ilrifofenza occaf!one,è effetto di (ciccche^^ia j però dille Salomone, molto
fifo abbonda nella bocca delli (ciocchi .
La girella, dim.oftra , che coaie i luoi pcnficri , cofi l'opre fono di ncflim va»
lore, vx: lì girano continuamente.
S C O L T V Pv A.
CTO V \ N E bella, con l'acconciatura della teda femplice , Se negligente
>^_, ropralaqTiale lar^ vn ramo di lauro verde,(ì farà veitita di drappo di va-
go colore, con la deftra maix> fopra a! capo di vna {tatua di l»lIo , nell'altra fen-
ghi varipftromenti neceilarij- per TclAercitio di quell'arte, co' piedi pofati fopra
vn ricco tappeto ,
Si dipinge la fcoltura di fàccia paceo-clejma poroornata,peFche mentre con
\\ fan tafia l'hoomo s'occupa in conformare le cofe dell' arte con quelle delia-,
nitura, facendo l*vna, &: l'altra iomigllantc , non può impiegarli molto nella-»
tura delle CQ[t de} c©rpo ,
!' ramo del lauro ,rhe nella f^uen'tà deWernoconferuala verdez'^a neffc.^
fue frond; , dimo'lra, che la fcokura nell'opere fue, fi eonferua beila , àCT viua
contro alia malignici del tempo .
li vtftito di drappo di vago colore, farà conforme afta fcoltura rftelFa, laquale
f efercira per d.letto, & fi mantiene per magnificenza . ,
La mano ancora fopra alla iK^tua, dJmoftra ,che fé bene la fcoltura è princi- \
paVnente o;2ì:;cc!:o degl'occhi. puN elfer med-fimamente ancor del tatto, perche
la quantità foda,àrt"a la quale artifitiolamente comporta dalla natura fi ellcrei-
ta quell'arte, puòcfler egualmente oggetto dell'occhio,c del tatto. Onde fap-
piamo,che MicherAngelo Boonarrota , lume, ciplendore di eiU, etiendogii ia
vecchie^za per lo continuo fludio mancata quafi airuao la luce, lolc\^i col tat-
to pa'p?^2Ìando le ftatue, ò anciche,e moderne che fi foifero, dar gìua)tia,d<r'
de^ pr 7^ ,3^ de! v ore.
Il t.iperofotroi piedi,dimo(lra,come fi ^detto,chs dalla mapriScenza "vieR
/òfleiiucala fcoituia,(!ik che ienz^ ella farebbe vile, òforienulJa.
HS C O a N O.
VOMO £cn vn Gufo in'C-apo,c «oji U velìe^mi^l comporta, xdifci ta.
DI CESARE %IPA. 217
Lofcorno è vna lubbita oftc(a neirhonore,<S<r^ lì dipinge col Guf-, il qua^e^
'vccello di rattiuo ataguiio, fecondo l'opinione fciocca dc'Gcntili,<5c notturno»
perche fa impiegar gli animi facilmente a cattìui penfieri .
SDEGNO.
HVOMO armare ,€ veiìiio di roflb,có alcune fiamme di fuoco, ftarà con le
bracca ignudc, porterà ricoperte le gabe,có due pelli di piedi di Leoni fatte
a vlo di caUa,tenendo in capo vna teda d'Orfo, dalla quale efca fiàma? e fum©.
Il fuo vi'o farà rolio,c fdegnofcc in mano porterà alcune catene rotte in pezxi
Il veftimento roil», & le fiam.me, moftrano, che lo idegno> è "vn ^iuace rf*
bollimento del langue-- .
Le g.tmbe,& le braccia , nel modo detto , danno Indicio , che lo fdegno put)
effer sì potente ncll'hiiomo per opra delle pallioni meno nobili , che li renda ff-
mile a gli anirriali bruti, & alle fiere feluaggie . Et pcib ancora fi fi dipinge la-»
pelle dell'Orfo, il quale è inciratillìmo allo fdegno.
Le catene rotte moi'rano,che lo fdegno fufcitalafotC5^a>&il vigwe per fiipt-
perar tutte !e difHcu't.^ .
SEGRETEZZA.
T^O NN A, che non lolo habbiac'nta la bocca con vna benda^ma anco figiJ-
J— / lata, (Se il refto della perfjna fia da vn gran manto nero tutta coperta .
Soleuano gl'Antichi con la becca legata, e hgillatarapprefentare Acigexona
Dea drlla fcciete:^:^a,per denot. rel'obliijo di tacerei fuoi,&gli altrui fecretl.
Si dipinge con il manto nella gui^a ch'habbiam detto, percioche li co-m 'egli
ricuopre tut:e le parti del corpo, cofi la fecretezza cela, & tiene occulte tutto
quelle tofe, cheie vengonoc<r fidate.
SECOLO.
HVOMO vecchio con vna Fenice in mano,che fi arde, & ftà dentro al-
la nona sfera-..
Si fa vecchio,perche il fecolo^è \o fpatio della più longa ctàdeirhuomo,ouc^
rodi cent' anni , & lo fpatio della vita della Fenice ;GUero il moto d'^vn grado
della nona sfera- .
SEGRETEZZA, OVERO TACITVRNITA.
DONNA graue in habno nero,che con la deftra mano fi ponga vn'anello
fopra la bocca in atto d'imprimerla, ^ alii piedi da vn canto vi Ì4* vfciu
Ranocchia ,
Vuol ellèr graue, perche il riferir fecreti è atto di leggiere^:5^a, ilche non fan-
no le perlone lodc,& graui. L'habito nero fignifica la buona confidenza , e ce-
ftanza,perche il nero non palfa in altri colori: cofi vna perfona !Ubile,e ceftantc
non palTa il lecrcto in altri,ma fé lo ritiene in bona confidenza .
/iene l'ane 'o in atto di fuggilarfi la bocca ,per fegno di titenerel fscret?.
^rcanum vt celvt claudenda eH lingua ftgillo . Dille Luciano Gì eco, ::<fc.
tri ditlcro merrforicamente la chiane nella lir gua,volendo infeTÌTe,che li fecre-
ti li dcuono tenere chiufi in bocca. Srd efì mihi in lingua clauis r«/?«<i/ew5. Verfw»
d'Elchilo Greco Poeta , cofi tradotto da Gcatiano in Clemente AleUandrino
Siromatc VrNeli'Edipo CoIon«o di Sofocle iragico,r»arla U coro in qaefta guifà.
2iS ICO NO L 0 G r^
SEGRETEZZA* OVERO TACITVRN?TA.
\-h\ 'Veneranda ^accrdotcs Cfauis lingua claudTt
Fouent 'v'.craC.rens Miniltii Humolpida;,
Hoir.inibus:& qiioru aurea Et ciò dice per d:m(j[<Tare,clìe quelli teneua»
no occulti i fecreti mifteri di CctcFej,€onne le hatieilero la lingua ferrata in boc-
ca a chiaue-,nel che hanno mila i dettiautoiia qr.cllepiv.colr chiaul antiche fat
te a j^uifa d'ant-ilo atte a Terrare^aprirt-, /ignare, & hgillaie le cofe, acciò fi man-
leneiletio.cuftodite,&: non fullero da Icrui t(ihe lenza conolccrfi, dc*quali anel-
li dafegnarene tratta Giulia LipfiQ nel 2. lib. cìegrAnnali di CornelioTacito 5
daL-TAucori citaci da lui fi iaccoj>lieche quelle picciole chjaui ciano anco chia
m ne anelli, maliìmaracte da PUur(),quando fa dire a quella madre tii famiglia.
Cbfigiiatecellas, rcftrte anvlum ad me. De' quali anelli con chiauette annefiì ;
fé ne vedo oinfinitnn Roma da liudiofi raciolci. Vlauafi inco da gli antichi li-
giliar,come hora,'e lettere con antllijche fi portano in dtto , acciò non fi vedl-
iiO,ò pàlcfino li uegotij^ orde cccoife viia volta che ellrndo prcfeiuata vna let-
tera ad '\leliandio Magno di iua madre contra Antipatro in prefcn:^a di Efc-
ili/t»n€ iuo caro àniico,(enzafcortatfi ne giurdaifi da lui la Ielle : ma lubito letta
iìieuo
DI CESARE %IPA. 21 f
fi Ifiio Tanello dal dito,colqualc folea fcgnar<-It /uè ìeftf re.,e lo pofe in I>uc<:5 «J
Enreftione,pt.r ricordo di Scerete/ q;^i, acciò ncr. v.fcniit, il coi;len»to. Ne è fiia-
rau!glia,che Augufln come raccotita Suctonio al cap.5. vfifl!: ngillarc le IcctCfC
con vno anello nei cui imprClo era \na sfinge.- perche la sfinge ègisrrplifico nel
ToccLiltare i lectit/econdo Pìecio lib. 6. Altri vGrono per impionto i'im-'g'ne
d'Hirpocrate reputato dalla f Jperfticiofa gent'jicà Dio del filécio, per dare ad in
tendere co tali ^gni a chi /criueuano^chc (tcllero catti, & occu'taiK ru i 'ecrcii.
La Ranocchia D imp cO di ivlrcenate per (Imbolo delU tacicurnit;) : rioiutì
in Phniolib.jz.cy.che vie vna fo tedi Ranocchie nelli cantaci ,eiiejTherba,
mutc,fen:<^i vocc,e lìmi'i fono mi Macidonia.nell'Ahiva in Citerr, *n TeiT=>glia
nel laJ^o Sjcendo.,&ìn Serifo ìioU del Ma e Egeo 20. mìgli i d fcoflo Ja Oelo^ne
laqualelfola vi nafcono le Rane mate, ondepaifa in proueibio, S;ripaiaR.na,
per vnaperfonachetae taci LU^n'., vegg ini ^l^Ad^^4i,e iaidaaeiia piatola. Ba*
trachos seriphiosjou^ dice Ran siiip'na '\iòx mnt s,quod ran^ Seria_ h-^in Scy
rum perlat^-jnon vociferab:;iitLiv . Le evana Sei'fia dicefi di jeiTone niu e,e taci-
turne : perche le rane Secifìe non gn'dauano /ancorché tulleio porT;iie in "ciio»
cuele narine rane gri Jan ino: e pt^rò quelli di .^ciro maraui_gHando/I delle rane
mute di Senfo foleano dir- Rarracha-» ech seriphu,cioè Rana Seiifia,laqu.»l voce
pafsò poi in projecbio. Si ch^ nÓ è fuor di propofico penlare ('i come anco giu-
dica il Paradinonel li (Imbo'i heroici) che Mecenate vr;(Iè nel fu» anello la ra-
na,per {ìmb.ìloderaT.citurnità,eSecr. t::?^ a,m-=ditie 'aqtìaleeta molto grato
ai Auijufto Im ^.comenirra Eucropì .riebene Suctoui ) alc.6<f,dice che Augu-
ro reftò di/gali Ito di lui, parche riferì vn fecreto della congiura (coperta di Mu
rena a Terentia fui moghe; mancamento inueio gradejpcrchc \\ f^creti mailì-
mamen^e de Principi non fi dciiono rUielare a niuno l^om-i , iiórhr»a L\>nn, di
natura 1 iqjaci, come 'ega/.ze, .he ridiCLynociòj.he odono diif,- Te bene L fccre
tciza.e taciuirnità è femiia, nondimeno li fé rc'ì, che fono mafchi nò pollono
ftir rinchiufi nel petto de'Ie fem ne. Ben 1 e' be ragione Efopo dar quel cicoria,
Malieri nunqu.imcomi eris atcana.ditf fi diCatone>c!ì'oL.ni volta the e nfe !-
na qualche fecreto alla moglie femp e (enee ou2ua ré.lt .:ben fé ne tc iòpca
tito Fuluio amico d' Auguflo,ilqa de hauddo vn giorni icntico piàngere Tim-
perat.ebmentarfidella folirudine di cafa , d due nepoti da canto d figlia tolti
di vit3,di Poftum.io vnico > im i(lo,che in eililio p"-- ca'unniu d. ^ iuia (uà mo ;lie
viueui,e che era sforzato lallare il figliafiio uccello e de Tl.iipcrio, ó tutto che
hauelfc compatlìone del n'pute,e d-iideralfe di richiam.i'o dau'clìh^, F-^uiuio
riferì que(ti lamenti alla mogli , li moghe aLiui.i Impcr. tr.ce, diche e;'j -"cu-
bamente fé ne lamentò con Augiiflo:ruIu!oandato(cnr h mattina, fecondo il
coftumc a fa!utare,€ d ire il buon g'-rno a i'fmper. gli rii pofe Augulio . Sanam
mentem Fului . cioè, Dio ti dia bu'.^n renno,da!;dogli ad irt- J:re con tal mott:-,
che haueua hauuto poco ceiuello a ridir il iecreto alia m- glie, co laqu^le poi le
ne dolfe fortemente, dicendo, Augulio s'è accorto, ch'io ho fcopeito \< fijo ani-
mo:però da me (teilo mi vogl'o d^r mortele m.ericaméte rirpofc U mogìie,*tfeii
do (lato canto tempo mcco,ncn ti (ei accorro della mia ^;eT^•erf:;;^^^,du!!aq'.lale
guardar ti dcueui.' ma lalla ch'io muoia puiiia di tcje piels vn co»tedo s'vcc (e
aoanù
220 ICO NO LO G I <iA
auanti 'I marìto.Ondernolco fi deueaucrtlc non conferir fecretl con donne: ne
Rìcno laifarfi cauar niente di bocca dalle loro aiTìdus pi-eghiere,poccn lafinghe,
e c«rez7e,che bene fpedo, come curiofe d*intéJere i fatti altrui^a beila pofla fan
ns':ma in tallcafi bifogna gabbarle per leuarfele dauanti con qualche arcificiofa
inucncione»come fece Papirio prcrefratogiouinetco accorto.che taciturno tene
occulti i fecretl del Senato, e alia Madre i i^e co iftaza grade da lui ricercaua che
co'a s'era confultato nel Senato, rifpofe dopò lunga reh(lenza,che s'era trattato
s'era meglio per la Repablica,ch'vn liuoma folo bauelfe due mogll,o vna don-
na due maritijciò (ubico intefojlo riferì a l'altre matrone, lequali fé n*andprno
vnlte infieme piene d'anfiecà al Senato, e lo piegorno co lacrime a grocchi^che
{ì terminalle più tofto di dare per moglie vna donna fola a due Iniomini.che va*
Iiaomo a due donne . Il Senato fi ftupì di limile demanda: intefa lacofa, come
era paluta, fece gran ftfta a Rapirlo abbracciadolo ogn'vno per la Tua ^tò.t^t fe-
crete:^:<^a, dandogli ptluilegio>ch*egli folo de* putti per l'auuenire poteHe in con
feglioiriteraeniiejcomenferilce Macrobio ne'Saturnali li. i. e. ^.nó è inferiore la
burla, che narra Plutitrco,nel trattato d"'Garru!itatc,proficeuole in quefta mate
ria, d'vn Senatoc Romano,ilquale ftanio molto penlofo fopra vn configlio oc-
CAjlto del senarosfii con mille icongiuri pregato dalla moglicche la faccllc cóia-
peuole del fecreto, dandoli giuram-cnto di non doueilo ridir mai; il marito fiii-
gddo elfer conuinto dalle Tue preghiere, dille Tappi che è venuto auuifo, ch'vna
lodola è volata armata con lancia , e celata d'oro : bora diamo con gl'Auguri a
confultare fé fia buono,b cattino augurio,mà di gratia taci, non lo udire a nin-
no.la fecrcta moglie partitofi il marito d.ubitando di finillro auguiio, cominciò
a p;angere,e dar materia alla ferua d'accorgei fèrie, che difgraiia vi era, fi come
fece,!a Padrona narroUe il tutto.có la folita clau u!.:,uiuerri nò lo due a niuno;
madia difcoftatafi daila Pjdron", raccontò il tutto ad vn Tuo amante, l'amante
ad vn altro, (Se in breue ^\ fparfe per il foro Romano,doue peruenne all'orecchie
dell'Autore delia nuoua, ilche tornatofène a cafa, dille alla moglie,tiì m'hai ro-
uinjto.giis'è Taputo in piazza iIiecreto,che t'ho d.tto,sòche'l Senato fi lameii
tar^ di mejb'.fogna ch'io m.uti paefe per la tua incontinenza,& efla rifpofejnó è
vero, non ho detto niente, no (ti tu il trecentefimo senatore del Senato? perche
ha da eller data la colpa più a te ch'a gl'alrriPcome il ttccenrefimo? rifpole il ma
rito,queflo non lo sa niuno del Senato ie no io,che ho trouato fimil fintione per
prouare la tua fccretc:^zn.Ma per Taunenire ró accade far proua della fecreiez-
za delle donnesche per l'ordinario tutte cantano voiétieri . Meglio anco farà di
andar cauto in ciò»e riferuato con gl'huominije non confidare i iuoi fecreti con
tiiuno,e chi li confid.;,fc; fi diuolgano,non fi lamenti d'aitri,m3 di Te ftefio,cheè
fiato il-primoadirlisperilchedeuefi ofieruare ia continua taciturnità della Ra»
na Serih3>laauale It bene è prefa dagl'Adag) per vitiola,e (ouerchiacaciturni-
ts inakiecofe ; nullaJinìeno è coaìmendabJe in quello particolare della fe-
cretezza; perche illecretodcueeiler tenuto in boccach u(o,efigiiÌaLO.
SEDITIONE CIVILE.
DONNA armata con vn'alta nella mano dritta , neila finiftra vn ramo di
Elce^lli piedi due Cani, che fi azzufì'aiio^vno incontro l'altro.
Lefc-
DICESA%E %I?A.
SEDITIONE CIVILE.
22 f
Le /èditlon*, le guerre, & le diffcLen^^e ClulU niuna a'tra co(a le commuouéi'
che il corpo,& li fuoi appetiti,& cupidigie , tutte le guerre nafcono dalTacqui-
fìo delle ricchezze, & lericchc^^zt ci sfot:^anod'acqui(lare per le commodità
del corpo, al quale cerchiamo fcruire , ^ anco procuriamo di fatiate tutti gli
appetiti noftii, & cacciarci tutte le cupidigie,& voglie , che da! fenfo ci vengo-
no fomentate , ò per 'Vtile di robba , ò per amor di Dame , ò per ambitione Òk
dominare, & pretenfione di magioran:^a , non volendo cedere a gli altri , ma-»' ,
fuperarli in ogni conto: per quali rilpetti vengono i Cittadini a perturbarci!
tranquillo ftato della patria, & feminano per la Città dilfenfioni , & fi pongono
in arme per le Seditioni fufcitate, S^pcrciò la figuriamo armata, dalla qualc«#
Seditionc deuono in ogni modo aftcnerfi li Cittadini, per la quiete publica , &
deuono efterminarla a fatto, come dice Filoftrato lib.4 . cap. 2. Scditio, quac ad
ad arma, mutuafq; plagasciuesdeducit, a'ciuitatibus extcrminanda peni-
Uis eil : impercioche è cofa impia a cittadini machioare era loro mali, ^ fcia?;
gtttf
tiM ICO NOLO G I<iA
gurc : per cfeteflarè quella &di ciane domcdica^conuiene alTai quel ircrfo d^Ho»
siero neir Odiilèa •
Impia res meliorì Inter lefc mali
Non è àk lodare Solonc in quella fua legge,! n 'vigor jellaquale riputaua in»
fame vno, che non fi aderiùa ad'vna parte , rata che fuffe vna Seditione Ciui*
le , dellaquàl legge ne fa mentione Plutarcho ad* Apollonio , & nel trattato del
gouernarc la Republica verfo il fine : ne fi deue penjfàre vno> che iion fi accom*
pagna con 'vna patte iSi fare ingiuria , ali? nàro da Cictadiai \ ma più torto
cittadino comrnUnc in dare aiuto , ne /egli portei i inuidia , perche non ita di-
«entato partecipe della caLìmiti» poicìie àppaiilce) che vgualmente gli duol^-.
della infelice forte di tutfci , arìfei tra ìe tiuile opere Tmaggioie fi deue riputare di
procurarejcìic non nafca niu'nà fcditione > come fi comprende da Plutarco.
Ed jiuctin pi^clarifiimum in id cpcrain date , nlil'a vt vnquam ctiatur fcditìo :
idquf artis qUafi ciuilis; : òpus maximum e>,&pu!cherrimum exiftimanduni >
Et però deue vn'htiomo ciuile iiiterponerfi aile difFcrenc^ ,ancoc che priuate,nè
iprincipii,accibche non forghinò fedi tìoni tra cittadini ; ellendochediptiua-
Ce molte volle diUentp.no pabJiche , impcrciochè non fctìipre vn grande incen*
ilio piglia origine da luoghi publithl , ma per lo più ^na pitciola kìntilla > 'vnà
lucerna difpre^^zata in vnà particolare tafa fuolé atticcarìe gran fiamma in dait
«op^ib'iico. Ec però foggiungc Pluc. Ex'òftìció ciuilis vir lubiedlis rebus hoc
▼nurft èi reftat, qUod nUili alteri bòno ptieitar.tia cedit, vt ciues Tuos concordia»
mutuaqj amì :itià inter fclt *vti doccat, litcs, di(cotdias, feditioncs^ inimicitias
tfque omnes aboleat é
Tiene vn ramo d'E'ee nella maiìò finiftra per fiftibolo della Seditione cii:ile,
poiché qaeftì arbori fé tra loro fi sbattono , & vrtano, fi rompono » Atift. nel j*
della Rettho; ica per autorità di Pericle , che i Boetij erano fimili a gli Elei , im-
pèrcióGhe fi come quelli tra loro fi rompono,coii li Boetij tra lorocoròbatteua*»
no . Perichs, inquit illc, Boetios ilicibus elle fimiles dixit , vt cnim iliccs Uit^
•^iciffim fiangunt > ita Boetios inter fé prajliari ; onde ne dcriuò i'Àlcuti
r£mblema. 20).
Duritia: nimla quod fé fé rumperet ilex »
Symbola ciuilis fcditior.is habet.
Dalla cui figura dell'Elee fi raccoglie , che fi coftìt gl'Elei piante gran<ìì ^ ga*
gliarde, falde, den(c>& dure , diiticih a (piantai fi >& tjgliarfi da colpi di ferro »
nondimeno vrtandofi tra luto facilmente fi rompono, Cf>fi le Republiche an-
corché ben munitej& fortificate, difficile ad edere fpiantate da ferrc,6c nemica
manOi nondimeno fé li cittadini tra loro s'vitano, facilmenre cadono , 6c roui-
nano a fitto per le Seditioni ciuili, onde Plutarco dille, Ciuitatcs in vniuerfum
ièditionibus conturbata:, funditus perierunt .
Lì cani che alli piedi della figura fi i>:;^:(ufFano, con ragione feruono per firn-
bolo della feditione ciuiie , poiché fé bene fono animali domeftici,e d*vna me-
defima fpetie, nondimeno lono ioliii d'a:^^ufFarfi pcrlonutiiiricnrodei corpo,
per gufltcreiìì loto venerei , ^ pei itiitaifi tra loro con l'abbaiare , ós.- rjn- hiarc
CO ti enti
«Ordenti fcopcrti,' on volendo cedere T'vno a l'altro, cefi anco grhuomini,an-
corchcdon-.eftici a'vnamcdefim^ Cicca per gli iftcdì rirpctci di (òpra cogcad
vengono in contcfaiòc partoriicono alla patria, & Citt^ loro pernitiolc uubu-
lenze di fcditioni ciuiii,diroodo che fono, come tanti cani arrabbiati, f<tmc*ici«
^ fitibondi del fanguc ciuile, riputaci da tutti grhuomini sfacciaci , audaci , (^
<attiuÌ5 ^\ come dclama Cic- nell'Oratione prò Seftio . Hi,& audaces, & maJi>
^ oerniciori ciucs putantur, qui incitant ^o^uli animos ad Icditionenj .
S: E N T I M E N T \.
VISO.
GIOVANETTO, che nella deftra mA.BO tenga vn' Auoltoio , cofi W
rapprefentau uìo gl'Egitti j , come racconta Oro Apoliine , nella fmiftra
tecj^jivnio f becchio5,<S<: fotto ai braccio- & a canto fi vedrà vno Scudo,oue fia di-
pinta -vn'Aquila con due , o tre Aquiicttc, che guardmo il Sole, zÀ rnott* chf
dica ^ Cognitipnisvia .
Lo fpecchio.dimo(ì:ra,cKcqueftanobil qualità non. èaltro, che vn'appren*.
Conc > che fi /occhio noftro, il quale è rifplendente-, come lo Ipecchio , ouero
diàfano, come l'acqua delle forme accidentali, 'vifibili de' corpi naturali , & If
riceueinsènoaaìcrimenci, chele riceuelo ipecchio, porgendole al icnfocom-
mune, & quindi alla fantafia, le quali fanno rapptcnlione jfe bene molte voltt
Éalfa; & di qui nafcc la difHcolcà nclleicicnzc, òc^ nelle cogaicioni appartenenti
alla varict^-dellecofe; da, e]ue'to Ariftotije giudicò la nobiltà di quello jfenti-
picnco, e chepiOagcuolmentedegliakri fa ciò fìrada a gli occulti fècreti dell»,
natura , fepoki nelle foftanze delle cofe iftells ; che fi.cauano poi alla luce con.»
querti me:^zi dell'intelletto .
L'Aquila ha per coftume i com* raccontano i diligenti Oflcruatori , di por»»
tare i fùoi figliuoli vicino al Sole , per lofpt tto che non gli fiano ftati cambiati,
& fc:\4ed.eGhella;mo immobili , l'opportando lo lp'end.ore,li raccoglie, & linu-
téCc&ì ma,fc troua ii contrario com ■ parto alieno li fcacciajda che s'impara qut
fta fingolar potenza quando non ferua per fin nobile ,,&. per cficrcicio di opera-
lioni lodeuoli, torna in danno , & in vituperio di chi l'adopra ; Et forfè a quc-
fto fine durò nell'Italia, & nell'Europa per molti anni ,.mentre durorno le fedi*
tioni de* Vanaali-chc i Signoti principali, i quali hauefleio mancato di debitoi
h con Dio, ò con gli hupmini, fi faceuano accecare , accioche viuetlero in quel-
li» mi (eria_ .
Si può ancora vicino a quefta immagine dipìngere il Lupo Ccruino, da La»
tini; dimandato Lincio , per. l'acutezza del fuo vedere ,.
V D I T O,
\7 OLENDO gli Egitti) fignificarl'vditp », dipir^cuano Torecchia del
Toro , perche quando la Vacca appctijce iì coite (il che è folo per ter-
mine di tre hore ) manda fuori grandiflìmi mugiti , n.elqual tempo non /opra-
uencndo il Toro (il che rare voltcauuiene) non fi fijol piegare a tal atto fino al*
l'alcco tempo deuimioatu ; peiò {là il Tuo coniinuainf nic dello a queAa vo»
ceicome
224- IC 0 NO LOG I<iA
Cis» come racconta Oro Apolline , fignificàndo forfè in Kx\ n-iodo , cKe fi dcue^
afcolcare diligentemente quello in particolare più d'ogn'alcracofaj che èneccf-
fario alia duratione, 6^ alla conferuatione di nel ftetB , in cuel miglior modo,
che e po^èile . Et perche meglio fi conofca queiìa figura , fi potrà dipingete^
tj{cttaimiTjagin€,che tenga con le mani l'orecchia d*vnToro«
l^dito .
DOnna che Tuoni ?n Liuto , Se a canto vi dvà vna Cerua .
ODORATO.
GIOVANETTO-, che nei'a maho finiftra tenga vn vafo, & nella de-
ftra vn ma:^zo di fiori,con vn Bracco a' piedi,c iarà veftito di color ver-
de dipinto di rofe, & altri fiori .
Il vafo fìgnihca l'odore artificiale , 8ciì mazzo dt fiori il naturale.
Il Cane bracco fi pone, perche la virtù di quefto fentimento , come in tutti i
cani è di molto vigore, cofi è di grandi/lìmo «e* Eracchi , che col /o!o odorato
litrouano le fiere afcofe molte volte in luoghi lècreti]limi,6^Ali'odorc fi fono
veduti fpeflo fare allegrezza de Padroni vicini, e he altramente non fi vedcuano.
Si vefte di color verde , perche dalla 'Verdura delie frondi , fi tolgono i fiori
teneri, & odoiifcri*
G V S T O.
DONNA, che con la d^flra tenga vn cefto pieno di -diuerfi frutti , 6^
nella finiftia'vn frutto di perfic- .
11 Gufto, è vno de cinque fcntimenti del corpo , oucro vno delle cinque par*
ti, per le quali en erano l'idee , & l'apprenfioni ad habitat l'anima , della qua't-»
fanno i loro configli bene rpcilb in vtile, & Ipefliilimo anche in ruina di clia,ia-
gannati dalla falfa immagine delle cofe apparenti, che fonogli elploratori,6Q_^
^ie tal volta falfe, & però cagionano gran male a Jei , & ad elfi j falfe ipie heb-
bcro in particolare gli Epicurei , li qu^Ii gli riferiuano , che buona cofa folTc at-
tendere alla crapula fea:^a molti penficri d'honore, o di gloria humana .
Si dipinge con varietà ài frutti j perche qucfti fenzaart.ficio, diuerfamen-
tc dal gafto fi fanno fentire , Se il frutto del pcrfico fi prende ipc(fo a fimile pr«->
pofito da gli Antichi.
TATTO.
DONNA co! braccio finiflro ignudo,fopra de! quale tiene vn Falcone»
che con gl'artigli lo iuingc, 6(f ' per terra vj farà vna Tertuggine .
SENTIMEMTI DEL CORPO.
VN* huomo, che tenga da vnaTns.no legati con cinque cingoli alquanta ;
larghi qucfti animali, vnoSparauiero,vna Lepre,vn Cane, vn Falcone »
& vna Scimia, nel primo cingolo in mezzo fia figurato vn'occhio , nel fecondo
vna orecchia, nel terzo vn naio, nel quarto 'Vna lingua, nel quinto vna mano.
Cinque lonoi lentimentijcomeogn'vn sa; Vifta, Vdito, Odorato,Gufto,5c
Tatto : altrettanti fonogli inltromenti,oi organi ieniorij,per liquafi ù riceuono
i dctt' fenn dall'anims-, tiuali iUon enei nguruti habbipuio per ogni cini^olo .
Noniarerao lunghi «i/iUwi rei e lopra CLOj^p.ot^tidoiioiainatame^ite utdere tal
'.ui^/,' ' abulia
materia \n Arlft. in Galeno , in Auicena,& in altri fifici , & F-lofofi , come anco
in Plin. lib. X. cap. 69. in Aulo Gdlio lib. 7. cap. 5;in Plucarcho de placitis Ph?-
lofophorum in Lattantio firmiano , in Santo Damafcenb , Se in Celio R odigi-
no : bafti a noi arrecare le ragioni , per le quali moih. ci (ìamo a figurarli con li
fudctti animali.
la 'Vida filaria potuta rapprefentareron ìlIupoceruiere,da cui diconfi gli
occhi di acuta ^ifti lin' ei ì con tutto ciò la figuramocon lo fparauiere augello
4:li potentifiiima virtù vifiua, che fin nel Iole filli Io (guardo , il cui felcrifchiara
la vifta , 6C leua le macchie, & le caligini da gli occhi^ come l'Aquila , ma noi
habbiamo più torto eletto quello , che qucfta ; percllCegli -è di più (imbolo del-
TEthere , dr Ila fplendòTe A della luce dedicato al folejluce, fplendore , & lam-
pa del Mondo,chiarnato da gii Egitti) Ofìride , di cai n*era detto Augello figu-
ra per l'acutezza della Tua vifta: Plutarchon«l trattato d*lfide,&^OÌlr>dc.
Accipitfc etiam pido Oilrin ixpe proponunt, auis enim «a pollet aciuninc 'vi-
fus.chela vifta habbia affiniti con la luce , con lo Splendore, d^ con TEtlifere
affermafì da Plutarcba ne morali , oue dice che il Mondo fé bene è vn fblo coi»
"dimeno ècompofto in vn certo modo di cinque corpi , del c«rpo della terra»
-deli'aqua, dell'are , del foco,& del Cielo t chiarnato da Ariftotele quinta fòftan»
za, da altri luce, &• da altri Ethene, ne mancano di quelli che applicaaole fa»
culcà de i fenfi, eguali di numero aili fudetti cinque CGrpi,il tatto alla terra,per-
<che refille ; il gufto ^ll'aqua, perche piglianfi le qtiaiità de Tapori per ITiumiditi
della lingua fpongofa & humiJa.j-rvdkoairatiaJa quale ripercolfa , sì fa la vo-
ce, e'I foiie ; l'odorato di natura ign'ea ethcre, 6<:^alla luce, perche l'occhio
iocido ftromcnto della vifta ha puro humore chrlftallino, 6^ nel Timeo frfi
partecipe de i raggi & lumi Cclefti . Vifus , fulgore , cther , & lux res cognata:
contcmpcrantur , fenfufnq; concordi motu percellunt , dice plut. nel dilcorfo
cl'£i,apprcHb Delfi,, •
L'-vdito ha per fimbolo il ìepre,cìie da gì? egittij per f vditofigurauafi . PIu^^
tarcho nel quarto fimpofioqueftioHequarta^ ,CeIeritare exaudiendi videtuc
alijs antcire , cuius admiratione dudi AEgiptii in Tuis facris litteris pido lepore
auditum hgnificant .
L'odorato fi dimoftraua da gii elicti j col cane, il quale allodore fcopre le co-
ic na/corte.conofce la -venuta di gente incognita,&: del Patrone, ancorché lun-
go tempo fia ftaco }onrano,e lente nella caccia doue fieno paflàte le fieie, dC k
perfeguira fin che le ttAja,onde fi fuol dire come in prouerblo, nafo da bracco,
pw yno che habbia bono odorato ; della fagacità , òr odorato de cani vepg-A
quel vapo libretto della Caccia di Senofonte : qv.cQ-ì tre l'enfi che fin qn= eii li-
eatih.^.bbìamo,nGn fono communi a tutti gii animah', poiché alcuni nafcono
ciechi fen:^occhi,altri lordi fen^ja orecchiceli tri fenza narici.^ odorato,rebfrc
J pela ancorché non habbino membro,© forami di vdi :o,(S: odorato, no- dime-
noA- cdcno,^ odorano:delli due feguenti fenfi ne fono, partecipi tutt 2,h sni-
J»iah perletti , conne piace ad Anft. nel 3. hb.de Ahima cap. 1 5. & nel lib. d. I
lonnoA ddia Vigilia. Omnia animaJiata<aum.6<^guftum habent pr«ifr6;
ammalia imp«fea£:i'huonio asaiiza tutti gli altri animali nel gufte A nd t.;i-
P lo , ce
4J/ ICO NO LO C I<sA
to,ne gif altri fcnfi è auan^ato egli da altri, l'aquila vede più cliiaramcfìte diluì
dice( che Plinio,!' Auoltore ha più fàgacc odorato,la talpa , ode più liquidamcn
ce (e bene è coperta dalia Terra elemento denfo * dice il medemo Plinio,che I'g»
ftrira I a/òlamcnte il Catto priua d'ogni altro feofo, ma poicJtio dire che invn
eerto modo habbia anco gufto,poiche di rugiada fi pafce .
Il Gufto è da credere,che fia in ogni An ma!e,perche ogni Animale fi nutrì*
(ce di qualche cibo 5<: /ap ere ; conforme al parere deiriitefTo Plinio , Exiftima-
uer m omnlbusjfènfum , ^guftatus tilè , cur enim alios alia faporcs appetunt^?
(t bene apprcfto il medemo nsrrafi j che jocl fine dell'India circa il fiume Gange
tiafce eerta gente de gli Aflomi fenza boCca,che non mangiano,nc bcueno , ma
▼iucno d'halito , Si di Odore che per le narici tirano , onde Tempre portano in
mano radiche , fiori, & pomi filueftri,ne i lunghi 'viaggi , accio Hon gli manchi
da odorarerma quelli fono moftri di natura fenza b©cca,perb fono priui del gu-
fto . Il Porco ha gufto d'ogni cofa per fine del loto & delle immonditic, &: per-
che ciò è vitio di gola l'habbiamo lafTato da parte,fi rome anco laflìamo gli au •
gelli di lungo collo come la grue , & Ì*Onocrotalo fìmile al cigno, perche quefti
fono fimbolo deliaca , atte/òche Filoxene figlio d*Erixidt^ fi laraentaua della
matura che non gli hauefTc dato Inngo collo come alla Grue per poter più lungo
tempo godere dt\ gufto delli cibij5«: delle beuande , fi come anco Melanthio del
quale Athenco nel primo libro. Melanthiiis voluptatis defidcrio capcus auis
cuiu/piam langam cersiccm dari (ibi p9{lulabat,'vequam diuciflìmein volu*
ptatis lenfu moraretur . Onde Mattialencirxi. libro.
Turpe Raucnnatis guttur Onocrotali.
Et TAlciato nell'emblema nouantefimò» . /
€urculiiont gruis tumida vlr pingitur aluo «
Qui Laron , a«t manibus geftac Onocrotalum .
Per sfuggir noi ^itiofo Gieroglifico , facciamo (imbolo del gu(to PHerodid
detto il Falcone augello di ottimo gufto , poiché per gran fame ch'egli habbia %
come narra San Gregorio,non ruol mangiare mai carai putride,ina la compoi-
tA finche troui pafto degno del fuo purgato gufto.
E neceftario che ragioniamo alquanto fopra la lingua pofta nel cingolo del
gufto , poiché non tutti concedono il fentìmento del gufto alla hngua , ma chi
al palato folamente,chi alla Iingua,& infieme al palato,^^ chi alla lingua fola*
Marco TuUio nella natura degli Dei moftra d'attribuirlo al Palato quando dice '
che Epicuro .dedito alligufti del palato, cioè della gola i non hebbe rifguardo al '
Ciclojil cui concau«,& volto,da Ennio chiamafi Palato . Epicurus dum Palato |
quid fit optimum iudicat,Cali palatum,vt ait Ennius,non fufpexit . Et nel li-
bro intitolato , de finlbus,Voluptas quac palato percipitur , qua? auribus . i»ten-i
dendo del piacere del gufto,che fi piglia col palato, &: del piacere dcll'vdito,che'
fi piglia con le orecchie Quintiliano iib.p. cap.2. lamentandofi che li putti s'ir»'
ftitnifcono prima nelle delitie,& gufti,che nel parlare , ancor cflo Tattribui ce al
palato . Non dum prima verba exprimitj& iam coccum incelligit, iam conchi-'
lium pofcit,ante palatum eorum,quam os inftitumus. Horatio nel fecondo del
le epift. facendo mcatione di ue cocuiuci,chc haucuano diuerfo guRo , dicc^^
DI CES^RB %I?A: »iT
^'crano di vario palato..
Tres mihi conuiu?e prope dilTcntire 'Videntur
Pofcentes '^ario vultum diuerfà palato.
I Fauoriuo apprcflò Gcllio lib, \ 5 . cap. 8. die* che quelli non &anno palato ,
'l cioc gufto , che mangiano la parte fupcritìre de gli augelli , & de gli animali in-
gralliici . Superiorcm partcna a.uium,at^i altilium,qui cdunt , eps palatum non
ha bere.
Altri rattribuifcono tanto alla lingua,quanto al palato , dicendo che il gufto
fia ^n fen fojche pigliai fapori nella lingua,ouero nel palato : Plinio nell' xi. li*
Ì>ro cap. j 7, rattribuifce ad ambedue . Intelleólus iapotum eiVccceris in fri»
'' va lingua,homitii & in palato.
Altn^có li quali ci fiamo tenuti, rattdbuifcono folairjenteallaHngaajtraqua^
; li Lattantio fiimiano, che ncll'opifitio di Dio cap. x.fpecificatamente allegna il
iàpore,non altiLmenii a! palato , ma alla lingua , ne a tutta la lingua,ma alle par
ci che fono d'ogni cantorie qu*Ii come pili tenere tirane il (aporecon foitililli-
wi fenfi . Nam quod attiiiec ad faporem capiendum/allitur quifquis,hunc fen-
fum palato incflearbitratur: lingua eft.enim,qua faporesreatìuntur,nectamen
totainam partes eias,qus funt ab vtroq; latere teneriores,faporem lubtiliffimis
/cnfibus trahuat . Arinotele nclp. lib. dcll'hiftoria degli animali cap. xi. dice
<he la fo'^c^a di quefto gufto l'ottiene /pctialmentela parte anteriore deila lin-
gua : ci fono ancofilofofì che pongono Tergano , & l'origine di quefto gufto iw
•vna pcUetta fotto la Iingua,& fotto carne Tpongofa, 6^ porofa nella fupetficic
4ella linguai& perche fanno che fimile pelletta fia anco nel palato,quindi è che
(ì pone da molti il guPio nella lingua , & nel palato : onde Ariftot. dice che certi
f>crci che non lianno lingua riceuenp gallo dal palato loro carnofo; Anco la go-
a è partecipe dtlg«fto, anzi Ciq^d ce,chc il Gufto bibita nelle fauci della gola.
Gurtatus habitat in ea parte Oris,qua efculentis, & poculentis iter natura pacc-
fceit;ma non per qkiefto fi ha da far fimbolo del guftq altro che la lingua,pcrche
, ÌH lei è il principio del gufto,clla moue il fenfo de fapori ; il godimento poi & il
piacere ddle core,chen mangiano confìfte nell 'ingollare, per lafoJuicàdelHcibi
1 , che nel defcenderetoccanoìagola;comefiraccoglieda Arift. nellib.4.cap.xi.
1 I delle parti de gli animali: lingaa fenfum mouet faporum , e^ulentorum autem
, , «mnium voluptasindefccndendocontingit,6<f piiìaballb,indcuorandogu'x
I I tadione fuauicas exill:it,& gratia: però dice il medcmo nel ter^o a Nicomacho,
,| ! cap, X. che filoxeno crixiodcfideraua la gola più lunga del collo della graa ,co-
;, I me che fi compiacefTe del tatto dentro la gola.fi chela lingua defta il gufto, di
ili cui fattone partecipe il palato.giù per la gola con gufto fi confuma, onde habbia
{. moin Ariftoteleneihb.4.ca.«. dell'Hiftoria degb animal:,che la lingua è mi-
ti I niftra de fapori , però noi con ragione atttibuimo il gufto alla lingua, & la facc-
p.[li «» nel cingolo firn bolo del gufto.
,| I 11 tatto è fenza dubio ;ommune a tutti gli animali ancorché priui d'ogni al-
^^ s Uo /enfio . Arifto. nella Hifi.dc gli animali c;ip. 3. lib. p. Omnibus fenfus vnus
^^|| ineft ccfiiHìiìnis if;(5l,U£;& è difufo per tutto il corpo , il <\\xil.t per mezzo della
^ ! fcitiì:^» del tatto licéue,^ Icme le|:cleLtit delie cofc che fi toccano U'ogget.
Pi to
tÈt ICO NO LO G I<ìA
60 del tatto fono lequaliti jsrime il freddo , l'humido , il caldo , e'I fecco,per dm
diflc Cic nel 2. de Nat. Deorum Ta<5tus to co corpore xqtiabi licer furus eft , -ve
omnes ictus omnefq; iiimios , & frigoris, ó^caloris appulfus fcntire poflìmus:
Còno anco le qualità ieconde il molle il duro,le cofe giraui, X,^ leggeri, morbide
lirce,rmiid«>& pungenti: fé bene è difufb in tutto il corpo nóuimeno il tatto (Lt
piincipalxnents nelle mani>con le quali to£camo>& pigliamo nelle noltre accio-
ni ogni cofa j.però Thabbiaino rapprcfencato con la figura della Icimia» la quale
s'accorta alla iimilitudine deU'hoìno principalmente alle mani>aile (|ita , ali'vn-
ghie,con le quali tocca,piglia,palpeggia,& maneggia ogni coru,& imita li gefti,
& le attioni humane, onde Miniico chiamò Callipide hiftrione fcimia, ÒC Oc*
rooCleiiejErchine per i loto rpeilì moaimenti,&: gelti,che faceuano con \z mani t;._
gli fteili atti con mano,fanno iCinocefali ,0 gattimammoni che dir vogiian-o;
ma noi lo figuramo con U, Icimia , clFendo la Ina (imigliaHza humìiiia da poet»
cclcbraujda Ennio primcrameate..
Simia quam turpis fimiltimabcftià not^s .
A Tua imicatione Q. Seieno dille.
Siue homojfeu limilis turpiilima bcftia nobisf, *
Vualner» dente dedic,
Glaudiano Humano qualis^ fìniitlator hmius oris.
Et Oaidlo nella trasformationc de cercopi in Scimie così caacò .
in deforme viros animai mutauit vt ijdem
Di^Iìmilcs h©mini,poflènt (ìmilefq; videri.
Se bene li Cercopithcci fono propriamente irudctti gatti mammoni, Icimic?
<^n la coda,per la cui differenza dille ^artialc.
Callidus cmillàs eludere (ìmius hal^as ,
Si BÙhi cauda force Cercopithecus eram.
Habbiamo raprefentacc li fencmnenti del corpo legati cutri in Tn*iraag'ÌHe#
pecche è nccedariosche fi trouino anneflì tutti in 'vn corpo, che ('^ai'^ vn ai 'a-
lo>è imperfetto, e fconcertato^eome -vn'iftromcnto lenza vna corda.
Si potria ad'ogni occafione raprefentare anco ciaicuno fentìmcnto lepara-
to colfuocingolo,5<^ animale, aggiungendo in tal calo alla villa vn ma^^j^n dr
finocchietti nella fmillra mano,ii (agodequali toglievia la caligine: da^ gli-
occhi ,6c rifchiara la vifta. Plinio nel penultimo Capitolo del decimonon<>.
liK dice che ilfinocchietto, è nobiKtato dalli ferpe, perche col fugo Tuo fi ricu-
perano la -^riiVa , dalche fi è poi comprc/o che gioui aria caligine de '2'i huomi-
iji : Fceniculum nobilitauece ferpeiues ,gufìratu ,vtdiximus jfenedam exeun-
do, Gcuiocumqj acicm fucco eùusrcficiendo. Vndeint«lle.i5lum eltshominu-n
quoq; caliginem prajcipuc^ eo le«a'à . Airvdito aggiongafi vn ramo di Pic>p;^a
biancojouero di mirro, perche il fugocaido delle foglie delPioppo bianco leua -■
il do!ore dalPorecchie,di che Plinio lib, 24. cap. 8. ii mirto,ptrche Toglio tratto "
dalle fuc foglio ÓC,^ bacche ftillato nelle orecchie le purga. All'odorato ag-
giongafi la rofa, dalla quale fpira foauiffimo odore, più che da ogni aU-ro fiore ;J
Al gufto 'vn pomo , che fé bene i pomi fono giocoudi aucp ah'ouUi:a.:o , "K^j.
«lU vifta«noadimeao rvUimy fia loro è il gufto»
' ■ " " " , Al t-l
DICESJ%E 'KIVA, 2s^
AI tatto fi potrà agglongerc nella (iniftra mano ve Te il petto vn* ArmclHno , cSr
rn Riccio , per denotare le feconde qualità diuerfe del tatco,l'arpeio, ^il mor-
bido ; qucfto al tatto è ruuido , & pungente , per il cpntraiio la pelle di quello s
di lifcio, marbido,(5i: delicato tafto ,
SENSO,
GIOVANE, ignudo, & gralfo , ftando in va Rufeello d'acqua à me?z«
gamba. & nelle riue vi fieno varie piante , da "vna delle quali elio con U
de/Ira mano colga il frutto, & con la finiftra tenga 'vn ma:(:^o di fiori .
Il fenfo fi d'pinge ignud(»,perche fa gl'hoomini andar nudi de' beni dell'ani»
ma , & del corpo , mentre ftanno intenti al prefente piacere , non fi prpucden-
«Jo , ne fi preqed; ndo per le future calamiti ,
La gralìè:^:^a, è indicio d'anima fenfitiua, di penfieri badi , & di poca fpecu-
latione neUe cofe d fficili, la quale principalmente macera il corpo,& indcb9Ìi«;
(ce le membra,come confermano i Fifiognomici,
Scà Co* piedi ncll'scqua corrente, per dimofir^re. che i piaceri de! Cen(o,ior\o
%n continuo moto &: corrono, & menano via l'età fcnza profitto , & fenza me»
xito.. Et è diiHcile U !'cftene^fi,came pericolo/o il camjnar pereffi ,
Si piglia alcune volte l'acqui per i pecC5ti,&^ rhiJomc,che vi ft-ì per lo pec-
catore, fecondo il detto di Dauid : Jntyamfmt aqud^ vfyiad aniniam tr.eam , Et
in quefto propofito fi moftra, chefegUitandol'huomola vita del icnlo, ftàiru*
^ran perìcolo di non fommergcrfi per mezzo d'edo, moitaìmentc calcando.
{ fioiiA i frutti, notano più particolarmente quattro effetti drl fenfo, cioè il
vedere, il gufto, l'odorato, & il tatto, i quali d oprano ne' fiori , fi<.^ ne' flutti »
(coprendo l'altro dellWdito nel mormorio, che facilmente fi può venire in co-
gnitione,che faccia l'acqua corrente ,
Smfty come fi pojhno rapprefentare in vna figura fola ,
Glouane, veitito di vari) colori,hauerà in capo vna ghirlanda di diuerfi Eo-
riySc frutti, con vn pennacchio, il quale moftri d'elTer mofib dal 'vento;
nella finiftra mano hauerà 'vn* Cetera, o 1 ibia, ouero Fiftula,6^ la delira tcr«
tà nel guanto .
Giouane fi dipinge , per dimoftrarc con quell'eri la volub'K:^^a de i fenfi •
Li varij colori del veftimento, dinotano il fcnfo del vedere, di cui infitmccoa
la luce fono obietto ; cofi i fiori l'odorato , &c i frutti il gufto dimoftrano ; (S<;,^
riftromento da fonare fignifica quello dell'vdito.riferendo Pierio Valeria no nel
7. lib. de fuoi Hieroglifici.gh Egitti] hauer con alcuni de detti illcomenti ù^^ni^
ficato il fcn(o dsii''uecchio «
Il tatto fi dimoftra col guanto , il cui vfi) è di difendere la mano dal freddo,
da Sole, & fomiglianti cofe,che a! fcnfo del tatto fanno alteralioue .
Gli fi pone il pennacchio in capo, perche i fenfi facilmente fi mutano, come
fi muoue il pennacchio a picciol vento.
SENSI.
PE R rapprefentarc i cinque fcntimcnti del corpo in vna fola figura . Ci di-
pinge "Vn giouane veftito di bianco, che in capo habbia '\n ragnateIo,<S(:
che gli fieno apprelTo vna Scimia, vn'Auoltoio, vn Cign .ile, ìk vn Lupo certue-
P I rojcia-
^3^
ICONOLOGIf^
S E R V 1 T V.
ro j C'afcuno di qnefti animali fi ere Je , che habbia vn fenfo più acuto j 6^ più
eiciuifitOiChe non ha rtiuomo,' peiòli dicono <]UtllJ 'Vciii .
Nos aper audicu , lini vHu ^Simiaguflu,
Vukur odorata, fuperac Aranea ta^tu .
S E R V I T V.
VN A Giouanefcapighata, vefì:icad'habicocortr,crpcdlto,di color bian-
co, che tenghi in fpalia vn giogo,ouero vn ^xoi^o^éC pefante iallo: Ha- '
«eia i pied; nudi alatìA cam'ni pec luogo di(aftio(ò,& pieno di /pine.ellendolc
à canto vna Gru*", che tenghi vn Allò con vn p'ede ,
Le fi potrà anco mettere in capo vna candela accefa , con vn motto , che di-
chi Joferuo altrui , e mejìejfo confumo .
Seru'C'jnnn èal ro (lì come li caua dal primo libro dtirinftituta ciuìle, nel
tìtolo de iure perfonaium ) che "vn ft«to della legge degl'huoraini , col qualo
viene auakh'vno à ciTer rottopofto all'altrui dominio noe per natura '.
* Gioaanc
Giouane fi dipinge la feruitìi, percioche refifte a gl'incommodi,» i diG.ggi,&
allefatichc_ .
L'ellèr fcapigliata, dimoflrra, che eflendo chi ftà in (erultd obllgato alli fetui-i
tij del Padrone , non può attendere alli fùoi ; come ben dimoftra Ariftotele nei
primo !ib. della Politica, dicendojchc il feruo fia Klcomento actiuo animato co»
ragione tutto d'altri,&: nulla di sé ftelfo.
Il color bianco del veftl mento, denota b candida ^ pura fedeki, la quale-,
continuamente dcue regnare nei fcruo, cr me dice San M«tteo xxv,
Bugeferuebonei&'fdelistquia inpaucafuMifidelist &c.
Il giogo in Ipaila anticamente tra polK^ pc fmiboio della feruitù, come nar-
ra Pierio Valeriane nel lib. 47, drfuoi Hieroglifici, come anco fa mentioncSc-
aeca ia Hercole Furente, duue div:e,
Qaotiftefamulus tradiditRefjfS neci
Cur ergo Regi leruit, dC p^ticur iugam I
Et Plauto in Milite .
Nam homini feruo fuos
Domitos oportet haberc oculos, S^ manus ,
Et come habbijmo detto, in cambio del giogo fi potiirapprcfentare, cht-
tenghi vn graue fallo; percioche veramente , è duro , 6^' graue, il foppottarf il
pefb della ferU!tù,come dice Seneca in Troade .
Durum, ini'ifum, graue efl Aruiriviroferre.
L'habito corto,& i piedi nudi, & alati, fign ficano, che conuiene alla fcruitii
la prontezza ,& velocitai .
Il caminar con li piedi fopra le fpine, dinota gl'incommodi , 6c^ difficult^,
che pati/ce di continuo chi m feruicu fi troua_< . Onde Dante nel V. dtl Pur-
gatorio, condic€_.
Tu prouerai fi come sa di falt-^
Lo pane altrui, & quanto è duro calle
Lo Icendere.e'l falire per l'altrui itale....
La Grne con il fàlfo nel piede,come dicemmo,fignifica la vigìlanra,rhe i fcr-
Ultori debbano hauere per feruigio de i lor Padroni, come il Signor Noflro Gie-
tó Chrifto. Beat! f:'rai i]li,quos cum venerit dominus inuenerit vigilantes.
SERVI TV PER FORZA.
DONNA con il capo rafo,m3gra,fca!:^a,e mal veiUra^che habbia fe^nato il
vif V da qualche carattere.c che fia l^-gatacon catenf",e ferri alli piedi.
La fecuit>>,di cui parliamo vien detta ileruando , percioche eilendo alcuni
prefi alia guerra , non s'ammazzauano, ma fi (eru?.uano , 5^ fi fac^'Uano fer-
■«!, i quali fi chiamauano per for:?^a .
Si dipinge con il capo rafo, percioche appreifo i Greci , 5C latùiì C-come tì-
feriicQÌ'icno Valedano hb. 32. ne'fuoi Hlecoglifici; era manifcfto legno dì
Seiuitù .
L'elfcr magra, fcfll:^a,& mal -veflita, dimoftra in queita rpecle dì feruiti> la.^
pouert^ del vitto,grincommodi,e non hauetc co(a alcuna , che la follieui", ^i-
|>aij,(k chccuopra le fuemifcrie, - v_i.
P 4 U
i5i ICONOLOGl<iA
Il vifò regnato nella guifa^che dicemmo, è chiariflìmo fegno di pnuatlotKL»
della libertà , come chiaramente hoggidì anco fi vede .
Le catene , & gli ferii denotano i duri legami ^ che di continuo tengono ep.
f refla l'infelice vita dello fchiauo .
Seruità .
Dònna fcapigliata, fcalza, magra, &C^ legata con catene , manette , & ferii
a' piedi,
Scapigliata fi dipinge la feruìiù j perche edendo il filo pehficro occupato iru
fciotfi du' faftidij importantiiliml delle catene , non attende a grornamenli :
Moftra àncora, e he i pcnfieri fcruili (òno badi, 'vili, & terrenii
E fcalza, perche non hi cofa alcuna ,chefolleuiieruc/peranzé, che riparli
fuoi intoppi ,& che ricuopra le fue brutre:^^e.
E magia , per la pouertà del 'Vitto , che leguita principalmente gli huomint
diferuitu.
Le legacele di catene, 6^ di ferri , fono indicio di ammllUonc di libertà , &
dVn poilèlfo certo di pene, &c di dolori,
. SETE DI G I V S T i T I Ài
Vedi la quarta Beatitudine .
SFACCIATAGGINE.
DONNA cori occhi hcne aperti, &l fronte grahde,& palpebre fanguino-
fé, farà lafciuamence veftita.& al:^andofi i panni con ambe le manijfcuo-
pra le gambe , 5<^__^ le cofcie ighude, apprcifo ^ì farà Vnà Scimia, che mortri le
parti dishoneftc-^.
La sfacciataggine , è "vn'effctto vituperabile oppofto alla vergogna , che per
mal' operatione apporta biafimo ,
Ha gli occhi con fegni fopradetti,perchehotaEO sfacciataggine, come dic't-.
Ariftotile neld. cap. della Fifonom'ia .
Et Jafciuamente fi veftc^per lo dcfidcrio d'impiegare Tapere fue in danno, 8c
vituperio dell'honor proprio .
Parimente fcuopre le celate parti del corpo , perche lo sfacciato non pit:^3L»
rhonore poflo m quel modo, che lo mantengono gl'altri huomint.
La Scimia fignifica sfacciataggine, perche quelle parti , che fi dcuono teneri
celate, ella per naturale inftinto,fcuopre,& manifefta fen^^a alcuna auuertenza,
come dimoftra Pierio Valeriano lib. 6.
SFORZO CON INGANNO.
VN Giouane robufto, armato da guerriero , nel deliro braccio tenga au-
uolta 'vna p^lle di Leone,& nella fìniftra mano vna di Volpe , in atto di
elTèr pronto a tutti ibifogni per offendere il nimico con la for^a fignifìcataper
il Leone ; 5c con la fraudc, ouero inganno dimoftraco nella Volpe .
D
SICVREZZA, E TRANQVILLITA
T<lella Medaglia di Gordiano .
O N N A in piedi appoggiata ad vna colcnna,6C^ licnc Con mano vu'ha*
fta, ouero vn Scectro,6c auanci ^n'Alurc .
PolTum©
DI CESARE %IFA. 233
PofSartio Intendere , che colui,che (tà bene con Dio , al <:^^t i\ conuitnt il
facrificio, pub ficuraroente ripofare .
S I C V R T A, O SICUREZZA.
DONNA, che fi appoggia ad vn'hafta con la deftra mano , & con la^ni-
ilra ad vna colonna, cefi fi vede In vna Medaglia di Macrino .
£ ficurtà fi dice, quella ferme:;^za, che fente i'huomo nello flato fÌK), come-,
in ogn'altra cofa, ren:^a pericolo d'tflèr rimofio ; Però fi fa appoggiata alla ce -
lonna, che dimoftra feunut^^^a, & all'hada 9 che difnoftra imperio , &: maggio-
ran:^a, dalla cjualc è pericolo cafi^are a terra, come è virtù faperuifi conferuart^
con honore , Gii fi potei anco far che tenghi in capo vna ghirlanda di felce 9
dimoflrandopet eiralaficurczia , per tenere lei i ferpi lontani, animai! (opra-,
ogni altra forte molto pcricolofi, e nociui, & quefta eilère la potiffima cagione,
che i contadini 'vfailcro d'empirne ilor letti, fi come hanno dettogli elpofitorì
tli Teocrito,
Sicurtà .
DOnna , che in cspo tiene vna ghirlanda d'oliuo , fta a /edere dormendo,
con la dtAra tiene vn'hafta.neila finiftra mano pofa /a guancia,e la teft»,
lenendo il gomito del braccio della medefimamanofopra vna colonna.
Sicurtà .
STà nella Medaglia d'Occiie vna d©nna,che nella delira mano tiene la coro-
nai 3c nella lìnillta vn'haltajcon lettere, Securitas V. J^
Sicurtà.
NE! la Medaglia d'Opilio Macrino fi dipinge "vna donna, laqiiale con la.»
finiftra mano s'appoggi 1 ad vna ma-:^^a, e con l'altra fopra^'v-na colon-
tiaj con icttere, Securitas temporum-,
S I L E N T I O A P P V L B I O.
HVOMO lenza facciajCon vn cappelletto in tefta, ignudo, con vnapelle di
Lupo a trauerlo, e tutto il corpo fuo farà pieno d'occhi , e d'orecchi.
■Qaefto huomofenza faccia, dimo(lra,checon tutto il vifofi parla, & preda'
^inerite con la lingua, tacitamente con gli occhi, con la fonte, 5: con le ciglia- j
tC^ però per dar ad intendere il filentio Apuleio formò quella imagine .
'li cappello fopra alla teda ^lignifica la libertà) che I'huomo ha di parlare, &
di tacere, ma fopra dVna teda fen^a lingUii dimoflraelTer meglio il tacere, che
il parlare, quando non fia necellario, perche gli occhi , e gli orecchi per la rellc,
auuertifcono, che molto fi deuc vedere, & vdire, ma parlar poco, come accen-
na la pelle del Lupo, perche il Lupo, fé 'vede alcuno auanti,che fia veduto da-»
lui, gli fa perdere fubbito la parola, in modo che con gran sforzo quello, che è
veduto , a pena può mandar fuori vn deboliffimo fuono, e tacendo, a gran palli
quello animale fé ne faggc con Ja preda rapida-^ . Però giudicorno gl'antichi j
che fi douelfe adoperare per m emoria del filentio .
Sìle/ttio.
DOnna, con "Vna benda legata a trauerfo del'vifojchc le ricuopra la^
bocca ,
t lenccn;^a di Macrobio, che la figura di Angerona con la bocca legata , 6^
fiig-
z^^ ICONOLOGIA
fu^gellata ìnftgnijche chi sa patire,& tacere, diiTimulandogli atfanni , li vince
al fine faciimence, & ne gode poi vita liet ■,& piiccuole,
Silentìo ,
X/ N Gioiianetto , che fi tenga il dito ndicc alla bocca in atto di far cea-
V no> che fi taccia, ò^ che nella finiftra mano tenghi -yn perfico con le
foglie^ .
Fu il Perfico dedicato ad A rpocrate Dio del (ilentio , perche ha le foglie fi -
miii alla lingua humana , & il frutto ralTomiglia al cu - re, 'volfero forfè fignifi-
care , che il tacere a iuoi tempi è virtù , però Thuomo prudente non dee cofu-
mare i! tempo in molte parole vane,&: fenza frutto,ma tacendo ha da confidc*
rare le cofe prima, che ne parli .
•Si fa giouane , pecche ne i giouani principal unente il filentio è fegno di mo-
dedia, é^ effetto -^irtuofoj Seguitando i'vfo de gli Antichi, che dipjngeuano
Arpocrate giouane con Tali, e col vifo di color nero, perciochc il filencio,è ami-
co della notte,come dicono i Poeti. Ne mi pare di douer tralalciatc i verfi del»
l'Ariofto, che del f.Icnt^o dicono cofi .
Il fìlentio va intorno", e fa la fcorta. -
Hi !e fcarpe di feltro, e'I mantel bruno.
Et a quanti n'incontra di lontano.
Che non debban venir cenna ccn mano .
Silentio.
V O Ni O vecchio, '1 quale fi tenga vn dito alle labbra della bocca , 8^
H
npprell''» vi (ara vn'Oca con vn fallo in bocca.
Perche l'et^r fenile perfuade facilmente il fifentio , come quella che confida.»
più ne' meriti,e nella fama acquiftata, che nelle parole, fi fa il filentio da alcuni
di quella età .
L'Oca, è molta dedita al continuo fliidere , 5c cingottire con molta garruli-
tà, &r (ew"!^ ^onfon.n^a, b armonia alcuna ; però tenendo il (àil'o in bocca,
c'in^et'na , che non ci tiouando noi atti à poter parlale in modo, che nepcilia-
mo acquiftare lode , d(;bbiimo tacere più tofto ; accioche fé non fi cre/ce , al-
ineuo non fi fminuilca l'opinione del nollro lapere ; eflfendo che il filentio ag-
guaglia pii i più -gnoranti , ì più dotti , ik peiò diceua vn fauio , che l'huomo
s'afiomigliaua alle pentole , le quali non fi conofcano fé fiano fané , b rotte , fé
»on fi fanno fi m^re. Et Socrate douendo dar giudicio di vno nucuo Scolare del-
la fua ((:u.;l:i,dille di -^/oleclo fentire,per poterlo vedere . jScriue Ammiano del-
rOche,che partendofi per lo troppo calore del Sole dall'Oriente , all'Occiden-
te, <5c elfendo loro neceilìri^ pallate per Io monte Tauro, oue è grand'abbon-
danra d'Aqu le , timide della forza loro, per non manifeftarfi con !oftr«pito
natutalc della bocca, prendoao con cfia vn fairo,& Io foftentano fino che fi cfce
fuora del pericolo.
Silentìo .
FAnciuUa.come fi è dètCo,coI dito alla br)cCA>cón Pali alle fpille di color ne-
ro ; (là fedendo , & mollrando di non poterfi regf^ere in piedi , p:-r difetto
cJella debolezza delle gambej ti«ne in mario vn comodi diuitÌ3>&.d'incorno al-
cuni
DI CES<iARE %IPJ. fjj
cunì vafì p'cni di Icaticcliie, iSi d'altri legum i, eoa le perfidie » che fono le pri»
li;itie, che ai lìlcncio pcc religione lì otrcijuano .
Gli fi fati ancota appieilo vn CocodciUo, il quale non hauendo lingu» da fa-
reaicuna lotte di ihcpicoj a tiigione fi potrà dire hieioglilìro del lilciitio.
S I M F L I C 1 T A.
GIOVANRTTA, 'Vedila di bianco,la quale tenga in n^ano vna Co-
lombi bianca, & -^-n Fagiano .
G:ou inetta 1) dpinge , pei la piopoitione dell'età , la quale nel principio del
faperetè fimile ad "^^na carta bianca, oue non fia fcr'tto , non eilendo altro la-»
ÉmplicitJ 5 che vn*ignoran:5[_a ilcuTabile del bene , 6c del male ftn^a cattiua_*
intention«_ . Et fi prende in quefto luogo in buona parte per colorojche noa^
hanno applicato Tanimo a' vici j,ie bene ancora fi domandano femplici gli huo»
. inini di poco pàitito.
Vcrtvfi di bianco, per eircrc quefto colore remplic"flìrao,ouero fcn^^acom*
pofition^ .
E la colomba ancora fi pone per elle da Chrifto Sign. Noftro data per inditi©
della vera, & Icdeuole femplicirj^con la quale fi a; r uà al Cielo . Et per quefto
egli medthmochiamaua i fanciulli, dicendo . Sinite paruulos venire ad me .
£tin propofiio di fimplicitàbiafimeuole fi d-pingc il Fagiano, il quale cred«
non cller veduto da a!tuii, quando elio ha nafcoftaia tefta, e che non pub vede-
re, come raccontino moki. Et Outdio nel 6. delle Metam.
S I M V L A 1 1 O N E.
DONNA con vna malcara fopra al vlfo^ in modo che moftrl due faccic,
farà veftita di cang'ante,nclla deftra mano terri vna pica , nella finiftra
vn pomo granato. & alli piedi vi fmà vna Monna,ò Scimia, che dir vogliamo.
Simulatione , è il nalcondcre con doppie:;^^a di parole, e di cenni TaniraOjjSc
il Cuor propio,però tiene la mafcara fopra il volto ricoprendo il vero per far ve-
dere il falfb;il che fi mcftra ancora per lo colore cangiante della "vefte.
Tiene con la deftra mano la pica , elFendo che detto vccello fignifica fimula*
tionc, percibche ha vna parte della penna bianca,e Taltra nera .
11 pomo granato , che tiene con la finiftra , Pierio Valeriane lib. cinquanta»
quatrefimo, narra che la maggior parte dcgi'huomini più deli*apparen^a,chc-*
dell'edenza è ftudiolà; e perche la melagranata fopra tutù gl'altri pomi il com-
pratore folennemente fchernirce,& al faggio non corrifponde, allettando colo-
ro,chc la guardano con porporino,roIIegiante,e gradito colorc>ma fcorrendo i!
P'ù delle volte a quelli, che Papprono la muft:.,il pu:^zo^ e,c la marcia,qu!ndi au-
uienc che molti degl'antichi Icrillero la fìmulata bonti. per cotal pomo fignifi-
carfi. Laonde quello (colaftico maeftro della più (euera ducti ina hebbe a dire , il
luperbo < Acre a guifa della melagrana» dentro puizolente, & di fuori ornata di
inatauigliofa belle^:^a .
Quefta torte d 'hwomini da Horatio è notata con quelli verfi tradotti di isé?
tino in volgare .
Chi del nome di buon fi rende degno ?
Chi de Padri i decreti almi^ e gradili
X3é ICO NO LO G I^
Oderua , e ftà Jcla ragione al iegno?
Per fenten^^a di cui moke > e gran liti
Si troncano , e la cui promcila b fede
Difende i piati con honefte liti ;
Ma che ? fé dentro poi ciafcuno il vede
Diforme, e rio di fuor vcftito tutto ,
Di bella vefte dalle fpaile al piede ,
Luciano agguaglia quefti tali ad'alcuni libri di tragedie con coperta,& orna*
mento d'oro,e di porpora , che con vna vaga legatura, fanno di fuota beilillìma
vifta,ma dentro non contengono altro, che inceftì, ftupri, furori, paricidi , tra-
uagli,pianti, rouine di famigliejdi Città, Se ogni forte di atrociUìme ,& beftia»
liffime fccleratezze .
Le fi mette a canto la monna, percioche grEgittij,pcr dimoftrare vna perfo-
ra dillimulatrice de i fuoi difetti, & ricoprirrice delle propie lordure , f rende»
«ano la Monna, che pifcia,per elfer quella cefi fchif^i, '"ic vergognofa di natura,
che vot3ta,ch' ella ha la vcfcica nella maniera,chc v/à il gatto di fare dell' altre-,
fcccie , fcauando in terra nafconde tal fuperfluità , o fopra gittandoui ^uai fi^
altra cofa la ricuopre tutta »
SCIAGVRATAGGINE,
N A donna bruttillìma, mai veftita, Ik fcflpigiiala,e che i capelli fieno dj-
fordinata mente Ipirfi , terri in braccio vna Scimia , h Berta che dir n/o*
gliamo.
Brutta , e mal 'veftita fi rappa-efènta la Sciagurataggine, percioche non ci è
più brutta, 6^ abora ineuolc cofa , quanto vn'huomo , che non opera virtuo.-
fìmente,& con quella cagione datali dalla na£ura.,che lofà differente dagrani-
Mali irrationali, i-capelli nella guifajchedicemmojfijiioipenficri volti al malo
eperart> .
Tiene in buaccio (a Scimta^ percioche è cofà volgatl/llma , 5: dal teftimonio
degli fcrittori di tute* l'età appr^auata, che per la Scimia , h Berta s'intenda 'Vn*
buomo da gli altri fpre:(i^ati(nmo,& tenuto per vn manigoldoj& fciagurato; ii
come lo moflrò Demoftene nell'Orationc,che fece per 1 cfifonte,diccndo,che
Efchineera vna Bertuccia tragica, mentteei s'andaua in certo modo con )?ra*
uità di parole mafcherando,e(fendo egli tuttauia vra gran pe-^zo di trillojC Dio-
ne hilliorico, Io, dice, non fb de i miei maldicenti pili (lima, che fi faccia, come
fi fuol dire , delle berte. Trouareteancora appreflo Cicerone nel e Epiftole, fa
berta non edere pofta fé non per huomo da niente.^ . Ne fcioccamente è chia»
roaradaPUuco la berta bora cofa da nulla, bora fciagi.ritiflìma , come fa nella
Cornrnedii del Milite , 8c del Seudolo , ^ in quella del H udente la mette per il
rufEinOjche dietro a fogni ii vi lambccando.Conciofiacofajche no#i fi tiuoui
generatione di pe.fone pai (cclerata,e più perduta de ruiH j ellendo elii fi come
egli afterina, in difgratia,(& odio a DiO,(5c agl'hucmini.
V
SIGNORIA.
Vedi Imperio.'
SIN.
DICESA%E %IPA.
»5T
e T N r F R
O N N^ A vcftlra d'iirojche con k deffra arano tenoni vna Colomba bia-
«a,6^tónkfinilìra porghi in atcogracìoro,iSC^ bello vn cuore ,
E' la iinrcriripura,c\: en^a fìnra appsrer'^ajS^ aiciiidoalcunojperò fi rap»
pjc ent.-,chc iCPghi la bianca Colomb35& il veftimentod ero.
\\ porgere il cuore, denora l'integriti Tua , perche non hauendo l'huomo (wi"
cero 'vitio alcmio di vo-Iontà > non ctli l'intriiiftco dtl cuor luo » ma io fa palelè
su ogn'vno-
\^ Na belliflìma j»'oiTanetta con capelli biondi com'oio,fparfl giù per le fpal
_ le,fen:^'artificio alcunojfarà \ clhca d'vn fottilisfimo , ^ candido "vek),
^v,. cht con la def^ra mano moftu a'haiieifi fcoperto W petto ^ meltrando am-
be le mammelle, 6*:.^ cen la finiilra unghi \n Caduceo, in cima del qnalc^ fi»
Uiu cclumbsLbianca,,
$a
MjS' ICONOLOGIA
N O B [<. l E T A.
DONNA v*flita femp'icementejchecon la deftram^no tenglii vnacfila
uejlafinillra f^pra il petto, Scfotco alli piedi vn pcfce , &: da 'Vn lito di
detta figura vi ila vna r.>iitana,dallaquale fcatarifca acqua chiara.
SOCCORSO.
HV O M O arm3to,che nella dedra mano porti vna fpada ignuda; & nella
finiitra vn ramo di Quercia col Luo fracco.
Il Soccoufo ha due parti priacrp^li,rvna ainra, & foccorre altrui con vettoua*^
glia,per fcacciare il pericolo della Fame , con l'altra rcfille alia foit^a de gl'inimi- '
ci. perfalutediqueilojche ^\ (occorre; però fi dipinge axmaco per aiufareidcbr,^
Ii,& bifogno(i,controall3 potenc^a de gl'inimici, & co ramo à\ quercia carco di
ghiande , per aiii-*re ncllt nccefììtà della fame , hau«ndo anticamente foccorfò
à sé ftcflì gli huomini in tem patii necellicà per mezzo di quello frutto, che è de
dicato à Gioae;il qual gioua,& foccorre tatto il mondo, ciTendo Gioue Taf ia più
puraj&T purgata, onde noirefpiiiamo,e viuiamo.
SOLITVDINE.
DONNA veftita di biancojCon 'vn Pairaro folitario m cima4fl capojter-
ràfotto il braccio dcft:ro'VnLepre,& neIJa fin i lira 'vn libro, ftjindo iru
luogo rcmGto,& folitario^&f" pcr^ diccfi, che la iolitudine è habicatione de g'>'#»
huomini in luogo ruftico>& remoto.lungi dalle conuerfationi del volgo , S^.dji
publicì,& piiuati maneggi della Pacria,cflercitando religione, dottrine,, òquav
che virtuofa attiene; & il Petrarca nel Sonetto 2?.
Solo € penjofd i più deferti campi
Vò mifHrandoA pajjì tardile lenti.
Il color bianco del vefttmentOjfignificarintencionc di colai ^ che habita neUt
(òl'tudinejcheedi mantenerfi candido, depuro da ogni force di macchia ^ eh «^
porta imbrattare l'anima, 6 da negoti) chela colocifcono , ò da gl'amori monda-
niiChe la rendono ^oicz; onde ii -Petrarca nel Sonetto 222, fopci di ciò coli dice,.
Cercati) ho fempre folitario, vita.
Lavine il fannOile campagne^fi ibofchì.
Ver fuggir (^usff'v7gegmfordi,€ lofdH.
Che U fìrada iti Cielo hanno fmarritn .
Il Paflaro,come dicétno,? per Tua natura vccello folitario , come dice il Silmoj^ r«
Ta&usfumfuutpaJ]er fatitari'fs ìnteBo.
€li fi mette fo to il br.iccio deftro il Lepre. perdoche volendo gl'Es^itc'i, (co-
me narra Pierio Valerianonel iib. 15.) lignificare Thucmo folitario, fi di;.iiige-
uono vn Lepore nel (un couile.attefq, .he que/lo animale Iti !olo, &: rare voltc^
fé ne irouai.o nel medcfimo couile due, ò quando ftanno vicino » ftanno lenta-
no TvRO dall'altro per (patio d'vna pe^^a di terra.
Il librojci dimo(tra,che i 1 fine àell'hucmo fo{itario,deue eifcre lo fiudio di /a-
^\tv\\XyS<. ài dotcrina,altrimentela folitudi^ t ccofadcgna d*jnfamia;pe[òdiiTe
Ariftocile nel primo Iib. della Politica>che l'huonjo folitario h è Angelo,© bcfiia,
per Angelo nueudendo quel , che fatio delle cofc mondane fi riuolta alle contc-
pIationi,(f: gode in se ftclio,ncgrAngcIi,negi'iiUcnìini,ncUe piante, &: in tuue
le
DICESJ%E HIP A. Jff
le cofejrendcndo le Iodi,che deiie al Tuo Cieatorejper beflia dall'altri blda, q.iel
che viuc in folitudlnc per poltroneria, perche la vira fulitaria à chi non», ha doc-
ttina,c piena d'infidicc di paura,come diffe Cicerone nel primo hb. de ^nìijC ì
chi non hi religione è biaftneuo!e,(?c vitupcroià.
S'OLLECITVDINE.
DONNA veftita di roiro,& verde,nella deftra mano tenga vn (limolo > o -
uero (perone & nella (ìni'tca'vnafacelia .
Il vcfti mento rolT^ ,&: verde , lignifica la fpetan^a infìeme col dcfidcrlo & Ta-
morCjOnde fi genera la follecitudinc .
11 fltmolo fìgnifica il defidcrio efficace di confegiiire , ò di finire alcuna cofa j
pcth Teocrito vfaua ipelfo di nominare la foUecitudinc , amorofa punta , ouero
(limolo d'amore.
Per la facella,ancora fi dimoftra il defiderio, & la follecicudine ÌDtenta,chc ar
dcndo nel cuore non lafcia viucrc in pace,fin che non fi è venuto à buon fine.
Et la fiamma hgnifica la follccitudincpcrche con caldc':^:^a>& prefte!;^:?;a Q Vo
pera Tua, coniumando quel che bifogna j per mantenere ncireiìer Tuo il proprio
iplcndorc.
SOLLECITyDiNE.
DONNA Giouane, on Tale nelle fp/ille, & à piedi, hauerà le braccia > & Ic
gambe ignude,& hauerà vna crauerfina rolla con vn'arco tefb nella fini-
ftra mano , cauando con la deftra vna faetta dalla faretra , 6c à piedi 'vi farà "vn
Gallo .
L'ali alle rpallc,& a piedi,moftrano 'velocità,& fol'ccltudine, & però fi dice ,
alcun*hauere mefferali, quando è fcliccito nelle lue attioni,cofi diffe Vergilio di
Caco ladrone per fegui ta to da Her cole.
Speculamq; petit ,fedihus addidit alas.
Le braccia A' gambe i^nud#!,{ìgnificano deftiez:^a,& fpedìtione .
11 color rodò, e per la fomìglian^^a del fuoco , il quale lignifica fbllccitudinr,
per lagid detta ragione.
L*arco telb,& lo iiralc apparecchiato per facttare, e la continua^ intcntioil*
della mente,che dri^:^a i periheri ail'operajCome à Tuo fine.
Sì dipinge il G^Jlo come animale {olieciio , il quale all'hore Tue determinatCj
fi defta cantando,perchc non lafcia la follccicudiie finire li Ibnni intìerijconfor-
me al detto di Hoinero*
SOLLECITVDINE.
BELLA Donna- leuata fopra due ali, con vn Gallo folto a* piedi, & il Sole
che fpunti fuori dall'onde marine, & in ambe le mani otologie da^ pol-
ucre.
Sì dipinge quefta figura bella , perche la follecitudinc piglia per i capelli Toc»
caCìoncySc la ritiene con tutto il bene,& belìo,che porta feco.
L'ali fignificano vflocità,& il Gallo diligenza. Et per mofirare, chedeiieef-
fere perfeueranie la rollecitudiae.pcr efière commcndabile,fi aggionge l'horolo;;
gij >^ li Sole,il quale ii«l fuo vcluce corfo;è durabile A permanente*
S49
ÌC 0 NO LOG l<iA
SoUeùtuàìnt,
Onn.i zovs. vn'Ornlopo in mano.
L Orologio fj pon6]:cT A tcmpo,iI quale e tanto velocfjche propr'arrerr-
tel andar fuo fi puoi dire volo, & ammomìcc noi altri ,che nelle noftre atfionr,
fiamo prerti,& folIeciti,pcr non c{Icr,tardando,opprcffi da jui , &:prefi nelle ia-
fi die,cnc Slitta via ci ordi/ce,
SOLSTITIO ESTIVO,
^■^. ^.y ■te.
^ ^^i^ IP
' ^^^S^^^
VN Giou^ne d'eci di 25. aani , rutto niido,ecc€tto le parti 'Vergognose,
quali faranno coperte con vn velo di colore purpurino,'ITarà detta figura
in 2tto di ritornare indietro , hauendo in capo vna ghirlanda di Spighe ài granr»^"
Hauerà (opra la teda à vfo d'vna corona , vn circolo turchino , largo quanto
farà laficmra nelle fpaiie,nel qual circolo fi (colpiranno noue fteilc, & in rBc:^'^o j
d'clfe il legno de! granchio,© ver Cancro. Cx>n !a dcftra mxtkC terrà vn globo , ò j
|'Alla,chc dir vogliamo,della quale farà ofcsra la quarta pr.tte , che far* la parte |]
'VCJÌO ',;
DI CESfiAKE %IPA. 2^r
*^tx^Q terra, & il /crtantc, cioè li tic quarti di fopra , faranno lumìnofi; con Tal-
tea mano terrà vn Granchio , & aìli piedi haucrà quattro alette > dal piede dc-
ftro due alette bianche^ & dal finiftro vna bianca,c l'altra negra.
Il Solfticio, è in quel tempo, che il Sole è più vicino a noi, & in quel tempo^
the è più lontano. & fi dimanda T'vno eftiuo , & falH allt 2 1 .diG,ugno, fi^
i*altro Hiemale,e fallì a 2 i.di Decembtc»6: fi domanda Solftitio,cios ftato del
Sole, perche il Sole non palla più auanti , & in quefto Tuo 'piaggio ne defcriue
due circoli, che terminano il filo corfo, vno 'Vetfo il polo Artico & l'altro vcr-
fo il polo Antartico , & ciafcuno di effi è diftante dal fuo polo gradi 66, & dal-
Pequinottlale gradi 24. òC ciafcuno diuide la sfera in due parti ineguali » fi^
fi chiamano drcoli Tropici , che vuol dire conuerfione , oyero ritorno , perche
dandoci Sole nel primo punto del Cancro , ne fa il circolo detto nel moto del
firmamento , & è Tvltirao da lui fatto nella parte Settentrionale, bC è quello,
che fi dice circolo del Solllitio eftiuo , 6<;,^ doue per il palfato fi auuicinaua su»
noi ,pcr l'aouenìre U difcoda , & allontana fino che arriua a! punto del Capri-
corno , facendo Taltr-o ^kimo circolo nei moto del firmamento dalTaltre par-
ti verio il polo Antartico , & è quello , che fi dice circolo del Solftitio Hiemaie,
i& doue prima (empre fi allontanaua da noi, per Tauuenir* fi vien* accoftando,
&. Toffitio de i detti circoli ,€ di diftinguere i Solititi j nelle maggiori declina -
tioni del Solc^come fi è detto nelli prixni gradi del Cancro, e del Capricorno , e
fi dice^ltiao nel primo punto del Cancro , perche elleodo più vicino , che do{^
fa effcre a noi , ne porta l'tftate, S^"" in tal tempo è il maggior giorno di tutto
fanno , & la minor notte, de nel primo pu«to di Capricorno chiamafi Solftitio
brumale , àoè dclTlnuerno , 6^ è quando il Sol« (e ne ftl più lontano da noi ,
che pofla dfcie, apportandoci l'Inuerno , &ù in tal tempo è la maggior notte di
tutto ranno,& il minor giorno, ik tanto è il giorno del Solftitio eftiuo, quanto
è la notte del Solftitio hiemale.
Sidipingegiouanc di età di 25. anni . perche elTendofi partito II Sole dal
primo punto di Arietc,& arrmato al primo punto del Cancto,hà fatto iaquar»
Ij parte dei filo corfò ,
Si Ù nudo, & con ji vdo, come dicemmo^ di color purpurino, per fcgno de*
maggiori caldi dell'anno .
Sta in atto di ritornare indietro , perche il Sole toccando il circolo equino-»
tiale, non fi ferma, ma ritorna indietro.
Il circolo con il fegno del Cancro , & \r none (irAlc ù domanda Tropico del
Cancro , 6C^ vi fono le noue ilcUe , per cfietc le più notabili nel detto legno,(?C
gli fi pone in cima del capo, perche il Sole in tal tempo è più vicino à noi , 5^
toccando detto circolo , f^ì il Solftirio .
Il Globo ouero palla, lo deus tenete con la mano dcftra , per e/fere il Sole in
quel tempo della parte di Scttentiionc , che è .'a parte deftra del mondo .
Li tie quarti liiminofi ne fignificano la ]ungb*::(;^a delli giorni in tal tem«
yo,&C^ il quarto olcuro ne denota la cor;t:^:^a della notte , facendo il Solo
lale eiinto .
licne con ia fiiuftramano il Cancro, cioè Granchio, per elTere vno delli do-
Q dici
4/^ ICONOLOGIA
S O L S T I T I O H I E M A L E
dici /cgni del Zodiaco ^ & qucfto fegno lià propictà del detto animale , efTèn-
do, che egli camina air indietro i facendo in tal tempo il Sole rimilracnte tale
effetto , ritornando indietro .
L'alette aUi piedi, (ìgnificano il moto del tempo, perche come *vogliono
alcuni Filosofi, il tempo non è rjtro , che ^n moto circolare fuccellìuamente ,
& ne porta le ftagioni vna doppo l'altra . L'Eftate doppo la Primauera , l'In-
uerno doppo l*Autunno , & di nuono ritornando per modo di fuccclSone cia-
fcuna ftagione, ne porta l'effetti fuoi .
Lette bianchcjnedimoftrano tanto maggiore elfere il giorno, quantomi-
nore la notte fignificata per la negra» che tanto Tvno quanto l'altro caminano.-
La ghirlanda di fpighe di grano, dinota tal Tegno portarci Tettate) per diffe*
■ rcn7 i del Solftitio hiemale, che ne porta 1 *f nuerno ♦
SOLSTITIO HIEMALE.
HV O M O maturo quafi vecchio , veftito tutto di pelle , con vn circolo
alli piedi a vfo di corona di coloc turchino, in mezzo dei quale nri
- ^f4
DI CESoARE "Kli"^. 24$
feri 11 fiéeno del Capricorno » 5<s^ a torno a detcojcircolo , vi faranno fcolpitc»*
dodici ftelle.
Con la fi nlftra m^no terrà vn globo , ouero palla , della quale la quarta pat-
te fari! luminofa , & il reftancc oicur? .
Sotco al braccio deliro terrà con bella grafia vna capra .
Alli piedi hauerie]uattro alette, al piede deftroTvna farà bijinpa, 8;^_^ Tal*
! ira negra, & al pie finiltro, far amio ambedue negre .
{ Si dcue figurare quali 'Vecchio , perche elTendofi partito il Sole dal primo
! .punto dell'Ariete , &^,auuicinato al Capricorno , ha fatte ic trff pariiidel (iio
I '▼ispgio..
Vcftcfi di pellcpcr efFcic in quella ftagionc li maggiori freddi di tutto Tanno.
1 Hauerà alìi picdiilcircoloxonil fegno di Capricorno, & le ij. ftelle>atte(b
! .che il Sole fìa artiuato doue ha potuto arriuare lontano da noi vcifo il polo An»'
i taitico.v&chiamafi.circolo Tropico diCapricorno
1 • Tiencctìnla finiltra mano il gbbo, ouero palla Hmile airakrc ,«<cetto,clie
I idallaparte daballo li tre quarti lono oicuti , &;^ il quarto di /opra l.uminolb >
i' ]6^ pcr.dimoftrare Vche tal .tempo/ic porta la notte più ionga, 6<;,^. il giorno
piùbieuc-..
I Lo tiene con la mano finiftra » percheil Sole in.qucfto tempo {ìritruoua a
mandniftra vcrfoil polo Antartico.
Tiene foitoal braccio dclho vnaCapra, minimale appropiato.a det^o &.^^io,
perche fi come la caprafi pafce neiralte rupi , &; ^negl'alti ptecipitil ,.cofi i|
^ole in queftoxempo è -ncll* altilTimo grado veiTo mezzo giorno jO.ueto per-
che il Capricorno fuole lallre li monti , cofi il SoJ»: in quefto tempo ^comincia
-a (alire x'ciTonoi..
■L'alette alli piedi, ne lignificano, come fi è dettoci! moto del tempo pietre
para negie per la notte j&Ja bianca per il giorno / 5^' per dare ad intendcrt-»
iidlfaguaiìiiani^a ,chc è. da vn'altro, la bianca /ara dal piede dcftroi perche la
luce precede alle. tenebre ..
SONNO.
HV O M O corpolcnto, &.grauc, vedito.di pelle di TaHo^ilando fopra va
letto di papaueri., & vna vira carica d'vua matura gli farà ornbra, SC
.haucia vna grotta vicina^ oucrfi veda vn :^ampolio d'acqua.
i SONNO.
'■; .Come dipinto da Filofirato Gr^ce neìi immagine dì ,^nfìaY.ao j,
HV O M O di faccia languid2,e molle,che iiabbia vna ve/lc bianca ix>pra
vna nera, cjuafi che denoti il giorno, e la notte,'n mano tenga vn corno
polito, e netto , dalquale manda fogni verij^perchc il coi no allottigliatoper la-»
rarità traluce, ^d i logni^schefonvcri^latinamerte cornea dicnniur,ch!ajnanfi
Cornei, di corno, però da* poeti pur latini gli C\ dz il corno. Silio Italico lib. x,
Ciuuoq; volucris
Per tencbras portat medicata papauera cornu .
£ poco doppo •
9 * Quaùt
È4-'f IC 0 NO LOG I<tA
Quacic inde foporas .
Dcucxo capit pennas , oculifque quieceni
irrorar tangens Ictea tempora virga •
II mcdefimo fa Statio nella 6. Thebaide ,
Et cornu fugiebat fornnus ina-ni .
Dai corno 'voto ne faggi uà il Tonno .
Nel qiialIuogoLattantiogrammatio dice. Statio dKfe il corno^to, per»
che lo haueua tutto diffufo la notte : imperciocho cofi da* pittori fi rapprefen*
tari ilfbnno in modo che paia infonda , e 'Vecfi dal corno il liquido fogno fo*
pra quelli , che dormono , però fi potri dipingere , che da! detto corno n'efca»
come fiimoj il qual dimoftra la cagione del fonno elfere i "Vapori, i quali /àlea»
do alla tefta, lo cangiano j & per mezzo di éflb fi rifolaono ,
Ed oltre a quello jcheh^ìdefcrittoFiloftrato, faremo anco con Tautorità 4j>
Tibulld , che h detta figura del sonno habbia l'ali, dicendo in vn vcrfo ttadot*
to in noftra faùella , & il iònno fpicgando le negri ali . dalle quali parole fi co-
nofcc, che il fonno fi può dipingere con Tali , dimoftrando con elle la 'Velociti
àel sonno, & la piaccuolt^:^a Qeirhore,che dormendo fi padano .
faremo anco, che con l'altra mano tenga vna verga, per fignificare il domi-
ftio, che ha il fonno fopra i mortali , E Virgilio nel v, dell' Eneide defcrìuendo
il sonno, che fece cadere Palinuro dalla nane in mare, dice, che portaua vn ra-
ffio infufb , e bagnato nell'onde (ligie , e per non mi ftcndere più a longo , ditb
folojche tutte le cofe fopradctte non hanno bifògno di altra dichiarationc- <
per efièr ampia dcfcriltione poetica , tirata da gli effetti, che fi vedono , 6<,^ A
ttouano del sonno .
Sonno .
IL Doni finfc per lofonnovn*huomo,chedorm? tra due Taflì, con alcuni
ghiri appceflb j i quali fono animali inclinatiirimi a dormire .
SORTE.
DO H M A veftita di color ttìifchiG , nella deftra mano tiene vna cot®n««
d'oroA vna borfa piena, àC nella fi niftra vna corda •
Il color mifchio, fignifica la varietà delle (orti »
La corona d'oro, & il laccio^ fono legno, che per forte ad alcuno tocca la fé
licitiì, ad altri l'infortunio j& il difcorrere fé la forte fia, © che cola fia, è opra-
da trattare in altra occafionC Bafta folo , che noi fijite dimandiamo i rari a»;-
Wenimenti delle cofe* che fonofuordfll'intentione dell' agente^ . llchefi.ìef
prclFo benitfimj conforme a quella figura, in quei quattro vctfi ttadotli d'An-
ioijo di Greco in queda guifa •
Thefduro inncnto , qui lìitiina morti Inibat
Liqait ouans laqueum , quo pcnturus erat»
At,q'ii,q'J">d tcrraÉabdiderat, non repperit aurllfìl ,
*'^^ Qucaiiaqiieuminueait)ncxuit3& perule
•^ - S0RT8
DI CESA%S "KIPJ^
SPIA.
^JS
chiamati ProfagogidiBqui (ingulorum dldà fad^q; rerertbant.ccme'dJce Più.'
tarco,& AlcirandroneliGenia!i!ib.4.cap. 2 2. acquali dalla Leg^e Papra fiì
Conftituito per premio la inet4 deHa pena , & per ingordigia di tal /c:^j^o paga-
mentoj Tempre fé ne fono trouaci uno adeiTo in gran numero , fomenta, ti daìù-
periorij Come da Tiberio Imperatore parimente per il guadagno. Qui fan»
Imperalor caufa pr^tcipui quaeftus , tantum dclatoribus trbui't , vt nemini fi-
dem abrogarci , fiue quid a cu fiuc vani referrcnt, ÒC però ctebb ro in colmo
grannillimo » per il che il Senato , acciò /ctmairc il numero de /pioni tatto di
fminuirc loro i! faiario , ma Tiberio nen volle, dicendo in fauore di spicin^che
le leggi U n.uerteriano (e li cuftodi di elle fi leiaallèro . lura fubei ti . fi Cultodes
legum imoucrcntur, & Domiiiano /mperatorc, che nel principio dell'imperio
cercaua dar buon faggio d' fé , & di parere clemente per acquiitar ìa ?ratia del
popolo, volle opprimere le calunnie fifcali delle fpie, dicendo rpcifo , l^ince^is,
^ui deiacoics non calli^ut, iicitat . U P«ncipc che nou caftiga !« fpie je fonir n-
*/^ JCO NO LO G I<iA
tji%6c iiritaa far l'officio della spia , per ilche la fanno poi alla peggio y quere-
lai'.do altri a torto con falfe accufe colorite col vcrillìmile, per efcludedi dalla
gratia de Principi , & Signori . Tn proceflo poi di poco tempo trafcorfo in re-
probo fen(b diede tanto oltre l'orecchie a gli /pioni, per far rapina, & confifcat
beni de* vjui, òC àt morti, che niuna cola era ad alcuno ficura, ne vnofpione
dell'altro fi fidaua,ma ciafcuno temeua raItro,& intaniofauore appreflbi'Im.j
peratore erano gli spioni, che li Procuratori , & altri cauddici lailatc le caufe»
fi dauano alla spia . Vituperio di quelli Principi , che tengono aperte l'orec-
chieagli accufatori, & danno loro fubblta credenza, Àmmiano Marcellino
vitupera Coftan:^o Imperatore, che tutte 1« pclationi di fpioni teneua per chia-
re, & vere, &baftaua folo, che vno folle n:atojjominato,&: imputato da Sari*
micho spione ,* quindi nafce che dift)cilm«ntefipub sfuggire da le molcftic-»
della corte per innocente , che fia vno ftandofi a detto loro; Onde Giuliano
Imperatore prudentemente per raffrenare la lingua advno spiccie dille . Quis
inno cens elle pcteriCjfi accufallcfufficiet? SonodaeflereefclulèJe viperine lin-
gue dapalsi^zi ie'buoni Principi, acciò non turbino la innocente vira dc^ buo-
ni Cortegiani, & deuono elfcre abborriti , che pefle, velciio, & morte, fi come
diceua Annibale,& immirare quelli due ottimi Imperatori padre,& figlio Ve-
/pcfiano,e Tito,i quali odiornogli spioni,, come huommi deftinati al pubblico
danno ^ & fpelfo ne fecero fruftare per li Teatri, acciò s^aftenclfcro gl'altri dal-
Tvffitio dello spione . Antonino Imperatore, che. meritamente i'.io chiamoilì,
hebbe per coftume di condannare a morteglifipionj quando non fi prouaua il
delitto, 8^;^ quando fi prouaua, li pagaua fcacciandoJi da Te come infami., òC
qucfto principalmente doueriafi ofleruare di cattivare le-spiefalfcj che a quella
guifa^nolti galant'huomini non patirebbono pcrfecutioni a torto. Ttouafi an-
cora che Teodorico Gotho Rè d'Italia, ancorché barbaro come giudo Principe
tenne gh spioni per«irecTabili,e volfc che fi abbrugiaifcro gli accufatori che no
prouauano il delitto; Odafi ilfuo Editto regikrato da Cafliodoro Senatore. 'U
qui Tub fpecie 'Vtiiitatis pubbliciE, vt fie neccirariefaciatdelator.exiftat,queM
tamcn nos exccrari omnino profitemur , quamvis vel uera dicens legibus pco-
hibeaturaudiri ,tamen fi ea,qure ad aures publicas detuletit, Inter .a(^a con-
ftitutus non potucrit ad probarc flamm^s debet abfumi.
Le lingue dimoflrano l'oggetto , e l'opcrationi delle spie , clTendo chenon (i
torto -vdito, & vifto ch'habbinoogni minima cofa ( ancorché degna ncn fia di
riprenfione,pcr cdcc* eglino di pefFima natura) fubbito riferifcono , &danrM»
relatione il più delle volte empie, & ingiuftc . Ed aciò non hauendoconfide-
ratione alcuni di qualche grado^ pongono cura che fpijno i ragionamenti dt<»
popoli , &gligloriano di fcoprirli . Gloria Regum inueftigarc fisrmonem^ .
Trouetbio nel Capitolo Vigefimo quinto di Salomone : ma fpcflè volte acca-
de, che danno orecchie alle bugie de Calunniatori, in tal cafo , come ìndi/cr€-
ti a credere facilmente. Dipinfe Apelle-vn Rè con orecchie d'Afino : auuie-
ne poi che nelle Corti non fi può con pace dimorare , perche quei Prcncipi,che
•volentieri danno orecchia alle falfc , & mendaci relationi , hanno tutti i loro
«liniftri empi] , &: federati ; Ciò non è detto mio » ma d' vn Principe , d'vn Rè
i«lo*
DICESA%E %IPA. 2SS
Salomone nel cap,29.de fuoì proucrbij l^rinceps qui libcncer audit vcib» uica-
dacif , onines minithos habet impios .
La lanterna , che tiene con la (iniftra mano > (ìgnifica che non folo fi fa la-»
jpia di gionK),fT>a anco di notte, onde Luciano nel dialogo intitolaco il Tiran-
no introduce la lanterna a far U spia a Radamanto giudice dell* Inferno dei
misfatti > & rcelerate!:^zc di Mcgapentc.
I piedi alati, dinotano , che alta spia conuiene edere diligente , ^T* preda
che altrimcnte non farebbe profitto fé non folle loliicita, & '^reloce come Mer«
curio alato, il quale come nel fudetto dialogo ,dicc Luciano , che conduceua-»
Tanime dannate airinfernal pene , cofi gli rptoni conducono li rei al fupplitio
mediante le parole. Alata vcrba dicuntur ab Homero , Ik. però Mercurio refe»
rendario delli fauolofi Dei fi dipinge alato da grÀntichi , lignificare -volente*
'vokicrem per aera ferri fermonem ideoq; ó<^ Nuncius diòlus eli Mcrcurius
quoniara per icrmonem omnia enunciatur , dice Lilio Giradi .
II bracco , che ft4 in atto di cercare la fiera , vi fi pone per fignificare la spia »
il cui ofHtio confifte in cercare , & inueftigare ogni giorno li fatti d*aUri,attefo
che il bracco va fempre indagando le fiere con l'odorato , che in latino per tra*
flatione odorati pigtiafi per prefentire , & inueftigare Taltrui cofe con diligen-
lià , & r:;crcta foliccitudiuc , fi come fanno le ipic , dallequali Dio ce ne guai:*
di fempre,
SPLENDORE DEL NOME.
HV O M O proportionato, 6^ di belliflimo afpetto, d'età virile, veftit»
di broccato d'oro mifto di porpora , fari coronatod'vna ghirlanda di
^i fiorijcioè di Giacinti rolli , Porterà al collo vna collana d'oro , con la deftra^
mano ii appoggieri ad "vna Claua,o dir vogliamo ma^^^a d'HercoIe , «Se con la
iìniftra terrà con bella gratia vna facella accefa .
Se dipinge proportinato , bC di bcliilTìmo a/petto , perciò che la belle::^zaj
corporale ( fecondo l'opinione Platonica ) è argumento d' vn'animo virtuofb ;
òC Ariftotilc, ancora nel primo dell'Etica dice, che la bcllei^za del corpo è in-
ditio, che l'animo , il quale ftà nafcofo dentro d'vn corpo bello » fia nella beltà
iìmile a quello, che fi vede di fuori .
Si rapprefenta d'età virile , eflendo ch'ella \\À tutti quei beni , che nella gio»
uentù , & nella 'Vecchiezza ftanno feparati, 5^ di tutti gl*ccccllì,che fi ritro-
uano iiell'altre età, in quefta ci fi ttoua il mezzo,d^ il conuencuole, dice Ad -
ftoiile nel 2 . della Kettorìca.
Veftefi di broccato d'oro, perche il primo metalIo,chc moftra colore^ Toro,
il quale è il più nobile di tutti gl'altri metalli, come quello che naturalmente è
chiaro, lucido, & virtuolo, & però portaua fi da perlone, che haiieuano acqui-
ftato fplcndido nome in valorole imprefc quando trionfauano , (\ come portò
Tatquinio Prifco , quinto Rè de Romani , che primo di rutti entrò in Roma-.
Trionfante , Come dice Eutropio . Primuiq; X riumphans Roma intrauit , &
Plinio lib. 3 j. ^ap. 5. Tunica auica triumphailc Tar<ju;oium 1 riièum Vcrtiu*
tcadic
3J(^
IC ONO LO C I^
SPLENDORE DEL NOME.
tradir . Lo facerno mirto, ouero telTuto con la porpora perciochc la veflc trion
file fu anco di tal drappo . Plinio iib.$>. c.3<5.iagionando deìla porpora, Om*
nem vcHimentum iiliiminat>in triumphali nrìifcctur auro, cioè , che la porpora
illumina ogni 'vifta, &fi mefcliia con l'oro trionfale , le quali vclte hanno ori»
fine da la vefte chiamata pinta da diuetfi pecti , Scf Plinio Hiftorico lib.8.cap,
48. dice, Pietas veftes iam apud Homcrum fuifle vnde ttiumphalcs na e, clic
cutftc follerò le vclti trionfali l'afferma AJellandro ncUi Genitali lib 4. ca. 28,
i^uidem purpurea auro intcxt? erant ,& nifi triumphalibus -vifi excapitolio ,
& paUtio haud aliter dati folitac * Ne (olamente da Gentili dau (ì la 'N'cfle di
porpora, & d'oro a perfonc llluilri di chiaro nome , ma anco nelle facre Ictte-
reh-bbiamoil medcfimocoftumealcap.28. dcli'cxodo. Accipicntqjaurura
fe hyacintum . & pocodoppo, facientautem fuper humcrali de auro, d<^^
hyacinto . Faranno vna foptaueftc d'oro, oc di GiacÌRtOjCioè di porpora , pcr-
€li« il GiACtiUo era di lolTo coioic « come dice Ouidio ragionando de' Giaci nit
DI CES<iARE %IPJi 2S7
fie! X, delle Met-imorf. Purpureus color his, & Virg. Suauc rubtns Hyaciiuus,
fi che tal hj.bito d'oro , & di porpora, •(Tèndoche è foiito darfi a gencrofi perf^ -
naggi, molto ben (ì conuicnc a lo (plendore del nome, Si corona de i fopradecti
fiori, perciochc Giacinto bcllillimogiouanc fu e come canta Ouidio neJ x, del-
le Metamor.) conuertlco d'Apollo in fior purpureo detto Giacinto ; &c per ede-
re Apollo delle Mufc , dell'ingegno , & delle lettere protettore , dicefi che det-
to fiore fia Simbolo della Prudenza , & Sapicr:^i,dalla quale fpirano luauilFimi
odori , fi che non fuor di propofito conuicne detta ghirlanda a quelli, liquali ri-
fplendono, & operano virtuofamentc dando buone od.-re di loro ftellì , 6c peri
Apollo nel iudctto libro di Ouidio cofi conclude nel catodi Giacinto ad* tìono-
te, <Sc /plcndore del luo nome.
Stmper eris mccum memorq; hsrebls in ore
Telyra pulfa manu, te carmina noftra fijnabant ,
La collana d'oro ^ì daua per premio a valorofi , «5c virtuofi huomini.al nome
de* quali molti volte li Remani drJz:^auano infcrittioni , nelle quali faccuan»
ircntionc delle collane, che a loro fi dàuano , come fpecialmcnte vedefi nella
nobile memoria di L. Lincinio Dentato, delchc ne fi mentione Aulo Cello lib.
2. c.xi. antichiUìino Scrittore celebrato da Sant'AgolVino de Ciuic.Dei li.^.c.4.
L. Siclnìus Dentatus Trlb. 1 . Cehties vi cies praclialus cGùti ex prouocatione
VÌ<5lor . XLV. Cicatncibus aduarfo corpore inOgnis , nulla , in terge, idem Ipo-
lia ccrpit XXXim.Donatushaftispuas IIXX. PhalerisXXV.Tcrqubus IH.
&LXXX. ainullisCLXcoronis.XXXV.ciuicis.XIlI.Aureis.vni.MuraUll,
Obfidional. I. hifio AEPvl>I,captluis .XX /mperatores Villi, ipfius maxime^
opera triumphantcs feuitus .
S*;ppoggia con la deftra mano alla Claua d'Hercole, perche grAntichi fole»
nano fign ficare con eita l'idea di tutte le virtù ^ Onde quelli , che cercano la«i
fansa , Oc"" lo fplendore del n0me,fi appoggiano alla "virtù, & lafiTano in difpar-
t€ i viti), di doue ne nakano le tenebre , che ofcurano la buona fama , dicendo
Cicerone nel 3. de groff Eft ergo vlJarcs tanti, autcomodum vulture t m ex-
petendum, vt viri bon-, & iplendoren^,5<: nomen imittas.Quid tft quod affer^
te tantum uiitasiftaqu^m dicitur po/Iit, quantum auferrejfi boni -viri no-
tnen enpucrii ? fidem ^lufiirismqj cJctiaxfric.
Tiene cor» la finiftra m*no con bella gratia la facella accefa, dicendo S, Mat-
teo cap.v. Sic iviceatlux veftracoiam hcminibus,vtv;deant opera velka bona,
&: glonficcnt patrero veftrum,qui n Coeìis eft . Et gi'Anvichi fono ftati (oliti
pt ne gi<' og ifitamentc il lume p«r 4^gn-fi .are queU'hunmo, ilquale nelle for:^c
dell'ingegno, ò del coipo haueilè operalo con fatti llluilri, d preclari ; & gl'in*
lei preti e: pongono pei l il fignificato la Gloria, 6c!^ lo (plcndore del nome de-
gi*huon:j;;,i giuiti, e vi.iuofi Jiquali icmpreper cgni poderità rifplendcranno ,
fecondo u >apicri!^a al cap. 3. I^u'^cbuntiulli , & tanquam Scintilla i« arun-
iiiricco difcurrent, 6c^^ non iolo m quelto caduco luolo , ma rKlTeterno anco-
ra, S, Mattheo nel i|. iul'.i fu ^ebur.t ficuc (ol in Regno Patris eorum^ ,
Ond'iocciifidcrAnduj chiari iumi ,& io Splendore grandilUmo dell immortai
ijg ICO NO LOG litA
rome dell* IlIuflriflimaCafa Saluiati, mi pare di dire fcnza allontanarmi pimto
<dal vero, che sì ncirvniuerfaie, come pa*ticularmentc nell'Eccellenza iljuftrif-
iìma del Sig, Marchefe Saluiatljrifplendano tutti grhonori,& tutte le virtù,ch«-
pollbnofare di eterna fama , & Gloria fcliciflìroo i'huomo ; a cui molto bent-#'
« può applicare per tal conto quel nobil -verfo di Vergilio nel pri. dell* Eneide,
Seniper honos, nomcnq; tuutn ku4eqj manebunt,
SOPRA LO SPLENDOR DEL NOME,
NA C Qy E da Raggi,oue il Sembiante ct«ino
Colori di Virtù Timmcnfo Apelle
Si viuo ardor*, ch'appena anime beliti
Terminar© il gioir col Cicl fiipcrno .
Quindi tentò del Mar rafpro goucrno
lafone, in ricercar glorie nouellt^ ,
E vinfe i Moftri , e'i Sol reffc , e le Stelle
Alcide inuitto^e Soggiogò rinfcrno •
In mille fpecchi al'lor Fama ritenne
L'alto fplcndor dell'immortali imprese ,
E del ver cardatrice al^ò le penne .
Cofì per beli' oprar' nome fi iie/è
D'Olimpo m feno ^ e in tale ardor peruenne.
Che men lucidi il Sol fuoi lampi accefe .
ALL' LLLVSTRISS. SIC. MARCHESE SALVIATE
Q
V E S T O ^ che'n voi Signor viuace fpknde
Sublime honor* d'altera fttrpcs e d'or©
Di Palme onuflce di facrato Alloro
Pompa dcgl'Aui, a gran Nipote fcendc^.,
Ma nuGUoSclj^ih^'a icrcnajfi intende.
Giungete i raggi Voftri a i lampi loro
Lucidi sì , ch'Eterno alto lauoro
Tede la fama ,e'l nome "voftro accende*
Onde la gloria innamorata ammira
Voi di bella 'virtù tempio terreno ,
E coil poi dal cor dice , t foipira ;
Da quello Eroe d'alte vaghe:^:^e pieno
Oggi l'ant'co Onor' forge , e ibfpira >
Non ha pari il 'Valor' che gl'ardc in ieno ,
STABILITA.
DONNA veftitadi nero, con la man deftra,& col dito ìndice alto, ftarii
in piedi /opra vna bafe quadrata,e con la fmillra fi appoggiare ad vn'afta, lì
laqualefarà polita fopra vna (tatua di Saturno, che ilia ptt tcua,
Veftcfì
T>I CES<iARE %IPA. jj^
Veflcfi di nero , perche tal colore dim oftra ftabilità , conciofia co/à che ogni
altro fuor che qucfto colore può cfTcre coramutato,& conuertito in qualunque
altro colore fi voglia , ma quefto in altro non può eircrc trasferito , dunque di»
Bioftra ftabilità , Se coftan:^a .
Lo ftare in piedi fopra la bafe quadrata, ci dimoftra elTcre la ftabilità coftan-
tc,& falda apparenza delle cofe , la quale primieramente noi erperimentiarao ,
& conofciamo ne* corpi materiali , dalla ftabilili de' quali facciamo poi nafce*
re l'analogia delle cofe materiali , & diciamo ftabilità elFer e nell'intelletto, nel-
l'operationi del difcorfo , de in Dio ifteilb > il quale dille di propia bocca ; Eg$
Dsus, & non mutar .
La mano dcftra, & il dito alto fi £à per fimiglian;;^a del gcfto di coloro , che*#
dimoftrano di voler ftar fermi nel lor proponimento .
L'hafta di legno moftra ftabilità, come la canna il contrariojper la debole:^-
J(a Tua, come fi è detto al Tuo luogo,perche,come fi fuol dire volgarmente : Chi
male fi appoggia prefto cade .
La ftarua di Saturno , fopra laqualc ftà pofata l'hafta, è inditio , che vera fta*
bilita non può edere, ouc è il tempo , ellcndo tutte le cofe, nellequali clTòopra,
foggettc inuioiabilmcntealla mutatione; onde il Petrarca volendo dire vn mi-
racolo , Se effetto di beatitudine nel trionfo delia diuinità fcrillc ,
Vidi riftar colui , che mai no ftctte.
Ma variando fuol tutto cangiare.
Et douc è il tempo vi è tanto annelfa la mutatione, che fi ftima ancor efl*ec
opradafapiente il faperfi mutare a'opinione, ó<^^digiuditioiondci'iftcilò
Poeta dille-- .
Per tanto variar Natura è bella.
Se bene ricorda TApoftolo, che chi ftà in piedi con le virtù,fopra le quali non
può ne tempo , ne moto j deue auuertire molto bene di non cafcare in qualche
vitio , acciò poi non fi dica : Stnltus , vt Luna mutatur .
STABILIMENTO.
VN' Huomo veftico con vna Ciamarra longa da Filosofo ,che ftia a federe
in iDfzzo di due anchore incrociate , che tcnghi la deftra mano pofata
(opra l'anello dcli'vna dcirancore,e il fimile faccia con la finiftra dal'altra parte.
Si vefte con detta Ciamarra da Filofofo, fi come viene defcritto Socrate,e tal
habico conuienfi appunto a lo Stabilimento , il quale luole ellercin tali perlbne
togate , e Filolofiche pin,che in altri d'habito fuccinto , & mcn graue del toga*
iy-t ilquale è graue, ftabile , Se di ceruello .
Soleuanogli Egitti) per fignifìcare lo ftabilimento dimoftrarlo con due an-
chore iniìeme , & faceuano di quefto comparatione alla naue , laquale all'hora
fpr(:^:;^a lu furia de' venti , e dell'acque da ellì commolTa , che con due anchore
è fermata , e di qucfta Comparatione fi ferue Ariftide ne Panatenaici, & Pinda-
ro neirifthmia via per denotare fcrme:^za. Se ftabilimento, vn'anchora,dicen-
do Tanchora ha fermato per la felicità fua , cioè è ftabiiico in vita tranquilla.» >
&r felice^.
BL 2 St4i'
2^0 ICONOLOGIA
Stabilità .
DO lina, clic ftia a federe fbpra d*vn piedeftallo alto , tenendo fatte a r pie-
di 'Mia palla di colonna in grembo molte medaglie.
Stagioni.
CAuafi la Pittara delle ftagloni , di i quattro -yetf*,che pone GzofcfFo Sca-
ligero in fecondo libro CatalecSlorum .
Carpìt blanda fuis Ver almum dona rofètis .
Torrida colkdlis exultat frugibus Aeftas .
Indicat A ucumnura redimitis palmite -verter .
Frigore pallet hiems defignans alite tempus ,
Fumo qucfte da Gentili allegnate a particolari Dei loro . La Prìmaueri a Ve-
nere , i*£rtace a Cerere , l'Autunno a Bacco , l'Inuerno a li venti .
Vere Vcnus gaudet tlorentibus aurea (ertis .
FlauaCeres a?ftacis habet fua tempora regna:
Vinifero Aurum -o fumma eft tibi Bacche poteftaf ,
1 nperlum Isuus hybsrno tempore ventis .
Vegganfi altri dedici tetraftici ne gli opufculi di Vergìlio , doue in vari] mo^
éx(\ defcriuono gli fiutt!,& effetti delle quattro ftagioni.
S T A G I O NM D E L L* A N N O,
Trìmauera,
VN A Fanciulla coronata di mo/tella , e che habbia piene le mani di var?)
fiori, haueià appreifo di se alcuni animali giouanetti ,chefchcr^ano .
Fanciallà fi dipinge , pcrcioche la Primaufra fi chiama l'infantia dell'anno ,
per eflere la terra piena d'humori gcneratiùi > da quali fi vede crefcere frondi,
fiori, & flutti na gl'arbori, 5cneli'hcrbe.
Le fi dà laghiilandadimoitella, percioche Horationel libro primo Odo
4. coti dice-, .
Nunc decer aut viridi nltidum cnpuc impedire my rto,
Aucf'orx , teirae qutm ferunt (olutae.
7 liori , &: gPaniinali. che fcher^ano , fono conforme a quello, e'
«lioncl iib. primo de Fafli.
Omnia tunc florent , tunc efl noua temporis ctas ,
Et noua de grauido palmite gemma tumet.
Et mod > formatisoperitur frondibus ab ir,
Piodit,&in fummumleminis herbaiolum.
Et tepidum volucres concentibus aera mulccnt )
Lud:r,&i 1 pratis ,luxuriatq; pecus.
Tunc blandi (oles , ignotaq; prodic hirundo ,
Et luteum celfa (ub trahc fingi: opus
Tunc patitur cultus agcr , & rènouatur aratro ;
Harcanni nouicasiurc vocanda fuit.
Si dipinge anco per la Prim uera Fiora , coronata di fori, de qUiJi f^a ancd-
piene le mani , è)C Ou.dio poi dcfaiueadu la Ptimauera, dice nel 2. li Jio del-
ie AictaRioifjfì.
Gli
DICESA'RE 'RIPA. i^r
Gii Pi^ ialla man delira vna donzella ^
Ne mai ftà , che non rida, giuochi, b balli,
E la ftagion che verde hi la gonnella
Sparta di bianchi fior , vermigli , & gialli.
Di toie , e latte , è la (uà faccia bella./ ,
Sdii perle i denti , e le.labbra coralli ,
^^- E ghirlande le fan di '^rarij fiori ,
Schci!^ando feco i Tuoi latciiii amori . ,
ESTATE,
VN A Giouane d'afpecto robufto , corona ta di fplghe di grano , vcfllta di
color gialioi &c che con la deftra mano tenghi 'vna faceiia acccfa ,
Giouanetca , «?>: d'alpetto robufto fi dipinge , percioche l'Edate fi chiamala,
gìoucntù dell'anno , pcrclTereii caldo della t€rra più fotte , & robufio a matu-
rarci fiori prodotti dalia primauefa , il qiiai tempo defciiuendo Ouidio nel 1 5,
lib. delle metamorf. cofi dice .
Tranfic in icRacem poft ^er robiiftior annus ,
Ficq; valens iuuenis , ncque cnim robultior stas
Vlia, nec vbcrior, nec qua? magis ardeat vlia eft.
La ghirlayc'a di fpighc di grano , dimoftra il principalifTimo frutto » che ren-
de quefta(Tag?one.
Le fi da il 'veftimento del color giallo , per la fimilitudine del color dcllc^
biade maturt-/ .
Tiene con la delira manolafacellasccefà, per dlmoftrar il gran cslore, che
rende in quefto tempo il Scie , come piace à Manilio libro quinto cofi dicendo.
Cum vero in vaflos furgitNemxus hiatus
Exoriturq; canisjlatratq; caniculaflammas
Et rapir igne fuo,gcminatq, incendia Solis
Qua fubdente facem terris rad:osq;moucnte .
Et Ouidio cofj la dipinge nel 2. libro delie mctamorfofi.
Vna donna il cui '\iib arde, ^v rifpjende
V'è di varie fpighe il capo ha cinto .
Con -vn ipecchio , che al Sol il fuoco accende
Doue il Tuo raggio è ribattuto , e fpinto .
Tutto quel che percuote in mondo offende ,
Che rcfta fccco, (erutto, aifo, (?•; eftinto.
Guunque ìx riucrbar'j 6c^ allumi
Cuoce l'herbe, arde i bofchi , & fecca i fiumi .
Soleuano anco gli Antichi (come dice Gregorio Giraldi nella Tua opera del-
Jadeit4>dipingere per l'Eihie Celere in habito di Matrona con vn ma-T^o di
Ipsghe di grano , & di papauero con altre cofc a lei appartenenti .
A V T V N N O.
VN A Donna di età virile, gralTa, àC veflita riccamente , haueri in capo
-vna gh:r;,nda d'-vue con le fi.ve foglie^' con la deftra maj.o tenghi vn
cornucopia di d'ucifi fruici .
R 5 D'pin-
i/j ICONOLOGIA
Dipin^efi Jl ttk virile , percioche la ftagione deli* Autunno fi chiama la vi-
rilità deli* anno per eflere la tetra difpofta à leadsfe i fiucti già matuii dal calo-
re eftint 1, ^ diporre i Temi j & le foglie quafi (lanca del generare , come 1. le^,
gè in Ouidio lib. xv. Mctamorf.
Excipit aUtumnus pofito femore iuuentl
Maturusmi£i'q;interiuuenemq|renemq;
Temperie mcdius (par/us quoque tempora canis. L-,.
6r: (fa, & vertuta riccamente fi rapprefenta, percioche l'Autunno è più ricco
deli*.>!ti e Cagioni é
La iBiliirland i di vuè , & il cornucopia pieno di diuerfi frutti , fignificano che
l'Autunno è «bbandantilfimo di ^rini * frutti j ^ di tutte le cole per i'vfo de*
mortali *
£t O uidio lib. 2. Metàmorl^ cofi^o dipinge ancor*egIi ,
Sraua vn'hujmo più maturo da man mancai
Duo de tre nicfi a quai precede Agorto ,
Che'l vifo ha rollo, e già la barba imbianca*
È ftà lordido,e gralloje picn di milto i
H<^ il fiato infetto) e tardi lì riofrelca i
Che vien dal fuo Venen nel letto porto é
Di vue mature iono le Tue ghirlande ,
Difichl > e ricci di cavagne > e ghiande^»
SI può anéora rapprefcntare per l'Autunno Bacco carico d'vue con k Tlgté,
che faltartdo, gli voglia rapire Tvue di mano, ouero dipingetaffi vna Baccantft^
nella guifa, che fi iuole rappcefentàrejcomc anco Pomona.
INVERNO.
HVO MO, e donna vecchia, canuta j e grinta, veflita de panni) (S<^ di
pelle, che ftando ad vna tauola bene apparecchiata appreflo al fuoco,tno
Ihì di mangiare , & fcaldarfi .
Si rapprefenta vecchia, canuta,e grìn^a,perciochc rfnuerno fi chiama 'vec-
chieTTadell'anno, per edere la terra già lalla delle fue naturai: fatlcbc,& attie-
ne annuali, & rendefi fredda,malinconica,e priua di belle^za,il qaal tempo de.
(criuendo Ouidio nel xv.librO delle Mctamorf. cofi dille.
Inde fenilis hyems tremulo venir houida nalFu ,
Auc fpoliata fuos, aut quos habet alba capillo? ,
L'hablto de panni, di pelle, & tauola apparecchiata apprelìo al fuoco, (igni* |.i
fica , e come narra Pieiio Valeriane) perche il freddo, e la quiète doppoimol- ! 1
totrauagli dell'£ftatc,& le ricchezze dateci della terra, pare che ci inuitino'^''
Àviuere più lautamente di quello» .he fi è fatto delle ftagioni antecedenti j &
Orario nell'Ode p- hb primo, cofi dice .
Vidcs,^'t alca ftet niuecandidum DilTolue frigus ; ligna fuper foco
Sora6l:e;neciarofullincantonus Large repDnens : atq; bcnigniiis,
Fy!uxlabi^rantes,geluque Deprome quadrimum Sabina
fiamma conftitcrint acato ^ O Thaiiicche mctum dy oca.
Ouidie
DICESA'KE'KIPJ. 2tf,i
Ouldlo ancoc'egli , dipingendo i'inuerno , n«l z. libro delle Metainntjfoiì ,
cofidict^.
Vn vecchio v'è, che ognWn d'horrorc eccede,
E fa tremar ciafcun , che ci, lui pon mente .
Sol per trauerfo il Sol taluolta 11 vede ,
fci ftà rigido , e freme , e batte il dente «
E ghiaccio ogni Tuo pel dal capo, al piede.
Ne mcn brama i^hiaccìar quel raggio ardente »
Et nel fiatar tal nebbia f^pìiar luolc-- >
Chectfufcaquitfi il Tuo rplendore al Sole,
Dipingefi anco per rirucrno Vulcano alia fucina , come anco Eolo con i
^enti, perche quelli fanno le tempeftc, che nell'Inuerno fon pili frequenti che
jiegl'akri tempi.
STAGIONI.
Le quattroflagioni dell'amo nella Medaglia d' intonino Caraealla»
SI rapprefentano le fopradette Cagioni per quattro belliflìmc figui.e di fan-
ciiilii vn maggior dell'altro .
Il primo porta fopra le fpalle vna ceda piena di fiori .
11 fecondo tiene con la deftra mano vna falce .
Il tet:^o con la finiftra porta vn certo pieno de vari) frutti , oc con la deftra^
vn*animwle morto, & quefti tre fanciulli iono ignudi ,
11 quarto è veftito, & hi velato il capo , & porta fòpra le rpalle vn baftonc^ ,
dal quale pende vn* vccello morto , òC' con la finillra mano parimente portai
vn 'altro vccello morto vn differente dall'altro .
Stagioni .
Come rapprefentate in Ticren:^a da Francejco Gran Duca di Tofcana
in un bellijsimo apparato .
PRIMAVERA.
TR E Fanciulle con bionde , & crefpe treccie , fopra le quali vi erano beL
lillìmi adornamenti di perle, 2>c altre gioie , ghirlandate di varij , & va-
gh fiori j fi che effe treccie faceuano acconciatura ,& bafà a i fegni calerti , & U
prima rapprcfcntaua Marzo, & come habbiamo detto , in cima della tefta fra-»
le gioie, & fiori , era il fegno dell'Ariete
La feconda Aprile, & haueua il Taurc ,
La tetC5^a Maggio con il Gemini, & il veilimento di ciafcuna era di color ver-
de, tutto ricamato di varij fiori , com'anco d'efli ce teneuano con ambe le ma-
ni, & ne i piedi ftiuaietti d'oro .
ESTATE.
TR E Giouane ghirlandate de fpighe di grano .
L^ptin:a era Giugno, & hauea fopra if capo il fègno del Granchio.
La Icconda Luglio con il Leone .
La ter^a Agofto > 6i portaua la Vergine j il colore del veflimento era giallo ,
K ^ con-
\
2^4. IC ONO L O e I <i.d
concedo di gigli , & ne i piedi poitauano ftlualetci d'oco .
A V T V N N O.
T\ H D^nne d'età virile, che per acconciatura del capo haacuanoadoc-
ni>mr- tidigioc , 6^ ghitlandatc di foglicdi 'vite, con wiì^Òl
altri f.utri.
La prima era Settembre , & per il fegno haucua la Libra ,
-La ieconda Ottobie con i! Scorpione .
^La terza Nouembre > & hauea il Sagittario ; il colore del veftimento era ài
cangiante rolFo , 6^.^ turchino fregiato dcUi medefimi frutti delle ehrrkndc-,
con ftmaletti d^or o ali) piedi .
INVERNO.
TR E Necchic per acconciatirra del capo portaiiano veli pauonarz!,& v«-
deuand fopra di efli la brina, e la ncuc,& chiarillìmi criftalii fomiglian-tf
per il ghiaccio»
La prima era Dicembre, &^ haueua il fegno di Capricorno *
La feconda Gcnaro , co'l fegno dell' Aquario .
La cer:^a Febbraio, &C per infcgna portaiw ri Pcfce; il color del ^cftiiKerrta
«rapauona^^zo fcuro , ma pieno di neue , brina , &c di ghiaccio , & il-medcfirao
eranoguarnici i ibiialetci »
STERILITA.
/
DONNA incoronata d'Apio inuoltocon Therba Climcne , (ìeda fopra.»
'>^na mule"tta,tenga nella deftra mano infieme con la briglia vn ramo df
Salice, con la finiftra vna ta:^za di vino , nella qu^lc 'vi (la vna Triglia .
^\ come la feconditi, e felicita, che arreca piacsre ySc alle^rec^za , cofl la fte-
rilità, e infelicità, che arreca dilpiacere, & meilitia, quale fi fcuopre particolar-
mente in" Sarra moglie di Abi'aam, in Anna moglie di Elcana , ìk in Elrfabetta-»
moglie di Zaccharia^^ quanto più vna perfona éfaculto/àj (Sericea tanto mag-
gior dolore prende dalla Iterilità della fua conforta,- & di fé medesimo, non ha-
uendo fuccclfore del /angue , & della robba .
Dolorifica res eft fi quis homo diuès
Nullum habetdomi fuas fuccclforem^
Dilfc Menàndro: & fé bene Eutipi de mette in dubbio qua! fia meglio la pro-
le, ola Steriliti, & giudica che fia canto miferia, 6^ infelicità il non hauer fi-
gliuoli, quanto i'hauerne, pcw:he fc fi hanno cattiui , arrecano eiUema calami-
tà alla cafa , 6i dolore continua ne gli animi del padre , & della madre loro :(c
fi hanno buoni i loro Geriicoci gli amano tanto> che te meno femprc internenga
loroqualchemalc, le parole di Euripide nell' Enomao fono quelle tradotta.»
in latino.
Dublus equidcm fum ,neq; di udì care pollim ,
Vtrummeliuslltprogigni libcios
Morcalibus.auc Sterili vita frui .
Iftos enim, qulbus Hberi nuli funt, miferos e(Tè video. '
Et coutu Jlosjr^ui pcolem ^cnucrunt, nihilo fehcioies,
Nam
I
D/ CES^iKE %IPJ. iifj
Nam fi-mali fuecint, excrcma calamitss efl,
RiuTus fi piobì euadant mzgnum paiaitu makim :
Affl'gunt eninì genitorem, duni ne quid patiantut metU't.
Nondimeno raolco meglio è hauerne , che non hiiicine , non e mai tanto
cattiuovn figliuolo ,che non diaònalclieconfolatione al Padie ,ilqnalenaca^
ralmenceama il figlio ancorché cartiur» Ha, >3c (e Icorge qualche vitio in lui, rpc-
r-'jche fi habbia col tempo a mutare , & lente gurto in al euarlo, in dargli buoni
configli , & documenti patevni , an:^i è tinto grande m alcuni l'amor paterno »
che accecati da quello non fcorgono i difetti dal figlio tanto dcìl'animi;,i;uan- ,
to del corpo, e fé gli fcorgenojli copreno apprello le genti, ne pollono compor-
tare (cntirne dir male ,• ie vn l'adre ha vn figliuolo guercio lo chiama peto di-
guardo gratiofo alquanto veloce, come riferilcono i poeti che haueile Venere:
fé ha vn figlio o'trim'-do piccolo lo chiara i pupi no , !e lo ha ftorto, fciancato Io
chiama Icauro di piede groilo, come dice Hoiatt) nella Satira j.dei primo hb.
At pater vt guati, fic nos dcbemus amici
Si quod fi '^itium ,no!i Failidire, (Irabonem
Appeliat l\rtum Pater, & puìium , male paruus
Si cui fil:us ed , vt abortiuus fuit olim
Sifyphus, hunc ■^'arum,diftortis cruribus illum
Baloiuit fcaurum > paruis fulcum male talis .
Et perc!.^ l'amore della prole è cicco gode il padre, <S«: la madre de^ figlfo ai1^
cerche imperfetto, &cactiuo, come l'amante dell'amata ancorché brutta fia,
Amatorem quod amica? , 1 urpia: decipiunt ccecum vitia . Cofi li viti) dclli fi-
g! uoli agabbano i Padri, a'ouali i fig- inoli ancorché brutti paiono beili, ancor-
ché vitiofi,& i poltroni paiono virtuofi, & forti . è ne li Prouerbjj .
Me quoq; Pollucem mea Matcr vincere dixit ,
Dice mia madre , ch'io Vincere pollò Polluce . Si che la cecità dell' amor
paterno fa che fi goda delNfigluiolo , ancorché cattino . La contente:^za poi di
haucre i figliuoli buoni iupcra il LJmorc, che l; ha di loro , che non patifcono
qualche male , dunque meglio è la prole ,b buona, o cattiua che fia, che la fic"
rilievi j la quale non arreca mal allegre:^:^a , ma Tempre dolore , per lo continuo
defiderioj che (\ ha di hauerne.
L'Apio ha le toglie c-.eipe , onde ^^ quel pfouerblo detto perle vecchie Ciif-
p^res Apio, della cui forma Plinio iib. io. cap. i i. n'habbiamo 'rìcorcnaCa la^
ftcrilità i perche nel gambo dcìl' Apio naicono alcuni vermicelli , i quafi man-
giati fanno diilentarefteriii coloro che li mangiano tanto ma eh-, quanto fem-
mine . Plinio nel fudetto luogo, Caule vermiculos g'gni . Ideoó; eos qui cdc-
rint fterile^cere ma.es ,femina!q;. L'habbiamo iniiolto con l'ht-rba Climene,
laquale dillero i Greci elter fimile a'ia piantsgine, di qutfta Plinio lib.26 tpp.y,
dice che bcuuta rimedia a molli mali j ma che cagiona fterihtà anco negl huo-
rnini j dam metleatuc y fìerilitatem pota eciam in viris fieri .
Siede fopra vna muletra, p:rchc vna donna fterik ha la medefima cond tio-
ne della mula , che di natura è fteriie» Ogni forte di muìièfìenle, la cagione '
di che non fu bene iiiccfa da Empedocle , Ok da Democrito , cjudto i'kttuNiJ) a ì
meati
tS^ lCONOLOGI<t/ì
iMeati corrotti neH'vtero delli mtili ; & quello alla mift Ta de firtti à^n^i. dallV-
ns, d< l'altra genitura molle : fé bene altra cagione d'HnpedocIc ti aiTcgna da^
Tlutarco de Plricitis PKilofophorum ,in quanto chela nmla liabbia (hctta na-
tura nata nel "Ventre al concrario,perloche non pob riceueiela genitura. Ma
Ariftotile nel 2. libro della generatione degl'animali cap. 6. non accetta fimili
cagioni, maartribuifceiafteriiicàde'mul^ allafiigidit^deili Tuoi genitori, per-
che tanto l'Afino, Quanto la caualiaè d: fiigida natura, da' quali nato il mulo
ritiene la frigidità dian.bcdue. Plin. Ib. 8. e, ^^f.. dice, de (ì è olferuatoche gli
animaìi nati da due d uerfe forti , diuentano d'yna tei:^a forte , & che non fono
Cmili a niujio de' Tuoi genitori.^ che qaellijchc fono coH nati,non ingenerarla
iu qualfiaoglia forte d'animali : e che perciò !e mule non partorifcono : ma chs
nondimeaoalle voice hanno partorito ;cofa tenuta in luogo di prodigio. Eli
in annalibus noftiis, Mulas peperi(Iefqpe,ycrum prpdigij loco habitum . Giu-
lio Obfequente nel confolato di Caio Valerio,<Sv: di M.Hcrennìo 6(55. anno dop
pò l'cdificatione di Roma mette per prodigio , che vna Mula partorì nella Pu-
glia . la Apulia Mula peperit . Perche è cofa infolita ; quando fi vuole inferire
ch'vnacofanon farà, dicefijcum Mulapepercrit. Quando la Mula partorirà .
llcke fu detto a Dario Re ai Perfia da vno di Babilonia, quando i Perfianila_i
ftauanoallediando, che cofa fate qui òPcrfiani andateuene via , allhoraci pi-
gliarete quando le Mule partoriranno, non molto doppo cccorfe,che vna Klula
di Zopiro Amicidìmo di Dario partorì - perilche prcfero animo di pigliar Babi-
lonia , (5j la pigliarono : vi è anco -"Vn detto fimile in Suctonio Tranquillo nella
•vita di Ga'ba Imperatore cap.4. quando al xuo Auo facendo facrifitio vn'AquI-
la tolfe di mano le ip.icriora della vittima , che fé ne fuggì fopra vna fruttifcra-i
quercia, per loche ellendogli augurato, che la fua famiglia otterrebbe col tem-
po l'imperio ma tardi : egli rifpole,o,uando la mula partorirà . Thcofrafto dice
che nella Csppadocia , ò nell'Arcadia le mule partorifcono , & Ariflotile nel r,
de Nat. Animal.cap.6. riferifce , che nella Siria le Mule fìmilmente partorifco-
no , ma fono d'vna forte d'Animali particolari di quel paefc flmili alle noftrt-.
Mule ; non che (ìano -veramente Mule_ . Si che la Mula come Sterile pigliafi
per fìmbolo della fterilità .
1 1 Salice tenuto dalla man f niflra ferue anch'elio per f mbolo della Sterilità,
fc bene alcuni tencono, che vaplia contro la ftcrilità delle donne , malamente-»
intendendo quel luogo di Plinio lib. 1 6.cap.2<5. Semen falicis mulieri fterihta-
tis medicamentum eilè conrtat , nel qual luogo altro non vuol dire, fé non che
il feme del ialiceè rimedio delia ftetilità alle donne, cioè di farle diuentare {ac-
rili, ri trouandof nìolci, che doppo houer riccuuti aliai figliuoli, per non crefcc-
re pili in famiglia fanno adoperare rimedij alle lor donne atti a farle diucntart-»
ftcrili , fi come iogìiono fare anco :^itcllc , & Vedoue per non clfere icoperte in-»
grauidan^a, fceleraggine dcteflata non folo da Chriftiani, ma anco da Gentili ,
onde Mulonio Greco Autore dille. Quamobrcm Mulieribus ne abortum face-
rene interdierunt , non obedientibus au-em psnam fgripferunt : item nec mc-
dicamentis fteriiitatera inducentibus , &c concepcumadimeatibus vterentur,
prohibuetant . Eandcm ob caufam mukitudinis liberorum vtriqucfexui pre-
mia.
D/ CES<tARE %IPJ. iifT
tnia,'5^ fterilitatis parnam ftatucrunt . Che il Salice induca fterilità chiara.mctt-
rafferma Diofcoridc lib. 1 . cap. i 6, dicendole he le lue fi ondi, leme , cocteccia ,
6 liquore hanno virtù coftrectiua, le fiondi v ite, & beuutc fole con acqua non
lafclanoingrauidar le donn^ ; Ne (olamente le donne , ma ancogl'hucmini
rende fteriìi lì come apertamente Santo Ifidoro nel lib. ! 7. dell'Etimologia dice,
«Sa'ix dida, qnod celeiitcr faliat, & veiociter crefcat, cuius kmin'S dicunt hanc
effe naturam , -vt 11 quis illad in poculo haufcrit , libcris carcat,fcd &i. fjemina»
infecundis effìcit.
La Triglia tenuta dalla finlftra mano in -vna tac(5^a di 'vino da 'vgual fegno
della fterdità . Atheneo Curiofc colerifcrifce della Triglia nel fettimo libro,per
autorità di Platone poeta comico in Faone dicc,chc è catto, & pudico pcfcc, &
#pctòcon(acratoa Diana in quefti verfi .
Dedignatur mullus ,necamat'virllia
E(t enim Dian:e Tacer, proptcreaq; arrcdnm pud*ndura odit.
Se bene Egefandro De fo nelle fefte di Diana dice , che fc le orfcrilce , perche
perfcguita j & vccide il 'vcnenofo , & mortifero lepre marino : facendo.ciò per
ialute dell'huomo alla Dea Cacciatricc , la cacciatricc Triglia fi dedica . Ma
Apollodoro vuole , che per cllcre Diana Hata detta fotte nome di Hecate Dea.»
7 riformerà Triglia per (ìmilitudine del nome a lei fi facrificafic: onde in Athc-
ré vi era vn luogo detto Triglia , perche "vi fi vedeua la ftatu» di Hccacc Tri*
glanthina, diche Heraclite poeta nella catena dilTe .
O hera Reginaq, Hecate Triuiorum pr:Eres ,
Triformis, triplici facie fpedabilis, qu^e Triglis props tiaris.
II qual pefce è anco detto da poeti latini Baibatus Mullus , fi come fu cìila-
irato da Sofrone greco . Ma noi non Io pigliamo per figura della Sterilità , co-
me pefce dedicato alla Carta Diana, per la Tua honerta coRtinen:^a : ma perche
/e -vn'huómo beue il vino, nelquale fia ftatafotFocata ia Triglia,diucnta impo-
tente alli piaceri venerei , 8^ fé lo beue vna Donna , come ftcrile non concepi-
rà, il che conferma Atheneo con T Autorità di Terpfide nel libro delle cofe Vc-
reree. Vinum,"nquofufFocatus Mullus fuerit, fi -virbibat ad Vcntrem impo-
tens erit , fi Mulier non concipiet , vt refert Tcrpfides libro de Vcncreis .
STVPIDITA, OVERO STOLIDITA.
VN A Donna, che ponga la man dritta fbpra la tefta d*vna capra , laquale
tenga in bocca l'heiba detta Eringion; nella manfiniftrahabbia vnfior
«dlNattifo ,&d:l medefimofia incoronata.
La ftupiditiè vna tardant^a di mente, òdi animo tanto nel dire, quanto nel
fare qualche cofa ,cofi definita da Theofraftonelli caratteri ertici, la cui defini-
tione,non è diffimile alla def:rÌTtÌQjie fatta ài Arifl, fiiomaeftro fopra lo {Cupi-
do ncUi morali grandi lib. primo capr^y, in talf'Tma<^ipa ole, Stup'dus, ^eu
attonitus, 6: cuntfta , Se cunót^s vcritus tam agendo , tam dicendo (elertia? ex-
peis. talls ed qui in cundis obftupefcit . Lo ftupido, ouero attonito irF.raurito
d'ogni cofa , oc d'ogn*vno , tanto nel fare , quanto nel dire , priuo d'induftria ,
è tale
s/fS - IC O NO LOG l <iA
STVPiniTA-, OVERO <;TOLIDirA.
e tale che in ogni cofa refta ftupido \ òC alerone ncIl'Ethica dice, che Io (lolido
^ trattiene anco douenon occorre: fecondo l'autorità del medeHmo Filofbfb Io
ftupìdo da vn canto è contrario nel bene alla diligcn:^a , (Scindaflria ,dairaltro
canto nel male alla sfacciatc^^za, perche lo sfacciato, è temerario ,& ardirò in-»
«gni luogo contro ogni cofa, & contro ogn'vno nel parlare, ÒC nelloperarc-^,
nu lo ftupìdo è freddo, e timido tanto nel bene, quanto nel male , per la ftupi-
ditàdel fuo animo, e tardan:^^ della fua mente. La Stupid-tà nelle perione, o
per natura, ò per accidente, per natura è tardo di mente quello, ch*è d'ingegno
grolfo, e d'animo umido ; per acccidcnte auiiiene in varij modi, ò per infermi»
tà, òpcr marauiglia,e ftapefictione d'vna cofa infolita, che s'oda ,(\ vegga in_»
altri , òfj proui in fé , ouero Uaiia contcinnìatione de ftudij , ftando quelli cht>
ftudiano oer rordinaiio tanto iiuenci alle materie, che paiono l1:upidi,infcn(àtì,
aftrattj ; &: però meteoria \n Greco canto lignifica fpeculatione di cofe iublimi,
<juanto ilupidità,ousro ftolidicà. Sueconio nella viu di Claudio cap. 59. volen-
do e/prì .
BICESA'KE 'RITJ. »^f
io esprimere , che Claudio Impcradorrera fmemorato attratto ftitpìdo» & in-
confidcraco difTc . Inter cetera in eo mirati funt homines , Òi. obliuioneWf àC^
iBCon^ldcrantiam^ vel vt gr^cè dicam mctcoriain, chic Aule pfian, td eft, ftupi-
Jitatcm, & inconfiderantiam . Soperafi la ftoiidit^ , b ftupidità naturale coii^
Tcfcrcitio delle virtù, Ccomccon l otio fi accrefce, poiché l'ingegnp in quello £
fnarcifce, e diuicne più obtufo, & ofTufcato dalla caligine dcirignoran^a Zo-
piro Fifonomico eflendofegli picfentato auanii Socrate Filolofo da lui non co-
Bofciuto guardandolo in faccia dille , coftui è di natura ftupido.balcrdoi li cir-
coftanti, che fapcuano la fapicnza di Socrate, e che diicorrcua co» accorto giu-
dicio, & folleuato intelletto, fi mifero à ridere : ma Socrate ri^pofe, a^on ve no
ridete, che Zopiro dice il vero , & tale io ero , fé non haucflì fupcrata Is mia vi-
tiofa natura con lo ftudio del'a Filofofia , vi è vn detto prefo da Galeno , Jit
M4€YCurius ipfe ifuìdent cum Mufisfinarit. llquale fi dice verfcJvno,che fia oltra
modo ftup.do , & ignorante, volendo inferire, che è tanto ftohdo.e ftupido,ch«
«on lo fanarebbe Mercurio inuentore delle fcierlj^e con tutte le mufe : laiche lo
cfercitio delle fcien^ce delle virtù è atto ad aflbmglLart riutellctto, e toglierne
'via la ftupidità , & ftoliduà ,
La capra tenuta dalla man dritta è (imbolo della flo!idit<? . Ariftot. nel cap,
X. della filonomia dice che,chi ha gli occhi finùli al color di vino, è ftolido,pcr-
che tali occhi fi riferifcono alla capra. Quibus autem vino colore fimiles fiint ,
ftolidi funt refeiuntur ad caprss. llmedefimc Ariftotilelib. <?. cap. j.d^ani-
mal'jdice che fé dalia greggia delie capre (e ne piglia vna per li peli che gli pen-
dano dal mento , chiamato arunco , tutte le altre ftanno , come ftupidecon gli
occhi fiin "verfo quella : veggafi parinaenii Plin. hb. $. c.50. L'erba Eringion,
che tiene in bocc?,ha il gambo alto vn cubito con h nodi, & le foglie fpinofejde
la cui forma veggafi più d»ftmramentenelMattiolo,& in Pliniolib.ii.cap, 15.
6^ lib.2 2 cap. 7. Plutarco nel trtttato,che (i debbia difputite con Principi da
vn Filosofo , rifcrifcc , che fé vna capra piglia in bocca rEringio,ella primiera-
mente, &r^dapoi tutta la greggia ftupefatta lì forma , finche accodandoli il
Paftoregiielaleuidi bocca.
Il Narcifojche porta nella finiftra mano, come anco in capo , è fiore, che ag-
graua , 3c balordilce la tefta , & però chiamafi Narcifojnon d;^ Narcifo fauolofo
giouancttojcome dice Plinio lib. 2 1 .cap. 1 p. ma da Narce parola greca , che fi-
gnifica torpore, e ftupore : anzi il finto giouanetto piglia il nome da Narce, per-
che egli mirandofi nella fonte , prcfe tanto ftupore della (uà imagine , che lan-
guì, & fi conuerrì in fiore,chc induce ftupore, & torto ianguilce; mentre fi ftu-
piua pareua vn fimulacro di marmo, come canta Ouidio nel | delle Mctamoif.
Acftupetip'efibi, '\ultuq;immotus codem
Haeret, vt è patio furmatum matmore fignnm ,
Plutarco nel ter^^o (impofio queftione prima confì^rma, che il Narciro fiort-»
è detto da Narce parola greca , perche ingencr» ne i nerui torporr. & grauez^a
ftupida ;peiilche ^Sofocle lo chiama antica corona de gli gran Dei Infernal ,ciiè
de morti, NarcKum dixerunr , quiatemporem ( qui narc** gratis eft )neru'S
iucuciat, grauedÌLcmq,'iofpidam: vnde,òk (cphociti tum Yturen:: maerotuio
Dwoium
i^I ì COÌTOLO Gl<iA
Dcotùm cotonam appcllat , nimirum Manium .
S T O L T I T I A.
DONNA ignuda, e ridcntèj e gettata per terra in atto rconcio, in mod<J
però, che non fi moftrino le parti dishonefte » con "^na pecora vicino^
perche il ^^t^ palefa i fuoi difetti ad ognVno', & il fauio cela > d: perciò fi di-
pinge ignuda, & fent^a vergogna.
La pecora da gl'antichi , fecondo che fegna il Pierio ValccIanO|fa pofta nool*
te volte per la ftoltc:(_?;a, però dille Dante .
Huomini fiate , <& non pecore matte .
Hauerà in vna mano la Luna, perche ad ella ftanno molto foggetti i pa^qjl %
fi^ fcntono facilmente le loro mutationi .
STVDIO DELL' AGRICOLTVRA*
Vedi Agricoltura-» .
S T V D I O,
VN Giouaiie di volto pallido* vcftito d'habito modefto, farà k redcre,coil
la finiftra mano terrà -vn Hbro aperto jnel quale miri attentamente,
con la delira vna penna da fcriuerc , òC gli farà a canto vn lame accefo > ò;,^
vnGa'Io.
GioLiane fi dipinge > perciochc il glouane è atto alle fatiche dello ftudio «
Pallido, perche quelle fogliono eitcnuare , ò;,^ impedire il corpo , come di-
liioitra Giouenale fatira V»
At te noótdrnis viuat impaliefcere cartis.
Si vede d'habito modcftojperciochegli ftudiofi fjgliono attendere alle col*
moderate , 6^,^ fodt^ *
Si dipinge, che ftia a federe, dimoftrando la quiete, &C^ afiiduità,che ricer-
ca lo ftudio.
L'attentione foprà il libro aperto, dlmoftra che lo ftudio è ^na vehemcnto-*
applic tione d'animo alla cognitione delle cofe ,
La penna, che tiene con la deftra mano, fign fica l'operatione , -Sc^^ l'inten-
tìone di lafciare , fcriucndo , memoria di sé ItclTo , come dimollra Pcrfio,lacira
prima.^ «
Scire tuum nihil eft, nifi te fcire hoc alter»
Il lume accefo, dimoftra, che gli ftudiofi conlumaiio più olio,che vino .
Il Gallo fi pone da diuerfi per la follecitudinc j & pei la vit,i!an:^a , ambedue
conuenienti > <Sc necefiarie alio ftudio ,
SVPPLICATIONE.
J^Ut Medaglie di 'perone -.
VNA 'Verginella coronata di iauio ,con la fniftra mano tiene -^n cesel-
lo pieno di vari) fiori, e fiondi odorifere, i quuli con la deftra tr.ano fpar-
ga fopra d\n' Altare con gran fommiilìonc, al pie del quale Altare vi è vn letto
con grandi, & varij adornamenti .
Haucndoi Komaniin '>loper fupplicarei Dij,ilettiftcrnij, che erano alcu-
mietcì , i quali ItcudeuanQ ne i te mpij , quando '^olcuano prc gare gli Dij , gli
follerò
DJC'ESA'KB 'KIT'J: T^Ì
fbflfero propiti j, e qucfte fupplicationij & Ictcifternij fi faceuano,ò per allegrez-
za, h per placare l*ira delli Dei, nelqual tempo gli Senatori con le mogli > & fi-
gliuoli andauano a i tempi), &c alli altari delli Dei , & alcune volte /bleuano an-
co in Cale occafione andare i nobili fanciulli , & li libertini , & anco le 'vergini
tutte coronate , portando la laurea , hauendo feco con pompa i (acri Carri delli
Dei , &c foleuano dimandare, & pregare con (acri verfi la pace a quelli, e fi ftcn-
deuano i lettifternij appreflo gli altari delli Dei con vari) ornamcnti,«&: fpargc-
uano , come habbiamo detto verdi, 6c odorifere frondi#& fiori d'ogni foi:tc>&
le verbene auanti , <& dentro delli tempi) ,
SVBLIMITA DELLA GLORIA.
PONGASI vna ftatua fopra vca gran colonna fregiata di belliflima fcol»
tura,tenga con la man d^ftra vna corona d'allorojcoii la finiftfa vn*afta p
Soleuano i Romani eflalcare i loro più valorofi Cittadini alla fublimit^ dclU
gloria dri;^zando ftatue fopra colonne adhonorloro j Onde Ennio parlaaco
in lode di òcipione, cofi diflc ,
Quantam ftatuam faciet Populus RomanuSj,
Quantam Columnam , qu^ res tua* geftas loqusMir ?
Volendo inferire , ch'era meritcuole d'elTèrc inaI;^ato fopra gli altri a fiJpré*
ma Gloria, € per tal ragione le fi fabricaAiano dette ftatue fopra colonne/i come
ilice Plinio ljb.g4,capyé. Columnarum ratio erat, attolli fupraccterosmorta-
ks.. Il primo,a cui foflc eretta 'Vna colonna,chiamafi Caio Menio, che fuperò
gli Antichi latini del4i<5.. da l'cdificationedi Roma fecondo Plinio nel mede-
fimo libro cap.5. Se bene Liuio neli'ottauo lib. non dice che gli fulfe-eretta vna
colonna, ma riferifce, che Menio trionfò inficme con Furio Camillo nel confo-
lato loro, che fu fecondo alcuni del ^i S. dall' edifìcatione di Roma , per hauer
fuperato i Tiuolefiji V^lletrani, i Nettunefi, & altre nationi del Latio , & che il
Senato pofe nel foro ad amcndiic le ftatue equeRriiCerto è che Caio Daellio da
»kri detto Duilio, fu il primo ad accendere alla gloriofa colonna roftrata , ch^-.
primiero trionfòcde impiefà nauale contro liCartaginefi del 495. dalla fonda-
tione di Roma , fecondo il Computo d'Onofrio Panuino nelli,fafti , la qual co-
lonna Roftrata. dice Plinio , & Quintiliano lib. i . cap.7. Hauer veduta nel foro
Romano , oue apunto è fiata trouata fotto terra , a* tempi noftri vn fragmento
della bafe di detta colonna.con l'in fcrittionesch'hoggidì fi vede nel Pala:^zo de'
Con feruatori in Campidoglio : infauordi qutfianofira^guradue colonne al
prefente fi -reggono in Roma "Vna di Traiano Imperatore , con la fcala Luma-
•ca,alta piedi I2 5.1^altrafatta dentro purjchioccìcle,è di Antonijioi/nperatore
alta piedi 17 5. nella cui fommitàfu pofta vna ftatua nuda,chc tiene vna Corona
nella man dcftra, nella finiftra vn'afta*come fi fcorge nella fua Medaglia, che di
lui fi troua.lequali colonne fono di fuora ornate di Eccellente Scolturajche rap-
j)iefenta molte imprcfe, battaglie, vittorie,e trofei de nemici per gloria di qucm
fti inuicci Imperatori .
Hora fopra quefta di Antonino vie vnS.Pauolo di bronzo indorato. Sopra
quella
^i
1C OMO LO G I^
JTB Limita della cloria*
quella di Traiano tn ?. t*Ietro poftooi pet ordì ne ài Papa Jsifto V. a gloria d;!lt
lìue Santi Affoftoli ,pec cflTer quelli due Eccelfè Colonne, (opra leqaali è fondi*
Ca la Santa Rortiana Chic/a^ Intorno a tal materia di Colonne,e ftatue dri:^za»
te dai Senato Romano a Gloria de*ioro Cittadini, òC^ anco Cittadine , vcggafi
Plinio nei I»ioghi ct-iti, Se Andrea Fuluio nel 4.lib. dal cap. 26. fino al 2p. òC*
nelcap. j5.veggafi ancoleant'chc Romane infcrittionì ftumpatc da Aldo Ma-
rutio, da lo Smetidi da Giu(Ìo Lipfio , Si dal Grutcrìo . A tempi noftri i*incl'to
P paio Romano ha di nuouo porta in vfo coli gloriofa attionc : fic>^ però rei
Campidoglio (ì >€do!iò flatue dric^^ate (opra nobili bali con loto infciittioni *
APapaLeoneX.aPauolollI. aGicgorìoXIlt. 5;^ aSifloV, '-hcftann oa Ic-
<derc in Pontificale, Vit'mamente non foloailoco Pontefici Maffim^ , ma an-
co a Cittadini di gloriofa'Vir Ili, & fama hanno in vn*altra nobile Sala deCon-
^tt*to.i etccte in piedi Statue ad Alcffandi© Fatncfc Ducadii^ainu> a M.Ao-
ionio
«ofiTO Colonna j& a Gio^Ffancefco AldobrandifiiGeneftali di Efercici contea
«emici di Santa ChiefaRoraana con cali inrcFÌtcioni .
Quod. Alexander. Farriefius.Parm^. Et. Placentii?. Dux.
. 1 1 L.Maximo. In. Imperio. Res. Pro. Rep. Chriftiana.
Preclare. Ge/Terit. Morte m.Obierit* Ronuniq^ Nomi-
nis. Gloriam. Auxerit-
S. P. Q^ R.
honoris. Ergo. Maioni m. Morem. Scculis. Mulcis. Inter*
miflUm. Rciiocandum. Cenfuit. Statuamq,- Ciui. Opti-
• -mo. In. Capitolio. Eius. Virtutis. Suar. In.l!Ium. Vo-
luntatis. Teftimonium,
' E X. S-. C. P.
Clcmentis. V 1 1 1. Ponr. Max. An. II. Gabriele. Cnsfari-
no. L V. C. lacobo. Rubeo. Papiria Albero* ColT. Cel-
(b. Celfb.Cap.Reg. Priore* -^ 5* -''^^ i.- < ~ - * "^ J
M. A nto nio. Colu m n q. Ciu i, Clari/fi nio , Triu m phalL
Dcbitum. Virtutis. Premium. Vthe. Pofteritati,
Exemplum. Grata. Patria. Pofuit.. : '\ -,
EX. S. C. Anno;](^:Ì5;XLVÌ.
Io. Franci(co« Aldobrandino, "Ciui. Romano;
Belli. ^que.Ac. Pacis. Artibus. , Inclito.
Q£od. Multis. Domi. Forifq. Preclare. Gcftis. Rebus. Ica-
: lici;Nominis.Gloriam. Longe. Lateq-, Protuleric.
i\*fì^tis. Ergo. Maiorum, Exemplo, In*.' Capitolio'. Col-
^.iocauit.
i^o:.s>,,. ,, rAnno.SalutisvM.DC.il. . ; ;
:^: '^:7*C!éffl.dKìs. vili. Pontificàtuk^Va'détìiTió. ; . .
•^vdi
E tutto
^7£ IC 0 NO LOG tl4 ^
£ tutto ciò a Q per dare U debita gloria a chi (\ deue» t pac efcitate coti tate
ftimdio di gloria gli animi de' poderi à gloriofe imp^efe; per efiere eilàluti an-
cor edì alla Sùiblimità della Gloria;
Porìemo io vna mano la corona d'alloro , e Tada dall'altra » perchè tali oofe»'
s*applic;^iio tanto à quelli fublimi fpiriti,chè àcquiftano gloria per rarmi>^uan*
eoa quelli j che 1 acquiftano per le lettere : atteiò the con corone di lauro s^'n-*
coronauànò li virèuofì poetile li valorod Capitani; Omdio nel primo creile Mèi
tamotf. iày che Apollo capo delle Mufe cofi canti .
Arbot èris certe , dixit i mea femper habcSunf
Te cón^x, te cithàrac , te noftré laure pharetrs
Tu Ductbus Ixtis aderisi cunij laétà triumphum
Vox canòt , &c longas 'vifent Capitòlià pompas «
L'afla poi è (imbolò delia guerra, è perb potlefi in matìo a Èellonas alianti ài
teritpiò della quale era là coIoHnabcUicai donde i Romàni ( fi comcvn'altrij
volta habbiimo detto ) lanciauano vn'a^a verfo quella parte i cóntro laquale^
Folcùahó niuoucr guerra . è Sirhbolo anco della Sapien^a,e perb puhefì in ma-
no à Pàllade tlputata da' Gentili Dèa della Sàpieni^a, mediante ladualeiComó
anco hièdiahtè là éc<:ellcn:^a delle dirciplihà militare % s'arriuà alla Sublimiti
deUi Qlòriai
S Ò S P i R li
VARIE iigure fipoflono formare fopra i fofpirijperche vaHj fóiiò gli af*
Fetti dell'Animo , è le pafIìoni,da quali fòrb fooiehtati . Nafcono i fof-
fiii dalla nieniorìà delle arflittioni,& pércoflfe riceaùte,dal pentimento de' Talli
commeffi,del tempo> & delle occafioni perdute, dalla rimembranza dell« feli-
cità poflèdute j dalle perturbationi prefcnti perii dolore, e dcliderio di qualche
cofa,tali fono ì fofpiri degl*amahti, che fofpirano dal defiderio della coSi amai ;
ta . dal defiderio di gloria j & di troóarè 'Vn fublimc ihg^no fìmile àdHoiiè-
f o> chi cantalic le Tue lodi fòfpirb il gran Macedone^
Giunto AlelTahdro alla faimofo tomba
Del fiero Achille fòfpirando diftè \
O fortunato , che fi chiara tromba
Trouafli , & chi di te fi alto fcrifTt* .
Ne folamente da*cafi paf&ti , & prèfenti li fofpiri dcriuano » ma ance da^tó
>fi^ <ielii faUì traditori A mici : Alcune volte fono per
3ti d'infirmiti, alcune volte quali naturali » per vna cèrta confuetùdine,ch*eflèt/'
Tuole in quelli, che fpeflb fòTpirano, dal penfare alli negotii,& a gli ftudij loro»è
come fpeffo Virgilio fofpirat folea ( per quanto narra il Sabellico, ìib.7. capito-
lo quarto j onde è quel faceto motto d'Augufto, il quale fedendo in mezzo i^
^'rgilioj che fòfpiraua, & ad Horatio , che come lippo patiua di lacrimatione
4'occhi/u tddimasdato da va' an:}ico>che co^a faccoa*rió>ofe/cggo^cra le lact^
DI CES<aRE %IFJ. 27/
»e,e* fopiplri . Se bene qui li fofpiri fono dalle lacrime Tcparacì , nen.^i.meno \\
pianto è feroprc col lofpiro accompagnato , però con molta gratia glUmorofi^
Poeti fpe(fo rvnifcoQO . U Montemagno Coetaneo del Pettata .
Mill« lagrime poi , mille forpiri
Piangendo ipar^
Il Petrarca ^ftegp Quel vifolictf
.Che piacer mi facea i fofpiri , e*l pianto
Monfignor della Cafa . Et già non hauc.
Schermo miglior , che lacrime, àC^ fofpiri .
.11 jnedefimo E non Vhan loco
Lacrimea& fb/pir, noui o frefchi affanni .
Sì pub b«n fofpirar fen:^a piangere , ma non piangere fenH^a fofpiratc , ^^9tf
JOBO a punto le lacrime con i ibipiri, come pioggÌ3>& yeaco inflein«:il Q^t;^
Et nabilofo tempo
^1 Tire, e*] pian^e^oploggajifofpii: 'venti ^
.Che moue (peflo ijn jme ra,mato tu.me .
•Cgtìi ibfpirodiqual forte fi fia/figurifi alato nelle tem pie, 6q^ porti jaeHv
Àé^tx verfo il petto pur vn par d*ale , in mezzo le quali fia vn cuore ; la rag»»*
nedi ciò Tarrecaremo più a badò : nella finiflra poi pongafi cofa atta a,d^(^(^
i'alFettp , per ilquale fi fo/pira , che da queftoifteffo noftro libro pender fi pui^
* fùoi luoghi particolari ,iquali però non accade ripetere .
Al fè(piro,d'infifmiià pongafi nella finiftra vn ramo d'Anemone, perche feri
«e.OroEgittio ne i fuoi gieroglifici , che gli Antichi per queft* erba fignificaua-
so la malatia ; ià iliiori purpureoj bello^ma poco dura il fiore, & Terba , &pér
;^uefto denQtsiuanorinfirmità.,
Il fofpiro quafi naturai* nutrito da 'Vna coniuetudinej eflendocgli fpetie di
■•aliiiconia haueriin capo vna ghirlanda d'A^eatio, alludendo quello , chea-*
4|iiefto propofito diffc il Petrarca,
Lacrimar (èmprc k il mio fommo diletto
lì rider doglia , il cibo a(T«;ntio , e tofco .
Si che quella perfqiu,che pensando alli negotij,e ftudij,<È che cofttinuamea-
^t fòfpiran4o;ftà^alenconico,per rimedio di effofi rappreiènccrà,che fia per la
Baan finiftra congiunto con la deftra di Bacco», chedalK altra mano habbia la>
fu» (olita ta^:^a, percioche altro temperamento non ci è , che vn'allegria di cui
n*c fimbolo Bacco da Poeti, iC Filofbfi tenuto per figura di fpirito dittino, 3^
fublime intelletto , Difilo Comico in Athenco lib. fecondo chiama Baccc (che
aol Tuo liquore rallegra il cuore ) fapicntifllmo fpaue , Amico a prudenti ,5;^
^nimofi, il quale eicita l'animo de gli abietti...& -vili, perfuadc li fcueii à ridere^
tj)oUtoni aptendere ardire , & i timidi ad effcr forti .
Prudcntibus , ac cojdatis omnibus amiciffime
Bacche j atqj rapìentilfime ; quara fuauis et,.
AbiciSti magnihcè vt fcntiant, dcfe tufolus cffici^J
5up<TciHons, & tetricis perfuadcs vt rideant ;
Igneuis vt feudeant : vt trtes fint tìmidi.
Sa Cii»,
27<f 1 e 0 N O LÙG l<tA
Cheremonc Tragico afferma, che col '^rino fi concilia il rifo , la fàpienc^a, fa-
docilità, &: il buon configlio : non è maraviglia, che Homero nella nuoua Ilia-
de induce per/ònc di gran maneggio nella dieta Fmperialc di Agarn enone In^
peratore,auanti fi configli, e tr atri di negotij miKtari , fat fi molti brindifi rvn_,
Taltro; ciò poi tanfo più è lecito a perfone di-ftudij-, fpecialmcntca Poeti,de*
quali è Prefidenti Bacco; feri uè Filocorojche gli Antichi Poeti noh (èmpre can-
tauano i Dithirambi : ma folo quando haueuaHobcuuto : ali* hora inuocando
Bacco, ouero Apollo ordinatamente cantauano odafi Archilocho .•
Bacchi Regis canticum elegans Dityrambicumaufpicarifcio,
Vini fulmina perculTà mente . '"JcIjsÌì. sii
Però Demetrio i\licarnalIèo fotto il titolo di Nicerate chiama 'k vino eaual*
4o del Poeta, fen^a il quale non fi può far viaggio in Pathafo,
^>d.
Vinum'equos efi: lepido promptus veloxquc Foet^;-
Si potantuc aqua: nil paris egregium .
Più volte habbiamo noi -ceduto eficr confolato con otcimì,e coldiali vini d;^
Amici Torquato Talfo^che era fempre pcnfofo,DÌenD di raa'enconia,e fofpiri.
. : A4 fofpiro finto delle Meretrici , & deili falfi traditori amici > fi>CEo il firiltra
braccio ^\ può mettere va tefchio di Cocodrillo,perchei iofpiri loro finti,fono?a
•punto come le finte lacrime del cocodrillojche prima piange, e poi ammac^za^
j'huomo.
Tal piange del mio mal , che poi mi lacera^ ?"
1/,' Dietrolcfpalle conacuta limula.
: Taf meretrice fofpira , 6^ fa la pallìonata in prefenza dell'atlante pei c-«
^lierlo atìàtto nella rete, e pelarlo ben bene ; che in abten^a poi di lui fi iide,&
l*odia,comc la 'volpe il cane: ma fe quefto è finto > fi ccmuiene anco %uGatO;il-
, vero fofpiro d^ Amore .
.,/, J] fofpiro d'amore, oltre le ali in tefta, habbia vna corona di Mirto > Sporti'
ancor elfo nella deftra verfo il petto, il cuore in me:^zo a due ali, nella finiftrau
vna Ì7.ct accefa »
Le ali fono figura della velocità del fofpiro , che per Io penfiero che nella.»
mente rola penetrando nel cuore, dalui fubbit-o fi Ipicca a volo , il PeCf archa
nella can^onc_< .
Se il penfitì: che mi ftruggf
Viene ad affegnare il volo a fofpiri >
Od'ltù verdrriua,
£ preda a miei folpiri fi largo volo ;
II cuore , iccondo Ifidoro è detto dalla cura , perche ógni cura , e penfìcUBP
Dafla nel core, ilquale riceuendo lo fpirito vitale dali'aere,rirat0 a fé , mediadft
1 ordinato moto del polmonc,fc da qualche accidente vien fopraprefcjs'opprr-
jne TalitOjc'l fiato,onde la periona f^ ogni sforzo di rompere quella opprellione
con Tefalatione de' fofpiri , per riceuere refirigerfo dall'arra temperata : Ma fi
me fpefib ocorrer fuole, che dall'aria troppo calda, per àccrefcimento dì caldo
al naturai calore s*aggraua il cuore , non potendo elfcre refi;igerato;atte (oche
j'imPcdifconQi meati del fiato: e fi come dall'aria troppo ftedda,per la/rigidità
' • ." ~ ' ckc
DI CESARE %IEA. ^^7
, ctje ftrlnge infiemc i nerui del petto , fi diftringe , &: congela il cuore : cofi au-:
Hiene,che gl'amanti, oper troppa g€lofia,che reftringe loro lo fpirito,© pec trop
: pò arder d'Amore, che fofFoca il cuore, conccpifcono^aflioni tali, che louente
fono sforzati a trar fuora dal petto loro (bTpiri a mille, a millc.de quali pa (con-
fi gl'Amanti . il Petrarca .
Pafco il cor di fofpir, ch'altro non chiede.
ij Però gli fuol chiamar hor dolci, hor foaul,& perche il rofpiro è natriment»,
' e refrigerio degl'Amorofi cuor;,& dal cuore efcono à volo i lofpirì, peto gli p«-
nemo tra le ali nella deftra il cuore -verfo il petto. Petrarca.
Sofpir del petto, & degli occhi efcon onde.
Il medefimo altrout- .
Ma per me, lalTb, tornano i più graui
Sofpiri ) che del cor profondo tragge
Qiiella , che al Ciel lene porta le chiaul .
Ben difle graui, perche inuero ogni amorofo fofpiro per dolce > 5c loaue che
paia, è vn penofo nutrimento, & cocente refrigerio all'amante. La corona di
acuto Mirto , che porta in tefta,é (imbolo dell'amorofo penderò acuto , e nlio ,
che ftringi a fofpirar gli Amanti. Virgiho dà per pena a gl'Amanti nel Icfto,
©uè figura l'Inferno, di ftar inbofchidi mirto.
Nec procul hinc partem fufi monftrantur in omncm
Lugentes Campi , Sic illos nomine dicunt .
Hic quos durus Amor crudeli tabe peredit »
Sccrcri celant callcs, &: myrthea circum
Sylua tegit : Cura: non ipfa in morte relinquunt .
Machepenaèqucfta? ftar in fclua di verdeggianti,e vaghi mirti fèn^adub
bio vuol inferire il Poeta l'inferno, chépatifconogH Amanti per lo ftimolodcl
continuo pcnfiero , della rimembranza ,e defidcrio de* loro Amori . Poiché^
con l'occahone di vedere il Mirto grato a Venere Midre d'Amore , fi ricorda-
no con acura pena de* loro amorofi piaceri. Simili pena fi con fegna a Mega-
pente nel fine del Dialogo di Luciano intitolato Catap!o,ouerTiranno,per in-
uentione di Cini/co Filofofo, il quale configlia Rhadamanto , che non li faccia
' bere nel fivime Lethe d'Obliuione, perche grauiflìma, & moicftillìma pena c,à
chi è caduco in miferiajricoidarfi della poten^^a^e fclicir,* pafTac.i. Così gl'Amati
ti priui delie delit'c, & gufti loro, e degli amati oggetti, per il defiderio,che han
no quelli di , penfandoci di continuo piangono, e fofpiranotra bofchi di Mir-
to > che il Poeta chiama di fopra campi di pianto , Lugentes campi . per confe*
g-uen:^a ance di fofpiri cagionati dal penfiero, però dice da ballò . Curie non in
* |ipia morte lelinquunt. Ne meno i lor pcnfier lalFano in morte; alche rifguaf»
'■ da in parte quello del Petrarca.
S'iocffdeffi per morte edere firarco
Dal penfier amorofo , che m'atterriu
Con le mie mani haurei già porto in terra
Quefte membra noiofc, .
, Ne' quàli verfi , maiTimamente in quelli di Virgilio fi crprimc JI pertìnscc^
S 3 humore.
ICO NO LOG tayi
liumore,roftinato coflumc, &rinquieta conditionédegli Amariti,xhéq"àaT^*'
to più languifcono, & muoiono, per la cofa amata, tanto più portano la rriente"
cìnta d'acuti mirti, cioè de* pcnfieri amorofi /né quali s'imbofcano, e per quali
jpiangendo,c fofpirando. Tempre vengonoa proiiare in quella vita vn perpetu»'
inferno :ramorofbpcnfiero, che hanno in teda fomminiftra lóro materia di^
fofpirare prcfa da ogni minima corajla umcmhizn'^ d ^n atto li fa confamsf*
fC&diitruggere.
Ardomi, & ftruggo ancor , com* io /olia /
Laura mi volue : & (bn pur quel ch'it> m*cra,'
Qui tutta humile, & qui la vidi altera ;
Hor afpra.hor piana, hor difpiecati , hor pia ,•
Et quel òhe fegue per fin 1' "vltimo terzetto .
Qui dille vna parola ,' 6;.^ qui forrife :
Qui cangiò'l vilo . In quelli penfier lalTo
Notte,& di tiemmi il Signor noftro Amore. ,
Il veder luoghi, doue con diletto habbiariovcduto vna volta Uler dama 0
fa^fofpirare; Il Petrarca rimirando l'aménicà di Sorga,c le acque,dentroÌequa!-
li la fua dorma ignuda viddejfofpirando , così cantò .
Chiare, frefche , 6c^ ddlci acque
Oue le belle membra^
^ofecoleijche/blaame par Donna,
Gentil ramo, oue piacque
(Con fofpir mi rimembra )
A lei di far al bèi fianco colonna.
Dopb morte dell'amata Tua fcorgendo da alci colli la cafa di lei hatiua pian^
gcjefofpira-,. ''
Io ho pien di rofpìr quefl' aer tutto ,
D'afpri colli mirando il dolce piano i
Oue nacque colei , ch'hauendo in mano
Miocor, in fui fiorite ,e'n fui far furto .
Corone di Mirto,fimbolo del penfiero amorofojpar. mente fono i camelli tcl-
futi con perle, i fiori verdi, & fecchi, & li fioretti di icta , che con altri fauoti dì
Dame fi portano inuolli nella trecciai e nel velo del cappello in tefta jcome trcN
fei amorofi, la memoria de' quali trauaglia , òC punge la mente , il cuote,6^
l'anima de miferelli amanti con infiniti lofpiri..
La faceaccefa, che nella finillra tiene, dimoftra l'ardore , & la caldc^:^a àt'i
fofpiri , perciò l^Amorofo Poeta pregaua i lofpiri ^ che aiidalicto a liicaldarc il
freddo core della fùa Dama . ;
Ite caldi fofpiri al freddo core
Rompete il ghiaccio , che pieti contende *
Altre 'Volte Fiamma li reputa
Fiamma i fofpir , le lagrime criftalìó *
li mcdefimo in morte dell'amata Laura *
i, Quel '\iuo lauto, oue foltan far flido
* ^^ ^ Gli
DI CESARE %I?J:. jrp
fGli alti rofpin , e i miei fofpiri ardenti .
ìEt per fine concludiamo con quello dell* Àripfto
Di cocenti iofpir l'aria accendea- ►
.EiTetti della face d'Amore dalla quale, sfauiilano infocati ToffirL
S V P E R D I A.,
O NN A bella,, ^)^ altera, veftiranobiim<me.di roflò ,.coronata.cJ*o-
,ro,di gcmmeingrancopia>,nelladeftra mano tiene ■^npauone,& nel*
.la finiftra '>^no (pecchie, Mcl quale miri , òC coptcmpli fé ftefla .
.La Supe'b'a, come dice '^an Bernardo, è "^n'yfpctitodfbrdinato della pro-
pia eccehcnc^a, &C^ pciò fuol cadere per lo più ne gli animi gagliai,di,& d'inge-
gno infìabucjCjuindi zc\\f(\ dipinge.bcllr,(?f altera, dc^ riccamente -ytftica.;.
Lofpecchijtfi dimoftra, che il/upcrboii raprreienta buono, 6^ bello, afe
iftcllo vagheggiando in qi'.tl bene, che è jn le, col quale fomenta l'ardire fen^^a
'^folger gian^ai gl'occhi airimperfcttio-ne, che lo pollono molcftai:e , pei:b fi aÀ
.fomigliaal pauone,il quale compia£endofì dC'lafuapiumd^efteriorcnonde»
.|[na la.compagnia degli altri vccelli.
La corona nel mcdo detto , dimoftraxhc:!) (àperbo è ^efiderofo.di regnare,
vC dominare a gl'altri, & chelafupeibiaè regina>oueto radice, come dice Sala-
tone, di tutti viti], 5c che fiale corone, & nelle grand e:^':^es'acquifta,&^
S\ conferua principalmente la (uperbia ; di che porge manifefto eflempio Luei-
ijfero, che ncl.coìmo delle fue felicità cadde nelle cìiferic delja fupcrbia . Pcr^
«dille -Dante nel 19- del Paratifo.
.•piincipio del cader fiì il.maledeito
Superbir di colui , che tu vederi
Da tutto i ptfi del mondo corretto ,
.Et perb fi dice perprouerbio .
A cader -s i2 chi troppo in alto fai*!- .
^ il -veftim.ento rcll , ci fa conofceicxhe la Supei;bia:ii troua particolarmen-
-te ne gli buomiiai colerici , 8<^ fangiiigni , liquali (empre fi medrano alteri ,
_ sfcr^andofi mantenere quella opinione di /e ftcHì con gh ornamenti efteriori
del corpo ,
S V P E R S T T T I ONE.
N A vecchia.,c{^ terjga in tefla vna<t)ijetta,, al li piedi vn Gufo da ma..
banda, da.i;ak:!;^.v«a cornacchia , & al "collo vn -filo cor molti po!l,:^ini,
^ i?ejla^an finiftra vnacande.'a accefa , À'/utto il.mc'defimo braccio vna lepre ,
-.ndla^-ian dricra -vn circolo di lleilc con li pianeti , ^erfo le.quali.con afpctto
.timido riguardi .
,;,-.l>2_Sijper<'ti rione è nata.da'la Tofca»a , fa quaìe'da Arncbio libr. 7, chiam.afi
>vf!^'*^-^ ^'^{'^ fu;'eritincne . Nf q; gcnitrix, 6: m^ter^ fuperlVitierKS Eutiuia opi-
_ i.*ont m cius nouk aur f^n^am : è nominata fupei ftitjpnc d dL vece functf^ite
latui^ ,chc!ignfnca'lorr.lU!Ucnte , Oj.de Marco TuTfio i-elt-iiLde nat". O'eò-
ò 4 rum.
'ago IC 0 NO LOG I<iA
«vperstitione.
futff, «Jice,che li fuperftirìofi fono cofi chianiati,perche tutto li dì pregano DIo^
<:hc K fuòi figliuoli foprauiuano a loro j ma Laitantio fìimiano lib,4.cap. 2 S.di*
ce, chequefti non fono fupcrftitioli , perche ciakuno dcfidera , che i Tuoi figli
foprauiuan», àC^ quelli chiamaua fuperrtitiofi, i quali riueriuano fa memoria i»
che fopraftaua de morti ,ouero quellivche fopraUìHuti ai padre , & alla madre
leneuano , èi celebrauano le iflfimagini loro in cafajcome Dèi penati : Imp«r-
ciochc quelli, che pigliavano nuoui riti , o che in luogo de' Dei honorauano-r
morti j erano ehiamati fuperftitiofi . Rci'igiofi poi chiamanfi quelli , che hono-^
lauano i Pubblici , & antichi Dei > & proua ciò Latcantio da quel vcrfo di Vet-
gilio ael lib. 8. dcirEncidc .
Vana fuperltitio , vcterumq; ignara Deorum .
Meglio é\ tutti Seruiojfopra il detto ver(o,dicc che la (uperftitione €?n (uper-
fluo, & {fiocco timore nominata iupcrftitionc dalle 'vecchie, perche molte fo-
Brauiflkte > dall'età delirano » ^ ftoUc ione , onde per cai cagionc^-vecehia la^
dipingerne.
E chiat»
T>1CESA%E %IPJ. V//
' Et chiara cofa è, che le vec&hie fotìo più l'upediiciote, perche (on&pnl timide.
11 Tiraqueilo nelle leggi Connubiali pace, p.dìce che le vecchie fono (peiialmeri
te dedite alla fuperftitioftc , & pcrb Cicerone in più liToghi la chiama ArìI^i^ >
riputandola cola particularc da Vecchia , quindi è che le donne fono dedite al-
le ftregonarie, & alla magia j arti familiari alle donne>come dice Apuleo nel q,
iib. del Tuo Afino d'ora »
Le ponemo -^rna Ciuettiin tefta , perche è prefa dalle timide , e fuperftiofe
t)er(bne per animale di catriuo augurio , & come notturno è fatto fimbolo del-
la morte nelli Gieroglifìci di Pierio Valerlano , il quale dice , che col canto Tuo
Botturj^o femprc minaccia qualche infortunio , & narra l'ivifelice cafo di Pirro
Rè de gli Ep'iroii, ilquale reputa per fegno cattino della fua futura^e ignominio
fa morte,qiJando andando a efpugnare Argo,viddc per viaggio vna Ciuttta pò
Iierfi fopra l'afta fua, impcrcioche ne fcgni,che giunto a dar Taffalto fu leggier-
tnentefetito da vn figliuolo d'vna vecchiarelia, la quale vedendo da alto, cht^
Tiffo pctfcguitaua detto fuo figliuolo, gli buttb'in ttfta vna tegola ; ó tutte due
le mani,pcr i'qual colpo cade morto, & quefta è fupctftitione a credere, che tal
morte di Pirro fulFc agurata da quella Ciuettàj,Per il medcfimo riipetto fc le pa
re alli piedi il gufo, & cornacchia animali , e he foglione effcre tenuti di male
tugurio da fupcrftiriofi ancor hoggf, della Cornacchia Verg. Egioia prima .
S«pe finiftra caua prxdixic ab ilice conix .
Et Plinio la tiene per augello d'infelice canto, quando nel x. li.c.i 2.dlcc di lei»
Ip(a Ales eil inaufpicata^ garrulitaris.
Del Gufo nell'ifteilo loce,dice Plinio,che è animale di peffimo prodigio,
Bubo funebf is , àC maxime abominatus , & più abalTo . Iiaq; in vrbibus aat
omnino in luce vifus, dirum ortentum eft . L'iltelfo riferifce Uìdoro arrecan-
do li feguentì "^^erfi d'Ouidio nel 5. delle Meta m 01 f,
Eoedaque fic volucris venturi nuntia ludus ,
Ignauus Bubo dirum mortalibus omen ,
Nel Confolato di Scruto Fiacco , & Q.Calfurnio , fiì vdito cantare "Vn Gufo
fopra il Campidoglio , &i alihora apprefio Ncmantia le cofe de Romani anda-
«ano male4& perche era cofi abomineuole concetto,narra Plinio>che nel Cojn-
folato di Serto Palleio Iftro, & di Lucio "Pediano , perche vn Gufo enti^ nella-»
cella di Campidoglio, flì la Cittiln quell'anno purgata con facrifitio , penfieri
tutti fuperftitiofi ; poiché fuperftitione è quando fi crede , che vna cola habbìa
da ellèrc da qualche fegnojil quale naturalmente non paia denotare fimil cofa,
«fico naturalmente, perche ci fono animali,da* quali naturalmente fi preuedc^
vna GofsjCome la ficura tranquilliti» del mare dall'Alcione, il quale aogcllo U
ilnidod*Inucrno, d<^ mentre coua per fette giorni, ficuramente, il Mare ftà
tranquillo, di che n'è teftiraonio Santo Ifidoro Iib. i 2.cap.'j>.Alc)'on pelagi vo-
lucris à\ù.i quafi ales Oceanea, eo qaod Hjrcme in ftagnis Oceani nidos facit,
jpullofq; educit, qua excubantt feitur extento xquore pelagus filentibus ventis
continua feptem dierum tranquillitatc raiteicere , ^ c:us foctibus ediicandìs
©bfcquium rerum natura pracbere. Et perciò Plutarco de Solertia Animaiium
ikcjche niuno animale menta à'eflTcre più amato dì quello $ Alcyoni autem.*-
'iSs ICÒNOLOGIlé
circa brmnafia 'parienti totum rrarcDtus fluduum, &r pluuìarum vaccitwfct
prxbct, vtiam alìucl ariimal Gtiiullum , quod homines ita merito atncnt:huie
enim,acGeptum referre debcnt , qucd media Hyeme fcptcm diebus totidemq.;
Bodtibus abQj; vUof.ericulojiauigant , itccque marìnum , tum tcrreftic tutius
habet. Cotì anco qaandorapparifce il Cigno è fegno di bonaccia,. onde il Tuo
appetto è grato a Mari nari Cycnus in aagurijsnautis gratifTimus ales,Hunc op*
tant fempcf ,^uia nunquam mergitur vndis . Verfi addiitti da Serulo nel pti-
modeirÈncid^foora quelli i 2.Cigni,chedoppo tante tudxulenze fumo di fe-
lice A*i^picio alla nauigacione d*Eneaj & per lo contrario la tempe(h è preue-
data dal pe^e Echine. Che auanti venga fi.cuopre con arcna^S^ piccole pit-
tre per ftabilirfi nelle ondofe procelle , il che vedendo li Marinari buttano Tan-
chore , òC fi preparano per la futura tempefta, la quale è ancopr^fintita da gU
animali nominati da Plinio lib. 1 8. cap.,54.8<r del Polipo Plutar. nelle qui ftio-
ni naturali num. 1 8. dice,che preuedendoUtempcfta corre verfo terra,e cerca
di abbracciare qualche GiTo , Nei marauiglia , perche quelli animali aquatili
conofcono la natura dell'acqua , & fi accorgono della muiatione del Mare , (<S<
perb facer.do elTi li (udecti motvul , fi può predire fenica fuperftitione la tcmpe.
fta, ma da Cìuet':a, Cornacchia:Gufo,& altri animali non fi puh leBza fuperlli-
tione predire ben^-,omaleakuno,non hauendociTi naturalità alcuna col banc,
o co! male,che ci ha di venire, ma li fuperftition timidi a.£tcndono a Icggert.^-
ze fimi-li , 6c mollraiKi d'hauere il ceruclìo di Ciuei:ta^.che in certa alla ftìpe^ fti-
tione habbiamo pofta, e d'eH'ere carne inienfate cornacchi.e,c come Gufi goffi,
& fciocchi, che li ft.inrio intorno alli piedi, poiché pongono i loro ftudij,c' pen<-
fieri r pra di quelli, &: fot^danofapra loro cofi vane ofièruationi . OndeBudeo
nelle Pandette, d;ce, Propterea fà<2:am, -vt fciperditio prò inani etiam obfer-
catione ponatur ; pmentis elt enimrupetftitioneprijc^ptocum centra naturam
caufiE trahi . An:^i Santo Ifidoro non (blo tien« tale fu^erftiuone infcnlata, iSi
vana, ma anco reputa cofa nefanda.a credere, che Dio faccia partecipi de'fuoi
difegn'i le Cornacchie.. Magnam ncfas h.E credere '\t Deus confiliaiua corni-
cibus mandet . Porta al collo molti poli;|;ini , cllendo coltumedi petfone fu-
perftitiofe, timide di male portare addodo caratteri . lettere, (5<: parole per fani-
tà, per armi, per Ì5fugg!i e pericoli,, Se per ;."Itre cofè a' quali non pollone rcc^rjS
giouamento alcuno, perche non hanno '\-irtu, ne for.:^^ alcuna . Ma piacedeji
Dio,che fimili (uperfticiofe-cofc fullero eftinte conia gentilit/ì; poiché tuttauiii
ne fono anco tra' Chriftiani, ne mancano di qucili , che aggrauano bene (pello
il peccato odia foperftitionecon ièfuiifi in co't;, henon fi conuiene delle piro-
' le della fctittura sacra,le quali ù dcueno portare femplicemente per dtuotione,
come fi auuertifce nel NUniiale del Nauarro . Qui confulun-jfingunt , velpor-
taat Qum certa fpe quedam nomina icripta ad aliquid habrndum , vel fugien-
dum pcccat mortaliter, quia talia nomina r^ullam vim habent , nifi fimplicitec
pOi tcnt verba fcriptutie ob dcuotionem, hmiliter, òj illi qui viuunt f uperuiiio-
i^in adicnibus fuis.
Tiene la candela accefa per den'^tare l'ardente :^e!o, che pcnfano d'hi-ucro
ì fti^eiltitiofi, tipuuadoli d'cacre rjmorati di Dio, à: pieni di Rcii^io: e; conie
DI CÉSA'KE %IPA. 3S3
gli Hippocriti . Sùpcrrtitìoetiamproximcacccdicad hypocrifìm ,dice ilTi-
taquello, ma non s'accorgono i rtélchini- , che iorio priui di religione , & che il
lortimore,c ti more ^ÌÉÌo(o, poiché" la fupei (licione ( come dice Polidoro Vir-
gilio nel dialogo della verità ) non è alcro,che -vna importuna , & fciocca reU-
gióne,non punto vera,&: fanta, conciofiacofachejcomela religione adora, «Si
honora Dio,co(ì airineontroToffinde la fupcriHnonc * Laqualeè vitiofa eftrc-
rnità della religione, che la leligioftéjcome ogni vfiEii è pofta tradue viti] ,tra-»
la fupcrftitioncj^ tra ririipietà l'vno de' quali vici| pecca in troppo,6^ l'altro in
pocojiirupeiftitiofo teme più del doueie^ l'empio non teme niente: Concetto
di Francesco Conano li.j.eap.i, Ett cfgo réligio^ ve omnis vii tus, Inter duo vi--
tia porita,& niiodus quidam inter nimium, & paruum,nam fupeiftitiofus dici-
tur, qui plus iulìa mctuens eft rel/gionfs,ex quo metu falfos fibi Dcos imagina-
tuii quos venèretur, &c colat , hegledo interim vnius veri Dei honore,& cultu>
Impius autettì cft,qui nulios omhino Deos elTe creduli che fi coi.foima col dee
to di Seneca y citato dal Beroaldofopra Swetonio nella vita d'Othone cap. 4.
Superftitioeft èrror inianus » fuperfticio autem nihii aliud cd^quam falfi Dei
cuitus, ÒC" ficut relfgio coiit Dcum,ita fupeiftirio violat.
Tal cofa deuefi canto più abborrire da ogni Chriftiano , quanto che è coftu-
ftìe deriuato da ruperrtitiofi Gentili , fi come conila apprcilo antichi Peeti .
Tibullo nella feconda elegia .
Et mélufliauit tidisi
Ouiciig iiel y.dclia Metan>oifoifi *
Multi fidàfq; faces in folFa fanguinls atra
Tingit , è^ infcélasgcmin'sacccndit in aris ,
Teiq; fcnem fiamma, ter aqu,i,ter (uiphure purgat.
Èc Lùciaho nel dialogo di Menippo* Medio nodis filentio ad Tigridcm me
fluuium ducens>purgauit,nmulatqjabftcr(ìr,raceq; illuftrauic. Più a bado.
Interim acceiiJam facem tenens> haud amplius iam fummilfo murure , fcd
Voce quam potcìrat maxima clamitans fimul omncs conuocat Erynnes ,Heca-
ten noólurham, exceliarhqiProrerpinam . Ellendo già la Gentilità fpentadal.
\à celcfte, &Ì falutitcra luce del noUro Saluatore, fpcngali anco in tutto , & per
tutto da noi la di lei perniiiora, & inFernal face della fu periti tlone.
La teligione honora,& ollerua il culto diuino , la fuperftitìone viola il culto
di Dio ; il religiofo dal fuperftitioio con quefta diftintione fi difcernc » il lupcr-
ftitiofo ha paura di Dio,maii Religiofolo temécon rìuerent^a comepadre,noa
corRC nemico, belliflima diftintione pofta da Budeo iopra le Pandette , per au*
totità di Vairone . Quale auìcm illud eft qllod Varrò rel/giofum a ruperftltio-
fo ea diftihdlione difcernit , ve a fuperftitiofo dicat tlmeri Deos a religiolo au-
tem vcreri "^t parente5,non vtholtes timere.Greci fuperftiiicncm difidarmo-
niam appellanti & dilidaemonas rupetftitiofos>abinc€)nrulta,& ablurdadiui-
na.' patenti!' formidine jhuiufmodi meliculos. Scruptìlosnuncappellantnoa
inèpto verbo, &: inde fuperftitiofos fcrupuIofoSjineft enim lemper aliquìd,quo(i
fcnale^os habeat, & ta'nquam tapillus, ideft fcrupulus in calceo.identìdeTn pun-
Ó-uec j Si che li fapeiftitiGfì per tal fpauento,ch^banno della poUn??^adiuÌHà
fi pcn-
\S^ • ICONOLOGIA
fi pcnfano d'elTerc giuftamente timorati di Dio , & ardenti nella buona relTgìo-
ric , ma s'ingannano , perche totalmente fono agghiacciati ^ & freddi nel culto
diuino corretti dal gelido timore,che hanno, impercioche non bafta adorarti
Iddio per timore, ma Ci deue temere , & amare infieme , & con ardente amore
honorarlo, òC riuerirlo : Ancora li tiranni , & hiiomini facinorofi fi temcna ,
temendofinons*amano,ma(ìodiano, S^con tuttoclò per timore fi iì. loro
honore, ne per qiicfto quell* honore è volontario dato di buon cuore , perche-
non fi porta a quelli amore, ma Iddio fi deue ben temere , ma con amore , do-
nando noi conforme al principale precetto dcir^tr^fente cariti amare Dio (opra
ogni cofa; Onde li fupciftitiofi tcmei.d ), 6^ non amando Dio,ancorcheper
lai timore clfercitino digiuni, & s'occupino in oratione, & altre religiofè o^>c-
re,non per quefto fono ardenti nella religione , fi come in apparen:^a moftrauo
d'efiere, ma fono più tofto fpentij e morti, ell'endo priui del zelante amore ver-
fi) Iddio, contro il quale per timore comettono facrilegij bene rpefio,feruendofi
di cofc facce, 6^ benedette in cmp;o, & maladetto vlo applicandole a loro fu-
pcrftitio e imaginationi per fuggire quei che tcmeno , o per ottenere quel che
defiderano per comm odo, & vtil loro in quefta vita mortale ; Onde con mol-
ta ragione il Titaquello dice, che s'accoftì ull'Hippocri(ìa,an:^i Budeo aflcrifcc
nelle Pandette-. , the fi piglia anco a per rHipocrifia . Ponetur etiam a dodii
fupcrftitie prò eo quam h^refim voc jmus. Plutarco nel trattato della fuperfti-
tione prona, che per il dannofo,vitioib, & fpauenteuole timore di Dio chiama-
to da Greci D (idem mia , lifuperftiticfi fieno nemici di Dio ^ Necelfe eft fu-
perftitiofum, 6^ odille Deos, •& metuere , quid ni enim , cum ib !js maxima,
fibi illata elTe. illatumque iri mala exi(1:imct,i-m qui Deum odit,& metuit eius
eft inimicus . Ncque interim mirum cft , quod eos timcns adorai ac facris vc-
neratur , & ad tempia allidet , Nam tyrannos quoque coli '\idcmui,5t falu-
tari, ijfq; auicas ftatuas poni ab ijs, qui tacite eos cderunt,oderctur , & execra--
ruat,e nel medefimo trattato proua.che li iuperftitiof] fijno più empij degl'em-
pi), e chela fuperflitione è origine dell'impietà : dimodo che non pedono efiè-
r;altrime!iti ardenti di ^elo di rei ginne ancorché ine tirino d'elleie infiamma-
ti nel culto di ciì'i, eficndo la fuperiiitione ieparata dalia religione, come proua
Santo Agoftino de Ciuicate Dei. lib.^. cap. ^ o. & a lungo ne dilcorre per tutto
il fèllo libr.impcrci -'chela religione olkiuail "vcrocuko, &c la fi.peiftitiojìe il
filfo. dice Lattantio Firmiano. Nimiium religio veri Cukus e!l,'u^ eiftitio
f jìfi . Hibbiam j pollo fotco il medefimo braccio finiftro, che tiene U: Candela
accela,il lepre verfo il feno, per moltcare , che il zelo apparente di religione del
fuperitit'vìlb è congionto con il vitiof."» timore, Òl lo tiene ccLto dentro del (no
fèno , del qua) timore n'c (imbolo il lepic , che It (là nel lato manco del cuore ,
clTcndo che alli timidi iuperftitiofi palpita il cuoiccomealli timidi lepri iCor-
nifìcio poeta, chiamar loleua i (oldati p.uiroli, che Fuggiuan<-»,lepores galcatos ,
4eprì con iù cckta. E Sw-dariferifce, che li Calabitii da Reggio erano, come
timidi, chiamati lepri Tirnidumanimalculum cft Icpus; vnde Regini lepores
di<^ti lune, tanquam timi di, oltre di ciò i timidi fuperllitiofi , quando s'incon-
trano pct vu^'gioia 'vnakpccla fogiiono pigliare per nule augurio ,& tei. eri®
lai. • pgj
|)eL- finiftro incontro, onde è quel verfo greco riportato da iìuidar
PharHS o' lagos dy-fcychi-s pij tnhws • «^ «•
^ir- «CofpeòtuslepusinFelices ficitcalles .
L'incontro del lepre ist le ft-radc infelici, \
Nella man dritta tiene vii circolodi fl:elle>-e di pianeti, vcr^o li quali rifguar-
da con timore, perche, fecondo Lucretio', la fuperfticioneè vn fupcrfluo.. e va-
no timore delle cofe, che Itannv) fopra di noi, cÌoc tfelte cerèfti, e delle diuine_ ,.
Autorità allegata da Seruionel kiogolopva Gkator,>Secundum Lucretium Su-
perili tiocftluperflanuum rerum , id eft G^leftium , à<. diulnarum ,qu.r fuper
DOS ltanEÌnanis,& fupetfluus timor.' epropiocoftume det iuperftitiofi di ha-
ueré timore delle Stelle, Coftejlationi, 6^ ^^g'*}\ del Cieloj4: d; regolarli con li
jPianeti, & fare vità cofa più torto di M€rCordì>'cH^ouedì, (^le di Venerdì ,6^
Sabbato , &c più d*vn giorno, che d*vn'altro,& farla allhora^che con ordine re--
trogrado fi deputa al giorno delpianeta, che corre : del quale errore n'è cagio-
ne i'Aftrologia, dallaquale è dciiuata la fupeiftitione,{i com^ ailtrm-aCcIro Ro
idiginolib, 5, cap.jp. per autorità di VaFrori<:_. . Ex Aftrol^giarporròfìnupro^
ifiuxille fuperrtitianùomn;um vanitates, locupleciiiìvntis au|lOr ^'arrc teftatur,
i ■ ^ Ma li timidi fuperftitiofi, lallirto pure la vana fupeiH itiorte,^ il vano timo-
•re, che haniìo deìle ftelle, coflcllationi , Pianeti , 6c del li fègni , che nel Cielo
apparilcono, poiché non polTonoalorofare, ne bene, ne male, 6<^^ dieno pia
Eolio crederi <^a a Dio padre della verità, che a gli A.'lrologi figli della bugia,
il quale in Gieremia cap.x. ci ammonifce,che non li temiamo . luxta viasgen-
tium nolite difceie, & a ilgnis Coeli nolite mctucre , qa<K timent gcntcs, quia_>
'leges pofJulorum "van* funt, ik poco piiì aballò . Nolite ergo timere ea , quia
^jbec male polfunt faccre, ncc bene : òC" però San Gregorio nell'homilia X.diiTe
Nequc enim propter ilellas homo, fed ftelli' propter hominem hù.x funt.
L'huomo non è nato per llar fottopofto alle influen:<^e delle Stcllej ma le ftellc-»
/ono fatre per ferui rio dell'huomo .
S T R A T A G E M M A M I L i T A R E
De) Sìg. Giouamì Zarattino Cafldlìno.
PtN G A S i vn'huortiò atmato, chèpotiiiiitt^i ne' Cimiero queflo mot
Éo Grecojhe dolo.he biphi,terrà lo (tocco cinto al finiftro lato, e dal brac-
cio finiftro ^na rotella, nellaquale lìa dipinta vna Ranocchia,che.porti in boc-
ca per tranerlo vn pc^zodi canna j incontro all' Hidro animale aquatile fatto a
guila di l'erpe,ilqualé con- la'bocca aperta cerchi diuoratla , àppoggretà la man
'deflraal fiancò con brauara, gli federa prello li piedi da vn canto vn Leopardo
ardito coft la teda alta,& in cima del Cirniéropongafi vn Delfino.
'"^ -Quella figura è totalmente contraria al parere di AlelTandro Magno,ilquaIc
*(ibhorrì oltramodo io Stratagemma , & perciò elTcndo egli perfuafo da Parme-
"niòFié, rhéaiTaltàlTe all'improiiifo li nemici di nòtte,rifpofe,che^ra brutta cofà
'ad vn Capitano rtibbare la vittoria, e che ad vn AlcfT. fi cóucniuà vincere fènc^a
inganni. Vidoriam furari, itìqditjturpe cft manifcftciac fine dolo AlcxandruR»
"Sincere
2^^
IC ONO L 0 G I^
STRATAGEMMA MILITARE^
"'vincere charter , tìrerifcc Ardano » non oftanU qu«fto altiero detto eeaiìdt»
landò, che Aleflandro Magno fa nella attioni Aie precipUofo,& hebbc|3er rac*
tenario più temerità» 5: ardiire,che virtù di forte^5;^a, U quale vuolo cller^ con^
giunta con la pruden^^a , & col configlio . Habbiamo •>oluto formate la prc •
fente figura de lo Siratagéma,comc atto conueaiente»an;iji neceflario ad rn C*
pitaaio, al quale s'appartiene non tanto con for^a , & brauufi cipugnare li ne^
mici) quanto all'occerrcnze per la falutc piopÌA della patria « fi^tdellefercit*
Tuo fupcrarli col confcglio, òC con l'ingegno > nel quale confitte io ftratagem-
ma : perche lo (Iratagemma non è altro,cke nrn fatto egregio militare trattato
più col conreglio,& ingegno, che con il 'valere, e for:^c, impercioche forte;^-^*
\ (è alcuno con valore combattendo , li nemici vince : Confeglio pofcia oltrt^
ai co mbi etere con arte y'&conadutiaconfeguirla'vittoria . Fortiturio enim
eft fi quis r«bdre jpu^funces hof^ei deuincit : Coofilium vero extra pr^rliuov
«te.
arte , ttquc dolo viftoriam adipifci : Dice Policno Macedonio nel proemio d«
gli Tuoi ftraugcmrai. Autore greco molto grauc, & antico > che fiorì nel tem-
po di Antòiiinoi^;,^ Veto Imperatori , dal quale hanno apertamente rubbaio
terti Autóri volgari de i hddri tempi » Soggiunge il medcfimo Autore>che la^
brincipal fapien:(a de* (ingulari Capitanile certamente /èn:^a periglio acquiftar
il 'vittoria , ottima cdfa è poi andare imaginando qualche cofa , accioche coi
g)Uditio>é coiiligliò fcorgendo alianti il fine della battaglia fì riporti la vittoria ,
Optimum -vero cft ( dice egli lalfando il tefto greco, per non arrecar tedio ) in
ipfà acic quiddatìi rtiachinari j'Vt confilio priueniente finem prarlij "Vidoria-*
j^arctùr . llché pare ahcotti n'e pèrfuada Homero> che (pelle volte dice , he dolo
he bijphi , fcu dolo ,', féù vi , cio^, ò con inganno,ò Con for^a, e quefto è ilmot •
to,ché hibbiamo pollò fopra ii Cimiero del noftro Stratagemma, che pari-
mente fi legge in Pólieho , dal cui detto (I detiua quello di Vergilio nel s. delle
feneideinpcrrotìa di Corebo> Mutemus Clypcós: Danaumq; infignia nobis
Aptemus delus, an virtus» qiiis ift hofte requirat ? quafi dice dica procuriamo
pur noi di confcguir vittoria con tal ftratagemma» mutiamo gli ftudij,accom-
taiodianci gli elmi , & l'infegne de' Greci, e chi poi vorrÀ andar cercando s'KaIs»
biamo Ninto con inganni, ò con nrtlore ? oiie l'interprete di Vergilio dice, che
fion è 'Vergogna vincere rinimicò coìi infidie , Turpe autcm non ette infidijs
ii^ftem vincere , ócT^ périculum prijfensdocete debuit , S^captum deCrarcis
€ xei^plum , An^^i non folamcnte non è vergogna,ma è pi« tofto fomma lode,
impercieche Titigegna, & l'induftria prcuale alla forza ,8^ vno ftratagemtwà
ordito priadcn'tcmente,ruperagran copia di foldati ,dice Euripide in Antiope,
Confilium fapiétìter iriitium tnultas rnanus vincit ; imperitia vero cum usuici»
tudinè déteriti$ fn'aliiift eft, &'il toedefimo in Eolo^ Exiguum eft -Niri tobur»
prxuàleat autefn a'niini indùHrià, femper enim virum imperitam,é<: robuftuaa
fiorpore minus timco, quam imbecillem , & verfatum .
Veggafì circa ci^ il fermoiie 54. di Stobeo, doue ci {bnotnolte fèn(<DECi>
In faaor dello Stratagemma. C^indi «,che Lifindro edèndogli rinfaccìato,Gh«
coii inganni facefle molte cofe indegne, rifpofe,che quando non baftaua la pel-
le del Leone, faceua di mcftfero cucirla con la pelle della Volpe : Vbi Leonina
|>élli$ non fufìilcitjìbi adfuenda'cft Vulpinà,dice Plutarco negli Apofcemroì,vo»
fendo inferire ^ che ddùenòn badando le forze , deuono fupplire l'aftotie de W
ttratagemma : Il primo che P'vfiiffe tra Greci ■, rìferifce ?»oli€noftt Sififo figH»
"nolo di Eolo, il fecondo Autolieo figliuòlo di MerCflrio» il terzoProteo, fi;^ il
tjuarto VliiTe che Homero chiarob poylcrétos], ciot vafer 9 aftuto, & di pià^
ch'egli fttflb nella nona OdiiTea s*auanti d'effere aftuto,& fraudolentt.
Sum VlyiTes,la"eKiades,qui omnibus dolis
Hominibu$curscfum,vtmea gloria c^lum ittittgii,
Vlifle io'fon del gran Laerte figlio,
'Che pier gì inganni ìiiiei, de quali àbbond*
Di ftiraà fono !a tutti gli mortali ,
B la mia gloria giùnge ihfinò al Cielo .'
AftutiiTimo Capitano fu AACo Allibale Carta|ÌAefe;,e iiioltoMomirttrÀQ^
■2S8 IC ONO LO G l <ìA 1
noui ftratagemmi, écomc ferine Emilio T'robo nella/ua vita , quando non.crt^ìfj
eguale di forc(CjCombattcua con ringcgno,« con gl'ingannije per venire airef^i^
plicatione della nofìia figura , rapprefcntiamo lo ftratagcmma tutto armato , ^,'
pecche fiafì il Capitanio inferiore, o fupcriore di for:(^e,(ìafi egli per combattere ,,
cn^ for:^a,o con inganni, {à meflierc^h'egli fia fempreprouirtc-onde Cinólu- .
ti, accind:i,& prscindi Milites : detti fono quelli '^^alorofi , e vigilanti ioldati , \
che mai non ftanno. fen z'arme, € come dcue fare ogni-accor-to ioidatQ , hann» t
ferri pre la fpada alla cintura,e la mano pronta, ed. apparecchiata al combattere, >
fi com« difcinti fono li poltroni innbili alla militia, di che SeruipfopraYergijio-
ne?} fine dcIl'Ottauo, Onde Augufto daua per ignorainiofapenaa* soldati tra-
icurati,che ftellèro difcinti» fen^a cinta militare difarmati,
Rapprefentiamo lo (Iracagemma tutto armato con io flocco al fianco : pcr-
ch-e had il Capitano inferiore,o fupetiore di foczCj" fiafi egli per combattete con •'
fjrza,o con inganni,fà meiliere, ch'egli fia fempic prouifto; onde è che da lati-' :
ni cinzii ciiiéluti, pra;cinéli,6(: accingi ■milites fono detti quelli 'valorofi ,6; ,
'Vigilanti foIda-ti,che ftacino cinti con le >lor<5 armi,cilènd.<?ciicogu 'accorto fol-
dato deue fempre tenere l'armi fue con fe,la fpada alla cintale la mano pronta,
ed apparecchiata a combattere : per Io contrario Oifclnóli fono detti il poltro-
ni, inabili alla militia, diche SeruiofopcaVerg. nel fine dell'Ottauo ; però Au-
guiloxlaiu per pena ignominiosi a'foldati delinquenti, c^ie ftello difcinti, ien-
^0, cinta milìtare.rifarmatijCome indegni di portare armi ; ma caligati più fc- ^
iur.imente erano quelli foldalijche volontariamente per pigrltia,^ dapocaggl- >^
nehaijeirerolaflàte leatmi, madìmamentela fpada . Coibulonc: Capitano di j
Claudio Imperadorc, {tzt. morire vn foldatOjche lenza fpada, ed vn'altro che_^
coj pugnale folamente :^appaua intorno ad vn Baftlone^. Cornelio Tacito libr.,.
xi. Ferunt milkem quia valium non accinólus , & alium quia pugione tantum •;
acclnclus foderet , morte punitos , E fé bene riltellb Hiftorico non lo può ere- -.
dcLcpaiendoglI taoppa feuerltà ; nondimeno tengo,che Corbulone,ilqual pre-
nieua in ritormar.la militia, pur troppo lo facefle j ne lo fece per feuerltà di (uo, >
capriccio , ma per rigore della difciplina, elegge militare; attefo che era de« ,
biCD de'foldati, quando efiìzappauano , e faceuano folle |>er fortificare gli al-^;,
loggiamenti del campo, tener la fpada al fianco, depofti giù gli fcudi,e le baga-,'r
glie loro fbpra i propij fcgni intorno alla mifura de' piedi ailegnata a ciafcuna-» ,
Centuria per.fcouaila, nella guifa che teftifica Giulio Frontino ,che fertile del-'"^
l'.irce militare, molti, e molti atmi inucro doppo Tacito, ma conforme aili co- ;
fiumi 4e' maggiori tratti da diuei fi Hiliorlci più antichi: dice egli nel tcr:(o lib« »
cap.S.Statiua autem caftra icftate, vel hytme,hofle vicino, malore cura , ac la-! i
bore fi' mantibus . Nam fingula^ Centurùc diuidentibus campidu(5loribus,6<r'
principibus,aecipìunt pcdaturus,& fcutisjac farcinis fuis in orbem circa propia
iìgna difpofitis , ciudi gladio fotlam aperiun^ : oltreché colla per leggi , che fi
puniuano capicalmente que}li,che haucffero alienata, venduta,perdutajO lafia-
ta la (p.uia. PauoloGIurifconfulto nel hbro delle pene de'foldati, I, Qui com-
meatus AAt re militari; e Modeftino ilb.4>delle pene,iib. 5. flt.de re mihtari ,
E^lìp anco cifìtiM'alqic per iìi]|quanaojiran2auano, quando poi cenauano
■^t-A. con
DI CESSARE %IPJ. 2^'
éon nmperadorcfcioltijcdirarmati, come narra Giulio CspicoHno nelU v t
di Salonino Galieno ìmpcradorCjal cui tempo i conuitati cominciarono a cena-
re con i'imperadore cinti con le (olite cinte (old;ce(che : poichc cfTenuopULr-.v
Salonino, mentre fi ftaua al conuito,andiua cogliendole cince de' /oidattcon-
uitati ftellate d'oro; 6^ perche difticil cola era nella Coite Palatina trouarciii
l'haueflTe prete , i foldati quieti fi comportauano Is perdita , ma di nu uo inui-
tati non voleuano più (ciolerh le cinte . Poftea rodati ad conuaim cmCt. accii-
buerunt. Cumq; ab bis qua.'rereiur ,cur non folufrcnc cinguium ,rei}'onuil-
(e dicantur Salonino deferimus, acque hinc traclum raorem > ve deìnceps cuoi
Imperatore cindi difcumberenc.
In quanto a gli animali fi.^uratìjprima ch'io verga alia loro efpoficion^jnìec-
tcrò in confidcratione , che il Capitano per due effetti fi Icrue dello ftracagem-
ma,alle "volte per faluar fé fl:e(rorolam?nte,qniindoèpoaerodifo'^? ,refn^»
curard di fuperare il nemico , riputando aliai guadagno mantenerfi in vita in-
terne col Tuo elTcrcito . Altre 'volte poi , quando è più potente, fé ne fcrut-*
per sbaragliare Pellèrcito nemicò con rifìiluto penfiero di rimanere vincitore ;
e quella due effetti fono rspprefentati dalla natura degli animali propo;lì:e ptE
venire al primo , Racconta Éliano H'Oiorico nel primo lib. cap, 2. che in Egic-
to la Rana è dorata di particular pruden:^a , impcrcioche fé s'incontra neh'Mi-
dro alunno del Nilo nemico fuo.conofcendofi inferioie di for^f,( abbico orcnd*
vn pe!:?^;^3dl canna in bocca, e la porta ftretta per traucrfb, onde l'Hidro noni»
può inghiottire, perche non ha tanto larga la bocca, quanto fi (lende la Canna,
ed in quefta guifà la ranocchia con la fua aflacia fcampa dalla for^:ì del 'Hi.iro,
il quale è ferpe di bella vifta, ma di atroce veneno, di cui Plinio lib.29.cap.4 di-
ce , In orbe tcrrarum pulcherrimum anguium genius ed , quod m aqua -viaiC
Hydri vocantur, nullius fcrpentiam inferiores 'veneno: lotto quello effetto ca-
de quello Uratagemma de'Biiranni,ò vo^gliamo dire Inglefi»i qu ili r trouandc-II
inferiori di Ce fare jtagliorno buona quantità d'arbori >eliaitrau=-rforno moltt
fpeflì in vna felaa,per la quale paflàr doucua Cefaieje ciò fecero per imnedireir
l'ingrellò ; Vn'akro ftratagemma vsò Pompeo in Bmndufio tuvbito d^^lla ve-
nuta, che intefe di Celare , donde Colio fi pacu, e per ritardar i*impero di CeCi«
re, fece murar le porte, e ^ccz fare fofu a trauerfo le vie, pìanrsnduui legni af^ur
•^^ coperti di terra . Il fuo figliuolo ancora Sedo Pompeo in ìfpigna ad Ate- uj,
tem.endo la venuta di Celare fece attraucilare Carri per le [Irade per tratreier©
refcrcito nimico,ed hauere più ten^po di ritirarfi,e fortifica! fi in G rdrua doue
egli andò; Anìba.'c fimdmetìte vcdj-Jofi con difauinraggio cMiif cu-fi ru' ti t
palli da Q.Fabio MafTimo ; lo tenfìe -l bada rutto il giornojvenendo poi la nette
accefi certi fermenti in fu !e corna di moki boui,gli inuiò ve; Co il rnc>nte,'!oua.'e
fpetcacolo sbigottì di folte l'efeicico R.c!ii?.no,chc non ì\:ì alcuno^ ch'hauc-ìe ac
dire d'yfcire de' ripari,e con tale lìrat^gcma cratccnuto il Campo nemico le nfj'
fuggì fer,:^.i dn; imeneo dfl fao efercito.li fecondo otktto f,qu.^ndo il C piiano
ritrouandofi prouifto di (cr^e,rr:a p&rò co'- qMàlche di!auant3!?pìc. perda d- fu-
piite cori l'ingegnó,e con ralhuìe indurre rinitiìico à qualche psHb n5 penfjcr»»
e ci: girailo in tr.cdo,cKè con Uì^ Xk^w^^ Verga a fotiomeueilo per ìnaizra ^e
T aiU
É99 ICONOLOGIA
alla ^jloriofa vittoria : Di tal natura è il tìeri Leopardo » il quale non fidandoli
reile fue ^O'C'XJ^ coatro il leone, cere» di rhettdrfl ai ficurò con sì Fatta aftutia : fi
egli vna caucfnajch'habbia duebocchc,rvnia per entrare , Taltra per yfcirc lar-
ghe aiibediie,ma rtrecte nel mezz;o,qaando fi vedcpiirfeguitato dal Icone fug-
ge nella ca'jerna,oac il leone dil dcfidcrio dx trionfar di Iifi (otrentra con tanto
impeto j che p^-r lagrolfe^^^a del filo corpo s'mal^^i in modo nella ftrettura di
mezzo , che non pUò and ire auanti, ilche fapendu il Leopardo , che per la foù
tiglie:^:^! del Tuo corpo p ìifA vcfloce la Buca fatta , ritorna dalla parte oppofita^
deniro la foira,e con li denti, e Tvnghié lacera,e sbrana li Icòne dal canto di die
tro. Et (ìc ^ipc arce pot' JSjqukni Viiibns de Icone obtinet vid^Òriam Icopardus,-
diccBartoloinco Ani^iico^ De proprie tatibusterum lib. i8.Cap*65.
Simili aftutitf óno di quelli accolti guerrieri, cke fanno dare helle fue imbo-
ccate le nem'che (quadre,corhè fece Anibale a Tito Scmprono Gracco,e Ccfare
a gli Heluetij, 0 dit vogliarno .Sui:^zeri > iquali gueréggiando con lui entrarono
ne i confini de i Franc^^cfi^e de'Romani con numero intorno a ottanta milia,de*
quali 2Q. milia poteu-no portar l'armi j Cefatt femprè ritirahdofi cedeua loro,-
vn giorno,! Barbari perciò maggior fidutia prendendo lopcrfeguitauano ,ma
volendofi elfi pafTar il fiume ReidanOj Ccfare non molto inanimi accampò, onde
i Barbari hauendo palTato con gran fatica l^impetuofo fiume, ma non tutti,vo-.
Icndohe palfare ancora il giorno feguentc j 30. rnilia , quelli , che erano pallati
fianchi foprà la riuà fi ripòfauano j Ccfare la notte ailalehdoli , gli vccife quafi
tutti,e(Tendo loro interrotta là facoltà di ritornarfene per lo fiume; altri ftrata-
gcmmi a queflo pròpofico retar fi póttiailòi ma ballino quefti,rimetténdo il Ict
tc're cunofo di lapcr varij ftratagemmi al fudetto Polieno , a Giulio Frontino,*
quelli pochi di Valerio MaiUinOj e di Raflatl Volateirano % ed alle copione rac-
co! le de* Moderni 4
Il DelfinOjfopia il Cimìero,fu imprefa di VÌifTc autore delli flratagemmi,e fé
bene lo portaua nello feudo per grata memoria,ch*vn Delfino liberò relemacó
filo figliuolo dal! ohde,nÈlle quali età caduto,fecondo la Cagione efpofta la PJu
taico per autorità di Zacinto,ed Criteho; nondiméno potiamo dircjche ftia be
jie ad Vlillc il Delfintì animale aituto,e fcaltrO,come ìimbolo dello ftralagéma,
ed aftutia conueniente ad vn Capitano.'perche il Delfino è capo,t Rè dcgl aqua
ti!i,ve!occ,pronto,fagacè,ed accottojccmedcue eileré ogni Re,Gcncrale,e Ca-
pitano d*< liercitij fagace, t d accetto in fàper pigHar pattiti in ardue occafioni «
vcIoccjC pronto in elleguirli: Ha l'aftuto Delfino molto conofcimenio» e confi-
la quando è per combattere con il Ctucodiilo fcroce,e peftifcra beftia,a cui egli
è inferior di for^a, ftiulo hella paitc più debile kn^a luo periglio: Vuol egli dal
Mare enirar nel Nilo,ii Crocodrilio non lo potendo compoitare,come fcgli oc
cupalle il ilo legno, cerca di cacciarlo via ; dcue il Delfino non potendo con U
for^a, lo vince con Taftutiaicllo ha fui doflo penne taglienti come coUcili,e per
che la natura ha dato ad ogni animale, che non folo conoica le cofe a lui gioue«
uoli, ma anco le noeiue al fuo nemicc,S4 il Delfino quanto vaglia il taglio delle
fue penne,e quanto fia tenera la pan:^a del Cocodrilloiinformato del tucto,noa
Va il Delfino incontco al Ctocodcilio, pecche ha grande apertura di bocca ^ot'-
tificata
I VI CESSARE %IPJ. 'pr
fifirata intorno di tcrribiHffimi demi , oiditi a guila di peiiini , e perche anco
I a armato di -vnghic fpauenteijolij.nc Malta di frpra perche ha la fchìeria, e la
pelle dura, che icrille ad ogni colpo,ma f om^ accorto,e Icfto fij^gtndo d hauer
paura fugge veloce fotto acqua,© vi con le fue acute penne a ferir 'o forco il ven
I *re , perche comprende,che n tjl parte tenera, e molle , è facile ad fila trapal-
I Atoj Solino, Crocodiios ftudio^lifiuniadnatandum , demetrique allu i.^ju-
i jdolento tenera -yencrium lubcernaianies fecant , 6^ interimpnt ; in q«tlla-.
•ftutu fraudoicnrc confifte lo flratagemjna, adoperato per lo più da qu€lli,phc
foflo difuguali di for^c. Plinio lib.8. ca,2 5. Delphin» J^jparcs vinbiiS artu ir»-
terirouni , caiicnt jenim in hoc cunda ammalia , fciuritq; ron modp fua cpm'-
fnoda,-vcrum 8<. hoftium aduer(a,norunt fua tela, noruni ociafj.ones, p.ariefq;
^liflìdcntium imbelles ; in ventre fnollis cltjtenpifqi cutis C^occdilp ,.iaeo fo
'viterritiimmergunt Delphini , fubeunteGqueaUmm illa fecant^pina: poi»
<he chiaramente fapparifce ,ckeil Dejfiro 'vince il l'uonejnicojritdiaptera.
ilutia, totalmente per 'via di Aratagerrma ; con ragione lo veniamo a iìgura-
xe fimbolo dell'iftertò ftrktagemma nel cimiero in tefta, per dimpftrare la lollc-
citudine , & prefte^^j^a , con la quale ne'jcali '\rgtnti fi deue col peivfiero im-
maginate Io jìrajCagejpma , ed ijnmaginato con la medefima (ollecitudine, t-.
pr efte:;(:?;a ponerlo in effecutione ; com* i Delfini, fanno quelli Capitani di giu-
•ditio , i quali informaiifi.deJ fito, & dell'ordinanj^a del jcaponeaiicu , rallàl-
tano da quella i>anda , doue couofcono /ìa pi« d« bile > e fafile a romperlo , &
jnctterlo in sbaraglio ;etìendo il Delfiiio minore di foi^,i , e di ftatura del Cro-
-codiUo^fhepcriWdinsrio palla yenrid.uc braccia di Ijinghe^^^^a , fupcrando-
lo , e vincendolo, può {èruire per Iia bolo a quelli , che loiio minoii,di non te-
mere i nemici maggiori .di loro; però quelli, che fono di più polfo, e di mag*»
gior nerbo, ftiano auuerriti di non andar tanto altieri per le forile loro , che*
1(pte:^:jMno li minori , € con brauure , ed orgoglio faiciano loro olcraggijo,perche
non VI è niuno,pergrande,chc jfia, chef on Jp itratajgeiiima giunger non fi pof-
/à da qualiìuoglia infima pcr{òna«
A cane non magnq f^pe tcnetor aper ,
Spedò il Cignafda piccioi can s*afferia»
Piccrlo é Jo Scarabeo , éc^ nondimeno con af^utia fi 'Verìdica dell* Aqui-
la, nella gui fa «che narra TAlciato nell* Emblema, cento feflàntaorto, piccio-
lo è l'Ichneumone, da Solino chiamato Enidro amn alerte fmile alia Don-
nola, come n'auuertifce Hermolao Barbaro fopiaPlin-o libro Decimo capi-
Io fèttantaquattro da alcuni tenuto force d'india , A(^ pure quefta bclliola-»
attufFandofi nella creta fé ne fa cora^ii^a fcCt ardo/cla al ^. le , àC contro 1*à(^
pidc combatte riparando con la et da i colpi , finche con il capo obliquo fif
' guardando fi slancia dentro le fauci dell* Ai]iidc ; L'ifieflo qu ndo ~vedeil
t'^ Crocodillo con la bocca aperta ( allettato d J Rè d'vccelli detto Trochiio , che
^'' glie la fa tenere aperta , grattandogliela delicalameKte , 6^ becciindcgh Ic^
"' iànguidighc, cerne diceHerodoto , vi fé gli auuenta dentrr , gh rode le inte-
'«' riora , e come acuto dardo gli «apalìail vcncie , donde it r/tice Ìkì( ra .
Ti L'i-^itha
0pa ■/ CO NO LOG I^
L'Fgitho parimenti e picciolo uugeììóéa. Ariftotelc detto. Salo , da Acfcifl* ,
Bocchio nell'Emblema .pi. Acanthe,cheda alcuni pigliafi per il cardeIIo,del*
ia qual differcn:^a Hcrmolao Barbaro fopra Plinio libro Decimo capitolo jj*
52. 6^ 74. nondimeno (imile augelletto fi sfoga contra i'Afino , che traj
li fpini doucrEgtthocoua, Hregolandoiì, gliguaftailnido, perciò gli falta^
con impeto ad dodo, e col becco gli punge gli occhi >5^ le piaghe , che t*l
^olta fuole haucrc fui cello , 6^^ nella fchiena . 11 Delfino anecra -vien fu*
jierato da "Vn picciol pcfce , che per Enigma lo propone Bernardino Rota n«4-
^'Egloga X. piftaroria .
Dimmi qua! picciol pefce il Marc accoglie,
Che co! Delfin combatte , & vincer potè «
Qual picdol pefce fi 'Voglia inferire , non so di certo , mi fouuicn benO
«heilDclfino è nemico del Pompilo chiamato anco da alcuni Maucilio pc-»
/ce picciolo, del quale Atheneo nel fèctimo libro ne tratta difufamente luo-
go molto cunofo,oue tra le altre dice , che le il Delfino lo mangia.. , non lo
mangia fen'i^^a pena-^ ; attefoche fubbito mangiato , rimane addolorato , ed
inquieto , tanto che ftanco ed infermo vien ributtato dall' onde al lieo , out^
diucnta ellb preda, e cibo d'altri i ma fiafi che pefce picciolo fi voglia . La con*
dufione è, che li maggiori polTono elTere fuperati dalli minori, qualliuoglia pcf
ftbicttOjchc (ia, èda temerfi,Publionc i mimi .
Inimicumquamuis humilem, do6tèefl:metu?tc<
Quelli dunque , che nelle for:^e loro fi confidano , nelle proue di crudeltà , e
fi1isfatticommelIi,Ó<r' fanno del brauaccio, fi aftengano di fare ingiurie ad
flhrui , e credano pure , che quelli ftelli infulti , ch'eili hanno fatto ad altti,poC- 1
(bno elfer fatti a loro , e fi ricordino, che chi non può efler 'Vinto con eguai
for:^a,è'VÌntocon aftutìe,eftratagemmi ; de ehi non puòeffcrcruperatodail
vno , è fuperato da più ; motto che fu detto in Greco a Maflimino Imperato*! ^
fcjfcec , che per la fua robufte:^:^a , 6;^ grande ftatura fi tene«a inuincibile.
Quiabvnonenpoteftoccidijaraultisocciditur; *»
.j7;^ Elephab grandis eft , & occiditur ,
Leo fortis eft, & occiditur ,
Caue multos , fi fingulos non times .
Il fenfò de' quali verfi porti da Giulio Capitolino Ai da Ludoulco Dolce à<J*
«onciaraente tradotto, ma noi lafTato ca parte ogni acconcio, e pompa,alle pa-
rolc foiam en te e i te .- er^- m o «
Quel,che non può da vn fol eficr vccifoi
Da molti ben sWccide ,
E grande l'Elefante , e pur s*vccide ,
Fort'c ii Leon , ed egli ancor s'^N-ccidc ,
Guardati pur da pili , s'vn fol non temi .
Benloprouòrinfolente Malfimino , il quale ripoGmdofi infieme col fi<
gli© lui mezzo giorno ali'allcdio d*Aquilea tiiì iuo padiglione, fu da' loldat.
animili^-
VI CESARE "KIT A. z?}
am^wa^X**^*^ •^'^^ medefimo^liojmandatenele te ftc d'ambedue a Roma; r.c
(ròlamcnte da moicitudirtc di perfone ,ma da vn minimo (òlo.ogni alce peda-
«naggio può eflcre ruperac<HComc il Crocodrillo dal Delfino per via ài ftrat3|5<rm
«ìa . Aod, vk\ ter^o de' Giudici , portando pfcfeiui ad Eglon Rè. de Moabiti *
'finfc d'haaergli a drr par» la di fecrctOiCnwato folodal Rèlo.pcrcofiè airiQitCv
pel veirtte con vn colteli ,che tagliaua d*ogni caiuo: cafo rinouato a*t«mpi 5>o-
!ftn nel \ ySp. da Fra Giacopo Clemente dell* Ord. de' Pred. che fottn. colore di
«icfirtTtare alcune lettere ad Henrico Tctc^o Rè di F.rancia,nel perderle chitun-
•dofi a fargli riuei et 1^2 inginocchicwie , lo ferì parIme«tL con vn fimile .colteli©
■nel .petcignonr;re bene il tuo dito fiì diffimile a quello d*Aod,poiche Aod fuggi
faluo, ed egi? fiì lubbito da circortanti vccilb > auami che rpirallc il Kè. Salua fi*
iKjlmente l.animofa vedoua Gìuditli alla Patria fua. tornò con latefta d'Hol#*
fcrne Principe. degli AlTtrij . Paufaraagioiiane diniuno fofpetto ( come dicc^
Giurino) edèndofi piiJ "^f^ltc-ciuecelatoaFilif^po'Rè di Macedonia dèlia 'Vio-
!en:^a fattagli da Attalo, "vedendoche il Rènonlopuniua, an:^i fé nerideuau/j
lifinniaua TaQuerfario, latfato il R-eo,, prefc vendetta dalTiniquo Giudice , am-
ma:;?^in<io'orin vnodretto palio lontano dalla fua guardia . Vna vecchiarciU
*vedeudodaa!lto (bpravn tetto, che fuo figlio era alle ftreccccol R^ Pirro, per
, liberare il figliuolo dal pericolo, buttoaddo(ro,aKrio'^na>teg<5{a,<:hervccife*
perxjuanto narra Plutarco. Vn Pxrfiaco alatamente con -vn'afta trafiticGiu-
ìiano A p<yilaca Imperatore GicuBatt.tgnatio . Perfis (adepto imperio) bèllum
, ìndixit, "vbi dum inconfultius agit, Petfa? viri dolo in defèrta cum exercitu du*
i «S:us,^cotrto traiedlus perijt . Stefano Procuratore, come /cfi.j(Ieinrfermo,com<-
parue col braccio fniftro infafciato auanti Domitianolmperatore^ilquale rnea
I sreftaua intento a leggere certi m<^3ìoriali, che gli diede,f(i da lui ferito ncirin-
guinnglia con vn./Cofr«llo : con tale aftutia "vn Procuratore domò vn moftro di
crudeltà formidabile a tutti pertanto fangue di nobili , -ch'egli fece Cpargere :
di marìiera che litr»rti,e gfingiuricffi oltraggi pnblici, e priiuti farti da' Grandi,
?eng*>no vendicati ctian>dio da 'vn minimofblo per via di Uratsgemma .
Fonemoil Delfino fopra il Cìmiero,fi perche il Delfino (come corta ne li ge-
i»ia!s di AleHàndfo Hb.6- cap.2 1 .) fuimpx^fa di VMlè Auiorc di Stratagemmi,
ne Te a M rag tori e, perche il Delfino .ca.po,€ Rè degl'aquari li, è ani male lagace_,
accorto, pronto, e 'V«loce,coin ed cuc «fiere ogni Rè,Generai?.e C.'apitaHO d'ef-
.ièrciti, fagace,^' accorto in /aperpie^iar partiti in ardue-occafìcni^'veloce, òC^
pronto in edeetiirli: sì anco perche il Delfino è di molto conoicimenro, <?t'con-
'" tUdera qua' do è c^r combattere c-on il Ci-ocodiiio fer\-)ce , & venencjfa bell'i fc-
jrtr.lop.elie parte più debile fenza fuo periglio-, non gli va incontro per hauere il
Coc-odriìiogrpr.òeapeftara di boceaiiTunita di tcirtbili'denti orditi a guifadi
pettini, & perche anct) è armato dVnghJefpauen.teuo!i,ne ioallalcadi (opra^ j
perche hi la fchitns,& la pel'e dura,tlre lefifte ad ogni colpo , ma come accor-
to, 6j de^ro pafTà yehicc fotto a^qua, & va con l'acute penne,che fui dotf* tie-
nile à ferirlo rei ^-cntte, perche sa che in tal parte e tenero, molle, <^ facile a tra-
ipatTarU), &• con tal i}rntagemmai*vcci£'erif.':riice Soiinoin talgiìifa » I Gppirs-
loi'» iki di giaditio infoirr;atiri dei fiso, & deli'ssdinanza del campo ncipico Ipafui-
"^' iii .< T j '" un©
\i
i9^ ICONOLOGIA
tano da quella banda, doue conofcono fia più debole, facile a romperlo, e met-^
terlo in sbaraglio, fi che il Delfino,ie bene minore di for!^e, e di ftatura al Ceco-
drillo, che per Tordinario palla ventidue braccia di grande;^za,lo rupera,& Tvc-
cide, dal che ponrw prendere ardirequelli , che fono minori, di non temere de*
nemici maggiori di k)ro,e quelli,che fono di più polfò, & di maggior nerbo,ftij«
no auucrtiti àX non andare tante altieri delle for^e loro>chc fprei^^ino li miao-
ri > & con braurc facciano loro oltraggio \ percioche non ci è niuno per grande
«he fia , che con io ttratagemma giunger non fi poiTa da qaalfiuoglia minimo ,
A can« non magno fspe tenetur Àpcr
Speffò il Cignal da picciol can s'afferra .
Picciolo è richneumone da Solino chiamato Enidro animaletto fimlle afla^
donnola, come auuertike Hermolao Parbaro fopra Plinio hb.xxap. 74.da alcu-
ni tenuto per force d'India, e pare quella belHoU attufandofi nella Creta, fé ne
fa cor*:?^^a ieceandoicla al Sole , & contra rAfpidc combatte riparando con la^
coda i colpi nemici , finche con il capo obliquo ritguardando , fi slancia dentro
le fauci dtli'afpide , & quando vede il Cocodrillo con la bocca aperta allcttato
dal R^ dWccelli detto Throchilo, & da Suetonio in Ccfa'te Rcgaliolo , che glie
la fa tenere aperta grattandogliela delicatamente, fé gli auenta dcntro,gli rode
le interiora, & come acuto datdo gli trapalla il ventre, donde fc n'efcc fuoia •
L'Egicho è anch'egli picciolo Augello da Ariftotilc detto Salo ; da Achille Boc-
chio neirEmblcma pi . Achante f a alcuni creduto il cardeilo , delU qual diftc*
rcn:^.!de'ncmi fi potrà ledete Hermolao Barbaro fopra Phniohb.x. cap.3 5.
52. <& y^.à nondimeno fimileaugellcttoanimofamente fi vendica deli' afino,
■ che per Itroppiccrarfi tra gli fpmi doue coua,gli guafta il nido,d^ rompe l'oua,
& perciò rÈgitho gli falta con impeto fu la faccia , &c col ipccco gli punge gl'oc-
chi ,& le piaghe^he taluokafuole bauere nella fchi na, 6^ il Delfino ancora
fuol eflecefupcraco da vn picciol pelce,& per enigma \o prepone Bcrnardiru
Rota nella X. pifcatoria ,
Dimmi qual picciol pefc e il mara€foglie,checol Delfin combatte, e vincef
©uote . Ch'io per me credo, che fia il Pompilo detto anco Naurilio , pefce ini-
micilTimo del DeIfino,<lcIqu^le Athcneo nei 7. li. <\c tratta molto copiofamen-
te, de^nod'efiere daaliftudicfi veduto* Quelli adunque, che nelle forche 'oro 15
confidano , e fanno del bfawaccio,fi aft<nghinodi non fare inguiriaa niunOj
ancerc he inferiore di forfja jcdipe;lor.a,& firicoidino ,cheehi nonpuòefièt ■
'Vinto con vgual foi^», è -vmtu con uUutic, e ftratagemmi,6^ chi non può ef- v\
fere fupctaroda vno,e vintuda più j motto che fu detto in greco a Kialiiminfli,
Imperatore, che per la fua fobuilcqj^jj^ajegtan ftatuca di corpo fi teneua per i»*
Slattale , & inuittcibile .
Qui ab vno non pnteft cecidi a muhis occiditur j
Elephas grandis elt, 6C^ occiditur
Leo fortis elt , 6c;^_ ©cciditur .
Caucmultos ,fi fingulosnon limes.
il fenfode'quaU'vei fi polli da Giufio Capitolino nella '\itft del dettò laip*
Mtoie è quefto a Tcrfo, pei; v«iÌ9«
t
DI CESARE %I?A. 2PS
Ch'i non fi pub da vn Sol,da piO sVccide , E grande i'EefaDte.e ptir s*vcc:d«.
Forte è il Lcon.ed'f gli ancor s'vccide S« tq (o{ non temt^habbi timor di moUL
E ben lo prouò l'infoiente Ma(Iìmino,iIqualc litrouàndofi a l'artcdio di Aqui
Ida»mentre fui mezzo c;iomofi ripofaua infiemc col Tuo figlio nel (uo Padiglii.^-
fie.fu da* Tuoi propij foldaii Romanijche erano da lui lh-appa:j:5[ati,vcci(o[co!me
dedmo figlie, mandatene d'ambedue le tefte a Roma > in tal maniera fi eprime
l'infolcn^a delle gemi pcruer(e , mediante Io ftratagrmma. Si come anco fu
Domitiano Imperatore percoflTo , & morto da Stefano procuratole co» aftuto
ftratagemma « fingcndofi ammalato , portando il braccio fiaiftro i»uolto c<ku«
fa/cie di lana » tra' quali zicoic il coltello per leuaie ogoi foipetco di macchiaa*
to(ìratagemma«
TARDITÀ.
DONNA vefti'ta di berettino, &c hau<;rà la faccia, &: la fronte grande,ft4^
rà a cauallo l'opra vna gran Tcftuggine,lac]uale regga con la briglia, S«;^^
£arà coronata di giuggiolo, aiboro tardilllmoi frutte.
TEMPERANZA,
DONNA 'veftita di porpora > nella deSra mano teaga *vn ramo di pd-
ma. Si nella finiftra vq freno.
La tempersn:^a è ma mediocrità determinata con vera ragione circa I pia-
ceri , ^^^ difpiaceri del corpo , per conto del giufto , & del tatto , vfàndofi co-
me fi conuien? per amor deU'h©nefto,6<^^ dcl]'vtilc;che{ìa n>ediacritìi fi moà
ftra col veftimento di porpora comporto di due diiicrfiffimi colori « li quali co(i
polli infieme fanno apparire vna diletteuole, 5^ vaga compofi.tione,come due
«ftremi guardati d a "Vn fagace , ^Q^ accorto intelletto , nenafce vu'idea, 6;^^
vn concreto di molta perfcttione,laqualc poi manifeftata ncH*opere dimandia-
mo con quefco nome di tempcrant^a^ per mcftrate, che fia circa i piac-cri « 6;,^
difpiaceri del corpo .
Le fi dà la palrtia in mano, (imbolo del prcmio,ch€ hanno in cielo quelli, che
dominando allcpaffioni, hanno foggiogati fé ftefll .
La palma non fi piega , ancorchele ftiano fopra giandidìmi pefi , anqjM fi fol-
ieua, come dicono li fcrittori,cofi anco ranimot€mpcra£o,quanto più iono ap-
parenti le pafiionijche lo moleftano , tanto più è auucd uto, fi^ accorto in fu-
perarlc, & in pro<^urarnc vittoria.
li freno dichiara, che deue eCTere la temperanza principalmente adoperata^
rei gufto , d^ nel tatto , l'vno de* quali folo fi partecipa per la bocca , &c l'altro
è ftefo per tutto il corpo .
Gli antichi col freno dipingeuano Nemcfis figliuola della Giuftitia , la quale
con feueritiì caftigaua gli affetti intemperati de gli huomini, & alcuni dipingo-
no la temperani^a con due 'Vafi , che vno fi verfa nell* altro , per la fimilitudine
del temperamcntOiChe (ì fa di due liquori infieme , con cpclio , che fi fa di due
eftrcmi diuerfi .
Si potrebbe anchora fare in 'vna mano vn*arco di tirar freJ^^e , per meftra-
le la niC£Z2nic<i falla , 6^ generata dalla temperatura nell' attieni , perch<^
T ^ uraro
tpf
hCÙ MO LOGl<^
T E U P E R.
N Z A*
tiratocoti certa mifura, manda faonleTaerte*c«n'Vefocit^y SC nonx\ti^é&^
iorda, a tirandola troppo,© no» vale, o fi ipe^a^
D Orna, che •^fVt dcffraraatT»; tiene vna palma, & nella finiftra'Vfl^eiiff^
& a canto vi iìa vn leone abbracciato con vn toro .
Il freno fi pjglia per b modcratione degli appetiti , & la palma per la vittéi»
ila, che hi il temperante vincendo (e medefimo , come fi è detto .
li Leone abbracciato col toro è (imbolo deli' huomo date alla teiftpCra>n^a#'
fecondo ropiaionc de gii Egiu? j » comt racconta U Pietio *.
TEMPERANZA.
O N N A » la quale con la deftra mano tiene vn freno , eoa la (iniftra tW 1
tempo (ii horolo^io^ & a caiico vi tiene vu*Elcfai%ce ■
Dspia*
D
J
Pìpingefj col freno in "vna mano ,& co! cernpo nell*ilcr*y jyet dimoftcai t-*
l'oitùio (itila temperanti ,che è dt raifrenire,e moderare g-li appetiti dsll'aiii •
mo, feconda i tempi , tigni lì cardio fi anco per locc.rrpo la mi' ara del muto/X
oeila quiet-r, perche con la cemperin^a (r mirurano i mouimenti dell'animo, H.
fi ditnnol termini de^l'viia,&didraltra binda,di*c]Liali vicenda la taaipcran^^i,
figua'la coaie i mimi, che vanno fuori delle (poiidc loro .,
■ L^EÌefiince dal "Pieiio nel 2. libro , è poito per la. tenrpevanc?^, perche eden Jo
«flTueficto ad vna certa quantità di cibo, y non vuol mai paflare il (dito «pren-
dendo folo tanto, quanto è iua^lan^^percibarfi \ Ed i quello propohto Plu-
tarco tacconta^ch^in.^rriahairendo'-vnlèriiidoreotdr.nedai Ilio Signore di da-
re vna tnifura di biada il giorno ad vno Elefixnte,. chehaacuà y il Iccuidorc per
ftìolti giorni fece ftate detto-animale lolocon me:^ia mitara > Ò,rellendoui ■^na
voha il Padrone prefentegn diede il feruidore tuttala mifwra iniìcane , di ch^^
l'tlefante aauedutohy diuife m du« p-uti Tor^ocon. la probaicide, & la(ciatane
vna,mangi© i'aicra lècondo \\i\3o oidinarro; dacché il Padrone venoe i-n. cogni •
eione faciimentedi qudloy ch'era,pfendendal^iegn& dell'ingordigia del* fcriii-
rfore poco fcdele>c rrvarauiglia della téperan:?^i deli' Eleiince molto conccawice»
Temperane ,
BElfa grotiane, velica di tela d^Fgento >e<)n Qamìdetta d'ororlopta la tefta
per jcconciacura pnrtarà vnal eftudme^nelìa delira man» vnb cao d'ar-
gento, & nella fmiltra vn'otiacc^. oae fu dipiato va paia di teftc,. con motto che
àìcttP^irtHSinHmmentHm»
DOntia di beffo afpcrto , c©n cape li lunghi , ScT biondi» nella delira mano
terrà -Vna tanaglia con \ n ferro infocato , àC^ nella iinilìra vn* vaio di
acqus jnel quale tempera quel ferro asdtnte,^ iàrà ^eftìta di velluto ecìIo,cob
keei d*oro .
TEMPERAMENTO DELLE COSE TERRENE
Con le CeUHi,
Py '^OMO veftitoconhabitograue, che con fa defira mano tenga 'Vna
i pianta à'\ Soliffequar óoh helitiopio, e con la feoiftra vn'akra pianta deC
la, Lanii1èqa3,altrimentechiamara, Sclinotropio,
VoIendogi'Lgittij (coEne narra Pierio Valeriane nellib, cinquantaotte^mo)
^im-jftrare l^vnione, concordia,& temperamento , che hanno le cofe di quc'ia
natura inferiore con le Cclcfti , come cj «elle , che iWio coUcgate inUemc per al-
txmt for:^e occtittr , non viaiiano di eiprimerlo con piti manifefto fegno , e pia
propio gierocJifico,c^c figurare Jefopradercc due herbe, oprante , che dir 'vo- -
gliaflso. cioè rhclitropró, t\ Seìinottopio , percioche <}uclla fi muouc,e gira f
tondo il Sole, e quefta fecojido la Luna . e diccfi,cbe ci fono de gPaltri fiori 1^ •"^*"
to d'alberi, quanto d'hcrbe , chediraoftranoÉar il medesimo, ma nongià'^"^-'
cuidcrtt€mentediqueftedtie,ondeèdarapcrc>chcgli Egitti) teneuano, eh' "^"^
tutte le cofe hauetlero vno iftcllb ordine, e snodo , talché haucderodipenden^^**
dalle Superiori, e con quelle follerò cellegate,vna per foi:^a dcU'ixKelecto,vnV.*'^"
tra jpcr for:^a della ragione , vtì'alua della natura , vn'altra dcl/cnfo yc cefi cia.*^'
fcuAa '
2^S ICONO LO G I<iA
kuna leguiffc la Tua > con la quale bcnilUmo fi confacele .
TEMPESTA NINFA DELL^ARIA.
Vedi aGrandinc^,,
TEMPO.
HV'O M O vecchio , veftito di cangiante color vario , & diuerfo, farà if
detto veftimento riccamente fatto à ftelle , perche di tempo , in tempo
efTe fono dominatrici alle cofe corrottibili, farà coronato di ro/e, di fpighe,di
frutti,e di tronchi lecchi come Rè,e fignore dell'anno, e delle ftagioni;ttarà fo-
pra il circolo del Zodiaco, perche la fua virtù è la su nel Ciclo altamente collo-
cata , & mifurando a noi i moti del Sole , & de gli altri pianeti, ci diftingue > (Se
eftinguc i mefi , gli anni » & l'<°t<t ; terrà vn fpecchio in mano , il quale ci fa co-
iìofcerc , che del tempo folo il prefentc fi vede , & ha i*e(Tcie,iIqualc per anco-
ra è tanto brcue, & incerto,chc non auan:^a la falfa imagine dello fpecchio .
A canto hauerà rn fanciullo raagro,& macilente , da vna banda ; & dairal-
tra vn'altro bello,& graffo, ambidue con lo fpecchio', &: fono il tempo palfaco ,
che fi va confumando nelle memorie degli huomini , & il futuro, che accrcfcc
le ijseran'^e tuttauia .
A* piedi farà vn libro grande , nel quale due altri fanciulli fcriuano, tenendo
l'vno fignificato per lo giorno,il Sole in tefta,& l'altro per la notte , la Luna .
Tempo .
VEcchio veftito dì varij colori , nella dcftra mano terrà vna /crpe riuoltju
in circolo , moflrcr^ìè di andare con la tardità', &i lente:;^:?^a , hauerà il ca-
po coperto di vn velo di color '\erde , fopra alla chioma canuta , perche il fred-
do , & le neui fignificati nella canute:^c^a fono cagione , che la tetra fi '^efte di
herbe, & di fiori .
La Serpe, nel modo fopradetto , fignifica Panno , fecondo ropinione de gli
antichi, il quale fi mifiira ,& fi diftingue col tempo, &<. è immediatamente^
congiunto con ie rtelTo .
Tempo .
HVomo vecchio alafo , il quale tiene vn cerchio in mano :&ftàln mezzo
d'vna ruina, ha la bocca aperta , moftrando i denti , li ^quali fieno del
colore del ferro.
Si f alato , fecondo il detto Fclat irrfparabiìe ttmpus , il che è tanto chiaro
per efpcrien^a, clic per non difacetbarie piaghe delia noftra misèria , non oc-
corre fatui lungo difcoifo .
Il cerchio, è icgno,che il tempo fempre gira , ne ha per fua natura principio»
>t fine , ma è principio , e fine de se folo alle cofe terrene . ÒC à gli clementi »
•: fono sferici .
#La rutna,e la bocca aperta,(5«: i denti di ferro,moflrano,che il tempo ftrugge,.
jUafta, confuma , & manda pet terra tutte le cofe fenii^a Ipefa, & fen:^a fatica.
Tempo .
HVf%mo vecchio, alate , col piede deliro fopra dVna ruota, & con le bilan»
eie, oucrocol pc(o geometrico in mano*
DICESA%E %I?A.
TENACITÀ.
'99
Vi pie deflro fopra alla ruota, laqualc con la Tua circonferenza non tocca, fk^
non in vn punto,ehc non ila mai fermo,ci fa comprendere. che il terrpo non ha
fc non il preterito, & il futuro, eflendo il prefentc vn morrenfo indluifibile.
Le bilancie, oeero pefo geometrico dimofttano,chc il tempo , è quello , cb«
agguaglia» & aggiufi?. tutte le cofè .
T E N A C J T A.
VN A v«cchìa,che d'ogni intorno fia circondar* di helIerajC de'rami dcl-
|j medcfima pianta ne tenga in ambe le mani .
E attt ibuito di tal maniera il n»me della Tenacità: all*hellera,come fgnifica-
to di legare, e d*abbraccìaie , che già appreflfo i Romani al 'Sacerdote di Giouc^
fvon folo era trifto ..ugurio toccarla» ma anche il nominarla , accioche "ndi non
appuiflfe legato in alcun modo , ne in fatti ne pur col pcnfìero , e per qur fta ca-
gione non gli era pur lecito di portarne vn':<nello, volendo, che a* Sacer-
doti fulleiG tutic le cole libere. Onde appcclTo Virgilio li legge, che veleni-
de fu
S90 re ONO LO G I <iA
èrt far facrlficio Didone j leuò via i legami de ipiedi .> e diCrintefi cTo^mintcfft»
la veftc_ .
YentAthfìt,
DOnna, ìaqualcconla deflra mano tiene vn vaiò di Fuoco, « cerni a fini ftra,-
tenendo \rn baftone lo ftu^:^'C3, & maneggia, perche tentare ,tìon è al-
tro,che fomentare quello , che.per sé ftcfro ha poca for^i -, fé i>en« cpotentcai'
haucuie affai, & ad accclerarropera.b^di corposo di ment*.
T E N T A T I O N E D*A MORE.
VN A beila -verginella , di poueri habrti vcftita , la qaal« raoftrì dì ftar^^
ambigua, ie debba raccogKcre alcune collane d'oro, & gioie,& denari |,
che danno per terra,& ti dipingerà in vna notte; dietro lei il vedrà vna vecchia
brutta , dt!^ macilente^
Alia gagliarde^:^:i delle tcntatloni molto fa Timportanil^a delie cofe , che fi
promettono, ma molto pia (liiiiola la ncce/Titi , che l'huomo fente in le iteli»
delle cofe offerte , Però fi dipinge quella giouanetta p»ucra,&: mal veftiu,coa
l'occafione d'aricchire in luogo, che col filcntio , &: con la fecrete:^a,parcbt^
inclini, 6c pieghi l'animo a farlo con le perfuafioni, che non celiano (limolarci»
gli orecchi,© il cuorcvedendo^o dalla concupifcenc^a, che per sé (Iella nonccf-
(a, o dalle parole di perfona habi mata nel vitio,che continuamente iprona^S^
tanto pili (è l'animo è feminite, cihe per sé ftelfo concorre a' fomenti della natm-
13) a quefte inclinationi principalmente accompagnato dalla debole:;^^a , che-.
'^/olentieri fi lafcia partecipare, iScdalU 'verginità » che per ia p&ca «iperien:::^»
incauta facilmente li iufmg^, & tira.
La vecchia macilente, che -vi fbì dietro, é figura della perlona h abituatane
▼itio, che perfuade a malitinfi amori, la conuerfatione de' quali dcueU fuggir^
eciafcunodeue procurare di non laflàrle praticaTein cau.» elTendo bene lpe(I«
cagione della petdiiione delle fatniglie ,di che ncauuertifce Maamachio Pcera
Greco, ellbrtandoci a difcacciare gli cfterai aiaori, priaiaclie da alai iicunufca
^ diitgtìo della mente loro.
Extcrnos ameres reire; pnusqaam ab alijs
Rcuera cognofcas (ludia, mentesq,; ipforuia.
Ncc Anuni improbam tuis 'vnquam aedibus recipia*
Mukorum bene conditas familiaspelTundederant Arust*
TEOLOGIA,
DONNA con dncfacciediflìmili , guardando con l*^na più grcuatiel
Cielo, con l'altra più vecchiaia terra, ftarà a federe (opra vn globo,GU9<»
ro vna palla turchina, piena di Itel'e, tenendo la deftra mano ai pettOj^f la lini-
flra (tela vcrlola tara, & lo'tenendotl i'-^mbo della ve(te,vicinoaliaquile fi ve-
de vna ruota, cl^e è ii propio hierc^glifico nelle iàctc lettere della fcien^^a Thcol«
gica, p» che come la ruota nò tocca la tt-rr--. le non con l'infima parte della iua-i
circonferenza moue«dofi , cefi il v-et« Teologo fi deue feiuir del fènfo nella hu
fcie«i:^a, ìqÌiì caiuo^qhe i'àiuìù a canii^re mar.^i, e non pei aliondaruiri dentro.
r>I CESA'RE 'RIPA.
iLe dae Faccie, con le quali guarda il Cielo ,e la Terra, <limoftraM»,ckt co«é
àilk S. Agoftino à Volufiano.tutta la Teologia e fondata nel rigei«r<Iar«contìar
uameate, & amare con perfeueran^a Dio, Oc il pro(rimo,& per non fi poter at-
tuar rvn?.,che l'altra non fi abbaflì, dinìoftra,che il Teolog* non bifognai ch%^
mai tanto s'inal:(^i con Tingegno, che non li ricordi di cflère huorao , &c che m-
cilmentepuò incorrere in molti errori, 6^ però dcue andare cauto, &pro«t-
dere con auuerten^a nel riuolgerfi per la bocca il teftamento di Dio .
Si fomiglia all'età giouenile quello, che guarda il ciclo, perche le cofc alt».^
& remote, fono curiofc, & piaccuoli, come le cofe terrene , éiT bade per kai^
feco faftidij , 6C^ molcftie , fono difpiaceuoli, &C^ tediofc .
Sta à federe foprail Cielo (Iellato, perche la teologia non fi ripofa in ccfa al-
cuna inferiore, ma va direttamente à ferire alla cognitionc di Diojdonde ha poi
regola, & norma da fapere , 8c intendere tutte le cofe , che 1« Ila con fàciiiU p»*
dinate , rendono marauiglia à gì occhi noftri in terra .
La mano al petto,mo(tra grauitàjper elfcr queftajfcicn^a di tutte It /cicn^c.
Il lembo delle vede follenuto dalla mano , che ftà dirtela verfo terra , dim©-
ftra,che vna parte di Teologia fi ftcnde alle cofe balfe, ma necelkrie,che iono'ii
formare debit^uaiente le attioni noftre, regolarfi nelle virtù , fuggire li ->^itij,h«-
norar Dio citeriormente , óC^ altre cofe fimììi, le quali fono , come vna velie. ,
iotto alia quale non penetrano , fé non le menti illuminate da Dio .
TERRORE.
HV O M O con la teda di Leone, veftito di cangiante , tenendo in mano
vn flagello , perche par propietà del Leone , atterrire chi lo riguarda^ ,
fero gl'antichi vfìr«>noal terrore far la faccia dì quello animale»
11 flagello è indicìo, che il terrore sfor:?^! gli animi, ìk gli guida a modo Cuo ,
ÒC^ i cobri ancora fignificano le -varie paliìonijalle quali impiega l'animo va'-*
huomo, che dal terrore fi lafcia fpauentarc .
Sono ancora quelle le tre Gagioni>che atterifcono gli huomini, cioè g4i afpet-
ti formidabili, i iucccffi nociui , &Ie fubitanee mutationi delle colei Tvno è nel
Vifo; l'altro nella sferra,- il ter:^o nella vede di cangiante .
Paufania finge , che Marte per commilTione di Gioue vada à iufcitar guerra
fra gl'A rgiui , Se i Thebani,6<^ dice che pigliò lo rpauento,& il terrorc,d^ gK
fece andare auanti, 6<^ Io difegna in parte,& in parte defciiuc gli cffeuiiC^^
da lui vengono, Ò^ fi è voltato in lingua noflra coH .
Della plebe crudel , che ha intorno elegge
Il terror , e a i deilrier lo manda inan:^i
Al cui poter non è, che il fuo paregge,
in far temer altrui , non che l'auan^^i ,
Percoftuiparchel'huoirijil vcrdifpregge.
Se nel timido petto, aUuien,che ftanzi
11 moftro borrendo, che ha "voci infinite ,
Et mani fempre al mal polle, 6^^ ardite.
Vna fola non è Tempre la faccia,
Ma moke , e tutte iii -panati arpetci.
ìm IC ONO lo G J<tA
Che (i cangiano ogn*hor > purché a lui piaccia
Di accorciar quei co* fpauento(i detti ,
Quelli ne* cuori humani si forte caccia^
Che a dar loto ogni fede fono aftretti >
I con tanto (pauen to Tpelfo affale
Le Città , che poi credono ogni male ,
Il Terrore dipinto con la faccia di Leone , racconta Paufànìa , che fi vedem
fcolpìto predò a gl'Elei nello Scudo di Agamennone , ma che in molte altre oc
cafieni fi dipingeua donna infuriata , & terribile, forfè per memoria di Mcdu»
fa , la tefla della quale era da Domitiano portata innanzi al petto nell'armiitu»
ra, pcc date terrore, Se fpauento a chi lo miraua ,
TERREMOTO,
IL Terremoto (ì potrà rapprefcntare in difegno con Fgura d'huomo , ch«^
gonfiando le guancie , 5^^ ftorcendo in ftrana , & fiera attitudine il vifb ,
moflri con gran for:;;;a di vlcire da vna rpelonca> ò dalle figure della teira,«3c già
fi veda con i crini long hi , & Tparfi ,
La terra dintorno fi potrà fare rotta , & follcuata con arbori gettati a terr«^
fraca(Tati , con le radiche riuolte al cielo.
Il terremoto , è quel tremore , che fa la terra per cagione dell'elTalationi ri-
ftrette nelle vincere di ella , che cercando Tefito la fcuotono , & fi fanno ftrada
allVfcire fuora con euidente apertura di quella , Onde Lucretio dille.
Quod nifi prorumpit tamen impetus ire animai >
Et fera vis venti per crebra foramina terr« ,
Difpertituv vt horror, & incutit inde tremorem ,
Timidità , 0 Timore .
HVomo vecchio, veftito di gìallolino, col corpo curuo; la faccia alquanta
pallida, gli occhi piccioli, & bianchi , le mani lunghe, & fottili , 6<^ i
piedi alati ; ftarà mefto , & /otte il braccio fimftro terrà vn Lepore ,• ic bene fra
il timore , & la timidità vi è qualche poco di Jiffcren^^a, non è però tanta,che^
non fi pollano abbracciare (otto vn'iftefla im T)agine ; onde diciamo , che il ti«
more è vna palfione dell' animo , nata ne gì' huomini dal dubbio , che hanno »
che l'opinioni fatte, non "Vengono giuftificale à baftanc^a .
E vecchio, perche fi genera doue non è abbondan;^a di (angue , ne viuacità
di (piriti, il che fi "vede auucnire ne* vecchi, che perdono il vigore infieme con
l'età, & facilmente temono tutti gl'infortunij .
Il già: loHno , del qual colore è la -verte, e imperfetto, come il timore molerà
imperfcttione dell' huomo non nafccndo fé non dalla cognitionc della propia-.
indegnità.
I Icgfii lopradetti del corpo , fono ne*timorofi notati da tutti i fifiognomici,
& da Àriftotiie in particolare al cap. 5. p io.
II lepre fotto al braccio finillio , come dice ilmedefimo Autore nel li'n. de!-
Thidotia degl'animali è cuniuiilimo di Tua natura ^^ le ne vedono naiiiitelti
legni, & effetti ,
I^icii
V
I
t>lCESA%E 'KIFA. 30-3
\ piedi alati , fign.ficano la fu^a, che vidXct per Io timore fpcfIl(lImo, come (y
tto in altio propofito .
TIMORE.
E C C H I O 3 pallidoj'veftito di pelle ò\ ceruio,in modo che la tc^a del
ccruio faccia l'acconciatura del capo , & ne gl'occhi del ccruio vi faraa»
ho molte penne di color rolTo »
Si dipinge pallido il timore, perche tende pallidi quel!",che i'hanno.
Vcftefi di pelle di ccruio, perche il ceraio è animale tim difllmo, & fuggen-
do da c^ualch^ finiftro > le troua correndo d^ilc penne roflè , ferma il corfo, & fi
aggira in rnodo,chc fpellè volte ne relU prefo \ il che Vetgiiio nei 1 2.deir£nei-
de j accennò con queite patcle 4
Irclufiv eluti (1 quando flamine nadus,
Ceruum > aut puniccx larpcum formidinc pennar •
T t R A N N i D E.
DONNA armata, alquanto palhda, fuperba, d: crudele in vifta,& dan-
do in piedi ,fotto all'armatura haucrà vna tiauerfina cii porpora, in ca-
po 'vna corona di ferro jnella deftra mano Vna fpada ignuda > Ó^ con la fini-
ftra terrà vn giogo ■»
Arm;itaj Òy^ in p'icdi (ì dipinge, per di noftrare la vigila n:^a, che è ncceffa-
ria al tiranno pet conlcruare la grande^^^a dello ftato violento ; che perh ftà
[èmpie coii l'animo > 6^ con i^ for:^e apparecchiate alla difefa di (e iteilo, dcT*
aircfrcfa d'altrui i
E pallida, per lo tirno'rc continuo y 8^ per i'anfietà , che perpetuamente la
moleftano, &: affliggono .
Dimodra crudeltà % e fuperbia hell^afpettò, perche l'vna di quefte due pcfli,
le fa la ftrada alle ingìufte gcand^^zc, 3c l'altra ce la fa edere perfeuerantc .
Si vede di porpora ,& fi corona Ui ferro > per dimoftraiione di fignoria , ma
barbara, & crudele- ■•
In vece dello Icettro fegho di donilhlo , Se di gouerno legittimo , tiene vna
fpada ignuda, come quella , che fi procura robbedien:^a de' (udditi, con terro-
re, pafcendoli, non per l ben loro , come fa il buon paftore, ma per foggiogarli
all'aratro , & per (corticarli , come fa il bifolco mercenario de buoi , haucndo
per fine folo la propia vtilìta j & peto tiene il giogo in mano .
T O L É R A N Z A.
SI dipinge donna , 'Neff ira di berrettino , d'afpeito fenile , in atto di fopc^-
tarc frpra alle Ipallc vn laflo con molta fatica , con vn ir otto, che dica^ ,
P^bus mcftYUofecundis.
Tolcrare , è quafi portare qualche pcfojdiilìmulando la graur^za di cflo pec
qualche buon fine ,& Un pefi dell'anima >alla quale appai tiene il leppo» tare»
& tollerare per c;-gtone di vu tu gli faft'dij,& le afflittrcui , le quali (1 dimcftr»-
no col iaifo, che per la giauità iua> opprime quello , che ^U ilii letto .
JtTes-
p^ ICONOLOGIA
E vecchia d*arpetto , perche la tolcrant^a nafce da maturità di configlio, la-
quale è dell'età fenile in maggior parte de griiuomini mantenuta, 6<^ ado-
perata^ .
Ed i! motto dà ad intendere il fine della to!eran:^a,che è di quiete, 5: di ripo«
fojperche la rperan;^a fala di bene apparente Q toIcrare3& fopportare volencic-
li cacti li Faftidij .
TORMENTO D' A M O R E,
HV O M O mcflo, & raalinconico, veftito di color bruno , & fofco , cin-
to di fpine ; nell'acconciatura del capo porterà vn cuore paflato da vna
fi:e:^:^a con due ferpi, che io circotidano, moftrcrà efià figurai! petto aperto , S>c
lacerato da vno Àuoltore j dando in atto dì moftrare con le mani le die pafRo-
ni , & il Tuo tormento «
TRADIMENTO.
HV O M O 'Veftito di gialioh'no, con due cefte,rvnadi vagagicuane, 8^
l'altra di vecchio orgo^jliolo ; nella deTti? mano terrà vn vaio di fiacco, '""
&: nella finiftra vn'altro vafo d'acqua ; (porgcnUo i! braccio »nnan:?^i .
}\ tradimento èvn '^itio dell' animo di coloro, che macchinano male con-
tr alcuno, focto preteso di beneuolcn^a, <S<: d'afFcttione ,o con fatti ,o con pa-
rtale ; Se però la detta figura (i vefte di gialiolino, che dimoftra tradimento.
Dipingefi con due tefie,pcrladimo(tratlonedi duepaifioni dimnte,i'vna^,
che incliini alia beneuoleii:<;a finta, l'altra alla malauolcncj^a v cra,che tiene cela-
ta nel cu<ire per dimoilrarU con l'occafione della mina altrui .
Zdue vafi l'vno di fuoco , òC i'; kro d'acqua infegnaro cvx 11 tradimento fi
ferue di contrari] , perche guanto il tradimento deuc ellère maggiore, tanto ?
moHra m^^ggiore l'atiettioneA' la bencuolen^^a .
L'acqua, & il fuoco fi prende per lo bene, e per lo maIe,fecondo il detto del- '-■
rApocaliire. . '
^ìquani , & ignem appo fui tìbU ad qmdcunqì yoluerìs pcyrige manum tuam,: «
T R A D I M E N T O. • "<^
T T N' huomo armato , di brutto afpetto , il qkialc fiia in atte di baciare vn* ' .
V altro huomo bello, 6<:^ fen:(a armi 5 terrà la mano dricta al pugnale-, '•
dlslrr) ni fipi'co. '^
Si fi d'afijetto dirpiac-uole, perche quefto vitio è macchia enorme, e defor-
mili infime della vita deirhuomo .
Il bacio è inditio d'amlcitia , di di benetto'er^a ; dar k mano al pugnale per
vccidere , è effetto d'odio , di rancore;& di tradiVncnto.
L'huomodififrmatOjdimnfrrarinn'^cèn^^a, la quale j-à fcoprir maggiore la^
macchia del tradimento, & che i traditori fono vigliacchi neli'cfercitio dcll'ac-
rnijuan fi curando perdete Tiionore, per cdèr ficuri nel rifico delia vita .
Tradimento t
VNa furia infettale; accojldatamente vefilci , téhgà Vrtà mafcKeta foptl-
il -vifo, '5c a':(.Lndolà Vqtiintc con VaA rc.ino , faccu fcapcire in parto
la faccia
DI CESA'K.E 'KITA. 30S
la faccia macilente, & brutta , la detta mafchcra hauerà i capelli biondi , 6^
ricci > in capo porterà 'vn 'Velo (bttiliflimo > dal quale tralparifcano li capelli
Cerpentini .
Fìngono i Pocti,che le Func,(ìeno alcune donne nell'Inferno deftinate a*ior-
menti altrui,- & che fieno Tempre inclinate alla ruina degli huomini, brutte,di-
/piaceuolijfctentijcon capelli (erpentini, & occhii di fuoco, & per qucfto elTen-
éo eflc miniftro di grandiflìmo male , ricoperte con la mafchera , noteranno il
tradimento, che è vn'cflfetto nociuo, e luttuofo ricoperto con apparen'/a di be-
ne, & però ha la detta mafchera i capelli biondi,c ricci,che fono i penfieri finti,
per ricoprire la propia iceleraggine, & mantener celata la calamità , the prepa-
rano altrui . Il che notano i lerpenti , che fono tutti veleno, bC toflico, 6^ i
capelli ferpentini , che appariTcono ibtto al velo . dimoftrano , che ogni tradi-
mento alla fine fi fcuoprc , & ogni mal penfiero (\ sa > fecondo il detto di Chri-
ilo NolUo Signore •
TRAGEDIA.
DONNA veftita di nero,nella deftra mano tiene vn pugnale ignud o in-
fanguinato,con gli ftiualctti ne' piedi, 5^ in terra dietro alle /palle 'Vi
farà vn vcftimento d'oro , 8^ di diuerfe gemme pretiofc ,
Vertefi la Tragedia di color nero,pcr efier tal habito malinconico, & conue-
neuole in quefta fotte di Poefìa, non contenendo eflTa altro , che calamità,8^„^
ruine di Prmcipi con morte violenta , 8^ crudele j il che dimoftra il pugnale»
infanguinato.
E fu quefta Poefia ritrouata da gli antichi per molte ragioni , ma princIpal-
mente per ricreare, & confortare gli animi de' cittadini ,li quali hauelfero po-
tuto penfare per confiden:^a de fé ftefli , di douer arriuarc alla tirannide, òC al
reggimento de gli huomini, togliendo loro la fperan:<^a di buon fuccefibjcon Te
Tempio dell'infelicità degli altri , che a quefte arriuati ci fono fabbiicate gran»
diiTi me calamità.
Dal che fi conchiudc, efier bene ccntentarfi dcH'honeila fortuna, & fen;^a-»
altra pompa ^'viuete allegramente , con quei pochi commodi , che partorifctL*
la debole fortuna de' {empiici Cittadini .
Infegna ancora a' Prencipi , & Signori , a non -violentar tanto il corfb della
loro grande:^/. a col danno de' Cittadini, chi non n licordino^che la loro forta»
na,& la vita Ita fpelle volte ripoda nelle mani de* Vall"^[li.
Il pugnale inianguinato dimoftra, che non lemorci fi mpllcemente , ma Ic-.
morti violente de* Piencipi ingiuftì fono iliuggettodelU Tragedia, 6<^_. fé be-
ne dice Ariftotile neìTarte Poetica , che pofTcnoelTcre le Tragedie fenc^aauue-
nimento di n^orte, o fpargimento di fangue,con nitro ciò è tanto ben feguita-
rein quefto caforvfode'Poeti,chele hanno compofte di tempo t in tempo ,
<juanto i precetti, chf ne dia •^n filofbto, ancorché dottiifimo^
Gli ftiualctti erano partati di' Prencipi per mofttare pteminen;j^a alla ple-
be, odagli huomini oidinarij , oc però in muoduccuano i rapprcicntaiorì ad
^ùé
4 C ONO LO C I ite
TRAGEDIA.
imitatione di quelli cal:^atJ,con'quefta fòrte di (carpe , &.lidimandauanocc)-»
turni . E dimcftra, che qutfla forte di Poema , ha bifogno di parole graui, OC"
ài concetti, < he non fieno plebei , ne triuiali . Però dille Horatio.
EfFutire Icues indigna Tragard t 'Verfus ,
TRAN Q_V I L L I T A.
DONNA con allegro -volto , tenga con ambe le mani 'Vn*Alci©ne, vc-
cello, ii quale ftia dentro al iuo nido, & vn'altro ne voli intorno alia tc-
fta di eila^ *
Gli Alcioni fanno il nido alla ripa del mare con mirabile art'ficio di ofllcciuo
li , fi^^ fpine di ptfci aflai piccioli, oc in tal modo intefl'uio, & foitificato^hc è
(ìcuro ancora da* colpi di fpada i ha forma fimile alla Zucca, & non ha fé noru
vn picciolo pertugiojpcril quale a fatica entra, & efcc rAlcioneiftefTo , ilqualc
fiì prello a gl'antichi Egitti) indicio di tranquillità , perche dlb'per naturalo
iftinto
D
DICESJ'KE'KIP^. 3C7
iftinto copofce i tempi, & fi pone a far il nido,quando vede, che Ha per conun-
nare molti giorni tranquillij & quieti ; però tirando di qui la metafora, diman-
dauanoi Romani giorni Alcioni), quei pochi dì, che non erjf lecito anditc iiu
; ■ giuditio, & attendere alle liti nel For» .
TtAnquììììtà .
Onna bella d*afpetto,Ia quale ftando appoggiata ad -vna Niue, coi>la-i
deftra mano tenga vn Cornucopia, 6^ con la finiftra le faide de' panni;
per terra "vi hxà vn'anchora arrugginita, & in cima all'albero della naue fi ve-
drà vna fiamma difuoco .
Si appoggia alla naue, per dimoftrare la fermc^5^a,& tranquillità,che confi-
fìe nella quiete dell'onde, che non la folleuando/annojche fìcuramcntc la det-
ta donna s'appoggi .
Il Cornucopia dimoftra, che la tranquillità del Cielo, ^<.^ del mare produ-
cono rabbondjin:^a, l'vna con l'atte delie mercantante , l'altra con la natura delle
.nfiucn:^e^ .
L'anchora è iftromcnto da mantenere la naue falda, quando impetuofamen
te è moleftata dalle tempefte, gittandofi in mare, -Ik.^ però farà fcgno di tran-
quillitàjvedendofi applicata ad altro yfo,che a quello di mare.
La fiam.ma del fuoco fopra alla naue dimoftra quella,che i nauiganti diman-
dano luce di S. Ermo, dalla quale , quando apparifce fopra l'albero della naue ,
eli: prendono certo prefigio di vicina tranquillità .
Tranquillità,
Vedi a Sicure^^a .
TRANQ^VILLITA
J^jlla Medaglia d^ intonino Vìo .
DONNA, che tiene con la man deftra vn Timone, & con la (iniftra due
fpighe di grano,moftrando per efle fpighe, l'abbondant^a del gtaiio,chc
fi può hauerc per mare in tempo tranquillo, & quieto.
TRIBVLATIONE.
DONNA veftita dì nero,(àrà rcapigliata,nella deftra mano terrà tre mar
tellì,& nella lìniftra vn cuore,
E vefti ta di nero, perche porta neti,& ofcurl li pcnfieri, i qtudl continnamen
te macerano l'anima, & il cuore, non altrimente, che fé fuflèro martelli, iqu«li
conpercollc continue lo toimentaftero.
1 capelli fparfi fignificano i penfieri, che difllpano, & fi intricano inflcmc nel
raultiplicare delle tribul .rioni, & de trauagli ,
TribuCatione ,
DOnna mefta,&: afflitta,con le mani,& i piedi legati,<S: che a canto vi fia-»
vn'aft;imato Lupo» in atto divolerlo diuorare.
TRISTiTlA, OVERO
P^ammarico delbenaltrtii.
Vedi Rammarico.
V 2 TRE*
3oÌ
ICONOLOGIA
VN A donna,che (ìia in vna iroIetta,ncI rre7zo del mar tranquillo a fede
re fopra vn fafcio d'armi in alla legatc,porti il petto armato, come Bcllo-
najhabbia fopra il ginocchio deftro il murione>e fopra il murlone tenga p ofato
il pugnce con eflo ftiinga vna verga>lntorno laquaie farà inuoito il pefcc lupa,
e il mugilc,o mùggine, che dir vogliamo vnitì infìeme; con la finiftra tenga le-
gati con vn cingolo vn cane,e vn gatco,che pacificamente (èdano al paro.
Marco Vairone definifce la tregua in due modi. Inducisr funt pax caftrenfìs
pau.orum dierum,vcl. Inducie funt belli feriar. Latreguaè vna pace di pochi
di fatta nel campo, ouero la tregua è una vacanza di guerra;Icquali definicioai
ad'Aulo Gellio nel pfi.lib.cap.2 5. non piaccno, A: gli paiono più tolto brcji, 5f
gioconde dcfcrictioni.che perfette definitioni : inquanto alla feconda dicc,ch*c
più tof^a gratioC-, che apertamente definita, & che più fìgnificantcracnte è da
Grtcj detta Ecechiria, cioè, aftincnQ(^a di menarle mani; perche nel tempo del-
la tregua rea è lecito combat cere •
Inqaantt
in quanto alla pi ima dice, che non fi può chiamar paccaperche ftà anco in piedi
la guerra, fé ben l'atto di menar le mani cc(l^i,ne pace caftienfe dir può,cioc fat-
ta nel campo, o ne gli alloggiamenti de foldati,perche fi fa anco altrque fuor del
campo, e dq gli alloggiamenti militari 5 ne anco è pei pochi dìjpercl}e fi conce-
de parimenti a mefi ; tre mefi di tregua diedero i Romani a Cartaginefi,comC--i
n^tf^a Liuio nel x. lib. ìk Tei mefi a Nabide I iranno de Lacedemoni : Quadri-
gario poi nel primo de gli Annali lafsc fciittc» che Caio Pontio Sannito diman-
dò al Dittatore Romano tregua per Tei hore , fiche la Ti«g>^a non è come dict^
Varrone, per pochi giorni, ma anco per hore,e meH, ani^i leggiamo in Tito Li-
uiojche a l-*crugia, Cortona,& Are:^:^o, le quali erano quafj capi della Tofcana
chiedendo pace da Romani,fù conceduta tregua per trenta annij& in Athenc*
Iib. 1 5.1cggefi , ìnducias lecum paciicorad annos triginta,^ tal tregua di 30.
anni fu fatta da gh Atheniefi con i Lacedemoni foggiogata , eh' hebbero l'Eu-
bea ; il medcfirno Tito Liuio nfcrifcc,che alli Veietani fu da Romani concedu-
ta t; egua di 20. & 40. anni, Se di più nel primo lib. di cento anni". Subaóli Vci*
isntes pacem petituin Oratores Romam mittunt . agri parte multatis , in ccn-
t m annos induci^ date. Nel /cttimo libro racconta vna tregua data a Ceripur
di cento anni, elTendo la tregua per hore,giorni,mcii,& anni di lungo, & breuc
tempo, potiemo dire,Ghe la Tregua fia-^na conuentione di fofpcndere le armi
per vn cèrto tempo determinato . Non è da traUfciare la dcfinitione, ch'c nel-
la firima legge cap. primo , oue fi comprende interamente la conditione dcllaJ*
tregua, perche in ella fi dà ficure:^7a alle cofc, dczWe perfone, mentre che anco
lion è finita la difcordia . Tregua ed iccuritas prxftita rebus,& peribnis difcoc-
dia nondum finita , ó^ quelito in quanto alla definitionc, ^''
In quanto alla Etimologia della "Voce latina Induci^, il fudetto GcIlIo,penltt*
che fiar "^^oee compòfta di tre parole inde , vti, iam . Cioè » che non fi combatti
per fine al giorno aeterminato,da indi in poi fia' lecito trattare,come già (i fole-
àa da nemici per via dì guerra. Aurelio Ópilio li giudica voce deriuata,abim-
tu,& iiitroitUiperche nel tempo della tregua h nemici fogliono hauer cornetti©'
ihficm-°j&ci^i".unopuò entrare nello /lato dell'altro ficuramente.
L'inuentore della Tregua fecondo Plinio lib. 7. cap. 5 6. fu Licanore ; Ìndu-
cias lycanor, fcedera Thefeus . Giudici tanto della Tregua , quanto della lega-rf
èrano i Pedali, perche quefti fi deputauanó fopra la ^tàc Publica de' pcj/oli, co-',,
rnefi è detto nella figura iella lega, &Cic. pone quefta légge. Nel lib. 2,dc^
fégibus . Foedérum, Pacis, belli, induciarum ,oratorum feciales iudices funto,
^!a io so d opirfonexhe il primojch'habbia propofta la Ticgua,fia ftato Priamo'
^^de' Troiani, il quale doppo vna battaglia fatta contro i Greci , con mortalità
dell' -Nhas &;^ l'altra parte, mandò Ideò per fuo.Ambafciatore ad Agamenno^
iit fmpcradorc <{e Greci a formar tregua , finché d'efiéro condimento a i Cada-
ueti de Tuoi col fuoco ,per quanto fi canta cfa Homero nella y.Iliade , '^
Nunc quidem coenam fumite in Vi be ficut prius ,
Et folitas excubias agite , ac 'Vigilate quifquc .
Mane autem Idsus eat concauas ad naues ,
Ve dicat Airidis,Agamemnoni,6;^ Menelao •
/« I€ONÒ LOG liA
^eHttntlam Atexandri, cuius gratia contentio orca eft»
ìHud ctlam caute addant fi v«Iint ,
Celare a bello trifti , doncc cadaucra
Comburamus , poftea iterum pugnabirr>tts,doncc fortuna
Nos dir imat, detque alterurris vidiorlam .
t.aqual tregua fa accettata da Agamennone Imperadore, ^g{uc^di.«9ftiil^
perla di sbando lo fcettro al cielo.
Sta de morwis crfrr.andis nìliil inuideo.,
Neq; enim vfus-quifcjuam cadauerum mortuorum
Eft ; poftquam occubuerint, ignecremandi fune ocius;
Fccderis autcm eflo teftis luppiter alt^fonans, marrtus lunonii.
Sic fatus fccpiram fuftiilit omnibas Dijs ,
Neiiuali vertì affatto fi rapprefenta lafomìa.dclla tregua, ancorché vi fia liU
jjarola roederis , cefi pò (la In quanto che fecdus genericamente parlando può fi-
•gnificare ogni patto, & accordo ftabilito con giuramento tra nemici, come è la
tregua", tanto più , che nel tefto Greco leggefi Horcia , rbefignifica^iuramea
tei r"2 in fpetie la parola f*td«js noniigniiica altro piiìpropi;:mcr te, che amici-
tia,^,: pace, fi come nella figura della lega habbiamo con aui:orir;«tprouato, òC*
più certezza ne danno gl'Hiftorici, che rprflTe volte pongonramicicia,^^ la pa-
«c fotto nome di fajdus, fiche propia, &:diftintamente parlandola trt'gua no»
li pub dir fedas, attefoche vi è diiferenzagtande tra loro , perche la tregua da-»
Utim,detta inducile, e pace temporale,, per vn certo Tpatio di tempo, ik fasdus
ì patto d'am'citia,8i: pace perpetua, n< è marauiglJa^ che i Romani a parecchi
•r«tQti>chc dimandaronoloroiega, diedero pnìtofto ttegua^fi come neauuer-
tiifceii Sigonio nel primo lib. de Antiquo Iure ttali^rap.primo. Et fc la tradut-
lione fudetta dice . Fxdcris aute» efto teftisluppircr. Lo dice perirpiimerc,
che Agamcnnonelmperadote , ìnuocbGioue per tcftimrnio del patto giuratd
jiciraccettar4a tregua : Dui que la propofta, chefa^te Priamo Re de Troiani
da Ide© fuo.nintìo a Greci, ellcndo vna/e/penficnd'atmc , finche s'abbrucino
iC&dauerJ , v^ene ad eflere tregua formata, poichefinito di ibbruciare detti
Cadaiicri^ dice di voler ccmbaJ-'ere di nuouo : ne più antica tregua di quefta ii
je^Sje^ onde patcttio dire , cbc i*jnuentorc della tregua fia ftato Priamo Re d«*
Troiani .
Il corpo della noftrafigur.i ftà in vnaifoletta nel mezzo dtl mar tranquillo
per dimcftrorcch- Ir- flato della tregua, è come il mare tranquillo, ma non,'pcf
fempre, pcchca-finrprort rrpein ttitbolerc^ajC tempelbjefi cerne ceflata la>»
tempefladdl'ondefi può andare ficuramenic nel mezzo del m;:re dui ar.tcla-»
tranqui'lit? ,<:ofi celiata la temp^da delle armi , per fin che dura il traftqu l'o
tempo delia tregui fi può andare ficuramtnte nel mtxzo de'lo ftatoiiemico»
Ò^ ciò cadde fotto la ^udrtta Etimologia d 'Aurelio Opilio. Ab ir.itu » &^
introitu. Perche nel tempo della tregua s'entra nel pacfc de' nemici fcL^^a-i
pericolo .
Siede fbpravn faccio d*armi in afla legate, perche (e bcii? nel tempo dell»^
Oegtu fi fbprarèdeno le aimi , & (e ripdncnc » nuilac iaiciio finito i) tt mpo del-
V»' '- la tregua
D1CESA%E %IPA. 3"
U tregua fi iGtoKiicnolearmi , ScT ricorna in pitdi Ugufrrfl»c«t»jcpritra»eci«
cade lotto le definicioni di Varronc , 6i. fotco rEtimologia di Gcllio di qvuUc tre
parole. Indet vci jiara .
Porta il petto armato,come Bellona,perche nel tempo della tregua ftà nel pet
to de* Popoli la cura della gucrra,ancorche lì facci vacanl^a dalle armi ,
Tiene ftfdendo il murione lu'l ginocchio, e non in tefta, per hgnificarc mag-
giormente il ripofo, che fi prende nel tempo della tregua , àC vi tiene la mano
fopra per raoftfare la próte:^:^a di poner(elo in ceftajtìnito il tempo della tregua,
11 pelle Lupo vnitocol Muggine, è fimbulo della £regua,poiche quelb dueL>
j>ercì,ancorche lìano capitali nemici, nondims«io ad vr ceito detcrminato rena
pò fogliunoinlìeme congregarfì,per quanto il Filofcfo nella Hiftoria d'Anima-
li lib.y.cap.2. coli narra* Lupus , d: mugils quanquam inimici iunt capitaltt ,
iamcn ftaco tempore congrcgancur ; fono inuolti poi intorno alla verga, per di«
mcftrarfjche la conucntione della tregua aftriiige 'e parti a ftare vnitc ren:^a of*
fcnderfi, non elFcndo lecito col dar noia,& moicftia $ rompere la verga « cioè U
legge del'i trcgua,pcrchc chi rompe la tregua, fi violenta alla legge delle gcn*
ti, come (i ha da Liuio iib. 40. riputandofi Kaudoleuii quellijche la rompeno .
Omncsporias cortcionabundus ipfc Impcfator circumijCjd: quibufcunqj irri*
tamcncis poterai , irsSi militum acucbat % nunc fraudcii» holliun? inculans , qui
pace pitit. i induci js daiiij per ipfum induciarum tempUs, contra lus gentium,
ad cartia oppugnanda 'veniflent < Fraudolenti furono i Carcaginefi ^chc violo*
reno la tregua contro Romani prmia , che Ipiralfe il penultimo giorno della
tregua, come riferifce Liuio iib. 20. IraudolenCi furono i Longobardi > che nel-
l'imperio di MaUritio più "\olce rompecono la tregua in Italia^ . Fraudolenti
furono! Thraci,i quali vinti dalli Boctij alla palude Coapidcle ne fuggirono in
tfeliCuD jósc fecero tregua co 1 Boetij per cinque giorni, fecondo liferiicc Suida %
l)él qual tempo i Boetij fatto configlio fi patirono allìcurati dalla Vittoria, ÓC,^
àalla iregua|: & mentre chea Minerua Ironia , come dice Polieno aniichiirimo
^licore nell'octaUo Iib. degli ftratagemmi, faciificauano, & conuitl celebraua*
no,furdno di notte <ìx Thraci allait^ti, parte vccifi, & parte prelì viui ; I Boetii
Umentandofì con i loro nemici della violata tregua > riipoltto i 1 hraci , ch'effl
fecero tregiia per i giorrii,e non per le notti: Con molta ragione limili fraudolen
li vengono meritamente vitupeiati da Cicerone nel primo degli oftitij.perchc^
fotto vna maiiciora,& aftuta interpretatione di legge fannojngiUria,come qud
iojche hauendo fatto col nemico per trenta giorni tregua , di notte faccheggia-
na i campi, volendo che la tregua pattuita fullc per li giorni,&: non per le notti,
Vt ille qui cum triginta dierum ellcnt cum hólFe paóioE inducix, nodu popuU»
bùtur agros , quod dierum eirentpadts, non nodi um induci^.
Per meglio dimoftrarc l'obbligationedel p»tcoconuenuto nella tregua re».
g<ìno dalla ncftra figura tenaci legati vn cane, & vn gatto, perche il patto del-
U tregua lega gli animi de' nemici 9 *C^ fattioni contf arie,chc nel tempo della
tregua ripofano , e ftanno il pace , finita la tregua tornano ad ellcre coinè cani ,
& gatti , i quali alle *\oU!ì llanno pacilicACicntc inTieaic , ma ijn breue temp©
foifiic^^utfino.
T 4^ TA#
3f^
IC ONO L 0 G I<iA
VALORE.
SI dipingerà per il valore la figura d'HencuIe con h pelle. delCeonc attom^,
& che iìa cinto da "Vna gran lerpe» allaquale con 1; mai i fttcnga ja gola , e
la (òffoghi .
Eirendo il Valore vna congiuntione della virtù de' ce pò, & dell' animo in-
fiemc, per quella del corpo fi din^oftra nella icipe,ch'vccide detta figura con le
mani rappreientandofi i'iniìitta prcua, che ftie Herculc f^.nciullo mcrtre fiaua
in culla.'vccife vnagrandidin a krpe , dT" per C]i;ella dell'anime le Tpcglie del
Leone, & perciò gl'antichi figuraionoil Valere r;eli'imnugi!jc d HcicliÌc, t lo
dimandarono con ncmiC di Virtù .
Falere .
HVomo di età 'Virile,-vefìito d'oic, rt Ib defirs nsr.n tì.re vra gMiirrda
d'Alloro, & vno Scettro, e con klir.iiira ai care :^;^^ "Mi Lcoi.c, i! qurJe
gii fi appoggia ai finiflro fianco.
Airer^
pi CÈSqAKE %IVA. 3^3
All'età, -^/irile fi appoggia ii valore facilmente, perche fuol per sé ftefla porta-
re U forte ^:^a dell'ainmo, & ia robuftec^c^a del corpo veftcri d'oro ,pcrcicche,li
^comc l'oro nelle fiamme (ì aflìna,cofi la perftttione dtli'huomo fi acquifta nelle
, fiartime de gli odi) nodiitl, o dairinuidia, o dalla Fortuna .
Gli fi fa; lo fcettroj perche al valore fi.deuono di ragione i gouerni ,le figno-
ric; ó^la corona deirAllorojChelempie mantiene il verde ieri^.i impallidfr-
fi , dimoftra ì'offitiodcIl'huomo'Valorofo, fecondo il detto d'.Jrioratio nello
Ipiftole^ .
Nil confcire fibi, nulla pallefcere culpa .
Perche la pa!lidc:^:^a, è fegno ne* pericoli di poco valore .
Il Leone,col quJefi accarc:^c^adimoflra , cIìcc opera di vero'%-aIore,fapcr
acqui(hre gli srim:i de gli hucmini fieri ,&beft!a!i ,ccn prouctaili alla bene-
uolenc^a , tpcgliandogli con paiticolar gaibo dc'coftumi mial'gni , & nelle ma-
niere/piaccu-oli.
V A N A G LO R I A.
DONNA di vano afpetto con vn paro di corna in tert^, nellequali fia rau-
uolto dtl fieno . I luci pendenti laianno due (angL;iught,vna per orec-
,chia, terrà neila man delira vna. tiom.ba, nella finiftra vn filo, al quale ha attac-
cato -vna Veipa, che /ucla:^:<^iin ako^ fimilealle Api» ma più grolla , con Ic-,
ali maggiori .
. La VanaGlnriaèrvnmotorinordìnatodeiranirtio., col quale vno delìdera la
, propia ecccllen:^j , prt cilèr più de gli altri honorato . S. Girolamo neirEpiltoIe.
, Gloria inanis t{\ incrd'naj'js animi, motus , quo aliquis ptcpriam defiderat ex-
.cd-lentiam , vt alias hbnore pcrcellat . La Gloria veramente incita gl'animi de
gli hucmini slla vir^iu , imperc'oche fé 11 corfo delli cuuaili s'e'cita col fuono del
Ja tromba ^fe nella cacciai -Veltri con la voce ,^' grida de' cacciatori prendono
anit^ìo a confeguir la preda, fé con lo ftrepiro delle ma ni fi fé, clic da gii animali
muti fi appetifca la velocità ,quanto crediamo noi , che fi pollano fti melare gli
huominiji quali nati fono ali?, auidità della lode, & della gloria ? Quello^chefi
commuoue dalla face , <?j dallo ftimclo della gloria ad honorate impre e,non fi
può dire le non, che hahb;a vn bell'animo, perche bella cola è, conieguir buo-
na fama per mezzo d'honorateimpre/e.
Qin'd autem pnlcrius Viro ,
Quam gloriam bonam inter homines confequi ?
Difie Theociito tra t utti i premi] della -^irtù , ampliUimo è quello della glo-
ria, che riccrr penfa la breuità della vita con la memoria-delia pon-cu"t3,e fa che
lontani prcfenti fianco, e morti viuiamo. Macomrriunerrentegii huomiià fo-
no tanto accecati dnlla cupidigia della lode,j& della gloria i.cbe pei eller tenuti
fopra gii altri p'.ùeminenti,vannomendicandola giuria con imn':cderarj alfcr-
tatione, nel che Ij d nodiano totalmente vani . La vera gloria e occuj. ;:rfi in
©pere buone Inlo per fine d'operar bene , per amor del iV.mnìo bene Dio, Ò-; per
ottenere da lui i'tttrna gloria, dirprt^^^^^andor^pplaufo, <!<»:]" gloria àt\ N'ord -,
alcjuale anco dilj iscticogli hucmini vanaglciichjccn tutto ci.e facciano peiE-
ne della gloria operalicni dtgnc di glcria . Difpiacque Alefiandio Magno, an-
corché
fijf. ICONOLOGIA
cocche victorloro Impcradorcperchc gloriandofi di fé ftelTo veleria effer ttntttv
non figlio di Fil'ppo Rè.m» di Gioue HammonC) & vn Dio ripucandofi pili cht
huomo.Difpiacque Siila a Mario Pretore in Africa,ch*egli fi moftraflc ambicio»
/b>e troppo immcrfo nel gufto dellagloria, quando che conduicogli auanti pri-
gione il RèGiU»iuita,^colpil'imagine del Rè prigioniero nelluo anello, però lo
piiub della qiieftura,e lo fcacciò àu. fcjdiche (degnato Siila , d cde principio alle
guerre Ciuil'.accefe per ccito dalla vanagloria. Difpiacque TOiator Romano,
che fi glonall'e tanto Jel Tuo ConfoIatOjC della co i^iura di Catilinadalui cftinia,
inaflìnnmcnte in quei veiTo vanagìofiofo. 0 fortunatam natam me corìfulcB^
mam. Chi vuol ritener gloria anco apprcflTo ii mondo difprc:^:^! la gloria, laqut
Jcdiftì:iimentc (icullodifce , perche chi opera bene per dcho di gloria non sa
celare il Tao -^anagìoriofo difetto, per lo quale affetto fi perde parimente lacon-
qui Orata Glriiìa , S^nto .\gollino nelle confcilioni dice, che Ipellòi'huomo vt*
no fi g'cria drii .(>.. flo difprp^^i^o dtlla vanagloria', ma non la lpTe:(^a altrimén-
ti, mentre dentro, fi gLiia dc-)ia gloria -ch'egli abbraccia . Molto ingoido di
'vanag'oria è colui ( !econdo Valerio Malfimo) che fi gloria tfier lontano dalla
gloria niunr è tanto hunjile,che roii fia tocco dalla dolctc^^a della gloria, laqua
le anco da liuomirt; chiarr,-& lllurtrì, fi chiede per fiue di luimìlicofe ; quelli Ucf
fi , che cercano indui re il dirpre:^:^.)di lei,non la rpfc:^:?^ano f quando che neili
fnsdefìrrìi "volumi, ne'quali perluadeno il dilpre^c^o della gloria vi aggiungo-
no auatìti il nome loro:p«rò dille Tullio in Archia Poi;ta,Trahimur omntslau-
dis rtuciia,(S<r optimus quiique maXirrfe gloria duci tur } ipfi lUi philofophi ctiana
in illis libelhs , quos de contemnenda gloria fcribunt , notrien firum ìnfctibuntJ
iti cjuo pra^dicationem ,-& nobiiitstem defpiciunt , prsdicari , & nominaci vo-
ìartì . Vana rciocche:^:^a deli'huomo , che s'applica al bene folo per amor dell»
Mcndina gloria,& non fi accorgcche quel bene,ch'cfcrcita è male, non efieti-
do fatto per amor del fommo bene Dio, 6C" per meritare Tcterna gloria. Di ch«
fi gloria rhuomo ì della fapien:^! ( il gloriarfi della fapien^i^a è ignominia : alche
potiamo applicare qui;! detto della fapien^a cap. 17. Sapient:x gloria , torre-
ptio cum conEumeiia, Perche s'affatiga i'huomoin componcEc libri ? per mo-
Itrare alli futuri fecali il fuo fapercj e Ci fparga il luo nome per lo Mondo f* O co*
me ncfce "vana quefta ^anaglorJa , poiché alli faoi medelirai giorni da pochi
'vicn conofciuto , quinti fi conofcono a "vifta le -^/irtù, & l'opere de quali non
fi fanno : <X,^ quanti fono conofciuti a nome, per l'opere, dcT^ virtù loro,chc^
per vifta non fi conof-ono > fé dunque a tempi loro non conleguifcono appieno
la bramata gloria , ne meno fecondo l'intento loro laconfeguiranno per tempi
auuenirc , poiché la Idn^hc:^:^! , óc^j_^ mutatione de' tempi opprime la famsu
delle cofe palfate . Che guito fentiranno eiìì d'ctfcr doppo morte citali j 6^
nominati ? & in ^ica >" vece di gufto non fi lente bene fpellò di/gullo in fen-
tir lacerare le opere fuc da inu'di, da maligni, 6^ dalla rooltitudme de giu-
ditil critici , che in vece di gloria danno biafimo ? oltre che diuerfe fono le ptó*
fcifioai , 6C^ i proftllori d'vna lcìen:^4, & arte , per lo più non fi curano di ttat-
tati d* vn altra : crouandomi "vn giorno in Vn circolo honorato di letterato
perfgas vsnnÌACÌU£c iu 'Vua occoten:^aTitoLmio j mi ditnandh vnlbco-
DI CESaAKE %IFJ. jrj
Jogo fìpagnuolo Eccellente nella l'uà difciplina , chi fulfc Tito Liuioj Se ài chc^
tractafle; certo chcapprcllo di luila gloria di sìnobllc Autore j 6^ dc'Roma-
fli , de' quali eglitritta,era incognita : 8^ pur 1 ito Liuio ( p'^r qr.anto narra
Plinio nella fua dedicatoria a Velpcfìano Imperadorc ) f g!ori;ua , ch'cg :u-
oeuaacquiltata gloria a baftanza,5c^ che h.iurrbbe potuto laiciar di fcrue-
re,(cranimotnquietononiì fulVe pafciuto delia fatica , nond metw h Tua.*
giuria col filo 'Vanto non è nota a tutti i littcrati, tanto m'. no farà nota Queiia_*
d'altri di minore autorità : difficile colj ^ confeguu b gloria , che li appetì Tee
apprelFo ognum,Ó^ in ogni luogo . 1 Cortigiani, che fi gloiiano d'h^uer i pri-
mi gradi , &fauori m vnaCort^' , d^lla vansglcria gonfi) jpenfanc, che non ci
fanoaltri,cf« ioroal Mondo, ^C^^cnei nomi loro Ciano celebri ,c i>cti da -^n
Polo all'altro ; ma cjuanto fi agg 'bbano : che Tappiamo noi , come lì chiamano
j Cortigiani Princip?H del Rè di Francia , di Spagna, di Poilonia, 6^ dcll'lm-
peradoTC? ne tanpoco quelli di là fanno quefti di qua ; anzi ne in Koma mede-
ima fono da tuttalanoÌ3iltàcono(ci«ti,eftimati : ma che dico io deCortegia-
nì ? quanti Principi, Marcheli,Cohti,Oi'<:hi,Bar(^n!A' Prelati ci fono al Mon*
«io,il nome de* quali non rapp'aTno,& ft da vbo fì sj, dall'altro non fi «a : quan-
te ftatuf, arme di Principi , éc inlVgnc vediamo ne Pa'a:^:^i , Tempi) , di Sepol-
cri eretti folo per vanagloria da noi non cono'ciute ? ne iulo depa(riti,ma anco
ài qtìc}li,ch*hoggi giorno viuono fono da tutti ,& per tutto conofciute.
La maggior gloria. che più oltre fia dilatata è quella de Romani, &C^ nondime-
no a tempi di Marco TuUio la gloria loro , che pur haueuano riportato g'orio-
(é vittorie d'Africa, deParthi , 6^ d'altre piti remote regioni del Mondo, non
haueua paffato il fiume Gange , &. afcefoiì Monte Caucallò , per lo che legs-'il
■e! (ògno di Scipione . Ex his ipfis cultis, nocilq; terris, nu ai aut tuum,au; '. u-
iafqiienoftrum nomen ve! Caucafiim huncquemcernis tranfcenderc potuit?
•Vel ipfum Gangem tranfnare ^ poco dopo, Cernis profedtoquanfis in ar.i'j-
ftijs veltrafe gloria dilatare velit. Et più aballo , Non modo noki .cTc.njm (ed
ne diuturnam quidem gloriam adequi poifumus , quid aure m inter-ft sb his ,
qui poltra nafcenturfermonem fere de te ?• Veggafi tutto il te(to , che certo ^
degno d'clfer veduto in tal materia di V?n;g oria per jioftra cciirufirne,&: con
elio vtggafi Microbio cap.x. Se Bnctio de Conlolat'orc hh.i. profa h (la, iiqua-
le nel metro eiìòrtaidcfidcrofi deilaVanagioiia a rimirar ji Gloria del Cielo
immenfo, in cotal guifa per vile terrà ciaduno la glorio del Moi do , &, vcigo»
gnatiflijchc il fuo nome polla empire il brcuc fpatio della Ttrca ,
Qj^iJcumquc folam mente prscipit' petit ,
Summumquc credit gloriam ,
Late patens arthctis cccnat plagia .
Arcumque terrarum fiium.
Breufmqucieplerenon valentisambituin,
Pudcbir auóti ncminis.
Ver-
j// IC 0 NO LOG I<iA
Vergogninfì bea m *glio coloro> che pcendono Vanagloria da qael cadao, e '
fragil bene . Cli'è vento, Oc ombra, òC^ ha nome belcate . Confondanfi quelli
ambiciofì, che per gloriarfi d'hauere ami là de' Prenci pi, con prcfcnti,c Tuper-
tìue fpefe comprano TaTiicicia loro . Qoelli, che per eflTerc tenuti magnanimi ,
Ò<r ricchi pongono quanto hanno "n fabbriche, gloriandofi,che vi telti l'arme,
il no ne loro, ^ U fondatione col miUefimo , vanità che cara lor corta ; lì come
caro paj^ar voieui Fime ^'.cretnce la Vanagloria iella iua memoria , poiché il
guadagno dì mold anni oifei (e d'impiegarlo m rifar le mura de Thtbani , ogni
volca ch*c iì haaciìkop Vii) qas'la infcrittione intorno alle mura deftrutte da
Aicdandio, :<<: ri l orate ài lei . Alexander qui dcm fubucrtit , Ted Phyine tefti-
tuit . Mefchini, 6c infelici li reputino coloro,che fi gloriano della ricche:(^a, Se
potenza loro, che \h vn punto perder pollone, ne voggono la morte, che h ap-
pro.iìma. Oixài SolìfaneGieco, ancorché genti!e,iun i anco da poeta, quanto
da Chtiftian;i,co(ì parlò .
O infelices ^ipiurimum, minimum vero feliccs
Mortales ,quidgloriamini projtcr poteftaces ,
Quas vna lax vel dedit : vel abstu.it J*
Cum primumaliqua fortuna affalierit , homincsnihilillicV
Ad c^los caput erigitis, intcrea dominum
Orcum, fcu Piutoiiem aftautem non "Videtis proxime,' ^
Donna fis^urafi la Vana Gloria , perche (e bene ogni forte di peilona è Vana*'?
gloriofa,nondimeno le Donne, come più vane, &c leggiere hanno dertro di fó
'vn paiticohre affetto, e itudio di Vanagloria ; ciò tiene il Tiraquello nelle leg-
gi Connubiali per autorità di Santo Chrilollomo. Vane glocioium omne ge-
nus hom num eft (vcitadicam ) triaxime auicm muliebre : ilmedefimo Santo'',
nelle ep.ft. di \ Pauodoa gh efelij riorailia.i^. Habent,inquit,mulitres in le'
quoidam vanx glorile tVudium .
Gran beitialicà è l'eller vanagloriofo , perche la Vanagloria è vna feroce bc- ',
flia . Immanis beflia Vanagloria . Dille Filone Ebreo nella vita deli'huomo ci- ,
uile: come ^ran be'tia porta in tefta le corna,le quali apprcllo altri lono limbo*-.
Io della potcn:^a, !k dignità, appiello'noi in quello luogo figurano la lupcrbia_,-.
che dalla dignità, poten^^a, ik faculr<ì di qualche dote, 6C^ virtù, che vno in fe^ .
conolce , per lo più fi genera, &c da lei nakc la vànagloria,che del pari con ella-» ;
Tempre ca nina; poiché niuno lupe bo è Ien::^à vanagloria, ne ninno vanaglo- ■
riolo è letizi tuperbia . Lucifera vanamente gloriandoli della faa bellc!:^za , &^
emmenri iiiiupcrbicofi meritò d'ellere incoronato d^l Mondo con vn }?ar di
corna, le qu.di denotano l'alterezza , della iuperbia, 3^ della vanagloria. Al
Popolo Moab vanagloriolo , & lupcrbo volfe Dio gli fuife rótto il corno delia-*
fua iuperbia.e'l braccio della !ua potenza, Geremia cap* 48- Abfciflam eft cot-
nu \loab, ik. brachiumciuscontritum elt ; Audiuimusfuperbiam Moab, òC^
altitudniem cordis cius . Ccllabit Moab elle Populus , quoniam contra domi-
num «jioriatusell. Ad llrael, che pigliò vanagloria delle fue felicità, & delitic
temporali, .he niente fono, minaccia Dio in Amos cap. 6. Qui Ixtamini ia
nihili, qui dicitis , uunquid non in fortitudine noftra allumpfimus nobis cor
3
nua f
DI CES<tARE 'KJTuf, }i7
nua ? tcct enim rufcitabo fuper vos dcrrus I/rael gertcrr,6^ conterem vcs ab
intioitu cmath '\fq;ad torrenteir deferti . Onde il Regio Poeta nel (al:t)o 74
apertamente ci ammonifce, che non al:^iamo \\ corno della fuperbia , 6^ dcila
vanagloria . Nolite exaltare in altunr» cornu vcftfum,ego autcm annuntubo in
feculum : cantabo Deo laccb. ficT omnia cornila pcccatcrum cor.fnngam .
Bcftie fono i vanagioriofì, perche feguitano la bcftia della vanagloria ,Beftia fu
Croftrato ad abbruciare lo rtupendo Tempio di Diana Efefia con iranlfcfto pe.
ricolo della vita faa , folo per farfi nominare al Mondo . Beftia fu Empedocle
Filofofo riputato a (uoi tempi di mente laggia , ^ auftera , il quale per ambi-
tionc d'clìèr tenuto vn Dio , come (e ftllc Iparito, ^ alcefo al C elo > non fa-
pendofi nuoua di lui , fi difcoftò la notte dalla Villa , oue egli ftct la fera vn b-
crificio , & vn conuito ; Mentre i conuicati dormiuano feparatijchi fotto vn al-
bero, chi da vn canto,e chi dall*altro,s'andc) a gettare nell'ardente voragine del
Monte Etna , ma la vchemenza della fiamma sba!:^© in alto fuor dtlla voragi-
ne le fue fcarpe di bron:^o, che portar folca ; in tal guifa il fuoco p^ilesb l'arden-
te defio della fua vanagloria , Bcftie fimiii fi fono vediate a tempi noftti > che-»
hanno ambito d'cllèr tenuti santi ,
Il fieno intorno alle corna porto negl'Adagij fotto quelle parole di Horatio li-
fc/o primo Satira quarta.
Fccnum habet in cornu , longc fugt> ♦
Pigliafi da Picrio per fimbolo della ferocità , non lontana dalla Vi>nagIorIa_- ,
perche sì come i Tori per rabbondan:(a del parto ingraflàci diuentano piiì altie-
ri , & infoienti, così le perfone del Mondo per l'abbondan^^a dtllc commodità,
felicità, e potenze loro diuengono più fuperbi, &: vanaglotioh : contuttociò noi
per altro rifpetto ponemo intorno alle corna della uanagloiia il ficno;pcr dimo-
ftrare, che le graui corna dell'ai tere^:5;a fi riducono in leggiere:^za di fieno ,iru
'Vanità, in niente , e che i fuperbi, 6^ alti penfieri, che ha in terta il vanaglo-
riofo rertano ali''^ltimooftufcati,d<^_^ coperti da 'vna viltà abietta, e minima ;
poiché il penfiero del vanagloriolo è apunto come il fieno,gli horilce nella men
le per vn poco, ma torto fi rifoluc in aridità di fieno,che in vn'ameno prato bai»
dan^^ofo verdeggia , ma in breue fi fecca,e'l fior gli cade . E/aia cap.40, Om-
nis gloria eius quafi flos agri , exiccatum cft foenum, oc cecidit fios . Concetto
che fi repete da S. Pietro,6^ da S. lacomo nella prima Epirtola. Glorietur au-
lem frater humilis in exaltatione fua, diues au tem iu humilitatc fua , quoniam
ficut flos foeni tranfibit, «xortum eft enim fol cum ardore, 6^ arcfcit foenum,
6c^ flos eius decidit, <& decor vultus eius deperijt .
La fanguifuga , che alle orecchie attaccate ftanno in vece di pendenti , fon»
figura , che la vanagloria è come vna magnatta , che mangia di continuo i'ani-
nia,d^lamente,chenon fi rtacca fé non alla morte, poiché gli huomini , an-
corché fapientiflìmi, finche viuono fono dentro di loro nel penfiero tocchi dal-
la auiditd della gloria : però difle Platone,chela cupid già d:ila gloria e Tvltima
ipoglia , di che ii fpogli l'anima . Cupidinem gloria? velut vltirram tunicatn-, ,
anima lolet deponete , alche rifguarda quello di Cornelio Tacilo nelle Hiftorie
iib.4. Erant quibus appetcntiot famar vidotctur; quando edam fapientibu* cu-
pidf
^iS IC 0 NO LOG laA
p do gloriar nouilTima exuitur: nel qiial luogo parla di Peto Trafca dlfprc:^?ata-
ic di ricche;<[ze, mantenitorc del giufto, intrepido,6c^^ coftantc ; fc non che a J
alcuni pame troppo auido di fama , poiché anco negli huomini fan ijlVltimo-
afFetco, che ^i laflì, è il defiderio di gloria : la quale fottilmentc entra,ma ingor-
damente deuora il bene,che fi fa, fenica che ce ne fentiamojcome la (angifuga il:
fangue . S.CrifoItoma. Quo inanrsrgloria ingieditur omnia qus intus iunCjin-
fcnlìbiliter aufert . Onde con proportronato m>me S^ Gio. Climaco chiama la,
•vanagloria fanguifuga , il qual Santo ( per quanto riferifce il Padre Granata m
'Vna predica del tomo fecondo ) elpugnaua l'auaritia con la mifericordìa, l'ac-
\^idia conia meditatione della morte, & la vanagbria col faifi veder di rado, &
col parlar poco,con la fòlitudine , & con la taciturnità , rimedi) veramente atti
a ftaccarfi da doflb quella fanguifuga, che fi tenacemente s'attacca-. , che coa^
gran difficolta da gli animi fiaccar fi può : le cui forche Santo Agoftino dice, che
non (i fanno, fé non da chi cerca fargli refiftfn:^a : perche fé ad alcuno è facile il
non defiderar lode , quando non fi porge j difficil cola è non fé ne pigliar
diletto , quando s'ofFer/fce . <s>a^i 'vices nocendi habeat humamT gloriar
Amor non fèntit, nifi qui eibellum indixcrit. Quja ecfi cuiquam facile elt
laudem non cuperc , dum negatur, difficile tameneftea non de!e6tari,cun»
offèrtur . Ma qucfta fanguifuga è tanto giotta, che non ci ladìj afpettare, chc-*
altri ci offerifca lode , ma fa che noi l'andiamo procacciando , perche naturaU
ciafcheduno ha dentro di fé quefta fanguifuga d'amor digloria>però non eofi
facilmente fi pub in tutto ftaccare dal fcnfo ,
La Tromba , che nella delira tiene è ordinario ftromento della 'vanagloria >
con che fa roffitio da fé ftellà della fama, & fignifica quelli, che nella "Vanaglo-
ria efccdeno, 6^ che di propia bocca cantano di fé medefimi , & inal^^ano con
xnagnifìccn:^a, & /onoro circuito di parole le cofe loro, e fé fanno qualche ope-
ra buona,la fanno in modo,che fi fappia, & acciò fi fappia bene la publican > el-
fi. S.Chrifoftomofopra quel paflo di Santo MaEtheocap.<5. Cum lacis Elcc-
niofinam noli tuba canere ante te: dice che la trc>mba,c ogm attioB«>ouero pa-
rola,per la quak il vanto dell'opera fi rapjMrefenta , & che il cantar con la trom-
ba, è defiderar la pompa della vanagloria . Tuba eft omnis adkus vel fèrmo>pet
quam ipfa operis iadantia defignatur, tuba ergo canere eli, pompam vanx lau-
di» appetere ; brutta cofa è il 'vantarfi , odiofa a gli huomini ,. àC a Dio ftellò »
che odiaua Mo^b, j>erehe era vanagloriofo , fuperbo, & perche fi vantaua oltra
modo , Ego fcio,ait dominus,ia^antiam eius, ó;,^ quod non fit iuxca ca vir-
tus eius , Ariftide Orator Greco,tiene che quando i fatti cortifpondeno al van-
to delle parole , che fia conueniente di lodar fé (ledo ? per appoggiar la fua opi-
nione arreca le parole d'Achille nel nono deiriliadc .
Oppida ter quatuor ccepi nauahbus armis ,
lerrenis 'vnum, atq; decem circum VbcraTroiar,
Thefauros quibus è cunólis multofq;bonofqf
Ecipuì atq; omnes «/Strida; munera feci .
Soggiunge »^riftidt^ . Nemo Grecorum indignatur . cur ^ quia congruunt
fft&a'vcrbis. Ma dica pure quel , che ^ «voglia . Non ci ^ cofà,che fminuifca
pia
DI CESSARE %ITA\ 319
■■• più la lode, che il vantarfi, & gloriarfi delle Tue opere , ancorché vere. Laus in
óre propri o lordcfcit . Non è d'approuare quella Tua difefa, che fa v^riftide, il-
quale hauendo lodato vna Tua Oratione fopra Minerua > perche ne fu riprcfo :
foftiene nel Paraftegmate, che fece bene a gloriarfi, con molti e(Ii:mpij fpetial-
mcnte d'Homero che s'attribuifca il principato della Poefia » 6^ che Hefìodo
ancor egli fi glori) , Mufarum laudes infert
Qii£c quondam Hefiodum docuerunt carmina pulcra •
Rifpondojche aircfcmpio de Poeti in auantarfi,<S: gloriarfi , non (\ dcuc po-
ner mente, perche è loro propio vano coftumc, eflèndoche efli appetifcono pili
la gloria,che il cibo, e le foftan:^e,& fi: la danno bene fpcfib con apparato d*Hi-
pcrbole , e grande apertura di bocca, nel che i poeti d'boggidì auanzano quan-
ti poeti fiano mai ftati al Mondo, poiché ho fisn tito dire da alcuni di loro, cht*
Virgilio non è tanto mirabile, quanto fi tiene , quafi ch'efTì habbino più giudi *
tio, del giuditio 'vniuerfàle, & che il loro ftile è più fònoro , & naturale del filo
ferì:^a dure:^:^a ; altri dicono che hanno più eulta , dolce , & fi)auc facondia 'di
Catullo, Tibullo,& Propertio : Altri nella poefia volgare, dicono che lo ftilt-
del Petrarca non è da imitarfi, perche non s*vfa più, quafi che Io ftile dVna lin-
gua, fia qualche braga alla martingalla , o calzone alla fiuigliana : & che Io ftile
<Je' capi principali non fia per ogni tempo buono: ficome Tempre farà degno
d'ellère imitato più d'ogni altro lo ftilc d'Homero , di Virgilio, di Pindaro, òC^
^'Horatio nel genere loro, cofi nel fuo farà quello del Petrarca : Se non s^fa ;
non sWfa da chi non vuole, da chi non puc),& da chi non sa vfarIo,non che ar-
riuarlo: tacciano per l'auuenire i noftri Poeti, ne dichino più,che fé il Petrarch»
fulTe vino mutarebbc maniera di dire , & componerebbe com*efIì compongo-
ao; talmente che il Petrarca pigliarebbe norma da lor'~:foggiungono,che il Po«
ma dell* Ariofto 'va terra, terra,<5<: che quello del Tafio ià troppo alte cornette:
Ma ch'cfli hanno trouato la vera forte di ftjlc Hcroico . Io per me 'vorrei che
lo facelTero per gloria dell'età noftra ; ma non che il diccirero, il dire è facil cofà
fa difficulti è fare di propria inuentione cofe nuoue,fen;:^a repetere cofè volgata
J'dtri, & di quelli medefimi, ch'efli biafimano, 6c^ di giungere al fcgno de i
predetti Poeti non che palfarlo : la verità èjch'efTì cercano opprimere con pa-
role la gloria d*altri , per inalzar fé ftefTì : ma ci vuole al tronche parole di vanto,
per le quali fi rendeno abomineuoli , & muoueno a rifo le genti : quando benu»
anco hauefTero i fatti non per quefto fariano bene a gloriarfi ; la lode,chc vien,.
data da aìtri,è foaue ad vdirfi ( dice Senofonte ) m^ noiofa èjquando vno da fé
iìcffo fé la piglia : tanto più poi è noiofa , quando che fi derog« alla gloria altrui
per gloriar fé ftcftb , non eft'endo cofa da ben creato . Nunquam ciuile eft lau-
di,^.: gloria alien? fé ipfumopponere . difle Plutarco . M. torniamo ad Ati-
ftide -vanagloriofo : che Hefiodo fi iodi da fé fteflo in quel vf rfo nel principio
della Theogonia ; a me non pare,che tanto fi Iodi,quanto che iconoka la lode
della fua Poefia dalle Mufc ; tollerabili fono coloro,che nel toccare qualche co-
fa di fc , non s'atlribuifcono il tutto, ma riconofcono la virtù,ii valore, & il u-
lento loro da Dio : & quefta è la quinta cagione,che arrechi Plucarcho d) poter
lodar fé ftciro,quaiido che le fue iodi fi ttjwfcrifcon» in aitj:uj,iiccutndole prin-
, ^^P^~
52» re 0 NO LOG Ityti
cipalfflctite dalla diuina mano» come fa Hcfiodo , che riconofccla dia Poefia.»
dalle Mufc reputate da Poeti diuine , dicendo nel tefto greco Calin edidaxan
aoidin pulcrum docuerunt carme» . ChelcMu(egli hannoinfegnatoilbel
Vcrfo. quello non è gloriarfi, perche non vuole inferire, che il Tuo verfo fiabcl-
lo,ma che le Mufe gli hanno infegnato il bel verfo, la bella Poefia . Che Home-
re s*attribuifca il Principato della Poefia » confetfo di non hauec letto doue, pe-
rò non polfo giudicare quello che lì dica : fé l'ha fatto non per quefto pigha le-
cito elTempio da lui Ariftide , J»l quale come Oratore non fi conuiene la licen-
za, & libertà Poetica : an^i al Poeta iftelfo è biafimeuole palfare nelle fue lodi,
ficome Plutarco nel trattato di lodar fé ftelfo nel principio biafima Pindaro,
che fi vanta, & non fa mai fine di magnificare la fua facoltà : Ho ben veduto
in Homerojche le più principali,e faggie perfone delli fuoi Poemi fuor di deco-
ro fi vantano» come Vlille nella Odiifea , il quale efponendo le fue calamità ad
Alcinoo Imperatore narra le fue imprefe ordinatamente in quattro libri dalfot
lauo al duodecimo, permetto l'occahonc di raccontare Timprefe, le prodezze,
fi^ le 'vittorie lue dalle cofe auuerfe conforme al parer di Plutarco : ma norn^
ammetto l'efordio , & la forma delle parole con le quali troppo s*innal:^a,maf-
fimamente ricrouandofiallhora in ballò ilato , conofciuto iolo per biiògnofo
forafticrc- »
vSum Vlyfiès Laertlades , qui omnibus dolis •
Hominibus curiE lum : &c mea gloria coelum attìnglt ,
Se noi fentilTìmo diread vnfauiopiiìd'VIide, & di Salomone inficme , la-#
mia gloria per fino al Gel fi fpande , ci mctteriamo a ridere, 6C lo giudicaria-
mo non fauio, ma ftoho» & tanto più rideriamo,fe ìo lèntillimo dire da vn me-
fchino foraftierc da noi non conofciuto . Ma come ariiua la fua fama,8^ glo-
ria tanro alto, fé fi da a conofcere ad Alcinoo, che non fiipeua chi fi fufle ? e che
fia il vero nel fine dcllottauo vedendo Alcinoo,che Vlifle piangcua d rottameli
le, come vna femmina,gli addimandò, perche piangcua, chi era ,come fi chia-
maua,6^dicheloco. Onde Vlillì; nei principio del nono gli rifponde. Sum
Vlyflcs. & quel che fègue. Alcinoo poi, doppohaiierlovdito mo'co,nonmo-
ftra di conofcerlo ne men per fama , quandoché nel mezzo dell* vndecima O-
d (Tea non conofcendolo più che tanto,altro non dice ad Vlille , che quefte pa-
role ; Dail'afpetto non polfo giudicare, che tu fia "vn furbo, ne vn falfario, co-
me molti huomini, che vanno vagabondi,per la terra a piantar paftocchie,can-
^one, e men^^ogne, dandofi vanto d'hauer fatto , e detto; perche hai bella ma-
niera di dire , & buoni penfieri : ma dato che anco Alcinoo rhauclli: conofciu-
to per fama, non conueniua,che Vlilfe di le dello dicellie . Mea gloria coelum
attingit . ne meno a fua immitatione l'Enea di Vergiiio , Sum pius .^Eneas Fa-
ma fuper ajthera notus .
Ncftore parimente fi gloria troppo , & parlando con Agaraepuone Impera»
tote , & con Achille Rè , & Capitano più de gli altri Greci principale , nel glo-
riarfi ^ienc ad ingiuriarli,dìcendo loro, io ho ptalticato con perlone più fora
dì voi, da quali fcmpre fui ftimato .
iam cnim aliquaiiào ego Òi cum futioribus > quam vos
Viri*
DICESA%E 'RIPA. 321
Vitis confuetudincm habul: Se nurquam me ip^paru^ penderunt,
Prtcuabenellaggerarclagrandc^:(^adi quelli , con chi tcrucrsò inglo-
ucntiìfua, fen^a venire ad vna noiosa comparati', nt.. . Achille hi deirar*
rogante a dire ad Agamennone luo [mpcradore in prefcn^^a d'altri principali
Greci . Tu non hai honorato me , che ione il più fo; te di liuti i Greci j òcdo-
lendofcne con Theti madre lua conferma l'iftelTo.
i , - Nofcat autem, Atrldes bte dominans Agamcmnon .
I ) Suamculpam iqaodfortiiTimum. Achiuoiumnonhonorauit .
Potena ben moftrarc le Tue ragioni , 6^ il torto fattogl da Agamennone >
fèn^aauantarfi d'elitre il più forte de' Greci: certo che hmili parole lo fanna
fupcihc, ÓC!^im.m ;de(lo. Parla bene con gmfta maniera nel nono dell'Ilia-
de, in quilluogo citato da Atiltide, oue ricula Achiiìe di non tornare a fcr-
uire Agamennone , che i>!i mandò per ^mbaiciatori Vhllè, Aiace , & Fenice,
s quali ri pofe, d'hauer Tempre cumb-ttcuto, òC cfpofta la vTu lya per lerui-
tio d' Agamennone, hzucrpcefo dodici Città per Mare , perTeira vndici ,&
d'hauer faiti moki b'.jttini di Thefori precioii , & datili tutti ad AgamiCnnone »
& ch'egli poigi» bau :ua tolto il premio ,che icglidoueua. Tutto quello non
lodiccatìnedi vautarfi delle (uc imprefe , ma per hir vedere i giufti meriti
della iui (eruitù , Ó^ l'ingiuflo torto riceuiuo in ricompensa d..! luo Impera-
dorc , attefo che il contare i Tuoi fatti per difeù lui > & Icolpar fé Rclio , è la-i
piima cagione, che permetta Platarcho d; lodar le (lello . Pciò AriltiJe non
piglia eguale cllcmpio , perche ad Achille era neccllàrio in tal caio per dir 1<l-#
lue ragioni , narrar le lue prodc:^zeveram-nte fatte . Ma a lui non tra uecef-
fario ne conueniua lodar i'oratione Tua ; conccdeli bene, che fi difendanole
opere lue, & che fi mantenghino per buone, quando da aitiifonoriprcic: ma
j. Oli ellcndo fiata a lui da alcuno biafimaca , non dcueui egli lod,irU , ne lof-
icntare poi ch'hsuelle fatto bene adellerh iodatoda fé iteilo , quando iùam-
n;onito, ch'egli fi gloriaua. il Maggiore Oratot di tutti i Greci lo viene a_#
' conu noere , dicendo , che niuna periona di fodc^^za., 6C dottrina fegnalaca^
non fulo non dirà colà alcura gloriolamciite di le ftcfl > , ma s'arroiìirà anca
fentirne dire da altri . Quelli poi, che lono lontani dalla ve^^adocuina, (he (I
attribuifcono , & prefumono baucria , per non lapcie > parole noiohilime ad
' Ydirfidiielteiripioferilcono. Tantum abeit vlium iiliorum. qui folide do-
' ù.\ (unt ,quicquam deiegloiiolus dicere ,vc alic ctiariiU ceiuc, erubeicanc,
' Qui ^crolongiusa 'vera,qujm libi '"vendicant do^Strin: , <iblì*nt , j.roptcc irt»
fcitiam verba moleftiirim.e yudienda de le ipfis proferur.t. Niuno a uique dc-
' Urtare il trombetta delle Tue lrdi,o vcrcjom n vere,chef)ano ^
La Velpa che luola:^;^a in alto,^ di quella fotte lini Halle Api,map!Ùgrors3»
I laquale perche manda Juora vn (uono, che rimbomb. >da Ltini cnu mafi Ram-
byiiusjè inutiTen produr mele,c fi fabrica i faui di iato vtici dentro di lullan:(a ,
attiliìmo fimbalo dcii'huoino vanagloriolo,che per Oi.dmaiio ha moke parole»
X lU
322 ICUJSOJ^ULrl^
è fa molto ftrepito, del rcfto è inutile , & ^ forma rclla mente csflel'a In ari^ ,
chimere vuote di /ènne , e di faperc , fabricatc apunto di loto , pciche fi fond*
fbpra la vanagloria delle cofe terrene ; ond'c quell'adagio. Bombylius homo.
Tali roRoqutilihuomlni ,che de^criuel hcr frafto nelli Charattcri Ethici. cap.
57. &' 52. f netti, ambitjof', t\ Ofrmtatori , a quali s'afrimi^liano quelli, che
pieni di boria volano col penfiero in a'to , Se comparirono fontuofi , & profu-
mati con paggi a liurea , & moretti appreifo > p? r t^t^ più riiguardati , cS: am-
miiati, portando adoflo perle,'? gioielli.contro i quali Plinio lib. ^ 7. cap.primo,
dice, che fi gonfiano per 'vna ctru vanagloria da Pifarì , Quelli, che ogni
minima cofà,chc fanno cercano di farla con vano , 6^ affettato apparecchio ,
tenendofene poi buoni appreifo le genti , dando cdnro a ciafcuno , dell'ordine
che hanno tenuto : Quelli che con noiofè oftentationi celebrano la nobiltà de
j^li aui loro , i gradi della cafa , le ricchezze, & facultà , che conuitano altri non
p; r cor tefia,ma per vanità,acciòchc fi vegghino i loro fplendidi addobbamenti,
& la loro politia, a quali non fi può far maggior difpetto,che non accettare Tm-
tìito, 6^ non rifguardare ciò,ch'efll reputano grande:^:^a loro . Quelli che-,
da tutti, & per tutto pigliano la precedenza , la n^an dritta , c'I primo luogo ,
Quelli che fi compiacciono d*£ller veduti apprcfio vn Principe , e ftanno più fiil
graue, che l*ifteflb Principe. Qyellicheper parere d'hauer gran negotij, ma-
neggi ,cfecreti d'importanc^a (\ ritirano da banda per ogni poco di cofa, & s*ac
coftano all'orecchie delle peribne , quafi che ragionafiero d'occulte imprere,ne
diranno cofa , che in palele dir non potefiero. Quelli che fanno moftr. aWn
foprafcritto con titolo d'lllullre,o Molto llluftre,e taluoItadMlluftriirimo,a^
dicono di riceuere continuamente lettere hor da vn Principe, hor dali altro, Se
t'offcrifcono difauorirti apprefio quelli ,non comcoftìtiofi, ma come vanaglo-
riofi, per darti ad irtendere,ch*e[li polTonoapprcfio Principi; dicofi fatte Icg-
giere^:(c fi pafcono, àiT iono inutiliperfe,nonchcvtili per altri , eficndo tut-
to il loro ftudio porto nella vanità , che fi rifoluea'finein vn rimbombo, che in
breue fuanifce : ficome ogni Pompa,e Gloria di quefto Mondo con lonoro rim-
bombo pecifte . Perij t memoria eorum fonitu .
VANITA.
GIOVANETTA, ornatamente veftita , con la faccia lifciata , porti
fopra alla teRa vna t !^:^a con vn cuore.
Vanità fi domanda nell uomo rutto quello , che non è dri^:^ato a fine per-
fetto , & ftabile , per ellére folo il fine regola delle nofire attioni , come dicono^
ì Filofofi . E perche il 'venire pompe famente , & il iifciarfi la faccia fi fa per fi-
ne di piacer ad altrui con intcntione di cofa vile , fl<^ poco durabile,peiò que*
(ti fi pongono ragioneuol mente pei fegno di vanità.
E' Vanità mcdefimamentefcoprire a tutti il fuo cuore , 6^ i Tuoi pcnfie-
rl, perche e cofa,che non h^ fine alcuno, ó^ facilmente può nuocere feli-
na fperan^a di giouamonto , 6;^ peto il cuore fi dipinge apparente fopra al «
la cef^aw>. '
VCRIA-
DICESA%E %IPA. 3^3
VBRIACHEZZA,
DONNA -vecchia, rofTa, & ridente, vcflita del color dc'le refe fcccht^ »
in mano leuà vn vaio da beucre pieno di vino , 6;^ à Cinto vi farà vna
Pantera . .
Rapprcfentafi vecchia , perche il troppo vino fa , che gli huoiiini prcfto in-
uccchiano, & diuentano deboli •
La Pantera moftra,che gli vbriachl fono ruriofi,di coftnmi crudeH,5^ fero-
ci , come fono le Pantere>lcquali, come dice ^^liftotilc nella hiftoria de gli ani-
n^ali , non fi dimcfticano mai .
DOnna grin:5;_a, & canuta , veftita di nero femplicemente ,con vn ramo di
Senicio in mano ; perche i fiorì di quella herba fono di color pallivi© ) ^^
nella loro più alta parte diuentano come canuti , & cadono.
DOnna con la tefta canuta, micilcnta , 5^ con molte crefpc per la Tacerà,
'Veftita di quel colore delle foglie, quando hanno perduto il vigore/cfi-
:^a ornamento, tenendo nella man fmiftra vn horologio da polucre, ilquale dia
nel fine deli'hoia , & -^rn paro d'occhiali , con l'altra appoggiandofi ad -vn ba-
ttone , infegnerà col dito il detto horologio , & terrà "Vn piede alto , S< fofpcfo
lopra vna folla, mollrando il vicino pericolo .
Vecchic:^:?;a è quella età dclfhuomo ,che tiene da cinquanta fino a fettanta
anni , nelU quale l'huomo, che va in decUnatione per la fredde;(^^a del fangue ,
diuiene inhabilc ale fatighe corporali , & elTercitij mentali, ; quali per la debo-
lezza de* fcnfi , non puh fare fcn:^a difiicoltà , e quefta età è tutta declinatione.
Che la -vecchie:^za fminuifca la vifta > le forze, l'ambitione, le bellc:^ze,6^
lefperan:<[e ,0 mr.ftra con gli occhiali, col bellone ,col veftimcnto ,con la tac-
cia , fis.^ con rhorologio , che ftl in firie,oucro dal color della verte lomig ian-
te à quello delle frondi de gli alberi n eli* Aatunno,ouero dalla folfa, nella quale
ila per cadere.
Si potrà ancora dipingere , che tenga in mano le fpine , onero la pianta d'al-
cune cofe, le quah fiano sfrondate in gran parte , Se languiae .
recchieT^a .
VN A vecchia, magra, pallida,copcrta d'^n manto nero,& che fi appog-
gi ad vna Crocciola, e con la finiftra mano tenga 'vn ramo leccho tia^a
foglie da vna parte 'vi fia vna tartatuca , e dall'altra vn horologio da poluccc,
e che moitr ) che la dctu poluere (ìa ai fine .
VELOCITA.
DONNA con Tali alle fpaìie , in atto di correre , tenga vno Sparuicr o Irij
capo con l'ali aperte, il che è conforme ad vn detto di Hoaicto , doac fi
«intime ~vna gran veiocic4 col volo dello Spatuicco*
S24 IC0N0L0GI<t4
Velocità .
DOnna con habitOjCOn Vali alle Cpzììe , portando i Talari , onero ftiualetti
Hmili a quelli di Metcurio, & nella deftra mano '^'na (actta .
I calari fono inditìo di velocità , però dilTe Virg. di Mercurio.
Auresquje rublimem alij fiuè iequora fupra
S:u cerraTj rapida piriter ciim flumine portant .
La faetta ancora nei fuo moto vclociUimo raecita, che le ne faccia memoria
inquefìo propofìco.
Appreffo h 5ueri vn Delfino , & vna Vela , quefta perche fa andare veloce la
i^a-uer^iuello, perche inuoue fé (ìcSo velocemente*
VELOCITA DELLA VltA HVMANA.
Q E dipinge per la velocita della vita htimana vn Centauro , il quale anima-
L^ le fino alle patti cftreme del ventre hanno lotraa humana, 6^ il redo del
«epe fi fi'ige fi'iìile a vn Cauallo .
Racconta Pierio Valeriano, che il termine della noflra vita con 'veloce cor-
fofaprauuiene , & qucft<>,peri.ioche noi con vna marauigliofa lubiiciià caden-
<lo , fiamo dalla morte rapiti .
VENDETTA.
DONNA armata, & veduta di rodo , nella deftra tiene vn pugnale ignu-
do, & fi morde vn dito della finlftra , a canto ha vn Leone ftrito co|i3 va
-dardo , il quale fi veda in detta ferita, & il Leone ftiain attofpauenteuole.
La vendetta fi rapprc(enta con vn pugnale in mano , per dirnodrare quello
atto fpontaneo delia 'volontà , che corre a vendicare le ingiurie, con lo ipargi-
mentodeiranguc,& però incora fi vefte di rolfo. \
Si dipinge armata , perche per mezzo delle priopie forile facilmente pub
l'huomo vendicare l'oftrie .
Eh morde il dito,perchechi è inclinato a vendicarfi, per hauer memoria più
ftabile , fi ferue cofi dei male fpontaneo , che fi fa da se ftellb , per memoria del
male violento , che pruoua per io sforzo degl'altri.
Il Leone ell-ndo ferito olfjrua mirabiimcnte il percuflorc , & non lafcia mai
occafione di vendicaifi . Onde il Pierio racconta , che vn giouane compagno
diGiubaRedsWiori , m.entre ildcttoReandauacon l'Elìercita per li deferti
deirAffica per cagione di proucdere alle/ìic C( fé , incontrsndofi in vn Leone 9.
Io pércode con vn dardo, Se l'atrio dnpoi ripallando il detto Re già Ipediio per
quel medehmo luogo, comparile il detto Leone, 5c cfieruandoil giouane, che
Thaueua ferito, andando con vs'ociffimo corfo fra la gran moltitudine de* Sol-^
dati ,miferabilmente lo lacerò , partendofi fen:^a off ndere alcun'altro j folo
fodisFaccndofi d'hauer vendicata la vecchia oftefa . Però gli Egitti) dipingeua-
uano iiel detto modo il Leone per la vecjdetta .
l/'enJletta,
DOnna armata , con vna fiamma di fuoco fopra all'elmo , luueri mo:^za-r
la finiftra mano:, & teneij jo gli occhij hfsi al tronco dei braccio dimo-
ftii con i'^rpetco cu. baio, milinconÌM'5ciabbia3dali* altea mano ttrr^' il pugna'
• le in
DICESA'KE %IPA: ' jjj
ìe Inatto di voler ferire, fari vediti di roiro,& a canto hauetàvnCoruo, con
vno Scorpione in bocca ,ilc|ualc j ungacela punta della coiia il Coruonci collo.
L'armatura dimoftra il valore, 6C^ la fortt::^:^;» del corpo cflcr nccelVario alla
'vendetta de' danni riccuuti .
Il fuoco è inditio dei moto , 6^ del feruorc del fangue intorno al cuore , per
ira,6c^^ per appetito di "Vendetta , a che corrifpondci'afpctto turbato .
E guarda il tronco del braccio, perche non è cofa alcuna, che inanimi niag-
eiormcnic alla 'Vendetta, che la memoria frcfca de' danni riceuuti .
E però è dimoftcata col Coruo punto dallo Scorpione , dal clic l* Alciato tira
vn luo emblema dicendo .
J^aptabat -volucres captum pede Coruus in auras ,
Scorpioni auiaci premia parta guU .
^ftilie infufofenfim pn m 'mbra veneno >
B^aptorem in flygi'^is ccmpulit vltor aqu^s, -v
O rifu res digna ; aliis qui fata parabat ,
Ipftpmt yproprijsfuccHbuitq; dolis .
VENVSTA.'
Dd Signor Giouanni Zarattìno CaHtlUno ^
Nt M F A bella di grauofo alpctco vcftita di cangiante, cìnta con vn cìn-
go!o,ncl quale vi iìano ricamati intornoCupido, le faci ardenti,& il ca-
duceo di Mercurio, porti in tcfta vna corona di ro(e, tenga nella delira mano
l'Helichrifo fiore gialio,v5c lucido come l'or o,nclla (ini lira l'augellctto chiama-
to da Greci Tinge.
La Vcnufta è vna certa gratìa, che arreca perfetto condimento alla bellec^za:
perche non ogni perlona beila ha venuftà. Suctonio defcriuendo le facten^ze di
Claudio Neroi)e,fcce difìeren:^a nel cap. 5 i.dailabelle:^5^aalla venullà.in quel
le parole. Fuit vultu pulcro magis,quam venufto . Fu di volto più tolto bello «
che venufl:o,e gratiolo. Catullo facendo comparatione di Quinta con la Tua di-
letta Lesbia,concede,che Quintia fulTe bella,non però totalmente bclla,perche
non haueua alcuna vt nuftà, ma proua, che Lesbia Tua era tutta bella , perche^
haueua ogni 'venuft^i.
Quintia formofa eH multis mihi candida, longa,
Ei^a eH . hdòc egoficftngula confiteor .
tctum illud formofa nego, nam nulla f^tnuHai ,
Trulla in tam magno e/i corpore micafalis ,
Lesbia formofa €U,qu£cumpulcherrima tota e^t
Tum omnibus vnu omnes fmrippiit f^eneres .
Dalquaie Epigramma fi raccoglie,che oltre alle fatce:^zcd\n corpo grande,
ben foimato,e d'vn color canddo , bifogna hauer anco Venufta,e quclto lo di-
moltra Catu lo non tanto in quella (uà voce Vcnuftas, quanto in uueiJii . Mica
'falis. cioè,che Quintia era inlìpid-i^non hauena niente di venuftajC grana, (opra
ai che Akllandro Guarino Acauo del Caualier Guarino autore dtl l-'altoi fido,
•dice. Quemadmodum cibi line Jale minime deleCtart, i«u Qiiintia quoque,
•kiiicet ionga , iS<^ candi^ia eikt ,lj|ic '\cnaItaLc non '\ idtbatui formula ,
^zS
^
IC ONOLO C I<té
V E N V S T A.
Skome il cibo Ctu'^^ ^ale non gaffa t coCi anco Qu'ntia , ancorché fulTc heWsu ,
grande, e candidi, nondimeno non t>3ì cua bella /èn:^ Venufti , h quale non è
alcro,chcvna certa grati2>riconTC neirvltìmover^oerponeil fudecto Autore in
quel mezzo pentametro , Omnes f^irripuìt Veneres . Vidctur, inqult, cetcris
mulieribus omnes -venuftates furrip.iilTe , cum ©mnisgratia in ipfa fola appa-
reat l'.ioè pare, che Lesbia habbia rubbato tutte le vcnuftà alle altre donnc^oi-
che in lei fola apparifce ogni gratia : a gnifa del ritr ano di Zeuxide Pitturr , che
per figurare a gli Agrigeniiniìn .Sicilia Giunone l a:inia, (ciclfelepiù belle bel-
[c77e dalle p:u beile , e gratiofe don:^elle, ch'hauc^rero : Ci conferma da Locre-
tioPoetajchcvctroil fine del 4. lib. chiama la gratia , mero Tale,
Taruula Tuwtlwt Charìtonia tcìa, meruntfaL
Volendo inferite, che a tal amante accecato dalTamorc vna Dama pìccola',
di bafla (iatuia da lui amata parerà vna delle Gratic, tutta faporrta, e tutta gra-
tioia, ki^- tcrcioche Chatiton ia feno due parole in alcuni teftì malamente con*
gionie.
DICESA%E %IPA. 327
gionte, che in gi,eco fignlficano gratiarum vm, 'Vna delle gratic , laquale gt*»
tia Totto nome di (ale 'Nren da molti Autori comprefa , perche la Vcnufti,fiCsJ
la gratia è il condimento citila beIlc;^:^a.come il Tale d'ogni -viuanda. Plutarco
nel quint® Simpofio nella queftione decima . Fadum elt vt gratiarum nomen
falibusimponcretur aquibuldam, Etpiùabaflò. Atq;hac fortafle de c?ufà
pulchritudincm mulierjs non ociofam , aut inuenuftam, fed gratiofam.S^ ad
promouendum aptam/alfam vocant. Per quefta cagioncjdice egli la bcllc:^:^*
d' vna donna , che non fia otiofa, fciapita, & (en:<^a venuftà,ma che fia gtatiofa,
éc^ atta a commuouerc gli animi , é chiamata falfa, cioè faporita , & gratiofa;
& però Venere riputata Dea della bcllc:^:5^a lì finge nata dal Mare,che è falfo : fi
<che la Venuftiì, che dice Catullo, il Sale,ò<: le Veneri, altro non fono,chc la gra-
tia , ÒC^^ la gratia non è altro. che la Venula, parola dcriuata da Venere ; a Ve-
nere enim { vtinquit Cicero) diciturVenuftas, perciò dille Catullojchc Lesbia
rubbò tutte le Veneri, cioè ogni gratia, & Venuftà , perche Ven ere , come Dea
delle bellezza, & capo delle gratie, oltre la bcllc:^za del corpo hebbe in fc tutte
legràtie, che fi ricercano ad vna perfetta VenufU , la quale contiene due doti
^principali : la gratia dcU'arpetto , & la gratia della voce ; circa Tafpetto confille
nel grato, & gratiofo colore, nel gratiofj moto, nel gratiofb rifb , & nel gratio-
fo fguardo . Circa la voce confi Ite nel giatiofo parlare , nel quale fpetialmente
fi ricerca il faporito Tale delle faggic, foaui, angeliche parole,c però dille Quin-
tiliano Iib.<5. cap. j. che la Venuftà è quella cofa , che fi dice con vna certa gra-
tia . Venuftu»! cft, quod cum gratia quadam, & Venere dicitur» Et nei x.Iib,
capitoioprimod.ile. Ifocratcsomnes dicendi Veneresfecutuseft . \ olendo
•eiprimercjche Ifocrate hebbe nel dire ogni gratiofa maniera . Tutte le fudettc
parti della Venuftà vengono confiderate più volte dal Petrarca nel caro ogget-
;to dell'amata Laura: confiderò il grato colore di gracia.,4^di4olcczza pieno
in quello quadernale .
ToHoche del mio fiato fiijjt accerta»
»/i me fi volfein sì huouo colore ,
eh' haurebbe aGioue nel maggior furore
Tolto l'arme di mano , & l'ira morta.
In quel terzetto poi confiderò il candido colore del -volto , la bionde;^za dèi
■capello , la negre:^?a delle ciglia , lo fplendore de gli occhi >la bianche^^za delli
dcnc>,& la rolìè:^:^» delle labora, colori che arrecano gratia, & Venuftà » «^uai>
'd« con proportionecompcjfti fi ritrouano tutti in vn luggetto.
Latéfia or fino , & calda neueil volto ,
Hebeno i cigli y e ginocchi eran due slelle
^Ond'^mor l'arco non tendeua in fallo,
Terle, & roje vermiglie. Et q elcheifegue.
Confiderò il giatiolo moto, e Igu >rdo,quando difle.
^Che dolcemente i fiedi^e gli occhi muoue.
Et nelfònetto in qual paice4el Cicloconfidecò inficme conio (guanlo li grft
' tiofo ^atlaic a e'i dolce tilò •
X 4 T«r
32S IC ONO LO C I<t4
Ver diurna héìleT^p^x indarno mira
Chi gli occhi di co^eigiamai non yìit
Come foauementr ella li gira ,
T^on sa coni ^morfana , & come anciàe
Chi non sa come dolce eUafofpira ,
E come dolce parla ) e dolce ride,
fi HcJ feguentc Sonetto .
%yimor j & io sì pien di merauìglia »
Come chi mai cnfa incredibil vide
Miriam coflei , quando ella parla , o rìde .
Neil altro Sonetto confiderò medcfimarnence il gratiofo palf© , ti moto cfel
picde,<J:iIiòauc parla re .
Lieti fiori , & felici , & ben nat*herhe >
Che Madonna paffando premer fuole,
Edtlbei piede alcun veftigioferbe .
In qucfìc pafl dunque, nel colore, nel moto,nel ri/b,nello fguar(fo,e nel par-
lare confìfie la ^^enuf-a, che rende gratia alla be'Jc:^za,pcrciò 1 habbiamo vefti-
*a di cangiante comporto di vari) colori, per la varietà delle gratie, che fi ricer-
ca in -vn bf Ho oggetto, ac^ioche habbia vna compi a b€lle:^za . Perche fecon-
«o 11 Platonico Ficino,'a bcllec^:<^a è vna certa ^enuftà, 5^ gratia,la quale il piO
delle volte G deriua fpetialmente da vno adornamento, & eleganza di più cofè:
& è di tre forti . Primieramente per Tornamento di più virtù fi forma la gratia
nfgli animi: fecondariamente per la concordia, & proportionc de colori, & li-
nee nafce ne li corpi la venufl:a,e la gratia;ter:^o venufta,e gratia p irimcnti gran
didima nafce dalla confonanza della voce , e della dolce armonia delle paro! : ,
fiche di tre forti è la belle:^za, dell'animo, del corpo, & della voce . La bellez-
za dell animo fi gode con la mente, la bclle:<;;^^a del corpo con gli occhi , la bel-
If :(:^a della voce con le orecchie ; Onde l'ideilo Ficino in Platone de Pulcro, di-
ce, Pulcrù elle gratiam quandam, qu(? animum per mentem,vifum,&: auditum
Brìouet,& allicit , oae in foftanza concluder fi deue , che la bellezza confifte in-,
vna certa gratia,& Venuftà,che commuoue,e tira l'animo mediante la mente
rocchio, e l*vdito,tutte queftc tre forti di belle:^:^a,nellequali vnite infieme *p -
parifce la gratia, & la Vcnufta, fono dal Petrarca mediante fpccialmentc la vir*
tùj che forma la gratia ne gli animi, in quel Sonetto .
Q d'arienre virtute honeHa , e bella
^Ima gentil . Ec in quello che comincia . Chi yu^ veder»
^edrà s' arriua a tempOy ogni virtute
Ogni beUcT^^a ì ognirealcojìume ,
Giunti inyn corpo con mirabil tempre m
Nel Sontt to . ,^njor con la man defira .
fama, honoYy Ù virtute , & leggiadra
Cafìd beUe^a in hahito celere
Stmle radici deH^mbilfitm^-,
DI CES<iARE 'KIP^. 32P
Et nel Sonetto. Vo^ìa mifpron4 . Nel cui primo terzetto particoIafWitrit^^
fono raccolte tutte le tre (udctrc forti di bellezza dell'animo del corpoA dcila
voce, nelle quali é la Venufta, & gratia ,
VÌYtute , honor , heììCT^xa , atto gentile ,
Doler parole a i bei rami m'han giunto»
Ouefoauemcnte il cuor rninuefca .
Virlute, honor, ecco L bellezza deiranimo,chenegli animi conciliala gra-
tia . Bclle:^':^a,atto gentil; Eccola gratia del corpo , Dolci parole ; ceco la gra
da della voce . ^ i bei rami rnhan giunto .
Ouefoauemcnteil cuorni'iuuefca ,• ecco la polTanza della gratia, che in-
uefca , commuoue , allctta , e tira l'animo per mezzo della mente , l'occhio. t>
T'vdito .
La gratiofà Venuda, dice Platone nelle leegi , che fi conuienc più alle femi-
ne . Venuftum autem,modeftumq; magis feminis elfe accommodatius: quin-
di è, che M. Tullio per Tordenario Platonico nel primo degli offici) dice. Venu-
fta tcm muliebrem ducere debemus. dignità tem virilem . Dobbiamo peniate,
che la venufta fia cofa da femmina,ladegnità,e grauità huomorma è da crede»
rCjche vogliano intendere d'vna certe delicatec:^^), morbidi :^/ajCm.odeftia fé-
minile, non che la Venufta,d: gratia ftia male in vn'huomo, pecche vn'huomo
fen7a^enufta,e gratia (ari di/gratiato: an:^? h Venufta & gratia rende i'huo*
f»o grato,e giocondo,ancorchc brutto fia . Vliftr era deformp,nondimeno eoa
la fua Venufta, e dolce perfua(ione s'acquiftaua gli animi di tutti i Grrci, e con
la fua gratiofa faconda puotc anco fare innamorar di le le Dee , come di lai te*
ftifìcaOuidio.
Non formofuserat, fedetatfacunaus Vlyffes»
Et tamen icquoreas torfìc amore Deas .
• evinto Rofcio Comedo era guercio, e brutto d'afpetto ,ònd*eg!i per ctìprit
la deformiti fua fu il primo,che vfalle comparire in Scena con la mafchera: ma
il popolo voleua più tofto vederlo, &c vr^irlo fmafchcratò , perche oltre la dolca
pronuntia,haueu^ Vnafingolarvenuftijd: gratia nel m to, enei 'attiene in cf-
primere con gratiofi gefti, 6c mutatione di -vTo diuerfì affetti: iiora fc in brut*
te corpo cagiona la "venufta cofi grato affetto, tanto maggiormente cagionerà
più grato effetto in '\n bello i & però niuno certo affermarci, che ad vn'huomo
non fi conuenghi la venufta: purché non fia di quelia effeminata: ma di quella-»
virilf,che habbiamo veduta efferc in Monfìgn» Panicarola , che con la bejisrra
«lei corpo haueua accompagnata tanta ve nuft^,e gratia nel dire,chf farismo (U
ftati ad vdirlo /ènza prendere dalla mattina alla fera altro cibo,chf la iUa facon-
dia : & più di quattro volte veduto habbiamo il Tallo fiarlo ad -\ dite auanti il
Ptrgolo in piedi a becca aper':a fenza muouerfi rr.ài , eff'ttti drlla Vei.uftÀ , OC
gratia, che incanta le perfcne ,Ó<, r?pifce gli arimi. Si come rammo d'Al-
cibiade reftaua incantato dal parlar di '"cerate con tbrtrcht fc :;^:;;;< FiIorofi.,d^
brutto fulTc:percioche folea dire Alcibiade,ch*epl! r"?T are uà più addc Icuo dal-
le paiole di Socrate jche dalia foaue atekidia di Maifia^c Giiirpig eccs o^ ufi ci :
taaco
33' ICONOLOGIA
tanto vehementc, & efficace la Tua gratiofa nelle parole , & gcftl ; la qitale gra-
tia è da tutti gli Oratori aliai commendata: ne fclamente la dolce grada del di-
re , ma la bella Vcnuftà del 'Volto , 6<^ della perfona è commendabile in -^n
huomo . Plutarcho celebra il gratiofo volto di Pompeo , che penicniua la gra*
tia del Tuo parlare^ , Vultu initiopijeditusfuitn«n mcdiccriter gratiofo, qui
pra^ueniehat eius órationem : feguita . poi dire,che tutte le Tue Veneri,cioè gra-
tie piene di grauicà erano con humanità congionte ,&: nel vigore, & fiore del-
la gioucntù feni'e riliiceua vna regia maeft^. Suetonio in Augufto cap. 7^. lo-
da la bclleii^za ,& lavenuftà della fua prefen^^a. Forma fuiteximia,& per om-
nes statis gradus venuftìlfima ; di tal venullà per tutti i gradi d'età vien anco
da Greci lodato Alcibiade . M Tullio iftello loda il vólto,che arreca digniii,&
'vcnuftà insieme . Vultus multum afF<rrt tum dignicatem , tum Venuftatem .
Talché la Veiiuftà in vn huomo è Ind.. bile , e conueneuole : Nella donna non
ne ragiono^ poiché più tofto fi amerà "vna men bella, che fia virtuofà , gentile ,
g' atiofa nel camminare, ragionare, ^ conuetfare, che vna più bella di volto ,
fenza venuftà, fen^i vittù alcunaituftica nel procedete» fcioccik neirandare , oc
infipidanel parlare.
Habbiamo cinta la noftra figura della venufta col fìidetto cingolo da Greci
chiamato certo, ouero baltheo, che Venere di natura Madre d'ogni Venuft4,&
gratia portar folca per comparire gratiofa, rei quale vi era tanta virtù , che ne-
gli amotofi fdegni placaua per f ne l'iracondo, e furibondo Marte,& col mede-
fimoGiunonericeuntoloimprefto da Venere puotè placare l'Altitonante G:o-
ue : (cher:^c) gratiofamcnte fopra ciò Mi'ttiale nel 6^ lib. colendo lodar Giulia
di gracia, 8^ bellezza, a cui dific, ch'era tanto bella,& gratiofa,che da lei Giu-
'aone9e Venere iftelfa farebbe venuta a dimandare imprefto il gratiofo cingolo»;
Vt Martisreuccetur amori fummi(j;tonant!s»
%A. te luno petat ctfìumy & ipfa f^enus^
Quefto pretiofo cingolo è dcfcritto , ficome l'habbiamo figuratola HoQSt^
IO nel xiii, della fua Iliade, oue a Giunone Venere rimprcfta-.
^ peBorihm foluìt acu pi6ìum cingulum,.
yarìum:ib'tantemineoiUecehYàòoriìnesfa5Ì£eranty
ihiìnerat quidem ^mor, & defidcrium , & coUoquiuiU
BlandiloqucntiCy qu£ decepit mentem valde etiam prudenÙMmy
Hoc ei impoiuit manìbusy vtrbumqi dìxity& nominauity
%/iccipe nunc hoc chguluniytuoq; impone fìnui^
C onte xtnm varie inquo omnia f^óia funttneq\ tihipUt'4i
ìnejjìcaxfutummeffe.quodcuìiq mentibustuncupis.
Apparlfcc da quello teli», d Homero, che in detto cingolo vi erano ricaiuitì
a ponta d'aco Amore , i dcfiderij, eh loaue cloquenc^a del parlar dolce . Amo-
re Thabb^amoprefentato con la lolita imagine d: fanciullo alato , i dcfiderij
con ■€ faci ardenti ,i quali loncquclh, chea gmfadvficelle accefeardeno con-
tinuamente i cuori degli umanti . La foaue«loquen:(a , & il dolce parlare col
caduceo di Mercurio tiputito da Pc eti padre della eloquenq;», 6(^^ ancora ca-
jpc delie ^ralicj cciijc dice il Gixalcio iiei Siniagmate xiii. Mcreurium infuper
ve-
DI CES<iAKE 'AITA. 331
retffrcsgratiarumDuccmconilituerunt . E però L uciano antico Tibfofo nel
dialogo d'^pollinc,^ A: Vulcano dice, che Mercurio tubbò il cingolo a Venere,
dilla quale fìi abbracciato per la victoiia, che riporto ir ed^ance la Tua gratta: ne
fen:^- cagione gli Aiheniefi pofero ( per quamc narra Paufànìa ) nelVandic»
della rocca 'a (tatua di Mercurio infif me cen le gratic . Siclic il Caduceo, co-
tnc tiramento di Mercurio ferue per nmb,)fo delti foauc e!oquen^a,e della gra
tiofa facondiii de! parlare : nel qtial cingolo Homcro ci volfe dare ad incendere
h. for^a della gratia,ren^a la quale la bellezza non vai niente:bella era Venere,
K)A lènza il cingolo fi mbolo della gracia non poCcuaaddolcire,<!k allertare Mat-
te } bella era Giunone, ma lenza il cingolo di Venere, cioè lenza la 'Venufl:a,&
giatia non potè mitigar Gioue, mediante laqualc pur lo mitigòj ficorre Vencr«
Marte, volendo inferire, che la bellezza congionta con la gratia pub adefcart^
ogni perfona, ancorché ha di fiero cuore, come Marte, e d'animo fublimejS^
alto come C^ioue ; ma chela bellezza non ha qucfta virtù fenza la gratia, laqua-
lc induce Amore , ÓC^^ delìderij con la (oauicà del parlare nelle menti de' pii^
prudente huommi, allettandoli in tal maniera, che fi ottiene da loto ciòcche*
iisà delidcrare.
Libanio Filofofo. Greco fopra il cefl:o,e fopra la rofa fioge vn beilillìmo Ichec
Sjofifcgnato di Angelo Pohtiano nella Ccntuiìa prima csp, xi,.& narra che PaU
lade >d^G)unone , edendo comparite auanti il pallore Giudice delle belle:^zc
loro, difiiiro a Vcnere,che lì Icuade il detto cingolo, perche le daua tanta gratia,
che incantaua le perfone : rilpolè Venere, ch'era contenta di deponerlo,ma che
era ben douere, che fé vna di loro haueua il Murion d'oro, &: Taltca vna diade^
ma pur doro, eh Vlla ancora fi procaciallequalch'altro adornamento gratiolòi.
rimalcr d'accordo Pallade , e Giunone . Venere difcoftatafì da loro le n'andò
in vn bellillìmo prato, oue colfe gigli, 'viole , & altri fiori per addornarfcncma
pacando auanti Tenti l'odore della rofa, alla quale accoftatafi.vedendola (opra-,
ogni altro fiore bella, & gratiofa, buttò tutti gli altri , e feccfi vna corona di ro-
ity con la quale comparì auanti il Giudice, 5na Pa!lade,& Giunone vedendola-»
oltram< do, con tal corona di rofegratiofa, nonafpectorfioilg uditio, maam-
medue fi chiamarono vinte , & corlcto ad abbracciar Venere, àC baciar la co-
rona di rore,& poftafela cialcuna fopra il crine loro di nuouo la ripoleto in e pò
a Venete , da quefto noi ci fiamo molTi ad incoronare la Venuftà con corona ài
iore,& con ragione inuero, perche la rofa per la venufta Tu^ è regina delli fiori,
ornamento della terra , fplendor delle piante, occhio de fiori , quella amor fpi*
ra , & Venere concilia , & lopra tutti i fiori porta il vanto , ficome più gratiola-
ir.eiue di ciafcun Poeta de'noftri tempi col fuo dolce canto nella gara de' fiori
dcfinilce il Murtola . Anacreonte Poeta Greco la reputa honor delle grane .
B^fa iflos, odorque dìuum ,- Homìnum roja ed voluptas .
Decus ìUa gratiarum .
Conuienfi dunque alla Venuftà , perche la rola dedicata da Poeti a Venere è
fiiT.bolo della gratia , ik della bellcc^za , nella quale le fi dcue i i( £rcare,fecondo
i Platonici le ire Indette parti , che rendeno gratia , cioè la Virtù , il propottio-
Raio coloie, & la loauità della voce , ccrtojchc nella rofa vi è finibolo di luttc^
^uelU
^}i ÌC0N0L0Gl<t4
quelle parti, vi è ta virtù fua in confortare i corpi noftri con tante {òrti di liquo-
ri di refe, vi è il color grato incarnatino mifto di bianco» e di rortb, come fingo-
no i poeti fJ5aifo dal (àngue di Venere fbpra la rofa già totalmente bianca : 'vi è
!a "uà fragran:?^a di odore fimboio della foauità della voce,attcfoche tengono al-
cuni Filoff .fi, che rodore,ed il colore della rofa deriui dalla gratiofa ftclla di Ve-
nere : qnindi è quel prouerbio , Rofas ioqui, e poeticamente dicefi, che Vene-
re parli con bocca di rofe . Virgil. nel 2, dell'Eneide .
Rofcoq; h^c infupcr addiditore.
Cioè, con bocca gratiofa > per la (oauità del parlare * II Petrarca»
Pelle , e rofe vermiglie , oue l'accolto
Dolor K imaua ardenti voci, e belle .
È4 vn'altti volta j
La bella bocca , angelica di perle
PiTia, e di role , e di dolci parole .
Oue in tal tenore efprime il Petrarca 'vna bocca al tutto gratiol'a , pigliando
!e perle per li candidi denti , e le rofe per le "vermiglie labbra , da' quali vfciua-
no pretiofi detti efpofti con loaue eloqutn:^a , & gtacia di par lare . Torquato
TaIIo ancora.
E neWa bocca , ond'efce aura amorofà ,
Sola rolTeggia , e lemplicc è la rofa.
L'Helicrifo, che porta in mano , è "vn fic re così nominato da Hclicrifa Nin.'
la , che primiera lo colie, per quanto fcriir-Themiftagora Efefio, ma io ten-
go , che fìa detto,perche il luo norrie è cotnpofto da Hclios, che fignifica Sole, e
da Chryfosjche fignifica oro, attefoche l'on brella di quefta pianta piena di pea
denti corimbi, che mai non fi putrefanno, quando è percofla da* raggi del Sole,
rlfpìende come fulFe d'oro , la onde fi conltumaua da' Gentili incoronarne gli
Dei , ilche con grandillìma diligenza oilcrub Tolomeo Re di Egitto , ficomc^
ra la Piin^lib. 21.cap.25. ouedice,cheh3 i fufti bianchi, eie frondi bianchic-
cie fimili a quelle dell'abrotano, e più (opra ncirvndccimo capitolo, dice, che_x
che rHelicrilo ha il fiore fimile all'oro, k foglia gentile, & il gambo fottilc , ma
fodo ; e quefto fia detto,perche ^\ lappia,come s'habbia a figurare,e per moftra-
re ìa lua forma clTere differente dal Chiifanthemo, e dall' Amaranto, percioche,
ic bene con tali nomi è ftato anco chiamato THeliciifo , come riferifce Diofco*
ridelib.4. cap. 5^. nondimeno la forma ^differente, come fi comprende dalle
figure imprelle dal Matthiolo Tuo Efpofitore: Habbiamo dito quefto fiore ia
mano alla Venufta,perche è fior graliofo, che prende il nome dall'oro, e dai So-
le,lottoJi cui rsggi, ^ vago, e lucido come Toro ; né più gratiofa vnacofa dir u
può, che quando é rilplcndente , e lucida, come l'oro ripercclTio dal Sole : di pia
hanno ollerua togli inucftigaroridc' naturali iecreti, che quefto fiore rende la-»
pedona gratiofa, a ttftcrneghii lande portate nella guifa , che dice Plinio, ed
w^theneo autore Greco antichilfimo, il quale nel XV. hbrocoh lafsb kritto.
Ad gratiam, & gloriam "vit^e periinere fi quis fé coronet Hel'chryfo . Vale alla
gtatia, e gloria della vita, fé alcuno s'incorona con l'Helicnfio . Tiene dunque
MI mano quefta noftra figura della Venufta rHciictiio,comc Jimbato della g(a»
tiajC
I
DI CES<^RE 'RIPA. 333
tÌ4,& Clelia glori a popolare, perche chi ha in fc venuftà ,*^ gratìa, ha per
l'ordinatio ancora appreflo gli altri applaufc jfaflo , glena, fauore, &: gra-
fia > 6^ perche la Venufta concilia la gratia , mediante la quale fi citengo-
nolecofc , s'è detto da' Latini pieno dì VeniiO^à , & foitunato'VJ o , che
gli fiano fucccdi'te bene le cofe , feccrdo la Tua intentionc_ . Patifilo nel-
l'atto quinto delÌ*Hccita cllcndogli fiicccflc fuor di fptran^a cclt bianiate
circa la mogl'C dille :
Quis D>e eft fcrtunatior ? vcnuftatìfq; adeo plenior ^
Per lo contrario inucnufio s'è detto '\no , che f adi/gratiato , dqi'ft*
]« non fuccedonocofe defideratc. : l'altro Panfilo rell'c/^ndrisi Scera quinta,
Pixxn primo parlando delle nf :^:^e, che nondtfìderaua, dille,
Adcon' hominem elle inuenuftum , aut infclicen^ qucmquam vt ego fum ?
Ecci niuno huomo cofi inuenufto,difgratiato , ed infelice , come fon io ^ onde
chi ha in fc gratia, chiamar fi pub felice , perche irunua anco facilmente pt^i^
(b altri fauori , 8<^ gratia , di che facciamo (imbolo l'Helicrifio , il quale-*
come fiore nobile, -vago , ó^gratiofo, può efiere d'cinamenro, v;ighe:(-
2a , 6<^ graue a chi lo porta , non che "veramente queflo fiore pofia , come_«
dicono i (uddctci Autori , fare acquiftsr gratia, 8^ fauore ; Sicome gli 1 1-
dianifdoccamcnteteneuano , chelarofa potcllè far conciliare gratia appref-*
ibi Principi, ciò ^ftolta -vanità , Vanità fin iltrente è di coloro , cl.e pen-
fano, la lepre faccia gratiofe quelle perfone, che [mangiano della lua carr.€_ ,
re poco marauigliomi di Pierio AutcTegraue,che loaffeimi ,d^ s'aftatighi
di perfuadcre altri a crederlo , corrompendo il tefio di Plinio rei 28. lib. capi-
tolo decimonono, oue dice Plinio . Somniofcs fieri Icpcrc funpto in cibis
Catoarbitratiir . 6^ Picrio in 'vece di , fomnìoios, vuol più tofto leggere,
formofos. Plinio "Vuol dir fecondo Catone, che la carne del lepre fa le^
genti fonnacchiofe , ScT" Pierio 'vuole, che faccia le genti gratiofe , òC*
belle, S^foggiunfe;
Vulgo eiiam perfuafum conciliari ex co ccrporigratiam .
E oppinione del -vulgo , che dia gratia alli corpi , detto prefo da Pli-
nio, ma non l'arreca lealmente intiero , perche Plinio lo mette per diiptc:^-
S^X) , rigittando inquantoafè, fimile folle oppinione.
Vulgus , 6<^_ gratism corpcriin fepceni dicsfriuoloquldem ioco ,
Cioè , il volgo crede , che a mangiare il lepre dia per lètte giorni gra-
tia (on ifchci::^© inuero friuolo ; quali dica , che fia 'vra baia ; ma Pie-
rio quafi che tale oppirKone fufle_ 'veia, fi, cf e il lepre fia verace firn-
bolo della venuft^ , 6v^_ gratia; Laqualc neri fi dtue , per l'antica, SiT'
fciocca perfuafione del 'Volgo, che /opra niuna certa cauia , 6<^ iagio«
re fi fonda , rappreltntare lotto figura del ^ejre , 6;^ fé in quelli me—
defimi lerrpi , mentre la detta pciluaficne era nel volgo fpaila , come^
da fauij khernit^ì , non fi truoua da niuno Autcìc tenuto il ifpre per firn-
bolo della venudà , tanto meno adelio untr fi dtuc, [ciche il volgo d'hog-
gidì ncn ha fimiic àiccri^L. •
Si vela
33^ IC 0 NO L OC Ift/i
Sì vale Pierio in fauor Tuo di vna figura d'i Filodrato , ehc dipinfe folto vn artie-
re di melo ì Pargoletti ^«/f mori , che fchcr:?^auano con vn lepre , ma cib non ha,
che fare con la Venuft^i , poiché di fimili fchcr^i , mille fi veggiono in fregi po-
rti nelle facciate di cafe , e Pala^c^i , in Giardini di RoHna pargoletti ^^mori , e
fanciuilijche fcherzano con c.:pre, martini , & altri animali di giuoco : cita an-
co per teftimcnio MaitialcneirEpigr. fcrittoaGelliancl^. libto.
Si quando Icporem mittis , mihi Gcllia dicis j
Formofus fèptem Marce dicbus eris :
Si non dcrides ; fi verum Gellia narras
Edifti nunquam Gellia tu leporem .
In quanto che i pargoletti Amori non volcfTero ferir la lepre con dardi. o faet
le ; ma pigliarla viua, come /oauiUima offerta a Venere : foauiffima a Vcncrt_>
dilfc Filoftrato , non perche nella lepre fia fimbolo di Venuftà, ma perche è ani
male fecondo. Venereo ;an:^i Fiioltr-to in detta figura apertamente giudica.r
per fciocchi quelli amanti , che tengono nella lepre fia forza d'mciuroento di
Amore; Ineptiautem amatores , amatorium quoddam lenocinium in ipfo
eflc exiftimauerunt : però in darno anco cita Pierio Marciale ncirEpigràmma
fcritto a Gellia nel quarto libro , Si quandolcporcm, &c.
Ma in quefto Martiale fi burla di Gellia donn. brutta , la quale gli mandb a
donare vn lepre, con dire fé mangiallc di quello egli farebbe bello , e gratiolo
per fette giorni ;a cui Martiale, tenendo ciò per fciccchetia, rifpofe, Geilia , fc
tu non burli, fé tu dici da -^^ero, tu moltri non hauer mangiato lepre ; perche-.
fei fcmprc brutta . Fa menzione anco Pierio di Alcfiandro Seueto , ch'era gra-
liofo Imperadcre, e mangiaua rpeffo de' lepri , ma certo,che la grafia non pro-
cedeua dal cibar di lepre, ma dalla gratia fua naturale : mangi vno , che non fia
di natura gratiofo, quanti lepri, che vuole, che mai non farà acquifto di gratia
alcuna : la gratia e data gratis dalla Natura , ne fi può comprare , ne acquiftare
con rimedi), e cibi conditi . Arreca oltracciò Pierio certi veifi d*vn Poeta , che
fcher;^ò lopra il indetto imperadore , pigliando materia dal Tuo gratiofo lepo-
re, e dal lepre , che fpedo mangiar folca, quafi che il lepore, e la gratia dcli'Im*
peradore ptocedefle da' lepri mangiati .
f ulcrum quod vides elle noftrum Regem ,
Qiiem Syrum fua detuHt propago ,
Venatus fetit, & lepus comefus ,
Ex quo continuum capit leporem ,
Ma Lampridio nella vita di lui dice, cherimperadoreeflendogli moftratì
detti vcifi rifpondelle in greco per dilprezzo del Poeta con tal fcntimcnto »
Pulcrum , quod putas elle veltruai Regem
Vulgari miierandede fabeila.
Si verum putas elle, non irafcor.
Tantum tu comedas 'velim lepufculos «
Vt fias animi malis repulfis,
Pulcher , ne inuideas liuore mentis •
Ne' quali vciii cbiama milerando il Poeu , che (i motiefTe t credere, dall«
volgar
DI CES<tARE 'KIT A, 33S
volgar diceria, fd opinione, ch'egli fufle bello, perche mangiaflè lepri , Se tu
credi qoefto, rifponde l'Impcradore, io non me n'adiro , folamcnie voglio da
le , che manei ancor tu lepri , accioche (cacciati i rpali affetti dell' animo di-
aentigratiofo ,e non m'habbi piùinuidia.dal tenore di tale rirpofta, fi conofccj
quanto l'Imperadore tencllè per cofa ridicola quella vclgata diceria, perlochc-.
chiama il poeta miferando , e me/chino : L'Imperadore , fé mangiaua i lepri ,
li mangiaua non per diuencare gratiofojche gitf era di natura,ma perche gli gu«
ftaua il lepre , ch'egli dello pigliaua nella caccia , della quale molto fi dilcttaua,
come fcriue Lampridio . Che i poeti habbiano Tcher^ato /opra il lepre , ed il
lepore, !o hanno fatto per lo pronto bifticcio , che fé ne forma . Si non vis edc-
le leporcm ,a?Je Icporem ; dilfc vn'altio poeta ad vno, che ftaua a tauola , ne
mangiaua del lepre,che vi era, ne diceua niente : ma quefta confc rmità di vo-
ce detta Annominatione, d Paronomafia,non bada ad includere il fimbolo del
lepore,* della gratia :pcrche il lepre non fi forma dal lepore , ne il leporedal
kpre, ma fi dice lepus, quafi fit leuipes , perche e leggiero di piede , come tie-
ne Lucio Elio predo M, Varrone hb.5. de re ruftica cap, i i.ouero come pili to-
fto vuole Varionc è detto dall'antica voce Greca Eolica * leporin, perche è fimo
^i nafo Liporis , onero Liporrhis, fignifica fimo, per quanto n'auucrtifce Gio-
feppe Scaligero : ma il lepore della grafia , e venuilà non fi deriua da fimili vo-
ci , diuerfe di fignificato : dunque per niuna via, ne per etimologia , ne per na-
turai* intrinleca virtiì, neper vaga eftrmfeca fembianza, il lepre, che più torto
brutto e, può feruirepcrGieroglificodeila Vcnuftà , e gratia ; alla quale hab-
biamo dato noi la corona di rofe , e l'EHchrifo fiori al tutto belli , vaghi , e leg-
giadri, che Ipirano tantafbauit?, egratia,che diedero occafione agli antichi di
penfarciche fullèro atti allo acquillo della gratia ; i quali , come gratiofi fiorì
poffono arrecare adornamento, e gratia a chi li porta, perche la gratia naturali
•vie ne acxrefciuta da gli artifitiofi adornamenti , però fingefi conforme al veti-
flmileda Libanioi che il Mutione d'oro defle gratia a Palladc , e il diadema ai^
Giunone, per quedo anco Venere di natura bella, e gratiofà portar volle il det-
to cingolo ricamato,* /cel/e la corona di rofe per comparire più gratiofà con fi-
mili artifitiofi adornamenti, iquali fi conuengono a Dame,ma però féruati i ter
mini deirhoikcftà , e modeftia , cflendo difdiceuole ad honorate Dame lallàrfi
tra/portare dal fouerchio defiderio di farfi 'Vedere beile, e gratiofc con fupeibi,
e Jaiciui abbellimenti, non piacque ad Auguftolmperadore, ancorché tacellè,
di vedere vn giorno Giulia fua figlia con habito più licentiofo , che non fi con-
ueniua : la viddc pofcia il dì legucnte adornata più modeftamente, allhora egli
abbracciandola diHcIe;o quanto è più lodeuole quello habito in vna figlia d' Aa
gufto, che quello di hieri i e fé bene tifa rifpofe, hoggi mi fono adornata per gli
cechi] di mio Padre,e hieri per gli occhi] di mio marito, nondimeno fi conuer-
tia più alle Dame andare adorne in guifa tale,che hauefiero da piacere più tolto
t gii occhii de* padre, che agli occhi) degli huomini . A Caualieri poi in net-
fun modo conucngonfi gli artifitiofi adornamenti , f* non tanto, quanto com-
porta la virilità cau-Uercica, j.erche la belle:^^a virile poco deue tlier coltiuata^'
0«iaio, FìfjC coli mojdico forma vitilis airiac . Nakondanfi quelli Caualieri ,
che per
'33^ IC 0 NO LOG I<iA
che per parec ^rttiolì pongono cura,cd arte particolare di fpafff gg'ar fnora co»
ciuffi, ricci: e "vcftinnenti lafciui , e profumati , affettando tanto il portar della
vita , i gefti del volto, con iftorcimenti di tefta , e ghigni sforzati , il parlar me-
lato con parole ftcntatc, e ftudiate , che in vece di gratiofi diuengono più tofto
con la loro afifcttationc oJiofijinucce di virili,effeminati,morbìdi,e delicati ,pen
fanod'cirereftimati , e lodati, mafono fpre^^zati ,e biaflmati : Sicome ilCa-
Uiliero Mecenate, (e bea da* Poeti per la Tua liberalità celebrato, da Seneca Vi'
lofcfoprr la Tua alfettàtione vilipcio nella Epiltola 1 1 f, ouedice, Quomcdo
JMa.'Ccnis vixerit , notius cft , qaam vt narrari nunc dt beat , quomodo ambu-
liuerlt , qu .m delicatus fuerit, quam cupierit vidcri.quam 'vitia Tua latete vo-
laerit . Quid ergo ? non orario eius zeque foluca eftjquam ipfe dif^inCtus f* non
t.im infignita illius vetba iunt, quam cultus , quam comitatus , quam domus ,
quam vxor ? E più sballo. Macenas in cultu luo quid purius amne, filu fq; ri- -
pa comantibus . vide vt alueum lintribus arent,verlcq-, vado rtmittant ho' tos:
quid fi quis femina cirro crifDat , 8^ labris columbatur ? fono queiti affettati
Cauaieri fpiaceuolia tutti,eti -mdioa'loros&ttionati . D.fpiacq'je ad Au-
gnilo i'afFatato parlare deiriftclTo Tofcaao Mecenate, ancorché peralttoda
lui fulfe amato, per quanto fi narra da Suetonio nel cap. 86. nella 'vita d' A.U-
gufto,eda M-crobio in quel tenore d lettera inicrtanel primo libro de Satur-
nali cap 4. nella qu-leLcendofi beffe della (uà aftcttationt dice. Sta fano me-
le deile genti, mcluccio,auorio di Tofcana, Lafero Kretino, Diamante del Mar
inferiore Tirrheno, gioia Tiberina, Smeraldo ci ca fa Ci'nia , Diafpro de* tìgoli,
bnlio di Porfcnna habbi il caibonchio,accioche polTi congregare tutti i fomen-
ti de'le ;.dultere . In quefl-a maniera i Cauaheri , che vogliono affettare la Ve-
cuflà, e grat-a, con artifitiofi componimenti di perfona, d'hab'to, e di parole-,
vengono fcherniti, e burlati per fino daili propi j am.ici, con gran peidita di ri-
putaiione,e gratia apprello ogni perfona grane, e prudente .
L'augcUctto , che nella hnilti a mano della noftra figura fi rienc,da* Greci , e
dal nottro Plinio chiamilo linge non è altrimenti la cod-C(;n:^ola da'latini det*
ta Motacilla,ficome malamente alcuni autori hanno tradotto in Pindaro, in
Suida , e l'interprete di Theocrito nella Farmaceutria, errando inficmecon lo-
ro moltiakn principali krittori , tra' quali GiegorioGiraidi Syntogmate 8.
Natal de' Conti nella Mithologia Jib. 8. cap. i 8. E PAlciato neli'Em/blema 1 78
Erra patimenti 1 hedoro Gazza a dir , che la linge dal volgo fia chiamata tot-
quilla,e da gli Antichi Turbo, come neauuettifceGio. B^ttiftaPionegli an-
notamenti capit. 2.chiamafi rettameite da alcuni Torcicolio, perche i'iinge è
'Vn'augelletto , che torce il collo , Itando fermo il tellante del corpo , fccon do
Ariftotile nel 2. hb. cap. 1 2.de natura d'Animali,doue ragiona delli Ipartimen-
ti delle dita , dice ndo , che tutti gli augelli hanno 4. dita tre dauanti , vno die-
tro, pochi hanno due dita diuile per ogni banda, come ha l'augelletto lm,^e,
grande poco più del fringuello, di color -vario, ha b lingua (ìmile a quella delle
lerpi, la caua fuora quattro dita, e di nuouo la ritira dentro , torce il collo con-
tro di (e , lenendo il reffo del corpo quieto . Paucis quibufdam vttinque bini
VE auiculic , quara I/ngtm vocani : ha;c pauiòmaioi ttigiii- cft , colore vano *
habec
I \
DT CES&^RE %JPJ: 33T
habct fibl propriam digitomm,quammododlr«,ilirpoficioncm ; 5f finguarw
I fcrpentibusfijTu'lemi-quippequamin Jongkudincai menfura quattuor digi*
torum porngat,rurfùmqi contrahacintraxìoftmin^colkim etiam circumagit i»
auerfum, reliquoqiiicrcenre^corporcfnodo iir|Mtti.um:: fc-que(toc il tefto d*A"
jiftotele, al quale adcrificc Plinio lib.xi.capo47-ou« {correttamente alcuni ^cri-
nono Lynx, in vece di lynx , e Lince in vjccc àk I inge. lynx fola vtrinque binot
habet: eadem lingijam lerpentumfimilemintìiagtìafniongitudinem porrigitl
circumagit colium in Jidiierfum Te, vnguèseigrandfs c-eu Grachulis . Certo»
.«he la Motaci!la^ouero>codaq>^in:^ola non 'baie dita «didifitc.adue per ogni par-
te j ma tre dauanti 9 e vnodi-etro^ ne difende Ja lingua fuorain lungo quattro
dita, ne gira intorno il ecUojContro fe^ ftandofer ma «elicfto « come fa Tlingc \
poiché queiraltra,come rquada codatnuoue lacoda.
Fingcfj da'.fauolofi Autori ,<he l'UngeifuIIe vjiaOonnacontierfà in augello
da Gìunone^perche c6 certi incanti fec€annamorarGiouefuo marito della figlia
. ^'Inacho chiamata lo,comc riferi fce Zeaz^, «d altri, {t Ben fintcrprete di Teo*
.«ito dice, ch'ella fece queirincatito|)er tirar Giouc ad iwicre 'Netfo di lei fte(i
ia . Callimaco la finge figlia d^£c^ho,a1tri€glia di Rithurijputata da' Gentili Dea
•della periuafione. findaro Poeta greco nella Pithia^ode 4.. ouecanta la vittoria
\Curule d*Arcefilao Cireneo, finge ^ ch« Venere poit^ dal <iclo -in «erra ^ueQo
gratiofb augelletto, e che lo donò a Giafone, per f»r innamorar Medea» Domi-
na «utcm velociffimorum telocum vcrdcolorem MotacillamjefCxlo c^m aitligaf
/et rotae quatuor radiouim indvlToluhìli furiofam a^em Cj^pris attuiirn^imunt
.ad homines , rupplicatrice«q; -incantationes docuii 4àpic«tcm Aelonidem ^ ^t
^edeiE eximeret rcuerentiam erga parentes , defiderabiJifqitóGiiA'oia'ipraiaa in
jpedore ardentem verfaretAagelloperiiialionis • Per tal cagione fiì dagli anti-
<chi]Greci tenuta idonea a grincantamentiamorofi -. Tiieocrito ntlla Parma»
'Ceutria Edilio G::condo introduce Sineta Ninfa innamotata di Delfide Miadio»
cefi ^cantando.
Sicut hanc ceram ego, Deo adiuuante, liquefacio.
Ita prs amore ftatim liquefcat Myndi^is Delphis,
Vtq; voluiturhicacneusOrbisoipè V^neris,
Sic ille voluatur ante noftrasfores ,
lynx trahc tu illum meam ad domum Virum-,
llqualc vitimo verfoèintercilacenella detta Egloga. £|>erche fnféro li poe
ti Greci , chein qucfto augelletto fullè natiua for^a d' amorofo incitamento ,
quindi*? 5 che communementeapprciroi Greci per metafora, fi chiamano lyn*
ges tutte le gratiofe cofe, che incitano ad amore , eche fono atte a perfuaderc,
per vigore della^ratia, e venufttf : Zezze le pirole gratiofe le chiama, Vei borura
ly nges, perche le parole tirano gli animi, ancorché duri, e diffidi a piegarli, <5c
d*Helena dicono i Greci,che haaeua cofi potente Iinge,cioè cofi potenie^ratia,
e Venuftijche allettaua Priamo ifte(lò,Re di Troia, ancorché co nofce(Ic,ch*cl/a
era la ruina dei fuo Regno , ne fi poteua conello lei adirare , ma con paterna
amore la chiamaua figlia : e Suida narra di Cleopatra , ch'ella penfaua di poter
•deicate, e tiure ali*amof fuo Augufto Imperadotc conlamedifima lingc,
Y cioè
j}/ ICO NOLOG I^
cioè gratìa,e venuftà efficace con la quale a dcfio, e tirò Cefare , e M. AnYon io ,
Hora , fé ripigliamo il miftico parlar di Pindaro , che Venere portafle dal Ciel©
riinge, fotto adombrata figura , chiararrientc -vedremo efprello , che la Venu-
ftà > e gratia è dono particolar del Cic^o, e della Natura , donata poi a Giafone ,
che fu bello, e nobile Caualierc , accioche potellè commuouere ad amore Me-
dea, e perfuadcria contro la voglia del Re de* Colchi Tuo padre , e della Regina
madre a pigliarlo per Tuo fpolo, come fece ; fi manifefta,che la nobiltà, e la bei*
Icc^^a non ha "vigore di difponete gli animi Tenera la gratia, però Suetonio mo-
ftra di fpre:^zare la belle:^::^a di Nerone imperatore , perche era fcnza gratia , e
come priuo di amabil gratia, e colmo di odiofi coftumi era da tutti odiato;ilchc
non auuiene in quelli, che hanno "Vcnuftà, e gratia, laquale è di migliore con-
dicionc , che la belle:<^:^a ; perche la bellei^^a per fé ftella non ha vehemcnza di
allettare gli animi fen:^a la gratia, ma la graiia,e venuftà ha anco efficacia gran
de /cn:^a la belle:<^za, ficomc habbiamo di fopra moftrato con Tedèmpio d' VH'i-
fé, SocratCìC Quinto Rofcio, i quali ancorché brutti,mediante la gratÌ3,e vtnw-
ftà loro tirauano a fé gli animi delle perione, e faceuano acquifto dell'altrui gra
tia. Onde proueibialmente dicefi . lyngcmhabec. D'vno, che habbii tal
gratia, e venufta,che pare, che incanti le perfone, eie sforc^i ad amarlo ■■, prrò
prcllo di noi la Unge è fimboloj e figura della for^j^a, ed efficacia della grada, t-
VenuIU.
VENTI.
Eolo I{e de* pienti ,
HV O M O con vn manto regio , e vestito con l'ali a gli homeri, e cspcllt
rabbuffati.cinti di "Vna corona , le guancie gonfie , e con arabe le miai
Cenga in fi.-ra attitudine "vn freno .
Si dipinge, che porti la corona , & il frcno,percioche t Poeti lo chiaraanj Xo
de venti, e per quanto riferifce il Boccaccio lib.xiii. cofi.
Venne in Eolia aita Città de' Venti ,
Oue con grsn furor fon colmi i luoghi ,
D'Auftri irati , quinci in la^ran caua
Eolo preme i faticofi venti ,
E la fonante Tempe,e come Regc
Pet lor legami ,e gli raftlena chiufi é
Ou'elTì diùiegnofi d'ogni intorno,
Fumano, ed alto ne rimbomba il motir? ,
1 Vcrgillo ancor delcriuendolo nel primo dell'Enei de, cofi dide ,
Talia fiammanti, fccum Dea corde volvitans
Nimborum in patriam , loca fera Furenubus auftris
Aeoliam venit , hic vafto Rcx Aeolus antro
Lucbantes vcntos, tempeltatefq; (bnoras.
Imperio prcmic ac vinclis , 6^ cjicere fienat
Uh mdignantes magno cum murmurc montis
Circum clauftrafrcrnunt-, celfa ledet Aeolus-arco
Sceptta tcneni, mollit^^j animos, & temperar ìras . -^
EOLO
DI CES(iARE %IPA 33 f
EOLO,
Comeft pof^a dipingere d'altra manierd.
HV O M O in habito di Re , con vna fiamma di fuoco in capo, terrà con
vna mano vna vela di Nauc,e con l'altra vno Scettro .
Si rapprefenta in qucfta guifa , perche Diodoro Siculo nel 6. libro delle fut-r
kiftoric dice , che Eolo regno nelle Ifole chiamate da gli antichi dal fuo nome ,
Eolie,cherononclmarediS:cilia,efuRegiufti(rimo, humanojepieiofced in.
fcgnò alli Marinari i'vfo delle vele, e con la diligente oderuaiione delle fiamme
^cl fuoco conofceua i Venti, che doucuano tirare , & li prediccua i onde hebb«
Juogo la fauola, che egli era Re de' Venti.
VENTI.
ANCORCHÉ di molti venti fi faccia mentlone , nondimeno quattro
fono li principali, e di quefli faremo pittura , i quali u ftano da!U quat-
tro parti del mondo ciascuno dalla fua parte ; ed Cuidio nelle MetaniQiluli di.
l©rM ti,ii àice, mettendo ciafcuno al fuo luogo nel libro primo •
£uro --verfo l'Aurora il regno tolfe ,
Che al raggio mattutin fi fotcopcnc ,
Fauonio nell'Occafo il feggio -volle
Oppollo al ricco albergo di Titonc , ^
Ver la fredda , e crudel Scif'a fi volfe
L'horribil Borea nel Settentrione ,
Tenner^/^unrolatetraalui contraria,
Chcdinube,edipioggie ingombra 1**1 ii,
£ V R O.
HV O Xi O con le gote gonfiate , con Tali agii homcri , di carnaglo ^c m^
refca, hauerà in capo vn Soie rolfo ,
Qucflo vento fofHa dalle parti dell'Oriente .
Si dipinge di color nero, per fimilitudinc de gli Ethiopì , che fono in Leua».
te, donde egli 'Viene, &coh è flato dipinto dagli antichi .
L*ali fono indiiio della velocità de* 'Venti, e circa l'ali qu«l!o baActà pei di*
■chiaratione di tutti gli altri venti .
Si rapprcfenta coi Sole loflo in cima del Capo , perche fé il Sole quando tra-
monta è roflo,ed infoc8to,moflra,che qi «fio verte ha da fcfl:are il dì,che vie»
dietro, come moftra Vergilio nel libro primo della Gcoigica fciiucndo li fegni,
che ha il Sole delle f^sgioni,dicendo.
Cxtuleus pluuiam e enunciai igncus Eutus •
FAVONIO, O ZEFFIRO
che dir Togliamo .
VN Giouane di leggiadro affetto , con Tali , e con le gote gonfiate , come
e orni m une mente fi fingoi.o i venti, tiene col beila grana \n Lignocon
rali apeitej ed in atto di cantate •
Y 2 Hautci
^4» fC O NO LOG I^
Hauerà m capo vna ghirlanda con tefìadi nrari j E^orr, cofi è dipinto da !*Kl-
loftraco nel libro dcirimaginì, doue d'ictt che quando viene qucfto ve nto , i Q«
gni cantano più foauemcnce del folico, &if Boecacero nel quarto libro della Gè
neologia dellr Dei dice,che Zcphiroc di coriipFeflìone fredda, & humida,nort*
dimeno temperatamente, & che rrfolue i "^rerni , & produce Thcrbe , & i fiori ,
« perciò^n fi' dipinge laghirlanda in capo *■
Vien d'etto Zephiro da Zephs , che volgarmenrc Tuona vi tt , -vicn detto poi
Fauonio, perch-c fauorifce tutte te praKte , fpira foauemente, e con piaceuole5;^»
^a da mexzo giorno- finoa nocce ^ Sq^ dal principio di Piioiauera^ fino al fin«^
4eU'£iì;acc.
BOREA, OVERO AQVlLONr;
HVO MO horridop, Conia barba, i capelli, e le ali tutte jì^ne dìncur , Se
i piedi come code di ferpi; cofi viene dipiiito d*Paiii«aia# ^ CUìdì#
a«l ^vfeddlc Metaifìorfofi, di lui cofi dice *
0eh perche Tarme mie pofte ho in oblio t ■ - •
E*i mio pofer^ che ognt potcn-i^i sforza ,
Perche vo'vfar contra il cortumemio
Lufinghe , & pi leghi in 'Vece della for^t >
lo fon pur quel tenuto in ter r» Dio ,>
Che foglio al mondo far di gicl la (corra j
Che quando per lo ciel batto le piume
Cangio la pioggia in neue ,c*n giiiacclo il fivrur
Tutto, ali'immenfa terra imbianco il fcno
Qiiatt'io in giù -vcrfo il mio gelido lembOj>
E come alla mia rabbia alento iFfceno
Apro il mar fino al fuo più cupo grembo*
E per rendere al mondo il c\tì (et ena
Scaccio dall'aere ogni vapore, e nembov
E quando in gioftra incontro, e che percuoter *
Vinco, & abbatto il nero horrido Noto^
^^ndo l'orgoglio mio per Tarla irato ^
Scaccia 1 nembi vers* Auftro, e foffìa, e frtmir
E'i forte mio fratel dalTaltro lato
Altre nubi ver me ributta > e preme f
E chequeftc, e quel nuuolo è ftìr^^ato?
Nel mezzo det camin dVrtarfi infieme ,
lo pur quel fon, che con horribil fuono
Fò vfch: il fuoco, la fic<ta, e'ì tuono •
JJon foló il fofSo mio grarborr atterra ,
Ma fia pala:^^o pur fondato, e forte »
E i€ caThor m'afcondo , e db fottcrra
fitì tetro carcet delle genti motte ,
f ò é'iacorno cremar tutta la (erra ,
Se io
DICES^'RE 'KIPuì: S4.1
Se io trouo all'^fcir mio chiufc le porte ,
E fin che io non cfalo all'aria il vento
Di trcmor empio il mondo» e di fpauento,
A V S T R O .
Come delrrltco da Ouldio nel primo libro delle Metamocf.
Con Tali humide su per l'aria poggia .^
Gl'ingombra il volto molle ofcuro nembo *
i Dal dcrfohorrido Tuo fcende tal pioggia.
Che par,che tutto il mare tenga nel grembo
Piouon fpeire acque in fpauentola foggia
La baiba,ilcrine, eilfuopiumofoJcmbo.
Le nebbie ha in fronte , i nuuoli alle bande
Ouunque l'ale tencbrofe fpandc .•
Per quanto riferi fce il Boccaccio nel lib. 4. della Gencofogia delli Dei , diccj
che quefto "Vento è naturalmente fteddo, & lecco, nondimeno mentre venen-
do a noi , palli per la zona torrida , piglia calore , àC dalla quantir^i deJl'acqur,
che confifte nel mezzo giorno ; riceuc l'humidità, & cofi cangiata natura, per-
uiene a noi calido, 6<r humido, & con il fuo calore apre la terra , & per lo più è
aiiue^'^^o a moltiplicar l'humor , 6^ indurre nubi, ik pioggie ; & Òuidio de»
fctiucndoli tuuequattro ne) primo lib.Triftium cleg. 2. coli dice,
Kiim modo purpureo vitescspitEutussbortu,
Nunc Zephyrus fero velpeie milfus aded.
Nuncgelidus ficca Borcasbaccaturabarólo:
NuncNotusaduerfapra^lia fronte gerir, *
AVRÀ.
VN A fanciulla con i capelli biondi , fparfi al "Vento], con bella acconcia-
tura di vari) fiori in capo .
^■i II vifo farà alquanto graflo , cioè con le gote gonfie fimili a quelle de* venti ,
ma che fieno tali, che non difdicano a gli homeri , porterai l'ali , le quali faran-
no di più colori, ma per lo più del colore dell'aria, ò^ /par^^^erà con ambe Ic-»
mani diueifi fieri .
j^ L'Aure fono tre, la prima è all'apparire del giorno, la feconda a mezzo gior-
no , 6(;^^ la ter:^a verfo la fera .
Furono pinte dalli Poeti fanciulle , piaceuoli , feminatrici di fiori con l'occa*
fionediquci 'venticcioli , che al tempo della Primauera vanno doicernsuto
fpargcndo gli odori de' fiori, com.e dice il Petrarca in vna fedina, douc dice .
Là ver l'Aurora , che fi dolce l'Aura
Al tempo nuouofuol moucrc i fiori,
E nel Sonetto i6z,
L'Aura gentil , che ralTerena i poggi ,
Deftando i fior per qucfto ombrofo bofco J
Al fuaue fuo fpirto riconofco , &c.
Giouanc,c con l'ali fi dipinge, per rapprefcniarc la velociti del fuo moto ^
$4M
ICONO LOG liiA
VERGOGNA HONESTA.
DONNA ^i gratìofo arpetto,col 'voltoje gli occhila (lì , con la fommiiè
cIeirorecchie,& gaanci* afperra di rulibrc, veitafi di ro(Tò,habb?a in ca-
po vna tefta d'Elefante, porri ne la deftra mano 'vn Falcone, nella finiftra tergi
vna cartella, nella quale 'vi (ìa fcritto qucfto motto, DYSOPK PROCVL.
La Vergogna, ancorché non fu virtù, è lodata da ^rifton'e , dellaquale nc^
ragiona ru(Tcguenlcm«nte doppo le vinti , ed a guifa di virtù è da lui pofta tri
due cftremi vitiofi , tra la sfacciatezza , e la paura . Lo sfacciato non fi 'vergo-
gna di cofa alcuna ; il paurofo fi vergogna d'ogni cofa : il vergognofo e in me s •
KG di qucfto,che fi vergogna di qucllo,che vergognar lì deue : fopra che vegg.=fi
nel j.libr. cap.y. deirEthicaaNicomacho,il medefimonelli morali grandi po-
ne la vergogna tra la sfacciate':^:?[a, e Io ftupore, circa li fatti, e le parole . Vere-
cundìa incèr impudentiam , &: ftuporem mcdictas, in adionibus colloquiisque
conftituta . Zenone dilTe^chc la Vergogna è timore d'ignominia > conformo
«lU difinitioncà^UriftGwic neU*£thica lib. 4. cap. vltimof ouc dice il Filofof» ,
V»:
T>1CESA%E%Ì?A. 3^3
TcrccondJa timor quidam infamia dcfinitur;peiò da* Latini è, detta vet^cun.
^ra a merendo ,dal dubbitare , àC haucr paura di qualche fallo, e d'clict ripcefo
nelle attieni Tue : perche la Vergogna è vna moie(tia,e perturbatione d'animo»
nata da quelli mali, che pare ci apportino difonore, o dalle cofe prefenti , o paf*
rate,o d'auufnire. cofi definita da ^/Z^rift. nel 2. della Ret. fecondo la traduttio-
nedcl Murcto. Pudor eli molcitiaqaxdam ,& pcrturbacio animi orca ex ij5
inalis,quiEÌgnominiam inurcre 'Nideatar,autprefcnt!bu3 , autpcjjtcricis ,aat
futuris . alcuni hanno fatta dirf'eren:^a tra, Pu4or,«Sc Verecundu, dicendo,che
Verecandia iìa la Vergagna, che lì ha, ed il timore di non commettere qualche
errore, che poi gli dia infamia, ed ignominia, & Pudor fia il roflore , che ft rice-
uc doppo qualche errore commello ; ma truouafi predo gli autori indifferente-
mente prefa "vna voce per l'altra, e Verecundia dicefi tanto auanti, quanto do-
po l'errore commeflo;(S<: coli Pudor fari -vellcm, fed m: prohibet pudor , dice-.
Alceo a Satro , & quefto è auanti il fatto prima che parli : ne più ne meno,come
in Italiano Vergogna dicefi, fen^a il commetta alcun fallo , vna certa modeftia,
ed honelb lodabile,l.iqualeluorcllere nelle donzelicje ne' giouani modelì:i,chc
per hor.ei'tà fi vergognano pallaie,e parlare doue è moltitudine di gente, e d'ei-
fere veduti da loro:il Petrarca moltra l'honella vergogna della Tua modella Da-
nia, quando fu da lui veduta nuda.
Stetti a mirarla : ond'ella hebbc "vergogna.
E nel Trionfo delia Callità celebra la di lei vergogna.
Honcitate , e Vergogna a la fronte era
Nobile par de le '\irtù diuine ,
Che fan coltei /òpra le donne «Itera .
Vergogna anco dicefi il roHore , dolor nitetno, e pertimer to >ch'habb'.an:o
di qualche co(a mal fatta . Il Petrarca vergognandofi de* Tuoi jjiouanii errori »
cefi cantò tutto dolente .
Ma ben veggio hor , ficomcalpopol tutto
Fauola fui gran tempo : onde fouente
Di me mcdcfmo meco mi vergogno:
E del mio vaneggiar vergogna è il frutto,
t'i pentirll, c'i conclcer chiaramente ,
Che quanto piace al Mondo, e breue fogno.
Ma quefta vltima forte di Vergogna è di minor lede, che la prima, perche U
prima fa, chela peifonas'aftcrgaoali'crrarepcr timor dibisfimojequeftaèdi-
moftratione di Virtù chiamata da Valtiio Mcll.mo madie d'hcnerta rifolutio-
ne,e d'ottimo configlio,tutela de' foIcLni cftitij, macftra dell'innoccn^^ijCara a*
prollimi, ed accetta sili flranieri , in egri luogo, in ogni tempo porta feco-^n
grato, e fauorabile (cmbiante . S. Etu.aido la chian a icreila delia ccniinen:^a,
e Sant' Ambrogio, compagna della pudititia, per la cui compsgniai'iltcHaca-
ftifà è iìcura .
L'altra vergogna, che nafcc dall'errore commtflo ,è certair.entc lodabile^ »
ina meno commendabile della prima , perche molto meglio è non eitatc perla
vergogna, che vcrgognaifi per tenore, aUefochc la vergogna le bene e legno di
Y ^ virtù.
344- ICONOLOGIA
virtù , nondimeno quello) che induce la vergogna è vitio . Il fudetto Alce»
quando dille a Saffo, vorrei parlare, ma vergogna mi utiene . S*iftogli nfpoie*
fc fuikcofà honcfta non ti vcrgognarefti dirla .
Si quidqium honefli mens ferat , ac boni ,
Ke lingua quidciuam turpe parer tua
Nullo impcdireris pudore .
E perb molto più iodabiie è a non far cofa , per la quale ci hsbbiamo a -ver*
fognare , che il 'vergognarci : pur tal '%'ergogna ancor elFa non è fenii^a tintura
di virtù , perche è bene vergognare , doletfi , pentirfì » ed arroJlìrfi de gli errori
tomtrellì . Diogene in laertiod!ce> che il roflorc ècolorc della '^'irtù . Sant«
Ambrogio vuole, che la colpa fi accrefca col difendere le coÌè malfatte, 6^^^
che fi fminuifca col roflòre , e con la '\ergogna » Ma '\tfìiamo all' eipofition*
«óella figura-. .
E di gratiofo afpctto conforme al parere di San Bernardo fopra la cantica or-
mone 3 ^.oue trencjchela Vergogna fomminiftri venuftàjed aggiunga la gratia,
Verecundiavenuftatem ingerii, 6^ j^ratiam auget.
Porta gli-occhij baOì fecondo il coftumedi chi fi vergogna , Socrate hauen«i^
<do a ragionare d* A.raorc,vcrgognandorene , come Fiiofofo attempato , fi coprì
gli-occbij con vna benda * fi riferisce a qucfto propofito vn verfo di Euripide.
Mca gnata In ocuKs nafcitur hom.inum pudor,
Tiglla mia ne gii occhi nafce la Vergogna de gli huomini . t^^theneo nel lib,
^^.perautcriràd'Ariflotiledice,chegli amanti non guardano in niuna parte
tìel corpo delle cofa amata più, che negli occhi) ,oue tifiede la Vergogna .
Scribi t Ar?ft. Amatoresnullammagiscorporispartem in ijs contueri , quos
smant , quam oculos, vbi pudoris fedes eft . Plinio pane la fede della vergogna
iielleguance,perlorofl'ore ,che'>^i fifparge, cpcròlapingcmocon le guance
rode . La facemo parimenti con la fommità dell'orecchie roile, pecche c^riflc-
■tele ne* problemi dice , che la Vergogna adduce negli occhi infìeme col tim.orc
Ci reo freddo; onde il caldo abbandona gli occhi j ,e partcndofejie va nella iom-
ttiiti delle orecchie, luogo capace di fé, perche il reltante è come d'oilo .
La vediamo anco per tal cagione tutta di roflò , cllendo quefto colore prò*
pio della Vergogna, belliflìmoin donzeIle,&!^ garc^oni per inditio della mode-
ilia loro . Pithia figlia d'Aiiilotile , addimandata qual colore fude il più belio j
fifpofc quello , che fi diffonde nelle geetili ^ e nobili ^itelle dalla 'vergogna .
Catone lodaua più i giouani, che -fi arroflìuano, di quelli, che s*impallidiuano,e
-Wenandro folca dire. Omivis erubefcens probus cfle mihi 'videtur . Ogni
huomojche s'arrofifce , mi pare buono,pcrchc , fiche il colore rouo molto con-
uicnfi alla figura della 'Vergogna .
Ha in capo la tcfta d'Elefante , per denotare , che le perfòne dcuono eflerc-»
•di mente -vecgognofa , come l'Elefante , il quale , per quanto rifcrifcc Plinio li-
tro 8. capir. 5. Concepifce in fc notabile 'vergogna , il perditore fi vergogna-»
*d«l vinckere , e f'o^g^e la fua "voce : mai non via per vergogna l'atto venereo in.,
" ^ palefc.
DJ CESaARE 'KIPJ: J4S
palefc, come fanno le bcftie sfacciate , ma in occulto . Se bene riiuomoj come
il più perfetto degli altri animali, deuc non folo vergogna t fi in palcfc, maai.co
in occulto . Pithagcra moraliiTimo Filofofo , diede qiiefto ottiir,o precetto .
Turpe quippiam nunquam facies nec cum alijs, nec tecum/cd omnium maxi-
ine te ipfum rcuercare .
Non commettere cofa dishonefta ne con altrui,ne da te (ledo , ma ptincipa!»
mente rifpctta, e riueiifci le (lei]o,(ènten^a molto conferme a quella di Dtmo»
crito , Ancorché lìj iolo non fare ne dire co/à , che fia cattiua, impara a riucri-
tc più te dello , che gli aiin . San GirolamiO più breuemente dille ; Qiiicquid
pudct dicere, pudeatjSiT" cogitare , ciò, che è vergogna a dire,iia anco -^ergo.
gna a penfàre. Bel configlio è di Thcofrafto, babbi vergogna di te (ledo, fé non
ci vuoi arroflirc fra gli altri . Ma palliamo a conlìdcrare Thoneda vergogna del
Falcone^/ .
11 Falcone è tanto nobile di cuore , che fi 'vergogna pafcerfi 'de* cadaucri , e
patiice la fame . Vergogna fìmilmente riccue de' fuoi mancamenti , fi come d
raccoglie da Bartholomeo Ànglico , De proprietatibus rerum lib. i 2. cap, 20»
ilquale allegando San Gregorio dice,che queftoanimofo augello , fé non piglia
al primo,o fecondo impeto la preda, fi 'Vergogna di comparire , e tornare nel
pugno di chi lo porta, e dalla vergogna va /uola:^zando per l'aria lontano da gii
©echi) de' cacciatori : imperciochc gli pare di degenerare , a non riportar trion-
fo di chi ha cercato conquiftare, dalla natura vcrgognofa all'fclcfanteanimr.lc
nobiIiffimc,edcl Falcone, che fi vergogna de' Tuoi difetti , ne "vucle compa-
rire nel cofpetto delle perfone , fi può comprendere , che gli animali nobili , a*
quali preme più l'honore, che a gli altri, concepilcono maggior vergogna quan»
do incorrono in qualche errore , il che non fanno gli animi vili , baiTi , e poco
honorati , che fc bene commettono errori grodì , ed infami, nondimeno non fé
ne "vergognano , ma come non fia fattolorojsfacciatameijtecomparifconoper
tutto. Auguftolmperadore di gran fentimento d'honore adirofFi fortemien»
te , quando fcppegii rtupri, e* misfatti di Giulia fua ngIiuola,cd in quell'ira fece
pubblicare vn procelTo dal Queftorc ad alta voce al Senato pieno de'\ituperi):
di lei con animo di farla punirCsC morire,ma dipoi celiata Tirasi veigognòd'hi
ucr fatto pubblicare il procelfo, perche inueroad vnPrinc!pe,come/ui non con
ueniua tanto di palefàre, e vendicare gH ftupri di fua figliuola , quanto di tacer-
li,e ricoprirli,petche la brutt-c;^:^a,c macchia d'alcune cofe , ritorna fopra di chi
rivendica. Qiiiaquarundafn rerum turpitudo etiam. ad -vendicantem rcdit ,
dice Seneca nel Selto de* benefitij cap. 32. Confidcrando ciò Augufto, pianfe
di non hauerc opprcfle col filentioie attieni dishoncftedi fua figliuola , & dal*
■la vergogna per molti giorni non fi lafsò vedere . De iìlia abfcns , ac Hbcllc per
Qucftorem recitato notum fenatui fecit, abflinuitq; congieilu hominum pr^
pudore, dice Suctoniocap. 65. nella vita d'Augnilo .
Ma con tutto ciò dcuefi auucrtire di non incorrere ncll'efìremo ,cic(? di noti
prendere fouerchia veigogna , perciò habbiamo pofio nella fili idra mano quel
iinotto. DYSOPIA PROCVL. cioè dia lontano la fouerchia, e vitiofa
vergogna , perche doucmo fi bcuc hauere ìd iioi vergogna , ma ftn^^a DiTona ,
cuh detta
i^S !C O NO LOG I<iA
Coli detta da* Greci la foprabbondante, & -^itiora vergogna, nella quale fi t(ct^
de il termine del rolfcre, mettendo a terra gli occhi) inficmc con l'animo ; im«
pcrcioche , ficome chiamafi Catcfia vn meftitia , e dolore , che butta a tetra gli
«cchij, coli la vergG<;na, per laquale non habbistno ardire guardare in faccia a-»
niuno, chiamafi Diforia, alla quale chi facilmente fi da in preda, moftrad'etrcr
<ì'animo troppo delicato , ed efteminato ,• ne gli gioua di coprile la Tua morbi-
ce:^za d'animo con l'honello nome di vergogna , per laquale Tono foj :^ati a e»-
cierca'piLÌanimofi: nt fi fannorifoluerea metterfi innan:^i , e fare niuna attio*
ne honella in pubblico > ma ftanno Tempre ritirati in vn cantone dalla vergogna
ne fé ne partono punto fen:^a (limolo d'altrui . Ifocrate Oratore w^theniclc ha-
ueua due fcolari Theopompo troppo ardito , ed Eforo troppo vcrgognofo con-»
quello foleua dire, che adoperaua il freno per ritenerlo , e con quello lo fpronc
per incitarlo , e rimoucrlo della vitiola vergogna , pernlciofa a tu tti , mailima»
mente a poucri,che hanno bifogno dciraiuto d'altrui . Vliire,ncila i y.OdilIea,
tornando a cafa Tua traucftito m babito di mendicoj come poucio veigognofo ,
erirpcttofo moftradi non haucre ardire d'entrare doue fanno il conuito incro-
ci. Telemacho, penfando fia veramente vn pouerojoroina ad Lumto,che dica a
quel pouer'huomo, che non fi vergogni, ma fi faccia auanti a dimandare il vit-
to a* Proci, attcfoche la vergogna è iiociua a* poueri bifognof ,
Da huic hofpiti haec fccrens , ipfumque iube
Pctere vi6tum 'Valde omnes adeuntcs procos
Pudoraurem non cfi bonus indigenti viro,vcadfir.
Perloche, fi come la difcietajC moderata "veigogna è loJabile,ed vtile,cofi la
indircreta,ed immoderata vergogna è biafioasuoie, e nociua ,e quello è quello,
che VGlfc inferire Hcfiodo, quando dille ;
Veiecundia,qu>K viros muicum lardit, & iuuat .
La vergogna, che molto gli huomini oliende , e gioua, haucndo rifguardo al
debito modo : gioua l'honeda , e conueneuole vergogna , oftrndc la dilcria fu-
perflua, e vitiofa vergogtia , della quale ne tratta Plutarco in quel brcuc,ma ia^
gio, ed accorto dilcoifo inutoUto , De vitiofo pudore .
VERITÀ.
VN A belliflìma donna ignuda, tiene nella delira mano alta il Sole, ilqua-
le rimirae, con l'altra vn libro aperto,c vn ramo di palma , e fotte al de-
liro piede il globo del n^ondo .
Verità è vn'habito dell'animo difpoflo a non torcere la lingua dal dritto,5^
propio edere delle ccfc, di che egli parla, e fcriue, aftermando folo quello, che è
6^ negando qucìlo,ihe non é ien:^a mutar pcnfiero .
Ignuda fi rapprefenta , per d'inorare, che la fimpiicità le è naturale ; onde Euri-
pide in Pha:ni(ris,dice ell'er fempiiceil parlare della 'verit^r, ne gli fa bifogno di
vane interprctationi ; percicche ella per fé (ola è opportuna . 11 medefimo dice
Elchilo , & Seneca neli'Epiftola quinta, che la verità è femplicc oraticnc , però
-fi fa nudaiComc habbiamo detto, & non dcue hauerc adornamento alcuno ,
Ticiic
DI CES<iARE %IPA. 347
Tiene il fole, per f gnificarc, che la verità è smica della luce , ant^i ella è luce
chiaiifi;ir>a,chc dijr.cilraqueljcheè. *
Si pub anco ditejclie'riguarda il iole, cioè Dio , fcr^^ala cui luce non è verità
alcuna ; ar;^i egli è l'iftcfia verità j dicendo Chtillo No(Uo Signore . Ego fura
Via,^^er'tas,& Vita.
li libro aperto accenna>che ne'libri fi truoua la vecit^ì delle core,& perciò è Io
^udio delle icien:^e.
il ramo della palir.a ne può (ìgtiificare la Tua fcr^a , perciocVie, fi cerne è no»
to, che la palrra non cede al pefo, cofi la verità r.cn cede silc cole ccrtrarie , &
ben che molti la impugnino,nondirreno fi loiitua ,& crclce in alio .
Oltre a ciò lignifica la foi te:^:^a,& la •littoria ; t fc hinc pei centra Timarco
^ice, la verità hauer tanta for^a , che fupera lutti i ptnfieri humani .
Bacchilidc chiama la 'Vcriti onnipotente fspierc^a neìrEfdra al 4.cap,
E la fenten^^a di Zerobabei Giudeo dice , la verità cfier più forte d'ogni altra
€ofa , & che valfc più di tutte l'altre predò al Re Dario .
Ma che dico io delle fenten^c ? poiché li fatti de'noftriChrifiiani amplini-
namcnte ciò hanno prouato,elIèndofi molte migliaia di pei fone d'ogni ettf>
d'ogni fèlfo , 6<f" quafi d'ogni paefe efpofte al fpargcre ii fangue , d<^ la 'N'ita
per mantenere la verità della Udt Chrilliana ; onde riportando gloriofo triou-
XQ dc'crudclillìmi tiranni, d'infinite palme, OC. corone hanno la vtricà Chri-
ftiana adornata.
li mondo fi)tto i pie , ccnota , che ella è fijperiore a tutte le cofe del mordo t
ZC~ di loro più pretiofa , an:^i cheècofadiuina jonde Menandroin Nannis^di-
<€,chc la 'Verità è cittadina del cielo, & che gode folo ftare tra' Dei.
Verità .
DOnna rifplendente , Se dì nobile afpetto , veflita di color bianco pompo«»
famcnte , con chioma d'oro , nella dcftra mano tenendo vno ipecchio
ornato di gioie , nell'altra vna bilancia d'oro .
La conformità, che ha l'intelletto con le cofe intelligibili, fi domanda da Fi-
lo/ofi con quefto nome di verità5& perche quel,chc è vero,è buono,& il buono
è priuo di macchia, & di lordura , però fi vefte di bianco la verità , aggiungen-
dofi , che è fimilc alla luce< 6^ la bugia alle tenebre, & a qucfto alludeuano le
parole di Chrifio S. N. quando difie , quel, che vi dico nelle tenebre , narrate^
nella luce, cioè, quel, che io dico innanzi alla piane:^';^a del tempo , che fia fco-
perta la verità delle profezie in me ditelo voi quando /aio (àlito al cielo , cht^
iarà riuelato, 6^ aperto il tutto , Se però egli ancora è dimandato >& luce , &
verità : onde lo Splendore di quefta figura , & il vcltito fi può dire , che fi con-
formino nel medcfimio fignificato .
E lofpecchioinfegna,chc la verità allora è in fuaperfettionc , quando,comc
fi è detto, Tintelletio fi conferma con le cofe intelligibili , corrie lo fpecchio è
buono quando rende la vera forma della coià , che vi lìfi Icnde , «5.. è la bilancia
tndicio di quella egualità .
derisa.
S^S ICO NO L OC liA
yevìtà,
FAndulIa ignuda, con alcuni veli bianchi d'intorno , per dimoftrare , cht*
cfla dcue eflcr ricoperta, & adornata in modo con !c parole, che non fi le-
XL rapparen:5^a del corpo Tuo beilo , àC dilicaio,e di fé ftellb piiì,che d ogn* altra
s'adorna, S;^ s'arrìcchifcc .
Verità,
IGnuda come fi è detto, nella deflra mano il Sole, & nella finiftra vn tempo
d'horologio .
Il Sole le ^\ ài in mano, per l'iftefla ragione, che fi è detta di fopra dello ftlen
dorè ; & il tempo nella man finiftra fignifica , che a lungo andare la verit<z ne*
ceflariamente fi fcuopre , & apparifce , e però è addimandata figliuola del tem-
po, & in lingua Greca ha il fignificato di cofa,chc non ftà occulta .
yerìtà ,
Glouanetta ignuda,tiene nella deflra mano vicino al cuore vna Pcrfica,con
vna fola foglia, & nella finiftra vn'horologio da poluere .
La PexCicì è antico Gierolifico del cuore , come la fiia foglia della lingua , 6c
iì è v/àto Tempre in molti fimili propofiti la fimilitudinc , che hanno con IVno ,
6^ con l'altra, & infegna, che deucelìcr congiontoil cuore ,& la lingua,come
la Pcrfica , 6^ la foglia , acciochc quello , che fi dice habbia forma , 6^ ap-
faren^Ca di verità.
t l'horologio è in luogo del tempo , che fi è detto nell'altra ,
VIGILANZA.
DONNA con vn libro nella delira mano, 6^^ nell'altra con vna -verga,
8^' vna lucerna accela, in terra vi farà vaa Grue, che ioilegna vn laii'o
col piede_>.
E tanto in vfb, che G dica vigilante , 5^ fuegliato vn'huomo dì fpirito viuai-
cc, che fé bene ha preroquefto nome della Vigilan^^a de gli occhi) Corporali ,
nondimeno il continuo vfofel'è quafi conuercilo in natura , & fatto fuo , però
Tvna, de l'altra vigìlan:^?, & del corpo, & dell'anima vien dimcftrata nella pre-
fent-; figura, quelladeiranimonellibro, nel quale apprendendofi le fcienc^efi
fa l'hucmo vigilante , 6C defto à tutti gl'incontri della Fortuna, & Tagitationc
della mente contemplando , 6<^ la verga fucglia il corpo addormentato,com»
il libro,& la contemplatione dettano li fpiriti fonnolenti ; però del corpo, e dei-
l'antmo, s'intende il detto delia Cantica, Ego dormìOì & cor meum uigilat.
E le Grue infe^nano , che fi deue fi:ar vigilante in guardia di fc medcfimo,5c
della propia -vita j perche , come fi racconta da molti , quando vanno infieme
perripofarfi ficuramentc , fi aiurano in quello modo , che tenendo vna di eife
■ ^vn falfo col piede raccolto sTaltrc fin, che il laflb non cade , fono ficure di efiere
cuftodite per lavi^ilan^^ji delle compagne, 6^ cadendo , che non auuiene
ié non nel dorimire di dettcgaardie , che al rumore fi deftano, dC fé ne fu^-
^ono via-». '^ ,
La Lucerna dimoftra , che la vi^ilan^a ptopiamente s'intende in quel tem-
po,che
DI CESA%E %IPA.
$4^9
VIGILANZA.
l^yclieè pili conuetiiente al rìpofo, & af fònno, perS fi dfmandauano da gliaiT*
Itchi Vigilie alcune horc della notte, nclleqaalì i Soldati erano obligati a (tar vi-
gifantrpcf fictrre:^:^a dcireirercitio , e tutta la notte fi pattiuiin quattro vigilie,
Come dice Ccfacc nel primo de' Tuoi commentari jr
DOnna veftita di bianco, con vn Gallo, e con vna Lucerna m mano,percli«
il gallo fi dcfta neli'hore della notte , all'ellercitio del fuo canto , ne tra-
lalcia mai di obbedire alli occulti ammaedramenti della Natura, cofi infegna »
gf'haomini la 'vigilan:(i *
£ fa Lucerna moftra quefto medefimo, vfandofi da noi , tcciochc le (enebr«
non fiano impedimento all'actioni Fodeuoli *
E però fi legge,<:hc Demoftcne interrogato , come haueua fatto a diuentarc
▼alente Oratore, rifpofe di hauere'>^(atopiù olio, che vino , intendendo COB
quello la 'vigilan:(a de gli ftudi| » con quefto la ronnolen:^a delle delicier
Vi*
>/• ICONÒ toc I^
DOnnat che ftia in piedi con vn campanello in mane. Se con rn Leene vi*
cino in atto di dormire con gli occhii aperti . 'f
La campana è inftromentofacro tdC fi èiitrouatoperdefìar non menogji
«nimi dal Tonno de gli erroti con la penitene;}!, allaquaie c'inuita, chiamandoci
al tempio, che i corpi dalle pia:^^e,c dalle commodità del dormire .
Il Leone fu prelTo a gli Egitti) inditio di 'vigilanza , perche , come racconta
il Pierio, non apre maijnticramcnte bene gli occhi) , fé non quando /ì addor-
menta, Se pero lo figurauano alle porte àt' lempij, moftrando, che in Chiefà fi -
<Ieuc vegliare con l'animo ncli'oi alieni , (e bene il corpo par , che dorma alle»
anioni del mondo.
yi-^ila n\a per difende rfh & o ppugnare altri .
DONNA, chciielladcftramanQÙene'^nalerpe , 6^ con la rniftra
'Vndaido,'
V f L T ^.
DONNA mal yeftita, giacendo per terra in luogo fangofo , e brutto ,• te-
nendo in mano rvcello Vpupa, &c moflri non haucr ardire d*a!:^arc gli oc
chi] da terra ,ftan Jole apprelIo'\n Coniglio,
Vile fi domanda l'huomo, che fi ftima meno di quel, che vale , Sz non ardi-
sce quello, che potrebbe crufeguire con iua lodfjferiC^a muoucrfi a tale opinio-
ne di fé ftedò dalla ere derì:;^a, che egli habbia di operare con virtù , 6<^^ però fi
rappre^nta la vi'tà in viia donna , che giace per terra , oc mil velhta , cllcnd©
ordinariamente le donne più facili de gli huomini a mancar di animo neli' ac«
lioni d'ini portan:^» .
Il veftimento ikacciato nota , che in vn vile non vi fia pcnfiero di addobba-
re il corpo fijo, per dubbio di non poter ("jllentare quella grauità , e quei coftu-
mi, che richiedono i panni ,oucropcr q ifl detto triuia!e,che fi Tuoi dire,
^udaces fortuna luuat , timidofque repcllit .
Emn haucndo ardire l'huomo per ^iltàoffcrirfi ad imprefe grandi , fé n<L»
fta fra il fango dVna fbrdida vita,ren:^a venir mai a luce , ed a cognitione de gli
huominijche lo pollbno fouucnice delle coic neccflarie . »
L* Vpupa ù defcriue da diuerfi authori per vccello 'vilifsimo , nutrendofi di .
fterco , S(r altre fpercitie, per non haucr* ardire metterfi a procacciare il cibo
con difficoltà .
Il tenere gli occhii badi dinota poco ardire,come per l'effetto fi ucde,
li coniglio è di fua natura vihllìmo , comechiaroiìf&daa.olti ,chekanB9
^itca la natura de gli animali ,
i... VIOLENZA.
DONNA armat*, che al finiftro fianco porti vna fcimitarra, nella dcftra
vn ba(lone, e con la finiflra teng;» vn f;;inciu11o,e Io percuo:a.
Viole»i:^4 è la for^a , che fi adopera contro i meno potenti , e però fi dipinge
armata all'oi^efa di vn fanciullo debole » e fcn^a aiuto d'alcuna patte. Cofi di*
ciamocfler vjelertail aneto della pietra gitrata in ateo contri ai moto datole^
dtWi na^isra d«l h^gi^ha tk^nàt^Sc ancke akio co^e Umdi > ie eguali in.que&i
mwi
DI CESA%E %IBA:
ijr
VIRGINITÀ.
Ìi.<-lt
moti poco durano, parche la natura,al!a quale l'artce la for:^a finalmente vbi-
difccjle richiama, e le fi facilmente fecondare la propia inclinatione,
VERGINITÀ.
C^ I O V A N E pallida, 5^ alcfaanto magfa,di beIlo,& gratìofo afpettOjCo»
J vna ghirlanda di fiori in capo, 'veftira di bianco , SÌT fuoni vna cetara ,
aioftiandofl piena d'allegrezza, feguendo vn* Agnello in mezzo dVn prato.
Si dipinge giòuane, perche daHa Tua giouentù fi mifura il fuo trionfo , ed il
Tuo pre:^^o,per la contraria inclinatione di quell'età .
La pallide:^-^a, ed allegre-:^^a fono inditi) di digiuno, e di peniten:^a»e fono due
particolari cuftodi della 'Verginità .
Ha il capo cinto di fiori , perche , come dicono i poeti , la verginità non è al-
tro, che vn fiore,ilqual^fubbito,che£colto,perdetuttalagratu,cbcIle^^a.
Segue i'^^nello, perche tanto è lodeuole la verginità, quanto le ne va fegaen*
do '
3St fCONà LOG / «^
do l'orme dì Chrlfto,che ftì il -vero cllèmpio della verginità j & il viro A^nel^
lojche toglie li peccati del mondo. '
Il Prato verde dimoftrale delicie della vita lafd aia, la quale comincia, « fini*
fce in herba,per non laauer in se frutto alcuno di vera contept«^3|;a,ma folo vni
fcmplice apparen^a^ cht poi fi recca,& fparifcc., laqualc^ dalla nrcr^iftiu» cai»
catacoa animo gen«rol0> e allegro, e però lìionalacetara.
Verginità .
GTouin«tta,laqaiIeaccarc:?^^i con le mani vn*A1ic0rBo, per eh eccome ai»
cuoi (criuono, quello animale non fi lafcia prendere , fé non per mano
è\ Vergine, Vtrgittità,
VN A betlifnma^iouanetta, 'veftita dipannoiinobiancojjconvna ghir-
landa di fmeraldi^ che le coroni il capo,« checon ambe 1 emani lì cinga
«on beflagracia "Vn cintolo di lanai)ianca«
Lo ffTìeraldoj per q leMojche narra Fierio Valerianolib 4 r . è fegno di vergi»
«itàjcfu confecratoa Venete celefte, creduta ali bora Dea dell'Amor puro , dal
•^u de non 00 -Iona nafccre/c nco puri ,.e candidi «fifet ti ; percioche da lei vicnt
squel puro,c fiicero amore, che in tatto e alieno dal £ongiongimento de'rorpii
« perb lo fmsràldo da molti, & in particolare da gli Atlrologi èpofto per /ègao
«iella verginità »
Si dipinge col cintolo di lana nella guifa» che dicemmo , percioche fu antico
coftume, che le Vergini fi cingell'ero col ciato, in fegno di -verginità, la qual«
fi foleua fciorrc dalli Spofi la prima fera, che-elle doueuano dormire con efiì, co
me feri uè Fedo Pompeo., 6c a quedo allude Catullo neir^pitalamio di ManU»«
4c dì Ciulia £ofi dicendo «
Te fuis cremulus pareni
Inuocat tibi virgines
Zonula fbluat linus .
Il bianco veftimento fignifica purità fondata ne* buoni pen'fief i verginali , 8c
tielleiànte acetoni del corpo, che rendono l'anima candidaj^bella^
Virilità .
DOnna di età di ^o. annU con habito d'oro ^ e nella deftra mano con vno
Scettro,neIla finiftra con vn L ibro,e fiede fopra vn L€one,con la fpada al '
fianco, &alli piedivn'orologgiodapoluere,echemoflri, che fia calatala mc«
t^dellapoiuere.
Virilità, è quella «tà deirhuon)o,che tiene da ^ 5. fino a 50. anni, nella qua-
le egli faao capace di ragione, & elperto delle cofè, opera come huomo in tut-
te Tattioni ciuili, e raccaniche, vniuerfali, e particolari>e quefta è la età, ondt^
•(lo huomo fa Thabito, che lo conduce a fin di benc,o di raalc,rccondo che egli
elegge per gratia diuina, ò inclinatione naturale ; quefta eti è principio della^
liecKnatione..
Si dipinge con lo Scettro,il Libro,il Leoae, 8^ la Spada, per dimoftrare,cht
A que(la,che^ l'età perfetta dell'huomo, fi afpetta di configliare, di rifoluere, •
di determinare con grande^!^a d'animo le coie, circa lequali poifa hauer luo^«
lift qualche modo la "victé »
VIR.
D/ CESSARE %1TA. 5J3
VIRTV KEROICA
Come dipinta dagli antichi, e come (i veda nella Medaglia di
Gordiano Impcradore .
ERCOLE nudo, appoggiato fopra la Tua Claua, con vna pelle di I eoncJ
auuiluppata intorno al braccio , come fi vede in due bclli(Fmc fìatut-»
nel Pala:(^^o dell* llluftriirimo Signot Cardinale Odoardo Fatnefc vero amato»
re delle virtù.
Virtù è propia difpofitione, e facultà principile deiranimo in at to , e in pen-
derò volta al bene fotto il gouerno della ragione, an:;;^^ è 'a ragione iftclla .
' Le fi dà la pelle di Leoae, oc s'appoggia alla Claua, per effer ambedue fonlf-
^mi, e la -virtù piantata con fertilTime radici, e con nilfuna fcr:^^ fi può eftitpa-
re, ne Tnuouere di luogo ,
Si fa nuda la virtù, come quella , che non cerca ricche:^:^e , ma immortaliti,
Ijloria, <k^ honore, come fi e villo in vn marmo antico, che dice . Virtus qu«
ào homine contenta eli.
Virtù heroica .
'ì^fla Medaglia d'oro di Majjìmino »
VN' Ercole nudo , che tiene per le corna vn Ccruo % che fu vna delle (uo
dodici fatiche.
VIRTV HEROICA.
'b{eUa Medaglia di Geta .
PER la "Virtù heroica (ì rapprefenta Ercole , che con la delira mano ten-
ga la claua al^^ata per amma:^;^arcvn Dragone, e he fi aggira intorno ad
vn'atbore con i pomi,& al braccio finiflro tiene ìnuolta la pelle Leon*na ,
Cibfignifica hauerHercole ( intefo per la virtù ) pollo moderationc alla
concupilcen:^a , intendendofi per il Dragone il piaceuolc appetito della li*
bidinc-/ .
La fpoglia del Leone in Ercole c^imoftra la generofità , 5q^ fortc:^:^a del*
ranirao.
La claua fignifica la ragione , che regge , 6^ doma l'appetito , percJoch«
quefta -virtù è grand* eccellcnc^a di Ercole , però gli è attribuita la claua fatta.»
À'vn fermo , 6C^ forte arbore , che è il Quercio , il quale dà legno di fermezza $
ÒC di forila . <
Fingefi la cLua nodofa , per le difficolti , che da ogni parte occorrono , fiC*
fi offerifcono a coloro, che vanno feguitando, e cercando la virtù , e però Erco-
le ellendo in giouenile età, diccfi , che fi trouaflè in -vna folitodine , douc Ceco
deliberando qual forte di via douelfc prendere, o quella della virtù, ouero quel-
la de i piaceri , Se hauendo molto bene fopra di ciò ccnfiderato , fi eleflc la vii*
della -virtù , quantunque ardua, & di grandiffima difficulti .
VIRTV HEROICA.
SI iruoua in Roma, in Campidoglio -vna ftatua di metallo Indorata d'Er-
cole, veftita della fpoglia del Ltone,con la claua,^^ con la finiftra man©
tiene tre pomi d*oto portati da gli horti El^eridi , i quali fignifieano le tre virti
hcroichc ad Ercole acctibuicc,
Z U
5/^ ICONOLOGIA
La prima è la modcration* dell'ira.
La feconda, la temperan;;^a dell' Auaritia ,
L'altraj è il generolo fprei^^amento delle delitie , e de i piaceri, e perb dicefi,
chela virtù heroica neU'huomo c,qiiando !a ragione ha talmente fottopofti gli
affetti fenfitiui , che fia giunta al punto jndiuifibile de i mezzi viiiuofi , e fattafi
pura,cd illuftre,che trapailì rcccellcn^a humana, ed a gli Angeli fi accofti .
VIRTV DELL' ANIMO, E DEL CORPO
I^Ua Medaglia di Traiano .
SI rapprefenterà Ercole nudo, che con la dcftra mano tenga la Ciana in.»
fpalla con bella attitudine , 8c con la finiftra guidi vn Leone , & vn Cigna»
le congionti infieme »
Per lo Ercole ignudo con la Claua in fpalla, & con la pelle Leonina , (ide-
ile intendere l'Idea di tutte le virtù , òT' per il Leone la magnanimità , e la for-
te:^:^a deiranimo , come teftifica Oro Apollo ne i fuoi gieroglilìci , & per il Ci.
gnale la virtù corporale ; per la tobufta forte::^:^a d'elfo ; fcriuefi , che Admeto
giunfe infieme il Leone , & il Porco , volendo per tale compagnia intendere lui
hauere accoppiato infieme la virtù dell'animo, oc del corpo i di che rende tcfti-
lijonio il Pierio, doue parla del fcgno del Leone .
VIRTV.
Isella Medaglia d'^lejjandro»
DONNA bella , armata , 6d^ d'afpecco -mirile , che in vna mano tiene il
mondo, & con l'altra vna lancia. Significando ,!l he la virtù domina-»
tutto il mondo .
Armata fi diplnj^c, percioche continuamente combatte col vitio .
Sirapprefenta d'afpetto virile, perche il (uonome viene ( fecondo Tito Li-
uio nel libr. 27: & Valerio Ma(E mo lib. i .cap. i . ) i viro vel à viribus, & moilra
la forte;^^a,che conuienc al v irtuofo . •
V I R TV.
T^ella Medaglia di D orniti ano Galieno & in quella di Galha .
SI rapprefentaua 'vna donna in guifa d'vn'Amazzone , con la celata , e Pa-
razonio, che e vna fpada larga fen^a punta,& con la lancia,pofando il pie-
piede fopra 'Vna celata, ouero fopra vn mondo .
VIRTV.
I^Ua Medaglia di Lucio Vero . 1 '
PE R Bellerofonte bcUilJimo giouanc a cauaiìo del Pegafecchc con vn dar-
do in mano "Vccidc la Chimera , fi rapprcfenta !a 'Virtù v
Per la Chimera allegoricamente,s'intende vna certa mokiforme "Varicii de*
viti) > laquale vccide Bellerofonte, il cui nome dall'Etimologia fila vuol dire vc*»
cifionedci viti) ,&r"l'Aiciati nclli fuoi Emblemi cofi dice.
Bellerophon, vt fortis eques fuperare chimxram , >
Et 1/cij potuit fternere montlra foli,
Sic tu Pegaleis -veólus petis a-thera pennis ,
Confilioe^; animi moftra fupctba doma .
Moftratio
i
D/ C£S<tdRE 'KIPJ: ssf
Moftrano i detti verfi, che col coiifiglio, e con la 'Virtil , fi fupera la chimera,
cio^ i fupcrbi moftri de* 'viti j,
Giouane, e bello fi dipinge, perc'oche belliflìma e 'Veramente la virtù, ^ è
j eropio filo di attrahere a fé gl'animi , & allV^o filo congiHngerli ,
VIRTV* INSVPERABILE.
DONNA coperta di bella armatura , nella defira mano terrai l'hafta, 5^'
nel braccio finiftro lo fi:udo, dentro al quale fata dipinto vn'Elce ; per ci-
miero porcari 'Vna pianta d'alloro minacciata » ma non pcrcofia dal fiilmine »
con vn motto che dice ; Nccfisrte ,necfijto.
La virtù come guerriera , che di continuo col viti© fijo inimico combatte , (ì
dipinge armata, & col fulmine, il quale, come racconta Plinio,non può con tut-
ta la fua 'violens^a oflendcre il lauro, come la virtù non può eiicr ofìèia da qual»
fiuogiia accidente difordinato.
L'elee, che è dipinto dentro allo feudo, altro non fìgnifica,chc virtù ferma, •
coftante, come quefto albero,che hauendo le radici profonde, i rami, e le foglie
ampie, verdeggiante, quanto più vien rccifo, tanto più germogliaj&r" prende»*
maggior -vigore ; an^i quanto più è fcollo , & trauagliato, tanto più crefi:e , &
con maggior ampie:^:^a (pande i rami , però fi aflbm'alia alla virtù, la quale nel-
le trioulationi , & ne' trauagli principalmente fi fcuopre .
Le fi può dipingere a canto ancora 'Nn'Iftricc , il quale non fa altro prepara-
mento per difender la vita fua, che di ritirarfi in fé medefimo, & difenderli con
Ct fteilo, come la virtù da fé ftefià fi difende , & in fé medcfima confida , per fii-
perarc agcuolmente ogn'incontro di finiftro accidente , & for^e, a ciò alludeiia
Horatio dicendo di nafconderfi nella propia virtù ;
rirtu .
DOnna vefiita d'oro, piena di macft4, con la deftra mano tiene vn'haflaJ t
6^ con la finiftra vn cornucopia pieno di 'varij frutti , con vna teftudi-
nc forre a i piedi .
Il veftimenco d'oro fignifica il pregio della virtù , che adorna, fi^ nobilita
tutto rhuomo.
Tiene Tharta in mano , perche ella impugna, 6^ abbatte continuamente il
"vitio, e lo perfeguita.
yìrtà .
Glouanetta alata , 6^ modeftamente veftita, farà coronata di lauro, 6;^^'
in mano terrà "vn ramo di quercia , con vn motto nel lembo della ? €•
le, che dica.
MEDIO. TVTISSIMA.
DifTe Siluio Italico nel i ^. libr. della guerra Cartaginefe , che la virtù iftefla "
' conueniente mercede a fé medefima, & fi conformò con quefto detto all'opi-
lione de* Stoici , che diccuano fuor di lei non efier cola alcuna,che la pofià pre-
giare a baftan:^a, e fu da gli anrichi dipinta cofi, perche come la quercia refifte
'Hi infulti delle tempefte immobile, cofi la vjttiì rimane immobile , a tutte le
5ppofitioni de'coniraiij auuenimcmi .
Z z Per
^<
ICO N 0 LOG I^
V I R T V.
Per fignificato dfil lauro,nc ferulra qntlla, che diirmo nella fcgucntc figura»
che neU'vna , e neh'alcra fi lapprefeiìca la detta piir.ta .
Il motto dimoftra ,chequcfteaCtioni , folo fono depenJcntl dalla virtù ac-
quali hanno la loro eftremità, che (oiic, come folle ouc l'huonio cade > e s'itn-
mcrge cadendo dal Tuo diitto fentiero, però dille Oracio ,
Fft modus in rebus funt certi denique fines
Quos vUrk citra que ncqviic coiìdftcre rtctum ,
VNa giouariC bella , AC^ gratiofa, con l'aU alle fpalle , nella deftra mano
tenga 'vn' halta > 6c^ con la (ìniftra 'Nna corona di lauro , e nel petto
habbia vn iolc_>»
Si dipinge giouane , perche mai non inuecchis, an^i piti Tempre vicn vigo*
rofa , & gagliarda, poiché gi'atci Tuoi conftituifconogli habiti,& durano quan-
to la -Nita de gli huomini . . .
Bella
DI CESiiARE %IPJ: >/7
Bella fi rapprefenta , perche la virtù è il maggior ornamento dell'animo .
L'ali dimortranojche è ptopio della ■virtù fa't^arfi a velo /opra il commune
^fodegli huomlni -volgari , per guftare quei diletti « chefolamcnte prouano
gl'huomini più virtiiofi , i quali > come diffe Vcrgilio , (ono ai^^ati fino alle-.
ftelle dall'ardente virtù e diciamojche s*inal:;^a al ciclo , che per mezzo della-»
virtù fi fa chiarOf perche diuenta fimile a Dio, che è 1* ideila viriù,e bontà.
Il fole dimo{lra,che come dal cielo illumina elfo la terra i cefi dal «.uore \iu»
YÌrtù difende le fue poten:^e regolare a dar il moto, 6c il vigore a tutto il corpo
noftro, che è mondo piccolo, come dilfero i Greci, e poi per la virtù s'illnmina»
fcalda> & auuigora in maniera » che buona parte de Filofofi antichi la Itimorna
baftante a fupplire alle ibdisfatcioni, ed a' giufti , che nella vita humana polTo-
no defiderarfi,& perche Chrilto S. N. (i dimanda nelle facre lettere fole di giu-
ftitia, intendendo quella giuftitia vniuerfaliffima, che abbraccia tutte le virtù,
però fi dice, che chi porta elfo nel cuore,ha il principal ornamento della vera> e
perfetta virtù.
La ghirlanda dell'alloro' ne fignifica,che C\ come il lauro e fèmpre verde , 9c
non è mai tocco dal fulmine,eofi la viriA moftra fèmpre vigore,e non è mai ab-
battuta da qualfiuoglia auucrfario } come anco ne per incendio, ne per naufra«
gio fi perde, ne per aduerfii fortuna , o forte contraria.
Le [\ da Thafta per fegno di maggioran:^a , la quale da gli antichi per quella
era fignificata .
Dimoftta anco la forza, e la poteftà,che ha fopra il ?itio,iI quale fcmpte dal*
la viitù è fottopofto, e vinto •
VITA HVMANA.
DONNA vedita di verde, con vna ghirlanda in capo di /èmpreuìur», ^
pra laquale vi fia vna fenice, dC nella Jeftra mano tecrtf vna »ira con il
pletro, e con la finiiha tiene vna ra!^^a, dando da bere ad vn fanciullo»
Quello, che da Latini fi dice neli'huomo viuere, fi dice nell'herbc fir nef*
le piante Virere, & la medefima proporiione che è fra le parole , è ancora fra
Jc cofe fignificate da elTe , perche non e altro la vita dell'huomo , che vna vi-
ridirà, che mantiene, ed accrefce il ca'ore, il moto , e quando ha in fé di bello ,
e di buono, e la viridità nelle piante , non è altro ,che vna vita , la quale man-
cando, manca il nodrimento, il calore, le fiamme, S^ la vaghc^^za, però l'her-
ba,che tiene nel capo quell'immagine ,fi dimanda fempreuiua , dC l'età pro«
fpera neli'huomo fi chiama viridità, 6<^ da Virere parola latina , fi fono
chiarriaii gli huomini viri , però fi farà non fen^a propofito inghirlandata di
queft'hcrba .
Quafi il medcfimo dimoftra il vcftimento verde , & come dall' herbe non fi
attende akro,che la viric ita, cofi ncirhuomo non è bene alcuno (parlando bu-
fi anin-ente ) che fi debbia anteporre alia virtù iftefla.
L'hi{locia,ofaucla , che fia della Fenice,c tanto nota , che non ha bif»gno
Z. i di moke
>// ICONOLOGIA
di molte parole>e fi prende per la vita lunga. Se ancora pcc l'eterniti, tinotiaiR*
do fé medefima , come fi è detto ,
Tiene con la deftra mano la lira con il pIetro,percioche narra Pie rio Valcrìa-
no nel lib, quarantafettefimojche per gierogiifico della lira per quello s'intenda
i ordine della vita humana , perciochc elTcndofi ritrouato da alcuni , che nella
lira fieno celebrate fette diffcren:^c di voci, hanno da quelle conofciuto , chelo
ftato della vita humana è dalla medefima varietà continuaroenteagitato; per-
ciochc la fettima lettimana il mafchio è formato nel ventre; Sette bore doppo
•1 parto dà manifcfti fcgni della morte, o della vita , Sette giorni oipoi il bchico
lì ftringe, e falli fedo , Doppo due volte fette dà manifefto legno di vedcre,dop
pò fette volte fette ha la fermc^:^a dello fguardo,e U cognitione : Vediamo poi
d ippo il fettimo mefe cominciare a mettere i denti , doppo due volte (ette lè-
dere ficuiamenre, doppo tre volte fette cominciare a formare le paiole ,dopp9
quattro volte fette cominciare ad andare, doppo cinque volte (ette comincia-
re a dispiacergli il latte . Pofcia doppo (ett'anni difcacciando i primi denti, na-
icere più gagliardi , e farli pieno il luono della "VOLe. Nel fecondo fettennario
nafceei peli nelle parti vergognofe, venire la virtù di generare ,&incaminarfi
alla roburte;^:^d virile. Nel ter^^o apparire la prima bai ba, e farfi fine di crefccre.
Nel quarto -venire la robufte^:^a, e la piene:^za delle membra . Nella quinta-»
tllèndo appieno crefciuto le for2e , quanto a ciafcuno iono concedute è da Pia»
tone determinato il tempo accommodato alle no:^:^e, come fi vede nel fettimo '
Jibro delle leggi . La fcUa confcrua intiere le acquillate, & raccolte Ìoxt^ì tC^
amminjftracopiofamentcil 'vigore della prouiden:^a . La (ettinria ha dimina- .
clone delle for::^c,ma "vn pieno accrefcimento dello intelletco,e delia rsgioac_ .
Onde vogliono i foldati in quefta età eficr liberati dalla militia , con dar loro
'vna verga, che era detta Rude , ik cller melli a configli , e gouerni delie cofc-.
pubbliche , e di qui fcriue Horatio a Mecenate ; che già egli haueua riceuuta la
Rude, perciochehaueua già compiti quattro vndici Decembri, come egli di lè
ftelTo fcriue, cominciaua già a caminare per la fettima (isttimana , neli'otcauo
(èttennariofi può "vedere la perfettionc deirintellecto, e della ragione, quale-».
in alcuno polTa fpcrarfi maggiore . li nono apporta l'humanlti, e la manlucju»
ne. Udecimoper lopiùdclidera dimotire , le quali cole tutte elegantillìma-
mente in -yerfi Elegiaci raccoUe Solone, e tempro la fua lira in manicra,che nel
fettancefimoannopofe il termine del concento, e della fonorittf delle voci delia-
vita humana, il quale quando gli huomini hanno trapafiato , pare che diven-
gano fciocchi , & hora lungi da quella, bora da quella corda vadano errando»
Il fanciullo,che beue, fignifica,chc la vita fi mantiene con gli alimenti, e con
la difpofitione,gli alimenti la nudrifcano, e {\ prendono per la bocca,ouero per
Japartefupcriore,eladifpontionelafà durare, &d«ue «fiere in tutto il corpo,
come l'età tenera de fanciulli, che crcicono, e fa a quello propofito quel , che li
èdetto della faiute^
VITAATTIVA.
SONO due le flrade,chc conducono alla felicità , 5;^ quelle fono diucr-
faraentc iè^uitarce lecvndo la dmcrfiti , o delle inclinationi , o delle ragio*
DJ CESARE TIIPJ: jj}
pi perfuafiuff, & fi fignificano con ncme di vita attiua, &' contempi, tìua, d<^_^
furono ambedue appiouatc da Chrifto Saluator nollro nella petit na di S. Mar-
ta, e dì Maria, e fé bene quefta a quella, che ftaua occupata nelle atrioni fu pre-
ferita, con lutto ciò ancor quella è degna della fiia Iode,e de Tuoi premij ,
Si dipinge adunque la vita attiua con vn cappello grande in t«na,&. vnat^ap*
pa in fpal'a, con la finiltra mano appoggiata fopra il manico d*vn*^rairo , Ó^
apprefio con alcuni ìnftromenti d'agricoltura ; perche , ellendo l*agricoUura-*
)a pili necellària attiene , che fi faccia, per con(eruationc dell'huomo con efler*
titio delle membra, e con diftratione della mente, manrenendofi per ordinari»
fra gli huomini di villa con l'ingegno offufcato , potranno quefti foli infttumen
ri dimoftrarequel tutto, che fi appartiene ad vna indiftìntacogniiione di quel-
le cofe, alle quali l'induftna (limolata dalU LtcelJità, ha diligentemente aperU
la via in tanti modi Jn quanti fi diltin^uono l'atti ,egrelleicitij manuali.
MicherAngelo Buonarrota rappre/tntòper la vita attiua alla fcpolrura dì
Giulio Secondo, Lia figlia di Laban> che e vna ftatua con vno fpecchir in ^i-.
fio, per la confideratione , chefideue haucie per leaitioi.ìnofire, e nelf'wlira
■^na ghirlanda di fiori, per le virtù, che ornano la vita notila iiì vita , 6s^ dop»
pò la morte, la fannogloriola •
P^ita attiua.
DOnna con vn Bacino, e con la M^fcirob •>i 'tt atto di m<'^^ere c?-ll'acqujL->
col motto del salmo: Fiducialiteraj^am, & non timtbo. Quedadi'^fi
cenno,che fi deuono fare Tattioni con le mani leuate, cioè fer^^a interellè , che
imbrattano fpellc volte la fama, ik confidenza di buon (uccello p»r dmirià outt»
14, che Iddio cofi profpera i lucceili dcilc noftic attioni .
VITA CONTEMPLATIVA*
LA vita contemplatiua fi dlpingeua da gii antichi donna col vlfo vefto Iiu
.CÌeIo> con molta humiltà, Ó^ con vn raggio di fplendorr»cl e icendenJo
rillumina,tenendo la delira mano alta,e ftcfà,la finiftra baflaj&: ferrata,con due
piccole alette in capo .
Contemplatione è fruire, e conofcere Dìo , imaginando la petfettionc,dell«»
ijuale confifte in creder bene, cioè nella iltella fede pura i e viua ,
L'ali,che riene in capo,fignificano Tcleuatione dell'inieilttto,|aquaIe non la-
platione,è dono particolare di DJOj come affern ò Dauid, dicendo: Demmo
adiuua me, 6C medicabot in iuftificationibus tuis»
Sta con humilitf, perche Iddio refifte a' (upei bi , ÓT fa ^ritia a gli humili .
LVna mano ftela,ò.: altt,e Taltra rerrata,e baila , dirrolìrano la rilallationt-
della mente ne gli aki pcnfitti del Cielo , 6<^ la paicità intoiiio alle baile -vo-
glie terrene .
Z 4 VITA
"JiSj ICONOLOGIA
VITA CONTEMPLATIVA.
DONNA ignuda, che ftenda vna mano aperta verfo il Qìcìo » é^ coru
i'altra tenga vn libro, nel quale (ìafciittoil motto trailo tiii f*lmo
Mihi inhsrcre Deo bonum cft .
Michel' Angelo, come fi è detto della attiua ,f;ìl vna ftatua di Rachele, Torci-
la di Lia, & figliuola di Laban per la contemplatiua,con le mani giunte>con vn
ginocchio piegato,^ col volco par che ftia leuata in /pirite, & ambedue qucfte
ftacue mettono in mezzo il Moiic tanto famofo del già detto If poi-, o .
VITAHVMANA.
DONNA, che fi poti co* piedi nel mezzo di vna Ruota di fei raggi , la-
quale dia in piano rotondo,(bpra vn picdeflallo in modo formato , che
non pieghi, ne dalla deftra, ne dalla fìnidra parte , terrà in v/ a mano il Sole, e
nell'altra la Luna.
Sono anti,e tanto i vari] cafi dcli*humana 'vita,che per la molcìtudine,5c^
nelle penne, che fcriuonOiC ne grintclletti nielli, che difcorrono , farno confu-
sione, parendo impofllbilearriuare a tanti indiuidui , che con molti vniformi
attioni polPono generar fcien^^a di fé itefli j pur da tutti qucfti li raccoglie quali
vn*epìlDgo, che la vita è incerta, volubile , éc però fi mòftrano nella Luna, e nel
Soie le cagioni fuperiori nccelFarie, e nella ruota gl'inferiori accidentali ; S<.^
Sbenda forte > oueio la fortuna non ha cofa alt una fuor degli auiienimeuti
ftelli ,che vengono di rado, & fuor dell' intencione di chi opera , con tutto ciò
l'animo noftro per lo più troppo credulo in quello oue fi truoua inteiellato , ha
dato facilmente luogo di fignoria partico!. re In sé iXtiXo a quefta imaginata dei
tà di quelle cofe,allequali non si afle^nar la cagione,ne dà alia fortuna o la col-
pa, o la lode,e diciamo,che la ruota fignifica gi'auuenimcnti,che hanno cagio-
ne inferiore, e accidentale,cioè di fortuna , la quale con la ruota fi dipingea da.*
gli antichi come colei, che riuolgelle a fuo piatcrc li fiati, e le grandezze ,
VITA IN Q V I E T A.
LA vita de' mortali eller foggctta ad vna perpetua inquietudine ,'lo potri
fignificai e la figura di Sififo, il quale fecondo le fintioni di molti Poeti,
mai celli di riuolgere verfo la cima di vn gran monte vn graue (allo , Oc da alto
tornando a ricadere , nuoua , & perpetua fatica fi agjionge al milero huomo ,
per ricondurre dì nuouo in cima al monte il fallo , oue non è baftante di icr-
marlo, onde Ouidio nel lib.4, cofi dice ^
Sififo ^n graue faflo ogn'hor tormenta .
Il monte è fimbolo della vita noltra.
l a cima di eflo , denota la quiete , dC tranquillità di quella , alla quale cia-
n^uno afpira .
il fallo è lo ftudio,e la fatica, che ciafcuno prende per poterui arriuare .
Sififo è ( per quanto narra Gio.Battifl:a Rinaldi ne i fuoi Teatri ) fignifica-»
Core dell'anima , la quale mentre è qui giù , Icmpre a qualche quiete Ipira , &
che
T>tCESA%E 'RIPA. sd''
che a pena ha "vna cofà eflequlta , torto l'altra defidcra , percloche al^rì ne gli
Sonori la vera felicità ripongono, a/tri nelle ricche:^zt, chi nella fcien:^a ichì
nella fànità , chi nella fama,chi nella nobiltà j la onde è foi^a,che il noiiro dtp
£derio la ve» quieie citruoui .
VITA BREVE.
DONNA d'afpctto giouanile incoronata di varie,e verdi foglIc,porti /col
pito nel petto rHemerobio picciolo animale volatile , o per dir meg'io ,
<ontefto tutto il veffcimento del detto animale nella man deftra tenga vn ramo
di rofc con qucfto verfo intorno . Ipfa dies aperit, conficit ipfà dies , nelL ma-
no fìniftra il pefce Calamai o, o la Seppia .
E tanto arricol'huomo della vita (ficomcogn'altro animale ) che bene (pef
Co fi duolcsch'ella fia breuc. Thcofialto morcndo/i lamentò della Natura,che
hiueflc data lunga vicaa'Ceru'j, ed alle Cornacchie,a* quali non importa nicn
tei a gli huomini, che farebbe molto importato , haucllc data cofi breuc "vita ;
Vtià de' quali fc più lunga potcfle eilcre , potrebbe la vita dell* huomo appren-
dere perfcitameutc ogni arte , ed ogni eruditione , ma che fi muore quando 11
comincia a conofcerle ; a quefte parole di Theofrafto riportare da Cicerone nel
tcEi^o delle Tufculane ripugna Saluftio nel princìpio della guerra diGiugur-
ta,ouedice,' A torco i) genere humanofi lamenta della fua natura , che fia de-
bile, e breire, majche più tofto alla natura humana manca rindu(ìria,che la for-
erà ,e'l tempo : volendo inferire, che l'hucmoh^ pur troppo tempo a fareac-
quifto delle virtù ogni uo!ta,che vcg'ia applicar ranimojerincuftriafuaad
aquiftarle ; il che vien confermato da Seneca nel libr. della breuità della vita,
Quid de rerum natura quetimur f*i L fcbcn'^negeffit. Vita fi fcias 'Vtijonga
eft. Manonreftapcr qucftoj che la '\ita humana breue non fia. Torto fi be-
ne habbiamo a lamentarcene , perche douemo contentarci del termine prefillo
allanoftra vitA dal fommo Creatore, che per lo meglio delle fue creature dif-
pone , e prouede il tutto , e da queCto iftelfo che la vita noftra fia breue , ed in-
certa vuole Iddio , che ne cauiamo profitto, accioche diamo apparecchiati alla
morte, e procuriimo tanto più in qucfta vira breue di meritare col contini o ef*
fercitio delle buone opcrationi , per le quali polliamo ottenere in premio la vi-
ta eterna . Breue è fen:^a dubbio la vita noltra, ilche confidcrando Zenone dif
fé, f nuero la vita è breuc, ne di nJuna cofa habbiamo più careftia , che del tem-
po . Nullius rei tanta nos penuria laboramus, quam temporis , Re 'Vera enim
Dreuis eft vita . Enea Siluio Piccoiomini, che fu Pio Secondo Pontefice,a(fimi-
n iglia la vita breue deli'huomo ad 'Vn fogno fugace , attefoche a niuno è cer-
to il giorno feguente, ne altro fiamo, che vento,ed ombra . Vita breuis eft ho-
minis quafi fomnium fugax , nulli craftina dies certa eft , nihil enim nifi ven-
tus , Oc vmbra fumus . »A quefto detto di Pio 1 1. corrifponde vn morale fo-
netto di Francefco Copetta mio compatriota , che lo fcrilTe ad vna fua paren-
te , a cui era morto il fratello, e per consolarla piefe materia da vno horologgi©
da polueie^che le mandò dentro vna calla copetta di luteo •
Quefti,
■7%:
3^2
ICONOLOGIA
VITA BREVE.
Quefli , che'l tedio, onde la "vita piena,
Temprando va con dolce in^^anno , ed arte >
Che l'hore infieme, e le fadighe partci
Tacito sì, ch*altri le fcorge a pena.
Con la vcfta conforme a l'alca pena »
Che d'ognintorno ha pie Lgi ime fpartc
%tn rien a Voi per rallentare in parte
li giufto duol, ch'a lamentar vi mena.
Voi, come in chiaro fpeglio , in lui tal'hota
Scorger potrete Tinuifibil volo
Dì quel» che paffa , e mai non Corna in dietre»
E cowt fi* 1» ^»ta noflra vn'hort »
E noi poliiere, ed «mbra , e lotto il Poi®
Ogni HnJaMna Iper 4fi:(,a m fragii veua .
Vn
DICESA%E 'KIP^: 3^3
Vn rragìl vetro apunto (bno le fperan:(e humanc,c di ciò la 'Viti brtue ce n«
fa accorti> e ci ammonifcc , che non fabrichiamo profondamente li noftri peiH
fieri in Dene co(ì caduco, e momentaneo; miferia de gli huomini, che otdifco-
no nella mente loro lunga tela di mondani defìderijjche imperfetta limane pei
la breuità della vita, ne dicono inileme il Petrarca .
Ma'l tempo è breue , e noftj a •voglia è lunga .
Longa noflra defìderia incicpat vita breuis, incalTum multa portantur > cum
iuxca c(f,quo pcrgitur . dice S. Gregorio , la vita breue riprende i lunghi noftri
dt Hderij, in damo molte coie fi poi tane , poiché vicino e doue fi camina , cioè
alla morte . Non mi ftendctò più oltre in moftrare la breuità della "vita, diche
teOimonianc^a ne fanno, non dirò mille dotte carte di Greci, Latini ,e Tofcani»
ma i noftri parenti , òC' cari amici,de' quali alla giornata in breue tempo priui
rimaniamo.
La corona di verdi foglie habbiamo data alla noftra figura, fimbolo vero del-
la breuità del'a vita , poiché in breue tempo cadérne di quefta vita come foglia
dall'arbore ; e tofto il vigore della '^ita manca , ficome il color 'verde nelle fo-
glie, che in poco tempo languide , e (ceche diucntano . Alle foglie Simonido -
aflimigliò la vita noftra in que' vetfi .
„ Vnam fenieiuiam optimevirChIusprotulit
„ Quod bominnm gcneratio talis fit , qualis eft foliofum *
„ Hanc paucis homincsperceptamauribus
,, In pe(fi:orecondunt,nec intelligunt •
„ Quambieuefitiuucritutisacvitae tempusdatut»
„ Morulibus .
L'Hemerobio è vno animaletto volatile maggiore d*vna mofca: ha le ali , e»
quattio piedi, naie* (fìcomc dice Plinio Ub.xi.cap. ^6.) in Ponto i nelfiumt-.
Hipane, che circa il Solilitio porta certe bacche di gulc» teneri , dalle quaH n'e-
fcel'Kemerobio, che può ftrulre per figura della breuità della vita : poicht^
muore nel medelìmo giorno, chs nafcc ; e noi cominciamo a morire ticllo ftef-
fe giorno,che nafcemo ; e fc bene in quello non moriamo, nondimeno, perche
la vita noftra è breue ; vita d'vn giorno fi chiama, cofi la chiamò Antifonic- •
Vita fmilis eft carceri vniusdieij&rtotum vita;fpaclum -vni dici «tqualepro-
pemodum dixcrim , per quem intuiti luccm poìttris deinde "Vitam ttademuj •
Ed il Petrarca nel trionfo del Tempo .
E quanto poflb al fine m'apparrccchio «
Penf-ndo'l breue viuer mio, nel quale
Stamani'era vn fanciullo,cd hor lon vecchio «
Che più d'vn giorno è la uita mortale . .
^ Nubile, breue, freddo, e pien di noia
Che può bella parer , ma nulla vale ?
E perche la vita è cofi breue.c corta li Greci la parragonano al dito.al palma,
ic al cubito : da Mimnermo Colofonio , e da Giunione dicefi, cubitale tempus ,
da Diogeniano, Vita: palmus,da Alceo Pteta greco, Digitus eft dies, per fignìw
Scare la breuità della yitaJaquale,quando a:.. co a molti anni fi diftenda, nondi-
cneno
3^if. ICONOLOGIA
meno alfine vnabrcuchora l'annulla, ciò 'viene molto ben? con'*rfentoJfv#
vna antica infcritdone , che fi conferua nel ?d\i%^^ del Cardinale C« is . © u
tali "Verfi .
D. M.
Caefius aquidicus iam cencum clauCerat annod
Felices annos eoe culic hora breuis •
.P. P.
Onde il Petrarca nel trionfo della Diuinità dilTe ,
„ O mente vaga alfin Tempre digiuna
„ ^ che tanti pcnfieri ? vn* hora Tgombr*
„ Quel , chc'n molt'anni a pena fi raguna •
L'ifteflb nel sonetto . Rott*è l'alta colonna .
O noftra vita , ch*c fi bella in vifta
Com perde ageuolmente in vn mattine
Quel ,che'n molti anni a gran pena s'acquiftal
Di qHefta noftra fragile conditione , n*c Gieroglifico la rofà vltlma a nafcere
tioppo tutti gli altri fiori , ed è prima a mancare» fecondo Atheneo lib. i ^> No-
«iflìma rofà poft alios nafciturjcademq; prima deficit, e con molta conuenien-
s^a la vita noftra s*aflìmiglia alla rofà , che vaga , & gratiof* languifce tofto nel
medefimo giorno, che nafce come (\ ef plica in quel motto, ch'habbiamo pofto
intorno alla ro/à, che è vcrfo di Vergilio , il quale della rofa cofi cantò circa ]&>•
Aia bellej^za, e fragilità .
}> Tot fpecics,tantofq; ortus,uariofq; nouatus
„ Ipfadiesapcritjconficit ipfadies.ll
», Conquerimur, natura, breuis quodgraciaflorum]cft
„ Oftentataoculis illieo dona rapis.
„ Quam lonoa vna dics , artas tam longa roi«rum
„ Qiias prebe^centes iuxta fencda pr^smit ,
Ben fu la rofa alli mefi partati fimbolo della breue vita nel Pontificato d'^-
leflandro Cardinal de* Medici Papa Leone XI. che per imprefa portò Tempre la
rofa con qucfto motto. SIC FLORVf. Imprefa, che di corpo, e d'anima
ficonuienepi'j doppo la morte fua, che in vita , poiché fiorì co!modigratia,c
ipaeftà nel Pontificato brcuiflimo tempo, come la ro/a, lallando al mondo loa-
wifllmoodcredi fé.
La Seppia , ed il Calamaro detto da' Greci Theutis , e da* Latini , Loligo Ci
pongono fimilmenre per figura della vita breue , perche pochiOfìmo tempo
campano , come riferifce Atheneo libr. 7. per autorità del Filofofo. Ariftotelcs
lib. 5 .cap. i S. de animalibus Thcutii ac Sepis vitam eOle breuem alferit .
VITA LONGA.
VN A d'Anna di 'Vecchio afpetto, veftita all'untici, e che tengala deflra^.-
mano fopra vna Cerua, ch'habbia corni grandidìmi con molti raiir ,
/parfi nella man finiftra vna cornacchia .
Il vcftimcnto all'antica dimoftra il tempo palTato di molc'anni «
Ti 4 ne
i.
DJCESud'RE 'RIPA.
VITA LONG A.
iO
Tiene la mano fopra la teda della vecchia cerua.cbc ha le corn» folte di mof-
ti rami,per moftrare con elfa la iunghc:^za delia vita eflTendcche qucfto anim»
le e di lungi vita, e o^ni anno mette vn ramo fecondo alcun', qucfto è ccrto>che
più che s'muccchia gli s'ingrolfano le corna con più bozzi, e punti di cornette.
Campa 5oo.anni,e più. Plinio lib.8 c.3 i.cofi dice, vita ceruis in confclTo iongr:
e foggiunge, che doppo cento anni ne fono ftati prefi alcuni con H collari d'oro
poftaui da Aleffandro Magno coperti dalla pelle crefciuta , il mcdefimo fi rifc-
rifce d'^gathoclea Tiranno di Siracufa ch'ammac^^^o in caccia -vn ccruo,chc.'v
haueua intorno al collo 'vn collare di brons^o , nel quale vi era intagliato que-
fto nome DIOMEDE ARTEMIDE habbiamoin hiftoria piùfielca ,
che Carlo Sefto Re di Francia prefe in caccia nella felua Scnlianavnccruo,che
haueua il collo cinto d'vn collate di metallo indorato con tale infcrittiont, •
HOC Ci€SAR. ME DONAVIT, da cui n'èderiuato quel detto come pro-
uerbicC^faris fum,noli me tangere;ondc il Petrarca anch'c^li dille nel Tonetto. '^
Yna candida cerua fopra Therba
Ncau»
3fd
IC ONO L 0 G I^
VITA, E L*A N I M O.
NefrunTJÙtocchi,iI bel collo d'intorno
Scritto hauea di diamanti, e di Topa:^ì ,
Libera farmi al mìo Cefare parue .
BfìTemprjjClie denotano la lunghc^c^^a della uita de' cerui j : fi come lunga è la
▼itadellacornacchiajda molti autori latini cognominata Annofj»perehe campa
molt'anni, 8^ perbrhabbiamo aggiunta alla mano finiftra di quefta figura,
la cui età infieme con quella del ceruio n'c fatta mentionc in quelli «ilame-
triache fi credono di Vergilio, De ajtatibus animalium .
Ter binos , decicfq; nouem fuperexit in annos
lufta fenefcentum , quos implec vita viroruna
Hos nouies fuperat vluendo garrula cornix ,
Et quater egredjcur cornìcis farcula Ccruiuj .
V I T A, E L'A N I M O.
VM A gìouanetta veflica di Tcrde, che con U deiica mano tenga con bella
gracia vna lucerna accefà • *• » i -
Si
DtCESA'RE 'ripa: s^F
SI vefte di verde, per dimoftrare la fperan:^», che rhuomo bà di longa vita.
Le fi da la lucerna accefa per fignificarc la vita,nel]aquale l'olio infufo pc. fai
viuo il lume,ne dimoftra quel vita! humore,del quale il calor fi pafce per dar vi-
ta al corpo , iiquxle mancando, è necelTariojchc inficme, e'I caldo, e i corpo s*e«
ftingua, & manchi . Di qui è ,chc appreflb Euripide in molte delle fuc Trage-
die, quelli, che hanno a paflàre di quclta vita, dicono qaclle parole • Dio ti lal-
ui h cara luce , laquale opinione fcguitò Plutarco, dicendo , la lucerna efferc fi*
mile al corpo, che è dell'anima ricettacolo .
V I T 1 O. ,.
Vedi a Scelleraterra .
vittoria:
'ì<leUa Medaglia di Domitiano •
PE R la vittoria fi dipinge vna donna alata,chc nei'a deftrji tiene yn cortili-
copia, & nella finiftra vn ramo di palma.
Equi fono le due forti di bene ,che porla fecola vittoria, cioè la fama,ouero
rhonore,6: la ricchc^za,e rvna,e l'altra per ragione di guerra, fi toglie per for-
:^a di mano all'inimico.
V.ttOYÌa,
DOnna veftita d'oro , nella delira mano tiene vn pomo granato , & nella-»
fini ftta vn'elmo,cofi la defcriue Eliodoro .
I etche due cofc fono neccfTane per confeguire la vittorì?,cloèIa forerà, & la
concordia , qucfta per ritrouar la via, che le li nafccnde,quella per apriila con-*
animo corrsggiolo ; La for-i^a fi moftra nell'elmc , che refifte a colpi, che van-
no per offender la tcfta, 8^ l'ingegni vniti rei pomogranato, il quale èriftrct-
to con l'vnicne de fuoi granclli> come gli huomini di valort^ccitringono in vn»
(bla opinione tutti i peniien di molti ingegni .
VITTORIA.
J^elìa Medaglia di Ottauio « v. ..
SI dipinge donna, alata,che fta fopra vna bafe in piedi , con la palma in vna
mano,& nell'altra con vna coronale due ferpenci dall'vna, & dall'altra pac
te, e con vn'altra ferpe,che giacendo fi auuolga intorno a gli ahri due , con let-
tere ASIA RECEFTA, cofi fi vede nella N'edaglia di ^uguflo .
Fittori^degl'^tnichi. ,.
DOnna di faccia verginale> & voli per l'ada, con la deftra mano tenga vn«
ghirlanda di lauro, ouero di oliuo, & nella finiftra vra palma , con f A-
quila fotto a* piedi,laquale tiene nelle :;^ampe vn ramo purdi pairnajóc il vcfti-^
laientofifatà di color bianco,con la clamidctta gialla. ; ;; ^ :/; i j •-it»j/. ai
II lauro, l'oliuo, e la palma , furono da gli amichi vfati per fégno di nonore ,
il quale volcusno dimoftrare douerfi a coloro , che hautllcco riportata vittoria
de nemici in beneficio della Patria , e le ragioni fono dette da noi akrouc , 6^
fono tanto chiare per fc flelTe , che non hanno bifogno di elfererephcat* pili
d'vtia volta, »
^ Si fa in atto di valore,perché tanto è cara la vittoria, quanto fignlRca più ma
nifertamcntc valore en3in€ncc.».& dominatore^ .
"^ Queil^
3fS ICONOLOG ItA
Quedo medefitno fignifìca ancora l'aquila , 6c però augurando buona for-
tuna alle loro imprcfe gli antichi Impcradori nell* Infcgne la ipicgauano ,
éQ^ la porcauano innani^i , per nudrire la rperan:^a della 'vittoria ne ^li animi
ile* Soldati .
il 'vcdirMcnto bianco dimoftra , che deue effer la -vittoria fen^a tintura dì
biadmo d'alcuna forte ^ con prudenza di faperla vfaie dapoi «che h farà conÌ9>
{uita> ilche ii moftra nel veftimento di giallo •
D
VITTORIA NAVALI
^eìia Medaglia di f^ejpefiano ,
O N N A atata,mpiedi fòpra vn roftro di Nane , nePa deftra mano tiene
vna coronale nella finiftra vna palnia,con lcttere,Vidì:otia naualis,& S.C
VITTORIA NAVALE,
some dipinta da I^manù
QV A N D O h vittoria , è fopra vna prora dell'inimiccouero quando fti
acantoa'VnTrofeo,doucfianoftromentinauali , come fono Timo-
ni, Anchore, Remi, (i chiama vittoria naualc,onde hauendo i Romani hauiuo
vittoria di quelli dì Anno nel fiume dclTeuere , tagllorno le prore delH loro
Nauili j , 8^ fecero vn pulpito nel foro Romano, che chiamorno Roftri , douc
•rauano le caufe , 5C nelle Medaglie di Vefpefiano per la 'vittorianauale vi è
▼na colonna roftrata , fi che volendo dipingere la 'vittoria nauale nell'vno , 6c
neilaltro modo ftarà bene .
fautori a n ella medaglia dì Tito,
DOnna fen:(a ale , con vna palma , 8^ corona di alloro ; In queflo modo
moftraua Tito non voler, che ella fi partilfe mai da lui , cofi la dipinfcro
«nco gli Ateniefi , come racconta Paufania nelle fue antichità per la medefim.i
ragione ài Tito .
VITTORIA
J^Ua medaglia d'^ugufto .
DONNA /opra vn globo , co»; l'ali aperte per volare, eoa vna c«rona di
alloro in 'vna mano,&: nclPaicra il Labaro Infegna dell* Imperatore , che
IFrancefi hog^i dicono Cornetta, (olita a portar fi innanzi al Prencipc, quando
yi perHjna fi truoua alla guerra» come molhano le lettere , che fono intorue kV-
UMeda^lia IMPERATOR CAES/IR.
VITTORIA
come dipingi dagli u4ntìchi.
GL'ANTl'CHI dipinftro la vittoria in forma dì w/ngela, ó»» rali.
iC bene fpcilo a federe /òpra le fpoglie de i nemici con Trofeo dinan';;t
il petto con vna palmi* 6c vno Scudo, &c parole ,'che dicono VICTORIA
w<VQVSTI» cofi i'kad«(ònttaClaudiaao,(|uindo dice.
Ipf«
T>t CESALE 'RIPA. 3(fp
Ipfa Duci /àc^as vigoria panderet alas ,
Ec palma viridi gaiidens , & amica Trophxli
Cuftos Imperi) virgo , qu^ fola mederis
Vulneribus : nullumq; doces fcnlirc dolorcm •
JBt Plinio. Laboreminviólorianemorenùt»
vittoria;
'Ì^Ua Medaglia diSeucro ,
DON N A , che Cede fopra di vn Scudo , de tiene vn*eIino In mano» cbe
debbe tSkt quello del Vincitore.
VITTORIA
'Jslella Medaglia di Lucio Vero,
HV O M O <on vh'elmo in tefta , che porta con la deftra vn*hafta, 3c eo»
la finiftra vn trofeo in /palla con le /poglic iniègno di vittoria.
Vittoria , come rapprefenta nella Medaglia
di Vefpeftano .
VN A donna alata in piedi, che (criuc encro ad vno feudo, che fta appref-
io ad vna palma , con J*t**ic,ctic dicono ludca capta .
Vittoria nella Medaglia di
Domitìano .
VN A donna alata , che tiene vn piede fopra vn' elmo , 6^ /criuc entro
^ad vno feudo appefo ad vn* arbore, & dall'altra parte dell' arboro or-
nato d'vn trofeo , vi è vna donna fedente, che ha vna mano fottole guancie,
meda in vifta .
Quefta medaglia fu battuta in honore di Domitiano , quando pielib la Ger-
VOLONTÀ'.
N A giouane mal veftita di roflo, & giallo , haueri l'ali alle fpallc , & a'
piedi ; {zxà cicca , fporgendo ambedue le mani auanti vna più dell'altra
I in atto di volerfi appigliale ad alcuna cofa,
I La volontà fcriuono alcuni , che da come Regina , la quale fedendo nella-.
più nobil parte dell'huomo , difpen/i le leggi fue , fecondo l'auuenimenti,©
feuoreuoh , o contran j, che o riporti il fenfo, o pcrluada la ragione ; «;^ quan-
I do, oda quefta, o da quello uien malamente informata , s'inganna nel com-
' mandare , X_ difturba la concordia deli' huomo interiore , la qual d può an-
«ora forfè dire miniftra dell' intelletto, a cui volentieri /i fottomette per fug-
\ gireil/ofpettodi contumace,ede'fentimenti, i quali va fecondando,accicchc
non diano occafionc di tumulto, & però fu dall'auttore di quefta , come credo,
>x Aa dipinta
37»
ICO N 0 LOG IjU
VOLONTÀ.
fi^ i-vrifT A. »
depinta con "veftito pouero , fé bene Zenofonte , conforme all' altra opinione^
la dipinfemolco ricca, come diremo poi .
Il color rolfo , & giallo , cagionati prefTo al Sole per l'abbondaht^a della Iuc#,
potranno in que'l-o luogo , fecondo quella corrifpondcn:;^a dimcftrar la verità ,
che è chiarc:^:^a, lume, e rplcndore dtll'intclletto.
Si dipinge con l'ali , perche fi domanda col nome di volontà, 8c^ pèrche con
•vn perpetuo volo difcorrendo inquieta fé ftelfa per cercar la quiete, laqual non
ritrouando , con volo ordinario 'vicino alla terra , ingagliardifcc il fuo moto in
'vcrfoilcieio, Ó^'^erfo Iddio, & però ancora a i piedi tiene l'ali, che l'aiuta-
no /minuendo la timidità, e l'audacia *
La cecità le conuìene , perche non vedendo per fé ftedà cofa alcuna, v^Jquafi
centone dietro al fenfo , fé è debole , & ignobile , o diacoalla ragione > ic cg«;
gliarda , e di pre:^<^j. l'i? : ib ^ iv^i)
Vo-
b
Volontà,
DOnnavcftlta di cangiante, farà alata, 6c^ con artibe le mani terrà vn*
palla di '^rarij'colori .
Volontà, e poterla, con la quale s'appetiicono le corcconofciute buone ,o
con verità , o con apparen:;^a , e per non eirere in lei ftabilità,tienc la palla di va-
ri) colori, il 'cedimento di cangiante , ^ Tali .
Volontà.
DOnna,giouanc , coronata di corona regale , con Tali come fi è detto ,itu
^na mano tcad -vn'Antenni con la vela gonfiaca , dC nell'altra vn fio-
re di Elitropio. . .
Si dipinge coronata di corona regale, per conformità di que}Io,che fi è detto.
• La vela gonfiata moftra , che i venti de* penfieri nolhi , quando ftimclano la
volontà , fanno , chela Naue, cioè tuttoThucn-o interiore , 5<^ efteriote (i
eiuoua, Se camini, doue ella lo tira ,
E lo Elitropio , che fi gira fempre col giro del Sole, dà indicio , che l'atto del-
la '%-olontà non può elFer giudicato , fé non di! bene conofciuto , ilqualc neceC"
Vàriamente tira la detta volontà a 'Volere , & a commandarc in noi fteffi, fé be-
ne auuiene alle volte , che ella s'inganni , 6;,^ che fegua vn finto bene in cam-
bio del reale ,& perfistto.
Voluttà.
DOnna bclla,e lafciua , terrà in mano vna palla con due ali , & caminandp
per vna ftrada piena di fiori, S>: di rofe , haucrà per argine , come su
prccipitio. ■: . ,; .
Non (o fi polfa con vna (bla parola della lingua noftra e fprimere bene quel-
lo, che i latini d;conocon quefto nome di voluttà, la quale è vn piacere di po-
co momento , & che prefto pailà , però fi dipir,gc bilia , àC lalciua , & con la-.
palla con l'ali , la quale vola , & fi volge , òC coi") mm vn fo! nome tiene doppia
fignificatione d'vn foreffctto , fimile à quello deil;i palla alata .
. Quello medefimo dichiara la firada piena di fiori , & il precipiti© vicino.
VORACITÀ'.
DOnna veftita del colore della ruggine , con vna mano fa care:^2e ad vn lu-»
pò, &c l'altra tiene fopra d'vn ftruz^^o . ,.:t.Vi j r.
. La voracità nafce dal fouerchio piacere , che jfen'e 1 golofo nel mangiare ef*
quifice viuande,et è priua di quello ftcffo piacere, che da lei C\ afpettajperche at-
tendendo Tempre à nuouo gufto di faporite viu^nde. {\ aiiretta à d-re ifpedicio-
\ oe à quelle, che tiene in bocca, firn:^a gufiarle3& cefi Tempre facendo, confuma
tutte le cofe , & non ne gufta pur vna, & fa come il cane , che per troppa voglia
I il far-caccia, fa caccia aÙ'animaii, ^ con IVccide .
Aa 2 Però
3^t ICONO LO G l<iA
Però fi "Vede del color della ruggine , U quale diuora il ferro , con lupo ap-
prelTo , 6^ con lo ftru:^:?^o , perche ì'-vno ingoia li pe^^i dì ferro , l'altro quel-
lo , che ha , tutto conCuma in -yn» -volt* fen^a pcnfare per la ncceflìca dei
tempo d* venire , ' ij
VNIONE CIVIL e;
DONNA di lieto afpetto, tenga nella mano dritta vn ramo d'oliua/
inuolto con ramo di mirto* nella mano liniftra tenga vn pefce dct-;
co Scaro.
L'vnione è tutricc della Città , attéfochè fecondo S. Agoftino nel i .lib. della
Città di Dio. cap.xv. La citti non è altro,chc vna moltitudine d'huomini con-
cordemente vnita : dato che quella moltitudine d'huomini (ì difunifca , n'efce
dalla difunionc l'ederminio delle Citli : di quanta ioi%x fia IVnione lo dimo-
ftrò Sciluro Re degli Scithi,il quale ftando vicino a morteli fece uenire intorno
Ottanta figli,che haueua , 6^ a ciafcuno fece prouare fé potcuano rompere vn
falcetto di verghe,e niuno potè, Egli folo moribondo ad vna, ad vna le rompe,
auuertendoli con tal mezzo > che vnitiinficmefariano (lati potenti j difuniti,
deboIi,e fen:^a for:^e. Docens cos, ( dice Plutarco ne gli ^pofccmmi 3 lundtos
quidem inter fevires habituros; fin vero difiungerentur,& difcordijs agitarcn-
tur infirmos fore : Quello configlio di Sciluro dato a i figli per mantenimento
del Regno , che a loro lalfaua , vale anco alli Cittadini per confcruationc della-*
Republica , e Città loro . L'vnione de' Cittadini alle Città arreca fcmpre dol-
ce:^:^a,e foauità ne più,ne mcno,come vno inftrométo di molte corde vnifone,
ed vn concerto di molte voci ad vn tono corrilpondente, che rende foauc,e dol
ce armonia . Concetto di Scipione Africano riportato da S.^^goftino nel 2. lib.
della Città di Dio, Cap. xxi. Moderata ratione Ciuitatem confenfii dilBmilli-
morum concinere ; & qu^ harmonia a muficis dicitur in cantu,eam efie in Ci-
uitate concordiam aróliilìxium , atq; optimum omni in republica vinculunu
incolumitatis . . * ^
L'oliuo auuolto con il mirto, è Simbolo del piacere , che fi prende da l'vnlor
ne j & amica pace de' Cittadini , attefoche fono arbori di natura congiunti di
fcambieuole amore, le radice loro con fcambieaoli abbracciamenti s' vnifcono,
e li rami del mirto per quelli dell'oliuo coti grata vnione fi fpargonoje tengono
protcttione del frutto dell'oliua, poiché Io ripara dalla gagliarda ìqit^ del Sole,
e lo difende dall'ingiuria del vento , acciò confeguifca la fui tenera , & dolcs»*
maturità, ficomeriferifccTheofraftonell' hi lloria delle piante libr. 3. cap.xv.
Cofi li Cittadini deueno con amicheuoli abbracciamenti d'amore , e fraterna-»
carità vnirfi, & protergeril tra loro ; in tal maniera fi confeguifce poi la dolco
quiete , e profpcrità non tanto priuata, quanto publica .
Lo Scaro pefce, ci elTorta anch'elfo a rvnionc,a lo fcambieuole amore,ed alla
pronte:^ra d'animo in porgere aiuto a gli altri; Notano i pefci Scari vniti infie-'
mc,c fc vuo di loto dcuora i'hanio,grulcri Scati corrono lubbito a rompere eoa"
morfi
25/ CESSARE %1PA,
vnione civile.
373
morfi la Ien:^a , 6^ a quelli,che fono entrati nella rete,porgono loro la coda-i ^
allaquale clTi co* denti s'appigliano, &^rcappano fuor della rete : de* quali
ne tratta Plutarco, De Solettia Animalium in quello modo. Alia funt , quibu»
cum prudentia coniundlus mutuus amorjfocietatifque ftudium declarant, Sca-
rus ubi han:^um vorauit, reliqui Scari adfiliunt,& funiculum morfibus rumpùr,
ijdem fuis in rete illapfis caudas tradunt , mordicusq; tenentes alacriterex-
trahunt, Con (ìmile fcambicuolc amore , & affetto dcucno eireregli animi ci-
uili tra loro vniti , & pronti non a fommcrgcrc altri , ma a leuarli , àC^ liberarli
dalla tcmpe fta delie tiibolationi, iquali pietofi offici) legano i cuori degli huomi
ni I 6^ fi vnifccno maggiormente gli animi : onde tutto il corpo della Città
felicemente prende acctefcimento , 6C^ 'Vigore mediante la Ciuilc Vnione*,
de' Tuoi Cittadini.
Àa 3
VGVA-
^7^
ICO N 0 LOG t<iAX
V G V A LI T,A'.
DONNA, che con fa dcftra mano tenga vn paro di bilanciere con la fini-
ftra vn nido , che vi fia vna Rondine con i Tuoi fìgliolini , a i quali porga
il cibo .
Per le bilancic fi denota la retta , e 'vera gliiftitia , che dà a ciafcuno quanto
deut-. .
Per la Rondine nel nido , come (bprju,ll Egitti) intendeuano vn'huomo
quando a* Tuoi figliuoli vgualmente dilìribuifcerErcditi. E parimente vnPrin-
cipe,quando ne) vittOjveltìto, e commodi propi j non voglia ruperare,ma vgua-
gliarfi a quei de' Tuoi Cittadini - A guifa della Rondine,che mai non raddoppia
il cibo a chi lo habbia ^na volta dato, ma •egualmente pafce , e nutrifl'e con v»
gualici tutti i Tuoi rondinini .
£>i qu^fta vgaalità talmente ne fu Iludioiò Adriano Imperatore , che nel fu»
/ami-
famigliar vitto volfe ollcruar quel coftume d'Homeio, che à niuno mancaflc U
medclìmo crbo ordinando ben fpcfib , che alla Tua Menfa fulTero porti cibi co-
muni , e propri) di pouerc pcrfonc per leuar ogni occafione a quci,chc fec»
mangiauanojdi fupcrbia , ò d'altro fimile, che dalla dclicatc:^:<^a delle viuandc-*
haueflero potuto arguire regnare in lui . Che fapcua molto bene, che per con-
ciliarfi gl'animi de' Popoli niente più giouaua al Principe, che col decoro , t-»
JMaeftà dello Scettro vnire , e far moftra con tutti di fimil vgualità . Sendo la^
potenc(a di Tua natura odiofa , che moderata come fopra fi fa amabile , e beni-
gna . Per quefto Falea Cartaginefe grandiflìmo amatore deirvgualità ordinò»
che nella Città le facultà , e le poIfeÀìoni fulTero 'eguali a ciafcuno de* Cittadi»
ni per leuar Tinuidia , & odio fra di lorojComc riferlfcc Ariftot. nel 2. della Po-
litica al cap. 5. benché nel fine non Tapproui interamente non comportando!
più pregiati, e nobili di correre la medcfima fortuna con i 'vili, e plebei, da na-
icere perciò ben fpefib ride , e brighe fra loro. Mafe fi confiderà rettamente-»
oue fi cerca IVgualità per fommo bene della Città , b Rcpublica ne fegue , che
ciòjche eccede detta vgualità fia di danno alla detta Citt<z, o Republica . Onde
fu ItimatOjche vn huomo di perfcttiflìma Virtù fuflè nociuo per la Tua fuperio-
rità, e foprellìfl:en:^a degli altri. Che perciò i Greci' inuenton d'ogni bel coftu-
me ciuile , e particolarmente gli Aiheniefi fapendo , che per cflcr nociuo meri»
taua caftigo ,.mail caftigare vn'huomo per Aie troppe virtù , farebbe ftato 'Vn
commettere peccato ; Perciò ritrouarono vna pena honoreuoie conaenientea
reprimere il loro giuftojoingiuftofofpetto , che hauelìero dell' Eccellen:;^a di
quel virtuofo , e la dimandarono Oftracifmo . Come fé alcuno conofcendoft
pieno di molto fan^uc , e di gagliardidìroaconpleflione fi Icemaflc del cibo , &
hauellè per vfo di cauarfi del (angue per non cadete in que' difetti, ne* quali
fogliono cadere molti perla molta robufte:(c^a di loro for:?[e . Cauandofi quaft
da Plutarco, mentre parlando dell'Oft'racifmodice, che di quefto come medi-
camento folcuaicruirfi il Popolo a certo tempo ordinato, confinando per X,
Anni fuor della Citt^ quel Cittadino, che auan:(^aua gli altri, ò di gloria, òdi
ricche;?;^z,e , o di reputatione , per la quale era hauuco per fofpctto nella Città,.
Punendo di quefta pena folo Jc perfonel'lluft'ri .■ An^^i il medefimo Autore-*
foggiungendo dice , che Iperbolo huomo fcellerato cercando di far punire di
fimii pena vno de* tie gran Cittadini ^teniefi Feace , Niccia, e'Alcibiade cad^
de contro fua natura la pena fopra il capo, di detto Ipcibolo infoiente fimiii
genti ignobile, e bade ad elfe punite di fimil pena , an^^i accortifi eftcr ftata-.
'violata tal pena nella detta perlona leuarono poi -via 1' >^fan:^a di quella . Fu
detta Oftracifmo da vna pictru:^:^a chiamata Oftraco fopra la quale fcriueua-
no i Cittadini il nome di quello, a cui voleuano dar bando della Città , e la get-
tauano in 'vn luogo della pia:^:?^a chiufo di cancelli , il numero delle quali do-
ueua pafiàre fei mila a vincere il partito, L'Autore fopradctto nel 2. della.»
Vita d'Alcibiade moftra detta pena d'Gftracifmc non eficrcftata ordinata per
punire i trifti . Ma per moderare la troppa gì andt^-i^a altrui , e perciò con al-
tro vocabolo detta Moderationc, fatta à .... dell' inuidicfi, che per dieci
• " anni
^/(f ICONOLOC I<iA
anni non vedcuano prcfentc quel tale , della cui lontanant^a mitigauano al-
quanto il dolore , che col vederlo giornalmente li fi accrefcc.ua , e s'internaua
malignamente negl'animi loro, JlmedefimoAriftotile più largamente , e di
propofito trattando di quella pena nel fopradctto lib. 2. al cap. ^, dice . Qua-
propteràCiuitatibus,quarpopuloregunturOftracirmus repertus eft, hx fi-
quidem ciultatessqualitatem maxime compleduntur . itaq; qui fuper excel-
Icic videtur vcl propter.diuitias, vel propter Amicos,vel propter ,iliquam aliam
Ciuilempotentiam extra Giuitatcm relegatur ad Tempus aliquodordinatum.
Doue fi vede, che lo approua , ma non fi riftringe al Tempo , e vi fculàndo il
Configlio di Periandro dato a Trafibulo il tagliare le fpighc maggiori del-
l'altre. Piacque ad Augufto quefta forteti punitionc n\oderandola coniiltro
nome,^ e parole, come dice Tacito nel lib. 3. in propofito di Sillanoilella fami-
glia deMunij , che haueua commefib adulterio.con vna fua Nipote , sX quale
non fece altro,che farli intendere, che lo prìuaua delia fua Araicitia , per lequa-
li parole, e feparatione d'amift^f , intendendo Sillano eflcrli in vn certo modo
accennato l'Efilio . Exiliura fibidcmonftrariintcllcxit, fenica metter indugio
in mezzo fe'l prefe da fé medefimo , ne prima , che fatto l'Imperio di Tiberio
fu reftituito alla Patria . Molte cofe fi potrebbono dire j ScT molte autorità fi
potrebbonoaddurre,maper abbrcuiareil noftro ragionamento concluderemo,
che fi vede all'aperta efler da tutti,amata>& abbracciata quefta vgualità, tal-
mente, che nella natura ftefla, ciò bcniflimo fi confiderà ancora nelle terfiperie
de* corpi humani, che mentre ftannovniti, e non alterati da fbprabondan:^a
d'huomini , o fuperiorità-ecccflìua di vno d'elB , il corpo fi mantiene fano , t^
perfetto nell'cfier fuo con la difcrcU diftributionc del fangue alle prollìme , U
.alle più remote parti di effi^
V S A N Z A.
Tedi Confuetudine .
V S V R A.
DONNA vecchia , macilente , & brutta , terrà fotto il piede m anco -vn
bacile d'argento , òC nella mano il boccale, con alcune catene d'oro ,
6^ con l'altra mano fporgcndola in fuori, moftri di contare alcune monete
piccole, nel che fi accenna qucllojin che confiftel'vfura , cioè il pretto de de-
nari con certezza di maggior guadagno, che conuiene , 6^ fen:^a pericolo di
perdita j però tiene gli argenti , che fono di molto prec^^o ftretti fotto al brac-
cio, 6c pagati con poco pre:^:^o , con pregiuditio al proUimo dell'vtile , Ó<: a se
dell'honore , efiendo quefta fòrte di gente} come infame condennata dalle
leggi di Dio , & da quelle degl'huDmini .
VTI.
DI CESARE %1TA,
V T I L I T A[.
i,?7
DONNA vtftita di vcftlmento d'oro , in vra msno terri vn rawocfi
quercia con le ghiande ,^^ con le frcndi , l'altra mano ftar^ì pofa-
ta fopra la teda d^'Nns pecora , d^ in capo, porlci à 's ra ghirlanda di Ipighe
di grano .
Sidimandanovtililecofcjche fonodimolio vfo , per aiuto dell' huirana
ncceffità , òC quefte appartengono , o al vitto , b al vcftito > che ci tengono
fècuri dal freddo > 6^ dalla fame , ne* quali bisogni , quello,che più ci tiucfte,
òC ci nudrifce con la carne , òC con latte proprio . 11 medefìmo fa Toro , che
fi tramuta per tutti gli vii , 6^ per cgni forte di vtilità , però fi ir.anifefta nel
vefti mento .
Et perche il grano è la più vtil cofa , che crealfe iddio per rhuomo,delle
lue /pighe fi corona , & il ramo di quercia con i fuoi frutti de-
nota quefto medefimo, per haucr /campati dalla fame gli
huomini ne' primi tempi fecondo l'opinione de* Poe-*
ti, & piacefTe al Cielo , che non fi potelFe dire»
che gli fcampi negl*vltimi noflrijata-a-
te calamità fiamo ridotti per
colpa de* noflii
errori
/
Z%^
ICONOLÓCItyi
HV O M O in habito Ì\ Saécrdote , che nella dcftra mano tenga vna sfcr-
"^^ i 5^ nella finiftra vna lucecna accefà ,* ' , •■
Il i^eloc vn certo amcvc della religione col qa^Ie (K^efidera,che le cofe appar
tenenti al culto diuino fianó cdèqiiitc co ogrlr flt?ci?rità , prontez:^x,e diligenza.
^ che fare due cofe accennate in queft'imagine Fono neceirarijilimccioc in-
fegnare a grignoranti,& correggere,& caftigare gl'errori ^ambedue quelle par-
ti adempì Chrifto Saluatore , fcacciando quei che face aano mercato nel Tem-
pio di Gierufalcmme , & infegnando per tutto quel giorno in elfo la fua dotf ri-
na,a{Iìmigliandofi quefta, 8^ quello conuenientemente con la lucerna , & col,
flagello, perche doue ci pereuote non è chi rani,& oue fa lume non è chi ofcuri,
in nome del quale dobbiamo pregare , che fjano tutte le noftre fa tiche comin -
date, de finite felicemente , Laus DEO, & Beat.r Virginis MAR lAE .
-n^:
FINIS.
5/.
Pi
m
LO STJMIPJTORE
A DISCRETI LETTORI.
S fendo ft per vctrij accidcti pi Ut volte in fei anni
intcrmcjfo di sìamparc il prej'cnte volume ; U
lunghcT^a e diftà'^a del tempo che obliuiontfu9
le indurre , Ija cagionato che alle "Volte ft fìa^
fmarrito l'ordine, ^ che alcune cofefifiano tr*
^ortate,altre Uj]atey& altre veitcratCy nelquai
difordrne facilmente ft éincorfo, attefoche l'ori-
ginale era parte /ìampatoy & parte fcritto a md
HO con molte rimejfe^ Cy" aggmutcf^arfe di qua, & di là. riabbiamo non
dimeno accuratamente -raccolti tutti gì' errori di p,H momento ^ quelli
iorretti,^ reftituitein fine le cofe iajfatc acceaando te duplicate,pcrfup
fliréaqualft voglia n2:-!ncamcntOy& render chiara in ogni ^arte l'opera*
RimCiTe di cofe che mancano*
^clla prima parte
€arta . 1 16. dopo il. ^9. yerfoychefinifce. ma te fi a d'orfo, ^ vn delfina
-cominci da capo .
// buon coniglio pare fia quella rettitudine ,che fecondo l'utilità rifguar
da ad vn certo fine , del quale lapruden:^ n'è vera efisìimatrice fe^
condo ^yirijìotile nell'ethica. lib,é. capp. Bona confuJtaiioreftitu-
doeac/Te viderur, quas fecundum vtilitatcmadquendamiìnem
fpetflat , cuius prudentia vera exiftimatrix eft. lUonfiglioper quan-
$0 il medefimofilofofo aflerifcenon è fcien^ay per che non ft cerca quel"
10 che fisàf non é congietturaj per che la congiettura fifa con preHeT^
:?^t ejenxa difcorfo, ma il con figlio ft fa con lunghc^a di tempo matura •
to dalla ragione. 2{on è opinione perche quello e he ft ha per opinione fi
ha per determinato fenz^conftglio j vediamo dunque pai dipintamente
che cofj. fa.
11 configlio è vn difcorfa. &c^
1 5 _j .verfo. 1 7. in queiìo propofito, il quale atto è coHume antico de Gal
li in Titoliuio lib. 7. oue narra diquallo infoiente Gallo , chedi/preT^T^an^
do i ammani li sfidò > e^ cauò fuori la lingua cotro Tito Manlio , // quale
accetto la sfida ic^ domò l'infolenT^afua. Aduerlus Gailum ftoiide Ict
tum &, quQniam id quoq; memoria d gnum antiquis vilìum eft,
linguam efiam ab irrifu exerentcm producunt.
Lì pelle d'W vice, ^c,
A 170. y^r
I yo ^ rerfo. 4 1 . come -pìddtro SeruloiVrohoy & Virgilio. So jche il Te-^
trarc ha portò il cornino in guifa difianeUa quando fu inccronGtOyCorìte
riferifce d'hauer veduto Stnnucciojuo amÌLO, rrja chi ordinò quella trion*
fai pompa moHrò di nonfapere ne la forma del coturnoyne tampoco la^
forma delfocco portato dalTetrarca nelfimftro pude fatto come vn boi»
T^chmo fin al ginocchio timointit ro. fé tale fa ilfocco ad altri lo lafiarè
giudicare^ a me più tojìo pare fliualetto, che boggi dì neW Egloghe paJÌ9
raliper l'ordimrio s'adopera, l'i/lejjo che da /^irgil'O vien figurato ileo-
turno ne iverftfopra citati yprefi in parte da Liuio Andronico 'Decano di
Toett latini^ che fu il prima che introduffe la ■ cena in J(oma.
Et lam purpuico lutas inciude cothurno,
Baltheus òù reuccet voJucres in pecore finus,
Prciraq; lam gracida crepitenl tibi terga Pharctfa> >
Dirige odonlequosad certa cubiliacanes,
,La qnaU autorità come pt r maggiore in fine babbiame la^aiaypoicht li^
uio poeta dramatico afitgna il coturno a cacciatori) che portano la farC"
trapìena de dardi coni cani appreffoy ^e^rimeche il roturno chiude U
polpa della gamba. Hoyaficcwe non è rerifimile che tlprimo autore dì
fcena nonfapefie come fi fuffe fatto il coturno che in Scena introducetuxyco
,ff non bagarèoy che in quefio particolare erriilnofìro Toeta i mafibem
errano quelli fottUi ingegni che inconfid t ratamente taffanocofa beniffi-*
tno conofciuta da Virgilio, il eguale dice che li coturni di Diana, c^c.
2j4. Manca ma figura della fortuna Hampata in I{oma , ^ in Tadoua^ ,
F O R T V N A. ;. 1^
ti
*T)onn<i a federe fopra vnapallay c^ agli homen porta le ali i^p. yerf^^
. xp. fu ehiamato Tiberino ft come in molti Hifioriciy & poeti fi legge ,
nella feguente infsrittione troiata fu la ripa del Tenere a$n lungi da Ew
ti Città in tofcan4 yz .Tsttm^rr.-» *
Sex Atyfius.Scx. fiJ. fabia
Rom. Prifcus. Euoc. Aug. Primus
Omnium. Aram. Tiberino. Poiuit
Quam. Caligatus» Vouerat
. Totraffi anca fa re il velo* &c.
^^.fottailverfo, 1^. mancano duèirerft greci iHoMerQ fampatik
quello^ dti^may.i^,Tadoua^ ^ . . .. «,
.A: ;':iu^ L uni. n hi mcmCUp r'
41©- àopo ìhfltimo ipevfo Xon rna'ghrrUvda di poppa'appft^gìato iljian
co, g br^iccio dtsìrofopra dvn'vrnay dalla <jiuie tfca. ère. 45 5 . dopo il
vei-fo. 21. chcfinifce. Qmernis. manca il fègMcnte. Scd quaiiq largo
flammarum axasfluatintus Turbine. 6?^c. ^^^.fotioU vcrfo.zó
manca la feguentc figura: n '..h , :'-..i.^uL .i";? ul
SICILIA,
7^&z medaglia di Cneo léntula MarceUihó ft mprefentd Ifva tefla di don
no. con chioma jparfa fra tre gambei e trejptghey ì^na tra ogni gamba. Ig
tre gambe per li tre promontorij ; le trejpighe per la fertilità deUaTro-
uincia, lacuale era tutta dedicata a Cerere, per quanto riferifce Cicero-
ne, yegga/ì figurata in Fuluia ■0>fino nella /jmrta taiiola della Cjente Cor
nella : rufìmile riuerfodefcriue Occone, e^ Golf:^ in ^ugufto .
7^114 medaglia dilMCìO lAUienOyil quale nel fecondo Cmfolato di-Cefare»
46. t^nnì auanti la vennta di 7{gfl.rgSig fu Vroconfole di ^uefta Tro—
uinctay vi è ma figura nuda cbepofa ildefiro piede fopra la prora d'yna,
naucy con la delira mano ^li^fta tiene tm gambe congiuntey ér con la fini
ftra dietro al fianco vn pannicello, la figura nuda é Is^ettuno per denotar
timperio del mare che haueua in quel temfo <i^lliem nell'I foia di Sicilia
come dice Fulnio Orftno con l'autorità d'Hirtio lib .^. AlJienUs(inquitJ
intenraPrQconCuli^liJybeQ m naqes onerarias jmponit Jegio
nes . wi.àLyiiv diche Cic. a Caffio, Strabene , appiano , e Dione . le
tre gambe denotano il folito fegnadiTrinacria ,così detta Sicilia > quali
gambe fona anco ir^prefie nella prima medaglia della <jente Claudia .
J Ime demo Occone fiotto il teì\o confolatodi intonino Viodefcriue yn
altra medaglia di Sicilia figurata in piedi con fifighe in tefiay nella defira
tiene vn ramo d'allo/Oy nella finifira vn altra cofa che nonft conofcc^,
NELLA SECONDA PARTE.
«^ .56. Verfo .15. vuole che "Vlrro di fori una f uff e inferiore ad ^ìejfan^
dro, ma m metter e in Ordinani^avn ejfercfto pili ejperto di lui. della in-
teìligen'za. c^c. . i^ i. Ferfo. xi. puerili c^ dinejfun momento f tutta ci9
p confà coi parere d'tìoratio Satira .^. lib.'.Z* '^ ' y ' - , . , . ,1
^Edificare cafas> ploftello adiungerc mures
Ludere par impar, equicare in arundine Jongt
Si quem dele<flat barbatuni) amentia verfet.
tJHa in quanto. <&c.
jpi.iyoppo il fettimo verfo d'Ouidio mancano li dui jeguenti ,
Quale fit id quod amas celeri cucunlpice mente,.-, , . •_ ,
< Et tua laefuro Tu btrhte colla lugo. Principijs ofcrfa &c.
. z$i- Verfo .^^.non hanno virtuneforT^ alcuna, (aracalla Imperatore
^ancorché gentile 04ió filmile fuperjìitione, ^ condannò a morte chi por»
^ z tau4
tauaalcòUo^xìUxintferi'hnédio 'di fehhrt ttiXanay e^fuctrtarta. ^.'TDam
n«ti lune (laquit 5'partianus j qui r- media quartanis tertianifquc
coliy anncxa geftarcnt. Ma ptacejfe à 'Dio. (^c.
Luoghi duplicati da leuarfL
Tw più luoghi ft fono Yeptic^itedelle parolc^che ciafcuno le può da fé canéet
lare : maftfonoanco replicati periodi) & pajsi mù^ri, f)e,rò^i*ì ouuifé^
remo da qualluo^ofi deuim leuare» '■ :^.\v^: w ^'^ ■> ,u\ vy. ■% ^: ; i
Nella prima parte.
•i66. Verfo ^fhu.ift tu. '^ell^altra manoconii treyerfifeguenti^ t"^
timo de quuli è Ufola parola .gabella .
Nella Seconda pai*tc.
•. X 1 8- V.y leurfi via. raprefentamo lo ftratagemma , con gli otH "perfi
fegueitt.
1^1 V. ^o.leuift Via. ponemo il'DcljìnofopYa , per fine ài fine che éà, !
fané 2^%.
2 -4 V.qmnto.leutffvia.citaancopcrteHimonio Marciale conl'Fpigram
mi tignentry il qHaieFpig. deue andare mi decimo ottano verfoydoue ft4
^om^nciato •
Mancamento nell'Intaglio .
Boue la figura non fi confronta coheHofi reputi vitiofa; ad ogni occafls^
neche fi vorrà rapprefentare quilch'vna^formift conforme alle parole
del te fio .
i p fi. mjncavn*occhiofopra lo fc( tiro. '^S'^ -mancano le aliin teflaall'in
iéeJìigatioHe, *. 8p . alla nobiltà m^nca lajìella in capo , ; -
Intagli.pofti fuor del fuo 'uogo .
1:? H^nr a intagliata che èacar 2^6. è fiiperflua^ne vi deue andare efsen^
iol'i^effachelafìlofofiadi'Boctio acarte 287. la figura intagliata del
flemm tico che è a carte 276. deue andare a carte i 1 8. làTofcana che è
a cirt 4^'i.deiie andare a carte ^00. la figura con vn cauallo , che e a
$4rtc 4 1 2.. deue andare a carte 415. la figura con vn cornucopia che è 4
(arti
torte 4 1 6. deìic andare a carte 412;. Utpgura ct-elU legge che è a 'cAvte
43 5 . /f ben non è intagliatay è bene dauertire che dcue andare nella fé-
condì pA rte a ca rtc 2- dopo il ve rfo ^O la figu rn della fosìan ^a mtag Ha -
ta , che è mila feconda parta à carie *. a^S. d<iue andars a carie 2^6,
mero 247'
Errori corretti nel Tefto volgare .
Si è [aitato nella prima parte dal numero ^o^. al numero ^^l, ma per^
non tnanca niente tra l' vn Oje?" l'altro nn/nero »
Prima Parte.
(artAi^. fcapigliata. legH.fcalxa.^o. compofla. l.eompoflo.^^.cred'o
fu detto, l. fujfe detto. ^^.Jbprafopra.l. /opra fapere.^^. T^olifianOyGuc-
ihio. l. Tolitiano , Grucch^o. 40. andaremo. l andare. 40. altre . l. altri.
4^. Hauiano.l.Flaui^no.^j.rimeito. l. rimetto. ói.^Democrito .LHera-
clito 6^.diprrte.l.difperate.6^-pacifno.l.pacifico.t^.ntichi.l.antichi.69
earta.Lcarta.yo.lClauia.'l Quudta.'j ^. dell' Empireo, l. dall'. yS. altra.t,
alta yg. fudìti.l.fudditi.j ^. e bifogni. l ibi fogni. -jg. di Ttio.l.da. 80. ri-
fplendino. l. rifplendeno. 86. chiama quafi. fi cafsi qua fi . 8-7. Etheone.l.
Kthone. 'Phegone.l.phlegone.%^. manlfetia. L manifeHat^o. Metheo.l,
^matheo.^daHro.l.^laflro.^i. nella commedia dHercole./ì caffi.nel"
la commedia.^ycame.l.come.^^.fcetro. l.fcettro.p^.a lei.l.alui.^y.-.Et
Horatio.fi eafst&.gg. rojiu.l. roflo. 104. Vriano-iVrano. loj. lo.nrand
l.lontano.ioy.vendeee.l.vendere.loo. commedia.l.comedia. i io. intro^
dtichono. l.introducono. 1 io. nccchia. l. vecchia. 111. folleua. l, foleua,
1 xóqiù manca. 1 2 ó.con ragione e legge.l.elegge i zó.queHo in quanto.
fi cafsi quefioAj i .fue federate 2^. fi cafsi.fue. i_j l . nel libro delle Hi-
jior ie.l. nel primo libra delle hijìorie- 14I. oon. l.^on. 150. fifa, l.fifd»,
1 J z.dappocagint.l.dapocagine. 1 5 i.dappoca.l. dapoco^ 1 5 j. qui manca,
l 'yj.che gli Elementi.l.fe gli Elementi. 1 % 7. vna facella accefa.l. vn vafa
di fuoco i^j.Einfinite.l- Et infinite.166. Hrac ciato l. sbracciato. 170.
"Boetii.l.Beotij. i jo.qui manca ijo.mandate.l.mandati. iji. dua forti»
Ldue. 175 .ftipito.l.§ìipite. i%o,manca nel fine. iS9-\refolutione.LrelaJfa^
tione. igZ'latione.iktim.ig^.^ltopafcio L^ltopajfo. i^.Bologne/ìn,
l, Bologne/i. ipp.all'hor.l.allho-ra. i(}p.poiche.l.poi,che jp^, raprefenta,
i.raprefentando.lgp.peruuJ.perció.zoj.attra volfaMaltre volte, z^jf^
éjui manca.'L^p. anco qui maca. 141.^ ufonio t ^ufonio Epig,-
4^i4l'fa<;i,Ua(i,i^4. l'EjhpoJU'^fopo.Z^j. vandicarfi. l.vendicarfi^
aép. ma fé confiderà tutfo.lmi fé fi confiderà tutto.ipi. ehe adduce ntl
medemo luogo Seneca vna diffinittone della fapieni^a, ft caftt, yna di fini •
tione della fapieuT^. ì-jZ. mala quiete del corpo. Ima della quietc,%%x»
non danfor^aJ.non hanno forila. zSg- lunghi, Llungi, l^Cche la copra
Lche lo copra. igB-per non efier. l. per non ejfere fiato. i^8 . efìendo lui»
l.ejfcndo egliiìato.^^z.penn^chii.l.penfiacchfo.^^6.qui manca. ^46. il
^ual luogo Homero.l.diHomero.^<^o.fecondo poiché. l. fecondo che. ^51-
koriolofole.l.folare.^^l. perfiniua. Lprefiniua. ^ ji. Scipione 2(jtica L
T^^afica.^^j .Boetii'l.Beotij.^ 8 1 'per ejfer nobilifsimo lui, l. per ejfer «»-
biUfsima in lui ^i ^ .fi fente.l.fe fente.j^i. Orifide.l.Ofiride. j96. finifi^-
€ano.l.fignificano.j^6 . he on, l.chefon.^^y. però dico , /. però dtpingafi,
S^j-col cauduceo defiro.l.dietro.^oó.tefano.LStefano. che f^mbtia.Uhe
nellymbria.é^o^.St yna granferpe dedicato.l. Et vngranferpe anch'e^^
gli animale di Cerere ^zo. dicefi da ^uido.l.difcefi da Cuido.^i^. incur-
nate.iincuruate.é^.'ì.^.Eugagei.L Suganei, ^ló.gomone, l, gomene. 42^0
J^ticone.l.T^attfone.^i^.quini.l.quiui, Terafine.l. Terapne. 4^2. 5an^
dialonen. l.Sandialon. Sehnufa. l. Jchnufa . diììratione. l. dimofiratione»
4^16. regalata, l. regolata, j^io.manca nel fine. é\^ ^.mancadopo ilverfo*
Xi.chefinifce, eauernis.^^ 5 . manca fotto tlyerfo.26. yn'ultra figura di
Sicilia,
Seconda Farce.
4./? pattuifce edamititia.l.fi pattuifce lega^ed amtcitta.^. afcoltare >»!•
iamente.l.aJJaltare.ip.lofigurano.Uofiguramo.^o. apigliare.l. a ripi»
gltare.^i. perche ^ndrodo.l.per il che.$o. liuetano.Utmetano.$o. con*,
seduto di tenere, l. conceduto da Caligola Imperatore di tenere. 5^. de*
cempenda.l.decempeda. j^j .fildonia.l.fidonia.^^charatheri. l.caratterii
$6.quimanca.^6.per vendere. l.vedere.^j. foggiunge S. Tomafo. Lfog-^
giunge ilSimanca yefcouo conforme a S. Tomafo. ^S-da mercato.l. da boa.
wurcato. ^^.che l'ordine,l.dell'ordine.6i.duro meno.l.mento. 66. limone
Uimone.jO.^mor profeta, l. ^mos. 7 i.tnari^ioppreffofi.l. opprefori*
y^..Apìe.l'^rpie.yy.cantinela.l.cantilena.y8,in ruptela. l.m tutela. 97*
partir fi facilmente. l. partifi.g-j. figurano l'obliuione.l.figuramo. p8. it
fopone.l.ilfoporepS.obliuionen^.ficafsi.ne. loi.pojfeduta ma Ihauefie*.
If^eduta no l'haueffe. loi.le aUegre'2:7ia.l,allegreXj(^e.ie i.&Taufaniit
9ue fono.l.f^r Taufania che vi fono, i o i . leggi il TiraqueUo. L legge, i oi*
^tropomorfo.L^ntropomorfo. j 02. & fi s'addormétano.l.z^s'addormé^
tano . 1 14- di que^a opera, l. diquefìa opinione. 114. Gange 1{udel. U
^ianfre^ii^, rendutogUgratia» l. rendutaiegratioii-i^. figuratagli d<^
altri.
§tfrt,l.figuratah.li^. dalia feriU.IM la feyìta. tl^. Etrouay. L Etr$-
Man. 1 1 7. de^arA.deHan. l ly.il penfier fonfaette.l, t penfter. tij. vir^
tu vifi.Lviftua. 1 1 8- incendie.Uncendio. 1 1 9. dolce amano.l.doke amare
1 18- dimenticando je.l.dimenticando [e He jfo. i ip. é amato di lontano. L
tamaro, ili. ritardi auanti. L ne ritardi auanti . 1 28. e bruti animali,
/. zìr brutii.\^i*qui manca. \ il. di dipinged.fi dipinge, i^ 5. Et in Sene-
(a.l. E in Seneca. 140. col becco yccife.l.vccift. 140. // // cerchio è cerchia
e perfetta. l.Ucerchio è perfetta. 151. conacchia. l. cornacchia. Sneia. l.
Enea ^canio.l.^fcanio.\^t.Caio iluinto.l.Caio Quintio.1^7. rara dot-
trina.l.di rara.i^p. Teorico. l.Teocrito.. 160. adgrafafìo. l. ad vn gran
faffo.ió^.cornupia.icornucopia.ié'y. ^ riuolge. l. &fi volge. 16%. U
frouiden^aperche immediatAmente.l.la prouiden':^ pare che immedia-
f amente najca dal Trencipcy come fra i Trencipi nafce immediatamente
ia Dio» I yo.per parer publica.l.per parer pudica. 1 76. procedenxa.l.pre
^denyi. I Tó.delinamenti.ideliramenti. i^i. chimiera.l.chimera. 1 ^4.
nel conciliari ^ riconciliatione. l.nel conciliare & riconciliare. ip^. Mi •
910 Tubliano.l. Mimo Tublio.ioi.che delmeT^o.l. che per mexp^o.iot'
nb eterno genera, l.generata. io8. di cimiero in teHa.Ld'elmo. lop. nel
Pitvlo che lafapien":^. l.nel titolo della fapien':^a. lop. il (jallofopra il ci-
miero, l.il gallo per cimiero, aop. Etfigurafi come raggi. LStfiguranJt,
%C9' perche fé ricerchi. l. fi ricerchi, aio. anco perche. l.fr anco perche •
HO.fomma giudice.Lfommo.xiQ. deue manifefiare.l.deueno. zio.gitt'^
ite a.l. giudi e ano. condanni l.condannino.i lo. infuperbifchi di fé fiefsi.l,
infuperbifchino.li^.algiouane. l.al giouin. a vecchio.l. al vecchio, a l6»
Itiombo.l.piombo.lo plendore.l.lo fplendore.iii. Boetij.l.Beotij.211 . cer
uino.l ceruiero.i^'.e non par.l.pare. 254. abborriti che^pefie, l.più che
felìe.t^^.& gli glorianod.e fi gloriano.X')6.illumina ogni vifia.l.vejie»
%')6 nelli genitali. Ub. ^.ca.i^. l.nelli Geniali lib.quinto cap. ig. 257.Z;.
licinio.l.bicinio.x^jf. VidiriHar colui.l. Quando reflare Vidi invnpiè
tolui.x^^.ma variando.l.ma difcorrendo. %6i.v*è di varie» Lv'è che di
yarie.xó 1 . in mondo, l. in modo.iói. fiaua vn huomo. l.Jiaua vn huom.
XÓi .pien di mifio.l.mofto.iói . mature fono, l.fon. 2 6^ .difetti dal figlio»
l,del figlio. 16'j.fe le offerifce. l.'offerifie. i6j. fi dedica. l.fi dedicaua»
x6 ^.fiupefatta.ft forma.l.fi ferma.zig-quiHione p rima e onforma.l.c^'
ferma.x'j^. pianto piogga. l.pianto pioggia. 176. muoua Iliade, l. nona,
%*j^. pnfidenti Bacco.Lpre fidente. irjó. mi flruggi. l.mi lìrugge. zyó.
yerdi riuaJ.yerde.ìj6.a miei fofpiri.l.fofpir.zyó.mafi me.l. ma fico-
iwe.277. portale chiaui. l.porté. 280. chìamanft quelli. L chiamauanfì,
2$i.nefe?ni.l.nefegut. 282. qf<i manca. 284^ ancoraper l'hipocrifia. l.
Ìkr€fia.ì2^. in f ima del cimiero. l.deU'€lme> ^28 j.fopra il cimiero, l. nel
. . ^ cimiero.
9
cimièro 2S7. quafidke diea.t.quaft dica.iSj- mutamo ^U JludijJ.fcuc^,
iSy-non baliando .l.ùaJiano.zSS.che sìejio difcintid.Heffero.z^^.quefia.
duc.LqtuUi diii.zpo.ma 'voUndofi efsU.ma volendo efsi.z^o. il Deljirio.
fopra il LÌtrmro.i.J'opraè'elmo.2§>z. mautilioJ. T^util'to. 292. porti di
^.^ilb.LpoHi.zp^.ridenabonoraua. l. (g» honoraua^z^j. >n,paro difc"
Sìc.'.di ceiìe.}OD. & difcmtefiJ.difcinfefì. 2O9 aCeripur.l.aCeripur,
^ io..2r ciò cadde.!. cade, ^i i. 'Boeti^.LBeotij^ii. il pace. Un pace, quel
eai'io Lcaduco.^ ij.CyojtratroJ.HeroUratQ.^iS' perche natur al. l. natii"
ralm nte. 3 1 5.. Tinge, l. lin^e. ^28- dalTctrarca mediante, l. meditate.-
1 28. yHrt.ae dr leggiadra. l.leg'giadria,^!^. granita huomo.l.da huomo»
yi^.gratiofa faconda.l.faconiia.^^o. tanto vehemente) l.tanto eravc'
bevente 3 ? o. lafua gratiofaJ.gra^ia.^^ j . vagheT^x^a e grane l. (^^ graf-
fia . 3 J4 n)ri procedeva dd cibar. lÀal cibar/}. ^^6 Smblema. 1 78. LyS*
^ j 7. che l'Iingefulfe vna Donna, l.che l'UngCy hoggidì chiamata in T^c
miT.cco-,'fi4fie vna Donn.-: 3^8. adejiò yCtirò. l. adefcò. ^^z. guancit
afperfa l.afperfe.^ ^/^. perche Ji che . ftcafsi.perche.^^^.&^^S.diforia,
t. difopia.^^6 . catefìa.l.catefia. ^^ó.rimirae con l'altra. l.rimiray ^ cpft
falera, ^^^.ferttfsime radici, L. fortifsime. 3 55,. Siluio Itali'co. l. Silio»
56?. injieme il 'Tetrarca.Lcol Tetrarca.^ 72. in gioia lipeT^TJ. Un gola,
375' HÌ(^ci^'i-'HÌ(^i^37$faffaa. . . ► , l.fatuapetitione.
ERRORI CORRETTI NEL TESTO LATINO.
Prima Parte.
4. nmi.l.limas reprhajendite.r.rcpre&endite. cocrunt.I. cocrcuit-
iuJS.llcis.lcuul.leuiter.casptum.J.coeptumjo. domini. 1. homi-
ni. j5-diiCerit. 1. defcret. 34. redat. J.fedat. 57. fciticos frigores. L
fcyiiiico frigore.4^i.oluus.].decU5.t.5<5k tam..l.càmen.jliumina.
l.flumiaa.^.prasiQumJ.premunt.cfiuitiìs.l.dauins.jó.QriJ.Qui
<o. icit q%6.1. lcit,2.q. 6.f. <56.diuites. l.&diuires.67. hifopo.l.
hyrsopo.7o.extolit.l.extolJit.75.jquerda.l.querella.Nica. I.Nice
p . r. L. leggi, o- L. 73. OFFEN. ET. J. UFFEN, F. ET. 74;
Jeùone.l. laeiione. 74. Q^ET. fta nel marmo, & eofi deucfi fcn-
«ere. 74. amantiisanam. ). Amaniifsima.SIC. SIC. deuc ftam-
patìì Icpa ratamente, fic. iìc. a lettere mlnu.rcoJe,folo per afsicu-
rarcil kttore, che cofi iyinelmarmo.77. confulata. l.confuJatu»
79 Eleohantes.l. E]ephantes.p7. iaudanics.l.laudatas. I04. iqui-
dem.I. fiquidem. 104. Caslum. J.Caelus. 106. INCAR.J. IN
€ ARTIìAG. I oé.fcrf cedie,l.few cede. 1 1 1 .Graci.l.Graeci.incw
drìnt.l.incedunt.i I i.Cratinius.I.Cratinaii.'i i^. Aleeam. I. Alc^^
am. luthca.l. lutea. 117. rorantes.l.iocantes.i2Z. latemerata. 1. in-
temerata.n?. Fc vbi.l.Et vbi.iij.Poenici. I.Phoenici. Achi'Je.
J.AchiJli.118. Creuthàlionem. J. Ereuthalionem. 128. P'? nit.J.
premiti So.Sylius.l.SiIius.iSc. ferpentc.l. flrepente. 185). tu tibi.
l.tu^ tib:. 195. ftuliiad.rjbunt.l. ftultiad cribrum. ivj. trrebis.I.
terrebib.ipp.verfarem.I. verfarer. zo6. luppiteralbus.deuefi leg-
gere, non, al tus. 2 21. bucina. 1. buccina. 1^5. cecitas.i.cxcit2s 242.
perit.l.penuis.245. Tartdei.l.tartarci.262. Aniti^. J. Anici^ 174.
attingprint.l. atti Iterine atfejftumfis. J.afre<flui>fis. 275. Dccus. 1.
Deus. 288. Seaiiorum.l.Seianorum.546.velocinus.l.veloc]bus.
347. Ef taii.).Oetan.^47.rubelcedat.l. lubelccbat. ^4j. Titam. /.
'liian._j5o.lS.'yinph(.-ram.].Nympharum. 550. h^dit . ].ha;fi(fv.
^5o.faifcs.l.,'aiu:s.;jsO. Mcridianns.l meridiana. 551. fraugtbut,
J.frangebat. ^5^. .ctitant. I.latitant.553.orbec bos. 1. ore cibos.
^54. Et AcheiOi.te.ì. Ex.55 ^.quteranc.l.quicrant.^ 55. tàcit.l.ta-
cet.jò8-v.:ropid.s.'.aeropad3s.379.iniinico.l.inunicos.59i. viri,
l.vru.^pi paUid'. l.pauididum.^pi. magna. \.magnf 595. maxi-
me ncejuc. i.tcqucj^). qua Ponto.l.quae. 396. ainaumque.l.ai-
fuetu:i,qiic.40i leuo facit.l.leuj ferit.400. Anfanai. 1. A nfan^fti.
Antrum.l.itrum. vtrimque, l.vtrinquefragolbs.l.fragofus. 411.
viridismodo.lìcarsi modo. 421. de lu 'inio.i. deiuiciurando-
^ij fraftafqueJ f aJalquc. faL:);.l.ipriin'. 1. primum. ign^bus vn-
d?.i.vndas. iyJicss.l.iybicas427. iapidis.l. lapidis. 428. Lucilio.
J.Pucino. Pipano, i Pi(fla non,4^4 Syr.-cuf^na.I. bivracufij.455»^
rartis l.vafti. Typheos. J, Typh: et s. Thasda. ì, teda picemque.
1. piceaque femic . 1. femiaiubufta • 4i 5. horrenti. 1. honcnt. CQ-»
lUaue. Lcalidaue.
' Seconda *Tarte .
. Ii.prfcipiat.l.prxcipitat. xi. mirabile.l. miferabile. tg turba tus,
1. turbatis.2p.admonit.l.admonuÌL46 Syius.l."?yluis 49.niflfunl
J.vififunt,5i.triconius J. triconibus. 51. &nigtumtìauum. 1 &
nigrotiauum.52. pepinos. J. popinas. 53.auresiacens. l.iaciens.
53.Argumaut£m curfus.l.rurfus.55.deccpendiS.l.dccempedisé
56.neminus federit.l.foderit 57.a2quirgue fextarits.l «quufquc.
57. Cleobuluslidius.I.]yndius.58. dimetiatirque.l.dimctiarifque
58. ti Gobio, l.tibi gobio. <5o. nota omnibus. J.i'Otac^mnjbus ho-
«lnibus.66.huicfoli.J,foli.77.flaiibu5.1.flatibus= 78. poft huc 1.
poft
10
pofthuncyp-hori.l.chori.S^ ocultadomus^ toctulta domufque
g^.Quas fruólifercE. ficafsi 0^9. 8j. lumna. 1. lumina 86. luniQ
1 luno .
87 InachieTerfa; ncque violcntior exit
^mnis humo . ']
CumTaurum^atit'Pleiadasaufitaquofa . Jeggàfi
InacheVerfea; ncque enimifiolentior exit h - •
sAmnis humoy curri Taurumy aut Vleiadas haufi t aquofas .
g7. fluflo.l fluau.py. autumat.l.autuniec.97. ignares.l. ignarot.
loi.haufìfte.l.haufifle. 105. bifogna reftituire latraduttionede
le parole d' Apollonio) eflfendo ftampate confufamcntc .
H<ec autem (fcilicet Medea ) ipfum f. ùraconem. iuniperi recenì
fe^o ramo ,
Intingensy ex f ottone Cyceone efficacia pharmaca carminibtti -^ ? ,
Fsfirabatinoculosycircumqueplurìmusodor :'-ù'",X
Tharmacifomnumcreauit. '-",_
lo5.cognorci noto.l.nolo. io6.pratcrii.l.pra2teri;\i2o.ncfedcs.h
nefedeas.\2o. proprius.l. propius. 120. ambibimus. 1. abibimus.
i28.tcpofcimus l.tepofcimus omnes. i^4.autprudentif 1. aut
prudenter i55.notisefrc. l.noti effe. 1^5. ruperuacancuseflolla-
tur.l.extoliatur.i55.qu9fiffedccus.l.qunsfiffedecus nouum. i55«
porta tueri.l.parta. 15^. alarumrcgininc 1. regimine. 15 3. mem-
bra diffui^la'l.diirueta.iyi.decalauri.l.dccaluari. 184 paupcrum.
I.papauerum.i8<5. incendis. l.incedis. 186. Religio, l. Relligio.
iStf.frasnum.l.frenum.ipi. morati. mora. ipi. Jatus.I.latas.ipi.
mancano dui verfi d'Ouidio.io^j.rcfrigendum.l.refrigerandum.
lop.candiditfint. l.candidafint. sop. cffigitur.l.effingitur. iii.
Deus alius eum fic.l.dum alius eum fic.'ii 1. magna in<^uit vtili-
tatis.l.magn^. 211 ficuncbis effetoperta. l.aperta.211. locis ob-
fcuribus.llocisobfcurioribus. III. addita abfcuritate. I. obfcuri-
tate.ii2. maleuolam.l. maleuola.2 15. difcerneres. 1. difcernere .
114. habet. 1. habent. 2i8.clauishnguaclaudit.l linguam. 2x1.
BoctiosJ.Boeotios.22X.duriti«.l.duritie:2^9.ped!bus addidit.l.
pedibus timor addidit .i44.capitpennas.l.capiti.244. letea. l.le-
•ta:a.244morti.l.mortis-25 5.odoraTÌ.l. odorare. 255 Komain-
trauit.i.Romam.i56.omnem veftimcnturaJ.omne.2 56.quidem
purpurei€.l.qun£quidero.25(^.triumphalibus vifi.l.virJs,2 57.mc-
morque.l. memorique.xjy.fonabant.l.fonabunt. 257. Trib. l.L
Trib.pl.257.fino.l.firco. 257. feuitus.].iecutus.2<5o. redimitis.l.
rcdimitus.ifo.fjuushiberno.l.rsuis.iéo.Aib tràac.l.trabe. 265.
turpi»
turpi^decipiunt.I. turpia2<^^.interdiefun.I. intcrdixerunr.2^7.
fekrci^.l. foJertJCE.2<5p.meteoricamJ. meteci iam. 2 6p Narcifum.
J.Narcilfum.26p.temporemJ.torporem.i7o. uiuatJ. luuat. 170.
hocaJter.i.hoc iciatalter.xy^.fecuJis.l. la^cuJis. 275- premium.!,
pracmium. 27^. utheJ. utile 27J.M.D.XLVI. Jeggi M.D.XCV.
, .28 i.conix.J.cornix. 284 oderuntoderetur.fi cafsi.oderetur. 284.
poneturetiamJ.ponitur. 284. Jeporesgalcatos. J.galeatos. 28 j.
€ofp£étus,).confpe<f^us.287.conriliuminitium. I.initum. 187. ut
meagloria.l.&mea gloria. 288 pedaturas.l.pedaturus.i8pcóuiij
1. cóuiuiù. 285?. genius eft.l.gcnusjoo.ipforum.recipia.l.iplbrù.rc
cipias joi. iras animai. J. ipfe animai. 516. minimum.!, nimium.
^jió.altautcm.l.aftantcm.^ió. gioriatus.l.gloriatus. 52i.glorio-
.fusdicere.l.gloriofius.^ax.mcmoriaeorumfonitu.l.cumirpnitu.
^526.charitonia.l.ciiariton iajj^.latere uoluerit l.nolucrit^jy,
iEfonidcm.l.iEfoniden .^jé- teta.l.foeta. ^38- promir.l. premic.
^44. ne lingua. J.ncc lingua.546.ht'Ec fasrecs.l.fercDS. 346.adeun-
us.l.adeuntcm.^ 52. foluatlinus.l.foluuntfinus.554.1uperba do-
ma.l.domas-^ 55. nccfuto.l.nec fato. 5(54. prasbelcentcsiuxta. !•.
pubefccntcsiun«fla.^66.ccruuius.J.ceruus. J78. Virginis Mariafo
l.VirginiMarias. . ■ ^,
Corre22Ìoni del Greco .
Non metteremo qui gli errori del tefto greco , ma folamentc le correrti*»
ni , e rcftituiremo le parole nel Tuo Carattere .
Prima parte. 7 . d-nòr^TtB^iTtxrSv . jS . 2e. 30 . y.ia'ncitw . 30 . ^t\^f . ^4 .
KiyKXòf, y8. K§oKÓ7Te7r\i^.j^. sTtt^Knx .104. O'o^ayé^ rr^cJrsprotf
Travró^ itvpav£U(je xÒvliov ,125. OIKEIA. 2INE2I2 .12^. Te^fV if ff-t^-
345, qui mancano due verfi d'Homero.
J7 5 . Ay r ràufiiKof-yot/ . r«V f/fV *;<^a , r^V 5* ^^ocrai Xaff^'V.
gp|. oV^A' .415 . fannia.!, era Wa.
Seconda parte. 54 . ivr^tja^tò^va. 'j6 . p/a; . j6 . >cA/« . 71^ . kXeW . 77. /k#K-
ttV . 78- ttcjKv , &, p;/6ra. 7S .£^o?,-j9 . O'u^scy&^.j^', xnS Ttf^ KatXiiif vn9£»
105. H^^f (xty ct^Keùdoio pÌov rer^tfóri , ^ixhKco,
làa.rr1)fff , f'x KuxecJfo^ ùxH^arx <px£[:aK uoiìaiT^
^oc£ixdxov vmyoy e^s.}\s ,
168 . Otttìk^ . 25p . fisreco^Uy , )^ «^hs'4>tocy\22^ . & 287 . *«' J^'Xii^ , •«
TAVOLA
DELLE IMAGINI DESCRITTE NELL" OPERA,
FA %T E T'KJ M<t/J.
A
Bl>cn(}anta
Marittima
Accademia
AC ]UJfto catti -
Uo IO
Acutezza dell'ingegno io
Adolefccnza la. i
Adulationc li.i
Adulterio i
Affabilità I
Affanno i
Agilità 1 6
Agricoltura 1 6. 17.1 8
Allegrctxa 1 8. 19.20
Amaritudine 20
Ambitionc Jl 22
Amicitia 2 j. 2 5.26
Ammacftramento 26
Amore di virtù 17
ircrfo Dio 2 8
ilclproflìmo 28
Jifcftcflò 28
fecondo Seneca 3 2
domato 32
«li fama 35
delta Patria 3 5
Ampiezza della gforia 2 3
Anima ragioneuolc, bca-
"> 44
Dannata 4 5
Animo piaccnole 4.2
Anno J^.6
Appetito 46
Architettura 4«
Ardire magnanimo 49
ultimo, e ncceflaiio 9 4
Aritmetica 52
Arme 5 1
Armonia j 2
Arroganza 51
Arte 5 1
Aiufiùo 47
^ìÙuMW
AfTiduiti
A Amenza
Aflrologia
Aftutia
Augurio buon»
cattiuo
Aurora
Auari:ia
Audacia
5i
Sì
JJ
54
55
5*
57
Autorità «o. Vedi. 59
BFatitudini 61.62.63-
64 6J.
bellezza 67
feminile 69
Bcneuoicnza, ed unione ma-
trimoniale 70
Benignità 74-7 5
Biadmo Titiofb 88
Bontà 8 1
iiugia S1.82
Buio ^2
CAlamìtà ^ S3
Calunnia S4
Capriccio 84
CatcHia 98
Carenze am atorie 1 3 3
Carità 99.100
Calori de* Pianeti
della Luna 84
di Mercurio 8 5
di Venere 86
del Sole 86
di Marte 87
diGioue ii
di Saturno 83
• Carro di Mmerua 89
di Plutone 90
Carro de* 4. Elementi
del Fuoco 9 1
dcllAria 92
dell'Acqua 93
della Tara 93
Carro della notte 94
di Bacco 9t
dell'Aurora 95
del giorno naturale 9 5
del giorno artifitialc 9 G
dell'Anno 9S
di Cerere 96
dcHOceaao 9S
d'Amore 97
della Calcita 97
della morte 97
della fama 97
del tempo 97
della diuiniri 9t
Caftigo 1 3A
Caflità 101. loz
matrimoAÌale joi
Cecità della mente loz
Celerità 105
Cielo 10}
Chiarezza 105
Clemenza 106. 107
Cognitione.i 09. delle cofe
1 10.
Combattimento della ragio'
ne con l'appetito 1 07
Comedia. 1 1 o. ueccKia 1 1 o
Commertio della uitahu-
mana 107
CompalTione i(S
Compi .:frioni
Collerico 114
fanguigno 116
flemmatico 1 1 1
malinconico 119
Compuntionc 1 1 5
Concordia 120.121. 122
maritale lao
militare 120
di pace 122
jnfupcrabilc 122
Confidenza 122
Bb CoB&r-
5^0
Confirmatlonc ii?
à'Amicitia ■. r iz?
Cenfufióne i-2?
tCon2;ianC!or!e delle cofc hu-
inane co.i !c diuine 134.
Cclcienza 125
Conicruationc 126
Confideratione 1 26
Con{ì(Tlio 1 26
Confuctudine 1 16
Contento. 138.140
■ Amop-fo '" fi 9'
Contentezza 1 4.2
miiitare 142
Contrarietà 1-5
Conrrafto j 4.0
Contritioac • 141
Con Ulto 142
Cordog,Wo 145
Corpo humano 143
Correttione ^^3.144
Corruttla ne' Giudici 1 4 5
Corte 145
Coftefia 147
Coftanza J 37. 15 8
Crapula i 5 0
Credito 1 5 j
Crepufcolo della mattina. 1 4 7
della fer;?''ì?'"^-'^ 149
Crudeltà ^' rji
Cupidità I j ,
Curiofiti 1J2
DAnno ,64
Dapocaggine 1 5 2
Datio 1 6 $
Debito 16 8
Decoro 170
Delitiofo J90
Deuifione 1 5 3
Defidcrio 153
'verfo Dio 1 5 3
Detratrione 1 9 i
Dcuotioac I 5 5
D'aìettica 155
Difcfa contra nemici malefi-
ctyt Tcncfìci. j P> 5
contra pericoli. i ?6
Djgtftio.ie 187
Dignità 1 5 5
Diligenza 155, iS;>
Di'cordia 156.157
Dn'e<;no 159. '96
Difpctationc i 5 j$
ry^ai M,
Difpregio del mondo 1 5 S
delia tittù 1 59
Dìfortgio. e diftrutnoné de pia
c.rijC dc'cactiui affetti. 1 9 3
Dj^in.tiQne del bene , e del
male 194
Duinità 159"
Diuinatione 160
Dolóre 16 1
Dolore di Zeuli ■ ■ - '1 6 2
Dominio i 9 3
j dircftclTo • 1I4
Dottrina I62. 163
Dubbio * 164
Economia 199
Edificio, cucrfito 224
Eieinenti. 201.203. 206
Fuoco 201.204. 205
■ Aria 201.204. 205
Acqua 202.204.205
Terra 2c2.203.205 206.
Eloquenza 207.208.209,210
Emulationc 210.221
Equalità 2 1 1
Equinottio della Primauc-
" 211
dell'Autunno- 2 1 3
Equità 210.21 1
Enorc 214
Efilio * 214
Età d'Oro s 162 18
d'Argento 216:218
'jdiRame < 217.21 8
tìi Ferro > 217.218
Eternità 2 18.2 19.220.221
Etica 215
Eucfctobuortò:'''' •' 22 1
FA IGtà d' A more , ducro
inganno ' ' '224
t^ma. 224. buona.225. cat-
tiua 225
Chiara 2'2 5
Fame 227
Fatica 227
Efliua 227
Fato 228
Fauore '• 229
Fecondità 230.260
Fede 230
Chriftiana 230.231
Cattolica 231.232.265
d'Amicitia • 23?
Maritale 253
Fedeltà
235
Felicità gublica._23 J. Eterna
• '■- ' .^ i _; 23^
breue 237
Fermezza 237
d'Oratiof^ 238
d'Amore 238
Ferocità 203
Filofofìa 245
di Boetio 265
Fifìca I46
Fiumi. ♦Tcdere * 5»^ 5 8
Arno 239
Pò 240
^^\
241
142
242
24i
243
243
243
243
243
243
243.244
244
244.
24$
248.258
A dige ;
Nilo
Tigre '(•
Danubio
Acheioo
A CI
Acheronte
Co e Ito
Stigc
II egc tonte
Indo
Gange
Isigcr
Fiumi d Eiiano
Flagciio di Dio "
Fortezza
Fortezza d'animOjC di corpo
238.248
del corpo con prudenza-,
e vutii d'animo 238
■ del corpo con gcnerofità
d'animo 238
Fortuna 234.238 25 I
/ urea 251
bona, in felice, gioacuèle --
ad amore , pacifìca,oucr
clemente 250
Forza 251.253
d'Amore '251
fi nell'acqua, come in ter-
ra 2 si-
minore da'inaggiorc fu-
persta 252
foctopofìaallag'uftitia 26O
fcttopoftaall'eloqucza 284
Fragilità 253 humana 253
Fraudc 253. 254. 255.
Fuga 2 5 5.pcpGi-re 25 J
Fune 255-256
Ftuorc
TAV'OL J
-2j6. 2$7
2 57
257
857
259
28^
2?9
290
'290
290.Ì91
291
291
iarore
. e rabbia
superbo, e iudottiito
poetico
Furore implacabile
furto
G/.g.'iarrfciza
Gclofìa 285.286
Gcdio buono.cattiuo 287
iìgnrito da gli antichi, 287
Genio i^erl'humorc, egn-
fto
Geometria
Giorno maturale
Arntìnale
Giouentù
Gioia d'amore
Giubilo, Ycdi Allegrezza.
Giuduio
d'Amore
Giulio
Giudice
Giuoco
GiurifdittJone
Giuftitia d'Aulo Gcllio
di Paufani*
Diuinà
Ciu(ìitia
retta .
rigorofa
dalle medaglie
Gloria de' Prcacipi
Gloria
Gola
Gouerno
Grammatica
Grandezza,e robuflczza d'a-
292
293
293
«93
294
294
29 +
294
295
295
296
296
296
296
299. 260
300
300
Sol
mmo
GralTczza
Grati a
Di Dio
Diuina
Gratie
Gratitudine
Grauità
deirhuomo
dcll'orationc
301
34^*302
302
302
302
30J
303
' S04
304
304
jGuard.'a 301
Guerra 304.34»
^Guidaficura 342
HErefia 359
Hifpoctilìa, 342
Hiitoiia 360. 36 1
Hcmicidlo 344
Honcfìà 344
Konorc 344. 345
Hoic del giorno Prima 346
Sccotda 34 S
Terza, qua; ta, quinta 349
Àc(ta 350
Settima, ottaUa,uona,de-
ciina^vudccima 351
duodecima 352
Hore della notte . Prima 352
Seconda, terza 3 5?
Quarta, quinta, fcfta 3 54
Settima, ottaua 355
Nona, decima, yudccima ,
dupdccima 356
Humanita 358
Hi'mihà 356-357 358
IAttanza 36 x
Idolatria 361
Ignoranza 3<54. 365
di tutte le co/e 364
Imitatione 365
Immortalità 365
Immutatione 366
Impaflìbilità 366
Imperfetlione 366
Impeto 390
Impieii 366 367
Impietà, fr violeìiza regget-
ta alia giuQitia 367
Incoiiftanza 36S
Inditio d'Amore 295
Indocilità 368
Indulgenza 362
Indultria 369.370
Infamia 362.37'
Infelicità 362
Infermità 3 7 «
Infortunio 37 1
laganno 37^,
IngcgtJo . 3 4^
lueiutia S'^j
IngiUltitia 57 5
Ingordigia 374, 37 5
ingratitU'liDe 370 377
II; micitia )77.="^*
In'fjuicà '7»
InquiccuJine 379
Il i.ocenza 384
Innocenza, epuriti 3S1
Ji fidia 3S2
In {labilità , ed inccnfìanza
d'amore 382
Inftabilita 3 SJ
Inilitutioae 392
Indietro 584.385
lurelligenza 3 S 5. 3 86
Intctcìle. 393. propio. 393
Intrcpidità %%s
Inobbcdienza 382
Inutntione 38.7
Inue/ligatione 387
Inuerr.o 387
Inuidia 587.389
Inuccatione 390
It^ 391
Irrcfolutione 380
Italia, e fue parti 393.396
Italia infieme con Roma 397
R ORI a, felice, eterna 397
Liguria 397
Tcfcana 400
Vmbria 40»
Latio 407
Campagna felice 40^
Calabria 41 1
Puglia 413
Abruzzo 414.
Marca 415
Romagna 41S
Lombardia 420
Marca Tnaifana 423
Friuli 426
CorUca 429
Sardegna 431-432
Sicilu 4 3Z
Legge 435
Vinc della ^r ima Tratte
Bb 2 LA-
LAfcìuia
LaHìcudine ediua
Lealtà
Legge canoa Ica
Hcliagratia
del timore
Ciuile
Leggierczza
Lecicia. redi Allegrezza
Lettere
Liberalità
Libero arbitrio
LiStrtà
Libidine
Licenza
Lite
Logica
Longanimità
Lufiuria
M
Achina del mondo 1 6
Mìeftà Reiiia 21
Magnanimità
Magnificenza
Malediccnza
Maleuoicnza
Malignità
Malinconia
Manfuetudme
Marauig!ia
Ma tino
Matrimonio
Math -manca
Jkleditatione
I fpiritualc
della mor.e
Medicina
Mediocrità
Memoria
Memoria grata de* benefit))
riceauti
Mei ito
Me fi. Mario
A prile
Maggio
Giugno
Luglio
A;©.!©
ietcembre
Ottobre
Noae.Tibre
Dccjmbre
trCQUaiO
PiA%XE SECO
I ^Febraro jt
I Meli fecondlo l'AgrieoIrara,
t Gennaro 19
3 Febbraro. Marzo, Aprile,
1 Maggio. 40
2 Giugno, Luglio, Agofto.41
} Jertembrc, Ottobre, 4.1
» None nbrc, Decembrc, 4.2
5 Meli fecon do Eultathio
Marzo, Apnle,Maggio, 42
6 Giugno, Luglio, Agofio, 4 j
6.7 Settembre, Onobre , 43
1 1 Nouembrc,Decembie, 44
8 9 Gennaro, Febbraro. 44
9.10 Mcfi in generale 44
iz Metatì/ica 45
12 Minacele 4$
12 13 Mifetia. Vedi Calamità .
14 Miferia mondana
10.15 Mifencordia
Mi fura
ModclHa
Mondo
Europa
Alia
Africa
A menci
Morte
MormoratioaC
Mottri
Scilla
Cariddi
Chimera
Gtiifo
Sfinge
Arpie
Hdra
Ccrebro
Mufica
Mufc
Clio
Euterpe
Talia
34 Melpomene
55 Polinaia
36 Erato
36 Teplìcorc
36 Vrania
36 Calliope
36 Mufe M jkra guifà
37 Natura
3 5 Nauigatione
35 I NccclTuà
ND^.
16.17
17. tS
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79
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%i
Ncgiigcaia
Nmfc
Hmnadi, e Napee
Driadi,e Hamadriadi
Di Diana
Naiadi de' fiumi
Di Mare
Theti
Galatea
Dell'Aria. Iride
Jcreeità del giorno
della notte
Pioggia
Rugiada
Cometa
Nobiltà
Nocumento
Notte
Qu^attro fuc parti, 91.92.
93-
OBbedicnza
Obbligo
Obliuione
d'Amore
terfo i figliuoli
Occafione
Odio capitale
Opera vana
Opciatione maniftfta
Perfetta
89
82
ti
83
1%
«4
84
85
85
86
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87
87
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89. 9O
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9»
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97
99
lOf
106
106.107
107
loS
Oppinioaff ic8
Opulenza io*
Orationc 109.110.111
Ordine dritto.e giufto 1 1 l
Origine d'Amore 1 1 X
Oflcquio 9<S
Oihnacione 123
Orio 123.124.125>
PAce 125. 126. 127. i2S
Pacifico 128
Pjtfimon'a
Partialità
Pa/Tìoned'Anaoie
PaticDza
Paura
Paz'ia
Peccato
Pecunia
Pellegrinaggio
P;na
Penitenza
Pcfuro
i'c-ii-iicnto
«34
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129 no
131
1 30. 1 ) I
i3t
133
133
137.1:8
i39
»+•
de' peccati
T JVO L A.
14 f.
de* peccati
Perdono
Perico]©
Perfcttionc
Perfidia
Perpetuità
Perfecutionc
Perfeucranza
Perfuafionc
Pertinacia
Perturbationc
Peftc
PhiGca
Piacere
Honeflo
Vano
Piaceuolczza
Pianto
Pietà
Vcrfo il padre
Pi5»ritia
Pittura
Podìa
Poema lirico
Eroico
Paftorale
Satirico
Poucrtà
In bc Ho ingegno
di fpirito
Politica
Precedenza
Preghiere
A Dio
Premio
Preuidema
Ptodigali.-à
Profctia
Promiflìone
Prontezza
Profpcrità della TÌta
Profpettiua I6S.169
Prouidenza j 64.1 6 5
dell'Annona 164
Prudenza 165.166.16S
Pudicina 169.170
Pueritia 172.173
Punitione 1 7 3
Purgationc d'aria fatta da
Mercurio 172
Pa rgatione de' peccati 1 7 2
Purità 174
Parità, e finccriià d'animo
174 •
140
160
141
140
141
141
141
143
M3
145
J45
Ì46
146
I4<5-'47.I48-
14S
149
149
I49
149. 150. 151
151
'J3
»54
J58
159
159
159
160
I60
160
I60
174
162
160
162
J62
163
168
164
I64
176
QVercfa 1 79
Qu^crela à Dio 1 79
Quiete 179180
R Abbia 180
Ragione 180,181.182
»59
18
185
1S5
185
186
185
186
Kagicndiftato
Rammarico
del bene altrui
Rapina
Realtà
Rcfugio
Regalità
Religione 186.1g7.18g.189
Vera Chrittiana 186
Finta 189
Repulfa de' pc oficri catiiui
189
Rclìitutione 19»
Rcttorica 191
Ricchezza 192
Ricenciliatione d'amore 192
Riforma »9 5 '97
Rigore 195
Riparo c'a' tradimenti 197
Riptenfiorc 195
Riprctjfione gioucuoie 19 g
Rifo »^9
Riuslità 199
Rumore aoo
Salubrità d'atia 202
ialutc 200.201
del genere hamano 202
Saluczza 204
Sanità à04.:0s
Sapienza 2*6.208
Humana 206
Diuioà 208
Vera 207
Scandolo 2t2
iceleratezza 114
Sciagurataggine 2 j 6
Scienza 2 1 5
Sciocchezza * ' 6
Scoltura 216
Scorno 216
Sdegno 21 7
Secolo 2 1 7
Secretezza a 1 7
Secretczza,oucro Tacitur
nicà .
Seditioncciuile
SentimeBti, Vifo
Vdiio
3^Ì
OiorziiJ 22^
Guiio 224
Tatto Ì24,
Semimefiti del coip^ z2,>
Senfo 229
SthCi 22y
Jeiuiià 230.232
Pcrforta 23 1
Sete di Giuditia
Sfacciat.gginc
sforzo eoa inganno
Sicurezza, e tranquillità
Sicurtà
Sicuita.oCcurcxxa
S'Ientio
Signoria
^implicita
Simuiationc
Sincerità
St'brictà
Soccotfo
Sollirudinc
Sollecitudine
Solfi tic ed luo
Hiemalc
217
220
223
225
Sonno
Serte
Sofpiri
Sofpitione
Scftanza
Sottilità
Spairento
Speranza
delle fitichc
d'Amore
diuina, e certa
fallace
Spia
Splendor del nome
Stabilità
Stabilimento
Sragioni
Primauera
Eftatc
Autunno
Inucrno
Sterilità
Scoltitia
232.
232
232
232
233
2 31
133-234^
a3S
[235
i37
23*
23»
339^40
240
24»
a43-244.
244
274.
24S
34<Ì^
245
246.247
248.249.25c»
«4>
25»
25e
25J
258 269
260.26}
260.263
261.26$
261. 264
262. 264.
264
270
Stratagemma milhaic 285
Studio 270
Stupidita, ouerofiolidità 267
Sublimità della gloria 271
Snfcrbia 279
Bb 3 Jupcx-
Jupcrftitione 279
lopphcauone 270
^^ Ardita 295
I X. Tcnopctania 29 5 . 296.
297-
Tena pesamento delle cole
terrene con le celcfti. 297
Tcmpcfta 29 S
Tempo 298
Tcnacuà 299
Tenutone 300
d'amore 300
Terremoto 302
Terrore 301
Teologia 3 co
Timidicà 302
Timore 303
Tirannide 303
Tolcranza 303
Tormento d'Amore 304
Tradimento 304
Tragedia 305
Tranquillità 306-307
Tregua 30S
Tsibulationc 307
r
AVO L A
Triflitia, ouertamarico. 307
3'2
313
322
323
325
323, 32+
324
338.339
339
VAlorc
Vanagloria
Vanità
Vbriachczza
Vecchiezza
Velocità
Vendetta
Venti. Eolo
Euro
Fauomo, ò zcffiro
Borea
Auftro
Aura
Venuftà
Vergogna hoocfta
Verità
Vgualità
Vigilanza
Viltà
Violenza
Virginità
Virilità
Virtù
Virtù hcroica
339
340
341
341
325
34J
34^'347-348
374
348-349 350
350
350
351-352
352
354«355-556
delI'animOjC del corpo 354
Infupcrabile
iss i
Vita humana
3S7 3«o 1
Attiua
358. 3S9 1
Contemplatiaa 359.360 |
liiquieta
36Ó
BreuG
3 61
Longa
364
Vita, e Animo
365
Vitio
367
Vittoria
367.368.569
Naualc
36S
Volontà
369.'37I
Voluttà
371
Voracità
571
Vnione ciuilc
372
Vnione matritr
lonialc . 1
Vedi Bcneuolenza ^
Vfanz*
37«
Vfura
37«
Vtilità
376
//"
^^'37«
IL FINE
TA.
TAVO LA
DELLE COSE PIV NOTABILI^'
Nella quale fé ne contengono {èi (otto le {eguenti voci,
animali. Colori . Gejìi , Ordegni . Pefcì , Piante »
I numeri doppo la Stella * ò t ^ fono nella ficonda parte.
Bhonianx^ defì derata,
fuoi mejfa^gierL i
accademie denominate
in tre modi da gli an
tìcbi. 7
quarto modo de moderni, 8
\Accadtmia prima in ^thene
prefe il nome da ^iccaiemo
accademico fi deitepafcer dei frutto
d'oli uà . . 6
\Accade mia degli Inferi fati * 157
accidia induce pouertà , otio, Hupi
de^':^t. 8.9
\Acqua principio delle cofe , fignora
d'Elementi. 202
acquai e pie tre nature . P5
%Acqua per li peccati* 2 19.
^cqujìo e attiuo facilmente (ì perde, j ©
%A àafcuno animale diletta più lajua
forma . che quella de gli altri. 30.
\Adolefceri7^a , e fuoi termini .11.
^dulatione ìnditio di poco Ipirito .11.
^Agonali capitolini inHituiti da Do-
mìtiano 6.21^.
agricoltura da chitrouata. ^9.
KAìutoyicendeHole. 10:5»
^Alberi di profonde radici.. 20 9.
\Amariiudinc Qong ontacoìì la, feli-
cità, 20,
^mornon è volatile ^ 9 7,
^morè volatile. * ^-j.
-Amor entra per gli occhij. * : i 2. 1 1 5.
ii<5 1 17.1 18. 1 ip.
^morpervdito.* 112 11 2.1 14,
^mor dolce amaro* i 18. i ip.
Amor fàHmomo irragìoneuole * 129.
Amorfi riconcilia co* prefentì . * 1 9-^.
Amor, e fuoco non fi pofiono tener f «j .
lati.'*' i ^9.
xAmorfì doma con Ufame , e col tem'
AndrodoriconofciutOi e faluato da •
vnleone.* ^i,
Anima fue fedi , efineHre. * 144.
AT^l M^LI.
Agne'lo.6i,6$. 5 5 5. 381.* 28. I25.
agnello Taf quale. * 2 1 1 .
alcione, yo.'^ 126.106.
Alicorno, gj."^ ^^2.
Animali de' 4 Euangelijìi. * 2,
Animali diuerfi. * izìi.
Api. 1% I 88.2 1 <5. 2 5 5.3^9-
AqHÌla,ìiS.^6i,'^6.iU29'i39-'^^^
202. 22^.
Arpia. 'yj„'^ -] 7.1 6 1.
j Armdlino. 102. 142.^1. 169.1J0.
1 Ariète, zii^'^ 33-
Bb 4 orione
§Ì£
»•
tavo l a.
CotHmìct.'^ i8.
oràcolo ^ni,
^fino. IO.', ^i 227 36Ì.* I2J. I5j.
^fpìde.3S\J.l CI /. ; \).[ :. .
tAttoltorc. II I.* 8 r. 22^. 225^. ^04.
B^filifco. 8 j . 2 20. * ; p.
Barbagianni. ^'^^
Becco »i?. IO.
Bracco * 224.
B«oi. 88.97. 22:7.
Calandra. 205.
C^«e. 1^.25 8j.5?r.i2^. 140.
235.291. 295.358. 377.387.58p
415.* 2.95.220.143.308.
r<3wcc)r/ò.429-.
Canoro.* 126.
CardslUno. z6o. * 116.
Caradrio. * i 22. 12.3.
C ariddi- * 72.
Cancro.* 35.
C<tprtf ^maltea. 2.
Capm. 373.*42.6o. 242. 257.r
Camaleonte. 11. 201,
Camelo. 243. '^<^4.
Cauailo. 4(5. 84. 8(5. 90. 93'9\>9') 96,
290.29!.34i.4i4.*324.
€auaUoTegafeo.^y^S.9),22y* ^^^
Centauro.'^ 374.
Cerbero. 91."^ j^.
Cerno»! ^.H^ 97'ioj. 1 53. * 1^5.223.
303.3^4,
Chimera."^ y 2. 35:4.
Chioccia Gallina con pulcini.160. ^41 •
Czcoj5«e. 85.107, 194.303.3(57.413.
*27.i5o.i8o.i8d.i97.
Cìuetta.Ss). 126.* 133. 27^.
C/«c/o atigelletto. 32.34.
Cinocefalo. 3. 391,
Cicala.'^ -]•).
Cignale. 3 90»'* 2 2 9. 3 5 4.
Coniglio.'^ ^50.
Coda:^in-x^la,'*' 1^9,
*3H•'?5'^5<^f.
C0rKo.37t.38o
Coccodrillo. 2 4 1 . "^ 1 5 , 1 05. 141.235.
290 . . ."
Cornacchia. 122.* 4 4^. 151. 279.
354.
Colomba per lo fpirìto fanto . * 2. 1 89,
Colomba. ^6^. 295.502. *2. 174.202,
235.237.
Donnola. 185.
Z)r4^o . (59. 89. 9(5. 1 57, * 5 55.
E Gitalo.'^ 105.
JE/f/^«fe'.75.97. 251.358. "^20.
150. 187, 295.342.345.
Enidro ichneumone. ♦291.
Fagiano.'*' I 24. 235.
Fauno . * ro.
Falcone. 2.1.^.* r2. 224. 342.
Ff«/ce 201.204 355.* 191. 217.357
Folic a. ^00.
Formiche. 387,
/^ ^-^^.8i.*79.
Gatta. '^o. ^77.*8. 143.3 oS..
Gallina. 260.* 2c^.
Gallo. 2. 85. 1 89.221.367.393, * 2^^
95 ■174.204. 23 9.3_.6. 27J.
G/'iVo. 355.* 92.
Gionenchi, 84.
Gorgone. 89.
Gri^o. 89, 244.* 72.
Gr/^e". j 2^.'3c>:. 387.* 230, 348.
Gnfo.Sz.pj^ 287.^5 5.*2ifj. 278. '
HEmerobio. *^6 i.
H/i>^. 5 87.* 73.1 88.214,
Hidroferpe.* 2'6^.
Hìena. 252.383.
1 £1.85.371,
X Ichneumone.
Unge augello.* ^S^-
Ippopotamo, ^66. ^éy.^jó.^jj,
Ifìrice. 153.* i8. 355.
Leo«c. 16.21.93. 10(5.114. f 25.1 50P
170.184.202.215.2(50, 238.239.
244.
*(5o.
291.
TA VOLA:
244.248.284.400,* 15.28.29.
36 57.95.125.181.183.2^2,295.
301.312.324.550.355.354.
Leone alato. 4^4.
Leonardo." 9. 285.
Lepre. 1 58.25o. t 25 8. 279.502.
LigUYO. f 58.
Locuiie.2^6.
Lumache. p.-fiT^.
Lupo. $6. 87.125.154.542.593.
1145. 185.371.
Lupa. 238.
Lupo ceriiiero. * 1 00 . 229.
Montone. 1 15.354. f io. 199.
Mufuio.^^i.
Mulacchia. 121.
il/«/r 84.1254.
N /^/;/o, IO. f 82.185.
Trottola. 49.358. 1 92. 2 51.
OCtf. 154. 301. 1234.
Orfa:}66.3'^j.
Orfo.iTÓ. 3 91-1 131- 217.
P.Auo->e. IO. 28.51. 92. 201 192.
Pa>j^r.M. 94.: 52.372.1 9. ^^^.
Tajìero. Il 9. ■fi. 179. 258,
Tappagafio. ao8, 209.
"Papero. 301.
Telicano. 28. Si. ^66. f 140.
Tecchia. 259.
Tfcov4.i52 i55.t 25.108.270.577
Turnice . t I 5*
Tico.^^i.^iS* '
Tipiftrello.s^^.
Tirale. 201.
To/^ . 1 45*
Torco . I 50 I 59. 300, 375. f I 23.
I 24.
"O ^gnitello. f 87. 229.
Xv /|^ciVcetì/,o»e'rTro(r^;7o.f 174
29Ì.
Baccio fpinofo. 187.
ì^nocerontc 243 391,
i/7-
T
T^fdgnuolo. i5i.t7J.
i^ofpo. 55.205.375.
i^o^fi/«r 25.147.3 92. t I5J'I49-J74
Salamandra. 20 i.
Schiratto. f 152.154.
Scarauaggio. * i 59. ^^
Scorpione, f io. 35 55. 324.
5"co>-p/o;je »24W«o. t io5.
Jd//4. •(•71.
Scimìa^^.i 10.355.1 145.229.25a*
Serpenti alati, f 180.
Xer/?i. 1 5.45 120. 143.15/. 194 220.
238.287.293.295.372. 382.385.
387.413.40^.* 2ó. 128.152 141..
165. 168. i8s. 200. 201. 205.35®.
J/7/2^e 89.241.* 72. 21 1.
Sparauiero 105.325.
S^fj-rt^:^!?. 1 88. 29 5 .5 00.5 74.* 99. 5 7 1
J^>'^4r«(ra.9 I . 8."^ 09. 15 j. 17©
Tarantola, ^i^.
Talpa 102.
r^j'^o.ii 8.554.* 245.
Tinge augello. 525.
T^'^re 94 242.253.244.4'>9.*9^.
Top/. 154 191.
Toro lói^j 402. * 54. 235. 2^5.
Tortora. 102.
V ^cca. 9S.*^o 225.
P'.'pcr^ 558.375,
/^.ff//o 2 27.* 40. 44.
/^o/pe. 145,232.265 5i2.*4.
Fpupa.*6o.s5<^^
' Fedii ,120.
animali minori fono 'più fecondi *
262 .
^«no // nforf e /«/^ f2</7ò- * 5i .
jiria, e fuoi accidenti ^i,
^riHideriprefo.* ^iS.
armonia de' Cieli . * 74.
arrogante fprex^a il parer d'altrm .
*2i.55.
3^'!
TA VO h A.
aurora amia delle Mufe. $9. 95.
^itrorafperan'^a.'^ 2^9.
autorità è itU'etÀ matura. 60. •
B.
B^hel, efuatorre. 12^.
BeU€:(^a molto veduta yt poco
conofciiita. 6j. -
Beitela luce dilla fàccia dì Dìo. 62,
Belli j e gratioft nel dire. "^329 530.
BelleT^a degna d* imperio. * 1 ^4.
Belk'j^i^a fenica venula.* 525.
Benignità compagna digiufìitia. 74.
Bifcia d'^'^T^one f^ìjcontì . 1 99,
Bontà vera non è intereftata 81.
Brunitma gratioft nel dire. * 3^9-33^'
Brina. 147.
Brindi fi tra' Grecia 1 24.
Bugie hanno Li codàpera. 8 2.
Bugiardi dicono qualche verità per ce-
lar e il faljù.^i,^
C.
CHaos. 125. ^ ^ '
Candiderà grata a Dìo. 1 70.
189. 209.
Carattere deìT huomo è il parlare. 173. \ Verro. 21 7. 21 S
chiodi fignifìc ano gli anni . 4^^ .
chi altrui sbiaftma , ama fé hejfo, 2^.
CìngoloM-f^4nere. * 330,
Cielo /iellato, j^.
Citharedi coronati di quercia . 6.
Ciuffo feg-no di uanìtà.e difup€r.bia*6Q
Coda7^ìn':i^ola nonèViinge ,.'^3 36.
C0L0T{1 con metalli.
xArgento. 11 j.
^T^T^urrOy ceruleo.') 3.23^.. ^2^.* 1 58.
.^^^wro Hellato. y^.'^ 1^6.
^T^urro, ed argento .237.
Bianco. 24.55.101 102. > do.231 .29J
2^9. *r5. 143. 231. 235.
Bianco macchiato. 3 73. verde roffo. 1 S.
Bianco giallo. 13S. 25 7. «ero.* 145.
Biancoverde. ■^jo.
Bigio roffo. * 4 5 . 45.
Bigio,* 87. . :
BeYettino.1^3 i$S.*92\ ^ j
Berettino negro* i 5. tjane. * 129. V '^
Bruno. 304. (,37^
Cangiante. 11.S2. 3 <) <y. ^So,* 93. ij^
Ceruleo . vedi sA'^urro .
Carne di Torco nociua. 90.
Capricci di pittura^ e di muftca. 84.
Cardinale del Monte .402.
Cardinale ài Montelparo , efua arme ,
*t88.
Cardinal Salutati , efue opere , * 7.
Cardinal à* ^uguHa » efua imprefa »
* 14Ò.
Caualli del fole .Sj.
Cauallo come prodotto da ^^^^0.9 3,
C^ico perche fignifichibonare .155.
Caja del Crifpoldo fucina d'ogni arte
liberale . * 1 5 7.
Caftità detta da cafligatione. 102. '
Catena d'Homero. 1 34. 2 2 8.
Cerere per Tabbondan":^ marittima. 2.
Cerosa forte d'olio. 7.
Cefare doue veci/o .175.
Ferruggine, 151.
Foglie caduche, io.
G/fl//o. 18. ^i<?2. 249.
Gialliccio. 114.432.
Giallolino 2 5 4. 3 6'(5. 3 7 1 . "* 3 o 2.'
Incarnato. 5 5.* 18. 35.
Lionato. ^$.2/^^."^ 92.
7s(e^ro. 45. 82. 152.3 80.395.* 28.29
139 143.145. 148.149.Ì80.217
258.
Tv^f^ro (f ; Bamme . 3'jjjanè,* 140.
Oro. 81. 12(5. 216. ijd. 597.424.
*i5 148.
Pfr/o. 125.
Tenne di pauone. 361*
Torpora. 20 j. 304.* 35 295.505. ■
P\a/ì:cio 551.
r ^VO L A-i
sSfi,
"\
J{ofado.* 20.
i^fj(/b. 99.140. 141.208. 259.5 82.590
400.41 1.''" 149. 259.279.
J^fio nero . 591 . "^ 45. giallo. *.5^p.
J{oJTo verde. 'yj.'^ 239.
B^ojfo a':^UYYO. l'S'j. a fiamme. ^217.
B^ubicondo miflo con bianco, 116.
aggine, soo. 574.375'S8p-
141.571.
T^«^.*55.i79.
Tanèfcuro.^yi *i40.
Turchino. 5 58 .* 1 45 . i d^o 1 8 2 #
Turchino à onde. 2S$.2S6. ( J48
Farii 1 1. 84. 92. no m.'^io 147
yerde. 16. 55.414. 451. '*' 1^6. i^y.
P^erderojfo. ^y verde eoro, 1.420.
yer de fiorito , ^ 1 47.
Ferdifrondi, ^6p.
Verderame,! 59. 5 d'^. 571.^18.141.
colori delle compieffioni. 1 1 4.1 1 7.
Concetti della mente infiniti .'*', ìo8.
Configliare, opera di mifericordia. 129.
Configlieri , 0 Trencipt non deucno dor-
mire tuttala ^qttje. 129.
Ccn figlia fi dì cinque co/e. 126.
Configli di donne, e di putti imperfetto . j Dubbio d' Euripide Jtfia meglio la prò»
Cuore [coperto a tutti •♦522.
Cuore qua ndofi dice ardere . 9p,
Cuore contrito, i^i.
D.
D^Are più nobile > chf^riceuerc •
*7. 140.
Dare con oc chtj ferrati, * 1 7.
Denari tenuti in cerno di Bufalo. 1 1 7.
Delìtie mondane cecità dell' amma. 1 05
Del finì fitbhitoshe toccano terra » muo.
iono. 45. (* Ì15
Dijferenxatra occafione t e cagione,
DiligenTia fouerchia ènociua. 190.
Difopia che co/a fila. ^545.
Donne più dedite alla religione , che gii
huomini. 6%.
Donne più dedite alla Vanagloria degli
huomini. '*' ^16.
Donne pale/ano ifegreti.* 219. 22.0.
Donne per legge del fenato non entrai
uano in configlio .152.
Donne deucno Hare in cafa loro, * 1 72,
Donne entrauano in Chiefa uelat(*iji
Dolce amaro da' Greci Glicipicro^ ni.
Dottrina madre d'eloquen:^a. 207.
152.
Con]cien\a che cofafia. 125'.
Concordia produttrice di che. 121,
oncordia ruuina del mondo. 157.
ognitione come s' acquiHi . no.
ognìtione precede al contento . 1 40.
ompuntione, e fue conditioni. 114.
Contento nonfifente da chi non conofce
il bene, i/^o.
Correttìone ricerca autorità ,6 pruden-
^4.145.
Corte, e fiioi encomij . 145,
Corpo humano non ha operazione fen'^^a
L'anima, 144.
Coturni Tragici fono fliualetti . 1 80.
"^18 77. 505.
le,olafierilità.* 26^.
E.
Tp Cechìria afiinenT^a dì menar le ma*
ni.
508.
54-
Egittio primo mifurator dì terra .
Eloquen':(a, e fuafor:!ia. 85.
E meglio viuere priuato , che imperare
con pericolo fen'7;afapien:^a. 281.
Empedocle perche figittò delle fiamme
d'Etna. *5i7.
Epicurei. 8. 278.
Eraclito giudicò H omero degno difchìaf
fi, indegno ài Teatri. 1 85.
ErrordiVierio.'^ ^8. 51.53' SS 3,
Error dì Vitnio ."^ i6g.
I Ef chilo come mori. ''145
Cofiumato male, efuofimholo, 159. j E/perien^^a di Tirro in mifitrare i campi
)6,
Taccia
39^
T AV
F.
Faccia lafcìtM à chi ccnuìene * 2 3 .
FancifiUi nobili incoronati mlle
fuppllcationi.* i']\,
TanàtiWi cerne Hanno nel ventre della
madre* iOp.
Farifti fitnHi ajepolcri ? 4 2.
Fede tra marito, e moglie. * zt.
Felicità del v-itere politico, ^p.
Filofof fapientifom liberi, cB^ .iS^.
Filofofia madre e figlia della virtù. 2^^
Fieri mtifaggierì de' frutti, i .
Folgore nellafiràfìra mano . SS.
Fonte. CiTJcb.* 99.
Fonte di memoria. * ' ai .
Fonte d'ùblmione. * 1 01.
Forme varie di lega. » 4.
forte-^^^a impropia è l* ardir nectffa
jfio . 5 Oc
Turno della patria pia lucente del fuoco
d'altroue. j^.
Fuoco di due forti .91,
Fuoco carità. 100,
G.
G^Ui combattenti in publicofpet-
tacolo. 224.
Giunone col pomo granato prendente
de'P^gni. 5.
Oelofìa pafftóne , e reìeno di helleT^T^a.
70
9tntecherÌHed^bdìto , e £ odor e,
•126.
GEST J, moti , e pofiture del corpo
humano.
'abbracciare. 1 <^ ^ * ^ . 4^^.
^li^are il capo. * i 5 8.
^l-^ar le mani .152. i panni '^ 25 2^
%dppoggiar[ì fulbraiclo. ><.* 1 0.5)7.
i 39- 307-
^tto di lotta . in Campale Felice .
Bacio.* 304,
Ballarci^,
Bofca ferrata » 52, aperta, ^o 15)1
0 L J.
* 2 98. bendata, i r 9. * 2 1 y.fpiranì
te fumo. 559. eff alante fuoco. * i o$^<f
con la Jchiuma nell* ira feconda ,
frgiìlata.* 217. con inanello.* ilf
vomitante, ^jy.
Braccio fopra l' altare*. I ^o. dritto flefo
* 1 54. fportoinnanT^i. f 5 04. /;«/-
lìro f^f/o co» mano aperta . * 1 3 f.
<jr»2cfo.49.4: ó.verfu il petto.* 135
Braccia ìgnuéc 48. 1 6 1 1 55. 137.2 55^
386.t i^i, aperte. 16^ I45.IH
/«croce ^'yj. quattro ^95
C aminare. 102 m pKRra d? p/ec/i * 2 co
Capo chino, io 2. 118 342 * 125. 15 3.
^fcejo ójfafciato. i $o.vcltn al cielo,
I 58 ^/ait(9 i25.257.388. * 23 ;ì75'
2<)^.copeito. 2^^ armato ^62 /«-
uolto di negro. 310. inghi.Lndato.
3 8 1 . * 3 5 1 . «/;' jmiraldi * 3 52 cfì
/?f«w di paucne . 382 r<7/&. "^231.
uelata.3^2.'^ 1 jG.t^nnebbiato.'^ 22 <y
grattato ? 2 3 . co« cappello. * 3 5 8.
Capodi leone. * s^i.
Capellifparfiy23.4S"^^3-'^'^5'* i2.-[^
153 154 230. 23 2.307. con/crpi.
3X9.
Capelli malccmpofìi f i 23 ^/<>«rf/ , e
ricci. 2 ■: o ^j"<7^j mrÌ,rabhtijfati.-\ p,
154 d'era. 2 ^ó.-f 1^6. intrigati.
t 13 )7Voyri. 1 1 54. rol/i. 1 2 1 4 ri
uohiinsù . -f 139- verfo la fronte,
I I o 5 . hirfutii fparji, aneUati. 1 1 5 4
jferpentini.f 30'}.
Cecità. 391,
chioma profumata i e ricciuta "f 14S.
aneUata. 1 148.
Ciglia inarcate, f i 54.
Coi/o f o« cinf i«. 358. lungd. 3 00,
Crini fparji^ ed erti 359,
Cuore ardente.6'y.c)p [coperto f 2 ps
r«!?rff. 25.t53.125. iì6. 22^. p<iJfato»
Cuori due. 254,
* a/c/V
Cofcìer^nude.f 2^2.
Denti di ferro, f 298.
De (ira jperta . ^58. /oprai petto, f 2.
ferrata. * i _? 5 • con fuoco • * 504.
|5;>o rf/:^4fo.5 1. 218 indice fle fa 15?.
<?/^Vef<:^ro.23 I.* i8. morfo* 324
^*'o/r<? piegato. 229 irtiijf tf a//<i »I4^«-
Diro di rwe^:^o iìHefo. ^61,
Taccia gonfia nell'ira prima.
relata *L ^.rofta * 6o.al':!^ata "f 1 1 1
'^ iói.mefla 60 ^rande.f 29<),
f.tcciedue 254.* K52.KJ5.500.
F accie tre. 43.
fronte carnefice gratile. 18 f 2?^-
torbida ^J.fcritta ^-/i.qnadra f 5.
Carn-'adilegno.Sz. * 1^6.
Gambe fottili f 1 5 5. Ì2[*) < ^f. i ^5. 259
* 145.239 fcoperte.* z^z.
Giacere io.* 89.
Ginocchia in terra. ^6i.-f 26.1 09.
Jniinocchioni.i 55. f 119. HO. III.
i chinato . 80.
Leiierp. 227. '
Lingui , * f 4J . 2 14. doppia. 1 9I . /«or
della bocca. 1 $5- 573.
lingue. 82.
Lotta. 409
M ^mmelle (premute 74 * i4<?. 249.
M-immlle (coperte. 3*^ * 140 251.
afcititte, pendenti 359. f i^rte di /a?-
?e.* 81. 15(5.
Mano.* 224.
Mani allargate. 1 8. po^ff alV orecchie .
20.*95.ii/^4fe.59. 1 ;7.* 14 i85.
^/7</;re.62.84.*ió co/j^i««if.i 20.ez/
^f. 1 13. 1 > 2 fopra le gìiocthia.i 52.
d/^re f ).mfcofe.io i . c/>e f/rd-jo ;>;
contrario. ^65 vna antro Caltr.i
TAVO L J. s^'
Mano de lira f opri ta fini flr a.*' I 91 :
Manofopra il petto. 231. coperta. 2 3 J.
aperta con vn occhio in meT^T^.^J^*
597 a/peffo.3^8 » 1 54.179. 30C.
<7//4 /;occ<r. 589. infeno.* i 57.
Ai<z»o» c/?f tiene fuoco. * 1 54, j 95. 304
morficata. * 1 79. chi fomenta il lem
bo della "peHe. 14T * 249.250.3^0
fieli y ed alta . * ^59. 360. Tcrr^jM,
ebalfa.* )$9. alla ^of<:.* 25.45.
233.
M J«i appoggiate a* fianchi, r 5 1 .* 2 85
incatenate. 161. /f^a^tf . * 3 07,
Mani quattro. • 95.
?s(a/o. * 224. ^q<tilino.* 6. 4^.
riuolco all' in su.* 9. rotondo. * 1 tf.
?v(«ciir.r. 25.45. lor. 14^, 151. t<5t,
204. 254.299 302. 302. 36).3<59.
» j8. 164 20^.207.235. 346.348
3^>'. 360.
Occhij bendati. 22.1 or. il 3. 2 14. 151
2^5 3 <^ 5 • 3 9^- * 4 V lagrimofi .
* •79-
Occhia 28'. 295.3 73.* 182.
1 c eh ij biechi. ^89.
Occ/?)^ 4/^^.2?i ^/ c/'c/o. I ?4 * 1 09. ITO.
1 1 1 . 1 60. ^T^n aperti.* 23 i.gro(fi.\ i 3
concaui.* 6 gr.^fji lucenti. * 9 45,
M^-34f3>^4 *3-J^-550. Cfc/hii.
* guerci y * 160. 214.
Occhio finito, ^y^. occhio.'*' 143 224
/« /ro/?fe * 2 i I .deliro cieco. 3 73.
Occhio torto -^S^.
Orecchie roffe nella fommità. * 34*»
Orecchie. i 52. * 224.
Orecchie d'allno^^i.^ i^^dilepre.l^^
Palpebre fanguinofe. * ^ 3 2.
P«fo ignudo. 2'). ferito . j óo,
Viede pofato. ^06.
Viedi incatenati, i ó i . /f^<«?/. *
352. chefiUuano. 331. occhiute, j P/edi «mc/ì. 2-. 25. i :5.co>-ri
3 70.* i 07. cs'itoni.* 3 J9. I a/an. 2 1 1 . r>Miii , e iUbili . f
307.
* 214.
23 //i
Ì9^
tavo la. 2
atto difoYtezra. ^ 62- Ticfpi^ióo.
Vìi shi' altro *i%^.neU' eie qu(<,'''22^.
Cicuertù ama Vecceìler^a. ^75.
prcnta ad ingMYiavt . ^7^.
rudi 1 & alati. * 250. fcpralrfpine Cùlcfì f^lcxende Melanthm'^ 216^21:^
* 231. trt manti 22^. alati.* ^02. ] Gr a j]i:7Jia effetto deUa crapula . 1^0,
fcai'^i.^^'). 2^i'2^%, - . "■" • ' Craffc^^a da frigidità de^it^a 118. ''-,
Tiedid'aijuila.2$^. diìupo.'^/^i.dico- \ Cr atit ■> e fuoi figr^ficati. 2*^ .26 .2>6.fuoi
Tetto fcc4 erto : I27. 141. bianco fco
pe^to^ 1^6.
'Pugno in atto dipercmtere. 141 .
1^^/0.287.^150.
Sedere.;^ ^<.^2.')p 85 107. 144. 506*
^80, "^ 9. P7. 200. 270 508.
Sedere pirtirauerfo 145.
Sguardo fevo.tij^ atCindìetro.^ 60.^61
Sìnìjìra Uefa* 135 fopra'l cucì e * 1 49
alpetto.* 16^ con fuoco. '^iSy.Jo
pravn aratro. *3 59.
Spalle alate.* ió6.l^<;.i$i-^')$ ^^6
^ó^xonpefo. ì 5 5.*2 50. ^oj.fo»
^appa*^'!,^ finifìra ignuda. 25^
Sppgliarft. 141.
Stareìnpiedi. 219.250.* 232.258.
303.
Strangolare. 294.* 3 1 2.
Stomaco fco otrtù. i 50.
Succingerfi."' ^$,
TeHa doppia. 154.
Tefie due * 9^.162 1^4304.
Teiìe tre. 21S.
Tre&ciefparfe.ip^,
yentré grande, e groffo.^ 00 37^.
Vtfo-pdato.^j\.iQ2.* 169 170.187
iSg. coperto con la cappa, * 2<y2.
pallido .259. negro 2 1 4. •)'o/?o alla
finiflra.'* 135, r;Ho/^o al cielo* 1 6&
fegnato.* 2^té
Volto ali egro , & rìdente . 207.
Valore.* ^6j ?'^8.
Voltare vnfafjo . * ^ 6 o .
CiH^itia &.(uafete. 62.
C tur amento per l'acqua. 202.
€ioutmiiìCi,ì:fufa efttì\(ijapìen\y.i2)
rcmi.'jo^. '
Grafia efu:^ ffficacia. * 3 3 1 .3 3 8.
Grifoni cuRodi d'oro t e di pietre pre*
tioje. 137.^
Guaina d'aUorióiColtelh di piombo. 174
Guercio cattino.'^ 21^.
Guerra delia ragione colfenfo .159.
Cujiodoueconfifìa.* 226.22-/.
H.
HlHrioni ccronati di quercia. 6
227.
Her adito > c//<o pianto. 62.
H ercole quale flrada s'eleffe ♦553.
Herofìrato abbruciò il tempio di Dia-»
na.^ ^ly.
Hefpero. t$ó,
Hefiodo primo fcrittoré d'agricoltura *
■^41.
Hefiodo donato dalle Mufe d'vnfcettrù
dilaUro.iig.
Hifiorià quando cominciò. 89.
Homero biafimato da Empedocle tC d4
Senofane i 83.
Huomo fimik alle pentole . ^234.
Honorefigiiuol deìld virtìì.^^').
Honori del mondo oHano ali' acquilo
deUafapienT^a. f2o6é
tìoretèloro partitnento ónde tolto.^ot
h
I Gnor ariti mangia tori. i$i.
lllufìri per fon aggi ottimi mifttra-
tori.-\ 56.
lllumìnatione della mente. 233,
Imprefa di Leone. X. f 94.
Imprefa di Leone. Xì. f 3^4.
IrtconTìan^a madre d.' infamia, ^ji,
innamorati per V dito . f 1 14.
iìtten-
Intendere come faf eia. ^Sr^iji: %«c- .."k :
Intelletto cieco iomnato dal furore .
2 5(5.
Jntrepìdìtàcbe. ^58.
Jnuentor della Gabella in Egitto . 1 66.
Inuentor della Geometria, f 54.
Inuentori della Tregua. -^ 5 09. 3 1 o.
Iride per l'e!<i(]i4?rì-^a .208.
Jtalia-fnprabbonda di fama , e di culti
fcrittì.^0-
Juppiter albits > per il fimo, non, altus .
• '206.
L.
Lagrime medicina dell' anima. 6^ .
Lagrime ffgno di pentimento. 1 40
Legge di S olone ingiuri a. f 2 2 2.
Legge filiera contro i debitori 1 6p. 1 70
•^^.S^*" ^^^^ confuetudine. no.
if o«^ rìcordf Itole de' benefitij , e delle
ingiuri e.. -^ jO 324.
Lettera prima de gli Egitij 8 5,
Letti Hemi^ 2/0,
L'huomop deus ikohreyC rallegrare. 175
Z/^r/ ci/ ^urna Tompilio trouati nel
Gianìcolo. 6 .
libertini coronati selle fupplicationi .
^t27I.
Lingua fi a men veloce della mente, ijs
Lifimacoyefua hijìoria 49.
Lume deli Intelletto, t 20(5^.
Luce. 251.
Lue iftro /iella. 147.
Lucifero per lo nemico dell' humanage^
neratiene * 274.
J una pia veloce degli altri pianetiyfie'
riky e fredda. 84.
M.
^lenc onici giuditio fi . 19.
Maldicente , ingiurie perdo
nuteda Vrencipi 28-:2S5:
hUligriità inuldioja delia gir: la altrui :
*i8.
Materia de fiderà la forma . 1 5:4.
Mathematiciinfigni dil nfSÌrotempt
Matmitàfcgno di temperamento per-
fetto 115.
Ma7:i:^z dHercole di quercia.'^ 353.
Ma:^^a rtodofa chefignìHci. "^553.
Medufa.'^ iSi.
Mente de' Toeti da chi mojfa. 253.
Mente ciecba.e Hupìda. 3 54.
M^«ff apprende per gli occhia. 227.
Memoria d'ingiurie fiimolo'di vendetta
Mercurio conuertito in Cicogna. 8 5 .
re_g«ò in Egitto. 85.
Michelangelo inuecchiato come giudi-
caua delle iìatus .216
Minerna.ó.per la fapie;ì:(a . -f 208.
Morno fpirto di sbiafmo. So.
Mutatione fubtunave. 9 55.
Mufìca abborrita da Tigre, f 2^5.
^rce parola g/eca. * 259.
T^arafogiouanetto piglia il no-
medaTslarce.* 26^.
'Harcifo fiore genera fìupldità.'^ 259.
Isljrcilo corona de' morti- t -69
'datura principio di moto , e di muta*
r/o«c.f 8i. 82.
J^erone di belle^T^afenil^a grati.i.'^ 525
l^erone introdujfe fua madre in conft^
glio. 132.
J^ttunno. 95 .
Isljitno ama la patria , perche flagrane
de, ma perche fua . 5 7.
'hlome di donna da bene \ ijz-
ly{omi delle gratie. 503.
ì^on doler ji è co/a da vno Uipite ^ non
da huomo .
ì\udità di l^enere. 85. '
l\udìtà delie Hat uè antiche. 88.
^ T^lumeri origine delle cofe. ^2.
T^t.mro
3S4-
tavo la:
T^pniero (quaternario. 20 j.
Tannino ternarie. * 2 1 5.
Temerò fettenario. * 3 58.
O.
OCchij cagiore iella malattia a-
mcYoJa.* 1 12. n y.
Ci(htfgr(ffì irjditiodicuricfìtà. 1 52.
(io i ni (le. 28^" 20.
0}.erfgraKdi (on-arìicr d-ellauirtà.* 1 8
C /\ £> £ C^i , ed altre fine fian-
T^e di figure,
\/i<cìarìnc *^2.
.Agata. 185.
^le fuglì ì rwr»7*.i<5. 22. 27.52. 44.-4<5
95. 147. 149.155. 224. :25.22>\
234.251.285.362. 371.3^0/97.
38. 35;.! 41. i-i 8. 149.239.244. 298
33'8. 35^.3^7. 5^9. Jntejìa.226
258. "^ 23. 275. <:*f/ed/.2i2.2 I 3.
226.; 87.* 23-0.240.242. 365).«fi/<i
rnanfini/ira.* i6o.fcpYavHaf..aUa. -
altare. 74.* 1 F 5. 1 88. 20:?.
^ra antica. ^QO.'*^ 151.
^matide. 185.
^Kf//tf.i4. 101.234.* 2T.217.
ancora. 204.23 b.* 249. 259. 3-07-
^-nUnna,'^ 371.
.^r^f ro. 1 6. 1 7. 2 1 7.* 1 4c.
y4rchìpendolo. 48 . 2 1 5. » i 1 1 .
l/frco.3 2.85.86.97.25 1.362.*d8.i4i.
^rcocelefìetò^Jride. 204 205. 292.
402. *. 147.
argano, ^j, 370.
^rpi7. 10.18.* 148.
uiìYolahio. 5^
^4n7e, 237.»7.375,
Bacchetta, i^^.'*^ 183.
tarriboli. 253.
Jj^?j£fo-o/^.379.
Bayrettarerd€.ì6$. (-5^.
J^/e c^Kadra, j 37. 238.* i 79. 108.
Baflone. 1 07. i (^4 203.1 1 4. 2 94.295,
352.397.* 1.26.45.204.
Baj^on paHorale. * óo.
Bilance. 62. 29S'B7^-U' 3- S7^'
Boccette di fé t a. 2. fJ i« Calabria,
Bordone.! i i^.'^ yo. 133,
Eorfaf(rYata.$6. 1 19. t45. T34,
Erac<ioiare. 2 1 £ 296. * 1 48.
JBj'miJ. 147.
Brocca e badie. 2^^. $2i .* ^jS.
Buccina. 89.
EuJJula da nauigare. * 8 2.
Cadiceo.i^^. 228. 235.270^97,43^
*J28.
C^^/Vf. 23,0.32!.t2. 125.
C-ampo florido. 409.
Candela. 162. 2^3. * 92. 131.23Q.
270. 279.
Canna. 82 "f 14. 141.
Canna da pefc are. 3^$,
Campana. 3 •)0.
Chaos. 12^,
Cappanna. 2 1 5.
Ctfppe//o. 8. t233.3<9.
Cappello con penne. 84. f 1 9^.
C4rr<7 </iZ nauigare. * b 2.
C^vtf da «/ocorf .•* 21 3.
C«7/?a.ti9i.
Catena^ onero collana d'oro. 1 20. i 25.
134.145.228.358.* 168.300.37^
Catena di ferro. 5 7.. 2 57.
Celatone con penne . 407,
Cfp/?z. iH5.ti=J»
Cenino diferro. 1^8.
Cerchio. 1 26. 168. 2iS.t 14^^98.
C-e/?e//o. 59. 168. 392.414. t 27.
CbwM/. 59. 50.9-.93. Ì23.33 5. 1 12.
164 238.
C/;fo<//.46.*:9.88.
Cielo flellato. 2^6.
Cilicio. 113.1^38.
Citata. 210.* yy 7p.35r.
I Ci»i/fr9.49. 87. 89. 155.317. 218,
257.
1
jwa. 382.* 12. lod. 124. 147. 182.
18^. 745.28J
Cìngolo^ 148.5 2 5.552
Circolo i^.p5
Circolo t ogiro de*Tlanetìf 16. 229
CUua d'Hercole 23 8. * 1 27. 5 53
Conocchia 129.
Clepftdra 55 ». •14^
Collari d'oro 345.
Colonna $ì.^j. 101,138.304.1199
232.271
Compaffo 67,126.1 $S. 1^6,1^^ f /^S.
55.108. 134.140
Capello d'^pi^j.
Coppa '^ 186. 192. 194
C0M//ii?5-2O^-t ^<^.85
Corc/<i d'archibugio* 143
Coytfe 9 11.191.* i3.:43.244
Corfefca 429.
Corna 1315
Cor»<i rf/ l{aPgw f 209
Corno sji i '9^2^^
Cornucopia 1 2 18.210 230.'235. 299
3^4 345- 394- 39<^- ^97- 393 39^
402.41 1.42Ó.* (5 16 63.65. 125
I 28.149. i6j. 164. 155, 175. 25i
307355.Ì67
Corona d'oro 3.75,I22. 158. 202. 207
'";299.t2;
Corone di più forti 2 1 .
Corona di varie gemme 104.
Corona dì fpìnt 113.
Corona d'alloro 397.
Corona di torride muraglie ^9^.^22.<^26
Corone militari
Cinica di leccio $$,
Cinica di quercia 6. 3 5.40. 1 66
Obftdionale di Gramigna 3 5 40
TrionfJe d'orOy e d'alloro 5 5,
Mirale, merli d'oro 3 5.
Ca^enfe , haflioni d'oro 3 j.
lìlauds, ro^ì d'ora ^^»
0 L j4 . 3fj
Corone poetiche t d'alloro 4.
d'fdera,e di mirto 4.
di quercia 222.
Corona d'alloro tanto de'poetì quanto de'
guerrieri* 2y^,
Corona d* argento imperiale ^20,
Corona d'Edera di Bacco 94.
Corona Imperiale 45 5 .
Corona di T^arc/fo da Morti * 25p.
Corona di puleggia 188.
Corona di varij fiori i o. 1 1
Corone Ducali ^10,
CoraT^a^o Corjaletto 397.* 3 13 2.228
Conetto 110.
Coturni i<55. 425 * 77. 30^
Cratico'a'*' ìSJ.
CriueUo I ^i . 1 95 .* 208
Croff 230.23 1.397.* 95.158.187
Crocifijfo * 94,
Crocciole pj.
Dado 25.
D^rfo di piombo * 1 45.
Dardi 69 300.582.577.1 55,
Decempeda pertica 155.
Defchetto di tre piedi f 2 1 y.
Diadema 43 5.
Diamante 151 185.* 88
Diafpri ^02.
Difciplina* ij^
Elmo ow«>-fowe 55 51. 193.232. 258
248 264 300.353. 367. 578.384
597.402.415.* 5. 165. i8i.i8^
2 8 221 286 508
Ethite pietra 185.
Facella acce/a i^y.ha da dire vn vafo
di fuoco .
Facella 59.85. 95. 95. 142. 541,* 25^
271.275.
Facella accefa al Sole * 1 1 2
Facella Jpenta 5 2.
Facella accefa 591.
f <t/ce 1 8.89.92.227.407
fiirerra. 32
Tu4F0 LA.
JFafci confolart. 106.* ^
Fafcio dì verghe. 1 2 r . f ^ 7 2
Faf ciò d'armi. 265;. * 308
Fafcio difre\:^e .121,
Fafcio di faglia accefo. Sz*
Fafcio di canne rotte, 83»
Fafcio di Hr omenti. 116,
Fieno t 3 1 j.
Filo confoliT^nì. * ijg»
Filo intrigato. 1 1 3 p.
Filatoio di lana. 95,
Fifiola.* 61.1^6,
Fiume. 8i.3<^i.
Flagello. -^01. •\ 1^6. ^jS,
Flauto. 13.370. "^(5. 7(5.
FolgoreyO fulmini. 23.88.^2.105,205.
207. 208. 247. 3^2. 397 .:t 141
355.
Fontana. iS.fpj.i^j. 238.
Forbici. 166.* ip5
?45.
Globo cele He 238,250,
Grandene $6:^, ,^.
Grimaldello 2 59.
Grotta 46 y.
Guanto * 2 2p.
H<i?»i 145.372.393.* 147;
.4^^2^19.341.344.393.395.397.414:
t 5.89.182.202.359.
Horologio 10.32.52.97.155,208.1 S;?.
182.202.359.
Incenftero . vedi, Turibolo»
Incudine'*' j 4.
Ifoletta 91. f ^oS.
Labaro ,oner cornetta '^ s^S*
Laccio 54. .;
Lanterna 143.1^4.259.! 2,253.
Lampade accefa j 205.
Lancia /^2 6.
Lauto 115.38^.* 218.
Jre«o. 184. 3824*95. 148. 173. 180. I iLe«o 230.251. t 230,
182. 295.285.
FreT^e , òfaette .32. 149. 3 ^2. f
1 fi. 1(5(5.
Frusìra coti falle dipombo .168.
F«f?/i I 56.
Lièro3.i8.53.io5.i2(5.2o8.227.25'7,
293.400.424.42(5.1 2.5.(5.25.25?.
32352.
LfeM<i 51.
Liw^ 2.125.
f «f?/i I 56. I Lima 2.125.
Fuoco. 3^. 51.8^.91.100.114.155 / IÌM 209. * 75.1 5(5 157.158.
159.1(52.235.2^1.255.279390 ' Lira de 1$. corde $2,
_ 59. 162.23
f j-ii. 107. 162.104,182.187.217
301.339.
F«?wo. 55. 2554
J-'m/o. 229.
C<7j24/f. 18^, I
Gal'ti?te-j[99.
Gabbia aperti. 208.
Gemini. 202.
C w>. S2 .59. 101,140. 147. 20 5. f 7.
-45-
Cìa^ftliero.* 28.
G;otio.t9. 21.9^94.129.230.
Cirr.fa di carta ^jp. f 130.21(5.
^;ct<j 20. 219.238.393 397- t 4^'
^9. 146. 1 59, 1(55. 2^0. 2^3. 300.
iff,<o 54.58.143.150.
Lucerna accefa 58,201, 304^ f 348.
378.
Lume 155.
Luna 7 5. 1 04. 204 22 1.3 58.
Macina doppia 107^
Manouella 5 1 .
Maniglie '■^4^.
Manette f i 29.
Manico d'aratro f 3 59.
Manto Niellato 104.
Mantice 11.84.157*145.
M^yf 202.2:9.
Martello* 88.307.
MafcheraZz, no. i4i.354.3^5'37i'
Mdejcirohbaj ^$^,
Meta f 1 47.
Mitre* 2.542.
Mondo zip.
Monete s'è denari loi. 1^5. 140. 147
2?7.342.*d.7.i^.375.
A/o«//r 29? 294,
Monte d'armi 1 o5,
Alonte Ftna^^^,
Montìceìlo 155.
Mucchio d' armi ^QJ* > r
T^bbiaf 125. 582,
Ts(;«e//o t 55.
TV(^fl«e 204.122.250 250.
7y«Ai 57. 201.204. 228, * 145.202.
251.
Or/4 2 do.
Ct'.odiflrnT^X^'*' 99»
Taglia acce fa 8 2,
Talia alata f :i7i,
Taìla di vetro * ^6,
Ttf//4 558.*2i5 371.
Talami,
Tane 6^. 21S,
T artiere 1 58 ,
T4r«go«e 295.
TaraT^onJo 408. è /p^rf^i coyftf , Urga , e
fptmtata * 554.
TatenaiOVatera 295.552.
T^nnff 105.561, 382. * 29.58.74.79,
199 270.
T(naccbio\ 229,
Temello 51.555. * 154,
Ter le ^02,
Tcrpendiiclo* $^,iy 9,
Tiedemifura* 55.
Tiedejìallo 55.*! 25. 202,
Tie tra focaia * 92.
TìenM quadra * 1 S^
Tiramide 125,205.295,
Turnice 98.
Trccipitif ^$. f 141.571,
Trinilegicon jigiUi^ió,
Trocefjo 1 06.
Troy^t 2. • 55.
Quadrai 0 [quadro 48. • 55. lol
III.
Quadrato come vn dado . 171.
[{afoiof )05.
!^^/p<?50i.
B^fieilo 1 9 5 . 2 1 8. 5 95,
i^«r^>;o 74/74/^455.
jf^e^?o/(? 1 2 5.
Regolo le sbio 21 t.
/i^ew/204. 259.* 82.
{{ete^jz 582
Bpnciettoij. * 195.
l\of?ri t// »4«c 1 2 o .4 24. * j 58,
Bobino t^p,
Rugiada 16^,
I^«pfi5. 21. 402. *I59.
/^«of 4 (f4 corfe/// 1 1 5.
B^otai\6. 155. 229. 2)0.* «05. ,74;
298.5 00.5 do.
Saccoccia graffa 28.
Sacchetto ^$y,* ipi.
S'^e^f 18. 1 05.110.23 1. 578. f ioo.'
254.
3'4//o informa di piede ^^u
Scala 26J, 275.
i^mfro 19. 21.90. «04. 158. 155.197,
229.265.258.384.595.* 8.15-52.
192.
Scettro con mano, ed occhio ^ym»
Con lettera 1 . * io.
Con occhio * 59.
Scarpello 5 1
Scarpe di piombo «45
5"C4y/7e di /f/^ro 259. f 2|4
Scimitarra ^y^.f 182
^co^//o 52,202.597.1 1 29,
C t 2 J'f flf -
^9f
TAVO
^coreggiate da gran o,2ij
Scudo, ouer rotetta. i r 4. 1 87.2 29.^ 45
Scudo dicrìHallo 89.97
Scure y ouero accetta 1 3 2.* 42,
^<r£Ì;4 5 75 220/ 18. 108.200
Sfera 22J.^ 0.385.179.217
SferT^ai^ó* 182.197
SigiUi, ouerffgnacoli 2^$.f2io
Siringaci 59
Smiraldi*^^2
Socchi no. I ji. "^ jj,
Solej^. Ì04. i^5.204.32T.347.3«;8
*27 131.158.239.539.345.35(5
5o//b t 88.
Spada ignuda^ gii
Spada 6<) 114.140187,295.373.13.
45.23 8.30 5 . vedi ancho para'2^onio .
Specchio I o. . 5 59 140 1 95. 2 2 j . 3 N 8
fi. 81. 108,165.155.215.223.279
298.347
Spe: chiù V fiotto* 112.11$
Spelonca 4 1 o.
Sperone 84. 1 5 5 . 3 j o. * 2 39.
Spino I o.
Spoglie ^g-7.
Sponga* S^,
Staffile , 0 sferT^a 1 44. * 5 7 8
Statuetta delle fanteria 3 97.
^'f^/ir 44.53, 104. 134. 147. 149' léo
20^21 1.2 28.23 7.393.* 79.8^
5f;/Mct/oi84. *i39
Stmalettt* ij.^o^
Jfocco 155.207.285*12.285
Striglia l^l*
Talari 8 5.
Tamburino 92.
Tamia dell antica legge* ^*
Targa ^1^,
T'iuola imbiancata 52.
Tar\a 18. 120. 121. 12^ 501.* 149
^l 51. 2o:,20i.2C2 264357
Tela diranno* \q6
Jfwpo d'iioro'ogio 52. 3 79.* 245. 348
L A.
Tempio in fimbria f 6^. ~ .
Tempij d'honore, e -pirtit 342,
Tenaglia 55. -
Tejìa di M edufa * 247.
Tenadimort0 2$,
Tiara 209.
Tibiay ouer flauto 1 1 o.* 106, 2 1 j
r/s«o«e 2,20. 199.397.* 56. 71. 82.85
154.
rir/b 18.94.* '5P
Topatìo * 1 70.
Torcia accefa 109 111
Torcia [penta 162,
Torre 12^.2^ j
Torrente d'acqKa'fz^jl
T riangolo ■[ 21^^
Tridente 9^,
Trofei ^gj.
Tnmba : 91.221.225 3^1.* i^^-S^S
Tmrìbolo 35i.*54. j09.11 j.i ii.151
f^afo con Vite 206,
f^afo d'acqua I35.*3f^4.
f^ajodifuoioió^. 122. 135. 138.372.
t304-
^^/o di fuoco ha da dire a carte 157.
£f non fùc ella acce] a.
Vafo di criHa'do i%»
Vela 204.250 t82.
Vela gonfia* ^-Ji,
16^*
Velo 44 i©2. 253. 155. 344.
170.
Ventaglio^ri»
Venti 2o^.-\ loi.i^^
Verga 1 10.207.*! 28.508.j48
yetro2^^. f 45
VeT^Tj) di perle ^02^
Viola Hromento f 7 5*
Vncino '^2,'\ -]0
Vomere f 1 24*
Zaffiro* 1 gì. ip^l
Zappa 17»" 3^9
zodiaco 16.10^ 100,* j^o 298
Origine della Gecmetria , e »2//«>-^ -f 5 4*
VrnH'
TAVOLA.
Ornamenti modc^icQnmngMo a Dame
*525.
Ornamenti uYtlfitìofi difdicono a CakX-
UerLiSi.fr-'^'SSS' ,
Ofcurità iella [apkn':(a.* no.
Come figurata dagli antichi . * 2 1 1 .
OTlracifmo degli ^theaiefi.* 575.
Ottanta figli lafsò Sciluro I^ degli Sci-
ti. j 371.
Cuidio perche toccato cel mirto da Ve
nere. 4. v
'Pace da tutti appetita. &j^.
Varala alate.Bó.* 2^$,
Tarti di donne cinque alla -volta. 2 63 .
Tarto'di.36'^ creature in vna volta .
263.
Telle di leone con pelle di volpe. * 25 2.
287.
Tenaa gli amanti perche tra il mirto
da Virgilio fi dia .^277.
Tenitei^a, e pena come differenti.'* 136
Teripatetici onde detti. 7.
Terfonaggi d" nomerò arroganti, e van-
tatori-\ 320.,-
Tefci odono, e odorano.* 225.
T ESCI,
anguilla. 3 j j, ,
Balene. 93. 96. *
Caiamaro.-f 361,
CanaUo marino. * 8 v,
chiocciole marine, * 85.
Conca ntarina.S6.p3 . 204. 1 84. 85.
Delfino.^2. 10^126. zip. ^ó^-f zpo.
Echettide, onero B^mora, iò6.
fo//io. 274.
Co. * 56.
Congole. '^ 85.
Orando. 5^ i ^58. * 240.
Lampreda. 37 'i.
Lupo." 5 jb.
Mitftri marini. 202.
AlHgdo. i 30B.
Mtuena l'iiieJìo,cbc Umneli. 1 3 .
3ff
Pe;d.:o2.20^25i.j^4. 1 1578. .
'Polipo.3^2\97' (ili*
Vompih, ò ^{aHtiUo. f 292*
Hane.1^2. 366. 420.* 217. 28 J,
ì{emora. 166.
I{pmbo. 419.
Sanguifi4ghe.37^.^372,
Sargo 371.
Scaro.37^.-\ :ì72.
Scorpione marino . f i o5.
Seppia. 8r.t5<5i.
Sirena. 81.* 147.
Torpedine. 8.
Triglia, t 56^. 2 ($■4.
Tetrarca coronato di tre corone. 5".
Viaceu'}le:^a nel correggere.^ 1 97.
\ Vl^VJ'E,
.Alloro^ 27.55.^5.101, I <^g 236^
257.2d5.j44545.t88.i4i-i>"<^'
amaranto.] 71. 285.
^nacarnpjerote. f ipi»
anemone. 3 /i.f 27^,
Appio.* i-fp. 2^4.
^ffcntio I 5 2 0.* 1 98. 2 7 5. ' «-t
^ [par agì. 4 •. 9.
E ami) agio. 411. in^icilia ,
Corraggine.'i d,
C4««a 85.255. 542.378,385. ♦ io5..
Canna palu ^ire* 202.
Cannamele, ^11,
Canape.* 15.
Caiiolo. 18.
Cedro.3,* .r^ó.
Cicuta. 255.
CinnamQmo. 101,
Cipreffo.3. 90. 158.
Climene.-f z6^.
CGìidrilb.iiiS.
Cotogfìo.f 22.
Ldera.3 22.52 155 257-577. *77.
145. 299.
£./do. t::o. 555.
Ce s EndO'
Endofia eanriMmete, ^ j ^ ,
Eruca, fio.
Faua 50^.^18.
Faggio 259.
Tag:ì4oli 4 1 8.
Ff/fP. :?78.*io5',
Tinocchutti.-f 22^,
fiori. I 8.ip : 5 45 8S.9T- I 21. 125
»5P'2p..t 145.147. i48.24p.571
Ghianda 575.
Cìrafole. cuero Elitropio. f 297. 5 71*
Ginepro, f 2p. loc.
Gincflra. 2 411. I
C/^//o. 65 67. dp.f 24S. 249.
Giuggiolo * 2.9').
Grano, i.^^^.^^og. 246" 249.
Granati.^ 25.1:1 122.* 55/.
HeìichrfficJiorgiaUo, e lucido, » 5 2 5.
/r/c/f. 208,
ligujìri.i^j.
Lino. 418.
lupini. 505,
Iz/pÉ-ri 551.
Miglio. 2 1 5.
Mandrolo i8p. 291,
/:f/V/o 5.20 25.55. 15'p *228. 572.
lìcirotelfo 189,
Mortella. 25.85. 121 »78. J48.
/^«/cc ^85.
f^arcifo 28.* 257.
J^GCcioli di per fi che .159.
€liua.^. 54. 55. 100. io5. 121. 125.
159 i55. ipp. 201.225.285.502.
54i.582.424.*45i.20 125.125
I 27. 208.572.
Cljro. 18. 24. 70.409,
Crnello. 41 1.
Ornitogalo. 290.
Origano . 582. * 27.97,
Ortica .* 1 9.
T<;/»;<J. 1 9.1 5 8.: 55.58 1 .* 295.545.
Tampini. 1 7 2S7 * 4?. 44.145 i<fi.
P<i/74«cro. 221. 287.295.554 455.
t9i.i05.
Tanice 418.
Terfico.* 22^. 54^,
Tiante "parie. 1 7. * 2 • j,
P/«o.75.4i8.
P/oppo. 420. f 228.
Tlatarto. 287. 289. f ipj-^
T>ow?. *2 28. 255.
Trtini* 554.
Tulfggio. i 88.
Q^i^trcia 5. 25 40.15^.424. * i5jo
23^- 355.577. ■
i^o/<? 15 20.25 57 85.159.t78.si8w
525.225.551.
T{puo.^6y.
Fibbia . 41 8.
/^Mf<T. 81. loi 185,
Sardonia 452.
5"f?7/4 3 Oyfcfuilla. 185.
Selinotropìc.'*- 297.
Senecio . f 525.
Sen)prtuiuo.f6l.*^')'Jt
Senape . 260.
5pi;?o. IO. 1 1 5. 125. 285Ì
5p4^/;e 15.17 18 20. 41.82. X:®.2ìt
287. 41 5.* 1^4. 577.
Thimo. 188.
T/g//o 255.
Tre foglie . * 2 5 Oi
Triboli. -^6^.
Ferminaca.\^Z,
F( fi e aria. 28. ( t ^^
r re. 1 8. 24. 70 1 54. 2o5. 424. 425,
r«<r. 45 117. 205.287.
Zfljftìj-JKO. 414.
2«cftf 257.* 251.
Tianto de' peccati. 02. (tP7,'
Tittori ignorantipingono amore aUto^
Tittura, epoffia cerne fimili. * i 5 5.
Vcetìfegretarij dctiafilofofia . f 74.
Tceti melici . 4 fp;V i . 5 dithir ambici^
^'deg'.
y. ete^l 5 . Sxentcì. 22?.
Todi quali corone hauejfero. 4. J.a2 2.
Tountà difpirito .61.
Touertà fu fatai' arte. ^ 15^.
Vortice d' Athene refo/icuro da Zeno-
ne. 7. dipinto da Tohinoto. 8.
Touerì deuono effere arditi. * _54^.
Trincipi « e /?f d4/»;io orecchie alle fai fé
ìtlatìonii hanno tutti minifiri empii .
t254 255. (79-80
'Principi ottimi^ benigni nelle audtenT^e.
Trima colonna eretta . f 2 7 1 .
T^imOi che trionfajfe in i{oma . * 2 5 5; .
Tuo pia la fenttfla , che la beUe:{^^a .
325? 551.550.
Qualità varie de* fofpiri. * 2 74.
Q^nalfia l'augello lingt '*' S3^-
Sbando ijoldati T^appaUAtìO , teneuano
anchoper obligolajpida al fianco .
Quattro canoni di prudenT^ circa la
robba.-f i J4.
Quiercia corona d oyatìoni, Voetitmu
ftci fenatori f d [HiSÌrior,! 2 2 : . 2 2 ^.
X^uiete mjla dtW Intelletto, f i 24/8 ?.
. iluitte delfhiwmo qur,iojtaceda.-\ 1 79
Shunto R^ fi io comedo brutto , ma gra-
tiofo nel dire. ♦ ; 2;>.
S^Ps2((^io p> imo à comparir infcena con
lamajchfira.* yi^.
RE d\ celli sbranato da molti al
tri.-\ 175.
J{egolalesbia 11 1.
^^o'are , e mifurarefe Hefìo . * 5 7. 58.
'F^lifì(n7;a ne' primi impeti ■\ 190.
^fo fmode^ato cagionato da leggiere":^
7^^.* 199,
J{oma patria etiche. 5 8. difefa cantra
Cìusìolipfw ^ 9- ftlicci eterna. ^9y.
ì\c>ffo cattino. '^ 5 . '^ 2 1 4»
I^^iada.^i^y.ió-j,
T AVO L ^. jf9i
I{pmpere i piccioli aHa pietra . ì 90.
l{pfa,fue lodi , e >irtù . 1 5 J i • .? ? ^ •
t^de verga i^uando fi daua ajoliati.
Sangue fi commoue nel gridare* 45
Sapere o^n'ìfn pre fante . 2^,
Sarimico celebre ìpione . * 2 y^.
Same:^:i^a mi furata dalla cognitione,
t 130.
Scarpe di bronT^o portate da Empedom
f/e.*5i7.
Scettro di Uuro donato ad Hefiodo.^A^
ScienT^a habito dtll Inttlletto . 247.
Selenica amara nt' principij .545.
Sedere al fonte * 1 5 7.
Sedere fegno dimanjuetudine, e dia<tie»
te. 107.
Segno di Saturno 54;>.5")2.5 5 j,
d/Gic«t.5 5o. 52.5)5.
</iMar^e.5 5i.3 55.55^,
We/Wp.5.17.5-: 1.555 55(^.
di tenere. ^^S 551-55455^.
di Mercurio. 7 1.549 551.55-} 5 Jé
deUa Luna. 549. ;> 5 1 . 5 ) 4.
Segno d'^r e te. * 3^»
di Tauro -f 54.
di Gemini . j" 5 5.
di Cancro. 2^Q.^ ^^,
di Leone f 5 5.
di t^ergine. \ ^6,
di Libra.* ^6.
di Scorpione.* ^y.
di Capricorno . 245 . f 5 S,
d*.Aqiiafio.-\ ^Z.
diPtfi€.''sS.
Senft neceffarif all'intelletto. 1 20.
Sepolcro d'achille incoronato d'^iiM^
ranto. 174.
Sette, 0 adunante de'ivirtuop nominate
diuerfamente. 7.
Silentionelmalenconico . 20.
Simbolo della Lbcrtd il e -ippelh^S.^^,
Ce 4 Sua-
41^2
^^etfjcrdtì.* ICO.
Smraldòf.guva dì virginità . :? 3 2.
S ceratici oìide detti. S.
Se! e, t flici tfcttì, 8 7. ' 3 5 7. (221.
Sole t luna padre de ' corpi inferiori .
■ Sole di giuftitia CH^ISTO . ? 5 7.
Spighe maggiori da tagUarft. * 5 j6.
Sfii^hc waggiorlnonft deuono tagliare .
Spina pena contratta del peccato. } i.SÌ
Spioni diveritÀ pagatile jcacciati.'^i 5 4
Spleni fa! fi condannati a morte, f - 54*
Spicmfr:ifiat!,ed ahlvuciati. f 2 54.
Spinti abblwrrifcono la ruta. 81 .
Stmlitàfefta meglio iella prole.'* 26 j\. ^
Stoici onde ditti -j, (* 26^..
Sihpide:^i^a generata dal fior V^ticiju.
T.
Tantalo e fuafauola ^6.
Tardi a rifolucrefrejio adejle-
giiire. I j I .
Tatto, e gufio communt a tutti 1 22 5.
^ Tau, e Thita che notefiano. 2 71 .
^ Tcpefia pnsetiti dalpefce Echine.'^z 8 2
Tempt mìere tutte le cofe. 8^.
Tempo che fi a,* 2^2.
Terrafì ferra, ed apre. 95.94.
Terr/2 come dinentj graffa. 96.
Thefto iancntor di lega. * 4.
Tiberio chiamala gli fpiQmcuHodi del-
le leggi, f 2",^.
Timone onde tolto, t 82.
Torre di Babel. 125.
Tranquillità prefentita da alcione. 71 '
♦281.307. (-Ì3<=>9-
Tregua per hore , giorni^ meft , ed anni
Tregua prima fatta da Triamo. * 5 1 o.
Troiani tloc^ucntifflmi. 108.
VMpiii U diligen^atche va buono
ingegno. 189.
Val più fingegr.Oi che lafor^a-'* 287.
i^avi.: Itimelogia t e d(fimtioni della
1 L f
r W vol^a:
tregua.-f^oB.^o^,
rarie cauft d^obUuiose . f 1 09. ' ' ^ *"*
Farle forti di lega. ■\ ^ "'-
Farle forti di Jofpiri . * 274.
Fecchie tìmide fupfrfìitiofe.'*' 2 So . 2 5 1
Fecchie trifle non fi lajjìno ^ntrarc irt
. cafa. f ^co. ' * ' "
Fecchiùe loro propìetà. 80. § r.. ^ ''^'
t^ecchìj buoni da configlio, 127, '
Fecchij auari.^9^.
Federe come fi faccia.* Z2^, ■"* " *
Fclo aitanti la faccia ffanafi in'GÌuièa
in Grecia , e dalie Donne Bimane,
170.171.
Felo per donne comandatoda S.Vauolo,
da S. TìetrOteffeguito da S,Lino *ij i
Fenere nel giuditìo di V aride coronata
di mirto, ^.di rofe 351. {.AuHro,
Fenti maligni corrompono Caria , come
Fenti benignila purgano, come Zeffiro»
f 202. *204.
Fenufìà jenT^a belki^a efficace.* 558.
Fergilie Helle quando tramontino, f 41
Ferginì nelle fupplicationì coronate»
t27i-
V.efii lunghe che ftgnificano .61.129.
Fino fuefcrT^, ed effetti. p^.* 27 ^'276
Fino canailo del Toeta . z-jó,
Firgiliojofpiraua fpe/fo . -f 27^.
Firidità della -vita, f ^ 7 5.
Fiftìi h abito della volontà. 247.
FlYtùrinfor':^atadalpefo.-j(iJ^^. .
Firtùvegetatiua.'^'èz.
Fifia^ydito, e odorato non fono commU»
ni A tutti gli animali . * 2 2 5 .
Flijfc taciturno,ed eloquente. 172.
Folcano p il fuoco, pi .pèrche Troppo, 91
Ffo neceffario allafapienT^a . * 207.
Ffo non necejfario. '*' 20 j.
z. ^ Cj%,
r^ Éffro info ir a il canto a* Cigni .
J^ J Zopirofiofionomico intdìcòba-
lordo Socrate .'\ 2(:'^*
I Ti L.
TAVOLA
DE GLI A V TORI CITATI.
l rtume/t^doppo U Stelld* , 0 t jfono nella feconda Péirte^
Chillc Bocclilo . * 2p2.
Achille Statio.* II 8.
Acrone. 233**4^. 55.
Adagij.4. 5.32.34.37.
lyS.ipo. 1p5.232.277.
322.
ABanaantio. ipo."
Atlc'anTurnebo. i^d*. 177. 123.25?^.
*5o.55.io4.i53.
Agapeto. 274.
S, Agort ino. 1 2. 1 4.40.44. 5 5.(^1 .52. 8 2
83.175.2-30.233.26^.273.275.277
358. * 55?. Ili Jlp8. 2I0.2lI.2»p.
157.255. 284 30lr5i4.3i8.372,
Aibertc. 252.
Alceo. 375.* 343.344.^53.
Alciato. 10.25.28. 58. po.i i 5. 125.145
152. 159.237.251. 2^4. 300.354.
365,372. 35»G. ■♦ i. 102. i 51. 157.
222.225.2^.1.235.335.354.
Aldo Manatio.223.* 272.
AlciTandroabAleliandrci 70.2 23.2^0
1 3 53- 25^.
Aleflandro Afrodifeo. 21. 88.
AlcfTandro Guarino, t 3 2 5.
S.Ambrogio. 14. 55.55.ib5.i 27.230,
343.381.1 i-ìi.i35-i53-5-^S-5-14
Ammiano.f -234. 2";4.
Amos Propncca. 70. 51 5.
Anacreontf. I48.Ì 78.331,
Angelo Pol:iianc.3 54* 33 i .
Anguillara. 123. ic<^. 21 5. 117. 218.
227.
Ancìpatro. 79.
Antiftcnc. 7.
Antonio Callcllinì. 287,
AntcnioTbilcfio. 174.
Antonio Vngaro. 71.72.
S.Anielmc. 1 14'
L'A portolo ,64.159,1 i4.5o,i5j.i5^
Apocaliprc 232, * 211.304»
Apoi'odoro.io^.*44.7-}.257,
Apollonio Rh'dic. 409. 1 104.
Appiancf 245. (281,
Apuleic.85.85. 178. 2p4.ti20. 233.
F. Arcangelo Vercelli. 255.
Arie {10.21.131,147^57 231.255.255.
2^7'* 54-75-^8.i 24.1 53.234. 246
279.
Ariltid*-.i57.» 255?. 318.
Ariftcfan?.! 72.1 75.390."* 159. 19;.
ArJftoie]e.7.ii.i2.i 3.IJ.22.24.28.29
47-5J-5S-57-75-7^77-7^-85.io4.ic8
• 109.117.127. 130. 132. 172. 183.
21 251.253,273.277.391.39..
435,t 5.10.15.18 20.28.45.81.83
96, 124. 127. 135. 135. i5i. ì66,
174,175.180.184.187.199 222.
225.227.231.232.238.245.255.
255 257.259. 292.302. 305. 31 f,
335.342.354.375.370.
AuiigiG. t9--.
Arncbic.'* 279.
Ariiarc . I 2 35.
Arrtmidt/rr. 370.
Afconio Vtùuv.r, r^ I.* 2 52,
^•. A.t?n:ifìo 23 :,
Athcnco
^^^ r AV
Achenr-.9.2©. 3^. i77- ^^« 3^** ^^5-
4i^-*i>7' io2.iX4.225.257,t75.
apz.i^ 1.309.3 »4.?(^ 4-
Aulo Gellio. j 5.40. 58. 1 66, ì6p. 190.
252. 253.271. 294' 345- S4S^* i®'
193.225. 227. 257. 308.
Auicenna. 147. 1 15.* 75.
Aurelio Opiliorf 3^9'
Aufonio. 5.77 84.190.223. 238.* 25.
5^*72.105 1 38.249.
Bacchilide.f 347.
Monfignor Birbcrino hora Cardinale.
56.2:0.
Baronio Cardlnaìe.40.1 70.
Bartolomeo '\nglico.78.i04 129,137
185.* 153.194,202.290.3^5.
San Bahlio.3 61.368.
Bembo,7J.* 55.199.275.
Bcrofo. 3 97.400.
Bcroalio. 3 5 2. 3 ^ 5. f 2 8 3.
S. Bernardo. 8.1 30.1 52.191.255.258.
t279 34^34t:
Bernardin Kot». 71.72.1 292.
Biante. 131^
B'ondo.397. 403.418.1 4.
Boccaccio. P4. 86. S 7.88.93.94.95.96.
147.241.254.345,316. 34P-350-
*5o. 83.84. 85.91.92. 113.338.
540.541.
Boccio. 22.255.269.275.247.* 315.
Bolla di 5ifto V.inKomagna.
Briironir". * 4. 5.1 70.
Budeo. 148. 282.
Caecano Cardinale, 210.
Caio Pedone . 1 78
Callimaco. "^ 5 3 7.
Canone. 5o.
Carotica. TOC.'» 348.
Cardano.* 54.
Ca-lo^'tefino.7.l77.
Caldere Duraotf. * 29. ler".
Calliodoro.t 54 56. 181. 102. 254.
Caione.597. 421.* 39. 219.
0 L ìA.
C.atulo. 5.
Gatullo. 29.3 1.70. 133.1101.315.
Caualcante .210.
Ccfarc. * 349.
Cefare Caporale. 145..
Celio Rodigino, 224.* 50.1x5. l-j%,
225.285. ^ '^ \,^...^ \
Chcromenc Tragico .f ifS,
Chilone Lacedemonieic. 173.
CH RISTO N.S. 28.47. 60.53.5^
67.231. 255. 255.342. t 2.95. 230.
138. 141,160. 167. 10 2. 231.255,
347-
Chrirtoforo Landino. 22. 55.240.*^,
Cicerone.5. 1 1.14. 29. 5o.5'8. 50.85.
165.165. 171. 173.175. 181. 182.
189.227.251. 264.268. 269.270.
274't 137-i78-280.303.55 1.352.
3^7-4?4-*-^-49-55-5^'ii5'i3'^«
151. 1 55, 184. 198.225. 225. 227.
228, 236.239. 25 7.279-50^'3i A*
515.327. 329. 350. ^61.
Ciiio da i^iltoia. * I 1 7.
S. Cipriano. t62. 581.
Clemente AlclLiidrino . f 2X7.'
Clementina . Lomb>rdu.
) Ckuio. 104. .
Ciaudiano.23.57.77.84.222.223.24S
41 1.454.166.155.228.568.
Claudio l^aradino.J95.*4. 122. 2ip»
Codice rheodofiano.* 56.
Collcnuccio. ^99.
Columclla.70. 1 59'40 34^'
C( mmcntatora'.-\prtl Ionio. "^ 85,
Concilio di Tr<*nto. 197.
Coppetta. 54. * 362»
Cornelio Gallo- 2 .• 5.
Cornificio Poeta, f 284.
Cratc. 7.54.1 5 i«
Crifippo. 505.
Dauid. 8. 14. 18.51. 55 57.81.141.143
155. 201. 215. 582.* 14.60. 125.
I 157.148.172.159.225.517.322.
I 359.
Dan&e
r AV
Dante Poeta. 4^ 4^ 5(5.68.148.153.
255.258. *47.;74 i39.i^J-2Ì»-
Daniel. 48.
Demetrio Alabaldo. f ^ 5-
Dcmoct irò. 2 5 . 1 2 1 . f 34 <■.
Democrito Alicarnaticc. \ 1^6.
Demoftcne. 33.i3o.3o?.43<5.* J4p.
Diodoro. 93.593.434.1 5^» *°**5SP-
Diogene, i^i.
Diogene Lacrrio. .7.130.1 75. 18^. 20*5
25p. 278.* 75. I5>8.344i
Dione, f 50.5(5. 1^6,
Dionifio Certofino. * 14.
Dionifio AlicarnafTco. \6g, 395.400,
Diorcorids.6.37p.4i8.* 15.102. 194.
257.332.
Domenico Ancaìano. 2.
Doni . 234. ♦ 1 7. 1 43. 1 5o. 244Ì
EgidioCardinale. 13 1.27^.
Eliano. 133.172. 2^4.28^. 304.* 72.
75.123. r95.28p.
Eliodoro. '357.
Emilio Probo.* 285,
Empedocle. 2o5.
Ennio, ^4. 228.271.
Epiteto. 173.
Erafto. 235.
Efaia. 17*317.
Efchilo ^z 17.345.3475,
Efchine.* 135.347.
Efdra.f 347.
Efopo. 31. 53.» 21 p.
Eufbthio. 58.59. * p. 42. 44. 45.
Euthimio. 284.^50.
Eutropio.* 53. 255.
Euripide. 34.38. 25l.*p8. 184,1^4.
254287344.345.357.
Exodo. 344. » 255.
Ezechiele. 14. ipo.*i8.
Fauorino. •!■ 227.
Faufto Rughe fé. ' 6g,
Ferrante Goni^ales -\62,
OLA. -f^/
FefbPompco.45.S4.?p.i<5p.2aj.-^««
*4p.5 0.15 2. 170 178.351.
Filemone comico, f x 77.
Filippa Alberti. 149.
Filone hebrec* 3 i5.
Fi'.ortrato. i3 7.i.42.i^7.T7?.277.28t
|-i45 184.221 243. 334. H«>-
Focil de. 73.
Fornuto.85. P3.*85.
Francefco Bai betini. 2 2(5.
Francefco Conano. f 283.
Francefco Mauro. 404. 4o5,
Francefco Berlinghierr. 411.
Francefco Bonauentuca . * 09*
Fulgentio, 2^5.
Fuluio Moriocclll. 197.
FuluioOrlìni. 3P7- t4P'<^7'7>
Futurio Comico. 85.
Gaicno.tl4.ll5.il8.ipi.t2»5«2^^
Gafpar Murtola.tijU
Gcnefi. 47. 344.
Gcfualdo.275.
Gieremia.55.*2 85. 515.
San Giouanni. 66. 232.3 7P#
Giouanni Boem. *55.57. •
Giouanni Boterò . I67. 253.404. 5S.
SanGio. Chrifo{lomo,82. ilj.*!^^.
315.518.
San Gìj. Climaco. f 3 1 8.
Gjo.drllaCafa. t 275.
Gio. Bondelmontc . 1 00. * 1 57.
Gio. BattiftaEgnatio.* 293.
Gio. Bartifta Gropio. * 1 09.
Gio. BaitiftaGiraldi. i5i.
Gir. Batcifta Guerini, :? 5.
Gio. Battifta Rinaldi. * 350.
Gio. Bittiita Pio.* 104. 335.
Gio, Maria Catanro. 3^8,
Gio. Ruel io.3i,*9S.
Gio. S^acrobofco. 21 1» 3.48.
Gio. Scola ftico. ^6%,
Gio.Zarattino Caftellinf . 3 5. 70. X <^5,
170.255. * 29.48, 100. X 12, 192.
io8.
2q8. 285, 525. fuo' epig. p2. 207.
2|4.*S4-^on.73.tii7-
GiouanniZonara.f 115.
Giofeffj. pp.
C/'orgio Vafàri.^p.
Giordano Monaco. 5pp.
Girollmo Maifei.^P^.
Girolamo Gigli, f 63.
S.Giro!amo,7.63.i62.272.* 103. 1 40.
171.251.515.345.
Gifmondoi'inEr. ipi.
Giudici, t 2p5. C^8p.
Giulio Capitolino. 253. 281. 283.*^ 51.
Giulio Camillo. 148. *i74.
Giulio Frontino. * 288. 2po.
Giu'io Obfequente. * 265.
Giu(lino;»2p3.' •
Giuucnalc.6. 179. 223. f 5 1.5 8. 178.
Ciuffo Lip(io.2p,3p.f 51.218.
Gualtliero. ' 2p.'
Granata,* 3? 8.
.S.Gregorio. 18.56 102. 151.233.* 124
211.226 285.363. •
S. Gregorio N*:^ianzeno . 2 70. * i 55).
Ip2.
Gregorio Giraldi 86.1 3 0.3 o|.348.*2 5 5
■261.330.
Heliodoto.f 118,
Hermogcne. 2.
Harmolao Barbaro.* 5 J, 174.2^1.2^2
Herodiano. 801
Herod^to. 84. 1 64."* 20.54.1 2 i.2pi .
Hffìchio Gicrorolimitano .201.
HrfJodo.104.2O2.221.2po. 385.*4i.
T'<i^TO L^:
IM
57.pi,ioo.iP4.3ip.346.
Mector Pinco. 342.
Hiefocle.37.
Mippocr jtc. 1 1 6.* 3 7. 1 08.
Ha-cot P^iifisafe. 265.
Ho.nero.37.41.58.96.88.pM24.128.
fc I ip.i 73.206.346 420.434.'' 4.5 2
71.72.1 28.1-.j8.J 54 160.203. 222.
37<J-50>'-5i^-53o-34^-375-
Horatio. 4. 5. 6.7. 2o.2$.-5 2.56. 5 7.70.
77 Si. ri 1.1.20.122.156. 177.182.
183. 2op. 259.264. 279U372.375.
988.413. "^55. 57-58.66.70.77.78.
134.176.178. Ip2. 2Ó9. 226. 235.;
260.262.255.313.3 1 7.5 56.3 5 8.
HotacioRìnald'. 367.
Hagonc. "^ 60.
S.Iacorno 68.230.266. f 317.
lacomo Sannac^^aro. 7 1. iicH' inuidia .
feconda.* 35. j88. ip8.
F.Ignoratia Danti Vcfcouo d'AIatrì.i6
p5.p6.21 1.214.416.
Innocencio. 136, iji.jìov^sj /
ìnfcrittioni Rom2ne.'73.74V ^23-. 2
262.288.* 55. 364,
lob. 143, f io:>. 20p.
Ifaia. 66.
Kacio. -f ^j. ' : ;:■
Ifld rj. 9.71,93. 107. 180. 185. 186.
. 188.272. 2.79.35*^.* Ji/J^^i» i^a» -
267.281.276. '' i-'v
IfidoroRub?rt!.ico.^l6. '*
Kbcrate.* 346.
L'ìmpridij.^334.
Lapo. 1 5. \ '
Laccando Hrraiano . * ip 1.225. 227.
280. 28 1. ^ '"'J- • "■ ■
F.Leandro Alberti. 431. / '
Leone X. t 94. '• • *
Legge.6o.*5 5.3op.
Leultico. * 57.
Libanio. * 33 i. '
T.Liuio.i6p.3Dr.3pp.4i 8.*^ 4.49.5©,
56.184.271. 30p.31i.354'
S. Luca. 358.* 1 10.
Lucano. 126.348.350.423.* 105. ip6,
Luciano .38.41. 134. i 75. 228. 271.
272.277.1 58.120. 217. 236. 255.
277- 383- 35'^-
Lucretio.38.41.134.j7f.228.271.272
277.'^5S.i2.
235. 33i,
17.-36.255.277.
Luigi
Luigi Tanfi Ho in Àfia .
Macrobio i^o. i j4.228.245.2p4,3P4
f 50.91.220.234.31 5. 33<5.
Magone 40.
Manilio 202.f 2(5'i.
Alantuanoin Vmbria,
M. Antonio Cataidi 13.2 2.147.377.
Marciano Captila pi,
MARIA VERGINE 62.66.
Marciale (5 7o.i<^7.2 2 2.i5>7.35o.352
355.381.418. f 50. 58.214.22(5.
«28. 230.334,
Martin Cremerò 2^3.
Marcio Milcfio f i ^6,
Mar/ìlio in Sardegna •
Marfilio f icino f 1 1 5. Ii<?. 118. 120.
328.
S.Mittheo 50.201.343.379 1 2l.ipS
231 257.
Mattiolo 02,^. I3..^32.f 2<?p.332.
Medigliez 5.15.1^.20.88.106.107.
120, i2r. 7 22, 129. 133. 206.209.
aio. 2ip. 220. 221. 2: 5. 230.23'r.
238. 242. 250.251. 2S7 289.2^5,
54^.352.:j93.39n5P7.tg.2l.64.
66. 67.71,80.81.90.122.125.127.
128. 151. 152. 164. 165. 170.1 88.
20 T. 232. 23^. 248.249. 263 270.
Mcnandiof 254.344,
Melodico f S.
Mercurio Trifni€gi (lo 27 J
Merlila 5.
Michelangelo Buonanoti ai^, ti5p.
360.
Mlmncrmio 222.
Mnefimacof 83,
Modeftinot288.
Montemagno f 275.
Mufer f 1 1 6.
Mufoniof 266.
Nataldc'ContÌ2.t ^3»
Natta Pinari^ 149. .
TylVO L A
Nauarraf 282^
407
Numachio Greco Poeta f 300.
Nicandro4.
Nicfforo 272.281,
Nicolò Perotto 429.
Occone 20. 287,289,296,396.1 66»
67.
Orfeo 1 72. 1 44.83.1 1 <^,
Origene ti 36.
Oro Apolline i 3. 103. 221. ^l^.i^xl
303.366.371.375.376.377.383.
t47-*^/223.22| 225.254-
Orontio Fineo * 1 1 5,
Ouidio 2.4.5, 2 5.3 7. 5 ?,5p. 70.72.87.
p2. 94.95. 102.103 107.1 14. 123,
128^18^. 202. 216.227.242. 243.
341- ^47-548. 34P-35o.352>35^
5S4-55^^8840«433.t 34.35 52.
^l'l^'7')'17'1^19 93 9^^8-103.
116.120.128. )35. 185.194.228,
235-256. 260. 261.252.263.269,
281.28^.329 S35'3S9'3'i'^'3i^'
Palladio* 40.4»,
Panuino 2 2^.^p6. * 4.27 1.
S. Pauolo 23.57.60.100.101.230.231
237.265,265.278. * 33.60.142.
171.187.18^,195.197.
Pauolo Diacono 422.
Pauolo Gì urisconiulto * 288.
Papinìano 74.
Paufania 43. 89.294* 56.79.9t.lorJ
125. 148.200 301.331.340.378.
Pererioi«4. fiio.
Perfio 6.1 14.279.41 3 ^58,
Petrarca 4w 5. 1 5. 38.40 45.46 53'.7J.
90 97.121. 131. 141 147.182.18^.
198 218.219.245.360.388.395^
411.42^*3460.72.98.113.116.
117,118 119, 139. 21 1. 213.238.
274.275.276. 277. 27g. 3 27.328,
329.332.341.343.363.364.365.
Petronio 55. 157.
S. Pietro 67* 3 27.
Pietro
40^ r'AV
Pietro Razzano 4Tr.
Pietro Vitrorio 179.
Prcr Leon Cafcllt 120* 140^
Pierio 4. 5. (?. I o. 1 1 . 1 ^ .2 5 .45 45.4'<.
55.69.87.82. 85.102. 105.105.
117. 121.129.130.147,152.15?.
155.185. 187. 190, 195 197.208.
222. 224, ^27.228. 250. 258.250.
252. 2éo. 262. 290. 29j.5OO.555.
554. 555. 557. 5(59.5/9.581. 5^3-
585.587.591.* 10.I5. 18.21.47.
150.52.75,82.92.99.102 I05. III.
154. 140.1/.7, 155. 159. 174.188.
198. 199. 202. 20^, 209.219.229*
251.255.235 258. 248. 2-52. 270.
281. 295. 297. 524. 555 35^-552.
Pindaro 5.41.555 » 58.259.520 557.
Pio Secondo 5 9. * 50.-5 5 1 .
Pittagora 77.255.* 1 1.345.
Platina 282*
Platone 4.7.50.5 7.4^.58.77 129.150
155. 228. 245. 257. 420.* 751 15.
155.179. Ì94. I95.30i>.2 55.5i7.
5 29«
Plauto 22.55.11 T. 195.549. 1 50.102
115. 194. 218. 251. 255.
Plinio 6.9. 51.43.71 .78.90.1 07. 1 37.
172. 178I 179. 185. 188.189.190.
201. 208.224. 254. 240.241.244.
351.252. 289.304. 345. 549.5 50-
351.35a.554.354-357.400.418. t
4.5. 7•9•I^•^9•3I•39•40•4^•5?•
55.54. 82. 87.88.93.99.100. 102.
103. 105. 143. 152. 1 52. 155.1 88.
193. 225. 227. 228.255. 255.255.
^69. 271.281. 282. 289.291.309.
515.322.332.553.537.344.355.
563.355,359.
Plinio luniore 75. 1 75. f 48.
Plutarco 5. 9. 20. 29. 3 7.40.4 1.56. 7 2>
80.85.92. 104. 128.155.174.175.
180. 181. 189. 199. 222,279.280.
0 L j.
I 281.287.557. t 20I49 55.S0Ì100Ì
103. Il 5. II 8. 123. 134.151.154.
I 72. 204.21 1. 21 5. 220.222.225,
235. 255. 269. 281. 282. 284.290,
295. 297- 319- 527- 33o-54^-3<^7-
372.573'375-
Polibio 41 8 454.
Polidoro Virgilio f 55.2?5.
i^olienof 287.^11.
Polluce 224,
Pontano 5 51.178.
Probo 1 76. 178.1 79.240.
Profeta 195.202. f i 1 1.140.18^.
Pf opertio ) 17.40;. 405 f 1/5.
Proueib i 1 1. 82 108.377,591. f 17»
loi. 107. I 20,22). 252.254.25j?.
259.279.298.
Prudenti© 84.
PablioMmo.f 194.29J. ~j
Quadrigirio* 509.
Quintiiuno4. * 191.225.271.527»
Q. Curtio I 5.
Ralf. -ci Voluicranno. f 290.
Ruscello 8 1 . 5 57. 1 1 40. 1 45»
Ruci!io430.
.Sabellico 1 78.181.422.* 55.274.'
SifFo^544,
Salomoncr47. 121. f 170. 20S. 209^
220.215.25-4.255,279.
Saluftio 1 21.* j6l.
Santa Chiefa 255.
Scaligero 5. iM. 177,2 2 5. t 25o.555,
Scala Salernitana 115. 1 17. Ut;, i 20.
Scrittura Sacra i4.5o.<57.i 00.1 59.225
230.357.282.295.581.1 I20.I55.
209.257,259.314.
Seb.ltiano Eriz^o 121. 22 1. 2 25,25I»
ti55.i58.
Se-luaggio Accademico Occulto 2o5.
Sempronio 397.
Seneca 8. 2 2. 23. 5 2. 5 7. 55.85.9 T.io5«
1 14. 121. 150. I 78. i58,259,275»
278. 280. 2Ìi 1.505. 347.3 5 2 t 5^»
7^*
TAVO LA
4^9
75.194.2x4.231.283.535.34s.545
Scnnuccio 5. (i5i.
Sereno* 228. 285. ^-Jt,
Scfto Pirhonefc 3 8 7.
Sidonioi2 3. %
Sigonio*4.3io.
Siilo Italico 347. 348. 349. 3 5 5. 3 55.
404.405.411.434. 188.243,
Simonidc 270, * 353,
SiftoPapa V. 419.
Smctio 73.223.252.* JJt
Socrate 28.
i>ofoclc 183.1 217.
Solino4?.94.i37. * 153. 291.
SoIofiC * 2 2.222.
Solifant t 5 1 5.
Socade Poct;* Greco 157- 5o.
Spaparato Accademico Filomato 7 5.
Satio 87. 202,255.341.347.348.352.
555 355.391. 1^7-
Stefano 405.
Stefano Durante 233,
Stobeo 189. * 287,
3"toici 7,
Strabonr 395.397.400.405.41 5.418,
429.* 3 3.54.
Suctonio 30.79. 155.157.178.223.1
52. 55.175.184 219.255.253.283.
225.350.335.338. 545.
Suida 30. 34. 1 29. 1 78. 292.358.404.
* loo. 122. i94.2i>,2S4.3 11.337.
Tacito 131. 175. 179,* 288.3 17.3 75.
Taddeo Donnola 23.
Talctc 29.202.
Terencio5. 1 1. 78.154.192.! io. p5.
192.333.
TcLtuilianc 19. * 170. 171,
Teft'^re 159.224.
Thomai 201.202.
Thcofrrift..<^l.3i.'78. 189. 550.* 54.
ic2. 17?. z6t\ 267.3f2«v3^5.35i.
371- i . V v^ .-
Iheocnto 37i,_7;j^'*i5^^233.239.«J^eufi i52.
313 ^^-j^ '" I Zczz£*^37
Timeo 5 95.43 2. ^
Tiraqudlo* 28 1.283.315.
Tribullo 5.87.94.102,289.1 87.1 S5.
Tobia 14. (283.
S.Tomalo 14. 21. 22. 5 i. 53. 102. 141*
153.189. 192.228. 229. 254.30».
343-545-950.35I, ♦ io. 14.32.57.
io5,iii.i35-i85.^87.3i3.
Tomaio Garzon i 3 5 5 .
TorquatoTalIo 70.255.285.*! 59.333
Toftato*2ii.
Trifon Grammatico 82.
Trogo 400.43 3.
F.Valerio Diodati 55.
Valerio Fiacco* 104.
Valerio Malli mo i6 2.*lOo.l 55.2^.
5H-S43-554-
Varronc 28. 40. 189. 191. 550'595»
404.420.* 4. 103.149. 3S3.285.
308. J3 5.
Vegeiio*5 5.55.
Vclieio Patercolo 1 79.41 7.
Vida io5.
Vincenzo della Porta* 80.
Virgilio 4. 10.45.45.47.50.58.70.77.
88.90.93.94. 157. 175. 191. 202.
222. 228. 239. 241. 250. 257.259.
254. 255. 287.341. 345.350.353.
5 54- 3 5 5- 3 55. 394- 3P5.35^Mi i-
429.1 19.293745.52.51.59.71.
75. 76. 77. 78. 79. Sd. 87.93.1 05.
105.1 17. 125. 127. 128.151.150.
185. 201.239. 257.258.260.277.
280.281. 287.305. 3 24. 35 2.5 5 8,
53P-3<^4-3^^-
Vitruuio48.3 5 2.*55.
Vopifco 155.405.
Xenarco 102,
Xenofonte 277.» 120. 125.319.570,
Zenone 7.200.283.542.351.
Zenodolo 1 29,
JiZerob.bci*34J^
' Il Molto R cu. Sig. A leffandro Strozzi Canonico Fiorentino
vcghafealla prcfcntc Opera fi contiene co(a che fia con-
tro la pietà Chri{liana,ò contro li buonicoftumij& refe-
l'ifca il di 3 o.d'A g olio 1607.
Piero NiccoIiniVic. di Firenze.
Io Aleflandro Strozzi Canonico Fioretitlno d'ordine di Monfignorc
Vicario ho riueduto il prefente Librone lo giudico degno di ftam-
parfì^quefìo dì primo di Nouembre 1607. in Firenze .
Alexander Strozza Canonie us Florentinus.
Qyéttefo tlfopradetto referto Jt concede che la prefente Opera Jt pojfét
Jiampare in Firenze oferuati frma ghrdimjdhì il di (fdi
Nouembre,
Tfero?\(kcolimVìc» di Firenze,
Fr. Lelius Plac. Inquifitor •
Petr. Cahallus prò Serentfs. Magno Duce jEtruru
oAud, Fifcalis propria manu .
Imprimati in Siena Fr. Archang. Inquifitor Scnarum die
iS.Septemb. 1608. ^^^^
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LifiRARV